IGNOTI
AUCTORIS
CHRONICA TOCCORUM CEPHALLENIENSIUM
CORPUS FONTIUM HISTORIAE BYZANTINAE CONSILIO SOCIETATIS INTERNATIONALIS STUDIIS BYZANTINIS PROVEHENDIS DESTINATAE EDlTUM
VOLUMEN X IGNOTI
AUCTORIS
CHRONICA TOCCORUM CEPHALLENIENSIUM RECENSUIT ET lTAlICE VERTIT
JOSEPH SCHIRO
SEHIES lTALlCA CONSILIO A CADEMIAE NATIONALIS LYNCEORUM EDITA
ROMAE MCMLXXV
CRONACA DEI TOCCO DI CEFALONIA DJ ANONIMO
PROLEGOMENI TESTO CRITICO E TRA DUZIONE ,
A CURA DI
GIUSEPPE
SCHIRÒ
ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI ROMA 1975
Questo volume costituisce il
della collezione degli Scrittori Bizantini edita a cura dell'Accademia iNazionale dei Lincei
ΤΟ
ΧΡΟΝΙΚΟΝ ΤΗ Σ
ΤΩΝ
ΤΟΚΚΩΝ
ΚΕΦΑΛΛΗΝ ΙΑΣ
CRONACA DEI TOCCO DI CEFALONIA
PREFAZIONE
Nel presentare la « editio princeps » della Cronaca dei Tocco il mio pensiero grato si leva alla memoria di Silvio Giuseppe Mercati, il quale, imbattutosi nel codice, mi propose di esumarne l'opera. Egli desiderò che fossi io ad assumere l'impresa per vari motivi: la lunghezza del testo, la sua grave età, i miei interessi alla storia della stirpe albanese dalla quale discendo. Dapprima accolsi la proposta C01� entusiasmo, ma poi, esplorato il manoscritto e delibatone il contenuto, ebbi momenti non privi di perplessità che rasentavano lo sgomento. La materia era sì del tutto nuova e per questo affascinante, ma si presentava tttttavia lacunosa; priva poi di ogni indica zione cronologica, proiettava fatti ed episodi in tempi indeterminati, pro ponendo e aggravando così dei problemi storici che sembravano chiusi ad ogni soluzione. Poi la lingua demotica, mossa di forme oscillanti, appariva cosparsa di strane anomalie. E non sorprenderà certamente il lettore filologo se dirò che molte delle incognite iniz1:ali erano purtroppo destinate ad accom pagnarmi quasi lungo tutta la travagliata cura del corrottissimo testo. Ciò potrà anche spiegare il perché l'edizione della Cronaca abbia richiesto quasi tre lustri di applicazione: Come poi succede nei lavori di lungo fiato, la stessa problematica, nel caso particolare storica e linguistica, evolvendosi progressivamente, veniva a suggerire ripensamenti e aggiornamenti di soluzioni e quindi iterati e debilitanti revisioni di tutto il lunghissimo testo (3973 versi!). Il codice, malgrado in apparenza non presenti tracce di manomissioni, studiato attentamente e lungamente (cM un manoscritto non rivela tutti i suoi segreti in una sola volta né tanto meno in un solo giorno), manifestava tuttavia di aver sofferto fortunose vicende, m'utilazioni considerevoli e ricor renti, spostamenti di parti ad opera di ignoranti rilegatori. Cosicché sulle discrepanze delle tracce di tre diverse numerazioni ab biamo dovuto riconoscere e ricostruùe le varie fasi della storia del codice, computare e individuare quanti e quali fogli sono andati perduti in ogni fase, restituire le parti vaganti nell'ordine della primitiva struttura del l'opera (v. pp. 154-155).
x
Prefazione
Bisognava poi istituire la cronologia, assente nel testo, sulla base delle informazioni provenienti da altre fonti, stabilire l'epoca del cronista, illustrare il suo carattere umano e le sue reazioni ai fatti narrati, e definire così la sua personalità letteraria e politica. Alla conclusione di un simile esame introspettivo oggi possiamo dire che del cronista stesso non conosciamo il nome, ché nessuna fonte diretta o indiretta fino a oggi ce lo ha rivelato, ma che per converso siamo in possesso delle coordinate Più determinanti alla sua collocazione storica: cosi abbiamo potuto stabilire il tempo in cui visse, la regione di nascita, l'epoca in cui stese la prima redazione della Cronaca e il periodo in cui ne redasse la seconda. Dall'esame della personalità non poteva poi disgiungersi l'adeguato studio dei caratteri Più originali della lingua. A proposito dell'edizione dirò che l'idea iniziale era di pubblicare la Cronaca all'insegna dell'Istituto di Studi Bizantini e Neoellenici del l'Università di Roma, sì che nel programma editoriale era previsto che l'opera dovesse comprendere per lo meno due volumi. La proposta del col lega Lavagnini di inserire la Cronaca nel «( Corpus Fontium Historiae Byzantinae» per inaugurare con essa la serie italica edita dall'Accademia Nazionale dei Lincei, mi ha fatto modificare gli schemi in corso di sviluppo per adeguarmi, nel limite del possibile, alle norme fissate dal competente Comitato internazionale per il detto Corpus e a ridurre in unico volume l'opera completa. In linea di massima, e soprattutto in ciò che era attinente ai requisiti esterni dell'edizione, ci siamo attenuti scrupolosamente alle norme stabilite dal predetto Comitato. Esse tuttavia, riferendosi Più specificatamente a testi che nella stragrande maggioranza hanno goduto di Più di una edizione, non potevano ovviamente contemplare le circostanze del tutto particolari con nesse alla nostra opera: testo inedito, lingua . demotica, struttura in versi, tradizione autografa ma mutila. Non per altro si conviene che sono il testo e la tradizione manoscritta a suggerire le norme particolari di una edizione. Per citare un esempio: balzerà forse all'attenzione il criterio da noi adottato .nel trattamento del "'v efelcistico, che l'autore nel suo autografo aPPlica non soltanto nelle terze persone dei verbi, ma con tutte le parti del discorso, ivi comprese le preposizioni e gli avverbi, condizionando l'uso o meno della elisione, e quindi influendo sulla regolarità dell'isòsillabismo e dell'accentazione. Tale comportamento non collima con le regole tradi zionali adottate nella cura dei testi classici, ma si conforma alle esigenze dei testi bizantini.
Prefazione
XI
Per ciò che riguarda la morfologia non sono sfuggite alla nostra atten zione le discrepanze fra indirizzo d'osservanza tradizionale e indirizzo modernista. Nel nostro comportamento ci siamo trovati a collimare Più col primo che col secondo: non per un rifiuto preconcetto del modernista, che ha diritto di cittadinanza nella letteratura di oggi e di domani, ma perché non ci è sembrato possibile trasferire al sec. XIV-XV, pulsante anche fra i demotici di ambizioni e richiami classicheggianti, risultati di una sistemazione posteriore, non ancora generalizzata e che quel secolo ancora non conosceva. Ed è anche questo il motivo per cui il rispetto delle tinte ci ha indotti ad attestarci su posizioni condivise dai conservatori. Al termine della lunga e non lieve impresa mi è gradito dichiarare il mio debito di riconoscenza ai colleghi ed amici che con alto spirito umani stico hanno risposto ai miei quesiti e mi hanno corroborato nella soluzione di tanti problemi: al fraterno amico e collega GIORGIO ZORAS che ho reso partecipe dei tantissimi casi linguistici; al collega P. GIUSEPPE VA LENTINI, che sapendomi impegnato con la storia degli Albanesi dell'Epiro, mi ha partecipato, prima ancora che apparissero nei volumi del monumen tale « Acta Albaniae Veneta», quei documenti che a parer suo potessero ofJrirmi ausilio a una Più profonda conoscenza e a una Più sicura colloca zione cronologica dei fatti ricordati nella nostra Cronaca; ai cari colleghi KRrARAs e DURANTE, solleciti a rispondermi ai quesiti linguistici a loro proposti; all'amico VRANUSSIS che mi ha dato, prima della loro pubblicazione, le note cronologiche da lui reperte in un codice oxfordiano e che si richiamano proprio alle circostanze princiPali della nostra Cronaca; all'egregio dotto VAGHIAKAKOS che ha voluto mettere a disposizione per le voci non ancora registrate lo schedario del grande lessico in preparazione nell'Accademia di Atene; al collega prof. ATANASIO KOMINIs, agli amici e collaboratori dentro e fuori del mio Istituto, pr%�� GRADILONE, dotto AUGUSTA ACCONCIA LONGO, MARrA MANDUVALU, COSTANTINO NIKAS, ALKISTIS PROIOU per l'apporto datomi nel raggiungere pubblicazioni di difficile consultazione o nella penosa revisione delle bozze. Né potrei passare sotto silenzio l'ausilio della Signorina ANGELA ARMATI, segretaria dello Istituto, che, abile nella dattilografia ellenica, mi ha dato il suo intelligente ausilio con la trascri zione di testi italiani e greci.
SIGLE
ΑΒΜΕ
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Ε
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SCillRO, G., La geneαlogia degli Spata G. ScmRO, La geneαlogiα degli Spata tra il XIV e XV sec. e due Bua sconosciuti, SBN ll.S. 8-9 χνπι-χιχ (1971/2) 67-85. =
=
Cronαcα dei Τocco
χχ
SCHLUMBERGER, Numismatique = G. SCHLUMBERGER, Numismatique de lΌrient Latin, (< Societe de 1Όήent Latin», 2 νοl., Ρaήs 1878-1882 (ήΡrοdUΖίοne, Graz 1954). SETTON = ΚΕΝΝΕΤΗ Μ. SETTON, Catalan Domination ΟΙ Athens 1311-1388 (< The Medίaeva1 Academy οί Αmeήca Ι), Cambήdge 1948. SG
=
Sicu10rum Gymnasium, Catania.
SPADARO, SG = G. SPADARO, Studi Introduttivi alla Cronaca di Morea, (< Sicu10rum Gymnasium» ( = SG), ΧΠ (1959) 125-176, χνι (1961) 1-70. SPHRANTZES = GEORGIOS SPHRANTZES, το. κα{}' έαυτον καl τινα γεγον6τα έν τώ χρ6νφ τής ζωής α-DΤΟV 1401-1477 (cum Pseudo-PHRANTZES ίη appendίce . . . ) ex recensione BASILll GRECU, Bucure�ti 1966. TAFEL, Thessalonica = ΤΗ. L. F. TAFEL, De Thessalonica eiusque agro dissertatio geografica, Berolini 1839. TAFEL-THOMAS, Urkunden = Th. L. F. TAFEL-G. Μ. THOMAS, Urkunden zur iίlteren Handels u. Staatsgeschichte der Republik Venedig, ι-πι, Wien 1856-1857, (< Fontes Rerum Αustήacarum, DίΡ10mataήa et Acta χπ-χιν 1). ΤHALLόCΖΥ - JIRECEK - SUFFLAY, v. Act Dip1 A1b. THIRIET, DcliMrations = FREDDY THmαιT, Les dclibέrations des Assem blees vcnitiennes concernantes Ιa Romanie, Paήs, Ι 1966; Π 1971. THIRIET, La Romanie = F. TmRIET, La Romanie venitienne au Moyen Age, (< Bibliotheque des �co1es franς. dΆthenes et de Rome», 193, Ρaήs 1959. THIRIET, Regestes = F. THIRIET, Regestes des deliMrations du Senat de Venise concernant Ιa Romanie, Ι 1329-1399 Ρaήs 1958; Π 1400-1430, Ρaήs 1959 (si cita vo1ume e numero dί reΡertοήο). TOMADAKIS = Ν. TOMADAΚIS, Σύλλαβος βυζαντινών μελετών καΙ κειμένων, • A.&:ην(X� 1961 TRrANDAPHYLLIDIS, Die Lehnworter = Μ. TRrANDAPHYLLIDIS, Die Lehnworter der mittelgriechischen Vulgarliteratur, Strassburg 1909. Va1 ΑΑν
Acta Albaniae Veneta saeculorum XIV-XV JOSEPHI VALEN ΤΙΝΙ S.J. labore reperta et transcripta ac typis mandata. Pars prima saeculum XV complectens - t. Ι-ΧΠΙ (a. 1396-1426), Panormi 1967-1972. =
Sigle e abbreviazioni bibliografιche
ΧΧΙ
VISCIDI = FEDERICO VISCIDI, Ι prestiti latini nel greco antico e bizantino, {( Universita dί Padova - Pubblίcazioni della Facolta dί Lettere e Fil0S0:fia) νοΙ ΧΧΠ, Padova 1964. VITTI
=
MARIO VITTI, Storia della letteratura neogreca, Torino 1971.
VRANUSSIS, Κά.στρον = Λ. Β Ρ α. ν ο ό σ "1j , Ίστορικά και τοπογραφικά τού μεσαιωνικού κάστρου τών Ίωαννίνων, Έκ86σεLζ Έτα.φεΙα.ζ ΉπεφωΤLκων Μελετων, 'A.&YjvαoL 1968. VRANUSSIS, Χρονικά = Λ. Ι. Β Ρ α. ν ο ό a"1j , Χρονικά τής μεσαιωνικής και τουρκοκρατουμένης 'Ηπείρου - Έκ86σεLζ κα.Ι χεφόΥρα.φα., 'Iωά.ννLνα. 1962. Δοκίμιον περί "Αρτης, κείμενο Σ ε Ρ α. φ ε Ι μ XENOPULOS - TSUTSINOS Χ ε ν ο π ο ό λ ο u, συμπληρώσεις Γ L ά. ν V"1j Τ σ ο u τ σ Ι ν ο u , 'Άρτα. 1962. =
ZAKYTHINOS, Ι, Π = D. Α. ZAKYTHINOS, Le despotat grec de Moree; Ι, Histoire politique, Ρaήs 1932; Π, Vie et Institutions, Athenes 1953. ZAKYTHINOS ΕΕΒΣ = Δ. Ζ α. κ u.& "1j ν ο ί.i , Μελέται περι τής διοικητικής διαιρέι1εως καί τής έπαρχικής διοικήι1εως έν τώ βυζαντινφ κράτει. ΤΟ χρυι16βουλλον 'Αλεξίου τού ΓΙ: ΕΕΒΣ, 17 (1941) ρρ. 208-274; 18 (1948) 42-62; 19 (1949) 1-25; 21, Partitio Romanίae (1952) 179-209; [22, epOCX"1j (1952) 159-182; 25 MLxpd: ΆσΙα. (1955) 127-157]. ZORAS, Hist. Turc. = Γ ε ω Ρ Υ Ι ο u Τούρκων Σουλτάνων, 'A&�vαoL 1958.
Ζ ώ Ρ α. ,
Χρονικον περί τών
ZORAS, Epir Spaneas = Γ. Θ. Ζ ώ ρ α. , "Αγνωστος ηπειρωτικη παραλ λαγη τού Σπανέα, SBN Ι (ΧΙ), Roma (1964) 47-77.
Altre abbreviazionί ίη {( Contractiones ίη Testimoniis et Parallelίs adhibitae) ρρ. 212-217.
INDICE GENERALE
IX
Prefazione
XIII
Sigle e Abbreviazioni bibliografiche
PROLEGOMENI
PARTE PRIMA LA CRONACA COME FONTE STORICA
CAPITOLO I GLI ANTEFA't'tI
•
•
•
.
.
•
7
•
CAPITOLO II EVENTI ED EPISODI DELLA CRONACA
25
•
1. Morte di Leonardo I Tocco. Incursioni albanesi e rivalse di Carlo I
.
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.
.
.
2. Prima conquista di Clarenza
successive
.
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.
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.
25
.
.
.
.
.
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.
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.
.
45
3. Espansione di Carlo Tocco - Morte di Sguros Spata e di Esaù dei Buondelmonti
.
.
.
.
.
.
.
.
.
48
4. Gianina dopo la morte di Esaù
53
5. Il duca è acclamato signore di Gianina
56
6 . Gli Albanesi s i uniscono contro i Tocco - Disfatta d i Cranea e sue conseguenze
.
58
7. I figli del duca. Relazioni col sultano. Morte di Muriki Spata
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
65
8. Carlo Tocco è nominato despota
67
9. Guerra del duca-despota contro Arta. Assegnazioni territoriali lO. Uccisione di Ya'qub Spata e caduta di Arta .
Il. Conciliazioni e imparentamenti
.
.
.
.
. .
.
.
. .
. .
70
.
.
.
.
.
75
.
.
. .
.
77
12. Morte di Gjon Zenevesi e discesa dei Turchi - Caduta di Dryinopoli e Argirocastro
. .
.
.
.
.
. .
.
.
.
.
. .
.
.
.
.
.
79
XXIV
Cronaca dei Tocco
13. Morte di Leonardo II Tocco
.
.
.
.
.
•
.
.
.
.
.
.
.
.
83
14. Carlo Tocco in Morea. Acquisto di Clarenza. Alleanza con lo
Zaccaria. Guerra con Mistrà
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
85
CAPI�OLO III MOM1tN�I E PERSONAGGI DELLA CRONACA ALLA LUCE DI UNA PRIMA VALU�AZIONE S�ORICA
101
1. La politica di Càrlo Tocco
.
.
.
.
.
.
101
2. Gli Spata e le genti albanesi dell'Epiro
107
3. Asan Centurione Zaccaria
110
4. I Paleologi di Mistrà
.
.
.
.
.
.
.
.
111
CAPI�OLO IV CRONOLOGIA DI ALCUNI AVVENIMEN�I
•
•
•
•
113
PAR�E SECONDA
LA CRONACA COME MONUMENTO LETTERARIO
CAPI�OLO I
L' AU�ORE E CARAttERI DELLA CRONACA 1. L'autore contemporaneo
ai fatti
•
•
narrati
123 123
2. Era romeo e forse gianiniota
128
3. L'idea politica del cronista
131 .
4. Il cronista tendenzioso nei giudizi, ma fedele nella esposizione
dei fatti
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
133
5. Quando fu scritta la Cronaca
137
6. La Cronaca è di per sé fonte
139
CAPITOLO II
I MANOSCRIttI E LA S�ORIA DEL �ES�O Il VA�. GR. 1831
=
V
143 143
1. Sua struttura
143
2. Esso è autografo
145
Indice generale 3. Il testamento di Ser Ambrogio
xxv 149
4. Originaria suddivisione in capitoli e paragrafi .
150
5. Fasi della storia del codice e graduali mutilazioni
151
6. Prospetto parametrico delle varie numerazioni dei fogli
154
VAT. GR. 2214
=
B
156
1. Fu scritto da Nicola Sofianòs 2. Il B è apografo di V
.
.
.
156
.
157
3. Categorie di varianti di B nei confronti di V
159
CAPITOLO III CONDOTTA LETTERARIA DELL' AUTORE
163
1. Cultura dell'autore
163
2. Anortografia
165
.
.
.
3. Metrica
167
4. Relazioni della Cronaca con altre opere demotiche
169
CAPITOLO IV LA LINGUA DELLA CRONACA
173
Fonetica
173
Velarizzazioni di vocali toniche
173
Ve1arizzazioni di vocali atone
174
.
Restringimento del timbro di vocali toniche
174
Restringimento di vocali atone
174
Palatizzazione di vocale tonica
175
Apertura di vocali toniche .
175
Apertura di vocali atone
175
Consonantizzazioni di vocali
175
Alterazioni di consonanti o nessi consonantici
176
.
176
Sviluppo di nasale avanti a -xtJ.- o -xv-
176
Assimilazione progressiva
177
Dileguamenti di consonanti
.
. .
.
Metatesi
177
Vocali protetiche
177
Aferesi
177
Elisioni .
177
Apocopi
178
XXVI
-'.I
Cronaca dei Tocco efelcistico
178
Accentazione romanza
179
Morfologia
179
Flessioni nominali
179
Altre oscillazioni morfologiche
180
Aggettivi
180
Pronomi
180
Numerali
181
Verbi
181
Preposizioni
185
Congiunzioni
186
Avverbi
186
Sintassi
186
Rima
188
Rilievi lessicali
188
Tracce tardo-latine e romanze
189
Strumenti musicali
192
Navi e natanti
.
.
.
.
192
Armi e termini militari
192
Cacciagione a Gianina .
193
Voci non registrate nei lessici
193
Rilievi fraseologici
193
Aforismi
193
.
.
Similitudini .
194
Espressioni caratteristiche
194
Richiami fraseologici interni
195
CAPI'tOI,O V CRI'tERI DELI:EDIZIONE
197
Anortografia ortofonica e ortografia storico-isofonica
197
Uso dei codici
.
198
Suddivisione in capitoli e paragrafi
199
Fonetica
199
-'.I
.
.
.
.
.
efelcistico .
.
.
.
.
.
.
.
.
.
199 200
Elisione e aferesi Accentazione
.
.
200
Indice generale Richiami in apparato Morfologia
.
.
.
.
XXVII 201
.
201
Sintassi
202
Integrazioni - espunzioni - soluzioni Punteggiatura
204
Onomastica e toponomastica
204
Metrica .
204
.
.
.
. .
.
.
.
202
.
.
.
.
Testimonia e Parallela
205
Traduzione
206
.
.
.
.
.
LA
CRONACA
TABULA SIGLORUM
211
CON'l'RAC'l'IONES IN TES'l'IMONIIS E'l'
PARALLELIS ADHIBI'l'AE
TES'l'O E 'l'RADUZIONE DELLA CRONACA
212 220
INDICI INDICE DEGLI EPISODI DELLA CRONACA
511
NOMI PROPRI DI PERSONE E POPOLI
531
TOPONIMI
•
•
547
•
GLOSSARIO
555
LESSICO PROSOPOGRAFICO
575
NOMI PROPRI NEI
597
PROLEGOMENI
TESTI DI STORICI BIZANTINI EDITI DALL' ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
1.
CRONACA DEI TOCCO DI CEFALONIA DI
IGNOTO AUTORE
PROLEGOMENI
PARTE PRIMA LA CRONACA COME FONTE STORICA
CAPITOLO I GLI ANTEFATTI
Questa Cronaca, la cui importanza per la storia dell'Epiro della seconda metà del sec. XIV e i primi quattro lustri del XV è eccezionale, non aveva avuto prima d'oggi alcuna letteratura. Gli sparsi articoli da noi dati
(1)
e gli excerpta relativi a Gianina
(2)
non ne hanno minimamente
sminuito né il carattere né !'interesse del nuovo: originale è essa, infatti, non solo nel contenuto, ma anche nella forma. Della seconda parleremo in altra parte dei Prolegomeni; la presentazione del tessuto storico ha invece bisogno di un preambolo che tratteggi i presupposti o antefatti che furono alla base degli eventi narrati. La Cronaca, mutila di almeno una quinta parte della originaria struttura e che una mano posteriore intitolò {( (IO''t'op(cx. 7tept 'rWV 80uxwv xtd x6v'r<Ùv -rii� Keq>cx.À<ùvdcx.� (sic) l), narra le conquiste compiute da Carlo I Tocco. Egli dalle sue isole, alle quali si richiamavano i suoi titoli (s) ,
(1)
G. SCHIRò, Una cronaca in versi inedita del sec. XV sui duchi e i conti
di Cefalonia, «Akten des XI. internationalbyzantinisten-Kongress
t,
Miinchen
(1960) 531-538; ID., Manuele II Paleologo incorona Carlo Tocco despota di Gia nina, «Byzantion
t
XXIX-XXX (1959-1960) 209-230; ID., Struttura e contenuto
della cronaca dei Tocco, «Byzantion» XXXII (1962) 203-250, 343-344; ID., Ev dokia Balsié vasilissa di Gianina, «Zbornik Radova
=
Mé1anges G. Ostrogorsky
t
II, Belgrado (1964) 383-391; ID., Un apografo della cronaca dei Tocco prodotto da Nicola Sofianòs, «Revue des Études sud-est Européennes
t
VII n. l, Buca
rest (1969) 209-220; ID., La genealogia degli Spata tra la fine del XIV del XV sec., SBN n.s. 8-9 (XVIII-XIX
(2) alwvoç,
«
-
e
gli inizi
1971-1972) 67-85.
G. SCHIRò Tò Xeov,xòv TCOV T6xxwv - Td 'lwavvwa xaTd Tdç dexàç ToV lE' 'Ex86O"e:tc; 'E't"octpe:(occ; 'Hrte:tpCl)'t"txwV MEÀtt"wv», 'ICI)!ivvtvoc, 1965, (Introduzione
pp. 5-20). - V. peraltro il BECK 159-160.
(3)
La nomina di Giovanni Lascaris Calopheros come conte di Cefalonia
e Zante (nov. dico 1381) da parte di Jacques de Baux, principe di Taranto e d'Acaia e ultimo imperatore latino di
Costantinopoli
(LoENERTZ,
Hospita
liers, BFG 350 n. 38) conferi il semplice titolo, che il medesimo Calopheros si fece confermare il 19 VII 1387 da Amedeo di Savoia (R.
CESSI,
Amedeo di Acaia
e la rivendicazione dei domini Sabaudi in Oriente, «Nuovo Archivio Veneto t n.s. 37 [1919J 9, 47 n. 15; LOENERTZ, o.c., BFG 357 n. 60; A. EszER 79-80, 153).
8
Cronaca dei Tocco
pervenne prima al soglio despotale di Gianina e poi al possesso del despotato d'Arta e dei vari territori degli Spata, riunendo sotto il suo scettro Epiro, Acarnania, Etolia (1), e tentando quindi la spinta verso il principato di Acaia. Pertanto nello sviluppo degli eventi che costitui rono la fortuna dei Tocco sono ravvisabili due fasi distinte: fase epirotica - a . 1400-1421 - e fase peloponnesiaca - a. 1421 -. Nella prima vanno considerate le parentesi peloponnesiache della prima ed effimera occupazione di Clarenza - a. 1407 - e della battaglia navale tra le flotte del Tocco e dello Zaccaria - a. 1413 -. Alla fase epirotica sono dedicati i cap. I-XIII, alla peloponnesiaca, salvo le anzidette parentesi, il cap. XIV. L'espansione epirotica, susseguita a precedenti scorribande e saltuari colpi di mano trattati nel 10 capitolo, si attua nel giro quasi incredibile di poco più di cinque anni: dal 6 febbraio 141 1 al 4 ottobre 1416. La Cronaca, unica tra le fonti, evoca le vicende particolari che indussero lo stesso Carlo ad acquistare, dopo, la città di Clarenza e narra le implicazioni militari e politiche che quella intromissione nel Pelopon neso determinò nei rapporti col principato di Acaia e col despotato di Mistrà. Ma questo ultimo fatto, pur importante per la storia del Pelo ponneso, prende, rispetto alla materia che lo precede, un certo carat tere d'appendice. Grazie al determinante peso del nostro testo possiamo procedere a un primo riassetto della storia dell'Epiro, relativa alla nostra epoca, in cui l'insufficienza delle fonti più antiche e la inesattezza di fonti tardive hanno causato un disordine e uno sconvolgimento tale da porre lo sto rico di fronte a una serie di assurdi e di contraddizioni che si rincorrono a catena. Noi cogliamo spesso in errore il pur - e perché no? - benemerito Hopf nell'interpretazione di certi documenti e nelle deduzioni alle quali egli perviene: ma crediamo che la causa o una delle cause dei suoi errori (l) Grande incertezza e confusione regna nell'attuale storiografia a proposito del processo di espansione del Tocco in territorio epirota. Codesta incertezza è
PUI,OS 67, e nella sintesi di XENOPUI,os TsursINos 83 65 : « l:'t"ò ll-e't"lX�ò 6 8Lc.lYll-évoC; cb,' 't"ò Mreoy(61) MIXUpbcLOC; �lXvlXrc'ìjpe arljv e�oua(1X 't"ou (1401) 't"ò 1l-&yIX),O't"epo Il-époc; njc; 'Hree(pou, ll-e't"cÌ 8è 't"Òv .&&VIX't"OV 't"oi) 'HalXoi) xlX't"éÀIX�e xlXL 't"cÌ rL&vvevlX. ot Beve't"oL ùreoa-riJp��lXv 't"òv MIXUpbcLO yLIX't"L ��ÀerelXv Il-è ex.&p6't"'l)'t"1X rljv rep608o 't"oi) KIXp6Àou A' T6xxou, reoù &re' 't"ò 1405 rc'ìjpe arljv e�oua(cx 't"ou oÀ1) axe8òv rljv AhwÀolXxlXpvlXv(1X XIXL repoX6>p1)O"e ll-éXPL rljv "Ap't"IX)). All' errata storiografia pagò lo scotto anche l'attentissimo PArErrA 254. Tutta storia da ben rappresentata nel
-
n.
-
riscrivere: e a ciò soccorre in gran parte la nostra Cronaca.
Prolegomeni
I:
Gli antefatti
9
debba ascriversi al credito da lui concesso a un documento tardivo, e precisamente agli « Annali veneti di Stefano Magno», dei quali egli inserì degli « Estratti » nelle Chroniques (l). In fondo il testo, al cui contenuto lo studioso tedesco tentò con qualche forzatura di far quadrare, per lo meno in parte, la sua ricostruzione, si riduce a poco più di dieci righe (2) . E ad esso lo storico tedesco concesse più credito di quanto lo stesso Stefano Magno con i suoi avvertimenti « dicono alcuni, che .. . » - «altri dise, che . . . » si sarebbe aspettato. Le inesattezze poi, relative alla storia dei Tocco, collegano il Ropf al Buchon (3) . Gli errori ai quali particolarmente ci riferiamo sono relativi ai fatti che si svolsero dall'ultimo quarto de1'300 al 1422: proprio al periodo sul quale verte appunto la nostra Cronaca. Gli avvenimenti in essa citati o narrati diffusamente spazi ano dal 1375 c. al 1422; però è interessante notare che quelli che si pongono dal 1375 al 1399 (dalla morte di Leo nardo I Tocco a quella di Gjin Spata) sono appena toccati; cosicché la storia dei primi 25 anni si esaurisce, ovviamente in maniera lacunosa, in solo 180 versi; invece gli eventi occorsi nei successivi 22 anni, e preci samente fra il 1400 e il 1422, sono narrati diffusamente in 3742 versi (181-3923) . Il perché della differente trattazione è detto altrove, allorché si parla dell'autore: qui conviene solo rammentare che i fatti dell'ultimo quarto del Trecento, che figurano a premessa della materia seguente, furono dal cronista appresi da altri, mentre i successivi ebbero nell'au-
(l) HOPF. Chroniques 179-209. (2) HOPF. o.c. 195: « Carlo dal Tocco, primo fiolo che fu de Lunardo dal Tocco, il quale il Duca di Leucata et Conte Palatin de Zeffalonia al Padre suc cesse. Questo Carlo alla morte di Mauritio Spa Dispoti Romeorum hebbe il dominio della Cità di Janina, Arta e Vodizza, dicono alcuni, che alla morte del dispoti di Romania per i popoli fu chiamato Dispoti. Altri dise, che per sua in dustria acquistò Arta, Janina et Vodizza et altri molti luoghi. Sono privilejgi del ditto Carlo dadi nel 1427 adi prinlO april, indictione 15 dadi nella città de J anina de feudi in Castel de S. StefIano del Zante, per i quali si intitola Carlo Despota Romeorum Dux Lucate, Comes Palatinus Cephalonie, mà la indittion voI esser 5 vel l'anno voI essere 1422. - 1428 fo fatto Ambassador in Morea per trattar (p. 196) la pace curo li Dispoti di Janina. Poi mori il detto Carlo - Suc cesseli Lunardo suo fratello (!) il quale era Signor di Zante � . . . (8) B UCHON NR I 303-32 1 : la quale opera continua ad essere utile per alcune indicazioni confortate da brani di documenti. Il Buchon stesso denunzia le lacune e la carenza di raccordi fra i documenti stessi.
lO
Cronaca dei Tocco
tore un testimone diretto o alle volte indiretto, ma comunque a contatto con i protagonisti. Il commento al contenuto della Cronaca risulterebbe, però, acefalo se non fosse preceduto da un pur rapido richiamo alla posizione dei protagonisti stessi colti nei momenti immediatamente anteriori agli episodi che veniamo ad esaminare. *
*
*
Carlo I Tocco, protagonista della nostra Cronaca, trasse 1'eredità in sulare, oltre a Vodizza (1) sulla terra ferma, dal padre Leonardo 1. I Tocco delle isole ioniche si presentano già avulsi dal tronco originario dei Casauria o Benevento (2) per seguire una storia propria, che solita mente è taciuta nei repertori occidentali e che fino ad oggi rimane lacunosa (3). Guglielmo II, nonno di Carlo, si affaccia negli annali come gover natore di Corfù (a. 1328-1335) e marito di Margherita Orsini, signora della
(1) Nella oscillazione delle forme del nome (Vonizza, Vondizza, Vodizza: III 34-35) noi adotteremo quella ricorrente nel nostro testo: Vòdizza. - Sulla sua importanza strategica, POUQUEVII,I,E II 315-316. Per il suo interesse marittimo e commerciale, HAMMOND 35-38. (2) Enciclopedia storico-nobiliare VI (1932) 608-609; DI CROI,I,AI,ANZA, Dizionario storico blasonico III, pp. 22-23. Nel tardo Mare. ital. cl. VII, cd. IV :fI. 120-120v, GIROI,AMO AI,ESSANDRO CAPEI,I,ARI, Il CamPidoglio Veneto in cui si hanno l'A rmi, l'origine, la serie de gl'huomini illustri e gl'Arbori della maggior parte delle famiglie così estinte come viventi, tanto cittadine quanto fora stiere, che hanno goduto e che godono della nobiltà Patritia di Venezia, esordisce dalle origini dei Tocco che risalirebbero a Totila re dei Goti e passa in rassegna alcuni personaggi fra i quali Gradalassio di Tocco giudice in Gargano che, capi tano di molti Sipontini, Melfitani ed altri, sotto la condotta di Boemondo, prin cipe di Taranto, passò in Terra Santa. Il Capellari si rifà in parte allo Spandugino e ad altri compilatori di scarsa attendibilità fondendo disordinatamente i Tocco occidentali con quelli di Cefalonia. Dei personaggi ricordati mancano sia Leo nardo I che Carlo. Apre la serie Carlo II per l'anno 1433. Quindi la pur lacunosa e disordinata rassegna si pone fuori dal campo cronologico che c'interessa. (3) Il HOPF, pur richiamando al proposito (Geschichte II 35 n. 98) i contri buti a lui più vicini come quelli del BUCHON NR I 307-321, del MUS'rOXIDIS 544-547 e delLUNzI 119 ss. (nei confronti del quale egli tuttavia segna un regresso), riconosce che anch'essi sono sospettabili di inesattezze. ARAVAN'rINÒS
Prolegomeni I: Gli antefatti
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metà di Zante (1) . La spinta della famiglia verso il sud e l'assunzione ai ranghi dei dominanti avvenne con Leonardo I, suo figlio. Per le beneme renze acquistate nella liberazione dalla prigionia di Roberto di Taranto, del quale era siniscalco (2) , egli fu nominato conte palatino di Cefalonia, Itaca e Zante. Con questi titoli egli si presenta nel 1357 (3) . Nel 1362 era signore di Leucade e Vodizza (4) . Ebbe a moglie Maddalena dei Buondelmonti, figlia di Manente e Lapa degli Acciaiuoli (5) delle cui virtù ci parla anche la nostra Cronaca (vv. 1-39) . In una bolla papale del 6 novembre 1367 egli è detto « dux Lucate et comes Ihecefalonie » (6) . Il 23 settembre 1361 a Leonardo fu concessa, con diritto ereditario, la cittadinanza veneta (7) e il privilegio gli veniva confermato nel 1373 (8). Nel 1374 Leonardo I compi un viaggio in Italia: il Baronce1li ci ha custo dito una lettera indirizzata alla suocera dalla quale si deduce che Carlo in quell'anno non era ancora nato (9) . Salvo l'acquisizione dei titoli, fatto che del resto testimonia il prestigio gradualmente assunto e l'ascen denza presso la corte di Napoli, Leonardo non lasciò memoria di ecla tanti imprese. La sua attività pare orientata da una parte al consolida mento del dominio mediante il rafforzamento dei rapporti con la casa angioina, alla quale era ligio, nonché l'instaurazione di strette relazioni con Venezia e di ossequioso rispetto con la Santa Sede, dall' altra alla (1) HOPF, Chroniques, 530.A una ricostruzione della storia dei Tocco relativa anche ai nostri tempi attende il Luttrell;Esz ER 80. (2) E. LÉONARD, Histoire de Jeanne I, reine de Naples, II, Monaco Pans (1935) 97; III 342 ..Conviene ricordare che il duca di Atene, Gualtieri, aveva, il 1 8 ottobre 1355, dato in feudo l'isola di Leucade a Graziano ZORzi, che in seguito l'avrebbe spesso reclamata: LUNZI, 121 -126. (3) HOPF, Geschichte II 35; BUCHON NR I 99, 305 n. 1 ; A.· LUTTRELL, Vonitsa in EPirus and its Lords : 1306-1377, SBN n.s. 1 (XI) Roma (1964) 136. (') MrLLER 292, che dipende da B. REMONDINI, De Zacynthi A ntiqui tatibus et Fortuna Commentarius, Venetiae (1576) .243.Però le circostanze precise di questo passaggio di potere non sono chiaramente documentate: LUTTRELL.. , �c. (6) ES�OPAibN I 191 n. 1 17. (8) O. HALECKI, Un empereur de Byzance à Rome, Warszawa (1930) 170 n. 4, e 258-259; LuTTRELL, Vonitsa (v. n. 3) 139.Negli atti veneti è chiamato ., duca solo dal 6 V 1395: Val AAV 580. . (7) Grazie Ro XII f. 23; Sen Mix Ro 4 1 f. 126; Commemoriali t. II, Iib. V no. 295; LUNZI 120; HOPF, Geschichte II 35. (8) Privilegi Ro I f. 1 18v: .HoPF o.c. (9) A..LUTTRELL, A ldobrando Baroncelli in Greece: 1378-1382, « OChP., XXXVI fase. II (1 970) 277.
Cronaca dei Tocco
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difesa contro le incursioni degli Albanesi e del principato di Acaia. Però egli fu accusato anche di pirateria (l) e di un'angheria commessa ai danni di un cittadino veneto, tale Gabriele Panada, ricco mercante, per cui dalla Serenissima fu invitato - e dopo la morte sarebbe stata invitata anche la moglie - a restituire il mal tolto (2) . La morte lo colse quando i figli maschi, Carlo e Leonardo II, erano ancora infanti. Il dominio rimase nelle mani di Maddalena dei Buondel monti che, tutrice dei figli, non volle, malgrado ambita, passare a se conde nozze. Alla difesa dei baluardi più avanzati deve ascriversi la cessione in affitto di Vodizza all'ordine dei Cavalieri Ospedalieri (3). Gli stati belligeranti o dialoganti con il Tocco e che si avvicendano sulla scena della storia narrata sono quattro, che per chiarezza di espo sizione potremmo ridurre a tre: a) despotato d'Arta e despotato di Gianina; b) principato di Acaia; c) despotato di Mistrà. L'ultimo quarto di secolo - a.1375-1400 - corrispondente all'adolescenza e prima giovi nezza dei Tocco, e quindi alla reggenza della loro madre, Maddalena dei Buonde1monti Acciaiuoli, è un periodo di ombra e di relativo silenzio. Nella scena storica Venezia non appare: non è mai citata, ma è pur sempre presente. Documenti dell' archivio veneto ci consentiranno di controllare or qui or là i fatti della Cronaca dei Tocco. Ciascuno degli Stati, al momento in cui viene a contatto (è il caso di Gianina) o a tenzone (ed è il caso di Arta, Clarenza e Mistrà) con le forze del ducato di Leucade, presenta un panorama proprio e diverso da quello degli altri. Per la chiarezza e adeguatezza dell'inquadratura non possiamo esimerci dall'obbligo di ricordare le condizioni in cui ciascuno di essi si trovava al momento in cui venne a incontrarsi o a scontrarsi con Carlo Tocco. *
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. Il mondo epirota, espresso dal despotato d'Arta e da quello di Gia nina, costituisce il fronte unico, benché spesso discorde e difforme nelle (1) Sen Mix Ro 32 c. 1 1 9 del 29 marzo 1 368, Val AAV 2 1 5, ove si tratta della cattura del cittadino veneziano Ruggero Manganari e della sua nave. (2) Sen Mix Ro 38 c. 28t del 1 5 maggio 1 383, Val AAV 281 ; Sen Mix Ro 40 c. 93 del 1 9 setto 1 383, Val AAV 342 ; Sen Mix Ro 4 1 c. 23 del 1 5 luglio 1389, Val AAV 385. (3) LUT'tRELL, Interessi fiorentini nell'economia e nella politica dei Cava .lieri Ospedalieri di Rodi nel Trecento, « Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa t XXVIII (1 959) 323. V. appresso p. 27 n. 3., 30 n. 1 . - ESZER 72. .
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Prolegomeni
I:
Gli antefatti
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sue parti, con il quale o contro il quale il Tocco ebbe a trattare o com battere tra la fine del sec. XIV e i primissimi lustri del sec. XV. Per una idea d'assieme sui principali antefatti relativi ai due despotati ci soccorre la Cronaca gianiniota (1) e qualche frammento di altre cronache epirote secondarie (2) o di altra origine: integrativi, ma spesse volte illuminanti , subentrano i molti documenti veneziani, accessibili attraverso i noti repertori del SATHAS, dello JORGA e quello recentissimo e molto ampio di GIUSEPPE VALENTINI (3) . Alla luce della Cronaca e di questi repertori sarà possibile ricostruire in maniera più attendibile le vicende attraverso le quali Carlo Tocco riuscl in pochi anni a riunire sotto il suo dominio i despotati di Gianina e di Arta: vicende sconosciute alla corrente storio grafica epirota, che sino ad oggi suole attestarsi alla Geschichte del Hopf. Per entrare in argomento non ci rifaremo a lontane premesse, e cioè al primitivo despotato d'Epiro (4) , il cui ricordo nella nostra cronaca è del tutto accidentale e appena adombrato in un solo verso (v. 3032: unico fra i 3923), ma alle realtà più immediate o più vicine. Sottintesa,
(1) Già creduta opera dei mai esistiti monaci Comneno e Prodo : LÉAN Deux historiens byzantins qui n'ont jamais existé: Comnénos et Proclos, EMA XII ( 1 965) 23-29. Tra le varie edizioni, delle quali alcune si collegano per rapporti di dipendenza altre per tentativi di coordinazione (Pou QUEVILLE, Parigi, 1 82 1; BEKKER CSHB, Bonn, 1849; AINIAN, Nauplia, 183 1 ; MUSTOXIDIS, Atene, 1845 [l'ed. del MUSTOXIDIS è stata recentemente rinnovata da Koço BOZHORI nella serie Lufta shqiptaro-turke ne shekullin XV, « Universiteti shtet eror i Tiranes - Instituti i historise dhe i gjuhesise », Tirane, 1967]; DESTUNIS, Pietroburgo, 1858; AVRAMOVIé, Belgrado,.l862; LAMPSIDIS, Atene, 1 870; SATHAS, a puntate in «IIoc\l8wpoc t, 1864-1865; USPENSKIJ, Pietroburgo, 1896; CIRAC ESTOPANAN, Barcellona, 1 943) , noi adotteremo quella più recente e sicura del VRANUSSIS, Tò XPO\ltxÒ\l ":W\I '1
oc\l\l(\I\I xoc,,:' cX\léx8o,,:o\l 8'1)[Lw8'1) �m,,:o[LlJ\I, EM A XII ( 1 965) 57-1 1 5 (citata con « Chron Joan .) , con redazioni classicheggiante e demotica a fronte. (2) L. I. VRANUSSIS, X(lovt"à Tijt; p,caatwvt"ijt; "al TOV(!"o"(laTovp,ÉVrJt; 'Hnel(lov « 'E,,:octpdoc 'Hm:tp":tXw\I MeÀe:,,:w\I », '1cX\I\It\loc, 1962. (3) Dei vari repertori v. la bibliografia e rispettive abbreviazioni dei « Te stimonia et Parallela ». (') DONALD M. NICO L, The despotate 01 Epiros, Oxford, 1957, che si ferma, però, al 1261; LUCIEN STIERNON, Les origines du despotat d'flpire, REB XVII ( 1 959) 90-126; I. VOGffiA'tZIDIS, Tò X(!OV"'ÒV TWV Me-rcw(lwv, EEB:E I (1924) 139- 1 75; II ( 1 925) 1 49-182; TOMADAKIS 342-8; 38 1-4 . Una storia ligia a passate teorie, ma bibliograficamente nutrita, in XENOPULOS-TsUTSINOS 67-82. DRE VRANOUSSIS,
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Cronaca dei Tocco
perclO, deve considerarsi la storia del periodo degli Angeli-Comneni Ducas (1205-1318), degli Orsini (1318-1341), dello effimero ritorno del l'autorità di Bizanzio (1336-1349), degli Uros (1350-1356) e di Niceforo Ducas (1356-1359) (1) . Alla storia di questi periodi il cronista non si richiama affatto né pertanto ci è dato sapere sino a qual punto e in quale modo egli la conoscesse. Premessa indispensabile e punto fermo per la spiegazione degli eventi, la maggior parte bellici, che coinvolsero la vita greco-albanese dell'Epiro, e che sono quindi di sottofondo al tessuto storico della nostra cronaca, deve considerarsi la decisione di Simeone Uros di dividere la « Etolia » in due despotati (2) : quello di Arta, che sarebbe stato dominato da Pietro Losha prima e da Gjin Spata dopo, e quello di Gianina (8) assegnato a Tommaso Preljubovié (a. 1367). A questo avvenimento tor neremo più oltre; qui conviene solo ricordarlo come punto di riferimento al quale tacitamente bisogna rifarsi per la spiegazione implicita della successiva evoluzione degli avvenimenti epirotici interni. Pietro Losha viene dato come capo dei Masarakei (4) ed anche dei Malakassei (6) . Il secondo, Gjin Spata, era figlio di Pietro Bua (Spata),
. (1) Per chiarezza si raccomandano le pagine dello SCHI,UMBERGER, Nu
mismatique 358-375; OS'tROGORSKY, 397-410, 416-7, 435-452. (8) Chron Joan §§ 8.9. Conviene qui far rilevare che la
stessa Cronaca
Gianiniota per la presa in definitivo possesso dei territori assegnati a Gjin Bua adotta il verbo « hl1)p6>O"CX:t'O)), mentre per Pietro Losha che prendeva Arta dice « ta
dai Gianinioti e da rappresentanti del territorio di Vaghenizia. Su questa regione v. la dotta precisazione del compianto M. L AsCARIs, que du sud-est Européen,. XIX,
Vagenitia,
« Revue histori
2, Bucarest (1942) 423-437. La richiesta dei
Gianinioti e dei Vagheniziani, oltre a riflettere i problemi e gli umori esistenti nei confronti degli Albanesi circostanti, presupponeva una coscienza della stirpe e della storia della città di Gianina.- Ecclesiasticamente Gianina dipendeva da Lepanto: Nea Tact 1665; ZAKY'tHINÒS, EEB1: XVII 220; K. BIRI, 'Ae{Ja. lIiTeç60. (4) HOPF, Chroniques 531. - Pur,os 81. . (li) HOPF , Geschichte II 37. Quella dei Losha era famiglia già nota ai prin cipi del secolo: « Geschlecht schon 1333 neben den Bua und andem Hauptlings familien Albaniens genannt wird t. Ma che Pietro Losha fosse capo naturale dei Malakassei e dei Mazarakei (l'affermazione è ripresa dal BIRI, 'A(!{Javir:eç39), non risulta da alcuna fonte: i Losha come signori di Arta potevano avere sotto
Prolegomeni I: Gli antefatti
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vivente nel 1354 sotto la sovranità serba (1) . La divisione operata fra le due famiglie albanesi venne meno nel 1374, allorché Gjin, in seguito alla morte di Pietro, deceduto per epidemia, s'impadronisce del suo dominio (2) muovendo da Acheloo (3) e occupando Arta e il despotato. La suddivisione dell'Epiro in due despotati, operata da Simeone Uros, dovette essere considerata da Gjin, allorché questi riuscì a riunire in un'unica compagine Acheloo, Angelocastro e Arta, come una frattura della tradizione che occorreva ricostituire. Di qui i ripetuti assalti contro Gianina e il suo territorio, che si risolsero in vani conati; di qui il matri monio con Elena, sorella del despota Tommaso Preljubovié (a. 1375) , che interruppe per poco la vecchia guerriglia (4) , alimentata prima anche da Tommaso (malfamato per il cronista), il quale assoldò ladri e pre doni per saccheggiare il territorio di Arta (&) . � difficile poter dire quali di sé dei Mazarak:ei e dei Malak:assei, né più né meno come gli Spata loro succes sori, ma è improprio dire che fossero capi degli uni e degli altri dato che essi costituivano dei « fis» ( gentes) indipendenti e non tutti sotto il dominio di Arta. =
Essi potevano trovarsi a combattere insieme o in seguito ad ingaggio individuale o in seguito a bando generale
(Kushtrìm),
dichiarato in casi di pericolo della
stirpe. - I Malakassei li troviamo citati nel CAN'l'ACUZENO I 474. (1) Il padre Pietro sarebbe stato - secondo Ropf, che fonde i Bua con gli Spata - quel Nicola Bua o Buchia il quale nel 1345 era protovestiario di Stefano Dusan e trattò del matrimonio della figlia col nobile raguseo Marco de Gozze (ROPF, Geschichte II 37; In, Chroniques 531: lo studioso tedesco si richiama al Mnu,osIcH, Monumenta Serbica 141. 143: ct peraltro G. S CHIRÒ, La genealogia degli Spata 86, tav. annessa). - Dall'indicazione di un documento veneto (Mix
Rubr. III RO 48 c 23, Val AAV 1367) che cita Paolo Spata come Paolo Sguros Spata e non Paolo Bua Spata, si deduce che « Bua ». aveva il duplice valore di
nome proprio ( Benedetto?) oppure di cognome. Ciò comporta che si debba scindere nettamente la famiglia degli stradioti Bua da quelli dei dinasti Bua Spata presso i quali « Bua » sussistè in due sole generazioni: nella prima come secondo nome (Pietro Bua Spata), nella seconda come patronimico (Gjin Bua Spata), nella terza sparisce. Sull'origine dei Bua e la connessione del nome con =
quello del fiume Boiana, senza fondamento sono da ritenersi le considerazioni 39. del SA'l'HAS, 'E,U. 'Avé,,<5oTa, ILa' e ss., acquisite dal BIRI, 'Aef3aviTE� .
(2) Chron Joan § 15. (8) Nea Tact n. 1663; F. TAFEI,-THOMAS, Urkunden 470
n. 12; ZAKY 'l'IDNÒS EEB� XXI 195; CARn,E 263. (') Chron Joan § 16. Va ricordato che questo non fu il primo matrimonio di Gjin (come risulterebbe da ROPF, Chroniques 531) , ma il secondo: v. G. SCID . RÒ, La genealogia degli Spata 75. (5) Tra gli elencati XÀÉ1t't'CXç, À1la't'cXç xcxt xoupaapouç risultano i PL(J.1tCXpCX(ouç Chron Joan § 16 p. 85 r. 6. La voce strana, non registrata nei lessici, riteniamo
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Cronaca dei Tocco
furono i motivi della spedizione inutilmente operata da Gjin Frata (1) alla testa dei Malakassei contro Gianina e respinta da Tommaso Prelju bovié (2) , né sappiamo se Gjin Spata abbia tenuto mano a questa azione: sta di fatto che essa, come la successiva effettuata dalla parte del lago (3) , dimostrano che i conflitti tra Gianina e gli Albanesi, non facevano sol tanto capo al dinasta di Arta, che ambiva all'unità despotale, ma anche ai « fis») (gentes) albanesi che si riservavano le loro libertà di azione indipendentemente dalla volontà dei dinasti. Tommaso Preljubovié nutrì la sanguinosa aspirazione ad essere chiamato <Ì.À�lX.vL't'ox:t'6vo<; (4) . Cosicché l'ulteriore spedizione compiuta nel maggio successivo (a. 1379) dallo Spata sui territori di Gianina appare una ritorsione per le crudeltà commesse pochi mesi prima da Tommaso Preljubovié contro i prigionieri albanesi: crudeltà che peraltro furono rin novate con i malcapitati che successivamente caddero nelle sue mani (5) . E alla eliminazione radicale di ogni ripresa albanese era diretta, dato che non esistevano altri pericoli, la chiamata dei Turchi da parte del Preljub stesso contro i Masarakei, gli Zenevesei e i loro territori. Di incur sioni musulmane ne furono sofferte tre: due da parte di Isaim (?) a. 1380 (6) e 1382 (7) - e una da Timurtas nel settembre del 1384 (8) . debba connettersi con il romanzo « rubare t - ed è perciò che in questa edizione abbiamo preferito la forma pU(J.1tOCpOC!OL: dal contesto della nostra Cronaca la voce (pu(J.1tOCpoctwv v. 967, pU(J.1tcXPOç v. 3549, pU(J.1tOCpLXOC v. 3814, pU(J.1tOCpLXÒV v. 962) farebbe pensare a formazioni di predoni operanti a nome proprio, senza impli cazioni di responsabilità da parte dei signori che li ingaggiavano segretamente, ma senza diritti di guerra. (l) L'identificazione del Frata con Gjin Losha « der wol nach der Gattin Tode Papas geworden und daher Frates genannt wird. (HoPF, Geschichte II 38) è un frutto di fantasia. A tagliare la testa al toro basta la circostanza che Pietro Losha mori di epidemia il 1 374 (Chron Joan § 15) e che l'incursione del Prata fu compiuta tre anni dopo e cioè il 1 4 IX 1377 : Chron Joan § 17. (2) Il cronista di Gianina (§ 1 9) indulge nel particolare informandoci che i Malakassei affrontavano gli avversari al grido di « pouoc J pouoc J t. La voce, creduta strana e misteriosa, non è che la forma apocopata dell'albo rua + ju « difen diti &: invito cavalleresco dell'assalitore all'avversario. (3) Chron Joan §§ 18. 19. (') Chron Joan § 20. - VRANUSSIS, Kaa7:(]ov 70. (6) Chron Joan § 2 1 . (6) Chron Joan § 23. Sulle varie località provate dall'incursione Es'l'o PAiiAN I 1 55-156. (7) Chron Joan § 25. (8) Chron Joan § 25. 27. =
Prolegomeni I: Gli antefatti
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Nell'intervallo (1382 e comunque prima dell'agosto del 1383) Tom maso riceveva da Emanuele II le insegne despotali (1) . L'uccisione di Tommaso per mano delle stesse guardie del corpo 23 dico 1384 ( 2) - avviò Gianina verso una vita interna più serena, ma non mutarono affatto i rapporti fra le città rivali. Già alla stessa morte di Tommaso, prima e dopo la chiamata di Esaù, Gjin Spata assedia ammonitore la città (3) . Lo troveremo ancora una volta davanti a Gia nina nel marzo del 1389 e in questa occasione i Malakassei, sudditi di Gianina stessa, gli fecero atto di sottomissione (4) . Solo dopo la morte della vasilissa Angelina Dukena Paleologina (28 dico 1394) (6) e il matrimonio del vedovo Esaù con la figlia di Gjin Spata, Irene (6), sembrò cessare la guerra tra i due perenni avversari. Ma si trattava di una pace del tutto contingente: ché ciascuna delle due parti affidava al tempo il maturarsi e t'adempimento dei propri sogni di predominio. Ma il panorama dell'Epiro gianiniota presentava un'altra sfaccet tatura della sua poliedricità: perchè Esaù, se si procurò la pace con l'apparentamento con lo Spata, si trovò di fronte un altro dinasta alba nese non meno pericoloso e aggressivo e cioè Gjon (7) Zenevesi, signore di Dryjnopoli, in mano del quale egli sarebbe caduto prigioniero per es sere riscattato a caro prezzo dalla sua' Firenze, grazie alla mediazione di Venezia (8). Il contenuto della Cronaca gianiniota acquista un suo più chiaro significato ove la si consideri nella parte, quasi predominante, che ri guarda i rapporti di Gianina ed Arta, il che è a dire, tradotta la questione in termini personali, fra Tommaso Preljubovié da una parte e il Losha e lo Spata dall'altra: il che vale a dire ancora tra Greci e Albanesi d'Epiro.
(1) Chron Joan § 26. - EsTOPANAN I 156-158; DENNIS, 57 n. 19. (2) Chron Joan § 28. (8} Chron Joan § 29. G. DENNIS, 108. (') Chron Joan § 34. (5) Chron Joan § 36. (6) Chron Joan § 37. (1) Gjon è equivalente a Gjin Giovanni. Nell'alb. di Sicilia Gjon designa solo il « barbagianni . ed ha cessato di essere nome di p ersona. Per esempi di ricorrenza dell'una e dell'altra forma : PUI,AHA. Burime Osmane 413-414. (8) Chron Joan §§ 39. 40. =
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Le stesse identiche situazioni si verificarono dopo, solo che i nomi dei protagonisti erano diversi. Con il ripudio, da parte di Esaù, di Irene Spata (a. 1402) e la morte di esso despota (6 febbr. 141 1) gli Albanesi di Arta assediano Gianina per impossessarsene (Cron. Tocco vv 1248-1270) . Questa volta le circostanze sono le stesse, cambiano solo i personaggi: al posto di Gjin Spata agisce il pronipote Muriki Spata. Sbagliata era stata la politica del primo e altrettanto sbagliata fu quella del secondo. Essi, con gli Zenevesi, riuscirono a erodere il territorio di Gianina di alcune posizioni e di qualche lembo di terra, che in parte restituirono su richiesta di Carlo Tocco (vv 1621-1643) ; ma con la politica della forza, espressa in saltuarie imprese ed aggressioni, non fecero che perpetuare il clima di ostilità che non apriva alcun uscio alla comprensione reciproca e confer mava sempre più decisamente il convincimento degli altrui intenti di sopraffazione. In questa atmosfera di tensione, resa ancora più rovente con la morte di Esaù e il dissennato comportamento di Evdokia BalSié, cacciata poi da Gianina, s'inserisce, astuta e accorta, la politica di Carlo Tocco, il quale trae dalle situazioni uno straordinario profitto ( l) . E ciò sarà trattato diffusamente dalla Cronaca . .
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Nello sviluppo degli eventi che determinarono l'ascesa di Carlo Tocco s'inserisce anche il principato di Acaia, che apparirà nella Cronaca in due momenti distinti e cronologicamente lontani: per la prima occu pazione di Clarenza da parte di Leonardo Tocco (a. 1407), e per la seconda occupazione della stessa città in seguito all'acquisto di essa da parte di Carlo (a. 1421-1422) . A capo del principato era Asan Centurione II Zaccaria, nelle cui mani erano pervenute le eredità della politica transitoria della Compa gnia Navarrese (a. 1382-1402), che in Acaia si era insediata dopo il ventennio angioino (1364-1383), e l'effimero dominio dell'Ordine degli Ospedalieri (1376-1381) (2) . (l) Un quadro sommario, ma per l'epoca (1908) meno fallace degli altri, MILLER 371-373. (2) LoNGNON 335; SETl'ON 149-173; BON I 247-253; EszER 69. 71. Precedenti degli Zaccaria nelle vicende latino-greco-turche in ]ORGA, Latins et Grecs d'Orient et établissement des Turcs en Europe (1342-1362), BZ 15 (1906) 179-222.
in
Prolegomeni I : Gli antefatti
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Egli assunse, o meglio, carpì l'eredità de11a zia, Maria Zaccaria, moglie di Pietro di San Superano. Questi, « primo vicario e capitano gene rale del principato » (1) , era succeduto a Mahiot de Coquerel (2) e, dopo che erano sfumati i progetti di annessione di Amedeo di Savoia, si era fatto dal re Ladislao riconoscere principe di Acaia su promessa, mai mantenuta, del versamento di 3000 ducati (3); morì dopo aver goduto la dignità princi pesca per il breve lasso di sei anni (a. 1396-1402) (4) . Il principato rimase sotto la reggenza de11a moglie, appartenente a11a famiglia degli Zaccaria, la quale, tutrice dei figli minorenni (5) , nominò bailo del principato Asan Centurione, suo nipote (6) . Ambizioso e intrigante quanto Carlo Tocco, ma non così astuto come lui, Asan, sfumati i tentativi di Venezia per un acquisto di Clarenza, Patrasso e Vostizza (7) e di Luigi di Savoia per riaffermare i diritti del suo casato sul principato d'Acaia, sfruttò la circostanza che il defunto marito de11a zia, Pietro di San Superano, non aveva versato a Ladislao la somma di 3000 ducati e, dato che né la vedova né i figli avrebbero potuto fare onore agli impegni che a loro derivavano diret tamente, si dichiarò disposto a versare la somma qualora l'investitura del principato passasse a lui. A facilitare la riuscita di tali mene occorse il fatto particolare che Maria Zaccaria non aveva ancora ottemperato
(1) Variante del titolo «generalis rector et gubernator principatus Achaie &, LLUCH, Diplomatari 613. 626. (2) L. DE MAs-LATRm, Documents concernant divers pays de l'Orient Latin, 1382-1413, « Bibliothèque de l'École des Chartes � LVIII (1897) 81. 103: Maiotto Coccarello e Maiottum de Chocharellis. - SETTON 127-129. RUBIÒ i
(3) Pietro di San Superano non poteva assumersi impegni del genere. Egli scontratosi con le truppe del despota Teodoro, comandate da Demetrio RaIl, era stato fatto prigioniero e riscattato con una forte somma per l'intervento
di Venezia, che fra l'altro caldeggiava l'unione dei signori moraiti contro una possibile invasione turca: THIRIET, Regestes I 879 . 882 rispettivamente del 13 e 27 luglio 1395; EPitaf. Man. Pal., LAMBROS II. II. III 44; ZAKYTillNÒS I
155-156; ]ORGA, Geschichte 1287; ]ORGA, Notes II 98-99, LOENERTZ, Péloponèse, BFG 254; BON I 372. (') LONGNON 347-348; ESZER 100-103. (5) HOPF, Geschichte II 61.64; SCHLUMBERGER, Numismatique 308; BON I 266. (6) Il ms. 321 f. 201 della «Royal Library di Malta Arch. Hosp .• lo cita «Centurione Magno connestabili principatus Achaye.: LOENERTZ, Hospitaliers, BFG 360. Sui precedenti della famiglia: BON I 241. (7 ) SATHAS I n. 3 pp. 2-4; TmRmT, Regestes II 1082. 1084.
20
Cronaca dei Tocco
alla legge salica, non avendo reso, cioè, con gli eredi minorenni, il dovuto atto di omaggio e sottomissione al sovrano (l) . Per cui Ladislao li dichiarò decaduti dal diritto di successione e diede !'investitura del principato all'infedele bailo, Centurione (20 aprile 1404) (2) . A posteriori è possibile riconoscere che il principe Zaccaria nell'avvenire non manifestò una accortezza e coerenza pari alla capacità nelle macchinazioni: per cui nel cursus degli eventi nei quali fu coinvolto, soprattutto a causa della sua sconsideratezza, pervenne ben presto a una situazione del tutto fallimentare (3).
*
*
*
Di ben altro stampo e soprattutto di ben altra coscienza fu il despota di Mistrà, Teodoro II (a. 1407-1428) (4) , successo allo zio Teodoro I (a. 1383-1407), meno forte ma pur sempre di notevole personalità. La contesa fra Carlo Tocco e Teodoro II per il possesso di Clarenza (5), non si richiama a presupposti lontani. Carlo Tocco nella sua audace iniziativa veniva a scontrarsi non soltanto con l'ambizione personale
(1) Pil). prudente e astuta si era dimostrata Maddalena dei Buondelmonti Acciaiuoli allorché, rimasta vedova, si affrettò a presentare alla regina Giovan na I i suoi figli Carlo, che contava due o tre anni, e Leonardo che era ancora poppante (v. più oltre il commento al Cap. I §§ 1-2 nota 3). (2) Reg. Ang. n. 368 ff. 134-136, v. HOPF, Geschichte II 67, n. 41; GERLAND 51; LONGNON 348; ESZER 103. (3) Allorché lo Zaccaria venne meno al giuramento reso all'imperatore Manuele nel 1415 e Teodoro II, su influenza o ordine del padre, occupò Andrusa, Kalamata, il castello di Santarcangelo ed altre piazzeforti, lo Zaccaria stesso si rivolse a Venezia perché s'interponesse presso i Paleologi per far restituire le posizioni perdute; ma Venezia, evidentemente dando poco peso alle lagnanze del principe di Acaia, si limitò a incaricare della questione l'ambasciatore Ber nabò Loredano (SA'tHAS I 90 del 29 XI 1417) e lo Zaccaria continuò nella china del fallimento. (4) Dal 1428 al 1443 si associò i fratelli Costantino e Tommaso. (5) La Cronaca per la mutilazione o forse anche per la morte del cronista, non arriva, come diciamo altrove, nemmeno alla battaglia navale delle Echinadi, né tanto meno al matrimonio di Costantino con la nipote di Carlo Tocco.
Prolegomeni I: Gli antefatti
21
dei dinasti, ma con la stessa idea che sosteneva il despotato e il popolo greco del Peloponneso (1): con l'idea del panellenismo peloponnesiaco, filiazione diretta dell'idea imperiale di Bisanzio. Come premessa ai dissidi e alla lotta per il possesso di Clarenza va rammentato che Teodoro II e Carlo Tocco non era la prima volta che venivano in dissidio per motivi di dominio. Nel 1394 si registra fra loro un primo scontro. Teodoro e Carlo erano cognati perché avevano sposato due sorelle: il primo Bartolomea, il secondo Francesca degli Acciaiuoli. Nerio Acciaiuoli, morendo (25 setto 1394), dei possedimenti in Morea lasciò erede la figlia minore Francesca, moglie del Tocco, ledendo quindi gli interessi della primogenita, moglie di Teodoro II, la quale avrebbe dovuto accontentarsi di 9700 ducati d'oro (2) . Di qui la guerra fra i due contendenti, nella quale presero parte i Turchi e i Navarresi (3). Questi contrasti particolari con i Tocco in fondo si inquadravano nel panorama delle ambizioni panmoraite per le quali i Paleologi ebbero a scontrarsi non soltanto con lo Zaccaria, che del resto era il meno peri coloso, ma anche con i Tocco, i Navarresi e Venezia. � vero che la politica di Teodoro I aveva accusato periodi di tenten namento e di deroga alle ambizioni panmoraite, come manifesterebbero la vendita di Corinto ai Navarresi nel 1400 (4) , la tentata cessione di Calavryta agli Ospedalieri, resa vana dalla rivolta del popolo, nonché la consegna di Monemvasia a Venezia (a. 1384), rifiutata dalla furia dei (1)
Uno degli esempi più significativi di codesta idea va ravvisata nella
rivolta degli abitanti di Monemvasia i quali non vollero accettare la decisione del despota Teodoro I allorché costui aveva ceduto la loro città a Venezia, a titolo di ricompensa per gli aiuti ricevuti nella lotta con Demetrio Cantacuzeno (a. 1384):
HOPF, Geschichte
II 13;
ZAKYTHINÒS
I 125. Il qual caso dimostra che
anche quando l'idea veniva intaccata o tradita dagli stessi dinasti subentrava con l'istintiva passione la coscienza del popolo. Uguale conferma si sarebbe avuta nel 1400 per la cessione di Kalavryta all'ordine degli Ospedalieri. (I) 143-144;
B UCHON SETTON
NR II 258-261;
LAMBROS
NE II 40;
XX
249;
ZAKYTHIN6s
I
198-199. Non sono del tutto chiari i motivi di tale decisione
del tutto ostile ai Paleologi.
(3)
Tra gli episodi di quella guerra si segnala la vittoria riportata il 4 giugno
1395 da Demetrio Rall, che abbiamo citato alla p. 91 n. 4, e che con truppe
San Supe LAMBROS n. n. III 5; lORGA, Geschichte I 286-287; ZAKYTHINÒS I 155; LOENERTZ, Péloponèse, BFG 254; PULOS 54-55; BON I 272. (' ) DELAVILLE LE ROULX, Les Hospitaliers à Rhodes jusqu'à la mori de Philibert de Naillac (1310-1421), Paris (1913) 279. albanesi di Leontari battè i Navarresi facendo prigioniero Pietro di
rano:
..
22
Cronaca dei Tocco
sudditi (l); tuttavia, specie con Teodoro II, !'idea panmoraita stessa fu generalmente alla base della politica di Mistrà, che si adeguava, con piena logica, alla politica imperiale di Manuele II. In fondo la politica estera di Teodoro II fu ispirata e, possiamo dire, diretta dall'imperatore. Di qui !'intento precostituito di annientare i Navarresi e il despotato d'Acaia, sul quale, come la Cronaca dimostra, il despota accampava un certo diritto di prelazione: eliminato Centurione Zaccaria, il principato di Acaia non poteva essere occupato che dal despotato greco di Morea. Nei confronti di Venezia Teodoro II si guardò bene dall'esprimere preconcette intenzioni di ostilità, ma che egli avanzasse rivendicazioni sui territori da essa occupati lo dimostrano le proposte di trattative svolte per riavere Nauplia (a. 1407). Questo fu il primo gesto di Teo doro II: e la cosa indignò Venezia (2) . Con Teodoro II la politica di Mistrà faceva parte e, nell'ambito dei suoi limiti, si identificava con quella di Bisanzio, anche se, come dice il nostro cronista, !'imperatore facesse operare il figlio per rimanere apparentemente estraneo alle sue l " . . , , • • • . . v. 3533/4 « xor.�\ vor.' cpor.v7l- wç • aZlOll1: or.7t or.1J't'ov, - 01JXL or.7tO 't'OV y�pov. , .� ' \ . (.I. ., , . , \ "EX01JV yor.p xor.� OL por.O'LI\€Lç Xor.L or.1J't'o� 't'or. €oLXor. 't'01Jç ». La visita molto attiva di Manuele II nel Peloponneso, nel 1415, in cui si celebrò la fine della ricostruzione dell'Hexamilion e si prese occasione per soggiogare diversi signori rivoltosi (3) , s'inquadra perfettamente nella stessa politica che due anni prima, per la disciplina e la sicurezza dello Stato, avevano indotto lo stesso imperatore a sottrarre Thasos ai Branas (4) . Né si possono scindere da questa politica restauratrice della potestà imperiale le iniziative di Teodoro II miranti a condurre alle pro prie dipendenze o eliminare del tutto stranieri o nemici. Le azioni contro i signori ribelli, adombrate nella Cronaca (vv . 3508-3529) (5) , la spedi zione di Albanesi (v. sopra) contro i Navarresi (a. 1417), la ripresa delle ostilità contro lo Zaccaria, reo di esser venuto meno al giuramento di fedeltà reso due anni prima all'imperatore Emanuele, e che portò alla
(1) V. prima, p. 21 n. 1. (2) JORGA, Notes I 159-160; ZAKY'rHINÒS I 166 n. 3 (3) MAzARIS, E1tw1}p{a MeiCae' év ..Au5ov, ed. J. F. BOISSONADE, A necdota Graeca III, Faris (1831) 112-186. V. pp. 68-69. (4) MAzARIS, O.C. 177; SPHRANTZÈS 27-28 Paneg Man, LAMBROS II. II. III 165. (6) Confermate da altre fonti: Cronica Dolfina in JORGA, Notes I 267 n. 3; SANUD O RIS 916A; ZAKY'rHINÒS I 181. •
Prolegomeni I : Gli antefatti
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conquista di Andrusa, Calamata ed altri castelli (vv. 3530-3544) (1) , non sono che paragrafi di uno stesso capitolo che può intitolarsi alla politica panmoraita dell'imperatore e quindi del figlio despota Teodoro II. Lo Zaccaria non era che il punto debole dell'arco sul quale erano disposti i reali oppositori all'attuazione di quella politica: Teodoro II (sempre su influenza del padre) non risparmiò Patrasso, ove risiedeva quale signore t'arcivescovo Stefano Zaccaria, fratello di Asan Centu rione (2) . E non risparmiò nemmeno Venezia: infatti fece assalire da Albanesi una posizione presso Modone e da truppe greche il villaggio di Spanochori (3) e sollevò controversie quando nel giugno 1418 la Sere nissima pretendeva risarcimenti dei danni compiuti dai Greci e il gover natore greco di Andrusa impediva che ad Avrami si erigesse una fortezza veneta (4) . Non solo, ma alle richieste della Serenissima di risarcimento di danni causati dalle incursioni dei sudditi greci il despotato di Morea assumeva l'atteggiamento di chi non se la dava per inteso (5) e di tenere in non cale le minacce di ritorsione sui beni degli Albanesi e dei Greci sudditi di Mistrà (6 ) . Questi episodi - alcuni fra i tanti (7) - dimostrano che i Pa1eo1ogi quando l'orizzonte politico 10 consentiva (8), riaffermavano anche con Venezia le loro aspirazioni. Proprio nei periodi di maggior sviluppo di
(1) Paneg Man, LAMBROS II. II. III 175; SANUDO RIS 916B; lORGA, Notes I 267 n. 3; ZAKY'tHINÒS I 181. (2) SA'tHAS I 102. - GIORGIO FEDAI/I'O, Patrasso, città degli arcivescovi latini tra i sec. XIII e X V, SBN 8-9 (XVIII-XIX - 1971/2) 165-168. (8) SA'tHAS III 175; ZAKY'tHINÒS I 185. (') SA'tHAS III 176-185. (6) SA'tHAS III 176-185. (6) SA'tHAS III 185-186; ZAKY'tHINÒS I 185. (7) I Greci del despotato di Mistrà allorché muovendo contro il principato di Acaia occuparono Frisi, saccheggiarono altresi dei possedimenti veneziani. Ne segui una certa attività cancelleresca anche con Costantinopoli e reciproche accuse furono scambiate fra le due parti, senza che peraltro Mistrà si facesse intimidire (SA'tHAS I 109; lORGA, Notes I 310). (8) Infatti all'avvento di Murad II (1421-1451), essendo note le sue belli� cose intenzioni contro Bisanzio, Teodoro II cambia politica e caldeggia una pace con i limitrofi. Sono del 28 febbraio 1422 le trattative favorite da Venezia per garantire una tregua d'armi fra il despota di Mistrà, Centurione Zaccaria e Carlo Tocco (SA'tHAS IlIO, 128).
24
Cronaca dei Tocco
questa politica, attraverso la quale i Paleologi si ripromettevano il domi nio di tutta la Morea, si inseriva improvvisamente e improvvidamente Carlo Tocco con l'acquisto di Clarenza dall'avventuriero Franco Oliverio. Così Teodoro II veniva a trovarsi ora di fronte a un nemico ben più fastidioso del principe d'Acaia. Lo Zaccaria, nel completo fallimento, deluso dei Paleologi e non ascoltato da Venezia, fa causa comune col despota d'Epiro. Clarenza era il pomo della discordia, ma i contendenti erano il despota d'Arta - Gia nina e quello di Mistrà. Lo Zaccaria, sottomessosi al nemico tradizionale, si era affidato alla sua mercè: non perché sperasse di riavere Clarenza, ma per salvaguardare almeno il possesso di qualche castello nell'interno del Principato.
CAPITOLO
II
EVENTI ED EPISODI DELLA CRONACA
1.
-
MORTE DI LEONARDO
I
INCURSIONI ALBANESI E SUCCESSIVE RIVALSE DI CARLO I
La famiglia di Leonardo Tocco. La Cronaca si apre proponendo subito tre problemi: l) l'anno di nascita di Carlo; 2) l'anno di nascita di Leonardo II; 3) l'anno di morte del loro padre Leonardo I. I tre que siti non possono essere trattati separatamente perché i tre eventi sono strettamente connessi fra loro. La Cronaca dichiara con chiarezza che, alla morte del padre, Carlo era bambino, �pécpoç I-tLXpÒV 'Yjùp(cn<e"mv (v. 4), e Leonardo era poppante, dç 't'ò y&'ì..a. &.va.-&pécpe:'t'ov (v. 6) . Pertanto la loro nascita non si distanzia dalla morte del loro genitore: e quindi la conoscenza dell'anno della scomparsa di Leonardo I porterà alla cono scenza, sia pure approssimata, degli anni di nascita dei suoi figli . I128 maggio 1374 Leonardo I si trovava di passaggio a Castellammare da dove scrisse una lettera alla suocera, Lapa degli Acciaiuoli, dicendo fra l'altro che « a la partita nostra di Cifalonia lassammo la Duchessa e le nostre figlie star bene, et ogni giorno ne aspettiamo novelle) (1). Il passo si richiama solo a figlie (2), e pertanto Carlo non era ancora nato. Se le « novelle) alludevano all'attesa di un nuovo evento, possiamo pensare che egli nacque nel 1374, altrimenti l'evento stesso deve porsi non prima della primavera dell'anno successivo. -
(1) II,DEFONSO DI SAN LUIGI, Delizie degli eruditi toscani, XIV, Firenze (1781) 242; v. lettera riportata da A. LUTTREI,r" A ldobrando Baroncelli in Greece: 1378-1382, « OChP» XXXVI (1970) 277. Conviene appena ricordare che la moglie, di cui parla in un capoverso della lettera, era figlia di Manente e Lapa dei Buondelmonti Acciaiuoli. (2) Una di esse era certamente Petronilla, la maggiore, andata sposa a Nicolò delle Carceri, a. 1372, e in seconde nozze a Nicolò di Antonio Veniero (HOPF, Geschichte, II 29; ID., Chroniques 183, 530; SATHAS I 34-36; LUTTREI,r" A ldo brando Baroncelli in Greece, OChP XXXVI, 287) e le altre Giovanna e Susanna.
26
Cronaca dei Tocco
Dobbiamo considerare che fra il 1374 e la morte di Leonardo I bisogna computare lo spazio necessario al concepimento dei due figli, e precisamente di Carlo e di Leonardo II. Per il computo dell'anno di morte di Leonardo I disponiamo di un termine « post quem » più accostato. Un documento veneto, infatti, chiama in causa, il 20 marzo 1375, il duca Leonardo per la restituzione del castello di Santa Maura e l'isola di Leucade a Bernardo Giorgio, vene ziano, che li aveva ricevuti dal duca di Atene Gualtiero di Brienne (l) ; e un altro documento vaticano del 25 agosto 1377 ove Leonardo I risul ta già morto: quondam Leonardus (2). Ora, se noi consideriamo che fra la seconda metà del 1374 e l'agosto del 1377 vi fu il concepimento di due figli, Leonardo, anche se premorì, come parrebbe, alla nascita dell'ultimogenito, tuttavia venne meno tra il 1375 e il 1376, e mai, come ci conferma il documento vaticano, dopo la metà del 1377 (3) . Pertanto sui dati a nostra disposizione e finché altri documenti non ci consentiranno di essere più precisi, possiamo asse gnare i tre eventi ai seguenti periodi: nascita di Carlo Tocco, 1374/5 (4) ; nascita di Leonardo II, 1375/6; morte di Leonardo I, 1375/6 (5) .
(l) Sen Mix Ro 35 f. 7v: 1'mRIET, Regestes I 558. (2) RO Aven. 201 f. 113; A. LUTTRELL, Interessi fiorentini e gli ospedalieri di Rodi, « Ann . Scuola Normale di Pisa» XXVIII ( 1 959) 323 nota 1. (3) I nostri computi ci portano molto lontano dalla data del GRUMEL, Chronologie 409, il quale assegna la morte al 138 1. In tale anno da Saragozza il Re Pietro IV accreditava il suo vicario in Grecia, Rocaberti, anche presso la contessa di Cefalonia (LOENERTZ, Hospitaliers, BFG 346 nO 28), il che dimostra che la morte di Leonardo era già conosciuta anche in Ispagna. (4) Rapporti di concittadinanza, ma non di ascendenza genealogica dovrem mo attribuire all'omonimo giurista, Carlo di Tocco del sec. XIII, della scuola napoletana, che si dedicò con Andrea Bonello di Barletta e Biagio da Morcone all'analisi dei rapporti tra leggi romane e leggi longobarde: P. S. LEICHT, Le glosse di Carlo di Tocco nel trattato di Biagio da Morcone, in « Scritti vari di storia del diritto . Milano, (1942/3) II 1 pp. 123 sg. : PIER FAUSTO PALUMBO, Fonti e Letteratura nell'alto medioevo, « Studi Salentini )) XXXV-XXXVI ( 1 969) 283. (6) Da questi primi risultati possiamo accorgerci che la cronologia accolta dal GR UMEL, Chronologie 409 va ricostituita. Questa dei conti palatini di Cefa lonia fu attinta da LA MONTE, Chronologie de l'Orient latin, « Bull. of Inter. . Committee of hist. Sciences & XII, 2a parte, Paris ( 1953) 194- 196, che a sua volta si fonda sull'HoPF , Chroniques 530. A questa, poi, si richiamano altri trattati più recenti : LONGNON 381; 1'mRIET, La Romanie 358. ·
Prolegomeni I, Cap. II, 1 : I Tocco di Cefalonia
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La nostra ricostruzione si accosta pertanto all'indicazione del Bu chon, il quale per il 1377 considerava Leonardo come già morto (1). La politica del ducato di Leucade e della contea di Cefalonia dal 1375-1376 circa sino alla maggiore età (a. 1390) di Carlo (2), fu retta dalla vedova Maddalena dei Buondelmonti Acciaiuoli (3) . A proposito della genealogia dei Tocco e segnatamente di Carlo bisogna notare t'allargamento dell'albero discendente. Dei suoi figli, tutti bastardi, la Cronaca ci offre i nomi di quattro maschi, presentati in ordine di età: Ercole, cap. VII § 2; Torno, id. § 3; Menuno, id. § 4; Triano, id. § 5 (4) . Tutti costoro servirono la Grande Porta, riuscendo di giova(1) BUCHON, Recherches et materiaux I VIII (in fine volume) , da cui il TOPPING, Le régime agraire dans le Péloponnèse latin au XI V- siècle. , « Hellé nisme contemporain t II n. s.-X (1956) 29 1 , nel ritenere la morte stessa avvenuta verso il 1 375. (2) Uno dei primi documenti veneziani, in cui Carlo risulta operante come già uscito di minore età, risale al 12 dico 1390 : Sen Mix Ro 4 1 C. 122t, Val. AAV 407. - L'ultimo atto compiuto dalla madre sua tutrice risale al 1 5 luglio 1 389 (v. n. seguente) . Il 13 dico 1389 madre e figlio stipulano l'alleanza con Genova (TmR:rE'r, La Romanie 359) . Nel 1 39 1 nei documenti veneti si fa accenno solo a «!Karoli ducis lucatae:. (Val AAV 4 1 3 dell' l l apro 1 39 1 ; THIRIE'r, Regestes I 787) ; però nello stesso anno (7 nov. 1 39 1 : Val AAV 428) si avverte già una frattura tra Carlo e la madre, la quale pare aspirasse a mettersi sotto la protezione di Venezia e trasferirsi nella città della laguna. (3) Ricorre non di rado nei documenti dell'epoca: II,DEFONSO di SAN LUIGI, Delizie (v. nota l p. 25) ; cfr. A. LU't'tREI,I" A ldobrando Baroncelli in Greece, OChP XXXVI 292/9. Essa esplica una politica di rapporti con l'Ordine degli Ospedalieri e affitta ad essi Vonizza al fine di sottrarla agli assalti degli Spata (LOENER'rZ, Hospitaliers, BFG 34 1). Con Venezia tratta, cercando di prolun garla più a lungo possibile, la questione, lasciata insoluta dal marito, del risar cimento di 800 ducati, ridotti poi a 400, al mercante veneziano Gabriele Panada derubato da Leonardo I Tocco. I documenti in questa vertenza spaziano dal 1 6 maggio 1383 al 1 5 luglio 1389 (Sen Mix Ro 38 C. 28, Val AAV 281 . 282; Sen Mix Ro 40 C. 93, de1 1 9 setto 1387, Val AAV 342; Sen Mix Ro 4 1 23 (20) del 1 5 luglio 1389, Val AAV 389) . Interessante è il particolare della ordinazione di una galea ai cantieri di Venezia fatta il 6 luglio 1388 : Sen Mix RO 40 C. 126 ( 1 22), Val AAV 364. (') Il HOPF, Chroniques 530, non conosce Triano. Egli altera l'anzianità di tre dei fratelli riferiti e aggiunge un quinto: Orlando, signore di Riniasa (a. 14291 448) e spodestato dai Turchi (sulla primitiva assegnazione rimando al commento del cap. IX p. 73). La Cronaca non esclude l'esistenza di altri figli, perchè, oltre ai quattro che citerà, dichiara di tacere di « altri piccoli che (Carlo) ebbe in periodo posteriore . (v. 1938) . E fra essi, appunto, potrebbe risultare l'Orlando dato dal HOPF come ultimogenito, ma che il cronista non menziona affatto.
28
Cronaca dei Tocco
mento alla politica del padre (v. 1959); anzi Triano vi fu addirittura alle vato ed educato (v. 1947). Poi ci fu un numero non definito di figlie i cui nomi rimangono sconosciuti (l) . Di alcune di esse conosciamo la sorte: una andò sposa a Carlo Marchesano, fratellastro di Muriki Spata (vv. 1 122-1123; 1129-1150); un'altra fu data moglie a Mfisa-beg (vv. 19151920) e poi, in seguito alla morte di Miisa, per concessione di Maometto I, al pascià l:Iamza, fratello di Bayezid (vv. 1967-1970; 3185-3187) (2) . I fatti narrati nei 37 paragrafi del I capitolo (morte di Leonardo I e sua immediata discedenza §§ 1-13, incursioni albanesi contro i castelli dei Tocco §§ 4-8, riorganizzazione e contrattacchi di Carlo contro varie piazzaforti del despotato di Arta §§ 9-30, discesa di truppe turche chia mate dagli Spata e difesa dei Tocco §§ 31-37), pur nelle diversificazioni episodiche si associano in una consonanza di carattere in quanto nella loro globalità costituiscono la premessa e il preludio di ciò che sarà la storia centrale della reazione e dell'ascesa dei Tocco e quindi la storia stessa dell'Epiro negli ultimi decenni del sec. XIV e i primi del successivo. Buona parte di quella materia rispecchierebbe, poi, il complesso delle informazioni che dai familiari, amici o dipendenti dei Tocco furono for nite al cronista sui fatti anteriori alla sua entrata in servizio nella casa ducale. Notiamo intanto che la visita assieme ai due figli della sagace e virtuosa (3) Maddalena dei Buondelmonti Acciaiuoli al « re (sic) di Na poli » (v. 20) perché essi fossero confermati nei domini paterni, risponde
(l) È consuetudine de l cronista non citare le donne con l i loro nome. Se si eccettuano Evdokla (Balsic), terza moglie di Esaù (1191, IV § 4, 1266), e Nerata, moglie di Muriki Spata (vv. 2024. 2086. 2603), tutte le altre sono anonime. Madda lena dei Buonde lmonti è detta solo « txe;(vlj 1) 8ouxéaaoc » 8. 33. 39, Irene Spata « 1) (L!Xvvoc 't'O\) Moup(xlj » vv. 706. 709. 2021. 2999. (2 ) l;Iamza sarebbe stato in seguito capo di un corpo d'esercito turco. A l comando superiore de l Bejeler-beg della Rumelia, Sinan Pascià, egli irruppe in territorio albanese ne l 1434 per reprimere la rivolta di Giorgio Arianita (Fr. BABINGER, Das Ende der A rianiten, « Bayer. Akad. der Wissenschaften Phi los-Hist. K lasse» [1960] Heft 4 p. 12, accenna appena a Giorgio e si diffonde piuttosto a l periodo posteriore). l;Iamza operò nella regione de lla Tomorizza a sud di Berat : H. INALCIK, Sancak-t A rvanid nn. 207. 208, p. 75. Ne l 1439-1442 era sangiakbeg de l sangiaccato albanese. l figlio maggiore (LOENERTZ, (3) È riconosciuta dai regnanti tutrice de la Hospitaliers, BFG 346 n. 28). Ciò che di laudativo per lei è contenuto nel Cronaca non è contraddetto da alcun'altra fonte.
Prolegomeni I, Cap. II, 1 : I Tocco di Cefalonia
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ai dettami della legge salica (l) e che la stessa Maddalena, senza badare che i figli erano in tenerissima età (Leonardo era addirittura poppante) , non pose indugi a compiere tale atto formale (2) . Noteremo ancora il fatto notevolissimo che la Cronaca non ricorda, e cioè che nel 1396 Ladislao decretò !'indipendenza di Cefalonia e Leu cade, dopo 170 anni di soggezione, dal principato d'Acaia e che tale decreto venne confermato a Carlo il Io aprile del 1400 (3) . I domini dei Tocco e degli Spata. - Sin dal principio della Cronaca sono indicati con chiarezza i termini geografici entro i quali si estende vano i domini dei Tocco e degli Spata. Il duca Carlo I Tocco e il fratello, conte Leonardo II, furono confermati dalla regina Giovanna di Napoli nel dominio delle isole di Leucade (4) , Cefalonia (5) , Zante, Itaca (6) e, sulla terra ferma, di Vodiz(l) È
da notare l'errore: intorno al
1376/ 1377,
periodo in cui la vedova
Tocco venne in Italia, sul trono di Napoli non c'era il re, come riporta il cronista, ma la regina Giovanna. Particolare, questo, che comprova che il cronista inco minciò a scrivere la Cronaca molto tempo dopo e precisamente quando a Napoli regnava da qualche anno un re (Ladislao, Carlo III d'Angiò,
1384/1385) -
e
il
1386/1414,
e non direi l'effimero
ricordo di Giovanna I (t
1382)
si era fra la
gente d'oltre sponda affievolito.
(2)
L'importanza di tale atto può comprendersi quando si consideri che
Ladislao nel
1404
privò dell'investitura principesca i figli di Maria Zaccaria,
vedova di Pietro di S. Superano, perché non gli erano stati condotti a far atto di omaggio e sudditanza, malgrado che il loro padre fosse morto da due arlni
(1402) .
Ciò per Ladislao fu un appiglio per giustificare il suo cedimento alle mene del l'ambizioso Centurione II Asan Zaccaria:
appiglio specioso,
(HOPF, Geschichte Il 67) tanto più che insolvente debitore dei 3000 ducati promessi a legittimo
principato.
ma comunque
il San Superano era stato un Ladislao per l'investitura al
(3) Reg. Angioini n. 364 fI. 90-1 00 : HOPF, Geschichte Il 105; SCHI,UM BERGER, Numismatique 391 ; MILLER 370-37 1 ; LONGNON 349. (4) Nea Tact 1 196; ZAKYTHINÒS EEB� XXI 188; DELATTE v. index anche sotto il nome di 'Ay(ot Motupot; CARILE 265. Sul nome di Santa Maura : MILLER, 1 8 1 ; PHILIPPSON Il 460-488. (fi) Nel nostro testo s'incontra sempre la stessa forma, però variamente accentuata a seconda delle esigenze metriche: Ke:qlotÀov(ot 7. 38. 2426 X § 1 5 2912, Ke:qlotÀ6vLot 1886 Ke:qlotÀOVLOC 25, comunque mai Ke:qlotÀÀ'1lv(ot. - Sintesi della sua storia bizantina: ZAKYTHINÒS, Le thème de CéPhalonie et la défense de l'Occident, « Hellenisme Contemporain », VIII (1954) 303-3 12. Visione generale, PHILIPPSON, Il 503-537. - Nel 1 198 Cefalonia e Zante, erano state assegnate al gruppo dei possedimenti peloponnesiaci di Venezia (S. BORSARI, Studi sulle colonie vene-
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Cronaca dei Tocco
za (1) in Acarnania (vv. 25-26) . Nella Cronaca non risultano fra i due fratelli suddivisioni o particolari assegnazioni territoriali: il dominio appare unitario nelle mani del primogenito, pur essendovi distinzione di titolo tra i fratelli: la Cronaca col titolo di conte non assegna a Leonardo II il dominio personale di Cefalonia (2) ma, da quanto si desume dal complesso di essa, lo presenta come subordinato coreggente senza dominio personale o prerogative, salvo quelle che, come si vedrà in seguito, vengono conferite dal fratello. Tutto, anche i titoli, furono accentrati nella persona di Carlo (3) . Extra Cronaca risulta che a ziane in Romania nel XIII secolo,
Napoli [1966] 48), mentre Leucade e Corfù all'eparchia epirotica-albanese; nel 1228 Corfù era aggregata amministrativa mente al tema di Vaghenizia: ZAKY'l'ffiNòS EEB:E XXI 188; In. ib. 17 pp. 245248. Ne segui il periodo di Giovanni I Orsini (HOPF, Chroniques 529) e quindi l'isola passò per eredità matrimoniale ai Tocco. (6) Una relazione tarda (18 III 1623), ma pur sempre valida, relativa alle isole è quella di Stazio Marino, gentiluomo di Nussa: BUCHON NR I 296-299. Del tempo occorrente per la comunicazione fra le isole con natanti a vela ci offre una suggestiva idea il giornale di bordo di Simone Lecavella che partecipò alla spedizione di Paganino Doria a Costantinopoli: MICHEL BALARD, L'expédition de Paganino Doria à Constantinople ( 1351- 1353) , « Travaux et Mé moires , 4, Paris (1970) 22. 24. 28. 467. - PIIILIPPSON II 491-502. (1) Sino al 1283 sede episcopale e successivamente annessa ad Arta e Nau patto (XENOPULOS - TSU'l'SINOS 94), già congiunta al titolo onorifico di mar chesato (RUBIÒ I LLUCH, Diplomatari 337 n. 1). Nell'autunno del 1377 il castello fu da Maddalena dei Buondelmonti Acciaiuoli, vedova da poco di Leonardo Tocco, consegnato ai Cavalieri Ospedalieri di Rodi in cambio di un altro castello sito in Calabria e una rendita di 50 once d'argento annua ( LU'l"l'RELL, Interessi fiorentini . . . 323: v. dietro p. 12 n. 3. I detti Cavalieri vi si trovavano ancora nel 1378 : LOENER'l'Z, Hospitaliers, BFG 330. 340. 341), però nella nostra Cro naca Vodizza risulta in mano ai Tocco e presa di mira dagli Albanesi. Non è da escludere che dopo il 29 aprile 1378, giorno in cui J. Femandez de Heredia fu scon fitto e fatto prigioniero da Gjin Bua Spata (Chron Joan § 17; LOENER'l'Z, HosPi taliers, BFG 341) qualcosa di nuovo si sia verificato circa la permanenza dell'Or dine a Vodizza. Una sintesi, che, però, non giunge ai tempi che ci interessano, in LU'l"l'RELLi Vonitsa in Epirus and its Lords, 1306- 1307, SBN n.s. 1 (XI) Roma (1964) 131-141. (2) Un documento raguseo del 21 setto 1416, in cui si tratta della vendita di una nave per 300 ducati, cita il nostro personaggio « magnificus dominus Leonardus de Cephalonia, magnus commestabilis imperii Romanorum .: Reg. Regusei, KREKIé, p. 266 no 626. (3) Negli Atti veneti Carlo è citato come ducha Zefalonie dal 6 V 1395 (Val AAV 580. 590. 592 pass.) , poche volte ducha luchate et comes Zefalonie (id. 886. 1821), e una sola ducha et comes Zefaloniae, (id. 1413). Il titolo di duca è
Prolegomeni I, Cap. II, 1 : Gli Spata
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Leonardo II nel 1399, e quindi con l'avvento al potere del primogenito Carlo, venne assegnata l'isola di Zante (1) , ove, come vedremo più oltre, lo avrebbe colto la morte (vv. 3335-3388). Gli Spata, oL ' AÀ�ocv�'t'oc�, dominavano « il territorio del Despotato: su Arta (2) , Acheloo (3) con i promontori, Angelocastro (4) e Naupatto (5) »: vv. 45-46. I fratelli Spata erano quattro, ma i territori risultano suddivisi fra i due citati Gjin e Sguros. Il primo di essi « aveva il dominio su Arta e la gente albanese lo onorava come despota » vv. 50-51; « l'altro, che si chiamava Sguros, aveva la signoria su Eupatto, Acheloo e tutta la parte degli Xeromera, cosi com'era stato nel passato » vv. 54-56. Notiamo che
collegato, come si nota, a Cefalonia piuttosto che a Leucade, sia che si citi solo Carlo che i due fratelli : Cephalleniae dominis Toccis fratribus suis (idest Petronillae) (ib. 14 14. 1444). E ciò costituiva un'alterazione dei titoli conte nuti nella bolla papale � dux Lucate et comes Ihecefalonie )) (v. Cap. I p. I l n. 6). Molto tardi e precisamente in un documento del 7 luglio 1424 (Val AAV 2936, t. XII 108) Carlo Tocco oltre a despotus A rte è citato anche come dispotus de la Jannina (Val AAV 2939, t. XII 1 1 5; id. 3003, t. XII 195; id. 3048, t. XII 246). (1) BON I 707. (2) Chron Joan § 8; LEAKE, Travels in northern Greece I 206; TAFEL, Thes salonica 481-484; ARAVAN'tINÒS II 19-24; A. ORI,ANDOS, Tò �atrreov Tij� "AeT1J�, ABME II ( 1 936) 1 51- 160; KRE'tSCHMER, Die Portolane 633; ZAKY'tIDNÒS EEB� XXI 194-195; ricco di notizie - sia pur collegato a vecchi repertori - il L1o�tp" ov neel "AeT1J� dello XENOPUI,OS; HAMMOND (v. index) , il quale rievocando i vari momenti storici, tace tuttavia il nostro particolare periodo, saltando al 1434, anno della visita di Ciriaco d'Ancona, pp. 709-7 12. PIDLIPPSON II 140 sS., 128 ss. (3) Chron Joan § 8. Vicino all'omonimo fiume detto altrimenti Aspropo tamo o semplicemente Aspro (per la cittadella e il fiume : ARAVAN'tINÒS II 26; Nea Tact 1663; DUCAS 258; NICE'tA CRONIA'tE 505; PI'tRA, Anal. sacra et clas sica VI 503; Partitio regni Graeci in TAFEL-TnoMAS, Urkunden I 470; ZAKY'tIDNÒS EEB� XXI 195; CARII,E 209), una volta chiamata 'AYXL(ù"OC; oggi MClXClÀ&C; (TAFEL, Thessalonica 485). Come mi confermano gli eruditi locali, archeologo Atanasio PaIiuras e Ger. Papatrecha, ai quali esprimo qui la mia gratitudine, nel passo particolare, e come pare anche nei vv. 2286. 2372, si allude precisamente alla « IIClpClXe:À
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Cronaca dei Tocco
gli Xeromera della seconda elencazione prendono il posto di Angelo castro citato dalla prima. Taciuti dalle carte correnti essi hanno tuttavia un posto nella storia dell'Acarnania e dell'Etolia (1) . Gli armati dei Tocco e prime azioni belliche. - Carlo Tocco, assunto il potere, manifestò una politica rivolta all'aggressione piuttosto che alla difesa passiva. Egli, del resto, difeso naturalmente dal mare nella maggior parte del suo dominio, aveva buon giuoco per svolgere il suo programma di espansione. Il cronista, poco dopo l'apertura dell'opera (vv. 134-154), ci fa sapere che, rinforzati i capisaldi dei territori, il duca ebbe pensiero di assoldare un corpo armato, nel quale confluirono Latini, Greci, Serbi e soprattutto Albanesi (v. 137). Di Latini, in prosieguo di tempo, ne in contreremo diversi, gente di comando soprattutto. Di costoro conosce remo per primo Galasso Peccatore, presumibilmente di origine pugliese (vv. 157-161, 1055-1060, 1 072-1 073), Giacomo detto Scrofa (vv. 17601765), Giovanni Presa (v. 2282), Libardi (vv. 1210. 1492), Loto di Fi renze (v. 2501), Matteo Landolfo da Napoli (vv. 3685. 3827. 3878), Mano Miliaresi (vv. 948. 951 . 961), Nicola Franco (v. 2152), Ciasa, nipote di Carlo (v. 1756), un certo Filippo, chiamato genericamente « Franco » (vv. 863. 923). Di costoro ad essere citati anche in altre fonti sono il Meliaresi (2) , nonché Matteo Landolfo, uomo d'arme ed anche
(1) Nella Cronaca li troveremo più oltre ricordati in una loro parte e cioè negli 8e:p6!le:pa. bÀ6yupa. 't'ou xoca't'pou 't'ou Ae:'t'ou (per quest'ultimo: ARAVAN TINÒS II 5). Essi si trovano citati in una crisobolla di Simeone in favore di Giovanni II: A ct Dipl III n. 30 p. 127 ; ROMANÒS 78. Geograficamente gli Xeromera comprendono la regione della prefettura di Etolia e Acarnania che si estende nella parte occidentale del sottostante fiume Acheloo. Nel 183 1 la regione fu elevata al rango di provincia da Giovanni Capodistria, successivamente 1 833/5 - venne fusa, assieme alle province di Volta e Vonizza, con quella dell'Acarnania. Dal 1 845 fa parte della provincia di Vonizza, chiamata propria mente provincia di Vonizza e Xeromera. Sotto la turcocrazia era compresa nella Karleli (BABINGER, Die Karli-eli 1 40- 149; Id., Beitriige 74-75; SEI,AMI PUI,AHA, Luftrat shqiptaro-turke 127 ; POUQUEVII,I,E III 501) e tutta la sua storia si identifica con quella dell'Acarnania. Il nome di Xeromera è dovuta alla sterilità della terra che non trattiene l'acqua piovana. La regione si divide in &vw 8e:p6!le:pa. dei quaIi fanno parte Machalà, Catuna e Aetòs, e xcX't'w 8e:p6fLe:Pa. che compren dono la regione circostante l'Astaco, ad voces MEE I 628, XIV 127, XVIII 637. (2) LAoN CRAI,e I 19613; ARAVAN'l'INÒS I 158. •
Prolegomeni I, Cap. II, 1 : Conquiste di Carlo Tocco
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diplomatico (l) . La Cronaca tace, però, altri nomi, che conosciamo attra verso il Calcocandila, come Rocco e Guido (2) . Di Greci risultano pochi: i fratelli Epikerni (vv. 351 . 836. 839. 1041) i quali appaiono come signori e non come assoldati (3) ; in prosieguo di tempo compaiono Simone Stratigopulo, X€CPOtÀ� di Gianina, il figlio Paolo (vv. 1216-1238, 1 141-1417, 1595-1762) e Capsocavadis (o Cavsocavadis) , gianiniota e uomo di fiducia del Tocco (4) . Nessun nome serbo. Di Alba nesi era invece costituita la maggior parte delle truppe (vv. 137-202) . Fra essi eccellevano Muriki Bua e Dimo Bua, di cui parliamo altrove. Il clima di guerra, che incombette prima sul territorio dei Tocco, a Leucade (vv. 44-56) e a Vodizza (vv. 81-1 14), e poi su quello degli Spata, sembra riflesso su un documento veneziano del 12 dicembre 1390, in cui la Serenissima dichiara al Tocco che in linea di massima non si sarebbe inserita nella guerra fra i due antagonisti (5) . Con ciò la Serenissima dimostra di non avvertire che, dando possibilità a una signoria di preva(l)
(2)
(8)
Val AAV 847b U - ter-quater (voI. VII pp. 8-14); 1430b1B (voI. V pp. 317-321).
LAON ClIALc
I 19612 ; ARAVAN'rINÒS I 158. Quello dell"EmxépV1lt; o più comunemente rr�yxépv'1)t;, com'è notorio, era
un ufficio di corte (Ps.
KODINOS, Traité des offices,
ed.
JEAN VERPAUX,
Paris
[1966] 13710) che godeva di una sua divisa, del tutto uguale a quella del pri micerio ma senza la distinzione del bastone (id. 155), assisteva al pranzo del l'imperatore (id. 207) e presentava
il
piatto con la coppa del vino, sua funzione
precipua (id. 218). Nel sec. XIV appare come titolo onorifico (R.
GUII,I,AND,
Fonctions et dignités des eunuques - L'Échanson., REB 3 [1945J 188-202), che nel nostro caso sostitui il cognome autentico di famiglia. In mancanza di prove non ci sentiremmo di affermare, pur senza escluderlo, che i nostri personaggi fossero discendenti di Giovanni Angelo Pinkerni inviato nel 1338 da And ro nico III contro i ribelli dell'Epiro
(CANTACUZENO
I 533;
e che nel 1342 fu nominato governatore della Tessaglia
ROMANÒS 73). (4) Forse
marito o
Diplomatarium
(CAN'rACUZENO
comunque parente della disgraziata
I 136)
II 312;
Kcxuaoxcx(3&8onvOI;
precipitata assieme alla figlia di Esaù dei B uondelmonti e di Irene Spata, Mad dalena, dal balcone o tribuna del castello di Gianina il 6 gennaio 1402: ed.
BEKKER,
Arachovizza, è ricordato nella
(6)
Seno
Epirotica,
238. Un Giovanni Capsocavadis, comandante della piazzaforte di
Chron Joan §
l O, p. 81.
Mix Rubr III c 9 del 12 XII 1390, Val. AAV 407, voI.
TImuE'r, Regestes
I pp. 113-114;
I 782, Ma la guerra fra i signori delle isole e quelli della terra
ferma doveva essere ricorrente. Già fin dal dicembre del 1360 Nicola B oyano riferiva che
«
lu conte de Cefalonia fa gran guerra co lu despotatu de li albanesi t
[Bibl. Nation. Paris. ms. franco 6537 f. 61. 75: A.
and its Lords:
LUnREI,I" Vonitza in Epirus
1306-1377, SBN n.s. 1 (XI) Roma (1964) 138. n. 3.] ; come alle
incursioni albanesi, nel 1395, accenna
il
DE MAR'roNI
662.
3
.i
34
Cronaca dei Tocco
lere sull' altra, costringeva i soccombenti a gettarsi nelle braccia dei Turchi al fine di avere giustizia e trarre vendetta sugli avversari. Il cronista dopo le premesse - morte di Leonardo I, riconferma dei titoli e dei domini, i duri attacchi subìti dagli Albanesi, premesse che cronologicamente si svolgono dall'infanzia al raggiungimento della mag giore età di Carlo Tocco, apre la serie delle azioni di difesa attiva e di espansione che - salvo gli inevitabili contraccolpi, continueranno quasi sino alla vigilia della morte del protagonista. La prima invasione sulla terra ferma ci è narrata immediatamente prima che sia ricordata la morte del despota d'Arta, Gjin Spata, ed è per tanto lecito presumere che essa avvenne poco prima dell'ottobre 1399 ( 1) . Gli uomini del Tocco saccheggiarono i paraggi di Zaverda (2) e di Vodizza (3) e catturarono dei prigionieri e (< il duca ebbe molta gioia quan do vide il felice esito del suo primo attacco » (vv. 168-169) . Nell'azione entra per la prima volta in scena il già citato capitano Galasso Peccatore, colui che avrebbe ferito mortalmente Sguros Bua Spata (vv. I072-1073) . Morte di Gjin Spata. Azioni del Tocco su Catochì, A ngelocastro, Dragamesto, Anatolico. Decadenza di Paolo Spata. - Il cronista dedica cinque versi (174-178) alla morte di Gjin Spata, che ricorda come « o. 8u \lIXT6c;, o. .&IXU[1.IXO"T6c;, TÒ cpou[1.0C; TOU •AJ..�&.\I � » (v. 176) . L a sua sparizione portò al progressivo ma rapido decadimento della famiglia (177-178) . Il suo
nome occupò la storia dell'Epiro per oltre cinque lustri. La Cronaca Gianiniota è la fonte più attendibile per la storia di Gjin Spata (4) . (1) Chron Joan § 41; Cron Tocco vv. 174-178. (2) Non risulta nel I1(voc� &ì.'POC�'ll"t"LXÒç "t"WV t%VLXWV xoct "t"01tLXWV òvo!l-ch6lv dell'ARAvAN'tINÒS II 320-325. (8) B6vL"t"l;oc o B6v8ul;oc v. note 3-4 p. I l . (') Conviene qui riassumere i dati principali. Fu investito della signoria di Angelocastro e di Acheloo da Simeone Uros (Chron Joan § 8). Nel 1374 in seguito alla morte di Pietro Losha s'impossessa di Arta (id. § 15). Condusse spesso delle incursioni sul territorio e la città di Gianina fino a quando Tommaso Preljub non gli diede in moglie (1375 c.) la sorella Elena (id. § 16) . Verso la fine del 1377, in alleanza con altri Albanesi, affronta il Gran Maestro Eredia, che aveva osato assediare Arta, e lo fa prigioniero (id. § 17) . Nel maggio 1379 compie ancora un'incursione per saccheggiare i campi di Gianina (id. § 21) . Nel 1382, in seguito alla morte della moglie, Elena Preljub, Gjin Spata chiese a Tommaso la dote a suo tempo promessa e non ancora consegnata. Egli dovette accontentarsi di ben poche cose (id. § 25) . Con l'avvento di Esaù dei Buondel monti Acciaiuoli a Gianina, lo Spata, dopo una fallita incursione che si risolse con la fuga delle sue truppe, fece pace con il nuovo despota (id. § 32) . Nel 1389
Prolegomeni I, Cap. II: Conquiste di Carlo Tocco
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Con 1'accenno alla morte di Gjin Bua Spata (I § 14, vv. 174-178) la nostra Cronaca precisa, d'accordo con la Cronaca Gianiniota (§ 41), che a succedergli fu il fratello Sguros; ma ciò che il nostro cronista spie gherà in prosieguo di narrazione è che Sguros non era la stessa persona di Maurizio, bensì suo prozio (1) . L'intervento di Bokoi per spodestare lo Sguros Bua è altresì, e concordemente, affermato dalle due cronache (2) . ha luogo ancora un'incursione con saccheggio sulle campagne di Gianina. Lo Spata si pose innanzi alla città e ricevette l'atto di omaggio e sottomissione dei Mala kassei (id. § 34) . Blocca e mette in fuga gli Zagorioti che erano stati spinti contro di lui da Esaù; affonda nel lago un natante del despota di Gianina e si sottrae allo scontro del turco Melkutz inviato dal Sultano; sostiene un assedio di Esaù, alleato con Evrenos (v. 1390) (id. § 35) . Nel 1395 diede in moglie al vedovo Esaù dei Buondelmonti la figlia Irene (id. § 37). L'anno successivo af fronta l'esercito turco comandato da Evrenos e da Jaxis e lo pone in fuga (id. § 38) . Gjin Spata mori il 29 ottobre 1399 (id. § 4 1 ; Cron Tocco vv. 174-178) . Di lui, Mn-oulX 8e:an-6't'ou 't'O\) l:n-et't'lX, come signore di Lepanto (si avverta: Bua riportato come nome e non come cognome) si fa menzione in una lettera del metropolita di Cuuizza del setto 1380 (Act Dipl II, n. 336, p. 1 1) . (1) Nell'errore caddero tutti gli storici, dal HOPF (l.c.) ai recenti XENO PUI,OS-TSUTSINOS 83 nota 64 : v. G. SCHIRÒ, La geneaologia degli Spata 70-7 1, 76. Sul significato della parola « l:youp6C; » e le opinioni passate e correnti v. DEM. GHEORGAKÀS, IIe(!l -rijc; ).é�ewr; « ayov(!òp "al -rroll avyyevroll, « 'A.S7Jviit 47 (1937) 37-52. (2) Chron Joan § 4 1 . La personalità del Bokoi (nell'apografo KO!Ln-61j: p. 58, nota 1) non è ancora chiara, e più confusa la rende l'epiteto, impron tato all'esagerazione, per il quale si distingue come ae:p�IXÀ�IXVt't'o�ouÀylXp6�ÀIXXoc;. Questo personaggio per aver ragione sul despotato d'Arta, che era uscito vittorioso in tante guerre con i signori limitrofi, dovette appoggiarsi alle truppe turche. Gli Atti Veneti ci fanno conoscere un albanese di tal nome, per l'esattezza Nika Bogoy. Nel 1401, cioè dopo gli avveninlenti riferiti dalla nostra cronaca, i Corciresi gli sottrassero il castello di Parga, di sua proprietà, nonché la fortezza di Fanati (ROMANÒS 83). - Il 9 luglio del 1403 egli risulta proniario della repubblica veneta (Act. Dipl. A lb. II 225, n. 737; Val AAV 1 042), però nell'anno precedente, 1402, risultava di aver già abbandonato la sua pronia per essersi arruolato fra i Turchi: « rebellis nostris domiuijs, ad presens in parti bus Turchorum: Val AAV 980; IVAN BofIé, Le système foncier en « A lbanie vénitienne » au XIV- siècle, « Bollettino dell'Istituto di storia della Società e dello Stato veneziano » V-VI ( 1963-1964) 86 n. 6 1 . Il 14 agosto 1418 il castello di Parga risulta sotto l'autorità del regime di Corfù: THIRIET, Délibérations II, n. 1233 p. 142. Non possiamo identificarlo con certezza col nostro personaggio. L'appellativo della polietnicità fa ovviamente pensare a passaggi di signore in signore e Nika Bogoy non si dimostra alieno a tali spostamenti fra genti diverse. In quanto alle possibili relazioni fra Bokoi-Koboi e Bua v. G. SCHIRÒ, La genea logia degli Spata 83-85.
36
Cronaca dei Tocco
Qui la Gianiniota si ferma, quella dei Tocco, invece, prosegue con le imprese di Carlo non senza tuttavia accusare una gravissima mutila zione. Non sfugge che la mutilazione stessa, constatata tra i ff. 4 e 5 (v. il paragrafo dedicato alle amputazioni sofferte dal codice) ci sottrae varie notizie. Infatti noi siamo all' oscuro dei motivi che indussero Bokoi a intervenire su Arta. A posteriori si sarebbe potuto sospettare che fosse stato Muriki ad auspicare tale intervento, come defraudato del potere dal prozio Sguros. Ma anche questo sospetto verrebbe fugato dalla nota dell'Oxfordiano Aedis Christi 49, f. 269r, apposta al brano finale della Cronaca Gianiniota (1) , nel quale si parla dell'invasione di Bokoi e del suo feroce comportamento ( ( . . . 't'<X Éocu't'(;)v otx�[Loc't'oc 1tZ1tO("I)XZV, �6)ç ou xoct dç Èçop(OCV ocù't'oùç ('t'oùç 't'omxoùç) Èx1té[L1tzP») . Essa nota dice testualmente: ' , • I " " " "). « KOCL [LZ't'OC 't'OCU't'OC o MoUp�X"l)ç ocu't'ov OC1tZX't'ZLVZ XOCL 't'"IJV "A p't'OCV 1tOCpOCI\OC[L�OCVZL » (2) . Muriki, uccidendo Bokoi, apparirebbe dunque estraneo all'intervento dell' avventuriero. Ma non sappiamo con precisione le varie circostanze. Di esse si doveva certamente parlare negli smarriti undici fogli precedenti (3) . Altro argomento sottrattoci dalla lacuna è quello relativo a una sconfitta subìta dal duca di Leucade. Infatti « lo Spata aveva catturato diversi suoi uomini » (v. 186) , che il Tocco si premurò di riscattare subito « per non essere sorpreso in condizioni di impotenza » (v. 188) . Quale fosse stata l'impresa conclusa sfavorevolmente lo possiamo desumere dallo stesso titolo del paragrafo successivo a quello dedicato al ri scatto dei prigionieri. Esso infatti suona: I1(;)ç È[Lz't'oc"l)IDipzv 't"ÌJv Koc't'ox.�v o aooxocç, I § 17. Precedentemente non si è mai parlato né di conquista né di perdita della Catochl; e pertanto, dato che la località non risulta fra i possedimenti atavici dei Tocco, il titolo e quanto precedentemente riferito fanno ovviamente supporre una iniziale fortunata azione di conquista della Catochi (4) da parte del Tocco. Ad essa sarebbe seguita una più fortunata riconquista di Muriki Spata; questi avrebbe catturato molti uomini dello stuolo nemico fra i quali risultavano dei Latini e (1) Ed. VRANUSSIS, Tò X/?ov,,,òv TWV '/wavvlvwv "aT' dvé,,<5oTov <5rllJ,(M1J émTofl:rjv, EMA XII (1965) 1 0 1 . (2) L a nota mi è stata cortesemente segnalata dal Vranussis. (3) V. p. 152. (') Si trova nei pressi di Neochori e poco dopo che lo Ache100 piega ad ovest, verso il mare. Strategicamente importante perchè domina il luogo ove l'attraversamento del fiume era possibile in ogni stagione (vv. 2 1 1 -2 1 3) : POU QUEVILLE III 473; PHII,IPPSON II 400-403.
Prolegomeni
I,
Cap.
II,
1 : Conquiste di Carlo Tocco
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degli Albanesi, fra i quali il fratello di Muriki Bua (vv. 191-199) , presu mibilmente Dimo. Oltre a procedere al riscatto dei prigionieri il duca di Leucade rin forzò il corpo armato con un secondo ingaggio (1) ; ed è interessante notare che per i due, per così dire, bandi, il cronista usa la medesima elencazione di gente: «
(1) II IX À ' v d!pxtaev o 800)((Xç va c:ruvli�'ll cpoaaoc'rov, pOY(x'r6pouç 're 7te�ooc;, )«(X�(XÀ Àccpéouc; vv. 200-201 . (S) Ritenuto di fondazione dei Comneni (ANAS't. GORDIOS, B[o� EVYf:IJ{ov IwulIlIovJ..{ov Tij� è� AlTWJ..{U� NE IV 34) fu erroneamente detta da scrittori po steriori sede e capitale dei despoti d'Epiro (N. 1. GmNoPULos, MEE I 172) . Angelocastro fu da Simeone UraS . assegnato a Gjin Bua Spata (Chron Joan § 8 p. 79) . Dell'ulteriore storia sotto gli Spata e sino alla conquista da parte dei Tocco si parla lungo questa introduzione. Qui conviene piuttosto segnalare le difformi maniere di citazione nelle fonti occidentali: Atti Veneti Castrum Sancti A ngeli Val AAV 1044, A ncolo castro id. 1367, A ngelocastrum id. 1285, 14 1 9, Lancelocastra id. 1254; Gello Castro, Chroniques de Morée ed. LONGNON, Paris ( 1 9 1 1 ) 262; A riocastro GIOVANNI MusAcm, Historia della casa Musachia in HOPF, Chroniques 270 ; PmI,IPPSON II 339 SS. (8) Il TmRIE't, Regestes II 281 « Plaçe moréote l>, lo ha confuso con Ange1o castro della regione corinzia: BON I 479. 484. 662; II pl. 3. 131. •
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Cronaca dei Tocco
Il primo episodio di un certo rilievo è invece la conquista di Dra gamesto (vv. 283-322), della quale non abbiamo trovato espliciti riferimenti in alcun documento (l) . Solo dobbiamo ritenere, considerando l'ordine di successione dei fatti richiamati dalla Cronaca, che essa avvenne prece dentemente alla conquista della torre di Anatolico di cui parleremo subito. L'azione narrata ha del drammatico, come ogni colpo di mano imbastito ed attuato col tranello. Nella narrazione c'imbattiamo in due personaggi: Lalthi, genero di Sguros Bua Spata, signore di Dragamesto, che all'irruzione dei Latini trovò salvezza calandosi precipitosamente dalla finestra e la moglie, una Spata, di cui si tace il nome, che fu cattu rata e condotta a Santa Maura per essere più tardi riscattata dal fratello Paolo (vv. 415-416) . I rapporti di parentela fra lo sfortunato marito e gli Spata sono ribaditi al v. 1 121, ove, però, si nota la forma A�v&YV; anziché A&)'&1JC; (2) , L'impresa si fa porre tra il 1404 e il 1405. Ma il HOPF ci ricorda che già nel 1402 Dragamesto era stato da Paolo Spata dato in dote « alla figlia » la quale aveva sposato il veneziano Francesco Foscari (3) . La nostra cronaca invece precisa che a Dragamesto tre o quattro anni più tardi c'era la sorella e non la figlia di Paolo e che il marito era l'albanese Lalthi e non il veneziano Foscari. Nell'epoca anzidetta l'estromissione di quest'ultimo era già avvenuta ed il fatto avrebbe costituito motivo (l) POUQUEVILLE III 458-478 ci fa conoscere tutta la regione nella quale si svolsero i fatti ricordati in questo capitolo. (2) « Lalthi[s] . in albanese non sarebbe che il diminutivo di lale + thi. Tale forma è molto in uso nell'antico albanese di Sicilia (es. vellauthi, birthi = fratellino, figlioletto: LAMBERl'Z, A lbanesische Mundarten in ltalien, « Indogerm. Jaltrbuch )) 2 ( 1 9 1 5) 1 -30. CI Lale )), indipendentemente dall'etimologia (turco « lala . tutore, pedagogo), era chiamato il primo fratello maschio di una figlio lanza. Del mondo musulmano dell'epoca ricorderemo Lala Shaltin che su ordine di Evrenos-beg conquistò nel 1 385 Kavala, Drama e Zina (BABINGER, Beitrage passim; SELAMI PULAHA, Burime Osmane 48-52;) e mori nello stesso anno, id. 64 1 . La forma determinata CI Lala t è divenuta anche nome proprio (molti i Lala tra gli Albanesi di Sicilia e nel Leccese) . Nel 1 467 dei Lala, seguiti da cognomi (Nikolla, Pisha, Barxhi) , sono attestati nel Sangiaccato di Dibra: S. PULAHA O.c. 326. 332. 330. Come toponimi abbiamo "Lalthis" nei pressi di Tirana, (I Lala )) nel Peloponneso nei pressi di Pyrgos. (3) HOPF, Geschichte II 103, si richiama al documento Misti XLV f. 438, (la notizia è riportata anche dal ROMANÒS 84) , ma l'indicazione è sbagliata perchè il registro nO 45 conta solo 140 carte, e non 438. Alla ricerca, purtroppo vana, si è dedicato con la sua generosità e cortesia anche il P. Giuseppe Valentini, da me interpellato sull'argomento. =
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 1 :
Conquiste di Carlo Tocco
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di lagnanze fra Venezia, tutrice degli interessi dei Foscari, e i Tocco che erano subentrati nel possesso del castello. La vertenza si protrasse sin oltre la morte di Carlo Tocco, il cui primogenito, Ercole, era succeduto nel possesso di Dragamesto (1) . La conquista della torre di Anatolico (vv. 377-405) ci porta più in qua nel tempo: circa al 1406 (2) . Il passo (vv. 377-399) ricorda l'avve� nimento come un successo della tecnica marinara di Matteo da Napoli e nulla più. Il cronista ci accosta cosi agli uomini, ma tace del tutto le implicazioni diplomatiche che si protrassero per lungo tempo nei rapporti con Venezia. Anatolico, nel territorio di Lepanto, era una torre di grande importanza strategica perchè dominava la massima strozzatura nel golfo di Corinto tra la terra ferma e il Peloponneso; ma era altresi im portantissima commercialmente perchè dominava su acque riccamente pescose: « là ci sono vivai e saline fra le migliori che si trovino: e da essi traeva approvvigionamenti la signoria di Sguros ) (vv. 385-387) . Ora, sia Lepanto che quella zona commercialmente importante erano state vendute da Paolo Spata a Venezia (3) per cui di tale occupazione la Sere(1) Il MERTZIOS, Trois lettres inédites de Charles Tocco en 1427, 1 428 et 1 432, des XI internationalen Byzantinistenkongresses t Miinchen (1960) 352-354, ci ragguaglia sui particolari occorsi negli anni indicati nel titolo. L'I l novembre 1427 Carlo Tocco risponde a Venezia dichiarando che sulla contro «Akten
versia avrebbe riconosciuto la sentenza del re di Napoli « iudex meus competens et ordinarius
t.
Da una lettera successiva del
5 maggio 1428 e diretta all'erede
di Francesco Foscari, Filippo, Carlo Tocco chiede quale sia la somma pretesa
1 000 ducati offerti da Ercole, 14 giugno 1428 (Sen 57 c. l O, Val AAV 3 1 54 ; SATHAS III 333/4 ; TImuET, Regestes II 2092)
per la soluzione della controversia, considerato che i
nuovo signore di Dragamesto, non erano stati accettati. Il
Mix Ro
Venezia avanza con maggiore decisione le richieste e minaccia di dare ordini di rivalsa mediante appropriazione di beni dei sudditi del Tocco sino all'estin
(4 VII 1429). Il 12 1430 l'erede, Carlo II, riprende le trattative inviando ambasciatore il messer Giorgio de Pesaro presso Filippo Foscari direttamente interessato (il MERTZIOS o.c. 354 ascrive, però, al 1432 la lettera che invece risale al 1430). (2) In Sen Mix Ro 47 c 181 del 23 III 1408, Val AAV 1335 (t. V 121) è detto: «Est bene verum quod dictus Ducha alicate, p e r s p a c i u m d u o r u m a n n o r u m , indebite et iniuste tenuerat dictam Turricellam de Nata licho, quia per deceptionem et fraudem abstulerat ipsam de manibus pauli supradicti )}. Sulla località, KRETSCIIMER, Die Portolane 634; ZAKYTmNÒS EEB� XXI 195. (3) Sen Mix Ro 47 c. 139 del 13 IX 1407, Val AAV 1283: «Quod cum capita ueus nostri Culphy Emerit a Paulo Spata domino olim Nepanti, dictum Castrum zione del debito. Avviene intanto la morte di Carlo Tocco
glUgnO
Nepantj, cum omnibus pischerijs, salinis, juribus et jurisditionibus nec non
40
Cronaca dei Tocco
nissima avanzò esplicite e dure rimostranze. Bisogna precisare, anche a costo di una pur breve digressione, che per l'acquisto di Lepanto da parte di Venezia c'era stata una nutrita attività cancelleresca sin dal 14 feb braio 1402 (l) . Infatti la Serenissima, saputo che Sguros Spata intendeva disfarsi delle piazzeforti perché nell'impossibilità di difenderle, fa rac comandare allo Spata di resistere e, comunque, di non cedere ai Turchi. Essa era disposta ad aiutarlo. Le raccomandazioni non approdarono a nulla perchè lo Spata sempre più stretto dalla necessità si appressava ai Turchi (2) . Venezia allora si decide e avanza proposte concrete di acquisto di Lepanto con le sue giurisdizioni per la somma iniziale di 3000 ducati(3) . Intanto provvedeva a guarnire Lepanto contro un eventuale colpo di mano turco (4) , dandone !'incarico al nobile Pietro Miani (5 ) . Altra notizia venne a turbare Venezia l'anno successivo. Si ventilava che il figlio del principe Asan Zaccaria avrebbe sposato la sorella di (Paolo) Spata e che questi avrebbe dato in dote a costei addirittura Lepanto nonché Zonc1i. L'attuazione di tali progetti sarebbe stata di grave compromissione per Venezia (6) . Un'altra informazione, che fece rompere gli indugi, assicurava che Paolo Spata si era recato fra i Turchi per offrire Lepanto (già preceden temente aveva donato Angelocastro: v. Cronaca vv. 491-506) . Questa volta Venezia torna a fare la proposta di acquisto: sempre per 3000 ducati (7) . Era il 27 maggio 1407. Prima del luglio 1408 Lepanto era già
redditibus et proventibus, tam his que eodem tempore sui dominij spectabant, quam unquam quoquo modo spectare potuissent et etiam prout constat in pri vilegio dicte venditionis, vigore cuius diete pescherie sunt dominationis nostre, Et cum in ipsis (p. 57) pischerijs sit fundata dieta turris del Natalicho, que simi liter erat dicti pauli spata, quam dictus dominus ducha per vim accepit de mani bus dicti pauli et illam a b a l i q u o t e m p o r e c i t r a tenuit et occupavit usque ad presens •. Le stesse dichiarazioni in Val AAV 1355 del 23 III 1408, voI. V 1 2 1 . (1) Sen Mix Ro 4 5 c . 1 37 del 14 I I 1402 Val AAV 932, t. III 293/4. (2) Sen I. Ro Delib. Secr. t. l , Delib. 1401-4, c. 59 del 20 IV 1402, Val AAV 95 1, t. III 307 : « dominus Neupantij est in concordio et facit parentellam cum turchis •. (8) Id. ib., p. 308. (4) Sen I. Ro Delib. Secr. l, Delib 1401-4, c. 60, 5 V 1402, Val AAV 953, t. III 309. (6) Sen Mix Ro 46 c. 25 del l VI 1402, Val AAV 969, t. III 314. (8) Sen Mix Ro 46 c. 97 del I I VIII 1 403, Val AAV 1 048 t. III 403/4. (7) Sen Mix Ro 47 c. 1 17- 1 18 del 27 V 1407, Val AAV 1254 t. V 29-34.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 1 :
Conquiste di Carlo Tocco
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stata venduta da Paolo Spata a Venezia (1) . Tale passaggio ebbe dunque luogo dopo il maggio del 1407 e prima dell'agosto del 1408. Ora, la conquista della torre di Anatolico turbava lo stato già esi stente e il dissidio fra Venezia e il Tocco era inevitabile. I tentativi di accomodamento furono lunghi e contrastati. La Serenissima propone a Carlo una soluzione e cioè che le pescherie fossero in comune e che dagli introiti annuali da amministrarsi dal rettore veneziano di Lepanto si dovessero defalcare 2000 ducati d'oro per la manutenzione della rocca forte della stessa Lepanto e 400 per quella della torre di Anatolico; il rimanente degli introiti sarebbe diviso in parti uguali fra Venezia e il Tocco ( 2) . Questi, però, non "dovette accogliere la proposta di Venezia. Essa forse apparve un sopruso: perchè Carlo chiese l'intervento del re Ladislao. Le sue lamentele sarebbero state, però, confutate radicalmente. Era Carlo che ledeva i diritti altrui. Venezia aveva acquistato le pescherie di Lepanto, che si estendevano sin oltre lo specchio d'acqua antistante quella torre di Anatolico che Carlo Tocco « per deceptionem et fraudem abstulerat de mani bus pauli l). Le sue querele erano pertanto disoneste e ingiuste (8) . Per dirimere la controversia si ricorse alla mediazione della sorella di Carlo, Petronilla (4) , che, di ritorno da suo marito, al Negroponte, avrebbe dovuto fermarsi a Leucade o Cefalonia per svolgere opera di persuasione presso i due fratelli (5) . Comunque il 12 maggio del 1409 fra il doge di Venezia, rappresentato da Petronilla Venier nata Tocco, e Carlo, duca di Leucade, rappresen tato da un certo giudice Nicola de Podio da Noritono e da Matteo Lan dolfo da Napoli (lo stesso conquistatore della torre) , si addivenne: che Carlo Tocco avrebbe tenuto la torre di Natolico contro un censo annuo di due doppieri di cera dal peso di 24 libre da destinare alla chiesa di S. Mar co; gli introiti della pesca dovevano essere destinati alla custodia e difesa di Lepanto sino al raggiungimento della somma annua di 1500 ducati (1) Sen Mix Ro 48 c. 23-24, 20 VII 1408: Val AAV 1367, t. V 159 Proprio in questo documento troviamo che Paolo Spata non si chiama più Bua, che era il patronimico del padre, ma Paulus Sguro: v. G. SCHIRÒ, La genealogia degli Spata 8 1 . (2) Lo stesso documento Val AAV 1283, voI. V pp. 57-58. (S) Sen Mix Ro 47 c. 181 del 23 III 1408, Val AAV 1335, t. V 1 2 1 . (') HOPF, Chroniques 530: v . p. 2 5 n . 1 . (6) Sen Mix Ro 48 c . 57\ del 15 III 1409, Val AAV 1413 e 1 4 14; Sen Secr Ro 4 C. 30\ del 22 VI 1409, Val AAV 1444.
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Crona.ca dei Tocco
d'oro contro i 2000 precedentemente richiesti, e 300, e non più 400, per la torre di Anatolico. Il di più sarebbe stato suddiviso fra Venezia e il Tocco. Spettavano, però, al secondo le eventuali spese occorrenti per la manutenzione della zona di pesca. Le trattative di eventuali affitti a terzi sarebbero state condotte da un rappresentante del Tocco e da uno di Venezia. Dopo tanta controversia il duca di Leucade aveva guada gnato qualcosa (1) , ma di fatto, poi, non rispettò nemmeno le condizioni pattuite. Molto più tardi, per la precisione il 7 luglio 1424, Venezia si lamentò che Carlo, ormai despota di Arta, non aveva tenuto conto, né continuava a tenerne, dei patti a suo tempo stipulati (2) ; non solo, ma si permetteva anche di sconfinare e recar datmi ai possedimenti veneti, per cui il Senato ordinò al baiulo e capitano di Corfù di recarsi a Lepanto per ristabilire i confini, invitare il despota a versare il dovuto, assieme a gli arretrati, e a rispettare per il futuro quanto era stato concordemente pattuito (3) . Il cronista dichiara esplicitamente che con la caduta di Anatolico e prima ancora (v. 403) di Dragamesto, occupata con un colpo di mano (vv. 282-322) , la signoria degli Sguros, ora rappresentata da Paolo, s'impoverl e si ridusse all'impotenza (vv. 409-410) . Con la perdita delle due posizioni la signoria si era privata delle entrate necessarie al suo sostentamento (v. 408) . Però aggiungeremo che Paolo con la cessione delle pescherie di Lepanto a Venezia si era in certo qual modo impoverito da sé. Tuttavia non andremmo lontano dalla realtà se pensassimo che gli introiti per la cessione delle pescherie dovettero subire un salasso proprio per il riscatto della sorella, che era stata fatta prigioniera dagli uomini del Tocco nel colpo di mano che portò alla conquista di Draga mesto, vv . 282-296. Paolo Spata, diviso da Muriki, il quale, da quanto appare dalla Cronaca, sembra ignorasse il suo destino, si rivolse ai Turchi: cosÌ come
(1) Mise Atti Dipl. e Privo ba 32, nO 952 del 1 2 V 1409, Val AAV 1430b!8 t. V 3 16-231. (2) Sen Mix Ro 55, c. 42r&, Val AAV 2936 t. XII 109 : « certa pacta . . . pro turri del natalico, pro piscerijs Nepanti que nobis non fuerunt observata nec observantur t. (3) Id: « ea que habere debemus pro tempore preterito vigore dictorum pactorum habeamus • Bisogna rammentare che Venezia nei confronti del Turco era, per Lepanto, tassata di un tributo di 100 ducati d'oro all'anno: Diplomatarium II 303-304 . . . .
.
Prolegomeni
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Cap.
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Conquiste di Carlo Tocco
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usavano tanti signori che miravano a vendicarsi dei vicini più forti (1) . E gli inviti di intervento erano sempre bene accetti. Dice infatti il cro nista: « I Turchi sono gente astuta e quanto mai malvagia e, come tutti testimoniano, tendono per natura e per legge a combattere i cristiani e asservirli completamente. E guai al cristiano aiutato dai Turchi ! Se prima lo aiutano in un'inezia dopo lo soffocano con la forza, la malva gità e con ogni mezzo a loro disposizione: come lo constati con molti che ora soggiogano » (vv. 422-428) . Paolo si rivolge a Yiisuf-beg, signore della V1achia (2) il quale investe, ma inutilmente, la fortezza di Vodizza. I Turchi dovevano essere, secondo l'opinione del cronista, intorno ai 20.000 uomini, ma !'ingrossamento del fiume Acheloo per la fortuna (3) del Tocco aveva fatto si che molti di essi furono travolti dalle acque, altri furono battuti o fatti prigionieri dagli uomini dei Tocco (vv. 437449) . Le contrarietà e lo scacco subito indusse Yiisuf-beg a venire a patti con Carlo e quindi a fare pace con lui (vv. 450-467) . La vittoria diede aire al Tocco il quale, col ritiro del Turco, investi spesso Angelocastro, lo mise a soqquadro e costrinse Paolo Spata a riti rarsi con tutta la famiglia a Lepanto (vv. 468-475) . Assistiamo, cosi, alla completa liquidazione della signoria di Paolo Spata, signore di Lepanto, di Angelocastro e territori ad essi connessi. Egli sotto i colpi dei Tocco, abbandonato dal cugino Muriki Spata (vv. 482-490) ('), giunse ad asservirsi completamente ai Turchi al fine di trar vendetta sulla potenza dei Tocco (vv. 417-439) . Pur dopo il fallimento del primo tentativo di rivalsa, Paolo Spata continuò a trattare con i Turchi e questa volta promise di cedere, a
(1 ) Tra costoro ricordiamo lo stesso Carlo Tocco (v. pp. 64 ss., 93. 105) e, come lui, Tommaso Preljub di Gianina contro gli Albanesi : Chron Joan § 23. (2) Intendi MCYeXÀ"l BÀocX(oc e cioè la Tessaglia: (ES'tOP�AN I 1 14; più diffusamente lo ZAKY'tHINÒS EEBL XVIII [ 1948J 42-44) con capisaldi
44
Cronaca dei Tocco
ricompensa di un intervento concreto, la fortezza di Angelocastro, (vv. 491-506) . Al proposito conviene far risaltare la concordanza della Cronaca (vv. 491-495) con ciò che un mercante veneziano fece sapere al Senato: « quod Paulus Spata dominus Nepanti, fuit in Turchiam et promisit dare domino turcho dictum locum Nepanti, et iam sibi donavit q u o d d a m eius fortilicium Lancelocastra; et dictus teucer debet recuperare et acquirere ipsi Paulo omnia sua loca, que dominus ducha Zefalonie accepit ipsi Paulo . . . )} (l) . La differenza fra le due versioni sta nel fatto che il cronista dice che Paolo mandò (un ambasciatore) dal turco « Vranezi )} (Evrenos) , mentre, secondo l'anonimo mercante, Paolo vi si sarebbe recato di persona (2) . Dalla stessa fonte veneziana, che è del 27 maggio 1407, pos siamo presumere che la cessione di Angelocastro di cui parla la Cronaca (vv. 491-506) dovette aver luogo agli inizi dello stesso 1407 o più pro babilmente l'anno precedente. E giacché il discorso volge su Angelocastro ricordiamo che la grave amputazione lamentata fra i ff. 14 e 15 (in mezzo ai quali sono stati resti tuiti i vaganti ff. 82. 83 e 84) non ci ha fatto seguire le sorti del castello. Nella Cronaca è detto solo, ai vv. 2286-2287, che esso con il territorio di Acheloo e la Catochi furono dati in giurisdizione all'albanese Dimo Bua, fedele del duca-despota. Carlo Tocco, dunque, aveva conquistato l'importante piazzaforte, ciò che nella Cronaca amputata non risulta. Tale conquista non sappiamo in quali circostanze fosse avvenuta. Co munque l'azione fu dal duca di Leucade condotta con fortuna. Un docu mento veneziano del 20 luglio 1408 ci fa intendere che Angelocastro fu dai Turchi lasciata a Paolo, ma sotto il loro protettorato, e che il Tocco, incurante di ciò, osò ugualmente impadronirsene: « si dictus Musulman çelebi diceret, vel allegari faceret aliquid de Ançolo Castro a c c e p t o d e m a n i b u s s u i s u b t i t j per ducham CefJalonie, debeas respondere, quod dictus ducha çefalonie non est noster subditus, nec de novitate, quam fecit, in accipiendo A nçelocastrum aliquid scimus nec de nostro consensu nec voluntate fecit )} (3) .
(1) Sen Mix Ro 47 c. 1 1 7, del 27 V 1407, Val AAV 1 254, t. V 29. (2) Su Evrenos e le sue fortune, MEI,IKOFF, Ewrenos, EP II 738-739. (8) Nell'affermare ciò il Senato veneto non era in buona fede perché l'anno prima, e precisamente il 4 settembre 1407, agli ambasciatori del duca di Leucade, che si erano r.ecati per. sentire il parere circa un'eventuale conquista della for tezza di Angelocastro da parte del loro signore, lo stesso Senato risponde « quod
Prolegomeni I, Cap. II, 7 : Conquiste di Carlo Tocco
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Il primo capitolo, dunque, nella varietà e molteplicità degli argo menti si richiama a fatti che si estendono dal 1375 circa sino alla prima metà del 1408. Abbraccia il trentennio che coincide con la stessa primis sima giovinezza di Carlo e di Leonardo; il trentennio che vide l'acmè del destino della casa despotale degli Spata e, dopo !'invasione di Bokoi, il loro progressivo declinare sotto l'erosione costante degli attacchi dei Tocco. La storia dei rimanenti quindici anni circa - computiamo sino al 1422 che narra l'espansione progressiva dei Tocco su Gianina e Arta, la definitiva eliminazione degli Spata e la loro scomparsa dalla scena delle tenzoni epirote, si snoda attraverso i rimanenti tredici capitoli. C'è dunque una sproporzione, come abbiamo già notato, fra questo primo capitolo e i successivi. Questo è intessuto di notizie in massima parte attinte da altri nello stesso ambiente ducale, e relative a fatti trascorsi, mentre i rimanenti sono dedicati ad eventi ai quali il cronista assistette con l'interesse di suddito durante il loro accadimento. -,
2.
- PRIMA CONQUISTA DI CLARENZA
La narrazione della conquista e spoliazione di Clarenza, capitale del principato di Acaia (l) , non ha bisogno di particolari chiose. Dalla schematicità delle informazioni di cui sono nutriti i paragrafi. precedenti si passa, in questo e nei capitoli seguenti, al respiro più ampio della nar rativa. Intanto conviene spiegare alcuni accenni generici del testo ed aggiungere delle notizie, relative sempre ai fatti di Clarenza, che il cro-
dicatur et respondeatur dictis Ambasiatoribus, quod dominatio nostra, aliquo modo nec vult ac impedire de accipiendo dietum A ngelocastrum et propterea possunt referre dieto domino duche, quod quantum ex respeetu nostri dominij, non restet facere et Exequi Intentionem quam habet, de volendo acquirere dietum castrum, Sed fatiat et sequatur propositum suum super Inde, ut sibi videtur et libet ». La condizione posta a Venezia era che Carlo Tocco con quella conquista non intendesse estendere nuovi diritti sulle pescherie di Lepanto e della Torre di Anatolico: Sen Mix Ro 47 c. 1 4 1 , del 1 4 IX 1407, Val AAV 1285, t. V 60/6 1 . La conquista di Ange1ocastro avvenne, dunque, dopo il settembre del 1 407 e prima del luglio 1 408. L'anno 1405, dato dal Ghinopulos (MEE I 1 72) sulla fede del Hopf, è comunque da escludere. (1) Excursus storico e bibliografia sulla città: BON I 320-325. Sulle possi bilità di approdo, KRE'tSCHMER, Die Portolane 3 1 6. 406. -
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Cronaca dei Tocco
nista forse avrà detto, ma che la mutilazione del codice ci ha sottratto (ff. 14v 82r: v. il cap. dedicato alle mutilazioni del manoscritto) . A far decidere della spedizione su Clarenza pesava il fatto che Asan Centurione II Zaccaria (1) era un « potente nemico dei Tocco e aveva loro arrecato dei danni con incursioni e saccheggi )} - vv. 530-531 ; da altre fonti sappiamo che tali incursioni e razzie si protraevano da circa tre anni (2) . L'impresa, dunque, aveva significato di rappresaglia contro il principato di Acaia. Infatti il 25 luglio del 1407 il Senato Veneto era costretto a scrivere al principe di Acaia per esprimere la sua condanna per le incursioni operate sulle isole dei Tocco da galee di Catalani assol date dal principe stesso (3) , e per imporgli la restituzione dei prigionieri. Di tale intervento in favore del « Ducha Zelalonie, dilectus Civis et amicus noster » fu dato con la stessa data comunicazione al Tocco stesso (4) e ai castellani di Corone e Madone (5) . L'iniziativa dei Tocco non fu decisa tanto a freddo, e cioè nel ricordo di vecchi conti, ma nello sdegno dei danni e degli affronti subiti di recente. In estate avvennero le incursioni dei Catalani assoldati dallo Zaccaria e nella tarda estate, comunque dopo il 25 luglio del 1407, diremo in agosto, fu decisa la rappresaglia. I Tocco non avevano fiducia che lo Zaccaria avrebbe rifuso i danni, cosi come aveva ordinato Venezia. Il nostro testo speci:fica che essi approfittarono dell'estate, quando il principe, a causa del caldo, preferiva dimorare in altri castelli anzi ché nella bassa Clarenza (vv. 540-544) . Lo scopo della spedizione era di depredare la città e di lasciarla spoglia (v. 547) . Essa era famosa per la sua opulenza (vv. 651-654) (6) . All'impresa parteciparono stradioti
(1) V. quanto detto precedentemente a p. 1 8-20. (2) Nella primavera del 1404 re Ladislao dovette intervenire presso Centu rione Zaccaria perché restituisse i possedimenti ceduti ai Tocco da Pietro di San Superano : lORGA, Notes II 98-99; ZAKYTHINÒS I 1 62/3; BON I 282-283. (3) Sen Mix Ro 47, c. 129t, del 25 VII 1407, Val AAV 1 264. (4) Sen Mix Ro 47 c. 129', del 25 VII 1407, Val AAV 1263; SATHAS II 1 80/ 1 ; Reg. Ven. Thir. 1273. (6) Sen Mix Ro 47 c. 1 29', del 25 VII 1407, Val AAV 1265. (6) Era nel sec. XIV-XV un centro cospicuo di commercio. Aveva un sistema di pesi e misure particolare (F. BAI,DUCCI PEGOLOTTI, La pratica della mercatura, ed. ALLAN EvANS, « PubI. of the Medioeval Academy of Amenca t XXIV, Cambridge Mass. (1936) 3 1 1-312) e delle monete proprie (SCHLUM BERGER, Numismatique 3 1 1-312. - Cf. BON I 32 1 -322) . La popolazione, anche se non si vogliono accettare le esagerazioni di certe cifre (i Turchi ne1 1447 avreb-
Prolegomeni I, Cap. II, 2: Prima conquista di Clarenza
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albanesi e greci (v. 459), i quali si esaltarono alla vista di tante ricchezze e si abbandonarono alla razzia più spietata (vv. 655-657) . La loro violenza sdegnò Leonardo II, comandante della spedizione (vv. 645-647), e provocò espressioni di esecrazione nel cronista (vv. 665-667) . Molti dei partecipanti a11'impresa si arricchirono e rimasero ricchi anche in seguito (v. 670) . La piena riuscita de11'impresa spinse, per un momento, i propositi di Carlo Tocco oltre i limiti prefissi: perchè egli, occupata Clarenza, accarezzò l'idea di stabilirvisi per combattere ed eliminare del tutto il Principato (vv. 671-674) ; e inviò a110 scopo un certo numero di cavalli per la completa organizzazione degli uomini a11e battaglie terrestri. Ma subito il cronista avverte che ciò non fu possibile per una certa e non precisata deviazione degli eventi. Segue del codice una mutilazione. Non sappiamo che cosa il cronista avesse scritto subito dopo e se mai egli abbia a11uso, ciò che dal carattere de11' opera sembra debba escludersi, al perchè il duca dovette rinunciare a11'attuazione del suo progetto (cap. II § 13, v. 677) . Senza pretendere di divinare ciò che il cronista abbia scritto nelle pagine cadute, diremo piuttosto che un documento ci rivela i motivi de11a rinuncia di Carlo a insediarsi nel principato di Acaia. Il Senato Veneto, rispondendo alla petizione degli inviati di Centu rione II Asan Zaccaria, assicura de11a propria ferma intenzione di inter venire al riguardo presso il conte Leonardo II « quod ipse restituat pre fato principi terram Clarentie » (1) . Se, come precisa il cronista, i Tocco si avvalsero de11'estate per compiere l'azione piratesca e militare, ed essa ebbe luogo dopo il 25 luglio del 1407 (2) , si potrà pensare che Leonardo Tocco tenne Clarenza per circa sei mesi (ricordiamo che Carlo non ci andò nemmeno) e cioè dall'agosto-settembre del 1407 al febbraio del l'anno successivo (3). bero prelevato 60000 prigionieri: BON I 322 n. 3) , doveva essere relativamente numerosa. Il TAFEL, Thessalonica 486, rammenta che nel sec. XV a Clarenza sussisteva una colonia di Ebrei. (1) Sen Mix Ro 47, c. 170, 6 II 1408, Val AAV 132 1 ; SATHAS II 1 93; Reg. Ven. Thir. 1265; BON 1 283. Non dobbiamo escludere che l'intervento in pro dello Zaccaria nascondesse la segreta mira di Venezia di impossessarsi di Clarenza, mira del resto accarezzata sin dalla morte di San Superano (THIRIET, La Roma nie 369) e riaffiorata di tempo in tempo (id. appresso p. 90, n. 2) . (2) Ci riferiamo alla lettera con la quale il Senato veneto condanna l'incur sione di Catalani sulle isole dei Tocco e invita il principe di Acaia a rifondere i danni: Sen Mix Ro 47, C. 129t del 25 VII 1407, Val AAV 1264. (3) Il LONGNON 350, sull'autorità dell'HoPF, Geschichte II 72-73, dice che Centurione Zaccaria, mentre con Albanesi e Genovesi di Samo e Chio incalzava
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Cronaca dei Tocco
3.
- ESPANSIONE DEL
Tocco
MORTE DI SGUROS SPATA E DI ESAÙ DEI BUONDELMONTI
Dopo la narrazione dell'impresa su Clarenza (a. 1407) il cronista torna indietro nel tempo: per lo meno relativamente ai fatti di cui ab biamo potuto costituire la cronologia. Essi fanno parte del terzo capitolo , il cui corpo, ove lo si osservi bene, comprende tre tronconi, staccati l'uno dall'altro dalle mutilazioni sofferte dal codice attraverso le varie vicende (v. pp. 151-155, sulle mutilazioni del codice) . Il capitolo stesso si apre col foglio vagante che abbiamo restituito al suo posto (f. 82), prosegue col successivo f. 83 e, dopo la lacuna di tre fogli, riprende col secondo troncone, che si allaccia al f. 15 della numerazione araba posteriore, per giungere al f. 20. Per l'orientamento diremo che l'ordine di successione di queste parti è designato e garantito dalla antica nume razione greca (v. prospetto parametrico a p. 155) . Ciò era d'uopo far rilevare perché non insorgesse il dubbio che il disordine cronologico del contesto fosse derivato da spostamenti di qualche quaternione nelle vicende delle rilegature. Il disordine, invece, è da attribuirsi all'errata ricostruzione del l'autore, il quale incomincia a seguire il giusto ordine degli avvenimenti a partire dal capitolo quarto in poi, e cioè dalla morte di Esaù dei Buon delmonti Acciaiuoli (6 febb. 141 1 ) . Il primo troncone del III capitolo, che comprende i vv. 678-774, presenta il Tocco ora in offensiva con Muriki Spata, sul territorio del quale opera razzie di bestiame (vv. 684-699) , ora sulla difensiva contro lo stesso Muriki, alleato con Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, ambedue protesi, con l'aiuto dei Turchi, verso l'occupazione di Vodizza e della stessa isola di Leucade. � difficile poter individuare il tempo in cui questi più da presso il Tocco, costrinse quest'ultimo a ricorrere a Venezia per ristabilire ancora la pace: « une treve de trois ans fut conclue, aux: termes de laquelle Léonard Tocco restituait Oarence au prince de Morée: 1 2 juillet 1 4 14 •. L HoPF e il LONGNON che gli ha creduto, saltano dal 1408 al 1414 senza conoscere gli avve nimenti intercorsi nell'intervallo di sei anni ed è successo che hanno collegato con l'occupazione di Oarenza ( 1 407), già passata e quasi dimenticata, ciò che invece andava riferito alla tregua recentissima, successiva alla battaglia navale, vitto riosa per i Tocco, svoltasi fra Zante e Oarenza (14 13) . Rinviamo alla spiegazione che emerge dal cap. VI della cronaca (v. p. 63) . '
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Prolegomeni I, Cap. II,
3:
Espansione del Tocco
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preparativi ebbero luogo. La caduta di tre fogli ci sottrae la conoscenza delle operazioni che, da quanto può dedursi dalla ripresa del testo, non dovettero approdare a nulla. Sta di fatto che dopo la lacuna, la Cronaca ci presenta Carlo Tocco all'offensiva contro gli Spata ai quali sottrae Varnaco e le Candiles (1) con la loro torre: queste ultime erano proprietà di un Gjin Spata, parente diretto di Muriki (2) , il quale vien fatto prigio niero e condotto a Leucade. Costui diverrà stipendiato e suddito di Carlo e cederà al nuovo signore parte delle Candiles (vv. 785-823) , alle quali sarà designato come xe�otÀ1j il siciliano Mano Meliaresi (vv 946-949) (3) . Di queste circostanze non troviamo alcuna eco nei documenti veneziani. Né, certo, risonanza alcuna poteva riscuotere l'acquisto, dai due fratelli Pikerni, di Riniasa e del suo castello (vv 833-839) (4) . Ciò che segue, e precisamente quanto è narrato nei vv. 840-1 121, può considerarsi un corpo unitario dedicato alla guerra senza quartiere condotta da Carlo Tocco contro la signoria di Sguros Bua Spata. Il duca di Leucade aveva ben compreso che gli Spata (Sguros e il pronipote Muriki) avrebbero costituito un ostacolo difficile e pericoloso da superare. Sguros, che era successo al fratello Gjin ed era stato spode stato dal Bokoi (5), e che ad Arta ebbe come immediato successore il pronipote Muriki, figlio di Irene (vv. 706-2021), rimase signore di Lepanto, del territorio bagnato dall'Acheloo e del complesso degli Xeromera .
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(1) Nel POUQUEVILLE III 461 -462, troviamo ugualmente accostati « Var naca e Candili •. (2) G. ScmRò, La genealogia degli Spata, 78-79. (8) Sull'uso e il vario valore di xe:cpCXÀ�, v. HÉLÈNE AHRWEILER, Byzance et la mer, Paris (1 966), 491, index ad vocem; ID. L'histoire et la géograPhie de la région de Smirne entre les deux occupations turques, « Travaux et Mémoires t I Paris (1965) 1 55 n. 1 09, nonché alle citazioni nell'indice, p. 199. (') Riniasa (il cd. dà sempre la forma Pt\lttiO'lX, che noi abbiamo rispettato: altrove si troveranno Pe:vttiaex, Pt\lttiaaex, P1J\lttiaex - ARAVANTINÒS II 1 42) : l'etimolo gia dell'it. A renosa, A renossa, proposta dallo stesso Aravantinòs lascia dubbiosi. L'identificazione con gli antichi toponimi AÀ!Ll)\I1) , 'EÀIX-rp(lX, BouXexhto\l attende studi adeguati. La Riniasa della nostra Cronaca è il castello o città posta in altura nei pressi dell'attuale Rizò di Prevesa (HAMMOND tav. 3 p. 47.50) del territorio di Lamari. Sussistono ancora le rovine dell'antico castello veneziano. Nel Risor gimento ellenico divenne famosa per le gesta dell'eroina Despo Gheorgaki Bozzi la quale per non cadere in mano ai Turchi diede fuoco alle polveri della torre (xouÀex - 7tÒpyo� -rou Ll1J!L0uÀi) immolandosi con le figlie, le nuore e i nipoti: F. POUQUEVILLE, Histoire de la régénération de la Grèce, I, Bruxelles (1825) 1 72. (6) Cron Tocco Cap. I § 1 5 titolo; Chron Joan § 4 1 . •
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Cronaca dei Tocco
(vv. 54-56) . Il despotato di Arta, dopo la morte di Gjin, aveva perduto la sua unità e volse verso la decadenza (vv. 174-178) . La mancanza di coesione fra lo Sguros e il pronipote Muriki, e a sua volta l'amicizia fra il Tocco e Muriki, rinsaldata da una cruv't'e:xv[oc (v. 845) , ruppe il fronte degli Spata. Il cronista dichiara apertamente che il Tocco caldeggiò l'amicizia e parentela spirituale con Muriki Spata al fine di aver mano libera di combattere Sguros (vv. 843-844) . Fu la fine della già scissa e discorde casa degli Spata (l) . La caduta della Catochl (2) , tenuta da Pietro Spata, nipote di Sguros, del castello di Aetòs (s), appartenente a un Masaraki (vv. 992-1021) , nonché l e devastazioni operate da razziatori assoldati (vv. 962-967) , furono i colpi più severi inferti al dominio di Sguros. Ma questi, nella spinta della dura realtà, si accorge finalmente che la divisione apriva le porte alla catastrofe. Muriki se ne persuade anche lui e accoglie le pro poste di far fronte comune contro il Tocco (vv. 1022-1032) . A questa alleanza Carlo contrappone un suo patto di difesa e di offesa col condottiero Muriki Bua, grande uomo d'arme (v. 353) e vec chio nemico di Muriki Spata (v. 1043) . Dopo questo avvicinamento, che avrebbe dovuto segnare l'inizio della ripresa degli Spata, sopravviene, però, la morte di Sguros, dovuta a una ferita infertagli nello scontro a Vromopida (vv. 1066-1077) da Galasso Peccatore, capitano al servizio dei Tocco (vv. 1045-11 12) . Le alterne e drammatiche fasi dello scontro avrebbero interessato maggiormente il lettore se fossero state collocate nel tempo con una indicazione se non proprio precisa per lo meno appros simata. Cerchiamo di orientarci partendo dalla considerazione ovvia che Paolo Spata, ormai solo capo della signoria, presupponga la morte già avvenuta del padre Sguros. Un documento veneto del 2:7 maggio 1407 accenna a Paolo come signore di Lepanto: « Paulus Spata dominus
(1) Il cronista ci informa che Muriki abbandonò al suo destino anche il figlio di Sguros, Paolo (vv. 482/4). (2) Il tranello condotto, su suggerimento del Tocco, dal suddito latino Filip po contro l'amico Pietro Spata (vv. 853-923), nausea anche iI cronista (v. 858). (8) Il castello di Aetòs è posto su una ripida altura ad Ovest dell'Aspropo tamo e ad est del golfo di Ambracia. Fu sede episcopale dipendente da Naupatto: TAFEL, Thessalonica 484. Il paese godette anche del titolo di metropoli come capitale delle cinque eparchie facenti parte della Karle1i dei Turchi (MEE I 828) . :g appena necessario avvertire che una omonima si trova in Messenia ad est di Arcadia: BON II pI. 3.98.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 3:
Morte di Sguros Spata
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Nepantj, fuit in Turchiam I) (1) . Un'altra testimonianza che ci consente di andare a ritroso ancora di un anno è la lettera del Senato Veneto del 23 marzo 1408, in cui si denuncia che {( ducha alicale per s p a c i u m d u o r u m a n n o r u m , indebite ed iniuste tenuerat dictam turri cellam de Natalicho, quia per deceptionem et fraudem abstulerat ipsam de manibus Pauli supradicti » (2) . Dal 1408, andando a ritroso di due anni si arriva pertanto al 1406. Ma un riferimento a un-fatto datato ci offre il modo di risolvere in maniera più soddisfacente il problema. La nostra Cronaca dopo aver narrato la liberazione di Sguros, prigioniero e ferito, dice che Muriki, vittorioso su Galasso Peccatore, diresse subito le truppe su Riniasa, che conquistò facendo anche prigioniero il fratello di Muriki Bua (vv 1100-1106) . Orbene di questa conquista, rappresentata come seconda fase di una sola impresa bellica (la prima fu lo scontro con Galasso Peccatore) , si parla in una risposta del Senato Veneto a Carlo Tocco, il quale aveva espresso delle rimostranze perché Venezia, attra verso il rettore di Corfù, avrebbe fornito armi a Muriki Spata, «in guerra quam habuit et habet cum Moricio albanesi, qui ei a b s t u 1 i t u n a m d e t e r r i s s u i s » (3) . Quella « unam de terris suis I) dovrebbe essere proprio Riniasa, che il Tocco aveva acquistata dai fratelli Pikerni (vv 833839). Il riferimento a noi pare evidente tanto più che i n n e s s u n a altra parte della C r o n a c a s i p a r l a di c o n quiste d a p a r t e d i M u r i k i s u l t e r r i t o r i o d i Ca r l o T o c c o . Poiché la risposta del Senato veneto è del 20 luglio 1403, la connessione dei suoi riferimenti alla notizia della Cronaca ci conducono a stabilire la morte di Sguros Bua Spata verso la metà dello stesso anno: tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate. Il figlio di Sguros, Paolo, pur considerato « il migliore degli Spata t (v. 1 120), ereditò una situazione difficilissima e insostenibile. Il patto di alleanza fra Sguros e Muriki non rimase in vigore neanche con Paolo. Questi, perduta la Catochl (vv 204-206) e Dragamesto (vv. 309-322), sa1assatosi per pagare al Tocco il riscatto della sorella, fatta prigioniera a Dragamesto (vv 415-416) , si lega ai Turchi per essere vendicato ed è poi da loro abbandonato al suo destino (v. 468) ; come al suo destino è abbandonato dal cugino Muriki (v. 484) . Egli si ritira a Lepanto e .
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(1) Sen Mix Ro 47 c. 1 17, Val AAV 1254. (S) Sen Mix Ro 47 c. 181, Val AAV 1335. (3) Sen Mix Ro 46 c. 92 del 20 VII 1403, Val AAV 1046.
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Cronaca dei Tocco
cede ai Turchi Angelocastro (vv. 474/5) . vende a Venezia (prima del 13 setto 1407) la fortezza di Lepanto e i diritti di pesca sulle acque di Lepanto stesso e di Anatolico (1) e si destreggia fra i Turchi e la Serenis sima per la cessione al migliore offerente della città, che sarà poi venduta a Venezia (2) . Dopo un'ulteriore mutilazione - abbiamo mostrato che tra gli attuali ff. 20 e 21 manca un intero quaternione - i rapporti fra Carlo Tocco e Muriki Spata vengono presentati in un clima del tutto irenicale. E a sanzionare la pace interviene il matrimonio con una figlia del Tocco del fratellastro di Muriki, Carlo, figlio di Irene e del barone Marche sano (3). Gli ex avversari fanno pace, stabiliscono il giorno delle nozze, che ebbero poi luogo a Roghi (4) . L'uno e l'altro avrebbero giurato che quella alleanza sarebbe rimasta salda e invariabile (vv. 1 122-1 152) quando, proprio durante i festeggiamenti delle nozze, fra i due nuovi parenti cadde il pomo della discordia, che avrebbe suscitato fra loro una guerra accanita (vv. 1 153-1 160) . Era morto Esaù dei Buondelmonti Ac ciaiuoli, despota di Giannina. Le brevi note di cronaca dell'Oxfordiano Aedis Christi 49 ci informano che era il 6 febbraio 141 1 (5) .
(1) Sen Mix Ro 47 C. 139, Val AAV 1 283; SA'tHAS II 1 86; TmRIE't, Regestes II 1284 ; Sen Mix Ro 47 C. 1 4 1 , Val AAV 1 285 ; SA'tHAS II 186; TmRlE't, Regestes II 1285 ; LAZZARINI, L'acquisto di Lepanto 1 407, « Nuovo Archivio Veneto » XV (1898) 269. (2) Sen Mix Ro 48, 23-24, Val AAV 1367 (t. V 1 59) ; lORGA, Notes I 162/3; TmRIE't, Regestes II 131 1 . Venezia si preoccupò che l'acquisto di Lepanto non irritasse i Turchi. All'ambasciatore Petro Geno inviato « ad partes Mulsulman Zelab ,. il Senato diede istruzione, nell'eventualità che il Turco chiedesse di resti tuire Lepanto a Paolo Sguros, di dichiararsene disposto a patto che lo stesso Paolo restituisse quanto ricevuto e risarcisse le spese sostenute da Venezia per le riparazioni della fortezza; id. Val AAV 1367 t. V p. 1 60. (3) S lo stesso M(pO'� MOtxOt"O',xvoç inviato da Gjin Spata presso Tommaso Preljub - Chron Joan § 25; A. LU't'tRELL, A ldobrando Baroncelli in Greece, OChP XXXVI, 284/5, 288/9 ; G. SCffiRÒ, La geneaologia degli ' Spata 74-75. Su !J.tpO'� « M�O'(p) TRIANDAPHYLLIDIS, Die Lehnworter 104 ; SPADARO SG XVI 22. (4) Su Roghi si parlerà nel cap. IX (p. 72 n. 1 ) . (5) VRANUSSIS, Xeov,,,à 78. Il codice oxfordiano pone una data sicura a un avvenimento che gli storici sino a ieri non erano riusciti a collocare nel tempo : HOPF, Chroniques 530, « après 1403 &; ROMANÒS 84 dice saggiamente di non sa perlo; XENOPUI,os-Tsu'tSINOS 83 n. 65 riferiscono le opinioni degli altri: )(Ot,,' IDouç 1 403 rASOt!J.OtV't'LOU), )(Ot,,' IDouç "ò 1408.
Prolegomeni I, Cap. II,
4.
-
GrANINA
DOPO
LA
3:
Morte di Esaù
MORTE DI
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ESAÙ
Nel cap. IV vengono ordinatamente narrati i vari episodi che furono di premessa alla chiamata di Carlo Tocco al despotato di Gianina. In quella premessa si congiungono motivi d'ordine diverso, ma tutti con fluenti verso un'unica soluzione: la liberazione di Gianina da uno stato di precarietà e di pericolo. La prima componente della svolta degli eventi va individuata nella tirannia di Evdokia BalSié, terza moglie di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli (1) , la quale svolse nei confronti di alcuni maggiorenti della città una politica del tutto opposta a quella del marito, perseguitandoli e sottoponendoli a gravi mortificazioni (§§ 3.4.5) ; la seconda nella paura dei Gianinioti di una instaurazione albanese (2), e precisamente di Muriki Spata (§ 8) , il quale era consuocero di Esaù, avendo dato una sua figlia in isposa al suo primogenito Giorgio (vv. 712-718) (3) ; e la terza nella politica molto abile e di adescamento svolta da Carlo Tocco presso i Gianinioti (§§ 2.5.6) . La narrazione degli approcci fatti da un suo messo, di cui non è detto il nome, è di efficace natura lezza. Tuttavia la chiave di volta per la favorevole apertura della situa zione fu Simone Stratigopulos, capitano e xecpcxÀ� di Gianina (v. 1202) . Per la sua soppressione Evdokia aveva fatto tendere un agguato (v. 1203) : agguato che egli riusei a schivare rifugiandosi presso il duca, il quale lo custodi e lo protesse (v. 1210) . Quella ospitalità ebbe un suo peso nello sviluppo degli eventi gianinioti: se non altro per aver dato modo allo Stratigopulos di conoscere più da vicino il Tocco. Tuttavia lo Stratigopulos stesso, onesto e fedele interprete dei sentimenti del popolo, che gli era devoto, come prima soluzione della crisi di successione a Esaù non propose la chiamata del Tocco, ma sostenne il proposito unanime (1) GIUSEPPE SCHIRÒ, Evdokia BalSié Vasilissa di Gianina, « Mé1anges G. Ostrogorsky . II, Beograd (1964) 383-391 . Essa, secondo una nota inedita del cd. oxfordiano Aedis Christi 49 f. 269v, partecipatami da L. Vranussis, che qui ringrazio, andò sposa a Esaù il 6 agosto 1403 : « Kcx� Te'j> CXÒTe'j> �TEL (,��LCX' ), (.L"lJV� cxÒyOUO'T �', ij(.Lépqc KUPLcxX'ii , O'Uve:�eUx.&IJv o 3e:0'1t6T1J� o 'I�cxoò yuvcx!xcxv xup(cxv Eò30x(cxv, '&uY&T1JP TOU ryLouPIf1l » . (2) Questa preoccupazione fu alla base, come si è detto dianzi (v. p. 15) , della divisione del despotato d'Epiro nei despotati d i Arta e di Gianina solle citata dai Gianinioti e dai Vagheniziani « 'Òjv yàp 30uÀe:(cxv
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Cronaca dei Tocco
di riconoscere despota, secondo i giuramenti fatti, il primogenito di Esaù (v. 1 247) , Giorgio (1) . Evdokia non avrebbe avuto poteri di sorte, ma solo la dignità di xupa xcxt [.tclwcx 't'oi) &cpEv't'6ç 't'ouç (v. 1228-1230) . La candidatura del Tocco sarebbe stata posta dagli amici (e quindi anche dallo Stratigopulos, che era il più autorevole) nella sola eventualità che si dovessero scegliere un signore straniero. A tale divisamento del popolo si oppose il despota d'Arta, Muriki Spata, e lo Zenevesi, signore di Dryj nopoli (2), che invasero minacciosi, ma senza 'risultato, il territorio di Gianina (vv. 1248-1257) (3) . Il ricorso a un signore straniero s'impose invece a brevissima scadenza. La notizia, trapelata attraverso i famigli della casa despotale (vv. 1282-1283) e secondo la quale Evdokia aveva inviato un'ambasceria per condurre trattative di matrimonio con un serbo, fece precipitare gli eventi (vv. 1 276-1280) . Di fronte al pericolo di soggiacere a un signore straniero e serbo per giunta (4) il popolo si sollevò e in una tumultuosa assemblea scacciò Evdokia e i suoi figli (vv. 1296-1304) . La deposizione di Evdokia avvenne il 26 febbraio 141 1 : esattamente venti giorni dopo la morte di Esaù (5) . Il messaggio col quale i Gianinioti invitavano Carlo Tocco a pren dere possesso della città contiene una chiara indicazione agli Albanesi situati nel territorio fra Parga (6) e Paramithia (7) : « Attraversò i territori (1) Dato che Evdokia si era sposata nell'agosto del 1 403, il figlio Giorgio nel 1 4 1 1 doveva contare sei o sette anni. Ed era già sposato con la figlia di Muriki Spata I (2) Gli Zenevesi, signori di Dryjnopoli, ebbero nella seconda metà del sec. XIV un ruolo molto importante (ARAVANTINÒS I 1 45-147. 1 54) . La nostra cronaca in uno con quella gianiniota (§§ 23.39) richiamano i momenti più salien ti e conclusivi della vita della famiglia. (8) Il cronista del flagello abbattutosi sulle campagne fa risalire la causa indiretta alla spietata Evdokia (vv. 1266-1272), alla quale indirizza una sdegnata apostrofe. (4) I Gianinioti avevano la sofferta esperienza di Tommaso Preljub : Chron Joan §§ 7-28. (0) Chron 0%1 p. 78 « �'rouç ,.;�t&', !J.Tjvt
Prolegomeni
I:
Cap.
II, 3:
Morte di Esaù
55
degli Albanesi » (v. 1438) . Nel resoconto del viaggio già effettuato il cronista dirà: « Koct �O'x�O'e 't'a "AÀ�ocvoc xoct 't'oùç Moc�ocpocxoc(oUç » (v. 1497) (1) . Alla missione inviata a Carlo Tocco si unirono nella speranza di ricevere doni una cinquantina di persone provenienti da varie parti del territorio del despotato di Gianina: Papinghini, Zagoria (2) e S. Donato. Tra le genti accorse per acclamare il nuovo signore figurano anche i Malakassei. La nostra Cronaca smentisce 1'informazione, per altro non ribadita, dell'Aravantinòs, secondo il quale essi sarebbero di stirpe valacca (3) : vv . 151 1-1514 « xoct 't'ò 7tp<ùt �O'Uv&.x&YJO'ocv 't'a "AÀ�ocvoc 't'Ò yop<ù , ' Il> ' - voc, ILI;;PX<ÙV't'OC� VOC, 7tpoO'XUVOUV xoc�, eo�xo� xoc�' ..!:'.!r:;vo�. - OCI\�V o 't' 7tOç op.7tpOII '''l • 6 0'-&&., - MocÀocxocO'oci:o�, Zocy6p�oc - h(v1)O'ocv va �PX<Ùv't'oc� l). Più oltre il testo li
(1) Il secondo « xod . è un riempitivo in funzione della metrica : perchè è notorio che anche i Masarakei erano albanesi. Tutt'oggi esiste il paese « Maza
& nel territorio della Tesprozia meridionale. Di esso l'ARAVANTINÒS II 101 « 'E\/ 't"oc!c; &Pxoc!c; 't"'ìjc; Toupxoxpoc't"!occ; umjpçe 't"Ò Moc�ocp,x)(� g8poc 7t,x0'"l)C; 't"'ìjc; \/O't"!OU 0e;(mpro't"(occ;, xocl etO'é't"� etc; Kro\/O"t"OC\l't"L\/OO7tOÀt\I 1) 0e;0'7tpro't"(oc, 1) 7te;pLÀocf1.�,x\/OuO'oc 't"ac; \/u\/ 8LoLx�0'e;LC; MOCpYOCPL't"(OU xocl cI>LÀ�OC't"W\/, xw!'t"OC� Moc�ocp,xx� Koc�ocO'! •. Lo stesso Aravan tinòs, 1.c., pone il gruppo originario dei Masarakei alla destra del Voiussa, con siderando gli Albanesi del nostro testo come « &7t60'7tocO'f1.oc 't"oco't"1lC; 't"'ìjc; cpLÀ�C; &7tOL x�O'OC\/ etc; 0eO'7tpro't"(oc\/ • . (2) L'ARAVANTINÒS I I 54-58 si sofferma abbastanza sulla voce Zocy6pL Zocy6pLOC. . Ci limitiamo a tradurre il passo che più c'interessa : « Zagori (durante raki
dice:
l'epoca dei despoti d'Epiro) si chiamava soprattutto il circondario comprendente
14 paesi e contraddistinti sin dal periodo della turcocrazia con il termine BoMxou. IIoc7t(YYou, dalla città di
La parte occidentale di Zagori si distingueva col nome
Papingo, dalla cui giurisdizione dipendevano allora i paesi che oggi sottostanno all'autorità ecclesiastica di Vellàs . v. appresso p. 82, n. 1 ; XENOPULOS-TSUTSINOS 7 n. 1 1 W. (3) ARAVANTINÒS II 102 « MOCÀocx,xO'� ' X6lf1.7) . . . �'t"LC; o!)(e;!'t"oc� U7tÒ cpuÀ�C; �ÀOCXL)(�C; &. Ma l'A. altrove (I 140) li definisce della stessa stirpe di Pietro Losha. I Malakas sei e Masarakei sono due stirpi distinte. Il fatto che gli al comando dello stesso Losha contro Tommaso Preljub
uni
e gli altri mossero
(Chron Joan § 13 p. 84)
è forse alla base dell'opinione che essi furono sudditi dei Losha (BIRI, 'AefJaviT8ç 39) . Ma ciò non è dimostrabile. I Malakassei, noti con i Bua e i Mesariti al Canta cuzeno (I
474), erano sciamati ovunque: condivisero il destino con gli Albanesi (Chron Joan § 25 ) e di Gianina (ib. § 34) .
di Dryinopoli, dell'Epiro in genere
Cosi si dica dei Masarakei, i quali non possono considerarsi sudditi di Gjin Prata per il fatto che il
1 4 setto 1377 con lui attaccarono Gianina (id. § 18 p. 87) : molti 1389, in occasione di un
di essi erano alle dipendenze di Gianina e nel luglio del
assalto di Gjin Spata contro la capitale, abbandonarono Esaù dei Buondelmonti e fecero atto di sottomissione al despota d'Arta (id. disseminati per l'Epiro.
§ 34) . Codesti « fis
l>
erano
56
Cronaca dei Tocco
presenta esplicitamente come Albanesi: vv. 2312-2314 « 't'a "Aì-�oc."oc w..6yupoc gÀOL ot MocÀocxoccrocroL - 't'pé:x.ouv l). Siamo nei pressi di Roghi, nelle vicinanze di Arta e non al nord di Gianina. Qui con i Malakassei l'autore vuole specificare chi proprio fossero gli « "Aì-�oc."oc ») che accorsero in difesa di Roghi. Bisogna comunque notare che i Malakassei non si trovavano soltanto a NE di Gianina, ma erano già sciamati nell'Acarnania.
5. - IL DUCA È ACCLAMATO SIGNORE DI GIANINA
Il capo V, che comprende i vv. 1304-1607, contiene la narrazione chiara e spianata sulle fasi delle trattative che dovevano condurre alla chiamata di Carlo Tocco. L'emissario - o gli emissari - del duca si avvicendarono per promettere elargizioni e benefici, per decantare le virtù e la bontà del loro signore e nello stesso tempo quelle dei Gianinioti - p (�oc 't'&'" P<Ò(.Loc(<ò", -, per prospettare la possibilità, anzi la certezza, che con loro il duca avrebbe ampliato il territorio del Despotato. A dare alla propaganda maggiore efficacia concorsero le minacce di Muriki Spata e dello Zenevesi (vv. 1418-1428) . Esse non fecero che affret tare la decisione dei Gianinioti (vv. 1429-1460) . Gli altri episodi - la deli berazione dell'assemblea (§§ 2-7, vv. 131 1-1417), l'invio della missione in caricata a presentare a Carlo Tocco l'offerta del despotato di Gianina (vv. 1429-64) , il viaggio di costui per raggiungere la sede (§ 1 2, vv. 14941499), l'accoglienza a San Donato (1), ad Arachovizza (2) e a Gianina (vv. 1500-1579) , la presa di possesso e giuramento di fedeltà delle truppe, Malakassei e Zagorioti (3) , comandate da Stefano Voisavo (vv. 1517-1520) , sono narrati lungo i vari paragrafi con accentuato gusto dei particolari. Come diciamo in altra parte di questa introduzione, il cronista fu pre(l) ARAVAN'tINÒS II 1 -2 ; il viaggio sembra lo stesso di quello effettuato dal POUQUEVILI,E II 149-1 60. - V. per altro HAMMOND 74. 166- 167. Sulla diocesi della vicina Euria, XENOPUI,os-Tsu'tSINOS 94-95. (2) Arachovizza della Vaghenizia, comprata da Tommaso Pre1jub, Chron Joan § l O ; POUQUEVILI,E V 227, 2 ; LEAKE IV 1 66; HAHN 34 1 ; ARAVAN'tINÒS II 1 7 ; ES'tOPANAN I 129; HAMMOND 193. (3) Si noti Zocy6pLoc al neutro (vv. 1454. 15 13), cfr. Chron Joan § 39, ove sono accostati, come nel nostro testo, II&myxov xoct ZOCy6pLOC (vv. 1454). Zagorion, distretto a NE di Gianina: POUQUEVILI,E I 147-159; LEAKE I 397 55.; Es'to PANAN I 1 70. 173.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 5:
Carlo signore di Gianina
57
sente alle accoglienze tributate al nuovo signore, e della sua partecipa zione spirituale egli lascia larghe tracce lungo la narrazione. Tra l'altro ha cura di sottolineare che il primo atto di Carlo Tocco fu di venerare nella chiesa metropolitana (1) l'imagine dell'arcangelo Michele (2) , pro tettore della città (v. 1561). Carlo Tocco entrò a Gianina il Io aprile 141 1 : dopo poco più di un mese la cacciata di Evdokia (3) . La nostra Cronaca e, per quanto riguarda le date, i reperti oxfordiani spazzano e dissipano le inesattezze del Hopf. Anzitutto Carlo Tocco non divenne signore di Gianina il 1418 (4) , ma, come si è detto, il l° aprile del 141 1 (5) . Il Hopf aveva indicato anche il 1403 (6) . Gjin Zenevesi non occupò Gianina, né tanto meno la occupò il fantomatico « Maurizio Sguros l) (7) . Gjin Zenevesi e Muriki Spata (lo Sguros era morto nel 1403) invasero e sterminarono le campagne di Gianina, la assediarono, ma non la occuparono (vv. 1248-1275; 1418-1428) . Sulle rettifiche al quadro genealogico degli Spata abbiamo già trattato altrove (8) . Tra i personaggi gianinioti, di cui si fa il nome a proposito della chiamata di Carlo Tocco a Gianina e della presa di possesso della città, ricorrono tre nomi che conviene far rilevare: Simone Stratigopulos, il figlio Paolo e Stefano Voisavo, genero del capitano e capo delle truppe gianiniote (vv. 1517-1520) . Gli stessi tre nomi ricorrono nell' ·Op�a!Lòç che Sina pascià mandò ai Gianinioti nel 1430 (9) e sia dal contesto della (1) Gianina in antico dipendeva ecclesiasticamente da Lepanto. Nel 1 3 18 fu elevata a metropolia da Andronico II Paleologo (Act Dipl I 93.471). Con crisobolla del febbraio 1319 furono garantiti i diritti e i privilegi della Chiesa : ROMANÒS 60. (2) Jo. ApOK, Gomm. 454/5; Chron Joan § 19. Ma sulla storia e la varia storiografia relativa al tempio dell'Arcangelo v. L. VRANUSSIS, KdGT(]ov 27-37. (3) Chron Oxf 78. (4) HOPF, Chroniques 530; In., Geschichte 1 06, attinge la data dalla lettera del Senato Veneto Sen Mi:x:. RO 52. 92 de1 24 V 1418 (Val AAV 2247) che raccoman da al papa l'ambasciatore « Ducha Ceffalonie qui se intitulat Karolum dispotum Romanie •. Ma già diversi anni erano passati dalla chiamata di Carlo a Gianina. (&) Chron Ozi p. 78. (') HOPF, Geschichte II 1 03; In., Clwoniques 530. (7) HOPF, Chroniques 53 1 . (8) G. SCHIRÒ, L a genealogia degli Spata 67-85 e tav. annesse. (9) A ct Dipl III 282; LAMBROS NE V 63 - L'ARAVANTINÒS II 260 li cono sce attraverso lo stesso opta{L6�, ma con la lacuna dei nomi di battesimo dello Stratigopulos padre e di Voisavo, il quale è chiamato IIpwTo{LCtta-rwp e non
58
Cronaca dei Tocco
Cronaca come in quello della ingiunzione turca si evince che essi padre, figlio e genero - erano di fatto, in uno col metropolita, i veri rettori ed arbitri delle sorti di Gianina: lo erano stati quando era vivente Esaù, lo furono con Carlo Tocco, lo sarebbero stati dopo la morte di costui . Comunque, a costoro e, in proporzione, ad altri che avevano con tribuito alla chiamata a Gianina, il Tocco distribuì beni, onori e titoli: e del passo va sottolineata la equivalenza che si istituisce fra xe:<pocÀaç e (J.e:y�cr't'avoç (v. 1595) (l) . Si noterà che in questo capitolo sono varie volte citati gli �Pxov't'e:ç gianinioti, arbitri con il popolo di decidere de11a chiamata del nuovo signore. La traduzione calzante in tutti i casi è quella generica di « notabile » (2) . E così si dica del derivato &.pxov't'67t'ouÀoc (vv. 597. 827. 2047) . Del tutto tendenziosa e campanilistica è t'asserzione del cronista « Luv�.3-e:�ocv 't'ò e:!xocv - xcù. 't'ò crxoc(J.vl 't'6lV ae:CT7to't'6lV 't'� r�&.VVLVOC v� e:!voc�, X�7t'OU tOCv �x&..3-ov't'o 'ç �v "Ap't'ocv a�� xuv�yt » (v. 1523-1525), ove il
fanatismo epirotico del Gianiniota scinde la storia del proprio despotato da quello dell' Acarnania (a) .
6.
- GLI ALBANESI SI UNISCONO CONTRO I
Tocco
Disfatta di Cranea e sue conseguenze.
. La chiamata di Carlo Tocco a Gianina ruppe quel certo equilibrio esistente fra le varie signorie di Epiro. Prima le forze di Gjin Zene vesi, Esaù dei Buodelmonti, Muriki Spata e Carlo Tocco fra loro più o meno si equivalevano. Il dominio del figlio di Sguros Bua Spa7rpw'roo"rpoc'rwp. L'ARAvANnNòs evidentemente si basò sulle edizioni del Kuvaràs di Enian e del Mustoxidis : laddove il Lambros (NE V 62) riproduce la tradizione del cd. Petropolitano 256, ff. 23-24, fornitagli da Gabriele Destuni. (l) Il PACHYMERES 1 84 poneva l'equivalenza fra !J.eyLO''riivoc; e XIX�IXÀÀOCpLOC;. (2) Per i raffronti al proposito con la Cronaca di Morea, DAVID ]ACOBY, Les archontes grecs et la féodalité en Morée franque « Travaux et · Mémoires t 2, Paris ( 1967) 465-468. (3) Presso gli scrittori bizantini Arta era considerata « capitale t e metropoli dell'Acarnania: CAN'tACUZENO, I 509; GREGORAS XI, 9, ed. BONN I 55 l ; LAON. CHALC I 19711 ; e « Regia A carnanum » fu chiamata da Ciriaco d'Ancona, (G. COLUCCI, Delle antichità Picene, Fermo, t. XV (1972) p. CIX-CX; ORLANDOS, Tò IP!?oV!?UJV -rov AyyeÀo"&!1T!?OV ABME IX, fase. I (1961) 55; L. VRANUSSIS, Kd!1T!?ov 17) . •
Pyolegomeni I, Cap. II,
6:
Unione degli Albanesi
59
ta, Paolo, per i duri colpi subiti dal duca di Leucade, le cessioni ai Turchi e la vendita di Lepanto a Venezia, era in liquidazione. Se pur potevano registrarsi momenti di maggior fortuna in questa o quella si gnoria, per effetto di favorevoli imprese belliche, tuttavia la struttura e la consistenza territoriale e militare di ciascuna di esse non erano tali da compromettere in misura radicale la vita e la sicurezza delle altre. Ora, però, Muriki Spata da una parte e Gjin Zenevesi dall'altra si sentirono seriamente minacciati. Il Tocco oltre che della forza veniva a disporre di un ampio arco di territorio per attaccare sia da sud-ovest che dal nord il despotato di Arta, e, avuto ragione del primo, avrebbe potuto convogliare al nord, contro lo Zenevesi, tutte le forze del suo dominio. Questa perico losa realtà avvertita e ben ponderata fece si che lo Spata e lo Zenevesi, pur odiandosi (vv. 1612-1613), superassero i reciproci dissensi e addivenis sero a un patto di alleanza (vv. 1614-1620) . La nuova amistà rinnovava precedenti vincoli (1) . Il primo passo compiuto da Carlo Tocco fu di chie dere ai signori albanesi la restituzione dei confini sottratti a Gianina; ma, poiché essi rispondevano evasivamente, il Tocco stesso organizzò una spedizione, della quale faceva parte anche lo stradiota e stratarca Muriki Bua, e pose i suoi attendamenti nei campi di Pratoca (vv. 1621-1632) (2) . Anche lo Zenevesi e Muriki Spata si mossero con le loro truppe, ma poi convennero di risolvere pacificamente la vertenza. Essi restituirono una parte, ma non tutti, dei territori occupati. Il cronista non nasconde il suo disappunto: perché Carlo avrebbe dovuto ricorrere alle armi subito e non rinviare al futuro la soluzione dei problemi. A consigliare la pru denza e il temporeggiamento erano stati gli stessi maggiorenti di Gianina, tanto più che il loro signore era venuto da poco e non conosceva a fondo luoghi e situazioni (1633-1643) . Tuttavia il cresciuto prestigio del Tocco fece SI che molti Albanesi, sudditi dello Spata e dello Zenevesi, corressero
(1) Già il 6 aprile del 1399 lo Zenevesi si era scontrato con Esaù dei Buondelmonti sconfiggendolo e facendolo prigioniero (cf. ChYon Joan § 39). L'ARA.VAN�INÒS I 154 dice che per questa impresa lo stesso Gjon (= Gjin, Giovamri) Zenevesi ebbe l'aiuto di Gjin ( Giovamri) Spata, che gli era m:v.lh:p6c; = suocero. Di questo particolare la Cronaca Gianiniota tace del tutto. Comunque la nostra Cronaca accenna a una nuova parentela: v. 1612 « &\1 �xcx!LCX\l
lago Lapsistas : ARA.VAN�INÒS II 133.
60
Cronaca dei Tocco
a lui per arruolarsi e per stimolarlo ad impugnare le armi. Tali pressanti consigli, dal cronista giudicati insinceri (v. 1650) , ebbero presa sul nuovo dinasta di Gianina, che era poi in uno stato di continuo risentimento per lo spettacolo di desolazione che gli offrivano le campagne già devastate dai bellicosi confinanti (vv. 1644-1662) . D'altra parte la soluzione alla quale erano addivenuti i tre vicini non aveva soddisfatto nessuno: gli Albanesi, da come si avverte nel complesso del testo, miravano a temporeggiare, mentre il Tocco preferiva rinviare, senza un preciso programma, la resa definitiva dei conti. La ripresa delle ostilità era fatale (vv 1662-1680) . I protagonisti sarebbero stati lo Zenevesi e il Tocco: Muriki Spata rimase piuttosto in ombra. Da parte albanese si ricorre al bando di guerra ( ( kushtrim l}) che si diffonde tra le famiglie e « fis )} (gente) quando la sicurezza e la libertà di tutti è in pericolo. I vv 1681-1689 costituiscono una chiara testimonianza, in sede greca, della organizzazione civile e militare degli Albanesi, in periodo precastriotiano, che troveremo con tinuata in seguito e sanzionata nel cosiddetto « ](anun )}, o « Codice di Lek Dukagjini )} (l) . Il cronista riferisce che il numero delle schiere era straordinario (v. 1732) . « Esse erano divise in sette bandiere e ondeggiavano nella pianura come le acque del mare )} (vv 1735-1736) . « Assalirle significava cedere alla tentazione del diavolo )} (v. 1734) . E il diavolo vinse. Sulla piana di Cranea (2) , nell'impari lotta le truppe gianiniote furono annientate: parte uccise, parte catturate. Tra i prigionieri si annoverano i più intimi amici o parenti del duca nonché Paolo Stratigopulos, figlio .
.
.
(1) All'allarme deve rispondere ogni capo famiglia, oltre agli atti alle armi, e la Bandiera o famiglia deve corrispondere due pasti giornalieri agli uomini in armi: P. S'tEFAN Cos't. GJEçOV, Codice di Lek Dukagjini ossia Diritto consuetu dinario delle montagne di A lbania, trad. P. DODAJ, a cura di P. G. FISH'tA e G. SCHIRÒ, « Reale Accademia d'Italia » ( 1 94 1 ) 7 1 , § 27 nn. 2.4. Altro esempio di unione di (I fis . albanesi contro lo straniero ce l'offre la Chron Joan § 13. : Pietro Losha (AtwaO(c;), allorché muove contro il serbo Tommaso Preljub, despota di Gianina, ha con sé combattenti di due « fis » della sua stessa stirpe: dei Masarakei e dei Malakassei, « !J.e:-.oc -.&v MO(�O(pO("O((wv "O(t MOI:ÀO("O(aO((wv TIjc; y e: v e: ii C; O( Ù -. o u .. Si tratta allora di un « kushtrim » delimitato a due « fis » albanesi dell'Epiro, dell'Etolia ed Acarnania. - Gjin Spata, saputo che il Gran Maestro dell'ordine degli Ospedalieri muoveva con numerose truppe contro Arta, ricorre . anche lui al « kushtrim » (ot 8è AÀ�O(vr-'O(t auvcx.&pota.\)-Év-.e:c;) sconfiggendo il nemico e prendendolo prigioniero: Chron Joan § 17. (3) Non registrata nelle carte correnti, si troverà Kranià in HAMMOND, carta n. 2 pp. 20-2 1 , a NE di Métzovo e a S . o. di Kypuriò. •
Prolegomeni I, Cap. II,
6:
Disfatta dei Tocco a Cranea
61
del capitano gianiniota. Il conte Leonardo Tocco che comandava le truppe riuscì a salvarsi con la fuga assieme a pochi dei suoi. Simone Stratigopulos, ferito alla fronte, riuScl anch'egli a sottrarsi. Il cronista rispecchia la dura realtà dichiarando apertamente che gli Albanesi « distrussero tutto il corpo armato » del duca « e lo annientarono pren dendolo di fianco » (vv. 1765-1756) . Giannina non aveva più esercito. Carlo Tocco doveva ricostruirlo da capo. Come al solito non è detto né l'anno né tanto meno il giorno in cui la disfatta ebbe luogo. Essa tuttavia va assegnata o agli ultimi mesi del 1411 (ricordiamo che il Tocco prese possesso di Gianina il l° aprile 1411) o, come sembrerebbe più verosimile, alla primavera-estate dell'anno successivo. Un « terminus ante quem », che trarremo da un documento veneziano, più oltre riferito, ci conforta in questa assegnazione. Sorvo lando i paragrafi che parlano della durezza dello Zenevesi nel trattare i prigionieri (vv. 1777-1818) (e ad essi abbiamo avuto occasione di accen nare a proposito della tendenziosità del cronista), sottolineeremo che la disfatta di Cranea sembrava preludere addirittura alla definitiva cata strofe del despotato di Gianina. Senza difesa e con gli immaginabili riflessi sul prestigio di Carlo Tocco, Gianina Cefalonia Leucade e i terri tori dipendenti sembravano facile mira dei disegni di rivalsa e di espan sione sia degli Zenevesi che degli Spata. Forte moralmente della vittoria di Cranea, Murild Spata si affrettò a proporre ad Asan Zaccaria, principe di Acaia, un'alleanza che avrebbe dovuto unire le forze (1) per assalire il cuore del dominio del suo avver sario ed eliminare definitivamente la possibilità che sia a Clarenza che ad Arta venissero inferti altri colpi. Il Tocco per la situazione precaria, mentre provvedeva a rinsaldare la difesa di S. Maura, ove si trovava la moglie (2), e a raccogliere i più fidi dei suoi sudditi (3) , cercò di prevenire i possibili colpi rivolgendosi per
(1) Ricordiamo, però, che le sue navi erano state precedentemente collocate a Santa Maura (vv. 1 136-1 140) e pertanto erano in mano ai Tocco. (2) Era Francesca degli Acciaiuoli: HOPF, Chroniques 530. Sulle sue virtù e sullo splendore da lei conferito alla corte ducale, nel castello di S. Giorgio a Cefalonia: LONGNON 349; BON I 262 n. 4. - In un documento raguseo è chia mata « magnifica domina Francisca, dignissima ducissa de la Lucata, comitissa Cephalonie palatina, domina Jaline . (leggi Ianine) : KR1naé 269 nO 647. (3) « Meghistani & e « kavallarii » erano la stessa cosa: lo abbiamo accennato precedentemente, p. 58 n. 1 : PACHYMERES I 84. Si noterà che nel nostro testo
62
Cronaca dei Tocco
aiuti a Venezia. Una decisione del Senato Veneto dell' l l agosto 1413 è questo l'unico termine « ante quem » per stabilire l'epoca approssimata della battaglia di Cranea - ci allarga la conoscenza della situazione e dell'evolversi delle trattative diplomatiche svoltesi nel lasso intermedio fra la predetta battaglia e il successivo scontro navale, di cui parla la Cronaca (vv. 1858-1887) . Come al solito il cronista non riporta mai quanto venisse trattato dalla cancelleria del suo signore. Le trattative di Muriki per giungere a una forte alleanza contro i Tocco non erano condotte soltanto col principe Asan Zaccaria, ma, come attesta il documento veneto, attraverso lui, anche con i signori di Chio e di Mitilene (1) . Carlo e Leonardo Tocco chiedevano dunque aiuti marittimi perché « si habebunt subsidium nostrum per mare, sperant per viam terre a dieto Principe et ab alijs suis collegatis se defendere » (2) . A tale richiesta Carlo proponeva a Venezia tre possibilità, a scelta, di contropartita che avrebbe consentito a Venezia di incrementare la sua influenza sul ducato di Leucade e la contea di Cefalonia (3) . Il contenuto delle proposte, che avrebbero duramente impegnato le economie e la stessa indipendenza del ducato, testimonia la prostrazione completa di Carlo Tocco. I fratelli Tocco chiedendo « humiliter . . . subsidium predietum . . . I), dichiarano di aver voluto iniziare le richieste proprio con Venezia: ché, in caso di
xoc(3OCÀÀOCpéOL o xoc(3ocÀÀLxeu't'oct (v. Glossario) non sono mai adottati come titoli onorifici, ma come designazioni militari contrapposti a 7te�ot. In quanto onori ficenza conferita a dei Greci il termine (LeyLaTocvot; ha la sua giustificazione : PS-KODINOS, Traiti des Offices, ed. Verpeaux, Paris ( 1 969) 1 42 n. 1 . (1) Sen Secr. Ro 5 c . 1 49, II VIII 1 4 13, Val AAV 1823 « unus Ambaxiator nomine duche, et comitis Zeffalonie, exponens quod principes Achaie se concor davit cum Albanensibus; et dominis illarum partium ad damnum et destructio nem suam. Et quia dietus Princeps Parente11am habet cum dominis chij et metelenj mitterent dieto Principi subsidium per mare de amittendo statum suum: A. DUCEI.UER, Les A lbanais dans les Colonies venitiennes au XI V siècle, « Studi Veneùani t X ( 1968) 48. (2) Id. Val AAV 1823. voI. VII 74. (3) La prima contemplava che nei territori dei Tocco si sarebbero alzati « continue t i vessilli di Venezia e che per censo annuo sarebbe stato consegnato in Corfù un palio del valore di 200 ducati; la seconda che Venezia potesse mandare da Corfù o da Modone, con il potere di reggere i territori dei Tocco, un podestà al quale sarebbero stati corrisposti 200 ducati all'anno; la terza che in tempo di guerra avrebbero mantenuto per tre mesi, con l'assunzione di tutte le spese, una galea veneziana armata: Val AAV 1823 voI. VII 75.
Prolegomeni I, Cap. II,
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Disfatta dei Tocco a Crama
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mancato assenso, essi si sarebbero rivolti ad altre potenze in modo da provvedere con i Turchi o con altri alla difesa e conservazione del loro stato. La Serenissima sembra non aver voluto approfittare della condi zione critica dei Tocco. Essa ufficialmente non accettò le proposte, ma non chiuse le porte alla speranza: il duca e il conte erano intanto consi derati in grado di difendersi dal principe di Acaia, ma tuttavia, come già si era comportata in altre occasioni, Venezia si sarebbe interposta per spiegare la sua influenza e mettere pace fra i contendenti. Per con trastare, poi, la eventuale azione sulle coste delle barche . . . dei Turchi (ma di esse non si fa alcun accenno nella richiesta e quindi è avvertibile il sottinteso) il Senato stabiliva di mandare a Corfù una galea bene armata di 20 banchi, alla quale, se fosse stato bisogno, avrebbe potuto affiancarsi, per la difesa dei loro territori, un brigantino dei Tocco. Insomma il Senato Veneto non volle dire che era disposto a offrire aiuti marittimi contro Asan Zaccaria, che era anche lui cittadino veneto, ed escogitò il pretesto delle barche turche per disporre l'invio di una solida nave sulle acque di Corfù alla quale si sarebbe potuto affiancare il bri gantino (o brigantini?) dei Tocco. Dalle pieghe del documento e da quanto riferisce la Cronaca si desume che le spiegazioni del documento stesso furono date verbalmente e che Venezia, per non alterare gli equi libri di forza aderi alla richiesta di Carlo e Leonardo, ma che, non potendo per motivi politici aderire ufficialmente, non poté nemmeno accettare le loro profferte. Sta di fatto che i natanti dei Tocco, al comando di Leonardo, si unirono alla {< grande cocca » (l) veneziana che approdò proprio all'isola di Zante, dove Leonardo stesso si trovava e aveva normalmente sede (I) e che di li partirono per affrontare le (< cocche » del principe Asan (vv. 1858-1865) , fermandosi tuttavia a Cefalonia per imbarcare gli armati. Lo scontro ebbe luogo nelle acque di Clarenza. La battaglia fu cruenta per l'una e l'altra parte, ma la meglio la ebbe Leonardo, le cui navi poco man carono a non arpionare un'unità nemica. La flotta di Asan fu disfatta e messa in fuga. Essa si eclissò col favore della notte (vv. 1887-1896) .
(l) Per la voce, SPADARO SG XVI 18. (2) Su Zante Leonardo aveva la signoria diretta sin dal 1399: BON I 282 n. 1 . La morte lo trova nell'isola dove si era recato per stare un « poco in fami glia » (vv. 3368-3373) .
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Cronaca dei Tocco
Con questa vittoriosa battaglia nel cielo tempestoso delle sorti dei Tocco si delineò una certa schiarita. Dai fatti emersi dalla Cronaca il patto stipulato a Venezia il 12 lu glio 1414 dagli ambasciatori Egidio de Leonessa (1) per il Tocco e Gio vanni Rostagno per il principe di Acaia (2) , al fine di addivenire a una tregua d'armi di tre anni, è con tutta evidenza conseguente al recente scontro navale (1413) e alla guerra in atto e non, come è stato creduto dal Ropf e da altri (3) , alla lontana occupazione di Clarenza (1407), che era stata già restituita pressappoco alla prima metà del 1408 (4) . Il cronista afferma che il duca era rimasto più che mai in gravi peri coli (vv. 1905-1906) e « il peggio era che con i Turchi » - ai quali si rifu giavano solitamente i disfatti - « egli non era riuscito a pervenire assolu tamente ad alcuna soluzione » (vv. 1904-1905) . Carlo, comunque, con i Turchi si accordò: la frase riportata farebbe capire che l'intesa fu tarda a venire e che egli stette un certo tempo nel cruccio della scabrosa e pericolosa situazione (vv. 1907-1912) . Il ricorso ai Turchi, dal cronista deplorato e considerato stoltezza quando esso era stato adottato da Paolo Spata (vv. 496-499) , ora, per il Tocco, diventa azione di saggezza ! (v. 1914) . « Egli diede la figlia in moglie all'emiro, solo con l'intento di essere vendicato sullo Zenevesi. L'emiro era Miisa-beg . . . La figlia veramente era bastarda, però di una bellezza e di una avvenenza straordinaria. Cosi il duca divenne amico del1' emiro e l'emiro a sua volta volle molto bene al duca » (vv. 19151922) . Conseguenze di questa legata parentela fu che Miisa-beg mandò dei dipendenti allo Zenevesi perchè con intimidazioni ordinassero che fos sero messi in libertà i prigionieri gianinioti (vv. 1923-1924) ; forni ancora
(1) A costui, medico, il principe d'Acaia - che soffriva di gotta - (v. 37 17) aveva donato nel 1 420 un feudo presso Catafyghi, dono che gli fu confermato da Carlo Tocco il 20 III 1 425 : GERLAND 83, 205-208; BON I 455; ]ACOBV 180. Tale donazione ha il precedente nell'atto del 19 setto 1390 da parte di Pietro di San Superano, allora vicario generale del principato d'Acaia: PATET'tA 252. 262-263; GERLAND 179. Ancora una vigna fu donata allo stesso Egidio il 1 2 otto 1 397 da Guglielmo di Hugot: GERLAND 185-186 - Di li a poco lo stesso medico comprò una casa a Patrasso da un certo Rinaldo di Serravalle, trevigiano: ID. 83, 186-188. E nello stesso 1414 il de Leonessa risulta « habitator Patrassh: ID. 198. - La testimonianza della sua morte è del 28 apr. 1 430 : ID. 2 1 1 . (2) Sen Mix RO 50 c . 128, Val AAV 1885; HOPF, Geschichte II 73, n . 3 1 . (3) HOPF, Geschichte I I 72-73; LONGNON 350; BON I 284 (v. pp. 47-48 n . 3) . (') V. Comm. al cap. II pp. 45-47.
Prolegomeni I, Cap. II,
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Disfatta dei Tocco a Cranea
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un piccolo corpo armato per ridurre all'obbedienza gli Albanesi (vv. 19261927) . Così, grazie all' aiuto veneziano per mare e a quello turco sulla terra ferma, Carlo Tocco poté risalire la china e curare le gravi ferite inferte al suo dominio dalla disfatta di Cranea. L'epoca di questa ansiosa attività diplomatica si pone tra il 1412 e il 1413 e comunque anteriormente alla battaglia tra Musa e Maometto, ove il primo trovò la morte in seguito alle ferite riportate (1) . Carlo per sollevarsi ebbe in Musa un aiuto decisivo, ma del tutto effimero. La Cronaca ricorda la guerra tra i fratelli turchi, ma non parla della morte del nuovo genero del duca: « Però in quel momento venne ad accadere un altro fatto. Contro l'emiro (Musa) si mosse il sultano, fratello suo. I due combatterono e vinse il sultano » (vv. 1928-1929) . Ciò bastò perchè gli Albanesi ricominciassero la guerra contro il duca (vv. 1931-1933) . Ma tanto essa durò fino a quando non venne a dimostrarsi che Carlo Tocco era in eccellenti rapporti anche con il nuovo sultano, Maometto (2) . Infatti questi dispose che gli Albanesi si riappaci:ficassero col duca (vv. 1978-1979) .
7.
-
I
FIGU DEL DUCA - RELAZIONI COL SULTANO MORTE DI
MURIKI
SPATA
Dopo il ricordo della morte di Musa il cronista ha tutta l'aria di volerci informare quale venne ad essere la posizione del duca nei con fronti del vittorioso Maometto. Di fatto non si era verificato alcun muta mento sostanziale perchè anche con lui si trovava in buoni rapporti: rapporti che erano stati intrecciati grazie alla presenza dei :figli che a turno si erano alternati presso la Grande Porta (vv. 1959-1961). Quindi l'indipendenza dai Turchi, implicitamente asserita a riguardo dei Tocco dal cronista allorché condanna la politica di Paolo Spata (vv. 417-439, 491-506) , non corrisponde alla realtà: era se mai un pio desiderio del cronista stesso.
(l) Maometto ebbe alleati Manuele Paleologo e il despota Stefano Lazarevié: HAMMER II 155; lORGA, Geschichte, 358; STEFAN STANO]EVIé, Die BiograPhie Stefan Lazarevic's, ASPh 18 (1896) 450-45 1 ; OSTROGORSKY 498. (2) V. pago seguente. 5
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Cronaca dei Tocco
Questi delinea la personalità fisica e morale dei figli del suo signore: lo Ercole, 20 Torno, 3° Menuno, 40 Triano. Di costoro, come si evince dalla Cronaca, solo l'ultimo fu allevato presso i Turchi. Gli altri si avvi cendarono presso la Grande Porta, ma non vi furono educati. Il Hopf non conosce Triano (al suo posto suppone un Antonio) , e aggiunge un Orlando, signore di Riniasa, del tutto taciuto dal cronista (l) : il nostro testo presenta i quattro fratelli in ordine di età e dichiara che erano tutti bastardi: « con la signora duchessa non fece alcun figlio, ma di bastardi - O'7tOUpLot - ne aveva molti. Però di essi ne morirono alcuni. Gliene rimasero quattro, buoni soldati, oltre agli altri piccoli che ebbe in periodo successivo » (vv. 1935-1938) . Maometto sanzionò la posizione del duca come nuovo signore di Gianina dietro corresponsione di un tributo (v. 1967) , di cui non ci è riferita t'entità. Tra i benefici tratti dalla sottomissione al sultano il Tocco ebbe una certa pace, sia pure finta ( �e1)8ootY&7t1J), imposta agli Albanesi (vv. 1978-1979) . Carlo, anche dopo la morte di Miisa, suo genero (vv. 1915-1917), continuò, tramite sua figlia, ad avere influenza sulla corte, perchè costei, rimasta vedova, fu a Maometto richiesta in matri monio da I:Iamza, che era fratello del pascià Bayezid (vv. 1967-1968) . Il sultano concesse la mano della sua cognata perchè voleva bene al pretendente, mentre grandissimo affetto nutriva per Bayezid (vv. 19701972) (2) . Intanto la discordia tra Albanesi facilitò il processo di consolida mento e rafforzamento di Carlo Tocco. Il genero, Carlo (Marchesano) , si divide dal fratellastro Muriki Spata e, donato il castello di Riniasa al suocero, diviene suo suddito (vv. 1983-1988) . Nel passaggio, però, non fu seguito dai Rinisioti, che preferirono andare alle dipendenze dello Spata (vv. 1991-1993) . Questi a sua volta rompe l'alleanza col consuocero Gjin Zenevesi, per motivi che il cronista forse non conosce e comunque non rivela (vv. 1994-1999) . Della circostanza si avvalse il Tocco, il quale fece pace con il dinasta di Dryjnopoli per aver mano libera di attaccare sia per mare che per terra Muriki Spata (vv. 2000-2004) . Ma subito dopo avere accennato all'inizio delle incursioni sul despotato d'Arta, operate dal conte Leonardo da parte del mare e dal fratello da parte di Gianina (vv. 2004-2010), il cronista annuncia la morte di Muriki, (l) HopF', Ckroniques 530; ID., Gesckichte II 107; ROMANÒS 86. (2) I nomi di J.Iamza e di Bayezid si ritrovano più oltre, nel titolo del § 2 cap. XII e nei vv . 3 1 85-3 187.
Prolegomeni I, Cap. II,
7:
I figli di Carlo
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il quale, impotente a reagire, era caduto in istato di mortale prostrazione (vv 2012-2016) . Dell'evento non abbiamo trovato tracce di riferimenti in scritture datate. Però esso si fa porre fra il 1413, anno della morte di Mfisa e successivo consolidamento del Tocco sotto Maometto I, e l'estate del 1415, quando Emanuele II Paleologo ricostrui l'Hexamilion e incoronò despota Carlo Tocco. Di Muriki appresso non si parlerà più. Il cronista ci narra, e con evidente impegno, le vicende occorse in seno al despotato d'Arta dopo la morte di Muriki: l'accorrere in Arta del musulmanizzato Ya'qfib, secondogenito di Irene Spata, e la sfumata ambizione del Tocco, il quale non riusd ad avere Arta né per sé né per il genero Carlo (Marchesano) (vv. 2034-2039) . Per rivalsa e per stringere sempre più da presso la capitale del despotato, Carlo Tocco conquistò il castello di Voblianà (vv 2040-2075) , che sovrastava la città ed era un po' come la sua rocca (v. 2069) e vi pose a capo Capsocavadis, un fido gianiniota (vv 2076-2082) . Ma la crisi di successione si risolse nella ma niera più rapida e naturale: !rene Spata chiamò Ya'qfib a prendere in Arta il posto del fratello Muriki (vv 2069-2197), e destinò il terzogenito Carlo Marchesano alla signoria di Roghi (v. 2098) (1) . Tali decisioni dovettero soddisfare i pretendenti dato che i due fratellastri si trovarono d'accordo nell'opporsi al Tocco e nel chiedergli la restituzione di Vo blianà (vv 2099-2101, 2105) . .
.
.
.
.
8. - CARLO Tocco
È NOMINATO DESPOTA
Passata la tempesta che si era addensata sulle sorti dei fratelli Tocco dopo la disfatta di Cranea, Carlo poté finalmente accondiscendere alle sollecitazioni dei Gianinioti, i quali chiedevano che egli compisse le dovute formalità per ottenere da parte dell'imperatore la investitura di despota (vv. 2117-2120) . Codeste formalità erano state debitamente com piute dal predecessore Esaù dei Buondelmondi Acciaiuoli (2) e prima di lui da Tommaso Preljub (3) . Sino allora non era né poteva chiamarsi despota. E il cronista rispetta scrupolosamente la norma: egli fino a questo momento lo ha chiamato &cpév'n)ç (v. 2087) , 8ouxocç (vv 2051. 2080) oppure 8ouxocç o &cpév'n)ç (v. 2053) , ma mai 8e:0'7t6'n)ç. L'occasione .
(1) Su Roghi v. p. 72 n. 1 . (I) Chron Joan § 32. (3) Chron Joan § 23; DENNIS 57
n.
19, 106/7.
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Cronaca dei Tocco
più comoda per la richiesta dell'investitura fu data dalla visita di Ema nuele II Paleologo nel Peloponneso per la ricostruzione dell'Hexami lion (1 ) . La nota del codice oxfordiano assegna !'invio delle insegne despo tali a Carlo all'agosto del 1415 (2) . Il capitolo VIII attira piuttosto t'attenzione non solo sul fatto in sé del conferimento dei titoli di grande contestabile a Leonardo II (vv. 21382154) (3) e di despota a Carlo (vv. 2155-2178) , ma sulla cerimonia con la quale il conferimento stesso viene accompagnato. Si noterà fra l'altro che la concessione da parte dell'imperatore veniva giustificata, per lo meno formalmente, da motivazioni di servigi resi all'impero, alla causa della giustizia o al valore dei pretendenti ai titoli (vv. 2145-2154; 21572161). Leonardo aveva combattuto da alleato dell'imperatore e del de spota di Mistrà contro Eliavurco (4) , grande tsassi della Morea (5), e si era
(1) La ricostruzione de11'Hexamilion era in corso da oltre vent'anni : si parla di essa come opera che avrebbe potuto essere ultimata sin dal 23 luglio 1 395 : Sen Mix Ro 433 fI. 74-74v; MILLER 377/8; LOENERTZ, ÉpUre de Manuel II Paléologue, SBN IX 295; TB:nuET, Regestes I 882; G. SCillRÒ, Manuele II Paleologo incorona Carlo Tocco despota di Gianina « Byzantion . XXIX-XXX ( 1 960) 2 10-2 1 7 ; ZAKYTillNÒS I 1 67-170; V. LAURENT, Sylvestre Syropoulos 107 n. 7. Fu poi distrutto dai Turchi nel maggio del 1423 : LAMBROS NE II 469. (2) L. VRANUSSIS, KdUT(}OV 78. Sulla cronologia delle operazioni compiute dall'imperatore in questa visita rinvio a J. W. BA.RKER, On the chronology of the activities of Manuele II Palaeologus in the Peloponnesus in 1 4 1 5, BZ 55 (1962) 43-48; ID., ManueZ II 3 1 1 -3 1 4 ; (LOENERTZ), Chron Brèv Mor 431-432. XENOPULOS-TsUTSINOS 84, pongono il riconoscimento a despota nel 1 4 1 1 . (3) Fs. KODINOS, Traité des Offices, ed. VERPEAUX, Paris (1966) 13771 : occupava il dodicesimo posto negli uffici di palazzo, id. 3008-9. Vestiva la stessa uniforme del primicerio, ma non portava bastone, id. 15518-111. Nominalmente era a capo dei mercenari latini al servizio dell'impero, id. 17512-14. (4) Ricordato anche dal MAzARIS nel racconto sul viaggio agli inferi : v. per altro R. LOENERTZ, ÉpUre de Manuel II Paléologue, SBN IX 295 n. 6, che nell'attributo L\pe1t'ocVYj!p6poç datogli dal Mazaris sospetta debba nascondersi un N�x1J!p6poç. A distinguerlo come grande tsassi della Morea è solo il nostro cronista. Gli 'EÀe&�ouÀXo� risultano comunque come una grande famiglia di Kalamata: LAMBROS NE IV 349-350. (6) Dobbiamo intendere « !J.éyocç 't'�ocoua�oç & (Ps. KODINOS, O.C. 13818) , digni tario che agli ordini del grande primicerio regolava il corteo dell'imperah)re (id. 18218" 1) ' La denominazione qui si presenta come titolo onorifico. Ma non è 2 da escludere che tsassi, talvolta, abbia sostituito il cognome (ZAKYTillNÒS I 64, II 2 1 6 ; LEMERLE, L'émirat d'Aydin, Paris [1957] 94) .
Prolegomeni I, Cap. II,
8:
Il duca nominato despota
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reso benemerito all'assedio di Mantena dove molti suoi uomini furono feriti (vv . 2148-2151) (1) . Carlo aveva combattuto come alleato in Morea: a Salona (2) , Corinto (3) , Argo, Nauplia (4) e in altri luoghi e il suo nome era ben noto ai Moraiti (vv. 2163-2166) . Molto interessante è notare che la nostra Cronaca rivela che « Cantacuzeno » non è soltanto il nome della famiglia che assurse ai fasti imperiali, ma divenne anche un titolo onorifico (vv. 2172-2174) che conferiva ai designati dignità e prestigio quale si attribuiva ai consanguinei della dinastia imperiale. La notizia propone la revisione della discendenza dei numerosissimi Cantacuzeni (5) e la distinzione fra i discendenti della famiglia imperiale e quelli degli insigniti del titolo (6) . Questa pagina della Cronaca viene altresi ad arricchire la casistica dell'istituto del conferimento di titoli a principi stranieri da parte dell'imperatore e sottolinea come il conferimento stesso, già diverso dalle antiche consuetudini collegate alla p6yoc, era una contropartita per servigi resi agli interessi dell'impero (7) . (1) Mandinia in Messenia: BON I 429. 437; II pl. 4 ; PHII,IPPSON III 253. (2) Mn,I,ER, 33; sul luogo e le vicende storiche di Salona precedentemente ai nostri tempi A. RUBIÒ i LI,UCH, IIe(!l TWV "amÀavt"wv tp(!ov(!lwv, trad. r. Moc.u p,xx"I), tv 'A.a1jvoc.tç (19 12) 73-96. Il Tocco, poi, aveva appoggiato il despota Teo doro I nella lotta contro Centurione Zaccaria: ZAKY'tHINÒS I 163. Descrizione del luogo: BUCHON, La Grèce continentale et la Morée, Paris (1843) 256-258. AMANl'OS, Gloss. 437. (8) Per la storia, che non arriva, però, ai tempi che trattiamo, v. BON I 473-476. (4) I due centri dell'Argolide sono trattati congiuntamente dal BON I 486-490. Sfuggono sino a questo momento i documenti relativi a questi inter venti bellici di Leonardo nel Peloponneso. Essi risalgono al periodo anteriore al 1 4 1 5 e a dopo, ma molto più tardi, il 1388, anno in cui Maria d'Enghien, della famiglia dei Foucherolles, vedova del nobile Pietro Comaro, cedette le sue terre a Venezia: R. CESSI, Venezia e l'acquisto di NauPlia e A rgo, « Nuovo Arch. Ve neto » 30 (19 15) 147-173 - e più tardi anche in « Politica ed economia di Vene zia nel Trecento . Roma (1952) 253-273; A. LU'tTREI,I" Venezia e il PrinciPato d'A caia « Studi Veneziani t X (1969) 4 1 1 . L'atto di cessione fu steso dal notaio Lorenzo de Monacis: MARIo POPPI, Ricerche sul notaio e cronista veneziano Lo renzo de Monacis « Studi Veneziani . IX (1 968) 1 7 1 ; PHII,IPPSON III 144-147. (6) V. LAURENl', A lliances et ftliations des Cantacuzènes au XV, siècle REB IX (1972) 65-106. (6 ) G. SCHIRò, Manuele II (v. p. 68 n. 1) 227-228. (7) P. LEMERI,E, (( Roga t et rente d'état aux X'-XI' siècles, REB XXV « Mélanges Grumel . (1 967) II, 99.
Cronaca dei Tocco
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9.
- GUERRA DEL DUCA-DESPOTA CONTRO ARTA ASSEGNAZIONI TERRITORIALI
La nomina di despota venne a coronare di Carlo Tocco un sogno lungamente alimentato: la guerra continua contro gli Spata non nascon deva che questa ambizione. Premiava altresi una politica coraggiosa, perseguita con avvedutezza e pertinacia. Solo quattro anni prima della ascesa alla dignità despotale, subito dopo, cioè, la disfatta di Cranea, ognuno avrebbe potuto prevedere la fine della signoria del Tocco su Gianina. Egli, tuttavia, seppe cancellare gli effetti del disastro militare con una politica diplomatica tempestiva e senza scrupoli: politica che non tenne conto dei principi antiturchi espressi altrove dal cronista e che in altri tempi, e forse idealmente, potevano essere stati anche suoi. Con t'aiuto di Venezia egli salvò il dominio sulle sue isole, con quello dei Turchi risollevò le sorti militari di Gianina e del De spotato. Potremmo ancora aggiungere che alla ripresa del Tocco contribui il reciproco sospetto fra lo Spata e lo Zenevesi. Il certo è che appare strano come i due alleati, dopo aver distrutto le truppe avversarie, si limitassero solo a sfilare sotto le mura di Gianina senza nemmeno osare di assalirla. Cosi la vittoria di Cranea, senza seguito militare immediato, appare il risultato di un'alleanza puramente difensiva. Codesta alleanza, come la Cronaca ci attesta (vv. 1994-1999) , fu rotta poco dopo: una lacuna con l'omissione di un verso ci impedisce di conoscere il vero motivo. La causa apparente sarebbe stato un certo torto che avrebbe fatto il genero dello Spata, cioè uno dei figli dello Zenevesi (si separò costui dalla figlia di Muriki?) . Comunque la conclusione fu che « sorse zizzania fra i due consuoceri, la pace s'interruppe e cessò l'unione » (vv. 19971998) . La sopravvenuta morte di Muriki (vv. 201 1-2015), che dovrebbe porsi fra il 1414 e il 1415, e la contemporanea ripresa del Tocco rove sciarono la situazione. Cranea non era che un ricordo. Il cronista ci informa che dopo !'incoronazione il « duca-despota cercò di conquistare Arta per essere di fatto quel che era di nome l) : il che, mentre rende palese il proposito di una ricostruzione dell' antico Despotato, comprendente Epiro, Etolia e Acarnania, d'altra parte tra disce il segreto pensiero del cronista secondo il quale il Tocco non con-
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 9:
Guerra contro Arta
71
siderava rinnovata integralmente la dignità di despota d'Epiro se non conquistandosi l'antica capitale d'Ambracia. Ciò è in un certo senso contraddittorio con l'affermazione solenne che « la sede dei despoti era stata sempre a Gianina » (v. 2112) . Alla morte di Muriki ebbe luogo una crisi che vide i due fratellastri, Ya'qiib e Carlo (Marchesano) avvicendarsi sul trono despotale (vv. 21792202) . Brevissimo, diremmo pochissime settimane, fu il periodo di Carlo (Marchesano) ; e di lui c'è da sottolineare la resistenza energica oppo sta alle mire espansionistiche del suocero Carlo Tocco (vv. 2203-2215) . Ya'qiib (l) fu, comunque, per età e vincoli di sa11gue, il legittimo successore del primogenito Muriki. Ma il sospetto che egli, musulmanizzato (2), aprisse le porte ai Turchi preoccupò gli Artini, che lo scacciarono (vv. 21842186) . Costui si rivolse ai suoi naturali difensori: il sultano con un nutrito corpo armato, al comando di un certo Isma'U (3) , lo ripose sul trono con la forza, facendo scacciare il fratello e punendo coloro che avevano vo luto il suo allontanamento (vv. 2231-2235; 2254-2261) . Anche qui è da notare l'atteggiamento di Carlo Marchesano che non volle agire, come il suocero gli consigliava, presso il sultano per evitare il possibile ritorno del fratellastro (vv. 2237-2246) . Di questo disobbediente genero del suo signore il cronista parla ovviamente male, ma il suo comportamento di rispetto della indipendenza
(l) Che Ya'qiib sia lo stesso stratarca che con Evrenos nel 1387 dopo aver invaso la Macedonia, il Pe10ponneso e l'Illiria - o Nuovo Epiro - assali il territorio di Gjon Zenevesi (ARAVAN'tINÒS I 1 53- 1 54) o che sia da identificarsi altresi con Ya'qiib-beg, vali del sangiaccato albanese prima del 1421, il quale distribui a cavalieri turchi alcune terre del circondario di Vaghenizia (INALCIK,
Sancak-z A rvanid
1 6.36) lo escluderei in ogni modo. Ya'qiib
è un nome ricor
rente nella storiografia turca. Per rimanere soltanto nell'ambito degli Albanesi musulmanizzati ricorderemo Ya'qiib-beg Musacchia del Sangiaccato albanese, signore di Prenoli: lNALCIK p.
1 6 ; S.
PUI.AHA,
Burime osmane,
45. Per la
ricorrenza dello stesso nome nella storiografia: MORAVCSIK II 135.
(2)
Anche un figlio di Gjin Zenevesi, ostaggio dei Turchi, cambiò religione
e si chiamò Hamza: lNALCIK,
A rnavutlukta osmanle Mkimiyetinin yerle �mesi ve iskender b;y isyanmm men�e'i « Fatih ve istanbu h 2, (1 953) 19.4 1 ; PUI.AHA, Luftrat shqiptaro-turke 135. (3) Salvo sorprese di omonimia - il che è possibile - potrebbe identifi carsi con l'Ismail-beg, vali del sangiaccato d'Albania dopo il
1421, il quale
distribui a cavalieri turchi delle terre nella regione della Chimara e di Kanina; v. H. INALCIK,
Sancak-z Arvanid
59.84.
Cronaca dei Tocco
72
artina nonché delle leggi che regolavano il diritto di successione - rispetto che intaccava i suoi interessi personali -, ce lo presenta di una personalità ferma e degna di considerazione: anche se dietro alla sua fedeltà alla causa della famiglia Spata ci pare d'intravvedere l'ombra di Irene, sua madre, che era ancora viva. Questi avvicendamenti sul soglio di Arta, di Ya'qiib e del fratella stro Carlo nonché il ritorno di Ya'qiib stesso, si snodano tra la morte di Muriki che, come abbiamo accennato, si fa porre fra il 1414 e il 1415, e la morte di Ya'qiib che ebbe luogo, come ci informa la nota del cod. oxfordiano, il l° ottobre 1416. A cavallo di questi avvenimenti la visita di Emanuele II Paleologo: estate 1415. Particolari di storia provinciale, che non interessarono altri scrittori, sono 1'incursione di Leonardo Tocco su Roghi (1) e la successiva battaglia a Mazoma contro i Malakassei (vv. 2307-2327) , lo scontro di Torno Tocco contro gli Alkadii (vv. 2351-2367) (2) , e di Ercole contro i Turchi prove nienti da Salona (a) , Lidoriki (4) e in genere dalla Livadia (vv. 2370-2430) (5) . (l) Roghi, « pOUpLOV 't"e:O"O'(XPcX)(OVTOC 0"'t"oc8(ouç OC7tÒ TIjç "ApTIJç oc7téxov . (ROMA NÒS 54) ; « OC7téVOCV't"L TIjç 8e:�Laç èlx.&1jç 't"OU 7to't"oc(Lou Aoupou . " bxupw't"oc't"ov
A lk, villaggio nella località di Miloti (Alb. A llkaj, nei dintorni di Lushnja; A llkaj, contrada di un villaggio nei dintorni di Tepeleni; A likaj, contrada di un villaggio in Zagora di Tirana; A likaj, paese nei dintorni di Delvino. tati sulla stessa radice. Essi sono:
settentrionale) ;
(3) Un documento catalano ci ricorda Elena Cantacuzena, vedova del conte
RUBIÒ i LLUCH, Diplomatari nn. 525-528. (4) L'ARAvANTINÒS II 98-99 ci avverte che AOL8wp(x"I) è una forma corrotta di AhwÀo8wpLX1) (Xwpoc xoct oùXt tx 't"OU 'hlXÀLxou Li Dorici, ooç otì..ì.o . ç 't"Lç tYVW(LcX't"E:UO"e:v) . (5) Della città e della regione v. ARAVANTINÒS II 95. Per i contributi topo grafici ci siamo giovati anche dell'antica carta : (I Macedonia EPiro Livadia Alba nia e J anina divise nelle sue parti princiPali da GIACOMO CANTELLI da VIGNOLA su Z' EsemPlare delle carte migliori e sulle Più recenti Relationi con l'accrescim.to di molte notizie. Data in luce da GIO. GIACOMO DE ROSSI dalle sue stampe in Roma, alla Pace, con Privilegio del S. Pont. 1684 •. di Salona:
Prolegomeni
I,
Cap.
II,
9:
Assegnazioni territoriali
73
Questi episodi sono stati dal cronista rappresentati con un certo tono di epicità. Più rilevanti e come facenti parte di un piano per il progressivo debilitamento di Arta debbono invece considerarsi le azioni di guerra che portarono alla conquista del castello di Riniasa (vv. 2431-2502), le incursioni e l'assedio di Roghi (vv 2503-2530), la scorreria sul territorio (vv 2531-2547) e sul campo del mercato di Arta (vv 2548-2564) . Importante, e perciò degno di attenzione, è il paragrafo dedicato al modo come il Tocco organizzò i territori occupati (cap. IX § 6: vv 22782306) dividendoli tra il fratello, figli e dipendenti con diritto di eredità: &aeLo(V va 't'a �X.OUO'LV xex.'t'a XÀ1Jpovo!,dex.v (v. 2285) (1) . Le isole e Vodizza, cioè tutta l'eredità paterna, furono posti sotto la giurisdizione del fra tello Leonardo II (vv. 2280-81) ; Vodizza fu assegnata a Giovanni Presa, (v. 2282) . La torre di Varnaco con tutta la dipendenza e le Candiles furono date a Matteo da Napoli (vv. 2283-2285) (2) . Più oltre (vv. 2590-2596) si dirà che il castello di Riniasa, già acquistato dai Pikerni (cap. III § 13), perduto e riconquistato (cap. IX § 1 1), fu assegnato a uno dei nipoti del de spota, al fratello di Ziausi, non meglio indicato. Acheloo (Machalàs) , Ange locastro e i territori dipendenti nonché la Catochl furono destinati a Dimo Bua, al quale il cronista dedica lodi particolari che risparmia invece per altri (vv. 2289-92) . Tutti costoro dovevano ritenersi agli ordini del grande contestabile, Leonardo II (v. 2294) e la loro missione era di scacciare da Arta gli Spata e, nel contempo, evitare che in essa si insediassero i Turchi. Al nord, tutto il territorio occupato da Masarakei (3) , San Donato con le sue dipendenze e il territorio furono dati al secondo figlio, Torno (vv 2302-2304) . Altre assegnazioni vengono deliberate in occasione di matrimoni che saranno celebrati in prosieguo di tempo. Esplicita menzione trova la decisione testamentaria, convenuta tra i due fratelli Carlo e Leonardo, in base alla quale veniva designato come .
.
.
.
.
(1) Cf. v. 1 59 1 ove è detto che a Simone Stratigopulos x!Xa-rpov 't'où we:pyé xa.'t'oc XÀl)POVO(.L(a.ç. (2) In un documento raguseo del 28 IX 1421 Matteo, invece, è detto: Il Mateus de Nandulfi, capitaneus Anthe, factor domini despoti . : KREKIé 278 nO 704. (3) Uno dei territori abitati dai Masarakei era compreso da Parga a Para mythià : vv. 1492-1499. 't"1jae:v
74
Cronaca dei Tocco
successore il rispettivo nipote e figlio (vv. 2580-2583) (1) , Leonardo (terzo della dinastia) (v. 2589) o Carlo (II) (v. 3472) . Differentemente dai suoi cugini bastardi che avevano trascorso l'adolescenza presso la Grande Porta, egli era stato educato alla corte di Napoli (vv. 2582-2583) (2 ) . Ai fini di un maggior consolidamento politico sui territori occupati e già degli Spata, il duca-despota dispose il matrimonio del nipote Carlo Leonardo, designato erede, con la figlia del defunto despota di Arta, Muriki, la quale con la madre Nerata (3) si trovava esule a Corfù (4) (vv. 2597-2598) . Al suo primogenito bastardo, Ercole, diede in moglie la figlia del defunto Sguros Bua, destinandoli come signori dei terri tori già appartenuti a Sguros stesso. Nel contempo Carlo Tocco diede asilo e amichevole assistenza a tutti i figli di Sguros Bua che da lui spode stati si erano da prima rivolti inutilmente al loro cugino Spata (crede remmo Muriki piuttosto che Ya'qub) (vv. 2629-2635) . Con questa poli tica di avvicinamento e di protezione nei confronti dei figli degli antichi avversari Carlo Tocco apriva la strada a un accostamento morale e spirituale di tutti gli ex sudditi di Muriki e di Sguros. Costoro potevano dire di avere come signore le figlie dei loro antichi dinasti. Allontanata la minaccia da parte degli Albanesi, placate le velleità aggressive del principe di Acaia, essendo in buoni rapporti con i Turchi, Carlo Tocco volge ora le sue forze e la sua politica alla conquista totale (1) XENOPULos-TsursINos 84 usano l'espressione imperfetta : « d.; 8è: -ròv u{òv -rou ilouxò.; '!""ii.; Zocxov&ou à8eÀcpou ocù-rou Aeov&p8ou )(oc-réÀ�7te 't"'Ìjv "H7te�pov xoct AtJ.cp�Àox(ocv • • (2) I n avvenire, e dopo l a morte di Carlo I , questa circostanza graverà •
•
•
•
moltissimo sulle decisioni dei Turchi, i quali ascolteranno le rimostranze del primogenito naturale Ercole Tocco, estromesso dalla successione, per invadere il despotato
di Gianina. - Sen. Secr. RO I l , c. 1 1 6: « I turchi sono andati molto
possenti a la Janina per subjugar quel luogo e i altri luoghi del Despoti Carlo ad instantia e requisition de Hercules, che fo fiuol natural de Carlo Despoti .,
AAV 3375. (3) HOPF, Chroniques 530 segnala come moglie di Leonardo (alias Carlo II) Ramondina di Ventimiglia, sua cugina. Della cacciata di Nerata da Arta, cir costanza che ci richiama la cacciata di Evdokia da Gianina, non conosciamo
Val
particolari. (') Come si noterà il nostro cronista in tutte le tre volte - vv. 2604. 2610. 3279 - usa la forma plurale Kopucpou.;, venendo a confermare l'opinione del CHArzIDAKIs I I 62 n. 1 . - La rassegna delle forme del nome nei vari testi me dioevali, v. ZAKYTillNÒS EEBk XVII 243-244.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 9:
A ssegnazioni territoriali
75
del despotato d'Arta. Unico ostacolo era Ya'qub. E alla sua eliminazione Carlo Tocco consacra il suo diuturno pensiero (cap. IX § 24) .
lO. - UCCISIONE DI
YA'QUB SPATA
E CADUTA DI
ARTA
Egli giunse a catturare e uccidere il musulmanizzato giovane signore di Arta avvalendosi del tranello. Carlo Tocco aveva forse calcolato che un assalto frontale alla capitale non avrebbe approdato a nulla; inoltre aveva forse considerato, e con ragione, che ogni tentativo di conquista a mano armata avrebbe suscitato ostilità presso i Turchi. Il capitolo sa di giallo e si fa leggere con interesse. Ricapitolarlo è vano: rimandiamo alla lettura diretta del testo originale o della tra duzione. Il tranello, condotto con avvedutezza e sagacia, prendeva il destro dallo spregiudicato ardimento dello stesso Ya'qub. Esso comportava anche il tradimento da perpetrarsi da un vecchio, devoto amico della casa degli Spata (1) , il contestabile di Voblianà, che un anonimo informa, in margine al foglio, chiamarsi Papadopulos (vv. 2697-2708) . Altro artefice dell'imboscata, ma di diversa statura morale, fu il « XE<poù..�» di Voblianà, Capsocavadis (2) . All'alba dello ottobre 1416 - la data ci viene offerta dalle note di cronaca del già citato codice oxfordiano - Ya'qub fu circondato dagli uomini di Carlo sotto Voblianà. Il Tocco, presente, « allorché catturarono Ya
(1) Altro tradimento imposto da Carlo a un suo suddito ai danni di un amico è quello perpetrato dal latino Filippo contro Pietro Spata che lo aveva accolto affettuosamente a casa (vv. 863-953) . (2) Probabilmente della famiglia di Giovanni Capsocavadis, capo della fortezza di Arachovizza, esiliato dal despota Tommaso Preljub, Chron Joan § lO; ARAVANTINÒS I 138.
Cronaca dei Tocco
76
Ucciso Ya
.
.
(1) VRANUSSIS, KaI1T(]OV 79. (2) CAN'l'ACUZENO I 529; ARAVAN'l'INÒS II 143-145 (3) L. S'l'IERNON, Les origines du despotat d'É pire, REB XVII ( 1959) 124-126.
Prolegomeni
I,
Cap .
II, 10:
Uccisione di Ya'qub Spata
77
mare, dall'imperatore. I motivi di tale tentativo appaiono ovvi. Egli sperava di avere da lui giustizia, ottenere la propria restituzione sul soglio despotale e il castigo della prepotenza del Tocco. Non supervalute remo il fatto che, differentemente da altri dinasti, egli non si rivolse ai Turchi, ma all'imperatore. Essa era l'unica via d'uscita dato che i Tur chi erano dalla parte del suocero. Il suo tentativo fallì. Egli fu catturato da Leonardo Tocco e confinato a Cefalonia (vv. 2898-2914) . Una parola di un documento greco ci farebbe sospettare che in seguito a questo ten tativo di rivolta Carlo fu, forse, radiato dal novero dei notabili (1) .
11.
-
CONCILIAZIONI E IMPARENTAMENTI
L'eliminazione dalla scena politica degli Spata doveva ovviamente determinare un certo marasma e sospetto nei signori confinanti. Ciò fu avvertito dal Tocco, il quale si affrettò a mandare doni allo Zenevesi e al condottiero Muriki Bua (vv. 3062-3066) ed esortò gli Albanesi a stare tranquilli e sottomessi, ricordando loro che il vero nemico era il Turco (vv. 3067-3070) . Nel contempo si adoperò di mandare con grandi doni un' ambasceria al sultano (Maometto I) e al pascià Bayezid. « La paura che incuteva il sultano - avverte il cronista - era di grande molestia (per il Tocco) dato che egli, ancora non completamente informato, aveva mandato proprio allora degli ufficiali per chiedere la consegna di Arta e dello stesso Ya'qiib»). (vv. 3071-3073). La diplomazia di Carlo fugò i pericoli; e col pascià Bayezid si con venne che Carlo stesso « avrebbe dato il tributo, "ò x.ocp(h�t, e dei doni al pascià, e che per converso si sarebbe tenuto Arta») (vv. 3086-3088) . In tal modo la nuova situazione venne sanzionata anche dalla parte più temuta. Per l'occasione il cronista accenna ai rapporti di paren tela, (j\)(.L1tE.&Ept&, stretti con Bayezid, amato dal sultano, e all'affetto di costui nei confronti del Tocco (vv. 3079-3081). Infatti la figlia di Carlo (1) Un atto del 28 maggio 1428 di Francesca Tocco, moglie del despota, la quale donava all' «èV'rL[J.W'rIX'rOV, ohee:rov, cXXPL[3WV XIXt U1te:pLyIX1t1)[J.évov ÀL�1Jov XIX1. a.P"l0V'rIXV TIjc; [3IXO"LÀtIXC; [J.0U � (sie) Giuliano Zaota, una casa con podere, esente da ogni tributo - che si trovava « 1tÀ1JO"tOV oO"1t1)'rLou 'rOU 1ton a.p"lwv-r6C; [J.IXC;, xup K&pÀo. (Act Dipl III 523) . Quel « 1to'rU dato che Carlo Tocco nel 1428 era ancora in vita, ove non alluda a un omoninlO defunto, potrebbe riferirsi proprio a Carlo Marchesano, marito di una figlia bastarda del Tocco: vv. 1 122-1 127.
78
Cronaca dei Tocco
Tocco, che era stata moglie di Miisa, con la morte del marito fu da Maometto concessa in isposa a l:Iamza, fratello dello stesso Bayezid (vv. 1967-1969; 3185-3186; v. dietro, p. 66) . Intanto la situazione in campo turco non era tanto tranquilla. « In mezzo ai Turchi avvenne uno sconvolgimento. Dalla Ungrovlachia era venuto Mustafà e, attraversata la Romania, giunse a Salonicco dove si uni all'imperatore. Il sultano, suo fratello (intendi Maometto I), corse dietro, ma trovò che lui era già entrato a Salonicco» (vv. 3090-3096) . I fatti sono narrati con più chiarezza dal Ducas (1) . Però il caso della nostra Cronaca « �V6>&1p<.e: ocù'!ou (1.e:'!a 't'òv �oc(nMoc » (v. 3093), intendi a Salonicco, non è confermato dal Ducas. Secondo lo storico ad accogliere Mustafà e il suo vizir Djunayd (T�LVe:�'! del Ducas) entro le mura della città non fu l'imperatore, ma Demetrio Lascaris Leontaris (2). L'impe ratore si rifiutò di consegnare a Maometto il fuggiasco Mustafà: se lo tenne « prigioniero » prima a Costantinopoli e poi a Lemno (3) , sino alla morte dello stesso Maometto (1421) . Manuele a Salonicco c'era stato fra il 1414 e 1415 (4) . Dopo il lungo periodo di guerre e razzie tormentose il territorio di Arta e di tutto l'Epiro ebbe finalmente pace. Si aprirono i passi, furono pacificati i territori, purificate le strade dai razziatori (vv. 3108-3109) , eliminate le incursioni, la produzione dei campi era assicurata e ovunque si ebbe il senso della sicurtà e del benessere (vv. 31 10-31 1 1) . La dinastia degli Spata era finita con la morte di Ya
(l) DUCAS 1 57-1 6 1 . Intermedio fra la sintesi della Cronaca dei Tocco e la il XpOVLXÒV m:pt ,,;;,v "o6pxwv aouÀ"tXvwv, ed. ZORAS 'A&1jVIXL ( 1 958) 52-53; v. per altro HAMMER II 163- 1 67 ; STANO]EVré, Die BiograPhie Stefan Lazarevié's, ASPh 18 ( 1 896) 456-458; JORGA, Geschichte II 369-370 ; BAR KER, Manuel II 341/2 nn. 8 1 , 82 . (I) Secondo J. H. MORD'l'MANN, Djunayd, El I 1 095-1096, ciò avvenne nel 14 19. La MEr.IKOFF, Djunayd, E 11 6 1 3-614, non offre alcuna data. . (8) Il trasferimento aVVenne nel 14 1 6 : SPHRANTZÈS 6 1 3. 1 7. (') R. LOENER'l'Z, ÉpUre de Manuel II Paléologue, SB N IX 296; ID. Chron Brèv Mor 429; ID . Écrits de Macaire Macrès et de Manuel Paléologue, BFG 77. più diffusa rassegna del Ducas è
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 11:
Conciliazioni e imparentamenti
79
interni, espressione della saggezza dei suoi cittadini (vv 1314-1320) . Arta, dirà altrove (vv 3316-3452) , è uggiosa: in essa il despota dimora solo in periodo di caccia (v. 1524) . La tendenziosità non consente al cronista di ammettere ciò che ormai apparteneva alla storia (l) . Sta di fatto che Carlo Tocco si guardò bene dal mortificare l'orgoglio degli Artini e credette opportuno rispettare le tradizioni. La sede del despota non fu soltanto Gianina, ma anche Arta: nella prima lo troviamo d'estate, nella seconda d'inverno. Carlo Tocco si chiamerà d'ora in poi Despota dei Romei. Il Senato veneto con mal celata freddezza allude a lui dapprima come « ducha zeffalonie qui. obtinuit dominium terre Arte (2); più tardi come « Duche Ceffalonie qui se intitulat Karolum Dispotum Roma nie» (3); con l'andar del tempo si abitua alla nuova realtà e usa con minore difficoltà il titolo di « despotus Janine» o « despotus Arte» o « Romanie» (4) (il « despotus Graecorum», al quale talvolta si richiamano gli Atti veneti è il despota di Mistrà) (5) . Il Tocco come sovrano firmerà in rosso e in lettere greche i suoi messaggi e decreti (e) , seguendo, nel l'imitazione della prassi cancelleresca imperiale, il lontano predecessore Tommaso (7) . .
.
12.
-
MORTE DI
GJON
ZENEVESI E DISCESA DEI TURCHI
CADUTA DI DRYINOPOLI E ARGIROCASTRO
I dieci paragrafi del capitolo XII sono sovrastati dal titolo autentico dell' autore, che annuncia in piena sintesi il loro contenuto: vv. 3174-3324. «M o r t e d e l l o Z e n e v e s i . A d o m i n a r e g l i s u c cede i1 figlio O c c u p a z i o n e d e i T u r c h i ». Dryi-
(1) Dubito che il nostro cronista conoscesse Cantacuzeno che rispecchia la realtà di Arta come Xe:(jlcXÀIXLOV delle città dell'Acarnania: CANTACUZENO I 509. (2) Sen Secr Ro 6, c 152 de1 9 VII 14 17, Val AAV 2 1 83. (3) Sen Mix Ro 52, C 92t del 23 V 14 18, Val AAV 2247. Della difficoltà del riconoscimento del titolo da parte di Venezia s'accorse anche il PATETTA 254. (4) Sen Mix Ro 54 c. 88 del 28 II 1423, Val AAV 2689; o Sen Secr. Ro 9 c. 123 del 3 VI 1 426, Val AAV 3048; Sen Mix Ro 57 c. lO del 14 VI 1428, Val AAV 3 1 54. Ragusa lo citerà (22 VI 1423) « Dei gratia Romanorum despothi •. (5) Sen Secr Ro 8 c. 144 del lO II 1424, Val AAV 2865 (XII 25) «ambo Dispoti, tam grecorum quam Arte •. . (6) KREKIé 282 no 722. É (7) P. LEMERI.E, Le privilège du Despote d' pire Thomas I, BZ 44 (195 1 ) 396.
80
Cronaca dei Tocco
nopoli (1) ed Argirocastro sono accomunate in unico destino (2 ) . Lo Zenevesi di cui si parla è Gjin (3) , signore di Dryinopoli (Dernopoli per la nostra Cronaca, § 2) . Il figlio che gli succede era Simeone (4) . A11a casa degli Zenevesi e al suo dominio il Calcocandila accenna in un breve squarcio (5) e ricorda altresì lo sterminio degli Albanesi perpetrato nell'invasione. Vi è tuttavia una discordanza, per lo meno apparente, fra le due fonti. La Cronaca afferma che a comandare la spedizione turca fu il genero del duca-despota, cioè I:Iamza (v. 3248), frate110 del pascià Bayezid (vv. 3185-3186) ; invece secondo il Ca1cocan dila sarebbe stato ee:p(8YJ� cioè Firiiz (6), governatore di Verria. Si può pensare che costui fosse agli ordini di I:Iamza. (1) Dernopoli, altra variante oltre a quelle di A8p�O(voo7toÀ�'; (Hier Synec 65 1 , 8 p. 1 9 ; POUQUEVILLE I 1 3 1 ) e �pU�VOO7toÀ�'; (KEDRENO I! 474 ; Nea Tact 1 667 p. 78) che si è creduta forma aferizzata di Adernopoli riscontrabile presso il geografo arabo Edrisi (TAFEL-THOMAS, Urkunden I 259) . Faceva parte delle dodici città dipendenti dall'eparchia dell'Antico Epiro (Hier Synec 65 1 8, p. 19) . In un accordo commerciale fra Isacco Angelo e i Ragusei (luglio 1 1 92) , di cui disponiamo solo la traduzione italiana (A ct. Dipl. A lb. I 235) si cita la città come capitale di 1m «ducato & ZAKY'l'illNÒS, EEB:E XVI! 22 1 -222, che •
-
annoda in sintesi gli sparsi accenni storici, la identifica con Dropolis nei pressi dell'attuale Libohova non molto lontano da Argirocastro. Dropoli, da quanto mi riferisce il collega Androkli Kostallari dell'Università di Tirana, oggi non è che la pianura
larga circa
(fusha e Dropolit),
12 km e attraversata dal Drin (per cui Drinopoli) è sovrastata da una parte da PillLIPPSON I! 5 1 -53) e, di fronte, da Libo
Dropoli si suppone forma sincopata di
Argirocastro (rimando per altro al
hova, località di nome slavo. Solo gli archeologi potranno precisare, dopo gli opportuni scavi, se l'antica Dryjnopoli sia da identificarsi con l'attuale Libohova
o sia da porsi in qualche parte della pianura. Le •Eml'earpal "al lvfJvp:f}f1Etç l" 'fifç Boeelov 'HTlsl(!ov di P. PULITZA, EEB:E V (1928) 54-64 (Tp,ifp,a A(?oTl6).swç) si rife riscono a un periodo posteriore al nostro. Sulla gerarchia ecclesiastica, ARAVAN
TINÒS II
(2)
47.
L'ARAVANTINÒS II
antichi nomi « AV'ny6ve�0( •
-
17-18, di Argirocastro, dopo aver ricordato gli
•ApyupLVIl
-
•APYUp07tOÀLXVIl» e aver affermato la mag
giore antichità su Dryinopoli, ci ragguaglia di fatti relativi al periodo dell'occu
pazione turca: LEAKE IV
(3)
224 ; ME E V 402.
Altrimenti chiamato r:K�wVll' Costui nel settembre del 1382 subi da parte
di Isaim altra «invasione)}
Chron Joan § 25;
SELAMI PUI,ARA,
Luftrat shqiptaro
turke 128. (') HOPF, Chroniques 531. (6) Il cognome viene modellato in Ze:ve(L7tLO'IX'; e Argirocastro in •Apyupo7tOÀLXV"/l';: LAON
(8)
CHAI,c
MORAVCSIK I!
I!
96, 332.
rr.
7-19.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 12:
Caduta di Dryinopoli e Argirocastro
81
Secondo il Calcocandila lo Zenevesi fu ucciso (1) , mentre nella Cronaca non si accenna a soppressioni nella famiglia. Simeone Zenevesi, il cui padre era morto (v. 3175), fuggi dapprima ad Argirocastro e successi vamente consegnò la fortezza ai Turchi, ritirandosi quindi a Corfù (vv. 3074-3280) ; i fratelli, invece, caddero prigionieri (vv. 3193-3194) . Sulla cronologia è inutile dire che sono muti sia la Cronaca che il Calcocandila. A venirci incontro sono le cronache minori raccolte dal Lambros e ripubblicate dall'Amantos: la n. 28 r. 24 (p. 53) e la n. 46 r. 13 (p. 79) . L'una e l'altra attestano che la città cadde nel 6926 1418. A porre in chiaro il frainteso dei cronisti interviene poi, in perfetta consonanza col nostro autore, la nota oxfordiana dell'Aedis Christi 49 f. 271, che dice testualmente: "Rt'ouc; ,çqxç', tv8. Lrx.', È7toÀL6px"1)O"e: 't'ò 'Apyup6xrx.0"'t'pov Ò Xrx.!40U�OCC; xrx.t 't'ò ÈpX6!4e:vov � 't' o c; , !4"1)vt òx,,(ù�p(
LAON CHALc II 96 1 7-11. La nota mi è stata comunicata dalla cortesia di Leandro Vranussis, che qui ringrazio sentitamente. Su Argirocastro v. il PHII,IPPSON II 234-236.
(1) (2)
Timariotes cnrétiens en Albanie au XVe siècle «Mittei1un t Bd. IV (1952) 1 2 1 -122; SEI,AMI PUI,AHA, Luftrat snqiptaro-turke 1 3 1 . (8)
H. INALCIK,
gen des osterreichischen Staatsarchiv
8
Cronaca dei Tocco
82
Da quella invasione fu salvo il territorio del Despotato: crediamo non tanto per la forza dell'esercito quanto in grazia dei rapporti di suocero e genero intercorrenti fra Carlo e I;Iamza (vv. 3244-3248) . Tuttavia, e a scanso di sconfinamenti - come del resto ve ne furo no -, Carlo mandò il fratello Leonardo con tutte le truppe disponibili a Babingo (1) , a difesa del popolo e dei campi, tanto più che era la stagione della raccolta del grano (vv. 3224-3233) . Nell'inseguimento dei fuggiaschi alcune pattuglie turche, che ave vano sconfinato, si trovarono di fronte agli armati di Leonardo che in flissero a loro delle perdite e presero dei prigionieri (vv. 3334-3341) ; altre giunsero proprio nelle campagne limitrofe alla città (v. 3254) . Il cronista dice che il despota aveva la possibilità di far uccidere tutti gli invasori, ma che con ciò non avrebbe approdato ad alcun risultato sostanziale: i Turchi erano di numero strabocchevole. Carlo Tocco restitui a I;Iamza i prigionieri dichiarandogli che gli scontri erano avve nuti per errore. E con le scuse e i doni ammansi il temibile genero (vv. 3253-3267) . Elemento di particolare rilievo per la storia della diaspora albanese è la notizia offertaci dal cronista, secondo la quale gli Argirocastriti, che non vollero accettare il passo compiuto dal loro signore, Simeone Zenevesi, non ubbidirono al bando dell'invasore e preferirono, anziché sottomettersi (2) , fuggire nella ospitale Morea (§ 8 : 3293-3303) . Gli ultimi versi del capitolo (3315-3324) alluderebbero vagamente al riposo, che dopo tante tenzoni, i due fratelli si concessero o avrebbero iniziato a concedersi, nell'affetto reciproco e nell'acquistata pace. Ma gli avvenimenti che succedettero e la loro collocazione cronologica non pare abbiano dato molto respiro. (1) Tò M1tOC(.t1tLyxO, (v. 3229), "Coi) M1toc(.t1ttyxou (v. 3237) - gli abitanti IIoc1tL"{ "{L\lOt (v. 1454: cf. p. 55) -: ARAVAN'tINÒS II 55. 124-125, chiama cosi sia la cima più alta della zona degli Zagoria che un borgo non lontano da Gianina: LEAKE I 397; ES'tOP�AN I 173; VEIS, Eine Glosse von Manuel Moschopoulos
uber der Berg PaPikion, BNJ lO (1934) 349-350. (2) Anche gli Albanesi che rimasero ad Argirocastro non si rassegnarono al nuovo destino:
infatti alla prima vittoriosa sommossa, guidata da Giorgio
Arianita (1432), la zona di Argirocastro si sollevò al comando di Depe Zenevesi: PUI,AHA,
Burime Osmane 44 n. 22; ID. Luftl'at shqiptal'o-tul'ke, 138. Da Burime Osmane, lo storico turco Orue (FRANz BABINGER, Die fl'uhosmanischen Jahrbuchel' des Ul'udsch, «Orientbuchhandlung Heinz Lapaire t XXIV, Hannover, 1925) non fa accenno alla caduta di Argiroeastro.
quanto desumo dai
Prolegomeni
13.
-
I,
Cap.
II, 13:
Morte di Leonardo
MORTE DI LEONARDO
II
83
II Tocco
Intanto una sciagura si abbatte sulla famiglia Tocco. Muore in pochi giorni di malattia Leonardo II, fratello minore e alter ego di Carlo, « soldato ardimentoso, colonna del Despotato» (v. 3328), « il baluardo della contea, il nobile vassallo, la gloria del despota, l'ordine e la disci plina fra tutte le truppe» (vv. 3375-3377) ; « Leonardo di nome e leone di fatto » (v. 3329) , « colui che dall'imperatore Emanuele II era stato elevato alla dignità di grande contestabile dell'esercito » Cv. 3328). Del suo passato il cronista rammenta la visita a Napoli e la grande impressione suscitata dalla sua prestanza. Vi regnava, allora, Ladislao. La morte era avvenuta a Zante, sua normale sede. Egli vi si era recato per godere per qualche giorno la pace della famiglia e trascorrere qualche ora fra gli amici d'infanzia (vv. 3368-3373) . Ma la morte lo rapi come lo sparviero ghermisce il pulcino (vv. 3379-3382) . Il ricordo dell'evento apre al cronista possibilità di dare libero sfogo non solo alle capacità narrative, ma anche a quelle poetiche. Ed egli è riuscito a scrivere una delle pagine più belle della poesia funebre demotica. Egli par abbia voluto sostituirsi alle più ispirate prefiche. Efficacissime le parole di conforto della Vasi lissa, riportate come se il cronista le avesse ascoltate (vv. 3325-3429) . Poi la malattia del despota: in essa potevano ravvisarsi le conseguenze del dolore che lo avevano colpito, ma anche della residenza in Arta: « la sfortuna aveva voluto che egli si trovasse . . . ad Arta, che è luogo depresso e fortezza cupa» (vv. 3452-3454) . Il cronista, anche dopo l'unione di tutto il Despotato, rimaneva un fanatico gianiniota e un dichiarato antiartino. Gianina, invece, con la sua aria benedetta, con le fresche acque, le campagne amene lo rinnovò, lo fece rifiorire si da farlo divenire un leone e farlo splendere come un sole (vv. 3455-3461) . - Un para grafo è consacrato al figlio del defunto Leonardo II (vv. 3471-3491) : l'unico legittimo della casa dei Tocco. Egli qui è chiamato Carlo; e si precisa che il nome glielo aveva imposto il padre, per l'affetto che nu triva verso il despota (vv. 3472-3474) . Si fa tuttavia osservare che pre cedentemente lo stesso è chiamato Leonardo: Ae:ov&p8ov "òv tÀéyocow, "ò bdXÀ1Jv "Ol) 8è T6xxo, (v. 2589) . Fin da ragazzo e ancor quando il padre era vivo, egli fu preso dagli zii; questi « lo dichiararono loro figlio e loro erede, perchè non avevano un figlio legittimo e quindi lo tenevano in gran conto come se fosse loro figlio naturale » (vv. 3469-3483).
84
Cronaca dei Tocco
Pertanto è da tenersi presente il suo doppio nome di Leonardo e Carlo (1). Quando sia morto Leonardo II Tocco sino ad oggi non è facile pre cisare. Il Hopf (2) indica come termine « post quem » il 1414 (3) . Noi intanto, sulla base di alcuni accenni della Cronaca possiamo spostare tale termine quasi di un lustro più avanti. A proposito della invasione dei Turchi sulle terre degli Zenevesi, il nostro testo ci informa che Leonardo fu mandato a Babingo al fine di impedire sconfinamenti (vv 3224-3241 ). Tale invasione ebbe lnogo nel 1417 come ci informa la Cronaca Oxfor diana (4) , e l'anno successivo, 1418, Argirocastro fu data in mano ai Tur chi. In questa ultima notizia sono perfettamente concordi tanto la Crona ca Oxfordiana che le Cronache minori (5) . Intanto è interessante notare che il Tocco, in concomitanza o a seguito della invasione turca sul territorio degli Zenevesi, cercò di met tersi a contatto con la Santa Sede sollecitando all'uopo una commenda tizia da parte del Senato veneto (6) . La nostra Cronaca annuncia la morte di Leonardo (vv 3325-3382) dopo aver parlato della caduta di Argirocastro (vv. 3274-3291 ), della .
.
(1) Il HOPF, Chroniques 530, lo chiama Carlo II e anche nella Cronaca il secondo nome sostitui il primo. In un documento veneziano, subito dopo l'ascesa al potere (Sen Secr «Despoti Carlo
1>.
Ro 1 1 c. 1 1 6 del 17 VI 1430, Val AAV 3375) è chiamato Trois lettres inédites de
Va comunque corretto il MERTZIOS,
Charles Tocco, «Akten des XI. internationaIen Byzantinistenkongress & Miin ( 1 960) 352, il quale parla di «Hercule, qui, succédant à son père, mort en 1 429, prit le nom de Charles II &. È proprio questo il punto dolente della suc cessione del Tocco, che diede appiglio ai Turchi di invadere il despotato di Gianina. Il BUCHON NR I 3 1 4 n. 2, riferisce, sbagliandone l'interpretazione, un passo di una lettera di Francesca dei Buondelmonti Acciaiuoli, scritta il 1 2 maggio 1 424, i n cui s i accenna a «Carlo e Maddalena e Creusa, nostri filii caris
chen
simi
•.
La quale espressione non è sufficiente per farci pensare che oltre a Carlo
furono adottate anche le sorelle. Ciò non è confermato dalla Cronaca che invece parla di affetto paterno del despota verso le nipoti (vv.
3485-3486) ,
« cXcp'ìj)(ev )(at
'r� -IhjÀU)(� • C; 'r�c; xe!pac; 'rOU 8eO"�6'rou, - )(a1 elXev cXy&'1t1jv etc; aò'r� )(a.&wc; v� 'r� tyl;v va. - 'O!J.OL(i)C; i] �aO"LÀ�O"O"O:...
».
(2) Chroniques 530. (3) Ci sfugge a quale fatto specifico lo storico voglia riferirsi, né dalla Geschichte Griechelands emerge al proposito alcuna chiara indicazione. (') L. VRANUSSIS, KauT(Jov79. (6) Chron Min 2824, 4623, pp. 53. 79. (6) Sen Mix Ro 52 c. 92, Val AAV 2247; SATHAS III 1 74; Tm:RrET, Regestes II 1 693.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 13:
Morte di Leonardo
II
85
fuga degli Argirocastriti in Morea (vv. 3292-3303) e dell'abilità con cui il despota Carlo riusci a superare le conseguenze di quell'invasione (vv. 33093314) . La morte avvenne a difficoltà superate, quando i due fratelli . « potevano ormai gioire, riposarsi tutti e due . . . » (v. 3320) « e Leonardo potè recarsi a Zante per riposare » (vv. 3368-3369) . L'anno di morte è dunque da collocarsi dal 1418 in poi. Il termine « ante quem » non dista molto. La Cronaca, infatti, nar rando delle incursioni che l'avventuriero Oliverio compiva, dopo l'occu pazione di Clarenza, lamenta il fatto che « il protettore, il grande conte stabile che reggeva le isole e governava la regione, era morto » (vv. 35993600) . Ora, l'occupazione di Clarenza ebbe luogo prima dell' l 1 giugno 1418, così come ce lo attesta chiaramente un documento veneto (1), mentre l'inizio delle incursioni, alle quali si richiama la nostra Cronaca, dovette seguire a breve scadenza (2) . Pertanto allo stato attuale delle risultanze la morte di Leonardo II Tocco va posta a non prima del 1418 e a non dopo il 1419. .
14.
-
CARLO
ALLEANZA
.
Tocco IN MOREA - ACQUISTO DI CLARENZA CON LO ZACCARIA - GUERRA CON MISTRÀ.
Politica instabile di A san Zaccaria. L'argomento principale del mutilo cap. XIV verte sulla espansione di Carlo Tocco in Morea e sulle conseguenze sopravvenute: eliminazione del principato di Clarenza, guerra aperta con Teodoro II Paleologo, despota di Mistrà. Come pre ludio ad essa guerra il cronista ha bisogno di rifarsi agli antefatti, del resto già ricordati nel capitolo VIII: la ricostruzione dell'Hexamilion -
(1)
Sen Mix
RO 52
C.
95t dell'H giugno 1418, Val AAV 2251 voI. X 31
« dum esset in pratica cum castellano nostro Coroni et cum nobili viro Bernabove Lauredano milite provisore et ambassiatore nostro superveniente novo quod Clarentia accepta fuerat per Oliverium francho .
. .
i.
Alla stessa notizia si accen
na in altra lettera del 13 giugno dello stesso anno: Seno Secr
RO 7 c 20t, Val
AAV 2255; SATHAS I 91. (2) Il 12 dicembre dello stesso anno
il Senato Veneto per giustificare il
rifiuto della restituzione di Patrasso all'arcivescovo ricorda il pericolo d'invasione da parte del forte despota di Mistrà e di quella di Franco Oliverio, «maiorem partem locorum fratris domini Archiepiscopi capisse
RO 7
C.
53, Val AAV 2294.
il quale già
•.
: Sen Secr
Cronaca dei Tocco
86
voluta da Emanuele II (vv. 2121-2125) , sottomissione dei signori moraiti, guerra contro coloro che si erano rifiutati di collaborare (vv. 2149-2153) . In queste premesse l'argomento viene un po' sviluppato per ricordare che Manue1e II aveva deportato i signori moraiti a Costantinopoli e li aveva sostituiti con altri fidi della capitale (vv. 3503-3507) (1) . Posta in parti colare rilievo è t'azione mossa contro la riluttanza di Eliavurco. Dei casi occorsi abbiamo altre testimonianze: qui conviene solo sottolineare il palese intento del cronista di dimostrare che le ostilità mosse dal Paleologo contro il Tocco costituivano uno sviluppo di una politica già precedente mente attuata nei confronti dei signori moraiti disobbedienti, e non conse guenza della politica espansionistica del Tocco stesso. È interessante altresi notare che !'imperatore combatté il principe di Acaia, Asan Zac caria, depauperandolo di tanti possedimenti prima ancora che insorges sero i fatti di Clarenza (vv. 3530-3544). La posizione del cronista potrebbe sembrare tendenziosa, ma nella realtà non lo è : pur ammessa l'aspirazione dei Paleologi di sottomettere tutta la penisola, d'altra parte i fatti promossi dallo Zaccaria erano stati tali da giustificare !'intervento del despotato di Mistrà. Il principe di Acaia, in occasione del viaggio di Emanuele per la conclusione dei lavori di restauro dell'Hexamilion aveva fatto, sia pure obtorto collo, atto di sottomissione all'imperatore (2) , alla quale, tuttavia, non sembrò volersi rassegnare. E si rivolse a Genova offrendole, in cambio della protezione, Cosanna e Maina (3) . Il gesto fu politicamente maldestro e suscitò i risentimenti di Venezia: infatti lo Zaccaria poneva a disposizione della più temuta rivale della Repubblica due piazzeforti limitrofe alle vene ziane Modone e Corone, capisaldi del commercio col Peloponneso (4);
(1) Cf. quanto detto a p. 68. L'Examilion sarebbe stato distrutto di Il a otto anni, nel maggio del 1423, dai Turchi: LAMBROS, NE II 469; ZAKYTmNÒS I 196; BARKER,
Manuel
II 310-313.
xoct "òv 7tp(YXL7tOC •Axoctocç o7to't"&1;ocç xoct hépouç &7toy6vouç 't"oùç Èx 't"ljç Nocu&pocç xoc't"ocyoll-évouç U7tOXe:Lp(OUç Àoc{3�w. LOENERTZ, ÉpUre de Manuel . II Paléologue, SBN IX 302-304. (3 ) BON I 285; ]ACOBY 227. (2) DUCAS 102:
•
•
(') VERA HROCHOVÀ, Le commerce venitien et les changements dans l'impor tance des centres de commerce en Gr�ce du 136 au 156 si�cles, (I Studi Veneziani t IX (1967) 23-26. - Sull'importanza e organizzazione delle due piazzeforti, S. BORSARI, Studi sulle colonie veneziane in Romania nel sec. XIII, Napoli (1966) 96-98; LEAKE, Travels in the Morea I 429-447; KRETSCIIMER, Die Portolane 316. 317. 318.
.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 14:
Carlo Tocco in Morea
87
suscitò i risentimenti dell'imperatore perchè lo Zaccaria stesso, a parte l'esser venuto meno alla lealtà giurata, veniva a creare un nuovo serio ostacolo all'attuazione della politica panmoraita. Quindi lo Zaccaria con quel gesto non fece che anticipare l'intervento dei Paleologi. Venezia discusse varie forme d'intervento (I) , ma limitandosi poi ad azioni caute lative (2); Teodoro II e il fratello Giovanni iniziarono, invece, un'azione massiccia che portò alI'occupazione della Messenia e dell'Elide. Poco mancò che il Principato non fosse tutto occupato. Il cronista dice che quell'attacco, attuato dai figli, di fatto era stato promosso da Emanuele (vv. 3530-3533) (3) . Conviene ricordare che sotto tale duro colpo lo Zac caria si rivolse di nuovo a Venezia chiedendo protezione e un prestito di 6000 ducati, occorrenti per il reclutamento di mercenari (4), contro la cessione di Zonclo, Grisi e Monticori (5) . Il cronista ci informa che il primo paese ad arrendersi, forse senza combattere, fu Andrusa (v. 3539) (8). poi un piccolo castello (v. 354 1),
(1) SA1'HAS I 54-55, 60-62; 1'ImuE1', Regestes II n . 1624 : cfr. ZAKV1'HINÒS 181. (2) SA1'HAS I 64-78; lORGA, Notes I 267; THIRIE1'. Regestes I I 166 1 . 1665. (3) Ai primi di giugno del 1418 il despota Teodoro II si trovava già in Andrusa: Sen Mix Ro 52 c. 97 dell'lI giugno 14 18, Val AAV 2251 voI. X 28. (') Le trattative si svolsero tra il 25 luglio e il settembre del 1417: SA1'HAS I 68-85; THIRIE1', Regestes II 1667. 1668. 1 670. 167 1 . 1673. 1676; BON I 285286; 433-435. (5) Sono tutte località alle quali Venezia agognava. Zonclo detto altrimenti Zunclum, Zunchio, Zonchum, Zonchio, funclum, funcum, Porto funco, Port de-funch, Port de fonc (TmRIE1', Deliberations II n. 871, p. 63) s'identifica con Navarrino e con Pylos: et<; I1uÀov xod -ròv 'A�cxpr\lov (SPHRAN1'ZÈS 122 8; BON I 4 14-4 17, II pl. 103. 1 04. 1 05); Grisi, Grizi o Grigio oggi Antichori (BON I 433435); Manticori, Maniatochori, Maniatecor, Magnatecori, Mantichorion. Dette località assieme a NikUne sono contemplate nella stessa offerta di donazione di Asan Zaccaria del 27 genn. 1 4 1 1 in cambio dell'assunzione al rango dei nobili veneziani: Sen Secr Ro 4 c. 1 50&, Val AAV 1632; SA1'HAS I 39-40; 1'ImuE1', Regestes II 1402; BON I 283-284, 431-432; lACOBV 230-231 . (8) BON I 4 1 1-412; I I pl. 94-97. - Andrusa del principato d'Acaia (BON II pl. 4, 94.95.96) . Già centro dei Navarresi ove ebbe luogo, il 16 gennaio 1 381, l'approvazione del patto di «concordia, amicizia e buon vicinato tra Mahiot de Coquerel, Pietro Lebourd di San Superano e i rappresentanti di Venezia, Paolo Marcello e Michele Steno, castellani di Corone e Modone. (R. LOENER1'Z, Hospitaliers BFG 351 : il resto del patto in L. DE MAs-LA1'RIE, Document concernant divers pays de Z'Orient Latin : 1382-14 13, «Bibliothèque de l'École I
88
Cronaca dei Tocco
S. Arcangelo (l) , poi Calamata e poi progressivamente il territorio e le fortezze di tutto il Principato (vv. 3543-3544) (2) . Ora di questa erosione rende ancora testimonianza un documento veneto del 13 giugno 1418 ove, rispondendo all'arcivescovo di Patrasso che chiedeva aiuto, il Senato ripete che per « guerram, quam dominus princeps frater suus (cioè Centurione Zaccaria) habuit cum domino Impera tore (Manuele II) et domino despoto (Teodoro II) amisit quasi maiorem partem sui dominii, et modo ultimate, occurso casu de civitate Clarentiae, capta per illum Oliverius . . . » (3) . Precisa ancora il nostro cronista, con cordemente con il documento veneto, che quella guerra fu condotta da Manue1e II. « Costui mandò il figlio, il nuovo despota pornrogenito (lett. imperatore) per combattere il principe Asan Zaccaria e impadronirsi dei 3uoi castelli e della signoria (4) , ma in modo da far sembrare che !'iniziativa partiva da lui stesso e non dal vecchio. Anche i sovrani hanno le loro speciali vedute: compiere gesta mirabili e ingannare gli uomini » (vv. 35303535) . Le azioni ebbero, comunque, un immediato effetto, perchè al loro inizio il primo centro a rinnegare Zaccaria e passare subito dalla parte dell'imperatore fu Andrusa (v. 3539) , sede vescovile che in avvenire sarebbe stata mira delle illecite brame espansionistiche del metropolita di Monemvasia (5) . Pertanto lo scontro che sarebbe avvenuto fra il despota di Mistrà, che mirava a riunire sotto di sé tutta la Morea, e il despota di Epiro, che des Chartes & LVIII (1897) 81-87; BON I 256) . L'H dicembre 1390 vi fu radunata un'assemblea di maggiorenti navarresi che scelsero gli ambasciatori incaricati di determinare e approvare con Amedeo di Savoia le clausole di reci proci riconoscimenti e impegni. Fra i rappresentanti navarresi risultava Asan Zaccaria (BUCHON, Recherches et matériaux I 289; BON I 260). Sotto lo stesso Zaccaria, e precisamente nel maggio de1 1417, Andrusa fu espugnata dal despota di :Mistrà Teodoro II e dal fratello Giovanni (Cronica Dolfina in lORGA, Notes I 267; SANUDO, RIS, XXII 916B; ZAKY'tmNÒs I 181-182; BON I 285). (1) Cfr. ZAKY'tmNÒS I 181; BON I 285. (2) Cronica Dolfina in lORGA, Notes I 267 n. 3; cf. ZAKY'tmNÒs I 181; BON I 285. (3) Sen Mix Ro 7 c 20' del 13 VII 1418, - Val AAV 2255 voI. X 37. (') Cf. Cronica Dolfina in lORGA, Notes I 267; SANUDO RIS XXII 916B; ZAKY'tmNòs I 181. (5) F . DOI,CER, Ein literarischen u. diplomatischen Flilscher des 16. Jahrhun derts usw. « Byzantinische Diplomatik., Ettal (1956) 371-383; S. BINON, L'Ms toire et la légende de deux chrysobulles d'Andronic II en faveur de Monembasie. Macaire ou Phrantzes. «Échos d'Orient & 37 (1938) 274-311; R. LOENER'tZ. A utour de Chronicon Maius attribué à G. Phrantzes. BFG 40-41.
Prolegomeni
I.
Cap.
II. 14:
Acquisto di Clarenza
89
sulla Morea aveva osato piantare più rilevanti propaggini del proprio dominio, era fatale: e ciò anche se precedentemente il Tocco avesse acquistato dai Veneziani Ponticò (1) e Ch10muzzi (vv. 36623663) (2) .
Franco Oliverio s'impossessa di Clarenza. - L'occupazione di Cla renza (vv. 3545-3766) si fa porre, come abbiamo detto altrove, alla :fine della primavera del 1418 (3) (v. nota della p. 85) . La richiesta di un prestito di 6000 ducati, avanzata nel luglio dell'anno precedente (4) , forse era destinata a reclutare la compagnia del 1eccese (6) Franco Oli verio (o Oliviero). Perduta l'Elide e gran parte della Messenia, defraudato di Clarenza da parte dell' avventuriero pugliese, la frase del citato documento veneto, « amisit quasi maiorem partem sui dominii », rispecchia perfettamente la realtà.. Alienati dei castelli per ottenere il prestito, il principe perde poi Clarenza per la cui difesa si era indebitato. L'alleanza dello Zaccaria con i Pa1eo10gi, suoi nemici di ieri e di sempre, fu imposta dalle circostanze: «&x<ùv xoc� !L� �o\)M[lZvoç '� "òv �oc(nÀéoc è8LOC�1)) (v. 3578) . Egli si sarebbe accontentato del suo territorio (Clarenza) che gli proveni va dai parenti v. 3580 (6): il resto 10 avrebbe preso il despota-por:fi rogenito.
(1 ) Chron Mor vv. 1673-1676. Chiamato poi Belvedere: Libro de los fechos 110; BON I 60. 104; sulla sua identificazione con Belver-Belveder-Beauvoir. id. 329. - V. appresso p. 92 n. 1. (2) Chlomuzzi. chiamato anche Castel Tornese (SPADARO SG XVI 15-16) era stato costruito da Goffredo II: BON I 95; sua architettura. id. I 608-629, II pl. 33-50. - V. appresso p. 92 n. 2. (8) Sen Mix RO 52 c. 95t..97 dell'lI VI 1418, Val AAV 2251, voI. X p. 28. (' ) Secr. RO 6 ff. 156-157; SA'tHAS I 69-70; THIRIE't, Regestes II 1669. 1670. (6) KREKIé nn. 654. 655. 657, p. 270: «de Alecio �. Negli stessi atti ragusei è detto «Oliverius dominus Clarentie», il quale trattava per tramite del suo can celliere « Elia de Alamo t. . (8) "ò 1j'l'OV j"o\l�)(6v 'l'OU (v. 3580) è stato tradotto «che gli proveniva dai parenti» e non dai genitori. In ciò il cronista non si dimostra al corrente perchè il principato proveniva da Pietro di San Superano del quale Maria Zaccaria. zia di Centurione, era moglie. Centurione II, a parte l'investitura datagli da Ladislao di Napoli, in rapporto ai diritti di discendenza era in fondo un usurpatore.
Cronaca dei Tocco
90
Tocco acquista Clarenza. - L'acquisto di essa fu deciso dopo l'esperienza del danno che comportava la presenza di Oliverio e dopo la constatazione che le truppe dei Paleologi, congiunte a quelle dello Zaccaria, non erano riuscite ad espugnarla. Però con tale acquisto Carlo Tocco veniva ad incunearsi e a scontrarsi fra i diritti naturali di Centurione Zaccaria e quelli presuntivi dei Paleologi, che avevano sempre mirato a estendere, attraverso Mistrà, il dominio di Bisanzio su tutto il Peloponneso. A questo punto conviene sottolineare che dell'alleanza, che accordò i Paleologi con lo Zaccaria per la riconquista di Clarenza, troviamo testi monianza solo nella Cronaca dei Tocco: sino ad oggi abbiamo saputo che Teodoro II Paleologo nel lasso di tempo compreso all'incirca fra il 1418 e il 1421 era stato con lo Zaccaria relativamente in pace: le contese avevano continuato ad accendersi solo con Venezia (1) . Ora sappiamo che codesta pace prese l'aspetto anche di alleanza, dalla quale a perderci, come si evince dal testo, fu il solo Zaccaria. Le incursioni e le razzie degli occupanti di Clarenza rendevano pre carie le condizioni di sicurezza e di vita delle popolazioni circostanti. Dobbiamo lamentare la mancanza di informazioni sulla data precisa dell'acquisto; tuttavia l'epoca approssimata è deducibile. Il 22 luglio 1422 il Senato veneto scrivendo all'ambasciatore Delfino Venerio dava, fra l'altro, incarico « domino despoto (Tocco) requirere et petere Claren tiam et omnia alia loca que tenet in principatu Amoree)} (2). Pertanto l'acquisto era avvenuto prima dell'estate de1 1422 - molto verosimilmente l'anno prima (3) - e la battaglia vittoriosa di Oliverio contro lo Zaccaria e il Paleologo (vv. 3566-3567; 3588-3592) ebbe luogo tra il 1418 e il 1419. L'assedio navale stretto dal Tocco dopo che Il
(1) ZAKY'tHINÒS I 184-188. (2) Sen Secr. Ro 8 c. 65, Val AAV 2610, voI. X 117. Per tale cessione Vene zia era disposta a pagargli dai tre ai quattro mila ducati. Qualora lo stesso Tocco si fosse pronunciato in senso negativo e avesse espresso il desiderio di tenersi Clarenza e le altre località conquistate, Venezia si sarebbe considerata ugualmente soddisfatta a patto che il nuovo signore di Clarenza avesse fatto, per la città «et alia loca que habet in baronia ., atto di omaggio e giuramento di fedeltà. (3) Lo ZAKY'tillNÒS I 201 pone appunto al 1421 il passaggio di Clarenza nelle mani del Tocco; ma, non conoscendo la fonte sulla quale egli si è basato, (forse sul GERLAND 64, 83 n. 3), ci siamo ancorati, per giungere alla stessa conclusione, al citato documento veneto.
Prolegomeni
I,
Cap.
II, 14:
Acquisto
di
Clarenza
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l'Oliverio si era rifi.utato di vendere la città (vv 3604-3608) dovette pre cedere di pochi mesi l'acquisto della città stessa (l). Non sappiamo se nel prezzo di acquisto fosse compreso il riscatto dei prigionieri. Il certo si è che l'Oliverio per una persona molto ragguar devole pretese una particolare aggiunta: dx.e: 8è &px.oV'rrJ.v XIXÀÒV &7tÒ 't'01) �rJ.(n'Aéw<; 1X[x.p.ciÀw1'oV b AL�ép1J<; &cme:p vcX. 't'òv 7touÀ�(rn (vv. 3631-3632). Il personaggio si chiamava Pci(À)À1J<;. Il Tocco non oppose difficoltà e lo riscattò « p.è t�rJ.yopcX.v p.e:yciÀ1Jv » (v. 3635), sicuro di far cosa gra dita all'imperatore e nella convinzione, poi risultata errata, che il suo gesto avrebbe avuto uno specifi.co peso politico. Non è senza rischio dare nome al nostro Ralli. La famiglia è notis sima (2) . I calcoli cronologici ci orienterebbero verso il Demetrio Paleo logo Ralli, generale del despota Teodoro, vincitore del futuro principe di Acaia (Pietro di San Superano) (3) : il quale Ralli, però, nel periodo in cui fu riscattato doveva essere in età avanzata. Costui infatti il 4 giugno del 1395, cioè trent'anni prima, al comando di truppe romee e albanesi aveva battuto i Navarresi (4). L'acquisto di Clarenza da parte del Tocco provocò !'ira del despota di Mistrà e dell'imperatore (vv 3637-3646). Teodoro II pretende per sé la città, ma il nuovo signore è deciso a tenersela ad ogni costo e si dà cura di rinforzarne subito la difesa. Contro eventuali rappresaglie rin.
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(l) A tale operazione di Carlo Tocco si accenna chiaramente nell'elogio per Manuele II e Giovanni VIII: LAMBROS II. II. III 195. (2) A. CH. CHATZIS, Ol Paov). - Pd). - PdJ.at (1080-1800), Kirchhain N. L., 1909, introvabile, ma recensito dal VEIS con osservazioni in « Bu�cxV'l't<; & 2 (1911) 250-255; B. A. MVSTAKIDIS, Ol PdJ.().)at, EEB1: E' (1928) 257-282; BUBULIDIS, v. n. sego 4. - I Ral o Raoul moraiti erano anche grandi proprietari terrieri: ZAKv'tHINÒS I 122. (3) Chron Brèv Mor., 405, 423(4; MallOV1Ì). TOV IIaJ.atoJ.6yov 'EmTdrpto�, LAMBROS II. II. III 43-44 ( PG 156 col. 216); ZAKV'tHINÒS I 155; BON I 272. (4) Chron Min, 19 22 24, p. 36. Gli altri Ralli già noti sono fuori epoca: sia Giorgio, ambasciatore del despota To=aso presso Maometto (SPHRAN'tZÈS 124 e- 17, - 4; Ps. PHRANTZÈS 532 n. 6), che Isses, ambasciatore a Milano (LAMBROS 12 3 NE XI 278(9; ZAKVTffiNÒS I 283) operarono nella seconda metà del sec. XV. E altrettanto si dica di Manuele che con altri signori moraiti chiedeva al sultano Maometto di dipendere da lui anziché dai despoti greci (Aci DiPZ III 290; ZAKV'tHINÒS I 250). Un figlio del predetto Giorgio fu ucciso impalato a Patrasso dai Turchi: CHATZIS, O.C. 52-53; BUBUI,IDIS, 'E:rdy(}appa "ai J.6yo� na(}apvfhJn"ò� Ani 'l'q) {}alldTqJ Mtxa�). pa.;.1] 1466 «IIcxpvcxaaò<;» VI (1964) 221-226. =
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salda altresi le piazzeforti di Ponticò (1) e Chlomuzzi (2) a suo tempo ven dutegli da Venezia e alle quali aveva mirato lo Zaccaria (vv. 3647-3670). Alle prime notizie che i Moraiti si apprestavano alla guerra, le truppe del Tocco irrompono per saccheggiare i forti della Morea. Fu la guerra, . condotta con razzia e saccheggi al comando del capitano Matteo Lan dolfo da Napoli. A capo di tutti era stato posto Ercole, primogenito naturale di Carlo. Con lui c'era il fratello minore, Torno (vv. 3671-3703). Queste circostanze sono, com'è facile notare, strettamente conse guenziali e legate l'una all'altra. La loro posizione cronologica si collega pertanto, e senza larghi intervalli, con l'acquisto di Clarenza e si pongono tra i1 1421 e i1 1422.
Alleanza dello Zacca1"ia con Carlo Tocco. - Proseguendo il cronista c'informa che il principe Centurione II Zaccaria si recò a Santa Maura per fare atto di sottomissione e rendere omaggio al despota Carlo Tocco, del quale era stato sempre acerrimo nemico. La sua decisione sarebbe stata suggerita da « necessità » (v. 3713): « i castelli li aveva perduti e
(1 ) Ponticò (nell'antichità 'IX'&uc; , oggi KOC't"1XXOÀOV) ad ovest di Pyrgos e a sud di Scafidiò (KRE'tSCHMER, Die Portolane 634 ; BON II pl. 2). Dato in feudo con altre fortezze a Goffredo di Villehardouin all'inizio della conquista, costitui con Clarenza un caposaldo militare e amministrativo della regione. Nel 1 302 figura dominio del principe retto da un bailo (HoPF, Geschichte I 352) . Oltre al nome di Ponticò (SPHRANTZÈS 1 1 027 1 206; Cron Tocco vv. 584. 3662), il castello, come si è detto nella precedente nota l di pagina 89, ebbe i nomi di Cl Belveder » e « Beauvoir » con i quali si denominava la regione più a sud e ad oriente. Nella carta di GIACOMO DE ROSSI, (v. p. 72 n. 5) , derivata da un esemplare antico di GIACOMO CANTELLI DA VIGNOLA, Belvedere comprende la parte peninsulare a ovest della « Tzaconia » o « Braccio di Maina » che forma con le sue insenature il golfo di Arcadia a nord ovest, il golfo di Zonchio ( = Zonclo) a sud-ovest e il golfo di Corone a sud-est. Peraltro v. KRE'tSCHMER, Die Portolane 635 ; BON I 328-330. Ponticò era comunque un luogo di approdo per le navi che costeggia vano il Peloponneso: Cl die marcori in mane XVIII julii separavimus de Sapiencia, Ea die in sero apricuimus a Berve », MICHEL BALARD, L'expédition de Paganino Doria à Constantinople, Cl Travaux et Mémoires » 4, Paris ( 1 970) 467. (2) Chlomuzzi, non lontano da Clarenza, ma non tanto da considerarsi una fortezza di essa, fu di grande importanza strategica. L'etimo del nome è molto discusso e delle opinioni sino ad oggi espresse non v'è alcuna che soddisfi. (BON I 325). I Franchi la chiamarono Clainnout e più tardi ebbe il nome di Castel Tornese (HOPF, Chroniques 434-435) . Di questa vendita da parte di Venezia al Tocco non conosciamo sino ad oggi altri dettagli. - PmI,IPPSON III 330.
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14: A lleanza dello Zaccaria col Tocco
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non gli rimanevano che pochi: egli era diventato povero, decaduto, del tutto discreditato; i notabili e proprio la maggior parte dei suoi lo aveva no abbandonato, e per giunta egli era afflitto di podagra » (vv. 3714-3717). E pertanto « t80uÀ6l.&YJxev » (v. 3706) - « tY(Vl)V t8Lx6� ..OU » (v. 3721) : letteralmente « si asservi l), « divenne suo l). Ma quale venne ad essere la reale posizione giuridica dello Zaccaria nei confronti del Tocco, e conseguentemente nei confronti degli altri stati e dinasti, non è ben chiaro. I due « qnÀ(cx,v ter-repéwercx,v, &yOC7t1Jv 7t)'l)peer"oc'T"t)v » (v.3729), da noi tradotto in armonia al contesto « si garantirono una salda amicizia e una totale intesa l). Il che farebbe pensare trattarsi di stretta alleanza, magari con subordinazione da parte dello Zaccaria, nelle forze e nella politica, piuttosto che di sottomissione o asservimento. Infatti la Cronaca stessa ci fa capire che lo Zaccaria mantenne la sua personalità di diritto internazionale: perchè la richiesta di aiuti al sultano (Murad II) non fu decisa e avanzata dal solo Tocco, ma anche dallo Zaccaria: « <'òp.&wercx,v hcx,..éer'T"t)ercx,v ot Mo (jUVcx.M�Àw� - va er..dÀouv d� ..òv &(LLpOCV he!vov ..òv erouÀ..ocvov - va "OU yupeoouv 8OVcx,(LLV » (vv. 3730-3732) . Lo stesso principe di Acaia, del resto, risulterà come personaggio indipendente nei docu menti veneti di quello scorcio di tempo e degli anni successivi (1) . La sterzata politica dello Zaccaria, prima sconosciuta affatto, ci pone il problema sulle cause che l'abbiano determinata. La più apparente . sembra l'aggressività dei Paleologi i quali, dopo aver conquistato parte del Principato, pretendevano ora Clarenza, sostituendosi allo stesso Zaccaria che era il legittimo signore. Ma se i Paleologi stessi accomunavano in uno stesso fronte di ostilità il principe di Acaia e Carlo Tocco, motivo questo sufficiente perchè i due mettessero da parte i vecchi rancori e si unissero in alleanza, tuttavia la richiesta di un esercito ai Turchi fa sospettare che i due alleati temessero l'intervento di uno stato ben più forte del despotato di Mistrà. E infatti nello studio del panorama politico del tempo notiamo che Venezia si riprometteva, almeno nel pensiero di molti membri del Senato, una poli tica risoluta, suggerita da stato di necessità, nei confronti dei dinasti moraiti. Ce lo attesta un documento il cui raccordo cronologico - non sappiamo se casuale - con l'epoca dell'avvicinamento dello Zaccaria al Tocco ci autorizza di non passare sotto silenzio. Secondo un progetto del 22 luglio 1422, Delfino Venier, ambasciatore veneto in Morea, avrebbe dovuto compiere dei passi presso il despota di (l) Cf. Val AAV 2685. 2690. 28 1 1 e successivi.
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Mistrà, il principe Zaccaria e Carlo Tocco (1) . Protestata ogni intenzione di non voler ingrandire i propri confini, ma di evitare che l'Acaia e le altre regioni venissero in mano degli infedeli, Venezia, al fine di poter adeguatamente disporre la difesa contro possibili incursioni turche, avrebbe dovuto chiedere a Mistrà i territori in suo possesso che prima appartenevano ai Navarresi, ivi compresa Corinto, oppure di Corinto stesso quella parte che era stata sotto la giurisdizione del principe di Acaia. Allo Zaccaria si sarebbe dovuto dire, sempre per gli stessi motivi di difesa, che il principe stesso « remaneat Baronus in eo quod de Jure sibi speetat . . . et quod nostro dominio . . . debeat facere homagium et iuramentum fidelitatis, et ponat in manibus nostri dominij . . . omnis fortilicia principatus . . . et debeat in manibus nostri dominji renuntiare titulo Principatus et omni juri quod in dieto principatu haberet ». Che nella richiesta ci fosse la perentorietà dell'ultimatum lo dimostra la chiu sura dell'istruzione relativa allo Zaccaria che ha tutto il tono della vera minaccia (2) . Del resto le mire di Venezia su Clarenza non apparivano
(1) Sen Secr. RO 8 c. 64-65 del 22 VII 1 422, Val AAV 2610, voI. XI 1 12-1 1 8 ; I 1 1 5- 1 1 9 ; ]ORGA, Notes I 322-323; TmRIET, Regestes II 1849. I l docu mento, considerato nella prospettiva dei progettati cambiamenti istituzionali e dell'applicazione delle regole di diritto moreota (G. RECOURA, Les A ssises de Romanie, Paris, 1930) , è stato osservato dal ]ACOBY 230, il quale ha appunto notato (id. 232) che i tentativi di annessione cronologicamente corrispondono all'epoca in cui Venezia inviava a Modone e a Corone due esemplari dell'« Assise di Romania l) . Ma nel fatto particolare non può nemmeno escludersi, come causa di fondo, il pensiero pratico di molti del Senato veneto, secondo il quale all'uni taria e prepotente forza dei Turchi bisognava contrapporre una forza altrettanto unita e decisa, mettendo al bando gli scrupoli di rispetto degli interessi dei sin goli signori. Appunto ciò che le esigenze del momento reclamavano e che invece non fu fatto per la mancata attuazione del progetto. (2) Val AAV 2610, voI. XI p. 1 17, 2° capoverso; ]ACOBY 230. L'idea di una instaurazione della potestà veneziana sul Peleponneso, i cui signori avrebbero dovuto essere vassalli di Venezia, non era nuova. La convinzione che la presenza della Serenissima in un determinato punto fosse di remora ai Turchi dall'operare incursioni e saccheggi aveva un suo fondamento. Tale convincimento vediamo affiorare sin dall'agosto del 1 394, quando si discuteva sulla riedificazione del l'Hexamilion alla quale Venezia dichiarava di partecipare a condizione che esso fosse posto sotto la sua giurisdizione e tutela: per cui i Turchi, sapendolo della Repubblica, non avrebbero osato attaccarlo: M. SILBERSCHMIDT, Das orien:' taliscnen Problem zur Zeit der Entstenung des turkiscnen Reicnes nacn Venezia niscnen Quellen, Leipzig (1923) 9 1 -92 . SATHAS
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nuove (1) . Al Tocco Venezia avrebbe chiesto Clarenza é tutti gli altri luoghi in suo possesso nella Morea, contro un versamento di 3000 o 4000 ducati. Qualora non avesse accondisceso a una tale proposta egli avrebbe potuto tenersi Clarenza e gli altri luoghi « in baronia » e avrebbe dovuto fare omaggio e giuramento di fedeltà a Venezia (dietro giura mento stesso « eundem in baronem recipere debeatis »). Qualora ogni proposta di tal genere fosse stata respinta, la conclusione (di minaccia) avrebbe dovuto essere uguale a quella espressa allo Zaccaria (2) . La lettera all' ambasciatore Delfino Venier decretava sostanzial mente la sparizione del principato di Acaia e la fine di ogni mira espan sionistica in Morea di Carlo Tocco. Il progetto non fu approvato, ma, risaputo a sua volta dai due dinasti, dovette determinare la sterzata politica del principe e 1'extrema ratio del loro ricorso ai Turchi. Essi, come si è detto, decisero di inviare messi al sultano per chie dere aiuti e perchè i Turchi « passassero in Morea e occupassero il territorio » (v. 3733) . La richiesta fu, ovviamente (3), accolta. Secondo il cronista l'esercito turco era messo a disposizione dei richiedenti « xott �'t'(X ;0:\1 (o O"01>À't"OC\lOc;), t't"ocY1)\I 't"01>C; cp01>O"O"oc't"O \la 't'o,)c; 8w0"1l » (v. 3739), e sarebbe stato trasbordato sulla terra moraita, e precisamente a Patrasso, dalle navi di Carlo (v. 3742) . Nella Cronaca non si accenna affatto a Tura khan-beg; si dà a intendere, invece, che l'esercito turco avrebbe operato secondo le disposizioni di Carlo Tocco: « e:!XO:\I 81)\I(X!LL\I 7toÀÀ�\I Kocpo1>Àoc; o 80:O"7t6't""YJ c; » (v. 3746). Le altre fonti non confermano affatto questa subor dinazione delle truppe turche al comando del despota epirota, ma chi più chi meno sottolineano l'abbattimento di fortificazioni nell'istmo (4), la marcia su Mistrà, il saccheggio di Leontari (5) e Gardiki (6), la carneficina
(1) THIRIET, La Romanie 369. (2) Val AAV 2610, voI. XI, p. 1 18. (3) Il cronista condanna sempre codeste richieste, anche quando siano avanzate dal proprio signore: « ol TOUpXOL 7t!XV't"1X ljylX7tOUV 't"WV XpLa't"LlXvwv 't"ò ax!a(LlX . v. 3738. (') THIRIET, Délibérations II n. 1263 p. 148 dell' l 1 V 1423 : s'informa Creta che : l ° insufficientemente guardato da quei nefandi et vilissimi Greci, il muro di Hexamilion è stato facilmente forzato da Tura'khan-beg; 2° i Turchi hanno incominciato a distruggere la muraglia; 3° altri cavalieri sono sparsi per la Morea saccheggiando e bruciando . . . . (6) Leontari (BON II pl. 3) . era già stata provata da una precedente invasione turca (1395) comandata da Evrenos-beg e richiesta dallo stesso Carlo
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di Albanesi a Tavia (1) . L'inizio dell'invasione ebbe luogo il 21 maggio 1423 (2) . La nostra Cronaca c'informa che il sultano (Murad II), aderendo alla richiesta, emanò ordini ad alcuni suoi capi e disse che essi « sarebbero saliti sulle navi del despota Carlo per essere traghettati attraverso lo stret to nell'antica Patrasso » (vv. 3742-3743) . Non è dato sapere se realmente sia stato il Tocco a mettere a disposizione le sue navi o il sultano a pre tenderlo. Comunque, dopo aver chiesto, come la Cronaca ci avverte (v. 3732) , !'intervento turco, il Tocco si appresta, destreggiandosi in un comportamento ambiguo, a informare preventivamente il capitano di Corfù della imminente invasione dei Turchi e del « transitum s i b i q u e s i t u m per Amoratum bey dominum turchorum in faciendo conduci et trahici eius exercitum in Amoream » (3) . Bisogna pur ricor dare che il Tocco stesso era tenuto al rispetto del patto di tregua di un anno stipulato un mese prima, auspice Venezia, con Mistrà e il principe di Acaia (4) , e al quale patto, però, egli addivenne dopo aver chiesto, con lo Zaccaria, !'intervento turco (estate 1422) : per cui, anche volendo, non era più in grado di ritirare la richiesta. Ma Venezia avverti la simulazione del Tocco (5) e il 18 aprile 1423 ordinò al capitano di Corfù di compiere una spedizione per incendiare le navi che avrebbero dovuto traghettare le truppe turche (6) . Dell' azione
Tocco nella lotta col despota Teodoro I per il possesso di Corinto (R. LOENERTZ, Péloponèse, B FG 253-254). Quattro anni più tardi lo stesso Evrenos-beg sarebbe stato fermato nella sua seconda invasione (questa volta con Ya'qiib pasha) avanti a Leontari (Chron Brev Bek. 5 1 6-5 1 7 ; ZAKYTHINÒS I 1 57) . (8) Gardiki (BON II pl. 3) sarebbe stata provata con Leontari e Tavia, dall'invasione di Turakhan-beg (Chron Brev n. 27 85 -87, p. 47) . (1) Tavia in Arcadia era stata pochi anni prima occupata da Centurione Zaccaria (Chron Min n. 27 45 -48 , p . 47) . Pur,os 52-105. Sugli Albanesi nel Peloponneso v . la sintesi di TITos P. ]OCHALAS, Ober die Einwanderung der A lbaner in Griecheland, « Dissertationes Albanicae ., Miinchen ( 1 97 1 ) 99-103. (2) ]ORGA, Notes I 333/4. 344 ; Chron Min n. 1 9 32 -35, p. 36; n. 27 85 -87 p. 4 7 ; SPHRANTZÈS 16a-5 ; LAON CHALc I I 5810-17 591-.; LAMBROS N E I I 471, VII 1 5 1 ; cf . ]ORGA, Geschichte I 382. (8) Sen Secr Ro 8 c. 1 0 1 del 18 IV 1423, Val AAV 2712, voI. XI 224. (') Sen Secr RO 8 c. 92 del 24 II e c. 93t, 28 II 1 423, Val AAV 2685. 2690, voI. XI 1 95-200; SATHAS I 1 27-9; THIRIET, Regestes II 1871-1873. (5) Val AAV 2807 del 13 VIII 1 423 . (I) Sen Secr Ro 8 c. I O l t, Val AAV 2713, voI. XI 226; ]ORGA, Notes I 333/4 ; TmRnn.', Regestes II 1877.
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che avrebbe dovuto seguire non sappiamo i dettagli. Sta di fatto che il 21 maggio Turakhan-beg attacca le fortificazioni dell'istmo. Questa riesumazione delle vicende, alle quali si richiamano i versi della Cronaca (vv. 3704-3748), vale a dimostrare che l'alleanza dello Zaccaria con Carlo Tocco e la loro richiesta di aiuti al sultano, premessa dell'irruzione turca (21 maggio 1423), si pongono nella seconda metà del 1422, quando i patti di tregua del febbraio 1423 non erano stati né proposti e, forse, nemmeno concepiti. Guerra con i Paleologi. - Il resto della Cronaca, comprendente i versi 3749-3923, narra due episodi di non grande rilevanza in quanto non determinarono cambiamenti di situazioni. Il primo riguarda un'in fruttuosa incursione su Vostizza (vv. 3749-3810) , che avrebbe dovuto essere occupata, ma che invece subi solo dei danni, seppur considerevoli, nello spiazzale del mercato (1) . Tra le note belliche abbiamo un breve intervallo dedicato al ricevi mento che l'allora arcivescovo latino di Patrasso (Stefano Zaccaria) (2) (1) Già sede di baronia di cui l'identificazione delle fatniglie originarie re sta ancora dubbia. Situata sulla costa tra Patrasso e Corinto (BON II pl. 5 ; LONGNON-ToPPING 254 ; CARII.,E, Lista 396) è legata al destino della baronia dei Nivelet (BON I 233-234). Andò incontro a vari passaggi (Du CANGE, Histoire de l'emPire de Constantinople II (1826) 284 ; BUCHON, NR II 1 43-153; LONGNON 328) . Fu uno degli ultitni baluardi del dominio franco di fronte all'espansione dei Greci. Dopo il 1364 Nerio Acciaiuoli diventa barone di Vostizza e di Nivelet estendendo cosi la signoria su tutta la fascia costiera, da Corinto all'istmo . (BUCHON NR I 126-127; BON I 250) . Fini nelle mani dei Navarresi, 1379-1380 (LOENERTZ, Hospitaliers, BFG 342), e nel castello, malgrado il salvacondotto, Nerio Acciaiuoli fu fatto prigioniero dal nostro Asan Zaccaria, allora grande contestabile alle dipendenze di Pietro di San Superano - estate 1389 -. (MII.,I.,ER 34 1 ; Commemoriali t. III, Lib. VIII n. 343; ZAKYTillNÒS I 136; Ru BIÒ I LI.,UCH, Diplomatari 655-656, 659) . Delle trattative per la liberazione v. R. CESSI, Venezia e l'acquisto di NauPlia ed A rgo, « Nuovo Archivio Veneto _ n.s. XXX (1915) 161-1 64. Fu ambita da Venezia anche se nei tentativi questa non approdò a nulla (TmRIET, Regestes II 1030. 1084 ; SATHAS I 2-4, nO 3 ; JORGA, Notes I 125/6) . Con la morte di Pietro di San Superano, Vostizza passò con tutto il principato ad Asan Zaccaria, ma sarebbe stata in seguito occupata dalle truppe di Mistrà. - Su Vostizza nell'800: BUCHON, La Grèce continentale et la Morée, Paris (1843) 524-526; TOMADAKIS 64 1 . (2) GIORGIO FEDAI.,TO, Patrasso, città degli arcivescovi latini tra i sec. XIII e XV, SBN 8-9 (XVIII-XIX - 1 97 1 /2) 1 65-168. - Il testo gli attribuisce il titolo greco di metropolita, v. 3807. Del metropolita greco non conosciamo il nome: GERI.,AND 250. 7
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diede ai partecipanti all'impresa, i quali di ritorno si erano recati a fargli visita di omaggio (vv. 3802-3810) . Più interessante per noi è la conclu sione che il cronista dà a questa impresa: « l sudditi del Despotato (d'E piro) i m p a r a r o n o e p r e s e r o c o n o s c e n z a d e l t e r r i t o r i o e i n c o m i n c i a r o n o a rapinare da predoni e impos sessarsi degli animali e delle cose esistenti nelle sedi dei Romei » (vv. 38133815) . Ciò ci fa intendere che non soltanto Vostizza, ma il territorio dei Romei in genere dovevano essere nuovi per gli armati del Tocco. Pertanto anche !'incursione su Vostizza si pone poco dopo l'acquisto di Clarenza, molto verisimilmente nel 1422 e comunque prima dell'inizio della tregua (primavera 1423) . Le altre incursioni, preannunciate nei versi citati e compiute agli ordini di Ercole e Torno Tocco e dirette da Matteo Landolfo da Napoli, furono rivolte sui castelli che erano appartenuti al principe Zaccaria e occupate da Teodoro (vv. 3828-3829) . E la maggior parte di essi furono recuperati e fortificati (vv. 3825-3831) . I Moraiti si turbarono e ricorsero al loro despota per sollecitare una mobilitazione generale che ponesse fine al grave disagio (vv. 3838-3871) . Lo scopo della nuova impresa era la conquista di Clarenza e di Patrasso, l'annientamento e la distruzione dei Latini (vv. 3853-3856, 3867-3870) . Le truppe dei Mizithrioti si sarebbero dovute riunire nel tratto compreso fra Corinto e Andrusa (vv. 3862-3866) . Qui il cronista lascia in sospeso l'argomento per intrattenersi su un particolare che chiuderà la lunga e mutila narrazione: il principe si tro vava nel castello di Ponticò assieme alla moglie e chiese a Matteo Lan dolfo, che era a Clarenza, una buona scorta per recarsi ad Arcadia (vv. 3875-3883) . Era d'estate (v. 3874) . La richiesta trovò delle difficoltà da parte di Matteo. Arcadia era molto lontana e non era prudente alleg gerire la guarnigione di Clarenza, tanto più che avevano sentito che le truppe romee si avvicinavano (vv. 3885-3890) . Nella disputa dei capi prevalse il parere che Ercole al comando di cento uomini compisse la missione richiesta dallo Zaccaria. Dopo l'arrivo ad Arcadia (l) , Ercole prese l'occasione di saccheggiare nel territorio dei Romei le località di
(1) Arcadia, 1'antica e moderna Kyparissia (BON II pl . 3 . 4) . Già di proprietà di Goffredo di Villehardouin passò ora per eredità ora per cessione attraverso vari proprietari (BON I 413) sino a che pervenne nelle mani degli Zaccaria verso la fine del sec. XIV.
Prolegomeni I, Cap. II, 14: Guerra ai Paleologi
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Gianina, Gutena e tutto il complesso dei Chiliochoria (1) , prendere bottino e catturare molti prigionieri. La voce giunse ad Andrusa (2) , sede del capitano Lascaris (3), il quale con cinquecento cavalieri e altra truppa corse a Filitrà (4) per tagliare il cammino del ritorno ad Ercole (vv 38913909) . Lo scontro è inevitabile e imminente. Ercole arringa le truppe . . . (vv 3910-3923) . E qui la mutilazione spezza bruscamente il racconto. Il procedere dei fatti sembra continuo e senza allusioni a intervalli di tempo. Il cronista sino a questo punto non ha fatto alcun minimo accenno alla discesa di Turakhan-beg (maggio 1423) (5) nella quale il Tocco ebbe la sua parte; ed è lecito pensare che egli ne avesse parlato in prosieguo di narrazione, nei versi perduti, come precedentemente aveva ricordato e sommessamente condannato (v. 3738) la richiesta di aiuto ai Turchi. Similmente nessun accenno è dato sulla tregua di un anno concordata tra il febbraio e marzo del 1423. Questo silenzio sulle due circostanze offre i limiti cronologici oltre i quali non possono essere assegnati i fatti bellici successivi all' acquisto di Clarenza ed esposti nell'ultimo capitolo della Cronaca. Essi, dunque, sembrano in ogni modo precedenti alla invasione di Turakhan-beg (maggio 1423) . In tutti i casi la nostra Cronaca è venuta a colmare la grave lacuna lasciata - volontariamente, per esigenze retoriche o forse per mancanza di informazioni - dall'anonimo encomiaste di Manuele II e Giovanni VIII .
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(1) Nelle varianti allo Ps. PHRANTZÉS 278 rr. 27-30 tra i centri iv-ròc; bagnati dal fiume Pamiso sono ricordati
IIeÀonow�aou iv "cj) MeÀ�aa�lXv�xcj) x6Àn<J>
Apxrf.yyeÀoc; XlXt �1X�Moupoc; XlXt 'Iwrf.wLVIX XlXt A�you8(a,,1X XlXt �ÀIX"p(1X XlXt IIòÀoc;
•
Troviamo quindi, in corrispondenza del nostro testo, due toponimi: Gianina, fra Aetòs e Arcadia (CARILE, Lista 399), e Filitrà (BON I Chrivo 429, II pl. 4). Non mi sembrano attestati Gutena né Chiliochoria ( cori ( ? ) . Questa località è invece attestata nella carta di Battista Agnese (BON II pl. 9) , a NE di Arcadia. (2) V. p. 87 n. 6. (3) È da presumere che questo Lascaris sia Alessio, dato dallo SPHRANTZÉS (XVIII 3 p. 29) come xe
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Paleologo (I) , il quale dall'acquisto di Clarenza (a. 1421-1422), dopo allusioni alle mene espansionistiche del Tocco (p. 195) . salta, si può dire quasi a piè pari, alla battaglia delle Echinadi Ca. 1428) , lasciando quindi scoperti cinque-sei anni di storia. La Cronaca dei Tocco viene in parte a sopperire al vuoto lasciato dall'encomiaste: « 't'Ii tJ.i;TrlçÙ 7t<X.v't'rl 7trlp(Y)tJ.L, �pyov tO''t'0p(rl<; xrll (j\)yyprlcp�<; 't'Uyx'<x'VOV'rrl ») (2). Tuttavia essa con 1'ultimo capitolo passa in rassegna solo i fatti accaduti dal 1421f2 all'inizio del 1423 (8) . Dal 1423 al 1424 fu in vigore la tregua fra i dinasti della Morea ed ebbe luogo invece 1'invasione turca. Quindi la guerriglia fra il Tocco e lo Zaccaria contro Mistrà riprese nel 1424 per protrarsi sino alla riscossa dei Paleologi con la battaglia delle Echinadi (4) . Il triennio delle incursioni del Tocco, al quale allude l'en comiaste di Manuele, correrebbe dunque fra il 1424 e il 1427; anno, que st'ultimo, in cui le truppe di Carlo irruppero per fare razzia del bestiame degli Albanesi di Morea (5) .
(1) Paneg Man, LAMBROS II. II. III 132-22 1 : i passi che ci interessano a pp. 1 95-196. (') Paneg Man, LAMBROS II. II. III 1 95. Questa lacuna è avvertibile in tutta la storiografia moraita. (3) In questa più ponderata ricostruzione cronologica si noterà che rettifico quanto precedentemente detto, allorché facevo risalire al 1426/1427 le prime lotte con l'imperatore per il dominio di Clarenza: Struttura e contenuto della Cronaca dei Tocco. Addendum, « Byzantion XXXII » (1962) 343-344; donde il BECK 1 59. (') ZAKYTmNÒS I 20 1 ; H. HUNGER, Johannes Chortasmenos, Briefe, Ge dicMe und kleine Schriften, Wien (1969) 128. (5) ' ILe:aouv-ro; �81j -rou Xe:tIL(;ivo;, -rp(-rou l-rou; �81j 1t'CXpe:�pux6-ro;, -r1ÌC; &.y�ÀCXC; &cpCXtpe:i:-rCXt -r(;iv tll IIe:Ào1t'ow�a<j> 1t'Cxacxc; 'IÀÀupt(;iv x-rÀ. Paneg Man, LAMBROS II. II. III 195. "
CAPITOLO
III
MOMENTI E PERSONAGGI DELLA CRONACA ALLA LUCE DI UNA PRIMA VALUTAZIONE STORICA 1. -
LA POLITICA DI CARLO
Tocco
La Cronaca ci presenta netti e distinti i protagonisti: Carlo Tocco, e in ombra Leonardo, da una parte, e dall'altra gli Spata. L'ascesa al despotato di Gianina conclude la prima fase di guerra fra le due famiglie. Salvo il capitolo II, dedicato all'impresa su Clarenza e alla sua momentanea occupazione, dal cap. I al XII si parla sempre della guerra · del Tocco contro il despotato di Arta, sino all'annientamento della famiglia despotale. Il cap. XIV ci trasferisce nel principato di Acaia e introduce nella scena Asan Zaccaria e Teodoro II Paleologo. Ripercorrendo con la memoria tutta la trama dei primi dodici capitoli ci accorgiamo che il sogno iniziale di Carlo Tocco tendeva al l'occupazione del solo despotato d'Arta. L'assunzione al soglio despotale di Gianina non fu che un evento imprevisto e occasionale: una felice aggiunta al programma prefisso. Codesta assunzione non è mai accennata fra le lontane ambizioni della giovinezza di Carlo Tocco. Questi mirava, non ancora ventenne, a muovere guerra ad Arta e agli Albanesi. Ce lo conferma un documento veneto del 12 dicembre 1390 che attesta « in casu quo dominus Comes habere guerram cum albanensibus, veneti nec alii nostri subditi, non se impediant de dicta guerra nec dent eis auxilium I) e che la Repubblica Veneta assicurava che « sit certus predictus Dominus Karolus quod rectores nec subditi nostri numquam preberent lavorem ali quibus contra iUos quos conoscerent admicos et fideles nostro dominio » (l) . (1) Val AAV 407 voI. II, pp. 1 13/4. Rammentiamo che i Tocco erano con siderati cittadini veneziani « de intus et extra . sin dal 19 febbr. 1361 : il privi legio era stato concesso a Leonardo I e ai suoi discendenti (Privilegi Ro I, c. 1 18; la domanda fu rinnovata dal figlio nel gennaio del 1393 (Commemoriali, t. III, lib. VIII nO 388) ; Carlo Tocco in seguito - 5 marzo 1413 (Privilegi RO II c. 17) - sarebbe stato ascritto al Maggior Consiglio.
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Cronaca dei Tocco
La prima occupazione di Clarenza (cap. II) , che sembrava dovesse dive nire definitiva, fu invece del tutto provvisoria. Codesta occupazione e la chiamata a Gianina ebbero risultati indicativi di cui però il Tocco non percepì il significato: la prima (a. 1407) per l'intervento di una forza estranea (Venezia) lo respinse indietro; la chiamata a Gianina (1 apro 141 1) lo spinse in avanti, verso la conquista di tutto l'Epiro. Il Tocco non capì che in ogni modo la terra peloponnesiaca era vietata alle sue ambizioni. Nel 1421{2, con l'acquisto di Clarenza, per !'intervento dei Paleologi egli sarà ancora una volta respinto dalla capitale dell'Acaia. Pertanto la nostra Cronaca, nel contenuto storico squisitamente epiro tico si chiude al cap. XIII, che è dedicato alla morte di Leonardo II e alla celebrazione delle sue virtù. Nel quadro epirota, nel quale s� muoveva Carlo Tocco, acquista rilievo il dissidio greco-albanese espresso dai due seggi despotali di Gia nina e di Arta. I Greci, forti della loro coscienza storica che si allacciava alla tradizione bizantina, non ammettevano l'esistenza di un dominio albanese; gli Albanesi, forti di numero, signori di fatto e presenti per legittimazione imperiale, pretendevano l'accettazione della realtà politica da essi stessi rappresentata. L'unità del Despotato era quindi un'aspira zione di ambedue le parti, ma ciascuna pretendeva che essa avvenisse sotto le proprie insegne: il che non era poco, anzi era il tutto. In questo conflitto Arta costituiva il fulcro del potere e dell'influenza politica degli Albanesi, Gianina la base dell' antica e della nuova coscienza greca. Il cronista la chiama « p(�oc -r6)V P<ù!Loc(<ùV » (vv. 1390. 3 1 13) . L'estensione che il cronista stesso conferiva al despotato d'Epiro corrispondeva a quella unitaria primitiva « �V "ApTocv xoct -roc 'I<ùocwwoc, ()1tOU �O'ocv X<ÙpLO'plvOC Èx �v &.pX�v -r6)V 8zO'1to-r6)v txdvù,>v TWV P<ù!Loc(<ùV » (vv. 3026-3027) . D'altra parte le popolazioni greco-albanesi erano talmente interse cate da rendere impossibile una delimitazione dei confini delle sedi degli Albanesi da quelle dei Greci. Punto sicuro di grecità era Gianina, ma essa era circondata da Albanesi, così come lo attesta oltre la Cronaca dei Tocco anche quella gianiniota. Da questa mescolanza derivarono dissidi e problemi insanabili e l'impossibilità che gli Spata potessero svolgere nei confronti dei Greci una costante politica di pacifica convivenza. A nostro avviso questo è un punto molto importante della storia del periodo che va dal 1350 a1 1417. I sudditi albanesi del despotato d'Arta erano soli dali con il loro signore nei casi di emergenza, nei casi bellici, ma non nella pace. I vari
Prolegomeni I, Cap. III, 1 : Valutazione storica - Il Tocco
103
le incursioni e le razzie reciproche erano fatti di tutti i giorni e creavano un clima che poteva non essere di guerra generale, vera e propria, ma non era nemmeno di pace. Su questo fondo sempre mosso e agitato è ovvio che gli Spata, capi di un despotato albanese, non potevano espli care una politica di pace e di attrazione col despotato di Gianina, perchè ogni buona intenzione veniva contraddetta dagli scontri quotidiani fra Greci e Albanesi. Gli Spata non riuscirono a fare una politica con Gianina: fecero soltanto la guerra, senza trovare una soluzione ai dissidi fra i due despotati. In posizione migliore e del tutto favorevole per l'intreccio di buoni rapporti era invece il Tocco, il quale era libero dai problemi degli Spata, derivanti dal contatto e dall'intersecazione di due popoli. Egli aveva come sudditi una popolazione greca; di Latini non c'erano che gli assoldati alle sue schiere e gli impiegati nell'amministrazione o nella cancelleria; pochi, invero, per · creare dissensi o problemi di convivenza con la popolazione romea. A facilitare lo sviluppo fortunato degli eventi furono le circo stanze che consentirono al Tocco di svolgere una politica filo-greca nei confronti di Gianina nello stesso periodo in cui le truppe degli Spata si succedevano sui territori della capitale epirota. Le occasioni favorevoli e decisive furono offerte poi dalla morte di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli (6 febbraio 1411) e dal comportamento dissennato e spietato della vedova Evdokia. D'altra parte non deve apparire strano che Muriki Spata non considerasse una soluzione soddisfacente il fatto che a succedere a Esaù fosse il suo genero, primogenito dello stesso Esaù: perchè il minorenne Giorgio dei Buondelmonti avrebbe avuto dei tutori greci che si sarebbero sempre e in ogni modo comportati da Romei, cioè in maniera ostile agli Albanesi. Il Tocco per essere preferito dai Gianinioti aveva al suo attivo dei meriti, dei quali alcuni recentissimi. Le persecuzioni della BalSié gli diedero l'opportunità di ospitare e proteggere i rifugiati, tutta gente di alto prestigio nella città, fra le quali c'era quel Simone Stratigopulos che sarebbe stato l'artefice della chiamata di Carlo. Militavano ancora in favore dello stesso Carlo Tocco le passate continue guerre condotte con tro gli Albanesi. Quindi la sua assunzione a Gianina consacrava la con vergenza degli intenti dei Tocco e dei Gianinioti interessati a combattere ed eliminare la supremazia degli Albanesi. S1, nella città di Gianina c'era una certa minoranza, formata, come dice il cronista, di sarti e calzolai, che propendeva a chiamare Gjin Zenevesi, signore di Dryinopoli (vv. 1788. 1790), ma essa non ebbe alcuna
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voce: su quei pochi Gianinioti agiva forse il fascino del principe potente e dello stratega sagace che circa dodici anni prima (9 apro 1399) aveva travolto e fatto prigioniero il loro stesso signore Esaù (1) , e che di li a un anno (1412 circa) avrebbe sbaragliato le truppe dello stesso Tocco a Cranea (vv. 1736.1766) . Però lo Zenevesi non aveva dietro di sé un pas sato politico analogo a quello del Tocco ed era per giunta albanese. Non si può identificare il despotato d'Arta con tutti gli Albanesi né viceversa. Arta era rappresentata dagli Albanesi, ma non tutti gli Albanesi dell'Epiro rappresentavano Arta. Ce ne dà larga testimonianza la stessa cronaca gianiniota. Noteremo, poi, che gli Albanesi come stra dioti erano dappertutto: erano ovviamente con gli Spata e gli Zenevesi, loro naturali dinasti, militavano con Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, con i Tocco, con i Paleologi e f o r s e con Centurione Zaccaria: diciamo forse perchè gli Albanesi a cui allude il documento veneto (2) con la frase « princeps Achaie se concordavit cum Albanensibus et dominis illarum partium ad damnum et destructionem suam l), cioè di Carlo Tocco, non erano degli stradioti (8) , bensl gli Spata e gli Zenevesi, che si erano alleati con lo Zaccaria per muovere contro Leucade e Cefalonia. Il Tocco riusei a riunificare sotto il suo scettro il despotato di Giani na e di Arta: ricompose ciò che Simeone Uros aveva separato (4) . Il cro nista esalta l'evento come il raggiungimento di una meta agognata, evento che indubbiamente portava una sigla latina. Il Tocco aveva fatto proprie le aspirazioni dei Greci, ma, una volta eliminata la dinastia degli Spata, rispettò gli Albanesi. Dopo la conquista di Arta la sua politica fu rivolta a legarsi in parentela, attraverso i nu merosi figli naturali, con la casa despotale sconfitta, in modo da confe rire al suo nuovo dominio un sigillo di legittimazione. Il che dimostra in lui una sensibilità politica veramente notevole. Uno il dinasta, dovevano ovviamente cessare le incursioni ed espo liazioni interne. Con la pacificazione interna Carlo seppe altresi rispettare le tradizioni storiche della sovranità d'Arta; pur avendo ricostituito l'unità dell'antico despotato, rispettò la dignità delle due capitali divi-
(1) Ckron J oan § 39. (2) Sen Sec Ro 5 c. 149
in SA'rHAS I 43/4 ; TIIIRIE'r, Regestes, I 1 1 6; Val AAV n. 1823. (3) Come ha creduto A. DUCEI,I,IER, Les A lbanais dans Ies coionies vénitien nes au X V- siècle, « Studi Veneziani l> X ( 1968) 48; cf. p. 62 n . 2 . (') Ckron Joan § 8 .
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dendo la residenza fra l'una e l'altra a seconda delle stagioni: d'inverno dimorava ad Arta, d'estate a Gianina. L'avventura di Clarenza si rivelò come un passo sbagliato, promosso dal solo desiderio di espansione, fomentatore di altre diffidenze e ostilità. La stessa avventura testimonia che Carlo, pur di fronte alle condizioni precarie in cui versavano tutti i piccoli Stati d'Epiro e del Peloponneso minacciati dai Turchi, non ebbe nuove ispirazioni né seppe promuovere una politica dalla quale scaturissero iniziative adeguate a scongiurare possibili e rovinose invasioni. A stare al pensiero del cronista saremmo indotti a credere che Carlo Tocco nei confronti dei Turchi si fosse mantenuto, almeno precedente mente alla sconfitta di Cranea, in una politica indipendente o di diffidente distanza, distinguendosi in ciò perfino dagli stessi Emanuele II e Teodoro I Paleologo (l) . Ma la realtà è diversa. Egli nel passato e quando contava circa vent'anni, era già caduto nella stessa fossa di altri dinasti cristiani. Contestato nel testamento di Nerio Acciaiuoli, che aveva lasciato alla moglie Francesca la quasi totalità dei possedimenti in Morea, a discapito degli interessi del cognato Teodoro (2)' si era rivolto a Evrenos che al l'inizio del 1395 sconfisse le truppe moraite davanti a Corinto e suc cessivamente ad Acova (3) . Quindi la condanna del cronista contro Paolo Spata per essersi, intorno al 1406 (vv. 417-439), rivolto ai Turchi contro il Tocco, suonerebbe implicita condanna contro il proprio signore: il quale, come dopo sarebbe avvenuto allo stesso Spata, fu abbandonato da Evrenos, che si allontanò improvvisamente dalla Morea (4), lasciando che Carlo risolvesse da sé i dissidi col Paleologo. Di tutto ciò la Cronaca, allo stato in cui ci è pervenuta, non fa alcun accenno. Può darsi che ne avesse fatto argomento nel corpo degli undici fogli dispersi, che dovevano contenere la storia della prima giovinezza di Carlo e di Leonardo (6) . Comunque il duca di Leucade, successivamente despota di Gianina e poi
(l) LOENER�Z, Péloponèse, BFG 234-240. (2) ZAKY�HINÒS I 143; LOENER�Z, Péloponèse, BFG 253 ; DONALD M. NrcoL, The last centuries, 0/ Byzantium 1261-1453, London (1972) 317. (3) Chron Min 2726'27 p. 46; Chron Brèv Mor 422/3; LOENER�Z, Péloponèse, BFG 253/4. (4) Quella ritirata il LoENER�Z, Péloponèse, BFG 254, suppone sia stata voluta da Bayezid impegnato contro Mircea di Valacchia battuto in Bulgaria il 1 7 maggio 1395, (5) Cf. il cap. dedicato ai codici e la storia del testo, pp. 151 -155.
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Cronaca dei Tocco
anche di Arta, non si sottrasse alla dura realtà di dover essere, come gli altri dinasti limitrofi (1) , un tributario del Turco : non solo, ma fu obbe diente anche alla dura legge di dare in ostaggio i figli. Il cronista cerca di essere eufemistico allorché informa che il suo signore « li mandava perchè essi servissero la Porta e per avere a sua volta l'aiuto » (vv. 1961-1963) (2) . Ciò non bastando s'imparentò con Miisà dandogli in isposa la figlia, la quale, alla sopravvenuta morte dell'emiro, sarebbe stata concessa come moglie a l;Iamza-beg, fratello del pascià Bàyezid. Quindi, Carlo Tocco, contro le aspirazioni e i principi ideali del suo cronista, non fu un cam pione antiturco, ma ai Turchi stessi fu legato più che altri signori, traen done tuttavia dei benefici: senza il loro aiuto egli non si sarebbe rialzato, e dopo la sconfitta di Cranea la storia dell'Epiro avrebbe preso un altro corso. Orbene, se, considerate nell' assieme tutte le vicende di cui siamo venuti a conoscenza, ci chiedessimo quale significato e quale peso abbia assunto il periodo e la politica di Carlo Tocco per la storia dell'Epiro, noi risponderemmo: nessuno. Le sue imprese che si svolsero nel giro fortunato di cinque anni ebbero la stessa inanità che si accompagnano alle im prese smembratrici e dissolutrici. È facile avvertire che egli si incuneò, giovandosi dei loro dissidi, fra Greci e Albanesi, frangendo il corso, pur torbido e bellicoso, della loro interna sistemazione. Il Despotato che ne derivò appariva greco ed albanese, senza poi essere né 1'uno né l'altro in quanto dominato da un Latino. Il Tocco ristabiU solo l'ordine interno, ma non ebbe - o per lo meno non risulta l'avesse avuta un'idea nuova, alla quale ispirare l'avvenire della restituita unità del l'Epiro. L'intervento nelle tenzoni per Clarenza, il cui tentato pos sesso già gli aveva nel · passato procurato amarezze e delusioni, dimostra che per il presente e il futuro del Despotato egli non si sentiva impegnato da alcun programma innovatore. E in ciò egli si allineava agli antichi avventurieri latini il cui ideale si esauriva nel perseguimento della conquista. Il suo dominio, del tutto effimero, non giovò o per lo meno non portò nulla di nuovo né ai Greci né agli Albanesi: i Greci si servirono di lui come strumento di rivalsa su gli Albanesi, ma non è detto quali reali benefici, a parte l'ordine e le ricompense concesse ai (1) MOMCILO SPREMIé, I tributi veneziani nel Levante nel X V secolo, .« Studi Veneziani t XIII ( 1971) 22 1-240. (2) In ciò il cronista si allinea perfettamente con gli storici e segnatamente col Calcocandila - ed. Darkò 74/5 - cf. LOENER'tZ, Péloponèse, BFG 243.
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Valutazione storica - Il Tocco
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loro capi, essi trassero dalla nuova situazione (1) . Gli Albanesi, scomparsi i titolari del Despotato, ebbero in lui un capo rispettoso dei loro legittimi diritti e videro i loro maggiorenti imparentarsi, attraverso matrimoni, con la sua famiglia; ma nulla di nuovo viene registrato per la vita delle varie comunità. In conclusione può dirsi che il restaurato despotato d'Epiro, anche se politicamente e geograficamente rinnovò l'antico Stato, mancò tutta via di un'anima che lo caratterizzasse: latino nel capo, greco e albanese nel corpo, mancò dell'idea nella quale tutti e tre gli elementi s'incontrassero e si fondessero. Alla prima discordia interna esso sarebbe crollato. Dopo pochi mesi la morte di Carlo, per motivi di successione lo stesso suo pri mogenito Ercole avrebbe richiesto !'intervento turco (2) : e a 19 anni dal l'entrata del Tocco a Gianina (1 apro 141 1) e a meno di 14 dalla riunifica zione del Despotato, Sina pascià con una spedizione avrebbe cancellato il conseguito primato gianiniota. L'erede Carlo II si sarebbe ritirato in Arta, eroso di varie terre dai cugini Ercole e Menuno, tributari e ligi del sultano. Così sul destino del Despotato ebbe il suo ruolo anche la va riopinta costituzione della famiglia di Carlo I Tocco, la quale contri buì, con dissidi e lotte interne, allo smembramento dello stato epirota. Morto Carlo II (ottobre del 1448) anche Arta sarebbe stata fagocitata dai Turchi: era il 24 marzo 1449.
2. - GLI
SPATA E LE GENTI ALBANESI DELL'EpIRO
Le conclusioni relative agli Spata e agli Albanesi sono facili a trarsi dalla stessa storia dei Tocco. La dinastia, che dominò il despotato di Arta e l'Etolia sino a Nau patto, raggiunse l'acmè della sua parabola con Gjin. Il cronista, pur di (1) Da una lettera riportata dal BUCHON NR I 284 (2 XI 1424) egli dichiara di « dubitare della barbara fede delli Greci . . . •. - Cf. LUNZI 135, il quale espresse nei confronti del Tocco un giudizio negativo. (I) « Per letere del nostro ballo de Corfù nui semo avixadi como I turchi son andadi molto possenti ala Janina per subjugar quel luogo e altri luoghi del despoti CarZo ad instantia e requisition de Hercules, che fo fiuol natural de laltro Despoti . Sen Secr Ro 1 10 C. 1 16, del 17 VI 1430, Val AAV 3375, t. XIV 80. - Al passo presso i Turchi partecipò anche Menuno: Act Dipl III 282 ; ROMANÒS 86.
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. Cronaca dei Tocco
parte dei Tocco, non lesina lodi e non nasconde la sua ammirazione per quest'uomo di eccezionale personalità che era stato la gloria della stirpe albanese: (C
Prolegomeni I, Cap. III, 2: Valutazione storica - Gli Spata
1 09
defunto omonimo despota, signore delle Candiles, si fa sorprendere nel suo castello di Varnaco e diviene suddito del Tocco (cap. III, §§ 8-1 1) ; Pietro Spata se ne sta pressoché indifeso nel dominio della Catochì e perde, in seguito a un tranello, moglie e dominio. In fondo sembra che il feudalesimo occidentale, di cui era permeata la vita politica dell'Epiro, fosse il più congeniale alle tendenze di &.�ocO"(Àe:u't"o� dei signori albanesi. La stirpe dei Masarakei, sparsi ovunque, agiscono per conto proprio; gli Alkadii, posti sulla direttrice Gianina-Arta, non si curano affatto del despota di Gianina, nel cui territorio pare risiedessero; i Bua, condottieri e guerrieri impareggiabili, sin d'allora tennero solo al loro mestiere di stra dioti senza dipendenza da una autorità politica autoctona. Sullo sfondo di simili propensioni alla dispersività il miracolo politico di Skanderbeg, che si sarebbe verificato a nord, di li a pochi decenni, non appare meno prodigioso del miracolo strategico. Lo stradiota, nel quale si identificava il soldato albanese, era lo strumento umano che si polarizzava là dove entità di compenso, prestigio e autorità di capi esercitavano la loro forza di attrazione. Queste pro prietà erano state possedute da due capi: Gijn Spata di Arta e Gjin Zene vesi di Dryjnopoli; e il primo seppe mettere in fuga i Turchi (1) e tra volgere la Compagnia degli Ospedalieri di Rodi, facendo prigioniero lo stesso Gran Maestro Eredia (2) ; il secondo a sconfiggere e catturare il despota di Gianina, Esaù (3) , nonché a distruggere a Cranea le truppe dello stesso Carlo Tocco, di cui si parla nella nostra Cronaca. Ma nessun nuovo indirizzo fu indicato dai due personaggi e nessun interesse fu espresso se non quello del tornaconto del proprio casato. Sembra paradossale, ma è tuttavia vero, che Carlo Tocco abbatté la dinastia degli Spata servendosi anche e soprattutto di Albanesi: « &pX�O"e:v cpouO"O"ii'ro vòc poye:UOf), - pocyxou;, P<Ù(.toc(ou;, �ép�ou; 't"e:, (.tiiMOV 'rotI; 'AÀ�ocvhocç » (vv. 137-202) . Ma il loro valore non fu mai costruttivo per i loro stessi destini. Essi si ressero sul1'orgoglio personale e della stirpe. Peraltro mancavano di una storia scritta che documentasse l'esperienza delle passate generazioni, alla quale attingere linfa per la creazione di una coscienza politica tipicamente albanese. La prima documentazione esplicita è la cronaca dei Tocco: la letteratura storica albanese nascerà con Skanderbeg per opera del Barlezio e di umanisti italiani. (1) Chron Joan § 38. (2) Chron Joan § 17; RUBIÒ I Lr.UCH, Diplomatari 453
( 3) Chron Joan § 39 .
n.
1.
Cronaca dei Tocco
1 10
3.
-
ASAN CENTURIONE ZACCARIA
Abbiamo incontrato Centurione Asan Zaccaria, principe di Acaia nel capitolo II e nel XIV: in occasione della conquista di Clarenza da parte di Leonardo II e sua momentanea permanenza nella capitale del l'Acaia, e a proposito della guerra fra il Tocco e Teodoro II Paleologo per il possesso della città stessa. Egli ci viene ancora più icasticamente presentato allorché, claudicante per la gotta e afflitto dagli assalti dei Paleologi, si presenta per un'umile e sottomessa alleanza a Carlo Tocco; e lo vediamo infine chiedere una robusta scorta per recarsi, in un mo mento difficilissimo e delicato, da Ponticò ad Arcadia. Da tutti i casi si trae l'impressione che egli fosse poco cosciente delle esigenze del suo Principato e che con singolare sprovvedutezza si limitasse alla soluzione momentanea dei problemi senza ispirarsi a una politica coerente o pre veggente. Nel 1407 si allontana dalla sua capitale senza lasciarvi una difesa adeguata rendendo così possibile a Leonardo Tocco la conquista e spo liazione della città (vv. 518-676) . Nel 141 1 si avventura in un'alleanza con lo Spata e lo Zenevesi per scacciare il Tocco dalle isole ioniche: prospettiva che, anche in caso di riuscita, non avrebbe risolto i gravi problemi connessi alla guerra con i Paleologi. Nello stesso anno fa atto di sottomissione al sultano Mao metto I (1) : e in questo atto possiamo riconoscere i motivi di forza mag giore. Ciò che non si comprende, invece, è come egli, già cittadino vene ziano e che di Venezia si avvaleva per stipulare un atto di tregua con Carlo Tocco (2) , chiedesse nello stesso anno, e precisamente i1 20 XI 1414, di essere nominato cittadino genovese (3) , circostanza, questa, che, alla luce della storia dei dissidi fra Genova e Venezia, era assolutamente controproducente; come controproducente doveva risultare nei con fronti dei Paleologi che gli occuparono Messenia ed Elide. Centurione scontava così il fio della sua incerta politica: Genova era stata per lo Zaccaria solo di nocumento più che di utilità. Così, come abbiamo già detto, lo Zaccaria tornerà a Venezia per avere prestiti (') e mediazione (1) (2) (8) (')
DUCAS. 133. SATHAS III. 62. SATHAS I 54/5; HOPF. Geschichte II 74 ; ZAKYTHINÒS I 1 8 1 ; BON I 284. Sen Secr Ro 6 c. 156-9; SATHAS I 69 70; �T. Regestes II 1 6681670. 167 1 .
Prolegomeni I, Cap. III, 3: Valutazione storica - Lo Zaccaria
111
presso l'imperatore (1) , nonché un immediato aiuto per il fratello, arci vescovo Stefano, affinché la città di Patrasso non cadesse in mano ai Paleologi (2) . Il caso limite della imprevidenza, anche in precedenza manifestata, dello Zaccaria appare quello di lasciare Clarenza proprio nel periodo in cui attendeva l'arrivo di Franco Oliverio. L'appropriazione, da parte del l'avventuriero, della città e della fortezza e la cattura come ostaggi della moglie, del fratello e d'altri personaggi (vv. 3555-3564) ha del dramma. tico e del comico. Il caso ripete e conferma la sventatezza dell'uomo già manifestata nel 1407, quando Leonardo II occupò Clarenza. Possiamo dire che quasi tutti gli episodi concorrono a far giudicare quello dello Zaccaria come un periodo del tutto inglorioso. Le alleanze stipulate non erano ispirate a una visione coordinata e chiara della situazione moraita. Le sue iniziative furono in contrasto con l'acutezza e l'astuzia attraverso la quale era stato capace di pervenire all'investitura del Principato . Nella guerra fra i Tocco e i Paleologi, lo Zaccaria, pur direttamente inte ressato, risulta figura secondaria e screditata.
4. - I
PAI.EOI.OGI DI
MISTRÀ
I Paleologi avevano ricevuto dai Cantacuzeni uno stato moraita di non molto estesa dimensione, ma avevano con sé, in quanto si identi ficavano con la stessa stirpe imperiale, la forza immensa della coscienza di eredi dell'Impero. Essa coscienza non può sottovalutarsi, specie se considerata come fonte ispiratrice e condizionatrice di una politica. Non deve maravigliare, perciò, il fatto che le signorie che circondavano il despotato di Mistrà (in Acaia, Messenia, Nauplia) in poco meno di mezzo secolo sparirono, mentre i Paleologi riuscirono a riunire tutto il Peloponneso, salvo piccole frange veneziane, sotto il proprio dominio. Per la valutazione delle forze spirituali del despotato di Mistrà biso gna considerare il fatto che non è nemmeno possibile istituire un raffronto (1) Sen Secr Ro 6 c. 155 de1 25 VII 14 17, Val AAV 2 194; THIRIE'l', Regestes II 167 1 , Seno Secr. Ro 6 c. 161 del 7 VIII 14 1 7, Val AAV 2200, voI. VIII pp. 408-4 1 1 . (S) Sen Secr RO 6 C. 164, de1 19 VIII 1417, Val AAV 2203; TlIIRmT, Rege stes II 1673. 1674; Val AAV 2204; SATHAS I 76-79.
1 12
Cronaca dei Tocco
della sua fervida vita, culturale ed artistica, con quella delle altre signo rie nelle quali, invece, non esisteva nulla: in Mistrà, considerata dipen denza dell'impero greco, del quale veniva adottata anche la monetazione, c'era tutta Bisanzio, con la sua civiltà e il suo pensiero. Il suo patrimonio morale e ideologico saremo ben lontani dal trovarlo nei despotati di Arta e Gianina, sebbene nella seconda affiorasse con diverso colore la coscienza romaica: ma men che meno la cercheremmo nel principato di Acaia, prodotto dello spirito d'avventura e di conquista, come tutte le signorie dei Latini. Caduta la capitale si spense il faro orientatore e i Paleologi, a11udo a Demetrio e Tommaso, live11arono mentalità e metodi con quella decadente dei prìncipi franchi; in discordia fra loro, affidarono le sorti del loro potere e le loro ambizioni all'intervento degli stranieri: di Venezia prima e dei Turchi dopo (1) . E fu la fine. Non è detto che il despotato di Mistrà non incontrasse serie difficoltà di ordine politico e di economia. L'organizzazione feudale e la suddivi sione territoriale in grandi proprietà comportava crisi economiche e l'in sofferenza di tanti signori, i quali chiedevano appoggio ai Turchi o ai Veneziani o ai Navarresi contro il proprio despota. La nostra cronaca evoca chiaramente gli atti di ribellione all' autorità imperiale di alcuni signori recalcitranti a contribuire alle spese per la ricostruzione del l'Hexamilion. E ciò avveniva anche per la riscossione delle normali imposte (2) . Il despotato di Mistrà si dibattè fra tutti i problemi comuni alle altre signorie del Peloponneso, però era sorretto da11a coscienza di una missione e di un prestigio. Nella Cronaca risalta con nitida evidenza la politica diritta e sicura svolta dai Paleologi in senso panmoraitico. Il Peloponneso doveva essere sgombrato dai Latini, e il Tocco, invece, aveva osato inserirsi in una posizione delicata e cruciale che condizionava il possesso dell'Elide. L'intervento dei Paleologi sia dallo Zaccaria che da Carlo Tocco poteva essere considerato arbitrario. Esso, considerato a sé, può essere giudicato tale, ma osservato nel quadro generale della politica dei despoti di Mi strà, appare, invece, del tutto coerente con la coscienza di una missione storica da attuare. (1) Dobbiamo rallllell ntare che i Paleologi si erano avvalsi dei Turchi anche nel 1387 ; come lo testimonia l'iscrizione della chiesa della Vergine di Paròri a Mistrà: : LoENERTZ, Péloponèse, .BFG 227-230, 234-240. (I) ZAKVTHINÒS I 122
CAPITOLO
IV
CRONOLOGIA DI ALCUNI AVVENIMENTI La rievocazione dei fatti non procede nella Cronaca con ordine cro nologico. Il disordine viene avvertito in modo particolare nei primi capitoli. Diamo qualche esempio. L'accenno al matrimonio fra Irene Spata con Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, avvenuto nel 1385 (Chron Joan § 31), viene dato per inciso e dopo la narrazione della conquista di Clarenza: estate 1407 (cf. cap. II) . La conquista di Anato lico da parte del Tocco (cap. I § 28) e la cessione di Angelocastro operata da Paolo Spata a favore dei Turchi (cap. I § 36) , avvenute l'una e l'altra nel 1406, sono narrate prima della esposizione dei fatti, drammatici che portarono alla morte di Sguros Spata (cap. III § 28) e occorsi intorno al 1403-1404. La conquista di Riniasa da parte di Muriki Spata (III § 27) fu, come la Cronaca stessa afferma, immediatamente successiva alla disfatta subita ad opera di Muriki da Galasso Peccatore, che aveva ferito e fatto prigioniero Sguros Spata (III § 26; a. 1403/4) . E questi avvenimenti vengono passati in rassegna dopo i fatti di Clarenza (cap. II; a. 1407) . ìt ovvio che nella tavola cronologica abbiamo creduto riportare i fatti nell' ordine in cui essi si verificarono. Non tutti gli eventi hanno avuto una collocazione cronologica: quando le fonti fanno difetto sarebbe dannoso immetterci nel rischio di creare ostacoli a più esatte determinazioni. Per la costituzione della cronologia abbiamo tesaurizzato reperti di varia origine: le note oxfordiane offerteci dal Vranussis ('Ia't'opLxoc . 't'&V 'ICòcxvv(vCòV), gli Epirotica, la cronaca gianiniota, una lettera del Baroncelli, e soprattutto i documenti archivistici, specie veneziani. Per questi ultimi ci siamo serviti del repertorio, in parte già pubblicato « Acta Albaniae Veneta ) del P. GIUSEPPE VALENTINI, i cui primi tredici tomi, molto accessibili, interessano proprio l'epoca della Cronaca. La cronologia degli avvenimenti non seguita da indicazioni di fonti, ma solo dal numero dei versi, s' intende desunta dallo stesso contesto in quanto il fatto è strettamente collegato con quello precedente, già datato. Le date, dedotte per approssimazione, vogliono avere un valore .
8
.
Cronaca dei Tocco
1 14
meramente indicativo. Per ognuna di esse abbiamo indicato il punto di appoggio utilizzato per il computo. Alcuni fatti, e specialmente quelli narrati nel cap. I, hanno una dimensione troppo provinciale perché possano aver riscosso un' eco nelle grandi cancellerie e nutriamo per tanto fondati dubbi perché essi possano essere documentati in fonti datate. N.B . : Per le abbreviazioni delle fonti v. l'elenco dei Testimonia, pp. 2 1 2-217.
MORTE DI LEONARDO I TOCCO:
1375 c.
NASCITA DI CARLO TOCCO
1373/4
v. l Term. post quem: Sen Mix XXXV f. 7, 20 III 1375, Reg Ven Thir 558; - term. ante- quem: Ro Aven 201 f. 13, 25 VIII 1377, LUT.rREr.I., Interessi fiorentini, p. 323 nota.
Sooxocc; �pécpoc; IltxpÒV 7Jup(axe-rov - v. 4 - nel tempo del viaggio a Napoli (1376/7 c.) .
'0
NASCITA DI LEONARDO II
1 375 c.
etc; -rò y&Àoc &.voc.&pécpe-rov o x6v-roç Aeov&pSoc; - v. 6 - nel tempo del viaggio a Napoli ( 1376/7 c.) . VIAGGIO A NAPOU DI MADDALENA ACCIAIUOLI-TOCCO : vv.
19-22.
1376 c.
INCURSIONI ALBANESI SU LEUCADE : vv. o
Sooxocc; 1j'rov 7toÀÀà 7tOCtS&x,
INCURSIONI SU VODIZZA : vv.
-
57-70
1378/85
v. 80.
87-1 10; 165
1378/85
!RENE SPATA SPOSA ESAÙ DEI BUONDELMONTI : v.
706
1395
174-178
1399
Chron Joan § 3 1 . MORTE DI GJIN SPATA, DESPOTA D'ARTA: VV.
Chron Joan § 4 1 .
Prolegomeni I, Cap. I V : Cronologia SGUROS SPATA S'IMPOSSESSA DEr. TRONO D'ARTA: V. Chron Joan
179
115 1399
§ 41.
INVASIONE DI BORO! E DEPOSIZIONE DI SGUROS :
179
v.
novembre
Chron Joan
1 399
§ 4 1 : !l-e:T' òÀ(yocç �!l-épocç dopo il 29 X 1 399.
MURIKI SPATA SUBENTRA A SGUROS SUI. TRONO DI
ARTA
nov.-dic.
Subito dopo la deposizione di Sguros : Chron Joan §
MORTE DELU FIGLIA DI IRENE SPATA ED ESAÙ : v. Epirotica
708
6 I 1402
709
1402
238.
RIPUDIO DI IRENE SPATA DA PARTE DI ESAÙ: v. «
41.
É� OCÙTÒ (cioè per la morte della figlia) 'Òj\l il!
MURI KI SPATA CONQUISTA RINIASA E U KATOCHÌ :
vv
.
1 101-1 106
Val AAV
1403
III 401/2) « Moricio Albanensis qui ei abstulit una de terris suis », 20 VII 1403. Cronaca v. 1 1 01 'Exe:! Imoò TÒ\l e:t8OCO"L\I � xwpoc TIjç PL\lLciO"ocç É7tpoO"Xu\Il)O"OC\I, y(\lO\lTOCL É8LXO( TO\); subito dopo la liberazione di Sguros, ferito: vv. 1094- 1 1 00.
1 046
(voI
MORTE DI SGUROS BUA SPATA: vv.
1098-1 120
1403
Nello stesso scorcio della conquista di Riniasa:
Term. ante quem a. 1 406 : Sen Mix Ro 47 c. 1 17, 1254: primo documento che presenta il
Val AAV
figlio Paolo come « dominus Nepanti
t
e già donatore
ai Turchi di Angelocastro. CONQUISTA DI DRAGAMESTO: v.
403
Precedente alla conquista di Anatolico (a. AAV
1335
-
Val
(v. appresso) .
CONQUISTA DI ANATOUCO : vv Sen
1404/5 1406) :
.
377-402
Mix Ro 47 c 181, 23 III 1408, Val AAV 1335 voI. V 12 1 : c per spacium duorUm annorum t a retrocedere dal 23 III 1408.
1406
c .
1399
Cronaca dei Tocco
1 16
PAOLO CEDE ANGELOCASTRO AI TURCm: vv.
491-504
1406 C
Sen Mix Ro 47 c 1 17 del 27 V 1407, Val AAV 1254, voI. V 29: « i a m sibi (al Turco) donavit quoddam eius fortilicium Langelocastro •. CONQUISTA DI CLARENZA : VV. VV.
518-676 (x(XÀox(X(pt)
agosto 1407
542(4)
Sen Mix RO 47 c. 129 del 25 VII 1407, Val AAV 1263, term. post quem: « scribamus domino principi Achaye pro refectione damnorum ei (Carolo) illatorum »; Sen Mix Ro 47 c. 170 del 6 II 1408, Val AAV 132 1 , term. ante quem: ({ Oratores (Zaccariae) supplicant ut dignemur tenere modum quod terra Clarentiae sibi oblata restituatur • . RESTITUZIONE DI CLARENZA : lacuna nel cd.
febbr.-marz. 1408
Sen Mix Ro 47 c. 170 del 6 II 1408, Val AAV 132 1 : « Sumus contenti et sic offerimus nos interponere, cum comite Leonardo, quod ipse restituat prefato principi terram Clarentiae •. CARLO
TOCCO
CONQUISTA
ANGELOCASTRO:
lacuna
nel cd. ;
fine 1407 - prima metà 1408
term. post quem: Val AAV 1 285 del 14 IX 1407: « dictus dominus ducha, intendit et perqlùrit quantum potest, habere et acquirere in sua potentia A ngelocastrum »; term. ante quem: Val AAV 1367 del 20 VII 1408 : « dictus ducha cefaloniae non est noster subditus, nec de novitate quam fecit in accipiendo A nçelocastrum aliquid scimus nec de nostro consensu nec voluntate fecit » . -
UNIONE DI ESAÙ CON MURIKI SPATA : vv .
726-736
1410 c
Seno Secr. Ro 4 c 136 del 27 IX 1 4 1 0, Val AAV 1600, voI. VI 87-88: Muriki pone difficoltà a procedere a una pace o a una tregua con il « ducha Cefaloniae . . . sine licentia domini turchorum •. MORTE DI ESAÙ: VV.
1163-1 166.
6 II 14 1 1
Chron Oxf Vr 78. ESPULSIONE DI EVDOKIA: vV.
Chron Oxf Vr 78 .
1296-1300
26 II 14 1 1
1 17
Prolegomeni I, Cap. IV: Cronologia II. DUCA ENTRA A GIANINA : vv. Chron Oxf Vr 78. BATTAGr.IA DI CRANEA : vv
1561-1579
1716-1766 Dopo la presa di possesso di Giaruna.
1412
.
Ar.r.EANZA MURIKl SPATA-ASAN CENTURIONE ZACCARIA : vv
1411
l IV
c
1 4 13
1819-1855 Sen Secr Ro 5 c 149t dell' I l VIII 14 13, Val AAV 182 3 : « princeps Achaie se concordavit cum Albanensibus et dominis illarum partium ad damnum et destructionem suam (de Tocco) •. .
BATTAGLIA NAVAI.E TRA ZANTE E Cr.ARENZA : vv
18551887 Sen Secr Ro 5 c 149t dell' l I VIII 1 4 13, Val AAV 1823 : Si ordina al capitano di Corfù di mettere a disposizione dei Tocco « unam nostram galeotam banchorum XXltI et mandabimus reetoribus nostris, quod dietam galeotam armare debeant ( ) ad ( . ) persecutionem dietarum barcharum turchorum in dieto Culpho . ( I) . .
.
estate-autunno 1413
.
MORTE DI MURIKI SPATA: vv 201 1-2019 Dopo la morte di Mftsa (14 13) e prima della zione dell'Hexamilion ( 1 4 1 5) .
1 4 14/15
.
YA'QUB SPATA SUCCEDE A MURIKl : vv.
ricostru
2027-2039;
1 4 14/15
2096-2104 MANUELE II CEr.EBRA r.'AVVENUTA RICOSTRUZIONE DELL'HEXAMIUON: vv
.
YA'QUB È SCACCIATO DAGLI ARTINI : vv
.
2189-2201
MANUELE II MANDA LE lNSEGNE DESPOTALl A CARI.O TOCCO : vv
.
estate
1415
2121-2124 1 4 15/16 6 VIII 1 4 1 5
2138-2178
Chron Oxf Vr
75.
CATTURA E UCCISIONE DI YA'QUB : vv Chron Oxf Vr 79.
.
2847-2867
l X
1416
Cronaca dei Tocco
1 18
IL DESPOTA ENTRA IN ARTA:
VV 3001-3019 .
4 X 1416
Chron O rl 79. II. DESPOTA DI MISTRÀ ATTACCA E CONQUISTA VARIE
1 4 1 7/18
vv . 3530-3544
r.OCALITÀ DEr.r.O ZACCARIA :
Sen Secr RO 7 c 20' del 13 VI 14 18, Val AAV 2255: « propter guerram quam dominus princeps frater suus (Zaccaria) habuit cum domino Imperatore et domino despoto amisit quasi .maiorem partem sui dominij . . . » . MORTE DI GJIN ZENEVESI: VV.
3175-3184
Indirettamente da Chron Min 2824, 4613, ove s i parla della resa di Argirocastro (ott. 1 4 1 9) . DISCESA DI I;IAMZA E ASSEDIO DI ARGIROCASTRO :
vv. 3185-3202; 3220-3223 Chron Min 2824, 4613: Chron
1418
estate 1 4 1 8
Orl Aedis Christi 49
f. 27 1 .
vv. 3545-3575
OUVERIO S'IMPOSSESSA DI Cr.ARENZA:
Sen Mix Ro I V C 12' del 1 3 VJ; 14 18, Val AAV 225 1 : « et modo ultimate, curso casu de civitate Clarentiae, capta per illum Oliverium •. MORTE DI r.EONARDO n TOCCO :
VV 3325-3338 .
primavera 1418
14 18-1419
Poco dopo la consegna di Argirocastro ai Turchi : Chron Min 2824, 4613, e poco dopo la caduta di Cla renza in mano di Oliverio. CESSIONE DI ARGIROCASTRO AI TURcm :
vv. 3274-3291
Chron Min 2824, 4613 : Chron. Orl. v . in questi Prolegomeni p. 8 1 .
ACQUISTO DI Cr.ARENZA D A PARTE D I CARI.O TOCCO DA , FRANCO OUVERIO :
vv.' 3593-3624
..
Term. ante quem: Sen Secr RO 8 c 65 del 22 VII 1422, Val AAV 2610, voI. XI 1 17 : « a dicto domino Despoto (Larte) requirere (debeatis) et petere Claren ' tiam et omnia alla Ioca que tenet in principatu Amoree •.
ottobre 1419
142 1/2
1 19
Prolegomeni I, Cap. I V: Cronologia SCONTRO DI ERCOLE CON ALESSIO LASCARIS: vv.
3910
1422 c.
3923 (SPOSALIZIO
DI MADDALENA TOCCO CON COSTANTINO
l
V 1429
PALEOLOGO)
Sphrantzès XVI,
l.
( MORTE DI CARLO TOCCO) Sphrantzès XX, 6; Ps. Phrantzès IX 296.
4 VII 1429
PROLEGOMENI
PARTE SECONDA LA CRONACA COME MONUMENTO LETTERARIO
CAPITOLO
I
L'AUTORE E CARATTERI DELLA CRONACA 1. L'autore contemporaneo ai fatti narrati. 2. Era romeo e forse giani niota. 3. L'idea politica del cronista. 4. Il cronista tendenzioso nei giudizi, ma obiettivo nella esposizione dei fatti. 5. Quando fu scritta la cronaca. 6. La cronaca è di per sé fonte. -
-
�
-
1.
-
_
L'Autore anonimo contemporaneo ai fatti narrati.
Sino ad oggi non ci è stato dato scoprire chi sia l'autore della Cro naca. Mutilo il codice e privo di colofone, viene a mancare ogni indica zione diretta. A noi, quindi, non tocca che cercare di ricostruire indiret tamente, e appunto attraverso certe caratteristiche dell' opera e alcuni spiragli lasciati in essa inavvertitamente aperti, qualche dato della sua personalità. Da essi ci sembra di aver potuto rilevare: a) che l'autore fu contemporaneo e spesso testimone dei fatti narrati; b) che era romeo e forse gianiniota; c) la sfera politica nella quale si mosse; d) la cultura, invero limitata, e !'intelligenza molto vivace che gli consentirono di scrivere un'opera tanto impegnativa; e) il periodo in cui la cronaca fu scritta. Queste notizie emergono dallo studio delle stesse testimonianze offerte dal testo. Di esse abbiamo scelto le più chiare e di più sicura interpretazione, comunque tali da offrire indicazioni esplicite piuttosto che delle ipotesi. Con tutto ciò, e malgrado varie indagini, alla conclu sione ci troveremo di fronte a un personaggio anonimo: di lui conosceremo l'epoca, gli ideali e i sentimenti, l'ambiente e la cultura, ma purtroppo non il nome. Vera iattura per la storia letteraria, che sarà interessata al personaggio quanto la storia politica sarà interessata alla sua opera. Il cronista fu contemporaneo ai fatti narrati. Alcuni passi lo affermano con tale esplicita chiarezza da fugare ogni dubbio che possa essere elevato al proposito. Passiamo in rassegna le testimonianze più importanti. Dopo la narrazione di una serie di lunghe e mortali tenzoni fra i Tocco e gli Spata e una brusca troncatura dovuta a una grave mutila-
124
Cronaca dei Tocco
zione del codice, il testo presenta di punto in bianco i due avversari operanti in un caloroso clima irenicale: il fratellastro di Muriki Spata, chiamato Carlo (vv. 1123-1124, 1141-1152), prendeva in isposa una delle tante figlie bastarde del duca Tocco. Le nozze vennero celebrate a Roghi. Con la instaurata parentela e con l'acquistata pace le condizioni erano favorevolissime per stipulare un patto di alleanza per la comune difesa contro i Turchi. Il patto stesso fra l'altro contemplava che la piccola flotta di Muriki, ancorata nell'insidiato golfo di Ambracia (l) , si riducesse nel più sicuro porto di Santa Maura (vv. 1135-1137): non per rinforzare la flotta dei Tocco, come il cronista afferma a posteriori e con malcelato disprezzo, ma per essere venduta al primo e migliore offerente. Senonché quella pace fu effimera. La sopravvenuta morte di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli (6 febbraio 1411), appresa a Roghi il giorno stesso delle nozze, gettò fra i due nuovi alleati il pomo della discordia per la successione al trono despotale di Gianina. Sorvoliamo i particolari della grande tenzone det tagliamente narrata dalla Cronaca (cap. IV). A noi in questo momento interessa piuttosto sottolineare che il cronista, scrivendo un certo tempo dopo l'entrata del Tocco a Gianina (1 aprile 1411) e ricordando la sorte della piccola flotta dello Spata, sempre ancorata a Santa Maura, dice: \ -J..v \ \ . I \ , , \ - VOt \ EUP1l� " 'I I XOtL\ EyW 1COtV.",/...W G7J(J.EpOV, VOt U7tOtY1l� VOt yupt;L,I. 't'Ot 7t1\e:upOt 't'1l�, - EXEL lmoù E!vOtL GOt7tLG(J.évOt») = « io credo che oggi, se tu vai a cercarle, quelle
«
navi le troverai lì, ormai marce» vv. 1139-1140. Qui non interessa sapere se il Tocco, scoppiata la guerra, si fosse trattenuta come preda bellica la flotta dello Spata, piccola o grande che fosse: intendiamo piuttosto sottolineare che il cronista confessa che quei natanti si trovavano ancora nel porto di Santa Maura e che pertanto costituivano la testimonianza della contemporaneità del fatto riferito. Il passo non si presta ad essere interpretato in maniera diversa. Del resto, a dimostrare che il cronista fu contemporaneo degli eventi narrati concorrono altri elementi di non minore chiarezza. Nel condannare il pessimo tratto, lo sgarbo e la volgarità del lin guaggio della despotissa di Gianina, Evdokia BalSié, l'autore instaura un raffronto con i modi amabili di Carlo Tocco: « Per questo motivo io lodo sempre il giovane duca: proprio per la dolcezza ed educazione della lingua») «
Sta 't'otho 7tCxv't'Ot è1COtWW 't'òv SOOxOtV 't'òv ocrpév't"1j, - èx 'ÒJv 1COÀÀ�V yÀUXO't"1j't'Ot,
(1) Act. Dipl. Alb. I 245; VERÀ HROCHOVA, Le commerce vénitien en Grèce du 13- au 15" siècles, « Studi Veneti & IX (1967) 13.
Prolegomeni II, Cap. I: L'Autore contemporaneo ai fatti
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1273-1274. Il contesto si richiama all'epoca d.ei fatti vissuti e non è un'asserzione a posteriori: si richiama allo stesso momento in cui l'autore, sdegnato e partecipe dei sentimenti dei Gianinioti, esclama contro la stessa Evdokia: « Ora la smetta la vasilissa Evdokia, smetta la scontrosità e l'ira, freni la sua lingua » « XOC� &ip�O''(l � �OCO'LÀLO'O'OC \ , l 1)' EUOOXLOC , ' .. n. ( \ ' � , , - XOCL OCip1)O''(l 't'OC\ xocxoyVW[LOC EXe:�V1) - 't'1)V XOC�l 't'1)V OCPWITU[L�OCV, yÀWO'O'OCV 'Òjv &7'COCLae:U't'1)V voc 'Òjv XOC't'ocaOUÀWO''(l» vv. 1266-1268. Tale apostrofe non avrebbe alcun senso se espressa fuori dall'attualità delle circostanze e con l'imagine dei signori proiettata in altra epoca. Carlo, il genero del duca, quando, in seguito alla cacciata del fra tellastro Va'qub, fu chiamato alla signoria di Arta (v. 2196), volle per seguire un'ostentata politica di indipendenza dal suocero e di rivendica zione del castello di Voblianà conquistato dal Tocco (vv. 2041-2066). A tal proposito, nella pienezza dell'autorità che gli proveniva dall'essere signore del despotato di Arta, scrive al suocero una lettera arrogante reclamando la restituzione del castello. I termini della richiesta dovevano essere tanto duri e irriguardosi che il cronista si rifiuta dal riferirli: « Tò: BO[L7'CÀLOCVOC èy{lpe:ue:v vò: èmxp'(l 't'O\) aEO'7'C6't'ou - xocl 't'60'ov 't'òv è7'CÀlivEO'EV 'ÒjV 7'Coc(ae:uow -njc; yÀwO'O"Y)C;»
\
vv.
"
� �7'COCpO'LC; � [LEyliÀ1), - IhL èv-rpé7'Co[LOCL VOC 't'oc e:t7'CW 't'L �ypocipe:v
'c;
't'òv ae:O'7'C6't'1)v» ,
vv. 2210-2212. Il cronista, dunque, se non aveva letto con i propri occhi la lettera ne conosceva tuttavia il contenuto. Egli non ha creduto oppor tuno riferire i termini perchè ne sente fastidio, non lo crede conveniente: non certo per il pudore nei confronti del futuro lettore, ma perchè si sente mortificato nei sentimenti di devozione verso il suo signore. Dopo aver ottenuto il riconoscimento imperiale ed essere stato inco ronato despota di Gianina (agosto del 1415), Carlo Tocco incaricò Torno, suo secondegenito bastardo, di arruolare truppe fra gli Albanesi e di raggiungerlo ad Arta (vv. 2335-2350). Mentre compiva la sua missione, Torno cadde nell' agguato tesogli dagli Alkadii, subendo perdite fra gli uomini che lo accompagnavano. Il Tocco si difese eroicamente, addirit tura « come un Achille » (v. 2353), e con la spada uccise molti assalitori. E qui il cronista, con una frase che ricorda quella adottata per le navi, esclama: « &x6[L'YJ èxe:� EÙp(crxOV't'OCL, .&ocppw, 't'oc x6xxocÀ&. 't'OUC; » « io credo che le loro ossa si trovano ancora 11 » (v. 2357). Lo scontro, dunque, ebbe luogo in un periodo piuttosto prossimo al momento in cui l'autore scri veva la cronaca. Ma egli non f� soltanto un contemporaneo degli eventi riferiti, ma di molti di essi fu addirittura spettatore: spettatore come mili tante nelle schiere o comunque come uomo del seguito del suo signore.
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Ciò che ci fa sospettare che il cronista: fosse al seguito del duca è la rievo cazione di una battaglia, avvenuta in una domenica di Pasqua (il richia mo al giorno è dubitativo), e sostenuta dal Tocco, allora giovanissimo, sul terreno nemico, ad Angelocastro (224-272). È il primo fatto d'arme che egli compie fuori dalle isole. I risultati bellici furono nulli, ma quelli morali furono considerati eccellenti: per la prima volta le truppe del Tocco e lo stesso signore avevano osato attaccare il terribile nemico nella sua sede: « xod xodpov't'lX� 1tWç mh'Y)O'lXv 't"ÌJv &OpIXV 't'OU tX&pou 't'ouç xlXl &1tOpOUV, &IXU(.tcX�OV't'IX� 1tcXÀ�v &1tÒ 't'òv 80oxlX)} vv. 276-277. Prece dentemente la contea e il ducato di Cefalonia e Leucade avevano dovuto subire l'iniziativa degli Albanesi (cap. I §§ 4.5.6.7.8). Il cronista descrive tutti i particolari: l'irrompere del duca sul cavallo nero per l'erta salita sulla quale si ergeva il castello (vv. 236-246), la pioggia dei giavellotti che cadeva sulla sua corazza (v. 253-254), le quattro ferite riportate dal cavallo e, malgrado il pendere delle budella dal ventre della bestia tra fitta (vv. 256-257), !'insistere nella battaglia del giovane guerriero! Allo spettacolo di tanto valore, il cronista esclama con un caratteristico anacoluto: « « Tò 1tWç 8èv &1t08cXp&'Y)XE, ty� &1tope i: o vouç (.tOU)) v. 254, (ad litteram: «lI come non fu trafitto: io stupisce la mia mente)}!). Troppi i particolari riferiti di un fatto già lontano nel tempo e senza concreti risultati se non quelli morali, per non avere l'impressione che l'autore scrivesse una pagina di memorie personali. Non basta: abbiamo casi ancora più eloquenti. Carlo Tocco, invitato solennemente dai Gianinioti a prendere possesso della città, sbarca a Parga e di li si avvia a Paramithià per ricevere la consegna della capitale del Despotato. Il popolo, accorso incontro, esplo de in manifestazioni di gran giubilo che impressionarono il cronista: xlXl e ! 8 oc 1tpocy(.toc cpo�Ep6v, xlXl e ! 8 oc 1tpocy!1-OC çévov' (). L � \ � , , , {J.E�pOCX�OC, 't'OC\ I-'P'"cp'Y) OCVOpEç, yuVIX�XEç, 't'OC 1tOC�OLOC, ot 1tcXvnç va cp(ÙVcX�OUO'LV 't'ò iSvo(.toc 't'ou 80oxoc, ()Ào� va 't'péxouv 6(.t1tpoO''t'a xocl va 't'òv 1tpoO'XUVOUO'LV ». «
"
« Ed io vidi uno spettacolo impressionante, una cosa straordinaria:
uomini, donne, fanciulli, giovanotti, bambini, tutti a inneggiare al duca; tutti a corrergli incontro e a riverirlo)} (vv. 1500-1503). La frase tanto spontanea e chiara, convalida la tesi non solo della contemporaneità, ma anche della presenza dell'autore all'avvenimento narrato. Egli, poi, s'abbandona a richiami a circostanze di secondaria importanza: l'in contro del duca col metropolita e i notabili, la cena consumata assieme
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Prolegomeni II, Cap. I: L'Autore contemporaneo ai fatti
(vv. 1506-1508), la rassegna delle truppe (Malakassei e Zagorioti coman dati da Stefano Voisavo, albanese anche lui) disposte sul prato di S. Do nato (vv. 1511-1519), il giuramento e il cameratesco discorrere fra capi e gregari (vv. 1526-1529). Il cronista riferisce perfino il banale, ma doloroso particolare della lombaggine sopravvenuta al duca ad Arachovizza la notte precedente l'ingresso a Gianina (vv. 1531-1540) (poiché Carlo Tocco entrò a Gianina ilIO aprile del 1411 Chron Oxf 78 il male si manifestò la notte fra il 3l marzo e ilIo aprile); poi l'entrata trionfale nella città, l'atto di venerazione all' Arcangelo Michele, il «1CoÀuXp6vLOV» cantato dal clero e dal popolo. L'autore, proprio come un giornalista che cerchi di penetrare nell'ambiente familiare del personaggio, riferisce perfino che primo pensiero di Carlo fu di scrivere alla moglie e al fratello per ragguagliarli sulla salute e la festosa accoglienza che gli era stata tributata (vv. 1571-1573). A testimoniare non solo la contemporaneità, ma anche la presenza dell'autore ai fatti narrati intervengono ancora altri due episodi: che, poi, nella disposizione dei fatti, non si distanziano molto l'uno dall'altro. Ercole, primo figlio bastardo del duca, dopo avere avuto dal padre la giurisdizione su Angelocatro e i dintorni fino a Lepanto, dovette affrontare una spedizione di quattrocento Turchi, mandati da Ya'qiib Spata a saccheggiare il territorio. Eréole, malgrado disponesse di soli sessanta uomini, con uno stratagemma sconfigge l'avversario presso il nume Ofidari e cattura duecento prigionieri che « manda subito a Santa Maura » (vv. 2370-2430) « 't'où� Toopxou� t1Cpo�6�LO'e:V e:l� �v 'AyEocv Mocopocv» (v. 2425) e aggiunge subito, cambiando persona al verbo « xoct ocò't'6.&e:v 't'où� t O' 't' e: E À oc (lo e: v « e di li li mandammo a Cefalonia » e:l� �v Ke:qJocÀovEocv » (v. 2426). Egli altrove non si è mai espresso con un plurale in prima persona. Quello tO''t'dÀoc(loe:v è un &1COCç. Il passo è di estrema chiarezza: egli alla battaglia non partecipò, ma a Santa Maura fu tra coloro che decisero di avviare i prigionieri a Cefalonia dato che «he:'ì: qJuM,yOV't'OCL xocÀoc ()ÀOL ot qJuÀocxLO'(loévOL» (v. 2427). È difficile poter dedurre quali funzioni ricoprisse il nostro autore per usare quella prima persona « tO''t'dÀoc(loe:v l). Comunque sia, egli si dichiara come uno dei pro motori della decisione presa. L'altro episodio non è di minore chiarezza ai fini della dimostra zione dell'assunto.Leonardo II nel programma del progressivo annienta mento deciso contro gli Spata, assedia, ma inutilmente, Roghi. Mentre le truppe erano accampate attorno alle mura, avvenne un fatto che stupi e impressionò assediati e assedianti, fra i quali ultimi si trovava appunto -
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Cronaca dei Tocco
il nostro cronista.I Roghiati, nella speranza di fugare il nemico, esposero sull' alto delle mura un sacro cimelio, lo « s c e t t r o d i S a n L u c a )}, considerato evidentemente come cpl)ÀOtX�pLOV della città. Senonché, non si sa come, il sacro oggetto cadde fuori dalle mura e fu raccolto dagli assedianti.All'episodio il cronista era presente: « Però i o h o v i s t o un presagio impressionante. Era proprio detto che dovesse accadere. I Roghiati avevano esposto lo scettro di s. Luca sulla torre, nell'alto della fortezza, ma l'oggetto sacro cadde da sé fuori, in mezzo alle truppe assedianti l): « 'A(.t� & ! 8 Ot én)(.t&8L cpo�&p6v' 't'ò �flÙÀ&V va yéVTJ. Tò O'X�7t't'pov 't'O\) 'Ay(ol) A Ol)x� ��yOtÀOtV ot PCl)yL�'t'OtL, 1 ' , " '�'''' &X 't'OV 7tUpyov 't'O, &jJOtI\OtO'LV 't'Ò XOtO''t'pO, Ot7tOtVCl) &�� xOtl (.toVOtX6v 't'0l) �7t&O'&V ��Cl) d� 't'ò cpOl)O'O'�'t'O)} vv. 2523-2526. "
Ogni commento è superfluo. Il cronista fu spettatore dell' evento: egli stende una sua memoria personale. Potremmo continuare nella disamina dei tratti della cronaca idonei a rafforzare ulteriormente la nostra asserzione, ma vi rinunciamo. Prefe riamo invece richiamare una convalida che viene dall'esterno della cro naca stessa e che sanziona in maniera definitiva la tesi della contempo raneità dell' autore ai fatti narrati. Il testo della nota che il notaio e segretario del duca, messer Ambrogio, vergò sul margine inferiore del f. 2v, (v. pp. 149-150) implicitamente ci dichiara che i1 29 giugno 1429 la cronaca era già depositata nell'archivio despotale e che il suo autore, se non spettatore di tutti i fatti riferiti, fu tuttavia un contemporaneo e testimone diretto di buona parte degli eventi narrati. Che costui sia morto prima del protagonista è presumibile, ma non lo si può decisamente affermare.
2.
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L'Autore era romeo e forse gianiniota.
Dopo la presa di possesso (1 aprile 1411) Carlo Tocco si stabili a Gianina: non solo per la sua importanza, in quanto sede despotale (vv. 1254-2112), ma anche per coerenza al sogno di conquistare tutto l'Epiro nonché per soddisfare l'orgoglio dei Gianinioti. Il nostro cro nista dimostra di essersi stabilito anche lui nella capitale al seguito del suo signore. A proposito dello Zenevesi, che mirava con Muriki
.,
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Spata di spodestare il Tocco, dice: « XIXt �ouÀ�v èX(YYJO"e:v dc; "t"a rL&V VLVIX va � À .& 11 . .. » v. 1691. Altrettanto ci è dato constatare quando racconta del matrimonio della figlia di Nerata, vedova di Muriki Spata. Questa, esule a Corfù (vv. 2603-2605), si recò a Gianina su invito di Carlo per presenziare alle nozze della figlia col nipote del Tocco, Leonardo (detto anche Carlo), che, per il momento, venne desti nato a Riniasa (v. 2607). Dice appunto il cronista che Nerata « èO"'t'p&qJ'Y)v I I , "t"ouc; , KOpUqJOUC;, " , � e:x e:LC; 't'ov .:J."\ � e:. - E"LC; "t"IX rLIXVVWIX oe:0"7to't'Y)V 'j 1\ 11" e:O"CÙ1T'Y)Xe:V " o. �V"t"L(1.IX, x(X.&cbc; 7tP&7tW) vv. 2610-2611. Il cronista pertanto si trovava a Gianina, con il suo signore. Non è detto se egli vi abitasse anche prima dell'avvento della signoria dei Tocco. Riferendosi a un particolare anteriore, e precisamente al pe riodo in cui fra i Gianinioti si agitava il problema della chiamata del nuovo signore, ricordando la prima visita dell'inviato del duca, l'autore usa lo stesso verbo: « 'x(v'Y)O"e: Ò qJIX(1.LÀ("t"'Y)C; "t"ou dc; "t"a 'ICù&vvLvIX va � À .& 11 » v. 1332. Ora mentre l'espressione relativa all'arrivo di Nerata non suscita alcun dubbio circa la contemporanea presenza a Gianina dell'autore, questa, invece, può far sorgere il sospetto che il cronista abbia usato il verbo �À.&e: in quanto scriveva a Gianina e non perchè si richiamasse a una sua passata residenza nella città. Alla domanda se il cronista fosse gianiniota non possiamo rispon dere in maniera categorica: ma diversi elementi lo fanno supporre tale. La risposta, beninteso, non ha importanza rilevante, però può essere di utile base ai fini della valutazione e spiegazione di certe frasi, talvolta impulsive del cronista. Noi rammentiamo il passaggio riportato dianzi contro il procedere perverso e sgarbato della vasilissa Evdokia (vv. 1266-1268). Orbene, quel risentimento che manifesta uno stato di esasperazione non è giusti ficato in un estraneo a Gianina, ma piuttosto in chi abbia spiritualmente sofferto con i concittadini. Si consideri che l'avvento del suo signore al despotato di Gianina fu proprio conseguente alla condotta di Evdokia, quindi il risentimento poteva giustificarsi solo in un cittadino gianiniota. Il popolo gianiniota inasprito invade il castello e decreta la cacciata di Evdokia dal Despotato. Il cronista, spettatore, come pare, delle indi gnate manifestazioni esclama: «"t"ò 7t(;)C; 8èv 't'�v èYXP&(1.VLO"IXV XIX! .&IXU(1.IX(j't"ÒV 't'ò �x.Cù » v. 1301. Egli « si meraviglia come non l'abbiano scaraventata dall'alto del castello » . Sul fatto particolare non osiamo affermare cate goricamente che egli avesse assistito all'episodio, ma ci sembra risulti evidente la partecipazione passionale propria del concittadino. 9
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Con tutta la prudenza alla quale ci ispiriamo nella valutazione delle testimonianze non possiamo tuttavia non constatare che le premesse alla chiamata a Gianina del duca di Leucade furono dal cronista seguite passo passo. Egli narra dettagliatamente i fatti e le varie fasi delle trat tative come chi assista in loco, e con un accentuato amore del particolare : le repressioni di Evdokia (vv 1190-1201), i nomi dei perseguitati (v. 1207), !'invio della missione segreta in Serbia (vv 1276-1280), la furia popolare che si scatena (vv 1304-1310) e il vano tentativo dei maggiorenti di sedare la sommossa. Né sfuggono al cronista i riflessi della carenza del l'autorità sulla vita della campagna, dove si registrano defezioni (-r� "AÀ�lXvlX &7t(O"'t'1)O"IXV, v.1333), prepotenze (f!vlXC; -ròv &AAov ÈxoùpO"e:ue:v, v. 1334) e arbitrarie imposizioni di pedaggi ('t'Oùc; 8p6!1.ouc; ÈXplXt"OUO"IXV, v. 1334). Il cronista riferisce per :filo e per segno i particolari degli approcci del messo del duca: i primi colloqui con lo Stratigopulos e le prime promesse, l'invito al messo di partecipare all'assemblea del popolo indetta nella chiesa metropolitana (vv 1345-1354); il giro propagandistico che il messo stesso effettua per la città e fra le persone di ogni risma; le lodi che egli rivolge ai Gianinioti per le loro virtù e il loro valore (vv. 13551370); non solo, ma anche il contenuto del discorso tenuto dal capo della città, Stratigopulos, e il suo sforzo di scindere le cause oggettive, per la predicata preferenza che accordava a Carlo Tocco, da quelle soggettive, dipendenti dai favori personali da lui ricevuti (vv. 1398-1410). Il cronista manifesta l'orgoglio per la città e le virtù dei cittadini e, d'altra parte, condivide con ogni Romeo del luogo l'astio contro gli Albanesi. Diremo, anzi, che fa proprie tutte quelle contraddizioni alle quali si accompagnano i sentimenti popolari. Quando Muriki Spata e lo Zenevesi si accamparono avanti a Gianina per cercare di occupare la città, e in ogni modo per dissuadere il popolo dal chiamare Carlo Tocco, il cronista, nel sottolineare il valore dei Gianinioti che dalle mura resi stettero agli assalti degli Albanesi esclama: « È7t(O"t"e:UO"IXV 'C; t"� 'I<ù&w�vlX .
.
.
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dvlX� &p�lXv�t"�éÀ�IX, - xo�po�oO"xot 7tlXp6!1.o�o� t"OUC;, XlXt v� t"OÙC; 7tpoO"Xuv�O"ouv XlXt Èxe:i: �O"IXV &pxov-re:c; P<Ù!1.IXLO�, O"-rplXt"�Wt"e:C; &v8pe:�<ùt.tévO�» vv. 1424•
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1426: frase orgogliosa e spiegabile in un Gianiniota. Gianina era per il nostro cronista la « radice dei Romei » e in quanto tale era tutto il Despotato: « 1X1hou fEvlX� � p(�1X t"wv P<ù!1.IX(<ùV, t"ò Lle:O"7tot"iho 6Ào» vv. 3113; « aveva notabili onoratissimi e colti . . . . e un clero della stessa levatura di quello di Salonicco» vv 3114-3116 (1). .
(1) In questo giudizio il nostro si allinea - pur tuttavia lontano da rapporti
Prolegomeni II, Cap. I: L'autore forse gianiniota
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Di Gianina egli decanta l'aria salubre, le acque purissime, le cam pagne amene e ricche di selvaggina (vv. 3455-3459), a differenza di Arta che è un luogo umido e una fortezza angusta (vv. 3452-3453). La con trapposizione di Gianina ad Arta è spontanea nel cronista anche dopo che le due città saranno riunite sotto lo stesso despota. I casi passati in rassegna ci rendono manifesto che il cronista assi stette all'entrata di Carlo Tocco a Gianina e che successivamente vi dimorò. Rimane dubbio se egli vi stesse durante le trattative che prelu sero alla chiamata del suo signore. Da alcune pagine si evince, comunque, che egli stette al servizio del duca sia in un periodo pregianiniota (1) sia in quello postgianiniota, come lo dimostra la circostanza dell'avvio dei prigionieri turchi a Cefalonia (v. 2426). Quindi possiamo concludere, rimanendo sempre nei limiti posti dalla prudenza, che egli era romeo, forse di Gianina, certo contempo raneo e al servizio di Carlo Tocco; che visse nella seconda metà del sec. XIV e mori dopo il 1422, epoca dell'ultimo avvenimento narrato.
3. - L'idea politica del cronista. Con p<Ù!LOC ro� il cronista designa la gente greca di qualunque parte fossero (P<Ù!Locro� 't'OU ds:0'7t'o't'cx..·ou: vv. 137. 1390. 3030, cap. XI § 5. 3113; p<Ù!LOCro� Èx: 't"Ìjv rr6À�v 3506. 3511; P. 't'OU Mop&<ùç 3645), che si distingue per la lingua (� yÀ6laaoc 't'6lV P<ù!Loc(<ùv 3431) dagli altri popoli con i quali si trovava a contatto (pocyx:o�, "AÀ�ocvoc o 'A)..�ocvr't'e:ç, k&P�O�, Toupx:o�). Ma al senso e valore storico-politico della parola p<ùp.ocroç egli non fa alcun accenno, né diretto né indiretto. Che l'im pero e i suoi valori ecumenici fossero estranei alla sua cultura lo si può ritenere come probabile, che fossero estranei alla sua coscienza lo si può considerare come certo. Bisanzio non è richiamata nemmeno nei termini di paragone, perchè in sua vece come culla di cultura e di prestigio appare Salonicco (v. 3116). La sua importanza viene ombrata e intravista attra verso le testimonianze di rispetto e di onore che dai signori si tributano di dipendenza - col cronista gianiniota: Chron Joan § 8 p. 79: yap t.v IXÒT� d[v8pe� t.mCJ1)!J.6TIXTOL xcxl TWV eòyeyov6T<ÙV &.
«huiJ(lXvOV
(1) Durante i preparativi della spedizione su Clarenza (vv. 5 18-527) l'autore riferisce che Leonardo «venne e fece scalo a Santa Maura t vv. 52 1-525. Egli, dunque, si trovava nell'isola, già al servizio del Tocco. Era l'estate del 1407.
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Cronaca dei Tocco
all'imperatore (vv.2131-2132), il quale è la somma autorità che elargisce titoli e insegne (vv. 2138-2178). Ed è appena supposta come forza vindice degli altrui diritti nella narrazione della tentata fuga a Costantinopoli del genero del duca-despota (vv. 2898-2905). Tuttavia l'imperatore è 1'autorità cui si deve sommo rispetto. Solo a lui il cronista attribuisce il titolo di xùp (xùp MCl.:vou�À, v. 2123), che viene altresi usato, in maniera curiosa, anche per il biblico David: «XCl.:.&wç XCl.:t o .&Cl.:uP.OCCl'LOç o xùp dCl.:�ta o p.éyCl.:ç» v. 3053. Ma per il resto !'imperatore non è il sommo dinasta auspicato e desiderato da tutti i Romei. I Gianinioti dopo la morte di Esaù fecero sapere a Carlo Tocco che, se avessero dovuto scegliere il suc cessore fra persone estranee, !'imperatore non sarebbe stato preferito a lui (vv. 1235-1236). Il disprezzo per i nemici di Gianina e del suo signore non è rispar miato nemmeno ai Romei di Mistrà: essi, che si apprestavano ad attac care Clarenza, sono gratificati dei titoli di « infilatori di fichi secchi» «'t"�btzÀÀo�» (v. 3673); e successivamente di « mendaci e traditori» (v. 3824). La coscienza del cronista è solamente e squisitamente despotale, e il suo ideale politico è la restaurazione del despotato d'Epiro nella sua pri mitiva unità, alla quale, prima della conquista di Arta (4 otto 1416) da parte del Tocco, si contrapponeva la realtà di una suddivisione in despo tati e signorie. Il « Despotato tuttO» non è divisibile, né consente suddivi sioni in despotato di Gianina e despotato di Arta. Con « 't"ò dzcr7to't"a't"o 8Ào» (vv. 281-282. 353. 1366. 1372. 1390.2114.2851. 3113.3407) egli intende designare la primitiva unità, caratterizzata dall'elemento romaico, senza ingerenze albanesi. Quindi il Despotato stesso non può essere rappresen tato da Arta (che dei despoti poteva se mai essere sede di caccia, V. 1524), ma, respingendo la storia (I) , solo da Gianina: «dç 't"IÌ 'I<òocvv�vCl.: azcr7t6-rzç
&.cpév-rzuCl.:v - XCl.:t 't"ò crxCl.:p.vt 't"illv 8zcr7to't'illv 'ç 't"IÌ 'I<òocvv�vCl.: �'t"ov 7tocv't"CI.: l), VV. 2111-2112. Gianina era la « p(�CI.: 't"illv P<òp.CI.:(<òV» (vv. 1372. 1390.
3113), il che è a dire, come crediamo di interpretare, il centro morale e politico, la radice dalla quale assorbivano linfa di vita i 'Romei, ai quali soli spettava il Despotato, pur essendo circondati ovunque da Albanesi.
(l) È difficile poter dire :fin a qual punto il rifiuto della storia sia deter minato dall'ignoranza della storia stessa. TI certo si è che dell'antichità di Arta il cronista dimostra, o vuole mostrare, di non sapere nulla; egli sembra sapere solo che il Despostato contava 200 anni di vita.
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Prolegomeni II, Cap. I: Il cronista tendenzioso
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E fu questo il tasto sensibile toccato con abilità dall'inviato di Carlo Tocco per esortare i Gianinioti a chiamare il duca come loro si gnore: « Quindi, se avete desiderio che egli venga in mezzo a voi, che siete la radice dei Romei di tutto il Despotato, io confido nell'Arcangelo (Michele) che egli conquisterà tutto il territorio e libererà il Despotato stesso dagli Albanesi» (vv. 1389-1392). E quando il suo sogno si avvera e i due fratelli, Carlo e Leonardo Tocco, raggiungono la vetta dell'ascesa militare e politica, il cronista innalza a Dio un inno di ringraziamento e al duca il peana della vittoria (vv. 3036-3061).
4. - Il
cronista tendenzioso nei giudizi, ma fedele nell' esposizione dei fatti.
Il cronista si manifesta uomo di parte e i suoi giudizi risentono sen sibilmente delle sue passioni: sia nei confronti delle genti albanesi, sia nei confronti del proprio dinasta del quale si rivela umile e fedele suddito. Religioso e pio, il cronista sfoggia una sua etica evangelica cui si richiama nei casi di comodo nel giudicaret'operato altrui. Egli è anzitutto antialbanese. Gli Albanesi sciamati per tutto l'Epiro et'Ambracia, presen ti come forza necessaria in tutte le signorie e despotati, erano, per la loro stessa esistenza, un impedimento alla realizzazione dell'ideale di ricosti tuzione unitaria greca dell'antico despotato d'Epiro. Egli stesso confes sa il motivo dell'odio suo e dei Gianinioti. « I Gianinioti consideravano sempre loro nemici e grandi avversari gli Albanesi, perchè essi opprime vano la regione e i paesi, e si erano impossessati della maggior parte dei loro averi. Proprio per questo motivo li giudicavano molto male. Essi non vollero mai bene ad alcun Albanese» (vv. 1184-1189). Il loro sogno era che il Despotato fosse liberato da essi (v. 1392). E con Despotato il cro nista non intende riferirsi esclusivamente a quello di Arta, ma, come abbiamo detto, anche a quello di Gianina. Però, a parte il complesso poli tico unitario costituito dal despotato di Arta, che in quanto tale era istituzionalmente considerato nemico di quello di Gianina, gli Albanesi come stradioti erano presenti nelle formazioni guerriere di tutte le signorie e in numero preponderante proprio nelle truppe di Carlo Tocco (v. 137). E allora il nostro cronista, quando debba giudicare, si rifugia nell'uso con sueto dei due pesi e due misure. Coloro che si trovavano nelle schiere avver sarie erano Àdçeupot l)Àot vv. 194-1180, xcxx6YVCù[.Lot 1180, :x.OLpO�O(j)(O( 1425, O'xÀ'YJ po(, 8uvtXO''t"eç 't"WV PCù[.Lcx(Cùv 1179, 1ttXv't'o't"e �e:u8oì.6yo t 1650, &1tLO"t'ot 1818 j
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quando invece erano alleati del duca costoro diventavano « clv8peL<Ù(J.évoL, -3-0(;\)(J.ocO''t'0(, �(J.opep'r)ç -3-e<ùp(ocç I> vv. 349. 360. 791. 799. 1071. Gjin Spata, despota di Arta, il quale morì prima che Carlo incominciasse a tessere e sviluppare la trama politica e militare di espansione era « dJ(J.opepoç, XOC Ào -3-6>pe't'oç d80ç xoct -3-e<ùp(oo, - cl7t6xou't'oç xoct epp6VL(J.Oç dç 't'ò yévoç 't'ò clÀ�OCVL I>
vv. 52-54. Stefano Voisavo - di cui il cronista cela l'appartenenza alla stirpe albanese -, in quanto comandante delle truppe di Gianina e aveva giurato fedeltà a Carlo Tocco, era anche lui « xocÀo7tp60'<Ù7toç, xocpo7toL6ç, xoup't'éO"r)ç - o Myoç 't'ou xoct � 't'OC;Lç 't'ou è:(J.opepoc 7tooL8eu(J.évoç I> vv. 15191520. Il duca despota allorché guarni Clarenza di una difesa efficace poté fare assegnamento anche su uomini « OC7tÒ 't'ò "��ocvov, xocÀOòç 80XL(J.OC O'(J.éVOUçl>, v. 3659. Dimo Bua, che stette sempre al servizio del Tocco, era dV't'L(J.Oç, 7tLO''t'òç dç 't'òv 8eO'7to't"r)v, clÀ'r),lhvòç xoct eppOVL(J.Oçl> (vv. 2289-2291). Muriki Bua, (J.éyocç O''t'poc't'ocpX'r)ç delle truppe di Carlo Tocco, nel tempo in cui si preparò l'assedio di Arta è presentato come un portento di valore, « 7toÀé(J.ouç d8ev 8uvoc't'oòç (J.è Toupxouç, (J.è (})J...oc yév'r) - OC7toxo't'oç xoct yÀ�yo poç, 0'7tou8ocioç �'t'ov mxvu - dç oXÀ'r)O'eç, dç O'u(J.7tÀoxéç, dç (J.ocÀ<Ù(J.ouç O'oc't'Ou· - 't'oli 8è TIjv ocv8pdocv <8eLv�v>, TIjv 't'oÀ(J.'r)v, ()7tOU �xoueLç, - (J.eyoc À<Ù't'époc o,) eopé-3-'r)xev dç ()Àoc 't'òc epouO'O'cx't'oc I> vv. 354-358. Dopo aver eretto
un tale monumento il cronista, allorché il decantato Bua passò al ser vizio di Ya'qub Spata contro il Tocco, tace sul suo valore e sottolinea invece la defezione nei confronti del suo signore (vv. 2270-2273). Uno stesso atto di ferocia è condannabile oppure giustificato e addi rittura lodevole a seconda di chi lo commetta. Lo Zenevesi, sconfitte le truppe gianiniote a Cranea (vv. 1715-1766), inflisse ai prigionieri dure pene tagliando a loro la barba (v. 1808), incatenandoli, minacciandoli di accecarli, torturandoli e qualcuno picchiando con le stesse sue mani (vv. 1781-1782). Con ciò, aggiunge il cronista nella più severa condanna « egli mostrava i l suo carattere albanese l) (v. 1784), « tanta era la grande crudeltà e malvagità sua I). Però, per gli Albanesi di parte degli Spata, che, presi prigionieri in occasione di un assalto a Vodizza, furono decapi tati (vv. 107-114), non ha alcuna misericordia, anzi dichiara che il duca, « quando gli portarono le teste se ne compiacque assai e considerò cosa molto buona l'operato dei suoi uomini l) (vv. 109-110). Carlo Tocco tiranneggiò dei Masarakei fatti prigionieri (v. 1021), ma in ciò egli non è considerato crudele e malvagio come lo Zenevesi, ma giusto: « 8ExOCLOV 't'ò dxev I) v. 1021. Il cronista si fa cosi cogliere nella sua ingenuità e schiet tezza. Egli infatti non si preoccupa affatto di farsi sorprendere in giudizi tanto palesemente contraddittori e di parzialità cortigiana.
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Carlo, figlio del barone Marchesano e di Irene Spata, era anche genero del duca despota. Egli, succeduto al fratellastro Yatqub scacciato da Arta (vv. 2194-2197), secondo il cronista - il quale, è lecito crederlo, rispecchiava il pensiero del suo signore - avrebbe dovuto, tradendo la sua missione, cedere alle ambizioni del suocero: ma non avendo ciò fatto è considerato un .&e:6pYLG't'Oç, oggetto dell'ira divina (v. 2203). Anzi, per aver chiesto al Tocco la restituzione del castello di Voblianà (di fronte ad Arta) è chiamato &7tOG't'rX't"Y)ç (v.2213), addirittura (dI diavolo personificato » ribelle a Dio (vv. 2213-2216). Se la benevolenza o l'avversione nei confronti degli Albanesi sono condizionati alla loro posizione nei confronti del duca-despota, l'odio per i Turchi si basa, invece, sulla esperienza storica. Esso è, quindi, incondi zionato: discende dallo stesso principio religioso dei Turchi in virtù del quale meritoria è ogni azione rivolta contro chi musulmano non è. « I Turchi sono gente astuta e quanto mai malvagia e, come tutti testimo niano, tendono per natura e per legge a combattere i Cristiani e asservirli completamente. Guai al cristiano che si fa aiutare dai Turchi! Se prima lo aiutano in un'inezia dopo lo soffocano con la forza, la malvagità e con ogni mezzo a loro disposizione: come lo constati con molti che essi ora soggiogano » (vv. 422-428). E ancora più avanti potremo leggere: « Mai si è sentito dire che i Turchi abbiano aiutato un signore cristiano se non per soggiogarlo » (vv. 496-499). In queste parole sarebbe implicita la condanna della politica svolta in seguito dal Tocco nei confronti dei Turchi. Ma egli si guarda bene dal rendere manifesta codesta condanna, e con singolare semplicità cade in palese contraddizione. Cosi Paolo Spata che aveva chiamato i Turchi per essere vendicato dalle scon fitte subìte da parte di Carlo Tocco (vv. 417-439) era un dissennato, mentre il suo signore che dopo la disfatta di Cranea aveva fatto un analogo passo per essere vendicato sullo Zenevesi (vv. 1913-1925), aveva com piuto un'azione saggia e mirabile (vv. 1914). Ancora a non minori prove di ingenuità e contraddizioni il cronista si abbandona allorché considera la condotta del suo signore nei confronti dell'etica evangelica. Iddio era con Carlo Tocco (v. 3102), anzi l'intervento in suo favore era, secondo la mentalità popolare, un obbligo di Dio: « o .&e:òç �.&éì':YJGe:v, ÈXp6>G't'e:LV 't'òv 8e:()7t6't"Y)v» (v. 2187). Il debito divino discendeva dalla reli giosità che· il cronista credeva, o voleva intravedere, in ogni azione del suo signore. Egli nella spinta interiore della servilità approdava a una riflessione sillogistica per cui le fortune politiche e militari erano conse guenza di una perfetta aderenza del suo padrone all'etica cristiana.« Dio
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esalta i pii, gli umili e i poveri, rende ricchi e solleva il povero dal letame come accadde al grande e prodigioso re (signor) David che pasceva le pe core e divenne re)} (vv. 3047-3054; cfr. ancora i vv. 3711-3712); il suo signore da duca di Leucade e conte di Cefalonia era stato elevato alla dignità e al prestigio despotale, aveva conquistato e associato il despotato di Arta a quello di Gianina, ergo era implicito che anche lui, come David, avesse uguali o per lo meno analoghi meriti innanzi a Dio. Così le opere del Tocco, rimosse dal piano critico, venivano forzatamente disposte in angolo etico-fideistico nel quale potessero assumere una conseguente giu stificazione. Due esempi.Il Tocco, al fine di conciliare gli animi dei nuovi sudditi albanesi e attirare le loro simpatie, dispose il matrimonio del nipote Leonardo III ( Carlo II), erede al trono despotale, con la figlia del defunto despota di Arta, Muriki Spata (vv. 2603-2619), e quello del figlio Ercole con l'orfana di Sguros Spata (vv. 2603-2619), già signore di Lepanto, di Acheloo e degli Xeròmera (vv. 55-56). Ebbene, in queste decisioni il cronista non ravvisa, o non vuole ravvisare, delle testimonianze di acuta avvedutezza e sensibilità politica, ma degli atti di obbedienza agli insegnamenti evangelici e di amore verso i nemici (vv. 2596-2602). Il fatto che il suo signore fece uccidere davanti a sé il prigioniero Ya 'qub Spata perchè non fosse riscattato dai Turchi (vv. 2859-2861), e per obbedire alla barbara sentenza dei Latini « &v.&P<Ù1t'Oç &1t'o.&OtlLtvoç � ILcXX'f) 't'E:ÀE:L<ÙlLtv'f)} (v. 2864), non offuscava minimamente il fulgore della cristiana carità di Carlo Tocco. Questa valutazione privilegiata era riservata al solo signore; ma ai suoi dipendenti che si macchiassero della colpa infamante di tradimento dei loro amici, perpetrato, si badi bene, su ordine del Tocco stesso, non lesina la condanna e il disprezzo. Il contestabile di Voblianà, Papado pulos, che ubbidisce all'invito (com'è possibile non pensare a una intimi dazione?) per tendere il tragico tranello a Ya'qub Spata, di cui era vec chio e devoto amico, è considerato « malvagio, un boia: simile al disce polo del diavolo che vendette !'invisibile Creatore di tutte le cose)} (vv. 2700-2701). Ma un altro caso « 11ì:Aov lSp.&<ÙILOt 't'ou 800xOt )} (v. 853), testimonia come la stessa azione di tradimento, in questo caso dell'amico e dell'ospite (v. 853), ai danni di Pietro Spata, signore della Catochì (v. 856) è considerata una « bella operazione)} se riferita all'ideatore e al mandante, che fu Carlo Tocco (v. 853), diviene « opera di malvagio)} (v. 890) se rapportata all'esecutore, che fu un certo Filippo, latino al soldo del duca (v. 863). Il cronista è dunque tendenzioso nei giudizi e nella valutazione =
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morale dei fatti. Ma non occulta i fatti stessi: anche se segnano un insuc cesso per il Tocco egli li riferisce lo stesso e con piena libertà. In fondo, negativi per il prestigio del suo signore sono non dico il saccheggio di S. Maura (vv. 62-67), ma la rinuncia al possesso di Clarenza impostagli da Venezia ( cap. II, 2 pp. 45-47 . ..), la disfatta a Vromopida per inter vento di Muriki Spata (vv. 1091-1100), la disfatta di Cranea (vv. 17241 765), la soggezione ai Turchi (vv. 1913-1922). E nemmeno tace, cosa che poteva suonare affronto per il suo signore, che i Roghiati, pur vinti, gli dichiararono apertamente che preferivano stare sotto la giurisdizione del fratello Leonardo piuttosto che sotto la sua (vv. 2985-2992). Questo è un aspetto molto interessante della personalità del nostro cronista. Costui, se nelle interpretazioni degli eventi si abbandona a giudizi di parte, tuttavia nella enunciazione dei fatti si dimostra sereno e obiettivo come se si sottomettesse a una religiosa accettazione degli eventi.
5. -
Quando fu scritta la Cronaca.
Diciamo a suo luogo ( 1) che la Cronaca ebbe due stesure. Per obbligo di chiarezza siamo pertanto tenuti a tentare di individuare, sia pure approssimativamente, l'epoca in cui fu incominciata la prima stesura e l'anno dopo il quale possa presumersi !'inizio della rielabo razione. Ma prima di tutto, al fine di porre il « terminus ante quem », diremo quando fu finita. La nota di Ser Ambrogio rivela implicitamente che il 4 giugno 1429, e precisamente un mese prima della morte di Carlo Tocco (4 luglio 1429), il manoscritto era già depositato nell'archivio despotale (2). Quindi la Cronaca fu terminata o, se vogliamo, interrotta prima di quella data. La mutilazione finale del codice non ci consente di conoscere l'ultimo av venimento narrato. L'episodio al quale si accenna nell'ultimo foglio riguarda lo scontro tra Ercole Tocco e Alessio Lascaris, che si allaccia ai fatti accaduti intorno al 1422.La mutilazione del codice non ci consente di sapere se il cronista arrivò a consacrare nei suoi versi le nozze di Mad dalena Tocco con Costantino Dragasès avvenute il l° maggio 1429 (3). (1) V. appresso cap. sul codice, pp. 150-151.
(2) V. il cap. seguente e precisamente il § 3 su
Ambrogio., p. 149-150. (8) SPHRANTZÈS XVI, 1.
«
Il testamento di Ser
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Cronaca dei Tocco
Comunque, l'episodio bellico sul quale c'imbattiamo nell'ultima facciata (a. 1422 c.), risalendo a sette anni prima della data di Ser Ambrogio, viene senz'altro a dimostrare che il cronista, contemporaneo ai fatti, aveva registrato gli avvenimenti lungo il loro accadimento. È difficile dire quando il cronista incominciò l'opera in qualità di storico della casa ducale: possiamo notare soltanto che le informazioni relative alla fanciullezza di Carlo e Leonardo sono di notevole scheletri cità rispetto a quelle dei tempi più avanzati (dal 1400 c. in poi) e che pertanto esse furono attinte dall'ambiente familiare o comunque di corte. Codeste informazioni, il lettore se ne accorgerà, non riflettono esperienze vissute, ma fatti riferiti embrionalmente, senza dettagli, ed evidentemente acquisiti da altri. I fatti stessi sono, poi, radi nel tempo, come scelti dalla memoria degli informatori e come ricavati da un'inchiesta da vecchi servitori dei Tocco. Di qui la forma tipicamente schematica che caratte rizza la maggior parte del primo capitolo. L'assalto ad Angelocastro, per la ricchezza di particolari della nar razione, sembra sia tra i primi episodi ai quali il cronista pare avesse partecipato (vv. 211-272). Cosicché per la ricerca dell'epoca appros simata nella quale si tracciarono le prime pagine dell'opera, balza al l'attenzione che la predetta impresa su Angelocastro (vv. 226-281) viene narrata poco dopo la rievocazione della morte di Gjin Spata (vv . 174-178) avvenuta il 29 ottobre 1399 (1). Più oltre (vv. 491-506) si parla della cessione della stessa Angelocastro ai Turchi, che, da quanto si evince indirettamente da un documento dell'anno successivo che accenna alla cessione stessa (2) , avvenne intorno al 1406. Pertanto l'ipotesi che l'opera nella prima stesura possa essere stata avviata entro il primo lustro del Quattrocento a noi sembra raccomandata dai dati sopra esposti. I1 terminus post quem della trascrizione e r i e l a b o r a z i o n e della cronaca, trapela, a nostro avviso, da uno spiraglio lasciato inavverti tamente aperto proprio alla chiusura della stessa narrazione dell'impresa su Angelocastro, compiuta dopo il 1400 e prima del 1406. I1 cronista narra che il duca, giovanissimo, dopo la speri colata dimostrazione di coraggio, tornò alla Catochi ove « si fermò con i suoi e mangiarono as-
(1) Chron Joan § 41.
(a) Sen Mix Ro 47 c. 117- 118, del 27 V 1407, Val AAV n. 125, 4: tale do cumento riferisce che la cessione era già avvenuta, « iam sibi (Turco) donavit quoddam eius (Pauli Spata) fortilicium Lançelocastra ».
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sieme » (particolare non eroico, che il cronista avrebbe taciuto se non avesse partecipato all'impresa). « Essi si rallegrarono di aver violato l'uscio (del territorio) del loro nemico e stupiscono e si maravigliano ancora del duca » (vv. 275-277), che poi doveva essere sui venticinque trent'anni. E subito riprende: «Gli uomini che erano con lui erano rimasti stupefatti del grande valore da lui mostrato, e tutti dicono che e g l i d o m i n e r à l a r e g i o n e e a v r à i l p o t e r e su t u t t o i l D e s p o t a t o » (vv. 278-281). Siamo di fronte a una profezia « post acta» quanto mai evidente ed introdotta a forza dopo la ripetizione di un concetto già espresso nei precedenti vv. 275-277. Ora lo pseudo-vaticinio si compi il 4 ottobre 1416 con la resa di Arta nelle mani di Carlo Tocco (1). E allora la rielaborazione e la copiatura di ciò che della Cronaca era stato già scritto ebbe certamente luogo dopo tale data. L'opera, giudicando da quanto ci rimane, fu continuata con la registrazione degli avvenimenti ulteriormente occorsi per giungere, non sappiamo sino a quale anno, comunque prima del giugno 1429, dato che la cronaca in tale data era, come abbiamo detto, depositata nel l'archivio despotale.
6.
-
La Cronaca è di per sé fonte.
Il cronista, come crediamo di aver dimostrato, fu contemporaneo ai fatti narrati. Questi, poi, non varcano i limiti cronologici nei quali è racchiusa la sua esistenza e diremmo che si svolgono addirittura nel periodo attivo della sua vita. Nel delineare la personalità storica del cronista abbiamo passato in rassegna gli episodi ai quali egli dichiara di aver assistito. Degli altri avvenimenti, sempre contemporanei e tra loro strettamente concatenati, egli attinse notizie - e ciò è ovvio pensarlo - da testimoni diretti o dalle risultanze di pubblica accezione. Rammentiamo che il più delle volte si tratta di fatti d'arme ai quali partecipavano capitani e stradioti di diretta conoscenza del cro nista: il quale, del resto, come dimostra il passaggio con l'interessan tissimo, «&7tCX� » in prima persona « 't"oùç €O"'t"e(ì..cx!loev dç 'ÒJv Ke�cxì..ov(cxv» (v. 2426, cf. p. 127) faceva parte del corpo militare o amministrativo del duca despota.
(1)
Chron Oxf p. 78.
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Cronaca dei Tocco
Come contemporaneo, partecipe o comunque spettatore degli eventi, egli riferisce ciò che fa parte della sua conoscenza diretta. E lo partecipa rivolgendosi al lettore direttamente, con espressioni pur notte alla narrativa sia in versi che in prosa: v. 1-2, &xoucr�TS: yocP, &1t'�V't'e:�, (1.e:'t'a 1t').,:YJPo�op(�� - 't'ò 1t'W� èy(v7j � &px.� .&�U(1.occr�� (1.e:yOCÀUl�. L'invito che gli si presti ascolto è ripetuto una trentina di volte: &xoucre:, &xoucrov, &xoucr�'t'e: (l. 138. 1066. 1082. 1155. 1793. 1914. 2368. 2448. 2597. 2668. 2676. 3437. 3439. 3500. 3557. 3872), &xo (1614. 1913. 1982. 2040. 2188. 2307. 2676. 3614), va 't'ò &xoucr1ì� (486. 490. 852), .&tÀe:�� �0C)..e:� x�'t'a vouv (3752). Nella sua narrazione ci saranno motivi di apprendimento (.&tÀe:�� (1.oc.&e:� 735. 1027. 1197. 2208. 2430. 2498) e di ammirazione (.&�u(1.occr��! - (1.e:yOCÀUl� va .&�U(1.occr1l� (2. 492. 1066. 1150. 1914. 2106. 2668. 2856. 3438. 3547) e perfino di stupore (&1t'Ope:!: o vou� (1.ou, 254- o vou� crou, 2671) quali appunto egli aveva provato. L'esposizione di fatti che meritano attenzione e suscitano la curiosità è spesso preceduta dalla promessa del racconto: 't'ò .&tÀUl è1;7jY7j.&Yj (183. 490. 1160. 1662. 2277. 3439. 3704) o il più fre quente va crÈ: d1t'w (49l. 518. 968. 1045. 1934. 2040. 2108. 2278' 2431. 2629. 2676), .&tÀUl va crÈ: d1t'w (3124. 3174. 3325. 3493. 3495. 3705. 3749). La cronaca, pertanto, ci offre notizie di prima mano su fatti vissuti dall'autore o comunque da lui contr�llati. I particolari di poca impor tanza, che non potevano avere larga risonanza né essere perciò universal mente noti, egli confessa di averli appresi da terze persone. Ne segnaliamo due casi. Nel ricordare gli assedi e gli assalti ai castelli di Eliavurco com piuti dal conte Leonardo II, il cronista riferisce che in uno di quei fatti d'arme fu ferito anche Nicolafranco, nipote, forse, del Tocco (v. lesso prosopografico). Alla circostanza, pur trascurabile nell'economia generale della Cronaca, il cronista riserva una particolare menzione per far rile vare che l'alleanza con i Paleologi non era stata immune da contributi di sangue da parte degli uomini di Leonardo: tuttavia fa sapere che la notizia egli l'aveva appresa da altri « w � � x o u cr �, èÀ��6l.&'YJxe: x�t o N�xoÀ��pocyxo�)), V. 2152. È qui avvertibile lo scrupolo del cronista di distin guere e far distinguere ciò che constava direttamente o per generale ac cezione da ciò che era limitato alla conoscenza di altri, molti o pochi che fossero. Altro caso. Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, despota di Gianina, e Muriki Spata, despota di Arta, si erano alleati per muovere contro Carlo (vv. 700-711). Essi avevano concordato una certa spartizione di territori dei Tocco: Vodizza sarebbe toccata a Muriki Spata e 1'isola di Leucade ad Esaù (vv. 727-728). Si trattava di accordi segreti che nessuno, al di fuori dei contraenti, sapeva o avrebbe dovuto sapere e che, comun-
Prolegomeni II, Cap. I: La cronaca è di per sè fonte
141
que riferiti, avrebbero potuto ben essere smentiti. L'informazione rima neva quindi incontrollabile, e allora il cronista non la fa propria, ma la riferisce come acquisita da altri: 6><; lfL�oc 7tOCp&. 'tWe:<; (v. 726). Con ciò egli offre una prova di accortezza e onestà dichiarando implicitamente di non rendersi garante di quanto riferiva su informazioni di altri. Egli non si esprime sempre per affermazioni. Quando subentra un dubbio su qualche circostanza non sicura alla sua memoria o non rag giungibile al suo diretto controllo, avverte il lettore che quel che dice appartiene a una sua opinione, a una deduzione personale, ma non a un dato di fatto sicuro: &x6fL'Yj &xe:� e:U pLaxoV't'OCL, .& oc p p w , 't'a x6xxocM 't'ou<; (v. 2357); x P oc't' w xoct &x 't'1jv AL�oc8La va eIvOCL 't'e:'t'pOC X6cr LOL (2378); x p oc 't' w \ II' \ KUpLOCX'YjV 't'ou OCO"'J.O T \ A OCfL7tPOCV . U (v. 235); x p oc 't' (ù voc\ e:7t VOC\ 'Yj't'OV 't"YjV , (ocve:v 7tÀ€:ov &7tÒ 8Locxocr(ou<;(v. 24l9); x p oc 't'w ... 't' ò &7tOC (pvoccr Lv (vv 2514. 2529. 3120). Questo processo discretivo e valutativo al quale il cronista sotto pone le notizie, viene implicitamente a conferire autorità e dignità a tutta la cronaca nel suo complesso. Gli avvenimenti che varcano gli interessi locali e si inseriscono nella storia dell'impero bizantino e dell'espansione musulmana, come la rico struzione dell'Hexamilion, l'invasione di Dryjnopoli da parte dei Turchi, la guerra fra i Paleologi e i Tocco per il dominio di Clarenza, entrarono nelle storie e cronache che avrebbero avuto alta importanza (Calcocan dita, Ducas e Sphrantzès), tuttavia il nostro cronista, come contemporaneo e talvolta spettatore degli eventi, è testimone autorevolissimo come lo Sphrantzès lo è dei fatti ai quali potè personalmente assistere o parte cipare. Ma ciò che appartiene più strettamente alla storia dei Tocco e delle signorie dell'Epiro, nonché della fine del principato di Acaia è proprio la materia predominante e in certa parte esclusiva della nostra Cronaca. Gli avvenimenti di cui s'intesse la trama di questa storia furono dal nostro cronista vissuti ed ebbero in lui il narratore semplice e imme diato. Egli, dunque, di ciò che riferisce è di per sé fonte. Tuttavia noi possiamo chiedergli come si siano svolti i fatti nella loro risultanza esteriore, il loro sviluppo e la loro palese conclusione, ma molto di rado possiamo sapere da lui le cause politiche o diplomatiche che abbiano inciso sulla svolta di certi avvenimenti. Ad esempio: dei retroscena che si svolgono prima, parallelamente e dopo certi fatti e che si inseriscono nel quadro dei rapporti tra i Tocco e Venezia o altre signo rie dell'Epiro o del Peloponneso, il cronista si dimostra del tutto all'oscuro o, per lo meno, se li sa si comporta come se non li conoscesse. Insomma, al cronista possiamo chiedere ciò che potesse risultare a un uomo d'arme, -
-
.
142
Cronaca dei Tocco
amministratore o pedagogo di corte, ma non a un cancelliere o a un diplo matico della casa dei Tocco. L'autore tace nella maniera più assoluta ogni riferimento o richiamo a storie o cronache del tempo; e noi non siamo nemmeno in grado di congetturare se ne avesse lette e quali. Egli tocca alcuni punti e avveni menti comuni alla cronaca gianiniota: morte di Gjin Spata, matrimonio di Esaù con Irene Spata, ma non potremmo assolutamente affermare che egli codesta cronaca la conoscesse. La sua opera in ciò che riguarda Gianina, e di riflesso il despotato di Arta, può considerarsi nel suo com plesso una prosecuzione della stessa storia gianiniota, ma la continuità viene a determinarsi non per particolare proposito dell' autore, ma perché la storia dei Tocco s'innesta da sé nell'evoluzione degli eventi che invol gono la storia di tutto l'Epiro e dei suoi signori. Non correremo certo dietro alle valutazioni etico-religiose, ove appunto è riposta la parte debole del cronista, per giudicare l'opera nel suo tessuto storico: perchè il complesso dei « Testimonia » , col quale essa viene molte volte messa a confronto, convalida la sua autorità di fonte, spesso insostituibile dei fatti narrati. Piuttosto diremo che la genuinità e l'ingenuità costituiscono per il critico avveduto un richiamo alla vigilanza nel discernimento di ciò che è accettabile da ciò che invece è ciarpame inutile, dettato dalle condizioni di suddito e uomo di corte del cronista. Noi intanto possiamo ben affermare che al di fuori delle lodi al dina sta e di alcune e poche zone in cui si indulge all' encomio - zone che entrano con buon diritto nella storia della poesia medievale (vv. 33253380) -, il resto della cronaca si raccomanda per la sincera ed obiettiva esposizione dei fatti.
CAPITOLO
II
I MANOSCRITTI E LA STORIA DEL TESTO II, VAT. GR. 1 83 1
V.
=
tèstamento di Ser Ambrogio.
-
-
l . Sua struttura.
-
2. Esso è autografo.
-
3. Il
4. Originaria suddivisione in capitoli e paragrafi.
-
5. Fasi della storia del codice e graduali mutilazioni. - 6. Prospetto parametrico
delle varie numerazioni dei fogli. II, VAT. GR. 2214
=
B.
-
l. Fu scritto da Nicola Sofianòs.
di V. - 3. Categorie di varianti di B nei confronti di V.
IL 1.
-
VAT. GR.
-
2.
È apografo
1831 - V.
Sua struttura.
Codice cartaceo (mm 21 X 15), fu vergato nel terzo decennio del sec. XV e comunque non oltre il 1428 (se ne parlerà più oltre). Consta di 96 fogli e contiene due opere, ambedue in versi politici e mutile: la Cronaca dei Tocco (fi. l-80v, 82-84) e un poemetto moraleggiante (fi. 8l-8 lv, 85-96v) , battezzato « redazione epirotica dello Spaneas » (1) . Gli emistichi sono divisi da un punto e da uno spazio. La prima lettera di ogni verso è maiuscola e in inchiostro rosso. Il manoscritto risulta composto di due tronconi di codici che, ridotti in precarie condizioni, furono poi ricuciti in unico corpo non senza trasposizioni e passaggi di fogli. Alla base dell'errore del rilegatore deve riconoscersi il fatto che le due opere sono della stessa mano e ambedue in versi politici . Su un foglio di risguardo e non numerato una mano del sec. XVI scrisse «tO''t'OpLOG 7te:pl 't'W'I aouxw'I xOGl x6V't'<Ù'l TIi� xe:'t'ou 't'W'I aOUXW'I xOGl x6'1't'<Ù'l l). Sotto la scritta segue il numero di rubrica « 1.831 Vat l). Sul lato sinistro, in alto, del primo foglio, una mano recente - sec. XVIII - scrisse « historia delli duchi della Ce/alo nia»; sul lato destro una grossa macchia copre parte del titolo e il secondo emistichio del primo verso. Una penna più recente avverte che le parole (1) Consta di 670 versi ed è stato pubblicato da G. TH. ZORAS, EPir Spaneas 47-77.
Cronaca dei Tocco
144
oscurate dall'inchiostro si debbono leggere «'t'Oi) 1t'p6>'t'ou 't'oi) 80uxòc; xrL1 't'oi) x6v't'ou ». Il titolo, che non è dell'opera, ma piuttosto del paragrafo, suona: « IIEpt 't'òv .&cXVrL't'ov 't'oi) 1t'p6>'t'ou 't'wv 80uxwv XrLt 't'oi) x6v't'ou xott 't'ò 1t'WC; �(LELVrLV 6p<prLvrL ILè 't"ÌJv IL('Yj't'é)poc.v 't'ou 't"ÌJv 80uxéO'(0')oc.v l). La cronaca termina al f. 80r col verso «dc; 't"ÌJv ILéO"Yjv 't'ouc; va 86>0'<ùtJ.Ev I5À[À]oL ILè 't'a XOV't'cXpLoc. ». Nella seconda parte del codice, f. 81, ha inizio il poemetto, mutilo al principio e alla fine, dello Spaneas nella redazione epirotica -
IL1) XrLuX,'Yj&yjc;, UtOU't'�LXE, IL'Yj8è xEv080ç�o-nc; (1) -, interrotto al f. 81v - expl. M&ìJ..ov O'oi) Àty<ù �xouO'ov . . . «JJ..' 15't'rLv . .. - (2). inc.
e ripreso al f. 85 fino al foglio 96v
La Cronaca, non meno che il poemetto dello Spaneas, non furono, a quanto pare, destinati tanto alla lettura dei grandi quanto piuttosto all' educazione e istruzione di qualche fanciullo, certamente mal domi nato - forse per la soggezione del lignaggio - dal maestro. Ciò è testimo niato dai vari scarabocchi infantili «probatio pennae)
(fI.
(fI.
9.17v.44v.46v), da qualche incerta
17.44v.45v.58.6&'), da macchie d'inchiostro
3.4v.5v.l0v.45.6&.67), di cera o di olio di lucerna
(fI.
(fI.
1.2.
22v.30.39.46.68.76v.
77.78.79.80). Ancora più caratteristiche sono le prove con le quali il fan ciullo si diverte a delineare alcune lettere che vorrebbero essere latine (f. 45r) e che invece si confondono con le slave. Il f. 80v, lasciato prima in bianco, divenne campo di esercitazione di disegno: un volto, non si sa se d'uomo o di donna, un torace sul quale è disegnato un usbergo, una spada legata a un polso piuttosto che brandita da un pugno, gambe mozze agli stinchi. Questa, secondo la fantasia del fanciullo, doveva rappresentare S. Michele Arcangelo: MHXA oc; = M'Yjx,(oc.�À) (b)·A(px,LO''t'pcX't''Yjy)oc;. Ricordiamo che l'Arcangelo Michele era il protettore di Gianina. Al fianco della figura vi è disegnata una freccia con la didascalia «B'YjÀo ». Anche un adulto, forse lo stesso aio, disegnò sulla stessa pagina, con mano sicura, una barc� con albero centrale e intorno delle frasi greche e una latina:
l1ye etLévoc. 't'òv xl1�p�o-1jÀ'Yj t &.yE &ILOU clyrL1t'L(LEVe t &.ye eILou t ero 'rOLX,oc.VO Ego sum qui sum.. Sui margini superiori del f. 44-44v si snoda «t
una
serie di lettere, Isolate l'una dall'altra da due punti, ma che ricucite
contengono una esortazione:
x: oc.: v: IL: u: oc.: v: o: p: oc.: v: rL: 't': e: v: a: e: y: p: 'Yj: 1t': v: L: a: e: IL: -re: IL: o: u. Si ricostruisca: «X�V IL(rLV ClprLV ci-rev(è)c;' [.] ciypu1t'V'YjO'E (LE't" !IL0i)). Al foglio OOV, non senza difficoltà a oc.:
(1) (I)
ZOB.AS, ZORAS,
Epi1' Spaneas 53. Epil' Spaneas 74.
Prolegomeni II,
Cap. II: I manoscritti
145
causa della sovrapposta seta di rinforzo, potremo leggere «'t'ò �O�ÀLOV 't'OI)'t'ov AOC�OCpL, '�ç' l). Un certo Lazzaro lasciò memoria di sé nel 7006=1498. Il codice ebbe, nello stesso sec. XV e successivamente, qualche lettore interessato, il quale senti il bisogno di aggiungere lateralmente al testo delle note esplicative, integrazioni di titoli o titoli interi. F. 52: una mano dello stesso sec. XV scrisse con molte abbreviazioni: «1tOç t�OI)
À(eo)&YJxev o 80oxocç o 8e0'7t'6'O)ç va el)p('Yj) 't'p61t(ov) xoct cr't'poc't'(òv) va �&ì-(ll) I)lç xopocç 't'01) 't'ov r'Yjocyo01t('Yjv) l). La frase, corretta e normalizzata (dç XeLpocç è estraneo alla lingua del cronista, cfr. v. 2655), è stata accettata come titolo di paragrafo. Al f. 53, r. 15
(
=
v.
2706) un lettore, diverso dal precedente,
specificò il nome del contestabile di Voblianà « IIoc1toc861toI)Àoç l); al f. 57v un altro intervento esplicativo: al titolo «1tWç t1t(occrev o [.Léyocç Kov't'6cr't'oc�Àoç 't'òv Kocp0I)Àoc» lo stesso annotatore del f. 52, pensando alle omonimie (nella cronaca abbiamo due personaggi dal nome Carlo) specifica «'t'òv &.8eÀcpòv 't'oi) OCù't'oi) ['t'oçJ 't'OI) y� &.yo01t('Yj»); f. 59, al titolo interrotto, perchè fuori posto, «1tWç e6yocÀocv ol &.p('t'L)VOt 't'oi) y'cocyo01t"Yj l), la precedente mano aggiunse «'t'"Ìjv [.Locvoc Èx 't'"Ìjv YOI)À(ocv) 't'Lç òtP't'ocç l}. Alla «probatio calami» si sono dati altri lettori ripetendo le prime parole del foglio, quando la « probatio» stessa veniva vergata sul margine •
superiore (v. fI. 39r.41), o le ultime del foglio stesso se tracciata su quello inferiore (f. 39r).
2.
-
Esso è autografo.
La Cronaca rezioni: t u t t e il
testo,
stessa
presenta oltre una ventina di cancellature e cor d e Il a dello
linea.
stessa
mano
stesso
che
ha
inchiostro
vergato e
sulla
Gli emendamenti furono quindi apposti nello
stesso momento della trascriiione,
suggeriti da un ragionamento o
pentimento sopravvenuto nell'istante della copiatura o della rielabora zione del verso. Non è difficile, a noi pare, il riconoscere in codeste corre zioni l'autore piuttosto che un amanuense: perchè l'uno o l'altro, di fronte a un'operà che si trascrive, hanno una diversa psicologia ed un diverso atteggiamento mentale, che sono più sottomessi e obbedienti nel copista di professione, mentre appaiono più liberi, distratti e indipendenti nell'autore. All'autore talvolta si avvicina per libertà d'atteggiamento t'a m a n u e n s e
-rimaneggiatore,
specie
dei
testi
volgari.
Questi, però, si pone tuttavia dei limiti: può mostrare una preferenza per lO
,.1
Cronaca dei Tocco
146
una determinata forma verbale o flessione sostantivale, ma non cambia mai una parola con un'altra di senso del tutto differente. Infatti codesti limiti dimostra e rispetta Nicola Sofianòs. Costui della nostra Cronaca produsse un suo apografo, gr.
2214:
morfologicamente molto personale (vat.
v. appresso), ma non cancella, non cambia parole, non modifica
la struttura di un verso né cambia, come fa l'autore-amanuense, un dato geografico di particolare importanza per la fedele ricostruzione della storia. Osserviamo dunque le correzioni, apposte, come abbiamo detto, dalla stessa mano e nello stesso momento della trascrizione. Presenteremo ent ro
p a r e n t e s i ed i n
nat e,
ma
che
tuttavia
l e ha n n o
corsivo
leggibili,
e,
I e
p a r o1 e
spaziate,
le
d e p e n p a r o1 e
sostituite.
Questo primo gruppo presenta dei casi in cui viene ripetuta e anti cipata una parola contenuta nello stesso verso: errore in cui possono cadere gli amanuensi, ma ancor più gli autori i quali, ripercorrendo nella memoria il contenuto del verso, cadono in anticipazioni e ripetizioni. I testi vengono dati in trascrizione diplomatica: f. lO, r.
24 (
=
v.
452): Toi)
(J''t'ptJi � e margine del foglio). Correggi: f.
2Ov,
f. 36,
r.
19 (
r.
25 (
TOlle;
=
v.
1116):Katl. «natu'ÒJv (htUewO'e) « no& atvev br)j pa o e
=
v.
1893): eH vo x't'ot (dO'ToX�) bratpcXì..at�e 'xtl.a :x. � Il' at Il' Lv T (ll
f.
46v,
r.
19 (=
v.
2404): npo nO
f.
52r,
r.
14 (
v.
2649):
=
anticipazione del v.
2652
nella copiatura del
testo abbozzato; f. sav, r.
14 (
=
v.
763): Katl. 't'o (Kal lpneoa(}f:II l'm, 119'eeall lIal1ntll l'm, iUyall) K atl. l!Lnpo(J'&ev TÒV 300xor.v TÒV &tpÉV TL
Un amanuense per quanto distratto non avrebbe creato tanta con fusione: solo l'autore distrattissimo e nella ricerca del verso giusto torna sull� stesse frasi ricalcandole e ripetendole.
I I
I I
I I
Prolegomeni Il, Cap. Il: L'autografo
147
Altri casi confermano con maggiore risalto la presenza della penna dell' autore che trascrive, ma nel contempo sostituisce parole secondo un nuovo pensiero o una nuova esigenza: f. 6v, r. 13 ( = v. 267): 07tOU tp�X't"ocv ot (noA.Aoì) 7t e � li &ç � �poX (� ) t7teo't"ocv: un copista per quanto estroso, non si sarebbe preso 1'arbitrio di sostituire 7to)J..o(, che voleva indicare la massa delle truppe in genere, con un'altra che specifica le truppe appiedate; f.
9, r. 19-20, (v. 399): ("al TCa"ean)eO; evaAB pÈTa "al TCa"eaT6eov;) X OC L 't"�oc x p oc 't" 6 p o u ç e;\5oc À e p. é't"oc X OC L x ocO" 't" e À IX vCù v -;
f.
9, r. 23
(v.
401): (Tà navTa ànebelx#rJ"Bv) T ac 7tIX V 't" oc t ç e j Y 1) .& (1)) xe xocÀac 't"òv &. 7t 08 é x.& 1) -
f.
13, r. 13
(v.
590):
Se il caso del v.
XOCL &.'01 't"OU O"éÀ'&eL� u xoÀoc 't"ò P.7t6pLOV (va "ap"POV'V) v oc x o u pO" é � o u v.
399 appare chiaramente un lapsus, possibile tanto 401 e 590 denunciano
in un autore quanto in un copista, quelli dei vv.
!'intenzione di voler sostituire dei verbi, cosa estranea all'amanuense.
13 t p 1) IL oc ç oc V
F. 23v, r.
(v. 't"
1260): Tac &.P.7téÀLOC t xoc't"éÀ( u ) e À e (Cù ç. Anche questo è
un ripensamento (non
felice, perchè l'iteratio era efficace) di un autore e non di un copista.
47, r. 15 (v. 2443): 'Evo( x1)O"ocv (ixal(!o'JITav) 't"òv 7t6Àep.ov XOCL X oc ( o V 't" e ILeY�Cùç. � un verso ricostruito sul momento su appunti mal
F. p
,
messi.
I casi che seguono, in quanto esprimono il risultato di un ripensa mento del concetto espresso e di quello che si sarebbe dovuto esprimere, fanno escludere che le correzioni siano di un copista e confermano ne11a maniera più chiara !'intervento de11'autore che ha riflettuto sulle proprie distratte indicazioni. Si tratta di sostituzioni di parole con altre di significato diverso, di emendamenti richiesti da11a realtà storica:
8 (v. 1429):
yLOCV1) VL6>'t"OCL (�eXO'JITB;) 't"(e) XOCL ILeY� 1) -;
oc V 't'e ç
f.
27, r.
f.
39,
r.
16 (v. 2034): 'Y7tljpev XOCL 't"òv XIXpOUÀOCV (i"e'ivov TÒV àbeA
f.
65v,
r.
16 (v. 3265): KOCL (AW!;1]V) 6 7t e v 7t6>ç ty(ve't"ov 't"ò 7tP&YILot &'7tÒ (i"Blvwv) À IX.& o U -;
O(
& 7t
ILLXp1)
Cronaca dei Tocco
148
f.
73, r.
6 (v. 3589): Kotl btou Àt � 't'ouç dç TIjv rppocyy(ocv (1.€O'(oc) dc; TIjv (yAaeév.Ca) X oc 't' e À 6l v t oc V -;
f.
77, r.
5 (v. 3770):
((è)'Xe'if}ev
èl3ulP'YJaav ' �
I
e'X
'E X e:�'I7€ V Àoc ( OCV IIoc't'p oc v-; - CI.
.�v
fJ. e:otOCr-'Y)O'OC
V
"
ay{av ftav(!av)
e:x
't''Y)V
7tOC-
Da tutti questi emendamenti posti in evidenza - correzioni lineari, distrazioni, errori determinati dall'immediata ricostruzione del verso, correzioni di inesattezze sostanziali commesse nella fretta e sbadatag gine - noi perveniamo alla conclusione che a vergare l'attuale vat. gr.
1831 sia stato lo stesso autore della cronaca. I depennamenti, il
cambiare a metà rigo il corso di un verso già concepito in maniera diversa sono fenomeni che ricorrono nella fase ordinatrice o ricostruttrice di un'opera propria. Pertanto noi pensiamo che il Nostro, nel trascrivere la Cronaca avesse avanti una brutta copia, ove compiuta ed ove abbozzata. Dell'esistenza di questo esemplare ci offrono testimonianza gli stessi errori di copiatura rappresentati da ripetizioni od omissioni di emistichi o versi
2° emistichio del v. 2145 7toÀÀIÌ �'t'ov &�tCù(1.€voc; 2144; il verbo �y€(1.tO'�v del v. 2458 è ripetuto e quindi sostituito da �'t'pe:�e:v nel successivo 2459; ripetuti sono altresì i vv. 2457, 2544 (fra i vv. 2545-2546); il v. 2652 era stato anticipato e poi cancellato fra i vv. 2649-2650. E attestano ancora l'esistenza di una
interi. Si osservino: il
ripete quello del precedente
brutta copia due passi caratteristici: in uno appare la mistura di due periodi diversamente costruiti per cui i soggetti di un verbo intransitivo sono messi all'accusativo: f. 16r, rr. 10-11 (vv. 883-884) Koct , 'fJ. ' I , " , , \ ocve:r-'Y)XOCV OC7tOCVCù e:tC; 't'ov 7tUPYOV - oc u 't'Ò v XOCL 't"Y)V Y u v oc t X �
Mo
�mjpe:v 't"Y)V, oc V 't'ou XOCL,
rpoc(1.tÀi't'�c;. In un altro appare manifesto lo spostamento senza senso
3129-3130. Nel codice infatti leggiamo: f. 62v ' � I CI.° o�O'7to't"Y)C; xoc't'OCXpOC't'e:-L voc, 't' Ò v fJ.r-0'Y)'lT71 (1.è 7tpocy(1.OC't'OC (1.è pouXoc - invece di l>7tou 't'ò d80cv &7tocv't'�c;, xoc't'ocxpocni , � , "fJ. CI.1. ' 1. >l ""'1 o e: O'7to't''Y) c;. - A v €1\�L7t�V VOC 't'ov r-0'Y)1T71 (1.<; 7tpocy(1.OC't'oc (1.<; pOUXOC ° A questi casi debbono aggiungersi le lacune o salti fra i vv. 1996/7, 2314/5,2475/6,2702/3. Nel procedere della trascrizione l'A. si permetteva
delle parole nei due versi ,
,
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07tOU 't'o e:o t OCV •
"-
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ocv �1\�L7t�V
•
•
. •
di ricostruire o correggere ciò che di meno accurato e meno preciso riscon trasse nel canovaccio già predisposto e di apporre dei titoli che in esso
114115 sarebbe stato quanto mai opportuno un titolo; ma l'avverte dopo aver vergato il v. 115. Non rinuncia al suo proposito e stende il titolo stesso a paragrafo iniziato fra i vv. 115-116. Nel f. 76r accade lo stesso non c'erano. Copiando egli si accorse che all'altezza degli attuali vv.
Prolegomeni II, Cap. II: L'autografo incidente e il titolo, anziché fra i vv. vv.
149
3729-3730, viene apposto fra i
3730-3731. I titoli, dunque, o per lo meno una buona parte di essi,
furono dall'Autore apposti sulla seconda copia e non sul canovaccio. A questo punto non ci sembra inopportuno richiamarci alla nota di Ser Ambrogio sul testamento dettato dal despota Carlo Tocco il giugno del
4 1429. La Cronaca, pur mutila anche alla fine, si ferma, come
si è detto, a fatti accaduti sette anni prima. Non sappiamo se il nostro autore fosse stato incaricato a far lo storico della casa Tocco o se all'opera egli si fosse messo per personale ambizione o per devozione al proprio signore.
3.
-
Il testamento di Ser Ambrogio. Al f. 2", nel margine inferiore, leggiamo una nota di estremo
interesse: « ,ocu x&', 'Iouv(ou a', �va. �', t7t("I)crs:v 't"(� )v aLOC&"I)X("I)v) 't"ou aou x(oc) 't"ou azO"7t6't"(ou) vO't"(OC)pL(O';) xoct crocXps:'t"OCpLO'; 't"ou crs:p &� p6crLO';» = « il 1429, 4 giugno, 7a indizione, fece il testamento del duca-despota il suo notaio e segretario Ser Ambrogio l). - Della circostanza, non certo di
trascurabile
importanza,
quel
solerte
segretario e notaio volle
lasciare una traccia. Costui, guarda caso, decise di vergare la nota non su un libro o registro qualunque, ma in una pagina della storia della famiglia presso la quale prestava servizio: quasi a completare la storia stessa con la notizia dell'ultimo atto compiuto nel mondo dal pro tagonista. Conviene ripetere che la nota di Ser Ambrogio fu scritta esattamente un mese prima della morte di Carlo Tocco, che avvenne il
4 luglio 1429. E allora la prima e spontanea deduzione è che il codice si conservava nell'archivio dei Tocco, come opera da poco compiuta (o interrotta) e consegnata, com'è lecito crederlo, nelle stesse mani del protagonista. Il cronista, salvo una sopraggiunta morte, aveva forse seguito i fatti fino a un anno prima, quando si era composta la guerra fra Carlo e il despota di Mistrà per il possesso di Clarenza e si erano celebrate le nozze di Maddalena Tocco con Costantino Paleologo
(1) .
Comunque anche se
la cronaca s'interrompe, data la mutilazione, con la battaglia di Ercole Tocco con Alessio Lascaris (a.
1422 c.), la stretta vicinanza cronologica (4 VI 1429)
fra gli ultimi avvenimenti narrati e l'appunto di Ser Ambrogio
150
Cronaca dei Tocco
ci pone a immediato contatto con il cronista e ci suggerisce due ipotesi: la prima ci fa supporre che egli avesse presentato l'opera al suo signore, le cui condizioni di salute facevano temere una catastrofe (1), e la seconda che il cronista fosse morto poco prima e la sua opera fosse finita nell'ar chivio despotale. L'una e l'altra ipotesi implicano comunque la deduzione che la copia consegnata era l'originale e che, pertanto, la nota di ser Ambrogio acquisisce il valore di testimonianza esterna, che si affianca a quelle interne passate in rassegna, a consolidamento del giudizio sul l'autenticità della scrittura del cronista.
4.
- Originaria suddivisione in capitoli e paragrafi. Una delle prove che il nostro autografo rappresenti il passaggio
in bella di una bozza stesa alla meglio o di uno schema sviluppato in parte, ma comunque ancora con suddivisioni interne non del tutto definite, la si può ravvisare nei titoli dei paragrafi e nella difIormità della loro presentazione. Essi all'inizio e fino al f. 3 sono interlineari, scritti con inchiostro rosso e messi nel loro giusto posto. Ciò dimostra che già esistevano nella bozza. Successivamente notiamo il caso di un titolo interlineare, ma fuori posto
(vv.
115 e 116 invece che fra
il 114 e 115). In seguito l'autore, preoccupato di non incorrere nello stesso errore, si decise a trascrivere i nuovi titoli ai margini delle facciate anziché negli spazi interlineari. Il fenomeno comprova che l'intitolazione, salvo nei primi fogli, nella prima copia ricorreva di rado e a grandi intervalli (fI. 11v•
4Ov• 63V. 64. 66. 70v),
mentre quella più cir
costanziata, che appare ai margini dei versi, è stata apposta durante la trascrizione della seconda copia (attuale V). Infatti i titoli dei fogli or ora indicati, in quanto già esistenti nella prima copia, tornano a risultare in sede interlineare. La logica della nostra interpretazione viene compro vata dall'apografo B, ove i titoli sono tutti interlineari. Ed è ovvio: perchè essi già esistevano nell'esemplare, cosi come in V sono inter lineari i titoli che già esistevano nella prima bozza. (1) La malattia del Tocco insorse intomo agli inizi de11428: perchè il 5 mag gio dello stesso anno egli, scrivendo a Francesco Loredano, dice che «la nostra infirmità è (sia) stata longa et pericolosa intanto che a pericu10 et da zomo in zomo meUoramo
t
pe do a tre volte simo stati
{MltR'tZIOS,
T1'DÌs lett1'es inldites
de Charles Tocco en 1427, 1428 et 1432, «Akten des XI. intemationalen Byzanti
nistenkongresses
t
Miinchen, II
(1960)
353.
I I
I I
I I
Prolegomeni II, Cap. II: L'autografo
151
Si noterà che nei titoli dei ff. 11 v (cap. II, § l) e 70v (cap. XIV) ricorre la voce « 'Eç�yYJ(nç» che non s'incontra mai in quelli dei paragrafi, pur essendo anch'essi delle narrazioni. Nel primo e nel secondo caso si constata che codeste « èç'YJr1lCl'€Lç» si compongono di più paragrafi e che pertanto esse raccolgono la più complessa materia di un capitolo. A noi sembra, pertanto, che la Cronaca, incominciata come narrazione ininterrotta di fatti, sia venuta nel tempo a richiedere al suo estensore un ordine interno sia generale che particolare. Il cronista avverti che vari episodi potevano essere raccolti in una èç�yYJCl'�ç di più ampio respiro, composta di tante ripartizioni quante appunto risultavano gli episodi e momenti particolari compresi nel suo corpo. Se ne parlerà più avanti. 5.
-
Fasi della storia del codice e graduali mutilazioni.
Il codice, malgrado l'attuale numerazione araba sia continua dal primo all'ultimo foglio, ha tuttavia subìto varie e grosse mutilazioni. Più volte in condizioni precarie, è stato ricucito senza che tuttavia fossero recuperati i fogli staccati o rinnovati quelli laceri. Le spie di codeste mutilazioni si nascondono nelle discrepanze fra le varie nume razioni. Delle numerazioni stesse la prima, per quaternioni, è greca, la seconda e la terza sono arabe. Cerchiamo di determinare le varie fasi del codice, che distingueremo in fase A. B. C. D. A. In questa prima fase la Cronaca era contenuta in un tomo inte gro, ma senza numerazione: una contingenza particolare dovette causare la sua slegatura e la perdita o sottrazione di un quaternione. Prova: fra l'attuale f. 20v e i1 21 r notiamo una frattura della narrazione cosi da deter minare uno stridente contrasto fra il contenuto del brano interrotto (cap. III § 28 = vv. 1113-1121) e quello del foglio successivo (§ 29). Nel f. 20v il cronista ricorda la morte di Sguros Bua avvenuta in seguito a una ferita infertagli in uno scontro da Galasso Peccatore, capitano al servizio di Carlo Tocco. Lo scontro stesso aveva avuto luogo in un periodo di stato di guer ra fra Muriki Spata e Carlo Tocco (cap. III §§ 21-28 = vv. 1022-1121). Ora, nel foglio successivo, 21r (cap. III §§ 29-30 = vv. 1122-1160) si narra che lo stesso Muriki Spata chiede in isposa, per il suo fratellastro Carlo (Marchesano), la figlia del duca Tocco. Quindi da uno stato di guerra si passa di punto in bianco in uno stato irenicale. Sintattica mente, poi, non c'è alcun nesso fra la fine del periodo del f. 20v e !'ini zio del successivo 21 r. La mutilazione è, dunque, evidente. Il divario -
152
Cronaca
dei
Tocco
dei due contesti denuncia poi una lacuna molto grave. Tuttavia la nume razione greca dei quaternioni non presenta alcun vuoto fra e' (f. 84*) e �', che distano fra loro otto fogli (v. quadro dimostrativo). Ciò prova che la mutilazione era avvenuta prima della numerazione stessa, cioè durante la fase·A della vita del codice. E allora la mutilazione si doveva estendere a tutto un intero quaternione che non ha lasciato alcuna trac cia di sé. Nella estensione di circa 400 versi politici, quanti appunto sono compresi in otto fogli, ci sarebbe stata la narrazione diffusa degli avveni menti che portarono con logiche giustificazioni - e non improvvisamente come risulta adesso - dal clima di guerra all' atmosfera di pace nella quale poté verificarsi l'imparentamento delle due famiglie, da parecchio tempo ostili. B. - Questa è la fase della numerazione greca e procede, come di consueto, per quaternioni. La prima traccia s'incontra sull'attuale f. 6 ' con la lettera y . La testimonianza della mutilazione è chiara: perchè l'inizio del terzo quaternione avrebbe dovuto cadere sul f. 17; e invece ' la coincidenza di y sull'attuale f. 6 rivela i n c o n t e s t a b i 1 m e n t e la sparizione di ben 11 fogli che comprendevano i primitivi ff. 5-15. La terza mutilazione (seconda dopo la numerazione greca dei quater nioni) molto grave, ma in parte ridotta, viene constatata fra gli attuali ff. 14v e 15. Il duca di Leucade pensa di prendere personalmente possesso di Clarenza, occupata dal fratello Leonardo II. Il titolo del paragrafo (cap. II § 13 = vv. 676-677) promette di esporre i motivi per cui il duca rinuncia a tradurre in atto il suo proposito. Il testo successivo invece ci presenta i Tocco impegnati nella lotta con i Turchi (cap. III § 1 = vv. 678-683). È una narrazione decapitata, dai cui resti non si ricavano né nomi di luoghi né i motivi della battaglia. Sta di fatto che fra il f. 14 e il 15 manca un intero quaternione. Per fortuna tre degli otto fogli sono stati ritrovati. Essi erano inseriti in mezzo al poemetto dello Spa neas: sono gli attuali fi. 82. 83. 84. Della stessa carta, della stessa grafia, ugualmente in versi politici, indussero il rilegatore in errore. Il conte nuto del f. 82 lega perfettamente con quello dell'83. Fra il f. 83v e 1'84 vi è un'evidente frattura; ma fra l'84v con il f. 15 si constata la più logica continuità. Sono state queste consonanze a guidarci nel giusto inseri mento al loro posto primitivo dei fogli vaganti. Concludendo possiamo dire che la seconda rilegatura con la numerazione greca dei quaternioni ha subìto due gravi mutilazioni: 11 fogli all'altezza degli attuali ff. 4 eS, e 5 tra i ff. 14 e 15.
Prolegomeni
II, Cap. II: Storia
del codice
V
153
C. - Il nostro libro fu certamente molto maneggiato e maltrattato se ben presto si ebbe bisogno di ricorrere a una terza rilegatura e a una seconda numerazione: questa volta per fogli e con numeri arabi. Essi non sono sempre visibili, ma qui e là si leggono con chiarezza. Fino al f. 14 la numerazione concorda perfettamente con l'attuale. Dopo, fino al f. 22, se ne perde la traccia per il taglio e pareggiamento dei bordi superiori. Al f. 23 riaffiora la numerazione, ma essa è discordante da quella più recente (fase D): si differenzia di tre fogli e la differenza stessa è costante sino alla fine della Cronaca. Come possiamo spiegare questa discrepanza? In maniera molto semplice: i tre fogli (82. 83. 84) che noi abbiamo restituito fra i ff. 14 e 15, prima della terza rilegatura si trova vano proprio al posto preciso dove noi li abbiamo restituiti. Cuciti, nella quarta rilegatura, in mezzo al poemetto dello Spaneas, hanno la sciato il vuoto da cui è derivata la differenza numerica dei fogli. La loro trasposizione è dunque avvenuta nella penultima rilegatura, cioè nella terza. La Cronaca ci accompagna sino al f. 80 (seconda numerazione araba 83). Qui essa s'interrompe bruscamente mozzando il discorso che Ercole Tocco rivolge ai propri uomini. La troncatura ci sottrae altresì il possibile colofone che doveva chiudere il codice contenente la sola Cro naca. Quanti fogli siano stati sottratti è difficile dire. Posto che il cronista non sia morto, noi avremmo potuto conoscere il risultato della battaglia di Ercole con Alessio Lascaris (vv. 3910-3923), le successive vicende belliche (importantissima la battaglia navale delle Echinadi fra Torno Tocco e il Leontarios, risolta con la sconfitta e la fuga del primo (1), l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti che portarono alla pacificazione dei Tocco con i Paleologi e alle nozze della figlia di Leonardo II con il despota e futuro imperatore di Bisanzio Costantino Dragasès, nonché alla conseguente cessione, come dote alla nipote, di Clarenza e di tutti i possedimenti dei Tocco nella Morea (3) . D. - Solo in tempi più recenti, direi nel sec. XVIII, il codice ha avuto la sua attuale sistemazione e numerazione, con tutte le tracce numeriche dei fogli che sono state linee di fede per la ricostruzione delle compli cate vicende.
(1) Paneg Man, LAMBROS 11. II. III 195-196. (I) Fs. PIIRAN'l'ZÈS 266.
Cronaca dei Tocco
154
Il secondo troncone del codice, contenente il poemetto dello Spaneas, non ha avuto destino diverso (1). Anch'esso, destinato alla lettura e al !'insegnamento, è stato ugualmente maltrattato dalle mani degli ignari e incoscienti discepoli. Le sue vicende, tuttavia, non sono ricostruibili come quelle della Cronaca. Ma esso è stato fortemente mutilato: nella prima parte, al confronto dell' edizione del Wagner (2), manca di ben 480 versi, vale a dire di 9 o lO fogli e che sommati ai 670 versi rimastici fanno di questa redazione epirotica la più lunga parafrasi dell'opera didascalica dello Spaneas (3). Il computo complessivo delle mutilazioni subite dalla cronaca è pesante. Si tratta della sparizione di ben ventiquattro fogli: Il tra gli attuali ff. 4 e 5, 5 fra i ff. 14 e 15, 8 tra i ff. 20 e 21. Se si considera che nelle due facciate di ogni foglio sono vergati 50-51 versi politici, la perdita del testo ammonta dai 1200 ai 1220 versi. La mutilazione finale aggrava ancora di più il computo pur pesante del danno lamentato. Posto che essa si limiti a un solo quaternione, le amputazioni, iniziale interna e finale, ci avrebbero sottratto il complesso cospicuo di oltre 2000 versi. Per offrire un'idea meno astratta delle varie fasi della vita del codice e delle rispettive lacune, offriamo un prosp"":tto dimostrativo delle mutilazioni con la concordanza dei numeri che i fogli hanno preso attraverso le varie vicende del manoscritto.
6. Prospetto parametrico delle varie numerazioni dei fogli.
AVVERTENZE. La vita del codice si considera sviluppata in quattro fasi ciascuna delle quali è rappresentata dalla rispettiva rilegatura. Ogni fase o rilegatura è contrassegnata da una lettera: A
B
=
-
I rilegatura: la numerazione dei fogli, di fatto mai scritta, è da noi apposta, entro parentesi, per l'esigenza dei raffronti con i numeri delle fasi successive; II rilegatura: quaternioni;
contrassegnata dalla
numerazione greca dei
(1 ) ZORAS, EPir Spaneas 74 (2) GUlLELMUS WAGNER, Carmina graeca medii aevi, Lipsiae (1874) 1-27. (8 ) ZORAS, EPir Spaneas 47-77, v. l'annessa bibliografia.
Prolegomeni II, Cap. II: Storia del codice V c
-
III rilegatura: con la prima numerazione araba;
D
-
IV rilegatura: con la seconda numerazione araba.
155
Ogni punto rappresenta un foglio. Le mutilazioni sono comprese entro le uncinate < . . . ). Le lettere greche entro parentesi s'intendono sparite o per consunzione dei bordi superiori o per tagli di forbici in una delle rilegature. I tre fogli contrassegnati dalle stellette sono i vaganti inseriti nella parafrasi o variante dello Spaneas e restituiti al loro posto primitivo: fI. 82.83.84. Si consiglia la lettura del prospetto procedendo verticalmente dal basso in alto. Per es.: il f. 6 della fase D è i1 6 della fase C, il y' della B, ill7 della A: pertanto della fase iniziale si sono perduti 11 fogli, e preci samente i primitivi fI. 5-15, la cui sparizione è avvenuta nella fase C. Altro esempio: I predetti fI. 82.83.84, contrassegnati dagli asterischi e inseriti in mezzo al trattato dello Spaneas, rappresentano i fI. 15.16.17 della fase C, i fI. 40.50 del quaternione 8' e lo del quaternione e' della fase B, e i fI. 28.29.33 della fase A: la mutilazione è avvenuta durante la fase C e lo spostamento nella rilegatura della fase D.
A(1
2 3 4
5 6 7 8
B (Ot')
9
18 19 20
16 17
10 11 12 13 14 15
'
(W)
y
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2 3 4 (.
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5
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5
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A 21 22 23 24 25 26 27
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28
29 30 31 32
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C lO 11 12 13 14 D lO 11 12 13 14
(. (.
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(.
. ) 17
16 (. .
33 34 35 36 37 38 39
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18 19 20 21 22 23
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15 16 17 18 19 20
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A 41 42 43 44 45 46 47 48 49....... 57....... 65....... 73....... 81....... 89........ 107) (�')
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38
46
54
62
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B
•
156
Cronaca dei Tocco
IL VAT.
GR.
2241 - B.
1. - È opera di Nicola Sofianòs. L'altro codice che ci conserva la Cronaca è il Vat. gr. 2214 della prima metà del sec. XVI (l). Consta di ff. 96 cartacei, rinforzati nelle due facciate da una falda di seta. La carta ha assorbito ed espanso l'inchiostro in modo che molte pagine e moltissimi versi non pos: sono essere decifrati. Se ci fosse mancato il V, della Cronaca si sarebbe recuperata appena la metà e, data la saltuarietà dei passi leggibili, il B sarebbe stato in senso assoluto poco valorizzabile. La grafia è sottile, sinuosa, ma regolare. Malgrado manchi del tutto il colofone, tuttavia, per un caso fortunato, siamo riusciti a identificare l'amanuense. Egli è Nicola Sofianòs, il dotto corfiota che nel 1515 entrò a studiare nel Collegio greco di Leone X in Roma e che, trasferitosi a Venezia nel 1533, contribui a far rivivere il culto dell'antichità e nel contempo a nobilitare la lingua demotica (2). La penna di Nicola Sofianòs precedentemente era stata riconosciuta diverse volte. Si è costituita così una certa catena di testimonianze i cui anelli si sono nel tempo molti plicati. Il Dobschiitz (3) al raffronto con il fac-simile del Par. gr. 1305, f. 105v, pubblicato dall'Omont (4) riconobbe nel Vat. gr. 1147 e nel 1152 la mano di Sofianòs. Il Dain la riconobbe ancora nel Par. gr. 2445 (5), il Diller nel Cantabrigense Gg. II 33 (6), Paul Canart sulla base dei Par. gr. 1305 e 1963 ha recentemente riconosciuto la mano del Sofianòs nel testo greco inserito nella « Commedia dei tre tiranni» di Agostino Ricchi,
(1) Sull'argomento abbiamo trattato più diffusamente .nell'articol0 « Un apografo della Cronaca dei Tocco prodotto da Nicola Softanòs, « Revue des études
sud-est européennes & VII, Bucarest (1969) 209-219. (2) KNOS 293-295. (3) E. VON DOBSCHUTZ, Maria Romaia, BZ 12 (1903) 176.
(4) H. OMONT,· Fac-similés ie manuscrits grecs des XV, et XVI' sièdes.
Paris (1887), tav. 40. (') A. DAIN, Les manuscrits d'Onésandros, Paris (1930) 51-53. (6) A. Dn,LER, The tradition of the minor grèèks Geograpkers, «American Philological Association�, Oxford (1952) 16-17.
Prolegommi II, Cap. II: Il codice B.
157
tramandata dal ms. 1902 della Biblioteca governativa di Lucca (1), e, sia pure con una certa cautela, nel Par. gr. 2592. Ora, ponendo a fronte lo specimen del Par. gr. 1305 (che citiamo con la lettera P), con la scrittura del Vat. gr. 2214 (= B) riconosciamo a prima vista la penna del Sofianòs. E a dimostrarlo non è soltanto l'identità d'assieme delle sue scritture, ma anche il raffronto dei parti colari. Si osservino i nessi: €I; P 19, B 5; eÀ P 4 B 5; la lettera T legata a una vocale P 1 B 6, o isolata (passim); la n con il tratto sovrastante ondulato e con verso ascendente; la {J alta inclinata e con l'asse inferiore bruscamente ritorta a sinistra P 2. 3. 6. etc. B 3.5.7. etc.; l'articolo TOV con il circonflesso congiunto alla v e piegato superiormente all'infuori P 7 B 17. Il lettore potrà completare il raffronto dei particolari.
2. - Il B è apografo di V. Nel Vat. gr. 2214 si debbono lamentare tutte le lacune lamentate in
V. Alcune di esse al Sofianòs sono passate inosservate (ff. 4v-5r; 20v-21r), altre: notate con « Àd7t€� l) (f. 14v-15r e in fine all'opera). Salvo poche parole nascoste dalle macchie d'inchiostro, il B non ei restituisce nulla; anzi con la restituzione al loro posto dei ff. 82. 83. 84 di V, finiti fra i versi dello Spaneas, la nostra edizione si avvantaggia, rispetto a B, di 145 versi. Tutto ciò dimostra «ad abundantiam» che il B è apografo di V. La parafrasi dello Spaneas è stata esclusa dalla trascrizione del Sofianòs. Come apografo, ai fini della costituzione generale del testo, ilB non è, pertanto, in linea di massima, tenuto in considerazione: sia perchè non può dirci nulla di nuovo, sia perchè il diverso che può offrirei rispetto a V si limita soltanto alla forma letteraria e non alla materia storica. La copia fu prodotta a Roma sulla base dell'autografo un secolo o poco più dalla nota di Ser Ambrogio, di cui abbiamo parlato prima. Il Sofianòs, studente di filosofia e teologia a Roma, non poteva d'altra parte aver fondati motivi per aggiungere qualcosa di nuovo né correggere qualcosa già detta. Tuttavia, sarebbe inesatto affermare categoricamente che il B non sia servito proprio a nulla. Esso, sia pure in pochi casi, ha giovato: pero.
o
(1) p� CANAR'r, Notes sur l'écriture de Nicola Sophianos in MARIo VInI, Nicola Softanòs e la commedia dei tre tiranni di A. Ricchi, Napoli (1966) 45-47.
158
Cronaca dei Tocco
chè il Sofianòs a un secolo di distanza riusci, sia pure in pochi luoghi ora macchiati, a leggere qualcosa di più di quanto noi, dopo cinque secoli e mezzo, non riusciamo a leggere: vv. 1. 23. 24. 174. 1179. Una strana variante, non accolta, ma che va tenuta in considera zione, s'incontra nel titolo del cap. I, § 15. Vi leggiamo infatti KO(J.1t'6l) con tro M1t'ox6l) di V (1). Si tratta di errore o di voluta restituzione di una seconda forma, nota ai tempi del Sofianòs? Comunque il caso offre motivi di ipotesi e di congetture, in sede albanologica, non prive di interesse (2). Non crediamo che il Sofianòs si sia sobbarcato al lavoro della copia tura di V perchè ammirato dell' opera. Probabilmente egli riprodusse l'esemplare su ordinazione di altra persona a noi sconosciuta. Piuttosto, dal raffronto delle due copie, balza evidente il proposito del giovane cor fiota di conferire al testo, scorretto e selvatico, una veste che a lui sem brasse più dignitosa. Il raffronto medesimo testimonia altresi un'accet tazione globale del demotico da parte del giovane studioso, il quale, pur riservandosi la libertà d'intervenire su certe forme volgari, tuttavia riconobbe in esso una nobiltà che lo raccomandava anche all'uso delle persone colte. Giova al proposito ricordare che il Sofianòs compose una grammatica neo-ellenica (3). Però, quando fu che costui pose mano e compi la trascri zione? Noi sappiamo che dal 1515 a11532 egli risiedette a Roma. Solo nel '533 lo troviamo a Venezia ad esplicare l'attività di umanista e di tra duttore (4) . Considerato che le due copie della Cronaca sono state sempre a Roma dovremmo pensare che il Sofianòs abbia trascritto la Cronaca dei Tocco prima di partire per Venezia - forse intorno al 1532 - salvo che successivamente egli non sia tornato a Roma, ciò che fino ad oggi non risulta. La scrittura è giovanilissima, per quanto posata e regolare.
(l) M7tox6Tj<; - o - M7toyx6Tj<; (Chron Joan Br p. 238: Chron Joan Vr § 41) o M7touy'ij<; (Chron Joan Ci § 41), il �ep�IXÀ�IX\lt't'o�ouÀylXp6�ÀIXXO<;. (2) G. SCHIRò. La genealogia degli Spata 83-85. (3) KNOS 294. (') Tradusse il trattato dello Pseudo-P1utarco sulla educazione dei giovani, il « Pedagogo t, uscito a Venezia nel 1544; nello stesso anno pubblicò il trattato sulla costruzione e l'uso dell'Astrolabio armillare dedicato a Paolo III: E. LEGRAND, N. Sophianos, Grammaire du grec vulgaire I. Paris (1874) 265.
•
ProZegomeni II, Cap. II: Il codice B.
3.
-
159
Categorie di varianti di B nel confronti di V.
Le varianti da V sono moltissime, ma divisibili in categorie. Premettiamo degli esempi del SOfÌanòs, B, cui facciamo seguire, dopo l'uncinata <, le forme dell'autografo, V. Desinenze di declinazione normalizzate: v. 334 B TIj� X01tp(VlJ� < TIj� X01tp(vou 433 !.d�v epopav < p.(� epopa 513 't"ÌJv ..p01t�V < 't"ÌJv ..p01t� 324 p.è Moup(xlJv M1too�v < p.è Moup(xlJ M1too�. - Nom. pl. I decl. -at invece di eç : 266 �t ..6cr�� x�p.�x(�� < ot x&p.�xe:� ot ..6cre:� passim. - Ace. pl. I declinazione aç invece di eç : 262 oc1t6�e:�p�v cr..p�..�w..�ç < oc1t6�e:�p�v cr't"p�"LW..e:� 288 &pxov..�ç &ç�ou� < &çLOU� &pxov't"e:� 370 ..év..�� ..ou� Ècr-r1)croccrLV < ..è� ..éne:� -rouç ..è� �cr't""YJcr�v, 372 1toÀÀaç < 1toÀÀé�. Il Neutro sing. 2a decl. -011 e non in -o: 154 passim q>ocr�..ov < q>oucrcr�..o 233 passim d� x&cr..pov < d � x&cr..po. - -v efelcistico nell'ace. dei neutri in -t: d� ..ò xopp.(v ..ou < d� ..ò xopp.( -rou 253 et alibi 258 ..ò q>�plv 259 ..ò cr1t�'&lv 271 d� 't"ò 1to..&p.w 292. 309 d� ..ò xouÀoopw 299 OC1tÒ ..Ò cr1t(..LV 308 OC1tÒ �v� 1t�p�MpLV 319 d� ..Ò 1tM&"LV 328 X�..Mocrouv ..ò �(ùp. (v 390 dç -rò vlJcrlv 445 dç ..Ò xuv�yLV.· -
-
-
-
La copula e:!v�� è mantenuta, ma più spesso è sostituita da �v�L, contro il V che usa �ve:, �v�, �v�� passim. Nei verbi il SofÌanòs propende più verso forme o costrutti classi cheggianti. Si osservino i casi raccolti in poco più di 200 versi: 182 va q>uÀ�X'&wcrL < va q>uÀ�x'&oucr� 172 e:'Cpxov't"o < �PXOV't"�L 243 Ècr1t&p� < Ècr1t&pv� 263.297. 220. 349 e:ùp(crxov't"o < e:ùp(crx.on�v 265 ÈcrUp�crL < Ècropv�v 265 �xpouov < 298. Ècré�lJcr�v < Ècré�lJx�v 291 È��cr..&���xpouy�v 284 tv� x�'t"�1t�-r1)cr(ùcrL < x�..�1t�-r1)croucrL 335 È�&crLV < È��cr"OOcr�crLV 293 va p.�Àwcr(ùcrLV < va P.Mwcroucrw 359 Ècrun&x-&lJcrocv < Ècruv"&x-&lJx�v 364 e:i5 PlJcr..��ov < È�&cr..���v 381 ��(ùxe: < ��(ùcre: 383 va Ù1t&Yrl < va Ù1tq. x�v < lJi5plJXOCV 396 È1t�pé�(ùx�v < È1t�p&�(ùcrocv. Uso più frequente dell'aumento sia sillabico che temporale: 143 �p89 �pç�v..o <. &pçocv't"o 6 ocve:..péepe:-ro < ocv�-rpéq>e:..ov 172 �Pxov't"o < �Pxov't"�v 246 �PXe:..o < !PXe:'t"ov. ç�'t"o < &pçe:..o
160
Cronaca dei Tocco
Nel participio presente è preferita la desinenza eç al demotico aç: 84 crx07t'6}nEç xoct ÈÀ7t'(�OV"t'Eç < o'X07t'oi)v"t'ocç xocl ÈÀ7t'(�onocç, passim. È usata la forma attica cpuÀ&."t'''t'w contro la demotica di V cpuÀ&.yw 16. 134. 209. 385 et alibi. Non accoglie anomalie e forme contrarie alla tradizione: 29. 31. 164. 289: 't"1jç '&ocÀ&.crcr'YJç < 't"1jç .&ocÀ&.crcrou 49 "t'tcrcrocpe:ç < "t'tcrcrEpZLç. Troveremo OCÒ.&EV"t'EUW e mai &.cpEnEuw 111 7t'
Al contrario il Sofianòs preferisce costruire (.LE"t'a con racc. là dove più giustamente V presenta il genitivo: 80 (.LE"t" OCò.&EV't"ÌJV "t'oi) 8ouxoc < (.LE"t'a &.cpEV"t'Òç "t'oi) 8ouxoc.
Si notino le sostituzioni di verbi o di temi di uno stesso verbo: 303 È!XÀUcrEV < 139 ��OCÀEV < ��OCVEV Cap. I. § 12 &p(.L'YJcrocv < È!"t'pEXOCV ÈyM"t'WcrEV 389 È7t'L7t'ÀEUcrOUcrLV < 7t'EpL7t'ÀEUcrOUcrL 439 &p(.L'YJcrocv < �ppoucrocv; o di voci dal valore semantico equivalente: 278 cruvE"t'ol
Le pretese di purismo non fanno tuttavia evitare forme non accet tabili. Esempio: la desinenza -IXLç al nom. e acc. p1.: 385 MLXOCLç; 98. 404 crxrX.ÀOCLç, 163 (.Lè cpLÀo8wp(OCLç (.LEyrX.ÀOCLç, 391 (.Lè ÀOU(.L7t'rX.p8OCLç; lo scambio del verbo È7t'oc(pw con {moc(pw, cosicché �mjpoc diviene quasi sempre, anche su influenza di V, ùmjpoc: 274 ù'lt"fJpoccrw" 206 Ù7t'�pE, 304 325 Ù7t'�pocv.
Il Sofianòs non fa uso del 't'OVLXÒç �Loccr(.L6ç: esso appare, come del resto risulta anche in V, un ripiego da adottarsi c o n l a 1 e t t u r a d e l t e s t o e' n o n c o n l a s c r i t t u r a . Da ciò conseguè l'uso per esteso di « dç », senza il ricorso all'aferesi, anche n dove la forma integra determina una ipermetria. Da questi esempi - veri e propri assaggi di lingua - si può dedurre che il SOfÌanòs nel produrre copia di V volle conferire al testo la veste che si avvicinasse e si conciliasse di più al proprio gusto. Studiare codeste varianti significa studiare il senso della lingua demotica del Sofianòs,
Prolegomeni II, Cap. II: Il codice B.
16 1
ma non dell'autore della Cronaca. Per questo motivo il B, salvo nei pochissimi casi citati di volta in volta, è stato eliminato. Il So:fì.anòs meriterebbe essere studiato anche alla luce della sua grammatica (l), in una prospettiva storica generale del demotico e del l'opera equilibratrice delle tendenze puriste. Ma in questa sede codesto studio sarebbe fuori posto.
(1) E. LEGRAND, 11
O.C., v.
p. 158 n. 4.
CAPITOLO III
CONDOTTA LETTERARIA DELL'AUTORE
1. Cultura dell'autore. - 2. Anorlografia - 3. Metrica - 4. Relazion i
della Cronaca con altre opere demotiche.
1.
-
Cultura dell' autore.
L'esplorare i vari aspetti di un autografo mentre s'impone come premessa indispensabile alla giustificazione dei criteri adottati nella cura del testo, d'altra parte concorre a chiarire la personalità let teraria del suo autore: perchè la consuetudine o, se vogliamo, la neces sità tecnica di condonare all'amanuense tanti errori se giova alla snellezza de11'apparato critico d'altra parte rende più difficoltosa, quando proprio non lo impedisca del tutto, codesta chiarificazione. Non bisogna poi trascurare il fatto che un autografo di rilievo, come appunto si presenta questo de11a Cronaca, è una finestra dischiusa sulla storia della cultura di un ambiente. Nel caso nostro, da11a comparazione del nostro codice e del suo testo con altri manoscritti e testi coevi, specie se classi cheggianti, come non potrebbe risaltare 1'enorme distanza che nella stessa epoca intercorreva fra la cultura media de11a cance11eria despotale di Gianina e quella contemporanea di sommo livello de11'empireo lette rario dei Paleologi, ove si muovevano un Gemisto Pletone e un Bessa rione? (l) Ne11a prima, infatti, si scriveva a11a ben meglio, senza nozioni o coscienza storico-ortografiche (2), ne11a seconda, invece, si alimentava l'ambizione non 5010 di scrivere correttamente, ma di imitare addirit tura un Tucidide o un Platone. (l )
TOMADAKIs
(2) Il caso
235-236.
di Costantino Ermoniaco che su ordinazione del despota d'Epiro
Giovanni II Conmeno Angelo Duca (Orsini), a. 1323-1335, volgarizzò l'Iliade (KRUMBACHER GBV 845-847; KNOS 132; BECK 168), non trova ripetizioni; anzi il carattere dell'opera stessa conferma la tendenza alla volgarizzazione piuttosto che alla imitazione dei classici.
164
Cronaca dei Tocco
Il testo della Cronaca, a parte il contenuto storico che è di primissimo valore, si fa giudicare in maniera differente ed opposta a seconda che sia considerato nella veste grafica esteriore o nella condotta morfologica. Della scrittura, nell'aspetto estetico, non potremmo dire che bene: essa è decisa, personale, tondeggiante e piuttosto chiara. Essa sembrerebbe denunciare un uomo di penna, e cioè dalla grafia esercitata e sicura, ma non, come intenderemmo noi, un uomo di lettere, cioè persona colta e ca pace di esprimere con proprietà di lingua, rigore grammaticale e sintat tico il proprio ed altrui pensiero. Molti manoscritti di opere demotiche c'insegnano che i loro autori non ebbero nulla a che fare con le scuole di alto umanesimo: non che essi sprezzassero le ambizioni di imitare i classici modelli, ma perchè, privi di maestri di privilegiata levatura e in parte anche di mezzi, non erano stati mai educati al rigido rispetto del1' ortografia storica né tanto meno immessi nei segreti della lingua classicheggiante. Negli ambienti di pro vincia o in rinchiuse sfere di classe la cultura si reggeva sull'apporto didattico di preti, legulei, improvvisati maestrucoli, i quali insegnavano a tradurre in iscritto il pensiero espresso in lingua demotica. Esclusa per impreparazione dei maestri stessi l'ortografia storica e la lingua classi cheggiante, emerse la parlata del popolo espressa in forme del tutto libere, ma comunque ortofoniche. Non occorreva essere corretti: qualunque rappresentazione grafica era legittima fin quando, letta, rendesse fonica mente con esattezza 1'espressione affidata alla scrittura. Ogni scambio arbitrario di nessi isofonici, ogni frantumazione o ibrida concatenazione di parole o tronchi di parole non ledevano né compromettevano minima mente l'onorabilità di uno scriba (1).
(1)
Ciò non toglieva che la corrente umanistica e purista costituisse un
punto di riferimento ideale e morale nei confronti del quale uno scrittore demo tico , ignaro di ortografia storica, sentisse talvolta la propria inferiorità. Giovanni Acciaioli, che poi non fu dei peggiori, nel porre mano alla narrazione delle gesta di Carlo V si confessa: «'Am:Lpoç aè Et[lt èY6> ypa[L[LIX:rCilv xa1 ao
w�&t)[la-rLxwv xat TIjç .&EOÀoyLaç, - &a-rE oux d[l1 [xavòç -roG -rt�aL xa1 yEwijaaL - �aaL ÀLX�V aL'frrlJaLv» G. TH. ZORAS, /wavvov A�ayu.oAov c5t1jY1Jat(; avvo:rn:tX� Ka(!oAov Tofi E', A.&'ìjvaL (1964) 26. Egli cerca di usare forme classicheggianti, ma non riesce ad •
•
•
evitare barbarismi, solecismi ed errori grammaticali. La grafia ortofonica ha una storia che non è stata mai scritta e che assume diversità di tinte a seconda delle epoche e delle persone. I fenomeni riscontrati nella nostra cronaca s'incon trano in copiosi manoscritti demotici. Si raffrontino ad esempio le riproduzioni fotografiche
di
alcune
edizioni
di
opere
demotiche:
M. T.
MANUSSAKAS,
Prolegomeni
II,
Cap.
III:
Cultura dell'autore
165
Tale livello di cultura e tale mentalità caratterizza anche il nostro cronista. Per cui se della sua scrittura, come abbiamo già accennato, non possiamo dire che bene, della sua morfologia, invece, non possiamo dire che male.
2. - A nortografia. Il lungo testo è estremamente scorretto. L'ortografia è estranea al Nostro non soltanto per inadeguata preparazione, ma, ciò che è caratteristico, è estranea perfino come principio. Tanto per offrire un esempio fra i mille casi del genere: il pl. di 'AÀ�oc.v('OJç nello spazio di meno di quaranta versi ritorna in quattro forme, tutte diverse e tutte sbagliate 'AÀ�oc.vh·e 45, 'AÀ�oc.v�'t"oc.� I § 5, AÀ�oc.vdn 74, 'AÀ�oc.vo('t"e 83. Eppure questi errori, che sono i meno fastidiosi e i meno gravi, non carat terizzano sufficientemente il comportamento del nostro autore sia quando copii se stesso sia quando voglia rimaneggiare, ciò che ha già appuntato. La scrittura ortofonica ha anch'essa delle norme di adeguamento. L'au tore non conosce l'uso della dieresi e pertanto non se ne avvale mai. Dovendo adottare il verbo .&pot�of.Loc.� per rappresentare - ol - si avvarrà di combinazioni vocaliche che escludano ogni possibilità di errore di pronuncia e scriverà una volta .&p(ù��e't"oc.� 1611 f. 33v, e un'altra È.&po� �e't"ov 3159 f. 63. Le due differenti ed errate maniere come isofoniche sono ambedue legittime. Cosi, copiando se stesso, ripete in maniera diversa lo stesso emistichio 2457, f. 48: « wç �croc.v Y)':fJxoc.f.L�VO�» e « &ç cr�croc.v yÀ1)xoc.� vo� l). Le due maniere suonavano lo stesso e quindi tutte e due erano buone. Il fatto che nella prima stesura in tre parole fossero seminati due spropositi e nella seconda tre non scalfiva la coscienza dello scrittore. Considerando con tale principio tutta la morfologia del Nostro, identico valore avevano due o più vocali isofoniche o nessi consonantici
'Avéx�oTa 'IjI'r:e(!f'é�ta TOV X(!'IJnxov {}eu.T(!OV
«Kp'l)'nxÒt XpO\lLxch A', -reiJx. III (1947) (cf. Laur. 1549), 'A&'iiv�� (1956) 24-25; S. A. XAN'tHUDIDIS, 'E(!WTOX(!tTOr;, 'Hp�xÀe:lCJl Kp�'r'l)ç (1915) 781/2; G, CHOR'tASIS, KaTeOV(!f':rcor; ed. LINOS POLI'tIS, 'Hp&.xÀetov (1964) in fondo al volume; BERGADIS, A:rcoxo:rcor;, 'Hp&.xÀe�ov, 1965. Alla libertà della scrittura orto
544-645; G. ZORAS, Ma(!lvov q')aÀtÉ(!ov Plf'a :rcaeTJyO(!TJTtX�
fonica può connettersi, in fondo, anche la libertà di scrivere opère greche in traslitterazione latina. Abbiamo
un
monumento nel Marc. XI 19 ove è conservato
il dramma 'II {}vala TOV 'Af3(!au.f', ed. G. A. MEGAS, 'A&'ijv�� 1954.
166
Cronaca dei Tocco
di uguale suono: 't'<ÙV e 't'ov passim, ot e � pass., XOOpCl'<Ù e XOUpCl'O 2919, ocvocm eocvocyx'Yj 2920, �IL�ç e �ILe:rç 1439, dae: e tae: 1580, etc. Casi consimili
a questi, ed anche molto più vari, ricorrono un numero indefinito di volte. Le consonanti doppie, in dipendenza della pronunzia, non sono quasi mai rispettate, nemmeno nei nomi più comuni. Errori come �MILoc 1947, ìJ:Aov 1927, &:J...�À<ùç 2135, ye:v�ILoc't'oc 2573, .&ocÀOCCl'OCV 2876 (abbiamo citato dei casi sparpagliati) s'incontrano ad ogni piè sospinto. Al con trario, voci con consonante semplice sono presentate con consonanti doppie. Il lettore, ad esempio, sull'autografo leggerà spessissimo « ()MO� » (o� occpévnç ()MO� 2125 3033 3412, ot �a�xo( 't'al) ()MO� 2351 2787 2925, (5MOC 2886 et aL), 7tOMOL invece di 7toM 1362 passo Anche gli smembramenti di già scorrette parole e gli ibridi allac ciamenti dei loro tronchi con parole o tronchi di parole successive sono ricorrenti: 't'ò �v .&éÀe:� per 't" ()<'t'�) �v .&éÀe:� 2570; �x 't'à 't'ò 7toÀ� OCVOC per �x 't'à To7toÀ�ocvà 2533; ocÀou aè � ae: 't'oxocv �ç per OCMOU aè
Prolegomeni
II,
Cap.
III:
Cultura dell'autore
167
B<xpv(Xxo 778; 'AXEÀ&OV 2284 2372, 'AxeÀ&v 46 55; Ei)1t"(Xx't"oç 55 2372; N(Xo1t"(X)(.'roç 47 474. (Altre variazioni v. Note Grammaticali). Quando poi un nome è estraneo al greco, il cronista lo deforma nella maniera più stravagante e forastica: benché anche le cancellerie occidentali nella storpiatura dei nomi greci non erano da meno (l). E non parliamo delle d i s t r a z i o n i e distorsioni che costellano qua e là tutto il testo: !:éÀ�ouç < !:ép�ouç 202, YP<X6> < yp<X�6> 953, p.u p(XL(X < P.ELp<XXL(x 1501, oÀ�yop(X < òyÀ�yop(X 1832. &.yyeM8L < &.yEM8L 2886, òépyouç < òépx't"ouç 3463 etc. La p u n t e g g i a t u r a non esiste.
3.
-
Metrica.
Sulla m e t r i c a diremo anzitutto che i due emistichi del verso politico, pur vergati sullo stesso rigo, sono nettamente distinti da uno spazio e da un punto. Indipendentemente dalle esigenze logiche del periodo, del tutto ignorate, l'autore chiude ogni verso con un punto. In tale comportamento, che mira alla cura della parte meramente este riore del testo, egli si dimostra attentissimo, scrupoloso e costante. Un'uguale vigilanza egli non esercita per il rispetto del ritmo e dell'isosillabismo e affida il risanamento del verso a tutti i ripieghi ai quali si ricorre con la lettura. Il 't"OVLXÒç �L(XO"P.Òç per iscritto è applicato saltuariamente, ad libitum, e spesso a sproposito sino al punto da anor malizzare un ritmo che per il peso dell'accento naturale sarebbe risultato giusto. L'aferesi, l'apocope, la sinizesi e l'elisione non sono mai rappresen tate per iscritto: ad esse si ricorre solo nella lettura. L'aferesi è rappre sentata, se non erriamo, solo due volte: '8'�v(X 567 f. 13v; �v dXEV 'ç't" Ò v 8zcm6't"fJv 3474 f. 70v; ma ciò comprova che essa era usata oralmente. Per l'osservanza del metro e del ritmo l'autore ricorre - beninteso quando se lo ricorda - a qualche ripiego ben noto ai compositori dei romanzi cavallereschi. Una delle scappatoie più frequenti per salva-
(l) Solo grazie agli Atti Veneti (v. Testimonia, ad v.
3685) ci è stato
possibile restituire al capitano Matteo da Napoli (v. !,ex.) il suo vero co gnome. Storpiato in
�VIXTOU
noi interpretato come
AIXVTOUÀ
•
=
168
Cronaca dei Tocco
guardare la proparossitonesi finale del primo emistichio e la parossito nesi del secondo si riscontra nella scelta delle forme dell'aoristo passivo. Alla fine del primo emistichio si usa la forma cappatica e nel secondo l'antica. E ciò si verifica, nella maniera più innocente, anche ripetendo lo stesso verbo: «o p�yO(ç &&o(U[LOCcrTIjXE, [LEyOCÀ<ùç &&o(U[LoccrTIjV» 3340 e, com'è ovvio, anche con verbi differenti «"t"1i 1tocv"t"o( &ç"f)y�&"f)XE, xO(ÀIi "t"ÒV &1toaéX&"f)> 401. Di simili esempi s'incontrano ad ogni piè sospinto. Altra scappatoia in funzione della proparossitonesi è il prolungamento desi nenziale di forme verbali: eL > -ELE (hpoc"t"ELev 855, Z�6ÀELE 857, Z1tOUÀELE 3589 et al. ) ; -O(V > -O(crLV (z�O(cr"t"OC�O(crLv 986, &VOWt.�MLV 251, �À&MLV 151 etc.); -ouv > OUcrLV (xO(p"t"EpécroucrLv 1064, &p[Lo("t"WcrOUcrLV 1476 et al. ) . Ma all'uso di tali accorgimenti si contrappone spesso una sbada taggine che maltratta o lingua o metro oppure l'una e l'altro. Il demotico nei sostantivi in -LO(, con la consonantizzazione di -L e lo spostamento dell'accento in fine alla parola, offre di per sé il modo di rispettare la proparossitonesi del primo emistichio. Eppure, talvolta, e almeno per iscritto, l'autore va contro il demotico e contro la metrica. Così troveremo nel nostro autografo - per citare un esempio fra i tanti: - «xO(p
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II,
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4. - Relazioni della Cronaca con altre opere demotiche. Una trattazione sui rapporti letterari e formali della Cronaca dei Tocco con altre cronache ed opere demotiche non può far parte dei Prolegomeni a una editio princeps, dato che essa trattazione comporte rebbe analisi, raffronti e accostamenti di periodi, frasi e parole. Pertanto mentre affidiamo ad altri tale compito, possiamo tuttavia aprire la discussione offrendo delle indicazioni suggerite dalla lunga dimesti chezza con la Cronaca e dalla conoscenza e lettura di opere analoghe rappresentative. Con la Cronaca di Morea (1) si registrano molte corrispondenze fraseo logiche, lessicali o di passaggi: la stessa apertura « IÌ.XOUcrOC'rE y�p &7tOCV'rEç P.E'r� 7tÀ1JPOcpOpLOCç» richiama il verso 724 della Cronaca moraita « 'Axou crOC'rE ot &7tOCV'rEç, p&yxo� 'rE XOC� P<ùP.OC�o� » ; la presentazione morale di un personaggio di riguardo sembra calcata nell'una e l'altra opera su matrici similari: v. 11 « �'rov y�p cpp6v�p.1J 7toÀÀa, EÙyEV�X� dç &xpOV»; Cron Morea v. 161 « &v&P<Ù7tOç �'ro EÙyEV� x6ç, cpp6v�p.oç tmÈ:p p.é'rpou » ; cf. ancora i vv. 337. 3338. 4591; l'esortazione alla fiducia nell'aiuto della Vergine e dei Santi, mercé le preghiere del despota o dell'imperatore, che è comunque santo, è un topos che si riscontra nell'una e nell'altra cro naca: Cron Tocco 2407-2408 « ÈÀ7tL�Eç �X<Ù dç 'ròv &E6v, 'ç �v IIocvocyLocv 0EO'r6xov, - dç �v EÙX�V 'r013 IÌ.
Sull'opera e la letteratura della
«
Conquista» fondamentale rimane il
lavoro dello ADAMANTIU, Tà xeov,,,à TOV Moeéwç, �IEEE VI (1906) 453-675. V. inoltre KNOS 97-103; LAVAGNINI 28-31; BECK 157-159; lo studio particolare
già citato dello SPADARO, SG XII (1959) 125-175, XVI (1961) 1-70; nonché i recentissimi VITTI 24, POLITIS 28. (2) Citiamo i più lunghi della nostra cronaca: vv. 1344/53, 1364/72, 1382/94. 1398/1410, 1822/32, 2710/18, 2949/58, 3387/96, 3404/26, 3842/59, 3915/23.
170
Cronaca dei Tocco
talvolta il periodo con frasi parentetiche (l) . Non possiamo parlare di imitazioni - perché la nostra cronaca sostanzialmente e linguisticamente è assolutamente originale, ma di influenze: di influenze dirette tra le due cronache (della moraita su quella dei Tocco) oppure, ciò che sembra meno probabile, di una terza opera narrativa sulle due cronache (2) . Comunque, a proposito dei passi paralleli con la cronaca di Morea, conviene segnalare un fatto che potremmo dire interessante in quanto ricco di suggerimenti per uno studio sulla distinzione delle fasi attraverso le quali si sviluppò la composizione di essa cronaca: infatti i passi paral leli si riscontrano maggiormente nella prima metà della cronaca moraita, mentre le corrispondenze diventano del tutto rade e casuali nella seconda metà. I casi segnalati apparirebbero più come coincidenze fortuite che come testimonianze d'influenza (3) . Ora se dal complesso dei paralleli si ha !'impressione che il cronista dei Tocco avesse della Cronaca di Morea posseduto e studiato i primi 4-5000 versi all'incirca, non si comprende tuttavia il perchè i passi paral leli non debbano incontrarsi con la stessa frequenza nella seconda parte della Cronaca: perchè se tutta la Cronaca di Morea è opera dello stesso autore, e della stessa fase di attività dell'autore stesso, codesti paralleli avrebbero dovuto incontrarsi con la stessa frequenza, indipendente mente dal fatto che il cronista dei Tocco codesta seconda parte l'avesse o meno letta. Da parte nostra abbiamo creduto opportuno segnalare questa circo stanza perchè la riteniamo avvincente e feconda di suggerimenti per gli storici del demotico. Intanto in questa sede possiamo dichiarare che le influenze della Cronaca di Morea appaiono evidenti e che le affinità non sono limitate alla corrispondenza di imagini o espressioni, che potrebbero
(1) Se ne registrano una ventina: vv. 571/2. 1029. 1217. 1244. 1254. 1312. 1363. 1684J6. 1984. 2700/01. 2838. 3079J81. 3127. 3189. 3358. 3549/52 3714/8 3738. 3764. (2) Ricordiamo ancora una volta che il Vat. gr. 1831, tutto autografo del nostro cronista, contiene anche una redazione dello Spaneas, G. ZORAS, Epir Spaneas 53-74; ciò che comprova che il nostro autore era anche copista e rac coglitore. (3) Segnaliamo per comodità del lettore alcuni passi della Cronaca di Morea, di numerazione alta, con i corrispondenti, entro parentesi, della Cronaca dei Tocco: vv. 5065 oppure 5066 (270). 5383 (2816). 6842 (751). 156. 7948 (3374).
7059J60 (658). 7840 (550). 8615 (620/1).
Prolegomeni
II,
Cap.
III:
Cultura dell'autore
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pur appartenere a un repertorio comune agli scrittori del tempo, ma alla stessa struttura del periodo e costruzione del verso, per cui la somi glianza e il richiamo dei versi delle due cronache vengono avvertiti anche senza la corrispondenza lessicale dei passaggi in raffronto. Ciò che invece distingue nell'aspetto letterario la Cronaca dei Tocco da quella di Morea è che la prima aspira le sue linfe da una fonte profon damente e squisitamente greca, mentre la seconda risente delle ibride venature del gasmulo (1). Le parole romanze del nostro cronista, che non sono mai tante come nel gasmulo, mentre portano il segno dei tempi appaiono cosi profondamente assimilate da apparire non espressione di estrosità personale, ma fresca e genuina caratteristica della favella demotica. Nel raffronto con la Cronaca di Morea abbiamo sottolineato l'affinità della struttura del periodo e della costruzione del verso indipendente mente dalle corrispondenze lessicali o delle imagini. Nei raffronti con altre opere demotiche si constata, invece, il caso diverso, e cioè della corrispondenza di certe imagini, ma della differenziazione assoluta nella struttura del periodo e della lingua in generale. I paralleli istituiti con passi delle altre opere vanno accettati proprio con questo avvertimento e senza presunzioni di reciproche influenze. Non bisogna dimenticare che espressioni e imagini simiglianti nelle quali si incontrassero due ed anche più autori demotici possono avere una paternità estranea agli autori stessi in quanto appartengono a un repertorio comune, diffuso e popolare. Ad esempio: la corrispondenza del passo di Imberio e Margarona, v. 80 « � (.LéO"YJ 't"ou va �À€y€ç wpocrov �ocx't"UÀ��('t"aw» (3) con quello della nostra Cronaca, v. 3354 «'ç �v (.LéO"YJV va 't"òv ��OCV€ç dç �Wx.v �ocx't"UÀ(��» non ci autorizza affatto a opinare l'influenza di un'opera sull'altra. L'ori gine della similitudine non sappiamo se debba ravvisarsi nel Plutus 1036 di Aristofane, come accenna l'Hesseling (p. 127), oppure, ciò che a noi sembra più verisimile, da una spontanea germinazione nell'alveo della poesia amorosa popolare. La troviamo anche nella poesia albanese: « Ka mesin si nje unaze l).
(1) GIUSEPPE SPADARO, S G XII ( 1959) 125- 152; XIII ( 1960) 133- 176; (196 1) 1-70: nello stesso la varia bibliografia. (8) Tò pv{}urr6(!TJpa TOO 'Ipnef}lov "al Tij� Maf}Yaawlla�, ed. KRIARAS, Bcca. BL�À. 2, A&1jvaL ( 1955) 2 16. XIV
172
Cronaca dei Tocco
Ed altrettanto potrebbe dirsi a proposito delle corrispondenze: Cron Tocco 229 « <pocplv èxoc�ocÀÀ(xe:�e:v xoc't'OC(l.OCUpOV WC; ÀOCLOCV» , , Achil1. (1) 1467 « <pocplv èx.OC�OCMLXe:UO"e:V (l.ocupOV wO"7te:p èÀOCLOC» ; dei passaggi sulla venatoria: Cron Tocco 3456, Achill. 137. 469. 500. 535. L 415; e delle similitudini solari adottate per i propri eroi: Cron Tocco 1555, Achill. 357 358, Digh Akr IV 249. Ci sono altri motivi di accostamento di certi punti della Cronaca con 1'Achilleide, ma dalla lettura delle due opere è facile avvertire che gli elementi di dissimiglianza sono più forti, marcati e numerosi di quelli di affinità, per cui si giunge alla conclusione che codesti motivi appar tengono al repertorio generico della poesia popolare. I richiami, vera mente sporadici, col Dighenis Akritas, Callimaco e Chrysorroe, Florio e Platzaflora, Beltrando e Chrysanza, Imberio e Margarona (2) e la narrazione di Belisario, non depongono diversamente da quelli con l'Achilleide. Forse queste opere non furono mai lette dal nostro cronista ed anche se erano a lui note non offrirono nulla, per la loro forma colta ed evoluta, alla sua penna più semplice e genuina.
(1) (2) 29-32.
D. C. HESSELING,
Sui romanzi
v.
L'Achilléide byzantine; Amsterdam (1919) 120. 31-48; BECK 117-147; VI't'tI 26-29; POI,I'tIS
LAVAGNINI
CAPITOLO IV
LA LINGUA DELLA CRONACA La lingua della Cronaca, considerata nel suo assieme, si può ascrivere alla parlata che, pur nelle sue evoluzioni, impronta di sé le grandi com posizioni popolari, dal Dighenis Akritas ai romanzi cavallereschi, dalle poesie prodromiche ai componimenti etico-didattici e alla Cronaca di Morea: il che è a dire a quella koinè demotica che dal X al XV secolo, fu sottratta alle forti caratterizzazioni vernacolari in virtù della influenza esercitata sugli scrittori dalla continuità e dal prestigio della lingua evoluta. Il compositore demotico nella insufficienza e talvolta carenza di educazione umanistica ambì tuttavia a conferire alla propria lingua una dignità quanto più possibile consona a quella degli ambienti colti bizan tini. Cosicché le forme dialettali in un compositore demotico emergono in proporzione inversa alla cultura dell'autore stesso. Sicché gli sporadici fenomeni dialettali, che screziano il comportamento linguistico generale, non sono che fughe involontarie e incontrollate - e in quanto tali più sintomatiche - sulle quali sono impressi i segni del dialetto dell'autore. In questo quadro vanno considerate le particolarità fonetiche e morfolo giche riscontrabili nel testo. È bene rammentare che l'autore era epirota, forse gianiniota, e che nessun'altra area ellenica egli dimostra di aver frequentato ad eccezione delle isole di Leucade e Cefalonia. Nella sua lingua sono tesaurizzate caratteristiche in parte proprie in parte comuni ad altri testi. Esse, comunque, rispecchiano la koinè demotico-epirota del nostro autore. Della varia e più importante feno menologia, presa a sé e non come risultato della evoluzione storica delle rispettive voci, presentiamo una rapida rassegna.
FONETICA E ALTRI FENOMENI
Ve1a r i z z a z i o n i
s: i > o-u
>
S:� >
l)
>
dì
voca li
t o n i c h e:
o:
l5(.Lopepoc 23 87, &.v6Àmcr't'oc 574 676 2621 3 048
o: ou:
&.v6x.s:'t'ov 3 567 epou(.Loç < ep�(.Ll) 176 33 76
174
Cronαcα dei Tocco
Ve 1 ar i z z a z i on i di v oc a li ιχ >ο: ε >ο:
Yj >ο\):
8tJVOΜΙXL 2755 , s aggiode l l a de sinenza -ιχμΙΧL ίη -ομΙΧL τέρμονιχ 1142 2751, όμπρος 1561, «πομπρος 2815 1503, όμπροσ.&a 1427, όμπροστέλλες 1738, όμπλοκές 2658, όλπΙζω 575, 80κιχν(ΚLον 3207, πφ(φο\)μος 579 2129 2179 3138 3327
R es t r i ng im e n t o d e 1
e>i
� l
ε >L ε >Yj: ο-ω>ο\):
a t on e :
t im br o di voc a li t on i ch e :
γ(ροντες 2490, Τ(ΤΟLος 750 1775 1847 2697 3405 pas s., �π(τuχεν 3238 έσ1jβYjκεν 2518 κιχ't'ιχκοόλL.&ΙΧ 2839, νYjσοuπο\)λιχ έποuλεLε 3589, ποσου ς 1088 .
ιχ > ο\): ιχ > ) \
R es t r i ng i m e n t o di v oc a li
a t on e :
«νεβιχ(νο\)ν 700 �πεΙν « έπεΙ) 2170, �π(τ\)χεν 3238, e frequent i casi dί aumento κιΧτφγον 31, «νLψLος 855 1756, έξLβιΧλο\)ν 941, ί5ΡLξLν e>i 2684, κιΧτφγιχ 1132 1136 1444 1838 1895 3621 3747, έγόΡLψιχν 1968 2100 2495, εuτριΧΠLλος 3490, βιχσι.λLaν (τονLκος βLιχσμ6ς: βιχσLλ(ιχν) 2246 >�: �(Ύ) χμιΧλωΤΟL 3194, �(Ύ)χμιxλωσ(ιx 3837 3897. \ ρμΙ ο-ω> ο\): κο) ιfπ6κo\)τoς 3769, μέτο) \ πον 1751, 3632, «πιΧνο\) 1604 2643 Θ' § 23, φοσσ&το 327
Ι·
ιχ >ε: ε >Yj:
ι
Pyolegomeni ΙΙ, Cαp. IV: Lα linguα dell'αutoye
175
Pa l a t izzazi on e di voc a l e t on i c a: ο >ε: ocπε 1755 1804 1950 2335 2377 Ap e r t ur a di voc a li t oni ch e : (1) � '1j >ε: έπλέρωσεν 3175 't>e Ι υ >ε: χέρωμoc « όχύp ωμoc) 236 237 1721 2049 3221 ου>ω: Μενωνον 3138 3147, όπώβocνocν 100 u>o ου>ο: κουντόΡL 2836 •
�
Ap e r t ur a di voc a lί a t on e : ου>ο: &κο 41 ω >oc: &σότου 2567 3273 ο > oc: &.χλocλωyη « όχλocγωylj) 2802 εL >ε: έσέβ'1jκεν 2518, L >ε: έ8Lκος 515 2351 2393 2398 2414 2419 2471 2489 3524 3707, μεσΟΠVLμένoc 34 i>e τεχνεμένον 2079, &.8εμoνε� 703, κλερονομ(oc 1197 '1j > ε: τυχερον 573 2121, κocλο.&ώρετος 52, πλερώσουν 1415 \ υ >ε: συγχεσμένΟL 1304, όχερον 1705 1716 ε >oc: έ8υνιΧστocυocν 1186, έπά.ντocχocν 626, &.λocφρΟς 2660, ocζι.&ά; 2860, έξocπέτocσεν 1149
\ / ι
Con s on a n t i zzazi on i di voc alί. F requent i nel de mot ico, m ent e ίη funzione m et ήca. Rp i o rt -L: οί)ΡLocξocν 282 2349 2802, έκocτocχ.&ύΡLocσεν 1580, κocτεντρ6ΠLocσεν 1792, έκocτεστ6λLocσεν 1801, �8Lωξocν 2201, έξύγLocσεν 3442 3458, έσκοτε(νLocσεν 3382, lΠLocσεν 1800 pass. 481 pass, cons. dί '&LOC 624, � σΤΡOC ΤLOC 655 2772, λOC ΚLνLες 686, φocμLλLιΧν του -'t804, XOC p 8LOC V 2679, συμφωνLocν 2751 2781, ocσΤΟΧLocν 2771 2809, μεΡLocν 2999 -εL: ocν8ρεLocν (το\) 8ε 80ύκoc την) 342 -OL: &μ6νΟLocσεν 1615 2203 2272, &μΟLocζεν 2734 - e-ε: εΙς τον ΜορεOC ν 2167 (1) Fenomeno condizionato al -ρ che segue.?
176
Cronaca dei Tocco
A1t e r az io n i di co n so n a n t i ο
n e s s i co n so n a n t i c i:
σκ
>
σχ: Ύ)δΡΙσ',(ετον 2591, &σχαλώσασLν 553, κανΙσΧLα 508 3087, σχLιΧζομαL 3250
κτ
>
χ&: νυχ&ου 545, χlΗζω 1119
στ
>
σ.&: &σ.&ε 243, σΚΟΡΠLσ.&α: 1095, όμπροσ.&α: 1427
(ε)υκ e fk =
>
(ε) υχ: είSχoλα 576 685 1657 2068 3255
(ε)υχ
>
(ε) υκ: εόκαρΙστφεν 109
μπ (= β)
>
π:
μ
>
μπ: φλ&μπουρον 921
ντ
>
ν�: μαν�α.τoν 751 1087 1164 et c.
ΠΡLΥαντΙνL 55, κιΧποσα 2381
Di1e g u am e n t i di -ν
co n so n a n t i :
dav ant i a χ: cruXΙXP�XLΙX Ε' § 10. 1465. ΙΑ' § 1. 3063, συχαραραΙους 1571
-ν
»
»
κ: συκλΙζω 1626
-ν
»
»
.&: &.&υμΎ).&η 1400, πέ.&ερος1986
-μ
»
»
β: Υαβρος1517 1522 1838 1996 2088 2092 2375 2647 3185 3193, συβLβιΧζω 818 1135 3620, σύβαμα 41 (Ρerό σόμβαμα 30 3325)
-μ
»
»
π; πέΨη 285 741 743 754 759
-μ
»
»
φ: ά.φοτέρως 528
-Υ
»
»
μ: (1) μεσοπνψένα 34, σφαμένος258, φυλαμένος 2200 2935 2943 2952, πριΧματα 3309
-υ (=β)
»
»
μ: ψεματένους 1626, �μopφoς pas s .
-Υ-
int ervocalivo: δπιΧΎ) 671, όπα.ν 928, uπα.σLν 1093
av a n t i a sp ir a n t e Sv i l up p o di n a s ale s e gu i t a d a liq u id a (reale ο :fit t izio? Enfasi elocutoria ο νίΖίο anortografico ?): -χν > Υχν - Υχμ: �ΎΧμιΧλωΤΟL 3194, αtΥχμαλώΤLσαν 3205, αΙΥχμαλωσΙα 2334, τέΥχνΎ) 932, συΥχνα: 470 954 pas s ., &�Ιωyχναν 1078 pas s., ��εLΥχνε 2206, &�ε(ΥχνασLν 2837 pas s., �LώΥχνοντας 1094
Pl'olegomeni Π, Cap. IV: La lingua dell'autore
177
As s im i l az i on e p rogr es s iv a : &χλα.λωγή < όχλα.γωΥη 2802 Voc a li p rot e t i ch e : ε- neiverbi alpres ent e: έβλέπω 184 450 1150 1345 1555 1608 2055 . OCνουν 2083 3594, έφ& . έκα.ρτερη 1655. s t ant ivi: έπτωχοος 3294; nell'avverbio: έγλ�γoρα. 2032 ε- nei s o α.- neiverbi: &σπρώχνω 1743, &φα.ντOCζoμα.�1790, &πετOCω103 299 2759 2773, &μα.υρώνω 3380, &φα.ντOCζoμα.� 1790 s t ant ivo: &μOCΧ1J 1654 1666 Στ. § 50 α.- nels o 0- nell' υ- nelverbo: δmJ γα.(νω 866 Afe r es i : π�τη�ε�oς 2690 3690, π�τη�ευμα. 393, π�τυχα.(νω 3089 3098, μπρος 490 777, π��εξ�ωσόν1J 2433, σo��ocσoυν 2576, κεΤνος 364 2782, λα.Ια. 229, μπα.Ινω 58, μπορώ 363, γκομπώνω 854 894, ξεστΊj 2856, μπόρ�oν pass ., κεΤ 3227. � : μέρα; 586 593 799 ό: ξόπτερος 3466, χέρωμα; 236 2049 ou: '�' �να. 567. έ:
E 1 is i on i : s ono rappres ent at e rarament e e ηοη s empre con cons apevolezza: &λλ' δ .&εΟς ( cd. αιο .&εος) 437, oίι8'�ν' εδρΙσκετε 565, &λλα. '�ε ( cd. &λλα. �ε) 1153, μετ' α;υτον ( cd. με τα.ότων) 2010 2608 3079 et a1., ν' &γ&.λλεστε ( cd. να.γ&.λεστα;�) 1406, κα.τ' οΕκονομΙα.ν 1538, πα.ρ' έκεΙνων 1780, μετ' έκεΤνον 2352, όπ(σ' &πως 2210, &ν τόχ' έσένα. 3411. Elis ioni dob biamo cons iderare ί cas i ποο ��έβ1Jκεν 736 < ποο έ��έβ. , τον χε�μών' έ��ocβα;ζεν ( cd; το χεφον έ��ocβα;ζεν) 3316. 12
178
Cronaca dei Tocco
Ap o c o p i : raήssίme: �ν' < �νot� < ε!νot� - &ν.&ρωπος �ν' κotλ6yνωμoς (cd. Ανος έν κotλ6yνoμoς) 1360
-ν ef e l c i s t i c o : aggίunta eufonίca e ηοη antica eredita (CHATZillAKISI 597), e talvol ta ίηfunzione metήca. Si trova apposta ad ogni parte del discorso: nei verbi: pres. ind. 3a sing.: pres. cong.: pres. part.:
ε!νot� ν 1032 1179, σεβotΙνε� ν 2673, σκο't'ώνε� ν3446 va τη ν �ην 714, va ε!νot� ν 1032, va 8� ώχνην1891, va τη ν κρotήjν 2282 φuσ� ωμένοιν 657
imperfetto:
έπ6νειν 2571, έβ6λε� εν 960 2550, Ιβγotινεν 2540, έλuπoc't'ον 111, έγΙνε't'ον 2802, &ρξε't'ον cXγOCλλε't'ον 3449, έκuβέρνotν 3600, «γ�πotν 2300, έφotΙνε't'ον 3488
aor. ind.:
cXG't'ox�&r)v 581, έπρο't'Lμ�ν (ό 80όκotς) 115, έβοuλεό&1)ν (ό 80όκotς) 135, έσέβ1)ν (ό Λ�.&YJς) 301 pass., έγΙν1)ν 2585, έ8έχ&r)ν 2615, ε!8εν κotΙ έyνώρ� σεν 3443, cXνotG't'�κεν 3440, έμε't'ot G't'�&1)κεν 3442, ώφελέ&rjκεν 3445, 1)δρέ.&-φ 3452, έσέβ1)ν 3382, έκρόφ.&1)ν έσκο't'εΙν� otσεν 3382
aor. cong.:
va 6ρ&ώσην 2742, va 8ώσην (ό .&εΟς) 3035, pass.
aor. imper.:
&κοuσεν 774, ιXν�σotνεν 3423
nei sostαntivi: nom. femm.: τη ν γλuκότη't'�ν 't'ou 147, � .&uγot't'έρotν 1919, «χλot λωy}jν έγΙνε't'ον 2802, 80uλεΙotν &λλ1)ν έγΙνε't'ον 3872 gen. masch.: 't'ou ρ�γotν ('1 't'otλ(otς) 20 neutro sίng.: 't'o κ�μωμotν 110, cXG't'6l1)μotv 112, χέρωμotν 236 237, .&έλ1)μotν 585 724 1815, χ�� σμotν 1504, σόμβotμotν 3325
Pf'olegomeni Π, Cαp. IV: La lingua dell'αutore
179
etc. - ί sostantiνi come φιχρΙν 230 et alibi, κορμlν 253 et a1., ΠΙΧL80CκLν 2584, ν-ησΙν 3369, σπιχ.&Ιν 1947 πουλΙν 3379, σπ(ΤLν 3370 ηοη vanno considerati ίη questa categοήa ίη quanto -ν e υη residuo della desinen za -LOV, -(ον; neutro ρΙαι .: τιχ ΠΙΧL8Ldtν 34, τιχ νεφριΧ ν 1532, τιχ μον6ξυλιχν 2444 nei pronomi: ριοη . neutή: ocπ' ιχύτον nelle proPQsizioni:
�πεlν 2170, έπεΙν 2088 2514 2940 et a1. negli avverbi:
[80δν 2117 3536
Ac c e n t a zio n e r o m a n z a :
ΚΙΧλιΧβΡLιχν 344, Κιχτελ6νLιχν 3589, 'IoτιXλLΙX 3331
FLESSIONI NOMINALI
Me t a clisi:
της �ιxλιίσσoυ 29 31 164 289 317 333 533 558 686 785 805 1672 1837 2477 3770 3758 3804, τοσ πιχτροσ 18 22 37, �υγιxτέp (X nom . 3000 .&uγιχτρΟς gen. 3140, δ ΠΡ(ΥΚLπιχς 529 540 1833 ss., δ ΠΡΙΥΚLπος 564, τοσ πρΙγκLπος 520, lγγoνιίς του εδρΙσκετον 1029, Κοπρίνιχ ΑΙ § 27 (331 332) της Κοπρ(νου 334, τοσ ' Α Βο8Ιτζου 165, � τόΧΎJς 675, ΛευχιΧ ς - ιί80ς 58 et a1. (ΛευκιΧ ς -ιί80ς 25 ΑΙ § 4 820) Λευχιί8ΙΧ -ιί8ιχς 71 1458 Λευχιί80ς -ιί8ου 42, ό κλό8ωνιχς 29.
Cronαcα dei Tocco
180
A 1t r e o s c i 11a z i o n i
m o r f o 1o g i c h e :
το\) πιΧσχΟι) 235, το\) 8εσπότη 714 2491 το\) 8εσπότοι) forma consueta e ήcοrrente da1 v . 2 1 79 ίη ροί e ta1vo1ta nella combinazione το\) 80όκιχ το\) 8εσπότοι) τ� κιΧστρ'Υ) 131 134 et a1. , τ� κοόρσ'1) 166, τούς &ρχοντες 190 et a1. τούς &ρχοντα.ς 192 et a1. , σπoc-&ες 1747 σπιχ.&Ιιχ 1746. , κεφιχΜ80uς 1595
AGGE TTIVI D e s ί n e n Ζ a : da segna1are ά.ρχιΧΡ'Υ)ς < ά.p χιΧp � oς 1638, ιΧπλύς < ιΧπλός, - ο\)ς 1948
C ο m Ρ a r a t ί v ί: τεροuς 1199 s u Ρ e r 1a t ί v ο :
κιΧλλ� oς 1120, μεΥΙΧλωτέριχ 358 3727, έyκp � τώ πλ'Υ)ρεστιΧτην 466
Ν e u t r ί a v v e r b ί a 1ί Ζ Ζ a t ί : ΚΙΧλΟ 110 130, έ.&λΙβ'Υ)κεν πoλλ�
.&ιχuμιΧσ� ιχ μεΥιΧλως 2, πoλλ�
P RONOMI D ί m ο s t r a t ί v ί : το\)τος= οοτος: �mjΥεν το\)τος (δ φα.μ�Ιτης το\) 80uκός) 1379, τ(τo� oς 1775 2697 2929, ιχuτε� νούς 1352, έτοih'ος 2298 (agg.) έτοότη 2766 et a1. Ρ e r s ο n a 1ί :
έσεΤς = δμεΤς 1382 1393; έσίΧς = δμίΧς 1386 3393
Ι n d e f ί n ί t ί : κιχνεΙν= κιxνΈVα.- ou8ev έβλέποuσ� ν κιχνεΙν 602 1298 1495 2879 2889, εΤς 1613 3011 3015 et a1., δκιΧτ� ς 1702, κιΧποσιχ (pro κιΧμποσα.) 2381
Rί f 1 e s s ί v ί : κα..&' α.Uτός ΤΟι) 1790; pίiι. usata 1a forma ά.τός ΤΟι) 125 217 et a1. Ρ οs se s sίvί
τεΙχ'Υ) της 607; των=
e n c 1 ί t ί c ί : ΤΟι) = οΙ χώρες ΤΟι) 1385; της= τιΧ πα.τρο\)'t'ων 18 715; τοuς = πα.τρο\) τοuς 22 730 822
Prolegomeni Π, Cap. IV: La lingua dell'autore
18 1
Re 1 a t ί v ί : ΌΠΟ!Οζ , όποΙσι; ήcοrrοnο raramente e mai accom pagnatί da artίcolo. - Όποu. (cosi sempre i1 cd.) assume valori vaή. Come pronome relatίvo e ίη funZΊone del nomίnatίvo (passίm) , del genίtίvo (νν. 294 1283), del1 'accusatίvo (passim) . :....- Come a v v e r b ί ο assume molteplici vaΙ0ή: = « dove» per 10 stato ίη luogo (306 355 1051) , moto a luogo (1885 1609) , moto per luogo (2393). Come c ο n g ί u n Ζ ί ο n e: = tempora1i (169), causa (1761 2178), moda1e (1763 1969 2637 3128 3129 3407) , dίchίarativo (1093 1383) , oppositίvo (2619 3371) , consecutivo 1386. Ι casi indίcati sono stati sceltί qua e la a mo ' dί esem ρίο, ma bisogna avvertire che molti dί essi sono ambiva1enti. Cio che conta sottolineare e che όποο - όποσ nel nostro autore ha una vaήeta di uso molto' piu larga delΙ 'afeήiΖatο ποο - rcoudel greco modemo. Ρ a r t ί c e 11 e Ρ r ο n ο m ί n a 1 ί: va τον λέγ"(J. 1342, την φρ6νεσLν την ε!χσι;ν 482 493 passim, "οδζ .&έλοuν πctρεL 152 158 571 572 passim, το έπροσκuν"Yjσεν, iSστερrt. τοδζ ΤΟ στρέφεL 454 2528 pass., -ra πρctγμ.σι;τσι; -ra Ικσι;μ.σι;ν 1368 pass., �κοuσσι; κσι;ι πρ6λογον τον Ιλεγεν όκctΤLζ 1702.
Ι n t e r r ο g a t ίv ο : τΙ sia dίretto Che indίretto, aggettivizzato e valido per tutti ί geneή: Ι8ε :0 τΙ λ6γΟUζ έΜλ"Yjσεν 2723. •
•
•
NUME RALI'
Μο 3038, τέσσερεLζ 49 1749 1937 1939, 8έκσι; 3039; ε�κοσL 2877, ΤΡLctντσι; 3189, Τ Ρ L ιί κο ντ ιi 2812, . σσι;ρctντσι; 2767 2800, πενήντrt. 1455, . �Lσι;κόσΙΟUζ 3032, πεντσι;κ6σLΟL 3908.
VE RBI
Α u 5 ί 1 ί a r e ε!νσι;L. Νel pres. ind. 3a ρ. sίng. si regίstrano le forme: a) ε!νσι;Lpassiriι; b) lvotL (cd. sempre Ινε, ma cfr. CHATZillAΚIS Ι 564-568) 214 285 234 236 330 505 530 536 003 ΠΙ § 11 850 973 1272 1346 1361 13(5)40$ ·1440·1478 1�2() 1847 1988 2036 2959 2082 2158 2169 2170 2191 2200 2563 2689 2773 2941 3018 3114 3117 3118 3134 3144 3170 3221 3296 3579 3587; c) lVL (CHATZillAΚIS Ι l.c.) 817 1245 3454 3721, meno frequente dί lvotL; Ia ρ1. εlμ.ε.&εν ( εlμ.ε.&σι;, εlμ.σι;σ't"ε) : 1652 2714 2726 et a1.; imperf. ind. εlμ.ε.&εν (- ε�μ.σι;στε, �μ.σι;στε) 2714.
182
Cronaca dei Tocco
C a mbi a m e n t o d i c o n i u g a z i o n e: verbi ίη -ιχμιχι > -ομιχι: 3όνομιχι 2755;
-ομιχι > -ιχμιχι: έρχά.μενΟζ 1067; -εω > -ιχω : πολεμά.ω... pass. Forma ίbήda ίη ά.γcXλλεσοuν 3360 invece dί ά.γcXλλεσιxν.
Α u m e n t ο: Ne11'aumento ί1 Ν . si comporta nel1a manίera pίiι vaήa e mentre tende ad adottareforme dί stampo classico, cade tuttaVΊa, e ί1 pίi:ι del1e volte, nel1e consuetudίnί demotiche senza peraltro attenersi ad una regola. Citeremo alcunί esempi nonche le vaήeta che meglio caratterizzano la lingua de1 cronίsta: A u m e n t i sillabi c i ο t e m p o r a l i n o r m ali ( ί Ρ ί i:ι r ί c ο r r e n t ί ί n 1 ί n e a g e n e r a 1 e ) : �κιxμεν 600, έκρό
φ&φιχν 605, �κοuσεν 612, �γιxπoυσιxν 1412, C>ρLσεν 815, �μπ6ρεL 1496, έκcX.&Lσεν 1508 et alia; έμονο(ιχσιχν Στ § 16 (da μονΟLά.ζω e ηοη όμονΟLά.ζω) , έμολ6Υφεν 563 (da μολογώ e ηοη δμολογώ) pass . ά.πέστειλεν 238 et al., Α u m e n t ί ί n t e r n ί n ο r m a 1 ί: ά.νέβ1jκεν 3004 et a1., ά.πέκλεισιχν 2249 (ma ά.π6κλεLσιχν 2255) pass. Α um en tί quando VΊ cade 2657 et a1.; e 3002, ά.ν�σπιxσε
ί n 1j ί n v e c e c h e ί η ε (ίη modo particolare ' l'accento) : �φερνιxν 2849, �φεριxν 2196 pass., �βλ1jπεν ί n 5 e d e ί n t e r n a: έσ1jβ1jκεν 2518, ά.ν�βιxσιxν 3389
A u m e n t o t e m p. s u lla v o c ale i n i z i a l e d e lla Ρ r e Ρ ο s ί Ζ ί ο n e : �π(πεσεν 29, ' �π(τuχεν 3238. ' έχιχτηβιχσιχν 2959, 1 n t e r n ο: v ο c a 1ί c ο Α um en t ο ·· έ σ � β1j κ ε ν 2518, έκιxτηκό&r) 3715, έκιχπστ6λLιχσεν 1801 et a1. .
D οΡΡ ί ο a um ent ο ί n te rn ο στ6λιιχσεν 1 081 , έκιχτέβ1jκιχν 1722 et al.
mί ssί ο n e &'1jσιχν 272. Ο
dί
a mbe d u e
ed g1i
esternο :
a
ument i
έκιχτεά.νιχπιχυ
Prolegomeni 11, Cap. 1Υ: La lingua dell'autore
183
Ο m ί s s ί ο n e d e 11 ' a u m e n t ο s ί 1 1 a b ί c ο : πέζεuσιχv 272, στιΧ&ησιχν 272, κελocρεuιχv 1980 ecc . (si avverte che a1cune omίssionί che
si noteranno ne1 testo sono state da ηοί disposte per esigenze metήche: di esse si da conto particolareggίato nell 'apparato cήtίcο) . Ο mίssίοne
d e 11' a u m e n t ο t e m Ρ ο r a 1 e : �ρχετo 772, ά.ΥOCπιχ 829, &ρξετον 3449 et a1., ά.ΥιΧλλοντιχν 1149, εδρ(σκοντιχν 102, &ΡΧLσιχν 2822 et a1. , ά.ρμOCτωσιχν 2451 , ά.ΥOtποUσOtν 3383 et alίa . Ο m ί s s ί ο n e d e 11' a u m e n t ο ί n t e r n ο : έντρOC1τηκεν 222, ά.π6στεLλΙΧV 316, ocνOtπOtu.&ησιxν 272, κOtτιΧλuσεν 2219, ocν�ΡOCφ1)ν 1957 3371, OCνOCστφεν 3436, ocπ6κλεLσεv 2148 pass . Ο m ί s s ί ο n e d ί a 11 u n g a m e n t ο ο r g a n ί c ο: 1777, έστονοχώρεσεν 1819, τεχνεμένον 2079 et mu1ta a1ίa .
�8εσιxν
Α u m e n t ί a b n ο r m ί : �xouc; 353, �κοuεLC; 357, �ΥOtποuv 3778, �μπoρώ 413 pass. , �ΠLλOtλώ 470 3689 3859; su1 cong . aor :. y� 'Υ)δροuv 307, y� �κοuσ.&Ίi 569, y� �κoόσn 2779; sull 'imp . aor . �κοuσε (8ε ν� σε εΙπώ) 43, σuΥκOtτεβOt(νεL 3651, κOtτεβocvεL 2394 (e quίndi a1 cong . y� κιχτεβοuσLV 1133 2343 et a1. ) , �στέκω 537 pass . , �βλέπoντOtζ 2891 . Α u m e n t ο a b n ο r m e ί n t e r n ο : (per ί1 passaggίo de11'aumento ne1 tema de1 presente): y� τον κιχτεχορτOt(νοuv 1537, y� OCν'Υ)σπOCση 2656, έξεπλ�ττω 3041 . Uso promiscuo di /orme verbαli classiche e demotiche Ρ r e s e n t e : Ia ρ1. ind . m . pass . - μ ε .& Ot (κιχΙ έξ Ot�τo φοβοόμε.&Ot 2989 et alίbi) ίη - μ ε .& ε - μ ε .& εv (maί ίη -μιχστε) , es . .&uμοUμε.&έ τον 1348, έντρεπ6με.&έν σοΙ) 2989 .
Ι m Ρ e r f e t t ο : desinenze classiche ίη contratti attivί: έκέρ80t 481 « κερ8ίj> CHATZIDAΚIS Ι 273), OCΥOCπOt 829, έσκ6πOt 978 < έσκ6πεL) , έχολομocνεL 3361, έποuλεLε 3589 (si noti 1'incremento desίnenzia1e -ε dopo 1a desinenza contratta); - ίη attivί ίη -ω: έβOCστOtζεν 1655 et alίbi e nei medi: 'Υ)δρ(σκετον 4, έχιχ(ρετον 830, έστρέφοντον 432; - ίη medi contrattί έφοβεΤτον 3015 (ma anche έφοβίΧτον 3166) . - Largo αιο delle desinenze demotiche nell 'imp . attivo: lΥρa.φιχv 1651, έσuνocYΚOtζOtν 1651, έγόΡLζΙΧV 1656, �τρεχιxν, έκοuρσεuιχv, lκλεΠΤOtν 1673, OCΥOtποuσOtv 3383; - Ne1 med . pass :. -οντιχν: 'Υ)δρ(σκοντιχν 7, έφuλιΧΥοντOtv 181, lρχοvτιχv 431 1446 1448, έχιχ(ροντOtν, OCγιΧλλοντOtν 2177, έβοuλεuοντιχv 1649 pass . Si noti 1a forma ίbήda della 3a ρ1. ά.Υιχποόσιχντο 3319 .
184
Gronαcα dei Τocco
Α ο r ί 5 t ο : forme classicheggianti: &φ"f)κα,ν 101, έχocρ"f/ 454, έγ(ν"f) passim, �aωκα, 2939 2472, �ΠOLΚεν932, έστρocφ"f)3455 3811 (pero anche έμετα, στρocφ"f/κεν 2367 3455) , έσέβ"f)ν 3382, έσφOCλα,μεν 2987. - Mancato allun gamento della vocale tematίca: έκέρaεσεν 451 699 751, έ.&OC έπροξένεσεν 1531 3367, έπόνεσεν 1761 2712, έπονέσα,μεν 2712, έσκότα,σα,ν 2421, &. πόρεσεν 334, έκα,ρτέρεσεν 1495 2906, &φελέ&rjκεν 3445, να: κα,ρτερέ σοuσLν 1064, -ήμπόρεσεν 1462, έστενοχώρεσεν 1819 1907. - Desinenza ίη -ξ invece di -σ: έσποόaα,ζεν 1340, να: βα,στocξοuσLν 1477; ίη -σ invece di -ξ: &. σπρώσα,σLν 1743; ίη - .& "f/ ν : έγεu.&"f)σα,ν -ήκοόσ.&"f) 559 &. ποaέχ&rjσα,ν 1562 1833, έβOCλ.&"f)σα,ν 94 124, έφα,ντOCσ.&"f) έφuσLώ.&"f)1795, έσμΙχ&rjμεν 1826, έσuνocχ&rjσα,ν334 1868, έσώ&rjσα,ν808 1573 pass. , έλα,βώ.&"f)σα,ν 2151 et alίbi; - ίη σ"t'"f) ν nel pass.: -ήκοόστη 148, έχωρΙστησα,ν 376, μα,ΧLσηj 3335, έ.&α,uμOCσΤ"f) et a1. ; - ίη - "f) κ α, : έξ"f)r1ι&rjκε 401, έφocν"f)κε 402, έκόΠ"f)κε 615, έβοuλ� .&"f)κε 1276, έν.&uμ�& . "f)κε 3445, έμα,χΙστηκεν 3336, έχωρΙστηκες 3391, έκλΙ& . "f)κες Ricorrenza delle due desinenze class. e volgare .& "f) ν e .& "f) κ α, (a seconda delle esigenze metriche): τα: πOCντα, έζ"f)Υή.&"f)κε, &. π08έχ.&"f) 401 - το τΙ τοσ έν.&uμ�.&"f)κε έλα,βώ&rjσα,ν πολλοΙ' ώς �κοuσα" έλα,βώ&rjκε κα,Ι δΝLκολα,φρocγκος 2151-2152 - πως έξα,ν"f)σπoc&rjκες κα,Ι πως έξωΡLζώ&rjς 3395 - δ ρ�γα,ς έ .& α, u μ ocσ τ "f/ κ ε , μεγιΧλως έ & . α, u μ oc σ τ "f/ ν 3340-3341. -
-
Ι m Ρ e r a t ί v ί : &κο 41 3614 et a1., &xou 853 (CHATZIDAΚIS Ι 215-216) , &κοuσε 750 774, &κοuσον 1593, μέΤΡ"f)σε 699, πΙστεuσε 1538, στησε 3423, &. νOCσα,νε[ν] 3423, πα,σσον 3424, Ι8ε κα,Ι σκόΠ"f)σε κα,Ι βιΧλε 3413 et a1ia. Ι n f ί n ί t ί : ve ne sono due solί e ambedue rettί da τα: μέλλοντα,' .&α,όμα,σον τα: μέλλοντα, σuμβα,ΙνεLν το!ς &. ν.&ρώΠΟLς 1083, (ή τόχ"f)) έκλω. γόΡLσεν τα: μέλλοντα, γLνέσ.&α,L 1157 (cf. vv. 1079-1080). Ρ a rtίcίΡίο
a t t .: sempre ίη -οντα,ς: βλέποντα,ς 2684, .&α,ρρων τα,ς, ΠLστεόον"t'α,ς 2870, σκοπωντα,ς 3673, ma anche τOCζοντα, 494. c ο n r a d d ο Ρ Ρ ί a m e n t ο (raro): τε.&λφμέν"f) 1802, μεμα,ΡΤUρ"f/μένοuς 1757, κεκλεLσμένοuς 3917, �Lα.λελε γμένοuς 3889 (cf. senza raddopp. 1062 1070 2787 2794 et a1.), fιγLα,σμένες 1852, -ήκοuσμένΟL 352 873. Ρ artίcίΡίο
Ρ
erf .
Prolegomeni Π, Cap. IV: La 1ingua dell'a1ttore
185
P art i c i p i o perf . senza r a d d o p p iam e n t o (usuale): μεσoπvφένot 34, σφotμένο - χυμένot 258, κotτotβotσμένος 438, ά.ΥΡLωμέv"l) 1215, ά.πορ"l)μέvος 2264, .&Ρ"l)VLσμέVΟL 2413 et multa alia. F u t u r ο : forma Ρeήfrastίca costante: .&έλω έξ"l)Υ"Ι).&1j xott .&έλεις το ά.κοUσεL 183, .&έλουν �ρ.&εL 575, .&έλουν ΠΟL�σεL 582, .&έλουν κ6ψεL 626, .&έλω 8uv"l).&1j 1349, (la forma sincopata .&a e assolutamente sconosciuta).
Lo stesso costrutto e adottato anche nei concetti che implicano necessita: έσυμβουλεU.&"l)σotv το πως .&έλουν ΠΟL�σεL 753 872. Ρίucch eΡerf et tο:
ποό ε!χε κιίμεL 174.
ε!χot + ίnί. aοήstο : τιχ κotμώμotτot otότιΧ
Ρ r ο 1u n g a m e n t ί
d e s ί n e n Ζ ί a 1 ί: al1a 3" sing. imperf. ind.: -εL+ε ίη verbi contratti ίη -εω: έκριίτειεν 855, έβ6λειε 857, έποόλειε 3589; al1a 3" ρ1. del1'imperf. ind.: -otv > otσLV con spostamento d'accento: έβotστιίζotσιν986, έΤLμοuσotσLV1314, έφεόγotσιν1647, έλέΥotσLV2028, έγυρεuotσLV 2115, �vομιίζotσLV 250l, έΤΡLμώvotσLV 2513, έπotΙρvotσLV 2514, �.&έλotσLV 3320; al1a 3" sing. aor. ind.: -"I)V+ εν: έπήρ.&"Ι)νεν 1795 (pero cfr. t�p.&"l), έφotντιί σ.&"Ι)κεν2209); al1a 3& ρ1. del1'aor. ind.: -otv > otσLV: �λ.&otσιν 151, ά.ποκ6ψotσLV 331, ά.ποΜρotσLV 365, ό�ρotσLV 404, έκλεL8ώσotσLV 632, έτζotκΙσotσLV 658, έπέσotσLV 1641, έστέρξotσLV 2023, έκotτotντησotσιν 1451 ά.σπρώσotσιν 1743, ά.φ�κotσιν 2351, έφόγotσιν 2420, έπιιίνotσιν 2556, έπιιίσotσιν 2803, έξωρΙσotσιν 3205, ά.κκουμπΙσotσιν 296 - e, nel cong.; νιΧ συνιίξουσιν 327, (ν� ά.χotμνΙ σουσLν 329, νιΧ κotρτερέσουσιν 1064, νιΧ ά.ρμotτώσουσιν 1476, νιΧ βotστιίξουσιν 1477. Forme miste nel1a stessa frase: (vot τον πρoσκυν�σoυσιν, νιΧ γένουν έ8LΚΟΙ του 2338 - δπως νιΧ την κουρσεuσουσLV xott νιΧ την έρ"l)μιίξουν 59.
PREPOSIZIONI
εΙς έκ ,εν σόν , πotρot
+ acc.: pass.:
, , , + acc.: έκ τον τ6πον 727, εκ την χoλ�ν του 773, έκ την .&ιΧλotσσotν 800 + acc.: έν 8ε τοός χρ6νους κotΙ κotφούς έκεΙνους 44 , την "Αρτotν κotΙ τον •Aχελίfν σόν τot των + acc.: ά.φέντευον Άκρομέρων 46 ( CHATZIDAKIS Ι 473) + acc.: ώς �μot.&ot πotριί τινες 725 •
.
•
186
&πε
C"onaca dei Tocco
+ acc. : (= από) 459. 1392. 1412. 1685. 1950; = 8ta: έπερπOC τησεν &πε την χώραν 1355, preceduto da &π6σω: &πεσω &πε τa 'Ιωocννtνα 3208; preceduto da έξω: �ξω ιΧπε τ6 κOCστρο 364
&πε + gen. : ιΧπε τοϊ) 80όκα 1755 &πο + acc.: pass. μετa-με+ acc. : μετa το 'Αnελόκασ-rρον καΙ Ναόπακτον 47, Πέτρον 867, με 8έκα φOtμtλϊ:τες 1369 μετa + gen. : μετa &φεντος τοϊ) 80όκOt 80 μέσον + acc. : μέσον 'ra 8όο γέν'Υ)· 79 πλ'Υ)σ(ον + acc. : πλ'Υ)σΙον το 'Λnελ6κOtστρο 2380.
με τον
CONGIUNZIONI F ί n a 1 e : l a forma originaria (νOt invece dί va ricοπe raramente e per esigenza metrica: (νOt τον κολOtκεόη 2001 - (να τον προσκuν�σοuσtν, va ytvouv έ8tκοΙ ΤΟι) 2338 . C ο n s e c u t ί v a : δ π οu έπλοότηναν οΙ πOCντες - όποο ου8εν ιp.&OCvouv προς έσOCς 8ta τον Ιναν 8έκα 1385-1386 v. pron. re1ativi. -
AVVERBI Da notare ί pronomi ο espressioni pronomina1i avverbializzat: ί dί
t e m Ρ ο : τOtu-rα = τ6τε - ταuτα έκαβαλλΙκεuσεν 460- &φοότοΙ) 103, &φ6τοΙ) pass. - 8tavux'&ou 545, 8tανuκτοu 2740.
c a u s a 1 e: dί Ρrefe
8t' 015 = έπεt8�: 3t' 015 1jτov &ρχOCΡ'Υ)ς 1638. r
e n Ζ a : πOtροϊ) 2942. SINTASSI
Ν ο m ίn a t ίv ο d ί r e 1 a Ζ ί ο n e : καλοπρ6σωπος ε!80ς καΙ .&εωρΙα 1125, ό λ6γος τοΙ) καΙ � τocξtς τοΙ) ι!μορφα πOtt8εuμένος 1520. Ge n ί t ίv ο d ί t e r m ί n e : -rou 80όκα ι!στεLλε 452, ι!8ωκεν των Τοόρκων ΑΙ § 36, της �κOtμεν 2625 pass.
Pl'olegomeni 11, Cap. 1V: La lingua dell'autore
Ge n ί t ί v ο Ge n . .&rι.λιίσσoυ 90 Ge n .
dί
cοn m οtο
a vver
187
&. κ ο ό ω: .&έλεLς τοσ ά.κοόσεL 183 Ρ er
1u ο g ο: �τp εχrι.ν της j'1jς κrι.Ι της
b ί a 1e: υπερμέτρου 2480, ά.σότου 2567 3273
D a t ί v ο (di οήgίne ecclesίastica): τoc μέλλoντrι. σuμβrι.ΙνεLν τo�ς ά.ν.&ρώποις 1083, 8όξrι.ν πrι.p oc ά.ν.&ρώΠΟLς 2599, κΙΧ-&ως δρΙζεL δ ΧΡLστος έν τo�ς Εόrι.γγελΙΟLς 2600, Θεοϊ) τη βο'l).&ε(� 3045 Da tί
11ίΖ Ζ a t ί: σόστυχε πrι.PP'l)σΙ� 1352, 6>ς έν p o7ήj 2062 2463 3191, έν τοότιι> 3049 vί
crί5ta
Α c c U 5 a t ί v ο ί n v e c e d e 1 g e n.: 't'ov λέγη 3403, τΙ νOC σε ά.φ'l)γοUμrι.L; 2848 Α c c . d ί r e 1a Ζ ί ο n e: μεγιΧλος την κrι.p 8Ιrι.ν 1061, ά.πόκοτος κοφ8Ιιχν 1943, έτp όμrι.ξrι.ν τOC μέλ'l) τους δσΟL τον &.γrι.ποUσrι.ν 3383, δ γουλ&ς γεμΙζεL ΦριίΥκους ά.p μrι.τωμένoυς 1060 Α c c.
dί
c a u 5 a:
έβrι.p έ.&'ljκεν δ τόπος μrι.ς τOC ΚOόΡσ'l) 3858
C ο n 5tr u c tί ο
ad 5 e n s u m: 8εσπότην τον έτΙμ'l)σrι.ν το γένος το ά.λβιίνL 51; το γένος το ά.λβιίνL έπ1jρrι.σLν, . . . ••• , κουρσεUσουσLν.. . έρ'l)μιίξοuν 57-59; tι χώp rι. νOC βο'l).&�σουν 1261; στp rι.τεΙrι.ν έχώΡLσεν, δλους 8Lrι.λεγμ.ένοuς 1062, οGτως έβoυλε�κεν δ ΠΡΙΥΚLπrι.ς κrι.Ι δ Σπιίτrι.ς 1843, κrι.Ι δ 8εσπότης &ρ.&ωσεν σrι.ριίντrι. πrι.λλ'l)κιίΡLrι., ά.ρμrι.τωμένoυς ΙSμoρφrι. 2768 .
•
•
S c ο n c ο r d a n Ζ e: κrι.Ι μ-η .&έλων 't'ou 8oόκrι. 1025, έκεΙνου τοϊ) Μω�μπεκ'l), γrι.βp oν τον τοϊ) 8εσπότου 2375.
Α n a c ο. 1u t ί: το πως 8εν&.πο8ιίρ.&'Ι)κε, έγωά.πop ε�δ νοuς μου 254 έγω με �τυχε κrι.Ι έκrι.τιίντησrι. εΙς 't'ou 8oόκrι. το σπΙΤL 1398 - οΙ • Αλβrι.ν�τrι.L δλΟL Ινrι.ς τον &λλον κοόρσευεν χωp Ιrι. κrι.Ι κrι.τοUνες 1448 - tι ΙSp εξΙ του tι πoλλ�, tι λεLξουρΙrι. tι μεγιΧλ'l) οδ8εν ένε.&uμ�.&'Ι)κεν ποσ Ιπεψεν τον λrι.όν του 2807-2808 - tι γνώμ'l) tι κrι.λ-η κrι.Ι tι ά.γrι..&ότητιί 't'ou οδ8εν τOC 8L'I)n.&'l)xe:v, ποσως 8εν τOC έλογΙσ.&'Ι) 2910-2911 - έxe�VOL δπου �λ.&rι.σLν 'ς τον κιίμπον των ΓLrι.ννΙνων - εί)χoλrι. τοδς έσκότωνεν &.φέντης δ 8εσπότης 3254-3255 έβλέπoντrι.ς τον Κιίρουλον δ .&ε�oς 't'ou δ 8εσπότης - έφrι.Ινετόν του δΤL ζΏ δ μέyrι.ς κοντοστιίβλος 3488 Ε 1 1ί 5 5 ί n ο m ί n a 1ί: κrι.Ι φόλrι.ξLν έβιXλrι.σιν κrι.Ι έ8υνιίμωσέν το δτL -}jτον μέσrι. ε[ς σόνορον κrι.Ι έφυλιίξrι.σ(ν τον 2223/4: ne11a Ρήma proposizione sono sottintesi « gli ufficiali del despota», nel1a seconda
188
Cronaca dei Tocco
i1 despota», nella terza {( la torre», nella quarta {( glί uomini del despota». - ΕΙς την ΡLνLOCσα.ν έ:στεLλεν ΤΟν μέγα.ν κοντοστOCβλον - να: την όΡ&ώσουσLν κα.λOC, 6ψL8ες να: έπOCρουν 2577(8: {( i1 despota» nella Ρήma proposizione, {( ί suoi armati» nella seconda. - Ώς εΤ8εν πως έξώΡLσα.ν έκεΙνΎ)ν την ΝερOCτα.ν - κα.Ι με την &υγα.τέρα.ν τούς Κορυφούς έ8LέβΎ) 2603-4: del Ρήmο verbo i1 soggetto e δ 8εσπότης, citato nel Ρeήοdο prece dente, del secondo (έξώΡLσα.ν) οΙ 'ΑΡΤLνοΙ, ηοη ricordati ne Ρήma ne dopo, del terzo Nerata. - Κα.Ι έ:πεσεν εΙς τα: xtp LOC του, �π:ηp εν την ζώ�ν του 2675: i1 soggetto della Ρήma proposizione e δ ΓLα.γούΠΎJς, della seconda δ 8εσπότης.Di similί proposizioni acefale abbonda tutta la cronaca.
«
C ο s t r u Ζ ί ο n e Ρ a r a t a t t ί c a : Ε da notare che i1 Ρήmο verbo dί consueto contiene un concetto: a) di moto περνώ, έΠLτη8εuω, κα.τα.ντώ, ΚLνώ, έ:ρχομα.L, ύπOCγω, φέρνω, OCφΙνω, γυρΙζω; b) di stαto τυγχOC νω, εύΡΙσκομα.L; c) di vο[οntά όρ&ώνω, &έλω, οΙκονομώ etc.; ο racchiude un valore incoativo ά.ρχΙζω, &Ρχομα.L. La paratassi ήcοrre non· solo con preposizioni finali, ma anche dichiarative: 101 505 672 717 854 1133 1134 1398 1434 1621 1623 1646 2156 2306 2451 2618 2878 2976 2994 et alίbi; paratassi con asindeto: &ΡΧLσεν έξέβα.Lνεν 155 274 658 775 827 883 1046 1059 1451 1527 1553 1571 1714 1719 1731 1766 1872 1927 2381 2585 3006 3122 3367 3449 3588 3890.
RlMA La ήma e del tutto assente. Ι dUe· casi regίstrabilί sono assoluta,.. mente fοrtώtί e si verificano attraverso analoghe form:e verbalί:· &ν \ ' , τυχη XOCL ΡLζLκον \ " λα. την του να. Εμπ - XOCL ευκο α.φενΤLα.ν 1. \ ' λα.ση ' , \ ΤΟ \ \ , ς τα. , χς;ΡLα. να: το;) την ά.νΎ)σπOCση 2655-2656. L' altro caso si veήfίca con participi , α. L Ι • • β Ρα.ΧLονες του OL avverb·1al'1: OL πλα.τες του μα.Ρμα.Ροσυν..rεμς;να. - •oμo�ως , �σα.ν συνα.ρμοσμένα. 3351-3352.
RILIEVI LESSICALI
Ε
FRASEOLOGICI
Ι1 repertorio lessicografico attira qua e 180 l'attenzione per i1 ήcοrrere dί alcune voci .caratteristiche che meήtanο dί essere rί1evate. Di esse
alcune sono sconosciute alla maggίor parte dei lessici, altre dί origine . straniera, portano nella 10ro ricorrenza ίΙ segno dei tempi.
Prolegomeni Π, Cap. IV; La lingua dell'autore
189
Le seguentί parole ήsuΙtanο so10 nello schedaήο del lessico del ΙΆccademίa dί Atene ίη corso di preparazione: ά.LΜο( 69 425 3374 3378 3387 3433, ά.κούλοu.&ιχ, κιχτιχκούλοu.&ιχ 1688 2839 3245, ά.ντ&.νLκον 3353, ά.πέ�uσεν 1928, ά.πέ.&εLΙΧ <ά.πεΕ.&εLΙΧ 1387, ocπλuς 1948, έλεμLΚ� < έλOLμLΚ� 3431 (λΟLμLΚ� νόσος ΠΙΧΥκόσμLος Chron Μίη 27 218), έξεπλ�ττω 2973, κιχτρ&.τζLΙΧ 3127, κρ&.κοριχ 2840 2842, λιχκ(νLες 686 696 2884, λεΙξεUΡΟL < λεΙξΟUΡL 194 509, ξενοχ&.ριχγος 1920, πιχριχμιχλΙς 2506, ΠΡLγιχντΙνL 551t φων&.ζω 2816. Pochίssime, addίrittura cinque, sono le voci arabe ο turche, delle qualί quattro sono titolί della sfera civile ο mi1itare e una appartenente alla sfera amministratίva: -μπεκ� = beg, preceduto dal nome del personaggio: ΓLοσού-μπεΚ"ης cap. Ι §§ 31.33, 448, Mωσ�-μπεΚ"ης 1917,
-ά.μφocς, et a1. , vιxtΠ"YJ <ar. na'ib = sostituto, pero nella crbnaca presentato come nome ΡrΟΡήο 763, e χιχρ&.τζL < ar. harag 1964 1977 3087 3301. Τracc
e 1 a t ί n e e r ο m a n Ζ e.
L'influenza tardo-latίna, romanza ο italίana e [largame!1te rappre sentata (1). Ecco l'elenco delle voci pίiι caratteristiche.
ά.ΥκοUσιχ
< ven. αngossα 1547, ά.γκοuσεύομΙΧL 241 1459 (Andr 4);
ά.κκοuμπΙζω < αccumbo (Viscidi 40; Kriaras Ι 170) 250 296 608 614 990 2048 2061; ά.νιxκιxp &.�ες
< nάcchere <ar. naqqαrα (cfr. VL&'xΙXP"YJ Erot 625; Κήaras Π 79) 623 1543;
&ρμιχτιχ
< αrma 252 622 901 pass.; ά.ρμιχτώνω 551 594 pass. ( Andr 35, Viscidi 12; Κήaras Ι 195);
&τζιχ
< garretto < fr. hanche (?) (dίscorde Amantos, Gloss 245-247; Κήaras Π 248) 617 519;
βιχρκέττιχ
< barchetta 2441 2466;
βΙγλΙΧ-βLγλΙζω < *viglare < vigilαre (Viscidi 1325; Andr 51) 566 756 759 760 cap. ΠΙ § 7 761/2 992 994, verbo 2440; < galeotta 316 478 523 et a1.; (1) Nei casi in cui adottiamo, dopo le voci, ί termini « et a 1. & oppure intendiamo rinviare i1 lettore al glossario in fondo al volume.
«
pass .•
Cronaca dei Tocco
190
γοuλ&ς
< gulα 708 1243 - ιν § 10 et a1.;
κoιβotλλικεόω < cαbαllico (Andr 135) 229 456 458 et
al.,
κοιβotλλικεuτης
2587;
< cαmpus 334 758 861 et a1.; < cαnαlis 389;
Koιν8�λες
< cαndelα 777 789 821 946 2284 (Viscidi 40) ;
κoιρ�βι
< cαrαbus < port cαrαvelα 1838 1889
κοιρέλλιοι
< quαdrellα
κοιστέλλι
< cαstello 338 2041 2049 3243; κοιστελλ&νος < cαstellαno 96 207 315 399 922 (Viscidi 14);
κ�στρoν
< castruln pass. (Viscidi 15);
κόκι:χ
< ven . coccα < prov. cocha 1859 1864 1873 1875 1887 1894;
κοuβέντοι
< conventus (Andr 167) 1799;
κοuμοόνιοι
< communiα 3334;
κοuμπ�ρος
< compare 873;
κουρσος
< cursus > κοuρσ�'1Jς 3549, κοuρσεόω 470 531 667 1449 1663/4 1694 2219;
λΙζιος
< ligio (cf. lige) 1866;
λοuμπ�ρ8ες
< bombαrdα 800 917 1855 1878 et a1.;
μοιν8&τον
< 1nandαto 751 1088 1164 1336 1460 1465 2030 2237, μα.ν8οιτοφόροι191 1635, μα.ν8οιτοφορεόομοιι 704 1028 1034;
μ(λιον
< milium 2438;
μισσεόω
< missus 151;
=
=
flotta 1883;
freccia 1879;
όσπΙτι, σπΙτι < hospitium ΙΙ § 10 642 1114 2797 2801; πλOCτζoι
< ·plaza
πόρτοι
< porta 560 618 619 (Viscidi 3841) ;
πριγοιντΙνι
< brigantino 551;
ρ�γotς
< rex (Andr 309)
Ρ'1Jγ&το
< 1049 2583 3333/4 (Viscidi 24) ;
ριζικόν
< risico 437 519 600 et a1.;
ρογοιτόρος
< rogα 201 825;
ΧΙΙΙ 3340;
Pl'olegomeni ΙΙ, Cap. IV; La lingua dell'autol'e
ρuμπcXΡΟC;
19 1
< predone < rubare (?) < germ. Raub, 3549, ρuμπιχριχ!οt 967, ρ\)μπιχρtκa avv. 3814, ρ\)μπΙΧρtκόν = manipo1i di razziatori 962;
σιχtττιχ, σιχγΙττιχ < sagitta 249 694 (Viscidi 9 17) ; σέρβtοc;
< servo, 1197;
σκcXλιx
< scala 296 404 596 615 972 980 990;
σκcXλωμιx
< scala 3615, σκΙΧλώνω = fare scal0 525, σχιχλώνω 553;
σκλcXβοc;
< sclavus 1923 2231 2248 3072;
στρcXΤΙΧ
< strata 1336 3109;
τέντιχ
< tenda 2491 2565 2762 2819 2821, τεντώνω = attendarsi 1632 2535 (Viscidi 17) ;
τέρμενον
< termine 2738 2784, τέρμονον 1142 2751;
τριχμποuκκέττο < trabocchetto, nel composto τετριχ-μπο\)κκέττο 1110; 't'ροuμπέ't'τιχ
< trombetta 623, anagr. τρομποόττιχ 1542;
φcXλκoνεζ
< falcone 3466;
φΙΧλτζ(ιχ
< astratto di falso, cap. πΙ § 15;
φιxμr.λ(ιx
< familia = guardia del corpo 126 129 474 798 804 865 2352, = servitu 1282, φιχμtλΙτηc; = famiglio 884 899 902 et a1. (Viscidi 37) ;
φλcXμO\)ΡOν
< alb. flamur (franc. ant. oήflambe, it. orifiamma) 772 1003 1510 et a1.;
φλωρΙιχ
<
florinus 1588 , φλο\)ρΙιχ 3606 3623; fortunale, 29, rpoup orouvιx 3263;
rpop orouvιx
< fortuna
φοuρκιχ
< forca, 2485;
=
φριχγγελλώνω < flagellum (Andr 411) 1804; φοuσσ&το
< fossatum, pass.
A1cuni sostantivi si prestano ad essere divisi per serie a seconda deUa sfera aUa quale appartengono gli esseri e gli oggetti ίndicati. Por remo ίη rί1ievo ί termίni appartenenti a quattro sfere diverse: 10 Stru menti musicali; 20 navi e natanti; 30 armί e termίni mί1itari; 40 venatoria a Gianina.
Cronαcα dei Tocco
19 2
S t r u m e n t ί m u s ί c a 1ί (1)
Άνιxκιxp &�εζ 623 1543; βούκινιχ 1543; σoυp M�εζ 1543; κιχρλιχμουτζεζ 543; τρουμπέττιχ 623 e τρομπουττιχ 1542.
L'autore con l'elencazione di questi strumenti dichiara di ηοη averli passatί tutti ίη rassegna. 11passo ricorda la festosa accoglienza riservata dal ροροΙ0 a Carlo Tocco ίη occasione della sua entrata ίη Aracovizza, cap. V § 15.. - 01tre quegli strumenti si suonavano κα,Ι 1fλλα, πλε!στιχ
μουσικιΧ 1544. Na v i e Na t a n t i .
Β&ρκιχ 299 1457 2458 2900 , βα,ρκέττιχ 2441 2466, γΙΧλιόττιχ 2451 2462 2465 2902, κιχρ&βι 1838 1883 (qui nel senso di κόκιχ) 1889 3610, κ&τεργιχ 19 31 1838 1895 3621 3747 3772 3777 3786 3801 3804, κόκιχ 1838 1859 1864 1871 1873 1875-1877 1887 1891 1894, μονόξυλον 2444, ξύλον 1837 2439 2442 2475 3763 3783 3979, πλευτικιΧ 28 3742 3747, σ&ν8ΙΧλι 388 2446 2455 2459, σιχν8α,λόπουλον 2444. Armi
e
termini
militari.
ΚΙΧβιχλλιχρέοι 2476 2532 2554 3851 3861 3864 3908, κιχρέλιιχ 1879, κοντ&ριιχ 2387 2415 2416 2816 3923, λΙΧΟζ = fanteria ο corpo di sussistenza 1853 2065, λoυμπ&p �εζ 800 917 1855 1878 2497 2779 2817 3774, ΠΙΧβΙζιιχ (1) Due preziose pubblίcazioni suglί strumenti di musica popolare, uno dί carattere ρίιΊ. dίffusamente storico (STAVROS KARAKASIS, Έλληνικά μουσικά δργανα, A&1jvOΙL 1970) l'altro illustrativo (FIVOS ANOGHIANAΚIS, Έλληνικά λαϊκά δργανα, Ά.&'ijvσιL 196 5), ci descrivono quasi tuttί glί strumenti ricordati dal nostro cronίsta. - Notίamo che le &νσικσιρ&8ες (ΡΗ. KUKUI,ES, Βυζαντινών βίος καΙ πολιτισμός, ν, �ν ΆMjvσιLΙ; ( 19 52) 241; ANOGHIANAΚIS 29, tav. 9 ) con le κσιρλσιμοϋτζες sono accomunate nella famίglίa delle ζουρν&8ει;. Le &νσικσιρ&8ει; stesse sono di origίne orientale (KARAKASIS 48.73) e associate a11a fanιίglίa dei timpani (id. tav. 56 ρ. 81). Nello stesso Karakasίs sono identificate τρουμπέττσι e κσιρσιμοότζσι (o.c. 185, tav. 133. 134). Le τσουρΜ8ει; (nel nostro testo σουρλιΧ8ει;) risultano neΙΙΆnοghίanakis comprese tra le varianti delle φλογέρες (o.c. 25). La buccina, βοόΚLVΟV come Ι8L6φωvοv e &ερ6φωνον ad un tempo, sfugge a 1 1a clas sificazione dell'Anoghίanakis, ma e ben ricordata, con la citazione del Dighenίs Akritas, Υ. 2196, nonche dί Libistro e Rodatnni, Υ. 3750, dal Karakasis ( 44. 184). Nello stesso largamente e trattato il tema della «τρομπέττσι. ricordata nella poesia demotica (Digh Akr v. 2193; Storiα di Belisαrio Υ. 259, 260) e neglί elenchi deglί strumenti popolari (KARAKASIS 184-185).
Prolegomeni Π, Cαp. lV: La linguα dell'autore
193
291 336 986 917 1855, πεζ�κoc 2508, πεζοΙ 2350 2476 2532 2554 3851 3861 3864, πεζOόΡ�ΙX 2324, σπcx.&(cx 300, τ&.ρ8ες 1879, τζ&.ΥκΡΙΧ 2838 = τζ&.κριχ 291 315 391 986 1878 2497, τζιxκριxτ6ρo� 381 388 399 633 800 917 922 1509 1855 2065 2497 3008 3666 3766, φλ&.μουρον 1733 2534, φουσσατο φουσσατιχ passim. Ca c cia gione
a Gia nina .
• Aγρ�6χotρo� 3463, &ρκτo� 3463, &λώΠYJκες 3463, γέριχκες 3466, γεριχνοΙ 3467, 80ρκ&.8ες 3462, �λιxφo� 3462, λιχγοΙ 3463, {5ρτuκες 3468, πέρ8�κες 3467, πετρΤτες 3466, τρυγ6νες 3467, φ&.λκονες 3466, φιxσ�ιxνoΙ 3468.
V ο ci
nο n r e gίs t r at e ne ί 1e s s ί cί: &'&ρtσος 3717, ιi.νεμoπoλεμ�σoυν 2549 (ν . pe ro ιi.νεμoπ6λεμoς ίη ΜΑ) , ιi.νεν6φρον1J 3402, ιi.ν6χετoν 3567, ΙΧίιτοόσΥουρον 3290, &.χλcxλωγYι 2802, έκιxτιxχMρ�ιxσεν 1580, έμπλιχστη 3043, έμπλιχστοΙ 3795, ύπέργουρον « δπέρσγουρον?) 345.
RILIEVI FRASEOLO GICI
Af or ismi Toc τuχερoc τΙς Mνιxτιx� ποσως voc -roc μετρ�σΊl 573 Άν6λπ�στιx yocp πρ&.γμιxτσt �ρχoντιx� ε�ς τον κ6σμον 574 "Αν &λπ�ζεν κιχνεΙς gτ� τοσ .&έλουν �ρ.&ε�, - ε()χολιχ voc έσφ&.ζετον&.τ6ς του μονιχχ6ς του 575-576 <Η φόσ�ς έλεε�ν1ι gλcx τΟ: δπομένεL 577 <Η τUX1Jt; κιχΙ το ρ�ζ�κoν &λλιχ κιχΙ &λλΙΧ φέρε� 675 Άν6λπ�στιx κιχΙ '&ιχυμιχστΟ: μ6νον .&εΟς τΟ: έξεόρε� 676 (cf. πιχρ&.80ξιχ κιχΙ '&ιχυμιχστΟ: μ6νος γΟ:ρ τΟ: γLνώσκε� 734) ΤΟ: βOόλoντιx� οΙ &ν.&ρωπo�, έκεΤνιχ τΟ: έν&uμοuντcx�, - (ό .&εΟς) &λλcx οαονομεΤ, οΤιχ κιχΙ μ6νος οΤ8εν 732-733 του &.ν8ρε�ωμένoυ gτcxν βολΤί, του 8υνιχτου gτcxν .&έλΊl 1703 Οι)τως �VCXL σuν�.&ε�ιx εΙς gλοuς 't'out; πολέμους' - gποu 't'ΡLμώνε� νΟ: σεβη κιχΙ gποu κροuεL λιxβιxΙνΊl 2563. Είιλογ(ιχ έκ .&εοσ, 86ξΙΧ πιχρΟ: &.ν.&ρώπo�ς 2599 "Αν.&ρωπος &.πο.&ιχμένος, � μ&.Χ1J τελεLωμέν1J 2864 13
Cronαcα dei Tocco
194
Ή
ιΧγάmJ � πoλλ� φέρνε� να: �νoι.� φόβος 3018 'Όσo� κα.Ι &ν έγενν�.&'Y)σα.ν δλo� να: ιΧπο.&άνουν 3422 Ή MmJ � πoλλ� κα.Ι � π�κρΙoι. μεγιΧλ'Υ) - πρoσφέρε� κα.Ι ιΧσ.&ένε�α.ν κα.Ι νόσον τοΤς ιΧν.&ρώπo�ς ποτε 8εν &φελέ.&'Yjκεν κοι.νεΙς ιΧπο π�κρΙα.ν - μόνον σκoτώνε�ν το κορμΙν κα.Ι την Ψυχ�ν του βλάβε� 3445-3446 CH φόσ�ς � έλεε�ν� πάντοτε 8υνα.στεόε� 3447 •AνoΙγε� την κα.ρ8Ια.ν τοσ ιΧν.&ρώπου το κυν�γ� 3470 � � , . , " ' , o� . βα.σr.λ εσΙ Κ,οι. τους· - ποιουν σουλειες κα.� 'Έ χουν γα.ρ .&α.υμοι.στές, λοι.ν.&άνουν Να: Ι8Ίίς της τόχ'Υ)ζ κλώσμα.τοι. κα.Ι τοσ κοι.φοσ τοσ. χρόνου, - λα.βόριν.&ου ΥυρΙσμα.τοι. κα.Ι κuκλικοuς τοuς 8ρόμους 3708-3709 Ν
Ν
Sim i lit udi n i ' 'Ω "
.. " , ι! 1 " , �� , σο; ευρη κοι.φον να.'εξεβη-'εκ την τρυπα. ς οφις εις την τρυποι., - υτα.ν Τυν ώς 6φις Μκνει, .&α.νοι.τοΤ να: τον πλα.νέση ποόπετε, ώς πλάνον το γεράκι 2654- ώς το γουργον γεράκιν 247 2462 ό &άνοι.τος τον &ρπα.ξεν ώς το πουλΙν γεράκι 3379, 3466 ώσα:ν να: ρΙξης το νερον 'ς την .&ιΧλοι.σσα.ν ιΧπέσω 1735 έσβέστη ώς λα.μπά8α. δ �λιoς δπου lφεγγεν-εlς τα: ν'Υ)σΙα. δλοι. 3380- ώς &στρον ν της ιΧνα.τoλΎjς λάμπει εΙς το φοuσσiXτο 241 - ώς �λιoς - εΙς την σέλλα. ' 346 - �λα.μΨεν &σπερ �λiος πιΧλιν � .&εωρΙα. ώς ιΧν'Υ)μέρωτον πουλΙν - �μερωμoν 8εν ε!χεν. βρα.χΙονοι σι8'Υ)ΡΟΤ κα.Ι στη.&'Yj μα.ρμοι.ρέινα. � ς πόργος μέσοι. έφα.ινετον' φα.ρΙν κα.τάμα.υρον ώς λα.Ια.ν 229 ώς πρόβα.τα. τοuς lπια.σα.ν 2849 , � 6ψις τοσ προσώπου του ώς μΎjλoν κα.Ι ώς ρό80ν 3461
E s p re s s ioni ca rat te r is t i che πλοότηνοιν. , ,εκ το , Κ<Μ1" -Q." εα.υτο, , χωρια. χωρΙοι. '
' c;ιlξω 1291
Prolegomeni Π, Cap. IV: La lingua dell'autore
195
&λλέως voc μ� τό κρα,ηj 1440 τόν lxe� ε\)χολα, μέσα, εΙς τό Ψα,λ(8� 1610 τόν κρα,τεΤ πOCντα, εΙς τό κoυντ6ρ� 2836 έτρόμα.ξα,ν τoc μέλη τους ί5σo� τόν &Υα,ποσσα,ν 3383 'ς την μέσφ voc τό lβα,νες εΙς gvocv 8α,κτuλ(8� 3354 &ν�σπα,σέ μου τη ν κα,ρ8(α,νέκ τoc σuκώτ�α, μέσα, 3389 8�ν8ρoν της Ψυχ�ς μου 3394 δ .&εός �.&έλησεν, έχρώστε�ν τόν 8εσπότην 2187 Richi ami f r a se o1 ogici inte r ni &κων κα,Ι μ� βουλόμενος 663 2921 3578 &ν8ρε�ωμένo'�, ,&α,υμα.στο(, έμ6Ρψιjς .&εωρ(α,ς (οΙ Σπα,τα,Τo�, οΙ 'Aλβα,νΤτα,�) 48 350 1125 voc ΡΟΥεόση - ΦρOCΥκους, Ρωμα,(ους Σέρβους τε, μ&λλον τοδς 'Αλβα,νΙτα,ς 137 202 ε\)μορος; 'κα,λο.&ώρετος ε!80ς κα,Ι .&εωρ(α, (ΓΥ(νη ΣπOCτα,) 52 350 με 8ώρα" με χα,ρ(σμα,τα" με έξα,Υορocν μεyOCλην 416 941-943 2126 ώςέ!νίx� πOCντα, λε(ξευρo� ί5λo�' ΟΙ ·Aλβα,νττ.x� 194 509 (οΙ Τοίίρκί:n) πεζοός, κα,βα,λλα,ρέους - κα,Ι τζα,κρ α,τόρους κα,ί λα,όν πα,β(ζLαJ μέγα,λα, κα,Ι σuντα,ρχ(α,ν &πεφην 335-336 917 986 1855 κα,Ι έσuντocρχ�σα,ν κα,λOC κα,Ι έ8υνOCμωσOCν τον 132 208 314 504 802 923 1005 2066 3625 3667 ώς �λ�oς εΙς την σέλλα,ν έφα,(νετόν σε 346 ώς �λ�oν τόν έβλέπουν 1555 ' ώς &στρον της &να,τoλ�ς λOCμπε� εΙς τό φουσσ&το 341 &νόλπ�στα, yocp πρOCΥμ.α,τα, lρχοντα,� εΙς τόν κόσμον 574 2620-2621 3048 , βα,ρ�κός κα,Ι στρυπτ�κός ό τόπος 541 3 453 &φοίί yocp έξημέρωσεν, έπλOCτuνεν � μέρα, 593 799 1377 1541 2978 lσκυψεν τoc κoντOCρ�α,· 'ς τη ν μέσην τοδς έ8ώκα,ν 1096 2415 &πέ.&α,νεν. έπλ�ρωσεν τό χρέος 1116 2015 3175 τώρα, .&έλω voc σε εΙπώ 2108 2277 3174 3325 3493 3749 lιμπρός τό .s-έλω έξηY'1).&� κα,Ι .&έλε�ς τό &κoόσε� 183 2277 2676 3439 ό 80όκα,ς τοδς έ8έχ.&ηκεν μετoc 't'Lμ�ς μέγα,λης 318 929 φόλα,ξLνlβα,λεν κα,λ� ν μέσα, κα,Ι κα,στελλ&νον 207, convarianti803 2065 3666 -
Cronaca dei Tocco
196
τζιχκριχτ6ρους lβlΧλε μέσlχ κlχΙ κlXστελλ�νoν 399 922 έμεΤς έβλέπομεν κlXλα: 1345 2055 3842 έσεΤς Ύjξεόρετε κιχλα: 1382 1820 έσεΤς έβλέπετε, ά.aελφοΙ 2403 3915 ε!χεν την συΥγε την κλ�ρlXν ε!χεν συϊΎενεΤς ά.πο τ�ςγυνlΧLκ6ς του 1221 ν6τητιχ τούς έ:ντtμoυς �ς κλ�ρlXς 1315 ά.π6κουτος κlχΙ φρ6νLμος 'ς το γένος το ά.λβOCνον 53 ά.π6κουτος κlχΙ a6ΚLμος πOCνυ κlχΙ uπεaέξLος 949 ά.π6κουτους κlχΙ lΧύστηροός, &ξLους'rou πολέμου 1063 3769 δλ(γον �τoν χlχμlχΜς, ε!χεν Ψυχ�ν μεγιΧλ'Υ)ν (δ ΓlΧλιΧσσος δ Πεκlχτ6ρο) 161 id . ΈρκοόλLος 1944 ΜLκρος γα:ρ �τoν το κορμ(, μεγOCλος την κιχρa(ιχν 1061 ιaες την ά.πο't'όφλωσLν την έ:χουν οΙ ά.ν.&ρωΠΟL 496 ιaες την ά.πο't'όφλωσLν την ε!χιχν οΙ 'Αλβlχν'i:ΤIΧL 1251 πλ'Υ)σΙον τούς έκOC.&Lσεν, έγεό.&'Υ)σlχνέντOCμlχ 1474 πλ'Υ)σΙον του τούς έκOC.&Lσενι έaεΙΠV'Υ)σlχν έντocμ.IX 1508 κρΤμlχ δπου έγ(νετον, tae ά:μιχρτ(ιχ μεγιΧλ'Υ) 69 665 1774 3374 cX°r:Mo(, κιχκον το έγ(νετον, & συμφορα: μεγιΧλ'Υ) 3378 & ά.στ6χ'Υ)μlχ το έγΙνετον, Ύjas ζ'Υ)μ(1χ μεγOCλ'Y) 1730 tae ά:μιχρτ(ιχν την έ:κιχμεν, tae ά.Υνωσ(lχν μεγιΧλ'Υ) 3286 τlXUτIX ae κlχΙ τα: πρOCγμlχτlχ στέκονΤIΧL φυλlχμ.ένlχ 2943 2952 τα: πρOCγμlχτlχ να: στέκωVΤIΧL, να: ε!VIΧL φυλlχμένΟL 2962 κlχρφΙ τα: τα: (ΒομπλLlχνα:) ε�χlχσLν κlχρφΙν μέσlχ εΙς τη ν κιχρa(ιχv τους 2101 (ΒομπλLlχνα:) ε!χεν εΙς την κιχρa(ιχν, &στε να: τα: έπOCρη 2275 έπ(στευσιχν 'ς τα: ΊωocννLνlχ ε!νlΧL ά.ρβlχνLτζέλlΧ . . . κlχΙ έκεί: �σlXν &ρχοντες ρωμlΧ'i:ΟL, σΤΡIΧΤLωτες ά.νaρεLωμέVΟL 1424 σκοπωντιχς να: εδρουν έκεί: τζέπελλους μορlΧtτες, κlχΙ έκεί: �σlXν ά.ρχοντ6πουλlΧ μέ σL3ερένLΙΧ a6νΤLιΧ 3673 &ς το γουργον γεΡOCΚLν 247 2462 &ς το πουλΙν γεΡOCΚL 3379 aev ε!χιχν τΙ να: κOCμουν 1309 3419 3592 4787 e t a1. 'ς το 8(κτυ να: τΟ βιΧλη 2672 &ς τον λιχγον εΙς 8Ικτυν 2847 -
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CAPITOLO V CRITERI DELL'EDIZIONE·
Anortografia isofonica.
o r t o f o n ic a
e
ortograf i a
s t o r i co
Il principio unitario, al quale èstata ispirata la scelta dei criteri che avrebbero dovuto sovrintendere alla cura della presente « editio princeps », è stato il rispetto assoluto della personalità letteraria del l'autore. Il cronista, giudicato dalla veste grammaticale-sintattica del
l'opera, si pone di fatto, per l'estrema mendosità del suo scritto, allo stesso livello di un modesto notaio del medioevo, digiuno di formazione umanistica. Egli sapeva tuttavia esprimere con vivacità il proprio
pensiero si da riuscire narratore chiaro ed efficace. Infatti, se non nell'in volucro, la sua opera ha legittime pretese letterarie per cui appare degna
di essere annoverata fra i monumenti demotici più insigni. E non ci maraviglieremo affatto se alla Cronaca di Morea essa si farà nel com plesso preferire per la· sua autentica impronta ellenica di lingua, oltre che di coscienza. Ciò premesso, pur considerata la mendosità del testo, un'edizione diplomatica sarebbe stata aberrante: applicata poi a un'opera in versi politici addirittura assurda. S'imponeva quindi un'edizione critica da condursi con criteri adeguati in modo che, attraverso un'accurata disa mina e distinzione dell'essenziale (materia storica e tessuto linguistico letterario) dall'accidentale (distrazioni ed errori ortografici), salvaguar dasse e riflettesse fedelmente dell'opera non solo il contenuto, ma anche il colore e la particolare dignità letteraria. Allo stato della tradizione, rappresentata nel caso nostro dall'autografo, ciò si sarebbe potuto per
seguire sostituendo l'anortografia dell'autografo stesso, che tuttavia risulta sempre ortofonica, con l'ortografia storica del tuttoisofonica ad essa: cioè rappresentando correttamente ciò che all'udito risulta dalla fedele lettura dello scorretto autografo. Il rispetto assoluto di tutte le particolarità, anche di minor conto, della lingua dell'autore sarebbe stato preposto a tutto il lavoro di risanamento.
Cronaca dei Tocco
198
Nella determinazione delle norme che avrebbero disciplinato la presente edizione abbiamo pertanto tenuto costantemente presenti i tre dati di fatto fondamentali: lo che il codice è autografo; 20 che il testo è in lingua demotica; 30 che la sua stesura è in versi. Il primo dato comportava l'intangibilità assoluta della redazione ofiertaci direttamente .dall'autore e l'esclusione dell'antigrafo B, salvo nei pochissimi casi di mutilazione dell'autografo. - Il secondo, e cioè la demoticità, imponeva l'accettazione delle anomalie linguistiche, con �iderate non soltanto in rapporto al greco classicheggiante - ché ciò sarebbe stato ovvio -, ma allo stesso demotico di tutti i periodi: ante riori e successivi al sec. XV. - Infine la stesura in versi obbligava a vigilare, sin dove sarebbe stato possibile, sulla osservanza del metro, compatibilmente al rispetto del contesto e delle caratteristiche della . lingua dell'autore. Ciò premesso possiamo passare in rassegna le .norme particolari os servate nella condotta dell'edizione alla luce dei presupposti già accennati. Us o
d e i c o d i c i.
V come autografo è stato la base unica sulla Il Vat. gr. 1831 quale è stato ricostituito il testo. Delle grandi lacune interne abbiamo potuto eliminare una restituendo al suo giusto posto, fra i fi. 14-15, il corpo divelto di 145 versi (vv. 678-823) che era stato relegato fra le pagine della redazione epirotica dello Spaneas (fi. 82-84). Il nome lloc1t'oc861t'ouÀoC;, aggiunto da diversa mano, lateralmente al f. 53V, come identificazione del contestabile di Voblianà, che l'autore non volle onorare della cita zione, è richiamato in apparato ed inserito, entro parentesi, nel corpo della traduzione, v. 2745. Il Vat. gr. 2214 B come apografo si elimina da sé. In alcuni casi, pochi invero, esso è stato tuttavia: utile. Dove V presenta macchie (vv. 1 23 24 174 1179) il B è stato determinante per le integrazioni. Dove V è difettoso ma leggibile a b b i a m o a n t e p o s t o 1 a n o s t r a 1 e t t u r a a quella del Sofianòs, che fu un libero rimaneggiatore (cfr. v. 76). Tuttavia abbiamo creduto opportuno segnalare dei particolari a nostro avviso interessanti e cioè: l'omissione in B del v. 64 e dei titoli dei §§ 9 28 del lO capitolo; le varianti relative a due nomi propri (v. 176 ,.A).�ocv(-rCl)V invece di '.A).��VL e KotJ.1t'61j invece di M1t'ox61j - cap. I, § 15-) e l'arbitraria sostituzione nel v. 1204, di o 8ooxocc:; appena leggibile in V, con oò-roc:; 8é. =
=
Prolegomeni II, Cap. V: Criteri di edizione
Sudd i v i s i o n e
in
capitoli
199
e paragrafi.
Seguendo le tracce lasciate dall'autore sul divisamento di dividere il lungo testo in c a p i t o 1 i e p a r a g r a f i abbiamo creduto utile e doveroso completare l'opera ordinatrice. Ne sono risultati un gran numero di paragrafi e diversi capitoli sprovvisti di titolo. Alla loro reda zione abbiamo provveduto noi stessi adeguandoci quanto più possibile alla lingua e allo stile della cronaca. Per la immediata distinzione dei titoli redatti da noi da quelli dell'autore abbiamo adottato le uncinate < ) senza peraltro far seguire in apparato alcun'altra indicazione. Ugual mente entro uncinate abbiamo chiuso il titolo del X€(j}. 0' § 24 e la precisa zione al titolo X€(j} l' § 14, perché essi, pur essendo validi e da noi accettati, sono stati aggiunti da mano posteriore. Fo n e t i c a. Ogni caratteristica del testo èstata rispettata. Pertanto nell'edizione sono consacrati tutti i casi di velarizzazione· o palatizzazione nonché i passaggi, gli· inserimenti o dileguamenti riscontrati nell'ambito del consonantismo. Tale condotta di rispetto assorbe implicitamente, come facente parte di questo paragrafo, le «Note grammaticali e Sintattiche » ove i fenomeni principali sono registrati. Tuttavia siamo intervenuti ilei casi di palesi distrazioni e sbadataggini chè interessavano il metro. Per restaurare, ove fosse evidente e possibile, alcuni versi irregolari, ci siamo avvalsi della rico�rente consonantizzazione di -L- e dei dittonghi isofonici (v. La lingua della Cronaca, p. 173), sicuri che l'autore, messo sull'avviso, l'avrebbe ugualmente rappresentata in iscritto. -ye f e l c i s tic o; Del -yefelcistico èstata, rispettata tutta la vasta gamma della casi stica da noi passata in rassegna (v. pp., 178-179): perché esso, cons:derato di trascurabile peso in testi classicheggianti (è comunque azzardato e anacronist:co trattare un testo bizantino COlI tutti gli identici criteri adottabili per i 'classici), assume, invece, un�sua rilevanza in un testo metrico-demotico. La sua presenza o assenza può avere effetti determi nanti nella soluzion� delle irregolarità metriche, mentre sul piano lette rario testimoni� la ,consueta compiacenza bizantina alla risonanza.
200
Cronaca dei Tocco
Esso pertanto è stato rispettato: salvo nei casi in cui, per disattenzione dell'autore, impedendo la sinizesi o l'elisione, turbava la regolarità del metro. Elisione
e
afe r e s i .
L'elisione rarissimamente è rappresentata e pertanto il suo uso nell'edizione sarebbe stato in contrasto col comportamento dell'autografo. Cosi dicasi dell'aferesi e della crasi, che, come la sinizesi, sono affidate alla lettura del lettore. L'aferesi adottata per esigenze metriche è stata sempre registrata in apparato; salvo quella in '� < d� che è stata taci tamente applicata. Essa ha interessato soprattutto la &- protetica e, molto raramente, la ò- di Ò7COÒ. La preposizione &x pur rara, è stata una volta ridotta in 'x 800; ed &x€! per esigenza metrica in 'xe:! 3227. A c c e nta z i o n e . Sul tipo d'accento, nell'autografo, il più delle volte sbagliato, siamo intervenuti senza render conto in apparato. La sede di esso, specie nei casi di 't'OVLxot �LIXO'!LoE, di licenze toniche della poesia demotica (�.&e:ÀIXV �.&éÀIXV, È!7CLIXO'IXV hctIXO'IXV-&7CLotO'IXV) è stata sempre rispettata. Della parti cella Ò7COU, (= Ò7COÒ-Ò7COU), nell'autografo rappresentata sempre con il solo spirito (rarissimamente s'incontra la forma aferizzata 7COU), la sede dell'accento è dettata dall'esigenza metrica; con la finale tonica ab biamo usato, adottando anche i dettami dell'Accademia di Atene (l), l'accento acuto o grave quando essa ha funzione pronominale o da con giunzione dichiarativa, il circònflesso quando è usata come avverbio (di modo, causa, stato o moto a luogo). - Il 't'OVLXÒ� �LIXO'!LÒ� è stato adot tato, quando la parola lo abbia consentito, solo in fine di emistichio. - I 't'OVLxOt �LIXO'!LOt che possano notarsi in altre sedi sono propri dell'autografo Gli interventi d'accentuazione nell'interno dell'emistichio sono stati rego larmente registrati. Quelli in chiusa d'emistichio sono passati sotto silen zio. - Rispettata è stata l'accentuazione di toponimi occidentali: KIXì..&. �pLIXV 344, KIX't'€À6VLIX 3589,
(1) ]OANNIS KALI'tSUNAKIS, l:vppol� n(?ò, lnurrrJJ.lOVt'Xòv 'Xavovtupò" T'i' veoel lT}VL'Xij, O(?fJoY(?alpta" « IIpot'X"nx& njç Axot8lj(.LLotç A&rjvwv 14», (1936) 15-34. •
•
201
Pyolegomeni II,cap. V: Cyiteyi di edizione
3331. - Allorché una properispomena èseguita da un'enclitica monosil labica l'accento acuto intermedio viene omesso, es. yviJJaw 't'01.> 2157,
&'P�)(&V 't'ov 3434 passo Richiami
in
apparato.
Delle correzioni al testo alcune sono denunziate altre taciute. Risul
tano in apparato:
a) quando la voce nella sua forma sbagliata ab
bia un qualche significato diverso da. quello richiesto dal contesto, es. élÀo� < 8À1J 174, 7tocÀot� < 7tocÀ& 1748, Èxuv1Ja&V < Èx(v1Jaev 1872,
b) quando una desinenza errata produca isofonicamente un altro caso della stessa voce, es. 't'iJJv 7tpw't'C,ùv < 't'òv 7tpiJJ't'ov 1517 etc.; c) negli adeguamenti formali dei nomi propri di oscillante struttura, es. Z&ve!l-7té a�c; 1 258, Zew&��t:11JC; 1633 et a1., Zev&!l-��a&� 1665 et al. < Z&ve�ét:11J; d) nelle ricomposizioni dubbie di parole smembrate. - Sono taciuti gli
errori di iotacismo o comunque di isofonia, nonché le mancate geminazioni consonantiche (es. lp1J;otv < lppt;otv 174 2, lp��()(&uaev < Èpp��. I § lO,
't'e&À�(liv1Jv
<
't"&&À�tL!l-év1Jv 1802 et simili a) ; f) gli errati raddoppiamenti
consonantici, salvo che essi non conferiscano alla voce un diverso signi ficato, 7toÀÀo(, 7toÀÀ�, 7toM, passo Morfologia. Le voci romanze o ibride romanze aott't'ot, cpouaoc't'ot, )(ota'dÀ�, )(ot�ot À�)(&uC,ù, )(ot�otÀ�)(&U�C;, tJ.&'t'ota&À(�C,ù sono state adeguate alla forma origina ria: aott't''t'ot, cpouaaoc't'ot, )(ota't"éÀÀ� etc. Le flessioni nominali anomale sono state, a fianco a quelle regolari, rispettate, es. �C; &où.ocaaou (v. rinvii nel Glossario), 't"ou nocoxou 235, 't"OU 'A!l-�pou 3075, 't'O\) 'A)..�ocv� 51 53 57, 't'OU Koca't'po 2693 et alia. Nei verbi che incominciano con 0- abbiamo adottato nei tempi storici
l'aumento
C,ù» - in coerenza col largo uso che l'autore fa degli aumenti sia sillabici che temporali, es. &p&C,ùa&v 1579, &!l-C,ùaotv 1836, &!l-o)..6y&� 2029 etc. e cosi dicasi degli aumenti interni dei verbi in -0-, es. è8�6>p &C,ùaotv passo - Rispettati sono stati i doppi aumenti dei verbi composti es. Èxotna't'6Àr.ota&v 180 et a1., come tutte le altre particolarità relative «(
all'aumento e registrate nelle (l Note Grammaticali •. - La 3& p. sing. ind. di &r!l-ot� èrappresentata da dvot�, lv&, lv�. inalterate la 1 & e 3& forma, abbialIl:0 corretto la 2& in lvotL
(CHATZIDAKIS 1564-568).
l'. r.
-
Tra i verbi
;!"ç-:·.i Lr
: "' .
�,,,\.·l.
t;!':
: :
' '
'.g:..s- oe'r
:" :.�:J ... ·· ..i .. �r,#l..
li)
202
Cronaca dei Tocco
èda notare che il cronista non usa mai tJ.YJvu<ù, ma tJ.YJv&: es.tJ.YJv;X 841
3605, tJ.YJVIXYl 2766, tJ.YJv&v't"ocç 1122, ttJ.YJvouO"ocv 2337, liYJvOUO"ocv 2342. Pertanto nell'aoristo abbiamo adottato sempre la' forma ètJ.�vlJO"ive L'edizione rispetta inoltre le oscillazioni e !'intercalare mai èli�VUO"<:v. di forme classiche con le demotiche. Nei verbi composti con &voc e {)7tÒ rispettiamo il comportamento dell'A.il· quale non procede' ad -
allungamenti. temporali interni.
Nei congiuntivi, assunta per norma l'ortografia storica, abbiamo
creduto opportuno adottare lo
-L-:- sottoscritto. alterati dei nomi propri: "èç crxocv8�À<:ç temi sui intèrvenuti Siamo � < "èç x.ocv �À<:ç 777 786 789. I nessi -1(-< "0, <:ò < è� (es.cppoc"0oç,��ocÀ<:v) sono stati normaliz: zati senza che se ne sià fatto accenno in apparato.
Sint assi. Sono state salvaguardate le spontanee.anomalie sintattiche, come i costrutti ad sensum, .anacoluti e proposizioni ellittiche. I n t e g r a z i o n i - E s p u n z i o n i - S o l u z i o n i. Sia le integrazioni che le espunzioni sono collegate a cause varie.
Esse sono contraddistinte rispettivamente dalle consuete parentesi uncinate( le
> o quadre [J Le integrazioni sono rappresentate nel testo,
espunzioni
. .
solo
in
a p par a t o :
le prime, infatti,
debbono essere lette, le seconde solo' conosciute.La presenza nel testo
anche .degli elementi espunti avrebbe,' data la loro frequenza, disturbato
il lettore; invece il filologo più direttamente interessato troverà nell'ap
parato le più chiare indicazioni per conoscere limiti e natura delle espùn zioni operate. Le parole abbreviate del testo sono solitamente risolte senza che le lettere, vengano chiuse entro le convenzionali parentesi.Nei titoli dei
paragrafi, trascritti di consueto ai margini dei fogli, recisi poi dalle for
bici dei rilegatori, si possono avere delle soluzioni e delle integrazioni a seconda che si tratti di restituzione di semplici lettere o sillabe (I § 28; I I I §§ 6.17; V I I § 8; IX § lO; XI I § 6; XI V § 22)0 di lettere o patole
intere (I X §§ 15.16; X § 6).
-
Come èstato già detto, i titoli dei paragrafi
o dei capitoli da 'noi redatti sono chiusi 'tra le, uncinate senza che peraltro
Prolegomeni II, Cap. V: Criteri di edizione
203
se ne dia particolare accenno in apparato. - Delle altre varie integra
zioni, sia di parole, particelle o parti del discorso (in tutto settantaquat tro, se non andiamo errati) è stato dato il dovuto conto nel testo e in
apparato. Le restituzioni dei versi che si presumono saltati per distrazione dall'autore debbono considerarsi come p r o p o s t e d i i n t e g r a z i o n e , ma non come integrazioni di fatto: perchèesse, rispecchiando
il concetto del passo che si desume dal contesto, possono ben essere
sostituite da versi magari di identico contenuto, ma di forma diversa. Per tale motivo codeste integrazioni (196617, 2314/5, 2475/6) sono state relegate nell'apparato critico come ausilio per !'intelligenza del passo. Di aggiunte sopra il rigo, contrassegnate da L J, segnaliamo solo il caso del v. 3249. Le espunzioni sono state operate solo in funzione della metrica,
ma a condizione del rispetto assoluto del senso dell'emistichio. Non
venendo sodisfatta tale condizione abbiamo preferito lasciare il verso ipermetrico, avvertendone, però, il lettore. Si noterà che esse espunzioni riguardano soprattutto gli· articoli: uguale comportamento manifesta l'autore, il quale bene spesso - e quando se lo ricorda - li omette per amore del metro. I casi sono molti ed �. inutile enumerarli. - Nel processo di restauro metrico ci è occorso inoltre di espungere aumenti sillabici atoni. In tali casi, però pur non lasciando alcun segno sul testo, abbiamo riportato in apparato la forma originaria del manoscritto. - Altre espun zioni hanno interessato particelle di una o due sillabe come le congo xor.t e
voc, articoli, particelle pronominali, l'intercalare avverbiale 1tOC).�v (1126 1441 1637 1919 2478 2546). Nel V. 1441 si noterà l'espunzione di "oi) 1tOCÀIX�. Queste e pochissime altre voci (1tOCVTIX 294, 1toÀÀoc 412 347, TOi)TOç 1231), non sollevando con la presenza o meno alcun problema filologico, sono state relegate, entro i segni convenzionali, in apparato, senza tur · bare il ritmo e la lettura del verso. - Delle eventuali espunzioni del -v efelcistico, dovute come si èdetto precedentemente ad esigenze metriche, si è dato avviso riportando solo in apparato la forma integra della voce interessata. Uguale criterio è stato adottato nei casi di espunzione del l'aumento sillabico atono.
E l i s i o n i. Abbiamo rispettato solo i casi evidenti offertici dal manoscritto. Invece abbiamo restituito, in analogia allo stesso comportamento
. Cronaca dei Tocco
204
dell'autore, l'aumento sillabico, inavvertito per effetto d'elisione: xcx( mxev cod.
<
xcxl �mxev 932, xcxl yUpLO'ev < xcxl ÈyUpLO'ev 868 et al.; cosi dicasi con < và: Èm-ruxcx(v'll 3089 3098.
i verbi che incominciano con e-: và: TMUXCX(V'll Punteggiatura. La punteggiatura,
inesistente nell'autografo, è stata costituita
radicalmente. Le espressioni parentetiche sono chiuse entro segmenti
orizzontali: alcune di esse sono brevi (571/2 600 1029 1217 1312 1363
1667 1723 2275), altre lunghe si da determinare la deviazione sintattica del periodo (425/8 1523/5 1684/6). - Le coppie di verbi che si susseguono in costruzione paratattica e dei quali il primo ha funzione servite non sono separati da alcuna virgola: es. È7djpCXO'LV ÈO''t'poc�'YJO'cxv274 passo On o m a s t i c a
-
T o p o n o m a s t ic a.
Nei nomi propri le varianti che alterano il tema della radice sono
state rispettate,
es.
Ncxù7tcxx't"o� - E{)7tcxx"o�,
'I<ùocvvwcx - rLOCVVWCX.
Tra le diverse varianti di Zeve�éO"YJ�, ZÉve!L�éO"YJ�, Zeve!L�erO'L�; Zeve!L7téO"YJ�, !
l
I
\
I
Zeve!L��O"YJ�, Zewe��O"YJ� abbiamo scelto la prima dando tuttavia conto delle oscillazioni. Dei nomi turchi, Ncxt1t'Yj 763 ( di fatto nome comune
< na'ib
=
«
sostituto l),
«
vicario
l») ,
è stato dato come l'ha preso il
cronista, e cioè come nome proprio. Degli altri nomi turchi, nonché . degli albanesi è stata rispettata l'ortografia delle rispettive lingue. Metrica. La suddivisione degli emistichi applicata costantemente e rigorosa mente nell'autografo è stata rispettata (1). - Gli emistichi ipermetrici
o comunque anomali che non offrivano possibilità di normalizzazione senza che ne fosse alterato il testo, sono stati, come abbiamo detto pre cedentemente, lasciati inalterati. L'irregolarità metrica viene, però, denunciata in apparato.
(1) Vorremmo al proposito ricordare che nell'edizione monacense dello
'A7t6)(o7toç l'altro: a
V.
del 1534 gli emistichi sono assolutamente staccati e posti uno sotto fotografie nell'edizione del BICRGADIS, 'An6xonoç,
cura di AIexiu.
·HpcXXÀ&�ov.
1965
t .� :
Prolegomeni II,cap. V: Criteri di edizione
205
Gli interventi effettuati ai fini della normalizzazione metrica sono catalogabili e si compendiano sotto i titoli che riferiamo: a) t r a s p 0s i z i o n e d i p a r o 1 e· nei due casi: tx 1"a tyxpEP.VOC, tx 1"a XOL't'cxi:CX " > EX 't'CX XOL1"CXLCX, " , '3196 - lt.Ijq>EPEV XCXL" 't"lj 'lTuycxnpcxv 't'CX EyxpEP.VCX EX o. l 1"OU > 't"ÌJv .&uycx't'épcxv 1"OU �q>EpE 1162; - b) 1" o V L X Ò C; � L cx a p. 6 C; , adottato, ma in maniera discontinua, dall'autore (es: 't'a XOUpCT1J E�OCJ.CXV bp.7tpoa.&a 2315 - xcxl ()'t'cxv tawacxv dc; VEpÒV 2316) è da noi adoperato secondo le esigenze (vv. 81 154 179 442 et aL); - c) c o n s o n a n t i z z a z i o n e d i -L e isofonici (YJ OL EL), es.: XCX't'a À6yov xcxl auP.q>CùVLaV< aup.q>Cùv(cxv 1147; 1"OÙC; ()PXOUC; 't"ÌJv aup.7tE.&epLaV< auP.7tE&Ep(CXV 2771; xcxl Toupxov �mcxacxv xcxÀÒv < t7t(cxO"cxv 763 etc.; - d) c o n s o n a n t i z z a z i o n e d i -e: d av a n t i ad -CX, es. ()'t'L �xcxp.e:v xcxl dc; 1"ÒV Mope:av < Mopécxv 2163; lÀ7t(�(Òv xcxl 1"ÒV �cxaLÀe:aV < �cxO"LÀécxv 3638; e) a f e r e si : lo sull' aumento sillabico atono, es. 1"OÙC; &pxov't'e:c; [l]XCXLpé1'Y)O"EV 1380 pass.; 20 sulla l- di txe:i:voc; 1325 'c;, usata anche et al.; 30 su 0- di 01tOU, pass.; 40 su d- della prep. dc; dall'autore; t) a p o c o p e adottata sul -v efelcistico e sulla -Ò di <X7t6, , I( t ' " ' " 1"CX VYJO"LCX '!:'fl. [v ] CX7t es. 1"Ò 7tCùC; '2160 - CX7t OtoXPYJV E'oe:t-'YJ 't"ljv p.�cxv 1"OU- OupCXVOU 3012 (l'autore ci ha dato un esempio: 7tOCÀLV OC7t' 1"ÒV �ouxcx v. 277). =
Testimonia
e
Parallela.
Abbiamo corredato l'edizione con richiami ai testimoni dello stesso fatto (T) e a passi letterari paralleli ricorrenti in opere demotiche (P). Per i Testimonia abbiamo, dunque, diretto le ricerche in modo particolare sugli atti delle cancellerie, e segnatamente veneta, in quanto essi registra no i fatti immediatamente al loro accadimento e talvolta le cause dirette o indirette che li abbiano determinati. Non tutte le circostanze richiamate dalla Cronaca ebbero tuttavia eco nelle cancellerie. I documenti degli « Acta Albaniae Veneta» del « Valentini» (Val AAV) sono contrassegnati non solo dal numero di repertorio, ma anche dagli estremi di rubrica. Abbiamo seguito tale criterio per due motivi: primo, perché, compren dendo l'opera anche documenti precedentemente pubblicati, si possa rendere agevole la identificazione dello stesso atto nei precedenti inven tari o regesti (Sathas, Jorga ed altri); secondo, perché non possano sorgere errori allorché, nell'interno della stessa opera del Valentini e in volumi distinti, uno stesso numero si trovi iterato fra gli « addenda)) ta al v. 380). In questo secondo caso si aggiunge per comodità del lettore l'indicazione del volume e della pagina degli « Acta Albaniae ». - Oltre
_
206
Cronaca dei Tocco
ai repertori più conosciuti abbiamo cercato di tesaurizzare anche i fram
menti di cronache scoperti in questi ultimi anni. Della « Cronaca gianiniota» abbiamo avuto bisogno di richiamarci alle tre edizioni del Bekker, del Cirac e del Vranussis per le varianti (dal punto di vista albanologico molto importanti) relative al nome
M7tox61J (Boyx61Jç Bek., M7toyx61Jç Cirac, M7touYìjç Vran.). Quando le edi zioni concordano si cita la più recente del Vranussis. -
È ovvio che
oltre agli atti e alle cronache, a nostro avviso di preminente importanza,
si è fatto appello alle opere storiche o storicizzanti più note. Alcune note
afferenti a toponimi, e che tuttavia non si richiamano strettamente al contesto della Cronaca, hanno lo scopo di rendere possibile la coordina zione e tessitura delle varie notizie relative ai toponimi stessi.
Il passo, cui le testimonianze si riferiscono, èstato indicato col numero
del verso ove la notizia è precipuamente espressa. Allorché viene richia
mato il numero del capitolo e paragrafo la testimonianza va rapportata
al concetto globale del titolo e non necessariamente a tutto il contenuto
del paragrafo stesso. - Ove il testimonio si esprime con allusioni vaghe
e fumose (maestro del genere èil Calcocandila) (1) , così da lasciare dubbi
sulla esattezza del riferimento, la nota è seguita da un interrogativo.
I « Parallela» (P), intesi a segnalare corrispondenze formali ravvisa
bili in altri testi demotici, annoverano non tutto ma il più importante e
noto repertorio della letteratura popolare medievale: Dighenis Akritas, i vari canti akritici, l'Achilleide, i poemi cava1lerischi, la narrazione di Be1i
sario, la redazione epirotica dello Spaneas, la Cronaca di Morea.' A codeste opere abbiamo voluto aggiungere i repertori di poesie popolari del Pas
sow e del Politis nonché il tardo Erotokritos per far notare come certe
); ,. ,
''
espressioni, sia anteriori che posteriori al nostro stesso cronista, abbiano mantenuto la loro vitalità rimanendo nel repertorio della fraseologia, specie amorosa, dei tempi successivi.
T r a d u z i o n e. L'autore, per fortuna e sfortuna, non è un retore, per cui spesso procede per ellissi e a senso, senza darsi pensiero di completare la pro posizione. Sta al lettore integrare mentalmente il soggetto omesso. Quando ciò sia stato compiuto da noi, la parola o frase integrata èchiusa ' entro parentesi.
(1) Sui
suoi ideali estetici
v.
TOMADAKIS
685/6.
Prolegomeni II, Cap. V: Criteri di edizione
207
La traduzione è stata condotta nella maniera più fedele possibile al
contesto, ma non alla parola.Per una più immediata aderenza al movimento logico e al contenuto della locuzione essa ha dovuto
talvolta adattarsi alla popolaresca « consecutio temporum» dell'autore. Certe espressioni idiomatiche e ricorrenti sono intraducibili letteralmen te: � IL�TIJP ..OU, èxd'J1j
� 80uxéaaoc 8 è reso «la duchessa sua madre».
I riempitivi vengono trascurati, purché non venga attenuato il senso
della espressione: il verso è8LOC�1j dç "ò'J cXILLP OC'J, èxe:!'Jo'J .. ò'J aouÀ..oc'Jo'J
si recò dal sultano », e con ciò non si toglie nulla al contesto.Codesti riempitivi e sovrabbondanze s'incon
2229 è reso semplicemente
«
trano molto spesso.- Inversamente, alcune espressioni mozze hanno avuto bisogno di essere integrate per la chiarificazione del pensiero malamente espresso dall'autore.Un esempio ci si presenta in apertura
"Ò 1t(;)ç èY('J1j � cXpX� &ocuILocaLoc ILe:yiXÀwç. di cronaca: vv. 1-2 'Axouaocn È implicito che a quel cXpX� nel pensiero dell'autore seguisse il concetto TIjç &ocuILoca..�ç e:1huX(OCç ..oi) 80uxoc, come noi abbiamo tradotto, o qualcosa .
•
.
di equivalente.Simili casi ricorrono frequentemente.
Il lettore noterà che �ocaLÀe:uç, riferito al despota di Mistrà, è stato tradotto nel suo essenziale valore, in quanto riferito a chi imperatore
non era, e quindi èx6IL1tw'Je:'J .. ò'J �ocaLÀéoc 'J� l'JOCL è8LX6ç ..ou 3587 è stato reso nel suo intrinseco significato storico « costrinse il d e s p o t a p o r f i r o g e n i t o a pensare ai fatti suoi ».
LA
CRONACA
TABULA SIGLORUM
V
Vat gr. 1881: autographus inter annos 1412-1425
B
Vat.
gr. 2214:
aptavit a. 1520
Nicolaus C.
-
Sophianos
descripsit
C.
et
exaratus suo
sermoni
Tantum in verbis in V evanidis adhibitus
Lectiones nulla comitatae sigla codici V tribuendae sunt
P
Loci paralleli
T
Testimonia Contractiones in apparatu critico adhibitae
A
Auctor, auctorem
cd.
codex, codicis, codicem, codice
hemist
hemistichium, -io hypermetricus, -um
hyperm lex.
=
lexicon
syll.
syllaba, syllaba, syllabis
tit.
titulus
V.
versus, versum
vV.
versus Sigla in testimoniis
b·
busta
c l
carta, pagella, folium liber
n
numero
r
recto
RO
registro
Rubr
rubrica
t
tergo . Signa critica in textu usurpata
[] <>
secludenda (in notas ablegata) complectuntur =
verba decurtata complent
()
t t ....
L J
addenda includunt
=
=
incerta verba c1audunt verba vel versus desunt additamentum supra versum
CONTRACTIONES'INTESTIMONIIS ΕΤ PARALLELIS ΑΏΗΙΒΙΤΑΕ Achill.
Achilleide byzantine par D. C. HesselingjAmsterdam, 19}9 (ιιι,:>res le ms. de Naples).
Act. Dipl.
Acta et diplomata graeca medii aevi sacra et profana collecta, Fr. Mik10sich et J. Mίille.!, -'. Vindobonae 1860, Π 1862, ΠΙ
Act. Dipl.Alb.
= ,
Akr. Trag.
1865.
Acta. et dipl0mata. resAlbaniae mediae aetatis illustrantia: L. de Tha11oczy, C. Jirecek, Ε. de Suffiay: ΥΟΙ Π, Vindobonae 1918.
Άκρ�τ�κιX Τριχγοό8ιιχ
in
Έλ),:IJVΙΚ&: 81jμΟΤLΚιΧ τρίχγοό8ιlχ--"
ΑΙ. Έπιμ. Δ1jμ1jΤΡΙΟU Πετροποόλου (si aήnόtanο pagine
e versi)Βιχσ. Βιβλ. 46; .�A.ιnjνlX� 1958. A1ex. Comn. Paren.
=
ΑλεξΙου Κομτηvoί) ΠΟΙ1jμ.1χ πlXρlX�lIετ�όν, Carmina Graeca Medii Aevi, ed. G. Wagner, Lipsiae (1873) 1-27. : '
-
Ann. Ven.
.
Estratti degli Annali Veneti di Stefano Magno: in. Ch. Ηορί, Chroniques Greco-Romanes, Berίin (1873)
179-209. BFG
R. J. Loenertz, Byzantina et Franco-Graeca, Roma
1970. ΤΟ μu.&ιστόΡ1jμlχ τοί) Kσιλλ�μιχχoυ κιχι της Χρuσορρό1jς, �πιμελεΙq: ΈμμlXνoυ�λ KPLlXpii,Βιχσ. Βιβλ. 2, σελ. 29-80, A.ιnjνlXι.
Ca11. Chrys.
•
Cantacuz.
=
Chrys. Belth.
Jo. Cantacuzeni Historiarum libri ΙΥ;φ; L.,SchQpett. 3 voll., Bonnae 1828-1832.
ΤομU&�στόΡ1jμlχ τόUΒελ.&ριχv80u ΚσiΙ της XρυσιiντζlXς, �πιμελεΙq: ΈμμlXνoυ�λ KPLlXpii, Βιχσ. Βιβλ. 2, σελ 101-127, A:&'ijvIXL. .
•
Burime Osmane
=
(Fonti turche), Υ. Selami Pulaha., Lufta shqiptaroturke ne shek. XV, 'l'irane 1969.
Chalc. Laon.
=
Laonici Chalkocandylae. Historiarum,' demonsttationes, ed. Darko,. Budapest, 1922-1923.
213
Contractiones' in Testimoniis
:Chortasmenos-Hunger; == Herbert Hunger, Johannes Chortasmenos·Βήefe, Gedichte etc., Wien 1969. ,ςhrοn. Ήrev.
� onymi
Chronicon breve, PG 157, 1170-1.
Chron.Brev.Bek;
Χρονικον Σόντομον (in' eodem vol. Ducae Michaelis Ducae Nepotis ΗίstοήaΒΥΖantίna), rec. I�anue1 ' Bekkerius,: Bonnae (1834) 515-527.
thrQn. B,!:"ev. Loen.
Chronicon: breve de 'Graecorum ίmperatοήbus, '.ab anno, Raymundus J. LoeneιizO.P. ΕΕΒΣ (1958) 206-215.
-
Chron. :Brev. Mor.
La chfόnique breve moreote de 1423, ed. R.aymond j.Loenertz: Melanges Ε. Tisserant ΙΙ (Studi e Testi 232) ρρ. 399�439, testo greco ρρ. 403-409.
Chron� J oan: Ήek.
Epirotica (ίη ΥΟι.. Histοήa politίca e patriarchica Constantίnop()leos), 'Bonnae, rec. J. Bekker, Bonn . (1849) 209-238:
Chron. Joan. ci.
Bisanzio·y.·Espafia. ΕΙ, legado de la basilissa Maria Υ de 10s despotas Thomas Υ Esau de Joannina, ed. Seb. Cirac EStόΡanan,Βarce1lόna, ΙΙ (1943) 35�53.
.
,
. '
Chron. Jo�. yr.
'
Το χρονικον των ·ΙωιχννΙνων κιχτ· «vkx8oTov 87)μώ8η im: τoμ�ν, δποΛ. Ι. Βριχνοό'ση , 'ΕπετηρΙς το\) Μεσιχιων. 'Αρχε(ου, ,ΑκΙΧ87)μ(ιχ A&ηνιiν- •A&ijVΙXL (1965) 74-101. •
Chron.,Min.
:;=;
Chronica Minora: Σπ.' Λ&μπρου, Bpιxxkιx χρονι.χ&, iκ8(-
80�ΙXΙ iΠLμελεΙ� .Κ. Ι Aμι:iντoυ, _ΜτημεΤΙΧ της tλληνLΚης Ιστορ(ιχς _, A..&'ijVΙXL, Ι (1932) 3-94. •
•
•
Chron. Mor.
The Chronicleof Morea, edited ίη two parallel textes from ,the· mss., ·of Copenhagen and Paris, by John Schnψt, .LondQJ:J. 1904..
Chron. ΟχΊ. Vr.
Σύντομοι χρονΟΥριχφικιχΙ ciνιΧΥριχφιχΙ ΈVoς της ·Οξφ6ρ8ηιο χeφΟΥρι:iφοu( cd. Aedis Christi 49 ff. 269-271): in Λ. Βριχνοόση, Ίά
(1968).78-79.
thrys., Georg"
,Georgios ,Chrysokokkes:. ΠερΙ iπωvuμ(ιχς. π6λεων κιχΙ , τ6�ω,,; ed Lanipsides;B� 38 (1938) 312-322.
=
..
C,Q1. Cr6nica Όοιf
P,au1ί (1923) 508-516. =V.
Notes Jd!;'g:i.�
Ct'onaca dei Tocco
214
Delatte
Les portu1ans grecs «Bibl. de la Facu1te de Phίlosophίe et Lettres, Lieget, CVII,Liege-Paris 1947. - Portu lans grecs Π: Complements. «Academie royale de Belgique. Cl. des Lettres et des Sciences morales et polίtiques », LIII, Ι. Bruxelles 1958.
De1izie
Ildefonso di San Luigi, Delίzie deglί erudίti toscani, Firenze Ι χιν 1781.
De Martoni
=
Nicola de Marthoni, notariί, Liber peregrίnationis ad Loca Sancta, LΌrίent Latin ΠΙ, Btuxelles (1895) 577-669.
Dem. Chrys.
=
Δ7jμ7jΤΡΙΟU Χρuσολωρcx, Σόγχρισιι; πιχΜιων «ρχ6ντων κιχΙ νέοΙ) τοσ wv ΙΧότοκριχτορος Μcxvοuηλ Πcxλcxιολ6γοu: Σπ. Π. ΛιχμπροΙ) Π. Π. Γ', έν Ά&qvcxις, (1926) 222-245.
Digh. Akr.
=
ΒιχσΕλειος Διγεv'ίjι; •ΑκρΙτιχς' Τ&. !μμετριχ κεΙμι:vιx, δπό ΠέτροΙ) Π. KCXΛovιXpou, 1941, voΙ Π: κcxτ&. το κεΙμι:voν Κρuπτοφέρρ7jΙ;. Δ. Πcxσχι%λ7jς, ΟΙ 8έκιχ λ6γοι -rou ΔΙΥΙ:VΟUΙ; AκpETou, Λιχο yριxφΙCX, ΙΧ (1926) 305-440.
Digh. Andros Dolger, Regesten
•
=
Ducae, Historia Turcobyzantina (1341-1462) ex recensione Basilii Grecu. Ed. Academia Reipublίcae Popu1aris Roumanicae, 1958.
Dukas
Epirotica
Regesten der Kaίserurkunden des Ostromischen Reiches, Franz Dolger, 5 teil, Miinchen 1965.
=
Aggiunta al «De rebus Epiri. - Fragmentum Π (Chron ]oan) ed. Bekker; in voΙ Historia polίtica et patriarchίca Constantinopoleos. Bonnae, (1849) 238-239; fragm. ΠΙ 240-246.
Ε ρ. ad Cost.
τφ εόσεβεστιχτφ 8Εσπ6ηι κιχΙ ΙΧότΙΧ8έλφφ τοσ βιχσιλέως ΚωνστιχντΙνφ ΈV 'Axcxtq. έπιστολη 8ι&. μέτρων i)ρωτκων: Σπ. Π. Λ«μπροu,. Π. Π. Δ' 88-89.
Ερ .
Epitre de Manue1 Π Paleologue aux moines David et Damien 1416. R. ]. Loenertz, SBN ΙΧ (1957) 299-304·
• • •
Man.
Ερ . Sinίi. Epitaf. Man. Pal. Erot.
Όρισμος ΣινΙΧ πιχσι&..
•
•
ΕΙς τ&. Ίωιχννινιχ: Act. DipΙ
ΠΙ 282 (Id. in Lambros ΝΕ V 62-64).
=
Μcxνοuηλ -rou ΠCXΛιxιoλ6γoI) Έπιτιχφιος: Σπ. Π. Λ«μπροu, Π. Π. Γ', Έν Ά&qvcxις (1926) 11-119. Bιτ�έντ�OI) ΚορνιχροΙ) - Έρωτ6κριτος, ed. Ecxν.&ou8EBou, 1915.
Gemistί ad Ιαιρ.
Tou Γεμιστοu προς τον βιxσLλέιx, Λ«μπροΙ) Π. Π. Γ' 309-312.
Contractiones in
Georg. Chrys. Β.
=
Gregoras Hierax.
Τestimoniis
215
Georgios Chrysokokk.es; Πιι:ρΙ έπωννμΙIX� πόλιι:ωll ΧιΧΙ τόπωll, ed. Lampsides, ΒΖ 38 (1938) 312-322. Nicephori Gr., Byzantina historia, ed Schopeni, Bonn, Ι 1829, Π 1830, ΠΙ 1855,
=
Hierax: Sathas, ΜεσIΧLωIlLΚ� Βιβλιο-&ήκ'l), Ι, Venezia (1872) 243-268.
Hier Synec.
Hist Mus
La Synekdemos dΉίerοkles et ΙΌΡuscu1e geogra phique de Georges de Chypre, ed. Hemest Honig mann, Bruxe1les 1939. =
Giovanni Musachi, Breve memoria de li discendenti de nostra casa Musachi: Ch. Hopf, Chroniques (1871) 270-340.
Hist. Turc. Zoras
=
ΓtωΡΎΙΟU Ζώριχ, XPOIILKbll πtρΙ τωll Τοόρκωll ΣOυλτιillωll, A&ijIlIXL 1958. Τό μu&Lστ6ρ'l)μlχ τοϊ) 'lμπερΙου κlχΙ τη� MlXρylXρώlllX� (έπι μtλtΙ� 'EμμlXlloυ�λ KPLlXpii, Βιχσ. ΒLβλ. 2, Aθ-ijIlIXL, σελ. •
1mb. Marg.
•
215-232.
Ina1cik Jο. Apoc. Comm.
Suret-l defter-l Sancak-lArvanid, Ankara 1954.
'Iωιiννoυ ·τοϊ) ΑποκlΧόκου, Σ'Ι)μεΙωμlχ περΙ oΙχ1jσεωι; τόπου in ΠlχπIχ30ποόλοu-Κtρlχμέω�, Πιι:ρΙ σullΟLΚLσμοu τωll 'Ιωιχιι . ιιΙιιωll μιι:τ&: τηll φρIXΎΚΙΚ�1I κlXτιiκτησιII τη� ΚωιισΤIχ\ιΤLιιοuπό λtω�, « ΔtλτΙοιιΊστορ. κlχΙ 'E.&v. ΈτlXφεΙIX�» 3, fasc. ΧΙ
=
•
-
(1891), 451-455.
Jo. Cart.
=
Εχ Joannicii Cartani libro, qui"AII�ι; dicitur: in Ch. ΗορΙ, .Chroniques greco-romaines, Berlin, (1873) 266-269.
Joan Cor.
Τζιiιιt ΚορωlllχΙου, ΑIι3ΡIΧΥIχ&i]μlχτlχ MtpxoupEou ΜποόlΧ, in Κ. Ν. ΣιΧ.&Iχ, 'Ell'l)IILXcl ιillέκ3oτIX, Ι, Α&ήτησι, (1867) 3-153. •
•
Kedrenus.
=
Georgius Cedrenus, Jo. Scylitzae ope, ed. Bekk.er. Bonnae Ι. 1888; Π, 1889.
Kretschmer, Portolane
=
Κ.
·Lambros Ν Ε
=
Νέοι; Έλλ'l)ιιομvήμωll, Σπ. Λ., V (1908) , νπ (1910) .
Lambros Π. Π.
=
Lett. Rett.
=
Mazaris .
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Kretschmer, Die italienischen Mittelalters, Hildsheim 1962.
Portolane des
ΠlΧλlΧLολόΥtLIΧ χlχΙ ΠtλΟΠΟlΙVΙJσLIΧΚιi, Σπ. Λ. ΈV •A&i]IIIXLι;, Α' 1912-1923, Β' 1912-1924, Γ' 1926, Δ' 1930. Lettere di Rettori de1l'Archivio
ΈΠL&rjμΙΙΧ MιiζlXρι
iv
'Άι80υ:.
dota Graeca ΠΙ, Paris. (1831) 173-182. Misce1lanea Atti Diplomatici e Privati, in Val. ΑΑν (v).
216
. ::. . Crοnάca dei
Narr.. Be1. Cant.
R.. Cantare1la, ΔΙ�Ύ'1Jάιι; ώριχιοτάτη τοα .&ιχuμιχσΤGU �κεEνoυ ΤΟU),εΥομένοu ΒελLσιχρΕοu,SΒΝ ΙΥ, Roma (1935) 155-172
'Υdcco·
..
;
citano ί n,n. dei. versi: l'edizione, pίi:ι con.ιpleta, sostituisce quella del Wagner, Carmina graeca medii aevi, 304-32 1).
.($ί
G�οrgi cypri, Descriptio orbis Romani, ed. Ge1zer, Lipsiae '(189ό) 57-83 .
Nea Tact.
ΝέΙΧ ΤΙΧ�τLκιΧ
NQt. Chron.
:E�μ�σε(ι)� iior�L' �χΡ ονLκωV . σ'I)�ιωμιXτων σu,i�γ-ηπρ�τη, Σπuρ. Π. ΛιXμπ� oυι NE ΥΠ Ά.&1jV'ljσLν, (19 10) 129-3 16 .
.
Not. Thess.
=
,
Notes Jorga
.
.
,
NO.titiae Thessalonicenses aus den Jahren 14 19- 1438; S. Kugeas, Notizbuch eines Beamten der Metropolis in Thessa10nike aus dem Anfang des ΧΥ. Jahrhunderts, . ΒΖ 23 (19 14) 144-154. . Notes et extraits pour :sei-vira l'histoire'des croisades au XVe siecle, ι. P8.iis 1899-1900. (ibidem« Cronica . .. Dolfuιa.). " .
Pachymeres
,
'
.,
'
Georgii ΡachΥmeήs, De'Wchae1e et Andronico Pa laeologis, rec. �ekkeήus Bonnae 1835 .
;
. : "' •A�ωνόμoυ πιχ.jqΥ;;ΡLκδι; · �ί;( Μιχνου-ηλ κιχΙ 'IωάWιj� :H�Ι. ΠlΧλιχιολόΥουι;,' ΣΠ. Λάμ1tρoυ, Π. Π. πι;' 132--199/ �. ΠlΧλιχιολ?Υέιιχ �ιxΙ Πελo�oννησιιxκιX, v. Lambros Π. Π. . = Τό μU.&Lστόρ'ljμιχ τοα ΦλωρΕου κιχΙ τηι; ΠλιΧτζΙΙΧ-Φλώριχι; �ΠLμελεΕq: Έμμιχνου-ηλ KρΙιxρίi - Βιχσ. Βιβλ. 2, σελ. 14 1-177 .
Paneg. Man.
.. .
Π. Π. Phlor. Pla:tz; ΡοIitisΈκλογcxΙ .
=
Ρορ. Carm. Passow
=
-
ΈκλΟΥΙΧΙ «πό τιχ ΤΡιχΥοό8ιιχ τοα Ιλλ'ljνικοu λιχοϋ ΠολΕτου, έκ3. ΎΌ ΈV Ά.&1jνOcLΙ; 1932 .
όπό Ν. 'Γ,
Popu1aria carmina Graeclae recentionis, ed.Arnoldus . . .. 'Passow, Lipsiae 1860. .
Ps. Kodinos '
. ==
'
Pseudo:::Kodinos,'Traite des Offices, ed. J. Verpeaux, Paris 1966. ..' " ' , ., . .. . .
Ps. Phrantzes
Ro Aven.
Rag·.·
.
Rayna1dus Reg. Hosp.
'
' .
.
ChrοωcΌnI258- 148 1; Pseudo-Phrantzes sive Macarios . Me1issenos:in« ·Georgios .sphrantze$ .• TiXxιx.&' Ιιxu.'rόν κιχΕ τινιχ Υεγονότιχ ΈV τφχΡόνιΡ τηι; ζω7jι; ΙΧότοα 140 1-1477 ex recensione Basilii Grecu, Bucar�ti (1966) 15 1�59(Ι . c . Vatican R��tr ' ό ense, .
=
� Α�6u �
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und die Sohne 'des J)eιipoten Esai:ι von Epirus. BNJ,. Ι . (1920) 1-16.' . . Aiιn8.Ies eeclesia:5tici 'ubi :desinit Card. Baronitisetc. Lucae 1752;' et .Navatrais.en: Grece (1376-1383) - Regestes et documents - BFG 33 1-369.
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Sanudo
Μ.
Sathas
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Sanudo, Vite dei duchi di Venezia, RIS ΧΧΠ
moyen
age.
Parigi-Venezia,
vo1.
Ι (Secreti), Π
(Misti: 1400-1412), πι (Misti: 1412-1440).
Sen Mix .
Senatus deliberationes mixtae Veneti Archivi.
Sen. Secr.
Senatus Veneti deliberationes secretae.
Spaneas Ερ.
Sphrantzes
'Άγνωστος 'ήπεφωτικη πα:ρσι:λλα:Υη τοϋ Σπα:νέα:, Γ. Θ. Ζώρα:,
S Β Ν ΧΙ (1), Roma (1964) 53-74 (si cita i1 n. dei versi) Georgios Sphrantzes, Tιi κα:.&' έα:υτον κα:Ι τινα: γεγονότα: έν oτc;> χρόνφ της ζω'ίjς α:ίιτοϋ 1401-1477 - ex recenSΊone BMiliί Grecu. Editio Academiae Rei Publicae Socia lίstae Romaniae (1966) 2-146.
Tafel. Symb.
L. F. Tafel, Symbolarum criticarum geographiam Byzantinam spectantium partes duae. Ak. d. Wiss. V Bd, Π Abthl. Mίinchen (1849) 1-107; π, ίn V
G.
Bd πι Ab thl, (1849) 1-136. Tafel. Thomas
G. L. Fr. Tafel u. G. Μ. Thomas, Urkunden zur ii1teren Hande1s- und Staatsgeschichte der Republik Venedig. Wien vo1. Ι. Π 1856, πι 1857; Rίproduzione: Hakkert-Amsterdam 1964.
Ι Tit.
Pauli ep. Ι ad Timotheum.
Val ΑΑν
Acta A1baniae Veneta saecu10rum χιν et XV ]ose phi Valentinί S.]. labore reperta et transcripta ac typis mandata. Pars prima saecu1um χιν complec tens - t. Ι, ab ίnitio ad usque annum 1384; Π
ann . 1384-1396; πι, a. 1396-1406; ιν 1396-1406; V 1407-1409; νι (acta tomis πι et V addenda)
1410-1412;
νπ
1413-1415; νιπ 1416-1417; (ΙΧ
ίndices); Χ 1418-1421 (20 νπ); ΧΙ 1421 - 1423; ΧΠ 1424-1426; ΧΠΙ 1427-1429 (pergit opns).
TESTO
Ε
TRADUZIONE
ΚΕΦ. Α' <Σtερsαισις tής ό.ρχής ,"ών Ψόκκαιν καΙ 1:ρώtαι κatακt'ήσεις to5 Ιίαρόλοι>.)
f. Ir
§ 1.
-
ΠερΙ τον .&&νιχτον του πρώτοΙ) τοσ 80uκος κα.Ι τοσ κ6ντοΙ) κιχΙ το πως �μ.ε�να.ν όρφα.νιΧ μ.ε την μ.'Yjτέρα. α.υτων.
Άκούσατε γάρ. iJ.παντ�ς," " μετα. πληρoφoρ�ας, το πώς ίγίνη ή "dex?) "{}αυμάιfια �γάλ�ς.. Ούτος ό δούκας ό πολύς, ό {}αυμαστος καΙ μέγας βρέφος μικρόν ηύρίσκετον καί ό πατήρ του 1fνήσκει' 5 εΙχε γάe καΙ αύτάδελφον, τόν κόντον Λεονάρδον. ΕΙς τό γάλα dνα{}ρέφετον ό κόντος Λεονάρδος. Έκείσε γάρ ηύρίσκονταν, εΙς τήν Κεφαλονίαν. Έπέμεινεν ή μήτηρ τους, έκείνη ή δουκέσσα' τήν dφεντίαν έκράτησεν του δούκα του dνδρός της 10 τιμητικά καΙ έντιμα, ώς έπρεπε κυράδος. �Ητον γάe φρόνιμη πολλά, εύγενική εΙς δ.κρον· τόν δ.νδρα της έτίμησεν, μαλλον τόν έμαυτόν της. Πολλοί γάρ τήν έγύρευσαν dφέντες της Φραγκίας, dλλ' ούκ ή{}έλησεν ποσώς νά δευτερώσΌ δ.νδρα 15 fJ τά παιδία της ποσώς νά {}λίΨΌ, νά λυπήσΌ' dμή τά έκολάκευεν, έφύλαγεν μέ πόνον. ,Εβιάζετο κατά παντός dφmες νά τους κάμΌ 'ς τόν τόπον, εΙς τήν dφεντιάν τού δούκα τού πατρου των. "
§ 2.
-
"
ΠερΙ πως umjytiI Ύι 80uκέσσα. εΙς τον ρ�γα.ν μ.ε τιΧ πα. �8Ια. της.
'Ηπηρεν τους, έπέβηκεν • ς το κάτεργον dτή της' του ρήγαν 'Ιταλίας 20 έδιέβηκε εΙς τήν Φράγκιαν Ι. Tit.: αυτών: atramenti macu1a efficit verba d.ifficίllima lectu Tit. Β: « ΠερΙ τoV OavciT01J τO'iί δ01Jκος του πατρος καΙ πώς Ιμεινειι αυτος καΙ ό κόντος μέ Τ1}ν μητέραν αυτου ». 1 πληροφορlας. . . litteras 8 δ01Jκέσα hic et alibi. in V evanίdas Β auxllio restίtUΊmus 20 έδιέβηκειι-φραγκ{σ.ν in
-
CAP;t
Consolid;amento del domiιii9 d�i Tocco e prime conqui�te di Ca�l�.
1.
-
Μorto ϊ! primoducae conte; gli or/ani rima.ngono cQn la. madre.
(a. 1375, �.):
,
.'
,
Udίte, tutti\ con corredo di particolari, )amanieranιoltopro digiosa con la qua1e ίηίΖίο (la storia del duca). Questo duca, insig17e, grande emirabi1e, q1lanεio i1 padre mori 5 era bambino Ι ed aveva un frate11o. ίΙ conte Leonardo, i1 quale era ancόra p():ppa�te': , Essi si'trovavaf1d a Cefalof1ia. La duchessa' loro nιadre ri10 mase a reggere 'Ia sίgήόria: del duca . suo 'maritd /' condgi nita e prestigio, C()1ne conveniva'''a una·sigriora. Ess a , infdtti, era molto saggia e sommamente'gentί1e. Rispetto ΙΌnοre'de1'maI'itο ο piuttosto dί se stessa:Molti signori latini lachiesero'in isposa, 15 ma lei ηοη volle aflatto )lndare' a:' seconde riozze," ne rattristare e affiiggere ί, nglioli .. ,che iiιvece adorav:a e custodίva amorosa mente. Essa cerc�va in ogtii modo "di'farli(iiconosceie)signori sul territorio e Ηι sigf10ria del du'ca'foro padre�
2.
-
La duchessa si recάCόn'
1,'" jigli
dal re' (ιι.
1376. c.).
20
Li prese e saU sulla sua nave , per recarsi ίη occidente dal re d'Italia, :
τ
,§ ι. Sen Mix χχχν f 7 " 20 ΙΙΙ 1375 Reg Ven Thir 558, ter niliίU$·pbst, quem (Α,Ά'Luttrel1;Ιtiteressi · fiorentini · e gii .(jSΡeda1ieή di Rodi, Ann . Scuol a Norm�e di Pis.ιi.- 1959:-; 323; n. l).;Rq-.Aven2OΙ f 13, 25 νIII l �7.7 �et,'1Ili,n� ante, que11].; .� y'�η. l �3. . sua coniunctione cwn Venetίis, Reg Ven T hir 764.829 3 Laon Cha1c Ι 196 1 0'11; Paneg Man 194 ; Hist Mus 294 6 Laon Cha1 c ΙΙ 15 u 9 Sen Mix:Rubr II,'c 116, Va1 AAV 280.:281;'Sen Mix Rubr ΙΙ c 1 17, id. 3 42 ; Sen MixRubr:n'c1, id. 364 ; SenMixRubrII c117 t, id. 385; . 11 sua ratio Act Dipl CCCCXIII;: 2 ρρ. 139-140;', Reg, Ven Thir 645 erga 'Venetias: Reg Ven Thir 645 .'803 ...
.
Ρ
Ι; Mor
,
�on· 1898; Ph1orPlatzA420
14 .Chron
C"onaca dei Tocco
222
ιd δώeα, ιd χαeΙσματα, ιd θησαυeοvς μεγάλους, τό κράτος Tov πατeoV τους. νά στεeεώσυ την άeχήν, 'Ώρ<ισε και έξέβηκε) μετά τιμης μεγάλης καΙ <έβεβαΙωσε τήν άρχήν) ToV δούκα καΙ ToV κόντου, 25 Λευκάδα καί Κεφαλονιάν καΙ Βόδιτζα καΙ •Ι-θάκη ιd <της) Ζακv,,-θου τό νησΙ, κα-θώς διεκρατοVσαν· έτΙμησεν μεγάλως. καΙ ευεeγέτησεν αkούς, ΕΙς πλευτικά έσέβησαν όπΙσω νά στeαφοvσι. Κλύδωνας τoVς ήπlπεσεν, φορτΟ'υνα της -θαλάσσου. 30 ΒαβαΙ, τό Tov σvμβάματoς, και τ! κακόν lγlνη Ι
f. Ιτ
§ 3.
-
ΠερΙ τον τζιχκισμον τοσ xιxT�prou.
Τό κάτιργον έτζάκισεν ό κλ6δων της -θαλάσσου· τά πάντα έποντΙσθησαν, πράγματα καΙ άνDρώπoι, έκεΙνη ή δουκέσσα· καΙ μόλις όπου Ιγλυσεν Ιγλυσαν δέ καΙ τά παιδιάν· μεσοπνιμένα ήσαν. 35 Πράγματα Ιχασαν πολλά καΙ πλoVτoν και λογάριν· πολλά έκακοπάθησαν ώστε νά έπιστρέψovν όπlσω εΙς τήν άφεντιάν ToV δούκα Tov πατροv τους, 1jyovν <Ιως) ίκατάντησαν εΙς τήν ΚεφαλονΙαν τήν μάννα τους, έκεΙνη τήν δουκέσσαν. μέ τήν κvedv 40 •Ανήλικοι εύelσκονταν εΙς τόν καιρόν ίκείνον. Και άκο άλλον σύβαμα, όπoV τoVς lπανέβην καl έχάλασεν τόν τόπον τους καΙ τό νησί Λευχάδου. ''Ηκουσε δέ νά σέ εΙΠώ τό τότε τ! έγΙνη. § 4.
f.
-
ΠερΙ των Σπιχτιχ(ων δπο,) έβοuλεό-ΙnJσιχν νιΧ κοuρσεόσοuν την Aeux«3ιx.
Έν δέ τoVς xedvov; καΙ καιeoVς lκεΙνους όπου dκOOεις 2' 45 οΙ •Αλβανίται άφέιιτεvoν τόν τόπον Δεσποτάτου· τήν 'Άρταν και τόν •Αχελφν συν τά των άκeομέeων, 23-24 ''ΟρισΒ καΙ ΑξΙβηκ - ΑβΒβaΙωσΒ την: atramenti macu1a litteras 26 της ipse obscurat. Hic· Β in texto restituendo va1ide adiuvavit addidi metri causa 27 ενεργΙτησαν 29 νπήπεσεν 36 πολλά saepenumero verba geminatis consonantibus sola littera scribuntur, qua re sponte et sine nota emendabuntur 38 Ιως evagatione mentis auctorem praeteriisse puto 41 l1κο pro l1κοο σvβαμα, sed cf. Υ. 30 45 ΔΒaποτάτοο atramenti macu1a litteras abscondit.
Cap. Ι, 1-3: Viaggio di Maddalena α Νaροlί
223
fine di far .confermare (ai figli) l'autorita e ίΙ potere del loro padre. (11 re) decise, esprimendosi con parole che conferivano 25 grande onore, di confermare l' autorita del duca e del conte Ι su Leucade, Cefalonia, Vodizza, Itaca e Zante, cosi come la dete nevano prima. Li benefico e 1i onoro grandemente. Essi salirono ροί sulle navί per fare ritomo. Durante ίΙ 30 viaggio furono pero sorpresi dai fiutti e la tempesta. Ι Ahime, quale disgrazia e quale danno 1i colse! 3.
-
La distruzione άεΙΙa nave.
La telnpesta distrusse la nave. Tutto si inabisso, uomιnl e c ose; e la duchessa e ί figli si sa1varono per miracolo; si salvarono 35 anche i ragazzi benche fossero mezzo as:fissiati. Ι Perdettero molte cose: ricchezze e denaro. Patirono molto per tomare indietro, alla paterna signoria del duca, cioe per raggiungere 40 Cefalonia con la madre, la signora duchessa. Ι Ιη quel te·mpo essi erano fanciulli. Ε ascolta ancora un'altra vicenda che ca pito loro: come avvenne appunto che fu saccheggiato i1 1oro ter ritorio e l'isola di Leucade. Stammi a sentire ed ίο ti dico quell0 che successe allora. 4.
-
Gli Spata deliberano di saccheggiare Leuca.
45
Nei tempi di cui sentί parlare Ι gli A1banesi dominavano sul territorio del Despostato; su Arta e Acheloo con ί promontori, Ange locastro e Νaupatto. Gli Spata erano quattro fratelli: uomini mirabi-
Τ
25 Reg ven Thir 558 645 Joan Cor 5. 22 Laon Cha1c Ι 196 ι-ι 782 Paneg Man 19411 39 δovκέσσα Reg. Hosp BFG 346 rt_ 28 ,§ 4 Laon 45 Laon Cha1c Ι 197 Chi-on Joan Vr § 79 Λεvκάς Nea Tact 196 Cha1c Ι 198 Ι-7 Paneg Man 194 Ιδ-ΙΙ Laon 46 Arta: Cantacuz_ Ι 509 Cha1c 1 197.Αγχίαλος Tafe1 Thessa10nica 483 (hοdieMαχαλας) Nea Tact 1663 Ducas A chello ve1 A chelo nunc Pitra Anal sacra et class νι 503 25817 παραχελφίτιδις περιοχη intelligendum est, Cantacuz. ΠΙ 3 1 9 47 CanAct Dipl. ΙΙ 1 Laon Cha1c Ι 200. Joan Cor 4 tacuz. Ι 5 1 0 •
Ρ
44
23 Chron Mor 2953 Chron Mor 446.
27 Chron Mor 3 1 1 0_ 64 1 1
29 id 1678
Cr.ona(;a dei
224
Tocco'
μετά 'τό'Αγγ.ελόκαστρον,' καl NαVπακτoν όμοΙως. Ικείνοι οΙ Σπαταίοι :'Ήσαν γάρ οΙ αυτάδελφοι τέσσερεις' άνδρες' {}αυμαστοΙ, καλο{, , άνδρειωμhoι. 50 ·0 πρώτος γάρ ό άδελφος άφένtευεν την 'Άρταν' δεσπότην τον' έτ{μησαν 'το γένος τό, dλβάνίι . εύμορφος,- καλο{}ώρετος 'εΙδος και {}εωρ{α, dπόκOt1τος καΙ φρόνιμος είς το γένος το άλβ�νι. Τον lτερoν αύτάδελφον' . ,κύρ Σγουρον ώνομάζαν'" 55 άφέντευεν τόν Εvπακτον, τον 'Αχελφν όμο{ως μέ όλα τά Ξερόμερα, κα{}ώς διεκρατoVσαν.
.§ 5.
�.
Περ! πως €�ιxμιxν βοuλ-nν οΙ'λλβιχνΤτΙΧt.
Βουλην lπήρασιν όμοιώς, "ΤΟ γένος τό dλβάνι νιί κ�μOV'JIπραξιν καΙ όρμην νιί ,μπουν είς την Λεvχάδα, δπως νά την κουρσεύσουσιν και νιί, την l(!ημάξοvv. 60 ,ΚαΙ πάντες lσ1Jl1άχ{}ησαv εΙς τΟν και(!ον έκείνον, διιί {}αλάσσης. και ξη(!ι'iς νά ύπασιν νά XOV(!usVuoW'. Κάστ(!ον εύρΙσκεται έκεί, εlς τ6 'έμπα της Λεvχάδoς' ·ΑγΙαν Μαύραν λέγουσιν Ικείνον γάρ τό κάστρο. ΥΉσαν γάρ (τότε) άχαμνοί οΙ πύργοι καΙ τό κάστ(!ο, 65 όμοΙως καΙ το πέραμα άφραγον τό κα{}όλΟυ. Φουσσατο oύδέv' εύρΙσκετσv τΟν τόπον νά' φύλ&ξυ. [(αΙ έτζάκισαν, έσέβησαν �ίς :την Λεvχάδα μέσα f. 2Υ τά 'Άλβανα τάΊlπειρα, ,μ� τόν δ�σ�ότην, πάντα. ΆίΛ.λοΙ, κρίμα οπού έγEν�τoν, ,έδεάμαρτΙα μεγ�ηl ' 70 •EκoVρσεvσαν, έπήρασιν, έρήμαξαν τΟν τόπον. ΥΉσαν γάρ άρχοντες πολλοι πλούσιοι της Λεvχάδας και lντιμoι �αΙ �ύγεvείς . dπό �άλα. γένη' " κ�ί πdnες α'vηλ�{}ησ�., "είςτ� xateOν, ΊΚsίνoν. Μέγαν κακό., tπoΙησαν τότ�, οΙ Άλβανίται�, 'εΙς όλην την Λεvχάδα; , 75· ουδέν άφήκαν πούπετε ,
'
53 dλβiι.v prioris scriptUrae superest,dλPdvrw m. rec. deinde complevit. cf. v. 51 57 όμolαις 64 versus in Β desideratur τότε ipse scripsi ut versωncomplereni 69 αΕλλοι: αυλή -Εδε, cf. v. 1774. 71 πολλοί sic cod. quamquam et πολύ πλOVσιοι pariter aptum fuerat. " 50 τό πeότoς
Cap. Ι, 4-8: Incursioni degli A lbanesi
225
belli; va1orosi. Ι 11 Ρήmο di essi aveva la sίgnοήa di Arta e la gente a1banese 10 onorava come despota: era be110, aitante di aspetto e di presenza, ardimentoso e saggio quanto a1tή mai fra la stirpe albanese. L'altro fratello si chiamava Sguros Ι ed aveva la sίgnοήa su Eupatto, Acheloo e tutta la parte degli Xeromera, cosl colne era stato nel passato.
SO Η,
ss
5.
-
La decisione degli Albanesi.
La gente albanese prese anche la deliberazione di compiere un'azione e sfeuare υη assa1to su Leucade per saccheggiarla e deva60 starla. Ι Ιη quella circostanza si raccolsero tutti, via mare e terra ferma, per andare a compiere i1 saccheggio. Dentro (l'insena tura di) Leucade si trova una roccaforte chiamata Santa Maura. 6S (A110ra) le tοrή e i1 caste110 erano fatescenti Ι e ίΙ passaggio de1 tutto indifeso. Νοη c'erano a:ffatto armati che difendessero ίΙ posto. Cosi innumerevoli A1banesi irruppero tutti ed" entrarono ίη Leucade assieme a1 10ro despota. Ahime, qua1e delitto e quale grande 70 danno si commise. Ι Gli 41banesi razziarono e presero a devastare ί1 1uogo. (a. 1378/85). Α Leucade c'erano molti sίgnοrί;ήcchi, onorati, nobilί e appar tenenti a ίΙΙustή famiglie: essi, ίη quel frangente, furono tutti ster minatΙ Gli A1banesi, ίη que11a occasione, fecero υη gran danno Ι; 7S a Leucade ηοη vi lasciarono proprio nu1la; presero tutto, armenti e bestie da soma, e inoltre bruciarono le case del paese.
15
Τ
50 Tantacuz. 1510; Act Dipl ΙΙΙΙ; Sen Mix: Rubr ΠΙ c 1 1, νώ ΔΑν 707 ; Sen Mix: Rubr ΙΙΙ c llt, id 751; Chron Joan Vr 8, g·u 55 Εϋπακτος, Delatte .20991; KretsChmer, .Portolane 507 56 Act Dipl. ΧΧΧ 3, 127; Laon Cha1c Ι 24, ι.ι; Ξεeόμεeα Chron Mor 8789. 9229 62 Kretschmer, Portolane 314 63 De Martoni 662 64-68 Act Dipl CCCCXIII 2 ρ. 139. . 67 Delatte 4618 478 206 2δ 88 74 De Martoni 662.
Ρ
'59 Chron Mor 5623. 7948 69 Chron Mor 156. 52 cf. ·1 125 1 1 1 Ι. 1 159. 7948 et a1ibi; Ph10r Platz 248 70 Chron Mor 1 104 .
226
Cronaca dei Tocco
f} (τών) ζώων f} (τώv) κτηνών' δλα τους τά ήπηeαν' dμolw, έκατέκαυσαν τά σπlτια της χώeας. ΚαΙ dπό τότε lJ.eχισεν ή μάχη, ή κακlα, μέσον τά δύο γένη καΙ lχ;f}ea έylvη δυνατή μετά dφεντός τού δούκα. 80 Σπαταlων τών άλβανιτών �O δούκας ήτον dκoμή νέος, πολλά παιδάκι' dμέeιμνος lκάDετον εΙς τά νησlα Λευχάδος. ΚαΙ Ας α-ότο lπλάκωσαν τόν τόπον οΙ 'Αλβανίται, σκοπώντας και lλπlζοντας δπως νά τήν Απά(2ουν. 85 O-όδέv γι;iu έδυνήDησαν δπως νά τήν έπά(20υν' έξέβηκaν, lστeάφησαν 6πlσω εlς τήν ·Άeταν. § 6.
-
(πως τιχ "Αλβocνoc &ρξocντο νιΧ μιχχωντoct την Β68tτζocν.)
,Επλούτηναν τά 'Άλβανα, lylvoνTa μεγάλα, καΙ έδυνάμωσαν πολλά τό γένος τών Σπαταlων. ΚαΙ IJ.eEano νά μάχωνται τό κάστeο της Βοδlτζοv, 90 καΙ καθεκάστην lτeexav της γης καΙ της θαλάσσης. Τελεlως τό leήμαςαν το μπόeιον τού κάστeov. f. 3 r Μόνον οΙ τοίχοι Ιμειναν μ8 φύλαξιν τού κάστeov καΙ ΟΟκ ήδVvoνταν ποσώς δτι νά τό lπά(2oυν. § 7.
95
100
-
ΠερΙ την κλεΨΙocν δποδ �βοuλ�&ΎJσQtν οΙ ΣπQtτQt'ίοt νιΧ κιχμοuν εΙς την B68tTtocv.
ΚαΙ με κλεψlαν έβάλDησαν μήνα τους το lπά(2oυν. τήν νύκταν νά τήν κλέψουν. ΚαΙ σκάλες lδιώe1Jωσαν τό κάστeο, καστελλανον ΕΙχε γ� IJ.exona καλόν φ eόνιμov, έπιδέξιον. 'Έμα1Jε τήν δovλεΙαν τό πως τΉv νύκτα βούλονται μέ σκάλες νά τό κλέψουν. ΚαΙ d(2ματώDη ομοeφα ' μέ σvvτeοφlαν τήν εΙχεν, όπ�βαναν τες σκάλες. και έκαeτέeησεν έκεϊ, 76 τών metri causa scripsimus; IJ κτψος IJ τετeάποδιnι Β. 89 l1eξovτα, 91-92 in margine inferiori a1ia manu exaratam hanc annotationem legi mus: fivκO', ,ovv(lov) δΊ ,,,δ(Ικτου) ζΊ lπΙησεν (sic) τ(ήν) δια{}ήκ(ΗV) τoiί δovκ(όι;) του δeσποτ(ου) "oτ(a)e(o), καΙ σακeετάg,όι; του aee αΡeόσιο, § 7 tit. καμov. 99 ομμοeφα 95 vVΚTa" cf. vv. 286. 290
Cap.
80
85
4-8:
Incu,-sioni degli A lbanesi
227
Fu a110ra che fra le due famiglίe, deglί a1banesi Spata e del signor duca, incomincio la 10tta, l'ostilίta Ι e 1a grande inimicizia. Ι1 duca era ancora acerbo, addiήttura fanciullίno, e se ne stava spensierato a Leucade. Appunto per cio glί A1banesi assa1ίrono ί1 luogo: i1 10ro intento e la 10ro speranza era di conquistarl0 - Ι ma essi, pero, ηοη ήuscίrοnο a impossessarsene. Andarono via e se ne tomarono ad Arta.
6.
90
Ι,
-
Gli Albanesi incominciano ad attaccare Vodizza.
Glί A1banesi si arήccmrοnο, divennero forti e la famiglίa deglί Spata molto potente. Essi incominciarono ad attaccare anche ίΙ caste110 di Vodizza Ι ed ogni giomo, per mare e per terra, facevano ι;cοrήbande. Ι1 mer cato del castello (di Vodizza) fu distrutto completamente: vi ήma sero so10 le mura con la guardia del caste110 stesso, che glί A1banesi, pero, ηοη ήuscίrοnο ίη alcun modo a conquistare.
7.
-
L'incursione che gli Spata vollero /are su Vodizza (a. 1378/85).
Glί Spata allora ripiegarono su1 tranello e la sorpresa, tante volte che (ίη questa manίera) ηοη riuscissero a con.quistare (ίΙ ca95 stello). / Ε, di notte, per occuparl0, apposero alle mura le scale. Α comandare i1 forte· c' era un buon capocastello, ί1 quale era pru dente e destro. Costui era venuto a conoscenza del piano del nemico secondo ίΙ quale l'incursione sarebbe stata compiuta per mezzo di scale. Dispose la ΡrΟΡήa difesa per bene con la compagnia a sua 100 disposizione Ι e attese li dove ί1 nemico apponeva le scale a11e
Τ
79-80 Sen
Ρ
90 Chron Mor 3079. 935. 2520. 2542.
93 Chron Mor 2083
97 Chron Mor 93 1.
Cronaca dei Tocco
228 •Αφήκαν
καΙ άνέβησαν οΙ deχovτες τού Σπάτα, οΙ κάλλιοι σπου e-δelσκovταν εΙς δλο τό φουσσατο. • Αφούτου γαe άνέβησαν έμπα[νουν εΙς τό κάστ(!ο, καΙ έπlασαν έξ αύτους, έτούτοι άπετάχΟησαν 105 έξ άίν τούς έντιμότερους καΙ κάλλιους σπου ήσαν, καΙ άλλοι έγκeεμνlσDησαν, άπόDαναν εiJDέως. § 8.
ΠερΙ πως lκοψotν τα: κεφιίλtot των πtotσμένων.
-
έκεlνων τών πιασμένω'JΙ, ΚαΙ τά κεφάλια Ικοψαν εΙς η)ν Κεφαλονlαν. εΙς τόν δουκαν τά άπέστειλαν δ δούκας δ α'Μέντης' Πολλά των εVκαelστησεν πολλά καλό τού έφάνη. 110 τό κάμωμαν σπου Ικαμαν Ό Σπάτας πάλε έDλlβηκεν πολλά καΙ έλυπατον' άστόχημαν έποlησεν' καΙ δlκαιον τό εΙχεν νά . λυπη{}fj καΙ νά Dλιβfj τό άστόχημα τό μέγα' f.3v τόν -Οάνατον τόν [λαβαν οΙ άρχοντες έκείνοι. § 9. 115
-
Με δσαν ήταν άκομή νέος, πολλά παιδάκι, έπ(!oτιμήDην έκ παντός καΙ κlνδυνος νά τού lλfJn, νά μήν άφήσrι νά lEepfj [ξω άπε τά νησlα, να δυναμώσrι τά στενά, τό πέραμα Λευχάδος, όμοlως καΙ τήν ΒόδιτCαν να xDlσrι, νά φvλάξυ. § 10.
120
ΠερΙ πως �τoν �ν�λtκος δ 80όκotς.
-
ΠερΙ πως !ρρtζΙκεuσεν δ 80όκotς νιΧ lβrn εΙς την στερειίν.
Στρέφομαι δε νά σε εΙΠώ πάλιν διά τόν δούκα. Ώς εlδεν καΙ lγνώeισεν ό δούκας ό α'Μέντης •ς τόν τόπον τής Λευχάδος τό τ! κακόν iγlVETov - τήν ΒόδιτCαν leήμαξαν, άνήλωσαν τελεlως έβάλDη με τήν γνώσιν του τ!ποτε νά πoιήσrι·. 101 αιpijκεν -l1ι!χwrαι. 103 έπένουν 104 έξαυτovς 105 έξόν 109 τον 1 1 1 Σπάταις § 9 tit. post Υ. 115 exaratus est: ipse deest in Β quamquam librarius vacuum spatium reliquerat. 116 κ{νΔVΝoν αν τoV. 117 .α μη .α
dφεlσης.
Cap.
105
Ι,
4-8:
Incursioni degli A lbanesi
229
mura. Gli uomini (del Tocco) lasciarono che gli armati dello Spata, ί migιiοή che ci fossero ίη tutte le sue truppe, salissero. Ma una volta saliti ed entrati nel forte ί difensοή si slanciarono e presero alcuni di loro. Degli assaιitοή Ι ί ρίiι ragguardevoli e ί pίiι ίη vista furono fatti ρήgiοnieή, gli aΙtή, scaraventati (giiι dalle mura), mοήrοnο subito.
8.
-
Α i prigionieri vengono mozzate Ιε teste. Le teste dei Ρrίgίοnίeή furono mozzate e mandate al duca a
110 Cefalonia. 11 signor duca 1i ήngraΖίο assai: Ι cio che ί suoi avevano
compiuto gli sembro cosa molto buona. Lo Spata si affiisse molto: egli aveva commesso un grande eποre. Considero i1 fatto come una grave disgrazia. Ed aveva ragione di addolorarsi e di piangere i1 suo grande sbaglio perche quei suoi uomini erano andati alla morte.
9. 115
Ι! duca minorenne.
Benche fosse minorenne e del tutto fanciullo, i1 duca preferi ίη ogni modo di affrontare ίΙ Ρeήcο10, ηοη tralasciare di spingersi oltre le isole, fortificare ί passi e i1 passaggio di Leucade, restaurare e proteggere νodizza.
10. 120
-
-
Ι! duca osa atJrontare Ιa terra /erma.
Torno a ήΡarΙare del duca. Questi, come vide e si rese conto quale danno si era arrecato al terrίtοήο di Leucade e che ί nemici avevano saccheggiato e devastato νodizza, medito su quel che
Τ
123 Κretschmer, Portolane 505
Ρ
.110 Chron Mor 7697
1 15 cf.
Υ.
81
120 Chron Mor 3175
C"onaca
230
dei
Tocco
να eιζικενσn καΙ αvtός, ατός του να. έξέβυ μέ φαμιλΙα, μέ dt;!xone, όλΙγους, δπov e1xev τα κάστeη να. φυλάξουσιν, δπως να. μή τα χάσουν. εΙς τήν ·ΑγΙαν Μα4!αν, Kαl dt;!χισev έξέβηκev μέ φαμιλΙα δπου e1xev' όμοΙως εΙς τήν Βόδιτζαν εΙς τόν καιeόν έκείνον. 130 πολλα. γάe e1xev όλιγούς τα κάστρη καί τούς πύργους' ''Εκτισev, lσTBeiroaev καΙ lσvvτάeχησev καλα. καΙ έδυνάμωσέιι τα μέ τζακeατόeους, μέ λαόν, δπώς να τα. φυλάγουν.
125
§ 11. - ΠερΙ πως &ρχισεν νιΧ ρογεόσΏ φοuσσ&το. •Αφού
γάe έδυνάμωσev τα. κάστeη καΙ τόν τόπον, καί έβoυλeύ{}ην έκ :r;and, φουσσατο να. eorevan, f. 4r lκlνησev καΙ dt;!xtaev φουσσατο να eογεύσn, Φeάγκοvς, Ρωμαlovς Σέeβοvς τε, μiiλλoν τούς •ΑλβανΙτας. ΚαΙ lJ.κoυσε τό φeόνιμον, τό έπιδέξιόν του. ΕΙς τό νησίν τούς lpavev, απέσω τής Λευχάδος, 140 κeατήματα τούς [διδε, πeονοίες τών αeχόντων. Τόν τόπον γάe οΙκεΙωνε, ε1χε καΙ πιστοσύνην, ΟΙJδέν γάe ε1χαν δυνατόν ποτέ τους να. τόν βλάψουν. ΚαΙ dt;!ξeτο χαeΙσματα, εVεeγεσlες να. δlδrι' δλα τα. eiJeerha. τα. eoϋxa τού κουeμlov του 145 ·Ως σύν τeοφον τόν εΤχασιν μικeo! τε καΙ μεγάλοι' ήτον γάe (ίν{}ρωπος γλυκύς, πεeιχαeής, αστείος, καΙ πάντας τούς {}εράπευσev μέ τήν γλυκύτητάν του. �H φήμη του lπλάτυνev, ήκούστη έκ τόν τό�oV. 135
§ 12. 150
-
ΠερΙ πως Ιτρεχιχν ot &ν.&ρωποι εΙς τον 30όκιχ τον ιx�&ΈVΤΗ.
ΚαΙ πάντες έσυνάζovταν καΙ Ιτρεχαν εΙς aVToν. τό γέιιος τών ΣπαταΙων, ΠολλοΙ καΙ έκ τούς dt;!χοντες, έμΙσσεψαν καΙ 1fλ{}ασιν • ς τόν δούκα τόν αiJ{}mη. μετα. τιμής μεγάλης, ·0 δούκας τούς έδέχετον καΙ πράγματα τούς lδιδev, φιλoδωρlες μεγάλες. ΚαΙ κατ' όλΙγον όλιγόν lμασev καΙ φovσσατo. 133 το 143 liι!ξειιτo
136 ΙΚVΙΙΗσειι - Vll(!O(!OxetSae, 139 τOv νησεΊν 142 βλά-ψ.: 147 πά-vτες [το πώς]τους έfίε(!άπevσειι quod a metro discrepat nec periodi concinnitatem expIet 149 Ισννά-ζovτα
,ι
Cap.
Ι, 10-12:
A'I'ruolamento e p'l'ima azione
231
1 25 avrebbe dovuto fare: Ι eglί stesso avrebbe osato di uscire con la guardia del corpo e pochi υomίώ di cui disponeva. Intanto dispose che ί forti fossero ben difesi ίη modo da ηοη essere perduti. Incomίncio a recarsi a Santa Maura e a Vodizza con glί armati 130 addetti al1a sua persona, Ι che ίη quel tempo erano ben pochi. Costrui e rίnforzo le rocche e le torri, le organizzo e le potenzio con balestrίeri e gente armata perche le custodίssero.
11. 135
140
1 45
-
Inizia αά assoldare un corpo armato.
Dopo che potenzio ί forti e ίl terrίtorίo, e Ι delίbero anche di assoldare da ogώ parte delle truppe, ίl duca incomίncio a ingag gίare υomίώ d'arme: Latinί, Greci, Serbi e soprattutto A1banesi. Ascolta dunque quale ίυ la sua accortezza e la sua saggezza. Eglί 1ί destino nel1'isola di Leucade, / e diede a 10ro possedimenti e pronίe, quali soglίono darsi a υomίnί d'arme. Cosl eglί popolava ίΙ territorίo e" aveva anche la sicurezza. Infat ti (ίη questa manίera) egli rίteneva che nessuno di 10ro potesse mai danneggίarl0. Incomincio inoltre a far doni e beneficenze e a regalare ί suoi stessiindumenti Ρersοna1ί." Ι Umί1i e potenti 10 avevano ίη cόntο di compagno. Egli era dolce, gίoVΊale, urbano e trattava tutti con amorevolezza. La sua fama si diffuse e si estese ίυorί del suo territorίo.
12. - Gli uomini accorrevano άαΙ signor duca. 150
Tutti si raccoglίevano a acconevano da Ιυί. Ι Anche molti υomίηί d'arme, (appartenenti al) la gente deglί Spata, si mossero e vennero dal duca. Eglί 1ί rίceveva con molto rίspetto e dava a 10ro oggetti varί e faceva larghe concessioni. Cosi a poco a poco ammasso e costitui υη corpo armato.
Τ
§ 1 1 De Caroli consilio bellum gerendi contra Albanenses indicium invenies in Reg Ven Thir 782 , Va1 ΛΑV 407 et hic in vv. 79-80.
Ρ
132 Chron Mor 142 1 et a1ibi 136 Chron Mor 1214/5 137 Kedrenus ΙΙ 739 10 143 Chron Mor 14 40. 1694. 1973 145 Chron Mor 980 pass. Narr Bel Cant 176. 232. 321 ; Phlor Platz 135 et a1ibi; Belth Chrys 132 7 152 Chron Mor 2953; Phlor Platz 305 153 Chron Mor 1440
Cronaca dei Tocco.
232
§ 13.
-
ΠερΙ πως έπρωτοκοuρσεuσεν δ 80υκιχς εΙς την στερειΧν κιχΙ kmjpev τον τόπον.
ΚαΙ l1eχισειι έξέβαινειι έξω έκ τα'Ρησία, ι7Jσπεe εΙς τα'Ρησία. dμέeιμ'Ρα καΙ l1φopa, f. 4· •Απαύτου lδιώe{}ωσε τον τ6πον'Ρα κουeσεύσn, παeάδω εΙς τού Ζαβέeδας. γύeω{}ειι τα πεeίγυeα ΕΙχειι γάρ καπετάνιον δ6κιμο'Ρ στeατιώτην ' εΙχειι ψυχη'Ρ μεγάλην ' 160 όλίγον ήτον χαμαδ6ς, Γαλάσσον τον έλέγασιν, έπίκλη Πεκατ6eο. A�τOν γάρ έκατέστησειι πeώτον εΙς το φουσσατο. xroela καΙ κατomιες ΚαΙ έδeαμειι lκούeσευσειι [ως εΙς τη-v Ζαβέeδα, δια {}αλάσσου καΙ ξηeας, 165 όμοίως τα πεeίγυeα πλησίον της Βοδίτζου. Κούeση ήπήeασιν πολλά, Ιπίασαν καΙ dν{}eώπους, ' Jr.ιαυeαν. . . , • .q."" �A" Κ εστeαφησαν εσωνιραν \ 'Αγιαν εις την XaeιXv μεγάλην έκαμεν ό δούκας ό dφέντης, (Jπου εlδειι πώς ε�τύχησεν το πeώτο του το κeούσμα ' έδυναμώθη ε�{}έως. 170 f}πλωσειι ή καeδία του, ΚαΙ τα xroela έκίνησαν όμοΕως καΙ οΙ κατomιες καΙ lexoVTav 'Ρα πeοσκvνοmι τον δούκα τον α�{}έντη. καΙ οψιδες έκeάτει. ΚαΙ τούς πιασμένους αφινεν 155
,
§ 14.
-
•
Θιχνιχτος τοϊ; Σπιχτιχ τοί) 8εσπ6τοu.
Μέσον εΙς τα καμώματα (α�τα πού εΙχε κάμει) 175 έτυχε καί συνέβηκεν άπέ{}αν(ειι ό Σπά)τας, ό ΔVΝατ6ς, ό (}αυμαστ6ς, το φούμος τού •Αλβάνι. ΚαΙ παeεv{}ύς έσκ6νταψειι το γένος τών ΣπαταΕων' άχάμνισαν, έξέπεσαν καΙ ήλ{}αν παeακάτω.
156 repe155 ante Υ. qώdam admirator scripsit: ό το\) παaαδόξoυ titum Υ. Α. punctis c1ausit 157 άπdύτου 161 Γαλάσov 174 aύTd πού εΙχε κάμει verba, atramenti macu1a obscurata, Β auctontate restitώmus 175 άπέOαν(εv ό Σπά)ται;: obscurae litterae aegre leguntur 176 dλβάν, V, dλβαv(των Β.
Cap.
13.
-
Ι, 14:
Morte di Gjin Spata
233
duca compie Ιa prima incursione sulla terra /erma e mette mano sul territorio (degli Spata) (a. 1399 c.).
Il
Incomincio a uscir fuοή dalle is01e, a cuor 1eggero e senza paura, come se viaggίasse per 1e iso1e stesse. Di 1i dispose di compiere un'incursione nei paraggi di Zaverda. Aveva un capitano che era 160 un provato combattente: Ι era un ρο' basso di statura, ma ardi mentoso... Si chiamava Ga1asso, di cognome Ρeccatοrα 11 duca 10 pose a capo delle sue truppe. Ε costUΊ corse a saccheggίare 165 campi e paesi su1 litora1e e nell'intemo, fino a Zaverda Ι e ηeί dintorni di Vodizza. Le truppe fecero mo1to bottino e catturarono anche degli uοmiώ e quindi tornarono a Santa Maura. Ι1 signor duca ebbe mo1ta gioia quando vide i1 fe1ice esito de1 suo pήmo attacco. n suo cuore si gonfio e si ήnfrancο subito. La gente delle 170 campagne e dei paesi si mosse e si reco a rendere omaggio al signor duca: ed egli liberava ί ρήgίοnieή trattenendosi, pero, deglί ostaggi. 155
14. 175
-
Morte άε! despota Spata (29 Ott. 1399).
Nel mezzo di queste azioni, che (ίl duca) compiva, Ι avvenne 1a morte de110 Spata: de11'uomo potente, mirabίle, g10ήa de11a gente albanese. Ε subito 1a famiglίa deglί Spata si auesto, si abbatt� e volse ίη decadenza.
Τ
164 Ζαβέeδα Act Dipl χχχ 3ΙΙ7 Chalc Ι 197-198; Joan Cor 5
Ρ
157 Chron Mor 1104 162 Chron Mor 206. 3610 et a1. 163 Chron Mor 1104 et a1. 164 Chron Mor 3079; Narr. Be1 Cant 75; Spaneas 55 167 Chron Mor 1423 168 Chron Mor 1520 171 cf 153 172 Chron Mor 1436 176 Chron Mor 4058; Jmb Marg 16
§ 14 Chron Joan Vran. § 40; Laon
C"onaca dei Tocco
234
§ 15.
�
"Υπου).(ιχ τοσ Μποκό1j με τον Σγοσρον.
Τον Σγού(ρον) Μπουαν δ.φηκεν
άφέντη εΙς τ11ν "Άρταν
• • • • • • • * • • • • • • • • • • • • * • • * * . * • • • • desunt 1 1 ff.
§ 16.
-
< πως δ �oόκιxς �στε�λεν εΙς τον MouP(X1j Σπιίτιχ va έβγιίλη κιχι τον ιX�ελφόν τοσ MouP(X1j ΜποόΙΧ.)
• • • • • • • • • • * • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
f. 5' 180 το Δραγαμέστο Ικράτειεν
μέ την περιοχήν του. ΚαΙ πάντα Ιφυλάγονταν πολλά άπο τού δουκα, άλλά Ο'όκ lΔVVή{)ησαν ποσώς .νά φυλαχθούσιν. καΙ θέλεις τού άκουσει. Όμπρος το θέλω Ιξηγη{}fj καΙ πρακτικος εΙς l1.κρον • Ο δουκας γάρ ώς φρόνιμος 185 καΙ της στρατεΙας αριστος, πολλών ινΘVμημάτων, Ιβλέπει πώς άχάμνισεν, τούς l1.ρχοντές του Ιπιάσεν. ΚαΙ Ιχει καΙ μέγα λογισμον τό πώς θέλει ποιήσει μη τυχυ καΙ πλακώσυ τον εΙς την άχαμνoσύνηv ' καΙ Ιπάρουν του τΟν τόπον τους οπΙσω οΙ Άλβανίται ' 190 καΙ ήπήρασιν άπο βουλης τούς άρχοντες όμοΙως. Μανδατοφόρους Ιστειλεν εΙς τόν ΜουρΙκη Σπάτα μέ ρούχα, μέ δωρήματα τούς αρχοντας νά Ιβγάλυ, <καΙ) μάλλον δέ τον άδελφον τού Μπουα τού Μουρίκη. όλοι οΙ Άλβανίται ΚαΙ ώς εΙναι πάντα λεlξεvρoι 195 καΙ άμά{)ητοι εΙς πράγματα, εΙς (!οϋχα νά φοροϋσιν, Ιλείξεψαν εΙς πράγματα, εΙς (!οϋχα νά φοeούσιν. EMJύς lσvγκατέβησαν καΙ άπόλυσαν τούς Φράγκους, ΛΙ Ι ομοιως ' του ιγ του Μ:πουα .ιουρικη. . , και" τον ιwε .!.Ι λφον ' χρόνος Ο'όδέν Ιστέρχ{)η. Άγάπην τάχα lπoΙησαν, -
200
-
§ 17. - πως έμεΤΙΧ1jπ'1jρεν την κιχτοχ.ην ό 80όκιχς. •Απαυτου πάλιν αρχισεν ό δούκας νά συνάζυ φοσσατον ρογατόρους τε πεζούς, καβαλλαρέoυς� § 15 Tit. Μποκόη : Κομπόη Β. 179 va1de conquerimur quod hic undecim folia, idest saltem DL versus ceciderunt. Σγου(eον) interruptum nomen Α. reliquit. 182 πoσoς - φvλαχθήσoυν. 183 θέλης τού άκούση sic 186 τού] το 191 Μοvelκ nomen complevi 193 καΙ ipse addidi 1 99 Χeόνον 194 λήvξεveοι. 196 φοeαουσιlΙ ? incerta lectio, cf. v. 195 200 άπαυτου hic et iιlibi, aliquando άπα1Jτoυ vel άπαύτov 201 φοσάτov καβαλαeέoς hic et alibi
Cαp.
Ι, 15-23:
ΡΥεραΥαΙίυί e incursione su Angelocαstro
235
15. - Perfidia di Bokoi nei con/ronti di Sguros.
Lo Spata lascio signore ίη Arta Sguros Bua • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
16. - ΙΙ duca manda un'ambasceria α Muriki Spata perchέ lasci disponibile anche il /ratello di Μuriki Bua.
questi dominava su Dragamesto e i1 circοndaήο. Tutti ί posti erano molto vigilati contro . 1e incursioni de1 duca, ma ηοη poterono ίη a1cun modo essere difesi. Lo raccontero piu avanti e tu ascolterai. 185 11 duca, uomo accorto, quanto mai attivo, Ι abi1ίssimo ίn fatto di milizia e ήccο di accorgimenti, osserva che la sua truppa si era assottigliata e che (10 Spata) gli aveva preso glί uomίni. Medita a110ra come deve fare per ηοη essere ήdοttο ίη condizioni d'im potenza e perche glί A1banesi ηοη glί riprendano i1 10ro territorio. Ι 190 Infatti, di proposito, essi glί avevano sottratto glί uomini. 11 duca ίηΥίο dei legati da Μuήkί Spata con presenti di abiti e a1tή regalί per indurlo a dimettere glί uomini e specίalmente 195 i1 fratell0 di Muriki Bua. G1i A1banesi, sempre tutti avidi, Ι poiche ηοη abituati alle ήccheΖΖe ne a vestire abiti, erano appunto bra mosi di ricchezze e di vestiti da indossare. Subito accondiscesero e ήΙasciarοnο sia gli uomίni latini che i1 frate110 di Μuήki Bua. Fecero pace subito, senza frappone indugi. 180
•
17.
-
•
•
Il duca riprende la Catochi.
Quindi ί1 duca ήcοmincίο a raccoglίere truppe e mercenaή, fanti e cavaιieή, fra Latini, Greci, Serbi e soprattutto A1banesi. Τ
§ 1 5 Βογκόης Chron Joan Be 238 Μπογκόης Chron Joan Vr 41 Μπογής Chron Joan Ci XLI c Nichαbogoe rebellis nostri dominij ad presens in partibus turchorum & (a. 1402), νa1 λΑν 980 ( ? ) ; idem proniarius (9 νπ 194/5 Paneg 1403) Va1 ΑΑν 1042 ( ? ) ; Delatte 208 16 209 1 '111 Man 194 17'18 -
Ρ
184 Chron Mor 188. 238 et a1.
191 Chron Mor 300. 2890.
Cronaca dei Τocco
236
το πλέον •ΑλβανΙταςΦράγκους, ΡωμαΙους, Σέρβους τε, καΙ άρχισεν νά μάχεται μετά τού Παύλου Σπάτα. Σύναξεν το φουσσατο του τής γής καΙ τής {}αλάσσης ' f. 5v 205 ύπήγεν καΙ έπολέμησεν τής Κατοχής τον πύργον, καΙ ηπήρε τον άπο σπα{}ιου ' εΙς δεύτερην ήμέραν. μέσα καΙ καστελλανον, Φύλαξιν έβαλεν καλην καΙ έδυνάμωσέν τον ' καΙ έσvντάρχησεν καλά ότι άλλέως ηξευρεν ό δούκας νά φvλάγrι 210 τά κάστρη καΙ τους πύργους του παρά τους •ΑλβανΙτας. § 18.
-
Bo\)λ� το1) κοόρσο\).
•Αφού γάρ έπαράλαβεν τής Κατοχής τον πύργον, έχει το πέραμα ευκολον τού ποταμού τού 'Άσπρου νά τρέχrι (εΙς> το Άγγελόκαστρο, πάντα νά το κoυρσεύrι ' , " '" ' .".0 , ' εβο'λει" , και αλλΟ'υυε ου'δεν οτι εναι μεγας ποταμος , " .� , , 215 και" απαυτου ε'βάλει συντομα ' και την καυ,Ιν ημεραν. ΚαΙ ούτως έδιώρ{}ωσεν ό δούκας ό άφέντης ' σύναξεν τά φουσσατα του άτός του νά -υπάγrι έκεί εΕς το 'Αγγελόκαστρο, όπως νά το κoυρσέΨn, έκ τον πολυν τον έρωταν, όπου εΖχε νά το βλέπrι. 220 'Ακόμη τότε εδρΙσκονταν οΙ ' άρχοντες τού Σγούρου ' ό υΙός του πάλαι όπου άκούς, έκε ίνος ό κυρ Παϋλος . άνδρα ο,Μεν έντράπηκεν ' ς το γένος τών ΣπαταΙων. 2 , ' Τ Ε έ.ιι.. ' !!λο , . , εις ηαι υ. Ι ευρ υ,Ισαν t>ΚBt απεσω το, καστρο. '
§ 19.
-
Πόλεμος της ΛιχμπρΙΧς Κ\)ΡLιχκΎjς εΙς το •Αγγελόκιχστρο.
' • Ο δούκας έσυνάχ{}ηκεν έδιέβη νά κoυρσέΨi! . με ολον το φουσσατο. 225 •ς την Κατοχην έπέρασεν καΙ άρματώ{}η όμορφα τά lίρματά του Ολα. 202 σελβους cf. Υ. 137 204 Eσύναξεv 206 σπαfJίόtι 207 καστεί.άνov hic et alίbi 208 το 213 εΙς ipse add. 214 dπαλoύ{Jε quod sonat contra versuum leges : cfr. Υ. 234 216 ούτος 217 Ήσύναξεv 221 άκούεις cd. § 19 Titulum verbis Ό δούκας έδιάβηκεv inceperat Α., deinde, mutato consilio, novum titulum scήρsίt. Post •Αγγελ6καστeο pergit titulus [καΙ πώς έμετηπηeεv την Κατοχην ό δούκας], quae verba, cum paragraphi χνιι titulum iterent, expuncta sunt. 224 έδιέβην •
Cαp.
Ι, 15-23:
237
Prepαrαtivi e incursione su A ngelocαstro
ίηίΖίο a combattere contro Paolo Spata. Aduno le truppe di tena e di mare Ι e Si reco ad attaccare la tone della Catochi. La prese con 1a spada ίη pugno al secondo giorno di assedio. νί pose una buona guardia e un capocastello. La organizzo per bene e la fortifico : del resto egli, diversamente dagli A1banesi, sapeva 210 premunire Ι ί forti e le sue torri. Ε
205
18. - Si delibera una incursione; Con la conquista della torre de11a Catochi i1 passaggio del :fiume Aspro; per inompere su Angelocastro e saccheggiarl0 ogni volta che 10 si voglia, e facile: perche ίΙ :fiume e grande e i1 guado 215 dalle aΙtή Ρarti ηοη e possibi1e, Ι mentre dί 11 i1 passaggio e abbre viato e puo aver luogo tutti ί giorni. Ι1 signor duca decise cosl di adunare le truppe e di recarsi lui stesso ad Angelocastro e saccheggiarl0, tanto era grande ίΙ desi220 deήο di vedere e conoscere i1 1uogo. Ι Gli uomini di Sguros allora si trovavano ancora 11: c'era appunto i1 :figlio suo, i1 signor Paol0, ί1 quale come uomo di va10re ηοη era ίnfeήοre ad alcuno della famiglia Spata. Tutti si trovarono nella fortezza.
19. - Battaglia nella domentca άί Pasqua ad Angelocastro. (a. 1401/2 c.). 225
Ι1 duca sϊ dispose a partire per l'incursione; / passo con tutte le truppe per la Catochi e indosso per bene tutta la sua· armatura. Quindi ' divise, ponendole avanti, le schiere d' assalto perche mar-
Τ
212 "Ασπρος; olim 'Αχελφος d� quo Kedrenus Ι 247; Gregoras 110 ; Delatte 209 17' De Martoni 662.
Ρ
206
Μοι 1677
Chron Μοι 1675. 2545
207
Chron Mor 1676
208
Chron
238
Cronaca
dei Τocco
όμπρος τούς κουρσατούρους γαρ έχώρισεv πλησΙον εΙς το κάστρο. νά ύπαν νά δράμουσιν κοντά, ΦαρΙν έκαβαλλΙκεψεν κατάμαυρον ώς 'λαΙαν, f. 6r 230 καΙ έλαμπεν μέ τά t1eματα εΙς το φαρΙν dπάνω ' ' 2β " ι; γαινει εκ τα " όν σε αστραπη ' εφαινετ ' νέφη. ΚαΙ έκΙνησαν ιΙκούλιθα ώς μέσα εΙς το κάστρο, καΙ ό λαός του μετ' aiJToiJ, πεζοΙ, καβαλλαρέοι ' lJτι έναι μέγας ποταμος καΙ dλλoυθε οiJδέν έβόλει. 235 Κρατώ νά ήτον την Λαμπρά.ν, · Κυριακην του Πάσχου. ΚαΙ !ναι χέρωμαν καλά πλησΙον εΙς το κάστρο. •Εξέβηκαν καΙ έστά{}ηκαν 'ς το χέρωμαν dπάνω ό Παυλος Σπάτας μέ λαόν, πεζοΙ, καβαλλαρέοι. έμορφα σvνταμένoς ' �Ο δούκας πάλε ιΙνέβηκεν 240 καΙ t1extaaP καμπόσοι νέοι όμπρος νά πρoκαρΙζovν. �Ο δούκας ιΙγκουσεύετον έκ την dραθvμΙαν καΙ την πολλην την ορεξιν την εlχεv του πολέμου ' ώσθε νά δώσυ μέσα. καί έσπάρνα ή καρδΙα του Κοντάριν έμαλάκιζεv εΙς το δεξιόν του χέριν, 245 καΙ ώρμησε έχωρΙστηκεv dπo την σύναξΙν του. •Απαύτου
§ 20. - Πόλεμ,ος το\) 80όκιχ. 'Ανάτριχα του έρχετον καΙ δύσκολος ό τόπος. ώσάν γουργον γεράκι, 'Ποκάτω dπάνoυ ιΙνέβηκεν έσκvψεv το κοντάριν του, στρΙγλιξεv το φαρΙν του καΙ ώς σαγΙττα έσέβηκεv, 'ς την μέσην" τούς έδώκε. 250 'Έως έκεί dκκoύμπισε, 'ς τΟν πύργον τον φονέαν. 'Εκείνοι τον έδέχ{}ηκαν . lJλοι μέ τά κοντάρια ' εΙς τά άρματα τον έκρovγαν, ώσάν νά κρoVΝ τον τοίχον. •Εννέα κοντάρια έτζάκισαν dπάνω εΙς το κορμΙν του. § 21 . - ΘΙΧόμ,ιχσμ,ιχ. ΤΟ πώς δέν dπoδάρθηκε έγώ dπoρεί ό νους μov. f. 69 255 Όλόγυρα τΟν έβαλαν πεζοΙ, καβαλλαρέοι, καί το φαqΙν του έσφαξαν μ8 τέσσερα κοντάρια, 227 dπa15τoV 228 ό κovτ 229 λέaν 234 cf. v. 214 247 Άπό κάτω 248 έστρlγλιξεν 245 δρμησεv 250 dκo6πισε 254 dπoδάρ1}ηκει
239 πάλα. 249 σαγlτα
Cap.
Ι, 15-23:
ργερaγaΙίυί e incursione su
Α ngelocastro
239
ciassero e si mettessero . vicino alla fortezza. Egli cavalcava un 230 morello, nero come unΌ1ίva, Ι e con le armi fu1geva sul destήerο : sembrava un fulmine che scende dalle nubi. Marciarono ίη seguito come (per entrare) dentro la fortezza, ed erano con lui le sue truppe, fanti e cava1ίeή. Li c'e un grande fiume che altrove ηοη e possibi1e attraversare. Credo che fosse domenica 235 di Pasqua. Ι Vicino al forte c'e un buon bastione. Paol0 Spata con le truppe, fantί e cavaιieή uscirono e si fermarono nella parte SUΡeήοre del bastione stesso. Ι1 duca a sua volta, ben ήΡaratο, 240 sall. Ι A110ra alcuni gίovani cominciarono a provocarl0 motteggίando. 11 duca si dimenava nell'jra e ne1 molto desίdeήο di com battere. Ι1 cuore 10 spingeva a cacciarsi ίη mezzo al nemico; con la 245 destra egli agίtava la lancia Ι e si spinse distaccandosi dalle sue truppe.
20. - Battaglia del duca. Impervia e diffici1e era la pos1Z10ne. Dal basso ίη alto sall come veloce sparviero; abbasso la lancia, sprono ίΙ cavallo e come 250 una saetta piombo ίη mezzo a1 nemico. Ι Egli si accosto fin verso la toue micidia1e. Essi 10 accolsero tutti con le lance ίη pugno; 10 colpivano nella corazza; ma era come se percuotessero un muro. Nove lance essi spezzarono contro i1 suo corpo.
21. - Meraviglia! 255
Com'egli ηοη ne fu trafitto ίο stesso ήmangο stupito. Ι Fantί e cava1ieή gli davano da ogni parte e trafissero ίΙ suo cava110 con quattro giavellotti, che ttίtti gli s'infi1arono (ne1 ventre). Usciron
Τ
232 μέσα εΙς τό κάστρο cf. ORI,ANDOS 65: Ή όχύρωqις τού λόφου έπε66 •Η άπόστασις τού κάτω περιβόλου άπό τού ανω τεύ11η διά διπλού περιβόλου . 236 1d. 63: Τό πανταχόθεν όχυρόν καΙ περΕοπτov ε Τναι περlπoυ 80 μέτρα φρούριον τού Αγγελοκάστρου καταλαμβάνει • •
•
Ρ
229 Achill 1467 230 Phlor 640-641; 1mb Marg 107. 350. 231 Erotocrito Β 259. 260 233 Chron Mor 633. 1699. 1717 et a1. 238 cf. v. 232 242 Chron Mor 3687 254 Digh Akr Κ8 418; 1mb Marg 56. 264
240
260
Cronαcα
dei
Tocco
δπου ήσαν δλα περαστά . 'έχυσαν τά έντερά του ' καΙ έτζι σφαμένο τό φαρ{, χυμένα τά έντερά του, καΙ αύτ6ς, κρατώντας τό σπα{}Ι είς τό δεξι6ν του χέριν, δλους τους έδιαρρlπισεν, έξέβη άπό τήν μέσην.
§ 22.
-
Σκ6ρπ�σ�ς κ�ι &νaρε(� - Λ�.&6κoυρσoς.
'Έσμιξαν καΙ άλλοι εΙς αύτόν άπό τους έδικο-ός του ' πεζους έσφάξασιν πολλο-ός, άπ6δειραν στρατιώτες, , , 'βηκαν πολλο'ι , το, καστρο, αμη, εσε πλησιον ' εις τ6σο δτι μέ λι{}άρια άπάνω έκ τους το{χους έσ-όρναν καΙ έκρουγαν τον τόν δο-όκα τόν άφέντη. ΚαΙ άλογα έσφαξαν πολλά ' οΙ κάμακες οΙ τ6σες, ώς ή βροχή έπέφταν. όπου έρρlκταν οΙ πεζοl, Ό δούκας γνώ{}ει τό φαρl, τό άρχισεν νά δειλιάζrι, , " την πολεμιστρα. και" εξε'βην εχωριστηκεν � , απο ' εΙς τό φαρΙν τό άλλο Εύ{}υς έμετασέλλισεν , , -ι καΙ έκατε'βησαν εκε κατω εΙς το' ποταμι ' , πέζευσαν, άναπαύ{}ησαν, στά{}ησαν όλημέρα. •
265
270
§ 23.
-
ΤΟ
στρέμμ� της K�τoχΎjς.
ΚαΙ άπαυτου έγύρισεν 'ς τήν Κατοχήν όπlσω. Έπηρασιν έστράφησαν είς τήν Άγlαν Μαύραν. " " '.ιιv, 275 Τιους ' αρχοντας " εκρατησεν ενταμα ' και' έγευνιραν καΙ χαlρονται πως πάτησαν τήν {}.ι)ραν του έχfJρου τους, πάλιν άπό τόν δούκα. καΙ άπOΡOmι, {}αυμάζονται έξlσταντο μεγάλως ΟΙ άρχοντές του σvναυτoΙ έκ την άνδρε{αν τήν πολλην, δπου εlδαν δτι δεlχνει ' μέλλει νά κυριεύσrι f. 7r 280 καΙ δλοι λέγουν δη αυτός τόν τ6πον καΙ την άφεντιάν του Δεσποτάτου δλου.
262 [και] στρατιώτες 264 μέ [Td] λι1Jάρια: Td. sensui inane. minime sustinent metήcae leges 266 Ισφαξεν 267 έρήκταν - πεζή: antea πολλοΙ sCΉpserat Α - lπεύταν 272 έπέζευσαν - έστά1Jησαν. 273 άπαiίτoϋ sic bic et a1ibi 276 Ιπάτησαν. 277 άπ τόν 278 σεναντοl.
Cap.
Ι, 15-23:
ΡΥερaΥaΙίυί e incursione su A ngelocastro
241
fuοή le bude1la. Ma1grado avesse ί1 cava110 trafitto e con le bude1la 260 penzoloni, (ί1 duca) con la spada ίη pugno Ι disperse tutti quanti e uscl da1 centro (della mischia).
22.
-
SbaragliQ (del nemico) e valore (del duca). Sassaiuola.
A1tri ' delle sue truppe si unirono a lui: trafissero molti fanti e colpirono combattenti: pero molti si aVVΊcinarono tanto al forte 265 che da1l'a1to delle mura con sassi Ι colpirono i1 signor duca. Molti cavallί furono uccisi. Ι tantί stralί lanciati dai fanti (alba nesi) venivano giiι come la pioggia. 11 duca sente che i1 cavallo si era ίmΡauήtο e quindi si allon270 tano da1 tiro delle feήtοίe. Ι Quίndi monto un altro cava110 e tutti scesero verso i1 fiume: smontarono dalle selle, si ήΡοsarοnο e stettero II tutto ί1 giomo.
23.
-
Ritorno alla Catochi.
Di 11 tornarono indietro, alla Catochi, da dove ροί si recarono a Santa Maura. Ι Ι1 duca trattenne glί uomini e mangiarono as sieme. Essi si ral1egrano di aver vίolato l'uscio del loro nemico, e stupiscono e si' meravίgliano ancora del duca. Glί uomini che era:no con Ιuί erano ήmastί molto stupefatti del grande va10re da 280 lui mostrato; Ι tuttί dicono che eglί dominenl la regione e avra. ί1 potere su tutto ί1 Despotato. 275
Ρ 16
270 Chron Mor 5066
242
Cronaca dei Tocco
§ 24
285
290
295
f. 7� 305
310
ΚλεψΙα. 't'ou Δρα.γοψ.έστου.
•Απαύτου πάλιν &'ψ{}ωσev ό δούκας ό dφέvτης, .ς τό Δραγαμέστο dπέστειΛΕV dν{)ρώποvς έπιδέξιους, Τνα καταπατησουσιν την νύκτα εΙς τό κάστρο, τό πό{)ev [ναι βολετόν νά πέψυ νά τό κλέψουν, τό πώς βολεί τους εύκολα την νύκταν νά τό κλέψουν. ΚαΙ οδτως tδιώρ{)ωσev ό δούκας ό dφέvτης ιi.ξιους αρχοντες καλούς, δόκιμους εΙς τό πραγμα. Δ ιά ()αλάσσου και στερεας dπέστειΛΕV καΙ -όπηγαν νά ένω{)ουσιν ένομου την νύκταν έΙς τό κάστρο. και σκάλες έβαστούσασιν, παβΙζια καΙ τζάκρες ' αν τους βοη{)ήσυ ό Θεός καΙ έμπoVΝ εΙς τό κουλούρι τόν πύργον νά μαλώσουσιν, με πόλεμον νά έπάρουν, " δτι lστεκev φύλαξις ς τόν πύργον, δπov dκoύεις. Ύπηγαν καΙ dπόσωσαν, κα{)ώς εΙχαν τόν λόγον, τες σκάλες dκκουμπ{σασιν έκεί όπου έβόλει. § 25.
300
-
•Η
!πα.ρσLζ 't'ou κ�στρoυ. ' •Εσέβηκαν dπέσω, και tβοη{)ησev ό Θεός. έξωλογής έσέβηκαν, καΙ ένόησέv τους ή βΙγλα. Ό Λάλ{)ης dπετάχ{)ηκev Ιξω dπό τό σπΙτι καΙ ήβλέπε Φράγκovς με σπα{)ιά καΙ λάμπουν •ς τό κουλούιιι ε-δ{)Vς όπΙσω έστράφηκev, έσέβην εΙς τό σπΙτι. εΙς τό τοίχον του όσπΙτι ' ·ΟπΙσω ήτον έγκρεμνός dπέκει tκρεμνtσ{)ηκev, tγλ6τωσev και -όπάει. οι Φιιάγκοι dπετάχ{)ησαν, tπηeαν τά σπα{)Ια, έφώvαξαν, έφήμισαν τό l1νομα του δούκα. •Εκεί Ιδραμαν σ6vτoμα, δπου εlδασιν τόν Λάλ{)(ην) ' έπΙστεvσαν νά τόν ηveοVν dπέσω εΙς τό σπΙτι ' α-δτός elxev tγκρεμνισ{}ij dπό !να παρα{}ύρι. ΚαΙ ηύραν την dρχόντισσαν, την ooελφΗV του Havλov. rΩς lJvγaTleav dφεvτός τιμητικά την πιάνουν, -
•
285 ιιαπέψιν 286 ιιVκταν sic cf. 290 293 [τόν] Aπάeovv 294 Ιστsκev [πάvτα]φύλαξιιι 296 dκooπήσαcτιιι 300 [τα] σπα{}sιa 306 Λaλ{} nomen intermissum complevimus 308 ba, 309 dexΌVTIaav hic et a1ibi
Cap.
24.
-
Ι, 23-25:
Conquista di Dragamesto
243
Colpo di mano e conquista di Dragamesto (1404/6 c.).
Quindi ί1 signor duca decise di mandare degli uomίni abi1i a 285 Dragamesto per entrare ne11a fortezza di notte Ι e constatare da quale parte fosse possibί1e saccheggiar1a nell'οscuήta. Ε cosi destino a11'impresa deglί uominί capaci, bravi e adatti alla bisogna. 290 A1cuni avvio per mare, a1tή per terra: ed essi partirono Ι per ήu nίrsi di notte presso 1a fortezza. Portarono scudi, frecce e scale per entrare : se, con 1'aiuto di Dio, fossero entrati dentro i1 recinto, avrebbero dovuto attaccare la · torre e conquistarla combattendo. Nella tοπe, della quale parliamo, c'era sempre una guardia. 295 Ι mί1iti partirono e giunsero nell'ora convenuta, e appoggiarono sca1e alle mura, 1a dove era possibί1e. 1e 25. - La conquista della jortezza.
Iddio 1ί aiuto. Essi entrarono improvvisamente, ma 1a sentinella si accorse di loro. La1thί si lancio fuοή da11' abitazione Ι e vide ί Latinί dentro ί1 recinto con le spade che 1uccicavano. Subito torno indietro ed entro ίη casa. Ne1 muro Ροsteήοre di essa c'era un dirupo, e di 1i egli si calo precipitosamente e se la fece franca dίleguandosί. Ι Latinί si sparpagliarono e posero mano alle spade Ι a1 gήdo del 305 nome de1 duca. Corsero subito la dove avevano visto Lalthi: credevano di trovarlo dentro casa, ma lui si era ca1ato giiι da una :finestra. Trovarono invece l'arcontissa (sua moglie), che era sore11a di Pao1o (Spata). Come :figlίa di un signore la presero con ήguardο e con que11a 310 vigilanza deferente che le era dovuta. 300
Ρ
296/7 Chron Mor 1484/5, 1669
244
Cronaca dei Tocco
μέ φύλαξιν καλοvτCικα, ώς έπρεπε νά έχυ. ο καστρο επαρα 1'," > 'λαβαν, " πυργον πολεμουσιν τον τόσον ότι έπροσκύνησαν καΙ ήπηραν καί τόν πύργον. Και έσυντάρχησαν καλα καΙ έδυνάμωσάν τον, 3 1 5 φύλαξιν Εβαλαν καλήν, τζάκρες καΙ καστελλανον. • Αρχόντισσαν άπόστειλαν εΙς τήν γαλιότταν μέσα δια {}αλάσσου να vπάn εΙς τήν ΆγΙαν Μαύραν. Ό δούκας τήν έδέχ{}ηκεν μετα τιμης μεγάλης. 'Έβγαλαν τήν άρχόντισσαν, άνέβη εΙς τό παλάτι ' 320 πλησΙον της τήν έκ&θισεν άτή της η δουκέσσα, έτΙμα την ώς άδελφήν Οσον καιρόν έστά{}η, εΙς κάμαρην τήν Εβαλεν lντιμα φvλαμένη. § 26.
-
Βοuλ� κα.Ι δμ6νΟLα..
�
Απαύτου πάλιν lJJρ{}ωσεν ό δούκας ό άφέντης ' �K " , .q"", . , . ' ς την Βο'διτζαν ενωυ ,ικεν με τον iγ .ιοvρικη Μπουα; 325 Έκεί βουλην ήπήρασιν την μάχην να ποιήσουν εΙς τόν έρχόμενον καιρόν, 'ς την ανοιξιν του χρόνου' την "Άρτα ν' άποκλεlσουν, φουσσατο να συνάξουσιν, να καταλύσουν τό ψωμΙ και άμπέλια όμοlως, Τνα τον άχαμνΙσουσιν τόν Σπάταν τΟν Μουρlκη, να τον πατoVν ε�χόλως. f. 8' 330 να lναι πάντα άχαμνός, Τό πραγμα έπλερώ{}η. ΚαΙ ο{Jτως άποκόψασιν. �
§ 27.
335
-
•Η
σόνα.ξLς του φ οuσσιχτοu εΙς την ΚοπρΙνα.
έσύναξαν φουσσατα . 'Ήλ{}εν ό νέος ό καιρός ' και δύναμιν μεγάλην. της γης καΙ της {}αλάσσου τε κάμπους της ΚοπρΙνου. 'ς τoVς Έκε ί γαρ έσυνάχ{}ησαν πεζούς, καβαλλαρέους τα κάτεργα έβάσταζαν και τζακρατόρους καΙ λαόν, παβΙζια μεγάλα του πολέμου ' αρματα καΙ συνταρχΙαν (Jπειρην, διότι έπολέμησαν καστέλλια της 'Άρτας. ό κόντος Λεονάρδος. Έκε ί γαρ έξέβη ό λαμπρός 311 Εχει. 318 τΉv: τονς. § 27 φοσατου
312 έπG.f/άλαβεν. 316 [καΙ τήν] dexΌVΤwaav - γαλιώτ 321 ως "σον 322 κάμαριν 327 φοσάτω l1eorαv dπoκλ. 338 καστέλια hic et alibi -
Cap.
Ι 26-27:
Razzia nel territorio dΆrta
245
Conquίstarono i1 forte e attaccarono la torre sl da far arrendere la dίfesa e impossessarsene. Essa ίυ quindi organizzata per bene e potenziata. νί posero 315 una buona guardίa con armi e υη capocastello. L'arcontissa ίυ avviata alla ga1ea perche fosse condotta a Santa Maura. Ι1 duca la ήcevette con grande onore, quίndί la fecero passare nel pa1azzo. Ι 320 La duchessa ίη persona le sedette vicino e la tratto come sore11a per tutto i1 tempo che essa rimase ίη palazzo e la destino ίη una camera, vigi1ata ήguardοsamente. 26.
-
Consiglio e alleanza.
Dopo questo fatto i1 signor duca stabill dί incontrarsi a Vodizza 325 con Muriki Bua. Ι Con Ιυί presero la de1iberazione dί dar batta glia nella Ρήmavera dell'anno successivo, e quindi dί raccogliere truppe per assedίare Arta, dίstruggere le messi e ί vigneti per 330 indebolire Muήki Spata, Ι renderlo del tutto impotente e fiaccarlo con facilita. Cosi stabi1irono e �'�mpresa fu compiuta. 27.
-
L'adunata delle truppe
α
Coprina.
Giunse i1 nuovo anno e raccolsero le forze dί terra e di mare e un gran numero di gente armata. Esse furono ήunίte sui campi di 335 copήna. Ι Le navi portavano fanti, cavaιieή, baΙestήerί, truppa di rinca1zo, molte annature, un immenso approvvigionamento e armi da guerra:. infattί si tratto di atta.ccare dei castel1i di Arta.
Ρ
314 Chron Mor 1235. 1605/6 et a1. 315 Chron Mor 1236. 1420 et 318 Chron Mor 2953; Phlor Platz 305 al. . 317 Chron Mor 1454 333 Chron Mor 307g et a1. 335 Chron Mor 633. 1699 et al. 337 Chron Mor. 2896
Cl'onaca dei Tocco
246
πολλά τόν εvτρεπtζovv ' Τά �ματα lβάσταζεv ' λάμπει εΙς τό φουσσατο. ώς l1.στeον της άνατολης τΉv φοβεράν τιήν τόλμην Τοϋ δε δούκα τΉv άνδeειάν, ποσώς � να τΉv redφn; τΙς δ'l5vαται νά έξηγη{}fj γριβίν έκ τιήν Καλάβριαν, ΦαρΙν έκαβσ.λλtκευεv 345 lμοeφον, καλoσ6v{}ετoν, ύπέρσγουρον παράπαν ' ώς fjλιος εΙς τΉv σέλλαν άρματωμένος lJμοeφα, στέκεται καρφωμένος ' έφαlνετόν σε ' εΙς τό φαρΙ εΙς δλα τα φουσσατα. ώς π6ργος μέσα έφαΙνετον καΙ w.ot 5Αλβανίται, ΗfJetσκovταν δέ έκεί Ιμορφης Dεωρtας ' 350 άνδρειωμένοι, Dαυμαστοt, l1.νδρες μαρτυρημένοι οΙ Πικερναίοι Μο άδελφοΙ, • ς τό Δεσποτατον δλον. και ήκoυσμlvoι έκ παντός μiγας στρατά(!χης ήτον ' Μουetκη Μπ06ας, δπου ήκοϋς, μ8 Τούρκους, μ8 l1.λλα γένη ' πολέμους εlδεv δυνατούς σπουδαίος ήτον πάνυ f. 8y 355 άπόκοτος καΙ γλήγοeος, εΙς μαλωμούς φουσσάτου ' εΙς δχλησες, είς συμπλοκές, τΉv τόλμην, όπου ήκούεις, τοϋ δέ τΉv άνδρεΙαν (δεινήν), εΙς όλα τα φουσσατα. μεγαλωτέρα ού wρέ{}ηκεv •Απα6του έσvvτάx{}ηκαν τα δλα τα φουσσατα, Φράγκοι και 'Αλβανίται. 360 πεζοΙ, καβαλλαρέοι τε πλησlov εΙς την ·Άρταν. ΚαΙ έκατέβησαν όμοϋ δλοι οΙ γουργαλογατοι, Τόν ποταμόν έπέρασαν μέσα εΙς τό μπορlo καΙ κονταρες έδώκασιν [ξω άπε τό κάστ(!ο ' μ' έκεΙνους όπου ηfJeηκαν καΙ έκατάσφαξάν τους. 365 καί άποδεl(!ασιv πολλούς καΙ ταραχή μεγάλη, Θό(!υβος γΙνεται πολύς φεύγοντας οΙ άνθ(!ώποι, εΙς τό κάστeο καΙ εΙς τό μποριό, μέχρι καΙ εΙς τες πό(!τες. ότι έρήμωσαν πoλλd lπεσαν εΙς τόv κάμπον. 5Απαύτου δε έστράφησαν, 370 τες τέντες τους τες Ιστησαν ' άπά τα άμπέλια μέσα, πoλλd έκαταλϋσαν. όμοΙως καί έκ τα χωράφια έvτάμα τα φουσσατα, •Ημέρες Ικαμαν πολλές τόv τόπον κατα κράτος. ώσότου έκατέλυσαν 340
343 ή να: Τνα 342 τού δέ [τού] δOtJΚ την άvδe{αv priore hem. in : ovτ 349 ηβeήσκ α 346 8μμοeφα 353 [ό] ΜOtJelκη 352 στω 351 'HπνκεeνέO& numerus desideratur 358 06% 357 hemist. inchoatum interrumΡίtur: δεινήν ipse scripsi 367 μπωelω 366 πολλής 364 μεκε{VOtJς 362 Aπieaaεv
341 λάπει 345 ύπέeγOtJeov
Cap.
Ι
26-27: Razzia nel territorio dΆrta
247
L'iUustre conte Leonardo partecipb all'impresa. Ι Era cinto della sua armatura, che molto glί si adattava: fulgeva suUe truppe come astro d' οήente. Chί potra maί naπare ο desCΉvere i1 coraggίo e la temeraήa audacia del duca ? Eglί montava un cavallo 345 de11a CaΙabήa, / bello, armonίoso, neήssίmο: armato magnίfi camente, (i1 duca) sembrava un sole splendente ίη sella; inchίo dato su1 cavallo, aΡΡaήva come una tοπe ίη mezzo a tutte le 350 truppe. La si trovavano anche aΙtή A1banesi, Ι va1orosi, mίrabilί, dί be11a presenza: ί due frate11ί Pikemei, uomίnί dί provata fiducia, ήnοmatί ίη tutto i1 Despotato. Μuήkί Bua, del quale senti parlare, era grande stratarca. Eglί aveva esΡeήenza dί fUΉose battaglίe 355 contro ί Turchί e contro altre gentί. ./ Τemeraήο e veloce, era molto ardίto nei momenti dίfficilί, ηeί combattimenti a corpo a corpo, nelle sommosse dί una truppa. Ιη tutte le schίere ηοη si regίstrb mai un coraggίo e un' audacia maggίore de11a sua. Da lui furono ήunίte tutte le mίlίzie, Ι fantί e cavaιίeή, Latίni 360 e A1banesi. Pervennero assieme vίcino ad Arta. Tutti ί cavaιieή veloci oltrepassarono i1 fiume e su1 campo del mercato presero a 365 colpi dί lancia quellί che si trovarono fuοή de11a cittadella, Ι col pendone e trucidandone moltί. Nasce un grande dίsordine e un grande scompiglίo nella cittade11a e nel campo antίstante; fuggono glί uominί dato che molte devastazionί si erano estese fin verso le porte. Ροί le mίlίzie si ήtirarοnο e si gettarono per 1a campagna. A1zarono le tende; ίη mezzo ai vίgneti e simίlmente ηeί 370 campi dίstrussero molte cose. Le truppe trascorsero assieme molti giomi: fino a quando ηοη dίstrussero completamente ίl terήtοήο. 340
Ι
61 18; 62 ,; νal ΛΑV 48
Τ
351 ΠΙΚ8f!1'αίοι: de familia, Laon Chalc 374 Laon Chalc Ι 198 7'1.0
Ρ.
345 Chron Mor 1345 341.346 Digh Akr Κ8' 249; Achill 357; Phlor Platz 640/1; Imb Marg 107.350; Akr Trag 60 ιι 366 Ν Politis Έκλογαl, n. 50 369 Chron Mor 1427.
24 8
CrQnaca dei Τocco
'Εeημα ' ξαν, εμπυeισαν, " 375 καΙ άπ' αυτόν άχάμνισεν ΚαΙ oi5TW; έχωelστησαν § 28.
-
"
"
εκαψαν τα xweta, ό Σπάτας ό Μουelκης. τα δύο τα φουσσατα.
<πωζ) �λ (&cxv) να: πο (λεμ.η) σοuv <το) (Άvcx) τολtκ6v.
Ό δουκας γoVΝ ώς δόκιμος καΙ πάντα έπιδέξιος, • " " τους ' "l!χovτ ΝΛ ές του, oet'ζει εναν απαυτου απο καΙ σύντομης καρδΙας ' αv{}eωπον φeόνιμον καλα f. 9r 380 Μαν{}αίον τόν έλέγασιν ' έκ την Άνάπολη ήτον. λαόν καΙ τζακρατόeους, τα πλευτικα τού [δωσε, τόν πveγον τού 'Ανατολικού να ύπq. να πoλεμήσrι. ό πveγος, 8που άκούεις, 'Σ την {}άλασσαν εύρΙσκεται καΙ Ιχει καΙ τριγveου του Ιμορφην έσοδεΙαν. 385 Βιβάρια καί άλυκές έκ τα καλα τα ε lδες άπ' αύτα έφvλάγετoν ή άφεντΙα τού ΣγοVeου. Klvησαν, Εφ{}ασαν έκεί, πλησίον εΙς τόν πveγον ' καί τα σανδάλια έ-Υέμισαν λαόν καΙ τζακeατόeovς, 8πως να περιπλεύσουσιν έκ τα στενα κανάλια. 390 'Εκεί όρ{}α έσέβησαν είς τό νησί τού πύργου, τόν πveγον πολεμούσιν τον μέ τζάκρες, μέ λουμπάρδες. Μηχάνημα έποlησεν ovTo; ό κve Μαν{}α'ίος καΙ τέχνη έπιτηδευματος τόν πύργον να τeυπήσrι . ώστε καΙ έτeυπησέν τον. καί αeχισεν να τόν τeυπq., τόν πύeγον τeυπημέvον, 395 Ώς εlδαν οΙ άπέσω{}εν 8eκον έγveευσαν ευffύς καΙ έπαeάδωσάν τον. ,Απαύτου έδιώe{}ωσεν ο-υ-roς ό κve Μαν{}αίος, τόν πveγον Ικτισεν καλα καΙ έδυνάμωσάν τον, καΙ τζακeατόeους [βαλε μέσα καί καστελλανον. 400 ΚαΙ έσέβην εΙς τα πλευτικα καΙ ήλ{}εν εΙς τόν δούκα. τα πάντα έξηγή{}ηκε ' καλα τόν άποδέχ{}η. Μέγα καλόν τού έφάνη<Jeεν τό lπαeμα τού πύeγοv ' •
Ν
•
375 dχάμνισαν. § 28 detruncatum folium tituli partem nobis subtrahit: ipse titulus deest in Β - 'Ανατολικόν Tafe1 Symb. ΙΙ n. 35 380 Μαν{}έov - 'Ανάπολιν 386 άπαυτα 387 'ΕκΕνησαν 388 σαντάλια. sed alibi (νν. 2444. 2455. 2459) σανδάλι 392 oVτως 393 τέγχνη 399 καΙ τζακeατόeovς lβΑΛS μέσα καΙ τζακeατόeοvς sCΉptum et deinde deletum 401 ά πάντα ίπεδε{χ{}ηκ6tl sCΉpserat Α., qui autem 400 καΙ [αυτός] έσέβην hemist deinde mutavit
Cap.
Ι, 28:
Conquista di A nαtolico
249
375 Saccheggiarono, bruciarono e incendiarono ί paesi. Ι Ε per questo Murikί Spata fu ήdοttο all'impotenza. Dopo di cio le due schίere si divisero. 28.
-
Conquista di Anatolico (a. 1406) . .
11 duca, . esperto e sempre accorto, investe quindi di una 380 missione uno dei suoi notabili, uomo ben saggio e audace. Ι Costui si chiamava Matteo ed era di Napoli. Gli diede delle navi, truppa e baΙestήerί per recarsi ad attaccare la torre di Anatolico. Essa si trova sul mare e anche ί suoi dintorni fruttano una buona 385 entrata. Ι La ci sono vivai e saline fra le migliori che si trovino; e da essi traeva approvvigionamento la sίgnοήa di Sguros. (11 corpo di spedizione) partl e giunse ηeί pressi de1la torre. Quindi ήemΡίrοnο di truppa e baΙestήeή ί sandali ίη maniera 390 da poter passare per gli stretti cana1i. Ι Di 1l sbarcarono dίret tamente sull'isola dove sorge la torre, la quale viene attaccata daglί uomini con balestre e con bombarde. Il signor Matteo sopra ήcοrdatο aveva creato una macchίna e un sistema di perforare la 395 toue; incomincio a tήveΙΙarΙa finche creo una breccia. Ι Ι difensori che erano dentro, come videro la toue forata, subito chiesero as sicurazione (di incolumita) e 1a consegnarono. Dopo dί cio ίl signor Matteo restauro 1a torre, muro per bene 1a breccia e fortifico 1a 400 posizione destinandovi dei · ba1estrieri e un castellano. Ι Quindi sall sulle imbarcazioni e si reco da1 duca. Gli narro come si erano svolti tutti ί fatti. Eglί 10 ήcevette bene. La conquista della torre
Τ
§ 28 Delatte 209 21 s.; Sen Mix Ro 47 c 139t, Va1 ΑΑν 1283; Sen Mix Ro 47 c 181, Val ΑΑν 1335 Secr RO ΠΙ, 1406-1408; Sathas Ι 3 1 Π 186 380 de Matthaeo nuntio Carolί, Lett Rett RO 1 , n. 72, Va1 ΑΑν 847blS, ter, qoater (νοΙ νπ ρρ. 8- 15) 398 Sen Secr RO 4 . C. 136t, Va1 ΑΑν 1 600 (νοι νι 88)
Ρ
377 Chron Mor 199. 4 12. 93 1 . 935 et a1. 379 Chron Mor 337 399 Chron Mor 174 7 400 Chron Mor 1 43 1 . 1 501
250
f. 9·
Cronαca dei Tocco
διότι προλαβέστερον τό Δραγαμέστο ήπήραν ' τήν νvκταν, μέ κλεψίαν, μέ σκάλες τό ήπήρασιν 405 καΙ εΙχαν πιάσει τήν άδελφήν τού Παύλου Σπάτα μέσα. § 29.
-
<πως έρ�μιxξεν � ά.φεντ(ιχ τοσ Σγοόρου.)
•Εκ
TovTov τά δύο lσέβαινεν δλη η lσοδεία ,Αγγελοκάστρου καΙ άφεντιας δλης τού Σγοvροv Μπούα. ΚαΙ φαίνεται , άφού έχασεν τήν έσοδείαν, ό τόπος πτωχύνει {}έλει παντελώς καΙ {}έλει έρημάζει ' 410 καί τούτοι εΙναι δυνατοί καΙ (}έλovν τό έπάρει, κα{}ώσπερ καί έγίνετον, ώς έδειξεν τό τέλος. ΚαΙ άπό τούτου χαίρονται καΙ πάντα άγωνιώνται dv ήμπoρoVΝ "ά lπάρovν. τόν τόπον τόν lπίλοιπον Βλέποντας ταύτα ό υ[ός τού Σγούρου, ό κυρ Παύλος, 415 μεταχειρlζεται, δουλώνεται "ά έβγάλrι άδελφήν του μέ δώρα, μέ χαρlσματα, μέ lξαγοράν μεγάλην. . § 30.
-
Δοόλωσις το\) Πιχόλου ΣπιΧτιχ εΙς τοδς Τοόρκους
'Αφού τήν έξαγόρασεν καΙ ελευ{}έρωσέν τη", καΙ ΔVναμι" yveSV8L . ('ς) τους Τοvρκοvς lδοvλώ{}ηκεν Πράγματα Ιταξεν πολλά, δωρήματα μεγάλα' 420 φουσσατο τους έγύρευεν "ά lλθrι εΙς τόν δούκα ' μέσα "ά τους σεβάσrι. εΙς τήν Λευχάδα έλεγεν ΟΙ Τούρκοι δέ ώς φρόνιμοι καΙ πονηροΙ τό πλέον, καΙ lχovν το καΙ φυσικόν, ώς λέγovν, καΙ άπό "όμου , ' v Δριστιανους τους " να μάχωνται, πάντα "α" τους κoμπω"ovν , τό" βoη{}oVΝ οΙ Τούρκοι ' 425 - καΙ άί:λλοί τόν Χριστιανόν d" βoη{}ήσovν δαμινόν, i5στερα πνlγοvσί" τον μέ δVναμιν, μέ πονηριάν, μέ δσον ήμπορ0i5σιν, κα{}ώς τό εΙδες εΙς πολλούς, όπου τό έκάμα" τώρα f. 10r οΙ Τούρκοι τού έτάχ{}ησαν Ινα τό" βoη{}ήσOVΝ. 430 Όλlγα τόν ώφέλεσαν, ώς έδειξε τό τέλος. τάχα νά βoη{}ήσOVΝ, 'Έρχονταν γάρ έξωλογής 405 πιάσει [καΙ] τήν cf. 309/12 407 Άγγελοκάστιιιο καΙ [της] dφεντlας 412 [πολλα] καΙ πάντα 415 μεταχειιlζεται - prius hemist. hyperm. [τήν] αδελφήν 418 ., ipse scripsi 430 Όλlγ
Cap.
Ι, 29·30 :
A sservimento di Paolo Spata aί Turchi
251
glί sembro cosa molto vantaggίosa, perche precedentemente era stato conquistato Dragamesto: e tale conquista era stata operata con scale, dί notte, con un colpo dί mano, e dentro vi avevano 405 preso la Ι sorella di Paolo Spata (a. 1404/5) . 29.
-
La signoria di SFζuros ridotta all'impotenza.
Da questi due luoghi entrava ogni provvista dί Angelocastro, e dί tutta la sίgnοήa dί Sguros Bua. Appare evidente che, dopo la perdita della fonte di approvvigίonamento, i1 territοήο (di Sguros) 410 si ίmροveήra completamente e sara ήdοttο all'impotenza, / e (ί Tocco) , dato che sono potenti, conquisteranno i1 terήtoήο stesso, come del resto avvenne e come ί fatti hanno dimostrato. Per questo motivo essi si rallegrano molto e cercano, se possono, di conquistare i1 ήmanente terήtοήο. 11 figlio di Sguros, signor Paolo, 415 considerando questi fatti, / si adopera e si sottopone a ήscattare la sorella con doni, presenti e una forte somma. 30.
-
Asservimento άί Ρaοlο Spata aί Turchi.
Dopo aver ήscattatο la sorella, (paolo) si aggioga ai Turchi chiede a loro delle forze. Promise molte cose e grandi doni /; e chiese che un esercito venisse contro i1 duca: egli dίceva che 1i avrebbe introdotti ίη Leucade. :Ma ί Turchi sono gente astuta e quanto mai ma1vagίa e, come tutti testimoniano, tendono per natura 425 e per legge a combattere ί Cήstίanί e asservirli completamente. / Ε guai al CΉstiano che e aiutato dai Turchi ! Se ρήma 1i aiutano ίη un'inezia, dopo 1i so:ffocano con la forza, la malvagίta e con ognί mezzo a 10ro disposizione: come 10 constati con molti che 430 ora soggίogano. Ι Turchi, dunque, gli promisero di aiutarlo. Ι Ma gli gίovarono poco, come i1 ήsώtatο e venuto a dimostrare. Ven420
Τ
Ρ
e
403 De posteriori addictione Dragamesti cuidam ex :fillis Caroli ηοβ edocent acta: Sen Mix Rubr ιν c 13, Va1 ΛΑν 3145, 14 νι 1428. Hoc autem Chronica tacitum relinquit. § 30 Sen ΜίΧ Rubr ΙΙΙ c 164, Va1 ΑΑν 1 530 (vol. νι 24).
422 Chron Mor 3712 et a1.
252
Cronacα dei Tocco
έκόμπωναν, έτρωγαν τον, έστρέφονταν όπΕσω. ΜΕα φορα έκατέβηκεν dφέντης τής ΒλαχΕας, ' φουσσατο ΙΊιοσου-μπεκη ' - ' τον ε"λεγαν, και' με' βαρυν ώς χιλιάδες είκοσι παντέχω 8τι να ήτον ' ' J(.Il ' εις τον τοπον. ' ,ιιι-ελε, καμει και' πολλην ζημιαν •Αλλ' ό Θεος ήfJέλησεν το ριζικΟν τού δούκα, καΙ 'fJveav καΙ τον ποταμον μέγαν καταβασμέvoν ' έρρουσαν να περάσουσιν, έπνΕγησαν έξ αύτους. ,
435
•
§ 31. 440
445
450
f. 10" 455
-
,
,
Πέσ�μoν τοϊ) Γ�oσoό-μπεκη εΙς την B68�τζocν μέ Τοόρκοuς.
έδραμαν εΙς τον τόπον, αλλοι 8που έγλυσαν, καΙ εί� τήν Βόδιτζαν όμπρός έπεσεν τό φουσσατο · κοvρση έκάμαν όλιγά, 8τι τους ε Ιχαν νοήσει, μάλλον καΙ έτζακΕσαν τους κάπου εΙς μΕαν ακρην, έπήραν άλογά πολλά, έπΕασαν καΙ Τούρκους. '0 δούκας δέ ηύρέ{}ηκεν τότε εΙς το κυνήγι. 'ς την Βόδιτζαν &Πέσω, 'ΈφfJασεν καΙ έσέβηκεν καΙ τους πιασμένους Τούρκους. έσέβασαν καΙ τα αλογα Ώς ηκουσε ό Γιόσού-μπεκης πώς έπΕασεν τους Τούρκους, πολλα έχολομάνησεν, μεγάλως έλυπή{}η. •Εβλέποντας 8τι έχασεν τόσους έκ τον λαόν του, καΙ τΕποτα δέν κέρδεσεν, μάλλον καΙ έζημιώ{}η, τού δούκα έστειλε C1eXOVTa τους Τούρκους να τού στρέΨr/. φlλοι εΙς την ζωήν τους. καΙ να γενούν dχώριστοι μεγάλώς το έχάρη ' Ό δούκας ώς το ηκουσε μ6νον να έβγάλrι το κακον &πάνω έκ τον τόπον. &πέσω έκ το κάστρο ' ΕiJ{}Vς έκαβαλλΙκευσεν dρματωμΈVoς όμορφα C1στραπτεν καβαλλάρης ' έξάκουστον, ώρα ίον. φαρΙν έκαβαλλΙκευεν καΙ εlδαν τον οί Τούρκοι. 'Απέ το κάστρο έξέβηκεν, οι
§ 32. - 'Ένωσ�ς των Μο ocό.&εντων. 460
Ταύτα έκαβαλλΙκευσεν καΙ μέ όλΙγους αρχοντες,
καΙ έκε ίνος ό Γιοσούπης ' καΙ ήλfJαν να συντύχovν. .
448 ήκουσεν: quod 439 Ιροοσαν 438 {Jμβραv 437 dλλo {}εός metrus ηοη concedit 451 έκέρδεσεν 452 Τούρκους vd in margine destro exaratum; antea, mentis evagationis causa, pro Τούρκους Α. 459 οϊδιαν aliquid parum clarum scripserat
Cap.
Ι, 3 1-33: Ι
Tut'chi α Vodizza
253
nero ίη fretta come se volessero subito sostenerlo, (ma di fatto) 10 ingannarono, mangiaron!;> e tornarono indietro. 11 signore della V1achίa, si chiamava' Yusuf-beg, ' scese una volta con un forte 435 esercito: / credo che fossero circa ventimila uomini. Egli avrebbe recato anche gravi danni nella regione. Ma Dio volle la fortuna del duca; e ί Turchi trovarotio i1 fiume ίη gran piena: si spinsero per passare, e parte di essi a:ffogarono.
31 . - Yusuf-beg con i Turchi investe Vodizzα. Gli aΙtή , che si salvarono percorsero i1 terήtοήο e davantί a Vodizza l'esercito si attesto; fece poche incursioni perche (le truppe de1 duca) ne avevano intuito le mosse: anzi a un'ala (de1 ne mico) inflissero sconfitte prendetido molti cavalli e catturando anche 445 dei Turchί. Ι 11 duca ίη queΙΙΌra si trovava a caccia. Ne1 momento ίη cui giungeva a Vodizza entravano anche ί cavalli catturati e ί Turchi fatti Ρήgίοnίeή. Yftsuf-beg udito che (le truppe del duca) avevano catturato dei Turchi si adiro molto e ne ebbe un gran dolore. Ι 450 Visto che aveva perduto tanti de11a sua truppa, che ηοη aveva gua dagnato nulla, ma che anzi ci aveva ήmessο, mando dal duca un messo (con la proposta) che gli fossero restituiti ί Turchi fatti ρή gίοnίeή, contro ' un patto di inseparabi1e e perenne amicizia fra di 455 10ro. 11 duca, udita la proposta, la gradl molto: Ι s010 a togliere dal teπίtοήο quel Ρeήc010 ' (era un gran vantaggio l). Subito monto ' ίη sella e uscl da1 forte : , cavaliere armato magnificameιite, egli sp1endeva, e montava un cavallo famoso e bello. Uscl da11a citta della e ί Turchi 10 videro. 440
32. - Riunione dei due signori. 460
Α110ra, 'mοntό ίη seΙΙι;ι anche, Yftsuf. Con pochi ηόιήίni vennero al convegno. Ι due capi si appartarono e rimasero soli. S,i diedero 1a
-'--'-"-'--'----'- ---'-�---''-'''-�----'-- , ,----'-----'-'-�-
Ρ
437 Chron Mor 280
449 Chron Mor 119645
4 Chron Mor 873
254
465
Cronaca dei
Τocco
2 ' ·.QL.__ ΟΙ• .Ι.! υυΟ ι:;χωριστησαν μοναχοι, τους. οι• αυνΙΙΥιες •Απέ τά χέρια έπιάστησαν, άλλήλως avνTvxalvow ' δτι ήσαν καΙ οΙ δυο άπόκovτης καeδΙας ' άνδρειωμένοι, όπου DαeeiiJ , προτΙμησις δέν ήτον. § 33.
-
πως έΠΟ(Yjσlχν φLλ(lXν κlχΙ «γιXΠYjν ό 80όκιχς με τον ΓLοσοu μπεΚYjν, «<ρέντη της Βλιχχ(ιχς.
•Αγάπην έποιήσασιν, φιλΙαν πληρεστάτην ' τΟΟς πιασμένους Ιστρεψεν ' έδιέβη το φουσσατο. lJπρακτoς το καDόλοv. Ό Παυλος Σπάτας Ιμεινεν ΚαΙ άπαυτου τον άρχισεν ό δούκας κα{}εκάστ1j'1 470 συχνά <νά) τΟν ήπιλαλϋ, το κάστρο του κoυρσεVn, το 'Αγγελόκαστρον α-δτο μέ τψ' περιοχήν του, ώσότου το άνήλωσεν, έρήμαξεν τελεΙως. ΕΙς τόσον έκατήντησεν δτι έξάφηκάν το. •Σ τον Ναύπακτον έδιέβηκεν μετά τής φαμιλιας τον, 475 καΙ κάπου έάν Ιρχετον καΙ έδvνάμωνέ τον.
§ 34.
-
< πως ό 80όΚΙΧζ έ8υνιΧμωσεν.)
• Ο δούκας έδvνάμωσεν ' πάντοτε άνεβαΙνει εΙς άφεντΙαν δύναμις τής γi}ς καΙ τής {}αλάσσης. κάτιργον εΙχεν μέ-Υα, Γαλιόττες Ικαμαν πολλές, f. I l r όμοΙως καί άλλα πλεvτικά άλογα νά βαστάζουν. 480 ΚαΙ πάντοτε έκούρσευε καΙ πάντοτε έκέρδα ' άνDρώπoυς Ιπιανεν πολλους - έκ μέρος τής (}αλάσσης.
§ 35. - < πως ό ΣπιΧΤlΧζ ό ΜΟUΡ(Κ1jς &φ1jκεν τον Πιχuλον ΣπιΧτocν.) την φeόνεσι" την εΙχαν, ΚαΙ Ιδέ την γνώσι •Αλβανιτών, <καΙ) το πώς έχωρΙστηκαν οΙ δύο έξαδέλφοι · · ό Σπάτας ό Μοvelκης. τΟν Παυλον Σπάταν άφηκεν 485 •Ωσότου τΟν έξώρισεν ό δούκας ό άφέντης \ ' όμπeος " να το' άκονσ ' l1ς, τοπον του ηπηρεν τον, τον ,
464
δύο 465 dνδf/ιομέvος - Πf/οτ/μησ,., 467 [καl] τoVς 468 HatJAw δούκας καθεκ.] r5 δούκας r5 dφέντης, deinde, r5 df. deleto, καθεκάστην substituit Α. 470 σVΓχνα ιιι! ipse scripsi - t5πηλαλή 474 τl1παtJΚTOtι φαμιλlας 477 δύναμ,,, 479 ι!λα 481 έπ/ανειι 482 γνώσιν · 483 καΙ ipse addidi 469
r5
-
Cαp.
465
Ι, 33-34:
Cα,lo in pαce ,οί Turchi
255
mano e s'intrattennero a confabulare: che ambedue erano di cuore ardίmentoso Ι e ίη quanto a va10re ίο credo ηοη fosse possibί1e preferire l'uno all'altro.' 33.
-
ΡaΙΙο di pace e di amicizia /ra il duca e Υusu/-beg, signore della Vlachia.
Fecero pace e stήnserο perfetta amίcizia. 11 duca restitui ί Ρήgίο nίeή e l'esercito (di Vusuf-beg) si ήtirΟ. Paol0 Spata ήmase senza aver ottenuto assolutamente nu11a. Da allora ίΙ duca incomincio 470 a contrastarl0 spesso Ι sul suo terήtοήο e a compiere incursionί su11a sua fortezza, su Angelocastro stesso e dίntorni, finό a che ηοη 10 mίse a soqquadro e ηοη 10 devasto completamente. (11 caste11o) fu ήdοttο ίη talί condizionί da essere abbandonato. 475 (Paolo) con la famίglίa si trasfed a Naupatto, Ι pero qua1che volta tomava (ad Ange1ocastro) per ήattarΙ0. 34.
-
Il
duca si /ortifica sempre di piu.
11 duca si rafforzO. La potenza per mare e per teua sem pre si sviluppava: si costruivano molte ga1ee, c'era una grande nave e nel contempo altre imbarcazioni destinate al trasporto 480 di cavallί. Ι 11 duca compiva sempre incursioni e sempre ne traeva bottino; ne11e spedizioni per mare catturava moltί Ρήgίοnίeή. 35.
-
Muriki Spata abbanάona Ρaοlο Spata.
Ed ora ροηί mente alla mentalίta deglί A1banesi e a1 1oro modo ragionare; osserva ancora come fu che ί due cugίni si separarono 485 e Murikί Spata abbandono al suo destίno Paolo Spata. Ι Come e quando ί1 signor duca 10 incalzo e gli occupo ίΙ terήtοήο 10 sentirai di
Τ
§ 33 Sen Mix Ro 47 c 141, νώ ΔΑν 1285; Sen Mix Rubr ΠΙ 3t, . Val ΔΑV 1367; Sen Mix Ro 48 c 60-62t, νώ ΔΑV 1419 474 Sathas Ι 1 ; Reg Ven Thir 1052 1284 ; Jo Cart 266. 480 Sen Mix Rubr ΠΙ c 164, νώ ΔΑν 1530.
256
490
Cronaca
dei
Tocco
τόν τόπον του τού Παύλου, καΙ άφότου έπαράλαβεν ΚαΙ τώρα {}έλεις μάΟει ό κύρ ΜουρΕκης έμεινεν. αύτόν καΙ τήν γενεάν του. τό πού τόν έκατήντησαν 'Εμπρός τό {}έλω έξηγη{}ή · λεπτά νά τό άκoύσrις. § 36. - πω; �8ωκεν ό ποισλος Σπ<χτιχς τό Άί(ελ6κοιστρο των Τοόρκων.
Καί στρέφομαι νά σε είπώ περί τόν Παύλον Σπάτα, τόν τόπον (του) πώς έχασεν καΙ ήπηρε τον ό δούκας. Αύτός dπό τήν κάκηταν τήν εΙχεν εΙς τόν δούκα, τάζοντα νά τού δώσrι εΙς τόν BρανέζΗV έστειλεν μήνα τον έκδικήσΊJ. 495 τό Άγγελόκαστρον αύτό Ίδες τήν dπoτύφλωσιν τήν έχουν οΙ άνΟρώποι ' όπού ουκ έχουν πΕστι! τούς άσεβείς πιστεύουσιν, οΙ Τούρκοι νά βoηOήσovν Πούπετε ούκ ήκούσ{}ηκεν εΙ μή νά τόν κoμπώνovν. κανεΙν άφέντη χριστιανόν, Μπαράκον, τόν υ[όν του, 500 Ό δε Βρανέζης ώρ{}ωσε καΙ ήλΟεν εΙς τό κάστρο, καΙ με φουσσατον όλιγόν καΟώς τού τό έτάξασιν καΙ έπαράλαβέν το, καΙ συνταρχΕαν έβαλε Τούρκους καλούς ά.Πέσω, f. Ι Ι . καΙ κεφαλήν καΙ φύλαξιν καΙ έδυνάμωσέv το. 505 Αύτός ηύρηκεν άφορμήν φουσσατο έναι όλΕγον, " ' ταχα να• μασΊJ πλέον. ,J, Βλαχιαν και. εστραφηκεν ε 1ς Την , , § 37.
510
515
-
πως έΠΟ(1jσεν &γ<XΠ1jν μ.έ τοδς Τοόρκοuς.
Ό δούκας πάλε, ώς φρόνιμος καΙ πρακτικός εΙς ΙJλα, έσέβη με κανΕσχια τάχα νά δώσΊJ δώρα. Αύτοl, ώς εΙναι λεΙξουροι, τά πράγματα άγαπούσιν καΙ έχουν καΙ τήν δύναμιν, ουδέν τό διηγοϋνται, άγάπην τόν έποΕησαν εί τι κρατεί νά έΧΊJ ' εlρηνικά, άνενόχλητα μετ' αϋτους νά διαβάζΊJ. ΚαΙ έκόπασεν, έμούλωσεν ώς όφις εΙς τήν τρύπα, ΙJταν δε εϋΡΊJ τόν καιρόν, νά έξεβfj έκ τήν τρύπα ' έχ{}ρούς τούς έδικούς του. ώς όφις δάκνει, Οανατοί ΚτΙζει δε τά καστέλλια του, πάντα τά δυναμώνει ' φοβαται καΙ τρομάζει τους πολλά τούς Μουσουλμάνους.
490 μπeός § 36 τόv τoveκών 492 του ipse addidi 495 avτω - το et alibi. 502 τoVτο 506 Peaxlαv
490 μπeος 497 πΙστει 507 πάλαι
491 τον: τω 499 καvήν hic
Cap. Ι,
35-36:
Paolo cede A ngelocastro ai Turchi
257
presto, e (sentirai ancora) come Μυήki, dopo che i1 duca aveva conquistato ίΙ territorio di Paolo, rimase (senza reagire). Appren490 derai Ι com'e andata a finίre a Ιυί e alla sua famiglίa. Te 10 raccon tero subito, per fil0 e per segno. Ascolta, dunque. 36. - ΡαοΙο regala Angelocastro ai Turchi (a. 1406 c.) . Torno a parlare di Paolo Spata e a raccontare com'eglί per dette ίΙ suo territorio e come ί1 terήtοrίο stesso ίυ (ροί) preso dal duca. Costui per ίΙ rancore che portava verso ίΙ duca mando (υη 495 ambasciatore) a Vranezi (= Evrenos) promettendoglί di regalar glί / Angelocastro perche 10 vendicasse. Ma guarda la cecita degli uomini ! Hanno fede neglί uomini che fede ηοη hanno. Mai si e sentίto dire che i Turchi abbiano aiu500 tato un signore CΉstiano se ηοη per ingannarlo. Ι Vranezi (= Evre nos) diede ordini al figlio Baraq, i1 quale con un esiguo corpo venne e, secondo quanto gli era stato promesso, prese possesso (di Angelo castro), vi mise dentro approvvigίonamentί e una guarnigione di 505 bravi Turchi, (νί nomino) υη capo, (dispose) una guardia e rafforzo i1 1uogo. / Pero prese la scusa dell'esiguita della truppa per tornare ίη Vlachia onde reclutare un maggίor numero dί υomίηί. 37.
-
Il
duca Ια pace con i Turchi.
11 duca ροί, da uomo saggio e attivo ίη tutto, si reco dai Tur chi con cofani per offrίre dei doni. Essi, da gente avida, amanti 510 delle cose pratiche Ι e che hanno la virtiι di ηοη guardar troppo per i1 sotti1e, / fecero pace (con i1 patto) che ciascuno si tenesse i1 suo, e che (su11e questioni) egli pacificamente e tranquillamente si consu1tasse con 10ΤΟ. (11 duca) si calmo e se ne stette quieto come serpe ίη seno che, quando trova i1 momento buono, Ι esce dal 515 seno, morde e uccide ί suoi nemici. Restaura ί castelli · e 1i rafforza tutti: egli teme ed ha molta paura dei Musu1mani. Τ
§ 36 Sen Mix Ro 47 c 1 17-1 18, Va1 ΑΑν 1254 (ν 29) ; Reg Ven 494 Sen· mix R 47 c 1 17, Va1 ΑΑν 1254; Hist Turc Thir 1262 Zoras 36.,-15; 4910-10 500 Not Thess 14848' .
Ρ
17
491 Chron Mor 120 3174 490 cf. 183 να τό dκoύσυς cf 1. 486 498/9 cf. 422/9 504 Chron Mor 1421 507 Chron Mor 188 238 291 et a1. -
ΚΕΦ. Β'
§ 1.
-
''ΕτεΡ1J έξ�Ύ'YJσι� ' πως έβοuλεό&rjσotν νιΧ έπιΧροuν την Γλotρέντζotν.
Τώeα -θέλω να σέ εΙΠώ καί πεeΙ της Γλαebτζας, το πώς τούς ήλ{}εν eιζικΟν καΙ ήπήeασίν την τότε καΙ πάλιν τήν έστeέψαν. 520 τού πeΙγκιπος άπο σπα{}ιού Μετά ήμέeες όλιγές ήλ{}εν ό άδελφός του, ό -θαυμαστος καΙ ό λαμπeος ό κόντος Λεανάeδoς ' με γαλιόττα lμοeψη, καλά άeματωμέ'Pη, • ς το νησΙν έγvelζετον αύτος της Ίακώι-θου, 525 καΙ ήλ{}εν καΙ έσκάλωσε εΙς την ΆγΙαν MaVeav. •Εξέβην καΙ έδέχ{}η ταν δούκας ό άδελφός του ' γλυκέα τον έφίλει. σφικτα τον έπεeίλαβεν, f. 12·
§ 2.
-
ΠερΙ πως �π1jρotν βοuλ�ν νιΧ κοuρσέψοuν την Γλotρέντζot.
'Εκεί βουλη., ήπήeασιν οΙ δύο άφοτέeως. « �o τού Μοveέως πeΙγκιπας, Άσάνης Zαχαelας, . πάντα ζημία μας κάμνει · 530 έχ{}eός μας [ναι δυνατός, καΙ έκατέλυσέν τα. καΙ τά νησΙα έΚoVeσεψεν ΚαΙ τώeα δπov Ιχομεν φουσσατο eογεvμένο καΙ πλευτικα καί κάτιeγα, δύναμιν της -θαλάσσοv, oIJ πeέπει να κα-θώμε{}α καΙ ό καιeος νά TeiXrJ · 535 άμη l1ς δοκιμάσωμεν έτούτον τΟν έχ{}eόν μας. Τώea ήστέκει άμέeιμνος ' έδα [ναι ό καιeός μας » . δπου εΙχαν εΙς βουλήν τονς, Τούς ι!eχoντας έσύναξεν, το πώς -θέλovv ποιήσει. καΙ την βουλη., έκάμασιν έτοϋτο να ποιήσουν. ΟΙ πάντες γαe άπόκοψαν 540 Τού πeΙγκιπα ήταν το σκαμνί ή χώeα ή Γλαebτζα, . καl στυπτικος ό τόπος, · καΙ ώς ήταν (πολύ) βαeικoς § 1 . lτeeoa 519 ma1im 527 σφ,κτότη, metrwn cf. 529 et lex.
την: τι
523 μεγdλ, ιΖτα 526 ό δούκα, § 2 βovλη Γλαeέr,α 540 πe{γκιπος contra 541 πολύ ipse per pedem οοαιαι -
CAP.
ΙΙ
Conquista e spoliazione di Clarenza.
1.
-
ΑΙΙΥΟ racconto. - (Carlo e Leonardo) deliberano di conquistare Clarenza (estate 1407).
Ora vog1io raccontarti anche 1'impresa d.ί C1arenza : come (ί 520 frate11i) ebbero allora la ventura d.ί toglίerla, combattendo, Ι al ρriη cipe e ροί d.ί restίtώrΙa. Dopo pochί giorni (da11'u1timo fatto naπatο?) si reco (da Carlo) ilfrate11o, ί1 mirabile e illustre conte Leonardo. Con una galea bella e bene armata eg1i si diresse per 1'isola d.ί 525 Zante e quindi' venne e fece scal0 a Saiita Maura. 11 duca suo frateUo uscl ' per riceverlo: 10' abbraccio fortemente e 10 bacio con tenerezza. 2.
-
Com:e che deliberarono l'incursione su CΙarenza.
Α Santa Maura ί due fratel1i presero concordemente una decisione. « 11 principe di Morea, Asan Zaccaria, Ι e υη nostro potente nemico e ci fa sempre del dauno : ha compiuto incursioni suUe nostre isole e le ha saccheggiate. Ora che ' abbiamo assoldato de11e forze armate e d.ίsponiamo di 'un naviglio e di una forza marittima, ηοη dobbiamo stare con le mani ίηΌ mano e lasciare che ίΙ tempo passi, 535 Ι ma piuttosto provare questo nostro nemico. Ιη questo momento egli se ne sta spensierato e ,tranqui110 : questa e 1a volta nostra ». (11 duca) raccolse illora gli uomirii, che facevano parte de1 consiglίo, e concordarono come avrebbero condotto 1'azione. Tutti stabilίrono 540 di agire ίη questo modo: Ι C1arenza era la sede del principe, ma poiche il luogo era molto umido e angusto, egli trascorreva l'estate 530
Τ
" Ό,
Ρ
520 Sen Mix Ro 47 c 518 Paneg Man 195 10 Delatte 47 208 524 IιXχuν.&o; Delatte 207 31 Kretschmer, Portolane 170, νa1 ΑΑV 1321 525 Άγ. Μα:όρα: Kretschmer, Portolane 314 529 Ann Ven 315 182; Laon Cha1c ΙΙ 18 17"18 : . 530 Sen Mix Ro 47 c 1 24, νa1 ΛΑV 1263 1264; Reg Ven Thir 1273. 531 Notes ]orga ΙΙ 98-99 519 Chron Mor 3692
525 Chron Mor 1400
260
Cronαcα dei Tocco
το καλοκαlρι έδιάβαζεν έκ τά άλλα του τά κάστρη έκ τους έξωχωρίτες · καΙ εΙς την χώραν αφηκεν καΙ ήστεκαν έφύλαγαν lJλον το καλοκαlρι. § 3.
-
Βοuλ� να κλέψοuν την Γλιχρέντζιχν.
•Ετούτοι
έβoυλεύDησαν διαvvχffoV νά ύπασιν καΙ σκάλες νά βαστάζουν, μέ πΛΕVτικά, μέ κάτιργα καΙ dv τ6ΧΏ νά την κλέψουσιν εύκολα τους έβόΜι. έποlησαν άρμάτα ΕΙς τoVτoν έδιώρffωσαν · ρωμα{ους καΙ άλβανΙτας, μέ στρατιώτες, αρχοντες 550 καΙ τζακρατ6ρους έκΜκτ06ς, καλά δοκιμασμένους. 'Άλλα τρΙα άρμάτωσαν γαλιόττες, πριγαντ{νια. •ΕκΙνησαν έδιάβηκαν deffd εΙς την Γλαρέντζαν. f. 12v την v6κταν έσχαλώσασιν πλησΙον της Γλαρέντζας καΙ εΙς την γην έρρΙξασιν άνffρώπους έπιδέξιους, 555 εΙς μύλον, δπου ήξευραν, νά πιάσουσιν άνffρώπους καΙ γλώσσαν νά ήπάρουσιν τΙς εΙναι εΙς την χώραν. 545
§ 4.
-
πως τοος έν6'φιχν δτιχν mjpιxv κιχΙ έσκώ-ωσιχν.
ΚαΙ ΒΙς την γijv lJπου έρρΙξασιν έμπλάκησαν μέ άλλους, όπου ευρέ{}ησαν έκεί πλησΙον της ffαλάσσου. ήκ06σDη εΙς τήν χώραν, φωνη έγίνη δmιατή, 560 lJτι άρμάτα δυνατη lπεσεν εΙς τήν πόρταν. Τέως έτούτοι έπΙασαν (ναν άπο έκεΙνους · "ς το κάτιργον τον ήφεραν καΙ έρωτήσασΙν τον. Άλήffειαν έμολόγησεν, κα{}ιhς έφάνη υστερου · εΙπεν δτι « ό πρΙγκιπος "ς τον "Άγιον ΉλΙα !ναι · 565 αυτού ουδ' εν" εύρΙσκετε . μόνον ό καπετανος Ιχει, καΙ έκ τά έξέχωρα, όλΙγovς διά βtγλα · άμη φουσσατο διά όχλησιν oiJδέν ευρΙσκεις 'δ' ένα 1). 542 καλοκαleιν § 3 ylaeέTCa 545 διάνηχ1Jοv cf. Υ. 274 0 548 τoVτotι 552 Γλαeέτζα posthac hac forma plerumque utetur Α quae in appendice critica siletur. 553 Ισχαλολόσααιν 554 Ιelξασιν 556 τlς: τη, 563 [την] άλή1Jειαν 564 πe{γκurο, sic 565 oίJδέν eVe{σκoτaI. sed cf. Υ. 567 567 Νέ .•
Cap. Π, 1-13: Conquista di Clarenza
261
ίη altri suoi castelli, affidando la citta a forestieri, ί quali vi sta vano e la custodivano per tutta l'estate. 3. 545
550
555
-
Deliberazione di operare un colpo di mano su Clarenza.
Essi deliberarono di mettersi ίη viaggio di notte con ί natanti, e di portare le scale perche, se si prospettasse i1 caso di occuparla, ne avessero agevole possibilita. Disposero le cose secondo la bisogna: costituirono corpi formati di stradioti greci e albanesi, Ι di balestrieri scelti e bene esperti. Armarono a1tre tre galee e brigantini. Partirono e si diressero direttamente per C1arenza. Fecero scalo di notte nei pressi di C1arenza e sbarcarono a terra uomίnί destri, Ι nei pressi di un mu1ino, dove sapevano che avrebbero catturato persone da11e quali infor marsi chί ci fosse ίη citta. 4.
-
Come furono informati alΙο sbarco.
Come scesero a terra s'jmbatterono ίη a1cuni che si trovarono vicino al mare. νί ίη un gran vociare che si senti ne11a citta (e 560 che fece sapere che) Ι un forte corpo armato piombava al1a porta. Ιη breve, (le truppe) catturarono uno (degli uomίni incontrati), 10 portarono sulla nave e 10 interrogarono. Egli confesso ί1 vero, cosi 565 come risulto dopo : disse che i1 princίpe era a SantΈιia, Ι che 11 (a C1arenza) ηοη si trovava nessuno; s010 che ί1 capitano aveva, e per gίunta fra gente importata, pochi uominί addetti al servizio di vedetta, ma di truppe da combattimento ηοη se ne sarebbe trovata nemmeno una. .
Τ
553 Kretschmer, Portolane 316 406 507
Ρ
550 Chron Mor 7840
Cronaca dei Tocco .
262
§ 5.
-
πως Ιν6Τ)σεν � χώριχ την &ρμιχτιχ.
έτούτην την άeμάτα, �H χώρα ώς την ένόησεν ό.ρχισαν Ικαμναν φανoVς να ήκoυσ&f'j εΙς τόν τόπον, μη [βγουν καΙ κουρσεύσουν 570 λαός τάχα να τους aspfj, - καΙ ούκ ήλπιζαν οΙ ι'1τυχοι Οτι τους {}έλοm, πάρει κα{}ο6 καl τ�υς �πηραν ��. ι'1σχημα καΙ παράλογα, τα τυχερα τΕς δύναται ποσώς να τα μετρήσυ; "Ανόλπιστα γαρ πράγματα Ιρχονται εΙς τόν κόσμον ' Οη του {}έλουν Ιρ{}ει 575 Οτι dp &Sλπιζεν κανεΙς ε11χολα να έσφάζετον άτός του μοναχός του. •Αλλά ή φύσις έλεει"η Ολα τά υπομένει. ΚαΙ ι'1κουσον τ! έγΕνετον' καΙ ήπήρασιν τ1}ν χώραν f. 13· έκεΙνην την περΕφουμψ, την {}αυμαστην Γλαρέντζα. ώς είδασιν το πράγμα, 580 � Ο κόντος καΙ οΕ ό.ρχοντες την ή{}ελαν νά κάμουν, πώς dστοχή{}ην ή δουλειά, το τΙ (}έλοvν 1tόιήσει. ' βουλην ήπήρασιν όμου νά δράμουν 'ς την BoστEτ�α.ν, "Άλλοι [λεγαν νά υπάν, καΙ πάλιν l1λλoι Ιλεγαν "ς τόν Ποντικόν νά υπάσι". 585 Θέλημαν ήτον του Θ'εου, άπόκοψαν τά δύο. " ΚαΙ έκαρτέρησαν έκεί. Έπλάτυνεν ή μέρα, καΙ μέσα εΙς τά Δlπvργα, πλησΙο εΙς το μπορlο, μΕα γαλιόττα Ιμορφη ήτον έΚεί 'ραγμένη. Εις αδτο έκαρτέρησαν, Οπως νά την έπάρουν το μπόριον νά κουρσέψουν. 590 καΕ, dp τoVς lλDn εύκολα, '
§ 6 πως Ιmjρεν την γΙΧλt6ττιχ το;) ΠΡ(Υκtπιχ. 'Αλλά dλλov ήλ{}8 έκ τόν Θεόν ' ξένΟ11, φρικτόν καΙ μiγα πράγμα δπoV έγΙνετον ' μεγάλως νά {}αυμάσ-nς. "Αφου γαρ έξημέρωσεν, έπλάτυνεν ή μέρα, οΙ πάντες άeματώ{}ησαν, μικρο! τε καΙ μεγάλοι, ό.ρχισα'Ρ νά έβγαΕνουν. 595 καΙ εΙς την γην έσ!μωσαν, ΚαΙ σκάλαν Ιρριξαν εΜ}ύς, ' ήπηραν την γαλίόττα. 571 έπd!Jη 573 πώ, σό, 574 κόσμον: τόποιι antea scripserat deinde delevit 575 dvdAπeCw 581 ήθελα 580 01δασιν 585 dπόΚOΨαν [καΙ] τα ΔVo 590 να Κ01J(}σeφ01W: ιια κάμψ01W Α. antea , ., . 591 ήλθεν scripserat Α.
Cap. Π,
5.
-
1-13:
Conquista di Clarenza
263
La citta e informata άεΙΙa presenza άεΙΙε truppe.
Ι cittadini, appena appresero che delle truppe armate si appressavano, incominciarono ad accendere dei fuochi perche la 570 notizia si diffondesse ne1 territorio, perche i1 ρορο10 accouesse subito ed impedisse (agl'invasori) i1 saccheggio. Ε ηοη pensavano mai, ί disgraziati, che gli assalitori si sarebbero ίmΡaΛrοnίtί di 10ΤΟ ίη manίera crudele e bruta1e, come ροί rea1mente s'impadronίrono. Chi ρηο mai ponderare gli eventi fortunosi del destino? Nella vita 575 avvengono cose impreviste: / l'uomo se prevedesse che esse gli deb bono capitare, facilmente da se si toglierebbe la vita. Ma la compas sionevole natuι:a sopporta tutto ! Ascolta, dunque, come avvenne che (le truppe) occuparono la citta, la famosa e meravigliosa 580 C1arenza. / Ι1 conte e ί vari capi, come videro che (la sorpresa) dell' azione che volevano compiere ηοη era riuscita, si consigliarono su1 da fare. A1cuni dicevano di iuompere su Vostizza, altri invece 585 di dirigersi su Pontico. / Dio volle che tutte e due le proposte fossero scartate. Quindi aspettarono li. Quando si fece giomo videro che fra ί Dipyrga, vicino al piazzale de1 mercato, vi era ormeggiata una bella galea. A questo punto attesero di impadro590 nίrsene, / col proposito, qualora l'impresa si presentasse faci1e, di saccheggiare anche i1 piazza1e de1 mercato.
6.
-
Occupazione άεΙΙa galea άεΙ principe.
Ma dio dispose che · avvenίsse un a1tro fatto: fatto straordi nario, impressionante e grande di cui ti meraviglierai assai. Dopo 595 che si fece giomo, tutti, truppa e capi, si armarono, / si avvici narono a teπa e incominciarono a discendere (dalle navi) . Subito posero : la sca1a e s'impossessarono de11a ga1ea (de1 principe). Τ 583 Βοστ[τCa De Martoni 660 . De1att� 2 1 3 j . . Ρ.
-
De1atte 2 1 1 1011
. 586 Achill 458 Chron Mor 1055 Ph10r Platz 634/5 Ph10r Platz 634/5 592 cfr. v. 2 593 Chron Mor 1055
586 Achill Achill 458
264
Cronaca dei Τdcco
§ 7. - <πως έσέβ'YjσOtν εΙς την πόρτOtν της ΓλOtρέντζOtς.) Στρατιώτες, aρχoντόπoυλα μάλλον καΙ τζακρατόροι, τό μπόριον νά κουρσέψουν, σκοπώντας καΙ έλπΙζοντας 'ς τά κάτιργα νά σέβουν, καΙ πάλιν νά επιστραφούν, Ι , \ , , " , , ομοιως. ' το, ριζικον 600 - και ι'δες την τυχην τι εκαμεν, είς τού γιαλού την πόρταν, έκείνοι, όπού έξέβησαν προς αύτους νά έξέβrι ούδέν έβλέπουσιν κανεΙν ώς [ναι συνηθεΙα, f. 13v εΙς όχλησιν, εΙς πόλεμον, ό καθεεΙς νά πολεμi'j. εΙς τά ρούχα του &Πάνω ' ' , , .), αυτοι '�ιι., , \ εκρυψυ ' 605 αμ,ι , έσω ε1ς την απ χωραν. ,ισαν Νά εlπoύμεν την &λήθειαν, πράγματα τάδε ήσαν. τά τεΙχη της της χώρας •Ετούτοι ώς έβλέπουσιν • ς την ρΙζαν άκκουμπlζουν ' καΙ εύκαιρα καΙ μοναχά, dλλoι πάλι έσέβησαν • ς την πόρταν &ποκάτω ' τες σκάλες νά έβγάλουν 610 φωνην έσύραν δυνατη &πέσω έκ τά κάτιργα, ' ς τούς τοlχους νά τες φέρoυν� ΚαΙ την φωνην ώς ήκουσεν ό κόντος Λεονάρδος, άτός του εύθύς έξέβηκεν, Ιβγαλεν καΙ τες σκάλες. , , J:n ' . , ακκουμπισε ' τοιχους 'Σ τους τες ' ut:χισαν και' σεβαινουν. 615 'Εξωλογης άνέβηκαν, καΙ έκόπηκεν ή σκάλα ' οΙ άλλοι πάλε μάχονται την πόρταν νά τζακΙσουν. �
§ 8. - πως έτζ&'κtσεν την πόρτOtν.
620
625
'Άτζιαν κρατεί εΙς το χέριν του ό κόντος Λεονάρδος καΙ παρευθύς &πήδησεν καΙ τρέχει εΙς την πόρταν, καΙ μέ την άτζια έτζάκισεν τά σΙδηρα της πόρτας ' tτρΙμωσεν, έσέβηκεν άτός του ό άφέντης καί δλο το φovσσάτο του μέσα εΙς την Γλαρέντζαν. ΚαΙ τά σπαθΙα έσυραν, λάμπουν τά άρματά τους, τρουμπέττα εύθύς έλάλησαν, οργανα, άνακαράδες, μέ τά αeματα, μέ τά σπαθιά καΙ έκαμαν μέγαν φόβον. οι άνθρωποι τους έβλεπαν, έκείνοι έκ την χώραν, έπάνταχαν έκ το σπαθί δλους τους θέλουν κόψει, 597 τζακρατόρovς 598 σκοπόντας καΙ έλπlζ01lτας cf. v. 84 604 ό κ. : ούκαθεοlς 606 τάδες 608 dκοvμπ. sic et al. cf. lex 613 dΤoVς τov 616 πόρτζαν 619 ιΙτζιαν έτζάκισαν 623 τρovμπέτα 626 έπάvrαχαv sic cf. έδmιάσταυαv 1 186
Cαp. Π,
7.
-
1-13:
Conquistα di Clαrenzα
265
Arrivo alla porta di Clarenza.
Ι soldati, ί cadettί e soprattutto i baΙestήeή νedono e sperano di saccheggiare 10 spiazzale del mercato, e quindi di tornare indietro 600 per ήsa1ire su11e Mνi. Ι Ε guarda un ρο' la sorte, ma anche la for tuna, che ti νiene a combinare ! Coloro che scesero al lίmite della spiaggia notarono che nessuno era uscito per affrontarlί e fermarlί, come sarebbe stato naturale, ne alcuno a combattere per ί pro605 pri beni; Ι piuttosto (glί abitantί di C1arenza) si nascosero dentro la citta. Per dίre ί1 νero le cose staνano ίη questa maniera. Glί inνasori, νisto che le mura della citta erano accessibilί e sguarnite, si accostarono alle basi (delle mura stesse) ; aΙtή ροί si accostarono 610 :fi.n sotto la porta, e Ι con νoce a1ta chίesero (ai compagni) che dalle naνi scaήcasserο le scale e le portassero sotto le mura. Ι1 conte Leonardo, udito ίΙ gήdο, scese lui stesso e fece portare le scale. Le ' appoggio alle mura e incominciarono ad entrare. Ι 615 Salίrono con decisione, ma la scala si ruppe mentre glί aΙtή com batteνano per sfondare la porta. 8.
-
Sjonda1nento della porta.
Ι1 conte Leonardo tiene ίη mano l'ascia e subito ba1za e corre alla porta, e con l'ascia ne manda ίη pezzi la spranga dί ferro. Ι La 620 sfondo e ί1 signore stesso e . tutte le truppe entrarono ίη C1arenza. Sguainano le spade, le 10ro armi luccicano, suonano subito le trombe (e glί aΙtή strumentί dί ήchίamο) : tutto questo ίη uno 625 con le armi e le spade seminarono una gran paura. Ι Glί uominί della citta quando 1ί νidero pensaνano che 1ί νoleνano passare tutti
Ρ
594 Chron Mor 35 14 620/1 Chron Mor 861 5
Belth Chrys 1327
610 Chron Mor 1784
266
Cronαcα dei Tocco
άλλΟ & Θεός ήΟοέλησεν l1.ν{}ρωπος δεν έβλάβη. Παντράν τόν ώνομάζαν, Ό καπετάνιος τους αύτός, f. 14 r 8που ήτον εΙς τήν πόρταν, είς πύργον κl1.τι άνέβηκεν, 630 ώσότου τού ώμώσασιν καΙ έκατηβασάν τον. § 9.
. 635
640
-
πως έποφιΧλαβαν τον πόΡΥ (ον) καΙ την χώραν.
ΚαΙ άπαυτού ήπηρασιν τόν πύργον καΙ τήν χώρα", τές πόρτες Ικλειδώσασιν, ήπηραν τά κλειδ(α φύλαξιν τζακρατόρους, καΙ είς τόν πύργον lβαλαν &μοlως καΙ έκ τά τεlχια τριγύρου νά φυλάγουν. Ό κόντος δέ άνέβηκεν εΙς τό παλάτι άπάνου ρωμαίοΙ καΙ άλβανίται. καΙ μετ' αύτόν οΕ l1.ρχoντες Χαlρονται καΙ άγάλλονται μέσα εΙς τό παλάτι ' διά νά τές Οοεωρούσιν, ' 'ς τές κάμαρες Ισέβησαν καλά διωρΟοωμένες. δτι ήσαν όμορφες πολλά, •ς τόν δούκα τόν άφέντη. Σvγχαραραlους lστειλαν § 10.
-
πως έπαρ&λαβαν τιΧ πρ&γματα καΙ τιΧ όσΠ(ΤLα.
οΕ στρατιώται δλοι ΚαΙ άπαυτού tκlνησαν . , . έχουσιν καΙ να" τα περιοριlΙζουν ' τα, οσπιτια να, ανατρ & καD-εεlς, ώς lφ{}ασε, l1πλωσε καΙ Ιπιάσεν τά πράγματα νά έπάρουσιν, τά σπlτια νά κρατούσιν. 645 Ό κόντος, ώς τό 1jκουσε, μεγάλως έλυπη{}η καΙ παραγγέλλει, διαλαλεί κανεΙς νά μή τολμησn έΙς σπlτιν πούπετε τινός άδέξιον νά ποιησn. 'Η χώρα ήτον lμορφη, τά σπlτια πλουτισμένα, l1.ρχoντες εΖχεν δυνατούς, πλούσιους ύπερμέτρου, 650 πραγματεvΤOOες πλούσιους, μεγάλους καΙ tντlμους. τά πράγματα, τά πλούτη, Tl, δύναται νά έξηγη-θf'j τά ρούχα, τά φορέματα της χώρας της Γλαρέντζας; f.14Y τά κάστρη τού Μορέως Έκ τά lμορφα καΙ τά καλά εΖχε καΙ ή Γλαρέντζα όνομα εΙς τόν καιρόν Ικείνον. 655 Ώς εlδαν τά πλούτη ή στρατειά, τά πράγματα, τά eoiJxa εΖχαν καΙ τήν Οορασύτητα, διότι τήν ήπηραν καΙ ήσαν φυσιωμένοιν. άπό σπαD-wυ, μέ πόλεμον § 9 πύργ mutila margo invidet litteras 631 απα1JΤΟV καίι; 637 καleιnrrαι 640 uvxαeαealotιI: 641 έκύνησαν · 649/50 πλούσιος 654 ήχη έκείνων 657 φvσιωμhην -
632 τει;: 643 ώς: 6ι;
Cap. Π,
1-13:
Conquista di Clarenza
267
a fil di spada, ma Dio volle che nessuno trasse nocumento. I1 10ro capitano, che si chiamava Pandra, era sa1ito su una tone che 630 sovrastava la porta e vi stette Ι fino a quando ηοη glί gίurarono (che ηοη gli avrebbero fatto nu11a) e 10 fecero scendere. 9.
-
Presa di possesso della torre e della citta.
Qώndi presero possesso della torre e de11a citta; chiusero 1e porte e ήtίrarοnο le chiavi; sulla torre posero una guardia di 635 baΙestήeή ίn modo da vigi1are intorno dalle mura. { I1 conte e con 1ui glί uomini greci e a1banesi salirono al pa1azzo (de1 pήncipe). La si compiacciono · e si rallegrano: entrano ne11e camere per 640 vederle, dato che erano m01to belle e bene arredate. Ι Essi manda rono dei messi che recassero 1a buona novella al signor duca. 10.
-
Razzia di oggetti e occupazione delle case.
Quindi tutti gli stradioti incominciarono a circondare 1e case e irrompere dentro esse. Appena arήvatί spianarono tutto, presero a 645 impossessarsi deglί oggetti e occupare 1e case. / Ι1 conte quando 10 venne a sapere si add010ro molto e informo con apposito bando che nessuno osasse commettere a1cun torto ne11a casa di chiunque fosse. La citta era bella ed aveva 1e case opu1ente; c'erano cittadini 650 potenti e straοrdίnaήamente facoltosi, / negozianti ήcchi, doviziosi e stimati. Chi puo descήνere glί oggettί, le ήcchezΖe, 1e stoffe e glί abitί de1la citta di C1arenza? Questa ίη quei tempi aveva 1a fama 655 di essere fra 1e pίiι be11e fortezze della Morea. Ι Le truppe, quando videro le ήcchezΖe, gli oggetti e le stoffe, si comportarono con tracotanza: dato che avevano cοηqώstatο 1a citta con la spada ίη pugno e combattendo, erano · anoganti.
c
Τ
§ 9 Sen Mix Ro 47
Ρ
656 Cbxon �or 1675 2045
170, νώ ΑΑν 132 1 .
Cronaca dei Tocco
268
§ 11.
-
πως έ8LιχγούμLσεv την χώριχν τό φουσσα.το.
'Άρχισαν έτζακlσασιν τα σπlτια, τα σεντούκια. όργlζεται εΙς αi5τους, Κ6ντος πολλα χολομανεί, 660 άλλα ποσώς ούκ έμπορεί Ινα τους περικ6Ψr/. μικροΙ τε καΙ μεγάλοι, Κοινή βουλη τόν άρχισεν, καΙ ποίον fJέλει άπαντ� καΙ ποίον fJέλει διώχνει. 'Άκων καΙ μη βουλ6μενος άφήκεν τους, καΙ κάμνουν " " ' !! •Ο κα'υ �ΙΙεεις " ως βου'λεται εις το σπιτι υπου επιασεν. 665 'Ώ κρίμα, δπου έγlνετον ' έδέ σ.μαρτlα μεγάλη ' εΙς τίτοιαν χώραν fJαυμαστην έρήμαξάν την οi)τως ! •Εκούρσευσαν, άνήλωσαν, έρήμαξαν τελεlως. Ού δύναμαι να σέ είπώ τό τ' κακόν έγίνη ' τα πράγματα, τους {}ησαυρούς, έγκόσμια τα ήπήραν. 670 ΠολλοΙ άπό τ6τε έπλούτισαν καΙ εΙναι πλουτισμένοι. § 12. - <πως ό 80ύκιχς έβουλ�.&1Jκεv νά: δπιΧϊn ε�ς την Γλιχρέντζιχν.) δούκας έβουλή{}ηκε να υπάrι έκεί άτός του, καΙ ό.ρχισεν καΙ άπερν� τα άλογα τής στρατεlας. , , • ΕνfJύμησιν εΙχε έκ παντός εκε ι να" κατoικησrι τόν πρlγκιπα να μάχεται, εi5χολα να τόν χάλνα. •Αλλα ή τύχης καΙ ριζικόν άλλα καΙ άλλα φέρει άν6λπιστα καΙ fJαυμαστά. Μ6νον Θεός τα έξεύρει. Ό
675
§ 13. πως οό8έν δπΎjγεν εΙς την Γλιχρέντζιχν δ 80ύκιχς. ΚαΙ ώς έμαfJε, έδιαγούμισεν
την χώραν τό φουσσατο
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
2
/01. desunt
659 [σΊ κόντος : ό per metrum expunxi 662 διώyχv: sic hic et alibi 664 ώς: lJς 669 lκόσμια. 671 έβσvλήfJηκεv αήπαΕ έκεί 673 εΙχεν 674 έχάλνα 675 τύχεις v. ρ. 179 - [Τό]ριζ. contra metrum expunxi 677 hemist. prius duabus syll. abundat: Ιμαθε [πώς] διαΥούμ. - Cod. muti1us duobus caret foliis. cf. Proleg. ρ. 155, idest saltem centum versibus Ρ
, ι
Erot Β 2280
Cαp. Π, 1-13: Conquista di Clarenzα
11.
-
269
Le truppe fαn mαn bαssα delle ricchezze dellα citta.
Le truppe incominciarono a devastare case e cassapanche.
660
conte molto si adira e monta ίη bestίa contro di loro,
11
Ι ma ηοη ήesce
affatto a fermarle. Un'assemblea, formata di uomini di truppa e di capi, si costitui: essa vuole avversare l'uno e bandire l'altro, ma volente ο nolente (i1 conte) lascio che ognuno nella casa occupata
665
facesse quel che voleva.
Ι
Quale danno fu commesso, quale grande
delitto a saccheggiare una simile maravigliosa citta! La misero a sacco, ·la devastarono, la ridussero nella desolazione. Νοη posso raccontarti quanto danno fu commesso: le truppe arraffarono
670
oggettί, tesori e gioie.
Ι Molti da allora si arήcchirοηο e sono tuttora
ricchi.
12 - ΙΙ ducα εδδε vogliα di αndαre α Clαrenzα. ..
11
duca voleva andare Ιυί stesso a Clarenza e aveva incomin
ciato a mandare ί cavalli delle truppe. Aveva ίη proposito
675
di
sta
bilirsi del tutto la per combattere i1 ΡήηciΡe ed eliminarlo faci1mente. Ι Ma la sorte ora porta una cosa e ora porta un'altra ίη
maniera insperata e mirabί1e. Ma (sorte e fortuna) solo Dio le conosce (febb.-marz.
1408).
13. - Come fu che il ducα non si recCJ α Clarenzα. Com'egli seppe che le truppe avevano fatto man bassa della
citta* *** ** *** *************************** ***************************************
(mancano 2 jogli)
§ 13 Sen Mix Ro 47 c 170, Val ΔΑν 132 1; Sathas ΙΙ 193-194; Reg. Ven Thir 1295; De ante factis et expectationibus Venetiarum Secr. Ro Ι, 1401-1404, c 80, Sathas Ι 2-4.
Ρ
658 Chron Mor 7059/60 Platz 248
665
Chron Mor 156 1245 7849
Phlor
ΚΕΦ. Γ'
<Λtιχ.πλα:ι:οσμός εΙς 'Cην Σ'Csρsaν 'Cής άρχ.ής 'Cών Τ6κκων.) @ά.νιχ.'Cος 'Coo Σιο6ροο Σπά.'Cιχ. κιx.� 'Coo Ήσιχ.ο6. § 1.
-
<Συμπλοκή μέ τοδι; Το6ρκουι; κ�ι πωι; ένΙΚ'Y)σ�ν οΙ &ρχοντει; τοσ 806κ�.>
*********************************
f.
το πeαγμα πώς lγΙνη. καί l1eχισεν νά τον εeωτij. Λεπτά το έξηγή{}ηκεν, άλλά καΙ ήκουσέν το. 680 ''Ηφεeαν καί η}ν κεφαλήν, τούς Τούeκοvς ΤoVς πιασμένovς. Xαeάν έκάμασι πολλήν, κανείς μηδέν έeώτα. νά έξαγοeαστουσιν. Τούς Τούeκοvς έφvλάκισαν έ Πeάγματα δωσαν πολλά, ώστε νά έξεβουσιν.
82r
πωι; �mjp�v τέι; λ�κινΙει; τοσ ΜουρΙκ'Υ) ΣπιXτ�. "έ καμαν άλλο κέeδος, Μετά ημέeες όλιγές 685 μέγαν, πολύν καί εύχολον. "Ακovσον νά το μάfJrjς. πλησΙον της {}αλάσσου. *Η "Αeτα εΙχεν λακινιές Σκοπον 0-6κ είχασΙ ποτε κανείς νά τά έπάeυ. Άπό τήν {}άλασσαν τΙς ήλπιζεν lJτι νά τά έπάeoυνί δύο μικeά πλησΙον. 'Εκεί νησΙα ηύelσκονται 690 •EτoVτoι εΙχαν πλευτικά l1λογα νά βαστάζουν. Τψ στeατιωτες 'Ε..! .J.. . 'JIVΚTav ' φυeτωσαν τα\ πλεvτικα\ τά άλογα νά δeάξοvv, καΙ εΙς τήν γην τούς έβγαλαν εκεί εΙς τά νησόπovλα μέσα νά τά σεβάσουν ' κολύμπου τά σεβάζουσιν lJσον σαtττας σύeμα εύκολα μέ τές βάeκες. 695 καΙ άπαυτου τά κουβαλοϋν Τις λακινlες ήπηeαν ΟΠτως γάe έκατώe{}ωσεν. § 2�
-
.
678-823 Textum, contentum in follis a1io disiectis, in SUum locum. restituimus, cf. Proleg. ρ. 155 687 Σσκοπόν τά νά 688 hemist. prius duabus syll. abundat 692 dλόγωι αδeάξovν 693 νησούπovλα 695 κovβαλόν -
. \ i J
CAP. I 1I Espansione nella terra ferma del dominio dei Tocco .
1.
-
•
Morte di Sguros Spata e di Esau.
(Scontro con i Turchi e vittoria degli armati del duca).
**************** •••••• * •• ***.*****•••**
e comincioa chiederglί coιp.e avvenne ίΙ fatto. Eglί rac· 680 contotutto minutamente.e .1'altro stette.ad ascoltarlo. Ι Porta· rono ροί ίΙ capo e ί 'furchi fatti prigionieri. Fecero gran festa e nessuno pίiι .chiedeva di altro. 1 Turchi furono imprigionati perche fossero riscattati. Per ri1asciarlί essi dovettero dare molti oggetti di valore. .
2.
-
Le truppe dei Tocco prendono il bestiame
α
Muriki Spata.
Dopo pochi giornί (ί Tocco) fecero un a1tro guadagno, Ι che risultogrande, importante e faci1e. Ascolta, dunque, e apprenderai. Arta aveva nei pressi del mare del bestiame. Νοη c'era a1cun sospetto che qua1cuno 10 prendesse. DaUa part� del mare, ροί, chi avrebbe mai pensato a 690 impossessarsene? La vicino si trovano due piccole isole. / (1 Tocco) avevano imbarcazionί per trasporto di anίmalί. Di notte esse furono caricate di militi che sceserΌ ροί a terra con 10 scopo di cat turare dei cavallί, e portarlineUe isolette. Ed infatti 1i spingano 695 nuotando per una distanza di un tiro di freccia; Ι e di 11 1ί trasportano ροί facilmente cοή le barche. L;impresa infatti si compi proprio cosi. Le truppe (dei Tocco) si impadronίrono dei qua-
685
Τ
686
Kretschmer, Portolane
505
Cronaca dei Τocco
272
ΚαΙ τ! να κάμΌ ούκ έχει . καΙ τάχα έδραμαν έκεί. πλαντάζει έκ την πικριάν του. εl� τα' νησια , τα'''RM tt' πεν, ό δoύκα� ό άφBντη�. ΜΒτρησε τ! έκΒρδεσεν
§ 3.
-
<πωζ ό M:oup(X'fjς μocν3ocτοφορεuεΤOCL μέ tΗζocοUν. Σχ�σεLς σuμπεν&εΡL&ζ μετocξδ ocδτων.)
700
Πάντα αύξύνει ή δύναμι�, τα πλούτη dvepalvoυν. Χα{ρεται καΙ άγάλλεται αύτος καΙ ό λα6ς του. Ό δέ Μουρlκη� όπου άκούς, της 'Άρτα� ό άφiντη�, f. 82v λυπείται καΙ άδεμονεί, σκοπεί τ! να ποιήσΌ. μέ Ηζαούν δεσπ6την. ΚαΙ μανδατοφορεύεται 705 Θείo� του ήτον τού δoυκ6�, αύτάδελφo� μηΤfl6ς του. ΕΙχεν γαρ έμπρωτ6τερα την μάνναν τού Μουρlκη' καΙ μlαν θυγατΒραν, lποlησεν καΙ μετ' αύτην όποlα έγκρεμνlστηκεν έκ τον γουλαν άπάνω. ΚαΙ έξ αύτο την Cίφηκεν την μάνναν τού Μουρlκη 710 καΙ ήπηρε άπο την Σέρβιαν την άδελφην τού Μέρξα. •Εποlησεν καΙ μετ' αύτην άλλα δύο παιδlα. •
§ 4.
.
πως [σ(ocσεν μέ τον ΜοuρΙκ'fj Σπrtτocν ό tΗζocοδ ό 3εσπ6της ..a κrtμοuν σuμπε&ερΙocν.
Μέ τον Μουρlκη Ισιάστησαν συμπε{)ερlαν να κάμουν' καΙ ό Μουρlκης έταξεν θυγατΒραν να δώσΌ εl� τού δεσπ6τη τον υ[ον γυναίκα να την έΧΌν, 715 καΙ να εΙναι πάντα άχώριστοι φlλοι εΙ� την ζωήν των, καΙ καταπάνω τού δoυκo� να εΙναι καΙ ο[ δύο. 'Ώρ{)ωσαν έκατΒστησαν τον γάμον να ποιήσουν. <Όρκους έποlησαν φρικτoυ� καΙ συμφωνlες μεγάλε�. ό Σπάτα� ό Μοvρlκη�, την θυγατέραν του ώρ{)ωσεν 720 ς τα Ίωάννινα την 1ίφεραν' έποlησαν τον γάμον. Μέ τον Μουρlκη ένώ{)ηκεν •Ηζαου ό δεσπ6τη�, καΙ <οΙ δύο) έστερΒωσαν TtMlw� τέ� άγάπες. t
698 πικρlαν 702 άκούεις contra metrum 704 μαντατοφ 706 μάναν 710 καΙ νπήΡΕν dπό την σερβtαν 713 [την] OvyaTieav [τού] vd δώσ'!J: quae structura metro refragatur 714 [χειν 715 άχώριστοι: antea αδιοτεροι (pro dδcaleεTOI) scriptum erat 716 οΙ δύο: lδlο 722 οί δύο ipse metri causa addidi ταίς -
Cap. ΠΙ, 1-7: Alleanza di Muriki Spata con Esau
273
drupedi e subito si ritirarono 1i (nelle isolette). (Lo Spata) ηοη ha nu11a da fare pur vedendoli nelle isole, per cui si strugge ne1 suo dolore. Considera tu che cosa aveva guadagnato i1 signor duca! 3.
-
<Μuriki manda messi da Esau - Loro rapporti di parentela).
700
La sua potenza aumenta, le ήcchezΖe. crescono. Si ra11egrano e gioiscono Ιυί e i1 suo ρορο10. Muriki, signore di Arta, del quale parliamo, si rattήsta e si angustia e studia sul da fare. Manda, 705 dunque, al despota Esai:ι dei messaggi. Ι Costui era Ζίο del duca, es dendo fratello della madre di lui. Precedentemente (Esai:ι) aveva come moglie la madre di MUΉki (a. 1395) e aveva avuto da lei una :figlia, la quale precipito dall'alto della fortezza (a. 6 genn. 1402). Ε fu per questo motivo che (Esau) ήΡudίο la madre di Μuήki (a. 710 1402) Ι e prese dalla Serbia la sorel1a di Merxa, dalla quale ebbe aΙtή due :figli. 4. - Il despota Esau si accorda con Muriki di stringere parentela. Con Muriki si accordarono di stringere parentela. Muήki 715 promette di dare la :figlia al :figlio de1 despota: Ι (essi pattuiscono) di essere ίη tutto e per tutta la loro vita amici indivisibili, e di essere tutti e due avversaή del duca. De1iberano di :fissare le nozze. Con solenne giuramento sancirono ί grandi accordi. Spata Μuήki 720 dispose che la :figlia Ι fosse condotta a Gianina. Ce1ebrarono le nozze. 11 despota Esai:ι si accomuno con Μuήki e ambedue cementarono
Τ
- 8 § 3 Laon Chalc 1 198132 710 νώ ΑΑν 1 351 (ν 1 4 1) ; Laon 708 Epirotica 238 Vr § 37 Cha1c 1 73 74 160; Hist Turc Zoras 4310 amplius de lI1έρξα Act Dip1 Alb 11 461 528 570 594 598 639 643 653 678 683 686 697 699 740 - 1 721/5 Laon Cha1c 1 19631 786 791 -
18
2 74
Cronaca dei Tocco
Έτάχ{}η του καΙ δ ΉζαoV φουσσατον νά τού δlδrι, καΙ εΙς το 1Jέλημάν του. εΙς πασαν του βοή1Jειαν όλο νά το έπάρovν. 725 'Ήλπιζαν καΙ έπάντεχαν
§ 5.
-
πως ένώ&'1j Ήζrx(οδ) με τον ΜοuρΙ(κ'1j) ΣπιΧτrx
•.
·Ως lμα1Jα παρά τινες, έντρέπομαι νά γράφω, ότι (τότε) ήμο{ρασαν έκ τού δουκος τον τόπον' f. 83r δ Σπάτας δ Μοvρlκης, την Βόδιτζαν έγύρευεv ύ καΙ τ1}ν Λευχάδα 'Ηζαο , έκείνος δ δεσπότης. 730 Ίδές τ' έ1Jvμή{}ησαν. Πλούτηναν μέ τον νοϋν τους. "Αλλ' δ Θεος δ δlκαιος καΙ μέγας δικαιοκρlτης, 2 �Q.�. �ι). εκεινα τα\ ι;ν· τα\ βου'λονται οι αν·υρωποι, υ-υμOVΝΤαι, Ικείνος άλλα οΙκονομεί, οΙα καΙ μόνος olδεv, μόνος γάρ τά γινώσκει. παράδοξα καΙ 1Jαvμαστά, . 735 ΚαΙ 1Jέλεις μά1Jει 15στερα τά πράγματα όπου ήλ1Jαν, το τέλος πού έδιέβηκεν των δύο σvμπεfJέρων. •
§ 6.
-
.,
,
�
πως έβΟU(λεό&)'1j δ ΜΟ(Uρ(Κ'1jς) ΣπιΧτrxζ να: δπ� εlς την Β68�τ(ζrxν) •
ΑύτοΙ ώς έβουλεύ{}ησαν τές σvμφωνlες πού έκάμαν, φουσσατο νά μαζώνrι' τά οιΑλβανα lσυναξεv δπoϋ{}εv καΙ dv ήσαν. . 740 Έκεί γάρ ισvνάχ{}ησαν οΙ πάντες εΙς την 'Άρταν. Kal Ιπεψαν εΙς τ1}ν Βλαχιάν, εΙς τούρκους κεφαλi'ίδες, δωρήματα, κανlσκια, φουσσατο νά τούς δώσovν. ΚαΙ Ιπεψάν τους βοήfJειαν [ως τeιακοσlovς. ΚαΙ δ δεσπότης πάλε 'Ηζαού lπεψεv το φουσσατο. 745 "Αφού γάρ ισvνάχ{}ησαν τά lJπαντα φουσσατα, Ικlνησε μέ λογισμΟν νά -vπq. εΙς την Λευχάδα, νά καταλύσrι το ψωμΙν τού τόπου της Βοδlτζοv καΙ τά xroe{a νά κάψουσιν, τΟν τόπον νά τΟν φ{}εleοvν' δ κύρ Μοvρlκης dρχισεν
723 ό ζαοϋ - φovσάτov § 5 Olζα - Mov(J& cod. nomina truncata praebet 727 τ6τε sic metrum complevi - ήμ[(JΟΟιειJ 730 'Επλούτιναν 733 εlδεv. 736 insolenter πού pro όπov et διεύηκεv pro έδιέβηκεv scripsit Α. - διέβεκεv § 6 Inscrίptionis mutilnm in margine folinm nonnullas eripuit litteras: 737 ταϊ'ς - όπov cf. v. 736 741 hwpαv sic hic et a1ibi 742 τούς: τ06 744 πdλα& 747 βovδΙτζov
Cap.
ΠΙ,
1-7: Alleanza di Mu"iki Spata con Esau
275
pienamente 1'aUeanza. Fu stabi1ito che Esau avrebbe dato de11e
725
truppe sufficienti ed ogni aiuto, a v010nta di Μuήki. Essi spera vano e si attendevano di conquistare tutta (la sίgnοήa dei Tocco).
5.
-
Unione di Esau con Muriki Spata
(a. 1410 c.).
Da quanto ho saputo da a1cuni - ed ho un certo ήtegnο a scήver10 - si decise qua1e sarebbe stata 1a suddivisione de1 temto ήο de1 duca: MUΉki Spata chiedeva Vod.izza e i1 despota Esau
730
Leucade.
Ι Ma guarda un ρο'
cosa andarono a pensarel Si amcchi
vano con 1a fantasia Ι Gli uomini vogliono e desiderano 1e cose a
modo 10ιο, ma Dio, giusto e grande giudice, 1e dispone ίη maniera
735
diversa e, come Lui s010 sa, ίη maniera straοrdinaήa e mirabi1e.
Ι
Ora apprenderai come successivamente si sv01sero ί fatti e qua1e fu 1a fine dei due cοnsuοceή (a. 1410 c.).
6.
-
Μuriki
Spata decide di anάare
α
Vodizza.
Come presero 1e decisioni e stabi1irono gli accordi, Muήki incomincio a radunare le truppe· e racco1se gli A1banesi ovunque
740
se ne trovassero.
Ι
Essi furono tuttί ammassati ίη Arta. Inoltre
furono mandati ίη V1achia, ai capi Turchi, doni e presenti perche dessero de11e truppe, e costoro mandarono a 10ΙΟ un aiuto di circa trecento uomini. Ι1 despota Esau mando ancora ί suoi armatί.
745
Ι
Dopo che furono ammassate tutte le truppe, si mosse con 1'intento di andare a Leucade, distruggere 1e messi de1 temtοήο di Vodizza, incendiare ί viUaggi, devastare la campagna; e si proponeva e
Τ
§ 5 Suspicor huic periodo tήbuendum esse statum qui evincitur e documento Sen Secr Ro 4 C 136\, Va1 ΔΑν 1600, 27 ΙΧ 1410; Sathas Ι 34-36. 730 Mazaris 166
Cronaca dei Τοιιο
276
καΙ άλλα πολλα έβούλετον
καΙ ήλπιζε να κάμ'Π. ΚαΙ l1.κουσε τ' lylpη. Ό δούκας έπροήκουσεν, Ιμα{}ε τα μανδaτα. f. 83v Τον άδελφ6ν του Ικραξεν, τους l1.ρχoντές του όλους, το πώς {}έλovν ποιήσει. καΙ (ε!J{}υς) έσυμβουλεύ{}ησαν ΚαΙ ή βουλ-η άπ6κοψε 'ς τ-ην Β6διτζα έξεβοϋσιν, 755 να μάσovν τα φουσσατα τους, έκεί να καρτεροϋσιν. να έβλέπ'Π το φουσσατο. ΚαΙ βlγλαν Ιστειλαν 6μπρος 'ς τψ Κορδοβlτζα έσέβη, ΚαΙ ό Μουρlκης Ισωσεν, το στένωμα έξέβην το, ί1πλωσε εΙς τον κάμπον' καl πάλε α-ότος έξέβην το καΙ Ιπεψεν τ-ην βlγλαν.
750 'Αμ-η ηvρεν τlτοιοvς άπομπρ6ς.
§ 7.
-
πως έτζ&κ�σεν 1) βΙγλα. το;) 80uκος έκεΙν1/ν το;) ΜΟUΡΙΚ1/.
760
ΟΙ δύο βlγλες έπλάκησαν, έκτύπησαν dλλήλoυς, καΙ κονταρες έδώκασιν. ή βlγλα με τ-ην l1.λλην. Τοϋ δούκα ή βlγλα άπ6δειραν πολλες έκ τοϋ Μουρlκη, καΙ Τοϋρκον επιασαν καλ6ν, Ναtπην τον έλέγαν, καΙ Ιμπροσ{}εν τον ήφεραν 'ς τον δούκαν τΟν άφέντη. 765 Έρώτησάν τον καΙ εlπε τους καταλεπτώς τα πάντα. Φουσσατα εΙχεν περισσα ό Σπάτας ό Μουρlκης.·· Ό δούκας έκατέβηκεν, έσέβην εΙς το κάστρο. �o Σπάτας γαρ έσύναξεν όλα του τα φουσσατα' - έπτα σύνταξες Ικαμεν, χωρΙς τα πεζικά του -, 770 καΙ ήλ{}εν καΙ έσlμωσεν πλησlον εΙς το κάστρο, καΙ τα χωράφιαl1.ρχισεν ότι να κατελοϋσιν. �Η σύνταξις με φλάμουρον Ιρχετο εΙς τ-ην μέσην. • Ο δούκας όπου [βλεπεν έκ τ-ην χολήν του σκάζει. ΚαΙl1.κουσε τ-ην τ6λμην του, τ-ην {}αυμαστ-ην dνδρεlαν. *********************************
3 folia desunt
754 dπόκoφαι Βόδιτζαν να έξε752 Ικραξαν 753 evfJV� ipse scripsi βοϋσιν 756 ή βtγλαν 757 Κορδοβtτζαν § 7 lτζαοvσev 763-764 Hic Α. retentans versus,nunc aliena agens nunc tamquam mentem intendens in exercitatoriam peric1itatίonem, ίη nonnullas inductus est repetitίones. Habes hic secundum codicem versus : καΙ τούρκον έπιασαν καλον ναηπην τον έλiγαν' - καΙ Ιμπροσ{)εν τδν ηφεραν ναήπιν τδν έλέγαν' (κ)αΙ ΙμπροσDεν (versus repetitur deinde deletur) - καΙ ΙμπροσDεν τδν ηφεραν εΙς τον δούκαν τον dφέvτ 765 τον: τOtι� 772 με [το] φλάμούρον 774 ακOtισεν Pugnae narratio, quae apud Vodizzam evenit, interiit. Tria' folia desiderantur et sa1tem CL versus: cf. Proleg. ρ. 1 55. • • •
Cαp. ΠΙ, 1-7: Alleαnzα di MUl'iki Spαtα con Esαu
277
750 sperava di fare molte a1tre cose. / Pero trovo di fronte un'a1tret tanta forza. Ascolta quel che avvenne. Ι1 duca era stato avvertito ίη precedenza, ed era a1 couente degli accordi fra loro intercorsi. Mando a cmamare ilfratello, tutti ί suoi capi mίlίtari e (subito) stabilίrono quel che avrebbero dovuto fare. Ι1 consiglio decise che 755 si sarebbe dovuto andare a Vodizza, / per ammassarvi le loro truppe ed aspettare 11 (ίΙ nemίco). (Di ll) mandarono avanti un corpo di esplorazione per spiare le truppe avversaήe. Μuήkί, da parte sua, giunse a Cordovizza, supero ί1 passo e si spiego su1la pianura. Quindi rifece di nuovo ί1 passo e mando avanti un corpo di esplo ratοή. 7.
760
-
Gli esploratori άe! duca sbaragliano quelli di Muriki.
due pattuglie si assalίrono e ingaggiarono battaglia l'una contro l'altra a colpi di lancia. Οιί eSΡΙ0ratοή de1 duca colpirono molti di que1li di Μuήkί e catturarono υη turco: un buon uomo, che si cmamava Naipi e che condussero avanti al signor duca. / 765 Lo interrogarono ed eglί disse tutto mίnutamente come stavano le cose. 'Muri1d Spata aveva inoltissime truppe. Ι1 duca scese e si reco al forte. Lo Spata aveva raccolto tutte le truppe di cui dispo neva, si da costituire sette formazioni, oltre ai suoi reparti di fanteήa./ 770 Si avvicino al foite e incomίncio a devastare le campagne. La for mazione che portava la bandiera veniva al centro. Ι1 duca quando vide (il nemico) si tormento da11a bile. Ascolta quale fu la sua audacia e ί1 suo mίrabile va10re ************* * ** * ***** Le
**************************************
Ρ
751 Chron. Mor 6842
Cronaca dei Tocco
278
f.84r § 8.
-
ΚλεΦΙα: 't'OU ΒOCρνα:κα:.
ό δουκας ό dφέvτης πως l1.ρχισεν έβάλ{}ηκεν τό" τόπον των ΣπαταΙων. "ά έπά(πι έκ τά κάστΩη τους ΌλΙγο μΠΩός dπέστειλεν πλησloν τές Κανδήλες, εΙς [να κάστΩΟ δχεΩ6, . λεγόμενον Bαeνάκo, τό γύΩω{}εν τού πύΩγου, Τνα καταπατήσovσιν έ 780 έά" βολέσυ πούπ τε, μέ σκάλες "ά τόν κλέψουν. ΗδΩαν έκαταπάτησαν γτί βολεί εύκόλως. Και oiJTW' έδιώΩ{}ωσεν ό δούκας ό dφέ'JΙτης δ6κιμους εΙς τό ΠΩαγμα, dvOeώποvς έπιδέξιους, μ8 σκάλες, μέ οΙκοδομήν εύκολα "ά τό κλέψουν.
775
§ 9.
785
-
<πως οΙ ΦρOCΥκΟ' �mjpotv το κOCστρο των Κα:ν8ήλων.)
Δ ιά {}αλάσσου πάλι Ιστειλεν
τά πλευτικά δμοΙως έκέϊσε "ά ήστέκωνται σιμά εΙς τές Κανδήλες, έξάδελφος τού Σπάτα. εΙς τό κάστΩΟ νά ήστέκεται καΙ ά5Ωιζεν τόν τόπον, ''Αν{}Ωωπος μέγας, δυνατός, μέ τούς υloύς του dφέντεvεν καΙ γλες τές Κα"δήλες· 790 γέΩοντας (ίνθΩωπος καλός, γνομα Γκlνης Σπάτας. . τότε οΕ Άλβα"ίται, "'Ατυχα έφvλάγoνταν καΙ βΙγλα ούδέ γλως. φύλαξι" εΙχαν δλιγήν ΟΕ ΦΩάγκοι γά(! dπώσωσαν την νύκτα εΙς τό κάστeο, έκεί πλησΙον Ιστειλαν τές σκάλες εΙς τόv πύeγoν, 795 dνέβησαν, έσέβησαν, ήπήΩαν καΙ τόv πύeγoν. .
§ 10.
-
·Η
πήρα:σLς 't'oU· πόργου.
Τό κάστΩΟ έπεΩιώΩισαν καΙ Εξω{}εν καΙ μέσα. Τόν Γκlνη Σπάτα" Ιπιασα" μ8 γλους τούς Ιδικούς του καΙ μέ τά πeάγματά τοο. καΙ μέ την φαμιλlαν του f. 84v •Αφού γά(! έξημέΩωσεν, έπλάτυνεν ή μέΩα 800 άνέβησα" 'κ τήν θάλασσαν λουμπά(!δες, τζακeατόeοvς 776 τώv: τιW 777 τές σκανδήλες cfr. v. 946 781 Ικαταπάτησρ 784 κλέψος 785 πάλιν 786 τες σκαvδήλες 787 Versum incep tum verbis έ�α δ.v{}eωπος καλώς (cfr.790) Α. abrupit et delevit 789 σκαν δήλες 790 Γγ(νη 795 AανΕVΗσαν 797 lπolασαv 799 ήμέ(!α cfr. vv. 586-593 800 'κ: Ικ cd contra m.etrum - λ01lπάeδες
Cap. ΠΙ, 8-13: Conquiste ed espansione di Carlo
8.
279
Coιpo di mano su Varnaco.
-
Ι1 signor duca incomincio a conquistare con a1cuni forti i1
175
terήtοήο degli Spata. Poco dopo mando vicino aUe Candiles, verso un solido casteUo chiamato Varnaco, deUe truppe, con la missione di battere in esplorazione ί dintorni deUa torre e osser-
780
f se fosse
V:lre
possibile conquistare ί1 casteUo mediante una scalata.
Gli esΡΙ0ratοή osservarono che (l'azione progettata) era faci1mente attuabi1e. Cosi i1 signor duca dispose che degli uomίni destή ed esperti alla bisogna con scale e impalcature s'impradronissero (deUa fortezza).
9.
-
(Ι Latini conquistarono Ιa /ortezza delle Canάiles). Inoltre mando per mare delle ίmbarcazioni perche si fermassero
785
vicino alle Candi1es, nell'eventua1ita. che dentro
1a
forteZza si tro
vasse ίΙ cugίno dello Spata (Μuήki). Costui era un uomo anziano, potente e governava i1 terήtοήο. Egli, con ί figli, aveva i1 dominio
790
anche SU tutte le Candiles. / Era un buon vecchio: si chiamava Gjin
Spata. Ιη quel tempo gli A1banesi si custodivano male: dispone vano di un esiguo presidio e di sentίnelle ηοη ne avevano a:ffatto.
795
Ι Latίni si avvicinarono di notte aUa fortezza, appoggίarono le sca1e aUa tοπe: / sa1irono, entrarono, s'impadronirono anche deUa tοπe.
10.
-
Conquista άeEΙa I01re.
Investirono la fortezza per di fuοή e per di dentro. Cattura rono Gjin Spata con .tutti i. suoi ίnsieme a11a guardia de1 corpo e
800
Ρ
s'impossessarono dei suoi oggetti e utensili. Dopo che fece gίorno, /
799 Chron Mor 593. 1541
280
Cronaca dei Tocco
καΙ σvνταρχIαν καΙ λαόν άπάνω εΙς τό κάστρο· καΙ iδυνάμωσάν το, καΙ iσυντάρχησαν καλά καΙ φύλαξιν παντοΙαν. καΙ καστελλανον έβαλαν Τόν ΓκΙνη Σπάταν έβαλαν, την φαμιλιάν του δλην, 805 άπάνω είς τά πλευτικά νά Vπi'j. διά θαλάσσου , ' ,J, ΟΑγιαν � ..,. ι ' Jγιαυραν. ' Την με φv'λαξιν, μέ προσοχην εις ΚαΙ τό φουσσατο διά ξηρας μετά τού καπετάνου " ' , ,J, ΟΑγιαν , ,9.,." � ..,. ι ' Jγιαυραν. εις Την εστραφηκαν, εσων"σαν Χαρές μεγάλες έκαμεν δ δούκας δ α'ύθέντης καΙ ή στρατεΙα δλη 810 όμοΙως καΙ οΙ l1.eχοντες iβλέποντες τό ριζικόν τό μέγα δπου ήλθεν. έμπροσθεν εΙς τόν δούκα Τόν ΓκΙνη Σπάταν ήφεραν άπάνω εΙς τό κάστρο. μέ τούς υίούς του f1παντας 'Έντιμα τoVς iδέχΟηκεν καΙ iχαιρέτισέν τους, 815 ώρισεν καΙ iκά{}ίσαν πλησΙον του τού δοvκα λόγους, παρηγορΙες καΙ l1.eχισεν νά τους λαλυ κα{}ως έναι οΙ συνή{}ειες τών αφεντών νά λέγουν.
"Ορ.&ωσLς το;) Γκ(ν-η ΣπOCτιχ νιχ ΙνΙΧL εΙς την AeuxOC8ιx. . Κοντόν, iσυβιβάσΟησαν όψιδες νά τού δώσουν καΙ δούλοι του νά γΙνωνται ίδιοι iδικοl του, 820 εΙς την Λευκάδα νά σεβoVΝ, άπέσω νά ήστέκουν. ΚαΙ κράτημα τους αφηκεν μέρος είς τές Κανδηλες, καΙ εΙχαν καΙ την ρ6γαν τους πάλιν άπό τόν δ0t5κα. 'Άρχισεν δέ ή αυ{}εντιά τού δούκα νά πλαταIνrι. § 11.
f. 1 5r
-
§ 12. - Ό πΛιxτuσμός το;) 80ύκιχ.
ΚαΙ φανερά iξέβηκεν ό λόγος, iπλατύν{}η 825 τό πως δ δούκας aγαπi'j. μαζώνει ρογατόρους άπέ τά 'Ιωάννινα όμοΙως iκ την ΒλαχΙαν. 'Άρχοντες, aρχoντόπoυλα εΙς τού δουκός την ρόγαν, " , ,9.,." ' γαρ , εσυναχνησαν πολλοι εις τον καιρον εκεινον. 'Αγάπαν τους καταπολλά ό δοvκας ό ιΙφέντης· 830 έχαΙρετον κατά παντός μέ τόν λαόν τόν εΙχεν. ,
,
,
-
812 ΓγΙνι 817 σννήθες 818 σtJβ,β. sic hic et a1ibi 821 τές Σκανδήλες 823 hic desinit textus fo1iorum vagantium et ad f. 1 5 redimus (cf. Proleg. ρ. 155, v. 677) .
Cap. ΠΙ, 8-13: Conquiste ed espansione di Carlo
281
dal mare portarono al castello delle bombarde e salirono dei bale stήerί, (disposero) l'approvvigionamento e vaήa truppa nella fortez za, la organizzarono per bene e la fortificarono, vi assegnarono un castellano e ogni forma di presidio. Gjin Spata con tutti ί suoi e la 805 guardia del corpo fu messo Ι sulle navi per essere condotto con attenta vigilanza a Santa Maura. Le truppe tornarono per terra assieme al capitano e raggiunsero (ροί) Santa Maura. Ι1 duca 810 gioi molto Ι ed altrettanto gioirono ί suoi capi mi1itaή e le truppe, considerando la grande fortuna che era loro capitata. Gjin Spata fu condotto con tuttί ί suoi figli nella fortezza alla presenza del 815 duca. Questi 1i ήcevette onorevolmente e 1i saluto; Ι ordino che sedessero vicino a lui e incomincio a ήvοlgere parole di conforto, quali sogliono per consuetudine Ρrοfeήre ί sίgnοή. 1 1.
- Giin Spαtα decide di rimαnere α Leucαde.
Ιη breve, si accordarono: (gli Spata) davanό (al duca) degli 820 ostaggί e divenivano suoi sudditi Ι prendendo sede e rimanendo a Leucade. Per converso (i1 duca) lasciava (agli Spata) la sίgnοήa di una parte delle Candi1es e per di pίiι. cοrήSΡοndeva a loro uno stipendio. La sίgnοήa del duca incomincio ad estendersί. 12.
-
Espαnsione del ducα. .
Fu nοtοήο a tuttί e si diffuse la llotizia Ι che ί1 duca desiderava raccogliere soldati sia da Gianina che dalla Vlachia. Uomini d'arme e giovani si assoldarono allora dal duca; e molti ίη quel tempo confln,ίrono da lui. Questi voleva a loro molto bene Ι e si compiaceva assai de11e 830 truppe di cui disponeva.
825
Τ
826 'Iwdw,vα: Cantacuz
Ρ
805 ChIon }{or
1 454
Ι
510
823 Chron Mor
1 12
C'Yonaca dei Tocco
282
Κάτεργα Ιδιώρθωσαν καΙ πλευτικά δμοΙως ' ' .ι.γ.ιαυραν. �I ' ' Jt ' στέκουν παντα t;τοιμα εΙς την ΟΑγιαν να § 13.
-
πως ocγ6ριχσεν την P�ν�ά.σιxν ocπο τοδς Έπ�κερνιx(oυς.
Τό κάστρον δέ καΙ άγ6ρασεν, τό λέγουσιν Ρινιάσα, γνομα 'Ιπικέρνην, άπό ό.ρχοντα bav ευγενή, 835 όποίος lκατοΙκησεν καΙ αυτός εΙς την Λευχάδα καΙ μέ την φαμιλΙαν του καΙ μέ τόν άδελφ6ν του. παντ6θεν ηκουσμένοι' "Ήσαν γάρ άνδρες θαυμαστοΙ, εΖχαν καΙ άρχοντ6πουλα, άξΙους στρατιώτες' καΙ ίJλoι lκατοΙκησαν εΙς την Λευχάδα μέσα. § 14.
-
<πως �κιxμεν σuντεκν(ιxν με τον Μουρ(κ'Υ) Σπά.τιχ.)
ΚαΙ δυναμώνει πάντοτε δ Κάρουλος δ δούκας. ΚαΙ κολακεύει καΙ μηvlj. τόν Σπάταν τόν ΜουρΙκη φιλΙαν νά εχrι μετ' αυτού, βοήθειαν νά τού δΙδrι, ίJπως νά εχrι l1.δειαν ό δούκας ό αυθέντης νά μάχεται, νά πολεμlj. τό μέρος τού κύρ Σγούρου. 845 ΚαΙ σvvτεκνΙαν έκαμαν φιλΙα νά εΖναι πάντα' καΙ δουλοσύνην έδειχνεν ό Σπάτας ό ΜουρΙκης. 'Αρχάρης ήτον άκομη καΙ άχαμνός τού τόπου καΙ δουλοσύνην έδειχνεν ιΖστε νά δvναμώσrι' f. 15v καΙ ίJρκoυς εκαμνεν πολλούς καΙ συμφωνΙες τού δούκα, 850 πάντα νά έναι φΙλος του ιΖστε εΙς την ζωήν του. ΚαΙ βοηθήματα πολλά εΖχε άπό τόν δούκα. 'Αλλ' fJστερον τόν έσφαλεν' δμπρός νά τό άκoύσrις.
840
§ 15. - ΦΙΧλτζ(ιχ της Kιxτoχ�ς. ΚαΙ l1.κου l1.λλoν γρθωμα τού δούκα τού άφέντου, καΙ πώς έπιτηδεύτηκε καΙ Ιγκόμπωσε τόνΠέτρον, 855 ίJπoυ Ικράτειεν την Κατοχήν, τόν άνΙψιdν τού Σγούρου, καΙ ηπήρεν lκ την άφεvτιάν τής Κατοχής τόν τ6πον. Εύκολα καΙ καλούτζικα πλέον ουδέν έβ6λειε με πραξιν έμορφην πολλά. Όκνώ νά σας την γράφω, § 13 Ρινιάσαν sic :semper scripsit Α.: nutnquam Ρενιάσσ. vel Ρηνιάσα ίnvenίmus. 833 Άγόρασεν δε καΙ κάστρον [Ιτερον] τό: versum abnormem defugimus 854 επιτι834 ΎπικΑρνη 845 φιλΙαν 846 Μovρ[κ διεVτηΚB χοιΙ ΥκόμοσΒ 855 dvιiplov
Cap. 111, 14-17: Pl'esa della Catochi e consolidamento
283
Ordinarono (intanto) che imbarcazionί e navi stessero sempre pronte a Santa Maura. 13. - Acquisto di Riniasa dagli Ipikerni. (Ι1 duca) acqUΊsto υη castello, chiamato Riniasa, da un 83S nobi1e chiamato Ipikerni, Ι i1 quale abitava anche lUΊ a Leucade con la famiglia ed ίΙ fratello. Essi erano υοΟΟηί mirabi1i ed avevano dovunque credito. Avevano anche dei figli, ottimi combattenti. Tutti costoro abitavano a Leucade. 14. - (Stringe rapporti di comparato con Muriki Spata>.
840
Cosi ίΙ duca Carl0 diviene sempre pίi:ι. forte. Egli lusinga e informa Muriki Spata del desiderio di stringere con lUΊ amicizia e di dargli aίuto, ίη modo da avere possibi1ita di combattere e battere 845 1a parte del signor Sguros. Ι Si fecero compari ίη modo da essere sempre ίη rapporti di amicizia. Ε Muriki Spata mostro sottomis sione. Egli era ancora agli esordi (delgoverno) e debole nel territorio; mostrava qUΊndi della sottomissione per aver modo di potenziarsi. Ε faceva molti giuramentί e prendeva accordi col duca, garanten850 do Ι di essergli sempre e per tutta la vita amico. Ε dal duca stesso ebbe moltί aiuti, ma dopo 10 inganno. Presto 10 sentirai.
15.
-
Tranello per Ι'occupazione della CatocTn.
Ascolta un'a1tra operazione del signor duca: come egli si 855 ingegno a mettere a11'impotenza Pietro, Ι i1 nipote di Sguros, i1 qua1e dominava su11a Catochi, e gli sottrasse da1 dominio i1 terri torio della Catochi stessa. Pίi:ι. faci1mente e meglio di cosi ηοη era possibi1e cοnduπe una tanto bella operazione. 10 esito dal de-
284
f.
Cronacα dei Τocco
τό πώς τού τήν ήπήρεν, άλλ� ,έξ όλlγον έξ αύτό 860 καΙ μ6λις δπου έγλυσεν καΙ α-Dτος νά μη τον πιάσυ. Πύργος α-Dτος της Κατοχης εύρΕσκεται εΙς κάμπον, πλησΕον δε τού ποταμού τού 'Άσπρου, δπουάκούεις. 'Ένας δε Φράγκος τού δουκ6ς, όν6ματι Φιλlππoς, ώρffώΟη με το ffέλημα τού α-Dffεντος τού δούκα . 865 καΙ με την φαμιλΕαν του καΙ με τά πράγματά του εΙς τον Μορέαν ήθελεν τάχα νά ύπηγαΕνυ. ΕΙχεν γάρ προλαβέστερον φιλΕαν με τον Πέτρον καΙ εγύρισεν διαβατικά 'ς την Κατοχήν, εΙς αvτον, ώς φΕλον του νά τον lδfj καΙ νά τον συμβουλεύσυ 870 εκ τες ,δουλείες τού δουκος καΙ εκ τά καμώματά του. Α-Dτος γάρ εΙχεν δπισffεν τού δ�ύκα την γαλι6ττα καΙ λ6γον είχασιν όμού το πώς ffέλουν ποιήσει' δταν lδoύσι τον φαν6ν, όπου τούς ffέλovν κάμει, 16r ε-D#ύς νά δράμουσιν εκεί 'ς τον πύργον άποκάτω.. 875 Ούτως γάρ εκατέστησεν ό Φράγκος την δουλεΕαν, καΙάποσώΟηκεν εκεί 'ς τον φlλoν του τονΠέτρον. 'Εκείνος τον εδέχΟηκεν ώς γνήσι6ν του φlλoν, κουμπάρον τον εποΕησεν, εffάρρεσεν εις αvτον, έκράτησέν τον μετ' αύτόν νά εΙναι έν τφ άμα· 880 έδειχναν γάρ άχώριστη φιλΕαν καΙ άγάπην. ΚαΙ μΕαν ήμέραν ξέβηκεν ό Πέτρος εΙς κυνήγιν. 'Ετούτος γάρ εκ6μπωσε τούΠέτρου την γυναίκα καΙ ήπηρεν την, άνέβηκαν άπάνω εΙς τον πύργον α-Dτος καΙ ή γυναίκα του καΙ δύο φαμιλίτες, 885 τάχατε νά ,κοιτάζουσιν . πού κννηγάει ό Πέτρος. . 'Αφ6του γάράνέβησαν άπάνω εΙς τον πύργον , λέγει προς την γυναίκαν του" 'άρχ6ντισσαν τούΠέτρου' • , « "Ορισε να, ανε ασουσιν τα, ,ρουχα μου απανω,' . β' νά στέκωμαι εΙς φύλαξ", άπάνω εΙς τον πύργον». 890 • ΕκεΕνη, μη ήξεύροντας την πονηρΕαν τού Φράγκου, τον φVλακάτoρα έστειλεν κάτω εΙς το κουλούρι, να" καμυ να" ανεβ'ασουσιν τα ρουχα του απανω. ΚαΙ άλλος φVλακάτoρας άπέμεινεν άπέσω, Οι
_
,
,
8590λΙγων 861 [οΊπύργος 868 γύρισεν 871 του: τόν 863 φράγγος 875 ουτος 879 να ήνεμέν τω 881 έξεύηκεν - γmιήγιν 880 dxάIQIσToI 882 έτουτovς 883 ύπήρετον 884 αυτόν και την γwαίκαν 889 στέκονται 890 έκεΙνη: έγγίνη
Cap. III, 14-17: Presa della Catochi e consolidamento
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scήνerΙa, pero mi limito a quel tanto di essa che ήguarda ίl modo 860 con cui fu presa la Catochl Ι e la circostanza per cui poco manco che ηοη fosse preso anche Pietro. La torre della Catochl si trova ίη una pianura vicino al noto fiume Aspro. υη Latino al servizio del duca, di nome Filippo, 865 partl, con Ι'ordine del signor duca, Ι avendo con se la famiglia e le masserizie, come se volesse recarsi ίη Morea. Ε poiche aveva gi30 da Ρήma amicizia con Pietro volse la rotta verso la Catochl, 870 per vedere Ι' amico e disconere Ι delle opere e delle azioni del duca. Ma costui aveva dietro di se la ga1ea del duca e (gli uomίni che la occupavano) avevano concordato i1 piano su cio che avrebbero dovuto fare: allorche avessero visto ί1 fuoco di segnalazione che 875 avrebbero acceso essi avrebbero dovuto correre sotto la torre. Ι Il Latino dispose cosl l' azione e si reco quindi dall'amico Pietro. Questi 10 ήceνette come si ήceνe un amico sincero: 10 fece compare, 880 si fido di luί. Se 10 tenne con se per stare insieme. Ι Subito mostra rono, infatti, una inseparabi1e affettuosa amicizia. υη giorno Pietro se ne ando a caccia. Filippo indusse la moglie di Pietro a salire ίη cima alla torre: e vi fece salire, oltre a Ιώ e la moglie, anche due 885 servi, Ι come per vedere dove mai Pietro fosse andato a cacciare. Dopo che furono saliti in cima alla torre (ίl Latino) dice alla moglie di Pietro di 9rdinare (ai famigli) che gli andassero a prendere 890 la sua montura per ήmaηere di· vigi1anza sulla tone. Ι Ella, maί pensando alla malvagit30 del Latino, mando ί1 famiglio giu nell'in gresso per fare sl che portassero sopra la sua montura. L' altro fami glio era ήηιastο 130 (con 10ro): ma i1 Latino 10 indusse ad andare
Cronaca dei Τocco
286
� O Φeάγκος τόν iγκόμπωσε να [βγrι να συντνχrι' 895 καΙ Ακείνος άπό Ισω{}εν AκλεEδωσεv τήν πόeταν καΙ feeωμάνισεv καλα καΙ ήπήeεv τα κλειδΕα. •EπEασεv τήν ιZeχόντισσαν, τού lIiTeov την γυναίκα, τού πveγοv άποκάτω, •ς τόν πάτον τήν άπόκλεισεv καΙ με τους φαμιλίτες καΙ α�τός με τήν γυναίκαν του f. 16'" 900 dνέβησαν •ς τήν κοevφήv άπάνω εΙς τόν πύeγον. ΚαΙ ιZeματώ{}ην (J.eματα α�τός καΙ οΕ φαμιλίτες, ιφΏVαξαν, έψήμισαν τό γνομα τού δονκα' καΙ τόν φανόν Ασήκωσαν, κατα την σvμφωνEαν, να lδfj ή γαλιόττα, "ά tλfJfj, κα{}ώς εΙχαν τόν λόγον. 905 •Η χώeα εταeάχ{}ηκεv κάτω εΙς τό κοvλοveιν, heόμαξαν, έσκιάσ{}ηκαν, AκEvησαν να φεVΓoυν. •Ηκούσ{}η, εδό{}ην ή φωνή όλόγveα τόν τόπον, τόv πveγον και κeατεί τον. τό πώς ό Φeάγκος lπιασεv ' ΟΕ Αλβανίται lδeαμαν, dMγvea οΕ κατοϋνες. μετα τό κvvηγατo 910 �O lIiTeo; [φ{}ασε καΙ α�τός και τΕ να κάμrι οiJκ εμποeεί' μόνον στέκει και βλέπει και δέεται, παeακαλεί τάχατε τόν κoυμπάeoν με δeκοvς, με δωeήματα μεγάλα νά τού τάζrι. πάλιν με κολακείες •Εκείνος τόν Aκόμπωνεv 915 νά μη τόν πολεμήσουσιν ώστε να ελfJfj ή γαλιόττα. ΚαΙ ώς έv όλΕγφ Ισωσεv, ήλ{}ε και ή γαλιόττα με τζακeατόeοvς καΙ λα6ν, λoυμπάeδες, με παβΕζια, ήπήeεv τη" άπόφασιν ό lIiTeo; και υπάει 'ς τόν -θείον του τόν κυe Σγούeον. εκεί εΙς τό Άγγελόκαστρον 920 •Ετούτοι γαρ dνέβησαν άπάνω εΙς τόν πνργον καΙ εβάλασιν τό φλάμποveον τού dφεvτός τού δονκα' μέσα καΙ καστελλανον καΙ τζακρατόeοvς [βαλαν καΙ ισυντάeχησαν καλά καΙ AΔVVάμωσάν τον.
f. 17r
§ 16.
-
"Η
6ρμ.ωσt/; xocl � aUσTocat/;.
ΚαΙ άπαυτού tfJμώσασιν τής χώρας των dv{}ρώπω" 925 οΕ πάντες να dναπαύωνται κα-θώς καΙ με τόv lIέTeoν. • Αφού γαρ έΔVVάμωσαν τόν πύργον, τό κοvλοveι, ήπήeαν Φ ιZeχόvτισσαν, τού lIiTeov τη" γυναίκα, 896 A�ωμάνκιειι
906 AκVvησαv
918 dπόπoφασιν
921 βάλασιν
Cap.111, 14-17: Pl'esa della Catochi e consolidamento
287
895 incontro all'altro, Ι e ροί chiuse la porta da1 di dentro, la seπο per bene e si tenne le chiavi; prese quindi la moglie di Pietro e la chiuse ίη basso, ίη fondo alla tοπe, ed egli con la moglie e ί propri fami900 gli Ι salirono ίη cima a11a tοπe. Lui e ί famigli stessi si armarono e gridarono ίΙ nome de1 duca. Secondo i1 convenuto, accesero i1 fuoco perche quelli della galea vedessero e, come d'accordo, accorressero.1 905 La gente del posto, che stava giu nell'atrio, s'impaurl, si sgomento, si mosse per fuggire. Si udl, si diffuse nelle vicinanze la notizia che i1 Latino si era impadronito della tοπe e che la· occupava. 910 Accorsero gli A1banesi e la gente dei villaggi vicini; Ι giunse anche 10 stesso Pietro con gli aiutanti di caccia, ma ηοη aveva nu11a da fare: egli ηοη pote che stare a guardare, pregare e strapregare i1 compare, con giuramenti e promesse di ricchi doni. 11 Latino, da parte sua, 915 10 teneva a bada con adulazioni Ι, ίη modo che (ί sudditi albanesi) fino a11'arrivo degli uomini de11a galea, ηοη attaccassero. Ε poiche, ίη men che. ηοη si dica, giunse la torma che aveva atteso nella galea, composta di balestrieri e truppa comune, muniti di bom barde e di armature, Pietro prese la decisione di recarsi ad Ange1o castro da110 Ζίο Sguros. Ι (Gli assa1itori) sa1irono su1la torre e issarono i1 vessί110 de1 920 duca: vi sistemarono dentro dei balestrieri e un caste11ano, la guarnirono per bene e la potenziarono. 16.
925
, Ρ
-
Consolidamento e organizzazione.
Quindi giurarono agli abitanti de1 territorio Ι che tutti potevano stare tranqui11i come se fossero sotto la signoria di Pietro. Dopo che rinsa1darono la tοπe e ίΙ. recinto, presero l'arcontissa,
923 Chron Mor 1421 et a1.
Cronaca dei Tocco
288
(' ' ' δΙ και\ υπαν την εις τον ουκα. ' όλα της τα" πραγματα με • Ο δούκας την tδέχ{}ηκεν μετά τιμής μεγάλης' τό πράγμα όπου tγίνη' 930 tχάρηκεν καταπολύ ό Φράγκος την δουλείαν τό πώς τού τ17ν εfJτύχησεν εύκολα, tπιδέξια καΙ έποικεν τέτοιαν τέχνην. ό δούκας δ δ.φέντης Πολλά τόν εfJεργέτησεν τό πράγμα όπου δ.κούεις· τόν Φράγκω', όπου έκαμεν 935 wεργεσίες τού έδωσεν, κράτημα καΙ προνοίες. την δε δ.ρχ6ντισσαν (αυτήν), τού Πέτρου την γυναίκαν, κα{}'ως πρεπει, εντιμα προσοχην, με 'λαγαν εφv .? ώστε νά δώσουν πράγματα νά την tξαγοράσουν. Καιρόν tποίησεν αυτού εΙς την Άγίαν Μαύραν, 940 ώστε νά περιμάσουσιν έκείνοι όπου την εΙχαν, με tξαγοράν, με πράγματα Τνα την tξηβάλουν νά την tξαγοράσουν. δ.πό τάς χε ϊρας τού δουκ6ς, ΚαΙ πράγματα έδωκαν πολλά καΙ tλευ{}έρωσάν την. '
§ 17.
-
"
Ι
Ι
πως έ8uνrχμωνεν τιΧ κrχστ(ρrι) δποο έπocΙρ(νε�.)
�O δούκας tδvνάμωνεν καΙ αρχισε νά κτίζΊ/, τους πύργους όπου tπαίρνει. 945 νά δυναμώνΊ/ πάντοτε Βαρνάκου καΙ Κανδήλων ΚαΙ κεφαλην tποίησεν δ.πό την Σικελίαν' έναν του αρχοντα καλόν Μάνον τόν ονομάζουσιν, tπίκλην Μελιαρέση, πάνυ καΙ ύπερδέξιος. f. 1 7 V δ.π6κovτoς καΙ δ6κιμος 950 'Έκαμεν προτερήματα καλά εΙς τόν καιρ6ν του, π6λεμον έναν {}αυμαστόν μετά τους Μουσουλμάνους καΙ tνίκησεν τόν π6λεμον, tτζάκισεν τους Τούρκους, καί άλλα πολλά καμώματα· περΙσσια νά τά γράψω. •Εκούρσευε, έτρεχεν συχνά καΙ την κα{}ην ήμέραν, 955 γύρω{}εν τά περίγυρα τού • Αετού τού κάστρου καΙ κούρση έκαμν€'V πολλά, tπίαν€'V καΙ δ.v{}ρώπους. ΚαΙ πάντα δ.χαμνίζουσιν τόν τ6πον του τού Σγούρου, 928 δούκα: nn(!OV antea scripserat Α., deinde, nomine deleto, 30όχαι addίdίt 930 καταπολυς 932 καlπικεν - τέγχνη 934 [καΙ] το πραγμα 941 έξεβαλO'lJll 936 αύτην ipse scripsi ut hemist. complerem 940 έκεΕνη 946 κανδήλαις cf. § 17 limbus folii muti1us nonnullas litteras abstu1it 777 786 789 82 1 2284 949 ύπεδέξιοι; 950 Ικαμα'Ρ 951 [καΙ] πόλεμ 956 dνσι;' 952 νΕκησεν 953 ΠΕe{σ,α i'edw 954 έκοveσeeβεν σvγχνά -
-
Cap. ΠΙ, 14-17: Presa della Catoch1. e consolidamento
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moglie di Pietro, con tutti ί suoi oggetti, e la condussero dal duca. 930 Questi la accolse con molto onore. Ι Dell'impresa egli si ra11egro
moltίssimo: si ra11egro del modo con cuί ίΙ Latίno aveva condotto a felice conclusione l'impresa e della facilita, destrezza e arte particolare con 1a qua1e l'aveva compiuta. Ι1 signor duca gratifi.co molto ί1 Latίno, che era stato l'autore dell'impresa dί cui haί sen935 tito nanare Ι: gli concesse benefi.ci, possedίmentί e pronίe. Intanto vίgilavano la signora, moglie dί Pietro, con attenzione, ma anche con conveniente ήguardο, perche da parte del maήtο versassero quanto era ήchίestο per ίΙ ήscattο. La signora trascorse de1 tempo 940 a Santa Maura Ι perche ί suoi raccogliessero quello che avevano e con ίΙ prezzo imposto e oggetti preziosi la liberassero dalle manί del duca e la ήscattasserο. Infattί consegnarono molti vaΙ0ή e la affrancarono.
17.
-
Ι! duca rin/orza i castelli conquistati.
Ι1 duca si consolidava e incominciava a restaurare e guarnίre 945 le torri che veniva conquίstando. Come capo di Varnaco e delle
Candί1es designo un suo buon soldato siciliano: un certo Mano, di cognome Meliaresi, uomo ardίmentoso, molto stimato ed abile. 950 Egli aveva compiuto a suo tempo delle belle gesta: Ι aveva soste nuto una mirabί1e battaglίa contro ί Musulmanί, vincendo la bat taglia e sbaraglίando ί Turchi, ed aveva compiuto molte altre imprese, che quί credo superfluo descrivere. Eglί e:ffettuava incursioni e scorήbande frequentemente, dίrei 955 ognί giorno, Ι nei dintorni della fortezza di Aetos, compiva molte irruzioni e catturava anche deglί uomini. Devastarono del tutto ί1 territorio di Sguros, mentre quell0 del duca si popolava e si poten-
Τ
948 Misc ΛΑ Dipl e Priv b 32 n 952, ν31 ΛΑν 1 430 bl• (ν 316-32 1) 955 τ α πεΡ[ΓVρα τ α ξερ6μαρα cf. 31 43/ 4 Laon Chalc Ι 19611 =
Ρ 19
935 Chron Mor 973 . 1501 et 31. Belth Chrys 1319 ; Ph10r Platz 305 946 Chron Mor 35 1 Ο 949 Chron Mor 931 et 31.
Cronaca dei Tocco
290
960
καί δυναμώνει ό τόπος, καΙ τού δουκος οΙκειώνεται δτι τού ερχετον πολλα εi!κολα ή δουλεΙα' δια θαλάσσης καΙ ξηρας έβόλειεν να κοveσεvουν' ήτον καΙ θέλημα Θεού καΙ εVτύχηνεν τα πάντα. § 18.
-
<πως ό 80uκocς έμ.ιχζωσεν ρuμ.ΠOCΡLΚιχ.>
Ρvμπαeικα έμάζωσεν τον τόπον να άνατρέχουν' αΙχμαλωσΙαν εκαμναν μεγάλην ώσπεe Τούeκοι. Ό τeόπος τους έτeόμαξεν δλους τού Σγοveοv Μπούα, ' ι ι " αν'.0veωποvς, ι ' " εβλεπαν να, πιανουν τους 965 οπου τουρκικα καΙ δλοι έκατέφvγαν άπέσω έκ τα κάστρη άπο τον φόβον τον πολυν τών evμπαρα{ων . τού δούκα. § 19.
-
ΚλεΨΙoc του •Αετου.
Τώρα θέλω να σε εΙΠώ καΙ lτεeην δουλεΙαν' το πώς έπο{ησεν βουλην ό δουκας ό άφέντης 970 Ινα καταπατήσουσιν τού •Α ετού το κάστρο, dv τους βολέσυ πούπουτε την νύκταν να το κλέψουν να έσεβoVΝ άπέσω. καΙ σκάλες να βαστάζουσιν, 'Έναι γαρ κάστρο δυνατον εΙς τό βουνΙν άπάνω f. 18r καΙ γύeωθεν εχει έγκρεμνά, κακοτοπ{α μεγάλην. 975 έπιδέξιους, φeον{μοvς, _ οΑ νθρώπους άποστεΙλασιν Ινα καταπατήσουσιν όλόγυρα το κάστρο, έκείθεν δπου τους βουλεί να βάλουσιν τες σκάλες. 'rΗτον γαρ τόπος δύσκολος' κανείς ουδέν έσκόπα. Ηύραν έκαταπάτησαν προς τον γουλιϊν άπάνω' 980 έκεί πλησ{ον τού κρεμνιού να βάλουσιν τες σκάλες, O ' O / ,J, , , ι Την απο εκεινην μεραν το καστρο να" το κλέψουν. ΚαΙ εΙς αυτο tστeάφηκαν οΙ l1.νθρωποι εΙς τον δούκα, καΙ εlπαν του καταλεπτώς την l1πασαν δουλε{αν. ΚαΙ το φουσσατο ώρθωσεν ό δοvκας ό άφέντης, 985 ά (!ματωμένovς γμοeφα καΙ Φράγκους καΙ Ρωμαlovς. παβ{ζια καΙ τζάκeες. ΚαΙ σκάλες έβαστάζασιν, Τόν καπετάνιον ώρθωσε καΙ δλο το φουσσατο. 962 έμάζοξειι 963 έγχμαλωσlαν 964 τόποι; eοιπαeέων 977 έκεΊ{}ειι: έκη ipse per metrαιn integravi 980 κeeμνlov 981 μeedv: ήμέeαν 986 καΙ tI τζάκeει;
967 πολλήιι 979 cfr. 781
Cap.
ΠΙ,
18-20: Cattura di Masaraki
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960 ziava: infatti tale condotta veniva molto facile Ι perche sia per mare che per terra (al duca) era possibile compiere incursioni. Ed era volonta di Dio che tutto ήuscίsse felicemente. 18. - (Il duca raccoglie manipoli di razziatori).
965
11 duca raccolse manipoli dί razziatori per compiere scorriban de. Essi catturavano molti prigionieri alla guisa dei Turchi. 11 metodo impaun tutti i suddίti dί Sguro Bua, ί quali osservavano Ι che i1 nemico s'impadroniva della gente trattandola ροί a11a maniera turca, e quindί tutti fuggivano ne11e fortezze per la grande paura dei razziatori de1 duca.
19. - Golpo di mano nel castello deΙΙΆetδs.
Ora raccontero un'altra impresa e parlero del dίvisamento 970 del signor duca Ι dί violare i1 forte de11'Aetos, occuparlo, se fosse possibi1e, dί notte e, per la bisogna, portare le sca1e e penetrarvi dentro. Ε un caste110 saldo, ίη cima al colle e intomo ha dίαιpί e terreno molto accidentato. 975 Mandarono dunque degli uomini abi1i e accorti per violare tutt'intorno i1 forte e mettere, dove fosse possibile, le sca1e. Il luogo era impervio: nessuno avrebbe mai osato mirare ad esso. 980 Essi trovarono come mettere piede nei pressi de11a rocca, Ι i1 posto vicino dove pone le scale e da que11a parte impadronirsi de1 forte. Quindί gli uomini de1 duca tomarono ed esposero mi nutamente tutta la situazione. 11 signor duca designo le truppe, 985 formate dί Latini e Greci, Ι magnifi.camente armate. Essi portarono scale, armature e balestre. Accomiato capitano e truppe, che (partiti) andarono a nascondersi vicino al luogo (ove si sarebbe
Τ
Ρ
967 ρvμπαραlων: ex verbi vi meminisse 958 Laon Cha1c ΙΙ 174 1 8 oportet vocabulum romanicum «raubarijs., Va1 ΔΑν 2200, νιιι 4 10.
960 Chron Mor 3079.
Cronαcα dei Τocco
292
έκεί σιμά εΙς τον τ6πον.· ΚαΙ υπηγαν καΙ έκρύφ{hJσαν " ' , " το καστρο, απανω εις Τ:"'f}v νυκταν ε'διαβ'f}σαν 990 καΙ σκάλες δέ άκκούμπισαν πλ'f}σ'ον εΙς τον πύργον , αν ,απεσω. γουλ., , τον , " έβ εις αιναν εσ και αρχισαν , ' 'Η βιγλα τους " εφωνα , ξαν αυτικα. " ενΟ'f}σεν, , μέ το σπα{}Ιν έξέβ'f}. Ό ΜαζαράΚ'f}ς παρευ{}Vς έν6'f}σεν ή β'γλα. Τρείς Φράγκοι δταν έσέβ'f}σαν 995 Ώς εΙδαν δτι έν6'f}σεν τους Ισυραν τά σπα{}Ια, το όνομα τού δούκα. έφώναξαν, έφήμισαν § 20.
-
πως έπ(ιχσιχν τόν ΜιχζΟιΡιίΚ1)ν.
έπιάσαν τον εMJέως. 'Σ τον Μαζαράκψ Εδραμαν, καΙ ταραχή μεγάλ'f}, Θ6ρυβος γ'νεται πολύς σεβα'νει έκ τές σκάλες. f. lSv καΙ το φουσσατο πάντοτε Φράγκους άρματωμένους, 1000 'Άρτι γεμ'ζει ό γουλας ή χώρα νά βΟ'f}{}ήσουν, ώσ6του νά έφ{}άσωσιν το κάστρο άρματωμένοι, έσέβ'f}καν, έγέμωσαν τον δούκα νά εύφ1JμΙζovν. το φλάμουρον έσήκωσαν όμο'ως καΙ τήν χώραν Τον πύργον έπαράλαβαν καΙ έδυνάμωσάν το. 1005 καΙ έσυντάρχφαν καλά καΙl1ρματα εΙς τον πύργον. Φύλαξιν άψηκεν καλήν δλον του το φουσσατο, Ό καπετάνιος σύναξεν όψιδες τούς ήπηρεν. 'ς τήν χώραν έγκατέβ'f}κεν, μέ φύλαξιν μεγάλ'f}ν· Τον Μαζαράκ'f} τον κρατεί 1010 τούς άνδρες, τές γυναίκες τους, δλους έκlν'f}σέν τους. Ιμπροσ{}εν εΙς τον δούκα. ΕΙς τήν Λευχάδαν Εφ{}ασαν, -' Λ ' ο.,αφένΤ'f}ς, ο δουκας εσκιρτισεν 'ΕΧ'"'1!'f}κεν, καΙ ή στρατεΙα δλ'f}, όμο'ως καΙ οΙ άρχοντες καΙ τούς καταλυταδες όπού έβλέπουν τούς έχ{}ρούς αΙχμάλωτους οΙ Φράγκοι, 1015 δεμένους νά τούς φέρουσιν τήν χώραν της Λευχάδος. αύτούς όπού έρήμαξαν άσΧ'f}μα έλαλούσαν, οι ΜαζαρακαίοΙ, όπού ήΚΟύς, τού άφεντος τού δούκα· καΤ'f}γορlες Ελεγαν 2 β'εριζ'εν τους. και, εφο τους παντοτε , " εκακι , ζεν 1020 'Απαύτο τούς έδέσμευσεν καΙ έφυλάκιζέν τους. καΙ δ'καιον το εΙχεν. Πολλά τούς έτυράννισεν "
•
988 σημα 994 φράγγη έσέβησαν 8ταν: 990 καίς σκάλες έσέβησαν οταν 1002 κάστρον άeματωμένoυς 998 πολλής 8ταν in suum locum restitui 1012 έσκήρτισεν cf. v. 1 544 1010 έκύνησεν 1007 έσύναξεν 1021 έτυράννισεν sic cf. τvρανν{ζει 1793 1015 αΙγχμάλωτovς
Cap. ΠΙ, 18-20: Cattura di Masaraki
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svolta l'azione) . Di notte s'inerpicarono ίίηο alla fortezza e, Ι 990 appoggίate le scale vίcino alla torre, incomίnciarono a salίre e penetrare nella rocca. La guardia se ne accorse: diedero subito alla voce. Masaraki usci subito con la spada ίη pugno; ma quan do la guardia aveva avvertito la presenza deglί assalίtori, gίa 995 tre Latinί erano penetrati (ne1 forte) . Ι Visto che erano stati sco perti, sguainarono le spade al grίdo de1 nome del duca. 20. Cattura di Μasaraki. Corsero verso Masaraki e 10 catturarono subito. Avviene un gran tumulto e un grande scompiglίo, mentre altre truppe afilui1000 scono salendo per le scale. Ι Gia la rocca ήgurgίta dί Latinί ar mati, e Ρήma che la gente de1 paese gίunga per dare un aiuto, Ι gli armati · salgono e gremiscono la fortezza, issano il vessi110 al 1005 gήdο de1 nome del duca. Occuparono la torre e il paese, Ι 1i guar nirono per bene e 1i potenziarono. Ι1 capitano lascio alla tone armί e un buon corpo dί guardia, raccolse tutte le truppe, scese nel paese e vί prese degli ostaggί. 1010 Egli tiene i1 Masaraki custodito da buona guardia; Ι deporta tutti, gli uomini e le 10ro mogli. Essi giunsero a Leucade, al cospetto del duca. Questi si compiacque e tήΡudiο, cosi come gίoirono ί cittadinί e tutto l'esercito allorche vίdero ί nemίci e ί dίstruttοή: ί Latinί 1015 portano Ι legati e prigionίeri ρτορτίό quellί che avevano devastato i1 territοήο di Leucade. Ι Masarak:ei, di cui parlίamo, dicevano parole sporche e indirizzavano accuse contro i1 signor duca. Egli sempre 1020 1i maltrattava e 1i minacciava. Ι Ε appunto per cio 1i fece incatenare e ίmΡήgίοnare. Li oppresse molto e aveva ragίone di ΟΡΡήmerιi.
Τ
Ρ
1017 Μαζαρακαίοι laudantur ίη Chron Joan Vr § 13
998 Ν Politis 'ΕκλογαΙ n 50 ρ. 57 1006 Chron Mor 1236. 1420
1005 Chron Mor 1421 et a1.
C1'onaca dei Tocco
294
§ 21. •
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Όμ6νοtιχ του ΣγοόροΙ) Μποόιχ μέ τον MouP(X1j Σπιίτιχ.
Ο Σγούρος Μπο-όας βλέποντας
πως C1.extGB να χάνυ " εδικους ' του, τα' κάστρη του, τον τοπον του, μα-λλον τους το έπ'λοιπον μη χάσΊJ. f. 19r βουΜ,ν ήπηρεν μετ' αύτού 1025 ΟΙ συγγενείς του έγένοντο, καΙ μη ffέλων τού δο-όκα ' ενχολα το κεφάλι του C1.v τύΧΊJ να το χάσΊJ. Καffώς περ καΙ έγένsτo ' έμπροσffεν να το μά{}υς. ΚαΙ μανδαταφορεύεται μέ τον Μουρ'κη Σπάτα - έγγονάς του ευρ'σκsτoν, άφέντευεν την 'Άρταν 1030 να lνωffούσιν ένομού καί όρκους να ποιήσουν, τΟν δούκα να lxffQBvwnat πάντα είς την ζωήν τους ' δ.ψευστα άσκανδάλιστοι να εΙναιν δια μέσου. § 22. •
,
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Ι
<πως δ 80όκιχς Ικιχμεν Guμπε.&ερ(ιχν ΚΙΧ! δμ6νοtιχν μέ 'τον MouP(X1j ΜποόΙΧ.)
Ο δούκας ώς το έμα{)εν
πάλιν 6ρ{)ώνει C1.λλα καΙ μανδατοφορεύεται μέ τον Μουρ'κη Μπούα συμπε{)ερ'α να κάμουν, 1035 να lνω{)oύσιν ένομού, να εΙναι φtλoι άχώριστοι, έχ{)ροι εΙς τούς έχ{)ρούς τους. ΚαΙ εΙς την έξαδέλφην του δ δούκας δ άφέντης γαμβρΟν ήπηρεν άδελφον τού Μπούα τού Μουρ'κη. 'Όρκους έκαμαν δυνατούς και στερεαν άγάπην. 1040 ΕΙς κάστρο του τον έβαλεν, <το) λέγουσιν Ρινιάσαν ' εΙχε το δέ άγοραστόν άπο τον Ίπικέρνην, και δύναμιν τού έδωκεν να μάχεται την 'Άρταν ' έχ{)ραν γαρ εΙχαν πάντοτε μέ τον Μουρ'κη Σπάτα. 'Ετούτοι πάλιν άποκεί μάχονται τούς έχ{)ρούς τους. § 23.
1045
-
Θιίνιχτος 'του ΣγοόροΙ) Μποόιχ.
Στρέφομαι δέ να σέ εlπώ τον ffάνατον τού Σγούρου, το πώς τον έπανέβηκεν, έχάσε την ζωήν του . , ' - του την καΙ ηπηρε ' άφεντιαν ' ' δ δουκας ο αφεντης. ' 1022 βλέπovτες - 1025 aώmadverte cοnstructωn - θελών 1028 cf. μανδατοφeεvεται : cf. autem v. 1034 1031 έχθeεvovται 1032 δι dμέσov 1038 τΟν Μποvα τΟν Μove{κ 1040 τό ipse scripsi 1041 Ύπικ cfr. vv. 351 834
Cap. ΠΙ, 21-22: SgUI'OS Bua Spata e MUl'iki Bua
21.
-
295
Union8 di Sguros Bua con Muriki Spata.
Sguros Bua, osservando che aveva incominciato a perdere le fortezze, ίΙ territοήο e per giunta anche ί suoi fami1iari, prese 1025 una decisione per ηοη perdere i1 resto. Ι Ι suoi parenti si ήtrοvarοnο d'accordo, anche cοntraήamente al1a volonta del duca: se fosse capitato i1 caso, faci1mente ci avrebbe ήmessο la testa. Come ροί anche avvenne 10 apprenderai avanti. (Sguros, dunque,) scambia messaggi con Muriki Spata - questi glί era nipote e aveva la 1030 signoria di Arta - Ι onde unirsi e sancire l'unione con giuramento, per opporsi sempre e per tutta la 10ro vita al duca:essere fra 10ro ίη sincero e pieno accordo. 22.
-
(IΕ duca stringe parentela e alleanza con Muriki Bua).
Ι1 duca, saputo cib, escogίta dί nuovo a1tή espedίenti, e scambia 1035 messaggί con MUΉki Bua Ι per unirsi ίη alleanza, stήngere paren tela, dίvenire amiCΊ inseparabilί, nemiCΊ contro ί 10ro nemici. Ε a una sua cugίna ίΙ signor duca da ίη isposo ί1 fratel10 dί MUΉki Bua. 1040 Fecero solenni gίuramenti e stήnserο solίda amiCΊzia. Ι Destinb glί sposi a11a fortezza dί Rίniasa, che aveva acquistata dag1'Ipikerni, e 10 fornl dί forze ίη modo da combattere Arta. Infatti ί Bua avevano avuto sempre de11'inimicizia con MUΉki Spata. (Ι1 duca e i1 Bua) da a110ra combattono assieme ί 10ro nemici.
23.
1045
Ρ
-
Morte di Sguros Bua.
Tomo ora a raccontartί la morte dί Sguros: come capitb che egli perdette la VΊta e come fu che ί1 duca s'impossessb della sua si gnοήa. Dopo che si era accordato con Μuήki Spata e avevano
1035 �oη !{or 6357
1045 cf
vv.
491. 518. 968
Cronaca dei
296
Τocco
μέ τόν Μουρ'κη Σπάτα 'Αφού έσυμβιβάσf}ηκεν τό πού να ένωθούσιν, καΙ συμφων{ες έκαμαν φουσσατο όσον εΙχεν. 1050 ώρθωσεν καΙ lσύναξεν έκεί όπού έστησαν Έκ'νησεν να έρχεται μέ τόν Μουρ'κη Σπάτα. να ένωθούσιν ένομού '0 δούκας δέ ώς δόκιμος πάνυ καΙ ύπερμέτρου, καΙ της στρατε'ας αριστος πολλών lνfJvμημάτων, 1055 έσκ6πευσεν κατώρθωσεν να καρτερϋ τόν Σγούρον, δι6τι έμαθεν λεπτώς τήν πραξιν, την βουλήν του τό π6θεν θέλει διαβη, τό πού να καταντήσυ, αν τύχυ καΙ ύποτύχυ τον τlπoτε να τόν βλάΨΤ/. [ναν του καπετάνον' 'Ώρθωσεν οlκον6μησεν 1060 Γαλάσσιον τόν έλέγασιν, δόκιμον στρατιώτην' μικρός γαρ ήτον τό κορμ', μεγάλος τήν καρδ'αν. ΚαΙ στρατειάν έχώρισεν, όλους διαλεγμένους, dπ6κovτoυς καΙ α(;στηρούς, άξιους τού πολέμου, εΙς στράταν όπου lβ6λει να ύπαν να καρτερέσουσιν αΙφν'δια να τόν δώσουν. 1065 καΙ, όταν έλθυ να διαβfj,
f. 19v
§ 24.
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πωζ έκοφτέΡYJσεν τον ΣΥοσρον Μποόιχ εΙζ το Βρωμ.οπΙ81χ.
ΚαΙ άκουσον πραγμα φοβερ6ν' μεγάλως να θαυμάσυς. ,Ερχ6μενος να διαβϋ, dπήδησαν εόθέως' έδώκαν τον dπ6μπρoσθεν' μέγαν π6λεμον κάμνουν, έκείνοι τού κυρ Σγούρου. δι6τι ήσαν καΙ πολλοι dλήθειαν διαλεγμένοι, 1070 'Ετούτοι ήσαν όλιγο', άρματωμένοι όμορφα, Φράγκοι καΙ ' Αλβανίται. Ό Σγούρος dπαντήf}ηκεν μετά τού καπετάνου, f. 20καΙ κονταρ'α τόν έδωσεν τόν Σγούρον ό Γαλιάσσος ,ς τό στ6μα όσον lδύνατον, dλλ' ofJδ' έσπάραξέν τον' 1075 πάλιν (lλλoν τόν έδωσεν dπό πλευρού εΙς τό χέρι. Χεροπιαστα τόν έπιασαν' δεμένον τόν ύπασιν· καΙ τό φουσσατο έτζάκισαν' αρχισαν καΙ να φεύγουν. ΟΕ Φράγκοι τους έδ'ωχναν ώς τά γουργα γεράκια. 1048 Άμφού 1051 έκVvησεν 1055 έκατόρ{}οσεν 1057 τOV πού 1060 Γαλάσιον 1061 μεγάλως 1062 έχόρισεν: έχυρι scribere Α. inceperat et deinde verbum delevit 1067 έρχάΜΕVoς § 24 βρομοπ{δ 1073 Γαλίασος 1075 παλlv αλός 1076 έπίασαv 1078 έδEωγχvαv
Cap. 111, 23-26: Scont1'o α V1'omopida
297
1050 concertato dove dovevano unirsi, Ι (10 Sguros) stabili di raccoglίere tutte le truppe di cuί· dίsponeva e si mosse per raggiungere il luogo dove sarebbe avvenuto l'incontro con Murikί Spata. Ι1 duca, da uomo del tutto e ίη maniera straordinarίa esperto e ίη fatto dί 1055 strategίa fervidissimo di accorgimenti e dί pensate, Ι studίoe riuscl ad aspettare Sguros, dato che aveva saputo minutamente quale sa rebbe stata la sua azione e quale fosse i1 suo proposito: sapeva dove sarebbe passato e dove assalirlo nel caso che gli fosse possibi1e 1060 colpirlo. Ι1 duca decise dί avva1ersi di un suo capitano : Ι dί Ga1asso, soldato illustre. Eglί era basso di statura, ma grande dί cuore. Costitui un corpo dί assa1to formato di uomini tutti scelti, temerarί e arditi, abili alla battaglίa: essi avevano i1 compito dί andare ad 1065 attendere (Sguros) a11a strada che avrebbe potuto percοπere Ι e, a110rche venisse a passare, attaccarl0 improvvisamente. 24.
-
Galasso attenάe Sguros Bua
α
Vromopida.
Ascolta dunque i1 fatto impressionante. Ne rimarrai molto ammirato. Venendo eglί per passare, subito glί ba1zarono addosso. Lo presero frontalmente; ingaggiarono una grande battaglίa, dato 1070 che glί uomini del signor Sguros erano molti. Ι Quellί (dί Ga1asso) erano pochi, ma veramente scelti ed armati bene: erano Latini e A1banesi. Sguros si scontrocol capitano e Galasso glί assestodei colpi dί lancia: uno, con tutta la forza che aveva, all'altezza de11a dί :fianco, al braccio. 1075 bocca, ma ήοη 10 scalfi Ι, ροί l'altro glίelo assesto Lo agguantarono e 10 catturarono : 10 portarono legato. Dispersero le truppe che si misero ίη fuga. Ι Latini 1ί inseguivano come veloci
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1061 Od. Θ' 14 1076 Belth Chrys 227 1079/80 Chron !dor 2482
1078 Chron �or 4006
Cronαcα dei Tocco
298
ή τύχης ώς lχώρει, Άλλα ώς �1?ελεν τό ριζικ6ν, τό πραγμα που τό φέρνει. 1080 που τό εκλω1?ογύρισεν ΚαΙ τ, εγ'νετον εύ1?ύς, σύντομα, εΙς την �ραν; § 25. - P�ζ�κόν. δύναμιν την μεγάλην 'Άκουσον, φ'λε, τού Θεού συμβα'νειν τοίς άν1?ρώποις. καΙ 1?αύμασον τα μέλλοντα , ς τα δύο τά φουσσατα, 'Όταν εγ'νη ή συμπλοκη . �φVΓεν παραυτ'κα, 1085 αν1?ρωπός lνας τού δουκός της "Άρτας Τόν . άφέντη. εΙς τdν Μουρ'κη υπήγαινεν, 'Έρχεται συνταμένως, Πλησ'ον τόν ήπάντησεν. κα1?6λου τό μανδατον. άλλά Q'όκ ήξευρεν ποσώς, έπληροφ6ρησέν . τον •Ετούτος δπου εφVΓεν 1090 τό πραγμα πώς εγ'νετον ' δλα τά άφηγή1?η. § 26. - πως lφ&�σεν ' δ ΜΟUΡ(Κ1jς Σ'ΠιXτ�ς κ�ι lγλuσεν τον Σγοίϊρον M'Πoό� κ�ι έτζιXκ�σε κ�ι τοίϊ 80uκος το φοuσσiiτο. όρ1?ώνει τό φουσσατο. Εύ1?έως, ώς τό ήκουσεν, έφ1?ασαν εΙς τόν τ6πoν� Σπουδαlως επροπάτησαν, δεμiνον τόν ύπασιν. καΙ ηύραν δπου τόν κρατούν, διώχνοντας τό φουσσατο, ΟΕ Φράγκοι εσκορπlσασιν · 1095 καΙ ώς lξάφνισεν εύ1?Vς (καΙ> σκορπισ1?α τους ηδρ�ν, ' ς την μέσην τους έδώκαν' εσκυψεν τα κοντάρια' εγλύτωσεν τόν Σγούρον' τούς Φράγκους lχαρβάλωσε, f. 20v επlασεν δέ καΙ πολλους αρχοντες εκ τού δούκα. έστράφην εΙς την 'Άρταν. ΚαΙ άπαυτού έγύρισεν, 1 100 Ήπηρε τα φουσσατα του, 'ς την Ρινιάσαν εδιέβην. § 27. - πως Ύjmjpev την P�ν�ιXσ�ν δ ΜΟUΡ(Κ1jς Σ'ΠιXτ�ς κ�ι την K�τoχ�ν.
ή χώρα της Ρινιάσας, 'Εκεί όπου τόν είδασιν τό πως επlασαν Φράγκους, εμα1?αν καΙ τό κάμωμα , , " '-Q..\ γινονται ε'δ ικοl του. επροσκυνησαν, τον ευιrυς 1079 hemist. prius hyperm. 1092 έπρο1088 άλαoύκήυξ'ευρεv ποσός πέτησαν- το 1094 έσκαρπΙσαν metri causa exitum mu1093 όπα 1095 καΙ ipse per metrum addidi tavimus - διώγχνοντας 11001 101 inter versus intermedium .omamentum. funis forma. descriptum invenimus 1102 έπΙασαν [καΙ τούς] Φράγκovς
Cαp. ΠΙ, 23-26: Scontro α Vromopidα
299
1080 SΡarvίeή. Ma avvenne come i1 destino voleva, come preparava la sorte, la qua1e tramava l'evento che essa stessa apportava. Ε che cosa accadde subito, dί colpo, ne1 momento ? 25.
- Destino.
Ascolta, ο amίco, la grande potenza dί Dio e meraVΊglίati deglί eventi che capitano aglί uomίni. 1085 Quando avvenne ί1 combattimento fra 1e due schίere, Ι un uomo del duca subito fuggi e Si reco da Murίkί, signore dί Arta. Lo incontro che era VΊcίηo. Eglί venne immediatamente, ma ηοη sapeva ΡrΟΡήο nu11a deUa circostanza (che glί Si ήfeήva) . Fu 1090 i1 fuggiasco che 10 mise de1 tutto a1 corrente Ι dί come si era sv01to i1 fatto. 26.
- Muriki Spata sopravviene - Libera Sguros Bua e sbaraglia anche Ιε truppe άεΙ duca.
Udito (quanto glί era stato rifeήtο), Muriki riordina 1e tmppe, subito si precίpita e giunge su1 1uogo e trova che ί nemίci si sono impadronίtί di (Sguros) e che 10 portano via 1egato. Ι Latinί, inse1095 guendo 1e tmppe nemiche, si erano sbandati Ι e (Muήki) quando appari improvvίsamente e 1i trovo ancora dispersi, con 1e 1ance ίη resta assali ne1 centro, sbarag1io ί Latinί, lίbero Sguros, catturo fra 1e tmppe de1 duca m01ti Ρήgίοnίeή. Di n si volse e tomo ad 1 100 Arta. Ι Prese (tutte) 1e sue tmppe e marcio alla v01ta dί Rinίasa. 27. - Muriki conquista Riniasa e Ιa CatοchΙ
Glί abitanti dί Riniasa quando 10 videro e seppero i1 fatto deUa cattura dei Latini, subito gli resero omaggio e fecero atto dί sudditanza. (Glί uomίnί dί MUΉki) attaccarono 1a rocca e subito
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1103 Chron Mor 1436 et a1.
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300
Cronaca dei Τocco
ΚαΙ τον γουλαν πολέμησαν, γλήγορα τον ηπήραν. 1 105 ΈπΙασαν καΙ τον άδελφον του Μπούα του Μουρlκη. . v ' ' " μετα" τους 'Αλβανιτας Λ.αραν μεγα'λην εκαμε μέγα καλον του ήλ{}εν. καΙ έπρεπε νά χαΙρεται, ' .Q,." ψ ' Πολλα" εφυσιωυ 1',Ο" καστρο ε'δυναμωσεν. Ύπήγεv έπολέμησεν τής Κατοχής τον πύργον. μέ το τετραμπουκκέττο. 1 1 10 Ήπηρε τον άπο σπα{}ιου, τον δούκα νά χαλάσn' ΚαΙ φοβερΙζει, βούλεται άλλά τά i5στερα πολλά φαρμακερά του ήλ{}αν. . § 28. - Θιχνocτος του ΣΥοόροΙ) Μποόoc. Ό Σγουρος Μπούας ώς γλύτωσε
με τον λαον τον ε lχεv, εΙς το όσπΙτιν του έστράψηκε. Κακά ήτον λαβωμένος ' 1 I 15 'ς το χέριν εlχεv κονταριά άπάνω εΙς το Οψάριν. ΚαΙ άπ' αύτην άπ6{}ανεv, έπλέρωσεν το χρέος. ΚαΙ ό υΣ6ς του έμεινεv πάλιν 'ς την άφεvτ[αν. Παυλον τον ονομάζουσιν' γμορφος νέος ήτον, άνδρειωμένος, έλεγαν, καΙ όμορφον παλληκάρι' 1 120 •ς το γένος όλον τών ΣπαταΙων κάλλιος δέv εύρέ#η. το γνομά του Λάν#ης. Elχεv δέ (αύτος) καΙ γαβρ6ν' * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
§ 29. - (πως δ MoupLX1JC; Σπιχτoc YUptutL ν� έπιχρη δ &8ελφός τοΙ) την .&UΥocτέρocν του 80uκός.) * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
συμπε{}ερΙαν νά κάμουν, μηνώντας καΙ γυρεύοντας την {}υΥατέραν τού δουκος νά tπάρn ό άδελφ6ς του. Κάρουλος εΙχεν όνομα, Φράγκου υΜς ύπηρχεv, 1 125 εύμορφος, καλοπρ6σωπος εlδoς καΙ . 1Jεωρlα.
f. 2 1 r
1104 έπoλέμισεv 1105 τού Μου,,: τόv Μου" § 28 cf. eundem titulum in § 23 1113 έγλύτωσε 1116 ιΖπ' αύη}ν (πληγην subaudias) dπ6Dανεv: dπ' αύτην έπλέ"ωσε antea scripserat Α, deinde verbum substituit idemque in alterum hemistichium transtulit 1121 α1Jτος per metrum ipse scripsi. - Hic, ut comprobatum est (cf. Proleg. 155), septem folia, 1 122 Rursum idest circiter CCCL versus, ceciderunt - ΛάνD'ης cf. 299 306 ad Mauritium Spatam redit res. Ιη vv. 1 122-1 123 prima sententia desideratur
Cαp. ΠΙ, 27-28: Morte di Sguros Buα
301
la conquistarono. Ι Presero Ρήgίοnίeή anChe i1 frate110 di Muήlά Bua (a. 1403). Lo Spata esu1to con gli A1banesi: ed aveva ragione di esultare perche gli era capitata una grande fortuna. Muni la fortezza. Egli molto si inorgogli. Si reco quindi ad assaltare la tone 1 1 10 del1a Catochi. Ι Se ne impossesso con la spada ίη pugno e uso (anche) l'insidia. Minaccia e vuole far crollare i1 duca; ma cio che segui dopo gli fu molto funesto.
1 105
28.
-
Morte di Sguros Bua (a. 1403 c.).
Sguros Bua come fu liberato torno con ί suoi uomini a casa. Era feήtο gravemente: Ι aveva ήcevutο un colpo di lancia a1 brac cio, al di sopra del muscol0. Ε di que11a feήta egli mon. Ε cosl pago ίl suo conto. Rimase nel1a sίgηοήa ίΙ :figlio. Si chiamava Paolo. 1 120 Bel giovane, era considerato valoroso e prode, Ι e ίη tutta la stirpe degli Spata ηοη si trovava uno migliore. Sguros aveva anChe un genero, Che si chiamava Lanthis.
1 115
29. - Muriki Spata chiede in isposa per suo fratello Ια figlia del duca. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
attraverso scambi di proposte e di richieste cercano di stήη gere parentela facendo sposare ίΙ fratell0 con la :figlia del duca. 11 fratello di Μuήki si chiamava Carlo ed era :figlio di un latino: Ι 1 125 era ben fatto, avvenente e di bella presenza. La :figlίa del duca
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1109 Sen Mix Rubr ΠΙ c 12, 20 νπ 1403, Val ΛΑV 1 046 lizie Ι 246 [barone dΆcaίa Marchesano]
1125 cf.
Υ.
52.
1124 De-
302
Cronaca dei Tocco
Ή {}vγατέραν τού δουκος dλήDεια σπούρια ήτον, καΙ παίδεv(fιν παντοία,, ' dμή εΙχεν γνώμην dyaDηv τιμητική ηύρίσκετον, φρόνιμη κατά πάντα. § 30.
-
πωζ �κσφ.εν σuμπε.s-ερ(ιχν με τον MouptXΊJ Σπ�τlX ό IΧv.&έvτηι; ό 80όκlχι;.
• Ο δούκας ώς παμφρόνιμος ς ίJλες τίς εν-θυμήσεις 1 130 lί.t!χισεν με γλυκύτητες, μέ ζαχαράτους λόγους εΙς την dγάπην μέσον · d" εi5ρrJV πραξιν καί όρμήν κείνα τά ψεvδoκάτιργα μήνα τά dνησπάσrι, μη τύχrι πώποτε καιρο καΙ κατεβοϋσιν Τούρκοι καί εi5ροV11 τα καΙ σέβουσιν καΙ κάμοV11 του ζημίαν. 1 135 Κοντόν, εσυβιβάσDησαν νά κάμoV11 την dγάπην. Τά κάτιργα ετάξασιν dπέκει νά τά εβγάλοV11 · 'ς την "Αγιαν Μαύραν στέκονται εΙς ψύλαξιν λιμιώνος, ιΖστε νά εi5ρrι πούπετε ό Σπάτας τά πoυλήσrι. ΚαΙ εγώ παντέχω σήμερον, νά ύπάγrις νά γυρέψ'!Jς, 1 140 εκεί νά εfJρrις τά πλευρά ίJπoυ εΙναι σαπισμένα. Τέως εκαταστή(fα(fιν φιλίαν καΙ dγάπην καΙ Ιστησαν καΙ τέρμονα τον γάμον "ά ποιήσοV11. την {}vγατέραν του lJJρDωσεν ό δούκας ό dφέντης, τιμητικά, ώς πρέπει, τό κάτιργο οlκονόμησεν 1145 καΙ τον ΜανDαίον ιΖρισεν μετ' αδτην νά -δπηγαίνn. ΕΙς τούς Ρωγούς την Ιστειλεν τον γάμον νά ποιήσουν, f. 2 19 κατά λόγον καΙ συμφωνιάν, ην Ιστησαν dλλήλως. tΕκε ί γάρ έδιάβηκαν, επλήρωσαν τον γάμον · ΑχαΙρονταν καΙ dγάλλονταν καί εκ τά δύο μέρη, 1150 έβλέποντας πώς Ικαμαν dγάπην στερεωμένην. ίJλoι νά dναπαvf)ούσιν l1αντέχουν καΙ Ιλπίζουσιν τές εΙχαν διά μέσον. dπό τές μάχες τές πολλές πικρή, φαρμακωμένη, tΑλλά 'δΑ μάχη θλιβερή, •
1127 πα(1126 {}vyaTi(/av [πάλιν] του δοιικός: πάλιν metrus ηοη accipit δειισιν: σπεύδοιισιν 1 129 πανφ(/6νιμος - ΈVΔVμήσες 1 131 dviPeιv 1132 ΑκεΤνα 1133 τύχο, πώπωτε καιρώ 1 135 Ισιιβιβασ{}ησαν sic, pro Aσvμβ. habeatur cf. Υ. 818 1137 [να] στέκονται: να metrum molestia afficit 1 140 σαπημΑνa 1 142 τΑρμωνa sic 1 144 κάτιργov 1 145 Mavfiiαv 1 146 €/Oγσύ� hic et alibi 1 147 κατα [τόν] λ6γov και [τήν] συμφων(αv 1 152 δι' dμiιJ cf. Υ. 1032 1 153 dλλαδε
Cap. ΠΙ, 29-30: Impal'entamenti jl'a
ί
Tocco e gli Spata
303
veramente era bastarda, ma aveva senno, ricca cu1tura, senso de11' onore ed era saggia ίη tutto. 30.
-
Il signor duca stringe parentela con Μuriki Spata. .
11 duca, da uomo estremamente assennato ίη tutte le trovate, Ι 1 130 incomίncio con ragionamento mellifluo a escogitare i1 modo e la via per giungere a una pace (con Muriki) : (una pace che consentisse a Muriki stesso) di togliere di mezzo quelle specie di navi (che erano nel golfo di Arta) per evitare che un certo giorno, scendendo, ί 1 135 Turchi ηοη le trovassero alla fonda e se ne impadronissero. Ι Ιη breve: convennero di fare pace. Stabi1irono di togliere di 1l 1e navi e di sistemarle al sicuro nel porto di Santa Maura nell'eventua1ita che 10 Spata trovasse a venderle. 10 credo che oggi, se tu vai a 1140 cercarle, / le troverai 1i ormai marce. A11a fine conclusero un patto di amicizia e di pace, e stabilirono anche i1 termine della celebrazione de11e nozze. 11 signor duca dispose la figlia alla partenza, fece addobbare la nave con apparati 1 145 dΌnοre, come conveniva, / e ordino (al capitano) Matteo di andare con lei. La mando a Roghl perche celebrassero le nozze, secondo gli accordi reciprocamente concertati. Si recarono la e celebrarono 1 150 le nozze. L'una e l'altra parte si rallegrarono / vedendo che si era instaurata una solida pace. Tutti confidano e sperano di riposarsi delle molte guerre che avevano avuto fra loro. Ma, invece, guarda che guerra triste, amara ed esiziale venne ad accendersi dopo fra
Ρ
1 129 Chron Mor 188 e al.
Cronaca dei Tocco
304
όπου έγlνην ύστερα άνά�σα τους δύο ! καΙ τ! ήφερεν ή τvχης, 1155 ..Ακουσε τ! έylVεTov ' βα'ζει, δ το, ριζικον του του ουκος, το, που- τον ανε ' , . τά μέλλοντα ytviaffat. καΙ πού έκλωffογύρισεν ΤΩ ffαύμα το παράδοξον! ΚαΙ τlς νά το ένffυματoν; ΤΟ πραγμα όπου lylVETov, το ριζικΟν το ήλffεν 1 160 λεπτά νά το έξηγη{}ώ ' μεγάλως νά {}αυμάσrις.
1 155/7 cf.
-
Ί
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"\'\ 'ί
VV.
1079-1080
Cap. ΠΙ, 29-30: Imparentamenti fra ί Tocco e gli Spata
305
1 155 ί due signori. Ι Ascolta, dunque, quel che accadde e quel che porto la fortuna : come la sorte volle che ί1 duca si elevasse e tramo ίη modo che gli eventi si maturassero. Oh ! prodigio straordina ήο ! Ε chi mai 10 avrebbe pensato ? Quel che avvenne e la fortuna 1 160 che ne deήvο 10 raccontero minutamente. Ι Tu rimarrai molto meravigliato.
20
ΚΕΦ.
Δ'
<τα 'Iωάννtνα μετα τον -3-άνατον το5 Ήζαοι, 'Co5 δsσ�6'Cοο.>
§ 1.
-
ΘιΧνΙΧΤΟζ του 8εσπ6του του Ήζιχο6.
Τότε δταν έγlνετον του Κά.ρουλα δ γάμος, την fJvγατέραν του fίφερεν έκ τά 'Ιωάννινα δ Μουρlκης. 'Εκεί δπου lγlνετον δ γάμος καΙ αί χαρές τους, μανδατον τους ηφέρασιν άπέ{}ανε δ δεσπότης, 1 165 του Σπάτα δ συμπέ{}ερος, dφέντης Ίωαννlνων, δπου σου dφηγη{}ην. τούτος δ {}είος του δουκός, Άνάπολις 'ς τον γάμον Έκεί εύρέ{}η δ Μαν{}αίος ' ς τον δούκα τον dφέντη. καΙ παρευD1;ς το Ιγραψεν μεγάλως έλυπη{}ην · • Ο δούκας ώς το 1jκουσε lγνoιάζεται μεγάλως 1 170 πικραlνεται καΙ fJλlβεται, μή τύΧΥ καΙ έπά.ρΥ τα τά Γιάννινα δ Σπάτας, γτι καΙ dv lποlησαν καΙ τήν συμπεfJερlαν. f. 22r
§ 2.
-
πως έμ�V'YJσεv δ 80ύκιχι; των ΓLΙΧVVLVLώτωv.
Τήν ιίSραν lδιώρfJωσεν δ δούκας δ dφέντης Ιναν άπό τό σπlτιν του, γνησιον φαμιλlτην, 1 175 δπου εΙχεν {}ά.ρρος εΙς αυτόν, μεγάλην πιστοσύνην, 'ς τά Ίωάννινα τόν Ιστειλεν, εΙς άρχοντες της χώρας, με λόγους, με μηνύματα Ιμορφα, έπιδέξια, •Αλβανlτας μή κομπωfJοVΝ καΙ κάμουν τους dφέντες, γτι εΙναιν άνfJρωποι σκληροΙ, . δυνάστες τών Ρωμαlων, έπlορκοι καΙ κλέπται. 1 180 κακόγνωμοι καΙ λεlξουροι, ΚαΙ άλλα πολλά μηνύματα Ιστειλεν εΙς τήν χώραν, καΙ σκεπαστά καΙ φανερά, άπό γσα έν{}vμiiτον · μεταχερΙζεται ώς μπορεί dφέντη νά τον κάμουν. 1161 έγΙνεΤΟ1Ι [Τo1l] τού 1 162 ήφερE'/l καΙ την {)vγατέραν τov - ΜovρΕκ 1163 έγένετΟ1Ι, cfr. v. 1 161 1 164 dπέ{}ανE'/l 1 165 ό {}σvμπέ{} 1 166 έτoiiτoς § 2 Γιανινι6των sic hic et alibi 1 178 [rοvς] Άλβ. [να] μή. 1 179 ΡωμαΙων nomen macula absconditum Β auctοήtate restituimus 1183 ύμπορεϊ
CAP. IV Gianina dopo la. morte del despota Esaiι.
1.
�.
Morte dei despota Esau (6 febbr. 1411).
Per l'occasione · del1e nozze di Carlo, Muriki aveva condotto da Gianina la :figlia. Ma mentre si s�olgevano ί festeggiamentί nuziali 1 165 portarono la notizia che i1 despota, / signore di Gianina e consuocero · del10 Spata, era morto. Costui era Ζίό de1 duca, come gia tί ho raccontato. A11e nozze si trovo Matteo da Napoli, ίΙ qua1e subito scrisse la notizia al signor duca. Questί, quando apprese la nuova, 1 170 si addoloro molto. / Egli si accora, si rattrista e si preoccupa che 10 Spata non s'impadronisca di Gianina, dato che aveva anche stretto parente1a (con Esau) . 2.
-
Il duca avverte i Gianinioti.
I1. signor duca fa partire subito υη suo famί1iare, / su1 quale aveva piena :fiducίa. L·o manda a Gianina, dai maggiorenti de11a cίtta, perche, con considerazioni garbate e abili avvertimenti 1i convinca a ηοη cadere nel1'enore di fare 10ro signori gli A1banesi, 1 180 che sono duri, oppressori dei Romei, / scontrosi, avidi, spergiuri e ladri. Fa ancora pervenire al1a citta, ίη segreto ο palesemente, mol ti altri avvertimenti che gli venivano ίη mente. Ne1 contempo si da da fare come ρυο perche 10 eleggano (10ro) signore. Ι Gianiniotί 1 175
Τ
.
1164 Chron Οχί Vr 78
Cronαcα dei Τocco
308
πάντα τούς •ΑλβανΕτας ΟΕ Γιαννινιωται οΕ άρχοντες άντΕδικους μεγάλους, 1 185 έχθρούς τούς εΙχαν &ΠΟ άρχης, διότι έδυνάσταυαν τον τόπον, τά χωρΕα τά κτήματά τους ί1παντα τά πλέα έκρατούσαν. ΚαΙ δι' alJTOV έκάκιζαν εΙς αύτους ύπερμέτρου ' άνΟρώπου άλβανΕτου. καλον οlJκ ηθελαν ποτέ •
§ 3.
-
<πως ή βιxσ(λ�σσιx έφocν'Yjκεν σxλ'Yjpyj εΙς την έξουσ(ιχν.)
1190
Άφούτου γάρ &πόθανεν ό Ήζαού ό δεσπότης, &πόμεινε ή κυρά ΕlJδοκlα βασlλισσα, γυνή του. Κακόγνωμη έφάνηκεν, σκληρη εΙς τήν έξουσΕαν ' καΙ πάfJη εΙς τον τόπον ' πολλά βαρέματα Ιδειξεν καΙ τους καλους άνθρώπους ιbργEζετoν τούς άρχοντες 1195 καΙ άσχημα τούς 1Jβριζεν. Μεγάλως έλυποϋνταν. • Εξώρισε, έφVλάκισεν άρχοντες έκ τήν χώραν, τά πράγματα, κλερονομιές έδιδε των σερβιων της ' f. 22T καΙ τόσον τήν έσκλήρυνε ή άμαρτΕα τού τόπου, δτι τούς έγκριτότερους καΙ γνήσιους τού δεσπότου, 1200 alJTOV; τούς βουλατόρους του, που ηξευραν τήν καρδιάν του, . έξώρισε, έφVλάκισεν καΙ κατεντρόπιασέ τους. § 4.
-
Έξoρ�σμoς των ά.ρχ6ντων κιχ! γνωμLκα; της κυρ(ιχς ΕΜοκ(ιχς.
Άρχήν τΟν καπετάνιον, τΉv κεφαλήν της χώρας, εΙς τον Μορέαν τΟν επεψεν νά δπάυ νά &ποθάνυ. �O δούκας τον έκράτησεν, εΙς το σπΕτι του έστάfJη, καΙ πάλιν Ιστρεψάν τον. 1205 hlμησb τον καΙ πολλά �OμoEως άλλον ι'1ρχοντα καλον έκ τήν Φλορέντζα, Μανθαίον τον ιbνόμαζαν, έπΕκλην δέ Λιμπάeδη, όπου <καΙ> τον άνάθρευσεν •Ησαού ό δεσπότης ' άγάπαν τον, έτΕμα τον ώς γνήσιον σvγγενijν του, 1210 καΙ αvτή τΟν έφvλάκισεν ' καΙ έδιάβην εΙς τον δούκα. 1 186 έδvιιάσταβαν sic: cf. έπάνταχαν 626 1 190 ό ζαοϋ 1 191 dπόμεινΒν - κύρ: κυρα explevimus, cf. 1224 1229 1 246 et a1ibi 1 1 96 έξόρισ811 1 199 έγγριτ 1200 όπου - καρδΕαν 1201 έξόρισΒν § 4 κυρ 1203 dπόOν 1204 ό δούκας difficillimum lectu maculae causa, ούτος δε Β substituit 1206 Φλορέτζα 1208 όπου την - καΙ ipse iDserui οΙζαοϋ -
Cap. I V, 1-10: Gianina dopo Ιa morte di Esau
309
1185 d'altra parte consideravano sempre 1 10ro nemici e grandi avversari gli A1banesi, perche essi oppl1mevano la regione e ί paesi, e si erano impossessati della maggior parte deί 10ro aveή. ΡrΟΡήο per questo motivo 1i gίudicavano molto male. Essi ηοη vollero mai bene ad alcun A1banese. 3.
-
1 190
Dopo la morte del despota Esaiι, ήmase vasilίssa la signora Evdokia, moglίe sua. Essa si ήveΙ0 scontrosa e dura verso ί sudditi: impose alla regione tήbutί e stenti, ίn:fieήva contro mag1 195 giorenti e uomini dabbene Ι e 1ί ίngίuήava ίη maniera iniqua. Essi si addoloravano molto. Scaccio dalla citta e ίmΡήgίοnο dei notabilί, ί 10ΤΟ beni e l'eredίta. dispensava ροί aί ΡrΟΡή dίpendenti. La lamentela della regίone la urtava ροί talmente che essa scaccio, ίmΡήgίοnο e copri di vergogna la gente pίiι stimata e pίiι fe1200 dele al despota, Ι e glί stessi cοnsίgιίeή che avevano conosciuto ί segreti del cuore del defunto signore. 4.
-
ΒaΜο di notabili
e
leggi della signora Evdokia.
Per Ρήma spedi ίη Morea, per farlo uccidere, ί1 capitano, capo 1205 della citta.. 11 duca invece se 10 tenne a casa sua, 1 10 fece segno di moltί ήguardi e quindi 10 fece tomare. Ε COSl υη altro buon notabi1e, οήgίnaήο da Firenze, di nome Matteo Libardί, che i1 despota Esaiι aveva per:fino allevato e che aveva amato e ήSΡettatο come 1210 υη consanguineo, Ι fu da lei messo ίη Ρήgίοne. Anche Ιώ se ne
Τ
1191 Chron Oxf 78
Cronaca dei Tocco
310
όλων τών Γιαννινιώτων. 'Εκεί ήτον τό κατάντημα βαρέα εΙς την χώραν, 'Έβαλεν και συνή{}εια οί άν{}ρωποι της χώρας. όπου έκάκιζαν πολλα ,Εντρέπομαι να τα λαλώ· 0-6 πρέπει να τα γράφω. ή χώρα dγριωμένη. 1215 Και άπαυτό <δέ) έστεκαν § 5. - < πως ΣΙμων δ Στριχ.τηγ6πουλος κιχ.Ι m."OL &ρχοντες ΙΜρω σιχ.ν τον λιχ.Ον νιΧ στ�ρξoυν την κυρά.ν τους.) J.ι , S , ' ι 'Αμ,l Ο καπετανιος αυτος, οπου\ ακουεις, - Σlμων τόν όνομάζουσιν, Στρατηγ6πουλον τό έπlκλην πολλα και dνδρειωμένος άν{}ρωπος ήτον φρ6νιμος καΙ τ6λμην εΙχεν δυνατή, άπ6κοτην καρδtαν. και έταπεlνωσέν τον. 1220 Ή ποδαλγlα τόν επιασεν την κλήραν εΙχεν συγγενείς άπό της γυναικ6ς του. Πολλα τόν ήγαπήσασιν και έστεργαν οί πάντες. f. 23r "Ήσαν και άλλοι άρχοντες έντιμοι της συγκλήτου. Και τόν λαόν ίλάρωσαν να στέρξουν την κυράν τους, . \ 1225 και\ ορκους " ' τα\ β αρη ' να\ τους λειψουν ' να\ ποιησουσιν, ό κα{}εεις να ήστέκεται εΙς τάξιν όπου πρέπει και λBlΨOVV οί δυνάστειες, τα .αδικα τα μεγάλα· και τόν υΣ6ν της να έχουσιν dφέντη και δεσπ6την· αύτην πάλιν <δέ ιbς) κυραν και μάννα τού dφεντ6ς τους. 1230 ΚαΙ ο';;τως έκατέστησαν. 'Επlασαν τους όρκους. ιbς ήλ{}εν εΙς την χώραν, Ό φαμιλlτης τού δουκός έσυντυχεν μέ άρχοντες, μέ φlλους του τού δούκα, ότι ηύρεν 8που ωμώσασιν να στέρξουν την κυράν τους. ,Αλή{}εια έδωκαν του έλπlδα να έΧΌ πάντα, dφέντην να γυρέψουν, 1235 ότι, (lv έτυχεν καιρός να μη dλλάξουσιν αυτόν δια τόν Βασιλέα. Να εlπoύμεν την dλή{}ειαν, dξιώτερoς δέν ήτον εΙς τόπον πούπετε dλλoύ dφέντη να ποιήσουν. f'
f'
1211 γινιdνηνότων 1214 γράφω: λέγω antea scripserat Α. et deinde delevit 1215 δε ipse propter metrum scripsi 1217 duabus syll. abundat hemίst. a1terum 1219 δυνατοΙ 1220 έπlασεν 1229 δε ώς 1231 Ό φαμιλ{της [τoiίτoς] sententiae et metri necessitate addidίmus τού δουκός: super metrum et necessitatem abundans, auctoritate versus 1239, τoiίτoς expunximus 1237 dξιόΤδραν δε ήταν
31 1
Cap. I V, 1-10:. Gianina dapo Ιa morte di Esau
ando da1 duca. Ε II (1a sede de1 duca) era 1a meta di tutti ί Gia ninioti ! Essa i1itrodusse ίη citta consu,etudini insopportabi1i, che ί cittadini cήtίcavanο m01to. Ηο ήtegnο da1 par1arne e ηοη sta
1215
bene che se ne scriva. era m01to irritata.
5.
-
Ι
Comunque proprio per ' questo 1a citta
<Simone Stratigopulos e altri notabili esortano ιι popolo ad amare Ιa loro signora). (Α
Gianina) c'era dunque
i1 capitano,
a1 qua.1e abbiamo accen
nato. Egli si chiamava Simone Stratigopu10s: uomo m01to saggίo,
1220
va10roso, di grande ardimento e di cuore intrepido. /Era so:fferente di podagra : ma1attia che 10 avviliva. Ιη ordine alla discendenza con tava :6.gU avuti dalla moglie 1egittima. Tutti ί cittadini gli v01evano bene. (01tre a 1ui) c'eranο a1tή stimati notabi1i . de1 senato. Essi
1225
esortarono ί1 ρορ010 ad amare 1a . 10ro signora
/
e a prestare gίura
mento (di fede1ta) , perche ί ba1ze1li sarebbero stati t01ti ; che cia scuno stesse a1 . ΡrΟΡήο posto . perche 1e prepotenze · e 1e grandi ingίustizie sarebbero state eliminate; essi avrebbero avuto come signore e despota ίl figlio de11a vasί1issa, la qua1e avrebbe assunto
1230 i1
ru010 di signora e madre de1 10ro signore.
/
Cosl stabi1irono.
Ε (ί notabi1i) presero ίl giuramento (de1 ρορ010).
11 familiare . de1 duca come venne ίη citta s'incontro con ί notabili e "amίci de1 duca stesso e trovo che i1 ΡΟΡο10 aveva giurato fede1ta ed a:ffetto alla sua signora. Veramente gli diedero possibi1ita
. 1�35 di nutrire sempre. speranza, perche dissero che, / se dovesse darsi , . i1 'caso di cercare un signore, essi ηοη avrebbero cambiato ii duca
. .
con 10 . stesso itήperatore.
Α
dire i1 vero ίη nessun a1tro posto
c'era un uomo pίiι degno di 1ui di essere fatto signore (di Gianina).
Τ
. Ρ
1217 Eundem Strategopu1um. laudatum invenies in Ερ Sin1i. Dipl ΠΙ 282 . 1217 Chron Mor 1468 at ώ. Mor 2072.
, 1218 Chron Mor 161 337
Act
1228 Chron
312
Cronαcα dei Τocco
§ 6.
-
πως Ιστερξιχ" οΙ Γ&ιχ",,&,,&ωτιχ& va &φε"τεόΊ) ό utος τοί) 8εσπ6τοu.
Ό φαμιλΙτης τού δουκος έστράφηκεν εΙς αύτον ' καταλεπτώς τά λέγει 1240 τά πάντα έξηγήσατο, δσα τον έπαρήγγειλαν οΙ φΙλοι του τού δούκα. ΟΙ γιαννινιώται οΙ άρχοντες, μικροΙ τε καΙ μεγάλοι, εlς τον γουλαν άνέβησαν καΙ ώρ{}ωσαν έτούτοι 'ς τον Σπάταν νά άποστεΙλουσιν, έκείνον τον ΜουρΙκη, 1245 {}vγατέραν νά φέρουσιν, εΙς τά 'Ιωάννινα νά [νι, κυράν τους νά την κάμουσιν ή χώρα καΙ ό τόπος, κα{}ώς τους δρκους elxat1tv μέ έκείνον τον δεσπότην.
§ 7.
-
<πως ό Μοuρ(Κ"t)ς έβ&ιίζετο -ra Ίωιίνν&νιχ "a έπιίρΊ).)
Έκείνος έβιάζετον τά 'Ιωάννινα νά έπάerι ' μέ νπουλΙαν σκεπαστην έκόμπωνεν η}ν χώραν ' εΙς τον 'Άγιον Δονατον. 1250 Ιλεγεν νά τού δώσουσιν 'Ιδές την άποτυφλωσιν τήν εΖχαν οΙ Άλβανίται ! Τήν {}vγατέρα έγύρευαν κυράν τους νά την κάμουν μέσα εΙς τά 'Ιωάννινα, εΙς άφεντΙαν δλην, - • ς τον δπνον του Ilv το [βλεπε δέν έπρεπε νά δεΙξrι 1255 καΙ αυτός έσυμβουλε6ετον τού Σατανα τήν στράταν. Θέλημαν ήτον τού Θεού άλλοι νά τό κερδαΙσουν ' καΙ έσκλήρυνε ή καρδlα του, εΙς το κακόν έβάλ{}η.
f. 23'"
§ 8.
-
πως έκιχτέλuσε" ό Μοuρ(Κ"t)ς ΣπιίτOtς -ra &μπέλ&ΙΧ τω" Γιocνν(νων.
Φουσσατα έσύναξεν πολλά αύτός καΙ ό Zενεβiσης ' ι • , γυρευovν αφεντιαν. καΙ ήλ{}αν εΙς τά •Ιωάννινα, 1260 Τά άμπέλια έκατέλυσαν, έρήμαξαν τελεΙως. κα{}ώς σού άφηγή{}ην ' ·Η χώρα τoVς έκάκιζαν, πλέον κακόν τους {}έλει. άπαύτο τους έκάκιζεν, τά άμπέλια, τον τόπον, •Αφού γαρ έκατέλυσαν 1246 ΚtI(}d 1241 τον: τάίJι 1245 [τήν] fJvγατέ(}αν [Tov] vd φε(}. - Εν 1255 Aσvsed cf. 1 252 1252 fJvγατ� [του] 1254 "d [τό] &lξn povΛΕVnov 1257 Aσκλε{(}1]1Ieν 1258 φovσάτω - Zeνεμπέσης 1259 [τήll]άφ. 1260 Aκατέλ(υ)σeν: ante Α(}ήμαξαιι praeposuerat Α. Td dμπέλω, τόιι τόπov eademque verba deinde delevit 1261 dφηγή{}e, 1262 του {}έλε
Cap. I V, 1-10: Gianina dopo Ιa morte di Esau
6.
-
313
Ι Gianinioti preferiscono lα signoria del figlio del despota.
Ι1 fami1iare torno dal duca e glί racconto per :filo e per segno 1240 tutto cio Ι che avevano dichiarato glί amici del duca-stesso. Ι Giani nίoti, notabili, piccoli e grandi, salirono alla rocca e decisero 1245 di mandare una ambasceria a Μuήki Spata Ι per ήΙevare la fi.glίa. Questa doveva stare a Gianina : la citta e la regione la avrebbero acclamata loro signora, secondo ίΙ giuramento reso a1 despota. 7.
-
<Muriki minαccia di occupare Gianina).
Μuήki, invece, aveva fretta di impossessarsi di Gianίna; con 1250 dissimulata minaccia cercava di intimidire la citta Ι e imponeva che gliela consegnassero a San Donato. Ma guarda la cecita che avevano glί A1banesi ! Ι Gianίnioti chiedevano la fi.glίa per farla signora di Gianina e di tutto ίΙ terήtοήο - Μuήki, se ίη un suo 1255 sogno vagheggiava qualcosa, ηοη l'avrebbe dovuto mostrare - Ι e lui invece deliberava di incamminarsi per la strada del diavolo. Era volonta di Dio che a traπe profi.tto fossero aΙtή. Ι1 suo cuore si induri e si volse al ma1e. 8.
-
Μuriki Spata abbatte i vigneti di Gianina.
Muήki e Zenevesi raccolsero molte truppe e vennero a Gianina 1260 per chίedere la sίgnοήa. Ι Abbatterono le vίgne e le distrussero com pletamente. La citta, come ti ho raccontato, 1i odiava: 1i odiava per questo e 1ί detesta (ora) ancora di pίiι. Dopo che ebbero sac cheggίato ί vίgneti e ί terήtοή, presero la decisione di tornare indie-
Τ
Ρ
1250 Procop. A ed 1258 Laon Cha1c Ι Ι 9 6 8
1263 Chron Mor 1 1 04
4 . 1 .34
(ed. Houry, 107)
Cantacuz Ι 5 1 0
Cronαcα dei Tocco
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ήπηραν τήν άπόφασιν, έστράφηκαν όπίσω. 1265 Οί Γιαννινιώται &π6μειναν {}λιμμένοι, λυπημένοι. ΚαΙ αφήσrι ή βασίλισσα έκείνη ή Ευδοκία, καΙ αφήσrι τα κακ6γνωμα καΙ την ά.ρα{}υμίαν, τ1}ν γλώσσαν τ1}ν &παίδευτην να τ1}ν καταδoυλώσrι, , ,,), χωραν, να, δει'ξrι προσωπον καλον και αγαπην εις Την ' ' , 1270 να γ λυκαν{}ούν οί αν{}ρωποι ποσώς να ανασάνουν ' , ,, " χαριτες !! υΤΙ � '/ξευρε , εκ τες τες εχουν οι.,αφέντες f. 24r ή πρώτη Ιναι να Ιχουσιν την γλώσσαν παιδευμένην. Δια τούτο πάντα έπαινώ τον δούκαν τον αφέντη, έκ τ1}ν πολλ1}ν γλυκύτητα, τ1}ν παίδευσιν τής γλώσσης. 1275 Άμη αύτή έγένετον χειρότερη εΙς τούς πάντας. "
§ 9.
-
'
πως έβοuλ�&rJ ή κuρα: Εό80Κ(ΙΧ να: έπ&ρ'Ώ &ν8ριχ
.
'Άλλον δτι έβουλή{}ηκε καΙ ανδρα να έπάρrι, εΙς την Σερβίαν Ιστειλεν Σέρβους δια να φέρουν. Τής χώρας τα κρατήματα βούλεται να τους δώσrι, να τους δoυλώσrι απαντας τής χώρας τους αν{}ρώπους, πάντα δυναστεμένα. 1280 να τους κρατfj τυραννικά, 'Σ τ1}ν χώραν φανερώ{}ησαν έτούτες αί δουλείες ' πάλε &ΠΟ τ1}ν φαμίλιαν της, &πο τους έδικούς της, όπου έξέβηκαν τινές καΙ έμολ6γησάν τες. ΠολλοΙ έσκλήρυναν πολλά, το πλέον καΙ έφοβούνταν ' καΙ εΙναι λυπημένοι. 1285 τα κτήματά τους Ιχασαν 'Α !! " εταχνηκεν ' .q"", πο' υσα έκεινη " η κυρα, τους, τους μάλλον καΙ Ισφαλέν τους. κανένα δέν τους Ιστερξεν, μικροι, τε και, μεγα'λοι n.aL Τ? ' νυν - β ουλην ' ,ηπηρασιν , . , και" εβγάλλουν την ς τον τοπον της να,, υπαrι. ' βασι'λισσα 1290Ποτέ αφού έφέντεψεν καλον ο-όδέν τους ήλ{}εν. Χώρια έκ το κα{}' έάυτό, χώρια έκ τους έξω, ., 1.__ , . , . " να τους , � ΑΛέσrι ' οπου αφι, ...,,-,;η να,.ιι εvρoυσιν αυτοι, , ' τον ' βάλουσιν, να φέρουν, να να" τους διαφεvτιζrι, , " 'f ειχαν. τα' βαρη , δυνα, να, λυτρω'υ'ουν τα κιν ' οπου • , 'υεν καιρος να χαιρεται ο• αφεντης. 1295 "Ηλ'ΙΙ , ό .δουκας ' "
,
'
"
1268 καταδηλώση 1272 πεδεvμένoν τεμένα 1281 εΙς την χώeαν έφαvεeώ{}ησαν eivav πολλοΙ πολλά το πλέον
1275 χεe6τεeη 1282 φάμιλtαν
1280 ΔVVασ1284 έσκλή-
Cap. I V, 1-10: Gianina dopo Ιa morte di
Esαu
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1265 tro. j Ι Gianinioti rimasero rattristatί e affiitti. Or smetta la vasilissa Evdokia, smetta la scontrosita e l'ira, freni la sua lingua sgarbata 1270 per mostrare alla citta un vo1to benigno e un ρο' di affetto Ι perche la gente si dίsacerbi e ίη qualche maniera si rinfranchi. Poiche (i1 ρορο10) sapeva bene che la prima dote dei signori deve essere la lingua costumata. Per questo motivo ίο lodo sempre ίΙ signor duca : proprio per la grande dolcezza ed educazione della ιiη1275 gua. Ι Lei ίήvece ,diventava sempre peggiore con tutti. 9.
-
Lα signorα Evdokiα decide di riprendere mαrito.
Poiche decise dί riprendere marito, mando ίη Serbia dei (dίpen denti) Serbi perche glielo conducessero. Essa vuole consegnare (ai 1280 Serbi) ί loro averi, vuole asservire tutta la gente della citta, Ι aggίo garli tirannicamente e sempre con la prepotenza. Ιη citta queste cose si svelarono tramite la sua stessa servίtiι, ί suoi stessi dίpendenti che erano venuti via ed avevano confessato. Molti si irritarono parec1285 chio, ma la maggior parte ebbero anche paura. Ι Essi avrebbero perduto ί loro beni ed erano percio affiitti. Di tutto cio che la loro signora aveva promesso nulla fu mantenuto, anzi essa 1i aveva ingannati. Ed ora umili e grandί presero la decisione dί cacciar via 1290 la vasi1issa e dί mandarla a1 suo paese. Ι Da quando essa aveva preso ίΙ potere, ai Gianiniotί ηοη ne venne mai alcun bene. Ο ne11'intemo ο fra gli stranieri essi dovevano trovarsi un signore che andasse loro a genio, portarl0 (a Gianina) , metterlo (sul trono) perche 1i 1295 governasse, Ιί liberasse dai pericoli e dai gravami. Ι Era dunque venuto i1 tempo che i1 signor duca si rallegrasse.
Τ
1268
A1ex
Comn
Paren 166-167
Cronaca dei Tocco
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§ 10.
πως �βyΙXΛσιν την βσισΙλtσσσιν την xupocv Eό�oκ((σtV) ocπο τον Υουλ(ίΧν). -
Και ο{Jτως έκατέστησαν, και σύναξις έγίνη. Και το κοινο έμαζιΜJηκεν, 6Jμόνοιασαν οΕ πάντες. Τούς άρχοντες δεν τάζουσιν, κανεΙν ούδεν φοβοϋνται. Είς τον γουλαν άνέβησαν, πήραν τήν έξουσίαν ' 1300 βασίλισσαν έξέβαλαν α!Jτην καΙ τα παιδιά της. Το πώς δεν την έγκρέμνισαν καΙ {}αυμαστον το έχω έκ τα πολλα κακόγνωμα τα έδειξεν είς πάντας. "Αλλ' 8μως έξωρlστηκεν, 'ς τΟν Ζενεβέση έδιέβην.
f. 24v
§ 10 margines recisae nonnu11as litteras abstώerunt : WΔoκ YOtιλ 1299 tmfjeαv 1300 [καΙ τήν] PaqtAtqqav 1301 Ιχαw 1303 Zεvεβέσηv -
Cαp. I V, 1-10: Giαninα dopo lα morte di Esαu
10.
-
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Ι Gianinioti scacciano Ιa vasilissa, signora Evdokia, dalla rocca (26 febbr. 141 1).
Cosi stabi1irono. Ebbe 1uogo 1a ήuniοne; 1'assemb1ea si aduno, tutti si accordarono. (Il ρορο10) ηοη ubbidίsce pίi:ι ai notabi1i, nes suno ormai ha paura dί nulla. Salirono a1 caste110, presero i1 potere Ι 1300 e scacciarono via sia 1a vasi1issa che ί figli. Ιο stesso mi meraviglio come ηοη 1a scaraventarono dall'alto (della rocca) per le m01te perversita. commesse verso tutti. Essa, invece, fu s010 scacciata, e se ne ando da110 Zenevesi.
Τ
1300 Chron ΟχΊ Vr 78 1303 Eudocia Ragusam deinde pervenit : Rag lib Maioris Consilii 1424- 1428, ]irecek 13-16.
ΚΕΦ. Ε'
§ 1.
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πως �μo(ριxσιxν τιΧ πρOCγμιχτιχ τοί) γοuλiX.
'Η χωρα ' ' .q"", κεν " ανακατων" και' στέκουν συγχεσμενοι. 1305 Έκείνοι οπου εσέβησαν εΙς τον γουλαν άπάνω, δ, τι ηύραν πράγματα εκεί εδιαγούμισάν τα' δλοι τά ήμοιράσασιν, οπου ησασιν άπάνου. ΟΕ άλλοι, οπου έμειναν με το κοινον της χώρας, 1Jvμώνονται, ταράσσονται ' δεν έχουν τΙ νά κάμουν. 1310 ΕΙς τόσον εκατήντησαν καΙ σπΙτια νά χαλάσουν.
§ 2.
-
<πως ό κιχπεΤOCVLος κιχτεόνιχσε τοδς πOCντιχς.)
'Αλλά ό καπετάνιος, αύτος όπού ακούεις, - πολλά ήτον επιτήδειος, εΙς τά πάντα επιδέξιος εκ το κοινο τής χώρας. ε Ιχεν αγάπην περισσην τον λόγον του εστέργαν. 'Όλοι τον ετιμούσασιν, τούς έντιμους της κλήρας. 131 5 ΕΙχεν την σVΓγενότητα ι'λαρωσεν τους παντας ' " 'Εσε'βην δια' μέσου τους, έμορφες, παιδευμένες. με λόγους, με γλυκύτητες το fJfλBt αύτος νά γένrι ΟΕ πάντες το εστέρξασιν καί τον υ[όν του εγύρεψαν εΙς τον γουλαν άπάνου ' 1320 Παϋλον τον όνομάζουσιν ' καλά ήτον παιδευμένος, , έπιτη'δειος, " μερος εις τον λογον. φρονιμος, ,α " ' την χώραν νά επιβλέπrι, f. 25r Ό καπετάνιος στέκεται νά φέρουσιν αφέντην ' &στε νά καταστήσουσιν δλα εΙς πρόσωπόν του. Ιδούν νά άποκουβΙσουσιν § 1 Tit: ήμ{ρασιν 1304 σvσχεσμένoι < συγχυσμένοι 1316 δι 1322 [vd) ήστέκεται 1324 lδoVΝ dπό κovβήσουσιν dμέσov τους
CAP. ν
11
1.
-
Duca viene acclamato signore di Gianina.
(ΙΕ popolo) si divise gli oggetti del castello.
La citta si mise ίη subbuglio e agitazione. Ι C010ro che sa1irono al castello predarono ogni cosa che veniva fra le mani e se 1e spartίrono fra 10ro. Gli altή, rimasti al1'assemb1ea generale della citta, si ίrήtanο e si inquietano, ma ηοη hanno nul1a da 1310 fare. Ι La turba era arήvata a tal punto da rovinare anche le dίmore.
1305
2.
-
(Esortazioni del cαpitano.)
Ma i1 capitano, gia ήcοrdatο, che era uomo abi1e e accorto ίη tutte le circostanze, godeva dί molto afietto da parte della cit tadίnanza. Tutti 10 ήSΡettavanο e si attenevano al suo giudίzio. Ι 1315 Aveva parente1a con 1e persone e1evate deUa cittadinanza. (Simone Stratigopu1os) si reco ίη mezzo alla gente e p1aco tί1ttϊcοn buone par01e, con maniere garbatissime ed urbane. Tutti ebbero caro che si facesse queUo che egli v01eva, e al casteUo chiesero 1a presenza 1320 de1 figlio. Ι Costui si chiama Pa010: persona m01to educata, saggia, accorta e afiabi1e ne1 dίscorso. . Ι1 capitano dal canto suo resta a occuparsi de11a citta, fintantoche ί cittadίni decidano dί far venire un signore. Dispongono (intanto) di affidare tutto al1a sua persona.
Τ ·
1320 Ερ Sinii
Ρ
1312 Narr Be1 Cant 93
Act Dipl ΠΙ 282
Chron Mor 935
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Cronaca dei Τocco
§ 3. 1325
-
<πως δ 80uκocς πcXλLν &πέστεLλεν τον φocμLλΙτην.)
δούκας, καfJου έστράφηκεν κείνος δ φαμιλΕτης, έγροΕκησε έκ τούς λόγους του το πως τον άγαπουσιν οΙ άρχοντες, ή στρατειά τής χώρας των ΓιαννΕνων ' καΙ πάλιν τον άπέστειλεν εΙς φΕλους lJπου εΙχεν, κινώντας νά παeακαλοVΝ τούς άρχοντες της χώeας 1330 νά ένfJvμουνται πάντοτε, εΙ τι καιρος καλέσrι, μή τύΧ'ο καΙ ΚOμπώσrι τους ό Σπάτας δ ΜουρΕκης. 'ς τά Ίωάννινα νά HλfJrι. ΚΕνησε ό φαμιλΕτης του Τά 'Άλβανα άπΕστησαν, τόπος άνακατώ{}η, lνας τον lJ.λλoν κούρσευεν, τούς δρόμους έκρατοϋσαν. 1335 Πολλά έκακοπά{}ησεν • ς τά •Ιωάννινα νά σέβrι. •Σ τήν στράταν ηυρεν ί1.νfJρωπον, lμαfJε τά μανδατα, το πως ήπηραν τον γουλαν οΙ τοπικοί της χώρας, την βασlλισσα έξώρισαν, [χουν τήν έξουσΕαν. Πολλά έχάρην καΙ καλά, fJaeeei νά έπιτύχrι. •ς τά •Ιωάννινα νά σέβrι. 1340 ΚαΙ αύτος έσπούδαξεν γουργά Ό
§ 4.
-
<πως δ χocπετά.νLος προσχocλεΤ εΙς την σuνocξLν τον φocμι.λΙτην τοί) 80υχ6ς.)
•Σ τΟν καπετάνιο άπόσωσεν - έκεί ε Ιχεν πλέον {}άρροι; καΙ ήρξατο νά του λαλΥ πολλά καΙ νά τον λέγυ lJσα τον έπαρήγγειλεν δ δούκας ό άφέντης. Ό καπετάνιος άπεκρΕ{}ηκεν Ιμορφα, γλυκασμένα. 1345 « 'Εμείς έβλέπομεν καλά καΙ έγνωρΕζομέν το ' άφέντης άξιώτερος δέν ήμπορεί νά έναι f. 25v να άφεντέψrJ ώσάν έμας εΙ μή αύτος ό δούκας ' fJvμούμεfJά τον καΙ πολλtς άγάπες καΙ φιλΕες καΙ άπο lJσον fJέλω δυνη{}ij να μή το άμελήσω. 1350 Αδριον εΙς τήν μητρόπολιν σύναξις fJlλBt γένει, οΙ ί1.ρχοντες fJέλουν awax{}ij, μικρο! τε καi μεγάλοι ' 1325 έκείνος 1326 έr(!οlκησev - λόγου 1330 vd: Td 1332 έκlvησev 1333 ό τόπος 1334 έκσύ(!σευεν 1338 [καΙ] τήν βασtλισσαv 1341 κα πeτάνιov 1344 prius hemist. duabus syllabis abundat 1348 {}vμούμε{}ε 1350 ΣΎVαξιν
Cap. V, 1-6: Preliminari alla chiamata del Tocco
3.
-
32 1
(Il duca manda di nuovo i1 messo.)
/ 11 duca, al ritorno del suo confi.dente, intese da11e sue parole che ί notabi1i e le truppe della citta di Gianina gli volevano bene: e mando dί nuovo a sol1ecitare ί suoi amici onde pregassero ί nota1330 bi1i della citta / dί badare sempre acche Murikί Spata, attratto dall'occasione, ηοη 1i soggiogasse. Ι1 suo uomo dί fi.ducia partl per venire a Gianina. Gli A1banesi si erano ribellati, la regione era ίη subbuglio, uno saccheggiava l'altro, e (ί ribelli) controllavano 1335 ί passaggi. / Per raggiungere Gianina egli dovette molto soffrire. Lungo i1 cammino (i1 messo del duca) s'imbatte ίη un uomo che 10 mise al corrente delle novita: venne cosl a sapere come i1 ροροΙ0 della citta si era impossessato del castello, aveva scacciato la vasilissa e deteneva la potesta. Egli si rallegra molto e ben nutre 1340 fi.ducia che la sua missione avra esito felice. / Si affretta quindί a raggiungere celermente Gianina. 1325
4.
-
(11 capitano invita αΙ1'assemb1ea i1 tami1iare de1 duca.)
Si reco dal capitano - e proprio su dί lui aveva maggiore fi.ducia - e incomincio a parlarglί diffusamente e a riferirgli quello che ί1 signor duca gli aveva espresso. Ι1 capitano rispose con fi.ne 1345 cortesia. / « Νοί 10 vediamo bene e 10 sapplamo : a parer nostro per dominare della gente come ηοί ηοη puo esserci un signore pίiι degno del duca; ηοί ricordίamo Ιui e le molte testimonianze dί affetto e dί amicizia, e cio, per quanto mi sara possibi1e, ηοη 10 trascurero. / 1350 Domani ne11a chίesa metropolίtana avra luogo l'assemblea; νί interverranno ί notabili e ίΙ ρορο10 tutto. Tu vieni la, a presen-
21
Τ
1350 μητρ. τού άρχιστρατήγοο Μιχαηλ Epirotica 2 14/16
Ρ
1336 Chron Mor 6842
1345 Chron Mor 1614
322
Cronaca dei Tocco
καΙ Ηλα έκεί, εΙς αύτεινους σmιτυχε παρρησίq., καί τότε θέλομεν Ιδεί ποίος &.γαπij. τόν δούκα » . ΕΙς αδτο tδιώeθωσαν ή σύναξις να γένrι.
§ 5.
(πως δ φoψ.r.λΙτης &ρχ�σεν να: τ&.ζη χιχρΙσμιχτιχ εΙς τοδς r�ιχννLν�ώτιχς.)
-
1355
ΚαΙ εκείνος έπεeπάτησεν &.πέ την χώeαν όλην, εΙς αρχοντες όπου ήξευeεν ό λόγος του ' να &.ξιάζrι. Φιλοδωelες, χαelσματα αρχισεν να τους τάζrι, όλοι μετα καeδlας όπως να πeο{}υμησουσιν &.φέντην να τόν φέeουσιν, τόν δούκα να τόν έχουν ' 1360 « άνθeωπος έν' καλόγνωμος, γλυκυς vπέe τό μέλι, πλούσιος έναι, δυνατός, θέλει σας διαφεντlζει. ' Θαeeώ εΙς την ήμέeαν του πολυ να τιμη{}fjτε J> ' - καθώς πεe καΙ εγένετον τό τέλος έδειξέν το « πeάγματα έχει MBtea ότι να σας χοeτάσrι, 1365 έναι (γενναίος) καΙ ευγενικός καΙ φvσικoς &.φέντης παeα κανέναν σημεeα όλου του Δεσποτάτου. ΚαΙ είδετε <α�τόν) καλά καΙ tγνωelσετέ τον Τ,Δ πράγματα τα έκαμεν ό δούκας ό άφέιιτης, ότι μέ τους Κεφαλληνούς, μέ δέκα φαμιλίτες, 1370 την &.φεντιαν την ήμισην ήπηeεν τών Σπαταlων, καΙ αν σεPfί εΙς την μέση σας, εΙς τέτοιους φeονlμους f. 26r και πeακτικους καΙ άξιους, elζα του Δεσποτάτου, tλπlζω τό έπlλoιπoν όλον να τό επά(!rι J>. όκνώ νά σας τό reάφω. ΚαΙ άλλα πολλα έλάλησε · 1375 ΟΙ πάντες ε�χαelστησαν, ήeέστηκαν τους λόγους. § 6.
-
(Ή σίινΙΧξLς κιχΙ οΙ MYOL.)
ΚαΙ τό πeωt έτάχ{}ησαν 'ς την σύναξιν σvντύχoυ". επλάτυνεν ή μέeα, •Αφου γαe έξημέeωσεν, οΙ πάντες εσυνάχ{}ησαν μετα του καπετάνου. 1359 dφέιιτι δούκαν 1360 ΙV· sic sane metή . causa scripsit Α. pro ΙVαι: cf. v. 1361 et alibi 1361 lJέλησας 1362 πσλλσΙ 1365 γενναίος ipse propter metrum scripsi 1367 αvτόν per metrum inserui 1373 lJλω 1376 ΣVΝαξιν να σwr -
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Cap. V, 1-6: Preliminari αΙΙα chiamata del Tocco
ziare liberamente in mezzo a loro, e allora vedremo chί e che vuole bene al duca. L'assemblea e stata indetta proprio per questo ». 5.
-
(Il /amiliare incomincib da parte del duca.)
α
promettere ai Gianinioti elargizioni
Ι Ι1 messo del duca passeggio per tutta la citta perche dagli uomini che incontrava fosse ascoltata la sua parola. Egli incomincio a promettere a loro doni ed e1argizioni affinche tutti si interessas1360 sero di portare i1 duca come loro signore. Ι « Egli e uomo di buon cuore, dolce ρίυ del mie1e, ricco, potente e sara vostro signore. Ηο :fiducia che ίη que1 suo giomo (de11a presa di possesso) molti di voi saranno onorati Ι). Ι fatti dimostrarono che cio avvenne. « Egli 1365 ha tante ricchezze da potervi saziare Ι e,. al di sopra dί ogni altro che oggi possa trovarsi ίη tutto i1 Despotato, e cortese e signore per natura. νοί avete ben visto e sapete le gesta compiute dal signor duca: sapete che con ί Cefalonioti, disponendo di dieci 1370 :fidi, Ι ha conquistato meta della signoria degli Spata; e se viene ίη mezzo a voi, fra gente cosi saggia, attiva e abile, ceppo de1 Despotato, ίο spero che conquistera tutto i1 resto » . Egli disse 1375 molte altre cose che ometto di scrivervi. Ι Tutti ringraziarono e gradirono le parole.
1355
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6.
-
-
(L' assemblea e i discorsi.)
L'indomani mattina si disposero a intervenire all'assemblea. Dopo che si fece giorno, tutti si riunirono insieme al capitano.
Τ
Ρ
1370 Laon Cha1c 197 1 7'10
1360 γλυκύς κτλ. 1377 Chron Mor 1055
Paneg Man 194 12'1&
popularis locutio co:ιnmUΑΙs consuetudinis Ph10r Platz 634/5
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Cronaca dei Τocco
'Υπήγεν τούτος τού δουκός έκεί εΙς την παρρησίαν ' 1380 τους άρχοντες χαιρέτισεν έκ μέρος του τού δούκα καΙ άρχισεν να τους λαλύ, παρ6μοια να λέγrι ' « 'Εσείς ήξεύρετε καλά, άρχοντες γιαννινιώται, όπου καΙ αν άφέντεψεν ό δούκας ό άφέντης έτΙμησεν, έπρ6κοψεν τους l1.ρχοντες τού τ6που. 1385 τα κάστρη του, οΕ χώρες του έπλούΤηΡαν οΙ πάντες, όπου ο-όδέιι φDάνουν πρός έσας δια τόν !ναν δέκα. ,ΕλευDερlες Ιχουσιν, άπέDειες μεγάλες, (καDώς) καΙ άλλα πολλα καλα. 'Ηξεύρετέ τα γλοι. Λοιπόν αν έχετε ορεξιν 'ς την μέση σας να έλDrι, 1390 γπου εΙστε ρΙζα τών ΡωμαΙων γλου τού Δεσποτάτου, γλον να τό έπάρrι, Daeew εΙς τόν 'Αρχιστράτηγον τό Δεσποτατο έκδουλω{}fj άπέ τους 'ΑλβανΙτας καΙ έσείς να έχετε καλα τ6σα άπό τον δούκα, γτι να άλησμονήσετε τα 6πισDηνα τα πάDη ». 1395 Elπαν πολλοΙ, έλάλησαν καDώσπερ τους έφάνη. Τ6τε ό καπετάνιος εlπε να σιωπήσουν. f. 26v ΟΕ πάντες έσιώπησαν καΙ l1.ρχισεν να λέγrι ' « 'Εγώ μέ έτυχε καΙ έκατάντησα εΙς τού δούκα τό σπ{τι. ΈτΙμησέ με καΙ πολλά ' χρεωστώ τον καΙ φιλΙαν. δια την φιλΙαν τό λέγω ' 1400 Μηδέν έDvμη{}fj κανεΙς τόν κ6σμον αν γυρΙσετε, άνατολη καΙ δύσι, πούπετε άξιώτερον άφέντην να εύρήτε, όπου να σας (πολυ)ηγαπij. καΙ να τιμij. ώς πρέπει, να έχετε εύεργεσιές, άξιώματα μεγάλα, όλοι να δoξασDή'τε, 1405 να τιμηDή'τε δ.παντες, να χαίρεστε, ν' άγάλλεστε μικροΙ τε καΙ μεγάλοι. Άλλα ποσώς ούδέν σκοπώ, γτι να τόν εύρήτε καΙ ποίος έναι πούπετα όμοι6τητα να έχrι, έμείς οΕ Γιαννινιώται. άφέντην να τόν κάμωμε 1410 'Όμως έσείς τό έβλέπετε ' γλοι γνωρΙζετέ τον ». •
1379 ηπήγειι 1380 έχερέτησειι 1382 ήξεύρεται 1386 iψDd."ovv δέκα : ι' 1388 καθώς ipse metri causa scripsi 1390 ΡωμαΙων sic hic et alibi, numquam Ρωμαιών vel Ρωμιών ίη cd. 1392 ."ά έξεδοvλωl}fj 1398 έγώ μέ ΙΤυχε anacoluthon animadv. necnon hypenn. hemist. 1402 άφέντη 1403 πολυ ipse scripsi 1407 άλλά pospositum ad v. 1408 (άλλά καΙ ποίος) in suum locum restituimus 1409 κάμωμαι 1410 γνωρΙζετέ τω
-_ _ _ _ � .. ι'-_
Cαp. V, 1-6: Preliminαri αΙΙα chiαmαtα del Tocco
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1380 1ntervenne aUa lίbera discussione ί1 messo de1 duca. Ι Eglί sa1utb glί UOmίnί da parte del duca e inCOmίncib a parlare a 10ro e a dire pressappoco cosi : « νοί sapete bene, ο Gianίnίoti, che ί1 signor duca neU'esercizio della potesta ha onorato e ha fatto prosperare ί sud1385 diti del terήtοήο. / Si sono arήcchίtί ί SUOi castelli, ί SUOi paesi, tutti ί SUOi uomini, gente che nei vοstή confrontί dieci persone ηοη valgono una di νοί. Ι suoi sudditi godono di lίberta, di grandi vantaggί e di m01ti a1tή beneficί. Ε questo 10 sapete tutti. Quindi, 1390 se avete desίdeήο che eglί venga ίη mezzo a νοί, / che siete ί1 ceppo dei Romei di tutto ί1 Despotato, ίο confido nell'Arcange10 (Miche1e) che eglί conqUΊstera tutto ί1 terήtοήο e lίberenl ί1 Despotato stesso daglί A1banesί. Ε νοί avrete da1 duca tanti di quei benefici che vί 1395 ripagheranno dei passatί patimenti ». / Molti parlarono e ciascuno si espresse come glί parve bene. Allora, ί1 capitano chiese ίl sί1enzio. Tuttί tacquero ed egli incomίncib a dire: « 10 ho avuto ίη sorte di essere capitato ίη casa del duca. Eglί αιί onorb grandemente e gli 1400 sono obbligato deUa sua amicίzia. / Nessuno pensi che ίο dica cib per 1'amίcizia stessa; se νοί andrete ίη cerca per ί1 mondo, sia ίη oriente che ίη occidente, ηοη troverete ίη alcuna parte un signore ρίυ degno di 1UΊ, che vί amί e vί οηοή come si deve, dispensi bene1405 fici e a1ti gradi, / vί οηοή e vί esa1tί tutti e vί faccia gίoire ed esu1tare tutti, sia umίlί che potenti. Ma poiche ίο ηοη vedo a:ffatto che si possa trovare a1cuno che glί somίgli, ηοί Gianiniotί facciamo 1410 signore ί1 duca. / Del resto 10 vedete: tuttί 10 conoscete » .
Τ
1391 Jo Apoc Comm 454/5
Ρ
1382 Chron Mor 7 1 0
Chron Joan Vr § 19
1404 Chron Mor 1440
326
Cronαcα dei Tocco
§ 7.
-
<πως οΙ πά.ντες ώμοφώνYJσιχν μετιΧ του κιχπετά.νοΙ) τον 80όκιχ , , ιχφεντην νιχ'" κιχμοuν. >
ΟΙ πάντες ευχαρΙστησαν τούς λόγους, τήν βουλήν -rov · οί πλέοι άπέ τα Ίωάννινα τον δούκαν ήγαπουσαν, δι6τι [δειξεν πολλές καλoγνωμlες εΙς αύτους. Φιλoδωρlες, χαρΙσματα εΙχαν άπο τον δούκα. 1415 ΚαΙ τότε ήλ{}εν ό καιρος lJλοι να τα πλερώσovν. ΟΙ πάντες ώμοφώνησαν μετα του καπετάνο'!) τον δούκα δια να φέροvσιν, &φέντην να τον κάμovν. § 8.
-
<πως ό Σπά.τιχς κιχΙ ό Ζενεβέσ'Υ)ς ά.πόκλε�σιxν τιΧ Ίωά.νν�νιx.>
'0 Σπάτας έ{}υμώνετον, έσύναξεν φοvσσατο · του Ζενεβέση έμήνησεν άπο το dλλo μέρος. 1420 ΚαΙ ήλ{}εν καΙ ένώ{}ησαν. τα Ίωάννινα άποκλείσαν. Όμπρος εΙς το κάστρο lπεσαν τα δύο τα φουσσατα · f. 27r καΙ φoβερEζovν, λέγουσιν να πoιήσovν και να δεlξοvν. γνώσιν ουδέ κα{}όλοv. Δύναμιν εΙχαν περισσήν, ΈπΙστευσαν 'ς τα Ίωάννινα εΙναι d,ρβανιτζέλια, 1425 χοιροβοσκοι παρόμοιοι τovς καΙ να τούς πρoσκvνήσovν · καΙ έκεί ήσαν άρχοντες ρωμαίοι, στρατιώτες &νδρειωμένοι. Καιρον Ικαμαν όμπροσ{}α εΙς τα Ίωάννινα οί δύο, ώσότο'!) έβαρέ{}ησαν, έστράφησαν όπΙσω.
§ 9.
-
πως ά.πόκοψιχν οΙ r�ιχννLνLωτιχ� νιΧ φέροuσ�ν τον 80όκιχ εΙς τιΧ Ίωά.νν�νιx.
οι Γιαννινιώται άπαντες, μικροΕ Τ-8 καΙ μεγάλοι, 1430 lf.ρχισαν να ευφημlζοvσιν τ-ο όνομα του δούκα, &φέντην να τ-ον φέρovν. καΙ παρρησΙαν έλάλησαν •Αγάπην εΙχαν εΙς αύτ-ον ξένην και ύπερμέτρου. ΟΙ πάντες έσvνάχ{}ησαν μετ-α του καπετ-άνο'!) καΙ αρχισαν καΙ γράφουσιν πιττάκιν εΙς τ-ον δούκα. 1435 Τον φαμιλΙτην Ικραξαν καΙ παραγγέλλουσΙν τ-ον · τΟν δούκα τ-ον aφέντη' « 'Άγωμε καΙ προσκύνησε 1425 χει1422 nlaoνv 1423 περι σήν γνώσιν 1424 άeβαvιτζέλα (}οβοσκοl 1427 δύο: β' 1429 οΙ ι'ί(]χovτες antea pro lIπαντες scripserat Α. qui autem deinde de1evit. 1434 πιτάκιν 1435 φαμιλlτην [του] Ικρ. 1436 l1γομαl
Cap. V, 7-10: 11 Tocco chiamato α Gianina
7.
-
327
(Tutti sono d'αccordo col cαpitαno di eleggere il ducα come loro signore.)
Tutti ebbero piacere delle sue par01e e de1 suo consiglio. La maggior parte dei Gianinioti amava i1 duca perche era stato m01to a:ffabi1e con 10ro. Essi avevano avuto da Ιώ atti di libera1ita e 1415 doni; Ι ed era qώndi venuto i1 tempo che tutti mostrassero la 10ro ήcοnοscenΖa. Tutti furono d'accordo col capitano di far venire ίl duca ed e1eggerl0 10ro signore. 8.
-
(Lo Spαtα e lo Zenevesi αssediαno Giαninα.)
Lo Spata si ίrήtο e raccolse gli armati; avviso dall'a1tra parte 1420 10 Zenevesi, Ι i1 qua1e venne e si uni a Ιώ. Assediarono Gianina. Ι due corpi armati piombarono avanti a1 forte de1la citta: minacciano e dicono che faranno veder 10ro (que1 che capitera ai Gianinioti). Essi di forze ne avevano ίη abbondanza, ma di inte11etto ηοη ne avevano affatto. Costoro avevano creduto che a Gianina ci fossero 1425 degli albanese11i , Ι dei Ροrcaή simili a 10ro e disposti a sottomettersi ; e invece c'erano dei Romei, prodi combattenti. Ι due trascorsero del tempo avanti a Gianina :6.ηο a che si stancarono e tornarono indietro. 9.
-
Ι Giαninioti decisero di ΡΟΥΙαΥε il ducα α Giαninα.
Ι Gianinioti tutti, piccoli e grandi, Ι incominciarono a inneggiare a1 nome de1 duca, a dichiarare liberamente di farlo signore. Essi avevano per lui un singolare e straοrdinaήο affetto. Tutti si 1435 ήunirοnο col capitano e scήsserο i1 messaggio a1 duca. Ι Chiamarono i1 suo messo, glie10 consegnarono e gli dissero: « Orsiι., prendi e
1430
Ρ
14:17 Chron Mor 2072
14:31 Chron Mor 2072
328
Cronaca dei Τocco
αύτου όπου του γράφομεν, αν δύνεται να έλ{}υ \ , , με παρρησιαν φανερα ' τα\ "Αλβανα να\ σκισυ. • ς την μέσην μας αφέντη ' Έμείς να τον σεβάσωμεν 1440 αλλέως (να) μη το κρατfj ' lναι βεβαιωμένο ». " \ . ουτως τους αποκρ Ό φαμιλΙτης του δουκος {�vCk. ,/ «( . Αφέντη καπετάνιε καΙ άρχοντες τής χώρας, λέγω, καΙ αν σας φαΙνεται δια κάλλιαν πιστοσύνην, άρχοντες tδικούς σας, να πέψετε tκ την μέσην σας f. 27v να ίδυ καΙ ό αφέντης μας να μέ πιστέψυ πλέα ». έντιμους εΙς την χώρ"αν • Ο καπετάνιος ώρ{}ωσεν και τα χαρτΙα τούς έδωκεν να ύπασιν εΙς τον δούκα. Ό τόπος ήτον απιστος ' οί Άλβανίται δλοι ένας τον άλλον κούρσευεν χωρΙα καΙ κατουνες. 1450Πολλα tκακοπά{}ησαν ώστε να dπoσώσoυν. Τέως έκαταντήσασιν έσωσαν εΙς την Πάργαν. Ό λόγος έπλατύν{}ηκεν, ύπασιν δια τον δούκα καΙ έτρεχαν ακούλι{}α dπo τα άλλα κάστρη ' ΠαπιγγινοΙ, Ζαγόρια, tκ τον "Άγιον Δονατον. 1455 Καλα πενήντα ηύρηκεν ' έκεί έκαρτερουσαν, • ς τον δούκα να περάσουσιν, φιλοδωρΙες να tπ&ρουν. και δλους τούς ήπήρεν. Και βάρκα ηύρεν, tναύλωσεν ΕΙς την Λευχάδαν έσωσεν 'ς την δεύτερην ήμέραν. το πότε να έφ{}άσυ •Ο δούκας αγκουσεύετον 1460 κείνος ό φαμιλΙτης του μανδατον να τον φέΡΏ ' δπου ήτον εΙς τον τόπον, δτι έκ την ανακάτωσιν αλή{}ειαν να του δεΙξυ, κανεις οόδέν ήμπόρεσεν καΙ εΙχεν έγνοιαν πολλην αλή{}ειαν να μά{}Ώ ' καΙ μόνον εΙδεν καΙ έσωσεν τουτος ό φαμιλΙτης. ,
•
§ 10.
1465
-
πως �φεριxν τιΧ συΧCXΡ(ΚLCX το1) 80υκος 8LιX τιΧ Ίω&WLVCX.
καΙ τΔ καλα μανδατα, τα συχαρΙκια του έδωσε εlπεν του τές δουλείες τούς l1.ρχoντες του έδειξεν, � , , αφεντην να" τον καμουν ' πως ήλ{}αν καΙ γυρεύουν τον 1440 νά ipse scήρsί 1441 φαμιλ[της [τού πάλαι] τού δovκ 1437 α1Jτoυ 1443 κάλιαν 1449 έκΟΟρσευειι ούτος inconditam Iocutionem composuimus 1456 νά άπεράσουσιν 1459 άγγovσεύετον 1460 έκεΤνος 1462 άλήΟεια 1463 Ιχεν Ιγνιαν 1464 έτοίίτος 1465 συχαρήκια sic, cfr. 1571 3063 3067 3096
Cαp. V, 7- 7 0: Il Tocco chiαmαto α Giαninα
329
rappresenta umilmente al signor duca se, come gli scriYiamo, puo yenire qui ίη grande pompa. Attrayersi egli ί terήtοή degli Alba nesi. Νοί 10 ήceΥeremο come nostro signore ίη mezzo a ηοί. Ι Νοη 1440 abbia alcun dubbio : e stabί1ito cosi )}. Ι1 con:fidente del duca cosi ή spose: «Signor capitano e notabilί della citta, ίο direi, se a νοί pare di cοnfeήre maggίore credibilita (al vostro nlessaggio) , dί mandare 1445 dal vostro seno dei notabilί Ι ίη modo che ί1 nostro signore ve da e mί creda di pίiι )}. Ι1 capitano, allora, designb de11e persone autorevolί della citta e diede a 10ro ί documenti perche andassero dal duca. La regίone era in:fida: glί A1banesi tuttί si saccheg1450 gίavano uno con l'altro, paesi e vίllaggί. Ι Glί inviatί penarono molto per giungere a destinazione. Alla :fine riuscirono ad arri vare a Parga. La notizia che (degli invίati) vanno dal duca si dif fuse e accorse al seguito gente di altre roccaforti : da Papinghini, 1455 Zagoria e da San Donato. Ι Si trovarono ben cinquanta persone. Li (a Parga) esse aspettavano per recarsi dal duca e ricevere dei doni. Si trovb una barca, la si no1eggib e su di essa presero posto tutti quanti. Approdb a Leucade l'indomani. Intanto ί1 duca atten1460 deva con apprensione ΙΌra dell'arήvο Ι del suo messo che glί doveva portare l'imbasciata: perche dal subbuglio che c'era ne1 terrίtοήο (epirota) nessuno era riuscito a dίrglί la vera situazione e Ιυί d' altra parte aveva molto interesse a conoscere la veήta. Egli aveva saputo solo che ίΙ suo messo aveva raggίunto la de stinazione. 10. 1465
Τ
-
Gli inviati portano aΙ duca Ιε buone notizie circa Gianina.
Ι Ι1 messo partecipb al duca le novita e riferi le lίete notizie: presentb ί notabί1i (gίaninioti) e gli narrb come si erano svolti ί fatti, per cui erano venuti a chiederg1i dί essere 10ro signore: essi
1451 lΙάργα Cantacuz Ι 5 1 0
1458 Delatte 207
330
Gronaca dei Τocco
τά 'Ιωάννινα του δΙδουσιν μέ όλην την άφεντΙαν. Έχάρην, έξαπέτασεν ' μέγαν καλαν του ήλΟεν. 1470 ΚανεΙς δέν τό έπΙστευεν τα πραγμα όπου έγΙνη. καΙ κατεφlλησέν τους, τους άρχοντες χαιρέτισεν καΙ άρξετο νά το-ός λαλΌ το-ός ζαχαράτους λόγους. Μέλιτος εΙχαν γλυκασμόν οΙ λ6γοι όπου έλάλει. ΠλησΙον το-ός έκάΟισεν, έγεύΟησαν έντάμα. κόντον ταν άδελφόν του 1475 Και άπό τ6τε ώρΟωσεν τά ξύλα νά άρματώσουσιν, τά πλευτικά τους όλα, άλογα νά βαστάξουσιν, νά έβγουν εΙς την Πάργαν. Τό πέραμα έναι μακρύ, έβάσταξαν όλΙγα ' [ως έκατόν έσέβησαν άξιοι στρατιωτες. 1480 τους άρχοντες έτΙμησεν, έφιλοδώρησέν τους. Έσέβηκαν 'ς τά πλευτικά νά έβγουν εΙς την Πάργαν. ΈκείΟεν ήτον εύχολα τά "Αλβανα νά σκ{συ. 'ΓΗτον σιμά τό σύνορον, δ 'Άγιος Δονατος, καΙ έβούλει του καλούτζικα εύκολα νά περάσυ.
f. 28r
§ 1 1.
-
πως &ρ.&ωσεν τον κ6ντον νOC συνα:χ.&Ίϊ.
1485
Τόν άδελφ6ν του ώρισεν, ταν κ6ντον Λεονάρδον, και έσύναξεν φουσσατα του, πεζούς, καβαλλαρέους, νά στέκεται παρέτοιμος ' τΙποτα ι'1ν άκούσυ τόν Σπάταν ότι έσπάραξεν εΙς τα μέρος 'ΙωαννΙνων, αύτός νά τρέχυ παρευ{}Vς την "Αρταν νά κουρσεύσυ. 1490 Δούκας εΙχε στεΙλει όμπροστά 'ς τά Ίωάννινα τόν Μαν{}αΙαν, καΙ άπέκει νά έπιστραφfj 'ς την Πάργαν νά τόν ε{5ρovν. Τόν δέ Λιμπάρδην έστειλεν εΙς τους ΜαζαρακαΙους 'ς την Πάργαν νά τόν ε{5ρovν. νά τους εlπΌ νά έλΟουσιν
f. 28'"
§ 12. - πως έπέρα:σεν εtς την Π&.ργα:ν.
Αύτου όπου έσκ&λωσεν εΙς την Πάργαν νά έβγυ, 1495 κανειν δέν έκαρτέρεσεν, ποσως ούδέν έστάΟη ' όσο καΙ ι'1ν ήμπόρει. μόνον έκαβαλλΙκεψεν 1471 έχαιρέτισεν - κατεφιλησιέν τοιις φουσάτα τοιι 1487 στέκετε 1490 1495 έκατέρεσε. 1496 δσω
1477 πύ.ργαιι 1486 [Td] δούκας contra nιetrum
Ό
Cap. V, 7- 10: Il Tocco chiamato α Gianina
331
gli offrono Gianina con tutta la signoria. n duca giol e tripudio da11a 1470 gioia: una grande fortuna gli era capitata. f Nessuno credeva aU'evento che si era verificato. n duca saluto ί notabi1i, Ιί abbrac cio affettuosamente e incomincio a rivolgere a 10ro parole di squi sita cortesia. Le parole che egli pronunciava avevano la dolcezza del miele. Si pose a sedere vίcino a 10ro e mangiarono assieme. Ι 1475 Quindi incarico i1 conte suo fratello di far armare i1 navίglio e tutte le 10ro navί per far trasportare dei cavalli a Parga. n tragitto era lungo: ne trasportarono pochί. Di ottimi stradioti ne entrarono (ne11e 1480 navί) un centinaίo. f n duca rese onore ai notabi1i (di Gianina) e diede a 10ro dei doni. Quindi salirono su11e imbarcazioni per rag giungere Parga. Di II sarebbe stato pίiι. faci1e attraversare ί ter ritori tenuti dagli A1banesi. n confine, San Donato, era vicino e quindi al duca sarebbe stato ben possibi1e passare con facilita.
11.
-
Il Duca avverte il conte di radunare (le truppe).
1485
n duca avverte i1 frate11o, conte Leonardo, di riunire le sue truppe, fantί e cava1ieri, e di stare pronto: ne11'eventua1ita che sentisse che 10 Spata invadeva la regione di Gianina, egli avrebbe 1490 dovuto conere subito a saccheggiare Arta. / Ι1 duca aveva mandato avanti, a Gianina, Matteo, ίΙ quale ροί di II sarebbe dovuto tor nare per incontrarlo a Parga. Libardi, invece, fu mandato dai Masarakei per dir loro di venirgli incontro a Parga.
12.
1495
-
Il passaggio per Parga.
La dove sbarco per andare a Parga, Ι ηοη aspetto nessuno ne si fermo affatto. Egli cavalco difilato per quanto gli fu possibi1e. Attraverso i1 territorio abitato dalle genti albanesi ed anche
332
Cyonαcα dei Τocco
καΙ τους Μαζαρακα{ους, ΚαΙ Ισκισεν τά "Αλβανα καΙ Ιψθασε εΙς την Παραμυ{}ιάν, εΙς τόν "Αγιον Δονάτον, " του να, ε'ξέβουν. ομπρος α' λλα' ου'δε" ετο'λμησαν ποσως § 13. - (πως δ λocος όπο8έχετoc� τον 80όκocν εΙς τον "Αγιον ΔονOCτον.)
1500
καΙ εlδα πράγμα ξένον · ΚαΙ εΙδα πράγμα φοβερ6ν, μειράκια, τά βρέφη, άνδρες, γυναίκες, τά παιδιά, οΕ πάντες νά φωνάζουσιν τό όνομα τού δούκα, όλοι νά τρέχουν όμπροστά καΙ νά τόν προσκυνοϋσιν. Χάρισμαν ήτον τού Θεού εΙς αiJτον τόν άφέντη · 1505 έκεί γάρ άπOσώDησαν, εΙς τόν "Αγιον Δονάτον, με τόν μητροπολ{την. καΙ Ισωσαν καΙ οΕ άρχοντες γλυκέα τους έσπλαγχν{σDη, Τιμητικά τους χαιρετq., πλησ{ον του τους έκά{}ισεν, έδεlπνησαν έντάμα. ΚαΙ τόν γουλαν τόν Ιδωκαν. "Εβαλεν τζακρατ6ρους 1510 καΙ φλάμουρον καΙ φύλαξιν Ιδια έδικά του. § 14. - (πως τα: φοuσσocτoc έφ�μ�σocν τον 80όκocν ώς 8εσπ6την.) τά "Αλβανα τό γύρω ΚαΙ τό πρωt έσυνάχDησαν καί έδικοΙ καΙ ξένοι. "ά έρχωνται νά προσκυνούν - Μαλακασαίοι, Ζαγ6ρια Πάλιν ό τ6πος όμπροσ{}ά σύνταξες καΙ φουσσατα. έκ{νησαν νά Ιρχωνται, 1515 •Σ τό λιβαδάκι έπέσασιν lJλοι καΙ καρτερούσι, lJλη τους ή στρατε{α. άπε τά 'Ιωάννινα πρώτον τους τόν έστέρξαν · Τού καπετάνιου τόν γαβρόν Μπουtσαβον έπ{κλην · Στέφανον τόν έλέγασιν, f. 29r χαροποι6ς, κουρτέσης · άν{}ρωπος καλοπρ6σωπος, Ιμορφα παιδευμένος. 1520 ό λ6γος του καΙ ή τάξις του ήλ{}εν, άπάντησέ τον, Ήπήρεν τους, έκ{νησεν · καΙ έπροσκύνησάν τον · καΙ φλάμουρον τού ήφεραν - Συνή{}ειαν τό εΙχαν ιδς δεσπ6την τόν φήμισαν. τά Γιάννινα (νά) εΙναι, καΙ τό σκαμνί τών δεσποτών 'ς την 'Άρταν διά κυνήγι -. 1525 κ(JπOυ έάν έκά{}οντο καΙ έχαιρέτισέν τους, •Αφού τόν έπροσκύνησαν 1514 σύνταξα" 1501 μvρlκια 1499 ουδέν 1498 παραμυ{}ίαν 1521 άπάντησε των 1520 πεδεvμένo 1517 πρώτων τους τών 1524 νά ipse scripsi 1523 έφfιμισαν 1522 έμπροσκύνησαν
Cap. V, 1 1-15: Viaggio verso Gianina
333
quelli dei Masarakei e gίunse a Paramίthia, a San Donato; ma nessuno, ίη alcuna manίera, oso uscire incontro (per contrastarglί i1 passo) .
13.
-
(Il popolo αccoglie jestosamente il ducα α Sαn Donαto.)
1500
Ι Ed ίο vidi uno spettacol0 impressionante, una cosa straordinaria : uomini, donne, fanciu11ί, giovanotti, bambini, tuttί a inneggίare al duca. Tutti a correrglί incontro e a riverirlo. Era 1505 i1 premίo di Dio che si riversava su questo signore. Ι Giunsero a San Donato e 1i si recarono anche ί notabi1ί col metropolίta. Ι1 duca 1ί saluta con modi riguardosi e si effonde con 10ro con cor dialita; 1i fece sedere vicino a se e cenarono assieme. Essi glί consegnarono ίΙ castello. Eglί vi mise dei ba1estrieri, Ι 1510 i1 vessi110 e come guardia uomini suoi propri.
14.
-
(Le truppe gianiniote celebrαno il ducα come despotα.)
L'indomani mattina glί A1banesi delle vicinanze, sia sudditi che forestieri, vennero a rendergli omaggio. Inoltre quelli del terri torio prospiciente, Ma1akassei e Zagoriotί, si mossero: vennero ίη 1515 compagnίe e reparti. Ι Si disposero tuttί ad aspettare nel piccol0 prato : di Gianίna c'erano tutti ί corpi armati. Questi avevano come loro capo i1 genero del capitano, che si chiamava Stefano Voisava : 1520 uomo bell0, gioviale e cortese, Ι e da1 parlare e da1 comportamento bene educato. Eglί prese le sue truppe e si mosse: gίunse e 10 incon tro: (ί militi) portarono i1 vessill0 e fecero al duca atto di sottomίs sione; 10 proclamarono loro signore. Era nella consuetudine che la 1525 sede dei despoti fosse Gianίna, Ι anche se qua1che volta (i1 despota) risiedesse ad Arta per andare a caccia. Dopo che le truppe fecero
Τ
1513 Μαλακασαίοι: Chron. Joan Vr § 13 ρ. 84 ; Μαλακάσιοι Cantacuz Ι 474 1518 Μπουlσαβος: Ερ. Sina 63 Act Dipl ΠΙ 282
Ρ
1501 Achill 693 Kall Chrys 675 1507/8 Chron Mor 3492/4 ; cf. 1474 1518 Chron Mor 733 132 1 1468 et al.
334
Cronαcα dei Τocco
ΙκΙνησαν έσμΙχ{}ησαν με τά φουσσατα δλοι. 'Έδε χαρά, έδε τιμη την έχουν οΕ έδικοl του, όπου ήβλέπουν τόσην παρειάν και δόξαν του αφεντός τους. § 15.
-
(Χαρες τοσ λαοσ εΙς τη" 'ΑρcxχοβΙτζcxv.)
1530
ΤΗλ{}αν καΙ έκοιμή{}ησαν εΙς την 'Αραχοβlτζαν. σύμβαμα διαβόλου. Και Ιδε τΙ έπροξένεσεν πόνος εΙς τά νεφράν του, Διανυκτου τον έδωκεν τΙτοιος μέγας, δυνατός ' Ικόπην, έκρατή{}ην ' κανεΙς να όρμηνεύσrι. . καί τί να γέν17 ουκ ήμπορεί 1535 Ό {}αυμαστός, ό ήκουστος πώς νά καβαλλικέψ[J, πότε νά έξημερώσrι, όπου ό κόσμος καρτερεί νά τον έβλέπουν απαντες, νά τον κατεχορταlνουν ; Πίστευσε, ότι έγίνετον καΙ κατ� οΙκονομία,ll 8 Τνα (τυχαία) μη έπηρ{}fj ό νους του &ΠΟ την δόξαν, όπου τά δΙδει πάντα. 1540 νά ένfJvμηται τον ΘεΟν έπλάτυνεν ή μέρα, 'Αφού γάρ έξημέρωσεν, τρομπουττες νά λαλούσι, άρχισαν τότε όργανα, ανακαράδες, βούκινα, σουρλάδες, καρλαμουζες f. 29v Τά όρη ΙσκιρτΙζαν (1). καΙ άλλα πλείστα μουσικά. οΕ άρχοντες τού τόπου. 1545 ΚαΙ τά φουσσατα Ισύναξαν Έκδέχονται νά έξεβfj ό δούκας ό αφέντης. Αυτος Ικ την αγκοvσα του, &ΠΟ τον μέγαν πόνον Ισήκωσεν τά χέρια του καΙ τον Θεον δοξάζει ' « Ευχαριστώ σε, Θεε καλέ, εΙς την μεγάλην δόξαν, Έσυ &ποπλήρωσές το ι). 1550 όπου με ευεργέτησες. ΟΙ;τως ανασηκώ{}ηκεν πολλά δυναστεμένα, και με μεγάλην βΙαν. μόλις ΙκαβαλλΙκευσεν ή χώρα, τά παιδΙα, •ΕκΙνησαν κατέβηκαν μικρο!, μεγάλοι, δ.παντες καΙ έπροπάντησάν τον. 1555 χαιρονται καΙ αγάλλονται. Ώς fjλιον τον Ιβλέπουν. οΕ ανDρωποι εΙς αVτoν. Ξένην αγάπην έδειξαν 1534 τΙ να γένει OVκ ή μπο(!η κανης να &(!μηιιΒύσεl 1529 δόξα 1542 t1(!χησαντο δ(!γανα 1544 έσκη(!1539 τυχαία metή causa scripsi τήζαν sic 1550 ιlπoπλή(!ωσB τω 1553 έκατέβηκαν 1554 των (1) Ps 1 13 ( 1 14), 4.
Cap. V, 1 1- 16: Viaggio verso Gianina
335
atto di sottomίssione e i1 duca 1ί sa1uto, tutti si mossero per con fondersi ίη mezzo alle truppe stesse.
Ε che gioia e quanto onore si sentono glί intimi del duca al lorche vedono tanto volto festoso e tanta g10ήa per i1 1oro signore.
15.
1530
-
(Festose αccoglienze del ροροΙο αd Arαchovizzα.)
Vennero a pernottare ad Arachovizza. Ma ecco che interviene, voluto dal diavolo, un incidente. Durante la notte sopravviene (a1 duca) un dolor di reni cosi forte e cosi potente che eglί Si senti spezzato e rattrappito. Ε nessuno puo consiglίare cosa decidere.
1535 Ι Ι1 mirabi1e e famoso duca, come avrebbe potuto cava1care? Lui che la gente aspettava ίίη da1 mattino per vederlo e goderse10 ? PUOi pure pensare che cio che avvenne pUO essere stato disposto dalla divina
1a mente del duca ηοη Si Ι e pensasse invece a Dio che e i1 dispen
Provvidenza : perche ηοη accadesse che
1540
insuperbisse per i1 tήοnfο
siere di tutte le cose. Dopo che Si fece giomo incomίnciarono a suonare strumentί, trombe, claήnί, buccine, flauti, cornamuse e
1545
moltissimί a1tή strumenti. Esu1tavano ί montί. / Ι notabilί del luogo raccolsero le truppe. Attendono che giunga ίΙ signor duca. Eglί ne1 suo tormento e nel gran dolore a1zo le manί e gloήfico
1550
Dio : « Τί ήngrazίο, ο buon Dio, per i1 grande tήοnfο / che mί hai e1argito. Sei Tu che l'hai concesso
».
Quindi Si a1zo con molta diffi
colta : a stento e con grande fatica Si mίse a cavallO. La gente de11a citta, ragazzi, umili e grandi, insomma tutti, Si mossero per scen-
1555
dere e andare incontro (a1 duca) . / Si rallegrano e gioiscono. Essi 10 vedono come un sole. La popolazione gli mostro un affetto straor dinaήο. A110rche si avvicinarono a11a porta issarono ίΙ vessillo
Ρ
1541 Chron Mor 1055 Ph10r Platz 634/5 1542 Achill 536 Digh Akr Κδ' 827/9 1543 Narr Bel Cant 274 1544 Narr Bel Cant 279 Digh Akr Κα' 180, Κδ' 838 Ν Polίtis, ΈκλογαΙ n 144 1553/5 Achίll 357 697/8
336
Cronaca dei Tocco •Αφουτου
γάρ έσίμωσαν πλησίον εΙς τήν πόρταν το φλάμουρον dνήβασαν εΙς τον γουλαν &Πάνω, καΙ α-ότοΙ έπολυχρόνισαν, ήφεραν τά κλειδία, 1560 εΙς τά χέρια του τά έδωκαν καΙ έπροσκύνησάν τον. § 16.
πως έσέβ1jν δ �oόκιxς εΙς τα ΊωcXννtνιχ.
-
'Σ τον Ταξιάρχην έδιάβηκεν όμπρος νά πρoσκυνήσrι. Έκεί τον &ποδέχ{}ησαν οϊ άρχοντες, ή κλήρα, ό άρχιερεύς, οί ίερείς, έμορφα φοαεμένοι, μέ τές λαμπάδες, μέ κεριά καΙ έπροπάντησάν τον. •Επολυχρόνισάν τον. 1565 •Εσέβην έπροσκύνησεν. • Αφοϋ γάρ έπροσκύνησεν εΙς τον γουλαν dνέβην. α-ότος καΙ οϊ έδικοί του Χαίρονται καΙ άγάλλονται τήν δόξαν τήν έβλέπουσιν, το ριζικον όμοίως. f. 30r Ο-ό δύναμαι το έξηγηf}ώ, άλλΟ ούτε νά το γράφω. 1570 Τότε χαρές έκάμνασιν όσοι τον άγαποϋσαν. ύπαν εΙς τήν δουκέσσα Συχαραραίους έστειλεν καΙ εΙς τον άδελφον α-bτοϋ, τον κόντον Λεονάρδον, το πως έσώ{}ησαν καλά εΙς τά '1ωάννινα &Πέσω, τον τόπον έπαράλαβε, τήν άφεντίαν, τά κάστρη. καΙ έδυνάμωσέν τα. 1575 Φύλαξες έδιώρf}ωσεν ΚαΙ έκίνησαν νά έρχωνται όλοι νά προσκυνοϋσιν. Δωρήματα, φιλοδωριές τούς πάντας ε-bεργέτα. •Αφούτου έκατέστησεν τήν dφεντίαν, τά κάστρη, καΙ κεφαλαδες ωρf}ωσεν, ωρf}ωσεν εΙς τον τόπον. § 17.
<πως δ 80ίικιχς &ρχtσεν να �Ι�η φr.λo8ωρΙες του λιχου κιχι να Τtμ�ση τοος μεΥtστά.νοuς.)
-
ΕΙδεν, t έκαταχf}ύριασεν t πάντα τά κατατόπια, έπέζευσεν 'ς τήν χώραν. καΙ &πεκεί έστράφηκεν, 'ς τήν πλάτζαν εΙς τήν μέσΗV, ΚαΙ γύρω τήν έγύρισεν νά Ιδfj, νά έγνωρίσrι καΙ άρχισεν νά έρωτi'j., τούς άρχοντες τούς έντιμους, τούς l1παντας της χώρας. 1585 ΚαΙ άφοϋ έκατεγνώρισε καΙ έκατάμαf}έν τους,
1580
1557 έσήμωσαν 1558 φλάμovρω 1565 των 1569 [νά] το έξηγηθώ sic, cfr. Proleg. ρ. 1 93
1560 του [δωκαν 1563 φορεμένη 1571 vπάη 1580 έκαταχ{JVριασεν
Cap. V, 16- 1 8: Ingresso α Gianina
337
ίη cima a1 castell0, g1i cantarono 10 « ad mu1tos annos », g1i porta1560 rono le chiavi, / g1iele consegnarono e g1i resero omaggio. 16.
-
Il duca entra
α
Gianina (1 apr. 141 1 ) .
Eg1i si reco al tempio dell'Arcangel0 per venerarlo. La 10 ricevettero ί notabi1i, ίΙ clero, l'arcivescovo, ί sacerdoti, ί qua1i, vestiti con bei paramenti, con le lampade e ceή g1i andarono 1565 incontro. / Eg1i entro e venero ΙΆrcangeΙ0. G1i fu cantato 10 « ad multos annos ». Dopo che venero (l'immagine) sall al castello. Eg1i e ί suoi gioi scono ed esu1tano : essi si rendono conto del tήοnfο e de11a fortuna. 1570 (L'esu1tanza) ηοη la posso ne narrare ne descήvere. / Ιη quella occasione fecero festa quanti amavano ί1 duca. Questi mando dei messi a11a duchessa e a suo fratell0, ίΙ conte Leonardo, per narrare come era giunto felicemente a Gianina, aveva preso possesso del 1575 terήtοήο, della sίgnοήa e dei castelli. / Ι1 duca dίspose ί corpi dί guardίa e ήnfοrΖΟ ί castelli. Tutti (ί cittadίni) si mossero per ροί andare a rendergli omaggio. Ι1 duca elargiva a tutti doni e regali. Dopo che ebbe preso possesso de11a sίgnοήa e deί castel1i, nomino anche ί capi e 1i de stino ciascuno al 10ro posto. 17. -
α
dispensare doni aΙ ροροΙο e onori ai
1580
Visito, ispeziono tutti ί capisa1di, e quindi torno a piedi ίη citta. Giro e passeggio per la piazza; incomincio a chiedere, a cer care dί conoscere gli uomini dί particolare ήguardο e tutta la gente 1585 de11a citta. / Ε dopo che ebbe dί 10ro piena conoscenza incomincio
Τ
Ρ 22
§ 16 Chron Οχί Chron Joan Vr § 1 9
Vr 78
1576 Chron Mor 1236
1561 Ταξιάρχης Jo Apoc Comm 454/6
338
Cronαcα dei Tocco
φιλοδωρΕες l1.eχισεν, δωρήματα νά δEδrι, τους πάντας νά φιλοτιμ{j., ώς πρέπει τον κα{}ένα Ρούχα έρρόγευσεν πολλά, δουκατα καΙ φλωρΕα ' έχόρτασεν, ένέμπλησεν τήν χώραν, τους άν{}ρώπους. 1590 Τον καπετάνιον αύτον έτΕμησεν μεγάλως ' κάστρον τού εfJεργέτησεν κατά κληρονομΕας' καΙ τον γαβρ6ν του Ικαμεν άρχήν εΙς τά φουσσατα, πρωτοστράτορα έποΕησεν καΙ το ραβδΙν τού έδώκε. f. 30" τους άλλους πάλε τους υίούς, έκείνον τον κυρ Παύλον, 1595 κεφαλάδους τους ποΕησε, μεγάλους μεγιστάνους. 8λους τους έδικούς του ' ,ΕτΕμησεν, έδ6ξασεν Ιμα{}εν, έσυνή{}ισεν, γνώρισε τούς άν{}ρώπους. •
§ 18.
-
.
πως �λ.&εν δ κ6ντος εΙς τιΧ Ίωά.ννLV<Χ εΙς τον 80όκ<Χν.
Και άπο τότε Ιγραψεν <' ς) τον κόντον άδελφόν του, έκεί νά EλDrι, νά ένω{}ούν εΙς τά Ίωάννινα έντάμα, 1600 καΙ νά έπάρουσιν βουλήν το τΕ {}έλουν ποιήσει. Τά λόγια dς τά κοντεύωμεν. 'Έφ{}ασεν καΙ δ κόντος. Δούκας εfJ{}Vς έξέβηκεν καΙ έπροπάντησέν τον ' έχάρηκαν, έσκΕρτισαν, άγάλλονται καΙ οΙ δύο ' τούς l1.eχοντες έσύναξαν εΙς το παλάτι άπάνου. 1605 'Εκεί βουλήν ήπήρασιν το τΕ {}έλουν ποιήσει. ΚαΙ ή βουλή άπ6κοψεν ' τά σύνορα γυρεύουν 8που εΙχαν έξαρχη{}εν. τού τ6που καΙ της άφεντιας
1594 πάλα 1593 πeWToσTedToeav [τόν] έπ.: τόν metri causa de1evi 1595 έπο'ησε 1597 έγνώeισe § 18 Titulum, in codice postpositum (apud vv. 1602-4) , in suum locum collocavimus 1598 'ς ipse scήρsί [τόν] dδeλφόν Tov 1602 [ό) δOVκας 1603 έσκlρτισαν cf. v. 1 544 1606 ΣVΝoea[vd] yvewow
Cap. V, 1 7- 1 8: Ingresso α Gianina
339
a e1argίre regalί e doni, e a benefi.care tutti, ciascuno secondo convenienza. Dίstήbui molti capi dί vestίaήο, ducati e :fiοήni : 1590 sazio e approvvίgiono la gente de1la citta. Ι Onoro grandemente ί1 capitano e glί fece dono, con dίήttο di eredίta, dί un castel1o. Αι genero affi.do un comando fra le truppe, nomίnandolo, e consegnan doglί i1 bastone dίstintivo, protostratoro. Glί aιtή :figlί, ροί, (e tra 1595 essi} ίΙ signor Paolo, Ι 1ί ηomίηo capi e «grandί meghίstani ». Con feri οηοή, titolί e ίncaήchi dί prestigio a tutti ί ΡrΟΡή dίpendenti. Conobbe, prese dίmestichezza e conoscenza con la gente. 18.
-
Arrivo del conte
α
Gianina presso il duca.
Scrίsse quindi al conte, suo fratel1o, dί venire e dί incontrarsi 1600 a Gianina / per delίberare su cio che avrebbero dovuto fare. Ιη breve: ί1 conte amvo. 11 duca subito uscl e glί ando incontro. Si raUegrarono, tή pudίarono e gioirono tutti e due. Ροί convocarono ί notabilί a1 1605 palazzo. Ι Li delίberarono que1 che avrebbero dovuto fare. La de liberazione stabi1ίva che si doveva chiedere la restituzione dei con:fini del terήtοήο e della sίgnοήa che avevano prima.
Ρ
1590/1 Chron Mor 1240/1 Mor 2926
1599 Chron Mor 1574
1601 Chron
ΚΕΦ. ς"
<οι Άλβα.ν!t$� όμονοtά.ζοον xαota tών Τόκκων.) § 1.
-
<πως ό ΣπιΧτα;ς δ ΜουΡ(Κ1jς ώμονο(α;σεν μετa το;) Ζενεβέσ1j.)
�o Σπάτας roiW έβλέποντας έκείνος ό Μου(!Ικης τόν δούκαν όπου άνέβηκεν καΙ τόσον άνυψώθη 1610 καΙ πώς τόν έχει εύχολα μέσα εΙς τό ψαλΙδι, φοβαται καΙ fJ(!οtζεται πώς να τα άπεβγάλrι ' δτι, llv έκαμαν συμπεθε(!ιάν, ποτέ ούδέν άγαπιώνται ' ό εΙς τόν άλλον ήθελεν να Ιδfj άποθαμένον. ΚαΙ άκο τΕ έκατώ(!θωσεν ό Σπάτας ό Μου(!Ικης. 1615 •Εσέβην καΙ ώμόνοιασεν μετα τού Ζενεβέση ' συμπεθε(!Ιαν έκαμαν άχώ(!ιστοι να εΙναι, δ(!κους φ(!ικτους έποΙησαν να έχουσιν τό [ναν, τα σύνο(!α να τα κ(!ατοiW καθώς τα έκ(!ατούσαν ό δούκας να γυ(!έψrι, f. 31r καΙ, ll" ήθελήσrι τlπoτα &)στε να άπoθάνovν. 1620 οΙ δύο να τόν μάχωνται § 2.
-
<πως δ 80όκα;ς -ra σόνορα; τοδς yυpeueL κα;Ι έσόνα;ξεν -ra φουσσiiτα;.)
�o δούκας τους έμήνησε, τα σιJνo(!α γυ(!εύει ll" άγαποiW να έχουσιν άγάπην καΙ φιλΙαν ' έπά(!ει τους τα θέλει εΙ δέ μη να ήξεύ(!ουσιν, τού Θεού την δύναμιν καΙ μέ τό δΙκαιόν του. μέ 1625 Αύτοί τόν άπεκ(!{{)ησαν λόγια χω(!Ις έ(!γον, μέ λόγους ψεματένους. συγκλvζουν, π(!οσδιαβάζουν τον εύfJVς έσvναξεν δλα του τα φουσσατα ' Αύτός να lPrfj να τα χω(!Ισrι. άτός του έκαβαλλΙκευσεν Φουσσατο έσvναξεν πολλά, καλους ά(!ματωμέ'JIoυς. καΙ ό Μποvας ό Μου(!Ικης ' 1630 Ηύ(!έθη τότε μετ' αύτόν έμο(!φα παλληκά(!ια. εΙχεν καί Φ(!άγκους διαλεκτούς, Έξέβηκαν, έτέντωσαν 'ς της Π(!άτοκας τους κάμπους. 1612 Metrus desideratur - συμπεΟερΕaν 1614 lίκω τΙ 1615 Ζενεμβέση 1623 Ο δέ μη [τοvτο] vd: τούτο per metrum expunxi 1625 λόΥ Ιργων 1626 συκλlζovν 1631 φράγγovς;
CAP. νι Gli Albanesl sl uniscono contro 1 Tocco.
1.
-
(Muriki Spαtα si unisce con 10 Zenevesi.)
Mυήkί Spata, vedendo che i1 duca aveva progredito ed era 1610 arrivato tanto ίη alto e Ι che con facilita 10 aveva messo sul taglio della (sua) forbice, teme e si preoccupa pensando come ne possa uscire: perche, sebbene avessero stretto parente1a, essi tuttavia ηοη si vogliono bene affatto, e υηο vonebbe vedere morto l'altro. Ε ora ascolta quello che escogito Mυrikί Spata. Ι Si reco 1615 dallo Zenevesi e si υη! a Ιυί: strinsero parentela per essere insepara bili e fecero giuramenti solenni di stare sempre uniti; tenersi ί confi.ni di cui erano ίη possesso e, qualora ίΙ duca chίedesse qual1620 cosa, Ι di combattere tutti e due ίίηο a1la 10ro morte. 2.
-
(Il ducα chiede α 10ro 1α restituzione dei confini e riunisce 1e trttppe.)
11 duca mando un'ambasceria per chίedere che restituissero ί confi.ni se avevano a cuore la pace e l'amicizia, altrimentί - che 10 tenessero ίη mente - egli glie1i avrebbe presi con la forza e la 1625 giustίzia di Dio. / Essi risposero con chίacchίere e senza fatti. Ter giversano e traccheggίano con parole menzognere. Subito (i1 duca) raccolse tutte le sue truppe. Egli stesso Si mise a cava110 per andare a riprendere le zone (sottratte) . Raccolse, dunque, molti uomini 1630 bene armati. / A110ra Si trovava con lUΊ Murikί Bua, ed aveva anche deί Latini sceltί e magnifi.ci gίovani. Partirono e Si atten darono suΊ campi di Pratoca.
Ρ
1632 Chron Mor 177 1 3303
34 2
Cronaca dei Tocco
§ 3.
-
<πωι; ό Σπιχτα.ι; κα.Ι ό ZενεβέσYJΙ; �στρεΨα.ν τιΧ σόνορα. χωρΙι; νιΧ πoλεμ�σoυν.>
Ό Ζενεβέσης άπεκεί καΙ Σπάτας ό Μουρlκης σύναξαν τα φουσσατα τους, ήλf}αν να εύρεf}ουσιν. 1635 Μανδατοφόρους έστειλαν ' ς τόν δούκα τόν άφέντη ι2ν ήμπορέσουν να σιαστοVv χωρΙς να πολεμήσουν. Ό δούκας ωρμιζεν πολλα lJτι να πολεμήσΊΙ . δι' 01) ήτον άρχάρης, οΙ άρχοντες οί τοπικοΙ, lJλοι τόν tπερ{κoψαν τόν πόλεμον να άφήσΊΙ. 1640 Μακάρι να τον αφιναν τότε να έπολέμα. ' Ε,ις 1σασμον " επέσασιν ' χωρις να• πολεμησουν. ΚαΙ έστρεψάν του σύνορα, ούχΙ δέ lJλα πάλαι. ΚαΙ τάχα έσυμβιβάσfJησαν. Διέβη τό καλοκαΕρι. § 4.
-
<πως τιΧ 'Άλβα.να. �ρχoντα.ν εΙι; τόν 80όκα.ν κα.Ι τόν έβου λεόοντα.ν τ-Ijν μιχΧ1Jν νιΧ πo��ση.>
f. 3 Ι "
·0 τοπος ' .r!1 ,Zζ υΙ1.0ς ,ικουσε ' το, ονομα του- δουκα, " 1645 τήν πραξιν του, την γνώμην του καΙ την προαlρεσlν του. 'Άρχισαν έκ τα 'Άλβανα καΙ έρχονταν εΙς αύτον, τόσον lJτι έφεύγασιν άπό του Ζενεβέση, καΙ έκ τού Σπάτα τόν λαόν έρχονταν εΙς τΟν δούκα. τήν μάχην να ποιήσΊΙ · ΑύτοΙ τόν έβουλεύονταν 1650 οΙ Άλβανίται, πάντοτε έτουτοι οί ψευδολόγοι, έγράφαν του καΙ άπεκε ί καΙ έσυνάγκαζάν τον · « τήν μάχην μόνον ποΕησον καΙ είμεf}εν έδικο! σου ». Αύτός έκ τήν άνάγκασιν καΙ έκ τα μηνύματά τους να κάμΊΙ τήν άμάχην. έβάλfJη, έβoυλήfJηκεν άκόμη να έκαρτέρει. 1655 Μακάρι να έβάσταζεν καΙ έγύριζαν μετ' αύτον, Ό κόσμος τΟν ήγάπησαν καΙ εi5χολα καΙ καλούτζικα τους ήf}ελεν χαλάσει. ήτον καΙ κακισμένος •Αμή έκ τήν άνάγκασιν της χώρας χαλασμένα. lJπου ήβλεπε τα άμπέλια έκαμαν την άμάχην. 1660 'ΕκΕνησαν καΙ άρχισαν Πολλά. του έπεσεν βαρεά · όλΕγο έστενεύfJη. 1633 ζεινεβήσης [πάλαι] 1652 ήμεf}εν 4γγαζάντων
1634 έσύναξαν 1643 έδιέβη 1651 καΙ συν 1655 έκαρτέρη 1661 βαρέα
Cap. VI, 1-6: A lleanza degli A lbanesi contro Carlo
3.
-
343
(Lo Spαtα e Ιο Zenevesi restituiscono senzα combαttere ί confini.)
Lo Zenevesi dalla parte sua e Muήkί Spata racc01sero 1e 10ιο 1635 truppe e vennero a ήtrοvarsί assieme. / Mandarono quindi dei messi a1 signor duca a110 scopo di reg01are 1a questione senza guerreggiare. Ι1 duca si sentiva m01to incline a combattere, ma gli uomini del luogo, poiche era nuovo (di que1le parti) , gli consigliarono tutti di la1640 sciare stare 1a guena. / Μagaή 10 avessero lasciato combattere a11ora ! Vennero, dunque, nell'accordo di ηοη dar luogo a combat timenti: (10 Zenevesi e 10 Spata) restituirono dei confini, ma ηοη tutti quelli di una volta. Composero subito la vertenza. Passo l'estate. 4.
1 645
-
(Gli A lbαnesi si recαno dαl duca e lo CQnsigliano di dαre bαttαglia.)
Tutta la regione senti (esaltare) i1 nome de1 duca, / la sua azione, ίΙ suo senno, 1a sua accortezza. Degli A1banesi incominciarono a venire da ιαι tosto che :(uggivano dall0 Zenevesi e della gente dello Spata venivano dal duca. Essi 10 consigliavano di fare la 1650 guerra. / Gli A1banesi, sempre ί soliti mendaci, gli scήvevanο anche da n (da1 terήtοήο dei nemici) e 10 sol1ecitavano : « So10 che tu faccia la guerra e ηοί saremo tuoi ». Egli per la sol1ecitazione 1 655 e per gli ίηνίtί si decise a fare la guerra. / Magaή avesse contίnuato ad aspettare ! La gente 10 amava e 10 seguiva fedelmente, e con :(aci1ita e senza sforzi avrebbe potuto sbaragliare ί nemici. Pero a sol1ecitar10 era anche ίΙ ήsentίmentο che nasceva ίη lui a110rche 1660 vedeva ί vignetί distrutti de1la citta. / Si mossero e incominciarono la guena. Gli colse molto ma1e, e ne fu un ρο' angustiato.
Cronaca dei Tocco
344
§ 5.
-
πως �κιxμεν την &μ&Χ1Jν ό 80όκιχς μέ τον ΖενεβέσΎ).
Όμπρός τό θέλω iξηγη{}ή και θέλεις τό ακούσει. •Η μάχη iκινήfJηκεν ' άρχισαν νά κουρσεύουν. Τές άκρες έκουρσεύασιν, χωρία και κατούνες 1665 από την διακράτησιν τόπου τού Ζενεβέση . • Ο κόντος καβαλλίκευσεν εΙς Ιναν καταφύγι - Λαχανόκαστρον τό έλεγαν και iκατέλυσέν το. Όλίγο νά iτρίμωνεν, έπαιρνεν και τόν πύργον. f. 32r Και άλλα πολλά έκούρσευαν και έκατέλυσέν τα ' 1670 κατούνες άλλες κούρσεψαν από τού Ζενεβέση και άνδρες και γυναίκες. και έπιάσαν άπειρες ψυχές, τό μέρος της θαλάσσου Πάλιν τόν Σπάταν απεκεί iκούρσευαν, έκλέπταν τό καθεκάστην έτρεχαν, τόν τόπον του έρημάξαν. τά άλογα, τά πράγματα ' μέ τό καθ' έαυτό τους 1675 Έκείνοι ΟfJδέν iδ6νονταν Ι} πούπετε νά δράμουν, Ι} κούρση νά ποιήσουσιν ζημίαν νά ποιήσουν, 'ς τόν τόπον τούτον τού δουκός μόνον μέ δύναμιν πολλην φουσσατο νά συνάξουν. και έφύλαγεν τόν τόπον. Ό δούκας (τό) έμάθαινεν καΙ έδιαφέντιζάν τους. 1680 ΕΙς τά βουνά ανασκήνιζαν § 6.
-
πως έγόρεu(σιχν) βο�&εt(ιχν) οΙ 8όο σuμπε.&έροt &πο τοδς 'ΑλβιχνΙτιχς τοδς πλ1Jσ(Ιοuς) .
οΙ δύο συμπεθέροι ΕΙς aVTO έβoυλεύfJησαν εΙς τά "Αλβανα τού κόσμου ς την Μουζακέαν νά πέψουσιν έξ δλους τους αφέντες, βοήθειαν νά γυρέψουσιν - τότε ακόμη ηύρίσκονταν τού τόπου οΙ αφέντες απέ τους Μουσουλμάνους 1685 ανέγγιστοι, ασπάραγοι και έφoβήfJησάν τους καΙ ε Ιχαν δύναμιν πολλην κείνοι τού Ζενεβέση και δλοι οΙ γειτόνοι του Ιδραμαν (τότε> ακούλουθα εΙς την βοήθειάν του, και γνήσιοι συγγενείς του. δτι ήσαν συμπεθέροι του •
1662 όπρό, 1665 ζενεμβήσει 1666 έκαβαλΙκευσεν 1667 έλέγασιfl 1670 έκούρσεψαν - ζενεμβέσι 1671 έποlασαν 1676 Ί κούρ 1679 δούκας το : το ipse addίdi 1680 έδιάφεvτιζεν § 6 έγύρευ - βοήfJι - πλησ excisio ίοιίί nonnullas subtraxίt syllabas 1687 έκείνοι ζενεμβέση 1688 τότε metή causa ipse scήρsί
34 5
Cap . VI, 1-6: A lleanza degli A lbanesi contro Carlo
5.
ΙΖ ducα αffrontα Ια guerrα contro Ιο Zenevesi.
-
Subito 10 raccontero e tu ascolterai. La gueπa incomincio e presero l'avvio
1665
paesi
/
ί
saccheggi. Si saccheggiavano le fortezze,
ί
de1 terήtοήο appartenente allo Zenevesi. Ι1 conte
campi,
ί caya1CΔ
verso una posizione cli rifugio chiamata Lachanocastro e la sac cheggio. Per poco che avesse insistito egli avrebbe conquistato anche la tοπe. Le truppe saccheggiarono e devastarono moltί
1670
a1tή luoghi Ι
e paesi appartenenti al telτitorio dello Zenevesi e catturarono mol tissimi abitanti : uomini e donne. Inoltre ogni giorno e dalla parte costίera (le truppe deί Tocco) irrompevano, saccheggίavano e depre davano ίΙ terήtοrίο de110 Spata, prendevano cavalli e merci, met-
1675
tendo a soqquadro la regione. / (Lo Spata e 10 Zenevesi), pero, ηοπ se la prendevano affatto ne avevano pensiero di compiere incursioni ο di precipitarsi ίη qualche parte del terήtοrίο del duca per com piere danni : pensavano solo a raccogliere con ogni impegno de11e truppe. Ι1 duca sapeva tutto cio e vigilava sulla teπa di stta
1680
giurisdizione.
/
Infatti le sue truppe si erano attestate sui ηιοnιί
e controllavano ί nemici.
β.
-
Ι due C01tsuoceri chiesero αiuto αgli A lbαnesi vicini.
Ι due consuoceri decisero intanto di mandare ίη Mus::ιkea e ίn tutti ί luoghi abitati dagli A1banesi per chiedere aiuto a tntti ί sίgnοή. 1685 Ιη quel tempo ί sίgnοή albanesi de11a regίone / ηοn erano stati at taccati ne dispersi dai Μusώmani, ed erano molto forti e tenluti. Tutti
ί
vicini dcll0 Zenevesi accorsero subito ίη suo aiuto pcr-
346
Cronaca dei Tocco
1690 ΚαΙ Ιμασεν δύναμιν πολλην καΙ όπειρα φουσσατα, καΙ μέ βουλην ΑκΕνησεν εΙς τά Γιάννινα <νά) Ιλθυ ' ό Σπάτας πάλιν άποκε ί μέ όλην την δύναμΕν του νά ένω{}ούσιν ένομού οΙ δύο συμπε{}έροι, f. 32" τον τόπον νά κουρσέψουσιν, χωρΕα καΙ κατούνες 1695 νά καταλύσουν έκ παντος άπο όσον ήμπορέσουν. § 7.
-
<πως ό 8οΙΙκιχς lμ.ιχσε το φoυσσ�τo κιχΙ lστεtλεv τον κ6ντον.)
Ό δούκας πάλιν Ιμασεν φουσσατον όσον εΙχεν, τον κόντον Λεονάρδον τον άδελφόν του Ιστειλεν εΙς τόπον έπιδέξιον, νά έξεβΏ νά καρτεΡΏ οδτος νά πολεμήσυ ' dv τον βολέσυ πούπετε, μεγάλην, κα{}ώς λέγουν, 1700 εΙ δέ ΙδΏ την δύναμιν καΙ εΙς την δύναμΕν του, νά στέκωνται εΙς τον τόπον του ότι ηκουσα καΙ πρόλογον τον Ιλεγεν όκάτις ' τού δυνατού όταν {}έλυ ». « τού άνδρειωμένου όταν βολΏ, § 8.
-
<πως τά; 'Άλβιχνιχ προκΙΧλοσν τον κ6ντον.)
'Εκεί γάρ όπου ύπήγασιν ό κόντος μέ φουσσατο εΙς δύναμιν δικήν του, 1705 έπΕασεν τόπον όχερόν, ώσάν εΙς !ναν κάστρο. όπού Εβόλει νά στα{}fj ε Μαν καΙ το φουσσατο, ,Εκε ί όπού ύπήγασιν, τά πλήfJη τού 'Αλβάνου. τά όπειρα τά "Αλβανα, να, καρτερουν εις τον τοπον που "σαν. 'Ετυχαινεν ' " , δ' ,J: έτoVτοι οί προπέτες, 1710 'Αμη αύτοΙ άρχΕρισαν. καΙ ί1πρακτοι, άπεΕραστοι πολέμου, οΙ άμα{}είς {}ρασύτητες νά δεΕχνουν. μέ λόγια νά φουσκώνουσιν, τον κόντον Λεονάρδο, Τόσον Ιπαραξήλωσαν ώρμησεν νά μαλώνυ. όη έπαρακΙνησεν § 9.
1715
-
<πως ό κ6ντος έκιχτέβ-η εΖς την Kριxνέιxv.)
Καπετάνιος άπόκοπτεν, ποσώς δέν τον άφΕνει έκ τΟν όχερον τόπον, νά έξεβούσιν άποκεί, 1692 άποκ 1696 ηχεv 1699 ποίί1691 Aκύνησεv - νά addidi 1700 Η δε ή δη 1704 γάι1 repetitur - [τό] φovσάτο τω; O'iJτως 1705 Αδικήν 1707 ήπήγασιν 1710 άρχήρησαν sic. cf. 2006 3536. προ1712 λόγιαν να 1715 [Ό] καπετάνιος πέταις 1711 [Tovl πoλέμov 1716 [τόν] τόπον
Cap. VI, 7-15: La disfatta di Cranea
347
1690 che erano congiunti e parenti di sangue. Ι Lo Zenevesi raccolse molte forze e innumerevoli truppe e si mosse col proposito di venίre a Gianίna. Lo Spata d'a1tra parte si mosse dal1a sua sede con tutte le sue schiere per raggiungere e unίrsi col consuocero, e quindi saccheggiare la regione e devastare completamente, Ι per 1695 quanto fosse a loro possibile, paesi e vi11aggi.
7.
-
(Il ducα αmmαssα Ιε truppe e
ne
mette α cαpo il conte.)
Ι1 duca per suo conto ammassava tutte le truppe che aveva e mando i1 fratello, conte Leonardo, per andare ad attestarsi ίη un posto favorevole e, se mai gli fosse stato possibi1e, di attaccare 1700 battaglia. Ι Pero, qualora avesse visto che la forza (dei nemici) era, come si diceva, grande, egli e le sue truppe si sarebbero dovute fermare sulla loro posizione e sfruttare l'aiuto di essa: perche, secondo i1 proverbio udito da un ta1e, « ίΙ valoroso (osi) quando puo, i1 potente quando vuole » .
8.
-
(Gli Albαnesi provocαno il conte.)
Ι1 conte Leonardo con le sue truppe Ι si attesto su una posizione solida, natura1mente forte, dove poteva stare al riparo come se fosse ίη una fortezza. Da que1 posto vedevano anche l'esercito (nemico) ; innumerevoli A1banesi, moltitudini di A1banesi ! Conve1710 niva attendere nella posizione dove si trovavano. Ι Ma gli A1banesi, questί insolenti, ignorantί, incapaci e inesperti di guerra, incomin ciarono a imba1danzirsi e ad assumere atteggiamenti sfrontati. Ε tanto passarono ί limiti nei confronti de1 conte Leonardo che egli esorto a slanciarsi per attaccare.
1705
9.
1715
-
(Il conte scende α Crαneα.)
Ι Ι1 capitano stabi1iva dί ηοη lasciare assolutamente che si a11ontanassero di 11, da11a posizione sicura, e di cercare ancora
348
Cronaca dei Tocco
άκόμη καΙ τόν πόλεμον ΟΙ νέοι Ιχουν φυσικό f. 33r κίνησαν άρματώθησαν, 1720 Ό κόντος εκατέβηκεν οι εδικοί του αφηκαν καΙ κάτω εκατέβηκαν Κρανέα τό δνομάζουσιν § 10.
-
να τόν dvarvelcrn . πάντα τό {}ράσος να έχουν ' δέν ήμπορούν να στέκουν. να Ιδfj τί φουσσατο έναι. τό χέρωμαν εκείνον εΙς έναν κατατόπι ' - εμπυρισμένη να ήτον! -
<πως δ κ6ντος εΤ8εν τά. &πεφιχ φοuσσotτιχ των •Αλβ&νων κιχι έχολομOCν-ησεν.)
Ό κόντος ώς έδιάβηκεν καΙ εΙδεν τό φουσσατο, 1725 πολλα εχολομάνησεν ' οfJκ εΙχεν τί να κάμn . 'Lτυχαινε 1;1. , • - τον καπετανον, να ,Ζζ" κουεν εκει άλλα ή τύχη, τό ριζικόν δλα εμπόδισέ τα. καιρός δέν τούς βαστάζει ' • Οπίσω ilv {}έλουν να στραφούν εΙς τούτο οlκονομίσθησαν τον πόλεμον να δώσουν. 1730 "'Ω άστόχημα το εγίνετον, εδέ ζημία μεγάλη! • Ο Ζενεβέσης Ισωσεν Ιφ{}ασεν εΙς τον τόπον καΙ τα φουσσατα έσύναξεν, τα απειρα τα πλήθη. •Επτα φλάμουρα έκαμαν δλα του τα φουσσατα. δαιμόνου πειρασία. •Ιδές ilv ήτον προσβολη ' 1735 Ωσαν να ρίξnς το νερον 'ς την {}άλασσαν άπέσω, • ς τα τόσα τα φουσσατα. ούτως πήγαν καΙ εσέβησαν \
\
-
-
Πόλεμος του κόντοΙ) εΙς την Κριχνέιχν. " τρια. ' .9." • '0 κόντος εσυναχv ,ικεν, χωρι'ζεται εις ΚαΙ ήλ{}αν καΙ εσμίξασιν οΙ δύο δμπροστέλλες. Μέ τα κοντάρια έκτύπησαν ετούτοι των Γιαννίνων ' 1740 τούς πλέους άποδείρασιν άπο τού Ζενεβέση. δλη εΙς την γην εστρώθη ' •Η πρώτη του ή σύνταξις τό φλάμουρόν τους έρριξαν άπάνω εΙς τα κλαδία, έως μέσα τούς άσπρώσασιν, 'ς τές σύνταξες τές αλλες. f. 33v Άμή εκ τό πλή{}ος τό πολύ δέν εΙχαν τΙ να κάμουν · § 1 1.
1719 lκwησαv 1720 [τό] τΙ 1721 lκείvωv 1727 [καΙ] τό et' 1728 στeαφoVσιv 1730 7}δέ 1731 'ενεμβέσης 1733 lπτd : Εξ - [καμεν 1735 τόν veeΌV 1736 lπηγα7 1738 ι3μπeοστέλες 1740 ζενεμβέση 1741 6λοι 1743 dσπeώσασιv sic
Cαp. VI, 7- 15: Lα disfαttα di Crαneα
349
di eludere la battaglίa. Ι gίovani per natura sono sempre temeraή. Incominciarono ad armarsi, ηοη ήuscίvanο pίiι. a stare fermί. Ι1 1720 conte scese per vedere che consistenza avesse l'esercito (nemico) . Ι suoi abbandonarono 10 spalto e scesero ίη una 10calίta chίamata Cranea. Che la possano bruciare Ι 10.
-
(Il conte vide le innumerevoli truppe degli A lbαnesi e si αdonto.)
Ι1 conte come giunse a vedere 1'esercito (nemico), / Si indίgno moltissimo, ma ηοη aveva che fare. Avrebbe dovuto dar retta al capitano, ma la sorte e ί1 destino impedίrono tuttO. Anche se aves sero voluto tornare indίetro ηοη ne avrebbero avuto pίiι. ί1 tempo : 1730 percio Si ordinarono per dare battaglίa. f Oh ! quale eποre ! e quale grande danno ! Lo Zenevesi amvo su1 1uogo e aduno le truppe, che erano moltitudίnί innumerevolί. Tutti ί SUOi armati formarono sette bandiere. Considera un ρο' se un assalto ηοη era che tentazione 1735 del demonίo ! / Come quando fendi le onde nel mare cosi gli uomini andavano e s'inserivano ίη mezzo a tante truppe.
1725
11.
-
Bαttαgliα del conte α Crαneα (a. 1412 c.).
Ι1 conte ordίno l'adunata e dίvise ίη tre parti le truppe. Le due avanguardίe avanzano e si a:ffrontano. Ι Gianίnioti colpiscono con 1740 ί giavel1otti. / La maggior parte del1e avanguardίe dello Zenevesi vengono abbattute. Tutta la prima compagnίa fu atterrata. Gli uominί di Leonardo strapparono la 10ro bandiera (e la buttarono) SUi rami : fino a che ηοη Si spingevano ίη mezzo ad altre compagnie. Pero per la grande moltitudίne del nemico ηοη avevano nulla da
Ρ
1730 Chron Mor 156 7948 et a1.
Ph10r Platz 248 866
Cronαcα dei Tocco
350
1745 όλ6γυρα τους [βαλαν οΕ σvvταςες οΕ άλλες. τα κοντάρια έτζάκισαν, Ισυραν τα σπα{}[α. Σπα{}ές έδώκασιν πολλές, έλάβωσαν έξ αύτους. Έκείνοι πάλε απ6δειραν πολλους από τού κ6ντου, δι6τι από τέσσερεις Ιρχονταν εΙς τόν [ναν. § 12.
-
(πως οΙ 'Αλβσιν'i:τες έπσιρσιτζcXΚLσσιν δλο το φοuσσίiτο τοίϊ �oίικσι.)
"Αρματα ειχασιν και, επιασαν ε, βαρεα' ,� αυτους. " , , " Τόν καπετάνιον [δωκαν -ς τό μέτουπον σπα{}Ια · κρατώ δτι να φαΙνεται εΙς την ζωήν του δλη · εΙς όλιγόν έγλvτωσεν δτι να μη τόν πιάσουν. •Αμη έπιάσασιν πολλούς l1ρχοντες γιαννινιώτες 1755 καΙ Ιντιμους εύγενικούς Φράγκους απέ τού δοVκα. Τζιάσαν τόν έλέγαν, •Επιάσαν [ναν άνιψι6ν, και άλλους δvο άδελφοvς, στρατιώτες μαρτυρημένους, ήγαπημένους και πολλα τού δοvκα και τού κ6ντου · Νικολαφράγκον [λεγαν τόν άδελφόν τόν πρώτον, ' δευτερον 1 760 τΟ'/! παρανομι -.ιακω Τ' και' Σ:κροφαν βον, ' , · ' όπου έπ6νεσαν πολλα ό δοvκας και ό κ6ντος. ΌμοΙως έπιάσασιν έκείνον τόν κύρ Παύλον, , " 1 . , . '.q,." οπου σου- αφηγην" ν, υΙυν, του- καπετανου τΟ'/! lντιμoυς έκ την χώραν. καΙ άλλους άρχοντες καλούς, και δλο τό φουσσατον · 1765 'Έτζι έπαρατζάκισαν ήπήραν έκ τό πλάγιο έκΙνησαν έρρlπισαν,
1750
§ 13.
-
<πως δ κόντος έσέβ'Yjκεν εΙς τιΧ ΊωcXννLνσι με ΠLκρ(σιν μεγcXλ'Yjν.)
μέ όλΙγους έδικούς του, Ό κ6vτoς έπtρΙμασεν καΙ άκολού{}ησάν τον. δσοι έστέκαν μετ' αύτ6ν, �Yπήγεν καΙ έσέβηκεν εΙς τα Ιωάννινα απέσω f. 34· καΙ μέ πικρΕαν μεγάλην. 1770 μέ {}λίψιν, λέγω σε, πολλην �Ο δοvκας γαρ ώς φρ6νιμος έπαρηγ6ρησέν τον · άλή{}εια, ή καρδΕα του πολλα ήτον λυπημένη, ένΙκα την πικρΕαν. άλλα ή γνώσις ή πολλη •
1748 πάλαι 1750 Pa.aia 1751 Γτόν] Ιδωκαν 1757 μa.aτveημένο& 1759 Νικολοφeάγγων 1761 επόνεσειι 1763 τών ν[ών
\
Cap. VI, 7- 15: La disfatta di Cranea
35 1
1745 fare : / le a1tre schiere 1i circondarono. Spezzarono le lance e tirarono fuorί le spade. Vibrarono moltί colpi dί spada e ferίrono a1cuni nemίci. Questi, pero, colpirono molti uomίni del conte, perche la sproporzione delle forze era dί quattro contro uno. 12. -
(Ι Gianίnioti) avevano armature pesanti e a1cuni dί essi furono fatti prίgionierί. Ι1 capitano ebbe un colpo dί spada a11a fronte: credo che ne portera ί1 segno per tutta la vίta. Per poco la scampo e ηοη ίυ fatto prigioniero. Pero catturarono molti υomίni gianinioti, 1755 / e ragguardevoli nobili latini appartenenti al seguito del duca. Presero prίgioniero υη nipote cmamato Ziassa, e a1trί due fra telli, provati guerrίerί, molto carί sia a1 duca che al conte: ί1 prίmo 1760 si chiamava Nicolafranco, / ίΙ secondo Giacomo, che aveva ί1 so prannome dί Scrofa. Di cio ίΙ duca e ί1 conte si addolorarono molto. Simί1mente catturarono ί1 signor Paol0, :figlio, come gia ti ho raccon tato, del capitano, ed a1trί cittadίni ί1lustrί e ragguardevoli. / 1765 Cosl distrussero tutto ίΙ corpo armato del duca e 10 annientarono prendendol0 di :fianco.
1750
13.
-
Ι1 conte si rίdusse con pochi dei suoi: quanti stavano con 1770 ιαι e 10 seguirono. Egli tomo a Gianina / : ti dίco con grande affii zione e grande amarezza. Ι1 duca da uomo saggio 10 conforto, ma, invero, ί1 suo cuore era molto addolorato. La sua grande saggezza
Cl'onaca dei Tocco
352
έδε άμαρτlα μεγάλη ! �Ω κρ ίμα, δπου lrlVETov, 1775 Νά πιάσουν τίτοιους αρχοντες εfJγενικοvς, μεγάλους, τούς ευγενείς, τούς έντιμους. ""Ω συμφορά μεγάλη ! § 14.
-
<πως ό Ιενεβέσης &σΧ1JμολόΥησεν τούς ΠL(Χσμένοuς.)
•
Εδέσαν καΙ υπήγαν τους όμπρός • ς τόν Ζενεβήση. καΙ dπαιδευσ[αν την εΤχεν ΚαΙ lδες τό τ! χονδρότηταν καΙ άσχημολόγησέν τους! καΙ πώς τούς dπεδέχ{)ηκεν 1780 •Εκείνους δπου ήσασιν κάλλιοι παρ' έκείνον dπελατlκιν έπιασεν καΙ έδειρεν έξ αύτους , 1 ' .1 ., , ' ' • ατος του μι; το χι;ριν του ' ασχημα τους υβριζει, καΙ φοβερlζει καΙ λαλεί δτι νά τούς τυφλώσrι. Τό φυσικόν του έδειξεν τό άλβανίτικόν του. 1785 Τά Γιάννινα έπάντεχε καΙ ήλπιζε νά έπάρυ. καΙ ή χονδρότητά του, Ή drvwala ή πολλη τό τ! τού έν{}υμή{)ηκε καΙ έφαντάσ{)η δ νούς του. ραφταδες, τζακαρίiδες, ΕΙς τά •Ιωάννινα ευρίσκονταν πού lavevoVTav καλvτερα dπό τόν Ζενεβέση. 1790 ΚαΙ αfJτός του άφαντάσ{)ηκεν άφέντη νά τόν κάμουν. ΚαΙ έπ[ασεν τούς αρχοντες καΙ έτυράννισέν τους ' άσχημα καΙ παράλογα καΙ έκατεντρόπιασέν τους. ΚαΙ ακουσον τά τυράννια όπού τούς τυραννίζει. Αύτός, κα{}ού έφάνηκε f. 34v τό νίκος έδικόν του, ' ' .Q.." ' • ' .ιι..., 1795 επηρυl,νεν, πολλα" εφυσιωυ,l ε''_υαρασυνεν, ό νούς του, {}αρρώ, άνέβαινεν εΙς τού ΟfJρανού τά νέφη, τόσον παχvτητα πολλην καΙ χoνδρoσ'l5νην εΤχεν. "Ήλ{}εν όμπρός ς τά •Ιωάννινα τό {}ράσος του νά δείξυ καΙ έκαμαν κουβέντες. με τόν Μουρlκην έσμιξαν 1800 Τούς άρχοντες δπου έπιασεν εΙς αλυσον τούς βάνει, καΙ άφού έκατεστόλιασεν εΙς τό σπ[τι του έστράφη. ΕΙς φυλακην τούς έβαλεν στενήν καΙ τε{}λιμμένην, σ[δερα τούς έφόρεσεν εΙς χείρας τε καΙ πόδας, πολλούς καΙ dπέ τόν σφόνδυλον ' καΙ έφραγγέλλωσέν τους. •
•
1774 cfr. v. 69 1775 WΓηνικός 1776 Ιντιμος 1777 Ζενεμβήσεl 1778 τΙ 1781 άπελατ{κην έποίασεν 1788 εveήσκοντα eαντάδες: eαφτάδες legit L. Vranussis 1789 όπου εσ{ρνoταv καλοίτεeοι: - ζενεμπήσ 1790 του 1792 κατετeόπlάσέv τους 1799 γκουβέντες 1800 έποίασεν
Cαp. VΙ. 7- 7 5 : La disfatta di Crαnea
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tuttaVΊa VΊnse i1 dolore. Che peccato Ι che grande danno incolse Ι Ι 1775 Pήgίonίerί cosl nobilί e iUustri sίgnοή Ι ΡrΟΡήο que11ί e1evatί e ragguardevolί Ι Oh Ι che grande sventura Ι 14.
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(Lo Zenevesi infligge umiliαzioni αi prigionieri.)
Li legarono e 1ί condussero davanti aUo Zenevesi. Osserva ora quale rozzezza e bestialίta eglί avesse e come quei Ρήgίοnίeή eglί 1780 ricevette e ingiurio con parole oscene. Ι Quellί che fra 10ro erano ρίυ. elevati di lui, preso un randeUo, percosse, e alcunί di essi con la sua stessa mano; 1ί ingiurio ίη manίera sconcia, 1ί spavento e 1ί minaccio di accecarlί. Eglί mostro i1 suo carattere albanese. Ι 1785 Ambiva al possesso di Gianίna e sperava di occuparla. Ma osserva la grande ignoranza e la sua cretineria, quel che la sua mente andava a pensare e fantasticare ! Α Gianίna si trovavano dei sar tucoli e calzolai, ί quali propendevano di pίiι. per 10 Zenevesi. 1790 Quindi costuί fantastίcava che 10 avrebbero fatto signore. Eglί prese ί notabili e 1ί maltratto, 1ί coprl di ingiurie, contumelie e di vergogna. Ascolta, dunque, ί maltrattamenti che inflisse a 10ro. 1795 Eglί, come vide che la VΊttoria era sua, Ι monto ίη boria e presun zione e si inorgogll : la sua testa, ίο credo, sall su11e nuvole, tanta era la sua viUanίa e grossolanita. Venne davanti a Gianίna per far mostra della sua iattanza. Si congiunse con Murikί e fecero 1800 deUe riunioni. Ι Gli uominί che aveva catturato 1ί mise aUa catena e dopo essersi pavoneggiato se ne torno a casa. Li getto ίη una angusta e opprimente prigione; mίse le catene alle mani e ai piedi
Ρ
1774 Chron Mor 1 56 7948 et ώ. 1316
23
Phlor Platz 248 866
1781 Achill
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Cronaca dei Tocco .,
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1805 ΈfJνικά τους τυράννιζεν, ωσπερ οι παραβαται. ' Δίχρονον τους εκράτησειι εΙς την φρουράν άπέσω. Βασανισμον ύπέμειναν, {}λίψιν, στενοχωρίαν. § 15. - πως �κoΨεν τα. γένεLot των ΓLotννLνLώτων xott κotτεντρ6ΠLotσέv τοuς δ Ιενεβέσ1Jς. Τά γένεια τους γάρ Ικοψεν καί κατειιτρ6πιασέν τους, 8λοι νά άπο{}άνουν. καΙ εΙς το πείσμα το Ιβαλεν καί άπέ{}αναν εξ αύτους, 1810 -Ησ{}ένησαν 'ς την φVλακην άλλά ποσώς ο-όκ ή{}ελεν εΙς πραξιν νά τους βάλrι, ωρέγετον καλύτερα 8λοι νά άπo{}άνovν. καΙ άπαιδευσίαν εΙχειι! Τ6σην σκληρ6τηταν πολλην Ό δούκας γοϋν ωλΙβετον, εΙχεν πικρΙα μεγάλην, 1815 το πως έγίνη δ π6λεμος χωρίς το {}έλημάν του, πάλιν διά τους αρχοντες εΙχειι διπλην την λύπην. Τά 'Άλβανα άποσκίρτησαν, καΙ εδικοΙ καΙ ξένοι, " . απιστοι ' .ff 1 , , υΛυΙ εκαταφρονησαν, ως ε'διαβαιναν. § 16. - πως έμονο(otσεν δ Σπάτσcς μέ τον πρ(γκLΠσc. Πολλά εστενοχώρεσεν την π6λιν Γιαννίνων, 1820 δτε ό Σπάτας Ικαμειι καΙ άλλην πανουργΙαν. 'Ασάνην Ζαχαρίαν ' 'Σ τον πρίγκιπαν εμήνησεν τί Ιπα{}ες εκ τον δούκα ' « •Εσυ ήξεύρεις, πρίγκιπα, τ6σα κακά σού Ικαμεν, πήρεν σου την Γλαρέντζα. ΚαΙ τώρα ήλ{}εν εΙς εμας, εΙς τά .,Αλβανα άπέσω, 1825 καΙ έβούλετον καΙ εΙς εμας τά 8μοια να κάμrι. τά .,Αλβανα τού τ6πov Άμη εμείς έσμίχ{}ημειι όλ6γυρα οΙ 8λοι καΙ μέσα τΟν εβάλαμειι 8τι, έλπίζω, εκ παντος το {}έλομεν χαλάσει. ΚαΙ τά νησία Ιμειναν καΙ δύναμιν δέιι Ιχουν ' 1830 καΙ τώρα Ιχεις τον καιρον 8τι νά τά κερδαίσrις ' τριγύρου τον έχ{}ρ6ν μας ' 8λοι νά τον στειιέψωμεν ' βγανομειι Τψ ». απο � ληγορα ' ' " .J.. . αφεντιαν ' , τον υγ
f. 35r
1805 ΈΤVράνιζΕV 1807 στεvoχωαlα § 15 γιdνινηώτων - ζεvεμβ 1808 γ61ι1 (ίτ01l!: - κατeταoπ 1812 [άμή] 6αέγετον 1813 τ6σov 1814 Πlκαlμγλ 1815 χ6αης 1823 ήπΤίιιεν 1832 ολήγοιια - έvγάνoμεv
-
Cαp. VI, 16- 18: Bαttαgliα nαvαle ΙΥα Zαnte e Clαrenzα
355
1805 e ad alcuni anche ai :fianchi; e 1i frusto. Ι Li tormento barbara mente, come Si tormentano ί prevaricatori. Li tenne ίη prigione per due anni. (Ι malcapitati) so:ffersero torture, dolori e privazioni.
15. - Lo Zenevesi oltrαggiα i Giαninioti prigionieri tαgliando loro Ια bαrbα.
Fece tagliare a 10ro la barba e 1ί oltraggio, e si era messo nel 1810 proposito ostinato dί farlί morire tutti. Ι A1cuni di essi Si amma larono ίη prigione e morirono; malgrado CiO ηοη volle ίη alcun modo trattarlί secondo la normale consuetudine, anzi preferiva piuttosto che tutti perissero. Tanta era la grande crudelta e malvagita sua. 1815 Ι1 duca, dunque, si afiliggeva e si amareggiava molto Ι perche la battaglίa ebbe luogo senza la sua volonta e per giunta aveva ίΙ doppio dolore per la sorte dei suoi uomini. Glί A1banesi, sia de1 territorio (dί Gianina) che di a1tre parti, dίsertarono tutti e, fedίfraghi, passavano ad altro signore. 16.
-
Lo Spαta si αΙΙεα col principe (a. 1413) .
Lo Spata ridusse la citta di Gianina ίη grande difficolta Ι 1820 perche attuo ancora un a1tro stratagemma. Eglί fece dίre al principe Asan Zaccaria: « Tu sai, ο principe, quel che hai subito da1 duca. Eglί ti ha fatto tanto male e ti occupo Clarenza. Ora eglί era venuto 1825 contro dί ηοί, ηeί territori occupati daglί A1banesi, Ι e voleva fare a1trettanto contro dί ηοί. Pero ηοί A1banesi de11a regione ci siamo unitί e tutti deί dίntorni glί abbiamo dato addosso e, spero, 10 abbatteremo completamente. Anche le isole sono rimaste (sguar1830 nite) e ηοη hanno forze, Ι e quindί ti si presenta ΙΌccasίοne dί oc cuparle. Se ροί uniti mettiamo da tutte le parti alle strette ί1 no-
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§ 16 Sen Secr Ro 45 c 1 49t, Va1 ΛΑV 1823; Sathas Ι 43
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Cronaca dei Tocco
Ό πρίγκιπας έχάρηκεν, τους λόγους άπεδέχ{}ην, \ !! '" και υρκους εποιησασιν να γινωνται το εναν, 1835 τόν δούκα δέ νά μάχωνται της γης καΙ της {}αλάσσης. καΙ ώμωσαν άλλήλους. ΚαΙ 01Jτως έκατέστησαν Ό πρίγκιπας άρμάτωσεν ξύλα διά {}αλάσσου, , " κοκες ' ' τες κατιργα και" καραβια μεγάλα, εκ η)ν δύναμίν του έβαλεν δσο καΙ ι2ν ήμπ6ρειε, " , να, σεβrJ' τα, νησια 1840 εις ' και' να τα καταλυσυ. τους Δεσποτάτους.Qέστειλεν ό δούκας ό άφέντης ' ' " καΙ τά νησία έφύλαξαν ' δέν έπα{}αν ζημίαν. ' 17 ' .'l .n.. at Ο'υτως ε'βουλευυ'ηκεν ο πριγκιπας και, ο' Σ:πατας ' )..r ' Α " , ' Λευχα'δα να' σεβουν f 35 v εlς την εκ την γιαν irιαυραν, 1 845 νά εύρούν τό κάστρο μοναχ6 ' {}αρρούν νά τό έπάρουν. 'Εκεί δέ μέσα ηύρέ{}ηκεν άτή της ή δουκέσσα, καΙ !ναι τίτοια φοβερη καΙ {}αυμαστη είς γνώσιν καΙ πρακτικη καΙ τολμηρη διά νά συστήσυ τ6πον, εΙς τά ρηγάτα δλα δτι παντέχω καΙ {}αρρώ 1850 αλλη νά μη ηύρέ{}ηκεν εΙς τά καμώματά της καΙ νά ήξεύΡΌ νά κρατΏ κ6σμον καΙ άφεντίαν, καΙ άλλα πολλά χαρίσματα, γνώμες ήγιασμένες. τόν πύργον καΙ τό κάστρο A�τη γάρ έδιώρ{}ωσε καΙ έστερέωσέν το καΙ έδυνάμωσεν καλά λουμπάρδες καΙ παβίζια, 1855 μέ τζακρατ6ρους, μέ λα6ν, εΙς δύναμιν τού κάστρου. καΙ άλλα τά εί τι έΧΡΌζεν έτούτη την άρμάταν. ΚαΙ στέκεται καΙ καρτερεί "
,
ι1
•
§ 17.
-
πως έΠOλέμΎjσεν δ κ6ντος μέ τοσ πρ(γκtπος τές κ6κες.
Ό κ6ντος τ6τε ηύρέ{}ηκεν 'ς τόν Ίάκυν{}ον άπέσω. μΙα μεγάλη κ6κα, ΚαΙ ήλ{}εν 01Jτως τυχερά 1860 άρματωμένη έμορφα, μέ άνδρες τού πολέμου ' είς τό νησΙ 'Ιακύν{}ου. καΙ έκατάντησεν έκεί, • Ο κ6ντος δέ τους έστησεν εΙς ρ6γαν έδικήν του καΙ ώρ{}ωσεν μετ' α�τεινoυς καΙ μέ τους άρχοντές του τού πρίγκιπος τές κ6κες. να ύπάν να πολεμήσουσιν ώρ{}ωσαν την δουλείαν. 1865 ΚαΙ 01Jτως έκατέστησαν ' 1837 d.eμάτωσαv 1863 μεταυτινούς
1839
εvdlεv
-
lJσω
1856 iJ
τι
1859 οίίτος
Cap. VI, 16- 18: Battaglia navale jra Zante e Clarenza
357
stro nemίco, presto 10 cacciamo da11a sίgnοήa. Ι1 ΡήncίΡe si ra11egro, 1835 accolse con piacere la proposta e giurarono :dί unire le 10ro forze Ι per combattere i1 duca per tena e per mare. Cosl stabilίrono e si scambiarono i1 giuramento. Ι1 ΡήncίΡe armo a1cuni natanti, galere, grandί carave11e e de11e cocche, e im barco su11e navi quante forze potesse disporre per sbarcare nelle isole e dίstruggerle. Ι1 duca da parte sua mando alcuni suddίti de1 Despo tato a custodίre le isole, ed esse ηοη subirono danni. Ι1 ΡήncίΡe e 10 Spata decidono dί invadere Leucade entrando per Santa Maura : Ι 1845 sperano dί trovare sola e sguarnita la fortezza e hanno :fiducia dί conquistarla. Ma la dentro si trovava la duchessa, la qua1e ha una tale straοrdίnaήa e mίrabile avvedutezza e una tale perizia e corag1850 gio nel consolίdare la posizione, che ίο credo, per certo, Ι ίη tutti ί regni ηοη se ne trova un' a1tra uguale nelle sue condίzioni che sappia reggere ροροΙ0 e sίgnοήa e abbia tante a1tre doti e tanti provvi denzialί accorgimenti. Essa infatti organizzo per bene e consolίdo 1855 tone e castello Ι con ba1estήeή, truppe, bombarde e armature dί dίfesa e ogni a1tro mezzo che occorresse per 1a va1idίta de11a for tezza. Ed essa sta 1l ad aspettare l'armata nemica. 17.
-
Il conte combatte contro Ιε cocche del principe (estate-autunno
1413) .
Ι1 conte allora si trovava a Zante e glί arήvο fortunatamente una grande cocca, armata dί tutto punto, e con uomίni dί combat timento, che 10 raggiunse 11, ne1l'isola dί Zante. Ι1 conte mίse (que gli armati) al suo soldo e dίspose che essi e ί ΡrΟΡή uomίni andassero 1860 a ίngaggiare battaglίa contro le cocche de1 ΡήnciΡe. Ι Cosl stabilί rono e dίsposero i1 da fare. Αί :fidi dί Cefa10nia mando a dire di ήu nirsi tutti la, presso i1 conte Leonardo. Si racco1sero la ί notabili della
Τ
Ρ
1859 Indicia de bello parando significantia Reg Ven Thir 1498 · Val ' ΑΑν 1 82 1 , 28 νιι 1 4 13.
1835 CbIon �or 3079
1853/5 CbIon �or 1 1 79 1 235 et a1.
358
Cronαcα dei Tocco
'Σ την Κεφαλ6νιαν έστειλεν εΙς τούς λΙζιους τού τόπου, δλοι έκεί νά συναχ-θovν εΙς τον κόντον Λεονάρδον. ΚαΙ έσυνάχ{}ησαν έκεί οΕ έντιμοι της χώρας, f. 36' άρχοντες δλοι εfJγενικοL, στρατιώται μαρτυρημένοι. 1870 Κόντος άρματώ{}ηκεν, οΕ άρχοντές του δλοι, • ς την κόκαν μέσα έσέβηκαν δλοι οΕ έδικοΙ του. ΈκΙνησεν έσΙμωσε πλησΕον της Γλαρέντζας. Κόκες πάλιν τού πρΕγκιπος καΙ ή άρμάτα δλη έξέβηκαν άπόμπροσ-θεν τον πόλεμον νά δώσουν. 1875 �o κόντος τές έσΕμωσεν τού πρΕγκιπος τές κόκες, ' ' ' έβιριστησεν η" εδικη' του η� κοκα. μέσα τες Πλώρες μέ πρύμες έσμιξαν, ή κόκα μέ τές άλλες. Λουμπάρδες, τζάκρες παρευ-θύς έσκασαν άπο μέσα, ώς ή βροχη έπlπταν. οΕ τάρδες, τά καρέλλια το τΙ κακον έγΙνη ! 1880 Δέν δύνομαι νά σέ εlπώ 'Άρμα κανένα ούκ ήμπορεί ποσώς νά τούς κρατήσrι. Πόλεμος μέγας γΙνεται καΙ άπο τά δύο μέρη. Άλλά το κάλλιον είχασιν τού κόντου το καράβι. 'Αλή-θειαν έλαβώ{}ησαν πολλοΙ έκ τούς άρχοντές του, 1885 άκόμη καΙ άπό-θαναν άπάνω εΙς την χώραν. 'Έναν γoVν έλα-θάσ-θησαν, δέν έρριξαν άρπάγην μη νά (καπως) κολλήσουσιν καμμΙαν έκ τές κόκες. § 18.
-
Φu� των κotτέργων.
ΚαΙ ε Ιχαν εΙς τά χέρια τους χωρΙς κανέναν λόγον, άμη αύτού ηύρέ-θηκαν άκλεΙδωτα καράβια 1890 καΙ άνεμος έσήκωσεν, άρμένισαν νά φεύγουν. άκούλι-θα νά διώχνrιν · �Ο κόπος μέ την κόκα του κοντά την έψ-θασεν την μιάν, έτοΕμην νά την πιάσrι. �H νύκτα έπαράλαβε και άστοχήσασΙν την. f. 36v ΚαΙ οi5τως έγλυτώσασιν τού πρΕγκιπος οΕ κόκες. 1895 'Έτυχαν καΙ τά κάτιργα της ΒενετΙας τότε · καΙ άπ' αύτά έχάλασεν τού πρΙγκιπος ή άρμάτα. 1866 κεφαλωνlαν 1869 Hemist a1terum hypercatalecticum 1872 Aκύπισeιι 1873 [η] κόκες - δλοι 1877 πρΙμαις 1878 τζάγκρες 1883 τό καράβη 1886 [καΙ ου]δέν Ιρριξαν 1887 κl1πως ipse scripsi 1888 χέρι ι'1.τους 1889 αύτώ - [Td] καράβια 1893 ή νύκτα dστοχή versum inceperat eundem emendavit Α
Ι�
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Cap. VI, 1 6-18: Battaglia navale ΙΥα Zαnte e Clαrenzα
1870 citta, tutti uomini nobili e provati combattenti. Ι Ι1 conte si armo e cosi tutti ί suoi soldati : tutti ί suoi uomini salirono sulla cocca. Questa parti per avvicinarsi a Clarenza. Le cocche de1 ΡήnciΡe e 1875 tutta l'armata uscirono incontro per dare battaglia. Ι1 conte si avvicino alle cocche del principe e, virando, si inseri con la sua ίη mezzo a loro. La prua dell'una si trova a contatto con 1a poppa de11'a1tra; la cocca (del conte) a contatto con le a1tre. Rimbom barono le bombarde, scoccarono da bordo le ba1estre; ί dardi e ί 1880 quadre11i cadevano come pioggia. Ι Νοη mi e possibi1e descήvere qua1e scempio avvenne. Nessuna arma ίη qua1che modo trattiene ί combattenti. Da tutte e due le parti ha luogo una grande battaglia. Pero ebbero la meglio le navi de1 conte. Α dire i1 vero, molti dei 1 885 suoi uomini furono colpiti Ι e ancora (a1tή) mοήrοnο in citta. Ιη una cosa si sbagliarono: di ηοη aver gettato l'arpione per catturare in qualche modo qualcuna delle navi. 18.
-
Fuga delle navi.
Senza discussione avevano le navi nemiche a portata di mano, 1890 pero esse erano sciolte e Ι i1 vento le sospinse a1 1argo in maniera che poterono fuggire. Ι1 conte con la sua cocca le insegui; giunse vicino a una di esse e stava per impadronirsene; ma sopraggiunse la notte e ηοη la poterono catturare. Ε cosi le cocche de1 pήncipe se la scamparono. 1895 Ιη que11a occasione si trovarono ne11a battaglia anche le navi di Venezia; e l'armata de1 pήncipe fu disfatta ρτορήο da esse.
Τ
Τ
1766 De portu
«
Viscardo . Kretschmer, Portu1ane 3 1 5 505
1895 Sen Secr Ro 45 Ven Thir 1 500.
c
.
1 49, Va1 ΑΑν 1823; Sathas Ι 43-44; Reg.
360
Cronaca dei Τocco
§ 19.
-
<πωι; δ 80όκlχι; �στεκεν εΙι; μεγιΧλlΧ κ(ν8υνlχ.)
τά κάστρη, τά νησία Ό κόντος έδυνάμωσε καΙ ύπήγεν καΙ ένώfJηκε μέ την κυράν δουκέσσα. ΚαΙ έδυνάμωσαν έκεί καΙ την Άγίαν Μαύραν. 1900 ΚαΙ έχουν μάχην δυνατη μέ ό'λους τους αφέντες. ΚαΙ ό'λοι έμονοίασαν εΙς χαλασμόν τού δούκα &ΠΟ τό ζήλος τό πολυ τό είχασιν εΙς αύτον. ΚαΙ ό'λους τους έπάτησεν μέ τού Θεού την χάριν. ό'τι καΙ μέ τους Τούρκους �Ητον δέ το χειρότερον δέν έφfJασεν νά κάμrι 1905 καμμίαν όρfJωσιν ποσώς εΙς κίνδυνα μεγάλα. καΙ έστεκεν κατά παντος τον τόπον οΙ Άλβανίται, Πολλά έστενοχώρεσαν ό δούκας ό αφέντης, καΙ ε Ιχεν λύπην δυνατήν τού Ζενεβέση έκείνου, ό'που έβλεπε σκληρότητα δτι νά &ποfJάνουν, 1910 τό πως κρατεί τους άρχοντες τό πως τόν έπατούσαν. καΙ πάλιν καΙ τά "Αλβανα εΙχεν κακήν καρδίαν. Μεγάλως έπικραίνετον ' § 20.
-
πωι; �κlXμεν δ 80όκlχι; συμπε.&ερ(ιχν με τον &μφ�ν.
ό δούκας ό αφέντης ' ΚαΙ ί1.κο τί έκατώρfJωσεν νά ήκoύσrις, νά Dαυμάσrις. την πραξιν <του), τήν γνώσιν του 1915 Τήν {}υγατέραν του έδωκε τού αμιρα γυναίκα, &πό τόν Ζενεβήση. μόνον <α-ότός) νά έκδικη{}fj Μωσή-μπεκη τόν έλεγαν τόν αμιραν έκείνον. άλλος ο-όδέν έφάνη. •Ανδρειωμένος αμιρας aλήfJεια σπούρια ήτον, �H {}υγατέραν τού δουκός f. 37r κάλλους καΙ έμορφάδας. 1920 αμη εΙχεν ξενοχάραγο τού αμιρό. ό δούκας ' ΚαΙ φίλος του έγίνετον ήγάπησέν τον καΙ πολλά ό αμιρας τΟν δούκα. ΚαΙ παρεvfJVς &πόστειλεν 'ς τόν Ζενεβέση σκλάβον, ' • ' φοβερητες και ορισμους λυσrι. να• απο U{tχοντες Λ J: 1925 ΚαΙ έδώκεν του καΙ δύναμιν καΙ &λιγΟν φουσσατο, '
"
1901 έμνοιασεν cf. 2199 1914 πράξιν Tov: ΤOtJ ipse scripsi. 1919 {}vyατέρα" [πάλιν] τoiί 1920 1923 σκλάβων 1924 φοβόρηταις '
1909 [την] σκληρότητα - Ζενεμβέσ 1916 αύτός ipse metri causa addidi κάλοvς - Ιμορφάδ 1921 τoiί ΈΓVV [τούς] l1e'Χοντες
Cap. VI, 19-20: Carlo s'imparenta con Musa-beg
1 9.
-
36 1
(5ituαzione pericolosa del ducα.)
11 conte consolido ί forti, le isole e si reco a raggiungere la 1900 signora duchessa. Si rafforzo ancora Santa Maura. Ι (11 duca e il conte) sostengono una potente lotta con tutti ί signori. Tutti si unirono per 1a rovina de1 duca, dalla grande invidia che avevano per 1ui. Ma con 1a grazia di Dio egli domo tutti quanti. 11 peggio era 1905 che pure con ί Turchi Ι ηοη riusci a pervenire asso1utamente ad a1cuna so1uzione e rimase pίiι che mai ίη mezzo a gravi perico1i. Gli A1banesi avevano annίentato 1a regione, e i1 signor duca sentiva 1910 un gran do1ore perche vedeva 1a spietatezza de110 Zenevesi, Ι ί1 qua1e trattava ί prigionίeri ίη modo da procurarne 1a morte e che gli A1banesi ancora una vo1ta 10 avevano messo all'impotenza. Egli si amareggiava mo1to ed aveva un cuore abbattuto. 20.
-
Il ducα stringe pαrentelα con l'elniro (1413 ο poco pritna) .
Ε asco1ta che cosa riuscl a fare i1 signor duca. Tu udirai e 1915 ammίrerai 1a sua azione e 1a sua saggezza. Ι Egli diede 1a :figlia ίη moglie all'emiro, s010 con 1'intento di essere vendicato sullo Zene vesi. L'emiro si chiamava Mίisa-beg. Un a1tro emiro valoroso 1920 come 1ui ηοη c'era. La :figlia veramente era bastarda, Ι pero era di una bellezza e di una avvenenza straordinarie. Cosl i1 duca divenne amico dell'emiro e 1'emiro a sua vo1ta volle mo1to bene al duca. L'emίro mando subito allo Zenevesi un funzionario con ίη timίdazionί e ordini di mettere ίη liberta. gli uomini (de1 duca) . Ι
Τ
1917 Laon Cha1c Ι 1 65 7 ; Hist Turc Zoras 47-49
362
Cronaca dei Tocco
, ' ξεν τα' ''Αλβανα και" επατα " τοπον. τριγυρου καΙ τον έμεταστά{}η ό τ6πος. "Αρχισεν έδυνάμωσεν, ΚαΙ άπεκεί άπέδυσεν καΙ ήλ{}εν άλλο πραγμα. ΚαΙ έξέβην εΙς τόν αμιραν σουλτανος ό αδελφ6ς του. 1930 ΟΙ δύο έπολέμησαν καΙ ένΙκησε ό σουλτανος. πάλε οί 'Αλβανίται ΕΙς αύτο ανακατώ{}ησαν καΙ μάχην τόν έποΙησαν ('ς) τόν δούκαν τόν αφέντη. ΚαΙ άρχισαν να μάχωνται δλοι οί 'Αλβανίται.
1930 Aνtκησειι
1931 πάλαι
1932
•
ς
scripsi
Cap. VI, 19-20: Carlo s'imparenta con Musa-beg
363
1925 Qώndi diede a Ιώ la forza di un piccol0 esercito, ed i1 duca batte gli A1banesi dei dintorni e domo i1 terήtοrίο. Incomίncio a raffor zarsi e (la gente de11a) regione cambio di nuovo (in suo favore). Pero ίη quel momento venne ad accadere un altro fatto. Contro 1930 l'emiro si mosse i1 sultano, fratello suo. / Ι due combatterono e νίη se i1 su1tano (a. 1413) . Α questo punto gli A1banesi si ήbeΙΙarοnο ancora un'altra volta e mossero guena contro i1 signor duca. Tutti gli Albanesi cominciarono a combattere.
Τ
1930 Sphrantzes 1384 1415
ΠΙ
1 1 - 1 2 ; Notes Jorga
Ι
2 1 5 ; Reg Ven Thir
ΚΕΦ. Ζ'
'Co5 δοόκα. 'Coo ω:ρενtη κα.Ι οΕ σχέσει; μs tον σοολ'C,Ζνον κα.Ι 'Coo; Ά.λβα.νΙtα.;.) <ω
§ 1.
-
ο Ε οΙ
Τόι γνωμtκdt των πΙΧt8tων το\) 80υκ6ς. το\) κιχ.&ενΟς τόι �.&Ύι του.
Καί {}έλω δέ νά σέ εΙΠώ διά τά παιδΕα τού δούκα. 1935 Δούκας παιδίν δέν έκαμεν μέ την κυρά δουκέσσα, άμη εΙχεν σπούρια πολλά. Αμη έχασεν έξ αVτα. •Ηπέμεινάν του τέσσερεις, άξιοι στρατιώται, χωρίς τά άλλα τά μικρά, τά έκαμεν ύστέρου. •Ετούτοι γάρ οΙ τέσσερεις ήσαν καλοΙ καΙ άξιοι. •
§ 2.
1940
f. 37'V
Ό πρωτος υΙος το\) 80ύκιχ.
Έρκούλιον ων6μαζαν τόν πρώτον άπό δλους · γλυκύς εΙς τούς άνθρώπους, αv{}ρωπος φρ6νιμος καλά, έπιδεξιοκάματος, άνθρωπος τεχνεμένος, άπ6κοτος καρδΕαν ' άνδρειωμένος • ς τά άρματα, όλΕγον ήτον χαμαδ6ς, εΙχεν ψυχην μεγάλην. § 3.
1945
-
-
Ό 8εύτερος ό υΙος ιχ{ιτο\).
Τόν δεύτερ6ν του τόν υίόν Τ6ρνον τόν ωνομάζαν · καΙ τολμηρός εΙς ακρον, ανδρας θρασύς καΙ δυνατός σπαθίν ή συντυχιά του, άγριος εΙς τό βλέμμαν του, άπλύς και μεταδοτικ6ς, έλεύθερος • ς τόν χέριν. § 4.
-
Ό τρΙτος υΙος το\) ιχ{ιτοίί.
Τόν τρΕτον του πάλε τόν υΙόν Μενοϋνον τό ωνομάζαν · τού κ6σμου δπου νά 'Μυς · 1950 ανδρας άπέ τούς όμορφους φρ6νιμος (ήτον) δέ πολλά, γράμματα παιδευμένος · 1935 [ό] δούκας 1937 vπέμηναν 1942 eπιδέξl ό κάματος 1948 άπλης sic pro άπλ6ς - &πλονς - Ετιμος εΙς τό χέ(!ι antea Auctor scripserat, idemque delevit 1949 πάλαι 1950 ήδε 1951 ηταν ipse addidi
CAP. νπ Ι figli del Duca e le relazioni col Sultano
e gli Albanesi.
1 . - Presentαzione dei figli del ducα - Cαrαttere di ctascuno. 1935
Ora voglio parlarti dei figli del duca. Ι Questi dalla signora duchessa ηοη ebbe alcun figlio, pero dί bastardί ne aveva moltί. A1cuni dί essi morirono. G1iene rimasero quattro, buoni soldati, oltre agli aΙtή piccoli che ebbe ίη Ρeήοdο successivo. Questi quattro erano buoni e valorosi. 2.
1940
-
Il primo figlio del ducα.
11 ρήmο dί essi si chίamava Ercole: uomo ben saggio, amabi1e con gli uomini, abi1e nell'azione, ingegnoso, va1oroso neUe armi, intrepido dί cuore. Era un ρο' basso dί statura, ma grande dί spirito. 3. - Il secondo figlio.
1945
11 secondo si chiamava Torno: uomo audace, forte e Ι temerario al massimo: duro nello sguardo; la spada e la sua compagna; e semplice e comunicativo, svelto dί mano. 4.
-
Il terzo figlio.
1950
11 terzo figlio si chiamava Menuno: Ι uno degli uomίni ρίυ. be1li che si siano VΊstί al mondo: molto saggio, colto nelle lettere,
Τ
1935 Reg. Ragusei, Κrekic 269 n° 647 Hist Mus 294 327 1940 Laon Cha1c ΙΙ 1 58 1946 Laon Cha1c Μέμνων ΙΙ 1 58 1949 Laon Cha1c l.c.
Ρ
1941 Chron Mor 1 6 1 188 238 et a1. Chrys 102
1944 Od.
Θ'
14
1950 Belth
366
Cronaca dei Tocco
γλυκύτητα εΙχεν UOαυμαστήν ' ήμερος εΙς τόν λόγον, ανδρειωμένος καΙ α-ότός καΙ δυνατός εΙς άκρον ' ή τάξις του, ή πραξις του βασιλικές όμοιάζουν. § 5.
1955
-
Ό τέτσφΤΟζ ulος τοσ 80uκ6ς.
Όμοlως καΙ τόν τέταρτον τριανον τΟν έλέγαν ' παιδlον ήτον άκομή, Ιμορφον παλληκάρι. 'Σ τους Τούρκους αναUOράφετον, καλα ήτον παιδευμένος. Κt!ατώ έκαταστά{}η (έκεί) πάλιν καλώς έκείνος. § 6.
-
(Σχέσεις τοσ 80όκιχ με τον σοuλτ(iνον.)
ΚαΙ μετα ταύτα τα παιδια ό δούκας έβoηu.ή{}η. 1960 'Σ τΟν αμιραν τους άλλαζεν κα-&εστηκώς να εΙναι, , ' Πορταν ' ' '.Q. βοηυ'8ιαν ς την να' δουλευουσιν, να, 1χrι. ,Αφού γαρ έπαράλαβε την αφεντίαν σουλτανος, ό δεύτερος εΙς α-Οτον. ηύρέ{}η τού δούκα ό υΙός άρχοντες • ς τον σουλτανον Ό δούκας πάλιν έστειλεν να Ιναι έδικός του. 1965 να δlδrι τό χαράτζιν του, 'ς την αφεντlαν την εΙχεν. ΚαΙ ώρισεν να στέκεται τού κάλλιου τού σουλτάνου ΚαΙ lνας άπό τους άρχοντες έγύριψεν τού αμιρα έκεlνην την γυναίκαν, όπού σέ αφηγή{}ην. f. 38r την -θυγατέραν τού δουκός, πολλα γαρ τόν ηγάπα. 1970 Γυναίκα τού την έδωσε, εΙχε τον ό σουλτανος Τον αδελφόν του έκεινού καλλlα έκ τόν πατέραν του, κα-&άρια ώριζέν τον. § 7.
-
(πως δ 80όκιχς !βΟ1)3-�&Yj &.πο τον σοuΛτ(iνον.)
ΚαΙ άπό την άκραν fκεινού ό δούκας έβoηu.ή{}η · καΙ μέ τα πράγματά του. πάλε καΙ μέ την γνώσιν του 1975 "ΉτΟ1Ι καΙ θέλημα Θεού πάντα ρά εϋτυχαίνn. ΕΙς τούτο έκατέστησεν ό δούκας ό αφέντης την αφεντιάν του να κρατfί, να δtδrι το χαράτζι καΙ (γλοι) να είρηνεύσουσιν οΕ 'Αλβανίται έξ α-Οτον. 1952 γληκήτιταν 1955 Τι?Ο 1 ανων 1956 παιδ ipse ScnPSl 1967 καλίον 1968 έγύ(}ιψαν sic cf. 2495 1974 παλάι - γνώσην 1978 Ολοι metri causa addidi
1958 <έκεϊ) 1969 cf. 1915
Cαp. VII, 1-7: Ι ftgli di Cαrlo
e
relαzioni ,οΙ sultαno
367
aveva una mirabi1e dolcezza; sveglio d'inte11igenza, anche lui va loroso e straοrdinaήamente vigoroso. Ι1 suo comportamento e i1 tatto avevano del regale.
5. - Quαrto figlio del ducα. 1955
Ι1 quarto figlio si chiamava Τήanο. Era ancora ragazzo: be1 giovane. Era stato allevato fra ί Turchi ed era ben educato. 10 credo che egli (presso gli stessi Turchi) cΊ sia stato ancora un'altra volta.
6. - (Rαpporti del ducα col sultαno.) Ε con questί figli i1 duca fu aίutato. / Egli lί avvicendava presso l'emίro per essere consolidato : perche essi servissero la Porta e per avere a sua volta aiuto. Quando i1 sultano prese la sίgnοήa (a. 1413), presso di lui si trovava ίΙ secondo figlio del duca. 1965 Ι1 duca ροί mando dal sultano deί notabί1i / per presentargli ί1 suo trίbuto e (dimostrare) di essere suo (trίbutaήo) . Ε ί1 su1tano stabill che ί1 duca ήmanesse ne11a sίgnοήa che aveva. Ε uno deί notabili dell!ottίmo su1tano chίese ίη moglίe all'emίro la :figlίa 1970 del duca, quella di cui gia tί ho raccontato (1) . / Ε (l'emίro) glίela diede perche glί voleva molto bene. Ι1 su1tano aveva caro ίΙ frate110 di costui (2) e glί voleva veramente bene pίiι che se fosse suo padre.
1960
7.
- (Il ducα viene αiutαto dαl sultαno.)
Ε da1 suo trono ί1 duca ίη aίutato; pero si aίuto anche con ίΙ 1975 suo senno e con ί suoi mezzi. / Era anche volonta di Dio che tutto ήuscίsse bene. Percio stabill che ί1 signor duca si tenesse la sua sίgnοήa (di Gianina), che desse i1 tributo e che glί A1banesi si Τ
1965 Ducas 97-98. (1) cf. ΥΥ 19 15- 1 9 1 7 ; i1 nuovo marito e :ξIamza. (2) Il fratello di costui, cioe dello sposo, era Bayezid pascia, com'c dichiarato nei ΥΥ 3 1 85-3186. .
.
Cronαcα dei Τocco
368
ΚαΙ ο{)τως τάχα έκαμαν 1980 ΚαΙ πάντα εκελαρεύαν τον 'Αλλ' δ Θεος άπέστειλεν § 8.
όκάτι ψευδοαγάπη. ι , δουκαν τον οι ' Αλβανιται. άλλα εκ πλαγι6θεν. •
-
πως έχωρ ((σ.&'Υ)) δ ΚOCΡοuλ(lχς) έκ τον ιχ8ελφ6ν __ou Moup(X1j.
Τ ?
'
" , ι ι απανω καταπανω. ακο τι εσυνέβηκεν ,Αρχην τού Σπάτα ό άδελφός, ό Κάρουλας εκείνος, ό άδελφός του ό Σπάτας - όκάτι τΟν ελύπησεν 1985 καΙ κάστρον εΙχεν Ιδιον, εκείνην την Ρινιάσαν. ΚαΙ τού δουκος έμήνησεν, όπου ήτον πέθερ6ς του, να πρoβoδώσrι φύλαξιν, το κάστρο να τού δώσrι καΙ αύτος να υπάrι εΙς αύτόν, να έναι εδικός του. Ό δούκας τον έδέχDηκεν, ήπηρεν καΙ το κάστρο ' 1990 ετlμα τον, ήγάπα τον, εΙχε τον ώς υ[6ν του. ΟΕ Ρινισιώται οΕ άρχοντες άπlστησαν τον δούκα, δτι εφοβουνταν πάντοτε το κάμωμα το πρώτον, καΙ πάλιν εγυρlσασιν με τον Μουρίκη Σπάτα.
.nat
§ 9.
-
ι
,
<πως έκ6Π1Jκεν � δμ6νΟLΙΧ τοσ ΣπOCτlχ κlΧ! τοσ Ζενεβέσ'Υ).)
ΚαΙ μέσα πάλιν εΙς αύτον ήλθεν καΙ άλλον πράγμα, 1995 όπου έφέλεσε πολλα τόν δούκα τον άφέντη. Έκείνος τού Σπάτα ό γαβρός, υίός τού Ζενεβήση,
f. 38v
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
καΙ σκάνδαλον έγίνετον εΙς τούς δύο συμπεθέρους. •Η άγάπη τους έκόπηκεν, ή δμόνοια την εΙχαν, καΙ παντελώς έχώρισαν, πλέον ούκ έχουν σμίξιν.
2000
• Ο δούκας άναπαύετον ' έβγηκε ό λογισμός του. Τόν Ζενεβήση άρχισεν Τνα τον κoλακεύrι, καΙ δεlχνει του <την) άφορμην τού Σπάτα τού Μουρlκη, 1980 κελaeεvά,·τov § 8 dίreptus margo duo verba tituli interrumpit 1992 πeωτov : α. 1996 Zεvεβε[ση 1997 profecto Α. praetermisit ver sum., qui - suspicari licet - his fere verbis sonabat : έξαψιια sχωelστηΚ8 dπό τφ. σύζtιγόν του 2002 καΙ 2000 άναπεύετov 2001 Ζεvεμβεlση δΙαtχνη : - την ipse addidi
Cαp. VII,
8-10:
Scissioni !ra gli Albαnesi
369
ήaΡΡacificasserο con 1ui. Ε cosl si diedero a fare, e ίη una certa 1980 qua1 maniera, una fa1sa pace. Ι Ma glί A1banesi mormoravano sempre contro ί1 duca. Pero Iddio mando a1tre cose di traverso. 8.
-
Carlo si divide dal /ratello Muriki.
Asc01ta que1 che avvenne ίη successione di fatti. Car10, frate110 dello Spata, e che Μuήki aveva ίη un certo modo amareggiato, Ι 1985 aveva ίη domίnio e ΡrΟΡήeta ί1 castello di Riniasa. Ε aveva per cio fatto sapere a1 duca, che glί era suocero, di provvedere per un corpo di guardia perche glί avrebbe dato i1 forte; 1ui si sarebbe recato a sua v01ta dal duca per diventare suo suddito. 1990 Ι1 duca 10 acc01se e prese possesso de1 forte: / 10 onorava, glί v01eva bene e 10 considerava come figlio suo. Ι Rinisiotί, pero, mancarono di fede1ta a1 duca perche temevano sempre a causa dei precedenti, e quindi tomarono alle dipendenze di Muήki Spata. 9.
-
(S'interrompe ['alleanza di Muriki Spata con 10 Zenevesi.)
Ιη mezzo a queste vicende sopravvenne ancora un altro fat1995 to, Ι che gίoνo m01to a1 signor duca. Ι1 genero de110 Spata, figlio
dell0 Zenevesi * * * * * * * * * * * * * * * * * * * e sorse una ΖίΖ zania fra ί due cοnsuοceή. La 10ro pace si interruppe, cesso 1'unione, si divisero de1 tutto e pίiι. ηοη si ricongiunsero. 10. 2000
-
Il
duca /a pace con 10 Zenevesi.
Ι Ι1 duca se ne stava tranqui110. Ι1 suo disegno era ήuscitο. Egli incomίncio a b1andire 10 Zenevesi e gli fa rilevare ί1 caso di Muήki Spata, che biasimo m01to e che considerava come suo
24
\
Cronacα dei Tocco
370
όποv έκάκισεν πολλά καΙ ώς έχ{}ρόν τόν εΙχεν. ΚαΙ άπαυτου έγύρισεν καΙ Ικαμεν αγάπην, " " , ' �K 5 ' να μαχεται ό δουκας. ,200 καΙ τον ir.ιουρικη εχωρισεν • Ο κ6ντος τόν αρχΕρισεν έκ μέρος της {}αλάσσης συχνά καΙ κα{}εκάστην. νά τόν κουρσεύυ αδεώς, <Καί) πάλιν έκ τά Γιάννινα ό δούκας ό αφέντης άρπαξεν έκ τάσύνορα άρχοντες έδικούς του' , 2010 μετ' aVTOV Tovr; έγύρισεν, καΙ ήσαν έδικο[ του. § 1 1.
<Θιχνocτος το\) Σπιχτoc το\) Moup(x'r).) , "Άνοιξαν τά στενώματα, έπλάτυναν οΙ δρ6μοι, τόν Σπάταν τόν Μουρ[κη. καΙ άπεδά στενεύει τον δεν εΙχεν τ[ νά κάμrι' Πολλά τόν έτριγύρισεν, εΙς ασ{}ένειαν {}ανάτου. τ6σον δτι υπ6πεσεν 2015 'Έτυχεν καΙ άπέ{}ανεν, έπλέρωσεν τό χρέος" κα{}ως καΙ πάντες (ίν{}ρωποι μέλλει νά τό πληρώσουν. • Εγύρισεν τό ριζικόν του αφεντός του δούκα νά ανέβυ εΙς τό πλεώτερον, την αφεντ[αν νά έπάρυ. 3 πρεπε νά τό χα[ρεται. Κρατώ έχάρηκέν τόνο "Ε f. 9· § 12.
-
-
< πως � &.φεντ(oc της ;,ΑΡτocς ίι�6με:Lνεν εΙς χε'i:ρocς της μ'r)τρος το\) Mouptx'r).)
Άφ6του γάρ άπ6{}ανεν ό Σπάτας ό Μουρ[κης, ύπ6μεινεν ή αφεντιά ,εlς χείρας της μητρ6ς του' έκε[νην, δπου ήκουσες, δη (ίφηκε ό δεσπ6της. του Σπάτα του Μουρ[κη' "Ήτον καί ή γυναίκα του Νεράταν την έλέγασιν, έκ την Σερβίαν ήτον. 2025 ΟiJδέv γάρ την έστέρξασιν ό τ6πος καΙ ή χώρα' εlς πρ6σωπον ήτον πλέον της χώρας τών αρχ6ντων.
2020
§ 13.
-
<πως δ ΔLocγΟUΠYjς �κEτησεν την "Αρτocν νιχ !πιχρη. ) ,
ό Σπάτας ό Μovρ[κης' ΕΙχεν καΙ (ίλλον αδελφόν Διαγούπην τον έλέγασιν' τούρκικα ώμολ6γει' 2008 καΙ quod metrus postu1at inserui 201 9 �χάριν 2007 συγχνd 2022 l1φηκεν - δεσπότης videlicet Ηζαου κέJ'των 2021 dφεντlα 2028 Δidγούπην cd., saepius vero rιαγούπ 2023 [�κεtνΟ1)] του Σπάτα. invenitur •
Cαp. VIl,
1 1- 1 7:
Morte di Muriki Spαtα e conseguenze
37 1
nemίco. Cosi 10 Zenevesi si a11ontano (da110 Spata) e fece pace (con 2005 i1 Tocco; / lascio isolato Μαιίki ίη modo che i1 duca potesse combatterlo. Ι1 conte da11a parte de1 mare inCOmίncio a compiere senza timore violente e quotidiane incursionί. Ι1 duca ροί, muo2010 vendo da Gianίna, catturava nei confinί degli uomίnί, / ai quali faceva cambiare bandiera e 1i metteva al ΡrΟΡήο servizio.
1 1.
2015
2025
<Morte di Muriki Spata) (a. 1414/15).
Si aprirono ί passi, si allargarono le strade, e da questo mo mento i1 duca stringe sempre pίi.ι da presso Muriki Spata. Lo premette molto e lui ηοη aveva come reagίre: tanto che cadde ίη istato di mortale prostrazione. Ι Ε cosi mori e pago i1 suo conto come e legge che 10 paghίno tuttί gli uomίni. La fortuna del signor duca torno di nuovo ad arήdere ίη modo che egli sa1isse pίi.ι ίη a1to e conqUΊStasse la sίgnοήa (di Muήki). Poteva ben ra11egrarsi: e ήtengο che si ra11egro.
12.
2020
-
-
Ι Dopo che mori Μuήki Spata, la sίgnοήa ήmase ne11e mani di sua madre, la qua1e, come hai ascoltato, era la moglie ήΡudiata da1 despota (Esau). Rimase anche la moglie di Μuήki Spata. Costei si chίamava Nerata ed era de11a Serbia; Ι ma ne la gente de1 terήtοήο ne que11a de11a citta la amava. Ancora di pίi.ι essa era invisa ai notabili de11a citta.
13. - (Υa'qub si atJretta α prendere possesso di ΑΥΙα.)
Murikί Spata aveva un altro fratell0, chίamato Ya'qίib, ίΙ quale aveva abbracciato la re1igίone musu1mana e cresceva fra ί
Ρ
2013 Chron Mor 14 1 1
Cl'onαca dei Τocco
372
,ς τους Τούρκους άνα{)ρέφετον. 'Σ τόν άμιριiν ηvρέ{)η δια τόν άδελφόν του. 2030 καΙ τό μανδιiτον έμα{}εν την "Άρτα να επάρrι, ΚαΙ εκ{νησεν σπουδαστικα βιάζεται δσον ήμπορεί εγλήγορα να έλ{}rι. • Ο δούκας γοϋν εσύναξεν δλα του τα φοvσσιiτα. εκείνον τόν γαβρόν του. Ήπηρεν καΙ τόν Κάρουλαν, 2035 'Επάσχισεν δια λ6γου του καΙ Ο'όδέν τό έδvνή{)η· καΙ εξ άνάγκης ήfJελε να έναι ό γαβρός του. δέν ήfJελαν κανέναν. •Εκείνοι έπεισμάτισαν, τού άφεντός τού δούκα ΚαΙ έγ{νη δια κ&λλων 1 με" το ,σπα{}'ιν "ς το χι:;ρι. " να, την , έπ�Λ u.ι,:rι εντιμα, § 14.
-
(πως ό 80όκ�ς �πηρε
τα:
Boμπλ��ν<X.)
καΙ να τό καταλάβrις. ΚαΙ ακουσε να σέ τό εlπώ πλησ{ον εΙς την "Άρταν, εΙς τό βουνΙν άπάνω· τα Βομπλιανα τό έλεγαν, της "Άρτας καΙ τού τόπου. α-6τό (δέ) ήτον τό κλειδΙ f. 39v Μέ τα φοvσσιiτα έγύρισεν ό δούκας ό άφέντης. 2045 ΕΙς τό βovνΙν άνέβηκεν, άπάνω είς τό κάστρο, τα Βομπλιανα ό δούκας· καΙ l1ρχισεν να πολεμ{j. μέ τα άρχοντόπουλά του, καΙ τόσον έτριμώ{}ηκεν δτι άκκούμπισεν εκεί, πλησ{ον εΙς τους τοlχους. εκείνον τό καστέλλι, Χέρωμαν ήτον δυνατόν 2050 καΙ έπολέμησαν πολλα η χώρα άπό μέσα, καΙ έλαβώ{}ησαν πολλοΙ εκ τόν λαόν τού δούκα. άνάσαναν ΟλΙγον. Ό πόλεμος έκόπασεν, ΚαΙ μετα ταύτα έλάλησεν ό δούκας ό άφέντης· « "Αρχοντες παλληκάρια μου, δσοι μέ άγαπιiτε, 2055 έσείς έβλέπετε καλά, χωριάτες εΙναι άπέσω. ,Ελιiτε να έντριμώσωμεν όλ6καρδοι, ώς πρέπει, καΙ έχω {}άρρος εΙς τόν Θεόν μέσα να έσεβούμεν. » Ο{)τως εiJfJVς ώρμήσασιν τα παλληκάρια, οΙ νέοι, δπου έναι πάντα φυσικό να έχουσιν τό ()ράσος. 2040
•Εκεί καστέλλι ηvρ{σκετον
2034 έκαυOll (!) τΟν "αυρόν ΤΟΟ, antea έκείνOll τΟν dδελφόν τοο scripserat deinde delevit 2042 in extremo folio vd τήν έπάeη recentior manus exaravit 2043 δέ ipse scripsi 2047 μεTd [του] dqχ.λά τοο
1_-
Cap. VII, 1 1- 1 7 : Morte di Muriki Spata e conseguenze
373
2030 Turchi. / Quando apprese la notizia della morte del frate110 egli Si troνaνa presso Ι'emίro. Subito Si affretto a raggiungere Arta e Si sforzo di arήνare quanto pίiι sol1ecitamente gli fosse possibile. Ι1 duca raccolse tutte le sue truppe. Prese con se anche Carlo, 2035 suo genero. / Essendosi adoperato (di aνere) per se (la sίgnοήa) e ηοη essendoci ήuscitο, νoleνa per necessita che (a succedere) fosse per 10 meno i1 genero. Pero (gli Artini) si ostinarono e ηοη νollero nessuno. Cio fu meglio per i1 signor duca, perche gli die dero modo di impadronirsi di Arta onoreνolmente e con la spada in pugno.
14.
-
2040
/ Ascolta ora quell0 che ti dico e sappi10 νa1utare. Vicino ad Arta, ίη cima ad un monte, c'era un castell0 chiamato Vobliana. Esso era la chiaνe di Ααι e del terήtοήο. Ι1 signor duca con 2045 le truppe 10 aggiro. / SaU sul colle, alla fortezza, e incomincio ad attaccare Vobliana, e con ί suoi gioνani soldati combatte ta1mente da ήuscire ad attestarsi νicino alle mura. Ι1 castello si leνaνa su 2050 un forte bastione / e glί abitanti dal dί dentro combatterono assai, si che molti soldati del duca furono feήti. La battaglia si calmo, e si ήΡοsarοnο un poco. Dopo di che 2055 i1 signor duca parlo: « Miei prodi, νοί che mi νolete bene, Ι νedete chiaramente che ί paesani sono asserragliati dentro la fortezza; orsiι, attacchiamoli con tutta la foga necessaήa, e con:fido in Dio che ηοί penetreremo nella fortezza». Ιη tal modo subito andarono all'assa1to ί gioνani prodi: perche e del tutto naturale che essi ab-
Ρ
2030 Chron Mor 6842
2055 Chron Mor 7 1 0 1614 1814 et ώ.
Cronaca dei Tocco
374
" , " ' . το χερι με"AQ\ το σπα'υΙ εις Ό δουκας πρώτος μετ� αυτους, του τοΙχου και της πόρτας 'ς την ρΕζαν άκκουμπΙσασιν καΙ ώς έν ριπϋ έσέβησαν ήπήρασιν την χώραν. και έδιαγούμισάν τους. 'Όλους τους αΙχμαλώτισαν Τόν πύργον έπολέμησαν, σπουδαία τον ήπηραν. λαόν και τζακρατόρους, 2065 Φύλαξιν έβαλεν καλήν, και έδυνάμωσάν το. καΙ έσυντάρχησαν καλά ό δούκας ό άφέντης, Elδεν καλά καΙ έμαθ-εν 40r ότι μετ α&ο εύχολα την 'Άρταν νά έπάρrι. ήτον ώσάν γουλα της, Άπάνωθ-έν της έστεκεν, όπως νά το φvλάξrι 2070 καΙ εβουλήθ-η παντελώς 'λι μετ" αυτον, 1! τυχrι , , καl, αν πα να" καμrι και" το πλέ ον. Ούτως καΙ έπληρώθ-ηκεν εκείνο το lνθ-υματoν. ΚαΙ τον λαόν άπέλυσεν καΙ ελευθ-έρωσέν τους. 'Έστρεψεν καΙ το πραγμα τους καΙ οΙκεΙωσεν το κάστρο. 2075 Ό τόπος έπροσκύνησεν, το γύρω οΕ κατουνες.
2060
f.
'
§ 15. - (πως ό 80όκιχς �IXΜΕV τον Κιχψοκιχβcί8YJν κεφιxλ�ν των ΒομπλLlχνων.) ΚαΙ κεφαλην τούς έδωσε άρχοντα γιαννινιώτην, εΙς το κάστρο νά ήστέκεται καΙ νά κρατϋ τόν τόπον, - Καψοκαβάδην έλεγαν τόν άρχονταν εκείνον, καΙ τεχνεμένον πλέον, ανθ-ρωπον δόκιμaV πολλά 2080 πανουργον, έπιδέξιον, όρμητικόν εΙς μάχην, κατά χέρα καΙ φρόνιμον 'ς την τέχνην της στρατεlας νά έναι εκεί, νά μάχεται την 'Άρταν καθ-εκάστην. § 16
2085
•
-
" (π ως OL 'ΑΡΤLνΟL' eGTeL ' τον λlΧν εLς , Κ'IXpouλlΧν ιχφεντην " κcίμοuv.) •
ΥΙΧ "
τον
Οί •Αρτινοί έβλέποντες χωρις άφέντην εΙναι, ώς εlδαν καΙ το κάμωμαν το έκαμεν ό δούκας, dv τύχrι, καΙ στανέο τους, εύχολα νά τούς πάρrι, βουλην ήπηραν το κοινό, έβγαλαν την Νεράταν καΙ έστειλαν είς τόν Κάρουλαν άφέντην νά τόν κάμovv. 2063 έχμαλώτισαν - διαγούμισαν 2066 τό: κάστρο subaudias 2069 dπoνofJέσP 2071 πάλη 2078 Καυσοκαβά.δφ sed alibi, cf. lex., Καψοκ praebet cd. 2079 l1vOρwπος 2081 στράτας 2083 χώeις 2085 έπάρη 2086 Vπήeaιι
Cap. VΠ, 11-17: Μorte di Μuriki Spata e conseguenze
375
bίano ardire e temeήta. { 11 duca era Ρήmο fra 10ro e con la spada ίη pugno. Essi si attestano alla base del muro e della porta, e di colpo entrarono e conquistarono i1 paese. Fecero tuttί Ρήgίοnίeή e 1i depredarono. Attaccarono quindi la torre e la conquistarono ίη breve 2065 tempo. { (11 duca) vi pose una buona guardia, truppa e balestήeή, la approvvigίono per bene e la consolido. 11 signor duca sapeva ed era certo che disponendo di que1la roccaforte avrebbe potuto cοnqώstare Arta facί1mente. Que1 caste1lo sovrastava la citta ed era 2070 un ρο' come la sua rocca, Ι e quindi decise di mantenerlo ad ogni costo e, se dovesse esserci di ηυΟΥΟ bisogno, di fare ancora di pίiι. Ε cio che si proponeva fu cosi attuato. Egli quindi affranco e libero gli abitanti (di Vobliana che erano statί fatti prigionieri); 2075 restitui ί 10ro averi e ροροΙ0 la fortezza. Ι La gente del luogo fece atto di sottomίssione e cosl pure ί paesi viCΊni.
2060
15.
-
Come capo i1 duca diede a loro υη Gianiniota, che doveva aver sede nel castell0 e reggere i1 luogo. Costui si chiamava 2080 Capsocavadis: uomo molto stimato e molto abi1e, { astuto, inge gnoso, audace ίη battaglia, pratico e saggio nell'arte della guerra. 11 duca 10 mίse II per attaccare Arta tutti ί giorni. 16.
-
Gli Μinί vedendosi senza signore, quando si resero conto di 2085 que1 che aveva fatto i1 duca, { i1 quale, ove si presentasse ΙΌccasίοne, 1i avrebbe, malgrado 10ro, facί1mente conquistatί, pre.c;ero ίη assem blea la decίsione di scacCΊare Nerata e mandarono da Carlo (fra-
Τ
Ρ
2078 Καφοκαβάδη: progenies forsitan illius familiae castri Arachovitzae dominae de qua Chron Joan Vr § 1 0 2083 Άeταίοι Cantacuz Ι 522 Tafel-Thomas 471.
2f)65 Chron Mor 1236 1420/ 1
Cronaca dei Τocco
376
έπείν ήτον γαβρός του· Ό δούκας τό έΧάr!ηκεν υίόν του νά τόν ιχτι, ήλπιζεν καΙ έπάντεχεν 2090 καΙ αυτός έγΙνετον έχ{}ρός χειρότερος τού κόσμου. ρον του· ταχατε ως γαβ' ουκας τον οικονομησεν � τον πλέον, καΙ διώρ{}ωσέ τά ρούχα του τόν Ινδυσεν , την "Άρταν. εΙς ύπηγεν καΙ f. 40v καΙ συντροφΙαν τού Ιδωκεν· ό Kάr!oυλας 'ς την "'Αρταν, την ώραν όπου έσέβηκεν καΙ έκείνος ό Γιαγούπης. 2095 αυτΗV την ώρα [φ{}ασεν ,
"
ι § 17. Δ
-
<πως � μιXνν� το\) Μουρ(κ'Υ) Ικ�μεν τον n�you1t'YJv ά.<ρέντην εΖς την 'Άρτ�ν κ�Ι τον KιXρo\)λ�ν εΙς τοός ΡωΥοός.)
'Η ' , "{} ωρ ωσεν μαννα τους τους
τ. �_! καί οι' υυΟ, να' ειναι άφέvτην εΙς την '"Αρταν, καΙ τόν Γιαγούπην Ικαμεν τού Καρούλου αυ{}εvτΙαν. καΙ τούς Ρωγούς έδώκασιν νά μάχωνται τόν δούκα. •Ωμ6νοιασαν οί δύο τους όπΙσω νά τούς στρέΨτι, 2100 Τά Βομπλιανά έγύριψαν μέσα εΙς τήν καρδιάν τους. ότι τά είχασιν καρφίν εύχολα νά τούς διώξυ· ΚαΙ αυτός παντέχει καΙ f}aeeei την άφεντΙαν του {}αρρεί όπως νά την έπάr!υ, καf}ώς περ καΙ έγΙνετον, ώς [δειξεν τό τέλος. 2105 ΚαΙ αυτοι έγυρεύασιν τά Βομπλιανά όπΙσω. λεπτά καΙ νά f}αυμάσ'l7ς 'Ακούσει f}έλεις παρεμπρός ό δούκας ό άφέvτης. τό πώς τούς έκατέστησεν
2091 [ό] δούκας 2100 σTeέιpec
\.
2098 KάeOtlλOtl, a1ibi κάeOtlλα cfr.
v.
1161
Cap. VII, 11-17: Morte di Muriki Spata e conseguenze
377
teUastro dί Μuήkί) per annunciargli che 10 facevano signore (dί Arta). Ι1 duca ne ebbe m01to piacere perche egli era suo genero. 2090 Egli sperava e si aspettava dί aver10 come un figlio, Ι ed invece costui gli dίvenne i1 peggior nemico del mondo. Ι1 duca gli venne subito ίη aiuto, dato che era suo genero; 10 forni dί abiti, 10 mise per di piu ίη sesto e gli diede la scorta. Carlo se ne ando ad Arta. 2095 Ma nella stessa ora ίη cui egli entrava ad Arta, Ι giungeva ίη citta anche Yafqiib. 17.
-
(La madre di Muriki nomina Ya'qiίb signore di Arta e Carlo di Roght.)
La 10ro madre stabiH che fossero sίgnοή tutti e due: Va'qiib 10 fece signore dί Arta e a Carlo dίede la sίgnοήa dί Roghi. Ι due 2100 fratelli si unirono per combattere ίΙ duca. Ι Gli chiesero dί resti tuire Vobliana, che (occupata da lui) l'avevano come una spina nel 10ro cuore. Ma i1 duca (invece) spia e ha fiducia dί scacciare faci1mente 10ro: spera dί prendere lui i1 dominίo, come del resto avvenne e 2105 10 dimostro la conclusione dei fatti. Ι Ed essi (nίente dί meno) chiedevano la restituzione di Vobliana! Asco1terai ίη seguito, per fil0 e per segno, e ammirerai come ίΙ signor duca 1i sίstemό.
ΚΕΦ. Η'
§ 1.
-
πως έκocτέβΊjν δ βocσLλεuς εlς το Έξocμ(λL xocl �κocμεν τον 806xocv 8εσπ6την xocl τον κ6ντον μέγocν κοντ6στocβλον εlς τα. φοuσσ�τoc.
πάλιν δια τον δούκα· ΚαΙ {}έλω άλλο να σέ εΙΠώ καΙ έγΙνετον δεσπ6της. τό πως τού ήλ{}εν ό καιρός 2110 Έσυ <τό) ήκουσες καλά, οπlσ' οπως σέ εlπα, δεσπ6τες αφεντεύαν οτι εΙς τα 'Ιωάννινα 'ς τα Γιάννινα ήτον πάντα, καΙ τό σκαμνΙ τών δεσποτών αέρα εύλογημένον, ότι Ιχει κάμπους Ιμορφους, όλου τού Δεσποτάτου. νερα εκ τα καλύτερα f. 4 1 r 'Η χωρα ' ομορφ 6τερη ' και' δυνατ,J.,/ ε'ξ όλες 2115 προτlμησες μεγάλες. καΙ άλλα χαρΙσματα πολλά, Ίδουν εκ την συνή{}ειαν τού τ6που οπου εΖχεν. τον δούκα τον αφέντη ΟΕ άρχοντες ανάγκαζαν το στέμμα να τού φέρουν, 'ς την Π6λιν να αποστεlλουσιν 2120 ώς ήτον ή συνή{}εια εΙς τους δεσπ6τες όλους. εΙς τόν καιρόν εκείνον 'Έτυχε δέ τό τυχερόν της ΚωνσταντΙνου π6λης, καΙ εκατέβη ό βασιλευς ατ6ς του ό Παλαιολ6γος· ό γέρων ό κυρ Μανουηλ εΙς τόν ΜορΑαν εξέβηκε να κτlζrι το 'Eξαμtλι. 2125 ΟΕ αφέντες δλοι τού Μορέως ύπήγασιν εΙς αvτον καΙ προσεκύνησάν τον. μέ δώρα, μέ χαρΙσματα καΙ όλοι οΕ αφέντες. Ύπηγεν καΙ ό πρlγκιπας τόν αδελφ6ν του ό δούκας, ΕΙς τούτον εδιώρ{}ωσεν εκείνον τόν περΙφουμον, τόν {}αυμαστόν τόν κ6ντον, της αφεντΙας τον δούκα. 2130 τόν πύργον, τό {}εμέλιον τιμητικά, ώς πρέπει, ,Σ τόν βασιλέα τόν Ιστειλεν φιλlαν καΙ αγάπην. όπως να δεlξουν καΙ α-ότοΙ Έκεί γαρ δπου εδιάβηκεν, καλα τόν απεδέχ{}η 2110 το metri causa addidi - δπΙσω § 1 κοντόσταυλον hίc et a1ibi πώς 2128 τούτου 2123 ατούς του 2121 έκείνων 2113 αέραν 2130 . . , το {}εμέλιον. . . in hemist a1tero repetivit τόν {}αυμαστόν τον κόνταιι deinde delevit et της αφ. τον δούκα Α. addidit.
CAP.
νπι
11 duca e nominato despota.
1. - LΊmΡerαtοre si recα α Hexαmili - nomina despota il duca e grande contestabile dell'esercito il conte (estate 1415).
Di ηυονο voglio del duca dirti un'altra cosa e precisamente 2110 come venne ίΙ tempo che egli diventasse despota. Ι Da come ho Ρήma detto avrai bene appreso che a Gianina domίnavano ί despoti e che la sede dei despoti stessi era sempre Gianina. Perche essa ha bella campagna, aήa salubre, acqua fra le migιiοή di tutto ίΙ 2115 Despotato. Ι La citta e pίi:ι. bella e pίi:ι. munita delle altre, gode di molti conforti e di grandi Ρήvί1egi. Ecco come per consuetudine era la situazione de1 luogo. Ι maggiorenti sol1ecitavano i1 signor duca di mandare (ambascerie) 2120 a Costantinopoli perche, Ι cosl come costumavano tutti ί despoti, chiedessero la corona. Ora in que1 tempo si ebbe la fortunata oc casione che l'imperatore di Costantinopoli in persona, i1 vecchio signor Manuele Paleologo, si recasse ίη Morea per la costruzione 2125 deΙΙΉeχamili. Ι Tutti ί sίgnοή de11a Morea si recarono da Ιώ con doni e presenti e gli resero omaggio. νί si reco anche i1 pήncipe e tutti ί sίgnοή. Per l' occasione i1 duca provvide a mandare i1 2130 frate110: i1 famoso e mirabi1e conte, Ι torre, sostegno e guida della signoria. Com'era conveniente, 10 mando da11'imperatore ίη segno di omaggio e per testimoniare anch'essi la 10ro amicizia e i1 10ro affetto..
Τ
2121 /24 Ερ Man §§ 3-8 Laon Cha1c 173 Dem Chrys 242-243 Ps Phrantzes χχνι ρ. 246, (de praecuπentίis Sphrantzes ιν 1 .2 Ps Phrantzes χχιν ρ. 234) Chron Brev Pelopon 407 Chron Brev Loen 16 ρ. 209 Chron Mor BL n 25 ρ. 407 Mazaris 177-179 Sen Secr Ro 6 Sen Ι f 84, Lambros Π Π ΓΙ 130-131 Gemίsti ad Ιωρ 31 1 10-15 Chron Hist Turc Zoras 5 1 15-10 Chron Min 18'-11; 1980-31; 235-12; 2742-43 Sen Mix Rubr ιν c 12, Va1 ΛΑV 2251 Sathas ΠΙ Brev Bek 517 1 16 Not Chron n. 100 Jo Cart 267 Burime Osmane 191; 30 1 2124 ΈξαμΕλι : Delatte 2 1 111
Cronaca dei Tocco
380
έξ 8λους τούς άφέντες. και πλέον τον έτΙμησεν έσύντυχαν dλλήλως. 2135 Η-δρεν τον πρΙγκιπαν Ικεί' ΙπΙασαν άγάπην, Ό βασιλεύς τούς ώρΟωσεν' του πρΙγκιπος την μάχην. και άπέμειναν άμέριμνοι § 2.
-
πως lστεψεν ό βocσr.λεύς τον κόντον μέγocν κοντόστocβλον.
έδόξασεν μεγάλως, Τον κόντον γάρ lτΙμησεν, "Ι .2 , !l . , υιους του, ι;κ τους ι;ναν ο κειον τον εποιησεν, 2140 μέγαν κοντόσταβλον αύτον Ιστεψεν βασιλειας του βασιλικά έδικά του καΙ ρουχα τον έφόρεσε εΙς το δεξιόν του χέριν. καΙ το ραβδΙν του Ιδωσεν μικροΙ τε καΙ μεγάλοι. 'Όλοι τον έπροσκύνησαν πολλά ήτον άξιωμένος. Νά εlπoυμεν την άλήΟειαν, ήτον άξιωμένος πολλά 2145 ΕΙχεν πολλά χαρΙσματα, άκόμη πλεωτέρα, και Ιπρεπέν του ή τιμη καΙ αύτος τον βασιλέα' 8τι έδούλευσεν καλά τον τόπον καΙ τά κάστρη Ικεί όπου άπόκλεισεν έκεΙνου του 'Ελιαβούρκου. μεγάλου Τζάση του Μορέως 'ς το κάστρο της Μαντένας 2150 Αύτος έντρΙμωσε πολλά άρχοντες έδικοΙ του. καΙ έλαβώ{}ησαν πολλοι καΙ ό Νικολαφράγκος, Ώς ηκουσα, έλαβώ{}ηκε ό μέγας κοντοστάβλος. όπού τον εΙχεν άκριβον με δΙκαιον τον ήγάπα. ΚαΙ δι' lτoυτo ό βασιλεύς
f. 4 1 v
1
-
§ 3. 2155
-
<πως lστεψεν ό βocσLλεύς τον 80uκocν τέλεLον 8εσπότην κocΙ 8Lώρ.&ωσεν Κocτocκοuζ1jνιΧτοuς τούς 8,)0 &8ελιΡοός.)
τον μέγαν κοντοστάβλον Αφου γάρ τον έστέψασιν του δούκα τες δουλείες, άρχισαν καΙ άνάβαλαν τά άνδραγα{}ήματά του, την πριiξιν του, την γνώσιν του, ώς έναι φρόνιμος πολλά, μέγας άνδρειωμένος. Τά προτερήματα πολλά έΟαύμαζαν οΙ πάντες' 2160 το πώς έξέβη άπ' τά νησιά, το τΙ άφεvτlες ήπηρεν, καΙ τΙ πολέμους Ικαμεν άφότου έγεννή{}η. '
2145 Α. alterum 2140 amΌV: τΌV - [της] βασιλεΙας του 2136 έποΙασαν 2149 μεγάλη cf. v. 3509 hemist. superioris versus per errorem repetivit. 2160 έξέβηv dπό τά - τΙ άφεvτ{αιι; 2159 ΠιΖοτερήματά [τov τά] πολλά
Cαp. VIII, 1-3: Cαrlo nominαto despotα
381
11 conte come vi ando fu ricevuto bene e l'ίmperatore 10 onoro 2135 pίi:ι degli altri signorί. Ι La ί1 conte trovo ί1 ΡήnciΡe: essi s'imbat terono l'un con l'altro. L'imperatore 1i rappattumo. Essi Si dίedero testimonianza dί pace e ήmaserο tutti e due dίmentichί de11a 10tta del prίncipe.
2.
-
L'Ιmperαtore incoronα il conte
«
grαnde contestαbile».
L'imperatore onoro ί1 conte e gli conferl grande gl0ήa: 10 rese 2140 intimo come fosse uno dei SUOi :figli, 110 incorono grande conte stabi1e del suo impero, 10 vestl del1a partίcolare dίvίsa ίmΡeήaΙe e gli mίse nella mano destra ί1 bastone. Tuttί gli resero onore, piccoli e grandί. Per dίre la veήta egli (del titol0) molto era degno; Ι 2145 aveva molte benemerenze e glί convenίva ancora maggίore onore, dato che anche Ιώ aveva ben servίto l'imperatore. (Lo aveva ser VΊtO) la dove assedίo i1 terήtοήο e ί castelli dί Eliavurco, grande 2150 tsassi de11a Morea. Ι Eglί combatte assai a11a fortezza dί Mantena e molti SUOi UOmίni (ίη quel fatto di guerra) furono ferίti. Da quel che ho sentito, fu feήtο anche Nicolafranco. che ίΙ grande contestabi1e aveva molto caro. Ed e per questa ragione che l'ίm peratore giustamente gli voleva bene. 3.
-
(ag. 1415).
2155
Ι Dopo che ίncoronarono ί1 grande contestabi1e, incominciarono a riportare e ί11ustrare ί servίgί resi dal duca: parlarono de11a sua perizia. della sua saggezza. dei suoi attί dί valore. come egli fosse molto assennato e molto prode. Le molte sue prodezze 2160 furono da tutti ammίrate: Ι gli sbarchi dal1e isole. l'importanza
Τ
2141/2 Ps. Kodinos 155 16- 19' sed sine bacu10 2148/9 Chron Pelopon 407 Mazaris 179 Laon Cha1c 173 Brev 1 17 1 Chron Brev Chron Min 9 1 8 1 ρ. 36 - De titu10 μεγάλος τσάσης Dem Chrys 243 17-26 vestimenta (= μέγας τσαοvσlOς) : Ps. Kodinos (ed. Verpeaux) 138 18' Hist Turc 227 ΙΙ Cha1c Laon 2150 officium 182 18-8 161 16-10 4 1 1 et alii Ι Pachymeres 2155 1426 2 Delatte μαντένεια, 533 Zoras 0 forma utuntur κονοσταύλος quae excludenda est.
Cronaca dei Tocco
382
. , οι αρχοντες ομοιως, άλλους <πολλους) πολέμους, δτι έκαμεν καΙ εΙς τον Μορεαν " .<1 ' Σ'.!1 , ΤΕ' ,.), r , τ" Ανάπλι εις το "Αργος και' εις f. 4 2 ς τον Wlwva, εις Την .n..oetv"U"ov, 2165 καΙ εΙς άλλα κατατόπια, όπου ο,Μεν τα γράφω, όπου το ήξεύρOVΝ οΙ Ρωμαίοι εκείνου του Μορέως. • 1_.! β ' ΤΕ , ,, , υαυμαστ'η. μεγα' λως ε"'.<1 .n..at 'ηκουσεν τους ο ασι/W>"uς, καΙ ό βασιλευς άτός του' ΚαΙ εlπαν το οΙ άρχοντες τέλειος δεσπόΤ'ης, καΙ στεφ{}fj να !ναι 'Άξιος « το Δεσποτατο !ναι, 2170 ήπεΙν ή άφεντία του όπου το επαράλαβεν μέ του Θεου τψl χάριν ». ό βασιλευς εύ1Jέως ΕΙς τovτo εδιώρ1Jωσεν καΙ άρχονταν σVΓγενην του τον μέγαν τον κοντόσταβλον τους KατακoυζΎjVάΤOυς. γνήσιους εκ του αΤματος 2175 ΚαΙ στέμμαν του άπέστειλεν καΙ έστεψέν τον δεσπόΤ'ην. εΙς την πόλιν Γιαννίνων' Χαρα μεγάλ'η έγίνετον έχαίρονταν, άγάλλονταν μικρο/ τε καΙ μεγάλοι το πόσον ετιμήfJ'η. δπου εlδαν τον άφέντ'η τους
'0 βασιλ' ευς το, εφρι ,, ξεν,
•
"
•
2163 Μωρα{αν - πολλούς metή causa addidi 2175 τΔv 2170 υπeΊν 2169 l1ξιov
2164 Κόeιvl}ω - 'Άλγος
Cap. VIII, 1-3: Carlo nominato despota
383
de11e sίgnοήe conquistate e glί accanίti combattimentί sostenutί nella sua vita. L'imperatore ammiro e ammirarono ugualmente ί notabi1ί. 11 duca aveva sostenuto a1tre battaglie in Morea [: 2165 a Sa1ona, a Coήnto, ίη Argo, a Nauplia e in a1tή 1uoghi che ηοη sto a citare, ma che ί Romeί della Morea conoscono bene. L'imperatore asc01to c010ro che rifeήvanο e ήmase m01to ammirato. Ι notabili presenti e 1'imperatore stesso dissero che era cosa degna 2170 che egli fosse incoronato despota con tutte 1e prerogatίve, Ι dato che 1a sίgnοήa, che eglί aveva ήcevutο con 1a grazia di Dio, era ίΙ Despotato. In01tre l'imperatore e1evo subito ίΙ grande contestabile e suo frate110 a11a dignita di Catacuzeni, come se fossero tali 2175 per sangue. f Egli mando al duca ίΙ diadema e 10 incorono despota. Nella citta di Gianina vi fu grande gioia: gioivano ed esultavano umilί e grandi perche vedevano quanto era stato ono rato i1 10ro signore (6 ag. 1415).
Τ
Ρ
2164 Σάλωνα (Atnphissa) Chron Mor 3294 3633 De nonnu1lis Amphissae casibus in extremo χιν sec.: Reg Ven Thir 743 758 788. 'Άργος καΙ Άνάπλι in eventis saec. XIV-XV saepe coniunctae: Reg Ven Thir Ι ΙΙ ad indices 2175 Chron Οχί Vr. 78 Paneg Man 194,
2176 Chron Mor 1 520
2177 Narr Bel Cant 232
ΚΕΦ. Θ'
-
<πως ό 80όκιχς ό 8εσπ6της β�&.ζετιx� την 'Άρτιχν ν&: έΠ&.Ρ1J.)
δ δούκας δ δεσπότης την ., Αρταν να έπάρrι, 2180 βιάζεται κατα παντός να έχrι καΙ την χρησιν. καl}ώς εΙχεν το όνομα έκείνον τΟν Γιαγούπην, "Εβλεπε δέ καΙ έγνώριζε lJλως διόλου τοϋρκον· l1.νl}ρωπον άνvπόστατoν, καΙ εΙχεν έγνοιαν πολλην μη χωρεl}οϋσιν Τοϋρκοι. τον κΙνδυνον το πλέον. 2185 ΚαΙ άπο τότε μέτρησε ΚαΙ εΙς τόσον έκατήντησε lJτι να το έπάρουν. έχρώστειν τον δεσπότην. "Αλλ" ό Θεος ήfJέλησεν καΙ έβγαλε τον Γιαγούπην. ΚαΙ l1.κο τΙ έσυνέβηκεν • Αφότου γάρ έστέφ{}ηκεν,
f. 42V
§ 2.
-
πως έ8Ιωξιχν τόν Γ�ιxyoόΠΎJν έκ την .,Αρτιχν.
να κατεβάσrι Τούρκους, Αότος ήτον t μηνήσοντος t 2190 καΙ να τούς δώσrι τον γουλαν, Τοϋρκοι να τΟν φvλάγoυν, καί αυτός να ΙVαι κεφαλη καΙ άφέντης εΙς τον τόπον' να έπάρουν έκ τούς "Αρτινούς τούς κάλλιους της χώρας εΙς την ΤουρκΙαν να τoVς ύπαν, τούς l1.λλους να δουλώσουν. Οί •ΑρτινοΙ το ένόησαν, οΙ l1.ρχoντες της χώρας, 2195 καΙ τον Γιαγούπην έπιασαν καΙ έφVλάκισάν τον. ΚαΙ 1}φεραν τον Κάρουλα, τΟν άδελφον τον l1λλov, όπού έκράτει τούς Ρωγούς, καΙ έκάμαν τον άφέντην. •Ιδές την άγνωσΙαν τους καί την χονδρότητά τους Ι •Η φύσι ή Ι}εοσκότωτη! Πούπετε να τόν έχουν 2200 εΙς φVλακψ 1} εΙς νησΙν να έναι φVλαμένoς Ι • Αμη αότοί τον έδιωξαν καΙ έδιάβην εΙς τούς Τούρκους. Καί I}έλεις μάl}ει τΙ έπαfJαν πάλιν έκ τΟν Γιαγούπην. Titulum κεφ. Θ' manus posterίor addidit. 2181 Xρlσην 2183 τούρκου," 2187 Βχρόστην [το] τιW 2189 μυνήσovτος sic et Β 2193 να τOVς ύπα.ν εΙς η}ν ΤουρκΙαν 2194 τόν 2195 έπΕασαν 2199 ψήσε, - {}εδ σκώτωτο, 2200 ή εΙς: εΙ ής
CAP. I X
Guerra del duca-despota contro Arta.
Ι.
2180
- Il duca-despota cerca di impadronirsi di Arta.
11 duca-despota, dopo che fu incoronato, cerco ίη primo luogo dί conqUΊStare Arta per essere dί fatto que1 che era dί nome.
11 duca osservava e venίva a conoscere che uomo f05se Va'qίib:
uomo spergiuro, turco ίη maniera assoluta. Ed aveva la grande preoccupazione che (nel Despotato) ηοη venίssero a stabί1ίrsi ί
2185
Turchί. / Da allora si rese conto e valuto quanto maggiore dί prima fosse ί1 pericol0. (Ya'qub) arrivo a tanto che (ί Turchί) presero possesso (dί Arta). Ma 1ddίo volle aίutare ί1 despota 1) .
(
Ascolta, dunque, come avvenne che
(ί1
Ya'qίib.
2. - Ya'qub viene cacciato da Arta 2190
(a.
despota)
e1ίmίno
1415/6).
Ya'qίib aveva invitato a far 5cendere ί Tαιchί: Ι eglί avrebbe consegnato a 10ro ί1 castello ed essi 10 avrebbero dίfeso; lUΊ sarebbe stato capo e signore del territorio.
(Ι Turchί) deglί Artίnί avrebbero
preso ί mίglίori de1la citta per condurlί ίn Turchίa, mentre glί a1tri
2195
1ί avrebbero tenutί ίη servaggίo.
Glί Artίni, ί notabί1ί della citta, vennero a sapere cio, / e a1lora,
preso Ya'qίib, 10 imprigίonarono. Portarono Carl0, l'altro frate1lo, che domίnava a Roghi e 10 fecero signore (di Arta). Ma guarda un ρο' la 10ro stoltezza e la 10ro dabbenaggine! Ο razza condannata
da Dio! 1η qua1che modo essi avrebbero dovuto, perche fosse νίgί-
2200
lato, Ι mettere (Ya'qίib) ίη prigίone ο destinarl0 ίη una isola. 1η vece 10 cacciarono ed eglί si reco dai Tαιchί. Ed ora apprenderaί quell0 che (gli Artinί) ebbero ροί a so:ffrire da parte dί Ya'qίib.
(1) lett. Dio ne era debitore verso polare «του τα χeωστq. ό i1ε6ς». 25
il
despota. Cfr. espressione ρο
Gronaca dei Tocco
386
§ 3.
-
<πως δ Κ&ρουλος oux �.&ελε νιΧ δμoνoι&σn μέ τον 8εσπ6την.)
Κάρουλος ό -θε6ργιστος γχι νά όμονοιάσυ μέ δεσπ6την, πατέραν του' 1jbελε ν'άφεντεύυ, καbως ήτον το δlκαιον, 2205 μαλλον νά έδουλώνετον, και σπλάγχνον ώς υί6ς του. νά έδειχνε καλογνωμιάν Κρατώ ούδέν τον έγγιζεν ποτέ του ό δεσπ6της, είς μάχην χειροτέραν' άμη αύτος έβάλbηκεν ό νοvς του, έφvσιώbη. έπήρbη, έφαντάσbηκεν 2210 Τά Βομπλιανά έγύρευεν νά έπάρυ τού δεσπ6του, καΙ τ6σον τον έπλάνεσεν ή έπαρσις ή μεγάλη, οτι έντρέπομαι νά τά είπώ τ! έγραφεν τον δεσπ6την' ίfJσπερ δ άποστάτης, ένf}6μησιν εΙχε έκ παντος &πάντων τών κτισμάτων f. 43r ό πρώην έκλαμπρ6τερος 2215 καΙ νi5ν δέ σκοτειν6τερος είς "4δου κατωτάτου. ο{Jτως έκατεστάbη. ΑύτΟν γάρ έμιμήbηκεν' § 4.
-
<πως δ 8εσπ6της τοσ Ικιχψε τιΧ χωρι&.)
Είς τούτο έχολομάνησεν αύbέντης ό δεσπ6της' σύναξεν τά φουσσατα του, -ύπηγεν είς το κοVρσο. •Εκούρσεψεν, κατάλυσεν, έκαψεν τά χωρΙα' 2220 έπηγεν καΙ έπολέμησεν τΟν πύργον το Συστρούνι. •Ατ6ς του έσΙμωσεν έκεί πλησlον είς τον πύργον, σύντομα είς την ίfJραν' τ6σον οτι ήπηραν τον καΙ φύλαξιν έβάλασιν καΙ έΔVΝάμωσέν τον, lJτι ήτον μέσα είς σύνορον καΙ έφVλάξασΙν τον. 222S ΕΙχεν κατoi5νες, περιοχην καΙ έμορφα λιβάδια, καΙ lJλοι έπροσκύνησαν τον δούκαν τον δεσπ6την. § 5.
-
πως �λ.&εν δ ΓιlXγOόΠ1jς ιΧπο τον σουλτOCνον xlXt �σέβ1j εΙς την ''Αρτιχv.
Στρέφομαι δέ νά σέ είπώ καί περί τοv Γιαγούπη. Αύτ6ς, καbοv τΟν έδιωξαν οΙ l1eχοντες της 'Άρτας, έδιάβην εlς τΟν άμιραν, έκείνον τΟν σovλτανον' 2203 rΟ]κάροvλος 2204 με [ταν] δεσπ6την, [τόν] πατέe. -ήθελειι dφεvτitιη 2206 Εδειγχνε 2212 ' ς ipse addίdί 2213 εΙχεν 2218 έσυναξεν 2219 έκατάλισεν Ικαμψεν cf. Υ. 3575 2226 δλες 2228 έδlωξωι
Cap. ΙΧ, 1-5: Successione di Ya'qub in Arta
3.
-
387
2205
che gli era come padre, Ι invece dί sottomettersi a lUΊ, com'era gίusto, per mostrare la riconoscenza e l'affetto dί :figlio, voleva dominare lUΊ. 10 credo che ί1 despota ηοη gli fece mai torto; al contrario fu lUΊ che si mise contro, ίη una guerra pίi:ι. accanita.
2210
La sua testa si monto, s'inorgogH, si gon:fio. Ι Egli reclamava da1 despota Voblίana, e la grande a1terigia 10 devio ta1mente che
mi vergogno a riferίre quell0 che scrisse a1 despota.
Ι1 modo dί pensare eglί 1'aveva de1 tutto come l'apostata:
2215
quell0 che prima era ίl pίi:ι. 1uminoso dί tutte 1e creature Ι ora e ίl
pίiι. tenebroso de1 pίiι. profondo dell'ίnferno. Eglί imito ίl ribelle e
cosi si comporto.
4. (Il despotα sottomise i villαggi.) Contro dί lUΊ ί1 signor despota si adίro; raccolse 1e sue truppe e marcio per ί1 saccheggίo. Saccheggίo, devasto, e bruccio νίΙ-
2220
laggί; Ι si reco ad attaccare la tone dί Sistruni. Eglί stesso si avvicino alla tone, tanto che 1a conqUΊstarono subito. νί pose una guarnigίone e 1a consolίdo; dato ροί che era a1 con:fine
vi
dίspose una buona guardίa.
2225
Ι Neί dίntorni c'erano vί11aggi e beί prati. Glί abitanti vennero tuttί a fare atto dί sottomίssione a1 duca-despota.
5.
-
YaCqub provenendo dαl sultαno entra in Artα. Tomo a parlartί dί YaCqub. Questi, poiche ί notabί1ί dί Arta 10
scacciarono, si reco dal su1tano, Ι ed accuso gli Artini, riferendo mίnutamente tutto que110 che glί avevano fatto. Ι1 su1tano si
Ρ
2219 Chron Mor 1 104 2223 Chron Mor 1 236 et a1 Mor 1426 et a1. 2227 Chron Mor 3 174
2226 Chron
388
Cronαcα dei Τocco
2230 έγκάλεσε τους ,Αρτινους καταλεπτώς τα πάντα. μεγάλως ό σουλτανος, •Εχολομάνησε, t1J.vμώ{}ηκεν Ίσμαηλ τον έλέγαν, καΙ σκλάβον §ναν άJρισεν, να κατεβfj εΙς την 'Άρτα�, φovσσατο τού έδώκασιν ' n ' . .ι ιαγουπη να' βα'λουν τον γα ουσιν, aeovλαν να" εβ'λ .n.. τον Τ.Τ' , 2235 να είναι
Cap. ΙΧ, 1-5: Successione di Ya'qub in Arta
389
indίgno assaί e designo un dίpendente - si chίamava Isma.. n-, gli diede un corpo di spedizione perche scendesse ad Arta, scac-
2235
ciasse Car10 e rimettesse a1 suo posto Ya
siderato capo a guisa degli a1tri Turchί.
Ι1 despota queste dίsposΊZioni 1e aveva sapute ίη anticipo: quindί avverti
2240
(i1
genero) Car10 dί ogni cosa esortand010 a 1asciar
da parte ί ήsentίmentί e dί unίrsi. / Essi sarebbero andati con donί e presenti da1 su1tano, imparentato c01 duca-despota: e poiche era pronto ad esaudίre ognί suo desiderio, egli faci1mente avrebbe ordίnato che si attuasse queUo che essi avrebbero chίesto.
2245
Pero costui (Car10) dίvento simi1e a1 dίav010 (1), / e i1 Signore
induri. 1ui e i1 suo ρορ010 come una v01ta indurl i1 Faraone, re
dΈgittο (Ι). Ya
2250
e con l'esercito turco, b10cco Car10 ίη Arta / e incomincio a de vastare ί1 piazza1e de1 mercato de11a citta. La maggior parte del ρορ010 e ί componenti de11'assemb1ea cittadίna amavano m01to Ya
2255
Chίusero Car10 dentro 1a rocca e quindί a mano armata 10 presero con 1a stessa facilita con 1a qua1e si possa prendere una donna. Yatqub ίmΡήgiοnο Car10 e cosl pure ί suoi uominί e s'im possesso dί tutta 1a signoria. Egli ήum vicino a se tutta 1a stirpe
2260
degli Spata, Ι e dopo che si era consolidato ed erano passatί a1cuni giorni fece impiccare gli uomini che 10 avevano scacciato. Car10 fu re1egato nella stessa Arta.
Τ
Ρ
2230/5 Ina1cik, 59.84 2241 σvμπέffερος: Macometus Ι frater erat iI1ius Musae, generi despotae Caroli
2237 Chron Mor 6848
(1) Hb 3, 8 (Ι) Εχ 7, i1
Cl'onaca dei Tocco
390
και έδιέβην εΙς την .,Αρταν. καΙ αύτον τον έξωρΕσασιν 11 " Tf ' , " μιαν ουκ ε'λπι'ζει, Καν ακκουμπισιν πουπετε ηαι δλος άπορημένος. καΙ μόνον ηστηκεν έκεί άφέντης ό δεσπότης' 2265 ΚαΙ άκόμη ελυπατον τον εΙς το f}μαρτο να πέσrι. ούδέν τον άφινεν ποσώς και έψεγάν τον δλοι. Και πάντα έλάλει άπαΕδευτα την .,Αρταν έκυρΕεψεν εκείνος ό Γιαγούπης να πολεμϊ τον δούκαν. τάχα να έχrι δύναμιν Ι"" , , 1_.. ' ο• .J.γ.lουρικης 2270 "ΕσφαΛGο• Μ:πουας γ και" απιστησεν τους δρκους, τήν συμπεθεριάν, δπου εΙχεν μέ δεσπότην, . , " ' ' Σπαταν ' ΙΊιαγουπη και, ωμονοιασεν μέ τον και! εγυρισεν και άρχισαν και έκαμαν μάχην θανασιμαίαν. καflάρια ό Γιαγούπης, ΕΙς τα Βομπλιανα άπό{}νησκεν 2275 καρφι το εΙχεν εΙς τήν καρδιαν ωστε να τα επάρrι. καΙ έχασεν τήν ζωήν του. Και αύτο τον έκατάστησεν, καΙ θέλεις το άκούσει. Όμπρος το θέλω εξηγηflη
f. 44'
§ 6.
-
πως ι':ψ&ωσεν δ 8εσπ6της το κριίτος
-rou.
ΚαΙ τώρα θέλω να σέ εΙΠώ και περΙ τον δεσπότην, τον τόπον του πώς ώρθωσεν, την άφεντΕαν, τα κάστρη. 2280 Τον άδελφόν του έβαλεν, τον μέγαν κοντοστάβλον, εΙς τήν Βόδιτζα, εΙς τα νησια να τα όρEζrι δλα' τήν Βόδιτζαν να τήν κρατfjν ό >Ιωάννης Πρέσας, καΙ τού Μαν{}αίου ντέ > Ανάπολης τον πύργον τού Βαρνάκου μέ πασαν διακράτησιν και δλες τές Κανδηλες' κατα κληρονομΕαν. 2285 άδειαν να τα έχουσιν ΌμοΕως το Άγγελόκαστρον, τον τόπον Άχελφου, μέ πασαν διακράτησιν τού> Αγγελοκάστρου δλου, f. 44v τήν Κατοχήν τού έδωκε Δήμου Μπούα τού άλβανΙτου, άρχοντος έντιμου πολλα έκ το γένος τών Μπουάδων, 2263 f. 44' Ιη summo folio quidam eiusdem saeculi scripsit: 'κ: α: ν: μ: υ: α: ν: ο: ρ: α: ν: α: τ: ε: ν: σ: ε: α: γ: ρ: η: (ί.44Υ) π: ν: ισ: ε: μ: ε: τε: μ: ο: υ: Interpretare κl1ν μίαν ίJJραν ιΙτ<ε)ν<ε)ς ιIγρύπvησε μετ' έμού quae verba libro profecto tribuenda sunt 2264 dπoρριμένoς 2265 ιΙφεντης ό δεσπ6της: ιΙφέντις ό γιαγούπης antea Α. scrίpserat 2271 σvμπε{}ερlαν - [τόν] δεσπότην: δούκα antea scrίpserat Α. 2272 όμoνlασεν. 2275 καρφη τα - καρδίαν 2276 έκατάστησαν 2277 cfr. v. 183 2281 βόδιτζαν 2283 ντε: δε 2284 πάσιν - lJλαις ταίς σκανδήλες 2286 αχελαloo 2288 δήμω
Cαp. ΙΧ, 6: Orgαnizzαzione del dominio di Cαrlo
39 1
Egli ηοη spera mai nell'appoggίo di qua1cuno e se ne sta n 2265 de1 tutto derelitto. Ι Ε ί1 signor despota ancora una v01ta aveva compassione di 1ui e ηοη 1asciava che cadesse nel1'abbandono e nella mίseήa. Carlo cianciava par01e incivίli di ognί genere e tutti (ί citta dinί) 10 biasimavano. Ya
6.
-
Come il despota dispose Ι'organizzazione del suo Stato.
Ora diro come ί1 despota organizzo ί1 terήtοήο, 1a sίgnοήa e 2280 1e fortezze. f Destίno ίl grande contestabίle, suo fratello, a Vodizza e alle is01e perche 1e governasse. Vodizza veniva retta (a11e dipendenze del conte) da Giovannί Presa, 1a torre di Varnaco da Matteo da 2285 Napoli, ίl qua1e aveva ί1 potere anche su tutte 1e Candίles. f Έssί godevano (suΊ rispettίvί terήtοή) deί diήttί di successione. Cosi Ange10castro, ί1 terήtοήο di Ache100, e ognί gίUΉsdizione su tutto (ί1 terήtοήο di) Angelocastro, (ίη uno con) 1a Catochi 1i diede a1-
Τ
Ρ
2283 Μανθαϊος Reg. Ragusei: Κrekic 278 n° 704 Cantacuz Ι 474 ΜπoVιοι
2275 cf. 2101 .
2289 Μπovάδες:
Cronaca dei Tocco
392
πιστός εΙς τόν δεσπ6την, 2290 καΙ ητον πάντα έξ άexης Ήγάπαν τον δεσπ6της' dλη-θινός καΙ φρ6νιμος. δι6τι τόν ηγάπησεν, ελαβεν καΙ την χάριν. ΚαΙ ο{Jτως (τ6τε) ώρ-θωσεν τό μέρος τό έκεί-θεν' κοντοστάβλου, μεγάλου όρισμόν εΙς δλοι να εΙναι 2295 την 'Άρταν δέ να μάχωνται της γης καΙ της {}αλάσσης. άφέντης ό δεσπ6της 'Όλον τόν νoVΝ του έβαλεν όπου να ημπορέσυ μέ πασαν πeαξιν καΙ όeμην άπό την "Αρταν μέσα, να έβγάλυ έτούτον τόν lx{}edv δι6τι εΙχεν λογισμόν μη χωeε-θοVν οΙ Τούρκοι. 2300 Πάλαι άγάπαν καΙ πολλα Ινα την άφεντέψn καΙ εσπούδαζεν κατα παντός άπό δσον έδυνάτον. εδωκεν άφεντΙαν Τόν δεύτερ6ν του τόν υ[όν τόν 'Άγιον Δονατον τα "Αλβανα MαζαeακαΙων, μέ πασαν διακeάτησιν καΙ την περιοχήν του. 2305 ΚαΙ άφού τούς έκατέστησεν καΙ έδιώe{}ωσέ τους, αexισαν καΙ έμάχονταν όλ6γυeα την "AeTav. § 7.
-
πως έκοόρσεψεν δ μέγιχς κοντ6στΙΧβλος πλ'1jσ(οv τo�ς PωΎo�ς κιχΙ έπολέμ'1jσεv κιχΙ εΙς το Mιiζωμιxν.
ΚαΙ ακο πάλιν τΙ Ικαμεν ό μέγας κοντοστάβλος. Τούς αexoντες έσύvαξεν, εμασεν τα φουσσατα, επέρασεν τα αλογα κολύμβου (εΙς την στερέαν)' 2310 ύπηγεν καΙ εκούρσεψεν είς τούς Ρωγούς πλησΕον. Και ή φουνη ηκούσ{}ηκεν' έδραμεν ό Γιαγούπης' τα "Αλβανα όλ6γυρα, δλοι οΙ Μαλακασαίοι τρέχουν, φωνάζουν άπομπρός να πιάσουσιν τούς δρ6μους. f. 45r 'Εκείνοι έσυντάχ{}ησαν. Ό μέγας κοντοστάβλος, ********************************* 2315 τα κούρση έβάλαν όμπeοσf)α καΙ ύπασιν rhρ{}ωμένα ού κάτι να πεeάσουν. καΙ δταν έσωσαν εΙς νερόν Τό Μάζωμα τό λέγουσιν τό κατατ6πι έκείνο. 2291 τόν [καΙ ό]δεσπότης 2293 Μος Ιρθαισεν - τότε ipse addidi 2299 ήχεν 2300 άφεvτέψει. 2302 δεt1τεfJOV του τόν νΣόν idest TdfJVov 2307 τΙ 2309 'ς τήν στερέαν ipse addidi, versum Α. reliquit interruptum 2314/5 hic profecto versus desideratur qui, suspicari licet, prope sonabat: lJ.φησε νά περάσovσιι όμπf}ός vΆ τOVς YVf}Wll 2316 ου κάτι: ητον subaudias
\�----
Cap. 1Χ, 7: Leonardo 11 combatte α Mazoma
2290
393
l'a1banese Dimo Bua, uomo illustre della stirpe dei Bua, Ι i1 qua1e era stato sempre, fin dall'inizio, fedele a1 despota, leale e saggίo. 11 despota gli voleva bene e poiche (anche lui) amava i1 despota, ήcevette i1 segno de11a ήcοnοscenza. Ιη questo modo i1 despota organizzo quella parte (del suo stato): tutti dovevano essere agli ordini del grande contestabi1e Ι
2295
per combattere Arta per terra e per mare. 11 signor despota pose tut ta la sua mente per cacciare da Arta, con ogni azione e con tutta la veemenza possibile, questo nemico, perche aveva la preoccupazione
2300
che nella citta ηοη vi si insedίassero ί Turchi. Ι Da antico tempo egli ambiva molto avere i1 domίnio (su Arta) e studiava ogni maniera a 1ui possibi1e (per ήuscire). Αι secondo figlio (Torno) egli diede 1a
S.
sίgnοήa
dei
terήtοή
occupati
dagli
albanesi
Masarakei,
Donato con tutte le dipendenze e ίΙ circοndaήο.
2305
Dopo che
1i
insedio e 1i consolido, incominciarono ad attac-
care ί dintomi di Arta.
7.
-
II grande contestabile compie un'incursione nelle vicinanze di Roghl e ingaggia battaglia anche α Μazoma. Ascolta, dunque, che cosa fece i1 grande contestabi1e. Riunl ί
suoi uomίni, raccolse le truppe e a nuoto fece passare su11a terra
2310
ferma ί cavalli, Ι e quindi si reco a saccheggiare vicino a Roghl. De11'incursione si sparse subito la notizia. Ya
2315
chίarli). Ι Essi spinsero gli attacchi ίη avanti e procedevano con ordine, ma quando si trovarono su11a ήva ηοη ebbero a1cun mezzo per passare.
2309 τό φ(!ού(!ιον, κεΕμενον έπΙ νησιδΕου, σχηματιζομένου υπό ποταμου, εΙς δύο (}είθ(!α διασχιζ6μενος σvνέβαλλε πάλιν έπΙ τό αtίτ6, otίχΙ (}αδΕαν Πα(}είχε τήν π(}6σοδον. ROMANOS 45 lJσTt;
Ρ
2295 Chron Mor 3079 et al.
Cronaca dei Tocco
394
'Έφ{}ασεν ό Γιαγούπης, 'Εκεί έκοντοστάΟησαν. καΙ afJToiJ τό γύρισμα έκαμεν δ μέγας κοντοστάβλος. 2320 Μέ τα κοντάρια έκτύπησαν τα &ρχοντ6πουλά του. εκ τού Γιαγούπη Σπάτα. τους πλέους &ποδεΕρασιν lσυραν τα σπα{}Εα. τα κοντάρια ετζάκισαν, καΙ φεύγει δ Γιαγούπης. Έγύρισέν τους πλάτες του έκείνοι τού Γιαγούπη. Πεζούρα είχασιν πολλη 2325 ΤΗτον και λόγγος έκ πλαγιού, όπου έβοη{}ούνταν, και ΟfJδέν ετρΕμωσαν πολλα έκ τόν κακόν τόν τ6πον, " ι " \ μη εχουν. διαΙ εγκρυμμα δτι ε lχαν παντα λογισμον ,Αμη τ6τε έπληρωνε τό χρέος του ό ΓιαγοVπης. &πέσω εκ τους λ6γγους. Όλόπεζος έγλύτωσεν 2330 'Ετούτοι δπου έδΕωξαν έπιάσασιν &ν{}ρώπους' ώς πρ6βατα τους ήφεραν, δεμένους δμπροστά τους. επΕασαν καΙ στρατιώτες. ,Ηπηραν καΙ άλογα πολλά, είς την ΆγΕαν Μαύραν. ΚαΙ έστράφησαν έσώΟησαν αΙχμαλωσΕα δλο. Γέμισαν πάλε οΙ φυλακές '
§ 8.
-
<πως τ� 'Άλβα.να. οόρ(α.ξα.ν εΙς τον Τόρνον.)
Πάλιν &πέ τα Γιάννινα άφέντης ό δεσπ6της σύναξεν τα φουσσατα του να κατεβύ εΙς την .,Αρταν. ο; •Αλβανίται γvρω{}εν δλοι τού έμηνούσαν f. 45v να γένουν εδικοΕ του. Ινα τόν προσκυνησουσιν, Και τού υΙού του έμηνησεν τού δεύτερου, τού Τούρνου, 2340 να μάσrι τα φουσσατα του, να έλ{}υ εΙς τόν δεσπ6την. Ό Τ6ρνος έκ τό {}ράσος του, ώς ήτον &νδρειωμένος, {}άρρεσεν •ς εκεινoVς, όπου μηνούσαν τού δεσπ6του, και έσκισε τα .,Αλβανα να κατεβύ είς την .,Αρταν δτι ήτον, ήξευρε καλά, άνδρας &πό τους άνδρες, 2345 ήξευρε είς τό κοντάριν του τιναν ΟfJδέν εντράπη. •Εκεί όπου εκΕνησεν μέσα τους •ΑλβανΕτας ήσαν στενώματα πολλά, κλεισούρες εΙς τόν τ6πον. Και έπιάσαντες τα .,Αλβανα δμπρός και έξοπΕσω, καΙ ούριαξαν όλόγυρα &πάνω εΙς τόν Τ6ρνον 2350 με τα κοντάρια οΙ πεζοΙ τα ιlλoγα να σφάζουν. 2335
•
2324 πολλοΙ 2325 λόγκος hic et alibi πλαγloυ αΙγχμαλωσlα 2336 έσύναξεv 2339 υΕου τού - δευτέρου 2343 κατεPfΊ cfr. Υ. 2336 -
2334 έγέμησαν 2342 έOάr!ρεσεv
Cap. ΙΧ, 8-9: Gli A lkadii contro Torno
395
Quella 10calita si chiama Mazoma. Li 1e truppe (degli Spata) si anestarono. Giunse Ya'qub e i1 grande contestabi1e 10 accer2320 chio. Ι Le sue giovani truppe 10 assalirono a c01pi di 1ancia. La maggior parte degli uomini di Ya'qub Spata furono attenati. Le 1ance si erano spezzate e sguainarono 1e spade. Ya'qub giro 10ro 1e spalle e fuggi. La truppa di Ya'qub contava di mo1ta fanteήa. 2325 Ι Di fianco c'era anche un bosco, da cui traevano aiuto, ma ηοη poterono resistere m01to a causa de1 cattivo teneno e dato che avevano 1a preoccupazione di subire un'imboscata. TuttaVΊa Ya'qub pagava allora i1 suo conto. Tutto a piedi se 1a scampo at2330 traverso 1e boscaglie. Ι Gli ίnseguίtοή catturarono degli uomini e 1i spinsero avanti a se 1egati come pecore. Presero anche m01ti cavalli e fecero ρήgiοnieή dei combattenti. Quindi tomarono ίη dietro e si recarono a Santa Maura. Tutti ί prigionieή ήemρίrοnο comp1etamente 1e ρήgiοni. 8. 2335
-
/ Intanto i1 signor despota racco1se 1e truppe per scendere da Gianίna ad Arta. Gli A1banesi dei dίntomi gli fanno tuttί sapere di vo1er fare atto di sottomissione e diventare suoi sudditi. Α1 secondogenito, Τοmο, i1 despota fa sapere Ι di ήunίre le 2340 sue truppe e di recarsi da 1ui. Torno, per 1a sua temeήta e va10roso qua1'era, si fido di c010ro che avevano fatto sapere a1 despota (di voler diventare suoi sudditi) e attraverso ί 1uoghi occupatί dagli A1banesi per scendere ad Arta. Egli era conscio di essere va1oroso 2345 fra ί valorosi, / e sapeva che ίn quanto a combattίmento con 1a 1ancia ηοη era ίnfeήοre a nessuno. Nella regione tenuta dagli A1banesi e attraverso 1a qua1e egli marciava c'erano m01te strette e g01e. Gli A1banesi 10 presero di fronte e a tergo; gli uomini appie2350 datί si s1anciarono a cerchio su Torno / per trafiggere con 1e 1ance ί cava1li.
Cronaca dei Tocco
396
§ 9.
-
Πόλεμος Τόρνου εΙς τοός •Αλκιχ8(ους.
Τόν Τόeνον τόν άφήκασιν οΙ έδικο! του δλοι' Ιμειναν μετ' έκείνον . μόνον ή φαμιλΙα του ώσάν ό Άχιλλέας. καΙ πόλεμον έκάμνασιν 'Έσυeαν τά σπα'Μα τους καΙ ωeμησαν εΙς αδτους, 2355 έκ τά έγκeεμνά καΙ κeάκοeα καΙ κατεκeέμνισάν τους. Μέ τό σπα{Ην του Ισωσεν ό Τόeνος καΙ έδώκεν. •Ακόμη έκεί εύelσκονται, 1Jaeew, τά κ6κκαλά τους. •Αλή1Jεια έλαβώ1Jησαν καΙ έκ τόν λαόν του T6evov. Τέως έκατευόδεσεν καΙ Ισκισεν τόν τόπον. 2360 Ύπηγεν καΙ άπoσώ1Jηκε έκεί εΙς τόν δεσπότην. Εις τό ΒαOV τόν ηϋeηκεν ' έκεί elxaqcv τόν λόγον καΙ νά τόν πeοσκvνήσοvν. νά μαζω{)ουσι τά .,Αλβανα f. 46 r Και πάλιν μετανόησαν, δέν lστεeξαν τόν λόγovν. άφέντης ό δεσπότης, ΕΙς αδτα γουν έκάκισεν 2365 άπόλυσεν καΙ έκούeσεψεν χωelα καΙ κατουνες. 'ΈΚlJ.ψαν, έκατέλυσαν, έeήμαξαν τόν τόπον καΙ άπαυτου έστeάφηκαν εΙς τά •Ιωάννινα όπΙσω.
§ 10.
-
Πόλεμος του Έ (ρ) κουλΙου (με) τ (οός) Τοόρκους εΙς το (ν) Όφι3ιΧ (p1JV) •
'Άκουσε άλλον πόλεμον Έeκοvλlοv, του υιου του, δπου Ικαμεν εΙς τ1}ν ά(!χ1}ν έκεί εΙς τήν άφεντιάν του. άφέντην ό δεσπότης 2370 Α-ότός, ώσάν τόν Ηβαλεν νά ΙΧΏ τό •Αγγελόκaστeο με τ1}ν πεeιοχήν του, έκeάτει {ως τόν Εύπακτον, τόν • Αχελφον όμοΙως. ΟΙ τουeκοι άκόμη έμάχονταν τόν τόπον του δεσπότου άπό τήν άνακάτωσιν του άμιei'i, δπου έχά1Jη, 2375 έκεΙνου του Μωσή-μπεκη, raPedv τόν του δεσπότου. τό τούeκικον φουσσατο, ΚαΙ μΙαν ήμέeαν lδeαμεν άπέ τόν Σάλωνα όe1Jά καΙ έκ τόν Λοιδωelκι - κρατώ καΙ έκ τήν Λειβαδιά νά εΙναι τετeακόσιοι 2363 έμεταν6ησαν - λόγουν sic 2364 έκάκησαν 2366 έκατέλσεv § 10 του ε(e)κovλ(ov μ(ε)τ(OVς) Τoveκ(ovς) εΙς τό όφwα(eηv) excisio ίοιiϊ marginis subtraxit litteras 2371 Εχει 2372 dxelΌV 2373 dκoμή 2378 ληβαδΙα
\
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_-
Cap. ΙΧ, 8-9: Gli Alkadii contro Torno
9.
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397
Battaglia di Torno contro gli Alkadii.
Torno ίυ abbandonato da tutti ί suoi: ήmase V1C1nO a Ιώ s01tanto 1a guardia persona1e. Essi combatterono come Achi11e. Sguainarono 1e spade e si lancίarono contro glί assalίtori dall'alto 2355 dei precίpizi e dei dirupi e 1ί scaraventarono ίη basso. Ι Torno con 1a spada raggiunse e c01pl ί nemίcί. 10 credo che 1e 10ro ossa si tro vίηo ancora 11. Α dire ί1 vero furono feriti anche deglί υomίηί di Torno. Questi, alla :fine, riuscl a disimpegnarsi e attraverso i1 2360 terήtοήο. Ι Raggiunse i1 despota. Lo trovo a Vathl; era proprio quell0 ίΙ posto dove avevano convenuto che glί A1banesi si sareb bero dovuti riunire e disporre per renderglί atto di sottomissione. Pero essi cambiarono idea e ηοη mantennero 1a par01a. Per questo 2365 motivo i1 signor despota si ίrήtο Ι, distrusse e saccheggio paesi e vί11aggi, fece brucίare, devastare e rovίnare i1 terrίtοήο. Qcindi torno indietro, a Gianina. 10.
-
Battaglia di Ercole contro i Turchi allΌ/idari.
Asc01ta di un'a1tra battaglίa che i1 :figlίo de1 despota, Ercole, sostenne ne1 suo terήtοήο nei Ρήmί tempi che esercίtava ίl potere. Ι 2370 Eglί, come i1 signor despota 10 destίno a1 possesso di Ange1ocastro e del cίrcondaήo, estendeva ί1 potere :fino a Eupatto e ad Ache1oo. 1 Turchi dopo 1a caduta de11'emίro Musa-beg, suo genero, che 2375 morl (1413), 1 combattevano ancora contro i1 terήtοήο de1 despota. Ε υη gίorno 1e truppe turche ίrruppero direttamente da Sa10na e da Lidoήkί. Credo che della Livadia vί fossero (comp1essivamente)
Τ
2368 Laon Cha1c Π 15 '-10 Not Chron 97 98 rax: 235/6
215
Reg Ven Thir 1496
2373 Laon Cha1c Ι 1721� 2374 HieNotes Jorga Ι Sphrantzes ΠΙ 1 8 2377 Sa1ona: Rubib Diplomatari 525-528
398
C'Yonaca dei Τocco
του ΈρκουλΙου τον τόπον, καΙ ήλ{}αν καΙ έκούρσευσαν χωρΙα καΙ κατουνες. 2380 πλησΙον το Άγγελ6καστρο, έκΙνησαν πηγαΙνουν. •Ηπήραν κούρση κάποσα, μεγάλως έfJvμώ{}η ' Έρκούλιος, ώς το ηκουσε, ταράσσεται, χολομανεί, όρΙζει τον λα6ν του εγλήγορα να εφ{}άσουν. όλοι (εύ{}ύς) να άρματω{}ουν, πηδij. καβαλλικεύει' 2385 τα άρματά του εφόρεσεν, ,:ι: ' του μετ αυτον ως να\ "σαν κα1 ο' λαος f. 46v " εξ ηντα με τα κοντάρια όλοι αρματωμένοι γμορφα ώστε να τους εφ{}άσουν. καΙ ύπήγαν ακούλι{}α ΟΙ τουρκοι έσυντάχ{}ησαν καΙ ύπαν διωρ{}ωμένοι, 2390 καΙ oυδiν επΙστευσαν ποσώς να τους ακουλου{}ήσουν. Έκεί όπού ακουλού{}ησαν, Έρκούλιος, δν ακούεις, εκεί τους {φ{}ασε κοντα εΙς το Ιμπα τής κλεισούρας, εΙς τόπον εδικό τους, (όπου (πρεπε) να σεβουν τον λέγουν Όφιδάρης, καΙ κατεβαΙνει ό ποταμ6ς, 2395 'Έναι δε κάμπος γμορφος, πλήρης δια πολέμους. , \ • • <Ερκov'λιος ακου 2 ' 'λι{}α ι;ξ εβ ην εις τον καμπον καΙ εlδεν καταπρ6σωπα το τουρκικον φουσσατο. ΌλΙγον έδειλίασαν οΙ εδικοΙ του όλοι, " \ ' ' " σαν ο'λιγοι. και! αυτοι\ ,:ι: οπου εlδαν τοσους περισσους 2400 Έξήντα ήσαν μοναχοΙ ' οί Τούρκοι τετρακ6σιοι. ,Αλή{}εια ό Έρκούλιος όλους τους στερεώνει καΙ άρχισεν να τους λαλfj καΙ να τους δυναμώνΌ' « 'Εσείς εβλέπετε, αδελφοΙ, περιμαζώματα εΙναι , προβαταραίοι, απεΙραστοι, αμά{}ητοι πολέμου' εΖναι δτι να φεύγουν' 2405 εβλέπετέ τους ' έτοιμοι καΙ μ6νον προfJvμήσετε μετα καλής καρδΕας, ελπlδες {χω εΙς τον Θεόν, 'ς τήν ΠαναγΙαν Θεοτόκον, του άγΕου του δεσπ6του, εΙς τήν ευχήν του αφεντός f . 47r ε�χoλα τους τζακΙζομεν καΙ {}έλομεν νικήσει, 2410 καΙ {}έλομεν G.ξιω{}ή πλέον εΙς τον δεσπ6την » . ΟΙ Τούρκοι ώς τους είδασιν {}αρσέα να σεβαΕνουν, εσκ6πησαν ότι Ιρχονταν καΙ άλλοι έξοπΕσω, •
•
,
,
2381 ύπηγalνow 2384 εMJVς metri causa scripsi εύψΟάσow 2388 ύπήγαν: ύπαν 2390 ποσός 2393 όπΟΟ [πρεπε ipse scήρsi sententia et metro inductus: ήγουν ασεβούν cd. 2403 έβλiπέται 2404 antea scripserat Α. dπύραστo, πολέμου deinde, verbis deletίs, versum clausit dμάfJ. πολ. 2406 πρofJvμήσεται 2409 νικήσο, -
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Cap. ΙΧ, 10-19; Azioni belliche contro gli Albanesi
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2380 trecento uomini e vennero a saccheggiare i1 territorio di Erc01e, / e a devastare paesi e villaggi vicino ad Angelocastro. Incominciarono a fare a1cuni saccheggi e quindi se ne andarono. Erc01e, come 10 sep pe, m01to si adiro: s'inquieta, va ίη bestia, imparte ordini ai suoi 2385 uomini perche tutti si armino e subito accorrano. / Egli si cinse de11e sue armi e sa1to a cavallo. Con 1ui e 1a sua truppa - poteva essere di una sessantίna di uomini, armati per bene e muniti di 1ance - e marciano quindi per raggiungere ί Turchi. Questi si erano 2390 messi ίη ordine e avanzavano Ι senza sapere affatto che (delle truppe) J,ί seguivano. Ε ίη questa marcia d'inseguimento, Erc01e, di cui ti par10, 1i raggiunse vicino alla stretta, 180 dove dovevano passare per entrare ne1 10ro territorio e dove scende ί1 fiume che chiamano Ofidari. 2395 L80 c'e una beUa pianura, adatta aUe battaglie. Ercole scende quindi su1 campo e vede di fronte 1e truppe turche. Tuttί ί suoi ebbero un ρο' di paura quando videro che ί nemici erano m01to numerosi 2400 mentre essi erano pochi. /Erano s010 sessanta, mentre ί Turchi erano quattrocento. Erc01e, invero, rinfranca tuttί efficacemente e ίη2405 comincia a parlare a 10ro e a incoraggiarli: « / νοί vedete, ο fratelli, che (ί nostri avversari) sono deU'accozzaglia (di gente armata): sono dei pastori, ignoranti e inesperti di gueua. Guardateli, essi sono pronti a fuggire. Ε s010 che vi adoperiate (ad attaccarli) vi gorosamente, ίο spero ίη Dio e neUa Vergine Santίssima, nonche neUe preghiere de1 santo signor despota, che faci1mente 1i sgomen2410 teremo, 1i vinceremo Ι e saremo ίη misura maggiore benemeriti del nostro despota ».
Τ
2378 ΛιβαδΕα Georg Chrys Β 32; Α. Diller. Byzantine hist. graphica1 Νames ΒΖ LXIII, 33 n. 9
Ρ
2403 Chron Mor 7 10 1 614 1814 et a1. 2392 Belth Chrys 225/6 Achill 547 2407/8 Chron Mor 23 1389 4627
οί geo-
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Cronaca dei Tocco
400
Ιστεκαν {}ρηνισμέ'JIoι. καΙ εΙχαν φόβον δυνατόν, καΙ δλοι οΕ έδικο! του ' Έρκούλιος γάρ ώρμησεν 'ς τήν μέσην τους έδώκαν 2415 καΙ Ισκυψαν τά κοντάρια, τουρκον μέ το κοντάρι. καΙ κα{}εεΙς dπόδειρεν έκlνησαν νά φεύγουν, 'Έτζι έπαρατζάκισαν, καΙ μόνον lJτι εΙχε ολιγους Έρκούλιος έδικούς του. , Αμή κρατώ νά έπlανεν πλέον dπo διακόσιους' 2420 τόσον έφύγασιν κακά εΙς τράφους, εΙς λαγκάδια. Τέως εσκότασαν πολλούς dπάνω εΙς τήν ώραν καΙ επlασαν καΙ ζωντανους πολλους dπo τους Τούρκους. ,Ενlκησαν τον πόλεμον καΙ χαlρονται μεγάλως ' υπηγαν εΙς το κάστρο. εστράφηκαν χαιράμενοι, 2425 τους Τούρκους έπροβόδισεν εΙς τήν ΑγΙαν Μαύραν, καΙ aiJT6{}EV τούς εστεlλαμεν είς τήν ΚεφαλονΙαν ' εκεί φυλάγονται καλά δλοι οΙ φυλακισμένοι. ΑiJτος ήτον ό πόλεμος ό πρώτος τού Έρκουλloυ, άφότου τον έποΙησεν άφέντην ό δεσπ6της. 2430 'Αμή έποlησεν καΙ άλλου, όπού το {}έλεις μά{}ει. •
§ 11.
-
πως �π=ηρεν την P�ν�ιΧσlXν δ aεσπ6της κιχ! �κlXτέλ\)σεν κιχ! την "Αρτιχν.
Τώρα {}έλω νά σέ εlπώ πάλιν διά τον δεσπ6την, το πώς τΟν εκατέστησεν εκείνον τον Γιαγούπην, μέ τ! πραξες τον ώρ{}ωσεν, μέ τ! πιδεξιωσύνη 'ς τά χέρια του τον έβαλεν, τήν άφεντΙαν τού ήπηρεν. 2435 Νά σέ φανfj παράξενον καΙ {}αύμασμα μεγάλο. ΤΟ κάστρο, δπου ηκουσες, εκεΙνη ή Ρινιάσα, στέκεται εΙς οχέρωμα, εΙς σπήλαιον άπάνω, πλησΙον εΙς τήν {}άλασσαν ώς fjμισον μιλlov. ΤΟ διάβαν εΙχαν άπεκεί τά ξύλα τού δεσπότου. 2440 οι Ρινισιώται έβΙγλιζαν &πάνω εκ τον πύργον ' βαρκfτταν είχασι καλήν, εγλήγορην νά διώχvυ'
f. 47Υ
2418 ήχεν 2421 τέως ην; έσκότασαν cf. 3240 2422 ,"ωτανους 2423 ΈVo'κησαν lxαleovτav scripserat Α. qui deinde, lxa'e. deleto, a1iter versum construxit 2434 χέel ατO'/J -dφεντlαν ΤO'/J § 1 1 vπήeεν 2439 ήχεν 2441 έχλήγoιe 2438 ήμισον sic 2436 έκεlνη τήν Ρινιάσαν
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Cαp. ΙΧ, 10- 19: Azioni belliche contro gli A lbαnesi
401
Turchί, come videro che essi avanzavano con decisione, cre dettero che altre truppe venissero dietro a 10ro, ed ebbero paura e rimasero sgomenti. Ercole e tutti ί SUOi Si lanciarono / con le lance in resta e 1i attaccarono a1 centro, e ognuno di essi con 1a 1ancia c01pl υη turco. Cosi piegarono e misero ίη fuga i1 nemico, benche Erc01e disponesse di ρochί uomini. Tuttavia egli catturo, credo, piU di duecento prigionieri; / a1trettanti fuggirono ma1amente per gli anfratti e 1e valli. Insomma m01ti furono uccisi subito e m01ti altri Turchί furono presi νίνί. Avevano vinto 1a battaglia e Si rallegravano assai. Tomarono gioiosi a1la fortezza. / Scortarono ί Turchί a Santa Maura e di 1i 1i mandammo a Cefa1onia, perche 1i tutti gli imprigionati Si vigilano bene. Questa fu 1a prima battaglia di Ercole, dopo che i1 despota 10 aveva fatto « signore ». / Pero, come apprenderai, eglί di battaglie ne combatte anche a1trove. Ι
2415
2420
2425
2430
1 1.
-
despotα s'impossessa di Riniasa e sterminα anche (il ter ritorio di A rta) . Il
Ora voglio tornare a par1arti del despota e narrartί ίη qua1e stato ridusse Ya'qiib, con quali arti 10 provoco, con qua1e 2435 abί1ita 10 fece cadere nelle sue mani e gli t01se 1a signoria. / La cosa ti sembrera straordinaria e veramente mirabi1e. La fortezza di Riniasa, di cui hai sentito parlare, e posta su un dirupo sopra una caverna, vicino al mare circa mezzo miglio. Sώ suo specchίo di 2440 acqua passavano le navi del despota. / Ι Rinisioti vigi1avano da11'a1to della rocca. Essi avevano una buona e ve10ce imbarcazione
1 ( 1 � ' ί l � . 1 1 ω t5yzo Γlt:n Istik ι
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26
402
Cronaca dei Τοccο
καΙ δDεν έδιάβαινεν &ΠΟ τα ξύλα του δεσπότου, έτρεχαν, έπιανάν το, έβλέπαν το &ΠΟ μακρά, 1jγοvν τα σανδαλόπουλα καΙ τα μονόξυλάν του. έστεκαν γλυκαμένοι, 2445 ΚαΙ τόσο επαραβάλθησαν, σανδάλι, αναφανϋ να δτι, ώσαν εβλέπασιν εΙς βρωμισμένον , κρέα. έτρεχαν ώς οί κόρακες ΚαΙ άκουσε πώς τους ώρDωσεν αφέντης ό δεσπότης' τα ψάρη εΙς το δ{κτυ, ώσαν γυρ{ζει ό κυνηγος καΙ έχειροβόλησέν τους. 2450 ο{Jτως τους έπερ{μασεν μ{αν καλην γαλιότταν "Ωρισεν καΙ αρμάτωσαν πλησ{ον εΙς το κάστρο κρυβηDfj καΙ έστείλαν την να την νύκταν, έπιδέξια, &πέσω εΙς τα βράχη, εΙς τόπον δπου 1jξευραν να εΙναι σκεπασμένη. f. 48r ΚαΙ το πρωί &πόστειλαν [ναν μικρον σανδάλι να διαβϋ, να το Ιδοw εκείνοι έκ το κάστρο. •Εκείνοι εύDέως έδραμαν, ώς ήσαν γλυκαμένοι. όπού καί αν ήτον άνδρας. •Εγέμισεν ή βάρκα τους και φεύγει προς το βάDος' ΚαΙ το σανδάλι έτρεψεν 2460 οΙ Ρινισιώται aκούλιDα ώστε να το έφDάσουν. καΙ έξέβησαν πλατέα, • Αφού γαρ εξεμάκρυναν καί ή γαλιόττα ακούλιDα ' ώς το γουργον γεράκιν ώς εν ροπϋ τους έσωσεν και επεριώρισέν τους. τους κάλλιους δπου ηύρ{σκονταν εΙς δλην την Ρινιάσαν 2465 επ{ασαν και Ιβάλαν τους μέσα εΙς την γαλιότταν, και την βαρκέττα ήπήρασιν εΙς την Άγ{αν Μαύραν. Μεγάλως εφοβήDησαν τότε οΙ Ρινισιώται, &ΠΟ &πιστΙες πού έκαμαν τού αύDεντος του δούκα. •Αμη αύτος μακροDύμησεν και ούκ επαΙδευσέν τους. 2470 ΆλήDεια (αύτος) έγύρευεν το κάστρο να τού δώσουν, όπου το εΙχεν αγοραστον ίδιον εδικόν του. ΚαΙ τάχατε έτάζονταν, έλεγαν να το δώκουν. ΕΙς τούτο γαρ έμήνησεν αύDέντης ό δεσπότης Ι 111 ' . την , 'Αγιαν • , J.. ' , βλον ς τον �y .ιαυραν μcrαν τον κοντοστα εις 2442 hemist. alt. hyperm. 2444 μονάξυλαν 2445 τόσον 2447 βρoσμισμΈVoν 2450 0δτος 2453 έπιδεξΙα - τό βράχοι 2457 versum repetit Α. 2459 lτρεψεv: έγέμισεv : verbum superioris versus Auctorem puto in errorem induxisse 2461 πλατέας 2465 έποlησαν καΙ Ιβαλάν τους 2466 βαρκέταν νπήρασιν 2468 Μο [ταίς] Μ. [ό]που 2469 έμακρo{)ύμησεv 2470 αύτός ipse addidi metri causa.
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Ι
Cαp. [Χ, 10- 1 9 ; Azioni belliche contro gli A lbαnesi
403
che consentiva l'inseguimento, per CUi quando passava una de11e navi de1 despota la vedevano da lontano, correvano e la cattura vano : s'intende, quando Si trattava di piccoli sandali e di imbar-
2445
cazioni a un albero. Ι
Ε
tanto si presero d'aΙteήgίa ed erano tanto
soddisfattί che, al veder apparire un sandal0, correvano subito come ί corvi su una carogna. Asco1ta, dunque, come i1 signor despota mise a 10ΙΟ giudizio. Come ίΙ pescatore diήge ί pesci verso la rete,
2450
/ cosi i1 despota fece la posta e mise a 10ΙΟ le mani addosso. Dispose di armare una buona ga1ea e la mando a nascondersi vicino alla fortezza, di notte e con accortezza, ηeί bassίfondi, ίη
2455
un luogo dove sapevano che sarebbe stata ήΡarata. Ι ΑΙ mattino
fu mandato un piccol0 sandalo perche passasse (SU quello specchίo d'acqua) e fosse visto da que11i della fortezza. Essi corsero subito, come solevano lietamente (di fare) . La loro barca caήcο tutti gli uomini che Si trovavano (disponibi1i) .
11
sanda10 Si mise ίη fuga
2460 verso i1 largo Ι e ί Rίnisiotί dietro per raggίungerl0. Dopo che Si
erano a1lontanati ed erano gίunti al largo, la ga1ea Si mise dietro a ήncοπere la barca nemica : come ve10ce sparviero una colomba,
ίn un batter d'occhίo 1i raggίunse e
2465
1i
circondo.
Gli armatί del despota presero e misero dentro la ga1ea ί1
Ι
piccol0 equipaggίo che era formato deί mίgιiοή uomini che si trovassero ίn tutta Rίniasa. Catturarono la barca e la portarono a
Santa Maura. Ι Rinisiotί s'impaurirono assai, date le slealta da
essi commesse nei confronti del signor duca. Ma questi fu magna2470 nimo con loro e ηοη 1i puni. Ι Veramente egli chίedeva a loro che
gli restituissero la fortezza che aveva comprato come proprieta persona1e.
Ε
subito essi promettevano che l'avrebbero restίtuita.
Intanto i1 signor despota avverte i1 grande contestabi1e perche
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2462 Chron Mor 4006
Cronαca dei Tocco
404
2475 νά μάσrι τά φουσσατα τους,
τά ξύλα νά άt!ματώσrι,
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
πεζούς, καβαλλαρέους, <' ς) τού 'Αχελφου Ξερόμερα f. 4 8" διά baldaaov καΙ στερεας νά έλbrι εΙς την Ρινιάσαν. τι}; ί1πειρα φουσσατα, ΚαΙ ό δεσπότης έσύναξεν πεζούς, καβαλλαρέους τε dπo τον τόπον όλον. φουσσατα ύπερμέτρου, 2480 Πληbος έσύναξεν πολύ, ύπηγεν έκατέβηκεν oebd εΙς την Ρινιάσαν. μετά τού άδελφού του' ΚαΙ έμαζώbησαν έκεί το πώς bέλοvν ποιήσει. βουλην ήπήρασιν όμού έκεί το-ός Ρινισιώτες ΚαΙ το-ός πιασμένους ηφεραν πλησΕον εΙς το κάστρο, 2485 καΙ φούρκαν έστησαν κοντά, να' δωσουσιν το καστρο. Ι ,J, ανασκιασυουν ' .Q - οι' τοπικοΙ μη 'Έναν ύπήγασιν έκεί τάχα νά τον κρεμάσουν. ΚαΙ παρευb-ός έφώναξαν όλοι νά προσκυνήσουν, το κάστρο νά τού δώσουσιν, νά γένουν έδικοΕ του. 2490 ΚαΙ ο{Jτως έκατέβησαν οΙ γΕροντες τού τόπου' 'ς την τένταν τού δεσπότη υπηγαν καΙ έπροσκύνησαν dληbινοΙ νά εΙναι. καΙ όρκους έποιήσασιν ό μέγας κοντοστάβλος ΚαΙ παρευb-ός άνέβηκεν καΙ τον γουλαν <τον) ηρχισεν ότι νά πoλεμήσrι, 2495 καΙ έκείνοι τού έγύριψαν όρκον νά προσκυνήσουν. ΚαΙ ο{Jτως έπροσκύνησαν καΙ τον γουλαν ήπηραν. Φύλαξιν έβαλεν καλήν, λουμπάρδες, τζακρατόρους καΙ έσυντάρχησαν καλά καΙ έδυνάμωσάν το. 'Άρχονταν άφηκεν καλον μέσα νά το φvλάξrι, f. 49' εύγενικον καΙ έντιμον μέσα έκ την Φλορέντζαν ' Λότον τον ώνομάζασιν, δόκιμον στρατιώτην, δπο-ό έδoκιμάσbηκεν καΙ έφύλαξεν καΙ άλλα. ,
§ 12.
-
Ι
(πως ό μΈΥιχς κοντόστΙΧβλος &πόκλεισεν τοος Ρωγοός.)
οι Αλβανίται γύρωbεν, '
όλοι (τον) Ιπροσκύνησαν,
ήbέλαν ούκ ήbέλαν, ήλbαν εΙς τον δεσπότην.
2475/6 hic profecto versum Α. transiliit: να τάξll vel quid simile subaudiendum 2476 άχελαlov 2478 δεσπότης [πάλιν] έσνναξεν quod metrus fene ηοη potest 2480 πολλη 2483 ύπηρασιν 2484 ρινισι8τεις 2490 γύρovτες cf. prooem. ρ. 1 74 2491 τέταν 2494 τόν ήρχησεν: τόν ipse addidi 2495 έγύριψαν sic cf. 1968 2496 ούτος - ύπηραν. 2500 Φλορέτζαν 2504 τόν έπροσκύνησαν: τόν scripsi quod sensus metrusque postulabant
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Cap. ΙΧ, 10-19; Azioni belliche contro gli A lbanesi
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2475 a Santa Maura Ι adunasse le loro truppe e armasse le navi e (disponesse . . . ) negli Xeromera di Acheloo (stuoli) di fanti e cava ιίeή ίη manίera da investire Rinίasa per mare e per teπa. 11 de spota d' altra parte raccolse innumerevolί truppe, fanti e cavaιίeή, 2480 da tutta la regίone. Ι Adunb, dunque, una grande moltίtudine di armatί e si recb direttamente a Rinίasa. Li s'incontrb col fra tello e fecero consiglίo per stabilίre i1 da farsί. Portarono II ί Ri2485 nisioti Ρήgίοnίeή Ι ed eressero vicino alla fortezza una forca perche la gente del luogo si ίmΡauήsse e consegnasse la fortezza. Con dussero uno dei Ρήgίοnίeή (vicino a11a forca) come se volessero ap penderl0. Ε subito tutti gήdarono che si sarebbero sottomessi, avrebbero consegnato la fortezza e si sarebbero messi a11a sue dipen2490 denze. Ι Ι notabilί del luogo scesero e si recarono a11a tenda del de spota per fare atto di sottomissione e fecero gίuramento di essere fedelί. Subito i1 grande contestabi1e sall e incomincib ad assediare . 2495 la rocca; Ι ma essi gli chiesero con giuramento di fare atto di sotto missione. Ε cosl si sottomisero e glί armati (deiTocco) s'impossessaro ηο della rocca. (11 despota) vi pose una buona difesa, con bombarde e baΙestήeή, e organizzb e potenzib per bene la fortezza. νί lascib 2500 dentro per la sua difesa un buon soldato, Ι nobi1e ed onorato, di οήgίne :fi.orentina. Lo chiamavano Loto. Era un soldato che era stato eSΡeήmentatο e aveva vigίlato su a1tή caste11ί. 12.
-
Il
grαnde contestαbile αssediα Roghi.
Gli A1banesi dei dintorni, volenti ο nolenti, vennero tutti da1 2505 despota per sottomettersi. Ι Dopo di cib (ίΙ despota e i1 conte) mίsero ίη movimento innumerevoli truppe e occuparono uno dopo
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2504 Chron Mor 1436
C"onαcα dei Tocco
406
τα άπειρα φουσσατα, γαρ εκ'νησαν τα πλάγια, τούς λόγγους. καί ηπήρασιν παραμαλίς στενώματα μεγάλα, δυνατές, ήσαν Κλεισούρες \ π λάγια. εγ • έ μωσαν τα Ι Ι πεζ ικα, "σαν τοσα αμη • \ :ι: πλέον ούδεν εφά;Ρη. ποτε φουσσατο τοπικό στενώματα, κλεισούρες, 2510 'Όλα τα έπροδιάβασαν πλησ'ον εΙς τό κάστρο. εΙς τούς Ρωγούς έξέβηκαν, άμή λαόν δεν είχεν' Τό κάστρο ήτον δυνατόν, πάρευ{}α, εΙς τό πρώτο κρατώ, αν έτριμώνασιν επεΙν λαον δεν είχεν. αν τ-6ΧΏ το έπα'ρνασιν, ό μέγας κοντοστάβλος' 2515 ΚαΙ κάτι επερικόπηκεν τό πρώτο να εντριμώσουν καΙ άπ' αυτο έμποδ'σ{}ησαν εΙς δεύτεραν ήμέραν. καί εκαρτέρησαν πρωί τήν ν-6κτα εκ το ποτάμι, ΚαΙ ό λαος εσήβηκεν Δεν είχαν τ, να κάμουν. καΙ το πρωΙ εμάλωσαν. 2520 ΚαΙ μόνον έλαβώ{}ησαν άπό τα παλληκάρια, εγ'νην τού δεσπότου. ότι χωρΙς τό (}έλημα άπέσω εΙς τες πόρτες. Ύπηγαν καΙ έντΡ'μωσαν
2505 •Απα-6του
f . 49v
§ 13.
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πως �πεσεν το σκ:ηπτρον το\) ΆγΙοι) Aoux� κιχΙ όπηγιχν το ε�ς τον aεσπότηv.
το έμελλεν να γένΏ. Άμή είδα σημάδι φοβερόν, έβγαλαν οΕ Ρωγιαται, Τό σκηπτρον τού •Αγ'ου Λουκα ' ' " Ι \ πυργον Ι 2525 εκ άπανω εις το\ καστρο, το\ ε'Ρα' λασιν τον καΙ μοναχόν του έπεσεν έξω εΙς τό φουσσ'iτο. •Ηπηραν καΙ ηφέραν το όμπρός εΙς τόν δεσπότην' iJστερα τούς τό στρέφει. δεσπότης τό επροσκύνησεν, Κρατώ, διότι έμελλεν τό κάστρο να έπάρΏ 2530 έδειξεν καΙ ό ftΑγιος, τό {}αύμασμα εκείνον. § 14.
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(πως δ aεσπότης κιχτιΧλuσε Ta χωριΧφLΙΧ της 'Άρτιχς.)
έδιώρ{}ωσεν αύ{}έντης ό δεσπότης καΙ τα φουσσατα εσύναξεν, πεζούς, καβαλλαρέους. •Εξέβηκαν εκ τα Τοπόλιανα πλατεία εΙς τούς κάμπους, •Απαύτου
2508 [ότι] έγέμωσαν. per metrum expunxi 2506 ύπήeασιν - λ6γκovς 2523 hemίst. pr. 2518 έσήβηκεν sic 2517 δεύτεeαν: β 2514 τύχει 2528 [καΙ 6J δεσπ6της: metrica expunctio syll. abundat - ηδασι μάδ 2533 έκ τά το π6λι άνα : numerus desideratur
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Cap. [Χ, 1 0- 1 9 : Azioni belliche contro gli A lbanesi
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l'altro le pendici e ί boschi. νί erano de11e gole potentemente difese e de11e grandi strette; pero le truppe erano tante che coprirono tuttί ί punti. Un complesso di armatί 10cali cosi numeroso ηοη si era 2510 visto mai. Ι Preclusero tuttί gli stretti e le gole, e si recarono a Roghi nei pressi de11a fortezza. Questa era va1ida, ma ηοη aveva truppe: ίο credo che se l'avessero attaccata subito l'avrebbero 2515 espugnata al ρήαιο assa1to, perche ηοη c'era dίfesa. Ι Ι1 grande contestabi1e dovette avere un qua1che impedimento: appunto per cio furono ostacolatί nell' attaccare subito e dovettero aspettare i1 mattino del gίoαιo successivo. Le truppe la notte attraversarono i1 :fiume ed i1 mattino attaccarono. Ma ηοη c' era niente da fare. Ι 2520 Piuttosto furono feήtί dei gίovani combattenti. Que11'azione era stata decisa senza ί1 permesso del despota. Essi si erano recati a forzare le porte. 13. - Cade 10 scettro di San Luca e 10 portano dal despota.
Pero ίο ho visto un presagίo impressionante, che venne ad accadere. Ι Roghiati avevano esposto 10 scettro di San 2525 Luca Ι su11a tοπe, nell'alto della fortezza; ma (IΌggettο sacro) cadde da se fuοή, in mezzo alle truppe (assedianti). Queste 10 presero e 10 portarono innanzi al despota, i1 quale 10 venero e quindi 10 restitui (aί Roghiatί). 10 credo che anche i1 Santo, con 2530 que1 prodigio, volle signi:ficare Ι che la fortezza sarebbe stata conqUΊstata. 1 4.
-
(Ι! despota devasta i campi di Arta.)
Quindi i1 signor despota decise di raccogliere le truppe, fanti e cava1ieή. Uscirono dai Ρίanοή di Topoliana e sUΊ campi 2535 raccolsero, disponendole ordinatamente, le schiere. Ι Si recarono
Τ
2518 τό ποτάμι [τών Ρωγών], Delatte 205 a.
Cronαcα dei Tocco
408
έμορφα ωρ{}ωμένα. Ισύναξαν τα φλάμουρα, αγνάδια την "Αρταν, 2535 Ύπηγαν καΙ έτlντωσαν το λέγουν Κατωφόρο. πλησΕον εΙς τον ποταμόν, αμπέλια καΙ χωράφια' ΚαΙ άρχισαν να καταλούν έξάλειψιν μεγάλην. καταλυμον έκάμνασιν, όπου εΙχαν πάντα {}ράσος, ΟΕ νέοι, τα αρχοντόπουλα, είς το μπόριο Γιαγούπης, 2540 έβλεπαν ότι έβγαινεν καΙ τον ΜουρΕκη Μπούα, καΙ έβλεπαν (όμοΕως) έκεί τάχα τού Γιαγούπη. όπου ηλ{}εν είς βοη{}ειαν ΚαΙ σκάζουν από τ-ην χολην πώς να τούς πολεμησουν, καΙ λέγουν τού δεσπότου καΙ στέκουσιν, παρακαλούν " , ι \ C' _ " 1 \ ' ς το μπυριο να πολεμησουν. 2545 να τους αφησrι να υπαν ΚαΙ ό δεσπότης έλέγχετον ατός του να ύπάrι f . 50r να tpyfj να πoλεμησrι. ότι εΙχεν διπλ-ην ορεξιν § 15.
-
πως έκιx (τέβΊJ) δ 8εσπ6 (της) εΙς το έμπ (6ρt) ον της <'Άρτιχς).
να ύπα.ν εΙς το μπόριο ΕΙς τούτο αποκόψασιν να t ανεμοπολεμησουν t, οσοι αγαπούν καΙ ορέγονται 2550 αλλΙως δεν έβόλειεν μέσα εΙς τό μπορΕο. ΚαΙ ούτως έχωρΕστησαν δύο σύνταξες καΙ έβγηκαν' • ς τ-ην αλλην ό δεσπότης. μέγας κοντόσταβλος •ς τ-ην μιάν, με τον ΜουρΕκη Μπούα, ΚαΙ ό Γιαγούπης με •Αρτινούς, έβγηκαν ' ς τό μπορΕο' καβαλλαρέοι καί πεζοί οΕ φράκτες, τα μουρσΕα, 2555 ι'lν έλειπαν τα όσπΕτια, παντέχω να επιάνασιν τούς ήμισους καί πλέον. ΈτρΙμωσαν, έμπάσαν τους ως μέσα εΙς τες πόρτες, το μπόριο το έκαψαν, πλησΙον εΙς το κάστρο. 'Όλους τούς ανασκοώτωσαν, έσέβηκαν απέσω, 2560 άσχημα καΙ <πολυ) στανεο ώσαν ουδέν ή{}έλαν. ΚαΙ μiiλλoν έσκοτώσασιν άξιους στρατιώτες' 2534 ΙΣΎVαξις 2536 κάτω φόqω 2541 όμοlως ipse ScnpSl 2545/46 inter versus repetitum invenimus, eundem expunximus, v. 2544 2545 metrus desideratur in hemist. a1tero 2546 δεσπ. καΙ στέκovσιν κτλ [πάλιν] έλέχετov 2547 [n)ν] οqεξιν § 15 Tit.: folii margines recisae tituli nonnullas subtrahunt litteras 2549 ναάν εμοπολεμήσοvv cf. Prooem. ρ. 1 93 2552 [6] μέγας: ό metrus non recipit 2553 με [τΟΟς] ,Αqτινούς 2557 ος 2559 dνασκούποσαν 2560 πολύ ipse metri causa addidi - στανέο
Cap. ΙΧ, 10- 1 9 : A zioni belliche contro gli Albanesi
409
quindi ad attendarsi di fronte ad Arta, vicino al :fiume Catoforo. Incoιnίnciarono a devastare vigneti e campi coltivatί: compi rono distruzioni e grande sterminio. Ι giovani combattentί, che 2540 avevano sempre audacia, Ι videro che era uscito sul piazzale del mercato Ya'qiib e videro simί1mente che c'era anche Muriki Bua, ί1 quale era accorso ίη aiuto a Ya'qiib. Essi scoppiano dalla bile 2545 e dalla voglίa dί combatterlί e pregano i1 despota Ι dί lasciarlί andare a combattere su1 piazzale de1 mercato. Ι1 despota d' altra parte mostrava di voler essere lUΊ a spingersi in avanti, perche aveva doppio desίdeήο dί combattere. 15.
-
Il
despotα scende sul cαmpo del mercαto di ΑΥΙα.
QUΊndί decisero che su1 campo de1 mercato andassero coloro 2550 che desideravano scendere a singolar tenzone, Ι aΙtήmentί ηοη era possibi1e manovrare su1 campo. Cosi si formarono due schiere, e marciarono: i1 grande contestabile era a capo di una schiera, i1 desposta dell'altra. Ya'qiib con gli Artini e Muriki Bua, 2555 cavaιieή e fanti scesero su1 campo: Ι se ηοη ci fossero state le case, ί recinti e le scappatoie ίο credo che di uomini (gli armati dei Tocco) ne avrebbero preso pίiι della meta. Questi 1ί spinsero e 1ί fecero entrare dentro le porte, qUΊndί bruciarono ί1 mercato, vicino alle mura. Li fecero battere tutti ίη ritirata, 2560 e (glί Artini) entrarono dentro (la cinta muraria) : Ι entrarono ingloriosamente e dietro tale spinta quanta ηοη ne avrebbero
Ρ
2549 Digh Akr Κα' 120 Chron Mor 3303
Κδ' 6 1 : μOllομαχήσovv
=
άνεμοπολεμήσο1JV
410
Cronαcα dei Tocco
όμοΕως έλαβώ{}ησαν καΙ &ΠΟ τού δεσπ6του. ΟΠτως εναι συνήffεια εΙς δλους τους πολέμους, όπου τριμώνει νά σεβfj καΙ όπου κρούει λαβα{νrι. § 16.
-
π ως έστρ&τησοιν τ (ον) π6λε (μον) κοιΙ μLαv �μ (έρoιν) ύπYjyoιν <ε[ς τα.> 'Iω&VVLVΟΙ.
Άπαύτου γάρ έστράφησαν όπΕσω εΙς τές τέντες. Ήμέρες έκαμαν αυτού, έμπροσffεν εΙς την 'Άρταν, άσ6του έκατέλυσαν την χώραν και τά κάστρη. 50" Νά εlπoύμεν την άλήffειαν, πάντοτε ό δεσπ6της άκαρδα έκατέλυε τά άμπέλια της 'Άρτας. 2570 Πάντα ό νους του έσκ6πα το τ'δ<τι> την fffkt έπάρει, ώσάν εΙς έδικά του. καΙ πάντοτε έπ6νειν του τά άμπέλια τά πλέα ' ΚαΙ δι' αυτό έγλύτωσαν τά πλέα τά γεννήματα. άλλ' δμως έκατέλυσαν 2565
f.
§ 17. - <Το πως έσuνΤ&Χ&'Y)σoιν τα φoυσσ�τoι.> τά δλα τά φουσσατα ' ΚαΙ οΠτω έσυντάχ{}ησαν έντάμα οΕ άφέντες 2575 καΙ ύπηγαν εΙς τά •Ιωάννινα δλοι νά σοδιάσουν. καΙ &παυτού έσκ6ρπισαν ΕΙς την Ρινιάσαν έστειλεν τον μέγαν κοντοστάβλον γψιδες νά έπάρουν, νά την όρffώσουσι καλά, σάν ήσαν μα{}ημένοι. μη κάμουν πάλε οΕ τοπικοί § 1 8. - < πως έσυμβουλεό&1)σοιν να. 8ώσοuv το Δεσπoτ�τoν του ιΧνι ψLΟU Aeov&p80U.) 2580
ΚαΙ άφού την έδυνάμωσαν καΙ γψιδες ηπηραν ' '.t:)." " σαν και" τινος να" το δωσουν. ' βουλευν ' κα1 τ6τε εσυμ ΚαΙ εΙχαν <δέ> άνιψιον κάτω έκ την ΦραγκΕαν, έκεί έκ την 'Ανάπολην μέσα έκ το ρηγατο. Παιδάκιν τόν ηφέρασιν 'ς τό σπΕτι τού δεσπ6του, 2563 ο{Jτω 2564 τ(μμΏVΗ - κρούη Tit. § 16: Margo secta folii 2567 άσώτου sic, cf. 3273 has solutionem et integrationes exegit κάστροι 2570 τό τήν θελει 2578 νά τήν: κατήν 2579 πάλαι - όσάν 2580 vniifJαν 2582 δέ per metrum scripsi. - Φραγγε(αν 2584 παιδάκιν: καιδάκην
Cap. [Χ, 1 0- 1 9 : Azioni belliche contro gli Albanesi
411
vo1uta (subire) . Ma soprattutto (degli uomini dello Spata) furono uccisi dei degni combattenti; come d'a1tra parte furono feriti anche degli uomini de1 duca. Questa e de1 resto 1a 1egge di tutte 1e battaglie : chi attacca entri e chi percuote se 1e prenda. 16.
-
Le truppe del despota - dopo Ιa battaglia Gianina in una giornata di marcia.
si recano α
2565
Ι Dopo di cio tornarono alle tende. Rimasero U davanti ad Arta per dei giorni, :fino a che ηοη stermίnarono 1a regione e ί forti. Per dire i1 vero, ί1 despota dispose sempre a malincuore 1a 2570 distruzione deί VΊgneti di Arta. Ι La sua mente mirava sempre alla conquista di Arta e (di que1le distruzioni) ne sοffήva come se si trattasse di una cosa ΡrΟΡήa. Appunto per cio egli salva guardo 1a maggior parte dei VΊgneti, lίmitandosi tuttaVΊa a distruggere 1a maggior parte deί prodotti. 17. -
2570
Quindi furono ήunite tutte 1e truppe Ι e ί sίgnοή andarono assieme a Gianίna e di qui tutti si diVΊsero per fare proVVΊste. 11 despota mando i1 grande contestabi1e a Riniasa per rassettar1a per bene e prendere degli ostaggi in modo che 1a gente de1 1uogo ηοη facesse di nuovo come a1 suo solito. 18. -
2580
Ι Dopo che consolίdarono 1a fortezza e presero gli ostaggi (ί1 despota e ί1 grande contestabi1e) tennero consiglio per stabilire a chi dare (ίη eredita ί1 Despotato). 11 despota (e 1a despotissa) ave vano un nίpote giiι., ίη Ita1ia, ne1 regno di Napoli. Da bambino
Τ
2581/5 Laon Cha1c ΙΙ 15 11; perperam § 18 Hist Mus 294 327. Cha1c disiungit τόν Λεονάαδον παίδα a Carolo τψ dδελφwψ 1 5 18-1.'
412 2585
Cronαcα dei Tocco
καΙ άναθράφηκεν αυτού, έγΙνην παλληκάρι. Τέως πολλα καλούτζικος, ξανθόγενος ύπηρχεν, Ιμορφος καβαλλικευτής, άπόκοτος, ώς πρέπει, " ", και, τακτικος και εντιμος εΙς πάσαν τήν δουλεΙαν. Λεονάρδον τόν έλέγασιν, τό έπΙκλην του δέ Τόκκο. § 19.
-
<Τό πως ό 8εσπ6της Ι8ωκεν την ΡLνL&σ�ν τοίί �δτ�8έλφoιι τοίί ΤζL�οόση.)
'"Ανθρωπος καλοθεώρητος, καλόγνωμος εΙς πάντας, αυτάδελφος ηύρΙσχετον έκεΙνου τού Τζιαούση, τότε δ Ζενεβέσης. όπου ήκουσες ότι επιασεν Αυτόν έδιωρθώσασιν να βάλουν 'ς τήν Ρινιάσαν ' ίδιον έδικόν του. εΙς άφεντιάν του τό [δωκαν, 2595 ΚαΙ άφότου τόν έβάλασιν καΙ έκατέστησάν τον, καΙ έστερέωσάν τον. καΙ έδυνάμωσαν καλα
2590
f. 5 1 r
§ 20.
-
π ως �γuν�(ΚLσε τόν Λεον&ρ80ν με της Nερ&τ�ς την .&ΙΙΎ�τέρ�ν.
"Άκουσε πάλε τΙ καλόν έποΙησεν δ δεσπότης ' φιλανθρωπΙαν θαυμαστήν, καλογνωμΙαν μεγάλην δόξαν παρα άνθρώποις. καΙ εύλογΙαν έκ Θεού, 2600 Καθως δρΙζει δ Χριστός έν τοίς ΕύαγγελΙοις, τούς έχθρούς (1) καΙ τούς κακοποιοϋντας, άγαπOύΜΕV καΙ αυθέντης δ δεσπότης. οf}τως <λοιπόν) τό έποίησεν έκεΙνην την Νεράταν "Ως εΙδεν πως έξώρισαν ,ς τούς Κορυφούς έδιέβη, καΙ μέ την θυγατέραν της καΙ έλυπή{}ηκΈV την. 2605 πολλα τήν έσπλαχνΙσ{}ηκεν και να έλθfj εΙς αύτον, Έμήνησέν την να στραφfj γυναίκα Λεονάρδου να έπάρrι θυγατέραν της μετ' αύτην 'ς την Ρινιάσαν. καΙ να ήστήκεται έκεί μεγάλως τό έχάρην, 'Εκείνη τό άπεδέχ{}ηκεν, εΙς τόν δεσπότην ήλθε. 2610 και έστράφην έκ τούς Κορυφούς, lντιμα, καθως πρέπει. ΕΙς τα Γιάννινα έσώ{}ηκεν 2586 ύπήρχων 2592 ζειιεμπΕσης 2594 τό Ιδunι: κάστρον subaudias 2597 πάλαι - τΙ 2604 της: 2602 λοιπόν ipse scripsi 2595 άφoVτo 2605 έσπλαΧV. 2607 έπάρΤ/ [η}ν] f1vγ. : 2610 έκ: εΙς τις - κορΙφOVς
(1) Mat. 5, 44
-
Luc 6, 27.35.
Cap. ΙΧ, 20-23: Carlo ΙΙ sposa Ια .figlia di Muriki Spata 2585
413
egli era stato condotto ίη casa del despota: Ι ίυ allevato 11 e dίvenne giovane. Gia. era molto bello e biondo, buon cavaliere, intrepido e nello stesso tempo saggio e stimato ίη ognί circostanza : Si chia mava Leonardo Tocco. 19.
-
<1l despota da Riniasa α! fratello di Ziaussi.>
Ι C'era υη uomo dί bello aspetto e onesto quant'a1trί maί. CostUΊ era fratell0 dί quel Ziai:ιssi dί cUΊ haί udίto che ίυ preso prigioniero dallo Zenevesi. (11 despota e i1 contestabile) decisero dί mandarl0 a Rinίasa, dί 2595 dargliela come sua signorίa personale. Ι Ε dopo che 10 mandarono e 10 insedίarono, gli dίedero anche modo dί consolidarsi e dί rafforzarsi. 2590
20.
-
Leonardo viene sposato alΙα figlia di Νerata.
Ascolta ora qua1e bene fece i1 despota. La sua umanita. ίυ mirabi1e, grande la bonta.; la benedίzione gli veniva da Dio e la 2600 gloria dagli uomini. Ι Secondo l'ordίne che Cristo da. negli Evangeli, dί amare ί nemici e coloro che ci fanno male, cosl fece ίΙ signore despota. Questi, visto che (gli Μinί) bandίrono Nerata e che essa 2605 con la figlia si era ridotta a Corfiι., Ι ebbe molta pieta. e la compianse. Le fece sapere dί tornare indίetro e dί andare da lUΊ, dί dare la figlia ίη moglie a Leonardo e di prendere con lei residenza a Rinίasa. Essa accetto la proposta, se ne rallegro molto e, Ι tornata da Corfiι., 2610 venne dal despota. Entro a Giannίna con ί dovuti onori.
Τ
2587 « Splendidissimum juvenem. Karolum, praeclarae Neapolitanae domus Tocchi generosissimam prolem. Kretschmer, Portolane 504 Cyriacus Anconitanus in Buchon NR 320 n. 2 2588/9 de largi tionibus Leonardi ΙΙΙ Act Dipl. ν νι 5 70-71 2604 Delatte 28 11 205 28
Ρ
2589 Chron Mor 1468 Phlor Platz 305
2609 Chron Mor 873 Belth Chrys 1319
414
Cronαcα dei Tocco
§ 21
•
-
, ' , 'β "f) "f)• Νεριχτιχ Π ως ' εσε εLς τιχ" ΙωIΧVVLVIΧ.
άτός του ό δεσπότης, 'Εξέβην εΙς άπάντησιν τιμητικά, ώς Ιπρεπε, καΙ έπροπάντησέν την. f. 5 1 v Τιμην της Ικαμεν πολλήν, εΙς τον γουλαν άνέβη · 2615 καΙ πάλιν ή βασΙλισσα Ιντιμα την έδέχ{}ην · διπλην τιμην της Ικαμεν, πλέον παρά τό πρέπος. ΟΕ Γιαννινιώται έχαΙρονταν δλοι, δπού την εΙδαν 'ς τά χέρια τού δεσπότου, πως 1}λDεν καΙ έκατάντησεν δπού ό νούς της ήλπιζεν τά Γιάννινα νά έπάρrι. 2620 Ό δοξασμένος ό Θεός πώς φέρει τά πράγματα άνόλπιστα καΙ -Οαυμαστά! ΤΙς νά τό ένlJvμείτον, οτι ποτέ του νά έλDfj τού Σπάτα ή γυναίκα, εΙς τά Γιάννινα νά σεβfj οΠτως καDως έσέβη; ΚαΙ Εδές την άγαDότητα, την γνώμην τού δεσπότου · παρά της άδελφης του. 2625 πλέαν τιμην της εκαμεν ΚαΙ ό Θεός τόν Πψωσεν άπ' αύτην του την γνώμην · οτι Ικαμέν τα καΙ άλλού δμοια δ δεσπότης, όπού όκνώ καταλεπτώς δλα νά σέ τά γράφω. § 22.
-
"ΕτεΡ"f) έξ�ίfJ σLς πlχρ6μΟL"f).
ΚαΙ νά σέ εΙΠώ παρόμοιον άλλον όπού έγΙνην. εφVγαν εΙς τόν Σπάταν, Τού Σγούρου Μπούα τά παιδιά άφότου τούς ήπήρασιν την άφεντΙαν, τά κάστρη, τάχατε ώς <πρός> έδικόν, μη νά τούς έλεήσrι. ΚαΙ έκείνος τούς άπέδιωξεν άπό τόν έμαυτόν του. ΚαΙ ό δεσπότης τό εμαDεν καΙ Ιπεψεν δι' αύτους, � 2635 �ς το" σπιτιν του τα, ,e( "φερε · ,. ειχεν τα ως παιδ ια' του. την lJvyaTfeav του [δωκεν γυναίκα τού υωύ του f. 52r τού πρώτου, τού Έρκούλιου, όπού σού άφηγή{}ην, καΙ εκαμέν την καΙ κυράν • ς τόν τόπον τού πατρός της. •Ιδές πόσην προαΙρεσιν, φιλανDρωπ{αν ε Ιχεν · 2640 οΕ έδικοΙ τούς έδΙωχναν καΙ αυτός τούς συμμαζώνει. ΚαΙ ό Θεός τούς Ιπεμψεν • ς τά χέρια τού δεσπότη. 2630
2616 παρα : περΙ 2621 της 2622 τού: της 2625 τοίς dδελ'ς 2627 dλoϋ δμι δ 2630 παιδΙα 2631 vπήρασιv § 22 παρ6μιοι 2632 πρός ipse addidi 2637 dφηγήDε 2640 έδίόγχανv.
Cap .
21 .
-
ΙΧ, 20-23 :
Carlo
ΙΙ
sposα Ια figlia
di M1�1'i"i
Spa,t.a
415
Nerata Entra in Gianina.
11 de::,-pota in persona a.ndb incontro
e
1a rice....ette onoreyol
meπte come convem\a.. Le tnDutb gra.nde onore e sa11 «'on leιΊ 2515 a1 caste11o . Ι Qui
1a V2SjJjssa 1a ricevette a.ncora con riguardo, Cosl
che 1e fecero duplici oηoή� piu di quanto le era doyuto. Tutti ί Gian1n;oti gioirono qua.ndo videro che essa si era ridotta nel1e
mani de1 despota : lei che (un giorno) in cuor suo a,�eya sperat.o 2620 di impossessa.rsi
di
Gianina..
1 In qua1 maniera insperata e mirabi1e
vo1ge gli eveπti il glorioso Iddio � Chi maί ayrebbe pensato che υη
giorn.o 1a moglie de110 Spata sarebbe yenuta da lUΊ ed entrata a
Gianina.
cosi come e 2.VVeIUlto?
Ε tu considera 1a bont1ι e l'a.nlmo de1 d espota. Ι Egli rese
2625
a lei
onore maggiore
a
que110 doyuto a una sua s.orel1a. Ε
Iddίo 10 esa1tD per questa sua magnanίmit1ι: perche i1 despota 11 e a1trove compi azίonί simί1i, che mi a.stengo da1 narrare
m1nutamente.
22. 2630
-
Altra analoga narrazione.
Ed ecco un a1tro fatto ana1ogo. Ι Ι figli di Sguros Bua, dσΡΟ che
a loro eran.o stati tolti
1a signoria
e
ί ca.ste11ί,
5ί era.no
rifup�ti
subito presso 10 Spata, come 10ΙΟ (pa.reπte) , ne11a. spera.n.z.a che egli
2635
ayesse pίeta dί 10ro. Ma
egli li scacciD da. se. 11
despota, saput.o ('ίο,
mandD a clriamarli, / li condu.sse a. ca...ςa . sua e 1i tratto come 1lgli. Come ho raccontato
diede 1a figlia.
di Sguros Bua ίη moglie .a1 $ΌΟ
pa �pI'M tennto a1 padre dί 1ei. OsserYa., dunque l'υma.nίt1ι e 1a bont.a de1 despota: / ί 10ΤΟ congiunti 1i a,e,a.no scacciati e 1UΊ 1i ra��lie\a.. Ε Ώίο li ridusse in mano de1 despota. figlio primogenito, Erco1e, e 1a fece 5ignora ne1 territ.orio ,
2640
416
Cronαcα dei Tocco
§ 23.
2645
-
(·0 Ύ&μος εlς τcX πocλιXτ�oc OCπ&νοΙ) των Γ�ocννΙνων.>
Τέως lδιωρfJώσασιν ' lποίησεν τον γάμον μέσα εΙς τα Γιά'Ρ'μινα, εΙς τα παλάτια άπάνου, με δ6ξαν καΙ με παρρησιαν ατ6ς του ό δεσπ6της, &σπερ να ήτον αδελφοί γνήσιοι τού δεσπ6του. • ς την Ρινιάσαν ύπασιν ΚαΙ άπαυτου τους ώρfJωσεν , ) ' " , με τον γαβρον ' και αναπαυονταν εκε ι ' ενταμα " καΙ σύνορον lχώρισεν τού κάστρου καΙ lδώσεν τα σύμφερα όμοίως. να Ιχουσιν τα δίκαια, § 24.
-
(πως έβοuλεό&'Yjκεν ό 80όκocς ό 8εσπ6της vcX eGpn τρόπον vcX β&λ'Ώ εlς χέρ�ν τοΙ) τόν Γ�OCΎOόΠ1Jν.>
ΚαΙ αφου τους lδιώρ-θωσεν καΙ lκατάστησέν τους, καΙ ό σκοπος όμοίως ό νους του αλος lπεσεν , . , ' με' τί επι ' δεξιωσυνη, ' > πρα-ξιν και ορμην, μέ τι' (γαρ •ς lκείνον τον Γιαγούπην, να κάμrι τρ6πον τίποτε ώς πλάνον το γεράκι ' να τον πλανέσrι πούπετε, 2655 dp τύχrι καΙ το ριζικον 'ς τα χέρια του να έμπλάσrι να τού την ανησπάσrι ' καΙ εδχολα την αφεντιαν ατι ηβλεπεν τον ανDρωπoν, αδ6κιμα σεβαίνει απρακτα να τριμώνrι. εΙς ι3μπλοκές, εΙς οχλησες f. 52v Ωσαν τυφλος lσέβαινεν εΙς απασαν δουλείαν ' άλή-θεια ανδρειωμένος, 2660 ήτον ι3λίγο άλαφρ6ς, άπό τους αδελφούς του. άπ6κοτος καλύτερα αφέντης ό δεσπ6της Έξ αvτο lλπίζει καΙ -θαρρεί να lμπλάσrι έγλήγορα, • ς τα δίκτυα να τον βάλrι. δ νους του τού δεσπ6του Kαl στέκεται πάντα ό σκοπ6ς, πώς να τον κυνηγήσrι 2665 εΙς την bfJύμησιν αύτήν, καΙ να τον βάλrι πούπετε εΙς τ6πον έπιδέξιον, , .),.' ζωην ' του ευχο αν τυΧΏ, να, την παρrι. ., λα, που- και' Τψ .2! ' . 2650
•
2644 δόξιw 2645 Υνήσια 2648 έχόρισεv 2649 Post versum Α. antea exaravit deinde delevit verba έτΙ πράξιν καΙ όρμην μετΙ πεδεξιοσυνη, cfr. Υ. 2652. § 24 Titu1um recentior addidit manus, quo, cum ipse aptus videatur, 2652 γάρ metri causa inserui - μη τΙ έπιδ 2654 πλα libenter utimur 2655 έπλάσει 2657 ήβλεπέν των - σεβένη 2665 τόν: την νέσει 2667 όπου - έπάρτι
Cαp. [Χι 20-23: Cαrlo ΙΙ sposα Ια ftgliα di Muriki Spαtα
23.
2645
-
417
<ΝΟΖΖε nel ραΙαΖΖΟ despotαle di Giαni1tα. )
Ε cosi stabilίrono. Celebro le nozze ίη Gianina, a1 palazzo, con fasto e liberalita 10 stesso despota, f come se fossero suoi frate11i legittimi. Di II eglί 1ί destino a Riniasa, dove presero domi cilio assieme a110 sposo; assegno 10ro una parte de1 castel10 e dispose che essi avessero quanto era giusto e conveniente. 24.
-
Dopo aver provveduto a sistemarlί (i1 :figlίo e la nuora), tutta la sua mente ίη uno col proposito miro a escogitare quale fosse l'azione improvvisa e ingegnosa che desse i1 modo, come all'astuto falco, 2655 di far cadere Ya'qub ίη un trane110. Se la sorte 10 avesse ήdοttο ne11e sue mani egli glί avrebbe anche faci1mente tolto la sίgnοήa. (Il despota) osservava che (Ya'qub) era un tipo che si lanciava av ventatamente nel1e zu:ffe e ne11e mischie per tentare cose impossibili. 2660 Ciecamente egli entrava ίη ogni impresa. / Era un ρο' sventato, ma ίη veήta era valoroso e intrepido ancor piu. dei SUOi frate11i. ΡrΟΡήο per cio ίΙ signor despota spera ed ha :fiducia di averlo presto nel1e sue mani e farlo cadere ne11a rete. Ε quindi l'attenzione e la 2665 mente del despota Si so:ffermano sempre f a escogitare come cat turarlo e indurl0 caso mai ίη un luogo adatto dove togliergli even tualmente e con facilita anche la vita. 2650
27
ΚΕΦ.
11
Πώς έπΙα.σεν tbv l'�α.ϊoόπην κ.α.� ήπήρεν κ.α.� ti)v .,Aptuv α.Ο,'}-Sνtης ό δsσπόtης. § 1.
-
<πως ό ΓL<Χγοuπης ιΧπ6.&ν'Υ/σκε ώστε να: Π&Ρ'Ώ τα: Βομπλιιχν&.)
ΚαΙ ακουσε πραγμα φοβερον καΙ ξένον ' νά (}αυμάσrις το τί <δέ) πραξιν έκαμεν καΙ πλάνον ό δεσπ6της, καΙ έν{}ύμησιν ό νους του, 2670 καΙ τί <δέ) εγρε δοκιμήν καΙ όρ{}ωμα το ώρ{}ωσε ' καΙ νά άπOρήσrι ό νους σου το πώς έπιτηδεύτηκε 'ς το δΙκτυ νά τον βάλrι. ·Ωσαν ' σεβαινειν Ι " το δικτυν, Ι πλέκεται εις ο• λαγος, ο{5τως τον έπερlπλεξαν έκείνον τον Γιαγούπην, 2675 καΙ έπεσεν εΙς τά χέρια του ' ήπηρεν τήν ζωήν του. <ΚαΙ) ακο νά σέ το εΙΠώ λεπτά νά το ακoύσrις. <'Ήδη) έσυ ηκουσες καλά - οπΙσω σε το γράφω το πώς εΙχεν τά Βομπλιανά μαχαΙριν της ή 'Άρτα ' τά ε Ιχεν ό Γιαγούπης ώσάν καρφΙ εΙς τήν καρδιάν 2680 καΙ έμάχετον, άπ6{}νησκε ιίSστε νά τά έπάρrι, 'ς τήν 'Άρταν δέν όρΙζω, <καΙ) έλεγεν « ΧωρΙς αύτά f. 53r έάν ούδέν τά έπάρω ». ούδέ αφεντεύω την ποσώς ΚαΙ έσπάραζε ή καρδΙα του όπου τά έν{}vματoν. Και ό δεσπ6της βλέποντας τήν όριξΙν του τ6σην, 2685 έσέβην έκατώρ{}ωσεν, κα{}ώς (}έλεις ακούσει. ι
§ 2.
-
<Ό ΚιχψοκΙΧβ&8'Υ/ς, ό έΠL8έξtος &ρχων των ΒομπλLιχνων.)
'Εκ τά Βομπλιανά ε Ιχε αeχoνταν αφέντης ό δεσπότης ' Καψοκαβάδης ηκουεν, Μιχαηλ το όνομά του, έκείνον δπου έβαλε τ6τε αντα τά ήπήρεν νά lναι έκεί νά μάχεται 'ς το σύνορον τήν 'Άρταν. 2669-2670 δέ: hac particula hemistichium. complevim.us 2671 νούσov 2676 καΙ addidimus et hemistichii lacunam explevim.us 2677 ήδη anteΡοsώ ad metrum complendum. - όπίσω cf. vv. 204 1-3 2274-5 2684 βλέπovτες 2679 Καr}δίαν τα 2681 καΙ ipse praemisi 2683 έσπάQαζεν 2686 ήχεν 2688 dvτa τα υπήρεν
\
'--� -
CAP. Χ 11 signor despota cattura Ya'qub e s'impossessa anche di Arta.
1.
-
Ya'qub desiderava ad ogni costo conquistare Vobliana. Ed
2670
2675
2680
2685
ora asc01ta 1'impresa meravigliosa e straοrdinaήa e ammira quale azione e tranel10 opero i1 despota, quale accorto espediente seppe trovare 1a sua mente / e quale impresa seppe condurre a termine. La tua mente stupira nel1'apprendere i1 modo escogitato per indurre (Va'qu.b) nel1a rete. Come 1a 1epre entra e s'impiglia nel1a rete, cosi Ya'qub fini attorcigliato / nel1a trama de1 tranello. Egli cadde nel1e mani de1 despota e fu ucciso. Ora te 10 racconto dettagliatamente e tu asc01tami. Come ben sai - questo te 1'ho gia scritto ρήma - Vobliana rappresentava un c01tello a1 :fianco di Arta. Va'qub 1'aveva come una spina ne1 cuore: egli 10ttava e mοήva da1 desίdeήο di conquistar1a. Egli diceva: « Senza di essa ίο ηοη govemo Arta; :finche ηοη me ne impossesso ίο Arta ηοη 1a domino ». Ε i1 suo cuore, al s010 pensiero, si agitava. Ora ί1 despota vedendo questa sua bramosia decise di agίre come udirai. 2.
-
Capsocavadis, l'abile capo di Vobliana.
Di Vobliana ί1 signor despota aveva un comandante : si chia mava Miche1e Capsocavadis e, allorche si era impossessato del1a fortezza, i1 despota stesso 10 aveva messo II ρer combattere Arta ne1 suo con:fine.
Ρ
2671 Digh Akr Κδ' 4 1 8
1mb Ma.rg 56 264 .
2679 cf. 2 1 0 1 2275
420
Cronαcα dei Tocco
2690 "Ήτ()'ΙJ
2695
γoVΝ δόκιμος πολλά, πιτήδειος τό πλέον, εΙς πασαν τήν δουλεΙαν. επιδέξιος καΙ πονηρός Μετ' avTov εδιώρfJωσεν αύfJέντης ό δεσπότης τον κάλλιον του κάστρο, να εύρουν εκ τούς γέροντες ανfJρωπον επιτήδειον να ήξεύΡrJ να συντύΧrJ τους λόγους, τήν όρμήνειαν, όπού τό fJέλουν βάλει, είς τόν Γιαγούπη νά VΠ{j., νά του τα άπOσώσn. § 3.
2700
-
(" Η έντoλ� τοί) κoντoστιfβλoI.) των Βομπλtανων.)
ΚαΙ ούτως τόν ηύρήκασι τίτοιον ο Ιον ή{}έλαν ' όπου να lXrJ πίστευσιν εΙς avTov ό Γιαγούπης, όπου εΖχεν καΙ τούς καστρινούς τούς πλέους συγγενείς του, καΙ πονηρόν καΙ δήμιον, όμοιον του μα{}ητου του δόλιου, όπου επούλησεν τόν ά6ρατον Δεσπότην, Άφέντην τών άπάντων (1) οΙ εδικοί του μέσα. τήν νύκτα νά τόν βάλουσιν -
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
f. 53v
« �O πύργος μένει μοναχός, μόνε με κάτι Φράγκους · βοή{}ειαν ποfJέν (τινα) δεν έχει να του σέβrι, fJέλει σε προσκυνήσει » . καΙ εύχολα, καλούτζικα Ούτως τόν εδιώρfJωσαν τον ανfJρωπον εκείνον. Ύπηγεν άποσώ{}ηκεν τήν νύκταν 'ς τον Γιαγούπην. • ς τών Βομπλιανών το κάστρο. "Ήτον γαρ καΙ κοντόσταβλος
§ 4. 2110
2715
-
(πως δ ΓtOCΥοόmις έπΙστεψεν Tdc λ6Υtoc τοί) κοντοστιfβλοu).
ΚQυφά άνέβη εΙς τόν γουλαν καΙ εσύντυχεν μετ' aVTOV καΙ ό.ρξετ()'ΙJ να του λαλfj ώς ήτον ωρfJωμένος · πολλά σε άγαπουμεν « Νά ήξεύΡrJ ή άφεντία σου, καΙ έπονέσαμεν διά σε όλοι οΙ Βομπλιανίται, διότι μας άφέντευαν πάντοτε οΙ γονοί σου, δουλοι του άδελφου σου καΙ είμεfJεν καΙ εξ dρχης καί άχώeιστοι κατά παντός άπό την :JιΆeταν μέσα · 2693 κάστρω 2695 [καΙ] τφ. deμηvιαv 2700-2701 versus metro inobsequentes, sed sic, si vis, construendum: « καΙ πονηρόν καΙ δήμιον δμοιον τού δολlov που έπoύλησeν άόρατον Δεσπότην τιQv &πάντων 2702/3 suspicor auctorem transcribentem nunnullos versus neglegenter praetermisisse. σεβή 2703 Φράγγους 2704 τινα apposui metri necessitate coactus 2706 ούτος Α latere verborum τόν lί.v{}ρωπoν έκείνον quidam scripsit c τόν Παπαδόπουλον t 2708 τόν βομπλιανόν 2710 l1eξαι του -
-
(1 ) Matth. 26 14"16' 27 a; Luc. 22 a-e, 47"48; Ioh. 1 8 .-e
Cap. Χ, 1-11: Cattu1'a e uccisione di Ya'qiιb 2690
2695
421
Ι Costui era molto stimato, abίlίssimo, scaltro e astuto ίη ogni impresa. Con lui i1 signor despota stabill di prendere i1 mig1iore deg1i anziani del casteUo, un uomo che fosse capace di saper agire secondo le circostanze Ι e di sapere usare la parola e ί1 consig1io secondo le esigenze. Costui si sarebbe dovuto recare da YaCqiib, e compiere da lui la missione (che g1i sarebbe stata affidata). 3.
-
La missione del contestabile di Vobliana.
Ε cosi trovarono proprio i1 tipo che volevano: che godesse deUa :fiducia di YaCqiib e avesse fra ί casteUanί (di Arta) i1 maggior numero di parenti, ί quali di notte 10 facessero entrare dentro la 2700 fortezza. Ι Costui era persona malvagia, un boia simi1e a1 discepol0 del diavolo che vendette l'invisibile Signore di tutte le cose. (Egli avrebbe detto a Ya'qub) : « La tοπe e pressoche deserta; c' e solo qualche Latί:μο; di truppe di aiuto che debbano entrare da qua1che 2705 parte ηοη ce ne sono Ι e quindi facilmente e comodamente essa ti si assoggettera Ι). Cosi prepararono e spedirono quell'uomo. Di notte, dunque, eg1i si mosse per andare da Ya'qiib. Del1a fortezza di Vob1iana eg1i era pure i1 contestabi1e. 4.
2710
Ρ
-
Ya'qub crede alla parola del contestabile.
Costui sall nascostamente nella fortezza (di Arta) e s'incontro con lui (YaCqiib), Ι e incomincio a parlarg1i secondo le istruzionί ήcevute. « Sappia la tua sίgnοήa che ηοί ti amiamo molto, e ί Voblianesi tutti hanno so:fferto (di avervi perduti) dato che a domi narci sono stati sempre que11i del1a tua stirpe, e precedentemente
2691 Chron Mor 37 12.
Cronaca dei Tocco
422
καΙ ο,Μεν βολεί να είμε{)ε χώρια από την "Αρταν ' καΙ πάλιν έβαρέ{}ημεν καΙ τό κακον τού Φράγκου, καΙ {)έλομεν να γένωμεν δούλοι της α'ύ{)εντιας σου ». ΚαΙ άλλα πολλα έλάλησεν. Παραγγελμένος ήτον κακον δια τόν δεσπότην, 2720 απο δσον δύναται να εlπfj δια να 1Jaeeia17 εΙς αύτον πάλε ό Γιαγούπης. •Ιδέ τον τόν έπ{βουλον, τον δμοισν τού •Ιούδα, να παραδώσ17 αφέντη. το τ' λόγους έλάλησεν Ο Γιαγούπης χαlρεται, αγάλλεται ή ψυχή του ' 2725 τόν άν1Jρωπoν έγνώριζεν, τους έδικούς του δλους ' κα{)άρια τό έπlστεψεν ωσπερ να ήτον μέσα. ΚαΙ Ιδέ τόν &{)λιώτατον τήν α Τρεσιν τήν εΙχεν. " , ,, , τ ? ' ε'βουλευ''-<1 f. 54" απο τους αρχοντες του, Λανειν ιι'ηκεν δεν όπου εΙχεν τίτοιους άρχοντες άπέσω είς τό κάστρο, 2730 δλους από τό αίμα του, τέλειους έδικούς του, 8λοι πολλα &νδρειωμένοι. άπό τό γένος των Σπατα{ων, 'Επ{στευσεν τους λόγους του, έκε{νου τού &ν{)ρώπου, καΙ <δλως) έλπ{ζει καΙ {)αρρεί δτι εΙναι έδικο{ του. Κα{}ως ήκουσεν τα λόγια ωμοιαζεν ή δοvλεlα • Εσέβηκεν απέσω. 2735 καΙ έφαlνετόν του &λη{)ινά. ΚαΙ Ιδέ τον δτι <'2ν δεν ήτον τού Θεού τ' δτι άν1Jρωπoν έπ{στεψεν εΙς tt , " "' ./1 J. ωραν, ' εκατωρ'ιιωσεν ' δουλειαν. τοσον την εμορφα την [τ"ν ΚαΙ απαυτού έστήσασιν τέρμενον καΙ ήμέραν να μάσ17 το φουσσατο του αφέντης ό Γιαγούπης, 2740 καΙ να ύπq. διανυκτού πλησ{ον εΙς τήν .,Αρταν καΙ ώς &.φορμήν να κvνηγq. · καΙ τότε να ύπηγεν καΙ να lpyfj ό άν{}ρωπος μετ' α:γτον να συντύΧ17, καΙ να ορ{}ώσ17ν την δουλειαν πώς να τον βάλ17 μέσα. �
,
§ 5. 2745
-
<πως δ 8εσπ6της έ8Lώρ.&ωσεν να. μOCση τα. φοuσσατOt.)
•Εστράφην ό κοντόσταβλος και ύπηγεν εΙς τό κάστρο ' καΙ ηπηρε τον ή κεφαλή, αύτος ό Καψοκαβάδης.
2717 κακών 2718 αύf)εντία σου 2719 recentior manus in margine ό παπαδόπουλος repetiit 2721 πάλαι 2723 παeαδώσει 2724 Γιαγ . [δ άτυχος) χαίρ. 2728 [ότι] κανεΙν δεν 2731 τον σπατ 2732 [dμη] per metrum exemi έπ[στευσεν: έπο[ησεν - έκεινου 2733 όλως ipse addidi 2736 nota evolvenda potius quam versus videtur 2738 τέρμεvov sic, τέρμovα in vv. 1 142 275 1 2740 διανυκτου cf. v. 545 2742 σvvτυχει 2743 δovλίαν 2745 ύπήρε hemist. alterum syllaba abundat: nomen parum metro aptatur. -
-
Cap. Χ, 1-1 1 : Cattura e uccisione di Ya'qub
423
siamo stati sudditί di tuo frate110 /, assolutamente indivisi da Arta. Ora ηοη si puo ήmanere separatί da Arta stessa; per giunta siamo stati c01pitί da1 ma1e (de11a presenza) de1 signore latίno, men tre ηοί vogliamo essere sudditi de11a tua sίgnοήa». Ε par10 di m01te 2720 a1tre cose: de1 resto egli era autoΉZzato / a dire de1 despota tutto i1 ma1e possibi1e, ίη modo che Ya'qub credesse e avesse fiducia ίη 1ui. Ma guarda i1 traditore, simi1e · a Giuda, che discorsi andava facendo allo scopo di tradire un signore ! Ya'qub, disgraziato, si 27'15 ra1legra e la sua anima gioisce : / egli del resto conosceva l'uomo e conosceva anche tutti ί suoi. Quindi ci credette ίη pieno, come se egli stesso fosse stato dentro (Vobliana) . Οτ guarda 1'infelίce che decisione viene a prendere. Egli ηοη si consiglio con nessuno dei suoi uomini: mentre che dentro 1a fortezza egli aveva gente di 2730 fiducia, Ι tutti de1 suo sangue, tota1mente devoti a 1ui. Costoro erano della famiglia degli Spata, tutti m01to va10rosi. Ma egli prende per buone 1e par01e di quell'uomo, e spera ed ha fiducia che esse siano sincere. La situazione gli sembrava cosi come 1'aveva 2735 sentita descήvere, / e 1e par01e udite gli sembravano comspondenti a11a veήta. Quindi vi ci si mise dentro. Considera, ora, se ηοη era v010nta di Dio che (Ya'qub) do vesse credere subito a que11'uomo di cui 1'impresa doveva ήuscίre tanto bene. Ε quindi stabi1irono i1 giorno preciso ίη cui Ya'qub 2740 avrebbe racc01to 1a sua truppa, / come se di notte dovesse andare nei dintorni di Arta per una battuta di caccia; e allora l'uomo (i1 Papadopu1os) sarebbe uscito per incontrar10 e stabi1ire i1 modo come far10 entrare (a Vobliana) . 2715
5. 2745
Ρ
-
Il despota ordina di riunire Ιε truppe.
Ι1 contestabi1e (Papadopu1os) torno a1 castello / e 10 ήcevette i1 capo: 10 stesso Capsocavadis. Essi quindi, nascostamente e con accortezza si recarono da1 despota e gli rifeήrοnο che 1a faccenda
2738 Chron Mor 3322.
Cronαcα dei Τocco
424
κρυφα καΙ έπιδέξια, 'ς τόν δεσπότην έδιάβησαν, πώς ώρf}ωσεν να γένrι. καΙ εlπεν του τό κάμωμαν ΕΙς αύτο έδιώρf}ωσεν άφέντης ό δεσπότης f. 54" να μάσrι τα φουσσατα του · ατός του νά ύπηγαίνn, 2750 έκεί σιμα να καρτερfί, πλησίον εΙς το κάστρο, ' ' !! "1.q"., ο· ΙΊιαγουπης. , Την � συμφωνιαν, υταν BAv:1 • ς τα' τέρμονα, εις § 6.
-
<πως �πρεπε να πλ'ηρω&Ίj � 80uλε(ιχ.)
ο ανf}ρωπος έστράφηκεν πάλε εΙς τόν Γιαγοvπην καΙ ώρf}ωσεν έστερέωσεν να πληρω{}fί η δουλεΕα. καΙ εlπεν τού Γιαγούπη ' • Ετούτο έτάχf}η ό ανf}ρωπος την νυκτα να\ τους , , , " , βάλω, « Δvνoμαι την στρατειαν σου εΙς οσους εχεις f}έλημα, άπέσω εΙς το κάστρο. Ή άφεντία σου να στέκεται, έκεί σιμα κρυμμένος ' καΙ τό πρωΙ να έξεβfί έξω ό Καψοκαβάδης, καΙ να τόν περιορΕσουν ' να άπεταχf}οϋν η στρατεια ! . , , ' , έβr; ε1ς το' καστρο. , τοτε η αφεντια σου να σ και Ό πύργος μένει μοναχός καΙ f}έλεις τόν έπάρει ». Πολλα τού αρεσε η βουλή, μεγάλως το έχάρην. "Ωρf}ωσεν, οΙκονόμησεν έμασεν τό φουσσατο. •
2755
2760
§ 7.
-
<οι πεΡLσκέψεLζ το\) 8εσπ6τοu.)
· ο ανf}ρωπος έστράφηκεν 6πΕσω εΙς το κάστρο ' ς τόν δεσπότην έμήνησεν να ήξεύρτι την δουλεΕαν. πάντα να τού μηνάτι. •Ετούτη έτάχf}η ό ανf}ρωπος ΚαΙ ό δεσπότης ώρf}ωσεν σαράντα παλληκάρια, άρματωμένους όμορφα, άπόκοτης καρδΕας. την νvκταν τους άπέστειλεν εΙς τόν Καψοκαβάδη, άπέσω εΙς το κουλούρι, 1.770 να τούς 6ρf}ώσr; να σεβοϋν μη Tvxr; δια την άστοχιαν καΙ ώσαν τούς f}fλBt βάλει τού Διαγούπη την στρατειαν άπέσω εΙς το κάστρο, καΙ έναι έντροπη μεγάλη ' καΙ άπεταχθοϋν καΙ έπάρOvν το ' f. 55r καΙ όχι μόνον έντροπήν, μiiλλoν δέ καΙ ζημΕα. 2775 ΚαΙ αύτος έκαβαλλΕκευσεν μέ τό φουσσατο άτός του, 2765
•
2752 πάλαι 2756 έχει σοκαβάδη 2771 άστoXlα"
2758 Κovσοκαβάδηι; 2772 UTeαT{αv
2766 έτούτοι
2769 καιι-
Cap. Χ, 1-11: Cattura
2750
e
uccisione di Ya'qiιb
425
si era messa cosi come eglί aveva dίsposto. Per cio ίΙ despota ordίno dί radunare le sue truppe. Eglί stesso sarebbe intervenuto : favrebbe aspettato Β, vicino alla fortezza, nell' ora ίη cώ era stato :fissato l'arrivo di Ya'qiib. 6.
-
Come doveva essere compiuta Ια missione.
L'uomo torno ancora da Ya'qiib e confermo che l'azione ροteva essere compiuta. L'uomo cosi dίspose e disse a Ya'qίib: f « Du rante la notte ίο posso fare entrare nella fortezza la tua truppa, nel numero che tu vuoί. La tua Sίgnοήa ήmaπa nascosta n vicino. La mattina Capsocavadίs uscira dί casa e ί tuoi uominί si scaglίe2760 ranno per circondarlo. Ι A110ra la tua Sίgnοήa entrera nella for tezza. La toue e deserta e tu la prenderai Ι). Il suggeήmentο piacque molto a (Ya'qίib) ίΙ quale se ne ralle gro assai. Ordίno e provvide che fosse adunata la truppa.
2755
7. 2765
2770
2775
-
Le accortezze del despota.
L'uomo torno nella fortezza Ι e avverti i1 despota ίη modo che eglί fosse al corrente dell'impresa. Infatti fu disposto che l'uomo 10 tenesse sempre informato della faccenda. Il despota prese con se quaranta giovani, armati ottίmamente e ardίmentosi. Li mando dί notte a Capsocavadίs Ι perche 1i fa cesse entrare nel recinto e ηοη accadesse che, per dίsgrazia, facen do entrare dentro la fortezza la truppa dί Ya'qίib, questa operasse ίη manίera da impadronίrsene: cosa che sarebbe stata una grande vergogna; e ηοη soltanto vergogna, ma ancor pίi:ι. un danno. / Eglί, i1 despota, marcio a cava110 assieme alla sua truppa e quando giunse si nascose nel luogo pίi:ι. adatto. Diede l'ordίne che
426
Cl'onaca dei Tocco
και ήλ{}εν και έκρύψΟηκεν εΙς τ6πον δπου έβ6λει. ΚαΙ λ6γον έπαράγγειλεν σημάδι να του κάμουν η}ν ώραν δπου να σεβfj εΙς το κάστρο δ Γιαγούπης · να σκάσουν τήν λουμπάρδα τους, να ηκoύσrι δ δεσπ6της. § 8.
-
(πως δ ΓLα:γΟUΠ'Υ)ς �λ.ιtεν εlς τον τόπον κα:Ι πως το φουσσ&το " βΎJ εLς το κα:στρο. > του εσε , ι '
πάλιν με το φουσσατο ΚαΙ δ Γιαγούπης άπεκεί ήλ{}εν, κατα τήν συμφωνιάν, τον λ6γον δπου εΙχεν, με έκείνον τον ορ{}ώτηιι, εΙς τόπον, δπου έστησεν να έξεβfj, να μαζω{}oi5ν έκεί να άποκ6ψουν το π6σοι {}έλουν χωριστή να σέβουν εΙς το κάστρο. 2785 Έξέβηκεν δ άν{}ρωπος, ύπηγεν 'ς τον Γιαγούπην. ,Εσύντυχαν, άπ6κοψαν να χωριστουσιν τριάντα άρματωμένοι έμορφα, δλοι διαλεγμένοι, " ς το καστρο , t: _ , να, τους ' βάλrι, και\ να\ υπασιν μετ" αυτον, " , τ ? καΙ το πρωΙ να άπεταχ{}oi5ν να πιασουν τον ηαψοκαβα'δην ' ' το, καστρο. , 2790 καΙ δ Γιαγούπης να άνεβfj και, να, σεβrι- εις ό άν{}ρωπος έκείνος. Οί5τως γαρ έκατέστησεν
2780
§ 9.
f.
-
πως δmjγ(εν ν,χ 8ώση> τ,χ 8όο π (α:L8(α:) κα:Ι �mjρ(εν τον > λα:ον τοϊί rLIΧYOUΠ'Y) κα:Ι � (βα:) λέν τους εl(ς το> κ&στρο.
' ς τήν τέντα του Γιαγούπη, Και τα παιδtα του ηφερεν δπως να τον πιστεύουν. ώς οψιδες να τα κρατfj, τούς τριάντα διαλεγμένους, ΚαΙ α-ότος ηπήρεν έκεινούς άρχοντ6πουλα, τούς δλους διαλεγμένους. άρχοντες, 55v 'Σ το κάστρο τούς έσέβασεν 'πιδέξια την νύκταν, "ς τα οσπιτια '1. .l . , ' ' έχωρισεν τους να' ειναι χωρισμ/όνοι, ίνα τούς πιάσουν ευχολα δταν έξημερώσrι. 'Αφου γαρ έξημέρωσεν έξέβην ό Καψοκαβάδης , , , " 2800 με" τους σαραντα εκεινους οπου ε 1χεν ' ς το, κουλovρι. ' ΚαΙ τα σπα{}Εα έσυραν, τρέχουν εΙς τα όσπΕτια. ' . , εγινετον, ., 'ΑΧλαλωγην ι, , ουρια"αν εις το, κάστρο, καΙ δλους τούς έπιάσασιν άπέσω έκ τα όσπΕτια. 2781 σvμφωv[αν 2782 μεκε[νΟ'/1 2784 πώσοι θέλου χοριστοι 2786 τριάντα: λ. id. in v. 2794 2789 nomen Καψοκαβdδηv metro :ιninime aptatur cfr. ΥΥ. 2745 2799 § 9 . Tit.: margines folii recisi nonnullas titulo 1itteras ademerunt 2794 νπήρE1l 2795, άρΧΟ'/1τ6πουλα [όλους] τους δλους 2798 έξημερώσει 2802 dχλαλαγην < όχλαγωγην < - γ(αν
Cap. Χ, 1- 1 1 : Cattura e uccisione di Ya'qub
427
gli facessero i1 segnale nel momento ίη cui Ya'qiib entrava nella fortezza: (ί castellani) avrebbero dovuto sparare la loro bom barda ίη maniera che ίΙ despota la sentisse. 8.
-
Υα' qub venne αΙ luogo stabilito e Ια sua truppa entro nella jortezza.
Ya'qiib d'altra parte con la sua truppa venne, secondo l'accordo preso nella conversazione avuta, nel luogo che era stato convenuto con que1 manίpolatore: (Papadopulos) sarebbe uscito e (con Ya'qiib) si sarebbero ήunίtί 1i per stabilire ίΙ numero deglί 2785 uomini che isolatamente sarebbero entrati ne11a fortezza. / L'uomo uscl e si reco da Ya' qiib. Essi s' incontrarono e stabilirono di sceglίere trenta uominί, bene armati e tutti scelti. Costoro sarebbero andati con lui perche fossero fatti entrare nella fortezza e al mattino presto 2790 si disponessero a catturare Capsocavadis. / Ya'qiib sarebbe quindi salίto ed entrato ne11a fortezza. Cosi dunque aveva stabilito quel l'uomo.
2780
9.
-
(PaPadopulos) si reca α dare i due figli (in ostaggio) prende Ια truppa di Ya'qub e li mette nella jortezza.
(Ι1 Papadopu1os) porto ί suoi :figlί nella tenda di Ya'qiib, perche 1ί tenesse come ostaggi e fosse cosi creduto. (Eglί quindi) 2795 prese ί trenta Ι armati, che erano υοαιίni e giovani guerήeή tutti sce1ti, e nella notte 1i fece destramente entrare nella fortezza, 1i de stino per le case ίη maniera che fossero divisi e a1 far del giomo ρο tessero essere catturati facί1mente. Quando si fece giomo Capsoca2800 vadis uscl Ι con ί quaranta υοαιίni che aveva ne1 recinto. Questi sguai narono le spade e corrono nella case (che ospitavano ί ma1capitati). Successe υη tumulto, nella fortezza si elevarono delle urla: tutti (gli υοαιίni dello Spata) furono catturati ne11e case. Ya'qiib udi e
428
Cronαca dei Tocco
ΚαΙ ό Γιαγούπης ηκουσεν, έδραμεν να έφ{)άσrι, {)αρρώντας δτι ήπηραν το το κάστρο οΕ έδικο' του. ,Εκε[νους γoVΝ τους εΙχασιν δλους φυλακισμένους. �H όρεξ' του ή πολλή, ή λειξουρlα ή μεγάλη ούδέν ένε{)υμή{)ηκεν πού έπεψεν τον λα6ν του, , ιJι αστοχιαν, � , " το εχει " τι/ν κα{)ως ο κοσμος. να\ σκoπησrι 2810 Άμή αύτος τους έπεψεν, 'ς τές όψιδες έ{)άρρει, δπου έκράτει τού άν{)ρώπου. εΙς δύο κοπελλ6πουλα τους κάλλιους δπου εΙχεν. Άπέστειλεν τριάκοντα, ΚαΙ Ιδές το πού τους έμπασεν καΙ κατευ6δωσέν τους. Έκεί γάρ δπου έδραμεν εΙς το κάστρο να έφ{)άσrι, 2815 έβλέπει, έβγηκαν άπομπρος έκείνοι τού δεσπ6τοο. « άπάνω του » φωνάζουν. Μέ τα κοντάρια έδραμαν, Μέ τήν λουμπάρδαν έρριξαν άπάνω είς τόν πύργον. f. 56 r Elδεν καλα καΙ έγνώρισεν δτι έγέλασάν τον. όπlσω εΙς τές τέντες ΚαΙ στρέφεται να κατεβϋ ' ς τον κάμπον ό δεσπ6της ' 2820 καί ηβλεπε καΙ έξέβηκεν τήν τένταν του έπαράλαβε καΙ έπεριώρισάν την ' καί το φουσσατο έτζάκισαν, αρχισαν να τους διώχνουν. ένέκρωσε ή ψυχή του, Ο{5τως έπιάσ{)ηκεν πολλά, όμπρ6ς του τον δεσπ6την. δπου εΙδεν ο{5τως έξαφνα έχά{)η ό λογισμ6ς του. 2825 ΚαΙ έπάγωσε ή καρδ{α του, ΚαΙ τάχατε ή{)έλησεν να δεΙξrι άποκοτΙαν καΙ έσυμμαζώ{)ησάν τον. καΙ έμεταστά{)ην όλιγ6 ' τ ' αυτον. 2 'ξασιν εις τ ? , ' λλ , στρατειαν του εκ n.αμποσοι τ"ν ι;σμι τάχα να άντιστα{)ούσιν, ΚαΙ άρα τι έγύρισεν 2830 καί αύτο τον έ{)ανάτωσεν. 'Έφ{)ασεν ό δεσπ6της. πάντοτε καΙ να φεύγrι, Άμή ώσαν έκΙνησεν γλύτωνεν το κεφάλιν του χωρίς κανέναν λ6γον. 2805
f"
§ 10.
2835
-
πως ε!8ε:ν δ 8ε:σπότης τον Γ�ιxγoόΠΎJν ά.γνιίηιχ.
άφέντης ό δεσπ6της, ,Αφ6του γάρ τον έφ{)ασεν καί ο-όδέ να φεύγrι ήμπ6ρει . έκ6πηκαν τα μέρη του ' , εκινησεν • Ι • το' βουνιν να" φευγrι ε 1ς το' πλαγι, Εις 2808 έfJvμήθηκειι 2809 [καΙ] νά σκοπήσπ [καl] τήν άστοχlαν 2815 [καΙ] έβγηκαν άπό μπρός έκείνov 2816 φovάζovν 2819 ταίς τέιιταις 2820 ηβλhre 2821 τέταν 2822 δε oγχvην 2825 έπάγωσεν 2832 έγλύτovεv τό κεφάλην το 2834 έκόπηνκαν - φεVyει
Cap. ΧΙ 1- 1 1 : Cattura
e
uccisione di Υα'qiιb
429
corse, Ι credendo che ί suoi avessero preso la fortezza. Invece essi erano stati tutti catturati e messi ne11e prigionί. 11 suo desiderio grande, la grande brama (di conquistare Vobliana) ηοη gli fecero riflettere affatto dove avesse mai mandato le sue truppe ne ..ξtd avere ίη vista la eventualita di una disgrazia, come suole riservare 2810 la vita. Ι Egli, invece, mando ί suoi uominί e si :fidava degli ostaggi, dei due ragazzi (di Papadopoulos) che teneva con se. Mando cosl ί trenta, che erano ί migliori di quanti ne avesse. Ε guarda dove 1i aveva fatti entrare e dove 1i aveva destίnati l 2815 La dove era corso per giungere nella fortezza Ι vide che erano usciti glί uomini del despota. Essi corsero con le lance gridando « addosso a ιαι » . Intanto sulla toue spararono la bombarda. (Ya'qub) s'accorse allora e vide bene che 10 avevano beffato. Torna indietro per scendere alle tende Ι e vede che i1 despota 2820 era uscito ίη campo. Egli si era impossessato della sua tenda e l' aveva fatta circondare, aveva messo ίη rotta e incomίnciato a inseguire ί suoi uominί. Ya'qίib rimase molto sorpreso, si sentl la morte nell'anίma allorche cosl, all'improvviso, vide innanzi a 2825 se i1 despota. Ι 11 suo cuore si gel0, la ragione venne meno. Subito, pero, volle dar prova de11a sua temerita e si mosse un poco, ma 10 serrarono d' attorno. A1cuni della sua truppa si unίrono a lui. Egli cerco qualcosa come se volesse combattere e resistere Ι 2830 e questo fu la sua morte. Giunse ίΙ despota. Pero se egli si fosse mosso al solo scopo di fuggire, senza discussione avrebbe salvato la sua testa.
2805
10.
2835
Ρ
-
Il despota vede in1�anzi α se Υa'qub.
A110rche i1 despota 10 raggiunse si sentl spezzare le gambe e ηοη poteva pίiι fuggire. Ι Dal monte si mosse per fuggire per la costa, ma i1 despota 10 controlla sempre. Li, quanti 10 conoscevano
2816 Chron Mor 5383.
430
f.
Cronaca dei Τocco
καΙ Ο δεσπ6της τον κρατεί πάντα εΙς το κουντ6ρι. 'Εκεί του τον έδεΕχνασιν δσοι τον έγνωρΕζαν - καΙ εΙδε τον μέ τα όμμάτια του δσον τής τζάγκρας συρμα βιάζονται κατακοvλι1fα ώστε να τον έφ1fάσουν. / 2840 ΤΟ πλάγι εΙχεν κράκορα, κακοτοπ[α μεγάλη, 56v καΙ έγλΕστρησε έκ τα κράκορα καΙ έσέβην εΙς κοιταία. ΚαΙ αυτου τον έξαστ6χησεν όλΕγον Ο δεσπ6της •ς τήν άποκάτω του μεριάν ' έσέβην εΙς τα δάση. 'Εκεί πάλιν τον εμπλασαν dλλoι έκ του δεσπ6του. 2845 Αυτου τον έτριγυρισαν, φωνάζουν του δεσπ6του, ολ6γυρα τον γύρισαν μέσα εΙς τα κοιταία. § 11.
-
πως έπΙα,σα,ν τον rtιxyOUΠ1JV κα,! έ.&α,νά.τωσά.ν τον.
Χεροπιαστα τον επιασαν ώς τον λαγον εΙς δlκτvν. τΕ νά σε άψηγουμαι; ΤΟ δέ φουσσατο το λοιπον Ώς πρ6βατα τούς έπιαναν καΙ ηφερναν δεμένους. 2850 Ποτέ δέν έτζακΕστηκεν χειρ6τερα φουσσατο • ς το Δεσποτατο πούπετε -κανεΙς να το ηξευρrι -ώσαν έτζάκισεν αυτο άφέντης Ο δεσπ6της, καΙ τον άφέντην έπιασαν καΙ τον λα6ν του δλον. Θέλεις άκουσει παρεμπρος το κάμωμα το πλέον, 2855 οπού έγΕνετον αiJτου σύντομα, εΙς τήν ώραν ' καΙ να 1fαυμάσrις φοβερα καΙ να ξεστύ ο νους σου. Θέλημαν ήτον του Θεου να γένrι ώσαν έγΕνη. ΚαΙ ήλ1fαν δλα εύχολα • ς ορεξιν του δεσπ6του.. ΑiJτος ώσαν τον έπιασαν έκείνον τον Γιαγούπη, 2860 αiJDVς γαρ έδιώρ1fωσεν καΙ έ1fανάτωσάν τον, μή τύχrι καΙ γυρέΨr/ τον, ώς τουρκον, ο σουλτανος. (Μή ηξευροντας> καΙ πως βολεί δτι να τον κρατήσrι, καΙ πάλι (δι6τι> λέγουσιν (τον> πρ6λογον οί Φράγκοι « l1.ν1fρωπος άπο1fαμένος ή μάχη τελειωμένη » , f. 57r 2837 έδε{γχνασιν 2839 [καΙ] βιάζονται 2841 hic et alibi κητέα cd. cf. lex: 2843 μEelαv 2846 έγύeισαν 2847 έπ{ασαν: id ίη νΥ. 284 9 2853 2859 2854 [καΙ] {}ελ. contra metrum - άκονς sic: parva rasura lit teram abscondit, nihilominus minime pro certo habeo an άκούσει Α. scripserit 2855 αύτου rasurae causa poene legitur 2860 έδιόe{}ωσαν 2862 Μη ήξεύeοντας: ipse, metri et sensus causa, scripsi (cf. Υ. 890) βολή 2863 διότι τόν inseruimus sensu metroque exigentibus - Φράγγο -
•
•
•
, \,------
Cαp. Χ, 1-11: Cαtturα
e
uccisione di Yα'qub
431
glie10 mostrarono - ed egli 10 vide con ί suoi occhί a11a dίstanza dί un tίro dί freccia. Gli uomίni si precipitarono dίetro per 2840 raggίungerl0. Ι La costa aveva deί dίαιpί ed era terreno m01to accidentato. Ed egli sdrucci010 per ί dίαιpί ίη mezzo agli anfratti. Per poco ί1 despota ηοη 10 c01pi ne1la parte ίnfeήοre della coscia. Eglί entro ne1la boscaglίa. Ma n, a1tή ηomίnί de1 despota 10 2845 ήdusserο a11'ίmpotenza: Ι 10 circondano, gήdano ίl nome de1 despota, da tutte le partί 10 strίngono ίη mezzo agli an frattί. 11.
-
Cattura e uccisione di Ya'qub (1 ott. 1416).
Lo presero con le mani, come lepre ne1la rete. Ιη quanto a11a truppa che cosa ti debbo naπare? Li catturarono come pecore e 2850 1i portarono legati. Ι Maί un corpo armato era stato debellato in modo peggiore ne1 Despotato - 10 sappia pure ciascuno - come ί1 signor despota 10 debe1lo e 10 prese Ρήgiοnίerο assieme a tutta la sua truppa. Ora ηdίraί come ί1 fatto si concluse ll, alla lesta e 2855 subito. Ι Rimaπaί a11ibito e la tua mente ήmaπa stupefatta. Era volonta dί Dio che avvenisse cio che avvenne. Tutte le cose si presentarono faci1mente secondo i1 desίdeήο de1 despota. Questi, 2860 allorche catturarono Ya'qiib, Ι ordίno senz'altro che 10 uccidessero, per togliere la possibi1ita che ίl su1tano ne chiedesse ίΙ ήscattο, essendo egli musu1mano. (Νοη sapendo) come fosse possibi1e tenerl0 e poiche ί Latinί hanno ίl proverbio « uomo ammazzato battaglia
Τ
§ 1 1 Chron ΟχΊ Vr 79
Ρ
2845 Chron ]dor 14 1 1
2847 Be1th Chrys 227
\
432 2865
Cronaca dei Τocco
1JdvaTov εΙς την ώραν. καΙ δι' αύτο τού έδωσαν •Απαυτού έδιώρ1Jωσαν δλους τούς πιασμένους, , ς τά Βομπλιανά τούς έβαλαν νά ε Ιναι φVλαμένoι. § 12. - < Πώς &π6λuσ�ν εΙς κοσρσο τα φouσσα.τ� τοσ 8εσπ6τοu.)
ΚαΙ αύτοΙ έσυμβoυλεύfJησαν νά κατεβούν ' ς την 'Άρταν, στέκονται οΙ άν1Jρωποι, νά Ιδούν <καλως) εΙς τ! σκοπον 2870 πιστεύοντας δτι έμα1Jαν το πραγμα πως έγtνη. ΚαΙ έκείνοι οfJδεν έμά1Jασιν λ6γον ή aVVTvxtav καΙ έστεκαν άμέριμνοι ό τ6πος καΙ ή χώρα. 'Ετούτοι έκατέβησαν, έπεσαν εΙς τον τ6πον, εΙς κούρσο τά φουσσατα, καΙ παρεv1Jύς άπ6λυσαν 2875 άβουλα, χωρΙς 1Jέλημα καΙ όρεξιν τού δεσπ6του. Τέως('�)την 1Jάλασσα έδραμεν εfJ1Jέως το φουσσατο, με είκοσι φαμιλίτες. καΙ τόν δεσπ6την άφηκαν ΚαΙ υπηγεν καΙ έστέκετον 'ς τον ποταμόν της 'Άρτας. Νά είπούμεν την άλή1Jειαν, κανεΙν δεν έφοβατον. δεν ητον εΙς τό κάστρον, 2880 ΈπεΙν στρατιώτης πούπετε πολλοΙ 'ΑρτινοΙ έπάντεχαν δτι έναι ό Γιαγούπης, καΙ έστράφη έκ τά Βομπλιανά καΙ στέκει εΙς το ποτάμι. Μετά καποτε έβλέπουσιν τά κούρση, τά φουσσατα ' βουβάλια, άγελάδια. καΙ φέρνουσιν τες λακινιές, άλογον ή βουβάλι 2885 ΟfJδέν άφηκαν πούπετε ή άγελάδι ή πρ6βατον. 'Όλα έκούρσευσάν τα. f. 57? ποτε οfJδέν έπtστευεν νά κουρσευ1Jfj ή 'Άρτα, δτι έχει τ6πους δυνατούς, στενώματα μεγάλα. ΚαΙ ητον πάντα άμέριμνοι ' κανεΙν δεν έφοβατον. 2890 KαΙ lδες ή τύχη τ! ηφερενΙ ΚαΙ έκoυρσεύfJη οfJτως. § 13. - <Πώς οΙ 'ΑΡΤLVΟΙ έκ των Σπ�τ�(ων την γενεαν έλπ(8� 8εν �XOUaLV.) •Ηβλέποντας οΙ •ΑρτινοΙ το πραγμα πως έγtνη, ήπηραν την άπ6φασιν. Έλπtδα ΟfJΚ έχουν πλέα, έλπtδα δεν έχούσιν έκ των Σπαταtων την γενεάν
2865 αύτού τω 2869 καλώς ipse inserui - τ{ 2871 έμαDάσιv - σvντυχ{α 2875 χώρης 2876 τέως τήν Dάλασαv 2882 έστράφ εκ 2883 [ΚαΙ] μετά 2886 dγγελάδ 2891 οΙ βλέποιιτας οΕ 2893 έκ το
Cap. ΧΙ 12-22 : Conquista di Arta
433
2865 finita » / 10 mandarono stlbito alla morte. Quίndί ordίnarono tutti
ί prigionieri e 12.
-
Le
1ί
rnisero a Vobliana . per essere custοdίtΙ
truppe del despota si danno αΙΙε razzie.
(Carlo e ί suoi) credendo che (gli Artinesi) sapessero gia quanto era avvenuto, decisero di scendere ad Ααι per rendersi conto de1le intenzioni della gente. Ma essi invece ηοη avevano saputo nulla e quίndί i1 terήtorio e la citta se ne stavano spensierati. Le truppe del despota scesero, piomb�rono sulle campagne e subito si sciolsero per darsi alla razzia senza la volonta e i1 desi2875 derio del despota. / Esse corsero senz'altro fino al mare lasciando i1 despota stesso con venti guardίe del corpo. Eglί si reco ad aspettare al fiume dί Arta. Α dίre i1 vero (deglί 2880 Artίnesi) nessuno temeva di nulla. / Dato che nel forte ηοη c'era nessuno armato, molti dί essi ciedevano che (que11'uomo laggiiι) fosse Ya'qίib che, tornato da Vobliana, se ne stesse al fiume. Ma dopo un certo tempo si accorgono delle razzie e delle truppe. 2885 Queste portano VΊa oVΊηί, bufalί e bovίnί. / Νοη lasciarono ίη a1cuna parte ne bestia da soma, ne bufa1o, ne un boVΊno, ne un oVΊηo. Razziarono tutto. Mai (a1cuno) poteva credere che (i1 territorio dί) Arta sarebbe stato saccheggiato, perche esso ha dei luoghi sicUΉ e ,de1le forti chίuse. Erano del tutto spensierati: nessuno aveva 2890 paura. / Con tutto cio guarda che cosa aveva riservato la sorte ! 11 territorio fu cosi razziato.
2870
13.
-
Gli
Artini non hanno speranza nella stirpe degli Spata.
Glί Artini, considerando come si erano messe le cose, presero la soluzione. Essi ηοη hanno pίiι speranza: sulla farniglίa deglί
28
Τ
2865 Chron Οχί Vr 79
Ρ
2884 Chron Mor 3714
434
Cronaca dei Tocco
lJταν βγήκε έκ τη, ΙΆρταν, διότι καΙ ό Kάeoυλoς, 2895 'ς τήv Πάeγαν έκαθέζετον ' καΙ έκΙrησεν καΙ άπέκει γμορφα ό δεσπότης ' έβρόχιασέν τον καΙ α-ιΠόν μ Α γρlπoν τόν κυνήγησε 'ς τήν θάλασσαν ώς ψάeι. § 14. - Π ως έπ(�σεv δ μέγ�ς κoντ6στ�βλoς τον KCΊPOUM. ΚαΙ l1.κουσε πώς έγΙνετον καΙ έτζακώσασΙν τον. Αύτός τού MJvμή{}ηκεν να Vπij. εΙς τόν βασιλέα, 2900 καΙ έσέβηκεν •ς τήν θάλασσαν μΑ βάeκα να -ύπηγαΙ'11. ΚαΙ ό δεσπότης ώρθωσεν έκ τήv �ΑγΙαν Μαύραν με μΙα γαλιόττα να -ύπδ.ν καΙ να τdν καρτερέσουν. ΚαΙ οi$τως τήν dρμάτωσεν ό μέγας κοντοστάβλος ' άπέστειλεν να καρτερούν εΙς τόπον δπου έβόλει 2905 lJταν διαβfj, να τόν Ιδούν, να Ιβγουν, να τόν πιάσουν. ΚαΙ -ύπήγαν έκαρτέρεσαν καΙ έτζακώσασΙν τον. Πολλα έμακρο{}ύμησεν εΙς αδτον ό δεσπότης άπό τα λ6για τα l1.σχημα, όπού Ιλεγεν δι' α-υτον καΙ ούδεν τα έOνμήfJηκε καΙ να τόν τυρανν(σrι, f. 58r άμή ή γνώμη ή καλή καΙ ή άγαθότητά του ποσώς δέν τα έλογΙσ{}η. ούδέ-ι τα έδιηγή{}ηκεν, •
§ 15. - π ως tSρ-&ωσεν ό 3εσπ6της τόν ΚCΊροuλον νιΧ δπ� εΙς την Κε φ�oν(�ν. ,Αμή τόν έδιώρθωσεν εΙς τήν ΚεφαλονΙαν. (ΚαΙ) κράτημα τού Ιδωσεν προσόδια να lχrι, καl να άναπαυεται έκεί με τήν dρχόντισσά του. § 16. - (πως δ 3εσπ6της ιXπέστεr.λε την .,Aρτ�ν νιΧ του 3ώσοuν.)
2915
Ώς είδασιν οΙ ΆρτινοΙ ποθέν έλπΙδα ούκ Ιχουν, μδ.λλον έβλέπαν φανερά, ό Θεός τού τήν έδώσεν τΉv δύναμιν τήν άφεντιαν καθάeια τού δεσπότου να πιάσrι τούς άφέντες τους, ταύτα να τούς κoυρσέψrι 2894 τόιι Κ�Otιλov εύγήκε quod metrus reicit. 2897 ΙΚ1J1Iήyησε ώς ψάρι: όψάρι § 14 Tit.: manus posterior, explanandae rei causa, adiunxit: τόιι dδελφώι τού ασroύ τού ΓιαγoVπη 2911 διηγήθηκεv 2913 καΙ per metrum scripsi -Εχει 2915 πόθεν 2916 το", 2917 ά.φεvτlαν 2918 πιάσοι -
Cap. Χ, 12-22: Conquista di A rta 2895
435
Spata ηοη nutrono illusioni dato che Carl0, dopo che andcJ via da Arta, Ι ήsίedeva a Parga; ma n i1 despota accalappicJ destramente anche Ιώ: 10 catturcJ sώ mare come col tramaglίo νί si cattura ίl pesce. 14. - Il grande contestabile cattura Carlo (fratello di Ya'qub) .
Ora ascolta come ίυ che catturarono Carlo. Eglί concepl 2900 l'idea di recarsi dall'imperatore Ι e prese i1 mare per andarvi con
la barca. 11 despota allora dispose che da Santa Maura partissero con una galeotta per aspettarl0. Cosl i1 grande contestabi1e armo ίΙ galeotto e 10 mando perche aspettasse nel luogo dove (Carlo) 2905 potesse passare: Ι ordino pertanto che, vistol0, glί uomini (de1 galeotto) si diήgessero su di Ιώ e 10 prendessero. Infatti partίrono, attesero e 10 catturarono. 11 despota ίυ molto magnanimo nei suoi confronti a proposito delle parolacce che Carl0 pronunciava contro di Ιυί, ne se le tenne ίη serbo per aver 2910 motivo di tormentarlo; Ι al cοntraήο i1 buon senso e la sua bontιl fecero s1 che eglί ηοη ne serbo affatto rancore ne ne tenne conto. 15. - Il despota dispone che (il genero) Carlo vada α Ce/alonia.
Piuttosto 10 destino a Cefa1onia. Gli diede ΡrΟΡήeta, perche ne traesse de11e entrate e se ne stesse colιl assieme all'arcontissa. 16.
-
Il
despota manda α chiedere che gli sia consegnata Arta.
2915
Gli Artini videro che ηοη potevano sperare da a1cuna parte; constatavano, piuttosto, che Dio aveva concesso (al Tocco) la forza di impadronίrsi tranquί1lamente de1la sίgnοήa del loro de-
Τ
2912 Act Dipl. ΙΙΙ 253 ( ? ) : « άπό τό Ετερov μέρος (έντός του ήμετέρov μοο κάστροο ΚαιφαλονΕας του άγΕου ΓεωργΕοο) πλησΕov όσπιτΕov του ποτε l1ρχοντός μας, κVρ Kάeλo t. • • •
436
Cronaca dei Tocco
δτι έξάλειψέν τους, τέτοιον κούρσο φοβερόν, 2920 καΙ έξ άνάγκης έπεσαν να γένουν τού δεσπότη. δεν εΙχαν τί να κάμουν. 'Άκων καΙ μη βουλ6μενοι, δλο του τό φουσσατο • Ο γoVΝ δεσπότης έμασεν τό λέγουσιν τό Δέμα, καΙ έξέβη άπό τό στενόν, • ς τόν κάμπον της Στeιβlνας. καΙ -ύπηγαν καΙ έμείνασιν οΙ Γιαννινιώται όλοι 2925 , Χαίρονται καΙ άγάλλονται ΚανεΙς μηδεν έρώτα καΙ ό δεσπότης μετ ' αVτοVς. τό ριζικον τό ήλf}εν. εΙς τό πραγμα δπου είδασιν, ποτέ να το πιστέψουν, ΚαΙ τίς να τους τό έλεγεν, τίτοιον πραγμα f}αvμαστόν, δπου είδασιν τό έγίνη. καΙ της μεγαλωσύνης, 2930 �Ω της δυνάμεως Θεού δύναμιν των άν-&ρώπων πώς δίδει < . . ) τυχερά, καΙ αύξησιν, άνάβασιν, oi5Tror; των άνελπίστων/ άφέντης ό δεσπότης. •AπαVτoυ έδιώρf}ωσεν f. 58v εΙς δλον τό φουσσατο Δ ιαλαλημός έγίνετον να εΙναι φvλαμένα, ' 2935 τα πράγματα των Αρτινών χώρια μαζωμένα. να μαζωf}οVν, να στέκωνται ΚαΙ ανf}ρωπον άπέστειλεν , άπέσω εΙς την 'Άρταν, της χώρας των deXOνTW1' Τνα σvντυχτι καΙ εlπύ - ' ,J,.· "A ' ρταν να' του δωκουν. Τψ μετ• αυτου, να' διoρ'.ιr(1ωσoυν •
•
ό Θεός έδωκεν . τούτο, ΕπεΙν έβλέπουν το καλα συγγνώμης με εΙρήνην, κάλλιον
2940
•
2922 η γoi'ίv - όλα 2921 ακο 2920 άνάγγης 2924 Στρηβήν 2932 άνελπΙστov 2931 hemist. prius duabus syll. caret: 2935 φVλαμΈVα ,2938 σvντύχει - τόν άeΧ. sic hic et alibi: cf. ΥΥ. 2943 2952 2939 δώκovν: 2944 τά: τό 2941 lναι metή causa addidi συγνώμης δούκαν, cf. 2963 2951 vιoύ σου Aπlασαν . 2049 άφεντΙαν 2948 τOVς λέγovν -
Cαp. Χ. 12-22: Conquistα di ΑΥΙα
437
spota. di catturare ί loro maggiorenti, dί farlί razziare con υη sac-
2920
da privarlί deί loro aπendersί a1 despota.
cheggίo tanto pauroso neUa necessita dί
benί
Ιe
che erano caduti
Loro ma1grado e dί malavoglίa (constatavano che) ηοη c'era niente da fare. Ι1 despota, dunque, raccolse tutte le sue truppe e usci per
i1
passo chiamato Dema e si recarono a bivaccare nella pianura dί StriVΊna.
Ι
2925
Tuttί ί Gianiniotί si rallegrano e gioΊScono, e i1 despota as-
sieme a loro.
Nessuno dί loro chiedeva su1 fatto che essi VΊdero, sulla sorte a loro capitata.
Ε se qualcuno 10 avesse predetto,
nessuno l' avreb
be mai creduto : cosi mirabile era l'evento che VΊdero veri:ficarsί.
2930 Ο
Ι
potenza e grandezza dί Dio che come dona le fortune e la
potenza agli υοmίηί, l'ingrandimento e l'ascesa cosi dona anche
l'insperato 1
2935 Α
1η quel momento i1 signor despota prese delle de1ίberazionί.
tutte le truppe dίramo ίΙ bando ίη vίrtiι. del qua1e
Ιί
beni deglί
Artini (gia razziati) dovevano essere custodίti, raccolti e tenuti assieme da parte. Mando quindί υη araldo dentro Arta perche s'jncontrasse e dicesse ai notabilί de11a citta che, ιω presente.
2940
de1ίberassero dί consegnare
Arta a1
despota.
Ι Poiche . essi
vedeva
ηο bene che era stato 1ddio a volere questo, era meglίo che si decidessero colla paci:fica persuasione piuttosto che sentire ίΙ danno
2945
e l'amarezza della VΊolenza. Le cose e glί anίmalί (che erano stati
presi) erano custoditί ίη modo che, prima · che fossero dispersi, come sarebbe avvenuto
Ι . ίη
seguito ad azione VΊolenta, (glί
Artinί) deliberassero secondo ί1 loro interesse. Glί Artini, dopo che sentirono le parole del . despota, saιilΌηο al castello dalla
2950
madre di Ya
Ρ
2930/2 Digh Akr ΠΡ' 14/15
Cl'onaca dei Tocco
438
στέκονται φvλαμένα ' Ταύτα δ� καΙ τά πράγματα του τόπου καΙ της χώρας, δλα τά Ιχει σήμερον δ δούκας δ δεσπότης, •ς τά χέρια του μας τά κρατεί δ τόπος νά χαλάσrι ' 2955 καΙ ουδέν βολεί διά τ' Ισέ {JTt νά μας έΠάρrι, καΙ Civ τύΧrJ και στανεώς f. 59r καΙ νά γενουμε αΙχμάλωτοι, άδικα νά χα{}ουμεν, έπεΕν, έβλέπεις το καλά, ό Θεος του την έδώκεν ». ΚαΙ οf5τως την έκατήβασαν έκ τον γουλαν dπάνω. 2960 Τον πύργον έπεριώρισαν καΙ τον γουλαν ή χώρα, καΙ dπαυτoυ έμήνησεν ή χώρα του δεσπότου, τά πράγματα νά στέκωνται, νά εΙναι φvλαμένη. Κατάστασιν έγύρεψαν την 'Άρταν νά του δώκουν.
§ 17.
-
(πωι:; δ 8εσπ6τηι:; έμ�VYJσεν τον &8ελφ6ν το\) να: Ιλ.&Υ) ε[ι:; την ·'Άρτocν.)
ΚαΙ παρεvfJVς έμήνησεν 'ς τον μέγαν κοντοστάβλον γλήγορα νά έφ{}άσπ ' - 'ς την ΆγΙαν Μαύρα ηύρΕσκετον μέ τά φουσσατα νά έρ{}fj ,ς την .,Αρταν νά ΈVω{}oυσιν. Tlπoτε ούδέν tjξεvρε δ μέγας κοντοστάβλος, τόσον τό Ικαμεν κρυφά το πραγμα ό δεσπότης ' μόνον ή φαμιλΕα του της χώρας ΊωαννΕνων, 2970 {Jποv ήσαν (τότε) μετ' αυτόν εΙς την δουλεΕαν ταύτην το πραγμα {Jποv dκoύεις. καΙ Ικαμαν (έκεί) αύτο Πολλά το έ{}αυμάστηκεν δ μέγας κοντοστάβλος, Ιφριξεν καΙ dπό(lησεν, ό νους του έξεπλάγη πώς Μως κρυφά, σκεπαστά νά κάμrι τέτοιον πραγμα, 2975 παράδοξον καΙ φοβερον καΙ απιστον νά γέvrι. ΟΕ Άρτινοί έκΕνησαν καί ύπήγαιναν την νύκταν εΙς τον δεσπότην νά ζητοϋν ρούχα, εVεργεσleς.
2965
2954 χέρι dTov μας 2955 διατεσέ 2956 σταvέω 2957 αΙγχμάλωτοι 2958 θεός του 2960 Α. in :ιnargine titulum inceperat « πώς efίγΑΛΑV οΙ d(](τι)νοl του γιαγιWπη &; scholiastes titulum explevit his verbis « τΉv μάνα Ακ την γουλάν τις (sic) l1ρτας •• Ipse aute:ιn titulum, minime texto congruente:ιn et ab ίΡΒΟ Auctore interruptum, expunxi 2962 στέκονται 2970 τότε cd. 2971 ΑκεΊ ipse omittit, quod sensus aute:ιn :ιnetrusque postulant αιΠώιι scripsi αιΠώ - άκούης 2974 κevφά [καΙ} σκεπ. quod metrus reiciebat -
-
439
Cap. Χ, 12-22: Conquista di A rta
Ι nοstή beni si trovano ίη suo potere : del terήtοήο e deUa citta.
2955 oggi egli ha tutto. Ι1 duca despota ci ha neUe sue mani Ι e ηοη e possibi1e che la regione venga rovinata per te. Ε se dovesse ac cadere che ηοί dovessimo essere presi con la violenza e divenire
Ρrigίοnίeή, la nostra perdizione sarebbe ingiusta, perche, 10 vedi · bene, e Dio che gli ha dato la sίgnοήa ». Cosi la fecero scendere dal castello. Ι cittadini circondarono la torre e i1 caste110 e quindi avver-
2960
tirono i1 despota perche ί (loro) beni (che erano stati razziati) fossero custoditi e i1 paese salvaguardato.
Chiesero quindi la
condizione deUa consegna di Arta.
17.
-
11
despota avverte il jratello percne venga αά Arta.
(Ι1 despota intanto) avverti subito i1 grande contestabi1e,
Ι
2965 i1 quale si trovava a Santa Maura, perche veώsse subito : venisse con le truppe e si unissero con lui ίη Arta. Ι1 grande contestabi1e
ηοη sapeva nu11a : tanta era la segretezza neUa qua1e aveva agito i1 despota. De1 fatto erano al corrente so10 gli intimi di Gianina
Ι
2970 che erano con lui e con lui compirono l'impresa di cui hai sentito
parlare. Ι1 grande contestabi1e molto si meraviglio: ήmase tutto stupito e neUa sua mente sba1ordito perche compiere un'azione
2975 di tal genere ίη maniera cosi segreta e coperta Ι ha deUo straordi
naήο, deU'impressionante e de11'incredibi1e. Gli Artini si decisero
di andare
Ρ .
di notte
. 2973 Digh
dal despota per chiedere vestiti e benefici.
Akr Kd'
4 18
2978 · Chron Mor 1055 et ώ.
440
Cronaca dei, Tocco .
§ 18.
-
πως ιΧπεκρΙ.:hJσocν οΙ ΡωγιOCτες.
lπλάτυνεν ή ήμέρα, •Αφού γαρ Ιξημέρωσεν, εΙς τούς Ρωγούς Ιδιάβηκεν αύθέντης ό δεσπ6της. ήκούσθηκεν 'ς τον τ6πον, 2980 �Ο λ6γος ΙπλατVνθηκεν, ό κ6σμος, τά φουσσατα. καΙ Ιρχονταν dκoύλιθα 'Εκεί γαρ σπου Ιδιάβηκεν εΙς τών Ρωγών το κάστρο, με γέροντες Ρωγιατες. Ισύντυχαν οΙ άρχοντες ,Εκείνοι dπεκρEθησαν οfJτως προς τον δεσπ6την ' ' 2985 « ΕμΒίς φοβούμεθα πολλά άπο την βασιλειάν σου, δι6η σε Ιπτα[σαμεν καΙ Ιπικράναμέ σε. Ισφάλαμεν πολλάκις ΕΙς τούς καιρούς τούς όπισθεν μετά την βασιλειάν σου ' εΙς λ6γους σπου Ιτάξαμεν καΙ Ιξ αύτο φοβούμεθα καΙ tντρεπ6μεθέν σου. ό μέγας κοντοστάβλος ' 2990 'Αμη dς Ιλθr/ άφέντης μας νά μας διαφεντ[συ νά προσκυνήσωμεν αύτ6ν; καΙ Ιπικράναμέν σε ». άπό δσα σε ΙπταΕσαμεν
f. 59Υ
§ 19. - (πως οΙ •ΑρτινοΙ �σuμβιβ<Χσ.:hJσocν να: 8ώσοuσιν την 'Άρτocν τοϊ) 8εσπότοu.) ΟfJτ�ς tκαβαλλlκεvσεv εύθέως ό δεσπ6της, 'ς τόν ποταμόν της "ΑρΤας. καΙ υπηγεν καΙ tπέζεvσεν καί τό κοινόν της χi:bρας, 2995 ΚαΙ tξέβηκαv οΙ άρχοντες Ινα τΟν προσκvνήσovv. κατάστασες Ιγύρεψαν . Ταύτον Ισvμβιβάσθησαν - ήθελαν ούκ ήθέλαν νά γένovν Ιδικο[ του, την "Αρταν νά τού δώσουσιν, Ιχυ δε Ιλευθεριάν ή μάννα τού Γιαγούπη, νά Μουρ[κη Μπούα ή θυγατέρα. 3000 όμο[ως καΙ ή γυναίκα του, § 20. f. 60r
-
πως έσέβΎjν & 8εσπ6τηι; εΕς την 'Άρτocν.
ΚαΙ άπαυτού έχώρισαν άρχοντες τού δεσπ6του ' το φλάμουρον άνήβασαν εΙς τΟν γουλαν άπάνω. ήπηραν τά κλειδΕα. Τούς πύργους tπαράλαβαν, 2978 insertus est 2978 ΛαφοV - ή ήμέ(}α sic: 2982 τόν (}oγΌv 2984 οvτος 2985 PaUlltav σου 2986 έπικραναμέσαι 2989 σου: συ 2991 διαφειιτtσει 2996 κατά στασαις 3000 A1terum hemist. duab us syll. abundat . 3003 vπήgαv § 18 Titulus post
a1ίbi, cf. lex., ή μέ(}α
',< �'------
v.
•
Cap. Χ, 12-22: Conquista di Arta
18.
-
44 1
Risposta dei Roghiati.
Dopo che si fece giorno i1 despota si recb a Roghi. Ι La notizia si sparse nel luogo e conseguentemente vennero gente e truppe. ΑΙ luogo dove si recb presso la fortezza di Roghi glί uomini s'imbattero ηο con notabilί Roghiati. Questί (all'invito ήcevutο) ήSΡοserο al 2985 despota ίη questi termίni: « Ι Νοί temiamo molto da11a tua Maesta perche ηeί tuoi confronti siamo colpevoli e ti abbiamo amareg giato. Nei tempi passati spesso ηοη abbiamo mantenuto le pro messe fatte alla tua Maesta .e percib abbiamo motivo di temere e 2990 di vergognarci di fronte a te. Ι Percib venga come nostro signore i1 grande contestabile: ηοί glί faremo atto di obbedίenza ed eglί domίnera su di ηοί, dato che abbiamo colpe nei tuoi confronti e ti abbiamo procurato amarezze ». 2980
19.
-
Gli Artini s'accordano di consegnare Arta aΙ despota.
Cosi ί1 despota si mίse subito a cavall0 e andb a fermarsi al 2995 fiume di Arta. Ι Uscirono ί maggiorenti e l'assemblea della citta
e chίesero qualί fossero le condizioni perche si sottomettessero. Nell0 stesso momento pattuirono ..:- volenti ο nolenti -:- che essi avrebbero consegnato Arta e sarebbero diventati suόί sudditi, 3000 che la madre di Ya·qub avrebbe avuto la lίberta Ι ed altrettanto la moglie di Ya·qub stesso, che era figlia di MUΉIά Bua. 20.
-
ΙΙ despota entra in Arta (4 ott. 1416) .
Subito glί υomίηί del despota si clistaccarollo e . issarollo i1 ves sillo nell' alto dclla rocca. Occuparono le torri e l)resero le chia-
442
Cronaca dei Τocco
ΚαΙ &πό τότε dνέβηκεν καΙ άτός του ό δεσπότης · 3005 ήπηρεν έπαράλαβεν την χώραν καΙ τό κάστρο. την lJJeav εσωσεν αύτην ό μέγας κοντοστάβλος, εΙς τούς Ρωγούς έσέβηκεν καΙ έπαράλαβέν τους. Φύλαξιν έβαλεν καλην μέσα καΙ τζακρατ6ρους, καΙ ήλΟεν εΙς την 'Άρταν. καΙ αύτός έκαβαλλΙκεvσεν να lδfj τόν άδελφόν του. 3010 •Ελέγχετο ή καρδΙτζα του Ξένην άγάπην είχασιν ό lνας εΙς τόν άλλον. •Απ' την μΙαν ακρην τού ούρανού Ιως την άλλην ακρην δύο dφέντες άδελφοΙ δεν εΙχαν πλέαν άγάπην οΙ δύο αύταδέλφοι. <&Πό> την είχασιν αύτοΙ, καΙ πάλιν έφοβείτον 3015 �o εΤς τον άλλον lJJριζεν μη άστοχήσΌ τlπoτα &ΠΟ το Οέλημάν του. καΙ σπλαγχvoσύνην εΙχαν, Τόση όμόνοιαν πολλην φέρνει να έναι φόβος οτι ή dγάπη ή πολλη καΙ Eevw{}fj ή άγάπη. μη dστοχήσn τlπoτα §
21.
-
"ΕνωσLς του 8εσπ6του μέ τον &.8ελφ6ν του.
άφέντης ό δεσπότης, Έξέβηκεν έδέχ1}ην τον ο{5τως τον &πεδέχ1}η · lJJσπερ να δfj τον fjλιον εΙς τον γουλαν της 'Άατας. έκεί γάρ Ισυνήχ1}ησαν, καΙ δΙκαιον τό εΙχαν, Xαeές μεγάλες Ικαμαν καΙ αιζικόν τό ήλΟεν. εΙς τέτοιον πααγμα φοβερόν f. 60'" καΙ τΙς να τό έν1JvμείΤον,· 3025 ΚαΙ τΙς να τούς τό ελεγεν; 3020
§
22.
- <Πώς 'ή 'Άρτα. κα.Ι τιΧ 'IωOCννLνα. με τιΧ v"l)atoι. γΙνοντα.L δλα. μονα.φεντΙα.. >
την "Άαταν καΙ τα Ίωάννινα, όπov ήσαν χωαισμένα έκεΙνων τών Ρωμαιων, ' έκ την dρχην τών δεσποτών καΙ να γενούν τό Ιναν, ν α τα ένώσωσιν αύτοΙ μέ τα νησΙα να γενούν ολα μοναφεντΙα · 3030 να συναχΟούσιν οΙ Ρωμαίοι ολοι τού Δεσποτάτov · κληρoνoμlες, κτήματα οί πάντες νά τά έχomι, 3005 τά κάστeο 3010 έλέγχετov 3012 quod syntaxis et nαιnerus postulabant, ipse scήΡsi 3017 τόσοι 3019 άστοχή σοι 3021 δfj: ηδΕ
3014 dπd, 3016 άστοχή σοι 3024 τoiJλ{}εv
dπd
Cap. Χ, 1 2-22: Conquista di Arta
3005 vi.
Ε
443
allora sall anch� i1 despota ίη persona Ι e prese possesso
della cittιl e della fortezza. Ιη quell0 stesso momento i1 grande contestabi1e si apprestava ad entrare a Roghi ed a prenderne possesso. νί pose dentro una buona guatdia e dei baΙestήeή e
3010 quindi si mise a cavallo per raggiungere Arta. Ι Ι1 suo cuore bramava di vedere i1 fratello. Uno aveva per l'altro un affetto straοrdinaήο. Da un capo all' altro del mondo ηοη c' erano due fratelli che avessero un affetto maggiore di quell0 che nutrivano
3015 l'uno per l'altro
ί
due fratelli (Carlo e Leonardo) . Ι Uno disponeva
dell'altro e subito temeva che ηοη capitasse qualche danno a causa del desίdeήο espresso. Essi erano talmente uniti e avevano una
tale tenerezza l'uno per l'altro che i1 grande affetto portava anche i1 timore che capitasse qualcosa di male all'altro e che l' affetto si alienasse.
21.
-
Incontro dεΕ despota col lratello.
Ι Ι1 despota uscl per ήceverΙ0. Lo ήcevette come se vedesse
3025
i1 sole. Essi si ήunίrοnο ΡrΟΡήο nel castello di Arta ! Fecero
tanta festa e ne avevano ragione: tanto straοrdίnaήο era l'evento
3030 e la fortuna a 10ro capitati ! Ι 10 avrebbe pensato ?
22.
-
Ε chί
10 avrebbe a 10ro detto e chi
Arta, Gianina e le isole diventano tutte una sola signoria.
Arta e Gianina, che erano dίvise fin dal ΡήnciΡίο dei despotί
dei Romei, vengono a ήunirsί ίη modo che diventino un tut t'uno,
e con le isole costituίscano tutte una sola sίgnοήa. Ι
3030 Tutti ί Romei del Despotato si ήunίscοnο e tutti hanno eredίtιl
e beni, cose che a 10ro sono mancati da ben duecento anni. Ed ora
Τ
3005 Chron Οχί Vr 79 Joan Cor 5, qui autem vicissitudines ignorat Notes Jorga Ι 266 Reg Ven Thir 1660 3030/2 Auctor aetatem Sy meonis leviter attingit, de qua cfr. Chron Joan Vr 5 ; sed de inter Alba nenses agrorum partitione cfr. Α' § 4 huius operis Chron Mor 1 032.
Ρ
3009 Chron Mor 1 4 1 0 3018 Erot Γ' 1345 ; Δ' 1817; Ε'736 καλά τό λΈV οΙ φf!όνιμοι ammissione di una sentenza difIusa 3023 Chron Mor 1520
444
Cronaca dei Τocco
χρόνους διακοσίους, όπoV τούς έλειψαν καλά γλοι μέ τόν δεσπότην. καΙ τώρα τά υπόταξαν ΚαΙ έπρεπε νά χαEρωvται, νά άγάλλωνται οΙ πάντες 3035 νά τοvς η)ν δώσΠ" ό Θεός . εΙς τήν ζωηv τους γλην. « "Ω της προνοΕας τού Θεού καΙ της δυνάμεώς του. "Ω θαυμαστός εΙ, Κύριε, εΙς τήν μεγάλην χάριν, ' δυο � , εχαρισες " αυταδέλφους, οπου τους <' ς> αυτους " . , μέ δέκα φαμιλίτες καΙ έξέβηκαν έκ τά νησιά 3040 νά έπ!ίeoυν οϋτως ιύχολα γλον τό Δεσποτάτο » . καθ!ίeια έξεπλήττω, Μά τήν άλήθειαν άπορώ, τό πώς έκλωθογύρισαν καΙ κάτω καΙ άπάνω μέ Τούρκους, μέ Άλβανίτες, καΙ έσέβησαν εΙς t εμπλαστές t καΙ μέ άλλα γένη δυνατά, όπου ουδέν τά γράφω. 3045 Μέ γλα ένισχύσασιν, Θεού τfj βοη{}εlq., γλον τό Δεσποτάτον. καΙ iJστερα άφέντεψαν f. 6 l r Μεγάλη ή δ6ξα τού Θεού, όπού έξαποστέλλει άνόλπιστα, άπΕστευτα πράγματα εΙς τόν κόσμον. ό Κύριος της δόξης ' •Εν τούτφ .γάρ δοξάζεται καΙ νά τόν έν{}υμούνται, 305Ω καΙ πρέπει νά έχυ ευχαριστιάν πτωχΕζει καΙ πλουτΕζει ' (ι) όπού ύψώνει ταπεινούς, (1) πένητα έκ κοπρΕας ' ( 3) πτωχόν έγεΕρει άπό γης, ' , Δ αβ'δ ο. κυρ ι ο' μι.l;γας, ' και, ο. {}αυμασιος καθως καΙ βασιλευς έγΕνη ' τά πρόβατα γάρ έβοσκεν 3055 τό πράον του, τό ίλαρόν, τό άγα{}όν της γνώμης . καΙ {}εοπάτωρ γέγονεν καΙ μέγας προφητάναξ. καΙ μετά ταύτα πάλιν, Και άλλοι πολλοΙ πρΙν τού Χριστού, " , , ' .q"", και, εγινοντο μεγάλοι. απο ο'λιγουαυ'ξυνυ,ραν 'ς τόν δούκα τΌv δεσπότην, Οϋτως, μαΙ νόησον, καΙ νύν ., ' . . 3060 τό χάQισμα άπό Θεού έγΙνετον εΙς αύτον, ' μέ τού Θεού την χάριν. καΙ lJλα τά έπΙτυχεν 3035 η}ν δώσl1ν: η}ν attinens videtur ad χααά καΙ 3034 χα4!ovται drilllαGlY, in praecedentibus implicita verbis 3036 ώ lίttera confusa magis φ quam ω videtur 3037 ό {}αυμ. 3038 εχάρισες αότούς 3041 άξεπλΙττω 3042 έκλω{}oγυρισεv 3043 έμπλασταίς, 3039 νησία cf. Prooemium ρ. 1 93 3051 ταπεινοl (1) Luc 1 , 5 2
(Ι) Ι Reg. 27
(Ι) Ps. 1 12,7
Cap. Χ, 12-22: Conquista di Ayta
445
tutti tornarono a disporne col potere del despota. Giustamente tutti dovevano gioire e rallegrarsi, Ι perche Iddio dava a loro la gίoia per tutta la vita. « ο provvidenza e potenza di Dio ! Tu sei mirabile, ο Signore, per la grande grazia che hai concesso a questi due fratelli perche essi uscirono . dalle isole con dίeci uomini Ι 3040 e conqUΊstarono cosi facilmente tutto ίΙ Despotato Ι). Ιη veήta ίο stupisco: propriamente sono sbigottito (nel pensare) come seppero manovrare dί sopra e di sotto e vennero ίη conflitti con Turchi, A1banesi e con a1tra gente potente che tralascio dal 3045 citare. Ι Margrado cio con l' aiuto dί Dio essi vinsero e pervennero qUΊndi al dominio di tutto i1 Despotato. Grande e la g10ήa di Dio, che manda nel mondo cose insperate e fattί incredibili. 3050 Ιη cio appunto si glori:fica ίΙ Signore della g10ήa. Ι Ε bisogna rendergli grazia; bisogna che gli uon1ini si ήcοrdίnο dί Lui, che esalta gli umi1i, che rende Ροveή e rende ήcchi; che sol1eva i1 misero dalla terra e ίl povero dal letame. Cosi accadde al prodi gίoso grande re signor David: pasceva le pecore e dίvenne re. Ι 3055 Αveva la benignita, la gίocondίta e la bonta del carattere e dίvenne padre dίνίηo e grar.de re-profeta. Anche molti aΙtή prima dί Cήstο, e ancora dopo, si elevarono dal poco e dίvennero grandί. Cosi, 3060 m'intendi, e avvenuto anche ora per ίl duca despota: Ι i1 premio a Ιηί discese da . Dio e tutto egli conquisto con la grazia di Dio. 3035
Τ
ρ
3046 Paneg Man 195 11'18 · Romeorum
3051
Spaneas Ερ. 150
Sathas ΠΙ 174 5:': Karolum dispotum
3052
Spaneas Ερ 1 60
ΚΕΦ.
§ 1.
-
ΙΑ'
πως lστεr.λεν σuχσφ(ΚLΙΧ εΙς τόν Zενεμβ�σΎ) κιχΙ εΙς τόν ΜΟUΡ(ΚΎj Μποόιχ.
νά υπαν • ς τον Ζενεμβήση ,Άπαυτου Αδιώρθωσαν το πραγμα πώς ΑγΙνη. μ8 συχαρΙκια, νά του εΙΠoVν Όμοlως γάρ dπόστειλαν καΙ εΙς τον Μουρlκη Μπούα, δπου ήτον μαθημένος · 3065 νά παυσrι έκ τά καμώματα, νά λεΙψουν τά κουλουρια του, τά κλώσματα τά εΙχεν · οί 'Αλβανίται νά συνελθoVν νά εΙναι δουλωμένοι, νά Ιχουσιν άλήθειαν, πάντες νά εlρηνευoυν. Ι καΙ έκολάκευσέν τους, Κα οf}τως τους ίλάρωσεν κατά τούς Μουσουλμάνους ώστε νά κάμουν όρθωσιν f. 61" τον φόβον του σουλτάνου, - δτι εΙχεν μέγαν κόπικα διότι Ιστειλεν ε(;{}ύς σκλάβους του ό σουλτανος ' ' ΙΊ . , , J. "Aρταν να' γυρευουσιν ομοιως καΙ τον ιαγουπην -. τ"ν ό δούκας ό δεσπότης, ΚαΙ εΙχεν lννoιαν πολλην 3075 νά έξορθουσιν τήν δουλειάν, του άμιρου <τον) φόβον. § 2.
-
π ως lστεr.λεν εΙς τόν &μφiiν να κιΧμη κιχτιΧστιχσLν.
εύκολα ώρθωσεν τότε τούς •ΑλβανΙτας. • ς τον άμιραν νά πέμψουν, 'Ιδούν Αδιωρθώσασιν . , καl εις " τον μπασια, - ομοιως αυτον ' " τον παγιαζ'ιτην, εΙχεν την συμπεθεριάν μετ' αύτον ό δεσπότης, δπου ώσάν καΙ το κορμlν του 3080 όπού τον εΙχεν άμιρας καΙ έβοήθει τον πολλά πάντοτε τον δεσπότην μ8 δωρήματα, μέ πράγματα νά τάξουν πέσουν νά liv ήμπορέσουν τlπoτε κατάστασιν νά κάμουν. ΚαΙ ούτως έδιώρfJωσαν · � ς τιW άμιραν ιδπijγαν, •Αμή
§ 1 σvχαρήκια sic. : id ίη v. 3063 - 'εvεμβήσoι 3062 'εvεμβήσ 3063 μs : 3066 λήφcwν μα ( ? ) : prior littera iterum ca1cata inexplicabilis efficitur 3070 κατd: μeτd 3067 σvνέλlJοvσιν: σvvελlJoϋv per metrum scripsi 3074 !νιαν 3075 [οπώς] ναεξορlJούσιν την δovλΕαν - τόιι ipse addidi 3078 μπασlα 3079 σvμπe{}εριαv - μεταπQYΙ 3084 oτnώ,
CAP. ΧΙ Conciliazioni e imparentamentl.
1.
-
II duca Dopo
di
manάa doni alΙο Zenevesi e
α
Muriki Bua.
ciQ stabίlirono dί andare dal10 Zenevesi con dei doni.
per dίrglί come s'erano sv01tί ί fatti. Ne110 stesso modo furono
3065 mandati dei messi anche a Muήki Bua Ι perche
cessasse 1e a.z:i.oni
al1e qualί era avvezzo e fosse data fine ai trane11ί be11ίci ed aglί
stermini che avevano 1uogo; glί A1banesi convenissero a stare sot tomessi, Si comportassero 1ea1mente e Si mettessero ίη pace.
Cosl
3070 1ί rassereno e 1ί adu10 Ι perche Si 1evassero contro ί Musu1mani: infatti la paura de1 su1tano era
di
grande m01estίa dato ancora
che ίΙ su1tano stesso aveva mandato ριορήο al10ra deglί ufficialί per chiedere 1a consegna
di
Arta e de110 stesso Ya·qub. n duca
3075 despota aveva m01to pensiero Ι perche (ί suddίti) si lίberassero dalla soggezione e dalla paura dell'emiro.
2.
-
(ll despota) manάa άalΙ'emiro perchέ sanzioni la situazione. Faci1meήte
(ίΙ
despota) al10ra persuase glί A1banesi. Ed ecco
dunque che decisero
di mandare da11'emiro e cosi anche da1 pascia
3080 Bayezid (con 1ui i! despota aveva stretto parentela, 1'emiro glί
voleva bene come se stesso e 10 aiutava sempre). e portarglί dei doni e deglί oggetti preziosi per potere ίη qua1che modo sanzio nare 1a situazione. Cosi stabilirono, si recarono dal1'emiro, Ι e
Cronαcα dei Tocco
448
3085 καΙ πράγματα Ιταξαν πολλά, δωρήματα μεγάλα. νά δίδουν τό χαράτζι Κατάστασιν εποίησαν καΙ νά κρατούν την "Άρταν ' καΙ τά κανίσχια τού μπασια, καΙ ή τύχη τού δεσπότον, δτι ηφερεν τότε ό Θεός νά πιτυχαίνπ πάντα. ώσάν εΙχεν τό ριζικόν
§ 3
•
-
τοuς ιχνιχμεσιχ • / / • <π ως ε• γ�ι νΊJ ιχνιχκιχτωσLς ) ' Ι Τοuρκοuς. .
-
άνάμεσα τους Τούρκονς. ΚαΙ έγίνην άνακάτωσις έκ την Ούγγροβλαχίαν ,Εξέβηκεν ό Μουσταφας 'ς την Σαλονίκη έσέβη καΙ Ισχισεν την Ρωμανιάν, f. 62� μετά τόν βασιλέα. καΙ (εΙτα) ένώfJηκεν αiJτού άκούλιθα ό σουλτανος, Ό άδελφός του έδραμεν μέσα είς την Σαλονίκην. 3095 .καΙ ηύρεν πως έσέβηκεν 3090
§ 4.
-
<πως &νΟLξε ό τόπος δλος τοσ ΔεσποτιΧτοu.)
την εΙχασιν ο{ Τούρκοι, ΚαΙ άπ' αiJτην την σύχυσιν έκαμεν την δουλεΙαν ' ηύρε ό δεσπότης τόν καιρόν, / / " � .0 ' να επιτυχαινn παντα, "τον από Θεου καυως καΙ κατευόδωσέν τα. oiJTW, τά έκατώρθωσεν δλα καλά τού ήλθαν, 3100 'Όσα έματαχερίστηκεν, την τόλμην οπου ε Ιχεν έκ την άνδρεΙαν την πολλήν, όπου τόν έβοήθειν. καΙ έκ τού Θεού την δύναμιν, την άφεντίαν της "Αρτας, •ΑφοJ γάρ έπαράλαβεν τά κάστρη του, τές χώρες. τόν τόπον έστερέωσεν, έτΕμησεν μεγάλως, 3105 τους αρχοντές του (Jψωσεν, των άφεντων των πρώην ' Ισόρροπους τους έκαμεν αiJξύνt?η υπερμέτρου. καΙ έΔVνάμωσεν πολλά, Ό τόπος δλος ανοιξε ' -Οάλασσα καΙ στερέα, έπλάτυναν ο{ στράτες. οΙ δρόμοι Ικαθάρισαν, μικροί τε καΙ μεγάλοι ' 3110 •Επλούτηναν οΕ ανθρωποι, χαίρονται καΙ άγάλλονται καΙ τόν Θεόν δοξάζουν. -
,
"
3087 μπασlα 3089 πητηχένη 3091 OVκρoβλ 3092 Ιχεισεv - ρομανlαν 3097 δεσπότης την δOfJλΙ 3096 σύχασιν 3093 εΙτα ipse per pedem scήΡsi 3098 πιτυχένη, antea sCΉpserat Α., id.emque postea την δOfJλl delevit 3109 έκa{}έρισeν 3104 ταίς χώραις cf. v. 3089
Cap. ΧΙ, 1-8: Conciliazioni
e
449
imparentamenti
3085 promisero molte cose e grandi donί. Convennero che (Carlo) avrebbe dato ί1 tributo e dei doni al pascia, e che per converso si sarebbe tenuto Arta, dato che Dio e la sorte avevano fatto in
modo che i1 despota avesse avuto la fortuna di conquistare tutti
(ί territori del Despotato).
3. 3090
3095
-
Discordia /ra i Turchi. · Ιη mezzo ai Turchi avvenne uno sconvolgimento. Da1l'Ungro-
vlachia era venuto Mustafa e, attraversata la Romanίa, giunse a
Salonίcco dove si uni all'imperatore.
11 sultano, suo fratell0, corse dίetro,
Ι
gia entrato a Sa1onicco.
4.
-
ma trovo che lui era
Fiorisce tutto il territorio del Despotato. Ιη questo disordine . deί Turchi ί1 despota trovo ΙΌccasίοne di
compiere la sua azione: e dato che era volonta di Dio che tutto
riuscisse bene, cosi venne a capo di tutto e condusse tutto a buon
3100 porto. Ι Di quanto tento tutto riusci bene perche egli era dί molto val0re . e .di ardimento ed aveva con se la potenza . divina che 10 aίutava. Dopo che si era impossessato de1la signoria
3105 di Arta, consolido la regione, le fortezze, ί paesi. Ι Elevo dί grado e confed onori aί suoi uomini, 1i fece pari grado aί signori che c'erano da prima. Ed egli divenne molto forte e crebbe straordi naήamente di potenza. Tutta la regione si dischiuse; i1 mare, la 3110 terra, ί sentίeή furono purgati, le strade . . furono a1largate. Ι Gli .
.
.
.
uomini, piccoli e grandi, si arήcchirono . . Essi gioΊScono, si ra1legrano e glorificano Dio.
Τ
Ρ 29
3090/3 Ducas ΧΧΙΙ 3, 1 57 rr 4-16 Sphrantzes 6 n. 4. - De eodem Mustafa νώ ΛΑV 2014, t. νιιι ρ. 18; id. 2016 t. νιιι ρ. 24. - Hist Turc Zoras 5238"3.,.538'17 3112 Paneg .JM:an . 1951"
3089
Chron Mor 2482.
450
Cronaca dei Tocco
§ 5.
-
Τά 'Ιωάννινα έχουν τήν τιμην έξ όλον του τό κeάτος ' αύτου έναι ή elζα τών ΡωμαΙων, τό Δ εσποτάτο όλο. 'Εκεί welσκεις dexons; έντιμους καΙ dξlους 3115 νά δώσουν λόγον καΙ βουλήν έξ ό, τι τούς γυeεύσl1ς ' f. 62v καΙ πάλιν καΙ κλήeα έντιμη ώσάν της ΣαλονΙκης ' όμοΙως έναι κατάστασις εΙς τό κοινόν της χώeας καΙ τάξες, έπιστήμια, καfJώς πeέπει νά έναι. ΚαΙ dπό τότε dνέβηκεν ή πόλις <τών) ΓιαννΙνων, v dπό τόν τόπον . όλον. 3120 καΙ στέκεται καλ τεeα Κρατώ ούδέν έστάfJησαν καλvτεeα ποτέ τους όσοι weισκόνταν κατoικoVν εΙς τά Γιάννινα dπέσω ' φύλαγε τόν δεσπότην ». μόνον ll.; λέγουσιν ' « Θεέ,
§ 6.
-
πως �κocμεν σuμπε-θ-ερ(oc με τον Moup(x'1j ΜποUoc.
ΚαΙ πάλιν fJέλω νά σέ εΙΠώ διά τόν ΜουρΙκη Μπουα. 3125 Ο&ος ώσάν dπΙστησεν καΙ deνrjfJην τόν δεσπότην καΙ έκαμεν συμπεfJεριάν μέ έκείνον τόν Γιαγούπην - καΙ έκαμεν καΙ dλλα πeολαβόν κατeάτζια του δεσπότου καfJάeια νά τόν διώχνυ,
3113 eομαlων 3114 έβe(σκε, 3115 rveetlaeJ, 3116 lvτιμo1 3119 των cd. om. 3122 [καΙ] κατoικoVιι 3128 dnl ipse addidi δ'l lJγχνη 3129-3130 post liπαντε, in texto transcribendo sic Α. verba postposuit: dvilιmν & δεσπ6τη, - κατaκeατη να το βοηθή μέ πeάγματα 3133 ηφεeαll 3137 ήπηeειι [καΙ] τήν ΘvΓ 3138 Μειιώιων ι cfr. 3 1 4 1 , MειιoVιOl ι l 1949 -
Cap. ΧΙ, 1-8: Conciliazioni
5.
e
impa1'entamenti
451
Gianina. radice vitale dei Romei άε! Despotato.
-
Gianina e onorata in tutto i1 dominio. Li e 1a radice dei Romei. n si trova tutto i1 Despotato. Li tu trovi uomini onorati e degni
3115 Ι che sanno darti consiglio su qualunque cosa tu 10 chieda; c'e anche un clero onorato come quello di Salonicco. Cosi neUa comunita cittadina c'e una situazione ordinata, ci sono leggi e istru.Zioni com'e bene che sia. Da allora 1a citta di Gianina pro3120 gredi Ι e oggi resta 1a migliore citta di tutta 1a regione. 10 credo che ηοη si trovarono mai meglio quelli che abitavano dentro Gianina. Essi dovrebbero dire: « Signore. custodisci i1 despota Ι D.
6.
-
II
despota stringe parenteZa con Μuriki Bua.
3125
Ora ti par1ero di nuovo di Muriki Bua. Ι Costui manco di fede e rinnego i1 despota, stringendo quindi parente1a con Ya
Τ
3114-3116 Chron Joan Vr § 8; πολvOeύλητov id.
§ 9, ρ. 80
Cl'Qnaca dei ΤQCCQ
452
3140 καΙ μόνον ήτοι έδωκεν προ ίκα της ffιyyατρός του. ΚαΙ τού Μενώνου τού έδωκεν ό δούκας ό δεσπότης νά έχυ διακράτησιν ίδιον έδικόν του το κάστρο yoifv τον •Αετον με την περιοχήν του, " " , -ερόμερα ο'λόγυρα και με το σvνoρoν τους, τα' ι:::. 3145 καΙ έκατέστησεν καΙ αύτον νά έναι ώρf}ωμέvος.
§ 7.
-
(Πώς ό 8εσπ6της &ΨΊjκε τον μέΥlχν κοντ6στΙΧβλον νιΧ κριχτη την "Αρτιχν.)
' ΚαΙ οδτως έκατέστησεν τά πάντα ό δεσπότης. τον μέγάν κοντοστάβλον ΚαΙ dπαυτoυ τον έδιώρf}ωσεν καΙ dφijκε τον νά στέκεται καΙ νά κρατfj την ΙΆρταν, την dφεντlαν, τά νησιά, τούς dρχoντες τού τόπόυ ' 3150 νά εΙναι εΙς το χέριν του ' {Jλους νά τούς όρΙζΊΙ ' o{Jτως νά έβλέπουσιν αύτον ώσάν καΙ τον δεσπότην.
§ 8. .
-
<Λoy�σμ,oς του 8εσπ6του &'πο τοδς Μουσουλμ,&νους κιχι &'πο τον ZενεβέUΊj.)
ΚαΙ αύτος έκαβαλλΙκεvσεν, εΙς τά 'Ιωάννινα έδιάβη νά διορf}ώσr; καΙ έκε ί τον τόπον καΙ τά κάστρη · νά κτΙζovν, νά εϋτειάνουσιν τά κάστρη καΙ τούς πύργους, 3155 {JTι εΙχαν πάντα λογισμον dπo τούς Μουσουλμάνους. Δύναμιν Ιχουσιν πολλη οΕ dσεβείς οΕ Τούρκοι · . όπού καΙ dv όρμήσovσιν 'ς χριστιανικον dφέvτην, άραία τούς έγλύτωσεν, {Jλους έχάλασάν τους. ό δούκας ό δεσπότης. ΚαΙ dπ' αύτο έf}ρο tζετον καΙ των τovρκων ό φόβος 3160 <ΛΑν έλειπεν το κΙνΔVΝoν f. 63" τον Ζενεμβέση εϋχολα τον ήf}ελεν χαλάσει, {JTt ένf}υμείτoν πάντοτε την έχf}ραν την παλαΙαν καΙ την πολλην κακογνωμιά καΙ την dπαιδευσΙαν, τότε εΙς την φυλακήν του. οπου έκαμεν 'ς τούς άρχοντες, 3165 'Αμη ό φόβος των Τουρκών έκoντoκράτησέv τov. Ό Ζενεβέσης πάντοτε έτρεμε, έφοβατον,
3140 ψι 3144 [καl] τd ξεeόμεeα 3145 Ικατ. [τόν] καΙ 3147 άπαvτoυ 3149 vησlα 3156 πoλλol 3159 αύτώ 3160 τΟν Τoveκ 3161 l:ειιεμπiσ 3163 κακoγνoμlα 3165 έκovτοκeάτησb των 3166 'ειιεμβήσης χαλάση
. , ··� ι ______
Cap. ΧΙ, 1-8: Conciliazioni e imparentamenti
453
(Α Murikί Bua) lascio che egli stesso disponesse de1 suo 3140 territοήο: Ι e ovviamente 10 diede solo come dote alla figlia. Ι
Α Menuno i1 duca despota diede come dominio personale la fortezza di Aetos con ί paraggί, ίη ηηο con le circostanti Xeromera 3145 fino ai ήSΡettίvi confini, Ι e 10 sistemo ίη maniera da vivere ίη flοήda posizione. 7.
-
Il
despota designa il grande contestabile aΙ governo di ΑΥΙα.
11 despota dispose le cose ίη questo modo. Da quel momento delibero di lasciare i1 grande contestabi1e ad Arta e di governarla: (egli aveva sotto la sua gίuήsdiΖίοne) la sίgnοήa, le isole, le truppe de11a regίone. Tutti dovevano 3150 stare ίη suo potere ed egli avrebbe esteso i1 comando su tutti, e tutti 10 dovevano considerare nella stessa maniera del deposta. 8.
-
Pensiero del despotα α riguαrdo dei Musulmαni e dello Zenevesi.
Quindi cavalco per Gianina per organizzare anche 11 i1 terή-
3155 tοήο e le fortezze: costruire e ήattare ί castelli e le tοrή, Ι dato
che avevano sempre preoccupazione di una invasione dei Musul mani. Gli infede1i Turchi hanno infatti molta potenza: quando essi si sono scagliati contro un signore cήstίanο, questi raramente e ήuscitο a schίvarli. Essi hanno abbattuto tutti. Per questo mo tivo i1 duca despota si preoccupava molto. 3160 Ι Se ηοη ci fosse stato i1 ΡeήcοΙ0 e la paura dei Turchi avrebbe faci1mente abbattuto 10 Zenevesi. Egli si ήcοrdava sempre del3165 l'antica inimicizia, de11a grande ma1vagίta e della incivilta che fece eSΡeήmentare ai suoi uomini, quando furono suoi prigίonieri. Ι Pero
454
Cronaca dei Tocco
τΉv 'Άρταν ό δεσπότης. άφού εlδεν Βτι άφέντεψεν KαOάeια Τ6 [λεγεν καΙ μέ τούς έδικούς του, Βτι « έδvνάμωσεν πολλά καΙ {)έλ6ι μας χαλάσει ' 3170 ό τόπος [ναι των ΡωμαΙων, σύνορον των ΓιαννΙνων καΙ εϋχολα μέ άφορμην μας ()έλουν έξορΙσει ». ΚαΙ άπ' αδτην την ένΟύμησιν καΙ έκ την πολλην πικρΙαν lπεσεν εlς άσΟένειαν, άπόΟανεν εύ{)έως.
3167
oldεII
3169 %αλάσrι
3170 eομα[aw
3171 dφοeμηv
μαι;
Cap. ΧΙ, 1-8: Con,iliazioni e imparentamenti
455
la paura dei Turchi 10 freno. Lo Zenevesi temeva sempre ed aveva paura dopo che vίde che ί1 despota s'impadroni dί Arta. Eglί dίceva francamente aί suoi: « Eglί (Carlo Tocco) si e fatto molto 3170 potente e ci dίstruggera. Ι La regίone e dei Romei, ί1 con:fine e dί Gianίna e facilmente con un'occasione qua1unque eglί ci caccera ». Ε per questo pensiero e la grande amarezza cadde ίη infermita e mori presto.
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"
ΚΕΦ. ΙΒ'
θά.να:cος to5 Ζeνeβaση xrι.t ?tώς ά?tόμetνeν ό οΙός tOO xrι.t έΧΡά.tet ti)v άφeνtΙrι.ν xat άπrι.οtο5 tψ ΨCήprι.ν οΙ T o5pxot.
§ 1.
-
<πως έπέμεtνεν � ιχΜεντ(ιχ εΙς τόν υΙ6ν του.>
Τώρα {}έλω νά σέ εΙΠώ καΙ περΙ τού υ[ού του. 3175 'Αφότου γάρ έπλέρωσεν το χρέος ό πατήρ του, , ' .L , _ " r.l Πu.ιι.δ εις τον υων του. επέμεινεν ή αυ{}εντια' Τέως ήτον καλούτζικος, όμορφον παλληκάρι ' &λΙγον ήτον άλαφρ6ς ' άκόμη νέος ήτον. ΕΙχεν καΙ άλλους άδελφους μικρότερους iE αυτου. 3180 ΕΙχεν και" γενος υvPατoν aπo τους .1\_ __ " " Αλβανιτας. ' καΙ ήσαν πλουτισμένοι. f. 64r Τόπον έκράτει Ιμορφον η}ν άφεντΙαν νά llr/. 'Ήλπιζεν καΙ έπάντεχεν άλλά οΙ Τούρκοι, ώς φ{}ονεροΙ καΙ δύνονται τάς πάσας, έζήλωσαν, έφ{}όνησαν τον τόπον του νά έπάρουν. .
§ 2.
-
'
πως έΚΙXτέβΎjν δ Χιχμtζiiς εΙς την Δερν6πολtν.
3185
ΚαΙ έκατέβην ό γαβρος τού δούκα τού δεσπότου. Α-ότάδελφος ήτον μπασια, κεΙνου τού ΠαγιαζΙτου, όπου τον εΙχεν άμιρας αντιτα τού κορμ! του. ΚαΙ μέ φουσσατο δυνατόν, πολλά βαeυν καΙ μέγα, μέ τρΙαντα χιλιάδες - κρατώ νά έκατέβηκεν 3190 έπλάκωσεν τήν άφεντιάν τού υίού τού Ζενεβέση. �Ως έν e fj τον έδιωξαν έξ δλον του το κράτος ' m δλα άπο σπα{}loυ, τά κάστρη του ήπήρασιν γαβρους καΙ έξαδέλφους ' τους άδελφούς του έπΙασαν, ήχμάλωτοι έγΙνονταν δλοι ο[ Ζενεβεσαίοι.
Κεφ. ιβ': ζενεμβήσ 3176 αΜ>εντ'α πάλαι 3183 ώς [ήνε] φDovatflOl 3186 τoV μπασια. έκVvOfJ τάς πdσας: άφεντlας subaudiendum est cf. v. 3182 3191 ται. 3189 τρ{αντα sic cd. 3190 (καΙ] επλ. dφεντlαν - ζενεμβήσ.. 3192 na{)lov 3194 OΙyχμdλωτol - ζενεμπεισέοl έδloξαv -
CAP. ΧΙΙ Morte dello Zenevesi. Α dominare la signoria gli succede il figlio. Occupazione dei Turchi.
1.
- La signoria (dello Zenevesi) passa nelle mani del figlio (a. 1418) .
Ora ti parlero anche de1 figlio. Ι Dopo che ίΙ padre fece ί conti (col Padreterno), 1a signoria rimase quindi nelle mani del :figlio. Costui era un giovane piuttosto buono e bello. Era un ρο' sventato, (ma bisogna considerare che) 3180 era ancora giovane. Aveva altri fratelli ' piu piccoli di lui. Ι Degli A1banesi que11a era una stirpe potente. Governava una be11a re gione ed erano ricchi. Egli sperava e si riprometteva di man tenere la signoria, ma ί Turchi, da gente invidiosa e che ha forze superiori alle altre signorie, bramarono di impossessarsi della regione. 3175
2.
- lJamza scende su Dernopoli ( =- Dryjnopoli) (estate 1418) .
3185
Scese ίΙ genero del duca despota. Costui era fratello del pascia Bayezid, che l'emiro amava co me se stesso. Con un potente esercito, molto forte e numeroso - ritengo 3190 che egli scese con trentamila uomini - Ι schiaccio la signoria de1 :figlio de110 Zenevesi. Di colpo (ί Turchi) cacciarono 10 Zene vesi stesso da tutto i1 suo dominio; ne occuparono tutte le fortezze con la spada ίη pugno; gli catturarono ί fratelli, cognati e cugίni. Τ
Ρ
§ 2 Hist Turc Zoras 29 s2-13; de Dernopoli Hier. Synec 65 1 .-7 ρ_ 1 9 Kedrenus Π , ed. Βοηη 474 Nea Tact 1 667. ρ_ 78 TafeI-Thomas. Urkunden Ι, ρ. 259 n. 1 Tafel. Symb Ι n. 4; 11 n. 4 1 Act Dipl Act Dipl Ι 494 AIb Ι 35 Dolger, Regesten Π 60 n. 1 6 1 1 3186 Ducas ΧΧΙ 9. 14917 Not Thess 1 5 1 78 3190 Laon Cha1c Π 96 7-11
3192 Chron Mor
439.
458
Cronaca dei Tocco
άψijκαν τα καΙ έφεϋγαν εΙς τα γρη, εΙς τούς τράφους. έκ τα κοιταία, έκ τα έγκρεμνα δτι να μή τούς πιάσουν. Πούπετε δέν έγλύτωναν Φουσσατο ήτον περισσον και εγέμισεν τον τ6πον, καΙ ουδέν εύώδωνεν κανείς Ινα τούς έγλυτώσυ. 3200 •Εξαλειμμος tγΙνετoν μέγας ' ς τούς •Αλβανlτας. Τ6τε έξωριζώίJηκεν το γένος τού •Αλβάνου όπού τον έπιαναν καλον άποκεφάλιζάν τον.
3195 Τούς πύργους, τά χωρία τους
•
§ 3.
-
<πως έγλότωσεν δ υΙος τοί) Zενεβέσ'Yj κα-Ι πως κα-τέφυγα-ν οΙ •Αλβα-νΤτες ε�ς το μέρος των ΓLα-ννΙνων.)
• ς τό μέρος τών Γιαννlνων. Άμή <ό) υΙός έγλύτωσεν Καί άπέ τήν έχ{}ραν τήν πολλήν, τήν είχασιν εΙς αυτον, 3205 δλους τούς αίχμαλώτισαν καΙ έξωρΙσασΙν τους. •Εκεί έβλεπες τούς κάλλιους άπό τού Ζενεβέση να περπατούν, να διακονούν άπό τούς τζακαραδες άπέσω άπέ τα •Ιωάννινα, δλοι μέ δοκανlκια. εΙς αϋτους ό δεσπ6της, Πολλα έμακρofJύμησεν τού κάστρου τών ΓιαννΙνων ' 3210 όμοΙως και οϊ άρχοντες άπό τα τ6σα τα κακά, όπού τούς έfJυμoύνταν, άμή έβλεπαν τέτοιαν όργήν και παlδευσιν εΙς αυτους, καί έλεούσασΙν τους. καΙ πάλιν έσπλαγχνlζονταν Λιμός τούς ήλ{}εν όχυρ6ς, άσ{}ένεια καί ν6σος, όποϋ καί dv υπήγαν. 3215 οΙ πάντες έξαλεlφ{}ησαν Όργήν τούς ήλ{}εν έκ Θεού ' κατηραμένοι ήσαν. Πολλα γαρ έδυνάστευαν, άδικα έποιούσαν, παραλογΙες έκαμναν, μεγάλες άνομΙες. καΙ έξωλ6{}ρευσέν τους. ΚαΙ έβαρέfJηtι ό Θεός
f. 64'"
§ 4. 3220
-
<πως οΙ TOUPXOL &:ποκλε(σα-σLν το Άργυρόκα-στρο.)
ΟΙ Τούρκοι άποκλεΙσασιν τό •Αργυρό τό κάστρο, δτι έναι κάστρον δυνατον εΙς χέρωμα άπάνω καΙ ούδέν βολεί μέ π6λεμον ποτέ να το έπάρουν, ' " . , ' .J. μέ παρακα{}ισμον ωστε να" το επαρουν. αμ,l 3195 του, [τούς] dφijκαν 3196 έκ τά έγκ(!εμνά έκ τά κιτέα 3205 αίγχμα3200 έξαλιμός 3202 έπΕαναν 3203 ό ipse scripsi : αμι ηός λώτισαν 3206 Ιβλεπ - 'ενεμβήση 3207 να δικOllουν 3212 Ιβλεπεν
Cap. ΧΙΙ, 1-3: Ι Turchi occupano Dryinopoli
459
3195 Tutti glί Zenevesi furono fatti Ρήgίοnίeή. ! (Gli abitanti) lasciarono
le torri e ί villaggi e fuggirono attraverso anfratti e nascondiglί verso ί monti e ί rifugi. (Ma) ίη nessuna parte si rifugiarono senza che fossero catturati. L'esercito era troppo numeroso e ήempi i1 terήtοήο, cosi che nessuno riusciva ad evitare la truppa nemica. 3200 Ci fu un grande eccidio di A1banesi. Ιη quella occasione la stirpe deglί A1banesi fu sradicata: ogni persona per bene che era catturata veniva decapitata. 3.
Il figlio άεΕΙο Zenevesi sfugge αΕΙα cαtturα e gli Albαnesi si l'ifugiαno nel territorio άί Giαninα.
-
Tuttavia ί1 figlίo (del defunto Zenevesi) la scampo rifugiandosi nel terήtorio di Gianina. Per la grande inimicizia che intercorreva nei suoi confronti Ι 3205 (ί Gianinioti) presero Ρήgiοnieri e relegarono tutti que11i che capita rono ne11e 10ro mani. Tu avresti visto 11 ίΙ fior fiore deglί Zenevesi gi rovagare ed e1emosinare perfino dai calz01ai entro Gianina, tutti appoggiati ai bastoni. 11 despota si dimostro molto 10nganime nei 3210 loro confronti. ! A1trettanto 10 furono ί notabilί della fortezza di Gianina. Malgrado si ήcοrdasserο di tanti mali (ήcevutί), tut tavia, nel vedere tanta disgrazia e tanto castigo (abbattutosi) su di 10ro, tornavano a commuoversi e ad avere compassione. 3215 Piombo su di 10ro una forte carestia, fame e malattie. Ι Tutti furono sterminati ovunque andassero. L'jra di Dio piombo su 10ro; essi erano maledetti. Essi avevano molto tiranneggiato, commeS50 ingiustizie, errοή e grandi iniquita. Ε Iddio gravo la mano su di 10ro e 1ί stermino. 4.
-
Ι Turchi αssediαno Argirocαstro.
3220
! Ι Turchi assediarono Argirocastro, fortezza potente posta su un bastione che ηοη e possibile conquistare d' assalto, ma 5010 con l'as5edio.
Τ
3220 ·Αργυρ6καστρον: Cantacuz Ι 509-5 1 0 ; Laon. Chalc. (ΆργυροπολΙχνη) Ι 1 96 18. 11 27 .; Chron Joan Vr. 40 10
460
Cronαcα dei Τocco
§ 5.
-
(πωι; ό μέγocι; κοντ6στocβλοι; �μocσε τα: φουσσα.τoc να: έπ�βλέΨη τον λocον κocι πoλεμ�ση τοδζ Τοόρκους.)
ΚαΙ δ δεσπότης, βλέποντας τό πραγμα πως έγίνη, τόν μέγαν κοντοστάβλον 3225 • ς τόν άδελφόν του έμήνησεν f. 65r νά μάσrι τά φουσσατα τους άπό όλον τους τό κράτος ' • ς τά •Ιωάννινα νά στέκωνται, κεί οί πάντες μαζωμένοι. , . , τ , . .Q,.., l " οι παντες. ς τα •.ιωαννινα 9'Ηλ{)αν κα εσvναχv,Iσαν ΚαΙ έξέβην εΙς τό Μπάμπιγκο ό μέγας κοντοστάβλος 3230 νά έπιβλέπουν τόν λαόν, όπως νά έσοδιάζουν ' ότι ήτον εΙς την έμπασιν άπάνω τού ψωμίου καΙ εΙχαν φόβον δυνατόν καΙ άπόφασιν ό τόπος, ότι ήτον l1.κρη τού καιρού καΙ λείψι τού ψωμΙου. ΟΙ ΤΟύρκοι, ώς ήσαν περισσοί, τό πλη{)ος τού φουσσάτου, 3235 έσκόρπισαν καταπαντού νά διώχνουν τους άν{)ρώΠόυς καΙ ήλ{)αν [ως τό σύνορον τού κράτους των ΓιαννΙνων. 'Έναν κομμάτι έσέβηκεν •ς τό μέρος τού Μπαμπίγκου. •ΗπΙτυχεν καΙ ηύρεν τους ό μέγας κοντοστάβλος. ΕΙς πόλεμον έβάλ{)ησαν ' καΙ έπολέμησέν τους, έσκότασεν τους πλέους, 3240 καΙ μέ την χάριν τού Θεού τους άλλους όλους έπιασεν, τά άλογα ήπηρεν. § 6.
-
Koct ε[ς τα: 'IωιίννL (νoc) �τoν &λ (λον κομ) μιίτ�.
ΚαΙ άλλον κομμάτι έδραμεν 'ς τόν κάμπον των Γιαννίνων, όμοΙως καΙ όλόγυρα έκ τά καστέλλια όλα. '1Έδραμεv καΙ έγέμισεν τό τουρκικόν φουσσατον, 3245 άκούλοv{)α διώχνοντας έκ τους ΖενεβεσαΙους, Ο'όχΙ διά νά κάμουσιν ζημίαν τού δεσπότου ' O{Jτως τό εΙχαν όρισμόν άπό την κεφαλήν τους, α-δτόν τόν Χαμιζα-μπεκη, όπού σού άφηγή{)ην. f. 659' Μεγάλες Ιτέχνες έχουσιν ο[ άσεβείςJ, (ο[) Τούρκοι. καΙ ό τόπος τού δεσπότov, 3250 Τέως πολλά έσχιάσ{)ηκεν 3227 έκεί 3233 λήψει 3235 δι &ίγχνovv 3236 κράτος των ηανήνωv 3237 παμπ{γκov 3240 έσκοτασεν cf. 242 1 3241 lπ{ασεν § 6 desectio marginis folii litteras removit a nobis restitutas 3245 δι ογχνωντας ζενεμπισέovς 3249 τέχνες lxovaev οΙ άσεβης verba in linea versus omissa, deinceps in superion margine Α. exaravit - (00 ipse per metrum scripsi
Cap. ΧΙΙ, 3- 7 : A ssedio e caduta di A rgirocastro
5.
-
461
Il grande contestabile raccoglie le truppe per vigilare il ροροΙο luggiasco e combattere i Turchi.
11 despota, vedendo come si mettevano le cose, avverti ίΙ grande 3225 contestabi1e suo fratell0, Ι perche radunasse le loro truppe da ogni
parte del loro dominio, e le dίsponesse tutte assieme a Gianina. Vennero e si radunarono tutte a Gianina. 11 grande contestabi1e 3230 ando a Babingo Ι per sorvegliare perche i1 ροροΙο potesse accudire al raccolto. 11 vero e che lassu si era all'inizio del raccolto del grano e la gente de1 luogo aveva grande paura, dato che si era ίη periodo di congiuntura, e c'era scarsezza di grano. Ι Turchi, che nelle 3235 forze complessive erano moltissimi, Ι si dίspersero per ognί dove per inseguire gli uomini, e arrivarono fino al confine de1 dominio dί Gianina. Una parte dί essi entro nel territorio dί Babingo. Ma cola 1i colse i1 grande contestabi1e. Vennero alle armi; (Leo3240 nardo) 1i combatte Ι e con la grazia dί Dio ne uccise la maggίor parte, mentre a1tri prese prigίonieri e catturo anche dei cava11i. 6.
-
Anche
α
Gianina c'era un'altra parte di Turchi.
Un'altra parte (dί Turchi) irruppe sclla pianura di Gianina e sUΊ castelli dei dίntorni. 3245 · L'esercito turco corse e invase (la pianura) Ι per insegUΊre da presso alcuni Zenevesei, e ηοη per far danno al despota: questo infatti era stato ΙΌrdίne impartito dal loro capo l;Iamza-beg, come ti e stato fatto accenno. Gli inίedeli turchi la sanno lunga ! Ι 3250 Gia la gente del territorio del despota si spavento molto quando assistette a una tale calamita contro gli Zenevesi e vide un cosl nu-
Ρ
3231 Chron Mor 582.
462
Cl'onaca dei Τocco
δπου εΙδαν τέτοιαν ροπην εΙς τούς ΖενεβεσαΙους καΙ τ6σον πλη{}ος τουρκικον φουσσατο εΙς τον τ6πον. Άμη dv έλειπε ή δύναμις καΙ το βαρύν φουσσατο, ' ς τον κάμπον των ΓιαννΙνων, lκείνοι δπου ήλ{}ασιν άφέντης ό δεσπ6της, 3255 εύχολα τούς lσκ6τωνεν oύδΈV έγλύτων8ν κανείς όπΕσω νά γvρίσn. ώς έδειξεν το τέλος' ΚαΙ ήτον διά κάλλιον, έπεΙν έγνώρισεν καλά άφέντης ό δεσπ6της, ότι καΙ αν lσκ6τωνεν lκεlνovς καΙ άλλους τ6σους, 3260 τlπoτα δέν τΟν έβλαβεν τον Χαμιζαν έκείνον, καΙ μ6νον dv τον έκαμνεν έχ{}ρον καΙ όχι φ{λον. Μάλλον μέ την γλυκύτητα καΙ μέ καλην άγάπην, μέ δώρα, μέ χαρΙσματα έγλΙστρησεν 'ς την ώραν ' Ιστρεψεν δέ καΙ έκεινους τούς Τούρκους όπου έπιάσεν 3265 καΙ εlπεν πως έγΙνετον το πραγμα άπο λά{}ου. Μέ ταύτην γούν την πραξιν του ό δούκας ό δεσπ6της έδιάβασεν τον Χαμιζαν, την φοβεράν φουρτούνα. ΚαΙ έσ6διασεν ό τ6πος του, οί χώρες του, τά κάστeη, καΙ έδειξεν καΙ τού άμιρα μεγάλην πιστοσύνην. 3270 �o Χαμιζας έδιάβασεν δλον το καλοκαΙρι όμπρος 'ς το 'Aργvρ6καστρo τάχα νά τού το δώσουν ' f. 66r καΙ ofJx εfJώδωσεν ποσώς τΙποτα νά ποιήσυ, άσ6του έβαρέ{}ηκεν, άφijκεν το καΙ έδιάβη. § 7.
-
πως έσέβ-ην ό \)(ος τοα Ζενεβέση εΕς το ΆΡΎ\)ρόκαστρον καΙ &.πεκεΤ το l8ωσεν των Τοόρκων.
Τού Ζενεβέση ό υίι)ς έστράφη, έσέβη άπέσω. 3275 ΚαΙ άφησε ό {}ε6ργιστος νά στέκεται εΙς αύτον, ότι έναι κάστρο δυνατ6 ' ποτέ δέν το έπαίρναν. διά τά πράγματά του, ,Αμη αούτος έσκλήρυνεν μέ εί τι καΙ αν εΙχαν ' καΙ ήπηρεν την γυναίκαν του έφυγεν καΙ έπέρασεν ' ς τούς Κορυφούς άπέσω. 3280 ΤΟ κάστeον τούτο έδωκεν άτ6ς του εΙς τούς Τούρκους, 3251 ζενεμπισέους 3265 καΙ εlπεν : καΙ λύπην antea scripserat Α. λάΟov antea έκεΙναιν scriptum idemque deletum invenimus 3268 έσοδΙασεν 3271 τoVτω 3273 άφεΙκeντo § 7 άπέκει - Τoveκων Zενεμβ� 3274 Zενε�ήσo. 3275 άφήσο. 3276 έπέeναν
Cap. ΧΙΙ, 3-7: A ssedio e caduta di Al'gil'ocastl'o
463
meroso esercito nella regione. Ma se ηοη fosse per 1a potenza e poderosita dell'esercito, que1li che avevano sconfinato nella cam3255 pagna di Gianina Ι i1 signor despota 1i avrebbe potuti faci1mente uccidere: nessuno se 1a sarebbe scampata per tornare indietro. Ma 1a conc1usione dei fatti ha dimostrato che . (1a prudenza) era stato un bene. Infatti ίl despota venne a rendersi conto che se (di Turchi) ne avesse ucciso ηοη s010 quelli (che avevano scon3260 finato), ma anche i1 doppio di essi, egli a Ι I:Iamza ηοη avrebbe (ίη fondo) apportato a1cun male sensibile, ma avrebbe s010 rag giunto ί1 ήsu1tatο di farse10 nemico invece che amico. � stato meglio usare 1a d01cezza e 1a buona amicizia. Infatti con ί doni e ί presenti 10 ammansi subito. Gli restitui quei Turchi che aveva fatto 3265 Ρήgiοnίeή Ι e disse che 1a cattura era dovuta ad un errore. Ιη questa maniera ί1 duca-despota eVΊto 1a terribί1e procella di I:Iamza. La regione, ί paesi, ί castelli poterono attendere a1 racc01to, dato 3270 che (i1 despota) aveva mostrato verso l' emiro una grande 1ea1ta. Ι I:Iamza trascorse tutta 1'estate davanti ad Argirocastro nella speranza che (gli A1banesi) glie1a aνrebbero forse consegnata. Ma ίη alcuna maniera ήuscl a conc1udere qua1cosa. Fino a che si annoio terήbi1mente, 1ascio 1'impresa e se ne ando. 7.
-
Il {iglio di Zenevesi entra in Argirocastro lortezza) ai Turchi (a. 1419) .
e
quindi dona (Ιa
11 figlio di Zenevesi torno ed entro dentro 1a cittadel1a. Ι Pero i1 ma1edetto da Dio smise di stare U, benche fosse una fortezza potente. (Ι Turchi) mai avrebbero potuto conquistar1a. Piuttosto divenne insensibi1e ai suoi doveri : prese 1a moglίe, qua1siasi cosa 3280 avesse e se ne ando rίfugiandosi a Corfi:ι. Ι Ε da se, spontaneamente, 3275
•
Τ
§ 7 Laon Cha1c ΙΙ 96 10.11
1!
3276 Chron Mor 1 590/1
3280 Chron Min 28 u; 46 13
464
_
Cronaca dei Τocco
οπου Ιναι τόσον δυνατόν! Ποτέ δέν το Ιπαίρναν! ΚαΙ α-ότος διά την πραξιν (του) Καρόλου τού δεσπότου, καΙ διά κάκητα πολλην τού τόπου τών ΓιαννΙνων, δέν εΙχεν τΙ νά κάμrι ώσάν Ιχάλασεν α-ότός, 3285 καΙ ώρέγετον Ινα Ιδfj καΙ άλλους χαλασμένους. "Εδέ άμαρτΙαν την Ικαμεν, Ιδέ άγνωσΙαν μεγάλη, νά παραδώσrι Χριστιανους εΙς τών Τουρκών τά χέρια! ΚαΙ πάλιν δέν Ισκότωσεν παρού τον Ιμαυτόν του, καΙ την ψυχήν του άπώλεσεν καί το κορμlν του Ιχά{}η. 3290 t Αύτούσγουρον t άπό{}ανεν, άσκημα, bτρoπιασμένα. ΚαΙ πάντες έξαλεlφlJησαν έκ την φυλήν του ολοι. § 8.
-
<πως οΙ "ΑλβIΧV!ΤlΧt lφlJγlχv εΙς τόν Μορέ«ν.)
ΟΙ Τούρκοι έδυνάμωσαν το κάστρον, Ικτισάν το, χωρΙα καΙ κατοwες. τον τόπον έδιώρ{}ωσαν, τους έπτωχους τού τόπου. ,Εσιάσ1}ησαν, έμέρωσαν 3295 Διαλαλημόν έκάμασι'Ρ 'ς τά σύνορα του ΓVραι, φεvγατoς ή κρυμμένος, όπου dv [ναι άν{}ρωπος, ολοι νά Ιπιστρέφωνται όπΙσω εΙς τον τόπον. Μόνον 'Αλβανίται Ιφvγαν ' εΙς τον Μορέαν υπήγαν, τόσον τους έφοβή1}ησαν πολλά τους Μουσουλμάνους. 3300 - "Αμη οΙ άλλοι, οΙ πτωχοΙ, Ιστράφηκαν όπΙσω νά ε Ιναι δoυλωμlνoι. νά δlδovν το χαράτζι τους, ΚαΙ έσΙγησαν, Ικόπασαν το πονηρον το [{}νος ' μόνον έδυναμώνασιν καΙ έκτΙζασιν το κάστρο.
f. 66v
§
9.
-
(Ο λογLσμός το;) 8εσπότοlJ.)
- Άμη ό δεσπότης πάντοτε έννοιάζετον μεγάλως, καΙ πάντα Ιφοβατον. "Εβλέπει πώς βαδΙζουσιν καΙ νύκταν καΙ ήμέραν. κα{}ολικά διαβαΙνει "Ομπρος άπέ τά "Ιωάννινα καΙ εΙχεν μέγαν λογισμον ώστε νά Ιδfj το τέλος.
3305 καί πάντα έ{}ροεζετον
3286 Εδι • 3281 έσπέ�αν 3282 τov ipse addidi - [Toii] καρ6λov 3291 τov: 3287 τών: τόν 3290 αύτούσγovρov sic: cf. Prooem. ρ. 193 τovς 3294 έσήσ{}ησαν 3295 τού γύρω ; του τ6πov antea scripserat Α. et postea delevit 3298 άλβανοΙ τε 3306 βαδtσovσι'l': ραδΙζovσιJl
Cap. ΧΙΙ, 8: ' Esodo di A lbanesi in M01'ea
465
diede ' aί Turchί 1a fortezza, che e tanto potente l Mai l'avrebbero
potuta cbI1quίstare J Lui, invece, per rancore nei confronti de1 despota Car10, e per i1 mo1to ' ήsentίmentΟ Ρer Gianina, visto che era per-
3285 duto, ηοη aveva a1tro f desίdeήο che veder perduti anche gli altή.
Ecco i1 peccato commesso ! Ecco 1a grande sto1tezza ! : aver con
segnato deί Cήstίanί, nelle maήί dei Tuichi. Quίndi egli ηοη uccise
3290 che se stesso ; perdette l' anima e i1 corpo. f Egli stesso fu autore
de11a sua morte (civi1e) , ίη maniera ignobi1e e vergognosa. Τuttι gli appartenenti al1a sua gente andarono ίη rovina.
8.
-
Gli Albanesi juggono in Morea. '
,
Ι Turchί potenziarono 1a fortezza e 1a restaurarono : accomo-
darono i1 1uogo, ήaSsettarοnό paesi e vi11aggi. Si riappacificarono e
3295 calmarono ί Ροveή . de11a citta. Ι Diffusero un bando per i1 terήtοήο .
circostant� ' ordinando che, ,tutti ί fuggiaschi ο nascosti. . tornassero · al1a loro sede. . .
'
. ;
Ma gli A1banesi fuggirono e ,si recarono
ίη , Morea :
tanto essi
3300 temevano ί Musu1inani. Ι Ma glί a1tri, ί Ροveή, tomarono indietro per dare i1 1oro tributo e per essere soggiogatί.
Ε ί Turchi imbava
glίarono e ήdusserο all'impotenza quella disgraziata gente ; e si limitarono so10 a potenziare e riattare 1a fortezza.
9.
-
La preoccupazione del despota. Ma i1 despota si dava mo1to pensiero :
3305
Ι di tutto si turbava e da
tutto traeva motivo di paura. Egli vede che (ί Turchi) vanno e ven
gono di giorno e di notte. Eglί si aggira
ίη ogni parte innanzi a Gia
nina ed ha un gran pensiero di veder finire quella situazione. Con 1a
;"
�
Ρ 30
.
3286 Chron Mor 1 56.
.
466
Cronaca dei Tocco
ΚαΙ έσέβην μέ τήν γνώσιν του
καΙ μέ τά πράματά του εΙς δ'λους τους μεγάλους' καΙ εΙς έκείνον τόν μπασιαν, δ'που 65ριζεν τά πάντα. ΚαΙ έγλlστρα πάντα τών ΤουρΚών μέ φρόνεσιν μεγάλην. ,Επλούτηναν, δυνάμωσαν τά κάστρη του, ή χώρα. Μέγας έγlνην καΙ πολυς ό δούκας ό δεσπότης.
3310 'ς τους κεφαλαδες τών Τουρκών,
f. 67r
§ 10.
-
(πως οΙ 8όο ιχuτ�8ελφΟL &νιχπιχόοντιχν έκ ΤΟUζ ποΜμοuς.)
3315
Τό καλοκαlρι έδιάβαζεν εΙς Τ17ν πόλιν Ftavvlvrov καΙ τόν χειμών' έδιάβαζεν 'ς τ-ήν 'Άρταν διά τήν ζέσταν, νά ΚVνηγOϋσιν ένομοϋ μετά τόν άδελφόν του. Κυνήγια [χει Ιμορφα τό παρα{}αλασσlο, καΙ οΙ δύο αlJταδέλφοι ' και άγαποϋσαν το πολλά άναπαV{}η καΙ οΙ δvo 3320 και όταν ήfJέλασιν χαρη, και έκ τές πολλές τές μάχες, καΙ έκ τους πολέμους τούς συχνούς καΙ άπό ίJσo έκακοπά{}ησαν τόν τόπον νά κερδΙσουν, καΙ μέ μεγάλους κόπους, μέ αΙματα, μέ κlνδυνα δ'τι νά τούς χωρ{σrι. τότε ήfJέλησεν ό Θεός
3310 τόν Τουρκών 3316 τό xvpόν έδιdβαζeν
331 1 μπασlαν 3312 μ: καΙ 3321 avyxvoV, 3322 &ιw
Cap. ΧΙΙ, 9-10: Quiete nel Despotato
467
3310 sua saggezza e con ί tesorί suoi si reco Ι dai capi dei Turchi: da
tutti ί magnati e (particolarmente) dal pascia, che comandava e stabi1iva tutto. Ε schivava ί disegni dei Turchi con grande sag gezza. Le sue fortezze, la citta si arrίcchirono e si potenziarono. 11 duca-despota divenne grande e potente. 10. 3315
-
Come i due fratelli si riposavano dalle guerre.
L'estate egli la trascoueva nella citta di Gianina e l'inverno ad Arta, a causa del c1ima temperato, per cacciare assieme al fratello. Lungo ίl litorale c'era bella cacciagione, e ί due fratelli ne 3320 traevano molto godimento; Ι ma a110rche potevano ormai gioire e riposarsi tutti e due dalle soventi guerre e dalle molte battaglie, e dopo aver tanto sofferto per conquistare la regίone, sparso tanto sangue, affrontato perίcoli e grandi travagli, pToprίo allora Iddio volle dividerli.
ΚΕΦ. ΙΓ'
§ 1.
-
Θ&'ΥIΧΤΟζ. ΤΟϊ) μεγιίλου κovτoστ&.βλoυ.
3325
Τώeα θέλω να σε εΙΠώ τό συμβαμαν τό έγ{νη, της εΣμαeμένης τό δεινόν, της δυστυχ{ας τό ξένον τόν θαυμαστόν, τόν μέγαν, "ς έκείνον τόν πεe{φοvμον, τόν μέγαν κovτoστάβλoν, τόν δεύτεeov τόν "Αχιλλέα, . τόν Λεoνάeδoν όνομα, καΙ λέοντα εΙς lera. της Ρώμης ό κατάeχων, 3330 Τόν ε Ιδε ό eήγας της Φeαγκιας, έκείνος δπου Ιφeιξεν Ίτάλιαν καί Ρώμην, δ δυνατός, ό μέγας, ό Λατζελάος ό φeικτός, δπov εΙχεν πeοτεeήματα άπό δλους τούς eηγiiδες. eαγκιας καί έξ δλα τα ΚQυμOVΝια ς τα τ Εκ τα eηγ Φ η • ii 3335 κανεΙς δέν άποκότησεν να μαχιστϋ τήν Ρώμην ' ώστε καΙ n}ν ηπηeεν, καΙ α-ότός η}ν έμαχ{στηκεν εΙς τήν ζωήν του δλην. f. 67� καΙ πάντα n}ν άφέντεvεν, ό er;, ό Λατζελάος. Τέως (γαe) ήτον φοβεeός
§
2.
-
'Ότα,ν δπ1jγεν εΙς τον ρ�γlXν.
Άλλ" δταν πηγεν εΙς α-δτόν
3340 ό e�ya, έθαυμάστηκε,
ό μέγας κοντοστάβλος, ό νους του έξεπλάγη '
μεγάλως έθαυμάστην. εlδε τον καΙ άπόeεσεν, καί δύναμιν μεγάλη Τόσην άνδeεlαν φοβεer;ν δέν εlδεν πούπετε κανείς εΙς δλα τα eηγατα έμπeοσθεν εΙς τόν eήγαν. (δμοιον σ)αν Ιδειξεν έκεί, δσοι καΙ liv τόν εlδαν · 3345 ΟΙ πάντες έ{}αυμάστηκαν τόσα έπο{ησεν πολλα δοκ{μια μεγάλα. καΙ να μηδέν τόν eveev; ΚαΙ εΙς τ{ να τόν lyveevae φρόνιμον εΙς τούς φeόνιμοvς, άνδeείον εΙς τούς l1νδeας,
3334 φeαγγ{ας 3330 ήδειι - e{γας hic et alibi φeαΥγιaς 3329 lf!Ύ 3338 "άe ipse addidi 3339 UnWεII 3344 αν Ιδειξειι : versum 3348 &ιδeuw imperfectum complevi -
CAP. ΧΙΙΙ Morte ' di Leonardo, Grande Contestabile.
1.
-
Morte del grande contestabile (a. 1418/9).
Ora voglio ,narrarti i1 .fatto che avvenne : il terribile destino, la immane sventura piombarono suU'uomo famoso, mirabile e grande, su colui che era un secondo Achille: su1 giande contesta3330 bile, Leonardo di ,nome e leone di fatto. Ι Lo vide i1 re di Francia (Italia), ίΙ dominatore di Roma, colui che fec,e tremare l 'Italia e Roma: Ladislao i1 teπίbi1e, i1 potente e i1 grande, che ecceUeva su tuttί ί re. Di tuttί ί reami e di tutti ί comuni . italiani Ι nessuno 3335 aveva osato combattere contro Roma. Ma ιαι la combatte, cosi da conquistarla e ne ebbe la signoria, sempre, ίη tutta la sua vita. Tanto straordinario era i1 ' re Ladislao ! 3325
2.
Visita del contestabile al Re (di Napoli)
-
•
.
QUando ίl grande contestabίle vΊ si reco, Ι ίl re rirtιase ammirato e stupefatto: 10 vide e stupl, si meraviglio assaί. Di tanta straοrdinaήa possal1za e di cosi grande vigore, in tutti ί reami ηοη si eta VΊsto affattό un gίovane simile a quello che si presento 3345 η innanzi al re. Ι Tutti quelli che 10 VΊdero furono presi di ammira zione: tanto grandi furono le prove che egli diede ! Ε che cosa chiunque avrebbe · cercato ίη lui senza trovarl0? Saggίo fra ί" saggί, va1oroso fra ί prodi, stίmato, abίle , e premuroso 3340
3332/3 r.aon ςha1c ΙΙ 44 β-ι
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470
Cronaca dei Tocco
δ6κιμον, έπιτήδειον, ΘVμητικόν εΙς l1.κρον · 3350 κορμίν άπα τά ίJμoρφα τού κόσμου όπoV νά εlδες. ΑΣ πλάτες του, τά στήΟη του μαρμαροσυνθεμένα, όμοίως οΙ βραχιόνες του 1}σαν συναρμοσμένοι ' μέ σίδερον άντάνικον ποσώς δέν έλvγoύσαν. εΙς lναν δακτυλίδι. •Σ τ-ήν μέσην νά τόν έβανες σφικτά &σπερ ή . πέτρα. 3355 ΟΙ l1.τζες του καί τά μηριά .,Οταν έκαβαλλίκευεv εΙς το φαρίν άπάνω έφαίνετόν σε ώς μάρμαρον ' . άσάλευτον ηστέκει - τόσον ηστέκασιν καλά τά μέλη συνθημένα - ' , , πάντα να ' ' μειδια'ζrJ. το προσωπον χαροποιον 'Εβλέποντάς τον έχαιρον, άγάλλεσουν εξ αύτον. f. 68r 'Αλήθεια ήταν καί σκληρός, δταν έχολομάνει ' άμ-ή εlχεv χέeιν άγα{}όν, lλEIιDeeov . εΙς πάπας, φιλότιμος καί wεργετικός ' κάλλιος δεν έφάνη. εlχεv • ς τόν έμαυτόν του. ΚαΙ l1.λλα πολλά χαρίσματα το ριζικόν όμοίως, 3365 Άλλά ή τύχη ή καλή, όπoV τόν ηγαπούσαν, νά καρδιoκάψrJ έκεινούς, ήφερεv έπρoξέvεσεν άσθένειαν εΙς αύτον. νά άγαλλιάσn dλlγο, Έδιάβην εΙς τψ Ίάκvν{}oν - δτι εlχεv άγαλλίασιν εΙς τό νησίν έκείνον ' καΙ μέ τούς l1.ρχoντές του, 3370 νά wφeαν{}fj εΙς τό σπίτιν του δπου άναθράφην μετ' αύτούς - ώς άδελφους τους εlχεv -, ' lδfj καΙ τά παιδία του, νά άνοίξυ ή καρδιά του. νά ΚαΙ έκεί όπού έδιάβηκεv, έπεσεν εΙς τ-ήν ζάλην - άϊλλοί, κρίμα οπου εγίνετον, έδέ άμαρτία μεγάλη 3375 ό κΙανας ό θαυμαστός, . ό πύργος τού κοντάτου, το φούμος τού δεσπότου, τό φλάμουρον τό εύγεvικόν, εΙς δλα τά φουσσατα. ή τάξις, ή κατάστασις •Αϊλλοί, κακόν το έγίνετον, ώ συμφορά μεγάληl ώς το πουλίν γεράκι, • Ο θάνατος τόν lJ.eπαξεν έσβέστη ώς λαμπάδα ' 3380 έξέψvξεv, ημαύρωσεv, ό ήλιος δπου lφεγγεv εΙς τά νησία δλα έκρύψθην, έσκoτείνιασεv, κάτω είς τ-ήν γην έσέβην. 3351 επλάτες - μαeμαeoσvf}εμένol 3352 σvναeμoσμένα 3353 ποσός δbι έλογούσαν 3355 μvρlα 3360 dγάλεσovv έξ αύταιν 3363 hemist. prius hypercatalecticum: metrum refeceήm sCΉbens φιλ6τιμος, βεeγeτικ6ς. 3369 έκ6vωv 3372 καρδΕα 3374 άέλή
Cap. ΧΙΙΙ, 1-8: Morte di Leonardo ΙΙ
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01tre ogni dίre; un corpo fra ί ρίiι be1lί de1 mondo, le spalle e ίl petto erano marmoreί e 1e braccia erano simί1mente ad esse armonizzate. Anche c01pite vίgorosamente con feuo durissimo esse ηοη si sareb3355 bero ίη a1cun modo piegate. / Di fi.anchί era cosi stretto che 10 avresti potuto cingere con un ane11o. Ι garetti e 1e cosce erano duή come 1a pietra. Quando cava1cava sembrava una statua marmorea: stava immobίle su1 destήerο - tanto 1e membra ήmanevanο ben 3360 composte -; e ίl v01to gίovίa1e sorήdeva sempre. / Vedend010 1a gente si ra11egrava e si compiaceva dί 1UΊ. Veramente, quando si adίrava, era anche duro; pero era prodίgo, lίbera1e con tuttί, munmco e generoso. Uno mίglίore 3365 dί 1ui ηοη si era (mai) vίsto. Aveva ίη se m01te a1tre doti. / Ma 1a benedetta sorte e ίl destino, per bruciare ί1 cuore dί c010ro che glί v01evano bene, glί procurarono una ma1attia. Eglί era andato a Zante per rallegrarsi un poco perche provava 3310 gioia ίη quell'is01a : / ando a ricrearsi ίη casa sua e con ί suoi uominί, p�rche era cresciuto con 10ro e 1ί considerava come fratelli; per vedere ί fi.glί suoi ed aρήre ί1 suo cuore. Ma, come si trovo Η, cadde 3375 stordito -Ahίme ! che peccato ! qua1e grande sventura-: 1a / colon na mίrabile, i1 ba1uardo della contea, i1 nobile vessill0, 1a g10ria de1 despota, l' ordine e 1a disciplina fra tutte 1e truppe ! Ahime ! qua1e ma1e, quale grande sventura ! La morte 10 rapi come 10 sparviero 3380 ghermisce ί1 pu1cino; / eglί ήmase esanime, ί1 mondo glί si oscuro, si spense come 1ampada. Ι1 s01e che fu1geva su tutte 1e isole si e nascosto, si e ottenebrato, e ca1ato gίiι nella terra. 3350
Ρ
3351 Ρορ Cann Passow CCCL 370 Belth Chrys 35 3354 Ρορ Carm Passow DLV 422 1mb Marg 80 Achill 99 ρ. 44 3360 Digh. Andros 362 r. 1 1 . 3374 Chron Mor 1 56 7948 Ph10r Platz 248 866 . . 3376 Chron Mor 4058 3378 Chron Mor 7948 11 3379 Achill 137 500 Digh Akr Κδ' 587. ,
Cronaca dei Tocco '
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§ 3.
-
<'Ο -&p�νoς το\) 80όκα: το\) 8εσπότοu,)
lJσοι τόν dγαπουqαν. τα μέλη τους τόν δούκα"" τόν δεσπότην. Κατα .καeδίας !καψεν καΙ ώς Μων έβ(!υχείτον,' 3385 Ώς πά(!δαλις ' έγόγγυζεν δέiι" εlχεv. . ήμε(!ωμον' πόυλΙν ώς dvημέ(!ωτον καΙ πως ουδεν σε ε lδα; « •Αϊλλοί, καλέ μου dδελφέ, ' ΚαΙ τΙς μo� ' σέ έχώρισεν : . κovτα ,έκ τδ ;;λευ(!όν μου, , καΙ dνήσπασέ μου την κα(!διαν . έκ τα συκώτια μέσα; 3390 •Εσv ήσουν τα δμμάτια μου, " έσυ ήσουν ή ψυχή μου., αΙφνΙδια σε Ίχάσα; ΚαΙ πώς μου σέ έχω(!lστηκες, μα(!μα(!έϊνα, στήfJη καΙ ΤΩ β(!αχιόνοι σιδη(!οΙ καΙ έκατεκάλυψέ σας,· καΙ ποΙα γή σας lκ(!Vψεν και δένδ(!ov τής ψυχής μου, ΤΩ στ(!ατηγέτα φοβε(!έ καΙ πώς έξω(!ιζώfJης,· 3395 καΙ πώς έξανησπάσfJηκες καΙ έχω(!ίστηκά σε; » καΙ ποίος σέ dνήσπασε ώς ή β(!οχη Ιπlπταν, τα δάκ(!υά του ετ(!εχαν, καΙ στάλαγμα δεν ' είχασιν ' ποσώς να σταματήσoυν�
f. 68"
•Ετ(!όμαξαν
_
§ 4.
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Πα:PΎJyop(α: της βα:σLλtσσα:ς πρός τόν 8εσπότην.
έκείνη ή γυνή του, να τρν πα(!ηγο(!ήσυ · , εΙχεν καλόν κ�φάλί . , ' lJTt ήτον φ(!όνιμη πολλά" ήτον καΙ t dνενώφ(!ovη t ι . καλής �iδασκαλίας. � τοιούτους να τόν λέrη · ΚαΙ l1.(!ξετον να τον λαλfj, αυfJέντη μου δεσπότη, « •Εγω fJαυμάζομαι πολλά, 3405 εΙς τΙτοιαν γνώσιν fJαυμαστήν, 8που έχει ή βασιλει&. σου, f. 69r καfJά(!ια του fJανάτου, πως έπεσες καΙ έκλίfJηκες το Δεσποτατο 8λο όπου έβλέπεις σήμε(!ov τόν έδικόν σου 8λov. κ(!έμεται εΙς τον σφόνδυλον ΟΙ Χ(!ιστιανοΙ όλόγυeα" , ό τόπος, τα νησΙα 3410 έλπΙδα ουκ έχουσιν dλλoυ εΙ μη εΙς την βασιλειάν σου · έχάfJηκεν ό κόσμος, καΙ dv τύχ' έσένα τlπoτα, να έγκ(!εμνισ(}ουμεν 8λοι. " καΙ έμεϊς, όπου σέ έχομεν, ''Α(!χισεν ή βασΙλισσα,
3400 μέ λόγους παeαινετικoυς ,
3388 ης ' , '3389 κσ.eδlαιι 3385 lγ6γγεν . , 3387 καλα{ μov dδελφαί ' 3402 [δη] ήτιw !" dιιev6φριwη : pro 3393 γης ' σας κατεκάλvφε αμεσ 3406 iκλlσfίηκες 3405 PaaMla dιιevσώφροιιη ? cf. Prooem. ρ. , 193 3408 τό σφιwδ 3410 βασιλεlαιι σov 3412 Ιμης , '. '
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Cap. ΧΙΙΙ,· 1-8: Morte di Leonardo ΙΙ
3.
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Pianto del despota.
Tremarono nelle membra coloro che 10 amavano. La perdίta 3385 . 1:>rucio . nel. cuore ί1 duca-despota. Ι Egli si lamentava come un leopardo, ruggiva . come un leone, e come uccello selvaggio ηοη aveva pace. II Ahίme, fratello mio, come pίiι ηοη ti ho vίsto? Chί ti ha staccato daΙ mίο fianco e h� lacerato ί1 mio cuore nel mio 3390 petto ? Ι Tu eri ί αιeί occhί, tu eri la mia anilna . .Come 1:l1i sei stato staccato, come ti ho perduto improVVΊsamente? Ο braccia dί ferro e petto marmoreo, quale terra tί -ha potuto , nascondere? Quale terra ti ha potuto coprire? Stratega straordίnario e tronco 3395 della mia anima, Ι come seί stato divelto, come seί stato sradίcato ? Ε chi ti ha divelto e come.sono stato da te dίvίso? ». Le s�e lacrime scοπevanο, .cadevano come pioggia, ne c ' era modo dί far ces sare i1 pianto . . ,
.
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4.
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Conforto della vasilissa αΙ despota.
La vasί1issa sua moglie Ι con parole esortatrici incoιnίncio a consolar16: perche 'essa era molto saggia e intelligente, riflessiva e dί buona fοrmaZίόne. Ε ίnCόmincίο a parlargli e a dίrgli que ste parole: ίι Μί meraviglio niolto; signore mio ' despota, che tu, Ι 3405 pur con la sorprendente saggeZza che ha la tua Maesta, seί caduto e sei statό decisamente piegato da11a morte. Tu vedi bene che oggi tutto ίΙ Despotato poggia unίcamente " su11a tua man�. Tutti ί 3410 Cristiani deί dίntomi, la regione, le isole Ι ηοη hanno altra speranza se ηοη nella tua Maesta, cosi che, se ' dovesse succedere qua1cosa a te, ίΙ mondo ν::ι in rovίna e ηοί, che abbiamo te, crolliamo tuttί 3400
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Cartn Ρορ Passow 3385 Achill 1 7 14 . . 3392 Ν Politis Έκλογd ΙΟ3 , DXXXV 414 3400/1 Chron Mor 177 3397 Ph10r Platz 530 3407/8 Iιnb Marg 497 '
Cyonaca dei Tocco
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καΙ βάλε εΙς τον νουν σου 'Αμή, Ιδε καΙ σκόπησε τους φοβερους ρηγαδες 1Jαυμαστούς, τους βασιλείς τους Κωνσταντ{νου πόλης, της 3415 της Ρώμης, τους προπάτορες .. " " " , , τα καστρη τα, κρατουμεν, τους κτητορες οπου εκτισαν dλλά καΙ τους γονείς μας τον πάππουν, τον προπάππουν μας, δπου Ιφριξεν ό κόσμος, καΙ ιUλoυς αύ1Jέντες φοβερούς, δεν εΙχαν τ{ νά κάμουν. καΙ ήπηρεν τους ό 1Jάνατος, dλλέως νά ποιήσl1. . 3420 ΚανεΙς δεν έδυνή1Jηκεν οΕ αν1Jρωποι του κόσμου ' Αύτο χρεωστουμεν l1παντες δλοι νά &πο1Jάνουν. 8σοι καΙ αν έγενή1Jησαν ΚαΙ στησε τήν καρδ{αν σου, dνάσανεν όλ{γον, καΙ τον κλαv1Jμον τον μέγαν, παυσον τον 1Jρηνον τον πολυν 3425 δτι ή λύπη ή πολλη καΙ ή πικρΙα μεγάλη καΙ νόσον τοίς dν1Jρώποις Ι). προσφέρει καΙ &σ1Jένειαν νά τον παρηγορήσl1. ΚαΙ άλλα πολλά του [λεγεν την εΙχεν ή καρδιά του ΚαΙ έκ την φλόγαν την πολλήν, τον 1Jρηνον νά τον παυσυ. ποσώς δεν έδυνή1Jηκεν f. 69" § 5.
-
πως lπεσεν δ 8εσπ6τη� εΙς άσ.&ένεtrtν.
καΙ &σ1Jένειαν μεγάλη, Τόσον τον έπανέβηκεν ή γλώσσα τών ΡωμαΙων, την λέγουσιν « έλεμική » καΙ εΙς αύτο &κκούμπισεν δτι νά &πο1Jάνl1 ' του Δεσποτάτου δλου/ Κα{, dϊλλο{, &πο τους ΧριστιανoVς καΙ &φηκεν τον &κόμη ' •Αμη δ . Θεος ή1Jέλησεν πάλιν νά ζfί εΙς τον κόσμον. 3435 το ριζικον τών Χριστιανών νεκρον &ΠΟ τον "4δην. Κα1Jάρια τον dνάστησεν 3430
§ 6.
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<πως έξuγtοινεν δ 8εσπ6της.)
&παύτου καΙ έδώ1Jεν ΚαΙ πάλιν Ικαμεν δουλειές, προς την μερεάν του Μορεώς. Νά dκούσl1ς, νά 1Jαυμάσl1ς. λεπτά. Νά τόν dκοVσυς. Όμπρος το 1Jέλω έξηγη1Jη ό δούκας ό δεσπότης 3440 •Αφου γάρ &ναστά1Jηκεν &ΠΟ την ζάλην την πολλην την εΙχεν το κορμ{ν του, έξύγιανεν όλ{γο. ώσάν έμεταστά1Jηκεν, 3420 AΔVνή{}ημεv 3417 πeοπαπov 3415 κονσταντΙνov π6λη cf. 2122 3429 οσώς 3428 καeδ1α 3426 πeοσφέeιν 3425 πολλοΙ 3421 Αύτώ 3434 τόν · 3436 νεκeών 3433 αιλη cf. vv. 3374 3431 έλεμική cf. lex. 3438 όπeός - μεeέαν 3437 δovλlαις
Cap. χ/π. 1-8: Morte di Leonardo Π
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quanti. Ma vedi. osserva e renditί conto che gli imρeratorί mirabili, ί re straordinarί Ι di Roma, gli avi (degli imperatorί) dί Costanti ηοροιi, Ι ί costruttorί che elevarono le fortezze che ηοί dominiamo, il nostro nonno, il bisnonno e perfino ί nostri genitorί, nonche altrί signori straordinari che ίΙ mondo ha ammirato, ebbene, tutti co storo furono presi daUa morte e ηοη poterono nuUa affatto opporsi. Ι 3420 Ε nessuno di ηοί mortali pote fare dίversamente. Tutti gli uomini deUa teπa sono obbligati (a questo tributo) : chίunque sia nato deve morίre. Quindi placa il tuo cuore, abbiti un ρο' di pace, 3425 cessa il tuo gran lamento e il tuo lungo pianto, Ι poiche il gran dolore e la grande afilίzione portano agli uomini infermit80 e malattia ». (La vasilissa) per confortare (il marίto) disse ancora molte altre cose. Ma dalla gran :fiamma che gli struggeva il cuore (il despota) ηοη pote ίη alcun modo cessare il pianto. 3415
5.
-
Il despota
cadde ammalato.
Ι Frattanto gli sopraggiunge una grave malattίa, che ίη ιiηgua greca si chίama « e1emild », per cui si accascio talmente da cor rere il rίschίo di morίre. Ahime ! Che cosa sarebbe stato dei Crίstίani 3435 di tutto i1 Despotato? Pero Iddio volle lasciarlo ancora; / la fortuna dei Crίstiani voUe che egli rίmanesse ancora nel mondo. Veramente (Iddio) 10 rίsuscito daUa morte.
3430
6.
-
Guarigione del despota.
Ε opero di nuovo dei negozi qua e 180, verso la Morea. Sentίrai e ammirerai. Subito 10 racconto minutamente. Ascolta, 3440 dunque. Ι Ι1 duca-despota dopo che si riebbe dal grave colpo subito dal suo corpo e dopo che si era trasferίto, miglioro un poco. Egli si rese conto che con l'amarezza e la trίstezza ηοη avrebbe
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3422 Spaneas Ερ. 202
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f.
Cronαcα dei ΤόCcο
ότι μέ τήν, πικelαν ΕΙδεν καλά καΙ εγνωeισεν τlπoτε όφελος ποσώς ' δέν {}έλει καταστήσει · 3445 ποτέ δέιι ώφελέΟηκεν κανείς άπό πικρΕαν · μόνον σκοτώνειν τό κοeμίν καΙ την ψυχήν του βλάβει. πάντοτε δυναστεύει. 'Αμη ή φύσις ή ελεεινη Τέως ώς φeόνιμος πολλά άνοιξε την καeδιάν του καΙ lίeξετoν άγάλλετον δλΕγον ή ψυχή του. όλοι τών Ftavvlvrov, 3450 ΟΙ lίeχoντες vπήγαιναν καΙ E{}εράπεvάν τον. παeηγοelες τόν έλεγαν 70' καΙ ηύeέ{}ην έΙς την "Αρταν · ( ΚαΙ) ετυχεν της άμαeτιας και , β και' ενι ο τοπος αeικος ''' f" ' , στυπτικο" το καστeο. , μέ βΕας εμετασrάΟη. ΚαΙ μόλις εδυνάμωσεν, 3455 ΚαΙ άφού εμεταστeάφηκεν, είς τά Ίωάννινα εστeάφη, τά κατάκρυα τά νεeά, 'ς τους έμορφους άέρες, εΙς τους την xroeav, " εeωτικους, "ς τους καμπους , , ' ς τήν εμοeφην " . , εγένετο ώς λέων, καΙ παρευ{}Vς εξύγιανεν, λαμπeόξ 'καΙ χιΟνατος. ' όμοeφος, πολυφιλόχρεος, πάλιν ή {}eroela, 3460 , ΚαΙ έλαμψεν ώσπεe ήλιος ώς μηλόν καΙ ώς eόδοv. Ά, (ή) όψις τού προσώπου του " (ΤΟ κuν�Υ� εl:; την πεΡLοχ�ν των ' Ι ωα;νν Ινων .) , ' , ΚαΙ δ.ρχισεν νά κυνηγι'! δορκάδας καΙ έλάφους, · ;'αγους καΙ άλωπέκας, . άγeιοχοlρους, άρκτOvς τε καΙ την κα{}1jν ήμέeαν. τό κα{}εκάστην καΙ συχνά, τού ούρανού όμοlως · 3465 ΚαΙ πάλιν εΙς τά πετεινά μέ 'ξύπτεeους πετρlτες μέ φάλκανες, μέ γέρακες, πέρδικες καΙ τρυγόνες, νά κυνηγι'! τους γερανούς, φασιανους καΙ όρτυκες " καΙ άλλα πολλά στeου{}Ια · '11& τρέχrι ό νούς του εΙς αυτά" , να άλησμoνfj τόν πόνον, 3470 δτι άνοΙγει ,την καρδιάν ' : τού άν{}ρώπου τό κυνήγι:
§
7. ' ;"
. § 8. ' - ΠερΙ , ΤΟU \)[OU 1'01) μεΥιίλου , κοντοστιίβλου. έναν παιδί άγόeι · Τού άδελφού του άπέμεινεν παιδόπουλο ήτον τeυφεeό, Kάeoυλoν τόν έλέγαν. τόν έκραξε ό πατήe του, ΕΙς τού δεσπότου τό όνομα 3448 δς 3457 έρωτικός 3459 Hemist. prius numero carebat 3461 ή ipse addidi - μυλov 3463 ι!eκovς 3464 συγχνά 3470 δτι [πολλά] dvolreI - καqδίαν 3473 Ικ(}αξεν
Cap. χ/π, 1-8: Morte di Leonardo 11
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3445 mai giovato ad a1cuno : ·
Ι dalla tristezza mai a1cuno ha tratto . utilita. Essa piuttosto uccide . ίΙ corpo e danneggίa 10 spirito. Ma la natura benefi.ca prende sempre ί1 sopravvento. Gia) da molto saggio qual'e, ha aperto ί1 suo cuore e ί1 suo animo ha ίncomίnciato 3450 a sol1evarsi. Ι Gli υomίηί dί Gianina andarono tutti a consolarlo e 10 curarono · spiritua1mente. (11 vero e che precedentemente) aveva avuto la sfortuna dί trovarsi ίη Arta, che· e un luogo de presso e una fortezza angusta. Ma egli si riebbe a stento e si rimise 3455 con difficolta. Ι Ε dopo che si era trasfeήto ed era tornato a Gianίna da1le acque purissime, dall'aria buona, dalle campagne amene, dopo che era tomato nella bella· citta egli subito · guari, dίvenne come un leone, bello, gioviale, magnίfi.co, ritemprato. L'aspetto tomo a rifu1gere come υη sole, ί1 volto era come una mela e come una rosa. 7.
-
Caccia nelle vici11ranze di Gianina. . .
Incomίncio ad andare a caccia dί caprioli e dί cervi, dί cinghia1i, 3465 dί orsi, dί lepri e dί νοlρί: spesso, e �nche tutti ί giomi. Ι A1tret tanto faceva per ί volati1i: con ί fa1coni, gli sparvieri, con pettίrossi veloci cacciava gru, pemici, tortore, fagίani, quaglie e molti a1tri uccelli. Cosi la sua mente pensando a queste cose dίmen3470 tica i1 dolore: Ι perche la caccia soUeva molto ίΙ cuore dell'uomo. 8.
-
Π
figlio del granU contestabile.
Del frate1lo suo era rimasto un fi.glioletto maschίo: era υη fan ciu110 ancora tenero e si chίamava Carlo. 11 padre 10 chίamo col
Τ
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3470 Alex Comn Paren 123 3460 Digh Ak.r Κδ' 249 . 469 et al.
.
3466 Chron Mor 4006
Achill 137 260
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Cronαca dei Tocco
την εΙχεν στον δεσπότην. έκ την άγάπην την πολλην πανώραιον τού κόσμοv. 3475 'Έμοeφοv, καλοπρόσωπον, ΕΙχεν καΙ dλλα {}ηλυκά, μικρότερα έξ αύτον, τόν εΙχεν ό δεσπότης, άμη τόν Κάρουλον αυτόν όμοlως καΙ ή βασlλισσα, μέσα εΙς την καρδιάν τους. •Ακόμη ήτον ζωντανός ό μέγας κοντοστάβλος, 3480 καί αυτοί ήπηραν τό παιδί καί εΙχαν τον μετ' αύτους. Υων τους τόν έποlησαν, οΙκείον κληρονόμον, γνήσιον έδικόν τους, lπείν παιδίν δέν έκαμαν καΙ ε Ιχαν τον περΙ πολλού &'Jσπερ καΙ έδικόν τους. •Αφότου γάρ άπό{)ανεν ό μέγας κοντοστάβλος •ς τας χείρας τού δεσπότov, 3485 άφijκεν καΙ τα θηλυκα καΙ ε Ιχεν άγάπην εΙς αυτα κα{)ως να τα έγέννα ' ή σύζυγος δεσπότου. όμοlως καΙ ή βασlλισσα, ό {}είος του ό δεσπότης, ΚαΙ έβλέποντας τον Κάρουλον ό μέγας κοντοστάβλος. έφαlνετόν του ότι 'fj Ιμορφον καμωμένον, 3490 Τόσον εύτράπιλον παιδl, ιΪλλον ουδέν έφάνη ' καΙ φρόνιμον καΙ δυνατόν, άπό πολλούς τούς χρόνους. άλλού δέν είδε το κανείς
f. 70·
3474 aτόν: tantum hic aphaeresi utitur Α. 3479 ζοτανός 3481 νlΌV τσνς: Ο ΌVΤσνς 3483 TOJ>. 3492 dλoυ δε i1 δε τοκαν ης
το
3478 καρδΙαv 3486 έγΈVα
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nome de1 despota per i1 grande affetto che aveva per lui. Ι Era grazioso, di viso bell0, i1 ragazzo ρίiι bello del mondo. (Ι1 con testabi1e) oltre a lui lascίo anche delle femminucce, che erano ρίiι piccole di lUΊ. Pero ί1 despota e cosi anche la vasilίssa avevano 3480 Carlo ίη mezzo al cuore. 11 contestabi1e era ancora vίνo Ι quando essi 10 presero bambino e 10 tenevano con se. Essi 10 dichiararono 10ro :figlίo e 10ro erede ρerche ηοη avevano un :figlίo legίttimo e quindi 10 tenevano ίη gran conto come se fosse 10ro :figlίo natura1e. 3485 Con la morte i1 grande contestabί1e / lascio nelle manί del despota anche le femminucce ed eglί le amava come se fossero sue :figlίe naturalί. A1trettanto puo dίrsi de11a vasilίssa, moglίe del despota. Α110 Ζίο despota, guardando Carl0, glί sembrava dί vedere ίΙ 3490 grande contestabi1e. / Era un ragazzo cosi giovίa1e, cosi ben fatto, saggio e robusto che ηοη ce n 'erano dί ugualί. Da molti anni a1trove ηοη se n' era vίsto dί simi1e.
3475
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3481 Laon Cha1c ΙΙ 1 5 11-13 3485 « Madda1ena t et « Creusa . filiae Leonardi appellabantur: Buchon NR Ι 314 n. 2.
3475 Chron Mor 1 345.
ΚΕΦ. ΙΔ'
"EtspYJ se�rYJa,; too εr>tι>χοος δsa1:Qtοι> δοΙ>κα. to5 ΚaροΙ>λοι>. Περι �ώ� ά.γόpα.σΞν ' tήν rλaΡiνtζα.ν εκ tQ" Λ,βέρη κα.ί. �ώ; εγΙ. 'YstOV μάχη μstα. tοΟ Βα.σ,λέως ' . Kα.� �ώ; εδοι>λώ{).ηκεν ό �pΙγκ,. 1:α.ς Μορέω ; Άσάνη; Zα.Xα.pΙ rι.; κ rι.ι. ήλ{).εν ε Ι; trl. Xέp,rι. τ οι> ε Ις tήν ΌΛ.γΙrι.ν ,M:rι.Ι>pα.ν. _
§ 1 � , - <πως δ βcxσr.λεUς ' Ιβγcxλεν τοuς &.φέντες έκ τόν Μορέιχν κοιΙ - &λλoύ� Pωί.ιat(oυς �φερΙ::ν &.πιΧνω έ� την Π6λLν.) ' Τώρα -θέλω νά σε εΙΠώ πάλιν έκ την Γλαρέντζα, καΙ έκ την μάχην πώς γΙνετον μετά του βασιλέως. 3495 Και την άeχην νά σε εΙΠώ, όπως νά καταλάβΊ/ς , ' ,J, καΙ δια" τινα τρ&πον το' δια' ποιαν αφορμ,lν έσέβην καΙ έποΙησεν την μάχην δ δεσπότης. ΚαΙ -θέλεις μά-θει την άeχην καΙ -θέλεις έγροικήσει dv ήτον με τό δΙκαιον 1} l1.δικα ήΙνην. έκ της άρχής τό πραγμα. 3500 .,Ακουσε πώς έγΙνεταιι τό κτΙσμα, τό �EξαμΙλι, �o βασιλεύς έπλήρωσε καΙ έδvνάμωσέν το. καΙ έστερέωσεν καλά •Αφου γάρ τό έπλήρωσεν καΙ ψκοδόμησέν το, νά έβγάλΊ/ τOVς άφέντες, έδό{}η του καΙ ή βουλη 3505 όπου ηύρΙσκονταν 'ς τόν Μορεάν καΙ εΙχαν άφεντΙα, άπάνω έκ την Πόλιν, καΙ l1.λλoυς ΡωμαΙους ήφερεν τόν τόπον του Μορέως. νά τούς τόν δώσΊ/ αυτovνών
f. 7Ir
§
2.
- < πως δ βcxσr.λεUς έγόρευσεν τα: κιΧστρ"l) το\) ·Eλ�oιβoόρκoυ.)
τόν τόπον καΙ τά κάστρη ΚαΙ πρώτον μεν έγύρεvσεν έκεΙνου του •Ελιαβουρκου, μεγάλου Τζάση του Μορέως, κάστρη καλά καΙ χώρες, 3510 όπου ε Ιχεν τόπον ΔVΝατό'JI, νά βάλΊ/ τονς Ρωμαlovς. , - νά τόν έβγάλΊ/ ·έξ αυτά, Κεφ. [Δ' : ΓλG.fllτζα hic atque illic - λήβερι - μετα : μετοϋ 3507 avTovvώJι τώJι 3509 cf. .v. 2149 3505 μωραιaιι
3494 Jy{vEτOll
CAP. XIV Altra na'rrazlone del fortunato despota duca Carl0. Come eg1i
acqulsto
con
l 'imperatore.
carla 81 1.
-
Clarenza ' da
Llverl e ηθ segui una guerra
Come i1 prlncipe dl Morea
8ottomlse e
βl
consegno
a lul a
Asan
Zac
Santa , Maura.
LΊl1�Ρeratοre caccia i signori dalla Morea e li sostituisce con altri venuti da Costantinopoli.
Ora voglίo raccontarti del caso dί Clarenza e de11a battaglίa 3495 che (a1 proposito) ebbe luogo coll'imperatore. Ι Voglίo naπartί l'ίηίΖίο dei fatti perche tu comprenda per quale circostanza e at traverso qua1e maniera ίΙ despota entro ne11a condizione dί dover sostenere la guerra (coll'imperatore). Tu apprenderai qua1e fu i1 prίncipio e sentίrai se era ne11a 3500 parte de11a ragione ο del torto. Ι Ascolta dunque come si svolsero le cose fin da1 prίncipio. L'imperatore porto a termίne la costruzione de11ΉeΧami1ί: la consolίdo per bene e la potenzio. Una volta finita ΙΌΡera 3505 venne nella determinazione di cacciar via ί signori (30-ΙΙ1-1415) Ι che si trovavano ίη Morea e vi dίsponevano dί un dominio, e con dusse altri Romei dalla capitale per assegnare a 10ΙΟ la regione de11a Morea. 2.
-
L'imperatore reclama le lortezze di Eliavurco. Ε
per prima reclamo i1 territorio e ί caste1lί del grande tsausios
3510 de11a Morea, Elίavurco, Ι i1 quale disponeva di una regione ben
' munita di fortezze e di paesi, con l'intenzione di cacciarlo e di met-
Τ
3501 Chron Brev 1 17 1 Chron Min 19 80; 27 48 cf. autem notas ad. v. 2124 Chron Brev Pelopon n 25 ρ. 407 Sphrantzes ιν 1 Ps Laon Phrantzes χχνι 246 Dem Chrys Ι 172 a Ερ Man §§ 3-8 Cha1c Ι 113 16-1' Hist Turc Zor,as 5 1 16-10 3505 Chron Brev Bek 517 13"14 3507 Hist Turc Zoras 5 1 17.28 § 2 De rebus turbidis in Morea: Sathas ΠΙ 1 74-180. Reg Ven Thir 1697 3508 Sen Mix Rubr ιν c 12, Va1 ΔΑV 2253 Reg Ven Thir 1697 n 6 Chron Brev 1 17 1 Chron Brev Pe1opon 407 , Ερ Man §§ 10- 1 1 Mazaris 179 Laon Cha1c 1 173 16"17 Dem 3509 Μεγάλου Τζάση: Ps. Kodinos 30011-18, 1 59'-11, 16811-14 Chrys 1 24316-10
'3 1
Ι:
ι
482
Cronaca dei Tocco
'Εκείνος γάρ ώς ηκουσεν νπηγε καΙ εΙς αύτον. ΟΜέΡ τό Ιμα{}α καλά τό διατί έγίνη ' μόνον έβάλ{}η έκ παντός . τόν τόπον του νά έπά(!'!}. 3515 Δ m.αμιν Ιμασεν πολλήν της γης καΙ της (}αλάσσης, f. 7 1 v 11.ρματα ηφερεν, σκευες μέσα άπό τή1' Πόλιν, καΙ dλλα μηχανήματα ποικίλα και παντοία. Έπλάκωσεν τες χώρες του, τά κάστρη καΙ τόν τόπο.". ΚαΙ παρεv{}ύς ό τόπος του · άπίστησεν ό πλέος ' 3520 •ς τόν βασιλέα έγύρισαν καΙ έπροσκύνησάν τον. •Αμή εΙχεν κάστeη δυνατά εΙς όχεeούς τούς τόπους, όπού έγίνονταν πολλοΙ πόλεμοι καΙ δουλείες Πολλά κεφάλια Ιπεσαν ί/)στε νά τό έπό.eoυν, 'ς εκείνην την Μαντένειαν, τό δυνατό τό κάστeον, 3525 όπού ηύρέ{}ηκεν έκε ί ό μέγας κοντοστάβλος καί Ικαμεν πόλεμον φρικτόν με τόν λαόν τόν ε Ιχεν. Τέως, d, τά κοντεύωμεν, εΙς τόν λόγον νά έλ{}ούμεν ' τή1' dφmίαν έκείνην ήπηρε την ό βασιλεύς καΙ άπαυτού dνέβηκεν έδιάβην εΙς τή1' Πόλιν. .
•
§ 3.
-
<πως ό βlχσU.e:Uς ΙστεLλe: τον \)[6ν το\) νά: μlΧχtσήj τον πρΙγκtπlχ ΖΙΧΧΙΧΡΙΙΧΥ.)
τόν νέον βασιλέα, ΚαΙ τόν υΕόν του Ιστειλεν, Zaxaelav, • Ασάνην νά μαχιστfj τόν πeίγκιπαν Τνα τού τά έπό.eΌ, τά κάστeη του, την dφεντιάν ΟΟχΙ άπό τόν yleov. καΙ νά φαvfj ώς άπ' αυτόν, καΙ αυτοι τά έδικά τους ' "Εχουν γάρ καΙ οΙ βασιλΒίς λαν-θάνovv τούς dv{}eώπους. 3535 ποιούν δουλείες {)αυμαστές, τού πeίγκιπος την μάχην, •Ιδού deχέeισε ό βασιλεύς ό.ρξετο νά κουeσεύΌ. τά κάστρη του, τες χώρες του νά MeσTfj ό τόπος. f. 7 2r ΚαΙ άπαυτού έκίνησαν ή χώeα της •Ανδeούσας ΚαΙ πeώτον μεν άπίστησεν έγύeισεν καΙ έπeοσκm.ησέν τον. βασιλέαν τόν 3540 'ς κύ καΙ ό.λλον μικeόν καστέλλι. Όμοίως έπeοσ νησεν κάστeο, την Καλαμάταν. ΚαΙ ήπηeεν καΙ ό.λλον δυνατό deάδα νά tπαlρVΌ ΚαΙ άπό τότε l1r!xeaev δλου τού Πeιγκιπάτου. τόν τόπον του, τά κάστeη του 3530
•
3517 lJ.λμιχ.
per metrum
11
3532 dφwrlαll
detraxi
-
μάχη,
3534 αδrά
.
3536 lδoύν dexeewn:
Cap. XIV, 1-3: LΊmΡeratοre contro i Signori della Morea
483
terci al suo posto ί Romei (di Costantinopoli). Costui, quando seppe di tale proposito, si reco da11'imperatore. La causa di cio che e successo nou l'ho saputo bene: solo 50 che l'imperatore stabill deci· 3515 samente di prendergli ίΙ territorio. / Raccolse molte forze di terra e di mare, porto da Costantinopoli armi, materiali ed attrezzi vari e di ogni genere. Assall ί paesi, le fortezze e i1 teπitorio. Subito 3520 la massa de11a popolazione rinnego (i1 vecchio signore), / si volto da11a parte de11'imperatore e gli fece atto di sottomissione. Pero c'erano castelli potenti, posti ίη luoghi solidi, ove avven· nero molti combattimenti e molte vicende. ΑΙ potente caste110 di Mantenίa molte teste caddero prima che esso fosse conquistato: 3525 / lΔ dove si trovo anche ίΙ grande contestabile, i1 quale, con le sue truppe aveva sostenuto una terήbi1e battaglia. Insomma, per farla breve e venίre al dunque, l'imperatore s'impadron1 di queUa signoria e quindi se ne torno alla capitale (24 marzo 1416) . 3.
-
L'imperatore manda il figlio per combattere il principe Zaccaria. (a. 1417/8) .
/ Mando quindi i1 figlio, i1 nuovo despota porfirogenίto (lett. imperatore), per combattere i1 principe Asan Zaccaria, impadro. nίrsi dei suoi castelli e de11a signoria: ma ίη modo da far sembrare che l'iniziativa partiva da Ιώ stesso e ηοη dal vecchio. Anche ί 3535 sovrani hanno le 10ro specia1i vedute: / compiere gesta mirabi1i e ingannare gli uominί. 11 despota pomrogenίto incomincio a combattare i1 principe, ad attaccare ί suoi castelli e a saccheggiargli ί paesi (maggio 1417) . Ε allora la popolazione incomincio a venίr meno al gίuramento di 3540 sottomissione. Ε per prima venne meno i1 paese di Andrusa: / si volto dalla parte del despota porfirogenito e si sottomise a Ιώ. Ugualmente fece atto di sottomissione la guarnίgione di un a1tro 3530
Τ
Ρ
3512-3519 Chortasmenos-Hunger 199 3528/30 Sphrantzes ιν 3 Ps Phrantzes ΧΧΥΙ 246 § 3 Sen Secr Ro 7 c. 20t, Υώ ΑΑν 2255 3536 Sen Secr Ro 7 c 20{l3) t Val ΑΑν 2255 3538 Sanudo RIS ΧΧΙΙ 9 1 6 ; Cronίca Dolfina in Notes Jorga Ι 267 n. 3 3539 Andrusa: Delatte 2 1 4 Μ Notes Jorga Ι 267 3541 Paneg Man 175 r. 1 8 : φρούριον dρκαδικOv Λάδων! παρακε{μεv01l ( ?) 3527 Chron Mor 2926.
,Ι
484
Cronaca dei Tocco
§ 4.
-
< πως δ ΛtβέΡΎJ ς �πYjρεν την Γλοφέντζα.ν.)
3545
•Αμή ήλ{}εν άλλο έμποδον όκάτι έκ πλαγι6{}εν, τού πρΕγκιπος έγΕνη. καΙ αυτο πάλιν δια κακον μεγάλως να {}αυμάσυς. 'Άκουσε τΕ έγΕνετον, Λιβέρην Tdv έλέγαν, Όκάτι φράγκος άν{}ρωπος, ρυμπάρος καΙ κουρσάρης, - λΌστής, δυνάστης καΙ φονεάς, ψυχή τού μαχαιρΕου, 3550 αΙματοχvτης, δολερ6ς, 8λος γεματος {}ράσους, άψ-ύς, άλαφροκέφαλος, σύντομος καΙ σπουδαίος dπ6τoλμoς, dπ6κovτoς, ήλ{}εν άπι} τήν Ποvλια με έκατdν στρατιώτες, 8λοι τού μαχαιρΕου. άρματωμένοι γμορφα, 3555 Ό πρΕγκιπας τους ηφερεν Ινα τον βοηθήσουν. ήλ{}εν εΙς τήν Γλαρέντζα, Αυτού όπού τους ηφερεν, τ6τε εΙς άλλον κάστρο ' ό πρΕγκιπας ηύρέ{}ηκεν αυτού με τα παιδιά της καΙ ήτον ή πριγκlπισσα ό μισήρ Μπενεδητος. καί άδελφdς τού πρΕγκιπος, τήν χώραν της Γλαρέντζας 3560 Έβλέποντας ό Λlβερης f. 72" καΙ με λαον όλΕγον, μ6νον με τήν πριγκΕπισσαν ήπηρεν τήν Γλαρέντζαν, έσέβην, έσυρεν σπα{}Εν, Tdv μισήρ Μπενεδητον, έπΕασεν τήν πριγκlπισσα, να έξαγοραστούσιν. εΙς φυλακήν τους έβαλε έκάμαν τον άφέντη. 3565 Τήν χώραν έπεριώρισεν ' να δράχν-n, να κουρσε1Yn ΚαΙ άρχισεν να μάχεται, τον βασιλέα, Tdv πρΕγκιπα ' τους δύο t άν6χsτ6ν t τους. καΙ φ6βον εΙς Tdv τόπον ' ΚαΙ έκαμνε τάραξιν πολλήν να σκάΨr/, να σκοτώσΌ άνελεήμων, dπηνής μiiλλoν χαραν τι} εΙχεν. 3570 ούδεν τι} έλογΕζετον ' ΝVκτα καΙ τήν ήμέραν ' ΕΙς τι} κακdν έβάλ{}ηκεν κακον δια να πράΤΤΌ. ό νους του 8λος έστεκε τού πρΕγκιπος Tdv τ6πον, •Εκοvρσευαν, έρήμαζαν τες χώρες καΙ τούς πύργους. όμοΕως καΙ τού βασιλέως χωρΕα καΙ κατoΥVες, 3575 'Έκαψεν, έκατέλυσεν μέσα εΙς τήν Γλa.eέντζα. καΙ έΔVΝάμωσεν καλα
3548 φράγγος - λιJβεριν: instabilibus formis, quas silentio praeterimus, 3551 θράσος 3550 οιματδ χεΙτης 3549 φονέας utitur Auctor 3567 dvdxnoν sic 3557 πρlΓΓVΠας hic et alibi 3553 τήν μπot5λια 3569 ένελεήμον cfr. Prooem. ρ. 1 93
Cap. XIV, 4-(j: A cquisto di Clarcnza
485
picc010 castello. (Lo stesso despota) conqUΊsto un'a1tra potente for tezza, quella dί Ca1amata. Ε da allora incomincio a impossessarsi progressivamente de1 territorio e delle fortezze dί tutto i1 princi pato (a. 1417-prima meta 1418) . 4.
-
Liveri s'impossessa di Clarenza (primavera 1418) .
3545
Ι Tuttavίa sopravvenne, cosi, dί traverso, un a1tro impedίmento, che si rίso1se a danno de1 principe. Asc01ta che cosa av venne e m01to ti stupirai. Un certo 1atίno, dί nome Liveri, - bήgante, prepotente e 3550 assassino, predone e saccheggiatore, Ι sanguinaήo, fa1so, anima dί c01te11atore, collerico, sventato, pieno dί temeήta, audace, ardίto, spiccio e astuto ---.,. era venuto da11e Puglie con cento uomini bene 3555 armatί, tutta gente dί c01te110. Ι 11 principe 1i aveva chiamati perche 10 aiutassero. Ε quando ve 1i ροrtO e (i1 Liveri) venne a C1arenza, ίΙ prίncipe si trovava a110ra ίn un'altra fortezza. Ci si trovava la prίncipessa con ί figli e il fratello de1 principe, messer 3560 Benedetto. Ι Liveή, vedendo la citta di C1arenza solamente con 1a prίncipessa e con pochi uomίni, entro, sguaino 1a spada, s'impa droni dί C1arenza, catturo 1a prίncipessa, il messer Benedetto e 1i 3565 impήgiono per farli ροί riscattare. Ι Circondo 1a citta e si fece proc1amare signore (pήmavera 1418) . Quίndί incomίncio a guer reggiare, a ghermίre e a fare incursionί sia a danno del despota porfirogenίto che del prίncipe; e sosteneva (1a 10tta con) ωttί e due. Nella regione produsse molto turbamento e molta paura. Essendo 3570 infatti senza mίsericordίa e spietato sia ne1 dίstruggere che ne11'uc cidere, Ι nu11a 10 faceva riflettere e ravvedere; anzi (ne1 male) ci sentiva gioia. La notte e ί1 giorno 1i trasconeva nel far de1 male: la sua mente era tutta intesa a fare i1 male. Saccheggiavano, ster mίnavano i1 territoήo de1 pήncipe, come anche ί paesi e le fortezze 3575 del despota porfirogenίto. Ι Brucib e dίstrusse paesi e vil1aggi, e si fortifico . per bene dentro C1arenza. Τ
Ρ
3548-3554 Reg. Ragusei, Κrekic ρ. 270 nn. 654.655.656 3559 Sen Secr Ro 7 C 20(13) t, Va1 ΔΑν 2255 3560/5 Sen Mix Rubr ιν c 12t Va1 ΔΑν 225 1 Laon Chalc ΙΙ 19 11i-18 Sathas Ι 91 .8-18, 1 02 11-:3 3573 Chron Mor 1 1 04
486
Cronaca dei Τocco
άπ6φασιν τελεΕαν �o Πf}lγκιπας έβλέποντας άκων καΙ μη βουλ6μενος 'ς τον βασιλέα έδιάβη, καΙ δέεται, Παf}ακαλεί νά Ιναι έδικ6ς του 3580 καΙ νά Κf}ατfl τον τ6πον του το ήτον γονικ6ν του, τον άλλον τον έπΕλοιπον νά Ιχrι ό βασιλέας, τον AlPEf}ηp νά μαχιστof5ν, νά διώξουν έκ τον τ6πον. ΚαΙ ο{5τως έκατέστησαν, Ασύναξαν φουσσατα f. 73r της γης καί της 1Jαλάσσης. νά μάχωνται τόν Λlβεf}η τlπoτα νά τον βλάψουν, 3585 Ποσώς ούκ ήδυνή1}ησαν μiiλλoν αύτος τους Ικαμνεν πλει6τεf}η ζημΙαν ' έκ6μπωνεν τον βασιλέα νά έναι έδικ6ς του. ΚαΙ άπεκεί έγύf}ιζεν έπΙανεν τον λα6ν του καΙ έπούλειε τους εΙς την Φf}αγκιάν, μέσα εΙς την Κατελ6νιαν. 'ς τον τ6πον τού ΜΟf}έως. 3590 'Έκαμνε φ6βον δυνατον Τf}ιγύf}ΟV οΕ γειτόνοι. 'Όλοι των έπατάχ1}ησαν δέν Ιχουν τΙ νά κάμουν. Λυστάf}χην, άν1Jf}ωπον κακόν § 5.
-
πως &γόρ� (σε ) την Γλ�ρέντζ�ν ό 8εσπ6( τηι; ) ιΧπο τον (ΛLβέΡ1Jν).
ό δούκας ό δεσπ6της. Εις αύτο, γof5ν, έβάλ1}ηκεν •Εβλέποντας τον l[νDf}ωπον, τόν AlPEf}ηp έκε ίνον, 3595 δυνάστην καΙ κακόγνωμον, έπlΟf}κον καΙ κλέπτην, - χεΙf}6τεf}ον δέν εΙδες -, όf}μητικόν εΙς το κακον Ιβλεπε τά νησΕα του άφέντης ό δεσπ6της έκείνοι του Λιβέf}η ' το πώς τά πλησιάζουσιν ό μέγας κοντοστάβλος, καΙ ό κύβεf}νης άπέDανεν, έΚf}άτει τά νησιά, τον τόπον lκvptf}vav ' 3600 όπου την γνώμην του Λιβέf}η καΙ έDvμή1}ην έκ παντός ώς δήμιος 8που ήτον, μη έξαφνΙσrι τvχεf}ά, πλάνην καΙ πανοvργlαν. καΙ κατεργάσυ δολεράν άφέντης ό δεσπ6της ΚαΙ έσέβην μΑ την γνώσιν του τον ΛΕβερην νά λέγrι, 3605 νά κoλακεύσrι, νά μηνi'j. την χώf}αν την Γλαf}έντζα ' νά του πουλύ, C1v τον φανn, f. 73Υ νά του δώσουσιν, φλΟVf}lα • ς την Πούλιαν νά ύπi'jγεν. � Ο ΛΕβερης ούκ ifDeλEν ποσώς νά την πουλήσυ. 3585 ποσός 3588 lπlανaν 3589 φqaγγlαν - Kaτελώνιa: rλαqέτζα 3591 τόν 3592 ύστά.qΧΗV antea scriptum idemque de1etum invenimus 3600 νησΙa § 5 : excisio folii abstulit tituli litteras, quas denuo restituimus 3608 ποσός
Cap. XIV, 4-6: A cquisto di CΙarenza
487
11 ΡήnciΡe; vedendo cio, come u1tima decisione, volente ο nolente si reco da1 despota porfirogenito e, pregandolo e ripre3580 gandol0, (gli propone) di dίventare suo suddίto: / egli si sarebbe tenuto ίΙ terrίtοήο che glί proveniva dai parentί e i1 despota porfirogenito si sarebbe preso ίΙ ήmanente (del ΡήncίΡatο) per combattere Liveή e scacCΊarl0 dal terήtοήο. Cosl stabi1ίrono, e ήunίrοnο le truppe per combattere Liveri 3585 per tena e per mare (giugno 1418) . / Ιη alcun modo essi poterono recarglί dartno, anzi eglί apporto ancor maggίor rovina; e cοstήnse i1 despota pomrogenito a pensare ai fatti suoi. Ε di II cercava dί razziare la gente del ΡήncίΡe e la mandava a vendere ne11Όccίdente latino, in Catalogna. 3590 Egli fece molta paura nel terήtοήο della Morea. Tutta la ροpolazione limitrofa ίυ dai suoi uomini colpita. Contro que1 capo predone e pessimo individuo ηοη sanno cosa fare. 5.
-
Il
despota acquista Clarenza da Liveri (a. 1421/2) .
Alla soluzione di questo problema si dedίco, dunque, i1 duca despota. 3595 Questί, considerando che Lίveή / era υη uomo · oppressore e malintenzionato, spergiuro e ladro, impetuoso ne1 far de1 male · dί peggίοή non ne avresti conosciuti mai - vedeva (altresi) che le sue isole erano approdabi1i daglί uomini dί Lίveή stesso. (D' altra 3600 parte) anche ίΙ protettore, i1 grande contestabi1e, / che teneva le isole e governava la regione, era morto; e pertanto, del tutto cosciente de1 carattere dί Lίveή, era preoccupato che eglί, boia qual'era, improvvΊSamente ηοη operasse qualche insidia e qualche malefatta. 11 despota con 1a sua saggezza entro (dunque ne1 proposito) 3605 dί lusingare e mandare a dίre a Liveri / che, se 10 credesse, era . · dίsposto dί acquistargli la citta dί Clarenza: dί pagarla a suon · di fiorini e che eglί se ne tornasse ίη Puglia. Ma Liveri ηοη -
Τ c
Ρ
3577/82 Sen Mix Rubr ιν c 12 (8), νώ ΑΑν 225 1 ; Sen Secr Ro 7 20t-21 Val ΑΑV 2255. 3587 Paneg Man 195 δ 3584 Chron Mor 3079
ι
Cronaca dei T()cco
488
<ΚαΙ) i}hcCe να τού έλ{}fj γλήγορα σvνταρχlα, να lλDn μέ καράβι ' 3610 τον άδελφόν του έπάντεχεν όλlγη σvνταρχlα, και dv [ψθανεν να σεβfj ποτέ δέν τον έξήβανεν κανείς έκ τήν Γλαρέντζα. ΚαΙ Ιστεκεν εΙς κlνδvνον ό τόπος να χαλάσrι. Ό δέ δεσπότης Κάρουλος lfκo τ! έβουλεύ{}η. 3615 'Ώρισεν τα σκαλώματα όλόγvρα τού τόπου, όμοlως καΙ τα διάβατα . δ'λα να τα κρατούσιν, να μή διαβάσουν γέννημα ποσώς εΙς τήν Γλαρέντζα. •Σ τΟν τόπον ήτον άκριβον πο{}έν δέν έσεβαlνει ' . δτι να τήν πoυλήσrι. καΙ έξ άνάγκης έπεσεν Κάρουλος δ δεσπότης ' 3620 Τούτον έσυβιβάσ{}ηκεν καΙ άρμάτωσεν τα κάτιeγα εΙς τήν �Aγtαν Μαυραν ' το" κυρ Μαν{}αίον Ιβαλεν - Ινα τήν παραλάβrι • και να πλερώσrι τα φλουρια ς τού Λlβεeη τας χε ίeας
•
§ 6.
f.
-
..
πως έΠζ!ριfλζ!βε την Γλζ!ρέντζζ!ν έκ τον Λtβέρ-η .
O{Jrro, γάι? έκατέστησεν, ήπηρεν τήν Γλαρέντζα. 3625 ΚαΙ έσvντάρχησαν καλα καΙ έδvνάμωσάν την ' δvνάστην, τον κακούργον. έδlωξαν τΟν τυραννον ό άφέντης δ δεσπότης τους Δεσποτάτους ώe{}ωσεν να εΙναι εΙς τήν Γλαρέντζαν. καΙ φύλαξιν τoVς έστειλεν 74r δρκον να τού ποιήQ'Οvν, Ό Λ lβεeης έγυρευσεν 3630 να διαβfj άκlνδvνα έκ τήν �Aylav Μαυραν. ΕΙχε δέ ιΙρχονταν καλον άπό τού βασιλέως σπε αΙχμάλωτον ό Λlβεeης t!J e να τΟν πoυλήσrι. τον &νομάζουσιν τον ιΙρχονταν έκείνον. Ράλλην Κάρουλος δ δεσπότης, O{Jrro, γάι? αις τό έμα{}εν μέ lEayoedp μεγάλην. 3635 τον Ράλλην έξαγόρασεν αισαν τού άδελφού του. . Τιμήν τού Ικαμνεν πολλήν § 7.
-
(πως ό βζ!σLλεδς χολομζ!νε! Κζ!Ι . όργΙζεΤζ!L εΕι; τον 80όΚζ! τον 8εσπ6την.)
Καί xalQoνrac παις έβγαλ�ν _ . τον τύραννον Λ ιβέ(}η ' lhlCovν καΙ τΟν βασιλεα . δπως να τον άρέσrι, 3615 τό τόπotι 3620 τούτον: τΙ»Ι τι»ι 3623 φλovelα 3614 τΙ 3628 ήνε: ex more ινε vel lvJ utitur Α. 3633 Ράλ,,, εlς τό λύβεeη έκε{νωv 3634 ούτος 3635 PάλλΗV 3638 βασιλέα
Cap. ΧΙΥ, 4-6: A cquisto di Clal'enza
489
voleva venderla ίη alcun modo. Egli sperava che presto arrivasse
3610 Ι ' approvvigionamento: Ι egli aspettava che arrivasse ί1 fratello con la nave. Se costui fosse riuscito a far entrare un ρο' di viveri, mai alcuno 10 avrebbe fatto uscire da Clarenza. Cosi i1 territorio (vicino) rischiava di subire delle distruzioni. Ascolta, dunque, che cosa
3615
escogito il despota Carl0.
Ι Dispose che tutti ί
posti di attracco dei
dintorni, e cosi pure tutti ί passaggi fossero occupati perche ηοη facessero ίη alcun modo far passare grano a Clarenza. Entrare per qualche parte a que1 1uogo era cosa veramente difficile, e quindi (i1 Liveri) si trovo ne11a necessita di dover ven-
3620
dere (la citta) .
Ι
11 despota Carlo accomodo la cosa ίη questa ma
niera: armo le navi a Santa Maura; mando ίntanto i1 signor Matteo a prendere possesso (di Clarenza) e a versare
ί
:fiorίni ne11e
mani di Liveri.
6.
3625
-
11
Ι
despota prende Clarenza dalle mani άί Liveri
(a.
1421 c. ) .
Cosi stabill e prese possesso di Clarenza. La organizzarono
e la potenziarono per bene. Scacciarono i1 tiranno oppressore e ma1fattore.
11 signor despota organizzo dei sudditi de1 despotato e 1i
mando a far da guardia a Clarenza.
3630
Liveri ίntanto chίese i1 giuramento
Ι
che 10 avrebbero fatto
passare senza pericol0 per Santa Maura. Liveri aveva ancora da
vendere un prigioniero, che era un ίnsigne uomo de11a parte de1
despota por:firogenito. Costui si 3635 come 10 seppe, Ι riscatto Ralli
chίamava
Ralli. Il
despota Carl0,
con un prezzo alto. Gli riconobbe
un valore cosi a1to come se fosse suo frate11o.
7.
despota porjirogenito si adonta . despota. ·
- 11
e
si adira contro ίl duca
(La gente) si allieta perche ΙΌΡΡressοre Liveri era stato man dato via. Spera ροί che la cosa venga anche a piacere al despota
Τ
3624
Laon Chalc
Ρ
3625
Gerland 64 3633 Chron Brev Mor Epitaf Man Pal 43,7-44,9 ( = PG 1 56 col. 216Α)
Paneg Man 1 95 4-10
n 1 8 ρρ. 405-406
ΙΙ
171
σ-8
Chron Mor 1 42 1
\
\.
490
Cronacα dei Tocco
να έχπ καΙ εfJχαριστιαν
Κάρουλος δ δεσπότης, να διώξπ τόν άντάρτην, άλάστοραν, τόν l1νομον καΙ l1πιστον κακούργον, όπου 1}τον δια χαλασμόν τού τόπου τού Μορέως. Άμη αfJτός χολομανεί, όργΙζεται μεγάλως, fJvμούται καΙ ταράσσεται 'ς τόν δούκα τόν δεσπότην. 3645 'ΕκΙνησαν οί - l1ρχοντες έκείνοι οί Ρωμαίοι να φοβερlζουν, να λαλούν ' μεγάλως άπειλούν τον.
3640 όπού ηvρεν πραξιν καΙ δρμην
ο
§ 8.
-
(Πώζ οΙ ΜuζΎj.&ΡLωτα.t γuρεuοuσLV νιΧ έπcχροuv την Γλα.ρέvτζα.ν.) ο
δμοlως καΙ - οΙ πολίτες ΟΙ μυζη{)ριωται οί l1ρχοντες ' , , " • _ _ ζα, να επαρουν την Γ."Λαρ�1;ντ προφαντικα γυρευουσιν θαρρούν lJτι τόν πρΙγκιπα όμοιάζει τον δεσπότης, 3650 να συγκατέβrι παρευf)Vς να δώσrι την Γλαρέντζα. Ό γούν δεσπότης Κάρουλος οfJδέν συγκατεβαΙνει,- _ ofJδέν τό Ιδιηγείτον ' lJτι 1}τον μεγαλόψυχος, f. 749 σlδερον εΙχεν την ψυχην καΙ πέτρινΗV καρδΙαν. τα fjμισα πράγματά του Κάλλιον έχει να έχανεμιαν πιθαμη τού τόπου, _ ο 3655 παρα (να) τού Ιπάρουσιν χωρίς τό θέλημάν του. δυναστεμένα καί στανεό,
§
9.
-
(' Ο 8εσπότηζ έ8uvcχμωσεv Πjν ΓλocpΈVτζα.ν, τον ΠΟVΤLΚΟV κιχΙ ΤΟ ΧλομοUτζi..)
l1ρχοντες των ΓιαννΙνων ΕΙς τούτο - έδιώρθωσε άπό τό Δεσποτατο, καΙ στρατιώτας έκλεκτους "Άλβανον τό καλους δoκιμασμένoυς� όμοΙως καΙ άπό ώστε να την φυλάγουν ' 3660 ΕΙς την Γλαρέντζα Ιπέρασαν, τα κάστρη να φυλάξουσιν, - τόν τόπον να φυλάγουν, Ο δμοlως καΙ τό Χλομούτζι, lJτε ήπηρεν τόν Ποντικόν, άπό τους Βενετlκους. όπου τα έξαγόρασεν σημάδι τα έκρατούσεν · �Ο πρΙγκιπας τα έβαλεν 6 τα έξαγ ρασεν και έπαρέλαβέν τα. καΙ αfJτός 3665 μέσα καΙ τζακρατόΡOVς, Φύλαξιν έβαλεν καλην ο
ο
_
3639 ευχαeιστίαν 3651 ήγoiίv - (} δέν 3659 δoγγιμασμΈVovς
ο
3646 λαλoiίv: antea πηλoiίv scripserat Α. 3655 παρoiJ - vd ipse addidi 3656 στανΒω. 3662 ύπηρεv 3664 Aκρατoυσαv
Cαp. XI V, 7- 10: Stαto di guerrα con Mistra
491
porfirogenίto e che Carl0 avrebbe ricevuto ίΙ dovuto ringraziamento { 3640 per aver trovato i1 modo rapido di cacciar via i1 ribelle, malvagio, spietato, scellerato, infido e malfattore, che era diventato la rovina della Morea. Ma (ίΙ despota porfirogenίto), invece, si adira, va su 3645 tutte le furie, si adonta e si agita contro i1 duca-despota. / Ι notabili romeί si mossero per intimidirlo, e venίre a1la resa dei conti. Essi 10 minacciano duramente. 8.
-
Ι Μizitnrioti cercano di impadronirsi di Clarenza.
Ι notabili e ί cittadini di Mistra apertamente chiedono di prendere possesso di Clarenza. Essi credono che i1 despota asso3650 migli al principe, / e che senz'altro addivenisse a consegnare Clarenza. Invece ίΙ despota Carlo ηοη acconsenti affatto. Che egli fosse magnanimo nessuno poteva negarlo; pero aveva un'anima di feπο e ηη cuore di pietra. Egli preferisce perdere la meta deί suoi averi / 3655 piuttosto che farsi prendere, di prepotenza e contro i1 suo volere, un pa1mo di teπa. 9.
-
ΙΙ despota fortifica Clarenza, PonticD e Clomuzzi.
Percio predispose degli uominί gianίnίoti, soldati sceltί del De spotato e cosl pure tra gli A1banesi degli uominί ben provatί e sceltί.{ 3660 Essi si recarono a Clarenza per custodirla e per vigilare e difen dere ί castelli e la regione: perche (i1 despota) possedeva anche Pontico e Clomuzzi, che aveva acquistato dai Venezianί. Ι1 ρriη3665 cipe si era messo ίη testa di venίme ίη possesso, Ι ma (i1 despota) le aveva rilevate pagandole a dovere.
Τ
Ρ
3662
Χλωμύτζι Laon Cha1c
3661
Chron Mor 1 974
Chron Mor 2652 2656
ΙΙ
1 70, �1'
Delatte
36 11
3662 Ποντικόν Chron Mor 1 661 ; Chron Mor 3666 Narr Bel Cant 93
Χλωμούτζι 1236 1420
492
Cronaca dei Tocco
καΙ εσυντάeχησεν καλα καΙ εδυνάμωσέν τα. , 'Αφου- γαρ ' έπαρα'λαβε τα" καστρη J τα, xweta J επέρασε lJ.ρχoντες καλoVς άπέ τό Δεσποτατο 3670 καΙ άλβανlτικον λαόν εκεί εΙς την Γλαρέντζα. § 10.
f.
-
(πως έΚLν�&η � μocχ"ΙJ με τοδς Μορα.tΤες.)
"Άρχισαν (να) ταράσσωνται εκείνοι τού Μορέως ' φουσσατο να συνάζουσιν, να ύπαν εΙς την Γλαρέντζα, σκοπώντας να ευρούν (εκεί) τζέπελλους μοραtτες. ΚαΙ έκε ί ήσαν άρχοντόπovλα μέ σιδερένια δ6ν (τια) , 75r τό επlλoιπoν να έπάeoυν. όπου ελπίζουν καΙ θαρροϋν ΚαΙ ώς ήκουσαν την τάραξιν , άρχόντων τού Μορέως, εύfJVς tκαβαλλlκευσαν, εξέβηκαν ' ς τον τόπον. Tl να σέ λέγω τα πολλά; Ή μάχη εκινήfJη. τα κάστρη τού Μορέως. 'Άρχισαν να κovρσεύουσιν 3680 Οί Δεσποτατοι έτρεχαν συχνα καΙ καθεκάστην ' �Ι ' ,, " τοπον των " πολλην ς τον J.f l, Oeatwv · ζημιαν , εκαμαν τούς πύργους, τα xcIJela, tκοvρσεvαν, ερήμαζαν μεγάλη εΙς τόν τόπον. ' καΙ τάραξις εγίνετον τΗτον γαρ καπετάνιος τότε εΙς τα φtwσσατα Λαντούλφην το επlκλην. 3685 Ματθαίος ντέ Άνάπολης, 'Άνθρωπος ήτον αύστηρvς, όρμητικός εΙς άκρον, εΙς πασαν του δουλεlαν. καΙ σύντομος καΙ δ6κιμος συχνα καΙ καθεκάστην, ΚαΙ (να) όρμοϋν σπουδαστικά, τόν τόπον τών Moealwv. να τρέχουν, να ήπιλαλούν Kάeoυλoς ό δεσπότης, 3690 ΕΙς αvτο εδιώρθωσεν καΙ Τόρνος, οί υίο' του, καΙ έπέρασεν Έρκούλιος άρματωμένοι έμορφα μέ τον λαον τόν εΙχεν. πολλα καΙ άνδρειωμένοι. •Απόκοτοι ήσαν καΙ οί ΔVo άφέντην να όρlζrι ' Τόν Έρκούλιον εποlησαν ωσπερ καΙ τόν δεσπότην ' 3695 άντlτοπον τόν έκαμαν, ' , , παντα του- καπετανου. άλη'θειαν με συμβουλην ό 'Έρκουλας καΙ Τόρνος, ΚαΙ άρξονται να μάχωνται •
3668 καστρη [καΙ] τd 3669 επέρασειι 3671 vd ipse scripsi 3673 εκεί per metrum scripsi 3674 δόν (τια) complevi mutilum verbum cfr. vv. 1424-1426 3680 συγχvd 3685 ματ{}αίος cfr. lex. Μαν{}έοι; Λαvτoύλφη 3691 οΙ Δνατούφλη - vτι!: δι! 3688 καΙ δρμην - σvγχνd οlτov 3692 τήν εΙχ. =
Cap. XIV, 7- 10: Stato di guerra con Mistra
493
Vi pose dunque una buona guardia e dei ba1estrieri, approv vigiono per bene le sedi e le potenzio. Dopo che aveva preso pos sesso delle fortezze e dei paesi, destino a C1arenza bravi comandanti 3670 venuti dal Despotato Ι e truppe a1banesi.
10.
-
Inizio della guerra con i Moraiti.
La gente della Morea incominCΊo ad agitarsi e a raccogliere truppe per andare a C1arenza, credendo di trovarci dei moraiti, infi.latori di fichi secchi (?) ; e invece la c'erano dei giovanί combat3675 tenti con denti di ferro, Ι ί quali speravano e pensavano di conqui starsi i1 resto. Essi, come seppero del movimento degli uominί del1a Morea, si misero subito a cavallo e ίrruppero su1 temtorio. Che bisogno c'e di tirar1a per le lunghe ? La guerra si mosse. (Glί armati de1 Tocco) incominciarono a saccheggiare ί forti della Morea. Ι Glί 3680 uominί del despotato (di Gianίna) . irrompevano frequentemente e tutti ί . giornί. Essi fecero mo1to danno ne1 territorio moraita : razziavano, saccheggiavano 1e torri e ί villaggi. Ε 10 spavento divenne grande nella regione. Ιη quella CΊrcostanza comandava 3685 le truppe un capitano : / si chiamava Matteo da Napoli, di cogno me Landolfo. Costui era uomo severo, assai impetuoso, ra pido e capace ίη ogni situazione. Eglί spingeva con ze10 ί suoi uomini a compiere spesso e quotidianamente incursionί su1 terri3690 torio moraita. Ι Α110 scopo ίΙ despota Carlo deCΊse che Erco1e e Τοαιο, figli suoi, bene armati e con 1e 1oro truppe andassero (ίη Morea). Essi erano molto ardimentosi e valorosi. 3695 Ercole fu nomίnato signore con poteri di comando : / 10 fecero luogotenente de1 despota, ma, naturalmente avrebbe sempre do vuto agire con i1 consiglio del capitano. Ercole e Τοαιο ίncomin-
Τ
Ρ
3678/9 Sen Secr RO 1 1 e 39(35), 24 ΠΙ 1427, Υώ ΛΑν (sub prelo) 3680 Ερ ad Cost 89 23-28 3681/4 Paneg Man 195 29-84 3685 Misc Atti Dipl e Priv ba 32 nn 952 953, Υώ ΛΑV 1430bis, ubi Mathaeus « de Landulfo de Napoli & pluries laudatur. De interventu Venetiarum ad pacem componendam, Sathas Ι 127 Reg Ven Thir 1871
3674 Ph10r Platz 531
494
Cronαcα dei Tocco
f. 75v
όμοίως καΙ τούς Πολίτας. τούς Μοραtτες τού Μυζη{)ρα Ινα τούς έγνωρίσουν, ΚαΙ έβάλ{)ησαν κατα παντος 3700 να δείξουν προτερήματα lJπως να ήκουστούσιν. Πολέμους έποιήσασιν καΙ κατεγνώρισέν τους. έκείνοι τού Μορέως Οlδαν καλα οΙ αρχοντες � L ' ε 1χαν πατι:;ρα. και, ποιον το" τινος "σαν τα' παιδια' § 1 1.
-
(πως έ80υλώ&1Jκεν ό ΠΡ(ΥΚLπrxς εΙς τον 8εσπότην.)
'Ομπρός το {)έλω έξηγη{)fj λεπτα καΙ να το μάfJrις. 3705 ΚαΙ στρέφομαι να σέ έlπώ πρίγκιπος τήν δουλείαν ' τό πώς τόν έδουλώ{)ηκεν (εΙς) Κάρουλον δεσπότην έγίνην έδικός του. καΙ ήλ{)εν εΙς τας χείρας του, καΙ τού καιρού καΙ χρόνου, Να Ιδfjς της τύχης κλώσματα λαβύριν{)ου γυρίσματα καΙ κυκλικούς τούς δρόμους, 3710 τα πράγματα πώς έρχονται! ΚαΙ τίς νά τα πιστεύυ ; όπού ποιεί τα πάντα, Μεγάλη ή χάρις τού Θεού, πτωχίζει καΙ πλουτίζει (Ι). όπου υψώνει ταπεινούς (1), A�τός έκ της άνάγκης του, μή εχων τί ποιήσαι, - τα κάστρη του έχάσεν τα, ολίγα τού άπομείναν, 3715 έπτώχυνεν, έξέπεσεν, lJλος έκατηχύ{)η, οΙ άρχοντες τόν αφηκαν οΙ έδικοί του πλέοι, t α{)ρισος t ποδάγρας εΙχεν καΙ άσ{)ένειαν πολλήν, Ν " • ε 1χεν δυναμιν ' τιποτε να ποιήσrι και, ουκ ποσως καΙ έξ άνάγκης έπεσεν, έγίνην τού δεσπότου. έκόλλησεν είς αδτον 3720 Έβλέποντας τήν δύναμιν, παντός έκ να ενι έδικός του. ην ) f. 76r καΙ έδουλώ{ ήλ{)εν εΙς τήν Λευχάδα ' Έσέβην εΙς (τα) πλευτικά, είς τήν Άγίαν Μαύραν. μέ τον δεσπότη ένώ{)ηκεν Πολλα τΟν έσπλαγχνίσ{)ηκεν . Κάρουλος ό δεσπότης. να δείχντι �σπλαγχνίαν. 3725 ΕΙχεν το πάντα ψυσικο 3698 [μέ[ τούς Moq. του Μovζηθqά - όμloνς καΙ τάς 3702 Ικοίιιov 3705 [τoiί] πqlγκ. 3706 εΙς scripsi: [τδιι] Κάqovλοιι 3703 παιδlα - ποίοιι [τόιι] δεσπ6τηιι 3709 λαβήqουιι{Jov - και κληκούς 3712 ταπιιιοί 3717 l1{}qισος pro l1ρ{}qωσις . ? pro έξάq{}ωσις ? cf. Prooem. 3713 ποιησαι sic ρ. 1 93; in hemist. syll. desideratur 3718 πος σώς 3720 Ικ6λυσειι 3723 δεσπ6τηιι 3724 έσπλαχιι 3722 τά ίpse inserui (1) Luc 1 .52.
(Ι)
Ι
Regn. 2.7, cfr.
v.
3052.
Cap. XIV, 1 1 : Lo Zaccaria si sottomette aΙ Tocco
495
ceranno a guerreggiare con ί Moraiti di Mistra e anche con ί Co3700 stantinopolitani. Ε si adoperarono per essere conosciuti con ogni mezzo, Ι a far mostra di atti di valore cos1 da procacciarsi della fama. Affrontarono battaglie e si fecero conoscere. Gli uomini della Morea sanno di chi erano quei ragazzi e chi era i1 10ro padre. 11.
-
Il
principe si sottoniette aΙ despota (est.-aut. 1422) .
Ora raccontero minutamente perche tu conosca (ί fatti avve3705 nuti). Ι Ε torno a raccontarti una circostanza ήguardante ίΙ ρήη cipe (Asan Ζaccaήa) : precisamente come egli si sottomise al despota Carl0, si consegno a lui e divenne uno dei suoi. Guarda un ρο' gli sconquassi della sorte e del fluire del tempo, e ί giή Ιabίήntίcί e 1'evolversi tortuoso degli eventi ! Ι (Guarda un ρο' come avven 3710 gono ί fatti ! Ε chi l'avrebbe mai potuto credere? Grande e la grazia di Dio che opera tutte le cose, che eleva gli umili, ήduce alla miseήa e dona le ήccheΖΖe. 11 ΡήncίΡe per necessita e ηοη avendo a1tro da fare - ί caste1li 1i aveva perduti e ηοη gli 3715 ήmanevanο che pochi, Ι era diventato povero, decaduto, de1 tutto discreditato; ί notabili, e ΡrΟΡήο la maggior parte dei suoi, 10 avevano lasciato; per giunta egli era affiitto da una grave forma di affezione podagήca e ηοη aveva quindi la forza di 3720 fare nu11a - fini per diventare subordinato a1 despota. Ι Con statandone la potenza, si volse dalla sua parte, si sottomise del tutto s1 da assoggettarsi a lui. Sali sulle navi, venne a Leucade e si incontro col despota a Santa Maura. 11 despota Carlo ebbe molta 3725 compassione di lui. Ι Ed era del tutto naturale che egli esternasse
Τ
Ρ
§ 1 1 Paneg Man 195 7'19 de principis erga despotam humanis officiis quae post bellum (cf. cap. νι § 17) invaluerant: Sathas πι 61-62 Reg Ven τω 1 535 3708/9 Alex Comn Paren 580 3712 Alex Comn Paren 581 3717 Sen Secr RO 7 c. 20t, Val ΛΑV 2255, Sathas Ι 4 1 Reg Ven τω 1 4 1 8 (Secr ιν 179 rt)
.
. . Erot Α 1-4 . . .
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Cronaca dei Tocco
ΚαΙ άπό τoVτo ό Θεός έβγάτισέν τον τόσον καΙ AγEVΗ μεγαλώτερος Αξ δλους τους άφέντες. •Εκε ί όπού ένώ{}ησαν εΙς τήν ΆγΕαν Μαύραν, φιλΕαν Αστερέωσαν. άγάπην πληρεστάτην. § 12. - πως �στεr.λσcν εΙς τΟν ιΧμφiiν 8L� rpouaaiiTo. "'ΩρfJωσαν Ακατέστησαν οΕ δύο σνναλλήλως να στεEλovν εΙς τόν αμιραν έκείνον τόν σονλτανον, να τού γVρεύσΟVJΙ δύναμιν καΙ τουρκικόν φονσσατο να περάσovν εΙς τόν Μορεάν, τόν τόπον να έπάρΟVJΙ. Εις τούτο έδιώρfJωσαν άρχοντες καΙ ύπήγαν ' 3735 'ς τόν άμιραν άπόσωσαν έκείνον τόν σονλτανον καΙ έπροσκύνησάν τον. μέ δώρα, μέ χαρΕσματα μετα τιμής μεγάλης •Εδέχ{}ην τονς ό άμιρας - οΕ Τούρκοι πάντα ήγαπουν τών Χριστιανών τό σχlσμα φονσσατο να τους δώσυ. καΙ lταξεν, Ατάγην τους . άπό τους κεφαλαδες 3740 ΈποΕησεν καΙ όρισμόν, dλλoι να εΤναι έτοιμοι εΙς τόν Μορέαν να ύπασιν, ·· να έσεβουν εΙς τα πλεντικα Kάeoνλoν τού δεσπότον, εΙς την ΠαλαΕαν Πάτραν. 76· να τους περάσυ εΙς τό στενόν τότε εΙς τόν Μορέαν, Kal, 1111 Ιφ{}ανεν l'α Ασεβουν 3745 πολυν κακόν έγΕνετον 'ς τόν τόπον τών ΡωμαΕων, Kάeoυλoς ό δεσπότης, δτι εΤχεν δύναμιν πολλήν καΙ κάτιργα καΙ πλεντικα καλα διωρfJωμένα να κάμυ εΙ τι fJέλει. καΙ εΤχεν εVχoλα πολλα 3730
f.
§ 13. - πως !κoόρσεΦσcν την BoστΙτζσcν. 3750
τ! Ικαμαν νloΕ του ΚαΙ τώρα fJέλω να σέ εΙΠώ μετα τόν καπετάνιον, έκείνον τόν MavfJaiap. μόνον δια τήν Γλαρέντζα. δπον έστεκαν εΙς φύλαξιν καΙ θέλεις τό σκοπήσει ΚαΙ fJέλεις βάλει κατα νουν ύπήγαινεν Ακεί άτός του ό δεσπότης, · Ααν καΙ πράγματα μεγάλα. τό τ! δονλεϊες να Ικαμνεν 3733 να dπeράσoιιιι § 12 Titulum post v. 3730 insertum invenimus 3745 πoλλΉV sic. cfr. v. 1456 - Mroealav 3740 όρισμ6, 3741 νά: καΙ 3750 Mατ{}αlωι 3753 *"bιειιιw § 13 Titulum transversum exaratum
Cαp. XIV, 1 2 : Richieste di truppe αll'emiro
497
compassione; .Ed e percio che Iddio 10 ricompenso e benefico . ίη tanta misura s1 . da farl0 dίventare maggiore di tutti ί signori. Riunitisi a Santa Maura si garantirono una salda amίcizia e una totale intesa. .
12.
-
.
. , . .
.
.
Μandano
α
. '
.
.
chiedere truppe αΙΙ' emiro.
Ι Stabilirono ίη pieno accordo dί mandare (un'ambasceria) dal sultano per chίedere ί1 rinforzo di un corpo dί spedίzione turco, al fine di passare ίη Morea e conquistare la regione. Α110 3735 scopo destinaronQ degli uominί (dί accompagno) e andarono : Ι si recarono dal sUιtano con doni e con presentί e gli fecero atto dί omaggio. L' emiro 1i ricevette con grande onore - ai . Turchί piace sempre la dίVΊsione fra ί Cristia�i - e promise dί dare a 10ro delle 3740 truppe. Ι EmanO · altres1 la d1sposizione Che deί capi a1cuni rima nessero pronti per andare ίη Morea. Essi sarebbero qUΊndί salίti sulle naVΊ del despota Carlo per essere traghettati attraverso 10 stretto nell'Antica Patrasso. E quando fossero entrati allora ίη Μο3745 rea, Ι gran danno sarebbe derivato al territorio dei Romei, perche ίl despota Carlo dίsponev� dί molta forza : dί ga1ee e dί naVΊ bene equipaggiate, ed aveva molta facilita dί fart� que110 che voleva. 3730
13.
-
Saccheggio di .Vostizza.
Ora ti raccontero quel10 che fecero ί figli (de1 deposta) Ι 3750 assieme a1 capitano Matteo, a110rche stavano dί guardίa limίtata mente a Clarenza. Τί conVΊncerai e ti renderai conto quali fatti e quali grandi cose avrebbeTo compiuto se 1a si fosse trovato i1 .
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Cl'onaca dei Τocco
498
3755 'Άκουσε τΙ έποΙησαν έκείθεν <'ς) τήν Γλαρέντζα. ΑύτοΙ έκαταπάτησαν τήν χώραν τήν Βοστ{τζα. Μέ πρiiξιν έβουλεύ{}ησαν δπως να τήν έπάρουν ' δια θαλάσσου να -ύπiiν τα πΛΕVτικα εΙς αύτην, 2� β " J! , να, c."e υΤΙ ουν εις το μποριο' να" το κουρσεvουν ' 3760 καΙ τό φovσσiiτο δια στερεiiς να πιάσουσιν τές πόρτες, .1 - ' ' λαυν, .! "" . , , ε"ξω τον να, ΚΜ;ισουν την χωραν να" επαρουν. Ο{)τω γαρ έδιώρθωσαν άρμάτωσαν τα ξύλα. Τόν Λεονάρδον [βαλαν άπάνω καπετάνον - αύτός γαρ ήτον άνιψιός του δούκα τού δεσπότου 3765 όμο{ως και τόν • Ιάκωβov, τόν Σκρόφαν παρανόμι, f. 77r μέ τζακρατόρους, μέ σκευές, καλα διωρθωΜΈVoυς. ΚαΙ αύτοΙ έκαβαλλ{κευσαν να -ύπiiν δια στερέας. Φουσσiiτον έχωρΙσασιν, δλους διαλεγμένους, άπόκουτους καΙ δόκιμovς, Ιμπειρους τού πολέμOV. έκ τήν Παλα{αν Πάτραν 3770 Έκείθεν έδιάβησαν και -ύπηγαν καΙ έκρύφ{}ησαν πλησΙον της Βοστ{τζου. ΕΙχαν δέ λόγον ένομου μέ έκε{νους τών κατέργων ' ήμέραν έκατέστησαν, τό πότε θέλουν δώσει να σκάσουν τές λουμπάρδες, . τα κάτιργα εΙς τό μποριό, 3775 να ήκουστϋ εΙς τό Ιγκρυμμα, να δράμΌVσιν εύθέως, και ήτον εύχολα πολλά τψ χώραν να έπάρOVV. . να κάμουν τψ δουλε{αν, Άλλά καιρός ούκ ήθελεν Ιξω{}εν τό φovσσiiτο. δι' ου άπoκλe{σoυν τόν λαόν •Η χώρα τους άπόμεινεν εύκαιρη, χωρίς lίνδρα, ύπόστασιν να lxovv, 3780 γουλiiν δέν είχασιν ποσώς δτι νά τήν έπάρουν. καΙ άπό τούτο ήλπιζαν τό πρiiγμα άστοχή{}η ' ΚαΙ ό καιρός Ιμπόδισεν ' lίνεμoς έσηκώ{}ηκεν, έμπόδισεν τά ξύλα. <νά) δράμουν εΙς τήν χώραν. •Σ τό τέρμενον διέσωσαν κατά τήν συμφων{αν. 3785 Έκείνοι έκαρτέρησαν τά κάτιργα δέν ήλθαν, Ώς είδασι τό Ιμποδον, πικρ{αν είχασιν πολλήν ' ΟfJΚ εΙχαν τ{ να κάμουν. ΚαΙ άπό β{ας άπόκοψαν να δράμovv εΙς τήν χώραν. f. 77. 3755 ς cd. omittit 3759 μπoQlω 3764 άvηφloς 3769 dπόγκotΠoιις lπει(}Oς 3770 Antea Α scripser�t deinde delevit ΚΒί{}εΡ lδιάβησιrι Ακ τήιι 3784 'Ι1ά 3778 dπόκληv cfr. ΥΥ. 327 - 3880 dytα'l1 Mαυeαν 3774 μποelω •
ipse scripsi
Cap. XI V, 13-22: Vari fatti bellici
499
3755 despota ίη persona. { Ascolta dunque che cosa fecero dal1a 10ΙΟ sede di Clarenza. Essi compirono un colpo di mano su Vostiiza. Avevano Μ chitettato di occuparla con una ben congegnata azione: sarebbero andati per mare e (degli uomini) sarebbero sbarcati su1 campo de1 3760 mercato per saccheggiarl0. { Intanto le truppe, via tena, avrebbero occupato le porte e, tagliati fuοή (da1la citta muraήa) gli uomini (di Vostizza), avrebbero preso la cittadel1a. Cosl stabilirono di armare le navi. Come supremo capitano misero Leonardo - nipote de1 3765 despota - Ι e Giacomo Scrofa. Imbarcarono baΙestήeή, ben muniti di attrezzi bellici. Essi si misero a cava1lo per raggiungere via tena ίΙ punto prestabilito. Per i1 corpo ' di spedizione avevano preso uomini tutti scelti, ardimentosi, provati ed esperti de11a guena. 3770 { Di 11 passarono per Ι'Antica Patrasso e andarono a nascondersi vicino a Vostizza. Con gli uomini del1e navi avevano preso accordi, stabilito la gioniata, :fissato i1 ' momento ίη cui gli uomini de11e navi avrebbero attaccato ίΙ campo del mercato e dovuto 3775 sparare le bombarde j ίη modo da far sentire i1 rombo a coloro che erano nel nascondiglio: essi sarebbero accorsi subito e sarebbe stato molto facile impadronirsi del paese. Pero i1 tempo ηοη consentl di attuare l'azione" per mezzo della quale le truppe avreb bero tagliato e sbanato la strada (del rientro nelle mura) a:gli uomini (di Vostizza). La 10rQ .cittadel1a si presentava favorevolmente, 3780 senza uomini, { e non disponeva di un castello tumto che. potesse essere di sostegno e resistenza, e qUΊndi (gli uomini del Tocco) speravano bene di conqUΊstarla. Pero il tempo 10 impedl: l'impresa fal1!. 11 yento si levo (cοntraήο) �. ostacolo le navi. (Le truppe di teπa) alla scadenza del1Όra :fissata si mossero e corsero verso la 3785 cittadella. j Ll esse aspettarono secondo l'accordo; ma al10rche con statarono l'imp�di�ento e che le navi ηοη erano arrivate, ebbero molta a�arf7zza. Νοη cΆera niente da fare. Per forza, dunque, dovet tero decidere di attaccare la cittadella. Uscirono (dal nascondiglio)
"Τ
' :" 3771 βοστ(τCης : Sphrantzes 26 10-13; 28 1-1C-31, ' 50 ι, 106 11, 122 al, De1atte 48 a, 54 17' 2 1 1 80 •• 128 10, 138 1. .
500
Cronaca dei Tocco
'E't: ",ε'βηκαν,
, " " αποκοψαν την χωραν να, κoυρσεvσoυν. 3790 Και έσυντάχΟησαν καλά ' έδραμαν εΙς τές π6ρτες. •Εξέβηκεν η κεφαλή και ό λαός της χώρας το, μπορι6, ' ,J, το' καταλυσουν. ' να, δ ιαφεντεψουν να' μη Και οi!τως εύθύς έσκύψασιν του δοvκα του δεσπ6του. Έρκοvλιος και οί Ιτεροι ίJλoι μέ τα κοντάρια 3795 έσέβησάν τους t έμπλαστοί t άπέσω εΙς τό κάστρο, τό μπ6ριον έκούρσευσαν καΙ έκατέλυσάν το ' κο6ρση ήπήρασιν πολλά, έπΙασαν και άνΟρώπovς. ΠαντοΕως τό έρήμαξαν καΙ κατηνάλωσάν το. 'Έπαυσεν γαρ καΙ ό άνεμος, υπηγαν καΙ τα ξύλα, 1 , , " , χωραν. " 380Ο και εστενεψαν τους δvνατα" απι:;σω εις την Έαν έσωναν τα κάτεργα να φΟάσουν εΙς την ιί'Jραν, άλλέως μή τό έΧΏς. άπ6κουτα τήν έπαιρναν'
§ 14. - πως έκοόρσεuσcxν την ΒοστΙτζσιν κσιΙ έστρcXφ'Yjκcxν. ,Απαύτου έδιώρfJωσαν τα κ06ρση τα φουσσατα, να ύπαν δια fJαλάσσov, , ς τα κάτεργα τα έβαλαν 3805 καΙ αύτοι έγvρισαν έκεί εΙς τήν ΠαλαΕαν Πάτραν. όλΙγον τό φουσσατο. Αυτού γαρ άναπαύ{}ηκεν Χάρησαν ι'1παντες έκεί μέ τόν μητροπολΕτην. καΙ άποδέχfJηκέν τους. Τιμήν τους έκαμεν πολλήν εΙς τό παλάτι άπάνω, Καλέστρα τους έποΕησαν και άποχαιρέτισέν τους. 3810 τιμητικα ώς έπρεπε f. 78r
§ 15. - πως έσΤΡcXφ'Yjκcxν ε[ς την I'λσιρέντζcxν.
ύπαν εΙς τήν Γλαρέντζα. ΚαΙ άπεκε ί έστράφησαν ΧαΕρονται και άγάλλονται μικρο! τε καΙ μεγάλοι. Οί Δεσποτατοι έμαfJαν, έγνώρισαν τόν τ6πον, καΙ άρχισαν ρυμπαρικα να δράκτovν, να έπαEρνovν έκ τών ΡωμαΕων τούς τ6πovς. 3815 τα άλογα, τα πράγματα § 16. - <πως πολλοΙ Μορcxtτες έγΙν'Yjσcxν τοσ 8εσπ6τοΙ) κσιΙ GaTepcx τον e:σφcxλcxν.) Μεγάλως τούς έφ6βησαν τoVς Μοραtτες ίJλoυς, όπoV καΙ αν τoVς έμπλαζαν άπό τους Δεσποτάτους, 3795 [καΙ] έσέβησαν - έμπλαστοί cf. 3807 lχάρησαv
Prooemium ρ.
193
3797 έποΙηασαν
Cap. XIV, 13-22: Van fatti bellici
501
avendo deciso di saccheggiarla. / Si disposero ίη ordine e corsero verso le porte. Uscirono i1 capo e le truppe della citta per pro teggere i1 mercato ed evitare che 10 distruggessero. Subito essi si arresero al duca despota. 3795 Ercole e tutti gli aΙtή, compatti(?), con le lance / ιi incalzarono spingendoli dentro la fortezza. Saccheggiarono il mercato e 10 distrussero: fecero molto bottino e presero anche dei Ρήgίοnίeή. Lo devastarono del tutto e 10 resero inutί1e. 11 vento cesso e le navi 3800 giunsero. / Cosi (gli armati che erano sbarcati) serrarono gli (uo mini di Vostizza) dentro la cittadella. Se le galee fossero ήuscίte ad arήvare all' ora stabilita, siine pur sicuro, (gli uomini del duca despota) temeraήamente l'avrebbero conquistata.
3790
14.
-
Come, saccheggiata Vostizza, tornarono indietro.
Quίndi le truppe sistemarono ίΙ bottino, 10 misero sulle navi per essere trasportato via mare e / tornarono quindi a Patrasso. Qui ίl corpo di spedizione si riposo .un poco. Tutti cola fecero festa assieme al metropolita. Eglί 1ί onoro molto e 1ί ήcevette. Diede 10ro con onore dovuto 3810 un ήcevimentο / nel palazzo e quindi 1ί saluto. 3805
15. - Ritorno
α
Clarenza.
Di n si mossero per tornare a Clarenza. Piccoli e grandi si rallegrano e gίoiscono. Ι sudditl del despotato (d'Epiro) avevano imparato a conoscere i1 terήtοήο (moraita) e incominciarono a 3815 rapinare da predoni e impossessarsi / deglί animalί e delle cose esistenti nelle sedi dei Romei (di Morea). 16. - Molti Moraiti si sottomettono aΙ despota e dopo Ιο rinnegano.
Essi ίmΡauήrοnο assai tutti ί Moraiti, ί quali, se riuscivano a prendere prigionieri degli uomini del Despotato, 1i spingevano come pecore e li portavano legati. Τ
3807
Rayna1dus Anna1es Ecclesiastici, Lucca ( 1 752), a. 1422
ρ. 542; Gerland 64
n. 3
502
Cronaca dei Tocco
' ε''διωχναν ως προ'βατα τους και' .i{ .ιφερναν δεμένους. Πολλοί γαρ έπροσΚ'ύνησαν Ρωμαίοι καΙ •Αλβανίται 3820 καΙ ήλθαν καΙ έγίνησαν τού δοvκα τού δεσπότου. ΕiJεργεσlες τους [δωσεν, χαρίσματα μεγάλα. Καί Πστερα τον Ισφαλαν, [φVΓαν εξοπίσω ' (εΙ καΙ) έδραξαν γούν άλογα άπο των Δεσποτάτων. ΥΗσαν γαρ άνθρωποι ψευδοί καί έσφαλαν τους lJρκους. •
§ 17. - (πως οΙ ΔεσΠΟΤ�ΤΟL έπολέμ"t)σσιv κιχστρ"t) κσιΙ ' πόΡΥους ' των Pωμot(ων το;) Μορέως .) ΚαΙ πάλιν ίκανώ{}-ησαν διπλά οΙ Δεσποτατοι. ' ' ' "Οτι έδιωρθώσασιν 'Ερκούλιος καΙ ό Τόρνος μετά τον καπετάνιον έκείνον τον Ματθαίον, τά κάστρη έπολέμησαν καΙ πύργους τών Ρωμαίων; " " lJπου εΙχαν έκ τού πρίγκιπος, τον τόπον νά έπάρουν.' 3830 ΚαΙ με τήν χάριν τού Θεού ήπήραν τους τά πλέα καΙ έδυνάμωσάν τα. καΙ εσυντάρχησαν καλά ΚαΙ τότε πάλιν άρχισαν άπέσω νά κουρσεύουν τους τόπους, τά κρατηματα πάντων τε των Ρωμαίων. f. 78v Κοvρση ήπηρασιν πολλά, ' έπίαναν καΙ άνθρώπους. 3835 Ό τόπος έταράχ{}ηκεν, μεγάλως έφοβή{}ην, όπου έβλέπασιν συχνά καΙ τήν κα{}ήν ήμέραν, " , . , , , αλωσια, ! κιν ' δυνα ηχμ και κουρση εις τον , τοπον. , , 3825
§ 18.
-
(ΟΙ Μορσιtτες σuvιχζοντσιL va ' κσιτotλoσoυν τόν 'τ6πον των φριχγκων.) .
άρχοντες Μοραtτες, ΟΙ πάντες έσυνάχ{}ησαν εΙς τον δεσπότην πήγαιτιν : έκείνον τού Mo�έως" υ[ον τού βασιλέως, 3840 εΙς τον πoρφvρoγέννητoν τοιούτως νά τού λέγουν ' καΙ άρξονταν οΙ άρχοντες τOv δοvκα τον δεσπόΤην� .. « Έμείς έβλέπομεν καλά τον τόπον νά έπάρn. lJτι έβάλ{}ην έκ παντος καΙ εγlνην έδικός του, ' '0 πρίγκιπας έγvρισεν 3845 όμοίως καΙ οΙ έτεροι, ' όπου μdς άπιστησαν. 3818 έδΙογχναν
3821 eύβεflYεσlαις - xαeης ματαμεγλ 3823 εΙ καΙ metri 3829 1πιfer1 3830 ύπη(!εν 3836 σVΓχνά
et sensus causa praeposui
3839 ύπηγασιν
Cap. XI V, 13-22: Vari fatti bellici
503
Pero m01ti Romei e A1banesi (de11a Morea) si sottomisero Ι 3820 e si recarono a fare atto di sudditanza al duca-despota. Questi concesse benefici e diede grandi doni. Ma essi dopo 10 rinnegarono e tomarono indietro, sebbene avessero preso de1 bestiame dai Romei dΈΡίrο. Essi furono mendaci e tradirono il giuramento. 17. - Le truppe del Despotato attaccano /ortezze e torri dei Romei della ΜΟΥεα. ·
3825
Ι Ma gli uomίni de1 Despotato vennero ancora una y01ta e doppiamente a farsi va1ere. Perche ίη seguito a de1iberazione di Erc01e, Torno e il capitano Matteo, attaccarono le fortezze e le torri dei Romei (della Morea), che erano appartenutί a1 principe, per 3830 occupame ίΙ territorio. Ι Ε con la grazia di Dio essi ne occuparono la maggior parte, le vettovagliarono e le fortificarono. A110ra di nuo νο incominciarono a compiere incursioni sui luoghi e sulle proprieta di tutti ί Romei (di Morea). Essi fecero molto bottino e presero 3835 anche degli uomini. Ι La gente de1 territorio δί spavento, δί impauri assai perche su1la 10ro tena .vedevano spesso e tutti ί giorni com piere catture di prigionieri, azioni peric010se e saccheggi. 18.
-
Ι Μoraiti si raccolgono per distruggere il territorio dei Latini.
Tutti ί maggiorenti moraiti si riunirono e δί recarono dal despo3840 ta di Morea, / ίΙ porfirogenito, figlio de11'imperatore, e incomincia rono a parlargli ίη questo modo : «Νοί osservίamo bene che i1 duca despota δί e messo a conquistare con ogni mezzo i1 territorio. Ι1 3845 pήncipe δί' e voltato da1la parte sua ed e divenuto suo suddito, Ι
. ρ
3831 Chron Mor 1421
3842 Chron Mor 7 1 0 1614 1814
Cronaca dei Tocco ·
504
Άτός του ο'Μεν έπέρασεν καΙ Ιδε το τ{ μας κάμνει ' καΙ dv περάσrι νά έλ{}fj . εΙς τον Μορέαν νά σέβrι, εύχολα το έπίλοιπον τό έχομεν νά έπάρrι. •Αμη έτουτο λέγομεν . πάντες <> ς) την βασιλειάν σου ' 8λα νά συναχ{}ουσιν, 3850 8ρισε τά φουσσατα σου καβαλλαρέοι καΙ πεζοί του τόπου του Μορέως ' ή άγία βασιλειά σου, και έξέβrις, καβαλλίκευσε, νά -δπηγαίνωμεν όρ{}ά έκεί, . όρ{}ά εΙς την Γλαρέντζα, όμοίως εΙς τόν πρίγκιπα καΙ εΙς την Παλαίαν Πάτραν, �ι:ι. ' ' καταλυσωμεν, 3855 "ινα τους ' τον τοπον, να' ψvεΙQωμεν καΙ τών Φραγκών τό {}ράσος ' νά άχαμνίσουν οΙ έχ{}ροΙ 79' "ά άνασάvrι ό τόπος μας έκ τά συχνά τά κούρση ' διότι έβαρέ{}ηκεν ό τόπος μας τά κούρση καΙ τό συχνόν πιλάλιμα, όπου ηπιλαλουσιν. » ,
f.
§ 19.
-
ι
πως έμ&ζωνα.ν οΙ Pωμα.ϊ:o� φοuσσιχτο.
"ά συνάσουν φουσσατα ΕΙς τoVτo έκατέστησα" άπό τόν τόπον του Μορέως, . πεζούς, καβαλλαρέους. 'Όλους τους έδιαλάλησαν, 8τι "ά συναχ{}ουσιν έως εΙς την >Ανδρούσαν. έκεί{}εν έκ την Κόριν{}ον ΟΙ πάντες έσυ"άχ{}ησαν, πεζοί, καβαλλαρέοι, 3865 οΙ μεγιστανοι, οΙ lί.ρχoντες 8λοι οΙ Μυζη{}ριώται έκείνον τόν δεσπότην · . με τόν πορφυρογέννητον πάντες οΙκονομή{}ησαν μικρο{ τε καΙ μεγάλοι, και νά τ�ν άπoκλ�Iσoυν, εΙς την Γλαρέντζα "ά έλ{}ούν 8λα νά τά χαλάσουν, και γύρω{}εν τά κάστρη του νά έρημάξrι ό τόπος. 3870 "ά καταλvσουν τό ψωμί, . Και lί.λλα πολλά έβούλονταν νά κάμουν εΙς τόν τόπον.
3860
§ 20.
-
< πως δ Έρκoόλ�oς umjyev εΙς την •Αρκα.8Ια.ν.)
Άμή έγίνετον δουλειάν καΙ άστόχησαν νά κάμουσιν 'Έτυχε τότε εΙς τόν καιρόν, 3875 καΙ η-δρέ{}ηκεν ό πρίγκιπας
lί.λλη ' "ά την άκoύσrις ' τά ε Ιχαν εΙς βουλήν τους. εΙς το μάζωμα έκείνον, •ς τον Ποντικδν τό κάστρο
3849 ς ipse inserui βασιλΙαν σov 3850 φovσάτov σα 3852 έξέβη 3853 ήπιγΈVoμεν 3856 τον φράγγov 3857 άνασάνει - συγχνα 3860 συνάσovν [τα] φουσ 3866 ΠOΡφVρoγένητov εκείνων · 3872 δovλίαν t1λην να •
\
-
Cap. XI V, 13:22: Va"i fatti bellici
505
e siιnίlmente . hanno fatto gli altri che ci hanno mancato di fede.
Ed egli stesso, proprio di . recente, guarda un ρο' quell0 che ci ha fatto : se si muovesse per venire ad entrare ίη Morea, facί1mente
ci prenderebbe tutto quello che ci rimane. Ε allora noi diciamo
3850
alla tua Maesta: Ι Ordina che siano raccolte tutte le truppe, cava
lieri e fanti del territorio della Morea : ed esci, mettiti ίη arcione,
santa Maesta, · e andiamo dirittί diήttί su Clarenza, e simίlmente
3855
contro ίΙ ΡήnciΡe e contro Patrasso Ι per abbatterli, distruggerne i1 terήtοήο, prostrare ί nemici e la temeήta dei Latini. · Κ· abbia
respiro la nostra regione dai soventi saccheggi: perche la nostra terra e stata debilitata dalle incursioni e dalle soventί scοrreήe compiute.
1 9.
-
Ι
Romei raccolgono un esercito.
Cosl stabί1irono
3860
di
raccogliere le truppe dal terήtοήο della
Morea, fanti e cavaιieή. Α tutti . si mando ί1. bando di riunirsi nel
tratto 3865
3870
di
terra compreso fra Corinto e Andrusa. ·
Tutti si adunarono, fanti e cavalierί, Ι ί maggiorenti, tutti gli uomίni Mizithrioti con ίΙ despota porfirogenito. Tutti, piccolί e
grandi, si disposero a recarsi a C1arenza e ad assediarla, abbattere tutte le forze d�i dintorni, Ι distruggere i1 iaccolto del grano, ster . mίrtare ίΙ territorio. Ε mOltre · altr� cose essi si ri romettevano di
p
fare nella regione .
20.
-
Ercole si reca ad Arcadia.
Pero avvenne un altro fatto, che ti vengo a raccontare, per cui non riusciroho a · fare que110 che avevano ίη proposito. Si era 3875 allora d'estate, nel periodo del raccolto, Ι e i1 principe si trovava
, C"onαca dei Tocco
506
f.
ι ι , ' συΙζυγον εκεινην. .,), πριγκιπισσαν, καl μετα' Την " . την ΚαΙ δέεται, παρακαλεί ·Ερκούλιον καΙ 'τον Τόρνον ξvντά τον καπετάνιον Ικείνον τον Ματ{}αίον, φουσσατο νά τού δώσουσιν 'ς την ΆρκαδΙαν νά διάβrι, 79· γτι . Ιφοβή{}ηκε πολλά νά μη τον άποκλεlσovν. Λαον δέν εΙχεν εΙς α-ότην ' γτι νά την φυλάγουν, καί έβιάστηκεν )ίά Ισεβύ γπως νά την φυλάξουν. 'Ετούτοι έντηρεύονταν • ς την •ΑρκαδΙαν ύπασιν. ΤΟ διάστημα ήτον πολλά μακριά εκ την Γλαρέντζα. φovσσατο των ΡωμαΙων 3885 'Άκουγαν το πως έρχεται καΙ εφαινετόν τους δύσκολον νά λεlπoυν Ικ τον τόπον. 'Έστεκαν καΙ εΙς έριταν τΙς νά τον πρoβoδlσrι. ΕΙς αύτο έχωρΙστηκεν ·Ερκούλιος άτός του μέ στρατιώτας έκατόν, γλους διαλελεγμΈVovς 3890 καΙ ήπήρασιν τον πρΙγκιπαν ' 'ς την •Αρκαδlαν' ύπασιν.
§ 21.
-
πωζ δπ1jγεν εΙζ
βo�.&ει�ν τoσ πρ εγκιπ�
δ ·ΕρκοόλΙΟζ.
' 'Αφού γάρ άπoσώ{jήσαν Ικεί εΙς την ΆρκαδΙαν, ' έσμιξαν κάΙ τού πρlγκιπος όλlγοι στρατιωται. •Ηπήρεν τovς ό ·Ερκούλιος, έδιέβη εlς το κούρσον. εΙς των Ρωμαlων τον τόπον, ΚαΙ ύπηγεν καΙ Ικούρσευσεν . 3895 την Γιάννιναν, την Γούταιναν, τά Χιλιοχώρια γλα. Κούρση ήπήρασιν πολλά, απειρα, υπερμέτρου, ήχμαλωσΙαν έκαμαν, πολλές ψυχές έπιάσαν. Ol l1.νDeroπot ήσαν ώς κτηνά , ?,αΙ, lπαρακlνησάν τoυς � , ώς πρόβατα τoVς διώχνουν. l1.vδρες, γυναίκες καΙ παιδιά • ς την 'ΑρκαδΙαν Vπασιν. 3900 ,.Εκlνησαν νά στρέφωνται, ι ' τοπον η" ΚOΊJστη εΙς την " Ανδρovσαν. ' ε'δoV'1 'Σ. τον '.q"" η• φωνη, ι ΚαΙ έξέβηκεν ή κεφαλή ' , Λάσκαριν τον έλέγαν. ηυρέ{}η μαζωμένος, Μέ γλον το φovσσατo ΤOΊJ f. 80r γπov ή{}ελεν νά κατεβύ, και α-ότος εΙς την Γλαρέντζα. το κούρσον γπov ΙγΙνη, 3905 Και ώς έμα{}εν το κάμωμαν, lπιάσε τovς τον δρόμον. έξέβηκεν άπέμπροστε,
3885 lexovrαI
3887 τlς
3895 [καΙ) τά
Χιλ.
3899 δι 6yXVOtJl1
Cap. ΧΙ Υ, 13-22: Υa"ί ΙaΙΙί bellici
507
ne1 castello di ' Pontico assieme aιιa Ρήήcipessa, sua moglie. Egli prega insistentemente ' Ercole , e Τοmο nόnche 'i1 capitano " Matteo perche gli dessero , un corpo di , truppe ' per andare ad Arcadia, / 3880 dato che temeva molto che ηοη 10 bloccassero. Ad Arcadia egli ηοη aveva truppe che difendessero i1 luogo e quindi era costretto ad andarci a110 scopo di farlo cu�todire. Ifigli del Tocco pero, " erano restii a recarvisi. La distanza da Clarenza era molto grande. 3885 f Sentivano ροί dire che un corpo di truppe romee si aVVΊcinava e pertanto sembrava a 10ro cosa de1icata e ήschi�sa tro varsi assenti dilla sede: ' ci fu Ρerfinό uήa ' disputa per decidere su chi avrebbe accompagnato (i1 pήncipe). A11a bisogna fu destinato 3890 ΡrΟΡήο Ercole con cento uomin,i, tutti scelti, / ί quaJi presero i1 ΡήnciΡe per accompagnarl0 ad Arcadia. "
21.
-
Ercole va 'in aiuto 'del, princ'ipe (�� Ί422 c.)�
Dopo che giup.sero ad Arcadia, si unirono a 10ro ancora pochi uomini del ΡήnciΡe. Ercole li' prese e uscl per Una incursione. Egli 3895 saccheggio, nel territοήο dέi Romei, f Gianina, ' Gutena e tutto ίΙ complesso dei Chiιiοcι10ήa. Presero un bottino straordinario e smi surato, fecero razzia� catturarono molte'" ρersοήe: GH uomim" erano come bestie e 1i spingevano avanti : uomini, donne e bambini 1i 3900 cacciavano avanti come pecore. / Si mossero per tomare ad Arcadia. Ma nel terήtοήο si di:ffuse la voce, che giunse fino ad Andrusa. A110ra uscl i1 capo (di Andrusa stessa), chiamato Lascaήs. Con tutta 1a sua truppa egli si mise nel punto ove anche Ercole 3905 sarebbe passato per tomare a C1arenza. / Ε allorche seppe i1 fatto e i1 saccheggio che era avvenuto, usci davanti ad Ercole,
Τ
3902 Sphrantzes χνιι 3.
508
. Cronaca dei Tocco
•Σ τά Φιλετρά, τό λέγουσιν, έκεί τους έκαρτέρει ' με πεντακόσιους βρέ{}ηκεν καβαλλαρέovς δλους, . χωρίς τους άλλους τoVς πεζους, δπου έδραμαν τό rVelυ.
§ 22.
-
πωι; iπολέμ (·φεν) ό Έρκoόλ (�oι;) με τον ΛιXσκιxρ�ν.
Έρκουλιος, ώς τό lμαDev τό πώς τους καρτεροϋσιν, τους αρχοντες έλάλησεν, τήν συvτροφlαν του δλη · - ήσαν γάρ άρχovτόπovλα, . καΙ Φράγκοι καΙ Ρωμαίοι, καΙ · Δεσποτατοι έντιμοι, καλά δοκιμασμένοι -, καΙ αρξeτoν νά τoυς λαλfί, · τοιούτως νά τους λέγrι ' σvvτρόφoι καί άδελφο' μου, 3915 « Έσείς Ιβλέπeτε καλά, τό που έσέβημeν βαDεά • ς τόν τόπον τών Ρωμαtων. •Επlασαν γοϋν τήν στράταν μας, έχουν μας κεκλεισμένους. Έλπtδα όπlσω πούπετα δεν έχομεν νά παμeν, Ο'Μεν ήτo� Τιμή μάς άλλά, καΙ dv τήν είχαμεν, 3920 τες πλάτες νά γυρlσωμev έμείς τών MoeatTWv. όλόκαρδοι οΙ πάvτες •Αμή d; Πf!οDvμήσωμev άπόκοτα καΙ πρό-ο.υμα εΙς αϋτους νά ύπαμεν, δλοι με τά κovτάρια . . . » • ς τήν μέσην τους νά δώσωμεν 3910
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Hrc ABRUMPITUR OPUS
3907 φuλετρά 3908 πειιτακοσlovς ήβρωηκειι - pro καβαλλαρέου ς πειιτακ scribere inceperat Α. idem deinde delevit § 22 Tit. verba mutila integravi: 391 1 6λλοι 3912 ήσαν : οσαν 3914 τιoVτoς 3916 έσέβημαν 3920 τοδς πλιίπς
Cap. X/V, 13-22: Vαri fatti bellici
509
taglίandoglί la strada. 11 luogo dove 10 attese si chiama Filetn\; disponeva di cinquecento cavalίeri, oltre aglί altri fanti che erano accorsi dai dintorni.
22.
-
Come Ercole combatte contro Lascaris (a.
1422
c.).
Ι Ercole, allorche seppe che (ί Moraiti) 1ί aspettavano, chiamo glί uomini e tutta la compagnia - vi erano giovani d'arme, Latίni e Romei, nonche onorati suddίti del Despotato, tutta gente pro3915 vata - e incomίncio a parlare a loro cosi: Ι « νοί vedete bene, compagni e fratellί miei, che nel territorio dei Romeί ηοί siamo profondamente penetrati. Orbene, ci hanno taglίato la strada e ci hanno chiusi. Di andare indίetro ηοη abbiamo ίη alcun modo speranza, ed anche se l'avessimo ηοη sarebbe per ηοί onorevole Ι 3920 voltare le spa11e ai Moraiti. Percio, dίamoci tutti animosamente premura, muoviamo incontro a 10ro arditamente e coraggiosa mente, con le lance ίη resta assa1iamoli nel centro della loro schiera * * * * * * * 3910
HIC ABRUMPITUR OPUS
Ρ
3915 Chron Mor
710
1614 1814.
INDICE DEGLI EPISODI DELLA CRONACA Κcφ•
.
ΑΙ Στερέωσις τής άρχής τών Τόκκων καΙ πρώΤάι κατακτήσεις τοο Καρόλου
Cap. Ι
220
Consolidamento del dominio dei Tocco e Prime conquiste di Ca1'lo
221
§ . . 1 · ΠερΙ -τον .&OCνοιτον -του πρώτου των 80υκων κοιΙ -το πως �μεινoιν δρφοινα. με την μ'rj-τέροι οιυτων Morto i1 primo duca; gli orfani rimango�o con la madre. . . . . .
220 221
. • • • . . • • • . • • • . . • • • . . • • • • . . . . . • • • • • • • . . . • . . . •
§
2
§
3
ΠερΙ πως όπijyεν i) 80υκέσσσι εΙς -τον ρήΥοιν με -τα. ποιι8ΙΟΙ της. . . . . .
220
La duchessa si reca con
221
ί figli dal re (di Napoli) . . . . .
ΠερΙ -τον -τζοικισμον -του κΟι-τέΡΥου
La distruzione de1la nave §
4
5
§
ΠερΙ -των Σποι-τοιΙων δπου �βoυλεU.&1Jσoιν να. κουρσεόσουν την Aεuxoc8oι
222
Gli Spata deliberano di saccheggiare Leuca
223
. .
:
. . . . . . . . . . . . . . . . • .
.........
224
................................
225
ΠερΙ πως �κoιμoιν βoυλ�ν οΙ Άλβοιν,τοιι
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ΠερΙ την ΚλεψΙοιν δπου �βοuλ1j.&1Jσοιν οΙ Σποιτοι,οι νιΧ κocμοuν εΙς την Ί Βό8ι-τζοιν .. ... . ... . . . � . . .
. . . .
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. . . . . . .
ό . . . . .
• • • ... . • . . . . • •
L'incursione che gli Spata vollero fare su Vodizza §
8
ΠερΙ πως �κoΨoιν -τιΧ κεcpocλιοι -των πιοισμένων Αϊ
. § .9
. . . . .
prigionieri vengono mozzate le teste
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. . . . . . .
.....
. . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . .
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. . . ..
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226 227 226 227 228
..........
229
.........
229
228
ΠερΙ πως �τo" aνήλικoς δ 80όκοις .
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. .
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..
. . . .
§ 1 Ο ΠερΙ πως �ppιζΙκΕUσεν δ 80ύκοις νιΧ �βYη : . ' η duca ΌSa affrontare la teiτa ferma . . .
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. . . . . . . .
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. . . . . . . . . .
§ 11
222 223
6 πως -τιΧ ..Αλβοινοι &Ρξοv-rοιι νιΧ μocχωv-rοιι την Βό8ι-τζοιν
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. . Gli Albanesi .incominciano ad attaccare Vodizza ' . .§
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............ ................ .........
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La decisione degli Albanesi §
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ΠερΙ πως &ρχισεν νιΧ poyεόσn φουσσ&το . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . lnizia ad assoldare un corpo armato . ; . . . . . .... . . . . . . .
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Ό § 12 ΗερΙ πως �τpεχoιv οΙ &ν&ρωποι εΙς -τον 80όκοι -τον οιU&έντη Gli uomini acconevano da1 signor duca ; ; . ; . . . . . . . . . . . . . • • . • • • • • .
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228 229 230 231 230 231
512
Cronaca dei Tocco
§ 13
ΠερΙ πως έπρωτοκοόρσευσεν δ 80όκσις εΙς την στερε&.ν κσιΙ έπijρεν τον τόπον . .
232
Il duca compie la prima incursione sulla terra ferma e mette mano su1 territorio (degli Spata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
233
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. • . . . . . . . . • • . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . • . . • . • . •
§ 1 4 Θάνσιτος τοσ Σπάτσι τοσ 8εσπότοu . Morte del despota Spata , . . , . . . . § 15
. Tπo\)).,Ιιi
. .
τοσ Μποκό7) μέ τον ΣγοσΡόν
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.. . . . . . . . . .
....
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; . . ; . ... . . . . ... . : . . . . . . . . . . ;
Perfidia di Bokoi nei confronti di Sguro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . § 1 6 πως ' δ 80όκσις �στειλεν εΙς τον MouptX7) Σπάτσι .ν&. έβΥάλη κσιΙ τον &8ελφον τοσ ΜΟUΡΙΚ7)' Μποόσι ' . . . . . . .. . . . ................. Il duca manda un'ambasceria a Muriki Spata perche lasciasse disponibi1e anche il fratello di Muriki Bua . � . � " .,� .: . . . . . . . . . . . . . . . .
§ 17
.
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πως έμετσι7)πijρεν την Kσιτoχ-η� δ 80όκσις , . .
Il duca riprende la Katochi
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.....
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..
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..........
......... .... .... .................
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232 . 233 234 235 234 235 234 235
.' . . . '.' . , . . , . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
236 237
§ 1 9 Πόλεμος της ΛσιμπρiXς Κuρισικ'ijς εΙς Άπελόκσιστρον . . . . . . . . . . . . .. . Battaglia ne1la domenica di Pasqua ad Angelocastro . . . . . .
236 237
§ ,}8 Βοuλ-η τοσ κοόρσοu . . . . . Si delibera un'incursione .
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. . . , .. . . • • . .
.....................
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§ 20 Πόλεμος τοσ 80όκσι . . . . . Battaglia del duca ' "
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. . . . . . . . ' . . . . '. . . . "
. . . . . . . . . . . . . . . '.' . . . . . . . . :. . . . . . • . . • .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ό
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238 239
................... ................ ...................
238 239
. .. ... . ... ...... .. .... . .. .• § 22 Σκόρπισις κσιΙ &ν8ρεΙσι - Λι.&οκοσρσος Sbaraglio del nemίco e valore del duca. Sassaiuola . . . . . . . . ...
240 24 1
§ 23
240 24 1
§ 21
. Θσιόμσισμσι Ι .
Meraviglia Ι .
ΤΟ
στρέμμσι της Κσιτοχ'ijς
Rίtomo a11a Katochi
...
:Ό . ·. Ό . . . . . . . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . : •
•
••
.
242 243
§ 25 Ή 1!πιχρσις τοσ κιΧστροu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , . . . . . . . . . . La conquista de1la fortezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . ; . . . � . . . . . . . . . . . . .
242 243
§ 26 Βοuλη κσιΙ δμόνοισι . • .. . . . . . . . . . .. . � . ' • • ,. • • • • • • • • • ι ':.' • • •' . ', ' .;.• Consiglio . e alleιφza ," • • • • • • • • • • ! • • • • • ' .Ι • _'Ι • • • � !" • •.••.. • • • • • • • • • • • •
244 245
§ 24
ΚλεψΙσι τοσ Δρσιγιχμέστοu . . . . . . . . . . . . . . . . ,. • ' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .: ,
Colpo di mano e conquista di Dragamesto . . . .
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513
Indice degli episodi della cronaca § 2 7 Ή croνΙΧξις το\ί φουσσ&του εΙ� την Κοπρ(νιχ L'adunata de11e truppe a Coprίna
§ 28
§ 29
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248 249
.. .... .. .... .... .... .. ....
250 25 1
Asservimento di Paol0 Spata ai Turchi
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250 25 1
. .............
252 253
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Πέσιμον το\ί ΓιοσοόμπεκYj εΙς Βό8ιτζιχν μ� Τοόρκους ]usuf-beg con ί Turchi investe Vodizza
.
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. . . . . . . . . . . . . . . . . • . .
§ 30 Δοόλωσις το\ί Πιχόλου Σπ&τιχ εΙς τοδς Τοόρκους
§ 33
...
. . . . ............................ ...........
πω� �ρ�μιxξεν � ιiφεντεσι το\ί Σγοόρου
§ 32 'Ένωσις των ·8όο ιχό.&εντων
.
245
La signoria di Sguro ridotta a11'impotenza
§ 31
. .
244
.
. . . . . . .
πως �λ&ιxν νιΧ πoλεμ�σoυν Άνιχτολικόν Conquista di Anatolico
. • • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . "
. . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . .
........................
252
Riunione dei due signori
253
πως �πo(rισιxν φιλ(ιχν κιχΙ ιiγ&ΠYjν δ 80όκιχς μ� τον ΓιοσοόμπεκYjν ιiφέντη της Βλιχχ(ιχς
254
• • • • • . . • . • • • • . • • . • • • • . . . . • • • • • • • . . • . • • • • • • • . . • . • • • . • • •
Patto di pace e di amicizia fra i1 duca e ]usuf-beg signore della V1achia
§ 34
.
.... ...... .........................................
πως δ 80όκιχς �8υν&μωσεν
. . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . •
11 duca si fortifica sempre di ρίη § 35
.
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....... ...................
πως δ Σπ&τιχς δ ΜΟUΡΙΚYjς &cpYjxev τον ΠΙΧ\ίλον Σπ&τιχν Muriki. Spata abbandona Paolo Spata
. . • • • • . • • .
§ 36 πως !8ωκεν δ Πιχ\ίλος Σπ&τιχς το Άγγελόκιχστρο των Τοόρκων Paolo regala Angelocastro ai Turchi
§ 37
.
πως �ΠΟ(Yjσεν ά.γ&ΠYjν μ� τοδς Τοόρκους
11 duca fa pace con ί Turchi
• .
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......................
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • .
• • . . , . . . • • . . . . • .
1
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. ................................
Κεφ. Β'
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. . • • . . . . . . . . . . . . . . . . • . . .
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. •
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• . . • . . •
'ΈτερYj �ξ�Ύ'YJσις πως �βoυλεό.&ησιxν νιΧ �π&ρo\)ν την Γλιχρέντζιχν •
.
• . . • • •
Altro racconto - (Carl0 e Leonardo) deliberano di cοnqώstare C1arenza . . . . ... . . ,......... .... ............. ....... . . . .
§
2
. . . .
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. .
. .
ΠερΙ πως �πijριxν βoυλ�ν νιΧ κουρσέψουν την Γλιχρέντζιχ Com'e che deliberarono l'incursione su C1arenza
39
• • • • • • . • • •
• . . . • . . . . • • . . •
255 254 255 254 255 256 257 256 257
258 259 258 259 258 259
514
Cronaca dei Tocco § . 3 Βουλή να κλέψουν την Γλιχρέντζιχν
• . • • • • • • . . • • • . . . • • • • • • • • • • • • • • • •
De1iberazione di operare un colpo di mano su Clarenza . . . . . .
4
§
πως τοος ένό'l)σεv δτιχν π1jpιxν κιχ! έσκιΧλωσιχν Come ίαιοηο informati dello sbarco
5
§
πως ένό'l)σεv ή χώριχ την &ρμιΧτιχ
. . . . . . . .
• • • . • . • . • • • • • . • • • • • . • •
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. La citta e .informata della presenza delle truppe
§
6
7
πως έσέβ'l)σιχν εΙς την πόρτιχν της Γλιχρέντζιχς .................................
264 265
• • . • . • . • • • . • • • • • • • • • • • . • • • • •
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• • • . • • • • • • • • . • . • • • . •
8 πως έτζιΧκισεν την πόρτιχν Sfondamento della porta
§
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9 πως έπιχριΧλΙΧβιχν τόν πόργον κιχ! την χώριχν Presa di possesso della torre e della citta
.
...........
• • • • • • • • • • • • . • • • . • . • • • • •
§ 1 0 πως έπιχριΧλιχβιχν τα πριΧγμιχτιχ κιχ! τιΧ δσπΙτιιχ .
§ 11
262 263 262 263
Artivo alla porta di Clarenza
§
. • . • . . . • • • . . . •
260 26 1
... .... .... ...... .... ...
πως έπ1jpεv την γΙΧΛ'l)όττΙΧ του ΠΡΙΥκιπιχ
Occupazione della galea del principe
§
...
. . . • • . . . . . . . . • • • • . • . . . .
260 261
. . . .
. . .
.. . . . . . . . . . . . .
• • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • •
Razzia di oggetti e occupazione delle case
πως έ8ΙΙXγOόμισεv την χώριχν τό φουσσίΧτο
.
• . . . • • . . . . . . . . . . . . . .
. • . • . • • • • • • • • • • • • • . • . • . •
Le truppe fa:n matt bassa delle rίcchezze della citta
. . . . . . . .
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. . .
264 265 266 267 266 267 268 269
§ 1 2 πως δ 80όκιχς έβoυλ�-θ7Jκεv νιΧ οπιΧY1J εΙς την Γλιχρέντζιχν Il duca ebbe vog1ia di andare a Clarenza . . . .............
268 269
§ 1 3 πως οό8έν δπ1jγεν εΙς την Γλιχρέντζιχν δ 80όκιχς Come fu che i1 duca ηοη si recό a Clarenza
268 269
• • . • • • • • • •
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• • • • . • • • • . • • • • • • • • • .
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. • . . . • . • • . . . . . . .
Κεφ. Γ' . Διαπλατυσμος εΙς την στερεάν της d(lχης τών Τόκκων . . . . . Cap. ΠΙ Espansione nella terra ferma del dominio dei Tocco . . .
.
§
Συμπλοκή μέ τοόι; Τοόρκους κιχ! πως ένΙκ'l)σιχν οΙ &ρχοντες του 80όκιχ ..
270 271
πως �π1jpιxν τές λιχκινΙες του ΜουρΙΚ'Ι) ΣπιΧτιχ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le truppe dei Tocco prendono i1 bestiame a Murίki Spata
270 271
3 πως δ ΜουρΙΚ'Ι)ς μιχν8ιχτοφορεόετιχι μέ "Ηζιχουν. Σχέσειι; συμπεν-&ε,. ριίΧς μετΙΧξό ιχυτων Murίki manda messi da Esau - Loro rapporti di parentela
272 273
1
2
.
. . .
. . . . . . .
. • • .
§
270 271
Scontro con i Turchi e vittorίa degli arinatί del duca .
§
. . . . .
...
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
• •
515
Ιndice degli episodi - della cyonaca
§
4
πως ΙσΙοισεν με 't'ov ΜουΡΙΚ1) ΣπcX't'ΟΙV δ Ήζοιοδ δ 8εσπότης ν� κάμουν συμπε-&ερΙοιν • • • . • . • • • • • . • • • • • . • • • • . . • • • • . • • • • • • • . • • . • • • • • • • • • • • • • •
Il despota Esaiι si accorda con Muriki di stringere parentela
§
5 . πως �vώ&tj 'Ηζοιοδ με "ον ΜουΡΙΚ1) Σπά't'οι Unione di Esaiι con Muriki Spata
§
6 πως έβουλεύ&tj .δ ΜουΡΙΚ1) ΣΠcX't'οις να uπq. εΙς την Βό8�'t'ζοιν Muriki
§
• • •. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . . . . • . • . . . • • . . • . . •
7
Spata decide di andare a Vodizza
• • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . • . . • . . . . . . .
πως έ't'ζcXκ�σεν ή βΙγλοι 't'ou 80υκος έκεΙτην "οίί ΜουΡΙΚ1)
• • • • . • • • • •
Gli esploratori del duca sbaragliarono que11i di Muriki . . . . . §
8 ΚλεψΙοι "οίί Βάρνοικοι
.
Colpo di mano su Varnaco §
.
. . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9 . πως οΙ ΦΡάγκo� �π7jρoιν 't'0 κάσ't'ρo "ων Κοιν81)λων Ι Latini conquistarono la fortezza de1le Candiles
• • • • • • • . • . . • • • • •
§ 1 0 Ή .πήρoισ�ς 't'ou πύργου
•.•........•
§ 1 1 . "Oρ.&ωσ�ς "οίί ΓκΙτη ΣπcX't'οι ν� �νoι� εΙς την Λευχά8ΙΧ . Gjin Spata decide di rimanere a Leuca
. . . . • . . . . . • . . . • . . . . . . . • .
. . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • •
πως &γόροισεν την P�ν�άσoιν &πο "οδς Έπ�κερνoιΙoυς Acquisto di Riniasa dagli Ipikerni
§ 14
• • • • • • • • • • • •
• • • • • • • • • • • • • • • • . • • • • • • • • . . • • • • • . • • • • • • •
Espansione del duca . ·. . . . . . . .
§ 13
. •'
• • • • • • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . . . � .- . . . . . . . . . . .
πως �κoιμεν συν't'εκvΙοιv με "ον ΜουΡΙΚ1) ΣπcX't'οι
• . • • • • . • . . • • • . • • • •
Stringe rapporti di comparato con Muriki Spata
. . . . . . • • • • . . . •
§ 1 � Φοιλ't'ζΙοι της Kιx't'ox'ίjr; Tranello per ΙΌCCUΡaΖίοne de1la Catochl
§ 1 6 Ή .δρμωσ�ς κιχΙ iι σύσ't'οισ�ς .
• . . . . . . .
:..�. .•••..•..
• • • • • ·• • • • • • • • • • • . • • ·• • • • • • . • • • . • • • • • •
Consolidamento e organizzazlone § 17
274 275 274 275 276 277 278 279 278 279 278 279
.
Conquista della torre
§ 12 Ό πλΙΧ't'Uσμος "οίί 80ύκοι
272 273
. . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . • •
πως έ8υνιΧμωνεν "� xcXcr't'p1) δ�Oδ έπoιΙρνε� Il duca rinforza ί caste11i conquistati
§ 18 . πω; δ 80ύκοις έμιΧζωσεν ρυμΠOΙΡ�Κά
.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
• . • . •
;
. . . . . •. • . • . . . . • . . . . •
• • • • • • . • • • • • • • • • • • • • • • . • • • • • • •
Il
."
................
280 281 280 281 282 283 282 283 282 283 286 287 288 289 290 291
516
Cronaca dei Tocco § 1 9 Κλεψίιχ το\) Άπο\)
• . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . • . . . • . . . . . • . • . . • •
Colpo di mano su1 castello deιιΆet<'>s
§ 20
πως έπΙιχσιχν τον Μιχζιχρ&κην di Masaraki
Cattura
§ 21
. .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
290 29 1
.. .. .... .. .. .. .. .. .. .... .. .. .... . .
292
....... ........ ...... ...
293
. . . . . . . . . . . . . . . . . . • .
'Ομόνοιιχ το\) Σγοόρου ΜποόΙΧ μ! τον ΜουρΙΚη Σπ&τιχ Unione di Sguros Bua con Muriki Spata
• • • • • . • • . • • • . •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.
. .
294 295 294
§ 22 πως δ 80όκιχς �κιxμεν σuμπε&εp(ιxν κιχΙ δμόνοιιχν με τον MoυpEκ'1j ΜποόΙΧ Ι1 duca stringe parente1a e alleanza con Muriki Bua
295
§ 23
294
. . . . . . . • . •
Θ&νιχτος το\) Σγοόρου ΜποόΙΧ Morte di Sguro Bua
§ 24
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
πως έκιχρτέρησεν τον Σγο\)ρον ΜποόΙΧ εΙς το ΒρωμοπΙ8ΙΧ (Ga1asso) attende Sguro Bua a Vromopida
§ 25
• • • • . • • •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.
295 296 297
Ριζικόν
298
Destino
299
§ 26 πως �φ.&ιxσεν δ ΜουρΙΚη Σπ&τιχς κιχΙ �λυσεν τον Σγο\)ρον Μποόιχ κιχΙ έτζ&κισεν κιχΙ το\) 80υκος το φουσσ&το ..........................
298
Muriki Spata sopravviene - Libera Sguro Bua e sbaraglia anche le truppe de1 duca .....................................
299
. .
.
• • • •
298
....................
299
§ 27 πως ijπ'ijpev την Ρινι&σιχν δ MoυpΙΚ1jς Σπ&τιχς κιχΙ την Kιxτoχ�ν Muriki conquista Riniasa e la Catochl
§ 28 Θ&νιχτος το\). Σγοόρου Μποόιχ .
Morte di Sguro Bua
. . . •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
§ 29 πως δ ΜουρΙΚης Σπ&τιχ ΓUpεόει νιi έΠ&pΊJ δ &8ελφός του την -Ιtuγcxτέρcxν το\) 80υκός • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • • • • • . • • • • • • • • • • • . • • • • • . . • • . • . • • •
Muriki Spata chiede in isposa per suo fratello la figlia de1 duca
§ 30 πως �κιxμεν σuμπε.&εpΙιxν μ! τον MoυpEκ'1j Σπ&τιχ δ ΙΧίι.&έντης δ 80όκιχς Il signor duca stringe parente1a con Muriki Spata
Κεφ.
ΔΙ
Cap.
ιν Gianina dopo
§
1
τα 'Ιωάvιιινα μπα Ιa
τόν θάνατον τoV Ηζαου τoV δεσπότov •
morte del despota Esau
Θ&νιχτος το\) 8εσπότου το\) Ήζιχοό Morte de1 despota Esau .
. . . . . .
.
• • • . . . . . . .
• • •
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• • . • . . • . • • • . • • • • • . . • • . • .
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.. . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
300 30 1 300 301 302 303
306 307 306 307
517
Ιndice degli episodi dclla cyonaca
§
2
Πώς iμ�VιJσεv δ 30όκlχ; τών ΓLIΧWLνLώτων 11 duca avverte ί Gianinioti
§
§
3
4
. . . .
. . . .
.
• • • • • • . • • • • . • • • • • • . • • •
.
. . .
.
. . . . .
. . .
Πώς ή βlχσΙλLσσlχ iφιίV1jΚεv σxλ1Jp� εΙ; την iξοuσΙlχν
5
. . . . . . .
.
. . . . .
• • • • . • • • • • . • • • • •
La Vassilissa si mostra spietata verso ί sudditi
ΈξΟΡLσμο; τών aρχόντων κιχι γνωμLΚιχ τη; Εό80ΚΙΙΧζ
• • . • . . . • • • . • . •
. . . . . . . . . . . . . .
Πώς ΣΙμων δ Στριχτηγόποuλο; κιχι c!!λλΟL c!!pxovτcc; ΙλιiρωσlXν τον λιχον νιχ στέρξοuν την xupIίv -rou; . . . . . • • .
306 307 308 309
Bando di notabili e leggi della signora Evdokia
§
.
• • • . . • . . • • . . . . . • • • . . . • . •
308 309
31 Ο
Simone Stratigopulo e a1tri notabili esortano il ροροlο ad amare la loro signora
§
§
6
7
• • . . . . . . . • . . . . . . . .
...•.•..................
Πώς lστερξιχν οΙ ΓLIΧWLνLώΤIΧL νιχ &φevτεόΊ1 δ uto; του 3εσπότοu Ι Gianinioti preferiscono l a signoria del figlio del despota Πώς δ MoupEΚ1J; iβLιίζετο τιχ ΊωιίWLνιχ νιχ iπιίΡΊ1
. .
. . . .
.
. . .
• •
. • . •
. . .
. . .
Muriki minaccia di occupare Gianina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,
§
8 Πώς iκlχτέλuσεv δ MoupEΚ1JC; Σπιίτιχι; τιχ &μπέλLΙΧ τών ΓLιχwΙνων Muriki Spata abbatte ί vigneti di Gianina
§
. . . . . .
9 Πώς iβοuλ�&q ή xupιx Εό30ΚΙIΧ νιχ iπιίΡΊ1 c!!v8pιx
.
. . .
312 313 312 313 312 313
............
314 315
Πώι; lβγiXλιχν την βlχσΕλLσσlχν την xupιXv Εό80κΙιχν &πο τον γοuλiiν .
316
• • • • • • • • • • . • • • • • . •
La signora Eudokia decide di riprendere marito
§ 1Ο
• • • •
..........
311
1 Gianinioti scacciano l a vasilissa, signora Evdokia, da1 castello
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Κεφ. Ε' Ό δoVκας WφημΙζεται. dφέvτης τών ΙωαννΙνωv Cap. V Il duca viene acclamato signoye di Gianina
318 319
•
§
1
. . . . . . . . . ..
318 319
Πώι; δ 30όκlχ; πιίλLν &πέστεLλεv · τΟν φlXμLλΙτην . . . . . . . . . . . . . . . . . . .......................
320
4 . Πώς δ κlχπετιίνLΟ; προσκιχλε' εΙ; την σόνcxξLν τον φlχμLλΙτην του 80uκό;
320 321
2
. .
.
. . .
Πώς δ κcxπετιίνLΟ; κιχτεόνσισc τοδ; πιίvτlX; .
3
.. "
. . . . . .
. ..
. . .
• . . . . . . . . . . . . . . . . . .
11 duca manda di nuovo il . messo
§
..
318 319
Esortazioni del capitano
§
. .. ..
..................
Πώς 'ήμοΙρlχσlχν τιχ πριίγμιχτιχ του γοuλii
(11 ροροlο) si divise gli oggetti del castello
§
317
.
. . . . . . .
.
.
. . .
. . . . . . .
. . . . . . . .
. . . . .
11 capitano invita all'assemblea il famigliare del duca
• • • .
321
Cronaca dei Tocco '
518
πωι; δ φlXμr.λΙτης &ρχισεv v!i ΤCΚη χlχρΙσμlχτlχ εΙς τούς Γιιχννινιώτιχς famigliare incomincib a promettere ai Gianinioti e1argi-
5
§
322
n
Ζίοηί da parte de1 duca
. . . • • . . . . . • . . . . . . • . • . "
§ . 6 . Ή σόνlΧξις κlχΙ οΙ λόγοι
322
......................................
323
πως οΙ π&vτει; ώμοφώτησιχν μετ!i του κιχπετ&νου τον 80όκιχ cicpέvτηv v!i κ&μουν
326
Tutti sono d'accordo col capitano di e1eggere ίΙ duca come 10ro signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
327
L'assemblea e ί discorsi 7
• •
§
§
. • • • • • • • • • • • . • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • •
πως δ Σπ&τιχι; κlχΙ δ Zεvεβέσ-ης ciπόκλεισιχv τ!i Ίω&ννινιχ
8
�
9
.
Spat� e 10
ien�vesi
. • . • • • • •
asSediano Gianina . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. .... . . . . . .
328
. "
Gli inviati portano le ricompense del duca per Gianina
πως ι.sρ.&ωσεv τον κόντον v!i ΣUνlXχ.&'ίj n
§ 12
..
.
.
. . . . . . . . . . . • .
duca a,vverte il conte di r�dunare (le truppe)
.
.
....
329
..........
330
� .'�'. . . . . . . .
. .. . . : . ; . : . . . . . . . . . . :.. . . . πως �πέρlXσΕV εΙς την Π&ργοιν � Parga . . . . . . . . . . ιι passaggio per :................................
§ 13
§ 14
. . . .
. .
. . . .
πως δ λιχος δπο8έχετιχι τον 80όκιχν εΙς τον "Aγιoν Δoνσ.τo� n ροροΙ0 accoglie festosamente il duca Ει San Donato
.
.....
.. . . . . . . •
. .
§ 15
.
χοιρες του λιχου εΙς την ΆρlχχοβΙτζlχν
..
.
..
§ 16
330 331 332 333 332 333
• . . . .. . . . . . • • . .
335
... ..... . ..... .... .. ....
336
n duca entra a Gianina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
337
πως . δ 80όκιχς &ρχισεv v!i 8Ι8η φr.λo8ωρΙες του λιχου κlχΙ v!i τιμ�ση τούς μεγιστ&νουι; . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n duca inc6mincia a dispensare doni al ρόρolο e onoii ai
336
πως �σέβ1JV δ 80όκιχς εΙι; τ!i Ίω&ννινοι ·
. .
33 1
:. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .334
Festose accoglienze del ροροlο ad Aracovizza .
. .
. . .
.
.
.
..
.
.
.
.
. .
.......................
337
......
338
Arrivo del conte a Gianina da1 duca . . . . . . ... ; . . . . . . . . . . . . . . .
339
maggiorenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . '
§ 18
..
πως τ!i φουσσσ.τιχ �φ�μισlXν τον 80όκιχν ώς 8εσπότην . . . . . . . . Le truppe (Gianiniote) celebrano il d�ca come despota � . . . .
§ .17
326 327
πως �φερoιν τ!i σuχoιρ�κιoι του 80υκος 8t!i τ!i Ίω&ννινιχ
§ 11
326 327
πως ciπόκοψιχv οΙ Γιιχννινιωτιχι v!i φέρουσιν τον 80όκιχ εΙς τ!i Ίω&ννινιχ Ι Gianinioti decisero di portare il duca a Gianina . . . . . . • . . . . •
§ 10
323
" • • . • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • . . • • • • . • • • . • • • . •
.
§
. . . . . . • . . . • . • • • • •
. •
.
πως �λ.&εv δ κόντοι; εΙι; τ!i Ίω&.ννινιχ εΙς τον 80όκοιν
\ ι.__________
....
.
...
519
Indice degli episodi della cronaca
Κεφ. Στ. οι Άλβανίτες όμονοιάζονται κατά των Τόκκων Cap. §
§
νι
1
Gli A lbanesi si uniscono contro ί Tocco
. .
. . .. . .
.
.
. . . .
....
. .
• . . . . . • . . . . . . . . . • . . . . • . •
Πώς δ ΣπιΧτlχς δ ΜουΡΙΚ7jς ώμOνOΙlXσΕV μετιΧ του ZΕVεβέσ7j Mαιίki Spata si unisce con 10 Zenevesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
• • • . • • • •
2 ' Πώς δ 80όκιχς τιΧ σόνοριχ τών yυpeotL κlχΙ �σόνlXξΕV τιΧ φουσσατιχ Ι1 duca chiede a 10ro la restituzione dei confini e riunisce le truppe • • • .
. . . . . • . . . . • . . . . . . • . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . .
§
3
4
§
6
343
Πώς τιΧ "Αλβιχνιχ Ι:!ρχοντιχν εΙς τόν 80όκιχν κlχΙ τόν �βoυλεόoντlXν την μιΧΧ7jV νιΧ ΠΟL�σn
342
Gli Albanesi si recano da1 duca e 10 consigliano di dare battaglia
343
• . • • • . • • • "
. • • • . • . • • • • . • . • • • . . . • . . •
• • • • . . • . •
Πώς l:!κlXμεv την &μιΧΧ7jV δ 80όκιχς με τόν Zεvεβέσ7j
. • . . • • . . . • . . . •
7
345
Πώς �yόρευσlXν βο�.&εLIΧV οΙ 800 συμπε.&έΡΟL &πό ΆλβlχνΙτlχς τούς πλ7jσΙους Ι due consuoceri chiesero aiuto agli Albanesi vicίni . . . . . . . . . .
344
Πώς' δ 80όκιχς Ι:!μιχσε τό φουσσiiτο κlχΙ l:!σTtLΛΕV τόν κ6ντον Ι1 duca ammassa le truppe e ne mette a capo ίl conte
• • • • • • '
• . . . . . . •
§
8 Πώς τιΧ "Αλβιχνιχ προκ!Χλουν τόν κ6vτoν Gli Albanesi provocano ίl conte
• • • . • • • • • • • • . • • • • • . • • • . •
. . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . • . .
§
9
11
346 347 346 347 346 347
Πώς δ κ6ντος εΤ8εv τιΧ ι!ίπεLρIX φουσσατιχ τών 'ΑλβιΧνων κlχΙ �χoλoμιΧτησΕV , Ι1 conte vide le innumerevoli truppe degli Albanesi e sΊ adοntό
348
• • • . • • • • • • . • • • • • • • . • • • • •
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . . • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • • • • . •
§
345
Πώς δ κ6ντος �κlχτέβ7j εΙς την Κριχνέlχν 11 conte scende a Cranea ........................... . . . . . . . • • . ,
§ 1Ο
344
Ι1 duca affronta la guerra contro 10 Zenevesi . . . . . . . . . . . . . . . .
• • • . • • • • • • • • . • • • • . • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • • . • . • • . • • • • • . . . • • •
§
34 1
342
• • • "
. . . . . . . . . • . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • . . . •
5
340
Lo Spata e 10 Zenevesi restίtUΊscono senza combattere ί confini
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
§
340 34 1
Πώς δ ΣπιΧτlχς κlχΙ δ Zεvεβέσ7jς Ι:!στρεψιχν τιΧ σόνοριχ χωρΙς νιΧ πολεμ�σoυν � . • • • • "
§
340 34 1
349
..
348 349
§ 1 2 , Πώς οι Αλβιχν!τες �πlχρlχτζιΧΚLσlχv δλο τό φουσσiiτο του 80όκιχ Gli Albanesi dίstruggono, tutto l'eserCΊto del duca
350 351
Π6λεμος του κ6ντου εΙς την Κρlχνέlχν Battaglia del conte ,a Cranea ,
• • • • • • • • • • . • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
. • . . . • . • • • • . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • .
•
. • . . . . . . . . . .
Cronαca dei Τocco
520
.
§ 13
Πώς δ κόντος kσέβ7JΚεv εΙς τα: 'Iω&.ννινc:ι μέ πικρΙc:ιν μεγ&.λ7JV Il conte torna a Gianina profondamente addolorato
§ 14
Πώς δ Ζεvεβέcr7Jς &σχ7JμολόΥφεv τους πιc:ισμέvoυς Lo Zenevesi infiigge umiliazioni
§ 15
ai
.
.
• • . •
...
. .
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• • . . . . • . . . • . . • . •
Ρήgiοnierί
. . .
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.
Πώς lκoιjιεv τα: γένειc:ι τών ΓLc:ιννινιώτων κc:ιΙ κc:ιτεvτρόπιc:ισέν τους δ Ζεvεβέcr7Jς � Lo Zenevesi oltraggia ί Gianinioti prigionieή tagliando loro la barba . . . • • •
• • • • . • . • • • • • • • • • • • • • • • . • • . . . • • • • • ό • • • • • • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . •
§ 16 Πώς kμοvοΙc:ισεv δ ΣπιXτc:ις μέ τόν πρΙγκιπc:ι .
Lo Spata si a1lea col pήncipe § 17
§ 18
..
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352 353
354 355 354 . 355
.
356 357
. � .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
358
..
.
359
Πώς δ 80όκc:ις !στεκεv εΙς μεγιXλc:ι κΙν8υνc:ι .................... ................... ....... .....
360
Πώς kπολέμ7)σεv δ κ6ντος μέ τοu πρΙγκιπος τές κόκες Il conte combatte contro le cocche del pήncipe . ΦυΥη τών κc:ιτέργων Fuga de1Ie navi
§ 19
. .
350 351
.
.
• • • • • •
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Situazione peήcolosa del duca
.
§ 20 Πώς !κc:ιμεv δ 80όκc:ις σuμπε&ερΙc:ιν μέ τόν ΑμιριΧν •
Il duca stήnge parentela con l'emiro
.
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• • • • • • • . • • • • • • . •
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361 360 361
οι νΙοΙ τού δούκα τού άφέντη καΙ οΙ σxέσει� μέ τΟν Σovλτανον καΙ ........ τούς ΑλβανΙτας
364
Cap. νπ Ι figli del Duca e Ιε ΥεΙαΖίοκί col sultano e gli A lbαnesi . . . . . . . .
365
Κεφ. Ζ'
•
• • . • . . . . . . . . . . . . . . . • . . . • . . . • . . . . . . . . . . . . • .
§
1
§
2 Ό πρώτος υΙός τοu 8oόκc:ι Il Ρήmο figlio del duca
. .
. . .
§
3
Ό 8εότερος δ υΙός c:ιuτοu 11 secondo figlio
§
4
·0
5
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •
. . . . . . .
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. . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . • . .
...
364 365 364 365
. . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
364 365
τέτc:ιρτoς υΙός τou 80υκ6ι; . . . . . . . . . . . . . . ; . . . . . . . . . . . . . . Quarto figlio del duca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . : . . . . . . . . . . . . . .
366 367
τρΙτος υΙός τοu σr;uτοu 11 terzo figlio .
§
364 365
τα: ΥνωμικιΧ τών . πc:ιι8ών τοu 80υκός. Tou κσc&εvός τα: i}Ihj του Presentazione dei figli del duca - Carattere di ciascuno
·0
• • • • . • • • . • . . • • . • • • • • • • • . "
.
.
. .
.
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. • • . • •
.
•
.
• • • • •
Ιndice degli episodi della cronaca
§
6
Σχέσεις τοϊ) 80όκα: με τον Σουλτocνον Rapporti de1 duca col sultano
521
• • . • • • . • . . . • . . . • • • . . • • • . • • . •
. . . . . • . . . . . . . . . . . . . •
§
7
πως δ 80όκα:ς έβΟ7j.&1J-θ-η άπb τον σουλτocνον duca viene aίutato dal sultano
n
............
• • . • • . . . . • • • . . . • . • . • . •
. . . . . . . . . . . . . .
.
. . . .
.
. . . . .
.
. . . .
366 367 366 367
§
8
πως έχωρΙσ-θ-η δ Κιίρουλα:ς έκ τον ά8ελφ6ν του MoUPΙX7j . Carl0 si divide dal fratello Muriki . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
368 369
§
9
πως έκ67ΠJκεν 'ή δμ6νοια: τοϊ) Σπιίτα: κα:Ι τοϊ) Ζενεβέcr7J S'interromρe l'alleanza di Muriki Spata con 10 Zenevesi .
368 369
§ 10
. . • • . • .
• • • . • • . • • •
πως δ 8ouxcx; �cxμεν άγιί7ΠJν με τον Ζενεβέcr7J duca fa pace con 10 Zenevesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
368 369
Θriνcxτος τοϊ) Σπιίτα: τοϊ) Moυρbcη Morte di Muriki Spata
370 371
• • • • • • . • • • . . • • . • • •
n
§ 11
. . . .
.
. • . • . • • • . . . • • • . . • • • • • • • . . • • • . •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •
§ 1 2 πω; 'ή άφεντΙα: της ''APTCX; όπ6μεινεν εΙ; χεΤρcxς της μ7jτρος τοϊ) MoυρΙΚ7J La signoria di Arta rimane nelle mani della madre di Muriki • • . • • • • • . • • . • • • • . • • • • • • . • • . • • • • . . . . • • • • • . . . . . • • • • • • • • • . •
§ 13
370 37 1 37 0 371
πω; δ Δια:γOό7ΠJ; έκΙτησεν την "AρTcxv να: έπιίΡΏ Ya'qub si affretta a prendere possesso di Arta
§ 1 4 πως δ 8ouxcx; -ljπ'ίjpe τα: Βομπλιcxνri 11 duca conquista Vobliana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
372 373
§ 15
πω; δ 8ouxcx; lxcxμεY τον Κcxςjιοκcxβri8"lJν κεφcxλ�ν των Βομπλιcxνων n duca nomina Kapsocavadi capo di Vobliana
374 375
§ 1 6 πως οΙ ΑρτινοΙ ι!στειλcxν εΙς τον Κriρουλcxν άφέντην να: τον κάμουν Gli Artini mandano ambasciatori a Carlo per farl0 signore della citta . . . .
374
. . . . . • • • . • • • . . . • • • • • • • . • . • . .
.
. . . . . . . . . . . .
•
. . . . .
§ 17
. . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. .
. . . . . . . . . .
πως 'ή μάννα: τοϊ) Moυρbcη ι!κcxμεν ΓιcxγΟU7ΠJν άφέντην εΙς την "APTcxv xcxt Κriρουλcxν εΙς τοός Ρωγοός ............................... La madre di Muriki nomina ]agupi signore di Arta e Carl0 di Roghl
377
""... ..... ............. .............
378 379
. . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Η' Ό δούκας γΙνεται δεσπότης Cap. VIII Il duca e nominato despota
Κι:φ.
§
1
375
. . . . . .
. .
...
. . . . . .
........... .......•
. .
πως έκcxτέβ"ljν δ βcxσLλεός ε:Ις το Έεα:μ(λι κα:Ι ι!κcxμεν τον 80όκα:ν 8εσπ6την κα:Ι τον κ6ντον μέγα:ν κοντ6στcxβλον εΙς τα: φουσσocτα: LΊmperatοre si reca a Hexamili - nomina desΡοta ίΙ duca e grande contestabile dell'esercito il conte ............... • • • •
. . . . .
376
378 379
Ιi
522
Cronaca dei Tocco §
§
2
3
πως lστεψεv δ βσισιλεύς τον κόντον μέΥσιν κοντόστσιβλον
• • • • . . . . . . . .
380
LΊmΡeratοre incorona il conte « grande contestabi1e ,. . . . . . .
381
πως lστεψεv δ βσισιλεύς τον 80όκσιν τέλειον 8εσπότην κσιι 8ιώρ.&ωσεν Κσιτσικουζ1jνάτους τούς Βόο &.8ελφοός
380
. • . • • • • • • • • • • • . . . • • • • • • • • • • •
LΊmΡeratοre incorona despota i1 duca e nomina Catacuzeni
ί due fratelli
. . . . . . . . . . . . . . . . . . • • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Κεφ. Θ' Π6λεμος τού δούκα του δεσπ6τov κατά την 'Άρταν Cap. ΙΧ · Guerra del duca-despota contro Α rta
. . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . • • . . . • .
§
1
πως δ 80όκσις δ 8εσπότης βιάζετσιι την 'Άρτσιν νιi έπάρη Ι1 duca-despota cerca di impadronirsi di Arta
§
2
πως έ8Ιωξσιν τον ΓισιΥούΠ1)ν έκ την 'Άρτσιν Ya'qub viene cacciato da Arta
§
3
.
.
§
4
πως δ 8εσπότης του lκσιμψε τιi χωριά
§
§
5
384
.........
. . • . • . • . • •
...............
• • . • . . . • . . . . • • . • . • . . . • • • . • • •
9
386
386 387
τΟ
κράτος του
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
390
Come i1 despota dispose ΙΌrganiΖΖaziοne del suo Stato . . . . . .
39 1
πως έκoύρσεψεv δ μέΥσις κοντόστσιβλος πλ1jσΙον τούς ΡωΥούς κσιι έΠO� λέμ1jσΕV κσιι εΙς το Μάζωμσιν
392
Ι1 grande contestabi1e compie un'incursione nelle vicinanze di Roghi e ingaggia battaglia anche a Mazoma
393
πως τιi "Αλβσινσι ούρΙσιξσιν εΙς τον Τόρνον
. . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . •
394 395
Πόλεμος Τόρνου εΙς τούς Άλκσι8Ιους . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
396
Battaglia di Tomo contro gli Alcadii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
397
�.
, 39.6
Battaglia di Ercole contro ί Turchi aιιΌfidari . . . . . . . . . . . .
397
πως -ήπijρεv την Ρινιάσσιν δ 8εσπότης κσιι έκσιτέλυσεv κσιι την 'Άρτιxv
400
§ 1 Ο Πόλεμος του ΈρκουλΙου με τούς Τούρκους εΙς § 11
387
πως 1jλ.&εv δ ΓισιΥοόΠ1)ς &.πο τον Σουλτiiνον κσιι tσέβ1j εΙς την 'Άρτσιν
Gli Albanesi irrompono in massa contro Τοαιο . . . . . . . . . . . . . .
§
386
Ya'qub provenendo da1 sultano entra in Arta . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . .
. . . . . . . . . . . . • . . •
8
385
385
• • • • • • • . . . . . . . • . • • . • . • • • • • • • • . • . • • . •
§
384
�..............
. . . . . . . . . . . • . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . • .
385
387
6 πως lιSρ.&ωσεv δ 8εσπότης
7
• • . • . . .
384
.. .. .
Ι1 despota gli distrugge ί villaggi
§
. • . • . • . • . •
. . . . . . . . . . . . . . . •
πως δ Κάρουλος ούκ �.&ελε νιi δμονοιάση με τον 8εσπότην Carl0 non volle unirsi col despota
.....
381
τΟν
'OΙPLMP1jV
• • • •
Ι1 despota s'impossessa di Riniasa e stermina anche (i1 territorio di) Arta
............................................;.......
401
Ιndice degli episodi della cronaca
523
πως δ μέγας κovτόσταβλoς &πόκλεισεv τοδς Ρωγοός . . .... .......................
405
§ 1 3 πως �πεσεv το σκ'ίjπτρoν του ΆγΙου Λουκα. κσιΙ δπ'ίjγσιν το εΙς "ον δεσπότην Cade 10 scettro di San Luca e 10 portano dal despota . . . . . . . ;
407
§ 14
πως δ δεσπότης κατάλυσε τιΧ χωράφια της ''ΑΡτlχς. . . . . . . . . . . . . . . . . . Ι1 despota devasta ί campi di Arta . . . . . . ..... . .
406
πως έκατέβ"/j δ δεσπότης εΙς το έμπόριον της "ΑΡτlχς Ι1 despota scende sul campo del mercato di Arta .
....�.. :
408 409
§ 1 6 πως έστράτησιχν τον πόλεμον xlXt μιιΧν �μέρlχν δπ'ίjγιχν εΙς τιΧ Ίωάννινιχ
410
Le truppe del despota dopo l a battaglia Βί recano a Gianina in una giornata di marcia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
411
§ 12
. .
Ι1 grande contestabίle assedia Roghl
. . . . .
.
. . .
• • • • . • . • • • . • . • • . • . . • • • . • . • . . . . . • • • . • . . . . . • • • . . . • . . . • . . • • • •
. .
§ 15
. . .
.
. . . . . . .
.
• • . . . . . . . • . . . •
.
. .
§ 17
.
.
.
.
.
. .
.
.
.
.
ΤΟ πως έσυντάχ&φιχν τιΧ φουσσα.τιχ . . :.................:... ........................... ......... . .
. . . .
Adunata di tutte le truppe
404
406
407
41Ο 411
§ 1 8 πως έσυμβουλεό-θ-ιjσιχν νιΧ δώσουν το δεσποτα.τον του &τηψιου Λεονάρδου
410
Accordo di dare l'eredita del despotato al nipote Leonardo
411
§ . 19 ΤΟ πως δ δεσπότης �δωκεv την P,vtιXcrlXv του lχότlχδέλφου του Τζιlχοόσ1j Ι1 despota da Riniasa al frate1lo di Ziaussi . , . . . . . . . , . . . , . . .
412 413
§ 2 0 πως έγυνlχΙκφε τον Λεονάρδον μ ε της ΝεΡάτlχς την &υγlLτέρlχν . . , Leonardo viene sposato a1la figlia di Nerata . . . . . . . . . . . .
412 413
§ 21
..................
414 415
.
414
............. .
415
.. . ; . . . . . . .
416
. • • . • • • . . . • • . • • • . . • • • • • . • . . . • . • . • • • . • . . . . . • . • . . . • • . . • . • . • . • • •
.
. .
πως έσέβ"/j � NepIί't'1X εΙς τ α; Ίωάννινιχ . Nerata entra in Gianina . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . .
.
§ 2 2 "ΕτεΡ"/j έξ�Y1jσις παρόμΟΙ"/j Altra analoga narrazione
.......... . . .
... . .
.
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.
. . .
. . .
.
. . .
. .. . . .
.
.
.
.
.................
. . .
...... .... . .
.
.
. .
.
§ 23 '0 γάμος εΙς τα; ΠlLλάτιlL &πάνου . των ΓισιννΙνων . . Nozze nel palazzo despotale di Gianina . . . .
..
. .
. .
. . .
..
. .
.
. . . . . . .
,
.
.
..
417
§ 2 4 πως έβoυλεό-θ-ιjκεv δ δοόκιχς δ δεσπότης νιΧ εδρη "ρόπον να; βάλη εΙς χέριν του τον rLIXYOQΠ1jV
416
Ι1 duca despota decide di cercare un modo per avere Ya'qίib . ;.. , . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ; in mano
4 17
. . . . .
... ..... .
. .
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
. • .
. . .
. .
.
. .
. . .
.
524
Cl'onαca dei Τocco
Κεφ. !'
Πώς έπίασεν τον ΓιαγΟΟπην καΙ ήπηρεν καΙ τήν 'Άρταν αMΙΈVτης ιJ δεσπ6της 11 signol' despota cαttUl'a Yα'qub e s'impossessα αncke di Αl'Ια
419
Πώς δ ΓιιxγoόΠ'tjς άπ6.&τησκε ά)στε να: πOCρη τα: ΒομπλιιχνOC
418
• • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Cap. Χ
§
§
1
2
Ya'qub desiderava ad ogni costo conquistare Vobliana . . . . . .
419
Κοιψοκοιβoc81jς, δ �πι8έξιoς &ρχων τών Βομπλιοινών . . . . . .................
418
Ό
. . . . . . .
Capsocavadis, I'abile capo di Vobliana
§
• • • • . •
. .
. .
. . . .
.
3 Ή Moλ� του κοντοστocβλοu τών Βομπλιιχνών
4
421
Πώς δ ΓLoιγoόΠ'tjζ �π'στεΨεv τα: λ6γιοι του Κοντοστocβλοu . ....
• • . • • • • • • •
Ya'qub crede a1la parola de1 contestabile
§
5
. . . . .
. . . .
Πώς δ 8εσπ6της �8ιώρ�ωσεv να: μOCση τα: φοuσσατοι
. .
.
. .
.
. • • • • . • . • • • • • •
Il despota ordina di riunire le truppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
§
6
.
Πώς lπρεπε να: πλ1jρω�Ώ ή 80uλε'οι
. . . . . . . . . . . . • . . . . . • .
Come doveva essere compiuta la missione . . .
§
7
ΟΙ περισκέψεις του 8εσπ6τοu
8
. .
..
. . . .
9
424 425
.
. . . .
.. ...................
424 425
Πώς δ ΓLoιγoόΠ'tjς �λ� εΙς τον τ6πον κοιΙ πως τΟ φοuσσατο 't'ou �σέβ1j εΙς το κOCστρο • • • • . • • • • • . . • • • • • • • • • • . • . • • • • . • . • • • • • • • • . • . • • • . • • . . •
426
Ya'qub venne al luogo stabi1ito e la sua truppa entro ne1la fortezza .........................
427
Πώς δπ7jyεv να: 8ώση τα: 8uo ποιι8'οι κοιΙ ήπ7jρεv τον λοιον του ΓιoιyoόΠ'tj κοιΙ lβοιλέν 'rouιo εΙς το κOCστρο . . . . . . ..
426
(Papadopulos) si reca a dare ί due figli (in ostaggio) - prende la truppa di Ya'qub e la mette nella fortezza . .......
427
πως εΤ8εv δ 8εσπ6της τον ΓLoιyoόΠ'tjν άΥνOCτιοι . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ........................
428 429
. .. ..
430 431
. . . .
. . .
..
. . . .
...
. .
.
.
. . . . .
.
. . . . . . . .
. . . . . . .
. . . . .
§ 10
Il despota vede innanzi a se Ya'qub
§ 11
. . . .
.
. . .
.
. .
Πώς !πΙοισοιν τον ΓLιxyoόΠ'tjν κοιΙ έ�oινocτωσocν τον . .. . ..
Cattura e uccisione di Ya'qub
§ 12
422 423
. ...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . .
§
420 421
.........
. • . • . • . • • • • • • • • • • • • • . • . • • • • • • • . • . . • . • •
Le ·accortezze del despota . §
4 19 420
La missione del contestabile di Vobliana
§
4 18
. . . .
• • • . . • . . • • . . • • • • .
. .
. . .
πως «π6λuσoιv εΙς κουρσο ..Οι φοuσσατιχ του 8εσπ6τοu Le truppe del despota si danno alle razzie . . . . . .
. . . . . .
.
. .
.
• • • • . • • • • • • • • •
. . . . . . . . . .
.
.
..
432 433
Ιndice degli episo di della cronaca
§ 13
525
§ 14
432
Πώς οΙ ΑρτινοΙ Ικ -rών Σπlχ-rIχΙων την Ύενεα:ν ΙλπΙ81χ 8εν �χoυσιν .... . •
• • • .
Gli Artini ηοη hanno speranza nella stirpe degli Spata
433
.
Πώς ΙπΙlχσεν δ μέγlχς κον-r6σ-rlΧβλος -roII ΚάρουλlΧ, <-roII ά8ελφον -rou lXu-rOU -rou ΓιlXγOόΠ7j)
434
Ι1 grande contestabi1e cattura Carlo (fratello di Ya'qίib)
43 5
• • . • • • . • • • • • . . • . • • . . . . • • • • • • • • • • • • . • • • • • • • . . . •
§ 15
§ 16
Ι1 despota dispone che (i1 genero) Carlo vada a Cefa10nia . . . .
434 435
Πώς δ 8εσπ6της άπέσ-rειλε την 'Άρτιχν να: του 8ώσουν
434
Πώς �ρ-θ-ωσεν δ 8εσπ6της -roII Κάρουλον να: δπ!f εΙς την Κεφ!ΧλονΙlχν
• • • • • • . • . • . • . •
.. .
435
Πώς δ 8εσπ6της Ιμ-ήνησεν -rov ά8ελφ6ν -rou να: �λ.&η εΙς την "Ap-rIXII
438 439
Ι1 despota manda a chiedere che gli sia consegnata Arta
§ 17
Ι1 despota avverte i1 fratello perche venga ad Arta
§ 18
Πώς άπεκρΙ.&1jσlχν οΙ Ρωγιii-rες Risposta dei Roghiati
§ 19
.
.
• . . . . . . . . .
440 441
• • . . • • • • • • . . • • • . . • . • • • . • . • • • . . . . • • . •
. . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . • • .
. . . . . . .. .
Πώς οΙ Άρ-rινοΙ Ισuμβιβάσ&φlXν να: 8ώσουσιν την "Ap-rIXII -rou 8εσπ6-rοu Gli Artini s'accordano di consegnare Arta a1 despota
. ..
. .
.
. .
.
440 441
§ 20 Πώς Ισέβ1jν δ 8εσπ6της εΙς την "Ap-rIXII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. 11 despota entra in Arta . .
440 441
§ 21
-rou . .. . ..... . . ... ..............................
442 443
§ 22 Πώς ή "Αρτιχ κlχΙ -rd: Ίωάννινιχ με -rd: νησ(ιχ γ(νοντιχι δλlΧ μονιχφεν-r(ιχ
442 443
.
. . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •
'Ένωσις -rou 8εσπ6του μ ε -rov ά8ελφ6ν Incontro de1 despota col frate110
.
. .
.
. . .
.
.
.
Arta, Gianina e l e isole diventano tutte una sola signoria
Κεφ .
!ΑΙ
Cap. ΧΙ
§
1
• . •
.. . .........
446 447
Πώς �σ-rειλεν ΣUχlXρ(κιlX εΙς -rOII Zενεμβ-ήσ1j κιχι εΙς -roII Moυρtκ1j l\1;πoόιx Ι1 duca manda doni a Zenevesi e a Muriki Bua .. ... ..
446 447
<ΣυμβιβασμοΙ καΙ συμπεv{)ερEαι) . . . Conciliazioni e imparentamenti . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . .
.....
. .
. .. .
. .
.
.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
. .
§
§
2 Πώς ΙΙστειλεν εις -rov άμιρiiν νι1 κάμη κlχ-rcXσ-rιχσιν
3
. .
. .
.
(Ι1 despota) manda da11'emiro perche sanzioni la situazione
446 447
Πώς Ιγ(νη άνιχκ«-rωσις άνάμεσιχ -rouc; Τοόρκους Discordia fra i Turchi . .
448 449
. • . • . • . • . • • • . . . • • •
• • • • • • • • • • • • • • . • . •
. • . . • • • . . . . . . . . • • • . . . • . . • • . . . . • •
...
• . . • .
526
Cronaca dei Tocco · §
4
πως .&νοιξε ό τόπος όλος τοσ Δεσποτάτου Fiorisce tutto il territorio de1 Despotato
§
5
Τι1 'Ιωάννινα; ρΙζα; των Ρωμα;Ιων του Δεσποτάτου ' Gianina, radice vitale dei Rom�i de1 Despotato
§
6
448 449 ....
450 451
πως ι!κα;μεν σuμπε-&ερΙα; μέ τον Μουρ(κη Μπούα; ' � Il despota stringe parentela con Murikί Bua . . . . . . . . . . . . . . . . .
4 50 451
• • . . • • . • • • • . • • • • • •
. . . . . • . .
• • . •
• . • . • . • . • . •
.
§
7
πως ό 8εσπότης ό!(1)κε τΟν μέγα;ν κοντόστα;βλον νι1 κρα;τΏ την "Αρτα;ν Il despota designa il grande contestabile al governo di Arta
4 52 453
§
8 Λο"(ισμος τοσ 8εσπότου &πο τούς Μουσουλμάνους κα;Ι &πο τον Zενεβέ�
452 453
Pensiero de1 despota a riguardo dei Musulmani e dello Zenevesi Κεφ. ΙΒ' Θάνατος τού Zεvεβέση καΙ πώς dπ6μεινεv ό υlός του καΙ έκράτει τήν άφεvτ[αν καΙ dπ' α-δτού τήν ήπήραν οΙ Τούρκοι . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cap. ΧΙΙ Μorte dello Zenevesi. Α dominare Ιa signoria gli succede izjigΙίό. Occupαzionc· dei Turchi ; Ό Ό. . . • . . . . • . . . . . . •
§ §
• • . • .
l ' πως �πέμεινεν ή
• • •
• • • • • • • • • • • • • • •
tXu.&ενTLoι; εΙς τον υΙόν του , La sίgnόrίa (dello Zenevesi) passa nelle mani del :figlio .
2
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'
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.
.
πως �κα;τέβ1)ν ό Χα;μιζiiς εΙς την Δερνόπολιν '.' �amza scende su Demopoli ( Dryinopoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • . • • • • • • • • • • • . • • • . •
=
§
3
πως �γλύτωσεν δ υ[ος τοσ Zενεβέ� κα;Ι πως κα;τέφυγα;ν οΙ 'Αλβα;νΤτες εΙς το μέρος των Για;ννΙνων ' Il :figlio dello Zenevesi sfugge alla cattura e gli Albanesi si rifugiano nel territorio di Gianina ·
5
459
Turchi assediano Argirocastro
� ••••••.•: :... . . ..
. . . . . . . . . . . . • . . . . • . . . . . . . . . . . •
πως ό μέγα;ς κοντόστα;βλος �μα;σε τι1 φουσσiiτα; νι1 �πιβλέΨΏ τον λα;ον κα;Ι πoλεμ�σΏ τούς ΤούΡΚόυς ; ; Il grande contestabile raccoglie le truppe per vigilare il ροροlο fuggίascό e combattere ί Turchi Ό • � � ;.... • • • • • •
§
• •
• • • • • • • • • • • . • • •
• • • • • • • •
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• • • • •
. .. Anche a Gianina c'era un'a1tra parte (di Turchi) . . . . . . . . . . .
6 · Κα;Ι εΙς τάι 'Ιωάννινα; �τo" ό!λλον κομμάτι .
7
456 457
. . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • • •
• • • • • • • • • . • • • • • • • "
§
456 457
458
•
§
457
• • • • . • • • . • • • • • • • . • • • • • • • • • . • • • • • . •
§. 4 · · πως οΙ τοσρκοι &ποκλεΙσα;σtν το Αρyuρόκα;στρον Ι
456
. . . .
. . . • • • • . • . • • • • • . • • •
:
458 459
460 461 460 461
πως �σέβ1)ν ό υΙος τοσ Zενεβέ� εΙς το 'Αρyuρόκα;στρον κα;Ι &π' �κεΤ το �8ωσεν των Τούρκων
462
:figlio di Zenevesi entra in Argirocastro e quindi dona (la . fortezza) ai Turchi . . . . . . . . . . . . . . ,,; . . . . . ; . . . . . .. ...., ;.� . . . . . . .
463
• • . . • • • • • • • • • . • • • • • • • • • • . • • • . • • • • • • • • • • • • •
Il
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527
Ιndice degli episodi della cronaca
8
§
πως οΙ Άλβα"Τται �φυyα" εΙς το" Μορέα" GIί Albanesi fuggono in Morea
9
§
§ 1Ο
Κεφ. ΙΓ'
• • . . • • • • • . • . •
Ό λΟΥισμος το\) 8εσπότου La preoccupazione del despota
• • • • • • • . • • . • . . • • • . • . . • • • • • . . • • • . . • • • • . • •
.
....................... ;........ �
πως οΙ Μο αύτ&8ελφοι &"απιχόο"τα"
τους πολέμους
Come ί due fratelIί si riposavano da1le guerre
1
§ §
Θ&"ιχτος τοίί μεycXλoI) κovτoπ&βλoυ Morte de1 grande contestabi1e
2 'Ότα" ύπ'ίjyεv εΙς το" ρ�ylX" Ό
§
4
. . .
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..
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........
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6 πως έξoyια"εv δ 8εσπότης
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�..........................
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5 πως �πεσεv δ 8εσπότης εΙς &σ&έ"εια"
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464 465 464 465 466 467 468 469 468 469 468 469 472 473 472 473 474 475 474 475
.
476 477
. ... ....................
476 477
'Έτερα έξήγησις τού εVΤ'l1χούς δεσπ6το'l1 δούκα τού Καρούλο'l1. ΠερΙ πώς dγ6ρασεν τήν Γλαρέντζαν έκ τόν Λιβέρη καΙ πώς έγlνετον μάχη μετά τοϋ Βασιλέως - ΚαΙ πώς έδΟ'l1λώfJηκεν ό πρ[γκιπας Μορέως Άσάνης ΖαχαρΕας - καΙ ήλΟεν εΙς τά χέρια ΤΟ'l1 εΙς τήν ΆγΕαν Μαύραν . . . . . .
480
7 ' Το κυ�yι εΙς περιοχ1ι" τω" ΊωιχννΙ"ω"
. .
n figIίo de1 grande contestabi1e
. . . .
. . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . .
8 ΠερΙ το\) υΙο\) το\) μεΥ&λου κο"τοπ&βλου
Κεφ. ΙΔ'
.
. . .
ΠαΡ1JΥΟΡΙα της βασΙλισσας προς το" 8εσπότη" Conforto della vasi1issa a1 Despota
Caccia nelle vicinanze di Gianίna
§
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. •
" .... ...
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Guarigione de1 despota
§
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. . . . . . . . .
n despota cade amma1ato
§
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• • • • • • • • • • • •
.
&pij"oc; τοίί 80όκα τοίί 8εσπότου . .... .... .. . .......................................
Piano 'de1 despota
§
. .
. . .
. . . . . . . •
Visita del contestabi1e al Re (di NapoIί) 3
. .
Θάνατος τού Λεονάρδov τού Μεγάλο'l1 Κοντοστάβλov .
Cap. ΧΙΙΙ Μorte di Leonardo, ' grande contestabile
§
; .. . . . . . . ..
........ .....
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Cap. χιν ΑΙΙΥa narrazione del jortunato despota duca Garlo. Gome egli
acquistQ Glarenza da Liven e ne segui una guerra con l'impera tore. Gome ϊΙ principe di Morea A san Zaccaria si sottomise e si consegnQ a lui α Santa Maura . .
481
Πώς δ βασιλευς �βyαλεv τους &φΈVτες Ικ το" Μορέα" καΙ &λ).ους ΡωμαΙους iJφερεv &π&"ω Ικ τη" Πόλι"
480
L'imperatore caccla ί sίgnοή da1la Morea e Ιί sostituisce con a1tri venuti da CostantinopoIί
481
. . . . . . . . . . . .
§
1
. .
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• • • • • • • • . • • . . • • • . . • • • • . . • • • •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . •
528
Cronaca dei Tocco
§
2
Πώς δ βιxσtλεύς �yύρευσεν τ� κιΧστρ-η το\) ΈλΙΙΧβοόρκου L'imperatore recIama Ia fortezza di EIiavurco
• • . • . • . . . . . •
. . . . . . .
§
.......
Πώς δ βιxσtλεoς f!aTttλt τον υΙόν ΤΟι) ν� μιxχιστ'jj τον ΠΡ(Υκιπιχ Ζοιχοιρ(οιν L'imρeratore manda iI figIio per combattere iI principe Zaccaria
3
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§
4
Πώς δ Λιβέρ-ης �π7jρεν την Γλοιρέντζοιν Liveri s'impossessa di CIarenza .
• . . . . . . . • . . . . . . • • • . • . • • . • •
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
§
5
.
. . . . . . . . .
Πώς ιΧγόροισε την Γλοιρέντζοιν δ δεσπότης ιΧπΟ τον Λιβέρ-ην Ι1 despota acquista CIarenza da Liveri ........
• . . . . . . •
. . . . . . . . . . . . . • . .
§
§
6 Πώς �ΠΙXΡιXλιxβε την Γλοιρέντζοιν �κ τον Λιβέρ-η Ι1 despota prende Clarenza da1le mani di Liveri
• . . . • . • . • . • • • • . • . •
7
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�........•
483 484 . 485 486 487 488 489 488 489
Πώς οΙ l\fuζ-η-θ-ριώτοιι yuptίIouatv ν� �ΠcXροuν την Γλιχρέντζοιν Ι Mizithrioti cercano di impadronirsi di CIarenza . . . . . . . . . . .
490 491
9 Ό δεσπότης �8uνcXμωσεν την Γλοιρέντζοιν, τον Ποντικον κοιΙ το Χλωμοότζι
490
8
• . • • . •
.
§
482
Πώς δ βoισtλεύς χολομοινεΤ κιχι όργΙζετοιι εΙς τΟν δοόκοι τον 8εσπότην Ι1 despota porfirogenito si adonta e si adira contro iI duca despota . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
§
480 481
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Ι1 despota fortifica CIarenza, Pontico e CIomuzzi
,
491
§ 1 Ο Πώς �ινiJ-θ--η ή μιΧχ-η μέ τους Μοροιtτες ιαιΖίο della guerra con ί Moraiti . . . . . . . . . .. . . . .. .. . . . . . . . . . .
492 493
§ 11
494 495
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. .
Πώς k80uλώ-θ--ηκεν δ ΠΡΙΥκιπιχς εΙς τον 8εσπότην Ι1 principe si sottomette al desρota
• • . . . • . . • . • • • • . • • .
. . . . . . . . . . . . . . .
Πώς f!σTttλoιv εΙς τον Άμιρ�ν δι� cpouaa�To .Mandano a chiedere truppe all'emiro
§ 12
�. .. .......
. . . . . . . .
496 497
............................ ,.........
496 497
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . .
§ 13
.
Πώς �κoόρσέψoιν την ΒοστΙτζοιν · Sacchegiϊo di VόstizΖa
. . . . . .
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
§ 14
§ 15
Πώς �κoόρσεuσoιν την ΒοστΙτζοιν κιχΙ �στΡιXφ-ηκιxν Come, saccheggiata Vostizza, tomarono indietro
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Πώς �στριXφ-ηκoιν εΙς την Γλοιρέντζοιν Ritomo a CIarenza
. . .
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. . .. . . . .
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_ ------------_ ._-----4"1r
500 501 500 501
Ιndice degli episodi deZZa crcmaca
§ 16
πως πολλοΙ MopoιtTtt; έγΙτησοιν τοϊί δεσπότο'.)
y,.u
�:ι
τΟν
�-cU..:n
Molti Moraiti si sottomettono a1 despota e dopo 10 �ano
§ 17
πως οΙ ΔεσποτιΧτοι έπολέμ7jσιxv XOCσTp7j χ:ιΙ r.��:J; τοϊί Μορέως
�ων
Pω�
• • • • • • . . • • • • • . . • . • • • • • . . . • • • . • . • • • • • • • • • . • . . • • • • • • •••.
5[,1} 5[�1
;;.c;::
Le truppe del Despotato attaccano fortez.ze e torri dei Rchnei
de1la Morea
§ 18
. . ο . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . .
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Φ;::i:;xων
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ΟΙ MopoιtTt� συνOCζOVΤOΙΙ νιΧ xoιT!Xλuσouv τΟν Ι Moraiti si raccolgono per distruggere
§ 19
deί �
�G3
πω� έμOCζωνοιν ο Ι Ρωμοι!οι φοuσσiiτο Ι Romei raccolgono un esercito
§ 20
τό=ν -:ων
il teπitorio
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5D5
πως δ Έρχοόλιος ύπijγεv ε� τη." AρκσιδΙΙXV •
Ercole si reca in Arcadia
§ 21
πως ύπijγεv εΙς βοΤι.&ειοιν τοϊί πρ(γκιπαι δ Έρκο\W.ο; Ercole va in aiuto del principe
§ 22
.. . . .. .
πω� έπολέμ7jσεv δ Έρκοόλιος με τον ΛOCσκ:χριν Come Ercole combatte contro Lascaris
84
• • • • • • • • • • • • • •
. . . . .. . . .. .. . . . .. .. . . .. . . .. .. . .. .. .. .. .. • . . • • • . • • • . • • • • • • • • •
. . . . . . . . . . . . .
.. . . . ....
5(Υ6 507 50s 509
. . ' . ΝΟΜΙ PROPRI DI PERSONE Ε POPOLI
AVVER�ENZE
Il luogo ove ricοπe un l;lOme proprio ο espressione e indicato col numero del verso , .. Se un personagglo e citato con titoli ο nomi diversi, ί richiami a1 testo vengono raccolti sotto un'unica voce e cioe nel nome, cognome ο titolo ρίΙΙ carat terizzante: es. πρΙγκtψ, πρΙγκtποις, πρΙγκtπος, ΆσOVYJ C ς, persona, ma tutti ί passi vengono riportati ο cHati sotto ΖοιχοιρΙσις. Ι personaggi sono rubricati genera1mente coI cognome; si vedano ί casi degli Spata, dei Tocco e dei Bua. Ι nomi entro parentesi ό sono nella cronaca sottintesi ο desunti da a1tre fonti. Come. negIi altri lessici, il numero del capitolo viene ίndicato una sola volta: ί paragrafi. .che s'ίncontrano successivamente appartengono a1 capitoIo gia citato .
•
.
(δ 80όκσις)�πoc't'σιξεv 't'ιX :'Α. 't'ptyόpO\) ' κοιΙ 'τον 'τόπον 1926 - l8Ροιμοιν τα: :'Α. δλόyuρσι. δλοι οΙ ΜοιλσικσισοιΤοι 2312 - οόρΙοιξοιν εΙς 'τον Τόρνον Θ' § 8 (2335-2350) '-' να: μοιζω-θ-οσσι 'τα: ':'Α. εΙς 'τ0 Boι-θ-U 2362.
Λλβσινσι, 't'oc. Albanesi, stirpi a1banesi; 't'ιX. :'Α. . 'rιX . πocν't'σι 68 �πλoότηνoιν 't'ιXΝΑ. 87 -
't'ιX 'Ά.�σόνoιξεv (δ Mo\)pΙΚ1Jς Σπoc't'σις) 739 _. τιΧ "Α. άπΙστησσιν : 'τοδς " 8ρόμο\)ς �ΚΡΟΙ't'οuσσιν 1333/4 ..:-. τιΧ :'Αλ . βσινοι νιΧ σκΙιηι 1438. 1497 - 'τ0 πρωΙ �σuνocχ&φoιν 't'ιX :'A. 't'o γόρω 1511 't'ιX "Α. lpxov't'oιv εΙς 'τον "80όκοιν κοιΙ 'τον �βο\)λεόον't'σιν την μocχφ νιΧ ποt�ιηι Σ't'. , .§ 4 (1644 -1661) - 'ς τηνΜο\)ζσικέοιν νιΧ πέψο\)σtν (δ Σπoc't'οις κσιΙ · δ Ζε νεβέσΊJς) 'ς 't'ιX'Ά. 't'ou κόσμο\) βο�-θ-εtοιν νιΧ γuΡέΨο\)σtν 1682 - 't'ιX':'Α. πpoξεvoσν 'τον κόnον § 8 (1704, , 1714)- εΤ8οιν κοιΙ 'τ0 φο\)σσiX't'Ο, 't'ιX &πεtρσι 'τα: :'Α. 1708 - δ χόν't'ος εΤ8εν 't'ιX &πεφοι φο\)σσiX't'ΟΙ 'των •λλ βocνων ΣΤ § 10 (1724-1736)- 'τα: :'Α. άποσκΙρτησοιν: 1817. 182� -�μεΤς �σμιχ.ιnιμεv 'τ� :'Α. ,τοσ :τόπο\), 1826 τα: ::'Α. 'τον 80όκσιν �ΠΟΙ't'οuσσιν 1911 •
•
'.Αλβci.ν,, 't'ό: 57 - 'τ0 φοσμος 't'ou 'Αλβ&νι 176. ΛλβσινΤ..ις, ,= τα: γέτη. v. ΣποιτοιΤοι -
•
Μοιζοιρσικοι!οι -ΜοιλσικσισοιΤοι -'Αλ κ&8ιοι -Ζενεβεσσι!οι -Μπο\)&8ες.
ΆλβσινΙ..ης: οΙ Ά. άφέν't'εuον 'τον 'τόπον Δεσπο..&'t'Ο\) 45 -lκσιμσιν βo\)λ�ν οΙ 'Α.
§ 5 (57-86)- μέγοιν κσικον �ΠΟΙ'!Jσοιν 't'ό't'ε 74·�πλ&κωσσιν 'τον 'τόπον (της Aεuχ&80ς) 83 - φο\)σσiX't'ο να: ρογεόιηι (δ 80όκσις), μίΧλλον 'τοδς 'ΑλβσινΙ't'σις 137. 189. 202 - λεΙξΕUPOΙ δλοι οΙ Ά. 194. 21 Ο-άν8ρεtωμένΟL, -θ-οι\)μσισ't'οΙ, lμοΡ φ'!Jς -θ-εωρΙσις 349. 791. 901. 1071.
Άλβανον - Γαλάσσος
532
-(δΜουρΙκης Σπιίτοις) χοιρ<1ν μεΥιΧλη �κoιμε μετ� τους Ά. 1105 - (οΙ ΓιοιννΜωτοιι) μη κομπω-D-οi3ν κοιΙ κιίμουν τους ά.φέντες τους Α. 1178 - κοικό γνωμοι κοιΙ λεΙξουροι 1180 - οΙ Γιοιν νινιωτοιι οΙ &ρχοντες πιίντιχ τους •Α. !x-D-pout; τους είχοιν &.πο &.ρχ�ς 11841251 - το Δεσποτατο ν� �κ80υλω.ιrn (δ 80όκοις) ά.πέ τους Ά. 1392-lνoιι; τον &λλον κοόρσευεν 1449 �yύρευσoιν βο�-D-ειοιν οΙ 8όο συμπε-D-έρoι (δ Σπιίτοιι; κοιΙ δ Ζενεβέσης) ά.πο τους Α. τουι; πλησΙους ΣΤ § 6 (1681-1695)- 1650 -�στενoχώρεσoιν τον τόπον (των ΊωοιννΙνων) 1907 - &.νιχκοιτώ.D-1Jσοιν 1931 - &ρχισοιν ν� μιίχωντοιι (εΙς τον 80όκοιν) 1933 - 1978 -�κελιx ρεόοιν τον τον 80όκοιν 1980 - 2337 2346 - ΟΙ 'Α. γόρω-D-εν (της Ρινιιίσοις) 2503 - 3043 - οΙ •Α. να: ε!νοιι 80υλω μένοι 3067 - 3180 - !ξοιλειμοι; �Ινετoν μ�oις εΙς τους Α. 3200 κοιτέφυγοιν εΙς μέρος των ΓιοιννΙνων ΙΒ' 3 (3203-3219) - �φυγoιν εΙς τον Μορέοιν ΙΒ' 8 (3292-3303) - Α. τοϊ) Μορέως 3819. •
•
•
-
•
Α.λβιχνον (con
senza γένος) stirpe a1banese (ν. ..Αλβοινοι): τότε�ξωρι ζό.D-1Jκεν το γένος τοϊ) Ά. 3201 !8ιόρ.&ωσε στροιτιώτοις !κλεκτους &.πΟ το ΔεσποτιΧτο δμοΙως κοιΙ ιΧπΟ το 'Ά. κοιλους 80κιμοισμένους 3659.
•
ο
Α.λ��S'Q' (� τα:
•
Αλβοινοι): πόλεμος Τόρνου εΙς τους Αλκοι8Ιους Θ' § 9 (2351-2362). Η
•
Άν�,..oλις. Μοιν.&οι!ος, v. Λοιντοόλφη. Α.ρβιχν,-;ζέλιχ, 1424.
•
('A.PΎUpo�%α-;p1-;ιxψ �φυγoιν εΙς τον Μο-
ρέοιν ΙΒ' § 8 (3292-3303). Άρ-;,νοΙ: οΙ Ά. �βλέπoντες χωρΙς ιΧφέν
την είνοιι 2083-ν� !πιίρουν �κ τους Ά. τους κιΧλλιους 2192 - ΟΙ Ά. τΟν ΓΙOΙγOόΠ1Jν !πΙΟΙσοιν κοιΙ !φυΜκισιίν τον 2194 οΙ Α. !πιίντεχοιν δτι lνoιι -
•
δ ΓΙOΙγOόΠ1Jς 2881 - !λπΙ8οι ουκ �χoυν !κ των ΣποιτοιΙων την γενεα:ν Ι' § 13 (2891-2896) - 1'<1 πριίγμοιτοι των Ά. ν� ε!νοιι φυλοιμένοι 2935 - οΙ Α δ�γoιινoιν εΙς τον 8εσπότην ν� ζητοσν ροσχιχ 2976 - οΙ 'Α. !συμβι βιίσ.D-1Jσοιν να: 8ώσουσιν την ..Αρτοιν τοϊ) 8εσπότου Ι' § 19 (2993-3000). •
•
•
•
Άpχ,α-;p�τηγoς: .&οιρρω εΙς τΟν Ά. 1391.
1561 (ΤΙΧξιιίρχης) 'A.α�νης, v. ΖοιχοιρΙοις. Άχιλλέιχς: ώσα:ν δ Άχ. 2353 - τον
8εότερον Άχιλλέοι 3328. despota porfirogenito di Mistra: κοιΙ τον υΙόν του �στειλεν (ό Moινoυ�λ). τον νέον βοισιλέοι, &.ρχιίρισε τοϊ) πρΙγκιπος την μιfχην 3530-3540. 3567. 3574. 3578. τον &λλον τον !πΕλοιπον (τοσ ΖοιχοιρΙοι) να: �Χ'η δβοισι δ β. λέοις 3581. - 3587. 3631 . δργΙζετοιι εΙς τον 80όκιχ τον 8εσπότην ΙΔ § 7 (3637-3646). 3840 (ν. ΠορφυρογένV1Jτος). δ πορφυρογέννητος, υΙος τοϊ) βοισιλέως 3839-3840
Βιχαιλέιχς,
-
-
'
Βιχα,λιuς, v. Μοινουηλ δ Πιχλιχιολ6Υος,
ΙΔ' § 1. 3638. ΒιχαΙλιααιχ (� γυνιχ! κοι τοϊ) Κοιρόλου των
Τόκκων): �ντιμoι την (Νεριίτοιν)�8έ x.D-1Jv 2615 - &ρχισεν Υι β. να: τον (&ν8ριχ της) πoιρηyoρ�ση 3399-3478. (ν. 80υκέσσιχ) - ( = Εό80ΚΙΟΙ), v. Δ' § 3: 1191. 1289. 1300. 1338.
Βινι-;ι�οuς: τα: !ξΙΧΥόροισεν &.πΟ τουι;
Βενετικούι; 3663. Βομ,..λιιχνΙ1:Τις: 2712. Βριχνέζης: (δ Πιχ\ίλοι; Σπιfτιxς) εΙς τον
Βροινέζην �στειλεν τιfζoντιx να: το\ί 8ώιτrι το ΆΥΥελ6κοιστρον 494 - δ 8� Βρ. tι)ρ'&ωσε Μποιριίκον 500. �τoν χοιμοι8όι;, ε!χεν ψυχην μεyιfλην, ΓοιΜσσον τον 'λ�ιxσιν, 'πΙ πιxριf8ω κλην Πεκοιτόρο 160-161 εΙι; τοϊ) ΖΙΧβέρ8ΙΧι; 157 -158-(δ 80ό-
rιχλ�ααος:
-
533
Γαλιάσσος - ΕύδοκΕα κocς) κocτώρ&ωσεv ν&: κocρτερη (δ roc λιχσσος) τόν Σγουρον 1055 - 1060-δ Σγουρος «πocντη-θ-ηκεv μετ&: του χocπε τιχνου, xoct χοντocρΙoc τόν �8ωσεv τόν Σγουρον δ ΓocλLιχσσος 1072-1073. rιχΛ,�σαο�, 1073, v.
Γocλιχσσoς.
(rιώΡ"t,οι;): ν&: �χη
ΓUvoc!xoc την &uyoc τέρocν του ΜοuρΙχ1J 713-720, - τόν υΙόν (του 8εσπότου Ήζocοu) ν&: �χοuσLν (οΙ ΓLocννLνLωτocι) «φέντη xoct 8εσπόvην 1228 - πως �στερξocν οΙ ΓLocννLνLωΤOCL ν&: «φεvτΕUη δ υΙός του 8εσπότου Δ' § 6 (1239-1247)
r,ιχ"tοuπη� - ΔLocγοόΠ'ljς,
v.
Σπιχτocς,
rtocy. r,ιχνν,ν,ώ-;ηι;: πως �μ�ν1Jσεv δ 80όχocς
των ΓLocννινιώτων Δ' § 2 (1173-1189) 1184 - �xε! (εΙς τόν 80όΧΙΧ) �τoν τό χιχτιχντημoc δλων των Γιιχννινιώτων 1211 - �στερξιxν οΙ Γ. ν&: «φεvτεόη δ υΙός του 8εσπότου Δ' § 6 (1239-1247) 1242-δ φιxμr.λΙτης ι3ίρχισεv ν&: τιχζη χocρΙ σμιχτιχ εΙς τούς Γιιχν. Ε' § 5 (1355-1375) - 1382 - «φέντην ν&: τόν χιχμωμε (τόν 80όκιχν) �με!ς οΙ Γιιχν. 1409 οΙ rLocv. «πόκοψιχν ν&: φέρουσιν τόν 80όκιχ εΙς τ&: Ίωιχννινιχ Ε' § 9 (14291464) -Έπιιχσιχσιν ποΛΛούς ι3ίρχοντες Γιιχννινιώτocς 1754 - �κoΨεv (δ Zεvι: βέ�ς) τ&: yέYeLΙX των ΓLocννLνLώτων ΣΤ § 15 (1808-1818) - 2617 2925. «φέντης της ΒλιχχΙιχς, Γιοσ. τόν �Aεyocv 434 - πέσψον του Γιοσ. εΙς την Βό8ιτζιχν Α' § 31 (440449) 448 - πως �ΠΟΙ1Jσιχν φLλΙιχν xoct «γιχΠ'ljν δ 80uxoc; μ� τόν r.1JV, «φέντη της ΒλΙΧΧ(ΙΧΙ; § 33 (466-475). (v. ΓΙOσOόΠ'ljς).
r,οαοU-μ.Π5χηι;:
r,οαοun:ηι; = ΓLοσοό - μπεκ1JΙ;: 460-461. rχtνη, v. Σπιχτocς Γχ. ΔΙΧβtS: δ Χύρ Δ. δ μέγιχς τ&: πρόβΙΧτoc
γdιρ fβοσκεv χιχΙ βocσr.λεόι; �γΙV'IJ 3053.
Διαπo,:�,:oι; = cittadino del despotato
di Gianina e Arta: τούς Δεσποτιχτους �στειλΕV χιχΙ τdι V1JσΙιχ �φόλιxξιxν 1841 - 3627 - οΙ Δεσποτατοι �τρε χιχν 3680 - «πό τούς ΔεσποτιΧτους 3817 - 3823 - οΙ Δ. �πολέμ1Jσιχν κιχσΤΡ1J κιχΙ πόργους των ΡωμιχΙων του Μορέως ΙΔ' § 17 (3825-3837). .
•
•
Διαr.ό-;1jς, δ πoρφυρoγένV1Jτoι;, 3866. (v.
βrxσLλέΙΧΙ;). ΔL7."tοUr.ηι;, v. Σπιχτoc ΓΙΙXγOόΠ'ljΙ;, Ζ' § 13.
2028. 2772. (Francesca degli Accia iuoli) «τη της Υι 80υχέσσιχ �τ(μιx την ώς «8ελφ�ν (την «8ελφ�ν του Πιχό λου) 320 - σuγχocριχριχΙοuς �στειλΕV όπαν εΙς την 8. 1571- (εΙς την ΆγΙιχν Μιχυριχν) 1Jόρέ-θ-ηκεv «τη της Υι 80υκέσσιχ 1846 - (δ κόντος) Ινώ-θ-ηκε μ� την κυρ&:ν 80υκέσσιχ 1898 - δ 80όκιχι; πιχι8Ιν 8�ν �κιxμεv μ� την κυρdι 80υκέσσιχ 1935 - ( v. βrxσΙλισσrx, 2615. 3399. 3478).
Δοuχ!ααιχ:
Sοuξ - 80uxrxt; ( v. Τόκκο, κιχρουλος Α':
1123 - 1156. 1166. 1231. 1239. 1379-1441-Ζ' § 5 (1955-1958). EtpijV1j, v. Σπιχτoc, ΕΙρ. 'ΕΛιιχβουρχο;: «πόκλεισεv (δ Λεονιχρ80ς)
τ&: χιχσΤΡ1J μεγιΧλου τσιχ� του Μορέως �κεΙνoυ Έλιιχβοόρκου 2149 - πως δ βιχσιλεός �γόpεuσεv τ&: κιχσΤΡ1J του 'ΕλιΙΧβοόρκου ΙΔ' § 2 (3508-3529) 3509 ( v. τσιχ�). v. Πικέρνοι, ΊπικέρV1J: δ (80όκιχς) «γόριxσεv τ�ν Ρινιάσιχν &πό τούς 'ΕΠLκερνrxΙοuς Γ' § 13 (833839).
'ΕπιχερνιχΤοι,
'EPXOUALOIί, WΕΡκοuλrxς, v. Τόκκο, Έρκ. EuιxneALιx: χΙΧ&ώς δρΙζεL δ Χριστός �ν
το!ς ΕόOCγγελΙΟLς 2600. βrxσ(Λισσιχ των 'ΙωrxννΙνων: (710-711) - &π6&ιxνεv δ Ήζιχού δ 8εσπότης, &πόμεινε Υι κυρ&: Εό. βocσΙ-
EuSoxtιx,
Ζαγόρια - Hζσ1iύ
534
ι
λ�σσα ΓUτη του 1191 .,...�φά.VYJκε σχΛ1jρη εΙς την�ξoυσΙoιν Δ', § 3 (1190-1201) - ΥνωμικιΣ της κυρΙοις Εό. § 4 (1202-1215) - 1266 �βoυλή&1j νιΣ�πά.ΡΏ &ν8ροι § 9 (12761295) - πώς lβγοιλοιν την βοισΙλισσοιν Εό. �πό τόν γουλίΧν § 10 (1296-1303) - �ξωρΙστηκεν ς τόν Zενεβέ� �8ιέβ1j 1303. •
ι
Zαr.'Yόp�αr., abit. di Ζοιγόρι 1454. Zαr.χαr.pΙαr.ς Ασά.VYJς (πρΙγχιψ, πρΙγχιποις, πρΙγχιπος): δ τοσ Μορέως πρΙγχιποις, 'Ασ. Ζ. 529 �μoνo(oισεν ,δ Σπά.τοις μ� τόν προ Στ. § 16 (1819-1856) - δρκoυς�πoιήσoισιν V&, γΙνωντοιι τό Ενοιν 1834 - &ρμά.τωσεν ξόλα 8ιιΣ .&οιΜσσου 1837. 1843, -�πολέμ1jσεν δ κόντος μ� τοσ πρΙγχιπος τ�ς κόκες § 17 (1858-1887) -�ΧιXλoισεν fι οιότοσ �ρμιXΤOΙ 1896 - δπ'ljγεν εΙς τόν Ποιλοιιολόγον 2127 - 2135. 2137. , -δ βoισtλεός lστεw τόν υι6ν του νιΣ μoιχισήj τόν πρΙγχιποι ΖοιχοιρΙοιν ΙΔ' § 3 (3530-3544) - 3555. 3557. 3577. 3664 �80uλώ.&1jκεν εΙς τόν 8εσπότην , ΙΔ' § 11 (3704-3729) - 3844. 38541jUρέ.&1jκεν εΙς τόν Ποντικόν τό ΚιX�τρo 3875 - εΙς την Άρκοι8Ιοιν 3890 δπ'ljγεν εΙς βοή&ειοιν τοσ πρΙγχιποι δ Έρκοόλιος ΙΔ' § 21 (3890-3909). ι
Zινιβιoαr.Τo� (cd. anche ΖενεμπεσοιΤοι, ΖενεμβεσαΤοι, ZενεμΠ1jσoιΤoι): οιΙχμ& λωτοι �Ινoνταν δλοι οΙ ΖενεβεσιχΤοι 3194 - τό τουρκικόν φουσσίΧτο &κοό Aou.&ιx 8ιώχνοντοις � τοδς Ζενεβεσσι(ους 3245 - εΤ8ιχν τέτοιιχν ροπην εΙς τοδς Ζενεβεσιχ(ους 3251. " ΖΙΥιβιοτιι; (r�ιv): φoυσσίiτσι �σόνσιξεv πολ λd: (δ Moυρ(Κ1j ΣπιΧτσις) ΙΧότός κσιι δ Zενεβέ�ς 1258 - (-IJ βοισΕλισσσι) 'ς τόν Zενεβέ� 8tέβ1jν 1303 - �πόχλει σεν τιΣ ΊωιΧννινσι Ε' § 8 (1418-1428) - δ ΣπιΧτσις l>μόvοιιχσεν μετιΣ τοσ Ζεν. ΣΤ' § 1 (1608-1620) - Ιστρεψεν τιΣ σόνοροι ΣΤ' § 3 (1633-1643) -
(&ρχοντες)'�φεόγιxσιν 1647 - πώς lκσιμεν την &μcXΧ1jν δ 80όκιχς � τόν Ζεν. ΣΤ' § 5 (16621680). 1687 - τοδς πλέους &πο8ε( ροισιν �πό τοσ Ζεν. 1740 - δ Ζεν. �σχ1jμολ6Ύ1jσεν τοδς πιιχσμένους ΣΤ' § 14 (1777-1807) - ρσιφτίΧ8ες, τζσικιχρίΧ8ες δποδ�σόρνoντιxν κοιλότερα &πό -τόν Ζεν. 1789 - δποδ Ι:βλεπε την σχΛ1jρότητσι τοσ Ζεν. 1909 - (δ &μιρας) &πόστειλεν 'ς τόνΖεν. σχλ&βους 1923-1996 - δ 80όκοις Ικιχμεν &γcX Π1jν μ� τόν Ζεν. ,Ζ' 2592 - (δ 8εσπότης) Ιστειλεν σuχσι ρ(κιοι ,εΙς τόν Ζεν. ΙΑ' § 1 (3062" 3075) - λογισμός τοσ 8εσπότου &πό τόν Ζεν. ΙΑ' § 8 (3152-3173) , '&ιΧνοιτος τοσ Ζεν. κά1 πώς &πόμεινΕV δ υΙός του κιχι�κρ&τει την &φεντ(οιν κσιΙ &πΙ οιότοσ την �π'ljpιxν οΙ τοσρκοι ΙΒ' (3174-3223). ΖΙΥιβΙοής, (Συμιών): �εΤνoς τοσ ΣπιΧ τΙΧ δ γοιβρός, υΙός , τοσ 'Ζεν (rxEVYJ) 1996 - iχΡcXτει την &φεντ(οιν κοιΙ �π' ιχότοσ την �π'ljpιxν οΙ τοσρκοι ΙΒ' (3174,.3223) - " πώς iπέμεινεν,-ΙJ σιό&εντΙσι εΙς τόν υΙόν του § 1 (31743184) - (δ ΧσιμιζίΧς) iπλcXκωσεν την &φεντ(ιχν τοσ υιοσ, τοσ Ζεν: 3190 �λότώσεν δ ' υΙός τοσ Ζεν. § 3 (32033219) - iσέβ1j δ υΙός τοσ Ζεν. εΙς τό 'AΡΓUρόκιxστρoν § 7 (3274-3291) τό κιΧστρον τοστο l8ωκεν &τός του εΙς τοδς Τοόρκους 3280 - ΙφυγΕV κιχΙ , iπέριχσεν 'ς τοός Κορυφοδς &πέσω 3279. • .
,
(cd. Ήσιχοό, Οόζοιοό, Ζοιοό): (δ MoupEX1j δ ΣπιΧτοις) μοιν8σιτοφο, ρεόετοιι μ� 'Η. 8εσπότην Γ' § 3 (700711) - εΤχεν γαρ iμπρωτότερα την μ&ννοι τοσ MouP(K1j 706 � πώς Ισ(σισεν μ� τόν MoupEX1j ΣπιΧτιχν § 4 (712-725) - πώς bJώ.&1j Ήζ. μ� τόν Μουρ(κή ΣπιΧτΙΧ § 5 (726-736) - δ 8εσπότης 'Ηζ. Ιπεψε τό φουσσίΧτο' 744 ....:. &cX νσιτος τοσ Ήζ. Δ' § 1 (1161-ΙΙ72}1208. '
"Hζαr.o\ι
ΘεΟ-ι'όΚόΙ; - Λαντούλφη @ιo,,:ό�oς:�λπΙ8ες lχω ΠσινσιγΙσινΘεοτ6κον 2407.
•
•
•
εΙς την
'Iιi�ωβoς, V. Σκρ6φσι. Ίοu6σις, 2722. Ίπ,�tpνης (v. Πικέρνοι-Έπικ.): dπο &ρχovτσι !νσιν είιγεν1j, ΙSνoμoι Ίπικέρνην 834-1041� , ' 'Ισμσι7jλ, σκλιχβος τ�σ σουλτιχνου. 2232. Ίωιiννης, Πρέσοις, v. Πρέσοις. Iίιipoλoι; β' κιχρ. Β'
=
Λεονιχρ80ς Γ', v. Τ6κκο,
. ' -
Kιipoυλσις, d8ελφος τοσ ΜουρΙκη Σπιχτοι, , v. J(ιXpouhoιo. -, .
(&8�λφoς τοσ Mo��Ικη Σποι τοι, γοιμβρος τοσ 80όκοι) φριχΥχου υΙος δπijρχεν (cioe del barone dΆcaia . Marchesano) - (&ν8ροι) της ,.&υγοιτέ ροις -τοσ 80υκος 1123-1124. -τοσ Κ. δ γιχμος 1161. 1977 �χωρΙσ.&η�κ τον d8ελφ6ν του Ζ' § 8. 1983 - 2034 � •ΑρτινοΙ lστεLλσιν εΙς τον Κ. dφέντην να: τον κιχμουν § 16. 2087 - τούι; Ρωγ()ύι;�8ώκoισιν ,τοσ Κ. 2098 �φερoιν (' ι; την 'Άρτοιν) τον Κ. κοιΙ (τον) lκοιμlΧΥdφeντην 2196-2197', Κ. δ .&ε6ργιστος οίικ �.&ελε να: δμονοιιχ
�
535
Κοιψο�οιβιiε"ljς (qualche volta nel cd. Κοιυσοκοιβιχ8ης) Mιχoι�λ: κεφοιλή των Βομπλιοινων Ζ' § 15 (2076-2082) Ι'. § 2 (2686-2696) - εΙς τον 8εσπ6την έ8ιιχβησεν 2745, - να: dπετοιχ&ο\ίν να: πιιχσουν τον Κσιψ. 2758-2769. dφο\ί γα:ρ έξημέρωσεν έξέβην 2789. δ Κσιψ. 2799; ΚeφσιλληνόΙ: μ� τούς Κεφ. τηνdφεντLα:ν την �μισην �πijρεν των ΣποιτσιΙων 1369-1370. Kόν�oς v. Τ6κκο Λεονιχρ80ς β', V. 339. 522. 580. 612. 617. 645 - 1475. 1485 - 1572-:-Ε' § 18 (1598-1607), Στ. § 7 (1696-1703) - § 8 -'1713. 1737. 1748. 1758. 1761 - § .13 (1767-1776) -:- § 17 (1858-1887). 1897 - Η' § 1. 2129. 2138. =
Κον ...όσ...σιβλο, δ μέγοις (v; Λεονιχρ80Ι; Β'): Η' § 2 - 2138. 2140. 2153. 2155 - 2280. 2294 - 2307 - 2319 2474. 2493. 2515 - 2552 - 2577. 2903. 2964. 2967 - 2972 - 2990 3225. 3328. 3229. 3238 - ΙΓ' § 1. 3339 - 3479. 3484. 3489 - .3525 3599. �oν...όσ�σιβλός, εΙς τα: Βομπλισινα: (== δ Π οι π σι 8 6 π ο υ λ ο ς ), 2708,2744. Λιiλ.&ης Λιχν&ηι;: δ ΛιΧλ&ηι; ('ς το κιχστρο το\ί Δροιγοιμέστου) dπετιχ χ.&ηκεν lξωdπο το σπΙτι 299 - έγκρη μνΙσ&ηκεν, �γλότωσεν κσιΙ δπιχει 303ΟΙ (φριχΥΧΟΙ) Έl8οισLν τον ΛιΧλ&ην 306. (ή Υυνοι !κοι του) d8ελφή τοσ Ποιόλου Σπιχτοι 309 - εΤχεν 8� οιύτοι; (δ Σγο\ί,ροι; Μποόοι ΣπιχτΟις) κοιΙ γοιβρον το ΙSνoμιχ του Λιχν&ηι; 1121. =
Λιiν.&ης
=
ΛιΧλ&ης, 1121.
ΛιΖν...οUλφη (cd. Δνοιτοόφλη),Μσιν&οι!ος (cd. Μοιν&έοι;, Μοιν.&έοιι;, Μοιτ&οι!ος) vτ� ,Ανιχπολις:Μοιν&οιΤον τον έλtyοισLν' �κ την Ανιχπολη �τoν 380-μηχιχνημοι - τον πόργον (τοσ Άνσι , έποΙησεν 392 τολικο\ί) lΚΤLσ&:'.l 397 - 1145. 1167 _
•
536
Λάσκα/lις - Μέ/lςας
το\) Mιxv.&ιxEou ντ� 'ΑνιΧπολη (�8ωσε δ 8εσπ6της νά: κριxτησ-n) τον πόργον το\) ΒιχρνιΧκου μ� πασιχν 8LιχκριΧτησLν κιχι 6λες τ�ς Kιxv8�λες 2283 - τον κυρ Mιxv.&ιx'ίoν �βΙXΛεν Τνιχ την (Γλιχρέντζιχν) πιχριχλ«βl1 κιχι νά: πλερώσ-n τά: φλουρΙιχ 'ς το\) ΛLβέρη τά:ς χε'ίριχς 3622 �τoν γά:ρ κιχπετ«VLος τ6τε εΙς τά: φουσ σατιχ, Μιχν'&ιχ'ίος ντ� Άν«ΠΟλης· Λιχν τοόλφη το iπ(κλην 3685 κουρσεόε, την ΒοστΙτζιχν 3750. 3827. 3878. -
Ma.Aa.xιxaa.'Eo,: δ τ6πος όμροσ.&&:
(το\) ΆγΙου Δον«του) - ΜΙΧλιχκιχσΙΧ!ΟL, Ζιχ y6PLΙX - ixEYηaιxv ν&: �ρχωντιxι 1513 δλο, οΙ ΜΙΧλιχκιχσιχ!ο, (πλησΙον εΙς τους Ρωγους) τρέχουν ν« πι«σουσιν τους 8ρ6μους 2312.
-
• • •
Μatν&at'Εος Άv«πολLς, Λιχντοόλφη το iπΙ
κλην: (Δνιχτοόφλη '&ΙΧ!ΙΧ, Mιx't''&ιx!ιx)
cd., v.
v. anche Μσιν Λιχντοόλφη
-
Λιiηatp,ς, κεφιχλη εΙς την 'Αν8ρο\)σιχν .
3902 πως iπολέμησεν δ ΈρκοόλLος μ� τΟν A«σxΙXPLV ΙΔ' § 22 (39103923 testo mutilo). -
•
.
Mιiνoς, v. ΜελLιχρέσης. MatvouiojA δ llιχλΙΧLολ6γος, βσισLλεός, της Κ. π6λεως: �ν �τυχεν ΚΙXLρOς &φέντην
νά; 'YUpiιjιouv - νά: μη &λλ«ξουσιν ιχυτΟν 8Lc!c τον βιχσLλέΙΧ 1236 iκιx τέβη δ βιxσLλεδς της ΚωνσΤΙΧΥηνουπ6λης νά: κτΙζl1 τΟ ΈξιχμΙλι 2122. 2131. 2136 �στειjιεv δ Β. τον κ6ντον μΈΥιχν κοντ6στιχβλον Η' § 2, 2147 δ Κ«ρουλος (δ γιχμβρος 't'o\) 8εσπ6του) i.&uμ�.&ηκεν νά: δπ� εΙς τον βιχσLλέιχ 2899 (δ Μουστιχφας) bιώ.&ηκεν ιxu't'o\) μετά: τον β. 3093 iyEvCTov μ«χη μετ&: 't'O\) βιχσιλέως ΙΔ' 3494. δ β. �βγΙXΛεν τους &φέντες ix τον Μορέιχν § 1 (3493-3507) 3494 δ β. iπλήρωσε τΟ κτΙσμιχ το ΈξιχμΕλ, 3501 'ς τον β. iyόPLaιxv 3520 -η�ρε την &φεντΙιχν (του ΈλLΙΧ βοόρκου) 3528 �στειλεν τον υΙ6ν του νά: μΙΧΧLσήj... ΖιχχιχρΙιχν ΙΔ' 53 (3530-3544) .
.
-
Ladislao: δ ρ�γιxς της ΦΡΙΧΥΚLας, της Ρώμης δ κιχτ«ρχης, iκε'ί νος 6που �φΡLξεν 'ImLIXV κιχι Ρώμην, δ ΛιχτζεΜος δ φΡLΚ't'ος 3332 - 3338.
Λat-;ζι'λιioς,
-
-
- ΛLβέΡLς: πως -η�ρεν την . Γλιχρέντζιχν ΙΔ' § 4 (3545-3592) - πως &Υ6ριχσε την Γλιχρέντζιχν δ 8εσπ6της &πb τον ΛLβέρην ΙΔ' § 5 (3593-3623) - πως (δ 8εσπότης) iπιχριίλΙΧβε την Γλιχρέντζιχν iκ τον ΛLβέρη ΙΔ' § 6 (3624-3636) χιχΕροντιχ, πως �βγιxλιxν τον τόριχννον ΛLβέρη 3637.
Λ,βίρης
-
-
-
-
-
-
•
-
Λό-;ος, iκ την Φλορέν't'ζιχ,lJ.ρχων της
ΡLνL«σης, 2501. του &. Λ. κιχι δ�γιxν το εΙς τΟν 8εσπ6την Θ' § 13 (2523-2530). .
Μatζa.ΡatΧa.'Εο,: οΙ Μ. ι!ίσχημιχ nΙXΛO\)aΙXV
1 Ο17 - τΟν 8� ΛLμπ«ρ8ην �στεLλεν �σxLaev (δ εΙς τους Μιχζ. 1492 80όκιχς) τά; "Αλβιχνιχ κσιι τους Μιχζ. 1497. 2303. -
Μatζa.Ριiχης 993.
Μa.-;&ΙΧ'Εος, cd. Δνιχτοόφλη, v. ΛΙΧΥτοό>.φη ,
Λοuχ�ς, δ &γLος: πως �πεσεν το �πτρoν
πως iπ(ιχσιxv τΟν Μιχζιχρ«κην Γ' § 20. (997 - 1021 ). -
-
•
-
Λ,μπιip6ης: i8L«βη εΙς τον 80όκιχ 1207-
1210 τον 8� ΛLμπ«ρ8ην (δ 80όκιχς) �στεr.λεv εΙς τους ΜιχζιχριχκιχΕους, 1492.
•
3685. 3827. 3878.
Μι'λ,a.Ρίσης, Μ«νος: Mιiνoν τον όνομ«
ζουσιν, iπΙκλην ΜελLιχρέση, &π6κουτος κιχι 86κιμος 948 - κεφιχλην iποΙησεν ( δ 80όκιχς) Βσιρν«κου κιχι Κιχν8ήλων 946 �κιxμεν π6λεμον Ινιxv '&ιχυμιχ στον μετα: τους Μουσουλμ«νους κιχι νΙκησεν 951 'εκoόρσεuε: τον τ6πον του Σγοόρου 954-961. -
-
ΜίΡξa.ς: -η�ρεν
ΣέρβLιχν 710.
την
(δ Ήζιχου) &πο την &8ε:λφην του Μέρξιχ
537
Μητqoπολtτη� - Νεράτα Mη�poι;oλΙ�ης: των ΊωσιννΙνων 1506 - τηι; ΠσιλσιιΟίι; ΠιΧτρσιι; 3801. M'xlJ.7ji. ΚσιψοκσιβiX81jΙ;,v. Κσιψοκσιβ&81jΙ;. ΜΟΡIJ."Εος 3681. 3689.
Μπ. μέγοιι; στρσιΤ&ρχ1jς �τoν 353 σuμπε.&ερΙσι κσι! δμόνοισι (του 80όκσι) μ! τον Μ. Μπ. Γ' § 22 (1033-1044) δ &8ελφος του Mr.. του Μ. 1105 - (μέ τον 80όκσιν) 1630 lσφοιλεν κσι! &πΙ στησεν δ Μπ. δ Μ. 2270 εΙι; βo�.&εισιν του ΓισιγOόΠ1j 2541 - του Μ. Μπ. ή .&uγσιτέρσι (Υυνσιίκσι του ΓισιγOόΠ1j Σπ& (δ 8εσπότηι;) Ιστειι..εν τσι) 3000 σuχσιρΙκισι εΙι; τον Μ. Μπ. ΙΑ' § 1 (3062-3075) - (6 8εσπότης) Ικσιμεν σuμπε.&ερΙσι μ! τον Μ. Μπ. ΙΑ' § 6 (σχέσεις μ! τοδι; (3124-3145) ΣπσιτσιΙουι;) 3126. 3131.
-
-
ΜΟΡlJ.t�ης: μ&χ1j μ! τοδς Μορ. ΙΔ' § 10 (3611-3103) -του Μuζ1j.&ΡΟί 3698 3816. 3920 - οΙ Μορ. σuνιXζoντσιι νιΧ κσιτσιλόσουν τον τόπον των Φρ&γκων ΙΔ' § 18 (3838-3859). ΜουρΙ'Κης Μποόσις,v.Μποόσιι;,ΜΟUΡΙΚ1jΙ;.
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ΜουρΙ'Κης, v. ΣπιΧτσιι;, Μουρ. Μοuσοuλμ,aνο, (v. anche τουρκοι): φοβΟίτσιι κσι! τρομ&ζει τουι; πολλιΧ τοδι; Μ.ους 511 - (δ Μ&νος) πόλεμον lvoιv .&σιυμσιστΟν μετιΧ τοδι; Μ. κσι! νΙΚ1jσεν 951 (οΙ Αλβσινίτες) &κόμ1j &σπιΧρσιγοι &π! τοδι; Μ. 1685 � νιΧ κ&μουν ΙΙρ.&ωσιν κσιτιΧ τοδι; Μ. 3070 λογισμοι; του 8εσπότου &πο τοδς Μ. ΙΑ' § 8 (3152-3113) - 3299. -
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• • •
-
Μοuσ�1J.9aς: �ξέβηκεν δ Μ. �κ την Οόγ γροβλσιχΙσιν 'ς την ΣσιλoνΙΚ1jν �σέβ1j κσι! bιώ.&1jκεν σιότου μετιΧ τον βσισιλέσι 3091-3093. •
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ΜΙ;IJ.Ρ:Χ'Κος: δ 8! Βρσινέζ1jΙ; Ι:Sρ.&ωσε Μπσι ρ&κον,τον υΙόν του 500. μ,Ι;lJ.σ,a: Πσιγισιζ�της 3018. 3087. 3186 (ΧσιμιζΟίς): 3311. -
Μι;ινι8η,;ος: &8ει..φΟς του πρΙγκιπος 3559. 3563. Μιτ:ο'Κόης: δπουλΙσι του Μποκό1j μ� τον Σγουρον Α' § 15 - 119. ΜΙ;ΟUlJ.ς, Δijμοι;, δ &λβοινΙτηι;: Ικ το γένος των Μπου&8ων 2289 - την Kσιτoχ�ν του Ι8ωκε Δ�μoυ Μποόσι του &λβσινΙτου, &ρχοντοι; Ιντιμου 2287. •
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ΜΙ;ΟUlJ.ς, ΜουρΙκηι;: τΟν &8ελφον του Μπ. του Μ. 198 tνώ.&1jκεν (δ 80όκσιι;) μέ τον Μ. Μπ. 324 - ι; την Κο πρΙνσι Α' § 21 (335-376) - Ό Μ. -
'
Μι;οόlJ. ΜουρΙκη, 6 &8ελφοι; του: Α' § 16 ( δ 80όκσις) μσιν8ιχτοφόρουι; lMtLAtv νιΧ Ιβγ<Χλη τον &8ελφον του Μποόιχ του Μ. 193 - εΙς την Ιξσι8έλφην του δ 80όκσιι; 6 &φέντης γσιμβρον �πijρεν &8ελφον του Μπ. του Μ. 1038-εΙι; κιΧστρον του τον Ιβιχλσιν' λΈΥουσιν ΡινιιΧσσιν 1040 - ΙπΙιχσσιν κσι! τον &8ελφον του Μπ. του Μ. 1105. Μποόσις,Σγουροι; v. ΣπιΧτσιι;,Σγουρος. •
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Μι;οutσαιβος, Στέφσινος: γΙΧβρος του κσι πετ&νιου (των ΊωσιννΙνων Στρσιτηγο ποόλου) 1517-1520. Mυζη3-p,ω�αι,: οΙ Μ. Υυρεόουσιν νιΧ Ιπ& ρουν την Γλσιρέντζσιν ΙΔ' § 8 (36473656) - οΙ μεΥιστ&νοι, οΙ &ρχοντει; δλοι οΙ Μ. 3865. Μωσή-μ,ι;ι'Κης &μφ&ι;: πως Ικσιμεν 6 806κσιι; σuμπε.&ερΙιxν μ! τον &μφ&ν ΣΤ § 20 (1913-1933) 1917-&πόστειλεν 'ς τον Ζενεβέσ"Ι) σκλ&βους, φοβέΡ1jτει; 19231924 -του &μφ& ΙκεΙτην την ΥυνΙΧί κιχν 1968 - &πο την &νιχκιΧτωσιν του &μφ&,δπου �x&.&1j, ΙκεΙνου του Mω� μπΕΚ1) 2375. ΝlJ.tιτ:ης: τουρκον ΙπΙσισσιν ιλεΥσιν NιxtΠ1jV 763.
κσιλόν, τον
Ν Ipli�IJ., Υυνσιίκσι του ΣπιΧτσι του ΜουρΙΚη: βoυλ�ν �πijριxν ικ την ΣερβΙιχν 2023 -
Νικολαφράγκος - . σουλτανος
538
(01 ΆρηνοΙ) lβγαλαν την Ν.2086 έΥυναΙκισε (δ 8εσπότης) τον Λεον&ρ80'01 μέ της Ν. την .&υγατέραν Θ' § 20 (2597-2608) - πως έσέβ1) � Ν. εΙς τ« Ίω&ννινα Θ' § 21 (26122628).
2440. 2460 2467.
•
N,xoλa.φpιiΎxo�, 1759 - ('ς τΟ κ&στρο της Μαντένας) έλαβώ.&1Jκε καΙ δ Ν. 2152. Πa.Ύ,a.ζΙ�'tΙ'ί, 3078. 3186. Παλ _ Πa.νa.γΙa., v Θεοτόκος: 2407. Πa.ντΡIiι;: δ καπετ&νιος της Γλαρέντζας 628. Πa.πa.Sόποuλο'ί, 2719 nota. Πa.π'γΎ,νοΙ, 1454.
ΡωΎ'Ii�a., - Ρωγιατες: οΙ Ρωγ. lβγαλαν το σχ'ίjπτρoν του ΆγΙου Λουκα 2524πως ιiπεκρE.&1Jσαν οΙ Ρ. (εΙς τον 8εσπό�: την) Ι' § 18 (2978-2992). Ρωμa.Το, (το\) Δε�πoτ&τoυ): &ρχι�εν νά ρογεόσΏ Ρ: 137. 202 - Φρ&γχους καΙ Ρ. 985 -3912 - Ρ. των ΊωαννΙνών 1179 - ε!στέ ρΙζα των Ρ. δλου το\) Δεσποτ&του 1390 - την 'Άρταν, καΙ , . τ« 'Ιω&ννινα δπου -ησαν χωρισμένα έκ την ιiρχ�ν των 8εσποτων έκεΙνων των Ρ. 3027 - '01« σuναΧ.&Oυσιν οΙ Ρ. δλοι το\) Δεσποτ&του 3030 - Ρ. του Δέσπo�&τoυ ΙΑ' § 5. 3113 - δ �όπoς l'o/αL των Ρ. 3170 - 3431: - της Κ. πόλε�ι;: (δ βoισr.λεύς) &λλους ΡωμαΙους �φερεν ά:π&νω έκ την Πόλιν νά τούς 8ώσn ΌCότoυνων τον τόπον το\) Μορέως 3506 - 3511- : του Μορέως 2166 έχΙV1)σαν έκείνοι οΙ Ρ. '01« φoβερΙζo�ν (τον 8εσπότην) 3645 - τον τόπον των Ρ. 3745 - 3815. 3819. 3828. 3833. 3885 3894. 3916. _
Π,χιρν:ι.Το" v. Έπικέρνοι, ΊπικέΡV1Jς: Π. ΟΙ 8όο ιi8ελφoΙ 351.834. 104.1. Πορφuρογένν'tl�ο�: εΙς τον 8εσπότην δ� γασιν έκεΤνον του Μορέως, .εΙς τον ΠορφuρογένV1)τον υ10ν του βασιλέως 3840 - οΙ π&ντες έσuν&χ.&1Jσαν δλοι οΙ Μuζ1J.&ριωται μέ τον Πορφu ρογέVV1)τον έκείνον τον 8εσπότην 3866� •
•
•
Πρέαa.�, 'lω&VV1)ς:την Β68ιτζαν '01« την κραήj δ Ίω&VV1)ς Πρέσας 2282. πpΙγx,πa.�, Ασ&V1)ς ΖαχαρΙα. •
πρ,γχΙπ,ααχ, 3561. 3563. ' ΠΡΙΡ'ΠΟ'ί, δ,Ασ&V1)ς ΖαχαρΙοις 564. •
-
μεγ&λωι;; έφοβ�.&1Jσαν
·
Π�xa.�όpo, v. Γαλ&σσος.
πρΤγχ,'Ι-.
�
ιπος, Άσ&ν1)ς v. ΖαχαρΙας.
PιiλΛτις: &ρ'χοντοι καλΟν ιiπo του βασιλέως, αΙχμ&λωτον (το\) ΛιβέΡ1)) 3633 - δ 8εσπότης τον έξαγόρασέν μέ έξαγοράν μεγ&λ1)'οΙ 3635. ρήξ, δ, δ ΛατζεΜος 3338. Ρ,ν,α,ώτης: ..01. Ρινισιωται ιiπΙστησαν ,τον 80όκα 1991 - ΟΙ Ρ. έβΙγλιζαν
• . .
- Romei caratterizzati da1la lingυ a greca: την λέγουσιν έλεμίκ� � γλωσσα των ΡωμαΙων 3431. Σa.�:ι.νί'ί: του Σατανα την στρ&ταν 1255. Σέρβος: &ρχισεν '01« ρoγ�σn Φρ&γχους, ΡωμαΙους. Σέρβουι;; τε 137 - εΙι;; την ΣερβΙαν lστεLλέν Σέρβo�ι;; 8ιά ν« ιρέ ρουν (&ν8ροι) 1277. ·
Σχρόφa.ς, Ί&κωβος: (στρατιώτης �γαΠ1) μένος του 80όκα) 'Ι&κωβον' (lλεγαν) καΙ Σκρόφαν παρανόμι 17.60 - .3.765. ·
σοuλ�ιiνο'ί, δ ιiμφας: ένΙΚ1Jσε δ σουλ τανος (τον ιi8ελφόν) 1929. 1930. 1962. 1964. 1967.' 197 1- σχέσέις του 80όκα μέ τΟν σουλτίΧνον Ζ' § 6 § 7 - -ηλ.&εν δ ΓιαγοόΠ1)Ι;; ιiπo τον σουλτίΧνΟΥ Θ' § 5 . ...,.... (2229 .. 2231 2240) - 2861 - 3071,.
Σπάτα - . Σπ.άΤάς, ΜQ1J(l[κης .
δ 8εσπότης �στειλεν εΙς 1'0\1 &μφ&\Ι \ιόι κιχμΏ κιχτιχστιχσι\l ΙΑ' § 2 (30'7630'89) - 30'94 . (3187) �στειλιx\l.(δ 8εσπότης κιχΙ δ πρΙγκιπιχς) εΙς 1'0\1 &μιρα\l 8ιόι φουσσατο ΙΔ' § 12 (3730') 3748). ΣπιX-τ:� (EΙρ�Vη), ij μ�τηρ τοσ ΜουρΙκ-η: (τοσ Κιχρόλου1124; τοσ ΓιιxγoύΠ'l) 20'28) γυ\lΙΧίκιχ τοσ Ήζιχού 70'6 -τη\l ι!ίφ-ηκεν (δ Ήζιχου) 70'9 - &φότου &πό-&ιχ\lεν δ Σπ. δ ΜουρΙκ-ης δπόμει\lε\l ij &φεν τιόι εΙς . χείριχς της μ-ητρός του Ζ' § 12 (20'20'-20'26) - 1'0\1 Γιιχγούπ-η\l �κlXμεν &φέ\ιτη\l εΙς τη\l 'Άρτιχ\l κιχ! τοδς Ρωγους έ8ώκιχσι\l τοσ Κ&ρουλΙΧ lχu.&εντΙιχ\l § 17 (20'96-2107) -έσuμ βιβιχσ.&-ησιχ\l (δ 8εσπότης κιχ! οΙ'Αρτι\lοΙ) \ιόι �ΧΏ 8ε έλεu.&εριόι\l ij μιχννιχ τοσ Γιιχ γoύΠ'l) 2999.
539
ΤΟ μπόριο (της "Αρτιχς) 2540'. 2542 με τούς � Αρτι\lούς 2553 -δ 8εσπότης έβουλεΜ-ηκεν \ιόι βιχλΏ εΙς χέρι\l του τΟ\l Γιιχγ. Θ' § 24 (2650'-2667)-ritratto 2653 - 2661. - &πό.&τησκε &στε \ιόι πιχΡΏ τόι Βομπλιιχ\lα: Ι' § 1 (26682685) - δ κovτoστιχβλoς εΙς 1'0\1 Γιιχγ. 2696. 2698. 270'7 - δ, Γιιχγ. έπΙστεψεν τόι λόγιιχ τοσ κovτoστιχβλoυ Ι' § 4 (270'9-2743) 2751. 2752. 2754. 2778 - δ· Γιιχγούπ-ης �λ.&εν εΙς 1'0\1 τόπο\l (της πιχγΙ80ς) Ι' § 8 (2780'-2790') - (δ ΠιχπΙΧ8όπουλος) . �πΊjρεν 1'0'01 λΙΧΟ\l τοσ Γιιχγ. Ι' · § 9 εΤ8εν δ 8έ:σπότης 1'0\1 (2792-2832) Γιιχγούπ-ηv &Υνιχτιιχ § 10 (2833-2846) -πως έπΙιχσιχv 1'0\1 Γ. κιχΙ t-ιJ.ιivιχτωσιχv 1'0\1 § 11 (2847-2867) - VΌΙ �ΧΏ 8ε έλεu.&ερΙιχv ij μιχννιχ τοσ Γ. 2999δμοΙως κιχΙ ij γυvιχίκιχ του, MoUΡΙΚ1j Μπούιχ ij .&uγιχτέριχ 30'0'0' - το\l Γ. γυρεύει δ σουλταvος 30'73 - 3126.
-
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· Σπσ.-τ:a.'tο�: Α' § 4 (44-56) �σlX\I γόιρ οΙ ιχότιχ8ελφοι οΙ ΣπιχτΙΧίοι τέσσερεις 48 Σπ. τω\l &λβιχ\lιτω\l $0' ..:.. ΤΟ γέ\ιος .τω\l Σπ. 88 - Α' § 7 (94-106) 150'. 177. 222 - 1'0\1 τόπον τω\l Σπ. . 776 -'ς ΤΟ γέ\ιος δλο\l τω\l Σπ. 1120' 2259 τη\l &φεντιιΧ.\Ι τω\l Σπ. 1370' - &πο ΤΟ γέ\ιος τω\l Σπ., δλοι -πολλόι &8ρειωμέ\ιοι 2731 -οΙ Άρτι\lοΙ έκ τω\l Σπ. τη\l γενε�\I έλπΙ8ΙΧ 8ε\l �χoυσι\l I' § 13 (2891-2897) κιχ.&ιχριιχ 1'0\1 έξώριζΙΧ\l το· γέ\ιος τω\l Σπ. 3131.
Σπιi-:σ.ς, r�LY1j�, έξιχ8ελφος τοσ (πρώτου) Σπ. 787 - με τοδς υΙούς του &φέ\lΤΕUεν κιχΙ δλες τες Κιχv8ηλες 790' - 1'0\1 Γκ. Σπ. �πιlXσιx\l με δλους τούς έ8ικούς του 797. 80'4. 812 - ΙSρ.&ωσιςvόι �vιxι εΙς τη\l Λεuχά8ιx Γ' § Ι1 (818-823).
Σπιi-τ:σ.ς, r�σ.ΎΟUΠ1j� (cd. anche Διιχγού π-ης), &8ελφος τοσ Σπιχτιχ τοσ ΜουρΙκ-η 20'28 - έκΙτησεν τηv 'Άρτιχ\l vόι έπιχΡΏ Ζ' § 13 (20'27-20'39) &φέ\lπjς εΙς τη\l 'Άρτιχ\l Ζ' § 17 (20'96-2107) &v.&ρω πος &\ιυπόστιχτος 2182 - 2188 - πως - έ8Ιωξιχ\l τον Γ. έκ τηv "Αρτιχ\l Θ' § 2 (2189-220'2) �λ.&εν δ Γιιχγ. &πο 1'0\1 σουλτα\lό\l κιχΙ έσέβ-η εΙς τη\l "Αρτlχ\Ι - Θ' § 5 (2227-2277) εΙς τόι Βομ πλιιχ\lόι &πό.&τησκεν .2274 - πλ-ησΙο\l τούς Ρωγούς �8ρlXμεν 2311. 2318. 2321. 2323. -2328 '-: 2432 εΙι;
Σπιio;�ς,. MoupLX1j;: δ 80ύκιχΙ; �στειλεν εΙς 1'0'01 Μουρ. Σπ. vόι έβγιχλΏ κα.ι 1'0\1 &8ελφοv τοσ ΜουρΙκ-ηΜπούΙΧ Α' § 16 (180'-199) 324-(δ 80ύκιχς κιχ! δ ΜουρΙκ-ης Μπούιχς ��ριxσιv βoυλ�v) {vιx &χιχμvΙσουσι\l 1'0'01 Σπ. τον Μουρ. 329-&χάμ\lισεν 375- 1'0\1 πιχσλο\l Σπ. &φ-ηκεν § 35 (482-490) �πΊjρΙX\l λιχκιvιες τοσ Μουρ. Σπ. -Γ' § 2 (684-699). - μιχv8ιχτοφόρους �στειλε εΙς Ήζιχού\l § 3 (70'0'-711) ij μάv\lιχ τοσ Μουρ. Σπ., .γυ\lΙΧίκιχ ,"ou πως ΙσΙιχσεν με Ήζιχού 70'6. 70'9 1'0'01 Μουρ. Σπ. δ Ήζιχού δ 8εσπότηι;
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Σπιio;σ.�, r�LV1j�: δ πρωτος τωv ΣπιχτιχΕω\l οΙ &ρχο\lτες &φέvτεuεν τη\l "Αρτιχv 50' τοσ. Σπ. 10'1- δ Σπ. πιΧλε έ.&λΙβ-ηκεν 111 -.&ιχ\lιχτος τοσ Σπ. τοσ 8εσπότΟυl75. -
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540
Σπάτας, Παύλος - Στέφανος
νιΧ κ&μουν σuμπε.&ερΙαν § 4 (712-725) - πω, !vώ-&η Ήζαοδ με τόν Μουρ. Σπ. § 5 (726-736) 728 - έβουλεό&'Ι) νιΧ όπ� εΙ, την Βό8ιτζαν § 6 (737759) 738. 757 - � βΙΥλα του Μουρ. § 7 (760-774) 762. 766. 768 σuντe:χνΙα με τόν Κ&ρολον τόν Τόκκον § 14 (840-852) 841. 846 δμό νοια με τόν ΣΥουρον Μποόα § 21 (1022-1032) �yyoνα, του ΣΥοόρου 1029 - 1048. 1052. 1086 - �Υλuσe:v τόν ΣΥουρον Μποόα § 26 (1091-1100) �π7jpe:v την Pινι&σα:v § 27 (11011112) γυρεόει νιΧ έπ&ρη δ «8ελφός του την .&uΥατέραν του 80υκός § 29 (1122-1128) σuμπe:.&ερΙα με τόν 80όκα § 30 (1129-1160) 1165-1171 1244 - έβι&ζετο τιΧ Ίω&ννινα νιΧ έπ&ρη Δ' § 7 (1248-1257) - έκα τέλuσe:v τιΧ «μπέλια των ΓιαννΙνων § 8 (1258-1275) με τόν Ζe:vεβέ�ν «πόκλεισαν τιΧ Ίω&ννινα Ε' § 8 (1418-1428) ώμόνοιασεν μετιΧ του Ζe:vεμβέ� ΣΤ' § 1 (1608-1620) �στρεΨe:v τιΧ σόνορα των ΊωαννΙνων χωρ!, νιΧ πoλεμ�ση § 3 (1633-1643) κουβέντες με τόν Ζe:vεβέ� 1799 έμονοΙασe:v με τόν ΠΡΙΥχιπα § 16 (1819-1857) iMΠ'l)ae:v τόν Κ&ρου λαν 1984 - οΙ (Ρινισιωται) έΥυρΙσασιν με τόν Μουρ. Σπ. 1993 - έκόΠ'l)κe:v � δμόνοια του Σπ. καΙ του Ζe:vεβέ� Ζ' § 9 (1994-1999) - 2002. 2005Θ&νατος του Σπ&τα του ΜουρΙκ'l) § 11 � «φe:vτΙα της 'Άρτας (2011-2019) όπόμεινe:v εΙς χείρας της μ'l)τρό, του ΜουρΙΚ'Ι) § 12 (2020-2024) - � Υυναί κα του Σπ. του Μ. 2023 ttxe:v καΙ &λλον «8ελφόν δ Σπ. δ Μ. 2027 � μ&ννοι του Μ. § 17 (2096-2107) του Σπ. � γυναίκα νΟι �λ.s-η εΙς τιΧ ΊωιΧννινοι 2622 του ΣΥοόρου Μποόοι τΟι ποιι8ιΟι �φυyαν εΙ, τόν Σ. 2630. -
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μ&χεται μετιΧ του Παόλου Σπ.203 � εΙς τό •ΑΥΥελ6κοιστρο 238 «8ελφ� του (Υυνα:ίκα του ΛιXλ�) 309-405. μετιχχεφΙζετιχι . . . νιΧ έβΥιΧλη την «8ελφ�ν του 414-415 80όλωσις εΙς τοδ.. Τοόρκους ΑΙ § 30 (417-439) - 468 ., τόν Νιχό πακτον έ8ιέβ'l)κe:v μετιΧ τη, φιχμιλΙα, του 474 δ ΜουρΙΚ'Ι), &φ'l)κe:v τόν Παυλον Σπ. § 35 (482-490) δ 80όκιχ.. έπαριΧλαβe:v τόν τόπον του 487 - i!8ωκe:v τό ΆΥΥελόκαστρο των Τοόρκων § 36 (491-506) 491. -
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Σ,,;
1118 - έξιΧ8ελφο.. του ΜουρΙκ'l) 483. 484 - κοιΙ &ρχισιν (δ 80όκοι,) νΟι
Σ,,;
855. 919 - φαλτζΙα της Kιxτoχ�, ΓΙ § 15 - 854. 867. 876. 881. 882. 885. 910. 918. 925. 927. 936. Σ,,;
8ελφον (του rxtV'I) κδρ ΣΥοσρον ώνό μαζαν 54 τόν ΣΥ. Mπoόα:v (ΣπιΧταν) &φ'l)κε (δ rxtV'I)c;) «φέντη εΙς την 'Άρτιχν 179 οΙ &ρχοντες του ΣΥ. εΙς τό ΆΥΥελόκαστρο 220 � «φe:vτΙιχ του ΣΥ. 386 - πως έρ�μαξe:v � &φεντΙιχ του ΣΥοόρου ΑΙ § 29 (406-416) &φe:vτιόίς 6λ'l)ς του ΣΥοόρου Μποόα 407 δ υΙός του ΣΥ. (δ Πα:υλος) 414 Πέτρο.. της Kατoχ�, &νιψιό, του 855. 919 - 957 δ τρόπος τοδ.. έτρόμαξεν 6λους του ΣΥοόρου Μποόα 964 - δμόνοιιχ του ΣΥ. Μπ. με τόν ΜουρΙκ'l) ΣπιΧτα ΓΙ § 21 (1022-1032) 1022 �yyoνιXς του (του ΜουρΙΚ'Ι) ΣπιΧτα) εόρΙσχετονι &φέντεue:v την 'Άρταν 1029 πως έκαρτέρφεv' τόν ΣΥ. Μποόιχ εΙς τό ΒρωμοπΙ8ιχ § 24 (1066 - 1081) Μνατο, του ΣΥ' Μποόα § 23 (1045-1065), § 28 (1113-1121) του ΣΥ. Μπ. τΟι πιχι8ιιΧ i!φUΥαν εΙς τόν ΣπιΧτιχν 2630 - έκεΤνος τοδς έ8Ιωξe:v 2633 την .&uΥατέραν του �8ωκe:v ΥυναΤκοι του υ[ου του ΈρκουλΙου 2637. -
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Σ1:Ι::γανοι;, v. Μποutσαβος.
Στeατηγόπovλος - Τόκκος, Kdeoλo, Σ-;ΡaL-;ΤΙΎό",ουλο;, πιχυλος: υΙος του Συ
μεωνος 1319. 1320 - τοΙΙς &λλους πιΧλι: τοΙΙς υιους, έκεΤνον τον κΙΙρ πιχυλον, (δ 80υκιχς) κεφιxλcX80υς τοΙΙς ΠΟ(1jσε. μεγιΧλουι; μεγLσΤcXνους 1595 - έπLcX CΙXCL') (οΙ ΆλβιχνLΤΙΧL) έκεΤνον τον κΙΙρ πιχυλον 1762. Σ-;ΡaL';7jΎόποuλος, ΣΙμων: κιχπεΤcXνLος (των
Ίωιχνν(νων) 1216 - ΙλcXpωσεv τον λιχον να: στέρξουν την κυριΧν τους ΔΙ § 5 (12161238) - 1311. 1322. 1341. 1344. 13781396 - οΙ πιΧντες ώμοφώV1jσιχν μετα: του κιχπετιΧνου τον 80υκιχ &φέντην να: κιχμουν ΕΙ § 7 (1411-1417) - δ κιχπ. �p.&ωσtν lVΤLμους εΙς την χώριχν 1446 - του κιχπετιΧνου τον γΙΧβρον πρωτον τους τον έστέρξιχν 1517 - Τον κιχπετιΧνιον ΙΧίιτον έτ(μ1jσεv μεγιΧλως (δ 80υκιχς) 1590 - 1715 - 1719 - τον κιχπ. l8ωκιχν 'ς το μέτουπον σπιχ'&(ιχ 1751.
per metonimίa « la chie sa cattedrale deΙΙΆrcangeΙ0 di Gianina t: εΙς τον ΤΙΧξΙcXΡχ1jν έ8LcXβ1jΚεv (δ 80υκιχς) δμπρος να: πpoσκυτησn 1561.
ΤaLξι6.ρχτις
=
(τσιXσ1j): μa:γcXλου τσιXσ1j του Μορέως, έκεΙνου του ΈλιΙΧβουρκου 2149. 3509.
'!1;6.στις
ΤζLaLΟVC7j, δ &8ελφ6ς, cfr. ΤζιιΧσιχι;, 1756:
(&νεψιος του 80υκιχ) ΙΧίιτιΧ8ελφος έκε(νου του Tζιιxoόσ1j, ποΙΙ �κoυσες δΤL έπΙιxσεv τ6τε δ ZΕVεβέσ1jς 2591-2592 ( cfr. 1756) -ΙΧίιτον έ8ιωρ.&ώσιχσLν να: βιΧλουν 'ς την ΡινιιΧσιχν' εΙς &cpΕVTLcXv του �8ωκιxν, t8LO') έ8Lκ6ν του 2593-2595.
cfr. TζΙΙXOόσ1jς: &νLψιος του 80υκιχ, ποΙΙ έπ(ιχσιχν (εΙς την Κριχνέιχν οΙ Ζεva:βεσιχΤοι) 1756.
Τζι6.σaL;,
(v. 'ΈρκουλΙΧι;): δ πρωτος υΙος (σΠΟUΡLος) του 80υκιχ ΖΙ § 2 (1940-1944) - π6λεμος του 'Έ. μc τοΙΙς τουρκους ΘΙ § 10 (2368-2430) την .&uγιχτέριχν του Σγουρου ΜποόΙΧ
Tό��oς, Έρ�οvλLος
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Α'
541
(ΣπιΧτιχ) ΓUνΙXΤΚΙX του υιου του του πρώτου, του Έ., l8ωκε (δ 8εσπ6της) 2637-3691 - &φέντην, &vτ(τoπoν &σπερ κιχΙ τον 8εσπ6την 3694. 3697 - έκουρσεψεν την Β68ιτζιχ\l 3794 3796. - δ Έ. ύπ'ίjγεv εΙςτην ΆρκΙΧ8(ιχν ΙΔΙ § 20 (3872-3890) - δ Έ. ύπ'ίjγεν cΙς βo�.&ειιxν του πρΙγκιπιχ § 21 (38913909) - δ Έ. έπολέμ1jσεv με τον ΛιΧ σxΙXpLV § 22 (3910-3923). Tό��oς, Κ6.ρολος Α': δ πρωτος των 80υ
κων ΑΙ § 1 - δ 8. (δ ΚιΧρολος) 3. 80εΙς την Κεφιχλον(ιχν 108. 109 - &τηλLκος 81. § 9 (115-119) - lξω &πο τα: νφΙιχ 117ss. - 120 - § 12 (149-154) έπρωΤG κoυρσευσεv Α' § 13 (155-173) - § 16 (180. 199) συνcXζεL φουσσΟίτον ρογιχ τ6ρους200 -'ς το'ΑγΥελ6κιχστρο 216. 224. 239. 241. § 20 (246-253) 265. 268. 277 - &πέστειλεν &ν.&ρώπους 'ς τό Δριχγιχμέστο § 24 (282. 297). 318 δμ6νοιιχ με τον Moυρίκ'Yjν ΜποόΙΧ 323- εΙς την Κοπρ(νιχ 342 - κιχτα: του Ανιχτολικου 377. 400 - με τοΙΙς τουρκους 420. 437. 445. 452. 454 476. 492. 493. 507. - (&πο την Γλιχρέντζιχν) συγχιχριχριχ(ους 'ς τον 8. 640 - έβουλ� .&1jκεv νιχ ύπιΧΎ7) (εΙς την Γλιχρέντζιχν) ΒΙ § 12 (671-676) οίι8εν ύπ'ίjγεv a:Ις την Γλιxρέvτζιxν § 13 - πως ένΙΚ1jσιxν οΙ &ρχovτες του 8. ΓΙ § 1 (678-683) - τΙ έκέρ8εσεv 699 - 751 - πως έτζιXκισεv '1ι βΙγλΙΧ του 8. έκεΙV1jν του Moυρίκ'Yj § 7 (760 774) εΙς ΒιΧρνιχκο 775. 782 rXLV1j ΣπιΧτιχ εΙς τον 8. 812. 815. 822. 823 - πλιxτuσμoς του 8. § 12 (824832) - συντεκνΙιχ με τόν Moυρίκ'Yj ΣπιΧτΙΧ § 14 (840-852) (φιχλτζΙιχ της κιχτοχης § 15) 853. 864. 870. 871. 902. 921. 928. 929. 933 οΙ ρυμπιχριχΤοι του 8. 967. (χλa:ΨΙιχ του 'Αa:τοu) 982. 984 - έφ�μLσιχν το δνομιχ του 8. 996 - (πως έπΙιχσιχν τον ΜΙΧζΙΧΡcXΧ1jν) 1003. 1011. 1012. 1 Ο18 - 1031 - lκιxμa:ν συμπc.&ερΙιxν -
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Τ6κκος, Κάρολος
542
κιχΙ 6μόνοιιχν'μ� τΟν'ΜουρΙκ-η ΜποόΙΧ (6 §22 ,(1033-1044), - 1053 ΜουρΙκ-ης Σπ.) βοόλετιχι τον δ. νdι: χιχλιΧστι 1111 -, συμπε&ερΙιχν μΙ!: ΜουρΙκ-ην ΣπιΧτιχν §29 (1122-1128) §30 (1129·1160) - (Μνιχτος του Ήζιχοδ) 1164 - 1169 �μ�ν-ησεv 6 δ. των Γιιχννινιώτων Δ' §2 (1173.;.1189) �κριXτησεv , κιχπετιΧνιον των ΊωιχννΙνων) 1204 προς τον δ. �τoν το κιχτιΧντημιχ δλων των Γιιχννίνιώτων 121Ο -6 φιχμιλΙτης του δουκοι; ('ς την ΓιιχννΙνιχ) 1231. 1232. 1239. 1241 -�πιxινω τον δοόκιχν ... �κ την πολλήν γλυκότητιχ 1273 - 6 δ; &γιχπο\)σιν 1325. 1343. 1347. 1353,&φέντην τον δοόκιχν νdι: τον �χoυν , 1359' - εΙδετε τdι: πριΧγμιχτιχ τdι: �κιxμεv 6 δ. 1368 -'-- τοδς &ρχοντες χιxιpέτισεv �κ μέρος -rou το\) δ. 13806 δ.�τΙμ-ησεv τοδς &ρχοντες 1384 �σεΤς ναι �χετε, κΙΧΛαι ..όσιχ &πο τον δοόκιχ 1393 - (δμοφών-ησιχν τον , δ. &φέντην νdι: κιίμουν (των ΊωιχννΙνων) Ε' §7 - φίλοδωρΙες εΙχιχν &πο τον δ. 1414 -'-- 6μοφών-ησιχν τον 8. ' διαι ναι ιpiPOuatv &φέντη 1417 - οΙ , Γιιxwινιωτιxι &πόκοψιχν ναι φέρουσιν τον δ. εΙς ται Ίωιίννινιχ §9 (1429-1664) 1490 - τdι: φουσσocτιχ �φ�μισιxν τον δ. ώς δεσπότην (των ΊωιχννΙνων) §14 (1511-1529) - πως�σέβ-η 6 δ. εΙς ται Ίωιίννινιχ § 16 (1561-1574) &ρχισεv νdι: δΙδη φίλοδωρΙες' § 17 (1580-1597), - 6 κόντος εΙς τα:' �Iω&.ννινιx 'εΙς τον δ. § 18 (15981607) -6 δ. τα: σόνοριχ Υυρεόει 'κιχΙ έσόν!Xξεv τdι: φουσσiiτιχ Στ. §2 (1621,1632) - (6 ZεvεβέσΎJς κιχΙ 6 Σπιίτιχς) μιχνδιχτοφόρους �στειλιxν •ς τον δ. 1635. 1637 - 1644 -6 δ. �μιxσε το φουσ σocτο κιχΙ �στείλεv τον: κόντον § 7 (1696-1703) - οΙ Άλβιχν!τες �πιxριx τζιΧκισιχν δλο 'το φουσσocτο, -Το\) δ. ' § 12 '(1750':'1766) ,- τον δ: δ� να: μιίχωντιχι 1835 ....... 6 δ. τούς δεσποτιί,�
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Ι "1'_____
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Α'
τους �στειλΕV κιχΙ τα: ν�σιιx�φόλιxξιxν 1842- 6 δ. lστεκεv εΙς μεΥιΧλιχ κΙνδυνιχ § 19 (1897-1912) - 6 δ. �κιxμεv , συμπε&ερΙιχν, μ� τον &μιρα:ν § 20 (1913. 1933) -ΟΙ υΙοΙ το\) δ. Ζ' ,§1 (1934. 1935) - 6 πρωτος υΙος τοσ δ. §2 - 6 δεότερος §3 - 6 τρΙτος §4 -6 τέτιχτρος §5 - σχέσεις μ� τον Σουλτocvον §6 (1959-Ι 972) 'έβο-η&ή&η &πο τον Σουλτocvοv § 7 (1973. 1981) � 6 80όκιχς -ηΠ'ijρΕV κιχΙ το κιίστρο (την Ρινιιίσιχν) 1989 ..::.... οΙ , ΡινισιωτΙΧί &πΙστησιχν τον δοόκιχ 1991 , 1995 - �κιxμεv &γιίΠ1)ν μ� τον Zεvε βέσΎJ §1Ο (2000. 2010) -έσόνιxξεv δλΙΧ του τα: φουσσocτιχ 2033. 2038-ηΠ'ijρε ,τdι: Boμπλιιxνdι: § 14 (2040'2075) - �κιxμεv τον καυσοκοίβιΧ8-ην "κέφoιλ�ν των Βομπλιιχνων §15 (20762082) - 2088. 2091 - ώμονοΙιχσιχν ,. οΙ δόο '(6 Κιίρουλσις κσιΙ () ι\αΥοόΠ1)ζ) να: μιίχωντσιι τον δ. 2099 -6 δ.' γΙνετιχι δεσπότης Η', - (ΔΕΣΠΟΤΗΣ) πως '6 βιχσιλεδς �κσιμεv τον δ. 8εσπότην §Ι' (2108-2178) - πόλεμος τοσ 8. του δεσπότου κσιτα: την".Α,ρτιχν Θ' - ΙSχι ναι δμονοιιίστι (6 Κιίρουλος 6 γσιβρος) μ� τον δ. 2204 - 2207 - πως ι:.sρ-θ-ωσεv 6 δ. το κριίτος του Θ' §6 (2278-2306) - 2370. 2373. εΙς την 2375 - έλπΙ8ες �χω εόχήν τοσ &φεvτoς τοσ ά.γ(ου δεσπότου 2408": 2491. 2597. 2602 - έΥυνσιΙ κισε τον Λεονιίρ80ν μ� της ΝεριΧτσις 'την -θ-υγσιτέριχν § 20 (2597-2611) - 'ς 'το σπ(τιν του τα: 'lJιpepe (του !:γοόρου 'Μπόόσι τα: πιχιδια:)" §,22 (2629-2641) - 2643 - ι:.sρ-θ-ωσεν τον ΚιΧρουλον νdι: όΠ� εΙς την Κεφιχλον(ιχν I� §15 (�912-2914) - &πέστειλε την "Αρτσιν νdι: τοσ δώσουν §16 (29152963) -έμ�ν-ησεv τον &8ελφόν του νdι: �λ-θ-η εΙς την"Αρτσιν §17 (2964 2977) - εΙς τοδς Ρωγοδς έ8ιιίβ-ηκεv 2979 -οΙ ΑρτινοΙ έσυμβιβιΧσ&ησσιν νdι: δώσουσιν την" Αρτιχν τοσ δ� § 19 (2993-3000) -έσέβ-η εΙς την"Αρτσιν •
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Τόκκος, Θvγατέ(jες - Τοκκος, Λεονάρδος (3001-3019) -.!νωσις &8ελφόν του § 21 (3020-3025) �στειλε (δ 8.) συχοιρίκιοι εΙς τον Zεvεβέση . κοιΙ εΙς τον MoupEX1j Μποόοι ΙΑ' § 1 (3062-3075) - �στειΛΕV (δ 8.) εΙς τον &μιραν να κάμη κοιτάστοισιν § 2 (3076-3089) - 3097 -�κoιμεv συμπε-&ερΙοι με τον, Moυρ!κ1j . Σπάτοι § 6 (3124-3145) -&φ1jκε τον μέγοιν κovτόστoιβλoν να κρoιήj την "Αρτοιν § 7 (3146-3151)-λογισμος του 8. &πο τούς Μουσουλμάνους § 8 (31523173) -.§ 9 (3304-3314) -δ.&ρ�νoς του 80όκοι του 8. ΙΓ' §3 (3383-3398) .
.. νειοιν § 5(3430-3436) -έξόγιoινεv §6 (3437-3461) -&ρχισεv ν& XUV1Jy� § 7 (3462-3470) - 3473.'.3474. 3485. 3488 -- &γόροισε την Γλοιρέντζοιν . δ8. &πο τον ΑιβέΡ1jν ΙΔ' § 5 (35933623). - §. μοινε! κοιΙ . δργΙζετοιι (δ βοισιλεύς) εΙς τον �oόκoιν τον 8. § 7 (3637-3646) δ 8.. έ8υνάμωσεv .την Γλαρέντζοιν, τον Ποντικον κοιΙ το Χλομοότζ, §. 9 - ( λώ.&1jκεv δ πρΙγκιποις εΙς τον 8. § 11 (3704-3729)-�στειλoιν (δ 8. κοιΙ δ πρΙγκιποις) εΙς τον·'Αμιραν 8ια φουσ σα.το §12 (3730-3748) - 3753. 3764 -(δλοιος της ΒοστΙτζ1jς) εΜύς έσκό ψοισιν του 80όκοι του 8. 3793 - πολλοΙ Μοροιtτες έγΙVΗσoιν του 8εσπότου κοιΙ δστεροι τον �σφoιλoιν § 16 (3816-3824) - 3842 .
•
.
'
θUΎCl.ocέρες ocoQ Κοιρόλου: Ι ΓUνoι!κoι του. Κάρουλοι του Μοιρκεσάνου 1123-1124 ;ΙΙ. γuν. του ΜωcnJμπεΚ1j Στ. § 6 1968 κοιΙ (μετα) του Χοιμιζα. 3079. 3185.
T6��o;,
T6��oς, ΚciΡοuΛ.ος Β': &νεψιος του 80όκα.
του 8εσπότου Αεονάρ80ς Γ' (v, Αεον. Γ'): του &8ελφου (του 8εσπότου 81jλοι8η' του. Αεονάρ80υ Β') ποιι8Ι .&γόρι 3472 -τον εΤχεv δ 8εσπότης κιχΙ ή βιχσΕλισσιχ μέσιχ ειι; την.. =
=
543
Ε'
τους 3478 - υΙόν τόυς; τον έΠο(1Jσιχν οΙκε!ον κλ1jρονόμον 3481 -έβλέπovτιxς τον Κάρουλον δ .&ε!ος του δ 8εσπότης 3485. T6��o;, ΛεονciΡSο; ΒΊ v. anche κόντος e
κοντοστάβλος: έξέβ7j να πoλεμ�ση κιχ στέλλιιχ της"Αρτιχς 339 - 522 - 580 δ κό�τoς Αεον. &τός του . . , �βγoιλεv κοιΙ τες σκάλες 612 -&τζιοιν κροιτεΤ εΙς τq χέριν του 617. 645, ί475 CJptaεv (δ 80όκιχς) τον κόvτoν Αεον. να στέκετιχι ποιρέτοιμος 1485 -ΣUγχιxριx ροιΙους; �στειλΕV όπα.ν εΙς τον &8ελφον ΙΧότου, τον κόvτoν Αεον. 1572 :.. 1567 1572. -δ κόντος εις τα 'Ιωάννινοι Ε' § 18 (1598-1607) - δ 80όκοις �μoισε το φουσσίΧτ!:! κιχΙ lσΤειλεv. τον . κόντον ΣΤ § 7 (1696-1703) -�ως τα"Αλβοινοι πρoξεvoυν τον κόντον ΣΤ § 8 (1704-1714) - εΙς την Kρoιvέoιν 1737. 1748. 1758. 1761 - πως δ κόvτoι; έσέβ7jΚεv εΙς τα 'IωCΊννινιx με πικρΙιχν μεγάλ1jν ΣΤ §13 (1767-1776) :_. πως έπολέμ1jσεv δ κόντος με του πρΙγκιπος τες 'κόκες ΣΤ § 17 (1858. 1887) - δ κόντος έ8υνάμωσε τα κάσΤρ1j 1897 - δ κόντος γΙνετιχι . μέγοις κovτόστoιβλoς Η' § 1 (21082137) 2129 -πως �στεΦεv δβιχσιλεύς τον κόντον μέγιχν κοντόστοιβλον Η' §2 (2138-2154) 2138. 2140. 2153. 2155 - εΙς την Βό8ιτζιχν 2280 -'. λου. κοντοστάβλου 2294 -έκoόρσεΦεv τούς Ρωγούς Θ'. §.7 (23Ρ6-2334) 'ς τοΜάζωμοι 2317 -εΙς την ΆγΙοιν ΜΙΧόροιν 2474 - 2493. - εΙι; τούι; Ρωγούς 2511. 2515 -εΙι; το έμπόριον της"Αρτοις 2552 - εΙς την Pινιάσoιv 2577-lπιιχσεv δμέγιχς κοντόστΙΧβλος τον ΚάρουλΙΧ Ι' § 14 (2898-2911)έμ�V1Jσεv •ς τον μέγοιν κοντόστοιβλον (εΙι; την "Αρτιχν) να έιΡ.&άση 2964. 2967. 2972 -ιiς �λ.&η &φέντης μιχς δ μέγιχς κόvτ. 2990 -Υα κριxήj την "Αρτιχν 3147..,.. �μιxσε τα φουσσίΧτοι να . . •
Τ6κκος, Κάρολος
542
κιχ!. 6μόνοιιχν μέ τον'ΜουρΙκ-η Μποόιχ §.22 (1033-1044) - 1053 � ΜουρΙκ-ης Σπ.) βοόλετιχι τον 8. νdι: χσιλιΧOf) 1111 - συμπε-θ-ερΙιχν μέ Μουρ(κην ΣπιΧτιχν §29 (1122,.1128) §30 (1129-1160) - (Μνιχτος του Ήζιχοδ) 1164 - 1169- έμ�νησεv 6 8. των Γιιχννινιώτων Δ' §2 (1173-1189) . ,."... έκριXτησεv. εtς το σπΙτι του (τον κιχπετιΧνιον των ΊωιχννΙνων) 1204προς τον 8. �τoν το κιχτιΧντημιχ δλων των Γιιχννίνιώτων 121Ο - 6 φιχμιλΙτης του 80υκοι; ('ς την ΓιιχννΙνιχ) 1231. 1232. 1239. 1241 - έπιχινω τον 80όκιχν ... έκ την πoλλ�ν γλυκότητιχ 1273 - 6 8. έγροΙκ-ησε το πως τον ά-γιχπουσιν 1325. 1343. 1347. 1353�φέVΤΗν τον 80όκιχν νdι: τον �χoυν 1359· - εl&τε τdι: πριΧγμιχτιχ τdι: �κιχμεv 6 8. 1368 � τούς &ρχοντες χιχιρέτισεv έκ μέρος Tou του 8. 1380 6 8. έτΙμ'ησεv τοδς &ρχοντες 1384 έσε!ς νdι: �χετε .. κσιλdι: τόσιχ ά-πο τον 80όκιχ 1393 - (δμοφώνησιχν τον . 8. ά.φέντην νdι: κιΧμουν (των ΊωιχννΙνων) Ε' §7 - φr.λo8ωρΙες elxιxv ά.πΟ τον 8. 1414 � 6μoφώνησιxv τον 8 8ιdι: νdι: φέρουσtv ά-φέντη 1417 -. οΙ . . Γιιχννινιωτιχι ά-πόκοψιχν νdι: φέρουσιν τον 8. εΙς τdι: ΊωιΧννινιχ §9 (1429-1664) 1490 - τιχ φουσσα.τιχ έφ'ήμισιχν τον 8. ώς 8εσπότην (των ΊωιχννΙνων) §14 (1511-1529) - πως έσέβ1j. 6 8. εΙς τdι: ΊωιΧννινιχ §16 (1561-157.4) &ρχισεv νdι: 8Ι8η φιλ08ωρΙες ' § 17 (1580-1597). - 6 κόντος εΙς τdι:' �Iω&ννινιχ "εΙς τον 8. § 18 (15981607) - 6 8. τdι: σόνοριχ γυρεόει ·κιχ!. έσόνσ.ξεv τdι: φουσσiiτιχ Στ. §2 (1621.1632) - (6 Zεvεβέ�ς κιχ!. 6 Σπάτιχς) μιχν8ιχτοφόρους �στεr.λιxν 'ς τον 8. 1635. 1637 - 1644 - δ 8. �μιχσ� το φουσ. (JiiTo κιχ!. �στειλεv τον: κόντον § 7 (1696-1703) - οΙ Άλβιχν!τες έπιχριχ . 'τζιΧκισιχν δλο το φουσσiiτο . του 8. § 12 '(1750':'1766).- τον 8: 8έ νdι: μάχωντιχι 1835 δ 8. τοδς 8εσπότά•
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Α'
τους �στειλεv κιχ!. τdι: ν'ήσιιχ έφόλιχξιχν 1842- 6 8. �στεκεv εΙς μεγάλιχ κΙν8υνιχ § 19 (1897-1912) - 6 8. �κιχμεν , συμπε-θ-ερΙιχν μέ τον ά-μιρdι:ν § 20 (1913. 1933) - ΟΙ υΙο!. του 8. Ζ' ·§1 (1934. 1935) 6 πρωτος υΙος του 8. §2 - 6 8εότερος §3 - 6 τρΙτος §4 - 6 τέτιχτρος §5 - σχέσεις μέ τον ΣΟυλτα.νον §6 (1959-1972) · έβo'η.θ-fι.θ-1J ά-πο τον Σουλτiiνο� § 7 (1973. 1981) -.: δ qouxιxc; �π'ijρεν κιχ!. το κάστρο (την Ρινιάσιχν) 1989 ..::... οΙ Ρινισιωτιχι &πΙστησιχν τον 80όκιχ 1991 1995- �κιχμεv ιΧγάΠ'ην μέ τον Zεvε βέ� §10 (2000. 2010) - έσόνιχξεν δλιχ του τdι: φουσσiiτιχ 2033. 2038 �π'ijρε . τdι: Boμπλιιχνdι: § 14 (20402075) - �κιxμεv τον Κόιυσοκιχβά8'ην κέφσιλ�ν των Βομπλιιχνων §15 (20762082) - 2088. 2091 - ώμονοΙιχσιχν .. οΙ Μο . (6 Κάρουλιχς κιχ!. 6 ΓιόιγοόΠ'ηΙ;) νιΧ μάχωντιχι τον 8. 2099 - 6 8. γΙνετιχι 8εσπότης Η' - (ΔΕΣΠΟΤΗΣ) πως 6 βιxσr.λΕUς �κιxμεv τον 8. 8εσπότην §Ι' (2108-2178) - πόλεμος του 8 του 8εσπό:rου κιxτdι: την".Α,ρτιχν Θ' - δχι νιΧ δμονοιάOf) (δ Κάρουλος δ γΙΧβρος) μέ τον 8. 2204 - 2207 - πως �ρ-θ-ωσεv δ 8. τΟ κράτος του Θ' §6 (2278-2306) - 2370. 2373. 2375 - έλπΙ8ες �χω . εΙς την εδχ�ν τoυ ά-φεντος του ιχγΙου 8εσπότου 2408": 2491. 2597. 2602 - έγυνιχΙ κισε τον Λεονάρ80ν μέ της Νεράτιχς 'την -θ-υγιχτέριχν § 20 (2597-2611) - 'ς 'το σπΙτιν τo� τdι: �φερε (του . :tyoupou . Μποόιχ τιΧ πιxι8ιdι:)" § 22 (2629-2641) - 2643 - �ρ-θ-ωσεv τον Κάρουλον νdι: uπq. εΙς την ΚεφσιλονΙιχν !' §15 (�912-2914) - ά-πέστειλε την "Αρτιχν νdι: του 8ώσουν §16 (29152963) - έμ'ήνησεv τον ά-8ελφόν του νιΧ !!λ.θ-η εΙς την"Αρτιχν §17 (2964 2977) - εΙς τοδς Ρωγοδς έ8ιάβ'ηΚεv 2979- οΙ 'Αρτινο!. έσυμβιβάσ.θ-1)σιχν νdι: 8ώσουσιν την"Αρτιχν του 8. § 19 (2993-3000) - έσέβ'η εΙς την"Αρτιχν _
·
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Τροιαν6ς - Xeιστ6ς ΤΡ()�a.νό�: v. Τ6κκο, Tρoιιxν6�. Φa.ρa.ώ, 2246. ΦΩ.�ππ()�: Ινσιι; Φρ&γκοι; τοσ &ουχοι; 863. 923. (853-923). ΦΡci"f'Κ()�: 137, 197. 202. 300. 304. 360. 793. 863. 875. 890. 908. 931. 934. 985. 994. 1000. 1015. 1071. 1078. 1094. 1097. 1102. 1631. 1755. 2703. 2717. 2863. 3548. 3912. ΦΡci"f'Κ()� (
=
Marchesano), πιχτέρσι τοίί
Κιχρ6λου 1124.
85
545
Xσιμ��Il�: Ύιtβρo�
't'OU 8oux:ι 3185 ΙΧότ&8ελφοι; ΤOU Πryιαι�Ιτου 3186 πω� bcσιτέβη δ Χσιμ. εΙ; την Δει--.ι& πολιν ΙΒ' § 2 (3185-3200) έr.λ:t χωσε την ciιpενnaν ΤOU IJtou 't'OU Ζενεβέση 3190 - 3248. 3260 3267 �8ι.&βιxσεν δλον τΟ xrιλox:ι;φι 6μπροι; ι; τΟ ·ΑΡΥυΡ6χ:ι;στρο 3270.
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Χf'�α,;,a.νό�, δ: 3435-3738.
3287. 3409. 3433.
Xp�α,;ός: χιχ.&ωι; δρΙζει δ Xριστbι; iν 't'O� EόσιYΎελΙoι� 2600 πρΙν τou XρLστou 3057. -
ΤΟΡΟΝΙΜΙ
A V V E RTENZE Qualche toponimo e presentato dal cronista ίη diverse forme: es.
νινσι
e
ΓιιΧννινσι . . �η
tal caso sotto la forma ρίΙΊ. frequente (es.
'lωιΧν
'ΙωιΧννινιχ)
sono
citati, ma entro parentesi, anche ί versi in cui ricone la forma secondaria.
Fra ί toponimi sono stati inseriti nomi che determinano entita territo
riali politiche
Δεσποτα:ΤΟΙ;,ΠΡΙΥκι':'ατοι;
etc.
Ι numeri dei capitoli, ίη letteιe greche, una volta citati davanti ad ogni paragrafo successivamente annotato.
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ηοη
si ripetono
Ι numeri entro paren
tesi che seguono quello del paragrafo indicano ί versi nei qua1i il toponimo e
.incorporato e talvolta anche ripetuto.
'Απsλόχιχα-cΡον, 47. 2 1 3. 2 18. πόλεμοι; του 80ύκιχ εΙι; το Ά. Α' §§ 1920 224-253 - l:cro8ttoι 'A.ou κσιΙ τηι; άφεvτιίXι; lΙλ-ηι; 407 - δ 80ύκσιι; &pχισεv va κoυpσεύσn το Ά: 471 - δ Πσιυλοι; ΣπιΧτιχι; l8ωκε το 'Α. των Τούρκων § 36 (495. 919) -το 'Α, του . Δ�μoυ Μπούιχ 2286. 2287 -l:�oIJP σευσσιν οΙ τουρκοι πλ-ησΙον το 'Α. 2380 - lβιχλε� ('Ερκούλιον) άφέντην δ 8εσπότηι; να. lXEt το Ά.· 237 1. •
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ΆΎΙΙΧ Mιxupιx: κιΧστρον εΙι; το �μπσι τηι; ΛευχιΧ8οι;, Ά. Μ. λέγουσιν 63. 1 28. 1 67. 274. 3 1 7 -l:σκιΧλωσεv (δ ΛεονιΧρ8οι; δ κόντοι;) εΙι; την Ά. Μ. 525 - �φεpιxν τον ΓγΙτη ΣπιΧτσι εΙι; την Ά. Μ. 806. 808 - -ra κιΧτεργιχ να. στέκουν gτοιμσι εΙι; την Ά. Μ. 832.: (iι ΥυνιχΤκιχ του Πέτρου ΣπιΧτσι) ΚΙΧιΡον l:ποΙ-ησεv εΙι; την Ά. Μ. 939 - εΙι; την 'Α. Μ. στέκοντσιι εΙι; φύλιχξιν . λιμιωνοι; (τa ψεu80κιXτιpγιx του Mou ρΙκ-η ΣπιΧτιχ) 1 1 37 - 1844 -l:8uvιX μωσεv κιχΙ την Ά. Μ. 1899 - 2333 - τοδι; Τούρκουι;. l:ΠΡοβό8ισεv εΙι; την Ά. Μ. 2425'-' την βιχρκέττσι 1ι�pιxσιν . εΙι; τ�ν 'Α. Μ. 2466 - va μιXσn -ra •
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φουσσίΧΤΙΧ του εΙι; την Ά. Μ. 2474 2901 - 'ι; την Ά. Μ. -ηΙΙρΙσκετον (δ κovτoστιXβλoι;) 2965 - δ 'ΑσιΧτηι; ΖιχχιχρΙσιι; .ηλ.&εv εΙι; την Ά. Μ. ΙΔ'; 362 1. 3630 - (δ ΆσιXv-ηι; ΖσιχιχρΙιχ) με τον 8εσπότη �ώ.&-ηκεv εΙι; την ΆγΙιχν Μιχόριχν 3723. 3728. •
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AΎ�OΙ; Aov/i-COIί: (ν. Πιχριχμu.&Ιιχ) �λεyεv να. του 8ώσουσιν (τa 'Ιωάννινιχ) εΙι; τον 'Ά. Δ. 1 250 - �τpεχιxν l:x τον 'Ά. Δ. 1454 -(εΙι; την ΠιΧργιχν) .ητον σιμa το σύνορον, δ "Α. Δ. 1483 - κιχΙ �φ.&ιxσε (δ 80ύκσιι;) εΙι; την Πσιριχμu.&Ιιχν, �ι; τον "Α. Δ. 1498 - δ λΙΧοι; ΙΙπο8έχετιχι τον 80ύκιχν εΙι; τον 'Ά. Δ. Ε' § 13. 1505 2303.
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AΎ�OΙ; ΊΙ"λΙΙΧι; (του ΠΡΙΥκιπιΧτου): δ ΠΡΙΥκιπος εΙς τον 'Άγιον ΉλΙιχ �νιxι 564.
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�S"ljIί. .2215. 3436.
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'Αι-cόι;: γύρω.&εv -ra πεΡΙΥυΡΙΧ του 'Αετου του κιΧστρου 955 - ΚλεΨΙιχ του 'Α. Γ' § 1 9. 970 - του Mεvώνoυ του l8ωκεv το κOCστρο τον 'Α. με την περιoχ�ν του 3 1 43. .
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ΑΙγυπτο, - ·'Αeτα
548 .A.ΣγuΠ'1:0ς: &1σπερ πoτ� τον ΑΙγόπτου βασιλε(ιχν 2246.
ΦιχρΙΧώ.
...Α.ρ'1:ΙΧ: οΙ λλβιχν!τιχι &:φέντεuoν την "Α. 46. 50. 1029 iaTpιXιp7Jaιxv εΙς την "Αρτιχν 86 την "Α. να: ιΧπο κλε(σουν 327 κιχστέλλιιχ της "Α. 338 πλ7JσΙον εΙς την "Α. 361 εΙς την "Α. 740 � "Α. ε!χε λιχκινΙες 686 νdι: τρέΧΊJ πιχρεu.ΙJ.ός την "Α. να: κoυρσεόσn 1489 κ&που έόιν ex,x.&7JTo ς την "Α. δια: κυ�γι 1525 - � ιΧφεντΙιχ της "Α. δπόμεινεν εΙς χε!ριχς της μ7Jτρος το\) MouPLX7J Ζ' § 12 (2020-2026) 6 ΔΙΙXγOόΠ7Jς bc(Y7Jaev την 'Ά. νόι έπ,xΡΊJ 2031 (Βομπλιιχνόι) κιχστέλλι πλ7Jσ(ον εΙς την "Α. 2041 - κλει81 της 'Ά. 2043. 2068 να: μι:fχετιxι (6 ΚιχuσΟΚΙΧβιί87Jς) την ΚΙΧ.ΙJ.εκιΧστην 2082 (ό Kι:fρoυλιxς) δπ1jγεν eΙς την "Α. 2093. 2094 ΓtιxγOόΠ7Jν �ιxμεν ιΧφέντην εΙς την "Α. 2097 6 ΓtιxγOόΠ7Jς έσέβ7J εΙς την "Α. Θ' § 5 (2228-2269) - 2295. 2298 - &ρχισιχν κιχι έμι:fχoντιxν 6λόγυριχ την 'Ά. 2306. 2336. 2343 πως ΙΚιχτέλυσεν κιχι την "Α. δ δεσπότης Θ' § 11 (2431-2502) - πως έκιχτέβ7J 6 δεσπότης εΙς το έμπόριον της "Α. (ό Θ' § § 14 - 15 (2531- 2564) δεσπότης) ΙΚιχτέλυε τα: ιΧμπέλιιχ της 'Ά. 2569 πως δ 8εσπότης -1ι,τηρεν την "Α. Ι' Boμπλιιxνdι: μιχχιχΙρι (κιχι κιχρφΙ) της 'Ά. 2678 - Xωρlς ΙΧότα: ς την 'Ά. δέν δρΙζω 2681 - 2689 (01 Βομπλιιχν!τιχι εfμε.ΙJ.εν) &:χώριστοι κιχτόι πιχντος &:πο την "Α. 2715. 2716. 2740 (τ&: φουσσ&τιχ το\) δεσπότου) έσuμβoυλεό.&7Jσιxν νόι κιχτεβοσν ς την "Α. 2868 έστέκετον (δ δεσπότης) ς τον ποτιχμον της "Α. 2878 οό8εν έπ(στεuεν να: κoυρσεu.IJ.Ώ ή "Α. 2887. 2894 δ δεσπότης έπέστεtλε την "Α. να: τοσ δώσουν Ι' § 16 (2915-2963) κιxτι:fστιxσις έγόρε<jιιxν (οΙ ΆρτινοΙ) την "Α. να: το\) (δεσπότου) δώκουν 2963 - δ δεσπότης eμ�Y7Jσεν τον &δελφόν του νόι n.&7ι εΙς την "Α. Ι' § 17 (29642971) ΟΙ •Αρτινοl eσuμβιβιΧσ.&7Jσα:ν ν& δώσουσιν την 'Ά. τou 8εσπότου Ι' •
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"Λ�p6μ4P�: (composto in funzione di toponimo) &φέντεuoν την "Αρτιχν. καΙ τον Άχελ�ν. ΣUν τdι: των Άκρομέρων 46 (v. Ξερόμερα). .A.λβ�ν�, τιΧ, territori occupati da stir Ρί.aΙbanesί:τdι:"Αλβανα να:σκΙσn 1438. 1482 �σκισεν τdι: "λλβανιχ καΙ τοδς ΜιχζιχρακαΙους 1497 �8ωκεν 'Ι; &φεντΙαν Ίdι: " Αλβανα Μιχζιχριχκιχ(ων 2303 �σκισε τα: 'Ά. νdι: κιχτεβ1j εΙς την 'Άρτιχν 2343.
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�.A.λγoς = "Αργος, 2164.
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ΆνιΧπλ" Nauplia 2163.
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Άν�πoλη;, Napoli: Μιχν.ΙJ.ιχ!ος ικ την •ΑνιΧπο).-η(ν) 380 το\) Mαν.IJ.ιx(oυ 8� ΆνιΧπολ7Jς 2283 κιίτω έκ την Φραγκ(ιχν. έκε! έκ την ·ΑνιΧπολ7Jν 2583 - Mιxν.IJ.α!oς δέ ΑνιΧπολ7Jς 3685. -
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'.Α.ν:Χ'1:0λ,χ6ν: �λ.ΙJ.ιχν να: πoλεμ�σoυν Ανα τολικον Α' § 28 (377-405). •
• ΛvSpoua�:
� χώριχ της Άν8ροόσας ς τον βιχσιλέαν εγόρισεν καΙ έπροσκόY7Jσέν τον 3539 έκ την Kόριν.IJ.oν !ως εΙς την Ά. 3863. 3901. •
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.Α.ριχχοβΙ'1:1;ΙΧ: χαρές το\) λαο\) εΙς την ΆραχοβΙτζιχν Ε' § 15 (1530-1560) ijλ.ΙJ.ιχν καΙ ΙΚοιμ.η.&7Jσαν εΙς την 'Αριχ χοβΙτζιχν 1530.
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οΙ τοσρκοι dποκλeΙ σιχσιν το Αργυρο το κιΧστρο ΙΒ' § 4 (3220-3223) Ό Χιχμιζ&ς ε8ιιΧβασεν δλον το κα:λοκαΙρι 6μπρος ς το Αργ. 3271 πως εσέβ-ην δ υΙος τοσ Ζενε βέσ'Ι) εΙς το Αργ. καΙ &:πεκε! το !8ωσεν των Τοόρκων ΙΒ' § 1 (3274-3291).
•.A.pγup6xιxα'1:poν: •
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.A.pxιxS' χ: πως 6 Έρκοόλιος δ,τηγεν εΙς την Αρκα8Ιαν !Δ' § 20 (3872-3890) εΙς την Αρκ. �σμιξα:ν κιχι τοσ πρ(γκιπος 6λΙγοι στριχτιωτιχι 3891. 3900.
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'. Ι \ -'11-_____
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'Άσπ� - Βομπλιavd, τd
§ 19 (2993-3000) - 'ς τον ποτοιμον τηζ 'Ά. 2994. 2998 - Ισέβην 6 δεσπότης εΙς την 'Ά. § 20 (3001-3019) - (6 κovτόστoιβλoζ) ήλ.&εν εΙς την 'Ά 3009 - ΙσυνIJΧ.&ησoιv (6 δεσπότης κοιΙ 6 &8ελφος) εΙζ τον ΥουλίΧν της 'Ά. 3022 - ή 'Ά. κοιΙ 'rQ: 'IωciVVLνοι μ! 'rQ: νησΕοι y[νOVΤOΙI δλοι μoνoιφεvτΙoι Ι' § 22 (3026-3035)- την 'Ά. Υυρεόει 6 σουλτίΧνος 3073 - νι% κροιτουν την 'Ά. (6 δεσπότης κοιΙ &δελφός του) 3087 - 6 δεσπότης !φηκε τόν μ.έΥοιν κovτόστoιβλoν νι% κρoιήj την 'Ά. !Α' § 7 (3146-3151). 3167- τον χειμων' Ι8ιciβοιζεν (6 δεσπότης) 'ς την "Α. διι% την ζέστoιv 3316 - 3452. -ΑtJnΡος: &φου Υι%Ρ Ιποιρciλοιβεν της KoιTox'ijt; τον πόΡΥον lχεL το πέροιμοι εΙSκoλoν του ποτοιμου του "Ασπρου 212 - 6 πόΡΥος οιότος της KoιTox'ij; εόρ[σ κετοιι εΙς κciμπον πλησΙον δέ του ποτοι μου του "Ασπρου 861-862 (Άχε λίj)oς, v.). 'Αχιλίμος ( = ΆΥχΙοιλος, v. Psaltes 146): τον Ά. ιroν τι% των Άκρο μέρων (των ΣποιτοιΙων) 46-56 τον τόπον 'Αχ. l8ωκε (δ δεσπότης) του Δ�μoυ Μποόοι 2286 - lxpciTtL Εως τον Eiίπoικτoν, τον Άχ. δμο[ω; δ Έρκοόλιος 2372 - του 'Α. Ξερόμεροι 2476. 'Αχιλψς v. Άχελίj)oς, 46. BaL&U: εΙζ τον Boι.&U τον "IJiSP7jXev' 1κεΤ ε(χοισιν τον λόγον νι% μοιζω&ουσι τι% "Αλβοινοι 2361. BιipνιJ.1(ιJ.ς, v. Bcipvoικo;: κλεΦΙοι του Bcipvoιxoι Γ' § 8. (715-184). BιipνιJ.�oς: xcioτpo δχερό, λεγόμενον Βοιρ νιΧκο 778 - κε:φoιλ�ν ΙποΙφεν Boιρν� κου κοιΙ Koιν8�λων 946 - τόν πόΡΥον του Β. του Moιv&oι[oυ m Άvciπολη; 2283.
549
hAιJ.Xtz: Γιοσοόμ- πεχ7J &φέντης της Βλ. 433 - πως Ιπο'7jσoιv φιλΙoιv κοιΙ ιXyιXΠ7jν 6 δοόκοις μ! τΟν Γιοσοό - μπεκην &φΈVΤΗν της Βλ. Α' § 33 (466-475) ('Ο MπoιρcXκας ιiπό τΟ Άγγε:λόκιχστρο) loτpciΙP7jXev ε:Ις την BλΙXΧ'oιv 506 741 - 6 δοόκοις μοιζώνει ρoγlX't'όρoυς Ι)( την Βλ. 826. • • •
Bόε�-;!;oι, anche Βοδ'τζ7j; 25 - πως τι% ..Αλβοινοι c!ρξοvτοιι νι% μιiχωvτιxι την B.oιv Α' § 6 (87-93) - κλε:ΦΙοι ε:Ις την B.oιv Α' § 7 (94-106) - 119 - την B.oιv Ιρ�μoιξoιν (οΙ ΆλβoιvΤτoιι) 123 (δ δοόκιχς) c!PXLaev Ιξέβη... εΙ; την Β,ιχν 129 - 6 δοόκιχς ... lκοόρ τι% πε:ρ[yuροι πλησ'ον της σεuεν Β08[τζου 165 - 'ς την B,oιv Μ .&ηκεν 6 δοόκοις μ! τόν MoυΡΙΚ7jν Μποόοι 324 - πέσιμον του Γιοσοόμ πεχ7J εΙς την B.oιv Α' § 31 (440-459) - 6 δοόκοις Ισέβηκεν 'ς την B.oιv 446την Β. lyόρεuεν 6 Σπciτιχς 6 ΜουρΙκης 128 - Ιβουλεό&η 6 MoυρlΚ'lj ΣπιΧτοις νι% όπ� ε:Ις την Β. Γ' § 6 (137-759). - (6 δοόκιχς) lβοιλεν τόν μέΥοιν κον τοστιΧβλον 'ς την Β. 2281 - την Β. νι% την κρoιήj 6 'IωciVV7j; Πρέσοι; 2282. • • •
ΒοεΙ-;!;ης, v Βό8ιτζοι, 89. 165. 747. BoILnALaLvιi, -;<1: 6 80όκοις �π'ijρι: τι% Βομπ. Ζ' § 14 (2040-2015) - Τι% Βομπ. ΙγόριΦlχν δπΙσω νι% τοος στρiΦη 2100. 2105. - Τι% Βομπ. lγόρι:uι:Υ (6 Kci ρουλος) νι% lπciρη του δι:σπότου 2210 2274 - τι% Βομπ. κlχρφΙ της ..Αρτοις 2678 - 6 ΚοιΦοκlχβcXδ7jς c!ρχων των Βομπ. Ι' § 2 (2686-2696) - ή έν τολή του κοντοστciβλοu των Βομπ. Ι' § 3 (2697-2708) - § 4 (2709-2743) - 'ς τι% Βομπ. τοος εβιχλιχν νιi ι:Ινοιι φuλοιγμl:νοι 2867 - 2882.
Ι
Βοστίτζα - Ε1Jπακτος
550
Boσ�ε�ζ� 583, ΙΔ' §§ 13-14, 3756.
3751. 3755 πως �στριΧφ1Jκσιν (οΙ . �ρχoντες του 8εσπότου) εΙς την Γλ. § 15 (3811-3815) - 3853. 3868 3884 - 3904. -
.
Boσ�ε�ζης: της ΒοστΙτζου 3771. Βρωμο�εs�: πως (δ Γσιλάσσος) �κoίρ -rep1Jcrtv τον ΣΥουρον Μπούσι εΙς το Βρωμ. Γ' § 24 (1066-1081) . r,ιivv,v� (ν. Ί6>σινν�νσι): 1171 - Δ' § 8 1327 - το σκσιμνΙ των 8εσποτων 'rOC Γ�ά.νν�νσι εΤνσι� 1524 - (δ ZεvεβέσY)Ι;) �κΙτησεv 'ς -roc Γ. voc �&η 1691 �τoυτo� των ΓισιννΙνων 1739 -roc Γ. �πά.ντεχε 1785-2008 - τΟ σκσιμνΙ των 8εσποτων 'ς -roc Γ�ά.νν�νσι 1jτον πά.ντσι 2112 - 2611.2619.2623.2643.3119. 3122. 3170. 3283. 3315.3450. 3657. -
___
r,ιivv,v�, (του Μορέως): δ Έρκoύλ�oς �κoύρσευσεv την Γ. 3895. l'λoιρίν�ζ�: (cd. spesso Γλσιρέτζσι): πως �βουλεύ&1Jσσιν (οΙ Tόκκo�) voc �πά.ρoυν την Γλ. Β' § 1 (518 - 527) περΙ πως "ήπ'ίjρσιν (οΙ 8ύο &8ελφοΙ) βουλ'l)ν voc κουρσέψουν την Γλ. § 2 (528-544) - βουλ1j voc κλέψουν την κσιΙ "ήπfι Γλ. § 3 (545-556) ρσισ�ν -r1jv .&σιυμσιστην Γλ. 579 - πως �σέβ-φσιν εΙς την πόρτσιν της Γλ. § 7 (597-616) �σέβ1JΚεv &τός .του μέσσι εΙς την Γλ. 621δ &φέντης -roc πλούτη ... της Γλ. 652. 654 πως δ 80ύκσις �βουλ�&1Jκεv voc όπιΧγη εΙς την Γλ. § 12 (671-676) - πως οίι8εν όπ'ίjyεv εΙς την Γλ. § 13 (677) - 1823 - δ κόντος ... �σΙμωσε πλ-φΙον της Γλ. 1872 - πως (δ 80ύκσις δ 8εσπότης) &yόρσισεv την Γλ. ΙΔ' (3493-3636) - πως δ Λ�βέΡ1Jς "ήπ'ijρεν την Γλ. § 4 (3545-3592) πως &Υόρσισε την Γλ. δ 8εσπότης &πο τον Λ�βέΡ1Jν § 5 (3593-3623) πως �πσιριXλσιβε την Γλ. § 6 (36243636) - πως οΙ Μυζ1J.&ρ�ωτσι� Υυρεύ oυσ�ν voc �πά.ρoυν την Γλ. § 8 (36473656) - δ 8εσπότης �8υνιXμωσεv την Γλ. § 9 (3657-367.0) - .3672. -
-
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•
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rou��,y�: �κoύρσευσεv εΙς των ΡωμσιΙων τον τόπον την Γoύτσι�νσιν 3895. •
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Δίμ�: το στ:εvoν το λέyoυσ� το Δέμσι (del territorio di Arta) 2923. .
Διρνό�oλ,ς: δ Χσιμ�ζocς �κσιτέβ1Jν εΙς την Δ:�ν ΙΒ' § 2 (3185-3202). Δεσ�ο�ll.�ον: οΙ 'AλβσινΤτσι� &φέντευον τον τό�oν Δεσ�oτά.τoυ· την "Αρτσιν κσιΙ τ:ον 'Αχελφν mιν -roc των 'Ακρομέρων, μετoc το 'Α ΥΥελόκσιστρον κσιΙ Ν σιύπσικτον δμοΙως 45 - 47 (δ 80ύκσις) μέλλε� voc κυρ�εύσn τον τόπον... του Δ. δλου 281 "ήκoυσμένo� �κ πσιντος στο Δ. δλον 352 πσιρoc κσινένσιν �μερσι δλου του Δ. 1366 (ΟΙ Γ�σινν�ν�ωτες) ρΙζσι του Δ. 1372. 1390. !Α' § 5 (3112-3123).- το Δ. �κ80υλω&η &πε τoύς�AλβσινΙτσις 1392 - 2114 - 2851 -: �πιXρoυν δλον το Δ. 3040 �νo�ξε δ τόπος δλος τ:ου Δεσποτά.του § 4 . . (3095 - 3096) - § 5 (3113-3123) το Δ. δλο κρέμετσι� εΙς το σφόν8υλον τ:ον �8�κόν σου δλον 3407. -
--,.
-
-
-
•
-
ΔΙ�υΡΎ�: μέσσι εΙς -roc ΔΙπυΡΥσι, πλ1JσΙο εΙς το μπόρ�o 587. Δονll.�ος:
v.
'Άy�oς Δ.
ΔΡOΙΎ�μέσ�o: το Δρ. �κρά.τε�ε με την περ�oχ�ν του 180 - κλεψΙσι του Δρσι Υσιμέστου Α' § 24 (282-296) - 403. ·Eξ�μΙλ,: εΙς τον Μορέσιν �ξέβ1Jκε (δ Μσινου1jλ) voc κτΙζη τΟ Έξ. 2124 3501. Εu�οι��ος (ν. Νσιύπσικτος): (δ ΣΥουρος) &φέντευεv . τον EiS. 55 - �κρά.τε� (δ Έρκoύλ�oς) Ι!ως τον EiS. 2372.
551
Ζαβέρδα - Κατοχή Ζar.βέΡ6ar. δ, �,: έδιώρ%ωσε τον τόπον νι1 κoυρσεύσn, γύρω%εv τα: πεΡΙΥυρα παράδω εΙς το\) Ζαβέρδας 158 - εΙς την Ζαβέρδαν 164. Ζar.Ύόρ�ar.: ι!τρεχαν . &πο τα: (J)J...a; κάστρ'l)' ΠαΠΙΎΎινοΙ, Ζαγόρια, έκ τον 'Άγιον Δονατον 1454 - δ τόπος δμπροσ%α: . (το\) ΆγΙου Δονάτου), .Μα λακασαίοι, Ζαγόρια έκΙτησαν να: ι!ρ χωvται 1513 .
•
Z�"«uv&o�, 26.
•
.
v
'Ιάκυν%ος.
'I�"«uv&o�, 26 - εΙς το τησΙν 'IaXLv%ou 524 - 'l)ύρέ&ηκεv (δ κόντος) εΙς την 'Ιάκ. 1858. 1861 - 3368. Ί&��η: 25.
'Ι'tar.Mar.: εΙς την ΦράΥκιαν το\) ρ�γα 'ΙταλΙας 20 - έκεΤνος (δ Λατζελιioς) δπου ι!φριξε 'Ιτάλιαν καΙ Ρώμ'l)V 3331.
'Ιω. § 18 (1598 - 1607) . (1691. 1739) . Στ. § 13 (1767-1774) . (1785) - 'ς τι1 'Ιω. εύρΙσκονταν ραφταδες, τσακαραδες 1788 - δμπρος 'ς τα: 'Ιω. το %ράσος του να: δεΙξη 1798. (2008) εΙς τα: 'Ιω. δεσπότες &φεvτεύαν 2111 το σκαμνΙ των δεσποτων 'ς τα: 'Ιω. �τoν πάντα 2112 - 2367 - έστράτησαν τον πόλεμον καΙ μΙαν �μέραν ύπijγαν εΙς τα. 'Ιω. Θ' § 16 (2565-2573) . (2611) - έσέβΎ) Τι Νεράτα εΙς τα: 'Ιω. § 21 (2612 - 2628) - (2643) �ξευpε . . . μόνον � φαμιλΙα του της χώρας 'Ιω. 2969 - � 'Άρτα καΙ τα: 'Ιω. με τα. V'l)σΙα γΙνονται δλΙΧ μoνιxφεvτΙιx Ι' § 22 (3026-3035)- <'Ιω. ρΙζιχ των . ΡωμαΙων το\) δεσποτάτου) ΙΑ' § 5 (3112-3123) - εΙς τα: 'Ιω. έδίάβΎ) (δ δεσπότης) 3152 - δ τόπος ι!ναι των ΡωμαΙων, σύνορον τών ΓιαννΙνων 3170 - δ υΙος έγλύτωσεν 'ς το μέρος των Γ. 3203 - 3210 - 3227. 3228.. (οΙ ΆλβανΤτες) διακονο\)ν &πο . τούς τζακαραδες &πέσω &πε τα: 'Ιω. 3208- εΙς τα. 'Ιω. �τoν l1λλον κομμ&τι (Τούρκων) ΙΒ' 6 (3242-3273) - 3283 - 3307 - το καλοκαΙρι έδιάβαζεν εΙς την πόλιν 'Ιω. 3315 - οΙ l1ρχοντες των 'Ιω. 3450. 3455. 3657. .
·Iro�vv�var. (ν. Γιάννινα) : (δ δούκας , ι!λαβε) ρογοιτόρους &πε τα: 'Ι. 826 1162 �O\) Σπάτα δ συμπέ%ερος &φέντης των 'Ι.ων 1165. 1171 - 1176. 1245 - δ. MoUPLX'l)t; έβιάζετο τα: 'Ιωάννινα να: έπάρη Δ' § 7 (1248-1257) . - κυράν τους να: την κάμουν μέσα εΙς τα: 'Ιω. . 1253. - (§ 8) :- 1259 - (1327) - ΚΙV'l)σε δ φαμιλΙτης' του εΙς τα. . Ίω. να. ι!λ%η . 1332. 1335. 1340. οΙ πλ�oι &πε τα: 'Ιω. τον δούκαν &γα πο\)σαν 1412 - Ε' § 8 (1418-1428) - τα: 'Ιωάννινα &πόκλεισαν 1420 έπΙστευσαν 'ς τα: 'Ιωάννινα ε!ναι &ρ βα:νιτζέλα 1424 - 1427 - ι!φεραν τα: συχαρΙκια το\) δουκος δια: τα: 'Ιω. § 1Ο (1465-1484) - τα: 'Ιω. το\) δΙδουσιν με δλ'l)V την &φεvτΙαν 1468 - 1488ι!στειλε 'ς τα. 'Ιωάννινα τον ΜΙΧν%οιία:ν 1490 - &πε. τα. Ίω. δλη τους "1ι στρα τια. ('ς το λιβαδάκι έπέσασιν το\) ΆγΙου Δονάτου) 1516 (1524) - έσέβ'l)V δ δούκας εΙς τα: 'Ιω. § 16, (1561-1579) . 1573 ,..... δ κόντος (Λεονάρδος) εΙς τα: _.
•
.
ΚI7.Λ6.βΡ'ar.: έκιxβαλλΙκευεv γριβΙν έκ την Καλάβριαν 344. ΚI7.Λar.μ.6.ται.: έπijpε (δ βασιλεύς) καΙ lJ.λλο δυνιχτο κ&στρο, την Καλαμ&ταν 3542. Και.ν6ηΛις: 777 - Γ� § 9 (785-795) 786 - &φέντευεv (δ ΓκΙτης Σπάτα) δλες τες Κ. 789 :.- lJ.φ7jκεv μέρος εΙς τες Κ. 821- Βιχρνάκου καΙ κ.ων. 946το\) Μαν%αΙου ντε ' Α"άπολ'l)ς 2284. Και.τsΜν,ar.: εΙς την ΦράΥκιαν μέσα .εlς την Κατελόνιαν 3589. Και.τοχή: έμετα'l)πijρεv την Κατ. (το\) Παύλου Σπάτα) Α' § 17 (200-210) 211. 225 - το στρέμμα της Κατ. _
Κατωφ6(}ο - Μο(}έας
552
§ 23 (273-281 ) φιχλτζΙoc της Κocτ. �oυ Πέτρου (Σπιiτoc) Γ' § 1 5 (853923) - 856. 868 -IjΠ'1jρ!: την Κocτ. δ ΜουρΙκη Σπιiτocς § 27 (11 Ο1-11 1 2) την K�τ. (κοντα: το;) 'AγyεAoxιi(J"l'Pou) το;) l8ωκε (δ 8εσπ6της) Δ�μoυ Μποόoc το\) &λβocνΙτου 2288. -
-
Λ�xιxν6�ιxσ�p()ν 1661. Λιιβα.6Ια.: κρocτω κocΙ !κ την ΛεLβ0c8Ιoc να: εΤνocι τετρocκ6σιοι 2378.
-
Kιx�ωφ6p(): &-Υνά8ιoc την "Αρτocν τocμ6ς. το λέγουν Κ. 2536.
•
•
•
πο
Κεφα.λ()νΙα.. Κe:φocλ6νLOC : bce!ae γα:ρ 'rJδ ρΙσκοντocν. εΙς την Κεφ. (� 80υκέσσoc κocΙ υΙοΙ της) 1 (το;) 80όκoc κocΙ του κ6ντου) 25 - 38 εΙς την Κ. lστεLλεν δλοι !κε! να: σuνOCΧ&Oυσιν 1866 !(J"I'εΙλocμεν (τοος Τοόρκους) εΙς την Κ. bce! φυλάγοντocι κocλα: δλοι οΙ φυλlXΚισμένOΙ 2426 �ρ&ωσεν δ 8εσπ6της τον Kιiρoυλoν να: δπ� εΙς την Κ. !' § 1 5 (29 12-29 14).
Λιu�
§ 4 (44-56) - 820. εΙς AauX
-
-
-
-
Kλιxpίν�ζα.
Υ.
Γλocρέντζoc.
Κ()πρΙνα.: � σόνocξις του φουσσάτου εΙς την ΚοπρΙνoc Α' § 21 (332-316) !σuvιix&'rjaocv ' ς τοος κιiμπoυς της ΚοπρΙνου 334.
-
K()p6()βΙ�ζα.: δ ΜουρΙκης (Σπιiτocι;) εΙς την Κορ80βΙτζocν �σέβ'rJ 151.
• • •
K6pιν&()�: lκocμεν (δ Λεονάρ80ς) πολέ !κ την μους εΙς την Κ6ριν&ον 2 1 64 Κ6ρ. ι!ως εΙς την 'Αν8ρουσocν 3863.
Λιuχ
82 - 118.122. 139.421. 729. 146
-
ΙSρ&ωσις το;) ΓκΙτη Σπιiτoc να: lVOCL εΙς την Λεuχιi80c Γ' § 1 1 (818- 823) -
835. 839 - 1 0 11. 1 016. 1458
-
εΙς την Λεuχιi80c να: σεβουν !κ την ΆγLocν Μocόρoc 1844 - 3722.
Λ(),6ωpΙ�': l8ρocμεν τΟ τοόρκικον φουσ σΙΣ..ο &π� τΟν Σ�ωνoc όρ&α: κocΙ !κ τΟν Λοι8. 2377. M�ζωμ.ιx. τ6 : Ρωγοδς κocΙ Μ. Θ' § 1 ..ο lAεyocv ..ο
!κοόρσεψεν πλ7JσΙον ..οδς !πολέμ7Jσεν κocΙ εΙς το (2301- 2334) ..ο Μ. κoc..ocτ6π, bce!vo 23 11. -
-
Κ ()PUf()�� (assente i1 nominativo): εΙς τοος Κορυφοος !8Lέβ'rJ (� Nεριiτ�) �(J"I'ριiφ7Jν bc τοδς Κορυφοδς 2604 26 1 Ο (δ υΙος του Ζενεμβέa7J) �πέ ρocσεν εΙς τοος Κορυφοδς &πέσω 3279.
Mα.ν�ίνα.. Υ. Μοιντένειoc: !ντρΙμωσε πολλα: (δ κ6ντος) 'ς το xιi(J"l'Po της Μοιν..ένοις
2 1 50.
-
-
Κρα.νέα.: δ κ6ντος bcocτέβ7J εΙς την Κρoc π6λεμος νέocν ΣΤ' § 9 (1115-1723) το;) κ6ντου εΙς την Kρocνέocν § 11 -
(1131- 1 749). Κωνσ�α.ν�Ιν()u π6λ7J : δ βocσLλΕUς της Κων (J"I'OCVTEvou π6λ7Jς 2 1 22. τοδς πρoπιi τορες της Κ. π6λ7Jς 3415. -
Mα.ν�ένι,α.: (2150) πολλα: κεφιiλιOC lπεσocν �στε να: ..ο !πάρουν. 'ς bcεΙτην την Μοιντένειοιν 3524. Μ"Ij�Ρ67C()λ,ς (..ων ΊωocννΙνων...ου ΜιχocΥιλ ..ου ΆΡΧL(J"I'ρocτηγοu) 1 350. οΙ Μ()ρία.ς. δ : 866. 1203. 2124 ,Αλβοιν!τοιι lφuγοιν εΙς..ον Moρέocν ΙΒ' § 8 -
(3292-3303) - 3733. 3741. 3744. 3847.
Μov(!έως-Μο(!έως - ΡωγοΙ Μονρίως.Μορίως του : του Μ. πρ(γκ�πlXς, 'Ασ&της Ζιχχιχρ(ιχ 529. 653. 2125. 2149.3438.3505.3507.3509.3590. 3642.3671.3676.3679.3702.3839. 3851. 3861.
Moν1;��έ�: 'ς την Μοuζlχκέlχν να: πέΨοuσ�ν Ί; τα: 'Άλβιχνιχ τοίί κ6σμου 1682. M�ά.μ��Ύ�oν, τ6 : tξέβ7j εΙς το Mπ&μπ�γ κον δ μέγlχς κοντοστ&βλος 3229 !νιχ κoμμ&τ� (του φοuσσ&τοu των Τούρκων) tσέβ7jκεν εΙς το μέρος του Μπιχμπ(γκου 3237. Μν1;η&ρά.ς: με τοδς ΜωρlΧtτες του Μuζ7j .&ρli δμο(ως κlΧ! τοδς Πολ(τιχς 3698. Να.U�α.�,;ος, v. ΕiSπlχκτος : Νιχύπ. &φέν τεuoν οΙ ΆλβlXνΤτlX� 47 - 'ς τον Νιχύπ. έ8�έβ7jκεν (δ Πιχυλος Σπ&τιχς) μετα: της φlXμ�λ(lXς τοΙ) 474. Ξ!ρ6μιρα.: τον 'Αχελφν δμο(ως με δλlΧ τα: Ξερ6μεριχ 56 - Ξερ6μεριχ του ΆχελΦου 2476 - τα: Ξερ6μ. δλ6ΓUΡIX κlΧ! με το σuνoρ6ν -rout; 3144. ΟUΠΡοβλα.χΙα., 3091. Όφ�6ά.pης, ποτιχμος 2394. Πα.ρα.μν&Ια.: !φ.&ιχσε (ν. 'Άγιος Δονιiτος) (δ 80ύκlχς) εΙς την Πlχρlχμu.&Ιlχν 1498. Πά.ΡΎα.: !σωσιχν (οΙ !ντ�μOI των Ίωιχνν( νων) εΙς την Π&ργιχν 1451 - να: !βγουν εΙς τ�ν Π&ΡΥlχν 1477-1481 εΙς την Π&ργιχν να: τον ei5pouv 1491. 1493 - έπέρlχσεν (δ 80ύκlχς) εΙς την Π&ΡΥlχν Ε' § 12. (1494-1499) - δ K&pouAot; (Υιχμβρος του 80ύκιχ) δτιχν βy1jκε έκ την "Αρτιχν 'ς την Π&ργιχν, έκlχ.&έζετον 2895. Πά.,;ρα., Πιχλιχι& : να: τοσς περ&σn εΙς το στενον εΙς την Πιχλιχια:ν Π&τριχν 37433770 - έΥύρισlχν έκεΤ εΙς την Π. Π. 3805 - μ7jτροπολ(της της Π. Π. 3807. 3854.
553
Πό'λ�ς = ΚωνστlχντΙνοΙ) π6λ7j, 2119.3506 3516.3529.
Πoν,;��6ς : !λεΥlχν 'ς τον Πoντ�κoν να: δπίXσ�ν 584 - ΙΔ' § 9 v. 3662. Πόρ,;ιχ (του σοuλτ&νοu) : 'ς την Π6ρτιχν να: 8ouAeuoua�y 1961. llOUA�IX: �λ.&εν (δ Λ�βέρ�ς) &πο την Πού λ�ιx 3553 (cd. Mπoύλ�lX) - εΙς την Πούλιιχν να: δπijyεν 3607. Πpά.,.o�lX: έτέντωσιχν εΙς της Πρ&τοκιχς τοδς κ&μποuς 1632. Πp����&,;oν: &ρχ�σεν &ρ&8ΙΧ να: έπlXΙρVΊI τον τ6πον τοΙ) (του ΖlχχlχρΙlχς) , τα: κ&σΤΡ7j του δλοΙ) του Πριγκ�π&τoυ 3544. �uργος: της Κιχτοχ'ijς του ΠέτροΙ) (Σπ&τιχ) 861. 898. 900. 908. του Β&ρνιχκιχ 779. 2283. της Λεuχ&8oς 1853. των Boμπλ�lXνων 2064. το ΣUΣΤΡOύνι 2220.
-
Ρ�ν�ά.αιχ: &γ6ρlχσεν (την Ρ.) &πο τοδς Έπ�κερνlχΙοuς Γ' § 13 (833-839) -ήπijρεν την Ρ. δ ΜΟUΡΙΚ7jς Σπ&τιχς Γ' § 27 (1101-1112) - εΙς το κ&στρο !βιχλιχν (τον &8ελφον του ΜΟUΡ(Κ7j ΜπούlΧ), Aiyoua�y Ρ. 1040 - Ρ. (του Κlχρ6λοΙ) Σπ&τιχ) 1985 - πως -ήπijρεν την Ρ. δ 8εσπ6της Θ' § 11 (2431-2502) 2464. 2477. 2481 - εΙς την Ρ. !στει λεν τον μέγlχν κοντοστ&βλον 2577 δ 8εσπότης !8ωκεν την Ρ. του ιχύτιχ3έλφοΙ) του Tζ�lXoύσ7j Θ' § 19 (25902596) (δ 8εσπ6της) τοδς &Sρ&ωσεν 'ς την ΡινιιiσlΧΥ οπίΧσιν (τον Έρκούλιον κlΧ! την .&uγlχτέριχν του ΣΥούροΙ) ΜπούΙΧ) 2646. ΡωγοΙ: εΙς τοδς Ρ. την !στει'λεν τον γ&μον να: ποι'ήσοuν 1146 - τοδς Ρ. έ8ώκιχσιν του K&pouAιx ΙXU&εYτ(ιxv 2098 - τον Κ&ροuλlΧ, δποΙ) tκρ&τει τοδς Ρ. 2197 - tκoύρσεψεν (δ κοντ6στΙΧβλος) εΙς τοδι; Ρ. πλ7jσΙον Θ' § 7 (2307-
554
Ρωμανία - Χλομούτζι ·
2313) - δ κοντόστΙΧβλος cXπόκλεLσεν τούς Ρ. Θ' § 12 (2503-2522) - εΙς τούς Ρ. έ8Lάβηκεν δ 8εσπότης 2979. εΙς των Ρ. το κάστρο έσύντυχιχν οΙ &ρχοντες με γέροντες ΡωγLατες 2982 - δ μέγιχς κοντόστΙΧβλος εΙς τούς Ρ. έσέβηκεν 3007.
ToπoλιCΣ'Ιιi: ξέβηκιχν 'ς 'ta Τ. πλιχτείιχ 2533.
PωμCΣνΙCΣ: �σχLσεν (δ Μουστιχφaς) την ΡωμιχνΙά:ν 3092.
Φιλετpιi (εΙς τον Μορέιχν): έκε! (δ ΛάσκΙΧΡLς) τούς έκιχρτέρεL 3907.
Ρώμη, i] ΠΙΧλΙΧLά: της ΡώμΊ)ς δ κιχτάρχων 3330 - 'IτάλLιχν κιχΙ Ρώμην 3331. - 3335 - τούς φοβερούς ρηγα8ες της Ρώμης 3415.
Φλορένο;ζΙΧ: Μιχν&ιχ!ος Λψπάρ8η έκ την Φλ. 1206 - Λότος έκ την Φλ. 2500.
ΣCΣλoνΙxη: (δ Μουστιχφας) εΙς την Σ. έσέβη 3092. 3095 - κλήριχ �ντψη ώσaν της Σ. 3 n 6. Iιiλωνcσ ( = 'Άμφισσιχ): εΙς τον Σάλωνιχ 2164 - άπε τον Σάλωνιχ 2377. ΣεpβΙCΣ: 'ήπ'ijpε άπο την ΣέρβLιχν την <x8ελφ�ν του Μέρξιχ 710 - εΙς την ΣερβΙιχν �στεLλεν Σέρβους 8La va φέρουν 1277 - Νεράτιχ έκ την ΣερβΙοίν �τoν 2024.
Ιο;ριβΙνιχ: έμεΙνιχσιν εΙς τον κάμπον της ΣΤΡLβΙνιχς 2924.
IUQo;POUVL, το έπολέμησεν (δ 8εσπότης) τον πύργον το Σ. 2220.
Φpιiγxιcσ, Φριχγκ(ιχ = Penίsola italiana nel tίltto ο in parte: ιΧφέντες της ΦριχγκΙιχς 13 -. έ8Lέβηκε εΙς την Φράγ XLΙXV του p�γιx 'ΙτιχλΙιχς 20 - έκ την ΦριχγκΙιχν έκε! έκ την Άνάπολην μέσιχ έκ το ρηγατο 2583 - τον εΤ8εν δ .. p�γιxς της Φριχγκιας (del Napoletano) 3330 - τιΧ ρηγατιχ της ΦριχγκLας (dΊtaιia) 3334. = Penίsola iberica: εΙς την ΦριχγκΙιχν, μέσιχ εΙς την Κιχτε λόνLιχν 3589.
Χλομοuο;ζι: δ 8εσπότης έ8υνάμωσεν την Γλιχρέντζιχν, τον ΠονΤLκον κιχΙ το ΧλομούτζL ΙΔ' § 9. 3662.
GLOSSARIO
AVVERTENZA
Se vengono riportate piU frasi appartenenti a diversi paragrafi di uno
stesso capitol0, i1 numero del capitolo viene indicato solo nella prima cita zione.
ιiβουλ:ι., 2875. <1γ:ι.&ό'1:"Ij'1::ι., Υι, 2910; ιiγ:ι.λλΙ:ι.σ��, 3369. ιiγ
'
σ.Ιπμ6.λωτος, cd. 1015 (ν. Proleg. 176). ιii."λλοΙ: &., κρ"Lμοι, οπου έγΙνετον, �8ε &μοιρτΙοι μεγάλ1) 69 - 425. 3374. 3378. 3387. 3433. σ.εpισ�ς, deCΊsione, 2727. αοΙχμ:ι.λω'1:Ιζω, 2063. 3205. ιΧΥ.σ.ρε:ι., 2569. ιiY.�oυμ,ςΙζω: εΙς τον πύργον 250.296. τες σκάλες εΙς τοΙΙς τοΙχους 608. 614 990. 2048. 2061- εΙς οιότο &κκούμ πισεν οτι να: &Π(HtιXνη si accasciό tan to da (correre i1 rischio) di morire
3432. &κκούμΠ1)μοι : κοιΙ ιiy.y.o\ιμιτ:�σ�ς πούπετε &κκούμΠ1)σιν κ&ν μΙοιν οόκ �λπΙζει 2263. 1t.λeιεω'1::ι., 1889... ιi a.�o = &κουσον, 41. 1614. 1913. 1982. 2188. ιi1t.ο\ιγω, &.κουγοιν: 3885. ιi�O\ιλι.&αo, 232. 1453. 1891. 2388. 2396. 2460. 2462. 2981 3094. ιi1t.οvλου.&ιχ, 1688. 3245. a.1t.pιx, &πο την &.κροιν �κεινoσ δ 80ύκοις �βΟ1)&fJ&η 1973.- 443 - 1664. ιi1t.p"lj termine di stagione: 7jτον ΙΧ.ΚΡ1) τοσ κοιφοσ κοιΙ λεΙψ-η τοσ ψι,;μΙου 3233. - termine deΙΙΌriΖΖοnte 3012. ιixpΦός, diffici1e: ς τον τόπον 7jτον &κριβον π03-εν 8εν έσεβοιΙνει 3618. •
-""i:
556
ίJ.κω
Ii�ω(ν) : - κlχΙ μ� βοuλόμενο,; 663 - 2921. 3578.
ΙΙλ�ιι,;ωp, 3641. ΙΙλαιφpo�έφαιλoς, 3551. ΙΙλαιφρός, 2660. 3178. ιiλβ�... " agg.: το γένο,; το &λβιχνι 51. 53. 57.
ΙΙλβ:χ....Ιο;ης, agg.: οΙ &ρχοντε,; ρωμαιΤοι κlχΙ &λ.ιχι 636 - &ν�ρώΠOI) &λ.οΙ) 1189 Δ�μOI) Μποόιχ τοσ &λ.ου 2288. ΙΙλβαι...Ιo;,�oς: το φυσικόν του �8ειξεν το &λβ. 1784 - &λβ. λιχον 3670. ΙΙλησμο... ω, 1394. 3469. ΙΙλλίως: &λ. ν� μ� το κρlXήj 1440.3420. ΙΙλλΙως: 2550. �λυ�ές (' ,; τΟν Άνιχτολιχον) , 385. ιiλυιιoς, 1800. ΙΙμIΧUΡώ...ω. 3380 ΙΙμiχη= μιχχη : 1654. 1660. Στ. § 5. ΙΙμi):= &λλιΧ 535. 750. 1127. 1216. 1275.1658.1710.1744.1754.1826. 1889.1920.1936.2201.2208.2244. 2328.2419.2469.2508.2523.2810. 2831.2910.2912.2990.3076.3165. 3203.3212.3223.3253.3277.3300. 3304.3362.3413.3434.3447.3477. 3521.3545.3643.3849.3872.3921. ιiμ'Ρaς, (riferito a Musa) ; Στ. § 20. 1915. 1917. 1921. 1922 - 1929 (ή ferito a Maometto) : 1968. 2248 2374. !ΑΙ § 2. 3077. 3080. 3084 &μφοσ 3075. ΙΙ...IXΓUpΙζω, 1717. ιι...IX�lXp�6ις, 623: &ν. κlχΙ &λλlΧ πλε!στιχ μουσικιΧ 1543.
ιi...αι�αιo;ώ...ω scompigliare: i) χώριχ &νιχκιχ τώ�κεν 1304 - &νlXκιxτώ�σlXν πιχλιχι οΙ ΆλβlχνΤτlχι 1931. ΙΙ...αιr.IΧUομlχ" star tranquillo 925. 2000. - riposare 2914. 3806. ΙΙ... αισIΧΙ...ω, riposarsi. prenderfiato1270. 2052.- aver pace 3423. 3857. ιi...lXσ�η...Ιζω, accamparsi in alto: εΙι; τιΧ βουνιΧ &νιxσx�νιζlXν 1680. ΙΙ...αισ�'�ζoμαι" impaurirsi 2486. = &νιχσχοuμπώνω : provo ιi... αιιι�οur.ώνω care, costringere (a fare qua1cosa)
-
άπεδά l5λουι; τοό,; &νιχσχοόπωσιχν έσέβηκlχν &πέσω 2559. ΙΙναισr.ω: την &φεντΙlχν νιΧ τοσ την &νη σπιχιηj 2656. 1132 - ΠΟΤΟ'; σε &� σπιχσε 3396. ιi... lXιι,;έ... ω: &νιχστησεν νεκρον &πο τον ..48ην 3436. 3440. ιi...�";p'X:x.= &νιχτρεχιχ : &ν. τοσ �ρχετoν κlχΙ 8όσχολο,; δ τόπο,; 246. ιi...εβ�ζω, portar su: C>ptae νιΧ &νεβιχσου σιν τιΧ ροσχιχ μοΙ) &πιχνω 888 - 1156 1558.
ιi... ιβαιΙ... ω 700 ιi... έπ,σ,,;o,: τοσ τόπου οΙ &φέντε,; (&λβιχνίτε,;) 1685. ιiνίλr.,σο;ος, 2932. ΙΙ... ιμοr.ολeμω, 2549. ΙΙ...ε...ώφρο...ος, riflessivo; ijτοv (i) βlχσΙ λισσιχ) κlχΙ &νενώφροV1j, κlXλ�,; 8ι81Χσχlχ λΙIχ,; 3402. ιi...έx0;ι.αι,: τοό,; 8όο &νεΙχετόν τουι; (cd. &νό) 3567. = &ν�μερoι;: 6>,; &ν. ποuλΙν ΙΙ...ημέρω,,;ος i)μερωμον 8εν εΤχεν 3386. ΙΙ...ησr.ω= &νιχσπω, 2656. ιi""ψ'ός, 855. 1756. 2582. ιι...όλr.,σο;αι, 574. 676. 2621. 3048. Ii ...o;:x.= l5τιχν, 2688. ιi...o;�... '�oς. 3353. ιι... ";�p";ης, 3640. Ii...ο;,-.:αι, 3187. ιiv-.:Ι-.:οr.ος, luogotenente: τον Έρκοόλιον έποΙησlχν &φέντην νιΧ δρΙζη' &ντΙτοπον �κlXμιxν C>σπερ κlχΙ τον 8εσπότην 3695. ΙΙξ,�ζω, 1356. ΙΙr.:χ.,6euσΙ:χ., cattiveria, barbarie, 1778. 1813. 3163.
ιir.�... ou, 247. 1307. 1319. 1604.2643. ιir.αι...-.:ω, 662. ir.i= &πό : �ξω &πε το κιχστρο 364. 459 - &πε την χώριχν 1355 - &πε τοό,; 'ΑλβlχνΙτlχ,; 1392 - &πε τ� Ίωιίννινιχ 1412 - &πε τοό,; Μουσουλ μιΧνουι; 1685 - passim ιir.iβΎ�λλω = &ποβγιίλλω : �ροtζετιχι πωι; νιΧ τιΧ &πεβγιΧλη 1611. ιir.a6�= ιiπε8ω, &πε8�ε, 2012.
άπέfJεια ά,ιcέ&ι�", = ιχπε(,&εισι licenza. concessione: �χoυσιν ιχπέ.&ειες μεγάλες 1387. ά,ιcε�λω, 3646. ά.ιcεΙΡIΧG';ΟΙ;, ίnesperto. 1711, 2404.
ά,ιc�α,;Ι"" 2468. 5.ιc�α,;oς: δ τόπος -ητον &. 1448.
ciιcooκft, 1692. 1716. ciιcο�όιc,;ω stabilire, deliberare: � βου λ-ην ιχπόκοψεν εΙς την Βό8ιτζσιν να �ξι: βοσσιν 754 - Ε' § 9. 1606. 1715. 2548. 2783. 2786. 3788. 3789.
ά,r.ό'Κο,;aι, 3922. ά.ιco'Κo,;Ια. 2826. ά,ιcό'Κo,;oς, 1943. ciιcο'Κο,;ω : 8εν ιχποκότησεν να [lOΙXYjaτjj την ΡώμYjν 3335. ciιcο'ΚοuβΙζω, stabilire, determίnare: Ι80σν να ιχποκουβΙσουσιν δλσι εΙς πρό σωπόν του 1324. ciιcό�οu,;ιχ, 3802. ciιcό'Κοuο;ος, 53. 464. 949. 1063. 3769. ciιcομ.r.Ρόι;, 750. 2313. 2815. ciιcόμ.ΙCΡΟG3-ιν, 1068, 1874.
-
557
άσπρώχνω ά,ιcopω: ιχΠΟΡYjμένος 2264
-
ιχπόρεσεν
3341. ciΙCOG'Κψ',;ω, 1817.
ά.r.ΟGώνω: ιχπόσωσocν 295. 793. 1450ιχποσώ.&Yjκεν εις τον φΕλον του 876 ιχπoσώ.&Yjσσιν 1505. cip6.SIX, 3543. ά,pιiζω: γσιλιόπσι '" ρσιγμέVYj 588. ciplX'ta., 3158. 5.pμ.aιo;lX, 252. 622. 901. ά.ρμ.6.ο;lχ, 560. Β' § 5. 568. 1857. 1896. ά,ρμ.lΧο;ώνω: ιχρμάτωσocν γσιλιόττες 551τα ξόλσι 3762 - οΙ πάντες ιχρμσιτώ .&Yjaoιv 594 - 901 - ιχρμocτωμένοι 1000. 1002.
ά,ρμ.ενΙζω: ιχρμένισσιν να φεόγουν 1890. 6,p:rι:6.y�: 8εν �ρριξocν &ρπ. μ-η να κ&πως κoλλ�σoυσιν κσιμμΙσιν �κ τες κόκες 1886. ciΡχ6.Ρης, novello, senza esperienza dί un luogo ο di un'opera particolare: 847. 1638.
ά,ρχερΙζω = &ρχομσιι : ιχρχέρισεν 3536. cipxij = capo: γσιβρόν του �κocμεν ιχρχ-ην ι:Ις τα φουσσιΧτσι 1592. ά.pχ�εpε\ις (των ΊωσιννΙνων) , 1563. ιχρχερΙζω, &ρχομocι' τα 'Άλ ά.pχ�pΙζαι βocνσι ιχρχΙρισocν να φουσκώνουσιν 1710. - δ κόντος τοll ιχρχΙρισεν . " να τον κουρσεόη 2006. ά.pχ6νo;�αααι: - τοσ AιXA.&Yj, ιχ8ελφ-η τοσ Πσιόλου (Σπιίτoc) 309 - τοσ Πέτρου (Σπάτoc) 887. 897. 927. 936. ciΡχονο;ό:rι:οuλον, 597. 827. 2047. ciG'ΚaινSιΧλ�GΟ;ΟΙ;, λιστοι να εΤνocιll 8ι' ιχμέσου 1032. ιiαόo;oυ = ώσότου, fως δτου : �μέρες fκσι μσιν σιότοσ &σότου �κσιτέλυσσιν την χώ ρocν 2567 - �8ιιίβσισεν δλον τό κσιλο &σότου �βσιρέ.&YJκεν 3273. κocΙρι ά,α:rι:6.ζω, 2254.
•
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1743.
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αστ6χημα - βρυχούμαι
558
σ.σ.,όχημCΣ, 112. 113. 1730. �σ-τ:oχω, 1893. 3019. 3782. 3873. �σχημoλOΎω, 1779. &-τ:ζcσ = &ντζσι, garetto: οΙ &τζες του κσιΙ τ&. μ'l)ρt&' σφικτ&' .�σπερ 'ή πέτρσι 3355. &-τ:ζ'cσ, ascia:· &τζισιν κρσιτε! εΙς το με την &τζισι �τζoc χέριν του 617 κισεν τ&. σΙ8ερσι της πόρτσις 619. �-τ:όςτoυ, 125.217. 320. 576. 613. 620. 671. 1628. 1782. 1790. 1846.2123. 216&2221. 254&2612.2644. 274� 2775. 3004. 3139.3187. 3280.3753. 3846. 3888. α.ύtHν-τ:ης . (usato indifferentemente assieme alla forma ά.φέντης), passim. α.υ&eν-τ:Ια. (meno frequente della forma ά.φεντΙσι), passim. a.U&Uς = εό&ός, 2860. α.UξUνω = σιόξocνω: σιόξόνει 'ή 8όνσιμις 700 πολλοΙ σιόξόν&'l)σσιν, 3058. 3107. α.ύσ-τ:ηρός, 1063. α.Ua-τ:ηΡuς = σιόστηρός; 3686. α.υ.εΤνος = σιότουνος: 1352. ·1863. . α.ύ-τ:ός του 1790.· α.ύ-τ:ονων : σιότουνών τον τόπον του Μορέως 3507. α.U-τ:οUσrόuΡον: &πό&σινεν, 3290. �φα.ν-τ:ciζομα., = φσιντOCζ., 1790. �φέν-τ:.,.ς (usato indifferentemente con σιU&έντης), passim. �φo-τ:ιpως = ά.μφ., 528. &φρα.Ύος = &φρσικτος, 65. �χoιμνΙζω; 186 trans.: Ινσι τον &.χσιμνΙσου σιν τον Σπocτσιν 329. 3856 intrans. ά.π' σιότον ά.χOCμνtσεν δ Σπocτσις 375. �χα.μνός: - του τόπου 847. �χα.μνΟGUνη, 188; �χλα.λωΎή = δχλσιγωΥή, ΌχλσιγωγΙσι, 2802. 6.';'Uς, 3551. -
---,
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βα.SΙζω, 3306. βciνω, 139. 1800. δπΙ:Sβσινσιν 100. βα.ροιΙνω: �βσιρέ&'I)ν 3219 �βσιρέ&'I)κεν 2717 - 3273. 3858. �.
βα.Ρ'lItός: - κσιΙ στυπτικο δ τόπος 541. 3453. βcipllta., 695. 1457. 2459. βα.ρlltί-τ:-τ:οι , 2441. 2466. β�aα.ν,σμός, 1807. βα.a,λέοις, δ, (ν. Ν omi Propri) . βoιa,λεΙcσ (του 8εσπότου): �με!ς φοβοόμε&σι πολλ&. ά.πο· τ-ην βσισιλεΙσιν σου 2985 εΙς λόγους δπο'; �'tocξσιμεν μετ&. την βσισιλεΙσιν σου 2988 σιό&έντ'l) μου δεσπότη, εΙς τΙτοισιν γνώσιν &σιυμσιστην, δπου �χει 'ή βσισιλεΙσι σου 3405-3410 λέγομεν πocντες 'ς την βσισιλεΙσιν σου 3849- κσιβσιλλΙκευσε, 'ή «γΙοι βσισιλεΙοι σου 3852. - impero, 2140. βα.G,λεUς, sost. com.: βοισιλεος �γΙν'l) (δ Δσιβ(8) 3054 - 3414. ΙΔΌ 3493.3534. . βα.a,λΙα., 2246. βα.G-τ:ciζω, acconsentire: ΚOΙtρOς δεν τοδς βσιστάζει 1728. �βάστσιξσι 1477. 1478. βοισ-τ:ω: σκocλες �βoιστoόσσισιν 291 (ν. βσιστάζω). βΎciνω, 1832. β,βιΧρ,ον: βtβocρtοι κοιΙ &λυκες 385. βΙΎλα., vedetta, 566- corpo di esplo . ratori: την βΙγλσιν �στειλoιν 756. 759 βΙγλες Γ' § 7 - 761. 762 - 992. 994 760. β,γΜζω: οΙ Ρινισιώτοιι �βΙγλιζσιν ά.πOCνω �κ τον πύργον 2440. βlορΙζομα.,: μέσα. τες (κόκες) �βtρΙστησεν 'ή iδtκή του 'ή κόκσι 1876. βλciβω, 3260. 3446. βολεΤ, 286. 2716 - �βόλει 234. 296�βόλειεν 960. 2550. βουλε! 977. βοιιβιΧλ,. 2884. 2885. βοUllt,ν�. 1543. βοιιλα.-τ:όρο" 1200. βροιχΙονο,: ι:s βρσιχΙονοι σtδ'l)ροΙ 3392. βΡοχ,ciζω: �βρόχιoισέν τον κοιΙ οιότον δμορφσι δ δεσπότης 2896. βΡuχοUμσ., = βρυχώμσιι : ώς λέων έβρυχε!τον 3385. -
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γαβρ&ς "(α.βpό�, 1038. 2091 (τοίί κocπετάνιου των ΊωocννΙνων) 1517. 1592 τοίί 8εσπό του (Μοσήμπεκ'l)) 2375. 3185 (δ ά8ελφοι; τοίί) Μποόoc τοίί Mouptx'l) 1038 (τηι; Νεράτoc Σπάτoc) 2647 τοίί . Ζενεβέσ'Ι) 3193. "(α.λLό'C'Cα., 316. 478. 523. 551. 588. Β' § 6. 596. 871. 904. 915. 916. -
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-
2451 2462. 2465. 2902. ό
"(ιΙ'Cον:J.�: τριγΙΙρου οΙ γειτόνοι 3591. "(ιμ,Ιζω, 1000 "(ιμ,ώνω: �γέμωσocν 1002. 2508. "(Ιννημ,α., prodotto della terra, grano 2573. 3617..
"'(tp6.�L: ώι; το γοργον γεράκιν 247. 2462ώι; το πουλΙν γεράκι 3379. 3466 γεpα.νό�: voc xuv'l)y� τούι; γερocνούι; 3467. γίpo�, 3533. "(ίρων: γέροντει; ΡωγιΙΧτει; 2983. γέΡον'Cα.�, δ, 790. γLα.';νLνLώ';η�, agg., 1242. 1382. 1754. 2076.
γΙρον'Cε�, 2490. γ�oμ,πώνω, ridune ίη soggezione (ν. κομπώνω): �γκόμπωσε 854. 894. γλLα'Cρω: �γλΙσΤΡ'l)σε έκ τoc κράκορσι 2841 με· 8ωρoc, με χocρΙσμocτσι �γλΙστρ'l)σε εΙι; την &ρocν 3263 �γλΙστρσι πάντoc των Τουρκων 3312. γλu�6.ζω: γλυκocσμένoc 1344. γλu�α.Ινω: lστεκσιv γλυκocμένοι 2445. -
-
2457
"(λuω: 34 οΙ &λλοι δπου lYAuaocv, ι!8ρσιμocν εΙι; την Βό8ιτζocν 440. Γ' § 26. Ύί,ωααα.: γλωσσσιν voc 1Jπάροuσιv τΙι; είνocι εΙι; την χώρocν 556. . -yvijfJLO�: Μσιουι; έκ τοίί ocΤμσιτοι; τούι;. Κocτocκούζ'l)vάτοuς 2174. "(νώμ,η: γνωμει; ijγιocσμέvει;, 1852.· γνωμ,L�6., disposizioni; γν. τηι; κυρΙocι; · Εό80ΚΙOCΙ; ΔΙ § 4 (1202-1215) = notizie: τoc γν. των πocι8ων τοίί 8ou:' •
•
•
.
-
κοι; ΖΙ § 1 (1934-1939). "(o"'fΎ\ιζω: ώι; πάρ8ocλιι; �γόγyυζεv 3385. (cd. lyoyyεv contrastante con la metrica).
-
διαλαλώ
559
"'(O",JA&�= κοΙΙλoc, δ: rocca,· castel1ό (των ΊωocννΙνων) 708 - 1243 ΔΙ § 10, 1299. ΕΙ § 1. 1305. 1319. 1337. 1509. 1558. 1566. 2614 τοίί 'Αετοίί 979. 991. 1000. τηι; Ρινιάσocι; 1104. 2494. 2496. τοίί ·ΆγΙου Δονάτου 1509 τηι; ,ΑΡocχοβΙτζ'l)ι; 1558 τηι; ΒομπλιocνΙΧι; 2069 τηι; "Αρτocι; -
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-
2190. 2235. 2255. 2709. 2947. 2960 3002. 3022 τηι; ΒοστΙτζ'l)ι;. 3780. "(ouv, 2922. -
γΟUΡγα.λογ&'CΟL, cava1ieri veloci: τον ποτocμον �πέρocσocν δλοι οΙ γ. 362. γοuργ6.: �σπoιι8ocξεv γ. 'ι; τOC 'Ιωάννινoc voc σέβη 1340. γοuργό�: ώσOCν γουργον γεράκι 247. 2462. "(ΡLβΙ= γρΙβοι;: φocρΙν �ocβocλλΙκεuεv γριβΙν έκ την Κocλά.βριocν 344. γpΙπo�, 2897. "( ΡΟL�ω: �γρoΙΚ'l)σε 1326. γuνα.L)tΙζω: �yυνocΙκισε τον Λεονάρ80ν με . τηι; Νεράτocι; την . %uγσιτέρocv Θ' § 20. "(uριuω, pass., �γιιριΨεν 1968; 2100 8α.Ιμ,oνα.�: Ι8ει; «ν ήτον . . . 80cιμόνου πειρocσΙσι 1734. 8(J.�'Cu).Ι8L: . ,ι; την μέσ'Ι)ν voc τον lβocvει; εΙι; ι!νocν 8ocκτuλΙ8ι 3354. 8α.μ,Lνόν: οΙ Τοίίρκοι «ν βο'l).&�σοuv 8ocμι νόν, σστερoc πvΙγoυσΙν τον 426. 'δίνα.ς: οό8εν εδρΙσκειι; '8ένoc 567. δήμ,Lος: 8. δμοιον τοίί μoc.&'l)τοU τοσ 8όλιου 2700.
δL6.βα.ν, τό : το 8. είχocν άπεκε! τOC ξόλσι τOC 8ιάβocτoc δλoc τοίί 8εσπότου 2439 voc τOC κρocτοίίσιν 3616. δLα."(οuμ,Ιζω: πωι; έ8ιocγoόμισεv την χώρocν . το φουσσΙΧτο ΒΙ § 11. 677. 1306. -
2063.
8Lα.�ονω, mendicare: lβλεπει; τούι; κάλ λιουι; άπα τοσ Zεvεβέσ'I). . . voc 8ιoc κονοίίν άπα τούι; τζOCΥχοφά8ει; 3207. 8Lα.�ρ6.'CηGLς, 1665. 2284. 2287. 2304. 3142.
8Lα.λα.λημ,ός, 2934. 3295. δLοιλα.λω, 3862.
560
διανvχθoϋ - lμπλέκω
S,α.νuχ&οv, 545 - 8ιιχννκτοσ
1532.
2740.
S,α.ΡΡ,πΙζω, 260. S,α.φιν'l:Ιζω, 1293. 1680. 2991. 8,Τ!γοVμα.,: i) &ΥIΧ%ότητιχ του ού8εν -rd: �8L1JιfJ&7jxev 2911. 8Ιχ'l:u: εΙς το 8. vd: τον βιχλη 2672 πλέκετlχι εΙς το 8Ικτuν 2673. 8ιώχνω, cd. 8ιώγχνω, 662. 1078. 1094. 1891. 2640. 2822. 3128.3235. 3245.
80χα.νΙχια.: να. 8ιιχκονοσν δλοι με 8. 3208. 80χ,μ'ij, accorto espediente 2670. 86v'l:,: �εΤ �σlXν &Ρχοn6ποuλlΧ με σι8ερένιlχ 86ντιιχ 3674. 8opxιi�: vd: κυτηy� 80ρκιί8ιχς 3462. 80\ιχα.ς, duca, passim., guida: τον κ6ντον της &φεντΙlχς τον 80όκιχ 2130. 60uY.a,l:O : �pp6yεuσεν 80υκατιχ κιχι φλω ρΙIχ 1588. (80\ιξ), gen. 80uκος 1379. SΡιiχνω, 3814 = 8ριίττομlχι: τα. &"λΟΥIΧ vd: 8Ριίξοuν 692. 3823; = &ρχισεν να. μιίχετιχι, να. 8ριίχνη, να. κοuρσεόη 3566. Οuvα.a'l:ιμeνα., 1551. 1280. 3656. Ο\ινομα." 1675. 1880. . • •
Ιβγα.Ινω, ΑΙ § 10. 570. 595. 2540. να. �βΎΏ να. σuντόχη 894, 1477. 1628. 2905 - �βyijκε 2000. 2253. 2815. 2905.
ϊβγιiλλω, 192. 319. 415. 455. 610. 613. 692. 1136. 1289. ΔΙ § 10. 2086. 2188. 2234. 2298. 2524.
Ιβγα.-;Ιζω, ricompensare 3726. ΙβλΙπω, 450. 1345. 1537. 1608. 2815. 2820. 3360. 3842.
Iπoνα.�, 1029. έ"(Χομπώνω, 854. Ι"(Xpιμνιi, τιχ, precipizio: �κ τα. �y κρεμνα. κιχι κριχκοριχ κιχι κlχτεκρέμνισιίν τους 2355 - nascondigli: �κ τα. κοι ΤΙΧ!ΙΧ, �Κ τα. �yκpεμνα. (�ιptuylXv) εΙς τα. ΙSP1J 3196. ΙγχριμνΙζω, (ν. ΚΡ1JμνΙζω) scaraventare dal1'a1to; το πως 8εν την �yκpέμνισlXν κιχι &lχυμlΧστΟν '1:0 �χω 1301 - pass. precipitare: �yκpεμν(στηκεν (i) &urlX-
Ι.. _______________
τέρlχ τοσ Ήζιχου) � τον γουλαν &πιχνω 708 - ίη senso figurato �yκpεμνισ &ουμεν δλοι 3412. ίγχρεμν6ς, dirupo 302. ί"(ΧΡ''ι:ος, 1199. ίγχΡuμμα., imboscata 2327 - nascon diglio 3775 Ιγλ'ijγοΡα., 2032. 2384. 2663. έγλ'ijγορος: βlχρκέττlχν ε(χιχσι κlXλ�ν �YA�yoP1JV 2441. Ιγν<;,α., 1463. 2184. Ιyνo'ιiζoμα." 1170. Ιγρο,χω, 3498. Ιoιi, avv. tempo: �8α. Μι δ κιχιρ6ς μιχι; 536.
iS. - �8έ, 69. 665. 1153.1528. 1730. 1774. 3286.
Ι&ν,χιi, barbaramente: �νικα. τοδι; τu ριίννιζεν 1805. εtaα.v'l:ο, 1681. ΙχΟουλώνομα." liberare dal1a schiavitiΊ.: το Δεσποτατο �κ80υλω&Ώ &πε τοδι; ΑλβlχνΙτlχς 1392. Ιχπε'l:ιiννuμ" 1469. Ιλα., 1352. Ιλα.φος, 3462. ίλιμ,χ'ij < (έ)λoιμικ� : τ6σον τον έπlXνέβηκCΝ κιχι &σ&ένειlχν μεγιίλ1J, την λέγουσιν .. �λεμική" 'ή γλωσσιχ των Ρωμιχ(ων •
3431.
Ιμα.υ-;6ν του, 3288. 3364. έμopφιiOα., 1920. (μπα.: εΙι; το �μπlX της Λεuχιχ8oι; 62 εΙς το �. της χλεισοόριχς 2392. Ιμπιiζω - μπιχζω : έτρΙμωσlχν, �μπιχσlXν τους 2557 - Ι8ές το που τούς �μπlXσεν κιχι κIXτεu68ωσέν τοuς 2813. Ιμπα.Ινω, 103 - να. �μπoυν 292 ίμπα.a,� = �μβlXσμlX : �τoν εΙς την �μ πιχσιν &πιχνω του ψωμΙου - κιχι ε!χιχν φ6βον 8UVIXTOv . . . δτι �τoν &Xp1J τοσ ΚlΧιΡοσ κιχι λεΤΨ, του ψωμΙου 3231. Ιμπλιiaaω, 2655 (�μπMζω) 2663. 2844. 3817.
Ιμπλα.a'l:ή, conflitto 3043. Ιμπλα.a'l:οΙ, compatti (?) 3795. ΙμπλΙχω, 557.
561
έμπορώ - ήμαρτο έμπορω,
v.
ήμπορω. 660. 911. 1462.
1636.2834.
έμr.ρω.,;ό.,;!Ρα. = �μπρωτότερσι, 706. έμπυρΙζω: �μπuρισμένη vιΧ 7jτοv 1723. ίν con l' acc.: �v 8ε τοόι; χρ6vουι; κσιΙ κσιφοόι; �κεΙvoυι; 44. ίνα., = εΤvσιι, passim. !€ν, = εΤvσιι, passim. ίννo,ιiζoμα." 3304. ένομου, 290. 1030. 1035. 1052. 1693. 3317. 3772. ίν.,;ιiμιx, 1474.
ίν.,;ηριUομιχ,: �τoυτoι �τηρεόovτσιv, 'ι; τηv Αρκσι8Ισιv δπασιv 3883. !€ν.,;φ.IX, 814. 2611. ίν.,;ρίr.ομιχ,: �VΤριχ7τηκεν 222. ίν.,;ρ,μώνω: �λατε vιΧ �ντριμώσωμεν δλ6κσιρ80Ι 2056 - σιύτοι; mρΙμωσε πoλλIX 'ι; το κιχστρο τ7jι; Mσιvτέvσιι; 2150 ιιπηγσιv κσιι �vτρΙμωσσιν ιiπέσω εΙι; τει; π6ρτει; 2522. έξιxλιψμό�, 3200. ίξιχλιΙφω, 2919. 3215. 3291. Ιξιiλι,';"�: �ιχμvσισιv �ξιχλειΨιν μεγιχλ7jν •
2538.
Ιξιχνιχσπω, divellere, 3395. ίξεπλή.,;.,;ω: κσι&ιΧρισι �ξεπλlJττω 3.041 δ vουι; του �ξεπλιXΎ7J 2973. ίξιvρω, 676. 1088. 1623. 2454. v. ήξεόρω. ίξίχωpo�, 566. ίξTjβιiλλω: {vcx την Ιξ7jβιχλοuν ιiπo τιΧι; χεΤρσιι; του 80υκ6ι;, vιΧ την �ξσιγoριχ σουv 941. ίξTjμιρώνω, 593. 1536. 1541. 2798. -
2799.
ίξορ&ω: vιΧ �ξoρ.&oυν την 80υλειιΧν του ιiμιρoυ τον φ6βον 3075. ίξυΎ,a.Ινω, 3442. iξωλοyii �, con decisione, 298.431.615. .ίξωχωΡΕ";Tjς (v. Ιξέχωροι;) , 543. ίπΙΧΙρομιχ,: Ιπ1)ρ&7jvεν 1795 (forme normalί: passim.) . Ιπa.ν::ι.βΙΧΙνω: �πσιvέβ7jκεν, 3430. !€πιxpμa.: του πύργου, 402. lπιχρσ,ς: τ6σοv το ΙπλιΧτησεν iι Επ. iι μεγιχλ7j, 2211. 36
ίπιΙν, 2514. 2940. 3258. v. ήπεΙv. ίπ,βλέπω: τον λσιοv δπωι; vιΧ �σo8ιιχζoυv 3230.
ίπ,6εξ,o�ιiμα.�oς,
abile
nell'azione,
1942.
έπ,πΙπ.,;ω: ήπΙπεσεν 29. ίπ,σ.,;ijμ,ιχ, 3118. ίπ.,;ωχόι; = πτωχ., 3294. ίΡTjμιiζω: 59. 374. 409. 1260. 1674. 3798. 3870.
έρημώνω = ΙΡ7jμιχζω, 368 lp,.,;ιx = Ερι8σι, 3887. εpχιiμινoι; = �ρχ6μενoι;, 1067. έpω�'�ός: εΙι; τοόι; κιχμπουι; τοόι; �ρωτικοόι; (των ΊωσιννΙνων) 3457. έσιβΙΧΙνω: κσιΙ σκιχλει; vιΧ βσιστιχζουσιv vιΧ �σεβoυν ιiπέσω 972. 991. 2057 ι; τοv τ6πον 7jτον ιiκριβ6ν πο.&εν 8εν �σεβσιΙνει 3618. ίσο6εΙιχ, 384. 406. 408. ίσo8,ιiζω: δπωι; vιΧ �σo8ιιχζoυν 3230 fare il raccolto: Ισο8Ισισεν δ τ6ποι; του, οΙ χωρει; του 3268 (v. anche σο8ιιχζω). ιU��ρ,σ.,;ω, 109. ιuο6ώνω: ευώ8ωvε 3199 - εόώ8ωσεν •
3272.
ι\ιpΙσ�ω: 3114 - 7juρΙσχετοv 2591. εu�e'ιiνω, 3154. au.,;pιir.,AoC; = εότριχπελοι;;, 3490. aU";UΧΙΧΙνω: vιΧ εότuχσιΙYΏ 1975. ιu.,;uχω, 931. auφημΙζω: &ρχισσιν νιΧ εuφ7jμΙζοuσιν1430. δUφρa.ινω: vα. ευφρσιv&Ώ 3370. auxoAa. = wκολσι, 576. 685. 1657. 2068. 3255.
ζιiλη, 3373. 3441. ζΙXΧIXp�.,;oς: νιΧ τοός λσιλΏ τοός ζσιχσιριχτουι; λ6γους 1472. ζέσ.,;ιχ, 3316. ήβλέπω, 2891. ήΎcxr.ω, 1403 - οΙ τουρκοι πιχvτσι �γσι πουν τωv Χριστισιvωv το σχΙσμσι 3738. ή&δλήσ�, 1619. ημιχρ.,;ο, τ6, 2266.
562
ήμερωμός
"ιμ.ερωμ.ός, pace. tregua: ώι:; &νημέρωτον ποuλ(ν �μεpωμoν 8έν ε!χεv 3386. 7ιμ.�αη: την &φεvτιαν την �μΙOΎjν 1370. 'ijIL�aov: ώι:; �μισoν μιλ(οΙ) 2438. +Ιμ.�opω, 413. 427. 1346. 1636. 1695. 1881. 2032. 2297. Υ. �μπopω. +ΙξeVΡω, 890. 1382. 1388. 1822. 2166. 2344. 2345. 2851. Υ. �ξεόpω. τ.πllΙν = �πε(ν, �πε(, 2170. +Ιπ�λ�λω, (v. πιλαλω) fare scorribande, 470. 3689. 3859.
+Ια�ί'Xω, 536. 544. 786. 787. 2077. 2608. 3357. 3358. +ΙXμ.�λωαΙ�, 3837. 3897. +Ιxμ.�λω�o�. 3194.
&a.Maaou, τηι:;, 29, 31. 164. 289. 317. 333.533. 558.686. 785. 80S. 1672. 1837. 2477. 3758. 3804.
&ιxνιxα�μ.a.10ς: Ι:κιχμιχν μάχl)ν '&ιχνιχσι μιχ(ιχν 2273. &�ppoς, fi.ducia, 1341. 2057. &�ppω, avere fi.ducia. 1339. 2721. 2810 -opinare, supporre 2357. 2805.
&a.paea., 2411. &lIoπ��ωp: .&. γέyoνεv (6 ΔΙΧβΙ8) κιχΙ μέγιχι:; πpoφ�τάνιxξ 3056. &!όpΎ�α�oς: - 6 ΚάΡοuλος (γιχμβροι:; τοσ 80όκιχ) 2203 - (6 utoc; τοσ ZεvεβέOΎj) 3275. &ιoα'Xό�ωτη: � φόσι � .&εοσκότωτη 2199. &λιβω: φuλιχκ�ν . . . τε.&λιμμέ�ν 1802. &p�αoς, ardire 1798. 2059. 2341. 2539. &pιxιN�ης, sfrontatezza: 656. 1712. &pην�αμ.ίνo�, 2413. &Ροtζομ.��, essere travagliato dalla preoccupazione: 1611. 3159. 3305.
&uΎ�τηρ: Ι:8ωκεv προ!κοι τηι:; .&uγcxτρός τοΙ) 3140. &uμ.ώνομ.a.�: �μώνετoν 1418 -�uμώ � 2382.
Ελιχρόν, τό, giocondita. 3055. Ιαιχαμ.ός, accomodamento. 1641. Ια��ζω, ΓΙ § 4. 712. Ιαόρροπος, 3106.
-
κανάλια �ιxβιxλλιxpίo, 201. 233. 238. 255. 360. 1486.2476. 2479.2532.3851.3908.
�a.βa.λλ,'Χau�ijς, 2587. �a.βa.λλ,'ΧIιUω, 229. 456. 458. 460. 1496. 1535.1628. 2775.3009.3356. 3852. �ΙX&�P'ΙX' veramente: 1972. 2726. 3041. 3128. 3131. 3168. 3436. �ιx&ιxpΙζω: οΙ 8ρόμοι �κoι.&άpισoιν, 3109. �ιx&lIιΙς, 604. 643. 664. 1226. 2416. �ιx&lIατη'Xώς, consolidato. garantito:
'ς τον &μΙΡocν τοός &λλoιζεv (τοόι:; uΙοό ι:;) κcx.&εστηκώι:; να εΤνοιι 1960. oaa.&tjv �μέpoιν, 954. 3836. oaιx&oλ,'X�, in ogni parte: δμπροι:; &πέ τα Ίωάννινιχ κιχ.&ολικα 8ιοιβοιΙνει 3307. oaa.&ou = κιχ.&ώι:;, 572. 1325. 1794. oaa.,ρός, οΡΡοrtunita: 1830 - stagione: &κp� τοσ κοιιροσ 3233. 3874. �oιιω, 374. 2219. ��'Xη�ιx, 493 - 3283. �ιxxo�oπΙιx, terreno accidentato, 974. 2840.
xιxλία�pιx, ricevimento: :κοιλέστροι τοός �πoΙ�σιxν εΙς το παλάτι &πάνω 3809. ��λλ,o" οΙ: οΙ καλότεροι 102. ��λλ,c.ν, τό : το κάλλιον εΙχοισιν 1883. 8ια κcXλλιoν (τοσ 80όκοι) 2038. 3257. oa�λλ,oς: 8ια κcXλλιιxν πιστoσό�ν 14431967.
x�λλoς, 1920. oa�λOΎνωμ.Ιιx, 2206. oaιxλo&lIώpη�oς, 2590. �ιxλo&ώpι�oς, 52 �a.λοU�ζ,oaa., 1484. 2705. χa.λοU�ζ,�ος, 2586. 3177. ��μ.ιxξ = κοιμάκι, 266. ��μ.ιxpη, 322. ��μ.�oς: 'ι:; τοόι:; κάμποuς της Κοπρ(νοΙ) 334 - της Kop80βΙτζ�ι:; 758 - τοσ ποτιχμοσ τοσ 'ΆσπροΙ) 861 - της Πράτοκιχι:; τοός κ. 1632 - των ΊωιχννΙνων 2113. 3457 - 2396. ��μ.ωμ.ιx, impresa: 110. 174. 870. 2747 - fatto: 1102 - situazione, contin genza: 1850-azione (diguerra) 3065. �ιxν�λ,ιx: �κ τα στεvα κ. 389.
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563
κανεΙς - κλερανσμΙα -κιχνεΙς, acc. κιχνεΙν, 499. 602. 1298. 1495. 2879. 2889. -κιχνΙαχ,: �σέβ"/j μέ κιχνΙσχιιχ τ&χιχ να: 8ώση 8ωριχ 508. 3087. -κιχr.ιο;ιiνtος, 159. 1433.. 1517. 1590. 1715. 1751. -κιχr.eο;�νος, 565. 1378. 1416. 1433. 1726. 1763. 'Κιir.οαιχ, 2381. 'Κιxριiβι, 1838. 1889 - fiotta 1883. -κιχρειο-κΙΧΙω, addolorare profondamente, 3366. -κιχρεΙο;ζιχ: �λέyχε τον Τι κιχρ8Ιτζιχ -rou να: Ι8Ώ τον &8ελφόν -rou 3010. -κιχρίλλιιχ = κΙΧ8ρέλλΙΙΧ, dardi, 1879. -κιχρλιχμοvζις, comamuse, 1543. -κlχρφΙ: .,-- 'Ι; .την κιχρ8Ιιχν 2101. 2275. 2679. -κιxαo;ελλ�νoς: - εΙς την Βό8ιτζιχν 96 εΙς την Kιxτoχ�ν 207 - εΙς τον Δριχ γιχμέστον 315 - εΙς τές κιχv8'ijλες - εΙς τον Άνιχτολικον 399 - της Κιχτοχ'ijς του Πέτροu 922. -κιχαο;ίλλt, 338. 2041. 2049. 3243. 3541. -κιχαο;ρινός, 2699. -κιiαo;ρo, ρl. x&aorp"/j, κιΧστριχ, 2150. passim. - gen. του κιΧστρο 2693 - τα: xιXaorp"/j 127. 131. 134. 210. passim.
'Κιχο;ιχβιχαμίνος: - ποτιχμος 438. -κιχο;ιχ-κοvλt&IΧ, 2839. -κιχο;ιχ-κριμνΙζω: � τα: �γκρεμνα: κιχ! κριΧκοριχ κιχ! κιχτεκρέμνισιΧν τοuς 2355. -κΙΧο;ιi-κρuος: τα: νερα: τα: xιx't"ιXκpuιx 3456. -κιχο;ιχλuμός, 2538. -κιχο;ιχλuο;�Sις, 1014. -κιχο;ιχνιχλώνω: το �p�μιxξιxν κιχ! κιχτηνιΧλωσ&ν το, 3798. -κιxo;ιiνo;ημιx: �κεΤ �τoν το κ. δλον των Γtιχννtvtώ't"ων 1211. -κιχο;ιχr.ιχο;ω, compiere un colpodi mano: κιχτιχπιχτησοuσtν την vux't"ιx εΙς το xιXa't"po 284-3756 -. esplorare, battere ίn esplorazione: tvιx ΚΙΧ't"ιχπιχτησοuσtν το γόρω&εν του πίIpyou, �α:ν βολέση ποό. πε't"ε μέ σκιΧλες να: τον κλέψοuν 779�780. . �ιχο;ιχr.ρόαωr.ιχ, 2397.
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-κχ't"ιiρχων: της Ρώμ"/jς δ κιχτ. (δ Λιχ τζεΜος) 3330. -κιχο;χαο;ολtιiζω: &φου �ιχ't"εσ't"όλtιχσεν εΙς το σπΙη -rou �aorp&cp"/j 1801. -κιχο;ιχο;όr.t: πιXvτιx τdι κιχτιχτόπιιχ 1580�ΚΙΧ't"έβ"/jκιχν εΙς !νιχν κ. (ΚριχνέΙΧ) 1722. 2165. 2317. -ΚΙΧΟ;ΙΧΙιοεώνω: �κιxτεuό8εσεν 2359 - κιχ· τεuό8ωσεν 2813. 3099. -κιχο;ιχχίω, abbandono alla malora: 3715. -κιxo;IXX.&Iιp,ιiζω, passare ίn rassegna, ispezionare: εΤ8εν, �κιxτιxχ.&όΡΙΙXσεν . πιΧντιχ τα: ΚΙΧ't"ιχτόπtιχ 1580. -κιχο;ιλω = ΚΙΧ't"ιχλω : τα: χωριΧφιιχ &ρχισεν δτι νdι κιχτελουσιν 771. -κιxo;ΙΡΎιiζω = κιχτεργιΧζομιχι, 3603. -κά.Ο;ΙΡΎον v. anche xιX't"tpyov, 335. 3801. -κιχο;ιχορο;IΧΙνω: να: τον xιxorexoporιxtvouv, 1537. -κιio;ΙΡΎoν v. κιΧτεργον, galera: κιΧτιργον εΤχεν μέγΙΧ 478. 533. 546. 562. 599. 611. 1136. 1144. 1838. 1895. 3621. 3747. 3774. 3804. -κιχο;οvνες, 909 - χωρΙιχ κιχ! κιχτουνες 163. 171. 1449. 1664. 1694. -κιχο;ρά.ο;ζtlΧ = fastίdi: προλιχβων κιχτριΧ· τζιιχ του 8εσπότοu 3127. -κιλιχρavω = κελιχρόζω : πιXvτιx �ελιx ρεόιχν τον τον 80όκιχν οΙ ΑλβιχνΤτιχι 1980. -κιφιχλιiSοuς, τοός, 1595. -κεφιχλ�ς: κεφιχλ&8ες 741. 1579. 3310. 3740. -κιφιχλή: - των Τοόρκων 680 - Βιχρ vιXxou κιχ! Kιxν8�λων (ΜιΧνος MΙXΛtιx ρέσ"Ijς) 946. 948 - των ·ΙωιχννΙνων 1202 - των Βομπλιιχνων Ζ' § 15 (2076-2082) 2076 - (της "Αρτιχς) 2191. - της ·Αν8ροόσιχς 3902. -κΙονιχς: δ κΙονιχς δ .&ιχuμιχσ't"ός, δ πόργος του xovτιXorou 3375. -κλΙΧΙι'&μός: πιχυσον τον κλιχu.&μΟν τον μέγιχν 3424. -κλιιαοΙίριχ, 2347. 2392. 2507. -κλιρονομΙIΧ: τα: πριΧγμιχτιχ, κλερονομΙει; 1197. •
564 ",λιψΙ� : εI� π,ν Bό�ιτζαν Α' § 7 ( 9 4 1 06) 94 - το\) ΔΡιχΥ.χμΙστοι> Α' § 24 (282-296 ) .
'ΚορμΙ: τον εΤχεv ιtμιρi; .1:νΤΙ τ' .1:τοί)
.λΥιροι: cittadinanza, stίrpe
ν:όσμ()ς,
'It()�r-L�, 3052.
κορμΙ του 3 1 87.
1315 -
clcro 3 1 1 6. 1562 - erede 1 22 1 . •λ�εω"oι�,
6, 29 (δ κλ�ν 3 1 ) . ",λω&όyurΙζω, 1 080. 3042. •λωιψ.οι, tranello, 3066 - trama: τ�� 'tύΧ'Y)� κλ6>σμ�τ� 3 708. ",ο,,,ό,, : - (ε4 'td 'IωιXwιν�) 1 297. 1308. 1 3 13. 3 1 1 7 - ε� την ''Αρταν, 20S(). 225 1 . 2995. .(),��Ίoι, 'td (cd. X'1jτt.x) anfratto. va11o�
iγλΙσΤΡ'Υ)σ"t �x τιχ κριίχδΡ� κω. έσέβ'Υ)" ε4 κoιτ�ί« 284 1 - (,'λόΓUP« 't'όv γύ ρισαν μισ� ε� 't'd )(οιτ.χ'ί« 2846 fφεuγαν ix 'td χοιτ«ίιχ, έκ 'td έγχρεμνιt, εΙ� 'td δρ'1j, εl� 't'οUζ τριΧφο� 3196. • ό",δι� χa:ριίβι.χ μεΥιί'λιιι έχ � )(όχ� 1 838 - μεΥιίλ'1j χ.. 1 859-.1864. 1871 - � έ�ιχtι τοι> ('t'οu χόντοu) � χ. 1876 't'ou �ρ!γχΙ�όζ � χόχ� 1864. 1 873. 1875/7. 1 887. 1 89 1 . 1894. ..o").").�...) 1 887. 3720
'ιιο").Uμ.[jοu, -Ζ309. v. -χ()λόμ�o\).. ..ο).Uμ�()u. 694. •ομπώ_, intimidire : μ δ�οuλΙ«v �επιιιστ1ιν iχόμ'7t'ωvεν 'riJv ):�pαν 1 2 49 - 1idutte nella necessita.: bcόμ πωvεν 't'6v βσcσιλt« "ΙΧ lνcιι �ιχό� 'tou 3587 - sogg1ogare: 1331 - 1 1 78
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κρεμν' 1tρεμνΙ : πλ1jσ[ον TOU κρεμνιοσ 980. 1tρεμνΙζω. 303 1tρίμομα., : τό 8εσποτaτο δλο κρέμετιχι εΙς τον σφδν8uλον τόν !8ιχδν σοΙ) 3408. 1tρ'tμ.α.. 69. 665. 1774. 3374. 1tpouyro - 1t?OUro : εΙς τιΧ �ρμιxτιx τόν lxpou γιχν 252. - δποu τριμώνει νιΧ σεβΏ κιχΙ bπou κρούει λΙΧβιχ[νη 2564. 1tpUIS(l): κρuβ1j&jj 2452. 1tτην6ν. τδ : οΙ �&ρωπoι ijσιχν ώς κτηνιχ
-
565
μειδιάζω
λoyιip, : !χιχσιχν πλοστον κιχΙ "OYOCpLV 35. λ6πος, 2325. 2329. 2506. ).ογΙζω : �ΕV ..τιΧ !λογΙσ&'1j (6 �εσπότηι;) 2911.
lΟ!,Gμ6ς : ιΧπο -rouI; Μοuσοuλμocνοuι; 3155 - ε!χεν μέγαν λογισμον ι:.στε νιΧ L8fj το τέλος 3308. λoνμπιipε ;,ι : 800. 917. 1855. 1878. 2497. 2779.
2817. 3774.
"U'rciJ, piegarsi, 3353.
3898.
7.UβερνTjς : δ κύβο &'πέ&ιxνεv, 6 μέγΙΧι; κοντο στcίβλoι; 3599. 1tUVTjYI1�o, τδ, squadra di caccia: ltp&ιxσE μετιΧ τό Κ1M'JyaTO 910. 1tUVTιY'ιx, 3318. 1t-:φ : ό xUp ΔΙΧβι8 6 μέγιχι; 3053. 1tupιi: !ΧεΙτη � xupli TOUI; 39. 1286. xup1i80t; 1Ο. 'lα.Ρliε,. gola, va11e : έφύγιxcπν εΙι; τρli φοuι;;, ε!ι; "ΙXΓX0C8tιx 2420. Ια.&α.Ιν..., passim: lνιxν γοσν !λιχ&ιΧσθ-η σιχν 1886. 'Aιxfs = !λιχ[ιχ: φιχρΙν !xιxβlXλλLxεψεν κιxτ:xμιxuρoν ώι; "λιχ[ιχν 229. Ιol:ι:,ν�ς, bestie da soma : πώι; ΤΙπ7jριxν τει; λιDcινLει; τοίί MoupLx1j Σπιiτιχ Γ' § 2 (684-699) 686. 696 - κιxl ιptρvoucπv τέι;; λlXXινLει;;. βοuβOCλιιχ. ιX-yε).CΊ3ιιx 2884. i.s6;: !8uνliμωσέν τιχ (τιχ xliσTpTJ) με τζι:ι.χΡlΧτόροuι;, με λιχδν. οπωι; νιΧ τιΧ φuλιiγοuν 133 - 801 - 7jλ.&c χlχl Tj γιχλι.όττι:ι. με τζιχκριχτδροuι; χlχl λΙΧδν, λοuμπliρ8ιχι; με πΙΧβΙζιlχ 917. ί.ειξΙ\ίΡΟ', 194. ί.�,ξιuω, 196
Aa';01.ipfs, avidita, 2807. λεtξG1.ipΟι., 509.
i.it�, = lλλεr.Ψr.ι;: τοίί ψωμΙοΙ) 3233. ί.�r.ιiΡΧ7jς 3592. λ,βι:ι.εχ7.'; 'ι; τό λιβΙΧ81ixt (τou ΆγιοΙ) Δovιiτοu) wσιχcπν (τιΧ ..Αλβιχνιχ) Ολ01 κιχ!. χΙXΡτερoVσt. 1515. ί.Ιζ,ος: εΙι; τouI; "ttL01JI; τοί> τόποι> 1866.
λ,&61tΟ1.ipσος Α' § 22λ,μι,ών �νoι;: εΙι; φόλι:ι.;ιν λtμιωνoι; 1137.
μιiζωμιx, 3874 μΙΧζών... : νιΧ μιxζω&oσcπ τιΧ:Άλβιχνιχ 2362. μι:ι.1tιiΡ'. 1655 μα.ια.1tΙζ.... agitare : κοντ&ριν !μιχλOC κιζεν εΙι; ..ό �εξr.δν ..ou χέριν, καΙ ι:.ρ μφε, !χωptστ'ηκεν ιΧπΟ την cruναξΕν τοι) 244. μα.Ιωμ6ς = μOCλωμα: εΙι; μιχλωμοuι; φοuσσocτοu 356. μι:ι.ί.ώνω, attaccare, combattere: ..ον πύργον νιΧ μΙXΛώσouσιν 293 - &>ρμ'Ι'J σεν νιΧ μιχλώνη 1714. μsνεα.�sφΟΡεU()μ2.'. 1028 μ2.νΙ:l1�oν, compito (ϊη rapporto a una situazione preannunciata) : Ιρχετιχι σuντιxμlνoι;;, ιΧλλιΧ oux i\ξεuρεν ποσο')ι; κlχ&όλοΙ) τό [Lιxν8aτov 1088 - noti zia. novita: Ιμιχ&ε τιΧ μιχνΜτιχ 751. 1164. 1336. 1460. 1465. 2030. 2237.
μ2.νε2.�Ο90ΡΙUΟμ.α.,. 704. 1034. μsν�2.�οφ6ΡΟ'. 191. 1635. μ �μ2.pιενoς = μιxρμcίpειoι;;, μιχρμιχρένι.οι; : στη&'1j μιχρμιχρέινlχ 3392. μ:ι.ρμι:ι.ΡΟσ\ίV&�μ.iνs: τιχ στη&'1j μ. 3351. μ2.�:ι.χt'Ρt1;... = μεταχ. 3100. μ:7.1.ipών... : ΤΙμΙΧόρωσεν, !σβέστη ώι; λιχμ πά.1Ι1χ 3380.
μ2.ΧSΙΡLQν : τIιux7J τοί> [LIXxaιpLou, anima di accolteI1atore 3550 - με έκιχτόν στριχτιωπι; ολοι τou μιχχιχιρΕοΙ) 3554. μ.ε'rsΙώ�f.ΡΟΙ;. 358. 3727. μΕ!'r.l1νοι;, maggiorente: το')ι;; utoui; κεφιχλ&80UΙ; τouI; ΠΟΙTJσε, [LεyOCλout; μεyισTocνoui; 1595 - οΙ [LεyLoτaνoL οΙ «Ρχοντει;; 3865. μa,t,6.1;... μεL8Lω: νιΧ μεL8Locζη 3359. • • •
• • •
=
μέρα - όλ6πεζος
566
μέρα. = iιμ�pσι, 586. 593. 799. μεpιιi: προι; την μερειΧν του Mop�ωι;
3438. μερώνω, ca1mare: lμ�Ρωσιχv τούι; lπτω χούι; του τόποu 3294. μιτα.πα.Ιρνω : πωι; !μετσι7jπηρεv την Κιχ τoχ�ν δ 80όκσιι; Α' § 1 7 (1 99-200). μι'Cα.αελλΙζω, cambiar di sella, cam biar cavallo: εΜύι; lμετσισ�λλισεv εΙι; το φσιρΙν το &λλο 270. με'Cα.ατίχω : lμετσιστcX.&Υ)v 1927. 2827. 3454 - lμετσιστcX.&Υ)κεv 3442. μέ'Cοuπον = μ�τωπoν, 175 1 . μηνα., 94. 495. 1 132. μTjνω : μ7jV� 84 1 . 3605 - νιΧ μ7jVcXΊJ 2766 - μ7jvωvτσιι; 1 122 - μ7jvοuσσιv 2342 - !μ7jvοuσσιv 2337. - !μ'ήνφεv
2339
3029. soltanto:
ξα.ν&όγενo�, 2586. ξα.πιτιiζω, saltare da11a gioia : lxcXp7jY, lξσιπ�τσισεv (δ 80όκσιι;) 1 469. ξα.α'Cοχω, 2842. ξα.φΙνω : εΙι; τόσον lκσιτηvτησεv δτι lξcXφ7j κιΧν το 473. ξιμα.χρόνω, a11ontanarsi, 2461 ξινoχιipα.γo�, sba1ordίtivo: εΤχεv ξεvo χιΧρσιΥΟ ΚcXλλοuι; κσιί lμΟΡφcX8σιι; 1 920. ξινώνω, alienare: νdι ξεvω.&η 1) &yιXΠ7j
3 0 1 9.
passim.
μYiΡΙ : οΙ &τζει; 'rou κσιί τιΧ μ7jΡΙcX 3355. μη'Cρόπολ,� : εΙι; την μ. σόνσιξιι; .&�λει y�ει 1350. μιi.,oν : ΡινιιΧσσι στ�κετσιι πλ7jσ(οv εΙι; την .&ιΧλσισσσιν ώι; �μισoν μ!.λ(οu 2438. μ,ααeuω, 1 5 1 . μονα.φεν'C�α. : (τιΧ ΊωιΧννινιχ κσιί iι 'Άρτσι) με τιΧ τησ(σι νιΧ yεvoυν δλσι μoνσιφεvτ(σι μόνε,
νεχρώνω : !ν�κpωσε iι ψuχ'ή 'rou 2823. νηαόπουλα., 693 (V7jσοuποuλσι cd. ) . νΤχo�, το = V(X7j, 1 794. V'CI, - de, 2283. ν'CηΡΙUομα." v. lvτηΡεUομσιι. ν'Cρ,μώνω, v. lVΤΡιμώνω - τριμώνω. ·
ξι';'υχω : lξ�Ψuξεv, 3380. ξuγ,α.Ινω, 3458. ξUλα., navi, natanti : τιΧ ξ. νιΧ &ρμσιτώ aouaLV 1476. 1837 το 8ιιΧβσιν εΤχσιiι &πεχε! τιΧ ξ. του 8εσπότοu
2439. ξuν'Cιi, nonche, ed anche: πσιρσικσιλε! Έρκοόλιον κσιί τον Τόρνον ξuvτcX τον κσιπετιΧνιον Mιxv.&ιx!ov 3878. 'ξuπ'Cερο� = όξόπτεροί; 3466. •
μόνε με κ&τι ΦΡcXΥκοuι;
•
•
2703. μoνoιιiζω, Στ. § 1 6. (1818/9). 1901. μονόξuλα., c d. . μΟVcXξuλσιι; 2444. μοuλώνω, quietarsi, 513. μΟUΡαΙα., τιΧ, ricettacolo: &ν &ειπσιν τdι μοuρσΙσι 2555. μπα.Ινω: δpμ�ν VcX μπουν εΙι; την ΛεuΚιX8σι . . •
58. το : μπ. (τηι; 'Άρτσιι;) 363. 2250 - πλ7jσΙο εΙι; τΟ μπόριο (τηι; Γλσιp�τζσιι;) 587. 598. - τηι; Βο στΙτζοu 3759. 3774. 3792. - τηι; Β08Ιτζοu 9 1 . μπpό� : - το ..&έλω lξ7jΎ7j.&ij 490. μuλο� : πλ7jσΙοv τηι; Γλσιp�ντζσιι; ('ι; το μ�poι; τηι; .&σιλcXσσ7jΙ;) 555.
μπόριο,
όγληγορα. 1832. οΙχειώνω, popolare : τον τόπον Υ&:Ρ οΙ κεΙωνε 14 1 - του 80UΚΟΙ; οΙκειώνετα.ι κσιί 8uvσιμώνει δ τόποι; 958 - οΙκεΙωσε το κιΧστρο 2074. οΙχοSομij, με σκιίλει;, με · oΙκ080μ�ν εilκoλσι νdι το κλ�Ψοuν (τον πόΡΥον) 784. όχιi'CL, in certo qua1modo: δκιίτι τον lMΠ7jaεv 1 984 - come, quasi: δκιΧτι lx πλσιyιό.&εv 3545 - un certo, agg. : δκιΧτι φριΧΥΚΟΙ; &ν.&ρωποι; 3548. όχιiτις, 1702. όλημίρα., 272. όλ6γυρα., avv. : οΙ Χριστισινοί δλόyuρσι
3409. όλόχα.ρ60ς : VcX �ντpιμώσωμεv δλόκσιρ80Ι
να.uλώνω, noleggiare : κσιί βιΧρκσι 7jUpεv, !vσιuλωσεv κσιί
2056 - 3921 . όλόπeζ�ς, 2329.
•.
όλπΙζω - παeεμπρός όλnΙζω, 575. όμnλο�Ι� = �μ,πλ. 2658. όμnΡό� = �μ,πρ. - μ,πρό; : - avanti, personalmente, 1561 - innanzi, 1798. 2824. 3438 - subito 852. 1662. 2277. 327 1 . 3307. 3439. 3704. - dopo, όλΙγο μ,πρός, poco dopo 777. όμπροο&6., 1 427. 1 5 13. 2315. όμπροο-:6., νιΧ τρέχουν όμ,προστιΧ 1 503. 1490. - τους �φερσιν 8εμ,ένους όμ,π ροστιΧ τους 233 1 . όμπροο-:Ιλλι;, avanguardia: �σμ,ΙξσισLV οΙ Μο όμ,προστέλλες 1 738. Οf''fα.vα. : ΙS .. &.νσικσιριΧ8ει;, 623 - &PXLaIXV τότε ΙSργσινσι, τρομ,πουττες νιΧ λσcλουσL 1 542. oplJξL: ή ΙSρεξΙ του ή πολλή 2807. δρ&ωμα., impresa: 853. 267 1. όρ&ώνω, 6>ρθ-ωμ,ένσι, con ordine: uπcxσLV 6>ρθ-. 23 1 5. δp&ωo,�, sollevazione: if>στε νιΧ κιΧμ,ουν ΙSρθ-ωσLV κσιτιΧ τους Μουσουλμ,ιΧνους 3070. όp&ώ�η�, manipolatore di un'azio ne: εΙς τόπον, όπου �στησεv μ,ε �κε!νoν τον όρθ-ώτην 2782. opΦ�: βλέποντσις την ΙSΡLξΙv του τόσην 2684. όρμήvι,a., 2695. δρμηνιvω, 1 534. δρμΙζω : ό 80υκσις if>ρμ,Lζεv πολλιΧ ΙSΤL νιΧ πολεμ,i)ση 1637. 6pμωo'�, consolidamento: Γ' § 16 (923-924). δαπΙ,,:, : τιΧ όσΠΙΤLσι Β' § 10. 642 - εΙς το όσπΙην του �στριΧφ1jκε 1 1 1 4. 2797. 280 1. ο\ψ,6.ζω, Θ ' § 8 (2334-5) : τιΧ "Λλβσινσι οόρΙσιξσιν όλόΥυΡσι &.πιΧνω εΙς τον Τόρνον 2349 - &.χλσιλωΥήν �γΙνετoν, Ο()ΡLσιξσιv εΙς το κιΧστρο 2802. όχεpό� = όχυρός : εΙς lvoc κιΧστρο όχερο 778 - τόπον όχερον 1 705. 1 7 1 6 352 1 . όχίρωμα. : στέκετσιL εΙς όχέρωμ,σι 2437. όχvρωμllo, v. χέρωμ,σι.
567
ό';'6.ρ, = μ,υς ΠΟVΤLκός, muscolo del braccio: 'ς το χέΡLV εΤχεν XOVΤιXPLIX &.πιΧνω εΙς το bIjiιXPLV 1 1 1 5 (ίη tos cano: pesce del braccio).
δ.;.,62ο, ostaggio: ΙSΨL8ες �κριΧτεL 1 738 18. 2578. 2793. 2810. nlloβΙζ,1lo
πσιβεύζLΟV scutum πσιβ. κσιΙ τζιΧκρες 291 336. 917. 986. 1855. nα.,66ποuλο : - -1jτοv τρυφερο 3472. n6.λε, 507. 6 1 6. 744. 759. 1949. 3 1 76. nlloλλη�6.ρ' 1 1 19. 163 1 . 1956. 2054. 2058. 2585. nlloμφΡ6ν,μο�, 1 129 (cd. πσιvφρόVLμ,ος) . nllov-:eχω, suppoue, credere, ήtenere: νιΧ τιΧ ΕΊSρης 435. 626. 1 139. 1 785. 1849. 2881 - aspettarsi, confi.dare che una cosa avvenga: �λΠLζσιv κσιΙ �πιXν τεχσιν ΙSλo νιΧ το �πιXρoυν 725- 1 1 5 1 . 2089. 3 1 82. nlΧ.νώΡIΧ.�ος, 3475. nllonnou�: τον πιΧππουν, τον προπιΧππουν μ,σις 3 4 1 7. nIloΡlloβ6.":1j�: �θ-VLκιΧ τοuς τuριΧVVLζεv, if>σπερ οΙ πσιρσιβιΧτσιL 1805. nIloΡ6.6ω: πσιρ&8ω εΙς του Ζοιβέρ8σις 1 58. nIloΡIlo&lloλ6.00�Ο, τό, litorale: XUvijYLIX �xtL �μ,oρφσι τΟ πσιρσιθ-σcλ&σσLΟ 33 1 8. nllopllo�IX.&,otJo6� = πσιρσικιΧθ-Lσμ,σι, 3223. ΠIloΡIlo�,νω: οΙ &vθ-ρωΠΟL -1jaσcv ώς κτηνιΧ κσιΙ �ΠOΙρIXΚΙV'I)σιXν τους 3898. nIΧ.Ρα.λο'fΙIlo, euore, sopruso: πσιρσιλογΙει; �κσιμ,νσιν, μ,εΥ&λες &.νομ,Ιες 3218. nIloΡlloμlloλΙ�, uno dopo l'altro: iJπijpocaLV πσιρσιμ,σιλΙς (cd. πσιρσιμ,ΣCΛεΙι;) τιΧ πλιiγLσι, τους λόΥΥους 2506. na.Ρlloξ1jλώνω, provocare, passare ί li mϊti: τόσον �ποιρσιξi)λωσοιv τον κόντον ΛεονιΧρ8ο, ΙSΤL �πσιpσιΚΙV'I)σεv, if>ρμ,1jσεv νιΧ μ,ΣCΛώνη 1 7 13. nIloΡIχ',,:ζllo�Ιζω, sconfiggere: �τζL (οΙ 'Αλ βσιv!τσιL) �πσιρσιτζ&ΚLσσιv κσιΙ ΙSλo το φουσσίΧτο 1 765 - 24 1 7. n6.Ρ6Iloλ,� : ώς π. �γόyyυζεv 3385. nllops,6., volto (festoso) , 1529. na.Ρ!μnΡ6�, 2 1 06. (Du Cange
grandius) :
568
Πσ.(Jέτoιμoς - πονηρός
�Il.ρί-;ο�μος, 1487. �α.ΡΡ"ljαΙIl. = liberta d.i parola, libera mente: 1352. 1379 1431. - forza d.i azione: μέ ΠΙΧΡΡ1jσΙιχν φιχνερα: τα: 'Άλβιχνιχ να: σκΙσn 1438. �α.αχΙζω : !ΠιXσχ�σεv 8�α: λόγου του, si adoperava per se 2035. Πιi"χoυ: Kυp�ιxxη τοί) ΠιΧσχου 235. �ιi-;oς, 898. �α.-;poIί : εΙς την &φέvτ�ιxν του 80όχα. του πιχτρου των 1 8. 22. �α.-;ω, vίolare: !πcXτησιxν την .&όριχν τοί) !χ.&ρου τους 276 - sconfiggere, do mare: δλους τοός !ΠιXτησεv μέ του .&εοί) την ΧιXp�ν 1 903 - mettere all'impotenza: 330. τα: 'Άλβιχνιχ τό πώς τον !πιχτουσιχν 1 9 1 1 . �ιζ�-κιi, fanti, fanterίa: τόσιχ π. δτ� !γέμωσιχν τα: πλ&γ�ιx 2508. πεζοUρll., fanterίa, 2324. �a&epoIί, 1986. �ε�ρll."ΙIl. : 8ιx�μόνoυ 1 734. πε1αμα., proposito ostίnato, 1 809. πe�αμll.-;Ιζω, ostίnarsi: 2037. πέμπω : να: πέψετε 1444. 1682. πεp,μιiζω - radunarsί, u nίrsi: ό χόντος !πεpΙμΙXσΕV μέ όλΙγους !8�xoός του 1 767 - raccoglίere: �στε να: πε p�μιXσoυσ�ν !χεΤνo� δποό [την] ε!χιχν 940 πeΡ,μα.ζώμll.-;ll., gente raccoglίticcia: 2403. πεpΙ",,�α. : π. να: τα: γριΧψω 953. l'CepΙφοuμος, 579. 2 129. 3138, 3327 . πeΡΠIl.-;ω, 1355. 3207. πίαLμον : - του Γ�oσoόμΠεχ1) εΙς την Bό8�τζιxv ΑΙ § 3 1 (439-440) . ΠΙ-;ΡΙ-;"ιjς : μέ 'ξόπτερους πετρΙτες 3466. ΠΥι6ω, 2385. RtjpcxaLIί : -1ι π. τοί) πόργου (του rxtV1) ΣπιΧτιχ) Γ' § 1 0 (796-804). I'CL6eξLωαuν"lj, 2433. ΠL&α.μή = σπr..&ιχμ� : πιχρου του !ΠιXpoυσ�ν μΙιχν π�.&ιxμη τοί) τόπου 3655. ΠL-ΚΡα.Ινω, 2942. 2986. I'CLλιiλ"ljμll., ίncursione: το σu'YΧνoν πLλcX λ1jμσι, δποό �πr.λoιλoυσ�ν 3859.
RLi.α.λω, ( v. �π�λoιλώ) fare scorrerie, 470. 3859. RL,,-;oauv"lj : 8�α: xαι�σιν π�στοσόV1)ν 1443. RL":1j6eLoIί = !π�τη8ε�oς 2690. ΠL-;ή6ιuμα. = !π�τ. : τέχV1) !π�τη8εόμσιτoς τον πόργον να: τpυ�σn 3 93. ΠL-;-;ιi'ΙΙL : γPιXφoυσ�ν Π�ΤΤιXx�ν εΙς τον 80όχσι 1 434. ΠL-;UΧIl.Ινω cd. = !π�τ. 3089. 3098. πλIΧΎLό&εν : !χ πλ. 1 98 1 . 3545. πλιχ-κώνω, 1 88. 760. 3 1 90. 35 1 8. πλιiνoν : 2654. τΙ 8έ πp&ξ�ν �xσιμεν χα.Ι πλιΧνον δ 8εσπότης 2669. πλll.ν-;ιiζω : πλ. !κ την π�κpΙσιν του 698 . I'CAIX,,:icx, avv. : !ξέβ1jσσιν πλσιτέσι 246 1 . πλιi-;ζα., piazza: κσιΙ γόρω την !yόp�σεν 'ς την πλιΧτζσιν εΙς την μέσ1)ν 1 582. πλίlΧ avv. : να: μέ π�στέΨη πλέσι 1445. πλi-κω : οΙ 800 βΙγλες !πλcXΧ1jσσιν 760. RAtOL : οΙ πλ. &πέ τα: 'IωιXνν�νσι τον 80όκιχν �γιxπoϋσσιν 1 4 1 2 - 37 16. πλίος : δ τόπος του &πΙστησεv δ πλέος 3 5 1 9. πλερώνω : !πλέpωσεv το χρέος 2015. να: πλεpώσn τα: φλουρΙσι εΙι; του ΛιβέΡ1j τιΧι; χεΤρσις 3623. - το πρίΧγμσι !πλερώ.&1j 33 1 . πλευ-;�-κιi, τ&, natanti : 400. 4 79. 533 - πλ. &λογσι να: βσιστιΧζουν 690. 691. 785. 805. 1 476. 3758. πλεώ-;φος, 20 18. RAijP"ljIί, adatto: κιΧμπος πλ�Ρ1jς 8ια: πολέ μουι; 2395. �λoυ-;IXΙνω : πλοότηνσιν μέ το vouv τους 730 - 3 1 10. πλου-;Ιζω : !πλοότισσιν κιχι εΤνιx� πλουτ�σμένoι 670 - 305 1 . �λώpη : πλώρες μέ πρόμες �σμιξσιν 1 877. Ro6ιirplX : &.&ρισος π08ιΧγριχς 37 17. �o6α.λΎΙIX, 1 220. πολιμΙα-;ρlχ, feritoia: !χωpΙστηκεv &πο την πολεμΙστριχ 269. πόλLς : εΙς την πόλιν ΓtιxννΙνων 33 1 5. �ολuφLλόΧΡeος, 3459. πολυχρονΙζω : ιχότοΙ !πoλυχpόν�σιxν 1 559. 1 565. ' πον"ljρός : το ΠΟV1jρον το �νoς 3302.
πόρτα - ριζικόν πόp�α., 560. 6 1 8 τα. σΙ8ηριχ της π6ρτιχι; 6 1 9. ποuλω, 1 1 38 τοσ 80λΙου δποο �πoόλη σεv το... &6ριχτον Δεσπ6την 270 1 . 3589. 3606. 3632. nouΠI�IX, 1 408. noune�I, 780. 9 7 1 . 1 138. 1402. 1 676. nounou�e, 97 1 . ΠΡα.γμα.�ιu�ήc; : πριxγμιxτεuτIX8ες πλοό σιους 650. πρίπος, τ6 : πλέον πιχρα. το πρέπος, piu di quanto era dovuto 26 1 6. πp,γα.ν�Ιν, = μπριγιχντΙνι: &ρμ&τωσιχν γΙΧλι6ττες, πριγιχντΙνιιχ 5 5 1 . πpΙγ�,πα.ς, δ , 1833. 1 837. 1843. πρ,-ρΙπ,ααα., 356 1 . πpΙγ�'πoς, δ , 564. πpΤγ�,ψ, 520. cap. νι § 17. πpόβα.�α. : τα. ΠΡο γα.ρ lβοσκεv (δ ΔΙΧβΙ8) κιχΙ βιχσιλεός �γΙτη 3054. πpoβα.�α.par.Τoς, pecoraio 2404. προβοlΗζω : τοος Τοόρκους �πρoβ68ισεν εΙς την ΆγΙιχν ΜΙΧόριχν 2425 τΙς να. τον προβο8Ιση 3887. (v. anche προβο8ω). προβο6ω : να. προβο8ώση φόλιχξιν 1 987; προ6,σιβar.Ινω, 25 1 0. ΠΡό&uμα., 3922. ΠΡο&uμοUμar." 1358. 2406. 392 1 . πpo�σιpΙζω, < μΠΡΟΥκιχρΙζω, provocare; motteggiare 240. πpo�όβω : �πρ6κoΨεv τοος &ρχοντες τοσ τ6που 1 384. πpoλar.βέα�ιpoν, 868. προλ ar.βών, 3 1 27. πρόνο,α. : εΙς το τησΙν τοος lβιχνεv &πέσω της Λεuχ&8oς, κριχτημιχτιχ τοος l8t8e, προνοΤες των &ρχ6ντων 140 - 935. προξινω, 1 53 1. 3367. πpoπar.�ω, 1 554. 1 564. 1 602. 2613. nPOn�'II:nOUc;, δ : τον προπ&ππουν μιχς 34 1 7. προπar.τω : σπου8ιχΙως �πρoπ&τησιxν 1 092. πpoπ�τω p : τοος προπ&τορες της Κων στιχντΙνου π6λ1jς 3 4 1 5. προπέτης : &ρχΙρισιχν �ΤOίίΤOΙ οΙ προπέ τες . να. φουσκώνουσιν 1 7 1 0. -
-
-
.
• •
569
tτ:poα6ιar.β�ζω, προσ8ιΙΧβ&ζουν τον μ� λ6γους ψεμιχτένουι; 1626. πpoα�uνω, fare atto di sottomissione: δ τ6πος �πρoσκότησεv, το γόρω οΙ κιχτο\ίνει; 2075 - 2226. 2253. 2488. venerare : δ 8εσπ6της 2495. 2496 �ΠΡOσκότηΣCΝ (το σκijπτρoν τοσ ΆγΙου ΛουκΙΧ) 2528 eseguire ΙΌrdine: 2705. προαό6,ον = πρόσο80Ι;, εΙσό8ημιχ: κρ& τημιχ τοσ ε8ωσεv προσό8ιιχ να. lχη 2913. προτΙμηαη, privilegio: iJ χώριχ (lχει) &λλιχ χιχρΙσμιχτιχ πολλ&, προτΙμησει; μεγcίλει; 2 1 16. προφ(Jtντ,�ιΧ = φιχνερωι;, 3648. προφητ�νlJ.ξ (δ ΔΙΧβΙ8), 3056. tτ:ρuμη : πλωρες � πρόμει; lσμιξεν 1877. πρω�οατρ�τορlJ.C; : π.cίτoριxν �πoΙησεν κιχΙ το ριχβ8Ιν τοσ �8ωκε 1 593. π�ωxΙζω : (δ Κόριος) πτωχΙζει κιχΙ πλοu τΙζει 305 1. π�ωχuνω : πτωχόνει .&έλει ποιντελως κοιΙ .&έλει �ρημcίζει 409 - 37 1 5. -
-
ρα.β6Ι, το (τη/; &ρχ'ίj/;) : πρωτoστρcίτoριxν �πoΙησεν κιχΙ το ροιβ8Ιν το\ί �8ωκε το ριχβ8Ιν το\ί l8ωσε (δ βιχσι 1 593 λεόι; μεγάλου κοντοστάβλοu) εΙι; το 8έξιόν του χέριν 2142. ρar.γμίνη, v. &ρcίζω, ΡlJ.φτ5.6eς = sarti, εΙς Td: 'Iωcίννινιx εόρΙσκοντιχν ριχφτ!i8ες, τζιχκιχρΙΧ3ει; 1 788. ρηγ5.6ις, 3333. ρήγar.ς, 20. 3330. ΙΓ' § 2. 3340. 3344. Ρηγaτο, το : �κ την Άνάπολιν μέσιx �κ τo εΙι; τα. ρηΥΙΧΤΟΙ δλΙΧ ρηΥΙΧΤΟ 2583 �κ τα. ρηΥΙΧΤΙΧ της ΦΡΙΧΥΚιΙΧς 1849 -
-
-
3334. 3343. ρήξ, 3338. ρΙζlJ. : τοσ Δεσποτάτου (οΙ ΓLΙXννινιωτει;) των ΡωμιχΙων 1390. 3 1 1 3 1372 basamento d'un ωαιο: εΙς την το\ί τοΙχου 206 1 . ρΙζιχν ρ,ζ,�ιuω, 125. p,ζ,�όν, fortuna: δ .&εΟι; ij'&έλ7J σεν το το πωι; τοόι; ριζικον τοσ 80όκιχ 437 �λ.&εv ριζικον 5 1 9. 600. 8 1 1. 1 079. -
_
• •
.
-
ρ{κτω - σκαλώνω
570
. Γ' § 25 - 1 1 56 - 1 568 - !Υόρισεν το ριζικον το\) &φεντος το\) 80όκιχ 20 1 7 - 2927. 3089 - destino, 3435. ρΙχ-;ω, 267. ρ\πή : ώς !ν ριπ'ίj 2062. 3 1 9 1 . ρ\πΙ1;ω : !κ(νφιχν !ρρ(πισιχν 1766. ρΙχνω = ρ(πτω : εΙς την . yijv !ρρ(ξιχσιν &�ρώπoυς !πι8έξιους 554. 557. 1 735. 1742 1886. σκιίλιχν �ρριξιxν tuWI,; 596. - ώσιι.ν να. ρ(ξης το νερον 'ς την ·Μλιχσσιχν 1 735 - sparare : την λου μπιίρ8ιχν �ρριξιxν 2817. pόyιJ. : εΤχιχν την ρόγιχν &πο τον 80όκιχ 822. 827. 1862. POYιJ.-;όpo\ : 20 1 , 825. ΡΟΥιuω : φουσσocτο να. ρογεόση 135. 1 36. -
.
- dίstribuire in dono
ο
compenso:
ρο\)χιχ !ρρόγευσεν πολλα. 1 588. ροπή = ριπ1ι : ώς !ν ρoπ'ίj τοδς �σωσεν κιχΙ !περιώρισέν τους 2463 · - δποδ εΤ8ιχν τέτοιιχν Ροπ1ιν εΙς τοδς Ζενεβε σιχ(ους 325 1. Ροu1;ω : �ρρoυσιxν να. περιίσουσιν (τον ποτιχμόν) 439. pouxιJ., τα. : (το\) κορμιο\)) 144. 604. 655 - δ 80όκιχς τα. ρο\)χιχ του τον �ν8υσεν (ώι; γΙΧβρόν του) 2092 - ρ. τον !φό ρεσε βιχσιλικα. έ8ικιί του 2 1 4 1 - beni in genera1e : δ xιx1ttttI,; να. πoλεμ� εΙς τα. ρο\)χιχ του &πιίνω 604 - οΙ 'ΑρτινοΙ δπ1jγιxινιxν εΙς τον 8εσπότην να. ζ'l)το\)ν ΡΟ\)ΧΙΧ, εδεργεσ(ει; 2977. 3 1 30. putLnιJ.PιJ.'tO\, v . ρυμπιίρος : &πο τον φόβον τον πολδν των ρυμπιχριχ(ων το\) 80όκιχ 967. putLnιJ.P\X� : ρ. να. 8ριίκτουν 38 14. Ρuμr.ιJ.Ρ\Χόν, manipol0 d ί razziatori di : professione: ρυμπιχρικ& !μιίζωσεν τον τόπον να. &νιχτρέχουν 962. ρuμπ�ρος, predone : ρυμπιίρος κιχΙ κo�ρ σtXρ'l)ς 3549. cf.. _ raubarijs . Val Α Αν 2200, ΧΙΙΙ 4 1 0. pωμιJ.Έoς, agg. : �ρχovτες ρωμιχ!οι 549. 636. pωμαr.νΙ1;ω : !κλε(8ωσεν την πόρτιχν κιχι έρρωμιΧνισεν κιχλα. 896.
\
Ί
ΙSιJ."!Ι-;-;αr., 249. (ν. anche σιχtττιχ) oιJ.Τ-;-;αr., 694. oαr.ν6�'λ\(oν), piccola imbarcazione : τα. σιχνΜλιιχ έγέμισιχν 388 - (cfr. σιχν8αr.λόπoυλιx 2444) - σα:νΜλι 2446 2455. 2459. ΟιJ.ν6ιJ.'λόποu'λον : �τρεχιxν τα. σ. κιχι τα. μονόξυλ&ν του 2444. oαr.πΙ1;ω : σιχπισμένα: 1 1 4 Ο. oιβ�1;ω, far entrare : εΙς την ΛευχιΧ8ΙΧ nεytV" μέσιχ να. τοδς σεβιΧση 4 2 1 εΙς τα. V'ι)σοόπουλΙΧ μέσιχ να. τα. (�oγιx) σεβιΧσουν 693. 694. - να. τον σεβιΧσω μεν 'ς την μέ�ν μιχς &φέντην 1 439 τοδς έσέβιχσεν !πι8έξιιχ την νόκτα:ν 2796. oιβαr.Ι·ιω = εΙσβιχ(νω : - σεβιχ(νει 999. 2659. 2673. σεβιχ(νουν 6 1 4 έσέβ'l) 757. - σεβη 820. 1 1 34. 1 34 0. 1 3 7 1 . 1 840. 2393. 2564 έσέβ'l)σιχν 1 479. 3043 - έσέβ'l)μιχν 3 9 1 6. oav-;oUx\αr., · τιχ : !τζιΧκισιχν τα: σπ(τιιχ, τα: σεντοόκιιχ 658. οβρβ\ος, servo : τα: πριΧγμιχτιχ, κλερο νομ(ιχς �8ι8ε των σερβιων της 1 1 97 . ΟΥιΧώνω : τον φα:νον !σf)κωσιxν, 903 d!νεμος !σf)κωσεν, 1 890 - 3783. oημ�6\, 2777 - δ ΠΡ(Υκιπιχς τα: �βΙXΛεν �μιί8ι τα. !κριχτο\)σεν 3664. o\�1;ω : να. σιιχστο\)ν χωρΙι; να. πoλεμ�σoυν 1636 - χωρ(α: κιχΙ κιχτο\)νες !σιtXσ1t'l)σιχν 3294. ο\6ΙΡtν\ος, 3674. οι6Υιρός : ω βριχχιόνοι σι8'1)ροΙ 3392. oιμ�, vicino : 786. 1483. 2750. 2757. ο\μώνω, 595. 1 557. 1872. 1 875. 222 1 . ox�βω : &Π'Ι)της να: σκιΧΨη, ν α. σκοτώση 3569. ox�1;ω, !κ την χoλ�ν του σκιΧζει 773. . 2543 - λουμπιίρ8ει;. τζιΧκρει; πιχρευ1tδς �σκιxσιxν 1 878. 2779. σx�'λαr., 296. 404. 596. 6 1 5. 972. 980. 990. σx�'λωμαι, luogo dί approdo, scal0, 36 1 5. oxαr.'λώνω, fare sca10 ( ν. σχιχλώνω) : έσκciλωσε εΙς την Άγ(ιχν Μα:όριχν 525. -
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σκαμνί - συγχύξω αχσιμ.νΙ: τΟ σκιχμνΙ των 8εσποτων τα: Γι&ννινιχ εΤνιχι 1 524. 2 1 1 2 - της Γλιχρέντζιχ 540. αχ�ν6σιλoν : σκ. �γΙνετoν εΙς ""ouc; 8όο σνμ πε.&έρουι; 1 997. αχιπ�ζω : σκεπιχσμένοι 2454. αχιπσια-;ό� : με όπουλΙιχν σκεπιχστην 1 24 9. «rxeuij, 3766. αχηπ-;ρον : τοσ &γΙου Λουκ& Θ' § 13 (2523-2530) . αx'�ζoμ.σι, (v. σχι&ζομιχι - ά.νιχσκι&ζο μιχι) , conturbarsi, aver paura 906. αχΙζω = σχΙζω attraversare : τα: "Αλβιχνιχ να: σκΙση 1 438. 1 482 �σχισεν τα: "Αλβιχνιχ κιχΙ ""ouc; Μιχζιχριχ κιχΙους κιχΙ �φ.&ιxσε εΙς την Πιχριχμυ.&Ιιχν 1 497 �σχισε τα: "ΑλβιχνιΧ να: κιχτιχβη εΙς την "Αρτσιν 2343 - �σχισεν τον τόπον 2359. αχ'ρ-;Ιζω : tripudiare: �σκΙpτισεν δ 80όκιχς 1 0 1 2. 1603. - �σχΙpτιζσιν 1544. αχλ�βo ς : ά.πόστειλεν (δ ά.μιρ&ς) , ς τον ΖενεβέO'1j άκλ&βον 1 923 - dipen dente (anche di alto rango) : δ σουλ τ&νος . σχλ&βον C>ptatv . . . φοuσσiiτο τοσ �8ώκσισιν να: κιχτσιβη εΙς την "Αρτσιν 2233 - 2248 σχΜβους �στειλεν δ σουλτ&νος την 'Άρτσιν να: ΓUpεόoυσιν 3072. αχλ7jρuνω : ( σιΙνω) πολλοΙ �σχλήpυνιxν πoλλd: 1 284 . 1 257. αxoν-;�φ-;ω : �σχόντιxΨεν τΟ γένος των ΣπσιτσιΙων 1 77. αχορπΙζω : 2576. 3235 - distruggere πρΙν πσιρόσ να: σκορπισ.&η 2944. . αxoρπ,αθ-�, 1 095. αχo-;�ζω : -rέως �σχότσισσιν "oAλouc; 242 1. 3240. αχO-;ιLν,�ζω : δ �λιoς �σχoτεΙνισισεν 3382. αχο-;ώνω : �σχoτώσιxσιν 256 1 �σκ6τω νεν 3255. να: σχο-rώση 3569. αχuφ-;ω, σχόβω : �σχυΨιxν τα: κοντ&ριιχ, (assali) con le lance in resta 1 096. 24 1 5 arrendersi : · κιχΙ οδ-rως εό.&Uς �σχόΨιxσιν τοσ 80όκσι -rou 8εσπότου 3793. _.
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571
αμ.ΙΎω, σμΙγομιχι : txlV1Jaoιv �σμΙχ&ησιxν με -rd: φουσσ&τσι δλοι 1 527 - �λ.&σιν κιχΙ �σμΙξσισιν · οΙ 8όο δμπροστέλλες 1 738 - 2828. 3892. αμ.Ί;ξ�ς, 1 999. αo6'�ζω, 2576. (Jοuρλllς, strumento pastorale (σου ρΙΧόλι) 1 543. απσιθ-ίς : colpo di spada σπσι.&ει; �8ώκιx σιν πολλες 1 747. 1919. απ�p�ζω : �σπιipιxζε � κιχρ8(ΙΧ του 2683. - �σπιipιxξεν (δ Σπιiτιxς) εΙς -ro μέρος ΊωιχννΙνων 1488. απσιρνω : �σπιipνιx � κιχρ8Ισι του 243. (JπλσιnνΟ(JUV7j, 30 17. (JΠΟUρ'ο�: � .&uyιx-rkpιxv του 80υκος ά.λή.&ειιχ . σποόριιχ �τoν 1 126. «r-;�Aotyμoot, 3398. (J-;otνιό, 2085. 2956. 3656. α-;έμμ.α. : c; την Πόλ1jν να: ά.ποστεΙλουσιν ·-ro στέμμσι νΟι του φέρουν 2 1 1 9. α-;evεuω 183 1 , 20 12. 3800 �στενεό&η 1661. α-;ινόν, 3743. α-;ίνωμ.ot, 758. 20 1 Ι . 2347. 2507. α-;Ιφω : �στεΨεν δ βιxσιλΕUς Η' § 2 (2 1372 1 38) - 2140 - 21 69. 2 1 75. (J-;P�Tot : ς την στpιiτιxν 1jUptv &ν.&ρωπον 1336 - έπλιXτuνσιν οΙ στpιiτες 3109. α-;ρot-;7jΎί-;7jς, 3394. ατρotτ Ιζω : �στριiτισιxν τον πόλεμον κσιΙ , μΙιχν �μέpιxν ό,τηγιχν εΙς -rOι Ίω&ννινιχ Θ' § 1 6 (2565-2573). α-;Ρ'ΎΜζώ : στρΙγλιξεν -ro φιχρΙν -rou 248. α-;IIπ-;�χός : -rόπος 54 1 - -ro κιiστpo 3453. cf. σόμβσιμιχ. αUβσιμ.σι, 4 1 σνμβιβιiζω : �σνβιβιiσ.&·φιxν αIIβ,β�ζω 8 18. 1 135 - 3620. αuπεvό-;7j-;ιΧ, consanguineita, figlio lanza: ε!χεν την σνγγενότη-rιχ ""ouc; �ντιμoυς της κλήριχς 1 3 1 5 . ΙΙ α ρ'σιτιβσιΙνω, 3650 - 365 1 . αUΎ1Ι.λ7j-;ος, (των ΊωιχννΙνων) 1 223. αUρ'λUζω, 1626. αιιΎΧσιρσιρσι'!:ο, : σ.ους �στειλιxν 'ς . -rov 80όκιχ -rov ά.φέντη 640. αunuζω, 1304. •
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•
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=
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συκώτι - τεvτώνω
572
οu'Κώ-v, : ιiτησπoισέ μου την κοιρ8Ιοιν iκ τ� σuκώτιoι μέσοι 3389. οuμβιχμιχ, 3325. = cf. σύβα:μα:. οuμμιχζώνω, 2640. 2827. οuμφeΡον, το : τ� 8Ικα:ια: τ� σύμφερα: 2649. σuvoιu-vot, 278. ouvopov : (ιiπo την Π&ργα:ν) �τoν σιμ� ή το σ., δ ''ΑγΙΟζ ΔονiiΤΟζ 1483 βoυλ� ιiπόκoψεν τα. σύνορα: να. γυρεUoυν του τόπου κα:Ι τηζ ιiφεντΙα:ζ (των 'Ιωα:ννΙνων), δποδ εΤχα:ν �ξ ιiρχη.&εν 1607. 1621 δ 80όΚΟΙζ &ρποιξεν �κ τα. σύνορα: &ρχοντεζ (τουΜουρΙκη) 2009. οuν-vlχμΙνος, = σuντα:yμένOζ ? 239. οuν-vιχξ,ς, compagnia, corpo mίlitare, 769. 1 5 14. 1 74 1 . 255 1 . οuντ:φχιιχ, approvvigionamento: &πει ρην σuντα:ρχΙoι 337. 503 σuντ. κοιΙ λα:ον 80 1 �λπιζε να. του �λ.&-n γλ� ΥΟΡΟΙ σuντoιρχΙoι 3609. 36 1 1 . OUV-VlXpxffi, approvvigionare. organiz zare: �σuντ&ρχησα:ν κα:λα. κοιΙ �8υν& μωσέν τοι 132. 208. 314. 802. 923. 1005. 2066. 2498. 3625. 383 1. οW-Vι'ΚνΙIχ. comparato: σuντεκνΙα:ν �κoιμoιν (Κ&ρολΟζ κcιΙ δ ΜουρΙκης) Γ' § 14. 845. οllν-vομή, sincope : κα:Ι σύντομης κα:ρ8Ια:ι; 379. σuν'VUχlΧΙνω, venire a convegno: 1352. 1376. oUV-VUltlX, compagnia: σποι.&Ιν ή σuντuχιιX του 1 947. οllο-vijνω, organizzare: τoλμηρ� 8ια. να. σuστησn τόπον 1838. οuρμιχ : aoιtTTIXi; σύρμσι 694 l5σον τηι; τζ&Υκρα:ι; σ. 2848. oUο'l:lχοtς, οrganiΖΖaΖίοne: Γ' § 16 (923924) ή l5ρμωσιι; κα:Ι ή σύστσισιι;. σuoχιoμΙνo, < σuyχuσμένoι, 1304. οuχlχρlχρlΧ'tος, 1 57 1 . ΟUΧIΧΡΙ'ΚtlΧ = σuγχ. : �φερα:ν τ α. σ . του 80υΚΟζ 8ι� τα. 'Ιω&ννινσι Ε' § 1 Ο τα. σ. του �8ωσι: κσιΙ τ� κα:λα. μα:ν8iiτοι 1 465 �στειλεν σ. εΙι; τον Ζενεμβέση κσιΙ εΙζ τον ΜουρΙκη Μποόοι ΙΑ' § 1. 3063. -
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οuχιιιης = σύγχυσις, disordine : ιiπ'σιό την την σύχυσιν την etxoιaLV οΙ Τοϋρκοι 3096. oφιiλλω, tradire, abbandonare alla ro vina: 852. 1 287, 3822. oφι'Κτιi, 527. o�6νε\».oν, fianco : σΙ8ερα: τοδς Ιφόρε ά.πέ τον σφόν8υλον 1 804 σεν mano, pugno: το 8εσποτiiτο 151.0 κρέμετα:ι εΙς τον σφόν8υλον τον Ι8ικόν σου δλον 3408. οχlΧλώνω, fare sca1o, (v. σκα:λώνω) : την νόκτα:ν �σχα:λώσα:σιν πλησΙον της Γλσιρέντζα:ς 553. οχιΧζομlχι Υ. σκι&ζομσιι : �σχι&σ.&ηκεν κα:Ι δ τόποι; 3250. οχΙζω : �σχισεν την ΡωμσινΙσιν 3092. οχΙομlχ : των Χριστισινων 3738. οώνω, riuscire 380 1. ..•
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τιiζω, promettere 4 94. 9 1 3 τ&χοιτε τοδι; &ρχοντεζ Ιτ&ζοντσιν 2472 8έν τ&ζουσιν, κσινεΙν οό8έν φοβουντα:ι 1 298. τlχ'Κ-vt'Κ6ς : τ. κοιΙ �ντtμoζ εΙζ πiiσσιν την 80υλεΙα:ν 2588. 'l:ιiξη, ordinamento (v. τ&ξις) : εΙζ τα. 'Ιω&ννινσι τ&ξεζ, Ιπιστημιοι κα:.&ώς πρέπει να. �νσιι 3 1 1 8. 'l:ιiξις, comportamento: δ λόγΟζ του κα:Ι ή τ&ξιι; του �μoρφoι πσιι8εuμένoζ 1 520 ώζ (v. τ&ξι). τιipεις, dardi : οΙ τ&ρ8ες, τα. κσιρέλλια: ώς ή βρoχ� �πιπτσιν 1 879. τιiOOOμlXι = τ&σσω : �ΤOϋΤO ΙτιΧχ.&η δ &ν.&ρωπος 2754 καΙ �τα:ξεν, ΙΤ&Υην τους cpοuσσiiτο να. τοδζ 8ώσn 3739. 'trixlX, avv. moto, 431. 'tιixlX-V! = τ&χσι 9 1 2 . 209 1. 2472. 2632. τέΎΧνη = τέχνη 932. 'tέv'l:IX, 249 1 . 2565. 2792. 2 8 1 9. 282 1 . τιντώνω : �τέντωσσιν εΙς της Πρ&τοκα:ς ά.ΥνιΧ8ιοι την τοδζ κ&μπους . 1632. "Αρτσιν 2535. -
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τέρμειιον - φαμιλΕα �Ιpμιν()ν, ,,6, momento di scadenza, termine : �στησσισιν "έpμεvoν κσιΙ �μέ ρσιν 2738 - εΙς "ο ". 8ιέσωσσιν va 8ρ&μουν εΙς την χώρσιν 3784. �έpμ()ν()ν, ,,6 = "έpμεvoν 1 1 42. 275 1. -:ι-:pσιμ2':()υ�Y.έ-:-:() = "ρσιμπουκκέ""ο 1 1 1 Ο. �ιxνιμίν()�, abi1e 2079. -:ζliγ�Ρ�, freccia e ba1estra : κσιΙ εΤ8ε τον με "a όμμ&-.ισι "ou l5σον της "ζ&Υχρσις ΣUpμσι 2838. -:t;Ii--.oιp�� = "ζσιΥγ&ρ-ης, ca1Z01aio : εΙς "a Ίω&ννινσι εδρΙσκον"σιν ρσιφ"ίΧ8ες, "ζσικσιρίΧ8ες 1 788 - νιΧ 8ισικονοσν &πο "οός "ζσικσιρίΧ8ες 3207. "Ι:ζli--.Ρcr. (v. "ζ&γκρσι) freccia ο ba1e stra: 2 9 1 - φόλσιξιν i!βσιλσιν κσιλ�ν, "ζ&κρες κσιΙ κσισ"ελλίΧνον 3 1 5 - με "ζ&κρες, με λουμπ&ρ8ες 391. 986. 1878. "Ι:ζcr.--.ρcr."Ι:όΡ()" ba1estrίerί, λσιον κσιΙ "ζσι κρσι,,6ρους 1 33. 336. 381. 388. 399 i!βσιλσιν φόλσιξιν "ζσικρσι,,6ρους 633. 800. 9 17. · 922 (εΙς "ον 'Άγιον ΔονίΧτον) 1 509 - εΙς "ον πόpγoν Λεuχ&80ς 1855. 2065 - εΙς την ΡινιιΧσσιν 2497 - εΙς "οός Ρωγοός 3008 - εΙς Πovτικoν κσιΙ Χλωμοό"ζι 3666. 3766. "Ι:ζσι--.ώνω = "σσικ., 2898. 2906. . "I:ζίπιλλo�, 3673 �Ι"I:(),()ς = "έ"οιος 666. 1 533. 1847. 2697. 2929. "I:()Up--.,--.cr. : i!βλεπσιν "οόρκικσι νιΧ πιιΧνουν "οός &ν&ρώπους 965 - "οόρκικσι ώμολ6γει 2028. "Ι:ουρ--.,--.όν φουσσίΧτο, 2397. 3244. 3252. 3732. "I:()UP--'()�, agg. 74 1 . 2 1 83 - musu1. mano : μ-η γυρέΨΏ "ον, ώς "οσρκον, δ σουλτίΧνος 286 1 . �pliqI ()�, fossa : �φόγσισιν κσικιΧ εΙς "ρ&φους 2420. 3 1 96. �pιγυpΙζω, 20 13. 2845. "Ι:ρι--.υμΙζω, metto scompiglίo 2944. "Ι:ρ,μώνω (cfr. �πpψώνω) attacca re : όλΙγο νιΧ �"pΙμωνεv, i!πσιφνεv κσιΙ "ον πόργον 1 668. 2047 - ΜρΙμωσε πολλιΧ 'ς 1'0 κ&στρο της Mσιvτένσις 2 1 502 5 1 3 - &πρσικ"σι νιΧ "ριμώνη, 2658 .
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δποό "ριμώνει νιΧ σεβ'ίj κσιΙ δποό κροόει λσιβσιΙνη 2564. "Ι:Ρ()μliζω, 906. 3383. "I:POμo2':ou-:-:cr. = "ρουμπέπσι : &ρχισσιν ,,6τε ΙΙργσινσι, "ρομποίίπες νιΧ λσιλοσσι 1 542. "Ι:ρουμ2':ί-:-:σι : 1'; �λιXλ-ησσιν 623. "Ι:ρUπcr., nascondiglίo, buco: ΙΙφις εΙς ...ην "ρόπσι 5 13. 5 1 4. �PυπΙ;) : νιΧ "ρυ�ση 393 - �τρόπ-ησεv 1'0 394 - "ρυπ-ημένον 395. �pIiVVLOΙ, "ιχ: &κουσον "ΙΧ -rup&wtcx δποό "οός -ruρσιwΙζει 1793. "Ι:υρσιννΙζω, 1021. 1791. 1793. 2909. τυχιρόν, 1'6, caso fortunato 2 1 2 1 "ΙΧ -ruxepιX 573. 1859. 293 1. 3602. ΤUΧ1j�, Τι : &λλιΧ � ..uχ-η ς ωσι κσιΙ ωσι φέρει 675 - 1 079. 1 1 55. - της ..uχ-ης κλώσμσιτσι 3708. U2':liω, condurre : νιΧ ύΠ&Ώ �κε! &,,6ς 1'ou 67 1 . δπίΧν την (...ην &ρχ6ν"ισσσιν) εΙς "ον 80όκσι 928 - 8εμένον "ον δπiiσιν 1 093. Ιιπιρ6ίξ,ος, 949. {ιπίpα"(oυP()�, scurisSimo: φσιρΙν δπέρ αΥουρον 345. {ιΠ1jγcr.Ινω, ίntervenire: &τ6ς 1'ou νιΧ δπ-ηγσιΙνη 2749. {ιποπΙπ-:ω : - δπ6πεσεv εΙς &σ&ένεισιν &σιν&του 20 1 4. {ιπ6ατσια,ς, sostegno : γουλίΧν 8εν εΤχσισιν ποσώς δπ6στσισιν νιΧ i!xouv 3780. {ια-:Ιρου, 563. 1 938. φli).--.()νες, fa1conί: (νιΧ κυV'ηγ�) με φ&λ κονες, με γέρσικες 3466. φσιλ�ζΙσι, trane1lo, beffa : Γ' § 1 5 (852-853). φσιμιλισι, guardia del corpo: 1 26. 1 29 με l5λους "οός Ι8ικοόι; 1'ou κσιΙ με ...ην φσιμιλΙσιν 't'Qu 798. 804 - 2352 famiglίa, servitiι.: &πο ...ην φσιμtλισιν τηι;, «πο "οός �8ικoός τηι; 1 282 famiglia - e anche - guardίa de1 corpo: '10 τον Νσιόπσικτον Ι8ιέβYIΚεv μετιΧ της φσιμιλΙΟΙι; 1'OU 474 - δ Φι λΙπποι; με ...η φ.αιν "ou καιΙ με τιΧ πρ« γμαιτ& 1'ou 865. _
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5 74
φαμιλΙτης - . χολομανώ
φα.μ�'λΙ';'1lς, intimo, di famiglia 884 899. 901 : έaιώρ.&ωσεν - fvrxv ιΧπο το σπΙτιν του, γνήσιον φα.μιλΙτην 1 1 74 123 1 . 1 239 - guardia del corpo: με 8έκα. φα.μιλίτες 1369. 2877. 3039. φα.... ός, δ, fuoco di segnalazione 873. 903. φα.ρΙ"', 229 ss. - 270. 458. 3356. φa.ρμα.χιρός, 1 1 1 2. φι'λώ : έφέλεσε πολλιΧ τον 80ύκα. 1 995. φeυ"'(�,;oς, 3296. φημΙζω, 902. φ�'λo,;�μώ, 1 587. φ'λά.μουρο = φλiίμπoυρo 772. 1003. 1 5 10. 1 522. 1 558. 1 742. 3002. 3376 = schίera 1 733. 2534. φ'λ6.μπουρον, τδ, 921. Υ. φλiίμoυρo. φ'λουρΙα., 3607. 3623 (ν. φλωρΙσι). φ'λωρΙα.: ρουχσι έρρδγευσεν πολλά:, aouκocτσι κα.Ι φλωρΙα. 1 588. φοβέρη,;ες, ιΧπδστει.λεν εΙς τον ZενεμβέσYj φοβέρ'lj'τες 1 924. φop,;ou...a. fortunale: κλύaωνσις τούς �πΙπεσεν, φορτουνα. της .&a.λά:σσoυ 29 (ν. φουρτουνα.) . . l φορώ;. ataepoc τούς έφδρεσεν 1803 τιΧ &ρμα.τά: του έφδρεσεν 2385 - lμορ φα. φορεμένοι 1 563. φοuμος, τδ : το φουμος του Άλβιίνι 1 7 6 -". το φουμος του 8εσπδτου 3376. φου...ή = φωνή : ij φoυVΗ �κoύσ.&ηκεν 23 1 1 . φoupxrx, forca : φουρκα.ν �στησα.... κοντιΧ πλ'ljσ(ον εΙς . το κιίστρο 2485. φoup,;ou...a., procella: έ8ιάβσισεν (6 aεσπδ της) τον Χα.μιζOCν, την φοβεριΧν φουρ τουνα. 3267 (ν. φορτουνσι) . φΟUCΧώ...ω, 1 7 12. φρα.πε'λ'λώνω, fl.agellare: έφρα.γγέλλωσέν τους 1804. φρά.�,;ης : οΙ φράκτες 2555. φρό...&c�ς = φρότησις 33 1 2 . . φυ'λά."'(ω, 133. 386. 3660. 366 1 . φυ'λα.�ά.,;oρα.ς : τον φυλα.κιίτορα. laTetλεY 891 - &λλος φυλα.κάτορα.ς ιΧπέμεινεν 893. •.
\\
�----
φυ'λα.μέν:χ. = φυλα.γμένα. : τιΧ πριίγμα.τα. νιΧ ε!νσιι φυλα.μένα. 2935. 2943. 2952. 2962. φυ'λή, gens, alb. jis. : κσιΙ πάντες έξa.λεΙ φ.&ησα.ν έκ την φυλ�ν του (του ZενεβέσYj) δλοι 329 1. φuc11: ij φύσYj ij .&εοσκδτωτη 2 1 99. φuc�;, ij φύσις ij έλεειVΗ 3447. φuc�ii) 657. 1 1 08. 1 795. φωνά.ζω = laρα.μα.ν ιΧπά:νω του φωνάζουν 2$ 1 6.
χα.�ρά.μινo�, contenti 2424. χα.ι.a.cμός, 3642. χα.'λνώ : εΙSχoλα. νιΧ τον χά:λνα. 674. έχιίλα.σεν 1 896 - 3 1 58 - χa.λα.σμένα. 1659 - �.&ελεν χa.λά:σει 1 657. . 3 1 6 1 . 3 1 6 9 - νιX χa.λιίσn 1 1 1 1. 1 3 1 0. 2955. χα.μα.6ός : - δ Γσιλiίσσoς 160 - δ Έρκούλιος 1 944. χα.ρ6.,;ζ�, tributo : (εΙς τούς Τούρκους) 1 965. 1 977. 3086. 330 1 . χα.ρβα.ι.ώ; mandare i n rovina: τούς Φρά:Υκους έχα.ρβάλωσε 1 097. χά.ρ�αμa. (τοσ .&εοσ) 143. 1 504. 3060 qualita buone 1 852. 2 1 16. 2 1 45. χα.ρ,;Ια., documenti: τιΧ χα.ρτΙα. τούς laωκεν l 447. χΙρα.: κα.τιΧ χέρα. 208 1 . χέρωμα., τδ = δχύρωμα., bastione, spa1to : lvrxt χέρωμα.ν κa.λιX πλ'ljσΙον εΙς το κά:στρο (τοu Άγγελοκάστρου) 236. 23 7 - dίΙP'ljKrxv το χέρωμα.ν έκείνον 1 7 2 1 - χέρωμα.ν ήτον 8υνα.τΟν tκείνoν 'ς το κα.στέλλι 2049 - (το Άργυρδ κα.στρόν] lvrxt κίΧστρον 8υνα.τΟν εΙς χ. ιΧπά:νω 322 1 . χθοΙζω = κτΙζω : την Βδ8ιτζσιν νιΧ χΙHσn, νιΧ φυλiίξη 1 1 9. x�oν�';9ς : λα.μπρΟς κα.Ι χιονocτος 3459. xo�ρoβoα�ός, 1 425. χο'λομa.νώ, 449. 659. 1 725. 22 1 7. 223 1 . 2383.
χavδρότητα - ώσότov χον8ρ6τητά του το τΙ του �,s.uμ�&ιJκε 1 786 Ι8ες το τΙ χον8ρ6τητιχν την εΤχεν 1 778. 2 1 98. χρίος : iπλέρωσε το χρέος, pagb il conto, mori 20 1 5. 3 1 75. ΧΡ","',ΙJ.ν,Υ,ός : χ.Ον &φέντην 3 1 57. χριωατω, 1399. χρωα",ω, trarre in debito : iχρώστε, τον Δεσπ6την 2 1 87. χωρ,ΙJ., ο ο 1 291 ; fuori da 2936. χωΡ,ci",ης χωρι&τες 2055. χωρω : μη χωρε.3-0υσ,ν τουρκο, 2 184.
χονSρό",η",ιχ, � , grossolanita: �
575
τον lxet εδχολΙΧ μέσιχ εΙς το ψΙΧλΙ8ι 16 10. oJιίΎω : lψεγάν τον δλο, 2267. oJιεμιxτίνoς, menzognero 1626. oJιΙUSΟΙΧΎciπη, 1 979. oJιΙUSΟΥ,ci"" ΡΎΙJ., 1 1 32. oJιιuSο"λ6ΎΟ" 1650. oJιιuSός, 3824. oJιωμΙ, τ6, 747. 323 1 - 1jTov &ΚΡ1J του κιχιρου κιχΙ λεΙΨ,ς του ψωμΙου 3233. oJιιχλΙS, :
. • •
=
ώσciν,
1347. 373. 472 - 630. 1001. 1428.
ώαό",ον,
LESSICO PROSOPOGRAFICO
A cci aiuoli: v. E saù dei Buon delmonti; Francesca; Gi orgi o; M addalena. A lb anesi : Signoreggiano la re
scono
gravi
perdite
per
opera di
Tomo stesso e della sua guardia del corpo. Nella battaglia molti Alkadii furono uccisi
2358.
gione del Despostato: Arta, Acheloo con
i
promontori,
Angelocastro
44-47: v. Spatei. Decidon�
Naupatto
di compiere incursioni su Leucade. Al comando dello stesso despota assal gono l'isola
e ne partono con gran
bottino dopo aver bruciato le case
57-82. Da allora si accen de la guerra fra le genti albanesi e il duca 78-80. Si arricchiscono molto con le incursioni 87. Assaltano Vodizza e. subiscono gravi perdite 88-106. Molti Albanesi militavano o erano della città
alleati con i Tocco contro lo Spata: fra essi Muriki
Bua,
grande stra
tarca 349-353. Accorrono dalla Mu zachia e da ogni parte, alla richiesta di aiuto
dello
Zenevesi,
perchè si
e con 1681- 1689. Dopo la gran
considerano fra loro «parenti sanguinei))
de vittoria di Cranea devastano il Gianina 1907-1912 Spatei , Z enev esei , M alakassei , M asarakei , A lkadii. territorio di
-
v.
Asan
(Ce nturione ) Zaccari a:
principe di Acaia. Dopo la disfatta di Cranea subita dai Tocco, accetta la proposta di
alleanza
offertagIi
Leucade e i possedimenti sulla terra ferma dei loro nemici
1820-1845. In
visita di dovere all'imperatore Ma nuele II Paleologo, recatosi in Morea per
la
ricostruzione
dell'Examili,
incontra Leonardo Tocco col quale, su esortazione del sovrano, fa pace
2135-2137. Avendo l'avventuriero Li veri occupato Clarenza, promette al despota imperiale (Teodoro II) la do nazione
del
principato,
affaccia alla storia per la prima volta attraverso l'accenno di questa cro naca.
Occupavano
una
zona
territorio intermedio fra Arta nina
del
e Gia
2325.2343. Aggrediscono Tomo
che era in viaggio da Gianina per Arta e in una lotta furibonda mettono in fuga i suoi uomini 37
2351; ma subi-
eccettuata
Clarenza e territorio, pur di essere aiutato a scacciare Liveri Il
despota
renza,
ma
imperiale senza
3577-3582.
attacca
alcun
Cla
risultato
3583-3587. Avendo perduto la maggior parte del principato si reca a Leucade e si sottomette a Carlo Tocco
A lkadii: stirpe albanese che si
da
Muriki Spata e intesa ad invadere
Con lui
si
3705-3729.
reca dal sultano e ottiene
aiuto contro il despotato di Morea
3730-3748. Trovandosi con la prin cipessa nel castello di Ponticò, chiede a Ercole, Tomo e Matteo ché lo scor tino per recarsi ad Arcadia, minaccia ta d'assedio
3875-3880. Il momento è
difficile: viene accompagnato da Er cole
3887-3890.
578
Baraq -
Bua, figlia
Baraq Mmxp&xo� (altrimenti Ba:p&xo�), figlio di Vranezis (= Evre noz): prende, a nome del padre, possesso di Angelocastro, che Paolo Spata aveva donato a condizione di essere vendicato dei danni subiti per opera di Carlo Tocco 500-504. Dopo aver rinforzato alla meglio il castello torna in Vlachia con la scusa di andare ad arruolare altri uomini 505-507. -
Bayezid, pascià (IIa:yta:!;�'"l�, !L7ta: at&): imparentato con Carlo Tocco 3079. Riceve doni da Carlo Tocco e ri conosce e sanziona l'avvenuta conqui sta di Arta 3076-3089. � fratello di I.Iamza, che scese su Dryinopoli per sterminare gli Zenevesi 3185-3190. Benedetto: fratello del principe Asan (Centurione) Zaccaria, fatto prigioniero da Liveri a Clarenza 3558-3564. Bokoi = o = Kob oi: autore della perfidia» commessa ai danni di Sgu ros Bua Spata, che era succeduto al fratello Gjin Spata nel despotato di Arta 179. (I
Bua, Di mo (fratello di Muriki Bua, v.): insigne nella stirpe dei Bua 2289, molto ben voluto per la sua fedeltà, riceve da Carlo Tocco, con diritto di eredità, Angelocastro con il territorio annesso nonché il terri torio di Acheloo e la Catochi 22862290. Bua, M uri ki : capo della famiglia dei Bua, capitano stradiota. Un suo fratello (Dimo) militava pressoil Toc co 198. A Vodizza si allea con Carlo Tocco per assediare Arta e distruggere
X
di Muriki
i campi. Nell'impresa egli assumeva la funzione di «!Léya:t; aTpa:TocPX"Ilt;» 353: egli aveva l'esperienza di fu riose battaglie contro i Turchi e con tro altre genti 354. Temerario e veloce, era molto ardito nei mo menti difficili, nei combattimenti corpo a corpo, nelle sommosse delle truppe. In tutte le schiere non si registrò mai un coraggio, un'audacia maggiore della sua 355-358. Per neu tralizzare la minaccia che gli pro veniva dall'alleanza fra Sguros Bua (Spata) col nipote Murili Spata, despota di Arta 1022-1032, Carlo Tocco si imparenta con Muriki Bua dando una sua cugina (?) in isposa al fratello, che manda come signore a Riniasa con lo specifico incarico di combattere Arta, dato che i Bua avevano avuto sempre della inimi cizia con Muriki Spata 1033-1044. Sino alla vigilia della lotta con lo Zenevesi e lo Spata, il Bua era an cora alleato del duca 1630. In seguito egli lascia l'antico alleato e si unisce a Ya'qub Spata, successore del fratello Muriki 2270. Viene a battaglia con le truppe del Tocco sulla piana del mercato di Arta 2541 e costretto a rientrare dentro la for tezza 2553-2560. Una sua figlia sposa Ya'qub Spata 3000. Dopo aver occu pato Arta, Carlo Tocco come testi monianza delle sue intenzioni di pace gli manda dei doni 3064-3065. Mal grado i disciolti rapporti 3124-3136 Carlo Tocco riallaccia buone relazioni e contrae con lui una stretta parentela, facendo sposare una sua figlia col pro prio terzogenito Menuno, 3137-3138. Bua, fi�li a X di M uri ki : non ne sappiamo il nome. Andò sposa a Ya'qub Spata. Occupata Arta da Carlo Tocco, essa ebbe, con la suocera Irene, la libertà 3000.
Bua, altra figlia
X
di Muriki - Despota imperiale
Bua, altra figli a X di M uri ki : non ne sappiamo il nome. Andò sposa a Menuno, figlio bastardo di Carlo Tocco 3137-3138. Bua, fratello di M uri ki: da identificarsi con Dimo (v.). In ser vizio presso Muriki Spata è richiesto da Carlo Tocco e ceduto 190-198; per rinsaldare il vincolo di alleanza fra il Tocco e Muriki Bua, sposa una cugina (?) di Carlo 1037-1038, ed è mandato come capo nel ca stello di Riniasa con l'incarico di operare incursioni sul territorio di Arta 1040-1042. I Bua erano vecchi nemici degli Spata 1044. Riniasa si ribella ai Bua e si sottomette a Muriki Spata. È fatto prigioniero da Muriki 1101-1105. Buisav o Stefano, v. Voisav a. Capsocav adi , v. Kapsokav adi. Carlo: figlio di Irene Spata e di un Latino (barone Marchesano) 1124: fratellastro di Muriki e di Ya'qftb Spata. Sposa una figlia bastarda xC?) di Carlo Tocco 1123, 1142-1149, e le nozze sono celebrate a Roghi 1146. Amareggiato del trattamento del fratellastro Muriki Spata, dona il castello di Riniasa, slia eredità, al suocero, del quale diviene suddito 1983 - 1988. Il duca accetta e gli dimostra affetto paterno 1990, ben ché i Rinisioti si ribellino e passino dalla parte di Muriki 1991-1993. Alla morte di Muriki ambisce, sostenuto dal suocero, alla successione 2036. Gli Artini da principio non ne vo gliono sapere 2037, ma poi per fu gare i pericoli e i continui assalti del Tocco, il quale avrebbe finito per occupare a mano armata la città 1083-1085, presero la decisione 38
579
di chiamare come signore Carlo 18861888. Ma contemporaneamente a lui entra in città il fratellastro Ya'qftb 2094-2096. Seguendo il diritto del l'età, Irene assegna Roghi a Carlo, ed Arta a Ya'qftb 2096-2098. I due fratelli si alleano contro il duca per ottenere la restituzione di Voblianà 2100-2105. In seguito ad errori poli tici del fratello, viene richiamato alla signoria di Arta 2196. Incomin cia una politica di indipendenza nei confronti del suocero, Carlo Tocco 2203-2208, al quale scrive una lettera insolente chiedendogli la restituzione di Voblianà 2209-2211. Perde il ca stello di Sistruni occupato dal suocero 2220-2223. Respinge la proposta di alleanza del suocero e con l'avvento di Ya'qftb, che giunge al seguito delle truppe di Isma'i1, viene da costui catturato con la spada in pugno assieme alla moglie e imprigionato 2231-2258. Senza accennare alla liberazione, la cronaca lo dà dimorante a Parga 2894-2897. Conosciuta la morte di Ya'qftb decide di recarsi a Costanti nopoli dall'imperatore; ma Leonardo Tocco, avvertito dal fratello, gli sbarra la strada e lo cattura. È relegato a Cefalonia con la moglie 2898-2913. Despota i mperi ale di Mistrà, BIXO"r.ÀÉ:IXç - BIXO"LÀeUç = (Teodoro II): su incarico dell'imperatore saccheg gia il territorio e investe le fortezze del principe Asan (Centurione) Zac caria di Clarenza: Andrusa si sot tomette a lui 3530-3540 e conquista Calamata 3540-3542. Asan Zaccaria gli promette di donargli tutto il principato, fuorché Clarenza e ter ritorio dipendente, pur di essere aiutato a scacciare Liveri. Attacca Clarenza, ma inutilmente 3577-3588'
580
Eliavurco - Francesca degli Acciaiuoli
Da Carlo Tocco, come testimonianza di amicizia, gli viene restituito Ralli, che era stato riscattato dalle mani di Liveri 3637-3642. Dello acquisto di Clarenza da parte del duca-despota rimane contrariato 3643-3646. Dai sudditi Mizithrioti viene esortato a raccogliere l'esercito e marciare con tro Carlo Tocco, alla conquista di Clarenza e di Patrasso 3838· 3863. Raduna le truppe fra Corinto e Andrusa 3864-3871.
figli maschi 710-712. Dopo la morte del marito si dimostra dura, sospet tosa e crudele con i sudditi 1192-1215. Le sventure dei Gianinioti non la fanno ravvedere 1258-1272. Manda segretamente un'ambasciata in Ser bia perchè le conduca un nuovo marito 1276-1280. Il popolo si ri bella e, salito al castello, la scaccia assieme ai figli 1296-1300. Si rifugia per prima presso lo Zenevesi 1303. Ev renos, v. Vranesi s.
E liavurco: ILey&Àoç 'r�&a1) della Morea, fu combattuto-da Leonardo Tocco, alleato dell'imperatore e del despota di Mistrà, allorché costui non voleva obbedire al sovrano di con tribuire alla ricostruzione dell'Hexa mi1i 2148-2150. Per ciò fu dall'im peratore (Emanuele II) privato dei territori e dei castelli 3508-3529. Esaù dei Buondelmonti Ac ci ai uoli: despota di Gianina, zio di Carlo Tocco perchè fratello di Mad dalena dei Buondelmonti Acciaiuoli 1705. Rimasto vedovo sposa Irene Spata, dalla quale ha una figlia che muore cadendo da una loggia del castello di Gianina 706-708. Ripudia Irene 709 e sposa la sorella di Merxa (Evdokia Balsié), dalla quale ha due figli maschi 710-712. Al primogenito (Giorgio) dà in isposa la figlia di Mu riki Spata, col quale stipula un'al leanza contro Carlo Tocco 712-718. Esaù, in caso di vittoria, si sarebbe preso Leucade, e Muriki Vodizza 727730. Viene a morire mentre a Roghi si celebrano le nozze tra una figlia bastarda del Tocco e il fratellastro di Muriki Spata, Carlo (v.). 1161-1164. Evdoki a (BalSie): terza moglie di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, despota di Gianina, al quale dà due
�======-- _.-.-
�.
Fi li ppo: latino assoldato a Carlo Tocco. Vecchio amico di Pietro Spata, si avvale della fiducia riservatagli per tradire l'ospite. Durante la sua as senza rinchiude e fa prigioniera la moglie di Pietro, e nel contempo chiama e fa entrare nella torre della Catochi gli uomini del Tocco, che attendevano in agguato 863-943. (Francesca degli A cci ai uoli ): moglie di Carlo Tocco, (figlia di Ne rio I di Atene). Accoglie e tratta fraternamente la moglie di Lalthi che era sorella di Paolo Spata, fatta prigioniera nell'incursione degli uomini di Carlo Tocco su Dragamesto 310-322. È informata delle festose accoglienze tributate al marito dai Gianinioti 1571 . Dopo la disfatta di Cranea, subita dai Tocco, saputo che Muriki Spata e il principe Asan Zaccaria si alleano per invadere Leu cade, dirige personalmente le opere di difesa 1846-1857. S'incontra con il cognato, conte Leonardo 1897-1899 . Costei non aveva dato a Carlo alcun figlio 1935. A Gianina riceve con grande onore Nerata, vedova di Muriki Spata 2614-2616. Consola con sagge considerazioni il marito, prostrato dal dolore per la perdita del fratello Leonardo 3399-3426. -
Galasso il Peccatore - Kapsokavadi, Michele
581
Galasso il Peccatore: capitano È bassotto, ma ardimentoso e abile 159-162.
le sue truppe sconfinino sul territorio
Opera incursioni nei territori di Za
di Gianina,
verda e di Vodizza, impossessandosi
ai Tocco, ma per inseguire gli Ze
al servizio di Carlo Tocco.
di cose e persone che trasferisce a
163-167. È
S. Maura
incaricato di
tagliare la strada a Sguros Spata che
resiste
validamente
3220-3223, 3270-3273.
rocastro,
che
Consente che
non per recare danno
3244-3248.
nevesi di Dryinopoli
Ri
ceve dallo Zenevesi in perpetua ces sione Argirocastro
3274-3291.
si recava ad Arta per unirsi a Murili
1059-1065. 1066, e
Spata
Vromopida
Si
scontrano
Ipi kerni , v. Pi kerni .
a
viene a. singolar
Isma'il: capo 'della spedizione in
tenzone con Sguros, che ferisce gra vemente
al
braccio
1072-1075,
lo
viata dal sultano a rimettere Ya'qiib
atterra e lo lega. Sopraggiunge, però,
Spata nella sede despotale di Arta
Muriki Spata
2231-2258.
mette
in
che
fuga
libera
Galasso
lo ed
zio i
e
suoi
1087-1099. Gi acomo, fratello
di
soprannome
Nicolafranco,
Scrofa: 1760,
v.,
Jiisuf-b eg (rLOO"OU{l.1t"ex1) 434; rLOO"OU1t"1)ç 460) : signore della Vla chia 433-434, scende, su invito di Paolo Spata 418, che si era a lui
latino al servizio del duca, caduto
sottomesso pur di avere vendetta
prigioniero nella battaglia di Cranea
su Carlo Tocco, con
1757-1761.
435.
Partecipa alla spedizione
su Vostizza
20.000
uomini
Parte di essi muoiono nell'at
traversare il fiume (Achelòo) in piena
3765.
433-439.
Subisce
altre
perdite
ad
opera degli uomini del Tocco, fissati
(Giorgio dei Buondelmonti A c ciai uoli ). La cronaca non ne dice'
a difesa di Vodizza
esplicitamente il nome: lo richiama
prendono, fra l'altro, dei prigionieri
nel testo come figlio primogenito di
445-449.
Esaù ed Evdokia
fa con lui pace, venendo meno alla
BalSié.
Ancora
infante viene sposato, per sanzionare
440-444,
i quali
Viene a patti con Carlo e
promessa fatta a Paolo Spata
466-475.
un'alleanza, colla figlia (X) di Murili Spata e in
713-720. seguito
Alla morte del padre
allo spietato
governo
Kapsokavadi , Mi chele: gianinio ta, messo a capo della fortezza di
della madre, il senato e l'assemblea
Voblianà, subito dopo la conquista
del popolo di Gianina lo designano
2076-2082.
come successore di Esaù al fine di
persona furba e di credito per .av
estromettere Evdokia da ogni diritto di deliberazione 1239-1247. È con la
vicinare Ya'qiib, sceglie un tale che
madre espulso da Gianina
1296-1300.
Incaricato di trovare una
il postillatore della Cronaca chiama Papadopulos,
e che ha il compito
di attrarre Ya'qiib nella rete tesagli
l;Iamza: fratello del pascià Ba yezid
e
genero
del
duca-despota
3185-3186. Con 30.000 uomini invade, stermina e soffoca la signoria degli Zenevesi
3188-3202.
Assedia per una
intera estate, ma inutilmente, Argi·
a Voblianà
2690-2695.
Si reca dal
despota Carlo per fissare i partico lari del tranello il
tranello
avrebbe
2744-2751:
stesso
dovuto
il
secondo
Kapsokavadi
essere
presentato
come ignara e facile preda di Ya'qiib
582
Koboi,
v.
Bokoi - Maddalena dei Buondelmonti Acciaiuoli
2786-2791. All'alba del giorno fissato fa
uscire
dal nascondiglio
le
sue
L iveri ( = Oliverio Franco): capi tano pugliese, avventuriero di pochi
truppe e fa prigioniera la malcapitata
scrupoli
scorta di Ya
con
stata mandata a Voblianà per im
cipe Asan Zaccaria. Giunto a Claren
possessarsi
del
castello
gioniero Kapsokavadi
e far
pri
3548-3552. Venuto di Puglia 100 uomini, ingaggiato dal prin
za in un momento in cui il principe
è
assente, s'impadronisce della città,
2799-2805.
cattura la famiglia del principe e si proclama signore di Clarenza
Kob oi, v. Bokoi. L adislao {Aoc't'�EÀocoç); 't'ljç �pOCyxLaç, 't'ljç P<7l(-t7jç /) xoc't'ocPx'7jç, viene citato per le accoglienze riservate a Leo nardo Tocco, e l'ammirazione a lui dimostrata
3330-3333; 3339-3345. Ri
cordato con rispetto per aver osato combattere Roma
3335.
Respinge
vittoriosamente
L alth i detto anche Lanth i ( 1121) : 1121 e quindi Capo
di
Dragamesto. In un assalto notturno degli uomini di Carlo Tocco perde la fortezza, e la moglie, sorella di Paolo Spata, fatta prigioniera, viene condotta prigioniera a Santa Maura
299-311.
l'attacco
congiunto delle truppe imperiali e di Asan Zaccarla vendere
3583-3587. Manda a i prigionieri in Catalogna
3589. I Moraiti sono atterriti e il duca despota è preoccupato per la sicurezza delle isole
genero di Sguros Spata
cognato di Paolo Spata.
35533565. Saccheggia i territori vicini e sparge ovunque il terrore 3566-3576.
3590-3600. In un
primo tempo respinge la proposta, avanzatagli da Carlo Tocco, di ven dere Clarenza, contro la garanzia di un passaggio libero per il ritorno in Puglia
3604-3608; ma, assediato per
mare dallo stesso Tocco e resosi impos sibile ogni arrivo di aiuto, cede alla richiesta del duca-despota
3609-3619.
Riceve da Matteo da Napoli il prez zo stabilito e consegna Clarenza
36203625. Pretende il giuramento che lo
L andulfo, v. M atteo da Napoli.
lascino Santa
partire Maura
senza
pericolo
caro prezzo a Carlo Tocco
Lante, v. Lalthi.
da
3629-3630; vende a
i
prigio
nieri, e in modo particolare Ralli,
L ascaris: capo (xetjlCXÀ�) di An drusa. Udito che Ercole aveva sac cheggiato il territorio di Morea e che aveva fatto dei prigionieri, gli blocca le strade del ritorno e si di spone ad affrontarlo a Filetrà
3900-
3909 (la cronaca s'interrompe). L eonardo, v. Tocco L . Leonardo III, v . Tocco, Carlo II.
molto
\\
al
despota
di
Mistrà
L oto: di Firenze, provato com battente, nobile e stimato. Il duca despota lo nomina capo della for tezza di Riniasa dopo la riconquista
2498-2502.
(M addalena dei Buondelmonti A cciaiuoli) : nella cronaca non è riferito il nome, ma essa è citata come
L ib ardi, v. M atteo.
caro
3631-3636.
c
la duchessa madre degli or
fani. (Carlo e Leonardo)
8. Conduce
Malakassei - Masarakei
583
i,' figli dal re di Napoli per avere
servigi
riconfermati,
Carlo Tocco il titolo e le insegne di
a
beneficio
dei
figli,
resi
3138-3147. Concede a
i titoli e i possedimenti del defunto
despota
consorte
cuzeni i due fratelli
19-22. Donna di
virtù pre
dare, non volle risposarsi, malgrado fosse richiesta da signori latini
2155-2171. Nomina Canta 2172-2175. Ter
minato l'Hexamili, concepisce il pro
13-14.
posito di estromettere i signori della
Nel viaggio di ritorno da Napoli è
Morea e sostituirli con signori co
sorpresa da un naufragio. Perde tutto,
stantinopolitani
ma si salva per miracolo con i figli
per prima Eliavurco, grande Tsausios
29-39.
della Morea, chiedendogli territorio
3503-3507.
Caccia
e castelli 3508-3512. (Il cronista con M alakassei: Albanesi che occu pavano fra l'altro il territorio orien tale
di
Zagori
vantinòs II
55,
1511-1513 (l'Ara BÀ(XXtx�
li crede una
fessa di non sapere bene le ragioni di tale azione 3513) . Assedia per mare
e
per terra
le
posizioni
di
Eliavurco, i cui sudditi si sottomet
«puÀ�) e giungevano nella loro disse
tono a lui
minazi�e sin nel territorio di Roghi
tuttavia, si dovette duramente com
e di Arta
battere. Molte furono le perdite di
2311-2313.
3515-3520. Nell'impresa,
uomini e specialmente quelle subite
M ano M eliaresi: uomo d'arme
nell'assedio
di Mantenia,
al quale
della Sicilia e precisamente di Cata
partecipò anche il conte Leonardo
nia (Val. AAV
3521-3529. Manuele torna a Costan
nato
dal
Varnaco Contro
e i
1430 bis) 947, desti
Tocco
come
delle Turchi
Candiles aveva
mirabili atti di valore
di
tinopoli e lascia il figlio in Morea
944-946.
con l'incarico di attaccare il principe
«capo
t
compiuto
950-953. Lo
di
Clarenza,
Asan
Zaccaria,
togliergli i possedimenti
e
di
3530-3532.
stesso sistema dei Turchi adottava
Tale impresa doveva tuttavia appa
contro la popolazione di Sguros Bua,
rire come iniziativa del despota di
che catturava per vendere
Mistrà (Teodoro II) e non dell'im
954-961.
(Fu teste in un atto di transazione
peratore
3536-3540.
fra C. Tocco e Venezia stipulato il
12 maggio 1409 a Cefalonia a pro
(Maometto I) : citato come sultano
posito del possesso del castello di
o emiro. Muove guerra contro il fra
Anatolico e dei diritti di reddito dai
tello Musa e vince
vicini
cede in moglie a I;Iamza, fratello di
vivai:
Val.
AAV
1430 bis.
Bayezid,
1431 bis).
1929-1930; con
la figlia di Carlo Tocco,
vedova di Mftsa. Manda un suo uffi
Manuele II Paleologo: viene in Morea
per
inaugurare
2121-2124, 3501-3502, ed to da
tutti i signori,
rimettere Ya'qub sul trono despotale
è ossequia
di Arta
compreso
in
rappresentanza
2247-2250.
il
conte Leonardo che si è recato da lui anche
ciale con un corpo di spedizione per
l'Hexamili
del duca
2125-2134. Interviene per riconciliare Leonardo con Asan Zaccaria 21352137. Nomina Leonardo grande con testabile e gli dà le insegne per i
(M arch esano,
v.
Carlo)
M asarakei: (M(X�(Xp<xx(X!ot) albanesi 1017, che avevano partecipato all'in cursione su Leucade 1014, promossa nel passato dagli Spata 57-86. Alcuni
Masaraki - Metropolita
584
di essi furòno presi prigionieri e con
1492.
dotti a Leucade;
il castello di Vamaco, il territorio
alla
popolazione
esultante che assisteva al loro pas saggio rivolgevano parole sporche e ingiuriose
ti)
nei
confronti
1011-1019.
Tocco
di
Carlo
Ad essi (riconcilia
il Tocco mandò come messo il
capitano Libardi perché si trovassero al suo passaggio per Parga
1497.
1492-
Il loro territorio lo stesso Carlo
Tocco attraversò mentre si recava a
2283-2285.
dipendente e le Candiles
È
mandato
dal
duca··
prendere possesso di Clarenza,
ac
3622-3624.
Co
quistata da manda
le
Clarenza
Liveri troppe
e
che
operano
presidiano
incursioni
3680-3686. È
territorio moraita
sul con
sulente di Ercole, che era stato no minato signore di Clarenza
3696.
Con
1494-
Ercole e Torno riconquista la mag
Il territorio dei Masarakei vie
gior parte delle fortezze del principe
prendere possesso di Gianina
1499.
Riceve, con diritto di eredità,
ne posto sotto la giurisdizione di
(Asan Zaccaria)
Torno, secondogenito
gnome,
Carlo Tocco
(bastardo) di
2302-2304.
dalla
«Dnatufli�,
3825-3834.
cronaca
è
(Il co
dato
citato
come
iteratamente
nell'atto stipulato dalla Serenissima
M asaraki, (?): capo del castello di
con i Tocco il
1430
12
maggio
1409,
Val.
Aetòs. Preso di sorpresa nella notte,
AAV
cerca di difendersi con la spada in
è citato quattro volte nella ste�sa
pugno
992-993,
ma viene fatto pri
gioniero e condotto con i Masarakei a Leucade
maniera e cioè « Mathaeus de Landul fo de Neapoli
$,
consiliarius et fami
liaris dilectus ac sindicus et" procu
1009-1021.
rator» di
M atteo da Napoli,
Carlo Tocco).
Landulfo
(Dnatufii, cd.): capitano al servizio di C. Tocco. Specializzato negli as sedi e negli assalti dal mare
393,
bis: il nostro personaggio
392-
ha dal suo signore l'incarico di
M atteo L ib ardi: fiorentino al ser vizio viene
di
Esaù
dei
imprigionato
Buondelmonti, da
Evdokia
BalSié. Uscito dal carcere si rifugia
1206-1210. È
attaccare la torre di Anatolico, che
presso il duca
riesce a conquistare.
Riesce altresi
dal duca presso i Masarakei perché
391-396.
facessero da scorta nel suo tragitto
a fare arrendere i difensori
Forse è lui il «capitano�, anonimo,
da Parga a Gianina
mandato
1492-1494.
che comandò con successo la spe dizione per la conquista della for
M eliaresi, v. M ano.
tezza di Aetòs, in cui, fra gli altri, fece prigioniero lo stesso signore, il Masaraki
997-1021.
M enuno, v. Tocco, M enuno.
Accompagna a
Roghi una figlia bastarda
(x) del du
M erxa: fratello della terza mo
ca, data in isposa al fratellastro di
glie di Esaù dei Buondelmonti Ac
Muriki Spata, di nome Carlo (il Mar
ciaiuoli (Evdokia)
710.
chesano) 1145-1150. Durante le nozze, saputasi la morte del despota Esaù, ne
avverte
1167-1168..
per . iscritto Vigila
sul
il
duca
cammino
di
Carlo Tocco che da Parga si reca a prendere possesso di Gianina
) 'l-.-.)
_
1490-
M etropolita di Gianina: con i signori di Gianina ed il clero si reca a incontrare
il
nuovo signore Carlo
1506. È trattenuto 1508.
Tocco a S. Donato a cena dal duca
Melropolila - Pikerni Metropolita di Patrasso: riceve
585
Profuga a Corfù accoglie la proposta
ed accoglie cordialmente le truppe
di dare la figlia in moglie al nipo
di Carlo Tocco reduci da una in
te del duca-despota, Leonardo III,
cursione su Vostizza
3806-3810.
e si reca a Gianina ove con
Miisa -b eg, Mwalj!J.1ttx1j, Mouaiç, Mwaljç, Mwualjç: emiro, fratello di
tutti
gli
stabilisce
onori
con
la
è accolta 2603-2619. Si
figlia
a
Riniasa
2608.
Maometto. A lui Carlo Tocco, pro strato dalla sconfitta di Cranea, dà
Ni colafra nco: fratello di Giacomo
in moglie una sua figlia, bastarda,
Scrofa.
Fatto prigioniero dallo Ze
pur di essere vendicato della disfatta
nevesi
nella
ed essere protetto
Miisa
1757-1760.
e
Leonardo
manda delle
allo
1913-1920.
Zenevesi
intimidazioni
ordini
al
fine
fa
di
far
battaglia
di
Al comando II
Cranea
del
partecipa
conte
all'assedio
di Mantena, ove fu ferito
2152.
liberare i Gianinioti fatti prigionieri nella battaglia di Cranea Dà
a
Carlo Tocco,
truppe, per
un
la
1923-1924.
rimasto
contingente
necessaria
di
difesa
Oliv erio, Fra nco. v. Liv eri .
senza uomini Si
1925.
{Pa leologo (Teodoro II) spota imperiale).
v.
De
acceuna alla sua sconfitta nella lotta contro Bayezid
2374-2375.
Alla sua
morte la moglie si marita con I,Iamza
1967-1968, 3185-3186.
fratello di Bayezid-pascià
Pa ntra s: capitano, comandante la
piazza
corge
Clarenza,
dell'assalto
Leonardo
Mustafà: in dissidio con i Tur
di
al
servizio
del principe Asan Zaccaria. Si ac Tocco
delle
truppe
quando
era
di già
tardi ed ogni resistenza era impos
chi (Maometto I), dall'Ungrovlachia
sibile. Si arrende con la piazzaforte
attraversa
la Romania ed entra a
628-634.
Salonicco
per
l'Imperatore
congiungersi
con
(Pa padopulos): il nome viene ri 53v
3091-3095.
velato da un postillatore al f.
Nai pi : uomo d'arme, non meglio precisato,
appartenente
alla
avan
guardia delle truppe di Muriki Spata. Fatto
prigioniero
dagli
uomini
di
Carlo e interrogato rivela l'entità del le forze di d'azione
2708.
Su inca
rico del duca-despota attira in un tranello Ya'qub, il quale, fatto pri gioniero,
viene
ucciso
2711-2865.
Muriki e il suo piano
762-766. (<< Naipi»
è di fatto
il nome di una carica turca: na'ib •
e non dal cronista. Contestabile nella fortezza di Voblianà
Pecca tore, v. Ga la sso.
=
Pi kerni : due fratelli di grande e credito 351-352. 837.
luogotenente, vicario .).
rinomanza
Partecipano all'azione di sterminio
Nera ta : serba, moglie di Muriki 2023. Non era amata dai sud� diti 2025, e alla morte del marito
Spata
le redini della signoria vengono as
al duca il castello di Riniasa
Spata
sunte
dalla
suocera
Viene
cacciata
dagli
Irene Artini
2021. 2086.
sui campi di Coprina contro Murild
836.
349-369. Hauno
Uno di essi vende
dei
tutti a Leucade
figli
ed
837-839.
833-
abitano
Presa, Giovanni - Spata, Ya'qub
586
Presa, Gi ovanni : riceve con di
797-798.
liari e la guardia del corpo
ritto di eredità il dominio di Vodizza
Condotto a S. Maura è ricevuto ono
2282.
revolmente dal duca
814-817. Egli
ed i suoi concordano di diventare
Ralli : uomo molto stimato dal despota
di
Mistrà.
Prigioniero
di
Liveri a Clarenza, viene riscattato a
caro
prezzo
dal
suoi sudditi, trattenendosi tuttavia una
parte
delle
Candiles e perce
pendo inoltre uno stipendio
818-823.
duca-despota
Spata, Irene: figlia di Gjin, despo
3631-3636.
ta di Arta, e della sua prima moglie.
Scrofa, soprannome: v. Gi acomo.
Risulta sposata più volte:
1. con un
personaggio da ritenere anche lni di
sguros (v. Spata, Sguros).
nome Spata, al quale diede Muriki e Ya'qub Spata;
2. con un latino (ba
Spata, arcònti ssa, x figlia di Sguros, sposa di Lalthi o Lanth J,
rone
Marchesano),
Carlo
124; 3 . con Esaù dei Buondel
signore di Dragamesto, fatta prigio
monti Acciaiuoli, despota di Gianina,
niera dagli uomini di
col quale ebbe una
è
condotta
a
S.
Viene riscattata
Carlo
Tocco
309-322.
Maura
dal fratello Paolo
con ricchi doni ed un forte prezzo
mori
cadendo
707-708.
castello Esaù
da
per
tale
col
ebbe
bambina
una
È
quale
che
loggia
ripudiata
motivo
709.
del da Alla
morte del figlio Muriki assume
415-416.
teri della signoria
Spata (Gji n):
col
contemporaneamente in Arta gli al
il primo fratello»
tri due figli, Ya'qub e Carlo, assegna
50, onorato dalla stirpe
al primo Arta e al secondo Roghi
nome, ma come degli Spatèi
$
citato
non
i po 2015-2022. Giunti
«despota»;
uomo
2093-2098. Acconsente che Arta, im
aitante, ardimentoso, saggio
51-53.
possibilitata a difendersi, sia conse
albanese
come
2999.
Partecipa all'incursione su Leucade
gnata a Carlo Tocco
68, non senza speranza di occuparla 84. È rattristato dal fallimento della incursione su Vodizza 111-114. Muore
Spata, Ya'qub : (TLcxyo07t1)ç - dtcx YOO7t1)ç) secondogenito di Irene
mentre assiste alla ripresa del duca
Spata. Di padre, forse, Spata. Al
Carlo. La sua morte segna la de
lt"vato
cadenza della famiglia Spata
174-178.
Gli succede come signore di Arta
il
fratello Sguros
180 (il quale sarà
ed
educato
abbraccia il
fra
i
Turchi,
musulmanesimo
2027.
Saputo della morte di Muriki torna di corsa ad Arta
spodestato da Bokoi, cni seguirà il
città
nipote diretto di Gjin, Muriki Spata).
tellastro
2030-2032. Entra in
contemporaneamente Carlo:
la
madre
al
fra
assegna
20932098. I due si alleano contro il duca
Arta a lni e Roghi al fratello
Spata, Gji n (II): prozio (?) di Muriki Spata 787, che dominava con i figli sulle Candiles 789. Era vecchio e persona da bene 790. Risiedeva nella
" .
2100-2105. Annuncia di voler i Turchi a prendere possesso
invitare
e in un im
del castello di Arta, assegnandone a
provviso attacco notturno viene fatto
loro la difesa e riservando a sè la
prigioniero con tutti
signoria
fortezza di Varnaco;
., ) )
e reclamano la restituzione di Vo blianà
�� ------
i
suoi
fami-
2189-2191, e di consegnare
Spata, Muriki
587
ad essi i migliori della città perché
taccare Leucade, sterminare i campi e
2192-
abbattere le messi di Vodizza, bru
fossero deportati in Turchia
2193. Gli Artini, saputo ciò, si ri
ciare i paesi, distruggere il territorio
bellano e lo imprigionano, e richia
740-748. Al passo di Cordovizza le
mano come signore di Arta il fra tellastro Carlo che era a Roghi
2194-
sue avanguardie quelle
dei
si scontrano con
Tocco.
La
sua
truppa
2197. Quindi lo scacciano ed egli si rifugia presso i Turchi 2201. Il sultano
incede e distrugge le messi del ter
indignato manda un corpo militare
Stipula un'alleanza con lo zio Sguros
comandato da Isma:n, che rimette
per fronteggiare Carlo Tocco 10281032. Saputo che in uno scontro con
2231-2250. Il popolo acclama il suo ritorno 22512254. Muriki Bua lascia Carlo Tocco e si unisce a lui 2270-2273. Sostiene Ya'qub al suo posto
una dura battaglia con Carlo e Leo
ritorio
di
Galasso
Carlo
il
768-774 (lacuna).
Peccatore
lo
zio
era
stato ferito e fatto prigioniero, ac corre
e
lo
1087-1099.
libera
La
gente di Riniasa, saputo della sua
nardo Tocco sotto le mura di Arta
vittoria
2531-2564. Cade nell'imboscata abil
Tocco e si sottomette agli Spata:
su
Galasso,
si
ribella
ai
mente tesagli dal duca-despota, che
fa prigioniero il fratello di Muriki
si avvale dell'opera di Capsocavadi
Bua, capo di Riniasa, e lo consegna
(v.)
e
di
Papadopulos
catturato e ucciso
(v.).
Viene
2859-2865. Aveva
sposato una figlia di
Muriki
Bua
allo Spata
Si allea al Tocco e sancisce l'alleanza con il
3000.
1101-1107. Riconquista 1109-1110.
con un tranello la Catochi matrimonio
Carlo con una
del fratellastro
figlia naturale del
Spa ta, M uri ki: figlio di Irene 706 e di x (Spata ?); nipote di
duca 1123-1143. In seguito alla morte
Spata
di Esaù, avendo il senato e l'assem
Gjin, despota di Arta. Carlo Tocco e
blea del popolo di Gianina designato
Muriki Bua si alleano contro di lui per metterlo all'impotenza 325-331.
gittimo successore, non soddisfatto
Nella loro azione il mercato di Arta, i
vigneti
e
le
messi
vengono
di
361-374. Abbandona al suo 482-
strutti
Giorgio dei Buondelmonti come le della decisione, perché ambiva per sè il Despotato, rifiutò ai Gianinioti la restituzione della figlia, sposa di
destino il cugino Paolo Spata
Giorgio, e intima ad essi di consegnar
488. Perde, sullo specchio d'acqua
gli
del mare di Arta, il bestiame cattu
Avutone un rifiuto, con (Gjin) Ze
rato dalle truppe di Carlo
684-699.
la città
1223-1230; 1242-1250.
nevesi devasta le campagne di Gia
1258-1264. Torna ancora con lo
Stringe parentela con Esaù dei Buon
nina
delmonti Acciaiuoli, dando la pro
Zenevesi sotto le mura di Gianina,
pria figlia in isposa a Giorgio, pri mogenito del despota di Gianina e di Evdokia, e stipula un patto di
signore del Despotato
il matrimonio della figlia
perpetua
figlio di Zenevesi, rinsalda l'alleanza
al duca
alleanza
per
far
fronte
712-718. Riunisce le truppe
in Arta e chiede aiuto ai Turchi
dopo la elezione di Carlo Tocco a
1418-1428. Con
con lo Zenevesi stesso al annientare Carlo Tocco
con un fine
di
1615-1620.
300
Restituisce parte degli antichi e usur
uomini. Anche Esaù manda il suo
pati confini appartenenti a Gianina
della
Vlachia,
che
mandano
corpo armato. Lo scopo era di at-
1642. Contribuisce parzialmente alla
588
Muriki Spata, figlia
disfatta del Tocco operata soprat tutto dallo Zenevesi 1707-1777. Dopo la vittoria di Cranea si allea col principe Asan Zaccaria per invadere Leucade ed estromettere i Tocco dalla terra ferma 1820-1845. Rompe l'al leanza con lo Zenevesi 1994-1996, e rimane isolato 2005. In mare subisce attacchi da parte di Leonardo e sulla terra ferma per opera del duca-de spota, che gli sottrae molti uomini d'arme 2006-2010. Muore di malattia 2014-2016. M uri ki Spata, figli a x di: viene data in isposa al figlio (Giorgio) di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli e di Evdokia BalSié 713-720. La spo sina, minorenne, alla morte di Esaù si trova a Roghi per assistere alle feste nuziali per il matrimonio della figlia bastarda di Carlo Tocco con il fratellastro di Muriki Spata, Carlo 1161-1162. Muri ki Spata, altra figli a x di: viene data sposa al figlio di Gjin Zenevesi (Simone) 1615-1620, 1996. Muri ki Spata, terz a figli a x di : va sposa a Leonardo III, 2603-2619, ed è destinata a Riniasa 2608. Spata, Paolo: figlio di Sguros 221222, 1117, cugino di Muriki 483-484. Signore della Catochi, viene assalito dalle truppe di Carlo Tocco e co stretto a lasciare il suo dominio 204206. Difende Angelocastro da un at tacco di Carlo Tocco 221-223, 237238. Riscatta la sorella, moglie di Lalthi 415-416, caduta prigioniera nelle mani delle truppe del Tocco che avevano occupato Dragamesto 309-322. Si sottomette ai Turchi a condizione che essi lo aiutino ad assa lire e conquistare Leucade 417-429. In
x
di - Spata Bua, Sguros seguito all'insuccesso subito, è da Jii suf-beg abbandonato al suo destino 468. Si ritira a Naupatto 474-475, abbandonato anche dal cugino Muriki 482-488. In odio al duca, promette al turco Evrenos di dargli Ange1ocastro pur di essere vendicato, Cap. I § 36. Alla morte del padre, (Sguros) ne prende l'eredità 1117. È il migliore di tutti gli Spata 1120. Spata, Pi etro: nipote di Sguros 855, che aveva il dominio della Catochi 856, la cui torre è presso il fiume Aspro 862. Ospita con entu siasmo Filippo, latino assoldato al Tocco, ed è da lui tradito. Recatosi a caccia si vede tagliato fuori dalla torre, che viene occupata dagli uomi ni del Tocco. La moglie, fatta pri gioniera, viene condotta a S. Maura 861-943. Spata Bua, Sguros: detto indif ferentemente �youpo.; M7toUOC �7tlhoc.; o �youpo.; �7tcX't'oc. Fratello di Gjin Spata, despota di Arta 54. Domina su Eupatto, Achelòo e tutte le parti comprendenti gli Eep6(.1.epoc 55-56. Succede a Gjin nel despotato di Arta ed è spodestato da Bokoi A' § 15 (la mutilazione del co dice ci priva delle notizie sulla sua deposizione). Dei suoi figli sono ri cordati: 1 . Paolo, il migliore di tutti gli altri Spata 1120, signore della Catochi 221-222; 2. l'Arcòn tissa x che va moglie a Lalthi 1121 e che cade prigioniera degli uomini di Carlo Tocco a Dragamesto 309-317 ; 3. un'altra figlia x che va sposa a Ercole, primogenito bastardo di Carlo Tocco 2636-2645, e che col marito si stabilisce a Riniasa 2646. Dopo la caduta dei forti di Anatolico e Dragamesto, venendo meno le entra te, la sua signoria decade e si im-
Spata Sguros Bua, figlia miserisce
Ha un nipote di
406-413.
nome Pietro che possiede la Catochi Per fermare Carlo Tocco nelle
855.
sue conquiste si allea col pronipote Muriki Spata, despota di Arta
1032.
1028-
Si scontra con Galasso il Pec
x
di - Stratigopulos, Simone
589
sono scaraventati dall'alto delle mura
94-106,
e i prigionieri vengono de
capitati
107-110.
Alcuni degli Spatei
si arruolano nelle file del duca Carlo
150-154.
Il loro decadimento inco
mincia con la morte del despota Gjin
catore a Vromopida: ferito e fatto
175-178.
prigioniero viene soccorso e liberato
truppe di Carlo varie incursioni
da Muriki
1087-1099.
Muore in se
780
Subiscono da parte delle
7751370.
e sottrazioni di territori
riportata.
Nella
La loro unione pare si rinsaldi con
signoria gli succede il figlio
Paolo
il ritorno di Ya'qiib ad Arta
2259.
Tutti sono molto valorosi
Dopo
guito
alla
ferita
1113-1118.
la
Spata Sguros Bua, figHa x di:
signore,
loro
dell'ultimo
morte
2731.
Ya'qiib, non hanno più fiducia in un
accolta con i fratelli da Carlo Tocco
avvenire autonomo della loro stirpe
(mentre il cugino Muriki Spata si
2891-2893.
era
di
disinteressato
loro).
viene
sposata a Ercole, figlio naturale del duca-despota e destinata con lui ad essere
signora
dimenti
Paolo:
figlio
di
degli antichi
posse
(I
nozze
hanno
prigioniero dello Zenevesi nella bat
paterni.
Le
luogo nel palazzo despotale di Gia nina
Stratigopul0,
Simeone, è nominato da Carlo Tocco
2636-2645.
Con
stabilisce a Riniasa
lo
sposo
grande maggiorente.
taglia di Cranea
1595.
Caduto
1762.
si
Stratigopulos, Simone: capo di 1202, capitano e uomo di
2646.
Gianina x
Spata Sguros Bua, altra figlia di: moglie di Lalthis, catturata a
di Esaù.
fiducia vedova,
lo
rimasta
Evdokia,
manda
in
Morea
col
Dragamesto dagli uomini del Tocco
preordinato disegno di farlo uccidere
e condotta a Santa Maura
durante
riscattata dal fratello Paolo
309-322; 415-416.
1205. Spatei: Albanesi, signori del de
il
viaggio
1202-1205. È 1204-
ospite del duca a S. Maura
È
di
uomo
coraggio e prestigio
grande
virtù,
1217-1219.
Dopo la morte
Ha di
spotato d'Arta. Erano quattro fratelli
eredi legittimi.
49, dei quali vengono riferiti i nomi deI primo (Gjin) che dominava Arta 50,
Esaù e in seguito alle infemperanze di Evdokia, esorta i Gianinioti a ob
(v. Spata, Gjin) e del secondo, Sgu
bedire alla loro signora; prospetta il
ros, che era signore di Eupatto, A
proposito di far eleggere despota di
cheloo e tutte le parti degli Xeromera
Gianina il figlio di Esaù e della stessa
54-56.
In seguito all'incursione degli
Albanesi, comandati dal despota, su Leucade, incomincia la guerra senza quartiere fra gli Spatei e il duca Carlo
70-80.
Si arricchiscono molto
con le incursioni dizza,
87.
Assalgono Vo
ne distruggono il campo deI
mercato senza tuttavia poterla con quistare
89-93.
Alcuni degli assalitori
Evdokia,
1224-1229.
Giorgio,
ancora
fanciullo
Dopo la cacciata di Evdo
kia assume il comando e la difesa della città, in attesa che si scelga il nuovo signore
1322-1323.
Riceve con
cordialità il messo deI duca e lo in vita a partecipare all'assemblea del popolo, che si sarebbe tenuta nella chiesa metropolitana
1344-1353.
Par-
(Teodoro II),
590
Despota imperiale - Carlo Tocco
v.
la in favore della chiamata di Carlo
190-198.
Lo Spata acconsente e fan
1398-
no pace
199.
e tutti sono d'accordo con lui
1417.
Dopo l'entrata di Carlo Tocco
a Gianina riceve in dono, e con di ritto
ereditario,
un
castello
1590-
Terminato il recluta
mento delle truppe, assale la Catochi, ov'era
signore
espugna
Paolo
dopo
due
Spata
giorni
e
la
200-210.
Nella battaglia di Cranea è
Attacca Angelocastro in un giorno di
ferito alla fronte, ma si salva dalla
Pasqua e si comporta valorosamente,
1591.
cattura
in un'epica ma inutile battaglia
1751-1753.
272. (Teodoro II), riale.
v.
Despota impe
211-
Dispone una spedizione su Dra
gamesto, che viene occupata di notte
282-305.
Accoglie prigioniera la sorel
la di Paolo Spata (moglie di Lalthi)
Tocco, Carlo: orfano in tenera 4, è condotto dalla madre dal re
che è condotta a S. Maura per essere
età
successivamente riscattata
di Napoli, il quale riconferma per
Stipula un'alleanza con Muriki Bua
310-322.
lui e il fratello Leonardo il diritto ai
per sterminare i campi di Arta e
titoli di duca e di conte e il pos
ridurre all'impotenza Muriki Spata
sesso su Cefalonia, Leucade. Vodizza,
323-331. Partecipa all'impresa 342348 e distrugge il mercato di Arta, i vigneti e i campi 361-374. A Vodizza
20-26.
Itaca, Zante
salva dal naufragio
Per miracolo si
28-40.
Subisce il
saccheggio di Leucade 57-86 e di Vodiz
infligge gravi
za
che era forte di
87-114
da parte degli Albanesi.
perdite a Yftsuf-beg
20.000
uomini
440-
Malgrado molto ragazzo si interessa
447.
alle fortificazioni delle piazzeforti 115-
Turco e stipula la pace stessa che
119.
lo rende libero di agire contro gli
Dopo il predetto saccheggio di
Leucade e l'assalto di Vodizza, si tra
Accetta le proposte di pace del
450-472.
Spata
Di essa, inoltre, ap
e
profitta per organizzarsi e rendersi
a Vodizza, che restaura nelle mura e
ancora più potente per terra e per
sferisce con le sue forze a S. Maura
nelle torri e munisce di balestrieri e truppe
121-133.
Assolda uomini lati
ni, romei, serbi e soprattutto alba nesi
136-202,
che destina a Leucade,
concedendo pronie e benefici
136-144
e mostrandosi con loro benevolo ed affabile
145-148.
Compie azioni mili
tari sulla terra ferma e saccheggia i dintorni di Zaverda e di Vodizza
155-
mare
476-481.
Dopo che Paolo Spata
aveva donato Angelocastro al turco Evrenos,
dietro
doni
e
presenti
stipula una pace col nuovo vicino, con
la
condizione
che ciascuno
tenga quello che ha
507-511.
si
Nel
contempo, diffidando del Turco, rin forza tutti i suoi castelli Consente
che
il
fratello
513-517. Leonardo
158; 164-165. Nomina Galasso il Pec catore capo delle truppe 161-162. Si
rappresaglia al principe Asan Zacca
compiace del felice esito delle incur
ria
sioni su Zaverda e Vodizza
168-169.
compia un'incursione su Clarenza; per
528-539.
Malgrado Clarenza fosse
stata conquistata da Leonardo, egli
Dei paesi si sottomettono. Libera i
non vi si insedia
prigionieri,
degli
bandoneranno Clarenza su pressione
un'amba
di Venezia). Le sue truppe in uno
ostaggi
trattenendo
168-173.
Manda
solo
675.
(I Tocco ab
sceria da Muriki Spata perché gli
scontro vincono e fanno prigiouieri
ceda degli uomini e in modo partico
dei Turchi che vengono messi a ri
lare il fratello di Bua Muriki (Dimo)
scatto
678-683.
S'impossessa del be-
Carlo Tocco stiame di Muriki sul mare di Arta
686-701.
591
Saputa della morte di Esaù, Carlo
Saputo che Muriki intende
Tocco manda un messo a Gianiua
attaccare Leucade e Vodizza, racco
per sconsigliare che a despota fosse
glie le truppe e chiama il fratello, disponendo la difesa
752-755.
Nello
scelto
un
albanese
1173-1189.
In
tanto agisce per caldeggiare la sua
scontro fra le opposte avanguardie
elezione. In seguito alla deliberazione
le sue truppe fanno prigioniero un
dell'assemblea popolare, che riserva
turco, inteso Naipi (v.), il quale gli
il seggio despotale al figlio legittimo
760-765.
di Esaù, Giorgio, riceve esortazioni
Subisce per opera delle truppe di
a non disperare perché, ove la de
rivela il piano di Muriki
Muriki la devastazione di una parte del
770-774.
territorio
colpo
di
mano
Con
-
le
sue
truppe s'impadroniscono della
mal
difesa
fortezza
vicina
alle
notturno
un
di Varnaco,
Candiles
ed
che
è
tenuta
è
cisione presa non dovesse essere tra dotta in atto, il Tocco sarà preferito allo
stesso
1228-1238.
imperatore
Invia una seconda volta il messo, il quale giunge dopo l'espulsione di
1336-1340.
Evdokia da Gianina
In
da un cugino dello Spata, chiamato
seguito ad un'avveduta opera di pro
Gjin.
paganda da parte del messo e di
Riceve
l'atto
di
sudditanza
lo stipendia e gli
quella dello Stratigopulos, è nomi
concede il possesso di parte delle
nato signore del despotato di Gianina
da
Gjin Spata,
1355-1417.
775-822.
Candiles
La fama della sua potenza e li beralità si estende e tutti ambiscono arruolarsi
quista
nelle sue file
dai
fratelli
824-832.
Ac
Pikerni la for
Un'ambasceria gli porta
l'offerta ufficialmente forma
1465-1470.
dell'avvenimento
1485
Leonardo
In
fratello
il
e dispone la difesa
per il suo ingresso a Gianina. Sbarca
e svolge
a Parga e, attraverso il territorio
una politica couciliatrice con Muriki
dei Masarakei, giunge a S. Donato,
Spata in modo da essere libero di
dove
tezza di Riniasa
832-834
liquidare Sguros Spata
841-850.
Or
e
ricevuto
è
dal
popolo
dal
metropolita
festante
1490-1506.
dina al proprio suddito, Filippo, di
Pernotta ad Arachovizza,
tendere
all'amico
lombaggine fa temere del
tranello
che
conquista
853-860.
Pietro
avrebbe
incruenta
Nomina il
Spata
portato della
il
alla
Catochi
siciliano
Mano
gresso a
Gianina
timore è fugato:
ma
suo
1530-1533. egli
uua in
Ma il
migliora
ed
entra trionfalmente in città, accolto
Meliaresi capo di Varnaco e delle
dal
Candiles 944-949. Promuove un colpo
popolo
clero,
dai
maggiorenti
e
dal
1549-1574.
di mano notturno per la conquista
Preso possesso, gira per la città
della fortezza di Aetòs. L'azione è
per prendere conoscenza diretta con
compiuta da Latini e Romei
968-991.
Essa ha pieno successo e Masaraki, capo di Aetòs, è fatto prigioniero e condotto a Leucade
992-1021.
Al pat
to d'alleanza, concluso ai suoi danni
i singoli cittadini,
ai quali distri
buisce doni e denaro. Coucede titoli, benefici e prebende ai Gianinioti be nemeriti della sua causa
1580-1600.
Chiede a Muriki Spata e allo Zenevesi
da Sguros Spata e Muriki Spata, ri
i vecchi confini da loro non rispet
sponde concordando un'alleanza con
tati 1621-1622 e chiama nel contempo
Muriki Bua, col quale s'imparenta
a raccolta le truppe 1627-1632. Ot tiene, senza combattere, parte, non
1023-1039.
Carlo Tocco
592
tutte, delle terre sottratte a Gianina Ordina saccheggi nei territori
1642.
dello Zenevesi e dello Spata
1662-
Lo Zenevesi recluta un gran
1680.
di
Voblianà,
chiave strategica di Arta
2041-2066.
e
e, assieme a Muriki Spata, gli in
paesi
fligge
disastrosa
certo
sconfitta mai subita in tutta la sua
uomo
vita
di
più
grande
e
Ridotto
1737-1807.
all'impo
tenza stringe parentela con l'emiro
al
Miisa-beg,
quale dà in isposa una
delle sue figlie difeso
e
nemici Carlo
1923,
1970-72,
trarre
dei
Miisa-beg
1915-1916. un
pur di essere
vendetta
piccolo
corpo
suoi dà
a
militare
e fa cessare le incursioni da
parte degli Albanesi
castello
riceve
atto di sottomissione
vicini.
Vi
nomina
Capsocavadi, di
egregie
governo,
e
pito di sottoporre
un
gianiniota,
virtù
gli
dai
capo militari
affida Arta
il
e
com
ad
attac
chi giornalieri dai
2073-2082. Sollecitato Gianinioti 2118, manda il fra
tello
Leonardo
a
chiedere
all'im
peratore Manuele Paleologo, che si trovava spotale
in
Morea,
2128-2132.
la
corona de
Tra i titoli mi
1926, 1976-1978.
litari acquisiti in Morea sono state
Carlo con la duchessa non ebbe
le battaglie condotte a Solona, Co
figli, ma di bastardi ne ebbe molti,
rinto,
alcuni dei quali li perdette
luoghi
1935-1936.
Se ne citano, di maschi,
Argo,
Nauplia
2163-2165. È
e
in
altri
considerato de
quattro :
gno di essere incoronato despota, e le
1940-1944, Torno 1945-1958, Menuno 1949-1954, Triano 19551958. Dopo la vittoria del sultano,
insegne vengono consegnate al fra
Carlo avviceudava i figli nel ser
nero Carlo, che era stato richiamato
Ercole
vizio presso la
Grande Porta per
tello
2169-2175. È altresi nominato 2172-2174. Avendo il ge
Catacuzeno
alla signoria di Arta
2196,
iniziato
essere garantito e avere aiuti. Manda
una politica di indipendenza, e chie
al
sto insolentemente la restituzione di
sultano il tributo come atto di
sottomissione e ne ha il riconosci
Voblianà
mento come signore di Gianina
cheggio parte del territorio di Arta
1960-
2203-2211,
1966. Accetta il dono del genero Carlo,
e
fratellastro
2217-2222.
di
Muriki
Spata,
che
gli consegna il castello di Riniasa;
conquista
la
sottopone a sac
torre
di
Sistruni
Riorganizza la signoria in questo
ma i Rinisioti si ribellano e passano
modo :
a Muriki
tutte le isole ; a Vodizza vi destina
1986-1993.
In seguito alla
al fratello affida Vodizza e
rottura dell'alleanza fra lo Spata e
Giovanni Presa
lo Zenevesi, attira il secondo a un
Napoli
patto
Vamaco, il territorio dipendente e le
di
amicizia
e
isola
Attacca · il
1994-2005. confini e
gli sottrae
armati . che
si
Muriki
nemico
ai
degli · uomini
Candiles
sono
2282 ;
dati
2283-2285.
tochi a Dimo Bua
a Matteo da
la
fortezza
di
Assegna la Ca
2285-2290.
Tutti
arruolano nelle sue
costoro sono agli ordini del grande
truppe
2008-2010. Alla morte di Mu 2015, aspira a prendere la si gnoria di Arta 2035, ma non riu ·
contestabile Leonardo
riki
condo figlio (Torno) , assegna i ter�
scendo
nato e dintorni
ad averla per
sè,
cerca
gli · Artini
.........= .. =
sono
di diverso parere
2294.
Al se
ritori occupati dai Masarakei, S. Do
perché sia assegnata al genero. Ma
\'
il
Libera i castellani fatti prigionieri
numero di Albanesi nelle vicinanze la
Conquista dopo una dura
2035-2037. battaglia
2302-2304.
Con uno stratagemma fa capitolare la
fortezza
di
Riniasa
(cfr.
1986-
Carlo Tocco 1990) che è imprendibile e com promette il libero passaggio delle navi sull'antistante specchio di mare 2435-2496. Conquistatala, vi lascia a capo Loto di Firenze 2498-2501. Con numerosa truppa si attesta di fronte ad Arta, sul fiume Catoforo. I suoi armati devastano i campi. Sul campo del mercato di Arta si scorge Muriki Bua - l'antico alleato e transfuga - accorso in aiuto dello Spata. Carlo con Leonardo affron tano l'avversario infliggendo e su bendo sensibili perdite 2531-2564. Riordinate le schiere torna a Gianina, e nel contempo manda Leonardo a Riniasa per prendere degli ostaggi e garantirsi della fedeltà dei Rinisioti 2577-2579. Nomina il fratello di Ziausi, signore di Riniasa 2590-2596. Fa sposare Leonardo (III) con la figlia di Nerata, vedova di Muriki Spata che era profuga a Corfù 26032611. Precedentemente aveva accolto i figli di Sguros Spata, i quali, perdute le loro signorie, erano stati dal cu gino Muriki Spata abbandonati al loro destino 2630-2634. Una figlia di Sguros è da lui data in isposa al pri mogenito bastardo, Ercole, e man data negli antichi possedimenti del padre 2636-2638. Trama un tranello per catturare Ya'qub e grazie al Capsocavadi, capo di Voblianà, e a Papadopulos, con testabile, fa cadere nella rete lo Spa ta, che, fatto prigioniero, viene uc ciso 2650-2865. Saputo che il genero Carlo, alla morte del fratellastro Ya'qub, si era mosso per recarsi dal l'Imperatore, lo fa catturare da Leo nardo, e lo relega a Cefalonia 28982913. Propone agli Artini la resa e la libera consegna della città, salve le loro vite e i loro beni 2915-2963. Invita il fratello a raggiungerlo ad vrta 2964-2977. Intima la resa a
593
Roghi, i cui cittadini dichiarano di preferire Leonardo 2980-2992. Gli Artini si arrendono e fra le condi zioni pongono anche la libertà della madre di Ya'qub (Irene) e della moglie, che era figlia di Muriki Bua 2993-3000. Prende possesso di Arta 3001-3005. Manda doni e presenti allo Zenevesi ; invita Muriki Bua a cessare le ostilità per far fronte ai Musulmani 306-3074. Nel contempo manda doni e tributi al pascià Biiyezid col quale era imparentato e ne ha il consenso di tenersi Arta 3076-3089. Pacifica tutto l'Epiro e i sudditi godono un periodo di benes sere 3096-3111. Sposa il figlio bastar do Menuno con la figlia di Muriki Bua 3137-3138, e gli assegna il territorio dell'Aetòs 3141-3145. Affida al fra tello Leonardo il governo di Arta 3146-3151. La morte del fratello lo abbatte. Egli lo piange a lungo, invano con solato dalla moglie, e si ammala di dolore 3383-3436. Il ritorno a Gianina lo risolleva 3437-3470. Propone all'avventuriero Liveri, che si era impossessato di Clarenza, di vendergli la città e, avendone avuto un rifiuto, assedia per mare Clarenza in maniera che Liveri non possa ricevere aiuti dall'Italia. Messo in necessità, Liveri addiviene a ven dergli sia Clarenza che i prigionieri. Carlo Tocco incarica Matteo da Napo li a consegnare il prezzo e prendere possesso della città 3604-3628. Fra i prigionieri è riscattato Ralli, uomo molto caro al despota imperiale (Teodoro II) 3631-3636. Carlo Tocco consegna Ralli al despota, sicuro della gratitudine di costui, ma egli, al contrario, rimane ugualmente con trariato e chiede la consegna di Clarenza 3637-3656. Carlo si rifiuta, rinforza la città, arruola uomini nel
594
Tocco, Carlo, figlia bastarda
Despotato 3657-3659, e fortifica Pon ticò e Clomuzzi acquistati dai Vene ziani 3662-3663. In seguito alla pre tesa dei Mizithrioti su Clarenza e ai loro atteggiamento ostile, Carlo or dina incursioni sul territorio moraita. Alle azioni fa partecipare Ercole e Torno 3671-3703. Riceve atto di sottomissione da parte di Asan Zac caria 3704-3729. Col medesimo si reca dal sultano per avere aiuto contro il despotato di Morea. Il sultano accoglie la loro richiesta
3730-3748. Tocco, Ca rlo, figlia basta rda di: andata sposa ai fratellastro di Muriki Spata, Carlo (v.) 1123, 1142-1149.
x
Tocco, Ca rlo, a ltra figlia bas ta rda X di: sposa di Mftsa.-beg (v.) 1915-1917; 2214 ; - la stessa, dopo la morte di Mftsa. andata sposa a I;Iamza-beg cap. XII, § 2. v. 3185.
Tocco, Ca rlo, cugina x di: spo sa un fratello di Muriki Bua 1037-
1039. Tocco, Ca rlo II = L eona rdo III: chiamato ora K&poÀo� 3472 ora Ae;ov&pao� 2589 ; nipote del despota, allevato a Napoli 2582-2583. È con è
dotto fanciullo nella casa dello zio e vi diviene giovane. È bello, biondo, ardimentoso e saggio 2582-2589. È designato a ricevere l'eredità del pa dre e dello zio 2581. È adottato dai despota 3481. Lo zio gli dà in isposa la figlia di Nerata e del defunto Muriki Spata 2579-2611, e gli assegna come sede Riniasa 2608. Nell'azione contro Vostizza è nominato capitano superiore assieme a Giacomo Scrofa
3762-3766.
x
di - Tocco, Leonardo (Il) Tocco, E rcole: primo figlio ba stardo di Carlo Tocco : saggio, ardi mentoso ; un po' basso, ma di grande spirito 1940-1944. Il despota gli as segna Angelocastro e i dintorni fino a Eupatto, nonché il territorio di Acheloo 2370-2372. Con sessanta uomini affronta quattrocento Turchi, mandati da Ya'qftb a saccheggiare il territorio di Angelocastro e, presso il fiume Ofidari, li sconfigge cattu randone duecento 2370-2424. Questa fu la prima battaglia che Ercole com batté e vinse dopo essere stato fatto signore da suo padre 2428-2429. Viene sposato a una figlia del de funto Sguros Spata 2636-2638, an tico signore della stessa Angelo castro. È nominato capo delle trup pe che operano in Morea, avendo con sulente Matteo da Napoli 3694-3696. Compie con Torno vigorose e di struttive incursioni 3697-3703. Par tecipa alla spedizione su Vostizza 3794-3796. Conquista con Torno e Matteo da Napoli la maggior parte delle fortezze del principe Asan 38253834. Dopo aver accompagnato il principe ad Arcadia si dà al saccheg gio del territorio dei Romei e precisa mente di Gianina (del Peloponneso) , Gutena e diversi altri posti, facendo molti prigionieri 3891-3900. Si appre sta con i suoi uomini ad affrontare le truppe del Lascari che gli avevano tagliato la strada del ritorno 3910-
3923. Tocco, L eonardo (II): quando 6.
il padre mori era ancora lattante
È condotto dalla madre a Napoli . per la riconferma da parte del re dei titoli già posseduti dal padre Leonardo I nonché del diritto di proprietà su Cefalonia, Leucade, Vodizza, Itaca, Zante 20-26. Scampa col fratello e la madre dai naufragio
Tocco, Leonardo (II)
595
che li colse nel viaggio di ritornò
col quale, su esortazione dell'impe
28-40.
ratore,
di
Partecipa all'azione sui campi
339-341 ;
Spata
Muriki
contro
Coprina
comanda
e
organizza
la
spedizione contro Clarenza, d'accordo
518-544.
2135-2137.
fa pace
Dal so
vrano è nominato grande contesta bile e riceve le insegne cerimonia
Nella
sono
2140-2142. ricor
stati
L'improvviso
dati di lui i fatti militari operati
assalto alle mura ottiene pieno suc
in Morea contro il grande Tzausios,
cesso ; egli stesso rompe le porte con trano nella città e, non più control
2149, e l'assalto al castello 2150. Riceve anche le insegne despotali per il fratello 2175,
late, si abbandonano al saccheggio
e, assieme a lui, il titolo di Cata
col fratello
607-620,
un'ascia
631-674.
e le truppe
en
Dopo l'entrata trionfale di
Eliavurco
di Mantena
cuzeno
2174.
La sua giurisdizione
raggiunge il fra
si estende su Vodizza, che era retta
tello nella capitale del Despotato,
da Giovanni Presa, e sulle isole ; si es
Carlo a Gianina,
1598-1607.
tende altresi su Varnaco e le Candiles,
Compie saccheggi nei territori dello
che sono assegnate a Matteo da Napo
1662-1680; 1667, ne
li, nonché su Angelocastro, Acheloo
Spata
Zenevesi e dello
Lachanocastro
distrugge
conquista la torre uomini
e
donne
1668, 1671.
e
cattura
Comanda
e rispettivi territori, assegnati a Dimo Bua
2280-2290.
Organizza una spe
dizione contro Ya'qub nei pressi di combatte vittoriosamente
le truppe riunite del despotato di
Roghi e
Gianina, per affrontare, se è il caso,
contro i Malakassèi, catturando molti
quelle riunite dello Zenevesi e dello
uomini che vengono avviati a Santa
Non valuta la for
Maura 2308-2334. Con numerose trùp
za del nemico e subisce una tremenda
pe assedia Roghi e controlla tutti i
Spata
1696-1699.
disfatta a Cranea, ove riesce a sal
1770.
2505-2522.
passaggi
Partecipa
col
1704-
fratello alla battaglia avvenuta sul
Tornato a Zante si appresta
campo del mercato di Arta . contro
varsi con pochissimi
uomini
2550-2564. :s
alla difesa contro gli assalti delle
Ya'qub e Muriki Bua
truppe di Muriki Spata e di Asan
mandato dal despota a Riniasa per
Zaccaria,
alleatisi per invadere le
prendere ostaggi
2577-2579.
Su or
isole. Affitta una grande « cocca vene
dine del despota sbarra la strada a
1858-
Carlo, fratellastro di Ya'qub, che si
ziana » e organizza la flotta
1871;
muove contro la flotta avver
saria e la affronta nel centro
1876.
Lo scontro molto sanguinoso
si risolve con la sua vittoria
1887;
18751880-
egli mette in fuga le imbar
cazioni nemiche
1888-1894.
Alla bat
taglia navale partecipano anche navi veneziane
1895.
Fortifica Santa Mau
ra nel timore del peggio
1899.
At
era mosso per recarsi dall'imperatore; lo cattura e lo conduce a Cefalonia
2899-2914. 3025.
�amza
2007. Al seguito di Michele Paleologo, all'Hexamili, incontra Asan Zaccaria,
degli
di
Zene·
salvaguardare le messi dalla distru
3224-3241.
zione
2006-
dominio
vesi, si dispone nella parte di Bà
a Zante,
Zenevesi
sul
3006-
all'invasione
bingo per difendere il territorio e
il domJnio di Muriki Spata, il quale dallo
seguito
In
tacca ogni giorno dalla parte del mare si era diviso
Prende possesso di Roghi
e raggiunge il fratello in Arta
Recatosi da Arta
muore di malattia
3325 ;
3368-3374. Nei versi
3325-3380
si tesse di lui
un patetico e poetico elogio.
Tocco, Menuno - Zenevesi (Gjin)
596
Tocco, M enun o: terzo dei figli bastardi di Carlo Tocco : bello, edu
Despotato
1512-1518; era uomo di 1519-
alte qualità fisiche e morali
cato, affabile e vigoroso, di compor
1520. L'atto di sottomissione
tamento e tatto regali
tolineato dalla consegna (o scambio)
1949-1954. Sposa la figlia di Muriki Bua 31373138 e riceve in proprietà l'Aetòs con i dintorni e gli 8e:p6!le:p� 3141-3145.
del loro vessillo
è sot
1521-1523. Viene dal
nuovo signore nominato « capo delle truppe
t
1592,
c
protostratoro )), e gli
viene consegnato il bastone di co
Tocco, Torn o : secondo figlio ba
mando
1593.
stardo di Carlo Tocco. Audace, forte, spericolato al massimo, duro nello sguardo,
ma
semplice
e
liberale;
Vran esis (= Evrenos, gran vizir di Miisà) , da Paolo Spata riceve in
1945-1948.
dono Angelocastro, con l'impegno di
Dopo la vittoria del sultano sui suoi
vendicare il donatore contro Carlo
facile di mano e di spada
contendenti fu mandato a servire la
Tocco
Grande Porta e a procacciare aiuti
prendere possesso della fortezza
al
padre
1960-1963.
Gli
vengono
493-495. Invia il figlio B araq a 500-
504. Nel contempo, dietro doni e
assegnati i territori abitati dai Ma
presenti.
sarakei, S. Donato e dintorni
Tocco
2302-
stipula una
pace
con il
507-512.
2304. Incaricato di raccogliere trup pe, viene assalito dagli Alkadii : ri
Yiisuf-beg, v. Jiisuf-b eg
masto solo, si difende eroicamente e uccide molti assalitori 2339-2358. È inviato con Ercole a Clarenza per le incursioni sul territorio della Ma rea
3690-3703. Con Ercole e Matteo
da Napoli riconquista la
maggior
Zaccaria, v. As an Z agorioti
(Z�j"6pL�) :
popolazio
ne non meglio defiuita, prossima ai Malakassei, abitante nella regione di
parte delle fortezze del principe Asan
Zagori (l'Aravantinos II,
Zaccaria
sidera, non sappiamo su quale fonte,
3825-3834.
Tocco, Triano: quarto dei figli bastardi di Carlo : ancora ragazzo, fu
55 li con
BÀ�Xf.X1) <pr.À1), mentre nel nostro testo sembra facessero parte degli "Aì..��v� 1511) . All'arrivo di Carlo Tocco a
mandato per essere educato e cre
S. Donato essi,
sciuto in mezzo ai Turchi
risultano fra le schiere presentate
1955-1959.
con i
Malakassei,
dal capitano Stefano Voisava al nuovo
Turchi: riferimenti connessi con i nomi dei capi, v. B araq, Bayezid, V ran es is, l:I amz a, Jiisuf- b eg, Miisa-b eg.
signore
1511-1518.
Z en eves ei: Albanesi del territorio di Dryjnopoli, sudditi degli Zenevesi, sterminati
Vois ava, Stefan o: genero del ca
da
�amza
3191-3194 .
3245-3251.
pitano (Simone Stratigopulos) , era a capo degli albanesi Malakassei e di
Zen evesi ( GJ in) : partecipa con
quelli della Zagoria che si adunarono nel prato di Arocbovizza per rendere
Muriki Spata allo sterminio delle campagne di Gianina in seguito al
omaggio e fare atto di sottomissio
rifiuto dei Gianinioti di consegnare il
ne a Carlo Tocco, nuovo signore del
Despotato al signore di Arta
'\ >'1\ -----
1258-
Zenevesi (Gjin) 1 264. Accoglie Evdokia Balsié scac
-
Fratello
x
di Ziassa
Z enev esi ,
597
(Si mone):
figlio
di
ciata da Gianina. Torna sotto le mura
Gjin (la cronaca indica i due con i
di Gianina dopo la elezione di Carlo
termini «padre
Tocco
una figlia di Muriki Spata 1 6 1 5- 1620,
1 4 1 9- 1 428. Rinsalda con un
matrimonio
l'alleanza
con
t
e «figlio»). Sposa
Muriki
ma, malgrado la parentela, per cause
al fine di atterrare il Tocco 1 6 1 5-
a noi nascoste dall'omissione di un
1 620. Restituisce parte degli antichi
verso, avviene la rottura fra suocero
confini appartenuti a Gianina 1 642.
e genero 1997-1 999. Succede al pa
In seguito alle incursioni dei Tocco
dre 3 1 76.
(Leonardo aveva distrutto Lachanò
tato :
castro 1667), d'accordo con Muriki
che è giovane. Ha altri fratelli mi
Spata chiede aiuto a tutti gli Albanesi
nori di lui 3 1 77-3 1 99. Vede la sua
't'O\)
x6a(J.ou
1 682
quelli
della
molto
temibili
e
che
«in
bisogna
considerare
Dryinopoli e il suo dominio invasi
erano
da I;Iamza che con 30.000 uomini
E
tutti
distrugge,
aiuto,
dato
gionieri.
1 68 1 - 1 689.
i vicini accorsero
bello, ma un po' sven
a
specialmente
Musakèa,
È
tuttavia
prende
e
decapita pri
che di lui erano parenti e consangui
Cede Argirocastro ai Turchi, che
nei» 1 687-1 690. - A Cranea infligge
l'avevano inutilmente assediata per una
rifugia a Corfù, abbandonando al loro
ria dei Tocco e distrugge l'esercito
destino i sudditi cristiani 3274-329 1.
despotale
1 707-1777.
intera
estate
3220-3223,
e si
al nuovo signore di Gianina la più grande disfatta registrata dalla sto Sfila sotto le
mura di Gianina con i prigionieri riceve
Ziassa: nipote di Carlo Tocco, fat
minacce e doni per il riscatto dei
to prigioniero dallo Zenevesi a Cra
incatenati
1 797.
Dall'emiro
maggiorenti giauinioti fatti nieri
1923- 1 996.
Rompe
prigio
l'alleanza
con Muriki Spata 1994 e stipula una
nea 1756, 2592. (Sembra sia fratello di Nico1afranco, 1759,
V. ,
e di Gia
como Scrofa 1760, v.).
pace con Carlo Tocco 2001-2004. Da costui,
che
si
era impossessato di
riceve doni in segno di ami
Zi assa, fratello x di : anch'egli
cizia 3061 -3062. L'espansione del do
nipote di Carlo Tocco 2591, ebbe in
minio del Tocco lo impensierisce: si
signoria Riniasa e fu posto in con
Arta,
ammala e muore 3 1 66-3 173. Gli suc
dizione
cede
2593-2596.
88
il
figlio (Simone) 3 1 76.
di
rafforzare
le
posizioni
I NOMI PROPRI NEI PROLEGOMENI
ACAIA (+ principato e principe di),
8 1 2 18 19 22 24 29 45 46 47 61 63 64 74 86 91 93 94 95 96 101
102 104 110 111 112 117 141 -a 23? 47 a 62 l 64 1 7 8 19 1,8 20 87'. ACARNANIA" 8 30 32 56 58 70 321 588 60 l 79 l•.
--
Esaù,
Francesca,
Giorgio, Giovanni, Lapa, Manente, Maddalena, Nerio. ACHEI,oo, fiume, 43 49 321 36'. ACHEI,oO
--
--
AMBRACIA, 71 124 133
50 3•
AMBROGIO, notaio, 128 137 138 143
149 150 157
--
1371•
AMEDEO DI SAVOIA, 19 AMPm:r,OCHIA, 74 l.
--
7 8 87'8 - 8.
ANA�OI,ICO, Natolico, Natalicho, 34
ACCIAIUOLI, dei BUONDEI,MO�I, v.
Bartolomea,
Ar,r,KA], 72 s. Amantos, K., 81 -- 54? 69 I 99'.
31 8
(=
38 39 41 42 51 52 108 113 115-39 I 398 -40 441- 4 5. ANCHIAI,OS 318,
Andriotis, N. P. ( = Andr.), 189-191 passim.
ANDRONICO II PAI,EOI,OGO, 571• ANDRONICO
III, 338•
73 136 -- 34'. Acm:r,I,E, 125.
ANDRUSA, 23 87 88 98 99
Achilleide, 172.
ANGEI,I COMNENI DUCAS, 14.
ACOVA, 105.
ANGEI,INA
Adamantu,
1691. •
AnERNOPOI,I, v. Dryjnopoli, 80 l, AE�ÒS, 50 -- 321 508 991•
Agnese, B., 991• 4hrweiler, H., 498• Ainian, 131•
AI,BANESI, 12 16 17 18 22 23 32
.33 34 37 54 55 56 58 59 60 61 65 66 74 77 80 96 101 102 103 104 106 107 108 109 114 i17 125 126 , 130131 132,133 134 135 -- 1485 30 l 335 34' 38 I 43 l 47 a 53 I 551, Ar,BANIA, Ar,K, Ar,KADn, 72 102 109 125 . Ar,IKA],
8718, DUKENA
--
20I
PAI,EOI,OGINA,
17. ANGEI,OCAS�RO, 15 31 32 34 37 40 43 44 52 73 108 113 115 116 , 126 127 138 -- 34' 37. 441-45 138".
ANGEI,OCAS�RO, corinzio, ANGIOINI, 315• AN�ICHORI, 87 6.
ARACHOVIZZA, 56 127
-- 33'561751•
Aravantinòs, P., 55 -, 32 l 561•
751 761 801.
ARCADIA, 98 110 981 991,
--
371•
,8 10 l311
508 921 961
ARENOSA, Arenossa, v . Riniasa. ARGIROCAS�RITI, 82 85.
Cronaca deiTocco
600
ARGIROCASTRO, 79 80 81 84 118 801, 6 811 821.
Bergadis,
ARGo, 69.
BERNARDO,
ARGOI,IDE, 69'.
165.
-
BERNABÒ, LOREDANO, 20'.
26.
GIORGIO,
BESSARIONE,
ARIsToFANE, 171.
163. Binon, S., 881• Biri, K., 141,
ARTA, 8 12 13 14 15 16 17 18 24
BISANZIO, 14 2 1 22 90 1 12 13 1 153-
28 31 34 36 42 45 49 50 54 56 58 59 61 66 67 70 72 73 74 75
BOEMONDO, principe di Taranto, 10 I.
ARIANITA, v. Giorgio, Arian.
76 77 78 79 83 101 102 104 105 106 107 108 109 112 114 115 1 18 125 131 132 133 134 135 136 139 • 140 142 - 81 91 1411 301• 601721791•6
321•
321 38 J
821
Balducci Pegolotti, F., 46 l. Barker, J. W., 688 781 861. BARI,EZIO, 109. dei
BUONDEI,MONTI
BUA, DlMo, 33 37 44 73 BUA,
Pal. , 2 1.
BUA,
106
-
pascià, 28 66 77 78 80 661 105'.
BEAUVOIR • o
«
891 921.
Beck, H. G.,
Belvedere t,
castello,
71 100' 1631 169 l
1721•
BEJEI,ER
=
castello,
BENEVENTO, lO. BERA'l', 281;
v.
GJIN,
v. Spata,
109
Bea uvoir.
134.
Gijn.
MURIKI, condottiero, 33 37 51 59 76 77 134 159 - 43 '. PIE'tRO, v. Spata P. SGUROS, v. Spata Sg. SPATA, v. Spata Gijn, Pietro, Sguros. 151•
50 BUA, BUA, BUA
BUA SPATA,
beg, 281•
Bekker, I., 131 33'. Belisario, 172. Beltrando e Chrysanza, 172. BEI,VEDERE,
TZACONIA, 921•
BRANAS, famiglia, 22.
ACCIAIUOI,I, moglie di Teodoro II BXYEziD
v. Nicola B.
Bozhori, Koço, 131• Bolié, Ivan, 351• BRACCIO di MAINA o
BUA, famiglia, condottieri, 14615135 I 551.
BARONCEI,I,I, Il 1 13.
«
BONEI,I,O, ANDREA di Barletta, 26 '. Borsari, S., 2968 6'. BOYANO,
BABINGO, v. Papingo. Balard, M., 29 8-30 921•
BARTOI,OMEA,
221•
(v. anche Zagori), 55 J.
1101•
28 I
F.,
e
918 921.
131•
99".
Boissonade, J. F.,
anche Bokoi
691.
158'.
AVRAMI, 23.
Babinger,
(v.
anche Bogoy e Koboi), 35 36 45 49 108 1 15 158 - 81 351 1581. Bon, A., 181 1916 • , 45146 I.' 471 50 I 611631 641.
ASTACHORA - ASTYCHORA, 721.
Avramovié,
Koboi), 351• BOIANA, 151.
BOKOI (v.
a 50' ASPROPOTAMO, 31 .
Astrolabio,
NIKA
BOGOI,
Bo tv ( )( o \)
ARTINI, 7 l 76 79 1 17.
ASTACO,
238•
GJIN, v. Spata 911,
Gijn.
Bubulidis, Ph. BUCHIA
=
Bua, 151•
Buchon, 9 27
271 298-30
- 9a
1071•
Buda, A.,
10' 111 211
691 841 871-8 8 971
721•
BUI,GARIA, 105'.
I nomi propri nei Prolegomeni CALABRIA,
601
CHr,OMUZZI,
CALAMATA, CALAVRYTA,
Choniate, Chortasis, G.,
Calcocandila, L., 33 80 81 141
CHRIVOCORI,
Callimaco e Chrysorroe, 172. 1571• Canart P., 156
' NCONA, CIRIACO DA
CANDILES,
CLARENZA,
9(iS 1061•
1641.1
DASA, CLAINNOUT,
-
CANTACUZENA,
46 47 48 61 63 64 85 86 88 89
CAN'l'ACUZENI,
90 91 92 93 94 95 98 99 100 101
CAN'l'ACUZENO (titolo), 69.
102 105 106 110 111 113 116 117 118 132 134 137 141 149
CANTACUZENO, DEMETRIO, CANTACUZENO,
Cantelli da Vignola, Giacomo,
725
921•
10·.
Codinos,
CAPODISTRIA, 33' 751•
-
Carile, A.,
15' 29' 31' 971 991•
DI Tocco,
Colucci, G.,
58I 721•
COMNENI,
Comneno,
pseudo monaco e pseudo
cronista, 13 1. COMPAGNIANAVARRESE,
CARLo, CARLO III
. 2 pseudo, 338 6186
(Kodinos).
CAPSOCAVADIS(Cavsocavadis), 33 67
CARLO
COCCARELLO, querel.
Capellari, G. A.,
75
468.4 7 152 153 851 895 901, -
55' 588 76 I 791•
D'ANGIÒ,
Navarresi).
COQUERELde,
CARLOV, 1641•
-
19187'.
CORFÙ,
CASTEL DE S. CASTELLAMMA RE,
305 351 628 74' 1071• 129 CORINTO, -
S E(Clainnout), 891921• TORNE CASTEL CATAFYGHÌ, CATALANI,
.6 9 569 CORNARO, CORONE,
CATOCHì,
COSANNA,
109 1 15 136 138. CATUNA,
COSTANTINO,
CAVALA,
1 19 137 149 153
-
20',5
COSTANTINOERMONIACO,
C�FALONIA,
46 61 62 63 77 79 104 116 126 71 91 127 131 136 139 143 10. 268,5 -
57' 611 621•
Cessi, R., 7' 69' 971• Chatzidakis, 178·185 passo Chatzis, A. Ch., 911,
COSTANTINOPOLI, 237 30' 551• CASTEL TORNESE, CRANEA,
104 105 106 109 117 134 135 137.
CENTURIONEMAGNO,
CHILIOCHORIA, CmMARA, 718. CHIo,
Mahiot, 19
CORCIRESI,
CASAURIA,
CRETA, 74'.
CUNIZZA,
Dain, A., 156
-
156'.
DAMORCONE,
DAVID, re, 76 132 136.
Cronaca deiTocco
602 Dn BAUX, JACQUES, a. 7
Delatte, 29 '. Delaville Le Roulx,
EMANUE1,E II Paleologo, 17 22 67 651• 68 72 83 86 87 105 -
21'
Enian,
.
DE1,VINO, 72 I .
EPIKERNI, alias Ipikerni, Pikemi, v. 315 33 5 •
De Martoni, N., De Mas - Latrie,
EpIRo, 7 8 13 14 15 17 24 28 34
191 87'.
58 70 71 76 78 88 98 102 104
DEMETRIO, PAI,EOI,OGO, 1 12. Dennis, G. T., 14 " 171,8 678• DnRNOP01,I, v. Dryjnopoli, 80
De Rossi, G. G.,
-
78
82
726 921•
83 98
126 132 133 139
Destunis,
G.,
13 l
102
EREDIA, GRAN MAES'l'RO, 109
106
107
132 l. 579 -5 8.
104 108 109 1 13 1 14 1 15 1 16 124 132 140 142 81 281 33' 34'
Eszer, A.,
-
1568•
78 111 128 182 19' 20·. -,...
115 391• DRAMA, 381 • -
EvDOKIA, BAI,�Ié, · 116 124 125 129 130 541,
-
EvRENOS-BEG, 44 105 - 6. 38 Z 44 2 7 71 95 1 9
DRIN, 801• DRISCO, 59 2 • DROP01,IS, 80 l; v. Dryjnopolì. DRYJNOPOI,I (alias
Adernopoli, Der-
nopoli, Dropoli), 17 54 66 79 80 -
541 558 801,1.
Ducas, cronista, 78 14 1
-
86 2 1101•
a 781 31
-
34 '-35
FERNANDEZ, J. DE HEREDIA,
301•
FILIPPO, FRANCO, · FI:r,rppo, quidam latino, 136 - 502 751• .
17.
FiRuz (0eplS1Jç), 80. fis, 16 102� 751 55.
601•
Fishta, Gj. 60 l. Florio e Plafzaflora, 172.
20 1•
EGIDIO DE LEONESSA, 64 E:r,IA DE A:r,AMO, 895 • E1,IAVURCO, 68 86 140. E1,IDE, 87 89 1 10 112.
-
FÀNARI, fortezza, 351• Fedalto, G., 23 2 97 I.
FIRENZE,
DUKAGJINI, v. LEK. DU�AN, S'l'EFANO, 15 l.
ECHINADI, 100 153 EDRISI, 80 l.
281 531
FILI'l'RÀ (Filiatrà - Filetrà) 99 99 1,'.
DUCAS, NICEFORO, 14. Ducellier, A., 621 1048•
EBREI, 46'-47 .
321 601•
E'l'01,OACARNANIA, 81• EUPA'l"l'O, v. Lepanto.
EuRIA, 561•
DRAGAMES'l'O, 34 38 39 42 5 1 108
103 109 14 1 Du Cange, 97 l.
1,1, 17 18 48 52 53 54 58 67 103
E'l'01,IA, 8 14 32 70 107
-
Dobschiitz, E. von, 156 Dodaj, PI, 60 l . Dolger, F., 885 •
34'.
34'-35 531 54 5 558 59 l. Estopanan, S. Cirac, 1 7 Il 731 14 I 76 6 171 43 2 56 2,8 821•
381•
DJUNAYD, 78.
-
ESAÙ dei BUONDE1,MON'l'1 ACCIAlUo-
-
-
DmRA, Sangiaccato di, Di Crollalanza, lO I. Dighenis Akritas, 172. Diller, A., 156 156 6 •
105 106 107 109 128 132 133 14 1 142 8 l 338 37 I 53 2 55 l, 3 601 741 801 163 2 • -
801•
DESPO'l'A'l'O (antico D., Arta e Gianina unite assieme), 13 31 56 70 76
57 9 -58 .
64 l.
FOSCARI, famiglia; 39.· FOSCARI, FILIPPO; 391• FOSCARI, FRANCESCO, 38 FOUCHER01,1,ES, 69 '.
-
39 l .
FRANCESCA, dei BUONDEI,MON'l'I AC 61 li 7 71 841• CIAIUOI,I, 21 105 _
I nomi propri nei Prolegomeni FRANcm, 37 FRATA,
109 13 1 169 -921•
FRISI,
GRADALASSIO DITocco,10
603
' .
GRANDE PORTA, GRECI,
- 2 104 106 -237 6136 1071 • Gregoras, N.,588• Gregorovius, P., 111 611•
GAI,ASSO PECCATORE,
108 1 13 151. GARDIKI, GEMISTO PLEToNE,
GREVENA,
GENO,
GRISI,
GENOVA,
Grumel, V.,268,
GENOVESI,
GUAI,TIERO DIBRIENNE,
Gerland, E. G., 201 641 908 971• Gheorgakàs, Dem.,351• GIIEORGAKI BOZZI, DESPO,
Ghinopulos, N. I.,37
ne, 26 -111•
GUGI,IEI,MO DI HUGOT, GUIDO,
448-
I
Guilland, R.,333•
GIACOMO,
GUSI,
GIANINA,
GUTENA,
18 24 33 45 52 53 54 55 56 57 58 59 60 6 1 66 70 7 1 76 78 79 81 83 99 101 102 103 104 105 107 109 112 1 17 124 125 127 128 129 130 131 132 133 134 136 140 142 144 163 -81 9a148 33' 34'
34'741 821 841 991, GIANINIO'tI,
103 104 125 126 128 129 130 132 133 -148 531 54'.
GIORGIO,
monti Acciaiuoli, 53 54 103 - 5
GIORGIO MIANITA,
GIORGIO DE PESARO,
GIOVANNAdi Napoli, regina, 29 29 l. GIOVANNI, GIOVANNI IICOMNENOANGEl,ODu CA (Orsini), 1631 • GIOVANNI· P AI,EOI,OGO
Teodoro
), II
GIOVANNI VIII PAI,EOI,OGO,
100 -911•
Gjeçov, P. Stefan Cost.,60
l.
GOFFREDO II, GOFFREDO DIVII,I,EHARDOUIN,
981• Gordios, A.,371 • GOTI,
Hahn, G.,561• Halecki, O.,11 8. Hammer, J. de,65 l781• Hammond, N.G.L., 10 l 311 49' 548, � A, 82 106 1 18 -28 I66 I711• Hesseling, D.C., 171 -1721.
HEXAMILION 22 67 68 85 86 112 1 17 141 - 8 01
Hopj, K., 8 9 13 38 57 64 66 8 1 84 -91, 15 l, '16 l19' 201 211 25 I26' ,27' 29 ' - 5 388 41' 4484 57', 841 921, Hrochova Verà,86' 1241 . Hunger, H.,100'. Ildefonso di San Luigi,25 Iliade,163 I.
278• l
ILLIRIA,
Imberio e Margarona, 171 172. I. . Inalcik H.,281 .711 • 8 IpIKERNI, ISACCO ANGEl,o. ISAIM,
l l.
Cronaca deiTocco
604
231 579 579-58 681, 961 .1001, La Monte,265 • Lampsidis, 131•
ISI,AM,43 1 • . ISM.A.'iI" 71 -718 l'tACA, I l
29.
l'tAI,IA, 11
,IX .& o ç
291 .
-
= Ponticò, KexTOCXOÀOV,921 .
lacoby, David, 58 1 641 868 875 941, 1 JAXIS, comandante turco, 34'- 35. lireéek,53 1 • lochalas, Tiros P., 961. lorga, N., 13 18 z198 2 f8 221,5 231, 88 ,'' -
KAmNA, 718.
kanùn, 60. KARLEI,I,32 1 50
8.
K ex T OC X o À o
Ponticò, v. anche
v
=
'I
GO x ex � oc 8 ex L v ex, 33 '. Kedreno,801• Knos, B., 1562 1588 1632 1691•
K ex U
KOBOI,
V.
BOKO!.
Kostallari A.,801• KRANIÀ = Cranea, V.,602• Krekié, B.,302 61 1 732 798 895 • Kretschmer, K., 311 39 I 451 86' 921. Kriaras, E., 189 -1712• Krumbacher, K.,163 I. kushtrim,14 5-15 601 Kuvaràs, 5711-58 . KYPARISSIA,981• KYPURlÒ,60 I . •
.
LADISI,AO,
19 20 29 41 83 l, 462 89". 29 1 LAI.,A, 38 I. LAI.,A,
SHAHIN;
Barxhi,38 LAI.,'tHI, 38 LAMARI,49'.
Nikolla;
I.
38
-
Lambertz,382• Lambros, S., 81
I.
198 211,
-
201
-
Pisha;
LANDOI,FO, v. Matteo L.
LANCELOCAS'tRA, LANGELOCAS'tRO, V. Angelocastro. LAPA DEGLI ACCIAIUOLI,
1 1 25
-
2· LAPSIS'tAS, lago,591 . LASCARIS, ALESSIO, capitano,
99 1 19
137 ·149 153 -998• LASCARIS
CALOPHEROS,
GIOVANNI,
78• LASCARIS LEON'tARIS, DEME'tRIO, 78. Lascaris, M.,14 s. LA'tINI, 32 36 37 38 75 98 103 112 136. LAUREDANO BERNABOVE, 851• Laurent, V.,681 695 • Lavagnini, B., 1691 1 72 I . LAZAREVlé, S'tEFANO, 651• Lazzarini, 521• LAZZARO, possessore del codice A.,
145. Leake, 86' .
W.
M., 311 56
l, S 80
I
821
LECAVELLA SIMONE, navigatore,30
l.
Legrand, E., 158' 1611• Leicht, P.S.,26 ' . LEK DUKAG]INI, 60. Lemerle, P.,685 697 797. LEMNO, 78. Léonard, E.,11 I. LEONARDO I, v; Tocco L. LEONARDO III , LEONE X 156. LEON'tARI, 95
V.
. Tocco Carlo II
21 8 95 5 , 153. 39 40 41 42 43 44 49 50 51 52 59 107 108 115 127 136I, 44 8-45 148 301 34'-35 398 42 8 1 508 52 571. LEUCADE, 11 12 26 27 29 33 36 37 41 42 44 48 49 59 61 62 104 105 114 126 130 136 140 1529 1 11 a 295-30 303-31 448 61 a.
LEON'tARlOS, LEPAN'tO, 31
-
I
LIBARDI,
nomi propri nei Prolegomeni
32.
MANUEI,E II PALEOI,OGO,
LIBOHOVA,801• LmoRIKI, LIVADIA,
72. 72 141. Loenertz, K. ].,73 19a , ' 211 268 273 288 301 31' 681, I.'78'86' 87 ' 88' 95'-96 1061 1121• Longnon, ].].181 19'20 I26' 29a 371 47'473-4 8 LoREDANO, FRANCESCO,1501• LOSHA, GJIN, 161• 141.' LoSHA, PmTRO, 14 15 17 161 34' 558 601• LOTO DI FIRENzE, 32. LUCATA (Lucate, Leucata), v. Leucade. LUIGI di SAVOIA, 19.
Lunzi, E., 108 111, LUSHNJA,72
605
I.
.. Luttrell, A., 114 -1 p. 3' 251• I261 273 301 33' 523 69'.
22 78 88 99 100 117 132 -203 911. Manussakas, M. T., 1641• MAOMETTO I, 28 65 66 67 77 78 110 -651 91'. MARCEI,W, PAOI,O,87 ' . MARCHESANO, CARW, (Mirsi), 28 52 66 67 71 72 76 135 151 -771• MARco DE GOZZE, nobile raguseo, 151• MARIA
D'ENGHmN
(Foucherolles),
69'. MASARAK1U,
14 16 55 73 102 109 134 -14'1 - 5 MASARAKI, X., 50. MATTEO LANDOI,FO DA NAPOI,I, 32 39 41 73 92 98 -731 1671 • MAzARAKI, top., 551. MAZARIS,22a .. . MAZOMA, 72. M e: y ti À lJ B À IX)( (IX, 43 I. Megas, G. A.,1641-165 . ME;I,FITANI,10 I. MELIARESI, v. MANO.
Melikoff, 441 781. MEI,KUTZ, 35'.
M ACEDONIA,711.
MACHALÀS ( = Acheloo, Anchialos).
73 -313 321•
MADDALENA, figlia di Esaù dei Buondelmonti Acciaiuoli, 33'. MADDALENA Tocco, dei BUONDEIr MONTI'ACCIAIUOLl, 11 12 25 27
28 29 114 119 137 149 -201 281 291 301• MARIOT, M ArOTTO, V. Coquerel. MAINA, 86. M (X)( (X or a ti v o ç , M ( p a L, (V. Mar chesano),523• MALAKASSEI, 14 16 17 55 56 72 102 127 -14' 161 34'-35 558 601 • MANDINIA, 691• MANENTE, dei BUONDEI,MONTI Ac CIAIUOI,I, MANGANARI,
1 1 -251• RUGGERO,
veneziano,
121 • MANo, MELIARESI, capitano,
MANTENA,
69.
32 49.
Mertzios, C.,391 841 1501• MESARITI, 558• MESSENIA, 87 89
11O 111 -50 a
691 99'. MÉ:zovo, 591 603• MIANI, PmTRO, veneziano,
MICHEI,E,
40.
STENO, 871•
Ml,klosich, F.,151 . Millet', W.,11'181298. MI:r.,OTI, top., 72 I.
MlRCEA DI VALACCHlA,105'. MIsTRÀ, 8 12 20 22 23 24 68
79 85 86 88 90 91 93 94 95 96 100 111 112 118 132 149 -237, - 8 851 87 '8 MITII,ENE, 62. MIzITHRlOTI, 98. MODONE, 23 46 86 62a 87 ' 94 l. MONACIS, LoRENZO de, notaio,69 l. MONEMVASIA, 21 88 -211• MON'tICORl, 87 -87 I. MORAlTI, 69 92 98.
. Cronaca dei Tocco
606 Moravcsik, G., 711 80 l. Mordtmann, J. H.,782 •
Omont, H., 156 -156
MOREA,
Orlandos, A., 31 2,
89 92 93 95 100 105 153 -9· 47 3MURADII , 93 96 -238 •
ORSINi:,
.
MUSA- BEG,
117. Musachi,
ORSINI, ORUC,
.
RODI,
MUSTAF À,
109 -211278 301 601• Ostrogorsky, G.,141 651.
Mustoxidis,108 13157 9-58 Mystakidis, B. A.,912 993 .
Pachymeres,581 613•
NAPOU,
PALEOLOGI,
NATAUCHO,
93 97 100 102 104 1 10 111 1 12 140 141 153 163 -208 211 1121 (V. Andronico II . III , Angelina, Costantino, Demetrio, EmanueleTeodoro, Tommaso). Paliuras, A.,318• Palumbo, P. F�,26 '.
NAUPAcTO, NAUPATTO =
108
LEPAN�O,
-301 508•
NAUPLIA, NAVARRESI,
N&
IX �
PAGANINO DORIA,
PAMISO,
87 ' 971• NAVARRINO,
p ANADA,
•
NEGROPONTE,
PAPADOPULOS,
NEPANTI, . NERATA,
'
74 129-281 743•
blianà, 75 136 145. Papatrecha, Ger.,318• PAPINGOo BABINGO, 568 821•
NERIO DEGLIACCIAIUOU,
P APINGHINì,
971• Niceta Choniate,318•
PARAMITffiÀ, PARGA,
NICOLA Boy ANO,
NICOLA DE PODIO
DA' NORITONO,
Patetta,
F.
PATRASSO,
1 1 1 -641851 91' 971•
giudice, 41.
NICOLA FRANCO
278 •
PAOLOIII ,158'.
II ci .. P IX�, 432 •
NEoCHoru,
(o
Nico1afranco),
32 140." Nicol, D.,13' 1051 • NICOLÒ DELLE CARCERI,
PECCATORE,
PELOPONNESO,
90 105 111 112 141 -381 69' 7
NICOLÒ DIANTONIOVENIERO,
FETRO,
NIKLINE,
Philippson, A.,2946 , 37 I438 532 69 1, RAN O , 19 9 1 PIETRO DISAN S up E 198 278 292 461 471 641 87 ' 89 ' 971• PIETROI V, di Spagna, 268 •
NIVELET, Nuovo
EpIRO (=I lliria),711•
OFIDARI, •
ORSINI,
OSPEDALIERI DI
G.,372•
NATOLICO;
!
'.
ORLANDO,
OLIVERIO,
111 1 18
-851,
PrxERNI,
I
nomi propri nei Prolegomeni
607
PINDO,432•
ROBERTO DI' TARAN'tO,
PINKERNI, GIOVANNI ANGELO,333•
ROCABER'tI,"26 8 .
PUra, 313•
capitano, 33. 52 56 67 72 73 76 124 127 52' 671 721• ROGHIA'tI, 128 137. ROMA, 156 157 158. ROMANIA, 78 79 - 92 282 57' 941• Romanòs, j.,316321 333351 388 525 571 661 721 1071• ROMEI, 37 56 76 78 79 98 102 103 9 z. 109 130 131 132 133 169 Ros'tAGNO, GIOVANNI, ambasciatore dì Acaìa, 64. rua - (lovà,16 B. Rubiò i Lluch, 191 301 692 723 971 '1092• RUMELIA, v. Romania.
Rocco,
PLA'tONE,
163. Plutus, 17l. Politis, L.,1641-165 PON'tICÒ, 89 92 98 110 -921 • Poppi, Mario,69'. Pouqueville, 101 131 321 36' 381 491, PRA'tOCA,
59.
PRELJUB, ELENA,
34'. 14 15 16 17 67 -34' 431 528 54' 558 562 601 751• PRENOLI, 711• ' PRESA, GIOVANNI, 32 73. PROCLO, pseudo' monaco e pseudo cronìsta,131 • PSEUDO PLU'tARCO,158' . Pseudo-Phrantzès,· 119 -91'991• . 1532• Pulaha, Selami,171321 382 7 803 818 82 '. Pulitza, P., 801• Pulos, I., 81 14' 218 961 •. PVLOS, 876 991 • PYRGOS,382 921 • PRELJUBOVIé,
15
-
TOMMASO,
RAGUSA,79' . RAGUSEI,801 .
P eX o U À , 912. 213 .' RALLI ( Demetrio Paleologo?), 9l. RALLI, GIORGIO,91'. RALLI, ISSES, ambasciatore,91' . RALLI, MANuELE, 91 '. RAMONDINA DI VENTIMIGLIA, 74 8. Recoura, G.,941• Remondini, B., 11'. Ricchi, A., 156. RINALDO DI SERRAVALLE,6 41 • RINIASA, 49 51 66 73 108 113 115 129 - 27' 49'. RINISIO'tI, 66. Rizò DI PREVESA, 49 P eX À -
RAL,
Il.
P eX À IX L -
DEME'tRIO, 198
ROGHi,
_
SALONA,
69 72 -692 728• 78 130 131. SAMO,473• SAN DONA'tO, 55 56 73' 127. SAN . GIORGIO, castello di Cefalonìa, 6P. SAN LUCA, 128. SAN MARco, chiesa di . SAN MICHELE, ARCA�GELÙ, 57 127 133 144 -57 B: SAN'tA MAURA, 26 38. 61 92 124. 127 137 -294 611 1311• SAN'tARCANGELO, castello nel Peloporineso, 88-203• SAN'tA SEDE, Il 84. Sanudo, 225 231 87 '"88 SARAGOZZA,268 • Sathas, C. N., 13 -131 151 191 208 231. I. 5 . 89' 47 1 521 846851 87 l, ' . 96'971 1041 1101• 941 SAVOIA, v. Amedeo, Luigi. SCAFIDIÒ, 921 • Schirò, G.,71• l. 57 8601 681 69" 1 58 528 53 8 Schlumberger, G.,141 195 298 46 '. ScROFA. v. Giacom o. SALONICCO,
Cronaca dei Tocco
608 SENATO VENETO
44 46 47 51 62 63 79 84 88 93 -- 443 471 521 57' 851 941• SERBI, 32 37 109 131. SERBIA, 130. SERENISSIMA, 12 23 33 39 40 41 52 63 --941 (v. anche Senato Veneto). Setton, K. M., 18119 I211. SGUROS MAURIZIO (mai esistito, creato dal Hopf)
57.
SICILIA, 381•
Silberschmidt, M., 94 •. 57 107
SINA, pascià, SIPONTINI, 10
SKANDERBEG,
281•
•.
109.
SOFIANÒS, NICOI,A,
143 146 156 157 158 159 160 161. Spadaro, G., 43'52 I63189 I1691 1711• SPAGNA, 261. Spandugino,10 I. SPANEAS, 143 144 152 153 154 155 157 --170·. SPANOCHORI, 23. SPATA, gli, 8 28 29 31 33 37 38 45 49 50 51 57 61 70 72 73 74 75 77 78 81 101 102 103 104 107 108 109 123 127 134 -151271371• SPATA, (?) moglie di Lalthi, 38. SPATA, G JIN, Bua, 9 14 15 16 17 18 31 34 35 49 50 107 108 109 110 114 134 138 142 -- 14 . 151,' 558591601• SPATA, lRENE, 17 18 49 52 67 72 76 113 114 115 135 142 -- 281 33' 35 (3 SPATA, MURIKI, 18 28 35 36 37 42 43 48 49 50 51 52 53 54 56 57 58 59 60 61 62 65 66 67 70 71 72 74 103 108 113 115 116 117 124 128 129 130 136 137 140 151 -- 81 9' 281 43' 501 541• SPATA, NICOI,A, BUA, 151• SPATA, PAOI,O, (SGUROS) 34 37 38 39 40 41 42 43 44 50 5 1 59 64
65 105 108 113 116 135 -- 151 39' 41150152 I 138 I. SPATA, PIETRO, BUA, 14 50 109 136 -- 151 50. 751• SPATA, SGUROS, BUA, 31 34 35 36 38 39 40 42 48 49 50 51 57 58 74 113 115 136 151 -- 501• SPATA, YA'QUB, 67 71 72 74 75 76 77 78 117 125 127 134 135 136 -711. Sphrantzès, G., 119 14 1 --22' 783 875 91'921961993 1378 1491• Spremié, Momcilo, 1061• Stanojevié, 651 781• STAZIO, MARINO, di Nussa, 30', STEFANO MAGNO, 9. Stiernon, L., 13' 768• STRATIGOPUI,OS, PAOI,O, 33 57 60. STRATIGOPUI,OS, SIMONE, 33 53 54 57 61 103 130 --57' 731• Tafel, P., 312 46"Tafel, P. - Thomas, 801• TARANTO,78101• TAVIA, 96 --956-96 TEODORO I, PAI,EOI,OGO, 20 21 105 --19 a 211691 95 5-96. TEODORO II, PAI,EOI,OGO, 20 21 22 23 24 85 87 88 90 91 98 101 1 1 0 --20'238871, TEPEI,ENI, 721• TESPROZIA, 551• TESSAGI,IA,33843 I. THAsos, 22. Thiriet, P., 198, 351371391471 52 l,1681'84' 871, 9711041110'1111. TIMuRTA�, 1 6. TrRANA,381. Tocco, ANTONIO 66. Tocco (fratelli Carlo e Leonardo, o casato), 8 9 lO 21 27 28 29 32 33 36 39 43' 45 46 47 58 63 76 104 1 1 1 123 141 142 152 153 -- 10' 1P 29'-30
I
43' 46 1011•
I
nomi propri nei Prolegomeni
471 471-48
I, despota, 79. 1 1 2 - 20'
TOMMAso PALEOLOGO,
I, 7 8 lO 1 1 12 13 18 19 20 2 1 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 36 37 39 4 1 42 43 44 45 46 47 48 49 50 5 1 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 73 74 75 76 77 78 79 8 1 82 83 85 86 89 90 9 1 92 93 94 95 96 97 98 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 1 10 111 1 12 113 114 116 117 118 1 19 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 149 150 151 81 9. 101 20 l, 5 23 8 27 I 30131 391 431 44157'64 16 9' 741 75 177190 l, • 9P 921 95 ' 10P 107113P. Tocco, CARLO II ( Leonardo III), 74 83 84 107 129 136 - 10 I 39174 38411071• Tocco, ERCOLlt, 27 39 66 72 74 92 98 99 107 119 127 136 137 149 153 -391 74199'1071, Tocco, GIOVANNA (sorella di Carlo Tocco), 251• Tocco, GUGLIELMO II, (nonno di Tocco, CARLO
=
Carlo) lO.
I, 9 lO Il 25 26 27 28 34 114 - 91 10. 268 27 8301, Tocco, LEONARDO II, 12 18 25 26 29 30 31 45 47 61 62 63 66 68 72 73 77 82 83 84 85 101 102 105 1 10 111 1 14 116 118 127 133 137 138 140 152 153 -91201 471 6 316 9' 741131 1• Tocco, MENUNO, 27 66 107 -1071• Tocco; ORLANDO, 66 -27'. Tocco, PE'fRONILLA, sposo Venier, 4 1 - 251• Tocco, SUSANNA, 251• Tocco, TORNO, 27 66 72 73 92 98 125 153. Tocco, TRIANo, 27 28 66 - 27'. Tomadakis, N., 13'9711631• Tocco, LEONARDO
TOMMASO
609
91'.
TOMORIZZA, 281•
Topping, 271• TOTILA, 10 I. Tt"iandaphyllidis, M.,52 I. TuCIDIDE, 163. TURAKHAN-BEG, 95 97 99 - 95' 9519 -6 TuRCHI, 16 21 34 40 42 43 44 48 51 52 59 63 64 65 66 70 71 72 73 74 75 77 78 79 81 82 84 93 95 96 99 105 106 107 108 109 112 113 115 116 118 124 127 131 134 135 136 137 138 141 152 -27'351 43' 46 I 49' 50 I 52 I 681 711 74 I 841 861 91' 94 l,1 95 I, , 1071 1121• TuRCHIA, 44 51. TZAcoNIA (Braccio di Maina), 921• UNGROVLACmA, URO�, gli
14.
URO�, SIMEONE
34'371• Uspenskij, F.
78. 14 15 104 - 321
I., 131•
VAGHENlZIA, 14 I30'561711. VAGHENIZIANI, 14' 53 I.
Val A A V, v. Valentini. Valentini, G., 13 113 115 116 117 1 18 -11 I12 l, I15127 J8 , 30131 331,' ,, 13 468, 511, 52 l, I 57' 621, , 841' 931 941, 104 1 1071 11P, VARNACO, 49 73 109 -491• Veis, 821971. VELLÀS. 551• VENEZIA Il 12 17 19 21 22 23 24 39 40 41 42 46 51 52 59 62 63 64 70 86 87 90 92 93 94 95 96 102 108 110 112 137 141 156
. Cronaca deiTocco
610
158 -19 a 208 211 29 &39 l42 a44847 l478-48 628 69"798 87', 971• VENEZIANI, 89 112 -8 l. VENIER, DELFINO, 90 93 95. VERGINE DI PARORI, 1121. Verpeaux, ]ean,338 68 a. VERRIA, 80. Vitti, M.,1571 1691 1721• VI,ACHIA, 43. VOBI,IANÀ, 67 75 76 125 135 136 145. VODIZZA (Vondizza, Vonizza), lO 11 12 29 33 34 43 48 73 114 134 140 -91 101 278,301 321 348• ·VOGHlATZIDIS, I ., 13' . VOISAVO, S�EFANO, 56 57 127 134 5 ,7 VOIUSSA,551• VOL�A, prov., 321. VONDIZZA, VONIZZA, v. Vodizza.
19 97 98 -971• ( = EvRENOS), 44. Vranussis, L., 113 -131, 526531571588682761 81 a84' . VROMOPIDA, 50 137.
VOS�IZZA, VRANEZI
Wagner, Guilelmus, 154 -1541• Xanthudidis, S. A.,1641-165. Xenopulos,31 . ' Xenopulos-Tsutsinos, 351 526 552 561 681 721 741 . XEROMERA, 31 32 49 136 � 318321. YA'QÙB-beg, 711• ' 'YA QUB, pasha,956-96 ì
1t
eX 't'1) ;=:
YUSUF-:�EG,
\
Nélxt TIeX't'pCxt,43 43 -43.1•
a.
19 -18
a981. II, 8 18 19 20 21 22 23 24 40 46 47 6 1 62 63 85 86 87 88 89 90 92 93 94 95 96 97 98 100 101 104 UO 111 112 117 118 -208 238 . l, a 69 B 87' 29 a 46 I 47 7 8 898-961 ZACCARIA, MARIA, 19 -29. 898 • ZACCARIA, S�EFANO, 23 97 1 11. ZAGORA di Tirana,72 l, . ZAGORlA, 55 �55 I56 a82 l, ZAGORIO�I, 56 127 -34' -35 Zakythinòs, D.,14a 158 l, ,8 22 I,'23 8 39. 431 461 681, 86i 871 878{nl, a,' 96' 971 100' 1051 1108 1121, ZAN�E, Il 29 31 63 83 85 1 17 78 92 296 478_48 632 741. ZAOTA, GIUI,IANO,771• ZAVERDA, 34. ZELAB (MuIsulman),521• ZENEVESI o ZENEVESÈI, 16 18 61 80 81 84 104 -542 80', ZENEVESI, DEPE, 821, ZENEVESI GJON (GJIN), 17 54 56 57 58 59 60 61 64 66, 70 77 79 80 81 103 104 109 110 118 128 130 134 135 -591 771, ZENEVESI, SIMEONE, 80 81 82, ZIAUSI, 73. ZINA, 381, ZONCI,I, 40, Zonchio 921, Zonclo 87 -87', ZORZI, GRAZIANO, 112, Zoras, G. Th., 781 1431 1541,1
ZACCARIA, famiglia,
ZACCARIA, ASAN CEN�URIONE
Tipografia S. Pio X
•
Via degli Etruschi, 7·9
-
00185 ROMA