Grande Atlante di Architettura //Grande Atlante di Architettura si presenta come una completa enciclopedia delle costruzioni, divisa in volumi tematici. Ogni volume tratta in modo esauriente uno specifico tipo edilizio, o una parte dell'edificio. Gli argomenti sono sviluppati in ogni aspetto: teoria costruttiva, suggerimenti compositivi, benessere climatico e ambientale, cenni storici, esempi di realizzazioni. Di grande utilità pratica sono i numerosissimi particolari, disegnati in scala con ricchezza di dettagli. La trattazione è impostata seguendo le procedure della normativa tecnica tedesca. Poiché le norme DIN, pubblicate dal Deutschen Institut fùr Normung, sono considerate per precisione e sicurezza le migliori del mondo, e vengono utilizzate con profitto anche all'estero, si è ritenuto opportuno non discostarsi dall'impostazione originaria. Un'appendice al termine di ogni volume elenca le corrispondenti norme italiane. Realizzati da specialisti tedeschi e svizzeri, i volumi del Grande Atlante di Architettura sono pubblicati nell'edizione originale dall'editore della prestigiosa rivista "Detail".
Volumi pubblicati: Atlante del Atlante del Atlante della Atlante dei Atlante delle
Di prossima pubblicazione: Atlante del Atlante dell'
Eberhard Schunck Thomas Finke Richard Jenisch Hans Jochen Oster
UTET
Ttitolo originale Dach Atias - Geneigte Dächer Autori Eberhard Schunck (parti 1,2,3, 4) Thomas Finke (parte 2, strutture portanti) Richard Jenisch (parte 2, fisica tecnica) Hans Jochen Oster (parti 2,3,4) Collaboratori testo:
Margit Bender, Marc Gerhard, Albrecht Hanser, Dieter Werner Hoppstaedter, Anne Hugues, Bernhard Katzenwadel, Hansjörg Kehnel, Swenja Nölting, Uli Rüb, Martin Schibel, Hubert Schmickler, Hubert Vollmer, Markus Wacker, Thomas Ziegler
disegni: Uli Rüb e Peter Schmidt, con: Peter Augustin, Markus Bauer, Wolfgang Binder, Eva Bohner, Alfred Fischer, Michael Haase, Albrecht Hanser, Jürgen Heß, Harald Konsek, Andreas Lieb, Thomas Littmann, Andreas Mayer, Isabel Oexle, Jorge Ròssler, Sylvia Schäfer, Martin Schibel, Hubert Schmickler, Mathias Stumpfl, Klaus Schuwerk, Hubert Vollmer, Bettina Vismann, Albin Weber, Thomas Ziegler Traduzione di Matteo Gazzola (pagine 95-214) Helke Stürmer Giovanna Vecchio Consulente tecnico per la traduzione Marco Della Torre Normativa italiana a cura di Alberto Galeotto
© 1996 Institut fùr intemationale Architektur-Dokumentation GmbH, Monaco
© 1999 Ristampa - Unione Tipografico-Editrice Torinese corso Raffaello, 28 -10125 Torino © Prima edizione 1998 Sito Internet Utet: www.utet.com e-mail:
[email protected] I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti I Paesi. L'Editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume e fino a un massimo di settantacinque pagine. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all'Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'ingegno (AIDRO), via delle Erbe, 2-20121 Milano Tel. e Fax 02/809506 Redazione: Studio Parole srl - Milano Stampa : Fotocromo Emiliana - Osteria Grande (BO) ISBN 88-02-05369-3
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Sommario
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Presentazione
L'Atlante dei tetti, pubblicato per la prima volta nel 1975, successivamente aggiornato e ristampato, viene ora ripresentato in una nuova versione. Se si calcola anche il lavoro preparatorio effettuato prima del 1975, sono trascorsi venticinque anni dalla prima edizione, anni durante i quali si sono modificati e ampliati i compiti e le esigenze. È tempo quindi di riesaminare e presentare nuovamente l'opera. Gli autori e gli editori sentono la necessità di ringraziare gli autori della prima edizione: Franz Hart, Wolfgang Brennecke, Friedrich Haferland, Heiko Folkerts e i loro collaboratori. Con il loro fondamentale contributo, essi sono ancora oggi frequentemente citati nelle pubblicazioni sui tetti inclinati. Gli autori della nuova edizione hanno cercato di venire incontro alle esigenze dei lettori, fornendo la descrizione di tutti i materiali possibili. Proprio a tal fine, nel nuovo atlante sono presi in considerazione undici tipi di coperture: incannicciate, legno, pietra (ardesia), mattoni, calcestruzzo, fibrocemento, bitume, vetro, metalli, materiale sintetico, tetto giardino. La scelta dei vari materiali si orienta in primo luogo sulla forma delle parti di copertura e sui relativi principi di giunzione. Vengono rappresentati, secondo quest'ordine, innanzitutto i materiali, secondo la loro stratificazione, e le sezioni del tetto. Per una migliore comprensione, le varie sezioni sono rappresentate sotto forma di pittogrammi (p, 93). Dopo la presentazione dei materiali e delle tecniche di posa, viene presa in considerazione la costruzione nel dettaglio, che appare sempre nello stesso ordine e si riferisce sempre agli stessi materiali. I disegni sono riproposti secondo una concezione completamente nuova. Infine gli autori hanno aggiunto una parte con quarantacinque esempi di costruzioni realizzate con diversi materiali, unitamente ai particolari dei loro tetti. I materiali dei tetti, in parte nuovi e in parte "classici", possono così essere studiati e confrontati. Anche struttura e fisica tecnica hanno trovato il loro posto nella nuova edizione, nonostante vengano trattate brevemente dal momento che in questi campi esistono già esaurienti pubblicazioni. Le possibilità di operare nel mondo della tecnica, un mondo nel quale sembra si possa fare tutto, vengono esaminate criticamente e filtrate alla luce della moderna prospettiva della concordanza tra l'economia - la vecchia legge - e l'ecologia - la nuova morale. Giungere a questo accordo sarà il compito di questa generazione, un compito al quale il nostro nuovo Atlante dei tetti vuole fornire il suo contributo.
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Gli editori ringraziano calorosamente i numerosi collaboratori, ditte e organizzazioni, senza il cui grande impegno l'opera non avrebbe potuto essere realizzata. Bernhard P. Schäfer Presidente dell'lnformationsdienst fur neuzeitliches Bauen e.V, Bonn
Parte 1 • Il tetto inclinato nella storia e nel presente Eberhard Schunck
Nell'introduzione alla prima edizione dell 'Atlante dei tetti del 1974, Franz Hart ha scritto che durante la preparazione dì quell'edizione, quindi intorno al 1971, poteva sorgere spontanea la domanda: perché un libro sui tetti inclinati, perché nessuno sui tetti piani? A questa ipotetica domanda egli risponde che, al momento della presentazione, nella fase della "costruzione nuova" di allora, appunto, il tetto inclinato era la figura più recente, più attuale. Ai giorni nostri i vantaggi del tetto inclinato non sono più in discussione. Il tetto inclinato ha confinato il tetto piano a quei settori nei quali non poteva essere convenientemente sostituito. Oggi quasi dappertutto - con la sola eccezione di quelle zone mediterranee ove il soleggiamento e la tradizione favoriscono l'uso delle terrazze - il tetto piano è visto come una forma indesiderata, mentre quello inclinato è considerato la quintessenza della conclusione di un edificio. Non si vogliono elencare qui tutti i vantaggi del tetto inclinato; la pubblicazione di questo libro è più che una prova della sua validità. Sembra piuttosto significativo rilevare, da diverse prospettive, la collocazione del tetto inclinato nella concezione intellettuale e tecnica del nostro tempo. Non si desidera giungere a una trattazione cronologicamente sistematica del tema, quanto dare vita a una discussione sui singoli punti chiave e sulle relative diversità.
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All'inizio viene gettato uno sguardo retrospettivo sul XIX secolo, periodo in cui l'industrializzazione ha rivoluzionato tutti i prodotti. Si dovrebbe esaminare a fondo in quale misura le tecniche di costruzione dell'epoca abbiano soddisfatto l'esigenza delle aree di produzione o se già allora siano state forzate al di là del loro ruolo. Non meno degne di interesse, infine, sono anche le motivazioni che ne hanno determinato lo sviluppo. La seconda parte del capitolo è dedicata al tetto piano che, in modo improvviso e inaspettato, sembra voler nuovamente sostituire il tetto inclinato, sperimentato ormai da millenni. In questo excursus verrà esaminato lo sviluppo, determinato più dalla storia delle idee che dalla tecnologia, dai suoi inizi nel Novecento sino alla metà degli anni settanta. Solo mettendo in luce le componenti ideologiche che traspaiono dalle argomentazioni a favore o contro i due tipi di tetto nel loro contesto storico è possibile conseguire una visione oggettiva del tetto inclinato. Infine, si è cercato di rappresentare le basi delle nostre attuali possibilità d'azione, analizzando i campi di utilizzo, la costruzione e la forma. In particolare si tenta di capire quanto, nella costruzione, i problemi posti dall'ecologia influiscano anche sul tetto.
Materiali per i tetti e tecniche in uso nell'Ottocento
teva l'industria edile di fronte a nuovi impegni nella costruzione di abitazioni, nello sviluppo dei trasporti e nell'ambito dei rifornimenti e degli smaltimenti. I nuovi impianti di produzione richiedevano un tipo di costruzione con grandi spazi e superfici di rapida realizzazione. Nascevano così gli edifici industriali che avevano assunto, quale primo modello, gli spazi delle costruzioni sacre. Tanto le teorie liberali di Adam Smith in Inghilterra quanto le prime leggi sociali in Francia, portarono a un lento aumento dei salari, favorendo una crescente meccanizzazione anche nell'edilizia. Sviluppo della scienza delie costruzioni
1.1 Simbolo dell'industrializzazione: la macchina a vapore di James Watt (modellino). Inghilterra, ca. 1790
Situazione nell'edilizia Cambiamenti
Dalla metà del Settecento si verificarono, prima in Inghilterra, poi in Francia e Germania, cambiamenti fondamentali e strettamente connessi fra loro. La popolazione cresceva sempre più, aumentava la produzione industriale e si intensificava la meccanizzazione dei sistemi di produzione. Ovviamente questi fenomeni avrebbero avuto delle ripercussioni anche sull'edilizia. La crescente densità della popolazione nelle città, infatti, met1.2 All'inizio, l'edilizia industriale aveva assunto come modello gli spazi delle costruzioni sacre. K.L. Althans, SaynerHutte, Bendorf, 1824-44
La continua e progressiva meccanizzazione influì soprattutto sull'utilizzazione e sulla realizzazione, mentre la soluzione formale dei problemi costruttivi, a causa della ricca offerta di elementi in stile, veniva ridotta a un compito di secondaria importanza. Il settore della tecnica costruttiva si staccava così dalla parte artistica, spesso puramente decorativa. Gli ingegneri, liberati dal peso della ricerca della forma, potevano finalmente dedicarsi ai problemi tecnici dei loro tempi e alle richieste dell'industria, essendo peraltro ben preparati in tal senso, poiché già dalla metà del Settecento era iniziato un intenso sviluppo scientifico che diede i suoi frutti all'inizio dell'Ottocento. Nel 1823 Navier, il padre della "statica", riunì tutta la scienza del suo tempo in una vasta opera. Lo sviluppo della geometria descrittiva a opera di Gaspard Monge rese possibile il trattamento analitico del complesso sistema dei problemi tridimensionali. La crescente importanza della scienza delle costruzioni si manifestò con la fondazione dell'École des Ponts et des Chaussées nell'anno 1747. Per la prima volta l'insegnamento della tecnica delle costruzioni veniva inserito nel corso di studi di una vera e propria scuola. Alla fondazione dell'École Polytechnique nel 179495 a Parigi seguirono le Technischen Universitàt a Praga (1803), Vienna (1815) e Karlsruhe (1825). Il contrasto tra ingegneri e architetti si decìse in Francia già molto presto a favore degli ingegneri. Così, Anatole de Baudot - un allievo di Henri Labrouste e Viollet-le-Duc, costruttore della prima chiesa a scheletro in cemento armato (SaintJean-de-Montmartre, Parigi) - nel 1889 potè dire: "Da tempo si sta ormai riducendo l'influenza degli architetti e l'ingegnere, l'uomo moderno per eccellenza, inizia a sostituirlo. Se l'ingegnere volesse sostituire completamente l'architetto, quest'ultimo potrebbe indubbiamente scomparire, senza che l'arte ne fosse peraltro distrutta" 1 .
Nuovi materiali da costruzione
Accanto alle innovazioni precedentemente citate, in virtù dei progressi scientifici e industriali, acquisirono maggiore importanza i materiali da costruzione che fino a quel momento avevano esercitato solo una funzione integrativa: ferro, vetro e calcestruzzo. • Ferro. Il ferro era usato nell'edilizia già da molto tempo, ma soltanto nell'Ottocento i nuovi metodi di costruzione crearono i presupposti per un impiego su vasta scala. Da quando nel 1784 Henry Cort, con il cosiddetto processo di "puddellaggio", produsse ferro battuto e Henry Bessemer nel 1855 riuscì a sostituire la produzione manuale con l'insufflamento meccanico di aria, la disponibilità di grosse quantità di ferro fucinabile ("acciaio dolce") a prezzi vantaggiosi ne rese possibile l'utilizzo nell'edilizia.
1.3 II processo Bessemer rese disponìbile il ferro fucinabile a prezzi vantaggiosi e in grande quantità. Impianto standard, Inghilterra, ca. 1860
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Da un discorso di Anatole de Baudot sulla storia dell'architettura francese nel passato e nel presente, Parigi (1889).
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Materiali per i tetti e tecniche in uso nell'Ottocento
I tetto inclinato nella storia e nel presente
Il ferro venne usato in Inghilterra dapprima nella costruzione dei ponti e successivamente anche nell'edilizia. Ben preso le sue potenzialità di impiego furono riconosciute anche in Francia (mercato dei cereali, Parigi, 1809-11) e in Germania (coro est del duomo di Magonza, 1827).
• Calcestruzzo. Il calcestruzzo, materiale da costruzione conosciuto da oltre duemila anni, poté essere impiegato per la prima volta indipendentemente dai luoghi di estrazione della pozzolana, grazie alla produzione di cemento "artificiale" [secondo un lavoro preparatorio di Smeaton e Parker, a cui diede il suo contributo Joseph Aspdin (1824)]. La scoperta più importante, alla quale parteciparono Monier (1867), Coignet (1861), Lambot (1855) e Thaddäus Hyatt (1877), fu quella di rendere il calcestruzzo, fino allora impiegato solo per parti sottoposte a compressione, utilizzabile con spessori in ferro anche per le costruzioni con sollecitazioni a trazione. È logico che questi nuovi materiali da costruzione fossero utilizzati anche per tetti.
1.4 Produzione del vetro in lastre secondo il metodo di L. de Nehou, da Diderot D. e D'Alembert J.B., 1773, Encyciopédie
• Vetro. La seconda metà del Settecento vide lo sviluppo della produzione del vetro, che già all'inizio dell'Ottocento poteva essere realizzato in lastre di 1,70-2,50 m. Per le finestre e i tetti si approfittò della notevole riduzione dei costi di produzione e della maggior disponibilità di vetro.
1.5 Brevetto per la produzione di cemento armato di J. Louis Lambot, 1855, dodici anni prima del brevetto Monier
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Sviluppo della tecnica e dei materiali per tetti
1.6 Estrazione dell'ardesia, da Diderot D. e D'Alembert J.B., 1773, Encyciopédie
Mentre per secoli, anzi per millenni, le tecniche per la copertura dei tetti subirono solo poche variazioni, la rivoluzione industriale portò tutta una serie di innovazioni anche in questo campo. Pietra
Tegole
La copertura dei tetti in pietra stratificata, già utilizzata ai tempi dei romani, è stata riscoperta soltanto nel secolo XI in Francia. Mentre granito, gneiss, calcare o arenaria ebbero soltanto un'importanza locale, Pargilloscisto venne utilizzato in gran parte dell'Europa (Germania, Inghilterra, Francia, Austria e Ungheria). La diffusione di questa copertura per tetti ebbe successo anche grazie al divieto di adoperare materiali infiammabili, quali incannicciate, paglia e legno. L'applicazione di tale divieto, che esisteva dall'epoca dei devastanti incendi del medioevo, poté essere controllata meglio soltanto in seguito alla nomina di autorità competenti nell'Ottocento. La vecchia copertura, sempre più ottimizzata dalle tecniche di posa provenienti da Inghilterra, Francia e Germania, trovò un buon impiego soprattutto nelle condutture dell'acqua che uscivano dai cantieri. Con l'avvento della macchina a vapore, poi, si poté perfezionare soprattutto l'estrazione dal sottosuolo, senza dimenticare però che anche il faticoso lavoro di spaccatura e rifinitura dell'ardesia trasse vantaggio dalla forza della macchina. La svolta decisiva si determinò a partire dal 1844 con l'introduzione della copertura sagomata. Da quel momento le lastre potevano essere ricavate con l'aiuto di sagome nei diversi luoghi di estrazione in officine riparate. L'intercambiabilità, la buona situazione dell'offerta, le vie di trasporto migliorate e le nuove ferrovie portarono, a partire dal 1871, a un largo uso dell'ardesia, che si esaurì solo con la prima guerra mondiale.
La copertura dei tetti con mattoni cotti, in uso da quattromila anni, rappresentava all'inizio dell'Ottocento la tecnica più diffusa; grazie alle fasi di lavorazione ben separate (preparazione, sagomatura e cottura), essa costituiva una buona premessa per il passaggio a una produzione industriale. • Forni ad anello. La crescente industrializzazione rese, in tutti i campi di produzione, sempre più pressante il problema della richiesta di combustibile. In tutta l'Europa le nuove stufe in acciaio, le fornaci per la cottura della calce e del cemento, ma anche le macchine a vapore sempre più utilizzate, impiegavano enormi quantità di legno, creando già allora problemi ecologici. Sebbene elementi tradizionali quali legno e torba potessero essere integrati e sostituiti dal carbone, la scarsità e il rincaro dei materiali esercitarono un ruolo importante anche nella produzione della tegola. Fu così necessario trovare dei sistemi che permettessero di risparmiare combustibile. Dopo molti tentativi, Hoffmann e Licht, con le stufe ad anello, realizzate nel 1858, riuscirono a ridurre di due terzi il consumo di energia riutilizzando, a differenza delle tradizionali carbonaie, più volte lo stesso combustibile. Quanto sia stata importante e rivoluzionaria questa scoperta per l'industria delle tegole, è dimostrato dal fatto che già dieci anni dopo la messa in funzione del primo forno esistevano in tutto il mondo seicentoquaranta forni ad anello.
Materiali per i tetti e tecniche in uso nell'Ottocento
• Macchine per tegole. Già dall'inizio dell'Ottocento si lavorava con continuità all'industrializzazione della produzione di tegole. Lo sviluppo rag-
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Il tetto inclinato nella storia e nel presente
posti per il processo di cottura e permetteva di ottenere prodotti più precisi. In seguito, quando la sempre più raffinata sagomatura della tegola suggerì la necessità di presse per formatura, Wilhelm Ludowici di Jockgrim, con l'invenzione della pressa a tavolo rotante nel 1881, potè trasferire la velocità di lavorazione anche alle tegole sagomate, creando così le condizioni per ottenere un materiale di copertura economicamente conveniente.
Pressa per mattoni di Schlickeysen
giungeva la sua prima tappa nel 1854 con una macchina per tegole ideata da Cari Schlickeysen a Berlino. Questa macchina, che per la sua forma caratteristica veniva chiamata anche pressa per estrudere, riuniva insieme la lavorazione della terracotta, la sagomatura e il taglio. Il successivo sviluppo portò alla realizzazione della pressa a secco, che creava migliori presup1.8, 1.9 Forni ad anello di Hoffmann e Licht, 1858; si risparmiano due terzi del combustibile usato in precedenza
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Marsigliese e coppo di Ludowici, 1881 e 1882
• Forme. Come già detto, anche le forme delle tegole vennero ulteriormente perfezionate. L'introduzione della pressa per estrudere richiese la realizzazione di tegole che presentassero esclusivamente deformazioni longitudinali. Furono così prodotte tegole con il procedimento di estrusione. I tetti meno inclinati e il desiderio di assegnare alle coperture funzioni di impermeabilizzazione, portarono a deformazioni sempre più accentuate delle tegole, che vennero chiamate marsigliesi. Le prime realizzazioni furono, nel 1847, opera dei fratelli Guardoni in Alsazia. Il costruttore di tegole, più volte designato come inventore, Wilhelm Ludowici, ottenne soltanto nel 1881 il brevetto per la sua tegola piana a doppia conca che, con piccole variazioni, viene prodotta ancor oggi nella stessa forma. Ludowici comunque è stato anche colui che, con svariate forme particolari, ha sviluppato e realizzato il primo tetto completamente in ceramica. Cemento
Già prima della produzione industriale del cemento "artificiale" l'imprenditore Adolph Kroher della Germania del sud (Staudach am Chiemsee) costruì intorno al 1844 le cosiddette tegole Staudach. A tale scopo utilizzò il cemento ricavato dai minerali cotti dei depositi provenienti dai dintorni di Staudach e dalla sabbia forte della Tiroler Ache. Da questo cemento "naturale" a presa rapida egli otteneva due forme: una a losanga da lui definita "inclinata" e una "a forma di S", che noi oggi chiamiamo coppo. Queste tegole avevano pregevoli caratteristiche: lo scarso assorbimento del-
l'acqua e la relativa resistenza al ghiaccio rendevano possibili minori inclinazioni. Avevano, inoltre una grande flessibilità ed erano soprattutto economicamente convenienti. L'accenno dell'inventore alla deludente somiglianza con l'ardesia naturale mostra il percorso faticoso che i materiali da costruzione dovevano compiere prima che venisse riconosciuto loro il carattere di materiali socialmente utili. Dopo l'iniziale produzione manuale, Peter Jòrgensen di Haseldorf (Schleswig-Holstein) nel 1882 depositò numerosi brevetti per presse e apparecchiature che avrebbero permesso una fabbricazione più razionale. Insieme a Hartwig Huser di Bonn-Oberkassel sperimentò forme e dimensioni diverse. Già prima del 1882 Jòrgensen produceva una tegola trapezoidale che presentava un cordone doppio tutt'intorno, che garantiva così un'elevata protezione dalla pioggia. Dopo i riconoscimenti ufficiali a Vienna (1873) e Norimberga (1882), con la produzione industriale il nuovo materiale trovò una rapida diffusione nel campo della copertura dei tetti. Già nel 1899 esistevano in Germania nove produttori per le tegole Cement, con una vasta scelta di forme differenti.
1.11, 1.12 Tegole Cement di Adolph Kroher di Staudach am Chiemsee, ca. 1850
Amianto, cemento amianto
L'asfoesfos, parola con cui i greci definivano l'eterno, l'immortale, veniva filato e tessuto già in epoche remote. Toccò all'austriaco Ludwig Hatschek, dopo una serie di esperimenti durati sette anni, il compito, economicamente vantaggioso, di unire questo materiale al cemento e di presentarne il brevetto nel 1900. Le sue tegole di piccolo formato erano convenienti e quasi illimitatamente resistenti a calore, freddo, umidità e fuoco. La buona flessibilità ai piccoli pesi rendeva possibile ottenere piastre di grande formato e quindi semplici ed economiche strutture portanti dei tetti. Queste caratteristiche e l'immortalità contenuta nella parola asbestos contribuirono alla rapida diffusione di questo materiale per tetti sotto forma di scandole o piastre ondulate. 13
Materiali per i tetti e tecniche in uso nell'Ottocento
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
dere possibili le inclinazioni del tetto piano delle costruzioni eclettiche, veniva sostituita dalla lamiera di ferro zincato. I centri di Innsbruck e Passau o Salisburgo devono l'aspetto dei loro tetti alle innovazioni dell'Ottocento. Ciò non vuol dire che zinco, rame e piombo non venissero più impiegati, qualora la ricerca di un'espressione caratteristica o il desiderio di una plasmabilità e sicurezza maggiori lo avessero richiesto. Alla fine del secolo ai materiali perfetti si aggiungeva ancora l'alluminio, che venne usato per la prima volta nel 1897 per la realizzazione della cupola di San Gioacchino a Roma. Mentre si assisteva a un'ampia industrializzazione nella produzione dei materiali, la tecnica della posa, con piegatura e saldatura, si basava ancora su metodi artigianali. 1.13 Una delle prime coperture in alluminio, San Gioacchino, Roma, 1897
• Solette. La lamiera di ferro, economica ed estremamente malleabile, si prestò sovente a imitare i materiali costosi, quali l'ardesia. Il suo uso più concreto e al contempo più semplice consisteva nel dare alle lamiere una deformazione monoassiale e ondulata. Anche questa invenzione proveniva dall'Inghilterra e fu introdotta in Germania nel 1851. La profilatura era vantaggiosa tanto per l'ottima scolatura dell'acqua, quanto per l'assorbimento delle spinte longitudinali e per la chiusura ermetica. Oltre a ciò, contribuirono alla diffusione della lamiera ondulata in tutto il mondo l'enorme capacità di carico, la stabilità e il minor peso.
1.15 Lamiera ondulata rappresentata in Obderbecke A., 1901, Der Dachdecker und Bauklempner, Lipsia
Vetro
L'Inghilterra svolse un ruolo di primo piano anche nell'impiego del vetro come materiale di copertura dei tetti. Tra gli anni 1816-29 la produzione del vetro salì da 10.000 a 60.000 quintali circa. La tecnica di fissare lastre di vetro sulle traverse delle costruzioni portanti in ferro, inizialmente applicata solo per le serre, risale alla seconda decade dell'Ottocento2.
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1.14 Le città della valle dell'Irai, qui Wasserburg, hanno tetti poco inclinati e sovente coperture in metallo
II giardiniere John Claudius Loudon progettò le prime "serre prefabbricate"; le fece costruire dalla ditta W. e D. Bailey e le vendette con l'aiuto di un prototipo installato presso la propria casa a Bayswater, nell'area londinese. Una delle più eleganti è stata realizzata a Langport, Somerset, nel 1817. In: HixJ., 1981, The G/ass House, Londra, p. 19 e segg.
1.16 II palazzo di cristallo costruito nel 1851 da Joseph Paxton, dopo il suo spostamento da Hyde Park a Sydenham. Foto del 1911 Metalli
Già nell'antichità erano stati impiegati metalli quali bronzo, rame e piombo per la copertura di tetti, ma fu solo nell'Ottocento che le coperture in metallo vennero utilizzate su vasta scala. • Lamiera. Il passo decisivo per la produzione di lamiere sottili di grande formato fu l'introduzione del procedimento di laminazione, il cui processo continuo sostituiva la costosa colata di singoli elementi. Si iniziò con la laminazione del piombo nel 1670, per poi estenderla al rame all'inizio del Settecento, allo zinco nel 1805 e al ferro nel 1818. La lamiera di ferro, però, venne utilizzata come materiale di copertura del tetto soltanto dopo l'introduzione della zincatura su vasta scala. Fino ad allora il costo delle verniciature da effettuarsi ogni tre/quattro anni era troppo elevato e troppo grande era il pericolo di corrosione. Nel 1836 Sorel introdusse in Inghilterra la zincatura a caldo, economicamente conveniente, e nello stesso anno la diffuse in Francia. Da quel momento la lamiera di zinco, pur utilizzata molto volentieri per ren14
Materiali per i tetti e tecniche in uso nell'Ottocento
I tetto inclinato nella storia e nel presente
Venne presto impiegato dove si richiedevano costruzioni leggere, luminose e ampie. Nel 1829 Perder e Fontaine coprivano con vetro la Galerie d'Orléans nel Palais Royal. Il palazzo di cristallo, realizzato da Paxton per l'esposizione mondiale nel 1851 a Londra, riuniva tutte le conoscenze disciplinari in un sistema perfetto per quei tempi e rappresentava non solo il prototipo di un edificio realizzato industrialmente, ma anche il modello per numerosi capannoni a vetrate in tutta Europa. Alla fine del secolo esisteva una tecnica specializzata che spaziava da una semplice trave in legno fino alle ingegnose travi metalliche, conduttrici dell'acqua di condensa. Mastice e feltro venivano pressati a tenuta con listelli elastici su vetri piani o curvi.
dell'industria del vetro e dalla produzione di cemento artificiale. Ma anche quando i progressi in altri settori industriali si rivelarono promettenti per le tecniche di costruzione dei tetti, venivano trasferiti in questo settore. • Manodopera. Per la prima volta nella storia viene assegnato alla forza lavoro un valore al di fuori delle categorie commerciali. Riduzioni dell'orario giornaliero di lavoro vengono richieste e introdotte in Inghilterra e più tardi anche in Germania. Quindi, gli sforzi sono proiettati non solo sull'ottimizzazione del materiale ma anche sulla riduzione dei tempi di lavoro.
1.18, 1.19 Tetti in cartone catramato e legno, la prima fase dei tetti in cartone bitumato. Obderbecke, cit.
1.17 Esempi di ancoraggio per tetti di vetro nell'Ottocento. Obderbecke, cit.
Asfalto, catrame, bitume
Asfalto e pece, utilizzati già a Babilonia per calafatare gli scafi delle navi, e impiegati anche nell'edilizia, furono riscoperti nell'Ottocento. A cavallo tra i due secoli, autori di testi specializzati scrivevano che in Svezia e in Finlandia, già intorno al 1800 venivano usati cartoni catramati3. Queste notizie erano riportate nel 1826 da Wilhelm August Lampadius, l'inventore del processo di gassificazione del carbone fossile. I primi tetti in cui veniva impiegato cartone catramato sono rintracciabili sulla costa baltica già nel 1830. Nel 1860, poi, in Germania, ventotto fabbriche producevano cartone catramato. I tetti di cartone catramato e legno del maestro bottaio Samuel Hàusler (Schleswig) del 1839, esaltati da Adolf Loos come l'invenzione più geniale "da millenni", erano formati da carta da imballaggio a più strati, incollati con pece e catrame e infine cosparsi di sabbia e ghiaia4.
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Obderbecke A., cit. Loos A., 1982, Trotzdem, ristampa, Vienna, pp. 200-01.
In breve tempo furono sostituiti dai cartoni bitumati. I relativi brevetti arrivarono nel 1896 dall'America, dove dalla raffinazione del petrolio veniva ricavato bitume in abbondanza. Queste coperture permettevano moderate inclinazioni e si adattavano alle tecniche di connessione facilmente realizzabili anche da lavoratori inesperti, che potevano di fatto essere istruiti rapidamente. Il loro peso e il prezzo conveniente ne favorirono la diffusione. Alla fine, queste coperture in catrame e bitume crearono i presupposti per la realizzazione di tetti piani che dovevano diventare presto una conditio sine qua non per la moderna architettura.
• Problemi di quantità. Il risparmio dei tempi di produzione aveva però anche lo scopo di consentire la realizzazione del gran numero di costruzioni che erano diventate necessarie in seguito al rapido sviluppo dell'industria e all'incremento demografico dei centri metropolitani. • Tempi di costruzione. Tenendo conto che i costruttori di tutti i tempi sono sempre stati impazienti, poiché l'aspetto economico è strettamente legato ai tempi di costruzione, si può capire come nell'epoca incalzante dei fondatori, il sempre più breve lasso di tempo necessario dal momento dello scavo sino all'entrata nell'abitazione fosse diventato di per sé una qualità. Il "Remember that time is money" che Benjamin Franklin citò in Advice toayoung Tradesman (1749) divenne molto emblematico.
Nuovi criteri Uno sguardo retrospettivo agli sviluppi dell'Ottocento mostra che tutte le principali invenzioni si verificarono in due periodi circoscritti, tra il 182560 e il 1880-1900. Si può affermare che l'odierna tecnica del tetto inclinato si basa in gran parte su queste invenzioni e che ha fatto progressi solo nell'automazione dei processi di produzione. Per quanto riguarda le origini e i motivi dell'innovazione è importante rilevare quanto segue. • La tecnica del tetto come sottoprodotto dell'evoluzione tecnica. Lo sviluppo della tecnica dei tetti è stato determinato per lo più dal contesto evolutivo dell'industria nel suo complesso. Solo nel settore delle tegole, della pietra di copertura e del cemento amianto tale sviluppo è stato portato avanti in misura maggiore con riferimento alle costruzioni, ossia al tetto. Lo stesso può essere detto anche per i cartoni catramati. Nel campo della copertura metallica, di vetro e di cemento, il tetto ha tratto chiaramente un diretto vantaggio dallo sviluppo della metallurgia, 15
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
Per circa quattromila anni nell'Europa centrale e settentrionale si sono costruite case con tetti inclinati; era possibile trovare tetti piani tutt'al più negli edifici militari e soltanto nell'Europa meridionale venivano costruiti tetti per la raccolta dell'acqua. All'inizio del nostro secolo comparvero a Parigi le prime rappresentazioni visionarie dì un'architettura che concepiva le proprie costruzioni con un tetto piano1, costruzioni che in effetti, dopo un periodo relativamente breve, furono realizzate e si legarono indissolubilmente al cosiddetto "movimento moderno".
Il classicismo
1.21 I resti dei templi dell'antichità non hanno tetto. Giovanni Battista Piranesi, Tempio di Paestum, 1778
Il classicismo nella sua forma più pura ha assunto il linguaggio delle forme del Rinascimento italiano e, con questo, alcuni aspetti dell'architettura dell'antichità classica. Le sue costruzioni si presentano prevalentemente armoniose e lineari, realizzate da blocchi chiusi. Soltanto il breve episodio dello stile neogotico, nella prima metà dell'Ottocento, ha riproposto nuovamente il tetto inclinato come motivo a cuspide tipico delle città medievali. La polemica tra classicisti e neogotici anticipa già qualche elemento del contrasto tra il tetto piano e quello inclinato. Le grosse costruzioni del classicismo esercitarono due diver-
Periodo precedente al movimento moderno L'eredità delle rovine e del Rinascimento italiano
1.20 Tony Garnier. Rappresentazione visionaria della sua Cité industrielle, esposta a Parigi nel 1904
Questo straordinario fenomeno nella storia della costruzione aveva creato una spaccatura nello schieramento dei progettisti edili suscitando discussioni fondamentali sulla forma del tetto. Anzi, l'essere a favore o contro il tetto inclinato divenne persino una questione d'opinione, come documenta uno scritto polemico di Paul Schultze Naumburg2. Per una migliore comprensione di questo tema nel nostro tempo, è opportuno tenere presente l'evoluzione, il percorso ideologico e i relativi contrasti che hanno accompagnato la questione del tetto piano.
' Gamier T., Une Cité industrielle, apparso nel 1917, ma già presentato a Parigi nel 1904. 2
Schultze Naumburg R, 1927, Flaches oder geneigtes Dach. Berlino.
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Le rovine dell'antichità non hanno tetto. Il legno dei tetti, infatti, non poteva conservarsi nel tempo. Sicuramente comunque esiste una memoria di queste costruzioni nel canone delle forme rinascimentali italiane, che cercava di ispirarsi all'antichità classica. Da allora le costruzioni "classiche" hanno una copertura meno pendente. I tetti inclinati, spesso con rivestimento metallico, si celano, quali elementi strutturali separati, dietro attici e frontoni.
1.23 Anche il classicismo si presenta senza un tetto inclinato visibile. Schinkel e Forsmann, casa Jenisch, Amburgo-Othmarschen, 1830-33
si effetti rilevanti sul Novecento. Da un lato si erano rivelate utili agli oppositori del "movimento moderno" con la rappresentazione della forza, tipica della ricerca delle forme classiche. D'altra parte l'abitudine visiva alla copertura orizzontale dell'edificio rappresentava un'importante preparazione alla forma del tetto propria del "movimento moderno".
1.22 II palazzo rinascimentale italiano nasconde il tetto leggermente inclinato dietro un cornicione pronunciato. Michelozzo, Palazzo Medici, Firenze, 1444-64
Sebbene gli stessi frontoni rappresentassero in passato un rinforzo architettonico del tetto a due falde, se ne sono poi svincolati divenendo elementi architettonici indipendenti. Poteva accadere che essi venissero usati come veri e propri frontoni nella disposizione dei corpi di fabbrica e delle facciate. La loro riduzione a edicola dimostra come i frontoni si siano allontanati dalla loro funzione primitiva di proiezione in facciata della sezione del tetto.
1.24 Otto Wagner, villa Wagner, Vienna HùttelbergstraBe, 1905
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
I tetto inclinato nella storia e nel presente
Wagner, Loos, Garnier
Le Corbusier e Mies van der Rohe
L'architettura di Otto Wagner, con i cornicioni sporgenti e gli alti attici, celava la pendenza del tetto. Già alcuni anni prima Victor Horta con la costruzione della maison du peuple a Bruxelles aveva dimostrato come il tetto fosse un elemento di modesto valore nella propria architettura. L'opera più importante di Joseph Hoffmann, il Palais Stoclet, costruito a Bruxelles tra il 1905 e il 1911, era una casa senza tetto. Adolf Loos (casa Steiner, casa Scheu) riduceva a tal punto gli spigoli dei fabbricati da ottenere un aspetto cubico che anticipava l'intero "movimento moderno". In questo contesto si deve richiamare l'attenzione sulle tavole visionarie della "città del futuro" di Tony Garnier, i cui edifici presentano esclusivamente tetti piani. Per questi architetti il tetto piano in sé non costituiva sicuramente il tema principale della loro creazione. Essi di fatto reagivano sia alle modifiche relative all'utilizzo dei fabbricati, sia alla tecnologia. L'inno di euforia di Loos sul tetto legno/cemento deve quindi sostanzialmente essere inteso come il richiamo a una tecnica che consente la realizzazione del tetto piano in un solo pezzo3.
Le Corbusier, il pensatore instancabile dell'architettura visionaria, nei Cinque punti per una nuova architettura ha assegnato all'uso della superficie del tetto un importante punto nel programma, aggiungendo così un argomento fondamentale5. In numerose costruzioni ha realizzato le sue teorie programmatiche del 1921 presentando autorevoli esempi di un ragionevole uso del tetto. Uno dei più belli è villa Savoye, costruita nel 1929 su un promontorio. Infine fu il grande contemporaneo e oppositore Mies van der Rohe, che aveva sviluppato una concezione dello spazio secondo cui si sarebbe dovuta terminare la costruzione con una superficie piana. Egli fece suo il concetto di spazio continuo di Frank Lloyd Wright e lo portò a un culmine di impronta classica con una sequenza di spazi aperti e internamente sovrapposti. Ciò fu realizzato per la prima volta in un progetto del 1923 per una casa di campagna in mattoni e al padiglione di Barcellona. Non bisogna dimenticare, infine, che è merito di questi due grandi architetti se il piccolo gruppo degli avanguardisti tedeschi - come ha acutamente rilevato Benevolo - poté ricevere, negli anni 1929-30 in Germania, "diritto di cittadinanza"6.
Nuovi tipi di fabbricati
Alla diffusione del tetto piano contribuirono anche altri fattori quali, ad esempio, il rapido aumento dei grattacieli, aumento che comportava una riduzione quantitativa dell'elemento tetto. Le città, inoltre, diventando sempre più grandi e presentando strade con un sempre maggiore numero di edifici, nascondevano i tetti allo sguardo dell'osservatore. Infine, la destinazione industriale richiedeva fabbricati con grandi superfici. Ma l'affermazione del tetto piano fu la manifestazione esteriore di un ampio movimento intellettuale che stava crescendo. Cubi puri
Negli anni 1905-14 l'avanguardia in tutti i campi della creazione artistica raggiunse un punto di sviluppo decisivo, segnando la fine della rappresentazione naturalistica. I particolari di un quadro (colori e forme) si allontanavano dal loro significato intrinseco e, dopo essere stati isolati dall'insieme, venivano nuovamente riuniti in un libero accostamento. Un analogo processo si verificò in architettura. Gli elementi si ritrovavano liberati dai loro rapporti convenzionali per essere disponibili per nuove composizioni. Che si dovessero scegliere le forme "pure", era il fulcro del programma deH"'Esprit nouveau", un giornale pubblicato da Le Corbusier e Ozenfant dal 1920 al 1925. Quasi contemporaneamente Theo van Doesburg, come ideologo fondatore, e Piet Mondrian con gli architetti Johannes Jacobus Pieter Oud e Jan Wils nel movimento del neoplasticismo dichiararono che occorreva trovare un metodo che
1.25 Theo van Doesburg e Cornelius van Esteren. Progetto per una casa privata, 1923
Influenze tradizionali Movimento città giardino
consentisse di "costruire un nuovo mondo di forme coerenti e organiche"4. Le costruzioni vennero ridotte a puri cubi. Questo risultò chiaro in un progetto di van Doesburg e Cornelius van Esteren per una casa privata, pubblicato nel 1920 in "L'architecture vivante". La casa Schròder a Utrecht di Rietveld e le officine Fagus di Gropius e Meyer dimostrarono che il tetto piano diventava una parte irrinunciabile della "nuova costruzione".
Come in occasione di tutte le trasformazioni e le innovazioni ci sono sostenitori della tradizione che, per motivi più o meno condivisibili, si oppongono ai cambiamenti; allo stesso modo anche il movimento moderno aveva i suoi oppositori, così come il tetto piano i suoi critici. Assolutamente nello spirito della tradizione invece, si muovevano i sostenitori della città giardino. Il movimento della città giardino, che si riallacciava agli utopisti Owen e Fourier, ebbe le sue origini in Inghilterra, dove nel movimento "Arts and Crafts" di William Morris trovò terreno fertile per lo sviluppo delle sue idee. Lo stenografo del tribunale Ebenezer Howard volle coniugare i vantaggi della città (lavoro, vita sociale, possibilità di formazione) con quelli della campagna. Un punto decisivo del suo programma era l'eliminazione della speculazione sul terreno, possibile solo facendo in modo che il terreno della sua città venisse preso in affitto soltanto dalla comunità. Nel pubblicizzare le loro fondazioni Letchworth e Welwyn potevano far riferimento ai villaggi degli operai di Port Sunlight e Bournville dei produttori Cadbury e Lord Leverhulme. Questi villaggi di operai diventarono il modello di una città giardino. Essi erano "vernacolari", adeguati alle costruzioni tipiche dell'ambiente, che in
1.26 Prototipo per ['utilizzazione del tetto come terrazza. Le Corbusier e Jeanneret R, villa Savoye, Poissy, 1929-31
6
3
Loos A., cit.
4
Benevolo L, 1960, Storia dell'architettura moderna, Bari.
Le Corbusier e Jeanneret R, 1927, Cinque punti per una nuova architettura. 6 Benevolo L, cit.
17
I tetto inclinato nella storia e nel presente
1.27 William Morris e Philip Webb. Red House, Bexley Heath. 1859
1.28
Città giardino Welwyn, foto del 1989
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
cesso internazionale. Così nel 1924 i rappresentanti del movimento moderno, che facevano parte del cosiddetto "Zehner-Ring", si contrapposero ai tradizionalisti del cosiddetto "Block". Tra questi figuravano German Bestelmeyer, Paul Bonatz, Paul Schmitthenner e Paul Schultze-Naumburg, per citare soltanto i più noti. Anche Heinrich Tessenow si era allontanato dal Ring, ma non si unì al Block. Paul Schultze-Naumburg guidava l'opposizione; ben presto i suoi scritti, soprattutto Arte e razza (1928), lo misero in collegamento con i nazionalsocialisti7. Tuttavia, in un tempo in cui il Partito nazionalsocialista non ammetteva altre realizzazioni che tetti a falda per le abitazioni e una esagerata forma di neoclassicismo per gli edifici pubblici, una presa di posizione a favore del tetto piano poteva essere interpretata come un sentimento ostile al regime. Proprio per questo architetti del Ring, quali Hugo Hàring, Erich Mendelsohn, Ludwig Mies van der Rohe, Richard Dòcker, Walter Gropius, Hans Poelzig e Bruno Taut vennero attratti nelle spire del nazionalsocialismo. Le conseguenze di questa scelta furono gli esodi e l'emigrazione interna nel momento in cui si venivano a creare situazioni difficili. Improvvisamente la raccomandazione dell'uso del tetto piano fu una precisa presa di posizione dell'archi-
questo caso significava costruzioni a schiera. Naturalmente queste case avevano un tetto inclinato. I villaggi, con le case sparse in mezzo agli orti coltivati dagli abitanti stessi, erano complessi pittoreschi e romantici che si ispiravano ai concetti di Morris. L'idea del movimento "Arts and Crafts" venne ampiamente diffusa in queste città giardino, che presto furono adottate anche nel continente. Non fu un caso che l'antitesi della WeiBenhofsiedlung a Stoccarda fosse la città giardino Staaken di Schmitthenner.
Il movimento moderno sperimentò in tutti i tempi una forte opposizione interna da parte degli architetti stessi. Questo apparve chiaro soprattutto nel caso della WeiBenhofsiedlung di Stoccarda, in particolare quando se ne delineò il suc18
Nel Terzo Reich
1.31,1.32 I disegni mostrano come il Terzo Reich si sia impadronito del tetto inclinato. Da Benevolo, cit.
to. La sua integrazione nella città non era quindi desiderata. Disegni propagandistici di quell'epoca mostrano che il tetto nel Terzo Reich doveva orientarsi verso i tetti in paglia o incannicciati.
Soddisfacimento del fabbisogno e nuovo orientamento
tettura, un'opposizione al regime che si rifletteva nel settore delle costruzioni e infine una questione moralmente rilevante. Questo sviluppo in una dimensione politica ebbe come conseguenza che nel dopoguerra la discussione su tetto piano/tetto inclinato non potè più essere condotta a prescindere da questa influenza ideologica. Il tetto piano si ritrovava spesso a rappresentare una presa di posizione di questa piccola élite che, seppur per breve tempo, cercò di contrastare l'opinione dominante del nazionalsocialismo.
Ring e Block
Nel "System"
Il periodo del dopoguerra
1.30 WeiBenhofsiedlung, Stoccarda, 1927. Qui si accendeva la discussione tra Ring e Block
129 Paul Schmitthenner. Città giardino Staaken, BerlinoSpandau. 1914-18
Prima degli anni trenta
Il nazionalsocialismo, però, capì presto come utilizzare l'idea della città giardino per i propri scopi e come interpretarla a suo modo. Il proletariato doveva essere portato dalle città alle zone di campagna, dove avrebbe potuto provvedere autonomamente al proprio sostentamen-
7
Schultze-Naumburg R, 1928, Kunstund Rasse, Monaco.
I primi anni del dopoguerra furono dedicati, in Germania, prevalentemente a soddisfare le prime necessità. Con la guerra una gran parte delle città era stata distrutta e ai molti senzatetto delle zone dell'occupazione occidentale si aggiungeva la massa dei profughi provenienti dall'est. Inoltre, era necessario ricostruire gli impianti di produzione. Questi compiti dovevano essere assolti con i mezzi che la guerra non aveva distrutto. Mancavano macchinari, mezzi di trasporto, energia e materiali che erano riservati prevalentemente all'esportazione delle merci. Le riparazioni dei danni subiti dalle potenze vincitrici incrementavano tale situazione di disagio. Si può capire come in questo periodo restasse poco spazio per discussioni sull'architettura. Ma era evidente che per i semplici compiti di ricostruzione si utilizzassero tetti inclinati, poiché la costruzione poteva essere effettuata con maggior sicurezza e minor costo. A questo semplice aspetto si univa la volontà di restituire alle città devastate almeno una parte di architettura con tetti a falde, che facevano parte degli edifici, ormai distrutti, che costituivano la storia e la tradizione di ogni centro abitativo.
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
I tetto inclinato nella storia e nel presente
una tecnica nella quale veniva riposta una fiducia incondizionata. Non si devono tuttavia dimenticare le spiccate capacità di questi architetti, che si erano imposti negli ultimi anni sessanta. È importante però ricordare ancora un aspetto morale: la dichiarazione ai colleghi che il movimento moderno aveva sostenuto e mantenuto durante tutta l'era più buia del Terzo Reich rappresentava il riconoscimento di un modo di costruire in opposizione all'ideologia dei potenti del nazionalsocialismo. Forse una sorta di riparazione. E in una prospettiva di crescente sviluppo, lo sguardo era rivolto al futuro. In questo periodo, in cui la Repubblica Federale ebbe uno sviluppo economico senza precedenti, si voleva essere moderni e progressisti.
1.33
Norimberga, veduta del 1945
Nuovo orientamento. Dopo avere superato il primo shock, il piano Marshall mostrava le sue conseguenze e l'industria dalla fase della demolizione passava a quella della ricostruzione; si risvegliava il dibattito sull'architettura che il nazismo aveva stroncato. Il nuovo orientamento si sviluppò per il momento attraverso i professori universitari vicini al movimento moderno; successivamente anche grazie alle riviste che parlavano dell'attività degli architetti del Bauhaus emigrati negli Stati Uniti.
Dichiarazioni a favore del tetto piano
La reazione degli architetti a questa nuova forma di libertà fu diversa. Alcuni, tra cui Fritz Schumacher, Dominikus Bòhm, Emil Steffan e Rudolf Schwarz, ripresero la tradizione di un Tessenow o di uno Schmitthenner, altri, invece, continuarono le costruzioni del Terzo Reich cancellandone i più evidenti segni di riconoscimento. Inizialmente, l'idea del Bauhaus venne portata avanti da una minoranza; tuttavia non si può ignorare che in questo gruppo si trovava gran parte dell'elite intellettuale del dopoguerra. Poiché la costruzione del Bauhaus aveva un tetto piano, anche il suo regime architettonico prevedeva, naturalmente, tetti piani. Il tetto piano, infatti, dava la possibilità di realizzare il concetto di spazio fluente di Mies van der Rohe; con il tetto inclinato veniva data ampia libertà alla realizzazione della pianta. Era inoltre più vicino del tetto inclinato all'idea dei fabbricati industrializzati che venivano richiesti nelle prime gare ECA del dopoguerra. Il tetto piano consentiva anche adattabilità, come richiesto in misura crescente dall'industria, e poi per gli uffici amministrativi e per gli edifici scolastici. Per la prima volta con l'ulteriore evoluzione della copertura a telai si rendeva disponibile
1.35 Bernhard Pfau. Casa dell'industria del vetro, lato cortile, Dusseldorf, 1949-51
La casa moderna aveva un tetto piano. Un ruolo importante nell'affermazione del cosiddetto stile internazionale fu esercitato anche dalla stampa d'architettura nazionale ed estera che sostenne e mise in luce il ritorno dell'architettura tedesca sulla scena internazionale.
1.34 Paul Schmitthenner. Edificio per gli uffici di una casa assicuratrice, Monaco, 1956 1.36
Egon Eiermann. Uffici amministrativi e stabilimento farmaceutico, Wehr, 1948-52
Frank Lloyd Wright e Le Corbusier vennero così fatti conoscere per la prima volta a un maggior numero di architetti. Furono presto organizzati i primi viaggi in Svizzera e successivamente nei paesi scandinavi. Si aspirava a seguire lo sviluppo là dove si era evoluto senza interruzione.
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Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
1.37 Interbau, Berlino, 1957. Per quanto diverso sia il linguaggio architettonico, tutti gli edifici hanno il tetto piano
L'esposizione internazionale di architettura a Berlino, l'Interbau, alla quale nel 1957 furono invitati più di cinquanta architetti da tutto il mondo, segnò la svolta. Sia i grattacieli sia le case a schiera a un piano avevano il tetto piano. Quando poi, a partire dal 1970, nel vortice della "catastrofe formativa", invano predetta da Picht, venne costruito un numero esorbitante di scuole e università sino ad allora inimmaginabile e quando sia i prefabbricati sia l'ideologia della flessibilità dominavano l'edilizia, l'architettura contemporanea non poteva più prescindere dal tetto piano. Gli istituti di ricerca di mercato annunciavano per gli anni ottanta la scomparsa del tetto inclinato. Le cose dovevano però andare diversamente.
• Scandinavia. Il desiderio di notizie sull'evoluzione dell'architettura portò, a partire dal 1933, a viaggi nella vicina Svizzera e presto anche nei paesi scandinavi. Là si potevano incontrare architetti che avevano cercato la propria strada indipendentemente dai dogmi del movimento moderno. Il loro lavoro era caratterizzato da un modo di procedere disinvolto. Davano molta importanza all'uso ragionato dell'architettura, utilizzavano i materiali del proprio paese e si preoccupavano con amore del paesaggio. Le finestre delle loro case non erano larghe più del necessario e i tetti erano inclinati. È sorprendente quale grande influsso abbia avuto questo comportamento e quanto questa cultura abbia influenzato le nostre costruzioni. Soprattutto per quanto riguarda l'architettura degli spazi interni, in aldine occasioni si presentavano a malapena alternative all'arredamento in tek scandinavo. 1.40 Gerhard Weber. Atomei, reattore di ricerca, Garching, 1960. La forma a cupola era l'elemento determinante per la realizzazione del tetto
le forme cristalline dell'edificio per le "Voci del tempo" a Monaco. Frei Otto, Gutbrod e Behnisch si mossero secondo il canone delle forme delle costruzioni a fune quando progettarono il paesaggio dei tetti per il padiglione tedesco a Montreal e per i giochi olimpici a Monaco. Si potrebbero elencare moltissimi altri esempi che si sottraggono a una qualsiasi scelta tra tetti piani e tetti inclinati o sagomati.
Restaurazione Influenze tradizionali e singole personalità
Come già menzionato, dopo la guerra esistevano architetti che avevano iniziato là dove l'evoluzione tradizionale dei loro colleghi del Block aveva dovuto soccombere di fronte alla brutalità del nazismo. Così molti architetti operarono sulla scia di Tessenow e dei suoi successori. La loro architettura era orientata verso tradizioni artigianali, solide, di valore e aveva come simbolo di qualità il tetto inclinato. Queste forze non avrebbero potuto reagire al moderno, se non fosse sopraggkjnto un aiuto dall'esterno.
I fltne Jacobsen. Casette a schiera, iopenaghen-Saholm, 1950. Queste casette a schiera ebbero un'enorme influenza sull'architettura del dopoguerra
1.39 Gottfried Bòhm. Santuario "Neviges", 1962-64 (disegno)
• Singole personalità. Anche nel dopoguerra si erano messi in luce architetti che andavano contro corrente e non era possibile associarli a un determinato orientamento. Uno di questi era Rudolf Schwarz, che nel 1953 in Architettura e forma della creazione muoveva un'accusa violenta contro il Bauhaus esigendo che non si lasciasse la tutela della tradizione solo ai maestri del Terzo Reich8. In questo contesto va ricordato anche Gottfried Bòhm, che per le sue chiese, aveva studiato tetti inclinati poliedrici con i quali poter dare agli spazi superiori una differenziazione plastica. Forme speciali Edifici particolari, per la loro forma, struttura portante o funzione, richiedevano di essere terminati con tetti inclinati. Nel caso di Atomei di Gerhard Weber a Garching, accanto a una gru girevole era stata posta la struttura portante a guscio che ne determinava la forma. Scharoun potè realizzare l'effetto plastico della sua Philharmonie esclusivamente con il tetto tridimensionale. Schneider-Esleben riuscì a esprimere soltanto con corpi inclinati
8
20
Schwarz R., Bilde Kùnstler, rede nicht, in "Baukunst und Werkform", 1/1953, pp. 11-12.
1.41
Hans Scharoun. Philharmonie, Berlino, 1956-63
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
Fenomeni degli anni settanta
Inospitalità delle città. Quando fu soddisfatto il bisogno essenziale, quando ci furono sufficienti abitazioni disponibili, quando furono costruiti fabbriche e palazzi per uffici, quando in molti comuni si incominciarono a notare i primi segni di una società ricca, la prima crisi energetica nel 1973 rivelò che la nostra prosperità si sarebbe ridimensionata. Il ricordo di quel periodo mise in evidenza le conseguenze negative del boom dell'edilizia. Concentrazioni urbanistiche nelle città, soprattutto di edilizia residenziale, come pure pretenziosi grattacieli per famiglie con bambini, non rispondevano alle reali esigenze degli abitanti. Masse compatte di edifici scolastici e università potevano soddisfare solo parzialmente le necessità dell'insegnamento e le aspettative della società. La separazione tra la localizzazione dell'ambiente di lavoro e il luogo di residenza tolse vitalità ai centri cittadini e ridusse le periferie
1.43 Rolf Gutbrod e Frei Otto. Padiglione tedesco. Esposizione mondiale di Montreal, 1967: la perfetta forma della tensostruttura e la tecnica di copertura lasciano poco spazio alla struttura del tetto
Cura dei monumenti. La rivalutazione dei valori tradizionali, la sostituzione degli edifici del dopoguerra con costruzioni che si richiamassero al passato mettevano nuovamente in primo piano il bisogno di tutela dei monumenti. Non si può negare che al cosiddetto progresso sovente siano stati sacrificati valori preziosi e sia stato dedicato poco sforzo al loro mantenimento. Ora, tuttavia, si rischiò di ottenere l'effetto opposto. Per mancanza di sicurezza nel proprio patrimonio culturale e per un certo timore si iniziò a tesaurizzare quasi tutto quello che era più vecchio di cinquanta anni. La ricostruzione di case medievali, come ad esempio nella "Römerberg" di Francoforte, denotava la profonda nostalgia, il desiderio di eliminare le cicatrici della guerra con operazioni di abbellimento e di cancellare il passato recente. Questre necessità, che hanno anche salvato gran parte di un patrimonio prezioso, hanno decisamente contribuito alla rivalutazione del tetto inclinato. 1.42 I pretenziosi grattacieli non tengono conto delle necessità dei loro abitanti
a quartieri dormitorio. Lo psicologo Alexander Mitscherlich ha descritto ampiamente questi fenomeni già nel 1965 nel suo libro L'inospitalità delle nostre città9. La reazione a questa situazione ha portato a credere che si potessero eliminare anche gli errori strutturali con forme costruttive sperimentate. Forme tradizionali, artigianali e quindi anche il tetto inclinato furono nuovamente richiesti e realizzati.
9
Mitscherlich, A., 1965, Die Unwirtlichkeit unserer Städte, Anstiftung zum Unfrieden, Francoforte sul Meno.
1.44 Ròmerberg, Francoforte sul Meno, 1981 -83: la ricostruzione di case medievali indica la nostalgia profonda, il desiderio di eliminare le cicatrici della guerra con operazioni di abbellimento
lavoro febbrile e non sempre si era effettuata con la necessaria accuratezza. Nel 1972-73 i princìpi teorici per la loro costruzione non erano sufficientemente diffusi. Non ci si rendeva conto che anche un tetto piano richiedeva controlli e manutenzione. Le conseguenze furono danni seri che colpirono duramente i costruttori e i comuni anche sotto l'aspetto economico. Non c'è da stupirsi che la rabbia si volgesse contro i "tetti piani rovinati" e che nei capitolati delle gare venissero richiesti i tetti inclinati. Biologia delle costruzioni. In questo periodo denso di avvenimenti non furono trascurate le voci di coloro che chiedevano costruzioni semplici e un impiego razionale dei materiali naturali. I toni accesi dei nuovi ciarlatani non provocarono alcuna rottura all'interno di questa corrente di pensiero che introduceva la riflessione su idoneità e inadeguatezza di alcuni materiali. Ciò avveniva in accordo con gli sforzi provenienti da più parti ai fini di un commercio ragionevole e biologicamente sostenibile. È evidente che questo movimento considerò il tetto inclinato, con il suo spazio coibentato, come l'unico vero tetto. Postmodernismo. Decisivo per il distacco dal tetto piano, oltre alle circostanze descritte, fu l'allontanamento anche dall'insegnamento di Mies van der Rohe. Con il suo libro Complessità e contraddizione nell'architettura, nel 1966 Robert Venturi gettò il guanto di sfida. Al "less is more" di Mies egli contrappose "less is a bore". Presto si sviluppò un concetto costruttivo che mise nuovamente in primo piano la forma. Charles Jencks lo chiamò postmodernismo, o postmoderno.
Costruzioni con tetto piano. Nel 1975 molti tetti piani del dopoguerra avevano più di dieci anni. La loro realizzazione era avvenuta in tempi di 21
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Tetto inclinato e tetto piano nel Novecento
1.45 Robert Venturi e John Rauch. Rifugio per sciatori, Vail, Colorado, USA: tra vernacular architecture e postmodernismo
Non molto tempo prima Charles Moore e i suoi amici avevano costruito il Sea Ranch sulla costa californiana del Pacifico. La rappresentazione di un'architettura che si fondeva così totalmente con la natura, che si serviva in modo tanto naturale dei materiali dell'ambiente circostante e si sottometteva a esso, ebbe un influsso enorme sullo sviluppo dell'architettura stessa. La cosiddetta vernacular architecture, l'edilizia legata all'ambiente, esigeva chiaramente il tetto inclinato; il postmodernismo lo accettò nella stessa ottica.
Pluralismo
Lo scenario dell'architettura oggi è così vasto e multiforme come non mai. Il pluralismo, che caratterizza la società, è entrato nell'edilizia. Accanto alle discussioni sul postmodernismo nascevano le correnti dellhigh tech e del decostruttivismo. La cura dei monumenti richiedeva il suo tributo e l'architettura commerciale piegata al gusto della maggioranza ha, come in passato, i suoi estimatori. Con una così vasta scelta, il tetto piano ha perso il suo fascino per gli architetti tradizionali e il tetto inclinato il suo valore ideologico per l'architetto "moderno". Gli incontestabili vantaggi dei tetti inclinati: ottima dislocazione delle condutture dell'acqua, facilità di riparazione e lunga durata - solo per elencarne alcuni - sono giunti sino ad oggi immutati attraverso la storia. La controversia ideologica su tetto piano o tetto inclinato, come simbolo d'opinione, come riconoscimento tardivo alla storia, è terminata oggi, ottant'anni dopo la sua nascita. 1.46 Moore, Lyndon, Turnball, Whitaker. Sea Ranch Condominium: il modo in cui Moore e i suoi amici inserirono la costruzione nella natura ebbe un'influenza enorme sullo sviluppo dell'architettura
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Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
Economia ed ecologia Come insegna la ricerca, la nostra economia è sempre stata dominata dal principio fondamentale della "minima spesa con massimo risultato". È naturale applicare tale principio anche nella nostra vita di tutti i giorni. Così si può facilmente comprendere perché l'economia sia stata sempre posta alla base di ogni campo della produzione e quindi anche dell'edilizia. Questo modo di pensare ha dominato a lungo la nostra società lasciando poco spazio alle voci che esprimevano dubbi sulla sua validità generale. Nel frattempo è cresciuta in molti la consapevolezza che nessun principio può essere valutato indipendentemente dal meccanismo complessivo che ne è alla base e che si devono considerare anche i vari aspetti dell'ecologia. Oggi viviamo un momento di tensione tra economia ed ecologia. Il giusto rapporto tra questi due campi è la richiesta di strategie di sopravvivenza a lungo termine. Economia, la vecchia legge
Senza soldi non si può costruire. Questa banale asserzione vale indipendentemente dalla necessità di riconoscere all'uomo il diritto fondamentale a una abitazione adeguata, costruendo case a costi accessibili. Più che in altri campi culturali, nell'architettura s'impone uno stretto legame tra capacità tecnologica e boom economico. Molti avvenimenti non sono spiegabili se non si tiene conto di questa stretta relazione. Basti pensare quanto ha contribuito lo sfruttamento del terreno edificabile allo sviluppo del grattacielo nelle città di New York e Chicago. La mancanza di soldi o la necessità di rispar-
1.47 II villaggio di Choretto sulla penisola Pelion, Grecia, foto del 1978: per motivi economici, i vecchi materiali naturali per tetti sono stati sostituiti con materiali meno costosi
1.48
New York City: Manhattan vista dall'East River
miare ha portato a numerosi cambiamenti, sostituendo costruzioni non redditizie o non alla portata di tutti con costruzioni più razionali ed economiche. Ovviamente questo processo ha causato la scomparsa di molte tecniche artigianali tradizionali. Nel caso del tetto questo fenomeno ha interessato principalmente i materiali naturali, i cui costi di estrazione, trasporto e manutenzione erano troppo elevati. Così nel nostro secolo sono andati perduti innumerevoli tetti in incannicciata e paglia, tetti con scandole in legno e tetti con lastre di ardesia. E come sempre, quando si verificano simili cambiamenti, sorgono iniziative volte a conservare le opere minacciate o a sostituirle con imitazioni. È comprensibile il desiderio di conservare la produzione artigianale, tuttavia, come dice Adorno, gli ornamenti sono spesso cicatrici di modi di lavorazione superati 1 . Se questo avviene con l'intento di dare un'illusione esteriore può risultare penoso, come ad esempio quando i rivestimenti in ardesia o persino in incannicciata vengono sostituiti con materiale sagomato e pressato che cerca di imitarne l'aspetto esteriore. Tali processi, condizionati dalle leggi economiche, portano normalmente alle stesse impietose conseguenze che possiamo osservare anche in natura; tuttavia, per quanto dolorosi essi possano essere nel singolo caso, non devono essere visti soltanto come segno negativo. Ogni sviluppo porta con sé aspetti positivi e negativi.
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Materie prime. Il costo delle materie prime nel prossimo futuro sarà un fattore decisivo per la determinazione del costo dei tetti. Dal punto di vista economico bisognerebbe quindi valutare quale materia prima, rapportata alla sua durata di vita e al costo, risponderà meglio ai compiti richiesti a un tetto. Il costo complessivo viene calcolato in base alla quantità della produzione, ai costi di estrazione e di trasporto. Se si considera unicamente il rapporto costi/ricavi, sotto l'aspetto puramente economico si dovrà allora decidere per il materiale meno costoso. Produzione del materiale. Che l'operaio riceva un materiale di copertura più o meno costoso, a seconda del tipo di tetto, dipenderà soltanto dalla produzione dei singoli pezzi. Il costo dell'energia in questo caso dipende non solo dal processo di trasformazione dalla materia prima negli specifici componenti, ma anche dalla scelta dei metodi di produzione. Si possono prevedere sia un'ampia automazione, sia forme di risparmio d'energia, sia sagomature che minimizzino il consumo di materie prime. La preparazione e la sagomatura dei vari componenti costruttivi possono modificare struttura e colore dei nostri tetti, mentre per la sopravvivenza delle varietà e dei metodi di copertura sono importanti i processi di automazione.
AdornoT.W., 1967, Pan/a Aesthetica, trad. it, Milano, 1977.
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Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Montaggio - Lavori di copertura. Si può presumere con certezza che anche a lungo termine il tempo impiegato per la realizzazione rappresenti un elemento importante nel costo del tetto. Nel determinare i costi dì estrazione e produzione si deve considerare che l'impiego di macchine e di controlli automatizzati avviene più facilmente che nella fase di montaggio; in cantiere, pertanto, bisogna dedicare maggiore attenzione a quest'ultimo aspetto. Poiché il rapporto tra grandezza di un elemento dì copertura e tempo impiegato per montarlo è pressoché lineare, si affronterà senza impedimenti tale questione. Anche il numero dei turni di lavoro e le conseguenti successive fasi di lavorazione saranno sottoposti a una seria verifica. Poiché anche nell'edilizia, come nella produzione, esiste la tendenza a scomporre operazioni complesse in varie fasi di lavorazione facilmente gestibili, indipendentemente dalle condizioni ambientali, occorre sviluppare ancora di più componenti integrati, che riuniscano in sé più funzioni. Più grandi sono i componenti del sistema, più cura deve essere prestata alle giunzioni e ai collegamenti per ottenere la massima adattabilità a forme e grande Manutenzione. A partire dal XIX secolo non sono mutate sostanzialmente le esigenze degli utenti nei confronti della manutenzione degli edifici. Il costo per tale operazione dovrebbe essere il minore possibile. Ai tempi in cui il prezzo del petrolio era piuttosto basso, la coscienza del consumo energetico non era molto sviluppata. Oggi, però, quando due terzi delle spese di manutenzione sono sostenute per il riscaldamento, nei luoghi in cui i risparmi complessivi di energia primaria costituiscono una questione di sopravvivenza, tutte le parti della casa - quindi anche il tetto - devono contribuire alla riduzione del fabbisogno energetico. Esitiamo a proteggere la parete esterna, che è quella che ci consente la comunicazione con l'ambiente, meglio di quanto imponga il regolamento in materia dì isolamento termico. Vi è un conflitto tra esigenze di risparmio energetico e qualità abitativa. Non c'è però alcun motivo per superare il valore minimo di 0,3 W/m2 • K nel caso del tetto, la parte che più è sottoposta al maggiore raffreddamento, anzi sarebbe persino auspicabile restare al disotto. La notevole dispersione di calore causata da grandi aperture sul tetto, per valori di isolamento di 0,3 W/m2 • K, è argomento sufficiente ai fini di limitare le aperture sul tetto a quelle strettamente necessarie. Condizioni di riparazione agevoli rappresentano una componente essenziale per l'abbassamento dei costi dì manutenzione. Tutte le coperture realizzate con tegole o lastre sono l'ideale per la sostituzione dei pezzi danneggiati in qualsiasi quantità. Durata. Anche in tempi di sprechi le case rientrano negli investimenti di capitale a lungo termine. Questo è dimostrato dal mercato finanziario che mette a disposizione ipoteche non solo per i terreni ma anche per le case. Fino a quan24
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
do saranno concesse ipoteche cinquantennali, i beni ai quali viene accordata tanta fiducia dovranno poter raggiungere un'età pari a questa durata. Poiché il tetto è determinante per la vita della casa, le parti più esposte all'usura dovranno essere realizzate con materiale durevole. I materiali oggi disponibili, realizzati dopo numerose prove, sono ampiamente resistenti agli influssi ambientali. È opportuno quindi aumentare ulteriormente tale resistenza. Nel caso dei metalli ciò può essere ottenuto con l'impiego di leghe pregiate, rivestimenti metallici più resistenti o materiali sintetici. I materiali ceramici, sebbene già resistenti grazie alla cottura ad alta temperatura, se necessario potrebbero essere ulteriormente perfezionati. Anche il cemento armato resistente al gelo e al calore, insieme al fibrocemento, è un substrato ideale per i rivestimenti già in parte esistenti. L'ardesia offre una buona resistenza, ma ha l'inconveniente del costo elevato. La breve esposizione degli aspetti economici dimostra che il paesaggio dei tetti per questi motivi può subire un forte cambiamento. In seguito si analizzeranno a quali conseguenze portano le esigenze poste dall'ecologia all'edilizia. Ecologia, la nuova morale
Con la sensazionale pubblicazione de / limiti dello sviluppo di Meadows del Club di Roma iniziò nel 1972 un processo di cambiamento del pensiero negli stati industrializzati, tutt'oggi non ancora terminato2. La crisi del petrolio del 1973 mise in evidenza chele riserve di energia non sono illimitate, nemmeno per noi ricchi europei. In seguito alle questioni sollevate dagli ecologisti si sono infine creati i presupposti per un cambiamento del panorama politico e si è sviluppata una nuova morale. In un'era in cui l'uomo si accinge anche alla conquista dell'universo, cresce la consapevolezza della dimensione morale delle azioni umane. Per ora i risultati sono scarsi, ma è indubbio che l'inquinamento, che aumenta in modo esponenziale, rappresenti come non mai una minaccia per l'umanità. Le misure per un risparmio energetico attualmente sono soltanto in una fase iniziale e devono la loro esistenza alla dipendenza di molti paesi europei dall'importazione di energia. Tuttavia, il crescente contenuto dell'anidride carbonica nell'aria, la distruzione dei boschi, i sintomi delle malattie della grande riserva biologica dei mari, oltre all'aumento del buco dell'ozono rendono l'opinione pubblica maggiormente consapevole della reale situazione complessiva. Questi problemi creano nuove esigenze e obiettivi ben diversi da quelli della rivoluzione industriale e in quest'ottica vanno visti tutti i settori dell'edilizia e quindi anche il tetto. Verosimilmente, la soluzione di questi problemi provocherà cambia-
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Meadows D., 1972, / limiti dello sviluppo, rapporto al Club di Roma, Milano.
menti nelle tecniche di lavorazione e nella forma dei nostri tetti maggiori di quelli avvenuti nel XIX secolo. Energia. Qualsiasi iniziativa ecologica pone al primo posto il risparmio, cioè produzione d'energia senza consumo di materie prime. Il tetto, per la sua posizione terminale ed esposta, è particolarmente adatto a supportare collettori di calore, pannelli solari o generatori eolici. Sarà compito dei tecnici e degli ingegneri ridurre il più possibile le dimensioni delle superfici e dei dispositivi che generano energia. Meta di un'architettura lungimirante sarà però l'integrazione di questi nuovi elementi, che si aggiungono a camini, condotti d'areazione e antenne già esistenti, nella struttura del tetto. La strada migliore da intraprendere è quella di creare un'estetica comune per superfici e apparecchiature. Quest'unità va ricercata nella scelta di materiali perfetti affini alla struttura e al materiale dei nuovi elementi da integrare. Estrapolato con accortezza potrebbe nascere un paesaggio dei tetti corrispondente a quello che oggi viene definito con l'espressione high tech. Esistono già esempi pratici di "tegole energetiche", esteriormente non differenti dalle altre, utilizzate con funzioni di accumulo energetico. Ciò che può accadere nel processo di conservazione dell'energia è già stato trattato, dal punto di vista economico, nella parte Manutenzione ed è interessante notare che qui gli aspetti economici ed ecologici coincidono in gran parte. Il rapporto attento con l'energia impone non soltanto una particolare attenzione alla produzione "pulita" dell'energia e al suo mantenimento nel sistema "casa", ma si estende anche al controllo della quantità necessaria per trasformare la materia prima in materiale edilizio. Purtroppo la legge dell'economia non può sempre essere adottata come ordine di grandezza, poiché la necessità di rimanere sul mercato mondiale spesso porta a comportamenti irragionevoli nel quadro della politica energetica. Ciò però non dispensa dalla responsabilità di tenere conto del fattore consumo energetico nella scelta del materiale.
1.49 Pannelli solari montati su un tetto inclinato. Thomas Herzog, Monaco, 1981-82
Fondamenti tematici e tendenze di sviiuppo odierne
II tetto inclinato nella storia e nel presente
Rimane tuttavia ancora la domanda: quali fun¬ zioni può e deve avere il manto di copertura del tetto ai fini del microclima esterno al suo am¬ biente?
1.52 Struttura per rampicanti sul tetto. Atelier Zo, Centro comunale, Najikin, Giappone
1.50 Un accenno alla forma di edifici che raccolgono energia. Abitazione a Jakobsthal, Hans-Jùrgen Steuber, 1986
1.51 Un tetto giardino senza progettazione. Abitazione a Skagen, Danimarca, foto del 1981
Clima. In primo luogo, il tetto è la proiezione del¬ la superficie sottratta dalla casa al verde natura¬ le. Nel caso più favorevole, questa superficie rap¬ presenta un quinto dell'involucro esterno. Tuttavia il tetto, se utilizzato come giardino, può dare un contributo al miglioramento del micro¬ clima: • creando un'azione di coibentazione per la zo¬ na interna; • aumentando il contenuto di ossigeno nell'aria; • accumulando una determinata quantità d'ac¬ qua; • assorbendo i suoni;
• riducendo la polvere; • mettendo a disposizione un nuovo spazio vita¬ le per animali e piante. Anche se può apparire strana l'idea di trasfor¬ mare un paesaggio di tetti in un verde paesag¬ gio collinare, non bisognerebbe lasciare nulla d'intentato per migliorare il nostro ambiente. Un tale risultato lo si può ottenere facilmente con rampicanti sostenuti da spalliere e strutture adat¬ te. Tuttavia solamente i tetti in metalli resistenti alla corrosione non corrono rischi che la vege¬ tazione penetri attraverso il rivestimento supe¬ riore. Il problema può essere risolto con oppor¬ tuni distanziatori come per le griglie antineve o per le antenne. Un metodo da lungo tempo adottato nei paesi scandinavi e in Nord America è la coltivazione su strati di terra assicurati contro gli smottamenti. Nella parte dedicata alle costruzioni è illustrata tale realizzazione, che offre oltre a un migliora¬ mento del clima anche un aumento della mas¬ sa di accumulo termico. La realizzazione di tetti giardino richiede una pro¬ gettazione accurata e lungimirante. Riutilizzo. Una delle otto regole fondamentali del¬ la biocibernetica che troviamo nell'opera princi¬ pale di Frederic Vester, Neuland des Denkens, è rappresentata dal principio del recycling3. La pa¬ rola inglese che esprime chiaramente la legge della materia ricorda che anche i prodotti dell'e¬ dilizia devono essere valutati in base al loro com¬ portamento una volta rimossi dal contesto del¬ l'edificio. La carenza di materiali con la quale ci si doveva misurare durante la fase di ristrutturazione del do¬ poguerra ha portato a due soluzioni. La prima consisteva nel ricuperare piccoli elementi, stac¬ carli dalla struttura e riutilizzarli in una forma op¬ portuna. Questo valeva sia per le tegole sia per i mattoni. Sarebbe interessante condurre una ri¬ cerca ad hoc per esaminare a fondo il rapporto tra scarsità di materiale ed espressione architet¬ tonica risultante da tale modo di procedere. Ri¬ cordiamo le costruzioni di Hans Dòllgast a Mo¬ naco e di Georg Werner ad Augusta: il loro aspet¬ to, che potremmo definire intensamente asceti¬ co, comunica una dimensione storica. Il secondo metodo di riutilizzo dei materiali da co¬ struzione consisteva nella frantumazione e rifog-
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giatura ed era un po' più costoso. Come nella vecchia Roma furono usate tegole e detriti nel¬ l'opus caementicium, così si ottennero schegge di mattone che furono usate come materiale con caratteristiche proprie per opere di muratura con faccia a vista. L'aspetto a scandole del tetto inclinato offre otti¬ me premesse per una considerazione sul riutiliz¬ zo; occorre tuttavia tenere presente che, sebbe¬ ne i piccoli elementi di copertura siano di facile impiego, il loro montaggio risulta piuttosto co¬ stoso. Per lastre di grande formato vale una con¬ siderazione opposta. Anche i sistemi di tetti, in cui sono integrati gli elementi per la produzione d'energia, non sono adatti per trasformazioni sen¬ za problemi. Per contro, il recycling-rate del me¬ tallo risulta favorevole all'impiego di questo ma¬ teriale. Dobbiamo ancora lavorare su una vasta area di ricerca e sviluppo, in cui cercare di far coesiste¬ re le esigenze di produzione d'energia con quel¬ le del riutilizzo e di una produzione economica.
1.53 II riutilizzo di tegole distrutte dava agli edifici di Hans Dòllgast l'aspetto di una costruzione moderna nel dopoguerra. Leo von Klenze, Hans Dòllgast, Alte Pinakothek, Monaco 1826-36 e 1953-57
Vester R, 1985, Neuland des Denkens, vom technokratìschen zum kybernetischen Zeitalter, Monaco.
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Flessibilità - Ristrutturazione, Un sistema che vuole essere vitale deve avere la possibilità di cambiare per poter reagire alle mutevoli richieste dell'ambiente esterno. Il cambiamento può avvenire nel modo di utilizzazione o può essere condizionato dalla trasformazione delle condizioni dell'edilizia urbana. Questi problemi non possono essere risolti solo nella progettazione. Le richieste di multifunzionalità degli anni settanta hanno dimostrato quali possano essere le conseguenze di pretese di così vasta portata. I grossi complessi edilizi costruiti con tanto spreco confermano l'idea che "multifunzione" significa "minori funzioni": essi erano inadatti a garantire un'ottima funzionalità. La possibilità di modificare le case - condizione indispensabile in un'epoca di vita frenetica - deve quindi essere garantita dalla trasformazione e ristrutturazione. Il tetto inclinato con i suoi elementi intercambiabili è particolarmente adatto a questo scopo. La ristrutturazione necessaria in seguito alle nuove situazioni ambientali può essere effettuata senza distruggere nulla. Costruire con piastrelle, lastre e scaglie è una tecnica di così sicuro successo ai fini della trasformazione, che anche in futuro dovrà sempre essere tenuta presente.
Utilizzazione Utilizzazione e forma del tetto
Da sempre impieghi particolari hanno portato a forme dei tetti molto armoniose. Così i corpi sono stati realizzati con altezza digradante verso l'esterno e finestrati in alto per illuminare la zona interna, come nel caso delle costruzioni sacre con il transetto. La complessità dei processi di produzione, la loro ramificazione e la dipendenza reciproca hanno sempre più richiesto edifici a sviluppo orizzontale che, ovviamente, richiedevano tetti piani. La semplicità della progettazione della pianta
1.54 I corpi interni venivano illuminati fin dai tempi antichi con parti centrali più alte. Da un'incisione di Giovanni Battista Piranesi, San Paolo fuori le mura, Roma
con tetti piani non faceva immediatamente risaltare il legame tra la forma della pianta e quella dei tetto. Oggi è normale che le caratteristiche di un edificio siano inconfondibilmente legate alla particolare destinazione d'uso. Nell'era del tetto piano che le particolari esigenze det26
Uso con struttura portante a vista. Le strutture portanti dei tetti possono avere un'altezza tale da consentire l'utilizzo dei locali sottostanti. In particolare, se si include l'altezza della struttura portante nello spazio del vano, l'altezza complessiva del vano può diventare cospicua. Nel caso degli spazi ai quali si è già accennato con le chiese del primo periodo del cristianesimo, la formazione della struttura portante ha una grande importanza e contribuisce in modo notevole all'effetto ambientale. È merito del XIX secolo se la bellezza di queste strutture è stata riscoperta e riproposta. Le troviamo prevalentemente in ambienti non coibentati, semiaperti, quali stazioni ferroviarie, mercati coperti o nei grandi padiglioni per esposizioni. Caratteristica di questo tipo di edifici era, però, l'illuminazione fornita da grandi vetrate integrate nell'architettura complessiva. Non desta meraviglia che questa tradizione venga perseguita oggi da architetti con esempi eccellenti. 1.55 L'ossatura a vista del tetto dà un'impronta agli interni di moltissime chiese. San Miniato al Monte, Firenze, terminata nel 1207
tate dall'uso dell'edificio si esprimano anche nella forma del tetto è una questione che ha perso parecchia rilevanza.
Utilizzazione del sottotetto
Il sottotetto è stato usato da sempre. Nelle culture antiche, nelle quali la casa consisteva quasi unicamente del tetto, sottotetto e zona abitativa coincidevano. Se poi la zona riscaldata veniva separata dal sottotetto, questo serviva normalmente come magazzino. I sottotetti aperti nell'epoca romana e nel primo periodo del cristianesimo dimostrano, però, che in un tale collegamento tra vani non venisse considerato unicamente l'aspetto economico. Oggi il sottotetto viene utilizzato secondo varie modalità.
1.56 Duomo del XIX secolo: sale degli ingegneri con struttura portante a vista. Digby Wyat, Isambart Kingdom Brunel, Paddington Station, Londra, 1852-54
Abitare nel sottotetto. Il valore delle costruzioni nelle aree densamente popolate delle grandi città a partire dal XIX secolo ha portato a utilizzare come abitazione il sottotetto aperto. Il desiderio di aumentare le rendite ricavate dall'edificio è stato il motivo principale di questo sviluppo. Uso semplice senza necessità di riscaldamento. Il nome di Frangois Mansart è legato alla denoQui si fa particolare riferimento all'immagazzina- minazione del tetto a padiglione di un edificio, che mento di merci, per le quali la temperatura ambiente non è importante. Questi locali possono essere freddi o caldi, sporchi ed eventualmente 1.57 Tipica capriata di tetto a padiglione secondo anche invasi dalla neve trasportata dal vento. Mansart. Viollet-le-Duc, edificio, Parigi, 1857 Questo uso legato alla tradizione non comporta problemi e quindi non richiede ulteriore approfondimento.
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la zona abitabile del tetto. Se questo però non è possibile, si deve ricorrere a costruzioni a più strati che rendono possibile una sufficiente aerazione. I nuovi inquilini del sottotetto e la società responsabile della manutenzione del fabbricato accoglieranno volentieri questa soluzione.
Norman Foster riprende la tradizione della struttura a vista e la sviluppa con gli ingegneri in una architettura espressiva. Norman Foster, Renault Centre, Swindon, 1981
aveva la superficie dei piani normali e, tuttavia, in base alla legge sull'edilizia, rientrava nel numero di piani prescritti o manteneva bassa l'altezza della gronda. La forma di questo tetto esisteva però già prima di Mansart. La vita in tali ambienti sotto il tetto senza coibentazione era esposta a tutte le variazioni atmosferiche e di temperatura. Pertanto erano prevalentemente il personale di servizio e i poveri ad abitarvi. Da un punto di vista storico non è facilmente spiegabile come la consuetudine di abitare direttamente sotto il tetto si sia mantenuta fino ai giorni nostri. Non vi è tuttavia alcun dubbio che questo tipo di abitazione godesse persino di una certa popolarità. È opportuno rilevare che il valore del terreno edificabile non può essere espresso soltanto in danaro. Tenendo conto che in Ger-
1.59 Effetto di una mansarda progettata male, realizzata male e tenuta male. Cari Spitzweg, Der arme Poet, 1893
mania ogni anno oltre 100 ettari di terreno coperto da vegetazione vengono edificati e quindi sottratti alla loro azione sul clima, è ovvio che ogni metro quadro di terreno deve essere sfruttato al massimo4. Perciò è comprensibile che la società imponga ai suoi specialisti, architetti e
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Ufficio federale per l'ambiente, Datenzur Umwelt 1986-87, 1986, Berlino.
ingegneri, il compito di adattare i vani sotto il tetto in base alle attuali esigenze igieniche. Si deve inoltre aggiungere che oggi abitare sotto il tetto è divenuto una moda. Quanto più aumenta il traffico, e quindi il rumore e le esalazioni mefitiche, tanto più è desiderabile abitare in alto. L'ascensore evita la fatica di salire le scale e la gerarchia dall'alto in basso è riconoscibile anche nelle abitazioni urbane. Si può rilevare, infine, un senso della casa che rende gradevoli e accoglienti gli spazi delimitati dai piani inclinati del tetto: forse qui si uniscono la nostalgia per una vita più semplice e la ricerca atavica di sicurezza. Non si devono dimenticare i problemi che questo tipo di abitazione comporta. La protezione al calore e all'umidità nelle costruzioni a più strati rendono il tetto una "parete esterna" tecnicamente complicata. Essa può essere realizzata in modo soddisfacente da un punto di vista tecnico se ci si attiene scrupolosamente alle indicazioni dei progettisti e degli esecutori. Le aperture necessarie per luce e aria non sempre costituiscono un arricchimento estetico della superficie del tetto; normalmente abbaini o lucernari troppo grandi disturbano l'estetica del tetto e rappresentano inoltre una fonte di inconvenienti.
1.60 Bozza di un tetto adibito ad abitazione di Adolf Loos. Da Trotzdem, 1982, ristampa, Vienna
• Alternative. Si pone la domanda se non si possa utilizzare meglio il terreno edificabile in modo da poter aggiungere un ulteriore piano. Abbiamo calcolato che i costi di un piano supplementare sono decisamente minori che per un tetto adattato ad abitazione, nel caso in cui si consideri la superficie utile secondo le norme DIN. È veramente soltanto l'utilizzazione raffinata delle leggi sugli spazi che produce questi ibridi di sottotetti? Le definizioni e le interpretazioni delle leggi esistenti unicamente per stabilire il numero dei piani e il tetto sembrano dimostrarlo.
Salute
• Rimedi. Per rendere un tetto abitabile si deve prevedere, se necessario, un'inclinazione maggiore. Come vantaggio si ottiene una durata maggiore del materiale di copertura e una minore predisposizione ai danni dell'intera costruzione. Allora non c'è da meravigliarsi, che, come Tessenow, si collochi la coibentazione lateralmente e sopra
Un compito importante dell'edilizia è quello di mettere a disposizione degli utenti un'abitazione con una temperatura interna che ammortizzi le variazioni di temperatura stagionali e giornaliere. La zona interna, nella quale l'uomo trascorre la maggior parte della sua vita, deve offrire condizioni ottimali. Sarebbe auspicabile un tasso di umidità dell'aria
1.61 Coibentazione laterale e sopra la zona abitabile del tetto. Da Heinrich Tessenow. Hausbau und dergleichen, Gartenstadt Hohensalza (con completamento dell'autore, a sinistra)
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I tetto inclinato nella storia e nel presente
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
• Struttura portante e isolante. Anche gli impregnanti per strutture in legno possono contenere solventi dannosi alla salute. Isolamenti termici con sostante schiumose possono sviluppare gas venefici. Gli isolanti in fibra di vetro con e senza filtro di protezione possono rilasciare nell'aria particelle dannose ai polmoni,
1.62 Più inclinato è il tetto, migliori sono le condizioni realizzative, di luce e di vista. Foto Velux
del 40-50%, una temperatura di 18-23 °C, luce del giorno sufficiente con spettro il più possibile naturale e rapporti d'irraggiamento che garantiscano una sensazione di benessere. Naturalmente il tetto, come parte integrante dell'intero edificio, ha un compito essenziale. Clima interno. Come già accennato, il sottotetto non abitabile, utilizzato come zona intermedia con funzione di coibentazione, è un fattore importante ai fini di una climatizzazione interna degli ambienti sottostanti. Se si rinuncia a questo beneficio, il tetto deve soddisfare a requisiti rigorosi, almeno per raggiungere nuovamente lo standard che si aveva prima dell'utilizzazione di questo spazio secondo Mansart. Costruzioni stratificate garantiscono la necessaria umidità e ambienti sufficientemente caldi. Perciò la massa dei materiali utilizzati per pareti e pavimenti ha un ruolo importante per la capacità di accumulo termico. Se il problema del raffreddamento può essere superato, le riflessioni sul riscaldamento del lato interno del tetto sono un contributo notevole per creare un ambiente confortevole laddove sul tetto influiscano notevolmente le condizioni climatiche/atmosferiche.
Materiali. La sensazione di benessere deve essere garantita dai materiali utilizzati per la costruzione. Le misure legislative consentono di ridurre parzialmente i pericoli sottoelencati. • Rivestimento interno. Per il rivestimento del lato interno del tetto, come per tutte le altre parti, non si dovranno utilizzare materiali contenenti sostanze nocive alla salute. Queste possono essere presenti nei pannelli di masonite (formaldeide), nei prodotti protettivi del legno (PVC) e nelle vernici (solventi aromatici e alitatici).
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• Strato di copertura. Mentre non vale la pena di prendere in considerazione la radioattività minima emessa dai mattoni, per i metalli, essendo simili ai metalli pesanti altamente velenosi, può essere posta la questione della pericolosità per la salute. Tralasciando l'emissione tossica nella fase di produzione e la questione dello spreco di energia necessaria, possono essere classificati non pericolosi i metalli presenti nel tetto, quali rame, zinco, acciaio, alluminio e anche il piombo. Tutti questi elementi sono presenti sia nel corpo umano sia nel terreno non trattato. Ciò non significa che ad alte concentrazioni essi siano innocui; ad esempio il piombo, per quanto possibile, deve essere sostituito per evitare rischi per la salute 5,6 - 7 .
Non è questa la sede per analizzarne le cause. Tuttavia può essere opportuno considerare lo stato della tecnica del tetto inclinato ed esaminare i possibili sviluppi e scopi. Principi di costruzione
Alla funzione globale di un tetto contribuiscono le funzioni svolte dai diversi strati che lo compongono. Oggi si possono individuare le seguenti realizzazioni:
1.63
• Realizzazioni a uno strato con dispersione di umidità su un corrispondente strato di copertura.
Costruzioni Il XX secolo ha visto l'umanità compiere progressi enormi nel campo delle scienze naturali. Moltissime conoscenze sono diventate parte della nostra vita e soddisfano bisogni fittizi e reali. La scoperta della meccanica quantistica ha rivoluzionato il modo di pensare scientifico e messo in dubbio il principio di causalità. È stata scoperta e utilizzata la cospicua energia che deriva dalla fissione e dalla fusione nucleare. Chimica e biochimica sono diventate un aiuto per l'uomo quasi come fossero strumenti produttivi. La microelettronica sta trasformando completamente la nostra vita, il nostro lavoro, il nostro modo di pensare e di operare. Per la prima volta nella storia della scienza si pone la domanda se la ricerca sui principi della nostra vita possa essere portata avanti senza limiti etici. L'industrializzazione ha avuto un grande sviluppo, poiché l'uomo ha attinto a tutti i campi della scienza e della tecnica, ottenendo così validi risultati per la nostra civiltà. Mentre in alcuni settori il processo di automazione ha raggiunto dimensioni che limitano il diritto dell'uomo al lavoro, nell'edilizia ha fatto solo pochi progressi.
1.64
• Realizzazioni a due strati con una seconda protezione supplementare disposta nella sottocopertura o nel sottotetto.
1.65
5
Krusche R e M., Althaus D., Gabriel J., 1982, Òkologisches Bauen, Wiesbaden-Berlino. 6 Umweltbundesamt, Umweltfreundliche Beschaffung, 1987, Handbuch zur Berucksichtigung des Umweltschutzes in der óffentlichen Venvaltung und im Einkauf, WiesbadenBerlino. 7 Gruppo ambientalista e gruppo per la pianificazione ambientale e dell'edilizia, 1985, Das ókologische Heimwerkerbuch, Amburgo.
• Realizzazioni a tre o più strati dove l'impermeabilizzazione e l'isolamento sono separati da strati d'areazione.
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
La soluzione di soddisfare le diverse esigenze con più strati sembra razionale, ma comporta un certo costo di montaggio. Il maggior numero di strati aumenta le connessioni necessarie e quindi anche le cause d'errore; a tutt'oggi non esistono però alternative sufficientemente sperimentate. Le mutate esigenze poste alla realizzazione del tetto sono già state trattate nel paragrafo Utilizzazione, a p. 26. Il diffuso impiego del sottotetto abitabile impone maggiori garanzie dì tenuta e isolamento. Maggiore attenzione viene posta non soltanto alla qualità dell'abitazione, ma anche al tentativo di mantenere più basso possibile il consumo d'energia di una casa. La risposta a tali richieste viene data da un lato differenziando i metodi tecnico-artigianali e dall'altro utilizzando nuovi materiali per le operazioni di isolamento. In futuro dovranno essere ulteriormente sviluppate tutte le soluzioni che prevedono la sostituzione di molti pezzi con elementi integrati.
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Scandole
Il metodo più antico per la copertura dei tetti con scandole di piccolo formato è tutt'oggi valido. La facilità di riparazione, la possibilità di spostamento, la loro adattabilità a forme e inclinazioni, ma soprattutto alle varie strutture del tetto compensano i costi di produzione e posa. Preparazione dei materiali e metodi di produzione migliorati hanno adeguato la qualità di questa copertura alle attuali esigenze e tecniche. • Incannicciate. Canna e paglia vengono utilizzate soprattutto se la tutela del paesaggio e dei monumenti lo richiede. Con la riduzione delle zone acquitrinose, ci sono sempre meno canneti e perciò questo materiale deve essere importato. La paglia è invece disponibile in grande quantità.
1.67 Scandole in legno. Gruppo di edifici a Lahr, Sternenberghalle, Friesenheim, 1979-81
Risanamento
Il risanamento delle superfici del tetto, quando queste devono diventare pareti esterne di un sottotetto abitabile, costituisce un caso particolare. Realizzare una costruzione perfetta è sovente difficile per il fatto che l'altezza disponibile non è sufficiente ad alloggiare i materiali isolanti e gli strati necessari per l'aerazione. Quando non è possibile operare sull'esterno si deve ripiegare sull'interno, il che può significare la perdita di prezioso spazio abitativo. Nei casi più sfavorevoli si dovrà ricorrere a una progettazione che preveda zone non ventilate dove potrebbero forse presentarsi problemi interni (scarso isolamento acustico) e, nel caso di realizzazione non a regola d'arte, anche costruttivi (formazione di condensa). La progettazione e l'esecuzione del risanamento impongono l'analisi di diverse importanti questioni che dovranno essere risolte di volta in volta; pertanto questo argomento non può essere preso in considerazione in questa sede.
Forme di copertura e materiali
Come già menzionato, i criteri di valutazione, che valevano per la copertura del tetto nel XIX secolo, si sono modificati. Il crescente aumento dei salari e la riduzione dell'orario di lavoro hanno inciso sui processi di produzione e di montaggio. Le distruzioni provocate dalle due guerre mondiali hanno aumentato il desiderio di tutela dei monumenti. La ricostruzione del dopoguerra ha influenzato molto la scelta dei materiali di copertura. Infine la crescente consapevolezza della nostra situazione ecologica ha portato a un cambiamento delle idee che ha coinvolto anche l'edilizia e i materiali di copertura.
1.66 Tetto in incannicciata. Erik Korshagen, la sua casa estiva, Danimarca, 1960
1.68 Ardesia. Joachim Schurmann con Margot Schurmann, edificio per uffici e abitazioni, Colonia, 1978
Questi materiali soddisferebbero le necessità di risparmio di energia, ma i costi elevati della copertura, della manutenzione e la scarsa sicurezza in caso di incendi li hanno relegati nell'ambito dei tetti storici. • Scandole di legno. All'inizio degli anni settanta si ridussero sempre più le coperture dei tetti che utilizzavano le scandole. Nel periodo del "rinascimento del legno" come materiale da costruzione, si riscoprì nuovamente il tetto in scandole di legno. Tale recupero avvenne anche grazie alle importazioni di legni come il Western Red Cedar e l'Eastern White Cedar che presentavano una maggiore resistenza agli agenti atmosferici. Il legno appartiene alle materie prime rinnovabili e perciò merita la nostra attenzione. Bisogna tuttavia pensare che il legno attualmente usato viene prelevato da foreste intatte e portato sino a noi attraverso l'Atlantico con costi energetici. Si aggiunga, inoltre, un costo non indifferente per la produzione e il montaggio, nonché l'infiammabilità e l'esposizione all'attacco di parassiti animali e funghi. 29
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tanto nelle tolleranze dei materiali e nei processi di combustione. Dal punto di vista ecologico la tegola è tra i materiali più raccomandabili. Il fabbisogno di materia prima può essere coperto dalle risorse interne e il consumo di energia rientra nella media dei materiali per coperture dei tetti. La tegola, che può essere riutilizzata sotto forma di scaglie, ha una durata media di 80-100 anni. La sua capacità di accumulo termico la rende particolarmente interessante per l'uso nell'edilizia. I tetti in tegole curve o piane, grazie anche a una tecnica ampiamente perfezionata, hanno raggiunto oggi una dignità classica. Sebbene questa copertura a causa degli alti costi di posa non sia tra le più economiche, si prevede che continuerà a essere utilizzata anche in futuro,
1.69 Tegole piane in laterizio. Helmut Gebhard, abitazione
Il futuro delle scandole in legno dipenderà da quanto larice locale sarà disponibile e da quanto il legno locale può essere reso sufficientemente resistente con mezzi protettivi, • Pietra. Verso la metà degli anni settanta la supremazia del tetto piano, la carenza di materia prima e i metodi di lavorazione irrazionali hanno portato al declino dell'industria dell'ardesia. Da allora in Spagna e in altri paesi sono state trovate nuove fonti alternative di materie prime ed è stata ulteriormente razionalizzata la lavorazione. Questo, insieme alla rinnovata richiesta di tetti inclinati e al desiderio di tutela dei monumenti, diede nuovo impulso all'impiego dell'ardesia nelle coperture. Una tecnica perfezionata, che ebbe il culmine nell'epoca barocca e che era già impiegata negli edifici romani della Renania, rende particolarmente interessante il materiale resistente agli agenti inquinanti dell'aria, per il suo scarso costo di energia primaria, nonostante i costi di messa in opera. • Tegole. In tutti i settori della produzione delle tegole si sono potuti realizzare continui miglioramenti. Sono state meccanizzate e automatizzate sia l'estrazione delle materie prime sia ia loro lavorazione. Il forno a tunnel ha sostituito dal 1950 il forno ad anello, rendendo possibile una combustione continua e perfettamente gestibile, necessaria per la produzione industriale. Il processo di produzione è stato del tutto meccanizzato e ampiamente automatizzato e pertanto la copertura classica ha potuto affermarsi anche sotto l'aspetto economico. In particolare si sono sempre più perfezionate le forme delle tegole, così oggi è disponibile una grande varietà di forme, che ha i suoi limiti sol30
• Calcestruzzo. Sin dall'inizio del nostro secolo la produzione delle lastre in calcestruzzo per i tetti si effettuava perlopiù su base artigianale. Nel 1925 furono esportati macchinari per la realizzazione di lastre per tetti dalla Danimarca all'Inghilterra, dove nel 1936 una sola ditta smerciò 203 milioni di tegole con garanzia cinquantennale. La grande spinta produttiva nell'immediato dopoguerra portò alla richiesta di materiale per copertura meno costoso. L'automazione dei processi d'estrusione, parzialmente sviluppata in Austria e importata dall'Inghilterra, è oggi largamente avanzata come quella della produzione delle tegole. Le risorse di cemento e sabbia sono disponibili quasi illimitatamente sul territorio nazionale e possono essere ricavate senza problemi (mediante ricoltivazione delle cave). L'inquinamento derivante dalla produzione di cemento può essere impedito adottando le opportune misure di depurazione. Il consumo di energia primaria per le lastre in calcestruzzo è persino inferiore a quello per i laterizi. Il problema dell'accatastamento o della riutilizzazione può essere risolto senza dif-
ficoltà. Le tecniche e i tipi di sagomatura non sono meno impegnativi di quelli delle tegole, anzi la precisione realizzativa può essere maggiore. I pregiudizi nei confronti del calcestruzzo sono originati sostanzialmente dal gran numero di edifici mal rifiniti. Usato per il tetto, questo materiale risponde a tutte le esigenze di un "abitare sano"; si può pertanto affermare che la copertura con lastre in calcestruzzo costituisca una buona alternativa al tetto in tegole. • Fibrocemento. Il fibrocemento oggi disponibile sul mercato è privo di amianto. Fin dal suo impiego nei materiali da costruzione, la produzione di amianto è aumentata progressivamente. La piccolissima fibra di amianto, 1300 volte più sottile del capello umano, può penetrare nei pol-
1.71 Tegole piane in fibrocemento. Hans Busso von Busse, chiesa, Erding-Klettham, 1961-62
1.70 Tegole piane in calcestruzzo. Karljosef Schattner, edificio per uffici, Eichstàtt, 1980
moni, provocando a lungo andare il cancro. Per quanto questo fatto fosse noto già dal 1936, soltanto negli anni sessanta e settanta si manifestò in tutta la sua drammaticità. Da allora si corniciò a cercare materiali alternativi. Dal 1982 le fibre di amianto sono state sostituite con Dolanit e Kuralon (fibre artificiali a base di poliacrilonitrili e alcool polivinilico. Queste nuove fibre sono molto più spesse (1300 volte) e pertanto non penetrano nei polmoni. I risultati delle prove sul comportamento meccanico e chimico del nuovo materiale hanno prodotto valori altrettanto favorevoli quanto quelli del vecchio materiale. Dal 1982 i nuovi prodotti vengono usati su vasta scala senza problemi e l'esperienza sinora fatta lascia prevedere buoni risultati anche su intervalli di tempo più lunghi. È così nuovamente disponibile senza limitazioni un materiale resistente e che offre una buona lavorabilità.
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
• Bitume. Le piccole tegole vengono ricavate da lastre di bitume, sebbene queste in origine fossero realizzate per coprire grandi superfici collegate tra loro. Le scandole trattate in superficie si prestano meglio della pietra a modeste inclinazioni del tetto, possono essere tagliate su misura e inoltre sono leggere ed economiche. Una tecnica di posa semplice ma ben sperimentata le rende particolarmente adatte per il "fai date".
• Rame. Dopo l'alluminio il rame è il metallo che richiede il maggior consumo di energia per la sua produzione e le sue riserve sono limitate. Tuttavia, l'elevato ritorno economico e la sua durata (più di 100 anni) sembrano rendere conveniente un suo impiego per la copertura dei tetti. I timori che le piogge acide possano trasportare quantità rilevanti di sostanze nocive alla salute dal tetto al terreno e nell'acqua del sottosuolo possono essere respinti con ulteriori valutazioni8. Resta così disponibile come in passato, per la copertura dei tetti, un materiale ricco di tradizione.
Lamine
Con l'introduzione del procedimento di laminazione delle lamiere, la copertura di lamine metalliche viene utilizzata in tutti i casi in cui la scarsa pendenza del tetto pone rigorose esigenze di impermeabilizzazione. Si aggiunga inoltre che tale materiale non è infiammabile. La produzione di questo materiale è stata presto automatizzata e razionalizzata, pertanto oggi si può garantire una maggiore uniformità di qualità, anche se i metodi di posa sono poco cambiati dall'inizio del secolo. La connessione di queste lamine avviene, come in passato, con graffature e saldature manuali anche se le graffatrici facilitano ormai il lavoro sul tetto. • Piombo. Data la limitata quantità di tetti in piombo potrebbe essere superfluo trattare in questa sede tale materiale che, tuttavia, in virtù della sua plasticità, è utilizzato volentieri per lavori di adattamento del tetto e per forme articolate. Le limitate riserve, gli elevati costi di trasporto, il grande consumo di energia primaria, ma soprattutto la sua nocività impongono una limitazione del piombo a usi assolutamente indispensabili o una sua sostituzione con materiali alternativi o altre tecniche.
1.72 Strisce metalliche. Hans Hollein, museo, Mònchengladbach, 1972-82
• Acciaio. Le riserve di ferro disponibili e il diffuso riciclaggio di scarti ferrosi rendono l'acciaio un materiale non disprezzabile dal punto di vista ecologico. Il pericolo di corrosione potrebbe essere sostanzialmente ridotto perfezionando il processo di zincatura (procedimento Sendzimir), che consente un rivestimento uniforme in zinco, di spessore variabile, che risponde alle necessità anche dopo le sagomature. La durata di un tetto in lamiera zincata, a causa dell'usura e dell'aggressione da parte degli agenti atmosferici, non può tuttavia essere confrontata con quella dei tetti rivestiti con altri metalli. È pertanto consigliabile ricoprire le strisce e le lastre con un ulteriore strato di lacca o una laminatura in materiale sintetico. Lo sviluppo di questi metodi dimostra quale ruolo abbia la lamiera d'acciaio nella realizzazione del tetto. • Zinco. L'unica reale innovazione del XX secolo nell'ambito delle leghe metalliche si è avuta negli anni sessanta con la lamiera di zinco, che con l'aggiunta di rame e titanio ha dato luogo alla cosiddetta lamiera zincata al titanio. Il consumo di energia primaria tipicamente elevato nei metalli non corrisponde ancora a un riutilizzo soddisfacente. Tuttavia, il nuovo materiale, in virtù della sua resistenza alla corrosione e dello scarso tasso di erosione, ha una durata prevista di 80-100 anni, il che ne giustifica l'elevato impiego. Dal punto di vista della salute lo zinco non comporta alcun rischio: le parti che in seguito all'erosione penetrano nel terreno non raggiungono valori limite nocivi alla salute. Anzi, i valori attuali fanno quasi ritenere auspicabile un maggiore impiego, che assicuri la quantità di zinco necessaria alla vita dell'uomo; infatti lo zinco appartiene alla categoria dei metalli pesanti innocui, che non si accumulano, ma viene eliminato dall'organismo9.
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Franqué O., Wechselwirkungen zwischen Kupfer und Umgebung, fascicolo Baumetall 2/86, Berlino. Burggraef W., Die Eigenschaften von Zink unter besonderer Berùcksichtigung des Umweitschutzes, studio..
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
• Alluminio. Il peso favorevole, la sua duttilità e la resistenza alla corrosione hanno assegnato a questo materiale un ruolo sempre più importante anche nella realizzazione del tetto. Come per le altre lastre metalliche la tecnica di posa è rimasta quella convenzionale. Dal punto di vista ecologico fa riflettere l'elevato fabbisogno d'energia. L'energia primaria consumata nella produzione di questo metallo è nettamente superiore rispetto a tutti gli altri metalli. Il duttile e inalterabile materiale si colloca ad esempio più in alto di un fattore 3 rispetto all'acciaio, il che può essere solo in parte compensato dalla durata, che supera i 50 anni (la realizzazione più vecchia ancor oggi esistente risale al 1897). Per giustificare l'impiego di alluminio, il tasso di recupero e riutilizzo dovrebbe essere spinto sino alla percentuale estrema ancora possibile con una politica ambientale intensiva e una corrispondente campagna d'informazione. Sebbene le piogge acide asportino ioni di alluminio, che di conseguenza penetrano ne! terreno, considerato che l'8% di tali elementi è già contenuto nella crosta terrestre, un apporto minimo di alluminio all'organismo umano non causerà praticamente alcun danno. È necessario sottolineare, tuttavia, che alle alte concentrazioni questo metallo può risultare dannoso all'apparato radicale delle piante.
1.73 Lastre metalliche. Renzo Piano, edificio per uffici Lowara, Montecchio Maggiore, Vicenza, 1984-85
Lastre
Sotto la definizione di "lastre" si devono raggruppare tutti gli elementi di copertura la cui dimensione superi di molto quella delle tegole, delle lastre di calcestruzzo o di ardesia, di cui esse, per così dire, sono le "sorelle maggiori". Presupposto essenziale per la loro esistenza sono materiali e tecniche che consentono di ottenere dimensioni maggiori. Rispetto alle tegole presentano esigenze minori relativamente agli elementi portanti. Le lastre, più stabili e leggere, coesistono bene con maggiori distanze tra i travetti secondari e, di conseguenza, con una ridotta struttura portante del tetto. A ciò si deve aggiungere il minor costo di montaggio correlato al maggior numero di pezzi. 31
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Tali caratteristiche sono particolarmente valide se l'uso di questi elementi è destinato alla copertura di spazi che richiedono un unico rivestimento, sebbene essi si dimostrino altrettanto utili anche nelle costruzioni a più strati. In virtù de! loro modesto costo di montaggio sembrerebbe ragionevole dare maggiore impulso allo sviluppo, nel campo delle costruzioni dei tetti, soprattutto della copertura con lastre. Poiché delle caratteristiche dei materiali si è già parlato nella sezione Tegole, si prenderà ora in considerazione solo la forma delle lastre. • Metalli. Come è stato detto, già nel XIX secolo si era scoperto che deformando le lamiere si otteneva una grande stabilità intrinseca. A tutt'oggi si è dimostrato che la lamiera ondulata nulla ha perso delle sue caratteristiche positive e può essere confrontata solo con poche invenzioni pionieristiche quali la curvatura della tegola e altre analoghe trovate apparentemente semplici, ma di successo. Alla forma sinusoidale si aggiunse negli anni cinquanta quella trapezoidale originaria degli Stati Uniti, che in forma semplice o con pieghe supplementari presentava una maggiore resistenza, ma soprattutto risultava essere una migliore base d'appoggio per la struttura portante del tetto. Le lastre trapezoidali d'acciaio sono prodotte con diversi rivestimenti e patinature, garantendo così un'ampia protezione alla corrosione; la conservazione dello strato protettivo è comunque la condizione per una buona durata. Da ricordare infine, che le lastre di alluminio, per motivi estetici, possono essere rifinite con svariati tipi di protezione. • Fibrocemento. Per la lastra ondulata in cemento amianto si sfruttarono le conoscenze della lavorazione dei metalli. Rispetto all'economica lamiera ondulata ha il vantaggio di una durata di 50-70 1.74 Lastre in fibrocemento sagomate. Rolf Disch, quartiere residenziale, Friburgo
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
anni; inoltre il fatto che sia compatibile con i licheni e il muschio assegna a questo materiale, in molti casi ancora, il bonus di materiale naturale. Alla sostituzione del pericoloso amianto con fibre alternative nelle cosiddette lastre ondulate corte nel 1982, seguì nel 1990 l'introduzione delle lunghe lastre ondulate. È prevedibile che i vantaggi del fibrocemento come materiale per il rivestimento dei tetti si possano manifestare senza preoccupazioni per la salute. • Bitume. Le lastre ondulate bitumate, prodotte sin dal 1950, presentano i vantaggi della lamiera ondulata e sono disponibili come lastre multistrato (laminate) di facile lavorazione. • Vetro. Il grande periodo dei padiglioni e delle gallerie ricoperti di vetro terminò con il XIX secolo; i tetti in vetro degenerarono presto in tetti adorni di lucernari e nella loro versione originale con-
• Prodotti sintetici. Per prodotti sintetici si intendono oggi i materiali con legami organici macromolecolari, che derivano da prodotti animali e vegetali e che in una qualche fase della loro lavorazione hanno stato plastico. La loro comparsa come materiali per l'edilizia avvenne dopo il 1950 con le lastre in fibra di vetro su base poliestere. Oggi esistono lastre in cloruro di polivinile (PVC), polimetilmetacrilato (vetro acrilico), policarbonato (PC) e in vetroresina. Le sagomature necessarie per la stabilizzazione di queste lastre provengono dal repertorio delle lamiere metalliche e sono disponibili sia nella forma sinusoidale con profilature trapezoidali sia come lastre piane rinforzate ai bordi, o sulla superficie. Poiché il materiale grezzo è costituito prevalentemente da petrolio e gas naturale, la dipendenza dall'importazione è decisamente forte; inoltre il fabbisogno di energia primaria, tenuto conto della dispersione del potere calorifico, è più alto che nella maggior parte dei metalli.
1.75 Lastre piane in vetro. Thomas Herzog, appartamenti, Monaco, 1982
tinuarono a essere realizzati solo per serre e vivai. Tuttavia, architetti come Bruno Taut o Peter Behrens, hanno il merito di avere perpetuato sino ai giorni nostri il fascino dei tetti trasparenti e, grazie a loro, la copertura in vetro, impiegata non solo per le serre, non è mai scomparsa completamente. Da non dimenticare James Stirling, che nei tardi anni cinquanta diede nuovo impulso alla realizzazione dei tetti in vetro. L'architettura contemporanea non può più fare a meno della lastra di vetro; di tutti i materiali di copertura il vetro, sia per grandezza, sia per qualità, sia per quantità prodotta ha raggiunto il massimo sviluppo. Si andrebbe ben oltre gli obiettivi di questo capitolo, se si descrivessero le varie fasi, iniziate con il procedimento Fourcault nel 1905 e terminate con l'attuale tecnica del vetro soffiato. L'onere sostenuto per l'energia primaria è relativamente alto per normali lastre di vetro, ma è pur sempre inferiore rispetto ai metalli. Non si deve, infine, dimenticare che il recupero e il riciclaggio del vetro si stanno sempre più diffondendo. L'effetto serra, che trattiene le radiazioni termiche all'interno di un ambiente a vetrate, è un importante punto di partenza per la produzione di energia solare. L'applicazione di vetri senza mastice, basata sostanzialmente sulla tecnica di posa del XIX secolo, è ritornata in auge più varia e con maggiori garanzie di affidabilità nel corso degli anni settanta; costruzioni armo-
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niose sono rese possibili grazie a combinazioni di vetri e di smalti diversi. Questo incorruttibile materiale, che sembra poter realizzare il sogno dell'uomo di "vivere come all'aperto" a dispetto del clima, ha sicuramente un grande futuro davanti a sé.
1.76 Lastre sagomate in materiale sintetico. Jourda e Perraudin, casa, Iste d'Abeau, 1983
I tetto inclinato nella storia e nel presente
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
Il riciclaggio dei metalli per il momento è possibile solo con elevati costi energetici (pirolisi) e perdita di qualità nella lavorazione successiva (fusione). L'eliminazione biologica è limitata e avviene molto lentamente, cosicché la plastica costituisce ancora un peso nella raccolta dei rifiuti e inoltre non si conosce ancora esattamente la pericolosità dei vari materiali. Si suppone che il cloruro di vinile sia cancerogeno; inoltre, materie sintetiche come policlorobifenili, solventi (benzene, glicole) e materiali isolanti possono risultare nocivi per la salute. In caso di incendio vengono liberati gas che contengono composti clorurati (nel caso di PVC) e cianuri (nel caso di poliuretano). Tenuto conto di queste considerazioni, si consiglia di limitare l'uso dei materiali sintetici soltanto nei casi in cui non è possibile una sostituzione o per impieghi a lungo termine.
elevato; infatti, come abbiamo già ricordato, il tetto giardino svolge un'azione sull'interno (capacità di immagazzinamento del calore, isolante per il caldo estivo) e all'esterno (microclima). Non va tuttavia taciuto che noti fisici tecnici affermano che al momento non è ancora possibile una copertura sicura dei tetti piani con manti erbosi 10 . Nel caso del tetto inclinato, tuttavia, il pericolo che le radici vi penetrino è estremamente limitato, soprattutto se le costruzioni sono eseguite con accuratezza e con inclinazione sufficiente. È prevedibile che la crescente importanza dei miglioramenti ecologici dell'ambiente circostante edificato porti a una crescita di tetti giardino, sebbene questi siano attualmente ancora costosi e più impegnativi delle coperture tradizionali.
La forma Il tetto si colloca al centro di una complessa rete di relazioni determinate dai compiti e dalle esigenze più vari, che naturalmente influenzano anche la forma del tetto stesso.
Conclusione
1,77 Tetti giardino, Hermann Boockhoff, Helmut Rentrop, Wohnsiedlung Laher Wiesen, Hannover, 1984
Copertura con manto erboso
Sin dall'inizio del secolo le coperture per tetti hanno subito una notevole evoluzione. Il buon "cartone catramato", facilmente lavorabile, ha ottenuto un crescente successo in un primo tempo per i tetti inclinati e successivamente anche per quelli piani. Dopo la seconda guerra mondiale venne utilizzato soltanto il bitume, mentre dalla metà sino alla fine degli anni cinquanta venivano introdotte sul mercato le prime lastre in materiale sintetico. Attualmente i rivestimenti in bitume senza strati protettivi sono utilizzati solo per costruzioni di secondaria importanza. I pannelli per tetti, grazie alle loro caratteristiche, che consentono una facile eliminazione dell'acqua, sono nuovamente importanti per i tetti giardino. Poiché il prodotto finale è essenzialmente basato sul bitume grezzo derivato dalla distillazione del petrolio, la sua disponibilità dipende dalla lavorazione e dal consumo di petrolio. La stessa considerazione vale anche per i pannelli in materiale sintetico. Il fabbisogno di energia primaria, misurabile in rapporto al peso totale necessario, può essere trascurato. Dal punto di vista ecologico l'utilizzazione dei tetti giardino ha un valore
Il costo della manodopera ha fatto sì che anche nel settore dei tetti la produzione industriale delle coperture sia stata ampiamente meccanizzata e automatizzata. La qualità dei materiali utilizzati è stata molto migliorata, la sagomatura e le connessioni sono state anch'esse perfezionate e rese più sicure, il che consente di avere attualmente a disposizione una ricca scelta di materiali e forme. Per quanto riguarda la tecnica e il tipo di posa poco è mutato e pertanto i piccoli componenti costruttivi richiedono un montaggio manuale molto costoso. Sebbene sembri che si tenda alla produzione di grandi componenti integrati, sarebbe prematuro abbandonare i vecchi tipi di copertura, poiché le esigenze ecologiche potrebbero porre problemi simili a quelli della rivalutazione della manodopera nella fase dell'industrializzazione; inoltre, considerato il gran numero di disoccupati, si dovrebbe ripensare alla conservazione di lavori che tengano conto della dignità umana e riconsiderare il tempo di produzione da un punto di vita non puramente economico.
Il rapporto più importante del tetto è con il basamento che esso protegge; insieme formano un'unità indivisibile: l'edificio. Edificio e tetto sono caratterizzati dagli stessi elementi: l'impiego, la costruzione e la forma. Il tetto viene a trovarsi - insieme all'edificio sottostante - in un rapporto di osmosi con il paesaggio e l'ambiente architettonico circostante. Dopo aver trattato singolarmente il tipo di impiego e di costruzione, occorre adesso analizzare l'effetto sulla forma del tetto; verranno quindi presi in considerazione la correlazione con l'ambiente e il conseguente riflesso sul tipo di tetto. La conclusione del capitolo presenta uno sguardo d'insieme sulle forme significative del tetto e sui loro mutamenti.
Forma del tetto, le forme base e i loro derivati Descrizione geometrica. Le diverse forme si differenziano innanzitutto tra quelle a superficie piana e quelle a superficie curva. Osservando la sezione trasversale si evidenziano le differenze tra le forme a una o più superfici nella combinazione tra grondaie di eguale altezza o di altezza differente. Se la sezione longitudinale, perpendicolare a quella principale, è uguale a essa, si avranno allora, a seconda della forma della pianta (allungata o quadrata), tetti a piramide o spioventi, ossia tetti a padiglione mansardati o tetti spioventi mansardati. Nei tetti a superficie curva si incontrano forme particolari: a mezza sfera, a calotta e ad arco.
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Da una conferenza tenuta dal prof. Karl Gertis il 5 maggio 1988 presso l'Università di Stoccarda.
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Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
I tetto inclinato nella storia e nel presente
1.79
Tetti: forme base e loro derivazioni
Le forme più note e utilizzate si riscontrano con le sezioni longitudinali, quando la parete del frontone è attaccata verticalmente rispetto alla superficie del tetto (figura 1.79). Le sezioni longitudinali a più superfici danno luogo a tetti a padiglione, mansardati o gambrelroof. Tutte le altre forme sono derivazioni o con .binazioni di queste forme base.
Tétti a superficie curva, soprattutto a cupola, ocupano ima posizione di rilievo nella scala di valori in virtù del loro uso ricorrente negli edifici sacri. Hppo Bnreleschi, Firenze, 1436
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Caratteristiche. Senza dubbio si riscontra tra i tetti inclinati, a fronte di una lunga tradizione visiva, una certa gerarchia. La forma più semplice del tetto, il tetto a spiovente unico, usato soprattutto per edifici adiacenti, presenta ancor oggi il difetto di una pendenza elementare, di cui l'architettura dall'inizio di questo secolo tenta a fatica di liberarsi. Il tetto a due spioventi viene considerato un po' più elaborato, dal momento che la sua rassicurante simmetria risente dell'influsso delle forme classiche. Il tetto a spiovente triangolare, che mantiene una distanza determinata da ogni lato, risulta essere il più nobile e rappresentativo e viene realizzato in molte riproduzioni in miniatura di antichi centri signorili. I tetti a superficie curva hanno avuto origine molto tempo fa per ragioni di ordine strutturale, ed erano limitati alle cupole degli edifici sacri: essi assumono una posizione particolare nella scala di valori delle costruzioni; anche se una superficie curva è limitata a una lavorazione a forma di cupola, richiede un grado di attenzione maggiore. È interessante notare come questa unione di forma e significato sia stata abbandonata solo dal cosiddetto postmoderno - un segno del cambiamento di valori che contraddistingue questa
corrente architettonica. Restano ancora da menzionare i tentativi di combinare tetto e pareti in un tutto unico, senza punti evidenti di contatto; questa integrazione puramente formale ispirata dall'industria aeronautica o automobilistica risulta priva di logica sotto l'aspetto costruttivo, poiché infatti è fuor di dubbio che il tetto deve sopportare sollecitazioni dovute all'irraggiamento sola-
1.81 I bei gusci dì Isler mantengono le loro forme solo grazie ad angoli visivi marcatamente strutturali. Heinz Isler, fabbricato industriale, Recherswil, Svizzera, 1965
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
I tetto inclinato nella storia e nel presente
re possa portare a una forma tutta industriale, come quella che si può osservare nei grandi impianti dell'industria petrolchimica; già l'allestimento delle superfici dipendenti dal sole, delle loro forme e tendenze, può portare a istanze opposte alle precedenti considerazioni sul progetto. La classificazione dei termini "edificio" e "strumento/apparecchiatura" non può quindi essere accettata senza valutarne tutte le implicazioni; in questo settore sono ancora aperti grandi campi di sviluppo per il lavoro di architetti e ingegneri: da qui, passando per la configurazione del tetto, l'i1.84
1.82 Hans Maurer, stazione radio, Garmisch, 1978-81
re e alle precipitazioni ben più intense rispetto alla parete verticale che ha il compito di proteggere, con l'integrazione tetto-pareti è necessario sistemare sul tetto materiali di prestazioni limitate adatti per le pareti, oppure sciupare il prezioso rivestimento del tetto per i muri esterni. In questa sede non vengono presi in considerazione gli edifici sottoposti a condizioni estreme come quelli lungo la costa o in alta montagna, né i casi di edifici a superficie curva semplice o doppia, come i tetti a shed e le torri a cupola.
Forma del tetto e materiali
Tra i fondamenti dell'edilizia si annovera la stretta relazione fra la forma del tetto e il suo rivestimento; questo semplice concetto rischia però al giorno d'oggi di passare in secondo piano, poiché adesivi, laminati e guarnizioni d'ogni sorta consentono improvvisazioni formali e capricci creativi. Usando qualsiasi materiale per ottenere un grandissimo numero di forme, viene messo in discussione anche il senso del materiale stesso che, invece proprio per le sue specificità e caratteristiche, dovrebbe essere impiegato in applicazioni congeniali.
Forma del tetto e uso
Nella sezione Utilizzazione (a p. 26) abbiamo appena parlato della relazione fra utilizzo e forma del tetto: a questo riguardo occorre ancora una volta sottolineare come questo binomio sia assolutamente inscindibile. Sottotetto e spazio d'utilizzo climatizzato. Il tetto dotato di sottotetto freddo e aerato ha modellato le nostre abitudini visive; ancora oggi la superficie del tetto semplice e inframmezzata da pochi spazi d'aerazione costituisce una buona combinazione con la facciata - la parete esterna verticale. Come già illustrato, tutte le ragioni fisiche e architettoniche depongono a favore del fatto che un tetto rimanga "tetto"; nel caso però in cui la soffitta debba comprendere uno spazio d'utilizzo climatizzato, allora si pone la questione d'ordine estetico, se forma e superficie non debbano essere concepite in modo completamente diverso. Una consona parete esterna non è certo ancora stata sufficientemente elaborata per questo scopo; l'approccio logico alle esigenze di edificazione e utilizzo deve arrivare a risultati differenti dal convenzionale rivestimento del tetto aperto in più punti. La strada giusta dovrebbe essere quella di realizzare una facciata corrispondente alle esigenze; il risultato avrebbe auspicabilmente maggiori punti di contatto con la parete esterna sottostante piuttosto che con una superficie del tetto modificata. Uso del tetto per l'energia solare. Anche l'uso del tetto come superficie per ricavare energia solare passiva pone, ai fini di uno sfruttamento mirato, la stessa questione sulla configurazione del tetto. Si è appena accennato a come il carattere tecnico degli strumenti e delle apparecchiatu-
Manti d'erba su tetti inclinati in Norveaia
1.83 L'esigenza di ricavare energia solare dai tetti può portare a forme completamente nuove. Ezio Ingaramo, Renato Piramide, abitazione a ricavo d'energia solare, Moncalieri, 1987
dea di casa può incontrare un'interpretazione completamente nuova, che deve sostenere il confronto con abitudini visive, necessità e sensazioni di antica data. // tetto verde. L'uso già menzionato delle superfici dei tetti, volto a migliorare il clima esterno ed interno, porta ad altre forme accanto a quelle di un nuovo tipo di struttura di superficie, seppur limitata al perimetro e alla linea di colmo del tetto. Tale utilizzo pone di conseguenza la questione della ricerca delle forme che possano adattarsi al meglio a un'area di erba e fiori; innanzitutto considerazioni di architettura cittadina - comprendenti l'impatto complessivo di interi insediamenti come l'integrazione di singoli edifici - devono preparare future possibilità d'intervento per i piani regolatori. Sebbene nel nord dell'Europa si abbiano esempi di insediamenti rurali che presentano come possibile soluzione un manto di verde su semplici tetti spioventi, occorre ristudiare completamente la questione della forma all'interno della nostra cultura in fieri e del paesaggio cittadino.
Materiali e tipi di rivestimento. Un rivestimento di steli erbosi è adatto solo per le connessioni; allo stesso modo le coperture di paglia e incannicciata richiedono tetti di forma semplice e ripida, i cui camini spuntino dalla linea di colmo e le cui superfici siano in ogni caso inframmezzate da abbaini. I rivestimenti di scandole in legno, pietra e materiali artificiali richiedono ripide pendenze: il fatto di poterle disporre in piccoli segmenti permette loro di adattarsi alle scanalature e alle superfici lievemente arcuate o tra loro connesse.
1.85 Piccole tegole che ben si adattano alle superfici curve: tetto d'ardesia in antico rivestimento tedesco
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Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
Questo elenco delle caratteristiche del rivestimento dovrebbe ulteriormente chiarire che ogni materiale di copertura ha un campo d'applicazione ben delimitato: se si dimenticano e si confondono i settori di impiego, allora la tecnica finemente elaborata e la cultura artigianale che l'accompagna vengono esposte a un serio pericolo; la nostra capacità di comprendere e discernere i passaggi della tecnica viene offuscata, e viene messa a repentaglio la disciplina architettonica. 1.86
I coppi hanno bisogno di superfici piane
Per le scandole piatte si può ricorrere anche alla disposizione a ventaglio, indispensabile nei casi di tetti a forma conica o piramidale. È questa una disposizione che non può essere applicata con i coppi, tanto meno l'ultimo modello a scanalature, che li tagliano in lungo e in largo rendendoli adatti a una superficie omogenea e completamente piana; anzi, proprio le scanalature per l'acqua piovana permettono l'applicazione a modeste pendenze. Per questa ragione i coppi dovrebbero essere posati su tetti di geometria semplice, poco inclinati. Le piastre a rilievo possono essere posizionate molto basse con l'aggiunta di un rivestimento di guarnizione; il loro scarso peso, unito alla grande solidità, le destina ai padiglioni di vasta superficie a più ali.
Pendenza del tetto. La correlazione tra materiale e forma del tetto trova la sua massima espressione per quanto riguarda la pendenza: se è vero che un materiale adatto a modeste inclinazioni può essere impiegato anche su piani molto inclinati, il contrario non è mai possibile, a meno di complessi interventi di sottostrutture; ancora una volta le lastre fanno eccezione. Una ripida pendenza del tetto significa fondamentalmente minor rischio di danni e, di conseguenza, maggiore durata nel tempo; peraltro, con la pendenza aumenta la superficie del tetto, e quindi anche il costo della struttura portante e il rivestimento: sarà dunque necessario valutare sotto l'aspetto economico ed estetico in quali casi sia legittimo l'onere di una pendenza ripida. Una semplice osservazione dovrebbe esortare a liberare le ripide pendenze dall'antipatia per le acuminate cuspidi medievali.
buona tradizione scolastica: solo nel nostro secolo la mancata osservanza di questa tradizione ha dato dei risultati.
1.88 II rapporto carente nella prossimità tra materiali, forme del tetto ed edifici ha originato i durevoli bungalow di Franz Hart, definiti "forme bastarde"
Unità e divisione. Nella relazione tra tetto ed edificio vi sono due possibilità primarie, che a buon diritto si trovano sullo stesso piano. • Unità. La piena unità tra tetto ed edificio può essere raggiunta solo quando venga scelto uno stesso materiale per il tetto e le pareti esterne;
La forma del tetto e l'edificio
1.87
Restauro di un rilievo a cimiero a Vienna
Le lastre di metallo sono ben modellabili: le curvature possono venire ricoperte quasi a piacere, come testimoniano le molte cupole delle chiese e le torri barocche. La sistemazione a rilievo del metallo dà organicità alla vista dei tetti dall'alto; il suo essere lavorabile e "adattabile" ne ha consentito l'impiego tanto nei tetti piani quanto in quelli ripidi, cioè l'utilizzazione è avvenuta indipendentemente dalla pendenza. Lo sviluppo delle lastre, con la loro quasi totale capacità di adattamento, ha fatto sì che l'assenza di circostanze marginali abbia portato allo sviluppo di una sconfinata varietà di forme: la loro superficie priva di struttura ne circoscrive l'uso a piani non visibili, o a chiusure ermetiche, coperte da strati d'erba. 36
Riaffermare che il tetto e l'edificio costituiscono un tutt'uno potrebbe essere giudicato una banalità architettonica, se non fosse che ogni giorno nella storia delle costruzioni ci si è imbattuti in attacchi a questa tesi. In tempi nei quali il trasporto limitava la disponibilità del materiale edile erano proprio le risorse esistenti a supportare l'unità di un edificio; anche le condizioni climatiche concorrevano alle limitate soluzioni costruttive, cosicché, tetto e pareti esterne denotavano tratti comuni. Oggi, poiché la scelta dei materiali e del tipo di costruzione sembra offrire possibilità illimitate, la coscienza per il sistema generale "casa" deve evidenziare nella forma visibile la compatibilità di entrambi i componenti principali. Per assecondare questa integrazione, il progetto e la costruzione devono essere studiati nelle due direzioni, cioè dall'alto verso il basso e viceversa: se si sceglie un tetto spiovente, la condizione è che la forma base dell'edificio sia geometricamente semplice. Come già illustrato, alcuni tipi di rivestimento "chiamano a sé" un novero ristretto di superfici, cosicché, alla fine, la catena delle scelte inizia proprio dal materiale per il tetto; a questo proposito è quasi superfluo dire che la sequenza forma base-parete esterna-forma del tetto-materiale di rivestimento va sempre letta in entrambi i sensi. In ogni periodo storico si sono segnalati geniali architetti che hanno infranto questa regola; però tramandare i legami tra materiale, edificio e tetto era parte delle componenti irrinunciabili di una
1.89 Tetto e mura esterne costituiscono una unità. Copertura in granito a Corippo, Ticino, 1986
ritroviamo questa possibile unità in pietra, legno e tegole in molti pregevoli esempi di costruzioni anonime. Già poco dopo la scoperta del cemento sono stati realizzati monoliti di questo materiale, e oggi è il metallo rivestito e non che ha il compito di dare un aspetto omogeneo all'edificio: si nota comunque che sole, pioggia e
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
neve hanno effetti diversi sul tetto e sulle pareti esterne, anche nel caso in cui il materiale sia lo stesso. • Divisione. Non pare sensato separare il tetto dall'edificio, tanto più che le condizioni per la costruzione sono ancor oggi differenti per entrambi i segmenti. La struttura portante di legno appoggia come un ombrello sulla massiccia base dell'edificio; quest'idea dà senso alle funzioni principali di entrambi gli elementi costitutivi: è una scelta che ha avuto seguito già nell'antichità e anche oggi ha trovato e trova interpreti eccellenti. È chiaro che sono i materiali leggeri del tetto a supportare questa soluzione meglio di quelli pesanti, sebbene Frank Lloyd Wright, con il suo Winslow residence, abbia dimostrato come anche una copertura di tegole possa essere adatta. Forma, dettagli. L'effetto complessivo dell'edificio con il suo tetto viene evidentemente condi-
1.90 Nel caso del Winslow residence F.L. Wright separa il tetto dalla base massiccia: River Forest, Illinois, USA
poiché la storia dell'architettura ha mostrato come la presenza o l'assenza di tale applicazione faccia incontestabilmente parte della completezza dell'effetto visivo e anche di quello fisico di un edificio: una accurata rifinitura dell'ambiente edificato intorno a noi può essere considerata, nell'ambito della conoscenza del profondo connubio tra anima e corpo, come parte di una regola "igienica" di cui siamo debitori alla società.
Forma del tetto e ambiente
Se nel paragrafo precedente si è visto come il tetto e l'edificio siano "in linea" l'uno con l'altro, allo stesso modo l'edificio e il suo tetto sono in relazione con l'ambiente naturale e quello costruito. Innanzitutto descriveremo il rapporto con l'ambiente naturale in tre situazioni tipiche. Forma del tetto e ambiente naturale • Subordinazione. Le prime case erano tanto più parte del loro ambiente, quanto più da questo si traevano i materiali per la costruzione: minore era la trasformazione dei materiali, maggiormente il tetto e l'edificio potevano integrarsi nell'ambiente. Oggi, con l'ambiente naturale sotto molti aspetti deturpato e distrutto, fa parte del nostro dovere culturale, anche sul piano visivo, cambiare il meno possibile di ciò che ne rimane. Può però essere giusto progettare un edificio necessario in aperta campagna il quale, in base a criteri di grandezza, altezza e scelta dei materiali, non entri in conflitto con le strutture naturali. Il fattore più importante in questo caso è la grandezza dell'edificio; così è un'impresa priva di senso coprire la
zionato dalla forma dei singoli elementi; questi comprendono tutti i "luoghi" del tetto, dalla superficie, alla gronda, alla linea di colmo: vi appartengono sia le rifiniture di massima, quali la sporgenza del tetto rispetto alla grondaia, sia quelle più fini, ottenute grazie al profilo dei contorni, alle connessioni dei componenti e alla formazione dell'angolo visuale tridimensionale, come ponte tra i "luoghi" del tetto. La fusione e l'armonizzazione di questi elementi richiedono innanzitutto applicazione e cura,
1.91 Tecnicamente fondata e rifinita con accuratezza: la certosa di Valldemosa, Maiorca, XVIII secolo
1.92 Se si prende il materiale per il rivestimento dai dintorni, la casa diventa parte de! proprio ambiente. Casa tradizionale con stalla e granaio, Hjer! Hede, Danimarca
sommità di una torre con della paglia per meglio integrarla nel paesaggio; ai fini di questa subordinazione niente è più utile dell'impiego di materiali di rivestimento naturali, quali paglia e cannicciata, pietra e legno; si può ottenere un "continuo" con tetti su cui cresca l'erba, mantenendo basse le pareti esterne. • Inserimento. D'altra parte non è possibile che il compito dell'uomo sia quello di celare e mi-
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
metizzare le sue case nel paesaggio: è invece molto più ragionevole che egli si inserisca discretamente nella natura con le sue costruzioni; questo modo di procedere dovrebbe essere la regola, come conferma la nostra psicologia: guardiamo a un tetto di ordinate tegole rosse come a un desiderabile compendio della natura, quando siamo con essa in armonioso rapporto. Lo stesso vale anche per tutti i materiali di copertura prodotti artificialmente, nella misura in cui non cambino con il passare del tempo; le tegole sono già parzialmente escluse da questo processo quando vengono poste nel forno. I prodotti di cemento non impermeabilizzati e il fibrocemento acquistano con il tempo una superficie ruvida su cui si instaurano forme di vita; su di essa possono svilupparsi muschi o alghe dando origine a un processo naturale; sui metalli si forma, per ossidazione, una patina; il vetro può riflettere la natura circostante oppure lasciarla a vista.
1.93 Le sfumature di colori del rivestimento di incannicciata uniscano tetto e costruzione all'ambiente naturale. Fattoria, Jutland, Danimarca
• Rilievi, contrasti. Il riguardo per l'ambiente naturale può anche far sembrare auspicabile che le attività dell'uomo si contrappongano nettamente a esso; questo è il caso in cui un "prolungamento" della natura con materiali edili genera confusione e falsificazione. A una tale sorte sono destinati i materiali suscettibili di scarsi cambiamenti, di solito i materiali impermeabilizzati. La loro immutabilità, caratteristica assolutamente non naturale, isola il materiale dall'ambiente, conferendo alla costruzione e all'ambiente distinte identità, mentre la mutazione è una componente di tutti i processi naturali del nostro sistema. Gli edifici che, svolgendo una loro funzione, devono occupare una posizione preminente nell'ambiente circostante, vengono presi come punti di riferimento e di orientamento nel paesaggio. a meno che le loro dimensioni e il loro numero non siano eccessivi; fari, mulini e serbatoi d'acqua sopraelevati appartengono a questa categoria. Da sempre la società ha innalzato edifici che avevano un posto di rilievo nel proprio sistema di valori; innumerevoli edifici sacri testimoniano come, nel caso di riuscita configurazione, essi vengano considerati un miglioramento della natura stessa: in questo ambito i tetti hanno rappresentato il naturale culmine emergente degli edifici. 37
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
Forma del tetto e ambiente edificato
1.94 Da sempre la società ha messo in rilievo gli edifici che le stavano particolarmente a cuore. Moschea dello Scià, Isfahan, 1612-38
Nel momento in cui l'uomo ha cercato di insediarsi in un ambiente naturale e vi ha stabilmente inserito delle abitazioni, ha avuto origine una nuova qualità della costruzione; alla suggestione della singola casa si è aggfunto l'effetto d'insieme con le altre; allo stesso modo in cui singoli fili d'erba originano un prato e singoli alberi una foresta, così le case una a una hanno dato vita a una città e i singoli tetti a un paesaggio di tetti, A questa qualità elevata ha contribuito ciascun edificio; il fatto che il tetto abbia avuto un ruolo importante deriva dalla sua posizione dominante nella struttura locale. Anche a tale proposito devono essere tratteggiate alcune relazioni tipiche. • Coordinamento e unità. Anche in questo caso sono state la disponibilità delle risorse e della tecnica a far sì che l'unità d'insieme di un paese avesse origine da un materiale di rivestimento comune; poiché, come abbiamo già detto, la forma del tetto e il materiale di copertura sono in stretta simbiosi, l'omogeneità del materiale comune ha avuto come conseguenza una salutare riduzione delle forme possibili: il comune canone formale ha messo in rilievo la continuità e la forza espressiva di certi paesaggi di tetti quali quelli delle cittadine medievali.
1.95 L'unità delle strutture cittadine medievali deriva dall'omogeneità dei materiali e delle forme dei tetti. Veduta aerea di Nòrdlingen
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• Molteplicità e pluralismo. Certe località presentano, in virtù di una lunga storia, un orizzonte di tetti davvero eterogeneo: le differenze tra forme e materiali hanno le origini più diverse. Nel corso dei medioevo gli incendi hanno determinato la scomparsa dal panorama delle città dei cosiddetti tetti di fasciame (paglia e canne, ma anche scandole di legno); spesso sono stati i tempi di crisi a portare all'uso di materiali scadenti; le risorse sempre più rarefatte costringevano a interventi provvisori, e solo il valore del lavoro dell'uomo ha reso impagabili alcuni interventi di copertura. Si diffuse una molteplicità di forme che venne senz'altro a sancire l'immagine caotica di certi luoghi; lo si può vedere soprattutto laddove
1.96 Tetti medievali in incannicciata. Albrecht Dürer, Der verlorene Sohn, 1496 ca.
superficialità e la scarsa lungimiranza hanno prodotto, in nome del profitto, la sostituzione dei vecchi sistemi di rivestimento con dei nuovi, in maniera del tutto gratuita: guardando a un simile paesaggio di tetti come a una traccia dello sviluppo della storia, non gli si vorrebbe concedere il diritto a un'immagine più consona? Ci troviamo oggi in un tempo in cui non solo si hanno molti materiali a disposizione, ma anche la più vasta scelta di mezzi d'espressione architettonica; ie norme di legge sono assai liberali per ciò che concerne le normali procedure edili. E quando la pianificazione limita la scelta di forme e materiali, la si considera restrittiva; come sempre una tale situazione porta con sé occasioni e rischi in egual misura; sembra però che lo sviluppo conduca a una molteplicità che può senz'altro essere considerata come riflesso della nostra società.
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
Sarebbe errato isolare come sotto una campana di vetro l'aspetto esteriore dell'ambiente edificato dall'uomo solo per una vaga nostalgia della presunta armonia delle cittadine medievali, così lontane dal rappresentare la nostra organizzazione sociale. Dal momento che siamo in grado di giudicare solo in forza delle abitudini visive che abbiamo ereditato, non esistono un bello o un brutto assoluto per l'immagine delle nostre case e dei nostri tetti; forse, fino a che avremo a disposizione la molteplicità, ai nostri occhi le strutture omogenee desteranno sempre grande effetto. • Messa in risalto. È nella natura dell'organizzazione sociale e - come abbiamo detto - del suo sistema di valori far risaltare alcuni edifici in una struttura cittadina. Se una tale idea è ancora gravata da alcune riserve nell'ambiente naturale, in un ambiente costruito diventa una reale necessità; solo con l'esperienza di un paesaggio cittadino piatto, senza punti di rilievo né di orientamento, si comprende quanto siano importanti gli accenti architettonici. Naturalmente i tetti di tali edifici possono, anzi devono, contribuire al loro "risalto"; è già stato detto come molti di essi siano spesso impreziositi da una cupola. Si può notare in molti esempi come l'effetto sulle superiici curve sia supportato da materiali scelti e concepiti per essere notati da lontano; è il caso del lavoro di Jorn Utzon: i tetti a forma di guscio in ceramica vetrata dell'Opera di Sydney.
1.97 Come un tempo i vetri nei tetti degli edifici sacri, il nuovo simbolo di Sydney è messo in risalto dalia ceramica lucente. Jorn Utzon e altri, teatro dell'Opera di Sydney, 1956-73
Considerazioni semantiche
Il tetto come forma prima della nostra casa è caricato di molteplici significati; come punto di protezione più elevato, come pars prò foto, esso rappresenta la somma dei significati dell'abitare tanto importante per il nostro sviluppo. Senza alcuna pretesa di procedura metodologica occorre indagare ie fonti dei significati, al fine di correlare le esigenze tecniche del tetto con il suo carico semantico. // modello costruttivo. La forma esterna del tetto ha chiare basi costruttive. Come in ogni forma base consolidata, diverse impostazioni del problema confluiscono in una soluzione; così, la forma ripida del tetto assolve innanzitutto al compito di una struttura semplice. Le due componenti in legno di un tetto spiovente, che si compendiano reciprocamente, possono essere facilmente stabilizzate e sommate per ottenere la lunghezza preferita; più ripida è la pendenza, meglio possono essere controllate le spinte orizzontali, e migliore è anche lo sfruttamento dello spazio ottenuto: l'inclinazione è infine la miglior soluzione per lo scolo dell'acqua piovana. I primi materiali di copertura prelevati dalla natura dovevano essere adattati a una superficie resistente agli agenti atmosferici. Che cosa c'era di più facile, adoperando il materiale a disposizione (pezzi di corteccia, foglie e steli), che creare una copertura a scaglie sovrapponendo le parti superiori a quelle inferiori; anche in questo caso la funzionalità aumentava con l'aumentare della pendenza. La forma base così generata subì differenziazioni in base ai materiali disponibili usati per la composizione del tetto: la trasformazione delle risorse in parti per il rivestimento è stata determinata dalle condizioni culturali, nell'ambito delle quali si sono sviluppate tecniche artigianali che hanno stabilito la forma esteriore della costruzione e del tetto. Le tecniche di edificazione del tetto sono state tramandate dalla società come un importante patrimonio culturale, sin dal principio della sua esistenza; la combinazione di tecnica e forma ha definito il tetto come immagine risultante di fabbricazione, struttura di rivestimento e colori. L'esperienza di generazioni si è infine impressa nella memoria genetica ed è cosi diventata patrimonio inalienabile dell'individuo. Significato. Il tetto, parte più importante di un'abitazione, si carica di significato nella funzione elementare della casa; la attraversa e penetra in profondità nella nostra lingua, e ancora è presente in numerose espressioni idiomatiche (ad esempio "il tetto coniugale" o "senzatetto"). • Protezione. Non si può separare il tetto dall'idea di protezione; accogliere un uomo sotto il tetto lo protegge dal mondo esterno. Heidegger segnala le parentele linguistiche tra "costruire", "abitare" ed "essere": segue l'origine di questi termini attraverso le loro radici e, infine, passando per "essere felice" e "rifugio" (riparo dagli inseguitori), arriva sino a "libero" e "libertà". In questo mo-
Il tetto inclinato nella storia e nel presente
do dimostra che costruire, il cui fine è un tetto e una casa, va inteso come un tutt'uno con l'umana esistenza; anche nella doppia valenza del termine tedesco Helm (cuspide della torre e riparo della testa) si riflette il compimento della fun-
1.98 II doppio senso di Helm, cuspide della torre e copertura per la testa, riflette bene la funzione protettiva del tetto. L'uomo dall'elmo d'oro, scuola di Rembrandt, 1650 ca.
zione protettiva. I più importanti bisogni dell'uomo e le condizioni per la sua esistenza individuale sono strettamente legati alla casa e soprattutto a un tetto inclinato e alla sua forma. • Definizione-superamento, La delimitazione di un certo spazio rispetto all'ambiente circostante è uno dei bisogni primari dell'uomo; la creazione di questo spazio è rappresentata con massima efficacia dal tetto; l'annessione di un luogo, la sua divisione dal cielo gli conferiscono un'identità propria. Il baldacchino, che originariamente proteggeva da sole e pioggia, è un termine che conserva questo significato11. Con questa delimitazione, si esprime al tempo stesso, una "elevazione" o superamento di ciò che si trova sotto quel tetto; si può supporre che sia compreso l'umano desiderio di avere un "tetto" sulla testa, secondo la posizione sociale che è legata alla concezione di una casa e un tetto; è così che l'uomo ha rivestito le case che gli parevano importanti di tetti speciali, testimoniando in questo modo il proprio ruolo sociale. Tali segni si sono radicati all'interno dell'umana co-
11 La parola baldacchino viene da Baldacco, antica forma italiana per la città di Bagdad, e si è ben mantenuta nell'espressione tedesca probabilmente proprio grazie alla parola Dach, "tetto", celata al suo interno.
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Il tetto inclinato nella storia e nel presente
scienza nel corso dì una lunga tradizione, e suscitano, insieme a onore e potere, un personale concetto di bellezza. Funzione e significato. Come si è visto, la forma del tetto è stata determinata da necessità costruttive; grazie alla straordinaria posizione nella struttura della casa, il tetto è diventato simbolo delle più importanti funzioni abitative e la sua forma ha conseguentemente assunto significati che hanno permeato a fondo l'umana esistenza. Il tetto inclinato regge una parte della nostra storia culturale e non può più esserne separato; l'architetto che progetta e crea si trova ora di fron-
Fondamenti tematici e tendenze di sviluppo odierne
te al compito di usare una struttura così "carica" di implicazioni senza pregiudizi, in un periodo nel quale sono necessari cambiamenti decisivi nella nostra concezione architettonica; il tetto non può esserne escluso. Per il costruttore il tetto deve essere sottratto alle sue valenze leggendarie e servire ai cambiamenti richiesti dall'ambiente e dalla società; un trattamento coerente delle esigenze può portare a nuove forme che liberino dall'idea di bellezza legata a esperienze consolidate. Come insegna la storia, tali nuove realizzazioni devono conquistare il diritto a esistere e a un nuovo concetto di bellezza attraverso il riconoscimento di una necessità sociale.
Il tetto come corona. Lukas von Hildebrandt, baldacchino a Gòllersdorf, 1740-41
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Parte 2 • Fondamenti
Tutti i tetti, per la loro funzione di involucro esterno dell'edificio, sono costruzioni portanti. Per proteggere l'interno della costruzione da vento, pioggia e neve devono assorbirne i carichi e trasferirli agli appoggi. I sottotetti diventano sempre più elementi di uso comune e, per questo motivo, la progettazione delle strutture portanti per i tetti non è più orientata esclusivamente all'impiego di materiali economici; le strutture portanti dei tetti inclinati sono sempre più anche elementi costruttivi dei sottotetti abitabili. La struttura portante non può più quindi soddisfare solo aspetti costruttivi o economici, ma deve essere integrata in una concezione globale che includa "forma" e "uso". Questa parte si occuperà delle strutture portanti per tetti inclinati e pertanto si è focalizzata l'attenzione sulla descrizione dei princìpi fondamentali e delle dipendenze reciproche che verranno spiegate nei singoli casi.
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Strutture portanti • Carichi Thomas Finke
La particolarità dei tetti inclinati consiste nell'interazione fra la loro forma, ii tipo e la dimensione dei carichi esterni. Per tale motivo non si possono trattare le costruzioni con tetto inclinato senza la rappresentazione delle sollecitazioni fondamentali. Il tetto deve innanzitutto assorbire, oltre al peso proprio, le sollecitazioni derivanti da neve e vento; sono prevalentemente questi carichi che determinano la costruzione e il relativo dimensionamento. Neve e vento sono fenomeni naturali e perciò non quantificabili esattamente. Le norme relative a que-
2.1.1 Rappresentazione schematica della frequenza e grandezza del carico
sti carichi si basano sull'interpretazione statistica di lunghi periodi di osservazione e su considerazioni di carattere economico. Generalmente queste indicazioni di carico sono sfruttabili al 95% di tutti i valori massimali che sono stati registrati ne-
gli ultimi trent'anni. Se per un edificio si prende in considerazione una durata di cinquanta anni, si deve calcolare anche la possibilità di carichi più elevati; pertanto un'interpretazione troppo rigorosa di queste indicazioni di carico non è significativa.
La neve cade in modo uniforme sulla superficie di un edificio. In relazione alla forma del tetto, a partire da inclinazioni superiori ai 30°, si considera che il carico della neve, scivolando, diminuisca. Con inclinazioni superiori a 60° non si tiene più conto del carico causato dalla neve.
Neve Il carico di neve prevedibile dipende essenzialmente: • dalla collocazione regionale; • dall'altitudine del luogo; • dalla forma del tetto. Dal punto di vista regionale, forti precipitazioni nevose vengono computate in modo differenziato a seconda della collocazione del terreno in una zona nevosa. A tale proposito esistono comunque cartine geografiche della nevosità. All'interno della zona in questione la precipitazione nevosa si considera in relazione all'altitudine dell'edificio sul livello del mare. Soprattutto per altezze oltre i 600 m sul livello del mare il carico di neve aumenta in modo più che proporzionale e i carichi accidentali sui tetti raggiungono ordini di grandezza maggiori.
2.1.2 Con inclinazioni differenti possono essere determinanti carichi di neve diversi
Tabella 1 Carico di neve normale s0 in kN/m2
2.1.3 II carico di neve si riferisce alla superficie di base del tetto
Tabella 2 Valori in diminuzione k. in funzione dell'inclinazione a*' del tetto
La neve ha un peso specifico di 2,00-2,70 kN/m3. Per grossi cumuli di neve, che possono filtrare nei compluvi, il peso lordo aumenta sino a 5,00 kN/m3. A seconda della forma del tetto, la neve scivolata dalle superfici o trasportata dal vento può ammucchiarsi nei compluvi; tale concentrazione di neve, ovviamente, può portare a un carico localmente più elevato.
Vento Il carico sul tetto esercitato dal vento può essere influenzato: • dalla direzione del vento, che agisce perpendicolarmente alle superfici del tetto; 43
Strutture portanti • Carichi
Fondamenti
o/ = v7l600[kN/m z ] 2.1.4
Coefficienti del vento con tetto chiuso
2.1.5 Coefficienti di carico del vento per un tetto, su cui il vento può agire dal basso^ad esempio nel caso di grandi spazi coperti
2.1.6 Coefficienti del vento per un tetto, sotto il quale il vento può circolare liberamente
• tipo di carico che agisce sulla superficie del tetto, a seconda della sua forma, sia come sollecitazione a pressione che come spinta del vento dal basso verso l'alto; • diversa ripartizione dei volumi di carico sulle superfìci dei tetti. La spinta del vento dipende principalmente dalla sua velocità. A grandi altezze e in condizioni di libera circolazione si possono avere velocità superiori ai 160 km/h, che si riducono con il diminuire dell'altezza a causa dell'attrito sulla superficie terrestre. Per tale motivo la spinta del vento sull'edificio, indicata dalla pressione, è variabile. I carichi prodotti dalla pressione dinamica dipendono dalla forma del tetto; l'azione del vento sulle singole forme e zone del tetto viene espressa dal coefficiente aerodinamico (coefficiente di forza c). Questi coefficienti, determinati sulla base di pro-
ve in galleria e valori empirici, sono rappresentati nelle tabelle. Nelle posizioni topograficamente sfavorevoli o in caso di coperture con forme speciali, sono necessarie prove particolari per la valutazione dell'azione del vento, prove da eseguire in laboratori di ricerca specializzati. In particolare si hanno spinte elevate, quando l'azione del vento sul tetto si verifica anche dal basso attraverso aperture. Ciò accade soprattutto nel caso di spazi coperti, sui quali il vento può agire dal basso entrando attraverso portoni aperti. Nel caso di un edificio chiuso da tutte le parti, il coefficiente di forza aspirante su cui agisce il vento è e = - 0,6. Sul lato di copertura sollecitato dal vento, il coefficiente di forza, perfetti con inclinazioni comprese tra 25 e 50°, si determina come segue:
Ciò significa che la forza aspirante, anche nel caso di inclinazioni inferiori ai 40°, si ha sul lato su cui agisce il vento sollecitando così l'intera costruzio-
2.1.8 Azione del carico dovuto al vento perpendicolare al piano
2.1.11 Distribuzione della forza aspirante sul bordo del tetto e sugli spigoli. Coefficiente per il bordo sino a 25° di DN (inclinazione del tetto) e = 1,4 nel caso di 30° di inclinazione DN e = 0,7. Agli spigoli valgono valori doppi
ne. Con inclinazioni minori di 35°, sui bordi inferiori del tetto agiscono forze aspiranti supplementari, che si sovrappongono in prossimità degli angoli. Le forze del vento agiscono perpendicolarmente alla superficie del tetto. Per il calcolo occorre aumentare di 1 /4 gli sforzi di taglio, per la pressione del vento, dei singoli elementi portanti, quali puntoni, terzere e montanti, in modo da poter assorbire carichi disuguali e localmente più elevati. Come prova del fatto che carichi dovuti alla forza aspirante del vento possono essere assorbiti, solo i pesi propri possono essere assunti come agenti in contrapposizione, quindi scaricanti. La forza aspirante del vento, con i relativi picchi, può essere assorbita dalla costruzione quando il relativo peso proprio, tenuto conto dell'inclinazione del tetto, realizza la formula: 1,1 forza aspirante - peso proprio/1,1 < 0 Se il peso proprio è minore, i lati del tetto devono essere ulteriormente ancorati. La forza da ancorare negli elementi costruttivi collegati si ricava da
2.1.9 Coefficiente del vento per sporgenze del tetto
F = 1,43 x forza aspirante -1,18 peso proprio
Carico umano Per il montaggio e la copertura del tetto nonché per lavori di manutenzione, si devono misurare ì singoli elementi portanti con un carico singolo dì 1 kN. Generalmente ciò riguarda i casi in cui il carico sulle parti (ad esempio listelli del tetto, rivestimenti e puntoni) è inferiore a 2 kN.
2.1.7 Ripartizione del carico dovuto al vento in relazione all'altezza Tabella 3 Valori a per superfici inclinate
*) È determinante il valore più sfavorevole
44
2.1.10 II rivestimento del tetto riceve la pressione del vento dal basso sino alla sporgenza
Strutture portanti • Carichi
Carichi mobili su sottotetti a capriata
Fondamenti
Tabella 5 Coperture del tetto e peso proprio Copertura con tegole e lastre in calcestruzzo I seguenti valori valgono per 1 m2 di superficie senza puntoni, terzere e capriate, così come senza gettata dì malta, ma con incannicciata (se non indicato diversamente). Con la stabilizzazione sono da aggiungere 0,1 kN/m2
2.1.12 Carichi mobili su soffitti collegati con il tetto
Generalmente i sottotetti a capriata vengono usati come magazzino e come ripostiglio. In questi casi si deve applicare come carico mobile 1,00 kN/m2, che corrisponde all'uso come ambiente abitabile su soffitti del sottotetto, senza sufficiente suddivisione trasversale, come ad esempio nel caso di soffitti a travi in legno monoassiali. Per altri usi il carico applicato è determinato dal tipo di impiego.
Peso proprio Oltre ai carichi esterni determinati da vento e neve, per la costruzione del tetto è decisivo il peso proprio del manto di copertura. Nelle norme relative ai carichi sono indicati i pesi per unità di superficie dei normali manti di copertura per le costruzioni con tetti inclinati. Le coperture tradizionali sono riportate nel sommario, dove sono contenute le specifiche sottostrutture necessarie per le relative coperture.
lastre in calcestruzzo con nervature multiple e scanalature longitudinali in alto fino a 10 pezzi/m2 oltre 10 pezzi/m2 lastre in calcestruzzo con nervature multiple e scanalature longitudinali in basso fino a 10 pezzi/m2 oltre 10 pezzi/m2 lastre di copertura (DIN 456) 155/375 e 180/380 e lastre di copertura in calcestruzzo, in tetti realizzati da listelli di legno (incluse scandole) nel tetto a doppia copertura e nel tetto a corona marsigliesi, lastre cave, embrice, tegole piane (DIN 456) lastre di grandi dimensioni fino a 10 pezzi/m2 piccole lastre di copertura e formati speciali (DIN 456) tegole flangiate e tegole cave (DIN 456) sovrapposte su supporti in cartone tegole convesse e tegole a canale tegola piana a cordone (DIN 456) Copertura in ardesia copertura in ardesia in stile tedesco antico e copertura in scandole tedesche su rivestimento di 22 mm (inclusi base in cartone e rivestimento), copertura semplice copertura doppia copertura in ardesia stile inglese (tetto a forma rettangolare), copertura doppia su rivestimento (inclusa incannicciata) su rivestimento di 22 mm (inclusa base di cartone e rivestimento) Copertura metallica tetto in alluminio (alluminio da 0,7 mm, incluso rivestimento di 22 mm) tetto in lamiera zincata (spessore 0,63 mm, inclusi base di cartone e rivestimento di 22 mm) tetto in rame con doppia piegatura (rame 0,6 mm, rivestimento 22 mm) tetto in lastre d'acciaio, zincate (DIN 59.231) incluse assicelle Inclusi base di cartone e rivestimento 2 mm lamiera trapezoidale in acciaio: ad esempio, altezza profilo 121 mm, spessore lamiera 1,5 mm altezza profilo 121 mm, spessore lamiera 0,75 mm
2.1.14 Calcolo del peso proprio sulla superficie base
Oltre al manto di copertura, nei tetti finiti si devono ancora prendere in considerazione i pesi dell'isolamento termico e del rivestimento interno della superficie del tetto.
0,60 0,75 0,55 0,50 0,95 0.45 0,55 0.90 0.60
0,60 : -; 0.55
0.25 0.30 0,30 0,30 0.24
tetto in lamiera ondulata, zincata (DIN 59.231) incluso materiale di fissaggio tetto in zinco con copertura a listelli, incluso rivestimento di 22 mm Copertura con lastre in fibrocemento lastre in fibrocemento, piane (peso proprio determinato in base alla fornitura) copertura in stile tedesco su rivestimento di 22 mm (inclusi cartone e rivestimento) doppia copertura su incannicciata (inclusa incannicciata) copertura orizzontale su incannicciata (inclusa incanniccìata) lastre ondulate in fibrocemento, senza terzere (incluso materiale di fissaggio) piccole lastre ondulate (piastrelle per abitazione), peso specifico 1,6 g/cm3 lastre ondulate (DIN 274 da parte 1 a parte 3)
2.1.13 II peso proprio si riferisce alla superficie effettiva del tetto
kN/m2 0,50 0,55 0,60 0,65
Altri tipi di copertura tetto di canne o paglia incluse assicelle tetto a scandole incluse assicelle vetrate senza telaio, vetro da costruzione profilato senza intercapedine teli per tende senza struttura portante coperture con lastre ondulate in materiale sintetico (forma profilata secondo DIN 174 da parte 1 a parte 3), senza terzere, incluso materiate di fissaggio in resine di poliestere rinforzate con fibre di vetro (peso specifico 1,4 g/cm3) spessore delle lastre 1 mm come prima, ma con ribalta in plexiglas (peso specifico 1,2 g/cm3), spessore delle lastre 3 mm tessuti in poliestere ricoperti in PVC, senza struttura portante tipo I (carico di rottura 3,0 kN/5 cm ampiezza) tipo II (carico di rottura 4,7 kN/5 cm ampiezza) tipo III (sollecitazione di rottura 6,0 kN/5 cm ampiezza) Barriere contro l'umidità (senza leganti) (valori numerici indicati: calcoli per strato in kN/m2) tetti catramati in bitume con strato di copertura in bitume da ambo i lati (DIN 52.128) teli impermeabilizzati in bitume con inserimento di cartone in feltro (DIN 52.130) teli saldati bituminosi teli impermeabilizzati per l'impermeabilizzazione della struttura portante (DIN 18190 da parte 1 a parte 5) teli in bitume velati (DIN 52.143), sabbiati 0,02 teli in materiale sintetico cartoni bitumati nudi (DIN 52.129) e cartoni catramati nudi (DIN 52.126) cartoni catramati sabbiati su entrambi i lati (DIN 52.121)
0.38 0.24 0.24 0.20
0.70 0.25 0.27 0.03
0.03 0.06 0.08 0.0075 0.0085 0.01
0,04
0-02
45
Struttura portanti • Carichi
Fondamenti
Le indicazioni di peso proprio si riferiscono a 1 m2 di superficie del tetto. Per il calcolo della superficie di base, il peso deve essere aumentato del fattore 1/cos DN (DN = inclinazione del tetto).
Tetti giardino Il peso dei tetti coltivati è formato dallo strato d'impermeabilizzazione e dal terreno o substrato, non considerando i carichi particolari nel caso di piante ad alto fusto. Oltre agli altri carichi, per la cura delle piante occorre considerare anche il carico mobile di un addetto alla manutenzione, carico pari a 2 kN/m2. L'aspetto del tetto viene notevolmente influenzato dalla tipologia della vegetazione che, a causa del vento, si ripercuote in carichi maggiori sulla superficie del tetto.
Protezione antincendio Come per le altre parti portanti dell'edificio, si deve garantire, in caso d'incendio, l'incolumità di persone e la salvaguardia degli oggetti; i tempi di resistenza al fuoco, determinanti a tal fine, indicano quanto a lungo la struttura portante può essere esposta al fuoco prima di venire distrutta. Oltre ai tempi di resistenza al fuoco, sia i materiali del tetto che la loro classificazione in combustibili e non combustibili hanno notevole influenza sul comportamento delle parti costruttive durante un
incendio. Tenendo conto della direzione e delle caratteristiche del fuoco, è determinante, per poter agire dall'esterno, la chiusura superiore dell'edificio. Nello specifico, in caso d'incendio i tetti non dovrebbero soltanto facilitare i lavori di spegnimento con sostanze idonee, ma impedire anche l'estendersi del fuoco agli edifici adiacenti. A tale scopo, nelle norme sull'edilizia sono state stabilite le misure da prendere in caso d'incendio, in relazione agli edifici adiacenti. Le modifiche costruttive richieste dalla prevenzione incendi dipendono dai singoli materiali della struttura portante.
Impianti di pannelli solari su tetti inclinati I pesi degli impianti per il ricavo di energia solare dipendono di volta in volta dall'impianto stesso. Per non trasmettere alla struttura portante le sollecitazioni dovute agli impianti autoriscaldanti e autodilatanti è necessario poter rilevare ed equilibrare gli aumenti di temperatura dell'impianto.
Deformazioni - Inflessioni
Tabella 1
Inflessioni ammesse (DIN 1052, 10 eTab. 9)
Tabella 2
Larghezza minima e altezza minima di travi in legno pieno non rivestite, secondo DIN 4102, parte 4
Nella progettazione delle parti portanti in relazione ai carichi che il tetto deve sopportare, occorre limitare le deformazioni della costruzione in quanto forti deformazioni possono danneggiare il manto di copertura. Tetti finiti possono presentare danni al rivestimento interno. Le connessioni del tetto con le parti più rigide dell'edificio, quale ad esempio la parete del frontone, vengono distrutte in caso di maggiori deformazioni della struttura portante de) tetto. Normalmente si possono evitare questi
2.1.15 Direzione d'inflessione di un puntone
danni rispettando i valori massimali di deformazione. Le deformazioni dei tetti inclinati vengono misurate sempre verticalmente rispetto alla luce della struttura portante. Per strutture portanti a forma di asta, con predominanza di legno e acciaio, l'osservanza delle deformazioni ammesse, in particolare nel caso di grandi luci, porta a misure maggiori rispetto al dimensionamento del carico di rottura strutturale. 46
Struttura portante • Materiali Thomas Finke
Nella costruzione di tetti inclinati, per l'assorbimento dei carichi si può utilizzare qualsiasi tipo di materiale. Le limitazioni sono legate unicamente alla disponibilità dei singoli materiali e alle relative possibilità di lavorazione o a specifiche esigenze, quale ad esempio la protezione antincendio.
Tabella 1 Coefficiente medio di contrazione e misura di rigonfiamento, per variazioni di umidità, dell'1 % del peso a secco, (media dei valori tangenziali e radiali nell'arco di un anno) secondo DIN E 1052, parte 1
Legno La qualità essenziale del legno è rappresentata dalla sua elevata resistenza in rapporto al minimo peso proprio. La preponderante quantità di raccordi presenti nel tetto inclinato trasmette forze di taglio e pressioni che nel legno possono essere realizzate bene artigianalmente. A ciò si aggiunga la semplicità di montaggio direttamente in cantiere, montaggio che può essere eseguito senza pesi concentrati e con dimensioni maneggevoli. Per quanto riguarda l'isolamento termico, grazie alla scarsa conducibilità termica del legno, non si creano rilevanti punti deboli. Ciò permette l'inserimento dell'isolamento termico all'interno del puntone. Inoltre, in virtù della scarsa conducibilità di questo materiale, le costruzioni possono resistere per qualche tempo al fuoco. Il legno brucia solo in superficie, senza che la sua resistenza sia messa a repentaglio nella sezione trasversale interna. Aumentando la sezione trasversale si raggiunge una sufficiente resistenza al fuoco delle costruzioni. Si possono calcolare gli ingrandimenti della sezione trasversale in relazione al carico ammissibile. In quanto elemento naturale, però, il legno è esposto all'attacco di funghi, batteri e insetti. Dato che principalmente viene aggredito il legno umido e non ben aerato, la migliore protezione consiste quindi nel tenere conto delle condizioni climatiche. Per i tetti si usa normalmente soltanto legno impregnato che offre una protezione di base contro l'infestazione da parassiti. Cambiamenti relativi all'umidità del legno si ripercuotono sulla stabilità della forma: all'asciutto il legno si contrae, mentre con l'assorbimento di umidità tende a dilatarsi.
Acciaio
Calcestruzzo
Le strutture portanti in acciaio per tetti sono utilizzate nelle costruzioni in cui occorre risolvere problemi legati a elevate sollecitazioni con minime dimensioni della struttura stessa. Gli elementi costruttivi in acciaio arrivano già finiti in cantiere e, a causa della scarsa duttilità dell'acciaio, non sono possibili modifiche sostanziali durante il montaggio. Questo materiale, rispetto ad altri, pone esigenze più elevate in fase di progettazione e produzione. Collegamenti in acciaio, quali saldature o avvitamenti consentono spinte e connessioni a carico elevato. In virtù dell'elevata resistenza, l'acciaio è impiegato per connessioni e giunzioni anche in associazione con altri materiali, principalmente nelle costruzioni in legno. La buona conducibilità termica fa sì che, in caso d'incendio, tutta la struttura portante in acciaio si riscaldi velocemente e perda la propria resistenza oltre i 400 °C. Patinature o vernici preservano le parti in acciaio per un tempo limitato. Rivestimenti o riporti di metallo proteggono l'acciaio dalla corrosione e ciò si rivela necessario all'aria aperta e in caso di elevata umidità nei locali interni per impedire formazione di ruggine con conseguente riduzione della sezione trasversale.
Il calcestruzzo viene impiegato nei tetti inclinati prevalentemente come prodotto finito e solo in casi speciali come calcestruzzo gettato in opera. Ciò è dovuto all'elevato dispendio di materiale necessario sia per l'armatura sia per la gettata di calcestruzzo e la costipazione nella realizzazione di costruzioni inclinate in calcestruzzo gettato in opera. Questo eccessivo consumo di materiale è però compensato dal vantaggio di poter realizzare configurazioni libere da angoli o pieghe, ad esempio nel caso di costruzioni a membrana o a guscio. È possibile controllare la produzione e la composizione del calcestruzzo in modo tale da ottenere una conducibilità termica rispondente ai requisiti di isolamento di un tetto di normali dimensioni. Nelle costruzioni in calcestruzzo le esigenze relative alla protezione antincendio vengono soddisfatte senza ulteriori misure particolari, ricoprendo semplicemente l'armatura d'acciaio con uno strato sufficiente di questo materiale.
Struttura portante • Rinforzo Thomas Finke
per il loro collegamento con il tetto, generano forze orizzontali; • vincoli per la stabilizzazione di elementi costruttivi del tetto soggetti a rischio di piegatura e rovesciamento; • terremoti.
2.1.16
Carico del tetto secondo la direzione longitudinale
2.1.17 Possibile deformazione dei tetti inclinati nel caso di sollecitazioni in direzione longitudinale
2.1.18 Con le sezioni piane non esistono momenti di curvatura e deformazioni
Il rinforzo si rivela necessario soprattutto per carichi orizzontali che generano sollecitazioni alla costruzione verticalmente rispetto alla direzione portante principale. Lungo questa direzione gli elementi portanti di per sé non sono del tutto stabili e devono pertanto essere ulteriormente rinforzati. Si tratta prevalentemente di: • vento che, con la pressione dinamica sul frontone e parti annesse del tetto e mediante attrito sul manto di copertura, genera carichi orizzontali del tetto; • posizione fuori piombo od obliqua non causata dal tetto o dagli elementi costruttivi annessi che, 48
Il rinforzo dei tetti inclinati avviene secondo le normali regole della statica, congiungendo con due aste i punti da stabilizzare al supporto fisso dell'edificio; due sostegni di questo tipo, sovrapposti tra loro, formano, mediante intersezioni, una superficie. Nel tetto inclinato il rinforzo viene effettuato generalmente dalla famiglia degli elementi portanti principali, sistemati parallelamente a un supporto secondario in posizione ortogonale che accoglie l'accoppiamento degli elementi portanti principali, e alle diagonali che incrociano queste due famiglie di strutture portanti configurando una superficie. In questi elementi costruttivi si formano forze di compressione e trazione. Quando il piano del tetto è rinforzato da lastre resistenti alle spinte, queste possono accogliere anche l'accoppiamento delle travi principali e pertanto può non essere necessario l'impiego di travi secondarie. Il comportamento della struttura e l'interazione con gli elementi costruttivi annessi corrisponde a un'analoga intersezione con aste. In entrambi i modi vengono introdotte sul tetto per lo più forze normali, il che, nelle sezioni trasversali sottili, aumenta il rischio di piegatura e rovesciamento. Una particolarità dei tetti inclinati è che, di volta in volta, solo una superficie continua di uguale pendenza può essere collegata a una lastra. Variando le inclinazioni del tetto al colmo, non si possono trasferire le forze della lastra senza che vengano introdotti notevoli carichi aggiuntivi.
Rinforzo del tetto con il sistema della trave principale Si possono rinforzare i tetti senza particolari misure aggiuntive, adattando adeguatamente il sistema portante principale. Un tipico esempio è il tetto a piramide, nel quale ogni superficie viene racchiusa e fermata con due aste (puntoni principali); in tal modo viene fissato anche il punto di colmo. I tetti che, come ad esempio quelli in calcestruzzo, distribuiscono i loro carichi principalmente sulle linee di giunzione delle superfici, pre-
2.1.19 II punto è sostenuto da un collegamento fisso tramite due aste
2.1.20 In caso di rinforzo tramite lastre, si formano forze diagonali di trazione e pressione
2.1.21 Rinforzo del tetto mediante quattro lastre
scindendo da una corrispondente armatura come lastra, possono assumere la funzione di rinforzo senza ulteriori elementi costruttivi.
Rinforzo del tetto mediante elementi incrociati I tetti inclinati, nei quali la struttura portante principale è formata da elementi portanti lineari, possono essere rinforzati con elementi incrociati. Gli elementi portanti e quelli secondari, accoppiati, formano il piano del tetto a guisa di lastra rinforzata da diagonali.
Struttura portante • Rinforzo
Fondamenti
2.1.22 Rinforzo del tetto mediante tavole di copertura e nervature controvento
Dal rinforzo si sviluppano in tutte le parti forze normali. Le dimensioni delle travi principali e secondarie sono generalmente sufficienti a garantire l'assorbimento delle forze di trazione e compressione provenienti dal rinforzo stesso. Le diagonali sollecitate a compressione devono tuttavia essere calcolate oltre che per il dimensionamento del carico anche per sforzi a flessione, il che comporta dimensioni maggiori rispetto alle diagonali sollecitate a trazione. Se le diagonali sono previste solo per trazione, il piano del tetto deve allora essere attraversato da due diagonali incrociate, affinché, a seconda della direzione del rinforzo, una diagonale possa sempre essere caricata come se fosse un puntone di trazione. La resistenza e la capacità di spostamento del rinforzo sono notevolmente influenzate da lunghezza, sezione trasversale e materiale delle diagonali. Diagonali lunghe su un piano del tetto, mediante i relativi rapporti di leva più favorevoli, danno origine a tensioni minime e, conseguentemente, a pìccole deformazioni negli elementi costruttivi caricati. Con la lunghezza degli elementi costruttivi che costituiscono il rinforzo aumenta, però, anche la possibilità di spostamento dei punti da fissare, il che si ripercuote sfavorevolmente sulla ripetuta deviazione delle forze. È pertanto auspicabile una combinazione fra la via più breve e la forza minima. Questo è il caso delle diagonali che tagliano le travi principali e secondarie con un angolo inferiore a 45°. Grandi superfici dovrebbero intersecarsi più volte. Le travi devono trovarsi nel piano delle portanti principali e secondarie per impedire qualsiasi eccentricità con conseguente torsione delle travi a esse collegate. Generalmente le travi secondarie sono disposte sulla principale e perciò le diagonali di rinforzo dovrebbero essere unite nelle giunzioni fra entrambe le travi. In tal modo nelle travi si verificano solo minime eccentricità nella direzione di flessione. La sezione trasversale può essere realizzata come diagonale di trazione in acciaio (spessore 4 mm), facilitando così la sistemazione fra travi principali e secondarie. Nel giunto delle diagonali di rinforzo deve sempre essere trasmesso il carico totale. Di conseguenza, sono più idonee le diagonali passanti, poiché nelle connessioni alle travi deve essere trasmesso soltanto il carico dei singoli elementi. Nel caso di normali abitazioni, i listelli o i rivestimenti assorbono le spinte dei puntoni per il rinforzo. Per questo motivo, il giunto dei listelli è accu-
2.1.23 Ancoraggio delle nervature controvento all'appoggio
ratamente chiodato sul puntone, poiché trasmette forze normali. Su falsi puntoni stretti per poter eseguire la chiodatura i listelli sono collegati obliquamente. Analogamente accade per il rivestimento del tetto. La posizione dei giunti dovrebbe essere determinata per impedire un possibile indebolimento delle lastre. Le travi secondarie maggiori, la cui posizione non è strettamente vincolata dalla copertura, dovrebbero essere posizionate fuori dal rinforzo in modo da deviare le forze normali sulla superficie di appoggio della capriata e poi sulle successive travi secondarie.
Rinforzo dei tetti con singoli elementi a lastra
2.1.24 Giunzione fra puntoni, travetti e nervatura controvento con minima intersezione tra le parti
2.1.25 Nella distribuzione del carico sui singoli elementi si verificano eccentricità
2.1.26 Formazione dì giunti dei listelli del tetto per una trasmissione delle forze longitudinali il più possibile priva di disturbi
I tetti con un rivestimento continuo e piano possono venire rinforzati dall'azione delle lastre del rivestimento stesso. A tale scopo sono adatti solo elementi di rivestimento a grande superficie, nei quali il braccio della leva è grande quanto la lastra, in modo da poter trasmettere le forze che si sviluppano sulle giunzioni; è per questo motivo che le tavole di copertura da sole non possono servire come rinforzo per le superfici del tetto, perché il relativo rapporto larghezza/lunghezza è troppo sfavorevole. Con il legno è possibile realizzare lastre di truciolato o pannelli di masonite, elementi che, a causa delle dimensioni limitate, sono impiegati preferibilmente nel caso di puntoni poco distanziati tra loro. Le lastre poi dovrebbero essere incorniciate lungo i bordi in quanto ciò rende possìbile, attra-
2.1.27
Rinforzo del tetto con lastre di grosso formato
verso i mezzi di collegamento, una trasmissione continua di forze sulla struttura. Le spinte sulle sporgenze devono avvenire almeno in una direzione. Gli sforzi sulla singola lastra vengono trasmessi, attraverso viti e chiodi, alla trave e da questa nuovamente alla lastra successiva. Aperture in un piano rinforzato producono, soprattutto negli angoli, picchi di tensione che devono essere assorbiti da una sottostruttura rinforzata. Elementi in acciaio vengono utilizzati come rinforzo essenzialmente sotto forma di lamiera grecata di spessore, profilo e dimensioni ammessi. 49
Struttura portante • Rinforzo
Fondamenti
2.1.28
Rinforzo con lamiera grecata
Generalmente queste lamiere devono essere ancorate e fissate ai bordi delle travi e inoltre devono essere chiodate ogni 60 cm circa in direzione del profilo su altre travi della stessa altezza di quelle principali. Le lamiere sono fissate sul bordo delle travi principali in ogni nervatura. Rinforzo delle strutture portanti dei capannoni
2.1.29 Sollecitazione in una struttura di rinforzo orizzontale
2.1.30 Sollecitazioni sui punti di giunzione in presenza di traverse di rinforzo di tetti inclinati
2.1.31 Rinforzo di un capannone con ossature sui lati del frontone
2.1.32
50
Queste strutture devono permettere l'utilizzo di grandi superfici e pertanto sono costituite sostanzialmente dalla struttura del tetto e da elementi di sostegno laterali. Rispetto ad altri tipi di costruzioni, nelle quali il tetto e il collegamento ad altri edifici sono sufficienti a garantire la stabilità, nella progettazione di capannoni si devono includere sostegni di rinforzo. Tale rinforzo può essere previsto nelle direzioni principali trasversali rispetto al capannone e nella direzione longitudinale del capannone. Nel primo caso si assicura la stabilità spaziale del tetto e di tutta la costruzione mediante una verifica statica; per questo motivo il sistema deve almeno essere determinato staticamente. Un grado più elevato, pur aumentando la resistenza, comporta tuttavìa maggiori difficoltà di montaggio e produzione. L'impiego di lastre di rinforzo verticali in direzione trasversale sarebbe possibile unicamente sui lati del frontone, prescindendo dalle aperture dei portoni; tuttavia, nel caso di grandi distanze tra le lastre, questo darebbe luogo a possibili spostamenti indesiderati al centro del capannone, ragione per cui in queste zone il rinforzo assiale deve essere più rigido. In direzione longitudinale, le capriate devono essere ancorate nella loro posizione e si deve inoltre prevedere di assorbire la spinta del vento che agisce sulle pareti del frontone. Le capriate non possono assorbire da sole queste sollecitazioni laterali, occorre quindi rinforzare la loro struttura mediante puntoni diagonali al fine di contrastare i carichi orizzontali. Con questa unione di travi negli elementi principali portanti si formano soltanto le forze normali addizionali per il corrente superiore e inferiore della travatura reticolare. In ogni caso, il sistema portante principale nella direzione trasversale viene caricato ulteriormente in direzione trasversale della travatura reticolare che funge da lastra in prossimità della linea di colmo e alle gronde. Le nervature controvento possono aumentare il braccio della leva per le forze di flessione, diminuendone così l'efficacia. La posizione delle strutture di rinforzo è influenzata sia da una trasmissione su breve distanza delle forze sia da un ordinamento il più possibile libero da sforzi. Sui frontoni vengono trasferite direttamente le spinte del vento. Le differenti temperature dell'edificio sollecitano longitudinalmente la costruzione. Non si hanno sollecitazioni solo nel caso in cui la struttura di rinforzo sia al centro del capannone; ciò consente maggior spazio per le azioni di rinforzo del frontone. Nel singolo caso concreto queste dipendenze devono essere valutate reciprocamente per determinare, in funzione della rigidità dell'edificio, una sistemazione logica del rinforzo. Le superfici curve dei tetti, analogamente a quelle piane, vengono rinforzate suddividendo la curvatura in segmenti e rinforzandoli. Nei punti di giunzione delle superfici, il sistema portante flesso deve assorbire le corrispondenti forze di flessione,
Collegamento tetto-edificio Nel punto d'intersezione tra tetto ed edificio, i carichi e i pesi che agiscono sul primo devono essere trasferiti alle restanti parti del secondo. La somma delle reazioni degli appoggi è la risultante di tutti i carichi e i pesi che agiscono sul tetto. Oltre alle spinte derivanti da carichi esterni, devono inoltre essere assorbite anche le forze interne dovute al sistema portante del tetto. Un esempio tipico sono le componenti orizzontali del tetto a capriata dirette verso l'esterno.
2.1.33
Sollecitazione di carico in un tetto sollevato
2.1.34
Carico orizzontale su! tetto
2.1.35
Momento di rovesciamento da carichi orizzontali
Rinforzo centrale per capannone
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Queste forze caricano il singolo appoggio, ma si compensano nella somma di tutte le reazioni dell'appoggio stesso. Per questo motivo le forze orizzontali del tetto a capriata semplice possono essere compensate reciprocamente con trave di rinforzo a trazione. Dopo tale compensazione deve essere trasmessa all'edificio soltanto la somma delle forze esterne. Le forze orizzontali sull'appoggio più basso del tetto vengono trasferite all'edificio in modo che gli elementi del tetto non siano sollecitati a flessione, ma lo siano dalle forze di trazione e compressione di più facile assorbimento. L'ulteriore vantaggio è il collegamento corto o diretto al soffitto, collegamento che trasferisce i carichi orizzontali al muro sottostante. Questo riguarda tanto il carico diretto dovuto al vento in direzione trasversale quanto le reazioni dell'appoggio in direzione longitudinale.
2.1.36 Ancoraggio delle terzere in un solaio pieno
Fondamenti
2.1.37 Ancoraggio su elementi di fissaggio annegati nel calcestruzzo
Per una migliore distribuzione del carico si utilizzano travi orizzontali che, nel caso ad esempio di tetti comuni, sono ancorate, almeno ogni metro, nella zona angolare dell'edificio con un tirante in acciaio a punta tonda (d > 0 14 mm) o in acciaio piatto (spessore > 4 mm, sezione totale > 1,2 cm2). Nelle altre partì la distanza può
essere aumentata a due metri. Si assume che il peso proprio della costruzione nella zona dove viene fissato il tirante sia di almeno 450 kg. Con strutture portanti maggiori gli ancoraggi devono essere previsti secondo le relative forze esistenti. Il trasferimento diretto di spinte orizzontali sulle pareti della soffitta è limitato, poiché la rigidità della spinta, specialmente con pareti in muratura, dipende dal carico, che in questo caso è relativamente piccolo. Per gli appoggi sollecitati solo verticalmente si possono usare senza limitazioni sia supporti che lastre a muro, che assicurano il trasferimento dei carichi alle sottostanti parti dell'edificio. Se, ad esempio, supporti e pareti sollecitati verticalmente sono collegati direttamente tra loro, occorre assicurarsi che i punti di collegamento non subiscano spostamenti orizzontali.
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Tutti i carichi esterni che agiscono sul tetto devono essere assorbiti in primo luogo dal manto di copertura. In questo modo, la copertura svolge le funzioni portanti, suddivisibili sostanzialmente in due tipi di assorbimento del carico: • coperture che trasferiscono i carichi direttamente alla sottostruttura piana o solo a una porzione di essa, come ad esempio coperture metalliche a bande; • coperture che assorbono i carichi esterni sulle travi lineari di supporto, come lamiera grecata o tegole.
mento di questa sottostruttura, in relazione alle sollecitazioni e deformazioni ammissibili, fornisce la
luce possibile e quindi la posizione della trave successiva.
2.1.38 Tegole come esempio di copertura portante, la cui luce genera la direzione della sottostruttura
Le coperture autoportanti con la relativa sottostruttura sono, in virtù della loro funzione, già parte essenziale della struttura del tetto e determinano ampiamente la successiva costruzione. Con coperture non portanti, invece, questa funzione viene assolta dalla sottostruttura che costituisce il rivestimento. Normalmente le coperture definiscono le dimensioni delle sottostrutture: le misure di tegole e pietre determinano la distanza tra i listelli; le lamiere determinano quella tra le terzere. Il dimensiona-
2.1.40
Copertura portante: esempio di lamiera grecata
2.1.39 Lamiera come esempio di una copertura senza effetto portante. Il rivestimento genera la direzione della luce
51
Fondamenti
Manto di copertura - Sottostruttura per tetti inclinati Dato che gli strati di travature sovrapposte dipendono da quelli superiori, alla fine la scelta del manto di copertura si ritrova a influire largamente sulla struttura del tetto. Questo è particolarmente importante nel caso del tetto inclinato, poiché la sua pendenza limita il numero degli strati. Il motivo è da ricercarsi nella sollecitazione biassiale risultante dalla distribuzione dei carichi nelle direzioni principali degli strati di travi perpendicolari all'inclinazione. Inoltre, in funzione dell'altezza delle travi, si forma un momento di tensione al cui assorbimento sono adatte sezioni, dove possibile, a forma quadrata. Con questa forma, infatti, sì possono avere delle sequenze di strati portanti, sequenze valide solo parzialmente sotto l'aspetto economico e razionale, poiché nel caso di disposizione ortogonale ogni secondo strato deve essere misurato biassialmente e nella torsione.
2.1.41 Esempio di copertura con tegole 2.1.42 La direzione dell'orditura dei travicelli è determinata dalla copertura (listelli del tetto) 2.1.43 Direzione principale dei puntoni 2.1.44 Terzere
52
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
L'obiettivo di limitare, mediante strati disposti a distanza crescente, il numero di sostegni passanti attraverso le travi principali, si raggiungerebbe con un costo eccessivamente elevato, il che spiega la presenza nei tetti inclinati di sottostrutture, a uno o due strati, direttamente sulle travi principali. Con una sequenza minima della sottostruttura l'influenza della copertura si estende fino al sistema delle travi principali. Qui viene fissata innanzitutto la distanza della trave principale, stabilendone così contemporaneamente il carico e il dimensionamento in funzione del sistema. Con la copertura di tegole, ad esempio, la relativa sottostruttura è costituita dai listelli del tetto, dove la luce determina la distanza dei puntoni. Inoltre, tutti gli appoggi devono essere perpendicolari all'inclinazione del tetto, in modo da assicurare l'assorbimento del carico biassiale e della torsione, il che comporta un ulteriore aumento dei costi. Le coperture che superano da sole luci maggiori
2.1.45 Esempio di copertura in lamiera non portante 2.1.46 La direzione del rivestimento può essere scelta 2.1.47 La sottostruttura è obliqua rispetto al rivestimento 2.1.44 Terzere
possono essere collocate direttamente sul sistema di travi principali che deve essere allora perpendicolare rispetto alla luce della copertura. Se la direzione delle travi principali coincide con la direzione principale, occorre inserire uno strato portante secondario di irrigidimento. Per le travi secondarie, specialmente nel tetto inclinato, si utilizzano quelle a sezione quadrata o rettangolare che, appoggiandosi semplicemente, assorbono alle estremità i momenti di torsione. I profili d'acciaio liberi, invece, sono caricabili prevalentemente lungo l'asse principale e non sono quindi adatti all'assorbimento di momenti di torsione. Tutte le forze vengono scaricate parallelamente all'inclinazione del tetto con sostegni supplementari. In questo modo si mantiene la copertura o gli strati portanti superiori e risultano ridotti i momenti di torsione.
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
2.1.53 Nella trave Gerber questa suddivisione di campi dà luogo a un carico uniforme nel campo e sui supporti
Sistemi statici delle sottostrutture e delle travi secondarie I tetti sono sollecitati prevalentemente da carichi costanti uniformemente distribuiti, il che ha effetti positivi per le travi secondarie, poiché vengono a mancare i carichi variabili di cui si deve tenere conto in altre costruzioni edilizie, carichi che limitano i vantaggii dei sistemi continui. Così le travi secondarie possono sfruttare totalmente i vantaggi della trave continua sollecitata dal carico complessivo. Piccole sezioni trasversali, quali ad esempio i correntini, dovrebbero ricoprire più campi con il minor numero di giunzioni possibili. Con queste piccole sezioni, infatti, non è realizzabile una connessione complessiva, che per travi più grandi avviene mediante coprigiunti in modo che l'altezza della trave per il supporto della copertura
Fondamenti
2.1.55 Con suddivisioni uguali dei campi dell'arcareccio articolato si formano, alle estremità, sollecitazioni maggiori che sui supporti
resti costante. Nel caso di terzere di accoppiamento, le singole travi sono posizionate sovrapposte una accanto all'altra e collegate accoppiate alle estremità con giunzioni. In presenza di carico verticale, i collegamenti devono trasmettere solo forze trasversali, risultanti dalla divisione del momento d'appoggio in una coppia di forze. Con posizione inclinata e flessione biassiale, i punti di giunzione sono inoltre sottoposti a trazione e compressione. Le zone esterne di queste travi sul frontone sono determinanti per il dimensionamento. In seguito all'assenza del momento d'appoggio alle estremità della trave, si deve dimensionare l'intera trave in previsione di questa sollecitazione massima o rinforzare la zona finale. Con il sistema statico la completa utilizzazione dei carichi costanti avviene con arcarecci articolati (trave Gerber). In questo caso le spinte por-
2.1.56 Particolare articolato con piastra in acciaio per la trasmissione delle forze trasversali
2.1.48 Con più strati portanti compaiono eccentricità tra il punto di applicazione dei carico e la trave principale 2.1.49 Protezione antiribaltamento mediante profilato 2.1.50 Protezione antiribaltamento mediante beccatello in legno 2.1.51 Fissaggio di un arcareccio in acciaio sulla trave 2.1.52 Protezione antiribaìtamento mediante elementi supplementari 2.1.54 Gli arcarecci di accoppiamento nella zona di elevata sollecitazione sono sovrapposti all'appoggio
2.1.57
Particolare articolato con rinforzo mediante perni
tanti vengono distribuite in modo che nel sistema complessivo della trave portante i supporti e le cerniere consentano un uso possibilmente uniforme in presenza di momenti d'appoggio e di campo. Si evita così di caricare in modo eccessivo le estremità.
Sistemi base per tetti inclinati Rispetto ai sistemi portanti piani, con i tetti inclinati si offrono in linea di principio maggiori possibilità di distribuzioni del carico. Grazie all'inclinazione del tetto e alla risultante dimensione piana e spaziale della costruzione, oltre alla normale distribuzione del carico per le strutture piane, è possibile, mediante flessione, un effetto portante libero da pressione e trazione. Questi effetti portanti, in linea di massima diversi, si riflettono in modo più evidente nei sistemi portanti dei tetti ad arcarecci e a capriata semplice. I due sistemi non si escludono né si fanno concorrenza. Grazie alle loro caratteristiche, si possono piuttosto completare a vicenda, come accade ad esempio nel caso dell'ossatura tradizionale del tetto, dove entrambi i princìpi sono combinati tra loro. Questo inoltre dimostra che la creatività del progetto della struttura portante non deve essere limitata a una sorta di semplice azione di distribuzione del carico. Così il semplice tetto a capriata dovrà essere considerato rappresentativo delle costruzioni che utilizzano la loro forma geometrica per la distribuzione del carico. La luce dei sistemi portanti che si possono così ricavare si estende dai sistemi a intelaiatura a quelli ad arco. I tetti ad arcarecci rappresentano il sistema della somma di portanti principali e secondarie e relativo trasferimento sul tetto inclinato. Analogamente si può dire per la scelta dei materiali. Entrambi i sistemi possono essere realizzati con qualsiasi materiale e con combinazioni differenti, anche se la trasformazione più semplice ed evidente si ha nel legno. Ciò accade anche in relazione alla rappresentazione dei particolari costruttivi che, in modo simile, possono essere trasferiti ad altri materiali. 53
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Fondamenti
Tetto a capriata semplice La struttura di questo tetto consiste unicamente di puntoni come travi portanti che trasferiscono il loro carico solo alle estremità delle parti portanti annesse dell'edificio. Sistema statico/sistema portante. Il sistema statico è costituito da due travi (puntoni) che sono inclinate e collegate tra loro a coppie su un piano e in modo articolato al colmo. Gli altri due appoggi (piedi) devono essere mantenuti liberi a rotazione per le forze verticali e orizzontali, ma senza scorrimenti. Risulta così un sistema a tre cerniere staticamente determinato, sul quale possono essere distribuite tutte le sollecitazioni. Rinforzi supplementari, come ad esempio un punto di colmo resistente a flessione, formano un'intelaiatura statica indeterminata. Con il legno, questi rinforzi possono essere realizzati solo con costi elevati; è dunque preferibile utilizzare l'acciaio o il calcestruzzo. L'appoggio reciproco dei puntoni al colmo è realizzato, in questo punto, con un supporto la cui capacità di spostamento fornisce al puntone la possibilità di movimento verticale. La forza d'appoggio agisce come forza normale nel puntone adiacente collegato.
2.1.61
Struttura portante del tetto a capriata semplice
2.1.62
Carico del tetto a capriata semplice
2.1.58 Nei tetti a capriata semplice la componente orizzontale sull'appoggio è maggiore del carico verticale
2.1.59 Anche nei tetti a capriata asimmetrici, sotto il carico verticale la componente orizzontale sull'appoggio rimane invariata
2.1.60 Nel caso di puntoni verticali, sotto il carico verticale non possono essere assorbiti carichi orizzontali
54
2.1.63 Sistema statico con carichi, forze d'appoggio, distribuzione dei momenti e distribuzione delle forze normali nel puntone
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Dalia distribuzione dei carichi nelle componenti perpendicolari e parallele al puntone, si formano forze supplementari normali su tutta la lunghezza. In presenza di maggiori forze di compressione, i puntoni possono piegarsi; ci si riferisce in particolare al cedimento nel piano del tetto, dato che in questa direzione i puntoni sono più deboli. Mediante un collegamento fisso a un rivestimento sufficientemente stabile, i puntoni possono essere mantenuti in questa direzione. A questo scopo, rivestimenti adatti sono rappresentati da lastre formate da piastre ancorate o correntini che insieme all'ordito formano delle lastre. Oltre a questo carico dovuto alle forze normali, per la costruzione del tetto a capriata semplice è decisivo l'assorbimento delle forze d'appoggio all'estremità. Le forze nell'appoggio hanno componenti in direzione orizzontale. Mentre le forze verticali sono assorbite dai supporti o dalle pareti che normalmente non possono trasmettere forze orizzontali a flessione, le forze indirizzate verso l'esterno devono essere compensate tra loro in coppia mediante ancoraggio a trazione. La compensazione.necessaria delle forze d'appoggio sull'intera luce del tetto ha luogo nella soletta, sotto la soffitta. Nel caso di solette in legno, si deve determinare la direzione di tensione delle travi su quella dei puntoni e delle travi di supporto, e dimensionarne le spinte tenendo conto di questa forza a trazione. Anche nel caso di solai pieni, nel dimensionare l'armatura d'acciaio si deve considerare questa forza a trazione. Nel caso poi di costruzioni massicce collegate, esiste la possibilità di assorbire la flessione causata dalle forze orizzontali anche al di sopra della soletta, mediante una giunzione rigida a flessione tra monaco e soletta annessa e di trasmettere la flessione senza grandi deformazioni. L'azione portante del tetto a capriata semplice è comunque indipendente dalla forma del tetto. Non ha importanza se il tetto presenta simmetricamente su entrambe le superfici la stessa inclinazione, o se gli appoggi sono disposti ad altezze diverse. I tetti a uno spiovente, ad esempio, possono essere realizzati come tetti a capriata. L'inclinazione influisce però sulle mutue forze d'appoggio presenti nel tetto a capriata, forze per le quali è determinante la maggiore inclinazione dei due puntoni. Così in un tetto a uno spiovente con un'inclinazione di circa 90°, solo la forza di appoggio di una falda deve essere assorbita da questo puntone verticale come forza normale, mentre l'altra, anche in presenza di inclinazioni molto modeste, non riceve alcuna forza di sostegno e nessuna forza orizzontale deve essere distribuita a entrambi gli appoggi. Appoggio. L'elevata forza normale risultante dal sistema portante si rivela decisiva per la costruzione dell'appoggio nel tetto a capriata semplice. Rispetto a forze trasversali minori la forza normale è a tal punto dominante che anche la parte maggiore della sezione trasversale risulta necessaria per la trasmissione di questa forza. Il collegamento a una soletta di legno avviene più
Fondamenti
2.1.64 Apertura in un tetto a capriata semplice. La trave trasversale superiore viene sollecitata in due direzioni attraverso i puntoni collegati
2.1.65 Particolare dell'appoggio in cui il puntone esercita la sua forza normale a contatto diretto
2.1.66 Particolare dell'appoggio nel tetto a capriata semplice in caso di sporgenza del puntone rispetto al tetto
2.1.67 Collegamento del puntone alla trave in legno con rinforzo mediante lamiera inchiodata
2.1.68 Collegamento del puntone alla trave in legno con rinforzo mediante bulloni
semplicemente con un giunto a dente, in cui sia la forza normale sia quella trasversale vengono trasmesse nelle travi della soletta annessa. Sulle travi, dietro al giunto a dente deve essere presente anche una lunghezza sufficiente per la trasmissione, lunghezza misurabile in base alle forze annesse. Collegando il tetto a capriata alla soletta in calcestruzzo, così come per il giunto a dente, una parte del puntone viene congiunta con una mensola in cemento. In tal modo, la forza normale viene trasmessa per contatto, mentre quella trasversale del puntone risulta trasmessa, come nel caso di un intaglio, alla parte non collegata. Se il puntone, con la sua forza trasversale complessiva, è collegato con il cemento trasversalmente al suo asse, la forza trasversale deve essere distribuita su sezioni di lamiera. Un altro sistema di trasmissione delle forze del puntone è rappresentato dal loro assorbimento in direzione orizzontale e verticale. In tal caso il bordo del tetto, come accadeva con le sporgenze della soletta in legno, deve essere integrato con una trave di dimensione ridotta. Colmo con cerniera. Conformemente al sistema statico, il colmo deve essere realizzato come cerniera. La necessaria possibilità di rotazione del collegamento nella realizzazione in legno è data generalmente dalla relativa cedevolezza dei collegamenti. Come nella trasmissione delle forze all'appoggio, le forze da trasmettere ai puntoni sono scomposte in due direzioni principali, quella orizzontale e quella verticale. Le forze orizzontali possono essere trasmesse per contatto, mentre le componenti verticali vengono trasferite tramite coprigiunti o giunti in legno. 55
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Fondamenti
2.1.69 Spinta del puntone al colmo dove la trave squadrata agisce come articolazione. Rinforzo mediante coprigiunto in legno.
2.1.71
2.1.70 Spinta del puntone a! colmo. Le lamiere inchiodate trasmettono le forze trasversali all'articolazione
Inclinazione del tetto. Nel tetto a capriata semplice l'inclinazione influisce sulle forze d'intersezione. Determinando le reciproche forze d'appoggio per un tetto con inclinazione modesta si ottiene un aumento eccessivo delle forze normali del puntone. L'inclinazione dalla quale è conveniente ed economicamente utile realizzare i tetti a due falde a capriata semplice, dipende dalle condizioni delle altre parti della costruzione e dall'esecuzione. Soffitti pieni sotto un tetto a capriata semplice con armatura adeguata possono assorbire anche forze di trazione elevate. Con soffitti in legno, invece, le spinte a trazione e gli spostamenti, ad esempio nel caso di aperture di scale, implicano, in presenza di sollecitazioni a trazione più elevate, costi costruttivi enormi, per cui le inclinazioni più modeste vengono prese in considerazione piuttosto per coperture semplici e adattate al tetto. I tetti piani a capriata semplice reagiscono a inesattezze delle lunghezze dei puntoni o alla posizione dell'appoggio, che producono spostamenti significativi del punto di colmo. Questo concerne anche l'accorciamento dei puntoni all'aumentare della forza normale in presenza di carichi alternati come neve e vento. Per tali motivi, il limite inferiore dell'inclinazione per i tetti a capriata semplice dovrebbe essere intorno a 30°, raggiungendo eventualmente 20° in condizioni al contorno favorevoli. Aperture sul tetto. Le aperture sono di più difficile esecuzione all'interno di un tetto a capriata che in costruzioni sollecitate puramente a flessione. Con 56
Sistema portante del tetto con controcatena
forza'normale applicata al puntone non sono possibili sporgenze tra gli appoggi. Tutte le aperture devono essere racchiuse tra travi, che assorbono i carichi dei puntoni, derivanti sia dalla forza normale che dalle forze trasversali. Con questa doppia sollecitazione vengono posti dei limiti alla luce di queste travi. Inoltre, il carico assorbito dalla struttura deve essere successivamente assorbito dai puntoni adiacenti.
Sistema statico/sistema portante. Mediante una traversa di rinforzo (controcatena) orizzontale che unisce tra loro due puntoni contrapposti si forma un appoggio reciproco. Così il sottotetto viene mantenuto libero da sostegni verticali. Nel caso di carichi simmetrici, quali neve e peso proprio, la controcatena agisce in modo altrettanto stabile quanto un sostegno verticale. I carichi asimmetrici, in particolare dovuti al vento e che provocano deformazioni dei due puntoni nella
Sporgenze del tetto. A causa dell'appoggio sull'estremità, non è possibile realizzare sporgenze maggiori. Aumentando ulteriormente l'altezza del puntone, si possono ottenere sporgenze minori. Sul frontone si possono prevedere ragionevolmente aggetti solo oltre una sporgenza della struttura, i quali tuttavia sono fortemente limitati dal loro normale dimensionamento. Costole e scanalature. Con il sistema a coppie di puntoni contrapposti non si possono realizzare generalmente costole e scanalature come potrebbe invece risultare dall'avvicendarsi di zone sistemate a piacere. Si possono ottenere queste aree di transizione piuttosto con strutture di terzere.
2.1.72
Connessione della controcatena con chiodi
2.1.73 Connessione della controcatena mediante coprigiunti e beccatelli
Tetto con controcatena Si può ridurre l'effetto negativo della limitazione di luce nel tetto a capriata semplice, dovuta all'azione portante svolta dai puntoni come trave singola, inserendo un ulteriore supporto all'interno del sistema portante, ottenendo così un sistema staticamente indeterminato.
2.1.74
Connessione della controcatena mediante tasselli
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Fondamenti
stessa direzione, limitano l'azione della controcatena. In tutti i casi di carico, nella controcatena agiscono soltanto forze di compressione, forze che richiedono per la controcatena una protezione contro le piegature ad angolo vivo, che si può ottenere con opportuno dimensionamento o apponendo dei sostegni nel piano delle lastre scanalate. L'intero sistema, indipendentemente dalla controcatena, si comporta esattamente come il tetto a capriata semplice. Ciò significa che i puntoni, oltre che alla traversa di rinforzo scanalata, si appoggiano anche l'uno contro l'altro al colmo. Di qui e dalla traversa scanalata si propagano agli appoggi forze orizzontali più elevate che nel tetto a capriata vero e proprio. Il piano formato dalla controcatena può essere realizzato come lastra. Mediante collegamento con pareti rigide, ad esempio sui frontoni, questa lastra può essere ancorata in modo da non causare spostamenti dell'architravata. Così il sostegno dei puntoni risulta più rigido ed efficace in presenza di carichi asimmetrici. Il supporto orizzontale mediante controcatena è generalmente collegato anche all'uso del piano così risultante. Le ulteriori forze verticali presenti devono essere trasferite dai puntoni ai punti di appoggio. Collegamento con traversa di rinforzo scanalata. I puntoni introducono nella traversa di rinforzo principalmente forze di compressione, che possono essere trasmesse soprattutto dal contatto con gli elementi costruttivi. Inoltre, il carico supplementare della traversa di rinforzo dovrà essere trasferito nei puntoni. Dal rapporto tra la forza trasversale e la forza di compressione dipende se il collegamento sarà progettato per sopportare prevalentemente forze di compressione con componenti di forza trasversale, o viceversa. Per tale motivo, le controcatene devono essere collegate lateralmente al puntone come traverse di rinforzo. Aperture del tetto. Maggiori aperture sul tetto rendono impossibile il sostegno reciproco dei puntoni tramite controcatena, basandosi questo sulla flessione tra punto di colmo e appoggio. Attraverso il piano della controcatena, che agisce come lastra, il sostegno può essere spostato sui puntoni adiacenti. La realizzazione dei restanti punti corrisponde all'analoga sollecitazione del tetto a capriata.
57
Fondamenti
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Tetto ad arcarecci
2.1.79 Particolare dell'appoggio, in cui gli angoli assicurano il collegamento
2.1.80
Vista laterale del disegno 2.1.79
2.1.81 Appoggio del puntone all'arcareccio inferiore. Verticalmente e orizzontalmente è assicurato 1 collegamento con ancoraggi di puntoni-arcarecci.
2.1.82
58
Vista laterale del disegno 2.1.81
2.1.83 Appoggio del puntone sull'arcareccio inferiore. La connessione è protetta contro gli spostamenti mediante chiodatura del puntone.
2.1.84
Vista laterale del disegno 2.1.83
2.1.85 Appoggio del puntone sull'arcareccio di colmo: fissaggio mediante chiodatura
2.1.86 Appoggio del colmo con ancoraggio di arcareccipuntoni
Nel tetto ad arcarecci i puntoni inclinati sono supportati da travi portanti orizzontali, poste perpendicolarmente alla luce dei puntoni. Questo sistema portante, mediante gli ulteriori sostegni verticali dei puntoni, permette luci maggiori rispetto al tetto a capriata semplice. L'azione continua dei puntoni caricati, staticamente indeterminati, consente un migliore sfruttamento della sezione trasversale. Si riducono così deformazioni e flessioni. L'appoggio degli arcarecci può essere scelto a piacere in funzione della sua capacità di portata ed essere adattato alle varie esigenze. Gli arcarecci possono essere disposti appoggiati ai muri nel sottotetto o su sostegni del soffitto sottostante; i carichi vengono così immessi direttamente sull'appoggio. Sistema statico/sistema portante. Il sistema statico del tetto ad arcarecci per puntoni e arcarecci corrisponde all'assorbimento del carico delle travi. I puntoni sono posati sulle terzere, come una travatura su travi perpendicolari. Nel caso di una costruzione piana, questo equivale a un soffitto formato da travi principali e secondarie. Da questa configurazione si possono ricavare le caratteristiche essenziali del sistema. Il sistema statico del tetto inclinato ad arcarecci è determinato principalmente dalle condizioni di carico dei puntoni. Intagli o mensole sugli appoggi dei puntoni servono a distribuire perfettamente i carichi verticali sulle terzere. L'assorbimento del carico all'interno di tale tetto non dà luogo a forze supplementari del sistema, come avviene per il tetto a capriata semplice. I carichi esterni, principalmente quelli verticali, possono essere distribuiti direttamente sui sostegni. Le componenti orizzontali della spinta del vento richiedono almeno un appoggio che non si sposti orizzontalmente e che può essere sistemato più opportunamente agli appoggi dei puntoni. Quello è il punto (almeno nei tetti inclinati) in cui la forza raggiunge il minimo nell'elemento strutturale che trasferisce il carico trasmesso, ad esempio al soffitto sottostante. Questa sollecitazione orizzontale può essere assorbita solo sfavorevolmente dalla lunghezza, forza di compressione e sezione trasversale dei sostegni. Diversamente da quanto avviene per il tetto a capriata semplice, non si devono collegare forze elevate dei sistema ma soltanto i carichi orizzontali esterni effettivi, come ad esempio il vento. Per non trasmettere queste forze attraverso tutto il tetto all'appoggio, ogni giunzione dei puntoni all'appoggio in entrambe le direzioni deve essere trasversale rispetto al tetto. Il fissaggio del legno avviene essenzialmente con chiodi che consentono solo piccoli spostamenti dell'appoggio. Il tetto può così risistemarsi con piccoli cedimenti dei punti di giunzione.
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Appoggio del puntone. La distribuzione del cari¬ co del puntone sull'arcareccio avviene attraver¬ so una superficie piana, intagliata nel puntone. Su questa superficie, tramite contatto, si posso¬ no trasmettere le forti spinte verticali. Teorica¬ mente sussiste la possibilità di uno spostamen¬ to orizzontale, che, tuttavia, è impedito sia dal¬ l'attrito che dal fissaggio degli arcarecci ai so¬ stegni. La sezione trasversale dei puntoni è indebolita dall'intaglio. Poiché proprio nel punto di soste¬ gno i momenti di appoggio hanno valore massi¬ mo, gli intagli devono essere più piccoli possibi¬ le. La superficie di trasmissione deve essere a tal punto grande da poter deviare senza danno le forze di appoggio. Nel caso di arcarecci in legno, è generalmente determinante la compressione dell'arcareccio trasversale alla direzione delle fi¬ bre. Con un intaglio molto piccolo del puntone, specialmente nei tetti molto inclinati, gli arcarec¬ ci sono caricati solo ai bordi. La torsione risul¬ tante non è rilevante e può essere evitata quan¬ do il supporto consente una trasmissione su tut¬ ta la superficie. In particolare nel caso di arca¬ recci, la cui sezione trasversale è decisamente più alta che larga, con conseguente assorbimento solo parziale della torsione, si dovrebbe rinforza¬ re l'appoggio del puntone. Punto di colmo. I puntoni concentrati al colmo devono essere collegati tra loro. Questo, pur contraddicendo la definizione di tetto ad arca¬ recci , ha però il significato di assicurare i pun¬ toni al colmo contro gli eventuali impulsi del ven¬ to, impulsi che possono generare forze di sol¬ levamento. Analogamente al colmo, la stabilità del collega¬ mento è decisiva per determinare la capacità por¬ tante del sistema. Coprigiunti di legno più picco¬ li, che collegano solo con chiodi i puntoni, non introducono forze di pressione maggiori nei pun¬ toni stessi e nei punti di appoggio, variando co¬ sì sostanzialmente il sistema. Ciò risulterebbe dannoso solo se queste forze, analogamente al tetto a capriata semplice, assumessero ordini di grandezza non commisurabili ai puntoni e spe¬ cialmente ai loro appoggi. Inclinazioni del tetto. Con i tetti ad arcarecci so¬ no possibili tutte le inclinazioni, ammesso che gli appoggi dei singoli elementi siano realizzati, co¬ me per le travi, in posizione orizzontale. Aperture del tetto. Come con le normali travi, an¬ che nei tetti ad arcarecci si possono creare aper¬ ture con spostamenti. I puntoni interrotti dall'a¬ pertura vengono fissati con una trave trasversa¬ le che si appoggia quindi su di essi. Naturalmente questi puntoni sono maggiormente caricati e, se necessario, dovranno essere rinforzati. A secon¬ da del tipo di tetto, esistono zone particolarmente adatte per le aperture; se i puntoni sono carica¬ ti all'appoggio e su tre terzere, si può rinunciare allo spostamento centrale, poiché nella zona del¬ l'apertura essi sono fermati come sporgenze del sistema adiacente.
2.1.87
Fondamenti
Dentellatura delle piastre massicce con briglia
Sporgenze del tetto. Come in tutti i sistemi por¬ tanti, anche nel tetto ad arcarecci i puntoni e gli arcarecci possono sporgere ed è pertanto pos¬ sibile realizzare tali sporgenze sia sul frontone che lungo la gronda. Gli appoggi, tuttavia, devono essere rinforzati per assorbire le maggiori spinte del vento. I puntoni sporgono lateralmente. Sporgenze rile¬ vanti possono essere sostenute con arcarecci supplementari disposti all'esterno dell'edificio. Nel caso di sporgenze del tetto sul frontone in di¬ rezione degli arcarecci, questi ultimi si protendo¬ no a sbalzo. Sia i puntoni che il collegamento tra questi e gli arcarecci devono poi essere misura¬ ti in quest'area dal basso per valutare l'assorbi¬ mento delle spinte supplementari del vento. 2.1.88 Con carichi verticali e giunti obliqui la briglia deve assorbire le tensioni a trazione
Costruzioni piene Rispetto alle strutture portanti formate a traliccio da elementi astiformi, il tetto massiccio consiste di una superficie piana chiusa. Grazie al maggior peso proprio si ottengono vantaggi dal punto di vista fisico. La distribuzione del carico di normali costruzioni piene costituite di singoli elementi prefabbricati avviene analogamente alle coperture tese mo¬ noassiali. Generalmente, queste costruzioni con¬ sistono di lastre in cemento armato poroso, fis¬ sate parallelamente al colmo tra pareti trasver¬ sali. La luce massima e quindi la distanza tra le pareti trasversali, in base al carico della neve, al¬ lo spessore delle piastre e alla qualità del calce¬ struzzo poroso è compresa tra 3,00 e 6,00 m. È possibile realizzare sporgenze del tetto con distribuzione monoassiale del carico sui muri trasversali, ma solo come sbalzi al disopra del frontone.
2.1.89 Trasferendo i carichi del tetto su superfici orizzontali non compaiono forze normali
59
Fondamenti
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Con inclinazione trasversale delle piastre sulle superfici oblique degli appoggi, oltre alle spinte distribuite sulle pareti trasversali, si formano spinte di taglio in direzione dell'inclinazione del tetto. Nei tetti con inclinazione modesta, una parte di queste forze viene assorbita dall'attrito sulle pareti trasversali. Con inclinazioni maggiori, questa componente sì riduce in modo che tale forza debba essere assorbita soltanto dalla briglia. Ciò richiede sugli appoggi delle piastre un'ammorsatura di piastre, briglia e parete. Con tetti simmetrici, tali forze si possono equilibrare al colmo; in tal caso, in seguito alla deviazione della forza, si forma però una spinta notevole che può essere assorbita come nel caso di un arcareccio di colmo. Al punto di colmo deve essere previsto un rinforzo della briglia secondo le forze di deviazione, sulla base di calcoli statici e della larghezza dell'appoggio al colmo stesso.
2.1.90, 2.1.91 Con luce doppia e con semplice sistema portante, si ha la sollecitazione a flessione quadrupla
Oltre a questa forma di distribuzione del carico, la briglia può essere realizzata anche con appoggio orizzontale sulla parte in muratura trasversale, come per il tetto ad arcarecci senza spinta di taglio, in due fasi. In un primo tempo si effettua l'ammorsatura con la muratura e la superficie degli appoggi per le lastre del tetto e quindi si incorpora l'armatura di connessione per la successiva ammorsatura. In un secondo tempo si cementa tale ammorsatura a mensola con le lastre del tetto. In caso di opportuno dimensionamento del tetto, le costruzioni in calcestruzzo gettato in opera possono essere realizzate anche come lastre fissate biassialmente. Al colmo e al compluvio, grazie al collegamento omogeneo delle singole superfici è possibile la trasmissione dei momenti d'appoggio. La disposizione di queste lastre dipende dalla distribuzione del carico complessivo considerato, Analogamente al tetto a capriata semplice, o a quello con controcatena, le forze dell'appoggio possono essere trasferite agli elementi costruttivi annessi. Con la posa di lastre massicce, analogamente alle parti finite, si evitano le spinte supplementari del sistema e le relative componenti orizzontali.
Strutture portanti inclinate per grandi luci Tali strutture con luci normali sono caratterizzate da:
2.1.92 Confronto altezza e peso proprio in caso di resistenza a flessione tra legno, calcestruzzo e acciaio
60
• impiego di sezioni trasversali degli elementi costruttivi in un pezzo unico; • dimensioni limitate dei singoli elementi in modo da risultare facilmente commerciabili e trasportabili e da poter essere montati in cantiere con l'aiuto di normali macchine di sollevamento; • semplici sistemi base statici; • semplicità di collegamento articolato dei componenti della struttura portante.
Con queste condizioni al contorno si possono ottenere luci libere con larghezza sino a 18 m circa. Aggiungendo semplici moduli perfetti, si possono coprire superfici maggiori. I supporti necessari possono limitare l'utilizzazione. È possibile realizzare grandi costruzioni tese senza punti di sostegno con: • materiale adeguato; • singoli elementi costruttivi portanti; • sistema statico dell'intera struttura portante.
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Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Materiali
L'aumento della luce comporta un aumento eccessivo delle forze di taglio e delle deformazioni. I materiali con scarse tensioni ammesse e modulo d'elasticità piccolo richiedono, in caso di grandi luci, forme di sezioni trasversali relativamente alte e larghe (ad esempio come il legno). Diversamente dall'acciaio e dal calcestruzzo, le sezioni e la lunghezza del legno non possono essere aumentate a piacere, essendo limitate dalla struttura naturale di questo materiale. Inoltre, sezioni molto grandi si deformano facilmente in seguito ad azioni di rigonfiamento e ritiro, deformazioni che possono manifestarsi con fessure longitudinali esteticamente disturbanti. Questi svantaggi e limitazioni possono essere evitati utilizzando singole tavole di legno incollate tra loro. Aggiungendo piccoli elementi di legno, si possono sagomare opportunamente tali strutture. Acciaio e calcestruzzo presentano maggiore stabilità e minore predisposizione alle deformazioni. A parità di altezza e larghezza massima della sezione trasversale, l'acciaio è il materiale che offre maggiore garanzia di resistenza. Grazie all'elevata stabilità del materiale, la sezione trasversale può essere profilata ottimamente in modo da non presentare un peso proprio superiore rispetto al legno.
lecitazioni lungo la trave. Il collegamento tra loro può essere articolato. Le travi con sollecitazioni minori sono sostenute da montanti, il cui carico è trasmesso agli appoggi dell'edificio tramite un tirante. Le forze orizzontali derivanti da questo tirante sono inoltrate come forze a compressione alla trave superiore, dove si compensano reciprocamente. Questo sistema portante è minimizzato a causa della mancanza di diagonali stabilizzanti su una condizione di carico, come ad esempio un carico distribuito uniformemente sulla trave. In altre condizioni di carico, la minore tensione agisce solo parzialmente come compensazione, sottoponendo la trave a una sollecitazione eccessiva. Poiché le strutture portanti del tetto sono per lo più caricate dai pesi propri distribuiti uniformemente, o da neve, i sistemi a sollecitazione minore possono essere qui utilizzati con maggiore efficienza. Forme delle travi. Come per le travi a sollecitazione minore, anche le altre possono essere adattate variando la loro altezza in base alla sollecitazione lungo l'asse portante. Tale modifica è opportuna solo per sistemi semplici come per la trave a campo unico. Nel caso di forze di taglio già minimizzate nei sistemi staticamente indeterminati, si possono ridurre soltanto le zone intorno ai punti di momento nullo.
Elementi della struttura portante
Sistemi portanti
Forme della sezione trasversale. All'interno della struttura portante del tetto i singoli elementi subiscono forti sollecitazioni. Senza un adattamento differenziato delle sezioni trasversali ai carichi maggiori, si va incontro a dimensionamenti antieconomici dei singoli componenti. La flessione è assorbita principalmente dalla parte superiore e inferiore della sezione trasversale. La parte centrale delle sezioni rettangolari non viene utilizzata completamente, con conseguente rapporto sfavorevole tra peso proprio e portata. Concentrando gli elementi nelle flange si può aumentare la resistenza alla flessione. Poiché il calcestruzzo, anche a causa della produzione come rivestimento, può assorbire prevalentemente solo spinte a pressione viene qui rinforzata prevalentemente solo la flangia superiore. Tutte le concentrazioni delle sezioni trasversali, e quindi delle forze, richiedono un collegamento reciproco delle flange tramite la nervatura. Le nervature sottili, soggette ad ammaccature e piegature, possono essere rinforzate mediante profilatura.
Sistemi portanti staticamente indeterminati. Con il collegamento resistente alla flessione tra elementi portanti, si possono scaricare le parti sollecitate principalmente a flessione mediante supporti a esse collegate. In questi sistemi di intelaiatura si concentrano le forze di taglio, il che significa un maggior carico degii elementi adiacenti. Quanto un incastro agisca come elemento di scarico, dipende dai rapporti di rigidità delle singole parti. Tale incastro diventa significativo in un supporto solo se la sua rigidità corrisponde a quella della trave. Supporti lunghi e sottili possono assorbire solo piccoli momenti flettenti in unione con una trave alta e rigida. Scegliendo i relativi rapporti di rigidità si possono ottimizzare tali strutture astiformi e le intelaiature in modo che le travi, almeno nei punti di incastro, presentino gli stessi momenti flettenti come al centro.
2.1.97 La forma della trave corrisponde ampiamente alla sollecitazione 2.1.98
Trave a sollecitazione minore
2.1.99 Sollecitazione dei momenti in un sistema semplice staticamente determinato Sistemi di travi
2.1.100 A parità di sollecitazione, vengono ridotte le sollecitazioni nel sistema indeterminato
Nelle travi reticolari il compito della nervatura è svolto dalle singole aste, sollecitate prevalentemente a compressione e trazione. I singoli elementi possono essere adattati alle diverse sol-
2.1.101 Parabola. Adattando la forma al carico sì possono evitare momenti flettenti. I carichi sono trasmessi principalmente attraverso forze a pressione sulla parabola
61
Struttura portante • Manto di copertura - Costruzione del tetto
Fondamenti
Oltre che come scarico vero e proprio, il collegamento rigido delle parti costruttive agisce favorevolmente sulla limitazione delle deformazioni. La rimozione del carico della trave a flessione vera e propria mediante trasferimento delle forze di taglio, non è limitata soltanto al collegamento. Mediante ancoraggio o sostegno si liberano i punti di connessione per la trasmissione dei momenti flettenti; come sollecitazione inferiore continua, essi rinforzano la trave e riducono le relative forze di taglio. Struttura portante ad arco. La forma dei tetti inclinati può essere utilizzata per l'assorbimento del carico. Analogamente a quanto accade con il tetto a capriata semplice, i carichi sono trasformati e trasmessi in forze normali tramite il sistema statico, la forma della struttura portante e il relativo assestamento. La distribuzione del carico a pressione e trazione è più favorevole rispetto all'assorbimento del carico a flessione, poiché sono sufficienti dimensionamenti relativamente piccoli della sezione trasversale. Sistemi piani. Con grandi luci o quando l'altezza della costruzione è limitata, il carico del tetto può essere distribuito contemporaneamente in due direzioni. Nel caso ideale, in cui la luce in entrambe le direzioni è praticamente uguale, l'insieme delle travi deve sopportare solo metà carico. Collegando tra loro i due insiemi di travi, in modo da ottenere un traliccio resistente a flessione e torsione, si riducono ulteriormente le sollecitazioni dovute alla distribuzione biassiale. Il comportamento positivo delle travi è efficace solo con rapporti di luce 1:2. Con differenze maggiori la luce più piccola attira più carico a causa della sua maggiore rigidità, cosicché nella zona centrale la distribuzione monoassiale del carico è determinante per il dimensionamento. Ciò vale analogamente per la distribuzione piana dell'elevato carico in caso di lastre monolitiche in calcestruzzo. Nelle strutture portanti dei tetti inclinati, a causa del peso proprio, si possono impiegare solo lastre di dimensioni sino a 12 m circa; per dimensioni superiori, le lastre sono rinforzate con travi.
2.1.102
Traliccio con effetto portante in due direzioni
2.1.103 Con la combinazione dell'effetto portante ad arco nella funzione trasversale e portante in direzione longitudinale, i tetti a botte risultano adatti per realizzare grandi luci 2.1.104 Tra i punti di piegatura, il tetto a timpano ribassato assorbe il carico in direzione trasversale. In direzione longitudinale tale tetto agisce come una trave
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2.1.105
Guscio a sfera
2.1.106
Guscio iperbolico semplice
2.1.107
Struttura portante leggera a funi
Sistemi piegati e a botte. I sistemi piegati, grazie alla loro forma, riuniscono in sé due effetti portanti. I carichi del tetto sono distribuiti monoassialmente tra i punti di piegatura geometrici. Stabilizzata dalla forma, la struttura portante agisce come trave, in direzione longitudinale. In questo modo, grandi luci si possono congiungere anche con superfici relativamente sottili e peso proprio minimo. Sistemi spaziali. La sagomatura delle strutture portanti spaziali consente una distribuzione favorevole del carico mediante sollecitazione a compressione e a trazione. Analogamente all'azione di due strutture ad arco, la doppia curvatura consente la distribuzione del carico in due direzioni. Anche nelle costruzioni piene sono così possibili strutture relativamente leggere su grandi luci. Forme semplici di sistemi spaziali con prevalenza di sollecitazione a compressione sono le cupole e i gusci a rotazione simmetrica. I gusci iperbolici possono sovraccaricare le strutture a pianta rettangolare o romboidale; la loro forma consente di costruire la superficie ricurva mediante singoli pezzi piani. L'effetto portante spaziale biassiale può essere ottenuto anche con forme libere. Strutture portanti con funi e reti rendono possibile realizzare costruzioni estremamente leggere. La stabilità della forma di queste costruzioni relativamente cedevoli ed elastiche è ottenuta mediante tensione. Le forze di carico verticali sono trasferite alle deviazioni negli elementi di compressione. Con strutture ibride si combinano tra loro in modo razionale le caratteristiche positive delle diverse azioni portanti.
Fisica tecnica • Isolamento termico Richard Jenisch
Il tetto inclinato, oltre al compito primario di riparo dalle intemperie, deve soddisfare un gran numero di esigenze nel campo della fisica tecnica: un tetto deve pertanto rispondere a esigenze tecniche di isolamento termico e acustico, perché svolga pienamente alla funzione di parte superiore dell'edificio. Con il termine "isolamento termico" in generale si fa riferimento a disposizioni riguardanti il rivestimento dell'edificio al fine di ottenere, in locali riscaldati, una temperatura confortevole per l'uomo. Inoltre, ci si aspetta che la costruzione sia al riparo dai danni causati dall'umidità e che i consumi relativi al riscaldamento rimangano en: r o livelli accettabili. Per assicurare un buon grado di riscaldamento e proteggere l'edificio dai danni provocati dale intemperie è necessario definire i valori minimi della resistenza al passaggio di calore delle singole parti dello stabile; a causa dei molteplici criteri di giudizio - dalle pareti ci sì aspetta impermeabilità all'umidità, dai pavimenti sufficiente calore - le esigenze di isolamento termico di queste parti dell'edificio devono risultare differenti, mentre le disposizioni per il risparmio nell'energia devono comprendere nella valutazione il consumo di calore dell'intero stabile. A ^esto proposito occorre considerare che al consumo di calore durante i vari periodi di riscaldamento contribuiscono anche le dispersioni che si verificano non solo nel passaggio attraverso le parti dell'edificio, ma anche nella ventilazione indotta dal cambio d'aria tra i locali e l'esterno. Mentre la perdita nella trasmissione di calore è determinata dalla geometria (superficie A) e dalla costruzione (coefficiente di massaggio di calore k), la perdita da ventilazione è il risultato delle abitudini di aerazione dell'inquilino, cui si somma la presenza di eventuali fessure nel rivestimento della casa, fattori questi difficilmente determinabili a priori. Per questa ragione le disposizioni riguardanti il risparmio d'energia mirano innanzitutto a un abbassamento del livello preventivabile della trasmissione di calore. Per limitare le perdite di calore da aerazione si alzano i valori limite per la chiusura delle fessure delle finestre, fessure che, sulla superficie di rivestimento destinata alla trasmissione di calore, devono essere sigillate, adottando le più vantaggiose soluzioni tecniche, ogniqualvolta se ne presenti la necessità.
La trasmissione del calore e i parametri dell'isolamento termico Temperature differenti in loco portano a un'oscillazione del calore nella direzione del gradiente di temperatura; a seconda che le temperature siano costanti o incostanti nel tempo, si originano correnti di calore stazionarie o variabili. Il passaggio di calore può avvenire in modi differenti: per conduzione nei materiali solidi, per convezione nelle sostanze liquide e gassose e per irraggiamento in quelle permeabili alle radiazioni. La prova del sufficiente isolamento termico delle parti dell'edificio segue di regola le leggi fisiche elementari del moto del calore nella condizione stazionaria. Per le grandezze termotecniche vengono usate le formule e le unità di misura riportate nella tabella.
Correnti di calore stazionarie Attraverso la parte d'edificio che divide un locale a temperatura più alta rispetto all'ambiente circostante, passa una corrente di calore $ in direzione del gradiente di temperatura che è vincolata alla grandezza, allo spessore e al materiale della parte in causa, allo stato della sua superficie, e al movimento e alla temperatura dell'aria da ambo i lati di questa parte d'edificio.
Nel caso dell'isolamento termico secondo la norma DIN 4108 e l'Ordinanza sull'isolamento termico, vengono prese in considerazione le temperature costanti: le leggi che si basano su questa acquisizione valgono solo per corpi a forma di lastra ed estremamente duttili, e per il caso in cui la densità di corrente termica sia la stessa in ogni punto e la superficie che raccoglie calore dal lato del locale sia della stessa grandezza di quella che rilascia calore sul lato esterno dell'edificio. Tali condizioni si realizzano solo per parti dell'edificio di forma piatta, quali pareti, soffitti e simili. Angoli esterni, rivestimenti dei tetti, ponteggi a caldo e simili non soddisfano le suddette esigenze e pertanto non rientrano nel campo dei confronti dati qui di seguito. Il passaggio del calore attraverso una parte dell'edificio può essere diviso, come nella figura 2.2.1, in tre fasi distinte. Nel caso di correnti termiche stazionarie a parità di superficie A le tre correnti termiche sono di eguale intensità, come nella figura 2.2.1
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Fondamenti
Fisica tecnica • Isolamento termico
sono i coefficienti di passaggio termico interni o esterni. A è il coefficiente di dispersione termica dell'edificio. Nel caso generale di trasporto termico attraverso la parte dell'edificio di superficie A la corrente termica risulta (4) dove k è il coefficiente di rilascio termico e, in quanto tale, determinante per la dispersione di calore della componente dell'edifìcio. Ogni grandezza che costituisce un componente della somma della corrente termica risulta essere un coefficiente termico. I loro valori reciproci sono le resistenze termiche; sommando le tre singole resistenze associate alle tre correnti termiche come nella figura 2.2.1 o come nelle equazioni (1)-(3), si ottiene la resistenza complessiva Rk:
Resistenza al passaggio termico
La trasmissione di calore attraverso ia componente di un edificio dall'interno verso l'esterno risulta influenzata anche dal passaggio termico dall'aria alla componente e viceversa, per quanto la trasmissione di calore proceda principalmente per irraggiamento e convezione. In virtù delle diverse condizioni tra il locale (interno) e l'aria aperta (esterno), i valori numerici risultano di grandezza differente; nel calcolo si usano valori semplificati. Nel caso dei tetti, dalla parte interna, si deve calcolare
Per quanto riguarda la parte esterna, in relazione alle condizioni di passaggio termico, si distingue tra tetti con o senza spazio d'aerazione sotto il rivestimento. Così nel caso di un tetto
(5) La resistenza al rilascio di calore Rx della parte dell'edificio determina la sua qualità tecnica di isolamento termico; dipende dallo spessore della parte e dalla capacità di conduzione termica X del materiale ed è tanto più grande quanto più spessa è la parte dell'edificio e quanto minore la capacità di conduzione del materiale. Resistenza al rilascio termico
Nel caso di un componente dell'edificio a un solo strato viene calcolata dallo spessore s in m e dal valore della capacità di conduzione termica XR in W/(m • K) secondo l'equazione (6) Nel caso di componenti a più strati viene determinata dagli spessori sv s2,..., sn dei singoli strati e dai loro Xm • XR2 • ... • XRn (7) Coefficiente di penetrazione termica k
Nel caso di componenti a uno o più strati il coefficiente di penetrazione k si ottiene dalla formazione del valore reciproco dell'equazione (5) unito all'equazione (7) per (8)
Coefficiente medio di penetrazione
Nel caso di un componente a diverse funzioni, tutte prossime le une alle altre riguardo alla corrente termica, con diversi coefficienti di penetrazione termica kj, \^ I^ delle superfici A1, Aj An, il coefficiente termico di penetrazione medio viene calcolato secondo la seguente equazione: (9)
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Capacità di conduzione termica dei materiali edili
Nella valutazione della qualità tecnica dell'isolamento termico di un componente edile la capacità di conduzione termica X risulta la caratteristica pratica di maggior rilievo, decretando il modo in cui il calore si trasmette nel materiale, e può venire rilevata solo grazie ad alcune misurazioni. Il valore ottenuto risulta numericamente uguale all'intensità della corrente termica che, nel caso di diminuzione della temperatura, fluisce nel materiale in ragione di 1 K per 1 m di spessore. Nella realtà solo raramente si usano materiali puri; di solito sono miscugli a più componenti naturali o artificiali, i cui singoli componenti determinano la capacità di conduzione termica del materiale edile. L'aria statica possiede una capacità di conduzione termica molto bassa; questo significa che le stoffe porose, che contengono molta aria, hanno una penetrazione di calore di scarso livello: più è poroso il materiale, più sarà ridotta la sua capacità di conduzione termica. Tabella 1
Norme riguardanti i materiali di isolamento termico
A causa della bassa massa specifica dell'aria (1,29 kg/m 3 a 0 °C e a pressione normale), la sua componente riduce anche la massa specifica dei materiali; con molti di essi si tenta, tramite l'aumento del livello di porosità, di ridurre la capacità di conduzione termica.
Materiali per l'isolamento termico Per ottenere un buon isolamento termico del tetto è necessario inserire un materiale di protezione termica, delle cui caratteristiche si deve tenere conto al momento di progettare l'edificazione del tetto: le informazioni inerenti al materiale, le definizioni, le caratteristiche e i modi d'utilizzo dei differenti materiali di protezione termica sono contenute nelle norme dei rispettivi materiali (vedi tabella 1). Per tutti i materiali di protezione termica impiegati nell'edilizia è previsto un controllo da parte della produzione, indipendentemente dal fatto che si tratti di prodotti a norma di legge: in questo modo si garantisce che i prodotti siano tutti di eguale qualità e che presentino caratteristiche atte all'utilizzo pratico per gli edifici, pur differenziandosi nella specificità del materiale. Capacità di conduzione termica
La capacità di conduzione termica dei materiali di protezione deve, dove possibile, essere bassa; ovviamente dipende da: • capacità di conduzione del materiale di base; • modello, grandezza e disposizione dei pori; • pressione e tipo del contenuto gassoso dei pori; • struttura delle parti componenti fisse (fibrosa, porosa; • densità grezza. La capacità di conduzione termica dei materiali di protezione varia tra 0,020 W/(m • K) e 0,06 W/(m • K). Nel caso dei calcoli tecnici d'isolamento termico, per non dover ricorrere a un numero eccessivo di valori che talora solo minimamente si discostano tra loro, si usa raccogliere i dati di calcolo sulla conduzione dei materiali isolanti in categorie di capacità di conduzione termica.
Fisica tecnica • Isolamento termico
Fondamenti
2.2.3 Cambiamenti nel tempo, a temperatura media di 10° C, della capacità di conduzione termica di lastre in poliuretano a pori compressi, diversi per modo di fabbricazione e densità grezza e sprovvisti del rivestimento impermeabile alla diffusione dei gas (secondo H. Zehendner).
2.2.2 Capacità di conduzione termica dei materiali di protezione a fibre, a seconda della densità grezza
In questo ordinamento non rientrano le lastre truciolari e la resina di formaldeide. La combinazione delle categorie di conduzione termica dei diversi tipi di materiali è riportata nella tabella 2. La maggior parte dei materiali edili aumenta la propria capacità di conduzione termica con l'aumentare della densità; ciò però non vale per materiali di protezione molto leggeri. Nel caso di materiali molto porosi con una forte componente d'aria la trasmissione di calore nei pori per convezione e irraggiamento ha una funzione accrescitiva, pertanto, quando la densità grezza è molto bassa, la capacità di conduzione termica cresce (vedi figura 2.2.2). Da lungo tempo si utilizzano per la protezione termica anche materiali porosi sintetici, le cui cellule non contengono aria ma gas ad alta concentrazione molecolare; la capacità di conduzione termica di questi gas è nettamente inferiore a quella dell'aria. Di conseguenza, la capacità di conduzione termica di tali materiali sintetici (ad esempio il poliuretano a pori compressi) è inferiore a quella degli stessi prodotti che hanno i pori riempiti d'aria. Se questi materiali sintetici, al momento della preparazione o dell'utilizzo, non vengono ricoperti da strati di rivestimento impermeabili al passaggio dei gas - ad esempio lastre di metallo di almeno 0,05 mm di spessore - gradualmente si arriva, per la differenza di pressione parziale, a uno scambio gassoso tra il gas dei pori e l'aria circostante; con il tempo questo scambio - penetrazione d'aria e fuoriuscita di gas dai pori porta a un aumento della capacità di conduzione termica del materiale di protezione (vedi la figura 2.2.3).
Tabella 2
Capacità di conduzione termica dei materiali di protezione
Modalità d'impiego
A seconda della sfera d'utilizzo, determinate caratteristiche del materiale protettivo sono sottoposte a differenti esigenze; comunque, per facilitare chi deve scegliere, tra gli ultimi modelli, materiali di protezione adeguati, esiste un codice a
Tabella 3
sigle che consente di orientarsi circa le modalità d'uso. La tabella 3 riporta i codici a sigle contemplati dalle norme per i materiali di protezione e le loro modalità d'impiego.
Modi e luoghi d'utilizzo
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Fondamenti
Tabella 4
1
Fisica tecnica • Isolamento termico
Modi d'utilizzo dei materiali a fibre e differenze di spessore permesse
II valore maggiore è determinante.
Differenze di misura ammesse
Un'importante grandezza, quando si usano materiali termici isolanti, è la differenza di misura tollerata dei singoli prodotti nei confronti dello spessore nominale; nel caso dei componenti aerati da tergo, per garantire una sufficiente sezione trasversale di ventilazione, occorre assolutamente considerare le misure limite, specialmente per ciò che riguarda gli isolanti termici a fibre. La tabella 4 riporta le differenze di misura permesse per gli isolanti a fibre secondo la norma DIN 18.165, mentre la figura 2.2.4 mostra, nell'esempio di un tetto con una certa pendenza, la differenza tra lo spessore nominale e quello permesso al limite massimo di un caso estremo.
2.2.4 Esempio di differenza di spessore permessa per isolanti a fibre tipo WL per tetti inclinati: spessore nominale dell'isolante 120 mm differenza permessa del valore medio + 15 mm differenza permessa del valore singolo dal valore medio +10 mm spessore complessivo permesso dell'isolante 145 mm
poiché l'aria calda del locale viene sostituita con quella fredda proveniente dall'esterno; il ricambio d'aria deve assolutamente essere limitato alla ventilazione attraverso le finestre, mentre bisogna evitare quello, privo di controllo, tra interno ed esterno a causa della presenza di spifferi nel rivestimento dell'edificio. Per questo motivo il tetto va progettato e costruito così da essere, e rimanere, senza fessure in cui si possa insinuare il vento.
Requisiti per l'isolamento termico Secondo le disposizioni generali previste dall'ordinamento edile, gli edifici vanno costruiti in modo da non mettere a repentaglio vita e salute di chi li usa, e in modo che possano svolgere le loro funzioni, il che significa che devono essere dotati anche di un isolamento termico adeguato all'uso e alle condizioni climatiche. Per questa stima ci sono due norme: • la norma DIN 4108, che impone i valori minimi della resistenza al passaggio termico al fine di proteggere l'uomo da condizioni termiche disagevoli e l'edificio dai danni; • la normativa sull'isolamento termico, che si occupa eminentemente delle esigenze di un isolamento termico volto al risparmio di calore. Requisiti minimi per l'isolamento termico in inverno secondo DIN 4108
Dispersione termica da ventilazione I locali usati dall'uomo devono venire aerati per ragioni igieniche, al fine di espellere le particelle nocive contenute nell'aria, che risulta viziata da vapore, anidride carbonica e dagli odori che si producono in casa. Con lo scambio tra l'aria viziata all'interno, e quella pura all'esterno, si vuole evitare di superare la soglia di tolleranza di particelle nocive deH'aria. La frequenza della ventilazione interna viene indicata quale cadenza di ricambio in m3 d'aria rinnovati ogni ora, oppure con una cifra n per il ricambio d'aria: con ricambio d'aria s'intende il rapporto, nel corso di un'ora, tra il volume dell'aria cambiata e quello del locale. Durante questo scambio necessario tra interno ed esterno si origina una dispersione termica, 66
La norma DIN 4108, Isolamento termico negli edifici, è composta dalle seguenti 5 parti: Parte 1 : grandezza e unità Parte 2: isolamento e accumulo termico; esigenze e avvisi per il progetto e la realizzazione Parte 3: protezione dall'umidità a seconda del clima; esigenze e avvisi per il progetto e la realizzazione Parte 4: parametri di tecnica isolante dal calore e dall'umidità (11.91) Parte 5: procedure di calcolo. Le richieste minime in relazione all'isolamento termico si trovano nella parte 2 della norma DIN 4108 e riguardano gli edifici riscaldati a una temperatura di almeno 19 °C. Per l'adempimento di
queste richieste minime ci si aspetta che: • in normali condizioni di riscaldamento e ventilazione le pareti esterne rimangano esenti da depositi di brina; • pavimenti e soffitti emanino sufficiente calore per i piedi; • i soffitti nel caso di tetti piani siano protetti dal sovraccarico termico. La prova dell'isolamento termico minimo secondo la DIN 4108 consiste in questo: per i componenti esterni si verifichi che la resistenza al passaggio termico sia maggiore o uguale al valore minimo necessario, o che il coefficiente di passaggio k sia minore o uguale al valore massimo permesso. I valori minimi della resistenza al passaggio di calore o quelli massimi del coefficiente di penetrazione k dei componenti dell'edificio sono riportati nella tabella 5; nel caso di pareti esterne e soffitti sotto solai o tetti non abitabili, questi valori sono validi solo se la massa superficiale di queste costruzioni supera i 300 kg/m2 (componenti pesanti). L'isolamento termico delle componenti esterne nella norma DIN 4108 è tarato con l'obiettivo di ottenere un riscaldamento continuo; se invece si scaldano i locali solo di tanto in tanto, essi si raffreddano dopo che il riscaldamento è stato spento e il processo è tanto più rapido quanto è minore l'accumulo termico nei componenti dell'edificio, vale a dire quanto più questi sono sottili. In caso di raffreddamento prolungato di un locale diminuiscono notevolmente anche le temperature di superficie e si presenta il pericolo di formazione di rugiada, evenienza che deve essere evitata; ricerche empiriche e teoriche poi dimostrano come il raffreddamento di un locale non dipenda solo dall'accumulo di calore dei componenti, ma anche dalla resistenza al rilascio termico: una ridotta capacità di accumulo termico può venire compensata da un elevato isolamento termico, per cui per le componenti leggere si richiede un maggior isolamento termico. Le esigenze dei componenti leggeri sono contenute nella tabella 6. Se un componente edile presenta strati di isolante termico, saranno allora adibiti all'accumulo termico solo quegli strati che stanno tra l'interno riscaldato e lo strato isolante vero e proprio. Nel calcolo della massa di superficie, a proposito della collocazione nella tabella 5, vanno perciò rispettate le seguenti condizioni. a) Nei componenti con strati di isolante termico viene calcolata la massa di superficie degli strati compresi tra la superficie interna dalla parte del locale e lo strato isolante. Quest'ultimo viene qui considerato tale quando la capacità di conduzione termica del materiale è e la resistenza al rilascio termico è b) Nel caso di componenti prive di strato isolante (ad esempio strutture murarie), si determina la massa totale del componente. c) Se si usano materiali o strutture di legno occorre, per determinare la massa di superficie, mettere in conto il valore doppio della loro massa.
Fisica tecnica • Isolamento termico
Fondamenti
Tabella 5 Valori mìnimi di resistenze al rilascio termico 1 /A e valori massimi del coefficiente di penetrazione k nei componenti edili (con l'eccezione dei componenti leggeri secondo la tabella 6)
1 La riga 1 vale anche per pareti che sono a contatto con il terreno oppure che separano luoghi di soggiorno da locali a livello del suolo, transiti per le auto, corridoi aperti, garage anche riscaldati e simili. La riga 1 non vale per pareti posteriori, se la falda del tetto è completamente isolata. 2 Questo parametro vale per componenti con rivestimento esterno a retroventilazione. 3 Pareti e soffitti divisori sono componenti che dividono gli appartamenti tra di loro o da locali di lavoro estranei. 4 A riscaldamento centralizzato si intendono quegli edifici i cui locali sono collegati a una comune centrale di riscaldamento da cui giunge il calore per mezzo d'acqua, aria o vapore. 5 La riga 3 vale anche per le pareti che dividono luoghi di soggiorno da locali estranei costantemente privi di riscaldamento come corridoi chiusi, cantine, magazzini, stalle ecc. La condizione della riga 3 vale solo per scale al chiuso e inserite in interni; altrimenti vale la riga 1.
6 Per i pavimenti fluttuanti nel corso della prova di calcolo sull'isolamento termico bisogna inserire lo spessore dello strato isolante sotto sforzo. Nel caso di riscaldamento a soffitto o a pavimento vanno rispettate le esigenze minime di resistenza al rilascio termico attraverso la struttura del soffitto al di sopra o al di sotto del piano della superficie riscaldante (lato inferiore o superiore del tubo del riscaldamento). Si consiglia di innalzare le resistenze di rilascio termico al di sopra di queste esigenze minime. 7 La riga 4 vaie anche per soffitti sotto i locali tra pendenze di tetto isolate e per pareti retrostanti nei caso di mansarde ampliate. 8 Per il percorso della corrente termica dal basso verso l'alto. 9 Per il percorso della corrente termica dall'alto verso il basso.
d) Se le esigenze di uno o più strati vengono sod-
gono i valori della tabella 6, Nell'utilizzo della ta-
disfatte, indipendentemente dal luogo o dalla re-
bella 6 bisogna invece ricordare che si tratta di
sistenza al rilascio termico dello strato isolante,
condizioni supplementari della tabella 5 e che i
non è più necessaria alcuna prova di quelle de-
valori non devono mai essere inferiori a quelli ri-
scritte al punto a).
portati.
Di solito le strutture di legno rientrano tra le com-
Un tetto pendente con una massa relativa alla
ponenti edili leggere. Nel controllo dell'isolamen-
superficie di 100 k g / m 2 deve, nonostante il va-
to termico il settore dei puntoni e quello dello
lore basso
scomparto vanno calcolati separatamente: il pun-
tabella 6 per questa massa di superficie, pre-
tone deve presentare una resistenza minima al ri-
sentare una resistenza minima al rilascio di tem-
lascio termico, secondo la tabella 5, riga 6 di mentre per lo scomparto val-
peratura di
10 La riga 6 vale anche per soffitti al di sotto di uno spazio ventilato percorribile solo carponi o anche più basso, nonché per locali ventilati tra le pendenze del tetto e per pareti retrostanti nel caso di mansarde ingrandite. (Riguardo alla ventilazione necessaria vedi la norma DIN 4108, parte 3.) 11 La riga 7 vale anche per soffitti che separano luoghi di soggiorno da corridoi chiusi non riscaldati e simili. 12 La riga 8.1 vale anche per soffitti che separano luoghi di soggiorno dai garage (anche riscaldati), passaggi per le auto (anche controllabili), e cantine ventilate di piccole dimensioni. 13 Vedi anche DIN 18.530 14 Ad esempio tetti e soffitti al di sotto delle terrazze.
segnalato nella
come alla riga 6
della tabella 5.
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Fisica tecnica • Isolamento termico
Fondamenti
Tabella 6 Valori minimi delle resistenze al rilascio termico F\ e valori massimi del coefficiente di penetrazione termica k per pareti esterne e sottotetti non riadattati e per tetti con una massa complessiva di superficie inferiore ai 300 kg/m2 (componenti leggere)
Regole di calcolo per appendici esterne ventilate Nel caso di appendici esterne a ripiano ventilato il rivestimento del tetto a mezza via tra lo strato d'aria prossimo all'aria esterna e quest'ultima non prende sensibilmente parte all'isolamento termico, e pertanto non viene considerato nel calcolo della resistenza al rilascio termico. Poiché però il rivestimento esterno ventilato comporta una sia pur minima protezione alla dispersione termica in virtù della radiazione di calore, si aggiunge, sul lato estemo del componente, una resistenza al rilascio termico Per quanto riguarda lo spazio dei costoloni, la resistenza al rilascio termico del costolone viene calcolata solo per lo spessore a cui lo strato d'isolante aderisce lateralmente (vedi la figura 2.2.5). Esempio di calcolo per una falda di tetto ventilata Per la falda illustrata nella figura 2.2.6 si prova a verificare se il suo isolamento termico soddisfi le condizioni della norma DIN 4108. L'isolamento termico del ripiano e delle costole viene calcolato a parte; nel caso del ripiano devono essere soddisfatte le condizioni della tabella 6 e nel caso dei costoloni quelle della tabella 5.
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L'isolamento termico volto al risparmio di calore - Normativa tedesca 8/94 sull'isolamento termico L'isolamento termico volto al risparmio negli edifici
Nell'edizione delle disposizioni tedesche sull'isolamento termico (2.82), in vigore sino al 31 dicembre 1994, la qualità tecnica dell'isolamento termico di un edificio veniva calcolata solo tramite il coefficiente di penetrazione termica dei componenti edili e delle loro superfici come coefficiente medio modificato di penetrazione termica; non sono state considerate le dispersioni termiche da ventilazione né i guadagni termici interni e solari. Ai fine di poter pianificare in sede progettuale provvedimenti razionali per consentire il risparmio d'energia termica negli edifici, è necessario un processo di controllo che contempli anche queste sfere d'influenza. Un sistema di calcolo relativamente semplice che accerti il fabbisogno termico annuo di un edificio, a partire dal bilancio mensile dei guadagni e delle dispersioni termiche, è il fondamento del progetto normativo europeo prEN 832, Thermal performances of buildings - Calculation ofenergy use for heating - Residential buildings. Questo progetto è stato
pubblicato dall'Istituto tedesco per le norme come DIN EN 832 (E 8.93). Su questa base poggia la norma DIN V 4108, parte 6 (4.95), Isolamento termico dei palazzi. Calcolo del fabbisogno termico annuo degli edifici, che contiene informazioni dettagliate sulle basi di calcolo. Il sistema di controllo della nuova normativa tedesca sull'isolamento termico (8.94), derivata dalla norma DIN EN 832, si basa su un sistema di bilancio annuale semplificato: determina un parametro di riconoscimento per il giudizio comparato della qualità energetica degli edifici all'interno di condizioni di contorno, da cui però non si può ricavare il fabbisogno effettivo di energia termica. Per una ricerca accurata dei processi termici degli edifici devono essere applicate a calcoli non stazionari delle simulazioni dinamiche dei programmi di calcolo. Esse permettono sia un'analisi del fabbisogno termico degli edifici sia il calcolo della temperatura dell'aria prevista nel corso del giorno all'interno degli edifici sulla base di giorni campione e, infine, anche le previsioni basate su ipotesi di relazioni tra le temperature dei locali. Terminologia Fabbisogno termico di un edificio: questo è un parametro di calcolo dell'edificio, parametro basato su condizioni al contorno definite. Fabbisogno d'energia termica di un edificio: in questa grandezza sono considerate le dispersioni da conversione dell'energia primaria necessaria alla produzione del fabbisogno termico calcolato. Consumo termico di un edificio: viene determinato con la relazione dell'edificio reale sottoposto ad autentiche condizioni di contorno, ed è perciò legato a doppio filo al modo d'impiego e all'oscillazione annuale della temperatura esterna. Il fabbisogno termico di un edificio secondo DIN EN 832 (E 8.93) non è uguale alla norma sul fabbisogno termico DIN 4701, Regole per il calcolo delle prestazioni termiche di un edificio, norma che riguarda l'installazione del riscaldamento.
Fisica tecnica • Isolamento termico
Fondamenti della normativa tedesca 8/94 sull'isolamento termico Campo d'impiego Il campo d'impiego della normativa tedesca sull'isolamento termico (8/94) comprende tutti i piani dei nuovi edifici, come anche modifiche costruttive di edifici già esistenti a temperatura interna normale, quando questi vengano ampliati con uno o più locali, o quando singoli componenti edili vengano rinnovati completamente o solo in parte. Nel caso di nuove pianificazioni il livello delle esigenze dipende dal tipo d'impiego dell'edificio, dalla temperatura interna a esso collegata e talora anche dalla durata prevista del sistema dì ^scaldamento. Per ciò che riguarda la temperatura interna distinguiamo tra valore "normale" e "basso". Nel caso di edifici a temperatura interna normale si presuppone una temperatura dell'aria di minimo 19 °C, in quelli con valore basso la temperatura varia tra i 12 °C e i 19 °C; questi edifici devono inoltre venire riscaldati per una durata minima di 4 settimane all'anno. Vengono classificati nello spettro delle temperature interne normali gli edifici adibiti ai seguenti usi:
Fondamenti
1. abitazioni; 2. edifici per uffici; 3. scuole e biblioteche; 4. ospedali, nursery, ospizi, case di cura, luoghi di fermo all'interno di tribunali e caserme; 5. ristoranti, bar e osterie; 6. negozi e grandi magazzini; 7. aziende che normalmente vengano scaldate a una temperatura interna di almeno 19 °C; 8. edifici per lo sport e le riunioni, che vengano scaldati più di tre mesi all'anno a una temperatura di almeno 15 °C; 9. edifici che presentino un uso simile o misto rispetto a quelli dei punti 1 -8. Sono esclusi dal campo d'utilizzo della norma sull'isolamento termico : 1. strutture a padiglione all'aria aperta, tende, locali provvisori e altre costruzioni simili che vengono ripetutamente smontate e rimontate, che non siano scaldati più di due volte sui rispettivi luoghi di montaggio; 2. costruzioni sotterranee a scopo di difesa del territorio o di protezioni dalle catastrofi; 3. officine, padiglioni di lavoro e di deposito, se di grande superficie e in linea con il loro usuale impiego, vengono tenute stabilmente aperte; 4. strutture sotto vetro e circoli di cultura nell'architettura da giardino.
Calcolo delle superfici e dei volumi Trasmissione di calore di una superficie complessiva A La superficie complessiva di un edificio che trasmette calore è: (10) Per determinare le superfici singole dei componenti confinanti dall'esterno con ì locali riscaldati o con l'esterno non riscaldato bisogna tenere in considerazione i limiti della tabella 8. Volume V di un fabbricato riscaldato Il volume V di un fabbricato riscaldato è il volume compreso nella superficie dell'edificio, determinata con l'equazione (10). Parti dell'edificio a temperature nettamente inferiori non vengono considerate per il calcolo del volume. Superficie utilizzabile di un edificio AN La superficie utilizzabile degli edifici con un'altezza d'illuminazione non superiore a 2,60 m viene calcolata come segue: (11) essendo il volume del fabbricato V espresso in m3. Volume d'aria calcolabile VL Il volume d'aria calcolabile VL viene calcolato come segue: (12) dove il volume V del fabbricato è espresso in m3. Fabbisogno termico annuo secondo la normativa tedesca sull'isolamento termico (8.94)
Tabella 8 Definizioni e suggerimenti per il calcolo delle superfici
Il fabbisogno termico annuo QH di un edificio, costituito dal fabbisogno di trasmissione termica e ventilazione QT e QL, si riduce con il guadagno di calore solare e interno Qs e Q, e viene determinato con la seguente equazione:
(13) Il valore numerico 0,9 nell'equazione (13) è un fattore di riduzione per gli effetti relativi alla diminuzione del consumo, quali ad esempio diminuzione notturna, riscaldamento parziale e altri che in questa semplice procedura di controllo non vengono presi in considerazione. Sia il fabbisogno di trasmissione termica che quello di ventilazione di un edificio dipendono dalla differenza media di temperatura tra l'aria interna ed esterna durante il periodo di riscaldamento, nonché dalla durata di quest'ultimo; dipende insomma dai numero dei giorni di riscaldamento Gt della località in cui è costruito l'edificio. Il numero di giorni di riscaldamento è determinato dalla temperatura limite dell'aria esterna, in base alla quale il riscaldamento viene acceso in inver69
Fondamenti
no e spento in primavera (periodo di riscaldamento), e dalla temperatura esterna media sul posto durante il periodo di riscaldamento. Il numero di giorni di riscaldamento è il prodotto che deriva dal numero dei giorni di attività del periodo di riscaldamento e dalla differenza tra la temperatura media interna e quella media esterna durante tale periodo. Di solito si considera dx pari a 15 °C, a 12 °C o a 10 °C, a seconda della qualità tecnica dell'isolamento termico delle case; per gli edifici con un eccellente isolamento termico il valore di i5x è pari a 10 °C. Nel processo di controllo della normativa tedesca sull'isolamento termico (8.94), al fine di avere un valore del fabbisogno di riscaldamento annuo indipendente dal luogo fisico, viene inserita, nel processo di calcolo, la cifra quotidiana dei gradi di riscaldamento Gt = 3500 (K • d)/a di un punto fisico ideale medio in Germania.
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Le singole superfici A( delle componenti si determinano invece secondo la tabella 8. Dispersione termica da ventilazione QL La dispersione termica da ventilazione Q L dipende dal ricambio d'aria, dalla capacità termica dell'aria, dal volume del locale VR e dai giorni di riscaldamento. Si ottiene così:
Incremento termico interno Q, Fonti di calore interne (luci, apparecchi elettrici, ottenimento dell'acqua calda ecc.) coprono una parte del fabbisogno termico di un edificio. Nella normativa (8.94) vanno determinate come segue. In caso di un'altezza utile del locale superiore a 2,6 m: (20)
(15) Nell'equazione (15) e è la capacità termica specifica dell'aria a pressione costante, in W • h/(kg • K), p la densità dell'aria in kg/m 3 a 20 °C, n la cifra di ricambio dell'aria in è il volume d'aria calcolabile in m3 e Gh il coefficiente orario di riscaldamento 84 kW • h • K/(W • a). Inserendo i valori numerici di queste grandezze nell'equazione (15) si ottiene la seguente equazione:
dove V è il volume dell'edificio in m 3 . In caso di un'altezza utile del locale inferiore a 2,6 m: (21) Secondo l'equazione (11 ), AN = 0,32 • V è la superficie utilizzabile dell'edificio in m 2 .
(16) Dispersione termica - Risparmio termico Dispersione termica QT nella trasmissione di calore La dispersione termica annuale Q T nella trasmissione di calore è la componente del fabbisogno termico annuo che deriva dalla penetrazione termica attraverso le componenti edili e viene calcolata in base alla seguente equazione numerica:
dove, secondo l'equazione (12), VL = 0,8 • V. Il fabbisogno termico da ventilazione si riduce con un impianto di condizionamento che consente un regolare ricambio d'aria o con l'inserimento di un sistema di ritorno termico. Per la ventilazione di un locale occorre distinguere tra due possibilità. Senza un impianto di condizionamento meccanico Nell'equazione (16) si stabilisce la cifra di ricambio d'aria n = 0,8 Ir 1 . Se ne ricava l'equazione:
(17) con k in W/(m 2 • K) e A in m 2 . Il coefficiente Gh = 84 kW • h • K/(W • a) si determina dalla conversione del numero medio di giorni di riscaldamento Gt = 3500 K • d/a in ore di riscaldamento, e da W in kW. I coefficienti 0,8 e 0,5 nell'equazione (14) tengono conto delle specifiche differenze di temperatura tra le costruzioni e vengono definiti fattori r di riduzione della temperatura. Per le altre componenti edili occorre inserire nell'equazione (14) i valori di r forniti dalla tabella 9 per il calcolo di QT.
eia 9 Processo di riduzione delle temperature r rispetto delle specifiche differenze di temperatura dei componenti dell'edificio.
Con un impianto di condizionamento meccanico senza incremento termico di ritorno Attraverso un regolatore, chi ne fa uso deve poter stabilire il ricambio dell'aria da un minimo di 0,3 Ir 1 a un massimo di 0,8 h~1. QL vale:
(18) Con un impianto di condizionamento meccanico e incremento termico di ritorno In questo caso è necessaria la regolazione del valore medio temporale del ricambio d'aria tra , ed è necessario riottenere almeno il 60% dell'energia termica dalla differenza del contenuto termico tra il volume della corrente d'aria immessa e il volume di quella emessa, sebbene non sia permesso un raffreddamento dell'aria immessa tramite l'uso di energia elettrica o anche ottenuta da combustibili fossili. Nel caso di impianti per l'incremento termico di ritorno senza pompaggio di calore occorre indicare un impiego di energia elettrica di almeno 5,0 kWh per ogni kWh, per quelli senza pompaggio di almeno 4,0 kWh di calore utilizzabile. In tali condizioni la dispersione termica da ventilazione si calcola così:
(19) 70
Edifici per gli uffici Nel caso di edifici che vengono usati solo per uffici, l'incremento termico interno risulta (22) Incremento termico solare Qs A causa della trasparenza dei vetri delle finestre, una parte dell'irraggiamento del sole raggiunge l'interno dell'edificio e contribuisce al riscaldamento dell'aria dei locali. Questo supplemento d'energia dipende dal grado di transito dell'energia complessiva attraverso i vetri, dall'intensità della radiazione solare e dall'orientamento delle finestre; riguarda finestre e porte-finestre, come anche porte che abbiano una componente di vetro minimo del 60%. Nel processo dì controllo gli incrementi termici solari possono essere inseriti nell'equazione (13) quali incrementi diretti d'energia Qs tramite il calcolo dell'irraggiamento annuo totale legato alla rotazione terrestre, oppure l'incremento solare può essere computato nell'equazione (14) inserendovi un coefficiente equivalente di passaggio termico delle finestre al posto del coefficiente di passaggio termico kF delle finestre. Rilevamento dell'incremento termico solare dall'irraggiamento complessivo A seconda delle singole finestre i e del loro orientamento j, l'incremento termico solare si ricava come segue: (23) Il fattore 0,46 esprime un grado d'uso medio che contempla la riduzione della superficie del vetro a causa della cornice della finestra e di un'ombra parziale. sono le superfici delle finestre in m2 e g: è il grado totale di passaggio d'energia dal vetro. Per la quantità di irraggiamento I, i seguenti valori, a seconda della direzione rispetto al cielo, vanno inseriti nell'equazione (23): ls = 400 kWh/(m 2 • a) per l'orientamento a sud
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Is = 400 kWh/(m2 • a) per l'orientamento a sud l w / 0 = 275 kWh/(m2 • a) per l'orientamento a ovest e a est lN = 160 kWh/(m2 • a) per l'orientamento a nord Con il termine orientamento delle finestre si intende una deviazione, rispetto alla direzione astronomica della verticale della superficie delle finestre, non superiore a 45°; nei casi limite NE, NO, SE e SO vale rispettivamente il valore minimo di lj. Le finestre sul tetto con una pendenza superiore ai 15° vanno considerate come finestre sulle superfici verticali. Nel caso di finestre prevalentemente in ombra bisogna inserire il valore lN in tutte le direzioni celesti. L'incremento termico solare secondo l'equazione (23) può essere considerato solo per superfici di finestre che occupano al massimo 2/3 della superficie della facciata d'appartenenza.
Requisiti d'isolamento termico degli edifici Con i prefabbricati la prova di un incremento termico solare può venir eseguita, se l'ubicazione dell'edificio Quadro dei requisiti di isolamento termico è ancora sconosciuta, a condizione di un orienta- degli edifici mento EO di tutte le finestre. Nella verifica che l'isolamento termico di un edificio sia sufficiente, si usa la grandezza fabbisoAvancorpi in vetro chiusi e non riscaldati gno termico annuo; si riferisce alla superficie AN Nell'ambito degli avancorpi in vetro i coefficienti nel caso di luci a un'altezza minore di 2,6 m, al equivalenti di passaggio termico delle fine- volume V dell'edificio se le luci sono a un'altezza stre, porte-finestre e porte esterne, nonché del- superiore a 2,6 m. le pareti esterne, possono venir combinati con i Nel caso di edifici nuovi questo criterio di valutafattori di riduzione della tabella 9. zione è limitato alla dipendenza delle relazioni volume-superficie. Se si rinnovano o si sostituiscono componenti di edifici già esìstenti, non si possono superare i vaPrefabbricati
Tabella 10 Suddivisione degli edifici in base a esigenze e uso secondo la normativa tedesca (8.94)
Considerazione dell'incremento termico solare tramite l'impiego del coefficiente equivalente keq F di passaggio termico
Per poter considerare l'incremento solare attraverso i vetri come una grandezza specifica della struttura della finestra, abbiamo definito il coefficiente equivalente k F di passaggio termico secondo l'equazione (24). Esso è tanto più piccolo quanto più grande è l'incremento d'energia irradiante. Il valore di k F viene introdotto nell'equazione (14) al posto del coefficiente kF di passaggio termico, cadendo in questo caso il riferimento Qs nell'equazione (13). (24) In questa equazione g è la permeabilità del vetro al passaggio dell'energia complessiva e SF è il coefficiente, funzionale alla direzione astronomica, degli incrementi termici solari espressi in W/(m2 • K). A seconda dell'orientamento delle finestre devono essere introdotti i seguenti valori di SF: per l'orientamento a sud per l'orientamento a est e ovest e per le finestre sui tetti con una pendenza <15°
per l'orientamento a nord L'incremento termico solare può essere considerato solo per superfici di finestre di un massimo di 2/3 della superficie della facciata d'appartenenza, nel processo di verifica per mezzo del coefficiente equivalente k F di passaggio termico. Per le superfici maggiori la dispersione di trasmissione termica viene calcolata, nell'equazione (14), col coefficiente di passaggio kF delle finestre. Avvertenza: le regole per l'orientamento e l'ombra delle finestre nel calcolo dell'incremento termico solare Qs ricavabile dall'irraggiamento complessivo sono valide anche in questo caso.
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Vetrate di grandi dimensioni, come ad esempio le vetrine, sono escluse da questi requisiti.
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lori massimi stabiliti dei coefficienti di passaggio termico. Un elenco delle esigenze si trova nella tabella 10.
Requisiti dipendenti dal tipo d'utilizzo degli edifici Requisiti per la limitazione del fabbisogno termico annuo degli edifici a temperatura normale Edifici con un'altezza utile superiore a 2,6 m
Il fabbisogno termico annuo definito secondo l'equazione (13) si riferisce al volume riscaldato V dell'edificio. Il valore così ottenuto QH = Q H /V in kWh/(m 3 • a) non deve superare il valore indicato nella tabella 11 né quello ricavato dall'equazione (25) in funzione di A/V. Edifici con un'altezza minore o uguale a 2,6 m
Il fabbisogno termico annuo ottenuto dall'equazione (13) è riferito alla superficie di sfruttamento A N . Il valore così ottenuto QH' = Q H /A N in kWh/(m 2 • a) non deve superare il valore suggerito nella tabella 11 né quello ricavato dall'equazione (26) dipendente da A/V.
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Case a schiera
Altri requisiti e avvertenze per il calcolo
Nel caso di edifici a schiera la verifica di un isolamento termico sufficiente va condotta per ogni edificio singolarmente. Le pareti divisorie tra le case vanno considerate come permeabili al calore e come tali non vanno considerate nella definizione di A e A/V: questo vale anche per le pareti divisorie confinanti, nel caso in cui un edificio già esistente venga ampliato di un locale riscaldato. Per le case a schiera di media grandezza con due pareti divisorie vale la condizione supplementare secondo la quale per le superfìci di facciata il valore medio del coefficiente di passaggio termico dalle pareti esterne e dalle finestre non deve essere superiore al valore
Altre esigenze e informazioni sulla verifica di un sufficiente isolamento termico sono riportate nella tabella 10.
Questa esigenza va mantenuta anche per case vicine sfalsate, se la partecipazione comune della parete è uguale o supera del 50% l'intera parete divisoria. Se gli edifici vicini non sono verificabili, le pareti divisorie devono assicurare l'isolamento termico minimo, secondo la DIN 4108, per le pareti esterne. Avancorpi in vetro chiusi e non riscaldati
Nell'ambito degli avancorpi in vetro i coefficienti equivalenti k F di passaggio termico delle finestre, porte-finestre e porte esterne, nonché delle pareti esterne, possono venire combinati con i fattori di riduzione della tabella 9.
Esigenze di limitazione del fabbisogno termico annuo degli edifici a basse temperature Massimo fabbisogno annuo consentito di trasmissione termica Nel caso di edifici a bassa temperatura interna il fabbisogno annuo di trasmissione termica viene calcolato senza tenere conto della necessità termica di ventilazione né degli incrementi termici interni e solari. Viene calcolato in base alla seguente equazione:
Il fabbisogno annuo di trasmissione termica secondo l'equazione (27) è riferito al volume riscaldato V. Il valore così ottenuto Q j = Q T /V in kWh/(m 3 • a) non può superare il valore dato nella tabella 12 oppure quello dell'equazione (28,) dipendente da A/V.
Tabella 14 Coefficienti massimi permessi di passaggio termico per prime installazioni e sostituzioni, nonché per il rinnovo di componenti di edifici riscaldati1.
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Rivestimenti di locali riscaldati a contatto del terreno
Per i rivestimenti senza isolamento termico si pone kG = 2,0 W/(m2 • K), per il calcolo di QT secondo l'equazione (27) e i fattori di riduzione della temperatura si desumono dalla tabella 13. Per i rivestimenti con isolamento termico il coefficiente di passaggio termico va calcolato numericamente; per il calcolo del fabbisogno annuo di trasmissione termica valgono i fattori di riduzione della tabella 9. Requisiti per cambiamenti strutturali di edifici già esistenti
Ampliamento di un edificio. Per l'ampliamento di un edificio in ragione di una superficie riscaldata utilizzabile di più di 10 m2, valgono per le parti aggiuntive le condizioni riportate nelle tabelle 11 e 12 per case a temperatura interna normale o bassa. Rinnovamento o sostituzione dei componenti edili. Se negli edifici riscaldati si inseriscono, sostituiscono o rinnovano per la prima volta i componenti di seguito elencati (i più piccoli devono comunque contribuire alla superficie totale della componente di almeno il 20%), devono essere rispettate le condizioni riportate nella tabella 14. 1. Pareti esterne. 2. Finestre sull'esterno, porte-finestre, finestre del tetto. 3. Soffitti sotto mansarde non abitabili, tetti inclinati e soffitti che dividono i locali riscaldati dall'aria esterna. 4. Soffitti delle cantine. 5. Pareti o soffitti a contatto con locali non riscaldati. Con la parola rinnovamento si intendono i seguenti interventi. Per le pareti esterne: a) inserimento di rivestimenti sotto forma di lastre o componenti a lastre, ricoperture o protezioni addizionali dei muri; b) nel caso di locali riscaldati si inseriscono dal lato interno delle pareti esterne rivestimenti o protezioni oppure strati isolanti.
Tabella 15 Coefficienti di passaggio reso possibile attraverso spifferi di finestre, porte-finestre e porte esterne
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Per i soffitti dal punto 3 al punto 5 dell'elenco precedente: a) sostituzione della copertura del tetto e dell'eventuale rivestimento; b) inserimento sotto forma di lastre o componenti a lastre (se non murati, cementati o incollati), di coperture o di strati isolanti. Requisiti riguardanti l'eliminazione degli spifferi da porte e finestre Per limitare le dispersioni termiche attraverso gli spifferi di finestre, porte-finestre e porte esterne, non devono essere superati i coefficienti di rilascio degli spifferi riportati dalla tabella 15. Senza ulteriori verifiche devono esserre accettati i valori dei coefficienti di rilascio degli spifferi. Se tutte le finestre hanno una struttura che le circonda completamente, resistente all'invecchiamento, facilmente sostituibile e a guarnizione morbida nelle giunture:
Nel caso di finestre di legno senza guarnizione nelle giunture:
Sono permesse altre misure d'areazione, qualora una volta chiuse assolvano le condizioni della tabella 15. Resoconto del fabbisogno termico Secondo il paragrafo 12 della normativa sull'isolamento termico (8.94) tutti i risultati dei calcoli, riferiti agli edifici da valutare nelle sezioni 1 e 2, vanno raccolti in un rendiconto sul fabbisogno termico che segnala le caratteristiche riguardanti l'energia di un edificio, secondo la direttiva 93/76/EWG del consiglio del 13 settembre 1993 sulla limitazione, grazie a un efficiente uso energetico, dell'emissione di anidride carbonica. Questo resoconto sul fabbisogno termico va presentato, se richiesto, ad acquirenti, affittuari, o a quanti abbiano diritto alla fruizione. La forma del suddetto resoconto e i valori in esso presentati sono stabiliti nella normativa sull'isolamento termico (8.94). A seconda del tipo d'uso dell'edificio il resoconto sull'isolamento termico deve rispettare le tabelle 16 e 18. Norma DIN V 4108, parte 6 (4.95) La procedura di calcolo DIN V 4108, parte 6 (4.95), per il computo del fabbisogno termico annuo si basa su un bilancio energetico tra incrementi e dispersioni termiche in sezioni mensili, sezioni per le quali sono chiaramente necessarie tabelle con i valori medi mensili della temperatura dell'aria. In alternativa il fabbisogno termico annuo può essere calcolato per mezzo dei valori quotidiani dei gradi di riscaldamento; nella norma DIN V 4108-6 vengono presentate 40 cifre quotidiane di gradi di riscaldamento localmente specifiche, dipendenti dalle gradazioni di 15, 12 e 10 °C. Nel caso di edifici con un eccellente isolamento termico la temperatura limi74
te di riscaldamento è nettamente al di sotto dei 15 °C. Il calcolo secondo la DIN V 4108-6 si basa sull'accettazione di un livello di temperatura stazionario: si considera una limitata capacità di accumulo termico dei componenti per mezzo dì una costante termica nel tempo.
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Il riscaldamento dell'aria dei locali, specialmente a causa dei raggi solari, è determinato dai seguenti fattori: • grado di passaggio dell'energia complessiva attraverso i vetri; • grandezza e orientamento delle finestre; • protezione delle finestre dal sole; • possibilità di ventilazione del locale, specialmente di notte; • capacità di accumulo termico delle componenti interne. Per stimare l'isolamento termico estivo si confrontano gli effetti del supplemento termico all'interno di una stanza considerando il grado di passaggio d'energia complessiva dai vetri delle finestre, il fattore di riduzione dei mezzi di protezione dal sole e delle superfici delle finestre rispetto alla cessione di calore all'esterno grazie a sistemi di ventilazione (diurna o notturna), e infine la capacità di accumulo di calore delle componenti interne (sistema di costruzione interna leggera o pesante). La costruzione tradizionale viene in genere realizzata con il sistema pesante e già l'inserimento di persiane o tapparelle garantisce di solito un isolamento termico estivo sufficiente! La relazione di ampiezza della temperatura Nei giorni estivi a forte irraggiamento, come conseguenza delle oscillazioni di temperatura nelle 24 ore, si muove un'onda di calore che passa per le componenti esterne in direzione del locale. Nel corso del passaggio l'ampiezza dell'onda diminuisce e si sfasa: la relazione tra l'oscillazione massima della temperatura sulla superficie interna rispetto all'oscillazione massima su quella esterna si definisce relazione di ampiezza della temperatura (TAV) mentre lo sfasamento temporale del movimento ondulatorio attraverso la componente edile si chiama spostamento di fase (vedi la figura 2.2.7).
Isolamento termico in estate In estate l'energia termica proveniente dall'esterno può causare un clima interno sgradevole; la ragione di questo incremento termico è da ricercarsi in parte nelle radiazioni solari, in parte nell'elevata temperatura esterna. L'energia solare che penetra attraverso le finestre è particolarmente avvertibile ed esercita una chiara influenza sull'aumento della temperatura. Nei giorni a elevato irraggiamento la temperatura esterna oscilla al ritmo delle 24 ore. La temperatura crescente determina, attraverso le componenti esterne, un'onda di calore fino ai locali; in casi estremi, quali ad esempio parti dell'edificio con ambienti particolarmente grandi, finestre piccole e scarse
masse di accumulo delle parti interne, tale processo può influenzare negativamente il clima interno dell'edificio. Raccomandazioni DIN 4108 L'isolamento termico estivo è un suggerimento e non una norma prescritta dalle leggi architettoniche: viene liberamente concordato tra l'architetto e l'ingegnere e il suggerimento mira a evitare che un susseguirsi di caldi giorni estivi innalzi la temperatura dei singoli locali a valori superiori a quelli della temperatura esterna.
La definizione della relazione di ampiezza della temperatura si basa sul fatto che la temperatura dell'aria interna aumenta o diminuisce allo stesso modo della temperatura della superficie interna della componente dell'edificio (chiusura adiabatica del locale). 75
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In questo modo la relazione di ampiezza della temperatura caratterizza la dinamica termica della componente edile solo con una sollecitazione per mezzo di un'oscillazione periodica della temperatura. La dinamica termica del locale confinante non viene considerata in questo tipo di analisi, sebbene anche la capacità di accumulo termico delle componenti interne influisca fortemente sulla temperatura del locale. Le relazioni climatiche all'interno di un locale sono tanto più vantaggiose quanto minore è il TAV. Non ci sono regole fisse per il dato di un valore limite massimo per TAV: sarebbe comunque auspicabile che in casi critici non si superi il valore di 0,15. Lo spostamento di fase cp non assume di regola valori alti che dipendono dall'attenuarsi dell'ampiezza, dall'orientamento delle parti dell'edificio e dell'uso del locale. Se il TAV è piccola, lo spostamento di fase non ha alcuna influenza; se invece è grande, occorre considerare l'orientamento della componente edile e l'utilizzo del locale: se un locale non viene più usato dalle ore 18.00 in avanti, uno sfasamento di 6 ore o più risulta vantaggioso. Tra i casi particolari nei quali il TAV riveste un ruolo d'una certa importanza si annoverano i tetti spioventi con soffitte abitabili ben ristrutturate. Per lo scomparto di alcuni tetti spioventi sono riportati nella tabella 19 il rapporto d'ampiezza di temperatura e lo sfasamento
Tabete 20 Temperature di superficie dei diversi "vestimenti del tetto con irraggiamento secondo Liersch (1986), temperatura dell'aria: 25 °C
Tabella 19 Relazione di ampiezza della temperatura TAV e sfasamento
MF: materiale isolante a fibre minerali PS: polistirolo espanso
Tetti ventilati Da un punto dì vista fisico-edile si distingue in primo luogo tra strutture di tetti ventilati e non ventilati; nel tetto inclinato la soluzione ventilata costituisce la regola. Lo strato d'aria trova posto tra la copertura del tetto e lo strato d'isolante termico ed è a contatto con l'ambiente esterno tra le aperture di entrata e uscita della gronda e della linea di colmo. I tetti sono ventilati fondamentalmente per due motivi: • per portare all'esterno l'umidità, al fine di salvaguardare il tetto da possibili danni; • per ricondurre all'esterno, il più direttamente possibile, l'energia termica dei raggi solari sul tetto. In entrambi i casi, l'efficacia della ventilazione dipende dalla velocità della corrente d'aria all'interno dello spazio cavo: la corrente d'aria infatti si muove in parte per le differenze di pressione originate dal vento nelle aperture di entrata e uscita, in parte per l'impulso termico dell'aria nell'incavo, quando questa viene riscaldata dall'interno e dall'esterno. Viene invece rallentata nello spazio cavo di ventilazione dalle resistenze d'attrito dell'aria sulle superfici limitate e dalle strettoie orizzontali delle aperture di uscita e ingresso presso la gronda e la linea di colmo. A causa dei mutevoli fattori d'influenza, si originano delle relazioni di corrente non sempre di facile comprensione: Liersch ha studiato a lungo il tetto ventilato sia dal punto di vista pratico che empirico e ha fornito molti dati sugli stati di corrente all'interno dello spazio cavo (Liersch, 1986).
Effetto del vento Per effetto del vento si originano nell'edificio zone a pressione maggiore rispetto ad altre: l'azione della pressione del vento e la sua distribuzione sull'edificio dipendono dalla forza e dalla direzione del vento, nonché dalla forma dell'edificio. Una possibilità di distribuzione della pressione sull'edificio viene schematizzata nella figura 2.2.8. 76
2.2.8 Rappresentazione schematica della distribuzione della spinta del vento su un edificio
A causa della mutevolezza della direzione del vento e della distribuzione della pressione che, di conseguenza, muta nei pressi delle aperture di ingresso e uscita delle intercapedini aerate, le direzioni della corrente all'interno del tetto possono cambiare: non si può pertanto stabilire esattamente quale sia l'apertura d'ingresso e quale quella d'uscita, e il consiglio di certi manuali di ingrandire il foro d'uscita rispetto a quello d'ingresso è pertanto inutilizzabile. Per ciò che riguarda le correnti d'aria nel tetto, correnti originate dalla pressione del vento, occorre osservare che ci sono anche periodi privi di vento; nella fattispecie Liersch ha constatato, nel corso d'una ricerca su 207 campioni, un 10% di casi di assenza di vento: in questi periodi una corrente d'aria nel tetto poggia solo sulla spinta ascensionale termica. Spinta ascensionale termica
Se l'aria all'interno dello spazio cavo di ventilazione del tetto è più calda di quella esterna, dalla differenza di densità tra aria calda interna e aria fredda esterna si verifica una spinta ascensionale e quindi una corrente d'aria nel cavo di ventilazione. L'aria nell'intercapedine si scalda, da una parte nel periodo di riscaldamento della corrente termica dall'interno della casa attraverso l'isolamento termico e le strutture portanti dell'impianto del tetto, dall'altra per effetto dell'energia solare assorbita dal rivestimento del tetto quando splende il sole (tab. 20). Più il tetto è inclinato, più la spinta termica ascensionale sarà pronunciata.
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Nel caso di tetti piatti senza pendenza, si esclu¬ de il movimento dell'aria causato dalla spinta ascensionale termica. La figura 2.2.9 mostra la velocità di corrente pro¬ dotta in via sperimentale nell'intercapedine di un :etto a 48° di pendenza, in relazione alla diffe¬ renza di temperatura dell'aria nello spazio cavo e all'esterno (Liersch, 1986). Spesso vi si aggiunge il vento e allora i due fat¬ tori responsabili della corrente termica possono, a seconda della direzione del vento, completar¬ si o danneggiarsi a vicenda: nel primo caso, ad esempio, la velocità dell'aria mossa dalla spinta ascensionale può venire raddoppiata dalla pres¬ sione del vento. •
La realizzazione del tetto Nel caso dei tetto inclinato la sua struttura è di r egola costituita dai puntoni. L'isolamento termico può essere: a) messo sopra i puntoni (fig. 2.2.10); b) inserito tra i puntoni (fig. 2.2.11); c) assicurato sotto i puntoni (fig. 2.2.12). In tutti i casi è necessario l'inserimento di una bar¬ riera contro il vapore; i dati necessari al riguardo si trovano nella sezione Isolamento dall'umidità. I tetti, in una realizzazione corretta, sono a prova di neve e pioggia ma non impermeabili a questi due elementi, perciò di regola si aggiunge un te¬ laio sottostante o un sottotetto. Si può rinunciare a questo provvedimento ricorrendo a un si¬ stema di isolamento a superficie idrorepellente al di sopra dei puntoni. In funzione dell'isolamento termico le tre realiz¬ zazioni del tetto sono da valutare in modo diffe¬ rente.
Isolamento termico sopra i puntoni (fig. 2.2.10)
Isolamento termico sotto i puntoni (fig. 2.2.12)
Spesso lasciare i puntoni a vista è desiderio del¬ l'ingegnere o proposta dell'architetto. In questo caso la realizzazione della figura 2.2.10 è quella da scegliere; chi pianifica in questo caso non de¬ ve assolutamente provare a sistemare gli isolan¬ ti termici tra i puntoni. Insorgono poi due problemi che mettono in dub¬ bio la funzionalità del tetto circa l'isolamento dal calore e dall'umidità; da un lato si riduce l'altez¬ za dello spazio ventilato tra lo strato isolante e il telaio inferiore sino a un punto che di regola non permette più una ventilazione sufficiente e che anzi fa aumentare seriamente il rischio di forma¬ zione di rugiada (vedi la sezione Isolamento dal¬ l'umidità). Dall'altro si interrompe la barriera al va¬ pore presso il puntone ed è quasi impossibile si¬ stemarla a contatto della trave a tal punto da po¬ ter ancora svolgere il suo ruolo di protezione con¬ tro vento e vapore. Nella figura 2.2.10 si può notare come sia van¬ taggioso, nella configurazione del tetto, che l'i¬ solamento termico, non interrotto all'altezza dei puntoni, risulti funzionale all'intera superficie del tetto.
Questa realizzazione è utilizzata di rado nella pro¬ gettazione ex novo di un tetto, mentre è più fre¬ quente nella costruzione successiva di una sof¬ fitta fino a quel momento non utilizzata per sco¬ pi abitativi. Come nella soluzione della figura 2.2.10 anche in questo caso viene valorizzato, sull'intera superficie, l'isolamento termico conti¬ nuato, non compromesso, per altro, dai punto¬ ni del tetto.
Isolamento termico tra i puntoni (fig. 2.2.11)
Questa è la costruzione convenzionale del tetto che richiede l'altezza minore. Il puntone rappresenta comunque un ponte ter¬ mico e influenza il coefficiente di passaggio ter¬ mico (vedi p. 68).
Il tetto a isolamento completo
Nel caso del tetto ventilato della figura 2.2.11, lo spessore minimo previsto dello strato d'aria tra isolante e telaio sottostante limita lo spessore di installazione dello strato d'isolante termico e, di conseguenza, anche l'isolamento ideale del tet¬ to. Se l'isolamento termico del tetto va sensibil¬ mente migliorato, anche lo spazio occupato dal¬ lo strato d'aria deve essere riempito di materiale isolante: così facendo, tra l'altro si confuta l'opi¬ nione assai diffusa e riportata da molti manual circa l'indispensabilità della ventilazione del tet¬ to. L'errata supposizione che i tetti ventilati siano più sicuri di quelli non ventilati è avallata anche dalla norma DIN 4108, parte 3, che approva le strutture dei tetti ventilati senza una verifica di cal¬ colo della protezione dalla rugiada, a patto che vengano mantenute le altezze ivi stabilite e le se¬ zioni di ventilazione. In questo caso si dimentica che sono ammesse anche strutture non ventilate, se si esegue una 77
Fondamenti
verifica di calcolo secondo DIN 4108, parti 3 e 5, e che non è prevista una caduta di rugiada forie¬ ra di danni. (Vedi sezione sulla protezione dall'u¬ midità legata al clima, formazione di rugiada al¬ l'interno delle componenti edili, propagazione del vapore.) Tanto alcune ricerche su tetti ventilati e non, ef¬ fettuate in edifici sperimentali in condizioni climatiche normali, quanto riscontri pratici di danni cau¬ sati dall'umidità sui tetti ventilati hanno dimostra¬ to che i tetti ventilati non sono più sicuri di quelli non ventilati e che, anzi può essere vero il con¬ trario. Nel corso della retroventilazione del telaio estensibile inferiore, insieme all'aria esterna viene trasportato vapore nello spazio arieggiato tra il materiale isolante e il telaio inferiore; nelle notti che seguono i giorni di bel tempo, come conseguen¬ za dell'irraggiamento termico del tetto, la tempe¬ ratura di quest'ultimo scende sino a valori che so¬ no decisamente inferiori a quelli dell'aria esterna. In un caso come questo la temperatura del telaio inferiore può scendere, nello spazio di ventilazio¬ ne posteriore, al di sotto del punto di rugiada, de¬ terminando così la comparsa di rugiada sul lato inferiore del telaio a estensione. Se quest'ultimo non è impermeabile al vapore e al tempo stesso non ha capacità d'assorbimento, l'acqua scorre lungo il lato inferiore finché non trova un ostaco-
78
Fisica tecnica • Isolamento termico
lo e viene deviata sul rivestimento con il risultato di gocciolarvi sopra o di cagionare infiltrazioni d'u¬ midità. Nel caso del tetto non ventilato e com¬ pletamente isolato è sempre prevista un controasse (vedi fig. 2.2.13); se si riempie completamente di materiale isolante lo spazio tra i puntoni, esso può sporgere dal loro lato superiore a causa delle tol¬ leranze di massa consentite (vedi tab. 4). Se man¬ ca la controasse, i listelli del tetto in posizione d'ap¬
poggio schiacciano i materiali isolanti e viene a mancare lo spazio libero tra il listello del tetto e il telaio inferiore: l'acqua che eventualmente vi pe¬ netri si accumula lungo il listello danneggiando il tetto. Alcune ricerche hanno dimostrato che in ca¬ so di costruzione corretta i componenti di legno dei tetti non ventilati sono più asciutti di quelli non ventilati, il che esercita anche un effetto sulla pro¬ tezione chimica del legno.
Fisica tecnica • Isolamento dall'umidità Richard Jenisch
Un tasso di umidità troppo alto nei materiali edili riduce l'isolamento termico dei componenti e comporta un consumo di energia termica maggiore; inoltre può essere causa di una serie di danni. Pertanto bisogna fare in modo che, nella pianificazione delle parti dell'edificio e più tardi anche nell'uso dello stesso, i componenti edili rimangano asciutti nel corso del tempo. Al fine di rispettare questo suggerimento, nella norma DIN 4108, Isolamento termico negli edifici, si trovano dei requisiti per l'isolamento dall'umidità in relazione al clima, requisiti vincolati alla legislazione edilizia. Lo scopo della norma DIN 4108, parte 2, Isolamento dall'umidità in relazione al clima, è consentire l'assenza di danni provocati dalla formazione di rugiada a temperatura ambiente e umidità relativa all'interno di luoghi di soggiorno non climatizzati, quali ad esempio locali a uso abitativo o per uffici, nel corso dell'utilizzo comune e dei conseguenti riscaldamento e ventilazione.
proporzionale alla quantità di vapore W, vale anche
dove ps è la pressione di saturazione del vapore.
2.2.14 Quantità di saturazione del vapore dell'aria in relazione alla temperatura a pressione normale
Temperatura del punto di rugiada Un altro parametro per valutare il tasso di umidità dell'aria è rappresentato dalla temperatura del punto di rugiada d s . Un volume d'aria chiuso, raffreddandosi, aumenta la propria umidità relativa poiché, restando uguale la quantità di vapore, diminuisce la quantità di saturazione dipendente dalla temperatura (vedi fig. 2.2.14). Se
La rugiada può formarsi: • se la temperatura di superficie di un componente edile è inferiore alla temperatura del punto di rugiada dell'aria del locale; • se nel corso di diffusione di vapore attraverso un componente edile, in un punto all'interno dello stesso, la pressione del vapore raggiunge il valore di pressione satura.
Umidità dell'aria L'aria contiene sempre del vapore il quale ha origine dall'evaporazione dell'acqua e, come tutti i gas, dà luogo a una pressione, la pressione di vapore. Relativamente all'atmosfera, quest'ultima si definisce componente di pressione del vaDore. L'aria può contenere, a una data temperatura, solo una limitata quantità di vapore, che si definisce quantità di saturazione e che dipende strettamente dalla temperatura (vedi fig. 2.2.14). In condizioni di saturazione prevale la pressione di saturazione del vapore. Normalmente l'aria non è satura di vapore, ma ne contiene una quantità inferiore a quella rappresentata dal tasso di saturazione. Ne consegue che il termine di umidità relativa
Poiché la componente di pressione del vapore p è 79
Fondamenti
Fisica tecnica • Isolamento dall'umidità
menta di poco; in questi casi la temperatura di superficie dei componenti è generalmente inferiore alla temperatura del punto di rugiada dell'aria del locale, e la conseguenza è appunto la caduta di rugiada. Un fattore decisivo, nel caso di precipitazioni di rugiada, è il tasso d'umidità dell'aria del locale, ragion per cui è necessario, per i calcoli, stabilire un clima di riferimento. Secondo DIN 4108, parte 3, alle usuali condizioni di utilizzo e di ventilazione dei locali, si può procedere dai seguenti valori climatici:
2.2.15 Temperatura del punto di rugiada ds dell'aria a 18, 20 e 22 °C in relazione all'umidità relativa
la temperatura del volume dell'aria diminuisce a tal punto da portare l'umidità relativa al 100%, nel corso di un successivo calo di temperatura il vapore precipita dall'aria sotto forma di rugiada. Ciò si manifesta sotto forma di nebbia o di precipitazione sugli oggetti solidi. La temperatura limite a cui ha inizio questo processo è la temperatura del punto di rugiada dell'aria. Maggiore è l'umidità dell'aria, maggiore sarà anche la temperatura del punto di rugiada (vedi fig. 2.2.15 e tab. 1).
2.2.16 Umidità relativa in un locale riscaldato a 20 °C, in relazione alla cifra di ricambio d'aria n con diverse temperature esterne. Volume del locale: 75 m3 Quantità dì vapore: 80 g/h Umidità relativa dell'aria esterna: 100%
d'acqua dell'aria è di 8,65 g/m3 a 20 °C e al 50% di umidità relativa, mentre di soli 4,85 g/m3 a 0 °C e al 100%. La figura 2.2.16 mostra che l'umidità relativa diminuisce in un locale riscaldato con l'aumento della cifra n1 del ricambio dell'aria e la diminuzione della temperatura esterna: perciò, al fine di evitare un forte aumento di umidità relativa nei locali occorre un ricambio d'aria sufficiente. Più gli spifferi delle finestre vengono sigillati più spesso sarà necessario il ricambio d'aria attraverso le finestre.
Umidità relativa nei locali riscaldati
L'umidità relativa presente in un locale viene determinata dal tasso d'acqua e dalla temperatura dell'aria del locale. Con il riscaldamento di un locale l'aria aumenta di temperatura, la sua capacità di assunzione del vapore aumenta secondo la curva della figura 2.2.14 mentre l'umidità relativa dell'aria diminuisce, sempre se non muta il tasso di umidità assoluta. Cambiamenti nel tasso d'acqua si verificano in relazione al carico di vapore dell'aria a opera degli inquilini o nel corso della ventilazione del locale quando il tasso di umidità assoluta dell'aria è, all'interno, di grandezza differente rispetto all'esterno. L'umidità presente nel locale deriva in parte dal respiro delle persone presenti (ad esempio si hanno 40 g/h di rilascio di vapore per un adulto seduto ad attività fisica ridotta), in parte dall'evaporazione dell'acqua data alle piante, oppure ha origine durante la cottura, il bagno, la doccia e simili. Talvolta anche il vapore che si libera durante la fase di asciugamento subito dopo il rivestimento dì un edificio nuovo innalza il tasso dì umidità dell'aria del locale. Di regola l'umidità dell'aria interna diminuisce grazie a un ricambio d'aria mirato oppure per mezzo degli spifferi causati, a finestre chiuse, dal vento. La diminuzione del tasso d'umidità dovuta alla ventilazione nel corso dell'inverno è possibile perché a basse temperature la percentuale di saturazione dell'aria è molto più bassa che ad alte temperature (vedi fig. 2.2.14). L'aria esterna perciò contiene, durante l'inverno, in proporzione meno vapore, a fronte di una maggiore umidità relativa, di fatto più dell'80-90%. Così il contenuto 80
Precipitazioni di rugiada Formazione di rugiada sulle superfici delle parti dell'edificio
Se la temperatura della superficie del componente edile è inferiore alla temperatura del punto di rugiada dell'aria circostante, si ha la precipitazione della rugiada. È il caso che si verifica quando l'umidità dell'aria del locale è troppo alta, l'isolamento termico del componente sottodimensionato o i locali non sufficientemente riscaldati. Peraltro, anche riscaldando un locale freddo possono verificarsi precipitazioni di rugiada nonostante un sufficiente isolamento termico: in particolare è un inconveniente che ci si deve aspettare quando la temperatura della superficie del componente sale lentamente a causa dell'inerzia termica del materiale usato, mentre contemporaneamente aumenta l'umidità del locale, a causa delle persone presenti, della cottura, dei bagni delle docce o simili. In questo caso la temperatura del punto di rugiada all'interno del locale può talvolta essere maggiore di quella della superficie delle componenti. Precipitazioni di rugiada possono verificarsi anche quando locali non riscaldati vengono portati a temperatura più elevata lasciando aperte le porte di ambienti riscaldati. Attraverso le porte infatti si invia umidità dall'appartamento nel locale riscaldato, ma la temperatura di superficie dei componenti edili au1
La cifra di ricambio d'aria n rappresenta la frequenza con cui viene rinnovato il volume d'aria del locale nel corso di un'ora.
temperatura interna dell'aria: 20 °C umidità relativa: 50% temperatura del punto di rugiada secondo la tabella 1: 9,3 °C. La temperatura di superficie di un componente edile dipende dal suo isolamento termico, dalla temperatura dell'aria a contatto di entrambi i lati e dalle resistenze al passaggio termico1, sia dall'interno che dall'esterno. Nel caso di temperature dell'aria prestabilite, la temperatura di superficie del componente è tanto più alta quanto maggiore è la sua resistenza al passaggio termico o quanto minore il coefficiente di passaggio termico k1. Anche la resistenza al passaggio termico R: delle superfici delle pareti ai lati del locale influenza la temperatura di superficie delle stesse: pertanto tale grandezza va considerata criticamente; dipende sia dalla velocità della corrente dell'aria a contatto della superficie della parete, sia dalle caratteristiche di irraggiamento della superficie della parete e dei suoi dintorni. Nel calcolo dei passaggi termici per stabilire le dispersioni termiche attraverso i tetti si procede con un valore unico Rj = 0,13 m2 • K/W semplificato in base alla norma DIN 4108: in questo caso si assume che il passaggio termico per convezione sia maggiore del valore reale. In caso di minore convezione la resistenza al passaggio termico aumenta e la temperatura di superficie, a condizioni altrimenti uguali, si abbassa e aumenta la possibilità di precipitazione di rugiada. Perciò, secondo DIN 4108, parte 3, Isolamento termico in relazione al clima, nel corso di analisi riguardanti una possibile formazione di rugiada, si calcola R, = 0,17 m2 • K/W. Il valore minimo di resistenza al passaggio termico stabilito dalla DIN 4108, parte 2, o valore massimo del coefficiente di passaggio termico (con garantisce, secondo la norma DIN 4108, parte 3, una protezione sufficiente dalla precipitazione di rugiada. Formazione di rugiada all'interno delle parti dell'edificio - Diffusione del vapore
I valori climatici dell'aria all'aperto e negli edifici riscaldati si differenziano nel corso dell'inverno; a 1
Vedi capitolo sull'isolamento termico, p. 63 e segg.
Fisica tecnica • Isolamento dall'umidità
parità di condizioni di umidità nei locali, a causa della maggiore temperatura dell'aria, è maggiore-la pressione di vapore. Spinte dalla differenza di pressione, le molecole di vapore si muovono verso l'esterno attraverso i capillari e i pori pieni d'aria degli strati di materiale. Questo processo si chiama diffusione del vapore e la quantità di vapore trasportata è caratterizzata dalla corrente di diffusione del vapore I (vedi fig. 2.2.17): in tal caso la pressione del vapo-
2.2.17 Rappresentazione schematica delia corrente di diffusione I del vapore acqueo dall'interno a pressione superiore di vapore acqueo p, verso l'esterno a pressione minore di vapore acqueo pa
re all'interno della componente edile diminuisce, di regola, in modo lineare. Nel caso di diffusione del vapore attraverso una parte dell'edificio può verificarsi all'interno dello stesso una caduta di rugiada, inconveniente imputabile a uno svantaggioso andamento della temperatura e della pressione del vapore. Questo non succede se: • l'asciugamento è garantito nell'estate successiva; • i materiali edili non sono danneggiati dalla rugiada; • l'isolamento termico della parte dell'edificio non viene peggiorato in tutta la sua estensione. L'analisi di calcolo segue il processo di Glaser (1959), descritto in forma semplificata nella norma DIN 4108, parte 5, Procedure di calcolo. Le esigenze e le condizioni di contorno schematizzate per controlli di calcolo sulle costruzioni sono invece contenute nella norma DIN 4108, parte 3, Isolamento dall'umidità in relazione al clima: le condizioni climatiche indicate nella norma non rappresentano naturalmente le situazioni effettive ma sono state comunque scelte in modo tale che le costruzioni in grado di realizzare a queste condizioni diano ottimi risultati anche nella pratica. Esse valgono però soltanto per edifici non climatizzati adibiti a uffici o ad abitazioni, tali insomma da implicare un utilizzo valutabile. Nel caso di condizioni climatiche più marcate (locali climatizzati, piscine o simili) e in caso di danni provocati dalla formazione di rugiada all'interno delle parti dell'edificio bisogna fare riferimento al clima effettivo del locale e osservare il clima esterno nella zona dell'edificio. Tetti per cui non è necessario un controllo di calcolo. L'esperienza indica che molte c o m ponenti esterne a sufficiente isolamento termi-
Fondamenti
co non sono, nel nostro clima, a rischio di caduta di rugiada all'interno: in questi casi quindi un controllo di calcolo del processo di diffusione non è obbligatorio. Secondo la norma DIN 4108, parte 3, Isolamento dall'umidità in relazione al clima, rientrano tra questi tutti i tetti ventilati che soddisfano le condizioni elencate nella tabella 2. Nella pianificazione degli spazi liberi sopra gli strati isolanti, le tolleranze delle misure dei materiali isolanti e le inesattezze1 da cantiere vanno messe in conto nel corso della realizzazione. I dati della tabella 2 non devono, come si ritiene spesso erroneamente, essere rispettati alla lettera: bisogna solo ricordare che, nel corso di deviazioni da questi dati durante la costruzione, si deve ricorrere alla verifica di calcolo secondo DIN 4108, parte 3, riguardo alla sicurezza in caso di un'eventuale caduta di rugiada. Libera altezza dello strato d'aria. Nel caso della libera altezza dello strato d'aria al di sopra dello strato isolante le richieste delle norme sono diverse. Nella norma DIN 4108, parte 3, si richiede che in caso di una pendenza superiore al 10%, lo strato d'aria sia di almeno 20 mm di spessore mentre nelle regole specifiche per la realizzazione di tetti in metallo viene richiesto per la stessa pendenza uno spessore minimo di 100 mm. Lo spessore minimo dello strato d'aria secondo DIN 4108 non può assolutamente essere inferiore a 20 mm: se questo spessore è presente dappertutto, comprese le aperture d'ingresso e d'uscita, garantisce una sufficiente retroventilazione del rivestimento del tetto. La maggiore altezza dello strato d'aria, sostenuta dai manuali specifici, si basa sulla considerazione che l'influsso delle resistenze d'attrito di entrambe le superfici si riduce con l'aumentare dello spessore dello strato d'aria, senza tenere presente però che la resistenza della corrente nelle fessure d'ingresso e rilascio 1
Vedi esempio nella sezione Isolamento termico, p. 66.
aumenta sensibilmente con l'ingrandirsi dello spazio d'aria. In tal modo un aumento di spessore dello strato d'aria non garantisce in ogni caso l'incremento della velocità della corrente all'interno dello spazio cavo, né un miglioramento della ventilazione posteriore. Senza dubbio però, seguendo il suggerimento di avere uno strato d'aria più spesso, si riduce la tolleranza di massa degli isolanti e l'esattezza nella realizzazione pratica della costruzione del tetto. Le ricerche di Kùnzel sui tetti ventilati tuttavia pongono la questione se in tutti i casi la retroventilazione del rivestimento del tetto porti a un effettivo miglioramento dell'isolamento dall'umidità; le ricerche indicano che, specialmente sui telai inferiori retroventilati, la rugiada si può depositare tramite ventilazione dall'esterno sul telaio sottostante, e gocciolare o scorrere fino a determinare un aumento di umidità nel materiale termico e nelle travi di legno. Barriera al vapore e al vento. Nel caso di un tetto inclinato l'impenetrabilità al vento deve essere garantita tenendo conto di due fattori: 1. le dispersioni termiche da ventilazione incontrollabili devono essere impedite; 2. attraverso gli spifferi dello strato di rivestimento, dalla parte interna, l'aria calda carica di vapore acqueo della camera può essere trasportata per il carico del vento nella struttura del tetto e. se in inverno viene a contatto con la componente edile fredda, il vapore acqueo precipita sotto forma di rugiada. Poiché le barriere al vento e al vapore hanno entrambi il compito di interrompere un "movimento gassoso", aria in un caso, vapore acqueo nell'altro, spesso vengono unificate. Barriere al vento. Nel caso di tetti pendenti con isolamento termico tra le travi, è sempre criti-
Tabella 2 Tetti ventilati per i quali si tralascia una verifica di calcolo della caduta di rugiada
1 2
Riferito alla superficie inclinata del tetto Riferito alla superficie completa del tetto
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Fisica tecnica • Isolamento dall'umidità
Fondamenti
cata la tenuta della struttura del tetto rispetto al vento perché questo problema non viene trattato con sufficiente attenzione in sede progettuale. A prova di vento devono essere sia il rivestimento che il collegamento laterale alla parete collimante. A seconda della configurazione del rivestimento della pendenza del tetto il materiale usato può essere a prova di infiltrazioni ventose, oppure sono necessari interventi supplementari per raggiungere questa condizione. Un rivestimento di lastre di cartongesso a punte stuccate, ad esempio, non lascia passare il vento mentre uno di legno ad assi elastiche o scanalate, al contrario, permette le infiltrazioni. Nel caso dì un rivestimento di legno bisogna inserire uno schermo ulteriore per il vento, ad esempio un foglio di polietilene di 0,2 mm di spessore o simile a metà tra il rivestimento e le travi: viene fermato ai puntoni e i suoi bordi devono sovrapporsi per almeno 100 mm. Nel punto di sovrapposizione il foglio viene inchiodato lungo il puntone a una sbarra che funziona da struttura sottostante per il rivestimento: la chiusura ermetica al vento risulterà più sicura se lo spazio di sovrapposizione si estende lungo un'intera sezione di travetti. I punti critici sono le connessioni tra lo schermo contro il vento e le pareti a diretto contatto: la figura 2.2.18 illustra un esempio di realizzazione di una connessione laterale di questo tipo. Se si inserisce del materiale isolante munito di listelli laterali, occorre ricordare che tali listelli fissati ai puntoni non sono isolati dal vento; i punti battuti dei listelli laterali e degli strati isolanti devono essere assicurati almeno con una guarnizione, meglio ancora con l'inserimento di un ulteriore foglio quale schermo contro il vento. Barriera al vapore. La resistenza alla diffusione degli strati di materiale è caratterizzata dallo strato d'aria dei loro equivalenti di diffusione, strato che si ottiene col prodotto tra lo spessore sd del-
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sare il vapore acqueo in quantità apprezzabili; pertanto, perché sia impermeabile al vapore, un foglio d'alluminio deve essere spesso almeno 0,05 mm (norma DIN 4108). A seconda dei casi si usa come strato per schermare il vapore: 0,05 mm
4 mm
1 guarnizione 2 listello di sostegno (avvitato sullo sfondo) 3 foglio di polietilene a rinforzi incollati (freno al vapore e schermo al vento) 4 lastra di cartongesso 5 isolamento termico tra il lato dei puntoni e il muro 6 spazio di retroventilazione 7 isolamento termico nello scomparto 2.2.18 Isolamento termico tra i puntoni; collegamento dell'impianto contro le infiltrazioni del vento con il muro sormontato dal timpano
lo strato e il valore della resistenza alla diffusione \i del materiale:
Maggiore è il valore di sd, maggiore sarà l'impermeabilità al vapore dello strato di materiale. Non c'è un valore limite di resistenza alla diffusione per la definizione di schermo al vapore; al contrario è stabilito quando un materiale è impermeabile al vapore. Secondo la norma DIN 52.615 ciò si verifica quando la resistenza alla diffusione sd dello spessore testato del materiale è > 1500 m. Per certi materiali la permeabilità al vapore acqueo dipende dallo spessore dello strato: fogli di alluminio laminato, ad esempio, diventano porosi e lasciano pas-
0,2 mm
di foglio d'alluminio, con substrato ad esempio di cartone sbiancato; di guaina in bitume da saldare a caldo o guaina di impermeabilizzazione bituminosa, con o senza inserti di metallo; di foglio di polietilene, saldato o sovrapposto sui lati di almeno 100 mm.
Una barriera al vapore che debba essere incollata non può essere applicata direttamente al rivestimento di legno, ma sarà da questo separata per mezzo di un foglio di cartone inchiodato; si evita così che le irregolarità della lavorazione del legno vengano trasferite alla barriera al vapore e possano danneggiarla. Come le barriere al vento, anche quelle al vapore devono essere sigillate nelle connessioni laterali (vedi fig, 2.2.18). Mentre negli edifici normalmente adibiti a uffici o abitazione, una volta garantita la chiusura ermetica al vento, piccole imperfezioni nella barriera al vapore non procurano danni importanti, nelle piscine coperte si procede con grande cautela sia nel progetto che nella realizzazione; a causa delle alte temperature e dell'alto tasso d'umidità dell'aria, infatti, la differenza di pressione del vapore tra l'interno e l'esterno è d'inverno circa doppia rispetto a quella di uffici o abitazioni. Perciò nelle piscine coperte possono venire inserite solo barriere al vapore di qualità, quali ad esempio lastre di metallo, le cui connessioni laterali devono essere incollate e sigillate con cura, al fine di evitare infiltrazioni rugiadose d'umidità all'interno della struttura del tetto.
Fisica tecnica • Isolamento acustico Richard Jenisch
Al fine di proteggere l'uomo all'interno degli edifici dai rumori che giungono dall'esterno, occorre fissare i valori minimi di isolamento acustico delle singole parti dell'edificio; per far ciò bisogna, nel progetto d'isolamento acustico dell'edificio, prendere in considerazione anche le vie di propagazione sonora delle parti laterali dello stabile. Le fonti di rumori fastidiosi per l'uomo possono essere individuate all'interno o all'esterno dell'edificio; se si trovano all'interno, si tratterà presumibilmente di rumore proveniente dai vicini, ad esempio voci forti, musica o simili, oppure causato dagli impianti tecnici, ad esempio gli impianti idraulici, gli ascensori ecc. Per quanto riguarda i rumori provenienti dall'esterno, sono in genere causati dal traffico e, in prossimità degli aeroporti, dagli aerei. Le esigenze di isolamento delle parti interne dell'edificio contro il rumore proveniente dall'interno e dal traffico, sono riportate nella norma DIN 4109, Isolamento acustico negli edifici (11.89), mentre i provvedimenti contro il rumore degli aerei sono oggetto dell'ordinanza governativa riguardo alle esigenze acustiche degli edifici secondo una specifica legge di protezione contro il rumore degli aerei. La diffusione acustica negli edifici e il passaggio del rumore attraverso le loro parti sono influenzati da molti fattori di non sempre facile comprensione; perciò l'isolamento acustico delle parti dello stabile non viene calcolato, come quello termico, per mezzo di semplici equazioni, ma fondamentalmente deve essere stabilito in base a misurazioni. Questo naturalmente non esclude che, in virtù di molte ricerche sperimentali, l'isolamento acustico di certi edifici sia prevedibile; così il foglio 1 allegato alla norma DIN 4109 contiene un gran numero di esempi di realizzazione di componenti edili con dati relativi all'isolamento acustico. Il suono, propagandosi in un locale, incontra superfici sulle quali in parte si riflette e da cui in parte viene assorbito: il cambiamento dell'intensità sonora nel corso di questo processo costituisce un settore dell'acustica degli interni, ramo della scienza che si occupa della comprensibilità delle parole all'interno di un locale o del profilo di quest'ultimo a fini musicali.
Terminologia e criteri di giudizio dell'acustica edile e degli interni Terminologia base
Si definiscono suono le oscillazioni meccaniche e le onde di un mezzo elastico, onde captabili dall'orecchio umano quando siano comprese tra 16 e 20.000 Hz: la figura 2.2.19 illustra il quadro
2.2.19
Ambito delle frequenze acustiche
generale delle frequenze sonore. Il suono può trasmettersi sia nell'aria che nei solidi; l'orecchio umano può captare solo quello nell'aria e può distinguere tra toni, suoni e rumori. Un tono si origina da un'oscillazione a percorso sinusoidale e la frequenza f del tono in hertz (Hz) è data dal numero delle oscillazioni al secondo. Se aumentano le frequenze, aumenta anche il tono, e un raddoppio di frequenza rappresenta un'ottava. Suoni e rumori sono composti da diverse parti di tono, differenziandosi per la relazione numerica delle singole frequenze: nel suono, composto da un tono base e molti toni superiori, le frequenze sono tra loro in relazione semplice e la forma dell'oscillazione è periodica; per quanto riguarda il rumore, invece, non vi è una relazione individuabile tra le singole frequenze e la forma in cui appare l'oscillazione non è periodica. Secondo la figura 2,2.19, le frequenze stimate per l'acustica edile si estendono lungo un'ampiezza di 5 ottave, da 100 a 3150 Hz; per l'analisi dei processi sonori spesso la divisione in ottave è troppo ampia e viene perciò ridotta in terzi. L'ampiezza di fascia delle ottave e dei terzi si definisce con la relazione della frequenza angolare superiore f rispetto alla frequenza angolare inferiore f . Vale
in causa dalle oscillazioni di pressione delle onde sonore, le quali si sovrappongono alla pressione atmosferica dell'aria. La sensibilità ai suoni dell'orecchio dipende dall'intensità sonora I, sulla massa dell'energia sonora durante la propagazione nell'aria. Tra intensità sonora I e pressione sonora p vi è la seguente relazione:
dove e è la velocità del suono nell'aria e p la densità dell'aria. L'orecchio riesce a percepire pressioni sonore tra 2 • 10~6 Pa (soglia dell'udibilità a 1000 Hz) e 20 Pa (soglia del dolore a 1000 Hz). Per la valutazione pratica dei processi sonori si definisce il livello di pressione sonora L - detto più semplicemente livello sonoro - che è il logaritmo in base dieci del quadrato del rapporto fra la pressione sonora p e la pressione sonora relativa p0 = 2,10"6 Pa.
Il decibel, dB, non è un'unità secondo i dati qualitativi e quantitativi delle grandezze fisiche, ma serve a definire le grandezze delle relazioni logaritmiche: a causa della definizione del livello sonoro come relazione logaritmica tra due valori, due o più livelli sonori non possono essere sommati direttamente in modo algebrico. Nel confronto di più livelli sonori, l'aumento dipende solo dalla differenza dei singoli livelli e non dal loro valore assoluto. Così due fonti sonore di qualsiasi intensità, purché uguale (differenza nulla), innalzano il livello sonoro di 3 dB: nel caso di fonti sonore d'intensità differente l'aumento risulta minore con una differenza che va aumentando, rispetto allo zero di una differenza di 10 dB. Spesso la somma dei livelli può essere calcolata grazie a un normogramma, che fornisce l'entità dell'aumento A L, rispetto al livello maggiore in relazione alla differenza di entrambi i livelli Lm e Ln. La figura 2.2.20 mostra uno schema di somma dei livelli semplificato.
per l'ottava, per il terzo. Determinante per la propagazione del suono attraverso l'aria è la pressione sonora p, chiamata 83
Fondamenti
Fisica tecnica • Isolamento acustico
Isolamento acustico nell'aria
Con il termine isolamento acustico si intendono i provvedimenti presi contro la formazione del rumore (provvedimenti primari) e contro la propagazione sonora da una fonte di rumore all'ascoltatore (provvedimenti secondari). Nel caso dei provvedimenti secondari l'isolamento acustico si avvale dell'assorbimento dei rumori (fonte sonora e ascoltatore nello stesso locale) oppure della frapposizione di barriere (fonte sonora e ascoltatore in locali diversi). Nel caso dell'assorbimento acustico i provvedimenti necessari all'isolamento termico vengono adottati a seconda della modalità di produzione delle oscillazioni, distinguendo tra produzione nell'aria e nei solidi (fig. 2.2.22). L'orecchio umano non percepisce i suoni allo stesso modo lungo tutto l'intervallo di udibilità; è molto più sensibile alle basse frequenze che a quelle medie, e perciò è stata introdotta, accanto a quella fisica del livello sonoro, un'altra misura che sta alla base della sensibilità dell'orecchio umano all'effetto sonoro. Si definisce livello sonoro e la sua unità è il phon: il livello sonoro in phon è, secondo definizione, numericamente uguale al livello sonoro in dB di uno stesso tono, ad alto volume, di 1000 Hz di frequenza (fig. 2.2,21). A causa delle complicate relazioni riguardanti la mutevole sensibilità dell'orecchio umano, determinare il livello sonoro di un rumore è un notevole impegno. Per poter misurare il rumore senza
troppe complicazioni è stato introdotto il livello sonoro LA stimato A in dB (A). Il livello sonoro delle diverse parti di frequenza di un rumore viene valutato secondo la curva di frequenza A, e il livello sonoro LA permette di ottenere il dato dell'intensità del rumore. La sensibilità del livello sonoro dell'orecchio e la scala dei volumi, o il livello sonoro LA valutato A, non sono tra di loro proporzionali. Se il livello sonoro di un rumore aumenta di 10 dB (A), questo viene udito come un raddoppio del volume; nel caso di rumori più bassi sono sufficienti aumenti nettamente minori del livello sonoro per suscitare le stesse sensazioni. La tabella 1 presenta esempi del livello sonoro A di alcuni rumori.
propagazione del suono attraverso un solido 2.2.22 Produzione delle oscillazioni del suono attraverso l'aria e i solidi nelle partì dell'edificio
Un caso particolare di produzione attraverso i solidi è rappresentato dalla sollecitazione dei soffitti quando si cammina e viene definita sollecitazione acustica da calpestio. L'isolamento acustico nell'aria delle parti dell'edificio riguarda locali confinanti: in questo caso bisogna osservare che la propagazione acustica non procede solo attraverso la parete divisoria o il soffitto, ma anche lungo le parti laterali confinanti dell'edificio (fig. 2.2.23).
2.2.23 Propagazione acustica nell'aria tra due locali al di sopra della superficie (via A) e lungo le pareti dell'edificio (via B)
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Fisica tecnica • Isolamento acustico
La parte dell'edificio che divide la stanza rumorosa (L,) da quella silenziosa (L2) oppone resistenza al suono durante il passaggio: si tratta della proporzione logaritmica tra l'energia acustica in arrivo (P1) e l'energia acustica passata (P2) e viene definita misura d'isolamento acustico R:
La differenza di livello sonoro L1 - L2, tra la stanza rumorosa e quella silenziosa, non dipende solo dalla misura di riduzione del sonoro operata dalla parte divisoria, ma anche dalla sua superficie S e dalla capacità di assorbimento acustico (superficie di assorbimento acustico equivalente ad A) della stanza silenziosa. Queste grandezze sono legate dalla relazione
Con questa formula si può determinare R con misurazioni in sede di costruzione o in sede di laboratorio. Negli edifici, la propagazione acustica segue sempre la via secondaria B (fig. 2.2.22). La riduzione acustica per via aerea ottenuta tra due stanze è la misura di riduzione acustica edile R'; dato che quest'ultima è in relazione alla frequenza, le misurazioni sono effettuate per fasce di terzi al di sopra dello spettro di frequenza previsto da 100 a 3150 Hz, e i risultati vengono rappresentati come curva in un diagramma (Fig. 2.2.24). Per quanti non hanno dimestichezza con incarichi del genere, leggere il risultato di una misurazione in forma di curva risulta spesso difficile; i risultati di una analisi, infatti, sarebbero più leggibili se fossero espressi con una cifra o con un
Fondamenti
singolo dato. Tuttavia, per la valutazione delle curve di riduzione acustica si è trovato il modo seguente per arrivare a esprimere il risultato con una singola cifra. I punti di misurazione sulla curva vengono confrontati con una curva di riferimento data e questa viene poi spostata sull'asse delle ordinate di tanti valori in dB finché l'abbassamento medio della curva di riferimento, attraverso quella dei punti di misurazione, non arriva nel suo punto medio a più di 2 dB: il valore della curva di riferimento spostata a 500 Hz, costituisce il valore stimato di riduzione sonora, o misura stimata di riduzione sonora dell'edificio. Una volta la riduzione sonora non veniva data tramite il valore a 500 Hz, ma tramite l'ammontare in dB in base al quale si spostava la curva di riferimento in senso positivo o negativo. La misura dello spostamento si esprime in dB quale misura d'isolamento acustico nell'aria LSM [LuftschallschutzmaB) e si trovano ancora molti dati riguardanti la riduzione sonora sotto questa forma. Tra la misura stimata di riduzione sonora e la misura LSM d'isolamento acustico intercorre la relazione
Se una parte dell'edificio comprende una porta o una finestra a bassa riduzione acustica, si ottiene allora una riduzione sonora complessiva della parte, riduzione che dipende dal rapporto tra la superficie della finestra e della porta co la superficie totale, e dalla relazione tra la superficie della parte dell'edificio e la differenza di entrambe le misure di riduzione acustica. La riduzione acustica risultante Rw res, definita riduzione acustica complessiva, si' può ottenere per mezzo del grafico rappresentato dalla figura 2.2.24.
2.2.25 Influenza di una superficie a scarsa riduzione acustica sulla riduzione acustica aerea complessiva di una parte dell'edificio (ad es. una porta o una finestra in una parete)
Fondamenti di acustica degli interni
2.2.24 A proposito della definizione di misura stimata di riduzione acustica R w
L'acustica degli interni si occupa della diffusione del suono nei locali chiusi, e di una valutazione di questi ultimi ai fini dell'udibilità delle parole o dell'idoneità a manifestazioni musicali: oltre a questo, contempla suggerimenti per misure di riduzione del rumore nei locali di soggiorno e di lavoro. L'acustica di un interno è marcatamente influenzata dall'assorbimento acustico delle superfici delimitanti il locale, intendendo con ciò la dispersione di energia acustica nel corso della riflessione delle onde sonore da parte delle superfici. La dispersione avviene prevalentemente per la conversione dell'energia acustica in energia termica. Un valore importante per l'acustica interna è il periodo di risonanza T di un locale, che dipende dal volume della stanza V in m3 e dalla superficie di assorbimento acustico A (in m2) del locale. Il rapporto tra queste tre grandezze è dato dalla formula di Sabine:
B 3 (VI ù
Nelle abitazioni l'acustica è di solito priva di im-
curva di riferimento in base a DIN 52.210, parte 4 curva di riferimento spostata valori misurati abbassamento medio permesso di 2 dB
portanza, mentre è di grande rilievo nelle sale riunioni o conferenze; questi locali si trovano all'interno di edifici per uffici, spesso all'ultimo piano, dove un fattore fondamentale per l'assorbimento acustico ai fini del periodo di risonanza nel locale è rappresentato dal rivestimento dei lati del tetto. Il periodo di risonanza T nelle sale riunioni e conferenze deve essere, a seconda del volume del locale, compreso tra 0,5 e 1,0 secondo. Verifica dell'isolamento acustico richiesto La verifica dell'esistenza, in una parte d'edificio, di un isolamento acustico come previsto dalla norma DIN 4109 può avvenire o grazie ai valori dati dal foglio 1 allegato alla norma DIN 4109, oppure con una misurazione acustica dell'edificio, sebbene quest'ultima possa essere compiuta solo in sede sperimentale o a edificio ultimato. In sede sperimentale occorre sottrarre al valore misurato 2 dB per i muri e i tetti, una cifra che costituisce un supplemento di sicurezza per i dati ottenuti in laboratorio. 85
Fondamenti
Fisica tecnica • Isolamento acustico
Comportamento acustico delle parti dell'edificio
re una frequenza di risonanza minore di 100 Hz; essa è tanto minore quanto più pesanti sono i rivestimenti e maggiore è la loro distanza. L'ammortizzazione (o riduzione) acustica della struttura migliora ulteriormente qualora nello spazio cavo sia presente una gran resistenza alla corrente, facilmente realizzabile con l'inserto di un isolante a fibre minerali.
Nell'acustica edile, per quanto riguarda la propagazione acustica, bisogna distinguere tra parti dell'edificio a uno o due strati; sono a uno strato quando tutti i piani sono assemblati in uno, ad esempio un muro d'intonaco; a due quando gli strati componenti sono divisi da un terzo a cuscinetto, ad esempio uno strato d'aria o di isolante. I tetti inclinati, salvo poche eccezioni, rientrano nel gruppo delle parti dell'edificio a due strati. Parti dell'edificio a uno strato
La riduzione acustica delle componenti a uno strato dipende: - dalla loro massa riferita alla superficie; - dalla resistenza alla flessione del materiale; - dallo spessore del materiale. Nel caso di parti dell'edificio a uno strato spesse e pesanti, decide della loro riduzione acustica innanzitutto la massa relativa alla superficie; a un raddoppiamento della massa corrisponde un aumento della riduzione acustica di circa 7-8 dB. Nel caso di componenti più leggeri questa regola non vale più, come si può vedere nella figura 2.2.26. Nell'intervallo tra 10 e 50 kg/m2, in cui la riduzione acustica praticamente non cambia, rientra il cosiddetto effetto di adattamento alla traccia; nel caso di rivestimenti molto leggeri è di nuovo riscontrabile un effetto della massa sulla riduzione acustica. La distinzione tra componenti leggeri o pesanti avviene anche in relazione alle lastre assai resistenti alla flessione (rigide) o con poca resistenza (flessibili).
2.2.27 Riduzione acustica di pareti doppie a distanze di grandezza differente del rivestimento delle pareti e riduzione acustica di una parete a uno strato dello stesso peso
Parti dell'edificio a due strati
Per ottenere una buona riduzione termica con le parti a uno strato è necessaria una massa consistente, e ciò può in certi casi costituire un onere. Con strutture decisamente più leggere si può ugualmente raggiungere una buona ammortizzazione acustica, se le strutture sono a due strati. L'effetto che permette alle componenti a due strati di conseguire una buona ammortizzazione acustica è determinato dal sistema di risonanza che si crea tra due masse (rivestimenti) unite da un cuscinetto (strato isolante o aria): l'isolamento acustico peggiora con la frequenza di risonanza fR, ma migliora nettamente con frequenze superiori a quella di risonanza. Questo significa che le parti dell'edificio vanno costruite in modo da ave-
1 Lastre di fibre minerali sulla parete divisoria e tra questa e i puntoni 2 Zona di retroventilazione 3 Strato isolante composto da lastre di fibre minerali spessore = 80 mm, peso > 30 kg/m3 4 Collegamento a prova di vento della barriera a! vento (foglio di polietilene, d'alluminio) 5 Guarnizione elastica per chiudere le fessure 6 Lastre di cartongesso, 2 x 12,5 mm 7 Parete divisoria 8 Divisione del listello del tetto 2.2.28 Schizzo della struttura del tetto nell'ambito dei collegamenti della parete divisoria nel sottotetto
Isolamento acustico dei tetti La riduzione sonora di un tetto partecipa all'isolamento dai rumori esterni. A causa della struttura a due strati del tetto inclinato si possono raggiungere, a seconda della realizzazione, misure stimate di ammortizzazione sonora comprese tra 35 e 50 dB. Esempio
La tabella 2 illustra alcuni esempi di realizzazione per tetti inclinati e la misura stimata relativa di riduzione sonora secondo la norma DIN 4109 (11.89). Per valori d'ammortizzazione di 50 dB e oltre è necessario uno spesso rivestimento esterno e, di regola, il doppio del rivestimento interno. Avvertenze sulla linea acustica nella struttura del tetto
2.2.26 Dipendenza della misura stimata di riduzione acustica R'w dalla massa relativa alla superficie m' per parti dell'edificio a uno strato: a) cemento, muri, gesso, vetro e altri (lastre resistenti alla flessione);
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a') valori di calcolo per la verifica sull'isolamento termico in base a DIN 4109 (89); b) lamiera d'acciaio fino a 2 mm di spessore, lamiera di piombo, lastra di gomma (lastre piegabili).
Nelle case a schiera dotate di ampi sottotetti, la parete divisoria tra le case corre di solito tra la zona dei puntoni fino ai listelli del tetto, e al di sopra della struttura dello stesso si può trovare una linea acustica a lunga percorrenza. Al fine di non peggiorare l'ammortizzazione sonora della parete divisoria, durante la costruzione occorre rispettare i seguenti punti (vedi fig. 2.2.28):
Fondamenti
Fisica tecnica • Isolamento acustico
Spiegazioni della tabella 2
Tabella 2 Esempi di realizzazione di tetti pendenti in legno, ventilati e non (valori di calcolo, misure in mm)
1
Isolante a fibre secondo DIN 18.165, parte 1, tipo W-w oWL-w 1 a Lastre espanse secondo DIN 18.164, parte 1, tipo WD oWDS 2 Lastre compresse o lastre di cartongesso 2a Lastre compresse o di cartongesso con o senza sostegno mediano 3 Rivestimento aggiuntivo di legno, lastre compresse o cartongesso con peso > 6 kg/m2 4 Sostegno mediano 5 Schermo al vapore, ove necessario 6 Spazio cavo ventilato/non ventilato 7 Telaio inferiore o simili, ad esempio lastre di fibre di legno secondo DIN 68.754, parte 1, con spessore > 3 mm 8 Rivestimento del tetto su asse orizzontale e se necessario controasse 8a Come sopra, ma con esigenze di chiusura ermetica (ad esempio lastre per il tetto in fibrocemento secondo la norma DIN 274, parte 3, su superficie ruvida > 20 mm, embrici secondo DIN 456 oppure lastre di calcestruzzo secondo la norma DIN 1115, tegole non scanalate o lastre su gettata di malta)
Tabella 3
Esigenze di riduzione acustica dell'aria delle parti esterne dell'edificio
• il listello del tetto deve essere interrotto sopra la parete divisoria; • sulla parete divisoria e nelle fessure tra la parete divisoria e le travi bisogna inserire lastre di fibre minerali; • il materiale isolante a fibre minerali nello scomparto deve avere uno spessore di almeno 80 mm; • il rivestimento laterale di lastre di cartongesso deve essere chiuso nei punti di contatto delle lastre, la fessura presso la parete divisoria va chiusa con un mastice elastico. Inoltre, la massa relativa alla superficie del rivestimento non deve essere inferiore a 20 kg/m2.
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Fisica tecnica • Isolamento acustico
2.2.29 Normogramma per l'accertamento del "livello determinante di rumore esterno" davanti alle facciate delle case per tipiche situazioni di traffico stradale
Tabella 4 Valori correttivi per la misura di attenuazione acustica risultante in base alla tabella 3 dalla relazione
Requisiti riguardanti l'isolamento acustico Il rumore del traffico rappresenta una fonte sonora sempre più importante. Negli anni passati gli inquilini degli edifici hanno avvertito in modo crescente l'esigenza di vivere in abitazioni protette dal rumore: ma se è possibile inserire un parametro limite per l'inquinamento acustico causato dalle industrie, non si può fare altrettanto con quello stradale che dipende dall'intensità del traffico, difficilmente controllabile.
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Requisiti basati sulla norma DIN 4109 riguardanti l'isolamento acustico delle parti esterne dell'edificio
Per soddisfare il bisogno degli abitanti di una protezione dai rumori esterni, nella norma DIN 4109 sono stati stabiliti i valori minimi di isolamento acustico delle parti esterne dell'edificio, tra le quali vi è anche il tetto. Queste esigenze minime dipendono dai rumori della strada, dall'uso del locale e sono date quali misure di riduzione acustica risultante dalla riduzione sonora delle parti esterne e delle relative finestre (vedi la tabella 3). Questi valori devono tuttavia ancora essere corretti in base alla tabella 4, secondo il rapporto tra la superficie esterna complessiva S(W+F) di una stanza e la superficie base Sc della stessa.
Livello determinante di rumore esterno
Si tiene conto del rumore del traffico per mezzo delle condizioni stabilite dal "livello determinante di rumore esterno". Di regola lo si calcola in base all'RLS-81, Criteri di massima per l'isolamento acustico nelle strade, oppure in base alla norma DIN 45.642, Misurazioni dei rumori del traffico. Può anche essere calcolato approssimativamente in base alla figura 2.2.29.
Fisica tecnica • Protezione dagli incendi Richard Jenisch
Le regole riguardanti la protezione dagli incendi si trovano nell'ordinamento edile dei Lànder: i provvedimenti tecnici in materia ivi stabiliti mirano a salvaguardare, in caso di incendio, la salute delle persone all'interno e all'esterno dell'edificio, nonché le strutture circostanti; questi provvedimenti sono pressoché uguali in tutti i Lànder tedeschi. La classificazione dei materiali edili in base alla loro reazione agli incendi e la suddivisione delle parti dell'edificio in classi di resistenza al fuoco rappresentano i criteri di valutazione delle esigenze di sorveglianza delle costruzioni. Un incendio che si sviluppa e si diffonde in un locale viene fermato da materiali difficilmente infiammabili o non combustibili; sono poi le reazioni al fuoco delle varie parti dell'edificio a decretare la misura della propagazione dell'incendio alle stanze contigue: con reazione si intende il tempo di resistenza al fuoco in minuti, a determinate condizioni. Il modo di verificare materiali e parti dell'edificio rispetto alla loro classificazione è stabilito nella norma DIN 4102, Reazioni al fuoco di materiali e componenti.
Le classi dei materiali edili Riguardo alle reazioni in caso d'incendio si distingue tra materiali non combustibili di classe A e combustibili di classe B, la cui classificazione con definizione di controllo si trova nella tabella 1. L'ordinamento in una classe di materiali viene provato • con un certificato d'esame; • con un attestato e un contrassegno di controllo; • con ia suddivisione presente nella norma DIN 4102, parte 4, Reazioni al fuoco di materiali edili e parti d'edifici.
Classi di resistenza al fuoco L'attribuzione delle parti dell'edificio alle classi di resistenza al fuoco viene effettuata in base al tempo durante il quale il componente o la struttura, in caso di prova d'incendio, resistono al fuoco: a seconda delle reazioni i componenti
vengono sistemati all'interno di quelle che nella tabella 2 si chiamano "classi di resistenza al fuoco". La sistemazione dei termini del regolamento edilizio rispetto alle classi di resistenza al fuoco è illustrata invece nella tabella 3.
Requisiti Nel caso dei tetti, il rivestimento non solo deve essere resistente agli effetti del tempo, ma anche al fuoco e al calore irradiato, caratteristiche queste normalmente garantite da una copertura rigida. Nella mansarda di un edificio a frontone il tetto dall'interno all'esterno deve rientrare nella classe di resistenza F 30, e le aperture sulla superficie del tetto, misurate in orizzontale, devono es•sere ad almeno 2 m dalla parete divisoria dell'edificio.
Tabella 3 Definizione delle classi di resistenza F e breve descrizione
tabella 1
Classificazione dei materiali
Tabella 2 Classi di resistenza al fuoco F
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Protezione dalla corrosione Richard Jenisch
Metalli Nelle coperture delle superfici dei tetti vengono usati metalli diversi, per quanto non vengano a contatto solo metalli ma anche materiali differenti. Nel caso di combinazioni errate tra i materiali infatti, questi sono soggetti alla corrosione. Con essa si intende la reazione chimica o elettrochimica di un metallo alle azioni dell'ambiente esterno che aggrediscono la superficie del metallo compromettendo la funzionalità del componente: la corrosione può venir causata dalle impurità dell'aria, dal contatto con l'acqua o da quello con materiali umidi. Essa procede per trasformazioni chimiche dirette, per corrosione elettrochimica o corrosione di contatto. Attraverso la formazione di elementi galvanici nel contatto tra metalli differenti e in presenza di liquidi conduttori d'elettricità, ad esempio acqua "impura", risulta determinante la distanza di entrambi i metalli nella scala di tensione elettrochimica. Nella prassi si è notato peraltro come il tipo di "impurità" dell'acqua possa limitare di molto la capacità d'influenza della scala di tensione normale. Nelle zone industriali la reazione corrosiva dei metalli, a causa dell'aria molto inquinata dagli scarichi e dalle impurità, è diversa da quella delle regioni montane che hanno un'aria ancora "relativamente" pulita: in base a un'esperienza consolidata si è potuto stabilire che è comunque impossibile, in condizioni normali, la combinazione di certi metalli, raggruppati nella tabella 1. Il segno + all'intersezione tra la riga e la colonna significa che di regola la combinazione è possibile, il segno - invece indica che essa è sconsigliabile. In generale, per evitare i danni da corrosione occorre stabilire interventi a carattere protettivo: i metalli vanno difesi applicando sulla superficie
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uno strato protettivo dagli agenti corrosivi e dagli effetti dannosi dei materiali circostanti; la durata delle coperture metalliche del tetto dipende quindi da un buon trattamento anticorrosivo (suggerimenti al riguardo si possono trovare nei testi specializzati).
Materiali sintetici I materiali sintetici vengono prodotti per sintesi chimica. Grazie alle numerose possibilità di combinazione degli atomi di carbonio con altri elementi, è possibile produrre un gran numero di materiali sintetici con molteplici soluzioni d'impiego nell'edilizia. Questi materiali, in virtù della loro plasmabilità e stabilità chimica diventano materiali di largo impiego nell'edilizia e trovano vasta applicazione tra gli isolanti, le strisce di guarnizione e le parti flessibili. Bisogna notare però come ultimamente si moltiplichino le riserve su questi materiali, in parte perché a fronte della loro stabilità sono difficili da smontare e in parte perché, in caso di incendio, rilasciano gas corrosivi che risultano pericolosi per l'ambiente.
Costruzione Eberhard Schunck e Hans Jochen Oster
Uso e requisiti La funzione principale di un tetto è quella di proteggere dalle precipitazioni sotto forma di pioggia, neve e ghiaccio: la struttura portante deve anche sopportare il carico del vento, della neve e dell'uomo in caso di riparazioni, senza dimenticare la protezione dal fuoco. Fondamentalmente le soffitte devono garantire protezione dalla neve di riporto e dalla sporcizia, nonché chiusure a prova di vento; in più, dovrebbero contribuire a riparare dal caldo, dal freddo e dai rumori; per gli usi abitativi, infine, bisogna superare i problemi dell'isolamento termico e dell'umidità interna. Le esigenze di guadagno di energia passiva e le compatibilità ecologiche completano il quadro. Accanto alle condizioni climatiche è allora l'utilizzo a decretare quale tipo di costruzione sarà scelta.
tare dannosa se lo strato al di sopra dell'isolamento termico è nelle condizioni di assorbire poca umidità (striscia sottesa liscia), trasmettendo così l'umidità condensata allo strato isolante. La figura 2.3.1 illustra i princìpi di costruzione delle strutture ventilate: nell'esempio sono considerate con i coppi.
Principi costruttivi Oggi si ha la possibilità di soddisfare le diverse esigenze dettate dalla costruzione del tetto con un buon numero di costruzioni differenti facilmente armonizzabili, da una copertura semplice monostrato sino a strutture a più strati che potrebbero essere definite "pareti esterne inclinate". I princìpi di costruzione/princìpi strutturali si distinguono tra ventilati e non ventilati. Princìpi della costruzione ventilata Le strutture ventilate assicurano tutti i vantaggi costruttivi tanto che il loro impiego dovrebbe costituire la regola; si adattano a costruzioni complesse, le cui parti sono soltanto monofunzionali e di non facile orientamento. Innanzitutto, c'è la possibilità di migliorare l'isolamento termico in estate, mediante la fuoriuscita delle masse d'aria riscaldata dallo strato di copertura; si può eliminare l'eventuale umidità presente, si tratti di precipitazioni sul lato inferiore della copertura nei casi di bruschi abbassamenti di temperatura o di umidità interna che abbia valicato la barriera al vapore e l'isolamento. Le costruzioni ventilate permettono che errori e complicazioni durante la realizzazione non abbiano gravi conseguenze e prevedono una maggior varietà di forme. D'altra parte non bisogna omettere che, contrariamente alla norma DIN in vigore, alcuni fisici tecnici sostengono che la ventilazione al di sopra dello strato isolante porti con sé, all'interno della costruzione, l'umidità esterna: essa può risul-
2.3.1
Quadro complessivo dei princìpi della costruzione ventilata nel caso di una copertura di coppi
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Costruzione
Fondamenti
Annotazione: "parte sottostante del tetto" e "precopertura" vengono spesso definite in modi diversi. Nell'ambito di questo Atlante del tetto sono state individuate le seguenti distinzioni: • la "precopertura" si trova subito sotto la copertura superiore e con essa costituisce un'unità; • la "parte sottostante del tetto" va intesa come uno strato di guarnizione che rappresenta però un tetto funzionante anche senza lo strato di copertura superiore; • con "copertura" si intende il rivestimento delle parti, con "guarnizione" il fissaggio o la saldatura dei telai. A proposito di precopertura e parte sottostante del tetto si potrà distinguere tra una "precopertura" e una "guarnizione sulla precopertura" e tra una "parte sottostante del tetto" e una "guarnizione sottostante". Senza isolamento
Le costruzioni prive d'isolamento termico sono destinate agli usi più semplici, come soffitte aperte o spazi di rimessaggio. Una striscia sottesa o uno strato a lastra può tenere lontani neve, vento e sporcizia; un sottotetto funziona ancora meglio di una striscia sottesa. Inoltre in inverno può fornire ottime prestazioni se, a causa delle condizioni climatiche, non è ancora stato possibile sistemare lo strato di copertura. In alcune zone climatiche, infatti, l'effetto isolante di un rivestimento in legno con al di sopra una guaina risulta più che sufficiente e può persino soddisfare le esigenze di un semplice isolamento acustico. Isolamento sopra la struttura portante
Questo principio di costruzione racchiude molti vantaggi: la struttura portante è visibile dall'interno ed è scarsamente sensibile a sbalzi d'umidità e temperatura; l'isolamento è efficace continuativamente lungo i puntoni e un vantaggio di tale costruzione è rappresentato dal fatto che la barriera al vapore può essere sistemata su un piano unico senza interruzioni. Lo spazio di ventilazione si ottiene grazie a un controasse o ai cosiddetti puntoni di ventilazione, ma poiché di solito non basta la rigidezza dell'isolamento termico a tener fermi i puntoni di ventilazione, nel piano dell'isolante è prevista una struttura di arcarecci. Questi inserti mediani interrompono l'isolamento e sono perciò fatti di materiali a scarsa conducibilità termica; questo inserto successivo, di solito in legno, risulta un po' complicato e richiede la maggiore altezza possibile della costruzione. Isolamento tra le parti portanti
La costruzione generale può in questo caso essere mantenuta più bassa, una struttura funzionale è tuttavia possibile soltanto se l'altezza della struttura portante è nettamente al di sopra dello spessore necessario per l'isolamento e la guarnizione, non potendosi altrimenti garantire una ventilazione sufficiente. Questo principio costruttivo è valido anche per i risanamenti; gli svantaggi constano nel fatto che 92
10 strato di isolamento deve essere interrotto dai puntoni e la barriera al vapore va fissata, in modo dispendioso, al termine dei lavori. Isolamento tra le parti portanti e sotto la struttura portante Questo principio di costruzione è necessario quando non si ha a disposizione un'altezza sufficiente della struttura portante e la costruzione generale deve essere mantenuta più bassa possibile. Per fissare la barriera al vapore e il rivestimento interno è necessaria una sottocostruzione supplementare. Per il collegamento della barriera al vapore vale quanto detto nell'isolamento tra le parti portanti. Anche questo principio vale per una costruzione successiva del tetto. Isolamento sotto la struttura portante Se l'altezza a disposizione della struttura portante è insufficiente, allora l'isolamento termico deve essere sistemato al di sotto della stessa. 11 vincolo è pari a quello del principio precedente: l'isolamento termico deve essere o abbastanza rigido e adatto all'inserimento della barriera al vapore e del rivestimento interno, oppure deve essere interrotto da una sottostruttura. L'intera costruzione è di grande altezza e si ha una considerevole perdita di volume dei locali interni.
Stratificazione artigianale
In questo caso la barriera al vapore deve assolutamente essere impermeabile alla diffusione e venir sistemata con grande cura: i collegamenti
2.3.2 Principio di struttura non ventilata nel caso di una stratificazione manuale con coppi
delle parti dell'edificio devono avere la stessa resistenza alla diffusione della superficie; il materiale isolante deve soddisfare i requisiti principali dell'isolamento. Tuttavia, nel caso di questo principio strutturale, appare sensato usare la minor quantità possibile di materiale organico perché con la minima presenza di umidità possono verificarsi danni causati dalla muffa. Pertanto gli strati di guarnizione sovrastanti dovrebbero lasciar diffondere l'aria. Interventi a carattere industriale
2.3.3 Principio di struttura non ventilata nel caso di una costruzione a pannelli precompressi in vetro
Princìpi di costruzione non ventilata Le costruzioni non ventilate vanno eseguite solo in casi particolari, e sono condizionate da piani e realizzazioni prive di imperfezioni che non sempre si possono ottenere. A fronte della scarsità di massa anche l'isolamento termico estivo può essere realizzato mediante masse supplementari all'esterno della struttura del tetto, ad esempio nell'ambito del pavimento e delle pareti. I princìpi di questa struttura vanno scelti quando non è possibile la ventilazione, ad esempio al di sopra di grandi aperture e di grosse finestre sulla superficie del tetto. Vale la pena dunque progettare la superficie del tetto possibilmente senza grandi aperture.
L'intervento di tipo industriale necessita di una tecnica altamente sviluppata in cui le parti singole sono maggiormente funzionali. Le strutture a pannelli precompressi trasparenti, una volta chiamate vetri senza stucco, sono usate in particolari situazioni in cui occorre molta luce: ad esempio nel caso di serre, edifici per il ricovero degli animali, locali ampi e alti senza particolari requisiti climatici. A causa della loro capacità di far passare la luce sono adatti anche all'accumulo di energia passiva. Per impieghi prossimi a quelli abitativi, ai fini dell'isolamento termico estivo non sono sufficienti i vetri che schermano dal sole; bisogna attuare provvedimenti supplementari che garantiscano l'ombra. Le costruzioni a pannelli precompressi non trasparenti sono riservate a realizzazioni la cui strut-
2.3.4 Principio di struttura non ventilata nel caso di una costruzione a pannelli precompressi non trasparenti
tura può definirsi industriale; anche in questo caso si devono utilizzare materiali isolanti di alta qualità, per rendere sopportabile il clima interno: molto spesso una soluzione di questo tipo è legata a usi che rendono indispensabile la climatizzazione interna.
Le parti del tetto
All'effetto visivo complessivo di un tetto contribuiscono in egual misura il materiale, la struttura, la pendenza adatta ai materiali e la formazione delle sue parti: la forma in accordo ai materiali del colmo, delle estremità e della gronda non può essere separata dall'effetto complessivo; ciò significa che le scelte estetiche relative alle parti del tetto che condizionano l'utilizzo di materiali specifici e adatti influisce sia sulla funzionalità tipica che sul carattere distintivo del tetto. La figura 2.3.5 mostra le parti del tetto semplificate anche nei fregi degli strati e delle strutture, e dovrebbe permettere un rapido riconoscimento delle sezioni rispettive nelle parti prescelte.
2.3.5
Le parti del tetto
Compiti strutturali
Le seguenti avvertenze illustrano i compiti strutturali delle singole parti, mentre i particolari si trovano nella sezione Costruzioni.
• Bordi Il colmo quale conclusione superiore del tetto svolge, nel caso del tetto a falde, il compito di unire le due parti del tetto in modo tale da permettere loro un movimento limitato. Nelle strutture ventilate il colmo è il punto ideale per sistemare la ventilazione verso l'esterno della costruzione. Nel caso di tetti a uno spiovente la zona di colmo deve permettere un movimento indipendente della superficie del tetto e del corpo dell'edificio, oltre ad avere funzioni protettive della parete sottostante. All'estremità intesa come bordo del tetto spettano compiti simili a quelli del colmo; può cioè, ma non deve, svolgere il ruolo di strato per la ventilazione verso l'esterno e deve potersi muovere indipendentemente dalla parete esterna sottostante nei cui riguardi esercita funzioni protettive. Infine, come il colmo del tetto a uno spiovente, deve essere rivestito lateralmente. Anche la gronda fa parte dei bordi del tetto e deve svolgere funzioni simili a quelle del colmo e delle estremità: quale bordo inferiore deve garantire lo scorrimento dell'acqua piovana lungo i canali o la copertura. La funzione più importante della gronda rimane comunque la ventilazione della struttura del tetto. • Angoli Gli angoli della superficie del tetto devono essere in grado di tollerare i movimenti delle superfici che li definiscono. Il colmo, che nel tetto a due falde è anche angolo, è già stato esaminato al paragrafo Bordi. Il displuvio, molto simile al colmo del tetto a due falde, difficilmente può funzionare da ventilazione verso l'esterno; poiché però la ventilazione generale passa comunque per la zona dello spigolo, è utile che riflessioni sulla ventilazione comincino proprio da questa parte. Il compluvio, come parte che convoglia e fa defluire l'acqua, presenti particolari problemi di impermeabilizzazione. Se si rende necessaria la ventilazione nella zona di compluvio, occorre un particolare impegno costruttivo per mantenere l'altezza di ristagno: la retroventilazione ininterrotta deve essere considerata e valutata insieme allo spigolo. Le piegature e i gradini del tetto hanno il compito di collegarne le diverse pendenze, o nel caso di uguale pendenza, di innalzare e articolare la superficie più alta del tetto; si caratterizzano a seconda delle differenti impostazioni strutturali. Mentre la piegatura lascia proseguire la superficie del tetto consentendo sempre una certa
possibilità di movimento, il gradino rappresenta una cesura: la realizzazione meticolosa di una piegatura porta a un gradino, specialmente quando non ci sono parti adattabili a un cambio di direzione delle diverse superfici inclinate. Nel caso la sicurezza nei confronti del ristagno, della neve e della pioggia di riporto sia elevata, il gradino del tetto può anche essere utilizzato per la ventilazione. • Aperture Le aperture nella superficie del tetto servono a far passare aria e luce nel sottotetto, entrando in contrasto con la sua funzione di protezione. Nel caso di finestre piane lo scolo dell'acqua è reso possibile da un collegamento a forma di scaglia nella copertura del tetto; con ogni apertura viene limitata la ventilazione posteriore della superficie del tetto. Una ventilazione della superficie al di sopra dell'apertura è possibile solo con una costruzione dispendiosa. Gli abbaini hanno il vantaggio di poter essere coperti dallo stesso materiale di copertura della superficie; i problemi di ventilazione degli abbaini ad avancorpo possono venire facilmente risolti allo stesso modo delle finestre orizzontali, pur comportando limitazioni in altezza dovute alla pendenza del tetto. Questo svantaggio non si presenta con gli abbaini a veranda, i quali d'altro canto presentano un gran numero di piccole parti quali displuvi, compluvi, estremità e gronde, elementi che ne
2.3.6 Le forme dell'abbaino: a) abbaìno Fledermaus, b) abbaino ad avancorpo, e) abbaino a punta o triangolare, d) abbaino a veranda
rendono la ventilazione più complessa rispetto agli abbaini ad avancorpo. Dal punto di vista della copertura, la miglior soluzione al problema delle aperture è rappresentata dai cosiddetti abbaini ad avancorpo, che possono venir coperti dalla superficie senza displuvi affilati né compluvi; vanno però tenuti bassi.
93
Fondamenti
• Inserti e collegamenti del tetto Nel caso degli inserti del tetto i compiti strutturali sono simili a quelli delle aperture piane. Per gli inserti larghi bisogna innanzitutto risolvere il problema caratterizzato dal collegamento di una superficie dalla parte della gronda con un tratto sollevato di superficie del tetto. Nel caso di inserti molto larghi, invece di una falda si origina un canale di scolo che deve avere un'altezza di ristagno sufficiente e uno scorrimento ben funzionante. Una ventilazione necessaria implica, per garantire questi requisiti costruttivi, un impegno supplementare sìa a livello di progetto che di realizzazione.
Costruzione e forma
Nell'esempio, le tre parti più importanti - colmo, estremità e gronda-vengono illustrate con le loro caratteristiche strutturali nel contesto di forma e costruzione.
2.3.7
Forme dei bordi del tetto
• Sporgenza del tetto La sporgenza del tetto offre le migliori condizioni per una buona costruzione; le funzioni protettive per le parti sottostanti sono garantite in modo ideale, li movimento indipendente del tetto e del corpo dell'edificio può, allo stesso modo della ventilazione, essere garantito dal punto di vista costruttivo; è interessante il fatto che, pur variando mode e stili architettonici, questo tipo di soluzione è stato completamente ignorato per un certo periodo. Oggi osserviamo una rinascita di questo metodo costruttivo. • Realizzazione a filo Il desiderio di forme del corpo dell'edificio a filo e angolate si esprime nei collegamenti a filo dei tetti, anche se queste forme contraddicono i requisiti costruttivi che devono rispettare nelle parti più importanti del tetto. Si possono evitare danni con un progetto e una realizzazione accurati grazie a canali alle estremità e nel cassettone. La funzione protettiva del tetto nei confronti del corpo dell'edificio viene svolta solo entro certi limiti. • Sporgenza della parete I problemi posti dal movimento del tetto e del corpo dell'edificio sono ben risolti dalla sporgenza dei muri esterni ma vanno comunque risolti an94
Le parti del tetto
che i problemi di ventilazione all'interno e all'esterno. Se si estende la sporgenza del muro anche alla gronda, si origina un canale di gronda con tutti i relativi problemi tecnici. La soluzione indicata è una combinazione tra sporgenza della parete al colmo e alle estremità e sporgenza del tetto nei pressi della gronda.
Gli strati • I materiali del tetto
Nell'edificazione di una costruzione sono presenti diversi strati che svolgono compiti particolari nella costruzione generale. In una costruzione di un certo impegno si possono distinguere i seguenti singoli strati:
Funzione principale • Strato di rivestimento e protezione Protezione dalla pioggia, deflusso della pioggia, resistenza al carico della neve, resistenza al peso dell'uomo, barriera ai raggi solari, barriera alle particelle in sospensione, isolamento acustico, barriera contro il fuoco
• Strato portante 1 (impianto, rivestimento) Supporto e sostegno del rivestimento, ripartizione del peso dell'uomo, ripartizione del carico nevoso
Funzione secondaria barriera contro la pioggia di riporto
Mentre lo strato portante è stato trattato nella parte che riguarda la struttura portante (p. 42 e segg.) e il rivestimento interno, costituendo il punto di contatto tra il tetto e la configurazione delle stanze, soggiace a diversi criteri che esulano dal tema del tetto e di cui perciò non ci occuperemo ulteriormente, gli altri rivestimenti verranno considerati di seguito da un punto di vista costruttivo.
Gli strati del rivestimento
barriera contro la neve di riporto
protezione dalla luce
Il primo strato del tetto ha come compito fondamentale la protezione del tetto sottostante da rovesci di tutti i tipi. Per assicurare tale protezione le possibilità sono due: l'acqua può venir deviata dall'edificio il più rapidamente possibile oppure essere fermata e poi condotta nel punto adatto.
rinforzo della struttura portante
• Strato ventilato 1 (sotto-areazione del rivestimento) Eliminazione del calore, eliminazione del vapore, asciugamento della brina, asciugamento dell'acqua depositata
Principio del rivestimento a superficie piana
si sovrappongono le une alle altre finché tutta l'acqua piovana, passata lungo le fessure longitudinali più in alto, non venga convogliata dall'alto verso il basso e dall'interno verso l'esterno. Tutte le tegole funzionano in questo modo e così, ad esempio, le scandole, le lastre d'ardesia e gli embrici; anche l'incannicciato e i rivestimenti di paglia assecondano questo principio. Lo svantaggio è determinato dal fatto che le tegole necessitano di diverse sovrapposizioni e di una pendenza ripida.
• Strato di rivestimento e protezione 2 (rivestimento inferiore, protezione inferiore) Deflusso dell'acqua di scolo, deflusso della brina, barriera alle particelle sospese, barriera contro la neve di riporto, barriera contro la pioggia di riporto
deflusso della pioggia durante il montaggio
• Strato portante 2 (rivestimento) Isolamento acustico, supporto e sostegno dello strato di rivestimento e protezione 2
ripartizione del peso dell'uomo durante il montaggio, ripartizione del peso della neve durante il montaggio, rinforzo della struttura portante
• Rivestimento a coppi Per evitare questo svantaggio le tegole, già in culture molto antiche, sono state modellate in modo da presentare le fessure longitudinali rialzate ai lati e coperte da un rivestimento supplementare. Nel corso del tempo questi modelli sono stati via via differenziati, sino ad arrivare agli odierni coppi. In questo processo di differenziazione ha riguardato anche le fessure trasversali.
isolamento acustico
2.4.1.2
Raccolta
Il primo sistema rappresenta il principio base del tetto inclinato, il secondo quello del tetto piano; per il primo, a deflusso dell'acqua, ci sono diversi metodi.
• Strato ventilato 2 (areazione dall'alto dell'isolante) Eliminazione del vapore, eliminazione del calore, eliminazione dei gas residui
Disposizioni di giuntura e di copertura Dal momento che i materiali a disposizione per il rivestimento del tetto sono di una grandezza data, l'arte del rivestimento consiste nel saper selezionare le parti in modo che la loro disposizione possa assecondare il principio del deflusso dell'acqua. Il tetto inclinato deve essere protetto dalla pioggia ma non impermeabile all'acqua.
• Strato isolante Isolamento termico, attutimento del rumore
• Strato di protezione dai vapori Barriera al vapore acqueo, barriera contro l'aria, barriera contro la polvere, isolamento acustico
• Rivestimento interno a locale finito Isolamento acustico, protezione dal fuoco
2.4.1.3
rinforzo della struttura portante
• Rivestimento a superficie piana Secondo questo antichissimo metodo le tegole
95
Fondamenti
Coperture • Forme e materiali
96
Gli strati • I materiali del tetto
Gli strati • I materiali del tetto
• Scanalature
Fondamenti
Sono state elencate le tecniche di rilievo oggi a disposizione; la scelta dei materiali del tetto determina i relativi metodi di disposizione. Forme di copertura e materiali
2.4.1.6 Scanalature del rialzo longitudinale e di quello trasversale rovesciato
Con i nastri e le lamiere di metallo si procede ugualmente secondo il sistema del rialzo longitudinale eretto o del rialzo trasversale sovrapponibile modellato; tuttavia la scanalatura rende il rialzo maggiormente compatto e questo permette di ottenere superfici più piane. Il rialzo scanalato trasversale è appoggiato affinché la pioggia possa scivolargli sopra. • A morsa e a incastro
In questo Atlante dei tetti i materiali di copertura sono catalogati secondo la forma e non secondo il materiale, con il vantaggio di dover trattare una sola volta le forme per le quali ci sono più materiali a disposizione. Ciò è confermato soprattutto nei casi in cui la gamma dei materiali è destinata ad aumentare per effetto di ulteriori elementi sostitutivi; tale principio strutturale è mantenuto in tutte le parti del libro, così da rendere possibili delle integrazioni. La tabella della pagina a fronte permette uno sguardo d'insieme sulle più importanti forme di copertura, sui materiali e sulle loro relazioni; tutti questi elementi verranno presentati nella prossima sezione.
2.4,1.7 Costruzione a morsa nell'esempio di un tetto di vetro
Nelle prime coperture di questo tipo, lastre di vetro piane vengono strette alle traverse portanti con nastri di guarnizione così da garantire la funzione di chiusura del tetto; da quando si hanno a disposizione materiali di guarnizione di ritorno, la costruzione a pressione rientra tra i metodi standard di copertura dei tetti per le lastre piatte dei materiali più diversi. • Saldatura
2.4.1.8
Giunzione saldata
Grazie a reazioni metallurgiche che permettono l'unione di due parti metalliche, i giunti di due coperture di metallo possono venire uniti tra loro in modo impermeabile all'acqua: poiché però parti metalliche di grandi dimensioni comportano problemi di estensibilità, il metodo è adatto solo a parti molto piccole. • Incollaggio e saldatura
2.4.1.9
Giunzione saldata e incollata
Teli bituminosi o in plastica per il tetto vengono incollati grazie alla colla mastice o a soluzioni, oppure vengono saldati con la fiamma o l'aria calda; tali unioni sono tanto impermeabili da poter essere impiegate a seconda del materiale anche per superfici piane. In questi casi il materiale in sé può tollerare poco movimento. 97
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Resistenza Il cannicciato è un materiale edile naturale esposto a diversi parassiti, e non tutti possono essere combattuti definitivamente; pertanto è importante la manutenzione del tetto (vedi Manutenzione). Copertura di cannicciate e di paglia Materiale, parti costruttive, posa
Parti laterali dell'edificio
Per il colmo si possono impiegare anche paglia, zolle erbose o erica (funzione protettiva). Per la protezione del camino o della finestra-sfiatatoio si possono usare erba, zolle, paglia (camino) o assi di scolo (finestra-sfiatatoio, camino). Posa Condizioni di posa - Fissaggio - Disposizioni supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Materiale occorrente - Manutenzione
Materiale Provenienza, produzione, caratteristiche Provenienza
Le canne crescono, in Europa, ovunque nei pressi delle rive d'acqua stagnante o a flusso lento. In Germania, per gli scopi costruttivi si usa soprattutto cannicciato d'importazione (ad esempio dalla zona dei Balcani); le canne raggiungono un'altezza compresa tra 1,25 e 4 m e uno spessore di ~3 cm. La canna tifacea è lunga da 2 a 4 m e lo spessore del gambo va da 2 a 3 cm. La paglia è lo scarto della trebbiatura del grano; per la copertura delle superfici possono venir trattate canne, canne tifacee, paglia di segale e di frumento. Il colmo viene coperto con cannicciato, erica, paglia o zolle erbose. Produzione
Le canne si raccolgono nella stagione fredda (da ottobre a metà marzo), e vengono tagliate con la falce, con il falcetto o con la falciatrice. I gambi vengono lasciati sulla riva ad asciugare all'aria; una volta asciutti, vengono ripuliti in modo da eliminare le lunghe foglie secche e gli steli spezzati. I gambi ripuliti vengono poi legati in fasci a circa 20 cm dalla parte inferiore del gambo e sistemati all'aperto, verticalmente o a mucchi, sul terreno fino al momento della lavorazione.
Condizioni di posa
La pendenza del tetto dovrebbe essere > 45°, o meglio ancora > 50°, un'inclinazione grazie alla quale il vento non può far leva sotto i gambi, ma tende a schiacciarli. In queste condizioni il tetto è sicuro nei confronti di pioggia e neve di riporto; la pioggia si può infiltrare nella copertura fino a 5 cm e in caso di tempesta fino a 10 cm. Sotto una tormenta la copertura (> 50°) è assolutamente a prova di neve. 2.4.2.1
Parassiti e misure per eliminarli
Reazioni fisiche Tetti di paglia e cannicciato filtrano l'aria, hanno capacità di diffusione e accumulano l'umidità. Queste coperture sono isolanti ma per la verifica dell'isolamento termico non può essere inserito il valore isolante della copertura. Reazioni in caso d'incendio Paglia e canne fanno parte dei materiali facilmente infiammabili compresi nella classe di materiali edili B 3 e rientrano tra le "coperture morbide". "Gli edifici coperti dal cannicciato devono essere a una distanza di 15 m da quelli a 'copertura dura', di 25 m da quelli a 'copertura morbida' e di 5 m da quelli privi di un focolare proprio" (con differenze regionali). 2.4.2.3
Caratteristiche
Colore A seconda del tipo di canna, nel giro di uno o due anni il colore cambia da terra a ocra e grigio.
Forme e misure
Forma Le canne devono essere di lunghezza non superiore a 2 m, sottili (0 < 9 mm) e di gambo diritto, non piegato, sano e ben maturo nonché privo di foglie e piante estranee; canne di 3 m di lunghezza possono essere usate come strato-lettiera (vedi Posa), mentre con quelle ancora più lunghe non si può approntare una copertura a regola d'arte. La paglia di segale deve essere possibilmente lunga e completamente cresciuta, oltre che diritta e ben ripulita; la paglia viene trebbiata con il correggiato, ma non allargata. Viene poi trattata con la spiga svuotata. La paglia trebbiata dalle macchine non è adatta alla copertura dei tetti. La paglia di frumento si mantiene altrettanto bene, ma i topi vi nidificano facilmente.
La più piccola misura unitaria è il fascio, altrimenti detto mazzo, matassina, covoncino; ha una circonferenza compresa tra 45 e 85 cm, un diametro di 14-17 cm e una superficie di sezione tra 160 e 580 cm2 (misurata a una distanza di 3040 cm dalla fine della radice). Sono multipli della misura: • mazzi: 20 fasci; • cinque dozzine: 60 fasci; • covoni: 100 fasci.
La copertura di cannicciato ha uno spessore da 30 a 35 cm, quella di paglia da 25 a 30 cm. Su quello corrente si applica un sottile strato sottostante di paglia o cannicciato (strato-lettiera); su questo vanno coperti singoli punti dalla gronda al colmo, perciò questi punti di copertura (l'angolo, la superficie, il colmo) devono essere apposti singolarmente e senza interruzione. La canna segue la linea di discesa con le estremità delle stoppie verso la gronda; compluvi e displuvi non devono intersecarsi. Fissaggio
2.4.2.2
98
Pendenze del tetto
Parti costruttive Misure, parti laterali dell'edificio
Misure di fasci di cannicciato
Copertura cucita I fasci di canne vengono cuciti con filo sul corrente del tetto; il filo di collegamento è all'incirca nel mezzo dello strato di copertura e passa a metà della lunghezza della canna che deve risultare saldamente pressata sul corrente, Sul lato superiore del tetto non si deve vedere filo, mentre la pendenza della superficie al di sopra del collegamento deve essere di almeno 35°. Dalla
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Mezzo di fissaggio Le stanghe sono dei bastoni di nocciolo o di vimini dello spessore di un pollice, o delle sbarre, di 15/40 mm con anima in rame o acciaio zincato, spesse da 5 a 8 mm (a rischio di fulmine), che vengono fissate con un filo di collegamento d'acciaio inossidabile (1,1 mm) o zincato (2 mm). Nel caso di tetti molto ripidi si può usare in sostituzione del filo una corda incatramata (0 5 mm) che successivamente si tende, assicurando un saldo legame.
2.4.2.4 Copertura di cannicciato cucita; a cucitura, b corrente
parte superiore (esterno) e da quella inferiore (interno) la copertura viene cucita sul corrente con ago e filo da cannicciato, pur trattandosi ormai di un sistema che si incontra sempre più di rado.
Copertura infilata I fasci di cannicciato sono sostenuti dai bastoni, sostenuti con cambrette di vimini, infilati singolarmente e assicurati allo strato sottostante (cucito) di 10 cm di spessore: la stabilità è garantita dall'effetto di sostegno delle cambrette di vimini. Le coperture infilate sono ormai poco diffuse.
I preparativi necessari sono la calotta di canne per la finestra-sfiatatoio, il bordo per il camino nonché la copertura e il taglio dello strato inferiore. Lo strato di colmo del Meclemburgo (copertura cucita) I gambi degli ultimi due strati di cannicciato non vengono tagliati ma piegati sul lato opposto al di sopra dell'asse del colmo, e qui incastrati sotto il cannicciato: sugli ultimi due strati del lato del tetto, volti verso la tettoia, viene cucito uno strato di cannicciato e i gambi delle canne dritti al di sopra del colmo vengono curvati sull'altro lato. Infine, dalla parte della tettoia si cuce agli ultimi due correnti del tetto uno strato di cannicciato con le estremità delle stoppie verso l'alto, così che i gambi spuntino al di sopra dello strato curvato sull'altro lato. Così si evita una fessura nel colmo in cui possa entrare la pioggia.
Mezzi di fissaggio Stanghe (vedi Copertura legata) e cambrette dimezzate e divise in tre, lunghe da 50 a 60 cm e spesse ~ 1,5 mm. Disposizioni supplementari
Mezzo di fissaggio Il filo di collegamento ha uno spessore compreso tra 1,1 e 1,6 mm ed è di acciaio inossidabile (1,1 mm), zincato oppure rivestito di plastica (1,4o 1,6 mm). Copertura legata I fasci di cannicciato vengono tenuti fermi mediante stanghe assicurate al corrente da singoli fili passanti; le stanghe assicurano buona stabilità alla copertura, perché il filo può venire teso con le pinze. I_a copertura legata del tetto, risultando meno faticosa di quella cucita, può essere eseguita da una persona sola; è importante nel fissaggio non usare materiali infiammabili. Poiché nel ricavo della soffitta gli spazi tra i travetti vanno tenuti liberi, i tetti possono essere coperti a nuovo senza alcuna difficoltà.
2.4.2.5 Copertura di cannicciato legata; a stanga, b filo di collegamento, e corrente
Sono previste disposizioni supplementari nel caso in cui siano innalzati i requisiti della sicurezza della copertura: - in caso di grande profondità del tetto; - in caso di coperture sottostanti alle inclinazioni regolari del tetto; - in caso di maggior pressione ventosa. Valgono come disposizioni supplementari: • pendenza del tetto più ripida; • copertura più spessa; • copertura inferiore. Parti del tetto
Colmo, displuvio, gronda, compluvio, estremità, camino, abbaino. Colmo in cannicciato: posizione del colmo Angeliter (copertura cucita) La posizione del colmo Angeliter è uno strato di canne cucite che si uniscono al di sopra della punta del colmo; vengono cucite a doppia passata al corrente su entrambi i lati. La distanza tra gli inserti dell'ago non deve superare 8 cm; al fine di riempire il colmo si incastrano gli scarti e le canne di qualità scadente sotto l'ultimo strato limite, vale a dire gli ultimi due strati di cannicciato sotto il colmo, i quali vanno accorciati a 120130 cm oppure a 90-100 cm. Per avere un passaggio più graduale e una maggiore stabilità della copertura del colmo si prende il cannicciato corto e di gambo sottile e lo si assicura allo strato limite verso il basso. II colmo viene poi battuto in altezza con i fasci di cannicciato, nonché leggermente arrotondato sui lati: le estremità inferiori dello strato del colmo vengono tagliate su misura (vedi in Costruzioni. Paglia/fieno).
2.4.2.6 Formazione del colmo nel caso dello strato di Meclemburgo; < - direzione della tettoia principale
Colmo d'edera (copertura legata) Gli ultimi due strati di cannicciato vengono piegati come fascio oltre il corrente del colmo: le loro sottili estremità vengono a trovarsi sul lato opposto dove vengono legate e, in questo modo, il tetto è coperto a prova di pioggia. A protezione del colmo di cannicciato si mette sul tetto anche dell'erica umida di terra e la si sparge per 90 cm di larghezza in modo che sotto mantenga uno spessore di ~ 10 cm e, all'altezza del colmo, di ~ 25 cm. Infine vengono sistemati sul colmo da 10 a 12 kg di rami di quercia distanziati tra loro di circa 30 cm. Dato che l'erica si insacca verso il basso, è necessario rinnovare il pieno del colmo ogni 2-5 anni. Colmo d'erica cucito L'erica viene cucita al colmo per mezzo di un filo rivestito di plastica, con punti a una distanza di 15 cm: deve essere assicurata con una rete metallica.
99
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
ne delle travi di spigolo) e solo successivamente sono in condizione normale a metà della gronda. Quando si prepara il lato inferiore orizzontale della gronda, prima della posa se ne piegano i fasci dello strato inferiore: lo strato superiore della gronda viene posato 10 cm più in alto, preparato, e infine sistemato nella forma definitiva (vedi Fissaggio, Costruzione e anche Cannicciato/paglia).
2.4.2.7
Colmo d'erica con legni in appoggio
Compluvio Il compluvio deve avere uno spessore maggiore di una volta e mezzo rispetto a quello della copertura e viene arrotondato: è vantaggioso rinforzare la costola del compluvio con un telo bituminoso. L'inserto del telo viene misurato in modo tale che i singoli strati si sovrappongano nella copertura del tetto; il compluvio può essere rialzato grazie all'inserimento di un'asse trasversale supplementare.
Camino Il camino viene fatto passare attraverso il colmo; il rinforzo di una mezza pietra sui lati del camino al di sopra della copertura costituisce una protezione naturale ( ~ 30 cm nel caso di canne, 25 cm nel caso di paglia al di sopra del corrente del tetto). La copertura sotto il camino è fatta di lamiera, imbottitura d'erica o con strati di travi trasversali a scaglie che vengono assicurate ai ganci murati nel camino. Gli ultimi due strati di cannicciato vengono saldamente fissati con un filo di rame a una distanza di penetrazione di ~ 6 cm (vedi in Costruzioni: Cannicciato/fieno) Abbaino La pendenza dell'abbaino deve risultare come minimo di 35°, meglio ancora se di 45°: tutte le connessioni degli abbaini devono essere sollevate o arrotondate. Struttura sottostante
Colmo d'erica infilato (puntato) L'erica viene puntata sulla copertura con circa 100 chiodi da legno per ogni metro di colmo: per ciascuna testa di colmo sono necessari circa 100 chiodi supplementari.
2.4.2.8
Estremità Senza l'asse anti-vento gli strati di copertura a destra e a sinistra degli spigoli del frontone devono essere posati in modo tale che le loro stoppie risultino sporgenti: infatti, in caso di tempesta l'estremità può venir danneggiata se i gambi non sono abbastanza lunghi e ben assicurati. I tetti a padiglione invece sono a prova di tempesta. Se è previsto un tetto spiovente, la parete del frontone non può entrare in tutto il suo spessore nel materiale di copertura; il muro del frontone viene inserito con una mezza pietra sotto la copertura (~ 50 cm al di sotto della copertura): all'estremità si usano canne dai gambi sottili e si raddoppia il fissaggio. La copertura del tetto viene fatta sporgere da 12 a 20 cm; per ottenere una sporgenza più lieve si può inserire un listello di 50/25 mm tra il corrente e lo spigolo superiore del muro. Se si inserisce un'asse anti-vento si lascia sporgere il cannicciato dai 12 ai 15 cm (vedi in Costruzioni: Paglia/fieno).
Colmo d'erica puntato
Displuvio Tutti i dspluvi vengono arrotondati: qui i gambi si trovano in rjrezione delle travi di displuvio. Gradualmente vengono portati nella direzione normale rispetto ala superficie del tetto (vedi in Costruzioni-. Pagta/fieno). Gronda La gronda si realizza a due strati, possibilmente usando del cannicciate) lungo (come minimo da 150 a 200 cm): poiché si comincia con la posa 2.4.2.9 Estremità senza asse anti-vento; sull'estremità o sul displuvio, i primi fasci devono a travi, b corrente, e strato di sostegno/strato-lettiera, essere posati in obliquo (sullo spigolo in direzio-d spazio cavo per l'unione 100
.
Corrente La struttura sottostante del tetto deve sporgere di 15-20 cm in tutte le direzioni a causa dell'angolo di sollecitazione dello strato di gronda. Con le travi a distanza di 1 m, la larghezza del corrente è compresa tra 25 e 40 cm; la sezione trasversale è di 4-6 cm, in caso di maggiore distanza tra le travi di 5-6 o 5-7 cm. Sul lato sottostante si possono usare anche tronchi arrotondati o dimezzati d'abete rosso. Materiale occorrente
Il fabbisogno di cannicciato per metro quadrato di superficie si calcola nel modo seguente, conoscendo lo spessore di copertura (d) e la superficie di sezione (F) di un fascio: d • 100/F = numero di fasci A seconda della lunghezza delle canne e dello spessore del fascio sono necessari da 10 a 12 fasci per m2: per il fissaggio servono circa 50 m di filo per ogni metro quadrato di superficie. Manutenzione e tenuta
Se curato adeguatamente, un tetto di cannicciato ha una tenuta che può variare tra i 30 e i 50 anni: si deve però intervenire il più rapidamente possibile sui danni provocati dal maltempo o dai parassiti, ricucendo e rilegando il tetto o rappezzandolo con l'inserimento di fasci su misura. Per questo tipo di interventi a posteriori, o per una nuova copertura del tetto, è necessaria una distanza > 6 cm tra la copertura e altri punti della costruzione, quali gli isolanti termici e la struttura sottostante; a questo proposito vanno inoltre considerati materiali isolanti che si possano scollare (vedi Fisica tecnica, p. 63 e segg.).
Produzione
Le scandole possono essere spaccate o divise.
101
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
violetti): la superficie delle scandole assume, a seconda delle condizioni atmosferiche, una patina che va da grigio chiaro a grigio scuro e può colorarsi per impurità chimiche dell'aria, metalli o malta di calce e cemento.
2.4.3.5 Caratteristiche di categoria secondo la norma DIN 68.119 (progetto): requisiti per le scandole da tetto di categoria 1
Forma Quasi tutti i tipi di scandole spaccate vengono prodotti in parallelo da legni scelti e facilmente spaccabili e sono in seguito preparate "a cuneo".
2.4.3.6 Forma del taglio longitudinale; cuneiforme e parallela
• Le scandole cuneiformi presentano il vantaggio di poter essere posate agevolmente negli ambiti delle parti (ad esempio la gronda), e di comportare un minor consumo del legno. Si possono ottenere scandole spaccate a cuneo dal legno di cedro rosso facendo ruotare il ceppo (tacco) della scandola di 180° dopo ogni taglio: le scandole segate sono di solito cuneiformi. • Solo il legno del cedro canadese rosso e di quello giallo possono essere usati spaccati in parallelo; questi alberi hanno infatti gli anelli degli anni a così stretto contatto che dopo essere stati spaccati presentano ancora una superficie sufficientemente piana. Sovente le scandole vengono smussate alla base di 45° per evitare depositi quali funghi e muschio.
Protezione del legno Vale come protezione costruttiva una copertura a tre strati (con l'eccezione dei compluvi), una struttura ben ventilata e lo smussamento della base; perché la scandola asciughi rapidamente deve sempre essere presente uno spazio di ventilazione. In caso di scandole spaccate, la superficie ruvida non poggiata a contatto provvede a una buona ventilazione tra le parti. Si richiede una protezione chimica preventiva del legno in caso di scarsa pendenza (< 18°), di condizione climatica o posizione dell'edificio svantaggiosa (alta umidità relativa, ombra, scarso movimento d'aria, vicinanza di alberi, polvere e foglie), e di tipi di legno scarsamente stabili rispetto al clima. La protezione chimica va eseguita secondo la norma DIN 68.800, parte 3. Nel caso di tetti di grande superficie ha senso soltanto l'uso di impregnanti a pressione composti da soluzioni saline a prevalenza alcalina: vernici trasparenti e strati di copertura a olio hanno senso solo per piccoli tetti ornamentali. La protezione di superficie non deve diminuire la capacità di diffusione propria del legno, altrimenti essa viene vanificata dalla formazione di bolle.
2.4.3.7 Colori di alburno e durame alla consegna, periodo di ingrigimento
Caratteristiche biologiche Il legno è un materiale organico con caratteristiche igroscopiche; in caso di clima umido assorbe acqua e la manda verso il basso, di traverso rispetto alle fibre mentre in caso di clima secco la rilascia verso l'alto. Le scandole con gli anelli degli anni dritti sono caratterizzate da una modesta variazione di larghezza e hanno scarsa tendenza a bombarsi o a spaccarsi. I tipi di legno resistenti al clima contengono al loro interno sostanze (acidi, resine) che inibiscono la crescita di funghi e ostacolano il tarlo e gli insetti. Tipi di scandole da tetto consigliate sono di quercia, larice, cedro giallo e rosso. Scandole poggiate a contatto una sull'altra a condizioni di umidità costante superiore al 20% costituiscono un terreno ideale per funghi e insetti. In relazione alle sostanze interne al legno si verificano le seguenti tolleranze ai metalli:
Caratteristiche
Colore Le scandole dapprima hanno il loro colore naturale, mentre nel corso dei successivi sei mesi tendono al grigio a causa dell'aggressione degli agenti atmosferici (soprattutto a causa dei raggi ultra102
2.4.3.9 Mezzi di protezione del legno; P efficace contro i funghì; Iv prevenzione contro gli insetti; W per legno esposto alle intemperie, tuttavia non a contatto duraturo con il terreno né con l'acqua; E per legno esposto a sollecitazioni estreme; St adatto alla verniciatura o a essere spruzzato in condizioni stazionarie
Gli strati • I materiali del tetto
Teli di plastica (teli di polimeri) non possono essere trattati con legni impregnati d'olio.
Fondamenti
gono prodotte con lunghezza variabile tra 120 e 800 mm e, a seconda della produzione, la lar-
Caratteristiche fisiche Il peso ammesso per tutti i tipi di scandole di legno ammonta, secondo la norma DIN 1055, Carico negli edifici, a 2,5 kN/m 2 (vedi parte 2, Struttura).
ghezza varia tra 60 e 350 mm. Le scandole devono essere divise a seconda che siano più larghe di 160 mm (tipo di legno europeo) o di 250 mm (tipo di legno d'oltremare); le scandole usate per la copertura dei tetti hanno uno spessore alla base Scandole decorative
Reazioni al fuoco Secondo la norma DIN 4102, parte 7, le scandole di cedro rosso di categoria 1 in copertura a tre strati rientrano nelle "coperture dure". Tutte le altre coperture di scandole rientrano invece nelle "coperture morbide". Componenti Scandole fini e spesse Scandole fini Le scandole fini sono scandole spaccate in parallelo o segate cuneiformi nello spessore; ven-
Sono scandole fini provviste di diverse strutture di superficie e di decorazioni alla base. 2.4.3.11 2.4.3.12
Scandole fini; forme, misure (a sinistra) Scandole spesse; forme, misure (a destra)
Scandole spesse Le scandole spesse sono di uguale spessore. Vengono prodotte con una lunghezza tra 600 e 900 mm e larghezza tra 70 e 300 mm: lo spessore è > 15 mm.
Lunghezza
Larghezza
Spessore Parallela Conica
120-300
60-150
5-10
-400
70-350
8-10
-450
70-350
8-12
.
«
-600-800
70-350
8-20
.
.
600-1200
100-350
15-20
t
2.4.3.14
• •
Misura delle scandole fini e spesse
Posa Condizioni per la posa - Fissaggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Materiale necessario - Manutenzione Condizioni per la posa
Pendenza del tetto • Le scandole vengono posate in giunti di tre strati, nelle scanalature anche di quattro o cinque strati: grazie ai tre strati la superficie del tetto è meglio ventilata rispetto ai quattro o cinque strati e può asciugare molto meglio. Di regola sulla superficie del tetto si usano scandole di uguale lunghezza: nel caso di un'inclinazione del tetto minore (< 30°) risulta vantaggioso l'impiego di scandole più lunghe. In caso di pendenze dei tetti < 22° le scandole che resistono più a lungo vengono attaccate dall'umidità, mentre nel caso del correntino il limite minimo di pendenza (22°) non va assolutamente superato, perché la maggior parte dell'acqua si infiltra negli strati della gronda, dove rimangono più a lungo i carichi di neve. • Le scandole fini vengono posate come minimo a tre strati con una pendenza compresa tra 17 e 22°; non è possibile una pendenza maggiore, altrimenti rotolerebbero le pietre pesanti.
103
mondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Si consiglia di non usare scandole con una larghezza > 160 mm (tipi di legno europeo) e > 250 mm (tipi di legno d'oltremare). La distanza del chiodo dal bordo non può essere superiore a 50 mm e inferiore a 15 mm; il chiodo deve venir ricoperto da 30 a 50 mm dalla fila superiore di scandole, e dovrebbero essere evitati i chiodi a vista. Il chiodo viene piantato in modo tale da non spaccare le fibre del legno: chiodi piantati troppo in profondità possono bucare o spaccare le scandole a causa dei movimenti di dilatazione e assestamento e, pertanto, apparecchi per piantare i chiodi sono permessi solo con il limitatore di profondità. Le scandole da appoggio non vengono fissate, ma fermate con un peso; ogni quarta o sesta fila c'è una stanga che corre inclinata rispetto alle file ed è appesantita da pietre piatte e fissata all'estremità del tetto.
Ricopertura La ricopertura in altezza si orienta a seconda della lunghezza delle scandole usate e della pendenza della superficie da coprire; vanno rispettate le misure minime di ricopertura permesse. La ricopertura laterale deve essere mm per tutte le scandole e, nella copertura a tre strati, mm tra la prima e la terza fila.
Mezzi di fissaggio Si usano chiodi a testa piatta col gambo ruvido o scanalato, di acciaio zincato - meglio se inossidabile - in base alla norma DIN 17.440 (nel caso di scandole di cedro sono permessi solo chiodi di acciaio inossidabile). Risultano anche adatte graffette di acciaio inossidabile (ad esempio il materiale numero 1.4301 in base alla norma DIN 17.740), con un diametro minimo di 1,5 mm e una larghezza tra 10 e 12 mm. Provvedimenti supplementari
Nel caso in cui vengano aumentati i requisiti di sicurezza sono richiesti provvedimenti supplementari: - in caso di grande profondità del tetto (travi lunghe); - di coperture sottoposte alla pendenza normale del tetto; - di incontro di più superfici del tetto e di compluvi in un punto della gronda; - di pressione ventosa superiore alla norma; - di abbondanti nevicate e di ristagno d'acqua da neve sciolta.
Fessure Con l'eccezione di quelle verdi (appena preparate), o di quelle umide ancora impregnate a pressione, tutte le scandole devono essere posate sul tetto lasciando fessure di aggiustamento (da 1 a 5 mm). (Misure di dilatazione e spostamento secondo la tabella 2.4.3.10.) Fissaggio Le scandole fini larghe 60 mm vengono fissate con un solo chiodo, tutte le altre con due chiodi. 104
Valgono quali provvedimenti supplementari: • pendenza maggiore del tetto; • maggior numero di sezioni trasversali di ventilazione sotto la copertura; • maggior ventilazione di superficie tramite scandole spaccate; • minor numero di fessure grazie a scandole più lunghe; • tipo di legno di maggior resistenza; • impregnanti a pressione altamente alcalinizzabili; • struttura sottostante; • impermealizzazione sottostante.
Sezioni Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Estremità - Connessione al muro - Camino - Abbaino
Colmo La copertura del colmo si fa di solito su tre strati; nel caso di scandole spaccate parallelamente la copertura può essere eseguita anche con un giunto di due strati; si comincia con la copertura dal lato battuto dal vento. A seconda della situazione relativa al vento e del bisogno di aerazione possono essere praticate delle aperture di ventilazione sul colmo; le aperture (spessore minimo quello del corrente) vengono chiuse con grate protettive. Sotto la fila del colmo di scandole a contatto alternato che corre in orizzontale si possono inserire dei nastri di lamiera di piombo, rame o zinco: in questo modo si evitano l'ossidazione e la formazione di muschio e funghi. Nel caso specifico deve essere considerata la tolleranza tra il metallo e il tipo di legno usato.
2.4.3.17
Colmo; scandole alternate a contatto
Displuvio in appoggio Lo si trova in prevalenza nelle coperture con pendenza < 30°: le scandole che sporgono all'altezza del displuvio vengono tagliate all'altezza della linea di displuvio e successivamente coperte con tre strati di scandole posate alternativamente sul displuvio: è un tipo di displuvio adatto anche alla congiunzione di diverse inclinazioni di tetto.
2.4.3.18 Displuvio in appoggio; scandole alternate a contatto
Displuvio in appoggio e legato La copertura procede dal displuvio alla superficie del tetto. La linea esterna di lastre viene fermata con legacci a destra e a sinistra della linea di colmo e le scandole del colmo vengono tagliate in diagonale. Sia queste ultime sia quelle che si legano all'inizio hanno sempre la stessa forma e possono essere rapidamente completate con un lavoro di sagomatura. Qualora le prime scandole non siano tagliate (meno tagli = meno lavoro) la larghezza delle lastre si basa sulla pendenza del tetto e sulla distanza tra i correnti.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Compluvio I compluvi di scandole senza substrato in metallo sono permessi solo da una pendenza di travi di compluvio > 26° e le scandole devono essere coperte almeno a quattro strati nella zona del compluvio. Il sottorivestimento con una tavola compluviale dipende dall'angolo del compluvio e la larghezza della tavola varia da 120 mm della superficie piana a 160 mm di quella ripida; lo spessore è di 30 mm. Nel caso di compluvi legati gli strati di copertura vengono sottomurati con strati sottostanti sup2.4.3.19
Displuvio legato in appoggio 2.4.3.24
Displuvio orientato Le scandole vengono lavorate lateralmente e adattate alle linee di fila; questo tipo di displuvio è realizzabile solo in presenza di pendenze di tetto uguali su entrambi i lati. In caso di pendenze al di sotto dei 30° si devono usare scandole più lunghe o trovare provvedimenti supplementari. I displuvi orientati con scandole tagliate in diagonale possono anche essere arrotondati.
La lamiera di compluvio in profondità necessita di un taglio di larghezza > 666 mm: le scandole devono essere più alte della profondità di 50-80 mm (vedi parte 2, Derivazione dell'acqua).
2.4.3.22 Compluvio legato; strato di copertura e strato sottostante
plementari; in caso di compluvi orientati le loro scandole vengono tagliate in diagonale, I compluvi di lamiera sono necessari in caso di
2.4.3.20
Compluvio di lamiera in profondità
Displuvio orientato a file dritte
Gronda La sporgenza minima della fila di copertura, senza contare la lamiera della gronda, è compresa tra 50 e 90mm, mentre con la lamiera della gronda tra 10 e 20 mm. La larghezza della lamiera di gronda che 2.4.3.23 Compluvio orientato con scandole più lunghe arriva sotto le scandole dipende dalla pendenza del nella zona dì compluvio tetto ed è di 15 cm se > 30° e di 20 cm se < 30°. Per il collocamento della gronda la disposizione preferibile è quella che prevede la minor quantità d'ac- pendenza delle travi di compluvio < 25°, e posqua tra le scandole di gronda poste una sull'altra. sono essere sistemati in profondità o sopra al cartone sabbioso bituminoso e al rivestimento del compluvio. La larghezza va scelta in modo tale da rendere possibile la pulizia interna (> 20 cm = ispezionabilità). La lamiera di compluvio in piano ha una lunghezza laterale da 200 a 300 mm, con una scanalatura per l'acqua > 30 mm; è poi necessario un listello lungo la scanalatura affinché quest'ultima non venga schiacciata sul bordo. Le scandole devono ricoprire lateralmente il bordo di lamiera da 100 a 120 mm.
Estremità Nel caso di scandole aggettate bisogna mantenere una sporgenza sul muro di ~ 30 mm e per deviare l'acqua dal bordo dell'estremità sulla superficie del tetto è necessario munire la base della scandola di un taglio obliquo dalla parte dell'estremità. Connessione al muro La connessione deve essere fatta in modo tale che l'acqua che cade dal muro sia indirizzata per vie sicure; ciò è possibile grazie a un compluvio di scandole, ma anche con camme di lamiera (la soluzione in lamiera è più sicura), o con lamiere di connessione o costole in profondità. Le lamiere vanno scelte in base alla tabella 2.4.3.8. Camino La lamiera posteriore deve essere alta ~ 30 cm, arrivare a una distanza sotto le scandole > 20 cm e avere una traversa; la distanza orizzontale delle scandole dal camino deve essere > 10 cm, perché depositi di sporcizia sulla lamiera posteriore possano venire facilmente allontanati.
2.4.3.25
Custodia del camino
Abbaino Gli abbaini vanno realizzati secondo le regole valide per il colmo, il displuvio, il compluvio, l'estre105
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Rivestimento Il rivestimento portante viene costruito come un rivestimento economico, in virtù della miglior ventilazione (distanza da 1 a 2 cm). Le tavole del rivestimento devono essere tanto spesse da non essere flessibili: vengono fissate con almeno due chiodi per tavola e puntone.
2.4.3.26 Abbaino semicircolare, costruzione dell'arco frontale; W punto di volta prescelto
mità e la connessione del muro. L'abbaino semicircolare, altrimenti detto a "occhio dì bue", è il più semplice e sicuro, quello cioè con i minori problemi di collegamento; il rapporto tra altezza e larghezza non deve essere minore di 1:5. Struttura sottostante
Copertura e impermeabilizzazione sottostante La copertura/impermeabilizzazione sottostante viene realizzata a seconda dei requisiti d'impermeabilizzazione del tetto sul rivestimento chiuso, sotto forma di teli bituminosi o di fogli di plastica; perciò, per un tetto di scandole, si fissano i necessari assi e controassi. La posa delle scandole direttamente sul cartone del tetto riduce nettamente la durata delle stesse, poiché, venendo a mancare la ventilazione dal basso, l'umidità le impregna e accelera il processo di corruzione. Corrente Il controasse determina la sezione trasversale di ventilazione sotto le scandole che aumenta con il diminuire della pendenza del tetto. La sezione trasversale minima di ventilazione di 24 mm va collocata a partire da una pendenza di 40° e raddoppiata qualora si arrivi a una pendenza di 25°: i valori mediani vanno inseriti proporzionalmente e le sezioni trasversali sul corrente vanno scelte
2.4.3.29
Distanze tra le travi; spessori del rivestimento
Materiale necessario
Il fabbisogno di scandole viene stabilito in base alla norma DIN 68.119, parte 1, e viene espresso in metri di larghezza (Breitenmeter, Bm): „ 4.. ,., , superficie da coprire [m2ì r , metri di larghezza [m] = — —-—'distanza tra le file [m] I. metri di larghezza dati determinano la massa da consegnare, in condizioni di umidità del 20% e senza considerare le fessure della posa. I tagli all'altezza del displuvio, ad esempio della gron-
in modo che non siano elastiche. Il fissaggio del corrente sul controasse o puntone si fa con perno e filo secondo la norma DIN 1151 ; la protezione del legno del corrente va eseguita in base alla norma DIN 68.800.
da, dell'estremità, delle linee di connessione e dell'abbaino, rappresentano dal 5 al 10% dell'ordinazione a seconda della grandezza della superficie. 106
Manutenzione
Se un tetto di scandole fini è edificato in modo corretto da un punto di vista costruttivo e di fisica tecnica, non saranno necessarie né manutenzione né protezione del legno. La durata di un tetto di scandole fini dipende dalla sua pendenza e dalla sua umidità. Vale comunque una regola che nessuno mette in dubbio: il numero che esprime in gradi l'inclinazione del tetto viene fatto all'incirca coincidere con il numero di anni che indica la durata del tetto stesso. In caso di formazione di muschio bisogna eliminare il sedimento muschioso responsabile della crescita di funghi: lo si può fare utilizzando una scopa dura, oppure spruzzando con un erogatore a pressione o spargendo sulla superficie del tetto una soluzione al 10% di cloruro di zinco. Le scandole spesse devono essere scoperte ogni 5-10 anni; vengono semplicemente voltate e pulite (battendole una contro l'altra) per dare accesso all'aria. Quando si va sul tetto sono necessarie misure di sicurezza (tavoloni).
Gli strati • I materiali del tetto
Copertura di ardesia - Copertura di granulato d'ardesia - Copertura di fibrocemento Materiali - Componenti - Posa L'ardesia Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
L'ardesia deriva da masse di fango e argilla depositatesi sul fondo marino tra 350 e 450 milioni di anni fa (periodo devoniano): tali masse sono state compattate a grande profondità dall'effetto della pressione e in seguito, nel corso del corrugamento dei monti, si sono cristallizzate e innalzate per effetto della pressione regolare e delle temperature moderate. Tra i diversi tipi di ardesia, quella argillosa, che contiene soprattutto quarzo, mica e feldspato, risulta essere la più adatta in quanto presenta una struttura parallela estremamente rigida di strati intersecati di mica. Produzione
L'ardesia si ricava da miniere sotterranee o da cave di superficie.
Fondamenti
paiono le une vicino alle altre all'interno di un filone; l'ardesia viene tagliata in grandi blocchi, staccata dal muro con appositi macchinari e i blocchi vengono divisi in pezzi grezzi paralleli al piano, con uno spessore di 5 mm (± 1). Questi vengono lavorati nella forma desiderata con macchinari di preparazione, le forbici e il martello da ardesia: la qualità del prodotto finale dipende quindi tanto dalla scelta della pietra quanto dalla lavorazione successiva e da quella mirata dell'ultimo stadio. Perciò non avrebbe senso un giudizio di qualità dopo l'estrazione, mentre è meglio considerare la struttura del taglio di superficie e le caratteristiche del tipo di pietra. Sono adatti a diventare lastre da tetto solo i tipi 1 A, 2A, 1B, 2B. La qualità aumenta con il numero e l'intersezione degli strati di mica, risultando
2.4.4.3
chimiche. Le composizioni dannose sono le seguenti: • eccessivo contenuto calcareo CaC03 > 20% del peso (controllo con verifica all'acido); • presenza di minerali ossidabili (ad esempio pirrotite); • impurità carboniose > 2% del peso. Le imperfezioni di struttura sono invece date da: • clorite (Al/Fe/Mg-Si02 (silicati)); • carbonato di calcio (CaC03) (verifica di acidità salina); • solfuro di ferro. Per provare la resistenza contro gli acidi dell'ambiente si fa una verifica agli acidi di 28 giorni con il 5% di acido solforoso (H2S03).
Classificazione dello scisto argilloso
determinanti nel composto l'intersezione e lo spessore; l'intersezione completa è data da 40 a 100 strati/mm. 2.4.4.5
2.4.4.1
Ardesia; caratteristiche
L'ardesia di buona qualità presenta una strutti ra piana uniforme; picchiettata con l'apposit martello, deve restituire un suono chiaro in quan to, nel caso in cui non risuoni, potrebbe essere un difetto nel materiale. Se la si riga con un cor pò appuntito, la linea deve essere chiara e visibi le; se è scura significa che sono presenti sostanz bituminose e impurità di carbonio, destinate afa cintarne la disgregazione.
Schema di miniera; a pozzo; b strato d'ardesia
Ogni giacimento ha le proprie caratteristiche quanto alle diverse qualità di pietra che com-
2.4.4.4 Qualità dello scisto argilloso; rappresentazioni grafiche di sezioni sottilissime
Il granulato d'ardesia Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
Caratteristiche
Colore Il colore dell'ardesia è differente a seconda della cava, perciò è importante che su uno stesso tetto si posi ardesia proveniente da una sola cava; l'ardesia tedesca va dal grigio al nero mentre i colori dell'ardesia di altra provenienza possono essere porpora, verde chiaro o verde scuro. È comunque importante che le lastre abbiano colorazione uniforme. Caratteristiche chimiche La composizione e le imperfezioni delle lastre d'ardesia sono determinate dalle loro caratteristiche
Le lastre di granulato d'ardesia sono compost al 70% di granulato d'ardesia (giacimenti d'arde sia locali), al 14% di collante e al 16% di sostan ze minerali aggiuntive. Produzione
I materiali grezzi vengono lavorati in lastre battu te a pressione di spessore di ~ 4 mm, la cui su perfide è a struttura irregolare; la lavorazione sue cessiva è fatta con gli attrezzi per l'ardesia (forbì ci e martello). Caratteristiche
Colore Le lastre hanno il colore dell'ardesia (grigio). 107
Fondamenti
Caratteristiche chimiche In base alle prove di acidità secondo la norma DIN 52.206 le comuni lastre di granulato d'ardesia sono resistenti. Caratteristiche fisiche
Gli strati • I materiali del tetto
Caratteristiche
La varietà dei colori in parte dipende dai fabbricanti, mentre i colori si differenziano per resa alla luce e resistenza. Su richiesta si possono ricevere lastre in colori speciali. Inoltre, agenti atmosferici e inquinanti possono cambiare i colori.
Il fibrocemento è calcestruzzo di qualità dalle caratteristiche corrispondenti.
Caratteristiche biologiche Il fibrocemento è resistente ai funghi, ai batteri (aerobi o anaerobi) e alle termiti; depositi d'aria possono costituire (soprattutto sulle lastre non rivestite) un terreno fertile per la crescita di alghe e muschio. 2.4.4.6
Granulato d'ardesia; caratteristiche
Il fibrocemento Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
Il fibrocemento è un materiale composto di fibre e cemento e le sue componenti sono (in percentuali del volume): 40% di legante (cemento Portland), 11 % di materiale additivo (polvere calcarea, fibrocemento in polvere), 2% di fibre armate (sintetiche organiche; alcool polivinilico, poliacrilonitrile), 5% di fibre di processo (cellulosa), 12% di acqua, 30% d'aria (pori). Inizialmente venivano usate solo fibre d'amianto (cemento amianto); dal 1990 in Germania la produzione di prodotti per l'edilizia è impostata su fibrocemento completamente privo di amianto, cosa che ancora non avviene in altre nazioni europee.
Caratteristiche chimiche Un attacco di breve durata di liquidi e gas dannosi non ha effetti negativi se è seguito da un'immediata pulizia; certe soluzioni saline, quando seccano, possono determinare cristallizzazioni fatali alla struttura del materiale. L'acqua sulla superficie di un tetto in fibrocemento può reagire chimicamente, soprattutto nel caso di lastre prive di rivestimento nonché in presenza di allumìnio e di certi vetri. A lungo termine il fibrocemento si rivela instabile nei confronti di: • acidi inorganici, ad esempio H2S03, HCI, acido nitrico e fosforico, soluzioni saline acide di solfato; • acidi organici, C0 2 , acido ossalico, acido formico, acido lattico e acetico; • grassi e oli vegetali; • soluzioni di sali di magnesio, solfati, sali di ammonio e clorito di ferro; • acqua calda distillata; • acqua bollente di condensa; • acqua con pH < 6; • gas ad alta concentrazione di CI, S02, gas combusti (specialmente nelle zone di condensazione), C0 2 e altri gas a contenuto acido; • H2S in presenza di ossigeno.
2.4.4.7
Fibrocemento; caratteristiche
Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Lastre quadrate/rettangolari Componenti di superficie
Le componenti di superficie delle lastre rettangolari e quadrate vengono consegnate con i fori o senza (a seconda del materiale).
Produzione
Forma Le materie prime vengono ridotte a una poltiglia liquida in condizioni di grande abbondanza di acqua satura di calcare; questa poltiglia viene raccolta dai cilindri filtranti, con l'aiuto dell'effetto della carta assorbente, sotto forma di un sottile vello (da 0,3 a 0,9 mm) e poi avvolta sui rulli formanti fino ad avere lo spessore desiderato; il manto così ottenuto viene liberato dall'acqua con il risucchio, tagliato, messo in uno stampo e pressato (150N/mm2). Colorazione Il fibrocemento è, per sua natura, color grigio cemento, ma sì ottengono altre colorazioni con uno strato pigmentato distribuito sulla parte superiore del vello durante la lavorazione (prima dell'avvolgimento sui rulli formanti); il fibrocemento può essere anche verniciato successivamente con i colori da cemento in commercio. Al termine, sulle lastre finite si passa uno strato acrilico che dilata i pori. 108
È invece stabile nei confronti di: • soluzioni alcaline, soluzioni acquose cromatoalcaline, KCI, acqua di calce, NaCI, nitrato di potassio, sapone, soda, bitume, catrame, liquame (sempre se il valore di pH non è < 6 e se non è superato un contenuto di solfati di 600 mg S03); • solventi organici come, ad esempio, alcool, oli minerali, petrolio, benzina, benzolo, toluolo, olio di catrame di carbone, idrocarburi neutri (senza grassi); • gas anidri (se con l'umidità del materiale non formano acidi); • 0 2 , N2, H2. Caratteristiche fisiche Attraverso il processo di avvolgimento le fibre sono allineate tangenzialmente rispetto al cilindro filtrante, vale a dire nel verso della lunghezza delle lastre; esse costituiscono l'armatura del materiale e insieme con la durezza del cemento ne decretano la resistenza alla curvatura.
2.4.4.8
Lastre rettangolari, quadrate; tagli, fori
Componenti laterali
Sul colmo si usano le stesse lastre rettangolari/quadrate della superficie di copertura, con la differenza che queste sono senza fori; sull'estremità, gronda e displuvio si usano lastre di collegamento approntate sul posto grazie alla lavorazione con gli attrezzi da ardesia. Le lastre da compluvio necessarie per la linea di compluvio in ardesia sono ricavate da materiale grezzo rettangolare (vedi tab. 2.4.4.20) e la grandezza del materiale grezzo dipende da quella delle lastre da utilizzare; per compluvi di fibrocemento e di granulato d'ardesia sono prodotte lastre di dimensione fissa.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Lastre ad angolo acuto Componenti di superficie
Componenti laterali Su colmo, displuvio, estremità e gronda si usano lastre di collegamento prodotte sul posto grazie alla lavorazione delle lastre ad angolo acuto con gli strumenti per l'ardesia. Le lastre necessarie per il compluvio sono ricavate da materiale grezzo (vedi tab. 2.4.4.20).
Lastre ad arco Componenti di superficie Le lastre ad arco vengono consegnate, a seconda del materiale, con i fori o senza.
L'angolo in punta è diverso a seconda del materiale; in questo caso si usano spesso lastre rettangolari/quadrate a cui, a seconda della sporgenza e dell'avanzo, si tagliano due angoli.
109
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.4.16 Lastre ad arco, componenti di superficie; pesi e misure
Componenti laterali
Sul colmo si usano le stesse lastre della superficie; su displuvio, gronda e parte terminale si usano invece lastre prodotte sul posto grazie alla lavorazione di materiale grezzo con gli arnesi da ardesia (vedi tab. 2.4.4.20). Le lastre per il compluvio d'ardesia sono prodotte con materiale grezzo (vedi tab. 2.4.4,20); per compluvi di fibrocemento e di granulato d'ardesia sono prodotte lastre di grandezza fissa.
Lastre a squame Componenti di superficie
Le lastre a squame di uguale grandezza vengono consegnate di taglio normale (a seconda del materiale) e con i fori e/o senza.
2.4.4.18 Lastre a squame; componenti di superficie e laterali; assortimento; a pietra iniziale di colmo, b pietra di colmo, e pietra conclusiva, d pietra di colmo, e pietra iniziale del colmo, f pietra di punta, g pietra di copertura, h colmo rialzato, i iniziale, k finale, I pietra base finale, m pietra di unione, n pietra base bassa, o pietra base normale, p pietra base alta, q pietra base iniziale, r di raccolta, s pietra di compluvio, t Schwarmer, u pietra d'acqua
2.4.4.17 Lastra a squame, taglio normale, destra, sinistra; tagli, fori; 1 fronte, 2 punta, 3 base, 4 tallone, 5 dorso, 6 testa
Componenti laterali
Sul colmo si usano le stesse lastre che si usano sulla superficie; su displuvio, gronda e parte terminale invece si usano lastre prodotte sul posto grazie alla lavorazione di materiale grezzo con gli arnesi da ardesia (vedi tab. 2.4.4,20). Le lastre per il compluvio d'ardesia sono prodotte da ma110
2.4.4.19 Lastre a squame, componenti di superfìcie; pesi e misure
feriale grezzo (vedi tab, 2.4.4.20): per compluvi di fibrocemento e di granulato d'ardesia sono prodotte lastre di grandezza fissa.
2.4.4.20
Parti laterali, materiale grezzo; pesi e misure
La grandezza del materiale grezzo laterale di lastre a squame di uguale grandezza si basa sulla grandezza delle lastre usate sul tetto.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Lastre a squame di grandezza irregolare Componenti di superficie
Le lastre a squame di grandezze irregolari vengono consegnate senza fori e assortite per altezza e larghezza, in caso di taglio normale, solo per altezza in caso di taglio a filo.
2.4.4.21 Lastra a squame dì grandezza irregolare, taglio smussato, destra (sinistra); taglio, fori
2.4.4.24 Lastre a squame di grandezza irregolare, componenti di superficie e laterali; assortimento; a pietra iniziale di colmo, b pietra di colmo, e pietra di chiusura, d pietra di colmo, e pietra iniziale di colmo, f 1/32 di pietra di copertura, g pietra di punta, h 1/8 di pietra di copertura stretta, i 1/8 di pietra di copertura normale, k 1 /8 di pietra di copertura larga, I iniziale, m 1/1 di pietra di copertura, n finale, o pietra base finale, p pietra d'unione, q pietra base bassa, r pietra base normale, s pietra base alta, t pietra base iniziale, u di raccolta, v pietra di compluvio, w Schwàrmer, x pietra d'acqua
2.4.4.22 Lastre a squame di grandezza irregolare, taglio normale, destra, sinistra; tagli, fori; copertura maggiore (34%) in caso di altezza inferiore a 15 cm
2.4.4.25 Lastre d'ardesia di grandezza irregolare, taglio normale, componenti di superficie; pesi e misure
2.4.4.26 Parti laterali di grandezze irregolari, materiale grezzo; pesi e misure; O estremità, K compluvio
Componenti laterali
Posa Condizioni per la posa - Fissaggio - Provvedimenti supplementari - Struttura sottostante - Manutenzione
Le lastre grandi necessarie per la copertura del colmo vengono scelte all'inizio, mentre per la lavorazione del materiale grezzo per l'estremità (tab. 2.4.4.26) si possono preparare sul posto tutte le parti speciali necessarie a ricoprire estremità, gronda e displuvio. Le lastre per il compluvio sono preparate da materiale grezzo (vedi tab. 2.4.4.26). 2.4.4.23 Lastre a squame di grandezza irregolare, taglio a filo, destra, sinistra; tagli, fori
Condizioni di posa
La copertura di lastre può essere rettangolare, doppia, ad angolo acuto, ad arco, a squame (semplice/doppia) o a squame di diversa grandezza (semplice/doppia).
111
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Provvedimenti supplementari
2.4.4.27 Pendenza minima del tetto in relazione alla copertura
Possono essere scelte pendenze inferiori solo se la posizione dell'edificio e le condizioni climatiche del luogo lo permettono.
Se si innalzano i requisiti di sicurezza, vanno previsti provvedimenti supplementari nel corso del progetto o della realizzazione nel caso di: - grande profondità del tetto (travi lunghe); - coperture con pendenza inferiore a quella normale; - incontro di più superfici del tetto e di compluvi in un punto della gronda; - pressione ventosa superiore alla norma; - abbondanti nevicate e di ristagno d'acqua da neve sciolta; - angolo di superficie di copertura di un rientro del tetto < 135°. Valgono quali provvedimenti supplementari: • aumento della pendenza del tetto; • rialzo, intervento sul rivestimento, listelli più spessi; • taglio più acuto; • doppia copertura; • lamina di piombo; • telaio inferiore a tensione; • struttura sottostante; • impermeabilizzazione sottostante.
Fissaggio
Il fissaggio avviene nel corso della copertura in altezza e della copertura laterale; i fori delle lastre usando i chiodi d'ardesia procedono dall'interno all'esterno; viceversa, se si usano le punte da ardesia. La tabella 2.4.4.28 compendia i mezzi di fissaggio delle lastre d'ardesia, il resto è in relazione alle disposizioni dei fabbricanti. Per inchiodare le lastre (solo V100G) si usano almeno 3 punte avvitabili di acciaio inossidabile WNr. 1.4301, mentre le lastre rettangolari possono anche venir fissate con graffe (a vista).
2.4.4.31
Lastre rettangolari; copertura minima
Nel caso di copertura del corrente del tetto la sovrapposizione in altezza non deve essere inferiore a 60 mm; sulle superfici a inclinazione piana la sovrapposizione in altezza aumenta del 2% per grado. Nella doppia copertura rettangolare le pietre sono in formazione regolare; questo per il materiale di ripiena laterale d'una mezza piena di larghezza nella fessura verticale. In caso di pendenze < 35° si usano lastre con uno spessore minimo di 230 mm. Sezioni, doppia copertura rettangolare
Colmo, displuvio - Gronda - Estremità - Compluvio - Abbaino
Posa - Coperture di lastre non inclinate Doppia copertura rettangolare - Copertura ad angolo acuto
Colmo, displuvio Sul colmo e sul displuvio le lastre dal lato del vento devono superare di almeno 50 mm quelle del lato controvento: il colmo viene coperto con so-
Copertura doppia di lastre rettangolari (doppia copertura rettangolare)
(vedi anche Posa)
2.4.4.32
Doppia copertura rettangolare, colmo
vrapposizione in altezza e laterale, la riempitura laterale è > 50 mm. I displuvi vengono ricoperti con legature o in appoggio.
1i
Acciaio legato, numero di materiale 1.4571
2.4.4.28
2.4.4.29
112
2.4.4.30
Doppia copertura rettangolare
Mezzi di fissaggio
Numero minimo dei mezzi di fissaggio
La copertura doppia rettangolare, altrimenti detta "copertura inglese", è una struttura che devia l'acqua (è dunque a prova di pioggia, non impermeabile), composta da lastre sovrapposte per più di metà dell'altezza (la terza fila copre ancora la prima), tagliate o tranciate secondo sagoma, posate su file orizzontali; più il tetto è piatto, maggiore è il formato delle lastre e maggiore la sovrapposizione.
2.4.4.33
Doppia copertura rettangolare, displuvio legato
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Gronda La copertura all'altezza delle lastre di base è fatta con i pezzi da gronda che consistono di lastre accorciate; le lastre di base ricoprono interamente (in tutta l'altezza del lato) i pezzi della gronda.
Sezioni, copertura di lastre ad angolo acuto
Colmo, displuvio - Estremità - Compluvio Colmo, displuvio Sul colmo e sul displuvio le lastre dal lato del vento devono superare di almeno 50 mm quelle del lato 2.4.4.37 Doppia copertura rettangolare, lastre di compluvio legate
2.4.4.34
Doppia copertura rettangolare, gronda
Estremità Sull'estremità bisogna rispettare una sporgenza di ~ 50 mm con l'ardesia e di ~ 30 mm con il fibrocemento e il granulato d'ardesia; le estremità
2.4.4.40
2.4.4.38 Abbaino semicircolare, costruzione dell'arco frontale; W punto di volta prescelto
2.4.4.35
Doppia copertura rettangolare, estremità
possono essere ricoperte in appoggio o con una fila di copertura ininterrotta, con una sovrapposizione di almeno mezza lastra. I pezzi sulla parte terminale (estremità) devono avere un taglio laterale per la deviazione dell'acqua (taglio di deviazione dell'acqua): nella copertura fissata si assicura, sulla parte terminale, la posa di ulteriori pezzi legati tra di loro. Compluvio La sovrapposizione delle pietre di compluvio deve essere di 1/3 maggiore rispetto alle lastre di copertura; la faccia della pietra di compluvio deve essere battuta sul lato visibile dall'esterno verso l'interno, cioè l'inclinazione dello spigolo deve essere in direzione della superficie del tetto,
2.4.4.36
Abbaino La pendenza della chiave dell'abbaino rispetto alla superficie principale deve essere < 12° e inoltre non può essere inferiore ai 25° e alla pendenza minima: in caso di abbaini semicircolari il rapporto tra altezza e larghezza non può essere maggiore di 1:5, e vantaggiose risultano lastre sottili e/o una modesta arcuatura nella zona della chiave.
Materiale necessario, doppia copertura rettangolare 10.000/[(H - Ù)/2 x B] = x [pezzo/m 2 ] H altezza della pietra; Ù sovrapposizione doppia in altezza; B larghezza della pietra
controvento: il colmo viene ricoperto in appoggio con pietre da colmo rettangolari o con modelli ad angolo acuto e anche i displuvi sono coperti in appoggio.
2.4.4.41 Copertura di lastre ad angolo acuto, displuvio in appoggio
Estremità Sull'estremità va mantenuta una sporgenza 50 mm con l'ardesia e 30 mm con il fibrocemento e con il granulato d'ardesia; le pietre sull'estremità degli spigoli dritti della parte terminale possono venir legate.
Copertura di lastre ad angolo acuto (copertura sagomata ad angolo acuto)
(vedi anche Posa) Nel caso di copertura di lastre ad angolo acuto esse vengono posate in formazione a copertura semplice; la sovrapposizione minima è data dall'altezza di taglio della lastra e dalla sporgenza della punta a goccia, che in questo caso deve aggettare di almeno 10 mm.
Bordi delle pietre di compluvio
anche se uno spigolo segato di netto può andare altrettanto bene. Compluvi legati sono ricopribili a prova di pioggia fino a una pendenza di 30° delle travi di compluvio: in caso di pendenze inferiori delle travi di compluvio si inseriscono compluvi di lamiera. La sovrapposizione minima dei compluvi di lamiera è di 100 mm, il taglio è > 400 mm, la bordatura > 10 mm; è consigliabile far correre lungo il bordo un listello di 2 x 1 cm, perché il compluvio non scarichi sul displuvio. Il compluvio, in caso di uguali pendenze di tetti, può essere fatto con lastre legate o sottostanti, nonché a strati.
Colmo con lastre ad angolo acuto
2.4.4.42 legata
Copertura di lastre ad angolo acuto, estremità
Compluvio I compluvi a strati possono essere coperti a prova di pioggia fino a una pendenza delle travi di 30°; nella realizzazione di un compluvio a strati i
2.4.4.39
Copertura di lastre ad angolo acuto
2.4.4.43 Copertura di lastre ad angolo acuto, compluvio a strati
113
Fondamenti
giunti di copertura della superficie destra e sinistra devono congiungersi nel mezzo del compluvio. La larghezza degli strati è di 250 mm, la sovrapposizione dei giunti di copertura sugli strati è > 100 mm; in caso di pendenza inferiore delle travi di compluvio vengono inseriti dei compluvi di lamiera (vedi Copertura doppia rettangolare).
Gli strati • I materiali del tetto
da quella del tetto, minore è la pendenza del tetto, maggiore sarà quella delle lastre: la scelta dell'inclinazione cade tra quella massima e quella minima della lastra. L'inclinazione massima nel caso delle lastre ad arco è di 45°, per quelle a squame di 37°. Ci sono coperture a destra e a sinistra. Per rea-
Materiale necessario, doppia copertura ad angolo acuto
Sezioni - Lastre ad arco - Lastre a squame
Colmo, displuvio - Gronda - Estremità - Compluvio - Abbaino Colmo, displuvio Sul colmo e sul displuvio le lastre dal lato del vento devono superare di almeno 50 mm quelle del lato controvento: la fila di colmo viene coperta nello stesso verso di copertura della superficie del tetto quale fila appoggiata; il fissaggio delle pietre di colmo
10.000/(((L - A - Tu) x B)/2) = x [pezzo/m 2 ] L lunghezza diagonale della pietra; A lunghezza del taglio; Tu sporgenza a goccia; B larghezza della pietra
Posa, coperture con lastre inclinate Lastre ad arco, lastre a squame - Lastre a squame di grandezze diverse Copertura con lastre ad arco, lastre a squame (copertura tedesca)
(vedi anche Posa)
2.4.4.47 Determinazione dell'inclinazione minima delle lastre; t linea di gronda; o linea dell'estremità; K cerchio di raggio M a piacere; n linea di inclinazione con pendenza di tetto scelta; s verticale in T; w orizzontale in K; g linea di inclinazione delle lastre passante per 0 e S
Le coperture con lastre inclinate si posano sotto forma semplice o doppia su rivestimenti sovracoperti; l'inclinazione minima delle lastre dipende 2.4.4.50
2.4.4.48 Direzione di copertura a seconda della direzione principale di vento; a copertura a sinistra; b a destra; • = direzione principale di vento
2.4.4.44
Copertura di lastre ad arco
lizzare una copertura a prova di pioggia bisogna considerare la direzione del vento, perché l'inclinazione delle lastre segue la direzione del vento. La sovrapposizione laterale e in altezza delle lastre ad arco è esposta dalla tabella 2.4.4.49, quella delle lastre a squame dalla tabella 2.4.4.57 (taglio normale).
Lastre ad arco, lastre a squame; colmo
avviene nell'ambito della sovrapposizione laterale. Nel caso di file inclinate la copertura della pietra iniziale sul displuvio può avvenire con lastre dal retro dritto, arrotondato o irregolare; è consigliabile adattare la forma di questa lastra alle lastre ad arco o a squame. Tutte le pietre iniziali e finali del displuvio di regola vengono legate: le lastre iniziali ricevono un taglio per la deviazione dell'acqua e, quando necessario, vengono inframmezzate da pietre.
2.4.4.45 Copertura semplice con lastre a squame
2.4.4.49
2.4.4.46
114
Doppia copertura con lastre a squame
Lastre ad arco; copertura minima
La doppia copertura è possibile solo con pietre grandi; in questo caso le pietre della terza fila sono sovrapposte a quelle della prima di almeno 2cm.
2.4.4.51 Lastre ad arco, lastre a squame; punto iniziale e finale sul displuvio
Gronda La gronda viene coperta con lastre-base o a fila (base legata) o con lastre a fila tagliate (base appuntita); lo spigolo a goccia è di ~ 10 mm.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
soddisfacente della lastra di collegamento, il dorso dell'ultima pietra di compluvio deve distare dall'asse di compluvio o dal listello di battuta almeno 1,5-2 larghezze di pietra da compluvio; dove possibile, le file di compluvio sono da distribuire in modo tale che ogni fila che esce da una fila di copertura sia assicurata alla fila di copertura della superficie in prossimità del compluvio. Di solito si copre dalla superficie più piccola e piana a quella più ripida e grande.
2.4.4.56 Lastre a squame; altezze delle pietre, pendenze del tetto
2.4.4.52
larghezza differenti; al di sopra delle file di base si comincia con le più grandi per utilizzare le più piccole sul colmo. Le lastre a squame larghe e quelle a squame strette vanno distribuite sulla superficie ed è permessa la sovrapposizione di due strette su una larga e viceversa.
Lastre ad arco, lastre a squame; base legata
Estremità Sull'estremità va mantenuta una sporgenza > 50 mm con l'ardesia e ~ 30 mm con il fibrocemento e con il granulato d'ardesia; tutte le estremità vengono coperte con legami, le estremità appoggiate vanno evitate perché rappresentano un rischio in rapporto alle precipitazioni piovose; le pietre della parte terminale devono essere munite di un taglio sugli spigoli per la deviazione dell'acqua (taglio di deviazione dell'acqua).
2.4.4.54 Lastre ad arco, lastre a squame; compluvio sinistro, vista, sezione; a Schwàrmer; b pietra di compluvio; e pietra d'acqua; d verso di copertura
Abbaino La copertura dell'abbaino viene fatta a cazzuola sui lati; le relazioni dell'arco e le pendenze sono, come nel caso delle coperture, doppie rettangolari. Se si coprono le file di copertura il rapporto tra altezza e larghezza dell'arco frontale deve essere di 1:8 (costruzione usuale, vedi in proposito p. 132 e segg.). Materiale necessario, lastre ad arco, lastre a squame
Da 22,7 a 34,6 pezzi/m2 a seconda del formato e della sovrapposizione. Copertura di lastre a squame di grandezza diversa (copertura tedesca antica)
(vedi anche Posa) 2.4.4.53 Lastre ad arco, a squame; inizio e fine dell'estremità
Compluvio Per la sovrapposizione in altezza, la lavorazione dei bordi e la pendenza delle travi di compluvio vale lo stesso criterio della copertura doppia rettangolare. Il compluvio sinistro può essere coperto se le superfici del tetto che si incontrano nel compluvio hanno la stessa pendenza e se la superficie con maggiore caduta d'acqua è a sinistra del compluvio o, nel caso di diverse pendenze del tetto, la più ripida è a sinistra; vale lo stesso per il compluvio destro per cui vale quanto detto per l'altro lato. La larghezza del compluvio deve essere 7 fino a 9 pietre di compluvio. Per permettere una posa
Sulle superiici del tetto la copertura a file inclinate può essere semplice o doppia; si distingue tra copertura semplice con taglio smussato, normale o a filo e copertura doppia con taglio normale su rivestimento con sovracoperta. L'antica copertura tedesca prevede l'uso, su una stessa superficie, di lastre a squame di altezza e
*) Con altezze di pietra > 42 cm la copertura è
2.4.4.55
Copertura tedesca antica semplice
12 cm.
2.4.4.57 Lastre a squame; copertura laterale e in altezza nella copertura semplice
115
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Anche per la copertura tedesca antica è consigliabile sovrapporre le lastre di fila nella direzione del vento, giudicando successivamente se a destra o a sinistra; i compluvi vengono coperti legati. Il taglio a filo si impiega in caso di superfici piatte o di elevati requisiti di sicurezza per la copertura; l'altezza minima e la sovrapposizione laterale dipendono dall'altezza della pietra. La doppia copertura di regola viene fatta con 1 /1 e 1/2 di lastra nel caso di inclinazioni del tetto da 22 a 30°, perché le lastre piccole non sono livellate; in caso di doppia copertura le pietre della terza fila si sovrappongono a quelle della prima fila di almeno 20 mm. Sezioni, copertura tedesca antica
Per la copertura delle sezioni (colmo, displuvio, gronda, estremità, compluvio) vale quanto detto per la copertura di lastre a squame di uguale grandezza (copertura tedesca). Materiale necessario, copertura tedesca antica
taglio normale: taglio a filo: copertura doppia: pietre della parte terminale:
~ 30 kg grezzi/m2 ~ 36 kg grezzi/m2 ~ 45 kg grezzi/m2
da ~ 10 a 12 kg grezzi/m, di cui 2 kg per punti e pietre da inframmezzare pietre da compluvio: da ~ 25 a 30 kg grezzi/m pietre base: da ~ 4 a 7 kg grezzi/m Struttura sottostante
Sovrastruttura La sovrastruttura è consigliabile come protezione contro la polvere, la neve e la pioggia da riporto; i telai singoli possono correre per la lunghezza o in diagonale, le cuciture però devono sovrapporsi di almeno 8 cm (vedi Sottotetto). Corrente In caso di cucitura sul corrente la sezione trasversale dello stesso deve essere di almeno 40 x 60 mm, per evitare di flettersi; in caso di fissaggio a ganci la copertura procede sul corrente di 24 x 48 mm, categoria 1 in base al foglio 1 della norma DIN 4074. La distanza massima del controasse in caso di corrente di 24 x 48 mm è di 60 cm. Rivestimento Il rivestimento deve essere a spigoli pieni, di spessore > 24 mm, asciutto e solido in ogni parte. Le parti di legno devono rispettare le prescrizioni di categoria della norma DIN 68.356 (massimo 20% di umidità residua nel legno); le assi non devono essere larghe meno di 12 cm e quelle che superano i 20 cm devono essere fissate con tre chiodi o perni di due volte e mezzo lo spessore dell'asse. In caso di distanze tra le travi superiori a 60 cm il rivestimento deve essere scelto più spesso, sul colmo deve essere sistemata una trave in piena larghezza; il rivestimento all'altezza del displuvio può correre nel verso del corrente o lun116
go il displuvio, in questo caso a fronte della grande campata delle travi e del corrente vanno inseriti pezzi intermedi di controasse (vedi Ventilazione). Superfici di copertura inchiodabili (ad esempio di calcestruzzo poroso) possono anche essere usate come strato sottostante per la copertura d'ardesia (spessore di almeno 50 mm); occorre prestare attenzione alla giusta lunghezza dei chiodi.
Copertura di scandole bituminose Materiale - Componenti - Posa Materiale Materia prima - Produzione - Caratteristiche
Manutenzione
Materia prima, tipi di bitume
Dato che in una copertura d'ardesia ben lavorata di solito non si creano difetti per anni, per scoprirne nelle pietre è consigliabile controllare un tetto ricoperto d'ardesia dopo circa due anni e sostituire le pietre eventualmente ghiacciate; i compluvi vanno tenuti regolarmente liberi da fango e foglie. Più spesso vanno controllati i tetti a scarsa pendenza o di inclinazioni differenti. Quando si cambiano le pietre bisogna osservare il formato e lo spessore giusto e bisogna evitare chiodi scoperti e a vista; una pietra di colmo non va fissata con una massa di stucco, destinata a fermare lo scorrimento dell'acqua sulla ricopertura. Mezzi di fissaggio adatti per le lastre di riparazione sono i ganci (pietre di copertura) e fili di rame piegati a forma di s (pietre di compluvio); la lastra di riparazione può essere fissata definitivamente con un intaglio sul bordo della pietra.
La materia prima da cui si ottiene il bitume è il petrolio; tramite evaporazione e condensazione si ottengono, nell'ordine: i distillati leggeri (benzina e greggio), quelli medi (diesel e combustìbili), quelli pesanti (olio da macchina e per ingrassaggi) e infine il bitume (distillazione frazionata). I diversi tipi di bitume sono costituiti principalmente da componenti oleose, i malteni, e da componenti solide finemente ripartite all'interno, gli asfalteni; presentano inoltre soluzioni colloidali in cui gli asfalteni sono rappresentati in prevalenza da grumi di molecole (micelle). Nell'ambito delle scandole bituminose rientrano i seguenti tipi di bitume. Bitume di distillazione È il bitume di distillazione, morbido o di durezza media, che si ottiene per distillazione sotto vuoto. Bitume di ossidazione Immettendo aria nel bitume liquido bollente si ottiene un bitume di distillazione con una maggiorazione dei contenuti di asfalteni; l'aumento degli asfalteni forma una fitta impalcatura (stato di gel) che innalza nettamente il divario di plasticità. I bitumi di ossidazione presentano elasticità gommosa a scarsa modellabilità plastica; diventano morbidi ad alte temperature e fragili a quelle basse. Bitume polimerico È una miscela fisica o un prodotto di reazione di bitumi di distillazione (B 200, B 80) e polimeri (dal 12 al 30%); si originano sostanze multifasiche le cui caratteristiche e reazioni sono determinate dalla componente dì polimeri. Presentano elevate flessibilità e resistenza al deterioramento, oltre ad adattarsi a requisiti particolari (aumento del divario di plasticità ed elasticità, grande resistenza agli agenti chimici). Bitume riempito Bitume riempito con sostanze (fibrose, granulose, a piastre) quali polvere di roccia (per lo più d'ardesia); i riempitivi migliorano la resistenza alle intemperie e ai colpi, riducono la tendenza allo scorrimento e possono portare a un certo miglioramento del divario di plasticità.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Produzione
Le scandole bituminose sono prodotte da intelaiature di bitume; si impregna una struttura portante (inorganica: lana di vetro; organica: lana di fibre artificiali; organica/eliminabile: cartone di feltro grezzo o di pasta di legno) con bitume da distillazione, si rivestono entrambi i iati di bitume da ossidazione o polimerico e, su un lato, si spargono scaglie di ardesia o granulato minerale. Dai telai finiti si tranciano infine le scandole, La struttura portante impedisce che ad alte temperature il bitume si spacchi o si sciolga mentre l'impregnatura funziona come base di presa per lo strato di rivestimento bituminoso; decisiva per
2.4 5.1
2.4.5.2
Impiego di diversi tipi di bitume
2.4.5.3
Bitume; caratteristiche fisiche
Strato cosparso, colore
le resistenti al fuoco e alle radiazioni termiche. la durata di quest'ultimo è la buona tenuta dello strato cosparso, il quale può essere di schegge d'ardesia o di basalto, di sabbia di quarzo o granulato di ceramica e deve resistere negli anni alle intemperie e ai raggi UV. Questo strato è decisivo per l'aspetto della superficie ruvida delle scandole ed è disponibile in diverse tonalità di colore. La scelta di materiali chiari da spargere viene fatta in funzione della riflessione dei raggi solari e della conseguente diminuzione della temperatura negli strati di copertura bituminosa. Caratteristiche
Caratteristiche fisiche Bitume e bitume polimerico sono materiali termoplastici, la loro durezza cioè si riduce con l'aumento della temperatura e, scaldandosi, passano dallo stato solido a quello liquido. Il bitume sottoposto a una pressione lieve e di breve durata reagisce in modo elastico, ma se la pressione aumenta si formano delle impronte: l'elasticità dipende anche dalla temperatura: a basse temperature prevalgono i caratteri di elasticità, ad alte temperature c'è un aumento delle deformazioni plastiche.
Caratteristiche chimiche Il bitume resiste agli acidi carbonici e ad altri acidi deboli, ai sali, alle soluzioni alcaline inorganiche e alle acque contenenti sostanze aggressive; non è resistente invece alle soluzioni alcaline organiche e ai solventi organici (benzina, petrolio, benzene, tetracloruro di carbonio). Maggiore è la durezza del bitume, maggiore sarà la sua resistenza in generale contro le influenze degli agenti chimici. L'influenza del calore causa il suo deterioramento facendone evaporare le componenti volatili, i raggi UV producono, con l'ossigeno dell'aria, reazioni deterioranti che provocano fragilità e rotture per effetto delle divisioni di catene molecolari; entrambi i processi sono molto lenti e per lungo tempo rimangono circoscritti alla superficie.
Reazioni al fuoco Le scandole bituminose devono essere controllate in base alla norma DIN 4102 da un ente di controllo legalmente riconosciuto e rientrano nella categoria delle "coperture dure", ovvero quel117
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
La reazione del bitume con l'ossigeno porta alla formazione di prodotti di decomposizione (chetoacidi) solubili e a reazione acida nell'acqua; su zinco, ferro e altri metalli essi originano processi di corrosione. Il PVC non è resistente al bitume che può infatti danneggiare telai di chiusure ermetiche di PVC (vedi Strati: I tetti verdi). Caratteristiche biologiche Il bitume non resiste alle radici, nel senso che esse penetrano attraverso gli strati bituminosi; nei luoghi ombrosi e molto umidi poi si può avere crescita d'alghe (verdi e rosse) in grado di danneggiare il bitume, ad esempio con delle fenditure. Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Classificazione delle merci - Forme di consegna Componenti di superficie
Le scandole bituminose sono tagliate a rettangolo e di solito sono munite di due tagli che le dividono in tre parti uguali; sul lato superiore della scandola ci sono strisce o punti di colla, mentre sul lato inferiore c'è una striscia di silicone per impedire che le scandole si attacchino tra loro quando sono una sull'altra in magazzino. Il colore di superficie dipende dal rivestimento finale; è dato dalle tonalità naturali di colore dello strato che viene sparso per ultimo (polvere, schegge), oppure da altre tonalità colorate (polvere, schegge, granulato di ceramica). Posa Condizioni di posa - Fissaggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante Manutenzione Condizioni di posa
Le scandole di bitume da tetto vengono posate orizzontalmente a doppia copertura con uno sfasamento di mezza scandola; nella fattispecie, la terza copre la prima e i loro tagli devono essere allineati gli uni sugli altri. Nel rispetto di modificazioni legate alla temperatura le scandole vengono posate a una distanza di 1 o 2 mm dalle rispettive fessure di contatto.
2.4.5.5 Forme delle scandole bituminose; formazione dello strato (spargimento, bitume di strato dì copertura, strato portante impregnato nel bitume, bitume di strato di copertura) Componenti laterali
Le parti laterali non vengono preparate in anticipo, ma tagliate sul posto dalle componenti normali: questo permette di avere tutte le forme necessarie per la copertura dei colmi, delle gronde, dei compluvi e dei displuvi; al posto o a completamento dell'aerazione sulla linea di colmo, si possono inserire scandole di aerazione del tetto munite di tagli trasversali di 135 e 175 cm2 (vedi Strati d'aerazione).
2.4.5.7 Tagli; a coperture di colmo, displuvio, parte terminale; b fascio dì connessione del colmo; e fascio del sottogronda
2.4.5.8
Aerazione singola
Classificazione delle merci
Forme di consegna
Per le scandole bituminose non è ancora stata definita una classificazione stabilita da una norma DIN.
Pacco: il contenuto varia da 15 a 30 pezzi a seconda dello spessore delle scandole. Paletta: da 45 a 52 pacchi
118
2.4.5.9 Copertura; a scandola; b foglio di scandola; e taglio; d strisce autoadesive; e punto per chiodi o graffe; f giunto di contatto; g telaio del tetto
Gli strati • I materiali del tetto
In virtù delle loro caratteristiche le scandole bituminose si adattano a qualsiasi fondo; eventuali piccole gobbe o imperfezioni che ne segnano la parte superiore non rappresentano un difetto all'idoneità della copertura. Per garantire una ridistribuzione equilibrata della copertura è necessario che le scandole siano legate in orizzontale e in verticale; per eliminare il calore accumulato è consigliabile sul lato inferiore un'apertura verticale di 100 mm (vedi Strati: Aerazione). Pendenza del tetto La pendenza regolare del tetto varia da 15 a 85° e dipende dalla lunghezza delle travi: in caso di pendenza superiore a 85° i punti di colla non hanno presa sufficiente perché il peso di supporto della scandola non ha più efficacia.
Fondamenti
Fissaggio Per il fissaggio delle scandole bituminose su rivestimenti di legno e di materiali legnosi bisogna usare chiodi a testa larga immuni dalla corrosione, lunghi almeno 25 mm in caso di copertura normale o 30 mm in caso di più strati di copertura (colmo, displuvio ecc.); si possono usare anche graffe anticorrosione di 25 mm di larghezza e di lunghezza da 25 a 32 mm, il cui dorso deve correre parallelo alla copertura. I chiodi a testa larga rispetto alle graffe hanno maggiore resistenza, e pertanto il loro impiego sembra preferibile; se la pendenza supera 60°, sono necessari fissaggi supplementari negli angoli superiori. Per il calcestruzzo leggero o di pomice si usano chiodi conici speciali che devono essere abbastanza duri per penetrare la superficie compatta delle tavole; la loro resistenza deve essere pari a quella del chiodo sulla costruzione di legno sottostante. L'incollatura delle singole scandole avviene con il tempo per effetto del proprio peso e del riscaldamento delle strisce o dei punti di colla da parte dei raggi solari; se si copre il tetto in una stagione poco vantaggiosa (autunno), occorre incollare creando un riscaldamento artificiale.
• • • • • • • • • •
lamiera d'alluminio AIMn DIN 1745; lamiera di piombo DIN 17.640; lamiera di rame DIN 1787; lamiera in lega di zinco DIN 17.770; lastra d'acciaio inossidabile DIN 17.440, materiale numero 4571 ; lastra d'acciaio zincato; telai bituminosi con struttura portante inorganica; materiali di incollatura e sigillo a base bituminosa; pre-strato bituminoso; rivestimento di materiali artificiali.
Quando si usano i metalli bisogna osservare i seguenti punti: • inserto di metalli resistenti alla corrosione con il bitume (rame, V2A); • rivestimento di lacche bituminose e lacche sintetiche fino ad almeno 2 cm al di sopra della superficie di copertura. Provvedimenti supplementari
Sono previsti in sede progettuale e realizzativa se si innalzano i requisiti di sicurezza di copertura: in caso di grandi profondità di tetto (travi lunghe), di pendenze di tetto inferiori a quelle regolari, di incontro di più superfici e compluvi in un punto della gronda, di grande carico ventoso o di neve abbondante e conseguenti scioglimenti. Valgono quali provvedimenti supplementari: • l'aumento della pendenza del tetto; • l'ingrandimento della copertura; • l'inserto di una copertura e di una guarnizione sottostante. Sezioni
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Estremità - Connessione al muro - Aperture nel tetto
2.4.5.12 Ancoraggio di scandole a tre o quattro fogli con chiodi o graffe
2.4.5.11
Colmo Le scandole della parte superiore vengono tagliate a mazzo con l'angolo del colmo; per la copertura del colmo bisogna usare pezzi di 1/3 o 1/4 di scandola, che vengono piegati in modo da essere posati uniformemente sui due lati del colmo.
Sovrapposizione, a seconda dell'inclinazione Lavorazione
Altezza di fascio, necessità del materiale e peso della copertura sono in relazione tra loro e si calcolano in base alle seguenti formule:
Il taglio (colmo, displuvio, estremità) è possibile con un coltello o delle forbici; per fissare le scandole sono permessi macchinari con una capacità di penetrazione controllabile. Per scaldare le scandole quando si voglia piegarle o per assicurare la presa della colla durante le stagioni fredde è sufficiente un piccolo bruciatore a mano; le strisce di colla e il lato sottostante della scandola da incollare vengono scaldate e pressate.
2.4.5.13 Colmo con fasci e coperture; a parti di scandole (copertura); b scandola corta, •< = direzione principale del vento
Materiali di copertura complementari
Bisogna usare come sostanze complementari quelle che rispettano, in materia, norme e qualità:
In caso di clima freddo le coperture devono essere prima di tutto scaldate con cura, in modo da evitare che si formino spaccature sullo strato 119
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
di copertura bituminosa; vengono successivamente posate e inchiodate in direzione contraria a quella del vento e, in lunghezza, la terza copertura copre la prima dì almeno 50 mm (Aerazione del colmo, vedi Costruzioni: Scandole bituminose).
Displuvio La copertura del displuvio avviene allo stesso modo di quella del colmo: gli strati delle scandole di bitume che coprono la superficie vengono tagliati parallelamente alla linea di displuvio.
Gronda Si rende necessaria una lamiera di gronda: perché il primo strato di copertura abbia la stessa pendenza della superficie complessiva del tetto, si può innalzare il bordo della lamiera di gronda di 10 mm inserendo un cuneo o un listello profilato. Nel caso del primo strato, le scandole bituminose vengono tagliate al di sopra delle fessure e usate come strati aggiuntivi; il bordo inferiore deve distare 10 mm dal bordo della lamiera di gronda; l'intero strato successivo viene ricoperto su quello aggiuntivo, in modo che entrambi gli strati si incollino sul loro lato inferiore e induriscano a stretto contatto. Di solito le scandole vengono posate sulla lamiera di gronda senza fissaggio e l'incollaggio può essere fatto sui punti; componenti metalliche senza protezione, quali ad esempio la lamiera di gronda e la costola, hanno bisogno di una mano di vernice anticorrosione.
2.4.5.17 Scandole di compluvio sottostante; a larghezza di compluvio; b zona senza chiodi, s sovrapposizione
2.4.5.15 Compluvio incrociato; scorrimento dell'acqua sottile; a larghezza di compluvio; b zona senza chiodi
Estremità Di regola all'estremità viene fissato lungo il frontone un listello triangolare di altezza 30 mm: la
2.4.5.18 Parte terminale con parti di scandole in appoggio
2.4.5.16 Compluvio incrociato a scorrimento sottostante; a larghezza di compluvio; b zona senza chiodi
2.4.5.14 Gronda con lastre in aggetto, lamiera d'ingresso e canale
Compluvio incrociato dipenLa pendenza del compluvio de dalla lunghezza delle travi di compluvio; in caso di pendenza bisogna inserire un'asse da compluvio, al fine dì evitare una spaccatura sul lato inferiore della scandola. Su entrambi i lati de compluvio le scandole finiscono all'altezza della tesa, a 300 mm dalla linea di compluvio, rispetto alia quale vengono qui tagliate in parallelo: nel mezzo del compluvio ci deve essere una zona di almeno 300 mm priva di chiodi. Per ottenere une scorrimento d'acqua più largo, rispetto al quale le scandole siano posate ad angolo retto, un com120
pluvio legato può essere fatto anche con uno strato di copertura o di scorrimento sottostante. Compluvio sottostante Il sottoposizionamento del compluvio nell'ambito dello scorrimento d'acqua può essere fatto con teli o scandole bituminose, oppure con lamiere da compluvio a prova di corrosione (vedi Strati: Deviazione dell'acqua): le scandole della superficie del tetto devono coprire il rivestimento compluviale di almeno 120 mm ed essere tagliate parallelamente alla linea di compluvio, mentre quelle di compluvio devono avere almeno la larghezza di una scandola normale. Le lamiere di compluvio sono munite, sui lati, di scanalature per l'acqua.
sottocopertura e le scandole di superficie vengono così rialzate e fissate per mezzo dei chiodi, mentre al di sopra va sistemata una copertura che deve proseguire lungo i lati del tetto fino alla spianata di superficie dello stesso e che forma sul lato esterno una sporgenza a filo. Estremità alte con ripidi listelli triangolari sono dotate di una custodia dì lamiera. Le coperture delle estremità vengono tagliate in diagonale e vanno riscaldate, in caso di clima freddo, al fine di evitare spaccature
2.4.5.19
Parte terminale con lamiera di protezione
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
sulla superficie di rivestimento. In caso di estremità con un profilo di metallo continuo e sottostante, la lamiera della parte terminale viene munita sul lato di scanalature per l'acqua; i fasci di scandole vengono appoggiati sulle scanalature ricoprendo la lamiera di almeno 80 mm e, nella zona del profilo di lamiera, non vengono né inchiodati né incollati. Al fine di evitare che l'acqua possa infiltrarsi tra le scandole appoggiate in piano, queste ultime vengono provviste, sul lato superiore, di un taglio diagonale.
1 rivestimenti di materiali legnosi devono essere di 22 mm di spessore e vengono in genere sistemati nel mezzo delle travi; in base alla norma DIN 18.334 i rivestimenti di legno devono avere 2 chiodi per ogni m2 di superficie, mentre quelli di materiali legnosi 6 chiodi per m2. Tavole di calcestruzzo leggero vanno appoggiate in piano, le fessure tra le lastre devono essere chiuse con la malta e non avere spigoli affilati. Manutenzione 2.4.5.22 Connessione al muro con strati di metallo
sere fatta anche con telai bituminosi (a struttura intrecciata).
2.4.5.20 Parte terminale con sotto-posizionamento di lamiera delia parte terminale
Connessione al muro Le connessioni possono essere effettuate con scandole bituminose o con custodie di lamiera; nel primo caso bisogna inserire un listello triangolare o un cuneo e i fasci di scandole che risentono dell'inclinazione vanno rialzati tra 100 e 150 mm. Il collegamento va assicurato infine con listelli di copertura o lamiere di connessione, elementi che vengono inseriti, fissati e isolati in una scanalatura.
Aperture nel tetto Le aperture sono costituite da una flangia di larghezza 100 mm di metallo a prova di corrosione o di altri materiali adatti; le scandole bituminose vengono coperte sulla flangia di almeno 80 mm e non vengono incollate. La connessione delle parti da inserire (finestre del tetto, singoli aeratori ecc.) è uguale a quella della Connessione al muro. I sostegni per le protezioni dai fulmini e per i reggineve vanno costruiti possibilmente nel corso della copertura del tetto, mentre per la distribuzione del carico si inseriscono delle lamiere d'appoggio.
La cura e la manutenzione riguardano l'eliminazione di sporcizia e di formazioni vegetali: le foglie vanno levate per tempo, al fine di prevenire la formazione di humus e l'occlusione degli impianti di svuotamento d'acqua. Un particolare controllo è richiesto all'altezza delle connessioni. Le parti di metallo e le coperture presenti nelle parti di scorrimento dell'acqua, a rischio quindi di corrosione, vanno provviste di una mano di vernice anticorrosione sulla superficie del manto di copertura del tetto. La durata di un tetto di scandole bituminose è di 30 anni, dopodiché può essere rinnovato sostituendo le vecchie scandole con una nuova copertura oppure ricoprendole con un nuovo strato di scandole bituminose a copertura doppia.
2.4.5.23 Parti emergenti con lamiera di copertura; aeratore singolo
Struttura sottostante
2.4.5.21 Connessione a muro con scandole bituminose rialzate
In caso invece di custodie metalliche, la flangia di copertura deve essere munita di copertura per l'acqua ed avere una larghezza 100 mm: i fasci terminali (ad esempio sull'estremità) devono coprire la flangia di copertura di almeno 80 mm. Gli strati di lamiera occupano in larghezza una mezza scandola di copertura e sono il modo più sicuro per una connessione al muro, che può es-
Sottocopertura Prima di cominciare con la posa delle scandole va inserito sulla struttura sottostante uno strato di telo bituminoso a struttura portante inorganica; i teli vengono posati paralleli rispetto alla gronda, la copertura è 100 mm e il fissaggio dei teli viene eseguito con chiodi a testa larga o graffe anticorrosione a una distanza di ~ 100 mm. La sottocopertura senza protezione ha una tenuta di pochi anni. Rivestimento Come strato inferiore di copertura si richiede una struttura sottostante inchiodabile, rigida e piana; i rivestimenti in legno di tavole lisce devono avere uno spessore minimo di 24 mm, quelli di tavole scanalate e flessibili di 22 mm e devono essere inseriti orizzontalmente con una larghezza compresa tra 80 e 160 mm. Le tavole devono essere a spigoli piani, sane e asciutte. 121
Fondamenti
Copertura piana di tegole e calcestruzzo Materiali - Componenti - Posa Tegole Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
Le tegole vengono formate da argilla, creta o masse cretose per poi essere passate in forno; la creta viene estratta in superficie con macchinari da scavo (ad esempio le catene di secchi da ecavo). Depositi di creta pura si trovano di rado, di solito sono con polvere o sabbia di quarzo, e in questo caso si tratta di argilla; per le tegole si usa generalmente argilla con una componente di creta variabile tra il 40 e il 60%. Produzione
Preparazione Dato che non sempre nel corso dello scavo si trova la giusta mistura di creta, è necessario ottenere in un secondo momento la relazione ottimale; in questo modo, nel caso di crete troppo grasse, si aggiungono sabbia di quarzo o pezzi di tegole in polvere, mentre in caso di crete magre si aggiungono creta grassa o fango misto a pezzi di quarzo e si mette il tutto in una centrifuga. Nella preparazione che segue si distruggono le strutture da deposito delle zolle di creta o di argilla. Dapprima si mischiano gli ingredienti necessari - i mezzi di riduzione, le crete grasse e i conservanti - in un laminatoio, la molazza, che polverizza le grosse impurità, e poi li si passa nel miscelatore di creta; con l'aggiunta d'acqua la miscela dà origine in un tempo variabile tra 3 e 14 giorni (a seconda del tipo di creta e del suo utilizzo successivo) a una massa modellabile e omogenea che viene poi ridotta, nel laminatoio fine, in pezzi della grandezza desiderata. Forma Gli elementi di copertura piana sono prodotti per 10 più con un processo di pressione; per quanto riguarda la forma, la materia prima preparata viene fatta passare attraverso una pressa a spirale, la cui imboccatura conferisce la forma a taglio trasversale e, infine, la lunghezza necessaria della tegola viene tagliata dal profilo della tegola a cordone. Le tegole prodotte grazie a questo processo sono dette "tegole a strettoia", di cui fanno parte gli embrici e le tegole piane a cordone. Colore Colore naturale 11 colore naturale delle tegole è dato dalle componenti metalliche presenti nella materia prima; in forno gli idrossidi di ferro diventano ossido di ferro color rosso vivo mentre un'alta percentua122
Gli strati • I materiali del tetto
le di manganese ottiene l'effetto di una colorazione marrone scura. Tegole dalle diverse sfumature giallo chiaro evidenziano la presenza di una bassa percentuale di ferro rispetto a un'alta percentuale di calcare; per tutti gli altri colori ci sono diversi sistemi di colorazione. Riduzione Le tegole vengono in questo caso prodotte con la riduzione della percentuale di ossigeno nell'ossido di ferro: al termine della cottura nel forno sì immette dell'olio che, bruciando, toglie ossigeno all'ambiente, e poiché il forno è isolato dall'aria che proviene dall'esterno, gli ossidi del ferro della creta si riducono a protossidi di ferro. Si ottiene così una colorazione grigio-bluastra simile a quella dei tetti d'ardesia. Sono comunque adatte alla riduzione solo crete ad alto contenuto ferroso. Colore Raramente si producono tegole colorate perché il processo è impegnativo e costoso; alla creta si possono aggiungere minerali che influiscono sul colore di cottura. Così, ad esempio, le aggiunte di manganese causano colorazioni marrone scuro. Ingobbio Con ingobbio si intende un rivestimento liscio e non vetroso che viene applicato prima della cottura con spruzzaggio o immersione; esso cambia il colore di superficie della tegola senza però alterarne la qualità. L'ingobbio è composto da una mota cretosa di preparazione speciale, in cui vengono assortiti i minerali o gli ossidi metallici relativi al colore desiderato. Si definisce ingobbio anche la "terra sigillata", un rivestimento brillante e quasi vetroso: questo materiale è composto da creta facile da fondere, che durante la cottura inizia a sinterizzare e a compattarsi in gocce simili al vetro. Poiché però non forma uno strato vitreo uniforme, questo strato di superficie non viene inserito tra gli smalti. Smalto Similmente all'ingobbio, lo smalto viene distribuito sulla tegola: è composto di crete mescolate a metalli e fondibili, che possono essere colorate e che compongono un rivestimento compatto e di tipo vetroso. Poiché con gli smalti si possono ottenere colorazioni luccicanti così come superfici bianche o nere, lo scopo dello smalto è eminentemente estetico; con lo smalto si ha anche una chiusura completa dei pori. Processo di cottura Nel corso della cottura si verificano trasformazioni chimiche della creta che hanno come conseguenza l'indurimento definitivo, pur senza raggiungere il punto di sinterizzazione; per questo è necessario scaldare le tegole molto lentamente ed è altresì necessario che prima siano asciu-
gate perfettamente in modo da evitare possibili evaporazioni. Per questo motivo, dapprima vengono fatte passare in una camera di asciugamento nella quale viene eliminata l'acqua in eccesso a una temperatura < 120 °C, mentre la cottura avviene poi a 1000 °C: dopo la cottura le tegole vengono raffreddate con altrettanta attenzione. Il rispetto preciso di queste fasi è la condizione per la colorazione uniforme, per la resistenza e per l'elasticità necessaria alla tegola finita; la durata e la temperatura di cottura ne influenzano la durezza e la resistenza alle intemperie. L'intero processo di cottura, dal riscaldamento alla cottura fino al raffreddamento, dura sino a 5 giorni, a seconda della qualità della creta e dello stato della tegola: nel complesso le tegole si riducono (dall'8 al 10% in caso di creta magra, fino al 12% in caso di creta grassa).
Caratteristiche Colore
2.4.6.1
Colorazione
Caratteristiche chimiche Le tegole del tetto sono materiali ceramici assolutamente resistenti agli effetti chimici ambientali e ai raggi UV. Nella norma DIN 456 si legge: "Nelle tegole a norma di legge non devono essere presenti sostanze dannose in quantità tali da causare danni che renderebbero la tegola inutilizzabile ai fini della formazione di un manto a prova di pioggia; sono permessi in piccole quantità sedimenti causati dai sali o dalle polveri". Grazie ai controlli di produzione e alla sorveglianza, le tegole sono di regola un prodotto senza difetti; in casi eccezionali e per colpa di una lavorazione poco accurata, la merce può contenere sostanze che ne compromettono la qualità, tra le quali carbonato di calcio, particelle di quarzo e sostanze organiche che possono causare spaccature. Sono soprattutto sali quali quelli dello zolfo che si liberano in presenza di calore e umidità e che, per effetto di quest'ultima, si muovono verso la superficie dove formano una traccia di colore
Gli strati • I materiali del tetto
bianco: in caso di grosse concentrazioni saline la tegola è costantemente umida, per cui, a causa della cristallizzazione, le particelle di creta si possono spaccare. Come rimedio si può mischiare dei carbonato di bario, che ha l'effetto di legare i sali e di formare con loro il solfato di bario, oppure si può siliconare la mattonella; il silicone dopo un po' viene lavato dall'acqua e fino a quel momento i pori rimangono chiusi. Di regola l'invecchiamento del tetto è senza conseguenze anche se può causare problemi di carattere estetico.
Caratteristiche fisiche Capacità di carico La resistenza meccanica viene provata per mezzo della capacità di carico sotto un peso singolo.
2.4.6.2
Permeabilità all'acqua Le tegole del tetto devono essere impermeabili all'acqua; quelle nuove ne assorbono una quantità maggiore a fronte della loro naturale porosità: dopo qualche tempo sui pori si deposita la polvere e la loro permeabilità relativa diminuisce progressivamente.
Reazioni al fuoco Le tegole del tetto sono classificate nella categoria A 1 tra i materiali non infiammabili.
Resistenza al ghiaccio Secondo la norma DIN 456: "Le tegole devono essere resistenti al ghiaccio, vale a dire che non devono subire danni tali da mutare la loro condizione o da renderle inutilizzabili ai fini della formazione di un manto del tetto a prova di pioggia". Non esiste a tutt'oggi un procedimento unitario per valutare la resistenza al ghiaccio, come dimostra la norma di controllo al riguardo che permette diversi sistemi di esame.
Capacità di carico
Assorbimento del carico Gli assorbimenti dei carichi sono stabiliti dalla norma DIN 1055, parte 1, comma 7.11.1 (vedi parte 2 Struttura portante). Caratteristiche dei materiali
2,4.6.3
Fondamenti
Caratteristiche del materiale
Calcestruzzo Materia prima - Produzione - Caratteristiche
Materia prima Le tegole di calcestruzzo sono prodotte dai componenti principali sabbia, acqua e cemento; il rapporto cemento/acqua varia da 1:3 a 1:4 e la differenza è legata alla qualità della sabbia. La linea di setaccio della sabbia di quarzo viene innalzata a 4 mm, il cemento impiegato è il Portland.
della durezza finale) a condizioni stabilite dai rapporti tra temperatura (da 50 a 60 °C) e umidità. Infine si dividono le tegole dalle lastre di supporto e le si tempra una seconda volta in nome del controllo di qualità: il trattamento di superficie ha l'obiettivo di proteggere il calcestruzzo dalle sollecitazioni meccaniche, chimiche e atmosferiche. Condizione per l'efficacia del trattamento di superficie è un fondo buono e lavorato con cura; le pietre poi vengono impilate all'aperto affinché si induriscano.
Colorazione In teoria per la colorazione delle tegole di calcestruzzo si possono usare tutti i colori, anche se la scelta è tuttavia limitata all'uso di pigmenti inorganici, unici che garantiscano una colorazione di buona qualità. Come legante per i pigmenti dei colori si possono usare polimeri diluiti in acqua su base stirolo-acrilica. Le tegole di calcestruzzo vengono colorate aggiungendo i pigmenti colorati durante la mistura (colorazione omogenea); anche i fanghi che si aggiungono alle tegole di calcestruzzo (tegole sagomate) devono essere colorati, mentre colori quali nero, rosso, marrone e le loro tonalità si realizzano con pigmenti di ferro puri. I colori verde e blu possono essere realizzati usando altri ossidi metallici inerti (reagenti), e c'è anche la possibilità di produrre tegole di calcestruzzo del colore del cemento. A causa della carbonatazione attraverso il trattamento di superficie possono verificarsi sfioriture del colore che però, in virtù dei colori chiari delle tegole di calcestruzzo, poco visibili.
Superficie Trascurando le asperità della malta di cemento, la superficie delle tegole di calcestruzzo piane è liscia.
Caratteristiche
Mantenimento della forma Dal mantenimento della forma non dipende solo la protezione dall'acqua, ma anche il lavoro di copertura e la sollecitazione meccanica; per questo, scostamenti dimensionali, curvature e torsioni devono essere riportati negli ambiti stabiliti dalla tabella. L'esame del mantenimento della forma è basato sulla differenza tra due angoli di tegole a contatto nel piano di tegole.
2.4.6.4
Scostamenti dimensionali
Produzione
Forma Le sostanze principali vengono fatte passare in un impianto di dosaggio con percentuali esatte di peso e successivamente mescolate; il calcestruzzo fresco raggiunge poi la macchina di produzione che funziona in base al principio della pressa a cordone. Il calcestruzzo ne esce sotto forma di lastre di supporto e viene compattato, sotto forte pressione, dal rullo pressante per procedere in forma di cordone ininterrotto che viene tagliato nella lunghezza di tegole per mezzo di un coltello a pressione. Nel corso della fase successiva si temprano le superfici delle tegole con un passaggio di 8-12 ore nelle camere di indurimento, in cui le tegole raggiungono la loro durezza iniziale (dal 60 al 70%
Caratteristiche chimiche Le aggressioni chimiche al calcestruzzo avvengono tramite acqua, suolo e gas, e possono essere dissolventi e/o sgretolanti; sono di solito causate da acidi che si formano nell'aria a contatto con i gas inquinanti. Si considerano inquinanti l'ossido di zolfo e l'ossido d'azoto che, con l'acqua, si trasformano rispettivamente in acidi nitrico e solforico (pioggia acida); l'effetto degli attacchi acidi dissolventi è tuttavia limitato alla superficie ed è complessivamente trascurabile. Gli attacchi sgretolanti possono provocare spaccature della struttura del cemento a causa di un sensibile aumento di volume; i provvedimenti di carattere tecnico per la realizzazione di una sufficiente resistenza chimica comprendono la scel123
Fondamenti
ta di materiali edili adatti, la produzione di calcestruzzo compatto e l'estrema cura nella lavorazione e nel trattamento.
Gli strati • I materiali del tetto
Componenti di superficie
Tegole piane non scanalate • Embrici di calcestruzzo, tegole
Caratteristiche fisiche Capacità di carico Le tegole di calcestruzzo piane devono, al più tardi a 28 giorni dalla produzione, vale a dire quando lasciano l'impianto di produzione, aver raggiunto le capacità di carico indicate nella tabella 2.4.6.5.
11 In caso di larghezza di copertura compresa tra 200 e 300 mm i valori di capacità di carico vanno inseriti proporzionalmente.
2.4.6.5
Embrice; arco a segmento
Capacità di carico
Assorbimento del carico Gli assorbimenti dei carichi sono stabiliti dalla norma DIN 1055, parte 1 (vedi parte 2, Struttura portante). Caratteristiche dei materiali Il produttore non rilascia dati sulle caratteristiche dei materiali. Impermeabilità all'acqua/resistenza al ghiaccio L'impermeabilità all'acqua è scarsa in caso di malta di cemento o di calcestruzzo ad alta compressione; con l'abbassamento del rapporto acqua/cemento (< 0,4) il cemento viene ad avere un minor numero di pori capillari. Le tegole di calcestruzzo che assolvono ai requisiti previsti dalla norma DIN EN 490 di capacità di carico (vedi tab. 2.4.6.5 e tab. 2.4.7.3) e di impermeabilità all'acqua (assenza di sgocciolamenti dal lato inferiore entro 20 ore), sono, secondo esperienza, resistenti al ghiaccio se i valori vengono confermati dopo 25 scambi ghiaccio-rugiada. Reazione al fuoco Secondo la norma DIN 4102 le tegole di calcestruzzo sono a prova di fuoco di riporto e di calore irradiato e, in base alla stessa norma, sono classificate nella categoria A 1.
Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Componenti speciali - Classificazione delle merci - Forma di consegna Le componenti qui indicate non rappresentano che una scelta nell'assortimento completo dei prodotti di tegole normali e in calcestruzzo per il tetto; questa selezione consente uno sguardo d'insieme migliore, con relativi confronti e classificazioni delle forme diverse. 124
2.4.6.7
Sono composti di una lastra piana con uno o due punti d'aggancio; in genere sull'estremità superiore hanno due fori per il fissaggio.
2.4.6.8 Embrice; componenti di superficie laterali e speciali; assortimento; 02 embrice da colmo e displuvio, 08 embrice di connessione al colmo, 13 embrice intero da spiovente, 14 mezzo embrice da spiovente, 26 embrice da parte terminale destra/sinistra, 27 mezzo embrice da parte terminale destra/sinistra, 00 embrice intero, 01 mezzo embrice destro/sinistro, 19 embrice di gronda, 34 embrice da piega positiva, 38 embrice da piega negativa, 42 embrice d'aerazione, 44 embrice con elemento per 'evaporazione
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Elementi di copertura piana con scanalatura di profondità e scanalatura alla base • Tegola di calcestruzzo piana con scanalatura longitudinale di profondità
2.4.6.9 Forme d'embrici; a arco curvo; b arco a segmento; e a taglio dritto; d a taglio dritto con angoli arrotondati; e esagonale; f a rombo; g arco a punta; h a scudo
2,4.6.12 Lastra di calcestruzzo piana con scanalatura longitudinale e nervatura di base
Le tegole di calcestruzzo piane sono munite di scanalature laterali che, a causa di una falda non visibile, sono più in basso rispetto alla superficie dell'acqua. Peso: Superficie:
1
> (altezza x larghezza x spessore)
2.4.6.10
Fabbisogno:
circa 5,7 kg liscia rosso, marrone, grigio, rivestimento in plastica a base di acrilato circa 10 pezzi/m2
Caratteristiche degli embrici
Elementi di copertura piana con scanalatura di profondità senza scanalatura alla base • Tegola a cordone
2.4.6.11
Tegola a cordone
La tegola a cordone presenta una scanalatura laterale semplice; durante la copertura si crea sulla scanalatura laterale una fessura rivolta verso l'alto. Peso: Superficie:
Fabbisogno:
circa 2,75 kg liscia/zigrinata non verniciata: rosso verniciata: smalto ingobbio circa 19 pezzi/m2
2.4.6.14
Parti speciali e laterali
2.4.6.13 Tegole e lastre: parti speciali e laterali
125
Fondamenti
In base alla norma DIN la formazione delle componenti laterali e particolari non è regolamentata perché a totale discrezione del produttore; devono però avere una configurazione tale da poter essere usate per la copertura insieme alle te-
Gli strati • I materiali del tetto
gole e alle lastre di calcestruzzo. Le tegole ornamentali vengono rifinite spesso in base a elementi d'ispirazione storici; si usano come ornamentali soprattutto le tegole della linea di colmo, quelle iniziali e terminali di colmo. Le componenti mostrate in questa pagina non sono, almeno in tale varietà, a disposizione di ogni fabbricante.
Classificazione delle merci
DIN 456, Tegole Le tegole sono regolate dalla norma DIN 456, dove vengono differenziate in appartenenti ai tipi I e II, entrambi per altro obbligati ad assolvere i requisiti della norma in ogni punto; per il tipo Il ci sono, rispetto al tipo I, margini leggermente maggiori per quel che riguarda curvatura e mantenimento di forma. Occasionalmente sono contemplate anche delle sottoclassi all'interno delle quali le tegole non devono rispettare la norma in ogni punto (ad esempio maggiore curvatura e mantenimento di forma).
DIN 1115, Lastre di calcestruzzo "Le lastre di calcestruzzo devono avere una superficie uniforme e priva di impurità; se ci si attiene a questa norma, eventuali graffi o imperfezioni nel corso dell'imballo, del carico o del trasporto non hanno alcuna rilevanza. Le lastre di calcestruzzo non devono avere spigoli vivi sui lati, perché sono d'impedimento durante la posa e la chiusura delle scanalature; le lastre, a seconda dei modelli, hanno diverse dimensioni e misure di copertura. La misura delle singole lastre di calcestruzzo può variare del ±1 % rispetto al valore medio dato dal produttore. Le lastre di calcestruzzo devono essere impermeabili all'acqua e resistenti al ghiaccio."
Forme di consegna
Di solito le tegole o le lastre di calcestruzzo vengono imballate e impilate sulle palette e consegnate con un'autogrù.
Posa Condizioni di posa - Fissaggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Manutenzione
Condizioni di posa
Per la copertura di un tetto inclinato con le tegole o le lastre di calcestruzzo sono determinanti le regole di copertura e le istruzioni del produttore comprendenti le regole di lavorazione: se si rispettano le linee di lavorazione i tetti sono a prova di pioggia. Inclinazione del tetto
2.4.6,15 Lastre di calcestruzzo piane; componenti di superficie, componenti laterali e speciali; scelta tra l'assortimento; 02 lastra di colmo, displuvio, 16 lastra spiovente di parte terminale destra/sinistra, 13 lastra spiovente, 26 pietra di parte terminale destra/sinistra, 01 mezza lastra, 24 lastra terminale destra/sinistra, 00 lastra intera, 42 lastra d'aerazione, 47 lastra d'appoggio, 44 lastra mediana con estremità d'evaporazione, 45 lastra mediana con supporto per l'antenna. I numeri si riferiscono alla tabella 2.4.6.14 e alla figura 2.4.6.13 (p. 125).
126
Si considera come inclinazione regolare il limite inferiore di pendenza, quello in cui una copertura si è rivelata a prova di pioggia senza la necessità di ricorrere a provvedimenti supplementari. All'altezza del compluvio l'inclinazione del tetto va rialzata di almeno 5°, mentre l'inclinazione regolare va mantenuta anche in presenza di correntini. In condizioni particolari potrebbero essere necessari provvedimenti supplementari.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• Copertura doppia Nel caso della copertura doppia, su ogni corrente c'è una fila sola di embrici: essa costituisce, con il fascio di copertura superiore e con quello inferiore, una vera e propria formazione, così che la sezione connettiva viene interrotta da ogni singolo fascio. Gli strati di copertura si sovrappongono in modo tale che il terzo copra ancora il primo; gli strati della gronda e del colmo vanno trattati come la copertura a corona, se non sono previste componenti di collegamento su colmo e gronda. La distanza massima del corrente si ottiene nella copertura doppia con embrici da:
2.4.6.16
• Copertura a corona Nel caso di copertura a corona su ogni corrente poggiano due file di embrici (strato di deposito e di copertura) che vengono a costituire una formazione; i due strati formano un fascio di copertura e ricoprono il fascio sottostante in modo che la sezione connettiva degli strati di copertura proceda in linea diretta dal colmo alla gronda. Nel caso di copertura a corona con embrici la distanza massima si ottiene da:
Pendenza regolare
Sovrapposizione, distanza del corrente La sovrapposizione dipende dalla pendenza del tetto, dalla forma e dalla scanalatura delle componenti; lunghezza delle componenti, sovrapposizione e distanza del corrente sono in stretto rapporto tra di loro. La distanza del corrente è la distanza dal bordo superiore del corrente al corrente successivo, e la sovrapposizione non può essere inferiore a quella minima. Per le tegole e le lastre con o senza scanalature la distanza del corrente, se non è data, viene calcolata come segue:
Gli embrici vengono posati con una distanza laterale minima affinché, durante la sistemazione e l'assestamento dell'armatura del tetto, si eviti la compressione delle singole tegole.
Distanza massima del corrente = = lunghezza della componente - sovrapposizione minima
Per le tegole piane e le lastre di calcestruzzo si preferisce la sovrapposizione laterale per mezzo delle scanalature, mentre è variabile la sovrapposizione in altezza. Per la sovrapposizione minima sono determinanti la pendenza del tetto e il tipo di componente.
2.4.6.17
Copertura doppia
2.4.6.19
Copertura a corona
Copertura con elementi piani senza scanalatura
Embrici, tipi di copertura: • copertura doppia; • copertura a corona; • copertura con scandole. Le coperture doppie e le coperture a corona possono essere realizzate come segue: - a secco; - a secco con spalmatura interna delle fessure trasversali; - con battuta trasversale tra strato di deposito e di copertura; - tutto di malta, vale a dire con battuta trasversale tra strato di deposito e dì copertura. L'ultimo tipo di realizzazione richiede il consenso del fabbricante di tegole o di lastre di calcestruzzo.
2.4.6.18 Sovrapposizione minima in caso di copertura doppia
2.4.6.20 Sovrapposizione minima in caso di copertura a corona
127
Fondamenti
• Copertura con scandole I fasci di copertura si sovrappongono in modo tale che ciascuno semplicemente ricopre quello che gli sta sotto; il fascio di colmo e quello di gronda vanno trattati come nella copertura a corona. Sotto ogni connessione longitudinale dei fasci di copertura viene collocata una scandola che dal di fuori non deve essere visibile.
Gli strati • I materiali del tetto
Copertura con elementi di copertura piana con scanalatura longitudinale di profondità
Tegola a cordone Le tegole a cordone possono essere usate per la copertura per file o in formazione; la copertura viene eseguita a secco. La sovrapposizione minima è di 120 mm; la distanza massima del corrente si ottiene dalla lunghezza della tegola a cordone, lunghezza a cui vengono detratti 120 mm.
2.4.6.25 Sovrapposizione minima per lastre di calcestruzzo con scanalature di profondità e nervature di base
Fissaggio
2.4.6.21 Copertura di scandole; a = scandole 2.4,6.23
La lunghezza delle travi e la sovrapposizione decretano la distanza del corrente della copertura; la massima distanza del corrente è data dalle lunghezze dell'embrice e dedotta dalla sovrapposizione minima.
Copertura con tegole a cordone
Copertura con elementi di copertura piana con scanalatura longitudinale e sulla base
Mentre di solito le tegole o le lastre di calcestruzzo vengono solo appoggiate alla superficie, in certe sezioni, quali, ad esempio, colmo, displuvio, parte terminale o in caso di superfici particolarmente esposte a correnti o vortici d'aria, gli elementi di copertura devono essere fissati. Il fissaggio avviene su ogni terza o quarta tegola o lastra: nel caso di tegola o lastra scanalata, la connessione di scanalatura non deve essere compromessa dal mezzo di fissaggio. Le diverse possibilità di fissaggio vanno comunque realizzate in base al metodo consigliato dal fabbricante. Se si fissa con la malta occorre fare attenzione, usando materiale di copertura scanalato, che la malta non finisca nelle scanalature. Per migliorare la tenuta della stesura di malta occorre poi, in caso di clima secco, bagnare le connessioni longitudinali e trasversali e non va escluso che, a causa di movimenti del tetto, la malta si spacchi e il tetto sia da rinnovare in capo a pochi anni.
Lastre di calcestruzzo La copertura con queste lastre procede da destra a sinistra ed esse vengono posate in formazione; la sovrapposizione in altezza è variabile e come ricavare la larghezza di copertura delle tegole a cordone e delle lastre di calcestruzzo con scanalature longitudinali viene segnalato a pagina 138.
2.4.6.26
Ancoraggio alla superficie
Mezzi di fissaggio • perni per il fissaggio al corrente del tetto; • malta di copertura per le connessioni trasversali e longitudinali; • spalmatura di malta per la stesura interna; • malta per le componenti di colmo e displuvio; • graffe a prova di corrosione e filo; di collegamento di rame o ferro; • viti.
2.4.6.24 Copertura di lastre di calcestruzzo piane con scanalatura longitudinale e nervatura di base
128
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Materiale ausiliario di copertura
• Metalli Lamiera d'alluminio, di rame, di zinco, di laminato e di ferro antiruggine di diversi spessori. • Scandole da tetto Le scandole da tetto devono essere di lunghezza pari alle tegole, meno un minimo di 4 cm. • Altri materiali ausiliari Cartone, matassine di paglia, lana di vetro, strisce di fibra di vetro, strisce di feltro e di iuta.
Provvedimenti supplementari
Sono previsti provvedimenti supplementari nel corso del progetto e della realizzazione quando: la pendenza è minore di quella regolare, o quando lo richiedono necessità contestuali, quali ad esempio elevati requisiti dettati dalle condizioni climatiche (vento, neve controvento, umidità, irraggiamento solare), l'ampliamento del tetto, o pendenze dello stesso quasi nulle o molto ripide.
tura di tegole la distanza dal punto di divisione del colmo dipende dallo spessore del listello, dalla pendenza del tetto e dal tipo di tegola, mentre in caso di copertura di lastre di calcestruzzo piane i listelli superiori del tetto devono essere da entrambi i lati a una distanza di circa 70 mm dal punto di divisione del colmo. Le componenti prefabbricate per il colmo devono essere posate e ancorate sul listello del colmo in base alle indicazioni di lavorazione; le lastre o le tegole da colmo a cono vanno posate con una copertura tra di loro di almeno 40 mm e quindi ancorate con graffe, chiodi o viti anticorrosione. Le componenti scanalate di copertura del colmo contemplano una copertura prestabilita.
Si rende necessario il consenso del fabbricante in caso di: • inserimento di un telaio sotteso quando la pendenza è minore di quella regolare; • inserimento di un sottotetto quando la pendenza del tetto è inferiore a quella regolare di più di 6°.
Sezioni
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessione al muro - Aperture nel tetto - Abbaino - Piega
2.4.6.29 Colmo spiovente con embrice inchiodato ed embrice breve con malta
2.4.6.27 Colmo a incastro; componente del colmo con elemento d'aerazione in plastica e fascio di collegamento a corona
a filo; non è permesso infatti lavorare con malta completamente satura. È necessario inserire una linea di malta in gettata trasversale anche all'estremità esterna stretta della componente edile del colmo, così da potervi unire quella successiva; è possibile l'uso di additivi colorati per la malta. Le parti terminali del colmo sono munite ciascuna di un disco di chiusura di colmo o degli elementi adatti alla chiusura del colmo, ma possono anche venir chiusi con la malta. L'aerazione del tetto che non abbia abbastanza de-ventilazione sul colmo non viene considerata completa in quanto anche una ventilazione tra-
Colmo Il colmo va coperto nella direzione opposta a quella del vento. La copertura può essere fatta a secco o con la malta; in caso di doppia copertura il fascio di colmo deve essere posato in modo da non creare nessuna connessione longitudinale aperta, cosa che può essere fatta con uno strato ulteriore di copertura per mezzo di un fascio a corona o con 3/4 di embrice. Copertura del colmo a secco Nella copertura a secco del colmo bisogna che i listelli del tetto mantengano al colmo una distanza dal punto di divisione del colmo (linea di sezione dell'appoggio del colmo); in caso di coper-
Colmo spiovente La chiusura dello spiovente viene fatta con un pezzo di chiusura in tegola, in cemento, in metallo scanalato o con una combinazione di due parti; le componenti di chiusura dello spiovente sono disponibili in lunghezze diverse. Esse vanno ancorate allo strato sottostante con viti, graffe, chiodi o fili di collegamento; pezzi di chiusura
Copertura del colmo con malta Le componenti del colmo vengono poggiate in modo tale che i bordi esterni inferiori delle tegole o delle lastre formino, con il ritrarsi della malta, un orlo
Valgono quali provvedimenti supplementari, a seconda del materiale e del tipo di copertura: • aumento della pendenza del tetto; • spalmatura di malta; • battuta trasversale di malta; • fissaggio. Sono ulteriori provvedimenti: • telai sottesi; • guaine di sotto-copertura; • sotto-guarnizione; • sistemi di isolamento termico che integrano la funzione del sottotetto (vedi Strati: Sottotetto).
sversale non può sostituire completamente la deventilazione del colmo. Gli elementi per la ventilazione possono essere sistemati su tutta la lunghezza del colmo al posto dei suoi normali elementi (vedi Strati: Ventilazione).
2.4.6.28 Colmo maltato; componente del colmo con 3/4 di embrice di collegamento
2.4.6.30
Termine dello spiovente di lamiera scanalata
del colmo già configurati vengono offerti da più di un fabbricante con diverse lunghezze di ancoraggio; la ventilazione avviene per mezzo di una componente apposita sulla superficie oppure, in caso di sporgenza dello spiovente, tramite la struttura sottostante (vedi Strati: Ventilazione). Displuvio Quando si tagliano le tegole o le lastre di calcestruzzo bisogna badare che si crei solo una sottile fessura parallela al displuvio; l'acqua non deve passare dal displuvio alla struttura sottostante e le lastre o tegole devono, dopo il taglio, essere assicurate affinché non scivolino. Come per il colmo, la copertura del displuvio può essere fatta a secco o con la malta; in questo secondo caso, gli elementi del displuvio e del colmo devono essere ancorati alla trave di displuvio tramite chiodi, viti, graffe o filo di collegamento a prova di corrosione, e la posa procede come quella con malta sul colmo. 129
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
2.4.6.31
Displuvio a incastro con chiusura di malta
Gronda Nella copertura della gronda vanno rispettate le aperture di ventilazione, e perché la fila di gronda abbia la stessa inclinazione di quelle successive occorre inserire travi doppie, tavoloni a cuneo ecc.: la fila di gronda può essere coperta con o senza sporgenza sulla struttura, gli embrici e le lastre di gronda devono essere ancorati.
• Compluvio di metallo La sporgenza della copertura del tetto verso il compluvio di metallo deve essere di almeno 8 cm; a cominciare dalla linea di gronda, si copre con il materiale di copertura il più vicino possibile al compluvio, quindi le tegole o lastre di calcestruzzo che sporgono sul compluvio vengono tagliate, forate e ancorate al corrente del tetto con chiodi, viti, o fili di collegamento a prova di corrosione. A seconda delle esigenze, il compluvio metallico sottostante può essere realizzato in profondità (particolarmente adatto in caso di tegole scanalate o di lastre di calcestruzzo con scarsa pendenza di travi), o a passerella o in due sezioni (vedi Strati: Deviazione dell'acqua). • Compluvio scanalato (vedi Elementi di copertura sagomati di tegole e calcestruzzo).
di superficie viene posata fino a metà del compluvio e ivi rastremata verso il centro dello stesso: ogni fila viene connessa a un pezzo stratificato e pertanto le file devono percorrere entrambe le superfici. Gli strati vanno posati sul compluvio in modo tale che non siano visibili nella zona della base della tegola o della lastra; la sovrapposizione laterale della superficie sul compluvio deve essere di almeno 10 cm e per il compluvio a strati si usano i già citati pezzi di metallo a più strati. L'acqua piovana passa di strato in strato lungo la disposizione a squame e per questo motivo di norma è impossibile che filtri all'interno: il vantaggio del compluvio a strati è quindi di risultare a prova di pioggia nella sezione del compluvio anche al di sotto dei 35° e in quella con pendenza del tetto anche inferiore ai 45°.
In caso di copertura doppia il fascio di gronda deve essere posato in modo tale che non si creino connessioni longitudinali aperte; questo può essere fatto con uno strato ulteriore di copertura per mezzo di un fascio a corona o con 3/4 di embrice.
2.4.6.35
2.4.6.32
Compluvio a strati
Gronda con fasci a corona
Compluvio legato Gli strati di deposito e copertura di una superficie corrono con funzione di strato di copertura attraverso il compluvio nello strato di deposito o copertura dell'altra superficie. 2.4.6.34
2.4.6.33 Gronda con 3/4 di embrice/embrice di gronda
Compluvi In caso di coperture di tegole o calcestruzzo il compluvio viene coperto con strisce di PVC, con embrici o con tegole a configurazione compluviale; per quanto riguarda il tipo di copertura si distingue tra compluvi legati e sottostanti ma in nessun caso comunque la pendenza delle travi può essere minore di 26°. Compluvio sottostante In questo caso il materiale non è legato alla copertura di superficie ma al compluvio, al quale si applica la prevista sovrapposizione di superficie. 130
Compluvio di lamiera
• Compluvio di embrici Compluvi sottostanti di embrici hanno una larghezza di almeno 4 embrici e devono avere una tripla copertura; il rivestimento complessivo del compluvio va ricoperto di nastri bituminosi grossolanamente sabbiati. In caso di ripida pendenza del tetto per ancorare la copertura del compluvio si possono inchiodare al rivestimento dei listelli sottili: poiché infatti i compluvi corrono più piani della superficie circostante, portando una quantità d'acqua maggiore rispetto alla superficie, in caso di compluvi di tegole o lastre di calcestruzzo la pendenza regolare deve essere rialzata di almeno 5°. • Compluvio a strati Per il compluvio a strati si usano pezzi stratificati di metallo: la tegola o la lastra di calcestruzzo
• Compluvio di embrici incrociato tedesco A fronte della differenza di lunghezza e pendenza tra la superficie e il compluvio, la sovrapposizione deve essere fatta in modo tale che la quarta tegola ricopra la prima di almeno 1 cm; in tal modo ogni fascio di compluvio deve essere diviso in almeno tre strati compluviali, il che comporta l'inserimento di uno strato a percorrenza inferiore. La copertura doppia o a corona del compluvio viene invece realizzata a tre strati. In caso di superfici del tetto di uguale inclinazione la larghezza del compluvio non deve essere minore di quella di due tegole piene: la larghezza di un compluvio dai lati diseguali non deve invece essere minore di quella di una tegola piena. Dal momento che per i compluvi passa molta acqua, in caso di compluvio di embrici la pendenza delle travi non deve essere minore di 26°. Si annoverano comunque ulteriori varianti diverse da regione a regione.
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.6.36 Compluvio incrociato tedesco a doppia copertura, 3 embrici di larghezza
Fondamenti
• Compluvio orientato I compluvi orientati sono ricoperti con elementi a configurazione conica o cuneiforme: la tavola di compluvio va coperta con nastri bituminosi e la larghezza minima di compluvio deve essere di quattro tegole o lastre: la copertura doppia è utilizzabile in questo tipo di compluvio solo se si tratta di compluvi brevi, ad esempio compluvi a sella in prossimità degli abbaini. Altrimenti il compluvio orientato è realizzabile solo con la copertura a corona. Le tegole a configurazione compluviale per il compluvio Meschede e per quello orientato, non sono al giorno d'oggi più prodotte. Parte terminale La realizzazione della parte terminale può essere fatta in modi differenti: • componenti della parte terminale; • combinazione tra componenti di superfìcie e lastre della parte terminale; • lamiera della parte terminale; • costola della parte terminale.
2.4.6.37 Compluvio incrociato tedesco a copertura a corona, 3 embrici di larghezza
• Compluvio Meschede Questo compluvio incrociato con tegole a configurazione compluviale nella copertura di embrici è possibile solo in copertura doppia. Sono a disposizione tegole compluviali per pendenze di compluvio variabili da 18 a 39°.
Tutti gli elementi della parte terminale devono essere ancorati alla struttura sottostante: durante la posa delle componenti della parte terminale senza sporgenza sul muro, le assi del tetto devono essere ad almeno 20 mm dal bordo intonacato. La distanza tra il bordo interno della lastra della parte terminale dal muro del frontone o dal bordo esterno
2.4.6.41
prefabbricati o pezzi stratificati; questi ultimi devono ricoprire come minimo una scanalatura longitudinale della copertura: in caso di connessioni con compluvi in profondità occorre rispettare una sufficiente sovrapposizione per mezzo della copertura. Connessione alla parte superiore del muro Le connessioni vanno eseguite sulla componente di collegamento, come minimo 100 mm al di sopra del lato superiore della copertura: la copertura della connessione sulla tegola o sulla lastra deve rappresentare la copertura minima della restante copertura del tetto.
2.4.6.42
2.4.6.40 Parte terminale sollevata con componente di parte terminale
2.4.6.38
Compluvio Meschede
2.4.6.39
Compluvio orientato
Connessione al muro laterale con strati di lamiera
Connessione al muro superiore
Connessione alla parte inferiore del muro In caso di copertura a squame la connessione alla parte inferiore del muro è a rischio, perché in questa parte bisogna assolvere agli impegni di ventilazione e impermeabilizzazione: va realizzata come un'infossatura e, all'altezza della componente sollevata, va rialzata di almeno 200 mm, ragione per cui deve restare uno spazio vuoto di almeno 100 mm tra la componente sollevata e il punto di base della prima fila di tegole del tetto (vedi anche Costruzioni nel dettaglio: Elementi di copertura piani e sagomati).
della struttura in legno deve essere di almeno 10 mm: le tegole o le lastre conclusive devono essere più alte del muro del frontone o del bordo esterno della struttura di legno di almeno 30 mm. In caso di parti terminali senza sporgenze, la lunghezza dell'edificio e la larghezza complessiva di copertura devono coincidere; al contrario, in caso di sporgenza della parte terminale, è possibile una regolazione della larghezza complessiva della copertura. Aperture nel tetto Appoggi per ferma-neve, ganci da tetto, sostegni Connessioni al muro per tavole da passo devono essere inseriti a proL'acqua non deve essere indirizzata ma deviata va di pioggia nel manto del tetto; devono essere dalle connessioni; poiché le connessioni sono sen- pronti per i rispettivi usi ed essere una cosa sola sibili al movimento (assestamenti, flessioni), devo- con la struttura del tetto grazie a viti o chiodi. I sono essere realizzate con un certo gioco; le con- stegni e i ganci non devono danneggiare il tetto nessioni possono comunque essere realizzate con con il loro peso e, per ciò che riguarda i sostegni materiali adatti a questo scopo (lamiere ondulate, dei fermaneve o le tavole da passo, lastre o tegoparti configurate ecc.) (vedi Strati: Deviazione del- le configurate prefabbricate, si consigliano sottostrutture di ripartizione del carico. Il progetto di iml'acqua). pianti parafulmine deve essere realizzato prima dei lavori di copertura, cosicché il sostegno per il caConnessioni al lato del muro Le connessioni al lato del muro sono realizzabili co- vo del tetto possa essere inserito insieme alla come compluvi sottostanti o di profondità, con elementi pertura.
131
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Finestre e aperture del tetto Le finestre e le aperture sul tetto devono avere un telaio di copertura abbastanza largo e in linea con la copertura stessa; nel caso di finestre di sottotetto abitato occorre rispettare il limite di pendenza consigliato dal fabbricante; se il rivestimento con un telaio di copertura non è possibile, la connessione alla copertura del tetto deve avvenire per mezzo di pezzi stratificati. Abbaino La struttura e le misure degli ampliamenti dei tetti devono essere in linea con la copertura; per i tetti con ampliamenti (abbaini ad avancorpo, a veranda e altri) è necessaria una divisione verticale e una orizzontale della superficie del tetto. In questo caso occorre fare attenzione che l'ultima fila di tegole in orizzontale prima dell'inserto possa venire ricoperta, mentre le file verticali vanno concordate con le sporgenze previste per la parte terminale sull'inserto del tetto, così che la sporgenza della copertura dell'abbaino possa essere a filo con la parte centrale del tetto. Le pendenze degli inserti non devono risultare inferiori alle inclinazioni di travi consigliate per la copertura in questione: la differenza di inclinazione tra il vertice dell'abbaino e le travi deve essere 12°. Gli archi frontali degli abbaini semicircolari si calcolano nel modo seguente:
una grande differenza di pendenza, può essere necessaria, all'altezza della linea di piega, una riempitura della connessione trasversale (ad esempio malta): la piega può essere poi pareggiata mettendovi sotto delle assi, travi, o qualcosa di simile; se all'abbaino ad avancorpo è necessario un sottotetto, esso deve essere realizzato sopra la piega nella superficie più ripida. Struttura sottostante Listellatura I listelli del tetto vanno scelti a seconda della lunghezza delle travi disponibili e del peso delle tegole o delle lastre di calcestruzzo con una sezione traversale portante; le comuni sezioni trasversali sono: 24 • 48 mm 30 • 50 mm 40 • 60 mm Per la listellatura della copertura sono necessari almeno tre bordi affilati, in modo che le assi a due bordi possano appoggiare alle travi e le tegole possano essere in ogni punto a contatto con i bordi dei listelli verso il colmo; se il quarto bordo superiore che appoggia verso la gronda in certi punti è a bordo d'albero, la solidità del listello non ne risulta danneggiata. Il bordo d'albero non può essere più largo del bordo del listello, e deve essere scortecciato. Manutenzione
Tetti a copertura di tegole o lastre di calcestruzzo non hanno bisogno di revisioni periodiche; è tuttavia consigliabile controllarli di tanto in tanto. Qualora si tratti di un edificio di nuova costruzione, è possibile che l'armatura del tetto secchi e che i movimenti conseguenti procurino danni alla copertura (spaccature nella spalmatura interna e nella parte terminale dell'estremità, danni al materiale di copertura, al colmo, displuvio, compluvio e connessioni). La spalmatura interna viene alquanto sollecitata dagli assestamenti a cui l'edificio e il tetto risultano sottoposti e, prima o poi, deve essere rinnovata: le connessioni a seconda della struttura e dei materiali impiegati possono aver bisogno già in breve tempo di un controllo. Le componenti del 2.4.6.43 Abbaino semicircolare, costruzione colmo e del displuvio devono, di tanto in tanto e dell'arco frontale a seconda del clima, venir consolidate con malta Gli abbaini semicircolari possono venir realizzati in di calcina. copertura doppia o a corona, e il rapporto tra al- Se la malta di copertura tra le tegole diventa tantezza e larghezza non deve essere maggiore di 1:5 to friabile da non esercitare più la sua funzione di (vedi Particolari costruttivi: Elementi di copertura legante nella copertura, allora quest'ultima va rinpiana). novata con la sostituzione delle tegole danneggiate e con malta fresca. La spalmatura delle tegole di copertura andrebbe evitata perché può Piega Il passaggio da una pendenza ripida a una pia- lasciar passare la pioggia e far ghiacciare le tena (ad esempio nel tetto mansardato) deve es- gole; in alcune coperture di tegole, a eccezione sere realizzato con tavole, elementi configurati o della copertura di embrici (connessioni longitudilamiere: le tegole/lastre di calcestruzzo della su- nali), la malta non deve essere visibile all'esterno perficie superiore devono estendersi tanto da de- (meno che sul colmo e sul displuvio). viare l'acqua piovana sulla superficie inferiore. In caso di abbaini ad avancorpo, qualora ci sia 132
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Mantenimento di forma I valori di mantenimento di forma si differenziano dai valori delle tegole piane; scostamenti dimensionali, curvature e torsioni devono essere compresi negli ambiti stabiliti dalla tabella 2.4.7.2. Elementi di copertura sagomati di tegole e calcestruzzo Materiali - Componenti - Posa Tegole Materia prima, produzione - Caratteristiche
Calcestruzzo Materia prima, produzione - Caratteristiche
Materia prima, produzione
Nel caso delle tegole sagomate la materia prima e le fasi della produzione sono le stesse delle tegole piane, mentre la forma, la capacità di carico e quindi il mantenimento della forma stessa se ne differenziano. Forma Nella produzione di tegole sagomate distinguiamo due processi di produzione: quello della pressa a nastro e quello della pressa a stampo. Tra le tegole sagomate solo la tegola cava viene prodotta dalla pressa a cordone mentre quelle prodotte dalla pressa a stampo si chiamano tegole pressate; per dare forma a queste tegole si prepara nella pressa a spirale il cosiddetto "cumulo" o "panello", che viene condotto a una pressa configurante (pressa revolver), portato tra le forme tramite uno stampo e usato per le tegole pressate. A questo gruppo appartengono tutte le tegole sagomate a scanalatura semplice e doppia nonché le tegole a tesa e quelle convesse e a canale. Caratteristiche fisiche
Materia prima, produzione
Per ciò che riguarda le lastre di calcestruzzo sagomate, materia prima, produzione e caratteristiche (eccezion fatta per la capacità di carico) sono le stesse delle lastre di calcestruzzo (vedi Elementi di copertura piana: Calcestruzzo).
Superficie In alcuni modelli si offre una superficie ruvida a granuli, ottenuta con l'aggiunta di granulato sinterizzato a colori nella pasta di cemento; questo tipo di lastre viene impiegato per lo più in montagna, perché la loro superficie ruvida rende più salda la presa della neve. Tuttavia si sporcano più facilmente delle coperture a superficie liscia. Caratteristiche fisiche Capacità di carico Le lastre sagomate al più tardi 28 giorni dopo la produzione devono raggiungere i valori indicati nella tabella 2.4.7.3.
Capacità di carico La durezza meccanica viene provata per mezzo della portata di un carico singolo.
11
In caso di superfici di copertura tra 200 e 300 mm, i valori di portanza vanno intesi proporzionalmente. Altezza del profilo.
2)
2.4.7.3
Capacità di carico
Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali e speciali La scelta indicata nelle pagine 134 e segg. non è che una parte dell'offerta del fabbricante di tegole e lastre, e questo affinché lo sguardo d'insieme, il confronto e la classificazione risultino più semplici. 2.4.7.4 Componenti di superficie; sguardo d'insieme
133
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Componenti di superficie
Elementi di copertura a sagomatura semplice senza scanalatura e nervatura alla base • Tegola convessa e tegola canale
• Tegola cava
2.4.7.5
2.4.7.8 Tegola cava, taglio lungo (taglio corto)
Tegola convessa
2.4.7.6 Tegola canale
La tegola convessa è una tegola cava conica, la cui estremità superiore può essere aperta o chiusa; la tegola canale ha la stessa forma, tuttavia è più grande e aperta da entrambe le estremità. peso: superficie:
fabbisogno:
convessa: circa 1,6 kg canale: circa 2,8 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 13 tegole convesse per m2 circa 13 tegole canale per m2
• Tegola a tesa
Elementi di copertura a sagomatura semplice con scanalatura di superficie e nervatura alla base • Tegola concava scanalata
La tegola cava, altrimenti detta tegola a S, è caratterizzata da una larga concavità con a lato una tesa semplice; l'angolo destro superiore e quello sinistro inferiore sono tagliati in obliquo, con taglio lungo (tegola cava a taglio lungo) o corto (a taglio corto), a seconda del tipo di copertura. Per l'aggancio c'è un semplice becco sulla parte alta dal lato inferiore.
peso: superficie:
fabbisogno:
circa 2,5 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio da 15 a 18 pezzi/m2, a seconda del tipo di copertura
2.4.7.9 Lastre sagomate con scanalatura longitudinale di superficie
peso: superficie:
fabbisogno:
circa 3,0 kg liscia rosso mattone, rosso, marrone smaltatura sintetica su base acrilica circa 15 pezzi/m2
Elementi di copertura a sagomatura semplice e scanalatura • Tegola cava a incastro
2.4.7.7 Tegola a tesa 2.4.7.10 Tegola cava a incastro
La tegola a tesa è piatta e rialzata di circa 15 mm sul lato longitudinale, mentre l'altro lato è sotto forma di tesa prolungata,
peso: superficie:
fabbisogno:
134
circa 3,6 kg lìscia non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 17 pezzi/m2
Le tegole cave scanalate presentano scanalature semplici o doppie; la testa della tegola può essere preparata con scanalature semplici, doppie e triple. La copertura in altezza può slittare fino a 3cm. peso: superficie: fabbisogno:
circa 3,0 kg non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 15 pezzi/m2
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• Tegola reform
2.4.7.11
Tegola reform
Lo strato di superficie della singola tegola è composto da una concavità piana con una tesa piatta: nel corso della copertura si crea, all'altezza della scanalatura laterale, una connessione di copertura rivolta verso l'alto. L'acqua corre lungo le scanalature laterali da una riga all'altra. peso: superficie:
fabbisogno:
circa 3,0 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 15 pezzi/m2
• Tegola piana
2.4.7.12
Tegola piana
Di forma è uguale alla tegola cava, tuttavia presenta, sulla cima e sui lati, delle scanalature molto accurate; l'accentuata curvatura copre la connessione longitudinale tra le singole tegole fino al bordo 'della concavità piana della tegola vicina. peso: superficie: fabbisogno:
circa 3,0 kg non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 15 pezzi/m2
2.4.7.16 Lastre piane; parti laterali e speciali; assortimento; 02 tegola di colmo e displuvio/tegola d'aerazione del colmo, 16 tegola d'angolo per tetto a una falda - parte terminale destra/sinistra, 13 tegola per tetto a una falda, 11 tegola d'angolo della parte terminale destra/sinistra, 08 tegola di connessione di colmo, 26 tegola di parte terminale destra/sinistra, 24 tegola a curvatura doppia, 26a tegola di parte terminale con lastra della parte terminale, 21 tegola angolare di parte terminale - gronda, 19 tegola di gronda, 43 tegola fermaneve, 42 tegola d'aerazione, 44 tegola con supporto per l'antenna, 45 tegola angolare di gronda - parte terminale destra/sinistra. I numeri si riferiscono alla tabella 2.4.6.14 della sezione Elementi di copertura piani e alla relativa figura 2.4.6.13 (p. 125)
La pulizia delle scanalature laterali è agevolata dallo scorrimento dell'acqua nella concavità sottostante. 135
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
• Tegola piana a tesa romana
• Tegola spostabile
Elementi di copertura doppi con scanalatura di superficie e nervatura alla base • Lastra piana a doppia conca
2.4.7.15
2.4.7.17 Lastra piana a doppia conca; a con curvatura simmetrica centrale
Tegola spostabile
Le tegole spostabili hanno le scanalature tutt'intorno; la forma delle scanalature della cima e della base permette una copertura variabile in altezza; per questo motivo non è necessaria la listellatura durante la copertura. Si può spostare la tegola fino a un massimo di 10 cm. peso: superficie:
fabbisogno:
circa 3,5 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: ingobbio circa 15 pezzi/m2
• Tegola piana di forma speciale
peso: superficie:
fabbisogno:
circa 3,0 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: smalto ingobbio circa 15,5 pezzi/m2
2.4.7.18 Lastra piana a doppia conca; b con curvatura centrale fortemente profilata; e con curvatura centrale segmentata
2.4.7.14 Tegola piana di forma speciale 2.4.7.19 Lastra piana a doppia conca; d con curvatura centrale asimmetrica, e con curvatura centrale simmetrica peso: superficie:
fabbisogno:
136
circa 3,5 kg liscia non smaltata: rosso smaltata: ingobbio circa 15 pezzi/m2
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.7.20
Lastre a doppia conca; caratteristiche
Elementi di copertura doppi a sagomatura doppia con scanalatura • Tegola piana a doppia conca
2.4.7.21
Tegola piana a doppia conca
Questo tipo di tegola fa parte delle tegole pressate con scanalature sulla cima e sui lati, e viene prodotta con scanalature singole o doppie; le due concavità sullo strato di superficie assicurano la deviazione dell'acqua. peso: superficie:
fabbisogno:
circa 3,0 kg liscia non smaltata: rossa smaltata: smalto ingobbio circa 15 pezzi/m2
Componenti laterali e speciali
(vedi anche la sezione Copertura piana di tegole e calcestruzzo, p. 122 e segg.)
2.4.7.22 Lastre di calcestruzzo; componenti di superficie, componenti laterali e speciali; assortimento; 02 lastra di colmo, 04 lastra iniziale di colmo, 16 lastra spiovente della parte terminale, 13 lastra spiovente intera, 26 lastra della parte terminale destra-sinistra, 14 mezza lastra spiovente, 43 lastra fermaneve, 24 lastra terminale,
01 mezza lastra, 34 lastra da mansarda, 38 lastra angolare, 37 lastra di parte terminale da mansarda destra, 42 lastra d'aerazione, 44 lastra con portatubo di evaporazione, 47 lastra di fermo. I numeri si riferiscono alla tabella 2.4.6.14 e alla relativa figura 2.4.6.13 (p. 125)
137
Fondamenti
Posa Condizioni di posa - Ancoraggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Costruzione sottostante - Manutenzione
Gli strati • I materiali del tetto
l'undicesima tegola a contatto e a filo, e si divide per 20; il risultato è la distanza media del corrente.
Condizioni di posa
Per le condizioni di posa vale quanto detto per gli elementi di copertura piani di tegole e calcestruzzo. Inclinazione del tetto
2.4.7.24
Determinazione della lunghezza media
di copertura, L
(distanza del corrente);
a sezione longitudinale lungo le tegole (a filo), b sezione longitudinale lungo le tegole (a contatto)
Nel caso delle lastre non è necessario posarle a terra perché la distanza del corrente si ottiene dalla lunghezza della lastra sottratta alla sovrapposizione; la distanza del corrente al colmo invece è variabile. Essa dipende dalla pendenza delle travi, dallo spessore del corrente, dalla tegola di colmo e dalla tegola nella fila di connessione al tetto. Anche la distanza dalla gronda è 2.4.7.23 Inclinazione regolare del tetto in relazione al tipo di tegola utilizzato e alla forma della gronda; nell'uso delle tegole di gronda la diSovrapposizione stanza è una misura costante perché la scanalaLa sovrapposizione è in relazione alla pendenza del tura della gronda fino in basso ne chiude la struttetto, alla forma e alla scanalatura del materiale di tura senza lasciare fessure. Se la copertura delcopertura: lunghezza delle componenti, sovrap- la gronda è fatta con tegole piane, all'altezza delposizione e distanza del corrente sono in stretta re- la gronda la distanza è variabile. lazione tra loro; la distanza del corrente è la distanza tra il bordo superiore e il corrente successivo. Oc- Superficie di copertura corre rispettare la sovrapposizione minima. Per quanto concerne i tetti a padiglione senza ampliamenti, di norma non è necessaria la suddiviIn caso di tegole sagomate e lastre di calcestruzzo sione trasversale della superficie della larghezza con scanalatura laterale è prevista la sovrappo- delle tegole o delle lastre; tutto dipende dall'evitasizione laterale tramite le scanalature: la sovrap- re, durante la copertura, di lasciare le componenposizione in altezza è variabile. Ai fini della so- ti a contatto o di separarle. Al contrario, nei tetti a vrapposizione in altezza sono decisive la pen- due spioventi o nei tetti a padiglione con ampliadenza del tetto e il tipo di componenti. La distanza menti occorre dividere la superficie relativa alla larmassima del corrente si calcola come segue: ghezza delle componenti all'altezza del colmo e della gronda. Come stabilire la superficie media di distanza lunghezza copertura viene illustrato nella figura 2.4.7.25, rimassima = del materiale - sovrapposizione minima guardante la larghezza media di copertura. del corrente di copertura Lunghezza di copertura Con le tegole scanalate sui lati, sulla cima e sulla base, la sovrapposizione in altezza e quella laterale sono previste lungo la scanalatura; la distanza media del corrente, che rappresenta la lunghezza di copertura di questa tegola, va determinata in base al tipo di tegola secondo la norma DIN 456. Per determinare la distanza media del corrente si posa a terra con la parte superiore rivolta in basso una doppia fila di 12 tegole ciascuna, in modo tale che le scanalature della cima si innestino le une nelle altre (vedi fig. 2.4.7.24): si somma la distanza tra il gancio della prima e quello del138
2.4.7.25
Determinazione della larghezza media
di copertura, B a sezione trasversale lungo le tegole (a filo), b sezione trasversale lungo le tegole (a contatto)
Copertura con componenti a sagomatura semplice
Tegola convessa e tegola canale La tegola canale va appesa al corrente in modo tale che quella convessa possa occupare lo spazio libero tra due tegole canale; la copertura con tegola canale può essere fatta a secco, con spalmatura interna oppure con battuta trasversale: non è però permessa la maltatura satura delle tegole canale. Le tegole convesse vengono malfate sulla cima, striate di due battute di malta in lunghezza (strisce di malta nelle connessioni longitudinali) e quindi posate: devono infine essere chiusi gli spazi vuoti che si creano all'altezza della gronda. La sovrapposizione minima per la tegola canale e quella convessa è di 80 mm e la distanza massima del corrente è data dalla lunghezza della tegola canale sottratta alla sovrapposizione minima (80 mm).
2,4.7.26
Copertura di tegole convesse e tegole canale
Tegola a tesa Le tegole a tesa si posano in fila e la copertura può essere fatta a secco con spalmatura interna o con battuta trasversale e connessioni di lunghezza, là dove non sia possibile la spalmatura
Gli strati • I materiali del tetto
interna; la sovrapposizione minima è di 80 mm, la massima distanza del corrente è data dalla lunghezza della tegola a tesa sottratta alla sovrapposizione minima (80 mm).
Fondamenti
• Copertura a taglio lungo Si usano tegole cave a taglio lungo che, sull'angolo di quattro tegole, sono disposte tre volte l'u-
Tegola cava La tegola cava può essere posata con copertura a taglio corto o a taglio lungo ed entrambi i sistemi di copertura possono essere effettuati: - a secco; - a secco con matassine; - a secco con spalmatura interna; - a secco con strato di rivestimento; - con battuta trasversale e connessione longitudinale. La sovrapposizione laterale si orienta a seconda della larghezza e della lunghezza della tesa e del tipo di copertura (taglio corto o lungo), per cui è nbcessario mantenere una sufficiente larghezza di sovrapposizione. • Copertura a taglio corto Si usano tegole cave a taglio corto che, sull'angolo di quattro tegole, sono disposte quattro volte runa sull'altra; la massima distanza del corrente si ottiene dalla lunghezza della tegola cava sottratta aila copertura minima dell'inclinazione relativa.
2.4.7.31 Angolo di quattro tegole, copertura a taglio lungo (i tagli sono uno davanti all'altro); a 1a fase di lavorazione, b 2a fase dì lavorazione, e 3a fase di lavorazione 2.4.7.33
Copertura con tegole concave scanalate
na sull'altra. La sovrapposizione in altezza è stabilita dal taglio ed è di almeno 70 mm, non è permessa una pendenza inferiore a 40° e la lunghezza massima del corrente è data dalla lunghezza della tegola sottratta ai 70 mm dati. Copertura di elementi a sagomatura doppia con scanalature longitudinali di superficie e nervatura di base Copertura di elementi a sagomatura semplice con scanalatura longitudinale di superficie e nervatura di base
Queste lastre di calcestruzzo si posano da destra a sinistra, la copertura è fatta su file.
Queste lastre di calcestruzzo si posano da destra a sinistra; la copertura viene fatta per file. La sovrapposizione in altezza è variabile, quella minima in caso di lastre di calcestruzzo con scanalatura longitudinale di superficie è la seguente:
2.4.7.28
Tegole cave; copertura a taglio corto
2.4.7.32 Sovrapposizione minima, lastre concave scanalate
2.4.7.34 Copertura di tegole piane a doppia conca in calcestruzzo
2.4.7.29 Angolo di quattro tegole, copertura a taglio corto (i tagli sono uno sull'altro); a 1a fase di lavorazione, b 2a fase di lavorazione, e 3a fase di lavorazione
2.4.7.30 Sovrapposizione minima con copertura a taglio corto
Copertura di elementi a sagomatura semplice e scanalatura
La sovrapposizione in altezza è variabile, le sovrapposizioni minime delle lastre di calcestruzzo con scanalature longitudinali di superficie sono:
La copertura con questa tegola può essere fatta a secco con o senza spalmatura interna delle connessioni trasversali: colmo e gronda vanno divisi in base alla larghezza di copertura stabilita. Con l'eccezione della doppia tegola concava scanalata, che può essere posata in fila o in formazione, tutte le altre tegole di questo tipo vengono posate in fila: la sovrapposizione è stabilita dalle loro scanalature.
2.4.7.35 Sovrapposizione minima, doppie lastre concave scanalate
139
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Copertura di elementi a sagomatura doppia e scanalatura
La copertura con queste tegole può essere fatta a secco o con spalmatura interna delle connessioni trasversali: il colmo e la gronda vanno suddivisi a seconda della larghezza di copertura delle tegole, le quali vanno posate da destra a sinistra in fila o in formazione. La copertura è decretata dalle scanalature: la copertura in formazione permette un miglioramento dello scorrimento dell'acqua e della sicurezza contro le avverse condizioni atmosferiche.
Colmo Nella copertura con componenti sagomate le lastre superiori su entrambi i lati devono essere sistemate a circa 40 mm dalla linea di divisione del colmo; per il resto, la copertura del colmo procede come nel caso degli elementi di copertura piana di tegole e calcestruzzo.
Displuvio
Vedi Copertura piana di tegole e calcestruzzo, pp. 129-130.
2.4.7.41 Colmo ancorato con graffe e con elemento d'aerazione in plastica
2.4.7.37 Colmo a incastro; tegola di colmo e tegola di collegamento al colmo
Gronda Vedi Copertura piana di tegole e calcestruzzo, p. 130.
2.4.7.36
Copertura con tegole piane a doppia conca
2.4.7.38 Colmo a incastro; componente del colmo con elemento d'aerazione in plastica
Ancoraggio
Vedi Copertura piana di tegole e calcestruzzo. Provvedimenti ulteriori
Oltre i provvedimenti elencati per gli elementi di copertura piana, in relazione alle tegole cave bisogna citare la posa con balaustri: questi devono corrispondere alla norma DIN 4102, Reazioni al fuoco di materiali e componenti, parte 1, della categoria di materiali B 2 (normalmente infiammabili). I balaustri vengono trattati in una fase della lavorazione con le tegole o le lastre di calcestruzzo; ognuno di essi va inserito lateralmente per 50 mm sotto la tegola nell'ultima fase di lavoro. Il bordo longitudinale superiore, sporgente sul corrente del tetto, va voltato sull'estremità superiore della tegola o lastra che ivi appoggia, e il balaustro successivo con innesto laterale deve esservi, a sua volta, appoggiato. I balaustri vanno adattati alla configurazione della copertura.
2.4.7.42
2.4.7.39
Colmo a malta
Gronda con lastra a goccia e asse a cuneo
Compluvio Con le componenti sagomate si realizzano solo compluvi sottostanti. Compluvi sottostanti • Compluvio di metallo (vedi Deviazione dell'acqua, p. 212). I pezzi stratificati sottostanti, eccetto quelli posati nella copertura del tetto, vanno muniti di scanalatura (vedi Copertura piana di tegole e calcestruzzo, p. 130).
Sezioni
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessioni al muro - Parti emergenti - Gomiti - Abbaini 140
2.4.7.40 Colmo spiovente con parte sagomata di chiusura inchiodata
2.4.7.43
Compluvio sottostante con lastra compluviale
Gli strati • I materiali del tetto
• Compluvio scanalato Il compluvio scanalato è un pezzo prefabbricato ed è composto da PVC colorato; il rinforzo di scanalature centrali e laterali impedisce che l'acqua, anche in presenza di forte vento che soffi di traverso, si infiltri al di sotto del tetto. La copertura in altezza dei telai di PVC deve essere di 20 cm, quella del tetto deve entrare nel compluvio almeno 8 cm al di sopra del telaio.
Fondamenti
Parte terminale Vedi Copertura piana di tegole e calcestruzzo, p. 131. Copertura di vetro Materiale - Componenti - Posa Materiale Materia prima - Produzione - Combinazione e strati - Caratteristiche 2.4.7.47
Parte terminale con componente d'estremità
Materia prima
Almeno il 95% dell'intera produzione di vetro rientra nei gruppi (a seconda delle componenti) di vetro calciosodico, vetro di piombo e vetro al silicato di boro: la componente principale dei vetri piani (a lastre, da specchio e fusi) è il vetro calciosodico. 2.4.7.44
Compluvio sottostante con scanalature
• Compluvio di tegole sagomate Si tratta in questo caso di una copertura di compluvio con tegole scanalate; le tegole compluviali vengono fornite nelle forme e nei colori che si accordano con quelli del tetto.
2.4.7.48 Parte terminale con tegola a doppia conca e listello dentellato
Per le connessioni al muro, i gomiti, la sottocostruzione e la manutenzione vale quanto detto per gli elementi di copertura piani. Abbaini Gli abbaini semicircolari possono essere coperti con tegole cave, nel cui caso non bisogna superare il rapporto 1:8 tra altezza e larghezza (vedi a p. 132).
2.4.7.45
Compluvio sottostante con tegole sagomate
• Compluvio di tre tegole cave Questo compluvio viene coperto con tre tegole cave; quella in mezzo, destinata al passaggio dell'acqua, viene posata nel centro del compluvio su un listello breve o, dopo averle tolto il gancio, nella connessione di lunghezza e battuta trasversale. Allo stesso modo si sistema la lastra cava di sinistra su quella centrale con 4 cm di sovrapposizione laterale e 10 cm di sovrapposizione in altezza; la lastra cava di destra viene girata e privata del gancio, quindi posata come quella di sinistra in modo da essere a contatto e formare così una copertura chiusa. La sporgenza della copertura del tetto deve essere almeno di 10 cm.
2.4.8.1 Elenco dei tipi di vetro usati nell'edilizia; a vetro pressato, b vetro a lastre, e vetro fuso e da specchio, d fibra di vetro, e acqua di vetro; effetto delle componenti e materie prime relative Produzione
I processi produttivi dei diversi tipi di vetro sono simili, mentre le differenze sono soprattutto di forma.
2.4.7.46
Compluvio a tre tegole cave
Processo produttivo • sminuzzamento delle materie prime • mistura delle componenti, aggiunta dei frammenti • fusione • purificazione (eliminazione delle bolle di vetro) • forma • raffreddamento 141
Fondamenti
Forma Anche se, a seconda del modello e del tipo di vetro desiderati, si usano diversi processi per la forma, verranno ora stabiliti le grandezze e gli spessori dei prodotti. Vetro piano • Vetro fuso La colata di vetro viene versata in una coppia di rulli o direttamente su un tavolo fisso o spostabile e infine laminata; lo spessore del vetro dipende dalla distanza tra i rulli e la produzione è ciclica (solo per vetri speciali) o continuativa. Le qualità di vetro sono: vetro a filo, vetro a filo ornamentale, vetro ornamentale, vetro grezzo, vetro chiaro da giardino, vetro da specchio (solo di rado). • Lastra di vetro Dalla superficie della vasca di fusione o da apposite fessure si tira verso l'alto, in verticale, la lamina di vetro che viene poi raffreddata nel tino o nel canale orizzontale di raffreddamento; tale processo è oggi ancora in vigore soltanto per il vetro sottile (da 0,6 a 2,0 mm). Qualità: vetro per finestre, vetro lucido da giardino. • Vetro float La colata viene versata su un piano ideale di bagno di stagno e, quando si è irrigidita, dalla parte fredda del bagno viene portata nel forno dì raffreddamento; questo è il sistema comune per vetro piano trasparente ed è adatto per spessori maggiori di 1,2 mm. Qualità: vetro a specchio, vetro lucido da giardino. Vetro pressato La colata viene pressata nelle forme (lastre di vetro, vetri di calcestruzzo, tegole di vetro): in caso di elementi cavi le due metà vengono saldate insieme. Fibra di vetro La colata viene tirata, centrifugata o soffiata; di regola si combinano due processi (lana di vetro, trama di vetro).
Lavorazione
Incidendo e rompendo il vetro lungo la linea di incisione si ottiene la forma della lastra; i punti di rottura sono taglienti e presentano lamellature. I bordi visibili dei vetri con una struttura reticolare ossidabile devono essere smaltati, così da evitare la corrosione del reticolato tagliato. Fori I fori sono necessari per l'ancoraggio locale delle lastre (vedi Posa); bisogna rispettare le distanze minime dai bordi e dagli angoli in base alle indicazioni del produttore.
142
Gli strati • I materiali del tetto
Levigatura Di solito non si trattano i bordi delle lastre inserite in una cornice; i bordi a vista vengono levigati solo in presenza di elevate esigenze estetiche o di possibili danni fisici. Anche i bordi che si piegano sono da levigare, perché così è possibile eliminare le piccole impurità che si creano durante la frattura, impurità che altrimenti sotto sforzo e a certe condizioni rischierebbero di crepare il vetro.
2.4.8.2 Forme dei bordi; a bordo orlato, b bordo rifinito (sommariamente levigato), e bordo rifinito di giustezza (accuratamente levigato)
I bordi vengono orlati, mentre la superficie frontale non viene trattata: in caso di bordi rifiniti o levigati sommariamente si levigano anche le impurità della parte frontale che superino una misura massima. Rimangono parti lucide non trattate. La parte frontale dei bordi rifiniti di giustezza viene invece completamente levigata.
Questi vetri, in virtù dell'effetto di controllo delle schegge, rientrano nella categoria con caratteristiche di sicurezza e si usano per le vetrate oblique e quelle verticali antincendio. Unione di vetri • Unione di vetri di sicurezza {Verbundsicherheìtsglas - VSG) Si uniscono tra loro per mezzo di strati intermedi di fogli di butiral-polivinile (PVB) da 2 a 6 lastre di vetro (unione delle schegge). • Unione di vetri a resina fusa Lo strato intermedio è composto da resina fusa (per lastre ad alto isolamento acustico). • Vetro a prova di incendio Gli strati intermedi sono a prova d'incendio perché assorbono il calore. Vetro isolato a più strati Si uniscono due o più lastre di vetro, a seconda dell'unione laterale con o senza mantenimento della distanza; il volume tra le lastre è chiuso ermeticamente e separato dall'atmosfera esterna (aria, argon o gas pesante).
Politura I bordi delle lastre a uso edile interno vengono politi per questioni puramente estetiche. Trattamento a posteriori
Preparazione all'uso • termico Al termine della lavorazione le lastre vengono preparate all'uso riscaldandole e temprandole; in 2.4.8.3 Tipi di unione laterale; a saldato, questo modo se ne aumenta la resistenza alla b incollato, e saldato sui lati curvatura, ai colpi e ai cambi di temperatura. II vetro così trattato, o vetro a lastre di sicurezza, (Einscheìbensicherheitsglas - ESG) si spacca in • Saldatura pezzi piccoli dai bordi arrotondati, contrariamen- Le parti laterali ramate di due lastre di vetro vente a quello non trattato o trattato solo in parte gono saldate grazie a un ponticello di metallo. (Teìlvorgespanntes Glas -TVG) che si rompe sot- • Incollaggio to la spinta delle crepe radiali in pezzi grandi dai Le lastre vengono incollate con un elemento che bordi affilati. mantenga la distanza; come colla si può utilizza• chimico re: poliuretano, polimeri al polisolfuro, butyl - hot Con uno scambio di ioni sulla superficie del ve- - melt, silicone, polimercaptano. tro si ottiene un effetto simile a quello del tratta- • Saldatura dei lati mento termico (ma è un sistema costoso e usa- La parte laterale viene saldata (vetro isolato inteto di rado). ro, fuori produzione in Europa). Curvatura e bombatura (vetri bombati) Le lastre piane vengono riscaldate e piegate dentro una forma modellante; con poche eccezioni (ad esempio i vetri antiproiettile) tutti i vetri e le combinazioni si adattano a questo processo.
Accanto alla funzione principale di isolamento termico sono possibili combinazioni che assicurino la protezione dal sole, dal rumore e dal fuoco, oltre alla protezione di persone e oggetti (vedi Componenti).
Stratificazione e combinazioni
Rivestimento a strati • Strato di riflessione del calore La superficie del vetro viene rivestita da uno strato sottile di ossidi metallici (stagno o indio) o di metalli (rame, argento o oro); poiché questi strati riflettono soprattutto radiazioni a onde lunghe, si riduce la diffusione termica.
Vetri con strato reticolare Nel corso della fase volta a dare la forma, quando cioè la massa vetrosa è ancora malleabile, vi si inserisce un impianto reticolare saldato in alcuni punti (vetro reticolare, reticolare ornamentale, a specchio reticolare).
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.8.4 Rivestimento per la riflessione; a strato protettivo, b strato di riflessione, e strato di fermo, d lastra di vetro
Fondamenti
minare la direzione e la diffusione della luce, oltre alla trasparenza del vetro. Il vetro float può essere smerigliato con sabbiature, levigature o incisioni; questo trattamento di superficie porta però a una minore resistenza e a una maggiore sensibilità alle macchie.
Caratteristiche della luce L'energia raggiante è composta da luce visibile (~ 51 %), raggi ultravioletti (~ 3%) e raggi infrarossi (radiazione termica, - 46%). Il vetro non lascia passare la radiazione termica superiore ai 2800 nm (effetto serra).
Caratteristiche fisiche Lo spessore complessivo dei tre strati arriva fino a 0,1 |xm. • Rivestimento a protezione solare Strati di metallo nobile o di ossidi metallici vaporizzati bloccano una parte della luce visibile e soprattutto le radiazioni a onde lunghe; l'effetto di sbarramento può essere ottenuto anche con strati a maggior azione riflettente o a maggior azione assorbente, o da una combinazione dei due, mentre alcuni strati migliorano anche il valore k. A seconda degli strati impiegati, si creano diversi riflessi di colore e di effetti di protezione visiva. • Rivestimento riflettente Tutte le superfici di vetro e aria sono munite di strati di spessore diverso e di una cifra indicante il valore di rifrazione ottica; in questo modo si può abbassare la riflessione all' 1 % circa (ad esempio le lastre delle vetrine). • Rivestimento smaltato Vetri rivestiti di smalto sull'intera superficie si usano come elementi parapetto, mentre i vetri isolanti sul tetto possono essere in parte smaltati a protezione delle unioni di bordi dai raggi UV.
2.4.8.7 Divisione dei raggi sul vetro; a raggio, b riflessione, e assorbimento, d rilascio secondario, e trasmissione
Il tipo di vetro, il suo spessore, il rivestimento e la colorazione determinano la percentuale e lo spettro dei raggi che passano all'interno; la componente dei raggi solari diretti e orientati, che va perduta con la riflessione, dipende dall'angolo d'ingresso dei raggi stessi. La riflessione avviene su ogni superficie vetro-aria (~ 4%). Il grado minimo di trasmissione della luce per i diversi tipi di vetro è stabilito dalla norma DIN 67.507.
Caratteristiche
Colore
2.4.8.6
Caratteristiche dei materiali
La trasparenza del vetro dipende dall'impossibilità della colata di ordinare le proprie molecole in un reticolato cristallino dopo il raffreddamento; la struttura è quella di un liquido e si parla, infatti, di "colata ghiacciata" o di "liquido raffreddato".
2.4.8.5
Ioni metallici per la colorazione del vetro
Un normale vetro neutro può essere colorato con ossidi di metalli pesanti, rivestimenti di metalli nobili o di ossidi metallici. Struttura di superficie In caso di vetri fusi è possibile ornare, per mezzo della laminatura, le superfici su uno o entrambi i lati (oltre 80 tipi diversi di vetri ornamentali); con diverse strutture di superficie si possono deter-
Caratteristiche chimiche Il vetro è molto resistente agli agenti chimici, con l'eccezione dell'acido fluoridrico (HF) e delle soluzioni alcaline concentrate; sotto l'effetto prolungato di soluzioni acquose, quali ad esempio acqua di condensa unita agli scarichi industriali, il vetro, in particolare quello di recente produzione, può perdere in trasparenza. Il consumo delle componenti di calcestruzzo può corrodere il cemento e renderlo opaco, mentre il vetro è insensibile alle sostanze organiche (con l'eccezione del silicone). Caratteristiche biologiche I raggi UV-B (raggi UV a onde corte, da 280 a 315 nm) sono necessari per la produzione della vitamina D e hanno effetto letale contro i semi; il vetro float normale non lascia passare i raggi UVB, tuttavia si possono avere vetri a maggiore conducibilità di raggi UV-B. II vetro è riciclabile e non è velenoso.
2.4.8.8 Spettro solare all'altezza del mare; lunghezze d'onda [nm], intensità dei raggi [W/m2], s parte visibile
trasparente, spessore 4 mm color bronzo, spessore 6 mm rivestimento di ossido di metallo rivestimento di metallo nobile 2.4.8.9 Spettri di trasmissione di vetri diversi; lunghezze d'onda passaggio (trasmissione) [%], s parte visibile
143
Fondamenti
I valori usuali per il vetro float non colorato variano dall'85 al 90%, con uno spessore del vetro di 4 mm, dal 69 all'81 % con spessore di 19 mm.
2.4.8.10 Passaggio della luce nel vetro chiaro a seconda dell'angolo di ingresso [°] (misurazione In rapporto alla verticale), passaggio [%]
2.4.8.11
Gli strati • I materiali del tetto
Vetro semplice Il vetro semplice senza rete metallica può essere usato per le vetrate dei tetti ma con alcune limitazioni (vedi Posa). Lastre di vetro semplice retinate nella zona del tetto non devono avere un rapporto fra i lati superiore a 1:5 e il lato corto (larghezza d'appoggio) va limitato a un massimo di 80 cm. Quando si usano vetri fusi colorati non si dovrebbe avere una superficie di lastra maggiore di 1,5 m2 e un rapporto tra i lati superiore di 1:2,2.
da usare in vetri a prova d'incendio (vedi Vetro isolante, protezione dal fuoco). • Strato intermedio di policarbonato per strutture con lastre a ridotta frangibilità. • Strato intermedio di lana di vetro o trama di vetro per vetrate che disperdono la luce.
Unione di vetri Unione di vetri di sicurezza (VSG - Verbundsicherheìtsglas) A seconda del numero e dello spessore dei fogli, l'usuale trasparenza del vetro può essere leggermente ridotta; con diversi inserti di lastre si possono produrre vetrate che riducono l'effetto dei colpi, delle rotture e degli scoppi.
Diffusione della luce per effetto della riflessione
Diffusione della luce I vetri fusi hanno caratteristiche di dispersione della luce e riduzione della trasparenza più o meno marcate a seconda della condizione della superficie.
Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Componenti di superficie
Le misure massime date nella tabella 2.4.8.12 si riferiscono alle possibilità di preparazione tecnica del produttore; i formati delle lastre per le vetrate dei tetti non dovrebbero superare la misura di circa 100-300 cm.
2.4.8.13 Unione di vetri di sicurezza a due lastre; g lastra di vetro, f foglio di PVB
Strati intermedi speciali • Strato intermedio con filo reticolare decorativo, • Strati intermedi colorati: smerigliato chiaro; opaco, passaggio della luce 60%. • Marrone affumicato: trasparente, passaggio della luce 45%. • Strato intermedio che blocca i raggi UV (passaggio dei raggi UV: 1 %). • Strato intermedio con filo di riscaldamento (ad esempio per lo scioglimento degli strati di neve). La prestazione di calore va da 1 a 30 watt/dm2 e a partire da una prestazione termica di 5 watt/dm2 bisogna usare vetro trattato. Misure massime: 246 • 375 cm • Strato intermedio con impianto d'allarme. Con la rottura della lastra e del filo interno si attiva l'allarme. • Strato intermedio di resina fusa. Per l'impiego di vetri isolati acusticamente (vedi Vetri isolati, isolamento acustico) • Strato intermedio dì vetro ad acqua o a gel contenente acqua
2.4.8.15 Unione di vetri di sicurezza (scelta); combinazioni e misure
2.4.8.16 Unione di vetri di sicurezza; deviazioni di misura permesse in lunghezza e larghezza per bordi a taglio e orlati
2.4.8.12
144
Vetro semplice (scelta); misure, caratteristiche
2.4.8.14 Unione di vetri a diffusione di luce; misure, caratteristiche
Vetratura a due lastre (doppia vetratura) La componente prefabbricata ha una struttura di fibra di vetro che isola termicamente e disperde la luce; lo strato in mezzo alla lastra contrariamente al vetro isolato - non è chiuso ermeticamente.
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.8.17 Vetratura a due lastre; struttura; a vetro fuso, b distanziatore, e trama di fibra di vetro, d vetro reticolare
2.4.8.18
Vetratura a due lastre; misure, caratteristiche
Vetro isolante Per la posa sul tetto bisogna usare, come lastra interna, VSG o vetro a struttura reticolare; anche i vetri di fusione possono diventare dei vetri isolanti, di regola con il lato della struttura verso l'esterno (meglio con l'unione dei bordi a tenuta d'aria). I vetri di struttura debole, più facili da pulire, possono anche essere montati al contrario. A causa del gran numero di vetri di fusione disponibili sul mercato, è necessario chiedere al produttore le possibili combinazioni e le loro misure e caratteristiche.
Fondamenti
2.4.8.21 Vetro isolante a gradini parallelo al piano; costruzione; a protezione dai raggi UV, b unione tra i bordi, e spazio intermedio tra le lastre, d lastra interna: vetro reticolare o VSG, e sporgenza
2.4.8.23 Costruzione di un vetro d'isolamento acustico; a lastra dì vetro, b strato di resina fusa, e gas pesanti, d unione dei bordi, e unione di vetri di sicurezza
Diffusione della luce
Vetro isolante a gradini La lastra superiore di un'unità di vetro isolante forma una sporgenza su un lato: il vetro isolante a gradini può essere utilizzato per la posa di copertura (a squame), oppure - in caso di posa fitta sulla superficie di vetro isolante senza gradini - come componente speciale di gronda; se la sporgenza supera gli 8-15 cm, la lastra superiore deve essere trattata. Sono possibili combinazioni con vetri a struttura reticolare. Vetro isolante a gradini cuneiforme Tramite la forma a cuneo è possibile la copertura (a squame) su strutture inferiori piane: la sporgenza è di 2 cm.
Costruzione A: vetro grezzo 7 mm/struttura capillare/vetro reticolare 7 mm Costruzione B: vetro float 6 mm/lana/struttura capillare/ lana/VSG 8 mm 1 Valori di calcolo ufficiali. 2.4.8.24 Vetro isolante a diffusione della luce; misure, caratteristiche
2.4.8.19 Doppio vetro isolante; a lastra, b unione dei bordi con distanziatore, e spazio intermedio tra le lastre, d VSG o vetro con struttura reticolare 2.4.8.22 Vetri isolanti a gradini a forma di cuneo (scelta); costruzione, misure, caratteristiche; a unione dei bordi, b vetro grezzo, e spazio intermedio tra le lastre, d vetro reticolare, e sporgenza 2 cm
Lo spazio intermedio tra le lastre è riempito con un pannello di tubicini di plastica a struttura capillare; come lastre di copertura si usano i normali vetri piani. Il passaggio della luce è indipendente dallo spessore del pannello capillare ed è regolabile dallo 0 al 72% (effetto di protezione solare); il vetro isolante a diffusione di luce con lo spazio intermedio tra le lastre pieno d'aria può essere prodotto con una struttura di lana di vetro, utilizzando un'unione di vetri. La diffusione della luce permette una migliore illuminazione del fondo dei locali ed evita il fastidio dei raggi del Sole diretti.
Vetri isolanti per requisiti speciali
2.4.8.20 Scelta di combinazioni di vetri isolanti, senza colore e rivestimento; misure e caratteristiche
Isolamento acustico I seguenti provvedimenti migliorano il valore di isolamento acustico di un vetro isolante: • aumento del peso di lastra; • riduzione della rigidezza di lastra (ad esempio strato intermedio di resina fusa); • combinazione di lastre singole di spessore differente (costruzione asimmetrica); • aumento dello spazio intermedio tra le lastre; • inserimento di gas pesante nello spazio intermedio tra le lastre (ad esempio esafluoruro di zolfo).
2.4.8.25 Vetro isolante a diffusione della luce; a vetro grezzo, b struttura capillare, e unione tra i bordi, d vetro reticolare
L'aumento dell'isolamento termico si ottiene con: • triplice vetro isolante; • rivestimento per la riflessione del calore; • inserimento di argon nello spazio intermedio tra le lastre. 145
Gli strati • I materiali del tetto
-andamenti
• rivestimenti di ossidi metallici soprattutto assorbenti; • vetri assorbenti, colorati prima dell'indurimento. Alcuni rivestimenti di protezione solare migliorano il valore k. 2.4.8.27 Vetro isolante; dispersione termica; A esterno, a convezione, b conduzione termica, e radiazione termica (1/2 partecipazione alla dispersione termica in caso di convenzionali lastre doppie isolanti), d rivestimento
2.4.8.26 Vetro isolante con rivestimento per la riflessione del calore (selezione); misure, caratteristiche
Doppi vetri isolanti con argon nello spazio intermedio tra le lastre (Scheibenzwischenraum SZR) raggiungono valori k fino a 1,7 W/(cm2 • K), con rivestimento supplementare isolante fino a 1,3 W/(cm2 • K), e con SZR di 12 mm.
In caso di calcoli del valore k in base alle norme DIN non si deve tener conto dell'inserimento dì gas nel SZR; le dispersioni dei raggi termici si riducono con un rivestimento che rifletta verso l'interno. Protezione dal sole Si raggiunge un basso grado di passaggio d'energia con: • rivestimenti di ossidi metallici soprattutto riflettenti; • rivestimenti di ossidi metallici riflettenti e assorbenti;
Protezione dal fuoco I vetri protetti sono provvisti di strati intermedi da cui, in caso d'incendio, evapora l'acqua che essi contengono, consumando così energia termica; al tempo stesso diventano opachi e isolanti al calore. In questo modo per un certo tempo si limita l'aumento di temperatura sulla superficie della lastra attaccata dal fuoco e si impedisce il passaggio del fumo e del calore. L'esame e la classificazione nelle categorie di resistenza al fuoco da F 30 a F 180 avvengono in base alla parte 2 della norma DIN 4102.
a vetro di lastre di sicurezza 5 mm, b spazio intermedio tra le lastre 6 mm, e strato di gel 28 mm, d unione di vetri di sicurezza (2 • ESG) 7 mm
a vetro float 6 mm, b spazio intermedio tra le lastre 8 mm, e foglio di PVB 0,38 mm, d vetro float - 2,6 mm, e silicato di potassio - 1 , 5 mm, f combinazione di nastro adesivo 2.4.8.29 Per vetrate F 30, vetrate a protezione dal fuoco permesse per l'edilizia
Condizioni di consegna per vetro isolante Lo spazio intermedio tra le lastre isolato dall'atmosfera esterna riceve una pressione atmosferica indipendente dal grado di fabbricazione; se i vetri isolanti vengono trasportati in zone molto alte o molto basse occorre, nel caso in cui si superino determinate differenze d'altitudine, inserire una valvola per livellare la pressione. In questo caso non è possibile l'inserimento di gas nello spazio tra le lastre. Componenti laterali
2.4.8.28 Vetro isolante a protezione solare e vetro isolante a isolamento termico e protezione solare (selezione); misure, caratteristiche
146
Vetri bombati I vetri bombati presentano, in confronto a quelli piani, una qualità ottica ridotta e una maggiore misura di resistenza; inoltre, bisogna mettere in conto costi più elevati (fattore da 5 a 10) e tempi di consegna più lunghi. Componenti con tagli e fori Le aperture sulla lastra si procurano con fratture e incisioni con il trapano e con la levigatura;
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Posa Condizioni di posa - Connessioni longitudinali e trasversali - Chiusura ermetica - Ancoraggio Provvedimenti supplementari - Sezioni - Protezione dal sole - Struttura sottostante - Manutenzione Condizioni delle leggi sull'edilizia
Non ci sono in Germania norme a livello nazionale per le vetrate sui tetti. I Lànder Renania-Palatinato, Assia, Amburgo, Saarland e Bassa Sassonia consigliano, nelle loro disposizioni regionali per l'edilizia, di produrre vetro a riduzione di schegge, dal lato delle stanze, e protezione per le parti di vetro spaccate; pertanto occorre realizzare le vetrate semplici e le lastre interne con un vetro isolante come VSG o vetro con struttura reticolata. Condizioni di posa
2.4.8.30 Vetri bombati; misura; b curvatura, h altezza di punta, I lunghezza, r raggio, a angolo d'apertura
non sono possibili angoli retti a filo ma vanno fatti con il radiale. I tagli e i fori con il trapano sui vetri isolanti richiedono l'uso di lastre trattate. Forme speciali delle lastre di vetro isolanti Le forme speciali delle lastre sono possibili grazie a tagli diritti o a cerchio di una lastra ad angolo retto.
2.4.8.31 Vetro isolante; forme speciali da a a e tre tagli rettilinei, d ed e tagli circolari;
Deposito Le lastre dovrebbero essere tenute solo in locali asciutti e aerati, o altrimenti essere coperte; in nessun caso bisogna esporle al sole, altrimenti si corre il rischio di sottoporle a sbalzi di calore, soprattutto per i vetri di protezione dal sole e dal calore.
A causa degli svantaggiosi angoli di irraggiamento le vetrate dei tetti sono sottoposte a elevate temperature, pertanto occorre evitare ulteriori carichi termici. • L'aerazione possibilmente uniforme delle superfici interne ed esterne delle lastre evita gli accumuli di calore. • La parete esterna deve essere isolata all'altezza della gronda, per proteggere dalle radiazioni di calore il vetro isolante che vi si appoggia. • Vernici e colle sulle lastre possono portare a un riscaldamento non uniforme. • Una protezione solare eventualmente necessaria non deve essere sistemata troppo vicina alla vetrata (da 10 a 20 cm), per evitare accumuli di calore; componenti edili scure di protezione dal calore irraggiano a onde lunghe e riscaldano il vetro in misura maggiore rispetto alle componenti chiare di riflessione della luce. • La divisione termica di traverse e listelli di pressione evita il dislivello di temperatura tra il bordo e il centro della lastra; per la stessa ragione il fermavetro non deve essere maggiore di 15 o 20 mm e bisognerebbe evitare o ridurre al minimo e allontanare, per mezzo di una sufficiente aerazione, la formazione di rugiada sul fondo zigrinato. • Ombre accentuate e improvvise portano a differenze di temperatura all'interno della superficie della lastra. • Lo spazio intermedio tra le lastre, in particolare per i vetri di protezione termica e solare, non dovrebbe essere maggiore di 12 mm (10,5 mm in caso di vetro reticolare), perché, con volumi d'aria maggiori, in caso di riscaldamento la pressione aumenta sulla superficie della lastra. • Siccome il vetro e l'acciaio hanno un coefficiente di allungamento differente, questo può portare alla rottura, in combinazione con un marcato aumento della temperatura del vetro colorato o rivestito. Per questo motivo non bisogna utilizzare le seguenti combinazioni di vetro isolante: vetro di protezione dal sole/vetro reticolare e vetro reticolare/vetro reticolare. • Il vetro fuso ha una resistenza alla curvatura di 20 N/mm2; a causa della minore resistenza alla
curvatura del vetro fuso in confronto a quella del vetro float, esso va trattato a colori solo con lastre di superficie non superiori a 1,5 m2 e con un rapporto tra la lunghezza dei lati < 2,2:1. • Se non è possibile evitare un carico termico supplementare, i vetri in questione vanno sottoposti al trattamento a posteriori (non fattibile con i vetri reticolari). • In caso di inserimento asimmetrico delle lastre, quella più sottile è a maggior rischio di rottura soprattutto perché viene piegata per effetto della differenza di pressione tra spazio intermedio di lastra e atmosfera esterna; pertanto, in presenza di un rapporto tra i lati > 2:1, si dovrebbe trattare la lastra più sottile. In caso di impiego di vetro a protezione termica e solare, la lastra interna deve essere al massimo 2 mm più sottile di quella esterna. Inclinazione del tetto L'inclinazione del tetto dei giunti trasversali a chiusura ermetica deve essere 10°, in modo che l'acqua possa scivolare sulle lastre e sui giunti longitudinali; anche in caso di inclinazioni maggiori bisogna comunque fare i conti con gli accumuli d'acqua sui giunti trasversali, soprattutto se i listelli di pressione e, a certe condizioni, anche i profili di guarnizione non hanno un'inclinazione proporzionata alla pendenza del tetto.
2.4.8.32 Inclinazioni del tetto; consigli del produttore e del fabbricante
Graffatura del vetro Le misure per la graffatura del vetro sono stabilite dalla norma DIN 18.545; la graffa g deve essere circa due terzi di h, in caso di vetri non trattati, e tuttavia non deve essere maggiore di 20 mm. Allontanamento dell'acqua/aerazione delle scanalature Per le vetrate sui tetti bisogna impiegare sistemi di vetratura con spazio di aggraffatura senza materiali di guarnizione. Per l'aerazione e il livellamento della pressione dei luoghi di graffatura sono previste aperture sulla gronda e, in caso di vetrate, anche al colmo 147
Fondamenti
2.4.8.33 Graffatura del vetro; h altezza di graffatura, g graffa, D piano di chiusura ermetica, W piano di scorrimento dell'acqua
grazie a spazi umidificanti. L'eventuale umidità e acqua di condensa in caduta attraverso le fessure va controllata e fatta uscire tramite le aperture per il livellamento della pressione del vapore. In questo caso il piano di scorrimento dell'acqua deve essere sotto il piano interno dell'impermeabilizzazione.
2.4.8.34
Gli strati • I materiali del tetto
La sicurezza contro la pioggia è data dalla sovrapposizione di singoli elementi; un'impermeabilizzazione supplementare a seconda della pendenza e della sovrapposizione protegge dal vento e dall'acqua stagnante per la pressione del vento. Le sovrapposizioni si formano con: • vetrate parallele al piano su strutture sottostanti rivestite o a gradini. Vetro ìsolante a gradini può essere posato a partire da una pendenza del tetto di 30°. La misura minima di sovrapposizione è di 3 cm; • unità di vetri isolanti a gradini in forma di cuneo La sporgenza è di 2 cm. Poiché nel caso del giunto trasversale di copertura con il vetro isolante l'unione dei bordi non è coperta da elementi di chiusura né di copertura,
2.4.8.39 Chiusura senza listello di pressione con profilo sigillante automordente
Altezze della graffatura del vetro
Connessioni trasversali e longitudinali
2.4.8.37 Giunto trasversale di copertura; vetro isolante cuneiforme a gradini
2.4.8.40
occorre una protezione dai raggi UV per mezzo di provvedimenti speciali: • la lastra soprastante viene metallizzata nella zona in questione; • si incolla una lamina; • smaltatura parziale (lastra esterna di ESG); • impiego di lastre a protezione solare con passaggio di raggi UV < 10%; • inserimento di una lastra ombreggiante retroventilata; • stesura di uno strato di silicone.
Impermeabilizzazione (chiusura ermetica)
Chiusura di due vetrate
Connessione di copertura - Giunto trasversale
2.4.8.35
Giunto trasversale di copertura; vetro semplice
2.4.8.36 Giunto dì copertura; vetro isolante a gradini
148
Unione impermeabilizzante - giunto trasversale e longitudinale L'impermeabilizzazione all'acqua si raggiunge mediante la chiusura stagna.
L'impermeabilizzazione e il montaggio vengono effettuati con profili o con materiali a chiusura ermetica o con nastri da posa; le due possibilità possono essere combinate, a seconda che si tratti del lato esterno o di quello interno. Tutti i materiali impiegati devono essere compatibili; in caso di vetratura VSG bisogna considerare anche il foglio di unione. Chiusure con profili di impermeabilizzazione I profili di impermeabilizzazione chiudono all'acqua e all'aria e assicurano il montaggio elastico della vetrata; questi profili devono avere una certa modellabilità, in modo da compensare le singole differenze, gli scostamenti dimensionali delle unità delle vetrate e delle traverse e le curvature permesse. La durezza del profilo e la forma della sezione trasversale definiscono il carico di pressione necessario a una certa forma del profilo e al fine di una sufficiente tenuta; per ogni profilo si può mettere a punto uno speciale diagramma di pressione/compressione. Sui vetri isolanti, il carico di pressione va limitato a 50 N/cm di lunghezza dei bordi: se lo si realizza con viti o altri elementi di pressione, può essere controllato per mezzo di chiavi a giro o simili. Questo carico zonale deve passare, per mezzo di un listello a pressa sufficientemente rigido, in modo uniforme al profilo di chiusura dipendente dal materiale e dalla forma della sezione trasversale. La distanza degli elementi di tensione deve essere 35 cm.
Gli strati • I materiali del tetto
I profili di guaine di silicone si adattano al vetro meglio dei profili APTK (etilen-propilen-terpolimer -caucciù) e permettono la chiusura ermetica a posteriori dei punti difficili. La forma della sezione trasversale di un profilo ermetico deve accordarsi con la vetrata, le traverse e i metodi di ancoraggio, la chiusura e la copertura; i profili ermetici per la chiusura da un giunto possono essere composti da uno o due pezzi; quelli a due pezzi devono essere dotati di un cuneo o di una scanalatura perché non scivolino, mentre quelli singoli possono essere fissati al listello di pressione per mezzo degli elementi di tensione a contatto. La forma e il tipo delle guaine ermetiche sono variabili; profili di un pezzo solo rivolti all'interno e devono essere fatti in modo tale che il piano nel
Fondamenti
I giunti di copertura dei punti a croce devono essere adattati con grande cura (sfogliatura, bisellatura); la tecnica migliore per i giunti a croce, a T o a L consiste nell'usare un pezzo sagomato e spostare il giunto all'esterno; ottimi al riguardo sono i reticolati di profili ermetici prefabbricati e vulcanizzati. Al confronto dei soliti profili, i profili auto mor-
2.4.8.44
2.4 8.41 Chiusura con profilo sigillante e listello di pressione
quale si raccoglie l'eventuale condensa sia sotto quello intemo di impermeabilizzazione. Nel caso in cui parti dell'ancoraggio o elementi di tensione impattino nel profilo, esso deve venir munito di un rialzo, in modo che il punto emergente venga a trovarsi al di sopra del piano di scorrimento dell'acqua.
Profili di chiusura a uno e due pezzi
2.4.8.45 Profili di chiusura a un pezzo solo dal lato interno
2.4.8.46 Profilo di chiusura automordente
denti possiedono una parte libera nella quale viene pressata una linea di colmatura più resistente, che fornisce alla guaina sigillante il carico di pressione necessario; non possono però essere regolati o sistemati in un secondo momento.
Chiusure con bande d'appoggio e materiali ermetici Le bande d'appoggio garantiscono il montaggio elastico delle lastre tra le traverse e i listelli di pressione, nonché la necessaria larghezza di fessure per la chiusura sigillata dei materiali ermetici. Sono fatte di schiuma di poliuretano, polietilene o cloruro di polivinile (PVC), di APTK o di policloroprene (CR); per quanto concerne la tolleranza agli altri materiali, il più adatto è la schiuma di polietilene. Se si usano PVC, CR o EPDM occorre precedentemente provare la tolleranza ai materiali a chiusura ermetica; il peso volume, che dovrebbe essere maggiore di 50 kg/m3, di regola è intorno a 120 kg/m3, mentre la durezza Shore-A tra 60 e 70°. Armature a griglia o a filo impediscono cambi indesiderati di lunghezza nel corso del montaggio; le bande devono essere abbastanza elastiche da poter compensare gli scostamenti dimensionali tollerati e le curvature. La compressione deve essere da 1/5 a 1/3 della forza d'uscita; la larghezza delle bande deve essere scelta in modo che abbia a disposizione almeno 5 mm di larghezza sulla superficie a tenuta ermetica a contatto con le lastre e le liste di compressione o le traverse sopra o sottostanti. Maggiori sono le differenze di temperatura che agiscono sul materiale delle traverse o dei listelli di pressione, maggiori risultano le sollecitazioni dei pezzi per il materiale ermetico a causa dei diversi cambiamenti termici di lunghezza delle lastre e traverse o dei listelli di pressione; uno spessore delle fessure di chiusura rappresentativo di tale carico viene assicurato
2.4.8.42 Chiusura con bande d'appoggio e sigillo di materiale ermetico
2.4.8.48
Il lato inferiore del profilo interno può essere modellato in base alla sezione trasversale della traversa. I profili di copertura a giunto sovrapposto sigillano contro il vento, la neve e l'acqua ferma sotto la pressione del vento, oltre a impedirne l'accumulo da vetro a vetro.
per mezzo dello spessore minimo delle bande d'appoggio.
2.4.8.43
Spessori minimi delle bande d'appoggio
Materiali ermetici I materiali ermetici sigillano a prova d'acqua e d'aria. Vengono suddivisi in base alla loro caratteristiche che sono contemplate nella norma DIN 18.545, parte 2; per le vetrate dei tetti sono adatte le due classi più elevate di sollecitazione.
Profilo per il giunto di sovrapposizione
149
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Ancoraggio lineare Le lastre sono rette da due, tre o quattro lati. • Ancoraggio con listelli di pressione Le lastre sono tenute da profili di acciaio o di alluminio, assicurati alle traverse con viti: la distanza tra le viti è < 350 mm, i listelli devono essere accessibili e permettere le riparazioni delle singole vetrate. In caso di sostegni trasversali bisogna mettere in conto l'accumulo di sporcizia, perché non è possibile l'azione dell'acqua, favorita invece da profili piatti e smussati.
• Ancoraggio con profili sigillanti automordenti L'ancoraggio del profilo sigillante avviene per immorsatura su un controprofilo assicurato alla traversa: la morsettatura da sola deve reggere ai vortici d'aria.
2.4.8,49 Categorie base di materie prime per i materiali sigillanti dei vetri; caratteristiche; + adatto, parzialmente adatto. - inadatto 2.4.8.54
I due gruppi di materie prime più adatti alla chiusura ermetica del vetro sono il silicone e il polisulfuro. Se si usano componenti di alluminio si devono liberare le superfici dei materiali sigillanti dalle pellicole protettive o dai rivestimenti inadatti. A seconda del materiale sigillante è necessario un mediatore di tenuta; le superfici di tenuta di componenti edili in acciaio devono essere trattate con un prodotto anticorrosione, mentre quelle in acciaio zincato, a seconda del materiale sigillante, possono richiedere un trattamento con un mediatore di presa. Prima dell'inserimento delle vetrate occorre pulire le superfici di presa e, al fine di evitare nuova sporcizia, sigillare subito dopo l'inserimento.
2.4.8.51 Ancoraggio lineare a due lati con listello di pressione
Ancoraggio con profilo sigillante automordente
• Ancoraggio con colla di silicone Le lastre vengono incollate alle traverse col silicone; l'impiego senza ulteriori supporti meccanici, che garantiscono la tenuta contro i vortici d'aria, è possibile in Germania solo su due lati, il che equivale a dire che entrambi gli altri lati devono essere ancorati con i listelli di pressione. Quando si incollano dei vetri rivestiti occorre togliere il rivestimento dalla zona da incollare; la preparazione industriale può avvenire incollando dei telai adattatori, con il vantaggio, rispetto al lavoro svolto in cantiere, di avere condizioni fisse e controllabili.
Ancoraggio
Per montare e ancorare le lastre si usano i blocchi, I blocchi portanti uniscono la componente propria di carico parallela alla linea di caduta con
2.4.8.52 Ancoraggio lineare a quattro lati con listello di pressione
2.4.8.55 (telaio)
Ancoraggio con colla di silicone e adattatore
Ancoraggio per punti • Fissaggio delle viti Vetrate già trattate e già forate vengono ancorate negli angoli con delle viti alla struttura sottostante. 2.4.8.50 Blocchi a campo fisso; a blocco distanziante, b lastra, e blocco portante, d portavetro
la struttura sottostante e vengono sollecitati maggiormente con l'aumento dell'inclinazione del tetto, mentre quelli distanzianti fissano la giusta distanza tra le lastre e sono fatti di materiale più morbido rispetto a quello dei primi. 150
2.4.8.53 Ancoraggio con listelli di pressione
2.4.8.56
Ancoraggio con viti
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• Si possono contemplare delle scanalature per indirizzare o deviare l'acqua. In caso di pendenze di tetti fino a 15-18° l'acqua di condensa gocciola lungo la superficie della lastra. • Vetrate con un valore k elevato riducono la formazione di condensa
2.4.8.57
2.4.8.61 Posa sigillante con traverse divise e listello di pressione a configurazione speciale
Ancoraggio a punti con viti
Ponti di calore Ponti di calore tra listelli di pressione e traverse possono portare alla formazione di acqua di condensa. Questo dipende: • dalla capacità specifica di conduzione termica dei materiali di unione rimedio: l'impiego di viti a bassa conduzione di calore, di solito acciaio V2A e V4A, oppure la divisione termica tra traverse e listelli di pressione grazie a materiali plastici a bassa capacità di conduzione termica (ad esempio poliammide) • dalla superficie a conduzione termica della sezione trasversale rimedio: fissando le viti piuttosto distanti tra loro, il passaggio di calore può essere limitato in certi punti; questo richiede un listello di pressione relativamente rigido • dalla relazione tra l'assorbimento di energia all'interno e il rilascio di energia all'esterno rimedio: maggiorando, durante la realizzazione, la superficie interna del profilo che assorbe calore e riducendo quella esterna di rilascio, si ottiene un abbassamento della tendenza alla formazione di condensa.
2.4.8.58 Formazione di rugiada a 20 °C di temperatura interna; AT temperatura esterna
so va osservata la procedura di montaggio; i fori nel listello di pressione vanno eseguiti come fori di lunghezza. Poiché il vetro curvo non può reg-
Sezioni
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessione al muro laterale - Canale - Connessione al muro superiore - Piega a gomito positiva/negativa - Finestra Tetto a due spioventi La copertura sul colmo può essere semplice o a chiusura ermetica con componenti supplementari; per quest'ultima sono particolarmente adatte lamiere di configurazione specifica e listelli di pressione, nonché vetro incurvato. In questo ca-
2.4.8.62
Posa di chiusura con lastre multistrato
2.4.8.63
Posa di chiusura con vetro bombato
Provvedimenti supplementari
Neve Nel caso di tetti piani e di sezioni quali i compluvi piani può rendersi necessario, in zone di abbondanti nevicate, l'allontanamento della neve. • L'allontanamento manuale della neve richiede una zona agibile, da cui si escludono le vetrate. • Grazie a vetri riscaldagli elettricamente o a traverse con passaggio d'acqua calda è possibile sciogliere la neve.
2.4.8.59
Posa di copertura con lamiera di colmo
gere alcun carico di pressione, la chiusura ermetica va fatta con bande d'appoggio e materiali sigillanti; per il montaggio delle lastre nella direzione longitudinale delle traverse sono necessarie traverse curve e listelli di sostegno. Per garantire la chiusura, le parti di fissaggio vanno sistemate a distanza ravvicinata.
Chiusura ermetica alla pioggia In caso di tetti piani con copertura di vetrate può essere necessario chiudere ermeticamente con materiale sigillante nei confronti dell'acqua accumulatasi per effetto del vento Rugiada Il vapore acqueo condensa sulla superficie interna della lastra in relazione all'umidità dell'aria, alla temperatura esterna e interna e al valore k della vetrata; in presenza di inclinazioni di tetti che superino i 15-18° l'acqua di condensa scende lungo la superficie della lastra.
Per coprire i locali con elevata umidità dell'aria sono previste sul colmo aperture di compensazione della pressione del vapore per gli spazi di graffatura.
2.4.8.60 Posa sigillante con traverse in comune e listello di pressione a configurazione speciale
Colmo spiovente Nel caso del colmo spiovente si può formare una sporgenza a causa delle traverse; per il resto valgono le stesse regole del colmo a due spioventi. 151
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
di anche Procedure di montaggio: Colmo), oppure la chiusura ermetica è sufficiente anche per la pressione dell'acqua che si accumula nella scanalatura. Nella zona di compluvio l'aerazione gronda-colmo può essere leggermente ostacolata sul lato interno della lastra dalla formazione dello scomparto.
2.4.8.64 Colmo spiovente con sporgenza di traverse; struttura aperta senza isolamento
2.4.8.67
Displuvio Le traverse, i profili sigillanti e i listelli di pressione, così come le vetrate, devono essere tagliati diagonalmente per il collegamento alla traversa del displuvio. L'aerazione del lato inferiore del vetro è, anche nel caso del montaggio del vetro solo longitudinale, leggermente ostacolata dallo scomparto.
Di regola la parte terminale inferiore sporgente della lastra va mantenuta, nel corso della realizzazione della copertura, con i sostegni per il vetro: usando il vetro isolante a gradini può essere sufficiente, in caso di tetti scarsamente inclinati, il sostegno della lastra interna anche se, in questo caso, è l'unione laterale ad essere sollecitata maggiormente, con la conseguenza di una minore durata del vetro isolante. Bordi di vetro a vista e senza protezione devono essere levigati sia per requisiti estetici sia per evitare danni fisici; poiché nella zona della gronda si creano vortici d'aria, ove necessario i punti di fissaggio vanno tenuti a breve distanza tra loro. In caso di collegamento ermetico non è necessaria la lamina di sgocciolatura.
Gronda con connessione di chiusura
Parte terminale L'ancoraggio e la chiusura ermetica procedono come nel caso del normale giunto longitudinale, per cui bisogna prevedere, dal lato dell'estremità tra l'interno e l'esterno del profilo sigillante, un listello distanzìante, relativo alla vetrata. Grazie a una particolare forma del listello di pressione si può evitare che l'acqua scenda sul muro del frontone; la connessione al muro può essere fatta a chiusura ermetica o a copertura, ma con quest'ultimo tipo di posa la copertura dipende dall'altezza dell'edificio.
2.4.8.69 Parte terminale; connessione ermetica alla facciata di vetro
A causa dei vortici laterali, se necessario, bisogna ridurre le distanze tra i punti di ancoraggio.
2.4.8.65
Posa sul displuvio 2.4.8.70 Copertura dipendente dall'altezza dell'edificio
Gronda Sulla gronda sono previste aperture per la compensazione della pressione del vapore e per la deviazione della condensa.
2.4.8.68
2.4.8.66 Posa di copertura sulla gronda con vetro isolante a gradini
Compluvio Per la compensazione della pressione del vapore e l'acqua di condensa degli spazi di graffatura, in caso di strutture di copertura sono previste aperture di compensazione della pressione del vapore: traverse, profili ermetici, listelli di pressione e vetrate vengono tagliate in diagonale per il collegamento alla traversa di compluvio. Nelle strutture di copertura una scanalatura sottostante e di dimensioni adeguate può risolvere la questione della deviazione dell'acqua; se si usa una struttura a chiusura ermetica, o si fa correre la lamiera supplementare o il listello di pressione a configurazione speciale abbastanza in alto (ve-
152
Copertura del compluvio: connessione ermetica
Connessione al muro laterale Il margine della connessione al muro laterale deve essere compreso tra 10 e 15 cm ed essere
2.4.8.71 Connessione al muro laterale
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
realizzato in modo tale da compensare i movimenti della struttura. Canale Le scanalature del canale vanno realizzate con un dislivello longitudinale Se la connessione viene realizzata in copertura, la scanalatura di deviazione dell'acqua deve essere di grandezza adeguata; vanno previste aperture per la compensazione della pressione del vapore e per la deviazione della condensa degli spazi di graffatura. In caso di struttura a chiusura ermetica bisogna misurare accuratamente la scanalatura, altrimenti è necessario realizzare la chiusura in modo tale da tenere a livello la pressione dell'acqua accumulatasi nella scanalatura; i mucchi di neve possono portare a un carico eccessivo delle lastre e al ristagno dell'acqua. Un canale accessibile permette l'eliminazione manuale della neve.
zione della pressione del vapore nell'ambito dell'aerazione dello spazio di graffatura: la connessione va realizzata in modo che possa, in caso di strutture portanti separate, sopportare i movimenti rispettivi e quelli dovuti ai cambiamenti termici longitudinali. Il bordo deve essere di altezza compresa tra 10 e 15 cm.
2.8.4.74 positiva
solare i quali, in questo caso, potrebbero riscaldarsi eccessivamente.
Protezione solare
Senza ventilazione e protezione solare nelle case di vetro si raggiungono temperature di 65-70 =C. le quali possono portare alla rottura del vetro; pertanto bisogna mettere in conto una valida protezione solare e una ventilazione sufficiente anche in assenza di chi usa l'abitazione.
Piega a gomito
Vetrate a protezione solare Con le vetrate a protezione solare si può limitare al 20% il grado di passaggio dell'energia complessiva ma, poiché non sono possibili adattamenti di sorta, risulta ugualmente limitato l'incremento di energia termica durante l'inverno e la luminosità è ridotta durante tutto l'anno. Con certi vetri mutano i colori all'interno mentre altri rappresentano una buona protezione contro la luce solare diretta.
Piega a gomito positiva/negativa Entrambe possono essere realizzate con traverse e listelli di pressione di configurazione adatta, o con normali profili separati. Aperture di ventilazione Le aperture di ventilazione vengono realizzate sotto forma di finestre a scorrimento o a scatto; dato che la ventilazione di maggior efficacia si ot2.8.4.72
Copertura del canale
Connessione al muro superiore Per la copertura dei locali a elevata umidità dell'aria sono previste aperture per la compensa2.4.8.76 Temperatura media in una casa di vetro da giugno a settembre con cielo sereno o poco nuvoloso. Ora del giorno [h], temperatura interna [°C]
2.8.4.75
Ala di ventilazione
tiene nel punto più alto del tetto, l'apertura può essere manuale (stanghe o simili) o elettrica. Il telaio viene trattato come il vetro ed esistono meccanismi di chiusura e apertura attivati rispettivamente dalla pioggia e dal fumo. Se le finestre aperte si trovano davanti a una vetrata a campo fisso e non è possibile una ventilazione sufficiente dello spazio intermedio, non si possono impiegare vetri di protezione termica o
Protezione solare in sede di costruzione L'unica struttura rigida concepibile per la protezione dal sole sono le lamelle verticali nel verso della lunghezza delle traverse sui tetti orientati a nord; lamelle girabili possono, con il loro effetto ombreggiante, adattarsi al carico grazie ai raggi del sole. All'esterno sono di maggior efficacia, tuttavia la costruzione diventa più complicata per quanto concerne la sicurezza contro il maltempo. Tra la vetrata e la protezione solare va mantenuta una certa distanza (da 10 a 20 cm), per consentire una buona ventilazione. Quanto meno nelle ore di minor esposizione al sole dovrebbe esserci sufficiente illuminazione naturale e, a seconda degli usi, la luce non dovrebbe subire alterazioni di colore. L'ombra ottenuta con gli alberi o con dei trespoli naturali può integrare la protezione solare della struttura, o eventualmente sostituirla. 153
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Protezione solare grazie all'orientamento I tetti orientati a nord con pendenza di 60° ricevono a questa latitudine il minor carico di raggi; infatti l'irraggiamento diretto si manifesta solo tra aprile e agosto. Condizionamento La ventilazione dovrebbe consentire la regolazione del ritmo di ventilazione fino a 50/h, richiedendo un'apertura del tetto dal 20 al 30%; le aperture di eliminazione dell'aria dovrebbero essere nel punto più alto della stanza da ventilare, quelle d'immissione dell'aria nel punto più basso. La ripartizione uniforme delle aperture evita i "nidi" di calore e, se le aperture d'uscita sono più grandi di quelle d'immissione dell'aria, nel locale si crea una sotto-pressione che migliora la ventilazione.
Struttura sottostante
La curvatura calcolata delle traverse non può essere maggiore di I/300, né superare lo spessore minimo del vetro; le superfici di sostegno devono essere realizzate secondo progetto. Le superfici di sostegno tra le traverse e la struttura portante sottostante devono venir separate tra loro da appositi strati intermedi (ad esempio plastica o gomma), in modo da evitare la corrosione da contatto: la lunghezza delle vetrate, e quindi anche la distanza diagonale delle traverse, non dovrebbe essere superiore a 250-300 cm e la distanza longitudinale delle traverse, elemento determinante per la misurazione dello spes-
154
2.4.8.77
Determinazione dello spessore del vetro per lastre isolanti multistrato; A esterno, I interno
sore del vetro, per ragioni economiche non dovrebbe essere maggiore di ~ 100 cm. La determinazione dello spessore del vetro (Tab. 2.4.8.77) vale per lastre piane, ad angolo retto e non, montate su un tetto inclinato su uno, due, tre o quattro lati: le scanalature del vetro vanno realizzate in base alla norma DIN 18.361, Vetrate, e alla norma 18.545, Chiusura ermetica delle vetrate. Tutti i valori riportati sono spessori (in mm) normalmente commercializzati: la linea segna il limite della convenienza economica. Lastra esterna (A): vetro a specchio o ESG; lastra interna (I): VSG; carico di neve: 0,75 kN/m2; al-
tezza dell'edificio: da 0 a 8 m (edificio non chiuso). Il montaggio a tre strati viene equiparato a quello a due. Manutenzione
Si consiglia - specialmente nelle zone dove l'aria è molto inquinata - una pulizia regolare delle superfici di vetro. Se non bastano i soliti sistemi (spugna, acqua, pelle), si può usare la lana d'acciaio fine; spruzzi di malta e resti di materiale sigillante vanno puliti immediatamente.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Componenti di superficie
Fibrocemento - Copertura di lastre ondulate Materiale - Componenti - Posa Materiale Materia prima - Produzione - Caratteristiche Il materiale è lo stesso fibrocemento degli elementi di copertura piana; le differenze riguardano la forma e la colorazione (vedi Copertura piana: Ardesia/fibrocemento).
Le lastre ondulate di fibrocemento sono prodotte in due diverse configurazioni; la configurazione 5/6 (177/51 ) e la configurazione 8 (130/130). Nella configurazione 8 la sezione trasversale è simmetrica, in quella 5/6 i bordi laterali delle lastre terminano opposte (vedi anche Posa). Le componenti di superficie di regola vengono consegnate con tagli angolari compiuti in sede di fabbricazione, e con i fori necessari all'ancoraggio; le componenti di superficie, come anche quelle laterali e speciali, vengono consegnate differentemente. Le lastre prefabbricate sono prodotte soprattutto per la copertura da destra a sinistra.
Il fibrocemento, allo stato non indurito, è modellabile a piacere; le lastre ondulate vengono pressate singolarmente nella forma ondulata, per molti dettagli si producono in serie elementi a configurazione speciale, e per forme singole possono essere preparate parti speciali. Per fare questo si mette lo strato di vello sulla matrice adatta (negativo): il pezzo è pronto una volta indurito. Colorazione (vedi Copertura piana: Ardesia/fibrocemento) Le lastre ondulate di fibra di cemento per la colorazione di superficie vengono messe dopo circa due settimane nel canale di asciugamento e rivestite con una resina artificiale (acrilato neutro o pigmentato, che apre i pori). Componenti edili Componenti di superficie - Componenti laterali e speciali Nel caso delle lastre ondulate di fibrocemento bisogna distinguere tra "lastre ondulate" e "lastre ondulate corte": le misure e le qualità del materiale sono rappresentative della dichiarazione d'utilizzo rilasciata dall'Istituto tedesco per la tecnica edilizia.
2.4.9.4 Lastre ondulate, lastre ondulate corte; indicazioni del produttore
2.4.9.5 Lastre ondulate, configurazione 5, lastre ondulate corte, configurazione 5, configurazione 6; dimensioni
2.4.9.1 Lastre ondulate, configurazione 5, configurazione 6, lastre ondulate corte, configurazione 5, configurazione 6; sezione trasversale, misure; sezione trasversale di ventilazione 250 cm2/m
2.4.9.2 Lastre ondulate, configurazione 8; sezione trasversale, dimensioni; sezione trasversale di ventilazione 150 cm2/m
155
Fondamenti
2.4.9.7
156
Lastre ondulate, lastre ondulate corte: componenti laterali e speciali (vedi Tab. 2.4.9.6, p.155)
Gli strati • I materiali del tetto
Gli strati • I materiali del tetto
Componenti laterali e particolari
L'assortimento si differenzia particolarmente a seconda dei produttori; si trovano componenti laterali per il bordo superiore e inferiore, destro e sinistro. Le componenti laterali sono a disposizione anche in diverse altre forme (ad esempio rigonfie o ad angolo semplice): in linea con le rispettive configurazioni e lunghezze standard si trovano le cosiddette lastre chiare, componenti di plastica rinforzata in fibra di vetro.
Posa Condizioni di posa - Ancoraggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni, Struttura sottostante Manutenzione
Fondamenti
per questo le lastre di superficie vengono munite ciascuna di due tagli angolari (da 5 a 10 mm di spazio). La prima e l'ultima lastra vengono posate senza taglio angolare, le restanti lastre laterali con un solo taglio. Per la zona di superficie ci sono lastre ondulate con e senza tagli degli angoli, nella fattispecie per le lastre ondulate corte con e senza tagli e fori; lastre completamente prefinite si trovano di solito solo per coperture da destra a sinistra, mentre per quelle in senso opposto si usano lastre non prefinite i cui fori e tagli angolari vengono fatti in cantiere. Anche per la sezione laterale non si usano lastre prefinite e tagli e fori si fanno solo se necessari.
Nella posa le lastre ondulate (I da 1,25 a 2,50 m) e lastre ondulate corte (I = 0,625 m, 0,83 m) si differenziano per ciò che riguarda la preparazione, la pendenza del tetto, la sovrapposizione, l'ancoraggio e la struttura sottostante.
Di regola le lastre si posano in fila dalla gronda al colmo: per proteggere la copertura laterale dalla pioggia a stravento pare sensato procedere con la copertura nella direzione contraria a quella del vento; tuttavia generalmente si posa da destra a sinistra (copertura a sinistra).
Le larghezze di copertura, a seconda delle diverse lastre ondulate, sono: configurazione 5 873 mm configurazione 6 1050 mm configurazione 8 910 mm
2.4.9 10 Lastre ondulate, lastre ondulate corte; pendenza regolare
Pendenza del tetto La pendenza regolare del tetto per la copertura con lastre ondulate di fibrocemento dipende dalla profondità del tetto: se questa aumenta, cresce, per effetto dello scorrimento dell'acqua, il carico della copertura in altezza nella zona della gronda. La pendenza regolare consigliata vale per coperture a prova di pioggia con lastre ondulate lunghe e corte e senza provvedimenti supplementari (vedi Provvedimenti supplementari).
2.4.9.8 Lastre ondulate, lastre ondulate corte; percorso di posa (da 1 a 9), tipi di lastra (A, B, C, D, E)
2.4.9.12 Lastre ondulate configurazione 5, configurazione 8, lastre ondulate corte configurazione 5/6; sovrapposizione; • direzione del vento
Sporgenze Una sporgenza libera (aggetto) sulla gronda e sul colmo delle lastre ondulate non può essere maggiore di 1/4 della distanza massima di sovrapposizione tollerata; nel caso della sporgenza laterale l'ultima valle dell'ondulazione deve sovrapporsi interamente.
Condizioni di posa
Tagli degli angoli Nei punti di incrocio senza i tagli angolari troveremmo quattro lastre una sull'altra; proprio
La lunghezza di copertura si ottiene dalla lunghezza delle lastre sottratta alla sovrapposizione in altezza: la sovrapposizione laterale ammonta per le configurazioni 5 e 6 a mezza ondulazione (47 mm), per la configurazione 8 a un'intera ondulazione (90 mm).
Sovrapposizione La sovrapposizione in altezza dipende dalla pendenza del tetto, all'interno della cui superficie dovrebbe essere, per quanto possibile, uniforme. Le lastre ondulate standard con tagli angolari prefiniti sono preparate in vista di una sovrapposizione di 200 mm.
2.4.9.14 laterale
Lastre ondulate di fibrocemento; sporgenza
Livellamento dimensionale Si usano, se possibile, intere lastre; se non è possibile, occorre pareggiare le dimensioni. Il livellamento dimensionale nel verso della lunghezza (colmo-gronda) può essere raggiunto con l'uso di diverse lunghezze standard, con coperture più grandi (bisogna adattare i tagli degli angoli !) o con lastre di passaggio; nel verso trasversale (parte terminale-parte terminale) il livellamento dimensionale può essere fatto con lastre di passo, se necessario ripartite su più file di copertura. Ancoraggio delle lastre ondulate
2.4.9.9 Lastre ondulate di fibrocemento; tagli angolari (possibile strato di chiusura); sinistra configurazione 5/6, destra configurazione 8
2.4.9.11 Lastre ondulate, lastre ondulate corte; sovrapposizione in altezza minima senza provvedimenti aggiuntivi, inclinazioni del tetto
Ogni lastra deve essere ancorata alla sovrapposizione in almeno quattro punti: in caso di tetti con una pendenza 35° e con un'altezza dell'edificio > 8 m le lastre, soprattutto sui bordi del tetto (gronda e parte terminale), devono essere ulteriormente ancorate (punte di risucchio del vento). Se necessario si deve aumentare il numero delle sovrapposizioni. In caso di edifìci d'al157
Fondamenti
2.4.9.15 Lastre ondulate configurazione 5; fori per i'ancoraggio 2a, (3a) 5a cima dell'ondulazione
2.4.9.16 Lastre ondulate profilo 8; fori per l'ancoraggio 2a, (4a) 6a cima dell'ondulazione
Gli strati • I materiali del tetto
Arcarecci d'acciaio • Ganci d'acciaio in base a DIN 17.100 6,25 mm, con dado esagonale M7, zincata o d'acciaio legato, sagomata in base al profilo dell'elemento (per profili a I e U 80... 160 in base a DIN 1025/1026; ganci per profili IPB, IPBL, e IPE su ordinazione), con chiusura a ombrello e grande protezione anticorrosione. • Ancoraggio di flangia con profilo a I e a U 80...160 in base a DIN 1025/1026 con dado esagonale, chiusura a ombrello e grande protezione anticorrosione. • Viti filettate, zincate o di acciaio legato (con chiusura a ombrello e piccola protezione anticorrosione); 7,25/100 per configurazione 5, 7,25/80 per configurazione 8. • Viti filettate; senza buchi di guida in lastra né configurazione dell'acciaio. Tutti i mezzi di fissaggio devono possedere una forza d'estrazione di almeno 1,0 kN; nel caso di elementi sagomati bisogna aumentare di 10 mm la lunghezza del mezzo di ancoraggio. Per le strutture sottoposte a forti scosse (depositi delle gru) ci sono ancoraggi a cerniera. Tutte le viti vengono sistemate nel centro degli
2.4.9.17 Lastre ondulate; numero dei punti di ancoraggio nella zona normale, laterale e d'angolo (lunghezza della lastra 2500 mm)
11 mm. 2.4.9.18 Lastre ondulate, mezzi di fissaggio; a vite da legno, b ancoraggio articolato da legno, c vite da legno con tassello, d vite autofilettante, e ancoraggio flangia, f, g ganci a L, h ancoraggio articolato acciaio
Arcarecci di legno • Viti di legno esagonali zincate (> 50 mm) secondo la norma DIN 571. Profondità di inserimento 36 mm con chiusura a ombrello e piccola protezione anticorrosione. 7/60 elementi laterali e speciali 7/100; configurazione 8 7/120; configurazione 5 7/130, 7/150, 7/170; strutture speciali Sottostruttura in calcestruzzo • Viti in legno esagonali (vedi sopra) con tassello 158
Ancoraggio delle lastre corte
Le lastre corte vengono ancorate sulla 2a e la 5a cima ondulata con chiodi o viti; le lastre di superficie sono già forate, quelle laterali e speciali vengono bucate in cantiere. I fori del trapano devono essere adatti ai rispettivi mezzi di fissaggio.
2.4.9.20 Lastre ondulate corte configurazione 5/6, fori per l'ancoraggio
2.4.9.21 Lastre ondulate corte; ancoraggio nella zona dei lati e degli angoli; N chiodo, S vite
tezza 20 m e in casi particolari con grande carico ventoso il numero dei punti di ancoraggio va rivisto: dato che la distanza di ancoraggio dal bordo superiore o inferiore deve essere di almeno 50 mm, le lastre devono di caso in caso superare la larghezza dell'arcareccio. L'ancoraggio avviene ogni volta sulla cima dell'ondulazione, gli appositi fori vengono trapanati in anticipo con 0
Mezzi di ancoraggio A seconda della struttura sottostante ci sono diversi ganci o viti.
arcarecci, tutti i ganci dalla parte del colmo sugli arcarecci. Per sigillare lo spazio tra l'ondulazione e l'ancoraggio si usano chiusure a ombrello di plastica (polietilene UV-stabilizzato) con inserto di lamiera.
2.4.9.19 Lastre ondulate; impermeabiiizzazione e copertura di protezione dell'elemento di ancoraggio; forme
Mezzi di ancoraggio L'ancoraggio standard delle lastre ondulate corte è rappresentato dai chiodi 35/110 o dalle viti 50/105 "a campana", con lastre di chiusura in policloroprene e del colore di lastra; a seconda del produttore i fori di trapano superiori sono di 10 o 12 mm, quelli inferiori sono di 5 o 6 mm. Nella zona laterale, a causa delle forti sollecitazioni ventose (vedi Mezzi di ancoraggio: Lastre ondulate) bisogna usare le viti. Le componenti laterali (coperture del colmo, calotte dello spiovente ecc.) vengono anch'esse ancorate ciascuna con due viti. Possibilità di lavorazione Come il legno, le lastre ondulate di fibrocemento si possono segare e trapanare. 11 trapano sarà rinforzato e la lama della sega intercambiabile; se necessario, la linea di taglio può venire lavorata lungo il bordo e spaccata con la pinza. Successivi trattamenti fini sono possibili con una raspa da legno mentre le macchine devono invece essere munite di un sistema per allontanare i resti del taglio.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Provvedimenti supplementari
I provvedimenti supplementari vanno presi in considerazione nel caso di elevati requisiti di sicurezza della copertura, ad esempio in caso di pendenza irregolare, di complicate forme del tetto, di grande carico del vento, di forti nevicate o di ristagno d'acqua. Sono considerati tali: • l'aumento della pendenza del tetto; • l'ingrandimento della sovrapposizione; • l'inserimento di una linea di stucco 0 8 mm nella copertura in altezza; in caso di lastre ondulate 30 mm sul lato di gronda dell'ancoraggio 2.4.9.25 Colmo con calotta del colmo a pezzo unico: (pendenza del tetto 7°), in caso di lastre corte ancoraggio e impermeabilizzazione 50 mm al di sotto del bordo di lastra dalla parte strettamente necessario l'allineamento dei due del colmo (pendenza del tetto 10°); lati del tetto; in caso di grande aggetto occorre inserire un sostegno supplementare o un tavolato da colmo. La copertura di entrambe le parti lungo il colmo e la copertura laterale nella zona 2.4.9.22 Lastre ondulate; pendenza minima del tetto con provvedimenti supplementari, profondità del tetto (lunghezza delle travi)
2.4.9.23 Lastre ondulate corte; pendenza minima del tetto con provvedimenti supplementari, profondità del tetto (lunghezza delle travi)
• inserimento di una linea di stucco 10mm nella sovrapposizione in altezza e successiva chiusura della copertura laterale con uno speciale profilo sigillante configurazione 5 (pendenza del tetto 5°);
2.4.9.24 Lastre ondulate configurazione 5; copertura laterale, profilo sigillante speciale, forma, misure, inserimento
2.4.9.26 Colmo con calotta del colmo a due pezzi; montaggio, ancoraggio; •< direzione del vento
di passaggio (circa 20 cm) dall'ondulazione alla copertura della calotta di colmo viene eseguita con una linea di stucco 8 mm.
2.4.9.29 Aeratore del colmo con calotta; a calotta del colmo, b parte sagomata di collegamento, e traversa, d ancoraggio con chiusura a ombrello e calotta protettiva e profilo assente
Con la combinazione di due traverse, due parti di connessione, due configurazioni di plastica respingenti (l= 1100) e una copertura di colmo (l= 1200) si ottiene il dettaglio dell'aeratore di colmo, con una sezione trasversale di ventilazione di 250 cm2/m: questa costruzione non è sicura contro pioggia e neve a stravento e deve essere ulteriormente assicurata (vedi Particolari costruttivi, p. 262). Colmo spiovente In caso di sporgenza libera l'aggetto non può essere maggiore di 1/4 della distanza di sovrapposizione consentita; le aperture tra cima dell'ondulazione e sovrapposizione possono essere chiuse con una grata, un listello dentellato o con la malta; se si usano elementi sagomati occorre aumentare la lunghezza del mezzo di ancoraggio di 10 mm.
2.4.9.27 Colmo con calotta a due pezzi; montaggio in caso di grande aggetto
• guaina di sottocopertura; • guaina di sottoimpermeabilizzazione.
Sezioni
Colmo - Colmo spiovente - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessione al muro - Parti emergenti - Piega a gomito Colmo Usando calotte di colmo di un solo elemento le lastre ondulate devono ricoprire tutte in una stessa direzione (quella opposta al verso del vento); per questo motivo, su un lato del tetto si procede con la copertura a sinistra, mentre sull'altro con quella a destra. Le cime e le valli dell'ondulazione devono essere esattamente l'una di fronte all'altra, ed è importante che la calotta ondulata dal lato della gronda appoggi completamente e non peschi nel vuoto; si consiglia pertanto di scegliere l'inclinazione della calotta del colmo da 1 a 3° maggiore di quella della pendenza del tetto. In caso di calotte di colmo a due elementi non è
2.4.9.30 Colmo spiovente aggettante; pezzo di base o pezzo superiore
2.4.9.28 Colmo con calotta d'aeratore (due pezzi), filtro (sopra), cassa del filtro (sotto); sezione trasversale di ventilazione; filtro 162 cm2, cassa del filtro 122 cm 2
2.4.9.31 Colmo spiovente con calotta dello spiovente, ancoraggio
159
Fondamenti
Displuvio Le lastre accorciate devono essere posate all'altezza del taglio obliquo; alla sovrapposizione servono tavole o assi/arcarecci che corrono paralleli alla linea di colmo. Le coperture del displuvio vengono ancorate a una tavola da displuvio per mezzo di viti di legno esagonali 7/60 mm (con chiusura a ombrello e copertura protettiva); l'altezza della tavola di displuvio dipende dalle inclinazioni del tetto, per la chiusura del colmo ci sono diverse possibilità: • gli spazi vuoti tra le lastre ondulate e le coperture del displuvio vengono riempiti con malta di calcina che dovrebbe restare dietro il bordo a filo della copertura;
Gli strati • I materiali del tetto
• Listello dentellato di gronda Da posare al termine o a distanza dalla lastra ondulata; ancoraggio con 3 viti 39/55/35 mm e copertura in plastica sulla tavola di copertura o sull'arcareccio. • Elemento della base di gronda L'elemento sagomato viene forato in cantiere e ancorato alla lastra ondulata; la distanza del bordo dalla struttura sottostante può servire da bocca di ventilazione. • Cresta d'aerazione di gronda • Maltatura delle fessure dopo la posa. 2.4.9.34 Displuvio con elemento d'aerazione e impermeabilizzazione di materiale schiumoso
Nel passaggio dal displuvio al colmo (punto d'attacco) occorre adattare tra loro le componenti del colmo e i rivestimenti del displuvio; la necessaria sigillatura viene fatta con lamina di piombo che, una volta tagliata e modellata in cantiere (eventualmente rivestita a colori), viene ancorata alle parti sagomate.
2.4.9.32 Displuvio con chiusura di malta; montaggio con calotta di displuvio e lastre ondulate; a calotta del displuvio, b tavole di displuvio, e malta, d tassello, e vite da legno con chiusura ermetica e protezione anticorrosiva, f travi, g arcareccio
2.4.9.35 Punto d'attacco del displuvio con lamina di piombo
Gronda L'aggetto delle lastre al di sopra della struttura • tra la tavola e la copertura di displuvio si posa una sottostante non può superare 1/4 della distanza striscia di lamina di piombo (larghezza = 400 mm) di sovrapposizione consentita; grazie alla forma pressata sull'ondulazione delle lastre che termina- ondulata si creano, tra la struttura sottostante e la lastra, aperture che possono funzionare da no oblique, e la si ancora ad esse; bocche di ventilazione, essere protette dal possibile ingresso di animaletti, o anche venir chiuse del tutto con pezzi sagomati.
2.4.9.33 Displuvio con chiusura di lamina di piombo; a calotta di displuvio, b tavole di displuvio, e strisce di lamina di piombo, d vite autotagliante, e lamiera di alluminio con sostegni
• parti speciali di plastica (vedi Parti speciali e laterali) sigillano con le loro strisce laterali flessìbili le fessure tra la copertura e la lastra ondulata; particolari realizzazioni di questi elementi (elementi di aerazione del displuvio) assicurano al tempo stesso l'aerazione del displuvio (vedi Ventilazione). 160
2.4.9.36
2.4.9.38 divise
Compluvio di profondità con travi di compluvio
Compluvio La pendenza minima di compluvio è di 17°. Il compluvio è foderato di lamiera e corre almeno 100 mm sotto le lastre ondulate e, per evitare l'infiltrazione dell'acqua, può essere approfondito (se necessario tra le travi di compluvio divise). La chiusura degli spazi cavi tra sovrapposizioni e profilo ondulato è fatta con malta o con partì speciali flessibili di sigillo del displuvio tagliate in due longitudinalmente; il punto di attacco del compluvio viene sigillato con lamina di piombo. Parte terminale In caso di sporgenza laterale delle lastre ondulate, l'ultima valle dell'ondulazione deve poggiare completamente sulla struttura sottostante; sulla parte terminale dovrebbero sempre essere usate lastre intere. La sporgenza laterale è al massimo di 130 mm in caso di configurazione 5 e di 90 mm in caso di configurazione 8; le componenti laterali (angolo del frontone) vengono tra-
2.4.3.39
Parte terminale con aggetto laterale
2.4.9.40
Parte terminale con angolo del frontone
Gronda con listello dentellato; ancoraggio
2.4.9.37 Gronda con componente laterale pezzo di base della gronda
panate in cantiere e ancorate insieme alle lastre ondulate. In questi punti bisogna aumentare di 10 mm la lunghezza del mezzo di fissaggio.
Gli strati • I materiali del tetto
Connessione al muro Bisogna evitare un'unione rigida tra il muro e le lastre ondulate. Connessione al muro laterale
Fondamenta
Connessione al muro superiore Per la connessione al muro all'altezza del colmo, si usano di solito appositi elementi (vedi Componenti speciali e laterali) che vengono poi coperti da strisce di lamiera; se il muro non è dritto o perfettamente perpendicolare al verso colmo-gronda, c'è la possibilità di pressare una pezza di piombo sull'ondulazione e di ancorarla insieme alle lastre ondulate.
2.4.9.46 Gomito > 15° con componente speciale pezzo a gomito
2.4.9.41 Connessione al muro laterale con lamiera di copertura
Il passaggio avviene per mezzo di una lamiera piegata; in caso di connessione a un muro obliquo rispetto al verso del tetto si procede, per quanto riguarda la copertura, come con compluvio o displuvio.
2.4.9.44 Connessione al muro superiore con pezzo di collegamento a! muro
2.4.9.47 Gomito > 15° con componente laterale pezzo di base di gronda, pezzo di collegamento al muro
2.4.9.42 Connessione obliqua al muro laterale con scanalatura e lamiera di collegamento
Connessione al muro inferiore In caso di una connessione al muro dalla parte della gronda, bisogna prevedere una scanalatura profonda almeno 60 mm (vedi anche Gronda); questi canali scanalati sono a rischio di ristagno d'acqua e devono essere pertanto muniti di un buon numero di dislivelli, scorrrimenti inferiori e superiori (vedi Deviazione dell'acqua, pp. 212-13).
2.4.9.43 Connessione al muro inferiore con pezzo di base di gronda e scanalatura del canale
2.4.9.48 Gomito 15° con chiusura sigillata di malta o stucco
2.4.9.45 Connessione al muro superiore con guaina di piombo
Parti emergenti Le parti emergenti possono essere mobili (ad esempio nel caso dei camini) o fisse (aperture); per la connessione mobile si impiegano lamiere scorrevoli o lamine di piombo. Sono assicurate alla copertura (custodie di lamiera) o fissate alla componente emergente (lamina di piombo); bisogna fare attenzione che sul dorso della lamiera non si depositi acqua, sistemando a tal fine una lamiera a due spioventi (vedi Particolari costruttivi, p. 270). Per le finestre ci sono speciali telai di copertura di fibrocemento o metallo.
Piega a gomito In caso di piccole differenze nella pendenza del tetto è sufficiente sigillare la copertura delle lastre con malta o stucco; se la differenza è maggiore di 15°, bisogna usare gli elementi sagomati adatti. Giunto di dilatazione Per coprire i giunti di dilatazione, dove si interrompono anche le sovrapposizioni, si usano coperture dei giunti di dilatazioni (parti speciali), con fissaggio a viti esagonali di 7/60 mm ogni 400 mm (vedi Mezzi di ancoraggio).
2.4.9.49
Connessione estensibile con scanalatura
161
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Struttura sottostante
Guaina di copertura inferiore Con l'uso di lastre di fibra di cemento al di sopra di locali che, a causa del loro utilizzo, non sopportano l'umidità (acqua di condensa, pioggia o neve di riporto), bisogna sistemare una guaina di copertura sottostante a scorrimento d'acqua (vedi Strati sottotetto). Sovrapposizione delle lastre ondulate Le lastre e gli arcarecci di legno devono avere una larghezza minima di 60 mm, le sezioni trasversali dell'acciaio arrotondato un diametro di 40 mm; sulle sottostrutture completamente piane bisogna prevedere una striscia distanziante (sezione trasversale 5/50 mm) nei punti d'ancoraggio.
Lastre ondulate bituminose Materiale - Componenti - Posa
Materiale Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
Le lastre ondulate bituminose sono costituite da bitume di distillazione (percentuale 40...60%), soprattutto del tipo B 200 e da fibra di cellulosa ricavata da carta riciclata (vedi Elementi di copertura piani bituminosi, pp. 116-17). Produzione
2.4.9.50
Lastre ondulate, appoggio; forma, misure
Le distanze degli arcarecci sono determinate dalle lunghezze delle lastre; le misure massime permesse dipendono dalla pendenza del tetto o dal
2.4.9.51 Lastre ondulate; sollecitazioni permesse, distanze d'appoggio
livello della sollecitazione. Le sollecitazioni massime sono stabilite dall'Istituto di tecnica edilizia; se vengono superate (ad esempio in zone di abbondanti nevicate), le distanze di sovrapposizione devono essere riconsiderate. Sovrapposizione di lastre ondulate corte Le lastre ondulate corte di regola si posano (distanza tra le travi 1,0 m) su assi di legno 4/6 cm, di categoria II; distanza delle assi 500 mm.
Le lastre ondulate bituminose sono prodotte da corpi di lastre (lastra grezza) di fibre di cellulosa impregnate di bitume; le fibre di cellulosa vengono lavorate con l'acqua fino a diventare una pasta fibrosa che, una volta laminata e pressata in sagome ondulate, viene asciugata. Nella lavorazione a uno strato si produce la lastra grezza da un unico strato omogeneo, mentre nella lavorazione a più strati si incollano più piani sottili di cellulosa; le lastre grezze vengono prodotte a nastro, segate nella giusta lunghezza e formate e infine impregnate di bitume. Nel corso di quest'ultima operazione le lastre grezze percorrono un nastro bituminoso dove vengono completamente impregnate. Colorazione Le lastre ondulate bituminose vengono munite di una protezione di superficie in funzione della colorazione e della protezione del bitume dai raggi UV e dall'esposizione ai fattori climatici; è comune una mano di vernice o un'immersione in colori di resina a base acrilica. I colori standard sono rappresentati da diverse tonalità di rosso, verde, marrone, nero e argento, mentre quelli speciali dipendono dal produttore; colori a spargimento granulare sono rosso, verde, marrone e blu. Caratteristiche
Caratteristiche biologiche Le lastre bituminose resistono ai funghi disgregatori del legno e ai microrganismi.
Manutenzione
Di tanto in tanto le lastre ondulate di cemento devono essere controllate in relazione al rischio di un'eccessiva formazione di muschio e di eventuali danni: bisogna allontanare il muschio presente e le lastre danneggiate vanno sostituite; si possono raggiungere le lastre ondulate di fibra di cemento solo grazie ai tavolati.
2.4.10.1
162
Caratteristiche fisiche, parametri]
Gli strati • I materiali del tetto
Caratteristiche chimiche Le lastre ondulate bituminose sono resistenti agli acidi e alle atmosfere industriali, in base alla norma DIN 50.018; sono invece parzialmente resistenti agli alcali e all'ammoniaca. In combinazione con l'ossigeno si formano nell'acqua prodotti solubili di decomposizione che possono innescare la corrosione sullo zinco, il ferro e altri metalli (vedi Elementi dì copertura piani: Bitume, p. 117).
Fondamenti
• Per chiudere le ondulazioni sul colmo e sulla gronda servono listelli dentellati di plastica. • La calotta di colmo di fibre bituminose, grazie all'elasticità dei materiali, può essere curvata su qualunque inclinazione di tetto, e venir usata per la copertura dei displuvi. • La sagoma della parte terminale si usa anche come chiusura del colmo spiovente. • Elemento di connessione al muro.
Reazioni all'umidità Le lastre ondulate bituminose presentano una bassa capacità di assorbimento dell'acqua e uno scarso passaggio di vapore; la loro superficie è resistente al ghiaccio. Reazioni al fuoco Le lastre ondulate bituminose sono (norma DIN 4102) normalmente infiammabili (categoria di materiale B2); come effetto del cospargimento di granulato (schegge d'ardesia) nella classificazione possono essere attribuite alle "coperture dure", ovvero la copertura resistente tanto al fuoco sospinto dal vento quanto alle irradiazioni di calore. Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Componenti speciali - Classificazione dei prodotti - Forme di consegna
Componenti speciali
2.4.10.4 Calotta dell'aeratore del colmo
• Per le parti emergenti del tetto (tubi d'aerazione, aeratori del tetto) si usano componenti con lastre base ondulate in plastica (PVC compatto). • Il tubo d'aerazione con supporto mobile può essere sistemato perpendicolarmente su qualunque superficie. • L'aeratore del tetto ha una sezione trasversale di ventilazione di 175 cm2.
2.4.10.5 Listello dentellato
Classificazione di qualità Non c'è una norma DIN per le lastre ondulate bituminose; la loro qualità viene controllata dal fabbricante e da specialisti.
2.4.10.6 Calotta del colmo
Forme di consegna A seconda del fabbricante le lastre ondulate bituminose vengono consegnate in palette cariche di 100, 150, 200, 300 o 350 pezzi.
Componenti di superficie
Le lastre ondulate bituminose vengono prodotte in diverse sagome e formati. • Le lastre ondulate chiare sono di polivinilcloruro o di poliestere insaturo rinforzato da fibre di vetro: sono trasparenti o colorate. Componenti laterali
Anche le componenti laterali sono prodotte con fibre bituminose o plastica. • La calotta d'aerazione del colmo è adatta a tutte le pendenze; con una lunghezza di 900 mm la sezione trasversale di ventilazione è di 412 cm2.
Posa Condizioni di posa - Ancoraggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Manutenzione 2.4.10.7 Profilo della parte terminale
2.4.10.8 Pezzo sagomato per il collegamento al muro superiore
2.4.10.11 del vento
Posa in formazione, •< direzione principale
Condizioni di posa
Le lastre ondulate bituminose vengono posate con l'asse d'ondulazione parallela alla linea di pendenza della superficie del tetto; per evitare i tagli degli angoli vengono posate in formazione sfalsata e la posa procede nel verso opposto a quello del vento. La superficie deve venir divisa in base agli angoli e all'allineamento. Se l'acqua piovana viene deviata dalle lastre ondulate bituminose verso le parti metalliche, queste ultime devono essere munite di vernice protettiva contro la corrosione. 163
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
larghezza di 2 m, ogni cima d'ondulazione viene ancorata su ogni sovrapposizione.
Displuvio Per la copertura dei displuvi si usano le calotte del colmo; l'ancoraggio viene fatto su ogni cima
Lavorabilità Le lastre ondulate bituminose sono facilmente lavorabili; il taglio trasversale rispetto alle ondulazioni è possibile con una sega ingrassata, mentre per quello longitudinale si può usare anche un coltello speciale dalla lama ganciforme. Provvedimenti supplementari
2.4.10.12
Pendenza minima
Inclinazione del tetto Le lastre ondulate bituminose devono essere posate su superfici di tetti inclinate da 7° a 90°: le pendenze minime dipendono dalla distanza colmo-gronda. Sovrapposizione Le coperture laterali sono di una ondulazione; la sovrapposizione dipende dall'inclinazione del tetto.
Sono previsti provvedimenti supplementari qualora vengano elevati i requisiti di sicurezza per la - copertura, come in caso di: - aumento del carico ventoso; - aumento del carico di neve; - pendenze del tetto < 10°; - grandi profondità del tetto. Sono considerati provvedimenti supplementari: • aumento della pendenza minima di almeno 3°; • aumento della sovrapposizione laterale a due ondulazioni; • inserimento di linee di stucco o di nastri di guarnizione nella sovrapposizione in altezza; • rinforzo delle sovrapposizioni laterali nella zona di gronda con linee o con masse di stucco. Sezioni
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessione al muro - Parti emergenti
2.4.10.13
Copertura in altezza
Ancoraggio
Per l'ancoraggio possono essere usati solo chiodi di PVC o chiodi con dischi di guarnizione. L'inchiodatura viene fatta solo sulla cima dell'ondulazione, senza preforatura e perpendicolare alla pendenza del tetto per evitare la deformazione delle lastre e perché i sigillanti plastici siano in appoggio completo; se i chiodi vanno troppo a fondo le lastre si deformano. Per assicurare le lastre si inchiodano prima la seconda e la penultima ondulazione, quindi si procede agli ancoraggi intermedi. Nella zona di sovrapposizione all'inizio, tra i giunti in altezza, bisogna ancorare ogni seconda cima d'ondulazione con la prima; presso i giunti in altezza, i bordi di colmo e di gronda bisogna ancorare ogni cima d'ondulazione. La distanza dei chiodi dal bordo superiore della lastra è 70 mm; nella zona dei bordi, per una
Quando le forme sono simili, si possono consultare anche le soluzioni proposte per le lastre sagomate di metallo o di fibrocemento (vedi Strati: copertura di lastre metalliche, p. 162 e segg., e Fibrocemento - Copertura di lastre ondulate, p.155 e segg.). Colmo Le lastre ondulate bituminose sul colmo terminano circa 50 mm al di sotto della linea di divisione del colmo; la formazione del colmo prosegue con la calotta del colmo a un elemento, utilizzabile per ogni pendenza regolare. La calotta viene inchiodata su entrambi i lati del colmo ad ogni cima d'ondulazione; lo spazio tra i lati dritti della calotta di colmo e le valli delle ondulazioni, deve essere chiuso con l'inserimen-
2.4.10.16
Displuvio con calotta del colmo
della lastra adiacente, e per far sì che esse poggino su tutta la superficie si mettono sulle travi delle assi di displuvio. Gronda La sporgenza libera può essere < 100 mm dal bordo dell'ultimo sostegno; se la ventilazione è
2.4.10.17
Gronda con aggetto
garantita con altri sistemi, le cime ondulate devono essere chiuse con listelli dentellati. Compluvio I compluvi vengono realizzati come compluvi foderati; la formazione e la misura di copertura dipendono dalla pendenza del tetto.
2.4.10.18
Lamiera di compluvio foderato
Parte terminale Nel caso di realizzazione senza configurazione di chiusura l'ultima cima deve poggiare interamente sulla struttura sottostante; la sporgenza può essere al massimo di una mezza ondulazione, così che l'ultima ondulazione sia ancora inchiodabile. Elementi sagomati possono venir realizzati come scanalature d'estremità sotto- o sovrastanti.
2.4.10.19
Parte terminale con tavole
2.4.10.20
Parte terminale con canale sottostante
to di un listello dentellato. Una aerazione sufficiente viene garantita per mezzo di altri provvedimenti.
2.4.10.14
164
Ancoraggio sulla superfìcie; successione
Gli strati • I materiali del tetto
Connessione al muro La connessione al muro laterale si realizza con un profilo di metallo che viene fatto passare sopra o sotto l'ondulazione; dalla parte del vento è necessaria la copertura di due ondulazioni.
Fondamenti
te, nell'ambito delle sovrapposizioni non sono tollerati strati intermedi; le sottostrutture bombate devono avere raggicompresi fra 6 e 8 m. Aerazione È necessaria una ventilazione sufficiente a fronte della scarsa capacità di assorbimento dell'acqua e dello scarso passaggio di vapore, altrimenti si possono formare sulle lastre ondulate bituminose incurvature o danni procurati dal ghiaccio. Manutenzione
2.4.10.21 Collegamento al muro con profilo metallico sottostante
Parti emergenti Per l'aeratore del tetto e il tubo d'aerazione è possibile usare elementi sagomati; le loro lastre di base ondulate vengono posate sulla superficie del tetto con le consuete altezze e larghezze di copertura, e inchiodate su ogni cima d'ondulazione. Le connessioni con i camini sono possibili manualmente per mezzo di strutture ausiliarie in combinazione con altri materiali: sostegni fermaneve e ganci per la scala vengono montati nella zona dei giunti d'altezza. Per garantire un buon appoggio all'ondulazione è necessario un rivestimento sottostante. Struttura sottostante
La copertura delle lastre ondulate bituminose viene eseguita su assi o rivestimenti; una listellatura portante è fatta di legni con altezze > 40 mm e larghezze d'appoggio > 60 mm. Listellature portanti o arcarecci devono correre perpendicolari all'asse d'ondulazione e sorreggere le lastre per la larghezza complessiva; le distanze tra i listelli sono, a seconda della pendenza del tetto e dei carichi nevosi e ventosi, di 30, 46 o 62 cm. In caso di superfici piane e/o di elevati carichi di neve bisogna realizzare un rivestimento per il ruolo di struttura sottostante. Esso viene realizzato con assi di spessore 24 mm e larghezza variabile tra 80 e 150 mm; a causa della profondità necessaria dei chiodi che è di 40 mm, si rende necessaria nell'ambito del sostegno e dell'ancoraggio una listellatura ulteriore. Le superfici di copertura non devono essere realizzate in obliquo rispetto al vento, vale a dire che le linee di pendenza della superficie del tetto devono essere parallele; perciò i grandi dislivelli della superficie di sovrapposizione di sostegni adiacenti, soprattutto in caso di distanze d'appoggio di 30 e 46 cm, devono essere livellati per mezzo di un rivestimento sottostante in legno. Le lastre ondulate bituminose devono sempre poggiare direttamente sulla struttura sottostan-
È possibile riverniciare le lastre e piccoli danni, causati ad esempio dalla grandine, possono venir stuccati o trattati con colla di bitume. Le superfici dei tetti di lastre ondulate bituminose non sono necessariamente di facile accesso e ci si può salire solo con l'ausilio dei tavolati; per inserti all'ordine del giorno (ad esempio ventilatori o camini) bisogna sistemare vie d'accesso fisse al tetto e tavolati, in base alla norma DIN 274. Le passerelle sul tetto non devono piegare le lastre bituminose. Deterioramento Nonostante dopo alcuni anni le superfici possano deteriorarsi, stingersi ed essere soggette a depositi di muschio, la loro tenuta non viene però alterata.
Copertura di lastre metalliche Materiali - Componenti - Posa Materiali Materie prime - Produzione - Caratteristiche Le lastre di metallo sagomate sono prodotte principalmente con leghe d'alluminio e con acciaio zincato oppure zincato e rivestito; più di rado le lastre sagomate sono di rame o acciaio inossidabile. Materie prime
Vedi Copertura di bande metalliche: Materia prima, p. 171 esegg. Produzione
I prodotti per la fabbricazione delle lastre metalliche sagomate sono lamiere piane, la cui produzione viene descritta nella sezione "Copertura di bande metalliche". Le svariate superfici e rivestimenti (laminatura opaca, zincata, zincata e rivestita, rivestita a colori) servono sia alla protezione anticorrosione che all'estetica delle lastre di metallo; il rivestimento viene fatto a nastro continuato prima della configurazione sagomata delle bande metalliche. I materiali di rivestimento sono quasi sempre aiIo stato liquido, quasi mai fogli laminati; devono essere elastici e superare il processo di configurazione senza rompersi. Le lastre metalliche sagomate vengono fabbricate in un processo produttivo che passa da una sagomatura a freddo a rulli sagomanti, composti da una serie di rulli uno via l'altro perfettamente assortiti per la procedura produttiva. Con i rulli sagomanti ha origine il profilo, per mezzo di un graduale processo modellante (con coppie di rulli uno dietro l'altro), in una serie di passaggi che conducono dalla lastra semplice alla configurazione finale; l'altezza e la larghezza del profilo necessario determinano il numero dei passaggi necessari alla sagomatura. Maggiori sono l'altezza e la larghezza del profilo, maggiore sarà il numero dei passaggi obbligati; la lunghezza delle lastre viene stabilita solo dalle condizioni di trasporto. Produzione delle parti sagomate Le chiusure, le connessioni e le aperture delle costruzioni sono realizzate per mezzo di parti sagomate; questi elementi vengono piegati da un macchinario girevole, più raramente da un impianto di sagomatura a freddo. Per questo motivo la loro lunghezza è limitata. Caratteristiche Vedi Copertura di bande di metallo: Caratteristiche, p. 171 esegg.
165
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Componenti edili Componenti di superficie - Componenti laterali e speciali - Definizione - Forme di consegna - Deposito
fili fatti di materiale non infiammabile e stabile alle temperature, con uno spessore di 30, 50,100 mm e fatti in funzione delle rispettive configurazioni metalliche. Se la sezione trasversale della
Componenti di superficie
Le lastre sagomate di metallo sono sempre a disposizione nelle misure comuni in commercio; si
2.4.11.5 Componenti laterali e particolari; riempitivi di profilo
lastra a disposizione deve essere usata per la ventilazione, si possono inserire come riempitivi dei flessibili "pettini" di ventilazione che si adattano al profilo. Definizione I metalli e le loro leghe vengono contrassegnati dai numeri di materiale; tali numeri informano con precisione sul tipo, la categoria, il processo di fabbricazione e il tipo di trattamento; così si ha una descrizione esatta delle specifiche caratteristiche e delle qualità di ogni singolo metallo e delle singole leghe. Forma di consegna 2.4.11.3 Componenti di superficie; configurazione a passerella; forme, grandezze comuni in commercio, materiali; a alluminio, acciaio zincato, b acciaio zincato, e rame
Le lastre di metallo vengono consegnate sulle palette; le componenti rivestite sono protette da fogli divisori di plastica o di carta oleata. Deposito
possono avere anche su richiesta misure particolari nei limiti delle superfici massime Componenti laterali e particolari
2.4.11.1 Componenti di superficie; configurazione ondulata e a trapezio; forme, grandezze comuni in commercio
Lastre di lamiera a profilo ondulato e trapezioidale si possono avere anche bombate, vale a dire che senza alterare la sezione trasversale vengono arrotondate nel verso longitudinale; sono consegnabilì in tutte le misure e la lunghezza massima è di 3500 mm.
Le lastre di metallo sagomate devono essere depositate possibilmente nel sottotetto, protette dalla polvere e dalla formazione di condensa. Se le si deposita temporaneamente sul tetto bisogna considerare la tolleranza di carico della struttura.
Posa Condizioni di posa-Ancoraggio- Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Manutenzione Condizioni di posa
2.4.11.4 Componenti laterali e speciali [03, 05, 07, 11]
2.4.11.2 Componenti di superficie piana; lastre d'unione sagomate a trapezio e isolamento termico; forma, grandezze comuni in commercio
166
Le connessioni sui bordi dei tetti sono fatte con elementi sagomati che vengono consegnati dopo la fabbricazione a livello industriale, o che devono essere realizzati a mano. Per chiudere le aperture dettate dalla profilatura delle lastre metalliche sono a disposizione dei riempitivi di pro-
Le lastre profilate (ondulate, a trapezio) si posano in file e nel corso della posa vanno usate in modo tale che la scanalatura più larga sia sempre la più profonda; in questo modo sia lo scorrimento dell'acqua che l'appoggio della lastra hanno a disposizione la superficie maggiore. Al fine di proteggere le unioni longitudinali dalla penetrazioni dell'umidità occorre cominciare la posa sul lato dove soffia il vento. Le lastre a passatoia - nervate sulla superficie e piegate sui lati - vengono incastrate tra loro per mezzo delle diverse pieghe così da rimanere sempre al di sopra del piano su cui scorre l'acqua. Giunture trasversali obbligatorie si trovano al di sotto di questo piano; la loro tenuta in caso di acqua stagnante e a certe pendenze può non essere sufficiente. Pertanto vanno previste delle pendenze minime per la posa delle lastre profilate o delle lastre a passatoia.
Gi strati • I materiali del tetto
Indnazione del tetto Le inclinazioni del tetto dipendono dalle altezze dei profili, dalla lunghezza delle lastre (distanza colmo-gronda), dalla realizzazione delle giunture trasversali e dalla posizione e tipo delle parti emergenti.
Fondamenti
toia vengono ancorate su listelli di sostegno; la copertura longitudinale è la superficie della lastra. Unioni longitudinali
• Punti fissi Servono a fissare le lastre di metallo sagomate e a trasmettere la spinta sulla sottostruttura; si ottengono per mezzo dell'unione diretta della scanalatura con la sottostruttura. • Ancoraggio a foro lungo I fori più grandi, realizzati per le alterazioni di lunghezza, sono coperti con calotte di copertura, le quali si adattano al profilo a trapezio.
2.4.11.9 Giuntura trasversale, configurazione a trapezio; lunghezza di sovrapppsizipne I, unione
Le realizzazioni delle unioni trasversali per lo scorrimento dell'acqua nelle lastre sagomate richiedono l'aumento della pendenza del tetto, e questa è la ragione per cui è vantaggioso evitarle. 2.4.11.12 Ancoraggio, configurazione a trapezio; ancoraggio scorrevole con elemento di scorrimento e profilo a Z
2.4.11.6 Pendenze minime del tetto a seconda della z stanza colmo-gronda e dell'altezza di configurazione h; h = 18...25 min, h = 25...50mm, h > 50 mm
Fondamentalmente è opportuno evitare un'inclinazione minore di 5°, dal momento che i depositi di sporcizia dell'aria possono essere portati . a dalla pioggia solo a una certa velocità di scorrimento; in presenza di parti emergenti o di giun: trasversali la pendenza del tetto andrebbe aumentata. Unioni longitudinali uè lastre profilate vengono sovrapposte sui lati e unite tra loro con chiodi, graffe o rivetti, al fine di garantire un compattamento in sede di posa. _a sovrapposizione è di una scanalatura nel senso dell'altezza.
2.4.11.7 Giuntura longitudinale, configurazione a t-apezio; sovrapposizione, unione; direzione principale del vento
2.4.11.10 Giuntura trasversale, lastre sagomate; sovrapppsizione a seconda della pendenza e della forza del vento
La lunghezza di sovrapposizione delle lastre a passatoia è di 200 mm; le lastre vengono inchiodate o saldate le une alle altre e, a partire da una pendenza del tetto 8 °, sono previste guarnizioni supplementari nel giunto trasversale. Ancoraggio
Le costole alte delle lastre profilate vengono ancorate con le viti alla struttura sottostante; per avere maggiore pressione si inserisce, tra la vite e la lastra profilata, una calotta di pressione e copertura. La guarnizione di caucciù, tra la lastra profilata e la calotta di copertura, impedisce la penetrazione di umidità e, al fine di prevenire le alterazioni termiche nel senso della lunghezza accan-
In caso di una pendenza 8° oppure di grande forza del vento bisogna inserire nelle giunture longitudinali delle guarnizioni sigillanti. Le lastre a passa-
2.4.11.11 Ancoraggio, configurazione a trapezio; con vite e calotta di pressione e copertura
to ai punti fissi, sono previsti ancoraggi scorrevoli. Ciò diventa obbligatorio a partire da una lunghezza di lastra > 5000 mm. 2.4.11.8 Giuntura longitudinale, configurazione a passerella; spvrapppsizione, unione; direzione principale del vento
• Ancoraggio scorrevole Lo spazio di movimento necessario all'ancoraggio a causa delle alterazioni termiche longitudinali viene previsto nella sottostruttura; ad esempio si può avvitare un binario di sostegno sulla flangia superiore del profilo a Z, a cui si connette un elemento scorrevole in grado di muoversi liberamente nel profilo.
2.4.11.13 Ordine dell'ancoraggio delle lastre sagomate a seconda della lunghezza di lastra; F = punto fermo, L = foro di lunghezza, S = ancoraggio scorrevole
Le lastre a passerella vengono unite alla sottostruttura in modo invisibile per mezzo di archetti o listelli di sostegno e il loro ancoraggio avviene nella zona del colmo o del tetto medio; nella zona di colmo le lastre vengono rivettate direttamente sulla sottostruttura e i punti dei rivetti vengono poi coperti con la lamiera di colmo. Più spesso l'ancoraggio si esegue nella parte media del tetto, per permettere le alterazioni termiche in lunghezza delle lastre a passerella sia verso il colmo che verso la gronda. Il ricciolo laterale più piccolo della passerella viene rivettato con l'archetto di sostegno, la testa del rivetto viene coperta dal ricciolo laterale, questa volta maggiore, della lastra seguente. In questo caso si devono considerare le alterazioni termiche in lunghezza, durante la realizzazione della lamiera di copertura del colmo; il normale ancoraggio a incastro deve essere inteso come ancoraggio scorrevole. 167
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Distanze di ancoraggio • Nel verso longitudinale le lastre profilate vengono fissate su ogni arcareccio, con distanza d'arcareccio 1500 mm; se la distanza d'arcareccio è > 1500 mm si rende necessaria un'ulteriore unione tra le lastre, realizzabile a una distanza 500 mm con viti da lamiera o rivetti a pressione. • Nel verso trasversale l'ancoraggio viene fatto come minimo su ogni seconda scanalatura in altezza; nella zona laterale e di copertura occorre ancorare a ogni scanalatura.
ro di trapano e sega vanno eliminati, per evitare la colorazione del rivestimento di copertura. Non vanno usati quegli attrezzi che sviluppano molto calore (possibile danneggiamento del rivestimento). Per le caratteristiche tecnologiche delle lastre di metallo profilate vedi Copertura di bande di metallo: Lavorabilità, p. 180. Provvedimenti supplementari
Per le lastre profilate a passerella, ancorate con archetti o listelli di sostegno, valgono i seguenti valori indicativi:
2.4.11.14 Ancoraggio, lastre a passerella; necessità dell'archetto di sostegno in relazione alla pendenza del tetto e all'altezza dell'edificio
• Sostegno laterale Le lastre profilate aggettanti lateralmente, o appoggiate all'esterno senza ancoraggio, devono essere sostenute da un gomito laterale l'ancoraggio viene fatto con rivetti o viti a distanza 333 mm. Si possono usare anche sostegni dì legno, acciaio, acciaio e calcestruzzo, che vengono sistemati sotto ogni scanalatura esterna, e il cui ancoraggio alla lastra viene fatto con viti o bulloni a distanza 666 mm. Mezzi di ancoraggio Le lastre profilate vengono fissate alla sottostruttura con viti di battuta, chiodi avvitanti, viti a gancio, viti tagliami, bulloni oppure tramite incastro e saldatura. I mezzi di ancoraggio devono essere anticorrosione o almeno avere una protezione contro la corrosione e la stessa serie di tensione elettrochimica del materiale di copertura; i mezzi di ancoraggio anticorrosione, se spuntano dalla superficie del tetto, vanno protetti con una copertura di alluminio, acciaio legato o plastica resistente alle intemperie.
2.4.11.15 Ancoraggio, lastre sagomate; chiusura di copertura e pressione con guarnizione in caucciù
168
2.4.11.16 Ancoraggio, lastre profilate; mezzi di ancoraggio per sottostrutture in legno: a chiodo scanalato di alluminio o acciaio legato, b, e vite d'alluminio o acciaio legato St 18/8 con guarnizione e disco; per sottostrutture d'acciaio o calcestruzzo; d vite autofilettante St 18/8 con guarnizione e disco, e gancio a L con dado di acciaio zincato o legato, M 6...M 10, f ganci con dado di acciaio zincato o legato M 6...M 10, g serie superiore dì flangia con dado di acciaio zincato o legato, M 6...M 10; per l'unione delle lastre sagomate; rivetti di alluminio o metallo legato, j rivetto speciale di allumino con guarnizione, k vite St 18/8 di alluminio o acciaio legato con disco e guarnizione
In caso di ancoraggi a incastro le lastre a passerella vengono incastrate su archetti o listelli di sostegno, i quali a loro volta sono stati prefissati alla sottocostruzione per mezzo di viti di acciaio legato.
2.4.11.17 Ancoraggio, lastre a passerella; mezzi di ancoraggio; a di profilo di alluminio pressato, b, e di strisce di lamiera piegate
Lavorabilità Per la lavorazione di lastre metalliche sagomate possono venir usati attrezzi e macchine adatte alla lavorazione della lamiera; i tagli delle lastre fatti in cantiere vanno limitati al minimo. Per il taglio sono adatte le forbici a mano, le seghe a puntale e quelle circolari; i residui del lavo-
I provvedimenti supplementari sono previsti nel corso di progetto e realizzazione se ì requisiti di sicurezza della copertura vengono aumentati; un caso simile si manifesta quando la pendenza regolare non è contemplata, quando si ha a che fare con grandi carichi ventosi, o di pioggia e neve a stravento; altrettanto accade quando più superfici e compluvi si incontrano in un punto della gronda, quando le parti emergenti sulla superficie del tetto impediscono lo scorrimento dell'acqua o quando si lavora con giunture trasversali. Valgono come provvedimenti supplementari: • aumento della pendenza del tetto; • ulteriori provvedimenti di chiusura ermetica; • aumento della copertura longitudinale; • aumento della copertura trasversale. Sezioni
Colmo - Colmo spiovente - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Connessione al muro - Canale - Parte emergente Parti speciali del tetto quali colmi, displuvi, compluvi, parte terminale e altre connessioni vanno coperte con elementi sagomati i quali, in relazione alla sicurezza contro la pioggia e alle loro realizzazioni di copertura, vanno messi tutti sullo stesso piano. Guesti elementi sagomati possono venir prodotti nelle fabbriche o manualmente, se i pezzi sono in commercio; gli elementi sagomati lavorati a mano di solito sono lamiere piane che vengono smussate a seconda della necessità e adattate al profilo della copertura. Colmo II colmo viene coperto con lamiere dentate piegate; tra le lastre profilate di metallo che vengono piegate (h > 30 mm) sulla propria estremità dalla parte del colmo, a protezione da neve e pioggia di riporto, e la lamiera dentata, vengono inseriti dei riempitivi di plastica. Tale formazione di colmo è indipendente dalle rispettive scelte dei profili delle lastre di metallo; altrettanto indipendenti tra loro sono i profili di entrambe le metà del tetto, i cui strati di costoloni non devono essere identici.
2.4.11.18 Collegamento al colmo; con lamiera dentellata piegata verso l'alto
Gli strati • I materiali del tetto
Se la copertura del colmo viene fatta con calotte sagomate che ne seguono il profilo, occorre inserire bande di guarnizione (5 • 20 mm) tra la copertura e la calotta stessa; nel caso di tali calotte da colmo sagomate, lo strato di costole deve essere uguale su entrambi i lati del colmo. La sovrapposizione è > 200 mm; le giunture longitudinali della calotta vanno sfalsate di almeno una scanalatura rispetto alla giuntura degli elementi di copertura.
Fondamenti
Una piegatura supplementare della lamiera di copertura e di quella di connessione devia ulteriormente il flusso dell'aria, il che giova alla sicurezza della struttura per ciò che riguarda pioggia e neve a stravento (vedi Particolari costruttivi: Lastre metalliche).
Gronda Le alterazioni termiche longitudinali delle lastre profilate si fanno sentire soprattutto nella zona
Colmo spiovente La connessione al colmo spiovente viene realizzata per mezzo di una lamiera di connessione al colmo sagomata e allineata al profilo; se si usa 2,4.11.23 Collegamento alla gronda; a con costola smussata, b con angolo di gocciolamento
2.4.11.19 Collegamento al colmo; con calotta sagomata che asseconda il profilo
2.4.11.21 Collegamento al colmo spiovente; a con lamiera di collegamento dentellata, b con lamiera di collegamento che asseconda il profilo
La copertura del colmo con la lastra dentata piegata o con la calotta sagomata non permette l'aerazione del colmo; questo può andare bene in caso di tetti corti o di buon funzionamento della ventilazione gronda/gronda; tuttavia è meglio disporre di una ventilazione di colmo continuativa.
una lamiera piegata e non modellata bisogna posarla sul lato del tetto come una lamiera dentellata. Tra la copertura e la lamiera dentellata si inseriscono riempitivi profilati come guarnizione; le costole di profondità della copertura vengono smussate (> 30 mm); la lamiera di connessione al colmo viene ancorata con la copertura, dal lato del muro viene tenuta da sostegni o con una striscia continua a forte presa.
Aeratore di colmo All'altezza del colmo si alza in verticale una lamiera dentata piegata di connessione, saldamente
della gronda e, pertanto, sono previsti ancoraggi scorrevoli e fori di lunghezza che garantiscono alla copertura la possibilità di estendersi. Le lastre sulla gronda vanno ancorate a ogni costola di superficie; la costola di profondità può venire smussata a filo nella zona della sporgenza sul canale per la pioggia e per fare ciò si smussano le costole di profondità o si ancora al lato inferiore delle lastre un angolo di gocciolamento. Compluvio I compluvi vengono di solito realizzati in profondità; questo aumenta la sicurezza contro il ristagno e riduce il rischio di vere e proprie correnti d'acqua o turbini di neve. Le lamiere di scorrimento sistemate sotto la copertura vengono scanalate insieme alla scanalatura di compluvio; i riempitivi tagliati su misura per le rispettive situa-
Displuvio Le lamiere di copertura del displuvio vanno prodotte a mano a seconda della situazione; la lamiera di connessione e gli riempitivi vanno selezionati e tagliati in cantiere; per limitare la penetrazione di umidità si smussano le costole della copertura 30 mm); non si producono lamiere sagomate di connessione che si adattano al profilo.
2.4.11.20 Collegamento al colmo; con calotta d'aerazione
unita alla copertura (h 100.,.150mm). La fessura continua sul colmo 80 mm) viene ricoperta con una lamiera di chiusura, fissata alla lastra dentata con un distanziatore oppure direttamente unita alla parte superiore dell'arcareccio; la lamiera di connessione segue il profilo della copertura. Tra lamiera e copertura si inserisce una guarnizione; in caso di realizzazione piana della lamiera di connessione la guarnizione viene realizzata con riempitivi inseriti tra la lastra e la copertura. Inoltre si piegano i bordi delle lastre profilate > 30 mm); la sezione trasversale di ventilazione rimasta libera viene chiusa con griglie o lamiere traforate per evitare l'ingresso di animali di piccole dimensioni.
Aeratore di displuvio Displuvio: vedi Aeratore di colmo La lamiera di copertura sul displuvio non deve venir tagliata in obliquo.
2.4.11.24 profilato
Collegamento al compluvio; con riempitivo
zioni (il taglio avviene in cantiere) chiudono gli spazi intermedi della copertura, rendendo però impossibile la ventilazione del compluvio. Se invece dei riempitivi profilati si inseriscono pettini di ventilazione su misura, il compluvio può venir ventilato (vedi Costruzioni: Lastre di metallo). Parte terminale Le parti terminali vengono realizzate con lamiere sagomate di connessione piegate, piane o che si adattino al profilo; la copertura è di almeno due scanalature. L'ancoraggio viene realizzato con rivetti o con viti di acciaio legato munite di guarnizione; dalla parte del frontone la lamiera della parte terminale viene scanalata. Per la formazione della parte terminale con scanalature, vedi Strati: Deviazione dell'acqua. 169
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Parti emergenti Parti emergenti di piccole dimensioni vengono saldate all'interno delle lastre profilate; le lamiere di connessione necessarie sono fabbricate manualmente.
2.4,11.25 Collegamento alla parte terminale; a con lamiera piana d'estremità, b con lamiera d'estremità profilata 2.4.11.27 Collegamento al muro superiore; con lamiera dentellata piana
Connessione al muro laterale La connessione al muro laterale può essere realizzata con lamiere di connessione sagomate e in grado di adattarsi al profilo e che, come quelle piane, possono estendersi sulla copertura per almeno due intere scanalature; le lamiere di connessione vengono ancorate alla copertura con rivetti o con viti di acciaio legato munite di guarnizione. La lastra viene alzata lungo il muro, a seconda della pendenza, di 100...150 mm e tenuta ferma da strisce d'arresto o da singoli elementi d'arresto (distanza 500 mm). La protezione viene realizzata con un listello di copertura (copertura 50,80, 100 mm). 2.4.11.28 Collegamento al muro superiore; con lamiera sagomata che asseconda il profilo
2.4.11.26 Collegamento col muro laterale; a con lamiera di collegamento piana, b con lamiera di collegamento profilata
Canale La connessione al canale viene realizzata con una lamiera di scorrimento che va rialzata, a seconda della pendenza, fino a 600 mm al di sotto della copertura; la piegatura laterale delle scanalature del canale (h 200 mm) viene aggraffata con la lamiera di scorrimento. La sezione laterale della costola della lastra profilata è a disposizione come bocca di ventilazione, e viene chiusa con una grata o lamiera traforata per evitare l'ingresso degli animali di piccole dimensioni; in caso di tetti di poca rilevanza, la connessione al canale può essere realizzata senza ventilazione, nel cui caso la lamiera di scorrimento viene modellata come una lamiera dentata, inserendola dal basso nel profilo della copertura. Il vantaggio di questa struttura è che né foglie né neve o pioggia di riporto possono infiltrarsi sotto la copertura.
La connessione al muro laterale può essere realizzata anche con scanalature di connessione (vedi Strati: Deviazione dell'acqua). Connessione al muro superiore La connessione viene realizzata con lamiere piane o sagomate e in grado di adattarsi al profilo (copertura 200 mm). Queste lamiere vengono alzate a distanza lungo il muro e protette da una lastra di copertura (copertura 50, 80,100 mm). Lamiere piane vanno munite di dentatura e riempitivi profilati vengono inseriti tra le lamiere e la copertura; inoltre, le costole di profondità della copertura vengono piegate nella zona del muro. 170
2.4.11.30
Parti emergenti; collegamento al camino
2.4.11.31 Parti emergenti; collegamento a una cupola trasparente
Anche le lamiere di connessione ai camini vengono realizzate a mano e adattate alla situazione. Le lamiere vengono unite tra loro nei quattro angoli per mezzo di saldature, rivetti o di piegature e vanno sistemate almeno 150 mm al di sopra della copertura e protette dalla pioggia. Vengono prodotte cupole o bande trasparenti, consegnate a seconda del tipo di profilo; è importante adattare la cupola o il nastro trasparente all'arcareccio sottostante sostituendo, se necessario, questi inserti.
2.4.11.29 Collegamento al canale; a aerato, b non aerato
Gli strati • I materiali del tetto
Struttura sottostante
Le lastre sagomate di metallo vengono tese e solo appoggiate oppure posate in piano sulla struttura sottostante. Strato divisorio Se gli arcarecci sono di calcestruzzo o di un altro metallo rispetto alla copertura, è necessario uno strato divisorio di cartone bituminoso o di vernice a base bituminosa per evitare il contatto che puòinnescare la corrosione. Se invece sono di legno, lo strato divisorio non è strettamente necessario, e tuttavia il legno deve essere esente da sostanze dannose (vedi Copertura di bande di metallo: Sottostruttura, p. 183). Nel caso di uno strato sottostante piano (lastre), c'è il pericolo che tra le costole di profondità delle lastre profilate e lo strato sottostante si accumuli umidità; il problema si manifesta in modo particolare quando la sezione trasversale del profilo viene ventilata e l'aria porta sotto la copertura molta umidità dall'esterno. Arcarecci Di solito si usano arcarecci di legno, calcestruzzo o acciaio (spessore 2 mm), più raramente di alluminio (spessore 3 mm): la superficie d'appoggio delle lastre profilate nel mezzo è > 60 mm, sul bordo 40 mm.
Fondamenti
I pesi singoli >100 kg vanno deposti su strati per la ripartizione del carico solo nella zona d'appoggio delle lastre sagomate; se sono previsti per i lavori di manutenzione interventi che richiedono una presenza prolungata e diretta sul tetto, allora la copertura deve avere uno spessore minimo di lamiera > 0,9 mm. Gli inserti trasparenti non sono percorribili. Per la durata delle lastre sagomate metalliche vedi Copertura di bande di metallo: Manutenzione e durata, p. 184.
Copertura di bande di metallo Materiali - Componenti - Posa Alluminio Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
L'alluminio, metallo più di ogni altro presente nella crosta terrestre (8%), viene estratto dalla bauxite (minerale dell'alluminio, che contiene quantità di Al203 • H20 [60%] con Fe203, Si02 e Ti02). Attraverso diversi processi di decomposizione si ottiene l'ossido di alluminio, dal quale si ricava l'allumino elementare mediante elettrolisi (da 4 tonnellate di bauxite si ricavano 2 tonnellate di ossido di alluminio, che a loro volta diventano 1 tonnellata d'alluminio). A causa della sua scarsa durezza l'alluminio si usa soprattutto in forma di lega; componenti per le leghe sono, in combinazioni variabili, manganese, magnesio, silicio, zinco e rame.
2.4.11.32 Superficie di appoggio minima in base alla norma DIN 18.807
Lastre • Rivestimento maschio e femmina di legno di conifera, classe 1, asciugato all'aria e senza trattamento chimico; larghezza delle assi b da 80 a 160 mm, spessore 24 mm in caso di distanza tra le travi 750 mm, altrimenti spessore pari a 30 mm. • Sottostruttura di lamiera a cassetta o a trapezio, con o senza nervature; ancoraggio del rivestimento del tetto su cui scorre l'acqua o direttamente sulla guaina di rivestimento sottostante attraverso l'isolamento termico, o per mezzo di un distanziatore dai profili Z/U. • Sottostruttura di calcestruzzo, con ferro piatto zincato 60 • 8 mm) o asse di legno continuato 60 • 40 mm) per l'ancoraggio.
2.4.12.1 nei tetti
Alluminio e leghe di rilievo per applicazioni
Produzione
Barre laminate preriscaldate vengono laminate a caldo (da 400 a 540 °C) da 6 a 8 mm di spessore; infine segue la laminatura a freddo (a temperatura ambiente) fino alla massa finita; sono permesse tolleranze di spessore fino al 10%. Caratteristiche
Caratteristiche biologiche Piccole quantità d'alluminio che con la pioggia passano dal tetto a terra non rappresentano un pericolo per l'uomo e l'ambiente circostante; alte concentrazioni di alluminio nel terreno possono invece danneggiare le radici delle piante.
Manutenzione
Le lastre d'acciaio sagomate si possono percorrere senza i tavolati di distribuzione del peso; per evitare deformazioni locali; nel caso delle lastre d'alluminio bisogna usare i tavoloni.
Caratteristiche chimiche L'alluminio e le sue leghe formano naturalmente uno strato sottile (da 0,01 a 0,1 |a.m) di ossido che protegge il metallo. 171
Fondamenti
2.4.12.2
Quantità medie d'ablazione dell'alluminio puro
Gli strati • I materiali del tetto
lo strato di ossido e intaccano il metallo. Gli effetti della corrosione chimica aumentano con l'aumento della concentrazione e della temperatura.
da 0,03 a 0,05%; questo migliora le caratteristiche meccaniche e la resistenza alla corrosione quanto la costituzione della struttura.
L'alluminio non è tossico, è resistente ai raggi UV e non si sgretola.
Produzione
Caratteristiche fisiche L'alluminio è resistente al gelo e viene classificato tra i materiali non infiammabili, classe A 1.
Se viene intaccato, sì ricostituisce rapidamente e tale strato protettivo è compiutamente formato in un periodo variabile tra 2 e 10 anni, a seconda della qualità dell'aria; in condizioni d'aria inquinata (S02-aria "industriale"), spesso questo strato naturale color grigio opaco non è sufficiente. Le componenti inquinanti dell'aria - soprattutto ossido di zolfo - unite a depositi di sporcizia e all'effetto dell'acqua piovana producono una corrosione puntiforme sulla superficie del metallo; ciò è dovuto ai depositi di sporcizia che portano alla formazione di elementi microscopici, i quali, per effetto delle piogge rese acide dall'anidride solforosa contenuta nei fumi industriali provocano fenomeni di corrosione.
Caratteristiche
Caratteristiche biologiche Il piombo possiede caratteristiche nocive alla salute e perciò, dovendo lavorare con questo materiale e con le sue leghe, bisogna fare molta attenzionealle condizioni di sicurezza; piccole quantità (da 100 a 300 |ig al giorno), assunte dall'uomo principalmente con il cibo, non sono di alcuna rilevanza e vengono espulse al 90%.
Se si considera il lungo periodo, l'alluminio deve essere ulteriormente trattato; viene infatti offerto nella qualità Eloxal oppure rivestito e laccato.
2.4.12.5
Caratteristiche fisiche
Piombo Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
2.4.12.3
Spessore dello strato protettivo; colore
Lo strato di ossido che protegge l'alluminio non è solubile a pH tra 4,5 e 8,5; al di fuori di questo ambito di pH gli acidi e le soluzioni alcaline sciolgono
Il piombo viene fuso a ~ 400 °C e successivamente laminato allo spessore desiderato mediante un processo di colata a rullo (da 100 a 180 °C); in questo caso sono permesse tolleranze di spessore fino all'8%. Infine il nastro di piombo laminato viene orlato e tagliato in lastre.
I minerali di piombo (tra gli altri la galena PbS che contine Pb dal 5 al 10% in peso) vengono arricchiti dal 50 all'80% in peso di piombo con il processo di flottazione; la trasformazione in ossidi avviene invece per mezzo dell'arrostimento. Con una riduzione finale si ottiene il piombo d'opera (contenente Pb dal 95 al 98% in peso); i metalli delle leghe di piombo sono principalmente il rame, lo zinco, lo stagno e l'antimonio. Le sottili lamine di piombo usate nell'edilizia sono leghe di piombo raffinato (Pb dal 99,95 al 99,97% in peso) con un contenuto in peso di rame che varia
Caratteristiche chimiche Il piombo forma uno strato protettivo di superficie (patina) che scherma molto bene il metallo dall'azione degli agenti atmosferici; questa patina protettiva è composta da sottili strati di ossido e da carbonati di piombo (PbC03). Si forma nei primi giorni a seconda della pressione atmosferica ed è completamente sviluppata dopo 6 mesi/1 anno: il colore passa da lamina lucido-argentea al grigio argentato, anche se a causa dell'inquinamento atmosferico si nota un inscurimento della patina tendente al grigio scuro argentato. Il processo d'erosione ai danni della lamiera di piombo posata di fresco può essere evitato per mezzo di una patina d'olio che, dopo qualche mese, viene sostituita dallo strato di protezione naturale Il piombo non è resistente all'umidità in condizioni di mancanza d'aria (ad esempio acqua di trasudamento), perché non può formare uno strato protettivo di carbonato di piombo (il lato inferiore della lamiera di piombo!).
2.4.12.7 Quantità medie d'ablazione
2.4.12.4
172
Esempi di resistenza chimica
2.4.12.6 II piombo e le sue principali leghe per applicazioni nei tetti
2.4.12.8 Spessore dello strato di protezione; colore
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
2.4.12.14
Tempo di formazione dello strato di protezione
2.4.12.15
Esempi di resistenza chimica
2.4.12.11 II rame e le sue leghe di maggior rilievo nell'ambito del tetto 2.4.12.9
Esempi di resistenza chimica
C'è invece una tenue resistenza nei confronti di acidi e soluzioni alcaline; a parità di durata la corrosione aumenta insieme alla quantità di acidi, con un'eccezione: l'acido solforico a basse concentrazioni, a cui il piombo offre buona resistenza. Il solfato di piombo formatosi per reazione con l'acido solforico crea uno strato protettivo sul piombo, per mezzo del quale l'azione successiva a temperature mediamente elevate finisce per annullarsi.
duzione - per lo più immettendo aria nel convertitore - si ottiene il rame grezzo (rame 97-99% in peso). Il rame privo di ossigeno impiegato nell'edilizia ha un grado di purezza 99,90% in peso; i metalli delle leghe di rame sono principalmente alluminio, zinco, stagno e nichel. Produzione
Le lastre di rame prodotte con il procedimento di fusione vengono scaldate (da 800 a 950 °C) e prelaminate fino a diventare lastre con spessore da 10 a 20 mm; questo materiale prelaminato viene fresato e laminato a freddo in lastre e bande dello spessore desiderato. In questo caso le tolleranze di spessore permesse arrivano al 3%. Caratteristiche
Caratteristiche biologiche Le piccole quantità di rame che la pioggia asporta dal tetto non rappresentano pericolo alcuno per l'uomo e per l'ambiente. Caratteristiche chimiche Il rame forma uno stato protettivo naturale (patina), che protegge efficacemente il metallo dagli agenti atmosferici e cambia il colore del materiale da marrone rossiccio a verde passando per il marrone scuro. La rapidità di formazione dello strato di protezione dipende: • dalla composizione dell'aria; 2.4.12.10
• dai diversi tipi di umidità (pioggia, neve, rugiada); • dalle sollecitazioni di componenti solide (sabbia, polvere, fuliggine). I danni causati al rame dagli acidi muriatico e solforico sono strettamente legati alla temperatura e alla concentrazione degli acidi; nei confronti delle soluzioni di soda caustica il rame ha scarsa resistenza. Caratteristiche fisiche II rame è resistente al gelo e viene classificato tra i materiali non infiammabili, classe A 1.
Caratteristiche fisiche
Caratteristiche fisiche Il piombo è resistente al gelo e viene classificato tra i materiali non infiammabili, classe A 1 .
Rame Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima Il rame si ottiene dai minerali del rame (che contengono il metallo in percentuale in peso variabile da 0,5 a 0,8); la preparazione prevede un'iniziale flottazione che consente di raggiungere una concentrazione del rame del 20-35% in peso; mediante arrostimento in forno e quindi ri-
2.4.12.12
Quantità medie d'ablazione
2.4.12.13
Spessore dello strato protettivo; colore
2.4.12.16
Caratteristiche fisiche
173
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Acciaio inossidabile Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima Il ferro si trova in natura sotto forma di leghe e da questo minerale ferroso si ottiene, per mezzo di riduzione nell'altoforno, il ferro grezzo liquido: nel corso di diverse fasi si eliminano dal ferro grezzo, mediante ossidazione, il carbonio e altri componenti indesiderati, ottenendo così l'acciaio. Gli acciai inossidabili contengono almeno il 12% in peso di cromo e sono resistenti agli agenti ossidanti; l'elevato contenuto di cromo e altri alliganti quali nichel, titanio, molibdeno e niobio migliorano la resistenza alla corrosione.
2.4.12.17 Principali acciai inossidabili nella zona del tetto; composizione Produzione
Le bande d'acciaio inossidabile vengono laminate da prodotti d'acciaio semplice fino allo spessore desiderato grazie alla laminatura a freddo (~ temperatura ambiente); in questo caso le tolleranze di spessore permesse arrivano al 10%. Dopo l'orlatura dei lati si possono produrre le lastre grazie al taglio nelle lunghezze desiderate. Caratteristiche
2.4.12.19 Utilizzo di acciaio inossidabile a seconda della qualità dell'aria
bile, senza però alterare il loro colore; l'acciaio inossidabile non trattato rimane color argento brillante e lo strato passivo nel giro di poche ore è già completamente formato. Gli influssi ambientali quali sporcizia, fuliggine e sabbia causano una diminuzione della brillantezza, anche se con la pulizia è possibile recuperarlo. L'acciaio inossidabile si trova anche rivestito o decapato. Affermano, ad esempio, Ergang e Rockel (Die Korrosionsbestàndig der nichtrostenden Stähle an der Atmosphäre, Auswertung von Versuchen biszu 10 jährìgerAuslagerung, 1975): "In caso di acciai inossidabili senza molibdeno o con basse percentuali di cromo si riconoscono in breve tempo (al mare già dopo un anno) segni di corrosione; i fori prodotti all'inizio del processo inducono la formazione di fratture nello strato passivato che ricopre la superficie dell'acciaio e si creano buchi o fossette di limitata estensione. La corrosione superficiale è dovuta agli ioni cloruto e alle soluzioni acide che attaccano l'acciaio; all'aria di mare ad alto contenuto salino e a quella inquinata industriale bisogna usare acciai con elevato contenuto di cromo con aggiunta di molibdeno (da 2 a 2,5%)". E poi: "La resistenza ai buchi di corrosione è migliore se le superfici dell'acciaio sono lisce e uniformi; colori corrosivi, graffi e cordoni di saldatura favoriscono il processo di corrosione. La pulizia della superficie metallica è la causa prima di un'elevata resistenza alla corrosione".
Caratteristiche biologiche La componente che la pioggia asporta in maggiore quantità dall'acciaio inossidabile è il ferro che è, per l'uomo, d'importanza vitale e che viene assunto dal terreno per mezzo degli alimenti vegetali.
174
Spessore dello strato protettivo; colore
Caratteristiche fisiche
Caratteristiche fisiche L'acciaio inossidabile viene incluso nella classe A1 tra i materiali non infiammabili, ed è resistente al gelo,
Acciaio zincato Materia prima - Produzione - Caratteristiche Materia prima
Il modo in cui si ottiene l'acciaio dal minerale ferroso è lo stesso descritto per l'acciaio inossidabile: in più l'acciaio viene immerso nello zinco fuso (~ 460 °C), il processo è continuo e il rivestimento di zinco rimane, anche dopo la sagomatura, sul materiale base, l'acciaio. Per coprire il tetto con l'acciaio zincato si usa di solito il tipo St 02 Z (laminatura a macchina), con uno strato di zinco di 20 jxm per foglio in base alla norma DIN 17.162 . Produzione
Caratteristiche chimiche Le lamiere inossidabili non trattate formano uno strato passivo per azione dell'ossigeno e per mezzo della percentuale di cromo chimicamente sta-
2.4.12.18
2.4.12.21
2.4.12.20
Esempì di resistenza chimica
Blocchi o nastri vengono scaldati a temperatura di laminatura (900 °C) e infine laminati in prodotti piatti (lamiere); le tolleranze di spessore permesse in questo caso vanno fino al 15 %. La produzione del rivestimento di zinco avviene col processo Sendzimir modificato. Le sottili bande di lamiera vengono rollate, liberate con il calore dalle impurità di superficie e fatte passare in un bagno di zinco fuso; lo strato di zinco richiesto viene regolato da un processo di verniciatura a spruzzo. Oltre a uno strato di zinco puro si possono avere, come materiali di rivestimento, anche delle leghe di zinco: • aggiunte di allumino e terre rare (zinco 95% in peso, alluminio 5% in peso);
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
mento che, a causa dell'azione degli agenti atmosferici, il rivestimento di zinco non offre che una protezione temporanea alla corrosione. Le lamiere preossidate possono essere trattate subito, ma sono consigliabili rivestimenti organici, perché in questo modo sì allunga la durata del sistema generale di protezione dalla corrosione. Per la dipendenza dal pH dello zinco con acidi e soda caustica a temperatura ambiente, vedi Zinco. Caratteristiche fisiche L'acciaio zincato è resistente al gelo e viene classificato tra i materiali non infiammabili, classe A1. 2.4.12.22 Gruppi di rivestimento dello zinco a norma di legge; sguardo d'insieme
co evaporato, che condensa in zinco metallurgico e zinco raffinato. Gli elementi delle leghe di zinco sono essenzialmente rame e titanio; contrariamente allo zinco non alligato, le leghe di zinco e titanio presentano una migliore resistenza nel tempo e migliore lavorabilità sui bordi in lungo e in largo rispetto alla direzione di laminatura, nonché una minore dilatazione termica. Produzione
Fusione dello zinco (510-530 °C) e laminatura a nastro con processo di colata (100-350 °C); tolleranze di spessore permesse fino al 5%. Alla fine il nastro viene diviso nella larghezza desiderata (massimo 1000 mm) e le lastre si ottengono con divisione trasversale del nastro. Caratteristiche
• sostituzione dello strato di zinco puro con uno strato di zinco-alluminio, composto da 55% in peso di Al, 1,6% di Si e 43,4% di zinco: l'aggiunta di alluminio migliora la protezione anticorrosione.
Caratteristiche biologiche Lo zinco non è tossico e l'uomo ne assume giornalmente in piccole quantità (da 10 a 20 mg): parti di riporto che finiscono sul terreno non fanno che favorire l'approvvigionamento quotidiano.
Caratteristiche
Caratteristiche chimiche Sulla superficie che inizialmente è laminata lucida si formano, a contatto con l'atmosfera, strati di ossido di zinco e carbonato basico di zinco; così si verifica un cambiamento di colore, dall'argentato lucido al blu-grigio opaco. I rivestimenti sono possibili dopo lo sgrassamento della superficie di lamiera lucida o dopo due o tre anni di esposizione agli agenti atmosferici, anche se si trova zinco prodotto già in questo stadio. In caso di leghe di zinco in atmosfera industriale (al-
Caratteristiche biologiche Il ferro e lo zinco, elementi principali delle lamiere di acciaio zincato, non sono dannosi nelle quantità abituali; le componenti che finiscono sul terreno non raggiungono limiti nocivi alla salute. Caratteristiche chimiche Le lamiere d'acciaio zincato formano, a contatto con l'atmosfera, uno strato di protezione di carbonato di zinco che assicura anche la schermatura dei bordi; la formazione dello strato protettivo induce un cambio di colore dall'argento lucido al grigio opaco e dopo due o tre anni al massimo è necessario un altro trattamento, dal mo-
2.4.12.25
Caratteristiche fisiche
Zinco Materiale - Produzione - Caratteristiche Materia prima Materiali per la produzione di zinco sono il carbonato di zinco, ZnC03, e la blenda, ZnS: per arrostimento in forno si ottiene ZnO e per riduzione con coke (ZnO + C = Zn + CO) a 1250 °C zin-
2.4,12.26 Lo zinco e le sue leghe più importanti per applicazione nei tetti
2.4.12.27
Quantità medie d'ablazione
to contenuto di S02) o in caso di rischio di corrosione bituminosa, si rendono necessari dei rivestimenti che ne aumentino la durata; tali rivestimenti hanno un effetto limitato nel tempo e in qualità di "verniciature protettive" devono essere controllate e rinnovate regolarmente. La formazione dello strato protettivo, in caso di umidità, presuppone il libero accesso dell'aria sulla superficie, altrimenti sottoposta ad alto rischio di corrosione, moltiplicato dall'aumento dell'umidità dell'aria. Lo zinco non è resistente all'umidità senza ricambio d'aria (acqua di trasudamento); il lato inferiore della lamiera di zinco è a rischio in caso di penetrazione di umidità ma non di aria, perché non può formare lo strato protettivo di carbonato di zinco.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Componenti Componenti di superficie - Componenti laterali Definizione - Forma di consegna
2.4.12.28
Spessore dello strato protettivo; colore
Componenti di superficie Lastre e bande di metallo sono sempre a disposizione nelle misure comuni in commercio; sono comunque realizzabili misure speciali nei limiti della superficie massima. Componenti laterali Parti speciali sagomate per connessioni e chiusure devono essere preparate manualmente e vanno adattate alle circostanze. Definizione
2.4.12.29
Formazione dello strato protettivo
Lo zinco non è resistente alle concentrazioni, anche basse, di acidi muriatico, solforico e di soda caustica; si scioglie già a temperatura ambiente, e pertanto non sono visibili le fasi del processo di corrosione.
I metalli non si differenziano in classi diverse e la definizione si serve del numero di materiale, proprio di ogni lega, il quale fornisce informazioni sulle combinazioni, i componenti di lega e le caratteristiche meccaniche di ogni metallo. Forma di consegna
Le bande di metallo vengono consegnate in forma di rulli, in verticale o in orizzontale, con o senza sottopiede di legno; di solito sono muniti di protezioni sui bordi e di un rivestimento contro la polvere. Il deposito dovrebbe essere sempre in locali chiusi, altrimenti si deve ricorrere a una copertura a distanza sufficiente dalla pila o dai rulli di lamiera.
Posa Condizioni di posa - Ancoraggio - Provvedimenti supplementari - Sezioni - Struttura sottostante - Manutenzione Condizioni di posa
Le bande di metallo si posano in fila; grazie alla piegatura dei bordi si creano lastre orizzontali che possono venir unite per mezzo di copertura o pieghe sui bordi con strisce di metallo. A seconda del tipo di giunture longitudinali si distingue - per rame, leghe di zinco, alluminio, acciaio inossidabile e zincato - tra coperture a piega verticale e coperture listellate; il piombo viene lavorato con la tecnica a ricciolo. Le giunture longitudinali sono sempre al di sopra dei piani di scorrimento dell'acqua e sono impermeabili a neve e pioggia, mentre al contrario le giunture trasversali (sovrapposizioni, pieghe) si trovano sempre al di sotto del piano di scorrimento dell'acqua. La tenuta impermeabile delle giunture trasversali e longitudinali - in caso di accumulo d'acqua e a certe inclinazioni del tetto - non è sufficiente; per questo, ai fini di uno scorrimento d'acqua sempre sicuro, si deve avere una pendenza minima garantita, soprattutto nelle zone delle parti emergenti del tetto.
2.4.12.30 Dipendenza dal pH della velocità di corrosione dello zinco in acidi e soda caustica a temperatura ambiente
Caratteristiche fisiche Lo zinco resiste al gelo e viene classificato tra i materiali non infiammabili, classe A 1,
2.4.12.31
176
Caratteristiche fisiche
2.4.12.32
Componenti di superficie; grandezze reperibili in commercio e formati
2.4.12.33
Componenti laterali
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• Doppia piega verticale Il tipo di copertura oggi più in uso; due lamiere di altezza differente, vengono piegate due volte e due volte chiuse: gli elementi di presa sistemati nei pressi del bordo diventano parte integrante del sistema grazie alla doppia piegatura e garantiscono un solido ancoraggio alla sottostruttura. Nessuno dei due bordi di lamiera è visibile. La copertura a doppia piega verticale è possibile anche con il piombo, la bordatura delle lamiere è di 70 e 100 mm; a fronte dello spessore di lastra solitamente usato con il piombo (2 mm), si ottiene nella zona del risvolto un notevole spessore del materiale. 2.4.12.34
Giunture longitudinali; copertura di listelli La copertura di listelli è caratterizzata da listelli dì legno conici o quadrati che vengono uniti dritti o in obliquo ai bordi delle schiere di lamiere; la copertura listellata superiore è fatta con una calotta di listelli che si sovrappone ai bordi delle lamiere. • Lìstellatura belga
• Piega verticale semplice La sporgenza tra due lamiere di altezza differente viene risvoltata e chiusa; non è possibile un fissaggio sicuro e invisibile, un bordo di sezione della schiera di lamiera rimane a vista. 2.4.12.38 Unioni longitudinali; copertura listellata; lìstellatura belga; parzialmente sicuro contro la pioggia
La piega verticale semplice viene usata per compattature e calottature, ma non per la copertura della superficie, alla quale non si presta. • Piega verticale angolare La piega verticale angolare è una migliorìa della piega verticale semplice; un ulteriore risvolto a 90° della piega nasconde il bordo visibile. La piega verticale angolare può essere usata a partire da una pendenza 25° (in zone di abbondanti nevicate 35°).
Unioni longitudinali: copertura a ricciolo
2.4.12.37 Unioni longitudinali; copertura a piega verticale; doppia piega verticale
Unioni longitudinali: copertura a piega verticale
2.4.12.35 Unioni longitudinali; copertura a piega verticale; piega semplice verticale
2.4.12.40 Unioni longitudinali; copertura listellata; lìstellatura tedesca; realizzazione molto compatta
• Ricciolo cavo Le piegature verso l'alto delle singole strisce di piombo sono di 100 e 120 mm; quella di 20 mm più alta viene bordata e saldamente chiusa e il risvolto così ottenuto viene modellato a forma di
Pendenza regolare in rapporto alla copertura
Inclinazione del tetto L'inclinazione minima per le coperture di bande di metallo è di 5°, o meglio ancora di 7°, cosi che non si debbano temere irregolarità capaci di formare piccole pozze d'acqua. Quest'acqua stagnante può essere spinta dal vento fino a infiltrarsi nella struttura trovando una ricezione capillare nelle giunture trasversali e longitudinali; se l'acqua piovana evapora sulla superficie del tetto, vi rimangono delle sostanze aggressive che possono intaccarne il manto.
Un'altra possibilità realizzativa è il risvolto ad angolo retto della piega verso il basso; in questo modo si ottiene un'unione a tenuta molto bassa.
La calotta di listelli non è unita ai bordi delle lamiere piegati verso l'alto, ma viene sostenuta dagli elementi di presa; l'insieme è considerato soltanto parzialmente a prova di pioggia ed è permesso solo fino a una pendenza 80°.
2.4.12.41 Unioni longitudinali; copertura a ricciolo; a ricciolo cavo; b ricciolo dì legno
cerchio con il battilegno. Tale unione è adatta a tetti non percorribili (ripidi). • Ricciolo di legno Si fissa sul rivestimento un nucleo di legno (misura di sezione trasversale 40 • 40 mm) con una vite d'ottone; le differenti pieghe verso l'alto delle strisce di piombo (50 e 125 mm), vengono fatte girare intorno al ricciolo di legno, con la piega minore che dovrebbe ricoprirlo almeno fino a metà e quella maggiore che viene piegata a presa intorno al legno o sul rivestimento. Questo permette un ancoraggio sicuramente non visibile e l'unione è necessaria sui tetti accessibili (piani). Unioni trasversali; copertura listellata, a piega verticale e a ricciolo La realizzazione delle unioni trasversali dipende dalle rispettive applicazioni, dalla posizione di giuntura e dalla pendenza del tetto.
2.4.12.39 Unioni longitudinali; copertura listellata; lìstellatura tedesca; a prova di pioggia
La bordatura delle schiere è unita alla calotta listellata per mezzo di una piega; l'insieme è a prova di pioggia, anche se è possibile un'infiltrazione capillare di acqua piovana.
2.4.12.36 Unioni longitudinali; copertura a piega verticale; piega verticale angolare]
2.4.12.42
Tipi di realizzazione delle unioni trasversali
177
Fondamenti
Le unioni trasversali in forme di giunti d'estensione, come le sovrapposizioni e le scanalature trasversali semplici, i gradini d'attacco e i correntini, possono compensare le variazioni di lun-
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.12.46 Unione trasversale; piega trasversale semplice con risvolto supplementare
ga supplementare (possibilità di dilatazione sufficiente) già a partire da un'inclinazione del tetto 10°.
2.4.12.43 Unione trasversale; sovrapposizione semplice
ghezza delle lastre indotte da salti termici; è necessario a partire da lastre lunghe 10 m. Le lastre sono posate in formazione al fine di evitare un incontro delle pieghe trasversali nella soluzione verticale. • Sovrapposizioni semplici Si usano di solito solo per le parti di protezione; le sovrapposizioni come unioni trasversali possono essere impiegate a partire da una pendenza > 30°, la sovrapposizione deve essere > 100 mm. Se si lavora con le strisce di piombo, le sovrapposizioni possono essere realizzate a partire da una pendenza dei tetto di 7°; la superficie di sovrapposizione dipende dall'inclinazione del tetto ed esclude la penetrazione di acqua di riporto; poiché le strisce di piombo ha una lunghezza che n on supera 1500-1800 mm, non sono necessari spazi di dilatazione termica.
• Piega trasversale doppia La piega trasversale doppia è l'unione standard nella copertura di lastre e viene usata anche in caso di parti emergenti del tetto; la realizzazione della piega avviene con o senza strisce sigillanti, la copertura minima è 40 mm.
2.4.12.47
Larghezza di banda/lunghezza di banda/spessore della lamiera Le dilatazioni dovute ai cambiamenti di temperatura sono determinanti per la lunghezza massima delle bande di lamiera da posare; in questo caso si considera fissa una differenza di 100 K (vedi Materiale). In caso di grandi lunghezze di posa occorre trovare una possibilità di dilatazione per i nastri di lamiera, tenendo conto dell'inclinazione del tetto; a fronte del coefficiente di dilatazione piuttosto elevato, del peso specifico relativamente alto e della scarsa resistenza meccanica, le lamiere e le bande di piombo si possono usare fino a una lunghezza massima variabile tra 1500 e 1800 mm. La larghezza massima di banda è di 600 mm, lo spessore comune di lamiera 2 mm (vedi anche Piombo).
Unione trasversale; piega trasversale doppia
• Gradini, correntini L'altezza dei gradini dovrebbe essere 60 mm e messa in conto già nella sottostruttura: i correntini possono successivamente venire ancorati al rivestimento finito.
2.4.12.50 Lunghezza di banda; lunghezza massima a seconda del materiale
2.4.12.48
Unione trasversale; gradini
La larghezza di schiera è la larghezza della banda sottratta ai rialzi di piegatura di entrambi i lati.
• Unioni con saldature Non sono realizzabili come spazi di dilatazione, possono essere saldate semplicemente o con rivettatura sfasata e guarnizione impermeabile.
2.4.12.44 Superficie di sovrapposizione delle strisce di piombo in rapporto alla pendenza
• Piega trasversale semplice La copertura minima in caso di piega trasversale semplice è 40 mm; si può realizzare con una pie-
2.4.12.45
178
Unione trasversale; piega trasversale semplice
2.4.12.51 Superficie di banda/superficie di schiera; copertura a piega verticale
2.4.12.49 Unioni di saldatura; tipi di saldatura, sovrapposizioni minime
2.4.12.52 Superficie di banda/superficie di schiera; copertura listellata
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
schiera e ancorati alla sottostruttura con almeno due viti o perni ciascuno. In caso di copertura listellata vengono invece fissati sul lato superiore del listello di legno (listellatura tedesca), oppure fatti passare al di sotto del lato inferiore e ancorati alla sottostruttura (listellatura belga); le schiere o le lastre di piombo vengono invece ancorate, oltre che con i listelli di tenuta, con due file di chiodi a punta di rame o di acciaio legato testa 9 mm) piantati nella zona superiore in mezzo alle pieghe rialzate dei bordi. Si inchioda con sfalsatura: la distanza tra i chiodi è ~ 75 mm, quella tra le file 25 mm. 2.4.12.55 Disposizione dei tasselli di tenuta seconda la pendenza; f zona di fissaggio
2.4.12.53 Superficie di banda/spessore di lamiera; superficie di banda permessa e spessore di lamiera a seconda dell'altezza degli edifici
bande sulla sottostruttura sono necessari, in ogni tipo di copertura, i listelli di tenuta; nel rispetto delle dilatazioni di lunghezza dovute alla temperatura, accanto ai listelli fissi bisogna disporre quelli scorrevoli. Ciò è necessario in caso di rame, leghe di zinco e alluminio a partire da una lunghezza di schiera 3m, 6 m in caso di acciaio zincato e inossidabile; per poter lavorare con i tasselli scorrevoli, bisogna ancorare le schiere con quelli fissi affinché non scivolino; vanno sistemati in una zona di 1 o 2 m a seconda della pendenza del tetto e il loro numero dipende dalla forza che devono esercitare,
La larghezza permessa della banda e lo spessore della lamiera dipendono dall'altezza dell'edificio. Ancoraggio
Numero e disposizioni dei listelli di tenuta Per l'ancoraggio indiretto delle lamiere e delle
2.4.12.58 Tipi di tasselli di ancoraggio; fissi e scorrevoli; a listellatura belga, b listellatura tedesca
I materiali dei chiodi e dei perni necessari al fissaggio dei tasselli devono essere compatibili con la copertura e con le zone di giuntura.
Mezzi di ancoraggio Sono sempre di più i tasselli di ancoraggio per la posa a macchina delle schiere, anche se sono ancora in uso quelli per la posa manuale; in caso di copertura a piega verticale, essi vengono sistemati tra le pieghe rialzate dei bordi di
2.4.12.56 Tipi di tasselli (listelli) di ancoraggio; fissi e scorrevoli per la posa a macchina; copertura a piega verticale
2.4.12.54 Numero e distanza dei tasselli a seconda dell'altezza dell'edificio
2.4.12.57 Tipi di tasselli di ancoraggio; fìssi e scorrevoli per la posa a mano; copertura a piega verticale
2.4.12.59
Mezzi di fissaggio; materiale, misure
179
Fondamenti
Lavorabilità Con gli appositi attrezzi e le macchine per la lavorazione della lamiera si possono avere buoni risultati dal trattamento dei metalli, i quali possono essere piegati quasi in ogni forma e collegati ri svariati modi; i raggi di curvatura minima dipendono dal materiale, dal suo spessore nominale e dal rivestimento.
Gii strati • I materiali del tetto
Sezioni, copertura a piega verticale
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Collegamento al muro - Canale Parti emergenti - Aeratore singolo Colmo con doppia piega angolare In caso di disposizione simmetrica delle schiere, il colmo viene realizzato con la doppia piega angolare (altezza di piega 40 mm); le doppie pieghe ver2.4.12.63
Aeratore del colmo
tura assicurata da ganci metallici fissati a ogni coppia di travi, lo spazio della sezione trasversale di ventilazione viene chiuso agli animali di piccole dimensioni da una grata o da una lamiera bucherellata. La lamiera di copertura viene posata sul rivestimento (la rugiada che scende sul lato interno della lamiera può essere deviata lungo il rivestimento o la guaina di precopertura; il rivestimento ha 2.4.12.61 angolare
Collegamento al colmo con piega doppia
ticali (altezza di piega > 25 mm) delle schiere vengono formate nella zona di colmo come pieghe rivoltate e unite alla piega verticale angolare; in questo modo si ha la libera dilatazione delle schiere.
2.4.12.60
Caratteristiche tecniche
Colmo con doppia piega verticale Le pieghe longitudinali delle schiere vanno sistemate in modo tale da essere tra loro sfalsate nella zona della piega di colmo (altezza della piega 40 mm); questo favorisce la dilatazione delle schiere e limita lo spessore di piega nel punto d'incontro della piega longitudinale in quella di colmo.
Le caratteristiche tecniche delle leghe di zinco sono in relazione alla temperatura; per la lavorazione - curve, pieghe, bordi - esse necessitano di una temperatura del materiale 10-12 °C, un valore raggiunto quando la temperatura dell'aria è maggiore di 2 o 3 °C. Le lamiere di acciaio legato, a causa della loro maggiore resistenza, si lasciano piegare e modellare solo entro certi limiti. Provvedimenti supplementari
I provvedimenti supplementari sono previsti nel corso di progetto e realizzazione se i requisiti di sicurezza della copertura vengono aumentati; questo accade quando la pendenza regolare non è contemplata, quando si ha a che fare con grandi carichi ventosi o di pioggia e neve a spavento, e altrettanto quando più superfici e compluvi si incontrano in un punto della gronda. Valgono come provvedimenti supplementari: • aumento della pendenza del tetto; • aumento dell'altezza di piega (vedi anche le tabelle 2.4.12.51 e 2.4.12.52); • aumento della qualità della piega, ad esempio doppia piega verticale o angolare; • aumento della copertura delle pieghe trasversali; • piega supplementare della piega trasversale • inserimento di strisce di guarnizione all'interno delle pieghe. 180
2.4.12.62 verticale
Collegamento al colmo con piega doppia
Le realizzazioni del colmo illustrate finora non hanno bisogno di aerazione diretta e questo non costituisce un problema in caso di tetti corti o di un buon funzionamento dell'asse di ventilazione gronda/gronda; in caso di tetti lunghi la ventilazione può essere efficacemente assicurata da un aeratore singolo (calotta d'aeratore) inserito in ogni schiera appena al di sotto del colmo, (vedi anche Aeratore singolo). Per le coperture a piega e listellate sì possono realizzare colmi ventilati lungo tutta la linea. Aeratore di colmo Le schiere di lamiera vengono rialzate in verticale sul colmo (h = 150 mm); la fessura di colmo continua 80 mm) viene chiusa con una lamiera di coper-
2.4.12.64 Aeratore del colmo; sicuro contro pioggia e neve
effetto d'isolamento acustico). Le assi uniscono la lamiera di copertura con le rispettive coppie di travi; mediante una piega supplementare della lastra di copertura e delle relative schiere di lamiera l'aria all'interno dell'Intercapedine viene più volte deviata, in modo che la struttura sia al sicuro dalla pioggia e dalla neve a stravento. Lo spazio dell'intercapedine viene chiuso con una grata o con una lamiera bucherellata. Displuvio con doppia piega angolare (vedi Colmo con doppia piega angolare) Le pieghe doppie verticali delle schiere di lamiera relative in simmetria vengono rivoltate (lato chiuso verso l'alto) e piegate allo stesso modo su entrambi i lati nel displuvio. La copertura viene fatta con una calotta di lamiera. Displuvio con doppia piega verticale (vedi Colmo con doppia piega verticale) Le pieghe della schiera vengono rivoltate (lato chiuso verso l'alto) ed entrano sfalsate nella piega di displuvio: ciò è necessario perché in caso di pieghe di schiera simmetrica i risultanti spessori del materiale rendono impossibile una limpida realizzazione manuale. Aeratore di displuvio (vedi Aeratore di colmo) Non è necessario disporre a scarpa la lastra di copertura sul displuvio.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Compluvio La realizzazione dei collegamenti di colmo dipende dalla pendenza del tetto e dalla lunghezza del compluvio; la connessione della lamiera di colmo con la relativa lamiera di lastra si ottiene con piega semplice (larghezza della piega 40 mm), con piega semplice corredata da piega aggiuntiva o con piega doppia. Inserendo nella piega una striscia di guarnizione si può aumentare la sicurezza contro l'acqua stagnante.
2.4.12.65 verticale
Collegamento al displuvio con doppia piega
Gronda Soprattutto nella zona di gronda deve essere garantita la possibilità di dilatazione delle lastre, condizionata dalla posizione dei listelli fissi di tenuta nella sezione del colmo; le estremità delle lastre vengono ancorate rivoltando la lamiera di precontatto (lamiera di gronda) intorno alla piega di scorrimento 35 mm). In questa situazione il risvolto dell'estremità di lastra non deve, per effetto di dilatazione termica, pendere dalla piega di scorrimento; al contrario deve esserci abbastanza gioco in caso di ritiro delle lastre; le singole lamiere di precontatto non vengono unite tra loro, ma posate vicine o in copertura sulle tavole di gronda senza ancoraggio. Gronda con doppia piega verticale Formazione della doppia piega verticale nella zona della gronda: • a piega verticale dritta; • a piega verticale obliqua (bordo di gronda ravvicinato).
2.4.12.68 Collegamento compluviale; a piega semplice, b piega semplice e risvolto aggiuntivo, e piega doppia, d compluvio di profondità
Parte terminale La dimensione della piega rialzata della lastra sulla parte terminale è compresa tra 40 e 60 mm (per edifici di altezza 20 m la piega verso l'alto misura tra 60 e 100 mm). I listelli singoli di tenuta, ancorati al rivestimento, alla tavola o all'assicella della parte terminale, mantengono i bordi delle lastre di lamiera invisibili dall'esterno e convogliano i mulinelli del vento sul rivestimento; a causa della necessaria dilatazione trasversale, tra i bordi rialzati e la lamiera della parte terminale bisogna mantenere una distanza compresa tra 2 e 3 mm. La lamiera della parte terminale viene piegata intorno al risvolto rialzato della lastra, sul suo bordo inferiore è necessario un fissaggio supplementare, costituito
2.4.12.66 Collegamento alla gronda; a piega verticale dritta, b piega verticale obliqua e bordata
Collegamento al muro laterale La lastra di lamiera sul lato del muro si collega allo stesso con un'altezza che, a seconda della pendenza, è > 100-150 mm; viene fissata a scorrimento da uno o più tasselli (almeno ogni 300 mm) e protetta da una striscia a ponticello con sufficiente spazio di copertura 50, 80,100 mm). La guaina di precopertura viene portata lateral-
2.4.12.71 Collegamento al muro laterale; a chiusura con profilo inserito, b chiusura con listello protettivo
mente alla stessa altezza e pressata dalla lamiera; in questo modo il muro e il tetto connesso possono muoversi indipendentemente. Collegamento al muro superiore Se la lastra si collega a un muro o ai gradini, deve essere rialzata di almeno 150 mm (in caso di pendenza del tetto 25° minimo 130 mm); questa piegatura verso l'alto è realizzata al termine della scanalatura per l'acqua.
2.4.12.72 Collegamento al muro superiore; a con piega doppia rivoltata, b con piega schiacciata (compressa) arrotondata, e con piega schiacciata angolare
2.4.12.69 Collegamento alla parte terminale; a piega verticale, b piega verticale angolare, e con listello di parte terminale
2.4.12.67 Collegamento al compluvio; realizzazione del compluvio a seconda dell'inclinazione dello stesso
da una striscia a tenuta continua (se la piega verso l'alto della lamiera è 50 mm, lo spessore della striscia di tenuta è 0,8 mm; se la piega di lamiera è 100 mm, la striscia ha uno spessore 0,8 mm ma occorrono sostegni supplementari. Se questi ultimi non sono previsti, lo spessore della striscia va aumentato a 1,5 mm).
2.4.12.70 Parte terminale; distanze e altezze a seconda dell'altezza dell'edificio
Collegamento al muro superiore con doppia piega verticale Formazione della doppia piega verticale nella zona del risvolto laterale verso l'alto: • a doppia piega rivoltata; è a buona tenuta, per realizzarla richiede spazio sufficiente. Svantaggio; la dilatazione trasversale della lastra viene ostacolata; • a piega compressa; non tagliata (forma arrotondata); la piega compressa tiene bene, richiede però un rialzo di piega sufficiente; • a piega compressa angolare; tiene bene fino all'altezza della piega verticale e può essere realizzata con ogni altezza di piega. 181
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
ticale. Le parti emergenti devono essere alzate di almeno 150 mm al di sopra del bordo superiore della copertura del tetto e protette dalla pioggia; la copertura relativa all'altezza della protezione è 50,80, 100 mm. Aeratore singolo Gli aeratori singoli servono alla ventilazione (nei due sensi) della sottocostruzione; grazie ai bordi 2.4.12.73
Il collegamento delle estremità di lastra viene fatto piegandola intorno alla piega di scorrimento 35 mm) della lamiera di precontatto; per mezzo di strisce di tenuta supplementari, quest'ultima viene piegata rivoltando verso l'alto e l'esterno le nervature interne (altezza da 200 a 300 mm) (vedi anche Strati: Scarico dell'acqua). 2.4.12.76 Aeratore singolo; a forma triangolare, b arrotondata
rialzati di almeno 15 mm della lamiera di copertura si evita l'accesso di neve e pioggia. Gli aeratori singoli vengono collegati alla lastra di lamiera con rivetti o saldature e l'apertura per l'aria va chiusa agli animaletti con una lamiera traforata foro 5 mm). La copertura calotta/apertura per l'aria ha una dimensione compresa tra 100 e 150 mm (vedi anche "Strati", Ventilazione). Sezioni; copertura listellata
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Collegamento al muro - Canale Parte emergente - Aeratore singolo 2.4.12.74
Parte emergente; realizzazione con saldatura
Aeratore di displuvio Vedi Aeratore di displuvio: Copertura a piega verticale Gronda Il collegamento della copertura listellata alla gronda viene fatto con calotte di connessione che vengono piegate intorno al precontatto della lamiera di gronda; per questo occorre tagliare in obliquo il listello di legno nella zona di gronda. Mentre nella listellatura tedesca i bordi rialzati delle lastre corrono fino alla gronda, in quella belga si fermano all'altezza della rastremazione.
Collegamento al canale
Parti emergenti Le parti emergenti vengono realizzate tramite saldatura, se la distanza della parte emergente dalle pieghe della lastra lascia spazio a questa tecnica.
Displuvio (vedi Colmo) La calotta del displuvio, contrariamente a quella di colmo, non viene disposta a scarpa.
Compluvio Vedi Collegamento al compluvio; Copertura a piega verticale
Colmo
In caso di parti emergenti di grandi dimensioni è necessario cambiare le pieghe della lastra, in caso di tetti a piega verticale per unire le parti emergenti si usano pieghe doppie. Le pieghe trasversali vengono sistemate in diagonale, girate su un lato e unite alle pieghe longitudinali, affinché l'acqua possa aggirare la parte emergente. Se la lunghezza di compluvio è 1000 mm, la zona superiore deve essere realizzata con uno spiovente, apportando le dovute modifiche anche al rivestimento del tetto; le pieghe orizzontali al di sotto della parte emergente vengono disposte in ver2.4.12.77
2.4.12.78 Collegamento alla gronda; a listellatura belga, b listellatura tedesca
Collegamento al colmo; listellatura tedesca
Parte terminale Nel caso della listellatura belga la lastra incontra il listello della parte terminale con un rialzo del bordo verso l'alto, in quella tedesca con una piega supplementare; tra i bordi rialzati di lastra e il listello della parte terminale bisogna mantenere una distanza di 2 o 3 mm per la necessaria dilatazione trasversale. L'altezza del listello della parte terminale deve essere almeno di 40 mm, la lamiera della parte terminale viene piegata intorno al bordo rialzato della lastra e tenuta al bordo inferiore grazie a una striscia a presa continua (in caso di rialzo della lamiera della parte terminale
Il collegamento alla lastra relativa viene realizzato con una piega compressa nel bordo rialzato; quest'ultimo (h = da 60 a 80 mm) dovrebbe essere distanziato dal listello di colmo (da 5 a 10 mm per l'assorbimento necessario delle alterazioni termiche in lunghezza) e nella zona dei listelli relativi bisogna prevedere uno scorrimento superiore. La calotta del colmo tagliata in obliquo su due lati (per evitare il ristagno d'acqua) viene posata al di sopra del listello di colmo e piegata intorno al più alto collegamento di lastra. 2.4.12.75 Parte emergente; a realizzazione con piega trasversale rivoltata e obliqua, b realizzazione con spiovente dalla parte del colmo
182
Aeratore di colmo 2.4.12.79 Collegamento alla parte terminale; Vedi Aeratore di colmo; Copertura a piega verticalea listellatura belga, b listellatura tedesca
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
50 mm, lo spessore della striscia è 0,8 mm; se il rialzo della lamiera invece è 100 mm, lo spessore della striscia è 0,8 mm, ma sono necessari sostegni supplementari; se questi ultimi non sono previsti, lo spessore della striscia aumenta a 1,5 mm). Nella listellatura belga la lamiera della parte terminale viene sostenuta da punti di presa singoli prolungati, realizzati come le strisce di presa. Collegamento al muro laterale Vedi Collegamento al muro laterale; Copertura a piega verticale Collegamento al muro superiore (vedi Collegamento al muro superiore; Copertura a piega verticale) Nella zona della copertura listellata per il rialzo dei bordi sono previsti i manicotti visibili in figura.
Collegamento al muro superiore La lastra viene rialzata di 150 mm lungo il muro, la zona del ricciolo finisce direttamente contro il muro e non viene alzata; una lamiera di copertura, tenuta con tasselli orizzontali o spinta nella zona del ricciolo o saldata a piombo intorno allo stesso, unisce la lastra al muro.
2.4.12.81
Collegamento al colmo; ricciolo di legno
Colmo Il colmo viene chiuso con una calotta, che pesca su entrambi i lati 120 mm al di sopra delle lastre e che viene spinta nella zona dei riccioli del tetto; la lunghezza delle lamiere per la calotta di colmo è limitata a 1500 mm, vengono posate con 150 mm di copertura su un nucleo di legno di altezza 60 mm e assicurate con tasselli orizzontali. Displuvio (vedi Colmo) La copertura laterale della calotta di displuvio è su entrambi i lati di 200 mm. Gronda La lamiera di gronda di piombo (larghezza: da 200 a 250 mm, lunghezza: massimo 1500 mm, copertura: 120 mm) viene ancorata nella zona superiore alla sottostruttura con due file di chiodi di rame; il ricciolo di legno viene tagliato leggermente di sbieco nella zona di gronda, le lastre di piombo vengono piegate sui lati verso il basso 75 mm) e portate nella zona del ricciolo.
2.4.12.80 Connessione al muro superiore; a listellatura belga, b listellatura tedesca
Canale (vedi Collegamento al canale; Copertura a piega verticale) 2.4.12.82 Collegamento alla gronda; a ricciolo cavo, Per la copertura listellata si usano calotte di colle- b ricciolo di legno gamento che permettono il raccordo della listellatura con la lamiera di precontatto; a questo scopo si tagliano in diagonale i listelli di legno che sporgo- Compluvio no all'estremità della lastra, anche se è possibile il Le lamiere di compluvio in piombo non possono taglio ad angolo retto subito prima dell'estremità. essere posate come le bande, ma devono essere posate a contatto; vengono unite tra loro da tasselli orizzontali e inchiodate nella zona supeParte emergente Vedi Collegamento alla parte emergente; Coper- riore. tura a piega verticale Parte terminale Aeratore singolo Le lamiere di piombo sulla parte terminale venVedi Aeratore singolo; Copertura a piega verticalegono tagliate lateralmente 150 mm) e piegate con lamiere di rame o di acciaio inossidabile. Sezioni; copertura a ricciolo
Colmo - Displuvio - Gronda - Compluvio - Parte terminale - Collegamento al muro - Canale Parte emergente - Aeratore singolo
2.4.12.83
Collegamento al muro superiore; ricciolo cavo
Canale Il collegamento della lastra di piombo al canale viene realizzato con una lamiera d'ingresso al canale; la lamiera inchiodata sotto la lastra di piombo copre i rilievi laterali delle nervature interne di un tratto 75 mm, a cui viene unita con tasselli di fissaggio orizzontali; la piega delle scanalature dovrebbe essere 200 mm, la loro larghezza 225 mm. Parti emergenti In caso di coperture di lamiera di piombo la lastra al di sotto delle parti emergenti viene piegata nel centro della lamiera e al di sopra della parte emergente in una lamiera di compluvio (spiovente); la copertura della lamiera di compluvio con la lastra del tetto deve essere di almeno 250 mm. La lamiera di compluvio e i rialzi laterali vanno sollevati di almeno 150 mm e devono essere riparati dalla pioggia con una striscia protettiva; i punti d'angolo delle parti emergenti devono essere saldati a piombo. Aeratore singolo Vedi Aeratore singolo; Copertura a piega verticale Sottostruttura
Strato divisorio Tra il rivestimento di legno e la copertura di metallo si può inserire, anche se non è la regola, uno strato divisorio; uno strato, ad esempio di lana di vetro sabbiosa V 13 impregnata di bitume o di foglio di polietilene di 0, 2 mm di spessore, protegge il manto metallico da sostanze dannose del legno (sostanze protettive del legno a contenuto salino), aumenta la capacità di scorrimento in caso di cambiamenti di lunghezza di origine termiCollegamento al muro laterale Vedi Collegamento al muro laterale; Copertura a ca e migliora l'isolamento acustico, pur non offrendo protezione sicura dalle intemperie. piega verticale 183
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Per ottenere tale protezione è necessario, ad esempio, mettere una copertura di strisce bituminose con lo svantaggio della penetrazione d'acqua nella struttura, acqua che per l'effetto di sbarramento della guaina di precopertura non può essere assorbita dal rivestimento di legno, venendo poi asciugata dall'aria. Si crea quindi il rischio di corrosione sul lato inferiore del metallo; se il rivestimento di legno è privo di sostanze dannose (legno non trattato), è tuttavia possibile una soluzione senza strato divisorio o precopertura. Rivestimento Come sottostruttura per i tetti di metallo si usano di solito rivestimenti di legno che rendono possibile un ancoraggio senza problemi del manto di metallo. Coperture listellate e a pieghe • Rivestimento maschio-femmina a superficie piena, legno di conifera seccato all'aria e non piallato; larghezza della tavola b = 80-160 mm, spessore della tavola d 24 mm per una distanza delle travi 750 mm, altrimenti spessore della tavola d = 30 mm; ancoraggio con almeno due chiodi per tavola e trave. • Rivestimento di correnti; per una pendenza del tetto 25°, legno di conifera categoria I, seccato all'aria, orlato in parallelo e non piallato; larghezza del corrente b = 80 mm, spessore del corrente d = 30 mm, distanza dei correnti 100120 mm; ancoraggio con almeno due chiodi per corrente e trave. • Lastre di compensato spalmate di colla a prova d'acqua; d 22 mm; ancoraggio con viti. • Lastre di compensato V 100 G; d 25 mm; ancoraggio con viti. Le lastre di compensato tendono, a causa del tipo di spalmatura collosa, a presentare rigonfiamenti irreversibili in caso di umidità costante; questo compromette la sicurezza degli ancoraggi. • Lastre di calcestruzzo e di materiali edili; gli ancoraggi sono realizzati per mezzo di tasselli e viti anticorrosione. Per la copertura a ricciolo: • Rivestimento di tavole in legno di conifera, larghezza delle tavole b 120 mm, spessore d = 30 mm, spazio intermedio tra le tavole 24 mm; ancoraggio con almeno due perni di acciaio legato per tavola e trave. • Lastre di compensato spalmate di colla a prova d'acqua, d 30 mm, ancoraggio con viti; a causa del possibile effetto di corrosione delle componenti non si devono usare lastre di truciolato. Manutenzione e durata
Coperture di rame e piombo, così come l'acciaio inossidabile, hanno una durata minima di 80-100 anni: anche una copertura in lega di zinco raggiunge questa durata all'aria di campagna e di città. L'alluminio può arrivare a una durata minima di 50 anni; la durata dell'acciaio zincato dipende in modo determinante dallo spessore dello strato di zinco. Nell'atmosfera industriale sono assolutamente necessarie vernici coprenti che 184
devono essere rinnovate regolarmente per mantenere la capacità funzionale del tetto; la pulizia regolare, a seconda del grado di sporcizia, riduce il pericolo di corrosione profonda dell'alluminio rivestito e dell'acciaio inossidabile, specialmente nelle atmosfere industriali contenenti diossido di zolfo e all'aria di mare ricca di sale. Nelle atmosfere industriali le leghe di zinco dovrebbero essere regolarmente provviste di uno strato di vernice protettiva; le coperture di rame e piombo, se realizzate a regola d'arte, sono esenti da controlli e manutenzione.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• • • • • • • •
I! tetto verde Materiali - Componenti - Posa Le coltivazioni vengono usate soprattutto sui tetti piani, ma i loro vantaggi possono essere sfruttati anche per i tetti inclinati, pur con le dovute precauzioni volte a evitare che scivolino in basso; con l'aumento della pendenza infatti l'impegno per consentire misure di sicurezza aumenta in modo tale da rendere a volte l'impianto del verde sempre più innaturale e costoso. Non esiste un limite fisso ma si possono tranquillamente impiantare coltivazioni fino a una pendenza di 15-20°. Bisogna distinguere tra due tipi di coltivazione, nelle quali rientrano le più diverse forme di vegetazione: • coltivazione estensiva del tetto; • coltivazione intensiva del tetto.
piante terreno di coltura filtro drenaggio strato di protezione protezione dalle radici strato divisorio impermeabilizzazione
La combinazione degli strati può essere effettuata in base a due diverse scelte: nella costruzione differenziata a ogni funzione si assegna uno strato, in quella integrata singoli strati assolvono più funzioni. Con un insieme di pietrisco distribuito minutamente, si ottiene una costruzione a uno strato in grado di accumulare e drenare l'acqua; la costruzione a due strati comprende uno speciale strato di drenaggio, anche se il terreno di coltura è tale da non inondare le parti più piccole; quella a tre strati, invece, è integrata dallo strato filtrante che consente un'altra composizione del terreno di coltura. La costruzione differenziata necessita di solito di uno spessore di strato maggiore; lo spessore complessivo degli strati varia, in caso di coltivazione estensiva, da 4 a 20 cm, in caso di coltivazione intensiva è comunque oltre i 17 cm.
Coltivazione estensiva Per le coltivazioni estensive si usano piante di poco valore, di crescita scarsa e resistenti al clima asciutto; il substrato è sottile e lo strato di accumulo e di drenaggio dell'acqua sono di scarso effetto. Le coltivazioni estensive richiedono poca cura e manutenzione, e sono pertanto adatte al tetto inclinato. Coltivazione intensiva La scelta delle piante per la coltivazione intensiva riguarda erbe, arbusti e piante legnose che richiedono cura costante: le più adatte sono quelle a crescita fitta come i sempreverdi, o quelle comunque verdi anche durante l'inverno. Il substrato è più ricco e ha un alto contenuto di sostanze nutritive; le coltivazioni intensive hanno bisogno di cura regolare e, nei periodi senza pioggia, di innaffiamento artificiale. Sui tetti inclinati sono difficilmente realizzabili e quelle su più vasta scala diventano economicamente improponibili. Realizzazione dello strato Le coltivazioni sui tetti si differenziano, a seconda dei requisiti per numero, spessore e materiale dei singoli strati; la realizzazione offre alle piante spazio per le radici, contiene le necessarie sostanze nutritive, raccoglie l'acqua, devia l'acqua in eccesso e impermeabilizza il tetto. A seconda dei materiali impiegati si rende necessario tenere conto di altre condizioni. Nel complesso la costruzione prevede i seguenti strati funzionali:
2.4.13.1 Realizzazione dello strato; a a tre strati, b a due strati; e a uno strato; a sinistra con strisce bituminose antiradice e di guarnizione, a destra con strisce di guarnizione in plastica resistenti alle radici
Materiali, componenti Piante - Terreno di coltura - Filtro - Drenaggio Strato di protezione - Protezione dalle radici Strato divisorio - Impermeabilizzazione Piante
Le piante adatte alla coltivazione sui tetti devono tollerare uno spazio molto limitato ed essere insensibili alle estreme temperature e alle forti oscillazioni dei rifornimenti d'acqua e per il ripristino del terreno di coltura; nella scelta delle famiglie di piante vanno considerate le caratteri-
2.4.13.2 Famiglie di piante su tetti a coltivazione estensiva a seconda del microclima e delle caratteristiche di substrato
stiche locali, quali ad esempio il lato esposto al sole o all'ombra, a nord o a sud, l'esposizione a un vento forte o debole, il posto più o meno riparato. Si devono preferire le piante a crescita ridotta e con superficie fogliare ridotta, condizioni in cui si realizza una minore evaporazione dell'acqua; le piante spermatogenetiche poi andrebbero integrate con altre che si possono riprodurre in altro modo (stoloni, germi, spore ecc.). I muschi sono sempre presenti perché, resistenti alla penuria d'acqua e indifferenti ai luoghi, si adattano perfettamente insieme ai Sedum alle coltivazioni su strati sottili ( > 1 cm). Non vi è un'unica combinazione di piante nelle coltivazioni estensive, mutando a seconda dell'adattamento al luogo, delle variazioni climatiche annuali o della capacità di integrarsi al terreno di coltura, destinato a cambiare nel tempo per la sostituzione delle parti di piante appassite, di depositi di polvere o di microrganismi come funghi, muffe o batteri. Un tetto sempreverde con la coltivazione estensiva non è realizzabile. Reazioni al fuoco Nel caso di coltivazioni estensive il terreno può, di tanto in tanto, seccare; le parti di piante seccate sul terreno, se sono tante e vicine tra loro, sono a rischio di incendio, particolarmente nel caso delle piante erbacee. La norma DIN 4102, parti 1, 4 e 7 non contiene indicazioni specifiche per i tetti coltivati; di conseguenza il controllo della resistenza alle fiamme e al calore irradiato va testato con simulazione d'incendio e il risultato verificato in base alla norma DIN 4102, parte 7; l'esame deve riguardare la costituzione generale del terreno e la quantità di piante pienamente sviluppate.
185
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Terreno di coltura (substrato)
Il terreno di coltura contiene le sostanze nutritive necessarie, accumula l'acqua e ne devia la parte in eccedenza; deve soddisfare esigenze nettamente superiori rispetto a un terreno forestale, a fronte del fatto che il ridotto spessore dello strato ha un limitato contenuto di sostanze nutritive e che le oscillazioni della temperatura e del contenuto d'acqua possono venir pareggiate solo in parte. Nella realizzazione della coltivazione è soprattutto il substrato a determinare il tipo di piante; pertanto esso deve essere accuratamente calibrato alla coltivazione desiderata e alle condizioni locali comprendenti lo spessore dello strato, la combinazione delle sostanze, il valore di pH, la distribuzione e la forma dei grani, il volume dei pori, la capacità di assorbimento e la permeabilità all'acqua. In base alla produzione e alla combinazione delle sostanze si distinguono i seguenti gruppi: • mistura di pietrisco - di terreni locali migliorati; - di substrati a base di sostanze organiche naturali; - di substrati a base di sostanze minerali porodilatanti; • pietrisco - di sostanze minerali poro-dilatanti • lastre di substrato - di materiale schiumoso, arricchito da sostanze -organiche naturali; - di lana di roccia.
2.4.13.3
Substrati; pesi e misure
2.4.13.4
Confronto tra caratteristiche e tipi di utilizzo dei substrati; + adatto, - inadatto, o parzialmente adatto
Accumulo d'acqua Nel caso delle coltivazioni sui tetti il volume per l'accumulo d'acqua è molto ridotto; oltre a questo, le condizioni locali estreme portano - per effetto del vento e di un maggiore riscaldamento, rispetto alla normale vegetazione al suolo - a un aumento dell'evaporazione. Se la riserva d'acqua si trova soltanto nel substrato, è necessario che essa sia possibilmente grande e che nello strato ci sia un volume di terreno grande a sufficienza perché le radici possano penetrarvi in profondità. Passaggio d'acqua I substrati devono disporre di un passaggio d'acqua costante e sufficiente, per poter deviare l'acqua in eccesso allo strato di drenaggio o per poterla drenare autonomamente nel caso di una realizzazione a un solo strato: la misura necessaria di passaggio d'acqua dipende dalla pendenza del tetto e dal tipo di coltivazione. Assorbimento del carico I substrati impregnati d'acqua presentano una densità compresa tra 0,7 e 1,9 g/cm 3 ; è possibile realizzare un carico minore, e contemporaneamente uno strato più spesso, se si riesce a ottenere una densità inferiore. Per la sicurezza nei confronti dei mulinelli del vento bisogna controllare il carico minimo quando il terreno è asciutto.
186
Gli strati • I materiali del tetto
Fisica tecnica
Contenuto di calcare Il contenuto di calcare facilmente solubile dovrebbe essere ridotto, per prevenire erosioni o sinterizzazioni nel processo di drenaggio.
Filtro
Lo strato del filtro impedisce che il terreno di coltura perda particelle, ed è pertanto sistemato sotto queste parti minute, potendo, in caso di grani grossi, trovarsi anche all'interno del terreno stesso. Gli strati filtranti possono essere delle lastre o dei tappetini di vello, per i quali si possono impiegare diverse sostanze come ad esempio poliammide (PA), poliacrilnitrile (PAC), polietilene (PE), poliestere (PES), polipropilene (PP), fibre di vetro o lana di roccia: di solito i velli filtranti vengono inseriti nello spessore da 0,7 a 2,5 mm, ameno che requisiti statici non impongano uno spessore maggiore. Passaggio dell'acqua Il passaggio dell'acqua attraverso lo strato filtrante deve essere almeno pari a quello del substrato e bisogna tener conto che con il tempo, a causa del deposito delle parti minute, esso si riduce di circa il 50%. Pertanto il passaggio d'acqua attraverso il filtro nuovo deve essere almeno doppio. Ampiezza delle aperture L'apertura delle sostanze vellose non deve essere superiore a 2 mm, tale da permettere il passaggio delle radici; le fibre devono perciò potersi aprire, in modo da non limitare l'allungamento delle radici. Resistenza I materiali del vello ad alta resistenza (eccetto la fibra di vetro e la lana di roccia), al fine di assicurare una protezione dai raggi UV, vanno interrati dopo 2 mesi, quelli a media resistenza dopo 2 settimane. Se restano a contatto con l'aria vanno protetti. Peso II peso di superficie dovrebbe essere di almeno 1,5 N/m2, di regola è compreso tra 1,5 e 3,0 N/rm2; in caso di coltivazioni su pendenze ripide 20°) può essere necessario un peso di superficie maggiore, in relazione ai requisiti di capacità di estensione e di resistenza alla trazione. Drenaggio
Lo strato drenante presiede alla rapida deviazione dell'acqua in eccesso nella coltivazione; sono adatti a tale scopo materiali o molto porosi e con un volume totale dei pori possibilmente ampio. Lo strato di drenaggio deve avere un peso contenuto e sufficiente resistenza, al fine di poter mantenere il proprio spessore e il volume degli spazi cavi di drenaggio sotto il carico di piante e terreno di coltura. Con l'aumento della pendenza aumenta lo scorrimento dell'acqua sulla superficie e la velocità di
2.4.13.5
Materiali di drenaggio; pesi e misure
*) con ristagno
deflusso cresce, tanto che lo strato drenante potrebbe rimpicciolirsi o cedere: l'acqua della superficie viene raccolta e deviata sui lati del tetto (gronda, canale) grazie a pietrisco di medie dimensioni, È utile per la coltivazione se lo strato di drenaggio, oltre a svolgere la funzione di deviazione dell'acqua, svolge anche quella di accumulo, consentendo alle piante di espandervi le radici; questa situazione si realizza con un grande volume complessivo di pori di diametro ridotto. Perché la riserva d'acqua possa salire nel substrato deve instaurarsi un effetto capillare costante; la funzione di drenaggio non deve risultare però limitata, e per questo è necessario un grande volume dei pori di grandezza differenziata. Lo strato di drenaggio può essere costituito da: • pietrisco; • tappetini; • lastre (monofunzionali); • elementi (multifunzionali), questi ultimi anche in combinazione con il pietrisco.
Pietrisco Con il pietrisco si possono livellare irregolarità del fondo; in caso di adeguata scelta dei materiali e di distribuzione della grandezza dei grani si possono contemporaneamente ottenere un buon passaggio e un'elevata capacità d'acqua. Grazie al grande volume d'aria le radici attraversano il pietrisco, che peraltro può essere impiegato solo su tetti scarsamente inclinati 5° ghiaia, 15-20° pietrisco): la percentuale di grani grossi dovrebbe essere bassa, per evitare danni allo scorrimento dell'acqua e fangosità all'ingresso del tetto. Tappetini I tappetini consentono il necessario drenaggio con spessore (10-35 mm) e peso limitati; possono però essere schiacciati dai carichi, ridurre il loro volume e anche la loro capacità di drenaggio. I tappetini formano una buona protezione meccanica degli strati sottostanti ma, con l'eccezione dei velli strutturati, i tappetini di drenaggio non sono in grado di accumulare l'acqua. Lastre Le lastre sono composte da palle di schiuma di polistirolo incollate con il bitume o termicamente; la percentuale di pori è 98%, di cui però solo un terzo costituisce spazi cavi di drenaggio, mentre due terzi sono pori interni e chiusi che permettono alle lastre di drenaggio una minima capacità d'accumulo d'acqua.
187
Fondamenti
2.4.13.6 adatto
Gli strati • I materiali del tetto
Confronto tra caratteristiche e utilizzo di materiali per gli strati drenanti; + adatto, - non adatto, o parzialmente
2.4.13.8 Nastri (telai) di guarnizione del tetto resistenti alle radici; materiali, misure, sistemi di inserimento; risultati di ricerca secondo il metodo FLL presso FH Weihenstephan 1988
Elementi Gli elementi sono costituiti da materiali duri o spugnosi che, in superficie, dispongono di celle sagomate nelle quali raccolgono l'acqua per deviarla sul lato inferiore lungo spazi cavi molto voluminosi; hanno bordi scanalati o incrociati che costituiscono una buona protezione meccanica per i nastri di guarnizione. Strati di protezione
L'impermeabilizzazione del tetto e la protezione delle radici devono essere costantemente salvaguardate da possibili danni che si profilano durante la costruzione ma anche nelle forme di strati adiacenti dai bordi affilati; a seconda delle necessità si impiegano, come strati protettivi, velli, fogli, tappetini o lastre. Protezione dalle radici
La tenuta stagna del tetto verde è messa a repentaglio dalle radici delle piante; questo vale anche per le coltivazioni estensive, poiché non si può escludere la crescita di radici aggressive. Se compaiono delle perdite, individuarle è non solo impegnativo ma quasi impossibile, e perciò bisogna evitare accuratamente che le radici si estendano allo strato impermeabilizzato. La protezione dalle radici si ottiene con un'impermeabilizzazione antiradice o con un telaio protettivo supplementare.
2.4.13.9 Nastri (telai) di guarnizione del tetto resistenti alle radici; materiali, misure, sistemi di inserimento; risultati di ricerca secondo il metodo FLL presso la LVG di Essen 1989
188
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Attualmente mancano norme DIN adatte al controllo della resistenza alla penetrazione delle radici da parte delle impermeabilizzazioni del tetto o dei telai di protezione: la Società di ricerca per lo sviluppo e la costruzione del paesaggio (FLL Forschungsgesellschaft Landchaftsentwìcklung Landschaftsbau) ha messo a punto un "procedimento per l'indagine della resistenza alle radici dei telai protettivi". I telai di diversi tipi di PVC, di ECB, di EPDM e di bitumi speciali con inserti di bande metalliche si sono dimostrati, al termine di lunghi controlli condotti in base a tale procedimento, resistenti alle radici. Il risultato di questi esami è applicabile solo a telai prodotti con lo stesso sistema. La resistenza alle radici dipende non solo dalle caratteristiche dei materiali, ma anche dallo spessore, dalle caratteristiche tecniche delle connessioni e dalla cura della lavorazione.
Strato divisorio Se si inseriscono degli strati adiacenti di materiali non compatibili, si rendono necessari degli strati di divisione; a seconda della situazione, i materiali più adatti sono fogli di polietilene e vello di polipropilene.
2.4.13.11 Nastri bituminosi di guarnizione; struttura e caratteristiche; Il in direzione dei nastri, alla direzione dei nastri; cifra di resistenza alla diffusione del vapore
2.4.13.10
Strato divisorio; misure e pesi
Impermeabilizzazione
I nastri di guarnizione si possono dividere in due gruppi principali: • nastri bituminosi; • nastri di plastica altamente polimerici. La materia prima del bitume è il petrolio, quelle delle materie plastiche sintetiche sono petrolio, carbone, metano, calce, cloruro di sodio, acqua e altri. Bitume Vedi Strati: Elementi di copertura piana, Bitume, pp. 116-17. Nastri di plastica altamente polimerici Le materie plastiche sono costituite soprattutto da carbonio, ossigeno e idrogeno; le plastiche al-
2.4.13.12 Termoplastici, elastomeri; caratteristiche
trasversale rispetto
tamente polimeriche sono prodotte grazie all'unione di molecole piccole (monomeri) e grandi (polimeri). Si distingue inizialmente tra materiali elastici e termoplastici in base alle loro reazioni termiche e meccaniche: dopo il processo di produzione si distingue invece tra nastri verniciati, calandrati ed estrusi. • processo Kalander Il granulato viene laminato a caldo a uno spessore di circa 0,6 mm; se serve del materiale più spesso, la produzione procede a più strati, uniti tra loro mediante un processo termico. • processo Extruder In questo tipo di lavorazione si producono fogli di ogni spessore: i nastri possono essere rinforzati con fibre intrecciate o sovrapposte, oppure essere rivestiti di velli o intrecci, così da evitare le tensioni legate alla fabbricazione. 189
Fondamenti
• Processo di verniciatura La pasta plastica semiliquida viene portata su una struttura di supporto (ad esempio una grata di lana di vetro o di poliestere) alla verniciatura e infine indurita nel canale ad aria bollente: questo metodo permette di ottenere fogli della migliore qualità. I nastri verniciati possono essere verniciati ripetute volte. Compatibilità dei materiali Occorre fare attenzione alla compatibilità reciproca dei materiali e specialmente con il manto del tetto; tutti i nastri di plastica sono resistenti al bitume bollente, eccetto quelli di PVC morbido adatti a pose senza bitume. Alcuni nastri di plastica sono attaccati da materiali a contenuto oleoso o catramoso, come anche da sostanze per l'impregnatura del legno che contengono solventi. Nel caso delle termoplastiche "morbide" (ad esempio PVC morbido), attraverso il contatto con il bitume e la schiuma plastica (polistirolo), si può avere un passaggio dell'elemento "ammorbidente"; se sì devono impiegare materiali tra loro non compatibili, è necessario ricorrere a provvedimenti supplementari (strato divisorio vedi Posa).
Gli strati • I materiali del tetto
Posa Impermeabilizzazione del tetto, antiradice - Strato protettivo - Drenaggio - Filtro - Terreno di coltura - Piante - Provvedimenti supplementari Sezioni - Manutenzione
2.4.13.14
Pendenze del tetto
un terzo: la sovrapposizione è 8 cm e nella posa in formazione il terzo strato si sovrappone al primo di almeno 4 cm. Il primo strato di chiusura viene ancorato con strisce o punti di colla; su un fondo incollabile, come ad esempio il calcestruzzo, i nastri sono tenuti da 3 o 4 dischi di colla per m2, o da 2 o 3 strisce per metro lineare. Su un fondo inchiodabile, come ad esempio il legno, si impiegano nella zona di sovrapposizione, ogni 10 cm, chiodi zincati a testa larga (fondo di legno) o chiodi speciali (altri fondi). I nastri sostenuti meccanicamente dovrebbero avere uno strato portante di fibra di vetro, dì juta intrecciata o di vello di fibre di poliestere. Gli altri strati vengono posati mediante colata o saldatura; la massa collosa è il bitume di ossidazione con un punto di ammorbidimento 100 °C, (B 100/25, B 105/15, B 115/15), lavorato tra 180° e 220 °C. In condizioni climatiche al di sotto dei 5 °C, con gelo, ghiaccio, neve e forte vento, i lavori di ancoraggio con la colla non sono realizzabili.
Impermeabilizzazione del tetto, antiradice
Nastri bituminosi Le impermeabilizzazioni con i nastri bituminosi devono essere realizzate almeno a due strati, di cui almeno uno dotato di una struttura portante di juta o di fibra di vetro o di vello di fibre di poliestere.
2.4.13.17
2.4.13.15 Sovrapposizione normale; a a due strati, b a tre strati
I nastri a due strati vengono sistemati con una sfalsatura della metà, quelli a tre strati con una di
2.4.13.16
190
Sovrapposizione in formazione
Ancoraggio di bande intere con chiodi
Nel caso di pendenze 5°, gli strati successivi d'impermeabilizzazione non dovrebbero solo essere incollati su tutta la superficie ma, nella zona delle sovrapposizioni, anche inchiodati ogni 5/10 cm, a seconda della pendenza e dei nastri. Tutti i materiali bituminosi vanno depositati in cantiere all'asciutto. I nastri di impermeabilizzazione vanno assicurati con provvedimenti supplementari perché non scivolino in basso: • impiego di nastri da tetto con grande resistenza di trazione e scarsa flessibilità dello strato portante; • posa dei nastri nel verso di scorrimento da 15 fino a 20 cm oltre il colmo; il nastro superiore deve posare sul lato ventoso; • assicurazione dei nastri sul bordo superiore con chiodi sfalsati a distanza di 5 cm; • ancoraggio dei nastri nella zona delle sovrapposizioni con bande di metallo; • inserimento di listelli di inchiodatura su fondo non inchiodabile sulla gronda, il colmo e su ogni sovrapposizione tra i nastri. Nastri altamente polimerici I nastri altamente polimerici possono venire posati a uno e a due strati.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
• posa senza fissaggio con ancoraggio meccanico (indicazioni del fabbricante sui fogli del materiale) 90°; • posa con massa di colla bituminosa bollente (non tutti i nastri compatibili col bitume sono adatti in questo caso) 15°; • posa con colla trattata di bitume freddo; • posa con colla plastica o di caucciù 45°. Nastri termoplastici con ammorbidente (PVC morbido) dopo la posa possono "ritirarsi", restringersi; perciò devono venire posati sotto un carico e ancorati meccanicamente a tutti i bordi, a tutte le parti emergenti e a tutti i collegamenti del tetto. I nastri di impermeabilizzazione del tetto vengono rialzati di almeno 10-15 cm oltre il bordo superiore del substrato, incollati e ancorati meccanicamente; il bordo superiore viene protetto con una calotta o con un rivestimento allungato da un muro esterno. Le lamiere di connessione - da un lato grazie alle loro uniformi integrazioni con il manto del tetto termoplastico altamente polimerico, dall'altro con colle e bande di chiusura combinate alle vie di collegamento - presentano essenzialmente quei materiali e componenti con i quali - o sopra i quali - avviene l'unione con altre componenti, ad esempio di metallo, legno, lastre di materiale legnoso, calcestruzzo, plastica. Sono previste strisce livellanti necessarie alla costruzione. Prima della posa dello strato di protezione è necessario un esame ulteriore della tenuta delle connessioni e delle superfici sigillate, nonché dei telai antiradice. Strato protettivo 2.4.13.18 Nastri di guarnizione in plastica; procedure di posa e inserimento
I velli divisori e protettivi vanno posati con 10 cm di sovrapposizione; in caso di superfici ruvide o di ampi lembi di sovrapposizione delle impermeabilizzazioni del tetto, si possono posare due strati di vello (incrociati) ciascuno di 200 g/m2 o uno strato da 300 a 500 g/m2. Drenaggi
I nastri vengono sovrapposti per più di 4-5 cm, quando sono saldati l'uno con l'altro; se invece sono incollati, la sovrapposizione è 5 cm in caso di colla a contatto e 10 cm in caso di masse di colla bituminosa. I fissaggi tra i materiali da realizzare in cantiere sono descritti nelle informazioni sulla posa; in generale i nastri termoplastici vengono saldati mentre quelli a elastomeri incollati o vulcanizzati. In caso di incollaggi con bitume i nastri devono essere compatibili con tale sostanza. I teli vengono preparati in dimensioni di circa 200 m2 e posati senza fissarli; posarli senza pieghe è pressoché impossibile. Nel caso dei nastri altamente polimerici si possono realizzare cinque tipi di coperture: • posa senza fissaggio e con carico di detriti, lastre o impianto di coltivazione 5°;
Materiali di riporto (pietrisco) In caso di pendenze 15-20° si può posare il pietrisco senza ulteriori sostegni, mentre in caso di tetti ripidi sono necessari dei graticci. Alcuni tipi di pietrisco (ad esempio ardesia o argilla espansa) possono essere portati sul tetto grazie a impianti a soffio d'aria. Per evitare danni meccanici all'impermeabilizzazione del tetto e alla protezione antiradice si richiede uno strato protettivo sotto il pietrisco dai bordi affilati. Tappetini I tappetini si dovrebbero posare solo fino a una pendenza di 20°; le lastre in schiuma vengono appoggiate a contatto e unite con la colla; tappetini strutturati (ad esempio di vello, o rilevati...) si posano a stretto contatto per essere poi aggraffati, oppure si posano sovrapposti e vengono poi saldati o avvitati l'un l'altro. Così si
evita che si aprano o che, durante l'inserimento, vi penetri il substrato; per proteggere i nastri impermeabilizzanti o antiradice dai danni meccanici si possono alzare i tappetini su componenti elevate fino al loro bordo superiore. Se non sono resistenti ai raggi UV, devono però essere coperti. Lastre Le lastre di drenaggio sono stabili e possono anche essere posate su tetti a pendenze ripide (> 20°), vengono messe a contatto e, se non vengono fissate, vanno appesantite per evitare che si incurvino; nella zona di gronda sono necessarie delle basi d'appoggio per le lastre. Elementi Elementi modellati di plastica dura vengono posati con sovrapposizione laterale supplementare: bisogna preferire una posa lasca, perché la colla a punti o a strisce può portare a una tensione di trazione e quindi a danni dei nastri di impermeabilizzazione e dei telai antiradice. Quando si tagliano gli elementi occorre schermarli perché i loro bordi aguzzi non danneggino le parti di cui sopra; gli elementi dì materiale schiumoso devono invece essere posati con risvolti e sovrapposizione dei lati e tagliati poi secondo le necessità. Nella zona di gronda necessitano di basi d'appoggio. Filtro
Gli strati filtranti vengono sistemati in una propria fase di lavoro, con l'eccezione di strati di drenaggio filtranti, come ad esempio il pietrisco filtrante, i tappetini rivestiti o gli elementi schiumosi: i materiali di vello vanno posati con una sovrapposizione dei nastri 10 cm e rialzati, a seconda della pendenza laterale, di almeno 1015 cm. I tubi di drenaggio vanno fatti passare nello strato filtrante. Terreno di coltura (substrato)
Pietrisco I substrati di pietrisco dovrebbero essere inseriti in zone di terra umida e cedevole, e venir mantenuti umidi (peso) fino a che non venga avviata la coltivazione: dopo l'inserimento dovrebbero sottostare solo a pochi assestamenti e alcuni tipi di questo materiale possono essere portati sul tetto attraverso tubi a soffio. In caso di pietrisco misto è bene assicurarsi, schiacciandolo, che si produca una forma di deposito capillare; la struttura e la stabilità di deposito del pietrisco misto sono certe se la componente di sostanze organiche rimane limitata al 30% del volume. In caso di tetti ripidi il substrato non deve mutare la propria consistenza; lo scorrimento plastico può essere impedito limitandone il contenuto (d < 0,063 mm) al 10% della massa. Lastre Le lastre di substrato vanno protette dall'umidità prima dell'inserimento, posate asciutte e successivamente bagnate. 191
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Tappetini vegetali Non devono asciugare, devono essere posati umidi e infine bagnati. In caso passi molto tempo prima della coltivazione, il substrato deve essere protetto dall'erosione (vedi anche Provvedimenti supplementari). Piante
Per la posa delle piante si possono distinguere i seguenti metodi, parzialmente integrabili: • semina a secco con/senza colla; • semina bagnata; • spargimento di germogli; • piantatura; • posa di tappetini vegetali precoltivati. Semina a secco In caso di semina a mano è utile una quantità di segatura o sabbia fine, per evitare le insidie del vento, il cui rischio scompare completamente se si usano piccoli setacci: i semi devono essere coperti da almeno 5 mm di substrato e, se i suoi grani sono fini, la copertura procede mediante spargimento a cilindratura. Nella fase di germogliazione e di crescita il substrato deve sempre restare umido. Semina bagnata In una delle fasi di lavoro si spruzza sulla superficie del substrato una buona quantità d'acqua mista a semi, colla, fertilizzante e concime; il seme viene avvolto in uno strato sottile di fertilizzante. I processi a spruzzo sono molto adatti alle coltivazioni di vaste superfici, non è più necessaria la cilindratura. Spargimento dei germogli Si usano i germogli dei diversi tipi di Sedum, la cui lunghezza varia ali'incirca da 1 a 4 cm; la semina dei germogli viene eseguita a mano nella seconda fase della semina a secco, nella prima della semina bagnata, oppure a macchina nel processo di spruzzo, aggiungendoli al composto. Si può avere un buon contatto col terreno con la cilindratura o ricoprendo con uno strato sottile di terra mista a concime.
In genere si piantano 20 piante per metro quadrato; devono essere inserite con pane di radici piatto, con le radici non troppo intrecciate e, fino al momento dell'impianto, devono avere acqua a sufficienza. La prima estate è il momento migliore per la semina, per la piantatura o per la posa dei tappetini verdi; in tale periodo, infatti, il gelo non può nuocere al seme germogliante e l'impianto sarà, nell'inverno successivo, così ben radicato da poter resistere al freddo. Tappetini vegetali precoltivati I tappetini vengono srotolati e posati a contatto tra loro in condizioni di semiumidità: gli strati in192
trecciati vengono posati in sovrapposizione o incollati tra loro a strisce (colla speciale). In caso di tetti poco inclinati, i tappetini vengono appesantiti sui bordi del tetto (turbini del vento) con lastre o ghiaia mentre sui tetti ripidi vengono ancorati lungo tutta la superficie; i prati srotolaci possono venire assicurati contro il vento con tese reticolari. Il prato va tenuto bagnato fino all'impianto; i tempi di trasporto e deposito sono decisamente più lunghi per i tappetini vegetali (sei giorni in caso di ombra ) rispetto ai prati srotolagli. Provvedimenti supplementari
Innaffiamento Si possono distinguere i seguenti tipi d'innaffiamento: • con la gomma; • con la gomma e lo spruzzino; • con la gomma a buchini di spruzzo; • con innaffiamento interrato a goccioline ; • con impianto a pioggia; • con accumulo d'acqua nello strato di drenaggio. Nella pratica si possono combinare i diversi sistemi d'innaffiamento, la cui regolazione può essere automatica o manuale.
2.4.13.20 Provvedimenti supplementari; a a strisce con traversine, b di superficie con graticcio
Interventi di assicurazione al tetto Interventi per evitare di scivolare dal tetto possono essere realizzati in modi diversi:
La stabilità di deposito può essere migliorata con l'aggiunta di componenti a grani frantumati e di misture a grani appena sgrossati.
- a strisce • traversine
Provvedimenti di sicurezza contro il vento in sede realizzativa durante la costruzione: • carico provvisorio con sacchi di sabbia o tavole di legno; • riempimento della riserva d'acqua degli elementi di drenaggio e di accumulo della stessa; • immediata posa dello strato successivo fino all'impianto delle radici: • inserimento di un terreno di coltura a deposito stabile • continua umidificazione del terreno di coltura; • inserto di maglie antierosione ; • piantatura a spruzzo con colla; • inserimento di tappetini vegetali precoltivati; • scelta di tipi di piante adatte al luogo; • coltivazione intermedia. Effetti del vento costanti possono danneggiare le piante ed erodere i substrati anche con tetti verdi già impiantati e pienamente sviluppati; questo vale soprattutto per le zone laterali e dei bordi, le quali sono continuamente sottoposte all'effetto turbinante del vento.
- a punti per mezzo di • tasselli • sezioni di traversine • • • • •
piano per mezzo di granulato tappetini vegetali stabilizzati prodotti geotessili reti di presa graticcio
In caso di pietrisco la stabilità del deposito è determinata dalla forma e dalla distribuzione dei grani; i grani spezzettati, a scapito della loro configurazione di deposito, hanno una maggiore tolleranza alle sollecitazioni e sono meno esposti all'erosione.
Sezioni
Colmo - Gronda - Collegamento al muro - Canale - Parte terminale - Parti emergenti
2.4.13.19 Provvedimento supplementare sul colmo; traversine unite da una corda di plastica
Colmo I nastri e i tappetini vengono posati "in sospensione" al di sopra del colmo. Al fine di non danneggiare il terreno di coltura, ad esempio camminandoci sopra, è utile interromperlo con uno strato di brecciolino o con una passaggio a passerella.
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.13.21 Colmo; drenaggio, a con materiale di riporto, b con tappetini di drenaggio
Gronda Per un passaggio sicuro dell'acqua di superficie si inserisce una striscia laterale di ghiaia o pietrisco larga ~ 25 cm: se si usano lastre ed elementi di drenaggio, tenuti sulla gronda, si inserisce un tubo di drenaggio sufficientemente robusto, ad esempio di argilla. Per una divisione continua delio strato drenante dal terreno di coltura, il filtro viene fatto correre fino alla superficie, mentre una posa dei nastri impermeabilizzanti dai bordi affilati si può evitare grazie all'inserimento dei listelli triangolari.
Fondamenti
distanza si evita che lo sviluppo delle piante risenta dell'acqua che scende o gocciola lungo la parete. Fondamentalmente bisogna rispettare un rialzo dell'impermeabilizzazione del tetto e della protezione antiradice di almeno 10-15 cm al di sopra delle superfici di ghiaia, di piante e delle zone calpestagli; questo vale anche per altre componenti rialzate e per le parti emergenti, come ad esempio cupole trasparenti, tubi delle antenne ed elementi d'aerazione. Se la costruzione dello strato viene realizzata con lo strato filtrante, occorre alzarne il vello fino al lato superiore del terreno di coltura; se le superfici coltivate vengono posate a distanza dalla parete, si distinguono tre possibilità di realizzazione: • strato drenante continuo sotto superficie verde e strisce di ghiaia; • divisione e percorsi d'acqua separati tra strato verde e ghiaia; • inserimento di scanalature di liberazione dell'acqua al posto delle strisce di ghiaia.
Parti emergenti Strisce laterali vedi Connessione al muro e Parte terminale: i fogli laterali rialzati vengono coperti a protezione dei raggi UV.
2.4.13.26 Parte emergente; camino; drenaggio con tappetini di drenaggio
Manutenzione
La cura dello sviluppo occupa un tempo limitato che può essere anche di due anni:
2.4.13.23 Connessione al muro laterale; strato continuo di drenaggio sotto la superficie di vegetazione e le strisce di ghiaia
Canale Per evitare il ristagno dell'acqua bisogna prevedere una striscia larga di ghiaia o pietrisco; i velli filtranti vengono posati in copertura nel verso seguito dall'acqua.
2.4.13.24 Canale; svuotamento dell'acqua tramite strisce di ghiaia e tubo dì drenaggio
2.4.13.22 Gronda; drenaggio; a con materiale di riporto, b con tappetini di drenaggio, e con elementi di drenaggio
Parte terminale Una striscia laterale di ghiaia 5°) o di pietrisco 15-20°) divide lo strato verde dai bordi; in caso di pendenze maggiori va sostenuta con traversine. Per la guida dello strato filtrante e l'inserto di un listello triangolare vedi Gronda.
Connessione al muro Nel caso di collegamenti ai muri esterni, le strisce di ghiaia servono come distanza di sicurezza (allargamento delle radici) e protezione a spruzzo (grani fini del terreno di coltura), oltre a essere calpestagli per i lavori di manutenzione; grazie alla
2.4.13.25 Parte terminate; drenaggio con elementi di drenaggio
2.4.13.27 Fasi di cura per diverse forme di coltivazione: + regolare o continuativo, - in caso di bisogno, ° eccezione
193
Fondamenti
Per tutte le procedure di posa, in cui non vengono inserite piante completamente sviluppate, la zona di superficie non deve seccare durante questa fase. La cura di mantenimento non è limitata nel tempo e serve a conservare lo stato di funzionalità: al riguardo, soprattutto ogni autunno, si devono togliere i resti delle piante secche. A seconda della coltivazione può essere necessario un impianto annuale; qualche volta periodi di clima secco persistente fannomorire le piante giovani che, in tal modo, devono essere eliminate nelle periodiche ricognizioni in giardino: un lavoro, questo, solitamente agevole con i rametti, mentre non lo è con erbe o erbacce, a cui rimangono attaccate parti dì radice o rizomi dai quali si possono sviluppare piante tenaci.
Gli strati • I materiali del tetto
Ventilazione Movimento dell'aria - Condotti e aperture Le strutture del tetto la cui costruzione è complessa, a più strati e con assemblaggio di molti elementi, vengono realizzate dagli operai quasi completamente in cantiere, con la conseguenza di approssimazioni nelle misure, errori di collegamento e costruzioni approssimative che rendono il tetto permeabile all'aria e al vapore. Pertanto, la copertura e l'isolamento termico dovrebbero essere ventilati, con l'aiuto di strati d'aria collegati all'esterno dai bordi del tetto per mezzo di aperture; da qui si espellono calore, vapori, rugiada, resti di acqua e gas (vedi sezione Fisica tecnica, pp. 63 e segg.). Non si dovrebbe però ignorare che, contrariamente alle norme DIN in vigore, alcuni fisici tecnici sostengono come, per le vie di ventilazione dell'isolamento termico, giunga fino alla struttura del tetto una quantità non trascurabile di umidità. Movimento dell'aria I movimenti dell'aria nel tetto hanno origine per effetto del carico ventoso mosso da differenze di pressione ventosa o per la spinta ascensionale termica dettata da oscillazioni di temperatura dell'aria; se l'una e l'altra agiscono contemporaneamente, si alimentano a vicenda (movimento dell'aria rinforzato) oppure si contrastano (movimento dell'aria ridotto).
2.4.14.1 Valori di carico e vortici a seconda della pendenza; direzione principale del vento
194
Gli strati • I materiali del tetto
Movimento dell'aria per differenze di pressione
Fondamenti
Movimento dell'aria per differenze di temperatura
Le relazioni tra pressione e vortici sull'edificio dipendono dalla forza e dalla direzione del vento, così come dalla forma della casa e dall'inclinazione del tetto. Al tempo stesso, la forma dell'edificio e la sua posizione rispetto alla direzione del vento determinano la zona di vortice sul lato sottovento e la pendenza del tetto influenza sia la ripartizione del carico e del vortice, sia l'intensità di queste forze sul tetto. Sui bordi e gli angoli delle superfici del tetto, le forze del ventoagiscono molto più in alto della superficie stessa (vedi sezione Struttura portante, p. 43 e segg.). 2.4.14.5 Movimento dell'aria causato dalle differenze di temperatura (raggi del sole in estate, riscaldamento in inverno)
2.4.14.2 Punte dei vortici in rapporto alla pendenza della superficie
Tra l'aria calda nel tetto e quella esterna più fredda si crea una differenza di densità, con conseguente differenza di peso che determina una spinta ascensionale termica e il movimento dell'aria (vedi Fisica tecnica, p. 63 e segg.), tanto maggiore quanto più ripida è la pendenza del tetto; in caso di scarsa pendenza e spinta minore bisognerebbe aumentare l'altezza per il passaggio dell'aria, al fine di ridurne l'attrito sulle superfici circostanti; le aperture di ingresso e di rilascio dovrebbero anch'esse venire ingrandite. Corrente piana o turbolenta
2.4.14.3 Ripartizione del carico e dei vortici nel tetto a due spioventi a seconda della pendenza del tetto; sezioni, proiezione orizzontale
2.4.14.4 Ripartizione del carico sul tetto a uno spiovente in rapporto alla pendenza del tetto; sezioni
In caso di vento che soffi obliquo è possibile anche il carico sul canale; per circa 30 giorni all'anno non c'è vento, e neanche corrente d'aria causata dalle differenze di pressione. Comprensibilmente, l'edificio si trova con la superficie inclinata contro vento (direzione principale del vento), le cui direzioni però possono cambiare la distribuzione di carico e dei vortici; anche l'ambiente che circonda l'edificio (per esempio palazzi ravvicinati) ha un'influenza sul movimento dell'aria intorno al tetto. (Vedi sezione Fisica tecnica, pp. 63 e segg.).
L'aria negli strati può correre piana (laminare) o turbolenta; laminare significa che le singole linee di corrente sono disposte in parallelo e che percorrono lo spazio di aerazione senza mulinelli; le turbolenze compaiono solo nella zona laterale dello spazio di aerazione (contatto dell'aria con le superfici "ruvide" delle componenti intorno allo spazio di aerazione). Le correnti turbolente non si muovono soltanto parallele, ma anche obliquamente, dando luogo alla formazione di turbini lungo la sezione di ventilazione complessiva. Lo stato della corrente nello spazio di ventilazione dipende: • dalla velocità della corrente; • dalla temperatura dell'aria (densità, pressione, mobilità delle particelle); • dalla superficie della sezione trasversale dello spazio di ventilazione; • dalla forma e dalla superficie delle componenti adiacenti allo spazio di ventilazione.
Condotti e aperture per l'aria a) Spazio del tetto aperto; notevole è il volume dell'aria che porta a una ventilazione del tetto ben funzionante anche alle alte temperature, ragion per cui sono previste aperture abbastanza grandi. b) Spazio del tetto costruito (uno strato di conduzione dell'aria): il volume dell'aria è piccolo, quindi è sufficiente uno strato se l'isolamento termico assume la funzione di sbarramento o se la copertura non deve essere ventilata da sotto.
2.4.14.6 Percorsi dell'aria; a spazio del tetto aperto, b spazio del tetto costruito (uno strato di ventilazione), c spazio del tetto costruito (due strati di ventilazione)
c) Spazio del tetto costruito (due strati di conduzione dell'aria): il volume d'aria è relativamente piccolo, sono necessari due strati se si tratta di una costruzione a più strati e sottotetto.
2.4.14.7 Sezione trasversale di ventilazione minima necessaria in base a DIN 4108, parte 3; in caso di colmo spiovente e in caso di collegamento al muro superiore e a quello inferiore valgono i valori della sezione trasversale della gronda
Queste sezioni minime di ventilazione devono essere garantite a casa finita, anche se è consigliabile ingrandirle, poiché: 195
Fondamenti
• l'isolamento termico può gonfiarsi o deformarsi, quindi essere d'impedimento; • errori di montaggio potrebbero ridurre la sezione di ventilazione; • grate, lamiere traforate o pettini potrebbero limitare la libera sezione di ventilazione, a cui già in parte si offre rimedio sistemando di sbieco grate, pettini e lamiere: lamiere a maschera sottile e lamiere dai buchi piccoli possono veder rimpicciolita la loro direzione di ventilazione con la vernice, e per questo motivo la loro distanza di configurazione o la grandezza dei fori non dovrebbero mai essere minori di 5 mm.
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.14.10
Aeratore con sparavento
2.4.14.8 Comuni bocche di ventilazione, forme; a grata, b, e lastra forata, d pettine
Superficie del tetto
L'inserimento di singoli aeratori è possibile in prossimità di tutti i bordi del tetto; le loro aperture devono essere protette da pioggia e neve, con la diversione semplice o ripetuta della corrente d'aria all'interno degli aeratori. Dal momento che carico e vortici cambiano spesso in virtù delle condizioni dell'aria è sempre consigliabile andare sul sicuro.
2.4.14.11 Valori della sezione trasversale di ventilazione di aeratori singoli 2.4.14.13 Ventilazione del colmo lineare nella zona di carico; a a prova di pioggia, b a prova di pioggia e neve di riporto Colmo
La sezione libera di ventilazione sul colmo deve rappresentare, in base alla norma DIN 4108, parte 3, almeno io 0,5%o della superficie di pendenza complessiva; il colmo, quale punto più alto del tetto, ha il compito di portare all'esterno l'aria penetrata nella zona del tetto attraverso la gronda
e questo avviene grazie a componenti di copertura a configurazione particolare: sovente, tuttavia, l'aria oltrepassa il colmo ed esce nuovamente soltanto dalla gronda sul lato opposto (ventilazione gronda/gronda). Le forme di copertura per io scambio d'aria tra
2.4.14.12 Ventilazione del colmo puntiforme nella zona di carico; a, b sicura
2.4.14.14 Valori di sezioni di ventilazione dell'aeratore dei colmo-delie forme configurate
2.4.14.9 Aeratore singolo; nella zona di carico; a a prova di pioggia, b a prova di pioggia e neve di riporto
Aeratori semplici, pur lasciando passare più aria di quelli a prova di neve e pioggia, poiché causano meno attriti o turbolenze, non sono però altrettanto sicuri. Uno sparavento davanti alle aperture per l'aria devia il vento e causa mulinelli sul lato posteriore, ma è utile anche per inserire aperture non protette nella zona di carico del vento. 196
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Se si sistemano assi e controassi, la corrente d'aria dello strato superiore viene guidata a zig-zag oltre il controasse fin sotto le tavole di copertura. Se invece delle assi è previsto un rivestimento (ad esempio nel caso di coperture metalliche), allora i controassi si possono interrompere nella zona del displuvio e l'aria in arrivo viene guidata lungo il displuvio.
estemo e intemo possono venire disposte sul colmo in punti distanziati o continuativamente, come un'unica componente edile. Grazie alle ripetute deviazioni della corrente d'aria nelle parti configurate si impedisce l'accesso di pioggia o neve a stravento; deviazioni semplici o piccole implicano minor sicurezza. Colmo, condotto superiore/inferiore Per assicurare il contatto del condotto inferiore con quello superiore, la guaina di sottocopertura e il telaio sotteso devono essere posti almeno a 3 e 5 cm al di sotto del colmo.
2.4.14.17 Condotto d'aria inferiore sul colmo spiovente; distanza tra le tavole
Poiché in questo caso gli spazi aumentano, potrebbero essere necessari pezzi di assi tra asse e asse del displuvio; un'altra possibilità è l'interruzione del controasse realizzato come asse di displuvio, con la ventilazione che passa oltre il displuvio nel campo adiacente dell'altro lato del tetto (vedi ad esempio // tetto a padiglione).
2.4.14.15 Condotto d'aria sul colmo superiore/inferiore; listellatura/controlistellatura 2.4.14.18 Condotto d'aria inferiore sul colmo spiovente; lamiera forata
dalla posa di tavole distanziate tra loro, se la distanza è troppo grande gli spazi vengono chiusi con una lamiera forata; lamiere forate disposte in obliquo tra le travi proteggono lo spazio di ventilazione. Displuvio
2.4.14.16 Condotto d'aria superiore sul colmo spiovente; listellatura/controlistellatura la lamiera traforata viene ancorata su un asse a contatto con il colmo spiovente e coperta dalla lamiera di copertura
I requisiti di ventilazione del displuvio sono analoghi a quelli del colmo; lo scambio con l'aria esterna può avvenire direttamente per mezzo di forme di copertura modellate (vedi Colmo), oppure grazie a provvedimenti strutturali, e in questo caso l'aria viene fatta correre lungo il displuvio fino sopra alle aperture di ventilazione del colmo.
2.4.14.20 Condotto d'aria superiore sul displuvio; rivestimento/controassi
Colmo spiovente
l valori della sezione trasversale di ventilazione delle aperture del colmo spiovente vanno adeguati a quelli di gronda; poiché è presente un'unica superficie da ventilare, le sezioni trasversali di ventilazione necessarie per il tetto a due spioventi non sono in questo caso determinanti.
Displuvio, condotto superiore
Colmo spiovente, condotto superiore La sezione trasversale di ventilazione aperta tra travi/rivestimento e la lastra di copertura viene chiusa con una lamiera forata per impedire l'accesso ad animali di piccole dimensioni; il conseguente rimpicciolirsi della sezione trasversale deve essere considerato nella stima dimensionale dello spazio di ventilazione. Colmo spiovente, condotto inferiore La ventilazione nello strato inferiore è garantita
2.4.14.19 Condotto d'aria superiore sul displuvio; assi/controassi (listellatura/controlistellatura)
Displuvio, condotto dell'aria inferiore I puntoni nella zona di displuvio vengono assottigliati in sezione per circa 200 mm di lunghezza (perché questi puntoni, rispetto a quelli normali più lunghi con la stessa sezione, sono troppo spessi; e la cosa è ammissibile dal punto di vista strutturale). Così si assicura il libero passaggio dell'aria in direzione del colmo. Un'altra possibilità è sistemare un asse supplementare direttamente sulle travi normali e di dìspluvio, con cui poter ventilare lo strato inferiore di conduzione dell'aria. Quest'asse si interrompe nella zona del displuvio, per garantire il passaggio dell'aria. 197
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
2.4.14.21
Condotto inferiore sul displuvio; travi levate
Displuvio, condotto dell'aria superiore/inferiore Per deviare l'aria da uno strato all'altro ci sono diversi modi: • inserimento di un sostegno per l'aeratore sui nastri sottesi nella zona di sovrapposizione degli stessi; l'acqua viene deviata intorno all'elemento di sostegno;
2.4.14.24 Condotto d'aria inferiore/superiore sul displuvio: vasi di aerazione
2.4.14.25
Valori di sezione trasversale d'aerazione
Gronda
La libera sezione di ventilazione della gronda, in base alla norma DIN 4108, parte 3, rappresenta il 2%o della superficie d'appartenenza, come minimo tuttavia 200 cm2/m di gronda; la gronda, in qualità di punto più basso del tetto, assume di solito il compito di immissione d'aria esterna nella zona del tetto.
2.4.14.22 Condotto d'aria superiore/inferiore sul displuvio; strìscia sottesa, aeratore
• inserimento di un controasse supplementare a distanza di ~ 2 cm in parallelo all'asse di displuvio; intorno a questo si fa passare il nastro sotteso e lo si assicura, originando così una fessura d'aria continua dalla gronda fino al colmo.
2.4.14.23 Condotto d'aria superiore/inferiore sul displuvio; striscia sottesa, controasse aggiuntivo
Gronda, condotto superiore Lo strato superiore è protetto dall'ingresso di piccoli animali per mezzo di una lamiera traforata o di un pettine sistemato sulle tavole di gronda, il cui compito viene rilevato da un listello traforato posizionato a contatto del rivestimento o sulla lamiera di gronda, in aggiunta a quello proprio di passaggio dell'aria.
2.4.14.26 pettine
Gronda, condotto inferiore La ventilazione dello spazio d'aria inferiore di gronda viene garantita da una lamiera forata disposta in obliquo fra le travi. I valori delle sezioni trasversali di ventilazione di pettini d'aerazione, di listelli e lamiere forate, sono in relazione all'altezza e alla distanza dei buchi dei rispettivi elementi; essi variare da 200 a 300 cm2/metro lineare. Per altre possibilità di ventilazione vedi Colmo spiovente. Compluvio
Riguardo alle aperture di ventilazione il compluvio va considerato allo stesso modo della gronda Compluvio, condotto superiore II controasse nel compluvio termina necessariamente davanti all'asse di compluvio, al fine di deviare l'acqua in caduta sul piano sottostante impermeabilizzato; l'aria soffia sopra il controasse realizzato come un asse di compluvio e si insinua sotto il corrente del tetto in direzione del colmo o della gronda.
Condotto d'aerazione superiore sulla gronda; 2.4.14.29 Condotto d'aria superiore sul compluvio; assi/controassi e assi di compluvio
Entrambe le costruzioni sono adatte a strutture semplici con requisiti minimi. • deviazione della corrente d'aria per mezzo dei vasi d'areazione inseriti nel rivestimento; tramite la bordatura dei vasi (h ~ 2 cm), l'acqua viene deviata intorno all'apertura.
2.4.14.27 Condotto d'aerazione superiore sulla gronda; listello forato
198
2.4.14.28 Condotto d'aerazione inferiore sulla gronda; lamiera forata
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Canale
Il canale è la parte più a rischio del tetto, perché qui occorre superare problemi di ventilazione e di impermeabilizzazione, (vedi anche Strati: Scarico dell'acqua) Il canale dovrebbe sempre essere accessibile, oltre che regolarmente pulito, poiché le foglie o altri corpi estranei nelle aperture di ventilazione possono ridurne la sezione trasversale; la realizzazione delle aperture di ventilazione sul canale è talmente complessa da essere illustrabile solo con i rispettivi materiali e principi costruttivi (vedi la sezione Particolari costruttivi).
2.4.14.35 Condotto d'aria inferiore sulla parte emergente; altezza dì scambio
2.4.14.30 Condotto d'aria superiore di compluvio; assi e assi di oompluvio/controassi
Un'altra possibilità è quella di portare il controasse fin sotto la lamiera di compluvio; sull'asse che corre parallelo al compluvio è ancorata una lamiera forata continua o un pettine, al fine di impedire l'accesso ad animali di piccole dimensioni. Compluvio, condotto inferiore Vedi Displuvio
2.4.14.31 Condotto d'aria inferiore di compluvio; escluse le travi secondarie
Parte emergente, condotto superiore L'aria in arrivo viene deviata dalla parte emergente
Parte emergente, condotto inferiore In caso di sostituzioni necessarie l'altezza del ricambio è inferiore a quella delle travi, in modo che anche il piano inferiore possa essere ventilato; la corrente d'aria passa appena all'esterno della componente e dovrebbe essere garantito lo spazio necessario della sezione trasversale di ventilazione. Se la parte emergente blocca un intero campo
2.4.14.33 Condotto d'aria superiore sulla parte emergente; assi/controassi
2.4.14 36 Condotto d'aria inferiore sulla parte emergente: rivestimento mancato
Parete sopra/sotto
Vedi Gronda e capitolo Costruzione Parte emergente
Fondamentalmente bisogna assicurare una buona ventilazione intorno alla parte emergente.
di travi, si possono togliere le tavole di rivestimento che sì trovano al di sopra e al di sotto (> 20 cm di larghezza negli scomparti). L'aria può deviare oltre le travi nello scomparto vicino; poiché la sezione trasversale di ventilazione è davvero ridotta, si dovrebbero togliere almeno due o, meglio ancora, più tavole di rivestimento. Svantaggio; pericolo di schiacciamento della copertura nel caso la si percorra ed essa sia morbida. 2.4.14.32 Condotto d'aria superiore/inferiore di compluvio; vasi di ventilazione
2.4.14.34 Condotto d'aria superiore sulla parte emergente; rivestimento/controasse
Compluvio condotto superiore/inferiore Vedi Displuvio In caso di eccessive ampiezze di campo sono necessarie parti di assi per sorreggere la listellatura di copertura, nel cui caso dovrebbero essere agganciate, a seconda del peso, a due o più assi del tetto (assi portanti).
verso lo scomparto adiacente e guidata sui lati e infine ricondotta al proprio scomparto originario; i controassi si interrompono nella zona inferiore e superiore della parte emergente, in modo che l'aria venga deviata negli scomparti vicini. A supporto del rivestimento si possono inserire altre assi.
199
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Per evitarle si prendono i seguenti provvedimenti: • riduzione del calore proveniente dall'interno grazie a un buon isolamento termico; • eliminazione del calore ventilando da sotto la copertura del tetto.
Sottotetto Effetti - Posa - Sottocopertura e sottoimpermeabilizzazione I sottotetti sono le guaine di sottocopertura e di sottoimpermeabilizzazione. Effetti
2.4.14.37 Condotto d'aria inferiore sull'abbaino; assi e parti di assi
Abbaino
Abbaino, condotto inferiore Sia le assi laterali che quelle della parte superiore si possono realizzare con una sezione trasversale minore di quella delle travi; rinforzando i legni laterali con assi e parti di assi l'aria che arriva sull'estremità dell'abbaino può essere deviata sulla superficie normale.
Le coperture a squame, a fronte dell'alto numero di connessioni, sono sicure contro la pioggia, ma non a tenuta stagna; l'acqua a stravento, quella d'accumulo e la rugiada possono rendere necessari alcuni provvedimenti supplementari, a cui si ricorre in occasioni particolari, quali ad esempio grandi profondità di tetto, pendenze al di sotto della regola o incontri di più superfici in un punto. Polvere, sporcizia Polvere e sporcizia arrivano nel sottotetto passando per le connessioni trasversali e longitudinali; gli alti requisiti per l'uso del locale necessitano di protezione contro polvere e sporcizia. Pioggia di riporto Neve a stravento e pioggia di riporto possono passare per le connessioni della copertura; in caso di superfici piane il vento può spingere in alto l'acqua caduta sulla superficie e schiacciarla attraverso le connessioni verso il basso. È inevitabile la penetrazione di pioggia e neve attraverso le aperture di ventilazione. Acqua stagnante In caso di una struttura del tetto costruita male, la neve sulla copertura si scioglie seguendo la linea di calore che proviene dall'interno; l'acqua congela nella fredda zona di gronda e forma una barriera di ghiaccio, oltre ad accumularsi e a penetrare dalla copertura nella struttura del tetto attraverso le connessioni; frequenti i passaggi gelo - rugiada che portano alla formazione di barriere di ghiaccio.
2.4.15.1
200
Copertura con fermaghiaccio, acqua stagnante
Se le superfici dei tetti sono piane e profonde, troviamo l'acqua sulle gronde e sui compluvi, dove si fermano i rivoli d'acqua. Rugiada La rugiada si forma sia sul lato superiore sia su quello inferiore della copertura, la quale, quando nelle notti senza nuvole irradia calore, può raggiungere sulla sua superficie una temperatura inferiore al punto di rugiada, punto per il quale è sufficiente già una differenza di temperatura di 3 °C. Un temporale può raffreddare la copertura rispetto all'aria esterna e, anche in questo caso, con un'umidità dell'aria relativamente alta, la temperatura può essere inferiore al punto di rugiada; in mancanza di spinta ascensionale o di vento, l'umidità non si allontana. A temperature inferiori a 0 °C l'acqua di rugiada congela, sciogliendosi al primo sole; le quantità di acqua di rugiada superano di gran lunga le quantità da diffusione di vapore acqueo tollerate all'interno dell'edificio, con l'effetto di un chiaro aumento dell'umidità nell'isolamento termico e nel legno della struttura del tetto. Sono particolarmente esposte a tale aumento di umidità le coperture costituite da materiali che si raffreddano rapidamente a fronte di una scarsa capacità di accumulo termico, materiali che irradiano molto calore e che possono assorbire poca acqua, allo stesso modo di quelli che per un buon isolamento ricevono poco calore.
Guaina di sottocopertura e di impermeabilizzazione Un possibile provvedimento è la disposizione di un secondo piano di scorrimento dell'acqua sotto la copertura del tetto; in questo modo l'acqua di rugiada, quella di riporto o quella di ristagno scorrono con sicurezza per finire nel canale del tetto o per gocciolare lungo una lamiera apposita sotto il canale, a debita distanza dalla parete esterna. Il secondo piano di scorrimento dell'acqua deve essere collegato alle parti emergenti - installazioni, ai camini, alle finestre del tetto e agli abbaini - in modo tale che l'acqua non entri nella costruzione. Come accennato nei principi di costruzione, le costruzioni usate nel caso vengono spesso definite in modi diversi. Nell'Atlante del tetto si usano le seguenti definizioni.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
rugiada può cadere dall'esterno sul lato inferiore della sottocopertura, soprattutto quando l'aria esterna calda e umida sfiora una sottocopertura o impermeabilizzazione che si è raffreddata nottetempo: in caso di strati di sbarramento su rivestimento di tavole, il raffreddamento si verifica raramente per la capacità di accumulo termico del legno e, inoltre, il rivestimento assorbe l'umidità. L'acqua di rugiada viene catturata dalle tavole e non gocciola.
2.4.15.2
sa successiva evaporazione. Le condizioni sono stabilite nella norma DIN 4108, parte 3. L'uso di lastre aperte alla diffusione (lastre di fibrocemento, di bitume, di fibrolegno), o di strisce con valori sd 1 m comporta, per la posa sull'isolamento termico, i seguenti vantaggi: • per evitare l'acqua di rugiada da diffusione del vapore sono sufficienti barriere al vapore con bassi valori sd; • l'asciugamento di componenti umide al montaggio (ad esempio travi) non rappresenta pericolo, e avviene più in fretta rispetto ai sottotetti isolati dalla diffusione.
Posa Sottocopertura - Sottoimpermeabilizzazione
Acqua in uscita dal sottotetto
Sottocopertura
Lastre
2.4.15.3
• La guaina di sottoimpermeabilizzazione è uno strato a sé stante che rappresenta un tetto funzionale anche senza lo strato di copertura sovrastante; questo elemento assume nel tempo un gran numero dei compiti che di solito sono svolti dalle coperture dei tetti con o senza guaine di sottocopertura o di impermeabilizzazione. Sono sempre necessarie sotto le coperture quando queste, per varie ragioni, non sono sufficienti, ad esempio per scarsa pendenza del tetto; alle coperture in questo caso rimane la protezione del sottotetto dai raggi UV e da danni meccanici, oltre all'effetto estetico di superficie. • La sottocopertura è uno strato di copertura a sé stante; non viene montata già unita, ma assemblata con lastre o strisce posate a contatto o a scaglie. • Le precoperture sono sottocoperture che sostituiscono provvisoriamente, come "tetto d'emergenza", il tetto, ad esempio prima e durante lavori di copertura dello stesso; successivamente servono da sottocopertura (acqua di riporto, acqua di ristagno, polvere) o da strato divisorio (sostanze contenute nel legno), oppure, senza ottener alcun vantaggio, eliminate. Precoperture, sottocoperture e impermeabilizzazioni possono essere inizialmente posate presso tutte le aperture necessarie; con passaggi successivi si ricevono rapidamente in cantiere l'apertura per il colmo, quella per il camino e per la finestra sul tetto. Sottotetti con ventilazione La ventilazione dal basso della sottocopertura o della sottoimpermeabilizzazione è un provvedimento efficace per evitare i danni del trasporto d'umidità dall'interno dell'edificio. In ogni caso, come per la copertura del tetto, la
Sottotetto ventilato
Sottotetti senza ventilazione Queste strutture presentano diversi vantaggi: • con isolamento termico tra le travi può essere riempita la piena altezza di trave; • è semplificata la realizzazione dei dettagli di gronda, colmo e parti emergenti; • non può cadere rugiada dall'esterno sul lato inferiore.
2.4.15.4
Sottotetto senza ventilazione
Per evitare i danni da precipitazione rugiadosa valgono tuttavia le seguenti condizioni: • non deve verificarsi trasporto di umidità dall'interno all'esterno; il rivestimento interno o la barriera al vapore devono essere assolutamente isolati dal vento (vedi Strati, Barriera al vapore, Barriera al vento); • la barriera al vapore va adeguata, nella propria resistenza alla diffusione (valore sd), alla copertura esterna dello strato di isolamento termico in un rapporto 1:10-14 (vedi Fisica tecnica). In base alla norma DIN 4108, parte 3, quando si inserisce una barriera al vapore dalla parte della stanza con un valore sd 100 m non è necessario un controllo di calcolo della mancanza di rugiada. Usando le barriere al vapore con un basso valore sd occorre provare che vi è assenza di rugiada o che l'acqua di rugiada è innocua, cau-
Posa a contatto Lastre di un certo spessore poggiano su un piano e vengono tenute da controassi per tutta la lunghezza; le connessioni presentano scanalature o pieghe e linguette, attraverso le quali viene deviata l'acqua.
Lastre d'isolamento termico Con la posa su travi, lastre isolanti di schiuma dura di polistirolo o poliuretano assumono la funzione della sottocopertura. Le connessioni di contatto si presentano sotto forma di pieghe a gradini o di unioni a incastro, la cui pendenza minima è stabilita in base alla forma di connessione. Gli svantaggi di queste lastre sono lo scarso assorbimento dei movimenti strutturali, la sensibilità al carico e la dipendenza dell'inclinazione dalla forma del profilo di connessione. Le lastre isolanti devono essere provviste, dal lato della struttura, di strati di sbarramento di strisce bituminose, di fogli di plastica o di alluminio o di materiali legnosi.
2.4.15.5
Lastre isolanti con rivestimento di strato barriera
201
Fondamenti
Lastre di fibra di legno-bitume Per il sottotetto si usano lastre di fibra di legnobitume con una componente di bitume, in rapporto al peso, variabile tra 10 e 15%. In caso di posa su travi, le lastre vengono fissate con chiodi a testa larga e ancorate al controasse: la tenuta delle connessioni viene raggiunta con pieghe a forma di V, con le quali però si possono assorbire solo pochi movimenti della struttura. Al fine di evitare curvature troppo grandi nel campo delle travi, la pendenza del tetto dovrebbe essere 20° e la distanza delle travi 70 cm: le lastre di fibra di legno e bitume sono aperte alla diffusione e presentano un basso valore di conduzione termica (vedi Strati: isolamento termico).
Gli strati • I materiali del tetto
ti laterali poggiano al di sopra delle travi e si sovrappongono anch'essi di almeno 10 cm. Poiché sono igroscopiche, le lastre di fibre dure devono essere ventilate su entrambi i lati. Lastre di fibrocemento Le lastre di fibrocemento vengono posate parallele alla gronda, in senso opposto a quello del vento e fissate alle travi con chiodi zincati a
2.4.15.11
Distanziatore sulle parti emergenti del tetto
2.4.15.12 del tetto
Copertura di lamiera sulle parti emergenti
2.4.15.9 Lastre di fibrocemento con taglio angolare, posate a squame in due direzioni
2.4.15.6 Lastre di fibra di legno bituminose con scanalature
Posa a squame Lastre relativamente sottili vengono posate a squame; nei punti di incontro di quattro lastre sono necessari i tagli degli angoli, la posa e il taglio possono essere fatti in due varianti.
2.4.15.7
testa larga senza pretrapanatura; come protezione dai turbini, subito dopo la posa si inchiodano controassi. La copertura laterale poggia sulle travi ed è 50 mm; per essere adattate alle distanza fra le travi, le lastre vengono tagliate lateralmente o la copertura laterale viene aumentata a dovere. La copertura è, in altezza, 50 mm, In caso di aumento dei requisiti di tenuta, ad esempio per pendenze minori di quelle usuali, le lastre vengono ancorate alle sbarre con connessioni di 3-5 mm, le quali vengono chiuse con doppie strisce di colla tra le lastre e i controassi; la copertura in altezza è 100 mm e in più si può inserire una doppia striscia di colla. Al fine di ridurre la percentuale di connessioni bisognerebbe poi sempre usare i formati di lastra più grandi possibili.
Strisce Strisce sottese La forma più semplice di sottocopertura prevede la posa di strisce sottese; vengono posate parallele alla gronda sulle travi, dove vengono graffate ogni 10 o 20 cm; l'umidità scorre lungo un leggero declivio tra le travi e non può trasmettersi alle controassi. La pendenza minima del tetto deve essere 16°, la copertura delle strisce di 100 mm e, in caso di pendenze 22°, deve essere aumentata ad almeno 150-200 mm.
Taglio angolare; disposizione
2.4.15.10 Lastre di fibrocemento con doppia striscia collante posata in una direzione 2.4.15.8
Taglio angolare; disposizione
Lastre di fibre dure Le lastre di fibre dure vengono sovrapposte di almeno 10 cm e inchiodate in copertura; i contat202
2.4.15.13
Al di sopra delle parti emergenti sono necessarie deviazioni per l'acqua, all'altezza delle grandi aperture si inseriscono lamiere di deviazione o si posano assi in un letto di stucco e li si inchiodano alle travi; per le piccole aperture basta un ricciolo di stucco.
Strisce sottese
In caso di ventilazione sottostante, l'ultima striscia termina almeno 50 mm sotto la linea di divisione del colmo (vedi Strati diventilazione); là una striscia di colmo aggiuntiva può fermare neve e pioggia di riporto.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Dato che le strisce destinate alla sottoventilazione sono attaccabili dalla rugiada, un'alternativa è rappresentata dalle strisce sottese aperte alla diffusione, che possono essere posate direttamente sull'isolamento; se il foglio poggia su tutta la superficie, i fogli traforati in questo caso non sono adatti. 2.4.15.14 Striscia di separazione del colmo su controasse 2.4.15.19
Le strisce all'altezza del displuvio vengono fatte correre sopra la linea di displuvio, dove vengono graffate alle travi e tenute ferme con assi displuviali (vedi Particolari costruttivi: Copertura con striscia sottesa; Displuvio ventilato vedi Strati, ventilazione). La striscia di gronda viene fatta correre su un rivestimento o sulle tavole di gronda e termina senza fissaggio sul canale di scolo o su una lamiera di sgocciolo; per evitare pieghe in cui l'acqua si insaccherebbe, queste strisce vengono posate molto tese.
2.4.15.17
Sottoimpermeabilizzazione
Foglio di scolo sulla copertura della striscia
Cartoni speciali misti di fibre di lana, fibre di cellulosa e impregnanti sono anch'essi aperti alla diffusione, ma il loro svantaggio è che non sono resistenti all'acqua e al vento durante il montaggio.
2.4.15.15
Striscia di gronda, in appoggio
Sul compluvio le strisce poggiano sul rivestimento compluviale e si sovrappongono alla lamiera di compluvio, dove vengono graffate al rivestimento e tenute ferme dal controasse.
Tagli di strisce sul compluvio
Strisce su rivestimento Le strisce di bitume o di plastica come sottocopertura vengono posate sul rivestimento con una sovrapposizione senza fissaggio 80 mm e parallele alla gronda: il rivestimento e le strisce terminano almeno 30 mm al di sotto della linea di divisione del colmo.
Sono composte da due strati di strisce bituminose o da uno strato di strisce saldate bituminose, o da uno strato di strisce polimeriche e una sottostruttura piana. In caso di guarnizione a due strati su sottostruttura inchiodabile, il primo strato viene inchiodato e il secondo incollato sopra a piena superficie. In caso di guarnizione a uno strato bisogna inchiodare non a vista e le cuciture e i punti di contatto vanno saldati o incollati accuratamente; la copertura delle cuciture è, in caso di nastri bituminosi, 80 mm, in caso di strisce di polimeri 20-50 mm. Le strisce del tetto in PVC (DIN 16.735) vengono posate su rivestimenti con protezioni del legno oleose insieme a uno strato divisorio adatto (vello sintetico), e saldate a fogli di lamiera rivestiti di plastica disposti sul lato del colmo.
Le strisce della parte terminale vengono fatte correre oltre le travi sul muro del frontone e girate intorno alle assi del tetto. Intorno a camini, tubi di evaporazione e finestre del tetto vanno rialzate accuratamente e collegate; al di sopra delle parti emergenti l'acqua di ristagno viene raccolta da fogli di scolo e convogliata lateralmente.
2.4.15.20 Formazione di strisce e controassi sul compluvio
2.4.15.18
2.4.15.16
Foglio di scolo tagliato
Tagli di strisce sul displuvio
Presso displuvi e compluvi bisogna fare attenzione che essi, sulla linea verticale, ricoprano soltanto strisce di displuvio e di compluvio. Se c'è rischio che l'acqua si accumuli sulle assi di compluvio, è necessario incollare e saldare tra loro le strisce nella zona, anche quando vengono soltanto appoggiate in copertura.
Rivestimenti di legno come strato sottostante sono fatti di tavole lisce di 24 mm di spessore, che chiudono a dovere; per evitare le curvature delle singole tavole, sono da preferirsi i rivestimenti maschio-femmina; i controassi vengono posati e ancorati a tenuta. In caso di tetti piani e di rapido passaggio dell'acqua sull'impermeabilizzazione, i controassi dovrebbero essere puliti ad aria: in caso di tetti piani e di lento scorrimento dell'acqua, è sensato proteggere le assi dall'umidità durevole; se tuttavia l'umidità penetra sotto l'impermeabilizzazione, i controassi vengono distrutti, poiché l'umidità crea spesso alterazioni irreversibili. 203
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Barriera al vento e al vapore Effetti - Componenti - Posa 2.4.15.21
Controasse sopra la chiusura
2.4.15.22
Controasse sotto la chiusura
In caso di ventilazione sottostante, rivestimento e impermeabilizzazione terminano almeno 30 mm al di sotto della linea di divisione del colmo. Nella zona dei compluvi leggermente inclinati e dei canali, le strisce del secondo piano di scorrimento vengono sempre saldate o incollate per sicurezza contro l'acqua stagnante (scoli di sicurezza) (vedi anche Strati: Il tetto verde, Posa, Srato di guarnizione).
Effetti
In inverno si instaura in genere una differenza di pressione parziale del vapore dall'interno verso l'esterno, differenza che genera la diffusione del vapore; la rugiada si forma dove l'aria, a seconda dei salti di temperatura della struttura del tetto, raggiunge la propria saturazione di vapore. Se gli strati interni della struttura del tetto non chiudono a tenuta d'aria, allora la spinta ascensionale e/o i turbini del vento causano il passaggio di aria interna riscaldata attraverso le connessioni; confrontata con la diffusione del vapore, la corrente d'aria verso l'esterno può richiedere un multiplo di vapore (fattore ~ 1000). Questo dipende da: • l'umidità relativa interna; • la differenza di pressione tra interno ed esterno; • la grandezza delle connessioni. Simili correnti d'aria causano anche dispersioni termiche di ventilazione, che possono essere altrettanto alte (fattore da 2 a 30) delle dispersioni termiche della conduzione di calore. Componenti
Poiché i materiali comuni per il rivestimento interno dei tetti non presentano una grande resistenza alla diffusione del vapore, occorre inserire una barriera al vapore in prossimità della parte dei locali. La misura per l'effetto di barriera al vapore di una componente edile è lo "spessore dello strato d'a-
2.4.16.1
204
Materiali; caratteristiche
ria a diffusione equivalente" (sd): vale sd = |i • s, in cui \i è la cifra di resistenza alla diffusione, e s lo spessore del materiale (in metri). Nel caso in cui ci siano più strati si sommano i valori sd. Come componenti di barriera al vapore si prestano fogli di grande superficie con un valore sd abbastanza alto, ma è anche possibile l'impiego di componenti isolanti, i quali sul lato inferiore vantano un alto valore sd (vedi capitolo Isolamento termico, p. 208). In base alla norma DIN 52.615 si definiscono "isolati al vapore" gli strati di sbarramento con sd > 1500 m; ma anche in caso di barriere al vapore con sd minore si possono diffondere solo piccole quantità di vapore, cosicché, se si rispettano le regole fondamentali, non si ha caduta di rugiada e il vapore viene allontanato dalla corrente d'aria. In caso di costruzione a più strati non si ha rugiada per mezzo di diffusione del vapore solo se gli strati vengono costruiti rispettando le seguenti regole: • la resistenza al passaggio termico 1/A dei singoli strati deve aumentare dall'esterno all'interno; • lo spessore di strato d'aria a diffusione equivalente di vapore (sd) dei singoli strati deve diminuire dall'interno all'esterno (= strato d'aria ventilato). L'effetto di sbarramento al vapore delle coperture o dei sottotetti viene compensato da uno strato di ventilazione sottostante; il movimento dell'aria nello strato e il valore sd degli strati dal lato interno devono essere in rapporto tra di loro: minore è il movimento dell'aria, maggiore deve essere il valore sH.
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Posa Lastre - Strisce Chiusure di connessioni a tenuta d'aria si possono realizzare con fogli o con lastre su uno o più strati. Lastre
2.4.16.2
2.4.16.4 Rivestimenti intemi; connessioni a tenuta d'aria a lastre di cartongesso con connessioni stuccate; b lastre pressate con maschio e femmina; e lastre di materiale legnoso con maschio e femmina; d tavole profilate su lastre pressate con maschio e femmina; e tavole profilate con fogli
Strisce e fogli; caratteristiche
Per ridotte sezioni trasversali di ventilazione, o per grandi profondità di tetto dal colmo alla gronda, sono necessari strati dalla parte interna con alti valori sd (vedi Strati: Ventilazione). Nella norma DIN 4108, parte 3, i requisiti per le strato d'aria e i necessari valori sd degli strati disposti al di sotto sono forniti in relazione alla pendenza e alla profondità del tetto dal colmo alla gronda; se queste condizioni non vengono mantenute, è necessaria la prova di calcolo dell'assenza di acqua di rugiada. Se gli strati di sbarramento del vapore sono disposti sia dal lato interno che da quello esterno dell'isolamento termico, allora il rivestimento interno dovrà avere una resistenza alla diffusione analoga a quella della copertura esterna (vedi Strati: Sottotetto). Perché non si produca acqua di rugiada a seguito della diffusione del vapore, deve approssimatamente valere: Diversi materiali usati per i rivestimenti interni presentano un'alta resistenza al passaggio termico; in questo caso la barriera al vapore può trovarsi tra due strati d'isolamento termico. Legato ai dislivelli di temperatura si può avere il fenomeno di caduta di rugiada lungo la barriera; per questo la resistenza al passaggio di calore degli strati della parte interna, rispetto alla barriera al vapore, dovrebbe essere al massimo il 20% della resistenza totale al passaggio di calore (vedi Strati: Isolamento termico).
I rivestimenti interni a tenuta d'aria sono lastre di cartongesso con connessioni stuccate, per la cui copertura vanno inserite bande di maglia di vetro o tessile. Lastre di materiali di legno con scanalatura continua o connessione maschio-femmina sono a tenuta d'aria, quando vi sia una connessione ermetica di tutte le battute dei pannelli; questo nella pratica non è possibile. Non sono adatte lastre con punti di contatto smussati e rivestimenti di assi, perché possono essere in gran misura permeabili all'aria e per il numero di connessioni la cui larghezza aumenta quando il legno si asciuga. Lastre di schiuma dura non hanno connessioni abbastanza chiuse, neanche incollando i bordi 0 posandole su due strati sfalsate a contatto. Strisce/fogli 1 fogli vengono posati da parte a parte dal colmo alla gronda, in modo che i punti di contatto longitudinali possano essere schiacciati sulle travi con sovrapposizioni di almeno 100 mm. 2.4.16.3 Protezione dalia rugiada di tetti ventilati con valori sd diversi tra interno e esterno (condizioni climatiche, processo di ricerca DIN 4108) a non si forma rugiada; b la rugiada si asciuga l'estate successiva; e non è assicurato un asciugamento completo
205
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.16.5 Giunto longitudinale tra fogli con sovrapposizione alle travi
2.4.16.9 Collegamento all'arcareccio con listello di pressione e banda di chiusura
Inoltre, tra i fogli in sovrapposizione, può essere inserito un nastro biadesivo. Le connessioni trasversali sono da evitare ma, se dovessero essere necessarie, vengono sovrapposte e pressate allo stesso modo.
Sulle componenti vicine, come pareti e soffitti, i fogli vanno pressati in tutta la loro lunghezza; tra i fogli e le componenti irregolari bisogna inserire una banda elastica di connessione. Le connessioni tra il muro del frontone e le travi dovrebbero essere riempite con lana minerale.
2.4.16.6 Giunto trasversale con tavola di contropressione e isolamento termico morbido
2.4.16.10 Collegamento al muro con listello di pressione e profilo di guarnizione
2.4.16.7 Giunto trasversale con strisce di colla e isolamento termico duro
2.4.16.11 Collegamento al camino con listello di pressione e profilo di guarnizione
Sono necessarie connessioni a tenuta d'aria tra le travi, poiché il numero di connessioni raddoppia; tra i fogli e le travi, insieme al listello d'attacco del rivestimento, bisogna pressare e fissare una banda elastica di guarnizione.
Le stuoie di fibre isolanti, con rivestimento di alluminio come barriera al vapore che sporge sul bordo ai fini della sovrapposizione, senza ulteriori provvedimenti non sono a tenuta d'aria nei punti di giunzione: la presa dei listelli laterali sulle travi non garantisce tenuta sufficiente, anche nel caso di distanze di contatto molto ridotte. I giunti longitudinali e trasversali possono venir sigillati avvitando o inchiodando dei listelli di legno, o incollandoli con larghe strisce di colla. Sporgenze dal rivestimento o barriere al vapore ancorate con sistemi meccanici non sono proponibili; il passaggio dell'aria e la diffusione del vapore non aumentano, e vale lo stesso per piccoli danni alla barriera al vapore, se il rivestimento sottostante è a tenuta d'aria sull'intera superficie.
2.4.16.8 Collegamento alle travi con listello di pressione e banda di chiusura
206
Gli strati • I materiali del tetto
Isolamento termico Materiali - Componenti - Posa Materiale Produzione - Caratteristiche Produzione Granulato e fiocchi • La roccia di perlite vulcanica è composta per ~ il 75% da ossido di silicio (Sì02), e contiene dal 3 a 6% d'acqua in piccole gocce; la perlite grezza viene frantumata, macinata e riscaldata per breve tempo a 1000 °C. L'acqua cristallizzata evapora e il vapore gonfia il granulato fondente fino a 15-20 volte il suo volume iniziale. • Le fibre di cellulosa si ottengono da carta di giornale con un processo di macinatura a secco a più stadi; vengono impregnate con sali di boro non tossici contro il fuoco, gli insetti e la putrefazione.
Fondamenti
ce (basalto, diabasi) con l'aggiunta di calce e dolomite; le materie grezze vengono fuse a +1200 °C e allungate sino a ottenere fibre le cui lunghezze variano da qualche millimetro a diversi centimetri. Dopo l'impregnatura con leganti (resina fenolo-formaldeide modificata), il vello grezzo viene passato nel forno di indurimento, dove le resine fenoliche formano un reticolato di duroplast inscindibile: la banda di materiale isolante viene tagliata con una sega apposita. Lastre di schiuma • Il vetro schiuma si origina portando a una temperatura di circa 1000 °C il vetro silico-alluminoso e il carbonio; il carbonio si ossida e nella fusione forma piccole bolle di gas che producono una struttura cellulare chiusa senza connessione capillare. La produzione viene fatta solo in blocchi; a causa dell'irrigidimento da raffreddamento non è possibile una lavorazione a nastro continuo. • I materiali schiumosi sono sostanze schiumose a base di polimeri organici allo stato grezzo; la sostanza schiumosa è caratterizzata dalla sua struttura cellulare e dalla sua densità grezza, che è minore della densità del telaio.
• La schiuma dura di resina fenolica viene prodotta da fenolo e formaldeide con l'aggiunta di una soluzione rigonfiante. • La schiuma dura di polistirolo è un materiale schiumoso termoplastico e a cellule chiuse, di stirolo polimerizzato con parte predominante di polistirolo. Nel processo di schiumatura, il polistirolo viene dapprima schiumato in piccole perle che vengono depositate perché l'aria vi penetri e si riduca il contenuto della soluzione rigonfiante; grazie a una scottatura di vapore acqueo a 120 °C le particelle vengono gonfiate ulteriormente e quasi saldate le une con le altre su tutta la superficie. Con il processo di estrusione il polistirolo viene schiumato con un propellente gassoso e pressato in uno stampo a spruzzo.
Lastre di granulato • Il sughero si ricava dalla corteccia della quercia da sughero; lo scorticamento viene fatto ogni 8/12 anni. Il sughero espanso si ottiene dall'espansione a vapore degli scarti del sughero. Le lastre del cosiddetto sughero back si ottengono lasciando espandere sughero macinato di corteccia giovane (primo strato) al vapore riscaldato; il legame avviene senza additivi ma solo grazie alla resina della corteccia giovane. Nella preparazione del sughero impregnato i residui espansi vengono uniti con l'aggiunta di bitume o di resina artificiale. Lastre di fibre/stuoie di fibre • Le fibre di cocco si ricavano dalla scorza delle noci di cocco; grazie alla macerazione in acqua per diverse settimane, si eliminano tutte le componenti marcescibili e le fibre vengono poi impregnate di solfato di ammonio come protezione contro il fuoco. • Le lastre porose di fibra di legno si ricavano da fibre di scarti di segheria con resina di legno o artificiale come legante. • Le lastre leggere di lana di legno sono prodotte da fibre di lana di legno piallate in lunghezza, lunghe 50 cm, larghe 5 mm e spesse 0,5 mm, con il supporto di un legante minerale (cemento, magnesite). • Le lastre leggere multistrato sono fatte di materiale isolante (fibre minerali, schiuma dura) e di uno strato di copertura di 5 cm di spessore su uno o entrambi i lati, legato con lana di legno minerale (lastre a due o tre strati). • Le lastre di fibre minerali sono composte da fibre inorganiche prodotte da fusioni di silicati sintetici; per la produzione di fibre di vetro si fondono assiemei sabbia, soda, calce ecc. Le fibre di roccia possono essere prodotte da roc-
2.4.17.1
Materiali; caratteristiche; tipo di impiego vedi p. 65, tabella 3
207
-ondamenti
Le lastre presentano un manto schiumoso, vale a dire uno strato di superficie a densità grezza maggiore della restante sezione trasversale. • La schiuma dura di poliuretano è prodotta mischiando le sostanze di base liquide, isocianato e poliolo, agli additivi; come soluzione di polimerizzazione si usa un idrocarburo fluoroclorurato (monofluorotriclormetano = R 11).
Gli strati • I materiali del tetto
Le schiume dure vengono preparate in base ai seguenti metodi di produzione: • lastre/strisce che vengono tagliate dai blocchi in grandezze nominali (prodotto a blocchi); • lastre/strisce preparate in forma di bande e tagliate in grandezze nominali (prodotto a bande); • lastre prodotte direttamente in grandezze nominali (lastre automatiche).
Posa a due strati con assi incrociate Le assi inferiori vengono montate a distanza di una larghezza di lastra, parallele alla gronda; dopo l'inserimento pieno delle lastre isolanti, si posa il secondo strato perpendicolare alla gronda. In caso di tetti fortemente inclinati e/o di grande carico di neve, lo strato superiore di assi deve essere disposto sulle travi; in caso di necessità di ventilazione si alzano le assi superiori.
2.4.17.6 Isolamento a due strati tra assi trasversali e incrociate 2.4.17.2
Componenti; forme di consegna
Posa Spargimento - Lastre e stuoie Spargimento
Lo spargimento permette l'isolamento semplice di tetti di forme complicate e dalle superfici difficilmente accessibili. • Le fibre minerali e di cellulosa vengono soffiate con i tubi ad aria negli spazi cavi tra le travi; i vortici d'aria assicurano il compattamento e l'adattamento delle fibre alle componenti irregolari; le superfici di divisione devono essere a tenuta di vento. Le fibre di cellulosa vengono anche soffiate in sacchi di forma stabile di carta o juta, grazie a cui è possibile la disposizione di uno strato d'aria al di sopra dell'isolamento. • Il granulato di perlite viene soffiato dentro tubi sistemati in mezzo alle travi.
Posa a uno strato con assi corte Le assi corte tagliate sulla lunghezza di lastra vengono montate sopra il rivestimento con la barriera al vapore a distanza di due campi di travi; le lastre isolanti vengono inserite a metà, la successiva fila di lastre è sfalsata di un campo di travi.
2.4.17.4
Isolamento tra lastre corte
Posa a uno strato con travi di ventilazione Sul rivestimento, insieme alla barriera al vapore vengono disposte, sopra le travi portanti, delle travi di ventilazione, e l'isolamento viene sistemato in mezzo.
Posa a uno strato con assi trasversali Sul rivestimento con la barriera al vapore si dispongono le assi parallele alla gronda e le lastre isolanti vengono pressate nel mezzo; le assi dovrebbero essere larghe almeno 60 mm. In caso di tetti di scarsa pendenza e/o scarso carico di neve la distanza tra le assi può essere aumentata a due volte la larghezza di lastra.
2.4.17.3
2.4.17.5
Lastre e stuoie
Posa sopra le travi
208
Isolamento fra travi ventilate
Isolamento tra assi trasversali
Sistemi di appoggio Gli strati isolanti senza interruzione lungo i tetti di travi e di travi scanalate necessitano della divisione dei controassi e degli assi portanti dalle travi. Le forze di pressione perpendicolari rispetto alla superficie del tetto vengono trasmesse alle travi attraverso lo strato isolante; il materiale isolante assume un ruolo portante, e questo comporta l'uso di materiali isolanti adeguati a sollecitazioni di carico. Le spinte parallele alla superficie del tetto vengono assorbite dal controasse che viene sollecitato da forze di carico longitudinali; ciò rende necessarie sezioni trasversali profilate di 40/80 mm o di 30/100 mm. Per evitare che le giunture chiodate del punto di collegamento tra controassi e travi siano sollecitate a incurvarsi, occorre realizzare sulla gronda una giuntura rinforzata delle controassi con le travi, per poter trasmettere alle travi le spinte longitudinali. Per i casi con sporgenza del tetto minima o nulla è necessario un legno di bordo di gronda; per i restanti aggetti è sensato disporre di sporti rinforzati da un risvolto. Posa fra le travi L'isolamento termico fra le travi viene usato soprattutto quando il tetto è già coperto; nelle vecchie costruzioni l'altezza delle travi è tuttavia tale da non poter assicurare uno spazio di ventilazione sufficiente. Questo rende necessario l'inserimento, sul lato inferiore delle travi, di bordi di legno; lo strato isolante viene unito ai bordi inferiori delle travi. Per il montaggio semplice e per l'adattamento a diverse lunghezze di travi sono state sviluppate diverse componenti edili.
Gli strati • I materiali del tetto
• I feltri ad incastro sono feltri minerali arrotolati A seconda della distanza tra le travi si tagliano dai rotoli pezzi con larghezza extra 10 mm e li si incastrano tra le travi.
Fondamenti
Posa sotto le sbarre È una soluzione che viene adottata di solito in caso di ampliamenti sul tetto successivi alla costruzione, di scarsa altezza di travi e quando si
Scarico dell'acqua Materiali - Componenti - Posa Le precipitazioni che riguardano la zona del tetto vengono convogliate lungo canali e tubi realizzati appositamente e quindi inviate nella canalizzazione pubblica (sistema misto) o in quella locale (sistema diviso). 2.4.17.7
Posa con feltro a incastro
2.4.17.10 Isolamento a due strati tra assi laterali e longitudinali
• I feltri a listello laterale sono feltri di fibre minerali che sono rivestiti su un lato di un foglio di alluminio coperto di carta o rinforzato a grata. Il materiale isolante deve essere tagliato con larghezza extra 10 mm, il fissaggio viene fatto con i li-
ha poco volume a disposizione; l'isolamento può essere di lastre isolanti sufficientemente rigide (lastre dure di schiuma) o di elementi di unione dotati, sul lato interno, di materiale legnoso, oppure ancora da lastre di cartongesso. In caso di posa a uno strato, le lastre di isolamento vengono ancorate alle travi con controassi, elementi di fissaggio con chiodi a testa larga oppure con graffe di tenuta. È possibile una posa a due strati se la sottostruttura è montata con legni trasversali e longitudinali, tra i quali gli strati isolanti vengono posati in larghezza e in lunghezza: il primo strato viene ancorato alle travi, il secondo alla sottostruttura.
2.4.17.8
Posa in mezzo e sotto le travi Questa disposizione viene scelta per gli ampliamenti del tetto successivi alla costruzione.
Posa con listelli laterali di feltro
stelli laterali a scatto su entrambi i lati: il foglio d'alluminio funziona da barriera al vapore. • Le lastre di schiuma dura sono piegabili da un lato grazie a tagli longitudinali e possono venire incastrate tra le travi con larghezza extra 5 mm; in caso di posa su uno strato si usano lastre piegate su due lati, per la posa a due strati si usano lastre senza pieghe inserite con connessioni sfalsate. • I cunei isolanti sono lastre di fibre minerali non rivestite che sono tagliate diagonalmente in due cunei sfalsabili; vengono incuneate tra le travi con larghezza extra 10 mm, e nello
Materiali Canali e tubi per la pioggia, come anche le relative parti configurate, sono realizzati con lamiera sottile (alluminio, rame, zinco, acciaio inossidabile, acciaio zincato) ma anche in pezzo fuso (Fé) e in plastica (PVC duro); di minore rilevanza sono tubi e canali di fibrocemento o di assi inchiodate e rivestite con strisce di guarnizione, o di legni arrotondati; i tubi di pezzi fusi vengono usati per il prosciugamento a pressione di grossi tetti.
2.4.18.1
Classificazione dei materiali
Componenti Canali - Tubi
2.4.17.9
Posa con cuneo isolante
stesso tempo campi di travi che talora sono riempiti vengono uniti tra loro per mezzo di un'assicella.
2.4.18.2
Canale; componenti, pezzo unico
209
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
I tubi e i canali insieme alle loro parti configurate Tutte le forme che si differenziano dai due canaformano una linea edile per lo scarico dell'acqua: li standard devono essere realizzate manuali canali si differenziano per posizione e forma, i mente. tubi solo per quest'ultima. Scolo del canale (sezione del tetto)
Gli scoli del canale vengono realizzati in lamiera sottile di almeno 0,8 mm, ad angolo retto o semiarrotondati, con una larghezza di banda limitata
2.4.18.8 Collegamento alla parte terminale di lamiera sottile; forma semplice
Forma di profondità per grandi quantità d'acqua: • in caso di copertura piana (molta pioggia di riporto); • in caso di muro alto (molta pioggia battente). 2.4.18.6
Scoli di canale di lamiera sottile; forme
(vedi Strati: Bande di metallo; Componenti) e con una lunghezza di 3 m; devono essere fatti così da poter essere accessibili, per il controllo e la pulizia, nel cui caso la forma ad angolo retto è la migliore. Canali (lamiere di scolo) di compluvio
Oltre alle lamiere di compluvio ci sono i canali compluviali, che devono essere inseriti in caso di piogge ripetute; vengono preparati secondo il metodo standard e modellati a seconda del loro impiego: a lamiera di compluvio semplice per compluvi corti; b lamiera compluviale con protuberanza per compluvi corti e ripidi;
2.4.18.9 Collegamento alla parte terminale di lamiera sottile; forma di profondità
Parti sagomate dei canali
Angolo del canale Gli angoli dei canali (interno, esterno) vengono fabbricati industrialmente in un pezzo unico; le realizzazioni manuali presentano un cordone o cucitura (saldatura), gli angoli di plastica vengono prodotti col processo di colata a spruzzo.
2.4.18.3 Canale semicircolare di lamiera sottile e plastica; forma, misure, materiale
2.4.18.7
Canali di compluvio di lamiera sottile, forme
c canale compluviale con protuberanze e trabocco per compluvi lunghi e ripidi; d canale compluviale di profondità per compluvi piani; e canale continuo di profondità per compluvi lunghi e piani. 2.4.18.4 Canali ad angolo retto di lamiera sottile; forma, misure, materiali
Canali di collegamento/parte terminale
2.4.18.5
Ci sono canali di collegamento alla parte terminale tanto di produzione industriale quanto realizzati artigianalmente a mano. Forme semplici per scarse quantità d'acqua: • in caso di copertura sagomata (poca acqua di riporto); • in caso di scarsa altezza del muro (poca pioggia battente).
210
Canali di gronda; materiali, misure
2.4.18.10 Angolo di canale per canali semicircolari di lamiera sottile e plastica; forma, misure
Il fondo del canale Collegamento del fondo con il canale tramite saldatura o piegatura (con inserimento di strisce di guarnizione).
Gli strati • I materiali del tetto
2.4.18.11
Fondamenti
Fondo di canale di lamiera sottile; forme
Deflusso dei canali
2.4.18.15 Tubi quadrati di lamiera; forma, misure, materiali; a. ì. = acciaio inossidabile, a. z. = acciaio zincato
2.4.18.13 Sostegno del canale per canali ad angolo retto e semicircolari; forma, gancio-tassello, tassello-tassello; misure
2.4.18.16
Tubi ad angolo retto di lamiera sottile
2.4.18.17
Cucitura (cordone) dei tubi di lamiera
dati (copertura continua saldata di rado, saldati e cuciti.
5 mm) e, più
I tubi hanno un'estremità stretta e una larga (differenza: 2 x spessore del materiale) ai fini dell'inserimento. 2.4.18.12 Canale a imbuto di lamiera sottile - dritto (g), obliquo (s) e di plastica diritto (g); forma, misure
Diametro d e lunghezza laterale b sono misure interne che rappresentano l'estremità larga del tubo. Tolleranza di dirittezza; 5 mm su 2 m di lunghezza del tubo, misurazione a metà.
Le parti che configurano il deflusso sono cilindriche, a imbuto o a paiolo.
Sostegni dei canali
I sostegni dei canali vengono consegnati con sporto e punto di presa, oppure con due punti di presa; sono fatti di rame, acciaio zincato, acciaio zincato con rame o lega di zinco rivestita. Per i canali di plastica vengono realizzati i sostegni di acciaio zincato con rivestimento di plastica. I sostegni per i canali semicircolari presentano nervature, altre forme devono essere realizzate a mano.
2.4.18.18 Tubi per la pioggia: materiale, misure
2.4.18.14 Tubi circolari di lamiera e plastica; forma, misura, materiali; a. i. = acciaio inossidabile, a. z. = acciaio zincato
Il lato corto del tubo quadrato rappresenta la lunghezza laterale della forma quadrata, il lato lungo si ottiene dalla misura di taglio. 211
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
In caso di linee di discesa a sezione trasversale quadrata il lato più piccolo deve avere almeno la grandezza del diametro della linea equivalente con sezione trasversale circolare.
Parti configurate
Tubo arcuato Vengono offerti tubi arcuati adatti a tutte le grandezze nominali dei tubi diritti; a livello industriale vengono preparati di 40, 60 e 72° ed è possibile anche la produzione manuale (a collo di cigno).
Inoltre sono necessari per la misurazione: • il valore di deflusso, che dà informazioni riguardo alle qualità di sostegno dell'acqua (inclinazione, adattamento di superficie); 2.4.18.20 Sostegno per tubi quadrati e circolari di lamiera; forme, misure
Ci sono modelli con piega a gomito del perno verso l'alto o verso il basso, altri con la punta della vite intercambiabile. I sostegni < 2 mm vengono prodotti sia rotondi che squadrati con nervature. 2.4.18.22
Posa Misurazione - Posa di canali/tubi
Valori di scarico
• determinazione del deflusso dell'acqua [l/s], la quantità d'acqua che ogni secondo passa per le linee dell'acqua piovana; • dati riguardo alla superficie del tetto in questione [m2].
Misurazione
2.4.18.19 Tubo arcuato di plastica e lamiera sottile; forma, misure e materiale; a. i = acciaio inossidabile, a. z. = acciaio zincato
Coperchio del tubo Tubi muniti di coperchio per l'acqua si trovano nelle grandezze nominali 60, 80, 100, e 120; grandezze maggiori devono essere preparate appositamente. Sostegno del tubo
La misurazione delle linee di scarico dell'acqua piovana inizia da quelle di caduta; i canali dell'acqua piovana sono linee aperte, vengono ordinate in una sezione trasversale di tubi e non si calcolano in proprio. La misurazione delle linee di discesa viene assunta in base al carico ipotizzato di quantità di pioggia [l/s • ha ], per il quale vanno messi in conto in genere almeno 300 l/s • ha, o anche di più a seconda della località; informazioni riguardo a maggiori quantità di pioggia vengono date dagli uffici meteorologici. Importante: per la misurazione contano i percorsi a forma di imbuto, per quelli cilindrici bisogna supporre una superficie di tetto permessa ridotta del 30%.
1)
Valido per una piovosità di 300 l/s per ettaro.
2.4.18.23 Linee di scarico verticali con sezione circolare - misura; classificazione di canali semicircolari e a cassetta di metallo
2.4.18.21
212
Quantità di pioggia; massimi locali - scarico dell'acqua in rapporto alla superficie del tetto da svuotare
Gli strati • I materiali del tetto
Fondamenti
Per gli scoli dei canali sono previsti ulteriori provvedimenti supplementari (vedi scoli di canale).
Grondaie
Le grondaie devono avere un dislivello minimo dello 0,5%, ma è più consigliabile dell'1-1,5%: cioè da 10 a 15 mm per metro. Per sicurezza le grondaie dovrebbero essere continue; ma la larghezza delle lamine disponibili consente di realizzare senza giunture soltanto grondaie di ampiezza limitata. Non essendo consentita la brasatura delle grondaie, quelle più estese devono essere saldate. Le grondaie di sicurezza possono essere incollate e saldate. Per grondaie rivolte verso l'interno, bisogna installare un numero doppio di scarichi rispetto al normale. Ogni scarico deve essere in grado di scaricare da solo tutte le acque. Le grondaie rivolte verso l'interno, inoltre, devono essere sempre munite di uno scarico a imbuto. Quando c'è anche una grondaia di sicurezza sì deve assicurare l'aerazione fra la grondaia e la grondaia di sicurezza.
Canali di gronda
Posizione dei canali L'acqua che gocciola dalla copertura deve essere convogliata nel punto di terzo del canale, in modo che l'acqua che corre velocemente non si proietti fuori dal bordo di gronda. Il canale deve essere possibilmente disposto in modo tale che i blocchi di neve in caduta passino oltre.
2.4.18.24
Posizione della gronda
Inclinazione dei canali I canali di gronda vanno disposti in modo tale da garantire sufficiente inclinazione trasversale ed è previsto un rialzo trasversale, a seconda della grandezza, da 6 a 21 mm del bordo del canale dal lato dell'edificio. I canali vanno posati con un'inclinazione minima compresa tra lo 0,1 e lo 0,5%, vale a dire da 1 a 5 mm.
2.4.18.27
Inserimento mobile
Unione tra i canali, fissa I canali possono essere uniti tramite saldature; la sovrapposizione deve avere, a seconda del tipo di saldatura, un minimo di 10 o 30 mm. Si inseriscono anche strisce di guarnizione. Sostegno del canali L'ancoraggio dei sostegni dei canali viene fatto con 2 o 3 chiodi o viti e, nella zona della copertura, i sostegni vanno disposti in gruppo.
Canali di compluvio
Se non sono possibili compluvi incrociati, allora devono essere disposti canali di compluvio, i quali necessitano di appoggio e devono pertanto essere posati sul rivestimento (spessore 24 mm): devono essere ancorati con tasselli direttamente alla sottostruttura, quali canali di immissione non hanno di regola uno scorrimento proprio. Canali di collegamento alla parte terminale
L'ancoraggio avviene sul corrente o sul rivestimento, i canali di collegamento inoltre vengono sostenuti al muro e coperti con calotte o listelli; quali canali di immissione non hanno uno scorrimento proprio. Provvedimenti supplementari
2.4.18.25
• Per rinforzare il canale contro i carichi (blocchi di neve, scale in appoggio), si può inserire una sbarretta di metallo nel ricciolo del canale; è adatto anche un archetto metallico la cui estremità viene appesa al ricciolo.
Inclinazione trasversale/longitudinale
Unione tra i canali, mobile Al fine di poter sopportare le variazioni di lunghezza dovute alla dilatazione termica le parti dei canali non devono superare 15 m di lunghezza, in cui rientrano anche gli angoli. Provvedimenti per compensare la dilatazione sono: • sul punto più alto cuciture scorrevoli con due fondi di canale sovrapposti; • in caso di canali di plastica, graffe di unione che assumono anche i cambiamenti di lunghezza termica, e che possono essere disposte a piacere; • elementi estensibili di caucciù disposti a piacere che svolgono anche funzione isolante; • nel punto più basso ingresso mobile nella linea del canale.
2.4.18.28 Sostegno del canale; distanze, sollecitazioni (vedi tabella 2.4.18.13)
Base del canale Serve a una sicura canalizzazione dell'acqua durante il percorso, si taglia un buco ovale nel canale (0 da 10 a 15 mm più piccolo del diametro di scorrimento) e se ne orla il bordo verso il basso.
2.4.18.29
Base del canale
2.4.18.30
Rinforzo del canale; archetto, sbarretta
• Si può impedire la formazione di ghiaccio grazie all'inserimento di riscaldamento dei canali, che tuttavia può non bastare contro i grandi freddi; esiste il pericolo di danneggiare il riscaldamento dei canali scavandovi l'interno per liberarli dalla neve. 213
Fondamenti
Gli strati • I materiali del tetto
Sostegno dei tubi La distanza delle fascette è, in caso di tubi di lamiera 100 mm, 3 m, in caso di tubi di lamiera o plastica >100mm, 2 m. Al di sopra delle fascette dei tubi di lamiera, per sostenerle, occorre disporre riccioli, tasselli o estremità d'aggancio e nei passaggi presso i cornicioni i tubi devono essere rivestiti. Provvedimenti supplementari 2.4.18.31
Filtro di protezione
• Al fine di evitare intasamenti si possono sistemare sugli scarichi dei filtri che lasciano comunque passare pezzi di piccole dimensioni. Posa dei tubi
Posizione del tubo Le linee di discesa della pioggia vanno sistemate in modo tale che abbiano dal muro una distanza > 20 mm; al fine di avere un controllo migliore e di evitare, in caso di danni, umidità sul muro, la cucitura longitudinale può essere disposta a vista, su un lato o comunque girata rispetto all'edificio. I tubi di plastica non hanno cuciture.
2.4.18.32
Posizione del tubo, saldature
Unione tra i tubi La copertura dei singoli tubi nei punti di contatto in caso di metallo è 50 mm, in caso di plastica 44 mm.
2.4.18.33
Incastro del tubo
2.4.18.34 Appoggio del tubo: fascette; a lato bordellato, b ricciolo (quadrato), e ricciolo (rotondo), d listello di tenuta, e gancio
214
• Sistemi di recupero delle foglie nei tubi verticali, meglio se in combinazione con uno sportellino apribile. • Sportellino apribile per il prelievo dell'acqua. • Le linee dell'acqua piovana in posizione pericolosa (da 30 a 150 cm di altezza sopra il terreno) devono essere realizzate con materiali adatti, ad esempio polietilene. • Riscaldamento dei tubi.
Nelle pagine seguenti vengono utilizzati per i particolari costruttivi e gli esempi cento numeri e denominazioni, suddivisi in sei gruppi secondo la loro funzione. A p. 376 si trova un elenco dettagliato. Da 00 a 09 Da 10 a 34 Da 35 a 69 Da 70 a 79 Da 80 a 89 Da 90 a 99
sostegni struttura portante copertura guarnizione isolanti drenaggio, aerazione 215
Parte 3 • Particolari costruttivi Eberhard Schunck e Hans Jochen Oster
Le costruzioni scelte sono state ordinate seguendo il principio delia forma, principio che viene applicato ovunque nell'Atlante dei tetti. Per ogni singola forma i materiali sono ordinati secondo il loro utilizzo nella costruzione e secondo le loro prestazioni. Eccezioni sono state fatte nei casi in cui una catalogazione troppo rigorosa avrebbe condotto a rinunce illogiche. La scelta delle costruzioni è intesa innanzitutto a fornire una descrizione il più possibile completa dei diversi materiali e delle forme di copertura. Durante la lunga storia delle costruzioni compaiono anche materiali tradizionali e tecniche di posa che potrebbero essere ritenuti superati. Nonostante i principi costruttivi illustrati alle pagine 91 e 92. non potessero essere riportati completi di tutti i particolari di costruzione, si deve sottolineare che essi possono essere trasferiti da una copertura all'altra. Nello sviluppo dei particolari sono stati elaborati i più importanti elementi (superficie, gronda, colmo ed estremità) con tutte le loro varianti, i materiali e tutte le possibili forme adatte alla copertura. Le limitazioni dell'opera hanno sicuramente impedito di sviluppare ulteriormente alcune sezioni. Sono stati trattati anche elementi più complessi e più soggetti a rischio (ad esempio grondaia di compluvio), ma questo non significa che vengano anche raccomandati. Tuttavia, è sempre opportuno evitare il loro impiego, utilizzando forme costruttive semplici. Nel caso in cui tali particolari complessi non possano essere evitati, si dovrà prevedere una soluzione alternativa. Un ulteriore obiettivo è stato quello di armonizzare il principio costruttivo e la relativa copertura prescelta con la parete esterna. Questo si riferisce non solo al tipo d'utilizzo richiesto ma anche al grado di formazione tecnica e al ragionevole completamento funzionale. Poiché non vi è un principio di ordine che possa esistere senza interferire in altri campi, anche in questo caso non si sono potute evitare sovrapposizioni tra "rivestimenti" e "costruzioni". È stato necessario trattare secondo un doppio aspetto i problemi che non potevano essere ragionevolmente separati. L'approfondimento di questi problemi, quindi, ha provocato benefici effetti collaterali, portando a un ampliamento delle tematiche trattate.
216
Particolari costruttivi
Incannicciata e paglia Copertura cucita e legata Colmo
I Colmo in posizione verticale, copertura cucita II colmo offre già di per sé protezione dalla pioggia. Gli strati del colmo, costituito da steli corti e sottili, sono posati - con le punte verso il basso - da ambo i lati su strati sagomati e sono legati a vista alle travi di colmo con filo d'acciaio zincato o inossidabile. Le cuciture sono distanziate da 6 a 8 cm una dall'altra (colmo rialzato). Il materiale di riempimento modella il colmo fungendo da rivestimento e viene ancorato sotto gli strati sagomati che sono parte della superficie del manto stesso e che, in prossimità del colmo, sono accorciati "su misura". Sotto gli strati sagomati, nonché sotto gli altri strati del manto, è disposto uno strato di paglia formato da steli più sottili e più fitti, che può servire da sede per gli strati sovrastanti. Nelle coperture di incannicciata non è strettamente necessaria la ventilazione del colmo poiché tale tipo di copertura è permeabile all'aria e risulta rinfrescante in estate.
Gronda
2 Gronda con traversa, copertura cucita La gronda, larga almeno 40 cm, è costituita da due strati di steli lunghi. Il primo strato (strato a ponte) è posato su una traversa e viene ammorsato su listellatura con filo sotto tensione ogni 1520 cm. Il secondo e terzo strato (strati angolari) determinano l'angolo di inclinazione del tetto e il suo allineamento. All'estremità, gli steli non giacciono secondo la massima pendenza ma ad almeno 60° dalla linea di gronda (orizzontali) e verso il centro riprendono gradualmente la loro normale posizione. Se il tetto viene completato, si deve prevedere un'intercapedine d'aria tra l'isolamento termico e la listellatura di 6-7 cm che potrà essere ulteriormente aumentata per acquisire migliori prestazioni termiche. L'apertura di ventilazione è protetta da una griglia per impedire l'accesso a piccoli animali. Lo strato di copertura, a causa della maggiore quantità d'acqua che può accumularsi, s'inserisce in prossimità del colmo: 35 cm nel caso di incannicciata e 30 cm se si impiega della paglia. Se il tetto rimane incompleto, dovrà comunque essere ventilato anche nelle stagioni fredde poiché tale provvedimento influirà favorevolmente su questo tipo di copertura realizzata con materiali naturali; inoltre, il vano sottostante dovrà essere isolato per evitare il passaggio di calore e di vapore acqueo. La barriera al vapore è ancorata alla parete mediante listelli. 218
Incannicciata e paglia
Incannicciata e paglia
Particolari costruttivi
Estremità
3 Estremità con tavola controvento, copertura cucita/legata In prossimità dell'estremità gli steli di tutti gli strati di incannicciata sono posati obliquamente (< 60°) rispetto alla retta orizzontale garantendo massima protezione dalla pioggia; la loro inclinazione si va riducendo sempre più verso il colmo e rispetto ad esso risultano in posizione orizzontale; anche qui gli steli vengono pressati contro una tavola (tavola di controvento) e tenuti sotto tensione con una cucitura stretta o una doppia legatura (colmo rialzato). Con la "tecnica della cucitura" si formano degli incavi in prossimità delle cuciture - più fitti all'estremità (6-8 cm), più radi sulle restanti porzioni del tetto (15-20 cm) - incavi che dovranno essere tamponati onde evitare infiltrazioni. Nella "tecnica della legatura" nastri o fili di ferro o acciaio resistenti alla corrosione comprimono uniformemente gli steli. La copertura realizzata da incannicciata non è sempre adatta per l'inserimento di supporti (gancio della scala, griglia per impedire la caduta della neve dal tetto) poiché si verrebbero a creare incavi che lascerebbero filtrare acqua all'interno. Emergenze
4 Camino con muriccio laterale a gradoni e tavole di tenuta, copertura legata Il camino viene posizionato lungo la linea di colmo che deve superare di almeno 80 cm: realizzato a sbalzo oltre alla copertura esso garantisce sia rinforzo alle pareti che protezione ai giunti dalla pioggia. Dove si interseca con la falda, nei lati verso la gronda, sono ancorate sotto lo strato di pietra tavole di tenuta di larghezza < 20 cm, tra loro sovrapposte di almeno 5 cm e avvitate. Lateralmente, le assi di scolo, di circal 0 cm di spessore, sono ricoperte dallo strato di finitura. Rispetto ad altri tipi (ad esempio lamiera) queste assi presentano il vantaggio di non trasmettere condensa agli strati di copertura. Tra la listellatura e il tavolato viene garantita una distanza variabile di 30 cm se si utilizza incannicciata, 25 cm per la paglia. Per sicurezza le pareti del camino, al di sotto della linea di gronda, si estendono per 50 cm e sono intonacate per almeno 1 cm. Le parti della struttura portante hanno una distanza > 5 cm dal camino.
00 03 04 08 09 10 13 14 22 26 28 29
Particolari, scala 1:10 Nodo di legatura Nodo di cucitura Tassello Filo/nastro Tavola di gronda (tavola di trazione) Assicella di rivestimento Strato di pietre, aggettante Parete del camino, rinforzata Puntone Travicello portante Riempimento del colmo Tavola controvento (tavola di trazione)
32 35 37 40 51 52 53 66 72 77 78 80 99
Rivestimento Posizione angolare Strato di finitura Assi di scolo Posizione del colmo Strato dimensionato Strato a ponte Strato di paglia (vista parziale) Intonaco Barriera al vapore Profilato di tenuta con morsetto Isolante termico Griglia di aerazione
219
Particolari costruttivi
Scandole in legno
Scandole in legno Copertura ventilata - Sottocopertura su rivestimento - Isolamento termico aerato Colmo
1 Colmo con presa d'aria e scandole posate 2 Colmo per tetto a una falda aggettante con tavola controvento e scandole posate 1 II colmo viene rivestito a tre strati per essere protetto dall'azione contraria del vento. Le scandole di colmo vengono sovrapposte con gli smussi alternati l'uno sull'altro e inchiodate a due a due sfalsate tra loro. Le aperture di aerazione del colmo dovrebbero essere realizzate sul lato sottovento. Poiché non sono protette da pioggia e neve trasportata dal vento, sì deve eliminare dalla sottocopertura l'umidità presente. Le aperture per l'aria nella copertura e nella sottocopertura sono sfalsate tra loro. Dei listelli comprimono la barriera al vapore contro gli arcarecci. 2 II colmo del tetto a una falda viene anch'esso coperto a tre strati per essere protetto dalle intemperie. Le scandole del colmo, assieme agli ultimi strati superficiali, sporgono di 5-9 cm. Come rivestimento viene posata un'ulteriore fila di scandole con l'estremità inferiore verso l'alto. Una tavola controvento chiude l'intercapedine posta sotto le scandole e protegge la sottocopertura e il rivestimento per almeno 5 cm. Per l'ancoraggio di ganci per scale, ai fini di una maggiore distribuzione delle forze, vengono posate strisce di lamiera. Linea di displuvio
3 Linea di displuvio con scandole appoggiate-legate Il displuvio, a differenza del colmo di un tetto a due falde viene coperto con scandole legate. In ogni fila le scandole vengono sfalsate rispetto a quelle della fila precedente, fungendo da displuvio, mentre le aperture di aerazione nella sottocopertura assolvono alla ventilazione degli strati tra i falsi puntoni.
00 03 06 10 21 22 23 25 26 27 28 29 31 32 35
Particolari, scala 1:10 Gancio scala Morsetto Supporto grondaia Tavola di conversa Arcareccio Puntone, falso puntone Puntone di displuvio, puntone di compluvio Travicello d'aerazione Travicello portante Tavola cuneiforme Assicella di rivestimento Tavola di copertura Astragalo Rivestimento Scandola dello strato inferiore
220
39 40 49 51 53 62 63 67 77 80 93 95 98 99
Scandola in legno Tavola frontale Singola aerazione Scandola di displuvio e scandola di colmo Scandola dì gronda Gocciolatoio Lamiera d'imbocco Striscia di copertura e sottocopertura Barriera al vapore Isolante termico Aperture d'aerazione Grondaia Protezione antineve; griglia, legno tondo Griglia di aerazione
Scandole in legno
Particolari costruttivi
Compluvio
4 Compluvio con scandole stratificate ancorate Il compluvio a 4 strati è costituito da uno strato di rivestimento e da strati inferiori. Vengono utilizzate scandole della stessa misura come per la restante porzione del tetto. Una larga tavola di conversa e altre cuneiformi connesse danno alla sottocopertura forma arrotondata (vedi disegno).
Le tavole sono posate alle estremità di travicelli che vengono sostenuti da controtavole - eventualmente da sostegni supplementari - che lasciano libero uno spazio per consentire lo scolo di acqua piovana. Aperture d'aerazione permettono la ventilazione degli strati tra i falsi puntoni. Sotto la copertura l'aria fluisce alternativamente in basso tra le controtavole e in alto tra le tavole superiori. La barriera al vapore è stesa sotto il puntone di conversa e compressa da travicelli. Gronda
5 Gronda con grondaia ribassata, griglia antineve 6 Gronda con grondaia rialzata, legno tondo Il sistema di scolo è realizzato con scandole di diversa lunghezza che digradano verso il basso. L'acqua piovana scorre lungo i bordi di scolo delle scandole e, dato che queste sono appoggiate l'una sull'altra, non può verificarsi un ritorno d'acqua per capillarità. Le scandole sporgono di almeno 1 -2 cm oltre la lamiera della gronda. Due cunei servono per il sostegno sia della grondaia e del gocciolatoio (ambedue sono ribassate in funzione dell'inclinazione di almeno 15-20 cm), che delle scandole stesse. Tali cunei sono distanziati tra loro di almeno 1 -2 cm consentendo l'aerazione sotto le scandole. In zone molto nevose è opportuno collocare le grondaie, che sono spesso colme di neve e di ghiaccio, in posizione elevata, cosicché l'acqua disciolta e quella stagnante, che penetra verso il basso attraverso la copertura, possano defluire liberamente sulla sottocopertura. Per il rinforzo dello scolo si può utilizzare un tondino di acciaio. Il supporto della griglia antineve e dell'elemento di legno tondo sono sostenuti e ripartiscono le forze mediante appoggi rivestiti di lamiera metallica. Griglie di protezione delle camere d'aria impediscono il passaggio di piccoli animali. 221
Particolari costruttivi
Scandole in legno
Estremità
7 Estremità aggettante All'estremità le scardole sporgono oltre la tavola di chiusura di circa 3 cm: sul bordo un gocciolatoio, tagliato obliquamente all'estremità inferiore, impedisce all'acqua di scorrere al di sotto del tetto. Una controtavola fissa comprime la tavola di chiusura. Vengono posate scandole larghe e strette in modo tale da ottenere una copertura sufficientemente aggettante 3 cm) (vedi Strati, Copertura piana, Copertura cascandole, Posa, p. 103 e segg.). Collegamento al muro
8 Collegamento al muro laterale con grondaia ribassata 9 Collegamento al muro con trave di compluvio laterale 10 Collegamento superiore a parete con lamiera di collegamento 8 La grondaia ribassata viene utilizzata specialmente per piogge fìtte. Da un lato si ancora ripiegandosi sotto la copertura. Le scandole, posate al di sopra, ottengono così una pendenza maggiore che rimanda l'acqua piovana sulla copertura. Sull'altro lato i bordi della lamiera vengono rimontati per almeno 15 cm verso l'alto e coperti dal rivestimento della parete (> 5 cm). 9 II collegamento tra la parete laterale e il compluvio garantisce la copertura dalla pioggia. Il compluvio, costituito da 4 strati, è posato sopra un substrato arrotondato. Sia la tavola di conversa come anche la sottocopertura sono sistemate a quote differenti. In tal modo si possono assorbire senza danni spostamenti in altezza delle parti edilizie confinanti (parete, tetto). La barriera al vapore viene compressa con un travicello al puntone, e ancorata tra questo e la parete con un profilato di gomma spugnosa. 10 Nella giunzione con la parete superiore vi è un ultimo strato di scandole in legno più corte. Una lamiera di giunzione agisce da copertura analogamente alle file di scandole. La lamiera viene tenuta nella sua posizione da un supporto e viene ricoperta dal rivestimento della parete per almeno 5 cm. Il materiale della lamiera deve intonarsi con il tipo di legno delle scandole (vedi Strati, Copertura piana, Copertura in scandole, Materiale, pp. 101-102). Particolari, scala 1:10 Distanziatore Morsetto Elemento a uncino Supporto Spessore in legno Assicella cuwata Telaio curvato Puntone Trave Travicello per aerazione Travicello, travicello lamellare 27 Tavola cuneiforme, tavo-la cuneiforme lamellare 28 Listelli dì rivestimento, legno d'appoggio 29 Travetto di rivestimento 00 03 05 06 07 10 20 22 24 25 26
222
31 Saettone 32 Rivestimento, tavola di rivestimento 35 Scandola di compluvio, strette 39 Scandola In legno 51 Scandola di colmo 53 Scandola di gronda, accorciata 61 Lamiera di collegamento 67 Copertura/ sottocopertura 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione flessibile 80 Isolante termico 93 Apertura d'aerazione 95 Grondaia 99 Griglia d'aerazione (abbaino)
Particolari costruttivi
Scandole in legno
Abbaino
11.12.13 Abbaino Fledermaus con apertura d'aerazione
26 39
Gli abbaini Fledermaus hanno un rapporto altez¬ za/larghezza al massimo di 1:5 (rilevamento cur¬ ve vedi capitolo Strati: Copertura piana, Coper¬ tura in scandole, Posa, pp. 105-106). Una forma più ricurva provoca un'eccessiva chiusura delle giunzioni laterali impedendo una copertura late¬ rale di almeno 3 cm. La zona dell'abbaino è rivestita da scandole di le¬ gno che poggiano su tavole lamellari che, per la loro elasticità, si adattano alla forma dell'abbai¬ no (vedi disegno). Anche i travicelli cuneiformi del¬ la gronda seguono lo stesso andamento. I travi¬ celli essendo distanziati tra di loro - come nella gronda - consentono il passaggio d'aria sotto le scandole.
Se l'attaccatura dell'abbaino è troppo flessa, ven¬ gono inseriti dei cunei sotto le tavole di sostegno. Con questo provvedimento si evita che le scan¬ dole alle estremità tendano a chiudersi. Per la realizzazione dell'abbaino si interrompe la continuità della sottostruttura: curvatura, puntel¬ lo e rivestimento creano un'apertura del tetto. Ta¬ vole incurvate e smussate formano l'appoggio per il rivestimento dell'abbaìno conferendogli inol¬ tre - assieme al telaio anch'esso incurvato - la forma interna ed esterna. Con un rapporto altezza/larghezza di 1:5, un'al¬ tezza ridotta dell'apertura richiede un passo mag¬ giore dei puntoni. Così, con un'alternanza di due travetti si ottiene un'altezza dell'abbaino di circa 60 cm. Come per le altre parti, anche l'abbaino viene ventilato su due livelli: al di sotto della copertura le assi lasciano spazio per l'accesso dell'aria, mentre al di sopra dell'isolante termico, l'aria flui¬ sce tra le singole parti della sottostruttura. In tal modo viene a formarsi un ricircolo d'aria tra l'as¬ se di appoggio allineato sulla trave di rinforzo e i cunei distanziatori. Le intercapedini d'aria vengono coperte con ta¬ vole incurvate e chiuse da griglie per evitare l'ac¬ cesso di piccoli animali. La ventilazione del tetto sotto l'abbaino è para¬ gonabile a quella di un camino. Le aperture d'a¬ ria nella copertura e nella sottostruttura sono al¬ lineate fra loro.
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Particolari costruttivi
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento Copertura ventilata/non ventilata nella sottocopertura/precopertura con rivestimento - Isolante termico e barriera al vapore ventilati Colmo
1 Colmo con cappa ventilata e tegole posate; doppia copertura rettangolare 2 Colmo con calotta ventilata e tegole posate; copertura semplice con sopraelevazione della capriata 1 II colmo con tegole posate (colmo con aerazione laterale) viene protetto dalle intemperie. Così le tegole posate su entrambi i lati vengono sistemate in funzione del vento. La falda, sottoposta alla maggiore azione del vento, deve sporgere rispetto all'altra di almeno 5-7 cm circa. Le tegole vengono chiodate non a vista. Soltanto la parte terminale ha chiodi visibili. Le aperture per la ventilazione devono stare sul lato sottovento. Non essendo protette nel caso di forti piogge o neve portata dal vento, l'acqua che si introduce nella sottocopertura deve essere fatta defluire esternamente. Le aperture nella copertura e sottocopertura sono sfalsate. La sottocoperta termina con trave cuneiforme. 2 La ventilazione bilaterale deve essere protetta mediante sistema a labirinto contro pioggia e neve trasportata dal vento. Per il raccordo del colmo vengono utilizzate lastre piane e lastre di raccordo più piccole che terminano orizzontalmente la parte sopraelevata. Tetto a una falda
3 Tetto a una falda con tegole di colmo; doppia copertura con sopraelevazione della capriata
Il tetto a una falda viene coperto come quello a due falde. Come un tetto a doppia falda, la superficie viene rivestita da grandi lastre. I ganci per l'ancoraggio delle scale vengono supportati da un sostegno in lamiera di piombo che distribuisce le forze. Un ulteriore rinforzo della sottostruttura con aggiunta di legni nella campata (vedi disegno) è da prendere in considerazione.
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Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Particolari costruttivi
Displuvio
4 Displuvio con tegole legate; doppia copertura rettangolare La linea di displuvio termina in ogni fila con una lastra sagomata che, sul lato sottovento, sporge di 5-7 cm. Per l'ancoraggio delle lastre ai bordi con almeno 3 chiodi, è necessario un sostegno di tavole. La ventilazione degli spazi tra i falsi puntoni avviene mediante aperture e un labirinto composto di tavole/controtavole; per displuvi più lunghi anche con aperture supplementari.
Gronda
5 Gronda con grondaia ribassata; doppia copertura rettangolare grappata 6 Gronda con grondaia rinforzata rialzata; copertura semplice con elementi più fitti e base legata 5 La doppia copertura rettangolare con posa di lastre di grandi dimensioni può essere fissata anche con grappe (rame/acciao inoxVA). Il filo della gronda è composto da una fila di lastre (più corte) e da lastre che la ricoprono completamente. Mediante un cuneo si ottiene la stessa inclinazione della bordura. 6 Nelle coperture con elementi più fitti la linea di gronda è costituita da una lastra speciale e da due o tre lastre di diversa altezza (vedi Strati: Copertura in ardesia, Posa, p. 111 e segg.).
00 01 02 03 04 05 06 07 10 15 18 21 22 23 25 26 27 28 31 32 35 43 49
Particolari scala, 1:10 Gancio della scala Ancoraggio a muro Rete per intonaco Listello d'ancoraggio Punta Parigi o chiodo Elemento a uncino, striscia adesiva Supporto Spessore in legno Tavola di displuvio Rinforzo con anello; soffitto con armatura ad anello Traversa, mensola Arcareccio del colmo Puntone, falso puntone Puntone di displuvio Travicello per aerazione Travicello Cuneo Assicella di rivestimento, cuneo Astragalo Rivestimento con giunzione ad incastro Gocciolatoio Lastra in fibrocemento, lastra dì ardesia, pietra Apertura
50 Cappa del colmo ventilata 51 Lastra di colmo 52 Lastra di collegamento al colmo 53 Lastra di base 54 Lastra terminale 59 Lamiera sottostante 60 Lamiera di copertura 61 Lamiera di giunzione 62 Lamiera di bordo 63 Lamiera d'imbocco 66 Separazione 67 Precopertura, sovrapposta 68 Precopertura/ sottocopertura, sovrapposta 72 Intonaco 77 Barriera al vapore 80 Isolante termico 86 Stuoia per isolamento ter-mico 93 Presa d'aria 95 Grondaia 96 Pluviale 98 Griglia antineve, supporto 99 Griglia di protezione
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Particolari costruttivi
Compluvio 7 Compluvio di lamiera a strati; copertura ad angolo acuto 8 Compluvio con lastre legate; doppia copertura rettangolare 9 Compluvio con lastre legate; copertura semplice con una disposizione più fitta delle lastre
7 II compluvio a pettine con un'inclinazione > 30° può essere realizzato in modo da garantire protezione dalla pioggia. Le parti di giunzione metalliche (strati), larghe almeno 25 cm, vengono posate semplicemente e ricoperte da lastre di pietra (> 10 cm). I formati speciali vengono ottenuti sagomando tali lastre che, per l'ancoraggio, devono essere posate su un'armatura nella zona di compluvio. La copertura e il rivestimento vengono ventilati separatamente e tale copertura si adatta facilmente su travicelli portanti (vedi disegno). La ventilazione degli spazi tra i falsi puntoni è ottenuta collocando su questi ultimi una listellatura che viene interrotta nella zona di compluvio.
8 II compluvio, formato da corsi di lastre di copertura e sottocopertura, può essere realizzato, per resistere alla pioggia, anche con un'inclinazione 30°.Vengono posate lastre di pietra in modo sfalsato con una sporgenza di 1/3 della lastra. Tutte le lastre di pietra del compluvio giacciono su un rivestimento che è arrotondato seguendo l'andamento di assi e listelli cuneiformi, rivestito da uno strato che funge da precopertura. Le due intercapedini sono collegate tra loro da aperture di ventilazione. 9 La parte sinistra di questo compluvio è adatta per la raccolta di acqua abbondante e torrenziale. L'arrotondamento è disassato verso sinistra. La ventilazione fra i falsi puntoni avviene come nel compluvio a pettine. 226
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Particolari costruttivi
Parte terminale
10 Parte terminale con grondaia; doppia copertura rettangolare ancorata 11 Parte terminale con lamiera di bordo; copertura semplice con inserimento dell'estremità 10 La copertura deve sporgere rispetto all'estremità di almeno 3-5 cm. Le lastre sono posate sulla piega del canale di scolo, generando così scarsa pendenza rispetto al tetto; esse vengono ancorate al bordo con ganci (lastre intere) oppure con chiodi (lastre dimezzate), generalmente fissate ai travicelli. Il canale di scolo e la lamiera dell'estremità sono realizzati in due pezzi distinti. La lamiera viene fermata e rinforzata da un elemento a uncino e da striscia adesiva. 11 La terminazione, rappresentata nella figura, è formata da tre differenti lastre di pietra che danno origine a una maggiore pendenza. Esse sono posate sulla piega dell'estremità della lamiera di raccolta d'acqua e sono fissate con almeno 3 punte Parigi sul rivestimento continuo. In entrambi i casi la barriera al vapore viene fissata con travicelli che servono a compensare il dislivello tra i puntoni, diversamente inflessi. Collegamento al muro
12 Collegamento al muro con compluvio laterale; copertura semplice con elementi stratificati 13 Collegamento al muro laterale con strati; doppia copertura rettangolare 12 II compluvio forma una giunzione morbida del tetto con la parete; è costituito da 7 lastre di pietra e verso la parete (lastre a cascata) è coperto dal tetto (lastre di pietra per la raccolta d'acqua). La sottostruttura, composta da una piastra di conversa e da due assi cuneiformi, è dotata di una precopertura che può svolgere la funzione di scolo dell'acqua (lo schizzo mostra una scanalatura sinistra). 13 II tetto termina contro la parete con lastre di pietra rettangolari grandi (strette) e quadrate (larghe). Le lamiere a strati si sovrappongono semplicemente e sono ancorate a metà lastra sotto la copertura, venendo coperte da un listello a sbalzo > 5 cm. Particolari, scala 1:10 02 Rete per intonaco 03 Morsetto 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto 10 Tavola di compluvio 15 Armatura ad anello, rinforzo con anello 18 Correnti del solaio 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone del compluvio 25 Travetto per aerazione 26 Travicello portante 27 Cuneo 28 Assicella di rivestimento 29 Listello per intonaco 32 Rivestimento con giunzione ad incastro 35 Lastra sagomata Schwàrmer (vedipp. 110-111) 43 Lastra in fibrocemento/ lastra d'ardesia, pietra 47 Lastra di pietra per la raccolta d'acqua
53 54 59 60 62 66 67 68 70 72 75 77 78 80 86 93 95
Lastre di compluvio Lastra terminale Lamiera a strati Lamiera di copertura Lamiera d'estremità Separazione Precopertura, sovrapposta Precopertura/ sottocopertura, sovrapposta Strato impermeabilizzante Intonaco Strato impermeabilizzante, incollato Barriera al vapore Guarnizione flessibile Isolante termico Stuoia per isolamento termico Presa d'aria, incollata Grondaia
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Particolari costruttivi
Emergenza 14 Camino rivestito in ardesia; copertura semplice con elementi più fitti All'intersezione del camino con una falda, è realizzata una giunzione mediante attacco a sella che risulta essere coperta verso il tetto come un compluvio principale e verso il camino come un compluvio laterale. L'attacco a sella corre orizzontalmente; le superfici della sella hanno un'inclinazione massima di 45°. Il lato del camino verso la gronda è appoggiato su tavola concava e cuneiforme. In tal modo viene garantita una superficie coperta continua. I lati del camino presentano, quale sottostruttura, un rivestimento di listelli (vedi disegno). Il rivestimento non può essere realizzato in granulato d'ardesia.
Collegamento al muro 15 Collegamento superiore con cappa ventilata semplice; doppia copertura rettangolare 16 Collegamento superiore con cappa ventilata a labirinto; copertura semplice con tegole più fitte 15 II tetto termina prima della parete con uno strato di tegole appoggiate (colmo con aerazione laterale). Le tegole sono appoggiate in funzione degli agenti atmosferici e sono ancorate a un'asse con almeno 3 punte Parigi. A loro volta queste punte vengono ricoperte con una lamiera. L'apertura per il ricircolo convoglia l'aria verso la griglia, sistemata obliquamente, dove si restringe. Non è tuttavia protetta contro pioggia o neve portata dal vento. L'acqua penetrata defluisce sulla sottocopertura ripiegata verticalmente. Sotto i ganci per la scala viene posata una lamiera metallica che distribuisce il carico. 16 La superficie del tetto anche in questo caso termina, come per il camino, con elementi appoggiati (colmo con aerazione laterale). Lastre di pietra di diverse dimensioni chiudono orizzontalmente tali elementi di raccordo. La lamiera di giunzione (> 10-15 cm) è parte di una cappa di ventilazione che consente il ricircolo dell'aria ed è protetta da un elemento a sbalzo. La copertura e la cappa di ventilazione sono sistemate su una precopertura. La barriera al vapore viene compressa da una tavola di rivestimento. Tra il muro e gli arcarecci è disposto un isolante di gommapiuma che, grazie alle sue proprietà, compensa le imperfezioni del muro. 228
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Lastre in ardesia/lastre in fibrocemento
Particolari costruttivi
Abbaino
17, 18 Abbaino triangolare, giunzione finestra e aperture d'aerazione, copertura semplice con elementi più fitti L'inclinazione delle superfici dell'abbaino triangolare deve corrispondere a quella della superficie del tetto. Le due scanalature, sia la sinistra che la destra, vengono coperte con almeno 7-9 lastre di pietra. Le lastre, che sul lato sottovento sporgono da 5 a 7 cm, sono posate in modo da proteggere il colmo dalle intemperie.
La sottostruttura consiste in una precopertura su tavolato. L'alternanza di travi e saettani lascia libera l'apertura del tetto. Tavole incastrate e un arcareccio del colmo formano l'appoggio per il rivestimento dell'abbaino. L'aria fluisce da una superficie piana alle falde del tetto (vedi Costruzioni, Scandole di legno, Abbaino). Spigolo della mansarda
19 Spigolo sporgente; doppia copertura rettangolare Lungo lo spigolo (spigolo della mansarda) la superficie inferiore del tetto termina con elementi sovrapposti (colmo con aerazione laterale). Le singole lastre di pietra sono sovrapposte e posate secondo la direzione del vento e vengono fissate su tavole di rivestimento con almeno 3 punte Parigi. La superficie superiore del tetto inizia, su una tavola cuneiforme lungo la gronda, con una fila di lastre di pietra accorciate e prosegue, nella restante porzione, con lastre di pietra intere. L'intercapedine della parte inferiore del tetto è collegata con l'intercapedine dell'abbaino a punta e da questo separata da una griglia. 00 01 03 05 06 07 10 16 17 18
Particolari, scala 1:10 Gancio della scala Bullone di ancoraggio Tavola di ancoraggio Elemento a uncino, striscia adesiva Supporto Travicello d'ancoraggio Elemento di legno squadrato Armatura di calcestruzzo Sostegno Traversa
20 Telaio 21 22 24 25 26 27 28 29 31
Arcareccio Puntone Traversa Listello per aerazione Asse portante, travicello portante Tavola di gronda Travicello di rivestimento Listello per intonaco Saettane
32 Pannelli di rivestimento congiunzione a incastro 35 Lastra di conversa 43 Lastra in fibrocemento/ ardesia, pietra 47 Lastra di pietra per la raccolta d'acqua 49 Apertura 50 Cappa d'aerazione 51 Lastra di colmo 52 Lastra di giunzione 53 Lastra di base 54 Lastra dell'estremità 60 Lamiera di copertura 61 Lamiera di coilegamento 63 Lamiera di gronda 67 Precopertura, sovrapposta 68 Precopertura/sottocopertura, sovrapposta 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione flessibile 80 Isolante termico 93 Presa d'aria 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Lastre bituminose Copertura su precopertura e rivestimento, isolamento termico ventilato e barriera al vapore Colmo
1 Colmo con calotta ventilata e lastre appoggiate 2 Colmo con cappa ventilata e lastre appoggiate Il colmo viene rivestito da lastre poste in direzione opposta alla forza del vento. Per il rivestimento si utilizzano elementi che vengono appoggiati accoppiati e sovrapposti di almeno 5 cm. Gli elementi di giunzione del colmo sono quelli utilizzati per una normale copertura doppia, ma vengono accorciati all'estremità superiore (in prossimità del colmo).
L'aerazione del colmo è possibile mediante cappe d'aria unilaterali oppure bilaterali. Le calotte unilaterali devono stare sul lato sottovento e possono essere realizzate in modo semplice (vedi disegno). Non essendo sicure contro forti piogge o neve portata dal vento, l'acqua che si introduce deve essere fatta fluire su una sottocopertura. Le calotte ventilate bilaterali devono essere realizzate in maniera sicura contro forti piogge o bufere di neve e l'aria che vi fluisce deve essere fatta ricircolare. L'apertura per la ventilazione deve essere protetta da una griglia per impedire l'accesso a piccoli animali. Displuvio
3 Displuvio con lastre appoggiate Per la copertura del "displuvio" si usano lastre accoppiate, e sovrapposte di almeno 5 cm. Le lastre della copertura, al di sotto di quelle del colmo, terminano parallelamente alla linea di displuvio. La ventilazione del displuvio, parallelamente a questo, passa tra le travi (puntoni) e risulta essere protetta dalle forti piogge o dalla neve portata dal vento. Il passaggio d'aria avviene fra l'assito che è posato su elementi lignei. La portata d'aria rimane della stessa grandezza nel passaggio tra gli scomparti di ventilazione, rendendone perciò sufficiente soltanto un numero ridotto.
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Lastre bituminose
Lastre bituminose
Particolari costruttivi
Compluvio
4 Compluvio con elementi sottostanti (a vista) 5 Compluvio con elementi legati Piccole superfici del tetto con falsi puntoni corti di compluvio possono essere realizzate come "compluvio foderato". Questo compluvio viene eseguito con elementi a doppia larghezza - copertura normale - e si presenta per la larghezza di una lastra (zona priva di chiodi, vedi Strati, Coperture piane, Lastre bituminose: Posa, p. 118 e segg.). Le lastre della superficie coprono lateralmente le lastre del compluvio di almeno 12 cm. Superfici maggiori del tetto con correnti di conversa più lunghi vengono realizzate con elementi di copertura normali, come "compluvi legati". Anche in questo caso, per una porzione di 35 cm, non si utilizzano chiodi. Con il compluvio a elementi legati, la superficie di copertura risulta essere maggiore. Le inclinazioni del compluvio, di entrambi i tipi, sono 15°. Una piastra di conversa è disposta con un'inclinazione che parte da 25°. Per l'aerazione del compluvio vale la stessa spiegazione indicata per il displuvio. Gronda
6 Gronda a "gradone" Le lastre della gronda devono essere arretrate rispetto alla gronda di almeno 1 cm, ed è necessaria una lamiera per formare l'angolo di sgocciolamento. La lastra d'appoggio viene accorciata, mentre la prima lastra dell'estremità viene incollata su quella d'appoggio. Questo assemblaggio è relativamente resistente alla flessione e non deve essere incollato alla lamiera della gronda poiché le dilatazioni longitudinali differenti, fra la lamiera e il bitume, condurrebbero a deformazioni delle lastre bituminose. L'appoggio della parte verticale è dato da un elemento a cuneo. Il dislivello dei piani di copertura - a causa della mancanza dell'isolante termico - è protetto contro la pioggia da una lamiera di giunzione (da almeno 10-15 cm, a seconda dell'inclinazione) e da una lamiera di gronda ed è protetto dalle intemperie soltanto dal ricciolo della lamiera. La lamiera e la grondaia in lamiera vengono protette dalla corrosione con bitume. Una griglia di protezione evita l'accesso a piccoli animali. Passafuori accessibili sono protetti contro la pioggia da assi di copertura. Particolari scala, 1:10 00 Chiodo a testa piana larga 04 Tassello ad anello con bullone 05 Elemento a uncino, adesivo 06 Supporto 07 Coprigiunto 08 Striscia adesiva 18 Mensola, trave orizzontale 21 Arcareccio 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone principale, compluvio 25 Puntoni d'aerazione 27 Listello, listello di compluvio 28 Elemento ligneo di giunzione 29 Asse di copertura
32 Rivestimento 33 Lastra di legno compensato 41 Lastra bituminosa 50 Cappa per aerazione 51 Lastra, lastra di colmo 52 Lastra di finitura 53 Lastra di giunzione 61 Lamiera di giunzione 63 Lamiera dì gronda 67 Guaina di precopertura, sovrapposta 68 Guaina di sottocopertura, sovrapposta 77 Barriera al vapore, incollata o saldata 80 Isolamento termico 95 Grondaia 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Estremità 7 Estremità con lastre sovrapposte 8 Estremità con lamiera di protezione 9 Estremità con lamiera controvento e lamiera piegata di protezione Tutte le estremità sono realizzate in modo tale da far defluire l'acqua dal bordo del tetto alla sua superficie. Il dislivello rispetto al bordo del tetto è 3 cm. L'estremità a lastre sovrapposte viene realizzata con elementi larghi quanto una lastra. Il rivestimento superiore a doppio strato è > 5 cm. Gli elementi terminali sono ancorati in alto e lateralmente a un cuneo e formano un gocciolatoio con una sporgenza 5 cm. In corrispondenza del cambiamento di livello del tetto la sovracopertura è 5 cm. Le cappe in lamiera - come anche le cappe del terminale realizzate con lastre bituminose - scendono sino alla superficie del tetto. Le lamiere sottostanti 10 cm) sono scanalate per la raccolta dell'acqua, con canale di scolo piatto; tale scanalatura serve anche per il sopralzo delle lastre. Il rivestimento laterale della lamiera è 8 cm. Una lamiera ripiegata verso l'alto, fungendo da controventatura, protegge dalla spinta del vento le lastre poste all'estremità, che in questo punto sono più corte. L'altezza del bordo della lamiera è in funzione delle strisce adesive (h 5 cm) e dei supporti supplementari (h 10 cm). In alternativa alla lamiera continua possono essere utilizzati singoli pezzi di lamiera piegata (vedi capitolo Strati: Copertura piana, Lastre bituminose, Posa, p. 118 e segg.). Per evitare l'accesso del vento non è sufficiente fissare a tenuta un paravento ma occorre anche chiudere le giunzioni del rivestimento aperto verso l'esterno. Collegamento laterale a parete
10 Collegamento a parete con lastre 11 Collegamento a parete con sottotegola I collegamenti con lastre bituminose verso l'alto sono realizzati su cunei a 45°, in funzione dell'inclinazione, da almeno 10-15 cm. Se il tetto e la parete si muovono diversamente a causa della flessione o dell'assestamento, le estremità delle lastre rivolte verso l'alto devono essere fissate a una parte portante del tetto. I sottotegola 10 cm) sono dotati di una scanalatura per l'acqua, con rivestimento in lastre di almeno 8 cm, disposta uniformemente per tutta la lunghezza del tetto. Gli elementi di lamiera piegata possono essere utilizzati invece della lamiera di giunzione continua (vedi capitolo Strati, Copertura piana, Lastre bituminose, Posa, p. 118 e segg.). Sia la barriera al vapore che la barriera antivento sono fissate in modi diversi con profili in materiale sintetico e assorbono i movimenti verticali del tetto.
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Lastre bituminose
Lastre bituminose
Particolari costruttivi
Collegamento superiore a parete 12,13 Collegamento a parete con cappe di ventilazione I collegamenti devono permettere l'aerazione oltre ad assorbire gli assestamenti. Una semplice cappa di ventilazione non è sicura contro acquazzoni o bufere di neve ma necessita di un rivestimento inferiore supplementare per il deflusso dell'acqua. Se si vengono a creare ricircoli d'aria, tale provvedimento risulta superfluo. Griglie di protezione evitano l'accesso di piccoli animali. La guaina di precopertura e le lastre seguono il profilo del tetto verticalmente fino a un'altezza 15 cm e sono ancorate su una tavola di legno obliqua. Una lamiera può sostituire le lastre di collegamento accorciate. I ganci per scala vengono infilati nella sottocopertura doppia e protetti con lamiere di piombo. Parti emergenti
14 Camino con rivestimento e faldaleria Tubi del camino di dimensioni ridotte attraversano il tetto nella zona dei puntoni sovrastandolo e sono fissati a tenuta da traverse. Il rivestimento di raccordo in parte al di sotto, in parte al di sopra del tetto, è inchiodato/ancorato oppure saldato e collegato con una lamiera flangiata, lamiera che viene coperta con lastre bituminose. La flangia presenta su tre lati una scanalatura per l'acqua ed è coperta lateralmente con lastre 10 cm e nello strato superiore con lastre 5 cm (vedi disegno).
Il raccordo sporge con la guaina di precopertura di almeno 15 cm oltre la superficie del tetto. Esso viene protetto da un faldale che funge da copertura esterna 5 cm e che, a sua volta, è ancorato elasticamente o saldato al camino. La lamiera piegata e le lastre non devono essere incollate tra loro. Particolari, scala 1:10 00 Chiodo a testa piana larga 03 Fascetta 04 Ribattino, lega per saldatura dolce 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto, gancio per scala 07 Squadra, acciaio 08 Striscia adesiva 18 Trave 20 Puntone 24 Traversa 25 Puntone per aerazione 27 Listello cuneiforme 28 Legno di riempimento, tavola sospesa 29 Assicella di copertura, listello di copertura 32 Rivestimento 33 Tavola di legno compensato
35 41 50 52 53 54 59 60 61 62 67 68 77 78 80 93 96 99
Nastro di piombo Lastra bituminosa Cappa d'aerazione Lastra di finitura Lastra d'appoggio Lastra terminale Faldale di rivestimento inferiore in lamiera Cappa in lamiera, faldale di rivestimento superiore Lamiera di collegamento Lamiera di compluvio Guaina di precopertura, sovrapposta Guaina di sottocopertura, sovrapposta Barriera al vapore Profilo a tenuta, elastico Isolamento termico Camino per scarico gas Faldale a manicotto Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra di copertura Rivestimento su guaina di sottocopertura Isolamento termico aerato con barriera al vapore Doppia copertura e coronamento Colmo
1 Doppia copertura con apertura d'aerazione in sommità, coppo di colmo legato con malta 2 Doppia copertura con elemento strutturale areato, coppo di colmo legato con malta 3 Copertura a corona, coppo di colmo a sella graffato e ventilato Questo principio costruttivo può essere applicato per usi molteplici. La guaina di sottocopertura viene realizzata con strisce bituminose o in materiale sintetico. Scegliendo strisce più pregiate (ad esempio strisce bituminose da saldare) si può migliorare l'impermeabilizzazione inferiore. 1 Nella doppia copertura gli strati superiori devono essere ricoperti a corona, perché diversamente resterebbe scoperta la parte di giunzione alle estremità delle falde. Le tegole o le lastre del colmo sono fissate al coronamento con malta posta all'interno di quest'elemento del colmo. In tal modo si evita il passaggio di umidità e il rischio di gelate. Inoltre, le tegole devono essere disposte controvento. L'aerazione è assicurata da un'apertura e, per compensare il dislivello, i due travicelli estremi sono più alti degli altri. Al fine di assicurare l'aerazione dello strato inferiore, il rivestimento, la guaina di sottocopertura e l'assito devono terminare a ~ 50 mm dalla linea del colmo. 2 L'estremità superiore del tetto è nuovamente realizzata a coronamento, ma con tegole di lunghezza diversa, in modo da creare l'aspetto di una doppia copertura. Se gli arcarecci devono essere a vista, la barriera al vapore deve essere il più possibile aderente a questi. 3 In questo caso la copertura a corona è combinata con gli elementi di ventilazione graffati. Poiché con il doppio strato della copertura a corona sono ricoperte tutte le guarnizioni longitudinali, il rivestimento della superficie del tetto può essere proseguito sino alla linea di colmo. Gli elementi del colmo sono fissati con gli elementi di ventilazione su un listello di colmo che, a sua volta, è fissato alla listellatura. L'aerazione passante è la più efficace, poiché l'aria può defluire dal punto più alto del tetto e disperdersi nei punti di giunzione del coppo di colmo, appositamente realizzati. In alternativa alla struttura a vista, l'arcareccio è in questo caso rivestito con materiale ignifugo. Tale rivestimento permette di posare la barriera al vapore in un sol pezzo.
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Tegole e lastre di pietra di copertura
Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Colmo del tetto a una falda
4 Doppia copertura, colmo a sporgenza ridotta e chiusura con elemento sagomato 5 Copertura a corona, colmo con sporgenza maggiore e lamiera di copertura 4 Un elemento sagomato è situato all'estremità della falda il più possibile vicino alla parete, ma a una distanza tale da garantire una sufficiente venulazione a entrambi gli strati sottostanti (sezione trasversale 0,5%o della superficie del tetto inclinato, vedi aerazione). L'elemento di colmo, assicurato contro il rischio di un eventuale scoperchiamento, è formato da due pezzi di lunghezza differente, tali da sembrare una doppia copertura anche nella zona di colmo. Al fine di proteggere il bordo del tetto da pioggia, vento e neve portata dal vento, nella zona aggettante, al posto della guaina di sottocopertura, viene montata una lamiera, rendendo possibile così una migliore distribuzione del carico per le controtavole aggettanti. Per garantire anche in questa zona la ventilazione della copertura, sono previsti listelli forati invece dei travetti. Il gancio per la scala deve essere avvitato ai puntoni attraversando gli strati della listellatura o del rivestimento. 5 Nella copertura a corona anche il colmo è protetto dalla pioggia. La copertura del colmo, realizzata in lamiera, deve garantire le stesse funzioni di quella realizzata in tegole o lastre di pietra. La lamiera di collegamento e quella di copertura vengono fissate con supporti di ferro piatto che, a loro volta, sono ancorati al travetto di colmo e a un'asse di colmo supplementare, più larga. Con distanze maggiori tra i puntoni inoltre, può essere necessario un assito continuo. L'ancoraggio del supporto della pedata arriva sino al puntone. L'apertura per la ventilazione può essere più ampia rispetto al caso del colmo con sporgenza ridotta poiché è ben protetta dalla pioggia. Come negli altri casi è necessario usare griglie contro l'accesso di piccoli animali.
00 01 02 03 05 06 10 15 16 18 21 22 25 26 27
Particolari, scala 1:10 Pedata con supporto Ancoraggio al muro Bandella per giunti Listello, tavola di fissaggio Elemento a uncino Supporto, gancio per scala Traversa Cordolo, tirante ad anello Malta Trave/arcareccio Arcareccio Puntone Listello per aerazione Listello portante Listello di colmo
28 Listello di rivestimento 32 Rivestimento 34 Cartongesso 35 Elemento di colmo, lastra di pietra di colmo, corta e lunga 39 Trave frontale
45 Lastra di copertura, lunga 46 Lastra di copertura, corta 49 Aerazione, elemento di aerazione singolo 50 Aerazione del colmo, graffato 51 Coppo di colmo, lastra di pietra di colmo 60 Lamiera di copertura 61 Lamiera di collegamento 67 Guaina di precopertura/ sottocopertura, sovrapposta 68 Lamiera di sottocopertura 70 Strato d'impermeabilizzazione 77 Barriera al vapore 80 Isolante termico 90 Elemento per aerazione 94 Listello forato 99 Griglia di protezione
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Particolari costruttivi
Displuvio
6 Doppia copertura, displuvio graffato 7 Coronamento, chiusura con malta
6 Le tegole o le lastre di pietra situate lungo la linea di displuvio devono essere tagliate e ancorate. Il coppo di colmo viene posato e fissato con grappe a un travicello di sostegno della conversa, creando zone di ventilazione. Il travicello, a sua volta, è avvitato mediante grappe su una coppia di travetti che sono posati sul puntone del displuvio. La guaina di sottocopertura viene stesa lungo la linea di colmo. Per questo motivo lo strato d'aerazione inferiore deve essere messo in comunicazione con quello superiore attraverso aperture di ventilazione (per ulteriori possibilità vedere aerazione).
7 Nell'esecuzione a malta - qui rappresentata su una copertura a corona - il coppo di colmo viene posato e fissato mediante graffatura. La malta deve essere gettata - come per il colmo - esternamente al bordo di gocciolamento del coppo o della lastra di pietra di colmo (penetrazione dell'umidità). La fessura laterale triangolare tra la copertura e il coppo di colmo nella realizzazione a coronamento è leggermente più grande rispetto all'esecuzione con doppia copertura. Per questo motivo viene qui preferita l'esecuzione a malta.
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Tegole e lastre di pietra di copertura
Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Gronda
8 Doppia copertura, gronda senza sporgenza del tetto 9 Copertura a corona, gronda con sporgenza del tetto 8 Come per il colmo, in prossimità della gronda a doppia copertura, vi è un giunto di posa non coperto. La copertura viene garantita da elementi a corona e deve essere inoltre protetta dal vento (graffatura, cablaggio, avvitatura). Il gocciolatoio è in posizione più elevata rispetto alla listellatura poiché deve equilibrare i tre strati di tegole o lastre di pietra sovrastanti. Il sistema di supporto delle griglie fermaneve viene ancorato sotto il rivestimento esterno e avvitato nel puntone attraversando la listellatura. Il sistema di gronda deve permettere il passaggio dell'aria nelle due intercapedini. Generalmente, queste aperture vengono protette da griglie per evitare l'accesso di piccoli animali. Il collegamento tra l'intercapedine della parete esterna e quella del tetto non crea problemi. Il gancio della grondaia è affondato nel rivestimento e avvitato al puntone. Lo strato d'impermeabilizzazione viene steso anche sul gocciolatoio in lamiera, in modo da condurre nel canale di gronda l'acqua eventualmente presente. Tuttavia, la grondaia è così ribassata che, in caso di forti piogge, l'acqua piovana può fuoriuscire. Sarebbe quindi opportuno prevedere una grondaia più larga. Nella zona della gronda la barriera al vapore deve essere aderente alle estremità del vano interno (in questo caso arcareccio). 9 La copertura a corona può essere realizzata fino in prossimità della gronda poiché il giunto di posa del sottofondo risulta essere sempre coperto. Anche qui è previsto un gocciolatoio e lo strato inferiore risulta avere la stessa inclinazione degli strati superficiali superiori. Il rivestimento continuo sotto la sporgenza del tetto evita che la copertura di questo possa essere sollevata dall'azione del vento. Il gancio della grondaia in questo caso è avvitato all'asse di gronda. L'acqua in eccesso viene condotta su un gocciolatoio in lamiera che, essendo più sporgente del tetto, impedisce danneggiamenti. Particolari, scala 1:10 00 Morsetto 01 Ancoraggio al muro 03 Listello, tavola di fissaggio 05 Elemento a uncino 06 Supporto 13 Paramano 14 Mattone (cotto) 15 Cordolo 16 Malta 18 Trave/arcareccio 22 Puntone, falso puntone 23 Trave di displuvio 25 Controtavola 26 Listello portante 27 Listello di displuvio, listello di gronda 28 Assito 29 Lastra di copertura 31 Ricciolo, asta tonda
32 34 35 45 63 67 75 77 80 90 93 95 96 98 99
Rivestimento Cartongesso Gocciolatoio Lastra di copertura Gocciolatoio Guaina di precopertura/ sottocopertura, sovrapposta Strato di isolamento Barriera al vapore Isolamento termico Elemento d'aerazione Apertura per l'aerazione Grondaia Pluviale Griglia fermaneve ed elemento fermaneve con supporto Griglia d'aerazione
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Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Compluvio
10 Doppia copertura, compluvio ancorato 11 Copertura a corona, trave di compluvio 10 Se l'inclinazione del tetto è abbastanza ripida, sono preferibili compluvi ancorati, poiché in tal modo è possibile utilizzare per l'intera superficie lo stesso materiale fino alla linea di gronda. Le tegole o le lastre di pietra tagliate su misura all'intersezione delle falde vengono inoltre fissate. Per realizzare l'arrotondamento dello spigolo è inserita una tavola di compluvio sulla quale viene posata la copertura. Poiché non si ha ventilazione in questa zona, viene steso uno strato di protezione - possibilmente sabbiato. La guaina di sottocopertura, in questo punto, deve essere posata con cura e se possibile incollata. In base alla geometrìa del compluvio, l'intercapedine sottostante può essere ventilata solamente se in quella superiore vengono realizzate aperture di aerazione; così l'aria circola lungo le tavole di conversa sino al colmo o alla gronda (vedi disegno).
11 Con la trave di compluvio gli strati superficiali vengono legati con elementi metallici dando un aspetto squamiforme. All'intersezione del compluvio le tegole vengono tagliate su misura. La trave di compluvio è funzionale e può essere posato con elementi di copertura piani anche al di sotto di 35°. Entrambe le esecuzioni di compluvio possono essere scelte sia per la doppia copertura, sia per quella a corona. I problemi di ventilazione sono gli stessi (vedere anche Ventilazione); disegno a pagina 130.
Particolari, scala 1:10 01 Guida d'ancoraggio 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto 10 Tavola di conversa 15 Cordolo, tirante ad anello 18 Travetto 22 Puntone, falso puntone 23 Corrente di conversa 25 Listello per aerazione 26 Travetto portante 28 Asse/tavola/cuneo di rivestimento 29 Tavola dentata 32 Rivestimento 34 Pannello in cartongesso 45 Lastra di copertura, parzialmente tagliata
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46 Lastra di copertura, dimezzata 54 Lastra di pietra ed elemento di compluvio in cotto 59 Banda di lamiera 62 Lamiera di compluvio 67 Guaina di precopertura/ sottocopertura sovrapposta 70 Strato di isolamento 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione elastica 80 Isolamento termico 93 Apertura d'aerazione 95 Grondaia
Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Estremità 12 Estremità senza sporgenza con elemento sagomato 13 Estremità senza sporgenza con grondaia 14 Estremità con sporgenza 12 L'esecuzione dell'estremità con tegole o lastre di pietra offre il vantaggio di una copertura omogenea. La sporgenza ridotta protegge poco il muro esterno e con questa soluzione l'acqua del tetto scorre verso l'estremità. Gli elementi sagomati devono essere inoltre assicurati contro lo scoperchiamento. La listellatura sporge dall'appoggio intermedio sul cordolo del muro portante oltre il rivestimento esterno, consentendo così una certa possibilità di movimento.
È possibile, ma non necessaria, la ventilazione attraverso il terminale. L'aerazione tra il muro esterno e il tetto non crea problemi. La barriera al vapore - come lungo tutte le linee di bordo - deve essere collegata accuratamente alla parete interna.
13 L'esecuzione di una grondaia terminale, unitamente alla leggera inclinazione della copertura, fa sì che non si verifichi un ritorno d'acqua sull'estremità. Un canale più ribassato offrirebbe maggiore sicurezza. Il rinforzo del compluvio viene ancorato con supporto di ferro piatto in due pezzi che è avvitato a una tavola e rinforzato con della striscia adesiva.
14 La sporgenza del tetto garantisce migliore protezione alla parete esterna. Con un elemento cuneiforme viene fornita una leggera inclinazione agli strati superiori del colmo, in modo che l'acqua del tetto venga fatta rifluire sulla sua superficie. Le tegole o le lastre di pietra, in parte dimezzate, devono inoltre essere fissate (graffatura, cablatura, avvitatura). Per evitare che la copertura si scoperchi, la stessa deve essere rivestita da pannelli anche nello strato inferiore, o deve essere quanto meno listellata.
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Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra di copertura
Collegamento a parete
15 Collegamento laterale a parete con grondaia ribassata 16 Collegamento laterale a parete con strati di lamiera 17 Collegamento laterale a parete con grondaia piatta 15 Il compito di assorbire i movimenti tra la struttura portante del tetto e la parte di collegamento può essere svolto da una grondaia ribassata. L'appoggio degli strati (tegole intere e dimezzate) sulla giunzione della grondaia a parete, a causa della leggera inclinazione della superficie del tetto, fa defluire l'acqua piovana dal collegamento della parete alla superficie del tetto. Il collegamento della grondaia al muro viene realizzato con
una striscia a sbalzo (cappa) che - nel caso della muratura a vista qui raffigurata - viene fissata pezzo per pezzo ai mattoni lungo il giunto. La sottocopertura viene posata alla stessa altezza del collegamento, rivestendone i bordi (-15 cm sopra la superficie del bordo superiore). La barriera al vapore deve essere collegata aderente al muro, come lungo ì bordi.
16 Un metodo sperimentato consiste nella realizzazione di un collegamento a parete con lamiere piegate; in aggiunta a tale soluzione, nella copertura vengono inseriti elementi metallici ripiegati con soluzione lamellare. Il collegamento a parete viene realizzato come sopra.
17 La grondaia è posata su una listellatura. Come nel caso della grondaia ribassata, gli strati di bordo sulla giunzione hanno la funzione di rinviare l'acqua sulla superficie del tetto. Il collegamento della grondaia al muro viene realizzato, in questo caso, su un supporto che garantisce elasticità ai movimenti propri del tetto e del muro. Il rivestimento del collegamento a parete è eseguito in questo caso con una striscia aggettante (cappa in lamiera) e un profilo per intonaco. Questa esecuzione permette anche l'aerazione della grondaia. 240
17
Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Collegamento a parete
18 Collegamento inferiore a parete, canale aerato 19 Collegamento superiore a parete con aerazione a labirinto 20 Collegamento superiore a parete con aerazione semplice 18 II collegamento inferiore alla parete è l'operazione più pericolosa nella realizzazione del tetto. Se non è possibile evitarlo, si devono adottare le seguenti misure. • Dimensionamento sufficiente della grondaia di compluvio 20 cm di larghezza). • Rimontare i bordi del canale di scolo sulla parete e sul tetto con guarnizione elastica alla lamiera di collegamento. Scarico d'emergenza se posizionato a filo del tetto. • Riscaldamento del canale per evitare formazione di ghiaccio in caso di assenza d'aerazione. • Impermeabilizzazione in alternativa alla normale guaina di sottocopertura (2 strati di strisce bituminose o 1 strato di striscia bituminosa saldata) posata in modo da superare il canale. Entrambi gli strati d'aerazione vengono sistemati lungo le pareti sotto il canale. L'apertura per l'aria è assicurata con un labirinto dimensionato secondo le norme DIN, per evitare l'entrata della neve portata dal vento. Il collegamento alla parete è realizzato con una striscia a sbalzo (cappa in lamiera) fissata nella giunzione del muro. In seguito a una valutazione della costruzione si può decidere che al di sopra dei collegamenti a parete venga scelta una costruzione non aerata. La barriera al vapore deve essere accuratamente collegata. 19 La lamiera di giunzione deve essere rimontata per almeno 10 cm sulla parete e deve essere aerata. Lo strato superiore viene ventilato mediante una tegola di aerazione, quello inferiore tramite un labirinto a parete. Inoltre, una lamiera angolare protegge la struttura dalla neve che può penetrare attraverso l'aeratore o attraverso la lamiera di collegamento e la trasferisce sulla sottocopertura. 20 Una variante di ventilazione è data da un aeratore semplice che però non è completamente sicuro in caso di neve. Per questo motivo la guaina della sottocopertura viene rimontata e compressa contro il rivestimento, unitamente alla griglia contro gli insetti. 03 05 06 07 13 14 21 22 25 26 27 28 29 32 35 45 46 49 50
Particolari, scala 1:10 Tavola di fissaggio Elemento a uncino Supporto Travicello di fissaggio Paramano Mattone Arcareccio Puntone Listello per aerazione Listello portante Travetto profilato Cuneo Guida per Intonaco Rivestimento Cappa, elemento di protezione Lastra di copertura intera Lastra di copertura dimezzata Tegola, lastra di pietra forata Cappa d'aerazione
59 60 61 66 67 68 70 74 75 77 78 80 86 90 94 95 97 99
Lamiera di compluvio Cappa in lamiera Lamiera di collegamento Strato dì separazione Guaina di precopertura/ sottocopertura Lamiera di sottocopertura Strato isolante Guarnizione elastica Striscia a tenuta, incollata Barriera al vapore Guarnizione elastica Isolamento termico Stuoia d'isolamento termico Giunzione di drenaggio Sfioratore Grondaia Riscaldamento della grondaia Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Elementi emergenti, apertura
21 Doppia copertura, camino con risvolto di connessione 22 Doppia copertura, finestra 21 Gli elementi emergenti del tetto riuniscono tutti i problemi di collegamento superiore, inferiore e laterale, pur avendo larghezza limitata e nessuna funzione d'aerazione. La falda al di sopra del camino viene posata come se si trattasse di un insieme di gronde (in questo caso su una doppia lastra). Sul lato del colmo, il tetto viene assicurato con una lamiera dorsale o a sella che fodera anche il camino (fino alla linea di colmo del tetto - almeno 20 cm). Sotto la copertura la parte del colmo deve essere innalzata della stessa altezza. Per ottenere un migliore deflusso dell'acqua, la lamiera viene sagomata a sella; lateralmente il tetto è ancorato con strati sovrapposti piegati. Sul lato che si affaccia alla gronda la lamiera anteriore viene graffata alla lamiera di rivestimento che, piegata, aggetta lateralmente ed è pressata contro la copertura. Le lamiere sistemate verticalmente vengono rivestite con elementi sagomati angolari, incastrati nelle giunzioni della parete del camino. La guaina di sottocopertura è sistemata sino all'altezza della lamiera, fissata e da questa compressa. Sul lato della gronda viene sagomato un canale di scolo con una striscia o foglio saldato in modo tale da far defluire l'acqua accidentalmente infiltratasi nel punto di giunzione.
Invece della soluzione a pettine è possibile realizzare un canale laterale (vedi disegno) 22 Quando è presente una finestra sul tetto, lo strato di tegole d'intersezione fra la falda e l'apertura, forma un basamento a spigolo vivo. Una lamiera viene sistemata intorno all'intelaiatura della finestra e rivestita con una protezione - per lo più già pronta. La guaina di sottocopertura/impermeabilizzazione viene trattata come per il camino. La cornice viene realizzata con un canale di scolo sotto la copertura (vedi anche collegamento laterale a parete).
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Tegole e lastre di pietra di copertura
Tegole e lastre di pietra di copertura
Particolari costruttivi
Abbaino
23 Doppia copertura, abbaino Fledermaus 24 Copertura a corona, abbaino Fledermaus Collegamento al tetto, finestra 23 L'abbaino Fledermaus è la forma più elegante tra le aperture verticali di un tetto, poiché si adatta a essere inserito con lo stesso materiale della copertura. L'unghia tra l'abbaino e ia falda inclinata del tetto viene eseguita con due correntini. Il sistema di gronda (come insieme a corona) si trova su un gocciolatoio rialzato (tavola cuneiforme), che deve essere ulteriormente fissato. La sporgenza delle tegole o lastre di pietra della gronda dell'abbaino è variabile, il che permette di determinare la posizione dell'abbaino rispetto alla superficie. La gronda dell'abbaino deve assicurare l'aerazione delle due intercapedini.
24 II collegamento dell'abbaino alla falda del tetto può essere eseguito come un collegamento superiore al muro (vedere disegni 19, 20). L'intercapedine viene qui aerata da una tegola d'aerazione. La guaina della sottocopertura garantisce l'eliminazione dell'umidità, poiché è stesa sino alla lamiera della finestra (lamiera di soglia) che, a sua volta, viene ripiegata con la lamiera di collegamento, premuta da un supporto di ferro piatto sulla copertura stessa.
00 03 05 06 07 10 16 18 20 22 24 25 26 27 28 29 31 32 35
Particolari, scala 1:10 Distanziatore Listello di fissaggio Elemento a uncino Supporto Supporto angolare Asse di conversa, curvata Gettata di calcestruzzo Tavola d'appoggio Intelaiatura, curvata Puntone Trave Travicello per aerazione Travicello, lastra a lamelle Listello cuneiforme a lamelle Tavola di riempimento, curvata Tavola di copertura, curvata Saettone Rivestimento Cappa, elemento di protezione
45 Lastra di copertura 46 Lastra di copertura, insieme a corona 49 Tegola o lastra di pietra forata 53 Lamiera dorsale con sella 57 Vetro isolante 59 Lamiera (laterale) a strati e cappa 61 Lamiera di collegamento, parapetto in lamiera 63 Lamiera di soglia 67 Guaina di sottocopertura/ precopertura 70 Isolante, permeabile all'aria 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione, elastica 80 Isolante termico 90 Lamiera di scolo 93 Canna fumaria 95 Grondaia laminata 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Tegole e lastre per tetto Copertura di vani aperti Elementi sagomati (rappresentazione schematica comune di laterizio e calcestruzzo) Per poter rappresentare la posa degli elementi sagomati di laterizio e di calcestruzzo, si è scelta una rappresentazione intermedia tra questi due materiali. Colmo
1 Tetto a due falde, a malta 2 Colmo del tetto a una falda con elemento sagomato La copertura di un vano aperto è soggetta sia alla polvere sia alla neve portata dal vento. Per questo motivo, nonché per gli sbalzi di temperatura, l'uso di questo vano è molto limitato. 1 Quando il colmo è realizzato a malta, la gettata deve arrestarsi ai bordi del coppo di colmo, in modo che l'acqua possa scorrere via. In questo caso l'aerazione deve avvenire attraverso tegole o lastre di pietra forate.
2 La copertura semplice, per tetti a una falda, è realizzata con elementi di colmo che devono essere ulteriormente ancorati. La struttura sporge con il rivestimento o con il riporto in legno oltre la parete esterna. Tale sporgenza, sufficientemente dimensionata, serve per l'aerazione. Displuvio 3 Displuvio a malta Il coppo o la lastra di pietra di colmo copre la trave di sostegno della conversa, assicurata con elementi angolari in lamiera al puntone principale. Gli elementi del displuvio sono graffati o cablati prima della gettata. Le tegole o le lastre di pietra devono essere prima sagomate e successivamente fissate nell'intersezione del colmo e possono essere opportunamente disposte anche per l'aerazione.
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Tegole e lastre per tetto
Tegole e lastre per tetto
Particolari costruttivi
Estremità
4 Estremità con elemento sagomato senza sporgenza La realizzazione dell'estremità con un elemento sagomato rende possibile la realizzazione di un tetto i cui bordi sono dello stesso materiale della superficie; questo richiede tuttavia una precisa definizione della larghezza dell'edificio, soprattutto nel caso di una realizzazione a filo. Le tegole e le lastre devono essere chiodate o avvitate in modo tale da evitare qualsiasi spostamento. La sporgenza deve tenere conto delle tolleranze di movimento e dell'eventuale umidità presente sull'intonaco (distanza minima 1 cm).
Gronda
5 Gronda senza sporgenza Con coperture sagomate e piegate il sistema di gronda è sicuro contro la pioggia ma dovrà avere un gocciolatoio rialzato e assicurato contro scoperchiamenti. Una lamiera (gocciolatoio) protegge il travicello di bordo dalle intemperie e conduce l'acqua in eccesso direttamente nel canale di scolo.
Compluvio
6 Compluvio foderato Le tegole e le lastre di pietra sistemate nell'intersezione del compluvio sono sagomate e ulteriormente ancorate. La lamiera viene disposta su un rivestimento inserito nel puntone e fissato con elementi a uncino alla coppia di assicelle parallele al compluvio. Nel caso di canali di scolo lunghi e piatti la ripiegatura della lamiera, che può essere anche a zig-zag, protegge da eventuali ristagni. L'aerazione viene assicurata mediante tegole o lastre di pietra forate, situate sopra la linea del compluvio.
00 01 03 04 05 06 07 10 15 16 18 21 22 23 26 27
Particolari, scala 1:10 Angoli di lamiera Ancoraggio al muro Morsetto Punta Parigi Elemento a uncino Supporto Riporti in legno Beccatelli Cordolo, tirante ad anello Malta Trave Arcareccio Puntone, falso puntone Puntone di displuvio, corrente di conversa Travicello Tavola di displuvio, listello di gronda
28 32 35 49 51 53 54 63 66 70 72 80 95 98 99
Assicella di rivestimento Tavola di rivestimento Embrice Tegola/lastra di pietra forata Tegola/lastra del colmo, del colmo a una falda, di displuvio Lamiera di conversa Tegola/lastra terminale Gocciolatoio Strato di separazione Strato isolante Intonaco Striscia isolante Grondaia Griglia fermaneve Griglia d'aerazione
245
Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra Copertura con strisce sottese Elementi di copertura sagomati (rappresentazione schematica comune di laterizio e calcestruzzo) Colmo
1 Colmo ventilato di un tetto a due falde graffato 2 Colmo del tetto a una falda con elemento sagomato 3 Colmo del tetto a una falda con sporgenza Le coperture con strisce sottese sono adatte per usi semplici del vano sottotetto e offrono protezione da vento, neve trasportata dal vento e polvere. Le strisce sottese solo in casi eccezionali e previ accordi con il costruttore di materiale laterizio possono essere disposte al di sotto dell'inclinazione standard. 1 Nel caso di colmo graffato, le tegole e le lastre di pietra sono graffate all'elemento di aerazione, che a sua volta è ancorato al travicello di colmo; in alcuni casi il fissaggio avviene direttamente sul travicello di colmo, che è ancorato con supporti nel puntone. Tale realizzazione è più sicura e richiede meno manutenzione rispetto alla variante con gettata di malta. La striscia sottesa è interrotta a circa 5 cm dalla linea d'intersezione del colmo, in modo che tale discontinuità permetta l'aerazione anche al sottotetto. 2 Poiché in questo progetto si deve garantire l'aerazione secondo le norme DIN 4108, la sporgenza dell'elemento di colmo a una falda rispetto alla parete esterna deve essere maggiore rispetto al caso del sottotetto aperto. Questa sporgenza può essere rinforzata con assicelle. Gli elementi del colmo devono essere legati assieme (ad es. con un perno nel travicello del colmo). L'apertura per l'aerazione viene protetta da una griglia contro l'accesso di piccoli animali. 3 La maggiore sporgenza garantisce una migliore protezione della parete esterna e dei giunti di dilatazione tra questa e il tetto. La protezione contro la spinta del vento dal basso viene assicurata da un rivestimento in legno, ancorato al puntone aggettante, lungo il quale la striscia sottesa viene portata sino alla tavola di copertura. Il colmo è ricoperto con una cappa in lamiera, assicurata con strisce adesive alla tavola di copertura (tavola di colmo). Una striscia di piombo viene sagomata sulla copertura. La tavola di copertura è avvitata sulla tavola frontale che, a sua volta, è fissata nella tavola del colmo, nel rivestimento e nel passafuori. Lo spazio tra i puntoni e la corona del muro viene ricoperto da una lamiera in due parti, parzialmente forata, la quale garantisce la protezione sia dalla pioggia che dai piccoli animali. 246
Tegole e lastre di pietra
Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra
Displuvio
4 Displuvio, a malta La connessione delle tegole o lastre di pietra posate obliquamente sulla linea di displuvio risulta più semplice con gettata di malta. Questi elementi devono essere ancorati sull'assicella di displuvio per impedirne lo scivolamento. Le assicelle sono fissate con supporti su una coppia di controtavole parallele al displuvio. La striscia sottesa viene disposta lungo il displuvio (per le soluzioni di aerazione vedere Ventilazione). Gronda
5 Gronda senza sporgenza 6 Gronda con sporgenza 5 II sistema della gronda è disposto su una trave cuneiforme protetta da una lamiera. Il gancio della grondaia è avvitato sia in un rivestimento incassato nel puntone che nel puntone stesso. Il rivestimento è protetto dal gocciolatoio e da una lamiera di scolo sulla quale viene compressa la striscia sottesa con una controlistellatura. La posizione della grondaia garantisce che l'acqua in eccesso possa essere ben convogliata, anche se, essendo troppo ribassata, in caso di forti precipitazioni l'acqua può traboccare. Una grondaia più grande o una maggiore distanza possono impedire quest'inconveniente. La griglia fermaneve è in questo caso fissata soltanto a un travicello che deve quindi essere ulteriormente ancorato nel puntone. Il passafuori è protetto dalle intemperie solo parzialmente dalla grondaia, richiedendo così l'uso di un buon impregnante. 6 Nelle realizzazioni con sporgenza del tetto, che rappresentano una soluzione costruttiva più semplice, il gancio della grondaia è incastrato nella tavola della gronda. La copertura è assicurata contro il vento da un rivestimento ancorato nei puntoni. Su questo rivestimento è posata una striscia sottesa, dalla quale l'acqua può essere eliminata tramite un gocciolatoio (collocato più lontano dalla parete esterna). Il gancio fermaneve è qui avvitato direttamente nel puntone, soluzione preferibile a quella precedente. La copertura della parete esterna e dello spazio tra i puntoni è risolta come nel caso del colmo a una falda.
00 01 03 04 05 06 07 15 16 18 21 22 23 25 26 27
Particolari, scala 1:10 Gancio per scala Ancoraggio al muro Morsetto Chiodo a testa piana larga Elemento a uncino, striscia adesiva Sostegno, supporto della grondaia Coprigiunto Cordolo, tirante ad anello Malta Trave/arcareccio Arcareccio Puntone, falso puntone Puntone di displuvio Travicello per aerazione Listello portante Listello del colmo, della gronda, del displuvio
29 Tavola di copertura 31 Ricciolo 32 Tavola di rivestimento, rivestimento 35 Tegola, lastra del colmo a una falda 40 Tavola frontale 45 Embrice 46 Embrice, tagliato 50 Lastra, tegola del colmo forata 60 Cappa di lamiera 61 Nastro di piombo 62 Lamiera di scolo 63 Gocciolatoio 68 Striscia sottesa 70 Isolante 72 Intonaco 93 Elemento d'aerazione 95 Grondaia 98 Griglia, barre fermaneve 99 Griglia d'aerazione
40
247
Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra
Compluvio 7 Compluvio foderato Secondo il principio costruttivo di copertura e strisce sottese, il compluvio ha compiti sia di tenuta che di ventilazione. Le tegole o lastre di pietra di copertura che si trovano sull'intersezione del compluvio vengono tagliate e fissate come elementi separati. Esse poggiano su una coppia di assicelle parallele. La lamiera di conversa piana, graffata all'estremità, viene ammorsata su una sottoguarnizione (lamine incollate o saldate) e su un rivestimento inserito nei falsi puntoni del compluvio. La striscia sottesa viene riportata su questa lamiera e fissata con una controlistellatura. Le fessure d'aerazione devono essere protette da griglie per impedire l'accesso di piccoli animali. Estremità 8 Estremità senza sporgenza con elemento sagomato 9 Estremità con sporgenza ed elemento sagomato 8 Un'estremità "a filo" con elementi sagomati richiede che la larghezza dell'edificio concordi perfettamente con le larghezze della copertura in tegole o lastre di pietra. L'estremità non deve consentire una ventilazione trasversale all'inclinazione del tetto, perciò la distanza tra i mattoni sagomati e la parete esterna viene determinata unicamente da problemi di tolleranza e penetrazione d'umidità (almeno 1 cm). La striscia sottesa viene riportata al di sopra della parete esterna. 9 Se si decide per una sporgenza dell'estremità, ci si può svincolare dallo stretto rapporto tra larghezza dell'edificio e copertura, e il tetto assolve al meglio la sua funzione di protezione. Gli elementi terminali con doppio bordo rivoltato devono essere ulteriormente fissati (ad esempio con chiodi a testa piana larga). Questo vale anche per l'esempio precedente. Il rivestimento sul lato inferiore della sporgenza del tetto protegge la copertura da sollevamenti causati dal vento. Una tavola terminale (tavola di copertura), adattata a zig-zag ai pezzi sagomati dell'estremità, chiude la costruzione. La striscia sottesa viene sistemata passando per la parete esterna e per il rivestimento fino alla tavola di copertura, proteggendo così questa parte dall'eventuale umidità. Particolari, scala 1:10 04 C r u d o a testa piana larga 05 Elemento a uncino 06 Supporto 07 Tavola di ancoraggio 15 Cordolo, tirante ad anelo 16 Giurocne di chiusura. maRa2cm 21 Arcareccio 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone del compluvio 25 Travicelo d'aerazione 26 Travicelo portante 28 Assèela ci rivestimento, cuneo 29 Tavola di copertura, listello per intonaco 32 Tavola di rivestimento 35 Cappa, elemento di protezione
248
45 46 53 54 60 61
66 68 72 74 76 80 94 95 97 99
Embrice Embrice, tagliato Lamiera di conversa Tegola, lastra di pietra terminale Cappa in lamiera Lamiera di collegamento; nastro di piombo Strato di separazione Striscia sottesa Intonaco Saldatura dolce, ribattino Impermeabilizzazione Striscia isolante, morbida Sfioratore Grondaia Riscaldamento della grondaia Griglia d'aerazione
Tegole e lastre di pietra
Particolari costruttivi
Collegamento a parete 10 Collegamento inferiore a parete, canale aerato 11 Collegamento laterale a parete con grondaia ribassata 12 Collegamento laterale a parete, con nastro di piombo 10 Come già menzionato per gli elementi di copertura piani (disegno 18, pp. 241-242), il collegamento inferiore alla parete, se non può essere evitato, deve essere costruito ed eseguito con particolare cura. Nel caso di semplici principi costruttivi si può pensare di risolvere il conflitto tra impermeabilizzazione e ventilazione, rinunciando alla ventilazione nella connessione inferiore e provvedendo a una buona aerazione trasversale. 11 sistema della gronda si trova su una griglia di ventilazione che combina il sollevamento dell'appoggio e la ventilazione. Un rivestimento rafforzato con cuneo forma la base per il canale di lamiera che viene fatta risalire sulla parete con un travicello distanziatore per la ventilazione (almeno 20 cm). Anche qui si raccomanda un ulteriore strato impermeabilizzante. La striscia sottesa viene riportata sulla lamiera della grondaia e là fissata con una controlistellatura. La semplice protezione della ventilazione del canale di scolo mediante piegatura dei fianchi verticali del canale stesso e mediante la griglia contro gli insetti non rappresenta una protezione completa dalla neve trasportata dal vento. Questa soluzione può essere presa in considerazione nel caso di una costruzione relativamente semplice con striscia sottesa. La lamiera di collegamento viene fissata al travicello distanziatore con un sostegno a ferro piatto e fissata con una cappa di lamiera (striscia antemurale) in un listello per intonaco. 11 Una grondaia più profonda può accogliere più acqua ed essere impiegata per inclinazioni modeste; deve essere sufficientemente coperta da elementi sagomati laterali. La realizzazione è in parte simile a quella di una grondaia d'estremità con elemento sagomato. La grondaia autoportante viene fissata con un elemento a uncino sulla controlistellatura. Il suo collegamento alla parete viene piegato e coperto con una cappa a strati nella lunghezza dei mattoni. La striscia sottesa che nel collegamento laterale della parete non deve assolvere compiti di ventilazione, viene fatta risalire sulla parete, unita e premuta contro la grondaia. Un passante nella striscia sottesa assorbe i movimenti e dovrebbe essere sempre previsto in situazioni analoghe (anche quando il disegno costruttivo non lo prevede). 12 La striscia laterale d'appoggio in nastro di piombo deve essere almeno fatta passare su una grappa. La copertura al di sopra deve essere riportata con una striscia sporgente (cimasa di lamiera) a sinistra in un listello per intonaco e a destra in un giunto intagliato. Per la striscia sottesa vale quanto specificato sopra.
249
Particolari costruttivi
Collegamento a parete
13 Collegamento superiore a parete, ventilato Con questo principio costruttivo il collegamento superiore alla parete deve essere ventilato secondo le norme DIN 4108, come il colmo del tetto a una falda. Il labirinto è sicuro contro la neve trasportata dal vento. Viene fissato con un supporto a un travicello distanziatore (di aerazione) disposto in senso verticale alla parete. Sulla parte inferiore del labirinto è graffato - assicurato con rivetti e piombini - un nastro di piombo che viene modellato sulla copertura. La parte superiore del labirinto (cappa di ventilazione), analogamente fissata con un supporto a ferro piatto sulla piastra distanziatrice, viene coperta con una striscia sporgente. Tale striscia è inserita in un giunto del muro. La striscia sottesa termina 5 cm prima della parete verticale in modo che il sottotetto venga ventilato. Elementi emergenti
14 Camino con grondaia laterale ribassata Il camino riunisce in sé, come menzionato per gli elementi piani (p. 240, disegno 21), tutti i collegamenti al muro. La larghezza è però limitata e i compiti di ventilazione vengono a mancare. Le tegole e le lastre di pietra della gronda poggiano qui su una doppia listellatura. La lamiera dorsale viene graffata a sella e trattata come il canale di scolo, mentre la lamiera anteriore con il nastro di piombo viene aggraffata alla parete laterale. La striscia sporgente (cappa di lamiera) viene aggraffata ai lati del colmo con la lamiera della grondaia e condotta dai lati della gronda sulla lamiera anteriore. Viene fissata al camino unitamente a un listello per intonaco. La striscia sottesa viene fatta risalire su tutti i lati del camino. Sul lato del colmo un canale di scolo saldato, rivestito con lamine o strisce provvede affinché l'acqua in eccesso venga convogliata lateralmente lungo la striscia sottesa. Finestra sul tetto
15 Finestra sul tetto, uscita dal tetto La finestra sul tetto è un'emergenza di altezza ridotta. Una lamiera perimetrale viene fatta risalire sull'intelaiatura e piegata dal lato del colmo, dopodiché, opportunamente sagomata, viene riportata lateralmente sotto la copertura e in basso adattata alle tegole o lastre del tetto con un nastro di piombo. "Il sistema della gronda" al di sopra dell'emergenza appoggia su una griglia di ventilazione. Dai lato del colmo la striscia sottesa viene modeHata su un canale di scolo che sporge lateralmente oltre l'elemento emergente. Lateralmente e dal lato della gronda dell'emergenza la striscia sottesa viene fatta risalire sull'intelaiatura. Questo tipo di realizzazione è più semplice e meno sicuro di quella del camino sopra indicata.
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Tegole e lastre di pietra
Tegole e lastre di pietra
Particolari costruttivi
Abbaino
16 Abbaino ad avancorpo, gronda 17 Abbaino ad avancorpo, collegamento finestra sul tetto 18 Cambio di pendenza dell'abbaino Nel caso di una copertura del tetto con elementi sagomati, l'abbaino ad avancorpo per il tipo di materiale usato è la forma adatta a realizzare una finestra verticale sul tetto. Saranno da preferire solo abbaini bassi poiché il gomito è minore ed è migliore l'inserimento nella superficie del tetto. L'abbaino ad avancorpo è definito nella sua posizione dal reticolo di tegole. In altezza si potrà variare con la sporgenza delle tegole o delle lastre di pietra sulla gronda dell'abbaino. 16 La gronda dell'abbaino deve svolgere le stesse funzioni della gronda del tetto: aperture per entrambe le intercapedini e conduzione verso l'es:erno dell'acqua In eccesso sulla superficie sottesa. 17 II collegamento della superficie del tetto alla finestra dell'abbaino viene trattato come un collegamento superiore del tetto. Dovendo limitare l'altezza al di sopra della superficie del tetto, l'aerazione viene garantita da tegole o lastre forate. I sottotetti, viceversa, potranno essere ventilati anche attraverso le altre aperture di ventilazione del tetto (colmo, gronda). La striscia sottesa viene fatta risalire fin sotto la lamiera di base.
18 Diversamente dall'esecuzione con elementi piani, nel caso di elementi sagomati lo spigolo viene conformato con un'assicella. Impiegando un'assicella doppia, lo spigolo può essere mantenuto più piccolo e ripartirsi su tre giunti trasversali. Particolari, scala 1:10 04 Riattino, saldatura 05Semento a uncino 06 Supporto Assicella d'ancoraggio 09 Tenone 10 Intelaiatura (telaio) della finestra 16 Gettata di calcestruzzo 17 Travetto del telaio 20 Trave del telaio 22 Puntoni 24 Trave, traversa 25 Listello per aerazione 26 Listello portante 27 Listello di gronda 29 Listello per intonaco 32 Rivestimento di gronda 45 Embrice 49 Tegola, lastra di pietra forata
50 Cappa d'aerazione 53 Lamiera dorsale (sottotegola) 56 Vetro semplice 59 Rivestimento metallico (laterale) con grondaia ribassata 60 Cappa di lamiera 61 Lamiera anteriore o soprategola con nastro di piombo
62 Gocciolatoio 63 Lamiera di base 68 Striscia sottesa 90 Lamiera di scolo dell'acqua 95 Canale di scolo laminato 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Tegole e lastre di pietra per tetto Copertura con sottoguarnizione Isolamento termico ventilato con barriera al vapore sulla struttura portante Elementi di copertura sagomati (rappresentazione comune di tegole e calcestruzzo) Per poter fornire una rappresentazione unica della posa di tegole e calcestruzzo si è scelta una raffigurazione intermedia tra le forme dei due materiali. Colmo
1 Colmo a due falde con tegole forate, grappate 2 Colmo a una falda con sporgenza ed elemento sagomato Una realizzazione del tetto con sottoguarnizione, isolamento termico ventilato e barriera al vapore è adatta per utilizzazioni esigenti, come ad esempio abitazioni. Interponendo una sottoguarnizione si possono realizzare inclinazioni inferiori a quelle standard o minime. Posizionare l'isolamento sulla struttura portante, crea una buona premessa per la posa dell'isolamento e della barriera al vapore, implicando però una grande altezza di costruzione. 1 II fissaggio della tegola o lastra di pietra del colmo e degli elementi di aerazione è già stato descritto precedentemente (pagine 234 e 246). Per collegare entrambi gli strati d'aerazione alla ventilazione del colmo, il rivestimento e la sottoguarnizione devono essere fatti risalire solo fino a 3 cm dal vertice del colmo. Questo "punto debole" nello strato impermeabilizzante richiede un accurato fissaggio delle tegole o delle lastre di pietra al colmo. Qui è raffigurato, in forma semplificata, un elemento d'aerazione le cui alette in materiale sintetico vengono adattate alla struttura della superficie del colmo. Per ridurre l'altezza dei puntoni per l'aerazione, necessaria dati l'elevato isolamento e l'intercapedine, viene disposto un corso d'arcarecci distanziatore a metà altezza dall'isolamento. La barriera al vapore è posata per prima rispetto a tutte le altre parti costruttive. 2 Con questo principio costruttivo il problema della sporgenza del tetto sul colmo a una falda può essere risolto con il puntone d'aerazione. In questo modo il bordo del tetto può essere di dimensioni ridotte, come nel caso di puntoni portanti. L'ancoraggio delle parti sagomate e del gancio per scale è già stato trattato in relazione alle precedenti costruzioni. Il rivestimento della sottoguarnizione assicura gli elementi di copertura dal vento che spira dal basso. Anche qui la barriera al vapore deve essere fatta risalire sino al cordolo (quindi sino alla parete verticale) e saldamente fissata. 252
Tegole e lastre di pietra per tetto
Tegole e lastre di pietra per tetto
Particolari costruttivi
Displuvio
3 Displuvio ventilato ancorato La tegola o lastra di pietra del displuvio è ancorata mediante un elemento d'aerazione sul listello del displuvio, il quale, a sua volta, è avvitato con supporti a una coppia di listelli paralleli al displuvio. Le tegole o lastre tagliate obliquamente vengono fissate separatamente. L'adattamento dell'elemento d'aerazione alla superficie della tegola o lastra del tetto corrisponde a quello del colmo. Per garantire la ventilazione dell'intercapedine sottostante, questa deve essere collegata con gli strati superiori attraverso aperture di ventilazione. Al livello superiore l'aria viene fatta circolare in alto e in basso come descritto nel capitolo Ventilazione (pp. 197-198). In questa raffigurazione è riportata la sottostruttura a due strati per l'isolamento e l'aerazione. Gronda
4 Gronda con sporgenza del tetto Anche in corrispondenza della gronda, con questo principio costruttivo, si può realizzare la sporgenza con il puntone d'aerazione. Per il resto la costruzione è confrontabile con quella rappresentata a pagina 247. Come variante, nello strato di copertura è raffigurato un elemento fermaneve. Il sottotetto (sottoguarnizione e rivestimento) arriva fino ai bordi anteriori del puntone, in tal modo gli elementi di copertura sono protetti dalla corrente d'aria ascendente e l'acqua gocciolante può essere convogliata attraverso il gocciolatoio, possibilmente lontana dalla parete esterna. L'isolamento del tetto, come per il colmo a una falda, è collegato all'isolamento della parete esterna, formando così un involucro isolante continuo. Per la barriera al vapore vale quanto detto sopra. Protezioni esterne murate devono essere fissate con mezzi idonei, al fine di essere realizzate sino ai bordi inferiori dei puntoni. Qui - come in tutti i casi analoghi - è raffigurato un profilo a U, ancorato nel cordolo. Il collegamento dell'intercapedine della parete esterna con quella inferiore del tetto non presenta né vantaggi né svantaggi.
Particolari, scala 1:10 30 Supporto dei listelli di colmo e di displuvio 01 Ancoraggio a muro, guida d'ancoraggio 03 borsetto 04 Chiodo 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto, gancio per scala 07 Riporti in legno 10 Puntone d'aerazione 13 Paramano 15 Cordolo 18 Arcareccio distanziatore 21 Arcareccio 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone di displuvio 25 Travicello d'aerazione 26 Travicello portante 27 Tavola di colmo, tavola di displuvio
29 32 33 45 46 50 51 62 63 70 75 77 80 90 93 95 98 99
Tavola frontale Rivestimento Pannello in legno Embrice Embrice, tagliato Tegola, lastra di pietra forata Tegola, lastra di pietra del colmo a una falda Gocciolatoio Lamiera di copertura, lamiera di base Isolante Guaina impermeabile bituminosa Barriera al vapore Isolamento termico, due strati Aperture d'aerazione Elemento d'aerazione Grondaia con supporto Lastra di pietra, tegola fermaneve Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Compluvio
5 Compluvio in metallo Con elementi di copertura sagomati è possibile utilizzare solo converse di metallo. Le porzioni di tegole o lastre appoggiate e tagliate vengono ulteriormente fissate. Esse sono disposte, dal lato del compluvio, sul bordo della lamiera flangiata e fissate con elementi a uncino. Questo bordo offre una certa sicurezza contro il ristagno d'acqua. La vera sicurezza è garantita però dalla sottoguarnizione. Attraverso le intercapedini tra il lato inferiore delle tegole e il bordo della lamiera di conversa possono circolare piccole quantità d'aria. La posizione del rivestimento del compluvio sulla controtavola consente una ventilazione continua. Per poter aerare lo strato sottostante dell'intercapedine, lo si collega con quello superiore attraverso aperture (per ulteriori dettagli, vedere capitolo sulla ventilazione, pp. 198-199). Come per il displuvio, la barriera al vapore può essere posata a tutta ampiezza.
Estremità
6 Estremità con tavola di copertura e sporgenza Diversamente dalla gronda e dal colmo, dove le sporgenze sono ottenute con puntoni per l'aerazione, in questo caso esse vengono realizzate mediante arcarecci che poggiano su puntoni e sono fissati su puntoni d'aerazione o puntoni portanti, in modo da impedire sollevamenti. La copertura dell'estremità è effettuata con tegole o pietre terminali senza linguette. Una tavola di copertura esercita funzione di protezione laterale della costruzione. Il rivestimento del sottotetto protegge dal vento che spira dal basso. L'isolamento del tetto è collegato a quello della parete esterna, La barriera al vapore viene collegata accuratamente alla parete verticale.
Particolari, scala 1:10 00 Mensola 01 Ancora 04 Chiodo a testa piana larga 05 Elemento a uncino 06 Supporto 07 Assicella d'ancoraggio 10 Tavola d'aerazione, puntone d'aerazione 15 Cordolo 18 Arcareccio distanziatore 21 Arcareccio 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone di compluvio 25 Travicello d'aerazione 26 Travicello portante 28 Legno di rivestimento, cuneo 29 Tavola di copertura 32 Rivestimento 33 Pannello in legno 45 Embrice 50 Cappa d'aerazione
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53 Lamiera di conversa 54 Tegola, lastra di pietra terminale 60 Cappa in lamiera 61 Listello d'ancoraggio con nastro di piombo, ribadito e saldato 66 Strato di separazione 70 Isolante 75 Guaine bituminose, incollate 77 Barriera al vapore 78 Profilo dì guarnizione, elastica 80 Isolamento termico, due strati 90 Listello di lamiera 93 Apertura d'aerazione 94 Sfioratore 95 Grondaia 97 Riscaldamento della grondaia 99 Griglia d'aerazione
Tegole e lastre di pietra per tetto
Particolari costruttivi
Collegamento a parete 7 Collegamento inferiore a parete, canale aerato 8 Collegamento laterale a parete con grondaia ribassata 9 Collegamento laterale a parete con nastro di piombo 7 Si è già più volte accennato agli svantaggi del canale, svantaggi causati dalla ventilazione e dall'impermeabilizzazione nella zona di collegamento inferiore del tetto (pp. 241 -249). In linea di massima vale la seguente formulazione: quanto più in alto sono poste grondaia e impermeabilizzazione, tanto più sicura è la costruzione. Questo principio costruttivo, che prevede una sottoguarnizione che impermeabilizzi tutto il tetto sino al colmo, offre maggiore sicurezza. La costruzione nella zona della grondaia è confrontabile con quella rappresentata e commentata per il caso di copertura con striscia sottesa. Dovendo tuttavia provvedere alla ventilazione di due intercapedini, la grondaia appoggia su un rivestimento sopra la controtavola. L'aerazione a labirinto che protegge da pioggia e neve trasportata dal vento determina, con la propria posizione elevata, la portata del canale. L'isolamento viene ancorato tramite controtavola alla parte verticale del rivestimento. Poiché l'intercapedine superiore al di sopra del canale viene ventilata attraverso una zona aerata, quella verticale dietro al canale potrà essere di piccole dimensioni. Come menzionato nel caso del canale la cui realizzazione presenta dei rischi, il riscaldamento della grondaia e lo sfioratore costituiscono un'ulteriore garanzia di sicurezza. (Per lo sfioratore il diametro raccomandato dalle norme DIN è stato raffigurato con linea tratteggiata, quello consigliato dagli Autori con linea continua.) Per la mensola del rivestimento del muro esterno è consigliabile una slabbratura del gocciolatoio in modo che l'acqua eventualmente penetrata possa sgocciolare.
8, 9 I collegamenti laterali, che non hanno funzione di aerazione, non presentano differenze rispetto alla soluzione raffigurata per la costruzione con striscia sottesa (pagina 243, disegni 11 e 12). È sufficiente ricordare che l'impermeabilizzazione realizzata in alto (lamina, striscia bituminosa saldata o striscia in materiale sintetico) deve essere fissata in modo sicuro alla parete. Ciò avviene in questo caso mediante una cerniera in lamiera (striscia aggettante) nella quale è aggraffata anche la lamiera di collegamento o della grondaia.
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Particolari costruttivi
Elemento emergente 10 Camino L'elemento emergente del tetto si differenzia di poco dalle soluzioni finora trattate (pagina 250 e disegni 14, 15). La sottoguarnizione, come già menzionato per il canale, rappresenta un'ulteriore sicurezza. In linea di massima il collegamento del camino può essere risolto bene con un rivestimento in lamiera. La lamiera dorsale sul lato del colmo è stesa con il "sistema di gronda" della copertura su una doppia assicella. La lamiera anteriore sul lato della gronda viene aggraffata, come le lamiere dorsale e laterale, con il rivestimento in lamiera del camino. Il collegamento alla copertura è realizzato, come in situazioni analoghe, con un nastro di piombo aggraffato e assicurato mediante ribattini e piombino. La sottoguarnizione è fissata al camino mediante strisce adesive. L'aerazione per i collegamenti non dovrà essere presa in considerazione, poiché l'aria viene fatta circolare attorno al camino. La barriera al vapore deve essere collegata accuratamente.
Collegamento a parete
11 Collegamento superiore a parete con aerazione a labirinto Il collegamento superiore a parete con questo principio costruttivo ha il compito di ventilare due intercapedini. Qui si applica la soluzione raffigurata per il canale. Dovendo garantire la ventilazione di entrambe le intercapedini, il labirinto deve essere sovradimensionato. Per evitarlo, lo strato inferiore d'aerazione può essere collegato mediante aperture con quello superiore. Le assicelle verticali aerate, il rivestimento e la sottoguarnizione vengono fatti risalire fino al labirinto e fissati ai legni di rivestimento che si trovano nell'isolante termico. Anche il labirinto (cappa d'aerazione) è avvitato su questi elementi di rivestimento. Se poi si prendono in considerazione i movimenti del tetto, sarà opportuno posare la sottoguarnizione con un passante fra il rivestimento del tetto e quello verticale. L'isolamento dei tetti è collegato a quello della parete in un involucro continuo. La barriera al vapore è collegata alla parete verticale. 256
Tegole e lastre di pietra per tetto
Tegole e lastre di pietra per tetto
Particolari costruttivi
Abbaino
12 Abbaino ad avancorpo, gronda con sporgenza del tetto 13 Abbaino ad avancorpo, collegamento di una finestra sul tetto 12 Precedentemente è stato sottolineato come l'abbaino a uno spiovente sia una forma adatta per gli elementi di copertura sagomati (p. 251, disegno 16). Mediante una sporgenza della gronda viene sia protetta la finestra sottostante sia facilitato l'adattamento dell'abbaino nel reticolo della copertura del tetto in posizione verticale. La gronda dell'abbaino ha gli stessi compiti della gronda del tetto. Nel caso di abbaini più bassi, che sono auspicabili sia a causa della scarsa curvatura del tetto sia per la migliore integrazione nella superficie del tetto stesso, si può rinunciare alla grondaia quando vi è una sufficiente sporgenza dell'abbaino. 13 II collegamento del tetto alla finestra può essere considerato come un elemento di continuità del tetto. Per mantenere più basso possibile il collegamento del tetto al davanzale, invece di un'aerazione a labirinto vengono posate tegole forate. Dovendo aerare anche l'intercapedine inferiore, la sottoguarnizione termina prima dell'isolamento termico. La copertura posta al di sopra è un po' arretrata, in modo che l'umidità eventualmente penetrata attraverso l'aggraffatura del collegamento del tetto (fissata con ribattini e piombino) possa gocciolare sulla sottoguarnizione. Come alternativa si può anche qui far risalire la guarnizione e collegare l'intercapedine inferiore a quella superiore mediante aperture d'aerazione. La barriera al vapore può essere stesa fino agli infissi della finestra (trave del telaio). Cambio di pendenza
14 Gomito del tetto Come descritto a pagina 251 (disegno 18), il gomito del tetto, che nel caso di elementi sagomati viene adattato alla giunzione della copertura, può essere attenuato con un travicello doppio e distribuito su tre giunzioni di lastre o tegole.
00 01 24 05 06 08 09 10 18 20 21 22 225 26 27 29 32 33 35
Particolari, scala 1:10 Mensola Elemento di ancoraggio Ribattino e piombino Elemento a uncino Supporto Elemento a uncino scorrevole Tenone Puntone d'aerazione Arcareccio distanziatore Trave del telaio Arcareccio Puntone Trave Listello d'aerazione Listello portante Tavola di gronda Tavola di copertura Rivestimento Pannello in legno Rivestimento metallico
(laterale) con grondaia ribassata 45 Embrice 46 Lastra di pietra d'appoggio con griglia 49 Tegola, lastre di pietra forate 50 Cappa d'aerazione 53 Lamiera dorsale 59 Lamiera di rivestimento sagomata 61 Lamiera anteriore o ripiegata con nastro di piombo 62 Gocciolatoio 63 Lamiera di base 75 Striscia impermeabile 77 bituminosa, due strati 77 Barriera al vapore 80 lsolamento termico, due strati 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Lastre isolanti in vetro Copertura e isolamento con guarnizioni e listelli pressati
Colmo
1 Posa coprente, colmo a due falde con lamelle d'aerazione 2 Posa isolante, colmo a due falde 3 Posa isolante, colmo a una falda La posa isolante e quella coprente si distinguono tra di loro per le giunzioni trasversali. In entrambi i casi qui rappresentati, i carichi del tetto vengono distribuiti sulle traverse longitudinali nella direzione della linea di caduta. Le lastre di vetro con i listelli pressati e i profili a tenuta intermedi vengono compresse sulle traverse portanti. I profili dei giunti trasversali non esercitano qui alcuna funzione portante. 1 Nel caso della posa coprente, i vetri isolanti a gradini vengono compressi sulle traverse portanti inchiavettate, Anche il profilo del giunto trasversale è a gradini. La sovrapposizione della lastra è di almeno 3 cm. Poiché il giunto trasversale in questo caso non è coperto, deve essere protetto dai raggi UV (ad esempio mediante metallizzazione). Per evitare l'effetto di capillarità e il ristagno dell'acqua, la posa coprente deve essere anche provvista di profili isolanti. Le lamelle d'aerazione, che garantiscono una ventilazione efficace in prossimità del colmo, sono state trasferite dalla zona della facciata a quella del tetto. Non è stata tuttavia ancora accumulata una vasta esperienza in materia. 2 Nel caso di posa isolante i profili dei giunti trasversali sono molto piatti e disposti a scarpa ai lati del colmo, in modo che l'acqua piovana possa defluire. Il profilo del colmo nel tetto a due falde è una variante della forma del profilo dei giunti trasversali. I profili isolanti vengono uniti tra di loro nel giunto. Migliori risulterebbero essere elementi sagomati (a squadra, ad angolo, a croce), o reti profilate d'isolamento vulcanizzate. La protezione dal sole, sovente necessaria nei tetti in vetro - qui accennata in forma lamellare - può essere fissata sulla traversa longitudinale. 3 L'angolo della falda viene serrato nei giunti isolanti del tetto e della facciata come struttura a più strati dello spessore del vetro isolante. Le sue dimensioni e la sua forma dipendono dalla configurazione della struttura portante e dell'edificio. Per il colmo a una falda, l'aerazione viene disposta opportunamente nella zona della facciata (finestra a lamelle).
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Lastre isolanti in vetro
Particolari costruttivi
Lastre isolanti in vetro
Displuvio
4 Posa coprente - Displuvio Come per altri tipi di copertura la realizzazione del colmo a due falde e del displuvio è molto simile. Così anche nel displuvio le lastre di vetro vengono compresse con una lamiera di copertura. I listelli pressati delle traverse longitudinali portanti sono sovrapposti alla lamiera di coperta del displuvio. Tutto il resto corrisponde al principio della posa coprente con vetri isolanti a gradini, profili trasversali gradonati e profili isolanti. Non essendo il bordo coperto da elementi isolanti, deve essere protetto dai raggi UV (vedere capitolo Strati, Lastre piane • Vetro). Gronda
5 Posa coprente - Gronda 6 Posa isolante - Gronda La gronda può essere realizzata con posa coprente e isolante. 5 Qui l'appoggio della lastra di vetro isolante a gradini, sul lato della gronda, consiste in un profilo angolare a squadra. Lo scivolamento viene contrastato con un fermo. La lastra superiore, per scaricare la sollecitazione di taglio della struttura di bordo, viene inoltre tenuta da un supporto per vetro e può sporgere sino a 15 cm senza precompressione. La traversa della gronda accoglie anche la parte superiore della facciata (struttura a più strati). Avvitando questa traversa angolare viene premuto un fazzoletto contro il lato inferiore della lastra di vetro isolante. La grondaia appoggia su una mensola alla quale è collegato un supporto per grondaia. Questa mensola viene avvitata con un montante della facciata. Se i montanti non sono troppo distanti tra di loro, il supporto della grondaia può essere avvitato direttamente sui profili verticali della facciata. 6 Nel caso di posa isolante della gronda, l'angoo può essere formato in modo trasparente (con vetro curvato) e opaco (come in questo caso). Con forti precipitazioni l'acqua scorre lungo la facciata, mentre con precipitazioni scarse, l'acqua con detriti e quella di disgelo vengono convogliate attraverso una grondaia ai listelli (a forma di U) della facciata.
Particolari, scala 1:10 00 Fermo 03 Profilo di morsetto/listello pressato 04 Bufone a vite 05 Elemento a uncino 06 Supporto per vetro 07 Lamiera frontale, lamiera verticale 06 Piastra 09 Morsetto a molla 10 Traversa portante 17 Supporto 18 Mensola con supporto per grondaia 20 Traversa 21 Arcareccio
22 23 26 28 29 35 57 63 78 79 80 82 83 84 94
Montante Trave di displuvio Montante trasversale Profilo di rivestimento Profilo di copertura Elemento d'aerazione Vetro isolante Lamiera di chiusura Profilo isolante, elastico Banda isolante, elastica Strato dì protezione UV Lamelle, mobili Sistema Rollo Lastra a più strati Grondaia per l'acqua di disgelo 95 Grondaia per l'acqua piovana
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Particolari costruttivi
Compluvio
7 Posa Isolante - Compluvio Per dare una visione il più possibile completa del compluvio, le travi trasversali sono state posate in modo tale da rendere visibile il giunto a croce formato con la trave di displuvio. In questo modo si crea una campata per il sostegno del vetro molto piccola, che nella definizione del reticolo di supporto dovrebbe essere evitata. Il compluvio è più sicuro con la posa isolante che con quella coprente. Come per il colmo, il profilo del compluvio ha una forma diversa nel giunto trasversale. Nel caso dei giunti a croce nella zona del compluvio i profili isolanti devono essere adattati fra loro con particolare cura. Qui può essere presa in considerazione una rete di profili vulcanizzati. Estremità
8 Posa isolante -Terminale L'estremità corrisponde al colmo a una falda. La posa isolante può accogliere elementi di forma e misura diverse (secondo la tipologia dell'edificio e della struttura portante). Si potrebbero prendere in considerazione anche soluzioni trasparenti con vetri curvati. Per i profili isolanti vale quanto detto sopra. La protezione lamellare contro il sole è fissata con mensole su listelli compressi ed eventualmente, attraverso questi, sulle traverse portanti. Collegamento a parete
9 Posa isolante - Collegamento laterale a parete 10 Posa isolante - Collegamento laterale a parete con grondaia e finestra d'aerazione 9,10 II collegamento laterale alla parete può essere realizzato con o senza grondaia. Nella parte sinistra dell'illustrazione (9) una lastra di vetro stratificato viene serrata allo stesso modo dei vetri isolanti e collocata dal lato esterno su un angolo ricoperto di nastro isolante. Viene inoltre unita una lamiera di connessione che è fatta risalire per la parete e aggraffata con un elemento a uncino. Così il tetto e la parete possono muoversi in modo indipendente l'uno dall'altra. Nel caso di grondaia ribassata si utilizza l'altezza della traversa portante. L'intercapedine tra la lamiera di chiusura della grondaia e la lamiera di copertura dal lato interno viene riempita con materiale isolante. In questo modo sono possibili anche spessori isolanti maggiori. Le finestre sul tetto vengono eseguite in modo tale che l'altezza dell'intelaiatura si trovi sufficientemente in alto rispetto al piano di scorrimento dell'acqua (ottimale 15 cm). Sull'intelaiatura, che come tutti gli elementi sagomati è inserita nella traversa, vengono poi collocati telai e battenti.
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Lastre isolanti in vetro
Lastre isolanti in vetro
Particolari costruttivi
Collegamento a parete
11 Posa isolante - Collegamento superiore ala parete Il collegamento superiore alla parete può essere eseguito come quello laterale. Elementi emergenti
12 Posa isolante - Emergenza dal tetto, camino La zona destinata a ospitare il camino è formata da due travi trasversali. In questa zona viene serrata una lastra stratificata ritagliata secondo la forma del camino e collegata nel lato interno con un anello di tenuta. Su questa lastra stratificata viene poggiata una lamiera di collegamento in due parti, che è collocata, sul lato del colmo, al di sopra e, sul lato della gronda, al di sotto della flangia di raccordo dei tubi e con questa saldata. Su entrambi i lati le lamiere di collegamento si sovrappongono per metà. Il raccordo dei tubi viene chiuso a tenuta con una guarnizione e un nastro ìsolante. Sbalzo del tetto
13 Posa coprente (sbalzo aerato) Lo sbalzo del tetto può essere considerato come un sistema di gronda e gomito del tetto. Anche questa "gronda" ha un supporto per la lastra ci vetro isolante superiore. Questa potrebbe essere tralasciata per scarse inclinazioni anche se l'effetto di taglio sul bordo della lastra di vetro isolante avrebbe però come conseguenza una minore durata. Per questa struttura stratificata è necessaria una protezione dai raggi UV (vedi capitolo Strati: Lastre piane, Vetro). La chiusura a tenuta dell'invetriatura verticale sul lato inferiore delia lastra di vetro superiore viene qui eseguita mediante una lingua di tenuta, che è serrata con un elemento di rivestimento nella traversa d'angolo. La zona verticale dello sbalzo viene aerata con finestre a ribalta. L'acqua di condensa può essere raccolta in un apposito canale dove può nuovamente evaporare. L'angolo del tetto inferiore è eseguito come per il tetto a una falda con un elemento della struttura stratificata.
Particolari, scala 1:10 00 Fermo I Profilo morsetto/listello pressato 04 Bullone a vite 05 Elemento a uncino 06 Supporto per vetro 08 Guida di fissaggio 0 Traversa portante 17 Supporto 3 Angolare della mensola 20 Traversa 21 Arcareccio 22 Montante 23 Corrente di conversa 26 Trave trasversale 28 Profilo di rivestimento 29 Lamiera di copertura 35 Battente d'aerazione con intelaiatura 57 vetro isolante,
58 60 61 63 73 74 78 79 80 82 84 86 93 94 95 96
parzialmente cuneiforme Lamiera grecata Guarnizione in lamiera Lamiera di collegamento Traversa inclinata a gocciolatoio Saldatura Stucco di tenuta Profilo isolante, elastico Nastro isolante, elastico Strato di protezione UV Lamelle, mobili Lastra stratificata Isolante termico Camino Gronda per l'acqua di condensa Grondaia Raccordo dei tubi
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Particolari costruttivi
Lastre ondulate - Fibrocemento Copertura su listellatura, sottocopertura con rivestimento, isolamento termico ventilato e barriera al vapore Colmo
1 Colmo realizzato con lastra ondulata in un pezzo unico 2 Colmo realizzato con lastra ondulata in due pezzi 3 Colmo con cappa ventilata realizzata in lastra ondulata in due pezzi 4 Colmo aerato con calotta 5 Colmo con cappa a una falda in lastra ondulata Le lastre ondulate in fibrocemento si sovrappongono l'una all'altra di almeno 15 o 20 cm, a seconda dell'inclinazione, e vengono posate per un'inclinazione 10° utilizzando malta di calce di 0 8 cm. Il colmo viene generalmente coperto in modo contrario alla direzione principale del vento. 1 Nel colmo realizzato con cappa in lastra ondulata in un pezzo solo - in contrapposizione a quella con lastre in due o tre pezzi - la direzione della posa di entrambi i lati del tetto e della cappa devono coincidere. 2, 3 Nei colmi realizzati con cappa in lastra ondulata in due pezzi o cappa ventilata, la parte superiore è sempre disposta sul lato sottoposto all'azione vento (lato sopravvento). La malta di calce messa tra le parti funge da isolante contro pioggia o neve portata dal vento.
4 II colmo aerato con calotta è collegato alle lastre ondulate mediante elementi sagomati. Le lastre ondulate appoggiano, a seconda del carico e della luce, su arcarecci o travicelli. Un corso di strisce posate orizzontalmente protegge da pioggia o neve portata dal vento e devia l'acqua di condensa dalla parte sottostante della copertura. La posa su un rivestimento percorribile 19 mm) facilita le operazioni di copertura e riparazione. 5 Lo spessore dell'intercapedine sopra l'isolante termico a uno strato tra i puntoni deve essere > 6 cm in funzione dell'inclinazione del tetto. La barriera al vapore (sd 10 m) funge contemporaneamente da barriera antivento. La ventilazione del colmo è resa possibile da un singolo elemento di aerazione, da aperture a setaccio (o a filtro) incorporate e da un elemento di ventilazione del colmo. Tutti gli elementi d'aerazione richiedono una sottocopertura, mentre per quello di colmo è inoltre necessaria una lamiera sottostante. 262
Lastre ondulate - Fibrocemento
Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Colmo a una falda
6 Colmo a una falda con cappa ondulata 7 Colmo a una falda con listello dentato Sia la cappa a una falda che il listello dentato ricoprono lo strato esterno della parete o il rivestimento della sporgenza del tetto per almeno 510 cm, in funzione della pressione sul materiale. Mentre sulla cappa del colmo a una falda l'acqua sgocciola perfettamente, nel caso della lastra ondulata aggettante può esserci un ritorno d'acqua dal colmo alla parte sottostante dell'arcareccio verso l'interno. Con inclinazioni modeste 10°) l'acqua piovana può essere portata dal vento sul bordo del colmo, mentre con inclinazioni maggiori (da 25 a 30°) può precipitare a rivoli direttamente sulla parte sottostante.
Oltre a queste inclinazioni limite, la giunzione tra lastra ondulata e listello dentato deve essere impermeabilizzata o, in alternativa, si deve incorporare un elemento di base della gronda, anch'esso a tenuta. La testa del puntone è protetta da una tavola di copertura. Per la giunzione tra la cappa a una falda e la lastra ondulata si deve prevedere un elemento duttile continuo, poiché in questa zona manca la sottocopertura. Travicelli distanziatori posti al di sopra evitano che venga caricato l'elemento di chiusura del colmo. L'ampiezza della sporgenza è definita dalla sua resistenza e può essere aumentata inserendo un elemento di copertura resistente a flessione o supplementare (vedi disegno). L'ampiezza della sporgenza deve essere 1/4 della massima distanza ammessa fra travicelli e arcarecci. I ganci per scale (massimo ogni 150 cm) vengono avvitati nella zona di sovrapposizione sulla cresta dell'onda mediante un taglio attraverso il listello/arcareccio. L'ondulazione nella zona del gancio deve essere rinforzata.
Particolari, scala 1:10 00 Ribattino in materiale sintetico (di plastica) 01 Ancoraggio alla trave 03 Tavola, listello di fissaggio 04 Vite 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto 07 Riporti in legno 15 Cordolo, tirante ad anello 18 Traversa 21 Arcareccio 22 Puntone 25 Listello distanziatore 26 Travetto portante 27 Tavola del colmo
28 Travicello di rivestimento, cuneo 29 Listello dentato 32 Rivestimento 35 Cappa del colmo a una falda 39 Tavola frontale 48 Lastra ondulata In fibrocemento 50 Calotta del colmo, in pezzo unico; cappa per l'aerazione, in due pezzi 51 Cappa del colmo, una/due parti 52 Elemento sagomato di collegamento 53 Lamiera di base
67 Striscia sottesa, sovrapposta 68 Lamiera sottostante 74 Malta di calce 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione in materiale sintetico con inserto metallico 79 Striscia a tenuta 80 Isolamento termico 90 Elemento di ventilazione, posato e incastrato 99 Griglia d'aerazione
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Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Displuvio
8 Displuvio con guarnizione in piombo laminato ed elementi di aerazione singoli 9 Displuvio ventilato 10 Displuvio con guarnizione in getto di malta Il displuvio, a differenza del colmo, viene coperto con calotte o con gusci e, sul lato verso la gronda, sono previsti manicotti esterni. Questi vengono posati su tavole e lì fissati con viti/chiodi o grappe. Per una copertura sicura dalla pioggia, le calotte o i gusci del displuvio vengono posati su lamine di piombo combacianti o su gettate di malta di cemento e calce, il cui letto deve essere eseguito in modo che i bordi lìberi delle calotte/gusci formino un gocciolatoio di 2 cm; si utilizzano in alternativa elementi d'aerazione del colmo che si adattano elasticamente all'ondulazione. Un'impermeabilizzazione in malta è tuttavia meno adatta, poiché possono esserci vaste zone che rimangono umide a lungo e che possono creparsi a causa del gelo.
Il punto d'appoggio del displuvio viene coperto con lamina di piombo 1,0-2,0 mm) che è fissata assieme agli elementi sagomati (vedi disegno). La ventilazione del displuvio in caso di tetto a tenda (senza colmo) è possibile soltanto con elementi di aerazione singoli (da 75 a 150 cm2/aeratore) e con elementi d'aerazione di displuvio (100 cm2/m). In tetti con altre forme (con colmo), si può usare vantaggiosamente una listellatura distanziatrice continua e una listellatura con qualsiasi tipo di aerazione al disotto della copertura. La zona d'aerazione sopra l'isolamento termico viene collegata in prossimità del displuvio con la zona d'aerazione sotto la copertura mediante un sufficiente numero di aperture d'aerazione (vedere Strati, Ventilazione). Particolari, scala 1:10 05 Semento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto 07 Riporto in legno, coprigiunto angolare 10 Tavola di fissaggio 15 Tirante ad anello 16 Malta 18 Traversa 22 Puntone, falso puntone 23 Puntone di displuvio, corrente di conversa 25 Travicello distanziatore 26 Travicello portante 27 Tavola portante, assicella portante 28 Travicello di rivestimento 31 Ricciolo, asta tonda 32 Rivestimento 48 Lastra ondulata in fibrocemento
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49 Elemento d'aerazione singolo 51 Calotta del displuvio con manicotto 53 Elemento sagomato di gronda 61 Copertura in lamina di piombo 63 Lamiera di gronda 66 Separazione 67 Sottocopertura, sovrapposta 77 Barriera al vapore 80 Isolamento termico 90 Elemento d'aerazione 93 Apertura d'aerazione 95 Grondaia, linea di compluvio 98 Griglia o tubo fermaneve 99 Griglia d'aerazione
Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Gronda
11 Gronda con base, tubo fermaneve 12 Gronda con gocciolatoio, griglia fermaneve La lastra ondulata, come per il colmo, può sporgere al massimo di 1/4 della massima distanza ammessa travicelli/arcarecci. Una tavola sostiene l'estremità della lastra e garantisce l'inclinazione della lastra stessa, sostenendo anche il supporto della grondaia (incastrato) e il gocciolatoio. La connessione tra le grondaie appese e le lastre avviene mediante la base della gronda o il gocciolatoio con scanalatura per l'acqua e protetto contro schizzi. Queste grondaie hanno una pendenza longitudinale (> 0,5%) e una trasversale (vedere Scolo dell'acqua). L'arrotondamento può essere rinforzato inserendo un'asta d'acciaio ed essere così protetto da danneggiamenti. Tavole di ridotte dimensioni collocate a monte dell'arrotondamento devono facilitare lo scivolamento della neve. Le griglie fermaneve devono essere fissate sulle creste delle onde (vedi disegno), ognuna con una vite 10 mm), ai travetti/arcarecci disposti in modo regolare o collocati liberamente tra questi. Dovendo tener conto della formazione di ghiaccio o dell'acqua proveniente da neve sciolta, si può applicare una lastra ondulata lunga 250 cm, sulla cui copertura laterale viene inserito un elemento impermeabilizzante. Nel caso di tetti con pendenze modeste o con aggetti è consigliabile sistemare la grondaia più - oasso, in modo che vi possa defluire l'acqua Dresente nella sottocopertura. Anche una grondaia piena di neve non deve impedire l'aerazione sottostante. Questo viene garantito inserendo sotto la grondaia una listellatura distanziatrice abbastanza alta che consente un sufficiente passaggio d'aria. Le griglie impediscono l'accesso di piccoli animali. Le teste dei puntoni (legno di testa) esposte alla pioggia sono protette da tavole frontali.
Compluvio
13 Compluvio ribassato I compluvi sono generalmente sistemati ribassati. In tal modo la lamiera di conversa presenta un incavo 4 cm) e una scanalatura per l'acqua. Eventualmente si può sistemare sulla linea di compluvio una nervatura supplementare per canalizzare l'acqua che scende velocemente e impetuosamente. Le lastre ondulate coprono lateralmente la lamiera di conversa 10 cm) e la grondaia 5 cm) che, per motivi di autopulitura 15 cm) o pulizia 20 cm), deve rimanere aperta al di sopra. Il punto d'appoggio del compluvio, come per il displuvio, è coperto e fissato con lamine di piombo 1,0-2,0 mm). 265
Particolari costruttivi
Lastre ondulate - Fibrocemento
Estremità
14 Estremità con elemento sagomato del frontone 15 Estremità con lastra di copertura 16 Estremità aggettante con tavola di copertura 14 L'elemento del frontone è a forma d'onda e sovrasta la lastra annessa di un'intera onda. Per evitare che si fletta a causa del carico, viene supportato da un travetto verticale. Una lastra laterale lo mantiene ad almeno 1 cm di distanza dall'intonaco, in modo che l'acqua piovana possa gocciolare liberamente. Inoltre, per motivi di tolleranza, può essere necessario avere un distacco maggiore dal muro.
15,16 La lastra ondulata copre completamente la sottostruttura e termina con la cresta dell'onda rivolta verso il basso. Una lastra in fibrocemento o una tavola di legno viene tenuta in trazione con un'assicella o con una tavola di rivestimento. Come sovracopertura laterale si devono rispettare distanze di almeno 5-10 cm, a seconda dell'altezza. L'isolamento termico sistemato al di sopra della parete esterna non è aerato e dovrebbe quindi possedere caratteristiche idrorepellenti. Del resto l'aria circola nelle due intercapedini in direzione della linea di caduta, cosicché il tetto dall'estremità in poi non viene ventilato. La barriera al vapore è collegata a tenuta al muro con un profilo in gomma spugnosa. Il soffitto sottostante termina lì a tenuta di fumo e svolge una funzione protettiva antincendio. 02 04 05 10 15 18 22 25 26 28 29 32 35 48
Particolari, scala 1:10 Rete per intonaco Vite, anello di tenuta Elemento a uncino Listello per intonaco Cordolo, tirante ad anello Travetto Puntone Travicello distanziatore Travicello portante Listello, travicello, tavola di rivestimento Tavola di copertura, lastra di copertura Rivestimento Elemento della calotta Lastra ondulata in fibrocemento
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54 Elemento sagomato del frontone 59 Lamiera di rivestimento 60 Calotta di lamiera 61 Lamiera di giunzione con nastro di piombo, ribadita 67 Guaina di sottocopertura, sovrapposta 70 Elemento d'arresto 72 Intonaco 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione, elastica 80 Isolamento termico 95 Lamiera di giunzione, grondaia
Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Estremità/muro divisorio 17 Muro divisorio con grondaia Per motivi acustici le case a schiera sono costruite con muri divisori. Per questo motivo nessun elemento nel tetto portante sporge oltre il giunto di separazione. I muri divisori vengono protetti da un canale di scolo in lamiera, che su entrambi i lati si ancora al di sotto nel cavo dell'onda della lastra ondulata. La sottocopertura si sovrappone ampiamente ai muri divisori e alla relativa intercapedine. Le parti portanti sporgono, coprono i divisori e sono indipendenti da questi. La grondaia in lamiera e la sottocopertura, per la loro particolare sagomatura, assorbono i movimenti orizzontali delle parti portanti. L'isolamento termico si estende senza interruzioni sulle due pareti, affinché la disposizione dell'isolante tra queste non danneggi il muro non isolato. La barriera al vapore termina come alle estremità Collegamento a parete 18 Collegamento laterale a parete con grondaia 19 Collegamento laterale a parete con strisce di piombo laminato 18 Per piccole quantità di pioggia battente lungo il muro è sufficiente la grondaia piatta qui illustrata. Per quantità maggiori si deve ricorrere a una grondaia più profonda.
Il sistema di gronda con la sua ripiegatura verso l'alto o la scanalatura per l'acqua è posizionato sotto il primo cavo dell'onda ed è premuto dalla lastra ondulata e mantenuto nella sua posizione da elementi a uncino. Insieme alla sottocopertura viene fatto risalire lungo la parete per almeno 10-15 cm - permettendo movimenti verticali - e rivestito con elementi a strati, che vengono fissati con malta nelle giunzioni del muro. 19 In caso di muro inclinato, se la copertura viene tagliata al di sopra ad angolo obliquo, allora lungo questa linea di caduta dell'acqua si deve collocare una lamiera di piombo adattabile (vedi disegno). Questa striscia di piombo aderisce alla lastra ondulata e corre sulla prima cresta dell'onda sino al cavo d'onda successivo. Per tutta la lunghezza deve essere aggraffata garantendo stabilità e deve venire fissata con ribattino (forza) e saldatura (tenuta).
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Particolari costruttivi
Lastre ondulate - Fibrocemento
Collegamento a parete/canale 20 Canale, ventilazione a labirinto, collegamento a finestra 21 Canale percorribile e grondaia di sicurezza 20 Non è garantita la sicurezza di costruzione dei canali, poiché sussiste sempre la possibilità che l'acqua ristagni. Un numero sufficiente di scarichi, un adeguato dimensionamento 6-10 cm) degli sfioratori e del canale e un posizionamento più elevato della grondaia 25-30 cm) e della sottoguarnizione sono tutte misure che aumentano il grado di sicurezza del canale. Il canale di scolo qui mostrato è di semplice realizzazione. In base al materiale utilizzato può essere di diversi tagli 1000 o 1500 mm) che limitano la larghezza del canale. Nei punti dove è possibile un ristagno maggiore, il canale in lamiera deve essere eseguito come un canale bituminoso e incollato (impermeabile). Un listello cuneiforme fodera il rivestimento garantendo una forma arrotondata del canale. Un riscaldamento del canale è indispensabile nei mesi invernali per un buon funzionamento del canale stesso. L'aria che ricircola nel labirinto della calotta d'aerazione consente una buona aerazione dell'intercapedine sottostante. L'intercapedine superiore viene ventilata dall'aria che arriva nella zona delle controtavole. La sezione trasversale libera della lastra ondulata viene chiusa da un elemento sagomato della gronda.
21 Per ridurre il pericolo di ristagno, oltre al canale di scolo si può realizzare un canale di sicurezza supplementare, consistente in due strati di strisce impermeabili bituminose incollate tra loro o in uno strato formato da una striscia bituminosa saldata. La striscia impermeabile è posata su un proprio rivestimento e fatta risalire oltre l'altezza del ristagno del canale di scolo. Un listello cuneiforme arrotonda gli spigoli vivi al di sotto dei 45°. Il canale di scolo è posto su uno strato di separazione e su un rivestimento e viene sostenuto da un supporto realizzato con acciaio in lamine (vedi disegno). Il canale di sicurezza rimane cosi libero da qualsiasi elemento costruttivo. Entrambi i canali sono coperti da un'unica calotta, dove l'aria viene fatta circolare e l'umidità (pioggia o neve trasportata dal vento) viene convogliata sullo strato impermeabile sottostante (canale di sicurezza). Dovendo effettuare regolarmente una manutenzione dei canali di scolo, questi dovranno essere percorribili 20 cm, meglio 30 cm). 21 268
Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Collegamento a parete
22 Collegamento superiore con calotta d'aerazione 23 Collegamento superiore con calottain lamiera, elemento sagomato e protezione dal vento 24 Collegamento superiore con calotta in lamiera, elemento sagomato 22 II collegamento superiore viene realizzato con una striscia in piombo che si adatta alla forma della lastra ondulata; questa striscia copre la lastra ondulata per almeno 15-20 cm in base all'inclinazione ed è fissata alla lamiera di connessione con ribattino e saldatura. Questa lamiera ancorata è rinforzata con strisce adesive e supporti (vedi disegno). Viene fatta risalire per almeno 10-15 cm ed è parte della calotta d'aerazione che fa ricircolare l'aria (sicurezza contro pioggia e neve). L'acqua introdottasi è convogliata sulia sottocopertura che viene fatta risalire su un proprio rivestimento. Un collegamento della barriera al vapore, protetto dal vento, mediante listelli di fissaggio o serragiunti con profilo in gomma schiumosa impedisce la penetrazione di condensa nell'isolamento termico.
23 Un collegamento sicuro da pioggia e neve può essere realizzato anche con un elemento sagomato e una semplice calotta in lamiera, qualora venga sistemato un ulteriore listello dentato antivento davanti all'apertura d'aerazione (vedi Strati, Ventilazione). L'acqua in eccesso defluisce sulla lamiera sottostante. 24 Una semplice realizzazione del collegamento a parete è possibile nella zona d'aspirazione. L'acqua piovana penetrata all'interno defluisce su una lamiera della sottocopertura. Una griglia d'aerazione è disposta obliquamente. 03 04 05 06 07 10 21 22 25 26 28 32 48 50 52 53 59
Particolari, scala 1:10 Listello d'ancoraggio Vite, anello di tenuta Elementi a uncino Supporto, supporto della grondaia Riporto in legno Listello per intonaco Arcareccio Puntone Listello distanziatore Travicello portante Listello di rivestimento, cuneo Rivestimento Lastra ondulata in fibrocemento Calotta d'aerazione Elemento sagomato di collegamento Elemento sagomato di gronda Lamiera di collegamento con scanalatura
60 Calotta di lamiera 61 Lamiera di connessione con piombo 66 Strato di separazione isolante 67 Guaina di sottocopertura 68 Lamiera di sottocopertura 70 Strato di sbarramentostrisce 72 Intonaco 75 Sottocopertura, saldata 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione, elastica 79 Banda isolante 80 Isolamento termico 94 Sfioratore 95 Canale di scolo 97 Riscaldamento del canale di scolo 98 Listello di protezione 99 Griglia d'aerazione
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Particolari costruttivi
Lastre ondulate - Fibrocemento
Parti emergenti 2 5 , 2 6 C a m i n o c o n diversi collegamenti
Una parete del camino rivestita con mezza lastra lascia penetrare l'acqua dalle giunzioni sino al piano verticale prima dell'isolamento termico e la convoglia verso il basso o verso l'esterno. La lamiera dorsale viene tesa sotto la copertura per almeno 20 cm e fissata con elementi a uncino. Un listello dentato saldato chiude la sezione trasversale libera. L'acqua lì defluita viene convogliata su una lamiera a sella saldata. Il collegamento superiore può essere realizzato da una striscia in piombo che copre la lastra ondulata per almeno 20 cm e che viene fissata alla lamiera anteriore mediante graffatura, ribattino e saldatura. La connessione laterale è eseguita con piombo modellato o foderato con lamiera. Parti stratificate riparano i bordi superiori della lamiera e si incastrano gradualmente nel muro laterale del camino. Di più semplice realizzazione è una protezione dei bordi della lamiera con listelli per intonaco. La sottocopertura viene fatta risalire tutt'intomo e quindi graffata. Dal lato del colmo, un ulteriore canale di scolo raccoglie l'acqua e la convoglia via dal camino. Il camino fuoriesce per tutta la sua altezza di almeno 5 m dalla struttura portante del tetto - eventualmente con un'armatura in calcestruzzo. La barriera al vapore si collega, con un profilo isolante, a tutte le pareti del camino, intorno al quale l'aria circola nell'intercapedine (vedi disegno).
Particolari, scala 1:10 00 Bullone, tassello ad anello 03 Listello, tavola d'ancoraggio 04 Vite, anello di tenuta 05 Elemento a uncino 06 Gancio per scala 10 Listello per intonaco 16 Armatura in calcestruzzo 18 Travetto 21 Arcareccio 22 Puntone 23 Trave di bordo 24 Trave 25 Travicello distanziatore 26 Travicello portante 28 Assicella di rivestimento 29 Telaio di copertura 32 Rivestimento 34 Pannello in cartongesso 35 Elemento di copertura 48 Lastra ondulata in fibrocemento
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51 Elemento a gomito 53 Lamiera di conversa con sella 57 Vetro isolante 59 Rinforzo in lamiera con listello dentato e sella 60 Striscia di copertura 61 Lamiera di connessione con striscia in piombo, ribadito e saldato 67 Sottocopertura sovrapposta 70 Strato d'arresto 72 Intonaco 74 Malta di calce 77 Barriera al vapore 80 Isolamento termico 81 Gelosie 93 Tubo del camino 94 Canale di scolo laminato 95 Lamiera di collegamento, grondaia
Lastre ondulate - Fibrocemento
Particolari costruttivi
Finestra 27 Finestra del tetto con rinforzo in lamiera Il rinforzo della finestra si ancora con la sua lamiera dorsale per almeno 15-20 cm sotto la copertura, ove termina con una piega per la raccolta dell'acqua. La sezione trasversale libera della lastra ondulata termina invece con una lamiera dentata saldata. Mediante una sella, l'acqua che scorre viene deviata e convogliata lateralmente rispetto alla lamiera ondulata. Anche qui, come nel camino, la lamiera di rinforzo viene stesa e fatta combaciare con la prima cresta della lamiera ondulata sovrastante, terminando quindi con una ripiegatura verso l'alto (risvolto per l'acqua). La lamiera dorsale conduce l'acqua raccolta sulla sottostante lastra ondulata. L'acqua di riporto e quella stagnante scorrono lateralmente sulla sottocopertura in un canale laminato sistemato separatamente (vedi disegno). L'intelaiatura della finestra poggia su travetti, direttamente o con angolari di fissaggio avvitati lateralmente. Il rivestimento copre la sottostruttura della sezione del tetto. La barriera al vapore viene fatta risalire fino all'intelaiatura della finestra. L'aria di entrambe le intercapedini circola intorno alla sezione della finestra (vedere Strati, Ventilazione).
Cambio di pendenza 28 Cambio di pendenza positivo con cappa di raccordo > 180°, angolo esterno 29 Cambio di pendenza negativo con elemento di raccordo < 180°, angolo esterno Con differenti inclinazioni 15° si devono impiegare parti sagomate. Cappe ondulate di raccordo possono avere qualsiasi angolo di piegatura (preferibilmente tutti 5°). Le lunghezze di raccordo sono sempre di 30 cm. Il gancio per scala viene sistemato sulla cresta dell'onda e posato tra le lastre sovrapposte. Un appoggio nastriforme distribuisce uniformemente il carico sull'onda. Tutti gli strati vengono posati al di sopra dell'arcareccio, salvo la barriera al vapore e il rivestimento. Listelli o tavole d'ancoraggio comprimono la barriera al vapore contro l'arcareccio, sul quale inoltre viene riportato il rivestimento. La differente inflessione dei puntoni viene compensata da pezzi e assicelle di rivestimento.
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Particolari costruttivi
Lastre metalliche Copertura aerata, guaina di sottocopertura su isolamento termico, involucro portante antivapore Colmo
1 Colmo con cappa dentata 2 Colmo con calotta d'aerazione a labirinto modellato 1 La chiusura del colmo è realizzata con una cappa in due parti, i cui bordi dentati sono ancorati nella lamiera grecata di copertura. Una banda incastrata in materiale schiumogeno, opportunamente sagomata, serve da protezione contro pioggia di stravento e neve portata dal vento (vedi disegno). Piccole dilatazioni termiche della copertura in lamiera possono essere assorbite mediante deformazione dei profili a Z. 2 Gli elementi di connessione della calotta d'aerazione combaciano con le lamiere grecate e, in condizioni normali, le coprono (vedere Strati, Lastre metalliche, Posa) riparandole dalla pioggia senza ulteriori provvedimenti. Nel labirinto il ricircolo dell'aria impedisce il passaggio della pioggia di stravento o della neve portata dal vento. L'acqua di condensa viene convogliata dalla copertura in lamiera alla sottocopertura, la quale, appoggiando direttamente sull'isolamento termico, presenta scarsa resistenza alla pressione del vapore (sd 10 m). Le giunzioni dello strato della lamiera grecata portante devono essere realizzate a tenuta contro vapore e aria, con strisce metalliche e bande in materiale schiumogeno.
Colmo del tetto a una falda
3 Colmo aggettante Con modeste inclinazioni del tetto, l'acqua presente sul colmo gocciola sul lato inferiore della copertura (profilo), raggiungendo la striscia sottesa che è collegata a tenuta alla parete esterna. La dilatazione termica della lamiera di copertura viene assorbita nella parte superiore del tetto mediante fori longitudinali. La copertura e la sottostruttura in materiali diversi (potenziali elettrici diversi) sono separate da uno strato d'isolamento.
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Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Lastre metalliche
Linea di gronda
4 Linea di gronda con tubo fermaneve, rompighiaccio e rompigoccia 5 Gronda aggettante con grondaia 4 La lamiera di copertura viene fissata ogni due costole secondo la direzione longitudinale e, lungo i bordi, ogni costola con calotte sagomate combacianti ai profili portanti. Su queste calotte vengono avvitati anche i supporti per il tubo fermaneve. Un profilo angolare impedisce che, in caso di pendenze modeste, l'acqua piovana venga portata dal vento sulla parte inferiore della lamiera. 5 Anche sul bordo inferiore del tetto, sono stati praticati fori longitudinali che assorbono la dilatazione termica della lamiera. Per ridurre il calore irradiato la lamiera grecata viene aerata con un'intercapedine 10 cm. Sotto la striscia sottesa, anch'essa collegata a tenuta con la parete esterna, è posato, in due parti sfalsate tra loro, l'isolamento termico protetto da travetti che impediscono il flusso di calore nella struttura portante. Le lamiere grecate portanti sono a tenuta di vapore e con un profilo in espanso sono collegate a tenuta con una lamiera di bordo. Compluvio
6 Compluvio in lamiera In questo caso la copertura di lamiera viene fissata, in ogni singola costola, con una calotta di compressione al profilo portante disposto parallelamente alla linea di compluvio. Il compluvio con la sezione trasversale della lamiera utilizzata di volta in volta, viene aerato e l'apertura è serrata con un elemento a pettine per impedire l'accesso di piccoli animali. La lamiera di conversa percorribile per una larghezza 20 cm è posata - protetta per mezzo di uno strato di separazione da materiali a contenuto legnoso - su un rivestimento a incastro. Viene rivestita per almeno 10 cm dalla lamiera di copertura in funzione dell'altezza del profilo. Con scarsa inclinazione del compluvio la lamiera di conversa viene ribassata per assicurare un deflusso più rapido all'acqua che scorre lentamente. Particolari, scala 1:10 00 Listello d'ancoraggio 03 Calotta di copertura e calotta di compressione 04 Vite, autofilettante 05 Elemento a uncino 06 Supporto, gancio per scala 08 Guida '7 Supporti 18 Travetto 20 Travetto di giunzione 21 Arcareccio 22 Lamiera grecata, portante 23 Corrente di conversa 24 Travetto di rinforzo 25 Profilo distanziatore 26 Profilo portante 27 Rompigoccia 31 Rinforzo 32 Rivestimento 50 Cappa d'aerazione 52 Lamiera di connessione del colmo, sagomata
53 Lamiera di conversa 58 Lamiera grecata, coprente 60 Calotta del colmo 61 Lamiera di connessione del colmo, dentata 62 Lamiera di bordo 66 Strato di separazione 68 Guaina di sottocopertura, permeabile al vapore 74 Malta di calce 77 Lamiera antivapore 78 Profilo a tenuta, elastico 79 Banda in espanso, adattata al profilo 80 Isolamento termico 82 Lamelle 84 Lastra a più strati 95 Grondaia 98 Tubo fermaneve con rompighiaccio 99 Griglia d'aerazione
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Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Estremità
7 Elemento terminale aggettante In caso di profili portanti di piccole dimensioni l'estremità sporge meno rispetto al colmo a una falda o alla gronda. La lamiera di copertura viene fissata alle due costole esterne nel punto apicale con calotte combacianti. La striscia sottesa, atta a diffondere il vapore, è posata sulla parete esterna e viene pressata da una bandella. Le giunzioni longitudinali della lamiera di copertura vengono eseguite ogni < 50 cm utilizzando viti a espansione. La lamiera portante viene ancorata agli arcarecci nel punto di depressione dell'onda. Collegamento a parete
8 Collegamento laterale con lamiera di collegamento sagomata Sia la lamiera di collegamento che la striscia sottesa sono fatte risalire per almeno 10-15 cm oltre il piano di scorrimento dell'acqua e ricoperte (> 5 cm dal rivestimento della parete). L'isolamento termico che si estende sino al rivestimento portante, è posato su un profilo a Z di supporto che serve da appoggio al profilo isolante della lamiera grecata. Canale di scolo
9 Canale di scolo con canale di sicurezza Il canale di scolo - separato da una guaina di protezione dagli elementi lignei - è disposto sui supporti della grondaia in acciaio e viene tenuto da lamiere di gronda dentate. Il canale può essere realizzato in un solo pezzo (in caso di materiale non saldabile) o in più pezzi (in caso di materiale saldabile) (vedere Strati: Bande metalliche, Elementi costruttivi). Sia lo scarico che lo sfioratore a V sono necessari per un buon funzionamento della grondaia. Il passaggio di calore attraverso la struttura portante viene limitato disponendo dei travetti di legno; l'energia irradiante che passa nella zona del canale contribuisce al suo riscaldamento. Aste termiche evitano la formazione di ghiaccio nel canale di scolo durante i mesi invernali. Particolari, scala 1:10 00 Listello d'ancoraggio 03 Calotta di copertura e calotta di compressione 04 Vite, autofilettante , 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto, supporto per grondaia 08 Guida 15 Parete in calcestruzzo 17 Supporti 18 Travetto 20 Travetto di giunzione 21 Arcareccio 22 Lamiera grecata, portante 24 Travetto di rinforzo 25 Profilo distanziatore 26 Profilo portante 29 Profilo di copertura 33 Superficie in legno 35 Finestra a ribalta, con telaio 50 Cappa d'aerazione
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52 Lamiera di connessione del colmo, sagomata 57 Vetro isolante 58 Lamiera grecata, coprente 61 Lamiera di connessione, sagomata 62 Lamiera di bordo 63 Lamiera di gronda 66 Strato di separazione 68 Guaina di sottocopertura 78 Profilo a tenuta, elastico 79 Banda in materiale schiumoso, banda isolante 80 Isolamento termico 82 Gelosie 84 Lastra a più strati 94 Canale di sicurezza 95 Canale di scolo con scarico 98 Filtro di raccolta delle foglie 99 Grìglia d'aerazione
Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Sbalzo, collegamento a parete 10,11 Sbalzo con lucernario e cappa d'aerazione a labirinto La sporgenza del tetto e dello strato di ventilazione mediante l'interposizione di un profilo distanziatore protegge la finestra del lucernario dalla pioggia battente, facendo sì che l'acqua scorra via. Con superfici maggiori sarebbe opportuno ricorrere a una grondaia. La superficie inferiore si collega alla parete della finestra con una cappa d'aerazione che garantisce protezione dalla pioggia e dalla neve portata dal vento mediante ricircolo dell'aria. Delle griglie proteggono le aperture di ventilazione dall'accesso di piccoli animali. Se tali griglie sono disposte obliquamente la sezione libera d'aerazione viene mantenuta il più possibile inalterata. L'isolamento termico, salvo nella zona della trave di legno, viene steso senza interruzioni. Elementi lignei distanziatori interrompono il passaggio del calore attraverso la struttura portante in acciaio.
Collegamento a parete 12 Collegamento superiore a parete con lamiera di connessione sagomata Una lamiera di connessione modellata sul profilo esterno ricopre la lamiera grecata di almeno 15-20 cm in relazione all'inclinazione. Con una pendenza del tetto 8° è necessario prevedere un'ulteriore guarnizione di tenuta tra la lamiera di connessione e quella di copertura (vedi disegno). La lamiera di connessione e la striscia sottesa vengono fatte risalire anche in questo caso per almeno 10-15 cm e ricoperte 5-1 Ocm) in funzione della pressione dinamica. A seconda della spinta del vento o della sua forza aspirante penetrano più o meno pioggia o neve portata dal vento, che defluiscono sulla guaina di sottocopertura. La dilatazione termica della lamiera coprente viene assorbita mediante fori longitudinali. Alla lamiera portante, unitamente a quella di bordo a tenuta (banda schiumosa) è connessa una guarnizione elastica, supportata da un profilo angolare a Z.
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Particolari costruttivi
Bande di metallo Copertura su guaina di precopertura e rivestimento, isolamento termico e barriera al vapore aerata Colmo 1 Colmo con doppio risvolto angolare; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera 2 Colmo con listelli; copertura listellata 3 Colmo con calotta d'aerazione a labirinto; copertura a doppio risvolto verticale schiacciato Simmetrie di pieghe presuppongono che sul colmo sia eseguito un doppio risvolto angolare 4 cm) o sia previsto un listello (6 cm). I doppi risvolti (2,5 cm) delle lamiere sono ripiegati verso "l'interno" lungo la linea del colmo e ancorati sulla cappa. Qui le lamiere non possono subire alcuna dilatazione trasversale e pertanto sarebbe meglio eseguire pieghe schiacciate 6 cm). Il rivestimento è piegato sul listello del colmo e aggraffato con la cappa del colmo con un ulteriore risvolto. Singoli elementi d'aerazione limitano il passaggio dell'aria e necessitano di ulteriori accorgimenti; questi ultimi non sono necessari per le calotte d'aerazione se l'aria viene fatta ricircolare. Una griglia impedisce l'accesso di piccoli animali.
Colmo a una falda 4 Colmo a una falda con risvolto angolare della lamiera; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera, impiego di lamiere sovrapposte orizzontali. 5 Colmo a una falda con listello; copertura listellata I tetti a una falda devono essere realizzati tenendo conto dell'azione predominante del vento, per evitare che l'acqua di stravento possa penetrare. In caso di superfici del tetto ripide o corte vengono sistemati uncini di ancoraggio nella zona superiore, in modo che le lamiere possano dilatarsi inferiormente. Le lamiere più lunghe e orizzontali vengono ancorate, a seconda dell'inclinazione, con uncini nel quarto o terzo superiore, garantendo dilatazione superiore e inferiore; inoltre possono scorrere in prossimità del colmo e della gronda (gocciolatoio). I ganci per scala (al massimo ogni 150 cm) sono avvitati all'altezza degli elementi a uncino penetrando le lamiere sovrapposte o il rivestimento dei listelli sino alla struttura portante e sono rinforzati con cappe in lamiera ribadite/saldate. 276
Lastre metalliche
Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Displuvio
6 Displuvio con listello, copertura listellata Sulla linea di displuvio la copertura può terminare con un doppio risvolto verticale, un doppio risvolto angolare o con un listello. Qui i doppi risvolti delle lamiere sovrapposte vengono ripiegati ulteriormente e ancorati al displuvio in modo asimmetrico o simmetrico (vedere Strati, Bande metalliche). I risvolti ripiegati hanno la parte chiusa rivolta verso l'alto in modo che l'acqua non possa penetrare. La ventilazione è possibile con singoli elementi d'aerazione, se le "zone dei puntoni" da ventilare sono limitate. Inoltre non esiste protezione dalla pioggia o dalla neve portata dal vento. Sarebbe opportuno prevedere una ventilazione parallelamente al displuvio. La ventilazione del colmo viene determinata dalla massima luce tra le tavole del rivestimento soprastante, rimane invariata dalla gronda al colmo e perciò è sufficiente soltanto per un numero limitato di zone da aerare (vedi Strati: Ventilazione). Gronda
7 Gronda con gocciolatoio; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera, chiusura verticale del risvolto 8 Gronda con gocciolatoio; copertura listellata La dilatazione 15 mm) delle lamiere sovrapcoste 10-14 m) deve essere assorbita in prossimità della gronda (ancoraggio con elemento a uncino in prossimità del colmo). Pertanto si deve mantenere un'opportuna distanza tra l'estremità inferiore della sovrapposizione delle lamiere e la lamiera di gronda. Un gocciolatoio funge da lamiera di gronda con risvolto di scorrimento 30 mm, I doppi risvolti non vengono ulteriormente ripiegati per non impedire la dilatazione trasversale delle lamiere sovrapposte. I tubi fermaneve e le pedate sono ancorati con supporti nei risvolti della copertura. Tali supporti vengono avvitati ai listelli attraverso il loro rivestimento e rinforzati mediante una protezione elastica (giunto trasversale). Le estremità fisse dei rivestimenti dei listelli garantiscono spazio per eventuali dilatazioni delle lamiere. Le grondaie montate all'esterno hanno una pendenza longitudinale e trasversale (vedi Strati: Scolo dell'acqua).
Particolari, scala 1:10 03 Morsetto, fascetta 04 Ribattino e saldatura dolce 05 Semento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto, gancio 07 Coprigiunto 08 Guida 10 Pedata 17 Supporto 18 Mensola, trave 20 Travetto 21 Arcareccio 23 Trave di displuvio 25 Puntone d'aerazione 27 Listello, listello profilato Ricciolo, asta tonda 32 Rivestimento 33 Pannello in compensato
49 Elemento d'aerazione singolo 50 Cappa d'aerazione 59 Sovrapposizione di lamiere 60 Calotta, calotta a listello 63 Gocciolatoio 67 Guaina di precopertura, sovrapposta 77 Barriera al vapore 78 Guarnizione, elastica 79 Spessore, elastico 80 Isolamento termico 83 Elemento "Rollo" 84 Lastra a più strati 93 Apertura d'aerazione 95 Grondaia 96 Pluviale 98 Tubo fermaneve con rompighiaccio 99 Griglia d'aerazione
Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Compluvio
9 Lamiera di compluvio con risvolto di scorrimento e risvolto per l'acqua; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera, con chiusura orizzontale e verticale 10 Compluvio ribassato con gocciolatoio, copertura listellata Se non è possibile un'esecuzione ribassata, i compluvi devono avere una pendenza 10°. Ridotte superfici del tetto con lamiere corte (vedi disegno) possono essere collegate all'insieme del compluvio con doppio risvolto. In questo caso le dilatazioni delle lamiere devono essere assorbite verso il basso solo nel risvolto. Grandi superfici del tetto con lamiere lunghe vengono collegate meglio con un risvolto di scorrimento e supplementare, in modo tale che la lamiera di conversa e le lamiere sovrapposte possano dilatarsi senza alcun impedimento.
Con inclinazione più modesta 10°) questa soluzione, tuttavia, nonostante il risvolto per l'acqua 40 mm) non è sicura contro il ristagno. Dato che i compluvi lunghi e piatti vengono ribassati e fungono da canali di scolo, le lamiere sovrapposte e la protezione del listello si dilatano nei giunti delle lamiere anteriori. Per aumentare la protezione contro il ristagno d'acqua si possono inserire nei risvolti delle strisce a tenuta o si possono incollare o saldare le strisce bituminose della precopertura a una "grondaia di sicurezza". L'aerazione del compluvio avviene come descritto al punto Displuvio. Un rivestimento in legno e lo strato di separazione impediscono la formazione di condensa e inoltre fungono da isolamento acustico. Particolari, scala 1:10 01 Guida d'ancoraggio, tassello a espansione 03 Morsetto 04 Ribattino e saldatura dolce 05 Elemento a uncino e striscia adesiva 06 Supporto, gancio per scala 08 Listello di guida 18 Traversa, travicello 20 Travetto 21 Arcareccio 23 Corrente di conversa 25 Puntone d'aerazione 27 Listello 29 Listello per intonaco 32 Rivestimento 33 Pannello di legno compensato
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49 Elemento d'aerazione singolo 53 Lamiera di conversa con risvolto per l'acqua e risvolto di scorrimento 59 Lamiere sovrapposte 60 Calotta, calotta a listello 62 Lamiera terminale 63 Lamiera di giunzione anteriore 67 Guaina di precopertura, sovrapposta 72 Intonaco esterno, doppio 77 Barriera al vapore 78 Profilo a tenuta, elastico 79 Spessore, elastico 95 Grondaia del compluvio 98 Tubo fermaneve
Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Estremità
11 Estremità con risvolto angolare della lamiera; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera 12 Estremità con listello; copertura listellata La normale larghezza delle lamiere è di 600 mm, indipendentemente dal tipo di copertura. Si possono avere larghezze fino a 920 mm (vedi Strati: Bande metalliche). La dilatazione trasversale viene assorbita dalla ripiegatura obliqua verso l'alto (da 2 a 3 mm) dei lati longitudinali nel risvolto o sul listello. Singoli elementi a uncino a distanza 50 cm tengono fermi i bordi delle lamiere e trasmettono al rivestimento le spinte dovute all'azione aspirante del vento. L'estremità termina con un risvolto angolare (4 cm) o una calotta angolare (listello 4 cm). La lamiera terminale, libera da vincoli, è sostenuta lateralmente. La lamiera o la calotta terminale deve coprire la parete esterna per almeno 5-10 cm in base all'altezza della superficie del tetto rispetto al terreno. La parte inferiore della lamiera terminale necessita di un supporto che, per una lunghezza di raccordo 5 cm, consiste in una striscia adesiva continua, mentre per una 10 cm in un sostegno supplementare. Se risvolto e listello si scostano dal bordo del tetto, si può ridurre l'altezza della lamiera visibile e si può eguagliare la larghezza delle lamiere (vedi disegno).
Collegamento a parete
13 Collegamento laterale a parete con listello intagliato protetto, copertura a doppio risvolto verticale della lamiera 14 Collegamento laterale a parete con intonaco e listello protetto; copertura listellata La sovrapposizione delle lamiere laterali si collega alla parete per un'altezza 10-15 cm in funzione dell'inclinazione. L'ancoraggio mediante supporti o singoli elementi a uncino deve essere elastico e rinforzato con una striscia a sbalzo con sufficiente sovrapposizione 5-10 cm). Alla stessa altezza viene fatta risalire la guaina della precopertura e pressata dalla lamiera. La parete e il tetto si possono così dilatare indipendentemente l'una dall'altro. Il tubo fermaneve e il gancio per scala sono ancorati al doppio risvolto o avvitati sul listello e rinforzati con calotte di lamiera ribadite o saldate. Esse inoltre possono essere coperte 15-20 cm) dalla calotta del listello dalla parte del colmo. 279
Particolari costruttivi
Lastre metalliche
Canale di scolo/collegamento a parete
15 Canale con grondaia e canale sfioratore; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera, sovrapposizione di lamiere con chiusura verticale 16 Collegamento inferiore a parete/canale con risvolto di scorrimento, risvolto per l'acqua; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera I canali di scolo devono essere installati solo nel caso in cui il rischio di ristagno sia limitato. Le grondaie inteme hanno una pendenza in senso longitudinale 1 -1,5%) e serpentine di riscaldamento evitano la formazione di ghiaccio e deposito di neve. Per maggiore sicurezza vengono sistemati dei pluviali in quantità doppia rispetto a quelli previsti. I manicotti di raccordo sono dotati di una rete piana a maglia larga. Il livello di ritenuta delle grondaie o delle grondaie di sicurezza (canale sfioratore) è 20-30 cm. Gli sfioratori presentano un'apertura libera maggiore dei pluviali. Con rame e zinco - titanio la larghezza della banda deve essere 100 cm e lungo tutto il canale non vi devono essere punti di saldatura. Alluminio, acciaio NR (inossidabile) e acciaio zincato (limitatamente) possono essere tagliati più larghi e saldati insieme nel senso del canale, anche se in tal caso la zincatura viene danneggiata. Collegamento a parete
17 Collegamento superiore a parete con cappa di ventilazione; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera con utilizzo di lamiere verticali sovrapposte La sovrapposizione delle lamiere è collegata alla parete, con un margine di movimento, per un'altezza 10-15 cm, a seconda dell'inclinazione. I doppi risvolti verticali vengono fatti risalire come risvolto schiacciato, per consentire la dilatazione trasversale delle lamiere. La cappa d'aerazione viene ancorata con supporti/elementi a uncino sistemati ogni 50-60 cm, e coperta per almeno 5-10 cm dalla protezione del listello. La sovrapposizione delle lamiere e la calotta d'aerazione fanno ricircolare l'aria ed evitano il passaggio di pioggia e neve. I risvolti schiacciati consentono una dilatazione trasversale. Particolari, scala 1:10 00 Finestra sul tetto con intelaiatura e battente 01 Tassello a espansione 03 Fascetta 04 Lega per saldatura dolce 05 Elemento a uncino, striscia adesiva 06 Supporto 08 Guida 10 Lamiera di copertura 17 Sostegno 18 Mensola, trave 20 Travetto 21 Arcareccio 22 Puntone a sbalzo 24 Traversa, trave 25 Puntone d'aerazione 28 Cuneo, listello, legno di rivestimento 29 Listello per intonaco 32 Rivestimento 33 Pannello in legno compensato 35 Risvolto trasversale, orizzontale/verticale 50 Calotta d'aerazione
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57 Vetro isolante 59 Lamiere sovrapposte 60 Calotta, calotta a listello, faldate di rivestimento 63 Lamiera di giunzione anteriore 67 Guaina di precopertura, sovrapposta 70 Striscia a tenuta, incollata/saldata 72 Intonaco esterno, doppio strato 77 Barriera al vapore, incollata/saldata 78 Profilo a tenuta, elastico 79 Appoggio, elastico 80 Isolamento termico 93 Camino per il gas 94 Sfioratore 95 Canale di scolo con manicotto 96 Pluviale, faldate 97 Riscaldamento della grondaia 98 Rete 99 Griglia d'aerazione
Lastre metalliche
Particolari costruttivi
Elementi emergenti 18 Camino con raccordo e faldaleria; copertura a doppio risvolto verticale della lamiera, con risvolti alternati Nel caso in cui su entrambi i lati siano garantiti 20 cm di protezione, vengono inseriti tubi nelle lamiere senza alternanza di risvolti. Con tubi di maggiori dimensioni o canali rettangolari si ricorre all'alternanza di puntoni e risvolti. I risvolti trasversali all'estremità fanno defluire l'acqua lontano dall'elemento emergente (vedi disegno). I canali rettangolari 1 m hanno inoltre una sella. Il faldate di raccordo 15 cm) si ancora per metà sopra e per metà sotto, ed è ribadito/saldato. Tale raccordo viene rivestito a tenuta da una lamiera (copertura 5-10 cm, a seconda della pendenza). L'aria ricircola nello scomparto del camino. La barriera al vapore è posata a tenuta tutt'intorno al camino.
Finestra sul tetto 19 Finestra emergente a cresta e sella; copertura con doppio risvolto verticale con risvolti alternati della lamiera La cresta e il rivestimento di lamiera sporgono di almeno 15 cm oltre la superficie del tetto, per garantire sufficiente protezione contro il ristagno d'acqua (per alternanza dei risvolti o sella della lamiera vedere Elementi emergenti). Il "puntone" distanziatore e d'aerazione termina su travi al di sopra e al di sotto della finestra. Le tavole del rivestimento interno sono avvitate sui supporti in legno delle travi d'acciaio.
Cambio di pendenza 20 Sbalzo con tettoia separata lì manto del tetto è realizzato a sbalzo e viene esteso sino al rivestimento. Lo sfalsamento tra i piani di copertura è protetto dalla pioggia ripiegando le lamiere 10-15 cm) e disponendo un gocciolatoio. La dilatazione delle lamiere è resa possibile superiormente al gocciolatoio mediante un risvolto 3 cm) e inferiormente con una distanza di tolleranza. La terminazione netta del risvolto e il risvolto schiacciato permettono la dilatazione trasversale.
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Particolari costruttivi
Piante Manto di copertura composto da terreno di coltura, strato drenante, impermeabilizzazione, isolamento termico aerato e barriera al vapore Colmo 1 Colmo coperto senza interruzione Tutti gli strati vengono posati sul colmo in modo da evitare possibili scivolamenti. Le strisce di impermeabilizzazione 15-20 cm sono disposte frontalmente e fissate meccanicamente alle estremità superiori. Tuttavia, sarebbe meglio posarle in un unico pezzo tra gronda e gronda e disporle lateralmente sovrapposte a tenuta (impermeabilizzazione, protezione dalle radici), o ricoprirle (strato protettivo, strato di filtraggio e tessuto antierosione). Non è necessario provvedere alla ventilazione del colmo, poiché sia le piante (evaporazione) che il materiale drenante (accumulatori termici) assorbono il calore estivo. Gronda 2 Gronda con scarico e grondaia 3 Gronda con tubo di drenaggio 2 L'acqua di drenaggio defluisce direttamente alla gronda da ogni punto. Un listello forato o una tavola mantengono il riporto drenante nella sua posizione. Entrambi sono ancorati al rivestimento, onde evitare spostamenti e i punti d'ancoraggio sono particolarmente protetti da ogni infiltrazione. L'acqua che scorre sulla superficie penetra in un sottile strato di pietrisco lungo il bordo, il quale, protetto da un filtro, impedisce l'accesso di particelle del terreno di coltura (strato isolante organico, substrato). L'acqua di scarico e quella in eccesso scorrono nella grondaia attraverso un gocciolatoio. Tutte le parti in lamiera sono realizzate con materiale resistente alla corrosione. 3 Se sulla linea di gronda si installa un tubo di drenaggio, questo deve essere avvolto da una larga striscia di pietrisco. I riporti piani 5°) possono essere di ghiaia. Nella zona del tubo di drenaggio il materiale di riporto sulla superficie è separato dal pietrisco mediante un filtro, in modo tale che le particelle del terreno di coltura non penetrino nello strato di drenaggio. Il tubo di drenaggio attraversa lo strato d'impermeabilizzazione sino all'estremità o alla superficie del tetto che, in questo punto, deve essere accuratamente impermeabilizzato. La striscia d'impermeabilizzazione viene fatta risalire verso l'alto e sistemata intorno alle travi di bordo in modo che l'acqua in eccesso sulla superficie possa defluire verso l'esterno. Carichi accidentali e carichi d'acqua occasionali richiedono una trave di bordo rinforzata collegata con i puntoni. 282
Piante
Piante
Particolari costruttivi
Estremità
4 Estremità con bordo in lamiera 5 Estremità con trave di bordo All'estremità il terreno di coltura viene separato dal bordo del tetto con uno strato sottile di pietrisco. Lo strato di pietrisco oltre a far defluire l'acqua della superficie in eccesso - di cui ne assorbe pochissima - tiene lontane le radici dal bordo, particolarmente delicato, del tetto. 4 Per mantenere libera la striscia del bordo da particelle dello strato isolante organico, la parte superiore del filtro viene fatta risalire verso l'alto. La parte inferiore - coperta nella direzione di scorrimento - protegge lo strato di drenaggio vero e proprio. Il filtro, lo strato di protezione e la striscia d'impermeabilizzazione sono fatti risalire fino al bordo fisso della lamiera - l'ultima ancora più in alto - e protetti da una calotta in lamiera. La calotta viene schiacciata lungo la linea di gronda e posata sul listello della lamiera. 5 Nei tetti con scarsa pendenza sui quali scorre poca acqua si può rinunciare a una protezione particolare per lo strato superiore della striscia di riporto ai bordi. La zona interna viene accuratamente impermeabilizzata verso l'esterno; la barriera al vapore è sistemata a tenuta di vento. La condensa che penetra nell'isolamento termico attraverso punti mal eseguiti, viene eliminata dall'intercapedine. Elementi emergenti
6 Camino con rivestimento in lamiera Il rivestimento in lamiera viene incollato con la striscia d'impermeabilizzazione, riportato verso l'alto per almeno 15 cm e, sul bordo superiore, ricoperto con una lamiera sporgente. Collocando uno strato di pietrisco intorno al camino, si mantiene libero dall'acqua stagnante il dorso della lamiera di rinforzo. Lo strato filtrante riportato in alto protegge lo strato drenante da piccoli elementi provenienti dal terreno di coltura. Il bordo della barriera al vapore viene chiuso a tenuta da un profilo premuto contro le pareti del camino da listelli. Particolari, scala 1:10 00 Tessuto antierosione 03 Listello, tavola d'ancoraggio 05 Striscia adesiva 06 Supporto 07 Riporto in legno 09 Cuneo 18 Trave di scorrimento 20 Trave di bordo 21 Arcareccio 22 Puntone 24 Trave 27 Listello cuneiforme 28 Listello di rivestimento 29 Listello per intonaco 31 Rinforzo 32 Rivestimento 36 Piante 59 Rivestimento di lamiera 60 Lamiera di copertura, calotta
62 63 66 69 72 76 77 78 80 90 91 92 94 95 99
Lamiera terminale Gocciolatoio Strato filtrante Strato di protezione Intonaco Striscia d'impermeabilizzazione, antiradice Barriera al vapore Profilo a tenuta, elastico Isolamento termico Strato isolante organico Substrato, granulazione Ghiaia, pietrisco di drenaggio Listello, tubo di drenaggio Grondaia Griglia d'aerazione
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Parte 4 • Particolari costruttivi di edifici Eberhard Schunck e Hans Jochen Oster
Anche in questa parte si è adottato il principio della forma, in modo da consentire un'associazione diretta con le costruzioni. È sottinteso che la scelta, come per la parte 3, è stata determinata dall'intento di fornire una descrizione il più possibile completa dei materiali e delle forme dei tetti; pertanto, anche in questa sezione si troveranno coperture apparentemente superate. La scelta degli esempi ha comunque dato l'opportunità di mostrare anche materiali per i quali non esiste ancora una tecnica sperimentata. Naturalmente, ha contribuito in larga misura anche lo stimolo a conoscere più da vicino alcuni prototipi dell'architettura e a studiare le funzioni del tetto e la sua realizzazione, Oltre ai problemi costruttivi e a quelli relativi ai dettagli, gli esempi vogliono evidenziare anche l'inseparabile unità tra tetto, corpo e ambiente. Sono state perciò prese in considerazione sia le piante e le sezioni degli edifici che la planimetria generale della zona. La forte relazione con il contesto urbanistico ha fatto sì che nella scelta siano stati inclusi molti corpi e forme di tetto semplici. Non si voleva evitare, né si poteva escludere, che comparissero anche oggetti la cui costruzione non risponde più alle moderne tecniche, anche perché una rigorosa scelta di costruzioni perfette ne avrebbe sicuramente diminuito l'attrattiva. Ove possibile, senza falsare l'approccio, si è cercato tuttavia di migliorare, mentre quando non è stato possibile, sono state fornite indicazioni discrete sulle incongruenze rispetto alla tecnica attuale. La scala utilizzata per i particolari costruttivi è, per quanto possibile, uguale a quella adottata nella parte 3, uniformazione, questa, che dovrebbe facilitare i confronti e, anche in questa sezione, le legende sono organizzate per gruppi principali. È stato profuso molto impegno nella esatta descrizione dei materiali utilizzati, nonostante in molti casi questo intento sia purtroppo fallito per la difficoltà di ottenere le necessarie informazioni.
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Casa per vacanze
Particolari costruttivi di edifici
Casa per vacanze Korshage, Sjaelland, Danimarca; 1960 Architetto: E. Korshagen, Copenaghen Ingegnere strutturista: J. Nielsen Proprietà: E. Korshagen, Copenaghen
Lato est
Planimetria, scala 1:2500
La casa si trova su una penisola dell'isola Sjaelland allo sbocco dell'Isefjord verso Kattegat. Assieme ad altre case, è situata su un pendio ricoperto in parte da prato e in parte da alberi e sottobosco, ai margini di un bosco a circa cento metri dal mare. Costruita su palafitte, con i suoi materiali naturali, si integra perfettamente nell'ambiente circostante. Progettata come casa per le vacanze, è composta da una serie di vani disposti uno accanto all'altro, non collegati tra loro, a cui si accede direttamente dal ballatoio. L'enorme sottotetto viene utizzato come ripostiglio e può essere raggiunto attraverso gli abbaini.
a Zona soggiorno b Zona pranzo e cucina
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c Camera da letto d Camera da letto con spogliatoio
Pianta, posizione delle travi e sezione, scala 1:200
Casa per vacanze Particolari costruttivi di edifici
Lato nord
Con un'inclinazione di 50°, il manto di copertura è sicuro contro vento e pioggia anche in caso di tempesta, poiché questa forte pendenza fa sì che il vento non possa introdursi sotto gli steli ma che, al contrario, li comprima. La copertura agisce da isolante termico rendendo inutile un ulteriore strato impermeabilizzante. In estate la cappa di paglia garantisce un'ottima coibentazione. La struttura portante, una costruzione in legno a sei travi, consta di supporti e di montanti longitudinali e trasversali a cravatta, intercalati da semplici travi trasversali. La struttura portante è una capriata a controcatena con puntoni sporgenti, supportati da arcarecci. Come rinforzo servono noccioli di calcestruzzo, pareti in legno usate come lastre e sostegni che percorrono gli arcarecci fino in fondo. Il tetto è coperto di paglia legata a fasci mediante barre di fissaggio, con strati di colmo cuciti. Come tutte le costruzioni in Danimarca, la copertura ha uno spessore di circa 25 cm.
Particolari, scala 1:10 Cucitura Legatura in filo di ferro Barre di fissaggio Riempimento del colmo, incannicciata 17 Supporti sospesi 6,35/12,7 cm ogni 3 m 20 Traversa di rinforzo 5,1/12,7 cm ogni 3 m 22 Puntone 6,35/12,7 cm ogni metro 26 Assicella 40/60 mm 00 03 08 10
Colmo
27 Assicella della gronda, assicella di trazione Correntino Tavola, abete rosso Posizione angolare Posizione piana, incannicciata 51 Posizione al colmo 52 Fascio invertito 53 Posizione d'appoggio 66 Strato di paglia, incannicciata 28 32 35 37
Gronda
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Casa per vacanze
Particolari costruttivi di edifici
Case per vacanze Ibach, Baden-Württemberg, Germania; 1974 Architetti: L. Götz e Partner Heidelberg/Stoccarda; K. Unruh, R Burock Proprietà: L. Götz, Heidelberg
Per una famiglia di quattro persone, su un terreno incolto si doveva costruire come seconda casa un'abitazione plurifunzionale. Il progetto iniziale prevedeva "una casa propria" per ogni componente della famiglia, senza una modifica eccessiva alla topografia esìstente. Scala di accesso
Pianta del pianterreno e sezione, scala 1:300
Planimetria, scala 1:1250
Il gruppo di case composto di tre singole costruzioni si trova su un terreno a sud della Foresta Nera. Grazie alla disposizione dei colmi paralleli al pendio e all'altezza sfalsata delle costruzioni, l'insieme si ìntegra perfettamente nel paesaggio. Questa sensazione viene ulteriormente rafforzata dall'utilizzazione di legno di conifera sia per la costruzione vera e propria che per le finiture.
a b e d
Zona soggiorno Ingresso Zona pranzo Guardaroba
e f g h
Posto di lavoro Zona notte Spogliatoio Ripostiglio Lato a monte
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Casa per vacanze
Particolari costruttivi di edifici
La struttura portante del tetto è composta da due strati, di cui quello esterno è formato da una copertura, dalla sottostruttura e da arcarecci e puntoni paralleli al colmo che si protendono liberamente per 4,20 m. Questi distribuiscono il carico sulle travi portanti, sistemate alla distanza di 4,20 m, inserite nei sostegni dell'ossatura. Le travi principali corrono perpendicolarmente al colmo e sono a cravatta - in un sol pezzo all'estremità - e fissate lateralmente ai sostegni con tasselli e bulloni. L'aerazione posteriore avviene tra le travi portanti e le travi sottostanti con interposto isolamento termico. All'interno l'intera costruzione è ricoperta da un rivestimento con giunzioni a incastro in legno di pino. I tetti, con un'inclinazione di 22°, sono ricoperti da tre strati di scandole in cedro canadese. La copertura dei tetto e la parete esterna formano così un involucro omogeneo.
Pianerottolo d'accesso tra le due casette
Particolari, scala 1:20 17 Sostegno 22/22 cm, legno pieno 20 Trave 12/40, 12/35, 20/40 cm, legno listellare 21 Travi del soffitto 8/12 cm, arcarecci 12/16, 14/16 cm 24 Legno per armatura 4/12 cm 25 Controtavole 30/50 mm 26 Assicella 30/50 mm 28 Legno di rivestimento 80/15 mm 29 Tavola frontale, pannello terminale 32 Rivestimento con giunzioni a incastro 19 mm, pino
Colmo
Gronda
33 Pannello di masonite 39 Copertura di scandole a tre strati, cedro canadese 66 Pannello isolante bituminoso 10 mm 77 Barriera al vapore, barriera controvento, lamina di polietilene 0,05 mm 86 Lana di roccia 2 x 50 mm 97 Parafulmine L 30/20/3 mm acciaio, zincato 99 Lamiera forata, acciaio zincato
Estremità
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Sea Ranch Condominium
Particolari costruttivi di edifici
The Sea Ranch, Condominium I California. USA. 1965 Architetti: C.W. Moore D. Lyndon - W. Turnbull Jr., R. Whitaker Ingegneri strutturisti: Davis & Morreau Fisico tecnico: M. Sylvia Architetto del paesaggio: L. Halpren Proprietà: Oceanie Properties, Inc.
Vista dal mare
Planimetria, scala 1:3000
Pianta, pianterreno, piano superiore e sezione, scala 1:400
Il Sea Ranch si trova sulla costa californiana del Pacifico, a nord di San Francisco, ed è inserito in un paesaggio unico per i suoi pascoli, i boschi circostanti e le coste rocciose. Il Condominium, composto di dieci unità, è situato in una posizione esposta direttamente sul Pacifico.
a Zona soggiorno b Zona pranzo
c Bovindo d Galleria Vista sud-ovest
290
Sea Ranch Condominium
Il corpo della costruzione inserisce in questo paesaggio semplici case dall'aspetto di fienili con il grande tetto a una falda che copre l'intero gruppo e segue l'inclinazione del pendio. Per i forti venti di quella zona le sporgenze del tetto sono poco pronunciate. Risultano così dei corpi spigolosi, di ridotte dimensioni, che conferiscono ai Sea Ranch la loro particolare caratteristica. Il tetto e la struttura portante dell'edificio sono stati realizzati come struttura nervata con assicelle di legno per le pareti, in uso negli Stati Uniti. La struttura portante del tetto consiste in arcarecci in pino Douglas. Le pareti esterne e la copertura sono realizzate secondo lo stesso principio. Il rivestimento interno portante è formato da assicelle di 5/20 cm con giunzioni a incastro a effetto rugoso. L'intercapedine è costituita da un cartone bitumato. Mentre il rivestimento esterno per la parete è costituito da tavolate (2,5/20 cm), la copertura del tetto è realizzata in scandole. Il clima marittimo consente di costruire senza l'impiego di isolanti termici.
Particolari costruttivi di edifici
Colmo di tetto a una falda
Gronda
Coilegamenti a parete
Finestra del tetto, elementi emergenti
L'omogeneo involucro esterno in Red Cedar non trattato assume nel corso del tempo una tonalità grigio argento e si lega in una singolare simbiosi con il paesaggio circostante.
04 06 10 17 21 24 28 29 31
Particolari, scala 1:10 Bulloni, tasselli Angolari in acciaio Infissi in alluminio Pilastro 10/10cm (474") Arcareccio in Douglas, trave 10/255 cm (4710") Traversa della parete esterna; trave 10/10 cm (474") Legno di rivestimento, teiaio della finestra 10/10 cm (474") Assicella dì copertura Saettane 10/10cm (474-)
32 Rivestimento giunzioni a incastro 5/20 cm (2"/8") 39 Scandole in cedro rosso ~ 40 cm 40 Tavolato, cedro rosso 25/20 cm (178") 56 Antina dì finestra, Al, vetrata semplice 60 Lamiera di colmo Cu 61 Lamiera di collegamento Cu 62 Lamiera terminale Cu 63 Lamiera di gronda Cu 67 Cartone bitumato sovrapposto
Estremità
Abbaini
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Particolari costruttivi di edifici
Casa per studenti
Casa per studenti Royal Agricultural College Cirencester, Galles, Gran Bretagna; 1983 Architetto: D. Lea, Gwynedd Ingegneri strutturisti: Andrews, Kent e Stone, Oxford Proprietà: The Royal Agricultural College La casa dello studente è situata al margine di un complesso di "college" composto da edifici costruiti a partire dalla metà dell'Ottocento. Prati e alberi secolari danno l'impronta all'ambiente. Il basso edificio con elementi architettonici, quali bovindi e frontoni, si inserisce bene in questo contesto. La forma del tetto segue quella degli edifici delle zone collinose del Cotswold.
Planimetria, scala 1:4000
Un angolo del cortile
Ala secondaria dell'edificio, sud-est
Pianta pianterreno, sottotetto e sezioni, scala 1:500
La struttura portante è un tetto a capriata semplice, costruito con particolare attenzione, i cui puntoni sono disposti a distanza ravvicinata tra loro (40 cm) sul rivestimento interno dell'opera in muratura a doppio rivestimento. Le spinte orizzontali vengono assorbite dalle travi al di sopra dell'estremità dei puntoni. a b c d e f g
Studiolo con zona lavoro e zona notte Anticamera, armadio e lavabo WC Bagno Lavanderia Accesso al cortile Cortile Ala principale, lato cortile
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Casa per studenti
Particolari costruttivi di edifici
La copertura consiste in lastre di pietra calcarea, che - secondo la tradizione - si riducono verso il colmo. L'inclinazione è inferiore a 50° (ala secondaria) o a 54° (ala centrale). Il paesaggio dei tetti migliora grazie all'uniformità dei materiali ottenuta evitando di utilizzare per questa copertura in pietra elementi di lamiera nel colmo, nel displuvio, nel compluvio e all'estremità.
Colmo
Abbaino, estremità
Collegamento a parete
Abbaino, collegamento della finestra
Posizione dei puntoni, schizzo di particolare, scala 1:150
Grondaia, doccione e pluviale sono formati da elementi in acciaio fuso. Questo risponde alle aspettative dei committenti di avere un tetto funzionale per i prossimi 150, 200 anni.
Abbaino e compluvio Particolari, scala 1:10 01 Ancoraggio al muro 02 Rete metallica, zincata 04 Punta Parigi con testa, acciaio inox 06 Supporto della grondaia 20/4 mm, acciaio inox 11 Architrave in pietra calcarea 13 Mattone formato normale 14 Tegola in cemento leggero 25/17 5 /11 3 15 Architrave in cemento 18 Trave 8/8 cm 22 Puntone 5/15 (5/10, 5/75) cm 23 Puntone del displuvio 5/15 cm, puntone del compluvio 75/226 cm 25 Controtavola 30/50 mm 26 Travicello 19/38 mm 28 Legno di rivestimento 29 Legno terminale, Iroko 34 Lastra in cartongesso 16 mm
44 Lastra in pietra calcarea 51 Pietra del colmo in calcestruzzo 61 Lamiera di collegamento, piombo laminato 67 Striscia bituminosa, rinforzata 72 Intonaco in malta di calce 15 cm 77 Barriera al vapore, rivestita 86 Lastra in lana di roccia 10cm 93 Tubo di ventilazione, PVC 32 mm 95 Grondaia 1125 mm, acciaio fuso 96 Pluviale 63 cm, acciaio fuso 97 Riscaldamento a pavimento con barriera al vapore 98 Griglia di copertura, acciaio inox Gronda, vista frontale e sezione
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Particolari costruttivi di edifici
Municipio
Municipio Bad Honnef, Renania settentrionale-Vestfalia, Germania; 1983 Architetti: J. Schürmann e M. Schùrmann, Colonia; W. Dittmann, R, Theurich, T. Stelling Ingegneri strutturisti: W, Friedrich, S. Thomaß, F. Tonner, Bad Honnef Proprietà: città di Bad Honnef
La struttura complessiva del municipio si integra bene nell'abitato di Bad Honnef e, ai contempo, con la chiesa di St. Johann Baptist nella città vecchia. La disposizione poligonale del corpo dell'edificio e dei futuri insediamenti residenziali forma un'ampia piazza alberata, pensata per ospitare feste patronali, mercati, teatro e collegata con le strade e ì viali della città. Legno, vetro e pareti esterne bianche assieme al tetto in ardesia, tipico della zona, sono predominanti per armonizzare anche le sìngole forme e i materiali con la struttura della città Piazza del municipio con ingresso principale
Planimetria, scala 1:5000
L'edificio è utilizzato completamente sino al sottotetto, perciò la suddivisione del tetto a sella con l'inserzione di "pulpiti" ha consentito di creare una sufficiente altezza utile nel sottotetto. Nella sezione trasversale di questo vano è stata tesa una struttura di puntoni, incollati tra loro, eseguita con elementi in legno a vista. La sala del consiglio è caratterizzata da una struttura Polonceau in filigrana (due travi tese, collegate tra loro da un tirante), realizzata con elementi di legno incollati, sollecitati a pressione e tubi in acciaio sollecitati a trazione.
a b c d e f g
Foyer Portineria Guardaroba Sale congressi Biblioteca comunale Anagrafe Bar del municipio
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h Sala del consiglio i Salette dei gruppi consiliari j Ufficio del sindaco k Sala matrimoni t Zona uffici Pianta del pianterreno, primo piano e sezioni trasversali, scala 1:1000
Particolari costruttivi di edifici
Municipio
Il tetto consiste in una struttura aerata, la cui altezza si riduce alla gronda e al colmo. Questa "riduzione" si ripercuote sia sullo strato isolante, che sull'altezza dello strato d'aerazione. Si può supporre che la struttura in legno, che rappresenta una funzionale barriera al vapore e il clima mite del Reno possano preservare questo punto critico da possibili danneggiamenti.
Sezione del pulpito, scala 1:150 Particolari, scala 1:10 05 Elemento a uncino 06 Supporto della grondaia 10 Assicella portante 24/48 mm 15 Cemento armato 18 Lastra di sostegno in acciaio, mensola L 60/60/8 mm 20 Travi per ancoraggio legno listellare 14/40 cm, classe di qualità I 21 Arcarecci 14/16 cm, U 100/50/6 mm 24 Traversa di rinforzo 8/20 cm 25 Assicella distanziatrice 60 mm 27 Acciaio profilato U 100 minio/Fe-mica, tutti 60 cm 28 Legno di rivestimento 29 Acciaio piatto 160/5 mm, verniciato a fuoco, bianco, rivestito in lamiera 32 Rivestimento 24 mm, rivestimento min 16 mm
Vista del tetto dall'interno
Colmo del tetto a una falda
Collegamento parete al colmo
Abbaino, collegamento finestra in alto
Abbaino, collegamento finestra in basso
Gronda, sistema d'illuminazione
Gronda
43 Ardesia, sagoma rettangolare 51 Lastra di pietra del colmo, colmo con aerazione laterale 60 Lamiera di copertura Ti-Zn 0,7 mm, bianco 61 Lamiera di displuvio Ti-Zn 0,7 mm 63 Lamiera di scolo 66 Strato in fibra, bianco 67 Striscia bituminosa saldata, V 60, S4, a uno strato, con lana di vetro 77 Barriera al vapore, lamina PE, Al, 0,05 mm 81 Cassettone dell'avvolgibile 82 Lamelle d'aerazione, vetro 86 Stuoia in lana di roccia 40, 80, 120mm 90 Convettore-copertura, bianco 95 Doccione Ti-Zn, grondaia Ti-Zn, 0,7 mm 99 Griglia di ventilazione, acciaio zincato
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Particolari costruttivi di edifici
Edificio per abitazione e uffici
Edificio per abitazione e uffici Colonia, Renania settentrionale-Vestfalia, Germania; 1978 Architetti: J. Schürmann e M, Schürmann, Colonia. B, Werner, B. Richter, R. Müller, Euskirchen Ingegneri strutturisti: E Varwick, G. Horz, H.K, Ladewig, Colonia Proprietà: M. Schurmann, Colonia
Planimetria, scaia 1:4000
Lato strada
Complesso GroB-St.-Martin a Colonia
Il quartiere di Groß-St.-Martin è uno dei più illustri esempi di ricostruzione di città distrutta. Senza ricordi evidenti del passato, ma con l'impiego di mezzi disponibili e suddividendo opportunamente l'intera struttura, è stata creata una molteplicità di spazi che servono a far rivivere l'antica Colonia. Come elemento principale di una serie di case, l'edificio a cinque piani per abitazioni e uffici crea due piazze.
a Negozi b Galleria nel sottotetto c Vano aperto
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d Bovindo e Balcone f Terrazza sul tetto
Pianta pianterreno, sottotetto e sezione, scala 1: 200
Edificio per abitazione e uffici
Particolari costruttivi di edifici
Come tutto il complesso, per la sua struttura, dimensioni e materiali, questo edificio con i suoi mattoni in calcestruzzo grigio a vista si inserisce nell'ambiente circostante di muri in vecchia pietra naturale. In armonia con le forme e la copertura di una volta, questo tetto è stato concepito a sella con copertura in ardesia. La struttura portante consiste in lastre di calcestruzzo molto inclinate. Poiché l'isolamento termico di 6 cm non risponderebbe più alle attuali esigenze, una struttura di controtavole garantisce l'aerazione del rivestimento in abete rosso, che sostiene la copertura d'ardesia. Mancando la ventilazione del colmo, la corrente d'aria viene portata da gronda a gronda. Questo avviene, senza danni per la costruzione, talvolta anche nei tetti dove è prevista l'aerazione del colmo. Gli scarsi dettagli ai bordi del tetto e la leggera muratura di sostegno che divide la superficie, tolgono al tetto in ardesia una certa severità arcaica conferendogli un aspetto moderno. Questa casa, in cui gli architetti hanno avuto grande libertà d'azione, riunisce in sé i vantaggi di edilizia cittadina e l'espressione individuale.
Lato frontone, bovindo in vetro
Particolari, scala 1:20 01 Guida d'ancoraggio 28/15 mm, acciaio 20 cm 06 Supporto grondaia Cu 14 Lastra di pietra in calcestruzzo 29/9/19 cm 15 BN 25 con struttura compatta 22 Puntoni • 60, acciaio 37, puntoni per aerazione 8/14 cm, abete rosso) 24 Traversa di rinforzo T 60/5, acciaio 37 zincato a fuoco, verniciato bianco 25 Intercapedine 29 Pannello in lamiera d'acciaio con nastro per giunti 32 Rivestimento 30 mm, abete rosso 43 Ardesia, copertura a lastre con taglio netto
51 Lastra di pietra del colmo 57 Doppio vetro isolante b = 100 mm 60 Lamiera dì copertura, listelli Cu, verniciati a fuoco, bianco, 0,6 mm 63 Lamiera di gronda 67 Striscia bituminosa V13 82 Lamelle d'aerazionevetro, monolastra 83 Struttura Rollo, acciaio 37 zincata a fuoco, bianca 86 Lastre in lana di roccia 60 mm 90 Doccione Cu 95 Grondaia Cu, 200, 280 mm 96 Pluviale Cu, 80 mm 98 Griglia 99 Griglia di protezione contro gli insetti Cu Terminale
297
Particolari costruttivi di edifici
Edificio per uffici amministrativi
Edificio per uffici amministrativi Chatham. Kent, Gran Bretagna; 1978 Architetti e ingegneri strutturisti: Arup Associates Architects & Engineers & Quantity Surveyors, Londra Proprietà: Lloyds GmbH, Londra Sebbene in origine la sede fosse nella City di Londra, nel 1974 i Lloyds decisero di spostare alcuni reparti in un nuovo edificio fuori Londra. Il terreno per la costruzione dell'edificio per uffici amministrativi è situato in una zona precedentemente sede di cantieri navali sul Medway River a Chatham.
Lato sud Planimetria, scala 1:20.000
Lato sud-ovest
La posizione sulla riva del fiume, la bellissima vista verso Rochester Castle e il terreno che scende ripidamente verso il fiume determinano il carattere dell'ambiente circostante. Per rendere minimo il volume visibile, l'edificio è stato costruito lungo il pendio. Anche il tetto assume la stessa inclinazione.
a Entrata principale, ricezione b Sala conferenze c Locale per uffici d Ristorante, snack bar
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e Caffetteria f Mensa g Bancone di servizio della mensa h Cucina
Pianta del terzo piano e sezione, scala 1:1000
Edificio per uffici amministrativi
La struttura portante è realizzata su un reticolato di 7,20 x 7,20 m formato da supporti in calcestruzzo prefabbricati che sostengono gli elementi della struttura portante disposti a piramide, sui quali, seguendo la pendenza del tetto, sono collocate lastre in calcestruzzo leggero. La copertura del tetto in lastre di pietra di calcestruzzo piatte e grigie, con scanalatura longitudinale, segue il rigido principio delle pareti esterne con muratura in tegole rosse. Data la scarsa inclinazione, è opportuno provvedere un secondo strato d'impermeabilizzazione sotto la copertura del tetto. L'isolamento termico sovrastante è dato da stuoie in lana di roccia senza aerazione intermedia. Questo è possibile grazie al clima mite e costante del sud dell'Inghilterra. 02 03 06 10 14 15 16 18 20
21 25 26 27 28
Particolari, scala 1:20 Lamiera stirata nervata Graffa, Cu 60/25/0,6 mm Supporto, Cu Elemento in calcestruzzo prefabbricato Lastra in calcestruzzo leggero 100 mm Trave circolare, calcestruzzo Malta leggera, colorata Trave in cemento armato, trave in legno 70/90 mm Rivestimento sulle due facce, gettata di calcestruzzo Arcareccio, profilo a U 200, acciaio 37 Controtavole 9/38, 38/38 mm Assicella 19/38, 25/38 mm Assicella profilata 50/75, 50/98 mm Tavola di rivestimenfo 16/80 mm
46 Lastra di pietra di calcestruzzo, piatta con scanalatura longitudinale profonda 51 Lastra di pietra del colmo a una falda, di displuvio 53 Tegola di conversa 60 Cappa di copertura, piombo 61 Lamiera di collegamento, piombo 66 Striscia in feltro (bit) 20 cm, sovrapposta 67 Lastra in cemento amianto 71 Strato di bitume 73 Strato d'asfalto 3 x 1 0 mm 75 Striscia di bitume polimero 86 Stuoia in lana di roccia 50 mm 95 Grondaia, lamiera in acciaio, rivestita di piombo
Particolari costruttivi di edifici
Colmo
Linea di displuvio
Cortile interno
Gronda, canale di scolo
Superfici del tetto con canali di scolo
Collegamenti delle finestre, canale di scolo
299
Particolari costruttivi di edifici
Edificio per uffici dell'Università
Edificio per uffici dell'Università Eichstàtt, Baviera, Germania; 1980 Architetti: K.J. Schattner e J. Homeier, Eichstätt Ingegneri strutturisti: Sailer, Stepan, Monaco Proprietà: Fondazione dell'Università cattolica di Eichstàtt
Lato strada
Planimetria, scala 1:3000
L'impegno era costruire in un piccolo spazio nella rumorosa via principale verso il centro di Eichstàtt locali a uso amministrativo per l'università. La caratteristica di questa via è rappresentata dalle case a frontoni a due o tre piani, dove l'intero volume viene diviso da una gabbia delle scale in vetro, dando così una sensazione di maggior larghezza, profondità e altezza agli elementi strutturali già esistenti. Il corpo costruttivo è delimitato dai sobri profili orizzontali dell'edificio e da un involucro esterno in calcestruzzo leggero suddiviso in scala. La forma del tetto si sviluppa sul modello dei tetti esistenti e si integra bene nell'ambiente circostante.
a Sala conferenze b Direzione
300
c Uffici d Corridoio
Pianta pianterreno, sottotetto e sezioni, scala 1:500
Edificio per uffici dell'Università
Particolari costruttivi di edifici
Mentre l'ala sud è stata concepita come spazio aperto con un tetto ad arcarecci in legno, l'ala nord, dove la sala riunioni si protende fin sotto il tetto, è stata realizzata con una struttura in acciaio. L'aerazione posteriore tra i puntoni è studiata nei minimi dettagli, anche se il sistema di aerazione vicino alle aperture in alto si trova poco al di sopra della superficie del tetto. Il manto di copertura del tetto in tegole piane di cemento non trattato, è stato realizzato seguendo la tradizione di Eichstätt dei tetti in ardesia nel Giurad, tradizione che è andata perduta con l'avvento della produzione in massa delle tegole in argilla. La superficie del tetto in calcestruzzo è una soluzione che tiene conto dello stile esterno dell'edificio, che diventa così un corpo omogeneo.
Particolari, scala 1:10 06 Supporto della grondaia, acciaio 37 zincato 40/5 15 Strato in calcestruzzo. B35, 15 cm 18 Elemento angolare di supporto, acciaio, 150 x 75 x 11, traversa 16/12 cm 21 Arcareccio di colmo, L acciaio 37 22 Puntoni, 8/14 cm, puntoni, angolare in acciaio 37 24 Telaio, legno listeliare 8/34,5 cm 25 Listello distanziatore 30/50 mm 26 Listello, piolo 1/2 IPE 80, acciaio 37 27 Cuneo 3/4/15 cm; tavola del colmo 30/70 mm; tavola di gronda 28 Listello di rinforzo 32 Rivestimento, abete rosso, classe di qualità I, piallato 40 mm, doppia giunzione a incastro
33 Pannello di masonite, V 100, 22 mm con giunzione a incastro 46 Tegola piana in cemento, scanalatura molto profonda 51 Tegola di colmo 53 Tegola di gronda accorciata 60 Lamiera di copertura, Ti-Zn 0,7 mm 63 Lamiera di gronda, Ti-Zn 0,7 mm 66 Strato inferiore in cartone 67 Cartone bitumato 333, V13, sabbiato 77 Barriera al vapore, rivestita in Al 78 Guarnizione elastica, SR 86 Stuoia in lana di roccia, 100 mm, rivestita in Al 90 Angolo della conduttura dell'acqua, Ti-Zn 1,0 mm 95 Grondaia, 500 mm, Ti-Zn 0,7 mm 99 Lamiera forata, anodizzata in Al
Colmo, ala sud
Colmo, ala nord
Gronda, ala sud
Gronda, ala nord
Estremità, ala sud
Estremità, ala nord
Angolo lato nord, cortile
301
Case a schiera
Particolari costruttivi di edifici
Case a schiera Klampenborg, Sjaelland, Danimarca; 1950 Architetto: A. Jacobsen, Copenaghen Ingegneri strutturisti: K. Norup e Birch & Krogboe Proprietari: O.W. Madsen e J. Thaarup, Copenaghen L'area edificabile per le cinque casette a schiera si trova direttamente sull'0resund a nord di Copenaghen, separata solo da una strada molto trafficata. Ruotando opportunamente il progetto, fu possibile costruire in profondità, ottenendo la desiderata vista sul mare. Con questo orientamento, la zona abitabile volge a sud-est su due piani, mentre sul lato d'ingresso le case si presentano a un piano. Lato strada con accesso al giardino e ingresso garage
Pianta pianterreno, primo piano e sezione, scala 1:500
Planimetria, scala 1:2000
Il tetto segue questa concezione con uno sfalsamento, in modo da dare luce al vano in alto a nord-ovest. Questo sviluppo, derivato direttamente dalle necessità del vano interno, imprime una particolare forma a queste case che, negli anni cinquanta, hanno trovato molti imitatori. Il corpo, in muratura a vista giallo chiaro, termina con un tetto (9°, 22°) a doppia copertura, in lastre di fibra d'amianto. La gronda sulla facciata d'ingresso e la parte terminale sono molto ridotte. Il colmo con una piccola sporgenza del tetto offre alla finestra sottostante protezione dalle intemperie, mentre il balcone sul lato sud è ricoperto da una tettoia in vetro.
a Zona pranzo b Vano aperto e Soggiorno
d Zona notte e Camera dei bambini Lato mare
302
Particolari costruttivi di edifici
Case a schiera
L'inclinazione del tetto di 9° con l'impiego di lastre rettangolari è insufficiente a garantire una protezione dalla pioggia, motivo per il quale si è inserita una guaina impermeabilizzante in strisce saldate. Entrambi i lati del tetto sono direttamente sopra le zone abitabili. Secondo i moderni sistemi di costruzione è evidente che la progettazione non è stata sufficientemente curata: manca la barriera al vapore sotto l'isolante e l'aerazione al di sopra. L'isolamento termico sarebbe oggi troppo sottodimensionato anche per i rapporti danesi. Si può supporre che siano il clima marino equilibrato e il vento costante a impedire la formazione di condensa.
Colmo
Estremità
Balcone, tettoia
Gronda, lato giardino
Particolari, scala 1:10 01 Caviglia 02 Rete per intonaco 03 Graffa per tubi, acciaio zincato 05 Striscia adesiva, lamiera in acciaio zincata 06 Supporto della grondaia, acciaio zincato 10 Rivestimento min 19 mm (3/4") 13 Paramano, formato sottiie 17 Trave trasversale, legno profilato 6/12 mm 20 Supporto U 140, T 120 21 Arcareccio 15/15 cm (676") 22 Puntoni 7,5/15 cm (376") e 9/18 cm (3V//7") 25 Listello triangolare 26 Tavola 38/57 mm (1V272V2")
27 Cuneo 32 Perlinatura grezza 25 mm (1") 47 Lastre di cemento amianto, forma rettangolare 56 Vetro stampato o retinato 60 Lamiera di copertura, zinco 61 Lamiera di collegamento, zinco 63 Lamiera di gronda, zinco 67 Striscia di bitume con feltro grezzo 72 Intonaco 75 Strisce bituminose saldate con feltro grezzo 86 Stuoia in lana di roccia 2 cm 95 Grondaia 280 mm, zinco 96 Pluviale
Collegamento parete
lato strada
303
Centro religioso
Particolari costruttivi di edifici
Centro religioso di Froidmont Rixensart, Brabante, Belgio; 1975 Architetti: Atelier d'Urbanisme et d'Architecture L. Kroll; J.-P. Couwenbergh; D. de Cooman, D. Desclee, S. Kroll, A. Salmon, L. Verbestel, S. Wery; Bruxelles Ingegneri strutturisti: F. Chartier, E. Lambin, R. Strehler, Bruxelles Proprietà: Comunità dei Domenicani e chiesa di Froidmont
Planimetria, scala 1:3000
Giardino prospiciente la casa
Entrata
La tenuta di Froidmont, risalente al secolo XVI, ora ristrutturata e ampliata sorge ai piedi dì una collina circondata da casette. Intorno al cortile rettangolare, attraversato da una strada pubblica, si trovano ie abitazioni per la parrocchia di St. Etienne e per la comunità dei Domenicani. a Sala di ritrovo b Sala di ritrovo per giovani c Biblioteca d Sala seminari e Chiesa f Cappella
304
g Mensa, cucina h Zona di abitazione per la comunità i Zona giorno/zona notte j Abitazione maisonette Pianta pianterreno, sottotetto, piano superiore e sezione, scala 1:750
Centro religioso
Particolari costruttivi di edifici
Sia i vecchi edifici che le nuove costruzioni della biblioteca e delle abitazioni situate sul lato opposto sono assolutamente dissimili tra loro. Il centro, oltre alle strutture della chiesa, la biblioteca pubblica, le sale di ritrovo e per i seminari, comprende anche camere singole con sale comunitarie e maisonettes, orientate a sud e a ovest. Una serie di cellette e maisonettes con terrazze aggettanti, realizzate seguendo il modello delle costruzioni a tetto piano, delimitano l'ala sud. Nell'ala ovest sono alloggiate compatte maisonettes, dove il piano superiore si estende sino all'inclinazione del tetto e riceve luce da finestrelle all'estremità superiore del muro e da abbaini. Queste finestre sono separate tra loro dalla grondaia. I vecchi e i nuovi tetti - secondo lo stile largamente diffuso in Belgio e Francia - sono coperti da lastre ad angolo acuto. La copertura e l'isolamento termico sono aerati separatamente.
Particolari, scaia 1:10 03 Graffa, lamiera di zinco 06 Supporto della grondaia, acciaio zincato 21 Arcareccio del colmo, abete rosso del nord 7,5/22,5 cm 22 Puntone, abete rosso del nord 10/15 cm 24 Trave 8/8 cm 25 Listello distanziatore, abete rosso del nord d = 15 mm 26 Listello, abete rosso del nord 26/32 mm 27 Profilato ligneo del colmo, tavola di gronda 28 Listello di rivestimento 29 Assicella di copertura d = 15 mm 32 Rivestimento del compluvio 26/120 cm
Combinazione di finestre
Colmo
Compluvio
Gronda
Finestra laterale
Finestra in alto
Finestra in basso
34 Pannello in cartongesso 13 mm 47 Pannello in cemento amianto 15 mm 51 Elemento sagomato del colmo, cemento amianto 57 Lastra isolante in vetro 60 Telaio di copertura, Al 61 Armatura in lamiera, Al 63 Lamiera di gronda, zinco 68 Lamina sottesa, polietilene (PE) 1,5 mm 77 Barriera al vapore 86 Stuoia in lana di roccia, 80 mm 90 Lamiera di conversa, zinco 95 Grondaia, zinco 99 Griglia di protezione contro gli insetti
305
Particolari costruttivi di edifici
Chiesa dello Spirito Santo Schaftiach, Baviera, Germania; 1966 Architetto: Hans-Busso v. Busse; Monaco Ingegnere strutturista: Dippel; Monaco Proprietà: parrocchia evangelico-luterana, Gmund am Tegernsee
Si doveva costruire una chiesa a Schaftiach per la parrocchia evangelico-luterana, Il progetto prevedeva, oltre alla chiesa per 80 persone, anche un salone parrocchiale che potesse ospitarne 30. La realizzazione del progetto è estremamente semplice: due blocchi separati, uno in fronte all'altro, con tetti inclinati. La forte inclinazione e la forma delle strutture portanti e dei blocchi creano un corpo unico che evidenzia il carattere sacro della costruzione. L'idea era di realizzare l'intera costruzione in legno, seguendo la gerarchia dei materiali comune nella nostra società, gerarchia che fino a oggi non ha ancora avuto una forte influenza. La struttura è contraddistinta da una spiccata identità di tutti gli elementi. All'interno 5 travi sottese sostenute da un supporto inclinato caratterizzano l'ambiente. Sia all'interno che all'esterno gli elementi di rinforzo dell'ossatura di legno contribuiscono sostanzialmente all'immagine dell'edificio. Il rivestimento esterno, formato da tavole accavallate in abete rosso, è stato realizzato artigianalmente. L'azione protettiva svolta per gli elementi di rinforzo e i collegamenti delle fondamenta, si esprime in sagomature che accrescono la sensazione di plasticità della costruzione.
a Altare b Interno della chiesa c Salone
306
d Anticamera e Organo f Ingresso
Chiesa
Chiesa
Particolari costruttivi di edifici
Il manto di copertura del tetto con scandole bituminose è stato realizzato secondo il principio del rivestimento delle pareti esterne. L'estremità e il colmo corrispondono al concetto di dare al materiale "morbido" del tetto un profilo "forte e compatto". Queste sporgenze servono anche per una sufficiente aerazione del tetto. L'isolamento termico in lana di vetro, dello spessore di 3 cm, calcolato in base ai criteri di utilizzazione e di costruzione dell'epoca, non è sufficiente. La parte tra i due blocchi è stata impermeabilizzata con uno strato saldato. Un secondo rivestimento forma una pendenza trasversale verso gli scoli. L'acqua piovana in eccesso viene convogliata da doccioni che mettono così in risalto il principio del drenaggio e hanno un'importanza notevole nella separazione dei due corpi. La realizzazione di questa costruzione, così fortemente caratterizzata, è stata fin dall'inizio motivo di discussione. Nel 1980 è andata distrutta durante un incendio ed è stata successivamente ricostruita in altra forma.
04 07 09 10 18 20 21 22 24 25 28 29 31 32 33
Particolari, scala 1:20 Builoni filettati e tasselli Coprigiunto in legno Unione a cuneo Perlinatura grezza, pino silvestre Beccatello in legno Trave 8/26 cm Arcareccio a T, arcareccio di bordo; pino silvestre Puntone sporgente Traversa di rinforzo Listello distanziatore 40/60 mm Legno di rivestimento, correntino Assicella di gronda; davanzale Saettone dim. div, pino silvestre Rivestimento in parte diagonale Pannello di masonite, verniciato
40 Rivestimento in legno con tavole accavallate 3/15 cm, abete rosso 41 Doppia copertura di lastre bituminose 60 Lamiera di copertura, Cu 0,7 mm 61 Lamiera per finestra, Cu 0,7 mm 63 Lamiera sagomata di gronda, Cu 0,7 mm 67 Cartone bitumato V11 75 Telo bituminoso saldato V60S4 86 Lana di roccia 3 cm 95 Grondaia, scarico, Cu 0,7 mm 96 Pluviale, LNA 100 mm 98 Griglia di raccolta delle foglie 99 Lamiera forata
307
Capannone
Particolari costruttivi di edifici
Capannone Weihenstephan, Baviera, Germania; 1977 Architetti: J. Adam, H. Geierstanger (Ufficio tecnico dell'Università), Weihenstephan Ingegneri strutturisti: Natterer & Dittrich, Planungsgesellschaft, Monaco Proprietà: Bayerische Landesanstalt für Bodenkultur und Pflanzenbau Il capannone si trova a nord del complesso che comprende gli Istituti di ricerca e studi dell'Istituto di coltura del terreno e coltivazione di piante dell'Università di Monaco. Sorge tra la zona collinare e gli edifici per le installazioni tecniche situati a sud.
Lato del frontone con striscia per l'illuminazione
Planimetria, scala 1:8000
Pianta e sezioni, scala 1:500
Il capannone serve soprattutto come magazzino di granaglie e raccolti, ma può essere utilizzato anche per il trattamento sperimentale dei cereali, prima e dopo il raccolto. Le dimensioni e la struttura dell'edificio si sono sviluppate in base alle suddette esigenze. Per l'accesso delle macchine mietitrici si dovette considerare un'altezza di 3,5 m e per l'impiego di carrelli a forca un'altezza utile di 4,5 m. Le sporgenze del tetto dovevano servire occasionalmente da riparo per carri. La struttura del tetto consiste in un telaio a tre cerniere che serve anche da rinforzo trasversale.
a Passaggio, portoni scorrevoli b Pavimentazione in calcestruzzo duro
308
c Canale di scolo d Striscia per l'illuminazione lungo la linea di colmo
Lato ingresso con rinforzo longitudinale, sezione
Capannone
Particolari costruttivi di edifici
La costruzione realizzata con elementi profilati in legno si estende per 9 m. Il capannone è rinforzato nel tetto dal rivestimento longitudinale e sulla parete esterna da travi in legno a vista incrociate. Tenendo conto dell'aspetto del corpo costruttivo e del suo utilizzo come capannone, per il manto di copertura sono state scelte tegole fiamminghe piatte in rosso naturale. La struttura del tetto è stata realizzata senza isolante termico ma con un sottotetto, formato da un rivestimento robusto di 22 mm e da strisce bituminose rinforzate per garantire la protezione da pioggia battente e neve. L'interno è illuminato da un lucernario di vetro orizzontale a chiusura ermetica lungo la linea di colmo, che conferisce all'ambiente un aspetto caratteristico.
Struttura del capannone, lucernario lungo il colmo
Particolari, scala 1:10 01 Ancoraggio puntoni-arcarecci, iamiera in acciaio zincato, 210 mm 04 Bulloni filettati.M 16 05 Elemento a uncino, zinco-titanio 06 Supporto del canale di scolo, acciaio 37 zincato 17 Supporto 16/24 cm 18 Angolare HW, lamiera d'acciaio zincata, 130/130 mm 20 Travetti 2 x 18/26 cm 21 Arcareccio Gerber, arcareccio 14/16 cm 25 Controtavola 30/50 mrr 26 Listello 30/50 mm, piolo T 50/50/5 mm, 2 x L 50/25/5 mm 27 Tavola cuneiforme 28 Legno di rivestimento 5/10/10cm
32 Rivestimento con giunzioni a incastro 22 mm 33 Pannello di masonite, rivestito in materiale sintetico, bianco 45 Tegola a incasttro pressata, embrice 51 Tegole del colmo a una falda 52 Tegola di collegamento al colmo 54 Tegola terminale 56 Vetro reticolato 9 mm 61 Lamiera di collegamento alla parete, Ti-Zn 63 Lamiera di gronda, Ti-Zn 75 Strisce bituminose con inserti di vetro (V11) 95 Grondaia 400 mm, Ti-Zn 99 Lamiera forata
Colmo, gronda, parte terminale
309
Abitazione
Particolari costruttivi di edifici
Abitazione Colonia-Mùngersdorf, Germania; 1981 Architetto: H. Bienefeld, Swisttal-Ollheim Ingegneri Civili: H. Osenberg, R. Mertens, Colonia Proprietà: A. Schutte, Colonia-Müngersdorf La casa sorge in una zona nuova alla periferia di Colonia. L'ambiente è caratterizzato da case unifamiliari sparse, non inserite in un contesto urbano. Poiché era impossibile un qualsiasi adeguamento all'edilizia preesistente, l'architetto ha risposto alla situazione con un progetto che riproduceva in piccolo un ambiente cittadino, superando cosi l'anonimato della periferia. I corpi costruttivi, in prevalenza con tetti a uno spiovente, si raggruppano intorno a una corte. I tetti, a eccezione di quello del soggiorno, sono inclinati verso l'interno, come per l'atrio romano. Utilizzando materiali uniformi (muratura in mattoni rossi per le pareti esterne e interne e tegole piatte rosse per il manto del tetto) si è ottenuto un insieme omogeneo. Sia l'estremità che il colmo terminano a livello con la facciata.
Lato strada
Planimetria, scala 1:4000 Pianta pianterreno, sottotetto e sezione, scala 1:400
La struttura portante consiste in un tetto ad arcarecci con inclinazione inferiore a 18°. A causa di questa modesta inclinazione, la struttura portante e 3 pensionata in modo tale che, oltre al necessario isolamento termico di 12 cm, potesse essere prevista un'aerazione posteriore tra i puntoni. Sul lato inferiore sono stati fissati puntoni a vista con rivestimento di tavole in legno inchiodate, che caratterizzano la struttura del tetto e creano un aspetto ritmico del soffitto.
a b c d e
Atrio Camera dei bambini Zona per i lavori domestici Sala pranzo Camera con camino
310
f g h i j
Soggiorno Cortile Giardino Spogliatoio Camera da letto
Lato giardino
Abitazione
Particolari costruttivi di edifici
Ingresso in vetro, lato ovest
La leggera tettoia del soggiorno a due piani, separato dal giardino solo da una vetrata, è staccata strutturalmente dal tetto principale ed è sostenuta da supporti in acciaio filigranati. Si ottiene così una sensazione visiva di leggerezza della copertura. Particolari, scala 1:10 01 Ancoraggio a muro 04 Vite M 8 05 Elemento a uncino, lamiera in acciaio, zincata 06 Supporto del canale di scolo, acciaio 37 zincato 07 Angolare 100/100/1 Omm 13 Mattone pieno, formato normale 14 Anima di malta, pomice lavata e calcestruzzo a base di calce idraulica allungata 16 Gettata di malta 17 Sostegno circolare, 34 18 Traversa di rinforzo in legno 8/4 cm, angolare 60/60/5 mm 19 Sostegno
Soggiorno
20 Lamiera d'acciaio, continua 21 Trave aT, travetto 22 Puntoni 10/16 cm, 6/8 cm 25 Listello distanziatore 40/60 mm 26 Listello 24/48 mm 28 Legno dì rivestimento 29 Puntoni a vista 4/6 cm 32 Rivestimento con giunzione a incastro 23 mm, piallato unilateralmente 45 Tegola piatta 51 Tegola del colmo a uno spiovente 54 Tegola di gronda 86 Lana di roccia 4 cm, 8 cm 95 Grondaia, Ti-Zn
Estremità
Parte terminale della tettoia
Collegamento alla parete
Gronda
311
Casa unìfamiliare
Particolari costruttivi di edifici
Casa unifamiliare Lipburg, Baden-Württemberg, Germania; 1967 Architetto: F. Huster, Stoccarda Ingegnere strutturista: A. Bruder, Karlsruhe Proprietà: M. e H. Huster Alle pendici delle propaggini della Foresta Nera meridionale, poco distante da Oberrheintal, in mezzo a vigneti e frutteti, sorge questa casa unifamiliare. È costituita da un corpo principale e da uno secondario: tutta la zona abitabile è eretta su palafitte, mentre la zona "cantinata" è a ridosso de! pendio, che la copre e la separa dall'abitazione. a Ingresso, bussola b Ufficio c Zona soggiorno e zona notte d Ripostiglio
Planimetria, scala 1:5000
Accesso dal giardino
312
e Cantina-dispensa f Locale caldaia con vano cisterna g Garage h Ripostiglio
Lato sud
Pianta pianterreno e sezioni, scala 1:300
Particolari costruttivi di edifici
Casa unìfamiliare
Il corpo a due piani dell'abitazione ospita locali di soggiorno che si affacciano su ampi ballatoi tra loro collegati. Il tetto della costruzione secondaria, accessibile dal ballatoio superiore, viene utilizzato come giardino. Il sottotetto dell'edificio principale è completamente aperto sui lati del frontone e non è praticabile. La struttura portante è composta da pali lignei disposti perpendicolarmente e orizzontalmente a formare un quadrato. La struttura lignea dei due piani è parallela al pendio e travi aggettanti sostengono i ballatoi. I puntoni del tetto appoggiano su questo parallelepipedo oltre che sugli arcarecci di bordo e di colmo. Come rinforzo sono stati utilizzati saettoni e tavole di legno incrociate. La chiusura spaziale e climatica dell'edificio principale è garantita dalla soletta superiore orizzontale. Il manto del tetto - tegole su travicelli - serve unicamente da protezione dal sole e dalle precipitazioni atmosferiche. Particolari, scaia 1:10 07 Coprigiunto, unilaterale, 30 mm (grande), 20 mm (piccolo) 14 Gettata di calcestruzzo 17 Sostegno abete rosso/ abete bianco, 12/12 cm 18 Traversa abete rosso/ abete bianco 6/12 cm 20 Asse abete rosso/abete bianco 2 x 6/22 cm 21 Arcarecci abete rosso/ abete bianco 12/12, 12/20cm 22 Puntoni abete rosso/ abete bianco 8/18 cm 24 Trave 8/18 cm 26 Travicello 40/60 mm 27 Tavola di colmo 28 Cuneo di rivestimento 32 Rivestimento, liscio, 36 mm (esterno);
45
47 51 52 54 75 84 86 95
rivestimento con giunzione a incastro 19 mm (interno) Tegola a incastro stampata, tegola piatta, ancoraggio 5 pezzi/m2, rosso naturale Lastre in fibrocemento Tegola del colmo Tegola di collegamento del colmo Tegola terminale, ancorata Cartone bitumato sabbiato 333, incollato Cartoni ondulati bitumati, 12 cm (tetto), 8 e 6 cm (parete) Stuoia in lana di roccia Canale di scolo, tavole abete rosso/abete bianco, 20 mm Gronda
Frontone, vano aerato
Estremità
313
Piscina coperta e scoperta
Particolari costruttivi di edifici
Piscina coperta e scoperta Albstadt, Baden-Wùrttemberg, Germania; 1980 Architetto: R Seifert; Collaboratore: K. v. Bleichert, M. Demmeler, H. Petsch, S. Romero, Monaco Ingegnere strutturista: D. Herrschmann, Monaco Proprietà: comune di Albstadt
Piscina con tettoia
Planimetria, scala 1:5000
La località dove è stato realizzato il vasto complesso con piscina è caratterizzata dal paesaggio collinoso delle Schwäbischen Alb. I volumi sono articolati in una struttura centrale esagonale e un corpo principale sviluppato in lunghezza addossato al pendio. Visti dall'alto sembrano semplici costruzioni a un piano. Le pareti esterne sono formate da ampie vetrate e rivestimenti in legno. La struttura del tetto a due falde è realizzata come tetto ad arcarecci con colmo sovrapposto. Le ampie sporgenze della gronda e del frontone servono a proteggere la sottostante struttura in legno. Per potersi meglio inserire nell'ambiente circostante, entrambi i tetti sono coperti con tegole piane di colore rosso naturale. Pianta pianterreno e sezione trasversale, scala 1:1250
a Piscina con onde artificiali, zona coperta della piscina b Biglietteria estiva c Grotta, lucernario a cupola
314
d Padiglione con gradinate per sedersi e Piscina, zona relax f Ristorante g Cucina h Spogliatoi
Piscina coperta con passeggio, profilo del tetto
Piscina coperta e scoperta
Particolari costruttivi di edifici
Sia la zona coperta della piscina che l'isolamento termico sono stati sovradimensionati per tenere conto della grande affluenza. L'isolamento termico e la sottostante barriera al vapore sono disposti direttamente sulla struttura portante.
Estremità del tetto e collegamenti a parete
Piscina coperta, sezione parziale, scala 1:250
In considerazione della grande sezione trasversale d'aerazione della superficie del tetto è stata prevista una ventilazione al colmo sovradimensionata, che dà al tetto e al corpo principale una chiusura a mezzaluna.
Colmo con cappa di ventilazione
Piscina con onde artificiali e piscina coperta Particolari, scala 1:20 06 Supporto della grondaia acciaio 37, riv. Cu 17 Elementi di legno incollati 32 cm 21 Arcarecci incollati 16/24 cm, arcarecci in legno pieno 12/16 cm 22 Puntoni in legno incollati, 16/26 cm 25 Controtavola 30/50 mm 26 Travicelli 30/50 mm 27 Tavola cuneiforme 28 Legno di rivestimento 32 Rivestimento con giunzione a incastro 22 mm 33 Pannello di compensato AW 100/22 mm 45 Tegola piana
52 Tegola di collegamento a muro 54 Tegola terminale 60 Cappa del colmo Cu 0,7 mm 61 Lamiera dì collegamento, Cu 0,7 mm 63 Lamiera di gronda, Cu 0,7 mm 67 Pannello bitumato V 13, rivestito 77 Pannello del tetto, PB 15 mm, incollato con doppia striscia adesiva 86 Pannello in lana di roccia 2 x 6 cm 95 Grondaia 500 mm, Cu 0,7 mm 99 Griglia d'aerazione, PVC nera
Gronda con apertura per l'aerazione e collegamento a parete
315
Centro residenziale
Particolari costruttivi di edifici
Centro residenziale Fredensborg, Sjaslland, Danimarca; 1963 Architetto: J. Utzon, Copenaghen Proprietà: Comunità emigrati rimpatriati
Lato cortile sud-est
Pianta pianterreno e sezione, scala 1:300
Planimetria, scala 1:6000
Il centro residenziale è situato su un pendio che degrada dolcemente verso sud in prossimità dell'Esrumsee, nell'incantevole paesaggio fiabesco del Mare del Nord. È composto da 48 "case-atrio" e 30 case a schiera, costruite per i danesi di ritorno in patria. La vicinanza al castello di Fredensborg è stata determinante per la scelta del nome.
a b c d
Zona soggiorno e pranzo Zona soggiorno e notte Camera da letto Atrio
e f g h
Spogliatoio Ripostiglio Garage Cortile Vista dei tetti
316
Centro residenziale
Particolari costruttivi di edifici
Le "case-atrio" a un piano nei loro lotti quadrati sono disposte a terrazza, adiacenti una all'altra, ottenendo così, con un incremento minimo di spesa, una perfetta integrazione nel paesaggio. Il muro esterno con mattoni a vista si armonizza con il giallo delia copertura del tetto in tegole forate. Mentre il manto di copertura del colmo e della gronda sporge rispetto alla parete esterna, le pareti del frontone superano la superficie del tetto e seguono la pendenza con una caratteristica forma a gradoni. La struttura portante del tetto è realizzata con una semplice capriata di arcarecci di legno. Il tetto è ventilato. Sia la sezione trasversale di aerazione che la barriera al vapore sono progettate tenendo conto del mite clima costiero danese. La particolarità di questo centro residenziale, analogo a quello di Kingohus, a nord di Copenaghen, consiste nell'unicità dell'espressione figurativa del modello di riferimento. La sua integrazione con il paesaggio bucolico circostante fa sì che il complesso risulti unico nella sua essenza.
Compluvio, elementi emergenti
13 16 17 18 21 22 25 26 27 29 32
Particolari, scala 1:10 Laterizio Malta Supporto 12/12 cm Trave Arcareccio 2x12/12, 12/12 cm Puntone 10/20, 10-20/28, 5/20 Listello distanziatore 12/50 mm Travicello 40/60 mm Tavole di gronda 2 x 24/100 mm Listello di copertura 12/15 mm Tavole di bordo lisce 24/150, rivestimento 24 mm
34 Pannelli in canna palustre intonacati 45 Tegola a incastro colore ocra 51 Tegola di colmo 61 Lamiera di collegamento, Cu 68 Striscia sottesa 72 Intonaco, stuoia in canna palustre 75 Striscia bituminosa a tre strati incollati 86 Pannelli in lana di vetro 2 x 50 mm 87 Pannelli di polistirolo 70 mm 95 Grondaia, Cu Colmo, gronda, collegamento alla parete
317
Abitazioni
Particolari costruttivi di edifici
Abitazioni Eichstätt, Baviera, Germania; 1984 Architetti: W. Wirsing, Monaco; F. Hubert, H. Kögl, R Klein, M.-L Karg, A. Romero, N. Dursun Ingegneri strutturisti: Sailer, Stepan, Monaco Proprietà: diocesi di Eichstätt
Planimetria, scala 1:4000
La città vecchia di Eichstàtt, dove si voleva costruire la casa per lo studente, è caratterizzata da case fiancheggianti la strada, con frontoni larghi da 5 a 12 m e un'inclinazione del tetto compresa tra 5° e 30°. Il problema consisteva nell'integrare tale costruzione, che doveva ospitare 140 posti in uno spazio molto ristretto. Il progetto inoltre comprendeva anche abitazioni familiari, una filiale di banca e 70 posti macchina. La soluzione proposta di divìdere l'intero complesso in singole unità abitative è stata basata sull'esperienza dell'architetto nel realizzare case per studenti organizzate verticalmente in singoli gruppi facilmente raggiungibili. Le singole case dovevano avere tetti a doppia falda, tipici del luogo, collegati tra loro da canali di scolo.
a b e d e f g h
Pianta pianterreno, piano standard e sezione, scala 1:750
318
Ingresso, sala Locali di ricreazione Ristorante Entrata garage Biblioteca Filiale di banca Appartamenti per studenti Abitazioni
Abitazioni
Particolari costruttivi di edifici
La struttura portante del tetto è stata realizzata con lastre in calcestruzzo armato per motivi di sicurezza antincendio e per ridurre il rischio di deformazioni. La copertura in tegole piatte stampate (tegola alla romana) è quella ormai comunemente in uso per i tetti di Eichstätt, che nel corso degli anni ha abbandonato le lastre di ardesia. La costruzione de! tetto può essere considerata a due rivestimenti. Le tegole del tetto aerato sono ancorate su lastre in calcestruzzo armato mediante controtavole e legni distanziatori, di spessore pari a quello dell'isolamento termico. Gli interstizi del tetto non aerato sono impermeabilizzati con strisce di bitume. La ventilazione al colmo è garantita da tegole forate. Anche il canale di scolo di ~ 35 cm, come la porzione del tetto non aerata, è impermeabilizzato con strisce di bitume. Come protezione meccanica i canali di scolo sono rivestiti di lamiera. Tramite un sistema di canali di scolo sul lato cortile si evita il pericolo di ristagno. L'intero complesso edilizio dimostra che anche forme di tetto prestabilite possono essere convenientemente utilizzate grazie a un'adeguata progettazione.
Colmo
Colmo, collegamento della finestra
Gronda
Estremità
Veduta dall'alto
Particolari, scala 1:10 05 Elemento a uncino Ti-Zn, lamiera aderente 0,7 mm 06 Lamiera di ancoraggio Ti-Zn 07 Coprigiunto angolare acciaio 12 mm 15 Lastra in calcestruzzo armato 12 cm, calcestruzzo a vista 22 Puntone 6/10 cm 25 Controtavola 40/60 mm 26 Travicello 30/50 mm 27 Travetto cuneiforme 10/25 cm 28 Tavola del colmo, tavola di rivestimento 29 Rivestimento in mattoni 45 Tegola a incastro stampata (tegola alla romana), rosso naturale
50 Tegola forata del colmo, rosso naturale 52 Tegole di collegamento dei colmo 54 Tegola d'estremità, rosso naturale 61 Lamiera piegata Ti-Zn 62 Lamiera d'estremità Ti-Zn 0,7 mm 63 Lamiera di gronda Ti-Zn 0,7 mm 67 Cartone catramato saldato, non sabbiato V13, 1,2 mm 75 Striscia di cartone catramato saldato, G 200, S 4 86 Pannelli in lana di roccia, 100 mm, var. 95 Grondaia Ti-Zn 0,7 mm 99 Listello in lamiera forata
Canale di scolo
319
Particolari costruttivi di edifici
Abitazione
Abitazione Edificio dimostrativo, Feilbach, Baden-Wùrttemberg, Germania; 1988 Architetto: M. Adams, Königswinter - Stieldorf Ingegnere strutturista: W. Neis, Helferskirchen Committente: HUF-Haus, Hartenfels Questa casa è il prodotto di una struttura in legno realizzata industrialmente, dove gli elementi caratterizzanti derivano dalla costruzione a graticcio. I sostegni e l'unione di travi con le grandi vetrate creano un edificio trasparente i cui locali si aprono completamente verso l'esterno. L'aspetto della casa è contraddistinto dal gioco di legni neri dell'intelaiatura bianca e dalle ampie vetrate trasparenti, nonché dalle grandi sporgenze del tetto all'estremità. La pianta qui riportata è un prototipo che può essere suddiviso in reticoli di 30 cm. Le dimensioni preferenziali sono pari a 240 cm per la struttura portante e 120 cm per l'involucro. Le diverse case vengono utilizzate come abitazioni unifamiliari e la loro suddivisione interna può essere effettuata anche successivamente.
Lato frontone
Struttura portante e involucro sono concepiti come parti di un sistema modulare organizzato in modo geometricamente semplice. Gli elementi strutturali con formati differenti si adattano alle varie esigenze abitative: le parti invariabili sono di grandi dimensioni, quelle variabili mantengono piccoli formati. La struttura portante del tetto e della capriata sono realizzate in legno lamellare. Consistono in sostegni a tutta ampiezza con traverse di rinforzo nel pianterreno e arcarecci nel sottotetto. I puntoni sono tesi su più arcarecci (tetto ad arcarecci)
a b c d e f g h
Terrazza con ingresso Bussola Ripostiglio Vestibolo Pranzo Cucina/bar Zona lavoro Soggiorno
i j k i m n o
Terrazza Disimpegno Vano aperto Zona notte Camera dei bambini Serra fredda Balcone Pianta pianterreno, sottotetto e sezione, scala 1:300
320
Abitazione
Particolari costruttivi di edifici
La struttura del tetto ventilato è realizzata a doppio strato. La copertura su travicelli e iistellatura d'aerazione consiste in blocchi di calcestruzzo prefabbricati. Al di sotto uno strato laminato e il rivestimento eliminano l'acqua di penetrazione. Una barriera al vapore protegge dall'umidità. Sul lato inferiore dei puntoni un rivestimento con giunzione a incastro - in direzione della linea di pendenza - chiude la costruzione verso l'interno. A questa costruzione relativamente leggera è stato adattato un tetto ventilato largamente dimensionato, realizzato con materiale pesante e con ampie sporgenze.
Particolari, scala 1:10 04 Vite con ferro a U, tutte 1,25 06 Sostegno travicelli del colmo, sostegno grondaia 20 Corrente superiore 11,5/12 erri 21 Arcareccio del colmo 12/29 cm, arcareccio 12/29 cm 22 Puntone 9/18, 6/18, 6/22,8 cm 25 Controtavola 30/50 mm 26 Travicello 24/48 mm 29 Tavola di gronda, tavola terminale 4/29 cm
32 Rivestimento 18 mm, rivestimento con giunzione a incastro 18 mm 33 Pannello di compensato 1,8/24 cm 34 Lastra in cartongesso 9,5 mm 46 Tegola in cemento con incastro verso l'alto 50 Tegola forata del colmo 54 Tegola terminale 68 Laminato in materiale sintetico sovrapposto 77 Barriera al vapore, laminato PE 0,05 mm 86 Lana di roccia 10 cm 95 Grondaia 98 Griglia in materiale sintetico Gronda
Gronda, doccione
Estremità
321
Particolari costruttivi di edifici
Centro di formazione
Centro di formazione Ermatingen, Turingia, Svizzera; 1976 Architetti: R. e E. Guyer, Zurigo; H. Keller Ingegnere strutturista: E. Toscano, Zurigo Proprietà: Istituto Bancario Svizzero, Zurigo
Planimetria, scala 1:4000 Lato parcheggio
Il centro di formazione sorge sul territorio del castello di Wolfsberg, sopra Ermatingen, da cui si gode un'ampia vista dell'Untersee. Il compito consisteva nell'integrare le nuove costruzioni con i vecchi edifici storici esistenti, dando al complesso un aspetto funzionale e urbanisticamente articolato. La soluzione degli architetti fu di allontanare le nuove costruzioni dalla collina verso i margini del bosco in modo da separarle dal complesso esistente. In questa zona si innesta all'ingresso unicamente il portico, sviluppato in lunghezza, come collegamento tra il vecchio e il nuovo. a b c d e f
Entrata principale Piscina coperta Palestra Aula, zona coperta Sala per seminari Sala corsi preparatori
g Alloggi h Garage Entrata secondaria, fornitori j Uffici amministrativi
Pianta pianterreno, sottotetto e sezioni, scala 1:1250
322
Particolari costruttivi di edifici
Centro di formazione
Inoltre i nuovi edifici piani seguono il ritmo formale delle vecchie costruzioni in gruppi su scala ridotta con tetti inclinati a una falda La struttura del tetto è parzialmente visibile all'interno. Per il legno della struttura e dei rivestimenti si è scelto pino silvestre locale. Per le sale dove si tengono i corsi e le stanze degli alloggi, per motivi di acustica, si sono utilizzate lastre di calcestruzzo poroso, rivestite nella parte inferiore con legno tagliato per garantire un'acustica ambientale perfetta. Per i tetti della piscina e della palestra si è prevista una migliore barriera al vapore e un migliore isolamento termico rispetto agli altri. Il manto di copertura è formato da tegole di cemento.
Particolari, scala 1:10 01 Asta in acciaio 12, supporto saldato 05 Elemento a uncino, striscia adesiva; Cu 0,8 min 06 Supporto della grondaia, Cu 10 Rivestimento, con giunzione a incastro, 16 mm larice 14 Pannello in calcestruzzo poroso 14 cm 15 Architrave in calcestruzzo, prefabbricato
16 Malta con graniglia GSB 17 Sostegno 10/18 cm, larice 20 Traversa di rinforzo 3/14 cm, larice 22 Puntone 12/22 mm, larice 25 Controtavola 50/50 mm 26 Travicello 30/50 mm 27 Tavola del colmo 3/12 cm; tavola di gronda
Vista del tetto
28 Legno di rivestimento 29 Listello per intonaco, Cu 0,65 mm 32 Rivestimento 24 mm, larice 46 Tegola in cemento con incastro longitudinale verso l'alto 51 Tegola del colmo 54 Tegola terminale 60 Lamiera di copertura Cu 0,65 mm 63 Lamiera di scolo in alto 250, in basso 125 mm; Cu 0,65 mm
67 Striscia bituminosa 72 Intonaco 75 Striscia bituminosa rivestita a 3 strati 77 Striscia bituminosa per la barriera al vapore S5 con lana di vetro V60 e inserto metallico 79 Guaina di impermeabilizzazione 86 Stuoia in lana di roccia 60 mm 87 Sughero 60 mm 95 Grondaia Cu 0,65 mm 99 Griglia d'aerazione Cu Colmo-gronda, colmo-canale di scolo, collegamento a muro, estremità
323
Centro residenziale
Particolari costruttivi di edifici
Centro residenziale Rüssdörfli Gebenstorf, Argovia, Svizzera; 1983 Architetti: C. Tognola, C. Stahel, D. Zuiauf; Windisch Ingegneri strutturisti: H. Gerber e Partner, Windisch Proprietà: A. Zuiauf, Baden, Svizzera
Il centro residenziale sorge lungo un'ansa del fiume Reuss nel centro del paese. Le case anteriori e l'orientamento del colmo di quelle posteriori di questo grande e semplice complesso abitativo tengono conto dell'aspetto delle vecchie costruzioni.
Planimetria, scala 1:4000
Lato strada, sud-ovest
Zona anteriore, giardino d'inverno e portico
Pianta pianterreno e sezione, scala 1:500
Le case sono progettate per utilizzi differenziati e devono rispondere a esigenze abitative diverse. Due grandi case anteriori e due piccole posteriori sono collegate tra loro da un corpo centrale a vetrate per l'utilizzo comune. a b c d e
Casa anteriore Casa posteriore Corpo a vetrate Cortile, zona giochi Giardino d'inverno, terrazza
f Cucina, angolo cottura g Soggiorno e zona pranzo h Camera da letto Passaggio | Garage Vista complessiva, nord-ovest
324
Centro residenziale
Particolari costruttivi di edifici
Alle case si accede sia dal corpo centrale che da un ingresso posteriore. Cucine, soppaichi, giardini d'inverno e le camere del piano superiore si estendono sino al sottotetto e si chiudono in alto con una struttura portante a vista, formata da puntoni e da un rivestimento con giunzione a incastro. I puntoni sono posizionati a 60 cm di distanza uno dall'altro su traverse e si protendono liberamente per oltre 5 m dalle pareti interne a quelle esterne. Data la distanza dei puntoni, le tavole di rivestimento sono spesse soltanto 16 mm. Il tetto e la copertura di lastre di calcestruzzo (case anteriori) hanno una pendenza inferiore a 17° e, come misura precauzionale, si è inserita direttamente sull'isolamento termico una striscia di materiale sintetico permeabile al vapore e idrorepellente sul lato superiore. Tale provvedimento consente un risparmio nell'altezza di costruzione e la barriera al vapore sotto l'isolamento termico presenta uno strato d'aria di spessore sd > 100 a diffusione equivalente. Un giunto lungo tutto il tetto tra le singole case a schiera impedisce la propagazione di vibrazioni meccaniche.
Colmo a una falda
Passaggio esterno/interno
Parte anteriore della casa, lato del colmo
Particolari, scala 1:10 01 Ancoraggio al muro 06 Sostegno delia grondaia 13 Mattone doppio formato sottile 14 Tegola di cemento doppio formato sottile, colorata 15 Architrave in calcestruzzo 16 Letto di malta 18 Traversa (arcareccio) 12/12 cm 22 Puntoni 10/12, 10/16 cm 25 Controtavola 50/50 mm 26 Travicello 30/50, traversa di rinforzo 90/100 27 Tavola cuneiforme
28 Listello di rivestimento 29 Assicella terminale, tavola frontale 32 Rivestimento con giunzione a incastro 16 mm 46 Tegola profilata di cemento, con incastro verso l'alto, colorata 51 Tegola del colmo a una falda 54 Tegola terminale 63 Lamiera di gronda 67 Striscia in PVC con strato isolante 0,7 mm 77 Lamina PE 0,25 mm 86 Lana di roccia 89 Schiuma indurita PU 80 mm 95 Grondaia, Cu 333 mm 99 Lamiera forata
Gronda verso il cortile
Gronda verso la casa di vetro, canale
Estremità
Pareti divisorie tra case
325
Particolari costruttivi di edifici
Abitazioni per disabili
Abitazioni per disabili Oberursel, Assia, Germania; 1988 Architetto: Hans Waechter, Mühltal-Trautheim; Collaboratori: N. Krämer, H. Rohde Ingegneri strutturisti: W. Mann, J. Stòffler, Darmstadt Proprietà: Associazione Caritas, diocesi di Limburg
Il complesso adibito ad abitazioni per portatori di handicap psicofisici sorge ai margini di un'area caratterizzata da case unifamiliari. Lato cortile
Planimetria, scala 1:5000
Pianta pianterreno e sezione, scala 1:400
Riflessioni comuni, tanto alle associazioni della Caritas quanto alle organizzazioni di assistenza domiciliare, portarono all'idea di non costruire un pensionato ma un complesso costituito da più unità abitative - da una costruzione comunitaria a una casa per il personale - in modo da garantire alle persone disabili un tipo di abitazione familiare e consentire la vita in piccoli gruppi.
a b c d e f g h i
Camera singola Camera doppia Bagno Soggiorno Pranzo Stanza del personale Cucina Magazzino Dispensa
326
j k I m n o
Ripostiglio materiale per la pulizia Atrio Locale attrezzi domestici Apparecchiature Impianti tecnici Deposito biciclette
Abitazioni per disabili
Particolari costruttivi di edifici
5,1
Il progetto prevede il raggruppamento degli edifici intorno a una corte interna comune e la casa comunitaria rimane il punto centrale del complesso. Tutti gli edifici sono realizzati a un piano e coperti con tetti a una falda. Con l'impiego di materiali unitari, mattone rosso per le pareti esterne e tegole di colore rosso come copertura del tetto, si ottiene la percezione di un insieme armonioso. La struttura portante a vista è composta da un tetto ad arcarecci con inclinazione inferiore a 18° e rivestimento con giunzione a incastro. Il tetto viene disposto su questa struttura portante.
Colmo, collegamento alla finestra
Gronda, sporgenza del tetto
Gronda, collegamento alla finestra
Compluvio
Estremità, collegamento alla finestra
Estremità, collegamento a parete
Lato gronda
Su una barriera al vapore sistemata all'interno è posato l'isolante termico di 10 cm di spessore formato da stuoie di lana di roccia. Direttamente sopra è appoggiata la striscia di materiale sintetico permeabile al vapore che, nella parte superiore, è idrorepellente. Ciò è possibile perché la barriera al vapore presenta sotto l'isolante termico, senza soluzione di continuità, un'intercapedine sd > 100 m a diffusione equivalente.
Particolari, scala 1:10 10 Tegole a L disposte di taglio 15 Trave 13,5/20 cm 20 Traverse incollate 18/36 cm 21 Arcarecci 12/14, 12/22 cm 22 Puntone 10/20cm 25 Controtavola 24/48 mm 26 Travicello 24/48 mm 29 Tavola terminale, tavola frontale 32 Rivestimento con giunzione a incastro 30 mm
46 Tegola di cemento con incastro verso l'alto, colorata 51 Tegola del colmo 54 Tegola terminale 68 Laminato in materiale sintetico sovrapposto 77 Barriera al vapore 86 Stuoia in lana di roccia 10 cm 90 Canale di compluvio, compluvio nervato con striscia impermeabile due strati incollati 95 Grondaia 500 mm, Ti-Zn 99 Lamiera forata
327
Particolari costruttivi di edifici
Casa per vacanze Ossiachersee, Carinzia, Austria; 1977 Architetto: M. Kovatsch, Monaco Ingegnere strutturista: H. Unti, Monaco Proprietario: C. Kolig
Planimetria, scala 1:10.000
La casa per vacanze sorge su un ripido pendio, circa 300 metri sopra l'Ossiachersee. La sua posizione permette la meravigliosa vista delle Caravanche e delle Alpi Giulie. Le case dei contadini e i fienili delle vicinanze sono situate con la posizione del colmo sulla linea di massima pendenza e il loro lato più stretto si affaccia sul pendio scosceso. Grazie a questa concezione la costruzione non disturba il paesaggio. La sua altezza corrisponde all'apertura dall'alto e alla misura dell'altezza risultante dall'inclinazione del pendio e dalla profondità della casa. Le pareti esterne sono rivestite con legno di larice reperibile sul posto. La forma del tetto, realizzato completamente con vetrate, protegge con la sua ampia sporgenza le terrazze e il lato sud.
a Terrazza b Soggiorno c Angolo cottura e sala pranzo
328
ci Camera da letto e Bagno f WC
Casa per vacanze
Casa per vacanze
Particolari costruttivi di edifici
La struttura portante è un tetto ad arcarecci in abete rosso, che ben si adatta alla sporgenza lungo il colmo. Per rendere uniformemente visibile il tetto, sia internamente che esternamente, la costruzione dei puntoni è realizzata a due strati. Lo scheletro del tetto e quello dell'edificio formano un'unità. Per raggiungere questa unità nei materiali del manto, si è utilizzato anche per la copertura del tetto il rivestimento proveniente dai vecchi fienili dei dintorni, che consiste in una struttura aerata a tre strati di larice. Al di sotto un ulteriore rivestimento di strisce bitumate esercita una funzione d'impermeabilizzazione e stuoie in lana di roccia di 2 x 60 mm servono per l'isolamento termico.
Colmo
Lato sud
Particolari, scala 1:10 04 Bullone filettato, tassello per legno duro 17 Sostegno, abete rossolegno listellare 20/20 cm 21 Arcareccio, abete rosso 2x10/20cm 22 Puntone, abete rosso 14/14 cm 24 Traversa 50/100 mm 25 Travicello distanziatore 40/60 mm 26 Travicello 40/60 mm 27 Tavola dì gronda 28 Legno di riempimento 6/12 cm 32 Rivestimento 24 mm liscio
Gronda sezione C-C
Gronda sezione D-D
33 Pannello di compensato, abete rosso 3-3,8 mm 40 Rivestimento larice, 3 strati 24/140 mm, 4 m (tetto); rivestimento con giunzioni a incastro, larice, 22/140 mm (parete), impregnato trasparente 67 Striscia bituminosa 77 Laminato in materiale sintetico 86 Stuoia in lana di roccia (2 x 60 tetto) 99 Griglia d'aerazione
Estremità, collegamento a parete
329
Particolari costruttivi di edifici
Stazione della metropolitana
Stazione della metropolitana Dortmund, Germania; 1982 Architetti: E. Gerber, G. Kolendowicz, Dortmund Ingegneri strutturisti: Neuhaus-Schwermann, Dortmund Proprietà: città di Dortmund La stazione metropolitana Stadtgarten è una delle tre principali stazioni dell'anello urbano interno e, per la sua vicinanza al municipio e al teatro, è di particolare importanza per la città. Si trova in mezzo al parco su un terreno leggermente in pendenza verso sud. Per sfruttare la pendenza, una parte di questo edificio è sotto la superficie del terreno, mentre si apre verso il parco con due muri laterali molto aggettanti che ne limitano il dislivello. Entrata principale all'atrio della stazione
Planimetria, scala 1:8000
L'altro lato dell'edificio, un padiglione trasparente, finemente articolato, protegge la parte aperta dalle intemperie. Questo padiglione serve come atrio di ingresso e di attesa e i due piani d'entrata sono situati ai diversi livelli del terreno. a b e d
Atrio della stazione Galleria Biglietteria Locale per il personale
Atrio della stazione
330
e f g h
Spogliatoio Impianti tecnici Cortile giardino Fontana
Pianta pianterreno, piano galleria e sezione, scala 1:1000
Particolari costruttivi di edifici
Stazione della metropolitana
Dal piano inferiore le due scale portano al piano sottostante il marciapiede. Qui si trovano anche la biglietteria, i locali del personale, i locali per gli impianti tecnici e le toilette. La struttura portante del padiglione è una costruzione simmetrica in acciaio. I supporti a "I" agli angoli dell'ottagono sostengono otto travi principali del tetto superiore a "U", che a coppia sono tese da aste tonde. Queste si sostengono al centro con un anello di spinta e vengono tenute assieme da un anello di trazione che collega le teste dei supporti. Le travi secondarie, formate come travi a "R", sostengono una lamiera grecata forata, acusticamente isolante, sulla quale è posata la copertura. La controventatura è realizzata con un sistema a vista di aste di trazione diagonali prima della parete esterna. II calore viene convogliato attraverso opportune aperture. Padiglione; colmo, spigolo, displuvio, gronda con gradone
Vetrata del displuvio Particolari, scala 1:10 00 Asta della bandiera V2A 04 Bullone saldato M5/30..75; dado a cappello; rondella 52, V2A 06 Supporto 110 mm acciaio 37 zincato, 2 mm 07 Coprigiunto 40/5, 60/8 mm, V2A (asta), acciaio 37 zincato (tubo) 20 Trave del canale IPBI 300 21 Trave a R; TB60, 22 Trave IPE 100 23 Trave di displuvio IPE 100 24 Traversa T40/4 mm, acciaio 37 zincato 26 Piolo 50/5 mm, acciaio zincato 27 Profilo di copertura Al 1 mm 28 Lamiera angolare 50, Al 1 mm 29 Listello di copertura 50/5 mm, Al 31 Anello di spinta mm acciaio 37 zincato.
32 Tavola, rivestimento 24 mm 56 Vetro antisfondamento 2 x 4 , 2 x 5 , 4 x 4 mm 57 Doppio vetro isolante; vetro antisfondamento 2 x 5 (sotto), vetro monolastra di sicurezza 8 mm (sopra) 58 Lamiera grecata, forata 59 Doppia copertura verticale Ti-Zn 0,7 mm 60 Cappa del colmo, boccola saldata, Al 15 mm; cappa del colmo, Al 1 mm 61 Lamiera di collegamento 133 mm, 143, Al 1 mm 63 Lamiera di gronda 140 mm, Al 1 mm risalto 333 Ti-Zn 75 Striscia bituminosa V13 sabbiata 78 Nastro di tenuta 4 mm, disco di tenuta, CR 79 Strato di vetro CR, profilato 80 isolamento termico 2 x 30 mm 95 Grondaia 400, Ti-Zn 0,7 mm; grondaia 500, Ti-Zn 1 mm 99 Lamiera forata, Al 1 cm
Gabbia delle scale; colmo a una falda, canale
331
Particolari costruttivi di edifici
Abitazione
Abitazione Ratisbona, Baviera, Germania; 1979 Architetto; Th. Herzog, Monaco Collaboratrice: V. Herzog-Loibl Ingegneri strutturisti: Natterer & Dittrich Planungsgesellschaft, Monaco Proprietario: W. e M. Burghardt Circondata da alti edifici degli anni cinquanta, questa casa cuneiforme sorge nel mezzo di una vecchia tenuta lungo le rive di un ruscello. Sia la sua forma esteriore che i materiali utilizzati per i rivestimenti creano un netto contrasto con l'ambiente naturale circostante. Il principio costruttivo, realizzato su un reticolo di 90 x 90 x 45 cm, è percepibile sia all'interno che all'esterno. Lato giardino
Planimetria, scala 1:3000
L'edificio è suddiviso in quattro zone utili: il passaggio tra la parete della casa e la struttura, i locali di servizio, i vani principali e la zona di coibentazione con le due serre. Tutti i setti verticali sono dotati di porte scorrevoli o pareti scorrevoli, che consentono di realizzare ambientazioni differenti. La struttura portante dell'edificio e quella del tetto, formata da larghe tavole di legno stratificate, formano un'unità statica.
a b c d e f g
Ingresso, bussola Soggiorno con camino Pranzo Camera da letto Spogliatoio Sauna Locale caldaia
332
h i j k I m n
Serra Veranda Serra fredda Zona ospiti Monolocale Vano aperto Tetto di vetro
Pianta pianterreno, piano superiore e sezione, scala 1:300
Abitazione
Particolari costruttivi di edifìci
Lato ingresso
Colmo con passerella
Quest'ultima è costituita da superfici triangolari i cui puntoni sono sostenuti anche da arcarecci o travi secondarie poste tra le travi del soffitto o tra i puntoni. La struttura portante con la sua forma triangolare è rinforzata in direzione trasversale e longitudinale da una struttura a croce in acciaio e, nel piano dei tetto, da pannelli di legno compensato. La casa è ricoperta, nella zona superiore del tetto a una falda, da lamiera zincata a doppio incastro su pannelli di legno compensato, nella parte inferiore da vetri antisfondamento. Lungo gli spigoli del tetto, listelli d'acciaio stampati avvolti da lamiera di zinco fissano le lamiere al centro della superficie e le lastre di vetro ai bordi. Una piccola aerazione dell'isolamento termico provvede al perfetto scarico del vapore. Durante l'estate l'aerazione è ottenuta con una ventilazione trasversale nei locali sotto il tetto. Il risparmio energetico, relativamente scarso a causa della vetrata, durante i mesi invernali è favorito dall'inclinazione.
Particolari, scaia 1:10 00 Telaio L 60/30/3 mm, acciaio zincato 06 Supporto della grondaia acciaio, rivestimento abete rosso-cedro 20 Listelli incollati abete rosso 2 x 7/40 cm, tutti 360 cm 21 Arcarecci legno listellare, 8/16 cm, tutti 100cm 22 Puntoni legno di pino classe di qualità II, 6/14 cm, tutti 90 cm 24 Traversa di rinforzo legno listellare 4/14 cm, 12/29 cm 28 Tavola di rivestimento 29 Listello di copertura acciaio 37, rivestito in abete rosso-cedro
Finestra-collegamento parete
Gronda
Estremità
Estremità, serra
33 Pannello di compensato 18 mm (impiallacciato all'interno larice), 20 mm 35 Lamiera striata, acciaio zincato 4 mm 40 Tavolato, pino dell'Oregon, 22 mm 56 Vetro antisfondamento 59 Copertura a incastro, Ti-Zn 60 Lamiera di copertura, Ti-Zn 1,0 mm 77 Barriera al vapore Al, placcato 78 Profilato in policlorpropilene 86 Lana di vetro 100 mm 95 Grondaia Ti-Zn 99 Lamiera forata, Al
333
Centro Nikolai
Particolari costruttivi di edifici
Centro Nikolai Osnabrùck, Bassa Sassonia, Germania; 1984 Architetti: E. Schneider-Wessling, Colonia; I. Walter. B. Richter Ingegneri strutturisti: K. W. Bergmann, D. Blumentritt: Hannover Proprietà: C. Möller Wohnbau; Georgsmarienhütte
Invece di sistemare la strada su quattro corsie, gli architetti decisero di "spaccarla", in modo che la sua larghezza si adeguasse alle dimensioni della città vecchia, ottenendo così un'isola abitativa. Al di sotto di questa è stato costruito un garage interrato a tre piani, mentre fuori terra si trovano negozi, uffici e case d'abitazione. Lato cortile
a b e d e
Passaggio coperto Gabbia della scala Monolocale Tetto in vetri, passaggio coperto Appartamento Maisonette
Planimetria, scala 1:5000
Lato strada, sud-ovest
334
Pianta corrispondente al primo, secondo, terzo e quarto piano e sezione, scala 1:500
Centro Nikolai
Particolari costruttivi di edifìci
Quest'isola abitativa, collegata alla zona pedonale con due passerelle al primo piano delle case, è percorsa da un passaggio coperto che attraversa tre piccole piazze e termina in una tranquilla area verde. Mentre la struttura portante principale è realizzata in calcestruzzo armato, le parti in vetro all'interno sono montate su profilati e tubi d'acciaio. I bovindi che si aprono sul passaggio sono realizzati in tubi d'acciaio rettangolari, sui quali vengono pressati vetri stratificati isolanti di sicurezza. Il passaggio coperto e la "zona est", dove non serve una climatizzazione, sono coperti da lastre di vetro retinato con spessore di 7 mm su tubi o profilati d'acciaio. Il paesaggio dei tetti del centro Nikolai si diparte dalla strada verso l'interno e viene definito oltre che dai tetti chiusi, ricoperti in zinco-titanio, dalla vetratura obliqua dei bovindi che offre agli abitanti del centro città ambienti tranquilli, aerati e luminosi.
Zona est; colmo, gronda, terrazzamento
Passaggio coperto
Particolari, scala 1:10 00 Supporto Z 100, Al 50/5 mm 03 Morsetto, acciaio zincato 04 Bulloni filettati 7 mm, dado cieco 06 Supporto angolare 200 mm, acciaio zincato a caldo 50/5 mm 07 Fazzoletto acciaio 10 Piolo 65/30/2 mm, Al bianco, laccato a fuoco 15 Calcestruzzo, armato 17 Supporto verticale 2 x U 60/30/6 mm, T 70/70/8 mm 18 Mensola acciaio 21 Arcareccio L 120/80/12 mm, U 120/55/9 mm, U 80/45/6 mm 22 Puntoni, T 70/70/8 mm, 2 x U 60/30/6 mm 24 Traversa di rinforzo 4 0 x 3 0 x 2 , 5mm, Al; profilo aperto 2,5 mm, separata termicamente
26 Pioli 50/30/2, 50/40/2, 50/50/2 mm 28 Profilo di rivestimento 30/50 mm, acciaio 29 Profilo di copertura Al laccato a fuoco naturale o bianco 51 Lamiera di displuvio, Al 53 Lamiera di compluvio, Al 56 Lastra di vetro retinato 7 mm 57 Lastra dì vetro isolante 26 mm, vetro interno vetro antisfondamento 8 mm 60 Cappa del colmo 250, Al 1,0 mm 61 Lamiera di collegamento Zn 77 Barriera al vapore 87 Pannello di polistirolo, schiuma estrusa 60 mm 98 Griglia fermaneve, 125/1,5 mm zincata a caldo, aste di protezione fermaneve 12 mm, acciaio zincato
Passaggio coperto; colmo, gronda, displuvio, compluvio
Bovindo; gronda, collegamento a parete
335
Stazione della M-Bahn
Particolari costruttivi di edifici
Stazione della M-Bahn Berlino-Tiergarten, Germania; 1987 Architetti: O. Schultz-Brauns, Monaco; S. Wanie, D. Blocher, C. Schlieffenbacher, T. Wild Ingegneri strutturisti: Sailer-Stepan-Bloos, Monaco Proprietà: Arge M-Bahn, Berlino La stazione è situata sulla ferrovia magnetica (MBahn), che collega la stazione tradizionale con il nuovo forum della cultura. Sì trova in una zona distrutta durante la guerra, senza riferimenti vincolanti con l'edilizia urbana. La forma dell'edificio è condizionata quindi unicamente dal sistema base lineare della stazione su pilastri. Lato ingressi
Planimetria, scala 1:15.000
La soluzione, scelta per evidenziare il corpo della stazione, prevede per questa una "navata centrale" con tetto ad arco, mentre i tetti a una falda delle navate laterali coprono ì marciapiedi. La differenziazione delle forme del tetto trova una continuazione logica nella copertura delle gabbie delle scale, dove i tetti a una falda, seguendo la pendenza delle gabbie stesse, hanno doppia inclinazione. La struttura portante con telaio e mezzo telaio formati da travi IPB è stata realizzata secondo l'intenzione degli architetti di costruire con pochi mezzi, ma ben studiati. I pannelli in vetro retinato dei tetti piani ad arcarecci sono fissati su travi IPE, che appoggiano con profili a U sulla struttura portante. Il tetto ricurvo della navata centrale è costruito con lamiere d'alluminio spesse 3 mm, grappate sulle travi IPE come i pannelli di vetro. Perciò l'intera struttura del tetto può essere realizzata con un sistema d'arresto. a Foyer con ascensori b Chiosco c Locali del personale, area servizi d Locale impianti idraulici e Deposito batterie f Locale macchine di ventilazione g Sottostazione h Locale bassa tensione
336
i Sala controllo j Locale trasformatori k Vano a tutta altezza con ascensori Marciapiedi m Vetrata, vetrata con apertura automatica n Treno su binario magnetico
Pianta pianterreno, piano superiore e sezione, scala 1:500
Particolari costruttivi di edifici
Stazione della M-Bahn
Colmo a una falda
Atrio marciapiedi
In questo atrio aperto della stazione non sono necessarie misure di isolamento termico. La stazione è un esempio significativo di come il tradizionale sistema di costruzione di stazioni possa essere continuato anche con i mezzi moderni. Particolari, scala 1:10 03 Griffa per M 10, GS 04 Vite M 10/45 autofilettante con piastrina cuneiforme, verniciata con polveri 17 Supporto verticale IPE 80, minio/Fe-mica, tutti 65 cm 18 Beccatelli acciaio 37, saldati 20 Telaio IPB 220, IPE 80, minio/Fe-mica, tutti 2,6 m 21 Arcareccio U 100, 80, minio/Fe-mica 22 Puntoni IPE 80, parz. profilato saldato minio/Fe-mica tutti 65 cm 24 Traversa U 80, minio/Fe-mica 25 Profilo cavo distanziatore 30/25/2,15/10/15mm, saldato 29 Listello di copertura, Al, verniciato con polveri 31 Trave IPB 140, minio/Fe-mica, piattabanda 77/46/6 mm, avvitato
56 Vetro temprato (parete) 6 mm, vetro retinato (tetto) 7 mm 59 Striscia d'alluminio 3 mm, verniciato con polveri su entrambi ilati 60 Lamiera di copertura, Al 2 mm, verniciata con polveri 61 Lamiera di collegamento a parete, Al 2 mm, verniciata con polveri 63 Lamiera di chiusura, Al 3 mm, verniciata con polveri 74 Caucciù siliconico 78 Profilato di tenuta CR 79 Spessore CR 95 Grondaia, Al 3 mm, verniciata con polveri su entrambi i lati 96 Pluviale 100 mm, Al, verniciato con polveri 98 Fermaneve 50/25, Al, verniciato con polveri 99 Lamelle, Al 2 mm, verniciate con polveri Tetto a botte, aerazione trasversale
337
Particolari costruttivi di edifici
Centro Incontri Internazionale
Centro Incontri Internazionale Berlino-Wilmersdorf, Germania; 1983 Architetti: Steidle e Partner, Monaco; S. Geiger, A. Lux, H. Kohl, R. Sommerer, K. Block, C. Koch, B. Sauer Ingegneri strutturisti: S. Polónyi, H. Fink, P. Koch, J. Schulz, Berlino Proprietà: Fondazione Alexander von Humboldt, Berlino; Senator für Wissenschaft und Forschung, Berlino
Planimetria, scala 1:10.000
Lato strada con tetto in vetro a b e d e f - g h
In un quartiere di buon livello architettonico nato nei primi del Novecento si dovevano progettare 78 appartamenti atti a ospitare scienziati stranieri. Il progetto che prevedeva una costruzione di quattro piani a U comprensiva di due ali, con tetto a doppia falda, è stato ripreso e reinterpretato. L'intenzione degli architetti era di permettere al piano terra la maggior comunicazione possibile, realizzando al contempo singole zone individuali. 338
Pianta pianterreno, sottotetto e sezioni, scala 1:1000
Ingresso Galleria Lavanderia Uffici amministrativi Abitazioni di quattro vani Zona verandata Tetto a pannelli solari, serra Terrazza
Particolari costruttivi di edifici
Centro Incontri Internazionale
Struttura a botte in vetro, sezioni, scala 1:150
Il tetto riprende la forma tradizionale, ma per soddisfare le necessità odierne si presenta in una versione totalmente rinnovata. La struttura portante del tetto è in acciaio profilato zincato su cui sono montati arcarecci tubolari d'acciaio. Per ottenere energia solare e per creare piccoli giardini sul tetto, il lato sud è stato realizzato con una velatura ancorata, senza l'uso di mastice, con pioli a T, mentre il lato nord è stato coperto con lamiera metallica profilata. L'energia ricavata viene utilizzata per il riscaldamento centralizzato sia degli alloggi che dell'acqua. Poiché la serra è stata realizzata con una struttura di vetri semplici, sul lato superiore della soletta si è posato uno strato isolante sotto il pavimento del terrazzo. La parte inferiore della struttura a botte in vetro rivolta a sud, dove si trova la zona comune, è stata dotata di superficie vetrata isolante.
Struttura a botte in vetro: colmo con aperture sul tetto, gomito, gronda, canale, compluvio e estremità
L'edificio è un valido esempio di quanto le misure per il risparmio energetico possano ripercuotersi sui materiali e sulla forma del tetto. Particolari, scala 1:10 00 Elemento angolare d'ancoraggio 03 Morsetto 06 Supporto del vetro, Al, supporto della grondaia 07 Coprigiunto angolare 09 Molla a balestra 10 Piolo con gocciolatoio, zincato 14 Pavimentazione con pendenza 1,5% 15 Calcestruzzo armato 16 Pavimentazione di cemento, 20 17 Montante T 60/60/7 mm con mancorrente, L 50/40/5 mm, listello a gomito e sostegno HEB 120/120/6,5 mm 18 Mensola T 60/60/7 mm, U 120/55/7 mm 20 Trave U 100/50/6 mm 21 Arcarecci U 120/55/7 mm, U 120/60/5 mm, U 100/50/3,6 mm, HEB 120/120/6,5 mm 24 Trave di rinforzo Al 25 Distanziatore 26 Travetti 120/45/3 mm Al, 140/45/3 mm Al
27 Gocciolatoio
28 Legno di rivestimento 35 Vetro retinato a specchio 7 mm 56 Vetro retinato 7 mm 58 Lamiera ondulata 76/18 mm, Al verniciata a fuoco 60 Lamiera di copertura Al 0,7 mm, cappa de! colmo Al 61 Lamiera ricurva Al, lamiera di collegamento 62 Lamiera di bordo Al 63 Lamiera di scolo Al 66 Isolante 72 Intonaco 74 Silicone 76 Striscia in materiale sintetico, isobutileneisoprene-caucciù (JJR) 77 Barriera al vapore 79 Nastro a tenuta 80 Isolamento termico morbido (sotto), duro (sopra) 86 Stuoia in lana di roccia 90 Griglia 95 Canale di gronda Al, canale di compluvio 345/30/mm Al 98 Griglia fermaneve 99 Lamiera forata
Tetto a due falde in vetro: colmo, passerella di accesso per manutenzione, gronda
339
Particolari costruttivi di edifici
Piscina olimpionica
Piscina olimpionica Monaco, Germania; 1972 Architetti: Behnisch e Partner, Stoccarda Behnisch, Auer, Büxel, Tränkner e Weber Progettisti: J. Bauer (Capo Progetto), G. Haberer, R Rogge, W. Wolf Per il paesaggio: con G. Grzimek, Pfeffenhausen Copertura del tetto: Behnisch e Partner, F. Otto, Leonhardt e Andrà (Ingegnere Capo: J. Schlaich) Ingegnere strutturista: O, Hòllerer Proprietà: Olympia-Baugesellschaft, Monaco La piscina situata nell'estremità sud-est del complesso di tensostrutture ha una forma molto libera. La superficie della membrana di copertura fissata più volte ai bordi è sospesa a un pilastro ed è ancorata a due punti estremi. Il tetto è rialzato verso il lago.
Ingresso lato est
Planimetria, scala 1:20.000
Piscina, vista dal lato sud Pianta e sezione, scala 1:2000
La struttura portante è composta da una rete di funi metalliche con una larghezza di maglia di 75/75 cm. Le funi sono collegate con un morsetto d'alluminio ai nodi della maglia. La rete viene fissata all'albero, ancorato al suolo tramite tiranti, con i cosiddetti cavi principali. a Entrata, foyer b Ufficio informazioni, chiosco c Posta, amministrazione d Ristorante
e Guardaroba f Tribuna spettatori g Piscina e trampolini per i tuffi h Vasca per gare Veduta dell'area sportiva senza lo stadio, a destra la piscina con il tetto della tribuna
340
Piscina olimpionica
Particolari costruttivi di edifici
La copertura del tetto, realizzata con grandi lastre allungate di polimetacrilico (Plexiglas), è montata con giunti metallici oscillanti sui nodi della rete, in modo da consentire un sufficiente movimento. Le lastre sono collegate tra loro con nastri di cloroprene, fissati a loro volta con listelli d'alluminio. Tali nastri formano canali trasversali, profondi 5 cm e larghi 14 cm, che frenano neve e pioggia. Un sistema a nido d'ape saldato a punti, formato da lamine in PVC stratificate squamiformi, funge da isolamento ed è sospeso come il manto del tetto a 50 cm di distanza da questo. Attraverso l'intercapedine viene aspirata l'aria ai bordi e quindi soffiata nel punto più alto, eliminando l'eventuale umidità proveniente dal soffitto. Il collegamento di questo tetto a membrana è realizzato con giunto elastico.
Superfici del tetto, punto limite, gronda, scala 1:200
Particolare di gronda con nodo per ancoraggio
Il tetto della piscina dimostra che con materiali completamente nuovi e in condizioni estreme della struttura portante si possono utilizzare opportunamente i principi costruttivi consolidati del tetto inclinato, quali squame e aerazione posteriore.
Nodo di sospensione della membrana superficiale
Particolari, scala 1:10 00 Sospensione articolata 03 Listello di fissaggio, Al 04 Vite con rondella 78 mm, Al 06 Sostegno membrana, acciaio 07 Membrana sospesa 08 Guida a cerniera 09 Molla di ancoraggio a trazione, acciaio zincato, rivestimento in materiale sintetico, staffa di serraggio 0 52, acciaio 52 10 Elemento a sella, testa della fune 15 Calcestruzzo, armato 18 Giunto elastico metallico policloroprene, 16 pezzi di lastre di vetro acrilico, nodi della rete 11,7 e 16,5 mm 20 Sostegno IPB 240, IPE 240
21 Fune a 19 fili, fili zincati 2,3-3,4 mm 24 Profilo a U, acciaio 280 con L 200/100/10 mm acciaio 27 Sporgenza, tubo 3/45 mm 30 Sospensione, filo d'acciaio 57 Vetratura isolante 64 Lastre in vetro acrilico 3 x 3 m, allungate, 4 mm, grigio (tetto), doppio vetro (parete) 68 Lamine, PVC con inserto a griglia 69 Membrana, lamine portanti in tessuto 70 Profilo cavo, CR 78 Profilo dei giunti cloroprene, vetro a tenuta cloroprene 79 Profili in cloroprene 84 Isolamento termico a più strati in PVC 97 Cavo a caldo
Gronda, gronda con grondaia
Collegamento facciata
341
Particolari costruttivi di edifici
Case per abitazione e studio
Case per abitazione e studio Baden-Baden, Baden-Wurttemberg, Germania; 1962 Architetto: E. Eiermann, Baden-Baden Ingegnere strutturista: K. Winkelmann Proprietario: E. Eiermann, Baden-Baden
Il terreno sopra Baden-Baden digradante a sudovest verso la valle dell'Oos è situato all'interno di un complesso di ville con alberi secolari. L'idea originaria di Eiermann era di costruire una "abitazione" per ogni membro della famiglia. La tipologia, a comparti a distanza di 4 m, mantiene solo in parte quest'idea. Studio
Planimetria, scala 1:4000
La forte pendenza del terreno ha reso necessarie costruzioni di due o tre piani caratterizzate da ampie vetrate, tetto sporgente, lesene bianche, tende da sole, correnti bianchi, fili bianchi e fioriere.
a Soggiorno e camere da letto b Pranzo c Atrio d Deposito, dispensa e Terrazza coperta f Magazzino per combustibile, vano caldaia
342
g Zona soggiorno h Zona pranzo e cucina Guardaroba j Balcone k Ufficio I Foresteria Pianta pianterreno, piano superiore e sezione, scala 1:500
Particolari costruttivi di edifici
Case per abitazione e studio
Più volte Eiermann ha sviluppato forme personali sulla base di riflessioni progettuali. Così il colmo del tetto è stato sviluppato in base alle esigenze di ventilazione e perciò si presenta con uno spostamento asimmetrico. Una particolare leggerezza si ottiene lungo la linea di gronda con l'impiego di elementi molto sporgenti. Il tetto poco inclinato è posato su puntoni di legno fissati direttamente su arcarecci di calcestruzzo. Le lesene sono ancorate a puntoni in due parti, sporgenti di quasi 2 m. li manto di copertura è realizzato da lastre ondulate di fibrocemento laccate bianche. La ventilazione è limitata alla sezione ondulata. Questo è possibile poiché l'isolamento termico in lana di roccia è protetto dall'umidità mediante una barriera al vapore. Per ottenere un bordo leggero nella zona della gronda, Eiermann ha svincolato la striscia sporgente dalla superficie coibentata, rispondendo alle diverse esigenze legate alla temperatura e al vento. La grande sporgenza gli ha consentito inoltre di eliminare la grondaia, avvolgendo la sua casa con una "tenda a perline" in caso di pioggia.
Particolari, scala 1:10 06 Sostegno per i tubi delle tende da sole 13 Mattone, verniciato in grigio antracite 21 Arcareccio, calcestruzzo 22 Puntoni, Oregon Pine, laccato naturale 24 Traversa, Oregon Pine, laccata naturale 25 Listello distanziatore 26 Tavola portante
Colmo
28 Legno di rivestimento 29 Tavola frontale 32 Rivestimento, Oregon Pine, laccato naturale 48 Lastra ondulata in fibrocemento, profilo 5 51 Parte sagomata del coimo a una falda 52 Parte di collegamento sagomata 77 Barriera al vapore 86 Lana di roccia Gronda con tettoia
Estremità con sporgenza della tettoia
343
Particolari costruttivi di edifici
Palazzo per uffici amministrativi
Palazzo per uffici amministrativi Weingarten/KA, Baden-Württemberg, Germania; 1976 Architetti: Planung Fahr e Partner, Monaco, Rouge Ekkehard Fahr Ingegnere strutturista: D. Steinmetz, Ettltingen Proprietario: Trautwein, Weingarten/Karlsruhe
Una zona libera nell'area della ditta e lo spostamento dell'ingresso dello stabilimento erano le condizioni necessarie per la collocazione e la realizzazione della costruzione. A ciò si aggiungeva l'esigenza di contenere i costi e il desiderio del proprietario di costruire la maggior parte del materiale necessario nella propria ditta. L'architetto rispose con la progettazione di un edificio molto semplice con struttura lineare e tetto a doppia falda. Questo edificio si caratterizza per la sua disposizione modulare che permette a tutti gli elementi costruttivi e portanti di trovare la propria collocazione sia orizzontalmente che verticalmente.
Entrata, prima fase della costruzione
La necessità di realizzare la struttura portante in un modo standardizzato F-30 ha portato all'impiego di profilati unitari di 15/30 cm per i sostegni e le travi. Per mantenere l'azione continua delle travi a tre campi i sostegni sono stati ammorsati e collegati tra loro su lamiera d'acciaio preforata, mediante travi rinforzate.
Planimetria, scala 1:4000
Pianta pianterreno e sottotetto, sezione, scala 1:400
I sostegni risultano liberi sia internamente che esternamente per rendere maggiormente visibile la struttura portante e il corpo costruttivo. La copertura è stata eseguita su un solo piano in modo da ottenere connessioni molto semplici di tavole a incastro di 6 cm. La struttura portante del tetto è costituita artigianalmente da un'ossatura ad arcarecci ed è rinforzata da lamiere controvento.
a Entrata principale b Ricezione, centrale telefonica c Locale conferenze
344
d Ampio locale per uffici e Ufficio f Archivio
Palazzo per uffici amministrativi
Particolari costruttivi di edifici
Per il suo utilizzo come area secondaria il tetto è dotato di un isolamento termico e una barriera al vapore sottostante. L'altezza dei puntoni garantisce un'aerazione sufficiente tra l'isolamento e una specie di precopertura realizzata da pannelli di masonite a incastro, sui quali non vengono più posati altri strati. Grazie alla sufficiente aerazione tra i pannelli di masonite e la copertura del tetto l'acqua stagnante e la neve sono facilmente eliminate, anche per l'accurata ventilazione alla gronda e al colmo. La singolarità dell'edificio sta nella realizzazione di un elemento con particolare sagomatura all'estremità e agli spigoli verticali, elemento che collega senza giunzioni la superficie del tetto al frontone che è ricoperto con lastre di fibrocemento. Il rivestimento del frontone tiene particolarmente conto della diversità del lato stretto dell'edificio rispetto al suo lato longitudinale, accentuando così il carattere lineare di una casa con tetto a due falde. La disposizione strutturale disciplinata mai percepita come vincolo e la speciale attenzione prestata ai particolari della struttura portante e del rivestimento sono le caratteristiche principali dell'edificio.
Gronda, grondaia, catena gocciolatoio Particolari, scala 1:20 06 Sostegno del colmo 07 Fazzoletto 8 mm 10 Pannelli di masonite 13 mm 17 Sostegno 15/30 cm, legno listellare 20 Travi 15/30 cm, legno listellare 21 Arcareccio centrale 12/18 cm; legno di conifera classe di qualità II; arcareccio inferiore 10/20 cm legno di conifera classe di qualità II 22 Puntoni 8/10, 8/19 cm legno di conifera classe di qualità II 25 Listello distanziatore 26 Assicella 29 Tavola di copertura legno di conifera 30 Elemento di trazione inacciaio 12 mm, con travicello superiore 32 Tavola 60/150 mm abete rosso
33 Pannello di masonite 19 mm, V 100 con giunzione a incastro 48 Lastra ondulata in fibrocemento, profilo 5 50 Cappa ondulata del colmo profilo 5, 500 cm2/m 51 Cappa ondulata del colmo profilo 5 52 Elemento di collegamento, profilo 5 53 Cappa ondulata di raccordo 54 Elemento sagomato terminale 77 Barriera al vapore, lamina retinata in alluminio 83 Tenda awoilgibile (progettata) 86 Lana di roccia 100 mm, rivestita in Al 92 Ghiaia 94Tubo di drenaggio, 60 mm, acciaio zincato, portante 95 Vasca di calcestruzzo 96 Catena gocciolatoio, acciaio zincato
Estremrtà
345
Particolari costruttivi di edifici
Case
Case Herrenalb, BadervWürttemberg, Germania; 1967 Architetto: K.H. Göte; Karlsruhe Ingegneri strutturisti: B, Holzbau, L. Schwarzwälder, Karlsruhe Proprietari: K. Hoffmann, H. Lindenau
Su un terreno in pendenza, ai margini del bosco, sorgono tre case facenti parte di un pluri-progetto. La loro struttura e il loro aspetto ricordano le costruzioni a graticcio che caratterizzano l'ambiente circostante. Queste tre case confinanti sono il prodotto di un sistema industriale di costruzioni in legno e sono state progettate con gli stessi principi costruttivi e formali. I componenti utilizzati sono di piccole dimensioni, di diversa realizzazione e danno alle case un effetto omogeneo. Le diverse planimetrie rispondono alle differenti esigenze dei proprietari.
a b c d
Ingresso, guardaroba Soggiorno Corridoio Pranzo
e f g h
Camera da letto Garage Ambiente all'aperto Vasca dell'acqua Case al margine del bosco
Planimetria, scala 1:2000
Lato verso valle
346
Pianta pianterreno, soffitta abitabile e sezione longitudinale e trasversale, scala 1:500
Particolari costruttivi di edifici
'. ase
Tutte le case sono utilizzate come abitazioni unifamiliari e parzialmente come monolocali. I pianoterra sono disposti a seconda delle esigenze individuali e parzialmente sfalsati tra loro. Ogni soggiorno ha un'uscita su uno dei ballatoi. I sottotetti in parte sono inclusi direttamente nella zona abitabile e in parte formano vani liberi, dove si trovano piccoli soppalchi. Le strutture portanti sono costituite da travature con montanti verticali, con sostegni lignei continui e traverse di rinforzo a tutta ampiezza tese longitudinalmente. In direzione trasversale sono collocate a due a due sui sostegni delle singole travi. L'ossatura del tetto è costituita da puntoni, collocati alla stessa distanza dei travetti, i quali si estendono dagli arcarecci di colmo a quelli inferiori e sono rinforzati da lamiere controventate. Ampie sporgenze e larghi ballatoi proteggono le pareti esterne dalla pioggia e dal sole. II tetto è ventilato a norma, ma, quando la temperatura estiva è molto elevata, non smaltisce sufficientemente il calore generato dal rivestimento nero. Particolari, scala 1:10 00 Sostegno della tavola frontale, Fé 80/80/30/4 mm 04 Tassello, bullone 06 Sostegno grondaia 07 Elemento ligneo tra i doppi puntoni 10 Tavola della grondaia 16 mm 17 Sostegno 14/14 cm legno listellare 20 Traversa di rinforzo legno listellare 2 x 8/20 cm 21 Arcareccio di colmo 14/25 cm legno listellare; arcareccio inferiore 14/20 cm legno listellare; 22 Puntoni 2 x 8 / 1 8 legno listellare 25 Listello distanziatore 4,5/9 cm 26 Assicella 40/60 mm
Tettoia, rinforzo parete
Colmo con aerazione
27 Tavola di gronda 28 Telaio 29 Tavola frontale, rivestimento 32 Rivestimento perlinato 18 mm 48 Lastra ondulata in fibrocemento 49 Abbaino d'aerazione, materiale sintetico 51 Cappa ondulata del colmo, in pezzo unico 53 Elemento inferiore della gronda 67 Cartone catramato 333, sovrapposto 75 Cartone catramato 333, incollato 86 Stuoie in lana di roccia 80 mm 95 Grondaia lamiera d'acciaio zincata 99 Fessure d'aerazione con zanzariere Collegamento parete esterna con sporgenza del tetto
Gronda
Estremità, sporgenza laterale del tetto
Collegamento parete esterna
347
Particolari costruttivi di edifici
Abitazione Lostorf, Solothurn, Svizzera; 1978 Architetto: A. Heer-Pirinen, Lostorf Ingegnere strutturista: A. Bodmer, Aarau Proprietaria: A. Heer-Pirinen
La grande casa unifamiliare è situata poco sopra il villaggio, su un ripido pendio a prato nel Giura svizzero. Con i suoi tetti a doppia falda gradonati si adatta all'inclinazione del terreno. La sua struttura in legno rende possibili futuri ampliamenti. Su piani diversi e sfalsati si trovano la zona soggiorno e la zona notte, un ambiente con accesso separato per la collaboratrice domestica o per gli ospiti, una sauna e una piccola piscina coperta.
Planimetria, scala 1:4000
Da tutti i livelli si può accedere al giardino o al cortile interno. Gli ambienti sono liberi e comunicanti, separati tra loro prevalentemente da strutture mobili. La struttura portante è costituita da sostegni in quattro parti, da travi longitudinali e da travi trasversali ammorsate sulle prime.
a b c d e f
Monolocale Ufficio Passaggio Soggiorno Locale protetto Locale caldaia
348
g h i j k I
Spogliatoio Lavanderia Sauna Piscina Cortile interno Ambiente all'aperto
Abitazione
-citazione
Particolari costruttivi di edifici
La struttura portante è rappresentata da tre tetti a capriata, le cui superfici - fissate al colmo con giunti ad ammorsatura in legno - si collegano alle travi della grondaia, che a loro volta sono sostenute da arcarecci inferiori ammorsati. Per il rinforzo, sul lato a monte, viene agganciato al muro di sostegno uno strato di travi, mentre i tre strati di sostegno a valle sono incrociati Don sostegni d'acciaio tondi. I falsi puntoni solo rinforzati da lamiere controvento sul piano dei travicelli. Il tetto è ricoperto con lastre di fibrocemento neo a ondulazione larga. Queste lastre sono aerate nella linea di caduta e da un'estremità all'altra. Le sezioni aerate nella direzione di pendenza corrispondono ai vani aperti sotto l'ondulazione (superficie) o tra le lastre ondulate posate a distanza ;olmo); in direzione trasversale esse corrispondono a quelle tra i travicelli o l'elemento sagomato terminale e il bordo. L'isolamento termico, a causa delle condutture d'aria più strette e lunghe, i scarsamente aerato - in prossimità del canale di scoto - ed è rivestito nella parte inferiore. Particolari, scala 1:10 04 Vite, rondella distanziatrice 15 mm, CR 17 Sostegno, pino non piatelo 4 x 5/20 cm (tavole) 20 Travetto di giunzione 10/20 cm 21 Arcareccio 10/20 cm pino, non piallato Pintoni. pino finlandese, tagio grezzo. 5/12,5 cm, tutti 60 cm 24 Tavola di rinforzo 10 cm, pino silvestre non piallato: tavole trasversali tutte 60 cm 25 Travicello distanziatore 24,48 mm 26 Travicello 5/5 cm 27 Tavola di gronda 2 x 5/5 cm 28 Legno di rivestimento 32 Rivestimento con giunzione a incastro, pino sivestre 19/120 mm
33 Pannello di masonite AW 100 (tetto); pannello di masonite verniciato bianco (parete) 40 Rivestimento coperchio 48 Lastra ondulata in fibrocemento, profilo 5, nero 51 Cappa ondulata del colmo, in pezzo unico 54 Elemento ondulato del frontone 60 Lamiera di copertura Cu, 0,60 mm 66 Isolante (carta kraft) 67 Pannello in fibre dì legno, 5 mm; bitumato 86 Stuoia in lana di vetro 100 mm (tetto); pannello in lana di vetro 100 mm (parete) 95 Grondaia Cu 0,60 mm 99 Griglia d'aerazione Estremità, doccione
Canale, doccione
349
Palestra
Particolari costruttivi di edifici
Palestra di preparazione alle gare Monaco, Baviera, Germania; 1972 Architetti: Behnisch e Partner, Stoccarda Behnisch, Auer, Büxel, Tränkner e Weber Progettisti: G. Haberer, H. Stockburger, H. Peltz Per il paesaggio: con G. Grzimek, Pfeffenhausen Ingegneri strutturisti: W. Mann, Darmstadt; R. Schardt, Darmstadt Proprietà: Olympia-Baugesellschaft, Monaco
La palestra si trova a ridosso dello stadio realiz¬ zato per i giochi olimpici nell'estate 1972. La struttura di 5700 m2, che serviva per la prepa¬ razione degli atleti partecipanti alle gare, dove¬ va essere inserita nella zona collinare realizzata artificialmente, nell'area dello stadio coperto da un tetto a padiglione, all'interno del parco spor¬ tivo olimpico.
Facciata longitudinale, avvallamento del terreno con copertura dello spiazzo antistante
Planimetria, scala 1:20.000
II padiglione si trova perciò in un avvallamento del terreno, la cui forma è dettata dalla pista dei 200 m. Posto in vista direttamente sopra la tribuna dello stadio, la superficie del tetto è stata forte¬ mente articolata, suddividendo le singole parti in¬ clinate una verso l'altra e integrando nel tetto l'a¬ rea in vetro acrilico ricurva. Le ampie vetrate la¬ terali vengono protette dalla luce solare grazie al¬ le forti sporgenze del tetto. La struttura del padiglione e del tetto è costitui¬ ta da travi a tre tiranti in acciaio tubolare che so¬ stengono il padiglione di 52 m. Le travi secon¬ darie a gomito sostengono le lastre di copertura del tetto in lamiera grecata forata e acusticamente isolanti. A B C D E F G
Stadio olimpico Palazzetto dello sport Piscina coperta Palestra di riscaldamento Villaggio olimpico Torre della televisione Metropolitana, capannone di parcheggio H Stazione dei tram
a Tunnel per lo stadio b Ingresso, ingresso degli atleti c Spogliatoio, docce d Vano attrezzi e Locale macchinari f Uscita di sicurezza
Facciata longitudinale, vista parziale
350
Palestra
Particolari costruttivi di edifici
Vista interna del tetto, parte rialzata
Lo strato di copertura in profilati trapezoidali di alluminio può soddisfare sia le esigenze di una superficie strutturata che i vincoli posti da una modesta pendenza. Il tetto è aerato inferiormente. L'isolamento termico è, dato il tipo di utilizzo, limitato e consiste in lana di roccia su una striscia di materiale sintetico, come barriera al vapore. I canali di scolo particolarmente ampi sono impermeabilizzati con tre strisce di bitume su lana di vetro. È previsto un duplice riscaldamento: resistenze riscaldanti sul lato inferiore della lamiera grecata impediscono la formazione di ghiaccio all'estremità. Le serpentine assicurano lo scorrimento dell'acqua nel punto più profondo dei canali di scolo. Particolari, scala 1:10 03 Profilo del morsetto 75/8 mm, Al 06 Elemento piatto in acciaio 4 m, acciaio 37 18 Mensole L 250/90/12, L 100/50/8 mm; acciaio 37 20 Tirante a O 0273/6,3 mm; acciaio 37 antiruggine e verniciatura 21 Trave a X con gomito, tutte 4 m, tirante a U 100/50/6 mm, acciaio 37 24 Traversa a L 45/45/5 mm 25 Controtavola 50/50 mm, tutte 1 m 26 Travicello 50/80 mm, tutti 2,5 m 27 Rinforzo, Al 58 Lamiera grecata Al 50 mm; acciaio zincato, 75 mm, traversina internamente forata
60 Lamiera sporgente, Al 500 mm 61 Lamiera dì collegamento, Al, sagomata 63 Lamiera di chiusura, Al 64 Apertura per il passaggio della luce, PMMA (vetro acrilico) 5 mm, R = 1,2m 74 Nastro di tenuta, bituminoso 75 Striscia saldata bituminosa, 3 strati 77 Striscia a tenuta in materiale sintetico, rinforzata con tessuto 78 Profilo di guarnizione CR 86 Lastre in lana di roccia, resinate 120 kg/m3, 50 mm 87 Lana di vetro 50 mm 88 Polistirolo 97 Riscaldamento delia grondaia e della gronda
Vista del lato inferiore del tetto, un angolo dell'edificio
Canale
351
Scuola elementare
Particolari costruttivi di edifici
Scuola elementare Velmead Fleet, Hampshire, Gran Bretagna; 1986 Architetti: M. Hopkins e Partner, Londra; P. Hopkins, S. Thompson Ingegneri strutturisti: M. Dickson, M. Green, D. Hart, P. Robinson Proprietario: Hampshire County Council
Planimetria, scala 1:2000
La scuola sorge a Fleet, una piccola località a sud-ovest di Londra, in una zona circondata da boschi e paludi. Il progetto prevede 9 aule, palestra, sala musica e aule polivalenti. Il desiderio di aprire gli ambienti a tutta altezza verso la campagna e l'idea di un grande tetto hanno portato alla sistemazione di tutte le aule aperte sotto un unico tetto. Anche se il tetto e i locali sottostanti sono indipendenti tra loro, la climatizzazione interna è uniforme, il corridoio centrale è sistemato sotto la parte più alta del tetto e riceve luce dall'alto, le aule sono disposte lateralmente sotto la parte più bassa. a b c d e
Entrata, foyer Segreteria Direzione Aula insegnanti Zona dei piccoli animali
f g h i j
Biblioteca Sala musica Aula Sala ritrovo Aule Ingresso principale
Lato sud
352
Pianta pianterreno e sezione, scala 1:500
Scuola elementare
Particolari costruttivi
L'intera costruzione è illuminata dall'alto per tutta la sua lunghezza centrale e le facciate trasparenti si trovano nella zona in ombra. Come tutte le altre costruzioni di Hopkins anche questa è strettamente caratterizzata dal collegamento alla struttura portante. Travi piegate in lamiera d'acciaio e tubi d'acciaio accoppiati sono montati su coppie di supporti centrali incrociati e su doppi sostegni laterali. Questi ultimi appoggiano su una grondaia che convoglia l'acqua piovana attraverso un sostegno interno che funge da pluviale. Il punto di piegatura della trave distribuisce i carichi su un saettone obliquo che aiuta a ridurre la luce. Per la copertura del tetto è stata scelta una lamiera grecata d'acciaio colorata. L'isolamento termico è stato realizzato nella zona principale con lana di roccia e, lateralmente, con lastre isolanti di piccole dimensioni (25 mm). Nonostante il clima temperato dell'Inghilterra meridionale, in queste zone può sussistere il rischio di formazione di condensa.
Particolari scala 1:10 00 Coprigiunto angolare acciaio 37 06 Supporto vetro 07 Fazzoletto, acciaio 37 17 Sostegno dei tubi doppi, sostegno obliquo acciaio 37, 76,1 mm 20 Traversa di rinforzo acciaio 37, piegata, T 152/229/34 mm, 76,1/5 mm 21 Profilo portante acciaio 37/arcareccio Z179mm 24 Traversa acciaio 37, 60,3/5 mm 29 Profilo dì copertura; acciaio rivestito 30Tirante acciaio 37, 30 mm 31 Rinforzo TT 120 acciaio 37 32 Lastra di lamiera grecata 18 mm acciaio 37,
Corridoio d'accesso
rivestita, anima forata/non forata 52 Collegamento al colmoelemento sagomato in lamiera grecata 57 Vetro isolante 58 Lastra in lamiera grecata18 mm, acciaio 37, rivestita 60 Lamiera di copertura acciaio 37, rivestita 63 Lamiera di gronda, acciaio 37 70 Guarnizione, lamiera grecata 77 Barriera al vapore 80 Isolante termico, 25 mm 86 Stuoia in lana di roccia 180 mm 95 Grondaia, acciaio 37, isolata con fibra di vetro 96 Pluviale (tubo di sostegno interno)
Colmo, gronda e punto di piegatura
353
Abitazione
Particolari costruttivi di edifici
Abitazione Moruya, Nuovo Galles del Sud, Australia; 1985 Architetti: G. Murcutt e Partner, Mosman Ingegneri strutturisti: Tailor e Partner, Mosman Proprietari: D. e T. Magney
La casa, isolata, è situata nella parte alta di un pendio dove gli alberi sono completamente assenti e le note dominanti sono ciuffi d'erba e rocce sparse. Da questo punto si può vedere un lago e un lungo tratto del litorale marino incontaminato. All'interno la forma arcuata del tetto contribuisce chiaramente alla suddivisione dell'ambiente. Tutte le stanze sono situate in successione e orientate da nord verso il sole.
Ingresso principale, ovest
Planimetria, scala 1:25.000
Un corridoio interno attraversa tutto l'edificio da una porta d'ingresso all'altra alle due estremità e separa la zona d'abitazione dai servizi e dagli armadi a muro sistemati lungo la parete sud. La casa è divisa in due parti abitate dai genitori e dai figli adulti, collegate tra loro da una terrazza completamente coperta. Travi tubolari piegate, collegate a supporti in direzione trasversale fungono da telai della struttura portante. In mezzo, profili a C, collegati al telaio con coprigiunti, sono tesi alla stessa altezza da campo a campo e sporgono - saldati - alle estremità. La parte ondulata della lamiera aggettante è sostenuta da un sottile arcareccio tubolare e da saettoni sistemati a V. Il rinforzo è realizzato unicamente dal telaio. Un clima relativamente caldo (in media da 12 a 22 °C) e umido (monsoni) fa sì che sia richiesto più fresco d'estate che caldo durante i mesi invernali, considerato che le temperature giornaliere possono raggiungere picchi molto elevati, ma mai punte di gelo (temperature estreme da 2 a 45 °C).
a b c d
Abitazione dei genitori Abitazione dei figli Terrazza coperta Camera da letto
Pianta e sezione, scala 1:400
e Lavanderia, locale plurifunzionale f Garage (progettato a vela) Lato terrazza, nord
354
Aviazione
Particolari costruttivi di edifici
Profilo del tetto con rinforzo, colmo
Colmo
Sporgenza del tetto, estremità
Pertanto il tetto, con uno spesso strato di isolamento termico esterno disposto direttamente sotto la copertura, è adatto allo scopo. Per le poche ore durante le quali nel periodo delle piogge è necessario il riscaldamento, basta il sottile isolamento termico all'interno. In questo periodo dell'anno il flusso di diffusione del vapore si inverte, rendendo superflua una barriera al vapore interna. Inoltre le pareti divisorie e la facciata posteriore in muratura (vento freddo del sud) sono sufficienti a garantire una compensazione termica all'interno della casa. Canale
Particolari, scala 1:10 00 Vite per ogni ondulazione 02 Rete metallica, zincata 04 Viti M 12, M 16 (travi), M 16 (sostegni) 07 Coprigiunto 10 mm, saldato 08 Binario a U, 2 x L; alluminio anodizzato 10 Arcareccio a sbalzo L 152/89/10 mm; acciaio, zincato a caldo 17 Supporto tubolare d'acciaio 114/4,5 mm 19 Lamiera frontale 10 mm, acciaio, saldata 20 Telaio tubolare in acciaio 114/4,5 mm 21 Arcarecci in acciaio C 100/50/20 mm (a coppia),
C 150/70/16 mm; zincato a caldo 24 Traversa di legno 7,6/15,2 cm 28 Legno di rivestimento 31 Saettone 34 Pannello di cartongesso 56 Vetro a una lastra, silicone 58 Lamiera ondulata r= 180 cm (sud), 933 cm (nord); acciaio, zincata 74 Silicone 82 Veneziane, Al anodizzato 86 Lana di roccia 75 mm (sopra), 50 mm (sotto) 95 Grondaia r = 55 cm, Zn 1,6 mm Estremità
355
Edificio per uffici
Particolari costruttivi di editici
Edificio per uffici Monaco-Trudering, Germania; 1986 Architetti: Schunck e Partner, E. Schunck, D. Ill-rich, Monaco Ingegneri strutturisti: Seeberger e Friedl, Monaco Proprietà: Ginsbury Electronic GmbH, Monaco
L'ambiente circostante eterogeneo è costituito sia da case per abitazione e negozi a due o tre piani, situate in Moosfeldstrasse, che da edifici amministrativi e industriali della zona industriale confinante a nord.
Planimetria, scala 1:2500
Lato frontone con avancorpo
Pianta sottotetto e sezione, scala 1:400
Il paesaggio è caratterizzato da tetti in tegole d'argilla e dai tetti piani della zona industriale. Il piano regolatore fissa la pendenza dei tetti a doppia falda a 30°.
a Monolocale b Soggiorno d Magazzino Lato strada, gabbia delle scale
356
Particolari costruttivi di edifici
Edificio per uffici
La costruzione relativamente piccola è racchiusa in un semplice corpo suddiviso solo dalla gabbia delle scale e dal bovindo sul frontone. Per rimarcare l'unità della casa, sia il tetto che i muri esterni sono realizzati con lo stesso materiale. L'attività del proprietario nel campo dell''High Tech ha determinato la scelta del rivestimento. Mentre la lamiera grecata d'alluminio sulle superfici del tetto non è trattata, le pareti esterne sono rivestite con strati d'alluminio colorato. Per poter realizzare la grondaia all'interno della gabbia semicircolare delle scale si è scelto per questa zona un tetto costituito da "bande di lamiera d'alluminio" con buone caratteristiche di piegatura. Per garantire protezione sia dall'umidità che dal calore estivo, il tetto con duplice aerazione posteriore è stato realizzato con sottotetto.
Emergenza del tetto
Particolari scala 1:10 00 Rete metallica, zincata 05 Elemento a uncino, striscia adesiva, acciaio 37 zincato, gancio, Al 06 Supporto, acciaio 37, zincato 21 Arcareccio 12/24cm 22 Puntone 8/16 cm 25 Controtavola 30/50 mm 26 Travicello 24/48 mm 28 Tavola d'ancoraggio 29 Listello di copertura, Al 30 Tirante 32 Rivestimento 22, 25 mm 34 Pannello in cartongesso 15 mm 52 Elemento sagomato di collegamento in lamiera grecata, Al 0,7 mm 57 Vetro isolante 58 Lamiera grecata, Al 0,7 mm
59 Copertura con risvolto verticale della lamiera, AI0,7mm 60 Controlamiera, Al 0,7 mm 61 Lamiera di collegamento, Al 0,7 mm 63 Lamiera di gronda, Al 1 mm 67 Strìscia bitumata V 13 75 Striscia bitumata, a tre strati incollata 77 Lamina a griglia Al 0,2 mm 86 Stuoia in lana di roccia 2 x 4 cm, rivestita 10cm 95 Grondaia, elemento piegato della grondaia, Al 1 mm 96 Pluviale 60 mm, Al 1 mm 99 Lamiera forata, Al 1 mm
357
Particolari costruttivi di edifici
Residenza per disabili
Residenza per disabili Eastleigh, Hants, Gran Bretagna;1985 Architetto: D. White, Winchester, Hampshire County Architect: C.S. Smith, Winchester Proprietà: Hampshire County Council L'ambiente in cui è inserita questa residenza può essere descritto come un tipico insediamento suburbano immerso nel verde. Andrebbe menzionata l'assenza di un riferimento se non fosse per la diretta vicinanza agli edifici scolastici dell'Hampshire County Council, che costituiscono un punto di attrazione per turisti interessati all'architettura. Il compito di realizzare unità abitative per i portatori di handicap fisici è stato risolto con un progetto straordinario.
Planimetrìa, scala 1: 4000
Tutte le abitazioni singole (6) e quelle collettive (24 stanze) con le strutture comuni (parrucchiere, negozi ecc.) si affacciano sul cosiddetto Mail. a Forum, entrata principale b Strada interna, ingresso secondario c Bar d Parrucchiere, negozi, magazzino, lavanderia, cucina e Zona riservata al personale
f g h i j
Alloggi Soggiorno - notte Pranzo Sala di ritrovo comunitaria Vano allacciamenti domestici k Deposito, coperto Strada interna coperta
Pianta e sezione, scala 1:800
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Residenza per disabili
Particolari costruttivi di edifici
Supporto della struttura portante
Un grande tetto copre questo Mail e l'intero gruppo di singoli ambienti, disposti uno accanto all'altro come case a schiera, proteggendo così anche le zone libere situate sul retro dell'edificio. Raramente la funzione protettiva di un tetto nella sua accezione funzionale e spirituale viene svolta in modo così percettibile come in questo caso. Veduta della struttura portante, sezione e sezione longitudinale, scala 1:333
Spigoli del tetto, inferiormente ed esternamente
Qui il tetto è realizzato solo come protezione dalla pioggia. Una struttura tubolare più volte piegata sostiene le lastre profilate in PVC che lasciano penetrare la luce. La terminazione dei vani interni è costituita da tetti piani leggeri formati da una struttura di travi di legno con una copertura di pannelli di compensato e un isolamento termico con spessore di 10 cm. Per qualche unità abitativa non coperta dal tetto sono state previste ulteriori strisce bituminose a tre strati incollati.
01 04 15 18 19
20
21 25 26
Particolari, scala 1:20, 1:10 Bulloni, asta filettata M 20, zincato. Vite 8 autofilettante, rondella; VA Ancoraggio ad anello C30/B25, mattone pieno Cuscinetto lìscio, acciaio 8 mm, rivestito inPTFE1 5 mm Elemento portante; lastra lamiera verticale, inferiore 12 mm, rivestita in PTFE15mm Travetto di giunzione per tre correnti; corrente tubolare in acciaio 483,603, 893/5 mm Arcareccio, tubo, flangia, iamiera verticale Lamiera verticale 65/65/5 tutte 600 mm Acciaio piatto 60/5 mm
32 Tavola 50/175..200 mm 33 Pannello di legno compensato (esterno), tavole (interno), liscio 12 mm 40 Pannello di legno compensato 18 mm 52 Elemento sagomato di collegamento, connessione in fibra di vetro 63 Lamiera di bordo, Al 65 Lastra grecata-materiale sintetico, trasparente 150/45/25 mm 73 Lamina, tenuta al vapore 75 Pannello bitumato, tre strati 78 Nastro a tenuta 3/10 mm, rondella di tenuta 86 Lana di vetro 10 cm 93 Tubo d'aerazione 60 mm
Colmo, gronda e estremità (aste accorciate)
359
Sydney Opera House
Particolari costruttivi di edifici
Sydney Opera House Sydney, Nuovo Galles del Sud, Australia; 1973 Architetti: J. Utzon; P. Hall, E.H. Farmer, D.S. Littlemoore, L. Todd, Copenaghen-Sydney Ingegneri strutturisti: O, Arup & Partner, Londra Proprietà: Sydney Opera House Trust Si possono distinguere tre componenti principali delle conchiglie: le conchiglie principali, la più alta delle quali misura 54,6 m, le conchiglie laterali intermedie e là conchiglie Louvre, che sostengono le conchiglie principali.
Planimetria, scala 1:20.000 Promenade, lato nord
Ogni triangolo di sezione perpendicolare al colmo è parte di una superficie sferica con diametro di 75 m. Ogni conchiglia è composta da una serie di coppie di costole ancorate in calcestruzzo che generano forme diverse, quali una T in prossimità dell'appoggio e una Y in alto, al colmo. La parte superiore del tetto è ricoperta di mattonelle di ceramica bianca 12/12 cm, incassate in lastre di cemento che seguono la curvatura delle costole. Le dimensioni di questa copertura in ceramica variano, a secondo della disposizione spaziale, da 228/45 a 350/380 cm; il taglio inoltre, perpendicolare alla direzione meridiana, è angolare.
Lato ovest a b c d e f g
Arrivo, zona ingresso Platea, sala dei concerti Orchestra Palcoscenico e coro Sala controllo Apparecchiature Magazzino
h i j k
Foyer Platea, opera Orchestra Palcoscenico Ristorante m Emporio n Promenade Pianta piano 6 e sezione, scala 1:1500
360
Sydney Opera House
Particolari costruttivi di edifici
La copertura in ceramica è realizzata con ferrocemento armato con tre strati di tessuto in acciaio zincato trattato a vapore, il cui spessore è di 4,4 cm. Il legame tra questa copertura di ceramica e la struttura portante sottostante delle costole è rafforzato dall'impiego di piastrelle opache lungo i bordi e lucide al centro. Per consentire un movimento delle lastre, provocato da variazioni termiche, ognuna è assicurata su una mensola portante con un bullone regolabile, indipendentemente da quella vicina. Piastrelle di ceramica
L'isolamento termico sotto il rivestimento di ceramica è realizzato da pannelli ignifughi in poliuretano, di 2 cm di spessore. I giunti delle piastrelle sono sigillati, quelli tra la copertura in ceramica e le strisce in PVC sono chiusi ermeticamente e, all'interno, è iniettata una miscela di due componenti acrilici.
Fase di montaggio e copertura del tetto
Nel corso della realizzazione del tetto della Sydney Opera architetti e ingegneri hanno dovuto affrontare problemi mai sorti prima di allora e la soluzione dei vari problemi relativi ai particolari ha posto le premesse per la realizzazione di questi gusci, divenuti il simbolo del porto di Sydney.
Particolari, scala 1:33,3 Ringhiera Ancora Bulloni, P-Bz Colmo, elemento prefabbricato in calcestruzzo 15 Pannello telaio, prefabbricato in calcestruzzo 16 Sabbia-cemento-malta, con inserto portante 18 Mensola angolare, Al-Bz 00 01 04 10
20 Costola portante, elemento prefabbricato in calcestruzzo armato 21 Straglio 35 Lastre di ceramica, vetrificate 120/120/10 mm, parte centrale 70 Strato di tenuta 73 Sigillatura dei giunti, resina acrilica 78 Striscia di tenuta, CR 89 Isolamento termico, schiuma poliuretanica
Colmo, estremità
361
Sede del distretto
Particolari costruttivi di edifici
Sede del distretto Starnberg, Baviera, Germania; 1987 Architetti: Auer e Weber con C. Hilzinger, T. Bittcher-Zeitz, W. Glaser, K. Habisreutinger, Monaco Ingegnere strutturista: F. Bienert, Starnberg Proprietà: Landratsamt Starnberg Il terreno sulla sponda nord del lago Starnberg, con la tipica vegetazione palustre e le basse costruzioni, ha costituito una sfida per la progettazione dei vari dipartimenti della sede provinciale.
Lato entrata, est Planimetria, scala 1:5000
Lato strada, nord-ovest
Gli architetti hanno risposto con una struttura piana, esile e trasparente, la cui caratteristica essenziale è rappresentata dallo scheletro a vista in legno e dai leggeri tetti chiari. La costruzione con i suoi ampi elementi strutturali e i suoi cortili aperti verso l'esterno si armonizza perfettamente con l'ambiente naturale circostante: una sensazione ulteriormente rafforzata dalla distesa d'acqua che si protende sino ai margini del terreno su cui sorge. a Ufficio per gli affari pubblici b Ispettorato del lavoro c Ambulatorio veterinario d Provveditorato agli studi e Giunta distrettuale f Servizi sociali :: Trasporti
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h Cassa di risparmio Atrio ingresso j Sportelli k Sala d'attesa I Caffetteria, mensa m Cortile n Discesa al garage sotterraneo
Pianta pianterreno e sezioni, scala 1:1250
Sede del distretto
Particolari costruttivi di edifici
Nel vano sottotetto, che serve come zona di coibentazione, sono alloggiate le condutture di alimentazione e smaltimento. I lucernari quadrati sporgenti servono sia all'illuminazione (lanterne) che all'orientamento interno ed esterno. La struttura portante del tetto ad arcarecci è costruita con particolare cura. I lucernari a piramide rialzati sulle sale e sulla sala del consiglio (1 ° piano) sono montati su strutture tubolari d'acciaio sottese. La pendenza del tetto è inferiore a 18°. Il manto di copertura aerato nella parte posteriore è realizzato con lamiera zinco-titanio a risvolto verticale. Le piramidi del tetto sono ricoperte con lamiera d'alluminio più chiara.
Particolari, scala 1:10 04 Perno a estremità filettate 05 Elemento a uncino, Ti-Zn 06 Supporto della grondaia, acciaio 37 zincato 37 Coprigiunto di legno 30/100 min 08 Lamiera d'appoggio, acciaio zincato 1,0 mm 17 Supporto 18 Trave 10/26 cm 21 Arcareccio IPE 160 22 Puntone 10/20, 10/22 cm 27 Tavola cuneiforme 30 Asta sollecitata inferiormente
31Saettone, tubo d'acciaio 76 mm 32 Rivestimento con giunzione a incastro 24 mm 34 Pannello in cartongesso 12 5 mm 59 Copertura a risvolto verticale della lamiera Ti-Zn 0,7 mm 75 Striscia bituminosa V13 77 Isolante PIB 0,4 mm 86 Stuoia in lana di roccia 10cm 95 Grondaia, Ti-Zn 400 mm 99 Lamiera forata, Al anodizzata
Vista sui tetti, fase esecutiva di montaggio
Colmo, gronda e collegamento a parete
363
Particolari costruttivi di edifici
Edificio di abitazioni e negozi
Edificio di abitazioni e negozi Monaco, Germania: 1980 Architetti: H. Hilmer e C. Sattler, Monaco Proprietario: H. Herter, Monaco
Lato strada con negozi ed entrate
Pianta pianterreno, sottotetto e sezione, scala 1:500
Planimetria, scala 1:2000
In passato Schwabing era un paesino a nord di Monaco e, dalla fine dell'Ottocento sino al Terzo Reich, un quartiere molto amato dagli artisti. L'ambiente era caratterizzato da elementi tipici del villaggio alternati a quelli cittadini, di epoche e forme diverse. Lo scopo del proprietario era di contrastare la tendenza del quartiere al commerciale e mantenerne il carattere abitativo, costruendo un edificio pretenzioso con abitazioni e negozi. il corpo costruttivo ha superficie intonacata chiara e rasata, che conferisce un aspetto discreto ma con dettagli semplici e raffinati.
a Soggiorno b Zona notte c Atrio
d Pranzo e Cucina f Bagno Lato giardino con balconi
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Edificio di abitazioni e negozi
Particolari costruttivi di edifici
L'edificio termina con un tetto a botte che riprende l'altezza delle gronde dei dintorni e consente inoltre spazio sufficiente per un'abitazione che si sviluppa verso la strada e possiede abbaini in parte semicircolari e in parte ortogonali. Sul lato cortile le abitazioni rientranti prendono luce dalla costruzione a botte trasversale. Risulta così un paesaggio dei tetti insolito per l'ambiente, anche se bene inserito nel contesto. Il tetto a botte è realizzato in calcestruzzo gettato in opera e costruito come un tetto del tutto aerato posteriormente. Un'insolita copertura, accuratamente progettata e realizzata con strisce di rame, riprende il motivo del bronzo utilizzato per una parte delle finestre sottostanti e contribuisce all'effetto plastico dell'intero edificio.
Particolari, scala 1:10 06 Supporto della grondaia 07 Coprigiunto 15 Botte del tetto, cemento armato 22 Camera d'aria, tavole a strati incollate, ricurve 24 Telaio di legno 25 Travicello distanziatore 29 Tavola di copertura 32 Rivestimento 33 Pannello in materiale di legno 34 Intonaco su rete
59 Copertura a risvolto verticale della lamiera, Cu 60 Lamiera di copertura per grondaia 61 Lamiera di collegamento 66 Strato divisorio, striscia bitumata, 3 strati incollati 77 Barriera al vapore 80 Isolamento termico, lana di roccia 95 Grondaia 96 Pluviale 99 Lamiera forata
Abbaino, collegamenti alle finestre e gronda
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Centro religioso
Particolari costruttivi di edifici
Centro religioso ecumenico Norimberga-Langwasser, Baviera, Germania; 1986 Architetti: Schunck e Partner; E. Schunck e D. Uilrich con N. Krausen, D. Blocher, K. Greilich, F. Hacker; Monaco Ingegneri strutturisti: F. Sailer, K. Stepan; Monaco Proprietà: Ev.-Luth. Kirchengemeinde Martin Niemòller, Kath. Pfarrgemeinde St. Maximilian Kolbe L'area urbana dove sorge il centro religioso è caratterizzata da alti edifici abitativi e da un grande
Ingresso principale
Planimetria, scala 1:4000
complesso scolastico. Struttura lineare, sezioni unitarie e uniformità dei materiali dell'edificio ne evidenziano la diversità rispetto alle costruzioni confinanti, sottolineando così la sua particolare importanza. I tetti a una falda, inclinati verso i cortili, riparano la zona verso l'esterno formando un ambiente protetto. Le varie tonalità di grigio dei mattoni di cemento e la superficie del tetto in zinco creano un corpo omogeneo. La struttura portante interna alla chiesa evangelica è costituita da più strati: due livelli di puntoni di legno sovrapposti assorbono i carichi dovuti a neve, vento, lamiera, rivestimento esterno, isolamento termico e rivestimento interno; arcarecci di legno distribuiscono questi carichi su travi d'acciaio sottese, che a loro volta trasferiscono tali carichi su supporti d'acciaio. Tutti i tetti a una falda e le coperture in zinco titanio presentano una pendenza inferiore a 15°. I muri sul fronte mostrano nella zona inferiore grondaie coperte.
a Interno della chiesa evangelica b Chiesa cattolica c Locale comunità d Casa della gioventù
e f g h
Pianta pianterreno e sezione, scala 1:1250
Scuole materne Abitazione e ufficio (ev.) Canonica Garage Veduta totale, lato della piazza
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Centro religioso
Particolari costruttivi di edifici
Chiesa evangelica, struttura portante del tetto
Sulle superfici di lamiera autoriscaldanti, una barra fermaneve impedisce lo scivolamento dei blocchi. I supporti sono avvitati sui listelli della copertura e saldati con cappucci impermeabili. I tetti relativamente bassi sono ben visibili e, con la loro importante copertura a listelli, contribuiscono all'effetto spaziale dei cortili interni.
Colmo a una falda, muro frontale
Gronda, angolo dell'edificio Particolari, scala 1:10 01 Ancoraggio al muro 05 Elemento a uncino, Ti-Zn 06 Supporto grondaia acciaio 37, zincato 07 Coprigiunto 24 mm 14 Blocco di calcestruzzo 29/19/9, 14, 19cm 15 Cordolo in calcestruzzol 9/19 cm 18 Mensola, lamiera in acciaio zincato 22 Puntone, legno lamellare 9/26 cm 26 Assicella 30/50 mm 27 Listello profilato 40/60 mm 28 Listello di rivestimento 32 Rivestimento con giunzione a incastro 19,24 mm
Accesso laterale, ovest
33 Pannello a listelli 24 mm 59 Copertura listellata in Ti-Zn 0,7 mm 60 Cappa del colmo, Ti-Zn 0,8 mm 63 Lamiera d'imbocco, Ti-Zn 0,8 mm 67 Striscia bitumata V13 77 Striscia in polietilene 0,2 mm 86 Pannello in lana minerale 10...12 cm 95 Grondaia, Ti-Zn 0,8 mm 98 Barra fermaneve, acciaio 37, zincato 99 Lamiera forata, Ti-Zn 0,8 mm
Gronda, scolo
Estremità, muro frontale
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Ostello della gioventù
Particolari costruttivi di edifici
Ostello della gioventù Marktheidenfeld-Michelrieth, Baviera, Germania; 1984 Architetti: T. Hugues, H. Hugues; M. Ludwig, Monaco Ingegneri strutturisti: Aschl Consult, Monaco Proprietà: Dekanatsbezirke Aschaffenburg, Lohr, Wùrzburg
Entrata con cortile
Planimetria, scala 1:6000
Il terreno edificabile si trova ai margini del paese di Michelrieth e confina direttamente con il parco naturale Spessart. Il progetto dell'ostello prevedeva la possibilità di pernottamento, locali attrezzati per uso individuale, una sala di ritrovo e mensa e un'abitazione per il custode. Poiché l'idea era quella di raggruppare intorno a una corte interna tutti i corpi necessari ad attuare il programma, i tetti sono stati inclinati verso l'interno come nel caso dell'atrio romano. Finora si è portata a termine solo la prima fase costruttiva e gli spigoli che delimitano lo spazio del cortile interno sono realizzati da pergole. In considerazione del bosco circostante, la semplice costruzione è stata ricoperta con un manto di legno che potrà svolgere un'azione integrante per le future fasi del progetto. a Sala b Stanza per portatori di handicap c Sala ritrovo dei gruppi d Sala soggiorno e Pranzo
f g h i j
Pianta, pianterreno e sottotetto e sezione, scala 1:500
Cucina e dispensa Camera a 4 ietti Camera a 2 letti Saletta Pergolato, vasca con sedili Lato sud-est
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Particolari costruttivi di edifici
Ostello della gioventù
La struttura portante del tetto ad arcarecci con scarsa pendenza è dimensionato in modo da al--ggiare sia il necessario isolamento termico, che la grande aerazione posteriore (10 cm) tra i puntoni. La copertura con strisce bitumate cosparse d'ardesia si adatta bene alla semplicità dell'edifìcio e, come rivestimento omogeneo, va incontro alla scarsa inclinazione del tetto. Qui la delicata membrana, con gli elementi di dettaglio netti dei profili in legno del tetto, è una risposta adeguata alla modesta costruzione.
Colmo
Colmo, collegamento finestra
Collegamento tetto-camino
00 06
07 10 21 22 24 26 27 28 29 31 32
Particolari, scala 1:10 Lamiera a contatto 70/60/1 Ti-Zn Supporto grondaia, acciaio zincato 40/5 mm, mensola, acciaio zincato, 40/5 mm Riporti in legno 30/50 mm Rivestimento diagonale economico 24 mm Arcareccio 14/18 mm Puntone 10/20 cm, tutti 75 cm Travetto 14/10 cm Listello 25/25 mm Listello profilato 25/50 mm Listello di rivestimento 40/70 mm Tavola di copertura 24/120 mm Tondo di acciaio zincato 0 2Omm Rivestimento, con giunzione a incastro, 24 mm, rivestimento 16 mm, abete rosso
40 Rivestimento 24/120, 24/140 mm, abete rosso 60 Lamiera di copertura, a formato 16cm, Ti-Zn 0,7 mm 61 Lamiera ricurva lungo il bordo inferiore, Ti-Zn 0,7 mm 66 Protezione, strato di vetro nero 67 Guaina di precopertura, striscia bitumata con strato in vetro V13 75 Striscia bituminosa saldata 2 x 4 mm con strato dì vetro, cosparsa d'ardesia 77 Barriera al vapore, lamina PE, Al 0,1 mm, giunti incollati 78 Cordone a tenuta, elastico 86 Lana di roccia 100 mm 95 Grondaia, Ti-Zn 0,7 mm, a formato 400 mm 96 Pluviale, Ti-Zn 120 mm 99 Lamiera forata, Ti-Zn 0,8 mm
Gronda
Gronda, collegamento finestra
Estremità
Estremità, collegamento finestra
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Particolari costruttivi di edifici
Fattoria
Fattoria Staranzano, Gorizia, Italia, 1982 Architetto, Ingegnere strutturista, Architetto del paesaggio e proprietario: Fulvio Degrassi, Staranzano I fattori che determinano la forma di questo esempio derivano quasi esclusivamente dalle esigenze di risparmio energetico. La costruzione che ospita l'abitazione della famiglia, l'ufficio e una fattoria è esposta al sole con la sua parte principale, mentre a nord l'energia radiante si riduce a causa delle rampe riportate. Questa "fattoria solare" deve consentire alla famiglia dell'architetto l'assoluta indipendenza dal fabbisogno di energia e di viveri.
Lato esposto al sole con pannelli solari
Planimetria, scala 1:4000
Veduta dei tetti
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Pianta, pianterreno e sottotetto, sezioni, scala 1:500
Fattoria
Particolari costruttivi di edifici
La parete esterna esposta a sud funge da pannello scambiatore e riscalda nello spazio intermedio, tra il rivestimento esterno e quello interno, sia l'aria che l'acqua. Il tetto orientato a nord forma una collina verde. Le parti portanti del tetto ricoperte di terra sono realizzate con lastre massicce di calcestruzzo armato. La struttura del tetto consiste in un doppio strato formato da una lamina resistente alle radici e da una combinazione di isolanti termici e materiali di drenaggio (argilla espansa in sacchi). Sotto la gettata di calcestruzzo è collocato uno strato isolante di 3 cm di spessore, dimensionato in base alle condizioni climatiche della zona. Su questo è posato uno strato di terra che scende o direttamente nel terreno a livello del suolo o in una cassetta di raccolta della gronda realizzata in calcestruzzo armato, impermeabilizzata come le altre superfici. L'acqua defluisce nella grondaia tramite il materiale di riporto drenante e un tubo di drenaggio. Colmo
Collegamento a parete
Gronda, livello del suolo
Gronda, grondaia
Canale
Collegamento, estremità
Emergenza del tetto
Questo complesso è un esempio lampante di come si può rispondere alle esigenze di risparmio energetico e per questo si discosta completamente dal nostro tradizionale concetto di casa.
a b e d e f g h
Camera da letto Zona caminetto Soggiorno Sala pranzo Corridoio Studio Soffitta Cantina
Particolari, scala 1:20 10 Trave in cemento armato 14 Mattone forato 15 Cemento, armato 16 Calcestruzzo 32 Rivestimento, pino 15 mm 36 Erba 60 Lamiera di copertura, Cu, 0,65 mm 70 Striscia in materiale sintetico, uno strato 73 Stucco bituminoso
i Stalle j Locale per deposito del latte k Officina I Garage m Fienile n Granaio
76 Striscia in materiale sintetico, resistente alle radici, due strati 81 Avvolgibili 89 Pannello in poliuretanoschiuma indurita 2 cm, 3 cm 90 Argilla espansa in sacco di juta 91 Terra locale 92 Ghiaia filtrante 94 Tubo di drenaggio, 200 mm
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Istituto di Filosofia
Particolari costruttivi di edifici
Istituto di Filosofia Berlino-Dahlem, Germania; 1983 Architetti. H. e I. Baller, Berlino Ingegneri strutturisti: G. Pichler, R. Brunner, A. Jung, J. Kühne, Berlino Calcolo elettronico del tetto: H. Pircher, Graz Proprietà: Freie Universität, Berlino
Cortile, lato giardino
Planimetria, scala 1:6000
Lato strada
Il terreno per l'Istituto di Filosofia si colloca ai margini di una zona di ville nel quartiere Berlino-Dahlem. Nella nuova costruzione viene accentrato tutto il lavoro dell'Istituto, finora suddiviso in diversi edifici; l'intenzione degli architetti era di rendere possibile, in questo luogo particolare, sia il lavoro individuale che la trasparenza e la comunicazione. a Foyer b Galleria c Locale insegnanti d Locale assistenti e Segreteria f Sala conferenze
g h i j
Sala esercizi Rappresentanza studenti Saletta con angolo bevande Biblioteca Pianta terreno, piano superiore e sezione, scala 1:750
372
Istituto di Filosofìa
Particolari costruttivi di edtfb
Il progetto prevede un grande tetto che ricopra tutti gli ambienti e che, a sua volta, rappresenti una parte importante dell'edificio. L'ingresso e la sala aperta al pubblico si ottengono con il grande foyer a vetrate, mentre nel sottotetto sono alloggiate le zone tranquille. La struttura portante del tetto consiste in un rivestimento diversamente sagomato con spessori da 12 a 16 cm, realizzato con gettate di cemento. L'esecuzione con una pendenza media di 35°, salvo poche eccezioni, è avvenuta senza controrivestimento. Sopra l'armatura, dove necessario (abbaini) è stato posato un tessuto Rabitz, cementato con "finestre". L'isolamento termico è ottenuto con lastre di vetro di spessore 10 cm, posate in bitume caldo. L'impermeabilizzazione è stata eseguita con materiale di rivestimento liquido a tre strati su una base di un poliestere insaturo (ossia un materiale sintetico termoindurente con caratteristiche elastomere). Dopo la gettata per superfici di grandezza 3-5 m2 è stato steso uno strato ad aghi di materiale sintetico come armatura che a sua volta è costituito da altri due strati. La copertura finita ha uno spessore di 25 mm e il vantaggio di un rivestimento senza giunzioni che si adegua a tutte le inclinazioni del tetto.
Estremità
Rivestimento del tetto
Particolari, scala 1:10 02 Strato ad aghi in materiale sintetico 06 Striscia adesiva, acciaio zincato 2,0 mm 15 Cemento armato (soffitta) B 35, 1 = 1 6 cm, cemento armato (abbaini) B35, = 12cm 17 Sostegno, cemento armato B 35, 16 cm 19 Testa d'appoggio, cemento armato B35 27 Tavola, profilato 7/12 cm 28 Legno di rivestimento, profilato 8/8 cm 60 Lamiera di copertura grondaia Ti-Zn 1,2 mm
63 Lamiera della gronda, lamiera frontale Ti-Zn 0,7 mm 71 Prima mano con bitume a caldo 73 Materiale di rivestimento liquido, base pre-retinato non satura, resina poliestere 25 mm 78 Mastice su base alchilìco polisulfidica 79 Nastro a tenuta, gomma spugnosa (schiuma CR) 87 Gomma spugnosa, 10 cm 95 Vaschetta grondaia Ti-Zn 0,7 mm 96 Pluviale 70 mm Ti-Zn
3'C"32
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Palazzo del ghiaccio
Particolari costruttivi di edifici
Palazzo del ghiaccio Olympiapark Monaco, Germania; 1983 Architetti: K. Ackermann e Partner; J. Feit, P. Jaeger, R. Martin; Monaco Ingegneri strutturisti: Schlaich, Bergermann e Partner, Stoccarda; J, Seidel Architetto del paesaggio: G, Grzimek, Pfeffenhausen Proprietà: Mùnchner Olympiapark GmbH
Planimetria, scala 1:20.000
Veduta del tetto dall'interno con rete a fune e struttura in legno
Membrana, luce-aria-occhi
Si doveva progettare una semplice copertura per la pista di ghiaccio preesistente. Le condizioni erano dettate dalla forma rigidamente geometrica del palazzo del ghiaccio adiacente e dal paesaggio delle tensostrutture degìi impianti sportivi realizzati per i giochi olimpici. La forma del tetto è una buona sintesi di questi vincoli e di una moderna struttura portante, che tende il telo di copertura senza alcun sostegno. Architetti e ingegneri hanno progettato un arco a tre briglie lungo all'incirca 100 m che tende il lato longitudinale. 374
Pianta e vedute, scala 1:1200
Particolari costruttivi di edifici
Palazzo del ghiaccio
Da quest'arco si tende una rete funicolare convessa e quindi, con azione stabilizzante, una schiera di funi che portano una griglia di legno più fitta nella parte piana per sostenere il carico del tetto. Su questa griglia di legno viene stesa una copertura a membrana rivestita di tessuto in poliestere PVC. Per l'illuminazione e l'aerazione al "colmo" della rete e della membrana vengono ritagliate delle aperture a occhio ricoperte con pannelli di policarbonato trasparente. Poiché il tetto deve servire solo come protezione da pioggia e neve, non è necessario alcun isolamento termico. Il palazzo del ghiaccio è definito quasi interamente dalla forma del tetto. All'interno la struttura in legno, aprendosi verso l'alto, porta alle aperture per l'illuminazione creando, così, un effetto di sorprendente leggerezza. All'esterno l'ampia superficie si fonde luminosa e discreta con il paesaggio collinare e con i tetti del villaggio olimpico e questo grande corpo luminoso crea una nota magica nella notte.
Arco a tre briglie, montaggio della rete a funi a Entrata b Area di pattinaggio
03
04 05 06 07
09
Particolari, scala 1:30, scala 1:10 Dispositivo di sollevamento Testa a forcella Morsetto di compressione Morsetto per fune laterale Perno a estremità filettate M 8 Piastrina per graffatura BST Aste e bussola filettate, Angolo di gronda Coprigiunto di collegamento 200/50/2,5 e 200/60/8 mm Tenditore
18 Appoggio a sella della fune 20 Trave dell'arco a tre briglie acciaio 52 244,5/60, 267/60, 88,5/25, 82,5/25 mm 21 Fune di sospensione dell'apertura a occhio e all'estremità 60 mm Fune della rete 11,5 mm 25 Travicelli laterali 6/6 cm 26 Profilato cavo rettangolare 100/60/5,6 mm Listellatura 4/6 cm 30 Rinforzo trasversale 64 Pannelli in policarbonato 69 Membrana in poliestere rivestita in PVC Gronda
375
Legenda dei numeri e delle denominazioni
00 Sistema di sostegno generale Parti e materiali di fissaggio diversi 01 Ancora, tassello d'ancoraggio 02 Striscia di tessuto, griglia d'innesto, stuoia d'innesto 03 Morsetto, grappa, fascetta, cappio 04 Bullone, rivetto, vite; punta Parigi, chiodo, tassello a forcella 05 Lamiera di ancoraggio e arresto 06 Gancio, supporto 07 Fazzoletto, coprigiunto, saldatura 08 Barra di fissaggio, cerniera, guida 09 Molla, cuneo, dispositivo di serraggio, tenone 10 Struttura portante, generale Parti e materiali portanti diversi 11 Pietra naturale, pietra calcarea, arenaria 12 Gres calcareo 13 Mattone 14 Lastra di calcestruzzo, calcestruzzo leggero 15 Cemento armato, armatura 16 Calcestruzzo, gesso per pavimenti, malta 17 Travetto, supporto 18 Beccatello, sostegno, trave 19 Cerniera, nodo 20 Trave, travetto, briglia, telaio, traversa di rinforzo 21 Trave sporgente, arcareccio; fune 22 Puntone, falso puntone, elemento laterale 23 Puntone di displuvio, puntone di compluvio, trave di bordo 24 Traversa, distanziatore 25 Controtavola, anima della trave 26 Travicello, piolo 27 Tavola di colmo, tavola di displuvio, tavola cuneiforme, gocciolatoio 28Correntino, riempimento del colmo, rivestimento 29 Rivestimento, tavola controvento, listello dentato 30 Alette antivento, nastro di trazione 31 Parte anteriore, saettane 32 Assicella, tavola, rivestimento 33 Pannello ligneo, lastra 34 Lastra in fibrocemento, pannello in cartongesso
41 Lastra bitumata 42 Lastra bitumata ondulata 43 Lastra d'ardesia 44 Lastra in pietra calcarea 45 Tegola 46 Tegola in calcestruzzo 47 Lastra in fibrocemento 48 Lastra ondulata in fibrocemento 49 Elemento d'aerazione singolo, elemento d'aerazione della superficie, Eulenloch (finestrasfiatatoio) 50 Elemento d'aerazione del colmo, elemento d'aerazione del displuvio 51 Elemento del colmo, posizione del colmo, elemento del displuvio, elemento di gomito 52 Elemento di collegamento al colmo, elemento di collegamento a parete, strato dimensionato 53 Elemento del compluvio, elemento della gronda, elemento angolare 54 Elemento terminale 55 Lastra di vetro semplice, lastra di vetro profilata 56 Lastra di vetro retinato, vetro monolastra di sicurezza, vetro antisfondamento 57 Lastra di vetro isolante, lastra di vetro isolante di sicurezza 58 Lamiera grecata, lamiera ondulata 59 Banda di lamiera, armatura di lamiera, lamiera stratificata 60 Lamiera di copertura 61 Lamiera di collegamento, nastro, striscia di piombo 62 Lamiera terminale 63 Lamiera di gronda, traversa inclinata a gocciolatoio 64 Lastra in materiale sintetico 65 Lastra ondulata in materiale sintetico, lastra nervata in materiale sintetico 66 Filtro, strato di scorrimento, strato di dispersione, strato di separazione 67 Guaina di precopertura, guaina di sottocopertura, pannello: 68 Lamiera di sottocopertura, striscia di fissaggio 69 Membrana, strato di protezione
35 Copertura, generale Parti e materiale di copertura diversi 36 Piante, mattonelle d'erba 37 Incannicciata, paglia 38 Erica, fieno 39 Scandole di legno, scandole di corteccia 40Tavola di copertura, rivestimento; tavola di tenuta, tavolato
70 Guarnizioni, generale Parti e materiali di tenuta diversi 71 Verniciatura 72 Intonaco 73 Massa colata o a spatola, colla 74 Massa sigillante, mastice 75 Striscia bituminosa di tenuta 76 Striscia di tenuta in materiale sintetico, striscia
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antiradici 77 Barriera al vapore, lamina metallica 78 Profilo di tenuta 79 Banda di tenuta, banda imbottita 80 Isolamento, generale Parti e materiali isolanti diversi 81 Avvolgibili 82 Tenda a lamelle 83 Tenda avvolgibile, tenda di stoffa 84 Lastra a più strati 85 Pannello di fibra di legno, pannello in lana di legno 86 Stuoia, lastra in lana di roccia 87 Pannello di sughero, pannello in materiale espanso 88 Pannello in schiuma porosa 89 Pannello in espanso rigido 90 Drenaggio e ventilazione, generale Parti e materiali diversi di drenaggio e ventilazione 91 Terra in posto, terreno di coltura 92 Riporto di terra per drenaggio e filtraggio 93 Listello per aerazione, aperture d'aerazione, tubo d'aerazione, tubo del gas, tubo del camino 94 Canale di drenaggio, tubo di drenaggio 95 Grondaia, vaschetta grondaia 96 Pluviale, catenella canale di scolo 97 Parafulmini, riscaldamento della grondaia, riscaldamento del tubo 98 Griglia di raccolta delle foglie, griglia fermaneve 99 Griglia d'aerazione
Normativa italiana Alberto Galeotto
Indice
Introduzione
Regole tecniche
Norme tecniche
Regole e controlli di prodotti e materiali in generale
Progettazione ed esecuzione del sistema di copertura
Prodotti di legno per impiego strutturale
Progettazione ed esecuzione della struttura Azioni sulla struttura Strutture di calcestruzzo e composte Strutture di acciaio Strutture di legno
Strutture portanti
Prodotti per coperture discontinue Requisiti e prove per prodotti in generale Prodotti dì laterizio Prodotti di calcestruzzo Prodotti di cemento rinforzato con fibre Prodotti di materia plastica Prodotti metallici Prodotti lapidei Prodotti bituminosi da spalmatura e da impregnazione
Risparmio energetico e ritenzione di calore
Carichi e verifica di sicurezza Idoneità statica
Comportamento al fuoco, prevenzione incendi Prevenzione incendi Strutture portanti Classificazione di reazione e resistenza al fuoco
Canali di gronda Risparmio energetico e ritenzione di calore Benessere e fabbisogno termico Isolanti termici Reazione al fuoco e resistenza all'incendio
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Introduzione
Significato delle sigle Le norme tecniche sono elaborate dall'UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - e vengono identificate mediante un codice alfanumerico: una sigla in lettere, seguita dal numero, dalla data di pubblicazione e dal titolo della norma. Le sigle in lettere hanno il seguente significato. UNI Le norme il cui numero distintivo non è integrato da alcuna sigla particolare oltre a "UNI" sono quelle elaborate direttamente dagli Organi Tecnici dell'UNI. UNI ISO Versione italiana delle norme internazionali ISO, oppure la loro adozione in lingua inglese. UNIEN Norme elaborate dal Comitato Europeo di Normazione (CEN), obbligatoriamente recepite nei Paesi dell'Unione Europea, in quanto accettate come tali da una maggioranza qualificata di membri votanti, tradotte in italiano oppure adottate integralmente in una delle lingue ufficiali del CEN (inglese, francese o tedesco). Non consentono la presenza a livello nazionale di norme che non siano in armonia con il loro contenuto. UNI EN ISO Versione ufficiale delle norme europee EN che recepiscono, senza varianti, il testo delle omonime norme internazionali ISO. Possono essere tradotte in lingua italiana o adottate nella versione in lingua originale. UNI ENV Norme europee di natura "sperimentale" pubblicate nei casi di urgenza, UNI HD Sono documenti pubblicati nei casi in cui non si sia ancora pervenuti alla completa armonizzazione. Possono contenere deviazioni nazionali, pur conservando l'obbligo di recepimento da parte dei Paesi dell'Unione Europea. UNI CEI Norme elaborate e pubblicate congiuntamente con il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI).
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CNR UNI Norme conformi a quelle pubblicate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sul proprio bollettino "Norme Tecniche". UNI EU Versione italiana delle EURONORM elaborate dalla Commissione di Coordinamento per la Nomenclatura dei Prodotti Siderurgici della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA). Sono destinate ad essere progressivamente sostituite dalle norme europee EN. SS (STANDSTILL) Sono progetti di norma nazionale e pubblicati come tali, in accordo con le regole CEN, quando sullo stesso argomento è in atto un procedimento di normazione europea. FA Foglio di aggiornamento alla norma.
Le regole tecniche sono i provvedimenti legislativi (decreti, circolari, leggi) emessi dalle autorità competenti. Sono sempre di osservanza obbligatoria. Vengono identificate dalla tipologia del provvedimento, dalla data di emissione e dal titolo.
Norme tecniche
Progettazione ed esecuzione del sistema di copertura
UNI ENV 1991-2-2
04-97 Eurocodice 1. Basi di calcolo ed azioni sulle strutture. Parte 2-2: Azioni sulle strutture - Azioni sulle strutture esposte al fuoco
UNI ENV 1991-2-3
10-96 Eurocodice 1. Basi di calcolo ed azioni sulle strutture. Parte 2-3: Azioni sulle strutture - Carichi da neve
UNI ENV 1991-2-4
03-97 Eurocodice 1. Basi di calcolo ed azioni sulle strutture. Parte 2-4: Azioni sulle strutture - Azioni del vento
UNI ENV 1998-1-1
10-97 Eurocodice 8. Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle strutture. Parte 1 -1 : Regole generali. Azioni sismiche e requisiti generali per le strutture
UNI ENV 1998-1-2
10-97 Eurocodice 8. Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle strutture. Parte 1 -2: Regole generali per gli edifici.
UNI ENV 1998-1 -3
01 -98 Eurocodice 8. Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle strutture. Parte 1 -3: Regole generali - Regole specifiche per I diversi materiali ed elementi
06-80 Lavori inerenti le coperture dei fabbricati. Criteri per la sicurezza 05-80 Edilizia. Coperture e relativi elementi funzionali. Terminologia funzionale 05-80 Edilizia. Elementi complementari delle coperture. Terminologia 05-80 Edilizia. Coperture. Terminologia geometrica 11 -80 Edilizia. Coperture. Analisi degli elementi e strati funzionali 11 -84 Edilizia. Prove di coperture discontinue. Determinazione della permeabilità all'acqua UM 8625/1 FA 1-93
01-93 Foglio di aggiornamento n. 1 della UNI 8625/1 (nov. 1984) 05-84 Edilizia. Sistemi di copertura. Definizione e classificazione degli schemi funzionali, soluzioni conformi e soluzioni tecnologiche
UNI 9184
UNI 9184 FA 1-93
04-87 Edilizia. Sistemi di scarico delle acque meteoriche. Criteri di progettazione, collaudo e gestione 09-93 Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 9184 (set. 1993)
UNI 9308/1
09-88 Coperture discontinue. Istruzione per la progettazione. Elementi di tenuta
UNI 9460
10-89 Coperture discontinue. Codice di pratica per la progettazione e l'esecuzione di coperture discontinue con tegole di laterizio e cemento
UN110.372
05-94 Coperture discontinue. Istruzioni per la progettazione e l'esecuzione con elementi metallici in lastre
Strutture di calcestruzzo e composte CNR UN110.016
03-72 Travi composte di acciaio e calcestruzzo. Istruzioni per il calcolo e l'esecuzione
UNI ENV 1992-1-1
01-93 Eurocodice 2. Progettazione delle strutture di calcestruzzo. Parte 1-1 : Regole generali e regole per gli edifici
UNI ENV 1992-1-3
09-95 Eurocodice 2. Progettazione delle strutture di calcestruzzo. Parte 1-3: Regole generali. Elementi e strutture prefabbricate di calcestruzzo
UNI ENV 1992-1-4
09-95 Eurocodice 2. Progettazione delle strutture di calcestruzzo. Parte 1 -4: Regole generali. Calcestruzzo a struttura chiusa realizzato con aggregati leggeri
UNI ENV 1992-1-5
01 -93 Eurocodice 2. Progettazione delle strutture di calcestruzzo. Parte 1 -5: Regole generali. Strutture con cavi non aderenti e cavi di compressione estema
UNI ENV 1992-1-6
09-95 Eurocodice 2. Progettazione delle strutture di calcestruzzo. Parte 1-6: Regole generali. Strutture di calcestruzzo non armato
UN! ENV 1994-1-1
02-95 Eurocodice 4. Progettazione delle strutture composte di acciaio-calcestruzzo. Parte 1 -1 : Regole generali e regole per gli edifici
Progettazione ed esecuzione della struttura Azioni sulla struttura
UNI ENV 1991-1
10-96 Eurocodice 1. Basi di calcolo ed azioni sulle strutture. Parte 1 : Basi di calcolo
JNl ENV 1991-2-1
10-96 Eurocodice 1. Basi di calcolo ed azioni sulle strutture. Parte 2 - 1 : Azioni sulle strutture - Massa volumica, pesi propri e carichi imposti
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Prodotti per coperture discontinue
Norme tecniche
UNI 8635/3 01 -62 Codice di pratica per la preparazione dei lembi nella saldatura per fusione di strutture di acciaio
07-84 Edilizia, Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della larghezza
UNI 8635/4
06-88 Costruzioni di acciaio. Istruzioni per il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione dello spessore
UNI 8635/5
06-94 Eurocodice 3. Progettazione delle strutture di acciaio. Parte 1 -1 : Regole generali e regole per gli edifici
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della planante
UNI 8635/6
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione dell'ortometria e della rettilineità dei bordi
UNI 8635/7
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue, Determinazione del profilo
UNI 8635/8 07-94 Strutture di legno. Metodi di prova. Determinazione della resistenza al rifollamento e dei moduli locali di rigidezza per elementi UNI 8635/9 di collegamento di forma cilindrica
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della massa convenzionale
Strutture di acciaio
UNI 11.001
CNR UN110.011
UNI ENV1993-1 -1
Strutture di legno
UNI EN 380 UNI EN 383
07-94 Strutture di legno. Metodi di prova. Principi generali per le prove con carico statico
UNI EN 408
04-97 Strutture di legno. Legno massiccio e legno lamellare incollato. Determinazione di alcune proprietà fisiche e meccaniche
UNI EN 409
07-94 Strutture di legno. Metodi di prova. Determinazione dei momento di snervamento degli elementi meccanici di collegamento di forma cilindrica. Chiodi
UNI EN 595
03-97 Strutture di legno. Metodi di prova. Prova delle capriate per la determinazione della resistenza del comportamento a deformazione
UNI 8635/10
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione dell'impermeabilità all'acqua
UNI 8635/11
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della gelività con cicli alterni
UNI 8635/12
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della gelività con porosimetro
UNI 8635/13
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione del carico di rottura a flessione
UNI 8635/14
10-86 Edilizia. Prove dei prodotti per coperture discontinue. Determinazione della resistenza meccanica del dispositivo di ancoraggio 10-86 Edilizia. Prove per prodotti di coperture discontinue. Determinazione del numero per unità di area e della massa areica
UNI ENV 1995-1-1
02-95 Eurocodice 5. Progettazione delie strutture di legno. Parte 1 -1 : Regole generali e regole per gli edifici
UNI ENV 1995-1 -2
11 -96 Eurocodice 5. Progettazione di strutture di legno. Parte 1 -2: Regole generali - Progettazione strutturale contro l'incendio
UNI EN 26.891
09-91 Strutture di legno. Assemblaggi realizzati tramite elementi meccanici di collegamento. Principi generali per la determinazione delle caratteristiche di resistenza e deformabilità
UNI 8635/15
12-91 Strutture di legno. Prova degli assemblaggi realizzati tramite elementi meccanici di collegamento. Prescrizioni relative alla massa volumica del legno
Prodotti di laterizio
UNI EN 28.970
Prodotti per coperture discontinue
UNI 8635/16
10-86 Edilizia. Prove dei prodotti per coperture discontinue. Determinazione delle inclusioni calcaree nei prodotti di laterizio
UNI EN 538
05-97 Tegole di laterizio per coperture discontinue. Prova di resistenza alla flessione
UNI EN 539/1
05-97 Tegole di laterizio per coperture discontinue. Determinazione delle caratteristiche fisiche. Prova di impermeabilità
Requisiti e prove per prodotti in generale
UNI 8626
11 -84 Edilizia. Prodotti per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e limiti di accettazione
UNI 8635/1
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Esame dell'aspetto e della confezione
UNI 8635/2
380
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della lunghezza
07-84 Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue. Determinazione della permeabilità all'acqua
Prodotti di calcestruzzo
UNI EN 490
04-95 Tegole di calcestruzzo e relativi accessori. Specifiche di prodotto
UNI EN 491
04-95 Tegole di calcestruzzo e relativi accessori. Metodi di prova
Norme tecniche
Canali di gronda
Prodotti di cemento nnforzato con fibre
UNI 4157
09-95 Lastre piane di fibrocemento e relativi accessori per coperture. Specifiche di prodotto e metodi di prova
04-87 Edilizia. Bitumi da spalmatura per impermeabilizzazioni. Campionamento e limiti di accettazione
UNI 4163
10-95 Lastre nervate di fibrocemento e relativi accessori per coperture. Specifiche di prodotto e metodi di prova
02-59 Impermeabilizzazione delle coperture. Bitumi da spalmatura. Determinazione dell'indice di penetrazione dei bitumi
UNI 6825
06-71
Prodotti di materia plastica
Impermeabilizzazione delle coperture. Veli di fibre di vetro destinati ad essere impregnati di bitume. Prescrizioni e metodi di prova
12-70 Lastre ondulate traslucide di materia plastica rinforzata con fibre di vetro. Generalità e prescrizioni 12-70 Lastre ondulate traslucide di materia plastica rinforzata con fibre di vetro. Metodi di prova Prodotti metallici 03-87 Edilizia. Prodotti metallici per coperture discontinue. Classificazione descrittiva U N I EN 501
09-96 Elementi per coperture di lamiera metallica. Specifica per elementi per coperture di lamiera di zinco non autoportante
Canali di gronda UNI 9031
02-88 Profilati di PVC rigido (non plastificato) per canali di gronda
UNI 9031 FA 1-93
09-93 Foglio di aggiornamento n. 1 della UNI 9031 (feb. 1988)
UN110.724
03-98 Coperture. Sistemi di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. Istruzioni per la progettazione e l'esecuzione con elementi discontinui
UN110.725
03-98 Coperture. Canali di gronda di metallo. Metodi di prova
UNI EN 607
09-97 Canali di gronda e relativi accessori di PVC non plastificato. Definizioni, requisiti e prove
Prodotti lapidei UNI 8458
03-83 Edilizia. Prodotti lapidei. Terminologia e classificazione
UNI 9724/1
07-90 Materiali lapidei. Descrizione petrografica
UNI EN 612
UNI 9724/2
07-90 Materiali lapidei. Determinazione della massa volumica apparente e del coefficiente di imbibizione
10-97 Canali di gronda e pluviali di lamiera metallica. Definizioni, classificazioni e requisiti
SS UNI U32.06.205.0
10-90 Canali di gronda. Terminologia, caratteristiche e criteri di accettazione
UNI 9724/3
10-90 Materiali lapidei. Determinazione della resistenza a compressione semplice
UNI 9724/4
10-90 Materiali lapidei. Confezionamento sezioni sottili e lucide
UNI 9724/5
10-90 Materiali lapidei. Determinazione della resistenza a flessione
UNI 9724/6
10-90 Materiali lapidei. Determinazione della microdurezza Knoop
UNI 9724/7
01-92 Materiali lapidei. Determinazione della massa volumica reale e della porosità totale accessibile
UNI 9724/8
01 -92 Materiali lapidei. Determinazione del modulo elastico semplice (monoassiale)
UNI 9725
07-90 Prodotti lapidei. Criteri di accettazione
UNI 9726
07-90 Prodotti lapidei (grezzi e lavorati). Criteri per l'informazione tecnica
SS UNI U32.07.248.0
01-94 Materiali lapidei. Determinazione della resistenza all'urto
Risparmio energetico e ritenzione di calore Benessere e fabbisogno termico UNI 6665
05-88 Superficì coibentate. Metodi di misurazione
UNI 7357
12-74 Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento di edifici
UNI 7357 FA 83-79
01-79 Foglio dì aggiornamento n. 1 alla UNI 7357 (die. 1974)
UNI 7357 FA 3-89
05-89 Foglio di aggiornamento n. 2 alla UNI
7357 (die. 1974) UNI 911 o
03-87 Determinazione della resistenza termica di materiali o prodotti isolanti fibrosi comprimibili
UNI 9233
04-88 Determinazione delle proprietà di trasmissione del vapore acqueo di materiali da costruzione ed isolanti termici
UNI 9252
11 -88 Isolamento termico. Rilievo e analisi qualitativa delle irregolarità termiche negli involucri degli edifici. Metodo della termografia all'infrarosso
Prodotti bituminosi da spalmatura e da impregnazione UNI 3682
03-83 Cartefeltro destinate ad essere impregnate con prodotti bituminosi. Requisiti e prove
381
Reazione ai fuoco e resistenza all'incendio
Norme tecniche
UN110.344
11 -93 Riscaldamento degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia
UNI EN 822
12-95 Isolanti termici per edilizia. Determinazione della lunghezza e della larghezza
UNI 10.346
11-93 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Scambi di energia termica tra terreno ed edificio. Metodo di calcolo
UNI EN 823
12-95 Isolanti termici per edilizia. Determinazione dello spessore
UNI EN 824
UNI 10.347
11-93 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Energia termica scambiata tra una tubazione e l'ambiente circostante. Metodo di calcolo
12-95 Isolanti termici per edilizia. Determinazione dell'ortogonalità
UNI EN 825
12-95 Isolanti termici per edilizia. Determinazione della planarità
UNI EN 826
02-98 Isolanti termici per edilizia. Determinazione del comportamento a compressione
UN110.348
11-93 Riscaldamento degli edifici. Rendimenti dei sistemi di riscaldamento. Metodo di calcolo
UNI 10.349
04-93 Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici
UNI 10.351
03-94 Materiali da costruzione. Conduttività termica e permeabilità al vapore
UNI 10.355
05-94 Murature e solai. Valori della resistenza termica e metodo di calcolo
UN110.375
06-95 Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti
UN110.376 UN110.379
05-94 Isolamento termico degli impianti di riscaldamento e raffrescamento degli edifici 05-93 Riscaldamento degli edifici. Fabbisogno energetico convenzionale normalizzato. Metodo di calcolo e verifica
UNI EN 27.726
10-95 Ambienti termici. Strumenti e metodi per la misurazione delle grandezze fisiche
UNI EN 27.243
02-96 Ambienti caldi. Valutazione dello stress termico per l'uomo negli ambienti di lavoro, basata sull'indice WBGT (temperatura a bulbo umido e del globotermometro)
UNI EN ISO 7730
09-97 Ambienti termici moderati. Determinazione degli indici PMV e PPD e specifica delle condizioni di benessere termico
Isolanti termici
Reazione al fuoco e resistenza all'incendio UNI 7557
07-76 Materiali da costruzione. Determinazione del potere calorifico
UNI 7677
05-77 Prove al fuoco. Termini e definizioni
UNI 7678
05-77 Elementi costruttivi. Prove di resistenza al fuoco
UNI 7678 FA 100-83
04-83 Foglio di aggiornamento n. 1 alia UNI 7678 (mag. 1977)
UNI 8456
10-87 Materiali combustibili suscettibili di essere investiti dalla fiamma su entrambe le facce. Reazione al fuoco mediante l'applicazione di una piccola fiamma
UNI 8457
10-87 Materiali combustibili suscettibili di essere investiti dalla fiamma su una sola faccia. Reazione al fuoco mediante l'applicazione di una piccola fiamma
UNI 8457 FA 1-96
05-96 Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 8457 (ott. 1987)
UNI 9174
11 -87 Reazione al fuoco dei materiali sottoposti all'azione di una fiamma d'innesco in presenza di calore radiante
UNI 9174 FA 1-96
05-96 Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 9174(nov. 1987)
UNI 7745
12-77 Materiali isolanti. Determinazione della conduttività termica con il metodo della piastra calda con anello di guardia
UNI 9176
01 -98 Preparazione dei materiali per l'accertamento delle caratteristiche di reazione al fuoco
UNI 7745 FA 112-83
04-83 Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 7745 (die. 1977)
UNI 9502
UNI 7891
12-78 Materiali isolanti. Determinazione della conduttività termica con il metodo dei termoflussimetri
04-89 Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di conglomerato cementizio armato normale e precompresso
UNI 9503
04-89 Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di acciaio
UNI 9504
04-89 Procedimento analitico per valutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di legno
UNI 9742
12-90 Valutazione della deformazione ciclica progressiva in componenti esposti ad elevata temperatura in presenza di sisma
UNI ISO 1182
12-95 Prove al fuoco. Prodotti edilizi. Prova di non combustibilità
UNI 7891 FA 113-83
04-83 Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 7891 (die. 1978)
UNI 8804
11-87 Isolanti termici. Criteri di campionamento e di accettazione dei lotti
UN110.386
03-98 Materie plastiche cellulari rigide. Pannelli compositi con anima di poliuretano espanso rigido e paramenti rigidi per coperture, pareti perimetrali verticali esterne e di partizione interna. Tipi, requisiti e prove
382
Regole tecniche
Requisiti e controlli di prodotti e materiali in generale Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 9 gennaio 1980, n. 20049 Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Istruzioni relative ai controlli sul conglomerato cementizio adoperato per le strutture di cemento armato Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 1 settembre 1987, n. 29010 Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Decreto Ministeriale 27 luglio 1985 - Controllo dei materiali in genere e degli acciai per cemento armato normale in particolare Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee 21 dicembre 1988, n. 89/106/CEE Ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 20 luglio 1989, n. 1063/U.L Legge 5 novembre 1971, n. 1086, art. 20 Autorizzazioni laboratori prove sui materiali Decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n, 246 Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione Decisione della Commissione delle Comunità Europee 31 maggio 1995, n. 95/204/CE Procedura per l'attestazione di conformità dei prodotti da costruzione a norma dell'articolo 20, paragrafo 2 della direttiva 89/106/CEE del Consiglio, riguardo ai prodotti di calcestruzzo prefabbricato normale, leggero, cellulare sottoposto a trattamento in autoclave Decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 499 Regolamento recante norme di attuazione della direttiva 93/68/CEE per la parte che modifica la direttiva 89/106/CEE in materia di prodotti da costruzione
lo 20, paragrafo 2 della direttiva 89/106/CEE del Consiglio, riguardo ai prodotti di legno per impiego strutturale e componenti ausiliari Decisione della Commissione delle Comunità Europee 19 settembre 1997, n. 97/638/CE Procedura per l'attestazione di conformità dei prodotti da costruzione, a norma dell'articolo 20, paragrafo 2 della direttiva 89/106/CEE del Consiglio, riguardo ai dispositivi di fissaggio per prodotti di legno per impiego strutturale
Strutture portanti Legge 5 novembre 1971, n. 1086 Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso, ed a struttura metallica Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 14 febbraio 1974, n. 11951 Istruzioni per l'applicazione delle norme sul cemento armato Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 23 ottobre 1979, n, 19777 Competenza amministrativa: Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Legge 2 febbraio 1974, n. 64 Decreto Ministeriale 27 luglio 1985 Norme tecniche per l'esecuzione delle opere di cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 31 ottobre 1986, n. 27996 Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Istruzioni relative alle norme tecniche per l'esecuzione delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche, di cui al Decreto Ministeriale 27 luglio 1985 Decreto Ministeriale 20 novembre 1987 Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento
Prodotti di legno per impiego strutturale Decisione della Commissione delle Comunità Europee 17 febbraio 1997, n. 97/176/CE Procedura per l'attestazione di conformità dei prodotti da costruzione, a norma dell'artico-
Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 4 gennaio 1989, n. 30787 Istruzioni in merito alle norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento
Decreto Ministeriale 14 febbraio 1992 Norme tecniche per l'esecuzione delle opere di cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 24 giugno 1993, n. 37406/STC Legge 5 novembre 1971, n. 1086 - Istruzioni relative alle norme tecniche per l'esecuzione delle opere di cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche, di cui al Decreto Ministeriale 14 febbraio 1992 Decreto Ministeriale 9 gennaio 1996 Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso, e per le strutture metalliche Decisione della Commissione delle Comunità Europee 24 giugno 1996, n. 96/582/CE Procedura per l'attestazione di conformità dei prodotti da costruzione, a norma dell'articolo 20, paragrafo 2 della direttiva 89/106/CEE del Consiglio delle Comunità Europee, riguardo agli ancoraggi di metallo da utilizzare nel calcestruzzo per uso strutturale Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 15 ottobre 1996, n. 252 AA.GG./S.T.C. Istruzione per l'applicazione delle "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche" di cui al Decreto Ministeriale 9 gennaio 1996
Carichi e verifica di sicurezza Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996 Norme tecniche relative ai "Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" Decreto Ministeriale 4 marzo 1996 Proroga del termine di entrata in vigore delle norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi, di cui al Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996 Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 4 luglio 1996, n, 156 AA.GG./S.T.C. Istruzioni per l'applicazione delle "Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica 383
Normativa italiana
Regole tecniche
di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" di cui al Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996
Idoneità statica Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 31 luglio 1979, n. 19581 Legge 5 novembre 1971, n. 1086, art. 7 Collaudo statico Decreto Ministeriale 15 maggio 1985 Accertamenti e norme tecniche per la certificazione di idoneità statica delle costruzioni abusive (art. 35, quarto comma, della Legge 28 febbraio 1985, n. 47) Decreto Ministeriale 20 settembre 1985 Modifica al Decreto Ministeriale 15 maggio 1985 recante disposizioni per gli accertamenti da eseguirsi ai fini della certificazione di idoneità statica delle costruzioni abusive (art. 35, quarto comma, della Legge 28 febbraio 1985, n. 47) Decreto del Presidente della Repubblica 22 aprile 1994, n. 425 Regolamento recante disciplina dei procedimenti di autorizzazione all'abitabilità, di collaudo statico e di iscrizione al catasto
Risparmio energetico e ritenzione di calore Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 22 maggio 1967, n. 3151 Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione nelle costruzioni edilizie Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 6 marzo 1970, n. 6795 Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione negli edifici scolastici Legge 9 gennaio 1991, n. 10 Norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di suo razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia Circolare Ministeriale 25 novembre 1991, n. 23 Usi delle fibre di vetro isolanti. Problematiche igienico-sanitarie. Istruzioni per il corretto impiego Decreto Ministeriale 15 febbraio 1992 Agevolazioni fiscali per il contenimento dei consumi energetici negli edifici 384
Circolare Ministeriale 2 marzo 1992, n. 219/F Art. 19 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10. Obbligo di nomina e comunicazione annuale del tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia Circolare Ministeriale 3 marzo 1993, n. 226/F Art. 19 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10. Obbligo di nomina e comunicazione annuale del tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della Legge 9 gennaio 1991, n. 10 Decreto Ministeriale 13 dicembre 1993 Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all'art. 28 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici Circolare 13 dicembre 1993, n. 231/F Art. 28 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10. Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni in materia di contenimento del consumo di energia negli edifici. Indicazioni interpretative e di chiarimento Circolare 12 aprile 1994, n. 233/F Art, 11 del Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici. Indicazioni interpretative e di chiarimento. Decreto Ministeriale 6 agosto 1994 Modificazioni ed integrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei comuni italiani allegata al Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, concernente il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici
teria di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, di cui all'art. 11 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10. Decreto Ministeriale 16 maggio 1995 Modificazioni ed integrazioni alla tabella relativa alle zone climatiche di appartenenza dei comuni italiani allegata al Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, concernente il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici Decisione della Commissione delle Comunità Europee 31 maggio 1995, n. 95/204/CE Procedura per l'attestazione di conformità dei prodotti da costruzione a norma dell'articolo 20, paragrafo 2 della direttiva 89/106/CEE del Consiglio, riguardo ai prodotti per isolamento termico Decreto Ministeriale 3 agosto 1995 Approvazione della convenzione-tipo per la concessione dei contributi per iniziative oggetto la locazione finanziaria di cui alla Legge 9 gennaio 1991, n. 10 recante norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di suo razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia
Comportamento al fuoco. Prevenzione incendi Prevenzione incendi Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 Prevenzione incendi Decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689 Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini della prevenzione degli incendi, al preventivo esame ed al collaudo del comando dei Vigili del Fuoco Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 Modificazioni al Decreto Ministeriale 27 settembre 1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi
Decreto Ministeriale 6 agosto 1994 Recepimento delle norme UNI attuative del Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, recante il regolamento per il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici e rettifica del valore limite del fabbisogno energetico normalizzato
Circolare del Ministero dell'Interno 20 novembre 1982, n. 52 Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 e Decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982 - Chiarimenti
Deliberazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome 1 dicembre 1994 Criteri direttivi, ai sensi dell'art. 12, comma 1, della Legge 24 dicembre 1993, n. 537, in ma-
Decreto Ministeriale 27 marzo 1985 Modificazioni al Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982, contenente l'elenco dei depositi e industrie pericolosi soggetti alle visite e controlli di prevenzione incendi
Normativa italiana
Regole tecniche
Circolare del Ministero dell'Interno 11 dicembre di cui al Decreto Ministeriale 2 agosto 1984 Decreto Ministeriale 14 agosto 1985 1985, n. 36 e successive modificazioni contenute nel DeProroga dei termini di cui ai punti 4 e 5 delPrevenzioni incendi: chiarimenti interpretativi creto Ministeriale 11 giugno 1986 l'art. 2 del Decreto Ministeriale 8 marzo 1985 di vigenti disposizioni e pareri espressi dal Comitato Centrale Tecnico Scientifico perla pre- Decreto Ministeriale 9 luglio 1988 Decreto Legge 27 febbraio 1957 venzione incendi su questioni e problemi di Proroga di alcuni termini in materia di nullaoModificazioni al Decreto Ministeriale 16 noprevenzione incendi sta provvisorio di prevenzione incendi vembre 1983, concernente l'elenco delle attività soggette, nel campo dei rischi di inciDecreto Ministeriale 30 ottobre 1986 denti rilevanti, all'esame degli ispettori regio- Circolare del Ministero dell'Interno 30 settembre Modifiche al Decreto Ministeriale 27 marzo nali o interregionali del Corpo Nazionale dei 1989, n. 19 1985 recante modifiche al Decreto MinisteValidità delle certificazioni e delle dichiarazioVigili del Fuoco ai sensi dell'art. 19 del Deriale 16 febbraio 1982 contenente l'elenco dei ni rilasciate da professionisti nel settore delcreto del Presidente della Repubblica 29 ludepositi e industrie pericolosi soggetti alle vila prevenzione incendi glio 1982, n. 577 site e controlli di prevenzione incendi Circolare del Ministero dell'Interno 20 aprile 1990,Circolare del Ministero dell'Interno 21 novembre Circolare del Ministero dell'Interno 17 dicembre 1990, n. 32 n.9 1986 Iscrizione professionisti negli elenchi del MiAttività di prevenzione di incendi nel settore Chiarimenti interpretativi di questioni e pronistero dell'Interno di cui alla Legge 7 dicembre dei rischi di incidenti rilevanti. Quesito nella blemi di prevenzione incendi 1984 corretta classificazione delle attività di imbottigliamento di G.P.L. Decreto del Presidente della Repubblica 29 luLegge 20 maggio 1991, n. 158 glio 1982, n. 577 Differimento di termini previsti da disposizioDecreto Ministeriale 17 dicembre 1991 Approvazione del Regolamento concernenni legislative Modificazioni al Decreto Ministeriale 16 note l'espletamento dei servizi di prevenzione e vembre 1983 concernente l'elenco delle atdi vigilanza antincendio tività soggette, nel campo dei rischi di inci- Decreto Legge 30 aprile 1992, n. 274 Differimento di termini previsti da disposizioCircolare del Ministero dell'Interno 7 ottobre 1982, denti rilevanti, all'esame degli ispettori regioni legislative ed altre disposizioni urgenti nali o interregionali del Corpo Nazionale dei n.46 Decreto del Presidente della Repubblica 29 lu- Vigili del Fuoco ai sensi dell'art. 19 del Decreto del Presidente della Repubblica 29 lu- Decreto Legge 2 marzo 1993, n. 48 glio 1982 - Indicazioni applicative delle norme Disposizioni urgenti in materia di differimenglio 1982, n. 577 e al successivo Decreto Mito di termini previsti da disposizioni legislanisteriale 9 luglio 1988 Circolare del Ministero dell'Interno 20 novembre tive 1982, n. 52 Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 e De- Decreto Ministeriale 30 novembre 1983 Termini, definizioni generali e simboli grafici di Decreto Ministeriale 30 aprile 1993 creto del Presidente della Repubblica 29 luPubblicazione degli elenchi dei professionisti prevenzione incendi glio 1982 - Chiarimenti di cui alla Legge 7 dicembre 1984 Decreto Ministeriale 16 novembre 1983 Legge 7 dicembre 1984, n. 818 Elenco delle attività soggette, nel campo dei Nullaosta provvisorio per le attività soggette rischi di incidenti rilevanti, all'esame degli ispet- ai controlli di prevenzione incendi, modifica tori regionali o interregionali del Corpo Nadegli articoli 2 e 3 della Legge 4 marzo 1982 zionale dei Vigili del Fuoco ai sensi dell'art. 19 e norme integrative dell'ordinamento del Cordel Decreto del Presidente della Repubblica po Nazionale dei Vigili del Fuoco 29 luglio 1982, n. 577
Decreto Ministeriale 16 maggio 1987, n. 246 Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di civile abitazione Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n. 626 Adempimenti di prevenzione e protezione antincendi
Decreto Ministeriale 8 marzo 1985 Circolare del Ministero dell'Interno 21 luglio 1984, Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali Circolare del Ministero dell'Interno 29 agosto n. 23/1 di prevenzione incendi ai fini del rilascio del 1995, n. PI 564/4146 Decreto Ministeriale 16novembre 1983-Nonullaosta provvisorio di cui alla Legge 7 diDecreto Legislativo 19 settembre 1994, n. te esplicative cembre 1984, n. 818 626. Adempimenti di prevenzione e protezione antincendi. Chiarimenti Decreto Ministeriale 2 agosto 1984 Decreto Ministeriale 25 marzo 1985 Norme e specificazioni per la formulazione del Procedure e requisiti per l'autorizzazione e l'irapporto di sicurezza ai fini della prevenzione scrizione dei professionisti negli elenchi del Strutture portanti incendi nelle attività a rischio di incidenti rilevanti Ministero dell'Interno di cui alla Legge 7 didi cui al Decreto Ministeriale 16 novembre 1983 cembre 1984, n. 818 Circolare del Ministero dell'Interno 14 settembre 1961, n, 91 Decreto Ministeriale 11 giugno 1986 Norme di sicurezza per la protezione contro Modificazioni al Decreto Ministeriale 2 ago- Decreto Ministeriale 26 marzo 1985 Procedure e requisiti per l'autorizzazione e l'iil fuoco dei fabbricati a struttura in acciaio desto 1984 recante norme e specificazioni per scrizione di enti e laboratori negli elenchi del stinati ad uso civile la formulazione del rapporto di sicurezza ai fiMinistero dell'Interno di cui alla Legge 7 dini della prevenzione incendi nelle attività a ricembre 1984, n. 818 Decreto Ministeriale 6 marzo 1986 schio di incidenti rilevanti di cui al Decreto MiCalcolo del carico di incendio per locali avennisteriale 16 novembre 1983 ti strutture portanti di legno Decreto Legge 21 giugno 1985, n. 288 Decreto Ministeriale 20 giugno 1986, n. 16 Proroga del termine previsto dall'articolo 1, ultimo comma, della Legge 7 dicembre 1984, Linee guida per la formulazione del rapporto n. 818 di sicurezza ai fini della prevenzione incendi 385
Regole tecniche
Classificazione di reazione e resistenza al fuoco
Normativa italiana
Circolare del Ministero dell'Interno 21 settembre Decreto Ministeriale 14 dicembre 1993 Norme tecniche e procedurali per la classifi1985, n.27 Decreto Ministeriale 26 giugno 1984 cazione di resistenza al fuoco ed omologaCaratteristiche non essenziali di omologazioClassificazione di reazione al fuoco ed omozione di porte ed altri elementi di chiusura ne nel campo della reazione al fuoco. Estenlogazione dei materiali ai fini della prevenziosione delle omologazioni ne incendi Decreto Ministeriale 27 dicembre 1995 Differimento del termine previsto dal primo Decreto Ministeriale 5 agosto 1991 Circolare del Ministero dell'Interno 22 novembre comma dell'art. 10 del Decreto Ministeriale Commercializzazione ed impiego in Italia dei 1984, n. 39 14 dicembre 1993 concernente "Norme tecmateriali destinati all'edilizia legalmente ricoCertificazioni sulla classificazione di reazione niche procedurali per la classificazione di renosciuti in uno dei Paesi CEE sulla base delal fuoco dei materiali Decreto Ministeriale 26 sistenza al fuoco ed omologazione di porte le norme di reazione al fuoco giugno 1984 ed altri elementi di chiusura" Decreto Ministeriale 6 marzo 1992 Decreto Ministeriale 14 gennaio 1985 Norme tecniche e procedurali per la classifi- Circolare del Ministero dell'Interno 2 aprile 1991, Attribuzione ad alcuni materiali della classe di cazione di reazione al fuoco ed omologazio- n. 7 reazione al fuoco 0 (zero) prevista dall'allene dei prodotti vernicianti ignifughi applicati Aggiornamento delle certificazioni rilasciate gato A1.1 al Decreto Ministeriale 26 giugno sui materiali legnosi dal Centro Studi ed Esperienze e dai labora1984 "Classificazione di reazione al fuoco ed tori ufficiali autorizzati dal Ministero dell'Interomologazione dei materiali ai fini della pre- Circolare del Ministero dell'Interno 7 luglio 1992, no, in applicazione della norma CNWF-CCI venzione incendi" UNI 9723 n. 14/MI.SA Decreto Ministeriale 6 marzo 1992 - Norme Decreto Ministeriale 4 febbraio 1985 tecniche e procedurali per la classificazione Decisione della Commissione delle Comunità EuNorme transitorie sull'uso di materiali classidi reazione al fuoco ed omologazione dei pro- ropee 4 ottobre 1996, n. 96/603/CE ficati per la reazione al fuoco in data anteceElenco dei prodotti delle classi A "nessun condotti vernicianti ignifughi applicati sui matedente all'entrata in vigore del Decreto Minitributo all'incendio" di cui alla Decisione riali legnosi steriale 26 giugno 1984 94/611 /CE che attua l'articolo 20 della Direttiva 89/106/CEE del Consiglio delle Comunità Europee sui prodotti da costruzione
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Bibliografia
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Fonti iconografiche
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Indice dei nomi Architetti, ingegneri strutturisti
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Indice analitico
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Indice analitico
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