"Prima della Klein si erano fatti ben pobhi tentativi di convalidare le scoperte di Freud con l'a'~;~alisi diretta dell'infanzia. Spetta a lei il merito di avér portato la
psi~oe~n;!i~b~~b.'.~olgao s~~=t~~;~~~c~~;~~ee~~ee ~~~~~i~e~~~ii~ ~~ore delle fantasie della primissima infanzia, nelle quali compare il tagliare a pezzi, il dilaniare, lo squarciare, il divorare, ha tutti i requisiti perché la maggior parte delle persone si ritragga con orrore esclamando: 'Sapevo che le teorie di Freud erano vere, ma non immaginavo che fossero tanto vere!"' (Ernest Jones)
Gli scritti più significativi di Melanie Klein, ossia quelli compresi fra l'arrivo a Berlino nel 1g21 - chiamata da Abraham - e il 1959, due anni prima della morte, vengono finalmente resi accessibili agli studiosi italiani. Si offre cosi l'opportunità di seguire l'evoluzione del pensiero della Klein e di apprezzarne l'eccezionale contributo non solo nelrambito dell'analisi infantile, ma anche in quello, ben più chiuso e sospettoso a una prospettiva psicoanalitica, dell'alienazione psichica vera e propria.
MELANIE KLEIN
SCRITTI 1921·1958
BORINO H IERI
O 1978 Editore Boringhieri r~dttd per lnitmi Torino, corso Vittorio Emanuele 86 CL 74-8136-3 Tit~Jo
origin11lt
Contributions to Psycho-Analysis 19li-I~S Tbt Hog11nh Prest- L~ndr11 - 194fJ Devclopmenu in Psycho-Analysis The Hogi!Ytb Pren - Londra - t9fZ Tradtm~nt
di
Armand~
Gug/itlmi
Indice
Titoli originali e [011ti degli scritti
Presentazione di Ernest ]ones 1
Lo sviluppo di un bambino (1921)
17
La scuola nello sviluppo Iìbidico del bambino (1913)
74
Analisi infantile (1913) 4 Contributo alla psicogenesi dei tic (1925) 5 I principi psicologici dell'analisi infantile (1926) 6 Contributo a un simposio sull'analisi infantile (1917) 7
Tendenze criminali nei bambini normali (1917)
94 126 1)0
162
197
8 l primi stadi del conflitto edipico (1918)
214
9 La personificazionc nel gioco infantile (1919)
227
10
Situazioni d'angoscia infantile espresse in un'opera musicale e nel racconto di un impeto creativo (1919) 2J9
11
L'imponanz.a della formazione dei simboli nello sviluppo dell'Io (19]0) 249
12
La psicoterapia delle psicosi (1930)
26)
13
Contributo alla teoria dell'inibizione intellettiva (1931)
269
14
Il primo sviluppo della coscienza morale nel bambino (19j})282
29J
15
Criminalità (1934)
16
Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi (1935) 297
17
Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco-depressivi (1940) J26
18
Il complesso edipico alla luce delle angosce primitive (1945)
J55
19 Note su alcuni meccanismi schizoidi (1946)
409
43J
20
Sulla teoria dell'angoscia e del senso di colpa (1948)
21
Sui criteri per la conclusione di un trattamento psicoanalitico (1950) 4H Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino nella prima infanzia (1951) 460
22 23
Sull'osservazione del comportamento dei bambini nel primo anno di 494 vita (1951)
24
Le origini della traslazione (1951)
25
Le influenze reciproche nello sviluppo dell'lo e dell'Es (tgp) J36
26
Sullo sviluppo dell'attività psichica (1958)
CTonologia
J.26
Bibliografia
"'m
Indice analitico
m
l saggi che costituiscono i c:apitoll 1·18 sono tratti da Ct>ntributitms to Ps:tcho· AMI:yris (Hogarth Prcss, Londra 1948); queW che costituisconO i capitoli 19, 20. u, 23, sono tratti da De'lldopments in Psycho-An~lysis (Hogarth P.re:ss, Londra 19J1). 1. The D~lopmem o( 11. Cbild, "lntcrnational }ournal of Psycho-Analysis", vol. 4 (1913). [Pubblicato per la prima volta in ted~o in ~lmagon, vol. 9 (1911).] t uno scritto costituito da due parti: b prima fu letta nel luglio 1919 a un convegno deUa Società psicoanalitica unghcusc e 13 seconda, ne! febbr:a.io 1911, a un convegno della Società psico:malitica di Berlino. 1. The ROle of the Schot>l in the libidin~l De'llelopmtnt of tbe Chi/d, "International Journal of Psycho·AnalY$isn, vol. s (19>4). Dapprima pubblic:ato in tedesco in klntemationale Zcitschrift fiir Psychoanalyse", vol. 9 (19>J). 3·
lnf~nt
An11lytit, ulntemational }oumal of Psycho·Analysis", vol. 7 (1916). Dapprima pubblicato in tedesco su ~lnugon, vol. 9 h9•J). Basato su tre inediti precedenti: Obtr die Hemnmng 1111d Em1Jlicklung det Orientienmgssinnu, letto alla Società psicoanalitica di Berlino nel maggio 1911; Die in(1111tife Angn und ihre Btd~tung fiir die EnMJJickl1111g der Persiinlicbkeit, letto alla stessa Società nel rnuzo 19n; e Die Eni'Wicklung und Henrmung '1.1011 Fibigkeiten, letto al 1o Congresso psleo-analitico internazionale di Berlino nel settembre 19n. ·
4· A Contriburion to the Psycbogenetit o{ Tics, in Contributions to Psycho·An~/;ysis 19l1·194S (Hoganh Prc:ss, Londra t948), versione inglese, supcrvisionata dall'au·
uice. Dapprima puùùlieato in tedcseo in "Jntemationale Zeitschri!t flk Psychoana· lyse", vol. 9 (191f).
s.
Tht Psychologica/ Principlts of lnfant Anal;ysis, •tntemational joumal of Psycho· Analysis•, vol.7 (1916) e "Imago•, vol. n (1916). 6. Symposium on Chi/d Am~lysit, "lntemational Joumal of Psycho.Analysisn, vol. 8 (1917). Letto in occasione del simposio tenuto dalla Società psicoanalitica briunniea il 4 c ilt8 maggio 1917. 7. Criminal Ttndtncits in NormJI Children, "British Joumal of Medicai Psychology", vol.7 (19>7). Letto a un convegno della. Medicai Scction della Società psicologica britannica il 11 mano 1917. 8. Ewl;y Stagu of the Oedif1Ul Cqnfiict, "Intemational Journal of Psycho-Analysis", vol. 9 h918). Dapprima in tedesco in "Intcrnationale Zeitschrift flk Psychoana· lyseH, vol. 14 (1918). Letto al to" Congresso psicoanalitico intcrmz.ionale a Inns· bruck,il3 settembre I9J7. 9· Personi/ic11.tion in t be Pfa;y of Childr.m, "Intemational Jou.mal of Psycho-Analysis•, vol. 10 (1919al c "lntemationalc ZcitK'hrift fiir Psyehoao3lyse•, vol. rs {1919). ro. ln{~ntilt Ataiet;y...SitwtiOM Re/Wcttd in a Work of Art and i1l the Crtativt b~ pufte, "lntcrnational Journal of Psycho-Analysis•, vol. 10 (r919b) e "Jntemationalc Zeitschrift fiir Psychoanalyren, vol. 17 (19JI). Letto alla Società psicoanalitica britannica il1s nuggio 1919. ;;:"Tht Jmportanct of Symllol·Form~~rion in tht De'lle/opmmt of tbt Ego, "Inter·
Titoli cwJt111•ll • folltl
n.
IJ.
14-
IJ.
national Joumal of P5)'cho-Analysi.s", vol. 11 h93oa), e "lnternationale Zeitschrift fiir Psychoanalyse~, vol. r6 (J9JO). Letto al Congresso psieoanalitieo internaz.ionale di O.dord nel luglio 1919. Tbt Psycbotberapy of tbe Psychoses, "British Journal of Medictl Pw<:hology~, vol. ro (>930b). Contributo a un simposio su ~The Ròle of Psy<:hothenpy in the Psychoses~ tenuto in comune dalla Psychiauy ~ction della Royal Society of Medicine e dalla Mcdictl Section dcUa Società psicologica britannict 1'11 mano 19)0. A Contrihuritm to t~ Theory o{ lnttllectwd Jnhìbitirm, ~Intcmational Joumal of Psycho-Analysis", vol. 11 (1931). Letto alla Società psieoanalitica britannica nel mano 1931. The Early Devtlopmmt of Comcirnce in the Cbild, in Psycbo-An<~lytis Today (Coviei-Fricdc Publishers. Ncw York J9Jl). On Criminaliry, ~British Joumal of Mcdieal Psychology~, vol. 14 (19)4). Contributo al ~symposium on Crime" tenuto alla Medicai Seetion della Società psicologica britannka ila4 ottobre 1914·
16. A Ctmtrihulion to the Psychogrnesis of M<~nic-Depressive Stattr, ~lnternational Joumal of Psyçho-Analysis~, vol. 16 (19lf) e ~lntcrnationale Zeitschrift fiir Psychoanalyse~, vol. a) (1937). Letto nel 1934. in una vcnionc ridotta, al Ilo Congr=o psicoanalitico internazionale di Lucerna. 17. Mourning md lts Rtl<~rion to M<~nic-Depussive Staus, ~lntemationa.l joumal of Psycho-Analysis", vol. 11 h94Q). Letto in una vcnione ridotta al 15" Congresso psicoanalitico internazionale, a Parigi, nel 1918. 18. Tht Oedipur Complex in tbt Iigbt o[ Ear/y AIUieties, ~lntematioMI Journal o( Psycho-Analysis", vol. 16 (194f). Letto in due J"iprese alla Socicti psicoanalitica britannica il 7 e il 21 marzo 194f· 19. Nour on Some Scbhoid Mecbanisnu, ~lntcmational Joumil of Psyeho-Analysis~, vol. 17 (•9of6). Letto alla Società psicoanalìtict britannica ilr4 dicembre 194iS. 10. On tb~ Tb~ory of AIUiety and Guill, •Jntcmational Joumal of Psycho-Analysis", vol. 19 h<xS). 11. On tbe Criteria fur the TemliMti()TJ of" PtYcho-An.~lysU, "lntcrnational Journal of Psycho-Analysìs", vol. 31 (19SO), Letto al•IS'> Congnsso psieoanalitico internazionale a Zurigo, nell'agosto 1949u. Some Tbtorttic<~l Conclwions Rtgarding lhe Emotion<~l life of tbe lnf<~nt, in Mdanie Klcin, Paola Hdmann, Sosan lsaacs e Joan Riviere, Develotmrtmr in PtYcbo·Analysir (Hoganh Pres.s, Londta 1951). ·
Q,, Observing tbe Btlxroiour o{ Young lnfants, in Mclanie Klcin, Paola Hcim.ann, Susan Jsaacs e Joan Riviere, Drotlo/1fi'U1111 in Psycbo-Analysis (Hoguth Press, Londr:~ 19p). 14. The Origins of Trllnf[erenc~, •Jntemational Joumal of Psycho-Analysis", vol. n (1951), Letto .al 17" Congresso psicoanalitico internazionale ad Amsterdam, nell'agosto 195'· 15. Tbe Munul Tnpuences in tbe Development of Ego ~md Id, "Thc Psyehoanalytie Stody of the Child", vol. 7 (1951). 16. On tbe Devtlopment of Menta/ Funcritming, ~lntematìon:al Joumal of Psyeho· Analysis", vol. 39 (19SB), Letto al zo" Congresso psicoan:ilitico internaz.ionale a Parigi, nell'agosto 1957· 13.
Presentazione di Ernest Jones
Quando, più di vent'anni or sono, invitai Melanie Klein inizialmente a tenere una serie di conferenze a Londra e successivamente a stabilirvisi, ero conviflto di assicurare alla Società psicoanalitica britannica un elemento di grande valore, In quel momento non immaginavo neppure quale scompiglio sarebbe derivato da un'iniziativa così naturale. 1 Fino ad allora la nostra Società era stata, e continuò a esser~o ancora per un po', un modello di collaborazione annoniosa, Per un certo periodo Melanie Klein ebbe un uditorio assiduo e attento e suscitò molto interesse. Ben presto - e mi pi3ce precisare che forse fu un poco aiutata dall'influenza da me manifestamente esercitata a suo favore - cominciò ·a conquistarsi un seguito partecipe e fedele, Ma non passò molto tempo e cominciarono a sollevarsi proteste contro i punti di vista che ella esponev:1 abbastanza focosamente: "stava andando troppo lontano", si diceva, cosa che a mio parere significava semplicemente che era troppo in anticipo. Ciò che vi era di radicalmente nuovo nelle sue idee e nei suoi metodi di lavoro non era facile da discernere, agli inizi. Ma il disagio nasceva dal fatto che ella vi insisteva con un'intransigenza eccezionale e temeraria; questo suscitò in alcuni membri della Società prima fastidio e poi una forte opposizione. I membri che invece difendevano con un certo quale fanatismo il suo lavoro e le sue idee trovarono difficile sopportare questa opposizione, sicché con l'andare del tempo si fonnarono due gruppi drasticamente contrari che con i loro grandi clamori, e quindi senza difficoltà, confinarono in un piccolo canto gli sforzi scientifici più pacati dci membri che avevano conservato la calma.
'La frase di Hebbel ~Erb~t ~1.11den Friedm d~ Welt geriihrt• [Egli ha scosso la pace del mondo], ciuta in riferimento a Freud, può valere altrettanto bene per Mebnic Klein.
Il dissidio avvenuto nella Società britannica si riprodurrà presto, ne sono ceno, in tutte le altre società psicoanalitiche, e in queste Melanie Klein dovrà attendersi che, mancando colleghi con esperienza diretta del suo lavoro, i critici di pane avversa costituiranno la maggioranza. Qui in Inghilterra la tempesta giunse al culmine con l'arrivo dei colleghi vìen~ nesi per i quali la vita in patria era diventata letteralmente impossibile. Alle altre critiche essi aggiunsero che, secondo loro, le conclusioni della Klein non soltanto si distaccavano da quelle di Freud ma che erano addirittura incompatibili con queste. Persona1mente trovo l'affennazione un'esagerazione grossolana. Considerazioni del genere non sarebbero de· cisive in nessun caso e meno che mai quando l'esperienza dinlostra, come nel caso della K.Jein, che certe altre conclusioni sono più prossime alla verità. Io non sono secondo a nessuno nell'ammirazione per il genio di Freud ma non ho esitato a esprimere in parecchie occasioni le ragioni per cui ho ritenuto inesatte talune sue conclusioni. Il fatto è che ci siamo talmente abituati a ritenere influenzati da motivi soggettivi - una sorta di razionalizzazione delle resistenze interne -, anziché da comprensioni psicologiche più profonde, i vari analisti separatisi da Freud, come Adler, Jung, Stekel, Rank, che a molti è parso meno arrogante, e indubbiamente più comodo, collocare la K.Jein nella stessa categoria, Tuttavia, se la psicoanalisi deve restare un ramo della scienza, è ovvio che, estinto Freud, e con lui la sua capacità di darle un continuo magnifico slancio, è inevi· tabile progredire oltre i limiti che egli raggiunse. Ora, perché tutta questa tempesta? L'opposizione all'opera di Melanie Klein sarà effimera o essa ha scatenato un uragano che infurierà con stra~ sciehi che perdureranno e aumenteranno~ Gli scritti raccolti in questo libro, come la precedente importante opera della Klein, La psicoll1Ullisi dei btnnbini (19p), si spiegano da soli, naturalmente, ma forse non è inop~ ponuno che io colga l'occasione per riassumere brevemente qualcuna delle sue concezioni più cospicue e per commentarle dal mio punto di vista. L'indagine di Freud sulla psiche inconscia, che sostanzialmente è la psiche del bambino piccolo, ha rivelato aspetti insospettati della vita in~ fantìlc; prima della Klein, però, si erano fatti ben pochi tentativi di con~ validare le scoperte di Freud con l'analisi diretta dell'infanzia. Spetta a lei il merito di aver portato la psicoanalisi nel luogo che fondamentalmente le compete, li cuore del bambino, Le difficoltà da superare erano enormi: occorreva elaborare tecniche speciali, eliminare pregiudizi di ge~ nitori, vincere il timore degli effetti, ancora sconosciuti, che la psicoana~ lisi poteva avere sullo sviluppo del bambino e cosl via. A Vienna la dottoressa Hug.Hellmuth aveva già avuto l'idea che ci si potesse avvalere del gioco spontaneo dci bambini piccoli per i~?-tegrare, o addirittura
pef sostituire, quel materiale che gli adulti forniscono con le associazioni libere, ma evidentemente ella mancava della capacità di mettere efficacemente in Pratica la sua idea. Melanie Klein, invece, con le grandi doti psicologiche e il sorprendente coraggio morale che tanto la distinguevano, non si lasciò dissuadere da nessuna difficoltà. Intrepida, elaborò 13 tecnica d'interpretazione del gioco e, utilizzandola in combinazione con vari altri accorgimenti, fu presto in grado di avere una conferma diretta di tutto ciò che Freud aveva dedotto, dal materiale fornito dagli adulti, sulla psiche inconscia del bambino fino a quel momento ignota. Incoraggiata da questo risultato, sfruttò a fondo l'occasione favorevole che aveva ella stessa creata e decise di portare avanti le sue indagini fino al loro limite estremo. Freud aveva mostrato.che nel profondo della psiche del bambino c'era ben altro che l'innocenza e la fresca ingenuità che tanto ci incantano. C'erano oscure paure di eventualità nelle quali anche la più raccapricciante delle fiabe non ha osato avventurarsi, impulsi crudeli in cui infuriano senza alcuna remora l'odio e il delitto, fantasie irrazionali la cui stravaganza si fa beffe della realtà; in breve un mondo che ci richiama alla mente Belsen o il W alt Disney più grottesco. Non è il caso di ripaclare qui del grido di protesta dì tuno il mondo per queSto avvilimento dell'infanzia serena; Melanie Klein ne sta ancora subendo le ultime conseguenze. Mi ricordo ora di un paziente che in un momento di improvvisa illuminnione esclamò: "Sapevo che le teorie di Freud erano vere, ma non immaginavo che fossero tttnto vere!" La spietata descrizione che Melanie Klein fa delle fantasie della primissima infanzia nelle quali compare il tagliare a pezzi, il dilaniare, lo squarciare, il divorare, ha tuui i requisiti perché la maggior parte delle persone si ritragga con orrore esclamando qualcosa del genere. La Klcin è andata più in là di Freud, sostenendo che la tenebrosa rappresentazione da lui delineata dell'inconscio del bambino di trè anni è da ritenersi non meno valida per il lattante nei primi mesi di vita. Darò un'illustrazione di questa tesi della Klein. L'ipotesi che lo stadio dell'erotismo orale del bambino nella primissima infanzia potesse essere suddivisa in una prima fase, della suzione, e in una seconda fase, del mordere, era già stata fatta; la seconda fase era stata denominata sadico-orale o cannibalesca. Le fantasie di divorare o cannibalesche che si erano poi rilevate erano fatte risalire però all'età di tre anni circa. La Klein sostiene inflessibilmente, invece, che esse si producono nel corso della cosiddetta fase cannibalesca della primissima infanzia; cosa che in fin dei conti non sarebbe stato illogico attendersi. Per noi il concetto di introiezione formulato da Ferenczi nel 1909 e il concetto psichiatrico, molto più antico, di proiezione erano da lungo tempo nozioni comuni. Ma anche su questi meccanismi Melanie Klein
ci ha insegnato molto di più di quanto ne sapessimo. Non solo essi operano chiaramente fin dall'inizio della vita, come del resto era già implicito nella rappresentazione di Freud dell"' lo-piacere", ma essi si alternano e si intrecciano in misura tale da consentire di descrivere in termini di introiezione e proiezione la maggior parte del primo sviluppo infantile. In verità stava diventando sempre più difficile fare una chiara distinzione fra i processi di introiezione, di incorporazione e di identificazione. Per merito di Mclanie Klein tutta la teoria degli "oggetti interni", "buoni" e "cattivi", è stata ampliata enormemente, e ciò ha avuto importanti effetti sia sulla nostra intelligenza del primo sviluppo sia sulla nosua pratica terapeutica quotidiana. La bravura e l'ardimento di Melarùe K.Jein hanno fatto sì che ella non si fermasse allo studio dello sviluppo infantile nevrotico e normale, ma l'hanno spinta a sconfinare nel campo dell'alienazione psichica vera e propria, indubbiamente con un certo sgomento di quegli psichiatri che lo considerano l'ultimo campo riservato alla loro professione. Ma lo sconfinamento era inevitabile, La rassomiglianza fra certi processi infantili "e quelli così vistosi della paranoia, della schizofrenia, della patologia maniaco-depressiva non poteva sfuggire a un osservatore con l'acume della Klein. Per via di questa rassomiglianza ella non esitò, in primo luogo, a fare propri termini specifici di tali campi, come per esempio paranoide, depressivo e così via, per avvalersene, beninteso in modo diverso, in rapporto a varie fasi dello sviluppo infantile. Inoltre ritenne che la rassomiglianza non potesse essere meramente esterna, Doveva esserci una relazione intima tra le reazioni di tipo psicotico nelle fasi di sviluppo del bambino piccolo c la loro eruzione nell'insania psichica vera e propria. Io ho piena fiducia che il lavoro di Melanie K.Jein si dimosuerà proficuo in questo campo non meno di quanto si è già dimostrato in quello dello sviluppo normale e patologico che ci è più familiare. Benché io non abbia nascosto di essere cordialmente d'accordo con Melanie Klein circa gli indirizzi delle rue ricerche e la solidità dei principi su cui si fondano, non ci si aspetti che io sottoscriva una per una tutte le sue conclusioni e formulazioni: esse si reggeranno per i loro propri meriti e senza alcun bisogno di sostegno da parte mia. In verità si sarebbe tentati di spiegare tutte le critiche- alla sua opera come l'effetto di un ritrarsi timorosamente di fronte alla rigorosa e inuansigentc penetrazione della "psicoanalisi nelle estreme profondità della psiche infantile. E alcune di tali critiche mi ricordano spesso proprio le Stesse cose che furono dette all'apparire delle prime opere di Freud; tennini come "azzardato", "unilaterale", "arbitrario", hanno per mc un. suono familiare. Ma, sebbene in questa mia tesi possa effettivamente esserci molto di vero, è una considerazione che non solo deve restare fuori dal dibattito scienti-
fico, ma sarebbe certamente ingiusta nei riguardi della maggioranza dei critici di cui stiamo trattando. Essi hanno addotto una serie di argomentazioni che devono essere affrontate con molta serietà, come appunto hanno già fatto Paula Hcimann, Susan Isaacs, Joan Riviere e alui olue alla stessa Klein. Tuttavia, nel futuro assetto teorico della psicoanalisi, alcune delle più astratte fonnulazioni di Melanie Klein saranno certamente modificate. Una probabile modifica, a mio parere, concernerà la sua applicazione letterale a certe risultanze cliniche del concetto filosofico di Freud della "pulsìone di morte", concetto sul quale ho seri dubbi. Ne ho qui parlato, però, non per questa ragione, bensì perché trovo un po' paradossale che io debba criticare la Klein per una troppo fedele adesione a idee di Freud, e ancora più paradossale che certi analisti viennesi vi vedano una divergenza da tali idee. Ma tutto questo dimostra che in psicoanalisi l'attività teorica continua a essere molto viva. In questa attività il lavoro della Klcin ha una parte di primo piano, ed è probabile che continui ad averla.
E.j.
1921•1958
Capitolo 1 Lo sviluppo di un bambino
PAJI.TE PIUMA: L'INFLUENZA DELLE SPiroAZIONI SESSUALI p; DELL'ATfENUAZIONE DELL'AUTORITÀ SULLO SVILUPPO INTELLETTIVO DEL BAMBINO l
Premessa L'idea dell'istruzione sessuale dei bambini va guadagnindo velocemente terreno. In molti luoghi le scuole hanno dato inizio a quest'istruzione con l'intento di proteggere i bambini in età puberale da pericoli reali che l'ignoranza ingrandirebbe; per questa evidente ragione di fondo l'idea si è conquistata sempre più comprensione e sostegno. Le conoscenze acqui· sire dalla psicoanalisi indicano tultavia la necessità, piuuosto che di "istruire", di educare il bambino fin dalla più tenera età in modo tale da rendere superflua un'istruzione vera e propria e far sl che egli assorba le spicgaziorù nella maniera più completa e naturale conformemente al procedere del suo sviluppo. Le conclusiorù inconfutabili che si traggono dall'esperienza psicoanalitica impongono di proteggere il bambino dalla possibilità di rimoziorù troppo forti - e quindi dalla possibilità di malattie o dì uno sfavorevole sviluppo del caratrere -. L'analisi ritiene cenamente saggio contrastare con l'informazione pericoli reali e manife~ti, ma la sua mira principale è di prevenire pericoli altrettanto reali ancorché non manifesti (in quanto non riconosciuti come tali) che sono molto più comuni ma molto più profondi e ai quali bisogna quindi badare molto di più. I risultati della psicoanalisi- la quale in ogni singolo caso individuale riconduce sempre a rimozioni della sessualità infantile quali cause di ma'Questa prima p~rte fu letta alla Soeied p.sicoaoalitica ungherese nel luglio 1919. Prcpuato per la pubblicnionc gii ~quell'epoca, l'articolo è stato bsciato i
Capitolo primo
lattie successive, o di elementi morbosi più o meno attivi, o di inibizioni presenti anche in soggetti normali - indicano con chiarezza la via da seguire. Si possono risparmiare al bambino rimozioni superflue liberando tutta la sfera della sessualità - prima di tutto e soprattutto la nostra dalla spessa cortina di segretezza, di falsità e di pericolosità di cui l'ha circondata una civiltà ipocrita, basata sull'emotività e non sulla cono:~ scenza. Se lasciamo che il bambino acquisisca tutte le cognizioni sessuali :1 che desidera avere man mano che cresce in lui il bisogno di sapere, avremo tolto alla sessualità sia il suo alone di mistero sia gran parte della sua pericolosità. Ciò farà sì che desideri, pensieri e sentimenti non dovranno più - come fu per noi - essere in parte rimossi e in parte, dove la rimozione non riesce, permanere dolorosamente sotto un pesante fardello di falsa vergogna e di sofferenza nevrotica. Evitando la rimozione e il gravame d'inutili sofferenze, inoltre, poniamo le basi per la salute e l'equilibrio psichico e per un soddisfacente sviluppo del carattere. Questo, che sarebbe già di per sé un risultato di valore incalcolabile, non rappresenta il solo vantaggio che un'educazione fondata sulla più assoluta franchezza fa sperare per il singolo e per l'evoluzione dell'umanità; ve n'è un altro, non meno importante, consistente nell'influenza decisiva di una tale educazione sullo sviluppo delle capacità intellettive. Il riconoscimento di tutto questo, derivato dalle esperienze e dagli insegnamenti psicoanalitici, si è trasformato in mC in una profonda e viva persuasione dopo che mi è stato dimostrato nel modo più chiaro e inconfutabile dallo sviluppo di un bambino del quale ho avuto occasione di occuparmi a lungo.
l,
Il caso: precedenti Il bambino di cui si tratta, il piccolo Fritz, è figlio di certi miei parenti che abitano nelle immediate vicinanze di casa mia. Questa circostanza mi ha offeno e mi offre spesso la possibilità di trovarmi liberamente in compagnia del bambino. Poiché inoltre sua madre segue molto i miei consigli, riesco a esercitare una notevole influenza sulla sua educazione. Fritz, che ora conta cinque anni, è un bambino sano c robusto, con uno sviluppo psichico normale benché un po' lento. Cominciò a parlare a due anni e solo verso rtre e mezzo fu capace di esprimersi ordinatamente. Ma anche allora non lo si sentl dire nessuna di quelle frasi particolarmente sorprendenti che talvolta si sentono dire molto presto da bambini dotati. Ciò nonostante, sia il suo aspetto sia il suo comportamento davano l'impressione di un bambino sveglio e giudizioso. Afferrava molto lentamente i singoli concetti; aveva più di quattro anni quando cominciò a distinguere
SYlluppodiMnbarnblno
i colori e quasi quattro e mezzo quando gli divennero chiari i concetti di "ieri", "oggi" e "domani". Nelle questioni pratiche era decisamente in ritardo rispetto ai suoi coetanei. Sebbene fosse stato condotto spesso a far compere, appariva chiaramente dalle domande che faceva che non riusciva a comprendere bene perché non si potessero ricevere in regalo le cose dalle persone che ne avevano tante, ed era molto difficile fargli · capire che le cose bisognava pagarle e perdipiù a prezzi che variavano a seconda del loro valore. La sua memoria era invece considerevole: egli era in grado, e tuttora lo è, di ricordarsi nei minimi particolari fatti accaduti molto tempo prima e, una volta compresi, un'idea o un avvenimento non gli sfuggivano più dalla mente. In genere non aveva mai fatto molte domande, ma verso i quatuo anni e mezzo cominciò a mostrare un più rapido sviluppo mentale e manifestò una forte tendenza a porre domande. Nello stesso periodo il suo senso di onnipotenza (ciò che Freud ha chiamato "fede nell'annipotenza del pensiero") si fece veramente rilevante. Di qualunque cosa si parlasse, di un mestiere, d'una qualche attività, Fritz assicurava di essere perfettamente in grado di farli, anche quando gli si provava il contrario, Talvolta poneva domande a cui i genitori non sapevano rispondere; anche allora, quando gli si dimostrava che certe cose non le ·sapevano neppure loro, la sua fede nell'onnipotenza propria e di chi lo circondava non appariva minimamente scossa. Se veniva messo alle strette, davanti alla smentita delle sue affermazioni replicava: "Fatemelo vedere una volta sola e io ve lo faccio subito!" Nonostante ogni prova contraria, era convinto di essere capace di far da mangiare, di leggere, di scrivere e di parlare perfettamente in francese. Inizio del periodo delle dtmumde sullfl 1JJlscitfl.
A quattro anni e nove mesi cominciarono le domande sulla nascita. Parallelamente - e questa osservazione è da tenere ben presente - vi fu uno suaordinario aumento del suo bisogno di porre domande di carattere generale. A questo punto devo chiarire che le domande del bambino (soprattutto quelle rivolte a sua madre o a me) ricevevano sempre risposte assolutamente veritiere e, quando necessario, sulla base di una spiegazione scientifica adatta alla sua intelligenza, ma quanto più concisa possibile. Alle domande cui era già stata data una volta una risposta non si faceva più riferimento, né veniva introdotto un nuovo argomento a meno che egli non lo richiedesse o facesse spontaneamente una nuova domanda,
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Dopo che una volta ebbe posto la domanda:z "Dov'ero io prima di nascere?", lo stesso interrogativo si ripresentò nella fanna: "Come vien fatta una persona?", e poi si ripeté quasi ogni giorno in questa fonna stereotipa. Era evidente che questo continuo ripetersi non era dovuto a un difetto d'intelligenza, in quanto risultava abbastanza chiaro che aveva completamente capito le spiegazioni fornitegli sulla gestazione dentro il corpo materno (la funzione del padre non gli era stata spiegata perché a quell'epoca Fritz ancora non faceva domande su questo punto). Che il fattore detenninante di questa sua tendenza all'iterazione delle domande risiedesse in una certa "sofferenza\ in un'avversione ad accettare le risposte (con la quale entrava in conflitto il suo desiderio di verità), era dimostrato dall'atteggiamento che teneva subito dopo aver avviato il discorso con una certa difficoltà; un atteggiamento tra l'assente e l'imbarazzato, che si traduceva nel trasparente bisogno di abbandonare al più presto l'argomento che egli stesso aveva introdotto, Per un po' di tempo smise di fare questo tipo di domande a me o a sua madre per rivolgersi alla bambin::tia (che poco dopo andò via) e al fratello più grande, Le loro risposte, che i bambini li porta la cicogna e che gli uomini vengono fatti da Dio, lo soddisfecero però solamente per qualche giorno, dopo di che tornò a chiedere alla m::tdre: "Come vien fatta una persona?", e parve finalmente più indine ad accettare per vere le sue risposte.' · Alla domanda: "Come vien f::ttta una pcrsona?",la madre ripeté ancora una volta la spiegazione che gli aveva già data in parecchie occasioni. Stavolta Fritz si mostrò più loquace c prese a dire che la bambinaia gli aveva invece raccontato (forse lo aveva sentito dire in precedenza da qualcuno) che è la cicogna a portare i bambini, "t: solO un'invenzione",
"Come vien fatta UM pet$0n~?" A quattro anni e ue mesi comparve frequentemente un'altn dom~nda: "A che cosa serve un p:1pà?" e (pii:l di ndo): "A che cosa serve una m~mma?" Le risposte a dom:.nde del genere, il cui sill'!'lifie:no a quel tempo non en stato da mc ancora compreso, euno che un papà serviva pet essere am;ti e per essere assistiti. Queste risposte si rivelawno chiaramente insoddisfacend, visto che il b;mbino tornò a proporrc·le domande finché, pian piano, non lascio!. perdere l'argomento. 'Al tempo stesso Frirt $Ì en aggnppato a certe altre idee che enno state discusse parecchie volte nel periodo precedente a quello delle domande sulla nascit~, ma che evidentemente non enno state perfettamente chiuitc. Aveva perfino tentato di difenderle a modo suo: per esempio aveV2 tent;to di dimostnre l'esistenza della lepre di Pasqua ~ssercndo che i figli dci signori L. (suoi compagni di gioco) ne possedevano una e che lui stesso aveva visto il diavolo in lontananza, sul pnto. Fu pii:l facile convincerlo che ciò che credeva di aver visto en un puledro che pcrsu~dcrlo della mancanza di fondamento della credenza nel demonio.
Svllvppodlvrob.111bl110
replicò ma madre. "I ragazzi L. nù haMo detto che non è vero che la lepre pasquale è venuta il giorno di Pasqua, ma che è stata invece la governante a nascondere i doni in giardino."~ "~ vero", rispose sua madre. "Allora la lepre di Pasqua non esiste, è cosl? Anche questa è un'invenzione?" "Certamente." "E Babbo Natale, neanche lui esiste?" "No, neanche lui." "E allora chi porta l'albero e lo addobba?" "Papà e mamma," "E gli angeli esistono, o anche questa è un'invenzione?" "No, non ci sono angeli, anche questa è solo un'invenzione." Fritz evidentemente non riusciva ad assorbire facilmente tutto questo, perché al tenni ne -della conversazione, dopo una breve pausa, chiese:" Ma i fabbri esistono, no? Esistono veramente, altrimenti chi farebbe le scatole di ferro [serrature]?" Due giorni dopo Fritz. decise di provare a cambiare genitori: se ne andò a trascorrere tutto il pomeriggio dai L., affermando che la sua mamma era b. signora L. e che i suoi fratelli erano i bambini dci L. La sera tornò a casa tutto pentito.5 L'indomani mattina, quando sua madre andò a dargli il bacio del buongiorno, le chiese: "Mamma, mi dici per favore come hai fatto a venire al mondo?" La domanda dimostrava che vi era un nesso tra il suo deliberato cambiamento di genitori c le precedenti spiegazioni che gli erano state così difficili da accettare. Dopo quest'avvenimento Fritz mostrò più piacere nell'affrontare con attenzione questo argomento e ci tornò sopra spesso. Cominciò a chiedere come succedeva nel caso dei cani. Poi mi r:tccontò che di recente "aveva dato un'occhiata dentro un uovo rotto", ma che non aveva visto nessun pulcino. Quando gli spiegai la differenza tra i pulcini e i bambini e gli dissi che i bambini restano dentro la mamma, al caldo, finché non sono abbastanza forti da poter crescere robustamentc fuori, restò evidentemente soddisfatto: "Ma allora chi dà da mangiare al bambino quando è dentro la mamma?" chiese. Il giorno dopo mi domandò: "Cos'è la crescita?" Quando per illustrargli la cosa feci riferimento a un bambino che conosceva c gli portai come altri esempi dci diversi stadi di crescita lui stesso, suo fratello e mo padre, disse: "Tutto questo lo so, ma come si cresce veramente?" La sera Fritz. era stato disubbidiente e aveva ricevuto dei rimproveri. Ne era rimasto turbato e aveva tentato di riconciliarsi la madre dicendole: "Domani sarò buono e pure dopodomani, e ancora il giorno dopo... " •Evidentemente a convincerlo sulla questione della lepre di Pasqua era stato solo il fatto di aver ricnuto questa informarione dai bambini L. (che pure gli dicevano spesso delle bugie). Forse fu anche questo a stimolarlo a indagare più a fondo suli;:J. ri· sposta - tanto spesso sollecitata ma non ancora assimila~- alla domanda ~Come vien fatta una pCl'Sona?~ • Quasi due anni prima era scappato di casa, ma non si scopri mai per quale ragione l'avesse fatto. Fu ritrovato mentre era rutto intento a osservare la vetrina di un'orologeria.
C•pltolo primo
All'improvviso si interruppe, rimase un po' pensieroso e poi chiese: "Per favore, mamma, quanto continua a venire il giorno dopo?" La madre lo pregò di spiegarsi meglio e lui ripeté: "Per quanto tempo viene ancora un altro giorno?" c poi, senza interrompersi: "Mamma, la notte non fa sempre parte del gionio prima e al mattino presto è di nuovo un a1tro giorno? ~ 6 La madre si allontanò per andare a prendere qualcosa e quando tornò lo trovò che stava canticchiando ua sé. Appena entrò nella stanza Fritz. smise di cantare, la guardò attentamente e disse: "Se adesso tu mi avessi detto di smettere di cantare, io avrei dovuto smettere?" Lei rispose che non gli avrebbe mai detto una cosa del genere e che lui poteva faxe rutto quello che desiderava, tranne quello che per qualche motivo non gli era pennesso, e gliene diede degli esempi; la risposta sembrò !asciarlo sod~ disfatto, Discorsi sull'esimnza di Dio Il giorno dopo pioveva. Fritz se ne rammaricò, perché voleva giocare in giardino, e chiese alla mamma: "Dio sa dì preciso quanto farà piovere?" La madre gli spiegò che la pioggia non la faceva Dio ma che proveniva dalle nuvole e gli chiarì la questione, L'indomani mattina tornò ad acce~ glierla con la domanda che aveva smesso di fare da diverso tempo: "COme vie n fatta una persona?" La madre volle sapere che cosa esattamente non avesse capito nella spiegazione che gli aveva dato le altre volte e lui ripose: "Quello che riguarda la crescita." La madre si accinse a spiegargli di nuovo con1e si sviluppano la piccola testa, gli arti ecc., m:~. lui interloquì: "Ma mi dici per favore da dove vengono la testolina, il pancino e tutto il resto?" Quando ella gli rispose che tutte queste cose sono già presenti, minuscole, nel piccolo uovo come il piccolo fiore nel bocciolo Fritz restò zitto, Più tardi chiese: "Come vien fatta una scdia?" 7 La mamma intanto lo stava vestendo; lui chiese allora: "Non è Dio che fa piovere? Toni [la cameriera] dice che è lui!" Dopo che la madre gli ebbe risposto, domandò: "t, solo un'invenzione che è Dio a far piovere?~ 'La nozione del tempo, che era stata per lui nnto difficile una volta, sembnva ormai essergli diventata chian. Dopo che s'insnurò ddinitivamente il piacere di porre domande, Ftitz si esprC$Se così: "Ieri è ciò che è passato, oggi è quello che sta succedendo c domani è ciò dle verrà.~ 'Per un eel'to tempo Fritz aveva fatto questa domanda ogni volta che si en parlato di panieolari concernenti la crescita che egli non en riuscito a capire bene. Il DCome viene fatta una sedia?" con la relativa risposn che egli ben conosceva, c che perciò stavolra non gli era stata più ripetuta, scmbnva essere per lui una specie di risorsa da usare come merro o o;ome criterio di po~ngonc della rcaltl di qualunque cosa venisse appena a sapere. Poi si è servito della parola ~veramente" nello stesso modo, e con 2~c:::a:~rituUone l'uso del •come viene btta una sedia1" è diminuito e a poco a poco
SvlluppD oli un bombino
La madre disse dì sì e lui prosegul: "Ma Dio esiste veramente?" La madre rispose evasivamente dicendo che non l'aveva mai visto: "Non lo si vede, ma c'è davvero su in cielo?" "In cielo ci sono soltanto aria e nuvole." "Ma Dio esiste veramente?" Fritz chiese ancora. Non c'era possibilità di scampo, sicché la madre prese coraggio e disse: "No, figliolo, non esiste veramente." "Ma, mamma, se una persona che ormai si è proprio fatta grande dice che Dio c'è veramente e che vive in cielo, anche allora non è vero?" La risposta che sua madre diede era che anche i grandi non sempre sanno perfettamente le cose e che possono sbagliare. Fritz aveva ormai finita la colazione e si era avviato verso la pona che dava in giardino: si fennò, stette un po' a pensare e poi disse: "Mamma, io vedo rutto quello che c'è, e quello che vedo esiste veramente, no? Vedo il sole e il giardino; non riesco però a vedere la casa di zia Maria, eppure la casa c'è, no?" Sua madre gli spiegò perché non poteva vederla, al che lui chiese: "E tu, mamma, pu'oi vederla?" Ella rispose negativamente, provocando in lui un visibile sollievo. Subito dopo però chiese di nuovo: "Come mai il sole nasce proprio da quella parte?" La madre ci pensò un po' e poi rispose: "Sai, è sempre stato così, da tanto tempo ... " "D'accordo - fece lui - ma tanto tempo fa, come mai nasceva proprio da quella parte?" A questo punto devo dare qualche spiegazione sull'incertezza manifestata dalla madre nel parlare dell'esistenza di Dio con Fritz. Ella è atea. Nell'educare i figli maggiori non aveva però mai rese operanti le sue convinzioni. È vero che i bambini erano venuti su stando piuttosto alla larga dal confessionale, c si era anche detto loro molto poco di Dio, ma il Dio che l'ambiente (la scuola ecc.) aveva presentato loro già bello e fatto non era mai stato esplicitamente ripudiato da lei; così, anche se se ne era parlato molto poco, l'esistenza di Dio era qualcosa di implicito nella mente dei bambini e aveva un posto tra le loro nozioni di base. Il marito invece, che aveva della divinità una concezione alquanto panteistica, approvava scnz'altro che nell'educazione dei bambini fosse inserita l'idea di Dio, anche se tra i due coniugi non si era mai deciso nulla di preciso in materia. Il caso volle che quel giorno la madre non avesse l'opportunità di parlare col marito della questione sollevata da Fritz, e perciò quando la sera egli vide il padre c gli chiese: "Papà, Dio esiste veramente?", il padre rispose semplicemente: "Certo." Al che Fritz ribatté: "Ma la mamma dice di no." Proprio in quel momento la madre entrò nella stanza e Fritz si rivolse a Ici: "Mamma, papà dice che Dio esiste veramente. Esiste veramente?" Presa aUa sprovvista, ella replicò: "lo non l'ho mai visto e non credo che esista. n Fu un momento critico, ma il marito le venne in aiuto e salvò la situazione dicendo: "Vedi, Fritt, nessuno ha mai visto Dio,
C.pltolofll'llftO
perciò alcuni credono che esista e altri no; io credo di sì, la mamma invece crede di no." Fritz, che durante tutto il tempo aveva guardato con molta ansia ora l'uno ora l'altro genitore, si rasserenò completamente ed esclamò: "Neppure io credo che esista." Evidentemente però i suoi dubbi non erano dissipati de~ tutto perché di Il a poco si rivolse alla madre: "Mamma, per favore, se Dio c'è, vive in cielo?" "In cielo ci sono solo aria e nuvole", ripeté la madre; al che, contento, lui concluse: "Credo anch'io che Dio non esista." Poi aggiunse: "Invece i tram e i treni ci sono veramente, io ci sono stato due volte quando sono andato dalla nonna e quando sono andato a E." Questa imprevista e improvvisata soluzione del problema della divinità fu forse utile, perché era idonea a ridurre il senso dell'enonne autorità dei genitori e ad attenuare nel bambino l'idea della loro onniscienza e onnipotenza, in quanto lo mise in grado di costatare - cosa che non era mai accaduta - che suo padre e sua madre avevano opinioni diverse su una questione importante. Questa attenuazione dell'autorità può forse aver alimentato nel bambino un certo senso di insicurezza; ma a mio p:uere, se ciò accadde, fu molto facilmente superato perché il grado di autorità che rimaneva era sufficiente a fornirgli la sensazione di essere sostenuto, e comunque io non riuscii a scorgere nel suo comportamento generale nessuna traccia né di senso di insicurezza né di crollo della fiducia nei genitori. In ogni caso un episodio verificatosi un paio di settimane dopo è forse da collegare con quanto era accaduto quel giorno. Fritz era andato a passeggio con la sorella, la quale gli aveva detto di andare a chiedere a qualcuno che ora fosse. "A un signore o a una signora?", domandò Fritz. La sorella gli aveva spiegato che era perfettamente la stessa cosa ma Fritz si era avviato monnorando pensieros:tmcnte tra sé: "E se l'uomo dice mezzogiorno e la donna dice l'una e un quarto? N Le sei settimane seguite ai discorsi sull'esistenza di Dio mi parvero contrassegnare in un certo qual modo la conclusione e il momento culminante di un periodo ben definito, Trovai che, dall'inizio di questo periodo e durante il suo corso, il progresso intellettuale di Fritz aveva avuto un tale impulso ed era cosl mutato sia nell'intensità che nell'indirizzo e nel tipo di evoluzione rispetto alla situazione precedente, da mettermi in grado di distinguere, assegnando a questo periodo la posizione centr:lle, tre pèriodi del suo sviluppo psichico, a partire dall'epoca in cui era stato in grado di parlare comprensibilmente. Un primo periodo pre· cedente all'inizio delle domande sulla nascita, un secondo periodo iniziato con la comparsa delle domande sulla nascita c terminato con la soluzione del problema dell'esistenza di Dio e un successivo terzo periodo di cui ora parlerò.
S.llvppo di"" IMmblno
Terzo periodo Il bisogno di rivolgere domande, che era stato cosi notevole durante :utto il secondo periodo, si mantenne ancora intenso ma prese un indirizzo alquanto diverso. . Naturalmente il bambino continuava a porre domande sulla nascita :na in m:liÙera tale da evidenziare il fatto che questo problema era stato LSSimilato e le relative conoscenze erano ormai inserite nell'insieme dei ;uoi pensieri, L'interesse che mostrava ora per la nascita e i fatti ad essa :allegati era ancora notevole, ma non così ardente come prima e le donande erano più rade ma meglio poste. Ora per esempio chiedeva: "An~e i cani diventano grandi dentro la loro mamma?", oppure: "Come :anno a diventare grandi i cerbiatti? Come l~ persone?", c alla risposta affermativa aggiungeva: "Anche loro diventano grandi stando dentro la namma?"
Quesiri sulla vita in generale A parte la domanda: "Come viene fatta una persona?", che ora non veniva più formulata in questo modo, il bambino espresse una serie d'in:errogativi concernenti la vita in generale. Quelli che riferirò sono sol:anto alcuni tra i tanti quesiti avanzati durante il tel7.o periodo: come :rescono i denti, come fanno gli occhi a reggersi (nell'orbita), come si formano le linee della mano, come crescono gli alberi, i pini, i boschi ccc., ;e il picciolo della ciliegia nasca insieme con essa, se le ciliegie acerbe otando dentro lo stomaco maturano, se i fiori quando sono stati colti pos;ono essere ripiantati, se il seme raccolto ancora non maturo può poi naturare, come viene la primavera, come nasce un fiume, com'è che le )arche risalgono il Danubio, come è fatta la polvere; e ancora come 'engono fatti i più svariati oggetti, le sostanze e i tessuti.
L'interesse alle feci e all'urina Studiando le domande più specifiche (come fa una persona a muoversi, 1 muovere i piedi, a toccare le cose? Come fa il sangue a scorrere dentro? ::Ome fa la pelle a crescere su una persona? Come fa qualsiasi cosa a :resccre, come si fa a lavorare e a fabbricare le cose ccc.?), e considerando 10n solo il modo in cui venivano poste ma il bisogno continuamente malifestato di vedere come erano fatte le cose, di conoscerne i meccanisnù nterni (il sifone del gabinetto, l'impianto idraulico, le condutture, la riroltel\a), si può concludere che forse in questa curiosità era già presente
topltolo prlmo
il bisogno di esaminare fino all'est~emo e di penetrare a fondo in quello che gli interessava. Forse parzialmente responsabile di questo intenso e profondo bisogno di conoscere era 13 curiosità inconscia di sapere che parte avesse il padre nella nascita dei bambini (domanda che Fritt non aveva ancora formulata in modo diretto). Ciò sembrerebbe confermato da un'altra serie di domande che Fritz rivolgeva di tanto in tanto e che, a parte il fatto che non le aveva mai poste prima, erano in effetti domande sulla differenza tra i sessi. In questo periodo il bambino chiedeva con frequenza se la manuna, o io o le sorelle, se ogni donna da piccola era stata una bambina, se lui stesso era mai stato prima una bambina,• se il papà da piccolo era un bambino, se ogni adulto, ogni papà, prima era stato piccolo; quando il problema della nascita era diventato per lui più concreto aveva chiesto al padre se anche lui da piccolo fosse cresciuto dentro la propria mamma, dicendo anzi, con riferimento al grembo, "dentro lo stomacon della mamma, espressione che ogni tanto usava no· nostante gli fosse stata precisata l'espressione giusta, Il vivo interesse che aveva sempre mostrato per le feci, l'urina e rutto ciò che vi era con· nesso, si manteneva tuttora molto attivo ed egli manifestava apenamente il piacere che provava nell'esercitare le relative funzioni. Spesso al suo "vivì" (pene), al quale era molto affezionato, dava qualche vezzeggiativo, chiamandolo certe volte "pipetton o anche "pipì".9 Una volta prese il bastone da passeggio del padre, se lo mise tra le gambe e si rivolse al padre dicendogli: "Guarda, papà, che vivì grande che ho!" Per un certo periodo aveva insistito a parlare della sua splendida "cachi" (feci), di cui talvolta si tratteneva a contemplarne la forma, la quantità e il colore. Una volta, essendo indisposto, dovette fare un clistere, operazione che subiva molto raramente c verso la quale aveva sempre manifestato la più strenua resistenza, così come era anche molto riluttante a prendere medicine, specie se in compresse. Quando, fatto il clistere, si accorse che invece di materiale solido emetteva del liquido si sorprese enormemente e domandò se adesso la cachi usciva dal davanti, o se era acqua del vivl. Gli si rispose che quello che emetteva usciva da dove era sempre uscito, solo che stavolta era liquido; al che replicò: "Alle bambine succede la stessa cosa? Pure per te è la stessa cosa?" In un'altra occasione, riferendosi ai processi intestinali sui quali, quando aveva fatto H clistere, la madre gli aveva dato qualche ragguaglio, mi 'Verso i tre anni aveva manifestato uno SJ?iceato intercSRl per i gioielli, specialmente per quelli della madre (Q\ICSto interesse e ancol':l presente) e ogni tanto diceva: ~Quando sarò una signora mi menerò tre: spille in \IDa volta. w Spesso di«va: ~Quando m:~mma ..." 'Una volta a tre anni vide in b:lgno il fratd[o maggiore completamente nudo cd esclamò esultante:~ Anche Kul ha un pipì!~ Dopo di che chiese al fratello: ~oom:~nda per favore a Lena se pure lei ha un pipl."
sarò
$YIIuppo d'l vn loamlolno
chiese dei chiarimenti sul buco da cui usciva la cachi e intanto mi raccontò che recentemente aveva cercato di guardare dentro quel buco. Un'altea volta chiese a sua madre se tutti usavano la carta igienica e alla fine disse: "Mamma, anche tu fai la cachi, non è vero?,. La madre fece un cenno d'assenso ed egli proseguì: "Perché se non la facessi tu, nessuno al mondo potrebbe farla, non è così?" Poi si mise a parlare delle dimensioni e del colore delle feci dei cani, di quelle degli altri animali, e a fare il confronto con le sue; in quel momento stava aiutando a sbucciare dei piselli e dichiarò di star facendo il clistere al baccello, aprendogli il popò (sedere) per farne uscire la cachi. Jl senso di realtà Con l'inizio del primo periodo di domande il suo senso di realtà (che, come si è detto, prima che comparissero le domande sulla nascita era così ridotto da indurre a pensare che questo bambino fosse ritardato rispetto agli altri) presentò un netto miglioramento. Mentre in lui si svolgeva il conflitto con la tendenza a rimuovere, non gli era facile distinguere tra ciò che era reale e ciò che non lo era, ma l'esigenza era molto viva, tanto che ora sembrava che ogni cosa andasse esaminai:a sotto quest'aspetto. Dopo la fine del secondo periodo questo bisogno venne in primo piano e si manifestò in particolare nel suo sforzo di valutare e di comprovare la realtà di oggetti o di attività che gli erano familiari perché vi era sempre in contatto o perché li aveva osservati da gran tempo. In questo modo acquisì autonomamente dei propri criteri di giudizio da cui trarre le sue personali conclusioni. Acquisizione di certezze e costatazioni ovvie Per esempio, mangiando un pezzo di pane raffermo disse: "[l pane è molto duro~ e dopo averlo mangiato osservò: "Anch'io sono capace di mangiare del pane molto duro." Mi chiese come si chiamasse quella cosa su cui si metteva la roba da cucinare (non ricordava la parola). Quando glielo dissi commentò: "Si chiama fornello perché è un fornello, io mi chiamo Fritz perché sono Fritz, tu ti chiami zia perché sei la zia." Mangiando, non aveva masticato bene un boccone e aveva perciò difficoltà a ingoiarlo. Continuando nei suoi tentativi disse: "Non riesco a mandarlo giù perché non l'ho masticato" e poi, subito dopo: "Uno può mangiare perché mastica." Finita la colazione disse: "Quando lo rimescolo nel tè, lo zucchero finisce nel mio stomaco." "Ne sei sicuro?", domandai. "Certo, perché nella tazza non c'è più e va in bocca."
Capftolo primo
Le certezze e i dati di fatto acquisiti in questo modo gli servivano chiaramente da metro di paragone per l'elaborazione delle nuove idee e osservazioni che gli si presentavano. Nello sforzo di elaborare i concetti appena acquisiti, di valutarli in rapporto a quelli che già possedeva, e di impadronirsi di altri con cui paragonarli, la sua mente era stimolata a esaminarli minuziosamente e a registrarli ordinatamente e quindi a costruire concetti nuovi. "Vero", "non vero", espressioni già abituali per lui, avevano ora tutto un altro significato per il modo in cui venivano usate. Fu dopo aver riconosciuto che la cicogna, la lepre di Pasqua ecc. non erano che favole e stabilito che nascere dalla madre era una cosa forse meno bella ma plausibile e reale che disse: "Ma i fabbri esistono, no? Esistono veramente, altrimenti chi farebbe le scatole di ferro?" Allo stesso modo fu dopo essersi liberato del bisogno di credere in un essere onnisciente e onnipotente, per lui incomprensibile, incredibile e invisibile, che aveva detto: "lo vedo ciò che esiste, vero? ... e quello che si vede è reale; vedo il sole, il giardino ecc." Le cose "vere" avevano pertanto acquistato per lui un significato fondamentale e questo lo rendeva capace di operare una distinzione tra tutti gli oggetti concreti e visibili da un lato e tutti gli altri (magari più belli ma purtroppo "non veri H non reali), che si presentano solo nei desideri e nelle fantasie, In lui il "principio di realtà" (Freud, 1911) si era stabilito da solo. Quando, dopo i discorsi con sua m~dre e suo padre sull'esistenza di Dio, si era schiernto dalla parte delia madre, che non ci credeva, e aveva detto: "Però i tram c i treni ci sono veramente perché io ci sono andato" aveva trovato per la prima volta negli oggetti tangibili il metro con cui valutare anche quelle cose vaghe e inattendibili che il suo sentimento della verità lo induceva a respingere, Allora aveva cominciato a valutare le cose mettendole a confronto con quelle materiali e tangibili, ma già quando aveva detto: "Vedo il sole e il giardino, ma non vedo la casa di zia Maria, eppure essa esiste, no?" aveva compiuto un notevole passo avanti sul cammino che permette la trasformazione della reald di ciò che è soltanto visto nella realtà di ciò che è pcns:tto. Aveva stabilito che era "vera" qualche cosa che in base al suo sviluppo intellettuale di allora gli era parsa di per sé chiara e quindi (ma solo perché acquisita in questo modo) l'aveva accettata. Il vigoroso. sviluppo che il suo senso di realtà aveva avuto durante il secondo periodo si mantenne inalterato nel terzo; nel corso di esso però, Certamente in virtù dell'enorme quantità di fatti nuovi acquisiti, esso assunse principalmente la forma di verifica di quanto aveva precedentemente acquisito, oltre che di sviluppo di nuove acquisizioni; vale a dire che ora Fritt trasformava le proprie acquisizioni in conoscenza. Gli esempi che seguono, e che riferiscono domande e osservazioni da lui fatte
s.....,.,
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in questo periodo, ne sono una dimostraz.ione. Qualche tempo dopo i discorsi su Dio, una volta Fritz disse alla madre, che era andata a svegliarlo, che una delle bambine dei L. gli aveva raccontato di avere visto un bambino di porcellana che era capace di camminare. Allorché la madre gli chiese che razza di storia le stesse raccontando, egli rise e disse: "Un'invenzione." Quando poco dopo la mamma gli ponò la colazione Fritz osservò: "La colazione invece è una cosa vera, no? Anche il pranzo è una cosa vera!" Poiché gli avevano proibito di mangiare le ciliegie, che erano ancora acerbe, egli disse: "Ma non è estate adesso? In estate le ciliegie ormai sono mature!" Un giorno gli era stato detto che se i compagni gli davano un pugno, lui doveva restituirlo (Fritz era cosi mite e gentile con gli altri che il fratello aveva ritenutO necessario dargli questo consiglio). La sera a cena chiese: "Mamma, per favore, se un cane mi morde io lo devo mordere?" Il fratello versandosi un bicchiere d'acqua aveva tenuto il bicchiere inclinato, appoggiato su una parte della base rotonda, sicché aveva traboccato. Fritz disse: "Il bicchiere non sta dritto sul bordo {egli chiamava 'bordo' qualunque cosa costituisse un margine, un'estremità, ogni delimitazione in genere, per esempio la giuntura del ginocchio}. Mamma, se tenessi il bicchiere sul bordo vorrebbe dire che voglio farlo traboccare, no?" Un desiderio ardente, che .da tempo esprimeva, era che nei giorni di gran caldo gli si permettesse di togliersi i calzoni, che erano l'unico indumento da lui indossato quando giocava in giardino, e di poter restare completamente nudo. Poiché la madre non riuscì ad addurre nessuna ragione veramente valida per cui non dovesse farlo e disse soltanto che nudi vanno solo i bambini molto piccoli, che i suoi amici, i bambini dei L., non andavano in giro nudi, e che era una cosa che non si faceva, la logica e immediata conseguenza fu che Fritz supplicò: "Ti prego, !asciami stare nudo, così i bambini dei L. andranno a dire che io sto nudo; allora lo permetteranno anche a loro e così anch'io potrò stare nudo!" Fritz mostrava ormai non solo di aver capito la questione del denaro ma di esservi anche interessato. 10 Disse parecchie volte che uno riceve il denaro per il lavoro che fa, e per quello che vende nei negozi, e che il papà lo guadagnava perché lavorava e che però doveva pagare per il lavoro che veniva fatto per lui. Chiese inoltre a sua. m:1dre se guadagnava del denaro per il lavoro che faceva in casa. •• Le spiegazioni fornitegli, che evidentemente avevano eliminato le inibizioni c èon!icntito ai suoi complo:ssi di divenire magginnnentc consei, probabilmente avevano or:~ dctenninato la comparsa di questo intCtC$$C c di questa capacità di capire i problemi del denaro. Anche se fino a questo momento non gli si fosse mai impedito di esprimeR abbasranu liberamente la sua coprolilia, è probabile che la generale tcndcnu che on si manifesuva a lasciar cadere le rimozioni si sarebbe fatta sentire anche in relazione al ruo eroti!imo anale favorendone quindi la sublimaz.ione nell'intercs:se per il denaro.
Una volta che era tornato a richiedere qualcosa che a quell'epoca non si poteva avere domandò: "C'è ancora la guerra?" Quando gli si spiegò che non c'era ancora tanta roba in giro e che quella che c'era costava cara e che perciò era difficile acquistarla, domandò: "Ma le cose sono care perché ce ne sono poche?" Successivamente volle sapere quali fossero gli oggetti a buon mercato e quali quelli costosi. In un'altra occasione chiese: "Se uno fa un regalo non riceve niente in cambio, vero?" Precisazio1le dei suoi diritti: voglio, devo, posso, sono capace
Egli mostrava inequivocabilmentc il bisogno di avere un'idea chiara e precisa di ciò che aveva il diritto e la facoltà di fare. Si cominciò a notare questo fatto la sera stessa in cui aveva posto la domanda "Quanto continua a venire il giorno dopo?" che era stata seguita dalla richiesta alla madre se dovesse smettere di cantare qualora lei glielo avesse proibito. Sul momento era rimasto visibilmente soddisfatto della risposta che gli era stata data, cioè che la mamma avrebbe fatto di tutto perché lui seguitasse a fare tutto ciò che desiderava, e si era sforzato di capire dagli esempi quando avrebbe potuto e quando non avrebbe potuto fare quello che voleva. Qualche giorno dopo il padre gli diede un giocattolo dicendogli che finché era buono il giocattolo gli appaf[encva. Mi raccontò la cosa e mi chiese: "Se una cosa mi appartiene, nessuno me la può togliere, vero? Neanche la mamma c il papà?" E fu molto contento quando ne convenni. Quel giorno stesso disse alla madre (usando pressappoco le parole di Ici): "Tu non mi proibisci di fare le cose, a meno che non ci sia qualche ragione particolare." In un'altra occasione si rivolse alla sorella: "lo posso fare tutto ciò che sono in grado di fare, cioè tutto quello che sono abbastanza capace di fare e che mi è permesso." Un'altra volta mi disse: "Io posso fare tutto quello che voglio, vero? Tranne che fare il cattivo." A tavola chiese: "Allora non posso mangiare in modo scomposto?" Per consolarlo gli fu detto che ormai aveva mangiato in modo scomposto abbastanza spesso, ma Fritt insisté: "Ma d'ora in poi non posso più farlo, vero?"ll Spesso, mentre giocava o quando stava facendo qualcosa che gli piaceva commentava: "Lo faccio - oppure, non lo faccio perché ne ho voglia." Da quanto precede risulta evidente che in poco tempo si era completamente impadronito dei concetti di volontà, dovere, possibilità, caPacità. Riferendosi a un giocattolo meccanico, un3 gabbietta da cui saltava fuori il galletto quando si apriva la ponicina, disse: "Il "Spesso pregava la sorella di continuare a fare la cattiva ancora un po'; se avesse continuato, le prometteva, le •vrebbe voluto tanto bene. Gli dava inoltre una gran soddisfuionc sapere che il padre e la madre commettevano ogni tanto degli errori; una volta, ad esempio, disse: "Anche una PJ:~mma può perdere le cose, vcroil"
JyJiuppo d1 un Hmblno
galletto salta fuori perché deve farlo," Un altro giorno si stava parlando della destrezza dei gatti e s.i diceva che una gatta può anche arrampicarsi sui tetti, al che egli aggiunse: "Se vuole." Vedendo un'oca chiese se le oche fossero capaci di correre, Proprio in quel momento l'oca si mise a correre. Egli domandò: "Ma si è messa a correre perché l'ho detto io?" E, a seguito della risposta negativa, aggiunse: "Perché voleva farlo~"
Il senso di onnipotenza D declino del "senso di onnipotenza", che si era già fatto molto appariscente pochi mesi prima,· mi era parso strettamente connesso con lo sviluppo del senso di realtà, instaur.atosi nel secondo periodo e che dopo di allora aveva fatto progressi molto più rilevanti, Già in precedenti occasioni il bambino aveva manifestato, come lo manifestava ora, di essere consapevole dei limiti delle proprie capacità, e adesso non aveva certo grandi pretese nei confronti dell'ambiente, Tuttavia le domande c le osservazioni che egli ora faceva mostravano sempre di più che rispetto a prima c'era solo una differenza di grado, una diminuzione di intensità, ma che in lui continuava a sussistere il conflitto tra il senso di realtà, benché in sviluppo, e il profondamente radicato senso di onnipotenza, vale a dire tra il principio di realtà e quello di piacere; il conflitto si risolveva spesso in formazioni di compromesso, ma perlopiù la decisione era a favore del principio di piacere. Riferirò alcune delle domande e delle osservazioni dalle quali ho tratto queste conclusioni. Il giorno dopo avere compreso la questione della lepre di Pasqua si rivolse a me per chiedermi come facessero i suoi genitori a preparare l'albero; mi domandò pure se era un albero finto o vero. Poi chiese ancora perché i genitori non ne preparassero parecchi di alberi con doni, tutta una foresta, quando era Natale. Quel giorno stesso chiese alla mamma se gli poteva portare la località B. (la localit:\ dove aveva trascorso la villeggiatura) in modo da averla subito.n Una mattina gli dissero che il tempo era rigido e che perciò sì coprisse bene. Egli andò dal fratello e disse: "Fa freddo, perciò è inverno. :t inverno, perciò è Natale. Oggi è la vigilia di Natale: troveremo sull'albero cioccolatini e nocciole da sgranocchiare."
Desideri Fritz aveva mostrato in passato di avere molti desideri e aveva supplicato insistentemente e con tutto il cuore per avere ogni cosa possibile e "Quella volta aveva anche chiesto alla madre, affaccendata in cucina, di cuocergli g!ispinaeiinmododafarlidivcntarepatate.
impossibile, accompagnando le roe preghiere con una serie di manifestazioni emotive e con un'impazienza inconsuete per un bambino quieto e mite come lui." Il Una volta per esempio, mentre si parlava dell'America, interloqul dicendo: "Mamma, io vorrei vederla l'America, ma non quando sarò grande, adesso, subito." Spesso si era servito di quest'espressione "non quando sarò grande, lo voglio adesso, subito" come di un'aggiunta a quei desideri che sapeva non avrebbero avuto altro che la consolazione di una promessa di un soddisfacimento futuro. Ora però Fritz mostrava di nonna un ceno adattamento alla realtà e alle possibilità effettive, perfino nella manifestazione di desideri che, all'epoca della sua massima fede nell'onnipotenza, sarebbero apparsi assolutamente immuni da ogni considerazione di realizzabilitt Quando aveva chiesto rutta una foresta di alberi di Natale o la località B., come aveva fatto all'indomani di quella conversazione che l'aveva così deluso (la lepre di Pasqua, la cicogna ecc.), aveva cercato con tutta probabilità di verificare fino a che punto l'onnipotenza dei genitori, certamente molto decaduta con la scomparsa di quelle illusioni, fosse tuttavia ancora in grado di manifestarsi. Ora invece, quando m'informava delle belle cose che mi avrebbe portato una volta tornato da B., non mancava mai di aggiungere "se potrò" o "quello che potrò", contrariamente a prima, quando nel formulare desideri o promesse (relative a tutto ciò che avrebbe dato a me e ad altri quando sarebbe stato grande) mostrava di non essere minimamente influenzato dalla differenza tra possibilità e impossibilità. Ora, quando si parlava di qualche capacità o abilità manuale di cui era all'oscuro (per esempio rilegare un libro), confessava di non saperlo fare c chiedeva che glielo s'insegnasse. Certe volte però bastava un piccolo episodio propizio perché la sua fede nell'onnipotenza tornasse a manifestarsi di nuovo; questo ad esempio poteva accadere quando capiva il meccanismo di qualche giocattolo d'un amico: dichiarava allora di saper adoperare le macchine come un ingegnere; oppure quando, subito dopo aver detto con franchezza di non sapere fare una certa cosa aggiungeva: "Però se me la insegnate bene, la posso capire." In queste occasioni domandava di solito se neanche il papà la sapesse fare, il che dimostrava un inequivocabile atteggiamento ambivalente. Quest'ultimo fatto, che il padre c la madre non fossero neppure loro edotti di qualche cosa, certe volte lo rendeva contento, cene altre lo lasciava deluso e lo "Nelle sue dimostrazioni d'affetto era molto tenero, con la rrudre in speci~l modo, ma anche con rutti quelll del suo ambiente. A volte poteva essere veramente furioso, m~ di solito non cn turbolcoto ed era molto affettuoso. Per un ceno periodo, in passato, un ceno elemento cmodvo si era rrunifcsr-a.to nell'intensità con eui poneva le domande. A eire~ un anno e nove mesi aveva mostrato un amore alqu~nto esagerato per suo padre. Gli voleva chi~r3mente più bene ehc a sua madre. Ma quakhe mese prima il padre era tornato a casa dopo un'assenza dunra quasi un anno.
Svlluppo.rlunbunblno
induceva a smentire il fatto che essi non sapessero. Una volta la cameriera rispose affermativamente alla sua domanda se lei sapesse tutto. Sebbene subito dopo ella ritirasse quanto aveva detto, Fritz per un po' di tempo continuò a fonnulare la stessa domanda di prima, cercando di adularla, Jodandone quelle doti che l'avevano indotto a darle fiducia allo scopo di spingerla a restar fedele alla sua iniziale dichiarazione di "onniscienza"'. Nei giorni che seguirono egli ripeté in un paio di occasioni che "Toni sapeva tutto" (anche se era sufficientemente chiaro che egli in realtà era più che convinto che Toni avesse cognizioni molto inferiori a quelle dei genitori) e ciò accadde quando gli era stato risposto che anche i genitori potevano ignorare qualcosa; egli dimostrava con ciò che in quel momento la loro ignoranza era per lui un fatto spiacevole da credere. Un giorno mi pregò di mettere allo scoperto una tubatura dell'acqua della strada perché voleva vederla all'interno. Alla mia replica che non ero in grado di farlo e che poi non avrei saputo rimettcrla a posto egli cercò di aggirare la mia obiezione osservando: "Ma allora, se al mondo ci fossero soltanto la famiglia L., io e i miei genitori, chi farebbe queste cose?" Una volta rac· contò alla madre di avere catturato una farfalla, aggiungendo: "Ho impa· rato a catturare le farfalle!" La madre gli chiese come avesse fatto. "Ho cercato di prendeme una, d sono riuscito e ora lo so fare." Poiché ag· giunse subito se lei avesse imparato "a essere una mamma", non credo di sbagliare interpretando che Fritt, forse non del tutto consciamente, si stesse prendendo gioco di lei. Questo atteggiamento ambivalente di Fritz - spiegato dal fatto che il bambino si mette al posto del potente padre (posto che un giorno egli spera di occupare) c s'identifica con lui, ma nello stesso tempo farebbe volentieri a meno di tale potenza, che limita il suo Io - era indubbia· mente anche responsabile del suo comportamento nei riguardi dcll'onni· scienza dei genitori.
Il conflittr> tra il principir> di realtà e il principio di piace-re D'altro canto, dal fatto che il crescere del suo senso di realtà concorreva manifestamente al declino del suo senso di onnipotenza, e dal fatto che il bambino, sotto la pressione dell'impulso a conoscere, riusciva ad avere la meglio nel senso d'onnipotcnza solo mediante sforzi chiaramente dolorosi, si desume, mi pare, che sul suo atteggiamento ambivalente inci· deva anche il conflitto tra senso di realtà e senso di onnipotenza. Quando nel conflitto prevaleva il principio di realtà e imponeva necessariamente di porre dei limiti al senso della propria sconfinata onnipotenza, sorgeva al tempo stesso il bisogno di cercare di mitigare questa dolorosa costrizione svilendo parallelamente l'onnipotenza dei genitori. Quando invece preva·
Copi!Oio primo
leva il principio di piacere si aveva il tentativo di difendere il sostegno che questo principio trova nel senso di perfezione dei genitori. Tutto questo forse può spiegare perché il bambino tentava, ogni volta che la cosa gli pareva possibile, di recuperare, di salvare la fede nell'onnipotenza propria e dei genitori, È anche probabile che il sorgere dell'esigenza del bambino, così pale~ semente manifestata, di precisazione dci limiti delle capacità e facoltà pro~ prie e dei genitori, fosse associato al tentativo, intrapreso sotto la spinta del principio di realtà, di rinunciare, sia pure dolorosamente, al senso della propria sconfinata onnipotenza, A me pare che nel caso di Fritz le cose siano andate nel senso che l'impulso del bambino a conoscere, precocemente e fortemente svilup~ pato, abbia stimolato il suo più debole senso di realtà e l'abbia costretto a vincere la tendenza alla rimozione per assicurarsi l'acquisizione di nuove conoscenze per lui così importanti, Questa acquisizione, e specie l'atte~ nuazione dell'autorità che vi si accompagnava, aveva ridato nuova vita e quindi rafforzato in lui il principio di realtà, e gli aveva consentito di progredire con successo nell'attività intellettiva e conoscitiva che aveva avuto inizio contemporaneamente all'avvio del controllo e del superamento del senso di onnipotenza. H declino del senso di onnipotenza, che è provocato dall'impulso a sminuire la perfezione dci genitori (e che indubbiamente concorre alla fissazione dei limiti delle loro e delle proprie capacità e facoltà), influenza per pute su:~ l'attenuazione dell'autorità, talché esisterebbe un'intenzione, un reciproco sostegno fra lo scadimento J dell'autorità e l'indebolimento del senso di onnipotenza. Ottimismo. Tendenze aggresrive
Fritz era fortemente ottimista, Naturalmente il suo ottimismo era in stretto rapporto con le vicende del suo senso di onnipotenza. In passato era stato particolannente rilevante, ma anche ora si manifestava di frequente, Con il diminuire del suo senso di onnipotenza egli aveva fatto grandi progressi nell'adattamento alla realtà, ma il suo ottimismo era molto spesso più forte di qualunque realtà. Questo apparve particolarmente evidente in occasione di una gravissima delusione, forse la più dolorosa de!Ja sua vita fino a quel momento. Delle cause esterne erano venute a turbare i buonissimi rapporti con i suoi compagni di gioco e questi, invece dell'affetto e dell'amicizia che gli avevano mostrato fino ad allora, cominciarono a tenere nei suoi confronti un comportamento completamente diverso, Poiché erano numerosi e tra loro ve n'erano più grandi di lui, gli facevano sentire continuamente la loro forza supe~ riore beffandolo e ingiuriandolo, Data la sua natura mite e non aggressiva
SYIIuppodl un lo•mblno
egli aveva cercato insistentemente di riconquistarseli con la gentilezza e con le preghiere, e per un certo periodo parve non voler riconoscere nemmeno con sé stesso le loro sgarberie. Per esempio, benché fosse impossibile non accorgersene, era assolutamente contrario a riconoscere che gli raccontavano delle bugie. Quando poi il fratello ebbe modo di dimostrarglielo più di una volta e lo ammonì a non dare loro credito, egli si difese dicendo: "Però non sempre dicono bugie. n Successivamente, tuttavia, le sue lagnanze occasionali, anche se rare, dimostrarono che si era deciso a riconoscere che gli erano stati fatti dei torti. Le tendenze aggressive si manifestarono allora in lui palesemente: parlava di ammazzare veramente i compagni con la sua pistola giocattolo, di sparargli negli occhi; una volta che era stato picchiato da altri bambini parlò di picchiarli a morte, Oltre che in queste e altre osservazioni palesava i suoi desideri omicidi anche nei giochi. '4 Nello stesso tempo però non rinunciava al tentativo di riconquistare la loro amicizia. Ogni volta che gli altri bambini giocavano con lui sembrava aver dimenticato il passato ed era tutto contento, anche se qualche osservazione casuale lasciava intendere che egli si rendeva perfettamente conto che i loro rapporti erano cambiati. Poiché era specialmente attaccato a una delle bambine soffrl particolarmente per il cambiamento della situazione ma finì col cavarsela con calma e ottimismo. Una volta sentì parlare della mone e, avendo chiesto spiegazioni, gli fu deno che quando diventiamo vecchi tutti dobbiamo morire; dopo di che si rivolse alla madre dicendo: "Allora anch'io morirò, e tu pure, e pure gli L. Allora ricomincerà tutto da capo e loro saranno di nuovo buoni con mc. Forse, chissà." In seguito quando si fece degli altri compagni, tutti maschi, dimenticò tutta la faccenda. Ora ripeteva spesso che i bambini L. non gli piacevano più.
La questiqne de/resistenza del diavolo. La morte · Dopo i discorsi sull'esistenza di Dio, Fritz era tornato sull'argomento solo di rado c di sfuggita; né aveva più parlato della lepre di Pasqua, di Babbo Natale o degli angeli. Tornò invece ad accennare al diavolo. Aveva chiesto alla sorella che cosa ci fosse nell'enciclopedia e poiché lei gli aveva detto che era un libro che sì consultava per sapere quello che non si sa domandò: "Dice niente del diavolo?~ La sorella rispose: "Sl, dice che non esiste", e Fritz non fece ulteriori commenti. Pareva che egli si fosse costruita una sola teoria sulla morte, quella che si può ricavare dalla frase pronunciata a proposito dei L.: "Poi ricomincerà "Già in precedenza, quantunque di r:ado, quando litigava col fr:atcllo parlava di spar:arc c di ammauare, Se or:a gli si chiedeva a chi stesse spar:ando, rispondeva: "Sparo a tuni quelli che vogliono spar:are a me.~
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tutto da capo." In un'altra occasione disse: "Vorrei avere le ali per poter volare; le ali, gli uccelli le mettono quando sono ancora morti? Uno è morto quando ancora non c'è?" Anche allora non attese risposta e cambiò subito discorso. In seguito fantasticò ripetutamente sul volare e sul possedere le ali. In una di queste occasioni la sorella gli parlò dei dirigibili, dicendogli che essi erano per gli uomini un surrogato delle ali, ma lui non ne fu molto contento. A quel tempo l'argomento "morte" suscitava in lui molta preoccupazione. Una volta chiese al padre quando sarebbe morto e un'altra volta disse alla domestica che un giorno sarebbe dovuta morire, ma solo quando sarebbe stata molto vecchia, aggiunse per consolarla. Tornando sulla questione mi disse che quando sarebbe stato morto avrebbe potuto muoversi solo molto lentamente, così (e per farmi vedere muoveva l'indice molto piano, quasi impercettibilmente), e che anch'io quando sarei stata morta avrei potuto muovenni solo così lentamente. Un'altra volta mi chiese se quomdo si donne non ci si muove proprio e poi osservò: "Chissà se alcuni si muovono e altri no~" Vedendo in un libro una raffigurazione di Carlo Magno, apprese che era morto da molto tempo; dopodiché domandò: "Se fossi stato io Carlo Magno sarei morto già da parecchio tempo?" Poi chiese anche se chi non mangia per molto tempo deve morire e quanto tempo occorre prima che muoia. Prospettive pedagogiche e psicologiche
Se paragono il vigoroso progresso intellettivo promosso in questo bambino dal fatto di avergli consentito di acquisire nuove conoscenze con casi da me osservati precedentemente e nei quali lo sviluppo era stato più o meno sfavorevole, mi si schiudono prospettive nuove. La sincerità verso i bambini, la fnnchezza nel rispondere alle loro domande, e la libertà interna che questi comportamenti producono, influiscono beneficamente e profondamente sullo sviluppo psichico. Tutto ciò protegge il pensiero contro il pericolo maggiore che lo minaccia, la tendenza alla rimozione, e cioè contro il disinvestimento di energia pulsionale dal quale dipende in parte la sublimazione, e contro la concomitante rimozione delle associazioni ideative collegate ai complessi rimossi, vale a dire contro quei processi a causa dei quali lo sviluppo ordinato e naturale del pensiero viene infranto. Nel saggio sulla rappresentazione simbolica dei principi di realtà e di piacere nel mito edipico Ferenczi (19ua) dice: "Le tendenze [pulsionali], che a causa dell'educazione impanita dalla civiltà alla specie e all'individuo sono diventate estremamente dolorose per la coscienza e che vengono pertanto rimosse, trascinano con sé nella rimozione un gran numero di altre idee e di tendenze associate a quei
swn~ppo
di vn Hmblno
complessi, isolandole dal libero avvicendamento dei pensieri o quanto meno impedendo di affrontarle con realismo scientifico." Questa grave lesione della capacità intellettiva, ·c cioè l'isolamento delle associazioni dal libero avvicendarsi dei pensieri, credo debba essere presa in esame anche per quanto concerne il tipo del danno infeno; occorre considerare quale dimensione e quale settore dei processi di pensiero sia leso e fino a quale punto sia precisamente compromessa la dimensione del pensiero, e cioè in quale misura sia compromessa la sua ampiezza o la sua profondità, Non è di scarso rilievo individuare il tipo del danno infeno ove si rifletta che l'accoglimento delle idee da pane della coscienza o il loro rifiuto, perché intollerabili, nel periodo in cui si sveglia l'intelletto, costituiscono processi che persistono come prototipi per tutta la vita. Il danno può manifestarsi in modo da coinvolgere o la "pcnetrazione in profondità" delle idee o la loro "quantità", nel senso dell'estensione dei processi di pensiero, e fino a un ceno punto l'una indipendentemente dall'altra (Gross, 1902).n Probabilmente in nessuno dci due casi potrebbe realizzarsi spontaneamente un'inversione di indirizzo, né l'energia ritirata da un settore potrebbe andare ad avvantaggiare l'altro. Come si può dedurre da tutte le altre forme di sviluppo psichico che derivano da forti rimozioni, l'energia rimOSSll. rimane infatti "legata".
qu~~:l:::~n~:o5~~:~:~:tic:c:~a~:~~ ~~r~~~:m:~~::~~ 5~ ::~:s~:) avanzate delle ipotesi, saranno pure bloccate o dissimulate tutte le indagini più approfondite delle cose (indagini nelle quali il bambino ha inconsciamente paura d'imbattersi in ciò che è proibito e peccaminoso). Contemporaneamente diverranno pure inibite anche le tendenze a studiare più a fondo le questioni. Viene così a stabilirsi una riluttanza. per la ricerca esauriente come tale, per cui l'innato e insopprimibile piacere di porre domande si manifesterà solo su un piano superficiale e mirerà a soddisfare una curiosità puramente epidermica. Un risultato alternativo può essere lo sviluppo di quella categoria di persone dotate, note a tutti per averle incontrate nella vita quotidiana e scientifica, che sebbene posseggano una gran quantità di idee crollano di fronte alle questioni più profonde che la loro attuazione comporta. Nella stessa categoria si trova anche il tipo intelligente, pratico, dalla mentalità elastica, pronto a capire la realtà superficiale ma incapace di vedere quelle altre realtà che si celano dietro le apparenze e di distinguere nelle questioni intellettuali ciò "Nei suo libro Otto Gross sottieoe che esistono due tipi d'inferiorità, il primo dovuto a un3 coscienza appiattita e l'altro a uoa "coscienza ristrett3" attribuendone lo sviluppo a Mmodificaz.ioni costituzionali tipiche del funtionam.ento secondario". M
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C.pl1olo primo
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che è vero da ciò che è confanne all'autorità. La paura di doversi accorgere della falsità delle idee imposte come vere dall'autorità, la paura di dovere spassionatamente riconoscere l'esistenza di cose ripudiate e ignorate lo spingono a evitare di addentrarsi più a fondo nelle proprie incertezze, a sfuggire insomma ogni approfondimento. In questi casi, secondo me, lo sviluppo, l'impulso a conoscere, e quindi anche lo sviluppo del senso di realtà, è stato compromesso, e la lesione è dovuta a una rimozione nella dimensione della profondità. Se invece la rimozione investe l'impulso alla conoscenza in modo tale che anche l'incontenibile piacere che si prova nel chiedere cose proibite (e perfino il piacere di chiedere in senso lato, e cioè la "quantità" dell'impulso esplorativo) viene "legato" e inibito dall'avversione per tutto ciò che è nascosto e ripudiato, allora la lesione concerne la dimensione del-
~:::i~i::; :;~;::~~=~eerd:ln;e;:;:::· r~~u~~=~:o d:7~a:;:;i~~~:e:~ Se perciò accade che dopo un certo periodo il bambino superi l'inibizione nei confronti dell'impulso a investigare, o che questo impulso sia rimasto attivo o sia tornato a esserlo, è possibile che il bambino - ostacolato ad affrontare problemi nuovi dalla vecchia avversione - concentri tutta la fona dell'energia libera nell'approfondimento di pochi problemi personali. È in questo modo che si sviluppa il tipo del "ricercatore" che attratto da un unico problema dedica ad esso le fatiche di tutta una vita senza manifestare nessun particolare interesse per cose che esorbitino dalla propria sfera d'interessi. Un secondo tipo di studioso è rappresentato dal ricercatore che, addentrandosi in profondità, è capace di acquisire una vera conoscenza e di scoprire nuove e importanti verità, ma che tuttavia fallisce miseramente di fronte alle grandi o alle piccole realtà della vita quotidiana, che cioè manca completamente di senso pratico. In casi del genere non è una spiegazione dire che, assorbiti come sono, questi individui non possono dedicare la loro attenzione a obiettivi irrilevanti. Freud ha infatti dimostrato nel suo studio degli atti mancati che il ritiro dell'attenzione è un fatto secondario che non entra a far parte delle cause essenziali del verificarsi degli atti mancati e che tutt'al più funge da condizione predisponente. Ma anche se possiamo ammettere che uno studioso tutto preso dai suoi profondi pensieri non abbia poi a sua disposizione un granché d'interesse da rivolgere ai fatti della vita quotidiana, in effetti lo- vediamo fallire anche in situazioni per le quali la semplice necessità dovrebbe costringerlo ad avere l'interesse necessario; in realtà egli fallisce perché non riesce ad affrontarle praticamente. Io credo che il suo esseni sviluppato in questo modo dipenda dal fatto che al tempo in cui avrebbe dovuto rendersi conto delle cose e dei concetti quotidiani come di cose realmente e fondamentalmente semplici e concrete fosse,
svil11ppocllunbornblno
per una qualche ragione, ostacolato nel prendeme conoscenza. E allora non è il ritiro dell'attenzione il responsabile della mancanza di interesse per le cose semplici c ovvie, ma la rimozione. ~ lecito presumere che durante la sua infanzia, in un'epoca in cui venne inibita la sua conoscenza di fatti semplici, da lui immaginati veri ma ripudiati, anche la conoscenza dei fatti della vita quotidiana, delle cose semplici e concrete che gli si presentavano davanti venne coinvolta nella stessa inibizione e nella rimozione. Gli rimase quindi aperta una sola srada - che gli si rivelò sin dall'inizio o forse dopo aver superato un periodo d'inibizione -, quella che andava in profondità; conformemente ai processi dell'infanzia che costituiscono dei prototipi, egli avrebbe evitato sia l'ampliamento dei pensieri che la superficialità. Così non ha percorso né ha conosciuto un cammino che ora come allora gli è bloccato, c che non può più seguire semplicemente c naturalmente, come invece si può fare, anche senza nessun interesse particolare, se è noto e familiare fin dalla prima infanzia. Egli quindi ha saltato a piè pari questo stadio della conoscenza, rimasto imprigionato nella rimozione; proprio come, al contrario, l'altro tipo di persona, quella "estremamente pratica", ha potuto raggiungere esclusivamente questo stadio di conoscenza pratica, ma non ha potuto accedere agli altri stadi a causa della rimozione. . Spesso succede che certi bambini, che con le loro osservazioni (perlopiù formulate prima che s'inizi il periodo di latenza) mostrano straordinarie capacità intellettive e sembrano autorizzare grandi speranze sul loro futuro, restino poi indietro e infine - anche se da adulti saranno eventualmente molto intelligenti - non danno più prova di possedere un'intelligenza superiore alla media. Tra le cause di questo insuccesso nello sviluppo può esservi una lesione più o meno grande nell'una o nell'altra dimensione del loro processo di pensiero. La conferma di questo fatto si ha nella costatazione che tanti bambini, che in un primo tempo avevano estenuato i genitori col loro straordinario piacere di rivolgere domande - con i continui "perché" e "per come" delle cose hanno abbandonato in seguito le loro indagini, mostrando rispettivamente o uno scarso interesse o una superficialità di pensiero. Ebbene, ciò che ha impedito il grande sviluppo intellettuale al quale questi bambini sembravano destinati è stato il fatto che ì1 loro pensiero non si è potuto espandere in ogni direzione o perché leso nel suo complesso o perché leso in una delle sue dimensioni. La causa fondamentale della lesione all'impulso a conoscere e al senso di realtà sta nell'entrata in azione , della rimozione con l'isolamento, il ripudio, la negazione di ciò che è s~ssuale e primitivo. Inoltre, nello stesso tempo, il senso di realtà e l'im- .. pulso alla conoscenza sono stati minacciati da un secondo pericolo sempre incombente, rappresentato non già da un rifiuto d'idee bensì da un'im-
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posizione d'idee bell'e fatte, che vengono propinate al bambino in modo che le conoscenze in suo possesso non gli consentono di ribellarsi c neppure di poter tentare di trarne deduzioni e conclusioni, sicché egli ne rimane influenzato permanentemente e dannosamente. :t per questo che del pensatore che ha condotto a termine ricerche originali contro ogni consuetudine e autorità si sottolinea soprattutto il , "coraggio". Conggio che non sarebbe forse necessario se venisse concesso al bambino di pensare per proprio conto, e in contrasto con le più alte autorità, sugli argomenti scabrosi che gli sono in pane smentiti e in parte interdetti. Sebbene sia facile costatare che l'opposizione fa aumentare le forze capaci di eliminarla, questo non vale per lo sviluppo .intellettuale e psichico del bambino. Svilupparsi nell'opposizione indi/ ' scriminata agli altri non suppone affatto una dipendenza minore di quella f presente in chi si sottomette incondizionatamente all'autorità: la vera 1 indipendenza intellettuale è quella che si sviluppa in una situazione inter1 media tra i due estremi. La lotta che il senso di realtà deve ingaggiare, man mano che si evolve, con l'innata tendenza alla rimozione, e il doloroso processo mediante il quale gli individui conquistano la conoscenza ' (analogo a quello con cui nella sua storia l'umanità ha acquisito la scienza e la cultura), insieme con gli inevitabili ostacoli che si incontrano nel mondo esterno, sono già di per sé ampiamente sufficienti a sostituire quell'opposizione che si ritiene agisca da stimolo dello sviluppo, e senza mettere in pericolo l'indipendenza del bambino. Ogni altro ostacolo che il bambino debba superare- con l'opposizione o con la sottomissione-, ogni ulteriore resistenza esterna, sono quanto meno superflui, ma il più delle volte sono dannosi perché agiscono da freno e da barriera.16 Non è raro trovare una grande capacità intellettuale accompagnata da inibizioni chiaramente riconoscibili; questo vuoi dire che essa soggiace ancora a influenze nocive, inceppanti, che l'hanno colpita sul nascere. Quanti clementi del patrimonio intellettuale dì un individuo sono solo apparentemente originali; quanti solo dogmatici, esclusivamente teorici, e dovuti all'autorità, non acquisiti autonomamente attraverso l'esercizio di un pensiero libero, non impedito! Anche se l'esperienza e l'intuizione hanno consentito spesso, in età adulta, di trovare la soluzione a quesiti infantili proibiti e apparentemente non suscettibili di risposta - e quindi destinati a essere rimossi -, questo tuttavia non annulla il fatto che il pensiero in10 Non c'~ dubbio che ogni educazione, anche la più comprensiva, poiché presuppone un ceno grado di fcrmaza provoca sempre in varia misur.a resi5tenza e soggezione. Perciò ~ inevitabile, anzi conituisce una delle necessità dell'educatione e della civiltà, che vi sia in ognuno un ceno gudo di rimotione. Un'educazione /ondata sulle conoscenze pSÌcoanalitiche potrà però limi(Uia al minimo e sapri come evitare le con· seguenze che ostacolano e danneggi~no lo sviluppo psichico.
S'flluppD di un loamblno
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fantile sia Stato ostacolato né rende il f;tto stesso insignificante. E questo
perché anche quando l'individuo adulto è apparentemente in grado di superare le barriere che furono poste al suo pensiero infantile, il modo, sia esso provocatorio o pauroso, in cui egli affronta ogni volta che può le sue limitazioni intellettuali resta ancorato all'orientamento e alla forma di base del suo pensiero, che non vengono influenzati dal!e successive conoscenze. La persistente sottomissione al principio dell'autorità, la persistente più
o meno grande dipendenza e restrizione intellettuale, si fondano sulla prima e più impanante esperienza dell'autorità, sul rapporto tra genitori
:a~:~i:~h;•:ff;~:lìd~h~u:;~: ;::7r:n~ b::~~~~:t:e~~!: ::;le~;
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e perfette, e che costituiscono altrettante barriere alla libertà del suo j pensiero. Ciò nonostante - quantunque gli siano state presentate come ! indiscutibili - un bambino dotato d'intelligenza e ì1 cui potere di resi- 1 stenz3 non sia stato molto compromesso, può riuscire a ingaggiare contro queste nozioni una lotta dall'esito più o meno felice. Difatti, benché il modo autoritario con cui sono state prospettate agisca da protezione, tuttavia queste idee ogni tanto vengono confrontate con la realtà e allora non sfugge al bambino, che abbia un certo acume, che tutto ciò che a lui viene suggerito come buono, giusto, naturale, non sempre viene dagli adulti giudicato tale quando si tratta di loro stessi. Ecco dunque che queste idee offrono dei punti debolì attraverso i quali si può intraprendere un'offensiva, magari sotto forma di dubbio. Ma anche quando ha più o meno superato le inibizioni fondamentali più primitive, il bambino si trova di fronte a quel nuovo pericolo per Io sviluppo del pensiero che è costituito dall'idea inverificabile del soprannaturale. L'idea di un Dio invisibile, onnipotente e onnisciente ha un peso schiacciante per un bambino, anche perché vi sono due fatti che giocano a favore della sua forza reale. Il primo è il bisogno innato di autorità. In Un ricordo d'infll1lzitr di Leonardo da Vinci Freud (191oa, p. 263) scrive: "La religiosità si riconduce, biologicamente, al lungo periodo di inermità e bisogno di aiuto della piccola creatura umana che, quando più tardi riconosce il suo reale abbandono e la sua debolezza di fronte alle grandi potenze della vita, percepisce la propria situazione in modo simile a come la percepiva nell'infanzia e tenta di mgarne la desolazione con un ripristino regressivo delle potenze protettive dell'infanzia stessa." Poiché il bambino ripete l'evoluzione umana, l'idea della divinità sostenta efficacemente il suo bisogno di un'autorità. Il secondo è l'innato senso d'onnipotenza, "la fede nell'onnipotenza del pensiero" che sia Freud sia Ferenczi (1913a) hanno dimostrato essere profondamente radicato nell'uomo. Questo senso della propria onnìpotenza contribuisce a far sl che l'idea di Dio venga favore-
Copltala primo
volmente accolta dal bambino, Il proprio sentimento d'onnipotenza induce il bambino a pensare che anche chi Io circonda possiede l'onnipotenza. Perciò l'idea di Dio, che dota l'autorità della più perfetta onnipotenza, va incontro al senso di onnipotenza del bambino contribuendo prima a consolidarlo e poi a ostacolame il declino. Un'influenza decisiva al ri~ guardo, lo sappiamo, è fornita dall'atteggiamento dei genitori: a seconda del modo in cui il sentimento d'onnipotenza viene rafforzato o indebolito dalle prime ricerche del bambino si verificherà in lui un carattere portato verso l'ottimismo o il pessimismo, la prudenza o l'intraprendenza, l'au~ f dacia o la sfiducia. Perché l'esito dello sviluppo coincida con un sano /1 ottimismo e non invece con l'utopia o la fantasticheria occorre che il
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~:~re~~i!~0t:,m~:m~u~:t::i~:~o~:~:~, "~:a~::~:e t~:~:~::
correzione del senso di onnipotenza da parte del pensiero. Essa l'ostacola perché schiaccia il pensiero con l'imposizione dell'idea di un'autorità possente e invincibile; ed ostacola anche il declino del senso di onnipotenza, che può aver luogo solo molto presto e solo con l'aiuto del pensiero. Peraltro lo sviluppo completo del principio di realtà come pensiero scientifico è strettamente connesso ai tentativi autonomi del bambino di conciliare in tempo tale principio con quello di piacere. Se i tentativi approdano . a un esito soddisfacente, il senso di onnipotenza dovrà porsi su una certa 1 base di compromesso col pensiero, cosicché le fantasie e i desideri sa-
l ~;~:::~~on~~;:::t~ 0:~~;~~~~~ ~:e::~~:~:~~~~: :l~:t~:t::~:=a~~~~ L'idea di Dio, dunque, opera come un potente alleato del senso di onnipotenza, ed è quasi insuperabile perché l'intelligenza del bambino - che non ha né la capacità di familiarizzarsi con essa avvalendosi dei mezzi che a lui sono abituali né d'altro canto è in grado di ripudiarla perché troppo impressionato dalla sua schiacciante autorità - non osa tentare di combatterla o di metterla in dubbio. Col passare degli anni la mente può forse a volte vincere questa barriera - che in certi casi neanche pensatori e scienziati riescono a superare, talché il loro lavoro si arresta davanti ad essa- ma i danni arrecati risultano insanabili. L'idea . di Dio danneggia il principio di realtà in quanto impedisce di respingere ·/h'irreale e l'incredibile; può lederlo in maniera tale che il riconoscimento l.' del tangibile, di ciò che è a portata di mano, di rutto quello che si suole J definire "evidente" nelle questioni intelletruali viene rimosso insieme a tutti i processi più profondi di pensiero, Certo è che lasciare acquisire senza ostacoli il primo stadio della conoscenza e della capacità di rillct17
Al riguardo Fn:ud fomisce delle iltumnioni pnticolarmente itluminanri nelle sui dut princìpi de/P~cc~dtrt pricbico (1911).
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tere, fare in modo che sia le cose semplici che quelle sorprendenti siano accolte solo sulla base di convalide e deduzioni autonome, consentire che nel primo patrimonio intellettuale del bambino entri a far pane, sia incorporato, solo quello che la realtà insegna, significa porre le basi per uno sviluppo giusto e disinibito della sua intelligenza in tutte le direzioni. In caso contrario si arreca un danno che può variare nel tipo e nella misura, può ledere l'intelligenza nella sua globalità o in misura maggiore o minore l'una o l'altra delle sue due dimensioni, ma al quale, comunque, non si può più porre rimedio con una successiva educazione illuminata. Allo stesso modo, e indipendentemente dai primi e fondamentali danni infeni all'intelligenza nella primissima infanzia, l'inibizione determinata successivamente nel bambino dall'idea di Dio conserverà sempre la sua importanza. Perciò non basta limitarsi semplicemente a escludere dall'educazione del bambino la somministrazione di dogmi e i metodi catechistici, i cui effetti inibitori sulla sua intelligenza sono peraltro ormai largamente riconosciuti, ma occorre aiutarlo a trattare l'idea di Dio. Lasciare che l'idea di Dio entri nell'educazione del bambino e lasciare che sia poi lo sviluppo individuale ad affrontarla non è cenamcnte il modo migliore di dare al bambino la sua libcnà a tale riguardo. L'autorità con cui essa gli viene presentata, in un'epoca in cui non è .intellettualmente pronto a considerarla, e in cui è impotente nei confronti dell'autoriti, influenza talmente il suo atteggiamento nei confronti di questa idea da impedirgli per sempre, o solo a costo di grandi sfol7.i e dispendi di energia, di liberarsene.
PARTE SECONDA: L'ANALISI INFANTILE PRECOCE!!
La resistenza del bambino all'educazione sessuale
L'opportunità e talvolta la necessità di analizzare i bambini è una conclusione irrefutabile alla quale si perviene dai risultati delle analisi di adulti nevrotici, i quali dimostrano che le cause della malattia risalgono sempre all'infanzia. Anche qui, come in tutto il resto, Freud, con il caso del piccolo Hans (1908b), ha indicato la via, e questa via, oltrcché da altri, è stata seguita ed esplorata più approfonditamente da Hcnnine Hug-Hellmuth. "Questa seconda pane coniruisce il testo di una c:onfeteoza tenuta alla Società psicoanalitica di Berlino nel febbraio 191t. [~Prec:oee~ equiVllie qui alla più pccc:isa C$pccssionc "in età pnsc:olare~ entrata nell'uso corrente solo molto più tardi.]
C.plk>lo primo
Il lavoro oltremodo interessante è istruttivo da lei presentato all'ultimo Congresso (Hug-Hellmuth, 1911) ci ha dato molte infonnazioni sulle modifiche da lei apportate alla tecnica dell'analisi pCr adattarla alle esigenze della psiche infantile. La Hug-Hellmuth ha praticato analisi con bambini che presentavano fonne morbose o anomale di sviluppo della personalità ma ha precisato che a suo giudizio l'analisi si confà soltanto a bambini di età superiore ai sci anni. In questo articolo io avanzerò tuttavia il problema se si possa applicare anche al bambino al di sotto dci sei anni ciò che abbiamo imparato dalle analisi degli adulti e di bambini in età superiore, e questo perché è ben noto dalle analisi delle nevrosi che i traumi e le cause dei danni psichici risiedono in avvenimenti, impressioni e vicissitudini che hanno luogo in età molto precoce, vale a dire anteriore ai sei anni. Come possiamo rendere fruttifere queste cognizioni a fini profilattìci? Che cosa si può fare da parte nostra, già in quell'età di cui l'analisi ci ha fatto apprendere l'enonne importanza, non solo per evitare eventuali malattie future ma anche per agevolare una valida e stabile fonnazione del carattere e lo sviluppo intellettivo? Il primo e il più ovvio precetto che deriva dalle nostre cognizioni è di evitare di commettere quegli errori che la psico:malisi ha dimostrato essere di gravissimo pregiudizio per la psiche infantile. Dovremo pertanto indicare come imprescindibile necessità che il bambino fin dalla sua nascita non condivida la stanza dei genitori; dovremo essere più moderati, nel porre coattive esigenze eriche alla piccola creatura in sviluppo; di quanto gli altri lo furono a suo tempo con noi. Gli pcnnetteremo di restare il più a lungo possibile naturale e privo d'inibizioni, frustrandolo meno di quanto si sia fatto finora; gli consentiremo di diventare conscio delle sue varie tendenze pulsionali c del piacere che ciò gli procura, evitando che il suo impulso a conoscere sgomini immediatamente questa 1 candida consapevolezza. Dovremo mirare a !asciarlo sviluppare abba·, stanza lentamente da dar tempo alle sue pulsioni di diventare parzialmente consce e con ciò di poter essere sublimate. Al tempo stesso non negheremo al destarsi della sua curiosità sessuale di potersi manifestare e dovremo gradualmente soddisfarla, a mio parere, senza nascondere nulla. Dovremo sapere come dargli l'affetto che gli occorre evitando tuttavia pericolosi eccessi; soprattutto rinunceremo alle minacce e alle punizioni fiSiche e ci assicureremo l'obbedienza indispensabile per l'educnzione ritirandogli all'occnsione il nostro affetto. Non è necessario approfondire qui nei particolari tutte le altre misure che possono essere istituite a questi fini e che conseguono più o meno naturalmente daJle nostre cognizioni. Peraltro non rientra nell'ambito di questo lavoro sviscerare la questione di come si possano soddisfare tutte le esigenze che
Jotlluppo dl un barn"lno
derivano dall'attuare un'educazione che non danneggi lo sviluppo del bambino come individuo civilizzato e non lo gravi di difficoltà panico~ lari nei rapporti con ambienti di diversa mentalità. Ciò che ora voglio mettere in risalto è solo che questi precetti educativi possono essere perfettamente realizzati (me ne sono potuta convincere personalmente in parecchie occasioni) e hanno conseguenze chiaramente benefiche oltre che permettere uno sviluppo più libero sotto molti riguardi. Sarebbe una grande conquista se potessero diventare dei criteri comuni dell'educazione, ma a questo proposito devo esprimere una riserva. Temo infatti che anche quando esiste la comprensione e la buona volontà per assolvere a questi precetti, può mancare, nell'educatore non analizzato, l'interiore capacità di metterli in atto. Ad ogni modo, per semplificare le cose, continuerò a trattare l'argomento presupponendo la sussistenza del caso più favorevole, quello in cui sia il conscio sia l'inconscio dell'educatore hanno fatto propri questi precetti educativi che quindi possono essere messi in pratica senza diffì.colcl. A questo punto possiamo porci il nostro quesito di fondo: l'attuazione di queste misure educative profilattiche è sufficiente a impedire l'insorgere di nevrosi e di dannosi sviluppi del carattere? Quanto ho potuto osservare mi ha persuasa che perlopiù lo scopo si raggiunge solo in parte perché. spesso solo una parte delle misure che le nostre cognizioni ci permettono di impiegare sono effettivamente operanti. Dall'analisi dei nevrotici apprendiamo in~ fatti che soltanto una parte dei danni deriwnti dalla rimozione si può far risalire a erronei comportamenti dell'ambiente o ad altre pregiudizievoli situazioni eSterne. Un'altra parte, e non la minore, deriva da un atteggiamento che il b3mbino può assumere gU in tenerissima età. Accade infatti spesso che il bambino, sulla base di una iniziale rimozione spontanea di una forte curiosità sessuale, manifesti un'invincibile avversione a tutto ciò che è sessuale, un'avversione che solo un'analisi completa potrà poi far superare. Dalle analisi degli adulti non è sempre possibile scoprire - specie sulla base della mera ricostruzione - in quale misura l'insorgere della nevrosi sia stato causato da situazioni che hanno disturbato lo sviluppo e in quale misura da predisposizionc alla nevrosi. In questo campo si ha a che fare con componenti quanto mai varie e indeterminabili. Quell_o che è ceno, però, è che quando esiste una fotte predisposiz.ione alla nevrosi bastano lievissime mortificazioni da parte dell'ambiente per~ ché si produca una spiccata resistenza all'educazione sessuale c una rimozione estremamente gravosa per tutta la struttura psichica. Ciò che apprendiamo dall'analisi dei nevrotici ci viene confermato dall'osservazione dei bambini, che ci offre la possibilità di conoscere l'evolversi degli eventi al momento stesso in cui si produce. Così appare chiaro, per esempio, che benché si sia disposti a soddisfare senza riserve la curiosità sessuale del
C.pltolo primo
bambino, spesso il bambino non dà libero sfogo a questo suo bisogno. Questo atteggiamento negativo può assumere le forme più diverse sino a giungere a un'assoluta avversione al sapere. A volte si manifesta come
~ :e~~;:r:e ::~~::~st:~h~u~l=~~~:,o•I:nc!:er;: ~~:s:~e=e:;:::~ i si instaura dopo aver già ricevuto una parziale educazione sessuale; in questa evenienza il bambino, invece del vivo interesse mostrato in precedenza, manifesta una forte resistenza ad accettare ulteriori chiarimenti o semplicemente non li recepisce. Nel caso da mc esposto particolarcggiatamente nella prima parte di questo lavoro, le benefiche misure educative riferite più sopra conseguirono dci buoni risultati specie per quanto riguardava lo sviluppo intellettivo. Il bambino fu illuminato sullo sviluppo del feto nel corpo materno, sul parto, su tutti i particolari che lo interessavano. Invece la funzione del padre nella nascita e l'atto sessuale non furono oggetto di domande dirette; ciò mi fece pens:~re già allora che questi problemi esercitassero sul bambino un forte peso a livello inconscio. C'erano molte domande che egli tornava a riproporre anche quando aveva avuto in merito risposte chiare e soddisfacenti. Eccone qualche esempio: "Mamma, per favore, da dove vengono il pancino, la testolina e tutto il resto?" "Come fa una persona a muoversi, cç.me fa a fare le cose, a lavorare?" "Come fa a crescere la pelle sopra il corpo delle persone?" "Come fa a venire lì?" Queste e altre domande furono ripetute spesso nel periodo delle spiegazioni sessuali e nei due o tre mesi successivi caratterizzati dal notevole progresso nello sviluppo a cui ho accennato. All'inizio non afferrai bene il significato di questo suo ripetere le domande; ciò era in parte dovuto al fatto che lo attribuivo semplicemente al piacere che il bambino traeva dal tornare a formularle. Inoltre, visto come si sviluppavano il suo bisogno di sapere e la sua intelligenza ritenevo che la richiesta di ulteriori chiarimenti sarebbe stata inevitabile, ed ero anche convinta di dovermi attenere al criterio di informarlo man mano che egli avrebbe posto consciamente le sue domande, Dopo questo periodo si verificò invece un cambiamento: ricorsero continuamente le domande che ho citate prima e altre che tendevano a diventare stereotipate, mentre le domande originate da un palese impulso a conoscere diminuirono e assunsero perlopiù un carattere astratto. Nello stesso tempO cominciarono a fare la loro comparsa domande molto superficiali, fatte senza pcnsarci e chiaramente senza ragione alcuna. Chiedeva continuamente di che cosa e come fo~ro fatte le cose. Per esempio: "Di che cosa sono fatte le pone~", "Di che cosa è fatto il letto?", "Come si h il legno?", "Come si fa il vetro?", "Come si fi. la sedia?" Alcune domande chiaramente futili erano: "Come fa la terra a mettersi sotto-
Sviluppo di un bombino
terra?" oppure "Da dove vengono i sassi, da dove viene l'acqua?" Era fuor di dubbio che il bambino aveva perfettamenre afferrato le risposte che già gli erano state fomite al riguardo c che perciò non era per difetto d'intelligenza che egli tornava a chiedere. Che egli fosse realmente indifferente alle risposte era dimostrato dall'assenza di attenzione e di interesse con cui accoglieva le risposte, sebbene, al contrario, ponesse veementemente le domande. Anche il numero delle volte in cui le poneva era aumentato. Tutto ciò costituiva insomma il ben noto quadro del bambino che tormenta coloro che lo circondano con domande chiaramente del tutto prive di senso e alle quali non serve a niente rispondere. Passata questa seconda fase, durata un po' meno di due mesi e caratterizzata da queste insignificanti e superficiali domande, si assistette a un altro cambiamento. Il bambino divenne sempre più taciturno e sempre meno incline al gioco. Egli non aveva mai mostrato di divertirsi molto nei quieti giochi di fantasia ma gli avevano sempre fatto piacere i giochi movimentati che si fanno con i compagni. Anche quand'era solo aveva passato ore a giocare rumorosamente al cocchiere o all'autista utilizzando cassette, panche e sedie per rappresentare i diversi veicoli. Ora giochi e svaghi di questo genere cessarono, e cessò anche il desiderio della compagnia di altri bambini, con i quali, nelle occasioni in cui si ritrovava con loro, non sapeva più che cosa fare. In terzo luogo, e questo non era mai accaduto prima, mostrò di annoiarsi anche quando stava con la madre. &:guitò, sl, a sollecitare le sue tenerezze e il suo affetto ma non manifestava alcun piacere quando essa si metteva a raccontargli qualcosa. Quell'atteggiamento assente e annoiato che aveva mostrato nel periodo delle domande senza ragione e senza scopo divenne molto frequente. Benché il cambiamento non potesse sfuggire a un occhio esercitato, esso tuttavia non era propriamente da definirsi "patologico". Il suo stato generale di salute e il suo sonno si mantennero perfetti. Data la mancanza di svaghi aumentò un po' la sua irrequietezza ma il suo carattere bonario, a volte scherzoso, rimase sostanzialmente immutato. Indubbiamente il suo comportamento nei riguardi dell'alimentazione già nel corso degli ultimi mesi aveva lasciato molto a desiderare, ma ora egli cominciò a fare lo schizzinoso e a mostrare una spiccata ripugnanza per ceni piatti; in compenso mangiava molto volentieri i cibi che gli piacevano. Nonostante che, come ho detto, con la madre si annoiasse, il suo attaccamento a lei divenne sempre più forte. Si trattava insomma di uno di quei cambiamenti che di solito non vengono rilevati da parte di chi accudisce un bambino, o, se vengono rilevati, non viene loro attribuita nessuna importanza, In genere i grandi sono talmente assuefatti a osservare nel corso dello sviluppo di un bambino cambiamenti passeggeri o permanenti di cui non vedono una ragione specifica, che per loro diventa
Copllolo prl,.
un'abitudine considerare questi cambiamenti del tutto normali. D'altro canto non è irragionevole vedere le cose a questo modo perché non c'è bambino che non mostri qualche tratto nevrotico. t solo la quantità di questi tratti o il loro ulteriore sviluppo che costituisce una malattia. lo però ero stata particolarmente colpita dalla riluttanza del bambino ad ascoltare le storie, in quanto ciò era in stridente contrasto con l'enorme piacere che aveva mostrato in precedenza. Quando misi a confronto il suo antico gusto a porre domande, gusto che si era fonemente svegliato a seguito delle prime spiegazioni parziali ricevute, e che era poi diventato in buona pane angosciosamente reiterativo e in buona parte superficiale, con la successiva repulsione a fare domande e con la riluttanza addirittura ad ascoltare le storie, e quando inoltre mi tornarono in mente alcune delle domande diventate stereotipate, si fece strada in me il convincimento che l'intenso impulso a conoscere del bambino era entrato in conflitto con una tendenza alla rimozione altrcuanto intensa e che il rifiuto delle spiegazioni desiderate dal suo inconscio dimostrava che la seconda aveva prevalso. Dopo aver posto molte e diverse domande in sostituzione di quelle che aveva rimosse, il bambino era arrivato al punto non solo di non fare più domande ma addirittura di non ascoltare, perché l'ascoltare poteva fornirgli ciò che rifiutava di avere. Vorrei ora riprendere alcune considerazioni fatte nella prima parte di questo scritto sugli effcui della rimozione. Ho parLtto dei ben noti effetti nocivi della rimozione sull'intelligenza dovuti al fatto che l'energia pulsionale rimossa resta kgata e non è più disponibile per la sublimazione e che, insieme ai complessi a cui sono connesse, anche le catene associative vengono sommerse nell'inconscio. Ho inoltre prospettato l'idea che la rimozione può incidere sullo sviluppo dell'intelligenza sia nell'una che nell'altra delle sue due dimensioni, e cioè nella dimensione dell'estensione e in quella della profondità. Forse i due periodi del caso da mc osservato potrebbero illustrare convenientemente l'idea da me prospettata. Nel periodo in cui il bambino, per effetto della rimozione della sua curiosità sessuale, cominciò a fare molte domande superficiali, si era probabilmente verificato un danno dell'intelligenza nella dimensione della profondità. Nell'altro periodo, quando non faceva domande e non voleva ascoltare, il danno interessava la dimensione dell'estensione, sicché egli evitava di soddisfare Ì'ampiezza superficiale dell'interesse a conoscere ed era indotto a concentrarsi esclusivamente sulla dimensione della profondità. Fatta questa digressione, ritorno in argomento. La mia crescente convinzione che la curiosità sessuale rimossa costituisca una delle cause principali dei cambiamenti che intervengono nella mente del bambino è stata confermata quando mi sono resa conto dell'esattezza di una preci~one
SYlluppooll•nbi.ml>lnco
critica che mi era· stata fatta. Nella discussione seguita alla lettura della prima parte di questo scritto davanti alla Società psicoanalitica ungherese, Anton von Freund rilevò che se le osservazioni e le classificazioni che avevo esposto erano indubbiamente analitiche, non altrettanto poteva dirsi delle mie interpretazioni e ciò in quanto io avevo tenuto conto solta.nto delle domande consce e non anche di quelle inconsce. In quell'occasione replicai che, a mio parere, finché non emergevano esigenze che fornissero valide ragioni di fare diversamente, bastava occuparsi delle domande consce. Ma, come ho dettO, mi sono poi resa conto che l'osservazione era giusta e che corrispondere soltanto alle domande consce non è sufficiente. Ho quindi ritenuto opportuno dare al bambino tutto il .resto delle spiegazioni che in precedenza non gli erano state fornire. Traendo lo spunto da una delle sue domande, posta nel periodo in cui egli ne faceva molto rarnmente, che chiedeva se tutte le piante crescono dai semi, gli spiegai che anche gli esseri umani derivano da un seme e lo illuminai sull'atto della fecondazione. Tuttavia egli mantenne un atteggiamento distratto e assente e interruppe le spiegazionl con una domanda del tutto irrilevante, lasciando chiaramente intendere di non avere alcun desiderio di apprendere altri particolari. In un'altra occasione disse di aver sentito dai compagni che affinché la gallina deponga le uova è necessario anche il gallo. Ma appena introdotto l'argomento dimostrò subito il chi:rro desiderio di abbandonarlo. Dava insomma la precisa impressione di non avere affatto capito le spiegazioni che gli avevo date e di non avere nessun desiderio di capirle. Le nuove nozioni. non sembrarono influenzare minimamente il cambiamento psichico che era sopravvenuto in lui e che ho riferito più sopra. Un giorno però la madre, con uno scherzo e.una storiella, riusci a suscitare di nuovo il suo interesse e a riconquistare la sua.adesione. Dandogli un dolce disse che questo dolce era rimasto per molto tempo in attesa e ci costrul sopra una storiel\a. Il bambino si divertl immensamente e pretese che la mamma gliela ripetesse parecchie volte. Successivamente ascoltò con gran piacere la storiella della donna a cui spunta una salsiccia sul naso dopo che il marito ne ha espresso il desiderio. Dopo di ciò cominciò egli stesso a raccontare spontaneamente e da allora in poi narrò storie fantastiche più o meno lunghe che talvolta traevano origine da altre_che gli erano state raccontate ma che perlopiù erano completamente originali (sicché fornivano una massa di materiille analitico). In passato il bambino aveva mostrato una scarsa inclinazione a raccontare storie per gioco. È vero che nel periodo immediatamente successivo al momento in cui aveva ricevuto le prime spiegazioni sessuali aveva manifestato un fone impulso a raccontare storie e ci si era anche provato varie volte, ma in complesso si era trattato di eccezioni. Le sue storie attuali, che mancavano
Copltolo prlmo
completamente di quell'arte primitiva di cui i bambini si avvalgono per· ché, a imitazione di quelli degli adulti, i loro racconti abbiano una cena quale coerenza, facevano l'effetto di sogni privi dell'elaborazione secon. daria. Talvolta cominciavano con il racconto di un sogno della notte precedente e poi erano portati avanti come storie, ma erano esattamente dello stesso tipo anche quando cominciavano fin dall'inizio come storie. Egli le raccontava con enorme piacere; di tanto in tanto allorché, a causa di interpretazioni cspressegli sia pure con molta cautela, sorgevano delle resistenze, egli le interrompeva, ma solo per riprendcrle poco dopo con lo stesso piacere. Riferirò ora qualche brano di alcune sue fantasie. "Due vacche camminano insieme, poi una salta in groppa all'altra c la cavalca, allora l'altra le salta sulle corna e ci si aggrappa strettamente. Anche il vitellino salta sulla testa della vacca e si aggrappa strettamente alle redini [corna].~ (Alla richiesta del nome delle vacche dà quelli delle due domestiche.) "Poi vanno tutti all'inferno: Il ci sta un vecchio diavolo con certi occhi cosl scuri che non ci vede, però sa che c'è gente. C'è pure un diavolo giovane, anche lui con gli occhi scuri. Poi vanno al castello, quello della favola di Pollicino, cd entrano con un uomo che li accompagna in una stanza dove si pungono con un fuso; allora cadono· addormentati per cento anni; quando si risvegliano vanno tutti quanti dal re che è molto contento di vederlì e che chiede all'uomo, alla donna e ai bambini se non vogliono rimanere con lui." (Alla domanda su che fine avessero fatto le vacche aveva risposto che c'erano pure loro e che c'erano anche i vitellini.) Una volta che si stava parlando di cimiteri e di morte, disse: "Ma quando un soldato spara a qualcuno, questi non va al cimitero perché il cocchiere del carro funebre è pure lui un soldato e allora non lo vuole seppellire." (Gli chiesi: "A chi spara, per esempio? Nominò allora il fratello Karl ma subito, un po' turbato, aggiunse vari altri nomi di pa· renti e di compagni.) LJ Una mattina, dato il buongiorno alla madre, mentre lei lo accarezzava le disse: "Adesso salgo su di te: tu sci una montagna e io mi ci arram· pico." Qualche minuto dopo soggiunsc: "Io so correre più di te: io posso correre su per le scale c tu no." In questo stesso periodo riprese a giocare. Ora giocava con piacere e senza stimcarscnc, specie in compagnia; col fratello e con i compagni giocava a qualsiasi cosa, però cominciò a giocare anche da solo. Giocava all'impiccagione; oppure proclamava di aver decapitato il fratello e la "Qua!c:he tempo prima aveva ossenoato: •Mi piacerebbe vedere morite qualcuno; non c:om'~ uno quando è già mono, ma vedere quando sta mor~ndo e poi com'è qu1ndo
~ mono.~
sorella e di aver preso a schiaffi le loro teste, spiegando: "Si può fare cosl con queste teste, tanto non si possono vendicare" e diceva che lui era un "carnefice". Una volta lo vidi fare questo gioco con i pezzi degli scacchi: i pezzi erano persone, uno era un soldato e un altro era il re. Il soldato diceva al re: "Sporco animale." Perciò veniva condannato e imprigionato. Poi veniva picchiato ma non sentiva niente perché era morto. Allora il re incuneava la sua corona nel foro del piedistallo del soldato e lo faceva risuscitare. Poi chiedeva al soldato se l'avrebbe rifatto ancora e poiché il soldato rispondeva "No" lo faceva arrestare soltanto. Uno dei suoi primi giochi fu il seguente: impugnava la sua trombetta e diceva di essere contemporaneamente un ufficiale, un alfiere e un trombettiere; poi aggiungeva: "Se papà era un trombettiere e non mi voleva portare alla guerra io mi sarei preso la mia trombetta e il mio fucile e sarei andato in guerra da solo senza di lui." Giocava anche con delle figurine, ua le quali c'erano due cani: uno lo chiamava "bello" e l'altro "brutto"; quando nel gioco i due cani rappresentavano persone, "bello" era lui e "brutto" era il padre. Sia i giochi sia le fantasie denotavano un'enorme aggressività verso il padre nonché, ovviamente, la sua già ampiamente manifesta passione per la madre. In questo stesso periodo divenne chiacchierone e allegro, passava ore a giocare in compagnia di altri bambini, e in ultimo mostrò un sempre maggiore desiderio di conoscere in generale, di apprendere tutto, tanto che in breve tempo e con un':assistenza minima da pane dei grandi imparò a leggere. Manifestò una tale avidità nella lettura da apparire quasi un bambino precoce, Le sue domande persero la caratteristica ossessiva della monotona ripetizione. Questi cambiamenti erano senza dubbio il risultato della liberazione della sua fantasia dai vincoli che precedentemente la frenavano; e le caute interpretazioni che gli avevo dato solo occasionalmente avevano avuto l'unico scopo di essergli in una certa quale misura d'ausilio in tutto questo, Riferirò ora una conversazione di straordinaria importanza che ebbe luogo tra noi due. Prima però debbo fornire una precisazione. Per Fritz lo stomaco aveva un significato tutto particolare. Nonostante le spiegazioni e i ripetuti chiarimenti egli restava attaccato all'idea, espressa in varie occasioni, che i bambini crescono nello stomaco della madre. Lo Stomaco aveva inoltre per lui significati diversi c carichi di emotività. "Stomaco" era una parola che aveva sempre sulle labbra e che usava nelle occasioni più disparate e impensabili. Per esempio a un compagno che un giorno gli disse: "Vattene nel tuo giardino", lui replicò: "E tu tornatene nello stomaco tuo." Spesso si prendeva dei rimproveri perché alle domestiche che gli chiedevano dove stesse una certa cosa era solito rispondere: "Nello stomaco tuo." Inoltre a tavola si lamentava talvolta,
Copltolo primo
ma piuttosto di rado, di "freddo allo stomaco" e affermava che era dovuto all'acqua fredda; in effetti aveva una spiccata antipatia per i piatti freddi. Una volta manifestò a sua madre la sua curiosità di vederla completamente nuda e subito precisò: "Vorrei vedere pure il tuo stomaco e quello che ci sta dentro." Alla mamma che allora gli chiese: "Intendi dire il posto nel quale stavi tu?", rispose: "Sl, vorrei guardare dentro il tuo stomaco per vedere se dentro ci sta un bambino." Qualche tempo dopo dichiarò: "Io sono molto curioso, io voglio sapere tutto quello che si pUò sapere a questo mondo." Chiestogli cos'era che bramava tanto conoscere disse: "Come sono fatti il tuo buco per la vivì e quello della cachi. E [ridendo] guardarci dentro quando tu stai al gabinetto e, senza che tu lo sai, vedere il tuo buco della vivl e della cachi." Qualche giorno più tardi suggerl alla madre che si poteva andare tutti insieme al gabinetto e "fare la cachi" contemporaneamente uno sopra l'altro, la madre, i fratelli, le sorelle e, sopra tutti, lui. Alcune osservazioni da lui espresse sporadicamente avevano già fatto chiaramente intendere quale fosse la sua teoria sessuale, poi chiaramente manifestata nella conversazione che fra poco riferirò. Nella sua teoria i bambini erano fatti con il cibo c identificati con le feci. Una volta aveva parlato delle sue "cachi"' come di bambini cattivi che non volevano venire. In un'altra occasione era stato immediatamente d'accordo con un'interpretazione che gli era stata fornita e cioè che le feci che in una delle sue fantasie andavano su c -giù per le scale erano dci bambini. Una volta disse all3 sua "cachi" che l'avrebbe picchiata perché veniva giù così piano e cosl dura, Ecco ora la conversazione tra me e lui, t di mattina presto; lui sta seduto sul vasetto da notte e mi racconta che le "cachi" sono già sul terrazzo, che sono risalite di sopra e non vogliono scendere in giardino (tennine che egli usava anche per designare il vasetto). Gli chiedo: "Allora sono loro i bambini che crescono nello stomaco?" Mi accorgo subito che l'argomento lo interessa e perciò proseguo: "Sì, è vero che le cachi sono fatte con la roba da mangiare; i bambini veri però non sono fatti con la roba da mangiare." E lui: "Questo lo so, sono htri con il latte," "No, non con il latte, con qualcosa che il papà fabbrica e con l'uovo che sta dentro la mamma." Ora presta molta attenzione e chiede maggiori dettagli, Quando riprendo a spiegare cominciando dal piccolo uovo m'interrompe per dirmi "Questo lo so." Proseguo: "Papà col suo vivì può faòbricare qualche cosa che effettivamente somiglia al latte e che si chiama seme; non ne fa tanto. Il vivì di mamma è differente da quello di papà." Lui torna a interrompermi: u Ma sl, questo lo so!" e io continuo: "Quello di mamma assomiglia a un buco. Se papà mette il suo vivi in quello di mamma e ci mette il seme allora il seme penetra nel corpo della mamma e quando incontra qualcuna delle ovicine che stanito
SvlluppodlunHm&lno
dentro la mamma succede che il piccolo uovo conùncia a crescere e diventa un bambino." Fritz ascolta con molto interesse e dice: "Quanto mi piacerebbe vedere come si fa là dentro un bambino a questo modo!" Gli spiego che ciò è impossibile fin quando lui non sarà diventato grande e che allora lo farà da sé. "Ma io allora vorrei farlo con la mamma." "Non sì può, perché la mamma non può essere tua moglie, è già moglie di papà; poi papà non avrebbe più moglie." "Ma potremmo farlo tutti e due con lei." "No, non si può: ognuno ha soltanto una moglie e quando tu sarai grande mamma ormai sarà vecchia: allora tu ti sposerai con una ragazza giovane e bella e quella sarà tua moglie." A questo punto, con le labbra uemule e gli occhi umidi di pianto, dice: "Ma non potremmo stare tutti insieme nella stessa casa con mamma?" "Sicuro, e mamma ti vorrà sempre bene, solo che non ti può essere moglie," Si mise allora a chiedere molti particolari: come si nutre il bambino quando sta dentro la mamma, di che è fatto il cordone ombelicale, come fa ad andar via; era estremamente interessato e non manifestava la minima resistenza. Alla fine concluse: "Ma mi piacerebbe vedere almeno una volta come si fa dentro un bambino e come esce." In questa conversazione, che dissolse quasi completamente la sua teoria sessuale, egli manifestò per la prima volta un autentico in.teresse per quelle spieguìoni sessuali che in passato aveva rifiutate e che solo ora assimilò veramente, Come dimostrarono successive osservazioni da lui fatte occasionalmente, egli incorporò veramente queste nozioni nell'insieme delle sue conoscenze. Dopo questa conversazione anche il suo straordinario interesse per lo stomaco diminuì fortemcnte. 2o Tuttavia non mi sentirei di asserire risolutamente che questo interesse perse totalmente la sua peculiarità emotiva né che il bambino rinunciò completamente alla sua teoria sessuale. A proposito della pcrsistenza parziale di una teoria sessuale infantile anche dopo che è stata resa conscia, ho sentito una volta Ferenczi esprimere l'opinione che una teoria sessuale infantile è in un certo senso una costruzione astratta che ha come punto di partenza delle sollecitazioni piacevoli di alcune funzioni e che, finché tali sollecitazioni permangono, continua in una certa qu:J.!e misura la pcrsistenza della teoria. In un lavoro, presentato all'ultimo Congresso, Abraham (1910) ha
Di nonna continuò ad an d~ re regolarmente di col'pO; qualche volra però lcnumente e con un po' di difficolt~. L'analisi insomma non provocò c:ambiamcnti pennanenti né nell'alimentaz.ionc né nella digestione, ma soltanto delle ~lterazioni che si presentavano O<:casionalmcnte.
C.pltolo Fimo
dimostrato che l'origine delle teorie sessuali va ricercata nell'avversione del bambino ad accettare la conoscenza della funzione svolta dal genitore di sesso opposto. Alla stessa conclusione è giunto R6heim studiando le concezioni sessuali dei popoli primitivi. Nel caso da me presentato il parziale persistere della teoria può essere stato determinato dal fatto che io avevo interpretato solo una parte del materiale analitico, e dal fatto che una pane dell'erotismo anale inconscio era ancora operante. Ad ogni modo fu soltanto con la risoluzione della teoria sessuale che la resistenza a conoscere i reali processi sessuali poté essere superata. D'altra parte la sua accettazione della realtà dei processi sessuali non fu inficiata dalla parziale persistenza della sua teoria. 21 In una cena quale misura egli arrivò a un compromesso tra la realtà e la teoria rimasta parzialmente fissata nel suo inconscio, come è dimostrato da un commento che egli stesso fece a una sua fantasia. Ben nove mesi dopo la nostra conversazione, Fritz raccontò una fantasia nella quale il grembo della madre era raffigurato come una casa perfettamente ammobiliata; specialmente lo stomaco era completo di tutto, comprese vasca da bagno e saponiera. Il suo commento finale fu: "So che non è realmente così, ma è così che la vedo."' Dopo le spiegazioni e il riconoscimento dei processi sessuali, comparve in primissimo piano il complesso edipico, come appare chiaramente da questa sua fantasticheria che ebbe luogo tre giorni dopo l:!. conversazione da me precedentemente riferita; essa prese l'avvio dal racconto di un sogno e prosegui - mentre io intervenivo qua e là con qualche interpretazione - senza soluzione di continuità. "C'era una grossa auto, che assomigliava a un tram. C'erano pure i sedili. C'era anche un'auto più piccola che le correva accanto. Tutte c due avevano il tetto apribile, che poi si chiudeva quando pioveva. Allora le auto correvano contro un tram e lo respingevano. Poi l'auto grande saliva sopra il trllm portandosi appresso quella piccola; a questo punto si stringevano assieme tutti e tre, il tram e le due auto. Il tram aveva l'asta elettrica, sai cosa voglio dire, no? L'auto grande aveva invece una bella cosa in ferro, di color argento, mentre la piccola aveva qualcosa come due piccoli uncini. Quella piccola stava fra il tram e l'auto grande. Poi tutti e tre andavano su un'alta montagna e poi scendevano giù rapidamente. Le due auto stavano Il pure la nOtte: quando venivano i tram le auto li respingevano, e se uno faceva cosl - e muoveva un braccio allora ritornavano subito. n Io gli spiegai che l'auto grande era il papà, il tram la mamma e l'auto piccola lui: che lui si era messo in mezzo ua papà c mamma perché desiderava tanto metter da parte papà e fare con "Una volta a pranto disse: "Quesd gnoeebi di pasta sei voleranno difilati nel eamlc~;
e un'altra volta a propo~ito della marmcUata (ehc però non poteva soffrire): "La mar· mellata va già dritta nel vivi."
SYIIuppo di un bambino
lei quello che soltanto al papà è pennesso fare, Dopo una breve esitazione accettò la mia interpretazione, ma subito proseguì: "Le due auto, la grande e la piccola, se ne vanno via e tornano a casa loro e si mettono a guardare dalla finestra. t: una finestra molto grande. Allora vengono due auto grandi. Una era il nonno, l'altra era proprio papà. La nonna non c'era perché... - esitò un poco e poi, tutto serio, - perché era morta." Mi guardò, ma io rimasi impassibile e lui riprese a parlare, "Poi tutti insieme scendevano dalla montagna. Un autista apriva le porte col piede, un altro coi piedi apriva quelle cose che si girano [le maniglie]. Il primo autista cominciò ad ammalarsi; era il nonno." Mi guardò ancora interrogativamente c visto che non battei ciglio, proseguì: "L'altro autista gli diceva: 'Ehi, tu, brutto animale, se vuoi una sberla te la do subito!'" Gli chiesi chi era l'altro autista e lui: "Sono io. E allora i nostri soldati lo buttano giù; erano tutti soldati, fanno l'auto a pezzi, lo picchiano, l'imbrattano di carbone e glielo ficcano pure nella bocca; [e, in tono rassicurante] lui crcdc\'a che era un dolce, sai, perciò se lo prendeva; invece era carbone. Allora rutti facevano il soldato e io facevo l'ufficiale; avevo una bellissima divi~ e [assumendo una posa marziale] stavo tutto dritto e cosl tutti mi seguivano. Allora (a lui stesso] gli tolsero il fucile; lui poteva camminare solo così (e camminava piegato in due]." Poi con tono più gentile: "Siccome gli avevano tolto il fucile, i soldati gli diedero poi una baionetta e una medaglia. lo ero l'ufficiale e mamma l'infenniera [nei suoi giochi l'infenniera era sempre la moglie dell'ufficiale] c Karl, Lena e Anna [il fratello e le sorelle] euno i miei figli e avevano una magnifica casa che vista da fuori sembrava una reggia, n non era ancora completata; mancavano le porte e il tetto, non era finita ma era bella lo stesso. Quello che mancava lo costruivamo noi." Ora accettava senza difficoltà la mia interpretazione del significato simbolico della casa non finita ecc. "Il giardino era molto bello e stava sul tetto, Per andarci prendevo sempre una scala; io mi ci sapevo arrampicare bene da solo ma Karl, Lena e Anna no e mi toccava aiutarli. Pure la camera da pranzo era molto bella, dentro ci crescevano alberi e fiori. ~ facile, basta metterei un po' di terra e le cose crescono da sole. Allora veniva nonno cd entrava zitto zitto [e imitava la caratteristica andatura del nonno]; aveva una pala e voleva seppellii-c qualcosa, Allora i soldati gli sparavano e - ancora con tono molto serio - lui muore," Dopo aver a lungo seguitato a raccontare di due re ciechi, che lui stesso precisava essere rispettivamente il padre c il nonno materno, aggiunse: "Il re aveva delle scarpe così lunghe che arrivavano da qui sino all'America, uno ci poteva entrare dentro e c'era "Un giorno in eui la madre lo aveva teneramente chia~JU~to ~Bamboletta mia• le aveva risposto risentito: ~Bambolena dillo a Lena e ad Anna che sono femmine, a me chiamami 'Caro reuccio mio'.~
moltissimo posto; ci si mettevano a dormire la notte i bambini appena nati!" Nel periodo immediatamente successivo a questa fantasia il piacere che traeva dal giocare aumentò e divenne definitivo. Adesso giocava da solo per ore intere, traendone lo stesso piacere che provava nel raccontare le sue fantasie.n Certe volte diceva con schiettezza e risolutezza: "Adesso mi metto a giocare quello che ti ho raccontato" oppure: "Non lo racconterò, lo giocherò." Poiché è comune che le fantasie inconsce trovino espressione nelle attività ludiche, riterrei probabile che nel caso di Fritz, come senza dubbio in altri casi analoghi, quando si manifestava un'inibizione della fantasia si dava anche una inibizione del gioco; infatti allorché scompariva l'una scompariva anche l'altra. Ora rilevai che certi suoi giochi e attività che lo avevano interessato in passato erano stati messi da parte. Alludo specialmente a quei giochi senza fine del cocchiere o dell'autista ecc. che consistevano generalmente nello spingere panche, sedie, cassette, farle scontrare tra loro o sedervisi sopra. Non aveva invece abbandonato l'abitudine di correre alla finestra ogni volta che sentiva sopraggiungere qualche veicolo, però si mostrava solo molto contrariato se non aveva fatto in tempo a vederlo. In passato, al contrario, poteva restare per ore fermo davanti ai vetri della finestra o sull'uscio di casa unicamente allo scopo di osservare le macchine che passavano. L'impellenza e l'esclusività con le quali si era allora impegnato in questa attività me le aveva fatte apparire come attività di tipo ossessivo.24 Ultimissimamcnte aveva rinunciato a queste parvenze di giochi anche quando mostrava di essere profondamente annoiato. Una volta che non si sapeva come distrarlo, gli si disse di provare a fare il gioco dci veicoli in un ahro modo, più interessante di quello solito. "Niente è interessante", rispose. Quando invece riprendeva a fantasticare ricominciava contemporanC3mente a giocare o, più esattamente, a dare un vero e proprio nuovo avvio al gioco. Alcuni dei giochi che imprendeva perlopiù servendosi di figurine, di modellini di animali, di persone, di veicoli e di blocchetti da costruzioni, rappresentavano, è vero, spostamenti in auto o in carrozza oppure cambi e modifiche di abitazione, ma questo era soltanto un aspetto iniziale del gioco, che subito era portato avanti nei modi più vari e con una ricchezza di immaginazione che il bambino non aveva mai mostrato in passato. Questi giochi finivano perlopiù in bat11 ln que5to periodo una mattina fece con le coperte del letto "una torre•, ei si inuodus:se dentro ed e1damò: "Sono lo spuue:~mino che pulisce i COJmini." .. Il suo interesse per i veicoli, per le pone, i fabbri c le serrature è tuttora spiccato: esso ha soltanto perduto il suo carattere ossessìvo ed esclusivo; anche a questo riguardo, dunque, l'analisi non ha indso alla base sulla rimozione ma ha solo aiutato a far superare l'impulso osscssivo.
Swlluppo cfl un lwomblno
taglie contro gli indiani o i briganti o tra ciVili e soldati, questi ultirili essendo perlopiù impersonati da lui con le sue truppe. Quando, alla .fine della guerra, il padre era stato smobilitato, il bambino aveva sentito dire che aveva restituito la divisa e tutto l'equipaggiamento. Questo lo aveva colpito molto, specialmente l'idea della restituzione del fucile e della baionetta. Subito dopo aveva inventato un gioco nel quale dei civili erano andati a rubare qualche cosa ai soldati. Perciò i soldati li avevano maltrattati spaventosamente e li avevano uccisi, Il giorno dopo che aveva raccontato la fantasia delle auto fece il seguente gioco, che mi spiegò man mano che lo eseguiva: .. I solda d hanno messo in prigione un indiano; lui confessa di essere stato cattivo. Loro gli dicono: 'Noi sappiamo che tu sei stato ancora più cattivo di quanto dici', gli sputano in faccia, gli fanno la vivl e la cachi addosso, lo mettono nel gabinetto e gli fanno tutte queste cose, Lui urla e la vivì gli va dritta in bocca, Un soldato se ne va e allor:l un altro gli dice: 'Dove vai?' 'Vado a cercare del letame per gettarglielo addosso.' L'uomo cattivo fa la vivi in una paletta e gliela buttano in faccia." Gli chiesi che reato avesse commesso esattamente: "Era stato cattivo; non voleva che andassimo al gabinetto per fare i bisogni là dentro." Poi raccontò che nel gabinetto, assieme all'uomo cattivo che c'era stato mesSo, c'erano due persone che facevano opere d'arte, A quell'epe<:a aveva spesso detto con scherno alla cana igienica con la quale doveva pulirsi dopo essere andato di corpo: "Ma prego, signore, si mangi questa." Quando gli fu chiesto perché lo diceva spiegò che la carta igienica era il diavolo che doveva mangiare la cachi. Un altro giorno raccontò che "un signore aveva perso la cravatta; l'aveva cercata per un sacco di tempo e alla fine l'aveva ritrovata." Un'altra volta ancora mi disse che al diavolo erano stati tagliati collo e piedi. Il collo non poteva camminare finché non gli venivano fatti i piedi. Perciò il diavolo poteva stare solo coricato e non poteva più andare per strada. La gente credeva così che fosse mono. Un'altra volta inventò che mentre guardava dalla finestra c'era uno che lo teneva, era un soldato, che lo spingeva e lo buttava di sotto e allora il diavolo era morto. Questa fantasia mi parve spiegare una paura (non ne aveva quasi mai) insorta in lui alcune settimane prima mentre stava guardando fuori dalla finestra tenuto da una domestica che era alle sue spalle; all'improvviso s'impaurì e si calmò solo quando la ragazza lo lasciò. In una successiva fantasia apparve chiaro che la paura era in stretto rapporto con la proiezione dei suoi desideri aggressivi inconsc:i. 25 Questa fantasia si manifestò in un lJ Durante questo periodo d'osservazione, specialmente negli ultimissimi tempi, mostrava ogni tanto ne1Je fantasie e nei giochi una cena apprensione c un riuarsi di fronre ai propri impulsi aggressivi. Talvolta, nel bel mu.zo dell'eccitaz.ione di un gioco agli indiani o ~i bripnti, dice~ che non vale~ giocare più, che aveva paun, ed era
l
C.pltola primo
gioco nel quale un ufficiale nemico veniva ucciso, torturato e poi resu~ scitava. Alla domanda di chi rappresentasse l'ufficiale, cioè lui, nel gioco, rispose: "lo sono papà, è chiaro." E prosegui dicendo che poi tutti diven~ tavano molto gentili con lui e gli si rivolgevano dicendo (e qui Fritz faceva la voce dolce): "Sì, tu sei papà, allora vieni qui vicino," In una seconda fantasia, analoga a questa, dove c'era ancora l'ufficiale che resu~ scitava dopo avere subito le più svariate torture, accecamenti e ferite, il bambino raccontava che, dopo tutto questo, si volevano ancora bene e aggiungeva: "lo ho rifatto a lui quello che lui aveva fatto a me, e perciò adesso non sono più in collera con lui; se non glielo avessi rifatto sarei stato ancora arrabbiato." In questo periodo si divertiva molto con la creta e spesso dichiarava di stare a cucinare nel gabinetto (il gabinetto era una scatola di cartone con una fossetta centrale dove soleva fare anche altri giochi).u Una volta durante un gioco mi mostrò due soldatini e un'in~ fenniera dicendo che erano lui, il fratello e la mamma, Gli chiesi chi dei due fosse lui: "lo sono quello che giù in basso ha una cosa che punge." Gli chiesi che cosa fosse che pungeva giù in basso, e lui: "Il vivì." "Ma il vivì punge?" "Nel gioco no, ma nella realtà sl ... no; mi sbaglio è il con~ trario, non nella realtà, nel gioco," Man mano che il tempo passava i racconti della sua fantasia si facevano sempre più abbondanti e frequenti: perlopiù il protagonista era il diavolo, altre volte il capitano, gli indiani, i briganti, le bestie selvagge; verso tutti questi personaggi, sia nelle fantasie sia nei giochi che le accompagnavano, il sadismo traspariva in modo evidente, così come appariva chiaramente che i suoi desideri erano sem~ pre in rapporto alla madre. Spesso indugiava nel racconto di come cavava gli occhi o tagliava la lingua al diavolo, all'ufficiale nemico, al re; di come possedeva un fucile che poteva mordere, come gli animali acquatici. Egli diventava sempre più forte e potente, nulla poteva ucciderlo, e ripe~ teva continuamente che il suo cannone era così lungo che arrivava fino al cielo, Onnai non ritenevo più necessario fornirgli interpretazioni sistematiche e mi limitavo perciò a dargli occasionalmente delle prccisazioni su questo o quel singolo argomento per renderglielo conscio. Avevo inoltre l'impressione, da come si configuravano in complesso i giochi e le fantasie e da qualche sua osservazione, che una buona pane dci suoi complessi fosse onnai conscia o almeno prcconscia, e pensavo che ciò fosse sufficiente. Una Volta per esempio stava seduto sul vasetto e diceva che quasi dubbio che faceva uno sforzo tremendo per mostrarsi col':lggioso. Pure in quello stesso periodo, se gli capitava di farsi male, diceva: ~Bene! Questa~ la punizione perch6 $Ono stato cattivo.~ mc~~,?: ;!~~~~:~~~-piaciuto giocne con la sabbia e il fango, ma molto epi~odica-
SvllvppodlvniNomblno
avrebbe fatto dei panini; quando la mamma gli sedette vicino sollecitandolo: "Ebbene, allora falli presto", egli rispose: "Tu sei contenta quando io ho molta pasta", commentando subito dopo: "Ho detto pasta invece di cachi." Una volta terminato esclamò: "Come sono bravo ormai, guarda che uomo grande che ho fatto. Se mi dessero pasta a sufficienza, sarei capace di fare una persona. Mi basterebbe soltanto qualche cosa di aguzzo per fare gli occhi e i bottoni." Erano uascorsi circa due mesi da quando avevo cominciato a dare interpretazioni solo occasionalmente allorché mi capitò di dover interrompere i contatti con lui per un periodo di più di due mesi. Durante questo periodo si ebbero chiare manifestazioni di quell'angoscia (paura) che si era già preannunciata nel rifiuto, mentre si divertiva coi compagni, di continuare a giocare agli indiani e a guardie e ladri, giochi che prima faceva con tanta passione. Tranne che per un breve periodo intercorso tra i due e i tre anni, durante il quale aveva sofferto d'incubi notturni, egli non aveva mai manifestato di essere soggetto a paure, o comunque non se ne erano mai osservati segni. Quest'angoscia poteva perciò essere un sintomo determinato dal progresso dell'analisi; poteva anche essere dovuta a suoi più energici sforzi di rimuovere quanto ora affiorava alla sua coscienza. Le manifestazioni di paura parevano anche ~ssere causate dall'ascolto di favole di Grimm; negli ultimi tempi il bambino si era molto appassionato a scntirle raccontare e si era notato che mentre le ascoltava spesso insorgeva la pauraP Poteva anche avervi contribuito il fatto che la madre era stata ammalata per qualche settimana e quindi impossibilitata a occuparsi del bambino così attaccato alla sua persona; questo poteva aver facilitato la conversione della libido in angoscia. L'angoscia si manifestava soprattutto al momento di addormentarsi, cosa che, rispetto al passato, avveniva ora spesso molto lentamente. Di tanto in tanto accadeva anche che la paura lo facesse svegliare di soprassalto. Oltre all'angoscia si manifestarono altri fatti regressivi. Non giocava quasi più da solo; le storielle che raccontava erano molto più rare, mentre si era notevolmente accresciuta la sua smania d'imparare a leggere tanto da fare una decisa impressione di esagerazione: voleva passare le ore a leggere e a ripetere. Era anche diventato molto più cattivo c meno allegro. Quando tornai ad avere la possibilità di occuparmi di lui - sebbene soltanto sporadicamente - mi raccontò, ma contrariamente a come era sempre stato in passato solo dopo aver superato delle fortissime resistenze, un sogno che l'aveva atterrito e di cui gli era rimasta la paura anche du. ,. Prima deU'inizio dell'analisi egli aveva una Ione avversione per le favole dci Grimm, che invece er:ano diventate le sue preferite quando er:ano subentrati i primi miglior:amcnti.
C.pltolo primo
rante il giorno. Aveva sognato di stare guardando dei libri illustrati con figure di cavalieri: un libro si era spalancato e ne erano usciti fuori due uomini. Lui col fratello e le sorelle si aggrappavano alla mamma e volevano fuggire. Arrivavano alla porta di una casa e Il una donna diceva loro: "Non potete nasc:ondervi qui." Essi però si nascondevano lo stesso cosicché gli uomini non li poterono trovare. Il sogno fu raccontato con notevoli sfoni e resistenze; queste aumentarono ancora di più allorché mi accinsi a interpretarlo, tanto che dovetti usare la massima cautela, e fare un'interpretazione molto breve e incompleta, per non render più ansioso il bambino. Non ottenni che poche associazioni eccetto il particolare che gli uomini avevano bastoni, fucili e baionette. Quando gli spiegai che questi rappresentavano il grande vivì del padre, che egli a un tempo desiderava e temeva, obiettò che "quelle armi erano dure mentre il vivì è morbido n. Allora gli spiegai che anche il vivl diventa duro proprio per fare quello che lui stesso una volta aveva detto che desiderava fare e l'interpretazione venne accolta senza molta resistenza. A questo punto riprese il racconto per dire che in certi momenti gli era parso che uno dei due uomini si era ficcato nell'altro e che non c'era più che un solo uomo. ~ indubbio che la componente omosessuale in pass.tto scarsamente avvenita stava ora diventando più rilevante, come apparve evidente anche in suoi sogni e fantasie successivi. Ecco un altro dei suoi sogni, al quale però non erano associate paure. Dappertutto, dietro specchi, porte ecc., c'erano lupi con lunghe lingue penzolanti. Lui sparava e quelli morivano; non aveva paura perché era più forte di loro. In seguito vi furono anche altre fantasie nelle quali figuravano lupi. Una sera in cui prima di addormentarsi era più impaurito del solito, disse che a incutergli paura era il buco nel muro (una bocca d'aria per il riscaldamento) da cui filuava luce che si rifletteva sul soffitto come un grosso buco, attraverso il quale un uomo con una scala poteva salire sul tetto. Chiese inoltre se il diavolo non fosse lì seduto sul buco della stufa. Disse che in un libro illustrato aveva visto questa scena: una signora è nella propria camera; all'improvviso vede il diavolo che si siede sulla stufa con la coda che ne esce fuori. Lo svolgimento delle associazioni successive mostrò che il bambino aveva paura che l'uomo con la scala potesse montare su di lui e fargli qualcosa di male alla pancia e alla fine confessò di avere paura per il proprio vivi. Non mOlto tempo dopo lo udii di nuovo parlare di "freddo alla pancia", un'espressione che si era fatta molto rara. Nella conver53zione che ne seguì mi raccontò la seguente fantasia sullo stomaco e sulla pancia. "Nello stomaco c'è una stanza con dcnuo tavoli e sedie. Qualc:uno si siede su una sedia e appoggia la testa sul tavolo; allora tutta la casa crolla, il soffitto crolla sul pavimento, crolla anche il tavolo, tutta la casa
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rotola giù." Alla mia domanda: "Chi è il 'qualcuno' seduto "sulla sedia e come ha fatto a entrare lì dentro?", rispose: "È un bastoncino, Attraverso il vivi è entrato nella pancia e poi nello stomaco." All'interpretazione che gli diedi o.fferse stavolta scarsa resistenza. Gli dissi che aveva immaginato sé stesso al posto della mamma e desiderato che il papà facesse con lui quello che faceva con la mamma; però aveva paura (come pensava avesse anche la mamma) che quel bastone -il vivì di papà -penetrando nel vivì gli avrebbe fatto male e quindi anche dentro la pancia e dentro lo stomaco sarebbe stata distrutta ogni cosa. Un giorno mi disse della paura che gli metteva una favola dei fratelli Grimm. Era la storia di una strega che dava del cibo velenoso a un uomo che a sua volta lo dava a un cavallo che moriva. Il bambino diceva che le streghe gli facevano molta paura perché poteva anche darsi che non era vero quello che gli avevano sempre detto, che le streghe non esistono: ci sono delle regine che sembrano tanto belle e che invece sono delle streghe. Inoltre gli sarebbe molto piaciuto sapere quale aspetto ha il veleno, se è un liquido o un solido. 21 Quando gli chiesi perché aveva tanta paura che la mamma gli potesse far del male, che cosa le avesse fatto o desiderato nei suoi riguardi, Confessò che quando era.arrabbiato desiderava che sia lei sia il papà morissero; che qualche volta tra sé e sé aveva detto "mamma schifosa". Aggiunse anche di essere molto irritato contro di lei per le volte che gli ave~a proibito di giocare col suo vivl. Nel corso di questa conversazione risultò inoltre che_la sua paura derivava anche dall'idea che ci fosse un soldato che voleva avvelenare lui, Fritz; un soldato misterioso che davanti alla vetrina di un negozio lo guardava quando lui stava per saltare sopra un carretto. Gli fornii l'interpretazione che il soldato era suo padre che desiderava punirlo per le sue riprovevoli intenzioni di saltare sul carretto - la mamma - e allora, cosa che non aveva mai fatto in passato, Fritz chiese ragguagli sull'atto sessuale. Come faceva l'uomo a introdurre il suo vivì, se a papà sarebbe piaciuto fare un altro bambino, quanto si deve essere grandi per essere capaci di fare un bambino, se zietta (io) potesse fare la stessa cosa con la mamma ccc. La resistenza era poi diminuita ancora di più. Dopo dì allora, infatti, prima di cominciare a riferire qualcosa, chiedeva allegramente se quello che egli riteneva "spaventoso" si sarebbe poi dimostrato, una volta che glielo avessi interpretato, qualcosa di piacevole, come era accaduto tutte le altre volte. Affermava inoltre di non aver più paura di quelle cose che gli avevo spiegato anche quando ci pensava da solo. u Ciò sembra avere rappono con l'interesse che aveva intanto manifenato sul come rrui l'acqua ~ liquida e sul perçht! cene cose sono solide e altre invece sono liquide. L'angoscia era evidente in questo suo particol~ interes.se.
C.pholo primo
Purtroppo il significato del veleno non poté essere ulteriormente chiarito in quanto j) bambino non fornì altro materiale al riguardo. In genere le interpretazioni con l'aiuto delle associazioni si potevano fare solo di tanto in tanto; di norma erano ulteriori idee, sogni e storie che illuminavano e completavano ciò che egli aveva fornito in precedenza. Questo spiega anche perché le mie interpretazioni fossero a volte molto carenti. In questa fase, comunque, ricevetti una grande abbondanza di materiale, anche se per la maggior parte rimase non interpretato. Insieme alla sua teoria sessuale prevalente si potevano cogliere parecchie altre teorie sulla nascita e parecchie altre linee di pensiero, che ~mbravano predominare alternativamente sebbene fosse chiaro che sussistevano contemporaneamente. La strega della fantasia riferita per ultima portava alla ribalta una rappresentazione (che in quest'epoca ricorse frequentemente) che era a mio giudizio il risultato di una scissione della figura materna. Questo fatto mi sembrava peraltro confermato dall'atteggiamento talvolta ambivalente nei confronti del sesso femminile che negli ultimi tempi era apparso con una certa evidenza. In genere, a dire il vero, il suo atteggiamento sia verso le donne che verso gli uomini era molto cordiale, ma in certi casi osservai che mostrava verso le ragazza e anche verso le donne adulte un'inspiegabìle antipatia. Questa seconda figura femminile che il bambino aveva scisso da quella della madre amata, per poter conservare quest'ultima quale essa era, rappresentava la donna col pene, attraverso la quale, evidentemente anche per il bambino, passava la strada che poritava agli ormai chiari segni di omosessualità, Il simbolo della donna col . pene era ancora una volta la vacca, animale che gli era decisamente antipatico; tutte le sue simpatie andavano invece al cavallo.:ti! Tanto per dare un esempio, il bambino provava disgusto per la bava che la vacca ha alla bocca, c diceva che la vacca voleva sputarla addosso alla gente; del cavallo diceva invece che voleva abbracciare e baciare lui, Fritz. Non soltanto da queste fantasie ma da molte altre osservazioni egli lasciava capire in maniera inequivocabile che la vacca rappresentava per lui la donna col pene. Nell'orinare aveva mostrato spesso di identificare il pene con la vacca. Diceva per esempio: "La vacca sta facendo colare il latte nel vasino", oppure, sbottonandosi i calzoni: "La vacca si affaccia alla finestra." Può anche darsi che la paura per la strega che dava il veleno fosse determinata da un'altra ~a vecchia teoria sessuale, quella della fecondazione mediante il cibo. Per quanto riguarda l'accennato atteggiamento ambivalente, certo è che alcuni mesi prima non se ne rilevava traccia. Una volta infatti che »Dal materiale finora ottenuto non sono ancora riuscita a farmi un'idea chiara del significato del c:avallo: talvolta sembra essere un simbolo masc:hilc, talaltra uno fcm· minile.
5riluppodlun1Nmblno
aveva sentito qualcuno dire di una certa signora che era disgustosa aveva chiesto stupito: "Una signora può essere disgustosa?" In un'altra occasione parlò, ancora con forti segni di resistenza, di un sogno a cui erano associate emozioni angosciose. Giustificò l'impossibilità di raccontarlo dicendo che era tanto lungo che per riferirlo gli sarebbe occorso tutto il giorno. Gli chiesi allora che me ne raccontasse solo una parte. "Ma la cosa spaventosa del sogno era proprio la lunghezza", replicò. Ben presto, però, apparve chiaro che la "lunghezza spaventosa" era quella dd vivl del gig2nte che era il soggetto del sogno. Esso riappariva sotto varie spoglie, in forma di un aeroplano che la gente cercava di trasportare dentro un edificio strano, senza terreno intorno e senza porte, eppure con tante persone alle finestre. Il gigante aveva delle persone appese per tutto il corpo e cercò di prendere anche lui, Fritz, Si tranava di una fantasia concernente il corpo del padre e quello della madre ed esprimeva anche il suo desiderio del padre. In questo sogno operava anche la teoria della nascita secondo la quale il padre (altre volte si tranava della madre) veniva partorito da lui per via anale. Alla fine del sogno era capace di volare da solo; poi, facendosi aiutare da altri già scesi da un treno metteva il gigante dentro il treno in moto, lo chiudeva a chiave e volava via con la chiave. Insieme interpretammo parecchie cose di quçsto sogno. In genere Fritz era molto interessato a interpretare e chiedeva sempre se tutte le cose che impnrava su di sé stavano "proprio dentro di lui"; domandava pure se qualunque adulto era in grado di fornire quelle spiegazioni ecc. Un'altra volta disse che aveva fatto un bel sogno ma che si ricordava soltanto che c'era un ufficiale con un colletto molto alto e che pure lui se lo metteva, Uscivano insieme da qualche posto ma siccome era buio lui cadeva. Dopo che gli interpretai che il sogno parlava ancora del suo desiderio di avere un vivl come quello del papà, si ricordò improvvisamente che era successa una cosa spiacevole: l'ufficiale lo aveva maltrattato, lo aveva trattenuto per terra e gli aveva impedito di rialzarsi ecc. Di tutte le associazioni libere connesse al sogno, in gran quantità stavolta, ricorderò solo un particolare venuto alla luce a proposito del luogo del quale uscivano lui e l'ufficiale. L'associazione che gli era venuta in mente risuardava la vetrina di un negozio di cui era innamorato perché c'erano tanti vagoncini carichi che andavano avanti c indietro su dei piccoli binari: si trattava quindi del desiderio di fare con la mamma, accompagnato dal padre, ciò che faceva il padre; ma il cadere stava a indicare che proiettava sul padre l'aggressività che nutriva nei suoi confronti. Credo che anche in questo sogno agissero delle determinanti erotico-anali e omosessuali molto forti (pure presenti nelle varie fantasie nelle quali immaginava che il diavolo abitava in caverne o in edifici strani).
Capholoprl....,
Dopo. questo nuovo periodo di osservazio~ accompagnate da analisi, specie dei sogni d'angoscia, e che durò circa· sei settimane, l'angoscia scomparve completamente, Sia l'addormentarsi che il sonno tornarono a essere perfetti. Non lasciò più nulla a desiderare in fatto. di gioco e di socievolezza. Rimaneva soltanto una lieve fobia che era insorta al tempo in cui era comparsa anche l'angoscia. Questa fobia si era instaurata dopo che certi ragazzi di strada lo avevano minacciato e infastidito. Aveva . quindi paura di attraversare la strada da solo e niente poteva convincerlo a farlo, Io. non potei sottoporre ad analisi questa fobia perché do.vetri intraprendere un viaggio, A parte questo, il bambino faceva un'ottima impressione, impressione che venne confermata quando lo rividi qualche mese dopo. Nel frattempo egli si era liberato dalla fobia in questo modo, come egli stesso mi riferl, All'inizio, subito dopo la mia partenza, aveva cominciato ad attraversare la strada di corsa, a occhi chiusi; poi aveva preso ad attraversarla, sempre di corsa, col capo voltato dall'altra parte, e infine aveva potuto farlo camminando normalmente." Nello stesso tempo· però (forse anche per effetto di questo suo sforzo di auroguarigione - ora infatti mi assicurava con orgoglio di non avere più paura di niente -), il bambino manifestò una decisa riluttanza per l'analisi, come pure una notevole avversione a raccontare storielle o ad ascoltare favole; ma questo era l'unico punto rispetto al quale si· era verificato un cam· biamento sfavorevole. Ora, la scomparsa manifestamente permanente della fobia- come potei verificare io stessa sei mesi più tardi- poteva essere soltanto un risultato dello sforzo di autoguarigione del bambino? O era forse, almeno in part.e, una conseguenza della cessazione del trattamento, cosa che sarebbe oltrerutto compatibile con quanto -si è soliti oSservare circa i sintomi che scompaiono dopo che il trattamento è stato ultimato? In realtà non avrei dovuto usare l'espressione "trattamento ultimato" per questo caso. In primo luogo delle semplici osservazioni accompagnate di tanto in tanto da interpretazioni non si possono definire "trattamento". Avrei dovuto parlare piuttosto di un caso di "educazione a carattere psi· coanalitico". In secondo luogo, e proprio per la stessa ragione, non me la sentirei di asserire che la mia cessazione costitul una conclusione. Il manifestarsi di una resistenza cosl attiva e l'avversione alle favole mostrate dal bambino inducono a ritenere probabile la necessiti di tornare ogni tanto a prcnaere nei suoi riguardi qualche provvedimento analitico,
[L'educazione assistita dalla psicomalisi] Queste considerazioni mi conducono alle conclusioni che vorrei trarre da questo caso, La mia opinione è che ogni volta che si educa un bam·
S.llu,.. cii un. ... mblno
bino ci si dovrebbe avvalere dell'ausilio della psicoanalisi; essa è in grado di fornire un aiuto che per l'educazione è estremamente prezioso e per la profilassi ha un valore incalcolabile. :t vero che questa mia opinione è sostenuta dall'esempio di un singolo caso nel quale la psicoanalisi si è rivelata un alleato estremamente valido nell'educazione del bambino, ma essa è anche corroborata dall'esperienza che ho potuto fare con alrri bambini il cui sviluppo non ha fruito di questo aiuto. Mi limiterò a riferire solunto i casi di due bambini che ho potuto seguire da vicino,30 i quali non mostrando alcun segno di nevrosi o anomalie d'altro genere possono es.~cre considerati completamente normali. Essi erano stati allevati con grande amore e sensibilità. Ad esempio un principio guida della loro educazione era sempre stato quello di !asciarli completamente liberi di domandare e di dare sempre risposta alle loro domande. Inoltre si era concessa loro la possibilità di esprimersi nel modo più libero e naturale senza per questo rinunciare a guidarli con amorevole fermezza. Soltanto uno di loro approfiuò (e in maniera molto limitata) della possibilità che gli era stata concessa di rivolgere domande e ottenere risposte su argomenti sessuali. Molti anni dopo - era quasi grande ormai - egli dichiarò che le risposte pur veritiere fornitegli all'epoca in cui faceva domande sulla nascita dei bambini gli erano sembrate completamente insufficienti e che quel problema aveva continuato a occupare i suoi pensieri per un lungo periodo, Le spiegazioni che allora gli erano state date non erano complete; anche se rispondevano alle domande formulate tacevano sulla funzione del padre. Ciò che è particolarmente rilevante, però, è che il bambino, benché intimamente assillato dal problema, e pur sapendo che non gli sarebbe mancata risposta se avesse avanzato domande in proposito, tuttavia, per ragioni di cui egli stesso era inconsapevole, se ne era astenuto. A quattro anni aveva manifestato sia una fobia di avere contatti fisici con le persone, specie adulte, sia una fobia degli scarafaggi. Esse durarono qualche anno c poi, un po' con l'aiuto dei genitori, un po' con l'abitudine, scomparvero gradualmente. Gli rimase però una ripugnanza per gli animaletti. lnoluc egli non manifestò mai in seguito il desiderio di stare con la gente, benché non presentasse un'avversione vera e propria per le persone. Per il resto, sia fiskamente sia psichicamentc, egli gode oggi di pcdetta salute. A mio giudizio sono però rimasti in lui, come tratti permanenti del carattere, una certa tendenza a isolarsi dalle persone, un'eccessiva riservatezza e altri elementi del genere; residui, credo, delle antiche fobie ancorché supernte felicemente, Quanto alla bambina essa si era mostrata sin dai primi mesi di vita estremamente dotata e fornita di una grnnde facilità di apprendere. Verso i cinque anni però il suo impulso a sapere diminuì '"Si tr:ttta di fnu:llo e soreU~. appartenenti a una famiglia di indmi conoscenti e del cui sviluppo sono quindi bene al corrente.
CopltDJO prlmD
moltissimo 31 ed ella cominciò a mostrarsi superficiale, apatica, senza pro~ fondi interessi, quantunque persistessero evidenti le sue buone capaciti intellettive; ancora oggi (la ragazza ha ormai quindici anni) non dimostra che un'intelligenza mediocre. Sebbene i buoni criteri educativi del pas-. sato, tuttora validi, abbiano contribuito molto allo sviluppo culturale e civile dell'umanità, l'educazione del singolo individuo costituisce, come i migliori pedagoghi hanno sempre saputo, un problema quasi insolubile. Chiunque abbia occasione dì osservare lo sviluppo dei bambini e si oc~ cupi particolarmente del carattere delle persone adulte sa che spesso i bambini più datari improvvisamente vengono a mancare alle aspettative l senza nessuna ragione apparente e nei modi più disparati. Alcuni che fino 1 a un certo momento sono stati buoni e docili diventano scontrosi e intrat~ tabili o apcrumcnte ribelli e aggressivi. Bambini allegri e cordiali diven; tano riservati e poco socievoli. In altri casi, doti intellettuali che promette~ vano di fiorire in misura veramente eccezionale sono stroncate sul nascere. Bambini molto intelligenti non di rado falliscono di fronte a un facile compito e quindi perdono il coraggio e la fiducia in sé stessi. Naturalmente succede anche spesso che questo genere di difficoltà dello sviluppo siano superate felicemente. Ma anche le difficoltà minori, che vengono superate perché attenuate dall'amore dei genitori, spesso ricompaiono anni dopo come grandi, insonnontabili difficoltà, e provocano un crollo o almeno molta sofferenza. I danni e le inibizioni che possono colpire lo sviluppo sono innumerevoli, senza contare tutti quelli che più tardi rendono tante persone vittime della nevrosi. Il riconoscimento della necessità di introdurre la psicoanalisi nell'educazione non comporta l'abbandono dei buoni criteri eduotivi del pamto. La psicoanalisi va considerata sussidiaria - una sorta di perfezionamento - dell'educazione, che ne lasci indenni i principi giusti e validi finora accettati.ll In verità i buoni educatori hanno in ogni tempo cercato - inconsciamente - la via giusta, tentando di affrontare con l'affetto e con la comprensione gli impulsi più profondi del bambino, a volte così "Questa ngazza non ha mai chiesto chiarimenti in materia sessuale. "A quanto mi risulta l'educazione non è cambiata neppure omcriormcnte. t uascono circa un anno c mcuo da quando ho c5posto le o:»<:rvazioni qui riferite. Ora Frirt. va a scuola, si adatta magnilic:~mCTite alle sue csig<:nzc, cd è considerato, a scuola come aluovc, un bambino ben educato, per nulla imbarazzato, naturale, c che si compona ades\latamcntc. La diffcrenu sostanziale, difficilmente avvcnibile da un osservatore non iniziato, sta in un atteggiamento di fondo completamente diveno per quanto riguarda i npporti tra maii'Stro e bambino. Si è cioa sviluppato un nppono assolutamente sincero e amichevole per cui le esigenze ,Pcdal!'o_gichc, che in alld c:ui riescono risultato di un'educazione assistita dalla psict»nalisi è dunsì alle solite esigenze educative, ma in base a presupposti
SYll~ppo
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bambino
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inafferrabili e a prima vista così riprovevoli. Quando il loro tentativo è stato seguito da insuccesso parziale o completo questo non era da impu- ' tarsi a loro ma agli strumenti in loro possesso. Nel bel libro di Lili Braun, Memorie dì una socialista, possiamo apprendere in qual modo essa cercasse di guadagnarsi la fiducia e la simpatia dei propri figli adottivi (ragazzi, credo, sui dieci-dodici anni) cercando, nell'imminenza del parto che stava per avere, d'istruirli sulle questioni sessuali. Rattristata e disperata di fronte al rifiuto e all'aperta resistenza incontrata dovette desistere dal tentativo. Quanti sono i genitori ardentemente desiderosi di conquistare l'amore e la fiducia dei loro bambini che, senza poter capire come sia accaduto, scoprono di non essere riusciti a onenere né l'uno né l'altra? Per tornare al caso di Fritz, che ho illustrato panicolareggiatamente: per quali motivi venne introdotta la psicoanalisi nell'educazione di questo bambino? Il bambino era affetto da una inibizione al gioco che si accompagnava a un'inibizione ad ascoltare e a raccontare storielle. Egli stava inoltre diventando sempre più taciturno, ipercritico, assente e poco socievole. Quantunque lo stato psichico del bambino in questa fase non si potesse definire "patologico", autorizzava a fare ipotesi, per analogia, sui possibili sviluppi. Le inibizioni nei riguardi del gioco, del raccontare, dell'ascoltare storielle e tutto il resto, la sua ipercrìtidtà nei riguardi di inezie, la sua svagatezza si sarebbero potuti tradurre più tardi in fatti nevrotici, c la tadturnità e la non socievolezza in tratti del carattere. Debbo poi aggiungere qualcosa che mi sembra molto importante: le accennate caratteristiche erano già presenti in varia misura - anche se non tanto rilevanti - quando il bambino era ancora molto piccolo; solo quando divennero più evidenti, e ad esse se ne aggiunsero altre, m'impressionarono moltissimo e mi indussero a ritenere opportuno intervenire con la psicoanalisi. E questo intervento si dimostrò determinante per lo sviluppo del suo carattere. Prima di questo intervento, infatti, come ancora dopo per un po' di tempo, il bambino aveva un'espressione pensierosa che era fuori del comune e che, come apparve evidente non appena cominciò a. parlare in maniera più sciolta c comprensibile, non andava assolutamente d'accordo con le osservazioni normali, benché certo non straordinariamente acute, che egli manifestava. La. sua allegra parlantina di oggi, il suo spiccato bisogno di compagnia, non soltanto dì coetanei ma anche di adulti, coi quali pure conversa spigliatamente e con naturalezza, sono spiccatamente in contrasto con il suo carattere di prima. Da questo caso ho potuto imparare però un'altra cosa ancora, e cioè quanto sia vantaggioso e necessario intervenire molto presto con l'educazione assistita dall'analisi: solo in questo modo è possibile infatti entrare in rapporto con l'inconscio del bambino non appena si è instaurato il
C.pllllloprlrno
contatto con il suo conscio, Le inibizioni o i tratti nevrotici possono allora essere facilmente eliminati nel momento stesso in cui cominciano a manifestarsi. Non ci sono dubbi che a tre anni e magari anche prima, il bambino normale, che con tanta frequenza mostra interessi assai vivaci, ha già la capacità intellettiva necessaria per capire, al pari di qualunque altra cosa, le spiegazioni sessuali che gli vengono date. È anzi probabile che la sua capacità sia maggiore di quella del bambino più grande, i( quale in materia sessuale è già ostacolato da una resistenza più forte, menue il più piccolo, la cui educazione non è ancora giunta a spingere troppo oltre i propri dannosi effetti, è in rapporto più intimo con i fatti naturali. t quindi a questa età, più che a quella del piccolo Fritz, il quale aveva già cinque anni, che si dovrebbe istituire l'educazione assistita dall'analisi. Per grandi che siano le aspettative, per il singolo e per un gran numero d'individui, che si possono riconnettere alla generalizzazione di un'educazione del genere, non bisogna però credere - e d'altra parte neanche temere - che essa possa operare veramente nel profondo e incidere oltre misura. Ogni volta che ci troviamo di fronte all'inconscio del bambino piccolo ci troviamo inevitabilmente di fronte a complessi già costituiti, abbiano un'origine filogenetica o un'origine ontogenetica. Ci troveremo, per esempio, di fronte al complesso di evirazione, che secondo Stlircke (1911) ha nel bambino piccolo un'origine ontogcnetica, che si fonda sulla scomparsa periodica del seno materno, seno che il lattante considera far parte del proprio corpo. L'emissione fecale è considerata una seconda fonte del complesso di evirazione. Nel caso di Fritz, benché nessuno avesse mai ventilato la più lontana minaccia di evirazione per il piacere della manipolazione onanistica manifestato schiettamente e senza timori, esisteva tuttavia un complesso di evirazione molto spiccato, certamente sviluppatosi in buona parte sulla base del complesso edipico. Come che sia, le radici di questo complesso, anzi di ogni complesso, sono troppo profonde perché si possa coglierle, Nel caso illustrato le basi delle inibizioni c dei tratti nevrotici del bambino risalivano, a mio giudizio, addirittura a un'epoca anteriore a quella in cui il bambino aveva cominciato a parlare. Non c'è dubbio che, affrontati prima, i disturbi sarebbero stati superati con maggior facilità di quanto non sia in effetti accaduto ma non si sarebbe mai potuto sopprimere totalmente l'attività dei complessi dai qu:~li traevailo la loro origine, Di certo, poi, non c'è alcuna ragione di temere che l'analisi precoce produca effetti spropositati, che possano compromettere lo sviluppo culturale dell'individuo e quindi l'arricchimento culturale dell'umanità. Per quanto avanti ci si possa spingere troveremo sempre una barriera che ci costringerà a fermarci; anche perché gran parte di ciò che è inconscio c :~vviluppato nei complessi continuerà
S.IJuppo di un bambino
a essere attivo nello sviluppo dell'arte e della civiltà. L'analisi precoce può soltanto proteggere da traumi gravi e fare superare le inibizioni. Così, però, non servirà solo alla salute dell'individuo ma anche alla civiltà, perché il superamento delle inibizioni apre la via a nuove possibilità di sviluppo. Nel bambino di cui mi sono occupata era veramente sorprendente osservare in quale enorme misura il soddisfacimento di una parte dci suoi problemi inconsci stimolasse il suo interesse in genere, e in quale enorme misura il suo impulso a conoscere tornasse ad affievolirsi quando sorgevano in lui nuovi problemi inconsci e tenevano legato a loro rutto il suo interesse. È dunque evidente, per entrare un po' più nei particolari, che la forza dei desideri e delle spinte pulsionali può solo diventare più debole allorché questi diventano consci. Fondandomi sulle mie osservazioni posso però atJenmre che, come accade per l'adulto, cosl anche per il bambino questo fatto non comporta alcun pericolo. È vero che con l'inizio dell'istruzione sessuale, e ancora di più quando sopraggiunsero le interpretazioni, il mio b.:tmbino mostrò un cambiamento di carattere a cui si accompagnarono alcuni tratti Nsconvenienri". Questo bambino, in precedenza dolce e solo episodicamente aggressivo, si fece aggressivo e litigioso, e non solo nelle sue fantasie ma anche nella realtà. Insieme a tutto questo intervenne una d:minuzione del suo rispetto per l'autorità degli adulti, del tutto diversa. però da una mancanza di riconoscimento per loro. Un sano scetticismo lo portava a voler vedere e capire quanto gli si chiedeva di credere, ma si univa alla capacità di riconoscere meriti e valori altrui, soprattutto del padre molto amato e ammirato, nonché del fratello Karl. Seppure per motivi diversi, verso il sesso femminile si sentiva invece alquanto superiore e benevolmente protettivo. L'attenuazione dell'autorità si dimostrava soprattutto nel suo spirito cameratesco e in un amichevole atteggiamento verso i compagni, non diverso da quello verso i genitori. Si sviluppò in lui un alto apprezzamento della propria capacità di avere delle opinioni e dei desideri sicché non gli era facile obbedire. Ciò nonostante fu facile insegnarli a essere migliore e in genere egli obbcdiva, quantunque ciò gli costasse, specialmente per compiacere la sua adorata mamma. Tutto sommato, ad onta di quei tratti "sconvenienti" che erano comparsi, la sua educazione non presentò particolari difficoltà. Oggi la sua sviluppata capacità di essere buono non è in alcun modo diminuita, semmai è aumentata. Dona spontaneamente e con gioia, si impone sacrifici per le persone a cui vuoi bene, è giudizioso e "di cuore huono". Da ciò si desume, come sappiamo già dall'analisi dell'adulto, che l'analisi non pregiudica affatto questi aspetti positivi ma che anzi li incentiva. Credo quindi che mi sia lecito concluderne che l'analisi precoce non lede le rimozioni positive, le formazioni reattive e le sublimazioni già
Copltolo primo
esistenri, 33 ma che al contrario offre l'opportunità di ulteriori sublimazioni, Non si può tuttavia tacere di altre complicazioni collegate all'analisi precoce ma che nondimeno si risolvono, come è dimostrato dal caso del piccolo Fritz. Dopo che i desideri incestuosi furono portati alla coscienza, l'atraccamento appassionato del bambino alla madre si fece spiecarissimo in ogni circostanza della vita quotidiana; ciò nonostante non si verificò alcun tentativo di oltrepassare i giusti limiti, non più di quanto accade a qualsiasi bambino affettuoso. I suoi rapporti col padre erano eccellenti nonostante (o proprio per questa ragione) egli fosse diventato conscio dei desideri aggressivi nei confronti del genitore. Anche quest'esempio dimostra che è più facile controllare l'emozione conscia che / quella inconscia, Con la presa di coscienza dei propri desideri incestuosi Fritz non mancò di fare qualche tentativo di liberarsenc cercando di trasferire la sua passione su oggetti adeguati. Ciò mi sembra potersi dedurre da una delle conversazioni da me riferite, nella quale si confonò per il dolore che provava per non poter sposare sua madre dicendosi che in ogni caso avrebbe seguitato a vivere insieme alla mamnla. Anche altre sue osservazioni spesso ripetute indicavano un certo avvio, sia pure parziale, del processo di liberazione dalla madre, o che almeno il bambino tentava di sforzarsi in questo senso. 34 C'è dunque da attendersi che Fritz acquisisca l'indipendenza dalla madre per la via giusta, e cioè con la scelta di un oggetto rassomigliante alla immagine matern:1. Nel caso di Fritz non ebbi neppure a risentire panicolannente delle complicazioni che possono insorgere in un bambino che ha effettuato una analisi precoce qu:1ndo viene a contatto con un ambiente che ha idee ben diverse. l bambini sono talmente sensibili alle riprovazioni anche più blande, che riconoscono perfettamente quali persone possono capirli e quali no. Nel caso del mio b:1mbino, dopo qualche tentativo andato a vuoto, egli rinunciò del tutto a confidarsi in materia sessuale con altri che non fossero la madre o mc. Al tempo stesso, però, riguardo ad altri argomenti, continuò a essere completamente aperto verso tutti. C'è ancora un altro problema susccuibile di qualche inconveniente ma che in effetti si dimostra affrontabile. Il bambino manifesta una naturale tendenza a trasfonn:1re anche l'analisi in una fonte di piacere. Quando la .., Nel caso di FdiZ, anzi, fu eliminato quanto in esse vi en esdusiv~mente di esa· gento C di OSliCSSÌVO. "Non durante il periodo compreso in queste mie note, ma quasi un anno più urdi, dopo aver manifestato il proprio affetto per la madre tornò a dire del suo rincrcsdmcnto per non potcrla sposate. ~Quando sani gr,~nde vedrai che ti sposi una bella ngatu e le vorni tanto bene~, rispose la mamma. "51,- feçc lui, non più sconsolato- ma dev'essere uguale a te, con lo stesso viso e gli $l'essi capelli, e si deve chiamare signora W alter W. proprio come te~ (Walter ~ sia il nome del padre sia il :ruo secondo nome).
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sera va a letto può capitare che dica che gli è venutO in mente un pensiero da discutere immediatamente. Oppure tenta durante la giornata, con pretesti analoghi, di attirare su di sé l'attenzione, o se ne viene fuori con le
sue fantasie nei momenti meno opportuni; in breve egli cerca in ogni modo di fare dell'analisi l'occupazione più importante della sua vita. A questo riguardo mi fu di grande aiuto un consiglio datomi dal dottor von Frcund. Riservai all'analisi un orario preciso - anche se per varie cause dovetti ta1volta cambiarlo - c benché per la nostra parentela le occasioni di stare insieme fossero molte mi attenni strettamente all'orario. Dopo aver fatto dei tentativi infruttuosi, il bambino vi si attenne puntualmente. Così pure scoraggiai risolutamente il suo cercare di sfogare in qualsiasi altro modo l'aggressività verso di mc o i genitori che veniva fuori nell'analisi e pretesi che si comportasse secondo le regole normali; e anche a questo consenti molto presto. Quantunque avessi a che fare con un bambino maggiore di cinque anni, vale a dire con un essere già più ragionevole, sono tuttavia convinta che anche con bambini più piccoli sia sempre possibile trovare il modo di Ovviare a questi inconvenienti, Intanto, con un bambino più piccolo non si tratterrà di convemzioni particolareggiate ma piuttosto di qualche interpretazione data ogni tanto durante il gioco o in altre occasioni cd è probabile che esse siano accolte più prontamente e naturalmente che da un bambino più grande. Peraltro ogni eduèazione, com- \
~:~~i;:~~3di~::~:: f~~t:i~~r~e:l:~t:! ~~::~:o d~e!::~~recha~ ~
è non è vero. A questo compigt non è affauo difiic~OD!
~~::o ~:!;ess=~~~:r:::::~o~~:~:t~~:ap::i~:~~:;~ ;h:;ie;~~h;c:i~ l deri può essere realizzata. . Sono perciò dell'idea che ogni apprensione in proposito sia inutile. Non c'è educazione senza le sue difficoltà, ma non vi è dubbio che quelle che agiscono dall'esterno verso l'interno costituiscono per il bambino un peso meno gravoso di quelle che agiscono inconsciamente dall'interno. Se si è interiormente e completamente convinti della validità di questo metodo basterà un po' d'esperienza a far superare le difficoltà esterne. Credo inoltre che un bambino psichicamente rafforzato da un'analisi precoce sia più capace di sopportare senza danni inevitabili travagli. Ci si può chiedere se questo aiuto sia necessario per qualunque bambino. Esistono indubbiamente persone del tutto sane e ben evolute, come pure vi sono molti bambini nei quali non si evidenziano tratti nevrotici di sorta c che mostrano di averli superati senza danno. Ma l'esperienza
capltolol
p~lmo
analitica permette di affermare che queste considerazioni sono valide solo per un numero di persone relativamente ristretto, A parte il fatto che nell'Analisi della fobia di un bttmbino di cinque anni (tgoSb) Freud dichiara esplicitamente che nessun danno ma solo vantaggi pervennero al piccolo Hans dal diventare profondamente conscio del complesso edipico, egli precisa che la fobia del piccolo Hans differiva dalle fobie straordinariamente frequenti degli altri bambini semplicemente perché essa venne notata, e che solo per questo ~corse Hans ha ora il vantaggio rispetto agli altri bambini di non recare più in sé quel germe di complessi rimossi che ha sempre importanza per la vita futura, causando una più o meno grande deformazione del carattere, se non addirittura la disposizione a una successiva nevrosi" (p. 586). Freud dice inoltre: "Che non sia possibile tracciare un netto confine tra 'nervosi' e 'normali', sia bambini che adulti; che la "malattia" si:l soltanto un concetto meramente pratico di sommazione; che la prcdisposizione e i casi della vita debbano combinarsi per varcare la soglia di questa sommazione; che pertanto numerosi individui passino continuamente dalla categoria dei sani a quella dei malati di nervi... son tutte cose che sono state dette tante volte ... " (p. 587), c nel Caso clinico delfuomodei lupi (1914b, p. 571) scrive: "Mi si obietterà che pochi bambini sfuggono a disturbi come temporanea perdita dell'appetito o un:1. fobia di animali. Ma una tale obiezione è per mc la benvenuta. Sono pronto a sostenere che la nevrosi dell'adulto è sempre costruita su una nevrosi infantile che non sempre però è abbastanza intensa da esternarsi per chiari segni ed essere riconosciuta come tale." È dunque opportuno stare bene attenti all'apparire di questi segni nevrotici nella maggior parte dei bambini; per tcnerli sotto controllo o per eliminarli è però assolutamente necc5S:lrio intervenire il più presto possibile con l'osservazione analitica o eventualmente con un'analisi vera c propria. Penso che al riguardo si possa stabilire una specie di regola. Se il bambino, all'epoca in cui nasce e si manifesta l'interesse per sé stessi c per l'ambiente, dà espressione alla sua curiosità sessuale e intraprende a poco a poco a soddisfarla; se non mostra inibizioni al riguardo e assimila le informazioni che riceve; se anche nei giochi e nelle fantasie dà libero corso a una pane delle sue tendenze pulsionali c specie al complesso edipico; se ascolta con piacere le favole dei Grimm senza che poi seguano manifestazioni di angoscia; se egli dimostra insomma un buon equilibrio psichico in gi:nerale, può essere il caso di fare a meno dell'analisi precoce. Ciò non vuoi dire che anche in questi casi, che non sono ceno tanto fre· quenti, essa non sarebbe utile. Non è infatti raro vedere persone che soffrono o hanno soffeno di una qu:mtità di inibizioni pur avendo goduto di un ottimo sviluppo; l'analisi precoce le :tvrebbc loro evitate. Ho scelto intenzionalmente di rìferinni alla capacità di ascoltare le
SYIIuppo di'"' Mmblno
favole dei Grinun senza dar segni di angoscia come a una prova di salute psichica dci bambini perché dci tanti e diversi bambini che conosco ce ne sono solo molto pochi che la dimostrano. Probabilmente è anche per questo, per un desiderio di evitare l'insorgere dell'angoscia, che è stato pubblicato un numero rilevante di versioni modificate di queste favole, e che nell'attuale educazione si preferisce fare uso di favole meno paurose e comunque di favole che non colpiscano troppo - piacevolmente o dolorosamente - i complessi rimossi. lo sono però del parere che ove ci si avvalesse dell'analisi non ci sarebbe bisogno di evitare il racconto di tali favole e che anzi esso potrebbe servire da criterio di giudizio c da valido aiuto. Con il suo ausilio, infatti, la paura latente del bambino, che deriva dalla rimozione, è posta più rapidamente in evidenza e può quindi essere tramta dall'analisi molto più a fondo. Come possiamo tradurre in pratica un'educazione basata su fondamenti analitici? La richiesta auspicata dall'esperienza analitica di sottoporre ad analisi genitori, puericultrici e insegnanti, rimarrà secondo me probabilmente per molto tempo ancora un pio desiderio. E anche nel caso in cui esso fosse realizzato potremmo al massimo essere più sicuri che le misure educative qui suggerite verrebbero eseguite, ma non avremmo con ciò la certezza che, ove necessario, sia attuata l'analisi precoce. Yorrei perciò fare una proposta, che può darsi sia solo un espediente, ma che può rivelarsi efficace in attesa che i tempi maturino e offrano altre possibilità: io penso che alla direzione degli asili d'infanzia debbano esserci delle psicoanaliste. Non c'è dubbio che una psicoanalista che abbia al suo seguito delle puericultrici da lei addestrate può avere sotto il suo controllo un numero di bambini per ciascuno dci quali ha l'opportunità di stabilire se è il caso di eseguire un intervento analitico e il modo in cui eseguirlo. Naturalmente mi si può obiettare tra le altre cose che in questo modo il bambino verrebbe sottratto in un:l certa quale misura, e in tenerissima età, all'intimo contatto psichico con la madre. Cionondimeno credo che il bambino ne trarrebbe moltissimi vantaggi c che la madre riotterrebbe sotto altri aspetti quello che forse potrebbe perdere sotto questo aspetto. Poscritto 1947· Le conclusioni relative all'educazione contenute in questo scritto sono di necessità strettamente in rapporto alle conoscenze psicoanalitiche che avevo all'epoca della sua stesura. Poiché negli scritti che seguono non sono inserite proposte concernenti J'Cducazione, non si potrà rilevare in essi l'evolversi dei miei punti di vista sull'educazione allo stesso modo di come invece si potrà rilevare, credo, l'evoluzione delle mie concezioni psicoanalitiche. Può perciò essere opportuno precisare che se oggi dovessi avanzare proposte sull'educazione amplierei e modificherei notevolmente quanto ho qui esposto in proposiw.
Capitolo 2 La scuola nello sviluppo libidico del bambino 1
In psicoanalisi è ben noto che nella paura degli esami, come nei sogni di esami, vi è uno spostamento dell'angoscia sessuale su un contenuto intellettuale (vedi Stekel, 1913; Freud, 1899). In Vbcr Pri.ifungstmgst ut1d PrUfungstriiume, Sadger (1910) dimostra che la paura degli esami, nei sogni e nella realtà, non è che paura dell'evirazione. Il nesso tra paura degli esami e inibizioni nei confronti della scuola è del rutto ovvio. Per inibizioni nei confronti della scuola io intendo le varie fanne e intensità di repulsione per l'apprendimento, dalla ripugnanza inequivocabile fino a quella che appare come mera "indolenza", che però il bambino o coloro che lo circondano non giungono a riconoscere come avversione alla scuola. Nella vita del bambino la scuola rappresenta l'incontro con una realtà nuova, che perlopiù è avvertita come molto dura. Ma il modo in cui il bambino corrisponde alle sue esigenze è di nonna quello proprio del suo atteggiamento nei confronti di tutte le altre attività impegnative del suo vivere quoridiano. La panicolarissima importanza della scuola sta nel fatto che essa c l'apprendimento si presentano per tutti, sul piano libidico, con un unico indirizzo, prefissato fin dall'inizio: è insito infatti nel loro operare che il bambino sia spinto per forza di cose a sublimare le sue pulsioni libidiche. Ciò che nell'apprendimento delle varie materie è soprattutto insito, e ha una parte decisiva, è la sublimazione della genitalità; corrispondente-
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;~:~i;~:t~~;,~;~a~~i~~t:~i~ed::~;e i~~i~~:: ~:;l~:~::~~~e~ell'ap1 {Nota aggiunta nel 1947·] Questo scritto va letto in stretta connessione con il sue· cessivo, ~Analisi infantile~, che tratta argomcnli affini e s.i fonda in massima pane $Ullo nesso materiale analitico.
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Con l'inizio della scuola il bambino esce dall'ambiente che costituiva la base delle sue fissazioni libidiche e della formazione dci suoi complessi, si trova di fronte oggetti e attività nuove ed è costretto a mettere alla prova su di essi la mobilità della propria libido, Ma è soprattutto la necessità di dover rinunciare a quell'atteggiamento di maggiore o minore passività femminile che finora non gli era stato precluso, e di esprimere vigorosamente la sua attività, ciò che costituisce per il bambino una impresa nuova e spesso insormontabile. Illustrerò ora dettagliatamente, av\•alendomi di esempi tratti da parecchie analisi, il significato libidico del recarsi a scuola, dell'edificio scolastico, dell'insegnante c delle attività scolastiche. Felix, un ragazzo di tredici anni, aveva una generale antipatia per la scuola. Date le sue buone doti intellettive, colpiva la sua palese mancanza di ogni interesse. Nel corso dell'analisi riferì un sogno che aveva avuto quando aveva circa undici anni, poco dopo la morte del direttore della scuola. "Si stava recando a scuola e incontrava la sua insegnante di piano. L'edificio della scuola era in fiamme; i rami degli alberi ai lati della strada erano bruciati ma i tronchi erano rimasti intatti, Insieme all'insegnante di musica attraversava l'edificio in fiamme ed entrambi ne uscivano ilJesi ecc." La pien3 interpretazione di questo sogno si ottef!ne solo molto più tardi, quando dall'analisi risultò che la scuola rappresentava la madre e il direttore - come anche il suo insegnante - il padre. Ecco qualche altra dimostrazione di questo fatto fornita dall'analisi. Felix si lamentava che in tutti quegli anni non era mai riuscito a superare l'imbarazzo, che aveva provato fin dal principio della frequenza della scuola, di alzarsi in piedi quando veniva interrogato, L'associazione connessa era che le ragazze si alzano in modo completamente diverso, e mostrò la differenza del modo in cui i ragazzi si alzano indicando con una mano la regione genitale e con l'altra l'ergersi del pene. Tutto ciò rendeva manifesto che il suo desiderio di comportarsi come una rag:~zza di fronte all'insegnante esprimeva il suo atteggiamento femminile verso il padre e che l'inibizione connessa all'alzarsi era evidentemente determinata dalla paura dell'evirazione, che di conseguenza influenzava tutto il suo atteggiamento nei confronti della scuola, Una volta gli venne in mente questa fantasia: il professore, mentre stava in piedi di fronte agli allievi, si era appoggiato con la schiena alla cattedra, l'aveva rovesciata, ci era caduto sopra, l'aveva sfasciata e si era fatto male, Anche questo dimostrava che per lui il professore stava a significare il padre, la cattedra la madre/ e che aveva. una concezione sadica del coito. 'Il fano che la cattcdr.~, il banco, la lavagna c tutto ciò su cui si può scrivere simbo· leggino. il sesso materno, e che la penna, la matita, il gessetto della lavagna e tutto ciò con CUL si può scrivere simboleggino il pene mi è appano cosl chiaro in questa e altre
CapltoloHCOndo
In un'altra occasione riferì che, ad onta della sorveglianza del professore, i ragazzi si scambiavano dci suggerimenti o copiavano l'uno dall'altro mentre svolgevano un compito di greco. Le associazioni successive lo indussero a fantasticare su come avrebbe potuto fare per conquistarsi un posto migliore in classe.l Immaginò di sbarazzarsi di rutti quelli che gli stavano davanti eliminandoli e uccidendoli e intanto scoprì con suo grande s.upore che non gli apparivano più come i compagni che erano stati fino a quel momento ma come nemici. Continuò poi a immaginare che quando con la loro eliminazione avrebbe ottenuto il primo posto avrebbe praticamente raggiunto il professore e che in classe non sarebbe rimasto nessuno ad avere un posto migliore del suo eccetto il professore; ma contro di lui non avrebbe fatto nicnte.4 In un altro bambino, di poco meno di sette anni, Fritz, l'av\'ersione ad attraversare la strada' incluse il percorso fino alla scuola e nell'analisi si manifestò con l'angoscia. Quando, con il progresso dell'analisi, l'angoscia scomparve e fu sostituita dal piacere, raccontò la seguente fantasia. I bambini, per arrivare fino alla maestra, si arrampicavano sulla finestra e di lì penetravano in classe. Ma ce n'era uno talmente grasso che non riusciva a passare attraverso la finestra e perciò doveva seguire le lezioni restando nella strada di fronte alla finestra, Frìtz lo chiamava "Gnoccone" e lo descriveva come un tipo buffissimo. Diceva per esempio che "Gnoccone" non si immaginava neppure lontanamente di quanto fosse grasso e buffo, che non riusciva a stare mai fermo e rimbalzava continuamente, e che con il suo essere così buffo suscitava una tale ilarità nei genitori e nei fratelli che questi ultimi, dal gran ridere, cadevano fuori dalla finestra
l
anali5i, cd è 5tato eosl eost:J.ntemente confermato, da indunni a enmideran= tipiche queste simbolizz:azioni. Il 5imbolismo 5essuale di quc:sti oggetti è stato rilevato in alcuni casi di analisi anche da altri autori. CO'!! Sadger, nel citato lavoro (1910), ha mostrJtO i significati sessuali del banco, della lavagna e del gessetto in un caso di demenza paranoide incipiente. Jokl (1912) ha messo in evidenza il significato della penna come simbolo sessuale in un caso di crampo dello scrivano. • Nella sua 5cuola i posti in classe erano assegnati agli alunni in base al merito indi· viduale. Il ~pagcllinoN, al quale S«ondo lui la lll.1drc annetteva un'importanza minore di quella del posto in classe, simboleggiava- per lui come per Fritz (vedi più avanti)la potenta, il pene, un bambino; il posto in classe simboleggiava il suo poter avere posto nella m3dn:,la possibilità che Ici gli permettesse il coito. 'Il professore appare qui chiaramente come oggetto d! desiderio omosessuale. Ma
e i genitori saltavano su e giù fino al soffitto per le risate, tanto che a un certo punto andavano a urtue contro un bellissimo lampadario, un globo di vetro sul soffitto, che si incrinava ma non si rompeva. Il buffo "gnoccone ~ rimbalzante (che chiamava anche "Kasptrle" 6) non era altro, come provò l'analisi, che una rappresentazione del pene che penetra nel corpo matemo. 7 Per Fritz la stessa maestra rappresentava la madre eviratrice munita di pene; associandola a un suo mal di gola diceva che la maestra era venuta, gli aveva messo le briglie intorno al collo soffocandolo e l'aveva bardato come un cavallo. Grete, una bambina di nove anni, mi raccontò nel corso dell'analisi di quanto fosse rimasta colpita dal sentire e vedere un carretto spinto nel cortile della scuola. In un'altra occasione mi riferì di un carretto di dolciumi, di cui non :weva osato comprarne nessuno perché proprio in quel momento era arrivata la maestra. Descriveva i dolciumi come una specie di bambagia, una sorta di zucchero filato, qualcosa che l'incuriosiva enormemente, ma che non si era azzardata a cercare di scoprire esatumentc cosa fosse. In entrambi i casi i carrettini costituivano, come rivelò l'analisi, ricordi di copertura di osservazioni della scena primaria e che l'imprecisato zucchero filato rappresentava il seme maschile. Grete cantava nel coro della scuola come prima voce; una volta la tnJiestra le venne vicinissimo e la guardò diritto nella bocca. In quel momento Grete provò un irresistibile bisogno di baciarla e stringerl:t tra le braccia. Nel corso dell'analisi si dimostrò inoltre che l'occasionale balbuzie di cui soffriva la bambina era determinata dall'investimento libidico del parlare c del cantare, Il salire e il calare della voce, e i movimenti della lingua, rappresentavano il coito.8 Emst, di sci anni, era un bambino che avrebbe dovuto iniziare ad andare a scuola moho presto. In una delle sedute analitiche giocava a cos:ruire. Nel corso della fantasia con cui accompagnava la costruzione della casa 9 si interruppe c si mise a parlare della sua professione futura. Dicc\•a che voleva diventare uno "scolaro" e più tardi un frequentatore del politecnico, Alla mia osservazione che difficilmente poteva essere un1 professione definitiva replicò irritato che egli non voleva scegliersi da solo una professione, perché sua madre forse non avrebbe a·cconsentito e gliel'avrebbe impedita in ogni modo. Poi riprese a giocare alla costruzione della casa e a fantasticare, ma a un certo punto si interruppe brunome dell'Arlecchino austriaco, e in senso lato significa anche bur.mino.] 'VediJoncs (1919),
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'Vedi lo scritto successivo "Analisi infantile~. 'U cosuuire la cas:a l'$pprescntan per lui il coito e la procreazione
di un b:lmbino.
scamentc e chiese: uQuesto è veramente un cantiere-scuola o un'università?"10 Queste associazioni mostravano che per lui diventare uno scolaro voleva dire venire a essere informato sul coito, ma che avere una professione significava compierlo. 11 Perciò nel suo gioco di costruzione della c~sa (così intimamente associata alla scuola e al "cantiere-scuola~) egli era solo un muratore, un manovale, che perdipiù aveva ancora bisogno delle istruzioni dell'architetto e del concorso di altri muratori. In un'altra occasione Ernst presè i cuscini del mio divano, li dispose l'uno sull'altro, c sedutosi sulla pila giocò al prete che predica dal pulpito, che però contemporaneamente era anche il maestro perché intorno a lui sedeva una scolaresca immaginaria che doveva imparare o arguire qualcosa d~i suoi gesti. Nella sua rappresentazione mimica alzava gli indici, poi sfregava una mano conrro l'altra (a quanto diceva questo gesto era analogo al lavare e al riscaldarsi le mani), e intanto, rialzatosi, saltava continuamente su e giù con le ginocchia sui cuscini. l cuscini, che entravano sempre in qualche modo nei suoi giochi, si erano rivelati in analisi simboli del pene (materno), e i vari gesti del prete stavano a rappresentare il coito. Il prete che si esibisce con questi gesti davanti alla scolaresca, ma senza fornire spiegazioni, rappresenta il padre buono che istruisce i figli sul coito o, piuttosto, che tollera la loro presenza quali spettatori del compimento dell'atto sessuale.n Riferirò ora alcuni esempi, tratti da analisi, a dimostrazione del significato di coito o di masturbazione ~ttribuito al compito scolastico. Il piccolo Fritz, prima di andare a scuob, aveva manifestato il suo piacere di apprendere e il desiderio di conoscere fino al punto di imparare a leggere da solo, Quando andò a scuola, però, a un certo punto provò una grande antipatia per la scuola stessa e una forte avversione nei confronti dei compiti. Fantasticava spesso di trovarsi in un penitenziario dove gli erano dati da fare "compiti difficili". Indicò come uno di questi compiti il dover costruire una casa tutto da solo in otto giorni. Il Ma anche dei suoi compiti scolastici parlava come di "compiti difficili" e una volta •• [Il b3mbino, in tedesc:o, dice u... Hofschult odtr Hochschultr. Mentre il secondo vocabolo signiti~ università o scuola superiore. il primo non esiste cd è evidentemente inventato dal bambino. Hofschult lettenlmente vale "scuola di corte~, ma, più o meno lanwiOsamente, può anche intendersi come "seuola fattoria• o "scuola di manovali~. La tnduzione qui fornita- "~ntiere-scuola"- è stata prcscclta pcrch6 in ceno qual modo non discorda dalle interpretazioni fornite subito dopo dall'autore.] "Questo significato ineoJlScio della uprofessionc,. ~ tipico. Trova costantemente confenna in analisi, ed il ceno che connibuisce considerevolmente alle difficolcl di scelta della professione. 11 In tenerissima età Etnst aveva condiviso pe.r anni la camera da leno dci g<mitori, c questa e altre fantasie si possono far risalire alle sue osservazioni della secna primaria. 11 Vedi il significato della costruzione di case nelle fantasie di Ernsr c di Felix.
SellO!• • ovltuppo llllhlleo
disse di un compito che era proprio difficile come costruire una casa. In una sua fantasia anch'io ero messa in prigione e costretta a eseguire compiti difficili come appunto costruire una casa in pochi giorni o scrivere un intero libro in poche ore. Felix era soggetto a gravissime inibizioni nei confronti di rutti i suoi compiti scolastici. Nonostante i gravi turbamenti di coscienza che provava, rimandava fino al mattino successivo lo studio e i compiti a casa. Allora sentiva vivissimo il rimorso di non averli fatti prima, ma continu:lva a tra.scurarli fino all'ultimo momento e anzi n~! frattempo leggeva j[ giorn:1le. Poi si metteva :1 studiare con il fiato sospeso, Cominciando a studiare ora l'una ora l'altra lezione senza finirne nessun:1; quindi arrivava a scuola dove continuava in fretta e furia a copiare questo e quello con una spiacevole sei1S:lzione di insicurezza. Descriveva così dò che provava nei riguardi dei compiti in classe: "Al principio si prova una gran paura, poi si comincia c in qualche modo la cosa va avanti, e in seguito si h:1 una bruna sensazione, è come sentirsi male." A proposito di un certo compito in classe mi disse che, proprio per libcrarsene rapidamente, aveva cominciato a scrivere velocemente, e aveva continuato a scrivere sempre più velocemente, c poi aveva rallentato, era andato sempre più lentamente e alla fine non era riuscito a terminarlo. Questo ·:velocementepiù velocemente-più velocemente-e non terminare" era un:1. successione di espressioni con cui aveva anche descritto i suoi sforzi di masturbarsi che avevano avuto inizio in questo stesso periodo per effetto dell'analisi,14 Si noti che di pari passo con la nuova acquisizione della capacità di masturbarsi migliorarono anche le sue capacità scolastiche, e anzi fui spesso in grado di farmi un'idea precisa del suo atteggiamento a proposito della masturbazione dal modo in cui si comportava relativamente allo studio e ai compiti in classe.'s Di solito Felix faceva in modo di copiare il compito da qualcun altro, questo fatto, quando la cosa era coronata da successo, gli procurava un doppio tornaconto; gli assicurava, in una certa quale misura, un alleato contro la figura paterna, e dall'altro comportava una svalutazione del risultato conseguito, e quindi anche la riduzione del senso di colpa. Anche per Fritz la qualifica di uottimo" scritta dalla maestra su un compito ben fatto era un attestato di elogio che costituiva un bene prezioso. Un "Per effetto di un intervento medi.:o sul pene all'età di tre ~nni, Felix si era in seguito masturbato solo .:o n gravi scrupoli di eoscienz.a. Dopo essere stato sottoposto a un altro tipo di esame medico, all'età di undiei anni, egli aveva rinunciato .:ompletamente a trusturbarsi; aveva perO sofferto del bisogno angos.:ioso di toccarsi. "Egli tralasciava spesso di chiudere il.:ompito in dasse con le frasi conclusive; una volta anU dimenticò una parte ccntnle del compito, Quando SOltO questo riguardo si stabilì un miglior:amento pcnnancnte, prese a condensare tutto nella più breve estensione possibile ecc.
giorno fu commesso un assassinio politico e Fritz ebbe delle angosce notturne. Disse che gli assassini, proprio come avevano ucciso l'uomo politico, potevano aggredire anche lui. All'ucciso aveva voluto rubare le decorazioni e a lui avrebbero potuto rubare l'attestato di lode. Al pari del suo attestato e anche del "pagellino", le decorazioni rappresentavano per lui il pene, la potenza che la madre eviratrice (quale gli appariva la maestra) gli restituiva. Nello rcrivere Fritz immaginava che le righe del foglio rappresentavano delle strade sulle quali le lcuerc correvano in motocicletta, il pen. nino. Per esempio, la "i" e la ue" correvano insieme su una motocicletta perlopiù guidata dalla "i"; le due lettere si amavano con una tenerezza assolutamente sconosciuta a questo mondo. 16 Poiché andavano sempre insieme diventavano tanto simili che tra loro non c'era quasi differenza; infatti - e si riferiva alle minuscole dell'alfabeto latino - il principio e la fine della "i" e della "c" erano identici, solo che nella parte di mezzo la "i" aveva una piccola asta e la "e" un piccolo foro. A proposito della "i" e della ue" in caratteri gotici diceva che anch'esse andavano in motocicletta, solo che era un'altra marca di motocicletta, e che la "e", al posto del foro della "e" latina, aveva una scatoletta. Le· "i" erano molto abili, piene di distinzione e intelligenti, avevano molte armi appuntite, e vivevano in caverne nelle qunli però c'erano anche montagne, giardini c porti. Queste lettere simboleggiavano chiaramente gli orga.ni sessuali, e il loro and:~re insieme il coito. Le "1", invece, erano considerate stupide, goffe, pigre c sporche. Vivevano in grone sotterranee. Nella città delle "L" le strade erano piene di immondizia e di cartacce; nelle loro piccole case "luride" mescolavano con l'acqua una sostanza colorante comperata nel paese delle "l" e la bevevano o la vendevano come vino. Non potevano camminare bene e non potevano lavorare la terra perché tenevano la vanga a rovescio, capovolta. Era chiaro che le "l" rappresentavano le feci. Parecchie fantasie riguardavano anche altre lettereP Tra l'aluo, invece della doppia "s~ egli commetteva sempre l'errore di scrivere una "s" semplice, c ciò continuò a succedere finché una fantasia non fornì l'occasione di spiega.re cd eliminare questa sua inibizione. Nella doppia "s" la prima rappresentava sé stesso, la seconda suo padre. Insieme avrebbero dovuto imbarcarsi su una barca a motore- per" [Per un buon intendimento di questo pUI'IIO c dei brani che lo seguol'lo è oppor· tul'lo tener preseme c:he in tedesco il dittongo "ie~ e soprattutto il dittol'lgo "ci" sono frequentissimi e che, appunto il'l quanto dittonghi, la loro pronu!'lc:ia cquinle al suono fuso di una vocale composta. In gotico, inoltre, i caratteri della e, i, I, l, L, s, ss hanno
risp~.~~d'i~~~h!e J~~:e~i~c~1:;1~i~·Ja;cit'~ ..~·l
ché il pennino era anche una barca, e il quaderno un lago-; ma la "s" che era lui saliva sulla barca, che apparteneva all'altra "s", e se ne andava vi:. rapidamente sul lago. La fantasia illustrava dunque in questo modo perché egli non scriveva l'insieme delle due "s". Ma nella fantasia venne anche fuori che per lui tralasciare di scrivere la componente più lunga della doppia "s" 11 era "come se si togliesse il naso a una persona", e questo spiegava, a mio parere, la causa che determinava il suo errore di scrivere molto spesso una "s" semplice al posto di una doppia "s". Questo dimostrava che l'errore era determinato dal suo inconscio desiderio di evirazione del padre; tanto che, dopo che gliene fornii l'interpretazione, l'erroJe non ricomparve più. Ernsr, il bambino di sei anni che aveva atteso con gioia di andare a scuola, poco dopo averla iniziata mostrò una spiccata avversione per l'apprendimento. Mi raccontò che a procurargli molto imbarazzo era la lettera "i", che proprio in quei giorni stavano imparando. Mi disse anche che il maestro aveva punito con qualche colpo di verga un bambino un po' più grande di lui perché, chiamato alla lavagna per mostrare agli altri come si scrive la "i", l'aveva scritta piuttosto male. In un'altra occasione si lamentò che "le lezioni sono così difficili", che nello scrivere doveva sempre fare delle aste in su e in giù, che in aritmetica tracciava ! segni come piccole feci e invece doveva fare le linee e le aste come voleva il maestro che lo sorvegliava in tutto quello che faceva. Dopo avermi detto questo manifestò una. notevole aggressività; tirò via i cuscini del divano e li sca.gliò da.ll'altra. pa.rte della stanza, Poi si mise a sfogliare un libro e mi indicò "una 'l'in un palco". Un palco (teatrale) era qualcosa "dove dentro uno restava solo"; la "I" maiuscola stava lì dentro sola, c tutt'intorno c'erano soltanto delle lettere nere minuscole che gli facevano venire in mente le feci. La "l" maiuscola era il grosso "PopOchen" (pene) che voleva rimanere solo dentro la mamma; lui non ce l'aveva e perciò doveva prendcrlo dal papà. Quindi continuò a fanta.sticare che tagliava il Popiichen del padre con un coltello e che il padre gli segava il suo con una sega; il risultato, comunque, era che lui aveva quello del padre. Poi lui tagliava la testa al padre c il padre non poteva più fargli niente perché così non ci vedeva, però gli occhi della testa tagliata lo guardavano lo s:esso. Poi si mise improvvisamente a cercare di leggere con molto impegno c vi prese molto piacere: la resistenza era stata vinta. Rimise a posto i cuscini c spiegò che anche loro aveva.no fatto per una volta "su e giù", e cioè il tragitto dal divano al lato opposto della stanza e ritorno. In questo caso, dunque, per compiere il coito aveva preso il pene (i cuscini) dalla madre. "{La pane desrna del ear:utcrc gotico i.]
Coplt.>lo oeconclo
Lisa, una ragazza che aveva già diciassette anni, nel corso della sua analisi fece delle associazioni con ricordi di scuola, e riferl che a lei la lettera "i" era antipatica, che le sembrava uno sciocco ragazzino che saltellava e rideva in continuazione, di cui il mondo non aveva assolutamente bisogno e che, .senza che essa stessa capisse perché, la facc\•a andare su tutte le furie. Considerava invece la lettera "a" seria e piena di dignità, una lettera che le metteva soggezione; e le successive associazioni permisero di chiarire che vedeva in essa l'imago del padre, il cui nome cominciava peraltro con "a", A questo punto però le venne in mente che, dopotutto, forse era un po' troppo seria e dignitosa e che avrebbe dovuto possedere almeno qualcosa della saltellante "i". La "a" era insomma il padre evir:ito ma che, anche così, restava una figura autorevole; la "i" era il pene. Per Fritz il puntino sulla "i\ come anche il punto e i due punti, rappresentavano la spinta dura del pene. Quando una volta mi disse che si deve premere duro sul punto fcnno, lo illustrò contemporaneamente con l'atto di sollevare e abbassare il proprio bacino, c riferendosi ai due punti ripcté l'atto due volte. Grete, una bambina di no\•e anni, associava la curva delia lettera "u" con quell::a descritta dall'urina che aveva visto emettere da bambini piccoli. Amava particolarmente tracciare delle bellissime volute -che nel suo caso si dimostrarono npprcsentazioni di parti del genitale maschile - proprio contrariamente a quanto accadeva a Lisa che invece evitava qualsiasi svolazzo. Grete ammirava moltissimo una compagna che riusciva a tenere la penna come un adulto, ben diritta fra l'indice e il medio, e che riusciva persino a tracciare la curva della "u" in senso inverso. In Ernst e in Fritz potei osservare che le inibizioni nei confronti del leggere e dello scrivere, e cioè di quanto costituisce il fondamento di ogni ulteriore attività scolastica, nascevano originariamente dalla lettera "i", il cui semplice movimento "su e giù" sta alla base di tutta la scrittura.l9 Negli esempi fin qui forniti appare chiaramente il significato simbolico della penna, e chiarissimo nelle fantasie di Fritz, per il quale le lettere corrono a cavalcioni di una motocicletta (il pennino). Si può anche rilevare come il significato simbolico sessuale della penna si fonde con la "In Ul'l eol'lvègno della Società psiçoanalidca di Berlino. Rohr ha trattato delle pcculiuitl della scriuura cinese e ne ha fornito delle interpretazioni in termini psicoan~litici. Nel COI"SO del successivo dib~ttiro ho precisato che l'antica scrittura ideogi111ka, che cesta pur sempre il sub$rraro della scrittu.I11 moderna, opei11 ti'ICOI11 attivamente nelle fantasie del bambino. c che i vari tratti, punti ccc. della nostn attuale scrittui11 non urcbbcro che semplificazioni, ottenute per effetto di condcnsnionc, sposnmcnto c alui processi psichici oniriei e ncvrocid che ci sono ben noti, degli ideognmmi primitivi. di cui noi\ sarebbe impossibile dimostrare la sussistenza di n:~cce residue nei singoli il'ldividui.
Sc""'••nlluppollbhllco
stessa azione dello scrivere, poiché questo defluisce dalla penna. Simultaneamente il significato libidico del leggere derh•a dall'investimento simbolico del quaderno e dell'occhio. In tutto dò, ovviamente, operano come . alue determinanti anche pulsioni parziali, quali "il piacere di guardare" j nel leggere e l'impulso esibizionistico e sadico-aggressivo nello scrivere; alla radice del significato simbolico sessuale della penna si trova probabilmente anche quello originario del!'impugnare un'arma. Corrispondentemente alle caratteristiche di queste pulsioni paniali anche l'attività del leggere è senz'aluo più passiva mentre quella dello scrivere è più auiva, e ciò prova anche quale importanza abbiano nell'inibizione dell'una o dell'alua le diverse fissazioni a fasi pregenitali dello sviluppo. Per Fritz il numero 1 rappresentava un signore che viveva in paesi caldi c perciò andava nudo (solo quando pioveva indossava un mantello); era bravissimo a cavalcare e guidare, possedeva cinque pugnali, era molto coraggioso ecc. Il fatto che Fritz lo identificasse con H "generale Pipì" (il pene) divenne ben presto evidente. Per Fritz di solito tutti i numeri vivevano nei paesi molto caldi ed erano persone di colore; i bianchi invece erano rappresentati dalle lettere. Per Ernst H senso del movimento di "su e giù" con cui si scrive il numero 1 corrispondeva esattamente a quello con cui si scrive la "i". Lisa mi raccontava che per. tracciare il tnttino di base del numero 1 faceva "solo un graffietto", un modo di fare detem1inato ancora una volta dal suo complesso di evirazione. In conclusione, il numero 1, che sta alla base del calcolo e dell'aritmetica, rappre- l scnterebbe simbolicamente il pene. .1 Nelle analisi dei bambini ho osservato spesso che il significato del "10" si riconnetteva al numero delle dita e, poiché le dita erano inconsciamente assimilate al pene, il numero dieci traeva da questa origine la sua pregnanza emotiva, Da questa fonte nascevano fantasie come quella che per procreare un bambino occorre un coito ripetuto dieci volte o dieci spinte del pene, Il significato specifico del numero 5• come si può dimostrare con parecchi esempi, è analogo.lo Abraham (1913) ha fatto rilevare che il significato simbolico del 3 rapportato al complesso edipico - e cioè alla uiplice relazione padremadre-figlio - ha un rilievo maggiore che non il pur frequente impiego del 3 come simbolo del genitale maschile. Io stessa ne fomirò un esempio. Per Lisa il 3 era insopportabile perché "una tena persona, naturalmente, . ,. Vorrei ll.lh!'iungerc, inddcnt~lmcntc, che ~nehc nella numerazione romana le cifre dt base sono l, V, X e che le altre cifre ne sono dci derivati composti. Ma gli sressi ~~c~o s~.no COStruiti con disposizioni oblique del tratto vertic:~le che costituisce il
è sempre superflua" e "due possono gareggiare alla corsa- per raggiungere una bandiera -, ma in questa faccenda il terzo non c'entra". La stessa Lisa, che aveva un certo talento per la matematica, ma che era molto inibita nell'applicarvisi, mi disse che in realtà lei capiva l'idea dell'addizione soltanto nella sua perfezione; poteva comprendere "che •1• si unisce a un altro quando entrambi sono identici, ma come si somma. vano quando erano diversi?" Questa idea,· ovviamente condizionata dal suo complesso di evirazione, si connetteva alla diversità tra organi genitali maschili e femminili, La sua rappresentazione ideativa dell'" addizione" era stata chiaramente determinata in lei dal coito dei genitori. Rìusciva a capire perfettamente, invece, che nella moltiplicazione entrano fattori differenti e che quindi, e anzi proprio per questo, il risultato è differente. Il "risultato" è il bambino. A una seduta analitica Ernst portò una volta una scatoletta di palline di vetro colorate, le raggruppò a seconda del colore e cominciò a contarle a fare dci calcoJi.21 Voleva s:~.pere udì quanto 1 è minore di 1" e cominciò a fare delle prove prima con le palline e poi con le dita. Tenendo diritto un dito, e lasciando quello accanto sollevato a metà, mi mostrò che se si toglieva il primo dito il risultato, naturalmente, era zero, "ma comunque allora c'è sempre l'altro {quello sollevato a metà] che si può egualmente ancora prendere". Dopo di ciò, sempre servendosi delle dita, mi mostrò che "1 e 1 sono tre" e aggiunse: "Uno è il mio PopOchen, gli altri sono i Po-piichen di mamma e di papà, e io me li sono presi. Ora mamma ha preso i PopOchen degli altri suoi due bambini e io li ho ripresi a lei; e allora ne ho cinque!" In un'altra seduta, Ernst tracciò due righe su un foglio di carta e n1i disse che, secondo il maestro, tra due righe si poteva scrivere meglio. Riflettendo sull'utilità delle due righe fece l'associazione che con esse lui veniva ad avere due PopOchen. Poi tracciò sulle doppie righe dei tratti verticali ricavandone "due scatolette" (due quadratini) e disse: "Ma per fare le somme non va tanto bene avere le scatolctte perché cosi le scatole sono più piccole e allora è più difficile metterei dentro i numeri." E per mostrarmi quello che voleva dire scrisse nei quadratini "1 + 1 = t", Il primo quadratino, quello in cui aveva scritto l"' 1", era più grande degli altri. Quindi disse: "Quello che gli viene appresso è una scatoletta più piccola. È il PopVchcn di mamma,- aggiunse e, indicando l''1',- questo è jJ PopOche"n di papà, e questo tra loro [il +]sono io.." Spiegò poi che 11 Quest'attività di Emst comprova chiar-amente che per lui l'aritmetica aveva una radiell di fondo neU'analitiì. La paun di evirazione, quale appare dal connesso gioco con le dita, aveva il suo precedente in quella della perdita delle feci (rappresentate dalle palline], perdita che di norma (vedi Freud, 1915d) ~avvertita come urcviruione pri· mirivau,
Scual~ • .. rruppo Ubldlco
j\ tratto orizzontale del +(che perdipiù aveva fatto molto piccolo) non aveva niente a che fare con lui e che il suo Popiichcn era il tratto verticale. Anche per Ernst, insomma, l'addizione rappresentava il coito dei genitori. In un'altra occasione cominciò la seduta domandandosi apprensivamente se sarebbe riuscito a calcolare "quanto fa ro+ro" o "1o-10". (La paura dell'evirazione legata alla cifra 1 è qui spostata sul 1o.) Ma si riassicurò per il fatto di trovare che aveva a disposizione "10 peni" (dita) di cui servirsi per il calcolo. Sen1pre con la mente rivolta alla questione dei numeri pretese poi di scrivere su un pezzo di carta i numeri "p:ù enormi" possibili, che però dovevo inventare io. Poi mi spiegò che una fila di numeri da lui costruita alternando a parecchi "1" una serie di "o" - (IOOOTOOO!OOO)- costituiva una sorta di aritmetica "controponesca" (gtgentorischt) 11 e mi illustrò la faccenda dicendomi che c'era una città (di cui aveva già parlato nelle sue fantasie) che aveva moltissime porte perché tutte le finestre e ogni altra apertura erano chiamate porte. In questa città c'era una quantità di ferrovie. n Quindi si mise all'altra estremità della stanza per fanni vedere quanto fosse lunga una fila di circoletti sempre più piccoli che dalla parete opposta arrivava fino a lui. Questi circolettì li chiamò "porte"; era da loro che traeva origine la fila di" 1" e di "o" del numero che aveva scritto. Finita questa spiegazione inventò, a mio beneficio, che si potevano anche sistemare due "1 ", l'uno di contro all'altro. Nelln figura che ne risulta v:!., e che raffigurava la "M" m:~.iuscola, disegnò ancora un altro circoletto e disse: "Ecco qui un'altra porta." Era chiaro che l'" 1" che si alternava agli zeri rappresentava il pene ("contro la porta") e che lo "o" era la vagina (nel suo numero ce n'erano parecchi perché il corpo umano ha parecchie aperture- "molte porte"-). Dopo avermi illustrato la sua aritmetica "controportesca" prese un anello per chiavi che si trovava Il per e11so e infilò una forcina da capelli nella spirale dell'anello facendomi vedere che dopo qualche difficoltà la forcina "alla fine era dentro"; intanto mi spiegava che, per riuscirei, "l'anello [cioè la spirale] dev'essere divaricato e 'spaccato'", spiegazione che riconduceva ancora una volta alla sua rappresentazione sadica del coito. Mi precisò poi anche che l'anello, che aveva proprio la forma dello zero, non era altro che un'asta diritta curvata in modo da diventare un cerchio. Da questo e da altri esempi appariva chiaramente in quale modo si manifestava e operasse in lui l'idea del sesso materno, e _cioè come rappresentazione di un pene nascosto nella vagina che egli doveva staccare
"Una parola di sua invenzione derivata da g~grn (contro) e T or (pona). ,. Questa fantasia dell:1 città attravenata da ferrovie (o da binari) era analoga a una fantasia che faceva anche Fritz (vedi "Analisi infantile"); c come per Fritz anche pc[ Emst la città significava la madre, la ferrovia U pene e cavalcare il coito.
o distruggere nel coito (vedi Boehm, 1921). Durante la seduta, e connessa sia al gioco con l'anello sia alla precedente fantasia aritmetica, emerse la sua particolare aggressività; come al solito strappò via i cuscini dal divano c ci s.i mise a S3ltare sopra, come anche sul divano. Tutto ciò rappresentava sempre l'evirazione della madre e il successivo coito con Ici. Dopodiché, come al solito, ridivenne calmo e si mise a disegnare. Fritz aveva una spiccata inibizione per le divisioni e tutte le spiegazioni erano inutili perché egli le capiva benissimo ma, nel fare le operazioni, sbagliava regolannente. Una volta mi raccontò fantasiosamente che per procedere all'operazione doveva innanzirutto atterrare la cifra prescritta, poi_ arrampicarcisi sopra, prenderle il braccio e tirarlo via. Alla mi3 domanda di che cosa dicesse la cifra di questo trattamento, rispose che quasi certamente per lei non era una cosa piacevole, perché era come se la mamma stesse su un masso alto una dozzina di metri e qualcuno andasse e le afferrasse il braccio in modo da tirarglielo via e strapparlo da lei. Poiché poco prima aveva fantasticato su una donna del circo segata a pezzi e che poi era resuscitata, mi chiese ora se una cosa del genere fosse possibile. Mi raccontò quindi (e questo era anche in relazione a una fantasia inventata in precedenza) che c'erano dei bnmbini e ognuno voleva un pezzettino della madre, che perciò doveva essere tagliata in quattr:o parti; descrisse con grande precisione come Ici urlasse, come le si era riempita la bocca di cana perché non potesse urlare, il genere di smorfie che faceva ecc. Disse che un bambino aveva preso un coltello molto affilato e descrisse come era stata squartata: primn trasver53lmente, all'altezza del seno e dell'ombelico, poi longirudinalmente in modo che il "pipì" (pene), la faccia c la testa erano stati divisi esattamente in due, per cui dalla testa le veniva tolto il "senno" (Sinn).~ 4 Poi la testa veniva ancora tagliata in senso obliquo e anche il "pipì" nel senso trasversale. Frattanto Fritz si mordeva 15 continuamente le mani e disse anche che mordeva spesso la sorella, alla quale indubbiamente voleva bene, per divertirsi. Poi continuò dicendo che ogni bambino prendeva il pczzetto di madre che desiderava c concluse apertamente che la madre, così fatta a pezzi, veniva mangiata. Infine emerse anche che nella divisione egli avcvn sempre confuso il resto con il quoziente c l'aveva sempre scritto crratamente al posto dcll'~ltro. A seguito di tutto ciò si poté chiarire che le sue inibizioni nei riguardi della divisione dipendevano dal fatto che nella sua mente gli elementi dell'oPerazione erano inconsciamente concepiti e trattati come "Il "senno~ rappresentava il pene. [Si tenga presente che il vocabolo tedesco Sinn h~ molte altre accezioni, da senso (delta percezione) a significato, a conoscenza, a mente, ad animo ccc.] "!Si tenga presente che in tedesco- come anche in inglese- i vocaboli upeuet· tino", "bocconcino", ~mordere" hanno un'identic:~ radice.]
Scvol•e~YIIuppollbldlco
pezzi di carne sanguinolenti, Per effetto di questa interpretazione - e delle altre ad essa collegate, che il lettore può facilmente dedurre da quanto ho fin qui esposto -le sue inibizioni scomparvero. 26 Lisa, nelle sue associazioni mnestiche alla scuola, lamentò una volta quanto fosse insensato da parte della maestra pretendere che dei bambini così piccoli facessero calcoli aritmetici con numeri cosl "grossi~, A lei era sempre apparso molto difficile dividere un numero molto grande con uno più piccolo ma pur sempre alto, e la cosa era particolarmente ardua quando per via del resto bisognava fare il quoziente con decimali. A questa idea si associò quella di un cavallo, un orrendo animale con la lingua penzolante tagliata, con le orecchie mozzate ecc. che voleva saltare uno steccato. A quest'associazione, che risvegliò in lei fortissime resistenze, se ne accompagnarono altre, una delle quali riconduceva a un ricordo d'infanzia: lei si trovava nella parte vecchia della sua città natale dove era·andata a comperare qualcosa in un negozio. Sulla base di questo ricordo fantasticò chc comperava un'arancia e una candela; e all'improvviso si accorse che il precedente senso di disgusto e di orrore dovuto all'idea del cavallo era sparito e al suo posto era subentrata una gradevolissima sensazione di dolce serenità. A questo punto essa stessa interpretò che l'arancia e la candela rappresentavano l'organo maschile e l'abominevole cavallo mutilato l'organo femminile. . La divisione del numero grande con quello più piccolo simboleggiava dunque il coito tra sua madre e Ici in una forma inefficace (impotente). Anche in questo caso risultava poi che la divisione rappresentava lo scindere, lo staccare, e cioè in effetti la rappresentazione del coito nella fase sadica e cannibalesca dello sviluppo. Lisa diceva che per quanto riguardava le equaziorù lei riusciva a capire solo quelle a una sola incognita. Una volta, facendo delle associazioni connesse a un sogno in cui doveva trovare il valore della x nell'equazione zx = 48, disse che era facilissimo ricavare l'incognita se si trattava di trovare il valore di 100 pfcnnig, perché era assolutamente chiaro che essi equivalevano a un marco. Poi associò a "due incognite" prima due bicchieri pieni d'acqua che si trovavano sulla tavola, e di cui lei ne prendeva uno e lo scagliava sul pavimento, e poi due cavalli tra le nuvole e la foschia. Era chiaro insomma che per lei la "seconda incognita" era un secondo pene assolutamente superfluo, e precisamente il pene di cui voleva sbarazzarsi - e la cui idea traeva origine dalle sue osservazioni infan· tìli del coito dci gerùtori -perché voleva possedere o il p:idre o la madre, e quindi eliminare uno dei due. La "seconda incognita", inoltre, signifi"L'indomani, con grande stupore suo e della maestra, risultò che era in grado di fare correttamente tutte le operadon.i. (Il bambino ovviammte non aveva nessuna con· sapevolczza del nesso tra le intcrpreuziooi e l'climioadone delle inibidonD
Coplto>lo sec<>nolo
cava anche lo sperma, che per lei era una cosa misteriosa; le singoli: incognite dell'equivalenza feci= pene, di cui era conscia, le erano invece del tutto chiare.U Il calcolo e l'aritmetica, perciò, dimostrano di essere provvisti anch'essi di un investimento libidico genitale. Tra le pulsioni p:trziali che vi operano attivamente osserviamo le tendenze an:~li, sadiche e cannib:~ lesche; nel processo di apprendimento queste pulsioni parziali pervengono a sublimarsi e a coordinarsi sotto il primato della genitalità. Ma di contro 1 a tale sublimazione assume un'importanza panicolare la paura dell'evira-
i ~~0s:~Tr: 1~n~~~~l:Z:a~i~n::l~: ;~~ ~r=~l::;:r;.:p;r:~;i:~~o g;;le::ll~ colo e dell'aritmetica, la paura dell'evirazione - e il fattore decisivo è rappresentato dalla sua intensità - si dimostra chiaramente la fonte delle inibizioni all'apprendimento. Al significato libidico della grammatica farò un breve accenno; qualche altro si trova nel successivo scritto "Analisi infantile".18 In relazione all'analisi logica, Grete parlava dello smembramento e della dissezione di un coniglio arrosto. Il coniglio arrosto - che lei aveva mangiato con molto piacere prima che sopravvenisse il disgusto - rappresent::~.va il seno c il genitale materno. In relazione allo studio della storia, Lisa diceva in analisi che "ci si deve 'trapiantare' in quello che la gente faceva in passato". Per lei era come studiare i rapporti tra i genitori e tra questi e il bambino e, naturalmente, tutte le fantasie infantili che insorgevano in lei in rapporto a battaglie, stragi ecc. si conformavano alla sua concezione sadica del coito. Il mio apporto particolareggiato circ:l l'investimento libidìco della geografia è esposto in "Analisi infantile". In tale scritto illustro anche come in connessione con la rimozione dell'interesse per il grembo materno - sulla quale si fonda l'inibizione del senso dell'orientamento - venga inoltre spesso inibito l'interesse per le scienze naturali. Quanto al disegno, ho trovato nel caso di Felix che le sue più forti . inibizioni al riguardo derivavano dal non riuscire neppure a immaginare che si potesse tracciare o fare lo schizzo di una mappa o delineare il piano delle fondazioni di una casa. Per lui disegnare significava creare l'oggetto raffigurato; e perciò l'incapacità di disegnare significava l'impo-
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"Vedi anche l'interpretazione ddl'~ignoto" nei cituo serino di S:adger (191ol. [Potri servire a una migliore comprensione ria di quesra nota sia dell'intero brano ricordare che, contruiamente a quanto accade nella lingua italiana, in tedesco - come del te$10 in inglese- il vocabolo correntemente u.s:ato per indicare l'incognita matematica~ lo Steuo che in ptìma accezione vuoi dire ~ignoto", ~non conosciutou.] "In ~:~le scritto dimostro inoltre che tendenze orali, anali c cannibalesche giungono ~~~t:~~azione anche nell'apprendere c parlare corret~:~mcntc un'altra lingua, nel
Scuoll • avlluppo llbldi
'"YediFerenezi(1913a). • Alla lnse della carie:~tura non vi sarebbe perciò solo l'intento di un~ rnera raffigurazione burlesca, ma quello di una effettiva rnetamorfo~ in peQio dell'oggetto rappresentato. "Come ho già detto, a questa attività si accomptg!Uva una fotte aggressività, che si esprimeva liberamente a seguito del dissolveni della paura di evirazione che stava alla base delle sue inibizioni nei riguardi dell'aritmetica.
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volta, però, queste inibizioni poggiano su precedenti inibizioni nei confronti del gioco, sicché in conclusione possiamo considerare tutte le inibizioni ulteriori- così importanti per la vita e lo sviluppo- un'evoluzione delle primissime inibizioni nel gioco. In .. Analisi infantilen documento come, a partire dal momento in cui le fissazioni libidiche alle sublimazioni più primitive - che ritengo siano il parlare e il piacere di muoversi pongono le premesse per l'ulteriore sviluppo della sublimazione, le attività e gli interessi dell'Io in continuo ampliamento vengono investiti libìdicamente con l'acquisizione di un significato simbolico sessuale, cosicché ad ogni nuovo stadio evolutivo si hanno nuove sublìmazioni. Il meccanismo inibitorio che illustro dettagliatamente nel predetto scritto fa sì, grazie all'universalità dei significati simbolici sessuali, che l'inibizione s.i estenda o passi dall'una all'altra delle tendenze o delle attività dell'Io. Occorre dunque annettere grnndissima importanza alle inibizioni infantili in età prescolarc, anche quando non si manifestano in modo impressionante, perché eliminare le primissime inibizioni significa anche evitare le successive. ·"" Nello scritto citato mi sforzo inoltre di mostrare che la paura del( l'evirazione costituisce la base comune delle prime e delle successive ini\bizioni. Essa ostacola le attività e gli interessi de.li'Io perché questi, accanto ad altre caratterizzazioni libidichc, hanno sempre un significato simbolico di fondo, e cioè quello del coito. ì. ben noto quale estrema importanza abbia il complesso di evirazione nella formazione delle nevrosi, Ma nell'lrltToduzione al narcisismo (1914a) Freud precisa anche quale importanza esso abbia nella fonmzione del carattere, e ne parla riperutamente nel Caso clinico delruomo dei lupi (1914b), 3l L'instaurarsi di tutte le inibizioni che attengono all'apprendimento e ad
;~;~c:~ 0d~::e::::a~i:~~~~fa:t~l: ~~~~ c~~i~~~i;;~a~:~~:l~::~o;;ip~:~. P;~::
/ ; al culmine l'imponanza della paura dell'evirazione, e cioè all'inizio del .~ periodo fra i tre e i quattro anni di età. :t la conseguente rimozione delle . componenti mascoline attive - sia nei bambini che nelle bambine - che costituisce la base principale delle inibizioni nei confronti dell'apprcnJ dimento.
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"Anche Alex::inder (I9I)l ha dimostnto, nell'analisi di un adulto, l'influenza del complesso di cvii"azionc sulla formazione del cuattcre. Nel mio inedito Die infQIIIilr Angft und ibre Bed~IIIIIng fiir die Emwickbmg der PersOnliehkeit [vedi in ~Titoli originali c fonti~, a p. 7 del presente volume le infonnazioni concernenti "Analisi infantile~], che è appunto connesso al citato scritto di Alexandcr. ho ccrc:aro di dimostrare l'identica intluenu facendo riferimento a materiale emerso da analisi di b3mbini, e ho indicato quale enonnc imporunu abbia il complesso di evirazione nell'i,.,sorgenu di inibiidoni relative allo spon, al gioco c allo srudio, nonché di inibizioni concernenti lo sviluppo della personalità in generale.
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Cionondimeno probabilmente si rileverà sempre che l'apporto della componente femminile alla sublimazione è costituito dalla reccttività e dalla capacità di comprendere, che sono elementi importanti di ogni atti· vità, anche se l'elemento dell'impulso operativo, che è ciò che caratterizza l'essenza di ogni attività, ha la sua origine nella sublimazione della potenza maschile. L'atteggiamento femminile verso il padre, legato all'ammirazione e al riconoscimento del pene paterno e delle sue capacità operative, diventa, con la sublimazione, la base della capacità di comprensione dell'arte e in generale di ogni altra impresa umana di alto valore. Ho potuto osservare spesso in analisi sia di maschietti che di bambine quale importanza possa avere la rimozione dell'atteggiamento femminile prodotta dal complesso di evirazione. La rimozione di questo atteggiamento contribuisce in grande misura all'inibizione di qualsiasi attività, poiché ne è sempre una pane integrante. Mi è stato anche possibile osscrv'!'ire, nell'analizzare pazienti di entrambi i sessi, come spesso si verifichi uno sboccio rigoglioso dell'interesse artistico e di altri tipi di interesse allorché una pane del complesso di evirazione diventa conscio e l'atteggiamento femminile si estrinseca di nuovo liberamente. Nell'analisi di Felix, per esempio, allorché poté riesprimersi l'atteggiamento femminile verso il padre perché si era dissolta una pane della paura di evirazione, comparve un'inclinazione musicale che si espresse nell'ammirazione per un direttore d'orchestra e compositore con il quale si identificò. Naturalmente fu solo quando la sua attivicl. psichica si sviluppò che egli poté acquisire una capacità critica più rigorosa, valutare la propria capacità a paragone di quella altrui e quindi sforzarsi di imitare le gesta di altri. 1!: una costatazione abbastanza comune che a scuola le ragazze riescono meglio dei ragazzi ma che con l'andare del tempo i risultati che esse ottengono sono tutt'altro che pari a quelli dci maschi. Accennerò qui brevemente ad alcuni fattori che a questo riguardo mi sembrano import:lnti. Una parte delle inibizioni che derivano dalla rimozione di impulsi genitali - cd è appunto la parte che ha la maggiore importanza per lo sviluppo ulteriore - ha a che fare direttamente con le attività e gli interessi dell'Io in quanto tali. Un'altra parte ha a che fare con 1'3.tteggiamento nei confronti dell'insegnante. Nel suo atteggiamento verso la scuola e l'apprendimento," il maschietto è caricato da un doppio fardello. Tutte le sublimazioni che derivano dai desideri genitali nei riguardi della madre portano ad accrescere il suo senso di colpa verso l'insegnante. l CQ!!)P.iti, lo sforzo_delrapp~Jidimento - che nell'inconscio significano il coito - lo inducono a temere l'inse-
gnante come un vendicatore. Così il suo desiderio conscioll di soddi~ sfare con i suoi sfoni l'insegnante è contemporaneamente contrastato dall'inconscia paura di farlo: il risultato è un conflitto insolubile, che a sua volta è fonte di una parte notevole delle inibizioni. Il conflitto, però, diminuisce di intensità quando gli sfoni del ragazzo non soggiacciono più al controllo diretto dell'insegnante, ed egli può operare più libera· mente nella vita. Tuttavia la possibilità di operare più liberamente si dà. in misura maggiore o minore, solo quando la paura dell'evirazione non ha inciso troppo sia sugli interessi e sulle attività in sé sia sull'atteggia~ mento verso l'insegnante. Da rutto ciò deriva che si possono vedere bam~ bini assolutamente insoddisfacenti come scolari ottenere poi brillanti sue~ cessi nella vita, per altri invece - quelli inibiti principalmente negli inte~ ressi - il modello del loro fallimento a scuola resta il prototipo delle successive imprese nella vita. Per le bambine le inibizioni derivanti dal complesso di evirazione, c che colpiscono ogni loro attività, hanno un'importanza particolare c diversa. Il rapporto con l'insegnante maschio, che può essere così pesante per il bambino, opera invece nella bambina - se le sue capacità non sono troppo inibite - come un incentivo. Nei rapporti con un'insegnante di sesso femminile l'atteggiamento connesso all'angoscia (la paura dell'evira~ zione), che trae origine dal complesso edipico, non è cosl intenso, di solito, quanto il suo corrispondente nel bambino. Poiché, però, la bambina in genere dispone di una minore attività mascolina dà impiegare nella sublimazione i suoi risultati nell:l vira non raggiungono, di norma, quelli conseguiti dall'uomo. Tutte queste peculiari differenze e analogie, non meno della presa in considerazione dell'operare di altri fattori, richiederebbero una tratta· zione più approfondita. Ma qui devo accontentarmi di brevi e sommarie indicazioni che peraltro, con la loro insufficienza, rendono la mia esposizione necessariamente alquanto schematica. Nei limiti qui impostimi, inoltre, mi è impossibile trarre anche solo una parte delle numerose con~ elusioni teoriche e pedagogiche che si potrebbero dedurre dal materiale riferito. Accennerò tuttavia brevemente a qualche punto che mi sembra molto importante, Da rutto ciò che abbiamo riferito emerge in complesso una funzione passiva della scuola; essa funzionerebbe soltanto da pietra di paragone dello sviluppo sessuale già più o meno validamente raggiunto. Ma come si può ottenere che la scuola svolga una funzione attiva? Come si può "Nell'inconscio questo desiderio corrisponde al tentativo di annullare il padre, di prendere il suo posto presso b m:.odre, oppure al desiderio omosessuale di conquistulo e di dominarlo come oggetto passivo d'amore.
Scuol•enllvppollltlolloo
fare perché essa apporti qualcosa di essenziale a tutto lo sviluppo del bambino oltre che a quello libidico? ì. ovvio che un insegnante intelligente e comprensivo, che tenga conto dei complessi infantili, ridurrà le inibizioni e otterrà risultati più benefici dell'insegnante incomprensivo o addirittura brutale, che per il bambino rappresenta fin dal principio il padre eviratore. D'altra pane, però, io ho trovato in numerose analisi che fortissime inibizioni nei confronti dell'apprendimento si verificano anche nelle condizioni scolastiche più favorevoli, mentre dalla condotta anche più sconsiderata del maestro non derivano inevitabilmente delle inibizioni, Per riassumere brevemente il mio modo di vedere la funzione dell'insegnante nello sviluppo del bambino dirò che egli può ottenere molto con la comprensione e con la sensibilità perché grazie ad esse può ridurre considerevolmente la porzione di inibizioni legate alla sua figura di "vendicatore", Al tempo stesso l'insegnante Sllggio ébenevolo fornisce alla componente omosessuale del bambino e alla componente mascolina dell:t bambina un oggetto nei cui confronti essi possono espletare la loro attività genitale in una forma sublimata. Ma, sotto quest'aspetto, la sua funzione non va oltre quella che, secondo le ipotesi da me esposte, è svolta dall'apprendimento delle varie discipline. Dalle nostre osservazioni possiamo solo ricavare che la condotta pedagogicamente errata o addirittura brutale dell'insegnante può produrre dei danni. Se la rimozione degli impulsi genitali ha inciso sulle attività e sugli interessi dell'Io infantile, l'atteggiamento dell'insegnante può probabilmente diminuire (o intensificare) il conflitto interno del bambino ma non inciderà sostanzialmente sul suo risultato. Del resto anche un buon insegnante ha scarsissime possibilità perfino di :~.lleviare il conflitto, perché i limiti posti dalla struttura dei complessi del bambino, e specie il suo rapporto con il padre, determinano in anticipo il suo atteggiamento nei confronti della scuola e dell'insegnante. Tutto ciò spiega quindi perché, quando sussistono fortissime inibizioni, i risultati di fatiche pedagogiche protratte addirittura per anni sono del tutto sproporzionati agli sforzi compiuti. L'analisi, invece, riesce spesso a eliminare inibizioni del genere in un tempo relativamente breve e a reinstaurare il pieno piacere dell'imparare. La cosa migliore, perciò, sarebbe invertire il processo: l'analisi precoce dovrebbe eliminare anticipatamente le inibizioni più o meno presenti in ogni bambino, e su questa b~sc dovrebbe poi cominciare l'opera della scuola, Quando la scuola non debba più sprecare le sue forze in lotte scoraggianti contro i complessi infantili, potrà rendere la sua utile opera importante anche per lo sviluppo del bambino.
Capitolo 3 Analisi infantile 1
In psicoanalisi troviamo spesso che inibizioni ncvrotichc di disposizioni naturali sono detenninate da rimozioni che hanno colpito le rappresentazioni libidiche associate a determinate attività collegate a tali disposizioni, e quindi contemporaneamente le attività stesse. Nel corso di analisi di bambini e di fanciulli mi sono trovata di fronte a materiale che mi ha indotto a esaminare a fondo certe inibizioni che senza l'analisi non sarebbero state riconosciute come tali. In un certo numero di casi si sono dimostrnte inibizioni tipiche :ltteggiamcnti e comportamenti peculiari come la scarsa attitudine o l'avversione per le attività. sportive c ginniche, l'assenza totale o paniale di piacere nello svolgere i compiti scolastici, la mancanza di interesse per un:1. specifica m:1.teri:1. scolastica, o una "svogliatezza" generale più o meno intensa; molto spesso, inoltre, erano inibizioni quelle che apparivano come capacità c interessi un po' più bassi del normale. In verità sono rari i casi in cui queste peculiarità sono state riconosciute come autentiche inibizioni e poiché si rinvengono nella personalità di ogni essere umano sarebbe difficile definirle nevrotiche. Ad ogni modo quando sono state risolte dall'analisi si è trovato - come ha dimostrato Abraham (1913) in casi di nevrotic:i affetti da inibizioni locomotorie ~che alla loro base vi è la rimozione, per via della sua connotazione sestJsuale, di un intenso piacere primario. In questi casi si è scoperto che nel giocare a palla o con il cerchio, nel pattinare, andare in slittino, oppure ' [Nella nota aislunta nel 1947 allo scritto prcc:edente (p. 74l l'autrice predsa rra l'alrro c:he il materiale su cui esso si basa è in massima parre lo stesso riferito nel presente scritto · pt::!ltUtiO
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nel fare danza, ginnastica, nuoto -insomma in ogni sorta di attività Iudica fisica - vi era un investimento libidico dell'attività al quale concorreva sempre una simbolizzazione genitale. Investimento e simbolizzazione operavano anche per quanto concerneva il recarsi a scuola, le relazioni con insegnanti dell'uno c dell'altro sesso, lo studio e l'apprendimento. Naturalmente si è scoperta anche, in tutto ciò, l'importanza di una gran quantità di altre determinanti, attive e passive, eterosessuali e omosessuali, diverse da individuo a individuo, e facenti capo alle singole pulsioni paniali. Le inibizioni alle quali stiamo qui rifercndoci, e che potremmo chiamare "normali", sono chiaramente fondate- analogamente a quelle nevrotichc - su una inclinazione costituzionale a uarrc grande piacere dalle varie attività c sul loro significato simbolico sessuale. L'accento principale, però, va posto sul significato simbolico seSiiaale. ~questo che, allorché si attua l'investimento libidico, accresce, in misura che non siamo ancora in grado di definire, l'inclinazione originaria e il piacere primario. Ed è sempre questo che attira la rimozione; la rimozione si dirige quindi contro l'accentua~i del piacere sessuale associato all'attività c determina l'inibizione dell'attività o della tendenza a esercitarla. Nella stragrande maggioranza di questi casi di inibizione mi sono accorta che il l:1voro di inversione del processo si compiva attraverso la scarica dell'angoscia, e in particolare dcll"'angoscia di evirazione"; solo quando quest'angoscia si dissolvev:1 era possibile fare qualche progresso nell'eliminazione dell'inibizione. Queste osservazioni mi h:1nno permesso,, di comprendere, in una certa quale misura, il rapporto tra angoscia c iniJj bizionc, ed è di esso che ora tratterò particolareggiatamente. A fare considerevole luce sulla stretta correlazione fra angoscia e inibizione è stata l'analisi del piccolo Fritz.~ In questa analisi, di cui la seconda parte fu molto approfondita, ho potuto accertare che il diminuire dell'angoscia, conformemente al progredire dell'analisi (l'angoscia in dcterminati momenti era veramente rilevante e solo dopo aver raggiunto un certo grado cominciava a poco a poco a placarsi), era sempre segno del· l'imminente scomparsa di qualche inibizione, Ogni volta che l'angoscia scompariva l'analisi faceva un altro grande passo in avanti, e il confronto con altre analisi conferma la mia idea che il raggiungimento del completo successo nell'eliminazione dell'inibizione è direttamente proporzionale alla purezza con cui l'angoscia si esprime in quanto tale e può quindi essere dissolta.1 Per completo successo io non intendo però la mera riduzione o 'Vedi il precedente ~sviluppo di un b.lrnbino", 'In Frit1. l'ango.scia si esprilm:va in fonna intensissÌlrnl (e questo a me pare molto imporunre) insieme a tutto il complesso dci relativi moti affettivi. Nelle alite analisi non sempre si vcrifietva la stessa cosa. Nel caso del tredieenne Felix, per esempio
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l'eliminazione delle inibizioni; ciò che l'analisi dovrebbe riuscire a conseguire è il ripristino della capacità di godere il piacere primario legato all'attività. Ottenere questo ripristino è indubbiamente possibile nel caso dei bambini più giovani, e anzi tanto più giovane è il bambino quanto prima ha luogo il ripristino perché il cammino inverso che dev'essere compiuto, dal processo dell'inibizione è meno lungo c complicato. In Fritz questo processo di eliminazione attraverso la scarica dell'angoscia era talvolta preceduto dalla comparsa di "sintomi temporanei" (vedi Ferenczi, 191 zb), che a loro volta si dissolvevano anch'essi principalmente attraverso lo stesso meccanismo. Il fatto che l'eliminazione sia delle inibizioni sia di questi sintomi avesse luogo con la scarica dell'angoscia dimostra con certezza che la loro fonte era l'angoscia. Tutti noi sappiamo che l'angoscia è un affetto primario. Come asserisce Freud (1915-17, p. 561). "Dicevo che la trasfonnazione in angoscia - o, meglio, la scarica sotto forma di angoscia - è la sone immediata che spetta alla libido colpita da rimozione." Nel reagire con l'angoscia l'lo riproduce l'affetto provato al momento della nascita, e che diventa il prototipo di ogni angoscia futura, c se ne vale come della "moneta valida universalmente con la quale vengono o possono venire scambiati tutd i moti affettivi" (ibid., pp. sspg.). Nel venire a scoprire come l'Io cerchi, nelle varie nevrosi, di proteggersi dall'insorgere dell'angoscia "egli arriva a concludere che: "In senso astratto, non parrebbe inesatto affermare che i sintomi in genere vengono formati solo per sottrarsi allo sviluppo d'angoscia altrimenti inevitabile" (ibid., p. 556). Di conseguenza, nei bambini l'angoscia precederebbe invariabilmente la fonnazione dei sintomi e costituirebbe la manifestazione nevrotica più primordiale, per così dire, che prepara il terreno alla fonnazione dei sintomi. Al tempo stesso, tuttavia, non è sempre possibile indicare per quale motivo, in tenera età, l'angoscia non diventa manifest:t o è dissimulata. 4 Sta però di fatto che probabilmente non esiste un solo essere umano che da bambino non abbia sofferto di ptwor nocturnut e abbiamo probnbilmente ragione di dire che in tutti gli esseri umani c'è stato un qualche
- alla cui an~lisi accennerò s~o in questo s.:ritto -, l'angoscia en di solito riconosciuta per ciò che en, ma non era "consumua~ {/i'll~d tbrfl!lgh =vissuta completamente c Sllpcrata) con un COli! potente affetto. A mettere in panicolare evidenza questa "consumazione~ affettiva e stato Alexander {192)). Si 1n1u di qualcon di analogo a ciò a cui mirava la psicoanalisi ai suoi esordi e che denominava "abreazioneN. 'In parecchie analisi ho potuto accenare che i bambini spesso nascondono a coloro che li circondano angOlice considerevolmente intense, quasi fossero inconsciamente consapevoli del loro significato. Per qu~nro concerne i muchietti c'è poi il fuco che essi identificano l'angoscia con b vigliaccheria e se ne vergognann, anche perché in genere quando la dichiarano si muove loro proprio un tale biuimo. Probabilmente queste sono anche le ragioni per cui l'angoscia infn1i\e viene rapidamente e totalmente dimenticata. Possiamo comunque essere ceni che dietro l'amnesia dell'infanzia si cela sempre una qualche angoscia primordiale e che per rie0$1"rvirne l'origine occorre un'analisi che penetri molto in profondo,
momento in cui si è prodotta un'angoscia nevrotica più o meno intensa. Ora, dice Freud (1915a, pp. 43 sg.): "Ricordiamoci che il motivo e il proposito della rimozione non sono consistiti in altro che nell'evitare il dispiacere. Ne consegue che il destino dell'ammontare affettivo della rappresentanza {pulsionale] è di gran lunga più importante dell'esito cui va incontro la rappresentazione; e questo fatto è decisivo per una valutazione del processo di rimozione. Se la rimozione non riesce a prevenire la nascita di impressioni spiacevoli o di angoscia, dobbiamo dire che essa ha subìto uno scacco; e ciò anche se ha eventualmente raggiunto la sua meta per quanto si riferisce alla componente rappresentativa. Naturalmente la rimozione fallita ha più ragione di imporsi al nostro interesse di quella eventualmente riuscita, la quale perlopìù si sottrae alla nostra disamina.~ Ma, come Freud precisa altrove (1915-17, p. 561): "Nelle nevrosi sono in atto processi che si sforzano di vincolare questo n·;Juppo d'angoscia e che qualche volta ci riescono in diversi modi." Cht: cosa succede allora dell'importo d'affetto la cui sorte è svanire senza dar luogo a formaziorù di sintomi, e cioè in caso di rimozione riuscita? In proposito Freud dice (19153, p. 43): "Il destino del fattore quamitativo della rappresentanza pulsionale può essere di tre tipi, come apprendiamo da un rapido esame delle esperienze compiute in psicoanalisi: la pulsione può essere totalmente repressa così che di essa non si trova più traccia alcuna; oppure si marùfesta come un affetto con una coloritura qualsivoglia di tipo qualitativo; oppure si tramuta in angoscia." Ma come può un importo d'affetto essere represso in una rimozione riuscita? Sembra lecito presumere che in rutti i casi in cui si ha rimozione (compresi i casi di rimozione riuscita) l'affetto si scarica sotto fonna d'angoscia, che nelle prime fasi dello sviluppo talvolta non è manifestata o è dissimulata, Questo processo si verifica del resto nell'isteria d'angoscia, e possiamo fare l'ipotesi che esso si produca anche in casi in cui non esista l'isteria. In questi casi, per un certo periodo, l'angoscia sarebbe presente in effetti inconsciamente. Lo stesso Freud dice infatti (1951b, p. 61): "accettiamo persino, reputandoli inevitabili, la singolare combinazione terminologica di una 'inconscia coscienza della propria colpa' o il paradosso di una 'angoscia inconscia'". E continuando a trattare dell'uso dell'espressione "affetti inconsci" Freud prosegue (ibl'tl., p. 61): "Non si può dunque affermare che l'uso dci tennini in questione manchi di consequenzialità; tuttavia, rispetto alla rappresentazione inconscia esiste la seguente significativa differenza: dopo la rimozione l:t. rappresentazione inconscia esiste la seguente significativa differenza: dopo la rimozione la rappresentazione inconscia continua a sussistere come struttura reale nel sistema !ne, mentre all'affetto inconscio corrisponde, in quella stessa scdC, solo una potenzialità, uno spunto che: non ha potuto dispie-
garsi." Ci è quindi chiaro perché un importo di affetto dissolto attraverso una rimozione riuscita ha subito senza alcun dubbio una trasformazione in angoscia c perché, quando la rimozione non è riuscita perfettamente, l'angoscia talvolta non si manifesta affatto, o solo in forma relativamente molto lieve, e rimane ncli'Jnc come una prcdisposizionc potenziale. II meccanismo che rende possibile il ulegame" o la scarica di quest'angoscia, o predisposizione all'angoscia, sarebbe lo stesso che abbiamo visto portare all'inibizione. Le scoperte della psicoanalisi ci hanno insegnato che l'inibizione fa parte, in misura più o meno grande, dello sviluppo di ogni individuo normale; anche sotto questo aspetto, quindi, è solo il fattore quantitativo che permette di decidere se un individuo va definito sano o malato. Il problema che si pone è che cosa fa si che in una persona sana si scarichi in forma di inibizione dò che nel nevrotico ha prodotto la nevrosi. Le inibizioni di cui qui ci stiamo occupando possono essere caratterizzate dal fatto: 1) che cene tendenze dell'lo ricevono un potente inVestimento libidico, e che 2) una certa quantità d'angoscia si ripartiste tra loro in modo tale da non apparire più come angoscia ma come "sensazioni penosc",5 disagio psichico, imbarazzo ecc. L'analisi tuttavia rende chiaro che queste manifestazioni sono manifestazioni di angoscia che si diversificano soltanto per l'intensità e che non si evidenziano come tali. In conclusione, l'inibizione comporterebbe che una certa quantità di angoscia è assunta da una tendenza dell'lo già investita libidicamente. L'investimento libidico originario di una pulsione dell'Io costituirebbe quindi la base della rimozione riuscita mentre l'importo di affetto che ad esso si associa, quasi gli corresse a fianco su una strada collaterale, si manifesta come inibizione. Quanto più perlettamente opera il meccanismo della rimozione riuscita tanto meno facile è riconoscere l'angoscia per ciò che effettivamente è anche quando appare soltanto come riluttanza. Negli individui che appaiono perfettamente sani e totalmente liberi da inibizioni essa anzi compare soltanto come maggiore o minore affievolimento di inclinazioni narurali. 6 Se consideriamo la capacità di mblimare equivalente alla capacità di impiegare la libido eccedente in investimenti di tendenze dell'Io, non è forse errato ritenere che chi si conserva sano d riesce perché ha acquisito 'Tnttando del rapporto tra ~sensazioni penose" e angoscia nei sogni, Freud scdve (1915-17), p. )Sf): uCiò che~ valido per i sogni d':~.ngosda non dcfonnati può essere: ammesso anche per quei sogni che h~nno subito una paniale deform3Zionc, c per gli altri sogni spiacevoli, le cui scosnioni penose corrispondono probabilmente al btto che ci si avvicina all'angoscia." 'Anche in siffarrc forme di rimotionc riuscita, nelle quali la trasformazione subita dall'ans:oseia ~ tale da rc:nder!a pressoché irriconoscibilc, ~ scnz'3ltro possibile che si dia il distllceo di s:randi quantÌtll di libido. Nelle analisi di numerosi casi ho trovato infatti che lo sviluppo di abitudini c peculiariti individuali era StlltO influcnuto d~ rappresentazioni libidichc.
Arullollnhntla.
la sua maggiori: capaCità di sublimare in uno stadio molto precoce dello sviluppo. Le inibizioni insorgerebbero quindi per il fatto che la rimozione opererebbe su tendenze dell'Io già prescelte per la sublimazione. In altri casi invece entrCrebbero in aziOne i meccanismi della nevrosi e il risultato sarebbe la formazione dci sintomi. Noi sappiamo che è il complesso edipico a mettere contemporanea· mente in azione la rimozione con una sua peculiare intensità e a fare erompere l'angoscia di evirnzione. Possiamo inoltre ritenere che questa grnnde "ondata" di angoscia venga raffonata da un'angoscia preesistente (forse anche solo allo stato di potenzialità) dovuta alle primissime rimo· zioni, e che magari è proprio quella sona di angoscia di evirnzione deter· minata a suo tempo dall"'cvirnzione primordiale~ (vedi Freud, 1915d; Stilrcke, 1921; Alexander, 1923). In analisi ho trovato ripctutamente che l'angoscia della nascita non era altro che angoscia..;i evirazione che rivi· vev:1 esperienze precedenti, c che il dissolvimento dell'angoscia di evirazione comportava la scomparsa dell'angoscia della nascita. Evidenti angosce della nascita ernno la paura, da mc rilevata in un bambino, che gli sprofondasse il ghiaccio sono i piedi quando ci si trovava soprn, e quella di precipitare attrnverso un buco allorché si trovava su un ponte. Questo genere di paure erano pcrlopiù attivate da desideri molto meno evidenti - a loro volti attivati dal significato simbolico sessuale del pattinare, dci ponti ecc. -, e che facevano insorgere la paura dell'evirazione, di aprirsi una via, mediante il coito, per rientrnre nella madre. Questo fa anche capire facilmente perché la procreazione e la nascita siano spesso inconsciamente concepite come un coito mediante il quale il bambino, sebbene con l'ausilio del padre, penetra nella vagina materna. Non sembra quindi azzardato considerare il pavor nocturnus che si manifesta all'età di due o tre anni come una forma dell'angoscia che si manifesta nel primo stadio di rimozione del complesso edipico e il cui "legame" o il cui deflusso si attuerà in seguito in vari modi.7 Per tornare più strettamente al nostro tema: l'angoscia (o paura) di evirazione che si produce quando il complesso edipico viene rimosso si dirige dunque verso tendenze dell'Io che hanno già ricevuto un investimento libìdico, ed è poi legata o scaricata con questo stesso investimento. lo credo sia del tutto chiaro che l'angoscia che viene a un certo punto a investire le sublimazioni operate fino a quel momento si ripartisca, e 1 Un po' più tardi (a tre o quauro anni, c anche dopo) l'effetto della rimozione per oper3 del complesso edipico apparici in mlsut3 impressionante in talune rrunifesta2ioni panicolari, alcune delle quali costituiscono veri e propri sintomi. Parrebbe ovvio (benché la cosa sia da verificare) che se si intraprendes!ie l'analisi del bambino aU'cpoca dell'insorgenza del ptwor noctumu.t, o poco dopo, e fosse cosi dissolta questa forma d'angoscia, si eliminerebbe la base su cui si sviluppa la nevrosi e si duebbe via liber3 allo sviluppo delle sublirruzioni. Le mie osseJ;Vazioni mi hanno pemtasa che l'indagine analitica non i: impossibile neppure nel caso di bambini di questa età.
quindi defluisca, totalmente e insensibilmente tra di esse in misura quantitativamente proporzionale alla loro abbondanza e qualitativamente proporzionale alla loro forza, In Fritz e Felix ho potuto verificare che le inibizioni del piacere del movimento erano strettamente connesse a quelle del piacere di apprendere e di varie altre tendenze e interessi dell'Io. In entrambi i casi vi era uno sposttrmento delle inibizi0'1li dall'una all'altra categoria di tendenze dell'lo, e ciò che lo rendeva possibile era chiaramente l'investimento preminente di un aspetto simbolico sessuale connesso alle diverse categorie. In Felix, il ragazzo di tredici anni della cui analisi mi avvarrò per illustrare le considerazioni che esporrò più avanti in questo scritto, lo spostamento si manifestò come trasferimento delle inibizioni dall'attività sportiva allo studio, Nei primi anni di scuola era stato un bravo scolaro ma molto timido e maldestro in tutte le attività sportive. Quando il padre tornò dalla guerra prese a tormentarlo e sgridarlo trattandolo da poltrone pauroso e con questi sistemi riuscl a ottenere il risultato che voleva. Felix divenne molto abile e appassionatamente interessato ai vari sport ma contemporaneamente a questo cambiamento sì sviluppò in lui un certo disinteresse per la scuola, per l'apprendimento e il sapere. Questo disinteresse divenne poi riluttanza e sfociò infine in quella schietta avversione che lo condusse all'analisi. Il ponte che permise il passaggio dall'uno all'altro tipo di inibizioni fu cosrituito dall'avere entrambi il medesimo investimento simbolico sessuale, ma fu l'intervento paterno che rese possibile al bambino di spostare l'intero complesso delle inibizioni dalle attività sportive allo studio, inducendolo a considerare lo sport come una sublimazione più in sintonia con l'lo. L'elemento della "sintonia con l'Io~ è importante, a mio parere, anche nel determinare contro quale tendenza già investita libidicamente si dirigerà la libido rimossa (che defluisce come angoscia) e quindi quale tendenza soggiacerà in maggiore o minore misura all'inibizione. Questo meccanismo di spostamento da un'inibizione a un'altra mi sembra analogo al meccanismo delle fobie. Ma mentre in questo accade soltanto che al posto del contenuto rappresentativo subentra, con lo spostamento, una formazione sostitutiva senza che scompaia l'importo d'affetto, nell'inibizione sembra i~J,vcce che simultaneamente allo spostamento si verifichi la scarica dell'importo d'affetto. Rifacciamoci ora di nuovo a Freud. Nell'Introduzione alla psico1112alisi (1915-17) egli scrive (pp. 556sg.): "Come sappiamo, lo sviluppo d'angoscia è la reazione dell'Io al pericolo e il segnale d'inizio della fuga; ci viene allora spontaneo pensare -che nell'angoscia nevroica l'lo intraprenda un analogo tentativo di fuga davanti alle pretese della sua
An1llol lnfMtlle
libido, cioè che tratti questo pericolo interno come se fosse esterno. Ciò risponderebbe all'aspettativa che, dove si manifesta l'angoscia, è presente anche qualcosa da cui ci si sente angosciati. Ma l'analogia potrebbe essere condotta oltre. Come il tentativo di fuga davanti al pericolo esterno viene sostituito dall'affrontarlo e da opponuni provvedimenti difensivi, così anche lo sviluppo d'angoscia nevrotica cede il posto alla formazione di sintomi, col risultato che l'angoscia viene legata." Ora, a mio parere, noi possiamo concepire in maniera analoga l'inibizione come una costrizione, proveniente dall'interno, ad arginare un pericoloso eccesso di libido, una costrizione che in effetti, a un certo punto della storia umana, è divenuta una coazione dall'esterno. Per precisare e sviluppare tutto ciò possiamo dunque dire che la prima reazione dell'Io all'arginamento (all'"ingorgo") della libido, avvertito come pericolo, sarebbe inizialmente l'angoscia, "il segnale di inizio 4;Jla fuga"; ma l'apprestarsi alla fuga "viene sostituito dall'affrontarlo [il pericolo] e da opportuni provvedimenti difensivi", con il risultato della formazione di sintomi. Potrebbe però darsi un diverso provvedimento difensivo, e cioè il soggiacere all'arginamento delle tendenze libidiche, vale a dire l'inibizione; questo processo sarebbe tuttavia possibile solo se il soggetto riuscisse a deviare la libido su attività di pulsioni di autoconservazione e quindi a risolvere nell'ambito delle tendenze dell'Io il conflitto fra energie pulsionali. e rimozione. L'inibizione come esito della rimozione riuscita Sarebbe quindi al tempo stesso premessa e conseguenza della civiltà. L'uomo primitivo, la cui vita psichica assomiglia per tanti aspetti a quella del nevrotico (vedi Freud, 1911·1J), sarebbe dunque arrivato a soggiacere al meccanismo della nevrosi perché, non possedendo una sufficiente capacità di sublimare, difettava probabilmente anche della capacità di operare la rimozione riuscita. Inoltre, giunto a un grado di incivilimento condizionato dalla rimozione, ma essendo principalmente in grado di rimuovere soltanto con il meccanismo della nevrosi, egli restava incapace di superare questo suo stadio di incivilimento specificamente infantile. A questo punto vorrei attirare l'attenzione sulla conclusione che deriva da quanto ho esposto finora, e cioè che l'assenza o la presenza di certe capacità (nonché la misura in cui sono presenti), benché sembri essere determinata soltanto da fattori costituzionali e far pane dello sviluppo delle pulsioni dell'Io, in effetti è determinata anche da altri fattori, i fat· tori libidici, sicché può essere modificata con l'analisi. Uno dci fattori fondamentali è quell'investimento libidico che costituisce una premessa indispensabile dell'inibizione. Questo concorda con i fatti ripetutamente osservati in analisi. Tuttavia noi troviamo la presenza di investimenti libidici di tendenze dell'Io anche là dove non si è prodotta alcuna inibizione. L'investimento libidico (e questo appare con particolare
Copltolo tono
chiarezza nell'analisi infantile) è dunque una componente costante di ogni capacità naturale, di ogni talento, di ogni interesse. Se è così dobbiamo supporre che nello sviluppo di una tendenza dell'Io devono avere impor~ tanza non solo la predisposizione costiruzionale ma anche le condizioni - come, quando e in quale misura - nelle quali ha luogo l'unione con la libido. Lo sviluppo della tendenza dell'lo deve quindi dipendere anche dalla sorte della libido con la quale è associata, e cioè dalla riuscita dell'investimento libidico. Tutto ciò riduce l'importanza del fattore costituzionale nello sviluppo delle capacità naturali, dei talenti, e - analogamente a quanto ha dimostrato Freud nel caso della mnlattia- fa apparire il grande rilievo del fattore uaccidenta\e". Noi sappiamo che nello stadio narcisistico le pulsioni dell'Io e le pulsioni sessuali sono ancora congiunte; questo deriva dal fano che fin [
::~~::~i~ilea~~~~:!~S:~~;a~~;~fv~::n~~a:~~:~o::~:e~~e~~ 1!~ gnato lo studio delle nevrosi di traslazione - esse si disgiungono, operano come forme distinte di energia c si sviluppano scparatameme. Freud tuttavia ci dice che, pur sussistendo validamente la diversificazione tra pulsioni dell'lo e pulsioni sessuali, una certa quantità di pulsione sessuale resta associata per tutta la vita alle pulsioni dell'Io, costituendone così la componente libidica. Ciò che in precedenza ho denominato investimento simbolico sessuale di una tendenza o di un'attivicl propria di pulsioni dell'Io corrisponde appunto a tale componente. Noi definiamo "sublimazione" proprio questo processo di investimento libidico, e diciamo che la sua genesi si spiega con il fatto che esso procura alla libido in eccesso, per la quale non esiste un soddisfacimento adeguato, una possibilità di scarica; attraverso questa via l'ingorgo di libido viene quindi ridotto o eliminato. Questa concezione concorda peraltro anche con l'asserto di Freud che il processo della sublimazione apre una via di deflusso ai fortissimi eccitamenti che derivano dalle singole fonri delle pulsioni sessuali parziali, consentendo loro di indirizzarsi verso altre mete. Freud (I90S• pp. 540-41) dice, anzi, che perfino quando il soggetto ha una disposizione costituzionale anormale l'eccitamento in eccesso può trovare uno sbocco nella sublimazione e non esclusivamente nella perversione o nella nevrosi. Nelle sue ricerche sull'origine del linguaggio, Sperber (1911) ha avanzato la tesi che nell'origine e nella successiva evoluzione del linguaggio la parte più grande l'abbiano avuta i bisogni sessuali, che i primi suoni linguistici erano richiami e comunicazioni sessuali e che questo linguaggio rudimentale tra compagni sessuali si sviluppò come accompagnamento ritmico dell'attività lavorativa, la quale venne cosl a essere associata con
il piacere sessuale,8 Jones (1919) arriva alla conclusione 9 che la sublimazione è una ripetizione ontogcnetica del processo descritto da Sperbcr, e che i fattori da cui dipende lo sviluppo del linguaggio operano contemporaneamente anche nella genesi del simbolismo, Per Ferenczi (t9IJb, p. 50) il simbolismo è una conseguenza diretta dell'identificazione, la quale si fonda sul fatto che a uno stadio precoce dello sviluppo il bambino cerca di ritrovare gli organi del proprio corpo, e le relative attività, in ogni altro oggetto; poiché inoltre "un'equiparazione analoga avviene anche tra le parti del [proprio] corpo... forse il bambino rinviene per ogni organo affettivamente importante che si trova nella parte inferiore del corpo un equivalente in quella superiore" (t9IJb, p. 73). Secondo Freud, il primo orientarsi del bambino nei riguardi del proprio corpo comporta anche la scoperta di nuove fonti di piacere:, e quasi certamente è proprio questo che rende: possibile l'equiparazione tra organi e zone: diverse del corpo; il processo di identificazione con alni oggett~ seguirebbe quindi a questa equiparazione. In tale processo, secondo Jones, è il principio di piacere che ci pennette di equiparare, in base alla rassomiglianza della caratteristica piacevole, o dell'interesse, due oggetti altrimenti del tutto dkersi. Ma può anche essere lecito presumere che questi oggetti e attività, i quali di per sé non sono fonte di piacere, lo divengano tramite l'identificazione perché il piacere sessuale viene spostato su di essi; proprio come Sperbcr suppone che esso sia stato spostato, nel caso dell'uomo primitivo, sull'attività lavorativa. Quando poi la rimozione comincerà a operare e il passaggio dall'identificazione al simbolismo sarà compiuta, sarà il processo del simbolismo a fornire alla libido la possibilità di essere spostata su nuovi oggetti e attività delle pulsioni di autoconservazione che non posseggono caratteristiche piacevoli originarie. E, cosl, eccoci arrivati al meccanismo della sublimazionc. L'idcmificazione, dunque, è al tempo stesso preliminare sia alla forma- )i zione dei simboli sia allo sviluppo del linguaggio c della sublimazionc. Questa si verifica seguendo la via della formazione dei simboli, in quanto le fantasie libidiche si fissano su oggetti, attività c interessi, in maniera simbolico-sessuale. Posso chiarire questa mia enunciazione riferendomi a quanto ho detto prima a proposito del piacere del movimento. Nei casi di piacere di movimento ai quali ho accennato - attività sportive e ginniche - abbiamo potuto riconoscere l'influenza del significato simbolico sessuale del campo da gioco, della strada ecc. (simboleggianti la madre) e quella del significato del camminare, del correre e delle varie attività sportive (simboleggianti il penetrare nella madre). AI tempo stesso i piedi, ' [Un'esposizione più particolareggiata di questa tesi dd glottologo Hans Sperb<:r
è data da Freud h915·I7, p. JJ8).] 'Vedi anche Rank e Sachs (1913).
le mani e il corpo - strumenti esecutivi di tali attività ed equiparati al pene per effetto delle precedenti identifiCllzioni - fissavano su sé stessi sia alcune fantasie che in realtà avevano a che fare con il pene sia le situazioni di soddisfacimento connesse a quest'organo, L'anello di congiunzione era costituito probabilmente dal piacere del movimento o, meglio, dal piacere d'organo in sé. Sublimazione e formazione del sintomo isterico seguono inizialmente la stessa strada, ma a un certo punto la sublimazione se ne distacca. Per mostrare con maggiore precisione le analogie e le differenze fra sintomi c sublimazione mi rifarò all'analisi di Freud di Leonardo da Vinci. Freud assume a punto di panenza della sua analisi un ricordo - o piuttosto una fantasia -di Leonardo: mentre era ancora in culla un avvoltoio era volato su di lui, gli aveva aperto la bocca con la coda c aveva spinto parecchie volte la coda dentro le sue labbra, Nell'annotare il ricordo di questa fantasia Leonardo stesso osserva che i1 suo profondo interesse per gli avvoltoi si era determinato già molto presto nella sua vita,10 e Freud dimostra quale grande rilievo avesse avuto questa fantasia tanto nell'ane di Leonardo quanto nella sua inclinazione per le scienze naturali. Dall'analisi di Freud veniamo a sapere che il contenuto mnestico reale della fantasia è costituito dalla situazione del bambino allattato e baciato dalla madre. La rappresentazione della coda dell'uccello nella bocca (corrispondente alla fellatio) è palesemente una ricomposizione della fantasia in una forma omosessuale passiva. Contenlporaneamente essa rappresenta una condensazione delle teorie sessuali infantili dì Leonardo, secondo le quali egli riteneva che la madre possedesse un pene, Noi troviamo spesso 1che quando la pulsione di sapere si è associata precocemente a interessi 11 sessuali, il risultato è l'inibizione o la nevrosi ossessiva o la coazione maniaca a rimuginare. Freud ci dimostra che Leonardo sfuggl a questo destino grazie alla sublimazionc di tale pulsione parziale, che perciò non soggiacque alla rimozione. Ciò che vorrei ora chiedermi è come poté accadere che Leonardo sfuggisse all'isteria. La radice della sua possibile isteria mi sembra infatti riconoscibile in quell'elemento di condensazione rappresentato nella sua fantasia dalla coda dell'avvoltoio; si tratta di un elemento rappresentativo delle fantasie di fellatio che troviamo spesso negli isterici, e che si manifesta, per esempio, nel sintomo del bolo isterico. Freud dice che la sintomatologia dell'isteria è una riprodllzione di quella capacità di spostamento [dell'investimento libidico] dall'una all'altra zona erogena che nel bambino si manifesta inizialmente nel periodo in cui egli si orienta nei confronti delle varie zone e organi del proprio 10 (Per l'esatta venione del ricordo di Leonardo - e le importanti quenioni sia lessicali sia. intcrpretativc ad essa connesse- vedi Freud (191oa, p. n9 c n.!).)
corpo e in cui ha luogo l'identificazione. Questo dimostra chiaramente che l'identificazione è una fase preliminare anche della formazione dei sintomi isterici, e che è l'identificazione a consentire all'isterico di operare il caratteristico spostamento dalle pani inferiori a quelle superiori del corpo. Se ora facciamo l'ipotesi che alla situazione di soddisbdmento detenninata dalla fellatio - quella appunto che rimase fissata in Leonardo - si perviene per la stessa via (identificazione-formazione del simbolo-fissazione) che conduce alla conversione isterica, ne deriva, a mio modo di vedere, che la diversione della strada che pona alla sublimazione da quella che pona alla formazione dei sintomi isterici ha luogo al momento della fissazione. In Leonardo la fissazione originaria alla situazione piacevole, di soddisfacimento, non rimase quale era ma fu trasferita su tendenze dell'lo. Può darsi che egli abbia avuto in un'epoca molto precoce una grandissima capacità di identificazione cr,n gli oggetti della realtà che lo circondava. Una siffatta capacità può derivare da una trasformazione estrentamente precoce cd estesa della libido narcisistica in libido oggettuale. Un altro fattore concorrente sembrerebbe essere la capacità di mantenere la libido in uno stato di sospensione. Possiamo tuttavia supporre che esista anche un altro elemento importante per la capacità di sublimare, un elemento che potrebbe essere una componente notevolissima delle disposizioni naturali, dei talenti, di cui un individuo è costituzionalmente dotato. Mi riferisco alla prontezza con cui una tendenza o un'attività dell'lo assume un investimento Jihidico, e quindi alla misura in cui è ricettiva; sul piano somatico troviamo un'analogia nella prontezza con cui una determinata zona del corpo accoglie un'innervazione,11 un fattore, questo, di particolare imponanza nello sviluppo dci sintomi isterici. Questo elemento, che è ciò che intendiamo per "costituzione", potrebbe concorrere con gli altri fattori a formare una serie complementare,11 sostanzialmente non dissimile da quella che ci è ben nota nell'etiologia delle nevrosi. Nel caso di Leonardo non si era stabilita soltanto una identificazione tra capezzolo, pene e coda dell'uccello, ma l'identificazione era confluita nell'interesse per il movimento dell'oggetto, per l'uccello stesso, per il suo volo e per lo spazio in cui vola. Le situazioni di piacere, realmente vissute o fantasticate, rimanevano bensl inconsce e fissate, ma avevano libero sfogo in una tendenza dell'Io e quindi potevano scaricarsi. Quando tali situazioni possono trovare questo genere di espressione, le fissazioni vengono spogliate del loro carattere sessuale; esse diventano egosintonichc e, se la sublimazione riesce - se esse cioè si fon" [Si ramm~nti che Freud usò talvolta questo termine per indic~re l'incanalamento di un'energia psichica in una qualch~ pane del COi'PO ove produce fenomeni D"Jototi. VediFreud,1894ci~.]
"{Il
p~:c=uliarc
in 191S•I7, p. ft8.]
sigmficato di "serie complementar<:• è fornito da Freud, tra l'altro,
Capholo-
dono in una tendenza dell'Io-, non soggiacciono alla rimozione. Quando questo accade, esse forniscono alla tendenza dell'Io un importo d'affetto che agisce da stimolo e da forza mouice della disposizione naturale, dc:l talento, e poiché la tendenza dell'lo offre loro un libero campo in cui esercitarsi egosintonicamente, le fantasie ad esse connesse possono dispiegarsi senza controllo e quindi scaricarsi anch'esse liberamente. Nella fissazione isterica, invece, la fantasia si mantiene cosl tenacemente attaccata alla situazione di piacere da soccombere alla rimozione prima di potersi sublimare; perciò, e presupposto che rutti gli altri fattori etiologici siano operanti, la fantasia è costrena a trovare la propria rappresentazione e la propria scarica nei sintomi isterici. Tuttavia il modo in cui si sviluppò l'interesse scientifico di Leonardo per il volo degli uccelli dimostra che la fissazione alla fantasia e tutte le sue detenninanti conti~ nuano a essere attive anche nella sublimazione. Freud ha esposto in modo completo i cat:ltteri essenziali dei sintomi isterici in Fantasie isteriche e loro ulazjone con la bisessualità (u)o8a). Se applichiamo i criteri della sua esposizione alla sublimazione di Leonardo, così come ci si presenta nel suo nesso con la fantasia dell'avvoltoio, potremo rilevare le analogie tra sintomi e sublimazione. Per parte mia ritengo che tale sublimazione rispecchi l'assunto dì Freud secondo cui un sìntomo isterico esprime perlopiù da un lato una fantasia sessuale inconscia mascolina e dall'altro una femminile. Il lato femminile, passivo, della fantasia di Leonardo è espresso dalla fellatio; il lato mascolino mi pare invece individuabile in un bt:~no degli appunti di Leonardo, che contiene una specie di fantasia profetica, e che Freud cita (19101, p. 164):u "Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Ceccro, empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture, e gloria eterna al nido dove nacque." Il senso di questa fantasia non è la conquista del riconoscimento materno delle sue gesta genitali? lo credo che questa fantasia, la quale esprime inolue un desiderio della prima infanzia, rappresenti, insieme alla fantasia dell'avvoltoio, la radice erotica del suo studio scientifico del volo degli uccelli e dell'aviazione. Essa è l'espressione mascolina dell'attività genitale di Leonardo, un'attività che ha ben poco a che fare con i reali soddisfacimenti pulsionali, ed è completamente fusa, assorbita, nelle sue sublimazioni. Secondo Freud gli attacchi isterici non sono altro che fantasie tradotte nella dimensionè motoria, proiettate nella moti!icl, figurate in forma pantomimica, La stessa cosa si può dire a proposito di quelle fantasie c fissazioni che, come nel caso dell'artista, trovano la loro rappresentazione attraverso innervazionì somatiche motorie relative al corpo stesso del "(Per una pteeisa eomptell!iione dd br::mo vedi Freud, 191oa, p. u9.]
soggetto o a qualche altro suo strumento. Questa affermazione concorda con quanto hanno scritto Ferenczi e Freud sulle analogie e i rapponi fra arte e isteria da un lato e attacco isterico e coito dall'altro. Così come l'attacco isterico deriva dall'impiego di materiale costituito da una particolare condensazione di fantasie, lo sviluppo dell'interesse artistico o di un talento creativo deriva dalla ricchezza e dall'intensità delle fissazioni e delle fantasie che trovano la loro rappresentazione nella sublimazione. In ciò dovrebbe però avere un notevole rilievo non solo la misura in cui sono presenti tutti i fattori costituzionali o accidentali interessati e il modo in cui essi cooperano armoniosamente, ma anche la misura in cui l'attività genitale - anche in questo caso infatti, come nell'isteria, la zona genitale ha già acquisito il primato - può essere deviata nella sublimazione. Il _genio differisce dal talento non solo quantitativamente ma anche nell'essenza qualitativa. Cionondimeno possiamo supp.;~rre che le condizioni della genesi del genio siano le stesse di quella del talento. Solo che la possibilità del genio sembra che si dia quando tutti i fattori interessati sono presenti in tale abbondanza da dare origine a combinazioni uniche, formate da unità che si rassomigliano per un elemento essenziale, voglio dire le fissazioni libidiche. Trattando il problema della sublimazione ho indicato come uno dei fattori decisivi della sua riuscita il fatto che le fissazioni destinate alla suhlima7.ione non devono essere sottoposte precocemente alla rimozione, poiché questa ne impedisce lo sviluppo. Dobbiamo quindi presumere che tsista una serie complementare a un cui capo vi è la fonnazione dei sintomi e all'altro la sublimazione riuscita- e che include anche casi di sublimazionc imperfettamente riuscita -. A mio modo di vedere, quindi, si possono trovare fissazioni già in via di sublimarsi che ne sono impedite dalla rimozione e portano quindi al sintomo. Quanto più precocemente questo accade tanto più la fissazione conserva la qualità sessuale propria della situazione di piacere originaria e tanto più sessualizza, invece dì fondersi con essa, la tendenza che investe della propria carica libidica. Questa tendenza, o interesse, inoltre, diventa più instabile perché resta perpetuamente esposta all'attacco della rimozione. Vorrei ora aggiungere qualche parola sia sulla differenza fra sublimazione non riuscita e inibizione sia sui rapporti esistenti tra loro. Ho parlato in precedenza di certe inibizioni, che ho definite normali, che insorgono a seguito di una rimozione efficace. Quando le si elimina con l'analisi si scopre che esse si fondano su fonissime sublimazioni che si sono sì costituite ma che sono poi state totalmente o parzialmente inibite. Tali inibizioni non sono delle vere e proprie sublimazioni fallite - che sono un qualcosa di intennedio tra la fonnazione sintomatica, il uatto nevrotico e
Capltolo-.o
l'effettiva sublimazione- e si riconoscono come inibizioni soltanto in analisi: si manifestano infatti in fonna negativa, come mancanza di inclinazione, di attitudine o di capaciù, o talvolta semplicemente come una loro riduzione. Queste inibizioni si costituiscono perché la libido in eccesso si trasferisce, scaricandosi in fonna di angoscia (come ho cercato di mostrare nelle prime pagine di questo scritto), sulle sublimazioni. La sublimazione è quindi ridotta o distrutta dalla rimozione e diventa inibizione, ma in questo modo la formazione dei sintomi viene evitata perché l'angoscia si scarica analogamente a come sappiamo che avviene nella formazione sintomatica isterica. Possiamo quindi pensare che lo stato di salute conseguito dall'uomo normale sussista in quanto le inibizioni sono sorrette dalla rimozione riuscita. Se invece la quantità di angoscia che investe le inibizioni supera quella che investe le sublimazioni, si ha l'inibizione nevrotica perché il tiro alla fune tra libido e rimozione non si svolge più sul campo delle tendenze dell'Io e quindi entrano in azione gli stessi processi impiegati nelle nevrosi per legare l'angoscia. Poiché nella sublimazione fallita le fantasie incontrano la rimozione mentre sono sulla via della sublimazione, e vengono in tal modo fissate, è da presumere che perché una sublimazione sia inibita occorre che essa esista già come tale. In questo caso possiamo presumere la sussistenza di una serie complementare analoga a quella che compona da un lato i sintomi e dall'altro la sublimazione riuscita. D'altro canto possiamo però anche ritenere che vi sia un rapporto proporzionale tra la riuscita delle sublimazioni e il bisogno di inibizione che serve a scaricare come angoscia la libido ingorgata nell'lo; infatti quanto meglio riesce la sublimazione tanto minore dovrebbe essere la quantità di libido che rimane ingorgata. Possiamo inoltre essere certi che quanto più la sublimazione ha successo tanto meno sarà esposta alla rimozione. E anche in questo caso possiamo presumere l'esistenza di una serie complementare. Ci è già noto quale rilievo abbiano le fantasie masrurbatoric nei sintomi e negli attacchi isterici. Mi si consenta ora di illustrare l'azione di tali fantasie sulla sublimazione. Felix, che aveva tredici anni, forni in analisi la seguente fantasia: stava giocando con delle belle ragazze nude alle quali stringeva c carezzava i seni, ma non vedeva le parti inferiori dei loro corpi; poi giocavano tutti al calcio. Questa fantasia erotica, che per Felix era un sostituto dell'onanismo, fu seguita nel successivo corso dell'analisi da 'molte altre fantasie, che si presentavano o in forma di fantasticherie durante il giorno o, sempre appunto come sostituti dell'onanismo, durante la notte; tutte comunque riguardavano giochi sportivi. Queste fantasie mostravano come alcune delle sue fissazioni fossero rielaborate in interesse per lo sport. Pur nella frammentarietà della fantasia erotica prima riferita appare già chiara la sostituzione del coito con il
gioco del calcio.14 Questo gioco, inseme ad altri giochi, aveva assorbito ogni suo interesse e ambizione, e ciò anche perché in quanto sublimazione era reattì.vamente rafforzata come protezione contro altri interessi, meno egosintonici, rimossi e inibiti, Sebbene l'esperienza ci insegni che di norma l'analisi non distrugge ma promuove le sublimazioni, talvolta la distruzione può verificarsi, e in tal caso il fattore determinante può essere appunto questo rafforzamento reattivo, o magari ossessivo, della sublimazione, e proprio in quanto rafforzamento indotto dall'analisi. t: ben noto che l'abbandono del sintomo, che è una formazione sostitutiva dispendiosa, ha luogo quando vengono eliminate le fissazioni e vengono aperti altri canali alla scarica della libido. Ma il portare alla coscienza le fissazioni che costituiscono la base della sublimazione può avere un effetto diverso: molto spesso la sublimazione viene a esserne rafforzata e conservata come il più antico e più efficace canale sostitutivo della scarica della libido che non può· essere direttamente soddisfatta. Sappiamo già quale efficacia abbia nella genesi della nevrosi la fissazione alla "scena primaria" e le connesse fantasie. Illustrerò ora !'.importanza di queste fantasie nello sviluppo delle sublimazioni. Fritz, quando aveva quasi sette anni, mi riferiva molte fantasie sul ~generale Pipì" (l'organo genitale) che guidava le "gocce Pipì", i soldati, per le strade; di queste strade, della loro configurazione e direzione, Fritz faceva un'accuratissima descrizione e le paragonava con le forme delle lettere dell'alfabeto. Il generaJe guidava i soldati fino a un villaggio ave erano acquartierati. Il contenuto di queste fantasie erano il coito con la madre, i concomitanti movimenti del pene e la via che esso segue. Dal contesto in cui si manifestavano, queste fantasie apparivano al tempo stesso fantasie masturbatorie, e in analisi ho trovato che esse operavano nelle sue sublimazioni insieme ad altri elementi, sul cui specifico sviluppo non posso però ora intrattenermi. Quando correva in monopattino Fritz annetteva una particolare importanza al fare le giravolte e le curve 15 che aveva •• Da analisi sia di r:agazzi che di ng:az.ze ho concluso che queSto significato del gioeo del calcio. e in effetti di ogni sorta di giochi eon la palla, è un signific~ro fisso, tipico. Illustrerò altrove questa mia a$5erzlone; bani per ora la precisazione che io sono pervenuta a questa conclusione. "Il gr:ande diletto c l'abilità con cui faceva questo gioco erano sud preceduti in origine da manc:~.nu di destrezza e da una cena ripugnanza. Nel corso dell'analisi si era manifcsfllto prima un tentennamento tr:a il diletto e la ripugnanu- che si cr:a verificato anche relativamente ad altri giochi di movimento e spon -, poi una inibizione o;hc cn dctcnninata dalla paura di evir.azione; solo più t3rdi l'inibizione fu sostituita definitivamente dal piaceR e dall'abilit:l. nel gioco. Anche l'inibizione (poi sostituita dal piacere) ad andare $UllO slittino aveva avuto chianmcnte la stessa causa. E anche in relazione a questa attività sponiva egli metteva in panicolaR risalto le diverse posizioni che assumeva nel compierla. Scoprii anzi che aveva un atteggiamento analogo nei o;onfronti di ruui i giochi basati sul movimento e di tutti gli spon.
C.pllolo-
già descritto in parecchie fantasie sempre relative al suo Pipl. Per esempio una volta disse che aveva fatto un'invenzione speciale per il suo Pipl. L'invenzione consisteva nel far sì che il Pipì venisse fuori come un babau dall'apertura dei calzoni senza fare alcun uso delle marù ma per un particolare contorcimento e una certa rotazione di tutto il corpo. Egli raccontava spesso fantasie nelle quali inventava tipi speciali di motociclette o di automobili. Il tema base di queste costruz.iorù della sua fantasia 16 consisteva invariabilmente nel fatto che esse facevano conseguire una particolare abilità nel guidare e nello stenare. "Le donne -diceva- forse riescono a guidare, ma non riescono a stenarc abbastanza velocemente," Una delle sue fantasie era che tutti i bambini, maschi e femmine, appena nascono hanno già la loro piccola motocicletta. Ogni bambino può poi prendernc altri tre o quattro sulla sua motocicletta e può !asciarli cadere sulla strada ogni volta che gli piace, Quando la motocicletta svolta rapidamente a qualche angolo i bambirù cattivi cascano giù; gli altri invece arrivano a destinazione (nascono). Parlando della "SH maiuscola, sulla quale fantasticava parecchio, diceva che i suoi bambini, le "s" minuscole, potevano già sparare e guidare quando ancora erano in fasce; che avevano tutti una motocicletta; che con essa potevano fue in un quarto d'ora un percorso maggiore di quello che gli adulti potevano fare in un'ora; e che nel correre, nel saltare e in ogni altra attività fisica erano più bravi degli adulti. Molte altre fantasie riguardavano i vari tipi di veicoli che voleva avere per andare a scuola -quando avrebbe cominciato a frequentarla - e per portare con sé la madre o la sorella. Per un / certo ptriodo l'idea di dover riempire il serbatoio di benzina gli procurò angoscia, perché temeva il pericolo di un'esplosione. Alla fine risultò che
l
!:!~~:;~~~a d~.l~~~~!i~:~t~:~~.se:!~to1: ~;~:rn:~t;~!cl:~~~· ~~p~::;~:
J indispensabile per il coito. La particolare abilità nella guida della moto,
il continuo curvare e sterzare, rappresentavano invece, nelle sue altre fantasie, l'abilità nel coito. Fritz aveva mostrato molto precocemente questa forte fissazione alla strada e a tU[ti gli interessi che vi si riconnettevano. Verso i cinque anrù, ptrÒ, aveva manifestato una spiccata avversione per uscire a p3sseggio. In questo periodo, inoltre, la sua incapacità di rendersi conto delle distanze temporali e spaziali era veramente straordinaria, tanto che in certe occasioni dopo aver viaggiato per ore credeva di trovarsi ancora nella sua città. Insieme con l'avversione ad andare a passeggio c'era in lui una "Era chiaro che l'origine delle invenl:ioni e costruzioni c:he fantastica~ aveva sempre a che fare con i movimend e le funzioni del ~Pipi", e che le inven:tioni erano progettate per portarli alla massima perfezione.
totale mancanza di interesse a familiarizzarsi con il luogo in cui si trovava a soggiornare temporancamcnrc, come pure un'assoluta mancanza di capacità o di senso di orientamento. A quel tempo il suo vivo interesse per i veicoli aveva preso la forma di osservarne il passaggio standosene per ore alla finestra o sulla porta di casa; un'altra fonna era quella di giocare a fare il vetturino o l'autista dopo aver spinto una sedia dietro l'altra per formare il veicolo, A questo gioco - che in realtà consisteva soltanto nello starscne quietamente seduto sul suo veicolo -si dedicava così intensamente c con tanta passione da farmelo apparire come una sorta di ossessione, specie perché si contrapponeva a un totale disinteresse per ogni altro tipo di gioco. Fu proprio in questo periodo che io cominciai la sua analisi c già solo pochi mesi dopo si ebbero grandi cambiamenti non soltanto riguardo agli aspetti specifici da me appena indicati ma nel complesso generale della situazione del bambino. In passato egli non aveva mai sofferto d'angoscia; nel corso dell'analisi invece si manifestò un'angoscia intensa, che tuttavia fu eliminata analiticamente. Nell'ultima fase di questa prima parte dell'analisi comparve una fobia per i ragazzi di strada, collegata al fatto che era stato molestato ripetutamcntc in strada da alcuni monelli. Mostrò di averne paura c a un ceno punto non vi fu più modo di persuaderlo a recarsi in strada da solo. Io non potei occuparmi analiticamente di questa fobia perché, in quel periodo, per ragioni estranee, dovetti interrompere l'analisi; venni però a sapere che subito dopo l'interruzione la fobia era scomparsa completamente ed era stata seguita da un particolare piacere nell'andarsene in giroP Intanto gli si era sviluppato un più acuto senso di orientamento spazialc. Inizialmente il suo interesse si era rivolto specialmente alle stazioni, alle porte dci vagoni ferroviari e poi anche agli ingressi e alle uscite di tutti i posti in cui aveva appena messo piede. Aveva cominciato a mostrare un grande interesse per i binari dei tram c per le strade in cui correvano. L'analisi aveva eliminato la sua avversione per il gioco, scoprendo al tempo stesso che era determinata da molti fattori. L'interesse per i veicoli, che nelle forme in cui si era manifestato in precedenza appariva ossessivo, si esprimeva ora in altre forme di gioco che, contrariamente ai monotoni giochi del vctturino e dell'autista del passato, erano ricche di fantasia, Mostrava anche un appassionato interesse per gli ascensori e per "A poco meno di tre anni Fritz: una volta se n'era uscito di casa e aveva percorso strade piene di traffico senza la minima paura. Questa sua tendenza ad andarsene in giro da solo durò circa sci mesi. In seguito egli mostrò una spiccatissima prudenza nei riguardi dei veicoli a motore (l'analisi chi:lri che si tranava di angoscia nevrotica) e sia il suo desiderio di uscire di casa sia il piacere di vapbondare panrero scomparire definitivamente.
~pltolo-.
l'andare in ascensore, A un ceno punto si era ammalato e aveva dovuto restare a letto; allora aveva inventato a1tri giochi. Sgusciava sotto le coperte e diceva: "Il buco diventa sempre più grande e presto ne sarò fuori." Intanto sollevava lentamente le copene dalla parte dci piedi finché non riusciva ad allargare abbastanza l'apertura da saltame fuori. Un altro gioco consisteva nel viaggiare sotto le coperte e nell'uscire talvolta da un'estremità e talvolta da quella opposta; quando si muoveva sopra di esse diceva di andare in "sopraterranea", intendendo con questo il contrario della ferrovia "sotterranea". Una volta era infatti rimasto straordinaria· mente colpito dalla vista di un treno della ferrovia sotterranea che a una stazione era uscito dal sottosuolo per poi continuare a viaggiare in super· fide. Nel fare il gioco stava molto attento che durante il suo viaggio le coperte non si sollevassero dall'uno o dall'altro lato, e questo perché egli doveva restare invisibile finché non emergeva dall'estremità superiore o inferiore del letto, estremità che chiamava stazioni terminali. Un altro gioco ancora consisteva nell'infilarsi sotto le coperte in un punto e nello sguascìarne fuori in un altro. Una volta che stava facendo appunto questo gioco disse a sua madre: "Adesso mi infilo nel tuo stomaco." In questo stesso periodo riferl la seguente fantasia, Andava giù nella sotterranea, C'era molta gente. Il controllore scendeva e saliva rapidamente alcuni scalini e dava i biglietti alla gente. Egli si metteva a correre sui binari sotto terra fino a un punto in cui le lince si incontravano. In quel punto c'era un buco con attorno dell'erba. In un altro di questi giochi a letto ammuc· chiò le coperte, ci guidò sopra un'automobilina con l'autista e disse: "L'autista vuole sempre passare sopra la montagna, ma fa la via sbagliata." Poi fece passare l'automobilina sotto le coperte e precisò: "La via giusta è questa.~ Era particolannente interessato a un tratto della ferrovia elet· uica a binario unico dove c'era la deviazione di un secondo binario che poi vi si riallaccìava. A proposito di questa deviazione diceva che doveva esserci per il caso che un altro treno venisse dalla direzione opposta e ci fosse pericolo di uno scontro. E per illustrare il pericolo alla madre di· ceva: "Guarda, se due persone vanno in direzione contraria - e cosl dicendo correva verso di lei - si scontrano tra loro; e cosl pure due cavalli, se fanno lo stesso." Una sua frequente fantasia era immaginare come fosse fatta di dentro sua madre, quali sorte di cose ci fossero dentro di lei, specie !).el suo stomaco. Un'altra fantasia dello stesso periodo con· cerneva una sorta di giostra a cavalli o a barche ad altalena su cui c'era una quantità di piccole persone che continuavano una dietro l'altra ad arrivare da una parte e ad andarsene dall'altrn. Per aiutarle a fare questo c'era uno che premeva su qualcosa. Il nuovo piacere che Fritt aveva trovato nell'andarsene in giro e tutti i suoi nuovi interessi durarono abbastanza a lungo. Dopo parecchi mesi,
però, sopravvenne la vecchia avversione ad andare a passeggio per la strada, Quando io ripresi l'analisi quest'avversione sussisteva ancora; egli aveva ormai quasi sette anni.u Durante questa seconda pane dell'analisi, stavolta molto approfondita, l'avversione, che si dimostrò chiaramente una inibizione, perdurò fino a quando l'angoscia che vi si celava non divenne manifesta e poté quindi essere dissolta, A suscitare intensamente l'angoscia era in particolare il percorso da casa a scuola. Scoprimmo che una delle ragioni della sua avversione per la strada che lo conduceva a scuola stava nel fatto che la strada era alberata. A lui invece piacevano moltissimo, o almeno cosl immaginava, le strade che attraversavano distese di prati, perché nei prati, primo, ci si potevano fare dci sentieri e, secondo, se ci si piantavano dei fiori e li si annaffiava, 19 potevano trasformarsi in giardini. La sua avversione per gli alberi, che in un ceno periodo prese la forma di paura per i boschi, si dimostrò determinata in parte da fantasie concernenti il taglio di un albero che poteva cadergli add6sso. L'albero rappresentava l'enorme pene di suo padre che egli voleva tagliare, c tutto questo ovviamente faceva insorgere in lui la paura. In merito alle sue paure connesse con il percorso fino a scuola se ne poté sapere il contenuto da diverse fantasie, Una volta mi raccontò che sul percorso c'era un ponte 20 (che esisteva solo nella sua fantasia, naturalmente) e che avrebbe potuto precipitare attraverso un buco che poteva esserci. Un'altra volta disse che aveva visto per terra un grosso pezzo di corda che gli aveva messo paura perché gli aveva fatto venire in mente un serpente. Sempre nello stesso periodo aveva cercato di fare un tratto del percorso saltellando su un piede solo per il motivo, diceva, che l'altro gli era stato tagliato. Un'altra fantasia, che si riconnetteva a un'illustrazione che aveva vista in un libro, riguardava una strega che aveva incontrato sulla strada per la scuola e che gli aveva versato addosso e sulla cartella un calamaio da banco pieno d'inchiostro, Qui il calamaio simboleggiava il pene matemo,2L Raccontato il fatto aggiunse spontaneamente che ne aveva avuto paura ma che al tempo stesso era stato piacevole, In un'altra occasione fantasticò che incontrava una bellissima Strega e che si metteva a guardare "li bambino aveva avuto una ricaduta, in pactc dovuta al fano che, nel mio dcsi·· derio di procedere con cautela, non avevo spinto troppo a fondo l'analisi. Cionondi· meno pane dci risultati ottenuti si dimostrarono durevoli. "La sua abitudine di orinare in ceni prc:cisi punti del percorso era connessa a questa sua fantasia di piantare fiori. '"Per il simbolismo del ponte vedi Ferencri (19ub). "Le idee associate all'essere stato macchiato con l'inchiostro erano state: olio c lane condensato. L'analisi dimostrò che questi fluidi, nella sua mente, rappresentavano lo sperma. Etili immaginava, inoltre, che sia il p:~drc che la madre possedessero un pene nel quale era contenuto un miscuglio di feci e di spenna.
Cop1to1otono
fissamente la corona che lei aveva in testa. Poiché la guardava con tanta curiosità (kuckte) 22 egli era un cuculo (Kuckuck),2J e lei con un incantesimo faceva sparire la sua cartella e lo trasformava da cuculo in colomba (uccello di sesso femminile, secondo lui). Riferirò ora alcune fantasie, sopravvenute più tardi nel corso dell'analisi, nelle quali appare evidente l'importanza della strada, alla quale in origine erano connesse sensazioni piacevoli. Una volta mi disse che gli sarebbe senz'altro piaciuto andare a scuola se non d fosse stata di mezzo la strada. E fantasticò che per evitare la strada gettava una scala dalla finestra della sua stanza a quella della sua maestra, così lui e sua madre potevano andarci insieme passando da piolo a piolo. Poi mi raccontò anche di una corda tesa da una finestra all'altra lungo la quale lui c sua sorella arrivavano a scuola. Ad aiutarli c'erano da una parte una domestica e dall'altra i bambini già a scuola. Dopodiché era egli stesso a rilanciare la corda, "a menare la corda" come diceva lui. 24 Col progredire dell'analisi emergeva sempre di più la sua componente attiva, sicché mi raccontò la storia seguente, che chiamò del "brigante da strada". C'era un signore molto ricco e felice che sebbene fosse molto giovane voleva sposarsi. Si recò in strada, vide una bella signora e le chiese il nome. Lei disse: "Non è cosa che la riguardi." Allora lui le chiese dove vivesse. E lei gli disse di nuovo che era cosa che non lo riguardava. E nel parlare alzavano sempre più la voce. Allora un poliziotto che era stato a sorvegliarli si avvicinò e fece salire l'uomo su una grande carrozza, il tipo di carrozza che di solito hanno questi gran signori. Il signore fu portato in una casa con le sbarre di ferro alle finestre, una prigione. Era accusato di essere un brigante da strada. "Voi lo chiamate così." 25 H piacere, che in origine era connesso alla strada, aveva il suo riferimento nel desiderio del coito con la madre; perciò non poteva estrinsc" [Imperfetto di una fol'ltla disus:.u (kuckrro) dd verbo tedesco- peraltro eorrente
qu~le poteva laneine b eorda in varie zone della eitd.. La fantasia rivdava inoltre aneon una volta il suo miseuglio di npprcsentazioni in eui all.idea di cucre procreato dal padre si associavano idee di parteeipazione al eoito da parte sua. n L'origine di quest~ f~nt:~Sia è evidentemente detcl'ltlinata d~lla precedente fobia del bambino per i ragazzi di stnda, seompatsa solo temporaneamente. La prima parte dell'analisi, che non en stata portata .suffieientemente a fondo, non en riuscita a dissolvere complenmente le fissazioni ehe eostiroìvano il subst~ato della fobia e delle eonncssc inibizioni del bambino. Fu que!itO a rendere possibile la ricaduta. Il fatto, eorrobonto dalb mia ulteriore esperienza di analisi infantile, mi sembra dimosui ehinamente ehe l'analisi di bambini in età molto giovane, così eome quella di bambini più ereseiuti, dev'essere approfondita fino al punto che si ritiene neeessario.
carsi attivamente nella sua pienezza finché non fosse stata dissolta l'an· goscia di evirazione. In stretta connessione con tale piacere - e con un analogo riferimento alla madre - va visto anche l'amore per l'andarsene in giro a esplorare vie e strade (base del suo senso di orientamento), che si era sviluppato con l'esprimersi della curiosità sessuale e che era stato poi parimenti rimosso a causa della paura di evirazione. In merito a questo genere di riferimenti alla madre fornirò alcuni esempi. Una volta Fritz mi raccontò che quando orinava doveva "dare delle frenate" (cosa che faceva comprimendo il pene con le dita) perché altrimenti poteva crollare tutta la casa (la madre). 26 Un altro gruppo di fantasie mostrava quanto egli fosse influenzato dalla rappresentazione mentale dell'interno del corpo della madre e, per identificazione con lei, del proprio corpo. Egli lo immo.ginava come una città -spesso come uno. grande area geografica, e alla fine come la terra intera - tutta intersecata da linee ferroviarie. La città era provvista di tutto quanto occorreva agli uomini e agli animali che ci vivevano e fornita di tutti i ritrovati della tecni~! moderna. C'erano telegrafo e telefono, persone di ogni sorta, ascensori, giostre, insegne pubblicitarie ecc. Le ferrovie - argomento di primo piano - potevano essere diverse. Potevano essere ferrovie circolari con un certo numero .di stazioni sul percorso oppure potevano essere ferrovie urbane con due stazioni termi· nali. Sui bino.ri correvano due tipi di treni. Uno era il tipo cosiddetto "treno-Pipì", condotto da una "goccia-Pipl", l'altro il tipo "treno-Cachi", guidato da una "cachi"P Perlopiù il "treno-Cachi" era un treno passeggeri ordinario mentre il "treno-Pipì" era un espresso o un elettrotreno. Le due stazioni terminali erano rispettivamente la bocca e il "Pipì". In una sua fantasia a un certo punto il treno doveva attraversare un binario e poi andare giù per un pendio che spariva tra coste ripide. E qui successe un disastro perché il treno che correva in direzione del "Pipì" e che tra~ sportava dei bambini - era un treno-Cachi - si scontrò con un altro. I bambini feriti furono portati nella cabina di segnalazionc.23 Questa ca· bina si trasformò quindi nel "buco-cachi" (che in successive fantasie apparve spesso come lo sbocco della ferrovia alle piattaforme di arrivo o di partenza). Il disastro e lo scontro suc:cedevano anche quando il treno u Mi ero già imbattuta in rappresen~2ioni ide;tive simili dorante l; prima pane dell'analisi. Poiché allon l'analisi non era ruta abbasnnz.a approfondita non erano emerse bnusie lc~te a qoesre npprescntal.ioni; comparvero invece nella seconda pane dcU'anaUsi proprio perché questa fo portata a fondo. "Come sappiamo!. vedi lo ~sviluppo di on bambino"- Frin chiamava ~cachi" le feci. u Richiamo, al proposito, la fantasia già riferita nello ~sviluppo di un bambino" coneem.cnte i bambini-cachi che correvano giù per cerri gl:"lldini del terrazzino tino al giardinn {il vasetto da notte).
Capitolo tono
andava in direzione inversa, verso la bocca. In questo caso ciò che veniva rappresentato nella fantasia era la fecondazione per via ora1e, tramite il cibarsi, c il suo disgusto per certi tipi di cibo. In altre fantasie parlava di due treni che avevano la stessa piattaforma di partenza e che percorrevano la stessa linea fino a un punto, situato verso il basso, in cui la linea si biforcava e portava da una parte al "Pipì" e dall'altra al "buco-cachi". Quanto Fritz fosse fortemente influenzato dalla rappresentazione della fecondazione per via orale lo dimostrava anche un'altra sua fantasia, secondo la quale, mentre orinava, era costretto a interrompersi sette volte. L'idea delle sette interruzioni era connessa al numero di gocce dì una medicina che gli era somministrata in quel periodo, una medicina per la quale provava una forte ripugnanza perché, come l'analisi rese chiaro, egli l'assimilava all'urina. Queste fantasie di città, ferrovie, 29 stazioni e strade mettevano in luce un'immaginazione straordinariamente ricca, che vorrei illustrare riferendo ancora qualche dettaglio. Tra le sue fantasie ce n'era una, abbastanza frequente, nella quale compariva una stazione che egli chiamava una volta in un modo e una volta in un altro e che io denominerò A." Appiccicate", secondo il suo dire, e cioè strettamente connesse a questa stazione ce n'erano altre due, Be C, che spesso egli descriveva come un'unica grande stazione. A era una stazione molto import:mte perché di lì partivano ogni sorta di merci e talvolta anche dei passeggeri, per esempio dei funzionari delle ferrovie (che egli simboleggiava con le dita). A rappresentava la bocca, e cioè l'inizio del percorso del cibo. I funzionari delle ferrovie erano "Pipì", simbolizzazione che riportava ancora una volta alle sue idee di fecondazione anraverso la bocca. B e C servivano invece allo scarico delle merci in arrivo. In B c'era un giardino senza alberi ma fitto di viottoli che si intrecciavano e c'erano quattro ingressi - non porte vere e proprie ma semplici buchi -. Questi si rivelarono essere i fori del naso e delle orecchie. C era il cranio, e l'insieme di B e C rappresentava la testa. Egli diceva che la testa era semplicemente "appiccicata" alla bocca, una "'La ferrovia circolare non compariva solt;nto nelle sue bntllsie ma giochi. gioe;va sviluppò volta si
~nehe
nei suoi quando però,si
rappresentazione ideativa in parte determinata dal complesso di evirazione. Anche lo stomaco era spesso una stazione, ma in questo caso Fritz disponeva le cose perlopiù in modo diverso. In tutte le fantasie su questo tema, ascensori e giostre varie avev:mo una parte importante, e servivano esclusivamente a convogliare c trasportare "cachi" e bambini. Man mano che queste e altre fantasie venivano interpretate, il suo senso e la sua capacità di orientamento- come dimostravano chiaramente i suoi giochi e i suoi interessi- diventavano sempre più forti. Le interpretazioni comprovavano, inoltre, che il suo senso di orientamento - in passato così intensamente inibito e ora spiccatamente sviluppato - dipende\·a cd era connesso con il desiderio di penetrare nel corpo materno, di esplorarne l'interno, le vie di accesso e di uscita, e in conclusione di conoscere i proc<:ssi dcll:1 fecondazione e della nascita.lO lo ho riscontrato che questa origine libidica del senso di orientamento è del tutto tipica e che il suo sviluppo positivo o, al contrario, la sua inibizione per effetto della rimozione) dipende da essa. Inibizioni parzi:t!i di questa capacità, come per esempio una maggiore o minore mancanza di interesse per la geografia o un::t certa incapacità a orientarsi, si dimostrano causate da fattori che io ritengo decisivi cd essenziali nella formazione di qualunque tipo di inibizione. E per siffatti fattori intendo il periodo dell:1 vita e la misura in cui la rimozione comincia a esercitare la sua azione su fissazioni destinate a sublimarsi o già sublimare. Così, per esempio, se !"interesse libidico all'orientamento non incontra la rimozione, talché si mantiene integro il piacere ad esso connesso, lo sviluppo del
i
• Nella discussione seguita alla lçttura del mio inedito «Inibizione c sviluppo del senso di oricntamentow [vedi n.1 a p. 94], Abraham intervenne per far rilevare che l'interesse all'orientamento nei riguardi del corpo materno è pteceduto, in uno stadio molto precoce, dall'interesse all'orientamento nei riguardi dd proprio corpo. Questo ~ certamente vero. Pare tuttavia che il primitivo orientamento condivida il destino della rimotionc alla quale finisce col soggiacere l'interesse all'orientamento nei riguardi
:~~:~::i~n~~~:0i~~~~:;e :~fòrai~v~~~~t~:~cÌt!i~:~~io~itb~~:~i~~~~n~:i\1
grembo ~rn~terno c la rua esplorazione si auuano mediante il coito. Eccone un·illustra- · zione fornita da un bntasioso gioco di Fritz. Un giorno si mise a far scivolare sul corpo della madre un cagnolino di pcua (ehe nelle sue fantasie" simboleggiava pcrlopiù il figlio), e a immaginare quaU luoghi stesse attnversando. I seni materni erano montagne c nelle adiacenze della regione genitale c'era un gran fiume. In questi pressi, però, il cagnolino veniva improvv~mcnte arrestato da funzionari- altri pupnzetti - c incriminato di un qualo;hc misbrro. l funzionari dicevano che aveva danneggiato l'automobile del padrone, e la fantasia si condudcva con dispute c zuffe. In un'altra occasione raccontò una nuova fantasia sui viaggi del cagnolino. Questi aveva trovato un bel posticino dove pensava che gli sarebbe piaciuto sistemarsi. Ma, di nuovo, le cose finirono male: all'improvviso Fritz disse che aveva dovuto sparargU perché il cane volcn portargli via una a.pannuccia che era sua. Su questa "geografia del corpo materno~ si erano avute indicazioni già in precedenza; quando non aveva ancora. cinque anni- e chiaman "contini~ tutte le estremità del corpo comprcse le giunture delle ginocchia ripiegate - diceva ehc sua nudre era "una montagna sulla quale egli si arrampicava~.
senso di orientamento sarà proporzionale all'arricchimento ottenuto con la ricerca della conoscenza sessuale. Vorrei ora sottolineare la grande importanza dell'inibizione di questa capacità particolare che, e non solo in Fritz, giungeva a coinvolgere gli interessi e le materie di studio più diversi. Ho trovato infatti che essa operava come fattore decisivo non solo per quanto concerneva l'interesse alla geografia, ma anche per quanto concerneva la capacità di disegnare 31 e l'interesse per le scienze naturali. A suo tempo io avevo trovato in Fritz che la sua mancanza di orientamento nello spazio era strettamente connessa alla mancanza di orientamento nel tempo. Quando si era verificata la rimozione dell'interesse per il luogo della sua vita intrauterina si era manifestata una corrispondente . assenza di interesse per il tempo di tale sua esistenza. Cosl erano stati contemporaneamente rimossi i due interrogativi: "Dov'ero io prima di nascere?" e "Quando c'ero, io?" ' L'equiparazione inconscia tra sonno, morte ed esistenza intrauterina risultava evidente da molto di quello che diceva c fantasticava, e ad essa era collegata la sua curiosità per la durata e la successione temporale 1dei singoli stati inconsciamente equiparati. Sembrerebbe che l'idea del .sostituirsi della esistenza extrauterina a quella intrauterina (della vita alla ( morte, della veglia al sonno), in quanto prototipo di ogni periodicità, sia una delle radici originarie del concetto di tempo e dell'orientamento nel tempo.32 Vorrei ancora accennare a un'altra cosa che mi ha dimostrato quale grnndissima importanza abbia l'inibizione del senso di orientamento. In Fritz ho trovato che la resistenza alla istruzione sessuale, che risultava così strettamente conness:l all'inibizione del senso di orientamento, sorgeva dal suo continuare ad attenersi alla teoria sessuale infantile del "bambino an:\le". L'analisi dimostrò due cose. In primo luogo che il suo attenersi alla teoria :male dipendeva dalla rimozione determinata dal complesso edipico. E in secondo luogo che la sua resistenza all'istruzione sessuale non traeva origine da un'incapacità di apprendere i processi genitali perché non aveva ancora raggiunto la fase genitale dello sviluppo, ma che invece era vero il contrario: c cioè era proprio tale resistenza a impedirgli di progredire fino alla fase genitale, e a rafforzare la sua fissnione alla_ fase anale, "Fu infatti proprio con lo sviluppo del suo senso di orientamento che Frirx cominciò a fare i suoi primi tentativi dì disegnare, anche se essi dimostrarono che il bambino non possedeva alcun talento per il disegno. E i suoi disegni rappresentavano linee ferroviarie con le loro stazioni c città. "Su questa conclusione io concordo con Holl6s (19zz) bench6 egli vi sia pervenuto p:mendo da una posizione divena.
A proposito del significato della resistenza all'istruzione sessuale debbo fare ancora una precisazione. E cioè che l'analisi dei bambini - la quale mi ha sempre più rafforzata nella mia opinione - mi ha costretta a considerare tale resistenza come un sintomo importante, un segno di inibizioni decisive per tutto lo sviluppo successivo. Un aluo fatto che rilevai nel caso di Fritz. era che il suo atteggiamento nei confronti dell'apprendimento dipendeva da uno stesso investimento libidico simbolico-sessuale. L'analisi mise in luce che la sua spiccata avversione per l'apprendimento era un'inibizione molto complessa, determinata dalla rimozione delle varie pulsioni parziali corrispondenti alle singole materie scolastiche. Anche questa inibizione nei confronti dell'apprendi- · menro - come quella nei confronti del camminare per le strade, dei giochi di movimento e dell'orientarsi - era determinata principalmente dalla
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coi1ncss0aifa-rap-prcse~e id~ativa d~! penetrare nella madre mediante il coito. L'analisi mise in chiara evidenza che questo investimento Jibidico, e con esso l'inibizione, si estendeva dalle attività motorie iniziali e dai giochi di movimento al percorso per andare a scuola, alla scuola stessa, alla maestra c a tutte le attività scolnstiche. Per questo nelle sue fantasie le righe del quaderno rappresentavano strade, il quaderno equivaleva al mondo intero, e le lettere vi correvano sulla motocicletta rappresentata dal pennino. Il pennino poteva anche essere una barca, e il quaderno un lago. Rilevai inohre che molti errori di Frin (nei quali egli persistette a lungo e che scomparvero senza difficoltà solo quando furono trattati e spiegati in analisi) erano originati da varie fantasie sulle lettere dell'alfabeto, che potevano amarsi o combattersi tra loro e nvere ogni sorta di avventure. Per esempio egli immaginava che le lettere minuscole erano i figli delle lettere maiuscole; che la "S" maiuscola gotica era l'imperatore delle lunghe "s" minuscole e pensava che aveva due svolazzi alle estremità per distinguersi dall'imperatrice, la "s" finale, che ne aveva uno solo.Jl Scoprii inoltre che in lui quanto valeva per la parola scritta valeva egualmente per la parola pronunciata, La parola era in entrambi i casi il pene o il bambino, e il coito era rappresentato sempre dal movimento, .\ in un caso da quello del pennino, nell'altro da quello della lingua. " L'analisi dei bambini mi ha mostrato quale importanza generale abbia l'investimento libidico sia per lo sviluppo del linguaggio infantile e delle sue peculiarità sia per lo sviluppo del linguaggio in genere, c ne tratterò " Un gorieo le ue
~s~ h~nno
rispettivamente la forma G, !, 1.]
ora brevemente. Nel parlare vengono sublimare fissazioni orali,34 cannibalesche e sadico-anali, e la sublimazione ha un esito più o meno felice a seconda della misura in cui le fissazioni delle precedenti fasi dello sviluppo sono riunite e assunte sotto il primato della fase genitale. Io ritengo che questo processo, che consente alle fissazioni perverse di scaricarsi, si possa senza dubbio dimostrare in ogni tipo di sublimazione; e che sia l'entrata in azione dei complessi a far sorgere intensificazioni e spostamenti di carattere regressivo o reattivo, che offrono all'individuo illimitate possibilità di manifestazione, quali appaiono ad esempio, per restare nel caso del p:ulare, nelle specifiche peculiarità del modo di parlare del singolo e nell'evolversi delle lingue in generale. Nel caso di Fritz rilevai che il parlare - e cioè una delle primissime sublimazioni - era inibito già ai suoi esordi. Nel corso dell'analisi, però, questo bambino che aveva cominciato a parbre insolitamente tardi e che anche in seguito sembrava aver dimostrato un carattere taciturno, si trasformò in un ragazzino panìcolarmente loquace. Non si stancava mai di raccontare storie che egli stesso inventava con una ricchezza di fantasia per la quale, prima dell'analisi, non aveva manifestato nessun:1 disposizione. Era inoltre chiaro che provava piacere per il fatto stesso di pulare c che c'era un rapporto particolare tra lui e le p:1role in quanto tali. Contemporaneamente sopravvenne in lui anche un forte interesse per la grammatica. A illustrare quale particolare significato avesse tuttavia per lui h grammatica riferirò quanto mi disse una volta: "La udice della parola non si muove; si muove solo b. sua terminazione." Un'altra volta, in occasione del compleanno della sorella, voleva rcgalarle un taccuino sul quale aveva scritto tutto ciò che una cosa fa, E che fa una cosa? "Una cosa salta, una cosa corre, una cosa vola" ccc. Quanto voleva scrivere nel taccuino - ma anche realizzare nel corpo materno - era una rappresentazione di rutto ciò che secondo lui poteva fare il pene, Il significato del parlare come attività genitale, di cui ha riferito anche Abraham nell'esposizione di un caso di pseudologia, è stato da me riscontrato più o meno in ogni sorta di casi. A mio modo di vedere esso è tipico, così come, per inciso, lo è anche la connotazione anale. Nel caso di una bambina leggermente b::~lbuziente, che aveva delle fonì fissazioni omosessuali, tale significato del parlare era straordinariamente palese. Per questa bambina, Grete, che aveva nove anni, il parlare e il cantare rappresentavano l'attività mascolina e il movimento della lingua quello del pene. Ella provava un piacere particolare a pronunciare certe frasi in ., In proposito desidero riçhillmue un interessante sc:ritto della dottoressa Sabine Spidrcin (19ul nei quale, in modo venmente illuminante, ella fa risalire alla suzione l'origine delle parole infantili ~papà~ e ~mamma".
francese mentre stava sdraiata sul divano. Diceva che era "così divenente quando la sua voce si innalzava o calava come qualcuno che sale e scende per una scala". A questo associava l'idea che la scala si trovava nel guscio di una chiocciola. Ma in un posto simile poteva esserci spazio per una scala? ("Chioeeiolan era il nome che Ici dava al suo organo genitale.) Per lei, inoltre, il punto e la virgola, come le pause nel discorso che ad essi corrispondono, significaV1!no che uno, dopo essere andato una volta "su e giù", ricominciava a farlo. Una parola isolata simboleggiava il pene e una frase la penetrante spinta del pene nel coito nonché il coito nel suo complesso. In una serie di casi mi è parso evidente che le rappresentazioni teatrali, i concerti, e in effetti qualunque spettacolo in cui vi fosse qualcosa da vedere o da sentire, rappresentassero sempre il coito dci genitori; il fatto di ascoltare o di guardare rappresentava l'averlo osservato o l'osservarlo realmente o nella fantasia, mentre il sipario che cala simbolc:ggiava oggetti che impedivano l'osservazione, quali le coperte, le spalliere del letto ecc. Ne darò un esempio. Una volta la piccola Gretc mi parlò di essere stat:l. a uno spettacolo teatrale. D~pprincipio si era angustiata perché non aveva un posto abbastanza buono: era troppo distante dal palcoscenico; ma poi si era resa conto che lei vedeva meglio delle persone che erano molto vicine al palcoscenico perché queste non potevano osservare ogni angolo della scena. Le associazioni successive portarono alla posizione del suo letto e di quello del fratellino ncll~ c~mcra dei genitori. Essi erano disposti in modo che il fratellino era molto vicino al letto dci genitori, ma le spalliere dei letti rendevano difficile che egli potesse vedere i geni~ tori. Il suo letto, invece, era più distante e le permetteva di vcderli per~ fcttamente. In Felix, che aveva tredici anni e fino a quel momento non aveva mostrato alcuna inclin:J.zione musicale, si sviluppò, nel corso dell'analisi, un notevole amore per la musica. Questo amore emerse a mano a mano che l'analisi portò alla coscienza la fissazione alle sue osservazioni del coito nell:1 prima infanzia. Rilevai che i suoni che in parte aveva udito provenire dal leno dei genitori e che per il resto avevano origine nella sua fantasia avevano costituito il fondamento di un intenso interesse per la musica, molto presto inibito e poi tornato a esprimersi liberamente per effetto dell'analisi. Questa origine dell'interesse e del talento musicale l'ho incontrat:l (insieme a quella anale) in molti altri casi, e credo che sia tipica. Anche nel caso di una persona aduha, la signora H., rilevai che la spiccata sensibilità anistica per i colori, le fonne, le immagini, aveva un'origine analoga; la sola differenza era che in lei le osservazioni e le fantasie della prima infanzia erano in rapporto esclusiv.-mente al senso
della vista. Per esempio una cena tonalità bluastra in un dipinto rappresentava un elemento maschile. Nella paziente vi era una fissazione al colore del pene in erezione. Questo tipo di fissazione derivava dalle sue osservazioni del coito, che l'avevano condotta a fare confronti con il colore e la fonna del pene non in erezione, nonché a rilevare le variazioni di colore e di forma a seconda della diversa illuminazione, il contrasto con il colore della peluria pubica e così via. Nel suo caso, poi, il fondamento anale dell'interesse per il colore era sempre presente. 1 L'investimento libidico dei dipinti o disegni come rappresentazioni ~- del pene o del bambino (e questo vale per ogni opera d'arte) è un fatto che può essere rilevato spesso; così come si può rilevare che l'investimento libidico di pittori, di virtuosi di questa o quell'arte, di poeti e scrittori, comporta la loro identificazione con la figura paterna. Per riassumere quanto ho appena esposto dirò di aver trovato che tra i fattoti detenninanti più potenti delle fissazioni intellettuali e artistiche, come di quelle che poi portano alla nevrosi, vi è la scena primaria o le fantasie che la concernono. Una questione importante riguarda quale senso della percezione ne sia maggionnente srimolato: se cioè l'interesse coinvolge di più il senso della vista o dell'udito. Sarà inoltre probabilmente questo coinvolgimento a determinare - e d'altro canto potrà anche dipendere da esso - che le rappresentazioni ideative si presentino al soggetto in forma visiva o uditiva. Non vi è dubbio tuttavia che in ciò operano largamente i fattori costituzionali. In Fritz la fissazione atteneva al movimento del pene, in Felix ni suoni, in altri agli effetti di colore. Naturalmente, perché si sviluppi il talento o l'inclinazione, devono entrare in azione quei fattori particolari di cui ho trattato dcttagli:uamente. Uno di questi fattori è il grado o la 11timr11 delfattività connessa alla fissazione alla scena primaria (o alle f3ntasie rebtivc); essa, che già è così importante per la sublimazione stessa, determina anche senza alcun dubbio se il soggetto svilupperà un talento per la creazione o per l'imitazione. La misura dell'attività, inratti, influisce sicuramente sul tipo di identificazione, voglio dire sul fatto che il soggetto sì dedichi all'ammirazione, allo studio e all'imitazione dei capolavori altrui o cerchi di eccellere producendo qualcosa di proprio. In Felix trovai che l'interesse per la musica, quale si manifestò in analisi, comparve agli inizi esclusivamente_ come giudizio critico di compositori e di direttori d'orchestra. Poi, a mano a mano che la sua attività si espresse più ampiamente c più liberamente, cominciò egli stesso a cercare di riprodurre, imitando, ciò che aveva ascoltato. In una fase più avanzata, in cui l'attività era diventata ancora maggiore, fecero la loro apparizione fantasie nelle quali il giovane compositore si parogonava ai più vecchi. Anche se nel caso di Felix non era evidentemente in causa. il talento Creativo, le mie osser-
vazioni del modo in cui il sempre più libero dispiegarsi dell'attività in· fluiva sull'atteggiamento del bambino in tutte le sue sublimazioni mi fornirono una certa comprensione dell'importanza dell'attività nello svi· luppo del talento, La sua analisi, inolue, mi mostrò quanto altre analisi hanno confennato, e cioè che il giudizio critico prende sempre origine dall'osservazione e dalla critica delle attività genitali paterne. In Felix era apparso chiaramente che egli era stato al tempo stesso spettatore e critico, come era risultato anche dalle sue fantasie in cui era contemporaneamente membro di un'orchestra e spettatore che vedeva e ascoltava. Fu solo molto più tardi, invece, e cioè quando la sua auività si dispiegò più liberamente, che poté confidare di assumere egli stesso il ruolo paterno o, sotto un altro aspetto, fu solo allora che pensò che sarebbe stato in grado, se avesse avuto il talento sufficiente, di darsi il coraggio di diventare egli stesso compositore. E ora riepilogherò. Il parlare e il piacere del movimento posseggono sempre un investimento libidico che ha, inoltre, un carattere simbolico genitale, L'investimento deriva dalle prime identificazioni del pene con il piede, la mano, la lingua, la testa e il corpo, e poi si estende alle loro attività, che vengono perciò ad acquisire il significato di coito. Dopo che le pulsioni sessuali sono state al servizio delle pulsioni di autoconservazione nella funzione della nutrizione, le nuove attività dell'lo sulle quali si indirizzano sono il parlare e il piacere del movimento. Si può quindi pte· sumere che il parlare da una parte favorisca la formazione dei simboli e la sublim:tzione, ma che d:tll'altra sia esso stesso il prodotto di una delle primissime sublimazioni. Sembra dunque che, dove sussistano le condizioni necess:trie per la capacità di sublimare, le JiSS3zioni procedano continuamente, a partire dalle primissime sublimazioni e in connessione con esse, all'investimento simbolico sessuale di ulteriori attività e interessi dell'Io, Freud dimostra che quanto sembra essere negli uomini uno slancio verso la perfezione è in realtà il risultato della tensione che si origina dal divario tra il desiderio di appagamento (che non può essere placato da nessun tipo di formazione reattiva sostitutiva né ~i sublimazione) e l'ap· pagamento che effettivamente si ottiene. Io credo che possiamo attri· buire a questa ragione non solo ciò che Groddeck (1912) chiama l'ossessione a simbolizzare, ma anche il costante evolversi dei simboli. Di conseguenza la spinta costante a operare mediante fissazioni l'investimento libidico di nuove attività e interessi dell'lo interconnessi geneticamente (cioè tramite il simbolismo sessuale), nonché a crearne altri, sarebbe la forza motrice dello sviluppo civile e culturale del genere umano. Ciò spiega anche come noi vediamo l'operare dei simboli in attività e invenzioni sempre più complesse: al modo stesso, cioè, in cui li vediamo ope-
Capi!Oio 11om
rare nel bambino che si lascia alle spalle i suoi giochi e le sue attività primitive per procedere costantemente verso altri giochi e altre attività. In questo serino, inoltre, ho cercato di mostrare quale grande importanza abbiano le inibizioni che non si poswno definire nevrotiche. Alcune di esse sembrano essere praticamente irrilevanti e non si possono riconoscere come inibizioni se non in analisi (e, in ciò che significano a pieno, forse solo se si intraprende un'analisi infantile). Esse appaiono come difetto di detenninati interessi, come antipatie di poco conto; sono, in breve, le inibizioni di un individuo sano, dissimulate nelle fonne più diverse. Ma se consideriamo con quale grande sacrificio di energia pulsionale l'uomo normale acquista la sua salute, giungeremo ad attribuire loro una grandissima importanza. Ci conforta in questo punto di vista la seguente considerazione di Freud (1910-17 1 pp. 416 sg.), benché fatta in un diverso contesto: "Tuttavia, anche se rinunciamo ad ampliare il concetto d'impotenza psichica c badiamo invece alle sfumarure della sua sìntomatologia, non possiamo sottrarci alla conclusione che ... il comportamento amoroso dell'uomo, nel nostro mondo civile, è improntato a impotenza psichica... Nell'Introduzione alla pricoa7Mlisi (1915·17, p. po) vi è un brano in cui Freud tratta delle possibilità di profilassi che si offrono agli educatori. La conclusione a cui perviene è che la più "severa protezione dell'infanzb n (già di per sé difficilissima) è probabilmente "impotente di fronte al fattore costituzionale" e che sarebbe anche pericoloso se tale protezione riuscisse ad avere troppo successo nel conseguimento del suo fine. Questo è stato confenn:lto a pieno nel caso del piccolo Fritz. Il bambino fu premurosamente allevato cd educato fin dalla più tenera età da persone che non erano affatto digiune di idee psicoanalitiche e tuttavia ciò non impcdl l'insorgere di inibizioni e di tratti nevrotici del carattere. L'analisi ruttavia mi dimostrò che proprio le fissazioni che avevano prodotto leinibizioni potevano essere il fondamento di capacità eccellenti. Da un lato, quindi, non dobbiamo attribuire un'importanza esagerata alla cosiddetta educazione psicoanalitica, anche se dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per evitare danni psichici al bambino. Dall'altro, tutto quanto è stato esposto in questo scritto dimostra. quando l'analisi nella prima infanzia è necessaria come ausilio dell'educazione. Noi non P?SSiamo modificare i fattori dai quali dipende lo sviluppo delle sublimazioni o delle inibizioni e della nevrosi, ma l'analisi infantile ci dà la possibilità di influire radicalmente su tale sviluppo in un momento in cui esso è ancora. in corso. Ho cercato di mostrare che le fissazioni libidiche detenninano la genesi sia della nevrosi che della sublimazione e che per un certo periodo il cammino che esse seguono è unico. Sarà la forza della rimozione a deter-
minare se tale cammino porterà aUa sublimazione o devierà verso la ne· \'rosi. Ed è a questo punto che l'analisi infantile ha la possibilità di dimostrare la sua validità, perc:hé essa può sostituire in larga misura la sublimazionc alla rimozione c reindirizzarc il cammino che porta alla nevrosi sulla via che porta allo sviluppo delle attitudini naturali e dei talenti.
Capitolo 4 Contributo alla psicogenesl del tlc 1
Nella seguente esposizione riassuntiva di un caso clinico piuttosto lungo il mio intento principale è la presa in esame dci fattori che attengono alla psicogenesi dei tic. Nel caso in questione il tic appariva come un semplice sintomo secondario c per un notevole periodo di tempo non ebbe quasi rilevanza nel materiale analitico. Nonostante ciò l'incidenza della sua componente nella personalità globale del paziente, nello sviluppo della sua sessualità, della sua nevrosi c del suo carattere, era talmente importante che, allorché l'analisi riusd a guarirlo, il trattamento poté dirsi praticamente concluso. Quando Felix, all'età di tredici anni, mi fu condotto in analisi, era una dimostrazione straordinaria di quello che Alcxander ha definito "carattere nevrotico", Pur non presentando sintomi nevrotici veri e propri, il ragazzo era fortemente inibito negli interessi intellettuali e nei rapporti sociali. Sebbene disponesse di una buona intelligenza non si interessava d'altro che di attività sportive o di giochi. Si manteneva moho distaccato dai genitori, dal fratello e dai compagni di scuola; la sua carenza affettiva era impressionante. Sua madre mi aveva parlato solo incidentalmente del fatto che per alcuni mesi aveva sofferto di un tic, un tic che comparivo. ancora soltanto occasionalmente e al quale lei non attribuiva nessuna importanza po.rticolare, come del resto feci anch'io, almeno per un cerro periodo, Poiché il ragazzo venivo. all'analisi solo tre volte la settimana, e il trattamento subl anche parecchie interruzioni, le 370 ore di analisi si estesero su un arco di tempo di tre anni e tre mesi. Quando arrivò da me il ragazzo era ancora in fase prepubere, sicché la lunga durata del tratta'(Notaaggiuntancli947·l
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mento mi otfrl il vantaggio di comprendere in quale modo le sue varie difficoltà venissero a essere intensificate dal sopravvenire della pubertà. Ecco alcuni dati salienti riguardanti il suo sviluppo. A tre anni era stato sottoposto a un intervento di dilatazione del prepuzio e nella sua mente era rimasto impresso un legame particolare tra questo fatto e la masturbazione. Al riguardo suo padre l'aveva poi ripetutamente ammonito e minacciato; per effetto di tali minacce Felix si era proposto di rinunciare a masturbarsi, ma perfino nel periodo di latenza riuscì solo saltuariamente a realizzare questo proposito. Quando ebbe undici anni si rese necessario un particolare esame medico del suo naso c ciò riatcivò il trauma connesso all'intervento subìto a tre anni e lo indusse a una rinnovata lotta contro l'impulso a masturbarsi, una lotta che stavolta ebbe pieno successo, A contribuire concretamente a questo risultato furono anche jJ ritorno del padre dalla guerra e le sue rinnovate minacce. Lo sviluppo del ragazzo era quindi stato dominato daU'angoscia di evirazione e dalla conseguente lotta incessante contro la masturbazione, Il fatto poi che avesse condiviso la camera dci genitori fino all'età di sei anni era stata una circostanza che aveva avuto una grande importanza, perché l'osservazione dei loro rapporti sessuali aveva lasciato in lui una traccia pcnn:mcnte. li trauma dell'intervento, in certo qual modo chirurgico, subìto a tre anni - l'età in cui la sessualità infantile raggiunge il suo culmine - aveva rafforzato il complesso di evirazione e aveva indotto Felix a passare da un atteggiamento eterosessuale a uno omosessuale. Ma anche questa situazione edipica invertita era naufragata nell'angoscia di evirazione, Lo sviluppo sessuale era quindi rcgrcdito alla fase sadico-anale e aveva mostrato una tendenza a regredire ulteriormente fino al narcisismo. In questo modo si erano poste le basi del ripudio del mondo esterno, che era apparso sempre più evidente nel suo atteggiamento asociale. Quando era molto piccolo gli piaceva cantare, ma verso i tre anni aveva smesso. Fu solo nel corso dell'analisi che rinacquero la sua disposizione musicale e il suo interesse per la musica. Fin dalla più tenera età aveva mostrato un'irrequietezza fisica esagerata, che in seguito era ancora cresciuta. A scuola gli era impossibile star fermo con le gambe, si agitava incessantemente nel banco, faceva smorfie, si stropicciava gli occhi ecc. La nascita di un fratellino, avvenuta quando aveva sette anni, accrebbe sotto molti aspetti i suoi disturbi. La sua brama cli tenerezza divenne più forte e al tempo stesso il suo distacco dai genitori e dall'ambiente si fece più marcato. Nei primi anni di scuola Felix era stato un bravo scolaro. Poiché però lo sport e la ginnastica suscitavano in lui un'intensa angoscia finì per mostrare nei loro riguardi una grande avversione. Quando il padre era tornato dalla guerra, e Felix aveva undici anni, aveva minacciato di pu-
nido per questa paura dell'attività fisica. Il ragazzo riusd allora a vincere l'angoscia e anzi passò da un estremo all'altro: si appassionò al gioco del calc:io e si dedicò intensamente alla ginnastica e al nuoto,1 anche se di tanto in tanto aveva delle ricadute. Per altro verso, di fronte all'insistenza del padre di controHare i suoi compiti a casa, reagi con la perdita di ogni interesse per il lavoro scolastico. L'aumentare deH'avvcrsione per lo studio fece sì che la scuola a poco a poco diventasse per lui una vera tortura. Fu in questo periodo che la sua lotta contro la masturbazione tornò a farsi intensissima. Nella prima pane del trattamento la sua passione per le attività sportive e la repulsione per lo studio furono in primissimo piano e l'analisi dimostrò chiaramente che gli sport e le altre attività fisiche erano per lui dei sostituti della masturbazione. Agli inizi dell'analisi l'unica fantasia masturbatoria di cui riusciva ancora a ricordar~ dei frammenti era la seguente: giocava con delle ragarzjne; care'Z'Z.4VIl i
loro seni e giocavano insieme al pallone. Nel gioco egli era continwnnent!: disturbato dalla vi5ta di una baracca che si profil11'1Ja dietro le ragazz,i. L'analisi mise in luce che la baracca era un gabinetto: rappresentava sua madre ed esprimeva la fissazione anale nei suoi confronti, comportando al tempo stesso un significato di svilimento deHa figura materna. Apparve inoltre chiaramente che il giocare al pallone era una messa in atto delle sue fantasie sul coito e un sostituto della masturbazione in una forma consentita di scarica della tensione sessuale, una forma non solo incoraggiata ma addirittura pretesa dal padre. Al tempo stesso gli sport gli fornivano una possibilità di utilizzare la sua esuberante irrequietezza motoria, peraltro strettamente associata alla lotta contro la masturbazione. Il successo di questa forma di sublimazione era stato tuttavia soltanto paniale.J L'equiparazione delle attività sportive ai rapporti sessuali era stata, sotto la pressione dell'angoscia di evirazione, la causa della sua precedente inibizione dell'amore per lo sport. Per effetto delle minacce paterne egli era allora riuscito a spostare pane della sua angoscia sullo studio, che avendo però anch'esso un legame inconscio con il rapporto sessuale, aveva acquisito il significato di un'attività proibita cosl come prima lo era lo sport. Nel saggio "La scuola nello sviluppo libidico del bambino" (pp. 74-SlJ) ho trattato di questo legame molto specificamente, sia nell'ambito del caso particolare di ·Felix sia in ambiti più vasti. Qui mi limiterò a dire che per • Sul p:~ssaggio dall'amore per lo studio all'amore per lo sport - che ho riscontr.ato, anche se non così spiccatamente, in altri casi - vedi il precedente scritto u Analisi infantile~.
'In "Analisi infantile~ ho fornito un contributo alla teoria ddla sublimu.ione, tratundo inolue del medesimo caso e dei fattori che sottendono l'abbandono di una sublima:tione non riuscita del tipo qui riferito.
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Felix non era possibile riuscire a dominare l'angoscia mediante lo sport, lo studio o altre sublimazioni, L'angoscia riemergeva sempre. Nel corso dell'analisi gli divenne però sempre più chiaro éhe le attività sportive costituivano una sovracompensazione inefficace dell'angoscia e un sosti· tuto non valido della masturbazione, Il suo interesse per lo sport diminuì quindi proporzionalmente mentre s.i sviluppò in lui, altrettanto gradata· mente, l'interesse per diverse materie scolastiche. Al tempo stesso si ridusse la sua BerUhrungr11ngst (la paura di toccarsi il genitale) e alfine, dopo molti sforzi infruttuosi, vinse a poco a poco la paura di masturbarsi che in lui datava da tanto tempo. In questo periodo il ricorrere del tic divenne più frequente. Esso era comparso per la prima volta pochi mesi prima dell'analisi e pareva essere stato scatenato dal fatto che Felix aveva assistito, senza farsi vedere, a un rapporto sessuale tra i genitori. Fu infatti immediatamente dopo questo fatto che si manifestò la sintomatologia del tic, consistente all'ingrosso nel contrarre bruscamente la muscolatura facciale e nel ributtare la testa all'indietro. In particolare il tic era composto da tre movimenti. Dapprima Felix aveva la sensazione come di uno strappo, di una sorta di lacerazione nell'incavo del collo proprio alla base della nuca, per cui si sentiva co· stretto innanzitutto a fare il movimento di ributtare indietro la testa e poi di ruotare il capo da destra a sinistra. A questo secondo movimento si associava la sensazione come di qualcosa che stesse incrinandosi con un rumoroso scricchiolio. Tutto si concludeva in un teno movimento con il quale il mento tornava a essere spinto profondamente verso il basso e premmo sul davanti. La. sensazione associata a questo reno movimento era quella di perforare qualcosa. Per un certo periodo i tre movimenti si ripetevano per tre volte consecutive. Nel tic il utre" aveva tra gli altri significati - di cui tornerò a trattare particolareggiatamente più avanti quello dei tre ruoli che Felix inconsciamente vi rappresentava: il ruolo passivo della madre, il ruolo passivo del suo proprio Io, e il ruolo attivo del padre. I ruoli passivi erano espressi principalmente nei primi due mo· vimcnti; anche se nella sensazione del qualcosa che si uincrinava" asso· data al secondo movimento era già contenuto l'elemento sadico connesso al ruolo attivo del p3dre, questo elemento e questo ruolo trovavano la loro più completa espressione nel terzo movimento, quello del perforare qualcosa. Perché il tic entrasse nel quadro dell'analisi occorse che le associazioni libere del paziente si riconnettessero alle sensazioni associate al tic stesso e alle circostanze che l'avevano fatto insorgere. Come ho detto, all'inizio esso era comparso a intervalli irregolari e solo dopo un certo tempo si sviluppò come un vero e proprio sintomo dalle manifestazioni sempre più frequenti. Il suo significato non cominciò a emergere se non quando l'ana·
lisi riuscì a penetrare negli strati più profondi della omosessualità rimossa di Felix -il cui materiale era però apparso fin dal principio nei suoi racconti di giochi e delle fantasie a questi collegate -e che più tardi si rivelò sotto fanna di interesse, fino a quel momento celato, per i concerti e specie per direttori d'orchestra e musicisti particolari, e che infine venne in luce come un vero amore per la musica uasfonnatosi poi in una effettiva e duratura capacità di intenderla. A tre anni Felix aveva già mostrato - e vedremo presto come - di identificarsi con il padre mediante il canto. Ma a seguito del trauma il suo interesse per il canto fu rimosso. Quando riemerse, nel corso dell'analisi, fu preceduto dal racconto di alcuni ricordi di copertura della primissima infanzia. Uno di questi era che un mattino, svegliatosi, aveva visto riflessa sulla superficie lucida di un pianoforte a coda l'immagine deformata del proprio volto e aveva avuto paura. Un altro ricordo di copertura aveva a che fare con l'udire il russare del padre durante la notte e con il vedergli spuntare le coma sulla fronte. Le sue associazioni portarono a connettere il pianoforte di colore scuro, che in realtà aveva visto in casa di amici, con il letto dei genitori; sulla loro base si chiarì inoltre che ciò che inizialmente aveva contribuito molto al suo interesse per i suoni e la musica, e che più tardi ne aveva detennin:J.to l'inibizione, era stato l'aver udito i suoni che provenivano dal letto dei genitori. In una delle sedute analitiche si lamentò, dopo avere assistito a un concerto, che il grande pianoforte a coda gli aveva impedito di vedere bene il pi:mista, e questo gli fece venire in mente che quando era piccolo il suo lettino era disposto ai piedi del letto dei genitori in una posizione tale per cui l'estremità del loro letto gli osuuiva la vista di ciò che vi accadeva ma non gli impediva di udire e di osservare un certo movimento. Divenne perciò sempre più chiaro che il suo interesse per i direttori d'orchestra traeva origine dall'equiparare ad essi il proprio padre nell'atto di copulare. Il suo antico desiderio di partecipare attivamente, benché come osservatore, a quanto accadeva nel letto paterno, era emerso nella seguente associazione: gli sarebbe piaciuto moltissimo sapere come fa il direttore a ottenere che gli orchestrali seguano il suo tempo con tanta precisione. Per Felix la cosa sembrava molto difficile e complicato. perché mentre il direttore ha una bacchetta abbo.stanza lunga, gli esecutori non possono servirsi di altro che delle dita.~ Le fantasie di essere un orchestrale e di suonare attenendosi al tempo del ·direttore costituivano gran parte delle sue fantasie masturbatorie rimosse. A suo tempo, quindi, lo sviluppo della sublimazione delle fantasie masturbatorie in interesse per le componenti ritmiche e motorie • QUC$10 desid~rio dd rispetto del tempo si esprimeva anche in altri modi; per esempio nella reazione ~motiva che insorgeva in lui altorch~ un ngauo più grande lo sopravanzava nd camminare.
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della musica era stato impedito da un prematuro e violento assalto della rimozione e, in relazione a tutto ciò, aveva avuto la sua imponanza anche il trauma deU'intervento subìto all'età di tre anni. Di conseguenza il bisogno di attività motoria si era scaricato nell'irrequietezza esagerata e nel corso dello sviluppo si era poi espresso in varie altre forme di cui parlerò più avanti. In Felix la fantasia di prendere il posto della madre nel rapporco sessuale con il padre, e cioè l'atteggiamento omosessuale passivo, era dissimulata dalla fantasia omosessuale attiva di assumere il ruolo paterno in un rapporto sessuale con un ragazzo. Questa fantasia era l'espressione della sua scelta oggettuale omosessuale a livello narcisistico: egli cioè sceglieva sé stesso come oggetto d'amore. A determinare lo sviluppo narcisistico della sua omosessualità era l'angoscia di evirazione originata dal trauma. La regressione narcisistica, inoltre, che aveva prodotto il distacco prima dalla madre e poi dal padre come oggetti d'amore, costituiva la base del suo comportamento asociale, Ma dietro il contenuto omosessuale delle sue fantasie masturbatorie era pur sempre possibile scorgere in numerosi clementi di dettaglio (come per esempio nell'interesse per il piano a coda e per gli spartiti musicali) la sua identificazione originaria con il padre, c cioè la fantasia eterosessuale del rapporto con la madre.- H canto, peraltro, che poi aveva abbandonato, era stato appunto, quando aveva tre anni, una manifestazione di questa idenrificazione. Nelle sue fantasie masturbatorie emergevano chiaramente anche le componenti anali. Per esempio il desiderio di sapere se il suono smorzato della musica in un teatro dipendeva dalla collocazione dell'orchestra al disotto del piano del palcoscenico, era originato da un'interpretazione anale dei suoni provenienti dal letto dei genitori. La sua critica di uno dci musicisti più moderni per il fatto che faceva un impiego eccessivo degli strumenti a fiato si riconnettcva chiaramente al suo interesse infantile per gli effetti sonori delle ventosità addominali. Egli scesso, anzi, e proprio perché la sua sensibilità musicale era così fortemente permeata di componenti anali, impersonandosi nel musicista che criticava, sentiva che, a paragone del rendimento (delle produzioni, dei risultati) genitale di suo padre, egli era capace solo di rendimenti anali. t inoltre particolarmente significativo che questo profondo interesse per i suoni fosse in parte effetto di rimozione dell'interesse visivo. Il suo piacere di guardare (scopofilia), che l'esperienza della visione della scena primaria aveva acuito, era stato infatti rimosso. Ciò apparve chiaramente nel corso dell'analisi. Una volta, dopo essere stato all'opera, Felix ebbe una fantasÌ:l connessa ai segni neri delle note e alle righe nello spartito del direttore, che non era riuscito a decifrare pur sedendo vicino al podio. (In questo caso vi era però anche una connessione con i desideri eterosessuali, dato
che Felix identificava i genitali materni con lo spartito aperto davanti al direttore.) Tutto questo si potrà intendere meglio quando tratteremo dei sintomi transitori costituiti dallo strizzare o stropicciarsi gli occhi. Agli inizi dell'analisi, Felix aveva una marcata tendenza a non vedere gli oggetti che gli erano più vicini. Alla rimozione del piacere di guardare acuito dalla scena primaria era anche connessa la sua antipatia per il cinema, che riconosceva valido solo a fini scientifici.5 Nell'ammirazione di Felix per il direttore che, insensibile al pubblico e agli applausi, era capace di "dirigere e contemporaneamente di cambiare i fogli dello spartito così rapidamente da dare l'impressione [uditiva] che Ii voltasse strappandoli (herzrmreissen)", io rinvenni una manifestazione della sua concezione sadica del coito. Egli pretendeva addirittura di aver sentito dal posto in cui sedeva il rumore delle pagine sfogliate - un rumore che lo intcremva enormemente c lo faceva pensare alla rivoluzione, alla violenza -, pur riconoscendo che udirlo a quella distanza forse non era obiettivamente possibile. Era chiaro che la sua sensazione di averlo udito era legata alla sua originaria situazione nella primissima infanzia. Questo suono del voltare strappando violentemente, che per lui significava lacerare e penetrare brutalmente, si rivelò una componente sadica rilevante delle sue fantasie di masturbazione. Torneremo a trarurne più avanti quando analizzeremo il tic. Connesso alla primitiva ammirazione per il padre, più tardi profondamente rimossa, era anche l'interesse sempre maggiore che manifestò in questo periodo per poeti, scriuori e musicisti. Fu proprio in relazione alla circostanza di aver letto un libro che parlava dell'amore di un uomo per un ragazzo che provò per la prima volta un aperto interesse omosessuale. Prese allora quella che si dice una "cotta", puramente romantica, per un compagno di scuola. Questo ragazzo, ohre a piacere immensamente a moltissimi altri compagni, era il favorito di uno degli insegnanti e tutta la classe pensava, evidentemente a ragione, che c'era una relazione amorosa tra l'insegnante c l'allievo. La scelta oggcttualc di Felix dipese in gran parte da questo specifico tipo di relazione. L'analisi mise in chiaro che il ragazzo, A., rappresentava da un lato un'idealizzazione di Felix stesso e dall'altro un qualcosa che aveva caratteristiche J In un altro caso di tic -quello di un ng~uo di quindici anni, il cui tic appariva anch'esso un semplice sintomo senu importanza, - riscontrai che l'avversione per il cinema en causata, come nel caso di Felix, dalla rimozione del piacere di guardue che era stato acuito dalla visione del npporto sessuale. In più quo:.sto ragazzo soffriva di gr:~vi paure per i suoi occhi. A causa di un npido c precoce miglionmcnto il U:lltt~ mento fu interrotto, sicch~ non potei analizzue il ragazzo a sufficienza. Il suo tic, anzi, - che comportava al pari di quello di FelU: dci movimenti della ti.'St~ - non rientrò quosi per nulla nell'analisi. Tuttavia alcuni dci dati di cui venni in possesso si accordano e hanno una cena pen:incnu con il matel'ialc di cui tntto nel presente sc:ritto.
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sia maschili che femminili, la madre fornita di pene, e che la relazione di A. con l'insegnante rappresentava la realizzazione della brama inappagata di Felix sia di essere amato dal padre come figlio sia di avere il posto della madre nel rapporto con il padre. Il suo amore per A. poggiava fondamentalmente sull'identificazione ed era l'equivalente di una relazione oggcttuale narcisistica. ~ vero che Felix non osò quasi mai avere dell'inuaprcndenza verso l'amato A. ma, comunque, il suo amore non fu ricambiato. Poiché vi era un altro compagno, B., che condivideva quest'amore infelice, Felix finl con lo sceglicrlo come oggetto d'amore. Il materiale analitico mise in luce che B. ricordava a Felix il padre, sia per il colorito della carnagione sia per altri aspetti, c che lo intendeva come un suo sostituto. La relazione ua i due ragazzi sfociò nel masturbarsi reciprocamente e io, considerate tutte le possibili complicazioni, credetti di dover porre tenninc, nell'interesse dell'analisi, alloro rapporto. Simultaneamente a questi sviluppi - risveglio dell'interesse per la musica, omosessualità manifesta e rinascita della masturbazione -si ebbe una diminuzione notevole della frequenza del tic. Le sue saltuarie riapparizioni permisero quindi di coglierne il significato inconscio. Una volta, in corrispondenza con il fatto che Felix mi disse di essere persuaso di aver vinto il suo amore per A. e per B., il tic ricomparve in forma acutissima. Ciò dimostrò chiaramente che cosa il tic rappresentava e sostituiva, e cioè gli impulsi omosessuali rimossi o, meglio, il loro defluire e scaricarsi nelle fantasie c nella masturbazione. All'epoca dei conflitti della prima infanzia, Felix si era sentito costretto dall'angoscia di evirazione a rimuovere i suoi desideri nei confronti della madre e del padre. Ora, in parte a seguito delle mie pretese, egli aveva ripetuto il processo distaccandosi da A. c da B. Il tic dunque faceva la sua comparsa in qualità di sostituto, allo stesso modo di come in passato l'esagerata irrequietezza fisica sostituiva la masturbazione e le relative fantasie. A questo punto divenne quindi possibile approfondire l'analisi delle tendenze omosessuali, e ciò fece sì che l'omosessualità diminuisse in grande misura e cominciassero ad apparire le sublimazioni, in particolare come amicizie con altri ragazzi. L'ulteriore analisi del tic ricondusse sempre alle sue fonti nella prima infanzia. Una volta Felix stava facendo i compiti a casa insieme a un amico e si propose di risolvere per primo un problema di matematica; ma l'amico lo precedette e ricomparve il tic. In seduta, le associazioni connesse a questo fatto rnosuarono che la sconfitta nella competizione con l'amico veniva ricollegata alla superiorità del padre e riattivava il complesso di evirazione di Felix. Di conseguenza egli si sentiva risospinto ad assumere il ruolo femminile nel rapporto con il padre. Il tic si manifestò un'altra volta quando dovette confessare all'insegnante di inglese di non essere riuscito a stare al passo con le lezioni e gli disse che desi-
C•pllolo quarto
derava delle ripetizioni private per colmare le lacune. Anche questo fatto assunse per lui il significato di un'ammissione di sconfitta nel rapporto con il padre. Particolannente caratteristico e significativo è l'episodio che segue. Felix stava tentando di ottenere l'ingresso a un concerto di cui i biglietti erano stati esauriti; si trovava nell'atrio insieme a molta altra gente quando, nella ressa, un uomo aveva infranto una lastra di vetro e si era dovuto chiamare un poliziotto. In quel mentre a Felix tornò il tic. L'analisi mise in luce che la particolare situazione in cui si era trovato simboleggiava una ripetizione della scena della primissima infanzia in cui egli era teso a origliare, e che era intimamente legata all'origine del tic. Egli si era identificato con l'uomo che aveva rotto il vetro perché, come lui, an· ch'egli voleva per forza, nell'anzidetta situazione infantile, essere ammesso al uconcerto", cioè al rapporto sessuale tra i genitori. Il poliziotto rappresentava il padre che lo scopriva. L3 successiva riduzione del tic avvenne sotto due aspetti: per un verso esso si fece meno frequente e per l'altro i tre movimenti diventarono prima due c poi uno solo. Innanzitutto scomparve la sensazione di strappo, di lacerazione nel collo all'attacco con la nuca, e cioè quella che provocava il primo movimento del tic; poi scomparve la sensazione del rumoroso incrinamento, quella che introduceva il secondo movimento. Alla fine rimase soltanto la sensazione di perforare qualcosa, che aveva il duplice significato di spinta anale e di penetrazione con il pene. A questa scnsa· zione erano associate fant:tsie di distruzione sia del pene paterno che di quello materno mediante la loro perforazione con il proprio. In quest'ul· tima fase, i tre movimenti del tic si erano condensati in uno solo, nel quale tuttavia si potevano ancora discernere tracce dei primi due. La scomparsa delle sensazioni di lacerazione e dì incrinamento, che erano detenninate da fattori omosessuali passivi, fu accompagnata da un cambiamento nelle fantasie di masturbazione: il loro contenuto omoses. suale si trasfonnò da passivo in attivo. Occorre d'altro canto tener presente che sia nella lacerazione che nell'incrinamcnto e nella penetraz.ione era implicito il ritmo del coito. Un altro fatto da notare è che quando Felix, in pass:lto, si era trattenuto dal fare i movimenti del tic, ad onta del violento stimolo delle anzidette sensazioni, aveva provato un forte senso di tensione (di dispiacere). Infine, doPo un certo periodo, il tic sparì completamente, ma fu so~ stituito da un nuovo movimento, quello di gettare le spalle all'indietro. Il significato di questo sostituto del tic venne in luce attraverso l'analisi del seguente episodio. Durante un colloquio con il preside, Felix fu colto da un impulso irresistibile a grattarsi la schiena scguìto immediatamente da un prurito all'ano e da una contrazione sfinterica. Venne anche in luce
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che in quel mentre egli aveva provato e represso il desiderio di ingiuriare il preside con espressioni coprolaliche e di lordarlo con escrementi. Tutto ciò riconduceva ancora una volta alla scena primaria, nell'assistere alla quale Felix aveva provato nei riguardi del padre il medesimo desiderio, che aveva sfogato in un'improvvisa scarica di feci e mettendosi a strillare. In una fase più avanzata dell'analisi del tic si rivelarono come suoi sostituti i movimenti di strizzare e stropicciarsi gli occhi. Questa nasformazione aveva la sua origine contingente nel fatto che Felix, di fronte a un'iscrizione medievale che era stata riprodotta sulla lavagna, aveva pensato, del tutto infondatamente, di non essere capace di decifrarla. Aveva pecciò cominciato a strizzare gli occhi e a stropicciarseli violentemente. Le associazioni espresse in analisi misero in luce che la lavagna 6 e quanto vi era scritto simboleggiavano - come era apparso tante altre volte nel corso dell'analisi - il genitale materno nella sua natura di elemento inconoscìbile e incomprensibile della siruazione di coito da lui osservata. Appariva inoltre chiaro che esisteva un'analogia fra l'iscrizione riprodotta sulla lavagna c lo spartito del direttore d'orchestra i cui segni neri delle note e le cui righe egli aveva tentato di decifrare dal posto in cui sedeva a teatro. Dai due casi emergeva che lo strizzare gli occhi era un risultato della rimozione della pulsione di guardare.e che in panicolare nello stropicciamento degli occhi trovava sfogo, tramite lo spostamento, il desiderio di masturbazione che insorgeva simultaneamente. In analisi riuscimmo anche a comprendere a pieno il nesso tra situazioni del genere e gli stati di estraniamento, di distacco, in cui spesso cadeva a scuola. Il suo fissare nel vuoto era accompagnato da fantasticherie di cui la seguente è un esempio: mentre se ne stava a osservare e ascoltare un temporale gli ritornava alla memoria che nella prima infanzia, dopo la fine di un temporale, si era affacciato alla finestra per vedere se il padrone di casa e sua moglie, che prima si trovavano in giardino, ne fossero rimasti colpiti, Questo ricordo si dimostrò in realtà un ricordo di copertura che si ric:onnetteva alla scena primaria. Con il progredire dell'analisi del tic e delle sue formazioni sostirutive scomparvero infine anche i movimenti di strizzare e stropicciarsi gli occhi, Rimase tuttavia il pensiero del tic, un pensiero che gli tornava in mente in particolari circostanze. Ma quando si mise in luce il nesso tra tali circostanze, i desideri di masturbazione rimossi, e la scena primaria, sparì anche il pensiero del tic e con questo si ottenne una totale e permanente guarigione del tic. Contemporaneamente l'analisi produsse un notevole cambiamento sotto un altro aspetto. Per la prima volta, sotto forma 'Circa il significato simbolico della lavagna, della cattedn, del banco, delb penna, dello scrivere ecc. vedi quanto da me detto in prop~ito nello scritto ~La scuola nello sviluppo libidico del ~mbino~ (pp. 74-9)1.
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di ammirazione per un'attrice, fecero la loro apparizione i desideri eterosessuali. La scelta oggettuale dell'at'uice si coÌifonnava perfettamente alla costante identificazione, fatta da Felix, del teatro, dei concerti ecc. con l'amplesso sessuale,7 e degli attori, degli esecutori ecc. con i genitori. Ho peraltro già fatto notare che in tutte queste identificazioni rientrava egli stesso, figurando come spettatore o come ascoltatore e, per via della simultanea immedesimazione con i genitori, come esecutore o attore. A questo proposito anzi riferirò un episodio: un giorno aveva dovuto attendenni nello studio per pochi minuti e quando arrivai mi disse di essere rimasto a guardare attraverso la finestra gli appartamenti di fronte e di aver provato una sensazione singolare. Nel vedere le ombre e le figure che apparivano al di là delle numerose finestre degli appartamenti e nel tentare d'immaginare che cosa stessero facendo, gli era sembrato di trovarsi a teatro c di assistere alle interpretazioni dei vari personaggi ma contemporaneamente aveva avuto l'impressione di partecipare egli stesso a ciò che accadeva in quegli appartamenti. La prima scelta oggettuale eterosessuale di Felix risentl tuttavia parecchio del suo atteggiamento omosessuale. L'attrice aveva per lui delle connotazioni mascoline, era insomma la madre con il pene. Questo suo atteggiamento rimase anche nel suo secondo rapporto con un oggetto d'amore eterosessuale, una ragazza, della quale si era innamorato, che era più grande di lui e che aveva preso l'iniziativa della relazione. Per lui ella impersonava la doppia immagine infantile della madre come prostituta e come madre munita di pene che gli era superiore. Io ritenni che la traslaz.ione fosse ormai abbastanza forte da permettenni di imporgli una provvisoria interruzione di questo rapporto8 e da ottenere, specie perché Felix si era già reso conto chiaramente di quanto l'angoscia fosse legata a siffatte relazioni, che egli vi ottemperasse. Era infatti chiaro che la sua scelta oggettuale assolveva a una funzione di fug;t dnlle fantasie e dai desideri nei miei riguardi, fantasie e desideri che solo ora, solo in questo stadio, apparivano in analisi più chiaramente e precisamente delineati, A questo punto apparve del tutto evidente che il distacco dalla madre originariamente amata ma proibita aveva concorso a intensificare l'atteggiamento omosessuale e le rappresentazioni fantastiche della temuta madre eviratrice. In Felix le ·tendenze omosessuali, il passaggio da queste a quelle etero7 Ho ril~vato l'id~ntificazione o l'cquiparazion~ del teatro, del cin~ma ~di ogni tipo di spettacolo con la scena primarill, un elemento tipico di tutte l~ analisi infantili. N~ ho tnttato ampiamente in~ Analisi infantile~. 'In questo caso, come nel caso del precedente npporto con B., dovetti imporre un divieto- contrariamente al mio costume- per rendere picnam~nte possibile la continuazione dell'analisi.
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sessuali, e le variazioni di queste ultime, si rifletterono sempre nelle fantasie di masturbazione. L'analisi era riuscita a ricondurci alle primissime fantasie masturbatorie, quelle direttamente connesse all'osservazione del rapporto sessuale tra i genitori. Esporrò ora a grandi linee l'evolversi di tali fantasie nella loro reale successione cronologica. Da piccolo, quando ancora condivideva la camera dei genitori, cosa che fece lino a sei anni, si era figurato di avere davanti a sé l'immagine del tronco di un grosso albero la cui punta era rivolta in direzione opposta a quella del letto dei genitori. Sul tronco, e verso di lui, scivolava un ornino, per metà vecchio e per metà bambino; una condensazione, cioè, del padre e di sé stesso, che esprimeva la scelta oggettuale omosessuale narcisistica. Più tardi si figurò che a volare verso di lui fossero delle teste d'uomo, e in particolare teste di eroi greci, che egli immaginava anche come proiettili e oggetti pesanti. In tutto ciò troviamo già il materiale su cui poggeranno le sue successive fantasie sul giocare al pallone e il suo sistema di sovracompensare, con l'abilità in tale gioco, le paure del padre eviratore. Quando poi sopravvenne la pubertà psichica, le fantasie masturbatorie sul tema delle ragazzine con le quali giocava al pallone si rivelarono un tentativo, nuovo per lui, di operare una scelta oggettuale eterosessuale. Tuttavia anche in queste fantasie egli trasfonnava le teste (delle ragazzine), proprio come aveva fatto in precedenza introducendo le teste degli eroi greci, al fine di rendere irriconoscibili i veri oggetti d'amore. Nel corso dell'analisi, parallelamente alla ripresa graduale della masturbazione, che aumentò man mano che il tic diminul, il contenuto delle fantasie masturbatoric si modificò nel modo seguente: prima immaginò che la donna fosse distesa su di lui, poi che la donna fosse perlopiù distesa su di lui ma di tanto in tanto coricata sotto di lui, e in1ine che giacesse esclusivamente in quest'ultima posizione. Alle diverse posizioni corrispondevano particolari diversi delle fantasie del rapporto sessuale che egli vi associava. Nel caso di Felix l'analisi delle fantasie masturbatoric si dimostrò il fattore decisivo della guarigione dal tic. L'analisi dimostrò che era l'abbandono della masturbazione a portare a vie di scarica motoria di vario tipo, quali - come abbiamo visto - il fare smorfie, il primo strizzare e stropicciarsi gli occhi, l'esagerata irrequietezza fisica in tutte le sue varie forme, comprese quelle sportive, e infine il tic. Se ·però esaminiamo a fondo quelle fantasie masturbatorie specificamente determinate dalla rimozione, troviamo che esse erano per una cena pane in rapporto con le scariche motorie ma che per un'altra parte erano connesse a tutti i suoi tentativi di sublimazione. Alla base della sua passione per lo sport vi erano le stesse fantasie masturbatorie che si erano
Capitolo 01uorto
dimostrate connesse al tic; e queste fantasie erano fondamentalmente fan· tasie, basate sull'osservazione della scena primaria, di identificazione con i due genitori nell'atto del coito, al quale egli partecipava idealmente sia come spettatore che come oggetto amato. Il materiale raccolto in analisi, nella quale si trattò moltissimo del suo interesse per gli sport e in cui ebbero largo spazio i resoconti di attività sportive, comprovò ampiamente che questa stessa identificazione era sempre implicita nelle fantasie che riguardavano lo sport. Il suo avversario nel gioco del calcio ecc. rappresentava il padre che minacciava di evirarlo e contro il quale doveva difendersi. La rete in cui va piazzato il pallone e il campo da gioco rappresentavano la madre. L'analisi consenti anche di rilevare, per altri versi, che perfino dietro le tendenze omosessuali, come, più tardi, nelle fantasie connesse al tic, vi era l'immagine della madre. Lo sport e l'esagitazione motoria erano inoltre anche dci mezzi per sfuggire al tic o, meglio, alla masturbazione. Ma il fatto che la sublimazione nell'attività sportiva fosse acquisita solo in misura incompleta e imperfetta e che l'atteggiamento del ragazzo nei confronti degli sport restasse instabile dipendeva principalmente dal continuo ricomparire dell'angoscia di evirazione. Io potei rilevare, però, che queste stesse fantasie masturbatorie erano anche la fonte del suo atteggiamento ambivalente nei confronti dello studio, in quanto questo era intimamente legato all'attività, al movimento, come apparirà chiaro più avanti. Un giorno, mentre l'insegnante faceva lezione standosene appoggiato alla cattedra, Felix ebbe l'improvviso desiderio che l'insegnante rove· sciasse la cattedra, la sfasciasse e si ferisse. Per Felix questo rappresentava una nuova versione del suo assistere al rapporto sessuale del padre con la madre. La sua relazione con l'insegnante era stata fin dal principio una ripetizione della relazione con il padre e, come questa, contrassegnata da un'omosessualità rimossa. Ogni risposta a un'interrogazione, ogni compito che svolgeva in cbsse, significavano per lui rapporti omosessuali con il padre. Ma anche qui, proprio come nei suoi rapporti con un compagno o con un avversario nel gioco, dietro la tendenza omosessuale appariva, sebbene ben dissimulato, il suo rapporto originario con la madre. Nell'i· dentico modo in cui la rete nel gioco del calcio, il terreno di ricreazione della scuola, i campi sportivi ecc. rappresentavano la madre, cosi il banco in cui sedeva in classe, la cattedra alla quale si appoggiava l'insegnante c la lavagna SU cui scriveva, l'aula, l'edificio scolastico erano tutte cose che, nel loro essere in relazione con l'insegnante, rappresentavano la madre con la quale l'insegnante (il padre) aveva rapporti sessuali. La sua angoscia di evirazione, a motivo di tutto questo, spiegava quindi la sua inibizione sia nei confronti dello studio sia nei confronti dello sport. Tutto ciò ci permette anche di capire come mai Felix, nonostante talune
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difficoltà, fosse stato nei primi anni di sc:uola un bravo scolaro: in quel periodo l'angoscia associata allo studio era ridotta perché allora suo padre, a causa della guerra, era assente, L'avversione per la scuola insorse invece appieno al ritorno del padre. Se, d'altra parte, Fellir: sublimò allora per un certo periodo le sue fantasie masturbatorie nelle attività fisiche pretese dal padre, ciò accadde senza dubbio anche per sovracompensazione dell'angoscia, Anche relativamente al suo amore per la musica -una sublimazione che era stata rimossa più fortemente delle altre ma che nel corso dell'analisi tornò a poco a poco a esprimersi liberamente - troviamo, come ho già fatto rilevare, un analogo mutare del contenuto delle fantasie masturbatorie, L'analisi dimostrò inoltre che lo sviluppo di questa più intensa e più precoce inibizione nei riguardi della musica era dipeso anch'esso dall'angoscia originata dalle fantasie masturbatorie. Nel caso di Felix apparve peraltro assolutamente chiaro che vi era una stretta connessione del tic con tutta la sua personalità, con la sessualità come con la nevrosi, con la sorte delle sublimazioni, con lo sviluppo del carattere e con l'atteggiamento sociale. Questa connessione aveva le sue radici nelle fantasie masturbatorie, tanto è vero che queste influenzavano concretamente le sublimazioni, la nevrosi e l'intera personalità di Felix. Anche nel caso di un altro paziente ho trovato che la comparsa del tic era determinata dal significato e dalla conformazione delle fantasie di masturbazione. In questo C11SO non si trattava di un tic vero e proprio ma di scariche motorie che per parecchi importanti aspetti rassomigliavano molto a un tic, Il paziente, Werner, che mi era stato condotto all'età di nove anni, era un bambino nevrotico. A un anno c mezzo aveva mostrato una straordinaria irrequietezza fisica che era poi continuamente aumentata. A cinque anni aveva preso la singolare abitudine di agitare le mani e i piedi per simulare ·i movimenti di una macchina. Da questo gioco era derivato ciò che egli stesso e chi gli era vicino avevano chiamato "dimenarsi" (rappresentando qualcosa), e che a poco a poco aveva prevalso in tutte le sue auività ludiche. La rappresentazione originaria della macchina aveva cessato ben presto di essere il contenuto esclusivo del suo gioco. A nove anni giocava spesso per ore rappresentando qualcosa con il suo dimenarsi. Diceva: "Dimenarsi è divertente, ma non sempre; non puoi smettere quando vuoi, come per esempio quando devi fare i compiti." Nell'analisi appariva chiaramente che la repressione del movimento non risvegliava angoscia ma un senso di tensione, cioè di dispiacere, - sicché il bambino doveva continuare a pensare di dimenarsi - proprio come nel caso di Felix la repressione del tic non faceva insorgere angoscia ma tensione. Altre rassomiglianze notevoli con il caso di Felix le ho rinvenute nel contenuto delle fantasie. Nel corso dell'analisi ho potuto infatti
scoprire quale fosse il contenuto delle fantasie che Wemer chiamava i "pensieri" del suo dimenarsi. Una volta mi raccontò che aveva rappresentato, con il suo dimenarsi, gli animali di Tarzan. 9 C'erano delle scimmie che attraversavano la giungla; nella sua fantasia egli camminava dietro di loro e si conformava alla loro andatura. Le associazioni misero chiaramente in luce la sua ammirazione per il padre che copulava con la madre (scimmia==pene) e il suo desiderio di panecipare, come terzo, all'atto sessuale. Questa identificazione - ancora una volta al tempo stesso con il padre e con la madre -era inoltre alla base di molti altri suoi "pensieri" espressi con il dimenarsi, pensieri che sì potevano riconoscere tutti quanti come fantasie di masturbazione. AI riguardo è significativo che mentre si dimenava doveva rigirare fra le dita della mano destra una matita o un righello, e che non poteva "dimenarsi come si deve" in presenza di altre persone. Un'altra fantasia, sempre accompagnata dal dimenarsi, era la seguente: immaginava di vedere di fronte a sé un'imbarcazione costruita in legno parcicolannente duro e munita di scalette molto solide sulle quali si poteva salire e scendere con tutta sicurezza. Nella parte inferiore vi enno riserve di provviste e un grande pallone pieno di gas. Se questo "battello di salvataggio", come lo chiamava, potevano scendere e posarsi idrovolanti che si fo~ro trovati in pericolo. La fantasia esprimeva in complesso l'angoscia di evirazione che nasceva dalla sua adozione di un atteggiamento femminile nei confronti del padre e contemporaneamente la difesa contro questo atteggiamento. Gli idrovolanti in pericolo rappresentavano Werner stesso, lo scafo del battello, la madre, il pallone e le riserve di provviste il pene paterno. Anche nel suo caso, quindi, come nel caso di Felix, l'angoscia di evirazione portava a una conversione narcisistica sul proprio Sé come oggetto d'amore. Nelle sue fantasie, inoltre, aveva molto spazio un cerro "Piccolo"- che poteva essere per esempio una macchina più piccola e specialmente un pupazzo più piccolo - il quale entrava in competizione con un "Grande" dimostrandosi migliore e più capace. Il "Piccolo" non rappresentava soltanto il pene ma Werner stesso in rapporto al padre; e l'ammirazione per sé stesso, che in questo modo Wemer manifestava, dimostrava la collocazione narcisistica della sua libido. Un altro elemento di rassomiglianza tra i due casi era costituito dai suoni, che avevano una parte importante anche nelle fantasie di Wemer. In lui non c'era ancora un chiaro senso della musica ma solo un fone interesse per i suoni, un interesse che - come l'analisi mostrava - era strettamente collegato alle fantasie che traevano origine dalle osservazioni 1 Wemer si riferiva aU'illustnz.ione di eopmina di uno dei libri sulle avventure dì Tarzan, illustrazione che egli aveva assunto a tcJrut della fantasia.
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del rappono sessuale dei genitori. Egli aveva condiviso temporaneamente la camera dei genitori quando aveva ancora soltanto cinque mesi, Delle sue eventuali osservazioni in così tenera età non si era potuto ricostruire nulla, almeno nella fase dell'analisi in cui ci trovavamo,10 Tuttavia l'analisi provava al di là di ogni dubbio l'importanza di quanto aveva udito occasionalmente, ma parecchie volte, quando ormai aveva già circa diciotto mesi, attraverso la porta apena che immetteva nella camera dei genitori. Peraltro fu proprio a questa età che comparve l'irrequietezza motoria esagerata. Ed ecco un esempio di quale pane importante avesse l'elemento acustico nelle sue fantasie masturbatorie. Un giorno mi raccontò che si era "dimenato" fingendo di essere un grammofono che desiderava avere; il dimenarsi costituiva, come al solito, l'imitazione di determiruti movimenti, nel caso specifico quello del caricare il grammofono e quello dello spostarsi della puntina sul disco. Poi passò a fantasticare su una motocicletta che gli sarebbe piaciuto possedere e ne descrisse arulogamente i movimenti "dimenandosi", Werner faceva anche disegni delle sue fantasie. Cosi disegnò la motocicletta con un motore enorme, delineato chiaramente come un pene, e che, come il pallone del ubattello di salvataggio", era pieno al massimo, in questo caso di benzina. Sulla motocicletta era seduta una donna che metteva in moto il motore. l rumori prodotti dall'avviamento del motore -disegnati in forma di raggi acuminati- colpivano un "povero ornino" che ne era atterrito. In connessione con tutto questo Werner f::mtasticò poi su un'orchesuina jazz; ne imitò i vari suoni e disse di rappresentarla col suo "dimenarsi". Mi mostrò come il uombettista maneggia il suo strumento, come il capo dirige, e come picchia il suonatore di grancassa. Alla mia domanda circa che cos1 significasse esattamente il suo "dimenarsi" in questo caso, rispose che rappresentava la sua partecipazione a tutte le varie attività. Subito dopo disegnò su un foglio di carta un gigante con degli occhi enormi e una testa in cui si trovavano antenne e stazioni radio. Un omettino minuscolo voleva vedere il gigante e perciò si arrampicava sulla torre Eiffel, che nel disegno era collegata a un grattacielo. Qui l'ammirazione di Werner per suo padre si esprimeva attraverso l'ammirazione per sua madre; dietro l'atteggiamento omosessuale passivo si poteva scorgere quello eterosessuale. Come nel caso di Felix, anche in quello di Wernec l'intenso interesse per i suoni, che richiedeva di esprimersi con movimenti ritmici, era associato alla rimozione del piacere di guardare. Dopo aver raccontato le fantasie, che ho appena riferite, sull'orchestrina jazz, e dopo aver rappresentato il gigante, Werner mi parlò dei cinema ai quali era stato. t: '"!Nota aggiunta nel '947·1 Al momento della stesura di qu~to scritto l'analisi di Wemcr era ancora in cof!O c durava soltanto da circa ue mesi.
Capitolo 11uarto
certo che egli non aveva per il cinema la Straordinaria avversione di Felix ma, un giorno in cui ebbi l'occasione di osservarlo mentre insieme ad altri bambini assisteva a uno spettacolo teatrale, potei notare in lui segni di rimozione del piacere di guardare. Distoglieva lo sguardo dalla scena per periodi piuttosto lunghi e diceva che era rutto finto e noioso. Per qualche momento sedeva immobile come fosse affascinato, con lo sguardo fisso, concentrato sulla scena, ma ben presto tornava a comportarsi come ho detto prima. Anche nel caso di Werner il complesso dì evirazione era straordinariamente forte: la lotta contro la masturbazione non aveva avuto successo, ma ciononostante il ragazzino ne cercava dei sostituti nelle altre forme di scarica motoria. Finora la sua analisi non mi ha ancora reso possibile accertare quali impressioni traumatiche abbiano prodotto lo sviluppo di un così forte complesso di evirazione e il timore della masturbazione. Certo, però, la percezione uditiva del coito - di nuovo attraverso la porta aperta - all'età di cinque anni, e poi probabilmente la sua osservazione visiva- tra i sci e i sette anni Werner condivise per breve tempo la camera dei genitori - debbono aver concorso a intensificare tutti i suoi disturbi; il "dimenarsi n comparve appunto a cinque anni. Credo che l'analogia fra il "dimenarsi n e un tic sia incontestabile. Forse può essere lecito considerare il sintomo motorio una sorta di stadio preliminare dello sviluppo di un tic vero e proprio. Nel caso di Felix la diffusa ed esagerata irrequietezza fisica si cm già manifestata nella prima infanzia e fu sostituita dal tic soltanto all'epoca della pubertà, a seguito di una particolare esperienza che valse da causa scatenante. Forse accade spesso che un tic si manifesti definitivamente solo con la pubertà, quando tante difficoltà entrano in una fase di crisi decisiva. Confronterò ora le conclusioni tratte dal mio materiale con quanto esposto in alcune pubblicazioni psicoanaliriche sul tic e in particolare nelle ampie Osservazioni pticoanalitiche .rul tic di Fercnczi (1911:1) e nel Contributo alla" Discussione sul tic n di Abraham (1911) letto all'Istituto psicoanalitico di Berlino. Una delle conclusioni di Ferenczi- e cioè che il tic è un equivalente della masturbazione - trova confenna in entrambi i casi da mc riferiti. Nel caso di Wemer si è potuto anche rilevare la tendenza, messa in risalto da Ferenczi, a dare sfogo al tic nell'isolamento. In Werner ho avuto la po_ssibilità dì osservarla mentre era in fase di sviluppo; si ricorderà che diceva che gli sarebbe stato necessario essere solo per potersi "dimenare come si deve". Posso anche confermare, benché solo fino a un certo punto, la conclusione di Ferenczi che in analisi il tic non si impone con lo stesso rilievo degli altri sinromi, che non ha la loro stessa funzione e che in una certa misura sfugge all'analisi. Per un considerevole periodo di tempo ho avuto l'impressione che anche nell'analisi di Felix
il tic si presentasse, a paragone degli altri sintomi che rivelavano il loro significato più rapidamente e più chiaramente, come qualcosa di totalmente diverso. In Felix ho trovato inoltre che egli non si dava alfauo pensiero del tic, e anche questo concorda con le conclusioni di Ferenczi. E sono d'accordo con Ferenczi che le ragioni di tutte queste differenze vanno cercate nella natura narcisistica del tic. Ma a questo riguardo io dissento sostanzialmente da Ferenczi sotto un aspetto particolare. Egli ritiene che il tic sia un sintomo narcisistico primario che poggia sullo stesso fondamento delle psicosi narcisistiche. L'esperienza mi ha invece convinta che il tic non è suscettibile di influenza terapeutica solo finché l'analisi non riesce a mettere in luce le relazioni oggettuali sulle quali in effetti si fonda. Ho trovato in!atti che alla base del tic vi sono tendenze genitali, sadico-orali e sadico-anali verso gli oggetti. L'analisi deve quindi arrivare fino ai primissimi stadi dello sviluppo infantile; il tic non scompare totalmente finché non siano state esplorate completamente le fissazioni predisponenti prodottcsi nel periodo infantile. 11 L'opinione di Ferenczi che nei casi di tic non .sembra celarsi, dietro il sintomo, alcuna relazione oggettuale, non può essere da me sostenuta. Nelle analisi dei due casi da me descritti apparvero del tutto evidenti le relazioni oggettuali originarie; esse ·erano .se"mplicemcnte regredire, sotto la pressione del complesso di evirazione, allo stadio narcisistico. Nei miei casi, poi, le relazioni oggettuali sadico-anali indicate da Abraham (1911) apparivano manifestamente. In Felix la contrazione delle spalle non era che un sostituto della contrazione degli sfinteri, che peraltro era anche alla base del movimento di rotazione nel precedente tic. Era inoltre in connessione con tale contrazione che era insono in lui l'impulso a ingiuriare coprola\icamente il preside. Il movimento di "perforazione" che costituiva la terza fase del precedente tic, infine, aveva un significato compatibile non solo con il perforare per penetrare nell'intemo, ma anche con il perforare per uscire all'esterno, e cioè con il defecare. "Questo mi sembra spieghi anche !)Crch~, nell'analisi degli adulti, il tic, CQmc dice Fcrcnczi, Ma] termine dell'analisi non sembn. rientrare nello schema della complessa struttura della ncvrosi 8 , Nel caso degli adulti può spesso rUultare difficile portare l'ana· lisi aH~ profondità necessaria per mettere in luce le primissime fissazioni c le relazioni oggettuali che sono alla base del tic. Ma finché non lo si farà, il tic -gyuie a ciò che io chiamerei il suo can.ttere seminarcisistico -sfuggirà sempre aU'analisi. Nei caso di Felix l'analisi riuscì non solo a ricosuuire i dctt~gli del primissimo sviluppo che erano alla fonte del modello delle sue fant11sie masturbatoric e del tic, ma riuscì, col riponarli alla memorU, a renderli totalmenrc consci. Possiamo ritenere che della difficoltà di accedere al tic, in analisi, sia responsabile la componente narcisistica dcllie StC$$0 e che la difficoltà si accresca in proponione all'età del patienre. Se ne dovrebbe concludere che il trattamento dci tic dovrebbe essere intrapreso molto presto, anche in tenera età, e possibilmente subito dopo la comparsa del sintomo.
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All'epoca in cui il tic non era ancora sopravvenuto a sostituire la dif. fusa agitazione motoria, Felix aveva l'abitudine di sedere nel banco don· dolando i piedi in modo tale da colpire spesso l'insegnante che gli passava accanto, Non riusciva a vincere quest'abitudine nonostante i guai che gli procurava. La componente aggressiva insita nell'irrequietezza fisica, che continuò poi a trovare espressione nell'ultimo movimento del SUC· cessivo tic, si manifestava in tutta evidenza anche nel caso di Wemer, particolarmente in contesti significativi nei quali appariva ovvio il carattere fondamentalmente sadico degli impulsi espressi con le scariche motorie aventi carattere di tic, In parecchie sedute analitiche egli poneva una sequela di domande appassionate e ossessive - che si dimostravano chiaramente un'espressione della curiosità relativa alla scena primaria (da lui osservata a un anno e mezzo, e i cui dettagli gli erano rimasti necessariamente inesplicabili) - alle quali perlopiù facevano seguito violente esplosioni di rabbia. In questi casi Wcrner sporcava con gessetti colorati il davanzale della finestra e il tavolino, tentava di sporcare anche mc, mi minacciava con i pugni e le forbici, cercava di darmi dei calci, mi faceva delle pernacchie gonfiando le gote e facendo crepitare le labbra, mi ingiuriava in mille modi, mi faceva le smorfie, mi rivolgeva dei fischi. Frattanto si ficcava a intervalli le dita nelle orecchie u e proclamava improvvisamente di sentire un suono speciale, lontano, ma che non sapeva che cosa fosse. Riferirò un altro particolare che dimostra inequivocabilmente come queste scene costituissero una ripetizione delle scariche motorie aggressive indotte dalia scena primaria, Durante gli accessi di rabbia Wemer soleva uscire dalla stanza per cercare di colpirmi con una palla lanciata dall'ingresso attraverso la porta, replicando così chiaramente la situazione in cui si era trovato a un anno e mezzo quando era insono in lui il desiderio di offendere e colpire i genitori attraverso la porta aperta.U Nei due casi parecchie fantasie connesse ai tic, tra cui per esempio quella concernente gli strumenti a fiato con la quale Felix esprimeva il suo desiderio di partecipare al coito dei genitori, testimoniavano la sussi· stenza di una relazione oggettuale anale. Nel caso di Wcrner questa era indicata dal udimenarsi" imitando il trombettista jazz- che rappresen"Nel caso -dì Werner, fischì~re, tapparsi le orecchie ecc. erano segni dì rt!listenu costantemente ricorrenti nel corso dcll'~nalisi; ma soleva bdo anche in casa. "I genitori eonfcrmuono che all'epoca in cui c'er::ano state le percezioni uditive, appunto quando il b:ambino aveva un anno c mezzo, Wcrner li aveva disturbati spesso dunnte b notte c che ~l mattino essi lo avevano trov:ato non di r::ado giacente {r::a i suoi
~~~~~~ ~o~~~:,i~iz'i~l~~~~cm:o~~ ~!~~~ì c~~ ~~~~~~~~:i~:~:c~~~~:a~~~ir~
indietro tenendo in mano dci pcui di legno raccolti in un vicino depnsito di legname.
tava il padre nell'atto di copulare - nonché dal fischiare e !are le per~ nacchie. La misura in cui queste componenti sadico-anali non concorrevano semplicemente a far pane dell'intera struttura del tic ma ne costituivano elementi sostanziali mi sembra confermi l'opinione di Abraham che il tic è un "sintomo di conversione alla fase sadico-anale" (1911, p. qS). Fercnczi, replicando all'intervento di Abraham (p. 139), si è dichiarato d'accordo con questa opinione, e nel suo stesso scritto (1911a) ha messo in risalto l'imponanza nel tic delle componenti sadico-anali e il loro nesso con la coprolalia. Nel materiale da me esposto appaiono con chiarezza anche le relazioni oggettuali genitali. Nel caso di Felix le fantasie associate al tic erano le antiche fantasie sul coito che originariamente avevano trovato espressione nelle attività onanistiche. Ciò risultò in tutta la sua evidenza quando, nel corso dell'analisi, riapparve connessa alla ripresa della masturbazione- per t:lnto tempo evitata a causa della pressione dell'angoscia di evirazione la scelta oggettuale eterosessuale. A questa scelta, però, che fu l'ultima a riaffiorare, si accompagnarono ulteriori trasformazioni delle fantasie masturbatorie, c con queste venne a ristabilirsi nettamente un ritorno all'onanismo della prima infanzia. A questo punto citerò un brano del lavoro di Ferenczi che mi sembra possa valere sia a precisare che ad appianare le divergenze tra il suo punto di vista e il mio. Fercnczi scrive (19113, p. 168): "Nel tic dei 'nD'cisirti t:ostituziona/i' il primato della zona genitale non sembra in genere saldamente fondato, così che bastano banali eccitamenti o inevitabili disturbi per provocare una simile uasposizione.l 4 L'onanismo sarebbe cosl un'attività sessuale ancora mezzo narcisistica, dalla quale è possibile sia il passaggio al normale appagamento con un oggetto sia il ritorno all'autoerotismo." 11 mio materiale mostra che con la masturbazione si era avuto un ripicgamento, una ritirata, dalle relazioni oggettuali già raggiunte a un narcisismo secondario; per particolari ragioni, che occorrerebbe esporre in dettaglio, la masturbazione era ridiventata un'attività autoerotica. Proprio questo mi sembra faccia sì che la divergenza tra il punto di vista di Ferenczi e il mio trovi la sua precisazione ma anche un appianamento nella complementarità delle nostre opinioni. La conclusione a cui sono giunta da quanto ho riscontrato è che il tic è senz'altro un sintomo narcisistico, secondario però, non primario, Come ho poi già messo in risalto, nei miei casi la repressione del tic non era seguita da angoscia ma da un
a
"[Vale a dire,~ quanto si rileva dal contesto da c:ui tratto il brano, uno sposta· meoto di energia libidic:a dall3 zona ~nitale alle parti del corpo colpite dal tic:.}
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sc:nso di tensione, cioè era "spiacevole", come afferma anche Abraham (1911• P· IJ7>·
Le mie conclusioni si possono quindi considerare in una cena quale misura complementari dei punti di vista di Ferenczi e di Abraham. Io ho rilevato che il tic è un sintomo narcisistico secondario, e ciò che mi ha condono a questa conclusione è stata la scoperta che esso si fonda non solo su originarie relazioni oggenuali sadico-anali" ma anche genitali. Mi è inoltre parso chiaro che il tic non è un equivalente puro e semplice della masturbazione ma che ad esso sono legate anche fantasie di masturbazione. Nel mio caso l'esplorazione analitica e la risoluzione del tic sono state possibili solo a seguito di una penetrantissima analisi delle fantasie di masturbazione e solo dopo che mi è riuscito di risalire alla loro primissima comparsa, cosa che ha comportato la messa in luce di tutto lo sviluppo sessuale dell'infanzia. La vera chiave della comprensione del tic si è quindi dimostrata l'analisi delle fantasie di masturbazione. Al tempo stesso sono giunta a capire che il tic, il quale pareva essere all'inizio soltanto un sintomo occasionale e isolato, era in effetti, nel caso di Felix, strettamente e organicamente collegato a gravissime inibizioni e a uno sviluppo asociale del carattere. Ho avuto occasione di precisare ripetutamente che ogni talento e ogni interesse si fonda in parte su fantasie masrurbatorie che sono riuscite a sublimarsi. In Felix le fantasie masturbatorie erano intimamente connesse al tic. La sublimazione, in numerosi interessi, delle sue fantasie masturbatorie si produsse di pari passo con la disgregazione e la scomparsa del tic. Il risultato finale dell'analisi fu un'estrema diminuzione sia delle inibizioni che dei difetti di carattere. Anche nel caso di Werner l'analisi ha messo in luce l'importanza decisiva del "dimenarsi" e la sua connessione con gravi inibizioni e con il comportamento asociale, L'analisi di Werner non è ancora penetrata abbastanza a fondo da poter terapcuticamente agire sul sintomo, ma ha già reso chiaro fino a quale punto tutta la sua ricca vita fantastica sia stata posta a servizio del sintomo e quindi distratta da altri interessi. L'analisi mostra inoltre che vi è stata una progressiva inibizione dello sviluppo della sua personalità, Questi fatti, mi pare, indicano la necessità di prendere in esame l'importanza e il significato del tic da questo punto di vista, e cioè al fine di scoprire non la semplice misura dell'inibizione o dello sviluppo asociale di cui esso è segno, ma di scoprire quale rilievo sostanziale esso abbia nell'evoluzione di tali disturbi. Vorrei ora indicare con una certa precisione quali fattori mi sono parsi specifici della psicogenesi del tic nei casi da me osservati. ~ indubbio che "[Secondo l'opinione di Abnh:am (1911, p. IJII).]
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non erano fattori specifici le fantasie di masturbazione, le quali, come sappiamo, hanno un'eguale importanza in quasi tutti i sintomi nevrotid nonché, come ho ripetutamente cercato di dimostrare, nella vita di fan· tasia e nelle sublimazioni, In sé e per sé non mi è parso specifico neppure il particolare contenuto delle fantasie di masturbazione, che nei miei due casi era sostanzialmente lo stesso in quanto era costituito dalla simultanea identificazione con il padre e con la madre e dalla partecipazione del sog· getto alla loro attività sessuale. Questo tipo di fantasia si trova infatti in molti altri pazienti che non soffrono affatto di tic. Ciò che invece mi è sembrato più specifico è lo sviluppo assunto nei due casi dal modello dell'identificazione, Inizialmente l'identificazione con il padre era dissimulata dall'identificazione con la madre (atteggiamento omosessuale passivo); sotto la pressione di un'angoscia di evirazione particolarmente intensa, questo atteggiamento cedeva poi ai rinno· vati attacchi dell'atteggiamento attivo. Si verificava quindi di nuovo una certa identificazione con il padre, che però non aveva più un esito valido in quanto le qualità tipiche dell'essere padre venivano a essere fuse con l'Io stesso del paziente sicché quest'lo, nmato dal padre, emergeva come nuovo oggetto d'amore. A promuovere sia la rcgressione narcisistica, che traeva origine dal complesso di evirazione, sia il tic, che su tale regressione si fondava, vi era tuttavia un fattore specifico ben preciso. Tanto nel caso di Felix quanto in quello di Wcrner, le osservazioni del rapporto sessuale si erano verificate in modo da indirizzare l'interesse principalmente sui suoni. In Felix l'interesse per i suoni era stato rafforzato da una notevolissima rimozione del piacere di guardare. Nel caso di Werner non c'è dubbio che ciò che aveva prodotto lo sviluppo del suo interesse per i suoni era stato il fatto che le osservazioni erano avvenute dalla camera adiacente, e quindi erano state fondamentalmente uditive. L'aumento dell'attività motoria, forse di origine costituzionale (Ferenczi, 1921a), sembra avesse un rap· porto con questo intercssc.16 I movimenti ritmici della masturbazione rappresentavano inizialmente un'imitazione 17 di ciò che era stato udito. Quando, sono la pressione dell'angoscia di evirazione, la masturbazione veniva abbandonata, i suoni dovevano essere rappresentati con scariche motorie diverse. Al proposito ho portato l'esempio della fantasia - comune nei due casi- di battere il tempo seguendo il direttore d'orchestra. "11 rapporto fn impressioni uditive c la loro riproduzione nel movimento si manilena come un htto normale nello stimolo a danute che insorge quando si ascolta musica da ballo. "Per Felix c Wemcr si tnttava di imitare il padre nel rapporto SC$Sll.alc. Anche Fcrcnezi parla della forte tendenza a imitare presente in pazienti affetti da tie (19JU, p. 11SJ).
Capltoloqvorto
Possiamo inoltre ritenere che l'interesse acustico non dipendeva soltanto dalle circostanze ma derivava anche da un fattore costituzionale connesso, in entrambi i casi, a foni componenti sadico-anali. Queste componenti si manifestavano per un verso nell'interesse specifico alle risonanze anali (fiati) e per l'altro nell'aggressività implicita nell'elevata agitazione motoria. Se i fattori specifici operanti nei casi da me osservati sono egualmente importanti nella psicogenesi dei tic anche in altri casi, potrà stabilirlo solo una maggiore esperienza,
APPJ;:NDICE AGGIUJI>'TA AL MOMENTO DELLA COIUI.EZION"E DELLE IIOZZE
(1925)
Dopo aver completato la stesura di questo scritto ho cominciato l'analisi di un bambino di cinque anrù e mezzo, W alter, il cui sintomo principale consiste in un movimento stereotipato. La tenera età del paziente e i progressi compiuti dall'analisi (che dura già da sei settimane) mi hanno permesso di esplorare a fondo l'interagire dci fattori che sono alla base del sintomo e di influire molto vantaggiosamente sul sintomo stesso, insorto peraltro da non molto tempo. Ma la sussistenza nel bambino di una nevrosi ossessiva e di un'incipiente deformazione del carattere richiede che l'analisi venga portata molto più a fondo. Anche in questo caso, ad ogni modo, si rivelano operanti gli stessi fattori che si sono dimostrati decisivi negli altri due casi. AI riguardo, per amore di brevità, riferirò pochissimi dati. A due anni aveva avuto la percezione uditiva del coito nella stanza adiacente e alla stessa età avevano fatto la loro compa~ un'esagerata agitazione motoria e una paura dei rumori dei colpi. Regolarmente ogni settimana, in analisi, W alter ripete ossessivamentc, benché con delle varianti, una rapprescnt:1zione del teatro dci burattini, lo spettacolo di "Kasperle" (che è in ceno qual modo simile allo spettacolo dei burattini inglesi "Punch e Judy").18 A queste rappresentaziorù io devo dare l'avvio come direttore d'orchestra picchiando alcuni colpi con una bacchetta o qualcosa del genere e poi devo continuare a battere come se stessi facendo musica; seguendo il ritmo di queste battute Waltcr fa dci giochi di acr.obazia. Molti particolari dimostrano che lo spettacolo di "Kaspcrle" rappresenta il rapporto sessuale nel quale egli assume il ruolo " [Premesso che ~Ktuperltthr11rer", in tedesco, e "Punch dnd Judy #Jf)'W~, in inglese, hanno l'identico significato di ~ttatro dci burauìnin, il "Punch 11nd Judy shf)'W" ~in pankolare una rappresentazione che ha un cmovaccio farsesco convenzionale, centrato sulle disavventure tragicomichc dì un grottesco personaggio gobbo c dal naso adunco (Punch) e di sua moglie (Judy).]
ll.polooeo-1de111c
della. madre. In Wa.lter è inoltre evideme la paura. della. masturbazione, connessa a. un fatto traumatico verificatosi quando aveva tre anni. Finora. le rappresentazioni teatrali sono sempre state seguite da esplosioni di rabbia accompagnate da scariche motorie aggressive e da manifestazioni di impulsi a insudiciare mediante produzioni anali e uretrali; tali scariche e manifestazioni appaiono dirette contro i genitori che attuano il rapporto sessuale. Si può qui osservare chiaramente la base sadico.anale dei sintomi motori. Le conclusioni a cui sono giunta nei primi due casi trovano quindi una confenna puntuale in questo terzo caso, e ciò è particolannente istruttivo in quanto i tre casi attengono a periodi dello sviluppo diversi e molto importanti. A mio parere risulta ora chiaro che il tic si basa su quell'agitazione e irrequietezza fisica che si notano tanto spesso nella prima infanzia e che perciò meritano seria considerazione, Se questa diffusa, esagerata attività motoria, anche nei casi in cui non si trasfonna in tic, sia invariabilmente detenninata dalle percezioni uditive del coito, potrà dircelo solo l'ulteriore esperienza. Sta comunque di fatto che tali percezioni costituivano un fattore basilare in tutti e tre i casi da me esaminati e che in essi l'esagerata attività motoria si è trasformata in tic o in movimenti del tipo del tic. La condensazione in sintomi motori si è verificata, nel caso di W alter e di Werner, nel corso del sesto anno di età. Con ciò mi richiamo al fatto, riferito da Ferenczi, che nel periodo della latenza i tic si mani· fcstano spesso come sintomi passeggeri. In due dei miei casi è indubbio che a far fallire il superamcnto dei complessi edipico e di evirazione abbiano concorso impressioni traumatiche (il terzo caso non è ancora stato analizzato sotto questo aspetto). Ciò ha dato origine, dopo l'epoca del tramonto del complesso edipico, a una forte lotta contro la masturbazione della quale quindi il sintomo motorio è diventato il sostituto di· retto, Si può ritenere che anche in altri casi i tic e i movimenti stereotipati del periodo della latenza- spesso passeggeri- si trasformino in autentici tic allorché sopraggiungono come fattori scatenanti - specie nella pubertà, e perfino più tardi, - recrudescenze dci conflitti della prima infanzia o esperienze traumatiche.
Capitolo 5 l principi psicologici dell'analisi infantile 1
Nel presente scritto mi propongo di trattare particolareggiaramente del fauo che differenze ben precise fra la vita psichica dei bambini piccoli c quella degli adulti richiedono l'impiego di una tecnica adatta alla psiche infantile, Cercherò di dimostrare che una particolare tecnica analitica, la tecTJica del gioco, soddisfa a tale esigenza, Questa tecnica è stata ideata in confonnità a detenninati punti di vista, che quindi esporrò qui alquanto dettagliatamente. Come sappiamo, i bambini stabiliscono i rapporti con il mondo esterno dirigendo la libido legata in origine esclusivamente al proprio Io su oggetti da cui uaggono piacere. Il rapporto del bambino con questi oggetti, animati o inanimati, è dapprincipio meramente narcisistico. Tunavia è proprio per questa via che i bambini pervengono al rapporto con la realtà. Cercherò ora di illustrare con qualche esempio il rapporto infantile con la realtà. Dopo una sola seduta analitica, T rude, una bambina di tre anni e tre mesi, fece un viaggio con sua madre e l'analisi fu ripresa sei mesi più tardi. Soltanto parecchio tempo dopo la ripresa dell'analisi mi parlò del viaggio c di cose che le erano accadute nel periodo dell'interruzione, ma solo in quanto gliene fornì l'occasione il racconto di un sogno che aveva fatto, Aveva sognato di trovarsi di nuovo in Italia con sua madre, in un ristonnte in cui andavano di solito, c la cameriera non le aveva dato il consueto succo di lampone perché non ce n'era più. L'interpretazione del sogno miSe in luce, tra l'altro, che la bambina soffriva ancora della privazione del seno materno subìta con lo svezzamento, e rivelò che ella invidiava la sorellina più piccola. Di solito Trude mi parlava di ogni 1 [Nota aggiunta nel 1947·1 Qucsco scritto costituisce la base sulla quale luppato il primo capitolo del mio libro lA psico~n~lisi dti b~rmbini (1931).
~stato
svi-
sorta di cose chiaramente irrilevanti, riferiva molto spesso particolari della seduta analitica iniziale avvenuta oltre sei mesi prima, ma a farle venire in meote i suoi viaggi, che altrimenti non avevano per lei il minimo interesse, era stato esclusivamente il nesso con l'esperienza della privazione. l bambini imparano a conoscere la realtà attraverso le privazioni che essa impone loro quando sono molto piccoli. Per proteggersene la rifiutano, mentre è fondamentale, perché diventa poi la base di ogni loro futura capacità di adattarsi alla realtà, che essi riescano in una certa misura a tollerare le privazioni derivanti dalla situazione edipica. Un rifiuto esagerato della realtà (spesso mascherato sotto un'apparenza di "adattabilità" e di "docilità~) è quindi, anche nei bambini piccoli, segno di nevrosi, e si differenzia dalla fuga dalla realtà dei nevrotici adulti solo per il modo in cui si manifesta, Perciò, anche nell'analisi dei bambini piccoli, il risultato finale da conseguire è il valido adattamento alla realtà. IL conseguimento di questo risultato si rileva, tra l'altro, dal fatto che le difficoltà che si incontrano nell'educarli sono diverse, attenuate; in altri termini, i bambini si dimostrano capaci di tollerare le privazioni causate dalla realtà. Noi possiamo osservare chiaramente che i bambini mostrano spesso, già al principio del loro secondo anno di vita, una spiccata preferenza per il genitore di sesso opposto c altri segni delle tendenze edipiche allo stadio iniziale. Quando, invece, comincino i conseguenti conflitti, c cioè in qllllle momento il bambino soggiaccia effettivamente al complesso edipico, non si osserva altrettanto chiaramente; la presenza del complesso la deduciamo infatti soltanto da taluni cambiamenti che notiamo nel bambino. Le analisi di un bambino di due anni e nove mesi, di un altro di tre anni e tre mesi, e di parecchi altri di circa quattro anni, mi hanno portata a concludere che in essi il complesso edipico esercitava una potente influenza già quando avevano due anni.Z A illustrazione riferirò il caso di 1 A questa conclusione ne è inti!mmente legata una seconda, di cui mi limiterò a dare brevi cenni. In numerose ~nalisi di bambini ho risc:ontnto c:he nelle femmine la scelta del padre come oggetto d'amore consegue allo !;Veua.mento. Questa privazione, seguita dall'cducn.ione al controllo degli sfinteri (un processo c:he rappresenta per b bimba una nuova e dolorosa sottr:azione d'amore), allenta il legame con la madre e attiva l'attrazione etcroscssu~lc, c:he viene intensifi~ta dalle affettuose ~reue paterne on percepite come seduzione. Quale oggetto d'amore, inoltre, il padre ~ssolve in primo luogo a fini di sod-
~~[~~itf::~~~J:~:~~!ti~~t~*~~~~ic:a~~?=b~~ :~~~~o~~:l~a~~~i~j Nei
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C:.pltolo ....tnto
uni piccola paziente, Rìta. Fino all'inizio del secondo anno di età ella moStrò una spiccata preferenza per la madre; dopo manifestò invece una straordinaria preferenza per suo padre. A quindici mesi, per esempio, pretendeva spesso di restare nella stanza sola con il padre c di sedere sulle sue ginocchia a guardare insieme dei libri. A diciotto mesi però il suo atteggiamento cambiò di nuovo e tornò a preferire la madre. Comemporaneamente cominciò a soffrire di p1111or nocturnus e di pàura degli animali. Si produsse in lei una fissazione esagerata alla madre e al tempo stesso una spiccatissima identificazione con il padre. Poco dopo il compimento dei due anni mostrò un'ambivalenza sempre più forte e divenne tanto difficile da allevare ed educare che a due anni e nove mesi mi fu condona per un trattamento analitico. A quest'epoca aveva già manifestato da alcuni mesi fortissima inibizione nei riguardi del gioco, incapacità a sopportare privazioni, enonne sensibilità al dolore e una tristeua molto accentuata. A tutt.o questo dovevano aver contribuito i seguenti fatti. Fino ai due anni circa, Rita aveva donnito nella camera dei genitori e l'incidenza della scena primaria appariva chiaramente nella sua analisi. La sua nevrosi era però esplosa in occasione della nascita di un fratellino. Subito dopo si manifestarono disturbi ancora più gravi, che aumentarono rapidamente. Non può mettersi in dubbio che esista uno stretto legame tra la nevrosi e l'azione profonda del complesso edipico provata in cosi tenera età. Io non sono in grado di stabilire se l'operare precoce del conflitto edipico incide cosl profondamente perché i bambini sono già nevrotici o se essi diventano nevrotici perché il complesso si instaura troppo presto.~ certo, comunque, che esperienze del genere da me riferite rendono il conflitto più grave e perciò o aumentano la nevrosi o ne causano l'erompere. Gli aspetti peculiari che emergono dal C2SO di Rita sono gli stessi che l'analisi di bambini di età diversa mi ha insegnato a ritenere tipici. Essi si osservano più immediatamente nell'analisi di bambini piccoli. In numerosi casi nei quali .ho analizzato attacchi di angoscia in bambini molto piccoli, gli attacchi si sono dimostrati ripetizioni di pll'llor nocturnus occorso nella seconda metà del secondo anno di età o all'inizio del terzo. Queste angosce sono al tempo stesso azioni ed elaborazioni ncvrotiche del complesso edipico. Le elaborazioni, o sviluppi, di questo genere sono numerosissime e ci conducono a talune conclusioni precise circa l'agire del complesso_ edipico. 3 dell'in.eonsc:io dci bambini di enm.mbi i sessi la madre sia p:articolannente temuta come eviratriee. D'altro c;anto, ruttavia.le privazioni d'amore a livello orale e anale 11g~olmo lo sviluppo della situazione edipica nei maschi, percM li spingono a mutare la colloazione della loro libido e a desiderare la madre come 08'Betto d'amore genitale. 'In ~Analisi infantile~, dove ho m.ttato del rappono tra angosda e inibizione, ho sii dimostrato lo stretto legame m. tali elaborazioni e l'angosda.
Prlnclpl polcologld ftll'anallollnf•"'ll•
Tra questi sviluppi, il cui legame con la situazione edipica è del tutto evidente, sono da enumerare il frequente cadere e farsi male dei bambini, l, la loro esagerata sensibilità, l'incapacità a tollerare privazioni, le inibizioni~ nei confronti del gioco, l'atteggiamento fonemente ambivaJente verso festeggiamenti e regali, e infine complicazioni varie connesse all'allevamento e all'educazione che si manifestano perlopiù in età straordinariamente precoce. Ho tuttavia scopeno che la causa di questi fenomeni molto comuni risiede in- un senso di colpa particolarmente forte, la cui espressione prenderò ora in esame più dettagliatamente. Dall'esempio seguente si rileva come il senso di colpa agisca intensamente anche nel pavor noctuT11Us. Trude, quando aveva quattro anni e tre mesi, giocava spesso nell'ora di analisi a fingere che era diventato notte e che dovevamo andare a dormire. Dopo usciva da un angolo della stanza che chiamava la sua camera da letto, mi si avvicinava furtivamente e mi rivolgeva ogni sorta di minacce. Voleva trafiggermi la gola, buttarmi dalla finestn, danni fuoco e consegnarmi alla polizia. Immaginava di legarmi mani e piedi e, sollevando la copertura del divano, diceva di star facendo upo-kacki-kucki",• il che voleva dire che stava cercando di vedere le kacki, che per lei rappresentavano i bambini, fra le natiche della madre. Oppure, in altri casi, desiderava colpirmi al ventre e proclamava che così mi faceva uscire fuori le "a-a" (altro modo di indicare le feci) e mi riduceva in poverù. Dopo aver fatto queste varie cose, prendeva i cuscini, che spesso chiamava ubambini", e coprendosi con essi si rannicchiava in un angolo del divano dando segni di paura fonissima; là si nascondeva, si succhiava il pollice e si faceva la pipì addosso. Questa situazione seguiva sempre le aggressioni nei miei riguardi, ma corrispondeva al suo modo di comportarsi nel lettino quando, non avendo ancora due anni, aveva cominciato a soffrire di intenso ptwor noctumur. A quell'epoca per di più soleva spesso correre in piena notte nella camera dci genitori senza sapere neppure dire che cosa volesse. Era stato appunto quando aveva due anni che era nata una sorellina, e l'analisi riuscì a mettere in luce quali fossero stati i suoi pensieri a quel tempo nonché quali fossero le cause della sua angoscia e del bagnare e sporcare il letto. Con ciò l'analisi riuscì anzi a eliminare i sintomi. A quell'eli la bambina aveva desiderato depredare la madre, che era incinta, dei suoi bambini, ucdderla e prendere il suo posto nel rapporto sessuale con il padre. Questi impulsi di odio e di aggressività (che si erano fatti panicolarmente intensi all'eli di due anni) erano la fonte sia della fissazione alla madre sia del senso di angoscia e di quello di colpa. Nel periodo in cui, nel corso • Po stava ~r "popo~, natiche, sedere; k11cki per feci; kucki era una contruione di kucken che nel suo linguaggio penonale voleva dire guardare, vedere, scoprire.
Capitoloqlllnto
dell'analisi, questi fenomeni apparivano più cospicui, Trude, prima di venire alia seduta, riusciva quasi sempre a farsi male, Trovai che gli oggetti contro i quali urtava e si faceva male (tavoli, credenze, stufe) simboleggiavano per lei la madre (confonnemente alle prime identificazioni infantili) o, talvolta, il padre che la punivano, Ho comunque costatato come un fatto comune e generale, soprattutto nei bambini molto piccoli, .·!che il continuo "conciarsi male", il cadere e danneggiarsi è in stretto / rapporto con il complesso di evirazione e con il senso di colpa. I giochi dei bambini ci consentono di farci alcune idee precise in merito al senso di colpa in tenerissima età. Per tornare a Rita, già nel suo secondo anno di età le persone che erano in rapporto con lei restavano impressionate dai suoi rimorsi per ogni anche minima malefatta e dalla sua ipersensibilità per ogni fonna di rimprovero. Bastava per esempio che suo padre minacciasse per scherzo un orso riprodotto in un libro illu~ strato perché lei scoppiasse in lacrime. In questo caso ciò che detenni~ nava la sua identificazione con l'orso era la paura ài essere rimproverata veramente àal paàre. La sua inibizione nel gioco derivava anch'essa àal senso ài colpa. Quanào aveva ancora due anni e tre mesi àiceva spesso, mente giocava con la bambola (un gioco che non la diveniva molto), che lei non era la madre clelia bambola. L'an:disi chiarl che ella non osava giocare a fare la mamma perché per lei la bambola rappresentava tra l'altro il fratellino che aveva desiderato portare via a sua madre. aààirit~ tura quando ne era incinta. In questo easo il àivieto del desiderio infantile non proveniva più àalla maàre reale ma da una maàre introicttata il cui ruolo mi rappresentò in molti modi e che esercitava su di lei un'influenza più dura e più cruàele di quanto non avesse mai fatto la maàrc vera. Un altro sintomo, ossessivo, che si era manifestato in Rita allorché aveva àue anni, era costituito da un lungo rituale al momento di andare a letto. L'elemento essenziale stava nel voler essere strettamente avvolta nelle coltri per paura che uun topo o un 'Butun' 5 entrati dalla finestra potes~ sero strapparle con un morso il suo proprio 'Butun' (il gcnitale)".6 I suoi giochi rivelavano anche altre determinanti. La bambola doveva sempre essere avvolta come lei e una volta le mise accanto al letto un elefante. Nella sua mente l'elefante doveva impedire alla bambola di alzarsi; altrimenti la bambola si sarebbe introdotta furtivamente nella ca~ mera da letto àci genitori e avrebbe fatto loro àel male o avrebbe portato loro via quaU::osa. L'elefante (un'imago del padre) era visto nella funzione • [BuiZNJ signifie11, tra l'altro, nanerottolo, spauracchio.] 'Il complesso di evirazione di Rita si manifestava in una quantid di sintomi nevro-tici nonché nello sviluppo di ceni tratti dd cua~:~:ere. l suoi giochi, inoltre, mostnvano nettamente una fonis:sima identificazione con il padre e la paura di non riuscire nel ruolo mascolino, un'~ng0$Cia, quena, dcriv~nte appunto dal complesso di evirazione.
Prhtclpl p1lcologkl chll'•n•ll•l lnfwltlle
di colui che impedisce; e per lei era questa la funzione che il padre inuoiettato aveva svolto nel periodo in cui, fca i quindici mesi e i due anni, ella aveva desiderato usurpare il posto della madre nel rappono con il padre, di depredare la madre del bambino di cui era incinta e di fare del male a entrambi i genitori ed evirarli. Le reazioni di rabbia e di angoscia che facevano seguito alle punizioni, che nel corso dei suoi giochi infliggeva al"bambino", mostravano inoltre che Rita, dentro di sé, recitava due parti: quella delle autorità che giudicano e condannano e quella del bambino che viene punito. Uno dei meccanismi di base sempre presente nel gioco di recitare delle parti assolve al compito di distinguere e isolare le idenòficazioni diverse, ma tendenò a formare un tutto unico, operanti nel bambino. Con la separazione delle pani egli riesce a espellere le figure del padre e della madre assorbite nel Sé nel corso dello sviluppo del complesso edipico e che ora lo tormentano dal di dentro con la loro severità. Il risultato di questa espulsione è una sensazione di liberazione che contribuisce in larga misura al piacere tratto dal gioco. Il gioco di recitare una parte appare perlopiù assolutamente naturale e sembra non essere aluo che la rappresentazione di identificazioni primarie, ma questa è soltanto la facciata. Andare al di là della facciata è di grande imponanza nell'analisi infantile. L'effetto terapeutico può essere conseguito appieno solo se l'indagine pona alla luce tutte le cause e le identificazioni sottostanti e, soprattutto, se riesce a pervenire al modo di operare del senso di colpa. Nei casi da me analizzaò l'azione inibitoria del senso di colpa appariva chiaramente già in tenerissima età. In questa età si incontra già ciò che corrisponde negli adulti a quello che conosciamo come Super-io. Il fatto che tutò riteniamo che il complesso edipico raggiunga il suo culmine attorno al quarto anno di vita e che consideriamo il Super-io come il prodotto finale del complesso non mi sembra contraddire affattO queste osservazioni. Quei fenomeni ben definiti e tipici, che riscontriamo sussistere nella loro forma più nettamente evoluta quando il complesso edipico ha raggiunto il suo culmine, e che ne precedono il tramonto, non sono altro che la conclusione di uno sviluppo che dura ttmli. L'analisi dei bambini molto piccoli dimostra che essi cominciano a elaborare il complesso edipico non appena esso insorge e con ciò a sviluppare il Super-io. L'azione di questo Super-io infantile nel bambino è analoga a quella del Super-io negli adulti, salvo il fatto che sul più debole lo infantile essa pesa molto di più. Come ci insegna l'analisi dei bambini, quando con.( il trattamento analitico freniamo le pretese eccessive del Super-io raffor-J ziamo l'Io. ~ indubbio che l'Io dei bambini piccoli è diverso da quello' dei bambini più cresciuti o degli adulti. Quando però si è riusciti a libe-
rare l'Io del bambino piccolo dalla nevrosi esso si dimostra perfettamente eguale, quanto a capacità di far fronte alle esigenze della realtà, a quello dei grandi, tenendo conto ovviamente che queste sono meno gravi di quelle imposte agli adulti? Proprio come la psiche dei bambini più piccoli differisce da quella dei più cresciuti, cosl il modo di reagire al trattamento psicoanalitico è diverso nella prima infanzia da quello che si dà più tardi. È davvero sorprendente la facilità con cui in taluni casi i bambini accolgono le nostre interpretazioni, talvolta manifestando addirittura notevole piacere. Il motivo per cui questo pra<:esso è diverso da quello che incontriamo nell'analisi degli adulti sta nel fatto che in certi strati della psiche infantile esiste una più diretta comunicazione tra il conscio e l'inconscio e perciò è molto più semplice ripercorrere il cammino dall'uno all'altro. È questo che spiega la rapidità degli effetti delle nostre interpretazioni, le quali beninteso non vengono mai fomite se non sulla base di materiale adeguato. I bambini però producono perlopiù tale materiale in grande quantità e straordinariamente presto. L'effetto inoltre è stupefacente anche quando i bambini non sembrano avere affatto recepito l'interpretazione. Si osserva infatti, per esempio, che un gioco interrotto per l'instaurarsi di resistenze, dopo l'interpretazione viene subito ripreso, c si modifiell, si espande, dà espressione agli strati psichici più profondi; il contatto tra il bambino e l'analista si ristabilisce. Il piacere del gia<:o, che appare palesemente dopo aver fornito un'interpretazione, deriva anche dal fatto che, a seguito dell'interpretazione, non occorre più il dispendio di energia psichica richiesto dalla rimozione. Tuttavia talvolta ci ritroviamo ben presto di fronte a resistenze di una certa durata e le cose non si appianano così facilmente come ho descritto. Ci troviamo allora a dover lottare contro difficoltà molto gravi. Questo accade in particolare quando ci troviamo di fronte al senso di colpa. Nel gioco i bambini riproducono simbolicamente fantasie, desideri, esperienze. Nel farlo si servono dello stesso linguaggio, della stessa forma di espressione arcaica e filogeneticamente acquisita che ci è ben nota dai sogni. Noi possiamo capire completamente ciò che i bambini esprimono con il gioco solo se lo affrontiamo con il metodo elaborato da Freud per svelare i sogni. Il simbolismo entra però soltanto in parte nel gia<:o; se vo!rliamo comprendere giustamente il gioco dei bambini nel 7 1 bambini non possono mutare le loro condizioni di vita c:ome invtte !~nno pcrlopiù gli ~dulti alla line di un'analisi. Tuttavi~ si è dato un grandissimo aiuto a un bambino quando, per effetto dell'analisi, lo si è messo in grado di sentirsi più a suo agio nelle eondizioni di vita in cui si trova e di svilupparsi meglio. Pe~ di più la risoluzione della nevrosi nei lnmbini riduce spesso i disrurbi sussistenti nel loro mili~. Per esempio ho poruto vcrilieare molte volle che c:ol sopravvenire di benefiche trasfonn:1.doni nei bambini a seguito dell'analisi le nazioni materne erano molto meno nevrotic:he.
Prlnclplpolcol"'lddell'-11t11nf•ntlle
suo rapporto con tutto il loro comportamento nell'ora di analisi, dob· biamo tener conto non solo del simbolismo che di solito si rivela chiaramente nei loro giochi, ma di tutti i mezzi di rappresentazione e di tutti i meccanismi utilizzati nel lavoro onirico; e dobbiamo tenere sempre presente la necessità di prendere in esame tutta l'interconnessione dei fenomeni.' Se ci avvaliamo di questa tecnica scopriamo ben presto che i bambini producono associazioni con singoli aspetti dci loro giochi che non sono minori di quelle fornite dagli adulti in rapporto alle componenti dei loro sogrù. I particolari del gioco indicano all'osservatore in quale direzione deve rivolgersi la sua attenzione; frattanto il bambino racconta ogni sorta di cose alle quali bisogna dare tutto il peso che si dà alle associazioni. Oltre che di questa forma arcaica di rappresentazione i bambirù si servono di un altro meccanismo primitivo; essi cioè sostituiscono alle parole le azioni (che sono originariamente gli antecedenti del pensiero); nei bambirù ragire ha una parte di primo piano. Nella Storia di una nwrori infantile Freud (1914b,' p. 488) dice: "L'analisi effettuata direttamente sul bambino nevrotico parrà a tutta prima più attendibile, ma essa non può avere un contenuto molto ricco; occorre prestare al bambino troppe parole c troppi pensieri e,_.anche così, non è detto che gli strati più profondi risultino accessibili alla coscienza.• Se ci accostiamo al bambino con la tecrùca propria dell'analisi degli adulti possiamo essere sicuri che non riusciremo a penetrare negli strati più profondi delio psichismo infantile. Eppure sono proprio questi strati che hanno la maggiore importanza perché un'analisi possa essere valida e avere un esito felice. Se invece teniamo conto delle differenze psicologiche tra bambirù e adulti e consideriamo che nel bambino l'inconscio opera ancora in stretto rapporto con il conscio, che le pulsiorù più primitive agiscono insieme alle strutture più complesse che si conoscano, 1 Le analisi mi hanno eonùnuamcnte rivelato quanti diveni signi6cati p0$$ono assumere nel gioco gli oggetti; le bambine, per esempio. Queste rappfesent~no a volte il ~ne, a volte il bambino sottratto alla madre, a volte lo stesso piccolo paziente ecc. .e; solo prendendo in esame i più minuti particolari del gioco e la loro interpmuione che l'intereonnessionc diventa chiara c l'interpretazione diventa eflica~. Il '1ltllteriale prodono dai bambini nell'ora di analisi passando dal maneggio dci giocattoli alla rappresentazione di un roolo, al giocare con l'acqua, al ritagliare della carta, al disegnare; il modo in cui fanno tutto questo; il motivo del loro passare da una cosa all'altra; i me-ai che scelgono per le loto rappresentazioni; ecco, tutto questo miscuglio di clementi, che pcrlopiù sembra confuso c privo di signi6caco, va visto come un in~ieme coo:rentc e significativo c, ovc lo si interpreti come si fa con i sogni, ci si riveleranno le fonti c i pensieri sottonanti. Nei loro giochi, inoltre, i bambini rappresentano spesso la medesima eosa comparsa in qualche sogno che ci hanno raccontato in precedenza e così, mediante il succeSSIVO gioco, che costituisce il loro più importante modo di esprimersi, ei forniscono perlopiù associ:Woni al sogno.
C.pholo quinto
quale il Super-io; se, insomma, intendiamo correttamente il modo di esprimersi del bambino, tutte le incertezze e le difficoltà svaniscono. E veniamo a scoprire che quanto ad approfondimento e ampliamento dell'analisi ci si può attendere di più dai bambini che dagli adulti. Nei bambini infatti possiamo rintracciare esperienze e JiSSllzioni che, mentre nell'analisi dell'adulto possono essere soltanto ricostruite, in quella del bambino sono rappresentate in maniera diretta.' Prendiamo per esempio il caso di Ruth, che quand'era ancora lattante era stata, per un ceno periodo, sempre affamata perché la madre aveva poco lane. A quattro anni e tre mesi, giocando nel lavabo, chiamava il rubinetto dell'acqua "rubinetto del latte". Diceva che il latte scorreva nella bocca (l'apenura del tubo di scarico) ma che il flusso era molto sottile. Questo inappagato desiderio orale compariva in innumerevoli giochi e rappresentazioni ma si rivelava anche in tutto il comportamento della bambina. Essa diceva, per esempio, di essere povera, di avere un solo cappotto, di avere molto poco da mangiare; tutte cose che non corrispondevano afFatto a11:1 realt~. La nevrosi di un'altra piccola paziente di sei anni, Erna (affetta da nevrosi ossessiva), aveva per fondamento le impressioni ricevute nel periodo dell'avvezzamento alla pulizia. 10 La bambina le rappresentava nei minimi particolari. Una volta mise a sedere una bambola su una pietra immaginando che stesse defecando e, ritte attorno ad essa, mise delle altre bambole che, secondo lei, stavano ad ammirarla. Dopo questa rappresentazione Erna apportò lo stesso materiale in un gioco di azione. Volle che io facessi la parte di un bimbo, vestito di una lunga camiciola, che si sporcava mentre lei faceva la pane della madre. Trattava il pie'All"ottavo Congresso psicoanalitieo internazionale, tenuto a S:ilisburg<'> nel 1914, ho messo in evidenz.a che un mcec:anismo di base del gioco infantile e di tutte le eonse' guenti sublimationi è costituito dalla scarica di fantasie masturbatorie. Queste sono il ogni attività Iudica e fungono da stimolo costante (coazione a ripetere). Le inibaioni nel gioco e nell'apprendimento sono causate da una rimozione esagerata di queste specifiche hntasie c, con esse, di ogni attività fantastica. Alle fantasie di masturbazione sono associate, inoltre, esperienze sessuali, e nel gioco assieme alle prime ve'!gono l"llppresc~tate e nonno abreatione anche le altre. Nel gioco, tra le rapprescn-
i subs!rato di
suoi riguardi come un maltrammento. esta ambizione era h e:~usa principale della sua suscettibilità ai rimproveri e del precoce e spiccato sviluppo del suo senso di colpa. t tut!avia molto comune osservare quale grandissima patte abbia il senso di colpa già nell'avvezzamento alla pulizia, e in esso possiamo riconoscere il primo esordio dd S~:~per-io.
colo come un bimbo viziato e ammirato. A questo fece seguito una reazione di collera ed Erna impersonò un maestro crudele che malmenava un bambino. In tal modo Ema riproduceva davanti a me uno dei primi traumi subìti: il pesante colpo che aveva ricevuto il suo narcisismo allorché ella aveva concepito i provvedimenti educativi nei suoi riguardi coine una perdita del grandissimo amore che le era stato dato in precedenza. In generale, nell'analisi infantile, non va sottovalutata l'importanza che il premere della coazione a ripetere ha sulla fantasia c sull'esprimersi con l'azione. I bambini più piccoli, naturalmente, si servono in maggior misura del veicolo espressivo costituito dall'azione, ma anche quelli più cresciuti ricorrono di continuo a questo processo primitivo, specie quando l'analisi è riuscita a eliminare talune loro rimozioni. Per portare avanti l'analisi è indispensabile che i bambini fruiscano del piacere legato a tale processo, ma il piacere deve restare esclusivamente un mezzo a servizio di un fine. Peraltro è proprio in quest'ambito che noi possiamo osservare quando il principio di piacere predomina sul principio di realtà; e non possiamo certo fare appello al senso di realtà dci piccoli pazienti come invece possiamo fare nel caso dei pazienti di maggiore età. Così come i modi di esprimersi dci bambini differiscono da quelli degli adulti, la situazione analitica si presenta in forma del tutto diversa nell'analisi dei bambini c in quella degli adulti. Nella sostmza, però, essa è identica in enttambi i cas.i. Sia nel caso dei bambini sia nel caso degli adulti la situazione analitica giusta si basa pur sempre sulla coerenza. delle interpretazioni, sullo sciogliere a poco a poco le resistenze, sul ricondurre costantemente la traslazione a esperienze e relazioni anteriori. Ho già detto che nelle analisi dci bambini piccoli ho riscontrato continuamente il rapido effetto delle interpretazioni. ~ tuttavia un fatto sorprendente che, sebbene le prove di questo effetto siano numerose e inequivocabili, quali la ripresa e l'evolven;i del gioco, il consolidarsi della traslazione, la riduzione dell'angoscia ecc., il bambino non rielabora, non realizza a livello conscio le interpretazioni per un periodo abbastanza lungo. Ho però potuto verificare che in un secondo tempo si instaura anche questo processo di rielaborazione. Il bambino comincia, per esc:m· pio, a fare differenze fra la madre "immaginaria" c la madre reale, fra il bambolotto e il fratellino. Allora ripete fermamente che egli vuoi fare questo o quel male solo al bambolotto; perché al bambino vero, afferma, naturalmente vuole bene. Poi, benché solo quando sono state superate durature e fortissime resistenze, il bambino si rende anche conto che i suoi atti aggressivi erano diretti contro oggetti reali. Allorché questo riconoscimento avviene ne deriva, generalmente, anche in bambini abba· stanza piccoli, un considerevole progresso nell'adattamento alla realtà. La mia impressione è che l'interpretazione sia assimilata inizialmente a livello
inconscio e che il rapporto con la realtà entri a far parte della coscienza del bambino solo in un secondo tempo. Il processo dell'acquisizione delle conoscenze sessuali si attua in modo analogo. Per un lungo periodo l'ana· lisi porta alla luce esclusivamente materiale concernente teorie sessuali infantili e fantasie sulla nascita e si limita a interpretarlo senza aggiungere alcuna uspiegazione~. La conoscenza viene quindi acquisita a poco a poco con l'eliminazione delle resistenze inconsce che la contrastano, Il primo risultato, dunque, del trattamento psicoanalitico consiste nel miglioramento del rapporto affettivo con i genitori; solo dopo averlo conseguito si sviluppa la presa di coscienza, Gli ordini del Super.io sono allora accolti dalla coscienza, anche in quanto l'analisi ha mitigato le esigenze del Super.io al punto di poter essere tollerate e assolte da un Io meno oppresso e quindi più forte. Con ciò il bambino non si uova brusc1111zente di fronte alla necessità di accogliere una concezione nuova del suo rapporto con i genitori o, in generale, di essere obbligato ad assorbire cognizioni che lo opprimono, Io ho sempre verificato che questa presa di coscienza sviluppata gradualmente procura un grande sollievo al bambino, stabilisce un rapporto sostanzialmente più valido con i geni· tori e quindi accresce la sua capacità di adattamento sociale. Quando tutto ciò è avvenuto i bambini sono perfettamente in grado di sostituire in una certa misura la rimozione con rifiuti ponderati. Questo si rileva chiaramente dal fatto che nei successivi stadi dell'analisi i bambini si sono così distaccati dai loro vari desideri sadico-anali e cannibaleschi (che negli stadi precedenti erano ancora fortissimi) da assumere a volte nei loro confronti un atteggiamento critico ironico. Ho udito addirittura bambini molto piccoli scherzare argutamente sul fatto, per esempio, che qualche tempo prima avessero desiderato veramente di mangiare la mamma o di tagliarla a pezzi. Con il sopravvenire di questo cambiamento non solo è inevitabile che si riduca il senso di colpa ma i bambini diventano al tempo stesso capaci di sublimme quei desideri che prima venivano totalmente rimossi. Ciò si manifesta concretamente con la scomparsa delle inibizioni nei riguardi del gioco e con la comparsa di molti interessi e di nuove attività. Per riepilogare: le speciali caratteristiche primitive della vita psichica dei bambini esigono l'impiego di una particolare tecnica che vi si adatti, una tecnica che consiste nell'analisi dei loro giochi. Con essa possiamo raggiungere le esperienze e le fissazioni più profondamente rimosse, cosa che ci consente di influire sostanzialmente sullo sviluppo infantile. Si tratta quindi di una differenza c:he concerne la tecnica e non i princJpi del trattamento. I criteri del metodo psicoanalitico proposto da Freud, e cioè che dobbiamo partire dalla traslazione e dalle resistenze, che dobbiamo prendere in considerazione le pulsioni infantili, la rimo·
PrlnclplpolcologMiùll'aMIIallnfantlle
zione e il suo operare, l'amnesia e la coazione a riPetere, e che inoltre dobbiamo pervenire a mettere in luce la scena primaria - come egli precisa nella Storia di una nevrosi infll7ltile -, sono criteri conservati nella loro integrità anche nella tecnica del gioco. II metodo del gioco mantiene intatti tutti i principi della psicoanalisi e porta agli stessi risultati della tecnica classica. L'unica differenza sta nel fatto che i me~ impiegati sono adeguati e adattati alla psiche infantile.
Capitolo 6 Contributo a un simposio sull'analisi infantile 1
Comincerò le mie osservazioni con una breve rassegna della evoluzione che la psicoanalisi infantile ha avuto in complesso fino ad oggi. Essa iniziò nel HJO!), allorché Freud pubblicò l'Analisi della fobia di un bambino di cinque 111111i. (Caso clitico del piccolo Htms.) Questo lavoro ebbe un'importanza teorica grandissima, in quanto confermò la reale presenza, nella personalità del bambino che era il soggetto dell'analisi, di ciò che Freud, partendo dall'analisi degli adulti, aveva scoperto esistere nei bambini. Ma il lavoro aveva anche un'altra enorme importanza, la cui misura a quel tempo non poteva essere colta completamente. In esso era contenuta un'analisi destinata a costituire il fondamento della futura analisi infantile. Essa infatti non dimosnava soltanto l'esistenza e lo sviluppo del complesso edipico, e il suo modo di operare nel bambino, ma dimoStrava anche che le connesse tendenze inconsce possono essere portate alla coscienza senza alcun danno ma anzi con grande beneficio. Ecco come lo stesso Freud si esprime in proposito (t908b, p. 586): "Domandiamoci ora: quale danno ha procurato a Hans il portare alla luce in lui complessi solitamente rimossi dai figli c temuti dai genitori? Forse che perciò egli ha seriamente tentato di tradurre in atto le sue pretese verso la madre, o forse che alle cattive intenzioni contro il padre sono subentrati i fatti? Certo, è quello che IWrtnmO temuto i molti che, misconoscendo la natura il mio appono a un dibattilo panicolare la disamina del r~ntJyst [lntrodu=iont ~~~~ In un'edizione riveduta e cho·An~lytical Tttatmtnt
;;>~~~~,~~:r:::~:·t,;orino
·-~4 aimici punti di visu. Questi cambiamenti di opinione sono esposti nel poscritto da me •!!'giunto al presenre lavoro, c:he è da eonsidcn:rsi comunque un'esposiz.ione tuttora v~lida delle mie c:onc:czioni,
srmpodo ...rr·..,.u.l Infantile
della pricotmlllisi, credono che rendere coscienti le cattiw pulsioni signi· fichi render/e più fOTti. " 1 E, un po' più avanti: "Al contrario, le uniche conseguenze dell'analisi sono che Hans guarisce, che non ha più paura dei cavalli e che assume una specie di tono cameratesco con il padre, come questi ci riferisce divertito. Ma quel che il padre perde in rispetto lo riacquista in fiducia: 'Credevo che tu sapessi tuno [gli dice Hans], perché hai saputo la cosa del cavallo.' L'analisi non annulla l'effetto della rimozione; le pulsioni precedentemente represse restano represse; ma essa ottiene l'effeuo per altra via, sostituendo al processo della rimozione, che è automatico ed eccessivo, il graduale dominio temperato e adeguato conseguito con l'aiuto delle massime istanze psichiche, in una parola: sostituendo alla rimozione la conda1l11a. Ciò sembra darci la prova, da tempo cercata, del fatto che la coscienza - l'esser coscienti - ha una funzione biologica, e che il suo avvento implica un impanante vantaggio." Hennine Hug-HeJlmuth, alla quale va riconosciuto il merito di essere stata la prima a intraprendere l'analisi sistematica dei bambini, ha tuttavia affrontato il compito con taluni preconcetti che ha conservato fino all'ultimo. Nel suo Zur Tecbnik der Kinderanalyse (1911), scritto dopo quauro anni di attività in tale campo e che ci fornisce una visiop.e molto chiara dei suoi criteri e della sua tecnica, ella fa intendere nettamente che depreca l'idea di analizzare bambini molto piccoli, che ritiene indispensabile accontentarsi di "successi puziali", che rifiuta di portare l'analisi infantile troppo in profondità per timore di riattizzare potentemente gli impulsi e le tendenze rimosse o di porre ai bambini esigenze che le loro capacità di assimilazione non sono in grado di fronteggiare. Da questo e da altri suoi scritti risulta che ella rifugge dal penetrare in tutta la profondità del complesso edipico; un altro assunto al quale ella si attiene nel suo lavoro è che nel caso dei bambini l'analista non deve condurre soltanto un trattamento analitico ma anche esercitare una precisa influenza educativa, Io ero giunta a conclusioni completamente diverse già quando, nel 1921, pubblicai il mio primo lavoro "Lo sviluppo di un bambino". In quell'analisi di un bambino di cinque anni e tre mesi scoprii che era perfettamente possibile (come poi tutte le mie analisi hanno confermato) scandagliare profondamente il complesso edipico e che cosl facendo si potevano ottenere risultati almeno pari a quelli che si ottengono nell'analisi degli adulti. Al tempo stesso rilevai che in un'analisi cosl condotta non solo non era affatto necessario per l'analista sforzarsi di esercitare un'influenza educativa ma che anzi le due cose erano incompatibili. Ho 'Il
eo~ivo
è mio.
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C•pltolo-10
aSsunto quéste scoperte a criteri informatori del mio laVoro e in .qu2nto tali li ho sostenuti in tutti i miei scritti; grazie ad essi nù sono cimentata con analisi di bambini molto piccoli, e cioè di età fra i tre e i sci anrù, e ho trovato che esse avevano buon esito e fornivano grandi speranze. Passiamo ora a considerare specificamente quelle che nel libro di Anna Freud appaiono essere le sue tesi principali. Per prima cosa incontriamo di nuovo l'idea di fondo che abbiamo detto essere anche della HugHellmuth, vale a dire la convinzione che l'analisi infantile non dovrebbe essere spinta troppo lonuno. Ciò implica, come del resto dimostrano direttamente le conclusioni di Anna Freud, che non si dovrebbe trattare troppo il rapporto del bambino con i genitori, e cioè che non bisogna analizzare penetrantemente il complesso edipico. Nei casi presentati da Anna Freud, infatti, non appare nessun'analisi del complesso edipico. La seconda idea direttrice che incontriamo è, ancora una volta, che l'ana1isi infantile dovrebbe essere combinata con l'esercizio di un'azione educativa. ~ straordinario, e dovrebbe indurre a riflettere, che sebbene l'analisi infantile sia stata intrapresa per la prima volta oltre diciotto anni fa, e dopo di allora si sia sempre continuato a praticarla, ci si trovi ancora di fronte al fatto che i suoi principi fondamentali non sono stati enunciati chiaramente. Se paragoniamo questa situazione allo sviluppo della psicoanalisi degli adulti troviamo invece che più o meno nello stesso arco di tempo tutti i principi basilari del lavoro analitico con gli adulti non solo sono stati formulati ma sono stati verificati nella pratica e comprovati al di là di ogni confutazione, e inoltre che è stata istituita una tecnica eh~ potrà certamente essere perfezionata ma i cui criteri base sono rimasti saldi e inratti. Come si spiega che l'analisi infantile non abbia avuto uno sviluppo altrettanto fortunato? L'argomento spesso ripetuto negli ambienti analitici, e cioè che i bambini non sono soggetti adatti per l'analisi, non pare essere solidamente fondato. La stessa Hug-Hellmuth era davvero molto scettica sulla possibilità di ottenere buoni risultati con i bambini. Nel suo scritto citato dice di "essersi dovuta accontentare di successi parziali e di aver anche dovuto fare i conti con delle ricadute". Inoltre limitava il trattamento a una gamma ristretta di casi. Anche Anna Freud pone dci limiti molto precisi alla sua applicabilità, sebbene abbia una visione delle possibilit:\ dell'analisi infantile ben più ottimistiche di quella della Hug~ Hellmuth. A un certo punto del suo libro dice infatti (p. So): " ... nonostante tutte le difficoltà, nell'analisi infantile riusciamo a ottenere trasformazioni, miglioramenti e guarigioni che nell'analisi dell'adulto non ci sogniamo neppure~.
Sllnpotlo..,ll'•~t~lldlnhnllle
Intendo oca rispondere all'interrogativo da me posto più sopra esponendo dei punti di vista che al tempo stesso mi preoccuperò di comprovare. Io ritengo che l'analisi infantile abbia avuto uno sviluppo molto meno felice di quella degli adulti perché non la si è affrontata con lo spirito di indagine libera e senza preconcetti dell'ana1isi degli adulti ma al contrario con certi pregiudizi che l'hanno ostacolata e oppressa in panenza. Se riconsideriamo la prima analisi di un bambino (quella del piccolo Hans), che dovrebbe restare la base di tutte le altre, troviamo che essa non fu affatto sottoposta a restrizioni. Inoltre non solo non esisteva ancora Una tecnica specifica ma lo stesso padre del bambino, che condusse quasi tutta l'analisi sotto la guida di Freud, non era certo esperto nella pratica analitica. Cionondimeno ebbe il coraggio di spingersi molto avanti nell'analisi e ottenne ottimi risultati. Nel riassunto del caso che Freud dà nella sezione dello scritto di cui ho citato in precedenza alcuni brani, egli dichiara che av.rebbe voluto spingersi ancora più avanti. Da quanto egli dice, inoltre, appare chiaro che non vedeva alcun pericolo nell'analisi completa del complesso edipico sicché risulta evidente come non pensasse affatto che per principio non si dovesse indagare tale complesso nei bambini, Eppure Herrnine Hug-Hcllmuth, che per tanti anni è stata se non l'unica certo la figura preminente in questo campo di attività, l'ha affrontata in partenza con criteri destinati a limitarla ·e perciò a renderla meno proficua nOn solo in relazione ai risultati pratici, al numero dei casi in cui l'analisi era utilizzabile cc:c,, ma anche in relazione agli apporti teorici. Durante questi anni, infatti, l'analisi infantile, dalla quale era logico attendersi contributi diretti allo sviluppo della teoria psicoanalitica, su questo piano non h:~. prodotto nulla di cui valga la pena di parlare. Come la Hug-Hellmuth anche Anna Freud è dell'idea che nell'analisi dci bambini non solo non possiamo scoprire sul primo periodO della vita di più che nell'analisi degli adulti ma che in realtà scopriamo di meno. E a questo punto mi viene in mente la seconda ragione avanzata pretestuosamente per spiegare lo scarso progresso nel campo dell'analisi infantile. Si dice che poiché il comportamento del bambino in analisi è ovviamente diverso _da quello degli adulti occorre l'impiego di una tecnica diversa. A mio modo di vedere la questione non è posta nel modo giusto. Rifacendomi all'adagio ":t lo spirito che plasma il corpo n, io" affermo che è l'atteggiamento mentale, la convinzione interna, che trova la tecnica necessaria. Al riguardo_ non posso fare a meno di ripetere quanto ho già detto: se si affronta l'analisi infantile con mente sgombra si riescono a scoprire anche i mezzi e i modi di accedere alle profondità più recondite, E allora ci si rende c:onto della wra natura dci bambini e ci si ac-
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corge che non occorre imporre alcuna restrizione all'analisi né per quanto concerne il limite di approfondimento né per quanto concerne il metodo con cui operare. Con quanto ho detto sono ormai arrivata alla sostanza della mia critica al libro di Anna Freud. Gran pane della tecnica impiegata da Anna Freud poggia, mi pare, sulle sue seguenti due tesi: 1) essa presume che con i bambini non possa stabilirsi la situazione analitica e 2) ritiene che nel loro caso un'analisi pura e semplice, non preparata e accompagnata da provvedimenti pedagogici, sia incongrua o problematica. La seconda tesi consegue direttamente dall'assunto della prima. Ma se facciamo un paragone con la· tecnica dell'analisi degli adulti rileviamo subito che una premessa :lSSoluta di quest'ultima è che non si può ottenere un'autentica situazione malitica se non con mezzi malitici. Considereremmo un errore grave assicurarci la traslazione positiva del paziente con i mezzi indicati da Anna Freud nel primo capitolo del suo libro, o sfruttare l'angoscia del paziente per renderlo remissivo, o comunque intimorido o sopraffarlo con mezzi autoritari, Sapremmo che, anche se un tale avvio ci assicurasse un parziale accesso all'inconscio del paziente, non pouemmo sperare mai di stabilire una vera situazione analitica né di condurre a termine un'analisi che sia riuscita a peneuare negli strati più profondi della psiche, Ci è noto anzi che dobbiamo sottoporre ad analisi continua il fatto che il paziente vuole vederci come un'autorità - odiata o amata -, e che solo analizzando questo suo atteggiamento possiamo ottenere l'accesso agli strati più profondi, Ora, tutti i mezzi che noi considereremmo errati nell'analisi degli adulti Anna Freud li pone particolarmente in risalto come mezzi preziosi, nell'analisi dei bambini, al fine di realizzare quella fase preliminare al trattamento che ella ritiene indispensabile e che chiama (p. 26) "fase di preparazione, più propriamente si potrebbe dire di 'addestramento' all'analisi", Ma dovrebbe essere evidente che anche a seguito di questo "addestramento" ella non riuscirà mai a stabilire una vera situazione analitica. A parte ciò, e per inciso, trovo sorprendente e illogico che Anna Freud, la quale da una pane non impiega i provvedimenti normali e necessari per stabilire la situazione analitica, ma li sostituisce con altri che ne sono delle modifiche, dall'altra tuttavia si richiami continuamente al suo assunto c cerchi di dirriostrarlo teoricamente, che non si possa stabilire la situazione analitica con i bambini né, quindi, eseguire nel loro caso un'analisi pura e semplice come quella degli adulti. Anna Freud adduce una serie di ragioni per giustificare perché ritiene indispensabile servirsi, al fine di produrre una situazione che renda possibile il lavoro analitico con i bambini, di misure complicate e penose.
Slmpoo1o ull'enelltllnfantll.
Sono ragioni che a me non paiono valide. EUa si discosta sotto molti aspetti dalle ben comprovate regole dell'analisi perché pensa che i bam· bini siano sostanzialmente diversi dagli adulti. Però il fine esclusivo di tutte le sue complicate misure è quello di rendere il bambino simile all'adulto per quanto concerne l'atteggiamento nei riguardi dell'analisi. La cosa mi pare contraddittoria, e credo si spieghi con il fatto che Anna Freud mette in primo piano il conscio e l'Io del bambino e dell'adulto, mentre è indubbio che noi dobbiamo operare innanzitutto e soprattutto sull'inconscio (pur dando all'Io tutta la considerazione dovuta). Ora, per quanto riguarda l'inconscio- e ciò che dico si fonda su analisi profonde sia di bambini che di adulti -, i primi non sono diversi dai secondi. Ciò che vi è di diverso nei bambini è semplicemente che l'Io non si è ancora sviluppato completamente, sicché essi sono molto più soggetti al dominiot' dell'inconscio. ~ questa la situazione che dobbiamo affrontare e che dob· biamo considerare come il tema centrale del nostro lavoro se vogliamo imparare a conoscere i bambini quali sono veramente e ad analizzarli. Io non annetto alcun valore particolare al fine che Anna Freud si sforza con tanto ardore di conseguire, e cioè di provocare nel bambino un atteg· giamento verso l'analisi analogo a quello degli adulti. Credo anzi che quando consegue questo fine con le misure da lei descritte (cosa che può accadere solo in un ben limitato numero di casi) ella non ottiene affatto il risultato a cui tende il suo lavoro ma qualcosa di molto diverso. Il "riconoscimento della m~lattia o della cattiveria" che e!!Sa riesce a susci· \ t:lrc nel bambino non è l'effetto di un'autentica comprensione interna ma deriva dall'angoscia - angoscia di evirazione c senso di colpa - che di proposito ella ha mobilitato in lui. (Non intendo entrare qui nel problema di quanto, anche negli adulti, il desiderio razionale c conscio di guarire sia un mero schermo di copertura di tale angoscia.) Ceno però non pos-siamo attenderci di trovare nei bambini, quale base stabile del nostro lavoro analitico, un intento conscio che, come sappiamo, perfino negli adulti non sì conserva fermo abbastanza a lungo da poter costituire il sostegno esclusivo dell'analisi. Anna Freud pensa sì che tale intento sia necessario in primo luogo quale momento preliminare dell'analisi, ma è anche convinta che, una volta in essere, ci si possa fare affidamento a mano a mano che l'analisi va avanti. Su questo punto, a mio parere, l'opinione di Anna Freud è errata: la verità è che ogni volta che ella crede di fare appello a un intento che nasce da una comprensione profonda, in realtà fa ricorso all'angoscia e al J senso di colpa del bambino. In sé e per sé non vi sarebbe nulla da obiettare al riguardo, poiché l'angoscia e il senso di colpa costituiscono indubbia· / mente fattori molto importanti per l'esito del nostro lavoro. Credo però che noi dobbiamo sapere con chiarezza quali siano veramente i supponi
A
..__ su cui facciamo affidamento e come ce ne serviamo. L'analisi non è un
metodo tenero: non può evitare ogni dolore al paziente, e questo vale anche per il bambino. Per evitare al paziente il dOlore futuro, che sarebbe permanente e ben più grave, essa deve infatti costringere il dolore attuale a giungere alla coscienza, e provocarne con ciò l'abreazione, lo non critico quindi Anna Freud perché attiva l'angoscia e il senso di colpa, ma perché poi non li risolve e riduce nella misura giusta. Mi pare una durezza superflua portare alla coscienza di un bambino l'angoscia derivante dal timore di poter essere preso per pazzo - come nel caso da lei descritto a pagina 31 del suo libro - senza poi aggredire immediatamente quest'angoScia nelle sue radici inconsce e quindi placarla nella misura del possibile. Se nel nostro lavoro dobbiamo effettivamente rifarci all'angoscia e al senso di colpa perché non considerarli come fattori da tenere nel debito conto e sui quali operare sistematicamente sin dal principio? Io lo faccio sempre, e ho trovato di poter riporre piena fiducia in una tecnica basata sul principio di tenere nel debito conto e di elaborare analiticamente le quantità di angoscia e di senso di colpa che sono tanto forti in tutti i bambini e che in essi sono molto più evidenti e molto più facili da cogliere e utiliu.are che negli adulti. Anna Freud afferma poi che la presenza in un bambino di un atteggiamento ostile o pieno di paura nei miei riguardi non mi autorizza a concludere senz'altro che nel bambino è in atto una traslazione negativa, poiché "più è fone l'attaccamento affettivo del bambino alla madre, meno amichevoli saranno i suoi impulsi verso gli estranei" (p. 6o). Intanto io non credo si possa valutare un tale atteggiamento per confronto, come in effetti fa Anna Freud, con quello di bambini in teneressima ed che respingono tutto quanto è loro estraneo; e ciò soprattutto perché non sappiamo granché su questi bambini, t invece possibile apprendere molto, con l'analisi precoce, sulla psiche di un bambino, diciamo, di tre anni, e
~ ~:~;~:t~a~~:~~f:ss;:;;~:~ac~~ :~~i~it~0·~:~~a;i~~-:*~d~.~.~~~~:i~=~
ha confermato la mia persuasiòrl·e-·ch~-~ int~;p;m·qucst'avversione al tempo stesso come angoscia e come traslazione negativa, la spiego per quella che in effetti è collegandola al materiale intanto fornito dal bambino, e la riconnetto al suo oggetto originario, la madre, l'angoscia diminuisce immediatamente, La riduzione si manifesta con l'iniziale sopravvenire di una traslazione più positiva e, contemporaneamente, con una ripresa più energica del gioco. Nel caso d_i bambini più cresciuti le cose sostanzialmente non cambiano salvo che in questioni di dettaglio. t ovvio che il mio metodo presuppone l'aspirazione ad attrarre su di mc sin dall'inizio tanto la traslazione negativa quanto quella positiva e, in più, a
Slmpoa5oaull'anallollnhnlla.
ricercame le origini nella situazione edipica, Si tratta di due misure per~ fcttamente conformi ai principi dell'analisi, ma che Anna Freud rifiuta per ragioni che considero prive di fondamento. Credo quindi che la differenza di fondo tra l'atteggiamento di Anna Freud e il mio per quanto concerne l'angoscia e il senso di colpa consista nel fatto che essa se ne seiVe per legare a sé il bambino mentre io li pongo J sin dall'inizio al servizio dell'analisi. ' Non può esseiVi certo un gran numero di bambini nei quali sia possibile suscitare l'angoscia senza che ciò disturbi molto gravemente o addirittura renda impossibile il progresso del trattamento, a meno che non si proceda immediatamente a risolverla con l'analisi. A quanto posso capire . dal suo libro; è vero che Anna Freud si avvale di questo sistema soltanto in casi particolari mentre in tutti gli altri cerca di ottenere con ogni mezzo una traslazione positiva al fine di soddisfare la condizione, che considera indispensabile per poter operare, di legare il bambino a sé stessa. Ma anche questo metodo non mi pare corretto; è indubbio che possiamo operare più sicuramente e più efficacemente con mezzi rigorosamente analitici. Intanto non tutti i bambini reagiscono in partenza nei nostri confronti con la paura o con l'avversione. L'esperienza mi consente di affermare che vi sono casi di bambini che mostrano fin dal principio nei nostri riguardi un atteggiamento amichevole e gaio; in questi casi è lecito ritenere che esista una traslazione positiva e si può anche avere la possibilità di utilizzarla immediatamente. Ma anche quando l'utilizzazione immediata non sia possibìle, perché in effetti i bambini non ce ne forniscono l'occasione cosl prontamente e facilmente come gli adulti, disponiamo pur sempre di uno strumento eccellente e ben sperimentato da usare al modo stesso in cui lo impieghiamo nell'analisi degli adulti, Mi riferisco all'interpretazione della traslazionc positiva; e cioè al far risalire 1:!. trastazione, esattamente come J1ell'analisi degli adulti, all'oggetto originario. Nella generalità dei casi, però, avvertiremo probabilmente sia la traslazione positiva che quella negativa e, se tratteremo analiticamente l'una e l'altra sin. dall'inizio, ci si presenterà la piena possibilità di eseguire il trattamento. Risolvendo una parte della traslazione negativa otterremo
:n:~:s~~o~::r~;;:m:~~ :~~!~b~;al:::n;~o~~~a :l~~~~~::::.o::~r~ l ben presto un riaffiorare della negativa. Solo cosl avremo fatto un lavoro analitico autentico e stabilito una situazione analitica. In più avremo trovato nel bambino stesso il terreno su cui costruire e potremo di norma essere in gran parte indipendend dalle informazioni di coloro che lo circondano. Avremo insomma realizzato le condizioni essenziali dell'analisi non solo evitando i laboriosi, difficili e inattendibili provvedimenti indi-
caci da Anna Freud, ma (cosa che è molto più importante) potremo essere sicuri che il nostro lavoro avrà tutto il valore e le possibilità di riuscita di un'analisi pari sotto ogni aspetto a quella degli adulti, A questo punto devo occuparmi di una questione che Anna Freud tratta nel secondo capitolo del suo libro, il capitolo intitolato "l metodi dell'analisi infantile", t. fuori discussione che per poter compiere l'analisi occorre trarre materiale dalle associazioni del bambino. E sia lei che io, come probabilmente chiunque abbia analizzato bambini, concordiamo sul fatto che questi non possono e non vogliono fare associazioni al modo degli adulti, per cui non è possibile raccogliere materiale per il solo tramite del linguaggio. Tra i mezzi proposti da Anna Freud per compensare validamente la carenza di associazioni verbali ve ne sono alcuni che anch'io ho trovato preziosi. A ben guardare, il fine dell'impiego di questi mezzi - il far disegnare, per esempio, il far raccontare fantasticherie ecc. - è appunto quello di raccogliere materiale per una via alquanto diversa da quella delle normali associazioni, e per raggiungere questo fine la cosa più impanante di tutte è lasciare campo libero alla fantasia dei bambini e dare loro l'occasione e il modo di fantasticare. Ma a questo proposito Anna Freud dice qualcosa che se da una pane è incontestabile contiene tuttavia un'indicazione del suo modo di pensare che dobbiamo prendere in attenta considerazione. A p:tgina 41 del suo libro, facendo riferimento ai sogni, essa dice: " ... è facilissimo fame capire l'interpretazione al bambino... Egli si diverte a rintracciame i vari elementi come in un gioco di incastri... " e, un po' più avanti, " ... anche bambini per nulla intelligenti, assolutamente inadatti all'analisi sotto tutti gli altri aspetti, nell'interpretazione dei sogni riescono invece discretamente". Ebbene, io credo che i bambini "inadatti all'analisi sotto tutti gli altri aspetti" non sarebbero affatto apparsi tali ad Anna Freud se ella sì fosse impegnata maggiormente a capire il significato simbolico che i bambini palesano così chiaramente non solo interpretando i sogni ma in vari altri modi. L'esperienza mi ha insegnato che se lo si fa sì trova che nessun bambino, neppure il meno intelligente, è inadatto all'analisi. Nell'analisi dobbiamo quindi appoggiarci proprio su questa multiforme capacità di espressione. Se gliene diamo l'occasione e i mezzi, un bambino ci fornirà sempre fantasie in abbondanza; noi dobbiamo solo seguirlo su questa strada convinti che quanto esprime ha un significato simbolico, Ora, in rapporto a tutto ciò, nel terzo capitolo del suo libro Anna Freud avanza una serie di argomentazioni teoriche contro la tecnica del gioco da mc ideata, e ne contesta la validità se impiegata in funzione analitica e non semplicemente di osservazione. Essa mette in dubbio la legittimità di interpretare il contenuto delle rappresentazioni ludìche dci bambini in chiave di un preciso significato simbolico perché pensa che
esse possono essere con molta probabilità semplicemente delle riproduzioni di avvenimenti reali visti dal bambino nel corso della sua esistenza quotidiana, A me pare che ella fraintenda la mia tecnica se la illustra come fa a pagina 53: "Quando il bambino butta giù dei suoi giocattoli, un lampione o una figura, essa [Melanie K.lein] interpreta tale azione come un impulso aggressivo diretto contro il padre; se il bambino provoca lo scontro di due vetture, vuoi dire che ha osservato i genitori nell'atto sessuale." E alla pagina successiva precisa: "U bambino che butta giù il lampione potrebbe aver visto qualc:osa di simile andando a passeggio il giorno prima; lo scontro delle due vetture potrebbe essere la riproduzione di un incidente a cui egli ha assistito per strada." Orbene, io non mi sono mai azzardata a fare interpretazioni simboliche così "selvagge" del gioco infantile. Nel mio ultimo scritto' ho messo anzi in particolare evidenza il mio ben diverso modo di operare. Solo se il bambino manifesta ripenuamente in vari modi - pcrlopiù in realtà servendosi di mezzi vari, per esempio giocattoli, acqua, o ritagliando, disegnando ecc. - lo stesso materiale psichico; se rilevo, inoltre, che queste attività sono di norma accompagnate da senso di colpa che si palesa come angoscia o in rappresentazioni nelle quali è insita della sovracompcnsazione, e cioè in formazioni reattive; se pervengo a rendermi conto che nel complesso di tutto ciò esistono dci nessi precisi, ebbene, solo allora io interprèto i singoli "fenomeni e li riconnetto all'inconscio e alla situazione analitica. Nel mio modo di operare con i bambini le condizioni pratiche e teoriche dell'interpretazione sono quindi esattamente le stesse che si rispettano nell'analisi degli adulti. l giocattoli costituiscono soltanto uno dei ripi di mezzi che metto a disposizione dei bambini; altri mezzi sono carta, matite colorate, forbici, pezzi di spago, palle e palline, blocchetti da costruzioni e soprattutto acqua. Essi sono sempre a disposizione dei bambini, che se ne servono solo se ne hanno voglia; la loro funzione è semplicemente quella di permcttcrmi di accedere alla loro fantasia ave e quando essi le diano libero sfogo, Vi sono bambini che per lungo tempo non toccano un giocattolo e altri che magari continuano per settimane esclusivamente a ritagliare. I giocattoli possono poi servire addirittura a conoscere direttamente le ragioni dell'inibizione di certi bambini nei riguardi del gioco. Altri bambini, in genere i più piccoli, avuta la possibilità di rappresentare con il gioco alcune delle fantasie o delle esperienze dalle quali sono dominati, mettono ben presto da canto i giocattoli e passano ad ogni sorta di gioco in cui assumono un ruolo essi stessi, questo o quell'oggetto del mio studio, e a cui devo prendere parte anch'io. '"I princìpi psicologici dell'analisi
infantile~.
Mi sono soffermata piuttosto a lungo su quest'aspetto particolare della mia tecnica col proposito, al quale ora assolverò, di rendere chiaro in base a quale teoria esso offre la possibilità, secondo la mia esperienza, di operare con la grande ricchezza di associazioni dei bambini e di penetrare negli strati più profondi dell'inconscio. Se siamo persuasi che i bambini sono molto più soggetti degli adulti al dominio dell'inconscio e delle puls.ioni possiamo certo stabilire anche un contatto più rapido e più saldo con il loro inconscio; possiamo cioè accorciare la strada dell'analisi, che con gli adulti segue il percono del contatto con l'Io, e istituire un rappono diretto con Nnconscio dei bambini. Se è vero, come è vero, che esiste un tale predominio dell'inconscio, è ovvio anche attendersi che la npprescntaz.ione simbolica, propria dell'inconscio, sarà una fonna di espressione molto più n::tturale per il bambino che per l'aduho, e specie quella particolare fonna di rappresentazione simbolica che predomina in lui. Seguiamo dunque i bambini su questa strada, mettiamoci cioè in contatto con il loro inconscio avvalendoci del linguaggio dell'inconscio come primo elemento delle nostre interpretazioni. Se lo faremo ci saremo procurati l'accesso anche alla psiche infantile. Naturalmente ciò non si ottiene cosl facilmente e rapidamente come può sembrare; se così fosse l'analisi dei bambini piccoli richiederebbe ben poco tempo, mentre questo fatto è ben !ungi dal verificarsi. Nell'analisi infantile ci imbatteremo di continuo in resistenze non meno spiccate di quelle degli adulti, resistenze che appariranno spessissimo nella forma che è ancora la più connaturale ai bambini, e cioè in fonna dì angoscia. Questo è il secondo elemento di cui mi sembra essenziale tener conto quando sì vuole penetrare nell'inconscio infantile. E se badiamo con attenzione ai cambiamenti del modo di rappresentare che si danno in lui (cambiare gioco o interromperlo, oppure manifestare direttamente un improvviso accesso d'angoScia) e cerchiamo di scoprire nelle complesse , connessioni del materiale quale sia la causa dì questi cambiamenti ci accorgiamo che si tratta sempre dell'emergere del senso di colpa, che va a sua volta interpretato. I due elementi che ho indicato, e che a quanto ho costatato costituiscono gli ausili più validi della tecnica dell'analisi infantile, sono reciprocamente dipendenti e complementari. Solo imerpretando, e cosl placando l'angoscia del bambino ogni volta che possiamo coglierla~ otterremo l'ac/ cesso al suO inconscio e lo indurremo di nuovo a fantasticare. Dopodiché, se continueremo a perseguire il significato simbolico delle sue fantasie, vedremo riapparire ben presto l'angoscia, e così via. In tal modo ci assicureremo il progredire dell'analisi. Non si deve però fraintendere la spiegazione che ho dato della mia tecnica e l'importanza da me attribuita al significato simbolico delle atti-
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vità infantili quasi implicassero che nell'analisi infantile si debba fare a meno del sussidio delle associazioni libere in senso stretto. In pre.cedenza ho fatto rilevare che sia Anna Freud che io, come chiunque abbia a che fare con l'analisi infantile, concordiamo sul fatto che i bambini non possono e non vogliono fare le associazioni nello stesso modo degli adulti. A questo punto vorrei precisare che forse principalmente essi non possono, e non perché manchino della capacità di esprimere verbalmente i loro pensieri (fino a un certo punto questo varrebbe solo nel caso di bambini molto piccoli), ma perché l'angoscia si oppone alle associazioni verbali. Non rientra neU'ambito di questo scritto indagare a fondo questo problema particolarmente interessante; mi limiterò perciò solo a riferire alcuni dati di fatto. La rappresentazione tramite i giocattoli - e anzi la rappresentazione simbolica in genere, dato che in una certa misura è distinta dalla persona del soggetto - è meno investita di angoscia che non l'espressione ver- { baie. Ce ne possiamo convincere quando, essendo riusciti a placare l'angoscia, vediamo il bambino fornire in analisi la più completa espressione verbale di cui è capace e poi, allorché l'angoscia torna a farsi più intensa, vediamo di nuovo tornare in primo piano le rappresentazioni indirette, Mi si consenta di dame brevemente una illustrazione c.oncreta. Dopo che avevo già fatto molti progressi nell'analisi di un bambino di cinque anni, il piccolo paziente riferl un sogno di cui fu fatta un'interpretazione molto approfondita e che risultò molto feconda. L'interpretazione occUpò l'intera sedU[a e tutte le associazioni furono esclusivrrmente verbali. Nei due giorni successivi egli continuò a riferire dei sogni che erano un seguito del primo. Ma le associazioni verbali al sogno del secondo giorno furono molto difficili da ottenere e soltanto una alla volta, La resistenza appariva palesemente e l'angoscia si era (atta notevolmente maggiore. Allora il bambino ricorse alla scatola dei giocattoli e servendosi di pupazzi e di altri balocchi mi rappresentò le sue associazioni aiutandosi con le parole ogni volta che riusciva a superare qualche resistenza. Il terzo giorno l'angoscia divenne ancora più grande, proprio a causa del materiale emerso nei giorni precedenti, e le associazioni furono fomite quasi esclusivamente mediante giochi con i balocchi e con l'acqua. Se però si utilizzano razionalmente i due criteri da me messi in risalto, e cioè se si segue e si sfrutta il modo simbolico di rappresentare del bambino e si riserva la dovuta attenzione all'angoscia che in lui insorge cosl facilmente, si sarà anche in grado di fare affidamento sulle sue associazioni, benché, come ho detto, solo di tanto in tanto e considerandole soltanto come uno tra vari altri mezzi di analisi. Penso che Anna Freud pecchi di imprecisione quando, dopo aver detto che qualche volta, esortando il bambino, si riuscirà a fargli fare deUe
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associazioni, asserisce (p. 49): "Talvolta, e più frequentemente di queste associazioni volute e provocate, ce ne vengono in aiuto altre, non intenzionali e non richieste. n L'apparire o meno delle associazioni dipende con assoluta regolarità dalla sussistenza nell'analisi di taluni atteggiamenti ben determinati e mai dal caso. Secondo me è possibile provocare tali atteggiamenti nel bambino e quindi ottenere le associazioni e utilizzo.rle in misura molto più grande di quanto non sembri. Ed è proprio ciò che bisogna fue. Esse infatti operano sempre più da ponte con la realtà e anzi è proprio per questo motivo che l'angoscia vi è associata più intimamente di quanto lo sia la rappresentazione in forma indiretta, staccata dalla realtà. Appunto per questo io ritengo di non poter concludere nessuna analisi infantile, neppure quella dei bambini molto piccoli, finché non sono riuscita definitivamente a ottenere che il bambino si esprima con il linguaggio, nella misura in cui ne ha la capacità, e così a legare l'analisi alla realtà. Vi è dunque una perfetta analogia fra questa tecnica e quella dell'analisi degli adulti. La differenza sta solo nel fatto che nei bambini l'inconscio ha un predominio di gran lunga maggiore che negli adulti sicché prevale l'importanza di attenersi al modo di esprimersi proprio dell'inconscio, e occorre inoltre tener conto della maggiore propensione dei bambini all'angoscia. Tutto ciò vale indiscutibilmente anche per le analisi di bambini in età della latenza e in epoca prepubere nonché, fino a un certo pUnto, di soggetti in periodo di puberù. Solo in un certo numero di trattamenti di soggetti che si trovavano nell'una o nell'altra di queste fasi dello sviluppo ho dovuto adottue forme lievemente modificate della normale tecnica da me impiegata nell'analisi infantile. Credo che quanto ho detto finora toglie molto della loro consistenza alle due obiezioni più importanti di Anna Freud nei riguardi della mia tecnica, e cioè al suo porre in dubbio 1) che sia lecito presumere che il contenuto simbolico del gioco dei bambini ne sia la forza motrice principale, e z) che si possa considerare il gioco infanrile un equivalente delle associazioni verbali degli adulti. In proposito ella sostiene (pp. 53 sg.) in primo luogo che "le rappresentazioni ludiche del bambino non sono dominate dali::& stessa rappresentazione di una meta che domina le associazioni di un adulto", e cioè dal fatto "che egli (l'adulto] sta facendo delle associazioni perché si è messo in analisi", e in secondo luogo che, ciononostante, "le idee che vengono in mente all'adulto sono 'libere', nel senso che egli cerca di ottenere che il corso dei suoi pensieri sia libero da ogni indirizzo o influsso consapevole ... " A quest'ultima osservazione replicherò che un tale intento del paziente adulto (inteO[o che secondo la mia esperienza non è poi cosl reale ed efficace come Anna Freud immagina) è del tutto superfluo nei bambini, e non mi riferisco soltanto ai bambini
molto piccoli. Dovrebbe infatti essere ben chiaro, dopo quanto ho detto, che iri. loro il dominio dell'inconscio è tale per cui l'effettiva necessità di escludere deliberatamente ogni pensiero conscio non si pone neppure.4 Cosa di cui del resto si è accorta la stessa Anna Freud (p. 55). Ho dedicato tanto spazio alla questione della tecnica perché mi pare che essa sia fondamentale per tutto il problema dell'analisi infantile. Quando Anna Freud rigetta la tecnica del gioco, le sue argomentazioni non investono solo l'analisi dci bambini piccoli ma anche, a mio modo di vedere, la base stessa del criterio da lei ammesso, a quanto ho capito, dell'applicabilità della tecnica, in fonne più o meno modificate, all'analisi di bambini più cresciuti. La tecnica del gioco ci procura una ricca messe di materiale e ci pcnnette di accedere agli strati più profondi della psiche; se ce ne avvaliamo arriviamo in ogni caso e inevitabilmente al complesso edipico, e una volta che vi siamo auivati non possiamo più fissare dei limiti allo sviluppo dell'analisi in ogni direzione. Se quindi vogliamo veramente evitare di analizzare il complesso edipico dobbiamo fare a meno di servirei della tecnica del gioco, anche nelle fonne modificate applicabili ai bambini più cresciuti. Ne consegue che la questione non è se l'analisi dei bambini possa penetrare così in profondità come fa quella degli adulti,_ ma se debba arrivare tanto a fondo. Per rispondere dovremo prendere in esame le ragioni addotte da Anna Freud, nel quarto capitolo del suo libro, contro l'approfondimento dell'analisi. Prima, però, vorrei discutere le conclusioni, esposte da Anna Freud nel tcno capitolo, sulla funzione della traslazionc nell'analisi infantile. Anna Freud delinea delle differenze sostanziali fra la traslazione nell'analisi degli adulti c in quella dei bambini e ne deduce che nel caso dei bambini si può anche avere una buona traslazione ma che questa "non costituisce affatto una nevrosi di traslazione" (p. 59). A sostegno di questa asserzione adduce la seguente spiegazione teorica: "Il bambino non è pronto per darci, come l'adulto, una nuova edizione dci suoi rapporti affettivi, dato che, per cosl dire, la vecchia edizione non è ancora esaurita. Gli oggetti originari, cioè i genitori, esistono ancora per lui come oggetti d'amore disponibili nella realtà" (ivi). 'A questo ptopQ.'lÌ[O devo an:ci dire qualcQ.'la di più. Il problema, secondo me, non è di far si che nella seduta analitica il bambino cerchi ~di ottçnere che il corso dei suoi pensieri sia libeJ:O da ogni indiriuo o influsso consapevolcN; ciò a cui invece dobbiamo tendere è indurlo a rendersi conto di tutto ciò che csis[c all'esl:cmo e al di fuori dd suo ineonseio e non solo nell'ora d'analisi ma nella vita in genere. Il nppono particolare dei bambini con la realtà si fonda (come ho dimostnto minuriosamen[e nel mio ultimo scritto ~I principi psicologici dell'analisi infantile") sul loro sforzo di ueludere e rifiutacc rutto ciò che non si accorda con i loro impulsi inconsci, e questo comprende la realtà nel suo signi6caro più ampio.
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Per confutare quest'asserzione, che ritengo errata, dovrei addentrarmi subito in una minuziosa disamina della struttura del Supcr-io infantile. Poiché però essa è contenuta in quanto esporrò più avanti, mi limiterò per ora a fare solo alcune predsazioni. Ciò che appunto tratterò in seguito le comproverà. Le analisi di bambini molto piccoli mi hanno dimostrato che anche un bambino di tre anni ha già alle spalle il tratto più rilevante dell'evoluzione del suo complesso edipico. Di conseguenza si è gi~ allontanato parecchio, in forza della rimozione e del senso di colpa, dagli oggetti originari dei suoi desideri. Le sue relazioni con loro sono state talmente sottoposte a deformazioni e trasfonnazioni che gli attuali oggetti d'amore non sono ormai che "imago .. degli oggetti originari. Il bambino può quindi realizzare benissimo con l'analista "una nuova edizione dei suoi rapporti affettivi" sotto tutti gli aspetti fondamentali e perciò decisivi. Ma, a proposito della traslazione, Anna Freud solleva una seconda obiezione teorica. Dice che nell'analizzare i bambini noi non possiamo, come invece facciamo con gli adulti, "spcrsonalizza.rci, diventare come ombre, pagine bianche su cui il paziente possa riportare tutte le sue fantasie ... " e che non possiamo "evitare di dare proibizioni o appagamenti" (p. 6o). Secondo la mia esperienza, però, una volta stabilita la situazione analitica, è esattamente così che l'analista infantile può e deve comportarsi. Anche quando egli si lascia coinvolgere totalmente nelle fantasie ludiche del bambino la sua attività è soltanto apparente; egli non fa altro che confonnarsi ai modi tipici della rappresentazione infantile comportandosi pertanto nello stesso modo dell'ano.lista degli adulti il quale, com'è noto, si adegua compiacentemente alle fantasie dei suoi pazienti. Ma, al di fuori di questo, io non concedo al bambino alcun soddisfacimento personale: doni, carezze, rapporti personali non in sede di analisi e così via, sono assolutamente esclusi. In breve, io mi attengo in tutto e per tutto alle regole stabilite per l'analisi degli adulti. Ciò che do al piccolo po.ziente è il sostegno e il sollievo dell'analisi, sostegno e sollievo che egli avverte relativamente ben presto, anche se in precedenza non aveva avuto alcuna .( sensazione di malattia. In più egli si accorge di poter fare pieno affidamento sulla completa sincerità e lealtà con le quali corrispondo alla sua ' fiducia in me. Di Anna Freud devo in effetti contestare al tempo stesso conclusioni e premesse: L'esperienza mi ha confermato che nei bambini, analogamente a quanto accade negli adulti, si produce una piena nevrosi _di uaslaz.ione. Nell'analizzare i bambini ho rilevato che i loro sintomi si trasformano, si accentuano o si riducono con l'evolversi della situazione analitica. L'abreazione degli affetti è in essi strettamente connessa al progredire del trat• tamento e o.l rapporto con me. Ho osservato che l'insorgere dell'angoscia
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e le altre reazioni vengono elaborate essenzialmente nell'ambito e sulla base dell'analisi. Spesso genitori particolannente attenti ai loro bambini mi hanno riferito di essere rimasti sorpresi nel vedere riapparire in essi abitudini ecc. da gran tempo scomparse, ma io non ho riscontrato che i bambini elaborano le loro reazioni quando sono a casa cosl come fanno quando sono con me; per la massima parte l'abrcazione di tali reazioni è riservata all'ora di analisi. Naturalmente accade che a volte, quando stanno emergendo violentemente affetti molto potenti, coloro che vivono con il bambino risentano di qualche elemento del disturbo, ma si tratta sempre di eventi passeggeri, che non possono essere esclusi neppure nell'analisi degli adulti, A questo riguardo, quindi, la mia esperienza è in tot3le contraddizione con le osservazioni di Anna Freud. Il motivo per cui siamo pervenute a risultati opposti si rileva subito: consiste nel fatto che io e lei affrontiamo la traslazi.one in modi diversi. Condensando quanto ho già detto, Anna Freud ritiene che la traslazione positiva costituisca un presupposto indispensabile di qualunque trattamento analitico infantile, La traslazione negativa è da lei considerata svantaggiosa. " ... quando si tratta di un bambino - scrive a pagina 56 - gli impulsi negativi diretti contro l'analista, per .quanto sotto un certo aspetto possano essere riveli!-tori, sono sempre un inconveniente gravissimo, da eliminare o almeno attenuare il più rapidamente possibile. Il lavoro veramente proficuo incomincia sempre e soltanto quando si è stabilito il rapporto di carattere positivo." Ora, è ben noto che uno dei fattori essenziali del lavoro analitico consiste nell'operare sulla traslazione con rigore e obiettività, in piena aderenza ai fatti, nel modo insomma che le nostre cognizioni analitiche ci hanno insegnato a considerare quello giusto. La dissoluzione totale della traslazione è ritenuta una delle prove che un'analisi si è conclusa validamente, Da tali premesse e a questo fine la psicoanalisi ha formulato una serie di regole basilari da seguire in qualunque caso. Nell'analisi infantile Anna Freud accantona invece la maggior parte di queste regole. La traslazione, il cui chiaro riconoscimento sappiamo essere un presupposto importantissimo del nostro lavoro, diventa nelle sue enunciarioni un concetto impreciso e ambiguo. Essa dice che "verosimilmente l'analista condividerà con i genitori l'affetto e l'odio del bambino" (p. 6o). Allora non riesco a capire che senso abbia il proponimento di "elimin:lre o almeno attenuare" l'inconveniente degli impulsi negativi. Premesse e conclusioni formano qui un circolo vizioso. Se la situazione analitica non viene stabilita con mezzi analitici, se la traslazione positiva e quella negativa non sono affrontate nel modo giusto, non si potrà provocare la nevrosi di traslazione né ci si potrà aspettare che le reazioni del bambino vengano elaborate nell'analisi e nella relazione con l'analista,
CtpliOio MilO
Più avanti tratterò la questione più esteSll.mente; per ora dirò soltanto che il sistema di Anna Freud di attrarre su di sé con ogni mezzo la traslazione positiva e di attenuare la traslazione negativa diretta contro di lei non mi sembra solo tecnicamente sbagliato ma in effetti mobilita molto di più gli impulsi ostili dei bambini contro i genitori di quanto non faccia il mio sistema. ~infatti ovvio che, con il suo sistema, il resto di traslazione negativa che rimarrà si dirigerà naturalmente contro le persone che vivono quotidianamente con il bambino. Nel qua no capitolo del suo libro Anna Freud perviene a una serie di conclusioni che mi paiono evidenziare ancora una volta, e questa volta nettissimamente, il circolo vizioso del suo modo di ragionare. t: chiaro che cosa intendo per "circolo vizioso": trarre da dctem1inate premesse delle conclusioni che poi servono a confennare le premesse stesse. A illustrazione di una delle conclusioni di Anna Freud che a me sembrano erronee porterei la sua asserzione che nell'analisi infantile è impossibile superare l'ostacolo dell'imperfetta padronanza del linguaggio da parte del bambino. 't vero che la fa con la riserva "[almeno] sulla base della mia attuale esperienza fatta con le tecniche da me descritte ... " (p. 6s); però nelle frasi immediatamente successive fornisce una spiegazione teorica di ordine generale. Scrive infatti: "Ciò che analizzando l'adulto veniamo a sapere di questo tempo tanto remoto {la primissima infanzia], è in generale messo in luce per mezzo delle associazioni libere e attraverso l'interpretazione delle reazioni di traslazione, proprio quindi per mezzo dei due suomenti che nell'analisi infantile ci vengono a mancare." In vari punti del suo libro Anna Freud insiste sull'idea che la psicoanalisi deve modificare i suoi metodi per adattarsi alla psiche infantile e, cionondimeno, solleva i suoi dubbi sulla tecnica da me sviluppata baSll.ndosi su considerazioni teoriche, senza averla sottoposta ad alcuna verifica pratica. Ora è proprio nell'applicazione pratica che io ho dimostrato come la mia tecnica serve a farci ottenere dal bambino associazioni ancor:t più abbondanti di quelle che otteniamo nell'analisi dell'adulto e quindi a penetrare molto più in profondità di quanto non si possa nel caso dell'adulto. Ciò che l'esperienza mi ha insegnato mi spinge perciò a controbattere energicamente l'asserzione di Anna Freud che nell'analisi infantile ci vengano a mancare i due mezzi impiegati nell'analisi dell'adulto (e cioè le as:sochzioni libere e l'interpretazione delle reazioni di traslazione) al .fine di conOscere la primissima infanzia del paziente. Sono anzi addirittura persuasa che è proprio il campo particolare dell'analisi infantile, specie dei bambini molto piccoli, quello che può fornire preziosi centri~ buti alla nostra teoria, appunto perché nel caso dei bambini l'analisi può penetrare estremamente in profondità e quindi mettere in luce dettagli che nel caso degli adulti non appaiono altrettanto nitidamente.
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Anna Freud paragona la situazione deU'analista infantile a quella "di un etnologo che sperasse dì conoscere la preistoria più facilmente attraverso lo studio di un popolo primitivo piuttosto che attraverso lo studio di un popolo civilizzato~ (p. 66). Anche questo mi colpisce come un'affermazione teorica in contraddizione con l'esperienza pratica. Se condotta abbastanza a fondo, l'analisi dei bambini piccoli fornisce non meno di quella dei più grandi un quadro chiarissimo dell'enorme complessità del loro sviluppo; essa mette in luce che perfino bambini molto piccoli, diciamo di tre anni, hanno attraversato o attraversano gravi situazioni di conflitto appunto perché sono già in larga misura prodotti della civiltà. Tornando al paragone di Anna Freud io dirci anzi che, proprio sotto l'aspetto dell'indagine, l'analista infantile si trova nella felice condizione, mai concessa all'etnologo, di avere per oggeuo di studio individui nei quali ciò che è civilizzato è strettamente unito a ciò che è primitivo e, per effetto di questa rara combinazione, di poter ottenere informazioni preziosissime tanto sulle epoche più lontane che su quelle più vicine. Passerò ora a oc:cuparmi approfonditamente del modo in cui Anna Freud concepisce il Super-io infantile. Nel quarto capitolo del suo libro ella fa delle affermazioni che conviene considerare con attenzione sia perché si riallacciano a problemi teorici di grande rilievo sia perché Anna Freud ne trae conclusioni di portata generale. L'immagine del Super-io nella prima infanzia delineata da Anna Freud soprattutto sulla base di considerazioni teoriche differisce totalmente da quella che mi sono fatta io a seguito delle analisi profonde dei bambini e specie dei bambini piccoli. Che l'lo dei bambini non sia paragonabile a quello degli adulti è fuori discussione. Il Super-io, al contrario, non si discosta granché da quello degli adulti, e il successivo sviluppo non influisce radicalmente su di esso come invece influisce sull'lo. ~ anche incontestabile che la dipendenza dei bambini dagli oggetti esterni sia naturalmente maggiore di quella degli adulti e che ciò componi certe conseguenze, ma ritengo che Anna Freud non valuti nel modo dovuto queste conseguenze e che quindi non le interprcd correttamente, Gli oggetti esterni infatti non coincidono esattamente con il Super-io che si è sviluppato nel bambino, anche se hanno concorso per un ceno periodo al suo sviluppo. Solo su questa base è possibile spiegare il fatto, veramente impressionante, di trovare in bambini di ue, quattro o cinque anni un Super-io caratterizzato da una severità che spesso è in stridente contraddizione con quella degli oggetti d'amore reali, i genitori. Al riguardo citerò il caso di un bambino di quattro anni i cui genitori non solo non l'avevano mai punito o minacciato ma anzi erano eccezionalmente teneri e amorevoli. Eppure nel caso di questo bambino (un caso fra i tanti) il conflitto tra l'Io e il Super-io rendeva palese una straordi-
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naria severità del Super-io. Poiché il suo inconscio era dominato dalla rappresentazione delle pulsioni sadiche e cannibalesche, il bambino si aspettava di essere punito, a causa di queste pulsioni, con l'evirazione, l'essere tagliato a pezzi, sbranato ecc., e viveva nel perenne timore di queste punizioni. In questo caso l'inconciliabilità fra la tenera e amorosa madre e la punizione minacciata dal Super-io del bambino è davvero patente e ci dimostra che non dobbiamo ritenere identici - se non motivatamente - gli oggetti reali e quelli che i bambini introienano. Come è noto, la formazione del Super-io avviene sulla base di varie identificazioni. I miei dati mostrano che il processo, che si conclude con il tramonto del complesso edipico, cioè con l'inizio del periodo di latenza, comincia in tenerissima età. Nel mio ultimo scritto ho precisato, appog~ giandomi ai risuhati delle analisi di bambini molto piccoli, che il com\ plesso edipico consegue immediatamente alle esperienze di privazione derivanti dallo svezzamento, e cioè alla fine del primo anno di vita o ·:all'inizio del secondo. Contemporaneamente assistiamo al primo formarsi del Super-io. Le analisi dei bambini, da quelle dei più piccoli a quelle dei più cresciuti, forniscono un quadro preciso dei vari clementi dai quali il Supcr-io prende origine e delle diverse fasi in cui si attua il suo sviluppo. Esse ci consentono di osservare tutta quanta l'evoluzione del Supcr-io fino al momento in cui, con il sopravvenire del periodo di latenza, essa si compie. Poiché, infatti, si tratta di un vero e proprio compimento; l'analisi dei bambini ha determinato in me la convinzione, opposta a quella di Anna Freud, che il loro Super-io si costituisce come un prodotto estremamente robusto, sostanzialmente inalterabile, e fondamentalmente non diverso da quello degli adulti. Se c'è una differenza tra bambini c adulti è soltanto che l'lo più maturo dell'adulto ha una maggiore capacità di arrivare a compromessi con il Super-io, benché molto spesso solo apparmtemente. È anche vero che gli adulti possono difendersi meglio dalle autorità che sono ì rappresentanti del Super-io nel mondo esterno, mentre è inevitabile che ì bambini ne siano maggiormente dipendenti; questo però non implica che, come arriva il pensare Anna Freud, anche quando l'analisi abbia eliminato la nevrosi, il Super-io infantile resti ancora troppo immaturo, troppo dipendente dagli oggetti esterni, per riuscire a controllare autonomamente le esigenze pulsionalì. Anche nei bambini, infatti, tali oggetti - i genitori - non coincidono esattamente cOn il Super-io. La loro influenza sul Super-io del bambino è del tutto analoga a quella che vediamo operare negli adulti quando la vita li pone in situazioni in certo qual modo simili, per esempio in condizioni particolari di dipendenza e di subordinazione, L'influenza del timore delle autorità negli esami, degli ufficiali nella vita militare e così via, non è affatto dissimile dall'azione che Anna Freud avverte nella
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"continua correlazione tra Super-io e oggetti a cui esso deve la sua costituzione..• [e che] potremmo paragonare alla relazione tra due vasi comunicanti" (p. 68). La pressione di situazioni come quelle a cui ho accennato, o di :~.!tre analoghe, detennina negli adulti, esattamente come nei bambini, uno stesso tipo di reazione: l'accrescersi dei disturbi. I vecchi conflitti vengono infatti riattivaci o rafforzati dall'asprezza della realtà, e in tutto ciò una funzione di primo piano è svolta appunto dall'intensificata attività del Super-io. In siffattc situazioni, dunque, il processo in atto è esattamente quello di cui parla Anna Freud riferendosi ai bambini, e cioè l'influire sul Super-io di oggetti realmente presenti. Certo, le influenze sul carattere, buone o cattive, e tutti gli altri rapporti di dipendenza nell'infanzia, esercitano sui bambini una pressione più forte di quella che subiscono gli adulti, ma anche in questi ultimi influenze e rapporti di dipendenu hanno senza dubbio un certo pcso. 5 A pagina 6S) del suo libro, Anna Freud riporta poi un esempio che a suo parere illustra ottimamente "la debolezza e dipendenza delle pretese dell'ideale dell'Io~ nei bambini, Essa riferisce che un fanciullo in età prepubere le 2veva detto che quando, in certe occasioni, provava l'irresistibile desiderio di rubacchiare qualcosa, l'istanza più alta che influiva su di lui e glielo impediva era la paura del padre. Secondo lei questo costituisce una prova del fatto che nei bambini il padre reale può fare le veci del Super-io ancora nel periodo prepubere. Orbene, a me pare che anche negli adulti troviamo spessissimo manifestazioni dell'attività del Super-io simili a quella riferita da Anna Freud. C'è una quantità di persone che (non di rado per tutta la vita) controllano in definitiva le loro pulsioni asociali in forza della paura di un "padre" un po' diverso solo apparentemente, e cioè della polizia, della legge, delle norme del gruppo sociale ecc, Quanto sto dicendo vale anche per quella "doppia morale" dei bambini di cui parla Anna Freud. Non è solo il bambino ad avere un codice morale "per il mondo degli adulti e uno per sé "e per i suoi coetanei" (p. 70). Molti adulti si comportano esattamente nello stesso modo e seguono una condotta quando sono soli o con i loro pari c un'altra quando hanno a che fare con superiori o estranei. lo credo che una ragione della divergenza di vedute tra me e Anna Freud su questo tema fondamentale, ai fini dell'analisi dei bambini, dell'autonomia o meno del Super-io infantile, risieda in ciò: per Super-io 'In Studi psicolmlllitici sul/~ tof'1114%i(I1Jt del c~wttrt (t9~s), Abr:aham scrive (p. 1o6): uMa la dipendenza delle qualità del ear:anerc dal destino complessivo della libido non si limita solo a una singola età, ma vale in generale per ttma la vita. Quando il proverbio dice '}ugmd kmnt krin<1 Tugmd' (la gioventù non conosce virtù) coruta l'incompiutctz::~. c la scarsa stabilità del ear:anerc nell'età immarur:a. Non dovnmmo però neanche sopravvalutue la stabilid. del carattere nelle età posteriori..."
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io intendo (c questo trova piena concordanza con quanto Freud ci ha insegnato in proposito) quell'istanza psichica che si produce con lo sviluppo del complesso edipico tramite l'inuoiezione degli oggetti edipici e che, al tramonto del complesso, ha ormai una configurazione definitiva c inalterabile. Come ho già spiegato, quest'istanza, nel corso del suo evolversi e ancor più quando si è fonnata completamente, differisce sostanzialmente dagli oggetti reali che avevano dato avvio al suo sviluppo. Naturalmente i bambini (ma anche gli adulti) si costruiscono ogni sona di ideali dell'lo, e dunque vari "Super-io", ma questa molteplicità si ha solo ai livelli più superficiali; al fondo vi è un solo e unico Super-io, saldamente radicato nel bambino e sostanzialmente immutabile. Il Super-io impersonato dai genitori che Anna Freud ritiene sempre operante non coincide esattamente con questo Supcr-io profondo, con questo Super-io nel vero senso del termine, anche se non contesto che il Super-io impersonato dai genitori influisce sul bambino. Se però vogliamo arrivare al vero Super-io, ridume il potere, agire su di esso, non vi è che un solo mezzo, l'analisi. Ma l'analisi che intendo io è quella che investiga l'intero sviluppo del complesso edipico e la struttura totale del Super-io. Torniamo all'esempio di Anna Freud che ho appena citato. Ciò che in effetti troviamo nel fanciullo, la cui anna più potente contro l'irrompere delle pulsioni era costituita dalla paura del padre, non era che una fonna immatura di Supcr-io; io non parlerei certo di un Super-io tipicamente "infantile", Per chiarirci bene questo punto prendiamo in considerazione un altro caso, quello del bambino di quattro anni al quale ho accennato in precedenza. In questo bambino il Super-io cannibalesco ed evintore di cui egli sentiva dolorosamente la pressione, e che era totalmente in contrasto con i teneri e amorevoli genitori, non era di sicuro l'unico Super-io. Scoprii che in lui esistevano identificazioni più somiglianti alle figure dei genitori quali erano realmente, anche se non certo esattamente coincidenti. Le figure che gli apparivano benevole, premurose, pronte al perdono, le chiamava "la mia buona fata della mamma" e "il mio buon papà", e quando il suo atteggiamento nei miei riguardi era positivo mi pennettcva durante le sedute di impersonare la "buona fata della mamma" alla quale si poteva confidare rutto. In altre occasioni, quando ricomp:uiva la traslazione negativa, impersonavo invece la madre malvagia dalla quale egli si attendeva tutto il male c:he immaginava nelle sue fantasie. Quando ero la m~m~a buona egli era capace di esporre le pretese più straordi· naric e di richiedere il soddisfacimento dei desideri che non avevano nessuna possibilità di appagamento reale. lo ero colei che poteva aiutarlo portandogli in regalo, di notte, un oggetto che rappresentava il pene paterno che poi doveva essere tagliato a pezzi e mangiato. Uno dei desideri che "la buona fata della mamma" doveva appagare era che io,
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insieme a lui, uccidessi suo padre. Quando ero "il buon papà", dovevamo fare lo stesso tipo di cose alla madre e, in certe occasioni, mentre egli impersonava sé stesso c io assumevo il ruolo di figlio, non solo mi permetteva di avere rapporti sessuali con la madre ma mi istruiva su come fare, mi incitava, e mi mostrava come immaginava che· padre e figlio potessero eseguire contemporaneamente l'atto sessuale con la madre. Ma in questo bambino, da tutta la serie di svariatissime identificazioni, che erano in antitesi l'una con l'altr:t, che traevano origine da str:tti psichici e da epoche molto diversi, e che si distinguevano sostanzialmente dagli oggetti reali, era derivato in complesso un Super-io che dava la concreta impressione di essere nonnale e ben sviluppato. Ho peraltro scelto questo caso tra i molti analoghi proprio perché il bambino si poteva definire perfettamente non11ale, tanto più che era in trattamento analitico a fini meramente profilattici. Potei tuttavia rendenni conto della complessa e com• pleta struttura del Super-io di questo bambino, e delle sue svariate componenti, solo dopo aver portato avanti l'analisi per un certo periodo e aver sc::mdagliato a fondo il complesso edipico. H modo di reagire del bambino mostrava che il suo senso di colpa poggiava su un piano etico veramente molto alto. Egli condannava tutto ciò che considerava illecito o turpe in un modo che, pur essendo commisurato all'Io di un bambino, non differiva granché da quello con cui opera il Supcr-io di un adulto di elevato livello morale. Il modo in cui opera il Super-io dei bambini, non meno di come accade negli adulti, dipende· dunque da una quantità di fattori, dei quali non occorre trattare qui approfonditamente. Se per qualche motivo il completo sviluppo del Super-io non è stato raggiunto o le identificazioni non sono riuscite totalmente, il modo in cui esso opererà sarà quello in cui prevale l'angoscia (la paura), dalla quale appunto trae origine l'intera fonnazione del Super-io. Il caso riferito da Anna Freud non mi sembra dìmostrnre altro se non l'esistenza di questo modo di attività del Super-io. Non credo neppure che esso dimostri che si tratti di un modo di attività specificamente infantile, in quanto ritroviamo lo stesso fenomeno in quegli adulti nei quali il Super-io non si è sviluppato completamente. Per tutto ciò ritengo errate le conclusioni che Anna Freud trae dal suo caso. Ciò che Anna Freud dice proprio in rapporto a questo caso mi fa poi pensare che essa è convinta che lo sviluppo del Super-io, con le connesse formazioni reattive e i ricordi di copertura, si produca e si attui in larga parte nel periodo di latenza. Quanto ho appreso dalle mie analisi di bambini piccoli mi costringe a dissentire radicalmente da Ici su questo punto. Le osservazioni da me fatte mi hanno insegnato che tutti questi meccanismi sono posti in essere con l'insorgere del complesso edipico e che da
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questo sono attivati. Con il tramonto del complesso edipico la loro atti· vità viene a cessare, perché il loro compito fondamentale ~ compiuto; le loro successive forme di manifestazione e le reazioni posteriori non sono più che le sovrastrutrure di un substrato che ha già assunto una forma stabile e definita e che persisterà immutabile. t vero che certe volte in circostanze detenninate le formazioni reattive si fanno più acute e che inoltre, quando la pressione dall'esterno diventa più forte, il Super·io opera con maggiore energia, ma questi fenomeni non sono specifici del· l'infanzia. Ciò che Anna Freud considera come un ampliamento ulteriore del Super·io e come formazioni reattive che si danno nel periodo della la· tenza e nell'età che precede immediatamente la pubertà, non è che l'appa· renza esteriore dell'adattarsi alla pressione e alle pretese del mondo esterno, e non ha nulla a che fare con l'autentico operare e manifestarsi del Super.io. La sostanza reale di tutto ciò~ solo che i bambini (come gli adulti) a mano a mano che crescono apprendono il modo di far uso della "doppia morale", sicché i bnmbini più grandi sono al riguardo più abili dei più piccoli, i quali, sotto questo aspetto, sono invece ancora poco conformisti e più franchi. Passiamo ora a prendere in esame che cosa Anno. Freud deduce dalle sue "osservazioni sulla dipendenza del Super·io infantile e la 'doppiamo· rale' dci bambini in rapporto al senso di vergogna e di disgusto" (p. 70). Alle pagine 71·74 del libro Anna Freud svolge il suo discorso partendo dal presupposto che i bambini sono diversi dagli adulti in quanto, anche dopo che le tendenze pulsionali infantili sono state portate alla coscienza, non ci si può attendere che il Super·io, da solo, "si assuma la responsa· bilità del loro ulteriore impiego". Essa ritiene che il bambino, lasciato sotto questo aspetto a sé stesso, ossia lasciato solo e privo di qualunque appoggio esterno, "non può che imboccare la \'Ìa più facile e più breve, quella cioè del soddisfacimento diretto" (p. 71). Pensa perciò che qual· cuno debba continuare ad aiutarlo. Essa si oppone - e fornisce valide r:agioni della sua opposizione - a lascinre che a decidere circa il modo in cui debbano essere impiegate le energie pulsionali liberate dalla rimozione siano le persone che si occupano dell'allevamento e quindi anche dell'edu. cazione del bambino. Le "sembr:a, quindi, che in questa difficile situazione non rimnnga che una via d'uscita. t l'analista stesso che deve pretendere la libertà di Suidare il bambino... " (ivi). Per chiarire la necessità dell'in· tervento educativo da parte dell'analista Anna Freud cita un caso. Esami· niamolo: se le mie obiezioni ai suoi assunti teorici sono valide devono superare la prova di un esempio concreto. Del caso in questione Anna Freud parla in parecchi punti del suo libro; il caso concerne una bambina di sei anni affetta da nevrosi osses·
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siva. A un ceno momento, dopo che il trattamento l'aveva ponata a esprimere liberamente, in analisi, le sue inibizioni e le sue ossessioni, la bambina era diventata "cattiva, si potrebbe dire perversa", e "perse ogni misura", ogni freno. Anna Freud arrivò allora a concludere che avrebbe dovuto intervenire in funzione pedagogica. Essa credette di capire che il fatto che la bambina soddisfacesse le sue pulsiorù anali, onnai liberate dalla rimozione, anche fuori dell'analisi, stesse a indicare quale errore ella avesse commesso: aveva fatto eccessivo affidamento sulla fotta dell'ideale dell'lo infantile, Ecco dunque perché era necessaria, a suo modo di vedere, l'influenza educativa da parte dell'analista: perché il Super-io non si era ancora sufficientemente consolidato e quindi non era ancora in grado, senza un aiuto esterno, di controllare le pulsioni della bambina. A sostegno del mio punto di vista, del tutto opposto a quello di Anna Freud, credo sia bene che ricorra anch'io a un caso dimostrativo. Il caso che sto per riferire, un caso molto grave, riguarda una bambina di sei anni che all'inizio dell'analisi era affetta da nevrosi ossessiva.6 Ema, che teneva in famiglia una condotta intollerabile, e che marùfestava spiccate tendenze asociali in tutti i suoi rapporti, soffriva fortemente di insonnia, di un'enonne coazione a masturbarsi, di una totale inibizione ad apprendere, di stati d'animo profondamente depressi, di rimuginazioni ossessive e di una serie di altri sintomi gravi. Rimase in analisi due anni, e che il trattamento si sia concluso con la guarigione lo dimostra il fatto che onn:ai da più di un anno frequenta una scuola che per principio accoglie esclusivamente "bambini nonnali" e supera le prove che la vita in questa scuola quotidianamente le pone. Data la gravicl della nevrosi ossessiva, la bambina, è superfluo dirlo, soffriva di inibizioni gravissime e di un profondo senso di colpa. Anche lei, come la bambina del caso di Anna Freud, presentava la caratteristica doppia personalità del "demonio e dell'angelo", della "principessa buona" e della "principessa malvagia" ecc. Anche nel suo caso enonni quantità di affetti c pulsioni sadico-anali trovavano naturalmente libero sfogo nell'analisi. Nelle ore di analisi avevano luogo straordinarie abreazioni: furiosi accessi di rabbia si sfog;~vano sulle suppellettili del mio studio, come i cuscini del divano e cose del genere; si scaricavano nell'insudiciare e rompere giocattoli; nell'inzuppare d'acqua la cana e neH'imbrattarla con plastilina, colori e via di seguito. Nel vederla fare tutto ciò si aveva l'impres"Ho esposto questo caso in rutti i suoi panicolui in OçCasione del Tagung Dcutscher Analytiker (Con~Jresso degli analisti tedeschi), tenuto a Wiin:burg nclt'autuMO del 1914. e in una delle mie conferenze a Londra nell'estate del 1915. Mi ripropongo di pubblicarlo fra qualche tempo. Nell'ulteriore corso deU'analisi di questo caso mi accorsi che b grave nevrosi osscssiva celava una ~Yo~tanoia. [Il .::~so non sarà mai pubblicato in uno scrilto a s~ ma diventerà la base del tcn:o capitolo della PsieomQ/isi dd bnnhini (193Ù]
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sione che la bambina si liberasse in misura veramente considerevole dalle inibizioni e pareva che con questo comportamento spesso quasi selvaggio appagasse notevolmente il suo piacere. Scoprii però ben presto che in questa condotta non c'era solo soddisfacimento "disinibito" delle sue fis. Sllzioni anali, ma che altri agenti vi svolgevano una parte decisiva. La bam· bina non era affatto cosl "felice" come poteva apparire a prima vista e come pensavano - analogamente ai genitori del caso di Anna Freud coloro che vivevano con lei. In larga parte ciò che sottendeva la "perdita di freni" di Ema era l'angoscia e il bisogno di punizione che la penavano coattivamente a ripetere il suo comportamento. Questo comportamento testimoniava chiaramente l'odio e la perdita di fiducia che datavano da). l'epoca dell'avvezzamento alla pulizia. La situazione mutò radicalmente dopo aver compiuto l'analisi delle sue primitive fissazioni anali, della loro connessione con lo sviluppo del complesso edipico e del senso di colpa che vi era associato. Nel periodo in cui le pulsioni Slldico·anali di Ema avevano trovato uno sfogo cosi vigoroso, essa aveva palesato una tendenza passeggera a dare loro abreazione e soddisfacimento anche fuori delle sedute analitiche. Arrivai allora alla stessa conclusione di Anna Freud: dovevo aver com· messo qualche errore. La mia conclusione, pcrò,-e qui forse sta una delle più salienti ed essenziali differenze tra i nostri punti di vista - era che dovevo aver sbagliato qualcosa sul piano malitico, e non ·sul piano peda· gogico. Intendo dire che mi resi conto di non essere riuscita, in quelle sedute analitiche, a eliminare totalmente le resistenze e a far sl che la traslazione negativa trovasse il suo scioglimento completo. Nel caso di Erna, come in ogni altro caso, ho costatato che se vogliamo far sl che i bambini possano controllare le loro pulsioni nel modo migliore, e cioè senza sottoporre sé stessi al tonnento di una lotta spossante, dobbiamo mettere a nudo più che sia possibile il complesso edipico e indagare le pri· misslme origini dei sentimenti di odio c di colpa che ne derivano.7 Se ora facciamo attenzione al momento in cui Anna Freud si blocca nell'analisi e scopre che è necessario sostituire i provvedimenti analitici con misure pedagogiche, troviamo che è proprio la piccola paziente a fornire le indicazioni più valide per trovare la via d'uscita. Poiché Anna Freud aveva dimostrato alla bambina (pp. 49 sg.), la quale aveva comin· ciato "a fare a casa ogni sorta di cattiverie c di dispetti" che ci si com-
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7 La stess~ piccola p~z.icnte di A nn~ Freud si era resa perfettamente conto del probi em~ qu~ndo, dopo aver raccontato di come era riuscita vi~oriosa in una lo~a con i[ suo di~volo, cosi ddi.nll'oggc~o dell'analisi: "Mi devi aiutare a non essere cosi infelice quando devo essere più Ione di lui" (p. 35). A mio modo di vedere, questo si può n:alitzare appieno solo se siamo c:~paci di chi.uire le primissime fissazioni anali e sadicoorali nonché i sensi di colpa che vi sono legati.
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porta "così male con le persone che si odiano", la bambina le "chiese di sapere... il perché di questo suo sentimento di odio verso la madre, che presumeva invece di amare moltissimo". La richiesta era perfettamente fondata e ci fa intendere quale profonda intelligenza dell'essenza dell'analisi si possa trovare spesso perfino in certi pazienti ossessivi molto piccoli. La richiesta indicava la via che l'analisi avrebbe dovuto prendere: avrebbe dovuto penetrare più a fondo. Anna Freud non imbocca questa strada; dice invece: "Su questo punto non potevo risponderle, poiché io stessa non ne sapevo di più." Ed è la piccola paziente a cercare di aiutarsi da sola a tiovare una strada che la porti più avanti. Ripete il racconto di un sogno che aveva già riferito e il cui significato consisteva nel rimprovero che essa faceva a sua madre di andare sempre via proprio quando essa ne aveva più bisogno. Qualche giorno dopo riferisce un altro sogno, che palesa chiaramente la sua gelosia nei confronti dei fratellini e delle sorelline più piccoli. Anna Freud, dunque, si bloccò e smise di spingere più avanti l'analisi proprio nel momento in cui avrebbe dovuto analizzare il sentimento di ostilità della bambina verso la madre, vale a dire nel momento in cui per la prima volta si era reso realmente possibile chiarire l'intera situazione edipica. e vero che ella aveva determinato il libero sfogo e l'abreazione di alcune tendenze sadico-anali, ma non aveva perseguito il nesso di tali pulsioni con lo sviluppo edipico; al contrario si era limitata all'indagine degli strati superficiali, il conscio o il preconscio, cosa peraltro che appare anche dal fatto - a quanto si può giudicare da ciò che scrive - che aveva omesso di risalire dalla gelosia della bambina verso i fratelli e le sorelle ai suoi inconsci desideri di morte nei loro confronti. Se l'avesse fatto sarebbe arrivata anche ai desideri di morte nei confronti della madre. Ma, fino a quel momento, ella doveva aver perfino omesso di analizzare l'atteggiamento di rivalità nei riguardi della madre, perché altrimenti sia lei che la paziente avrebbero già dovuto conoscere qualcosa sulle cause dell'ostilità della bambina verso la madre. Nel quarto capitolo del suo libro, là dove Anna Freud riferisce questo caso a dimostrazione della necessità che l'analista operi per un certo periodo in funzione pedagogica, è chiaro che essa considera tutto ciò che ho appena esposto come un momento critico dell'analisi. Ma io vedo la cosa in modo diverso: la bambina era diventata parzialmente conscia delle sue tendenze Sl1dico-anali, e cionondimeno permaneva una situazione critica perché non le era stata data la possibilità di liberarsene completamente e radicalmente tramite un'approfondita analisi del complesso edipico. La soluzione non stava affatto, a mio parere, nel guidare la bambina a dominare e controllare, dolorosamente, le tendenze liberate dalla rimozione.
Ciò che occorreva era invece sottoporla a un'analisi più ·approfondita e più completa delle forze motrici che sottendcvano tali sue tendenze. Queste nesse critiche devo farle anche relativamente a taluni altri casi illustrati da Anna Freud. Essa riferisce in varie occasioni confessioni di onanismo fattele da pazienti, Uno di questi, una bambina di nove anni, che aveva fatto delle ammissioni al riguardo in connessione con il racconto di due sogni,- riferiti da Anna Freud a pagina 43 -le aveva voluto dire, a mio parere, molto di più, e qualcosa di molto importante. La paura che la bambina aveva del fuoco e il suo sogno dell'esplosione dello scaldabagno a gas, che spiegava come risultato di un suo sbaglio e che interpretava come una punizione, a me sembrano indicare chiaramente osservazioni dell'amplesso seSS\lalc dei genitori. La cosa è del tutto evidente nel secondo sogno, dove compaiono "due mattoni di colore diverso" e "la casa [che] stava per bruciare". La mia esperienza di analisi infantili mi pennette di asserire che nella generalità dei casi immagini del genere rappresentano regolarmente la scena primaria, Che ciò fosse vero nel caso della bambina che sognava il fuoco a me pare chiaro dai suoi disegni (descritti da Anna Freud a p. 47) di mostri che chiamava "Beisser" 1 e della "strega che strappa i capelli a un gigante". Anna Freud è sicuramente nel giusto quando interpreta questi disegni come espressioni di angoscia di evirazione connessa con l'onanismo. Ma per me non vi è neppure dubbio che la strega, che in un certo modo evira il gigante, c i "Beisser" erano rappresentazioni del coito dei genitori, imm:tginato dalla bambina come un'azione di evirazione sadica; che inoltre, quando la bambina si era fatta quest'idea, aveva al tempo stesso concepito desideri sadici nei confronti dei genitori (l'esplosione dello scaldabagno da Ici causata nel sogno); che infine il suo onanismo era associato a tali desideri sadici e perciò, dato il nesso con il complesso edipico, comportava un profondo senso di colpa e quindi anche la coazione a ripetere e una certa misura di fissazione. Che cosa dunque era stato tralasciato nell'interpretazione di Anna Freud~ Tutto ciò che l'avrebbe condotta nel profondo della situazione edipica. Ciò vuoi dire che essa non aveva spiegato le cause più recondite del senso di colpa e della fissazione e quindi non aveva potuto eliminare quest'ultima, La conclusione che sono costretta a trarre è la stessa che ho esposta in riferimento al caso precedente, quello della piccola nevro· tica ossessiva. ·Se Anna Freud avesse sottoposto a un'analisi più radicale i moti pulsionali non sarebbe insona la necessità di educare il bambino a controllarli. E contemporaneamente si sarebbero date guarigioni più complete, Noi sappiamo perfettamente che il complesso centrale della nevrosi ' [Animale che morde; e quindi ~morditorc~ o "addc:ntatorc~.I
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è quello edipico; se l'analisi evita di esplorarlo non può neppure eliminare la nevrosi. Ma per quali ragioni Anna Freud rifugge dall'analisi completa, dall'investigare senza riserve i capponi del bambino con i genitori e il complesso edipico? Numerose e importanti ragioni le troviamo esposte in vari punti del suo libro: riepiloghiamole ed esaminiamone il valore. Anna Freud è dell'idea che non ci si debba intromettere fra bambini e genitori perché l'eduellzione familiare sarebbe posta in pericolo e, ove si portasse alla coscienza del bambino il suo contrasto con i genitori, insorgerebbero in lui dci conflitti. Io credo che sia principalmente di qui che derivano sia il divario di opinione fra me c Anna Freud sia i nostri contrastanti metodi operativi. Ella stessa dice (p. 19) di provare, di fronte ai genitori che l'hanno incaricata di analizzare il bambino, "la sgradevole sensazione di avere la coscienza sporca ..• quando, sia pure nel loro interesse, si mette contro coloro che [le] hanno affidato l'incarico", In un caso, invece (pp. 33 sg.), in cui vi era nei suoi confronti dell'ostilità da parte di una bambinaia, alla quale la paziente era affezionata, ella fece tutto quanto era nelle sue possibilità per mettere la bambina contro la donna, allontanarla affettivamente da lei e legarla a sé. Anna Freud, cioè, non se la sente di agire in questo modo quando si tratta dei genitori e, a mio parere, ha perfettamente ragione, Ma la differenza tr"a i nostri punti di vista al proposito si configura diver· samcnte: anch'io non tento mai di mettere un bambino contro coloro con i quali vive ed è intimamente legato, ma se i genitori me l'hanno affidato in piena fiducia per analizzarlo, o al fine di guarirlo da una nevrosi o per altre ragioni, mi sento pienamente autorizzata a seguire quell'indirizzo che nell'interesse del bambino mi pare il più benefico e l'unico possibile, voglio dire quello di analizzare senza restrizioni i suoi capponi con coloro che lo circondano e perciò specialmente con i genitori, i fratelli e le sorellé. Anna Freud teme che nell'analizzare i rapporti con i genitori vi siano parecchi pericoli, la cui origine starebbe, a suo parere, in quella debolezza che lei presume caratterizzi il Super-io infantile. Citiamone alcuni. Dopo il felice scioglimento della traslazione con l'analista, il bambino potrebbe non essere più in grado di ritrovare la via che lo riconduce agli oggetti d'amore giusti, ma "può prendere ancora una volta la via della nevrosi o, se questa ormai gli è impedita dalla buona riuscita della cura analiti~, la via opposta, quella dell'aperta ribellione~ (p. 63). Oppure (p. 73): "Se ... i genitori operano con la loro influenza contro l'analista, si [potrebbe] verificare allora, dato che il bambino è emotivamente legato a entrambe le parti, una situazione analoga a quella che si ha nei matrimoni sfortunati,
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in cui il bambino è oggetto dì contesa." E infine (p. 78): "Se l'analisi non può concrescere organicamente con la vita del bambino, ma si inse~ risce negli altri Slloi capponi come un corpo estraneo e li turba, probabilmente saranno procurati al bambino più conflitti di quanti non gliene si risolvano col trattamento." Ora, all'idea che il Super-io infantile non sia ancora abbastanza fone - idea che è alla base del timore dell'autrice che il bambino, una volta liberato dalla nevrosi, non sia in grado di adattarsi convenientemente, da solo, alle inevitabili esigenze dell'educazione delle persone che lo circondano - io ho da contrapporre quanto segue. L'esperienza mi ha insegnato che se analizziamo un bambino senza preconcetti di sorta ce ne facciamo un'immagine ben diversa, e proprio perché ci è possibile addentrarci in quell'epoca decisiva che precede il compimento dei due anni di età. t: così che ci si rivela quanto sia grande, fin dall'inizio, la severità del Supcr-io; cosa del resto che la stessa Anna Freud ha avuto occasione di scoprire. E allora ci accorgiamo che ciò che occorre non è rafforzare il Super-io ma renderlo più mite. Non dimentichiamo poi che nel periodo dell'analisi continuano a operare sul bambino influenze educative e precetti sociali e culturali anche quando in ciò non vi sia la minima responsabilità dell'analista, che si comporta come un terzo assolutamente neutrale, Infine, se il Super-io ha avuto tanta forza da condurre al conflitto e alla nevrosi, continuerà indubbiamente a conservare un'autorità ~uffiçiente anche dopo che con l'analisi l'avremo a poco a poco addolcito. Io non ho mai terminato un'analisi con la sensazione che il Super-io fosse stato indebolito molto; ci sono state invece moltissime analisi al cui termine avrei voJU[o che la sua esorbitante autorità fosse stata ancora ulteriormente ridotta, Anna Freud mette giustamente in rilievo che se ci garantiamo una traslnione positiva otterremo dai bambini una maggiore panecipazione a collaborare con noi c a fare vari altri sacrifici. Per me, però, questo dimostra che l'ardente desiderio d'amore del bambino, accanto al rigore del suo Super-io, costituisce una garanzia adeguata che egli ha in sé una spinta motivazionale abbastanza forte per conformarsi a pretese sociali ragionevoli: l'analisi non deve fare altro che dare libero sfogo alla sua capacità di àmore. Non dobbiamo inoltre dimenticare che le esigenze poste dalla realtà all'Io dell'adulto sono molto più pesanti di quelle, assai meno pressanti, alle quali deve far fronte il ben più tenero lo del bambino. Naturalmente è sempre possibile, se il bambino vive insieme a persone prive di comprensione, nevrotiche, o comunque in grado di nuocergli,
che la nostra analisi non riesca a conseguire il risultato di eliminare com· pletamente la sua nevrosi, o che questa, provocata dall'ambiente, tomi a comparire, Ma, secondo la mia esperienza, anche in casi del genere noi possiamo fare molto per mi6gare gli effetti conflittuali e influire per uno sviluppo migliore, Inoltre, anche in caso di ricomparsa della nevrosi, questa appare più lieve c più facile da curare. I timori di Anna Freud che un bambino analizzato e rimmo in un ambiente totalmente sfavorevole all'analisi possa entrare maggiormente in contrasto con i suoi oggetti d'amore, a causa appunto del distacco da essi, e cadere quindi più facilmente in preda a conflitti, mi sembrano frutto di considerazioni teoriche smentite dall'esperienza. Ho rilevato infatti che anche in una tale situazione il bambino, per effetto deH'analisi, è in grado di adattarsi meglio, per cui resiste meglio alla prova di un milieu sfavorevole e ne risente meno di quanto ne risentiva prima dell'analisi. Ho poi rilevato spessissimo che quando un bambino è divenuto meno nevrotico diventa meno stancante per quelle persone che vivono con lui e che sono esse stesse nevrotiche o prive di comprensione psicologica, sicché l'analisi riesce a influire beneficamente sulle loro relazioni anche per questo fatto. Negli ultimi otto anni ho analizzato un rilevante numero di bambini, e quanto ho riscontrato in merito al tema delle loro relazioni, un tema decisivo nella questione dell'analisi infantile, ha trovato sempre conferma. Riassumerei ciò che ho riscontrato dicendo che il pericolo temuto da Anna Freud - che l'analisi dci sentimenti negativi del bambino nei confronti dei genitori possa pregiudicare le loro relazioni -non si presenta mai, in nessuna circostanza. Semmai si verifica proprio l'opposto, Nel caso dei bambini accade esattamente ciò che accade nel caso degli adulti: l'indagine della situazione edipica non dà soltanto libero sfogo ai sentimenti negativi del bambino nei riguardi dei genitori e dei fratelli ma contribuisce con ciò a eliminarli, e cosi consente che le tendenze positive si possano rafforzare notevolmente. t proprio l'analisi del primissimo periodo dello sviluppo che fa emergere alla luce le tendenze ostili e i sensi di colpa nati dalle prime privazioni orali, dall'avvezzamento alla pulizia, dalle frustrazioni connesse alla situazione edipica. Ed è appunto con questo portarle alla luce che il bambino se ne libera. Il risultato finale è una relazione migliore e più profonda con coloro che lo circondano, e in nessun caso un distacco nel senso dell'allontanamento ostile. Tutto ciò vale anche nel periodo della pubertà, con la differenza, anzi, che in questa età la sana capacità di distacco e dì nuova uaslazione, necessaria perché questa particolare fase dello sviluppo si compia, viene potentemente rafforzata dall'analisi. Finora nessuna famiglia si è lamentata con me, dopo la
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conclusione dell'analisi o anche mentre era in corso, che i rapporti del bambino con il suo ambiente fossero peggiorati. E questo è molto signìficativo se teniamo presente l'ambivalenza sempre insita nei rapporti, Anzi mi si è spesso assicurato che i bambini erano diventati molto più socievoli e facili da aUevare ed educare. In conclusione, ho rilevato che sono stata di grande utilità, sia ai genitori che al bambino, proprio su questo punto importante: il miglioramento delle loro relazioni. Che i genitori siano di sostegno al nostro lavoro sia nel corso dell'analisi che dopo è certamente desiderabile e utile. Devo però dire che casi così favorevoli sono decisamente eccezionali; essi costituiscono casi ideali, sui quali perciò non è possibile fondare un sistema di lavoro. Anna Freud scrive (p. 78): u [L'analisi infantile] è indicata non tanto quando esiste solamente una determinata malattia del bambino, ma soprattutto quando esiste un milieu adatto all'analisi. Per il momento, quindi, conviene limi~ tarla a figli di analisti, o di persone che si sono sottoposte all'analisi, o di genitori che hanno una cena fiducia nell'analisi e la tengono in conside~ razione."' Per parte mia direi invece che occorre distinguere molto chìa~ ramente gli atteggiamenti consci dei genitori rispetto a quelli inconsci; ho trovato spesso, infatti, che i loro atteggiamenti inconsci non assicura~ vano affatto le condizioni auspicate da Anna Freud. I genitori possono essere, in teoria, perfettamente persuasi della necessità dell'analisi e desi~ derare consciamente di aiutarci con tutte le loro forze ma nondimeno, per ragioni inconsce, ostacolarci durante tutto il corso del nostro lavoro. Ho trovato invece molto spesso persone completamente ignoranti in fatto di analisi che mi hanno aiutato molto appunto a causa del loro favorevole atteggiamento inconscio, come è stato il caso di una semplice bambinaia che riponeva in mc piena fiducia. Certo, per l'esperienza che anch'io ne ho fatto, chiunque an3lizzi bambini deve fare i conti con una cena ostilità e gelosia di bambinaie, governanti e perfino madri, e deve cercare di compiere l'analisi nonostante e contro questi sentimenti. A prima vista pare impossibile. Non vi è dubbio che si trova qui una specifica e considerevolissima difficoltà dell'analisi infantile, ma nella maggioranza dei casi io non l'ho trovata insuperabile. E ciò non perché io pana dalla premessa che "dobbiamo condividere con i genitori l'odio e l'amore del bambino", ma perché operando sulla traslazione positiva e negativa siamo in grado di stabilire la situazione analitica e farvi pieno affidamento. ~ sorprendente come allora i bambini, anche i più piccoli, d sostengano con la loro intuizione e con il loro bisogno di aiuto e come, grazie a tale situazione, riusciamo a incorporare nella nostra elaborazione anche le resistenze che derivano da coloro con i quali vivono i piccoli pazienti.
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L'esperienza, perciò, mi ha indotta a poco a poco a fare a meno appena possibile, nello svolgimento del lavoro, del rappono con queste persone. Per quanto preziose possano essere a volte le loro comunicazioni, come per esempio quando d riferiscono il sopravvenire di impananti ambiamenti nel bambino e ci danno una visione della situazione nella sua realcà, sta di fatto che dobbiamo essere in grado di procedere senza questi sostegni. Naturalmente io non escludo l'eventualità che un'analisi vada a rotoli per colpa di coloro che vivono a stretto contatto con il bambino. Dico semplicemente che finché i genitori inviano il loro bambino per un'analisi completa non vedo alcuna particolare ragione per cui sarebbe impossibile compiere l'analisi solo perché il loro atteggiamento dimostra mancanza di comprensione o è comunque sfavorevole. Da tutto quanto ho detto risulterà evidente che la mia posizione circa l'opportunità dell'analisi nei vari casi è per molti versi totalmente diversa da quella di Anna Freud, Io considero utile l'analisi non solo in tutti i casi di palese disturbo psichico e di sviluppo difettoso ma anche come stru· mento di riduzione delle difficoltà dci bambini normali. Questa è forse una via traversa, ma sono sicura che non è né troppo aspra né troppo costosa né troppo noiosa. Nella seconda parte- di questo mio lavoro mi sono proposta di dimo. strare l'impossibilità di combinare nella persona dell'analista la funzione analitica a quella pedagogica, e mi auguro di averne reso evidenti le ragioni. La stessa Anna-Freud definisce queste funzioni (p. 77) come "due compiti parimenti ardui e in un certo senso diametralmente opposti". E prosegue: "[L'analista] ... deve analizzare e deve educare; deve cioè allo stesso tempo permettere e proibire, liberare e imbrigliare," Riassumerei le mie ragioni dicendo che un'attività in effetti annulla l'altra. Se l'analista diventa, sia pure temporaneamente, il rappresentante delle istanze eduative, se assume le funzioni del Supcr-io, con ciò stesso blocca il cammino dei moti pulsionali verso la coscienza: diventa il rappresentante dei poteri di rimozione. Spìngendomi ancora più avanti dirò che secondo la mia esperienza ciò che occorre con i bambini, come con gli adulti, non è soltanto stabilire e mantenere con ogni mezzo analitico la situazione analitica e astenerci dall'esercitare qualunque influenza educativa diretta. Occorre di più; occorre che l'analista infantile, se vuole riuscire nel suo compito, faccia sì che il proprio inconscio assuma lo stesso atteggiamento che si richiede nell'analisi degli adulti. ~ questo l'atteggiamento che lo mette in grado di voler soltfl11to 1111alizzare e non modellare od orientare i pensieri del paziente. Allora, se l'angoscia non glielo impedisce, egli potrà attendere con calma al giusto svolgimento del suo compito, e in tal modo il compito sarà realizzato.
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Cosi facendo egli dimostrerà peraltro anche la validità del secondo principio da me sostenuto in contrasto con Anna Freud, e cioè che dobbiamo analizzare completamente e senza riserve i rapporti del bambino con i genitori e il suo complesso edipico.
POSC!IITTO AGGIUNTO NEL MAGGIO
1947
Nella Prefazione e nella Parte seconda, aggiunte nella recente nuova edizione del suo libro, Anna Freud prospetta diverse modifiche concernenti la sua tecnica. Alcune di queste modifiche hanno a che fare con questioni da me trauate nello scritto soprariponato. Una delle divergenze tra le nostre opinioni nasceva dal suo impiego di metodi pedagogici nell'analisi infantile. Allora ella precisava che questo impiego era necessario a causa della debolezza c dell'incompleto sviluppo del Super-io perfino nell'età della 13tenza (che a quel tempo riteneva fosse l'unica età in cui i bambini potevano essere analizzati). Ora invece, nella Prefazione, dice che l'attività educativa dell'analista infantile non è più necessaria (perché genitori, pedagogisti e autorità scolastiche sono diventati molto più "illuminati N) e che l'analista "può ora, salvo rare eccezioni, concentrare le proprie energie sul lato puramente analitico del suo compito" (p. 17). Inoltre, quando Anna Freud pubblicò per la prima volta il suo libro -nel 1916 -,essa era critica non solo verso la tecnica del gioco (da me elaborata per l'analisi dci bambini nella prima infanzia) ma era contraria, in linea di principio, all'analisi di bambini al di sotto dell'età della latenza. Adesso, come dice sempre nella Prefazione, l'età è stata "abbassata dal periodo di latenza, che era quello originuiamente proposto, ai due anni ... " (p. 14); inoltre, a quanto pare, essa ha accettato fino a un certo punto la tecnica del gioco come parte integrante dell'analisi infantile. Per di più ha ampliato la gamma dei pazienti non solo per quanto concerne l'età ma anche per quanto concerne il tipo di malattia, e ora ritiene suscettibili di analisi anche bambini che presentano "gravi anonnalità di tipo schizofrenico" (ivi), Il tema che segue è un po' più complicato perché, pur essendovi stati degli accosta'menti nelle nostre impostazioni, resta qualche divergenza importante. A proposito della sua "fase di preparazione dell'analisi infantile" Anna Freud dice che il suo studio dei meccanismi di difesa dell'Io l'ha portata a trovare "vie e mezzi per scoprire e penetrare le prime resistenze nell'analisi infantile, per cui la fase di preparazione del trattamento viene a essere abbreviata e, in qualche caso, resa non necessaria" (p. 17). Una
ripresa in esame del mio contributo al Simposio mostrerà che la sostanza delle mie argomentazioni contro la "fase di preparazione", o preliminare, di Anna Freud consiste in questo: se l'analista tratta l'angoscia e la resi· stenza del bambino con mezzi analitici sin dal principio, la situazione di traslazione si istituisce subito, e non sono neet!ssari né consigliabili prov· vedimenti diversi da quelli psicoanalitici. Circa questo problema, perciò, oggi le nostre opinioni concordano sul punto che una fase preliminare non è necessaria (sebbene Anna Freud sembri ammetterlo soltanto in ceni casi) ove si siano trovati le vie e i mezzi per penetrare le prime resistenze. Nel contributo al Simposio io ho affrontato questo problema principal· mente con riferimento a forme di angoscia acuta del bambino. Molti esempi riferiti nel mio libro La psicomalìsi dei bambini (1931) mostrano però che nei casi in cui l'angoscia si presenta meno acuta io non manco di annettere fin dal principio grande imponanza all'analisi delle difese. E ciò semplicemente perché non è possibile analizzare le resistenze senza\ analizzare le difese. In definitiva però, anche se Anna Freud non parla di analisi dell'angoscia acuta ma sembra porre l'accento principale sull'analisi delle difese, le nostre opinioni coincidono per quanto concerne la possi· bilità di condurre fin dal principio un'analisi con mezzi esclusivamente analitici. Queste modifiche dei punti di vista di Anna Freud, che ho fornito solo a titolo esemplificativo, equivalgono in sostanza, sebbene Ici non lo dica apertamente, a _una riduzione di certe notevoli divergenze tra noi relativamente alla psicoanalisi infantile. C'è però ancora un punto di cui vorrei parlare, dato che riguarda la mia impostazione di fondo dci criteri c della tecnica dell'analisi infantile illustrati in questa raccolta di miei scritti. A un certo punto Anna Freud affenna (p. 100): ~ Melanie Klein e i suoi seguaci hanno espresso ripetuta· mente l'opinione che, con l'aiuto della tecnica del gioco, si possono analiz· zare bambini di qualunque età dalla primissima infanzia in avanti." Ora, io n
poco, se non per niente, del linguaggio del bambino, delle sue fanta.sti~ cherie, dei sogni, delle favole, delle rappresentazioni ludìche, dei disegni, delle sue reazioni emotive e dei suoi rapporti con il mondo esterno, per esempio con la famiglia. Queste interpretazioni sbagliate erano già state da me rettificate nel contributo al Simposio del 1926, e non si riesce a capire come possano essere state ancora sostenute dopo la pubblicazione della mia Psicomalisi dei btmtbi1li e dei vari scritti editi fino ad Ora c raccolti nel presente volume.
Capitolo 7 Tendenze criminali nei bambini normali
Una delle basi su cui poggia la psicoanalisi è la scoperta di Freud che nell'adulto si rinvengono tutti gli stadi del primo sviluppo infantile. Noi li ritroviamo in tutte le fantasie e le tendenze rimosse conservate nel· l'inconscio. Come è ben noto, il meccanismo della rimozione è governato soprattutto dall'attività di critica e di- condanna del Super·io. t. perciò naturale e ovvio che le rimozioni più profonde siano quelle che colpi· scono le tendenze più antisociali. Cosl come l'individuo ripete l'evoluzione dell'umanità sotto l'aspettO biologico, la ripete anche sotto l'aspetto psichico. Troviamo perciò nello sviluppo dell'individuo, poi rimossi e inconsci, stadi che tuttora osserviamo nei popoli primitivi: lo stadio del cannibalismo e di tendenze orni· cide dal carattere più disparato. Questa componente primitiva della personalità è in totale contrasto con la componente civilizzata, quella che in effetti genera la rimozione. L'analisi infantile, e in particolare l'analisi dei bambini più giovani, cioè di quelli che hanno da tre a sci ;mni, dà una visione veramente illuminante del modo in cui, in teneressima età, ha inizio la lotta fra la componente civilizzata e quella primitiva della personalità. I risultati che mi sono stati fomiti dalle analisi di bambini piccoli mi hanno dato la prova che il Super·io operi fin dal secondo anno di vita. A quest'età il bambino ha già- attraversato stadi estremamente importanti del suo sviluppo psichico; è passato attraverso lo stadio delle fissazioni orali, da distinguersi nella fimzione orale della suzi07le e nella fis· \ sazione orale del mordere, Quest'ultima è strettamente legata alle tendenze cannibalesche. La frequenza con cui vediamo bambini molto piccoli mordere il seno materno ne è una dimostrazione. , Nel primo anno di vita, inoltre, si sono anche già manifestate gran parte delle fissazioni sadico:anali. L'espressione erotismo sadico·anale
designa il piacere che trae origine dalla zona erogena anale e che deriva dalle funzioni escretorie, nonché il piacere della crudeltà, del dominio, dei possesso ecc., che si è scoperto essere strettamente connesso appunto con l'analità, Le pulsioni sadico-orali e sadico-anali hanno una funzione grandissima nelle tendenze che mi propongo di trnttare in questo scritto. Ho detto poco fa che il Supcr-io opera fin dal secondo anno di vita, benché sicuramente si trovi allora ancora in via di sviluppo. La sua entrata in scena è determinata dall'avvento del complesso edipico. La psicoanalisi ha dimostrato che il complesso edipico ha una pane decisiva nello sviluppo globale della personalità, sia di coloro che diventano normali sia di coloro che diventano nevrotici. Il lavoro psicoanalicico ha inoltre comprovato sempre di più che dal complesso edipico dipende l'intera formazione del carattere, con tutte le varie sfumature dei disturbi caratteriali, da quelli lievemente nevrotici alle vere e proprie distorsioni criminali. Per quanto concerne lo studio dell'individuo criminale, finora sono stati fatti soltanto i primi passi ma sono passi che promettono sviluppi di grande portata. 1 Tema di questo scritto è mostrare come si possano rilevare le tendenze criminali operanti in ogni bambino e avanzare alcune ipotesi su che cosa determini il farsi avanti e l'affermarsi o meno di tali tendenze nella personalità. Torniamo al punto di partenza. Quando il complesso edipico si instaura, cosa che, secondo i risultati del mio lavoro, accade al termine del primo anno di età o agli inizi del secondo, quei primi stadi di cui ho parlato - il sadico-orale e il sadico-anale - sono in piena attività. Le relath·c pulsioni si connettono allora alle tendenze edipiche c si orientano sugli oggetti sui quali si incentra lo sviluppo del complesso edipico, i genitori. Il maschictto, che odia il padre quale suo rivale nell'amore della madre, lo odierà allora con l'ostilità, l'aggressività e le fantasie originate dalle sue fissazioni sadico-orali c sadico-anali. Fantasie di introdursi nella camera da letto c ammazzare il padre si riscontrano nell'analisi di ogni bambino, anche normale, Vorrei riferire un caso particolare, quello di un bambino di quattro anni, Gcrald, assolutamente normale e il cui sviluppo era soddisfacente sotto ogni riguardo. Si tratta di un caso per molti versi veramente istruttivo. Gerald era un bambino vivacissimo c apparentemente felice, che non aveva mai dato a vedere angoscia e che era stato posto in anali;i esclusivamente a fini profilattici. Nel corso dell'analisi mi accorsi però che il bambino aveva patito di intensa angoscia c che ne era tuttora oppresso. Mostrerò più avanti come un bambino possa dissimulare perfettamente le sue paure c i suoi disturbi,
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'Vedi Freud (1916) c Rdk (191J).
Durante l'analisi venimmo a scoprire che uno degli oggetti angosciosi era un animale, che aveva solo cene manifestazioni animalesche, ma che in reahà era un uomo. Questo animale, che faceva un gran rumore, era il padre, e il rumore proveniva dall'attigua camera da letto. Gerald desiderava introdurvisi per accecare, castrare e uccidere il padre, ma questo desiderio suscitava in lui la paura di essere trattato allo stesso modo dall'animale. Ceni suoi gesti fugaci, come un movimento delle braccia che l'analisi dimostrò rappresentare il tentativo di respingere l'animale, erano appunto determinati da questa paura. Gerald possedeva un giocattolo, una piccola tigre, a cui era molto affezionato; la sua affezione per la tigre era in pane dovuta alla speranza che essa l'avrebbe protetto dall'animale, Certe volte, però, la tigre non era immaginata come difensore ma come aggressore. Gerald pensava allora di mandarla nella camera attigua perché realizzasse i suoi desideri aggressivi contro il padre. Nell'occasione avrebbe anch'e dovuto strappargli con un morso il pene, che sarebbe poi stato cucinato c mangiato. Questi desideri erano determinati per una parte dalle fissazioni orali e per un'altra costituivano la rappresentazione di un modo di combattere il nemico; il bambino in genere, infatti, non disponendo di altre armi che dei denti, usa come arma questi mezzi primitivi. La componente selvaggia, primitiva, della personalità e": in questo caso rappresentata dalla tigre, con la quale, come poi si accertò, Gerald si immedesimava; al tempo stesso, però, Gerald avrebbe voluto che questa sua componente non si realizzasse. Cionondimeno egli fantasticava di fare a pezzi sua madre oltre che suo Padre, e queste fantasie erano connesse l ad auività an:1.li come l'insozzare con le feci i genitori. A seguito di fan- ' tasie del genere organizzava pranzetti nei quali comparivano lui e sua madre che mangiavano il padre. È difficile descrivere quali sofferenze patiscano i bambini molto affettuosi - c Gerald era uno di questi - a causa di queste fantasie, che la componente civilizzata della loro personalità condanna severamente. L'amore e la tenerezza che per controbilanciare tutto ciò Gerald manifestava a suo padre non erano quindi mai abbastanza. Possiamo vedere qui in azione uno dei motivi più forti della rimozione dell'amore per la madre, che è in una certa misura la causa , delle fantasie, e del rimanere legato al padre con una fissazione di intensità raddoppiata, che può costiruire la base di una furura permanente disposizione omosessuale. Accennerò al caso analogo di una bambina. La rivalità con la madre e il desiderio di prenderne il posto nell'amore del padre generavano anche in questo caso fantasie sadiche di ogni tipo. E anche nella bambina il desiderio di distruggere la bellezza della madre, di deturparle il viso e il corpo, di appropriarsi del corpo materno - espresso nelle tipiche fantasie primitive di mordere, di fare a pezzi e via di seguito - era connesso
a un forte senso di colpa, che finiva col rafforzare la fissazione alla madre. Non è raro, insomma, osservare bambini piccoli, fra i due e i cinque anni, che, se femminucce per esempio, sono straordinariamente affezionate alla madre, '!la con un atfeuo basato in gran pane sull'angOscia e sul senso di colpa sicché ne consegue un allontanamento dal padre. Questa complessa situazione psichica diventa quindi ancora più complessa perché, per dife.ndersi dalle tendenze riprovare dal Super-io, il bambino fa appello alle proprie tendenze omosessuali, le rafforza, e sviluppa quello che chiamiamo complesso edipico unegativo". Questo si manifesta nella bambina con una fortissima fissazione alla madre c nel bambino con una fonissima fissazione al padre. Ancora un passo e si perviene allo stadio in cui il bambino non riesce neppure a conservare questo tipo di rapporto e si distacca da entrambi i genitori. Questa è sicuramente la situazione di base della formazione di una personalità asociale, perché il rappono con il padre c con la madre è determinante per tutti i successivi :rapporti della vita. Ma c'è anche un altro rapporto che ha una funzione fondamentale: quello con i fratelli e le sorelle. L'analisi dimostra che nessun bambino manca di avvertire un sentimento di forte gelosia ·nei confronti dei fratelli c delle sOrelle, dei più grandi come dei più piccoli. Anche il bambino molto piccolo, che apparentemente ignora tutto della nascita, ha una cognizione inconscia nettissima del fatto che i bambini crescono nel grembo materno. La gelosia suscita un odio violento centro il bimbo ancora nel grembo materno e ciò porta al desideiio - che riscontriamo come un desiderio tipico nelle fantasie dei bambini che hanno la madre in stato interessante - di squarciare il grembo gravido della madre e di sfregiare e mutil:ue il bimbo mordendolo e facendolo a pezzi. l desideri sadici che hanno come oggetto il nasciruro saranno poi diretti contro il neonato, ma hanno anche come oggetto i fratelli e le sorelle più grandi, perché in confronto a loro j] bambino si sente trascurato, anche quando ciò non corrisponde alla veritt Sta comunque di fatto che questi sentimenti di odio e di gelosia producono nel bambino un forte senso di colpa, che può influenzare per sempre i suoi rapporti con i fratelli. Il piccolo Gerald, per esempio, possedeva un bambolotto che curava çon grande tenerezza e che spesso fasciava e ninnava. Il bambolotto rappresentava il fratellino minore che il suo severo Super-io gli imponeva di trattare cosi perché, mcritre" era ancora nel ventre materno, egli l'aveva mutilato ed evirato. In tutti questi rapporti in cui prevalgono i sentimenti negativi dell'affettività il bambino reagisce con l'odio potente e intenso tipico delle prime fasi s:~diche dello sviluppo. Poiché gli oggetti odiati sono però al tempo stesso gli oggetti d'amore del bambino nasce un conflitto clic ben presto diventa intollerabilmente pesante per il suo debole Io; l'unico
scampo è la fuga attraverso la rimozione, sicché l'intera situazione conflittuale, che non viene mai chiarita, permane operante nell'inconscio.Ad onta di quella psicologia e pedagogia che continuano sempre a conservare la convinzione che il bambino sia un essere felice e senza conflitti e a presumere che le sofferenze dell'adulto siano prodotte dal peso e dalle asprezze della realtà, occorre proclamare che è vero erattamente il contrario. Ciò che mediante la psicoanalisi apprendiamo sul bambino e sull'adulto è che tutte le sofferenze della vita sono per la maggior parte ripetizioni di quelle della prima infaf!Zia e che in quest'età ogni bambino passa attraverso sofferenze smisurate, Per il momento non negherò che le apparenze sembrano contraddire queste affermazioni. A un'osservazione attenta in effetti non sfuggono i segni di tali difficoltà, ma l'impressione è che il bam~ino le superi più o meno facilmente, La domanda di come si spieghi il contrasto fra le apparenze e la situazione psichica reale avrà una risposta più avanti, allorché tratteremo delle vie e dei mezzi diversi di cui si serve il bambino per superare le sue difficoltà, Riprendiamo ora l'argomento dei sentimenti negativi del bambino, Essi sono indirizzati contro il genitore dello stesso sesso c contro i fratelli senza distinzione di sesso. Ma, come ho àccennato, la' situazione diventa poi più complessa per il fatto che i sentimenti negativi sono successivamente diretti anche contro il genitore di sessO opposto, in parte a causa delle frustrazioni che anche· questo genitore impone, in parte perché nello sforzo di sfuggire al conAitto il bambino si distacca dal suo oggetto d'amore e trasforma l'amore in ostilità. In realtà la situazione è ancora più complessa, perché le tendenze amorevoli, i sentimenti positivi, sono permeati, al modo stesso in cui lo sono i sentimenti negativi, dalle teorie e fantasie sessuali tipiche degli stadi ·pregenitaiL.L'analisi degli adulti ci ha rivelato molto sulle teorie sessuali dei bambini, ma l'analista che si occupa direttamente dei bambini scopre una quantità stupefacente di teorie sessuali, Mi intratterrò ora brevemente sul modo, sulla tecnica con cui si ottiene dal bambino tutto il materiale di cui ho parlato, Se guardiamo da una posizione psicoanalitica al bambino che gioca e attuiamo determinati provvedimenti tecnici che riducono le sue inibizioni, possiamo veder emergere tutte le sue fantasie e teorie, scoprire quali esperienze ha provato e osservare l'azione delle sue pulsioni e la reazione delle sue istanze critiche. Operare con questa tecnica non è facile: essa richiede: una grande capacità di identificarsi con le fantasie del bambino e un atteggiamento e compor-tamento particolari nei suoi riguardi; ma è straordinariamente remunerativa, Essa ci fa arrivare a livelli così profondi dell'inconscio da lasciare stupiti gli analisti di adulti, Interpretando al bambino. il significato dei suoi giochi, dei disegni, di tutto il suo comportamento,
l'analista infantile perviene a poco a poco a dissolvere le rimozioni operanti conno le fanusie che sottendono il gioco e permette a tali fantasie di avere libero sfogo. Con giocattoli come bambolotti che rappresentano persone di età e sesso diversi, con animali, veicoli, neninì e così via, il bambino rappresenta vari personaggi - la madre, il padre, fratelli, sorelle -e attraverso i giocattoli vive e mette in scena il materiale inconscio più profondamente rimosso. Dato l'ambito di questo scritto non mi è possibile addentrarmi a fondo nei dettagli della mia tecnica, Devo !imitarmi a dire che ho ottenuto tale materiale in tante rappresentazioni diverse e con espressioni così varie da escludere ogni possibilità di errore circa il suo significato, comprovato, d'altronde, dal risultato risolutivo e liberatorio determinato dalle interpretazioni. Nelle fantasie ludiche compaiono chiaramente le tendenze primitive e le reazioni delle istanze che le riprovano. Per quanto riguarda le prime, per esempio, in un gioco nel quale il bambino ha mostrato che un ornino, combattendo un uomo grande e grosso, è riuscito a vincerlo, accade spesso che l'uomo grande e grosso muore, viene messo in un carro e portato dal macellaio perché lo squarti e lo faccia cucinare. Poi l'uomo piccolo ne mangia con piacere le carni, e addirittura invita al festino una sig:nora che certe volte rappresenta la madre (la madre che al posto del padre ha accolto il piccolo omicida). La situazione, naturalmente, può anche essere opposta. Se è in primo piano la fissazione omosessuale, possiamo assistere a uno spettacolo nel quale è la madre che viene cucinata e mangiata, c sono due fratelli a condividere il pasto, Come ho già detto, le forme in cui si manifestano queste fantasie sono innumerevoli, e possono addirittura variare, in uno stesso bambino, a seconda del diverso stadio della sua analisi. La manifestazione di queste tendenze primitive è però sempre seguita da angoscia e da comportamenti che mostrano come il bambino cerchi ora di hrc il bravo e di riparare a ciò che ha fatto. Talvolta tenta di aggiustare il pupazzo, il trenino o comunque ciò che ha appena rotto; talvolta esprime queste stesse tendenze di natura reattiva nel disegno, nel gioco delle costruzioni ccc. Sia ben chiaro che i giochi di cui sto parlando, tramite i quali il bambino fornisce il materiale in questione, differiscono in misura considerevole da quelli che di solito si vedono fare ai bambini. Per poter ottenere tale materiale, infatti, l'analista segue delle vie ben precise. Il suo :mcggiamento versO le associazioni e i giochi àel bambino si dimostra totalmente aperto, non si presenta mai critico o moralistic:o. Questo è uno dci modi con cui si può stabilire la traslazione c la situazione analitica, grazie alle quali il bambino manifesta all'analista ciò che non rivelerebbe mai a una madre o a una governante: egli sa perfettamente infatti che queste rimarrebbero enonnemente scosse dal notare in lui l'aggressività e
gli impulsi antisociali contro i quali si è diretta tutta la loro azione educ:~riva. L'analisi, inoltre, dissolve le rimozioni, e ciò fa sì che emergano le manifestazioni dell'inconscio. Naturalmente a questo si arriva lentamente, passo dopo passo; alcuni dei giochi da me riferiti hanno avuto luogo non all'inizio ma nel prosieguo dell'analisi. Occorre tuttavia dire che tutti i giochi dei bambini, anche quelli estranei alla situazione analitica, sono oltremodo istruttivi e dimostrano la maggior parte degli impulsi qui esposti. Ma per discernerli bisogna essere degli osservatori particolarmente esperti e possedere una certa conoscenza del simbolismo e dei metodi psicoanalitici. Le teorie sessuali costituiscono la base di una quantità di fissazioni estremamente primitive e sadiche, Da Freud sappiamo che il bambino possiede, si direbbe per filogenesi, un certo sapere inconscio. In questo rientrano idee, piuttosto vaghe e confuse, sul rapporto sessuale dci genitori, sulla nascita dei bambini ecc. Quando il bambino attraversa la fase sadico-orale e sadico-anale il rapporto sessuale significa per lui un atto nel quale entrano principalmente il mangiare, il cucinare, lo scambio di feci e ogni sorta di azioni sadiche (picchiare, fare a prezzi e così via). Vorrei si tenesse ben presente che il nesso fra queste fmtarie e la sesrualità è destinato ad avere effetti importanti nel corso ulteriore della vita. Anche quando tutte queste fantasie saranno palesemente scomparse, esse avranno un effetto inconscio di notevolissimo peso per esempio nella frigidità, nell'impotenza o in altri clisnubi sessuali. Il nesso tra fantasie e sessualità lo possiamo osservare chiarissimamente nell'nnalisi di bambini piccoli. Il maschìetto che esprime con fantasie estremamente sadiche i suoi desideri nei riguardi della madre cerca scampo eleggendo al posto dell'oggetto materno l'imngo paterna; se le sue fantasie sadico-orali appaiono poi connesse a questo oggetto il bambino si distaccherà anche da esso. Troviamo in questo nesso il fondamento di tutte le perversioni, che, come Freud ha scoperto, hanno la loro origine nel primo sviluppo del bambino. Alcuni esempi della concezione infantile del rappono sessuale sono l'immaginare il padre, o sé stesso, che sventra la madre, la percuote, la squarcia con le unghie, la taglia a pezzi, Per inciso dirò che sono proprio fantasie di questo genere quelle che vengono tradotte in atto da certi criminali, del tipo, tanto per dirne uno, di Jack lo SquartaCore. Nel rapporto omosessuale queste fantasie si trasformano nell'evirazione del padre, nel cagliargli il pene o nello strapparglielo a morsi, e in ogni sona di altre violenze. Anche la nascita è molto frequentemente connessa con fantasie nelle quali si taglia questa o quella parte del corpo materno e si estrae il bambino. Questi sono solo alcuni esempi della grande varietà di fantasie sessuali che si rinvengono in ogni b~~mbino, anche normale; un punto, questo, che desidero souolineare in modo par-
ticolare e che posso sostenere con certezza perché ho avuto la fortuna di avere in analisi, a fini puramente profilanici, numerosi bambini nor· mali. Quanto più diventiamo familiari con la psiche profonda clel bambino, tuttavia, questo aspetto repellente clelia sua vita cli fantasia ci appare sotto rutta un'altra luce. Vediamo certo che il bambino è totalmente dominato dalle sue pulsiOni, ma che queste sono anche alla base dì rutti i suoi slanci creativi, delle sue tendenze ad amare cd essere amato, dei suoi impulsi alla socialicl. Devo dire che il modo in cui perfino il bambino più piccolo lotta contro le proprie tendenze antisociali lascia in me un'impressione veram'ente commovente ·e incancellabile. Lo vediamo far mostra di una grandissima Capacit~ di amare, e del desiderio di compiere qualunque sacrificio pur di essere amato, un mOmento dopo aver manifestato i suoi impulsi più ~dici. A questi impulsi non P?ssiamo applicare alcun metro di valutazione etica; dobbiamo dare per scontato che essi esistono e senza ergerci a critici aiutare il bambino ad affrontarli; così facendo diminuiamo le sue sofferenze, rafforziamO le sue capacità, ma al tempo stesso il risultato finale sarà di aver compiuto un lavoro sociale di importanza considerevole. ~ impressionante vedere in analisi come queste tendenze distruttive, allorché risolviamo le fissazioni, possano essere sublimare e le fa_ntasie possano trovare libero sfogo in attività artistiche e costruttive. Ma l'analisi provoca questi risultati solo in forza di provvedimenti rigorosamente analitici e mai consigliando, ammonendo o stimolando il bambino. L'esperienza mi ha insegmto che questo secondo modo di operare, che è quello pedagogico, non può essere realizzato dall'analista combinatamente con l'attività analitica; l'analisi, però, spiana il terreno per un lavoro pedagogico altamente proficuo. Alcuni anni or sono, in una comunicazione alla Società psico:malitica di Berlino, misi in rilievo l'analogia tra certi orrendi delitti avvenuti non molto tempo prima· e talune fantasie che avevo rilevate in analisi di bambini abbastanza piccoli. Uno dci delitti costituiva una vera c propria combinazione di perversione e di criminalid.. Comportandosi con estrema abilid, tanto da non essere scoperto per parecchio tempo, il criminale, che si chiamava Harmann, aveva compiuto le sue nefandezze nei confronti di numerosissime persone agendo in questo modo: entrava in _amicizia intima con dei giovani e, dopo essersene servito per soddisfare le sue tendenze omo~cssuali, li decapitava bruciandone poi il corpo o eliminandone le parti in qualche altro modo;. dopodiché addirittura vendeva i loro indumenti. yn altro caso veramente raccapricciante era stato quello di un uomo che aveva assassinato diverse persone e si era servito di parti dei cadaveri per. farne salsicce, Le fantasie infantili di cui dicevo prima trovano una corrispondenza puntuale nei partico.lari .che caratteriZzano questi crimini. Per cse_mpio, in una fantasia di un bambino fra i qu~ttro
e i cinque anni, le stesse cose venivano commesse sulle persone del padre e del fratello, ai quali egli era legato da una fortissima fissazione sessuale. Dopo aver dato, utilizzando un bambolotto, la rappresentazione simbolica di masturbazione reciproca e di altre azioni sessuali da lui desiderate, decapitava il bambolotto e ne vendeva il corpo a un macellaio immaginario perché questi ne rivendesse a sua volta i pezzi come carne da mangiare. Per sé teneva la testa che voleva mangiare egli stesso perché uovava che era la parte più appetitosa. Come il criminale del primo caso, anche lui si appropriava di tutto quanto apparteneva alla vittima. Poiché credo che chiarisca meglio le cose fornire maggiori particolari su un solo caso che non dare una serie di esempi, illusuerò più a fondo questo caso particolare. Quando mi fu condotto in analisi, questo maschietto, Peter, era un bambino oltremodo inibito, straordinariamente timoroso, molto difficile da educare e totalmente incapace di giocare; con i suoi giocattoli non riusciva a fare altro che romperli. La sua inibizione nei riguardi del gioco, come la sua angoscia, le sue paure, erano strettamente connesse a fissazioni sadico-orali e sadico-anali. Non riusciva a giocare perché le sue fantasie - quelle fantasie che sono il vero motore del gioco- erano crudeli e dovevano restare rimosse. Avendo paura delle cose che inconsciamente provava il desiderio di fare agli altri si aspettava sempre che quelle stesse cose fossero fatte a lui. Gli impUlsi sadici collegati alla brama della madre l'avevano portato ad allontanarsi da lei e ad avere comunque con lei rapporti abbastanza cattivi. La libido era quindi stata diretta sul padre ma, poiché egli era anche molto intimorito dal padre, l'unico vero rapporto che riusciva a mantenere era quello con il fratello minore. Beninteso, anche questo npporto era molto ambivalente. Come si manifestasse il continuo timore del bambino di essere punito può essere illustrato nel modo migliore con l'esempio che segue. Una volta si mise a giocare con due pupazzetti che rappresentavano lui e suo fratello in attesa di essere puniti dalla madre perché si erano comportati male. La madre arriva, trova che si sono insudiciati, li punisce e se ne va via. l bambini tornano a sporcarsi, sono di nuovo puniti e la faccenda continua a ripetersi. Alla fine la paura della punizione diventa cosi forte che i due bambini decidono di ammazzare la mamma; cosa che Peter fa uccidendo una bambola, il cui corpo viene poi fatto a pezzi e mangiato. Ma ecco comparire il padre, venuto in soccorso della madre, e anche lui viene ucciso atrocemente, fatto a pezzi e mangiato. Adesso i due bambini appaiono felici: possono fare quello che vogliono. Ma poco dopo insorge una grande angoscia, perché pare che i genitori uccisi siano resuscitati e stiano ritornando. Appena insorge l'angoscia il bambino nasconde i due pupazzcui sotto il divano affinché i genitori non possano trovarli e non possa quindi aver luogo ciò che il bambino chiama "essere educati". Ma
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i genitori trovano i due pupazzi e mentre il padre taglia la testa a lui la madre la taglia al fratello; dopodiché anche i fratelli vengono cucinati e mangiati. È caratteristico, e ci tengo a sottolinearlo, che dopo poco tempo i mi~ sfatti tornino a essere ripetuti, anche se per così dire, in sceneggiature diverse; ogni volta c'è l'aggressività contro i genitori e ogni volta segue ' la punizione dei bambini. Dd meccanismo che si esprime in questa circo~ larità ci occuperemo più avanti. E ora qualche parola sull'esito di questo caso. Benché il bambino avesse dovuto attraversare alcune esperienze penose mentre era ancora in analisi, in quanto i genitori divorziarono e tutti c due, vcnutisi a trovare in condi~ zioni economiche precarie, si risposarono, la sua nevrosi si risolse completamente. Egli non soffrì più di angoscia e di inibizione nei confronti del gioco, divenne un bravo scolaro, un bambino socialmente ben adattato e di animo lieto. A questo punto potrebbe porsi la domanda del perché io mi sia così minuziosamente addentrata nell'esposizione del caso di un bambino chia~ ramente affetto da nevrosi ossessiva mentre il titolo di questo scritto fa riferimento ai bambini nonnali. Come ho già detto parecchie volte, l'ideo~ tico materiale si riscontra in tutti i bambini, anche in quelli nonnali, solo che il nevrotico presenta con uno spicco maggiore quanto si rileva del pari operante nel bambino nonnale, ma con nlinore intensità. È questa intensità l'elemento di imponanza primaria nella spiegazione del problema di come lo stesso psichismo di base possa portare a risultati tanto diversi. Nel C:\50 del piccolo Peter l'intensità delle fissazioni sadico-orali e sadico· anali era così alta che tutto il suo sviluppo ne era dominato, Talune esperienze costituirono inoltre un fattore detenninante del prodursi della sua nevrosi ossessiva. Quando aveva circa due anni il bambino subì un cambiamento straordinario. I genitori me lo descrissero dicendo che non sapevano come spiegarlo. Il bambino era ricaduto nell'abitudine di sporcarsi, aveva smesso completamente di giocare, aveva cominciato a rompere i giocattoli cd era diventato molto difficile da allevare. L'analisi mise in luce che, nel corso dell'estate in cui era avvenuto il cambiamento, il bambino aveva condiviso la camera da letto dei genitori ed era stato presente mentre essi avevano un rapporto sessuale. L'impressione che ne aveva ricevuto era che si trattasse di un atto orale estremamente sadicO, cosa che aveva rafforzato le sue fissazioni. Egli aveva allora già raggiunto parzialmente lo stadio genitale ma per effetto dell'impres~ sione ricevuta era regrcdito agli stadi pregenitali. Così il suo intero sviluppo sessuale era rimasto dominato da questi stadi. Sei mesi più tardi la nascita del fratellino aveva accresciuto ancor più i suoi conflitti e la sua nevrosi. Ma un altro fattore ancora, di somma importanza nello sviluppo
della nevrosi ossessiva in genere, operava in modo particolare nel caso di Peter: il senso di colpa ingenerato dal Super-io. In Peter, un Super-io non meno sadico delle sue tendenze era attivo già in teneressima età. L'intensità del conflitto con il Super-io, insopportabile per un Io debole, aveva portato a una rimozione fortissima. Un altro elemento di rilievo è che vi sono bambini che riescono a tollerare misure molto modeste di angoscia c di senso di colpa. Pcter ne poteva sopportare molto poco; il conflitto fra le sue pu\sioni sadiche c il suo sadico Supcr-io, il quale minacciava di punirlo con azioni sadiche dello stesso tipo, era per lui un peso spaventoso. Nell'inconscio la massima biblica "occhio per occhio" funziona! E ciò spiega perché troviamo nei bambini quelle loro fantastiche rappresentazioni di ciò che i genitori possono {liTe loro: ucciderli, cucinarli, e\•irarli e via di seguito. Come è noto, i genitori sono la fonte del Super-io, in quanto i loro ordini, i loro divieti e così via vengono assimilati dal bambino. Ma il Super-io non coincide con i genitori; in parte è costituito dalle fantasie sadiche peculiari del bambino. Le forti rimozioni non fanno altro che rendere stabile il conflitto, senza però farlo mai cessare. In più, bloccando l'attività fantastica, rendono impossibile al bambino di abreagire tali fantasie attraverso il gioco o di portarle in qualche altro modo a sublimarsi, sicché le fissazioni restano con tutto il loro peso nella circolarità di un processo che non ha mai fine. Il senso di colpa, anch'esso rimosso, non è meno gravoso; perciò il bambino continua a ripetere una quantità di azioni che esprimono sia i suoi moti pulsionali sia il suo desiderio di essere punito. Il desiderio dì punizione, che nel bambino è una causa determinante del suo ripetere continuamente azioni riprovevoli, si ritrova più o meno eguale nel criminale che continua a delinquere, come chiarirò meglio più avanti. Ricorderete il gioco del piccolo Petcr con i due pupazzetti che rappresentavano lui stesso e suo fratello, i quali si comportavano male e venivano puniti, uccidevano i genitori cd ernno quindi uccisi da loro, dopodiché tutto ricominciava da capo. In ciò vi era una coazione a ripetere che dipendeva da cause diverse ma sulla quale influiva moltissimo il senso di colpa che esige la unizione. In tutto questo a 1amo g1a potuto rilevare alcune delle cause più importanti della differenza tra bambino normale e bambino nevrotico: l'intensità delle fissazioni, il modo e il tempo in cui si ha la connessione delle fissazioni con talune esperienze, il grado di severità del Super-io e il modo in cui questo si costituisce - che dipendono contemporaneamente da fattori interni c da fattori esterni -e, inoltre, la capacità del bambino di tollerare l'angoscia c il conflitto. Quanto alla rimozione, essa è utilizzata sia dal bambino normale che da quello anormale per far fronte ai conflitti; poiché però nel bambino
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normale i conflitti sono meno intensi l'intero processo circolare descritto in precedenza opererà meno energicamente, Ma vi sono anche altri meccanismi di cui si avvale tanto il bambino normale quanto il bambino nevrotico, e ancora una volta a determinare il risultato finale sarà il grado di intensità del loro funzionamento: uno di essi è la fuga dalla realtà. Il bambino risente della sgradevolezza della realtà molto più di quanto appaia superficialmente, e cerca di co7Tfomurre la realtà alle sue f111ttasie invece che le fantarie alla realtà. Troviamo qui la spiegazione di una questione che ho lasciata in sospeso, e cioè del perché un bambino può non dare vistose manifestazioni esterne delle sue sofferenze interne, Ci capita infatti molto spesso di vedere un bambino rasserenarsi, e talvolta r:allegrarsi per un nonnulla, subito dopo aver pianto disperatamente, e di trame quindi la conclusione che è un bambino felice. Il bambino ha queste possibilità perché dispone di una via di scampo che è più o meno preclusa all'adulto: la fuga dalla realtà. Chi ha familiarità con la vita Iudica dei bambini S:l che essa è totalmente occupata dalla vita pulsionale e d:1i desideri infantili, che trovano espressione e appagamento attraverso la fantasia, Dalla realtà, alla quale può anche essere più o meno ben adattato, il bambino prende solo quanto gli è assolutamente indispensabile. Proprio per questo noi ci accorgiamo dell'insorgere di una serie di disturbi in quei momenti della vita del bambino nei quali le esigenze della realtà si fanno più pressanti, come per esempio quando il bambino comincia ad andare a scuola. Ho già detto che il meccanismo della fuga dalla reald. è operante in ogni forma di sviluppo, in quello normale come in quello anormale, e che nei due casi è diversa solo la misura della sua attività. Dove sono in funzione, aec:mto ad altri fattori particolari, alcuni di quelli che ho indicati come fattori determinanti della nevrosi ossessiva, possiamo veder operare la fuga dalla realtà in misura talmente alta da dare l'idea che si stiano ponendo le basi di una psicosi. Talvolta invece possiamo avvertirla in bambini che apparentemente danno l'impressione di essere abbastanza normali e che non manifestano nulla di più che una propensione al gioco e una vita di fantasia molto intense. Il meccanismo dell'evasione dalla realtà e del rifugio nella fantasia è collegato qui a un modo di reagire molto consueto nel bambino, e cioè al consolarsi continuamente della frustrazione dei propri desideri dimostrando a sé stesso, nella reiterazione dei giochi e delle fantasie, che tutto va bene e tutto finirà bene. E questo comportamento riesce perfettamente a dare agli adulti l'impressione che il bambino sia molto felice mentre in realtà non lo è. Ora, sotto questo aspetto, e con riferimento all'analisi, rifacciamoci al caso del piccolo Gerald. La sua allegria e la sua vivacità servivano in parte a nascondere a sé stesso e agli altri l'angoscia e l'infelicid., L'analisi mutò
radicalmente questa situazione, in quanto aiutò il bambino a liberarsi dall'angoscia e a sostituire la sua contentezza artificiosa con uno stato di soddisfacimento ben più valido c sicuro. È in quest'ambito che l'analisi dci bambini normali trova la sua massima occasione di rendimento. Non esiste nemm bambino che non soffra di qualche disturbo, di paure, di senso di colpa, e :~nche quando questi sembrano avere scarso rilievo possono in realtà causare sofferenze molto più grandi di quanto non sembri ed essere per di più i primi segni di assai più gravi disturbi futuri. Quando ho parlato del caso di Petcr ho precisato che il senso di colpa ha una funzione di primo piano nella coazione a ripetere continuamente azioni proibite anche se, come ho detto, in scencggiature diverse. Che in ogni bambino cosiddetto "cattivo" sia in funzione anche il desiderio di essere punito sì può considerare una vera e propria nonna. Vi è qui la rappresentazione, per citare Nietzsche, di quello che egli chiamava il "pallido delinquente"; a Nicnschc era già ben nota la figura del delinquente mosso dal senso di colpa.1 A questo punto siamo arrivati alla p:lttc più ardua dd mio tema: al problema di quale sviluppo debbano subire ]c fissazioni perché si abbia come risultato il criminale. La questione è di difficile soluzione perché la psicoanalisi non si è ancora occupata molto di questo problema. Purtroppo in questo campo oh.remodo stimolante e impanante neppure io posseggo un'esperienza dì lavoro sufficienteniente grande da potervi fare riferimento. Tuttavia taluni casi,· che si approssimavano abb:l.Stanza a casi di soggetti criminali, mi hanno consentito di fanni qualche idea sul modo in cui si produce tale sviluppo. Esporrò un caso dal quale mi pare si possano trarre molti insegnamenti. Si trattava di un ragazzino di dodici anni che doveva essere inviato in riformatorio e che intanto mi fu affidato in analisi. Le manifestazioni della sua condotta traviata consistevano nel forzare gli armadi della scuola, in una tendenza a rubare in genere ma in ispec:ic a scassinare, e nell'aggredire sessualmcnte le ragazzine. Non aveva rapporti se non a fine aggressivo e distruttivo; anche le sue relazioni con altri ragazzi avevano principalmente questo scopo. Non aveva interessi particolari c sembrava addirittura indifferente sia alle punizioni che ai premi. La sua intelligenza era molto al disotto della norma; questo però non si dimostrò un ostacolo per l'analisi, che si avviò molto bene c sembrò promettere buoni risultati. Solo poche settimane dopo l'inizio mi fu riferito che il ragazzo cominciava a cambiari: positivamente. Purtroppo, due mesi dopo avere iniziato l'analisi dovetti intcrromperla a lungo per assolvere a certe mie esigenze private. Nei due mesi il ragazzino avrebbe dovuto venire da me ~[La citazione~
p. 651.]
ripresa da Freud (1916l: S 3
~r
delinquenti per stnso di
colpa~,
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tre volte alla settimana ma io lo vidi quattordici volte in tutto perché la vicemadre alla quale era affidato fece del suo meglio per impedirgli di venire alle sedute. Nel periodo dell'analisi, pur cosl poco favorita, il ragazzino non commise nessun misfatto, ma ricominciò a commetterli quando l'analisi fu interrotta; dopodiché fu subito messo in riformatorio e tutti i tentativi che feci al mio ritorno per riaverlo in analisi furono vani. L'esame della situazione, nel suo complesso, non lascia in me alcun dubbio che il fanciullo aveva percorso il primissimo tratto della strada della criminalità. Farò ora una bre~e esposizione delle cause di questo sviluppo, almeno nella misura in cui ho potuto coglierle durante l'analisi. Da bambino era cresciuto in condizioni rovinose. La sorella maggiore aveva costretto lui e il fratello più piccolo a compiere atti sessuali con lei già in tenera età. Il padre era mono durame la guerra, la madre si era ammalara, la sorella spadroneggiava su rutta la famiglia; nel complesso era una situazione desolante. Quando la madre morì egli fu affidato a varie vicemadri e il suo sviluppo andò di male in peggio. II fattore principale di rutto il suo sviluppo pareva essere l'insieme di paura e di odio per sua sorella. Egli odiava la sorella, che per lui incarnava il principio del male, non solo a causa delle violenze sessuali di cui ho parlato, ma anche perché lo aveva maltrattato, non si era data pena per la madre morente e cosl via. Al tempo stesso egli era legato a sua sorella da una fissazione potente, che non poteva evidentemente fondarsi su altro che sull'odio e l'angoscia. Ma in realtà c'erano altre origini,·di gran lunga più profonde, del suo traviamento. Per tutta l'infanzia aveva condiviso la camera da letto dei genitori, e i loro rapporti sessuali avevano prodotto in lui un'impressione di grande sadismo. Come ho già detto altre volte, esperienze di questo genere aumentano il sadismo peculiare del bambino. Nel caso di cui stiamo trattando, la brama del rapporto sessuale con il padre e con la madre rimase dominata dalle fissazioni sadiche e si collegò a una intensa angoscia. In queste condizioni la sorella violentatrice prese nell'inconscio del bambino il posto del padre violento e, alternativamente, della madre. In ogni caso egli doveva attendersi di essere evirato e punito e, anche qui, le punizioni minacciate dal suo Super-io primitivo coincidevano esattamente con quelle configurate dalle sue fissazioni estremamente sadiche. Era peraltro chiaro che le sue aggressioni alle bambine erano una replica di quanto egli stesso av~va subìto con la differenza però che adesso era lui l'aggressore. Il suo forzare gli annadi, il rubare e le altre tendenze distruttive avevano la stessa origine inconscia e lo stesso significato delle sue aggressioni sessuali. Il ragazzino, sentendosi sopraffatto ed evirato, doveva cambiare la situazione dimostrando a sé stesso di poter essere l'aggressore. Un movente importante delle sue attività distruttive era di provare con-
tinuamente a sé stesso di essere mco-ra un maschio oltre che di abreagire l'odio per la sorella e altri oggetti delle sue relazioni. Tuttavia era pur sempre il senso di colpa ciò che lo spingeva a ripetere continuamente atti che dovevano essere puniti da un padre o da una madre crudeli o da tutti e due insieme. La sua apparente indifferenza alle punizioni e la sua apparente mancanza di paura erano del tutto ingannevoli. Il fanciullo era in realtà sopraffatto dalla paura c dal senso di colpa. A questo punto si pone il problema del perché si fosse data e in che cosa consistesse la diversità del suo sviluppo rispetto a quello del bambino nevrotico di cui ho trattato in precedenza. In proposito non posso fare che delle ipotesi. Può darsi che, per via delle esperienze con la sorella, il suo Super-io crudele e primitivo fosse per un verso rimasto fissato allo stadio che aveva allora raggiunto c per un altro continuasse a essere legato a tali esperienze c fosse sempre impegnato a farvi fronte. Era quindi inevitabile che questo fanciullo fosse più oppresso dall'angoscia che il piccolo Peter. In relazione a tutto ciò una rimozione ancora più forte bloccava ogni sbocco alla fantasia c alla sublimazione sicché non rimaneva altro che ripetere continuamente il desiderio e la paura in trzùmi dello rtesso tipo. Inoltre il Super-io opprimente derivava nel nostro caso da un'esperienza reale, mentre nel caso del bambino nevrotico derivava esclusivamente da fonti interne. Lo stesso si può dire per l'odio che, nel nostro caso, si manifestava con azioni distruttive la cui fonte originaria era un'esperienza reale. Ho già accennato al fatto che, come probabilmente avviene in altri casi dello stesso tipo, la fortissima e precoce rimozione, bloccando la fantasia, aveva privato il fanciullo della possibilità di rielaborare le fissazioni e quindi di sublimarle. Non c'è tipo di sublimazionc in cui non scopriamo anche fissazioni aggressive e sadiche. Tra i vari moài di rielaborare notevoli quantità di aggressività e di sadismo desidero indicarne uno capace di farlo addirittura fisicamente, lo sport. Nello sport le aggressioni all'oggetto odiato possono essere compiute in una forma che è socialmente consentita; al tempo stesso lo sport serve da sovracompensazione dell'angoscia, in quanto prova all'individuo che non è destinato a cedere all'aggressore. Nel caso del piccolo delinquente era molto interessante vedere quale tipo di sublimazione si profilava a mano a mano che l'analisi riduceva la forza della rimozione. Il ragazzo, che non aveva avuto altro interesse se non quello distruttivo di rompere e rovinare gli oggetti, manifestò un interesse assolutamente nuovo per la costruzione di congegni di sollevamento e per ogni tipo di lavoro da fabbro. Si può pensare che questa avrebbe potuto essere la via giusta per arrivare a sublimare le sue tendenze aggressive e che, con l'analisi, il ragazzo avrebbe potuto un giorno
diventare un buon fabbro anziché il criminale che ormai ci si deve attendere. Per tornare alla diversità tra lo sviluppo di questo ragazzino e quello del bambino nevrotico, a me pare che una delle cause più importanti risieda nella maggiore angoscia, determinata dall'esperienza traumatica con la sorella. Questa maggiore angoscia aveva operato e operava, a mio modo di vedere, in diverse direzioni. La maggiore paura aveva provocato um rimozione maggiore, e ciò in uno stadio in cui non em ancora aperta alcuna via alla sublimazione, sicché era rimasta priva di ogni altra possibilità di sfogo o di rielaborazione. La maggiore paura accresceva poi la crudeltà del Super-io, rimasto fissato allo stadio raggiunto al momento dell'esperienza. Vorrei trattare anche di un'altra direzione dell'operare di questa maggiore angoscia, ma per chiarirla sono costretta a fare una breve digressione. Parlando dei diversi esiti dello sviluppo, che tuttavia si fonda SÌl un terreno comune a tutti, ho fatto riferimento al normale, al nevrotico ossessivo, allo psicotico c, nel mio sforzo di accostarmici, al criminale. Non ho però parlato del perverso sessuale. Come è noto, Freud scrisse che "la nevrosi è per così dire la negativa della perversionen (1905o p. 477). Un'aggiunta importante alla psicologia della perversione è stata fatta da Sachs (19Z3) con la sua conclusione che non è per carenza di coscienza morale che il perverso consente a sé stesso ciò che il nevrotico reprime per effetto delle inibizioni. Egli ha riscontrato che nel perverso esiste una coscienza morale non meno rigida; solo che opera in modo diverso. Essa ammette una parte delle tendenze proibite per escludere altre pani che al Super-io appaiono ancora più riprovevoli. ,
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ma funziona semplicemente in modo diverso. . Io sono arrivata a una conclusione dello stesso genere riguardo al criminale alcuni anni or sono, come si può rilevare dalla mia comunicazione alla Società psicoanalitica di Berlino citata in precedenza c nella quale esponevo partico\areggiatamente l'analogia fra certe azioni criminali e certe fantasie infantili. . Nel caso del ragazzino appena riferito, e in altri casi non così chiaramente carauei'izzati ma tuttavia abbastanza dimostrativi, ho trovato che la disposizione criminale non dipendeva da un Super-io meno severo ma da un Super-io operante in un senso diverso. Sono pur sempre l'angoscia e il senso di colpa che spingono il criminale a commettere i suoi misfatti, ma nel compierli egli cerca anche di sfuggire alla propria situazione edipica. Nel caso del mio piccolo criminale forzare gli armadi e aggredire
le ragazzine erano sfoghi sostitutivi del suo desiderio di violentare la madre. Questo modo di vedere richiede ovviamenre di essere ulteriormente esaminato ed elaboraw, ma secondo me tutto induce a concludere che il fattore principale della criminalità non è una carenza del Super-io bensì un suo diverso sviluppo, probabilmente la sua liSS3zione a uno stadio molto precoce. Nel caso questa ipotesi sia valida, si aprono prospettive pratiche di grande importanza. Se la causa dello sviluppo criminale non è una carenza del Super-io e della coscienza morale ma una loro diversa evoluzione, l'analisi dovrebbe essere in grado di modificare lo sviluppo criminale così come è in grado di eliminare la nevrosi. Certo, come per i casi di perversione e di psicosi, può rivelarsi impossibile instaurare il rapporto analitico con i criminali adulti, ma quando si tratta di bambini la situazione è diversa. Infatti non occorre che il bambino sia particolannente motivato perché l'analisi possa aver luogo; stabilire la traslazione e far procedere l'analisi è solo questione di provvedimenti tecnici. lo non credo che esi-\ stano bambini dai quali non si possa ottenere la traslazione e nei quali non si possa mobilitQTe la capacità di (F11ZQTe. Il mio piccolo criminale appariva totalmente privo di capacità d'amare ma l'analisi dimostrò che ciò non era affatto vero. Egli sviluppò nei miei riguardi una buona traslazione, sufficientemente salda da consentire l'analisi, e ciò nonostante ch.e non vi fo.•;se affatto motivato, dato che non mostrava neppure alcuna particolare avversione a essere inviato in riformatorio. L'analisi mise inoltre in luce che questo fanciullo insensibile aveva avuto per sua madre un amore profondo e genuino. La madre era morta di cancro in circost:mzc tremende; l'ultimo stadio del male l'aveva ridotta in uno stato di totale sfacelo. La sorella non le si era voluta neanche avvicinare, ed era stato lui ad assisterla. Allorché morì, nessuno della famiglia rimase accanto al suo cadavere. Quando cercarono il ragazzo per un po' non riuscirono a trovarlo: si era chiuso nella camera della madre morta. Un'obiezione che si potrebbe sollevare è che nell'infanzia le tendenze non sono ancora precisate con chiarezza, sicché spesso non siamo in grado di riconoscere quando un bambino ha imboccato la strada della criminalità. Ciò è verissimo, ma proprio questo fatto mi induce alle mie osservazioni conclusive. Indubbiamente non è facile sapere a quali risultati porteranno le tendenze di un bambino: se produrranno un individuo normale o un nevrotico, uno psicotico, un perverso sessuale o un criminale. Ma appunto perché non lo sappiamo dobbiamo cercare di saperlo. La psicoanalisi ce ne dà i mezzi. Fa anzi ancora di più: non solo ci consente di farci un'idea del probabile sviluppo futuro di un bambino, ma ci consente anche di mutarlo e di indirizzarlo su strade migliori.
Capitolo 8 l primi stadi del conflitto edipico
Nel corso delle mie analisi infantili, specie di bambini fra i tre e i sei anni, sono arrivata a una serie di conclusioni di cui darò qui un'esposizione riassuntiva. In precedenti lavori ho accennato spesso alla mia idea che il complesso edipico entra in attività molto prima di quanto solitamente si presume. Nei "Princìpi psicologici dell'analisi infantile~• ho trattato questo tema dettagliatamente, arrivando a concludere che le tendenze edipiche insor) gono a seguito delle frustrazioni orali provate dal bambino per effetto 'dello svezzamcnto -sicché compaiono tra la fine del primo anno di età c l'inizio del secondo - e sono successivamente rafforzate dalle frustrazioni anali che il bambino subisce nel periodo dell'avvezzamento alla pulizia. Ciò che poi incide in modo decisivo sui processi psichici relativi è la differenza fra i sessi. Il bambino, allorché è costretto dallo sviluppo ad abbandonare la posizione~ orale e anale per quella genitale, assume a nuova meta pulsionale la penetrazione, e ciò per il fatto di possedere il pene. Perciò egli non cambia soltanto la posizione libidica ma anche la relativa meta, cosa che gli consente di non mutare l'oggetto d'amore originario. Nel passaggio dalla posizione orale a quella genitale la bambina invece conserva la meta pulsionale del ricevere; nella bambina quindi cambia la posizione libidica ma non la meta, il cui cessato conseguimento ha peraltro ormai fatto del rappono con !a madre un rappono deludente. In tal modo si produce nella bambina una disposizione a ricevere (receptivity) il pene, cd ella si rivolge al padre quale oggetto d'amore. 1Vedipp.15o-61. l(Appare qui prderito per la prima volta l'impiego del termine "p~izione" al postO di "fase~ o di "stadio". Di quesn preferenza si troverà una significativa spicgnione nell'ultimo capoverso della nota IV (pp. 491 sg.) nello scritto ~Alcune conclusioni teorie l'le sulla viu emotiva del bambino nella prima infanzia a.]
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Si ha a questo punto il vero e proprio esordio dei desideri edipici, ma, / associati ad essi, compaiono anche i primi sensi di colpa e la prima ango-j scia di evirazione,
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nh::: senso di colpa. Inizialmente si è supposto che il senso di colpa non fosse associato a tali tendenze sin dall'origine, ma che avesse una formazione più tarda e fosse quindi spostato secondariamente su di esse, Già Ferenczi (1925), però, pensa che esista, legato alle pulsioni anali e uretralì, .. una sona di precursore fisiologico del Super-io~, che egli definisce "moralità sfinterica", Per pane sua, Abraham (19143, p. 350) arriva alla conclusione c~a!)gQ!Cia.compuct_a.~~:~njb_!l_~s_co de~~-~~~':IP~O e il senso dii colpa insorge nel successivo prim1ssimo stadio sadico-anale. Le mie osservazioni portano un po' più in là. Esse dimostrano che il senso di colpa associato a fissazioni pregenitali deriva direttamente dal- ~ l'instaurarsi del complesso edipico. Ciò pare peraltro spiegame soddisfacentemente la genesi; ci ~ noto infatti che il senso di colpa è un risultato dell'introiezione (già compiuta o, aggiungerei, in corso di compimento) degli oggetti d'amore edipici, il che vuoi dire, in altre parole, che è un prodotto della formazione del Super-io. L'analisi dci bambini piccoli rivela che la struttura del Super-io è costituita da identificazioni che risalgono a periodi e stratificazioni della vita psichica molto diversi. Vi sono quindi nel bambino identificazioni straordinariamente antitetiche, per cui accanto a un'estrema bontà coesiste in lui un'estrema violenza. In queste identificazioni troviamo anche una spiegazione del violento rigore del Super-io, che si manifesta particolarmente vistoso nel bambino molto piccolo, Perché un bambino di IJUattro anni, diciamo, si costruisca l'immagine falsa e distorta di genitori che divorano, mordono e fanno a pezzi, non appare subito evidente, Perché invece in un bambino di circa un anno l'angoscia, determinata dall'esordio del complesso edipico, assuma la forma della paura dì essere divorato e distrutto è palese. Questo bambino desidera ardentemente distruggere l'oggetto libidico mordendolo, divorandolo, facendolo a pezzi. Ma, poiché al destarsi delle tendenze edipiche consegue l'introiezione dell'oggetto, che diventa quindi colui dal quale ci si deve attendere una punizione, si ha l'insorgere dell'angoscia. Il bambino teme allora una punizione che corrisponde al proprio modo di fare del male, e il Super-io diventa qualcosa che morde, divora e fa a pezzi. La relazione diretta fra la formazione del Super-io e le fasi pregenitali dello sviluppo è molto importante per due riguardi: perché il senso di colpa viene a essere fissato alle fasi sadico·orale e sadico-anale sotto il cui primato si trova intanto lo sviluppo, e perché il Super-io comincia a
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costituirsi mentre queste fasi sono in ascesa, cosa che dà ragione del suo rigore sadico. Queste considerazioni schiudono un orizzonte nuovo. Contro un Super-io tanto minaccioso l'Io ancora molto debole non può difendersi con un'energica rimozione. Dato poi che le tendenze edipiche si producono all'inizio soprattutto in forma di impulsi orali c anali, a decidere quali delle relative fissazioni prevarrà nello sviluppo edipico sarà principalmente la forza con cui la rimozione si attua in questo stadio così precoce. La relazione diretta fra fasi pregenitali dello sviluppo c senso di colpa è importante anche per un'altra ragione, e cioè per il fatto che le frustrazioni orali c anali - che sono i prototipi di tutte le future frustrazioni dell'esistenza - assumono contemporaneamente il significato di punizioni e d~~. q~!~~i__2!~iigOséii:-'Tutto ciò fa Slche lafrustrazLonc si:!sentita in misura più\iCUi:i,è-qliesto genera un rancore che si assomma in gran pane alla pena di ogni frustrazione successiva, La circostanza che l'Io sia poco sviluppato quando viene colpito dall'insorgere delle tendenze edipiche e dalla curiosità sessuale che le accompagna comporta delle conseguenze rilevanti. 11 bambino, ancora molto piccolo, si trova esposto a un'ondata di problemi e di interrogativi. Uno dei risentimenti più amari che incontriamo nell'inconscio è determinato dal ~atto che questo grande numero di interrogativi opprimenti - che evidentemente solo in parte sono consci ma che anche per questa pane non possono ancora essere espressi verbalmente dal bambino - resta senza risposta. Un altro amaro risentimento, che fa da complemento al primo, deriva dalla incapacità del bambino di comprendere le parole e il linguaggio, I suoi primi interrogativi sono dunque anteriori all'inizio della comprensione del linguaggio. In analisi troviamo che questi due risentimenti sono all'origine di una straordinaria quantità di sentimenti ostili. Singolarmente o insieme, essi sono la fonte di numerose inibizioni della pulsione a conoscere, o epistemofilica; per esempio dell'incapacità ad apprendere lingue straniere c, inoltre, dell'ostilità verso coloiO che parlano una lmgua dtversa, Ad ~ssi è anche da attribuirsi la responsabilità diretta di disturbi della parola ecc. rLa curiosità che si manifesta spiccatamente più tardi, soprattutto nel quarto e quinto anno di età, non è che il culmine e la conclusione di questa fase iniZiale dello sviluppo, così come ho rilevato essere del pari vero che ~ssa indica non l'inizio ma la fine del conflitto edipico in generale. La sensazione iniziale di non sapere ha numerose implicazioni, Essa si combina con la sensazione - uno dei primissimi prodotti della situazione edipica- di essere incapace, impotent~, Il bambino avverte inoltre ancora
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più acutamente questo stato di frustrazione perché non sa 11Ulla di preciso sui processi sessuali. La sensazione di ignoranza accentua quindi, in entrambi i sessi, il complesso di evirazione. Il rappono iniziale fra pulsione epistemofilica c sadismo ha una grande importanza per l'intero sviluppo psichico. La pulsione epistemofilica, stimolata dalla comparsa delle tendenze edipiche, si rivolge dapprima principalmente al corpo materno, assunto a teatro di tutti i processi e ]e manifestazioni sessuali. Ora, mentre la posizione libidica sadico-anale che tuttora predomina nel bambino lo spinge a desiderare di appropriarsi di ciò che è contenuto nel corpo materno, la pulsione epistemofilica induce in lui la curiosità di sapere che cosa vi è dentro, come è fatto ecc. In tal modo la pulsione epistemofilica e il desiderio di possesso si collegano intimamente tra loro c al tempo stesso con il senso di colpa originato dall'incipiente conflitto edipico. Questa importante connessione inaugura in cnti:lmbi i sessi una fase di sviluppo che ha un rilievo essenziale, finora non abbastanza riconos~iuto: la fase della primissima identificazione con la madre. Il corso seguito da questa "fase di fcmminilità"l nei bambini c nelle bambine dev'essere preso in esame scpal"lltamente, ma prima voglio mostrarne i nessi con la fase precedente. Nel primo stadio sadico-anale il bambino subisce il suo secondo trauma grave, che rafforz.a la tendenza ad allontanarsi dalla madre. Costei ha già frustrato i suoi desideri orali c ora si oppone al soddisfadmento dei suoi piaceri anali. Sembra che a questo punto le privazioni anali facciano sì che le pu\sioni anali si amalgamino con quelle sadiche. li bambino desidera impossessarsi delle feci materne penetrando nel suo corpo, facendolo a pezzi, divorandolo e distruggendolo. D'altro canto, spinto dalle pulsioni genitali, il bambino comincia a rivolgersi alla madre in quanto oggetto d'amore. Ma le sue pulsioni sadiche sono in piena attività, c l'odio originato dalle frustrazioni anteriori contrasta potentemente il suo amore oggcttuale a livello genitale. Un ostacolo ancora maggiore al suo amore deriva dalla paura, che nasce con gli impulsi edipici, di essere evirato dal padre. La misura in cui riuscirà a conseguire la posizione genitale dipende in parte dalla capacità di sopportare questa angoscia. A tale riguardo l'intensità delle fissazioni sadico-orali e sadico-anali costituisce un fattore importante. Essa infatti influenza il livello di odio che il bambino prova per la madre c che gli impedisce in misura minore o maggiore di conseguire un rappono positivo con lei. Le fissazioni S'adiche esercitano inoltre un'influenza decisiva sulla formazione del Super-io, che • [In alui punti del testo, e in altri ruoi libri, l'autrice usa per questo stesso concetto espressioni come "bse femminile~, up~bione femminile~, "identificazione femminile~.}
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comincia a prodursi mentre le fasi sadiche sono in ascesa. Più il Super-io sarà crudele, più terrorizzante apparirà il padre eviratore, e più il bambino, per sfuggire alle pulsioni genitali, si aggrapperà tenacemente ai livelli sadici, dai quali quindi vengono in primo luogo a essere caratterizzate le sue tendenze edipiche. In questi primi stadi tutte le posizioni dello sviluppo edipico vengono investite di libido consecutivamente e rapidamente, sebbene ciò non si noti perché il quadro è dominato dalle pulsioni pregenitali. D'altronde non è neppure possibile tracciare una netta linea di demarcazione fra l'atteggiamento eterosessuale attivo che si manifesta a livello anale e il sopravvenire dello stadio di identificazione con la madre, A questo punto siamo comunque pervenuti a quella fase di sviluppo :che ho denominata più sopra "fase di femminilità Essa poggia pur sempre sul livello sadico-anale ma gli conferisce un contenuto nuovo; le feci sono ora assimilate a un bambino che si desidera ardentemente, e il desiderio di depredare la madre riguarda tanto questo bambino quanto le feci. Qui possiamo discernere due scopi che si fondono tra loro. Il primo, quello di appropriarsi dei bambini, deriva dal desiderio di averne, mentre il secondo, che consiste nel volcrli distruggere già nel corpo materno, ·deriva dalla gelosia nei confronti dei futuri fratelli e sorelle di cui si prevede la comparsa. (Un teno oggetto delle tendenze sadico-orali del bambino, dirette all'interno del corpo della madre, è costituito dal pene paterno.) Al fondo del complesso di femminilità del bambino, come del complesso di evirazione della bambina, vi è il desiderio inappagato di possedere un qualche organo particolue. Le tendenze a depredare e distruggere riguardano gli organi del concepimento, della gestazione e del parto, che il bambino ritiene siano presenti nella madre, nonché la vagina e i seni che sono bramati come organi di riccttività e di generosità sin dal tempo della posizione libidica esclusivamente e puramente orale. Il bambino teme di essere punito per la distruzione del corpo materno, ma la sua paura ha anche un carattere più generale, e qui troviamo un'analogia con l'angoscia connessa ai desideri di evirazione della bambina. Egli teme che il suo corpo sia mutilato e smembrato, e poiché ciò significa anche essere evirato, la sua paura contribuisce direttamente al complesso di evirazione . .In questo primo periodo di sviluppo la madre che porta via le feci del bambino rappresenta anche la madre che smembra ed evira. Mediante le frustrazioni anali che infligge essa non è solo colei che apre la via al complesso di evirazione; in termini di realtà psichica è già per-
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sona che evira. Questa paura della madre è oltremodo opprimente perché si combina con un'intensa paura di essere evirato dal padre. Le tendenze distruttive,
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il cui oggetto è il grembo materno, sono inoltre dirette con tutta la loro intensità sadico·orale e sadico·anale contro il pene paterno che il bambino immagina si trovi in esso. In questa fase la paura di essere evirato dal padre si incentra sulla distruttività diretta contro questo pene. La fase di femminilità è caratterizzata perciò da angoscia connessa al grembo e al pene, e quest'angoscia fa sì che il bambino soggiaccia alla tirannia di un Super-io che divora, smembra ed evira, e che è costituito in pari misura dall'immagine del padre e della madre. Le posizioni genitali sono quindi fin dal principio incrociate e commiste con varie tendenze pregenitali, Quanto più preponderanti sono le fissazioni sadiche tanto più l'identificazione dci maschictto con la madre rispccchia un atteggiamento di rivalità, misto di invidia e di odio, nei riguardi della donna; dato il suo desiderio di avere un bambino, infatti, egli si sente in posizione di svantaggio e d'inferiorità rispetto a sua madre. Cerchiamo ora di capire perché il complesso di femminilità del maschio, pur avendo una rilevanza eguale al complesso di evirazione della femmina, sembra essere tanto più oscuro di questo. L'amalgamarsi del desiderio di avere un bambino con la pulsione epistemofilica consente al maschietto di operare uno spostamento sul piano intellettuale; il suo sentirsi in posizione di svantaggio viene allora celato e sovracompensato dalla superiorità che egli connette al fatto di possedere un pene, superiorità che peraltro è riconosciuta dalle femminucce. Le enfatiche proclamazioni di mascolinità sono un prodotto di questa gonfiatura, se mi si permette il termine, della condizione maschile. Anche Mary Chadwick (1925) fa risalire 13 sopravvalutazionc: narcisistica del pene da parte dell'uomo, e il suo atteggiamento di superiorità intellettuale nei riguardi della donna, alla frustrazione del suo desiderio di avere bambini e allo spostamento di questo desiderio sul piano intellettuale. La tendenza che si riscontra tanto frequentemente nei maschietti a manifestare un'aggressività esagerata trae origine dal complesso di femminilità. Essa si accompagna a un atteggiamento di disprezzo e di "sapcrne di più" che è estremamente antisociale e sadico e che in parte è determinato dal tentativo di mascherare proprio la paura e l'ignoranza che lo sottendono. La tendenza esprime in una certa misura la protesta del bambino contro il TUolo femminile (protesta che in questo caso deriva dalla paura dell'evirazione), ma affonda le sue radici nella paura della madre che egli intende depredare del pene paterno, dci bambini e degli organi sessuali femminili. Questa aggressività esagerata si combina con il piacere di assalire che procede direttamente dalla genitalità della situazione edipica, la quale però costituisce al tempo stesso quella componente della situazione che è il maggior fattore dell'antisocialità nella formazione del carattere. Ecco perché la rivalità dell'uomo con le donne
sarà molto più antisociale di quella con i suoi simili, anche questa tuttavia in gran parte dettata dalla posizione genitale, Naturalmente, in caso di rivalità, la relazione di un uomo con altri uomini dipenderà anche dall'intensità delle fissazioni sadiche, Se al contrario l'identificazione con la madre è basata su una posizione genitale più solidamente costituita, da un lato il rapporto dell'uomo con le donne avrà un carattere positivo e dall'altro il suo desiderio di avere un bambino e la sua componente femminile, che hanno una pane sostanziale nell'attività lavorativa maschile, troveranno migliori possibilità di sublimazione. In entrambi i sessi le inibizioni all'attività lavorativa hanno una delle loro più importanti radici nell'angoscia e nel senso di colpa connessi alla fase di femminilità, L'esperienza mi ha insegnato che un'analisi profonda ·di questa fa$C, e non solo per il motivo anzidetto, ha un notevole valore terapcutico, e sarebbe anzi di grande aiuto in certi casi di nevrosi ossessiva che sembrano essere arrivati a un punto in cui non si può fare più nulla per risolverli, Nello sviluppo del bambino alla fase di femminilità segue una lunga lotta fra la posizione pregenitale della libido e quella genitale. Quando raggiunge il suo culmine, fra il terzo e il quinto anno di età, questa lotta è chiaramente il conflitto edipico. Nella lotta l'angoscia connessa alla fase di femminilità stimola il bambino a rcidentificarsi con il padre, ma tale stimolo, da solo, non può procurare un solido fondamento alla posizione genitale poiché in sé e per sé porta principalmente a rimuovere e sovracompensare le pulsioni sadico-anali invece che a supcrarlc; d'altro canto la paura dell'evìruìone da parte del padre rafforza la fissazione ai livelli sadico-anali. L'esito favorevole, c cioè il conseguimento del livello genitale, dipende inoltre in misura ragguardevole dal grado di genitalità costituzionale. Spesso l'esito della lotta resta incerto, e ciò dà origine a turbc nevrotichc e a disturbi della potenza sessuale:' Il conseguimento completo della potenza e il raggiungimento della posizione genitale sono perciò parzialmente legati alla conclusione favorevole della fase di femminilità. Prenderò ora in esame lo sviluppo delle bambine. Per effetto dello svezzamento la bambina sì è allontanata dalla madre; le privazioni anali che poi subisce la spingono ad allontanarsi ancora di più. A questo punto le tendenze genitali cominciano a influire nel suo sviluppo psichico. Concordo pienamente con la tesi di Helcne Deutsch (1915a) che lo sviluppo genitale della donna si compie con il riuscito spostamento dell'investimento libidico dalla zona orale a quella genitale. l miei risultati mi portano tuttavia a credere che tale spost:1mento inizia con il primo •Vedi, a questo riguardo, Reich (1917).
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attivarsi delle pulsioni genitali e che l'aspirazione orale, riccttiva, dci genitali inAuiscc decisivamente nel 110/gersi della bambina al padre. Essi mi hanno anche indotta a concludere che non appena compaiono gli impulsi edipici non si produce solo una consapevolezza inconscia della vagina ma in quest'organo e in tutto il resto dell'apparato genitale si producono altresì degli eccitamenti. Nelle bambine, però, l'onanismo non offre a tali eccitamenti uno sfogo adeguato come lo offre al bambino. Questa ulteriore mancanza di soddisfacimento costituisce un'altra ragione della maggiore complessità e dei maggiori disturbi dello sviluppo sessuale femminile. La difficoltà di ottenere con la 1113Sturbazione un soddisfacimento pieno può essere un altro motivo, oltre quelli indicati da Freud, per cui la bambina rinuncia all'onanismo, c può anche spiegare in una cena quale misura perché, mentre è in corso lo sforzo di abbandonarla, la masturbazione manuale è sostituita generalmente dal premere una coscia contro l'altra. Oltre alla disposizione a ricevere (receptivity) dell'organo genitale, che è attivata dall'intenso desiderio di una nuova fonte di soddisfacimento, un'ulteriore motivazione del volgersi della bambina al padre sembra essere, nel periodo in cui si destano i primi impulsi edipici, l'invidia e l'odio per la madre che possiede il pene paterno. I vezzeggiamenti del padre producono ora l'effetto di una seduzione e sono avvertiti come "l'attrazione adescatrice dell'altro sesso'? Nella bambina l'identificazione con la madre fa seguito immediatamente all'insorgere degli impulsi edipici; in lei la lunga lotta originata nei bambino dall'angoscia di evirazione manca completamente. Beninteso anche nelle bambine, come nei bambini, l'identificazione coincide con le te.ndcnze Slldico-anali a depredare c distruggere la madre. Se l'identificazione con la madre si verifica prevalentemente in un periodo in cui le tendenze Slldico-orali e sadico-anali sono molto forti, la paura di una primitiva configurazione materna del Super-io porterà alla rimozione e alla fissazione delle fasi a cui tali tendenze ineriscono c ostacolerà lo sviluppo genitale successivo. Ad ogni modo la paura della madre spinge an.che la bambina :1d abbandonare l'identificazione femminile, sicché prende avvio l'identificazione con il padre. Il complesso edipico provoca nella bambina piccola ì1 primo destarsi della pulsione epistcmofilica: la conseguenza è che la bambina scopre di mancare del pene. Questa mancanza è avvertita come un nuovo motivo di ·ostilità per la madre, ma al tempo stesso il senso di colpa la fa consi'Noi d imbattiamo regolarmente nd biasimo inconscio che la madre ha sedotto il b:lmbino nell'epoca in cui si occupava materialmente della pulizia del suo corpo. Questo biasimo risale in effetti al periodo in cui compaiono i desideri genitali e si destano le tendenze edipiche.
dcrare una punizione. Ciò rende la frustrazione più aspra, e l'inasprimento, a sua volta, ha una profonda influenza su tutto il complesso di evirazione. Questo primo risentimento per la mancanza del pene è ingigantito più tardi, quando la fase fallica e il complesso di evirazione sono nel pieno della loro attività. Freud ha asserito che la scoperta della mancanza del pene è la causa del rivolgersi dalla madre al padre. l risultati delle mie analisi mostrano però che, a tale riguardo, la scoperta funge da mero rinforzo: essa avviene in uno stadio molto precoce del complesso edipico, mentre invece l'invidia del pene è posteriore al desiderio di avere un bambino (desiderio che poi torna, nel successivo sviluppo, a sostituire l'invidia del pene). A mio parere la causa prima e fondamentale del rivolgersi al padre è la privazione del seno. L'identificazione con il padre non è gravata d'angoscia quanto quella ,con la madre; il senso di colpa verso la madre, inoltre, spinge la bambina ;a sovracompensarlo mediante un rinnovato rapporto d'amore con lei. Contro questo nuovo rapporto d'amore operano il complesso di evirazione, che rende difficile un atteggiamento mascolino, e l'ostilità che trae origine dalle posizioni anteriori. L'odio e la rivalità connessi alla madre inducono comunque ancora una volta la bambina ad abbandonare l'identificazione con il padre e a volgersi a lui come oggetto da amare e dal quale essere amata. L'indirizzo, a un tempo positivo e negativo, che assume il rapporto della bambina con il padre ha le sue origini e le sue cause nel rapporto con la madre, La frustrazione edipica che la bambina patisce ad opera del padre ha quale sua autentica e profondissima radice la delusione a suo tempo sofferta nel rapporto con la madre; d'altro canto un movente fortissimo della sua brama di possedere il padre deriva dall'odio e dall'invidia per la madre. Se nel rapporto con la madre predominano le fissazioni sadiche, quest'odio e la sua sovracompensazione influenzeranno concretamente il rapporto della futura donna con gli uomini. Se invece la relazione con la madre è più positiva, perché edificata sulla posizione genitale, non solo la futura donna sarà più libera da senso di colpa nel rapporto con i figli, ma il suo amore per il marito sarà molto più saldo, e ciò perché per la donna il marito rappresenta sempre allo stesso tempo la madre che dà ciò che è desiderato ardentemente e il bambino adorato. Il lato del rapporto che si connette esclusivamente al padre si costituisce dunque su questi primi importantissimi fondamenti. Inizialmente esso si polarizza sull'azione del pene nel coito. Tale azione, che peraltro promette il soddisfacimento delle pulsioni ormai spostate sulla zona genitale, appare alla bambina come la più ammirevole e perfetta delle attività. 1
La sua ammirazione, in verità, è scossa dalla frustrazione edipica ma, a meno che non si trasformi in odio, costituisce uno dei caratteri di fondo del rapporto della donna con l'uomo. Molto più tardi, quando le pul· sioni amorose saranno soddisfatte completamente, a tale ammirazione si aggiungerà una gratitudine tanto maggiore quanto più lunga è stata la privazione. ì. la gratitudine che si manifesta nella grande capacità fem· mìnile di donarsi totalmente e pennanentemente a un oggetto d'amore. specie se si tratta del "primo amore". Uno dei motivi che svantaggiano considerevolmente lo sviluppo della bambina risiede nel fatto che, mentre il maschietto possiede realmente il pene, per cui entra in concorrenza con il padre, essa ha soltanto il desiderio inappagato della maternità, cosa peraltro di cui ha una consapevolezza oscura e incerta anche se molto intensa. Ma non è solo quest'ineer· tezza a turbare la sua speranza della futura maternità; la speranza è ancor più scossa dall'angoscia e dal senso di colpa, che possono ledere in misura grave e duratura la capacità di una donna d'esser madre. La bambina, che un tempo ha diretto le sue tendenze distruttive contro il corpo materno (o certi suoi organi) e contro i bambini in esso contenuti, si aspetta di essere ripagata appunto con la distruzione della propria capacità di di· ventare madre o degli organi connessi a tale funzione o dei propri bam· bini. Troviamo qui anche una radice della costante preoccupazione delle donne (spesso veramente esagerata) per la bellezza della propria persona; esse temono infatti, inconsciamente, che anche la bellezza possa essere distrutta dalla madre. Al fondo dell'impulso ad adornarsi e farsi belle vi è sempre la spinta, originata dall'angoscia e dal senso di colpa, a restaurare una leggiadria e un'avvenenza pregiudicate (H3rnik, 1918). Probabilmente questa paura profonda della distruzione degli organi interni è anche la causa della maggiore predisposizione delle donne all'iste· ria di conversione e alle malattie organiche, L'angoscia e il senso di colpa di cui stiamo parlando sono inoltre i responsabili principali della rimozione dell'orgoglio e della gioia, origi· nariamente fortissimi, del ruolo femminile. 11 risultato di tale rimozione è lo svilimento della capac1ta d1 essere madre, che all'inizio era tanto apprezzata, La bambina viene cosl a perdere il potente sostegno che al bambino deriva dal possesso del pene e che essa stessa troverebbe nell'aspettativa della maternità futura. Poiché l'intensissima paura della bambina per la propria femminilità contribuisce senz'altro a tenere a bada gli impulsi libidici essa appare in certo qual modo analoga all'angoscia di evirazione del maschietto. Ma l'angoscia di evirazione del bambino, che si riferisce al pene e cioè a qualcosa che esiste visibilmente, ha un corso diverso, un corso che si può definire più acuto di quello dell'angoscia della bambina, Questo è più
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cronico, perché l'angoscia si riferisce a organi interni di cui la bambina ha inevitabilmente una minore conoscenza. Inoltre non può non produrre risultati diversi il fatto che l'angoscia del bambino è determinata dalla componente paterna del Super-io menue quella della bambina è determinata dalla componente materna. Freud ha detto che il Super-io della bambina evolve secondo linee diverse da quelle del bambino. E infatti mentre da un lato troviamo continuamente conferma del fatto che la gelosia ha una parte molto maggiore nella vita delle donne che in quella degli uomini, perché rafforzata dall'invidia a suo tempo spostata sul maschio a causa del pene, dall'altro troviamo che è tipico delle donne possedere una grande capacità - che non si basa su una mcra sovracompensazione - di non curarsi dei propri desideri e di dedicarsi con abnegazione a compiti etici e sociali. Poiché questa capacità è di natura inuinsccamente materna non la si può far risalire alla mescolanza di peculiarità maschili e femminili - insita nella bisessualità degli esseri umani - che influenza la formazione del carattere individuale. Io credo che per spiegare come mai le donne possano muoversi nell'ampio arco che va dalla gelosia più gretta all'amore più aluuistico occorra prendere in esame le condizioni specifiche della formazione del Super-io femminile. La gelosia e l'odio della bambina piccola derivano dalla prima identificazione con la madre, che ha luogo quando le pulsioni sadico-anali sono largamente predominanti; ella si costruisce allora un. Supcr-io crudele corrisponllente alla sua imago materna. Il Super-io che in questo stesso stadio evolve dall'identificazione con il padre può essere anch'esso minaccioso e suscitare angoscia ma mai, pare, nella misura di quello che nasce dall'identificazione con la madre. Quanto più, però, l'identificazione con la madre si stabilizzerà su base genitale tanto più sarà caratterizzata dalla tenerezza e dalla sollecitudine della madre altruistica assunta a ideale dell'lo. L'atteggiamento affettivo reale dipende dunque dalla misura in cui l'ideale dell'lo materno è caratterizzato dalle peculiarità degli stadi pregenitali o da quelle dello stadio genitale. Quando però sopravviene la conversione attiva dell'atteggiamento emotivo in occupazioni sociali o di analogo valore ciò che sembra operare è l'ideale dell'lo paterno. La profonda ammirazione che la bambina ha provato da piccola per l'attività genitale del padre ha provocato a suo tempo la formazione Oi un Super-io paterno dal quale la bambina è stata. indotta a. proporsi fini attivi mascolini che non potrà mai conseguire. Se, in forza di certi fattori dello sviluppo, lo stimolo a conseguire questi fini permane abbastanza forte quando si è aduhe, proprio l'impossibilità di conseguirli può dare impulso ad altri sforzi che, combinati con il potenziale di abnegazione derivante dal Super-io materno, forniscono a talune donne la
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capacità di rendimenti eccezionali in campi particolari e specie sul piano dell'intuito. Anche nel bambino il Super-io materno, clic genera in lui, come nella bambina, identificazioni sia rozzamente crudeli sia amorevoli e altruistiche, trae origine dalla fase femminile. Per il bambino però questa fase è transitoria; egli l'attraversa per riassumere (in misura variabile, certo) l'identificazione con il padre. Per quanto la componente materna resti impressa nella formazione del Super-io, è tuttavia pur sempre il Super-io paterno e influire decisivamente e fin dal principio sulla vita del maschio. Esso fa sl che anche il bambino si proponga come modello la figura di una personalità superiore, ma, poiché il bambino "è fatto a immagine" del suo ideale, tale ideale non è per lui irrealizzabile. La paura di essere lesa nella propria femminilità incide profondamente nel complesso di evirazione della bambina e spinge la bambina a esagerare il valore del pene che a Ici manca; quest'esagerazione appare quindi più manifesta della sottostante angoscia per la propria femminilità. Al riguardo vorrei ricordarvi i lavori di Karen Horney, che è stata la prima a indagare le fonti del complesso di evirazione nelle donne in quanto fonti inerenti alla situazione edipica. Sempre a questo proposito devo riferire sull'importanza che certe esperienze della prima infanzia hanno per lo sviluppo sessuale. Nella mia conferenza al Congresso di Salisburgo del 1914 dissi che se l'osservazione del coito parentale ha luogo in una fase avanzata dello sviluppo produce degli effetti di carattere traumatico; se invece si verifica in età molto precoce l'esperienza stessa si fissa alla fase libidica in cui ha luogo e diventa parte integrante dello sviluppo sessuale. Devo ora aggiungere che questa fissazione può far presa anche sul Super-io in via di formazione in tale fase libidica e quindi danneggiarne lo sviluppo ulteriore. Ovviamente, perciò, quanto più la formazione del Super-io raggiunge il suo culmine nella fase genitale tanto meno saranno prominenti nella sua organizzazione le identificazioni sadiche e tanto più sarà probabile sia il conseguimento della salute psichica sia lo sviluppo di una personalità di alto livello etico. C'è un'altra categoria di esperienze della prima infanzia che mi ha dato l'impressione di essere tipica e che ha una rilevanza straordinaria. Queste esperienze seguono perlopiù da presso le osservazioni del coito e sono causate o favorite dagli eccitamenti che tali osservazioni producono. Mi riferisco ai rapporti sessuali che i bambini piccoli sperimentano ua loro ~ tra fratelli e sorelle o tra compagni - e che vanno dall'esibirsi e guardarsi al toccarsi, al defecare e orinare insieme, alla fellatio, al cunnilingio e sovente a veri e propri tentativi di coito. Tali esperienze, che subiscono una rimozione profonda, vengono investite da intensi sensi
di colpa; questi derivano· principalmente dal fatto che l'oggetto amoroso, la cui scelta è stata determinata dal premere dell'eccitamento dovuto al conflitto edipico, è sentito dal bambino come un sostituto del padre o della madre. In tal modo questi rapporti, che non sembrano avere nessuna gravità intrinseca e ai quali, a quanto pare, non sfugge nessun bambino allorché viene a essere stimolato dallo sviluppo edipico, assumono il carattere di un rapporto edipico attuato realmente ed esercitano un'influenza decisiva sulla conformazione ulteriore del complesso edipico, sul distacco da esso e sulle relazioni sessuali future. Inoltre esperienze dì questo genere costituiscono punti di fissazione importanti nello sviluppo del Supcr-io; per effetto del bisogno di punizione e della coazione a ripetere esse spingono non di rado il bambino a una certa "compiacenza" a subire traumi sessuali. Al riguardo ricorderò che Abraham (1907) ha dimostrato come la propensione a provare traumi sessuali faccia parte dello sviluppo sessuale dei bambini. Nelle analisi tanto degli adulti quanto dei bambini l'indagine analitica di queste esperienze mette chiaramente in luce i nessi tra la situazione analitica e tali prime fissazioni e ha perciò una grande importanza terapeutica. Nel riassumere quanto ho detto voglio innanzitutto precisare che le mie conclusioni non sono in contrasto, a mio parere, con quanto è stato enunciato dal professor Freud. Credo che il punto essenziale delle considerazioni supplementari da mc proposte consista nel fatto che io faccio risalire i processi a una data anteriore e che secondo· me le diverse fasi (specie negli stadi iniziali) si mescolano tra loro più liberamente di quanto si sia supposto finora. I primi stadi del conflitto edipico sono tanto dominati dalle fasi pregenitali che la fase genitale, allorché comincia a essere attiva, ne è fortemente oscurata, e solo più tardi, fra il terzo e il quinto anno di età, diventa chiaramente riconoscibile. Non vi è dubbio che il complesso edipico e la formazione del Super-io raggiungono il loro culmine in questa età, Ma a me sembra che finora non ci si sia resi conto di quale grande importanza abbia il fatto che le tendenze edipiche iniziano molto prima di quanto si creda, che la pressione del senso di colpa si riconnette quindi ai livelli pregenitali, e che tutto ciò esercita ben presto un'influenza decisiva sullo sviluppo edipico da un lato e su quello del Supcr-io dall'altro, e di conseguet:lza sulla formazione del carattere, sulla sessualità e sull'intera evoluzione dell'individuo. Nelle analisi dei bambini ho riscontrato il valore terapeutico di queste nuove cognizioni, ma esso non si limita a tale ambito. Ho potuto controllare le conclusioni che ne derivano in analisi di adulti, e in queste ho trovato conferma non solo della loro imponanza terapeutica ma anche della loro validità teorica,
Capitolo 9 La personifìcazione nel gioco infantile
In un precedente lavoro 1 ho accennato a tal uni meccanismi che nelle analisi dei bambini mi sono apparsi come elementi fondamentali dei loro giochi. In esso ho indicato che il contenuto specifico di certi giochi che si ripetono continuamente, benché in fonne diversissime, è costituito so· stanzialmente da fantasie di masturbazione, e che una delle funzioni principali di tali giochi è fornire una scarica a queste fantasie. Ho inoltre sfiorato l'argomento della rilevante analogia esistente fra i modi della rappresentazione Iudica e quelli della rappresentazione onirica, e del peso che l'appagamento di desiderio ha in entrambi i tipi di attività psichica. Ho infine richiamato l'attenzione su uno dei meccanismi principali ope· canti nei giochi, quello dell'invenzione di "personaggi" e dell'attribuzione di ruoli da parte del bambino, Tema del presente lavoro è trattare parti· colareggiatamente questo meccanismo nonché il rapporto fra i personaggi, o le "personificazioni", introdotti dal bambino c l'elemento dell'appagamento di desiderio. Illustrerò il tema con una serie di casi attinenti a diversi tipi di disturbi psichici. Per quanto concerne i bambini schizofrenici, l'esperienza mi ha finora insegnato che essi non sono capaci di gioco vero e proprio. Essi si limitano a ripetere monotonamente determinate azioni, ed è un'impresa veramente ardua cercare di penetrare per questa via nel loro inconscio. Quando ci si riesce, si trova che l'appagamento di desiderio connesso a tali azioni consiste soprattutto nella negazione della realtà e nell'inibizione della fan· tasia. In questi casi di estrema gravità la personificazione non ha luogo. Accade divernmente in situazioni di minore gravità. Nel caso di una mia piccola paziente, Erna, che iniziò il trattamento quando aveva sei anni, una grave nevrosi ossessiva mascherava una paranoia che venne in 'Vedi "l principi psicologici dell'analisi infan1ile",
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luce a seguito di un lavoro d'analisi considerevole. Perlopiù, nei suoi giochi, io impersonavo un bambino o una bambina mentre lei era la madre o un insegnante. Allora dovevo subire ogni sorta di tormenti e mortificazioni, Se per caso, nel gioco, ero trattata gentilmente, di norma risultava che la gentilezza era solo simulazione, I caratteri della paranoia si manifestavano nel fatto che ero continuamente spiata, che la gente leggeva i miei pensieri, e che il padre o il maestro si alleavano con la madre contro di me; che, insomma, ero sempre circondata da persecutori. Io stessa poi, nella parte della bambina, dovevo spiare e tormentare continuamente gli altri, Talvolta era Ema a fare la parte della bambina, In questo caso (in cui la bambina era sempre "buona") il gioco si concludeva in genere con il suo sfuggire alle persecuzioni, diventare ricca e potente, essere fatta regina c vendicarsi crudelmente dei persecutori. Dopo aver esaurito il suo sadismo in queste fantasie chiaramente non impedite da alcuna inibizione (cosa che avvenne solo a seguito di un lungo periodo di analisi) sopravveniva in lei una reazione di depressione profonda, di angoscia e di sfinimento fisico. Questa reazione denunciava la sua incapacità di tollerare la tremenda oppressione di cui pativa e che si rifletteva nel gioco, un'incapacità che peraltro si manifestava con molti altri sintomi gravi, l Nelle fantasie della bambina tutti i ruoli impersonati o attribuiti si inserivano in uno schema fisso nel quale le due parti principali - quella del Super-io persecutore e quella dell'Es o, a seconda dci casi, dell'Io minacciato ma non meno crudele - corrispondevano a una formula unica. Nei giochi l'appagamento di desiderio aveva aspetti diversi e contraddittori ma fondamentalmente consisteva nel tentativo di Erna di identificarsi con la parte più forte al fine di dominare l'angoscia di persecuzione, L'lo, gravemente oppresso, cercava di influenzare o di ingannare il Super-io per impedirgli di schiacciare l'Es, come minacciava di fare. D'altra parte l'lo tentava anche di porre l'estremamente sadico Es a servizio del Super-io e ottenere che i due operassero congiuntamente nella lotta contro un nemico comune, Tutto ciò richiedeva un largo impiego dci meccanismi di proiezione c di spostamento, Quando Erna assumeva la parte della madre crudele, il nemico era il bambino "cattivo"; quando era Ici stessa ad assumere la pane del bambino perseguitato, ma che ben presto diventava potente, il nemico era rappresentato dai genitori "malvagi", Nell'uno e nell'altro caso c'era sempre una ragione, che l'Io cercava di rendere accettabile al Super-io, per indulgere al 'Sptro di pubblicue quanto prima un libro che conterei un resoconto più puticolareggino di questo caso clinico. [Il caso di Erna, tema della ccbzionc gii presentata al Congresso di WUrzburg delt914. oltre che trovare diffusi riferimenti nella l'sit:Otm4· lisi dti b~~mbini (19)1) ne costituici sostanzialmente il terzo capitolo, intitoluo appunto ~una nevrosi osscssiva in una bambina di sci anni~.]
sadismo sfrenato. Secondo i termini del "patto di alleanza" che ne deri· vava, il Super·io agiva contro il nemico come si trattasse dell'Es. L'Es, però, continuava a perseguire segretamente il suo soddisfacimento oltre· modo sadico, i cui oggetti erano pur sempre gli oggetti dci capponi pri· mari. Il soddisfacimento libidico che proveniva all'Io dal trionfo su avversari interni ed esterni serviva inoltre a placare il Super-io e aveva perciò un effetto considerevole nella riduzione dell'angoscia. In casi di minore graviti una siffatta "alleanza" può avere un relativo successo e mantenersi senza essere rilevata dal mondo esterno né sfociare in vistose manifestazioni patologiche. Ma nel caso di Erna crollava continuamente a causa dell'eccessivo sadismo dell'Es e del Super-io. Ogni volta l'Io tornava a riunire le proprie forze con quelle del Super-io per cercare di punire l'Es e trame un certo soddisfacimento, ma ogni voha l'esito era inevita· bilmente un fallimento. Il continuo prodursi di reazioni d'angoscia e di rimorso dimostrava che nessuno degli appagamenti di desiderio, in contraddizione l'uno con l'altro, poteva mantenersi a lungo. L'esempio che segue mostra come in un caso di malattia analogo a quello di Erna i disturbi erano affrontati diversamente solo per certi aspetti particolari. Georgc, che allora aveva sci anni, mi presentò per .mesi una serie di fantasie nelle quali, in qualità di capo potente di una banda fonnata da cacciatori selvaggi e da bestie feroci, combatteva, sbaragliava e metteva crudelmente a morte i suoi nemici, anche questi affiancaci da bestie feroci che venivano poi divorate. La battaglia non aveva mai fine perché comparivano sempre nuovi nemici. Anche in questo bambino l'analisi mise in luce, dopo essersi protratta considerevolmente, oltre a caratteristiche nevrotichc, tratti spiccatamente paranoici. George si era sempre consciamente l sentito circondato e minacciato (da maghi, streghe e soldati) ma, diversamente da Erna, aveva cercato di difendersi con l'aiuto di figure protettive, che tuttavia erano pur sempre creature di pura fantasia. Nelle sue fantasie l'appagamento di desiderio era in una certa quale misura analogo a quello insito nel gioco di Erna. Anche nel caso di George l'Io cercava di evitare l'angoscia identificandosi con il partito più forte, cosa che faceva fantasticando di essere potente. Anche George cercava di fare del nemico un nemico "cattivo" per placare il Super-io. In lui, però, il sadismo non era cosl prepotente come in Erna, e il sadismo primario che sottendcva la sua angoscia era dissimulato meno artificios:tmcnte. Il suo Io si identificava più completamente con l'Es cd era meno disposto a venire a patti con il Super-io. L'angoscia era schivata 1 Come tanti nitri bambini, Gcorgc aveva sempre tenuto segreto il contenuto della sua angnscia a coloro che lo circondavano. Tuttavia ne presentava segni palesi.
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con un notevole distacco dalla realtà,4 L'appagamento di desiderio prevaleva nettamente sul riconoscimento della realtà, una tendenza che per Freud costituisce un criterio distintivo della psicosi. Ciò che distingueva il modello delle pcrsonificazioni di George da quello del gioco di Ema era il fatto che nelle sue fantasie recitavano una parte delle figure protettive, Nei suoi giochi erano rappresentate tre parti principali: quella dell'Es, quella del Super-io in veste di persecutore e quella del Super-io in veste di protettore, Nella nevrosi ossessiva grave l'attività Iudica del bambino può essere rappresentata esemplarmente dal seguente gioco di una mia piccola paziente di due anni c otto mesi, Rita. Con un cerimoniale chiaramente ossessivo ella metteva a letto la sua bambola avvolgendola strettamente nelle coltri e poneva ai piedi del letto un elefante. L'elefante doveva impedire alla "bambina" di alzarsi, altrimenti eSS3 si sarebbe inuufolata nella camera da letto dei genitori e avrebbe fatto loro del male o li avrebbe depredati di qualcosa. L'elefante (un'imago del padre) doveva svolgere la parte del personaggio che impedisce, Rita aveva introiettato la figura del padre come personaggio "che impedisce" fin da quando, tra i quindici e i ventiquattro mesi di età, aveva desiderato usurpare il posto della madre, depredarla del bambino dì cui era incinta nonché danneggiare fisicamente ed evirare tanto il padre quanto la madre. Le reazioni di rabbia c di angoscia che comparivano nei suoi giochi quando la "bambina" veniva punita, dimostravano che Rita immaginava di recitare due parti: quella delle autorità che infliggono la punizione e quella del bambino che la riceve. L'unico appagamento di desiderio che si palesava nel suo gioco ossessivo era rappresentato dal fatto che l'elefante riusciva a impedire alla "bambina" di alzarsi, I "personaggi" del gioco erano soltanto due: la bambola, che incarnava l'Es, c l'elefante dissuasore, che rappresentava il Super-io, L'appagamento di desiderio consisteva nella sconfitta dell'Es da parte del Super-io. Questo appagamento di desiderio e l'attribuzione dei ruoli dell'azione a due "personaggi" sono interconnessi, poiché il gioco rappresenta il conflitto tra il Super-io e l'Es, il conflitto cioè che nelle nevrosi gravi domina quasi completamente i processi psichici. Anche nei giochi di Erna abbiamo visto queste personificazioni, così come abbiamo visto l'inAuenz.a di un Super-io dominante e l'assenza di ogni imago protettrice, Ma, mentre nel caso di Ema l'appagamemo di desiderio stava nell'alleanza con il Super-io, e nel caso di Gcorge nella sprezzante resistenza al Super-io (con il distacco dalla realtà), nel caso di Rita stava nella • Con il proccd~re dello sviluppo, il disuceo di George dalla realtà si era fauo sempre più spiccato. Egli era complcum~ntc preso nella rete delle sue fantasie.
sconfitta dell'Es da parte del Super-io. Occorre tuttavia dire che' il mantenimento di questa supremazia del Super-io divenne possibile grazie al lavoro analitico già fatto. All'inizio l'esorbitante severità del Super-io bloccava ogni attività fantastica; Rita non cominciò a fare i giochi di fantasia del tipo descritto se non quando il Super-io divenne meno severo. Questo costituiva un progresso rispetto allo stadio precedente nel quale l'inibizione al gioco era totale, un progresso dovuto al fatto che il Super-io non era più soltanto minaccioso, minaccioso in modo assurdo e terrorizzante, ma cercava ora, con le sue minacce, di impedire azioni proibite. D'altra parte l'incapacità o la mancanza di rapporto fra il Super-io e l'Es dà luogo a quella violenta repressione pulsionale che consuma tutte le energie del soggetto e che è tipica delle gravi nevrosi osscssive degli adulti,s Prendiamo ora in esame un gioco che Rita cominciò a fare in un periodo in cui la nevrosi ossessiva era divenuta meno grave, Quando ebbe tre anni e l'analisi aveva già fatto un certo corso Rita inventò un "gioco del viaggio" che si perdurò per quasi tutta l'analisi configurandosi nel modo che segue. Rita e il suo orsacchiotto (che allora rappresentava il padre) prendevano il treno per andare a visitare una donna buona e gentile che doveva riceverli con molta ospitalità e fare loro·dci doni, Nella fase iniziale di questo periodo dell'analisi in genere interveniva qualcosa che rovinava il lieto fine del gioco. Rita voleva condurre lei il treno e sbarazzarsi del macchinista, Costui però o rifiutava di andarsc:nc o, dopo essersene andato, tornava indietro e la minacciava. Talvolta sopravveniva una donna cattiva che impediva il proseguimento del viaggio, oppure all'arrivo non c'era una donna buona ma una caniva. La differenza tra l'appagamento di desiderio di questo gioco (anche così perturbato) e quello dei casi riferiti prima è evidente. In questo gioco il soddisfacimcnto libidico è positivo e il sadismo non ha la parte cospicua che ha negli altri casi. Come nel gioco di George, i ruoli principali dei "personaggi" sono tre: quello dell'lo o dell'Es. quello di una figura che protegge o gratifica e quello di una figura che minaccia o frustra. Le figure che proteggono, soccorrono o gratificano inventate nei giochi si conformano soprattutto a modelli di pura fantasia, come si è visto chiaramente nel caso di George, In un altro caso, quello di un bambino di quattro anni e mezzo, compariva una "mamma fata" che so'Rita soffriva di una nevrosi ossessi v• insolita per la sua età, carattcri;rntl. da un complesso rituale d1. seguire nell'andare 1.lctto e da altri gravi sintomi ossessi vi. Secondo la mia esperie~~U~, quando i bambini in tenera ed. soffrono di disturbi come quelli che contr::tddisdnguono la nevrosi osscssiva quale l'ass<:rviamo negli adulti, la loro malattia è gravissima. La presenza di canttcristiche osscssive isolate, nel quadro deUe comuni nevrosi inf3ntili, costituisce invece, a mio parere, un fenomeno normale.
leva venire di notte a portare delle buone cose da mangiare che spartiva con il bambino. Ciò che veniva mangiato era il pene del padre, che lei gli aveva sottrà.tto di nascosto. In un'altra analisi ancora, la umamma fata~ guariva con una bacchetta magica tutte le ferite che i crudeli genitori avevano inferte al bambino; poi, insieme a lui, li uccideva atrocemente. Io mi sono resa conto che queste imago dalle fantastiche qualità buone o cattive sono presenti nei bambini come negli adulti e che la loro attività costituisce un meccanismo psichico universale. 6 Esse sono espressioni dei vari stadi di transizione dal Super-io spaventosamente minaccioso, del tutto avulso dalla realtà, alle identificazioni più strettamente connesse alla realtà. La graduale trasformazione di queste figure di transizione in quelle (via via più realistiche) del padre e della madie come protettori può essere osservata costantemente nelle analisi del gioco; da essa mi pare si possa apprendere molto per la nostra conoscenza della fonnazione e della costituzione del Super-io. Secondo la mia esperienza, agli inizi della sua formazione, che ha luogo al primo insorgere del conflitto edipico, il Super-io ha un carattere tirannico, modellato sugli stadi pregenitali allora in ascesa. In questo periodo l'influenza della pulsione genitale ha già cominciato a farsi sentire, ma inizialmente in misura appena percettibile, L'evoluzione ulteriore del Super-io verso la gcnitalità dipende fondamentalmente dal predominare della fissazione orale nella forma della suzione o in quella del mordere. Perché ri abbia il primato della fate genHale sia nello sviluppo libidico sia in quello del Super-io è neccmrria una fissazione sufficientemente forte alla fare OTale della suzi011e, Nel corso del processo, poi, quanto più lo sviluppo libidico e del Super-io progredisce dai livelli pregenitali al livello genitale tanto più le identificazioni fantastiche che hanno a oggetto l'appagamento di desiderio (e la cui fonte è l'immagine della madre che procura i soddisfacimenti orali)1 si accostano alle figure dei genitori reali, Nella fase iniziale dello sviluppo dell'Io le imago del bambino, sebbene siano effettivamente costruite sul modello degli oggetti edipici reali, portano tuttavia l'impronta delle pulsioni pregenita\i, Delle figure di fantasia che divorano, fanno a pezzi ecc., e nelle quali vediamo operare una
'Ne è un C$Cmpio l'assucda credenza in un Dio che d gssistcrcbbe nel perpcrnare ogni sorta dì atrocità (come nel caso dtll'uldma guerra, che è solo il più teeente) pcc distruggere il nenùco e il suo pae:se. 'N d pcecedenti due scritti ho e:sposto la mia conclusione secondo cui, in entrambi i sessi, l'allontanamento dalla madre quale oggetto d'amore otllle è derenninato dalle frustr;~zioni orali subite a causa sua c che ndla vita psichica del bambino l'immagine della madre che fnutra si perperoa come immagine di madre temuta. A quosto punto desidero ricordare che Rad6 (t9>8, p. 4>0) fa risalire alla stessa causa quella scWionc dell'imago materna in madre buona c madre cattiva che è alla base delle sue idee sulla genC:Si della melanconia.
r-n111calone MI gto. lnhntll•
mescolanza delle diverse pulsioni pregenitali, sono responsabili le fissazioni libidiche a punti degli stadi corrispondenti, sotto la cui influenza, nel corso del successivo sviluppo della libido, le imago sono introiettate. Il complesso del Super-io viene quindi a essere costituito dalle diverse identificazioni assunte ai vari stadi di sviluppo dei quali esse portano l'impronta, Con l'instaurarsi del periodo di latenza termina sia lo sviluppo libidico che quello del Super-io.8 Già durante il processo di costituzione del Super-io, l'Io, avvalendosi della propria tendenza a sintetizzare, si sforza di unificare le varie identificazioni, Quanto più, però, le imago sono opposte e acutamente contrastanti tanto meno riesce la loro sintesi e tanto più è difficile mantcnerla stabile. L'influenza esagerata di questi opposti modelli dì imago, l'eccessiva intensità del bisogno dì figure amorevoli per contrastare quelle minacciose, la rapidità della trasfomiazione degli alleati in nemici (che peraltro spiega perché l'appagamentO di desiderio nel gioco viene spesso a mancare improvvisamente), sono tutti segni che indicano il fallimento del processo di sintesi delle identificazioni. Questo fallimento si esprime nell'ambivalenza, nella propensione all'angoscia, nell'assenza di un equilibrio stabile o nel suo crollo repentino, e nel rapporto carente c imperfetto con la realtà tipici dei bambini nevrotici.9 La necessità di sintesi delle identificazioni trae origine dalle difficoltà che il soggetto prova nel vivere armonicamente con un Super-io costituito da imago contrastanti, IO Quando si instaura il periodo di latenz:1. e le esigenze della realtà aumentano, il soggetto si sfof7.a ancor più di sintetizzare il Super-io per poter stabilire fondatamenre un equilibrio tra Super-io, Es e realtà, Torniamo ora al tema della per:sonificazione nel gioco. Io sono arrivata alla conclusione che la scissione del Super-io nelle identificazioni primarie introiettate nei diversi stadi di sviluppo costituisce un meccanismo strettamente connesso, e in certo qual modo analogo, a quello della proiezione. Ritengo che i due meccanismi (scissione e proiezione) siano tra gli elementi operativi più importanti della tendenza alla pcrsonificazione nel gioco. Grazie ad essi la sintesi del Supcr-io - che si può mante'Feniche! (19z8), nell'esporre i miei contributi al problema dell~ fonnarionc del Supcr-io, incorre in un errore allorché ritiene che secondo la mia tesi lo sviluppo del Supcr-io termina· nd secondo d.. La tesi ava~ta nei miei ~critti i c~c b. formazione
c.,.rtolonono
nere solo a prezzo di uno sforzo più o meno grande - può essere temporaneamente abbandonata e, per di più, si allenta la tensione insita nel far perdurare la tregua fra tutto il complesso del Super-io e l'Es. n'conflitto intrapsichico diventa quindi meno violento e può essere spostato nel mondo esterno. Il guadagno di piacere cosl ottenuto si accresce ancor più quando l'Io scopre che lo spostamento del conflitto nel mondo esterno fornisce numerose prove, concrete e reali,· che processi psichid investiti di angoscia e di senso di colpa possono avere un esito favorevole e l'angoscia può essere ridotta considerevolmente. Ho già detto che nel gioco si rivela l'atteggiamento del bambino nei confronti della realtà, Chiarirò ora come questo atteggiamento sia in rapporto con l'appagamento di desiderio c con la personificazione, i due elementi che finora abbiamo usato come criteri di giudizio della situazione psichi ca. Nell'analisi di Ema fu a lungo impossibile rilevare e precisare il suo rapporto con la realtà. Pareva che non vi fosse alcuna connessione tra la madre amorosa e gentile della vita reale e le mostruose persecuzioni c mortificazioni che "ella" infliggeva alla bambina; un abisso sembrava separare l'una dalle altre, Quando però l'analisi raggiunse lo stadio in cui i tratti della paranoia si fecero più evidenti comparve un numero sempre maggiore di particolari che rispecchiavano, in una forma grottescamente distorta, la madre reale, Si palesò allora l'atteggiamento della bambina nei confronti della realtà, una realtà, inutile dirlo, altrettanto deform:~ta. Con una capacità di osservazione molto acuta, Ema coglieva ogni dettaglio delle azioni e dei moventi di coloro che la circondavano ma li elaborava illusoriamente nel suo ordine di idee di essere perseguitata e spiata. Per esempio era convinta che i rapporti sessuali dei gerùtori (che lei immaginava si verificassero tutte le volte che essi rimanevano soli) e tutti i segni d'affetto che essi si scambiavano erano provocati dal desiderio materno di suscitare la sua gelosia. Attribuiva lo stesso proposito ad ogni gioia della madre, anzi di chiunque, specie se donna. Riteneva che le donne si mettessero dei bei vestiti per farle dispetto. Era però conscia del fatto che in queste sue idee c'era qualcosa di singolare e stava molto attenta a tenerle segrete. Nel gioco di George, come ho già detto, vi era un isolamento considerevole dalla r«;altà, Anche nel primo periodo dell'analisi di Rita, quando predominavano al massimo le immagini che minacciavano e purùvano., il suo gioco non mostrava quasi nessun rapporto con la realtà. Nel secondo periodo deU'analisi, invece, questo rapporto .si manifestò in una fonna che possiamo considerare tipica dei bambini nevrotici, anche di bambirù più cresciuti di Rita. Nel suo gioco comparve allora la tendenza, ben diversa dall'atteggiamento del bambino paranoico, a riconoscere la realtà, ma
hroonlflculonio MlglO
solo nella misura in cui si connetteva alle frustrazioni Sllbìte in passato e mai Sllperate. Sotto questo aspetto possiamo fare un confronto con il notevole di· stacco dalla realtà che si manifestava nel gioco di George. Esso consentiva una grande libenà alle Sile fantasie, che potevano essere affrancate dal senso di colpa appunto perché molto distanti dalla realtà. Nella Sila analisi ogni passo avanti nell'adattamento alla realtà componava quantità rile· vanti di angoscia e una più forte rimozione delle fantasie. Quando però questa rimozione veniva a sua volta eliminata e le fantasie tornavano a esprimersi, libere ma molto più connesse alla realtà, c'era sempre un grande progresso nell'analisi. IL Nei bambini nevrotici, in conclusione, ha luogo un ucompromesso~: si ammette il riconoscimento dì una porzione molto limitata della realtà contro la negazione della parte restante. Contemporaneamente si ha la notevole rimozione delle fantasie di maSturbazione interdette dal senso di colpa. Il risultato è quell'inibizione al gioco e all'apprendimento che si rileva comunemente nei bambini nevrotici. l sintomi ossessivi (innanzi. tutto nel gioco) nei quali essi si rifugiano riflettono appunto il compro· messo tra il blocco notevole della fantasia e il cappone carente e impcr· fette con la realtà; questo compromesso consente fondamentalmente forme estremamente limitate di soddisfacimento. Il gioco dci bambini normali mostra un equilibrio migliore tra fantasia e realtà.. Riassumerò ora gli atteggiamenti nei confronti della realtà quali si rile· vano in bambini affetti da tipi diversi di malattia. Nei bambini affetti da parafrenia si ha la massima rimozione della fantasia e il massimo distacco dalla realtà. Nei bambini paranoici il rapporto con la realtà è assoggettato a un'attività della fantasia nella quale predomina l'illusorio. Le esperienze rappresentate nel gioco dai bambini nevrotici sono in una certa qual mi· sura intrise dall'osscssività del loro bisogno di punizione e dal loro timore che le cose finiscano male, I bambini normali, invece, sono in grado di padroneggiare meglio la realtà. I loro giochi mostrano che essi hanno una maggiore capacità. di influire sulla realtà. e di viver]a armoniosamente con le loro fantasie. Inoltre, se non sono in grado di mutare la situazione reale, sono più capaci di sopportarla perché la maggiore libertà della loro fantasia fornisce loro una via di scampo, e anche perché dispongono di "A questo progresso si accompagnava sempr~ una cresei1a considerevole della ~· padtà di sublimare. Le fantasie, afhancatc dal senso di colpa, parevano esser~ sublimat~ più conformemente alia realtà. A questo punto mi si consenta di dire che i risultati delle analil;i dci bambini, po:r quanto conceme la crescita della capacità di sublimare, sopravanzano di gran lunga quelli che l'analisi può otlenere nee:li adul1i. Anche in tnmbini
~%t;ar;~~~~~l~:~i~~ ~~voa:~a~i!~fl~~~~o~~~11:;ilà s:S':en~t colpa viene eliminalo
Capitolo nano
una più completa possibilità di scaricare egosintonicamente (attraverso le attività ludiche e la sublimazione) le fantasie di masturbazione, cosa che offre loro maggiori possibilità di soddisfacimento. Riconsideriamo ora il rapporto tra l'atteggiamento nei confronti della realtà e i processi di personificazione e di appagamento di desiderio. Nel gioco dei bambini nonnali questi processi attestano un influsso più intenso e più duraturo delle identificazioni originatesi a livello genitale. Quanto più le imago si approssimano agli oggetti reali tanto più spicco assume la bontà (caratteristica degli individui nonnali) del rapporto con la realtà. Il rapporto con la realtà alterato o spostato, che caratterizza malattie ,come la psicosi e la nevrosi ossessiva grave, è invece quello che fa sì che in esse l'appagamento di desiderio sia negativo e nel gioco si diano personificazioni di modelli oltremodo crudeli. Da tutto ciò ho cercato di dimostrare che in questi casi predomina massimamente un Super-io tuttora improntato agli stadi primitivi della sua formazione. La conclusione a cui sono pervenuta è quindi che il predominio di un Super-io terrorizzante introiettato nei primissimi stadi dello sviluppo dell'Io costituisce un fattore di base dei disturbi psichici. Nel presente scritto ho esposto particolareggiatamente la funzione di rilievo che il meccanismo della personificazionc ha nel gioco infantile. Devo ancora precisare quale rilievo abbia questo meccanismo anche nella vita psichica degli adulti. Il risultato a cui sono pervenuta è che esso costituisce la base di un fenomeno di grande importanza generale, di un fenomeno che ha un valore essenziale nel lavoro analitico con i bambini e con gli adulti, e cioè della traslazione. Se la fantasia di un bambino è abbastanza libera, egli attribuirà all'analista i ruoli più diversi e contrastanti. Gli farà assumere, per esempio, la parte dell'Es, perché, grazie a questa proiezione, le sue fantasie potranno essere scaricate senza suscitare molta angoscia. Genld, per esempio, per il quale pure imp~rsonavo la "mamma fata" che gli portava il pene del padre, mi faceva recitare spesso la parte di un bambino che entrava furtivamente di notte nella gabbia di una "madre leon~ssa" per aggredire e portue via i cuccioli che poi ammazzava e divorava. Dopo di che si trasformava egli stesso nella leonessa, che mi scopriva e mi uccideva atrocemente. I ruoli erano alternati a seconda della situazione analitica e della quantità di angoscia latente. In certi casi, per esempio, ma in un periodo successivo, era il bambino stesso a recitare la pa'rte di colui che si insinuava furtivamente nella gabbia della leonessa, mentre a me era assegnata la parte della feroce leonessa. In questi casi, però, i leoncelli erano ben presto sostituiti dalla "mamma fata" protettiva di cui io dovevo assumere il ruolo. In questo periodo il bambino poteva attribuire a sé stesso la parte dell'Es (cosa che en segno di progresso nel suo rapporto con la realtà) perché la sua angoscia si era
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alquanto ridotta, come dimostrava il modo in cui compariva la "mamma fata". . L'attenuazione del conflitto o il suo spostamento nel mondo esterno grazie ai meccanismi di scissione e di protezione costituisce dunque uno dei principali incentivi alla traslazione e una forza motrice dell'operare analitico. Inoltre una più ampia attività della fantasia e una più ricca e positiva capacità di personificare sono requisiti di base di una maggiore capacità di traslazione. Nella paranoia il soggetto ha certamente una ricca fantasia, ma il fatto che nella suuttura del suo Supcr·io predominino le identificazioni crudeli che suscitano angoscia determina la preminente negatività dei modelli che egli si crea e che si riducono esclusivamente ai personaggi stereotipati del persecutore e del perseguitato. Nella schizo. frenia, a mio modo di vedere, la capacità di personificazione e di traslazione viene a mancare, tra l'altro, per difetto di funzionamento del meccanismo di proiezione, cosa che ostacola la possibilità di stabilire o mantenere il rappono con la realtà e il mondo esterno. La considerazione che la traslazione si fonda sul meccanismo della configurazione di personaggi mi ha illuminato su una questione tecnica. Ho gi~ accennato alle frequenti trasfonnazioni repentine del nemico in alleato o in protettore e della madre ubuona" in madre "cattiva". Nei giochi che implicano personificazioni del genere si osserva .invariabilmente che queste trasfonnazioni fanno seguito alla liberazione dall'angoscia per \ effetto delle interpretazioni. Se quindi l'analista assume i ruoli ostili richiesti dalla situazione Iudica e con ciò li assoggetta all'analisi, si ha sempre un progresso nell'evoluzione delle· imago che suscitano angoscia verso identificazioni con attributi di maggiore benevolenza e più vicine alla realtà. In altre parole, uno degli obiettivi più importanti dell'analisi - l'attenuazione della severità esagerata del Super-io - si consegue con l'assLlnzione da parte dell'analista dei ruoli che gli vengono assegnati dalla situazione analitica. Questo è semplicemente un altro modo di presentare quell'esigenza che sappiamo si impone nell'analisi degli adulti, e cioè che l'analista deve essere un mero strumento grazie al quale le varie imago possono essere attivate e le fantasie possono essere vissute e quindi analizzate. Quando nel gioco il bambino gli assegna direttamente certi ruoli, il compito dell'analista è ovvio. Se non si assumesse o non desse almeno l'impressione di recitare i ruoli a lui attribuiti Il interromperebbe il progredire dell'analisi. Ma è solo in cene fasi dell'analisi, e anche in queste non sempre, che ci troviamo di fronte a personificazioni scoperte. Molto più spesso, nelle analisi dei bambini come in quelle degli adulti,
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'"Ou~ndo i bambini mi chiedono di eccitare pani scabrose o spiacevoli io rnolvo ai loro desideri dicendo: Faccio finta di fare così!" N
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dobbiamo dedurre dalla situazione e dal materiale analitico il particolare ruolo ostile che d viene attribuito e che il paziente manifesta con segni di traslazione negativa. La necessaria accettazione di questi ruoli, ovvi nelle personiticazioni scoperte, è egualmente indispensabile quando le pcrsonificazioni che sottendono la traslazione sono più complicate da riconoscere perché presentate in forme mascherate e oscure. Ad ogni modo, l'analista che aspira a giungere tino alle primissime imago che generano angoscia, e cioè a colpire alle radici il rigore del Super-io, non deve avere tendenze preferenziali ad assumere ruoli particolari; deve accettare quello che gli viene assegnato dalla situazione analitica, A conclusione desidero aggiungere qualche parola a proposito della terapia. In questo lavoro ho cercato di dimostrare che l'angoscia più grave c più opprimente deriva dal Super-io introiettato nei primissimi stadi dello sviluppo dell'Io e che il predominio di questo Super-io primitivo costituisce un fattore di base della genesi della psicosi. L'esperienza mi ha persuasa che con l'ausilio della tecnica del gioco è possibile analizzare le fasi iniziali della formazione del Super-io sia nei bambini più piccoli che in quelli più grandi. L'analisi di questi strati profondi riduce l'altissimo grado di intensità e di oppressione dell'angoscia; in tal modo essa apre la via allo sviluppo delle imago benevole che traggono origine dallo stadio orale della suzione e con ciò al conseguimento del primato genitale nella sessualità c nella costituzione del Super-io. Tutto questo ci offre anche prospettive favorevoli per la diagnosi n e la cura delle psicosi nell'infanzia.
"Solo nei casi più gravi le psicosi infantili presentano il quadro delle psicosl dell'adulto. Nei casi meno gravi essi si rilevano soltanto con un'analisi approfondita c lungllmcnte protratta.
Capitolo 10 Situazioni d'angoscia infantile espresse in un'opera musicale e nel racconto di un impeto creativo
Il mio primo tema concerne l'interessantissimo materiale psicologico che sottende il contenuto di un lavoro di Ravel atrua]mente rappresentato a Vienna. Riferirò questo contenuto riprendendolo quasi parola per parola da una recensione di Eduard jakob pubblicata sul "Ber!iner Tageblatt". Un bambino di sei anni siede oziosamente davanti ai suoi compiti di scuola e mordicchia la penna. Il suo atteggiamento mostra quello stadio estremo dell'accidia in cui !'ennui si è trasformata in caftrrd. "Non voglio fare questi stupidi compiti", piagnucola con voce di soprano. "Voglio andare a passeggiare nel parco. Meglio ancora, vorrei mangiare tutte le torte del mondo, o tirare la coda al gatto, o strappare tutte le penne al pappagallo. Mi piacerebbe sgridare tutti. Ma soprattutto vorrei mettere la mamma in castigo." A questo punto si apre la porta. In scena ogni cosa è rappresentata molto ingrandita allo scopo di far risaltare, per contrasto, la piccolezza del bambino; cosl quello che vediamo della madre che entra è la gonna, il grembiule e una mano. Un dito indica i compiti e una voce affettuosa chiede al bambino se li ha svolti. Il bambino si agita con insofferenza sulla sedia e mostra la lingua alla madre. Costei se ne va. Tutto ciò che udiamo è il fruscio delle vesti e le parole "Avrai pane secco e tè senza zucchero". Il bambino è preso dalla rabbia. Si alza di scatto, va a tempestare di pugni la porta, spazza via dal tavolo la tazza e la teiera mandandole in franrumi. Si arrampica su un sedile posto nel vano della finestra, apre la gabbia dello scoiattolo, cerca di colpirlo con la punta della penna e lo scoiattolo fugge attraverso la finestra aperta. Il bambino salta giù e rincorre il gatto. Poi urlando brandisce le molle del camino, le agita, sconvolge furiosamente le braci nel focolare, fa rotolare a calci il bollitore per rutta la stanza, che così è invasa da una nuvola di cenere e di vapore. Fa roteare le molle come una spada e si mette a lacerare la
C.pl1olo .s.dmo
tappezzeria. Spalanca lo sportello dell'orologio a colonna del nonno e ne stnppa il pendolo di rame. Rovescia il calamaio sul tavolo. Fa volare in aria libri e quaderni. Urrah!... Ma ecco che tutti gli oggetti maltrattati si animano. Una poltrona gli impedisce di sedercisi e di !asciargli prendere i cuscini per dormirci sopra. Il tavolo, la sedia, lo scrittoio e il divano all'improvviso si ribel· !ano e gridano: "Fuori il piccolo furfante!" La pendola ha un tremendo mal di pancia e si mette a battere le ore follemente. La teiera si inclina sulla tazza e le due cominciano a parlare in cinese. Ogni cosa si trasforma e diventa spaventosa. Il bambino si ritira contro una parete e si mette a tremare dalla paura e dalla disperazione. Una stufa sputa contro di lui un turbine di faville ed egli si nasconde dietro i mobili. I brandelli stnp· pati dalla tappezzeria si ergono ritti e appaiono, animate, le figure che vi sono stampate: pastori, pastorelle, greggi. Lo zufolo del pastore suona un lamento straziante. Uno squarcio nella tappezzeria, che separa Coriclone dalla sua Amarilli, è come uno squarcio nella struttura del mondo. La triste storia continua; giungerà al suo scioglimento con molta lentezza. Ora di sotto un libro caduto semiaperto e rimasto appoggiato sui bordi della copertina viene fuori, come da un canile, un piccolo vecchietto. I suoi abiti sono fatti di numeri e il suo cappello rassomiglia a una pi [greca]. Ha un regolo ~!colatore e si muove rumorosamente a piccoli passi di danza. t lo spirito della matematica e comincia a fare l'esame al bambino parlando senza posa di millimetro, centimetro, barometro, tri· lione, otto e otto fa quaranta, tre per nove è il doppio di sei. Il bambino si accascia come svenuto! Quasi senza respiro, il bambino cerca poi scampo nel bosco che cir· conda la c~sa. M~ anche qui l'atmosfera è da incubo; insetti, rane - le cui l~mcntose deplorazioni sono rese con terze musicali in sordina -, il tronco di un albero ferito dal quale colano lentamente gocce di linfa - b~sse note prolungate -, libellule, mosconi si lanciano tutti all'attacco dell'intruso. Gufi, gatti e scoiattoli gli si accalcano intorno. La disputa che si accende tra loro su chi debba mordere il bambino diventa un~ zuffa. Uno scoiattolo che ha ricevuto un morso cade a terra strillando davanti al bambino. E questi, istintivamente, si toglie il fiocco che ha al collo e benda la zampa ferita della bestiola. Gli animali sono presi da un grande stupore·e si raccolgono titubanti al fondo della scena. Il bambino ha sussurrato: "Mamma!" Ha ristabilito il mondo umano in cui ci si aiuta, in cui "si è buoni". ".t un bambino buono, un bambino che si comporta molto bene" cantano le bestiole mentre, nel fin:ile, con una marcia lenta e dolce lasciano la scena; e qualcuna non può trattenersi dall'invocare a sua volta: "Mamma!"
A,.o.ct•tnfMltllo
Consideriamo ora attentamente come il bambino ha espresso il piacere di distruggere. Il modo in cui l'ha fatto mi richiama alla mente quella situazione della prima infanzia che nei miei scritti più recenti ho definito di importanza fondamentale per lo sviluppo normale o nevrotico dei bambini. Mi riferisco in particolare alle aggressioni contro il corpo materno e il pene del padre che vi sarebbe contenuto. Lo scoiattolo nella gabbia e il pendolo strappato dalla cassa dell'orologio sono simboli evidenti del pene contenuto nel corpo materno. Che si tratti del pene del padre così come è concepito nell'atto del coito con la madre è indicato dal particolare dello squarcio nella tappezzeria "che separa Coridone dalla sua Amarilli" e che per il bambino, secondo quanto è stato riferito, "è come uno squarcio nella struttura del mondo". E infine, come opera il bambino la sua aggressione, che è aggressione contro i genitori accoppiati? Il calamaio rovesciato sul tavolo, il bollitore fatto rotolare per la stanza, invasa da una nuvola di ceneri e di vapore, sono rappresentazioni di una modalità aggressiva peculiare dci bambini molto piccoli, quella cioè di insudiciare con gli escrementi. Fucassare, strappare, usare le molle come una spada sono altre rap-~ presentazioni del sadismo primario nel quale i bambini piccoli si avval. gono dei denti, delle unghie e v1a da segtmo. Nel mio contributo all'ultimo Congresso (1917) 1 e in altre riunioni della nostra Società ho trattato questa prima fase dello sviluppo nella quale l'aggressione al corpo materno è condotta con tutte le armi di cui dispone il sadismo del bambino. Vorrei ora aggiungere qualcosa a quanto in precedenza ho detto al riguardo e precisare più esattamente in quale punto dello schema dello sviluppo Jibidico proposto da Abraham (191f3, p. 349) va inserita questa fase. I risultati del mio lavoro mi hanno indotta a concludere che la fase in cui il sadismo è al suo culmine, in tutte le zone erogene da cui trae origine, precede il primissimo stadio anale, e che essa assume un'importanza speciale per il fatto di coincidere con lo stadio di sviluppo nel quale compaiono per la prima volta le tendenze edipiche. Ciò vuoi dire che il conflitto edipico esordisce sotto il dominio assoluto del sadismo. La mia tesi che la formazione del Super-io si conforma strettamente fin dal principio alle tendenze edipiche e che penanto l'Io cade sotto il potere del Super-io già in età molto precoce spiega, a mio parere, perché questo potere ha una forza tanto tremenda da far sl che, quando gli oggetti sono introiettati, gli attacchi sferrati contro di essi con ruue le anni del sadismo suscitino nel soggetto la paura di subire attacchi dello stesso tipo da parte degli oggetti esterni e di quelli interio'{Verosimilmente si tntta del Congresso del J settembre 19~7 a Innsbruck, al quale l'autrice aveva contribuito con ~r pdmi stadi del complesso edipico~.]
rizzati. Voglio ora richiamare la vostra attenzione sul come queste mie concezioni si possono collegare a una tesi di Freud che costituisce una delle più importanti nuove conclusioni esposte in 111ibizione, sintomo e angoscia (1915h), e cioè a quella che posrula l'esistenza di situazioni di angoscia o di pericolo nella primissima infanzia. Io ritengo che questa conclusione collochi l'attività analitica su un fondamento più solido e più esattamente definito di quanto lo fosse in passato, fornendoci con ciò un indirizzo metodologico ancora più chiaro. Ma, a mio parere, essa pone anche un'esigenza nuova all'analisi. Freud ipotizza che la situazione di pericolo della primissima infanzia subisca delle trasformazioni nel corso dello sviluppo e che costituisca la fonte dell'operare di una serie di situazioTii d'DTigoscia. Ora, la nuova esigenza che si pone all'analista è che l'analisi dovrebbe riportare completamente alla luce tali situazioni d'angoscia risalendo sino a quella che è la più profonda di tutte. Quest'esigenza di un'analisi completa è delio stesso ordine di quella che Freud, nella parte finale della Storia di UTili Tlevrosi i71(antile (1914b), indicò a suo tempo appunto come un'esigenza nuova, e cioè che un'analisi completa deve portare alla luce la scena primaria. Ma l'assolvimento di questa condizione riesce pienamente efficace solo se vi si aggiunge quello della condizione che ho appena esposta. Solo se l'analista riesce a riportare alla luce le situazioni di pericolo della primissima infanzia e a risolverle chiarendo, in ogni singolo caso, i rapporti che le situazioni d'angoscia hanno da un lato con la nevrosi e dall'altro con lo sviluppo dell'Io, solo allora, ritengo, egli raggiungerà lo scopo principale della terapia psicoanalitica: l'eliminazione della nevrosi. In conclusione, mi pare che tutto ciò che può contribuire a chiarire e definire con precisione la situazione di pericolo della primissima infanzia sia di somma importanza non solo sotto l'aspetto teorico ma anche sotto quello terapcutico. Freud pensa che l'anzidetta situazione di pericolo consista, in ultima analisi, nella perdita (mancanza) della persona amata (agognata). Ritiene inoltre che la situazione di pericolo che agisce più- potentemente nelle bambine è la perdita dell'oggetto mentre nei bambini è la paura dell'evirazione.1 Le mie analisi mi hanno dimostrato che entrambe le situazioni di pericolo sono modificazioni di altre ancora più antiche, Ho riscontrato che nei bambini la paura di essere evirato dal padre si rieonnette a una situazione pa~tic:olarissima che, a mio parere, è la situazione di angoscia più antica di tutte. Come ho già precisato, l'aggressione contro il corpo materno, che psicologicamente si dà al momento in cui la fase sadica è al suo culmine, implica anche quella contro il pene paterno nel corpo della madre. Il bambino si trova quindi di fr~nte a un'unione dei due 1 (Vedi l'esposizione complct~ e pruìs~ ddl'~rgomenro in Freud (191fb, cap. Il).]
genitori, e dò conferisce un'intensità particolare a questa sua situazione di pericolo, Per l'inizialmente sadico Super-io, che in quest'epoca si è già instaurato, i genitori in tal modo uniti sono estremamente crudeli e appaiono essi stessi come assalitori molto temibili. La situaz.ione d'angoscia relativa alla paura de\l'eviraz.ione da parte del padre, che si ha nel corso dello sviluppo, è dunque una modificazione della primissima situazione, d'angoscia che ho appena descritta. Ora, a me pare che il libretto dell'opera dal quale ha preso lo spunto questo mio scritto rappresenti chiaramente proprio l'angoscia che trae origine da tale situazione. Riferendo il contenuto del libretto, ho esposto abbastanza dettagliatamente la fase iniziale: è evidente che essa esprime l'aggressione sadica. Prendiamo adesso in esame ciò che accade dopo che il bambino ha dato libero sfogo al suo piacere di distruggere c vediamone il significato. Jnnanzitutto rileviamo qualcosa che osserviamo nell'analisi di ogni bambino: gli oggetti materiali rappresentano esseri umani che sono fonte di angoscia. L'autore della recensione scrive infatti: oTutti gli oggetti maltrattati si animano." Dopo di che poltrona, cuscini, tavolo, sedia ecc. si rivoltano aggressivamente contro il bambino, si rifiutano di essere usati da lui e lo scacciano. Sappiamo già che gli oggetti che servono per sedersi e per sdraiarsi, al pari del letto, appaiono regolarmente nelle analisi dei bambini come simboli della madre amorevole e protettrice; ciò va tenuto nel debito conto in rapporto alla situazione d'angoscia del piccolo protagonista. l brandelli della tappezzeria strappata rappresentano le parti interne del corpo materno che è stato leso e danneggiato. II piccolo vecchietto che emerge di sotto il libro è invece il padre (più precisamente la rappresentazione del suo pene); ora, in veste di giudice, il padre chiama il bambino, che si sente venir meno dall'angoscia, a rendere conto del fatto di aver danneggiato e depredato il corpo della madre. Quando il bambino si rifugia nel mondo della natura, questo mondo rappresenta la madre che egli ha aggredito. Gli animali ostili sono rappresentazioni multiple del padre che, insieme ai bambini immaginari presenti nel corpo della madre, è stato anche lui aggredito. Gli eventi che si sono già verificati all'interno della casa si ripetono ora in scala più ampia, in uno spazio più grande, in numero maggiore. Il mondo, trasformazione del corpo materno, è per il bambino un insieme ostile e persecutore. Nello sviluppo ontogenetico il sadismo viene superato a mano a mano che il soggetto progredisce verso la fase genitale. Quanto più vigorosamente, poi, si instaura questa fase, tanto più il bambino diventa capace di amore oggettualc e quindi di dominare il sadismo con la pietà e la partecipazione alfettiva. Nel libretto dell'opera di Ravel queste tappe dello sviluppo appaiono condensate nella scena in cui il bambino prova pietà
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per lo scoiattolo ferito e lo soccorre. Il bambino ha imparato ad amare e crede nell'amore. Il mondo ostile diventa perciò un mondo amichevole e benevolo. Le bestiole concludono: "t un bambino buono, un bambino che si comporta molto bene." La profonda intuizione psicologica dell'autrice del libretto, Colette,3 traspare nel modo in cui avviene la trasformazione dell'atteggiamento del bambino: quando soccorre lo scoiattolo ferito egli sussurra: "Mamma!", e gli animali che lo circondano ripetono la parola. t da questa parola di redenzione che l'opera prende il titolo: Dos Zauberwort (La parola magica).4 Dal testo possiamo capire infine che cosa ha messo in moto il sadismo del bambino. Egli dice: "Voglio andare a passeggiare nel parco. Meglio ancora, vorrei mangiare tutte le torte del mondo!" La madre invece minaccia di dargli tè senza zucchero e pane secco. A suscitare il sadismo è stata la frustrazione orale, che peraltro ha trasformato la compiacente "madre buona" in "madre cattiva". Credo che a questo punto possiamo spiegarci perché il bambino, invece di fare tranquillamente i compiti, è stato trascinato in una situazione tanto spiacevole. Dow11a accadere cosl perché vi è stato spinto dal premere dell'antica situazione di angoscia che fino a questo momento non è ancora riuscito a dominare. L'angoscia intensific:l la coazione a ripetere, e il bisogno di punizione del bambino contribuisce all'ossessione (ora fattasi fortissima) di assicurarsi una punizione reale affinché l'angoscia possa essere placata da un c:lStigo meno severo di quello che la situ:lzione d'angoscia lo induce ad aspettarsi. Ci è ben noto che i bambini si comportano male perché desiderano essere puniti, ma appare di somma importanza scoprire quanta e quale parte abbia l'angoscÌ:l nella brama della punizione c quale contenuto rappresentativo vi sia al fondo di questo premere dell'angoscia. · Illustrerò ora con un altro esempio, tratto dalla letteratura, l'angoscia quale l'ho riscontrata nello sviluppo delle bambine, legata alla primissima situazione di pericolo. In un racconto intitolato Lo spazio woto, Karin Michaelis 5 racconta la storia di una sua amica, la pittrice Ruth Kjar. Ruth Kjlir era dotata di un notevole gusto artistico, che si manifestava specialmente nell'arredamento della sua casa, ma non aveva mai d:lto prova di alcun talento creativo. Bell_a, ricca e indipendente, aveva trascorso gnn parte della sua
• [Sidomc-Gabrielle Colette, autrice tra l'alrro dci romanzi del ciclo di Cllllldinr, del ciclo di Chm. e del -Parigi, I9J4.)l ' (Il titolo originale pprt"Sentala per la prima volta aMonrecarloneli91f,~ oniligrs.} • [Scrittrice danese 1871-Thuro, I9fO), autrice di una cinquanlina di opere, tra cui i romanzi Bibi, e di cinque volumi di racconti autobiografici.)
vita in viaggi che l'avevano tenuta spesso c a lungo lontana dalla casa alla quale si era dedicata con tanta cura e con tanto gusto. Talvolta aveva delle crisi di depressione profonda, che Karin Michaelis descrive così: "C'era però un neo nella sua esistenza. Mentre era nel pieno della letizia che le era connaturale, e pareva che nessun pensiero la turbasse, piombava all'improvviso nella melanconia più profonda, una melanconia da suicida, Tutto ciò che riusciva a dire nel tentativo di dame una spiegazione era: 'In me c'è uno spazio vuoto, che non posso mai riempire!'" A un ceno punto Ruth Kjar si sposò e pareva perfettamente felice. Ma dopo qualche tempo ricomparvero le crisi di rnelanconia, "Il dannato spazio vuoto era ogni volta più vuoto", dice Karin Michaelis e continua il suo racconto così: "Non vi ho ancora detto che la sua casa era una vera galleria d'ane moderna. Il fratello di suo marito era uno dei mag~ giori pittori del Paese e i suoi quadri migliori ornavano le pareti del soggiorno. Ma prima di Natale il cognato si riprese un quadro che le aveva lasciato solo temporaneamente e lo vendette. Così nella parete rimase uno spazio vuoto, che in qualche modo inesplicabile divenne per lei la materializzazione dello spazio vuoto che aveva dentro di sé. Ella cadde allora in uno stato di profonda tristezza. Lo spazio vuoto sulla parete le fece dimenticare la sua bella casa, la sua felicità, gli. amici, tutto. Naturalmente si poteva acquistare. un altro quadro, si sarebbe acquistato, ma occorreva tempo per trovare proprio quello giusto: si doveva cercare. "Dall'alto, lo spazio vuoto le rivolgeva un ghigno orrendo. "Un mattino, marito e moglie sedevano l'uno di fronte all'altra al tavolo della colazione, Gli occhi di Ruth erano pieni di disperazione. Ma all'improvviso il suo volto fu trasfigurato da un sorriso: •Ascolta! Mi è venuta l'idea di impiastricciare qualcosa, di dipingere una crosta da appendere su quella parete finché non avremo un quadro!' 'Sl, cara, fa' così', disse il marito. Era certo che qualunque crosta ella avesse dipinto non sarebbe poi stata un orrore. "Non appena il marito lasciò la stanza lei telefonò febbrilmente al negozio dove si serviva suo cognato perché le mandassero subito colori come quelli che lui usava abitualmente, pennelli, tavolozza e tutto il resto dell"armamentario'. Ma non aveva la più pallida idea di come cominciare. Non aveva mai spremuto il colore da un tubetto, non aveva mai preparato una tela o impastato i colori sulla tavolozza. In attesa che arrivasse quanto :1veva ordinato per telefono si mise davanti al vuoto nella parete stringendo tra le dita un carboncino e cominciò a disegnare dei tratti a caso, cosl come le venivano in mente. Avrebbe dovuto prendere l'automobile c precipitarsi dal cognato per chiedergli come si fa a dipingere~ No, piuttosto sarebbe motta.
Copltolo decimo
"Verso sera il marito tornò a casa e lei gli corse incontro con gli occhi che le brillavano come avesse la febbre. Si sentiva poco bene, forse? Lei se lo tirò dietro dicendo: 'Vieni, vedrai!' E lui vide. Non riusciva. a staccare lo sguardo da ciò che vedeva; non riusciva a capire, non ci credeva, non poteva credere. Ruth si lasciò cadere su un divano completamente sfinita: 'Non ti pare impossibile?' "La sera stessa mandarono a chiamare il cognato. Ruth trepidava angosciosamente in attesa del suo verdetto di esperto. E il pittore proruppe,: 'Non penserai di farmi credere che sei stata tu a dipingere questo! e tutta una frottola! Questo è stato dipinto da un artista sperimentato, Chi diavolo è? Io non Io conosco!' "Ruth non riuscl a convincerlo. Lui pensava che lo stessero prendendo in giro. Al momento di congedarsi disse: 'Se questo l'hai dipinto tu, io vado domani a dirigere una sinfonia di Beethoven nella Cappella reale anche se non so che cosa sia una nota musicale!' "Quella notte Ruth non riuscì a dormire. Ciò che aveva dipinto sulla parete non era un sogno; questo era sicuro. Ma come era potuto succedere? E domani? "Si sentiva bruciare, divorare da un fuoco interiore. Doveva provare a sé stessa che la sensazione divina, l'indicibile senso di felicità che aveva provato poteva ripetersi. n Karin Michaelis prosegue il racconto dicendo che dopo questo primo tentativo Ruth Kjiir dipinse con mano maestra molti quadri che furono presentati ai critici in mostre aperte al pubblico, Karin Michaelis viene in parte già incontro alla mia interpretazione dell'angoscia in rapporto allo spnzio vuoto nella parete allorché scrive: "Così nella parete rimase uno spazio vuoto, che in qualche modo inesplicabile divenne per lei la materializzazione dello spazio vuoto che aveva dentro di sé," Ma che cosa significa questo spazio vuoto dentro Ruth, o meglio, per essere più precisi, la sensazione che nel suo corpo mancasse qualcosa? Siamo qui, ancora una volta, di fronte all'affiorare alla coscienza di una delle rappresentazioni connesse a quell'angoscia che nel mio lavoro, letto all'ultimo Congresso (1917),6 ho definito la più profonda provata dalle bambine, e il cui equivalente, nei bambini, è l'angoscia di evirazione. La bambina piccola ha un desiderio sadico, che si origina nei primi stadi del complesso edipico, di depredare il corpo della madre di ciò che contiene, cioè del pene paterno, delle feci, dei bambini, e di distruggere la madre stessa. Questo desiderio fa nascere nella bambina l'angoscia che la madre la depredi a sua volta di quanto è contenuto nel suo corpo •rvcdi n.1 a p.
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(specie bambini), e che le distrugga o mutili il corpo. A mio parere questa situazione d'angoscia, che analisi di bambine e di donne mi hanno fatto rilevare come la più profonda di tutte, è un'espressione della primissima situazione di pericolo delle bambine. La paura di restare sola, della perdita (mancanza) dell'amore e dell'oggetto d'amore, che Freud considera come la situazione di pericolo di base nelle bambine, è a mio avviso una modificazione della situazione d'angoscia prima indicata. Quando la bambina piccola, che teme l'aggressione della madre contro il proprio corpo, non wde la madre, quest'angoscia diventa più fone. La presenza della madre reale e amorevole, invece, fa diminuire la paura della terrorizzante immagine materna che la bambina ha introiettata. In uno stadio più avanzato dello sviluppo questa paura si trasfonna da paura della madre aggressiva in paura di perdere la madre reale, amorevole, e di restare sola, abbandonata. Per intendere meglio queste varie rappresentazioni sarà utile prendere in esame alcuni soggetti dei quadri che Ruth Kjir dipinse dopo il suo primo tentativo, quello in cui riempì lo spazio vuoto sulla parete con il nudo, a grandezza naturale, di una negra. Salvo un quadro di fiori, non dipinse che ritratti. Ritrasse due volte la sorella minore venuta a stare da lei per farle da modella e, più tardi, fece un ritratto di vecchia e quello della propria madre. Ecco come Karin Michaelis descrive questi ultimi: "Ora Ruth non riesce a fern1arsi. Ha dipinto un quadro che rappresenta una vecchia con tutti i segni degli anni e delle delusioni. La pelle è grinzosa, i capelli bianchi, gli occhi dolci ma stanchi sono pieni di afflizione. Guarda fissamente davanti a sé con la sconsolata rassegnazione della vecchiaia, con uno sguardo che sembra dire: 'Non preoccupatevi più per mc. Il mio tempo è così prossimo alla fine!' "Non è questa l'impressione che ci dà l'ultimo lavoro di Ruth, il ritratto di sua madre, una canadese di origine irlandese. Sembra una signora che abbia davanti a sé molto tempo prima che debba bere alla coppa della rinuncia. Asciutta, imperiosa, con un'espressione di sfida, se ne sta eretta. con le spalle avvolte in uno scia1le argenteo; dà l'idea di una splendida donna di epoche remote e selvagge, pronta a battersi ogni giorno, a mani nude, contro i figli del deserto. Il disegno del suo mento esprime la sua grande volitività. Il suo sguardo orgoglioso esprime tutta la sua energia. "Lo spazio vuoto ormai è riempito." ~ chiaro che al fondo dell'impeto incoercibile a dipingere questi ritratti vi è il desiderio di riparare, di sanare le ferite inferte psicologicamente alla madre e quindi di ricostruire anche sé stessa. Il ritratto della vecchia, sulla soglia della morte, appare come un'espressione del desiderio primario sadico di distruggere. Il desiderio della figlia di distruggere la madre, di vederla vecchia, logora, devastata, fa poi nascere il bisogno di
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raffigurarla nel pieno del suo vigore e della sua bellezza. Grazie a questa raffigurazione della madre restaurata, rinnovellata, la figlia può placare la propria angoscia. Nelle analisi dci bambini rileviamo sempre, quando all'espressione di desideri distruttivi fanno seguito tendenze reattive, il ricorso al disegno e alla pittura con l'intento di restaurare ciò che prima si è danneggiato. Il caso di Ruth Kjlir dimostra chiaramente che l'ango~ scia della bambina piccola, il tipo di angoscia di cui ho parlato in precedenza, ha una grandissima imponanza per lo sviluppo dell'Io delle donne e che è uno degli stimoli della loro creatività e della loro riuscita. Que~ st'angoscia, però, può anche essere la causa di malattie gravi e dì molte inibizioni. L'effetto di quest'angoscia - come dell'angoscia di evirazione nel caso dei bambini - sullo sviluppo dell'Io dipende dal mantenimento di un equilibrio ottimale e da una interazione soddisfacente tra i diversi fattori in gioco.
c_apitolo 11 L'importanza della formazione dei simboli nello sviluppo dell'lo
La tesi di questo scritto si basa sull'assunto che il sadismo diventa attivo in tutte le zone erogene in una fase precoce dello sviluppo psichico. 1 Secondo la mia esperienza, nel corso di questa fase, che si inaugura con il desiderio sadico-orale di divorare il seno materno (o la madre stessa) e tennina con il primissimo stadio anale, il sadismo giunge al culmine. In questa fase il fine preminente del soggetto è impossessarsi del contenuto del corpo materno e distruggere la madre con tutte le armi di cui il sadismo può disporre. Contemporaneamente si ha l'esordio del conflitto edipico e comincia a farsi sentire l'influenza delle pulsioni genitali, la quale però, dato il prevalere delle pulsioni pregenitali, non appare ancora chiaramente. Tutta la mia tesi si impernia fondamentalmente sul fatto che il conflitto edipico inizia in un periodo dominato dal sadismo. Il bambino immagina che nel corpo della madre si trovino: a) il pene paterno, b) le feci e c) bambini; tutte cose, peraltro, che nella sua mente equivalgono a roba da mangiare. Secondo le sue primissime fantasie (o "teorie sessuali n) del coito dei genitori, nell'atto sessuale il pene del padre (o tutto il suo corpo) è incorporato nella madre. Le aggressioni sadiche del bambino hanno perciò per oggetto tanto il padre quanto la madre, i quali, nelle sue fantasie, vengono morsi, lacerati, tagliati o ridotti in pezzi. Tali aggressioni suscitano nel soggetto l'angoscia di essere punito dai genitori cosi immaginariamente congiunti, uniti; quest'angoscia è anch'essa interiorizzata per effetto dell'introiezione sadico-orale degli oggetti e ha quindi già di mira il Super-io primitivo. Ho rilevato che queste situazioni di angoscia dei primi stadi dello sviluppo psichico sono oltremodo profonde e opprimenti. Secondo la mia esperienza, nelle aggressioni immaginarie al corpo materno ha una parte considerevole il sadismo uretrale 1 Vedi MI
primi stadi del conflitto
edipico~.
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e anale, che si aggiunge prestissimo a quello orale e muscolare. Nella fantasia gli escrementi diventano strumenti micidiali: orinare equivale a tagliare, pugnalare, bruciare, annegare; le masse fecali equivalgono ad armi c proiettili. In un periodo più avanzato della fase, queste forme di aggressione apertamente violente sono sostituite da subdoli attacchi nei quali il sadismo si avvale dei mezzi più raffinati che riesce a escogitare, e gli escrementi sono immaginati come sostanze velenose. Il sadismo esasperato suscita l'angoscia e attiva le primissime forme di difesa dell'lo. Freud scrive (1915b, p. 319): "Può facilmente darsi che l'apparato psichico, prima della distinzione netta tra l'Io e l'Es, prima della formazione di un Super-io, adoperi sistemi di difesa diversi da quelli che usa dopo aver raggiunto questi gradi di organizzazione." Io ho riscontrato in analisi che la primissima difesa istituita dall'Io è in rapporto a due fonri di pericolo: quella costituita dal sadismo proprio del soggetto e quella costituita dall'oggetto delle aggressioni. Tale difesa è sostanzialmente violenta, conforme al grado del sadismo, e differisce rndicalmente dal più tardo meccanismo della rimozione. In rapporto al sadismo proprio del soggetto, la difesa si configura come espulsione, mentre in rapporto all'oggetto sì configura come distruzione. Il sadismo è fonte di pericolo perché offre delle possibilid. all'insorgere dell'angoscia e perché il soggetto avverte che le armi impiegate per distruggere l'oggetto sono armi puntate anche contro il proprio Sé. L'oggetto delle aggressioni è fonte di pericolo perché il soggetto teme da parte sua aggressioni di rappresaglia dello stesso genere. L'Io non ancora completamente sviluppato si trova quindi in questo stadio di fronte a un compito assolutamente al di là delle sue possibilità, quello di dominare l'angoscia, c nella forma della più grave delle angosce. Ferenczi sostiene che l'identificazione - processo psichico precursore del simbolismo - si origina dal tentativo del lattante di rinvenire in ogni oggetto i propri organi e il relativo funzionamento, Secondo Jones, ciò che rende possibile la parificazione di due oggetti del tutto diversi è il principio di piacere: essi sono assimilati semplicemente perché contrassegnati dal piacere e dall'interesse. Anni fa, in un lavoro fondato su queste concezioni, giunsi alla conclusione che il simbolismo costituisce la base di tutte le sublimazioni e di ogni talento per il fatto che cose, attività e interessi diventano materia di fantasie libidiche in forza della parificazione · simbolica. Posso ora arricchire quanto dissi allora z affermando che a porre in funzione il meccanismo dell'identificazione è, a fianco dell'interesse libidico, l'insorgere dell'angoscia nello stadio indicato più sopra. Il bambino, •Vedi "Analisi
infantile~.
FormpJo,. d.J simboli nello swlluppo d.II'Jo
dacché desidera distruggere gli org:~ni (pene, vagina, seno) che rappre· sentano gli oggetti, li immagina anche, ripeto, come oggetti minacciosi. L'angoscia che gliene deriva concorre a far sì. che egli parifichi tali org:~ni con altre cose; per via della parificazione, queste cose diventano a loro volta oggetti d'angoscia. In tal modo il bambino è costretto a stabilire continuamente nuove parificazioni, che vengono così a costituire la base c del suo interesse per oggetti nuovi e del simbolismo. Il simbolismo, dunque, non è solo la base di tutte le fantasie e le subii· mazioni ma qualcosa di più: è su di esso che si edifica il rapporto del sog. getto con il mondo esterno e con la realtà nel suo complesso. Ho già precisato che l'oggetto del sadismo, al momento in cui questo raggiunge il culmine, nonché della pulsione epistemofilica che nasce contempora· neamente, è il corpo della madre c i suoi contenuti immaginari. Le fantasie sadiche dirette contro l'interno del corpo materno costituiscono quindi il primo rapporto fondamentale con il mondo esterno c con la realtà. La misura in cui il soggetto acquisirà in seguito un rapporto con il mondo esterno conforme alla realtà dipende da quella del successo con il quale egli supera questo stadio. La primissima realtà del bambino, dunque, è totalmente di fantasia; egli è circondato da un mondo di oggetti ù'an· goscia c, per quanto riguarda la loro capacità di angoscia, escrementi, organi, oggetti, cose animate e inanimate si equivalgono. Un rapporto autentico con la realtà si istituisce gradualmente, a partire da questa reald. illusoria, a mano a mano che l'lo si sviluppa. Lo sviluppo dell'Io è capace di tollerare, in un'età precocissima, la pressione delle primissime situazioni d'angoscia. Insomma, siamo qui di fronte, come al solito, al problema di un certo equilibrio ottimale tra i fattori in gioco. Perché vi sia una ricca formazione di simboli e abbondanza di fantasie è indispensa· bile, dato che ne è la base, una quantità adeguata di angoscia; d'altro lato, perché l'angoscia possa essere elaborata soddisfacentemente, perché tutto questo stadio primitivo possa concludersi favorevolmente e lo sviluppo dell'Io possa avere un esito felice, è essenziale che l'lo riesca a tollerare l'angoscia in misura sufficiente, A queste conclusioni sono stata condotta da tutta la mia esperienza di analisi, ma una conferma veramente impressionante proviene da un caso di inibizione dello sviluppo dell'Io fuori del comune. II caso, di cui darò ora alcuni particolari, concerne un bambino di quattro anni che per la povenà del suo vocabolario e delle sue acquisizioni intellettive, era inizialmente al livello di un bimbo di quindici o diciotto mesi. In lui c'era una quasi totale mancanza ài adattamento alla realtà e di capponi emotivi con l'ambiente. Il bambino, Dick, era presso· ché privo dj affettività, indifferente alla presenza o all'assenza della madre o della bambinaia. Fin da quando era piccolissimo aveva manifestato an-
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goscia molto di rado e in misura abnonnemente lieve. Salvo un interesse particolare, sul quale tornerò più avanti, non ne aveva altri; non giocava e non aveva alcun vero rapporto con il suo ambiente. Per la maggior parte del tempo non faceva che ripetere delle tiritere senza senso inframmezzate di continuo da una certa serie di rumori. Quando parlava usava il suo scarso vocabolario in modo sbagliato. Ma non era solo incapace di esprimersi in maniera comprensibile: non aveva nessun desiderio di farlo. Sotto questo profilo, anzi, la madre aveva avvertito a volte un atteggiamento del bambino fortemente negativo che si manifestava perlopiù nel fare il contrario di quanto gli si chiedeva. Se, per esempio, riusciva a convincerlo di ripetere alcune parole che lei pronunciava, lui le diceva spesso in modo completamente defonnato, sebbene in altre occasioni le pronunciasse esattamente. Altre volte, invece, ripeteva le parole esattamente ma continuava a ripeterle senza fine, macchinalmcnte, fino a quando chi gli era vicino non ne poteva più. Questo tipo di comportamento è diverso da quello di un bambino nevrotico. Quando il bambino nevrotico manifena opposizione mediante la 5fida e il dispetto - come del resto anche quando esprime docilità (benché accompagnata da un'angoscia eccessiva) - lo fa con una certa quale comprensione della persona o della cosa con cui ha a che fare, con un certo quale rapporto emotivo con essa. Nell'opposizione o nella docilità di Dick, invece, non c'era nessuna comprensione, nessun affetto. Perfino quando si faceva male mostrava una straordinaria insensibilità al dolore e non dava alcun segno del desiderio, tipico dci bambini piccoli, di essere confortato e coccolato. Anche la sua inettitudine fisica, il suo essere maldestro, era molto notevole, e al tempo stesso singolare. Non riusciva a tenere nel modo giusto un coltello o le forbici, ma maneggiava perfettamente il cucchiaio con cui mangiava. Fin dalla prima seduta ebbi l'impressione che il suo comportamento era del tuno diverso da quello che osserviamo nei bambini nevrotic:i. Lasciò andar via la bambinaia che l'aveva accompagnato senza mostrare la minima emozione e mi seguì nello studio con assoluta indifferenza. Una volta dentro si mise a correre qua e !il senza scopo e senza ragione; corse parecchie volte intorno a me come se non fossi altro che un mobile e non manifestò alcun interesse per gli oggetti che si trovavano nella stanza. I suoi movimenti nel correre qua e là apparivano casuali e senza alcun rapporto tra loro. Il suò sguardo era fisso, distante, e l'espressione del volto mostrava una totale mancanza d'interesse. Vediamo come si comportano irivece i bambini nevrotici, anzi gravemente nevrotici. In occasione della prima visita, anche se non hanno una vera e propria crisi d'angoscia, o si ritirano con diffidenza e ostinatamente in un angolo oppure si siedono davanti al basso tavolo sul quale si trovano i giocattoli restandosene
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immobili o sollevando questo o quell'oggetto e rimettendolo giù senza giocare. La grande angoscia celata in questi comportamenti è lampante. L'angolo o il tavolo sono concepiti come dci rifugi nei quali mettersi al riparo da me, Il comportamento di Dick, viceversa, non aveva né senso né scopo e non tradiva nessun affetto e nessuna angoscia. Darò ora alcuni ragguagli sulla sua storia precedente. All'epoca dell'allattamento aveva attraversato un periodo straordinariamente insoddisfacente e disturbato: sua madre si era ostinata per qualche settimana nello sterile tentativo di allattarlo e per poco egli non era morto di denutrizione. Poi lo si era nutrito per qualche tempo artificialmente. A un ceno punto, quando aveva sette mesi, gli si trovò una balia, ma le cose non migliorarono: non voleva più sapeme di attaccarsi al seno. Inoltre era afflitto da disturbi intestinali; soffrì di prolasso dell'ano e, più tardi, di emorroidi. Forse incise dcleteriamente sul suo sviluppo anche il fatto che, sebbene lo allevasse con tutte le cure necessarie, la madre non gli fu prodiga di vero e proprio amore: fin dall'inizio il suo atteggiamento verso il bambino fu quello di una donna estremamente angosciata.J Poiché anche il padre e la bambinaia mancavano di tenerezza nei suoi confronti, Dick crebbe in un ambiente ben poco ricco d'amore. A due anni ebbe però una nuova bambinaia, abile e affettuosa, e poco dopo visse parecchio tempo con la nonna, che nei suoi riguardi era molto amorevole. Questi cambiamenti ebbero un effetto notevole sul suo sviluppo. Aveva imparato a camminare più o meno all'età giusta, ma non si era riusciti ad avvezzarlo convenientemente al controllo delle funzioni escretorie. Sotto l'influenza della nuova bambinaia cominciò invece ad acquisire molto più rapidamente l'abitudine alla pulizia. A circa tre anni divenne completamente padrone del controllo degli sfinteri; sotto questo aspetto diede prova di una certa misura di ambizione e di sensibilità. Entrato nel quarto anno di vita si dimostrò sensibile al rimprovero sotto un altro aspetto. La bambinaia l'aveva sorpreso a masturbarsi e gli aveva detto che era una cosa "brutta~ e che non doveva farla. Il divieto fece nascere in lui un timore e un senso di colpa evidenti. Nel corso del quarto anno, inoltre, Dick fece in genere dei grandi sforzi di adattamento fondamentalmente in materia di rapporto con il mondo esterno, e specie nell'apprendere, benché macchinalmente, una serie di parole nuove. Sin dalla più tenera ecl, il problema veramente più grave di questo bambino era stato quello dell'alimentazione. Quando gli era stata procurata la balia non aveva mostrato alcun desiderio di succhiare, e questa riluttanza si 'Quando il bambino aveva poeo meno di un anno era insona in lei b sensazione c:he egli fosse anonnale; una tale sensazione può aver infh:dto sul suo atteggiamento nei eonbonti del fislio. )
Copl!Oio undlftllmo
era manifestata anche nei riguardi del poppatoio al quale si era tornati a ricorrere. Quando era venuto il momento di prendere degli alimenti più solidi egli si era rifiutato di masticarli e aveva respinto qualunque cosa avesse una consistenza maggiore di una pappa; e anche per fargli prendere questa lo si era dovuto costringere quasi con la forza. Un altro buon risultato dell'influenza della nuova bambinaia fu un certo miglioramento nell'avversione a mangiare:' I disturbi più importanti, comunque, rima·· scro. Anche se la buona bambinaia aveva modificato il suo sviluppo relativamente a ta\uni aspetti, le carenze di fondo restarono immutate. Neppure con lei Dick riuscì a stabilire un rapporto affettivo. Né la dolcezza della bambinaia né la tenerezza della nonna riuscirono ad avviare l'istituirsi di rapporti oggettuali. Nell'analisi di Dick ho riscontrato che la causa della straordinaria inibizione del suo sviluppo stava nel pessimo esito di quei primissimi stadi evolutivi di cui ho parlato nella pane iniziale di questo scritto. In lui c'era un'assoluta incapacità dell'lo, chiaramente costituzionale, di tollerare l'angoscia. La gcnitalità aveva cominciato a operare molto precocemente; questo fauo aveva determinato un'identificazione prematura ed eccessiva con l'oggetto aggredito e concorso all'istituirsi di difese altrettanto premature contro il sadismo. L'Io aveva così desistito sia dallo sviluppare la vita di fantasia sia dallo stabilire rapporti con la realtà. Nel bambino, la formazione di simboli, dopo un vago e fiacco esordio, si era arrestata. Sotto questo profilo, i tentativi anteriori all'arresto avevano dato forma a un unico interesse, che però, isolato e senza rapporti con la realtà, non poteva costituire la base di sublimazioni ulteriori. Il bambino era indifferente a quasi tutto ciò che lo circondava, oggetti, cose, giocattoli, e anzi non ne afferrava né il senso né la funzione. Il suo unico interesse concerneva i treni, le stazioni, le maniglie e le serrature delle porte, le porte e l'atto di aprirle e chiuderle. L'interesse per queste cose e per qùesto particolare atto aveva un'unica fonte. In effetti, tutto si poteva riconnettere alla penetrazione del pene nel corpo materno. Le porte e le serrature rappresentavano le vie d'entrata e di uscita dal corpo della madre mentre le maniglie rappresentavano il pene paterno e il proprio. Ciò che quindi aveva prodotto in Dick l'arresto della formazione di simboli era stato il timore di quanto gli sarebbe stato fatto (specie dal pene paterno) una volta che egli fosse penetrato nel corpo della madre. Un altro ostacolo fondamentale al suo sviluppo era costituito chiaramente dalle difese contro le pulsioni distruttive. Egli era assolutamente incapace di qualunque azione aggressiva e il primo segno di questa incapacità si era manifestato palesemente già in teneris'Anche in analisi qu~to sintomo fu il più difficile da eliminare.
Formu~delolmboiiMIIol'liluppodoll'lo
sima età eon il rifiuto di masticare. A quattro anni non era ancora capace di maneggiare forbici, coltelli o altri arnesi pericolosi; e anche il suo essere notevolmente maldestro in tutti i movimenti era un effetto di queste difese. A produrre il blocco delle fantasie e l'arresto della formazione di simboli era stata in particolare la difesa dalle pulsioni sadiche - connesse a fantasie di coito - dirette contro il corpo materno e i suoi contenuti. Lo sviluppo di Dick era stato rovinato proprio perché egli non era riuscito a trasferire nella fantasia il rapporto sadico con il corpo materno. L'insolita difficoltà che dovevo affrontare nella sua analisi non era costituita dalla sua ridotta e imperfetta capacità di parlare, La tecnica del gioco, che fa accedere all'angoscia e al senso di colpa seguendo la guida delle rappresentazioni simboliche del bambino, ci consente di fare a meno in larga misura delle associazioni verbali. Questa tecnica, inoltre, non è limitata all'analisi del gioco puro e semplice. Il materiale può essere tratto (cosa che occorre fare necessariamente nei casi di bambini inibiti nel gioco) dal simbolismo che si rivela in taluni particolari del comportamento gcnerale. 5 In Dick, però, il simbolismo era bloccato, Come ho già detto, mancava poi in lui ogni rapporto affettivo con le cose che lo circondavano, verso le quali era indifferente in misura. pressoché totale. Egli non aveva nessuno di quei rapporti particolari con oggetti singoli e specifici che di solito osserviamo perfino nei bambini gravemente inibiti, Poiché nei suoi contatti con gli oggeui non c'era alcun intento affettivo o simbolico, ogni sua azione in rapporto ad essi era meramente casuale e scevra di fantasia, sicché non la si poteva considerare alla stregua di una rappresentazione simbolica. In effetti - come potei capire da certi particolari che distinguevano il suo comportamento da quello degli altri bambini -, la sua mancanza di interesse per l'ambiente e quindi la difficoltà di entrare in contatto con la sua psiche non erano altro che la conseguenza della sua mancanza di rapporto simbolico con le cose. L'analisi, dunque, doveva cominciare da questa mancanza; essa costiruiva l'impedimento fondamtJntale a stabilire il contatto con lui. Come ho riferito in precedenza, la prima volta che Dick venne da me non diede alcun segno di emozione al momento in cui la bambinaia me lo affidò e se ne andò via. Quando finalmente riuscii a mostrargli i giocattoli che avevo preparato, li guardò senza il minimo interesse. Allora presi un trenino, lo misi accanto a un altro più piccolo, e denominai 1Questo vale però solo per la fase iniziale dell'analisi o per qualche al[tO funi1a1o periodo del suo corso. Una uol[a ot1enuti l'accesso all'inconscio e la riduzione dciiivello di angoscia, cominciano ben pres~o ad auer luogo le ani viti ludiche, le assoeiuioni verbali c tutte le altre forme di rappresentazione che consentono all'anivi1à analitica di far procedere lo suiluppo dell'lo.
l'uno "treno-papà" e l'altro "treno-Dick". Dopo un po' egli prese quello che avevo chiamato "Dick\ lo fece correre fin sotto la finestra e disse: "Stazione." E io: "La stazione è la mamma; Dick è entrato nella mamma." Egli abbandonò il treno, corse nell'andito tra la porta interna e la porta esterna della stanza, vi si rinchiuse, disse "Buio" e rientrò di corsa nella stanza. Ripeté questa scena parecchie volte. Gli spiegai: "ì. buio dentro la mamma. Dick è dentro il buio della mamma." Intanto raccolse di nuovo il treno, ma per correre subito nell'andito tra le porte. Mentre continuavo a dire che entrava nel buio della mamma, chiese due vohe ansiosamente: "Bambinaia?" Io risposi: "La bambinaia viene presto", parole che egli ripeté, tenne a mente e usò in seguito pronunciandole molto correttamente. Nella seconda visita si comportò nell'identico modo, solo che prese il trenino, corse fuori fin nell'anticamera oscura, ve lo depose e pretese che restasse lì. Intanto continuava a chiedere: "La bambinaia viene?" Nella terza ora d'analisi non mutò comportamento se non per il fatto che oltre a correre nell'andito tra le porte e nell'anticamera corse a rincantucciani nell'angolo dietro il mobile a ossetti, dove, colto da angoscia, mi chiamò presso di sé. Ormai il timore appariva manifesto nel suo chiedere reiteratamcnte della bambinaia e, allorché essa arrivò alla fine dell'ora, l'accolse con un piacere in lui del tutto insolito. Con la comparsa dell'angoscia era dunque emerso anche un sentimento di dipendenza, dapprima nei miei riguardi e successivamente nei riguardi della bambinaia; contemporaneamente egli aveva cominciato a dimostrare interesse alla frase rassicurante "La bambinaia viene presto" che, contrariamente alle sue abitudini, aveva ripetuta c ricordata. Nel corso della terza ora, per di più, egli aveva osservato per la prima volta i giocattoli con un interesse in cui apparve palesemente una tendenza aggressiva. Indicò un piccolo carro carico di carbone e disse: "Tagliare." Gli diedi un paio di forbici e con queste tentò di scalzare i pezzettini di legno nero che rappresentavano il carbone; ma non era capace di maneggiare le forbici. Corrispondendo a uno sguardo che mi aveva rivolto, scalzai io i pezzi di legno del carro, dopo di che egli gettò il carro rovinato e i pezzettini che aveva contenuto in una cassetta e disse: "Andati." Gli spiegai che tutto questo voleva dire che Dick aveva strappato le feci alla mamma. A questo punto corse nell'andito tra le due porte e si mise a rasparle un po' con le unghie, provando così che egli identificava l'andito sia con il catro sia con il corpo materno e che li aggrediva. Subito dopo usd di corsa dall'andito, scopri l'armadio a muro e ci si infilò dentro. Nell'ora analitica successiva, quando la bambinaia andò via si mise a piangere, fece cioè qualcosa di inusitato per lui, Ma si calmò subito. Questa volta non corse né nell'andito né nell'armadio né nell'angolo; si occupò invece dci giocattoli che esaminò più attentamente e con una
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curiosità chi:iramente agli esordi. Mentre rovistava nella cassetta trovò il carro e il relativo carico che erano stati rovinati la volta precedente. Immediatamente li spinse da pane e li coprì con altri giocattoli. Quando gli ebbi spiegato che il carro rappresentava sua madre, lo tirò di nuovo fuori insieme ai pezzettini di carbone e andò a gettarli nell'andito tra le due porte. A mano a mano che l'analisi progredì divenne chiaro che il suo gettare o mettere fuori dalla stanza queste e altre cose stava a indicare l'espulsione sia dell'oggetto rovinato o danneggiato sia del proprio sadismo (ovvero dei mezzi da questo impiegati), c che entrambi venivano cosl proiettati nel mondo esterno. A un certo punto Dick scoprì che anche il lavabo simbolizzava la madre e manifestò una paura straordinaria per il fatto di restare bagnato. Dopo aver immerso nell'acqua la mano - insieme alla mia - si affrettò ad asciugarle entrambe pieno di angoscia. Subito dopo questa scoperta mostrò la stessa angoscia mentre orinava. Urina e feci rappresentavano per lui sostanze pericolc.sc e dannose.6 Appariva ormai evidente che nella sua fantasia feci, urina e pene stavano a significare mezzi di aggressione contro il corpo materno e che perciò erano avvertiti come pericolosi e dannosi anche nei propri confronti. Questa fantasia produceva quindi la paura di quanto era contenuto nel corpo della madre e in particolare del pene paterno immaginato nel suo grembo. Il crescente sentimento aggressivo verso questo pene immaginario si paleS:J.va in vari modi, ua i quali spiccava in particolare il desiderio di distruggerlo divorandolo. Una volta, per esempio, Dick portò all'altezza della bocca un pupazzetto, digrignò i denti e disse: "Tè papà" volendo dire in effetti: "Mangiare papà",7 dato che subito dopo chiese dell'acqua da bere. Appariva inoltre chiaro che all'introiezione del pene paterno era associata la paura sia del pene stesso come Super-io primitivo che infligge gravi pene sia di essere punito dalla madre che ne era stata depredata; paura, quindi, dell'oggetto esterno c dell'oggetto introiettato. In questa fase risultò poi evidente che in Dick la fase genitale si era
7 jPronuncio!o cio~ erratamenre la f?3l'Oia td (pron.: dicendo tt1> (pron.: ri), eh~ significa "te".]
C.pltolouncllcealmo
attivata prematuramente, un evento al quale ho accennato in precedenza indicandolo con un fattore determinante del suo sviluppo, Ciò era messo in luce dal fatto che le rappresentazioni del tipo di cui ho appena parlato erano seguite non soltanto da angoscia, ma da rimorso, da pietà e dal sentimento di dover riparare. Ne erano manifestazioni, per esempio, il suo deporre delicatamente il pupazzetto sulle mie ginocchia o nelle mie mani, il riporre con cura ogni cosa nella cassetta e così via. Questa com· parsa di reazioni che si originano nella fase genitale era conseguenza dello sviluppo prematuro dell'Io ma al tempo stesso, nel caso di Dick, l'operare della genitalità ostacolava lo sviluppo ulteriore dell'lo; l'identificazione con l'oggetto, infatti, era un evento precoce che egli non riusciva ancora a porre in rapporto con la realtà. Per esempio, osservando una volta sulle mie ginocchia trucioli dì una matita che avevo temperato, disse appren· sivamcnte: uPovera signora Klein"; ma in una situazione in certo qual modo analoga, nella quale l'oggetto era una tenda, disse esattamente con la stessa intonazione: uPovcra tenda." Questa empatia prematura, in· sicme con l'incapacità di sopponare l'angoscia, era stata un fattore deci· sivo del suo ripudio di ogni spinta distruttiva. Dick si era tagliato fuori dalla realtà e aveva bloccato la vita di fantasia quando l'aveva arrestata rifugiandosi nell'unica fantasia del corpo buio e vuoto della madre. In tal modo egli era riuscito a distaccare il suo interesse anche dai vari og· getti del mondo esterno, che rappresentavano i contenuti del corpo materno: il pene del padre, le feci, i bambini. li suo stesso pene, in quanto organo strumentale del sadismo, e i suoi escrementi erano stati quindi eliminati (negati) nella misura in cui erano simboli di oggetti pericolosi c aggressivi. Proprio stabilendo il contatto sulla base di questi elementi rudimentali della vita di fantasia e della fonnazione di simboli mi fu possibile, nel· l'analisi di Dick, accedere al suo inconscio, Ne derivò una diminuzione di intensità della sua angoscia latente e, per ciò stesso, egli poté manife· scarne una certa quantità. Ma questa quantità di angoscia doveva essere elaborata c ciò poteva avvenire solo percorrendo una strada precisa: istituendo rapporti simbolici con le cose e con gli oggetti e attivando contemporaneamente le pulsioni cpistemofiliche e aggressive. Ad ogni passo avanti su questa strada seguiva l'insorgere c il manifestarsi di nuove quantità d'angoscia, cosa che lo induceva ad allontanarsi, benché fino a un certo pun'to, dalle cose con le quali aveva ormai stabilito un rapporto affettivo, ma che proprio per questo diventavano oggetti di angoscia. Allorché se ne allontanava si rivolgeva a nuovi oggetti, e ovviamente le sue pulsioni epistemofiliche e aggressive si indirizzavano su questi oggetti di nuovi rapporti affettivi. Accadeva così, per esempio, che per un certo periodo Dick si tenesse del tutto lontano dall'armadio ma si mettesse a
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esplorare da cima a fondo il lavabo e la stufa elettrica, che esaminava nùnuziosamente e contro i quali, poi, manifestava impulsi distruttivi. Successivamente trasferiva il suo interesse su nuovi oggetti o su oggetti che conosceva già e che aveva abbandonati. In quest'ultimo caso, tornava, per esempio, a occuparsi dell'armadio, ma questa volta con un'attività e una curiosità di gran lunga maggiori, associate a un'aggressività più intensa ed espressa in ogni sorta di modi. Ci picchiava sopra con un cucchiaio, lo scalfiva e lo graffiava con un temperino, l'irrorava d'acqua. D'altra parte esaminava con viva attenzione le cerniere dell'anta, il modo in cui l'apriva e chiudeva, la serratura ecc.; si arrampicava sui ripiani e chiedeva ì1 nome delle varie parti dell'annadio. Con lo sviluppo dell'interesse si arricchiva anche il suo vocabolario, perché Dick cominciava ormai a chiedere il nome delle cose sempre più numerose alle quali si interessava. Le parole, che un tempo udiva senza farvi attenzione, ora le teneva a mente e le impiegava correttamente. Negli ultimi tempi, insieme allo sviluppo dell'interesse - e di una traslazione sempre più forte nei miei riguardi -comparve il rapporto oggettuale in passato del tutto assente. Successivamente l'atteggiamento di Dick verso la madre e la bambinaia è divenuto sempre più affettuoso e nonnale. Al punto in cui è ora l'analisi egli desidera.la loro presenza, vuole che esse si occupino di lui e si dispiace quando si allontanano. Anche il rapporto con suo padre mostra segni sempre più numerosi del nonnale atteggiamento edipico, e la relazione oggetruale in genere si fa sempre più salda. Il desiderio di farsi capire, che un tempo era del tutto assente, è ormai vivissìmo, e per farsi intendere come vuole il bambino cerca attivamente egli stesso di ampli:ue il suo vocabolario che, benché cresciuto, è ancora ridotto. Infine vi sono molte indicazioni che egli comincia a stabilire un rapporto con la realtà. Sono onnai trascorsi sei mesi dall'inizio dell'analisi c lo sviluppo del bambino, che in questi ultimi tempi ha cominciato a prodursi c progredire sotto tutti gli aspetti essenziali, autorizza una prognosi favorevole. Molti dei problemi particolari posti da questo caso si sono dimostrati risolvibili. :t stato possibile entrare in contatto con il bambino impieg;~ndo pochissime parole, è stato possibìle attivare l'angoscia in un soggetto totalmente privo di interessi e di affetti, ed è stato inoltre possibile trattare cd eliminare l'angoscia emersa. Vorrei far notare quali modifiche ho apportato, nel caso di Dick, alla mia tecnica consueta. In genere io non interpreto il materiale se non quando è stato espresso in numerose e diverse rappresentazioni. Nel caso di Dick, però, nel quale la capacità di rappresentare era quasi completamente assente c le rappresentazioni fornite dal comportamento erano piuttosto vaghe, mi sono trovata nella necessità di interpretare fondandomi sulle mie conoscenze generali. Per
Cepltolo uncllas!IIHI
questa via ho tuttavia potuto egualmente accedere al suo inconscio e Con ciò riuscire ad attivare l'angoscia e l'affettività. Le rappresentazioni comportamentali sono diventate allora più consistenti, io ho potuto disporre di un fondamento analitico più solido e cosl, a poco a poco, sono stata in grado di tornare a utilizzare la tecnica che impiego comunemente nell'analisi dei bambini piccoli, Ho già spiegato come, ottenendo la riduzione dell'intensid dell'angoscia latente, ho potuto far sì che essa si manifestasse. Quando l'angoscia si manifestava ero in grado di dissolverne una parte con l'interpretazione. Contemporaneamente, tuttavia, diventava possibile per il bambino elaborarla con un sistema migliore, c cioè con la sua distribuzione - vale a dire con una sua regolazione - tra cose e oggetti nuovi; in tal modo essa è stata finora mitigata in misura sufficiente da poter essere sopportata dall'lo. Se poi l'Io potrà diventare capace di sopportare e di elaborare quantità di angoscia di intensità normale - pur sempre così regolate ce lo mostrerà solo il corso ulteriore del trattamento. Nel caso di Dick, perciò, non si trattava- e non si tratta- che di modificare uno dei fattori fondamentali dello sviluppo, la capacità di sopportare l'angoscia, con mezzi analitici. Per analizzare questo bambino, che non aveva né capacità né volontà di farsi capire e il cui Io non era influenzabile, non c'era altra possibilità che tentare di accedere al suo inconscio e di aprire una strada allo sviluppo dell'lo riducendo i conflitti inconsci. Naturalmente in qualunque caso, e non solo quindi in quello di Dick, non si può accedere all'inconscio se non per la via dell'lo, I fatti hanno dimostrato che perfino un Io estremamente poco sviluppato come quello di Dick è sufficiente per consentire di entrare in rapporto con l'inconscio. Dal punto di vista teorico credo sia importante rilevare, inoltre, che perfino nel caso di uno sviluppo dell'lo oltremodo carente come quello di Dick è possibile determinare l'evolversi dell'lo e della libido limitandosi esclusivamente all'analisi dei conflitti inconsci, e quindi senza esercitare alcuna influenza educativa sull'lo. Appare evidente che se perfino l'lo pochissimo sviluppato di un bambino, che addirittura non ha alcun rapporto con la realtà, può sopportare, con l'ausilio dell'analisi, l'eliminazione delle rimozioni senza essere schiacciato dall'Es, non c'è alcun motivo di temere che nei bambini nevrotici (cioè in casi molto meno gravi) l'lo possa soccombere all'Es. Vale anche la pena di rilevare che, nel caso di Dick, mentre prima le influenze educative esercitate dai familiari svanivano senza produrre alcun effetto su di lui, ora che, grazie all'analisi, il suo lo sta evolvendo, egli è sempre più aperto alle influenze educative, le quali, procedendo di pari passo con i moti pulsionali attivati dall'analisi, bastano perfettamente a controllarli.
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A questo punto ci resta da trattare la questione della diagnosi. Il dottor Forsyth diagnosticò una dementia praecox ritenendo al tempo stesso che valesse la pena di tentare l'analisi, A sostegno della sua diagnosi c'era il fatto che il quadro clinico coincideva per molti aspetti importanti con quello della dementia praecox degli adulti in fase avanzata. Riassumendo, preciserò ancora una volta che il quadro presentato da Dick era caratterizzato da un'assenza quasi totale di affettività e di angoscia, da un considerevolissimo distacco dalla realtà e da inaccessibilicl, da mancanza di comu.nicazione emotiva, da comportamento negativista alternato a manifestazioni di obbedienza automatica, da insensibilità al dolore, da perseverazione; 8 da sintomi, cioè, tipici della dementia praecox. Allo stato delle cose la diagnosi è confermata ulteriormente dal fatto che può essere esclusa con certezza l'esistenza di ogni malattia organica, innanzitutto perché gli esami medici del dottor Forsyth non ne hanno riscontrata nessuna e in secondo luogo perché il caso si è dimostrato suscettibile di trattamento psicologico. L'analisi mi ha per di più provato chiaramente l'inammissibilità di un'ipotesi di psiconevrosi. Contro la diagnosi di dementia praecox si può sollevare l'obiezione che nel caso di Dick c'era sostanzialmente un'inibizione dello sviluppo e non una regressione. La dementia praecox, inoltre, è straordinariamente rara nella prima infanzia, tanto che molti psichiatri sostengono addirittura che in quest'età non si verifica mai. Non è mia intenzione impegnarmi in discussioni di di3.gnostica psichiatrica, ma tutta l'esperienza che mi proviene dall'analisi infantile mi permette di precisare alcune osservazioni di carattere generale circa le psicosi nell'infanzia. ~ mia convinzione che nell'infanzia la schizofrenia è molto più comune di quanto abitualmente si crede. Elencherò alcune delle ragioni per le quali in genere essa non viene rilevata o riconosciuta. 1) I genitori, specie dei ceti più poveri, non consultano uno psichiatra se non quando il caso è disperato, quando cioè essi stessi non possono più in nessun modo badare al bambino. Così un numero considerevole di casi non arriva mai all'osservazione medica. 1) Dato il modo in cui il medico vede i pazienti, gli è perlopiù impossibile stabilire, nel corso di un'unica rapida visita, la presenza della schizofrenia. Così molti casi di schizofrenia vengono classificati con etichette di significato vago e indefinito come "arresto di sviluppo", "deficienza mentale", "psicopatia", "tendenza asociale" ecc. 3) Soprattutto, nei bambini i segni di schizofrenia sono meno appariscenti che negli adulti e colpiscono meno. Tratti caratteristici di questa malattia suscitano minore attenzione quando compaiono in un bambino perché, in misura più lieve, sono connaturali allo ' [RipetiUone
stereotip~ta
di cene puole.]
C.pltolo undi...Tmo
sviluppo dei bambini normali. Manifestazioni come un sensibile distacco dalla realtà, come la mancanza di comunicaUone, l'incapacità di concentrarsi in un'occupazione qualunque, il comportarsi stupidamente e il parlare a vanvera, non ci colpiscono in modo particolare e non le giudichiamo negativamente come accade quando le rileviamo negli adulti. L'esuberanza motoria e i movimenti stereotipati sono comunissimi nei bambini e differiscono soltanto nella misura dalla ipercinesi e dalla stereotipia schizofreniche. L'obbedienza automatica deve essere molto spiccata perché i genitori la considerino davvero come qualcosa di diverso dalla "docilità". Il comportamento negativo è visto di solito come "cattiveria" e la dissociazione, nei bambini, è un fenomeno che in genere sfugge completamente all'attenzione. Per rilevare che nell'angoscia fobica dei bambini vi sono spesso idee dì persecuzione di natura paranoica 9 e paure ipocondriache occorre un'osservazione molto attenta e perlopiù solo l'analisi può rivelarle. A questo punto aggiungerò che nei bambini sono presenti, ancora più comunemente delle psicosi, tratti psicotici che, col sopravvenire di circostanze sfavorevoli nel corso ulteriore della vita, determinano l'erompere di questo tipo di malattie. Dunque, a mio modo di vedere, la schizofrenia completamente sviluppata e specie la presenza di tratti schizofrenici nell'infanzia sono di gran lunga più comuni di quanto abitualmente sì crede. Ciò mi ha indotta innanzitutto a concludere - e non mancherò di fornirne in altra sede tutte le ragioni - che il concetto dì schizofrenia in particolare e quello di psicosi in generale, in quanto malattie infantili, debbono essere ampliati. Credo inoltre che uno dei compiti princip::ali dell'analisi infantile debba essere anche quello di scoprire e curare le psicosi nell'infanzia. Le conoscenze teoriche che peraltro così si acquisirebbero costituirebbero indubitabilmente un contributo prezioso alla nostra comprensione della struttura delle psicosi e ci aiuterebbero a fare diagnosi differenziali più precise tra le diverse forme patologiche. Se ci' avvaliamo del termine nel senso più ampio da me proposto ritengo che possiamo classificare legittimamente la malattia di Dick come schizofrenia nonostante il suo differire dalla schizofrenia tipica, e anche dalla maggior parte dei casi di schizofrenia infantile, in quanto il disturbo risiedeva fondamentalmente in una inibizione dello sviluppo invece che, come nella "maggioranza dei casi di schizofrenia, in una regressione da stadi di sviluppo già validamente raggiunti. 10 E anche se la gravità del "Vedi "La personilien.ione nel gioco infantileK. 1'11 fatto che nell'analisi di Diek si sia potuto su.bilire un contatto con b psiche e si siano potuti ottenere dci progressi in tempi reladvamente brevi potrebbe far pensare che in lui, accanto e pualleiamente al modesto sviluppo manif~o. vi fosse già stato
Formul-d.ltlmbollnello••lluppod.ll'lo
caso contribuisce ad accentuare il carattere straordinario, insolito, del quadro clinico di Dick, ho buone ragioni per essere dell'idea che il suo non è affatto un caso isolato. Ultimamente sono venuta a conoscenza di disturbi analoghi in due bambini pressappoco dell'età di Dick. Per tutto ciò sono incline a credere che riconosceremmo un maggior numero di casi di questo tipo se facessimo le nostre osservazioni investigando più accuratamente e più a fondo. Esporrò ora in breve le conclusioni teoriche alle quali sono pervenuta sulla base non soltanto del caso di Dick ma anche di altri casi, meno gravi, dì bambini schizofrenici fra i cinque e i tredici anni di età, ·nonché di tutta la mia esperienza analitica. 1 primi stadi del conflitto edipico sono dominati dal sadismo. Il periodo dello sviluppo in cui essi si collocano si apre con l'instaurarsi del sadismo orale (al quale vengono poi ad associarsi il sadismo uretrale, quello muscolare e quello anale) e inizia a chiudersi quando la supremazia assoluta del sadismo anale volge al termine. La difesa contro le pulsìoni libidichc compare solo nelle fasi più tarde del conflitto edipico; nelle fasi iniziali essa è diretta contro le pulsioni distruttive che ad esso si accompagnano. La primissima difesa istituita dall'Io è diretta contemporaneamente contro il sadismo proprio del soggetto c contro quello dell'oggetto aggredito per il fatto che entrambi sono visti come fonte di pericolo: Ciò che contraddistingue questa difesa è la violenza, cd è perciò diversa dal meccanismo della rimozione. Questa forte difesa è peraltro indirizzata dal maschietto anche contro il proprio pene considerato come organo esecutivo del sadismo, e per tale ragione costituisce una delle origini più profonde di tuni i disturbi della potenza sessuale. È a queste mie ipotesi che riconnetto sia lo sviluppo degli individui normali che di quelli nevrotici; consideriamo ora la genesi delle psicosi. Nella prima parte del periodo in cui predomina il sadismo, il bambino immagina le aggressioni in forme di violenza pura e scoperta. Io sono stata indotta a concludere che questo è il punto di fissazione della dementia praecox. Nella seconda parte del periodo - allorché prevalgono in particolare le pulsioni uretrali e sadico-anali - ]c aggressioni sono immaginue in forme di violenza celata, come l'avvelenamento. Ritengo che questo sia il punto di fissazione della paranoia. li Mi si consenta di ricordare, al proposito, che Abraham ha sostenuto che nella paranoia la libido regredisce anche un ceno sviluppo lnente. Data però la scarsità vcnmentc abnorme del suo sviluppo complessivo, l'ipotesi di una rcgressione da stadi già validamente raggiunti sarebbe molto difficilmente sostenibile. "Riferirò altrove il ma1erialc sul quale fondo qucna mia concezione e in quell'occasione fornirli panicolarcggiaumente anche le ragioni che la sostengono (vedi la mia Psicoanalisi dei bambini).
al primissimo stadio anale, Le mie conclusioni concordano inoltre con le ipotesi di Freud, secondo le quali i punti di fissazione della demmtia praecox e della paranoia sono da ricercacsi nello stadio narcisistico, e quello della dememia praecox si trova prima di quello della paranoia. L'eSllgerata e prematura difesa dell'Io contro il sadismo arresta lo stabilirsi del rapporto con la realtà e lo sviluppo della vita di fantasia. Vengono così bloccate l'ulteriore appropriazione sadica e l'esplorazione del corpo della madre nonché del mondo esterno (il corpo materno in un senso più ampio); ciò detennina una sospensione più o meno totale del rapporto simbolico con le cose e con gli oggetti che rappresentano i contenuti del corpo materno e conseguentemente del rapporto con l'ambiente del soggetto e con la realtà. Questo distacco costituisce la base dell'assenza di affettività e di angoscia che è uno dei sintomi della demmtia praecox. In questa malattia, dunque, la regressione arriva sino a quella fase precoce dello sviluppo nella quale l'angoscia ha impedito o bloccato l'appropriazione sadica e la distruzione dell'interno del corpo materno - così come è fantasticamente concepito dal soggetto - e al tempo stesso lo stabilirsi del rapporto con la realtà.
Capitolo 12 La psicoterapia delle psicosl 19}0
Se si considerano a fondo i princìpi diagnostici della psichiatria salta agli occhi che, nonostante la loro ricca articolazione, la loro complessità, e l'ampiezza e varietà del campo clinico che coprono, essi si incentrano tuttavi11 sostanzialmente su un criterio particolare, quello del rapporto con la realtà. Ma la realtà che ha in mente lo psichiatra è ovviamente la realtà soggettiva e oggettiva dell'adulto normale. 011esta idea, lecita quando si considera l'alienazione mentale dal punto di vista della natura sociale dei rapporti, non tiene però conto del fatto più importante: che i rapporti fondamentali con la realtà nella prima infanzia sono di natura completamente diversa. L'analisi dei bambini tra i due anni e mezzo e i cinque anni d'età mostra chiaramente che all'inizio, per tutti i bambini, la realtà esterna è soprattutto uno specchio della loro vita pulsionale. Ora, la primissima fase dci rapporti umani è dominata dalle pulsioni sadico-orali. Le esperienze di frustrazione e privazione derivanti dallo svezzamento ecc. accentuano queste pulsioni sadiche; l'esito del processo è che tutte le altre forme di espressione del sadismo infantile - quelle che noi denominiamo sadismo ureuale, sadismo anale, sadismo muscolare-, vengono a loro volta attivate e indirizzate su oggetti. A quest'epoca la realtà esterna, nell'immaginazione del bambino, è popolata di oggetti dai quali egli si aspetta precisamente lo stesso trattamento che si sente spinto a infliggere loro. La realtà primitiva del bambino molto piccolo è in effetti costituita da rapporti di questa natura. Non è esagerato dire che nella primissima realtà del bambino il mondo non è altro che un seno e un grembo ricolmo di oggetti pericolosi, pericolosi a causa dell'impulso del bambino stesso ad aggredirli. Il corso regolare dello sviluppo dell'lo è per l'individuo normale una progressiva considerazione degli oggetti esterni secondo una scala di valori di realtà; per lo psicotico, invece, la valutazione del mondo - ovvero, in pratica,
degli oggetti - resta allivello originario. Ciò vuoi dire che per Io psicotico il mondo è sempre un grembo pieno di oggetti pericolosi. Se mi si chiedesse di dare molto concisamente una generica ma fondata classificazione delle psicosi, direi che i gruppi principali sono in relazione alle difese erette contro il sadismo nelle fasi più importanti del suo sviluppo. Una delle ragioni per cui la natura dei rapporti con la realtà di cui dicevo prima non viene in genere riconosciuta dipende dal fatto che perlopiù gli aspetti caratteristici delle psìcosi nell'infanzia sono essenzialmente diversi da quelli delle psicosi classiche, anche se naturalmente vi sono casi nei quali tali aspetti sono molto simili. Per esempio, una delle caratteristiche più gravi può essere il fatto che in un bambino di quattro anni sussista integra l'attività di fantasie tipiche di bambini di un anno, una fissazione, cioè, che sul piano clinico si trnduce in un arresto dello sviluppo. Sebbene la fissazione della fantasia possa essere scoperta soltanto con l'analisi, il ritardo dello sviluppo presenta tuttavia molte alue indicazioni cliniche, che però raramente o mai vengono riconosciute e adeguatamente valutate, Dato il modo in cui il medico vede i pazienti, gli è perlopiù impossibile stabilire, nel corso di un'unica rapida visita, la presenza. della schizofrenia. Così molti casi di schizofrenia vengono classificati con etichette di significato vago e indefinito come "arresto di sviluppo''. "psicopatia", "tendenza asociale" ecc. Soprattutto nei bambini i segni di schizofrenia sono meno appariscenti che negli adulti e colpiscono meno. Tratti caratteristici di questa malattia suscitano minore attenzione quando compaiono in un bambino perché, in misura più lieve, sono connaturali allo sviluppo dei bambini normali. Manifestazioni come un sensibile distacco dalla realtà, come la mancanza di comunictnione emotiva, l'incapacità di concentrarsi su un'occupazione qualunque, il comportarsi stupidamente e il parlare a vanvera, non ci colpiscono in modo particolare e non le giudichiamo negativamente come accade quando le rileviamo negli adulti, L'esubennza motoria e i movimenti stereotipati sono comunissimi nei bambini e differiscono soltanto nella misura dalla ipercinesi e dalla stereotipia schizofreniche, L'obbedienza automatica deve essere molto spiccata perché i genitori la considerino davvero come qualcosa di diverso dalla "docilità". li comportamento negativista è visto di solito come ucattiveria";e la dissociazione, nei bambini, è un fenomeno che in generale sfugge completamente all'attenzione, Per rilevare che nell'angoscia fobica dei bambini vi sono spesso idee di persecuzione di natura paranoica e paure ipocondriache occorre un'osservazione molto attenta e perlopiù solo l'analisi può rilevarle. Ancora più comunemente delle psicosi, nei bambini sono inoltre presenti trntti psicotici che, col sopravve-
nire di circostanze sfavorevoli nel corso ulteriore della vita, determinano l'erompere di questo tipo di malattie.' Porterò ad esempio un caso in cui gli atti stereotipati manifestati erano basati completamente su un'angoscia psicotica, ma che niente altro nel soggetto avrebbe indotto a sospettarla. Si trattava di un bambino di sei anni che giocava per ore al vigile che dirige il traffico; nel gioco assu~ meva continuamente certe posizioni, sempre identiche, e in alcune di esse rimaneva immobile per un bel po' di tempo. Panendo da questi segni di catatonia e di stereotipia l'analisi mise in luce l'angoscia e la paura schiaccianti che sono caratteristiche dei casi di natura psicotica. L'esperienza ci ha inoltre insegnato che è tipico, da pane del soggetto, sbarrare l'accesso a questa schiacciante paura psicotica mediante vari anifici che tuttavia hanno un nesso con i sintomi. Prendiamo ora il caso dei bambini che hanno esclusivamente una vita di fantasia; in essi possiamo osservare perché è necessario che escludano completamente la realtà dai loro giochi per poter conservare il loro mondo di pura fantasin. Questi bambini sono incapaci di sopportare qualunque frustrazione perché questa li richiama alla realtà; anaiogllmente non sono assolutamente in grado di concentrarsi su un'occupazione che abbia a che fare con la realtà. Un caso del genere, per esempio, è quello di un bambino di sei anni che giocava di continuo a fare il capo potente di una banda formata da cacciatori selvaggi e da bestie feroci; egli combatteva, sbaragliava e metteva crudelmente a mone i suoi nemici, anche questi affiancati da bestie feroci che venivano poi divorate. La battaglia non aveva mai fine perché comparivano sempre nuovi nemici. In questo bambino l'analisi mise in luce, dopo essersi protratta considerevolmente, non solo una nevrosi grave ma anche tratti spiccatamente paranoici. Egli si era sempre consciamente sentito circondato e minacciato da maghi, streghe e soldati,z Come tanti altri bambini, anche lui aveva sempre tenuto completamente nascosto alle persone con le quali viveva il contenuto della sua angoscia, Ancora un esempio: in un bambino apparentemente normale, che credeva con insolita ostinazione di essere costantemente circondato da personaggi di fiaba, sempre buoni e gentili come Babbo Natale, scoprii che in realtà questi personaggi servivano da schermo alla sua angoscia di essere perennemente perseguitato da bestie spaventose che minacciavano di aggredirlo e divorarlo. Secondo me, dunque, la schizofrenia completamente sviluppata e specie la presenza di tratti schizofrenici nell'infanzia sono di gran lunga 1 Vedi uL'impon~nza dell~ fomluione dei simboli nello sviluppo dell'Io~, p. l49· 1
[Vedi
~La
pcrsonifienione nel gioc:o infantileN, p, 117.]
più comurù di quanto abitualmente si crede. La conclusione alla quale sono pervenuta è che il concetto di schizofrerùa in particolare e quello di psicosi in generale, in quanto malattie infantili, debbono essere am· pliati. Credo inoltre che uno dci compiti principali dell'analisi infantile debba essere anche quello di scoprire e curare le psicosi dell'infanzia. Le conoscenze teoriche che peraltro così si acquisirebbero costituirebbero indubitabilmente un contributo prezioso e ci aiuterebbero a fare diagnosi differenziali più precise tra l~ diverse fonne patologic:he.3
•rved.in .•.]
Capitolo 13 Contributo alla teoria dell'inibizione intellettiva 1931
Mi propongo qui di trattare alcuni meccanismi dell'inibizione intdlettiV11. Comincerò col dare una succinta esposizione dei punti più significativi di due sedute consecutive dell'analisi di un bambino di sette anni. Il bambino era affetto da una nevrosi caratterizzata in parte da sintomi nevrotici, in parte da disturbi del carattere e in parte da inibizioni intellettive abbastanza gravi. Al momento delle due sedute çhe mi accingo a esporre, il bambino era in trattamento da più di due anni e il materiale in causa, quello cioè relativo alle inibizioni, era già stato analizzato in misura considerevole. A quest'epoca dell'analisi il complesso delle inibizioni intellettive si era gradualmente ridotto, ma fu solo nel corso delle due sedute che il nesso fra tale materiale e una particolare difficoltà del bambino ad apprendere divenne chiaro. Ciò portò a un miglioramento notevole in merito alle sue inibizioni intellettive. 11 bambino si era lamentato con me di non riuscire a differenziare l'urio dall'aluo taluni vocaboli francesi, benché vi fosse in classe un cartello, nel quale erano raffigurati vari oggetti, che aveva lo scopo di aiutare i bambini a iritendere e distinguere i vocaboli. I vocaboli che lui confondeva erano poulet, poirson c gface, cioè pulcino, pesce e ghiaccio. Ogni volta che gli si chiedeva che cosa significasse uno di tali vocaboli rispondeva invariabilmente con la traduzione di uno degli alui due; se per esempio gli si domandava che cosa significasse poimm lui rispondeva magari ghiaccio, se la domanda era poulet la risposta era pesce, e cosi via. La cosa lo faceva sentire impotente e disperato; diceva che non avrebbe mai imparato ecc. Nel corso delle due sedute egli mi forni il materiale attraverso normali associazioni, ma continuando al tempo stesso a giocare pigramente qua e là nella stanza, Cominciai col chiedergli di dirmi che cosa gli veniva in mente alla parola poulet. Mentre se ne stava di~cso sul tavolo dci giochi, agitando
C.pltolo tr..rlwtlmo
le gambe e disegnando con una matita su un foglio di carta, rispose che gli veniva in mente una volpe che irrompeva in un pollaio. Gli chiesi di precisanni quando accadeva questo fatto e lui invece di dire lo scontato "di notte" rispose: "Alle quattro del pomeriggio", un'ora nella quale, come io sapevo, sua madre era perlopiù fuori di casa. "La volpe entra nel pollaio e ammazza un pulcino", continuò, e intanto tagliò via un pezzo del suo disegno. Gli domandai che cosa avesse disegnato e lui disse: "Non so." Guardai insieme a lui e vidi che era una casa dalla quale aveva tagliato via il tetto. Spiegò che era di lì che la volpe entrava in casa. Riconobbe con me che la volpe era lui stesso, il pulcino il fratello più piccolo e che il momento dell'irruzione della volpe corrispondeva all'ora in cui sua madre era fuori casa. In precedenza avevamo fatto molto lavoro analitico sui suoi forti inl· pulsi aggressivi e sulle sue fantasie di aggredire il fratellino sia mentre era ancora nel corpo della madre sia dopo il parto, nonché sul gravissimo senso dì colpa collegato a tali impulsi e fantasie. 1 Jl fratellino aveva ora circa quattro anni. Il mio piccolo paziente, John, era stato tremenda· mente tentato di rimanere solo con lui, sia pure per qualche minuto, quando era ancora lattante. Ma perfino adesso era possibile osservare come i suoi desideri ridiventassero attivi quando la madre era fuori casa. In parte ne era causa l'estrema gelosia per il lattante che gode del seno materno. Quando gli chiesi che cosa gli venisse in mente alla parola poisson cominciò a muovere le gambe più violentemente, ad agitare le forbici vicino agli occhi c a cercare di tagliarsi delle ciocche di capelli, tanto che do· vetti richiedergli di darmi le forbici. Rispose che poisson gli faceva venire in mente che il pesce fritto è molto buono e che gli piaceva. Poi rico· minciò a disegnare, questa volta un idrovolante e una barca. Non potei ottenere nessun'altra associazione al pesce e passai a proporgli giace. Disse: "Un grosso pezzo di ghiaccio è bello e bianco, c diventa prima rosa e poi rosso." Gli chiesi perché e lui rispose: "Fonde." "Come mai?" "Il sole lo scioglie." A questo punto fu preso dall'angoscia c non potei ottenere altro. Separò con le forbici il disegno dell'idrovolante da quello della barca e li mise sull'acqua per vedere se galleggiavano, Il giorno dopo raccontò con palese angoscia che aveva fatto un brutto sogno, "Il pesce era un gambero." Egli si trovava - continuò, ma ciò che raccc:mtàva era ormai una fantasia - su un molo che si protendeva in mare dove era stato spesso con la madre. Doveva uccidere un gam1 Queste tendenze nei confronti dd fratellino minore avevano contribuito non poco t disrurbuc i suoi rapporti col fratello maggiore, che aveva quarcro anni più di lui; lo avevano inbrci indouo a immaginare che il fratello ITUI!fgiorc nutrisse gli stessi propo-siti nei suoi riguardi.
bero enorme che veniva fuori dall'acqua e si arrampicava sul molo. Gli aveva sparato con il suo piccolo fucile e quindi lo aveva ucciso con la spada, che però non era un'anna molto efficace. Subito dopo aver ucciso questo gambero aveva dovuto ucciderne molti altri che continuavano a emergere dall'acqua. Gli domandai perché dovesse farlo e mi rispose che doveva impedire che i gamberi andassero per il mondo, altrimenti avrebbero ucciso tutri. Non appena aveva cominciato a parlare si era disteso sul tavolo nella stessa posizione del giorno firima agitando le gambe più che mai. Gli chiesi perché agitava le gambe in quel modo, come se scaldasse, ed egli rispose: "Sono nell'acqua completamente circondato dai gamberi." Il giorno prima le forbici avevano dunque rappresentato i gamberi che lo mordevano e ferivano e lui aveva disegnato l'idrovolante e la barca per sfuggire loro. Gli feci notare che aveva detto di trovarsi su un molo, ed egli replicò: uoh, sì, ma ormai ero caduto in acqua già da molto tempo." l gamberi - continuò poi a nccontare - volevano soprattutto penetrare in un grosso pezzo di carne che en nell'acqua e nssomigliava a una casa. En carne di montone, quella che lui preferiva. Disse che i gamberi ancora non c'erano mai entrati, ma potevano peneuarci attraverso le porte e le finestre. In questa complessa rappresentazione l'acqua e tutto ciò che vi era dentro simboleggiayano l'interno della madre, il mondo. La casa di carne rappresentava però al tempo stesso il corpo della madre e il proprio. I gamberi erano innumerevoli peni del padre. Erano grossi come elefanti, neri di fuori e rossi di dentro, Erano neri perché qualcuno li aveva fatti diventare di questo colore, e cosi nell'acqua tutto si era fatto nero. Erano entrati in acqua dall'altra parte del mare. Ce li aveva fatti entrare qualcuno che aveva voluto far diventare nera l'acqua. Appariva chiaro che i gamberi rappresentavano non solo il pene paterno ma anche le feci del bambino. Uno di essi non era più grande di un'aragosta ed era rosso di fuori e di dentro; rappresentava il suo proprio pene. Molto altro materiale aveva mostrato in precedenza altrettanto chiaramente che egli identificava le proprie feci con animali pericolosi i quali, a un suo comando (una specie di magia), sarebbero penetrati nel corpo della madre e l'avrebbero danneggiato e avvelenato insieme al pene del padre. Questo tipo di materiale, a mio parere, concorre a chiarire la teoria della paranoia. In questa sede non posso che accennare brevemente all'argomento. Come sappiamo, van Ophuijsen (1920) e Stii.rcke (1919) hanno ricollegato il "persecutore" alla rappresentazione inconscia che il paranoico ha della massa fecale, particolarmente in quanto scibala, contenuta nel proprio intestino; egli la identifica con il pene del suo perse- ~ cutore. Le analisi di molti bambini e adulti, tra cui quella del caso che StO illustrando, mi hanno indotta a ritenere che la paura delle proprie feci
Capitolo trHicnlmo
in quanto persecutori ha origine, in ultima analisi, dalle fantasie sadiche .del soggetto, nelle quali l'urina e le feci sono da lui utilizzate, nelle aggressioni al corpo materno, come strumenti di distruzione e di avvelenamento. In tali fantasie il soggetto trasforma le proprie feci in persecutori degli oggetti; mediante una qualche magia (è l'idea sulla quale, secondo me, si fonda la magia nera che informa le pratiche delle fattucchiere) egli le introduce segretamente nell'ano e negli altri orifizi degli oggetti e per queste vie le insedia all'interno dei loro corpi. Poiché il soggetto ha fatto tutto ciò, insorge in lui la paura sia nei riguardi dei propri escrementi in quanto sostanze pericolose o lesive per il suo stesso corpo sia nei riguardi degli escrementi degli oggetti che ha introiettati; da questi ultimi si attende infatti aggressioni del pari segrete e del pari eseguite con l'impiego delle pericolose feci. Questo dà origine tanto al terrore di avere nel proprio corpo una quantità di persecutori e di essere avvelenato quanto alle paure ipocondriache. Il punto di fiss:tzione della paranoia si situa, a mio parere, in quel periodo della fase di massimo sadismo nel quale il bambino conduce le sue aggressioni contro l'interno del corpo della madre, c contro il pene paterno che immagina vi sia contenuto, mediante le proprie feci trasformate in sostanze o animali pericolosi e velenosi.l Il fatto che il bambino, per effetto delle pulsioni sadico-uretrali, consideri già l'urina come qualcosa di pericoloso che ustiona, taglia, avvelena, lo predispone a concepire anche il pene come un oggetto sadico e pericoloso. Operano inoltre in questo stesso senso, in virtù della parificazione delle feci al pene, anche le sue rappresentazioni fantastiche dell'aggregato della scibala come persecutore - rappresentazioni fantastiche che si sono formate al momento del predominio delle tendenze sadicoanali e che sono precedenti, a quanto si può osservare, alle rappresentazioni del pene come persecutore -. A seguito della parificazione delle feci
tuisee il punto di fissazione della pa111noia, si situa perO in un momento ne qua c iÌ primissimo stadio anale ~ in ascesa. Su questa base la teoria di Abraham viene ad essere ampliata in due direzioni. In primo luogo veniamo a rilevare che nel corso di tale fa.se vi e una intensa cooperazione 1111 le varie forme di sadismo del bambino, c a rilevare in p~n:icolare quale enorme peso abbiano, ollrc al sadismo o111le, le finora bm poco ciconosdute tendenze sadieo-urctrali nel rafforzamento c nell'ulteriore sviluppo di quelle sadico-anali. In secondo luogo perveniamo a una comprensione più profonda c dettagliata della struttul1il delle fantasie del bambino nelle quali si manifestano pulsioni sadico-anali appartenenti al primissimo stadio. [Vedi la suddivisione dello stadio anale in ~primbsimo~ c "più tardo" fatta da Abnham (192-P, p, 349).]
r-•• Ull'lnl..w- lnlilll-'11.,. al pene, le proprietà pericolose delle feci concorrono ad accentuare il carattere pericoloso e sadico tanto del pene quanto dell'oggetto persecutore identificato con le prime e con il secondo, Nel caso di John i gamberi rappresentavano una combinazione delle feci e del pene, entrambi pericolosi, del bambino e del padre. Al tempo stesso il bambino si sentiva colpevole dell'operare di rutti questi strumenti e cause di distruzione; responsabili della trasfonnazione del pene e degli escrementi paterni in animali pericolosi" érano infatti i suoi desideri sadici nei riguardi dei genitori mentre si accoppiavano sessualmente, sicché padre e madre si sarebbero distrutti l'un l'altro. Nella sua immaginazione, inolue, John aveva aggredito il pene paterno con le proprie feci, rendendolo quindi ancora più pericoloso, e aveva inserito le proprie feci pericolose nel corpo della madre. Quando tornai a riproporgli il vocabolo giace si mise a parlare di un bicchiere (glass), andò al rubinetto e bevve un bicchiere d'acqua. Disse che l'acqua era orzata - la bibita che preferiva - e cominciò a parlare di un bicchiere di vetro dalla cui superficie esterna erano stati tolti, "rotti", tanti "piccoli pezzi" (ciò che aveva in mente era un bicchiere di vetro intagliato). Poi disse che il sole aveva rovinato questo bicchiere così come aveva rovinato il grosso blocco di ghiaccio di c;ui aveva parlato la volta prima. Il sole aveva "sparato" al bicchiere, disse, e cosl aveva guastato anche tutta l'orzata. Quando gli chiesi come avesse fatto il sole a sparare al bicchiere, rispose: "Con il suo calore." Intanto scelse fra le numerose matite che aveva davanti a sé una matita verniciata esternamente di giallo c cominciò a fare dei grossi punti neri su un foglio di carta e a perforarli finché non ridusse il foglio a brandelli. Poi prese un coltello e lo usò per tagliuzzare la matita e per staccarne la vernice gialla. La matita gialla rappresentava evidentemente il sole che, a sua volta, simboleggiava il suo pene e la sua urina, cose che bruciavano. (Il sole (sun) rappresentava lui stesso, il figlio (son), anche per via dell'assonanza delle due parole.) In molte delle sue ore d'analisi egli aveva bruciato pezzettini di carta, acceso dei fiammiferi e dato fuoco alle relative scatolene nonché, contemporaneamente o alternando le operazioni, lacerato, strappato, inzuppato d'acqua i vari oggetti. Questi oggetti rappresentavano il seno o l'intero corpo della madre. Aveva inoltre rotto abbastanza spesso dei bicchieri di forma tondeggiante che si trovavano nella stanza; questi rappresentavano al tempo stesso il seno della madre e il pene del padre. Anche il sole rappresentava per lui il pene sadico del padre. Mentre infatti tagliuzzava la matita, pronunciò una parola che risultò una combinazione di "go" (va') e del nome del padre. Il bicchiere era stato dunque rovinato dal figlio e dal padre; e il bicchiere stava a significare il seno
Capitolo lr
materno, il cui latte era simboleggiato dall'orzata, Il grosso blocco di ghiaccio, che aveva le stesse dimensioni della casa di carne, rappresentava il corpo materno; esso era stato fuso dal calore del pene e dell'urina di john e di suo padre; il colore rosso che alla fine aveva assunto simboleggiava il sangue che usciva dalle lesioni inCerte alla madre. John mi presentò poi una specie di cartoncino illustrato con un bulldog vicino al quale giaceva un pulcino morto, evidentemente ucciso dal cane, entrambi di colore marrone scuro, e disse: "E già, sono tutti uguali, pulcino, ghiaccio, bicchiere e gamberi." Gli chiesi perché erano tutti uguali, e lui rispose: "Perché sono tutti scuri, rovinati e morti.~ Ecco dunque perché non riusciva a fare distinzione tra i vari oggetti: erano tutti morti; i gamberi li aveva uccisi lui direttamente, ma anche i pulcini, che rappresentavano i bambini, e il ghiaccio e il bicchiere, che rappresentavano la madre, erano stati sporcati, lesi o uccisi, Dopo di ciò disegnò due lince divergenti, molto vicine nei punti di partenza c piuttosto distanziate nei punti terminali, Non poteva disegnare un simbolo più evidente della vagina, Poi mise la sua piccola locomotiva sui tratti iniziali delle linee c la fece andare avanti, come su dei binari, verso un'immaginaria stazione. Nel fare questo era molto sollevato e contento. Dentro di sé sendva, ora, di potere avere simbolicamente capponi sessuali con sua madre; nel corso precedente dell'analisi, invece, il corpo della madre era stato concepito come un luogo di orrori. Questa concezione, di cui si può trovare conferma nell'analisi di ogni uomo, mi sembra indicare fondatamente che la paura del corpo femminile in quanto luogo di orrende distruzioni può essere una delle cause principali di ,menomazione della potenza sessuale. Ma questa paura angosciosa costituisce anche un fattore fondamentale dell'inibizione della pulsione epistemofilica, e ciò per il fano che l'interno del corpo materno rappresenta il primo oggetto di tale pulsione. Quando esso viene immaginariamentc esplorato e perlustrato viene anche, nc\la fantasia, aggredito con l'intero armamentario sadico del bambino, inclusa quella pericolosa arma di offesa che è il pene. In ciò può risiedere un'altra causa della eventuale futura impotenza del maschio, perché nell'inconscio penetrare ed esplorare (conoscere) sono in gran parte sinonimi. Se si tiene conto di tutto questo, si spiega perché, a .seguito dell'analisi dell'angoscia di john connessa al sadico pene proprio e del padre - la trafiggente matita gialla assimilata al sole bruciante -, il bambino poté agevolmente produrre una rappresentazione simbolica di sé stesso nell'atto di avere rapporti sessuali con la madre e di esplorarne il corpo. Il giorno dopo riuscl a osservare con attenzione e con interesse il canello appeso in classe e a differenziare senza difficoltà i vocaboli francesi illusuati dalle figure.
Strachey (1930) ha fatto rilevare che, neU'inconscio, leggere significa attingere, estrarre conoscenza dal corpo materno, e che la paura di depredarlo è un agenre importante dell'inibizione a leggere. Io aggiungerci che per uno sviluppo positivo del desiderio di conoscere è essenziale che il corpo della madre sia sentito come un corpo sano e integro. Nell'inconscio esso rappresenta la stanza del tesoro, l'unica dalla quale è possibile ottenere rutto ciò che si può bramare; perciò se non è rovinato o distrutto, se non è troppo in pericolo e quindi esso stesso pericoloso, il desiderio di trame alimento per la mente può essere realizzato più facilmente. Riferendo il sogno-fantasia nel quale John aveva sostenuto, all'interno del corpo materno, una lotta con gli innumerevoli peni del padre (i gamberi), ho accennato al fatto che la casa di carne non ancora violata c che John cercava di difendere dall'irruzione dci gamberi rappresentava non solo l'interno del corpo della madre ma anche del proprio. Nella fantasia le sue difese contro l'angoscia erano espresse e attuate con spostamenti e capovolgimenti elaborati, Il buon pesce fritto che egli mangiava al principio si trasfonnava poi in un gambero, Nella versione iniziale del racconto egli si trovava sul molo e cercava di impedire ai gamberi di venir fuori dall'acqua, ma nella versione successiva app:~,riva che egli si trovava nell'acqua e che qui - dentro il corpo materno - si sentiva alla merc~ del padre. In questa versione egli cercava ancora di attenersi all'idea di stare impedendo ai gamberi di penetrare nella casa di carne ma era in effetti dominato dalla profondissima paura che i gamberi vi fossero già penetrati e la stessero distruggendo; i suoi sforzi erano onnai diretti a ricacciarli fuori. Nel quadro generale e complesso della fantasia, quindi, sia il mare sia la casa di carne rappresentavano il corpo della madre. Devo ora far rilevare un'altra fonte d'angoscia intimamente connessa con la paura della distruzione del corpo materno e mostrare come essa operi nelle inibizioni intellettive e nei disturbi dello sviluppo dell'Io. Teniamo ancora presente il caso di john e consideriamo in particolare che la casa di carne non significava soltanto il corpo della madre ma anche quello del bambino. Troviamo qui una rappresentazione delle prime situazioni d'angoscia che derivano, in entrambi i sessi, dalla pulsione sadico-orale dì divorare ciò che è contenuto nel corpo materno e in particolare i peni che il bambino immagina vi si trovino, II pene paterno, che nel quadro dell'oralità specifica della suzione è assimilato al seno e diventa cosl un oggetto di desiderio,J viene pertanto a essere incor• Nella fantasia di John ciò appare manifesto nell'a$Soc:iazione relativa al bitto molto buono e che gli piacevan.
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parato; e nella fantasia del bambino, in consegueriza delle sadichè aggressioni contro di esso, è trasformato molto rapidamente in un terrorizzari.te aggressore interno e assimilato ad animali pericolosi e asmi micidiali, Secondo la mia concezione, inoltre, questo pene del padre introiettato costituisce il germe del Super-io paterno. Da tutto ciò risulta, come evidenzia l'esemplificativo caso di John: a) che la distruzione che si immagina essere stata compiuta nel COlpO matemo si immagina altresì - o si prevede - che sia compiuta anche nel pioprio corpo; b) come il soggetto viva effettivamente la paura che l'interno del proprio COlpO sia aggredito dalle feci e dai peni patemi introiettati. Ora, proprio come l'angoscia estrema relativa alla distruzione operata nel corpo materno inibisce la capacità di farsi un'idea chiara di quanto vi è contenuto, così l'angoscia relativa a ciò che di pericoloso e di tremendo si prevede o si immagina avvenga all'interno del proprio corpo
r~!si~:~i;:ie:en d~c~~~oo;;o~~~~;i~~:~:~~~~t:71e::~~~; Jeu~:t0di~~~ stra, per esempio, il comportamento tenuto da John il giorno successivo all'analisi del sogno-fantasia concernente i gamberi, il giorno cioè in cui scoprì di essere improvvisamente capace di fare distinzione tra i vocaboli frnncesi. Arrivato in studio, disse: "Vuoto il mio cassetto e faccio pulizia." Si riferiva al cassetto che gli era stato riservato per te nervi i giocattoli e i vari oggetti che adopenva nel corso dell'analisi; per mesi vi aveva gettato ogni sorta di avanzi, pezzi di carta, roba impiastricciata di colla, residui di sapone, pezzetti di sp3go ecc., senza essere mai riuscito a decidersi di mettervi ordine, Quel giorno invece ne trasse fuori ciò che vi era contenuto c buttò via tutta la cianfrusaglia inutile e gli oggetti rotti. Lo stesso giorno aveva rinvenuto in un cassetto di casa sua la penna stilografica che aveva cercato vanamente per mesi. Con ciò aveva simbolicamente guardato nel corpo della madre, lo aveva rimesso a posto, riparato, e aveva anche ritrovato il proprio pene, Ma il c3ssetto rappresentava
~vere una ponata molto masgiore; può incidere sull'intero atteggiamento nei confronti del mondo esterno e menomare la capacità dcll'orìcnramcnto nel suo senso più ampio e perfino in senso trulato. Ricerche successive mi hanno dimostrato che tale inibizione deriva dalla paura del corpo materno insona in consegucnu. delle aggressioni sadiche ad esso rivolte; mi hanno inoluc dimostrato che le prime fantasie sadiche concernenti il corpo materno e la capacità dì clabonrlc con suc~o costituiscono il tramite che conduce alle relazioni oggcttuati e all'adattamento alla realtà, ed esercitano così un'in· tluenza fondamentale sul futuro nppono del soggetto con il mondo esterno.
contemporaneamente il suo proprio' corpo; e il suo impulso, onnai meno inibito, a conoscerne il contenuto si manifestò, come dimostrò il procedere dell'analisi, nella sua molto maggiore cooperazione all'attività analitica e nella più profonda comprensione dei propri disturbi, La più profonda comprensione derivava dal progresso dello sviluppo dell'Io seguito a questa specifica pane dell'analisi concernente, in definitiva, il suo minaccioso Super-io. Infatti, come ci ha insegnato l'esperienza fatta con i bambini, specie con quelli più piccoli, l'analisi dei primi stadi della fonnazione del Super-io favorisce lo sviluppo dell'lo in quanto riduce il sadismo del Super-io e dell'Es. Ma, oltre che su questo fatto, ciò su cui desidero richiamare l'attenzione è il rapporto, costantemente rilevabile in analisi, ua il ridursi dell'angoscia dell'lo di fronte al Super-io e l'accrescersi della capacità del bambino di rendersi conto dei propri processi inuapsichici e di sonoporli più efficacemente al controllo dell'lo. Nel caso di John mettere ordine significava appunto fare un controllo della realtà intrapsichica. Mettendo ordine nel cassetto egli metteva ordine nel proprio corpo e separava ciò che apparteneva a questo da ciò che era stato sottratto al corpo materno, separando al tempo stesso le feci "buone" dalle "cattive", gli oggetti "buoni" dai "cattivi", In sintonia con il funzionamento dell'inconscio, nel quale l'oggetto danneggiato diventa "cattivo" e "pericoloso", John identificava, nel mettere ordine, quanto era rotto, danneggiato, sporco, con l'oggetto •cattivo", le feci "cattive" con i bambini "cattivi". Oramai in grado di esaminare i diversi oggetti, di giudicare quale uso se ne potesse fare, quale danno avessero sofferto e cosl via, John si dimostrava capace di osare far fronte all'immaginaria rovina operata dal Supcr-io e dall'Es; di compiere, cio~, l'esame di realtà. Ciò consentiva al suo Io di funzionare meglio nel decidere quali oggetti fossero utilizzabili, quali si potessero riparare o fossero da buttare e via di seguito; Es e Supcr-io ne risultavano al tempo stesso meglio armonizzati e potevano perciò essere affrontati più convenientemente dall'Io rafforzato. In relazione a quanto detto mi si consenta di ritornare sul rinvenimento della penna stilografica. La nostra interpretazione di questo episodio, finora implicita, è che in John la paura delle proprietà distruttive e pericolose del suo pene - in definitiva del suo Slldismo - aveva subìto una riduzione che gli aveva consentito di riconoscere e accettare il possesso di quest'organo. Questa linea interpretativa ci svela il substrato originario tanto della potenza sessuale quanto della pulsione epistemofilica. Ci rende infatti chiaro che nell'inconscio l'attività dello scoprire e quella del penetrare nelle cose sono equivalenti e, in più, che la potenza virile (o, nel fanciullo,
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i suoi presupposti psicologici) costituisce il fondamento dello sviluppo di numerose attività nonché di capacità c interessi creativi. Ma - ed è questo il punto che voglio mettere in evidenza - un tale sviluppo dipende dal fatto che il pene si sia trasformato nel rappresentante dell'Io. Nei primi stadi della vita il maschietto considera il proprio pene come l'organo esecutivo del sadismo e perciò esso diventa il veicolo del suo originario senso d'onnipotenza. Per questo motivo, e poiché, essendo un organo esterno, può essere esaminato e messo alla prova in vari modi, esso acquisisce per il bambino il significato e il valore del suo lo, delle sue funzioni dell'Io, della sua coscienza; e ciò mentre l'invisibile pene interiorizzato del padre - il Super-io -, sul quale non può venire a conoscere nulla, diventa il rappresentante del suo inconscio. Se la paura del bambino nei confronti del Super-io e dell'Es sarà troppo forte, egli non solo non sarà in grado di acquisire conoscenza dei contenuti del proprio corpo e dei propri processi psichici ma sarà anche incapace di usare il pene, nella sua configurazione psicologica, come organo regolatore cd esecutivo dell'lo. Ne saranno del pari inibite le funzioni dell'Io in rapporto alla conoscenza del proprio corpo e dei propri processi psichici. Nel caso di john, il rinvenimento della stilografica non indicava soltanto che egli aveva riconosciuto l'esistenza del proprio pene, e che ciò lo rendeva orgoglioso e gli procurava piacere, ma che aveva altresì riconosciuto l'esistenza del proprio Io, cosa che si manifestava in un progresso ulteriore del suo sviluppo dell'Io, in un'espansione delle sue funzioni dell'Io, nonché in una riduzione del potere del Super-io che fino a quel momento aveva dominato la situazione. Per riassumere quanto si è detto: mentre la migliorata capacità di John di farsi un'idea più realiscica dell'interno del corpo della m11dre determinò una maggiore attitudine a capire e valutare il mondo esterno, la riduzione dell'inibizione a conoscere realisticamente l'interno del proprio corpo promosse al tempo stesso una comprensione più profonda e un controllo più valido dei propri processi psichici e mentali; il fanciullo fu quindi in grado dì portare ordine e chiarezza nel proprio spirito e nella propria mente. Il primo risultato, la maggiore attitudine a capire il mondo esterno, comportò una più grande capacità di acquisire sapere; il secondo, la comprensione più profonda ecc., implicò una migliore 1abilità a elaborare, organizzare e correlare le nuove conoscenze, nonché a ritrasmÙtcrle, cioè a riferirle, a formularle, a esprimerle. In conclusione, ne derivò un progresso dello sviluppo dell'Io. Ora, tutto questo è in rap·porto al fatto che i due contenuti di fondo dell'angoscia relativa al corpo materno e dell'angoscia relativa al proprio corpo si condizionano vicendevolmente e interreagiscono tra loro punto per punto, per cui la riduzione dell'angoscia legata a queste fonti determina uno svincolo, una
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maggiore libenà delle due funzioni dell'introiezione e dell'espulsione (o proiezione) e consente che queste possano essere impiegate più convenientemente e meno coattamente, Se però il Super-io esercita un potere troppo esteso sull'Io, questo, nello sforzo di conservare mediante la rimozione il controllo sull'Es e sugli oggetti esterni introiettati, perlopiù si chiude alle influenze del mondo esterno e degli oggetti che vi si tr~vano privandosi in tal modo di tutte le fonti di stimoli - sia di quelle esterne sia di quelle che risiedono nell'Es - che costituiscono la base delle acquisizioni e degli inte-' ressi dell'lo. Nei casi in cui rimane preponderante il significato della realtà e degli oggetti reali come riflessi del mondo e delle imago interni di cui si ha paura, gli stimoli provenienti dal mondo esterno possono essere sentiti dal soggetto quasi altrettanto allarmanti del potere degli oggetti introiettati che nella fantasia hanno assunto ogni iniziativa e ai quali l'Io si sente .. obbligato coattivamente a cedere l'esecuzione - e, naturalmente, la responsabilità - di tutte le attività e le funzioni intellettive. In certi casi, gravi inibizioni ad apprendere si combinano con una grande e generale intrattabilità, con un'analoga insofferenza nei riguardi dell'educazione e con un atteggiamento di saccenteria; in questi casi. ho riscontrato che l'lo si sente oppresso e paralizzato per un verso dall'azione del Super-io - avvertito come tirannico e pericoloso - e per l'altro dalla propria diffidente riluttanza ad accogliere le influenze degli oggetti reali, spesso perché esse sono sentite in totale contrasto con le pretese del Super-io ma ancora più spesso perché gli oggetti esterni sono identificati troppo strettamente con i temuti oggetti interni, In questa situazione l'lo cerca\ "(con la proiezione nel mondo esterno) di dimostrare la propria indipendenza dalle imago, dalle figure introiettate, ribellandosi a tutte le influenze provenienti dagli oggetti reali. Il miglioramento dell'accessibilità del paziente all'influenza del mondo esterno e la progressiva eliminazione delle inibizioni intellettive sono determinati dalla misura in cui si riesce a ottenere una riduzione del sadismo, dell'angoscia e dell'attivid del Super-io, una riduzione che fa acquisire ali'Io una base più ampia su cui funzionare. Abbiamo visto che i meccanismi di cui qui abbiamo trattato ponano a certi specifici tipi di inibizione intellettiva. In taluni quadri clinici, però, essi assumono il carattere di meccanismi psicotici, Dev'esserci già apparso chiaro che la paura di John per i gamberi in quanto persecutori interni al proprio corpo, era di natura paranoica. Questa angoscia, inoltre, lo spingeva a isolarsi dalle influenze, dagli oggetti e dalla realtà esterni; uno stato psichico che di norma consideriamo segno di disturbi psicotici, Nel caso specifico l'effetto principale, più appariscente, era una riduzione
delle capacità intellettive del paziente; ma che in casi del genere la pro~ duzione di inibizioni intellettive non sia l'unico effetto dell'operare di tali meccanismi lo si rileva chiaramente dal fatto che, a mano a mano che l'analisi delle inibizioni intellettive procede, si assiste - specie se il paziente è un bambino o un adolescente -, olue che alla diminuzione dei tratti nevrotid, al sopravvenire di grandi trasformazioni del carattere e dell'intera personalità. Nel caso di john, per esempio, potei costatare, nel corso dell'analisi, la scomparsa totale della spiccata apprensione, della tendenza a tenere tutto segreto, dell'insincerità, nonché_ della profondissima diffidenza verso tutto c tutti, che facevano parte della sua conformazione psichica; e potei anche rilevare che il carattere e lo sviluppo dell'lo subirono notevolissime trasformazioni in meglio. Nel suo caso i meccanismi psicotici avevano dato luogo a tratti paranoici che avevano assunto per la maggior parte la forma attenuata di particolari deformazioni del carattere e di inibizioni intellettive, ma avevano anche determinato un certo numero di sintomi nevrotici. Accennerò a questo punto a taluni altri meccanismi dell'inibizione intellettiva che hanno un carattere neuamente nevrotico ossessivo e che appaiono determinati dall'intenso operare delle prime situazioni d'angoscia. Talvolta vediamo sostituirsi a inibizioni del tipo prima descritto qualcosa di diamemlmente opposto, e cioè la brama di assorbire tutto ciò che si presenta associato all'incapacità di distinguere tra quanto ha un valore e quanto non ne ha, In parecchi casi ho notato che questo meccanismo - o quelli analoghi di cui sto per parlare - comincia a operare e a far sentire la sua influenza quando l'analisi è riuscita a ridurre l'atti~ vità di quelli di carattere psicotico dei quali ho trattato poco fa. A questa brama di alimentazione della mente, che subentra al posto della precedente incapacità del bambino di assorbire, di assimilare, si accompagnano spesso altri meccanismi, altri impulsi ossessivi, tra i quali in particolare la bramosia di raccogliere, di collezionare, di accumulare oggetti, e la spinta ossessiva, opposta ma equivalente, a disfarsene, a buttarli via indiscriminatamente, cioè a espellerli. L'ossessione di assorbire è frequentemente connessa a sensazioni di vuoto all'interno del corpo, di impoverimento ecc, - sensazioni che john avvertiva spesso molto intense - e si fonda su quell1angoscia del bambino che trae origine dai livelli più profondi della psiche e che consiste nel timore che l'interno del proprio corpo possa essere distrutto o riempito di sostanze "cattive" o pericolose ovvero impoverito o privato completamente delle sostanze "buone". Questo materi3le generatore d'angoscia è rimaneggiato e modificato in misura maggiore dai meccanismi ossessivi che da quelli psicotici.
Quanto ho osservato nel caso di John, come in altri casi di nevrosi ossessive, mi ha portato ad alcune conclusioni sui particolari meccanismi osscssivi che hanno a che fare con il fenomeno dell'inibizione intellettiva di cui qui ci stiamo occupando. Prima di riferirle succintamente premetterò per inciso che a mio parere i meccanismi ossessivi e i sintomi in genere assolvono al fine di vincolare, modificare e deviare l'angoscia originaria dei primissimi stadi dello sviluppo psichico; e che le nevrosi ossessive sono quindi costruite sull'angoscia 'delle prime situazioni di pericolo. Tornando in argomento: io ritengo che nel bambino il quasi avido raccogliere e accumulare ossessivamente cose (comprese cose astratte come il sapere) sia detenninato, oltre che da fattori di cui non è necessario parlare qui, dal suo sforzo sempre rinnovato: a) di impossessarsi di sostanze e di oggetti "buoni (in definitiva di "buon" latte, di "buone" feci, di un "buon" pene e di "buoni" bambini) e paralizzare con il loro aiuto l'azione delle sostanze e degli oggetti "cattivi" contenuti nel suo corpo; e b) di ammassare dentro di sé riserve sufficienti per poter resistere alle aggressioni degli oggetti esterni introicttati e, se necessario, restituire al corpo materno o, meglio, agli oggetti dei suoi rapporti, ciò che ha loro sottratto. Il fatto che i suoi tentativi di riuscirvi mediante attività ossessive siano continuamente disturbati da attacchi di angoscia proveniente da molte fonti di natura diversa (per esempio dal dubbio che quanto ha appena assorbito sia veramente "buono" e che quanto ha espulso sia veramente "cattivo", oppure dalla paura che nell'introdurre dentro di sé altro materiale si renda colpevole ancora una volta di depredare il corpo della madre) ci permette di capire perché il bambino sia continuamente costretto a ripetere i suoi sfoni e come questa costrizione sia in parte responsabile delle caratteristiche ossessive del suo comportamento. Nc:l caso di john abbiamo visto come i meccanismi che abbiamo riconosciuto di carattere psicotico e che erano all'origine delle sue inibizioni intellettive perdevano efficacia e vigore a mano a mano che l'influenza del crudele e irrealistico Super-io del bambino diminuiva. A me pare che un'analoga diminuzione della severità del Super-io indebolisca anche i meccanismi di carattere nevrotico ossessivo dell'inibizione intellettiva. Se così è, sarebbe comprovato che l'esistenza di situazioni d'angoscia precoci straordinariamente intense e il predominio di un Super-io minaccioso risalente ai primi stadi della sua fonnazione costituiscono i fattori fondamentali non solo della genesi delle psicosi 5 ma anche dei disturbi dello sviluppo dell'Io e delle inibizioni intellettive. H
'Per un'esposi7.ione di questa teoria vedi i m.iei scritti uLa personificazione nel gioco infantile" e uL'imponanza della formatione dei simboli nello $Viluppo dell'Io" nonch& Ùl psico1111~/isi
dei bambini.
Capitolo 14 Il primo sviluppo della coscienza morale nel bambino 1 933
Uno dei risultati più importanti della- ricerca psicoanalitica è stata la scoperta dei processi psichici che sono alla base dello sviluppo della coscienza morale individuale. Indagando e portando alla luce le pulsioni inconsce, Freud ha anche rinvenuto l'esistenza di forze che fungono da difesa nei loro confronti. La coscienza morale di un individuo- secondo quanto Freud ha scoperto, ed è una scoperta che la pratica psicoanalitica conferma ogni giorno, - è un precipitato, per così dire, dei suoi primi rapporù con i genitori o, meglio, un loro rappresentante, L'individuo ha in un certo senso interiorizzato i propri genitori, li ha assunti dentro di sé. Qui essi sono diventati una p3Cte distinta del suo Io - il Super-io ma come un'istanza a sé che rivolge pretese, biasimi, moniti al resto dell'lo, e che contrasta le pulsioni. In seguito Freud ha mostrato che l'attività del Super-io non è esclusivamente un operare della psiche conscia - per coscienza morale non si intende soltanto questa-, ma che l'azione del Super-io è anche inconscia, spesso molto oppressiva, e che costituisce un fattore importante sia della malattia psichica che dello sviluppo della personalità normale. Questa nuova scoperta ha portato l'indagine psicoanalitica a concentrarsi sempre di più sullo studio del Su per-io e delle sue origini. Nelle mie analisi di bambini piccoli, intanto che cominciavo a prendere conoscenza diretta di quanto era alla base della formazione del loro Super-io, mi accorgevo di taluni fatti che parevano consentire un ampliamento dCJla teoria di Freud al riguardo. In primo luogo era indubitabile che nei miei piccoli pazienti di età compresa fra i due anni e nove mesi e i quattro anni il Super-io fosse in piena attività già da qualche tempo, un fatto in contrasto con l'idea generalmente accolta secondo la quale il Supcr-io non entrerebbe in attività se non dopo il tramonto del complesso edipico, e cioè all'incirca a cinque anni. In secondo luogo, i
miei dati dimostravano 'che questo primo Super-io era infinitamente più aspro e crudele di quello dei bambini più cresciuti o degli adulti, e che l'ancora debole lo del bambino piccolo ne era letteralmente schiacciato. :t vero che anche nell'adulto vediamo operare un Super-io parecchio più severo di quanto a suo tempo non lo fossero in realtà i genitori del soggetto e, per vari aspetti, non coincidente con loro; 1 più o meno, tuttavia, una cena somiglianza esiste. Nel bambino piccolo, invece, troviamo un Super-io assurdo, irreale, fantastiCo. E quanto più il bambino è in tenera età, o quanto più profondo è il livello psichico in cui penetriamo, tanto più riscontriamo che la situazione è in questi termini, Ciò ci ha indotti in genere a riconoscere e considerare la paura del bambino di essere divorato, dilaniato, fatto a pezzi, o il suo terrore di essere circondato e perseguitato da figure minacciose, come una componente normale della sua vita psichica; e ci ha resi consapevoli del fatto che il lupo mannaro, il drago che vomita fuoco e i vari mostri malvagi dei miti e dei racconti fiabeschi operano attivamente nella fantasia di ogni bambino, esercitando un'azione inconscia per cui il bambino si sente incalzato e minacciato da queste configurazioni del male. Ma io ritengo che in proposito possiamo conoscere di più. Le mie osservazioni analitiche mi hanno fornito dati indubitabili che gli oggetti reali celati dietro queste terrificanti figure di fantasia sono i genitori del bambino e che queste configurazioni paurose rispecchiano in qualche modo le fattezze del padre e della madre, per quanto distorta e bizzarra possa essere la rassomiglianza, Se accettiamo questi dati dell'osservazione analitica della prima infanzia e riconosciamo che i mostri e le bestie feroci introiettati di cui il bambino ha paura equivalgono per lui ai genitori, siamo portati a concludere: 1) che il Super-io del bambino non coincide con le figure dei genitori reali ma è il derivato di imago dei genitori, di loro configurazioni di fantasia, da lui introiettate; 1) che la sua paura di oggetti reali - la sua angoscia fobica- si fonda sia sul suo timore del Supcr-io irreale sia su quello di oggetti che in sé e per sé sono reali ma che egli vede, sotto l'influenza del Super-io, in una configurazione fantastica. Con ciò giungiamo al problema che a me pare centrale nell'intera questione della formazione del Super-io. Come accade che il bambino si crei un'immagine cosl fantastica dei genitori, un'immagine così distante dalla realtà? La soluzione si trova nei fatti che ci si rivelano nell'analisi dei 'Nel simposio sull'analisi infantile tenutosi il 4 c il 18 maggio 1917 p~o la Società psic:oanalitica britannica, esposero opinioni analoghe, fondate su analisi di adulti c presentate da vari punti di viru, Emest Jones, Joan Riviere, Edward Glover e Nina Searl. Le opinioni di Nina Scarl avevano inoltre trovato eonfenna nella sua concreta esperienza di analisi infantile.
bambini piccoli, Penetrando negli strati più profondi della psiche "infantile scopriamo quantità enormi di angoscia dovuta alla paura di oggetti immaginari e al terrore di essere aggrediti in mille modi, e al tempo stesso quantìtà corrispondenti di pulsioni aggressive rimosse; ci troviamo cosi a poter osservare il rapporto causale esistente ua le paure del bambino e le sue tendenze aggreSsive. In Al di là del principio di piacere (1910), Freud espone la teoria secondo la quale, all'inizio della vita dell'organismo umano, la pulsione aggressiva, o pulsione di morte; viene contrastata e legata dalla libido o pulsione di vìta, dall'Eros. Ne consegue un impasto delle due pulsioni e l'originarsi del sadismo. Per evitare di essere distrutto dalla ·propria pulsione di morte, l'organismo utilizza libido narcìsistica, o diretta sul Sé, per deviare verso l'esterno la pulsione aggressiva, o di morte, indirizzandola contro gli oggetti, Questo è il processo che, secondo Freud, sta alla base· delle relazioni oggettuali sadiche. Io aggiungerci che parallelamente alla deviazione della puls.ione di morte verso oggetti esterni si produce una reazione di difesa intrapsichica c"onuo quella parte della pulsione che non ha potuto essere esteriorizzata. Il pericolo di essere distrutto dalla pulsione aggressiva provoca infatti nell'Io, a mio parere, una tensione eccessiva, che l'Io avverte come angoscia, 2 per cui è posto fin dal principio del proprio sviluppo di fronte al compito di mobilitare energia libidica contro la pulsione di morte, L'lo, però, può assolvere solo imperfettamente questo compito perché l'impasto delle due pulsioni non gli consente più, come è noto, di separarle, Si detennina allora una suddivisione dell'Es, cioè degli strati pulsionali della psiche, talché una parte delle pulsioni è indirizzata contro l'altra. Ritengo che questa primissima difesa dell'Io costituisca la prima pietra dello sviluppo del Super-io; la straordinaria violenza del Super-io nel suo primo stadio troverebbe quindi una spiegazione nel fatto che esso è un derivato di pulsioni distruttive fortissime e che contiene in sé, accanto a una certa quantità di pulsioni libidiche, quantità molto considerevoli di aggressività,! Tutto ciò rende meno problematico capire perché il bambino si crei i'mmagini dei genitori tanto mostruose e fantastiche, Egli avverte l'angoscia originata dalle sue pulsioni aggressive come paura di oggetti esterni, perché. fa di questi oggetti la meta esterna di tali pulsioni e 'PoicM le pulsioni aggn•ssive e quelle libidiche sono meseolate, la tensione viene ovviamente avvenim anche come tensione libidie:a; l'efferco dell'angoscia ~ però da liconnettersi, a mio pucte, alle sue componenti disuuttivc, 'Nel Dis11gio dtl/11 eiviltd (1919. p, ~IS.V. Freud scrive: .Ja severicl ori(linada del Supcr-io non ~ - o ~ assai poeo - quella sperimentata o attesa da pane dell'oggetto, bcnsl sta a rappr~cnure l'aggressivicl propria [del bambino] contro l'oggetto. M ••
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perché, proiettandole su· di essi, gli oggetti gli 'appaiono come l'origine dell'aggressività diretta contro di lui.4 Egli sposta dunque all'esterno la fonte dell'angoscia e trasfonna gli oggetti in oggetti pericolosi. Ma il pericolo, in ultima analisi, è insito nelle sue stesse pulsioni aggressive; la paura degli oggetti, perciò, sarà sempre in proporzione all'intensità delle sue pulsioni sadiche, Il processo, tuttavia, non comporta- soltanto la conversione di determinate quantità di sadismo in corrispondenti quantità di angoscia. Nel rapporto tra sadismo e angoscia vi è anche una corrispondenza di contenuti. La paura del bambino nei confronti dei suoi oggetti e delle aggressioni immaginarie che pensa di subire da parte loro corrisponde punto per punto alle particolari fantasie che albergano in lui. Accade cosl che ciascun bambino elabora imago genitoriali che gli sono peculiari ma sempre di carattere irreale e spaventoso. Secondo le mie osservazioni, la formazione del Super-io comincia nello . stesso periodo in cui il bambino compie le primissime introiezion.i orali dei suoi oggetti.5 Poiché le prime imago che in tal modo il bambino si costruisce sono dotate di tutti gli attributi del forte sadismo proprio di questo stadio dello sviluppo e poiché tali attributi sono proiettati sugli oggetti esterni, il bambino è sopraffatto dalla paura di subire aggressioni incredibilmente crudeli sia da pane degli oggetti reali sia da parte del Supcr-io. L'angoscia che lo spin8c a distruggere gli oggetti ostili per sfuggire ai loro attacchi determina però un incremento delle sue pulsioni sadiche. Si instaura così un circolo vizioso per cui l'angoscia che spinge il bambino a distruggere i suoi oggetti si traduce in un aumento dell'angoscia stessa che, a sua volta, torna a spingere il bambino contro gli oggetti. Questo circolo vizioso, a mio parere, costituisce altresl il meccanismo psicologico che è alla base delle tendenze asociali e criminali di singoli individui. Dobbiamo perciò ritenere che la condotta degli individui asociali e criminali non dipende, come generalmente si presume, da debolezza o carenza del Super-io ma al contrario dal suo esorbitante rigore e dalla sua enorme crudeltà. In uno stadio un po' più avanzato dello sviluppo, la paura del Supcr-io spinge l'lo a distaccarsi dagli oggetti che generano l'angoscia. Questo 'Per inciso, dal momento in cui il bambino diventa sempre più consapevole che la m)dtc ha il potere di assicurargli o di ncg:argli il soddisfacimcnto dci suoi bisogni, egli ha fond~ti motivi di temed~. 'Quest'idea si fonda peraltro sulla mia convinzione che anche le tcndc!ll.e edipiche si producono molto più presto di quanto si pensasse in passato; e cio~ mentre il bambino si trova ancora nello st:~dio della su:tione, ossia molro prima che le pubioni genit:ali raggiung:ano il primato. Secondo il mio punto di vista, il bambino incorpora gli oggetti edipici nel corso dello st:~dio sadico-orale, ed ~ in questo periodo che, in stretta connessione con i primissimi impulsi edipici, comincia a formatti il Super-io.
Capitolo q11ttlordldolmo
meccanismo di difesa può anche portare il bambino a relazioni oggettuali difettose o anormali. Con il successivo instaurarsi dello stadio genitale, come è noto, si ha di norma un declino delle pulsioni sadiche e le relazioni oggettuali del bambino acquistano un carattere positivo. A questo progresso dello sviluppo si accompagnano, a mio parere, mutamenti nella natura del Super-io. Quanto più il sadismo del bambino si attenua tanto più si riduce l'influenza delle sue imago irreali e terrorizzanti proprio perché esse sono un derivato delle pulsioni aggressive. A mano a mano che le pulsioni genitali si irrobustiscono queste imago recedono nello sfondo mentre emergono imago benevole e protettive, fondate sulle fissazioni - determinatesi nello stadio orale della suzione - alla madre generosa e amorevole, e che sono più conformi agli oggetti reali. Il Super-io, da potere minaccioso c tirannico, fonte di pretese insensate e contraddittorie che l'Io non è assolutamente in grado di soddisfare, comincia a trasformarsi in un'istanza che esercita un'autorità più moderata e persuasiva, e che pone esigenze suscettibili di essere effettivamente soddisfatte. Il Super-io, insomma, diventa a poco a poco coscienza morale nel vero senso del termine. Con il mutare del carattere del Supcr-io, inoltre, muta anche la sua azione sull'Io e sui meccanismi di difesa dell'lo che esso attiva. Sappiamo dn Freud che la pietà è una reazione alla crudeltà, Reazioni di questo tipo, tuttavia, non si determinano finché il bambino non ha acquisito in una certa quale misura relnzioni oggettuali positive, finché, in altre parole, non si è stabilito in lui il primato della genitalità. La giustapposizione di questa evoluzione psichica alla formnzione del Super-io, cosl come la vedo io, ci consente di pervenire a talune conclusioni. Finché la funzione principale del Super-io è suscitare angoscia, esso attiverà quei violenti meccanismi difensivi dell'lo, di carattere amorale e asociale, di cui ho parlato primn. Non appena, invece, il sadismo del bambino si riduce, e il carattere e la funzione del Super-io mutano in modo da suscitare minore nngoscia e maggior senso di colpa, si ha l'attivazione dci meccanismi difensivi che costituiscono il fondamento dell'atteggiamento etico, morale, e il bambino comincia ad avere riguardo per i suoi oggetti e a dimostrarsi capace di senso sociale.t Questa concezione è stata confermata da molte analisi di bambini di ogni età, Nell'analisi del gioco noi siamo in grado di seguire l'evolversi delle fantasie del paziente rappresentate appunto nel gioco e di cogliere il rapporto tra le fantasie e l'angoscia ad esse connessa. Allorché proc:e• Nelle analisi degli adulti, sono solo le funzioni c gli attributi del Supcr-io più evoluto quelli che in massinu parte attraggono l'attcnz.ione. Per questo motivo gli analisti tendono a considerarli come componenti costitutivi del suo eanttere speeifieo e, anzi, rkonoscono come tale U Super-io solo in quanto si presenta con questo eanttere.
diamo ad analizzare il contenuto di questa angoscia rileviamo che origina• riamente essa è suscitata dal sempre più impetuoso avanzare di tendenze e fantasie aggressive che si sviluppano enormemente sia in quantità che in intensità. L'Io del bambino piccolo si trova quindi in pericolo di essere schiacciato dalla loro violenza primordiale e dalla loro enorme quantità e, per proteggersi, si impegna in una lotta incessante nella quale, per contenere, quietare o rendere innocua l'aggressività, ricorre all'aiuto · delle pulsioni libidiche. Tutto ciò illustra la teoria di Freud del conflitto tra pulsionc di vita (Eros) e pulsione di morte, o pulsione aggressiv:t, ma ci fa anche capire che tra le due foae vi è sempre una connessione e un'interazione strettissime, per cui l'analisi può riuscire a rintracciare, in rutti i loro aspetti particolari, le fantasie aggressive del bambino - e in tal modo ridurne l't'ffetto - solo in quanto riesce a rintracciare quelle libidiche e a metterne in luce le primissime origini; e viceversa• . . Relativamente ai contenuti reali e alle mete di tali fantasie, sappiamo da Freud e da Abraham che nei primissimi stadi dello sviluppo libidico, quelli pregenitali, nei quali si produce appunto l'impasto della libido e della pulsione distruttiva, nel bambino dominano sovrani gli impulsi sadici. Come ci prova l'analisi di tutti gli adulti, nello stadio sadico-orale successivo a quello della suzione il bambino attraversa una fase cannibalesca che compona una grande quantità di fantasie cannibalesche, Queste fantasie, benché ancora polarizzate sul divorare il seno o l'intera persona della madre, non sono connesse esclusivamente al soddisfacimento dell'originaria brama di nutrimento; esse hanno anche la funzione di soddisfare gli impulsi distruttivi del bambino, La fase sadica che viene dopo - quella sadico-anale - è caratterizzata da un interesse predominante per i processi escretori, per le feci e per l'ano; e anche questo interesse è intimamente legato a fortissime tendenze distruttive. 7 Ci è noto che l'espulsione delle feci simbolizza l'espulsione violenta dell'oggetto incorporato ed è accompagmta da sentimenti di ostilità, di crudeltà e da desideri distruttivi di vario tipo; tutto ciò fa anche sl che in questo periodo il deretano assuma importanza per il bambino quale sede e oggetto di siffatte attività. A mio modo di vedere, tuttavia, le tendenze sadico-anali hanno mete e oggetti più celati e più profondamente rimossi. l dari che ho potuto raccogliere dalle analisi precoci rivelano che tra lo stadio sadico-orale e quello sadico-anale esiste un altro stadio, nel quale si fanno sentire tendenze sadico-uretrali, e che le tendenze uretrali 'Oltre a Freud, coloro che hanno apponato i contribuii più impananti alla nosrra conoscen:z.a dell'azione che questo leg-ame svolge neUa formatione dd ~.:attere e nella nevrosi dei singoli individui, sono stati Jones, Abnham e Fcrenczi.
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e anali sono una prosecuzione diretta di quelle sadico·orali per quanto concerne mete e oggetti specifici delle aggressioni, NeUe fantasie sadico· orali il bambino aggredisce il seno materno e i mezzi di cui si avvale sono i denti e le mascelle, Nelle fantasie ureuali e anali egli mira invece a distruggere l'interno del corpo materno avvalendosi delle feci e dell'urina, In questa seconda categoria di fantasie, gli escrementi sono visti come sostanze che bruciano e corrodono, come belve feroci, come anni di vario tipo ecc.; nella fase in cui si trova ora il bambino ogni strumento del sadismo è indirizzato esclusivamente alla distruzione del corpo materno e di quanto vi è contenuto, Il fattore che sottende la scelta oggettuale è tUttavia ancora costituito dagli impulsi sadico·orali, sicché il bambino pensa di succhiare e divorare l'interno del corpo materno come se esso fosse il seno. Durante questa fase il bambino elabora però le sue prime teorie sessuali e ciò determina un ampliarsi di tali impulsi. Ci è già noto che il bambino ha delle teorie inconsce sulla copula dei genitori, sulla nascita dei bambini ecc. in un'epoca in cui le sue pulsioni genitali si sono destate. L'analisi precoce prova però che egli elabora tali teorie molto primo., in un periodo cioè nel quale i tratti predominanti del quadro sono determinati dalle pulsioni pregenitali, benché le pulsioni genitali, ancora celate, facciano già sentire lo. loro voce. Il senso di queste teorie è che nell'atto della copula la madre incorpora continuamente, per via orale, il pene del padre, talché il suo corpo si riempie di moltissimi peni e bambini, che il bambino desidera ardentemente divorare e distruggere. Aggredendo il corpo materno, perciò, il bambino aggredisce una grande quantità di oggetti; egli imbocca così un cammino gravido di con· seguenze. Il grembo materno rappresenta originariamente il mondo; il bambino si accosta quindi dal principio a ule mondo con la brama di aggredirlo e distruggerlo, ed è perciò predisposto sin dall'inizio a vedere il mondo esterno, il mondo reale, come qualcosa di più o meno ostile nei suoi riguardi, popolato di oggetti pronti ad assalirlo, 8 La convinzione del bambino che nell'aggredire il corpo della madre egli aggredisce anche il padre, i fratelli, le sorelle e, in senso lato, il mondo intero, costituisce, secondo la mia esperienza, una delle cause del suo senso di colpa e dello sviluppo dei suoi sentimenti sociali e morali in genere. 9 Infatti, allorché la severità ·esorbitante del Super-io diventa alquan[O minore, le sue ri•L'eventuale intensità esagerata di queste prime situazioni d'angoscia costituisce, a mio parere, un fattore fondamentale dell'insorgenza dci disturbi p~icotid. 'La fede del hambino ndl'onnipotcnza del pensiero (vedi Freud, 1911-t); Ferenczi, 191Ja)- un3 fede che risale ai primissimi mdi dello sviluppo- fa sl che egli eonfonda le aggressioni immaginarie eon quelle reali; gli effetti di questa confwione si possono rilevue ancora operanti nella vita adulta.
chieste aU'Io di dar conto delle aggressioni immaginarie fanno insorgere sensi di colpa che destano nel bambino forti tendenze a riparare il danno immaginario inferto agli oggetti, A questo punto il contenuto e gli aspetti particolari delle fantasie distruttive dell'individuo concorrono a determinare lo sviluppo di sublimazioni che indirettamente promuovono le tendenze riparatrici 10 o generano desideri anche più diretti e immediati di aiutare gli altri. L'analisi del gioco mostra che quando le P~lsioni aggressive del bambino sono alloro culmine, egli non si stanca mai di strappare, fare a pezzi, rompere, bagnare o dar fuoco ad ogni sorta di oggetti- carta, 1iammiferi, scatolette, giocattolini - che rappresentano i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle, il corpo e il seno materno; e mostra che a questa furia distruttiva si alternano crisi di angoscia e senso di colpa. A mano a mano però che con il progredire dell'analisi l'angoscia si riduce, le tendenze costruttive si fanno sempre più pronunciate. 11 Per esempio, un bambinetta che in precedenza non aveva fatto altro che sminuzzare pezzcttini di legno cominciò a un ceno punto a tentare di ricostruire una marita. Prese dei frammenti di mina tolti da matite. che prima aveva fatte a pezzi e li sistemò in una scanalatura incisa in un bastoncino di legno grezzo, attorno al quale cucì un pezzetto di stoffa per farlo apparire più rifinito e gradevole da vedere, Che questa matita rappresentasse il pene di suo padre, da lui disrrutto nella ·fantasia, nonché il proprio -di cui temeva la distruzione per rappresaglia -, apparve anche chiaro da tutto il contesto del materiale da lui fornito e dalle relative associazioni. Quando nel corso dell'analisi il bambino comincia a dimostrare in vari modi, nei suoi giochi e nelle sue sublimazioni, tendenze costruttive più forti - quando comincia, per esempio, a dipingere, scrivere o disegnare, invece di insudiciare ogni cosa, oppure a cucire e ricomporre mentre prima era solito tagliare e fare a pezzi -egli mostra anche mutamenti nei suoi rapporti con il padre o la madre, con i fratelli o le sorelle; e questi mutamenti segnano l'inizio di migliori relazioni oggettuali in genere, uno sboccio del senso sociale. Quali vie di sublimazione si apriranno al bambino, quanto vigorosi saranno i suoi impulsi a riparare, e quali forme assumeranno, non sarà però determinato solo dalla misura delle sue primitive tendenze aggressive ma anche dall'interagire di numerosi altri fattori, di cui non possiamo qui trllttare per ragioni di spazio. La nostra conoscenza dell'analisi infantile ci consente comunque di asserire "Nel mio ~Siruadoni d'angoscia infantile ece.• (pp. 139sgg.) ho sostenuto che il senso di colpa e il desiderio di rip~rare l'og~no leso coniruiseono fattori di !»se dello sviluppo delle sublimazioni. Eli~ Sharpc ( 1930) è pervenuta alla $tessa conclusione. "Poiché in analisi il dissolvimento dell'angoscia avviene eon una regolare gndualità, la liberazione di angoseia c di pulsioni ~ggrcssive M una riduzione corrispondente.
Copltola 'luottord!..,.ma
che l'analisi degli strati più profondi del Super-io produce invariabilmente nel bambino un miglioramento notevole delle sue relazioni oggettuali, della sua capacità di sublimare e di adattarsi socialmente, e che essa rende il bambino non solo più felice c più sano ma anche più capace di senso sociale e morale. Questo ci induce a considerare una possibile domanda, estremamente ovvia, che potrebbe essere posta dubitativamente nei confronti dell'analisi infantile. Ci potrebbe essere chiesto se una riduzione troppo grande della severità del Super-io - una riduzione che superasse il livello effettivamente vantaggioso - non potrebbe avere un risultato opposto e comportare l'eliminazione del senso sociale e morale nel bambino. La risposta a una tale domanda è, in primo luogo, che una così alta riduzione, per quanto ne so io, in realtà non si è mai prodotta e, in secondo luogo, che esistono ragioni teoriche per ritenere che non possa mai prodursi. Tutta la storia delle nostre esperienze concrete ci insegna che con l'analisi delle fissazioni libidiche pregcnitali possiamo riuscire a trasfonnare in libido genitale - anche nelle circostanze più favorevoli - soltanto una certa parte delle quantità di libido implicate, e che la parte rimanente, una ['\.parte non irrilevante, continua a essere attiva come libido pregenitale c \come sadismo; e ciò anche se, essendosi ormai più solidamente stabilito il primato del livello genitale, questa parte rimanente può essere fronteggiata meglio dall'Io sia concedendole soddisfacimcnti sia tenendola sotto controllo sia facendole subire trasformazioni o sublimandola. Analogamente, l'analisi non può neppure eliminare totalmente il nocciolo s:~dico del Super-io che si è formato sotto il primato delle fui pregcnitali; essa può solo mitigame la violenza e accrescere il vigore della genitalità, cosicché l'lo, fattosi più forte, può far fronte al Super-io, come ai moti pulsionali, in modo più soddisfacente per il soggetto e per il mondo che lo circonda. Finora ci siamo occupati di stabilire che il senso sociale c morale ddl'individuo deriva da un Super-io moderato e controllato dalla genitalità. Consideriamo ora le conclusioni che se ne debbono trarre. Quanto più l'analisi si addentra negli strati più profondi della psiche infantile tanto più riesce a mitigare la severità del Super-io riducendo l'operatività delle componenti sadiche che traggono origine dai primissimi stadi dello sviluppo. Così facendo l'analisi spiana la via non solo all'acquisizione della capacità di idattamento sociale del bambino ma anche allo sviluppo dei princìpi morali dell'adulto; questo tipo di evoluzione dipende infatti esclusivamente dalla possibilità che, pressoché al termine dello sviluppo della vita sessuale del bambino,l1 Super-io e sessualità abbiano raggiunto "Cioè quando si instaura il periodo di latenu, press1ppoco tra i cinque c i sci anni.
un soddisfacente livello di genitalità, talché il Super-io abbia potuto acquisire quel carattere e quel funzionamento dai quali deriva il senso di colpa nella misura in cui è socialmente apprezzabile, vale a dire la coscienza morale. L'esperienza ci ha dimostrato già da un po' di tempo che la psicoanalisi, benché originariamente concepita da Freud come un metodo di cura della malattia psichica, assolve anche un SCC?!ldo compito. Essa corregge i disturbi della formazione del carattere, specie nei bambini c negli adolescenti; in quest'ambito essa è in grado di operare cambiamenti di grande entità. Possiamo infatti dire con sicurezza che, dopo essere stato analizzato, ogni bambino mostra cambiamenti radicali di carattere. Non possiamo neppure tacere la nostra persuasione, fondata sull'osservazione dei fatti, che, come provvedimento terapeutico, l'analisi del carattere non è meno importante di quella delle nevrosi. Di fronte a questa realtà di fatto non si può fare a meno di domandarsi se la psicoanalisi non sia destinata, andando oltre l'individuo singolo, ad ampliare la propria sfera di attività e influire sull'esistenza di tutta quanta l'umanità. l reiterati tentativi di migliorare il genere umano - in particolare di renderlo più pacifico -, fatti in passato, sono tutti falliti perché ancora nessuno sì era reso conto della profondità e· della forza delle pulsioni aggressive innate in ciascun essere umano. Quegli sforzi non potevano cercare di fare altro che stimolare, incoraggiare le tendenze positive, benevole, dell'individuo c negare o reprimere nel contempo quelle aggressive; erano quindi votati in partenza al fallimento. Ma la psicoanalisi dispone di ben altri mezzi per una simile impresa. Certo, essa non può eliminare completamente la pulsione aggressiva in sé e per sé; può però, riducendo l'angoscia che esacerba questa pulsìone, rompere il cerchio del permanente reciproco ratfonamento dell'odio da pane della paura e della paura da parte dell'odio. Nel nostro lavoro analitico noi osserviamo già come l'eliminazione delle prime angosce infantili non solo riduca e modifichi i moti aggressivi del bambino ma lo induca a utilizzarli e soddisfarli più validamente su un piano sociale; rileviamo come il bambino mostri un desiderio profondamente radicato e sempre crescente di essere amato, di amare e di essere in pace con il mondo che lo circonda; e quanto piacere, quanto beneficio, quale riduzione dell'angoscia egli tragga dall'appagamento di questo desiderio. Vedere rutto ciò ci predispone a credere che quanto ora appare un'utopia può benissimo realizzarsi in un domani, forse ancora lontano, nel quale, come spero, l'analisi infantile diventerà una parte altrettanto impanante della formazione dell'individuo quanto lo è oggi l'educazione scolastica. Allora, probabilmente, quell'at-
Copltolo quoltordl ...lmo
teggiamento ostile che nasce dalla paura e dal sospetto, che è più o meno intensamente latente in ogni essere umano, e che centuplica l'intensità di tutte le sue tendenze distruttive, lascerà il posto a sentimenti più benevoli c più fiduciosi nei confronti dei propri simili, e gli uomini coabiteranno in questo mondo con maggior pace e con maggiore buona volontà di quanto non facciano ora.
Capitolo 15 Criminalità
1934
Signor Presidente, Signore e Signori, quando qualche giorno fa il segretario della Società mi chiese di partecipare ai lavori del convegno di questa sera, risposi che l'avrei fatto con piacere ma che, dato il breve preavviso, non avrei potuto preparare nulla che equivalesse a una relazione o a una comunicazione sul tema, Faccio questa precisazione perché quanto mi accingo a esporre non è in realtà che una raccolta sommaria di alcune conclusioni da me formulate in connessione con altri argomenti o in alui scritti.' In un lavoro letto nel 1917 in questa stessa sede 1 cercai di dimostrare che anche nei bambini normali sono attive tendenze criminali e feci alcune ipotesi sui fattori che stanno alla base di uno sviluppo asociale o criminale. I bambini, rilevai, mostrano tendenze asociali e criminali, e le traducono continuamenre in atto (naturalmente nel loro modo infantile), quanto più temono di essere puniti con rappresaglie atroci dai genitori che hanno fatto oggetto delle loro fantasie aggressive. I bambini che, inconsciamente, si attendono di essere squartati, decapitati, divorati e cosl via si sentono spinti coattivamente a essere cattivi onde essere puniti, perché la punizione concreta, per quanto grave, rappresenta qualcosa di rassicurante in confronto alle aggressioni omicide che essi si aspettano di continuo dagli immaginari genitori crudeli. Nel lavoro citato arrivai alla conclusione che responsabile del comportamento tipico degli individui asociali e dei criminali non è, come si ritiene comunemente, la debolezza o la carenZa del Super-io, non è, in altre parole, la mancanza di coscienza morale, ma la schiacciante severità del Super-io. 'Vedi Plicotmalisi dci bambini (I9J1), il ~Primo sviluppo della coscienza moi'lllc nel b:lmbino~ (pp. 181-91) c ~Tendenze crimituli nei b:lmbini nonnali" (pp. 197-U)). • Vedi il terzo scritto citato neUa nota 1. La sede erli b Medicai Scction della Società psicoanalilica britannica.
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La successiva attività nel campo dell'analisi infantile ha confermato le anzidette ipotesi e mi ha fornito una comprensione più profonda dei meccanismi psichici implicati. Il bambino piccolo inizialmente alberga dentro di sé impulsi e fantasie aggressive nei riguardi dei genitori, che successivamente proietta su di loro; accade così che egli si forma un'im· maginc fantastica e distorta delle persone che lo circondano. Allo stesso tempo, però, opera in lui anche il meccanismo dell'introiezione, in fona del quale le imago irreali vengono interiorizzate; il risultato è che il bambino si sente governato e dominato da genitori fantastici enormemente pericolosi e crudeli; questo è il Super.io che ha dentro di sé. Nella prima fase sadica - attraverso la quale passano tutti gli esseri umani - il bambino si protegge contro la paura dei suoi oggetti violenti, sia introiettati che esterni, raddoppiando nella fantasia le sue aggressioni nei loro confronti; il fine, nello sbarazzarsi in tal modo dei suoi oggetti, è in parte di far tacere il Super·io intollerabilmente minaccioso. Si in· staura così un circolo vizioso: l'angoscia spinge il bambino a distruggere i suoi oggetti; da ciò deriva un aumento dell'angoscia stessa; e l'angoscia accresciuta torna a spingere il bnmbino contro i suoi oggetti. Questo circolo vizioso costituisce il meccanismo psichico che sembra essere alla base delle tendenze asociali e criminali. Nel corso normale dello sviluppo, allorché il sadismo e l'angoscia si riducono, il bambino trova mezzi e modi migliori e più sociali per pa· droncggiarc l'angoscia. Il migliore adattamento alla realtà gli conscnt~ di trovare nei suoi rapporti con i genitori reali un sostegno maggiore contro le imago fantastiche. Mentre nei primissimi stadi dello sviluppo le sue fantasie aggressive nei confronti dei genitori, dci fratelli e delle sorelle suscitavano l'angoscia principalmente per il timore che questi oggetti si rivoltassero contro di lui, le sue tendenze aggressive diventano ora la base del senso di colpa e del desiderio di riparare. Cambiamenti dello stesso tipo si hanno anche per effetto dell'analisi. L'annlisi del gioco dimostra che quando le pulsioni aggressive c l'an· goscia del bambino sono molto forti, egli non si stanca mai di strappare, tllgliarc, rompere, bagnare e bruciare ogni sorta di oggcui - cana, fiammiferi, scatolette, giocattolini - che rappresentano i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle, il corpo c il seno materno; scopriamo inoltre che a queste attività distruttive si alternn un'angoscia grave. Ma quando in analisi l'angosCia viene gradualmente dissolta, c perciò il sadismo si ri· duce, emergono il senso di colpa e le tendenze costruttive. Per esempio, un maschietto che in precedenza non aveva fatto altro che sminuzzare pezzettini di legno, cominciò a un certo punto a tentare di ricostruire una matita, Raccolse dci frammenti di mina tolti da matite che prima aveva fatte a pezzi e li sistemò in una scanalatura incisa in un bastoncino
di legno grezzo, attorno al quale cucì un pezzetto di stoffa per farlo apparire più rifinito e gradevole da vedere. Che questa matita rappresentasse il pene di suo padre, da lui distrutto nella fantasia, nonché H proprio - di cui temeva la distruzione per rappresaglia-, apparve chiarq da tutto il contesto del materiale da lui fornito e dalle relative associazioni. Quanto più aumentano la tendenza e la capacità a riparare e quanto più crescono la confidenza e la fiducia nelle persone che circondano il bambino, tanto più mite diventa il Super-io;·e viceversa. Ma, nei casi in cui, dato il forte sadismo e l'angoscia opprimente (qui non posso accennare che ad alcuni dei fattori più importanti), il circolo vizioso costituito dall'odio, dall'angoscia c dalle spinte distruttive non può essere rotto, l'individuo rimane sotto la pressione delle prime situazioni d'angoscia e conserva i meccanismi di difesa propri degli stadi primitivi. Se poi la paura del Super-io, per cause esterne o intrapsichiche, supera certi limiti, l'individuo può sentirsi spinto a distruggere persone e questa spinta coattiva può costituire la base dello sviluppo o di un comportamento di tipo criminale o di una psicosi. La radice psicologica della psicosi e della criminalità è dunque la stessa. Nel criminale operano taluni fattori che generano in lui una più forte tendenza a reprimere le fantasie inconsce e ad attuarle nella realtà, ma sia la situazione psicotica che quella criminale hanito come elemento comune le fantasie di persecuzione; il criminale distrugge gli altri appunto perché si sente perseguitato. Naturalmente nei bambini che sperimentino una certa quale persecuzione, non solo nell'immaginazione ma realmente, da parte di genitori troppo duri o di un ambiente miserabile c squallido, queste fantasie diventano molto più intense. Vi è però una tendenza generale a sopravvalutare l'importanza di sitTatti ambienti e a non tenere abbastanza conto dei fattori di disturbo psichico interni che sono solo in parte effetto dell'ambiente. Se il semplice miglioramento dell'ambiente può o meno giovare al bambino dipende infatti dall'entità della sua angoscia intrapsichica. Uno dei grandi problemi, che ha reso incomprensibili i criminali al resto del mondo, concerne la mancanza in essi dei buoni sentimenti che sono naturali negli esseri umani. Ma questa mancanza è soltanto apparente. Allorché in analisi si giunge a quei profondissimi conflitti dai quali hanno origine l'odio e l'angoscia si rinviene anche l'amore. Nel criminale l'amore non è assente ma è talmente celato e sepolto che solo l'analisi può portarlo alla luce. Poiché l'odiato oggetto persecutore era originariamente, quando il bambino era in tenerissima età, l'oggetto di tutto il suo amore e della sua libido mentre ora l'oggetto amato è da odiare e perseguitare, il criminale si uova in una situazione intollerabile, per cui ogni ricordo e coscienza d'amore per qualunque oggetto devono essere re-
C.pholo qullult ...lmo
pressi. Se al mondo non esistono che nemici - ed è questo che H crimi~ naie sente dentro di sé -l'odio e la distruttività appaiono ai suoi occhi in gran pane giustificati, e questo modo di vedere allevia un poco il suo inconscio senso di colpa. L'odio è spesso utilizzato come il più efficace mascheramento dell'amore, ma non bisogna neppure dimenticare che per chi vive sotto la pennanente oppressione della persecuzione la prima e unica preoccupazione è la sicurezza del proprio Io, Riassumendo e concludendo, dunque, quando il Super-io opera principalmente in funzione di suscitatore d'angoscia, attiva nell'Io meccanismi di difesa violenti e di natura amorale e asociale; ma non appena il sadismo del bambino si riduce, e il carattere e la funzione del Super-io mutano in modo da suscitare minore angoscia e maggiore senso di colpa, si attivano i meccanismi di difesa che sono alla base dell'atteggiamento morale, e il bambino comincia ad avere considerazione e riguardo per i suoi oggetti e a essere capace di senso sociale, t noto quanto sia difficile istituire un rapporto con il criminale adulto e curarlo - anche se non .abbiamo fondate ragioni per essere troppo pessimisti a questo riguardo -; l'esperienza ci prova però che è possibile istituire un rapporto e curare i bambini criminali o psicotici. Il rimedio migliore nei confronti della delinquenza appare perciò quello di analizzare per tempo i bambini che mostrino segni di anormalita sotto l'uno o l'altro aspetto.
Capitolo 16 Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi 1935
In lavori precedenti 1 ho riferito sulla fase di massimo sadismo che ogni bambino attraversa nel primo anno di età. Nei primissìmi mesi di vita il bambino ha impulsi sadici diretti a divorare, svuotare del contenuto, distruggere, con tutti i mezzi che appunto il sadismo può ispirare, non solo il seno ma anche l'interno del corpo della madre. Lo sviluppo del bambino è governato dai meccanismi dell'introiezione e della proiezione. L'Io introietta fin dalle origini oggetti "buoni" e oggetti "cattivi", il cui prototipo unico è il seno materno; per il bambino gli oggetti sono buoni quando li riceve o li possiede, cattivi quando gli vengono a mancare. Egli però non avverte gli oggetti come oggetti "cattivi" solo perché non soddisfano i suoi desideri ma anche perché proietta su di essi la propria aggressività; per questo fatto egli li immagina come oggetti realmente pericolosi, come persecutori che teme lo divorino, svuotino il suo corpo, lo facciano a pezzi, lo avvelenino; che, in breve, tramino la sua distruzione con tutti i mezzi escogitabili dal sadismo. Queste imago fantastiche, configurazioni distorte degli oggetti reali che ne sono il fondamento, vengono collocate non solo nel mondo esterno ma, con il processo dell'incorporazione, anche nell'Io. Ne consegue che tutti i bambini in tenerissima età attraversano situazioni d'angoscia (alle quali reagiscono attivando meccanismi di difesa) il cui contenuto si può paragonare a quello delle psicosi degli adulti.
sian~n~u::~!e i~~7g7~:; ~:~e:o:e~oc~~:::~i :ej~:e~~::z::i~ ~e~~~t7:::~i~y dalla scotomizzazione, cioè dal diniego della realtà prichica; questo può produrre una limitazione considerevole dei meccanismi dell'introiezione e della proiezione e tradursi in diniego della realtà esterna, una situazione 1 Vedi, ;n panicolacc, PJi~o11n11lisi
dri brrmbini (19)1, capp. 8 c 9).
che costituisce ]a base delle psicosi più gravi. Dagli oggetti interiorizzati, inoltre, l'lo cerca di difendersi, altrettanto presto, con i meccanismi del· l'espulsione c della proiezione. Poiché però la paura degli oggetti interio· rizzati non si estingue solo con la loro proiezione, l'Io schiera contempo· raneamente contro i persecutori interni le stesse forze che impiega contro quelli esterni. In tutto ciò troviamo i contenuti angosciosi e i meccanismi di difesa che costituiscono la base della paranoia. Qualcosa di questa angoscia, però già sottoposta a proiezione e in certo qual modo attenuata, la scopriamo nella paura infantile dei maghi, delle streghe, degli animali feroci ecc. Una delle conclusioni a cui sono giunta a suo tempo è inoltre che l'angoscia psicotica infantile, e in particolare quella paranoide, è legata e alleviata da meccanismi ossessivi che compaiono molto precocemente. Il mio proposito, nel presente lavoro, è trattare degli stati depressivi in rapporto alla paranoia da un lato e alla mania dall'altro. Le mie considerazioni si fondano su materiale tratto dall'analisi degli stati depressivi rilevati in casi di nevrosi grave, in casi al limite, e in pazienti, adulti e bambini, che presentavano una commistione di tratti paranoici e depressivi. Ho inoltre preso in esame stati maniacali di forma e intensità diverse, compresi gli stati ipomaniacali lievi che si danno in persone nonnali. Si è dimostrata anche molto istruttiva l'analisi degli aspetti maniacali e depressivi di adulti e bambini nonnali. Il processo fondamentale della melanconia, secondo Freud e Abraham, è quello della perdita dell'oggetto amato. La perdita reale di un oggetto reale, o un evento analogo che abbia lo stesso significato, ha come risul· tato che l'oggetto viene collocato nell'Io. A causa, tuttavia, di un eccesso di pulsioni cannibalesche nel soggetto, questa introiczionc abortisce e ne consegue la malattia. Ora, per quale ragione questo processo d'introiezione sarebbe così specifico della mclanconia? Io credo che la differenza principale tra l'incor· porazionc nella paranoia c quella nella melanconia sia connessa a modificazioni del rapporto del soggetto con l'oggetto, oltre che a cambiamenti nella struttura dell'Io che opera l'introiezione. Secondo Edward Glover (1931) l'Io ha all'inizio una struttura discontinua, costituita da una serie considerevole di nuclei, tra i quali predomina in un primo tempo un nucleo dell'Io orale e in un secondo tempo un nucleo dell'Io anale, In tutta questa pri~ma fase, nella quale il sadismo orale ha una parte preponderante, e che a mio modo di vedere costituisce il piano di base della schizofrenia/ la capacità dell'Io di identificarsi con gli oggetti è ancora • Al riguardo rinvierei i\ lettore alla mia espositione della fase nella quale il bambino rivolge i suoi attacchi al coq~o materno, fase che $i initia con l'esordio del 'adisrno
scarsa, in parte perché l'Io stesso non è ancora coordinato strutturalmente e in parte perché gli oggetti introiettati sono ancora principalmente oggetti parziali, assimilati alle feci. Nel quadro della paranoia, mentre le difese che le sono caratteristiche mirano soprattutto all'annientamento dei "persecutori", l'angoscia a riguardo dell'Io ha una parte di primo piano. A mano a mano che l'Io diventa meglio strutturato, le imago interiorizzate aderiscono più stretta· mente alla realtà e l'identificazione dell'Io con gli oggetti "buoni" si fa più completa. La paura della persecuzione, prima avvertita a riguardo dell'Io, concerne adesso anche l'oggetto buono, c d'ora in poi salvaguardia dell'oggetto buono e sopravvivenu dell'lo diventano sinonimi. Contemporaneamente a questa evoluzione si produce un cambiamento di somma importanza: dalla relazione con oggetti parziali si passa alla relazione con oggetti totali. Con questo passo l'Io perviene a una posizione nuova, che costituisce il presupposto basilare della situazione definita "perdita dell'oggetto amato". Finché l'oggetto non è amato come oggetto totale non se ne può sentire la perdita come perdita totale. Con tale cambiamento del rapporto oggettuale compaiono nuovi contenuti di angosci:t e si hanno mutamenti nei meccanismi di difesa. Anche lo sviluppo libidico ne è influenzato in misura decisiva.. L'angoscia paranoide suscitata dal timore che gli oggetti distrutti sadicamente possano diventare fonte di pericolo e di avvelenamento nell'interno del corpo del soggetto induce quest'ultimo, nel momento stesso in cui incorpora gli oggetti, e nonostante la violenza dei suoi attacchi sadico-orali, ad averne una diffidenza profonda. QiiCSffit!ortaill1Jndebolirsi dei desideri orali. Se ne può osservare una manifestazione nelle difficoltà, nei disturbi, che spesso hanno i bambini molto piccoli, ad assumere il cibo; io ritengo che questi disturbi abbiano una radice paranoide. A mano a mano, tuttavia, che un bambino (o un adulto) si identifica più completamente con u·n oggetto buono i suoi impulsi libidici si accrescono. Egli manifesta un affetto ingordo e la brama di divorare l'oggetto amato, per cui il meccanismo dell'introiezione si rafforza. Egli si sente inoltre continuamente spinto a ripetere l'introiezione dell'oggetto buono - ripetizione intesa a verificare la realtà delle sue paure e a confutarle -in· parte perché teme di essere stato privato dell'oggetto a causa del proprio cannibalismo e in parte perché teme i persecutori interiorizzati per opporsi ai quali ha bisogno di essere aiutato dall'oggetto buono. In questo stadio l'Io è mosso più che mai dall'amore e dal bisogno di introiettare l'oggetto. or:ale e termina con il declino del primo stadio s:adico-anale. t quest'ultimo stadio che, a mio puere, costituisce il punto di fissazione della par:anoia (vedi Psicom~lisi d~ btmrbini, 19)•, cap. 8 c in panicolarc pp. 104 sgg.).
C1pltolo oad'lwtlmo
Un 2ltro stimolo che intensific2 l'introiezione è costituito·d:~.lla fantasia che l'oggetto amato possa essere più al sicuro all'interno del proprio corpo. I pericoli interni vengono allora proiettati nel mondo esterno. Ma, con l'aumento del riguardo per l'oggetto, e con l'instllurarsi di un migliore riconoscimento della realtà psichica, l'angoscia che l'oggetto possa essere distrutto nel processo di introiezione produce, come ha dimostrato Abraham, numerosi disturbi della funzione introiettiva. In più, secondo la mia esperienza, esiste una profonda angoscia per "i pericoli che attendono l'oggetto nell'interno dell'lo. Esso non può trovarvisi al sicuro perché l'interno è sentito come un luogo pericoloso e venefico nel quale l'oggetto amato rischia di perire. Possiamo rilevare qui una delle situazioni che sono alla base dell'angoscia e del processo propri della "perdita dell'oggetto amato". In questa situazione l'lo che si identifica completamente con i suoi buoni oggetti interiorizzati è al tempo stesso consapevole dell'incapacità di proteggerli e salvaguardarli dagli oggetti persecutori interni e dall'Es, sicché l'angoscia è psicologicamente giustificata, Per questo l'Io, anche quando si è identificato completamente con l'oggetto, non abbandona i suoi primissimi meccanismi di difesa. Secondo la tesi di Abraham, con l'annientamento e l'espulsione dell'oggetto- processi tipici del primissimo stadio anale - si ha l'istituirsi del meccanismo depressivo. Se è così, la mia idea dell'esistenza di un rapporto genetico tra paranoia e melanconia viene ad avere una conferma, Secondo me, dunque, il meccanismo paranoico della distruzione degli oggetti (siano essi all'interno del corpo o nel mondo esterno) con tutti i mezzi che hanno origine dal sadismo orale, uretrale e anale, continua a sussistere e a operare, benché con minore intensità e in certo qual modo modificato dal cambiamento del rapporto del soggetto con l'oggetto. La paura che con l'oggetto cattivo possa essere espulso anche quello buono fa quindi sì, come ho già detto, che i meccanismi dell'espulsione e della proiezione perdano importanza. Ci è ben noto che in questo stadio l'Io utilizza maggiormente come meccanismo di difesa l'introiezionc dell'oggetto buono. Insieme ad esso opera un altro meccanismo importante: quello della riparazione, del restauro dell'oggetto. In certi miei lavori precedenti J ho esposto particolarcggiatamente la mia concezione della riparazione, del restauro, c ho detto che esso è ben di più che una semplice formazione reilttiva. L'lo si sente spinto (e ora posso precisare: spinto dalla sua identificazione con l'oggetto buono) a riparare, a rimediare a tutte le aggressioni sadiche condotte contro tale oggetto, Una volta per'V~di ~Sitwzi.oni
dci b.rmbini (19JJ),
d'angoscia
infantil~
ecc.• (pp. ZJ!N{I) nonch6 l...ll psicomalisi
venuto a separare e distinguere nettamente gli oggetti buoni da quelli cattivi, il soggetto si sforza di restaurare i primi compensando c rimediando con la riparazione ogni particolare danno inferto dalle sue aggressioni sadiche. Ciononostante l'lo non può ancora avere abbastanza fiducia nella benevolenza dell'oggetto e nella propria capacità di riparare, D'altra parte l'identificazione con l'oggetto buono c gli altri progressi psichid che· essa comporta fanno sl che l'Io si senta costretto a un riconoscimento più completo della realtà psichica, e ciò lo espone a conflitti crudeli, Alcuni dei suoi oggetti (un numero indeterminato) sono per lui dei persecutori pronti a divorarlo e a fargli violenza. Essi mettono in pericolo l'Io e l'oggetto buono in un'infinità di modi. Nella fantasia, ogni male fatto dal bambino ai genitori (innanzitutto per odio e secondariamente per autodifesa), ogni atto di violenza commesso da un oggetto su un altro (in particolare il coito sadico e distruttivo dei genitori, che il bambino considera un prodono dci suoi desideri sadici), è consumato tanto nel mondo esterno quanto - dato che l'lo assorbe continuamente in sé l'intero mondo esterno - all'interno dell'Io. Tutti questi processi sono pertanto avvertiti come una fonte di pericolo permanente sia per l'oggetto buono che per l'lo. E: pur vero che, a seguito della più netta differenziazione tra oggetti buoni e cattivi, l'odio del soggetto si indirizza sui secondi mentre il suo amore c i suoi sforzi di riparare si concentrano sui primi, ma l'eccesso di sadismo c l'angoscia agiscono da freno al progredire dello sviluppo psichico. Ogni eccitamento interno o esterno (per esempio, ogni insoddisfacimento reale) comporta il gravissimo pericolo che non solo gli oggetti cattivi ma anche quelli buoni si trovino esposti alla minaccia dell'Es; ogni parossisrno di odio o di angoscia può infaui annullare temporaneamente la loro differenziazione e quindi avere come risultato una "perdita dell'oggetto amato". E a mettere in pericolo l'oggetto non è soltanto l'impeto incontenibile dell'odio del soggetto, ma anche quello del suo amore, perché in questo stadio del suo sviluppo amare un oggetto c divorarlo sono strettamente connessi. Il bambino piccolo che, non vedendO più la madre, crede di averla divorata e distrutta (per amore o per odio) è tormentato tanto dall'angoscia per la madre reale quanto dall'angoscia per la madre buona che egli ha incorporata. Appare ora chiaro perché, in questo stadio dello sviluppo, l'lo si senta continuamente minacciato nel possesso degli oggetti buoni introiettati, Esso è pieno d'angoscia per la possibile morte di questi oggetti, Sia in bambini che in adulti affetti da depressione, io ho ponato alla luce il timore di albergare dentro di sé oggetti morenti o morti (specie genitori) nonché identificazioni dell'Io con oggetti siffatti.
CopliOio Mdlcttlmo
Fin dall'inizio dello sviluppo psichico, tra gli oggetti reali e quelli collocati nell'Io esiste una correlazione costante. Per questo motivo l'angoscia di cui ho appena parlato si manifesta in una esagerata fissazione del bambino alla madre o alla persona che ne fa le veci.• L'assenza della madre suscita nel bambino l'angoscia di potersi trovare in balia di oggetti cattivi (esterni o introiettati) o perché la madre può essere morta o perché può tornare nella veste di madre" cattiva N. Per il bambino entrambe le cose significano perdita della madre amata; e vorrei richiamare particolarmente l'attenzione sul fatto che il timore della perdita dell'oggetto ubuonoN introiettato diventa una fonte perenne di angoscia per la possibile morte della madre reale. Inversamente, ogni esperienza che susciti l'idea della perdita dell'oggetto amato reale risveglia il timore di perdere anche quello introiettato. Ho già detto che la mia esperienza mi ha indotta a concludere che la perdita dell'oggetto amato ha luogo nel corso di quella fase dello sviluppo nella quale l'Io passa dalla incorporazionc dell'oggetto parziale a quella dell'oggetto totale. Avendo ormai descritto particolareggiatamentc la situazione dell'lo in tale fase, posso essere più precisa su questo tema. 5 I processi che in seguito costituiscono chiaramente la upcrdìta dell'oggetto amato" sono determinati originariamente dalla sensazione del soggetto dì non riuscire (durante lo svezzamento e nei periodi che lo precedono e lo seguono) a salvaguardare c conservare il suo buon oggetto intToiettato, cioè ad assicurarsene il possesso. Una delle ragioni del suo insuccesso sta nel non essere stato capace di dominare la paura paranoide dci persecutori interni. A questo punto dobbiamo fare riferimento a una questione che ha un'importanza fondamentale per tutta la nostra teoria. Certe mie osservazioni personali e altre di numerosi colleghi inglesi ci hanno portati a concludere che l'incidenza diretta dei primi processi di introiezione sullo sviluppo normale e patologico è molto più rilevante, e sotto taluni aspetti diversa, di quanto si è finora comunemente ammesso negli ambienti psicoanalitici. Secondo noi, anche i primissimi oggetti incorporati contribuiscono a costituire il fondamento del Super-io o concorrono a far parte della sua struttura. Questa tesi non ha un rilievo soltanto teorico. Indagando i rapporti dell'Io i.nfantile primitivo con gli oggetti introiettati c con l'Es, c • Da parecchi anni ormai sostengo la tesi che all'origine della fissnionc del bambino alla madre non vi è solo la dipmdcnta da Ici ma ançhc l'angOS<:ia c il senso di colpa, c che questi sono connessi alla aggro:ssività originaria del bambino nei confronti della madre. '(L'incorponzionc, per Mclanic Klcin, si distingue daU'introiczionc solo in quanto ne è il prototipo somatico.l
rendendoci conto dei mutamenti graduali che essi subiscono, acquisiamo una cognizione più profonda delle particolari situazioni d'angoscia attraversate dall'Io e dei particolari meccanismi di difesa che esso appronta via via che la sua struttura diviene più organizzata. La nostra esperienza rivela che, orientati da questo punto di vista, perveniamo a una comprensione più completa delle primissime fasi dello sviluppo psichico, della struttura del Super-io e della genesi delle psicosi. Di fronte a questioni di etiologia, infatti, appare fondamentale prendere in esame la costituzione libidica non solo in sé e per sé ma anche in connessione con i primissimi rapporti del soggetto con gli oggetti esterni e con quelli introicnati, cosa che comporta la conoscenza dei meccanismi di difesa progressivamente approntati dall'Io per fronteggiare le sue mutevoli situazioni d'angoscia. Se si accetta la nostra concezione della costituzione del Super-io, la sua implacabile severità nel melanconico diventa più comprensibile. Le persecuzioni e le pretese degli oggetti cattivi introiettati, le aggressioni reciproche di questi oggetti (e specie quella che si configura nel coito sadico dei genitori), la pressante necessità di soddisfare le rigorosissime esigenze degli oggetti "buoni" e di tenerli al sicuro e tranquilli nell'lo - con tutto l'odio dell'Es che ne risulta -, la perenne ·incostanza della "bontà" dell'oggetto buono -la quale fa sì che esso si trasformi molto facilmente in cattivo -, sono tutti fattori che, combinandosi, generano nell'lo la sennzione di essere alla mercé di pretese interne contraddittorie e assurde, in·una situazione, cioè, in cui la coscienza morale è sentita come "cattiva", malvagia. In altre parole ciò vuoi dire che le primissime espressioni intimidatorie della coscienza morale sono associate alla persecuzione da parte di oggetti cattivi. La stessa espressione "morso della coscienza" (Gewissensbine) depone a favore dell'idea di una "persecuzione" implacabile da pane della coscienza morale e del fatto che in origine essa è immaginata come qualcosa che divora le sue vittime. Tra le varie pretese interne che concorrono a fonnare il quadro d'insieme della severità del Super-io nel melanconico ho menzionato la pressante necessità di soddisfare le rigorosissime esigenze degli oggetti "buoni". Di tutto l'insieme, questa componente- vale a dire la crudeltà degli oggetti interni "buoni~, cioè amati,- è l'unica di cui il pensiero analitico comune si rende conto; d'altronde essa appare evidente nella spietata sevcritil del Super-io del melanconico. Ma, a mio parere, solo badando alla totalità dei rapponi dell'Io con i suoi immaginari oggetti cattivi non meno che con quelli buoni, solo osservando l'intero quadro della situazione interna che ho cercato di delineare in questo scritto, noi possiamo capire a quale schiavitù soggiace l'Io nel confonnarsi alle pretese e ai moniti durissimi dell'oggetto buono introiettato. Come ho detto
Copllolo oetllceslmo
in precedenza, l'Io si sforza di separare e distinguere gli oggetti buoni da quelli cattivi e i reali dai fantastici, Qò porta a rappresentazioni di oggetti estremamente cattivi e di oggetti sommamente perfetti, ossia di oggetti amati che sono sotto molti aspetti fonemente morali cd esigenti. In pari tempo, poiché il bambino in tenerissima età non riesce a tenere completamente separati nella propria psiche gli oggetti buoni da quelli cattivi,~ un po' della crudeltà degli oggetti cattivi e dell'Es si trasferisce e si lega agli oggetti buoni, cosa che fa aumentare la severità delle loro esigenze} Queste rigide esigenze assolvono alla funzione di sostenere l'Io nella sua lotta contro il proprio odio incontrollabile e contro i propri aggressivi oggetti cattivi, con i quali in parte si identifica.• Quanto più è intensa l'angoscia di perdere gli oggetti amati tanto più l'Io lotta per salvaguardarli, e quanto più diventa difficile l'impresa di restaurare tanto più si fanno rigorose le pretese del Supcr-io. Ho cercato di mostrare come le difficoltà che l'lo incontra quando passa all'incorporazione degli oggetti totali derivino dalla sua ancora imperfetta capacità di dominare con i nuovi meccanismi di difesa i nuovi contenuti di angoscia generati appunto da questo suo progresso evolutivo, Sono perfettamente cons3pevole di quanto sia difficile, data la stretta interconnessione tra i contenuti e i sentimenti di angoscia del paranoico e quelli del depresso, tracciare una linea di distinzione precisa tra gli uni e gli altri. Essi tuttavia possono essere distinti se si assume a criterio di differenziazione il riferirsi dell'angoscia di persecuzione principalmente alla tutela e conservazione dell'lo - nel qual caso è propria del paranoico - oppure a quelle degli oggetti buoni totali introiettati e con i quali l'lo si identifica. In quesro secondo caso - che è quello del depresso - l'angoscia e la sofferenza sono molto più complesse. L'angoscia suscitata dal timore che gli oggetti buoni, e l'Io con loro, possano essere distrutti, o che n3sce dal rendersi conto che essi si trovano in istato di disintegrazione, è intessuta dall'anelito costante e disperato a salvare gli oggetti buoni, c non solo quelli introiettati ma anche quelli esterni. Io credo che soltanto dopo aver introiettato l'oggetto in quanto oggetto totale, e aver stabilito rapporti migliori con il mondo esterno e con
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'Ho spiegato altrove (vedi La psico~m11liri d~i b11111bini) che, a poco a poco, con il /ipo:ruto unificare c poi scindere gli oggetti buoni e i curivi, i fantastici e i reali, gli esterni e gli interni, l'Io progredisce verso una concezione piil rcalistica degli oggetti esterni c di quelli interni c acquisisce cool un rapporto più soddisfacente con gli uni e con gli altri. 'In L'lo~ fEs (19ub), Freud ha dimostrato che nella mebnconia la componente distruttiva viene concentrata nel Supcr-io e indiriz.ura contro l'Io. • ~ risaputo che certi b:lmbini manifestano un bisogno pre51antc di essere sottoposti a rigida disciplina c di essere in ral modo impediti, da un agente esterno, di fare dd male.
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persone reali, l'Io può rendersi conto appieno del disastro prodotto dal suo sadismo e specie dal suo cannibalismo, e sentirsene tormentato. Poiché peraltro in queste prime fasi dello sviluppo il sadismo si trova al suo culmine, il tonnento angoscioso non è in rappono soltanto al passato ma anche al presente. Perché l'lo diventi consapevole dello stato di disintegrazione nel quale ha ridotto e continua a ridurre il suo oggetto amato occorre un'identificazione più completa con esso e un riconoscimento più pieno del suo valore. t. a questo punto che, da un lato, l'Io riconosce di trovarsi di fronte alla realtà psichica che i suoi oggetti amati sono in uno stato di disintegrazione - in pezzi - e che, dall'altro, la disposizione, il rimorso e l'angoscia derivanti dal riconoscimento diventano il fon· damento di numerose situazioni .d'angoscia. Per riferirne solo alcune: la situazione d'angoscia di come rimettere insieme i petti in tempo e nel mo~o giusto; di come ritrovare i pezzi buoni e scartare i cattivi; di come riari..imare l'oggetto ricostruito; e infine la situazione d'angoscia che questi compiri siano ostacolati da oggeni malvagi e dall'odio stesso dell'lo. Ho trovato situazioni d'angoscia di questo genere alla base non solo della depressione ma di ogni inibizione all'attività. Ora, lo sforzo di salvare l'oggetto amato, di ripararlo e restaurarlo - che nella depressione è intriso di disperazione perché l'Io dubita della propria capacità di realizzare la restaurazione - costituisce un fattore decisivo di tutte le sublimazioni e dell'intero sviluppo dell'Io. Al riguardo mi limiterò ad accenriare al particolare valore che, per quanto concerne la sublimazione, hanno l'oggetto amato ridotto in pezzi e lo sforzo di ricostruirlo. Ciò che è in frantumi è un oggetto "perfetto"; lo sforzo di annullare lo stato di disintegrazione nel quale è stato ridotto presuppone quindi il bisogno assoluto e pressante di fonnarlo bello e "perfetto". La rappresentazione ideativa della perfezione è peraltro tanto più pressante e irresistibile in quanto confuta di per sé la rappresentazione della disintegrazione. In alcuni pazienti distaccatisi dalla madre per avversione o per odio, o che si allontanavano da lei in forza di altri meccanismi, ho riScontrato che nondimeno esisteva dentro di loro un'immagine "bella" della madre, avvertita però esclusivamente in quanto immagine, ·ben distinta dalla madre reale. L'oggetto reale era invece sentito come oggetto tutt'altro che attraente e piacevole: in effetti era una persona danneggiat:i irrimediabilmente e perciò temuta, In questi pazienti, quindi, l'immagine bella che era stata dissociata dall'oggetto reale e mai più abbandonata svolgeva una parte rilevante nelle modalità particolari delle loro sublimazioni. Appare dunque evidente che la brama di perfezione ha le sue radici nell'angoscia depressiva della disintegrazione e che quest'angoscia ha perciò una grande imponanza in tutte le sublimazioni.
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Come ho fatto notare in precedenza, l'Io giunge a rendersi conto del proprio amore per un oggetto buono, un oggetto totale e per di più reale, provando contemporaneamente un opprimente senso di colpa nei suoi riguardi. L'identificazione totale con l'oggetto, basata sull'attaccamento libidico prima al seno e poi a tutta la persona, si accompagna ad angoscia (a paura della disintegrazione dell'oggetto), a sentimenti di colpa e di rimorso, al senso di responsabilità circa il salvaguardare l'integrità dell'oggetto dagli attacchi dei persecutori e dell'Es, e alla tristezza connessa all'aspettativa della sua perdita, sempre incombente. Questi sentimenti, consci o inconsci, costituiscono, a mio modo di vedere, gli elementi essenziali e fondamentali di ciò che chiamiamo amore. Al riguardo ci è ben noto che gli autorimproveri del depresso sono rimproveri indirizzati all'oggetto introiettato. Ma l'odio dell'lo per l'Es, odio che in questa fase regna sovrano, spiega i sentimenti di indegnità e di disperazione ancora meglio dei rimproveri indirizzati all'oggetto. Ho rilevato spesso che questi rimproveri e l'odio per gli oggetti cattivi vengono accresciuti, secondariamente, per difesa contro l'odio dell'Es, ancor più intollerabile. In ultima analisi, la pena, il senso di colpa e lo sconforto che sono alla base dell'afflizione angosciosa sono causari dal fatto che l'lo, inconsciamente, sa che in lui, accanto all'amore, c'è anche l'odio, e che questo può prendere il sopravvento in qualsiasi momento. L'angoscia dell'lo è quindi di soccombere all'Es e di distruggere perciò l'oggetto amato. Quest'angoscia è peraltro responsabile anche del dubbio circa la bontà dell'oggetto amato. Come Freud ha fano notare, il dubbio riguarda in realtà il proprio amore e "chi dubita del proprio stesso amore non può forse, o anzi non det~e, dubitare anche di tutto il resto che gli importa molto meno? n (1909, p. 70). Ora, anche il paranoico introietta oggeui totali e reali, ma non riesce a identificarsi completamente con essi o, se ci riesce, non è in grado di conservare l'identificazione. Accennerò ad alcune possibili cause di questo insuccesso: l'angoscia di persecuzione è troppo forte; sospetti e angosce di carattere fantastico ostacolano l'introiezione totale e stabile di oggetti buoni e al tempo stesso reali. Se l'oggetto è in una certa quale misura introiettato, sussiste pur sempre una scarsa capacità di continuare a conservarlo come oggetto buono, sicché dubbi e sospetti di ogni tipo torneranno ben presto a trasformare l'oggeuo amato in un persecutore. Il rapporto dd paranoico con gli oggetti totali e con il mondo reale resta quindi influenzato dal suo primo rapporto con gli oggetti parziali introiettati, con le feci come persecutori. Mi pare infatti tipico del paranoico che sebbene egli sviluppi, a causa della sua angoscia di persecuzione e dei suoi sospetti, una fortissima e acuta capacid. d'osservazione del mondo esterno e degli oggetti reali, tut-
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tavia la sua osservazione e il suo senso della realtà risuhano distorti per il fatto che l'angoscia di persecuzione lo induce a osservare le persone principalmente per scoprire se sono o meno dei persecutori. Per l'Io in cui predomini l'angoscia di persecuzione sono impossibili sia una identificazione totale e stabile con altri oggetti, nel senso di vederli e intenderli per ciò che sono realmente, sia una piena capacità di amare. Un altro motivo importante per cui il paranoico non può conservare il rapporto con l'oggetto totale risiede nel fatto che, mentre le angosce di persecuzione e l'angoscia per sé stesso sono tanto intensamente attive, egli non può sopportare il peso supplementare delle angosce per l'oggetto amato e, per di più, il senso di colpa e di rimorso insiti nella posizione depressiva. In questa posizione, inoltre, egli può fare un uso molto limitato della proiezione, da un lato perché teme di espellere gli oggetti buoni, e con ciò di perderli, e dall'altro perché teme che l'espulsione di ciò che dentro di sé è cattivo danneggi gli oggetti buoni esterni. Vediamo così che le sofferenze connesse alla posizione depressiva cisospingono il soggetto nella posizione paranoica. Resta però il fatto che la posizione depressiva è stata raggiunta, anche se poi il soggetto se ne è allontanato, e perciò in lui esiste sempre una suscettibilità alla depressione. Questo spiega, secondo mc, perché troviamo freque'"!temente la depressione tanto nei casi gravi quanto in quelli più lievi di paranoia. Se facciamo il confronto fra i sentimenti del paranoico e quelli del (iepresso per quanto concerne la disintegrazione, rileviamo che è caratteristico del depresso essere pieno di afflizione e di angoscia per l'oggetto che si srorza di ricostruire in un tutto unico; per il paranoico, invece, l'oggetto disintegrato rappresenta essenzialmente una molteplicità di persecutori, in quanto ogni frammento incarna un persecutore.9 Quest'idea dell'oggetto ridotto in frammenti pericolosi mi pare in accordo con quella dell'introiezione di oggetti parziali assimilati a feci (Abraham) e con quella dell'angoscia per la molteplicità dei persecutori interni, angoscia che, secondo la mia concezione,'O scaturisce dall'introiezione di molti oggetti parziali e di un gran numero di feci pericolose. Abbiamo già visto come si distingue il paranoico dal depresso relativamente ai rapporti con gli oggetti amati. Vediamo ora come si distinguono relativamente alle inibizioni e alle angosce concernenti il cibo. L'angoscia (paura) di assorbire nel proprio interno pericolose sostanze distruttive è propria del paranoico; quella invece di distruggere i buoni oggetti esterni compiendo gli atti del mordere e del masticare, o di mettere in pericolo l'oggetto buono interno introducendo dall'esterno so•come ha messo in evidenu Melitta Schmidcberg h9JI). '"Vedi Pticotm~lisi d~i b~tmbini (193~) pp. lopg.
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stanze "cattive", è propria del depresso. Anche l'angoscia di mettere in pericolo un buon oggetto esterno incorporandolo nel proprio interno è propria dd depresso. Al contrario, in casi che presentavano forti tratti paranoici, ho trovato fantasie di attirare con adescamenti oggetti buoni esterni nel proprio interno, concepito come una caverna piena di mostri pericolosi ecc. Osserviamo qui una delle ragioni paranoiche dell'intensiticazione del meccanismo dell'introiezione; come è noto, invece, il depresso si serve caratteristicamente di questo meccanismo al fine di incorporare oggetti buoni. Prendiamo ora in esame, sullo stesso piano di confronto, i sintomi ipocondriaci. Le sofferenze c le altre analoghe manifestazioni che derivano dalle aggressioni fantastiche di oggetti persecutori interni contro l'Io sono tipicamente paranoidi,ll I sintomi originati, invece, dalle aggrc$ioni di oggetti cattivi interni e dell'Es, contro quelli buoni - e cioè da uno stato di guerra interno nella quale No si identifica con le soffere11U! degli oggetti buoni - sono tipicamente depressivi. Per esempio un mio paziente, X., al quale era stato detto che da bambino aveva avuto il verme solitario (che egli non aveva mai visto), collegava la tenia all'interno del corpo con la propria ingordigia. Durante l'analisi riferl fantasie, che peraltro evidenziavano una forte paura di avere il cancro, nelle quali una tenia, 'mangiando, si apriva il cammino nel suo corpo. Questo paziente, che soffriva di angosce ipocondriache e paranoidi, era molto sospettoso nei miei confronti e tra l'altro mi sospettava di essere in combutta con persone che gli erano ostili. Una volta sognò che un investigatore airestava una persona ostile e pcrseeutrice e la mandava in prigione. Ma poi l'investigatore si dimostrava sleale e diventava complice del nemico. L'investigatore rappresentava mc; tutta la situazione angosciosa era interiorizzata e in rapporto con le fantasie relative alla tenia, La prigione in cui era tenuto il nemico era l'interno del corpo del paziente, anzi quella particolare zona interna nella quale dovevano essere relegati i persecutori. Apparve poi chiaro che il verme pericoloso (il qu:lle, come risultò da una delle sue associazioni, era un essere bisessuale) rappresentava i due genitori uniti contro di lui in un'alleanza ostile (nel coito, in effetti). Nel periodo in cui stavamo analizzando le fantasie relative alla tenia, il paziente a~dò soggetto a una diarrea ai cui prodotti, erroneamente, egli "Il dottor Clifford Scott, in un eono rulle psicosi unuto all'Istituto di psicoanalisi che, secondo la sua çSperienza, ncDa schizofrenia i · singolari, e sono connc:s:si a penepuò osservare anche a seguito di · · invece clinica· mente meno differenziati e e loro manifest2Zioni sono più connesse a funzioni dell'Io.
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pensava fosse mescolato del sangue. La cosa lo spaventò moltissimo; la ritenne una conferma del fatto che dentro di sé avevano luogo processi peric'olosi. Nelle fantasie che erano alla base di questa sua idea egli aggrediva con escrementi pericolosi i cattivi genitori uniti tra loro e interiorizzati. I prodotti della diarrea significavano per lui gli escrementi velenosi, ma anche il pene cattivo di suo padre. Il sangue che pensava commisto alle feci rappresentava me (come risultò da sue associazioni nelle quali io ero collegata al sangue). La diarrea rappresentava dunque per lui un'arma pericolosa con la quale egli combatteva i cattivi genitori interiorizzati, ma anche gli stessi genitori avvelenati e fatti a pezzi, cioè la tenia. Durante la prima infanzia egli aveva aggredito, nella fantasia, i genitori reali con escrementi velenosi; nella realtà li aveva disturbati nel corso del rapporto sessuale mettendosi improvvisamente a defecare. La diarrea era quindi stata per lui sempre qualcosa di terrificante. Il ripetersi delle aggressioni contro i genitori reali si trasformò in uno stato di guerra che fu completamente interiorizzato e divenne una minaccia di distruzione per l'lo. Al riguardo accennerò che nel corso dell'analisi il paziente ricordò che verso i dicci anni aveva la precisa sensazione di avere nello stomaco un ornino che lo controllava e gli dava degli ordini che egli doveva eseguire anche se erano sempre perversi e ingiusti (la stessa cosa aveva sentito nei riguardi delle ingiunzioni del padre reale). Con il progredire dell':i.nalisi e il ridursi della diffidenza verso di me, il paziente divenne molto sollecito e ansioso nei miei riguardi. X. si era sempre preoccupato della salute della madre, anche se non era mai riuscito a sentire per lei del vero amore; aveva tuttavia fatto del suo meglio per farle piacere. Ora, insieme al preoccupato interesse per me, emersero forti sentimenti di amore c di gratitudine, ma anche sentimenti di indegnità, di tristezza c di depressione. Il paziente non si era mai sentito veramente felice; tutta la sua vita era stata intrisa, per cosl dire, di depressione, ma egli non aveva sofferto di stati depressivi veri e propri. Nel corso dell'analisi, invece, attraversò periodi dì depressione profonda manifestando tutti i sintomi tipici di questo stato psichico. Contemporaneamente cambiarono i sentimenti e le fantasie connessi ai dolori ipocondriaci. Per esempio, era angosciato dall'idea che il cancro si facesse strada attraverso le pareti dello stomaco; ma ormai era chiaro che, sebbene temesse per il suo stomaco, in effetti voleva salvaguardare quella "me" che era dentro di lui - in realtà la madre interiorizzata - che egli pensava aggredita dal pene paterno c dal suo proprio Es (il cancro). In un'altra occasione il paziente ebbe delle fantasie (in relazione con un malessere fisico) concernenti un'emorragia interna di cui sarebbe morto. Anche qui appariva chiaro che io ero identificata con l'emorragia e che il sangue "buono" rappresentava me. Bisogna ricordare che quando in lui avevano predo •
C.pi!Oio M
minato le angosce paranoidi, e io ero sentita soprattutto come un persecutore, ero stata identificata con il sangue "cattivo" commisto ai prodotti della diarrea (con il padre cattivo). Ora che ero rappresentata dal prezioso sangue "buono", la perdita di questo significava la mia morte, che implicava la sua. Adesso era evidente che il cancro al quale egli attribuiva la responsabilità della possibile morte sia dell'oggetto amato che di sé stesso, e che rappresentava il pene del padre cattivo, era sempre più avvertito come il suo proprio sadismo e in particolare come la sua ingordigia. Per questo motivo egli si sentiva tanto indegno e tanto disperato. Al tempo in cui predominavano le angosce paranoidi e quella per gli oggetti cattivi uniti tra loro, X. provava esclusivamente paure ipocondriache per il proprio corpo. Quando si instaurarono la depressione e la tristezza, vennero invece in primo piano l'amore e la preoccupazione per l'oggetto amato e sopravvennero dei cambiamenti nei contenuti dell'angoscia, nell'insieme dci sentimenti e nelle difese. Nel caso di X., come in altri, ho trovato che le paure e i sospetti pltTanoidi erano rafforzati per difesa contro la posizione depressiva che essi ricoprivano. Riferirò ora un altro caso, quello di Y., caratterizzato da tratti fortemente paranoici e depressivi (con una preminenza di quelli paranoici) e da ipocondria. Le sue lagnanze, che si protraevano per gran parte delle sedute, circa molti mali fisici, si alternavano a forti sospetti nei riguardi di persone del suo ambiente, e anzi spesso si riferivano direttamente a queste persone, alle quali il paziente attribuiva in un modo o nell'altro la responsabilità dei suoi mali fisici. Quando, dopo un difficile lavoro analitico, la diffidenza e il sospetto si ridussero, il suo rapporto con me divenne sempre migliore. Allora emerse chiaramente che, sepolto sotto le perenni accuse paranoidi, le lagnanze c le recriminazioni nei confronti degli altri, c'era un amore profondissimo per la madre e un interesse pieno di sollecitudine sia per i genitori che per altre persone. Contemporaneamente divennero sempre più prominenti la tristezza e un grave stato di depressione. In questo periodo le lamentele ipocondriachc mutarono sia nel modo in cui mi erano presentate sia nel contenuto che ne era alla base. Per esempio, dopo essersi !agnato di diversi disturbi fisici, il paziente passava a enumerare le medicine che aveva preso e a dire che cosa aveva fatto per il suo petto, per la gola, per il naso, per le orecchie, per l'intestino ecc. Il suo discorso pareva quello di un'infermiera che stesse prendendosi curi!. di queste parti del corpo. Dopo di che si metteva a parlare delle sue preoccupazioni per alcuni giovani a lui affidati (era un insegnante) e di quelle che aveva nei confronti di alcuni componenti della sua famiglia. Appariva del tutto evidente che egli identificava le varie parti del corpo che cercava di curare con i fratelli e le sorelle intcriorizzati, verso i quali si sentiva in colpa e che doveva conservare in vita c in
salute. Egli aveva fatto loro del male nella fantasia; perciò la sua enorme tmsia di risanarli e la sua esagerata sofferenza e disperazione per averli danneggiati avevano portato 2 quell'aumento delle angosce paranoidi e delle difese che aveva sepolto sotto l'odio l'amore e la sollecitudine per gli altri l'identificazione con loro. Anche in questo caso, allorché la depressione si fece avanti con rutta la sua forza e le angosce paranoidi diminuirono, le paure ipocondriache vennero a essere collegate tanto agli oggetti d'amore interioriz.zati quanto all'Io, mentre prima erano state provate esclusivamente in rapporto all'lo. Dopo aver cercato di distinguere i contenuti d'angoscia, i sentimenti e le difese operanti nella paranoia da quelli operanti negli stati depressivi, devo tornare a illustrue chiaramente perché, secondo il mio modo di vedere, lo stato depressivo ha per base lo stato paranoide, e ne deriva geneticamente. Per mc, lo stato depressivo è il prodotto di un miscuglio di angoscia paranoide e dei contenuti d'angoscia, dei sentimenti di soffe. rcnza e delle difese legati all'incombere della perdita dell'oggetto totale d'amore. Penso che assegnare una definizione all'insieme di queste particolari angosce e difese possa far capire meglio la conformazione e la natura sia della paranoia che degli st2ti maniaco-dcpressivi.U A mio avviso, nello stato di depressione - sia esso presente nell'individuo normale, nel nevrotico, in casi maniaco-depressivi o in casi rflisti - vi è sempre quel particolare insieme di angosce, di sentimenti penosi e di difese diverse che ho qui esposto c denominato posizione depressiva. Se questa concezione è giusta, la sua adozione ci metterebbe in grado di comprendere i numerosissimi casi che presentano un quadro misto di tendenze paranoiche c depressive, perché ci permetterebbe di isolarne le varie componenti. Le considerazioni sugli stati depressivi proposte in questo scritto possono condurci, a mio parere, 2 una migliore conoscenz2 della reazione suicida, ancora oggi abbastanza misteriosa. Secondo Abraham e James "Ciò mi induce a tr:ature di una questione tenninologica panicolare. In precedenti lavori, e in ispccie nella Psicoamzlisi dri hnnbini ( 19)1), ho descrìno e definito le angosce e i meccanismi psìcotìci infantili in termini di fasi, vale a dire in connessione con le fasi dello sviluppo. Tale descrizione e definizione rende pien3mCntc e correttamente conto · continuo variare sotto l~
tra le angosce psicotichc dello !Vilup~ infantile e il r:apido passaggio - caratteristico del bambino - da una situazione di angoscia di pei'Secw:ionc o da uno stato d'animo depresso a un atteniamcnto nonnale.
Glover il suicidio è un'azione diretta contro l'oggetto introiettato. Tut~ tavia, sebbene con il suicidio l'lo intenda procurare la morte ai suoi oggetti cattivi, al tempo stesso mira anche, a mio modo di vedere, a sal~ vare i suoi oggetti amati, interni o esterni. Per spiegarmi concisamente: in certi casi il fine delle fantasie che sottendono il suicidio è la salvaguardia degli oggetti buoni interiorizzati, e di quella parte dell'Io che si identifica con tali oggetti buoni, mediante la distruzione di quell'altra pane dell'Io che si identifica con gli oggetti cattivi e con l'Es. In tal modo l'lo può unirsi per sempre con gli oggetti amati, In altri casi il suicidio sembra avere a base lo stesso tipo di fantasie, connesse però al mondo esterno e a oggetti reali che in parte sono sostituti dì quelli interiorizzari, Come già detto, il soggetto non odia soltanto i suoi oggetti "cattivi" ma anche il suo Es, c altrettanto violentemente. In questi casi il fine del suicidio può essere quello di troncare ogni rapporto con il mondo esterno in quanto il soggetto anela a liberare qualche oggetto reale- o l'oggetto "buono" che questo intero mondo rappresenta e con il quale l'Io si identifica - da sé stesso o da quella parte del suo Io che si identifica con gli oggetti "cattivi" c con l'Es.U In fondo possiamo cogliere in un tale atto una reazione del soggetto alle proprie aggressioni sadiche condotte contro il corpo materno, che per il bambino piccolo è il primo rappresentante del mondo esterno. Quindi in tale atto hanno sempre una parte rilevante anche l'odio e la vendetta contro gli oggetti reali (buoni), ma proprio nello sforzo di liberarsi, tra l'altro, dall'odio pericoloso e incontrollabile che ribelle perennemente nel melanconico, per esempio, costui può suicidarsi per proteggere gli oggetti reali. Freud ha asserito che la mania si fonda sugli stessi contenuti della melanconia e che, in effetti, è un modo di sfuggire alla melanconia. Io proporrei che nella mania l'Io cerca scampo non solo dalla melanconia ma anche da una situazione pan.noica che non è in grado di controllare. La dipendenza dagli oggetti amati, tonnentosa e piena di rischi, spinge l'Io a ricercare una libera autonomia. Ma, da un lato, la sua identificazione con tali oggetti è troppo profonda perché possa rinunciarvi; d:'lil'altro, l'Io è perseguitato dalla paura degli oggetti cattivi e dell'Es. Nello sforzo di sfuggire a tutte queste dolorose avversità esso finisce col ricorrere a meccanismi molteplici e diversi, alcuni dci quali, essendo propri di fasi diverse dello sviluppo, sono reciprocamente incompatibili, Ciò che innanzitutto caratterizza la mania è, a mio parere, il senso di onnipotenza; concordo inoltre con Helene Dcutsch (1933) che la mania "Queste mo1ivazioni sono in gran pane
rcspons:~bili
di quelle panicolari condi-
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Poi.....,... clttll ltlll m.nl-.hptn11YI
Si fonda sul meccanismo del diniego. Ma, a questo proposito, mi discosto da lei per il fatto che mentre e~a sostiene che il "diniego" si riconnette alla fase fallica e al complesso di evirazione (per cui si ha nelle bambine il diniego dell'assenza del pene), le mie osservazioni mi hanno condotta a concludere che il meccanismo del diniego si origina in quella fase precocissima dello sviluppo nella quale l'lo ancora immaturo cerca di difendersi dalla più opprimente e più profonda delle angosce e cioè dalla paura dei persecutori interiorizzati e dell'Es. Ciò vuoi dire che prima di ogrUJ altTa cosa ~ deneg.rta la realtà psichica; solo dopo di ciò l'Io può proce~ dcre a denegare quantità più o meno rilevanti della realtà esterna. La sc:otomizzazione, come sappiamo, può ponare il soggetto a distaccarsi completamente dalla realtà e alla inattività totale. Nella mania, invece, il diniego si accompagna a iperattività, anche se questa attività smodata, come ha precisato Hc:lene Deutsch, perlopiù non ha alcuna congrua corrispondenza con nessuno dei risultati effettivi che consegue. Come ho già detto, nello stato maniacale la fonte del conflitto risiede nel fano che l'Io non vuole e non può rinunciare agli oggetti buoni interiorizz.ati e tuttavia cerca di sfuggire ai pericoli del suo dipendere sia da essi che dagli oggetti cattivi. Ma il tentativo di distaccarsi da un oggetto e contemporaneamente non rinunciare completamente ad esso non sembra possibile senza un accrescimento della forza dell'Io. L'Io riesce quindi a realizzare il compromesso denegando l'importmza tanto degli oggetti buoni quanto dei pericoli minacciati dagli oggetti canivi e dall'Es. Ma al tempo stesso tenta incessantemente di dominllTe e COTltrollllTe tutti i suoi oggeni, e questo sforzo si manifesta ncll'iperattività. Ciò che è assolutamente specifico della mania, a mio modo di vedere, è l'utilizzazione del semo di omlipoten'Ul al fine di comroll11re e dominllTe gli oggetti. Questo è necessario per due ragioni: a) per denegare il terrore che se ne prova e b) per far sì che il meccanismo di restauro dell'oggetto - meccanismo acquisito nella posizione precedente, la posizione depressiva- possa essere attuato con piena efficacia.14 Jl maniaco immagina che dominando i suoi oggetti egli possa impedire non solo che gli facciano del male ma anche che si danneggino a vicenda. Tale dominio, in particolare, lo rende ~apace di impedire il pericoloso coito dei genitori interiorizzati e la loro morte dentro di sé. 15 Le forme assunte dalla difesa maniacale sono così numerose da non consentire, ovviamente, di ipotizzare un meccanismo generale di base. Io credo tuttavia che possiamo indi1'QuC'Sto "rcst3uro", confonncmentc ~1 carattere f~ntastico dell'intera posizione, è quasi sempre non n~listico c chimerico. "Bcnram Lewin (1933l ha riferito di un caso di m3ni3 acuta nel quale il pnìente ,; identificava con entrambi i genitori aecoppi~ti nell'atto sessuale.
viduare effettivamente un tale meccanismo (anche se le sue varianti sono infinite) appunto nel dominio dei genitori interiorizzati e nella contempo~ ranea svalutazione e diniego dell'esistenza di questo mondo interno. lo ho rilevato, in bambini e in adulti, che nei casi in cui il fattore prepon~ derante era la nevrosi ossessiva, il dominio si riprometteva un'energica separazione dei due (o più) oggetti; dove invece predominava la mania, il paziente ricorreva a sistemi più violenti. Egli cioè uccideva gli oggetti; ma ciò perché, sentendosi onnipotente, pensava di potecli richiamare in vita anche immediatamente. Uno dei miei pazienti descriveva questa situazione dicendo che "li teneva in animazione sospesa". L'uccisione corrisponde al meccanismo di difesa (conservato dalle primissime fasi dello sviluppo) della distruzione dell'oggeno; la resurrezione corrisponde al restauro dell'oggetto. Nella posizione maniacale l'Io opera un compro~ messo dello stesso genere per quanto riguarda il suo rapporto con gli oggetti reali. La brama di oggetti, così caratteristica della mania, indica che l'Io conserva uno dei meccanismi di difesa della posizione depressiva: l'introiezione di oggetti buoni. Ma nel maniaco si produce anche il di~ niego delle varie fonne di angoscia connesse all'introiezione (per esempio la paura di introiettare oggetti cattivi o quella di distruggere con il pro~ cesso dell'introiezione gli oggetti buoni); il diniego non si riferisce soltanto agli impulsi dell'Es ma anche alla preoccupazione per la sicu~ rezza dell'oggetto. Possiamo quindi fare l'ipotesi che il processo mediante il quale l'lo e l'ideale dell'lo vengono a coincidere (come Freud ha dimo~ strato che accade nella mania) sia il seguente. L'incorporazione dell'og· getto da parte dell'Io è un'incorporazione cannibalesca (il "festino", come lo chiama Freud nella sua spiegazione della mania), ma l'lo ricusa con il diniego di provare qualunque preoccupazione per l'oggetto. Il ragionamento dell'Io è: "Non è certo di grande importanza che quest'og· getto venga distrutto. Ve ne sono tanti altri da incorporare." Questo sviUmento delfimportanza dr/P oggetto, questo dispregio P" esso, costi· tuisce, a mio parere, una peculiarità specifica della mania, ed è ciò che consente all'Io di compiere quel distacco parziale che osserviamo operare in esso congiuntamente alla brama di oggetti. Tale distacco, che l'Io non è in grado di realizzare nella posizione depressiva, rappresenta un pro· grcsso, un rafforzamento dell'Io nel rapporto con i suoi oggetti. Ma il progresso è contrastato dal fatto che nella mania l'Io impiega contempo· raneamente- questa o quella variante del meccanismo di base primitivo descritto più sopra. Prima di procedere a esporre alcune tesi circa la parte svolta dalle posizioni pacanoide, depressiva e maniacale nello sviluppo nonnale, par· ]erò di due sogni riferitimi da un paziente che illustrano chiaramente cene tesi da me avanzate a riguardo delle posizioni ps.icotiche. Il paziente C.
era stato indotto a sottoporsi ad analisi a causa di numerosi sintomi, dei quali mi limiterò qui a citare soltanto i gravi stadi di depressione e le angosce ipocondriache e par:moidi. Al tempo in cui fece i sogni, l'analisi era in una fase molto avanzata. Nel primo sogno stava viaggiando con i suoi genitori in una carrozza ferroviaria, probabilmente priva di tetto visto che si trovavano allo scoperto. Il paziente sentiva che "tutto era nelle sue mani", che egli si prendeva cura dei genitori, ì quali erano molto più vecchi e più bisognosi di cure di quanto lo fossero nella realtà. I genitori erano a letto, ma non l'uno accanto all'altro come di consueto, bensì in due letti che si congiungevano dalla parte dei piedi. Il paziente trovava che questo fatto rendeva difficile tenerlì al caldo. Poi, mentre i genitori lo osservavano, si mise a orinare in una specie di catino, al centro del quale c'era un oggetto cilindrico. L'operazione appariva complicata perché egli doveva stare panico· larmente attento a non orinare nella parte cilindrica. Pensava che questo non avrebbe avuto importanza solo se egli fosse stato capace di orinare esattamente nel cilindro senza spargere intorno neanche una stilla. Quando finì di orinare si accorse che il catino traboccava e questo provocò in lui un senso di insoddisfazione. Mentre stava orinando aveva notato che il suo pene era molto grosso, cosa che lo aveva fatto sentire a disagio; pensava infatti che suo padre non avrebbe dovuto vederlo perché si sarebbe sentito battutO e lui non voleva umiliarlo. Tuttavia sentiva anche che orinando aveva risparmiato a suo padre il fastidio di alzarsi dal letto per orinare di persona. A questo punto si interruppe per dire che aveva la reale sensazione che i genitori fossero parte di sé. Nel sogno il catino con il cilindro doveva essere un vaso cinese, ma non poteva esserlo, perché il piede di sostegno non era al dì sotto del vaso, dove avrebbe dovuto essere, ma "nel posto sbagliato", al di sopra di esso (in effetti dentro di esso). Il paziente associò al catino una coppa di vetro, simile a quelle dei lumi a gas che si trovavano nella casa della nonna, e la parte cilindrica gli fece venire in mente la reticclla del gas. Immaginò poi un passaggio_ buio al termine del quale c'era un fioco lume a gas, e disse che quest'immagine risvegliava in lui sentimenti di tristezza. L'immagine lo faceva pensare a cose misere, decrepite, in rovina, dove pareva non vi fosse altro di vivo che il fioco lume a gas. Eppure bastava tirare il cordoncino del rubinetto del gas perché la luce diventasse splendente. Questo gli fece ricordare che egli aveva avuto sempre terrore del gas e che le fiamme del fornello a gas provocavano in lui l'impressione che dovessero saltargli addosso e azzannarlo quasi fossero la testa di un leone. Un'altra cosa attinente al gas e che lo spaventava era quello schiocco che faceva quando lo si spegneva. Alla mia interpretazione che la parte cilindrica nel catino e la reticella del gas significavano la stessa cosa e che egli aveva
paura di orinarvi sopra perché per qualche ragione non voleva spegnere la fiamma, replicò che evidentemente non si può spegnere una fiamma del gas con un sistema simile in quantO il gas velenoso 'continua a uscire; che insomma non è come spegnere una candela semplicemente soffiandoci sopra. Il secondo sogno lo fece la notte successiva. Udiva lo sfrigolio di qualcosa che friggeva in un forno. Non poteva vedere che cosa fosse ma immaginava qualcosa di colore scuro, forse del rognone messo a friggere in un tegame. Il rumore che sentiva pareva il lamento stridulo di una voce fievole ed egli aveva l'impressione che stesse friggendo una creatura anc'ora viva. Sua madre era presente ed egli cercava di attirare la sua attenzione su questo punto e di farle capire che friggere qualcosa di vivo eni la cosa peggiore che le si potesse fare, peggiore che bollirla o cuo-cerla in qualche altro modo. Era la tortura più dolorosa, perché il grasso bollente impediva che bruciasse completamente e la spellava viva. Egli non riusciva a farlo capire a sua madre e d'altronde pareva che Ici non vi facesse caso. Questo lo preoccupava, ma in certo qual modo lo rassicurava anche, perché pensava che dopotutto non doveva trattarsi di qualcosa di tanto brutto visto che lei non se ne dava pensiero. Il forno, che nel sogno egli non aveva apcno - rognone e tegame non erano infatti cose che avesse visto -, gli fece venire in mente un frigorifero. Nell'appartamento di un amico aveva confuso parecchie volte lo sportello del frigorifero con quello del forno eletuico; sicché finl per domandarsi se per lui freddo e caldo non fossero in qualche modo la stessa cosa. Il grasso bollente nel tegame gli ricordò un libro sulle torture che aveva letto da bambino; le decapitazioni e le torture con l'olio bollente lo avevano impressionato particolarmente. La decapitazione gli fece venire in mente quella di Carlo I Stuart. Egli era rimasto molto impressionato dalla storia della esecuzione del re e più tardi era nata in lui una specie di devozione per questo personaggio. Rigu~rdo alle torture con l'olio bollente disse che ci pensava sopra parecchio: immaginava sé stesso come soggetto della situazione (nella quale, in particolare, gli venivano uscionate le gambe) e si sforzava di scoprire in qual modo, se la cosa doveva avvenire, poteva avvenire causandogli il minor dolore possibile. Il giorno in cui mi raccontò questo secondo sogno, prima di raccontarmclo, fece delle osservazioni sul modo in cui sfrcgavo il fiammifero con il quale. accendevo la sigareua. Disse che evidentemente non lo sfrcgavo nel modo giusto perché una favilla era volata verso di lui. Voleva dire che non lo sfregavo secondo un'angolazione corretta, e aggiunse: "Come mio padre, che a tennis serviva le palle nella direzione sbagliata." Poi si chiese quante volte era accaduto, nel corso dell'analisi, che faville partite dalla capocchia del fiammifero fossero volate verso di lui. (In pre-
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cedenza, in un paio di occasioni, aveva osservato che i miei fiammiferi dovevano essere scemi; ora invece la critica era diretta al mio modo di sfregarli.) Quel giorno si sentiva poco disposto a parlare; si lamentò che negli ultimi due giorni gli era venuto un forte raffreddore. Si sentiva la testa pesante, le orecchie tappate e aveva un catarro più denso di quanto fosse stato tutte le altre volte che aveva sofferto di raffreddore. Poi mi raccontò il sogno che ho riferito ma nel corso delle successive associazioni accennò di nuovo al raffreddore e al fatto che gli toglieva la voglia di fare qualunque cosa. L'analisi dei due sogni gettò nuova luce su alcuni punti essenziali dello sviluppo del paziente. Essi enno emersi cd erano stati elaborati già nel precedente corso dell'analisi, ma ora apparvero in un nuovo contesto coerente, in una nuova serie di nessi, per cui divennero perfettamente chiari c convincenti per il paziente stesso. Per ngioni di spazio mi limiterò a trattare soltanto dei punti che hanno attinenza con le conclusioni esposte in questo scritto; per lo stesso motivo non potrò riferire tutte le associazioni significative fornite dal paziente. L'atto dell'orinare, nel sogno, ricondusse alle prime fantasie aggressive del paziente contro i genitori e specie contro il loro rapporto sessuale. Nelle sue fantasie egli li aveva morsi, divorati e aggrediti, oltre che in vari altri modi, orinando sul e nel pene paterno da un lato perché restasse spellato e bruciato e dall'altro perché ustionasse l'interno della madre nel corso del coito (la tortura dell'olio bollente). Queste fantasie includevano i bambini immaginati nell'interno del corpo materno, che dovevano essere uccisi (arsi). Il rognone arso vivo significava sia il pene del padre - assimilato alle feci - sia i bambini che si trovavano all'interno del corpo della madre (il forno che egli non aveva aperto). L'evirazione del padre appariva nelle associazioni riguardanti la decapitazione. L'appropriazione del pene paterno compariva chiaramente nella sensazione di avere il pene più grosso e di orinare anche per conto del padre (durante l'analisi erano emerse parecchie fantasie nelle quali il pene paterno era dentro il suo o costituiva un tutto unico con il suo). L'orinare nel vaso significava anche il suo proprio rapporto sessuale con la madre (nel sogno il vaso e la madre rappresentavano rispettivamente la madre in quanto immagine reale e la madre in quanto immagine interiorizzata). Nel sogno il padre evirato doveva assistere impotente al coito del paziente con la madre (situazione inversa a quella sperimentata fantasticamente nell'infanzia). Il desiderio di umiliare il padre si esprimeva proprio nel suo sentire che non avrebbe dovuto farlo. Queste (e altre) fantasie sadiche avevano dato origine a diversi contenuti d'angoscia: che la madre non sarebbe riuscita a rendersi conto del pericolo in cui la metteva il pene ardente e azzannante dentro di lei (la testa fiammeggiante e azzan-
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nante del leone, H fornello a gas acceso}, che i bambini dentro di lei rischiavano di essere bruciati (il rognone nel forno) e che ciò costituiva un pericolo anche per lei. L'idea che la parte cilindrica (situata all'interno invece che all'esterno del vaso) era "nel posto sbagliato~ era segno non solo del suo antico odio e dell'antica gelosia per il fatto che la madre acco~ glieva dentro di sé il pene del padre, ma anche della sua angoscia per questo pericoloso evento. La fantasia che il rognone c il pene fossero vivi mentre venivano torturati testimoniava le sue tendenze distruttive nei confronti del padre c dei bambini ma anche, in una certa qual misura, il desiderio di proteggerli, La panicolare collocazione dei letti nei quali giacevano i genitori - diversa dalla loro posizione reale nella camera da letto - dimostrava non solo l'impulso primitivo, aggressivo e geloso, di separarli l'uno dall'altro nel corso del rapporto sessuale, ma anche l'angoscia che derivava dal timore che potessero farsi del male o uccidersi in quel coito che nelle sue fantasie il bambino aveva reso cosl pericoloso. l desideri di morte nei confronti dei genitori avevano prodotto una paura opprimente che potessero morire veramente. Lo dimostravano le associazioni connesse al fioco lume a gas e le idee che nel sogno i genitori fossero in età avanzata (più vecchi che in realtà), bisognosi di assistenza, e che il paziente dovesse preoccuparsi di tenerli al caldo, Le associazioni del paziente relative al mio modo di sfregare i fiammi~ feri e al fatto che suo padre, nel tennis, serviva le palle nella direzione sbagliata, palesavano chiaramente una difesa dal senso di colpa e dalla responsabilità di aver reso catastrofico il coito, in quanto attribuivano ai genitori la responsabilità di sbagliare ad avere rapporti sessuali pericolosi. Cionondimeno restava la paura della rappresaglia - attribuita a me sulla base della proiezione (ero io che bruciavo lui)-; questa paura appa~ riva nel suo essersi chiesto quante volte era accaduto, nel corso dell'ana~ lisi, che faville p:trtite dalla capocchia del fiammifero fossero volate verso di lui. Tale paura appariva inoltre in tutti gli altri contenuti d'angoscia connessi ad aggressioni indirizzate direttamente contro di lui (il saltargli addosso della testa del leone, la tortura dell'olio bollente). Il fatto che il paziente avesse interiorizzato (introiettato) i genitori appare evidente da quanto segue: 1) la carrozza ferroviaria, nella quale viaggiava con i genitori di cui aveva costantemente cura e nella quale "tutto era nelle sue mani", rappresentava il suo proprio corpo; 2) la carrozza era scoperta per antitesi con il suo sentimento - dimostrativo del~ l'interiorizzazione - di non potersi liberare degli oggetti interiorizzati; rappresentava cioè il diniego di questa impossibilità; 3) egli doveva prov~ vedere totalmente ai suoi genitori, perfino orinare per conto di suo padre; 4) aveva parlato esplicitamente della sua sensazione che i genitori fossero pane di sé.
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Ora, l'interiorizzazione dei genitori comportava che anche tutte le situazioni di angoscia relative ai genitori reali delle quali ho parlato in precedenza fossero interiorizzate e quindi moltiplicate, rafforzate e in parte sostanzialmente modificate. La madre che conteneva il pene ardente e i bambini moribondi (il forno con il tegame che friggeva) veniva a trovarsi all'interno del soggetto. Dentro di lui venivano inoltre a trovarsi anche i genitori che si accoppiavano nel coito pericoloso: donde la necessità di tcnerli separati. Questa necessità_ diventava a sua volta la fonte di molte altre situazioni d'angoscia (e l'analisi mise in luce che essa era all'origine dei sintomi ossessivì del paziente). I genitori potevano in qualsiasi momento unirsi nel coito pericoloso, bruciarsi e divorarsì, e, dato che ormai l'Io del soggetto era il luogo in cui queste situazioni di pericolo potevano verificarsi, distruggere anche lui. Perciò egli doveva contemporaneamente sentire grande angoscia per loro c per sé stesso. Era colmo di tristezza per l'incombere della morte dei genitori interiorizzati ma al tempo stesso non osava riportarli nella pienezza della vita (non osava tirare il cordoncino del rubinetto del gas per far diventare splendente la luce) perché la pienezza della vita componava anche il coito e questo avrebbe determinato la loro morte e la sua. Poi c'era la minaccia dei pericoli derivanti dall'Es. Suscitati da qualche frustrazione reale, l'odio e la gelosia potevano erompCre dentro di lui -nel paziente -e indurlo di nuovo a fantasticare di aggredire con escreti ustionanti il padre interiorizzato per disturbarne il coito con la madre; e tutto ciò dava origine a nuove angosce. Ma le paure (angosce) paranoidi possono essere aumentate da stimoli esterni quanto da stimoli interni. Se il paziente avesse ucciso il padre dentro di sé, il padre morto sarebbe diventato un persecutore di tipo particolare, come ci è dimostrato dall'osservazione del paziente (e dalle sue associazioni successive) che se si spegne il gas rovesciandovi sopra del liquido il suo velenoso effondersi permane. ~ qu~ che emerge la posizione paranoide e l'assimilazione dell'oggetto interno morto alle feci e ai gas intestinali.l6 Nei sogni del paziente, infatti, la posizione paranoide che all'inizio dell'analisi era stata molto consistente e che poi si era cospicuamente ridotta, non è molto appariscente. Nei due sogni, in effetti, predominavano i sentimenti penosi connessi all'angoscia per gli oggetti amati, sentimenti che, come ho precisato in precedenza, sono peculiari della posizione depressiva. Nei sogni il pa"~ondo la mia esperienza, il paranoico concepisce l'oggetto mono interno come un persecutore misterioso c inquietante. Per lui l'oggetto non è mol'to del tutto, può ricompuire in qualsiasi momento in modo subdolo e insidioso, e gli pare il più pericoloso c O$tilc di tutti percM egli ha tenuto di eliminarlo uccidcndolo (è: la concnionc dello speltro persecutore).
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zicnte faceva fronte alla posizione depressiva con meccanismi e in modi diversi. Per tenere i genitori separati l'uno dall'altro e impedirne il coito, piacevole ma altrettanto pericoloso, si serviva del controllo maniacale sadico. Al tempo stesso il modo in cui si prendeva cura di loro indicava l'impiego di meccanismi ossessivi. Ma il meccanismo più importante di cui faceva uso per dominare la posizione depressiva era quello del restauro, della riparazione. Nel primo sogno dedicava infatti tutto sé stesso ai genitori per tenerli in vita e in condizioni di benessere. ~ anche vero che la sua ansiosa sollecitudine per la madre risaliva alla primissima infanzia, e che l'impulso a risanarla e a "restaurare"' lei e il padre erano componenti importanti di tutte le sue sublimazioni. Quanto al nesso fra i pericolosi eventi interni e le angosce ipocondriache, esso appariva evidente dalle cose che il paziente aveva detto riferendosi al raffreddore che si era preso nei giorni in cui aveva avuto i sogni. Era chiaro che c'era un'identificazione del catarro straordinariamente denso con l'urina nel vaso -con il grasso nella padella nel secondo sogno - ma al tempo stesso con il proprio spenna; e della testa, che sentiva così pesante, con una parte interna del proprio corpo nella quale portava i genitali dei genitori (il tegame con il rognone). Il catarro doveva servire a proteggere il genitale materno dal contatto con quello paterno ma al tempo stesso implicava il rapporto sessuale con la madre interiorizzata. l punti dei sogni che ho messo in risalto mi sembrano dimostrare che il processo di interiorizzazione, che si instaura nel primissimo stadio della vita infantile, ha una funzione di rilievo nello sviluppo delle posizioni psicotiche. Possiamo infatti rilevare come subito dopo l'interiorizzazione dci genitori le prime fantasie aggressive nei loro confronti inducono la paura paranoide di persecutori esterni e ancor più di persecutori interni, generano, oltre che tristezza e sofferenza per l'incombere della morte degli oggetti incorporati, angosce ipocondriache e determinano il tentativo di dominare mediante l'onnipotenza maniacale le intollerabili sofferenze interne imposte all'Io. Peraltro possiamo anche rilevare come il controllo sadico e tirannico dci genitori interiorizzati si modifichi con l'aumentare delle tendenze alla riparazione. Lo spazio non mi consente di trattare qui panicolareggiatamente dei modi in cui il bambino nonnale elabora le posizioni depressiva e maniacale che, a mio modo di vedere, fanno parte dello sviluppo nonnaleP Mi limiterò perciò ad alcune considerazioni di carattere generale. In precedenti lavori ho avanzato la tesi, accennata anche al principio 10 Edward Glovcr (19Jd avanu l'ipotesi che neUo sviluppo il bambino a1wvcrsi fasi che costituireono b base dci disturbi psicotici della mclanconia c dcUa rrumia.
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del presente scritto, che nei primissimi mesi di vita il bambino è soggetto acl angosce paranoicli collegate a seni "cattivi", che si rifiutano, e che sono sentiti come persecutori esterni e interiorizzati.l8 Il rapporto con questi oggetti parziali, e la loro assimilazione alle feci, genera in questo stadio il rapporto fantastico e irrealìstico del bambino con ogni sorta di oggetti, con parti del proprio corpo, con persone e cose che lo circon· dana, tutte percepite inizialmente in modo confuso. Il mondo oggettuale del bambino nei primi due o tre mesi di vita potrebbe essere descritto come un insieme di componenti e porzioni del mondo reale ostili e per· secutrici ma anche sodclisfacitorie. Dopo non molto tempo, il bambino acquisisce una percezione sempre maggiore di tutta la persona della madre c questa percezione più realistica si estende al mondo che è al di là di sua madre. 19_ Ma, quando questo si verifica, le sue fantasie e i suoi sentimenti sadici, specie quelli cannibaleschi, si trovano al culmine, Contemporanea· mente l'atteggiamento emotivo del bambinO verso la madre subisce un mutamento. La fissazione libidica al seno si trasforma in un sentimento verso la madre che la concerne in quanto persona. Ne consegue che il bambino prova al tempo stesso sentimenti distruttivi c amorevoli nei con· fronti di un solo c medesimo oggetto, e ciò dà origine a profondi e penosi conflitti psichici. Nel corso normale dello sviluppo, a questo punto - all'incirca tra i quattro e i cinque mesi di vita - l'lo si trova di fronte alla necessità di~ riconoscere in una certa qual misura tanto la realtà psichica quanto quella/l esterna. Ciò comporta il rendersi conto che l'oggetto amato è contemporaneamente quello odiato e, in più, che gli oggetti reali e le immagini di fantasia, interne ed esterne, sono legati gli uni alle altre. Ho indicato altrove che nel bambino molto piccolo, accanto ai rapporti con oggetti reali, benché, per cosl dire, su un altro piano, sussistono rapporti con imago irreali - figure straordinariamente buone e straordinariamente cattive lO-, e che i due tipi di rapporti oggettuali si framniischiano e si
disfacitori. "Il fatto che un buon r:apporto con la madre c con il mondo esterno aiuta il bambino a supcrue le sue prime angosce pu11noidi proietta una luce nuova sull'importanu delle sue primissime esperienze. Fin dal suo avvento l'analisi ha messo sempre in parti· colare rilievo l'imporu= delle prime esperienze infantili, 1ru1. a mc pare che $010 da quando ne sappiamo di più $lilla natura e sui contenuti delle prime ango'lce, nonché sul costante intcragire dci vissuti reali con 13 viu di fantasia, slllmo compleumcnte in grado di capire pucbi il fattore esterno sia tanto importante. •Vedi ttPrimi scadi dd conflitto edipicou e "Pcrsonificaz.ione nel gioco inf;mtile".
influenzano reciprocamente in misura sempre maggiore nel corso dello sviluppo. 21 l primi significativi avvii del processo appena riferito si hanno, secondo me, allorché il bambino arriva a riconoscere la madre nella totalità della sua persona e si identifica con lei in quanto persona totale, reale e amata. È a questo punto che si presenta la posizione depressiva con le caratteristiche illustrate nel presente scritto. La posizione depressiva viene poi eccitata e rafforzata dal senso di "perdita dell'oggetto d'amore che il bambino prova ogni volta che viene staccato dal seno materno e che giunge al culmine all'epoca dello svezzamento. Sindor RadO (1918) ha scritto che "il punto di fissazione più profondo della tendenza depressiva è da ricercarsi nella situazione di pericolo di perdita dell'amore (Freud) e in panicolare nello stato di brama di suzione del lattante". Ricollegandosi all'affermazione di Freud che nella mania l'Io torna a fondersi in unità col Supcr-io, RadO conclude tra l'altro che "questo processo è la fedele ripetizione intrapsichica di quella fusione con la madre che si verifica quando il lattante succhia il seno materno". Mcnue concordo con alcune delle anzidette enunciazioni, dissento in merito ad alcuni punti impananti a cui perviene RadO e specie su quello che concerne il cammino indiretto e tonuoso per il quale, secondo lui, il senso di colpa viene a collegarsi con tali prime esperienze infantili. Ho già fatto rilevare in precedenza che, secondo la mia concezione, il lattante prova un ceno senso di colpa e di rimorso, una certa sofferenza che deriva dal conflitto fra l'amore e l'odio irresistibile, una certa angoscia per l'incombere della morte degli oggetti d'amore interiorizzati ed esterni - e cioè, in misura minore e con un'intensità più debole, le sofferenze e i sentimenti che troviamo completamente sviluppati nel medesimo adulto - già durante il periodo della suzione, quando arriva a riconoscere la madre nella totalità della sua persona c passa dali'introiezione dell'oggetto parziale all'inuoiezione dell'oggetto totale. Ovviamente questi sentimenti sono vissuti· in contesti diversi. Tutta la situazione e le difese del lattante, il quale trova continue rassicurazioni nell'amore materno, differiscono notevolmente da quelle del melanconico adulto. Ma il punto essenziale è che queste sofferenze, questi conflitti e sensi di colpa e di rimorso prodotti dal rappono dell'lo con gli oggetri interiorizzati sono già presenti e attivi nel lattante, Tutto ciò vale anche, come ho detto, per le posizioni paranoide ~ maniacale. Se il lattante non riesce in questo periodo della vita a installare dentro di sé l'oggetto amato -se l'inuoiczione dell'oggetto ubuono" fallisce- si produce una situazione di "perdita dell'oggetto d'amore" che ha lo stesso valore di quella che riscontriamo nel melanconico adulto. Se in questo primo periodo dello sviluppo il lattante non H
"Vedi C.. psic01malifi dri btrmbini (19Jd cap. g,
PMcetrennl d-ali ateli mant.-cr.pre11M
riesce a insediare saldamente l'oggetto d'amore nell'lo, questa prima e fondamentale perdita est1!17111 di un oggetto d'amore reale, sperimentata nella perdita del seno sia prima che durante lo svezzamento, non potrà che portare, più avanti nella vita, a uno stato depressivo. Io ritengo che in questo stesso stadio dello sviluppo insorgano le fantasie maniacali, dirette in un primo tempo a controllare il seno e immediatamente dopo a controllare i genitori sia interiorizzati che esterni, e tutte le altre peculiarità della posizione maniacale da me illustrate che vengono impiegate per combanerc la posizione depressiva. Ogni volta che il bambino ritrova il seno dopo averlo perduto si mette in moto il processo maniacale mediante il quale l'lo e l'ideale dell'Io vengono a coincidere (Freud); però i[ soddisfacimento del bambino per l'essere nutrito non è soltanto avvertito come incorporazione cannibalesca di oggetti esterni (il "festino", come, in rapporto alla mania, lo denomina Freud), ma dà anche l'avvio alle fantasie cannibalesche relative agli oggetti d'amore interiorizzati e al loro controllo. Certo, il bambino riuscirà a superare la posizione depressiva quanto più sarà in grado di pervenire, in questo stadio, a un rapporto felice con la madre reale, ma tutto dipenderà dal come potrà trovare una via d'uscita dal conflitto tra l'amore da una parte e l'odio incontroi-V labile e il sadismo dall'altra. Come ho già detto, nella primissima fase l dello sviluppo, nella psiche del bambino gli oggetti persecutori e gli oggetti "buoni" (seno) sono tenuti ampiamente separati tra loro. Quando, in concomitanza con l'introiezione dell'oggetto reale e totale, essi si avvicinano per ricongiungersi e unìficarsi, l'Io deve ricorrere continuamente a quel meccarùsmo di grande importanza per lo sviluppo delle relazioni oggettuali che è la scissione delle imago in amate e odiate o, che è lo stesso, in buone e pericolose. ~ lecito ritenere che sia in realtà a questo punto e in queste circostanze che si instauri l'ambivalenza, la quale in fin dei conti attiene alle relazioni oggettuali, riguarda cioè oggetti totali e reali. L'ambivalenza che si istituisce in una scissione delle imago mette in grado il bambino in tenera età da un lato di acquistare più fiducia e di credere maggiormente nei suoi oggetti reali e di conseguenza in quelli interiorizzati, nonché di amarli di più e di dar vita in misura sempre crescente a fantasie di restaurazione degli oggeni amati. Dall'altro essa fa sì che le angosce paranoidi e le difese connesse siano indirizzate agli oggetti "cattivi~. Il sostegno che l'Io riceve da un oggetto reale "buono" è quindi incrementato da una sorta di meccanismo di fuga grazie al quale può osciUare tra i suoi oggetti buoni esterni e quelli interni. In questo stadio dello sviluppo l'unificazione degli oggeni esterni e interni, amati e odiati, reali e immaginari, pare compiersi in maniera tale per cui ogni passo avanti nell'unificazione induce a una nuova scissione
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delle imago. Ma, con il crescere dell'adattamento al mondo esterno, questa scissione viene compiuta a distanze di ricongiungimento sempre minori e sempre più prossime alla realtà. Questo processo continua finché l'amore per gli oggetti reali e per quelli interiorizzati, e la fiducia in essi, non si stabiliscono saldamente. A queSto punto, nello sviluppo normale, l'ambivalenza, che è in parte una protezione contro il proprio odio e contro gli oggetti odiati che incutono spavento, si riduce in misura più o meno grande, Con l'aumento dell'amore per i propri oggetti buoni e reali aumenta la fiducia nella propria capacità di amare e si riducono le angosce paranoidi per gli oggetti cattivi; questi cambiamenti comportano una diminuzione del sadismo e modi più adeguati di controllare l'aggressiviù e di darle sfogo, Le tendenze alla riparazione e al restauro, che svolgono una funzione di somma importanza nel processo normale del superamento della posizione depressiva infantile, sono rese operanti con vari sistemi tra i quali mi limiterò a ricordare i due fondamentali: i meccanismi di difesa ossessivi e quelli maniacali. Una tappa dello sviluppo di importanza decisiva è quella, a quanto pare, del passaggio dall'introiezione degli oggetti parziali all'introiezione degli oggetti totali. Il suo felice compimento, infatti, dipende considerevolmente dal modo e dalla misura in cui l'Io, nel precedente stadio dello sviluppo, è stato in grado di far fronte al proprio sadismo e alla propria angoscia c dal fatto che non abbia contrntto un forte rnpporto libidico con gli oggetti parziali. Cionondimeno, superata questa tappa, "l'Io arriva per cosl dire a un nodo stradale dal quale si dipartono, in direzioni diverse e divergenti, le vie che portano alla conformazione psichica globale. Ho avuto già occasione di soffermarmi abbastanza a lungo su come il non riuscire a conservare l'identificazione con gli oggetti d'amore reali e con quelli ìnteriorizzati possa produrre disturbi psicotici del tipo degli stati depressivi, della mania o della paranoia. Accennerò ora a due altri modi con i quali l'lo cerca di porre fine a tutte le sofferenze collegate alla posizione depressiva, Questi modi sono: 11) la "fuga nell'oggetto 'buono' interiorizzato", Melitta Schmideberg (1930) ha richiamato l'attenzione su tale meccanismo con riferimento alla schizofrenia. L'Io introietta un oggetto d'amore totale ma, a causa della smodata paura dei persecutori interni, proiettati sul mondo esterno, cerca scampo in una fede altrettanto smodata nella benevolenza degli oggetti interiorizzati. Conseguenza di questa fuga possono essere il diniego della realtà psichica ed esterna e la più grave delle psicosi; b) la fuga in oggetti "buoni" esterni a confutazione di qualsiasi angoscia, di origine interna o esterna. Questo è un meccanismo caratteristico delle nevrosi e
può produrre una dipendenza servile dagli oggetti e l'indebolimento dell'lo. I meccanismi di difesa di cui ho parlato in precedenza concorrono all'elaborazione normale della posizione depressiva infantile. La mancata valida elaborazione di questa posizione può invece produrre il predominio dell'uno o dell'altro dei meccanismi di fuga ai quali ho fano appena riferi!T!ento, e quindi nevrosi o gravi psicosi. In questo scritto ho messo in rilievo che a mio modo di vedere la posizione depressiva infantile costituisce la posizione fondamentale nello sviluppo del bambino. Lo sviluppo normale del bambino e la sua capacità di amare poggerebbero in grandissima parte sulla riuscita elaborazione di questa posizione centrale da parte dell'lo. Essa dipende a sua volta dalle modificazioni subite dai meccanisnù più antichi (che restano operanti nell'individuo nonnale) conformemente ai cambiamenti dei rapporti dell'Io con gli oggetti, e specie dalla valida azione reciproca tra posizioni è: meccanismi depressivi, maniacali e ossessivi.
Capitolo 17 Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco-depressivi
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Una componente essenziale del lavoro del lutto, come Freud fa notare in Lutto e mellmconia (19t5c), è l'esame di realtà. Nel lutto, precisa Freud, " ... necessario un ceno lasso di tempo affinché l'imperativo del· l'esame di realtà possa impor:si in tutto e per tutto; e che, quando que· st'opera è terminata, l'Io può ridisporre della libido lìberatasi dall'oggetto perduto", E, in un passo precedente: "Tutti i ricordi e le aspettative con riferimento ai quali la libido era legata all'oggetto vengono evocati e sovrainvest.iti uno a uno, e il distacco della libido si effettua in relazione a ciascuno di essi. Non è affatto facile indicare con argomentazioni di tipo economico perché tale compromesso con cui viene realizzato poco per volta il comando della realtà risulti così straordinariamente doloroso. Ed è degno di nota che questo dispiacere doloroso ci appaia assolutamente ovvio" (pp. 111 e 104). In un altro brano dice ancora: " ... ci rendiamo conto di non riuscire neppure a indicare i procedimenti economici con cui il lutto porta a termine il proprio compito; tuttavia una congctrurn potrà forse servirei in questo frangente. In relazione a ciascuno dci ricordi e delte aspettative che dimostrano il legame della libido con l'og· getto perduto, la realtà pronuncia il verdetto che l'oggetto non esiste più, e l'Io, quasi fosse posto dinanzi all'alternativa se condividere o meno questo destino, si lascia per:suadere - dalla somma dei soddisfacimenti narcisistici- a rimanere in vita, a sciogliere il proprio legame con l'og· geuo anniCntato. Possiamo for:se supporre che quest'opera di distacco proceda in modo talmente lento e graduale che, una volta espletata, anche la quantità di energia psichica necessaria a realizzarla si sia esaurita" (pp. 114sg.). A mio modo di vedere esiste una stretta connessione tra l'esame dì realtà nel lutto normale e certi processi psichici infantili. Io sostengo che
il bambino attraversa stati psichici equivalenti al lutto degli adulti o, più precisamente, che ogni volta che più tardi nella vita si prova tale cordoglio si rivive il lutto infantile, II procedimento più importante con cui il bambino supera i suoi stati di lutto è costituito, secondo me, proprio dall'esame di realtà; del resto, come Freud precisa, questo processo è una componente del lavoro del lutto, Nel mio "Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi"' ho introdotto ed esposto il concetto di posizione depressiva infantile e ho mostrato il rapporto tra questa posizione e gli stati maniaco-depressivi. Onde chiarire ora il rapporto tra la posizione depressiva infantile e il lutto normale riferirò alcune delle enunciazioni fatte nello scritto citato per procedere poi a estenderle al tema in esame. Mi auguro inoltre che quanto mi accingo a esporre contribuisca a una più approfondita comprensione della connessione tra lutto normale da un lato e lutto anormale e stati maniaco-depressivi dall'altro. Nel lavoro precedente ho detto che il lattante prova dei sentimenti depressivi che giungono al culmine all'epoca dello svezzamento e nei periodi che immediatamente lo precedono e lo seguono. Ciò determina e anzi costituisce quello stato psichico del lattante che ho denominato "posizione depressiva" e che ho ipotizzato come una melanconia in sttrtu nascendi. L'oggetto del cordoglio è il seno materno e tutto ciò che il seno e il latte significano per la psiche infantile, vale a dire amore, bontà, sicurezza, Il lattante sente che rutto questo è perduto e che la perdita è una conseguenza della- propria incontrollabile avidità nonché degli impulsi e delle fantasie distruttive nei confronti del seno materno. Una pena ulteriore per l'incombci'e di una perdita (questa volta di entrambi i genitori) nasce dalla situazione edipica che si instaura precocemente, e che è in stretta connessione con le frustrazioni del distacco dal seno in quanto ai suoi inizi è dominata da pulsioni e paure orali. L'ambito degli oggetti d'amore aggrediti nella fantasia, e di cui quindi si paventa la perdita, si allarga poi a causa dei rapporti ambivalenti del bambino con fratelli e sorelle. Le aggressioni immaginarie condotte contro fratelli e sorelle all'interno del corpo materno danno origine anch'esse a sensazioni di perdita e a senso di colpa. La sofferenzn e la preoccupazione per la perdita temuta degli oggetti "buoni"- e cioè la posizione depressivacostituiscono, secondo la mia esperienza, la causa più profonda dei conflitti dolorosi che si producono tanto nell'ambito della situazione edipica quanto in quello dei rapporti in genere del bambino. Nel corso dello sviluppo normale questi sentimenti di afflizione, di cordoglio, e queste paure, vengono poi superati con varie procedure. 'Poi<:h~ il presente scritto ne~ una continuuione, mollo di quanto dirò presuppone necessarbmente le eonelusioni in esso fonnulate.
Allo stabilirsi dei rapporti del bambino, prima con la madre e ben presto con il padre e altre persone, s.i accompagnano quei processi di interiorizzazione sui quali ho tanto insistito nel precedente lavoro. 11 piccolo che ha incorporato i propri genitori li avverte come persone viventi all'interno del proprio corpo in quella stessa maniera concreta in cui percepisce le proprie fantasie profondamente inconsce; nella sua psiche essi sono oggetti uinterni", come li ho denominati, o anche "interiori", Così nell'inconscio del bambino viene a fonnarsi un mondo interiore che corrisponde alle sue esperienze reali, alle impressioni che si fa delle persone e dd mondo esterno, modificato però dalle sue pulsioni e fantasie. Se in tale mondo predomina la pace tra le persone che lo formano, c tra queste e l'lo, il risultato è l'annonia interiore, la sicurezza e l'integrazione, Tra le angosce concernenti la madre "esterna"- che denomino qui cosl con l'intento di distinguerla antiteticamente rispetto a quella "interna"- e le angosce concernenti la madre "interna" vi è un'intcrazione costante; analogamente, i sistemi di cui si avvale l'lo per far fronte alle due categorie di angosce sono strettamente intcrconnessi. Nella psiche infantile la madre "interna" è collegata intimamente a quella "esterna" in quanto ne è un "doppio", sebbene un doppio che subisce immediatamente delle modifiche in conseguenza del processo stesso di interiorizzazione; l'immagine, cioè, è influenzata dalle fantasie del bambino e da ogni sorta di esperienze e di eccitamenti interni. Anche le situazioni esterne vissute dal bambino, quando vengono interiorizzate - e io sostengo che ciò accade fin dai primissimi giorni di vita - seguono la stessa sorte: diventano dei "doppi" delle situazioni reali e subiscono delle modifiche per le stesse ragioni. Ma il fatto che, con l'interiorizzazione, persone, cose, situazioni c avvenimenti -ossia tutto il mondo interiore che si sta formando - diventino inaccessibili a valutazioni e osservazioni precise da parte del bambino e non possano essere verificati con gli strumenti della percezione valevoli per il mondo oggettuale tangibile e concreto, assume un'importanza notevole per questo mondo interiore di natura fantastica. I dubbi, le incertezze e le angosce che comporta agiscono nel bambino d:1 incentivo costante a osservare e verificare il mondo oggettualc esterno/ da cui nasce il mondo interiore, e per questa via a conoscere meglio ciò che è interno. La madre visibile fornisce quindi in ogni momento la dimostrazione di come è la madre "interna": se è amorevole o adirata, protettrice o vendicativa. La capacità di invalidare in virtù della Iealtà 1 Qui non posso che ;ccennne di sfuggita al grande impuh;o che queste ;ngoscc forniscono allo sviluppo di ogni genere di intcrcs~i c di sublimaz.ioni, nonchi! al fauo che se sono troppo forti possono ostacoluc o addirittura bloce:~rc lo wiluppo intellct· tivo (vedi il mio "Contributo alla teoria dell'inibizione intellettiva"),
esterna (l'esame di realtà) le angosce e le pene relative alla realtà interna varia da individuo a individuo, ma può comunque essere assunta a criterio della normalità. I bambini dominati dal loro mondo interno in misura tale che le loro angosce non possono essere invalidate a sufficie!U3, e anzi non possono essere contrastate nemmeno da aspetti piacevoli dei rapporti con le persone, sono destinati inevitabilmente a gravi disturbi psichici. Cionondimeno, in quest'esame di realtà da parte del bambino, una certa quantità di esperienze spiacevoli è addirittura positiva se egli, nel superarle, sente di poter conservare sia i suoi oggetd sia il loro amore per lui e il suo amore per loro, e con ciò preservare o ristabilire la vita e l'annonia interna di fronte ai pericoli. Tutte le gioie che il bambino prova nel rapporto con la madre sono per lui altrettante prove che l'oggetto d'amore interno ed esterno non è leso né si è trasfonnato in un vendicatore. L'aumentare dell'amore e della fiducia e il ridursi della paura, grazie a esperienze felici, aiutano a poco a poco il bambino a superare la sua depressione e il suo senso di perdita (lutto); gli consentono l'esame della realtà interna attraverso la realtà esterna. L'essere amato, la gioia e il benessere che prova nei suoi rapporti con le persone rafforzano in lui la fiducia nella bond propria e degli altri, e aumentano la speranza che gli oggetti "buoni" e il proprio Io possano essere tutelati e salvati, mentre l'ambivalenza e l'intenso piacere di distruzione interna diminuiscono. Al contrario, le esperienze spiacevoli o la mancanza di esperienze piacevoli, e specie la mancanza di un rapporto intimo e felice con l'oggetto d'amore, accrescono l'ambivalenza, riducono la fiducia e la spera!U3, e consolidano le angosce per l'annientamento interno e per la penccuz.ione esterna; in più rallentano e forse bloccano permanentemente i processi salutari grazie ai quali nel corso del tempo si perviene alla sicurezza interna. Nel processo di acquisizione cognitiva, ogni esperienza nuova deve potersi inserire convenientemente nei modelli forniti dalla realtà psichica che prevale in quel determinato momento; a sua volta, la realtà psichica del bambino viene gradualmente influenzata da ogni singolo progresso nella conoscenza della realtà esterna. Ciascun progresso comporta uno stabilirsi sempre più saldo degli oggetti "buoni" interni ed è utilizzato dall'Io per superare la posizione depressiva. Ho espresso altrove l'opinione che ogni bambino in tenerissima età prova angosce di contenuto psicotico 3 e che il mezzo normale di affrontarle e ridurle radicalmente è la nevrosi infantile:' A seguito del mio laJVedi la Psitotm4lisi d~i IMmhini (19)1) e in particolare l'ottavo capitolo. • Nel libro citato nella nota precedente, esponendo la mia tesi che ogni bambinn attravena una nevrosi che differisce da un individuo all'altro solo per intensiti, aggiun-
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voro sulla posizione depressiva infantile, che mi ha portata a ritenerla la posizione centrale dello sviluppo del bambino, sono ora in grado di precisare meglio il mio punto di vista in proposito. La posizione depressiva trova la sua espressione, la sua elaborazione e il suo superamento nella nevrosi infantile; questo fatto costituisce una componente importante del processo di organizzazione e integrazione che, strettamente connesso allo sviluppo libidico,5 è peculiare del primo anno di vita. Superando la nevrosi infantile di norma il bambino consegue a poco a poco, tra le altre acquisizioni, un rapporto soddisfacente con le persone c con la realtà. Io sostengo che il conseguimento di questo rapporto soddisfacente dipende dal fatto che il bambino ottiene il successo nella lotta contro il proprio caos interno (la posizione depressiva) e riesce a dare una posizione stabile e sicura ai propri oggetti interni "buoni". Esaminiamo ora più approfonditamente modi e meccanismi mediante i quali tutto questo si produce. I processi di introiezione c di proiezione, essendo dominati da aggres~ività e da angosce che si rafforzano a vicenda, inducono nel lattante paure di persecuzione da parte di oggetti terrificanti. A queste paure si aggiungono quelle di perdere gli oggetti d'amore; ciò vuoi dire che è comparsa la posizione depressiva. Quando ho introdouo per la prima volta il concetto di posizione depressiva ho avanzato l'ipotesi che l'introiezione dell'oggetto d'amore totale faccia insorgere la preoccupazione e la pena per il timore che tale oggetto possa essere distrutto (dagli oggetti "cattivi" e dall'Es), e che la posizione depressiva sia costituita, oltre che dalla serie di paure e difese paranoidi, dalle anzidette paure e sentimenti di sofferenza, Esistono dunque due categorie di paure, di sentimenti e di difese che, benché intrinsecamente diverse e tuttavia intimamente connesse, possono secondo me essere isolate, sul piano della chiarificazione teorica, l'una dall'altra. La prima categoria è costituita dai sentimenti e dalle fantasie di persecuzione, caratterizzati dalle paure per la distruzione dell'Io da pane di persecutori interni. Le difese contro queste paure consistono prevalentemente nella distruzione dei gcvo in nota (p. ru): ~Questo mio punto di visu, che omui sostengo da p.arecçhi anni, ha avuto recentemente un'autorevole çonferma. Freud, nei suo saggio Il pr.,bfmu '""dott11 d11 n"n mtdici (19>6), scrive: 'Avendo imparato a osservare con maggiore chiarezza siamo portati ad affermue che il manifcstani d'una nevrosi nell'infanzia non rappresenta l'eccezione, ma la regola. Sembra che ciò sia inevitabile nel cono della transizione dalla situazione infantile alla vita sociale dell'adulto.'~ 'l sentimenti, le paure e le difese del bambino sono sempre lcg:ati alle sue fissazioni e ai suoi desideri libidici, per cui l'esito dello sviluppo sessuale inhntile e i processi esposti in questo scritto sono sempre intcrdipcndenti. Credo che lo sviluppo libidico infantile ci appuirebbe sotto una luce nuova se lo prendessimo in esame nel suo rapporto con la posiUone depressiva e con le difese impiegate contro di es5a. L'argomento è però di tale importanu da richiedere di oceuparsene a fondo, cosa che va ben oltre l'ambito di questo scritto. dtlf'~n,/isi
persecutori interni con sistemi violenti oppure subdoli c astuti, Di queste paure c difese ho trattato minuziosamente in altre occasioni. Della seconda categoria di sentimenti che concorrono a formare la posizione depressiva ho parlato prima senza fornirne una definizione particolare. Propongo adesso di avvalerci, per definire questi sentimenti di pena e di preoccupazione per gli oggetti d'amore, le paure di perderli e la brama ·di riavcrli, di un'espressione tratta dal linguaggio quotidiano: "struggersi per l'oggetto amato". La posizione depressiva, insomma, è costituita per un verso dalla persecuzione (da parte degli oggetti "cattivi~) e dalle peculiari difese contro di essa, e per l'altro dallo "struggimento" per l'oggetto d'amore ("buono"), Quando si instaura la posizione depressiva, l'Io è costretto a creare (in aggiunta alle difese primirive) sistemi di difesa diretti specificamente _contro lo "struggimento" per l'oggetto d'amore. Essi sono essenziali per l'intera organizzazione dell'lo. In precedenza ho definito alcuni di tali sistemi avvalendomi di espressioni come difese mtmiacali, o posizione 11lll· niacale, per via della loro connessione con gli stati maniaco-depressivi.6 L'oscillare tra la posizione depressiva e quella maniacale è pane integrante dello sviluppo normale. Mosso d::lile angosce depressive (timore della distruzione dell'oggetto amato e timore della distruzione di sé stesso) l'Io crea immagini fantastiche onnipotenti e violente volte in parte a controllare e dominare gli oggetti "cattivi", pericolosi, e in parte a salvare e restaurare quelli amati. Queste onnipotenti immagini fantastiche - le distruttive al pari delle restauratrici - stimolano e compenetrano tutte le attività, gli interessi e le sublimazioni del bambino. Il carattere estremamente sadico e, sull'altro versante, estremamente costruttivo delle immagini fantastiche del bambino in tcncressima età concorda esattamente con il carattere estremamente spaventoso dei suoi persecutori e, sul versante opposto, con l'estrema perfezione dci suoi oggetti "buoni".7 L'idealizza• Vedi il mio ~Contributo alla psicogene$i degli $[ati m3niaeo-deprusivi". 'Ho messo in risalto parecchie volte (innan~itutto nei "Primi $[adi del conflitto edipico~) che la paura di persecutori fantllsdcamente ~cattivi• e la fiduda in oggetti fantastktmente "buoni" sono strettamente unite. Perciò per la psiche del bambino pi.;eolo, che non è an.;ora in grado di far fronte in qualche altro modo alle sue paure di persecuzione (conseguenza dei suo $tCSSO odio), l'idealiua.zionc costituisce un processo C$Senzia\e. Finché infatti le primissime angos~ non sono adeguatamente mitigate da espericn~e che ao;crescono l'amore e la fiducia, quel pro~sso di somma importanza che comporta l'integrazione c la sinte$Ì delle diverse c contrastanti apparenze degli oggetti (intemo ed esterno, ~buono" e ~cattivo~, amaro e odiato) non può istituirsi, e quindi l'odio non può essere ctfcuivamcnte temperato dall'amore, cosa che implica una diminuzione dell'ambivalenu. Fintanto ehe la separazione di queste ~pparrn-u contrastanti - avvenite nell'inconscio come oggetti contrastanti - resta intensamente attiva, anche i sentimenti di odio e di amore restano tanto isolati, scissi, l'uno dall'aluo che l'amore non può tcmperue l'odio. Nel processo di idealiZZ~~zione al quale il bambino piccolo fa normalmente ricorso nelle sue ango!ice depressive rientra anche quella fuga nell'oggetto ~buono• interiorizzato che Mclitta Schmidcbcrg h9JO) ha riscontrato essere uno dci meccanismi più
C.pltolodlcl....tteslmo
ziones ha una pane di primo piano nella posizione maniacale, nella quale si trova strettamente unita con un'altra componente, il diniego. Senza un diniego parziale e temporaneo della realtà psichica l'Io non potrebbe sopportare la catastrofe dalla quale si sente minacciato quando la posizione depressiva giunge al culmine. Sono l'onnipotenza, il diniego e l'idealizzazione, strettamente uniti all'ambivalenza, a mettere in grado l'ancora debole Io infantile di difendersi almeno fino a un certo punto dai suoi persecutori interni nonché da una dipendenza servile e rischiosa dagli oggetti d'amore, e quindi di progredire nello sviluppo. Al riguardo riporterò un brano del mio scritto a p. 313): " ... nella primissima fase dello sviluppo, nella psiche del bambino gli oggetti persecutori e gli oggetti 'buoni' (seno) sono tenuti ampiamente separati tra loro. Quando, in concomitanza con l'introiezione dell'oggetto reale e totale, essi si avvicinano per ricongiungcrsi e unificarsi, l'Io deve ricorrere continuamente a quel meccanismo di grande importanza per lo sviluppo delle relazioni oggettuali che è la scissione delle imago in amate e odiate o, che è lo stesso, in buone e pericolose. ":t lecito ritenere che sia in realtà a questo punto e in queste circostanze che si instauri l'ambivalenza, la quale in fin dei conti attiene alle relazioni oggettuali, riguarda cioè oggetti totali e reali, L'ambivalenza che si istituisce in unn scissione delle imago mette in grado il bambino in tenera età da un lato di acquistare più fiducia e di credere maggiormente nei suoi oggetti reali e di conseguenza in quelli interiorizzati, nonché di amarli di più e di dar vita in misura sempre crescente a fantasie di restaurazione degli oggetti amati. Dnll'altro essa fa sì che le angosce paranoidi e le difese connesse siano indirizzate agli oggetti 'cattivi'. Il sostegno che l'Io riceve da un oggetto reale 'buono' è quindi incrementato da una sorta di meccanismo di fuga, grazie al quale può oscillare tra i suoi oggetti buoni esterni e quelli interni.~ (Idealizzazione.) "In questo stadio dello sviluppo l'unificazione degli oggetti esterni e interni, amati e odiati, reali e immaginari, pare compiersi in maniera tale per cui ogni passo avanti nell'unificazione induce a una nuova scis~ sione delle imago. Ma, con il crescere dell'ad:mamento al mondo esterno, questa scissione viene compiuta a distanze di ricongiungimento sempre minori e sempre più prossime alla realtà. Questo processo continua finché l'amore per gli oggetti reali e per quelli interiorizzati, e la fiducia in essi, non si stabiliscono saldamente. A questo punto, nello sviluppo normale, impon~nti della schizofunia. Melitta Schmidcbcrg ha inoltre ripctutamente richiamato l'attenzione sulla ulazione fra idealizzazione e diffidenza nei riguardi dell'oggetto. ' [Per la definizione di Freud del processo di idealizzazione vedi Introduzione ~l n~rcitismo (1914:1, p. 464). La concezione di questo processo in funzione difensiva è ulteriormente C5pOSta dall'autrice in Note su alcuni mccc:mismi schizoidi 8 c in a Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino nella prima infantia~.] N
l'ambivalenza, che è in parte una protezione contro il proprio odio e contro gli oggetti odiati che incutono spavento, si riduce in misura più o meno grande." Come ho già detto, nelle prime fantasie, sia in quelle distruttive che in quelle restauratrici, l'onnipotenza è predominante, e influisce sulle sublimazioni non meno che sulle relazioni oggetruali. Essa è però cosi intimamente unita nell'inconscio alle pulsioni sadiche, alle quali era inizialmente connessa, da far si che il bambino abbia sempre la sensazione che i suoi tentativi di restaurazione non siano riusciti o non riusciranno. Egli sente che le sue pulsioni sadiche possono avere facilmente il sopravvento. Non potendo quindi confidare a sufficienza nei propri sentimenti costruttivi e riparatori, il bambino piccolo ricorre all'onnipotenza maniacale. Nei primi stadi dello sviluppo, inoltre, e per le medesime ragiorù, l'Io non dispone di mezzi adeguati per far fronte efficacemente al senso di colpa e all'angoscia. Ciò induce nel bambino- ma allo stesso riguardo in qualche misura anche nell'adulto - il bisogno di ripetere ossessivamente detenninati atti (cosa, questa, che dal mio punto di vista rientra nella coazione a ripetere)~ come sistema aggiuntivo e alternativo a quello del ricorso all'onnipotenza e al diniego. Quando infatti falliscono le difese di tipo maniacale (e cioè quelle difese che in forza dcll'onnipotenza negano o minimizzano i pericoli provenienti da fonti diverse) l'lo è spinto a combattere simultaneamente o in tempi alterni le paure di deterioramento c disintegrazione mediante sforzi di riparazione compiuti in modo ossessivo. Ho esposto altrove ' 0 perché a mio giudizio i meccanismi ossessi vi costituiscano sia una difesa contro le angosce paranoidi sia un mezzo per attenuarle; pcnanto mi limiterò qui a esporre in breve esclusivamente il legame intercorrente tra difese maniacali e meccanismi ossessivi collegati alla posizione depressiva nello sviluppo normale. Proprio il fatto che le difese maniacali operino in tale stretto collegamento con quelle ossessive concorre a determinare nell'lo la paura che anche la restaurazione compiuta con mezzi ossessivi non abbia buon esito. Il desiderio di controllare l'oggetto, il soddisfacimento sadico di supcrarlo e di umiliarlo, df avere la meglio e di trionfare su di esso, possono permeare cosl intensamente l'azione restauratrice (eseguita mediante pensieri, attività o sublimazioni) che il circolo "benigno" avviato da questa azione si rompe. Gli oggetti che dovevano essere restaurati si tramutano allora di nuovo in penecutori c tornano a risorgere le paure paranoidi. Queste paure rafforzano tanto i meccanismi di difesa paranoidi (implicanti la distruzione dell'oggetto) quanto i meccanismi maniacali (che ne implicano il controllo o il mantenerlo in animazione sospesa e 'Vedi L4 psicom11/iU dd b11111bini ( <9Jl) capp. 7 e 11. ••Vedilbid.,cap.9.
t.pltolo dldu-.l...o
cosl via). La restaurazione già in corso viene quindi distur~ata o, a seconda del grado di attivazione di questi meccanismi, addirittura annullata. E l'lo, per effetto del fallimento dell'azione restauratrice, deve tornare a ricorrere continuamente alle difese ossessive e maniacali. Quando, con il progredire dello sviluppo normale, si instaura un relativo equilibrio tra l'amore e l'odio, e una maggiore integrazione delle varie apparenze degli oggetti, si produce anche un ceno equilibrio tra gli anzidetti sistemi difensivi, diversi benché intimamente collegati, e una riduzione della loro intensità, A questo riguardo desidero mettere in risalto l'importanza del trionfo- unito intimamente al disprezzo e all'onnipotenza - come componente della posizione maniacale. ~ ben noto quale parte abbia la rivalità nell'ardente desiderio del bambino di eguagliare le conquiste degli adulti, Oltre alla rivalità, un incentivo ad ogni sona di imprese è il suo desiderio, misto di paura, di "liberarsi" dalle proprie deficienze (in definitiva di sconfiggere la propria distruttività e i propri cattivi oggetti interni e di riuscire a controllarli). Secondo la mia esperienza, ai desideri diretti al conseguimento di qualche successo è sempre associato in una certa quale misura il desiderio di invertire il rapporto figlio-genitore, di essere più potente dci genitori, di trionfare su di loro. Verrà un giorno - fantastica il bambino - in cui egli sarà forte, alto, grande, poderoso, ricco e potente, mentre il padre c la madre saranno ridiventati dei bambini incapaci, oppure, a seconda delle fantasie, saranno diventati vecchissimi, deboli, poveri e reietti. Ma il trionfo ottenuto sui genitori in queste fantasie, a ~usa del senso di colpa che suscita, spesso paralizza ogni tipo di iniziativa. Vi sono individui, perciò, che si sentono obbligati a scegliere la via dell'insuccesso perché per essi il successo significa sempre l'umiliazione o addirittura il danneggiamento di qualcun altro: fondamentalmente il trionfo sui genitori, sui fratelli e sulle sorelle. Gli sforzi con i quali essi cercano di realizzare qualcosa possono anche essere di natura eminentemente costruttiva, ma nella loro psiche il senso del trionfo, e conseguentemente del danno e dell'offesa arrecati all'oggetto, può avere un peso maggiore del conseguimento del fine, e quindi impedire di realizzarlo. Ne deriva che la restaurazione degli oggetti amati, i quali nella profondità della psiche coincidono con quelli sui quali il soggetto trionfa, è costantemente vanificata e il senso di colpa resta inalterato, non mitigato. Per il soggetto, inoltre, il trionfo sui propri oggetti compOrta necessariamente il loro desiderio di trionfare su di lui, e provoca perciò il risorgere della diffidenza e dei sentimenti di persecuzione, Poiché egli non ~ riuscito a riconciliarseli, a restaurarli o a migliorarli, e i sentimenti di essere perseguitato da loro sono tornati perciò ad avere il sopravvento, può risultarne la depressione o l'accrescersi delle difese maniacali e un controllo più violento degli oggetti. Tutto ciò ha
un rapporto rilevante con la posizione depressiva infantile e con il successo o il fallimento dell'Io riguardo al suo superamento. Il trionfo sugli oggetti interni che l'Io del bambino piccolo domina, umilia e tortura fa parte di quella distruttività della posizione maniacale del bambino che disturba la restaurazione o la nuova ricostruzione del suo mondo interiore e della relativa pace e armonia; cosl il trionfo ostacola il lavoro del lutto infantile primitivo. Questi processi inerenti allo sviluppo ci diventano più chiari se consideriamo alcune delle caratteristiche osscrvabili nell'ipomaniaco. Un atteggiamento dell'ipomaniaco nei confronti di persone, principi e avvenimenti è caratterizzato dall'estremismo delle valutazioni: ammirazione esagerata (idealizzazione) o disprezzo (svalutazione). Di qui da un lato la sua tendenza a concepire tutto in grande, a pensare per grandi numeri, conformemente alla grandiosità della sua onnipotenza, con la quale si difende dalta paura di perdere l'unico oggetto insostituibile, la madre, della quale, nel suo profondo, soffre ancora il lutto, Dall'altro lato, la sua tendenza a minimizzare il valore e l'importanza dci dettagli, delle cose di minore entità (i piccoli numeri), e il suo frequente atteggiamento di noncuranza per i particolari e di disprezzo per la scrupolosità, che contrastano nettamente con i procedimenti meticolosissimi e la conç:entrazione sulle minuzie propri dei meCcanismi osscssivi (Freud). Il fatto, però, è che questo disprezzo poggia anche in una certa quale misura sul diniego. L'ipomaniaco non può fare a meno di denegare il suo impulso a fare restauri più ampi e più minuziosi perché deve denegare la ragione originaria del restauro, c cioè il danno arrecato all'oggetto nonché le sofferenze e il senso di colpa che ne sono conseguiti, Per tornare all'evolvere delle prime fasi dello sviluppo normale, possiamo dire a buon diritto che ogni progresso nella maturazione emotiva, intellettiva e fisica è utilizzato dall'Io per superare la posizione depressiva. Le crescenti abilità, capacità e talenti del bambino aumentano la sua fede nella realtà psichica delle proprie tendenze costruttive e la sua fiducia nella capacità di dominare e controllare tanto i propri impulsi ostili quanto i propri oggetti interni "cattivi~. Le angosce che traggono origine dalle diverse fonti vengono perciò a essere mitigate e ciò si traduce in una riduzione dell'aggressività e conseguentemente dci sospetti nei confronti degli oggetti "cattivi~ interni ed esterni. Più forte, e più fiducioso nei confronti delle persone, l'Io può quindi fare altri passi avanti nell'unificazione delle sue imago - esterne, interne, amate e odiate -, nell'ulteriore mitigazione dell'odio mediante l'amore, e perciò nel processo di integrazione generale. Quando, per effetto delle continue e molteplici prove e controprove fornite dall'esame della realtà esterna, si accresce nel bambino la fiducia nelle proprie capacità di amare e di restaurare, e la convinzione che il
proprio mondo interiore "buono" è integrato e sicuramente stabile, l'onnipotenza maniacale si riduce e diminuisce l'osscssività degli impulsi alla restaurazione. Di norma questo significa che la nevrosi infantile è superata. Dobbiamo ora vedere la connessione tra la posizione depressiva infantile e l'ordinario lutto nonnale, L'intensità del dolore per la perdita reale di una persona amata è fortemente acuita, secondo me, dalle fantasie inconsce di colui che soffre il lutto di aver perduto anche i propri oggetti "buoni" i11terni. Egli sente quindi che i propri oggetti interni "cattivi" tornano a predominare e che il proprio mondo interiore corre il pericolo di disintegrarsi. Sappiamo da Freud e Abraham che la perdita di una persona amata suscita in colui che ne soffre il lutto l'impulso a reinsediare c reintegrare nell'lo l'oggetto d'amore perduto. A mio avviso, però, non si produce soltanto l'impulso a riassumere dentro di sé (reincorporare) la persona che si è appena perduta," ma anche a reinsediare e reintegrare gli oggetti buoni interiorizzati (sostanzialmente i genitori· amati) che erano divenuti parte integrante del mondo interiore fin dai primissimi stadi dello sviluppo. Ogni volta che si prova la perdita di una persona amata si sente come se anche tali oggetti venissero a mancare, fossero distrutti, Si ha quindi la riattivazione dell'antica posizione depressiva originata a suo tempo dalle modalità naturali dell'allattamento, dalla situazione specifica dello svezzamento, dalla situazione edipica e da ogni altra fonte del genere c, insieme a essa, delle angosce, del senso di colpa, dei sentimenti di perdita e di cordoglio. Negli strati psichici più profondi si ha inoltre la resurrezione, oltre che di rutti questi affetti, delle paure di essere depredati e puniti dai genitori temuti, ossia dei sentimenti di persecuzione. Per fare un esempio, la morte di un figlio produce in una donna, assieme all'afflizione e al dolore della perdita, la riattivazione e la conferma dell'antico timore di essere depredata dalla madre "cattiva" che si vendica. Le :1ntiche fantasie aggressive di depredare la madre dei suoi p!C· coli avevano .allora suscitato in lei la paura di essere punita, cosa che aveva rafforzato in lei l'ambivalenza e l'aveva indotta all'odio e alla diffidenza nei confronti degli altri, Ora, nella condizione del lutto, il riacutizzarsi dei sentimenti di persecuzione è tanto più causa di dolore in quanto, per via dell'intensificarsi dell'ambivalenza e della diffidenza, ostacola quei rapporti personali amichevoli che in tali circostanze ·possono essere di gtande aiuto e confono. Il dolore che si soffre nel lento processo dell'esame di realtà nel lavoro del lutto pare dunque doversi attribuire in una certa misura alla necessità non solo di riannodare i legami con il mondo esterno e, nel farlo, a riavvenire ogni volta la perdita, ma anche al fatto che nel riallacciare tali legami si deve soffrire lo spasimo di ricostruire un mondo interiore che
si sente in pericolo di disfacimento e di crollo.li Proprio come il bambino piccolo che attraversa la posizione depressiva si dibatte penosamente nell'impresa di costruire e integrare il proprio mondo interiore così la persona in lutto soffre la pena di ricostruirlo e rcintegrarlo. Nel lutto normale si riattivano anche le antiche angosce psicotiche. Colui che soffre di lutto in effetti è malato, solo che noi non chiamiamo il lutto una malattia perché si tratta di uno stato psichico comune c che a noi pare del tutto naturale. (Per gli stessi motivi, fino ad anni recenti, la nevrosi infantile del bambino normale non era riconosciuta come tale.) Per precisare meglio ciò che intendo, dirò che nel lutto il soggetto attraversa c supera una variante di uno stato maniaco-depressivo temporaneo, rivivendo, benché in circostanze e con manifestazioni diverse, processi che il bambino attraversa regolarmente nelle prime fasi dello sviluppo. Il pericolo maggiore per un'elaborazione normale e non troppo penosa del lutto proviene dall'odio nei confronti della persona amata che si è perduta, Uno dei modi in cui quest'odio si esprime nella situazione del lutto è il senso di trionfo sul defunto. Ho accennato in precedenza al trionfo come componente della posizione maniacale nello sviluppo infantile. I desideri di morte infantili nei confronti dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, trovano in realtà appagamento ogni volta che una persona amata muore, perché questa è necessariamente in una certa misura un rappresentante delle figure preminenti della. primissima infanzia ed è perciò investita in qualche modo dci sentimenti concernenti specifica~ mente queste figure. La sua morte, quindi, benché sconvolgente per altri versi, è anche avvenita come una vittoria: donde il senso di trionfo e, in conseguenza di questo, l'insorgere di un senso di colpa ancora più acuto, A.questo riguardo rilevo che il mio punto di vista differisce da quello di Freudì egli scrive (1915c, p. 114): "Va detto subito che anche il normale lutto supera la perdita dell'oggetto e, finché dura, assorbe anch'esso tutte le energie dell'Io. Perché dunque, esauritosi illu~o, non si verifica neppure lontanamente la condizione necessaria all'i~~aurarsi di .una fase di trionfo~ Reputo impossibile dare una risposta immediata a questa obiezione." Secondo la mia esperienza, invece, il senso del trionfo è sempre intrinsecamente connesso al lutto normale e il suo. effetto. è di rallentare il lavoro del lutto o, più precisamente, di aumentare considere"Ritengo ehe tutto eiò posn essere in certo qual modo un avvio alla soluz.ione del problema posto da Freud e da me riferito all'inizio di questo scritto: ~Non è affatto facile indicare con argomentazioni di tipo economico perch' tale comprol)lesso con eui viene rcaliz.zato poco per volla il comando della realtl risulti cosi straordinariamente doloroso. Ed e degno di not:t che questo dispiacere doloroso ci appaia U!iOiuta· mente ovvio~ (t9ISC, p.104).
Capitolo dlclu..ttuimo
volmente le difficoltà di colui che soffre il lutto e il dolore che egli prova. Se nel soggetto del lutto prende il sopravvento l'odio, in una delle sue varie espressioni, per l'oggetto d'amore perduto, non solo questo si tra~ sforma in un persecutore, ma la fiducia del soggetto nei suoi buoni oggetti interni viene a esserne scossa. Quest'ultimo fatto interferisce in maniera oltremodo dolorosa nel processo di idealizzazione, che costituisce una tappa essenziale del decorso del lutto come dello sviluppo psichico. Per il bambino piccolo la madre idealizzata costituisce una protezione nei con~ fronti della madre morta (nella fantasia) o vendicativa e di tutti gli oggetti cattivi, e rappresenta perciò la sicurezza e la vita stessa. Com'è ben noto, il soggetto del lutto trae grande conforto dal ricordare la bontà e le altre qualità della persona perduta, cosa che in parte è da attribuirsi al senso di rassicurazione che egli prova per il fatto che in tali momenti conserva l'oggetto amato nella sua configurazione idealizzata. I fuggevoli stati di euforia• 2 che nel lutto normale interrompono di tanto in tanto il cordoglio e la sofferenza sono di natura maniacale e derivano dal senso di possedere dentro di sé l'oggetto d'amore perfetto (idealizzato). Ma ogni volta che nel soggetto insorge l'odio per la persona amata perduta, crolla la sua fede in essa e il processo di idealizzazione è disturbato. (Proprio come in passato, quand'era bambino, sentiva che la madre, ogni volta che si allontanava da lui che la desiderava, moriva per punirlo e privarlo di sé, il soggetto teme ora che il suo oggetto d'amore sia morto per punirlo e privarlo di sé e questo incrementa l'odio nei confronti della persona amata.) Solo a poco a poco, riacquistando la fi~ ducia negli oggetti esterni e nei vari tipi di valori, il soggetto del lutto normale riesce a riconsolidare anche quella nella persona amata perduta. Allora può tornare a sopportare la consapevolezza che l'oggetto non era perfetto senza perdere l'amore e la fiduci:l. nei suoi confronti e senza temerne la vendetta. Raggiunto questo stadio, si sono fatti progressi im~ portanti nel lavoro del lutto e si è prossimi al suo superamento. Per illustrare in quali modi una persona che soffriva di lutto normale ristabill i rapporti con il mondo esterno riferirò il suo caso. Nei giorni immediatamente successivi alla perdita sconvolgente del figlio, morto all'improvviso mentre si trovava a scuola, la signora A. si mise a selezionare tutta la corrispondenza che aveva conservata mettendo da parte le lettere del figlio e buttando via le altre. Con ciò essa cercava incon~ sciamente di "restaurare il bambino, dimetterlo al sicuro dentro di sé, N
"Relativamente a queno genere di stati, Abnham scrive (19>43, p. )Os): "Non abbiamo che da tovcsdare nell'opposto la sua [di Freud] oSSti'Vnione che !"ombra dell'oggetto d'amore perduto è: caduta sull'lo'. Nel caso sopn descritto non si è: comu~ nicata all'lo dc! figlio l'ombra, ma il nggiante splendore della madre amata.~
lutto • outl manl ........ ra..lvl
e di liberarsi di quanto le pareva indifferente o che magari sentiva ostile -ossia degli oggetti "cattivi", degli escrementi pericolosi, dei sentimenti malvagi. AI riguardo ricorderò che certe persone in lutto ripuliscono la casa e risistemano l'arredamento; all'origine di questi comportamenti vi è il risorgere di meccanismi ossessivi che sono la replica di difese già impiegate per combattere la posizione depressiva infantile. Nella settimana successiva alla morte del figlio, la signora A. non pianse molto, e le lacrime non le procurarono il sollievo che invece le procurarono in seguito. Si sentiva intontita, ottusa, e fisicamente distrutta. Trasse tuttavia un certo c.onforto dalle visite di alcuni intimi. In questo periodo la signora A., che di solito sognava tutte le notti, a causa del profondo inconscio diniego della perdita reale che aveva subìta [diceva che] aveva smesso completamente di sognare, Ma alla fine della settimana ebbe il sogno che segue. Vedeva due persone, madre e figlio; la madre era vestita di nero. Nel sogno sapeva che il rag/IZZO era morto o stava per morire. In ciò che sentiva non c'era nessun dolore 11111 solo una certa ostilità verso i due. Dalle associazioni emerse un ricordo significativo. Quando la signora A. era ancora bambina, si era deciso che suo fratello, che aveva delle difficoltà nello studio, facesse i compiti assistito e guidato da un compagno di scuola della sua stessa età (lo chiamerò 8.). La madre di B. era venuta a casa per stabilire con la madre della signora A. le modalità della cosa, e la signora A. ricordava la circostanza con profonda emozione. La madre di B. si era comportata con superiore condiscendenza, e sua madre le era sembrata piuttosto avvilita. La bambina aveva avvertito l'intero episodio come una tremenda disgrazia abbattutasi sul fratello adorato, che lei ammirava moltissimo, e su tutta la famiglia. Il fratello, che aveva qualche anno più di Ici, le era sempre apparso saggio, abile, forte, un modello di tutte le virtù, e quando le deficienze scolastiche erano emerse palesemente il suo ideale era andato in frantumi. Ma l'intensità emotiva - che ancora persisteva nel ricordo - con cui aveva sentito l'episodio come una sventura irrimediabile era da attribuirsi in realtà al suo inconscio senso di colpa. Nell'episodio essa coglieva un appagamento dci propri desideri malvagi e omicidi. In effetti suo fratello era rimasto tremendamente mortificato, aveva manifestato risentimento e odio pu l'altro ragazzo, e in questi sentimenti di rancore ella si era intensamente identificata con lui. Nel sogno manifesto la signora A. vedeva infatti B. e la madre, e il sapere che il ragazzo era morto stava a indicare l'antico desiderio di morte nei suoi confronti. Nei pensieri onirid latenti, però, c'erano- profondamente rimossi- i suoi desideri di morte
C.pltola olldnutluimo
nei riguardi del fratello e il desiderio di punire e deprivare la madre infliggcndole la perdita del figlio. Appariva ormai chiaro che la signora A., pur con tutto il suo amore e l'ammirazione per il fratello, ne era stata gelosa sotto vari riguardi, invidiandolo per il suo maggior sapere, per la sua superiorità intellettuale e fisica e, naturalmente, per il suo possedere un pene. Ai suoi desideri di morte nei confronti del fratello aveva inoltre contribuito la gelosia per l'adorata madre che possedeva un tale figlio. Uno dei pensieri del sogno era: "Il figlio di una madre è morto, o morirà. Dovrebbe essere il figlio della sgradevole donna che ha fatto del m:~.le a mia madre e a mio fratello." Ma negli strati più profondi si era anche riattivato il desiderio di morte nei riguardi del fratello, che si esprimeva nel pensiero onirico: "E: morto il figlio di mia madre, non il mio.~ (11 fratello, come pure la madre, era effettivamente morto da tempo.) Ma a questo punto emergevano sentimenti in contrasto con tale pensiero, e cioè simpatia per la madre c dolore per sé stessa. Ciò che sentiva era: "Di morti del genere ne basta una. Mia madre ha già perduto suo figlio; non doveva perdere anche il nipote." Quando era morto il fratello, oltre al grande dolore, inconsciamente essa aveva provato nei suoi riguardi anche il senso di trionfo- connesso alla gelosia e all'odio della prima infanziae il conseguente senso di colpa. Nel rapporto con il figlio aveva trasferito qualcosa dei suoi sentimenti per il fratello. Nel figlio amava anche suo fratello; ma al tempo stesso aveva trasferito sul figlio, benché modificata dai suoi forti sentimenti materni, anche una parte dell'ambivalenza verso il fratello. Il suo attuale cordoglio era pervaso dal lutto per il fratello, dal dolore, dal trionfo e dal senso di colpa provati in rapporto ad esso, e tutto ciò si era manifestato nel sogno. Prendiamo ora in esame l'azione combinata dei meccanismi di difesa che, in questo materiale, apparivano essersi attivati. Subito dopo la perdita si riattivò vigorosamente la posizione maniacale c in particolare entrò in azione essenzialmente il diniego, A livello inconscio la signora A. respinse energicamente la realtà della morte del figlio. Quando poi non riusd più a sostenere così energicamente il diniego, ma al tempo stesso neppure a far fronte al dolore, in lei si attivò e divenne preminente un altro elemento della posizione maniacale, il senso del trionfo. Come dimostrarono le associazioni, il suo pensiero parve essere: "Non è affatto doloroso se un ragazzo muore. Anzi è una soddisfazione, Adesso ho ottenuto la nùa vendetta su quello sgradevole ragazzo che fece del male a mio fratello." Il fatto che in lei si fosse anche riattivato fortemente il senso di trionfo su suo fratello divenne chiaro solo dopo un difficile lavoro di analisi. Questo trionfo, però, era strettamente collegato al controllo del fratello e della madre inteTiorizuti e al trionfo su tali oggetti, In questo stadio, perciò, il contTollo sugli oggetti interni
Lutlo e
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fu rafforzato, e la sventura e il cordoglio furono spostati da sé alla madre interiorizzata. A questo punto ridivcnne operante il diniego, in quanto diniego_ della realtà psichica che lei e la madre interna erano identiche, entrambe afflitte dal dolore. Ma il diniego della pietà e dell'amore per la madre interna, c il raffonamento dci scndmend di rivincita e di trionfo sugli oggetti Ìnteriorizzati, nonché del controllo su di essi, era anche dovuto al fatto che, a causa dei propri sentimenti di vendetta, questi oggetti si erano trasformati in figure persccutrici. Nel sogno, tuttavia, vi era un piccolo indizio che nella signora A. stava già sbocciando un inconscio sapere (indicativo del ridursi del diniego) che era lei ad aver perso il figlio. Il giorno prima del sogno indossava un abito nero con un collettino bianco. La donna del sogno aveva anch'essa qualcosa di bianco che bordava il collo dell'abito nero. Due notti dopo questo sogno ne fece un altro. Volava insieme a suo figlio, che a un certo punto scompariva. SeTJtiva che questo significrrva che era morto, era annegato. Si sentiva fi1Jnegare anche lei, nta faceva uno sforw e si traeva fuori dal pericolo, tornava alla vita. Le associazioni resero chiaro che nel soino aveva stabilito che non doveva morire con suo figlio, che doveva sopravvivere. Appariva cvidente che anche nel sogno sentiva che vivere era un bene e morire era un male, In questo sogno l'inconscia consapevolezza di essere lei ad aver subìto la perdita era accettata in misura molto maggiore di due giorni prima. Il rigetto dei dolore e del senso di colpa si era attenuato. Quanto al senso di trionfo, apparentemente era scomparso, ma in realtà era solo molto diminuito. Esso infatti sussisteva ancora nella soddisfazione di essere viva: era suo figlio, invece, che era morto. Il senso di colpa che provava era dovuto in una certa quale misura a questa forma elementare di trionfo. E a questo punto ricordo il già citato brano di Lutto e melfl1lconia in cui Freud dice: "la realtà pronuncia il verdetto che l'oggetto non esiste più, e l'Io, quasi fosse posto dinanzi all'alternativa se condividere o meno questo destino, si lascia persuadere - dalla somma dei soddisfacimenti narcisistici - a rimanere in vita, a sciogliere il proprio legame con l'oggetto annientato." t proprio in questi "soddisfacimenti narcisistici", a mio avviso, che è contenuto, nella sua forma più moderata, l'elemento di trionfo che Freud sembra ritenere assente nel lutto normale. Nella seconda settimana di lutto la signora A. trovò un certo conforto nello starsene a rimirare delle graziose casette sparse nel verde della campagna e a desiderare di posscderne una. Questo rasserenamento era tuttavia ben presto interrotto da accessi di disperazione e di dolore. Ora piangeva molto, e le lacrime le arrecavano sollievo. Il conforto che tro• vava nel contemplare le amene casette derivava dal fatto che con il fan-
tasticato interesse a posscderne una ricostruiva il proprio mondo interiore, nonché dalla consolazione che le dava il sapere che esistevano case di altra gente e oggetti buoni. In ultima analisi questo significava che stava ricreando ì propri genitori interni ed esterni, che li riuniva e li rendeva felici e produttivi. Nella sua psiche adempiva cioè alla riparazione nei confronti dei genitori dei quali in fantasia aveva ucciso i bambini, cd evitava in tal modo anche la loro collera. Perciò la paura che la morte del figlio fosse una punizione inflittale per vendena dai genitori si riduceva, e quindi si attenuava anche la sensazione che il figlio fosse morto per frustrare e punire lei. La riduzione dell'odio e della paura permetteva così al dolore di erompere con tutta la sua fona. In conclusione, l'aumento della diffidenza c delle paure intensifica la sensazione di essere perseguitati e dominati dagli oggetti interni e genera il forte bisogno di dominarli. Tutto questo- come ci dimostra l'analisi del primo sogno- comporta un inasprimento dei sentimenti e delle relazioni interne, e cioè un incremento delle difese maniacali. Quando poi, con il rafforzarsi della fiducia del soggetto del lutto nella bontà propria e degli altri, queste difese si attenuano e le paure si riducono, egli acquisisce la capacità di cedere completamente ai propri sentimenti e di sfogare nel pianto lo strazio per la perdita reale. Pare dunque che in certi stadi del lutto i processi di proiezione e di espulsione, ai quali è strettamente connesso lo sfogo dei sentimenti, restino bloccati da un controllo maniacale intenso, e che possano riprendere a operare più liberamente solo quando questo controllo si allenta. Con le lacrime il soggetto del !uno non solo dà sfogo ai sentimenti, c quindi allevia il proprio stato di tensione, ma, poiché nell'inconscio le lacrime sono assimilate a escrementi, con esse egli espelle anche i propri sentimenti "cattivi" c i propri oggetti "cattivi", cosa che aumenta il sollievo fornito dal pianto. Ne deriva una maggiore libertà del mondo interiore, che a sua volta comporta per gli oggetti interiorizzati, in tale situazione meno controllati dall'lo, la disponibilità di un'analoga maggiore libertà, in particolare dal sentimento del dolore. Nella psiche di chi è in lutto, infatti, anche gli oggetti interni sono afflitti dal dolore; essi condividono il cordoglio del soggetto come lo farebbero dei buoni genitori reali. Come dice il poeta: "La Natura piange con colui che è in lutto." Nel presente CO!'Jtesto la "Natura" rappresenta, per me, la buona madre interna. Questa esperienza di dolore e di comprensione reciproca nelle relazioni interne si riconnette tuttavia strettamente a quelle esterne. Come ho già detto, la maggiore fiducia della signora A. negli oggetti e nelle persone reali, e il sostegno fornitole dal mondo esterno, contribuirono ad allentare il controllo maniacale sul proprio mondo interiore. Al pari della proiezione poté perciò operare più liberamente anche l'introiczione;
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ella poté assumere dall'esterno maggiore bontà e amore e provarli sempre di più dentro di sé. La signora A., che nella primissima fase del lutto aveva avvertito la perdita come una punizione inflittale per vendetta dai genitori, poteva ora vivere nella fantasia la partecipazione dolente degli stessi genitori (morti da gran tempo) e il loro desiderio di sostenerla e :aiutarla. Sentiva che anch'essi, come sarebbe accaduto se fossero stati vivi, avevano subito una grave perdita e condividevano il suo cordoglio. Nel suo mondo interno crudeltà e sospetto si erano ridotti mentre si era accresciuto il dolore. Le lacrime che versava erano anche le lacrime versate dai genitori interni, c ora ella desiderava consolarli cosi come nella fantasia essi consolavano lei. Quando si è progressivamente ristabilita una maggiore sicurezza nel mondo interiore, cosa che consente ai sentimenti e agli oggetti interni una n1aggiore vitalità, i processi creativi possono reinstaurarsi e torna la speranza. Come abbiamo visto, questo cambiamento si deve alla dinamica particolare delle due categorie di sentimenti che costituiscono la posizione depressiva: quando il senso di persecuzione si riduce, si prova in tutta la sua intensità lo struggimento per l'oggetto d'amore perduto. Per dirla in altro modo: quando l'odio rifluisce, l'amore dive{lta prorompente. t specifico del senso di persecuzione essere alimentato dall'odio e al tempo stesso alimentarlo. Per di più il senso di essere perseguitato e sorvegliato dagli oggetti interni "cattivi~, con la conseguente necessità di tenerli continuamente a bada, comporta una specie di dipendenza che rafforza le difese maniacali; queste difese, in quanto utilizzate prevalentemente per proteggersi dal senso di persecuzione (e ben poco dallo struggimento per l'oggetto d'amore) sono di carattere oltremodo sadico e violento. Quando perciò si riduce il senso di persecuzione, contemporaneamente all'odio si riduce anche l'osteggiata dipendenza dall'oggetto, e le difese maniacali si allentano. Anche lo struggimento per l'oggetto d'amore perduto comporta dipendenza, ma si tratta di una specie di dipendenza che opera da stimolo alla restaurazione e alla prescrvazione dell'oggetto. Al contrario di quella retta dal senso di persecuzione e dall'odio, questa dipendenza è creativa e produttiva perché dominata dall'amore. Mentre dunque si prova il massimo cordoglio e la disperazione è al culmine, prorompe l'amore per l'oggetto; colui che è in lutto sente più intensamente che nonostante tutto la vita interna ed esterna continua, e che l'oggetto d'amore perduto può essere tenuto al sicuro nel mondo interiore. In questa fase del lutto la sofferenza può diventare produttiva. Ci è ben noto che talvolta esperienze penose di vario genere stimolano le sublimazioni. Vi sono persone nelle quali la pressione di frustrazioni e di avversità dolorose fa nascere addirittura attitudini creative del tutto
nuove, per cui cominciano a dipingere, a scrivere o a intraprendere attività produttive di tipo diverso. Altre persone diventano più produttive su un·piano differente: diventano più capaci di apprezzare cose e persone, più tolleranti nei rapporti con gli altri; diventano insomma più sagge. Questo arricChimento della personalità viene conseguito, a mio parere, attraverso processi analoghi a quelli che hanno luogo nel lutto e che abbiamo appena esaminati. Ciò vuoi dire che ogni dolore causato da esperienze infelici di qualsiasi natura ha qualcosa in comune con il lutto. Imbattersi in avversità dolorose di qualsiasi tipo riattiva sempre la posizione depressiva infantile, e superarle implica un'elaborazione psichica analoga al lavoro del lutto. Ogni progresso nel processo del lutto sembra quindi comportare l'approfondimento e l'arricchimento del rapporto dell'individuo con i suoi oggetti interni, la gioia di riottenerli dopo che li si era sentiti perduti (Il pllTadiso perduto e Il pllTadiso riconquistato di Milton!) e, poiché in fondo essi si sono dimostrati buoni e premurosi, la crescita della fiducia e dell'amore nei loro riguardi. ~ in questo stesso modo che il bambino piccolo stabilisce a poco a poco i suoi rapporti con gli Oggetti esterni: la crescita della fiducia gli deriva non solo dalle esperienze piacevoli ma anche dal superare frustrazioni ed esperienze spiacevoli riuscendo a conservare i propri oggetti buoni (esterni e interni). Gli stadi dell'elaborazione del lutto nei quali le difese maniacali si indeboliscono e ricomincia una nuova vita interiore, con relazioni interne più profonde e più ricche, sono paragonabili ai progressi dello sviluppo della prima infanzia che portano a una maggiore indipendenza sia dagli oggetti esterni che da quelli interni. Torniamo al caso della signora A. Il sollievo che provava nel contemplare le amene casette derivava dal rinascere della speranza di poter ricreare suo figlio e i suoi genitori; la vita ricominciava dentro di lei e nel mondo esterno. All'inizio di questo periodo, come sappiamo, aveva avuto il secondo sogno nel quale aveva cominciato inconsciamente a far fronte alla sua perdita. Ora sentiva un desiderio più intenso di rivedere persone amiche, benché una per volta e per breve tempo. A questi stati di sollievo si alternavano tuttavia stati di profondo sconforto. (Nel lutto, come nello sviluppo infantile, la sicurezza interiore non si stabilisce con una progreSsione costante ma con un andamento ad a1ti e bassi.) Per esempio, qualche settimana dopo il lutto, la signora A. uscl con una persona amica a fare una passeggiata in vie che le erano familiari: un tentativo di ristabilire legami del passato. Ma tutto a un tratto le parve che in istrada vi fosse una folla oppressiva, che le case fossero strane e la luce del sole fosse falsa, irreale. Dovette rifugiarsi nella quiete dì un caffè.
Anche qui, però, aveva l'impressione che il soffitto stesse per venire giù e le persone presenti le apparivano vaghe e confuse. All'improvviso le sembrò che al mondo l'unico posto sicuro fosse casa sua. L'analisi rese chiaro che la terrificante indifferenza della gente non era altro che il riflesso di quella dci suoi oggetti interni repentinamente trasformatisi in una folla di oggetti "cattivi" e persecutori. Il mondo esterno le era parso falso e irreale perché la sua fiducia nella bontà interiore era temporaneamente svanita. Molte persone colpite dal lutto possono progredire solo lentamente nel ristabilire i legami con il mondo esterno perché impegnate a lottare contro il caos interno. Questa ragione vale anche per lo sviluppo della fiducia del lattante nel mondo oggettuale, che si produce inizialmente solo in rapporto a poche persone amate. Non vi è dubbio che del lento e graduale sviluppo delle relazioni oggettuali del lattante sono corresponsabili altri fattori, come per esempio l'immaturità intellettiva, ma è mia ferma convinzione che esso è dovuto anche alla situazione caotica del suo mondo interiore. Una delle differenze tra posizione depressiva infantile e lutto normale risiede nel fatto che mentre il lattante prova l'afflizione del lutto, il cordoglio, quando - sebbene la madre continui a esistere - gli viene a mancare il seno (o il biberon), che per lui rappresenta già un oggetto interno "buono", premuroso, protettivo, nell'adulto il cordoglio è prodotto dalla perdita definitiva di una persona reale. L'adulto, però, ha ormai stabilito dentro di sé fin dai primi anni di vita la madre "buona", e questo gli è di aiuto nel far fronte alla perdita che lo accascia. Il bambino molto piccolo, invece, che non è ancora riuscito a stabilirla saldamente dentro di sé, si uova nella fase culminante della lotta contro la paura di perderla internamente ed esternamente. In questa lotta, tuttavia, il rapporto concreto con la madre, la presenza fisica dì lei, sono di grandissimo aiuto per il bambino. Analogamente, colui che è in lutto è favorito nel ripristino dell'armonia del suo mondo interiore, e in una più rapida riduzione delle sue paure e del suo sconforto, se si trova vicine persone che ama e che condividono il suo cordoglio e se è in grado di accettarne la solidarietà. Dopo aver esposto alcuni dei processi da me rilevati operanti nel lutto e negli stati depressivi, vorrei ora mettere in rapporto il mio lavoro con quello di Freud e Abraham. Abraham, sulla base di quanto messo in luce da Freud e da lui stesso circa la narura dei processi arcaici in azione nella melanconia, ha trovato che tali processi sono attivi anche nell'elaborazione del lutto normale, con la differenza che nel lutto l'individuo riesce a stabilire nel proprio lo l'oggetto d'amore perduto mentre nella melanconia non vi riesce. Abra-
ham ha anche illustrato alcuni dei fattori fondamentali dai quali dipende il successo nel primo caso e il fallimento nel secondo. ì. fuori discussione che l'elemento caratteristico del lutto normale consiste nel fatto che l'individuo stabilisce dentro di sé l'oggetto d'amore perduto, ma la mia esperienza mi induce a concludere che ciò non avviene in lui per la prima volta. Con il lavoro del lutto egli ristabilisce dentro di sé tanto tale oggetto quanto tutti gli oggetti d'amore iTJterni che sente di avere perduti. Il soggetto, quindi, ripete l'acquisiUoTJe di ciò che aveva già conseguito nell'infanzia, Nel corso dello sviluppo infantile, come è noto, l'individuo insedia i genitori nell'lo. (Fu la comprensione dei processi di introiezione nella melanconia c nel lutto normale che condusse Freud, come sappiamo, a riconoscere l'esistenza del Super-io nello sviluppo normale.) Per quanto concerne la natura del Super-io e la storia del suo sviluppo in ciascun individuo, però, le mie opinioni differiscono da quelle di Freud. Come ho posto spesso in rilievo, i processi di introiczione e di proiezione operanti sin dall'inizio della vita ponano all'insediamento, dentro di noi, di oggetti amati c odiati. Tali oggetti sono sentiti come "buoni" e "cattivi" e sono connessi tra loro e con l'lo; costituiscono, cioè, un mondo interiore. Questo insieme di oggetti interiorizzati si organizza e si struttura di pari passo con lo strutturarsi dell'Io e, negli strati superiori della psiche, si presenta come Super-io, Penanto a costituire il fenomeno individuato da Freud non sono, detto genericamente, i richiami e l'autorità dei genitori reali inscdiati nell'Io, ma è, secondo quanto da me riscontrato, un mondo oggettuale complesso che negli strati profondi dell'inconscio l'individuo avverte concretamente esistente dentro di sé. Appunto per questo motivo io c alcuni miei colleghi vi facciamo riferimento usando espressioni quali "oggetti interiorizzati" e "mondo interiore". Questo mondo interiore consiste di innumerevoli oggetti, assunti nell'Io, che corrispondono in pane alla massa di aspetti diversi, buoni e cattivi, sotto i quali i genitori (c altre persone) sono apparsi alla psiche inconscia del bambino nelle varie fasi del suo sviluppo. Essi inoltre rappresentano tutte le persone reali che il bambino interiorizza continuamente in una quantità di situazioni determinate da esperienze molteplici e sempre mutevoli, sia esterne sia di fantasia. In più, nel mondo interiore, tutti questi oggetti hanno tra loro e con il Sé rapporti infinitamente complessi. Se riferiamo al processo del lutto, in confronto al Super-io di Freud, l'organizzazione del Super-io da me illustrata, l'essenza del mio appono all'intendimento di tale processo appare chiara, Nel lutto normale l'individuo reintroietta c reinstaura, in uno con la persona reale perduta, i genitori amati sentiti come oggetti interni "buoni ... Al momento in cui si è verificata la perdita reale, nella fantasia del soggetto è andato distrutto
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il mondo interiore costruito fin dai primi giorni di vita. Oò che caratterizza l'elaborazione riuscita del lutto è appunto la ricostruzione del mondo interiore, La comprensione di questo complesso mondo interiore mette in grado l'analista di scoprire c risolvere situazioni d'angoscia della primissima infanzia sinora ignorate, c ha perciò un'impomnza teorica e terapeutica la cui portata non può essere ancora valutata appieno. Peraltro io ritengo che solo tenendo conto di tali situazioni d'angoscia si possa capire più esattamente il problema del lutto. Illustrerò ora una di queste situazioni d'angoscia in rapporto al lutto. Si tratta di una situazione che ho rilevato di importanza fondamentale anche negli stati maniaco-depressivi; essa attiene all'angoscia relativa alla distruttività del rapporto sessuale dei genitori interiorizzati; costoro sono sentiti, insieme al proprio Sé, in costante pericolo di distruzione violenta. Nel materiale che segue esporrò succintamente alcuni sogni di un paziente, - D., un uomo sulla quarantina, - che presentava forti tratti paranoidi e depressivi. Non intendo addentrarmi qui nei dettagli dell'intero caso ma soltanto mostrare in quale modo la morte della madre attivò nel paziente le specifiche paure e fantasie proprie della situazione d'angoscia prima indicata. Da qualche tempo lo stato di salute della madre si era progressivamente aggravato e, all'epoca alla quale mi riferisco, ella era più o meno fuori conoscenza. Un giorno, in analisi, D. parlò della madre con odio e rancore, imputandole di aver reso infelice suo padre. Fece anche riferimento a un caso di suicidio c a un caso di pazzia che si erano verificati nella famiglia materna. Disse inoltre che per un certo periodo sua madre non aveva avuto ula testa a posto". Dopo aver usato due volte la stessa espressione in riferimento a sé stesso, disse: uso bene che lei [io] mi farà diventare matto e mi rinchiuderà. Parlò poi di un animale rinchiuso in una gabbia. La mia interpretazione fu che in quel momento egli sentiva presenti dentro di sé il parente pazzo e la madre che non aveva ula testa a posto", e che nel timore di essere rinchiuso in una gabbia era in parte insita la paura profonda di contenere nel proprio interno le persone folli di cui aveva parlato e quindi di diventare pazzo egli stesso. Poi mi raccontò un sogno che aveva avuto la notte precedente. Vedeva un toro rtuo per terra nel cortile di una fattoria. Era mezzo morto ma aveva un aspetto inquietll1lte e pueva molto pericoloso. Ai lati del toro c'erll1lo fui e sua m11dre. Lui si rifugiava di corsa in una casa, conscio che lasciava la madre in pericolo e che non avrebbe d(}'IJUto f111lo; ma sperava che in qwlche modo lei se la suebbe c/Wata. La prima associazione che gli venne in mente riguardava i merli che al mattino l'avevano svegliato disturbandolo moltissimo, cosa che in efH
fetti lo stupiva, Poi parlò dei bisonti d'America, paese in cui .era' natO, Si era sempre interessato a questi animali c quando li aveva visti ne era rimasto affascinato. Disse che un tempo si era dato loro la caccia e si usava anche mangiarli ma che ~ra la specie era in via di estinzione e perciò era protetta, Poi riferì la storia di un uomo che àa rimasto distesO al suolo per ore ua le zampe di un toro, immobilizzato dalla paura di essere stritolato. Un'altra associazione riguardò un toro che aveva visto qualche tempo prima nella fattoria di un amico e che aveva, disse, un aspetto sinistro. (Questa fattoria aveva originato incidentalmente delle associazioni dalle quali si traeva che essa rappresentava casa sua: egli aveva infatti trascorso la maggior parte dell'infanzia in una grande fattoria di suo padre. Frammezzo c'era anche stata un'associazione concernente semi di fiori che dalla campagna si spargevano in giardini della città e vi mettevano radice.) D. aveva rivisto alla sera l'amico proprietario della fattoria e _l'aveva ammonito insistentemente a tenere il toro sotto stretta custodia (era venuto a sapere che poco prima il toro aveva danneggiato alcune costruzioni della fattoria). La sera stessa il paziente ebbe notizia della mone della madre, Nella seduta successiva D. non fece inizialmente alcun accenno alla morte della madre, ma dette sfogo al suo odio nei miei riguardi: il mio trattamento lo stava uccidendo. Gli ricordai allora il sogno del toro e gliene fornii la seguente interpretazione: nella sua psiche la madre si era fusa con l'aggressivo padre-toro- anch'esso mezzo morto- e gli era appars:1 inquietante e pericolosa. Io e il trattamento rappresentavamo questa figura genitoriale combinat:l. Gli feci presente che l'aumento dell'odio nei riguardi di sua madre verificatosi negli ultimi tempi costituiva una difesa contro il dolore e la disperazione per l'incombere della sua morte. Gli spieg:~i che egli aveva trasfonnato il padre in un toro pericoloso che doveva distruggere la madre e che queste fantasie aggressive lo facevano sentire responsabile e colpevole della sciagura imminente. Riferendonli inoltre a quanto aveva detto circa il mangiare i bisonti gli chiarii che egli aveva incorporato la figura genitoriale combinata e perciò temeva di essere stritolato internamente dal toro. Materiale precedente aveva già dimostrato la sua paura di essere dominato e aggredito internamente da esseri pericolosi: questa paura aveva fatto sl, tra l'altro, che in certi momenti egli si immobilizzasse rigidamente in cene posizioni. Interpretai quindi la Stia storia dell'uomo dominato dal toro e immobilizzato dalla paura di essere stritolato come una rappresentazione dei pericoli da cui si sentiva minacciato internamente.u "Ho spesso rilevato che processi che il paziente ~nte inconsciam~nte operare den· uo di sé sono rappresentati come eventi che si verificano sopra di lui o immediatamente attorno a lui. In virtù dci ben noto principio della rappresi:ntazione invena, un
Gli dimostrai poi il significato sessuale dell'aggressione del toro alla madre, collegandolo alla sua esasperazione per gli uccelli che lo avevano svegliato al mattino (la sua prima associazione al sogno del toro). Gli ricordai che nelle sue associazioni perlopiù gli uccelli stavano a rappresentare persone, che lo strepito degli uccelli - al quale era perfettamente abituato -:- rappresentava per lui il rapporto sessuale dei genitori, e che quella mattina gli era stato insopportabile a causa del sogno del toro e del suo acuto stato di angoscia per la madre morente. Poiché - essendo ormai già cominciato il lavoro del lutto - egli l'aveva interiorizzata in questa situazione di pericolo estremo, la morte della madre significava per lui che essa era distrutta dal toro che egli sentiva dentro di sé. Infine gli feci rilevare alcuni aspetti positivi del sogno. Sua madre poteva salvarsi dal toro. A lui, in effetti, i merli e gli uccelli in genere piacevano. Gli indicai inoltre le tendenze riparatrici e ri-creative presenti nel materiale. Suo padre (i bisonti) doveva essere protetto, e cioè messo al riparo dalla sua brama di divorarlo. I semi che si spargevano in città dalla campagna, che egli amava, stavano a indicare nuovi bambini creati da lui e da suo padre a fini di restauro della madre: dare vita a questi bambini era un modo di tcner\a in vita. Soltanto dopo che gli ebbi fornito queste interpretazioni riuscì a dirmi che sua madre era mona il giorno prima. Dopo di che" riconobbe - cosa del tutto insolita per lui - di aver compreso perfettamente i processi di interiorizzazione che gli avevo spiegati. Disse che quando aveva appreso della morte della madre gli era venuto da vomitare ma che nell'attimo stesso aveva pensato che la cosa non poteva essere dovuta a nessuna causa fisica. Questo gli sembrava confermare la mia interpretazione che egli aveva interiorizzato la situazione immaginaria dei genitori che si combattevano e morivano. Durante la seduta egli aveva mostrato molto odio, angoscia e tensione ma quasi nessun dolore; verso la fine, invece, a seguito della mia interpretazione, i suoi sentimenti si addolcirono, comparve un po' di tristezzza, e provò un certo sollievo. La notte dopo ì1 funerale della madre, O. sognò che X. (un'immagine paterna) e un'altra persona (che rappresentava me) cercavano di aiutarlo, ma che egli doveva combattere invece appunto contro di noi per proteggere la propria vita. Una sua espressione, uLa morte mi reclamava", si riferiva chiaramente alle due persone del sogno. Nel corso della seduta evento esterno pui?l indicame uno interno. Se l'importanu preminente SIJC=tt:l. alla situazione interna o a quella esterna lo rendono chiaro l'intero .;ontesto, i particolari delle assodaz.ioni, nonc:h~ la natura e l'intensità degli affettL Per esempio .;ene rrumifest:Woni di angoso:ia oJ[temodo acuta e gli spccilid meccanismi di difesa contro tale angosda indicano .;he al momento preminente la situazione interna.
a
tornò a parlare con acredine dell'analisi che lo distruggeva. La mia interpretazione fu che egli sentiva i premurosi genitori esterni al tempo stesso come genitori aggressivi e distruttivi, pronti ad attaccarlo e farlo a pezzi (il toro mezzo mano e la madre morente interioriZ7.ati); quanto a me e all'analisi eravamo divenuti i simboli delle persone e degli eventi pericolosi nel suo interno. Che egli avesse interiorizzato anche il padre come una persona moribonda o morta apparve poi confermato dal suo riferinni che durante il funerale della madre per un attimo si era stupito che suo padre non fosse morto anche lui. (Il padre era tuttora vivente.) Verso la fine della seduta, a seguito di una certa riduzione dell'odio e dell'angoscia, ridivenne più propenso a cooperare alt'analisi. Riferì che il giorno prima, mentre guardava il giardino dalla finestra della c~sa di suo padre e si sentiva molto solo, ave\•a provato un'improvvisa avversione per una ghiandaia che aveva scano in un cespuglio. Gli era l'enuto in mente che quest'uccello malvagio e aggressivo poteva danneggiare il nido c le uova di un altro uccello. Ricordò quindi, per associazione, che qualche tempo prima aveva visto sparsi sul terreno fasci di fiori di campo, probabilmente strappati e buttati via da bambini, Ancora una volta gli fornii l'interpretazione che il suo odio c il suo rancore costiruivano in parte un:1 difesa contro il dolore, la solirudine e il senso di colpa. L'uccello e i bambini distruttivi - come tante altre volte in precedenza - rappresentavano lui stesso che dentro di sé aveva distrutto la casa e la felicità dci genitori e ucciso la madre distruggendo i bambini contenuti nel suo grembo. In queste idee e associazioni il senso di colpa era in rapporto alle aggressioni che nella fantasia egli aveva condotto direttamente contro il corpo della madre; nel sogno del toro, invece, il senso di colpa era in rapporto alle aggressioni che aveva condotto contro di lei indirettltlltcnte, trnsformando il padre nel toro pericoloso che realizzava materialmente i suoi (del paziente) desideri udici, Tre notti dopo il funerale della m~dre, D. ebbe un altro sogno. Vedeva
un trUtobus se1m1 controllo che gli veniva addosso; evidentemente si muO'VCVa da solo. L'llUtobus scartò vcrso una rimessa. Egli ncm poteva vedere che cosa accadCVII alla rimessa, ma sapCVII con certeZZ/1 che "andll'Ua in malora". Poi due persone, comparse alle sue spalle, salivano sul tetto della rimessa, raprivano e guardavtmo detJtro. D. ncm capiva "che scopo avesse iJ loro f11Te tutto questo", ma loro sembriWtmO pensare che fosse utile.. Questo sogno, oltre a mostrare la sua paura di essere evitllto dal padre in un atto omosessuale che al tempo stesso egli desiderava, era un'espressione della medesima situazione interna manifestatasi nel sogno del toro: la mone della madre dentro di lui e la sua stessa morte. La rimessa simboleggiava il corpo della madre, lui stesso e la madre dentro di lui. Il
pericoloso rapporto sessuale rappresentato dall'autobus che distruggeva la rimessa coinvolgeva quindi, nella sua psiche, la madre, lui stesso e in più- ed era questo che determinava l'angoscia predominante -la madre dentro di lui. La sua incapacità dì vedere ciò che accadeva nel sogno indicava che il disastro aveva luogo internamente. Pur senza vederla, egli sapeva che la rimessa "andava in malora~. L'autobus "che gli veniva addosso", oltre a simboleggiare il rapporto sessuale e l'evirazione da parte del padre, era anche la rappresentazione di un evento interno.•• Le due persone comparse alle sue spalle (al momento in cui l'aveva detto aveva accennato alla mia sedia) che aprivano il tetto rappresenta~ vano lui stesso e me che guardavamo dentro di lui e nella sua psiche (la psico-analisi). Inoltre rappresentavano me anche in qualità della figura genitoriale combinata ~cattiva" nella quale era incluso il padre pericoloso: donde i suoi dubbi sul fatto che il guardare nella rimessa (l'analisi) po~ tesse essere utile (per lui). L'autobus "senza controllo", inoltre, rappre~ sentava lui stesso nel pericoloso rapporto sessuale con la madre e stava a indicare le sue paure e il suo senso di colpa per la malvagità dei suoi genitali. Prima della morte della madre, ma quando la malattia mortale si era già manifestata, il paziente era andato accidentalmente a cozzare - senza gravi conseguenze - con l'auto contro un pilastro. In analisi l'in~ cidente si era palesato come un inconscio tentativo di suicidio con lo scopo di disuuggere i "cattivi" genitori interni. Esso rappresentava in ol~ tre il coito pericoloso dei genitori interni ed era al tempo stesso un pas· saggio all'atto e l'esteriorizzazione di un disastro interno. La fantasia originaria dei genitori uniti nel coito "cattivo" o, per meglio dire, il cumulo di emozioni di vario tipo che essa comporta - brama, paura, senso di colpa - aveva disturbato profondamente i rap· porti del paziente con i genitori e aveva avuto un'incidenza considerevole non solo nella sua malattia ma in tutto il suo sviluppo. Con l'analisi di queste emozioni connesse al coito dei genitori reali, e specie con l'analisi delle corrispondenti situazioni interiorizzate, il paziente divenne capace di provare un lutto autentico per la madre. Per tutta la vita, nel tentativo di evitare la depressione e il dolore connessi all'idea di perderla - sentimenti che traevano origine dalla posizione depressiva infantile- egli aveva denegato il suo grandissimo amore per lei. Inconsciamente aveva rafforzato il suo odio perché non poteva sopportare la paura di perdere la madre amata. Ma quando l'angoscia per la propria distruttività si ridusse e la "Un'aggressione all'esterno del coi"')) sta spesso a nppresenume una che il soggetto avvene verificarsi intcmamentc. Ho gii fano notare c:he quanto ~ npprescntno come evento che si verifica sopn o imml:diaumen1e attorno al corpo del soggetto sta spesso a significare un evento interno profondo.
C.pltolo ollclunttulmo
fiducia nella capacità di restaurare e conservare al sicuro la madre divenne più salda, l'odio diminul e l'amore per lei emerse sempre di più. Al tempo stesso egli provò in misura sempre crescente quel cordoglio e quella nostalgia nei suoi riguardi che aveva rimossi e denegati sin dalla più tenera età. Nel vivere ora il lutto con dolore e disperazione, l'amore per la madre profondamente sepolto dentro di lui divenne sempre più manifesto, e il suo rapporto con le figure genitoriali mutò. Una volta, ricordando un episodio piacevole dell'infanzia, parlò di loro dicendo "i miei vecchi cari genitori": era un segno del suo nuovo orientamento psichico. Ho esposto sia in questo scritto che in quello precedente le cause profonde dell'incapacità dell'individuo di superare con successo la posizione depressiva infantile. Questo insuccesso può avere come risultato la malattia depressiva, la mania o la paranoia. Nello scritto precedente ho trattato in particolare di due sistemi ai quali può ricorrere l'lo nel cercare di sfuggire alle sofferenze connesse alla posizione depressiva infantile, e precisamente della fuga nei buoni oggetti interni (che può portare a gravi psicosi) e della fuga nei buoni oggetti esterni (il cui esito può essere la nevrosi). Esistono però molti altri sistemi, basati su combinazioni di difese ossessive, maniacali e paranoidi, variabili da individuo a individuo, che, secondo la mia esperienza, assolvono alla stessa funzione, e cioè a mettere in grado l'individuo di evitare le sofferenze determinate dalla posizione depressiva. (Tutti quanti, come ho precisato, operano anche nello sviluppo normale.) Nell'analisi di persone che non riescono a provare il sentimento del lutto, tutto ciò si può osservare chiaramente. Sentendosi incapaci di mettere al sicuro c di ristabilire saldamente nel loro interno gli oggetti d'amore, queste persone non possono fare a meno di distaccarsi da essi ancora più che in passato e quindi sottoporre al diniego il loro amore per essi. Ciò può componare una maggiore inibizione della generalità dci loro affetti; in certi casi sono soprattutto i loro sentimenti d'amore a essere soffocati, per cui l'odio si accresce. Contemporaneamente, poiché quanto più cresce l'odio tanto più forti diventano le paure paranoidi, l'Io ricorre a vari sistemi per far fronte a queste paure. Per esempio l'Io soggioga in modo maniacale gli oggetti interni uc:mivi", li immobilizza, e al tempo stesso li rifiuta con il diniego c li proietta violentemente nel mondo esterno. Alcune delle persone che non riescono a provare il sentimento del lutto possono evitare l'insorgere di malattie maniaco-depressive o della paranoia solo mediante forti limitazioni della vita affettiva, che ovviamente impoveriscono la loro intera personalità. In persone di questo genere la possibilità di conservare un certo equilibrio psichico dipende perlopiù, oltre che dal modo di intcragire dei vari
sistemi difensivi indicati prima, dalla capacità di mantenere vivo, indirizzandolo ad altre mete, un po' dell'amore che rifiutano (diniego) all'oggetto perduto. L'amore prima riservato a questo oggetto può essere in parte assorbito da relazioni con persone che, nella mente del soggetto, sono piuttosto distanti e diverse dall'oggetto perduto, nonché da interessi materiali e da attività di vario tipo. Anche se queSte relazioni e sublimazioni non sono completamente esenti da caratteristiche maniacali e paranoidi possono tuttavia procurare un ceno senso di rassicurazione e un ceno sollievo dal senso di colpa in quanto, in vinù del loro stesso sussistere, l'oggetto d'amore perduto, che è stato respinto e quindi distrutto ancora una volta, viene in una certa quale misura restaurato e conservato nell'inconscio. Allorché l'analisi riduce le paure dei genitori interni distruttivi e persecutori si ha una diminuzione dell'odio, che a sua volta comporta un'ulteriore riduzione delle paure, e i pazienti acquisiscono la capacità di rivedere i loro rapporti con i genitori - morti o vivi che siano - e di riabilitarne entro certi limiti le figure perfino quando hanno motivi reali di lagnarsi di loro. Questa maggiore tolleranza fa sl che essi possano insediare più saldamente nella loro psiche, accanto agli oggetti interni "cattivi", figure genitoriali "buone" o, per meglio dìre1 mitigare la paura degli oggetti "c:tttivi" grazie alla fiducia negli oggetti "buoni". Ciò vuoi dire che essi acquisiscono la capacità di provare affetti ed emozioni - dolore, senso di colpa e cordoglio non meno che amore c fiducia di passare attraverso il processo del lutto e di supcrarlo, ma soprattutto di superare, cosa che non erano riusciti a fare nell'infanzia, la posizione depressiva infantile. Concludendo: la posizione depressiva infantile si riattiva sia nel lutto normale che in quello anormale e negli stati maniaco-depressivi. La natura del complesso di sentimenti, fantasie e angosce compreso nell'espressione "posizione depressiva infantile" è tale da legittimare la mia opinione che il bambino attraversa nelle primissime fasi dello sviluppo stati maniacodepressivi c di lutto temporanei che vengono modificati dalla nevrosi infantile. Con il superamento della nevrosi infantile si ha anche quello della posizione depressiva. La differenza fondamentale tra lutto normale da un lato e lutto anormale e stati maniaco-depressivi dall'altro si può esporre nei termini seguenti, Il maniaco-depressivo e colui che non riesce a elaborare il lutto, anche se si avvalgono di difese che possono essere notevolmente diverse, hanno in comune che nella primissima infanzia non sono riusciti a consolidare i loro oggetti interni "buoni" e a .sentirsi sicuri nel loro mondo interiore, Essi non hanno mai superato veramente la posizione
depressiva infantile. Nei lutto nonnale, invece, questa posizione, che viene rivissuta a seguito della perdita dell'oggetto amato, torna a essere modificata e superata con sistemi analoghi a quelli usati dall'Io nell'infanzia. Il soggetto reinsedia dentro di sé l'oggetto d'amore realmente perduto ma al tempo stesso anche i primi oggetti d'amore - e cioè i genitori ubuoni"- che al momento della perdita reale ha sentito in pericolo di perdere. Reinscdiando dentro di sé sia i genitori "buoni" che la persona appena venuta a mancare e ricostruendo il proprio mondo interiore disgregato e in pericolo, il soggetto supera il cordoglio, riacquista il senso delta sicurezza e perviene a un'autentica annonia e a una vera pace.
Capitolo 18 Il complesso edipico alla luce delle angosce primitive 1945
Nel presentare questo lavoro mi ripropongo principalmente due scopi. Intendo innanzitutto isolare alcune situazioni d'angoscia tipiche della primissima infanzia - che d'ora in avanti denominerò "primitive" - e mostrarne le connessioni con il complesso edipico. E poiché tali angosce, con le relative difese, fanno parte della posizione· depressiva infantile quale è da mc concepita, spero di fare un po' di luce sul rapporto tra questa posizione c lo sviluppo libidico. Il secondo fine è mettere a confronto, per quanto concerne il complesso edipico, certe mie conclusioni con la concezione di Freud. Per illustrare dimostrativamentc quanto esporrò fornirò la sintesi c alcuni stralci di due casi clinici. Potrei riferire una quantità molto maggiore di particolari relativi nlle due analisi, ai rapporti dei pazienti con le loro famiglie c alla tecnica impiegata, ma mi limiterò a quelle parti del materiale che sono d'importanza fondamentale per i temi qui in causa. l casi clinici che utilizzerò per illustrare la mia esposizione riguardano due bambini, entrambi soffcrenti di disturbi affettivi gravi. Nell'assumere questo materiale a base delle mie conclusioni sul cono normale dello sviluppo edipico mi attengo a un metodo ben sperimentato in psicoanalisi. Freud ha giustificato questa modalità mctodologica in parecchi scritti. In uno di essi, per esempio, scrive in proposito (19JZ• p. p1): "La patologia ci ha sempre reso il servizio di farci distinguere, isolandole ed esagerandole, condizioni che nella normalità sarebbero rimaste nascoste."
STltALCI E SINTESI DI UN CASO CLINICO ILLUSTRAnvo DELLO SVILUPPO DEL COMPLESSO EDIPICO NtL BAMBIN0 1
Il materiale al quale attingerò per illustrare la mia concezione dello sviluppo del complesso edipico nel maschictto è tratto dall'analisi di un fanciullo di dieci anni, Richard, l genitori avevano dovùto mctterlo in cura allorché alcuni suoi sintomi si erano sviluppati a un punto tale che gli era diventato impossibile frequentare la scuola. Aveva una grande paura degli altri bambini e questo lo aveva portato a evitare sempre più di uscire. da solo. Già da alcuni anni un'inibizione progressiva delle sue attitudini c dei suoi interessi aveva suscitato grandi preoccupazioni nei suoi genitori. Oltre a questi sintomi, che gli impedivano di seguire gli studi, era straordinariamente preoccupato per la propria salute ed era perlopiù afflitto da stati d'animo depressi. Questi disturbi sì palesavano anche nel suo aspetto, che era quello di un bambino tormentato e infelice. In certi momenti, tuttavia, la sua depressione si placava - nelle sedute analitiche questo fatto diventava particolarmente appariscente - c all'improvviso comparivano nei suoi occhi una vitalità e una vivacità che trasformavano completamente la sua espressione. Sono molti aspetti Richard era un bambino precoce e dotato. Aveva una grande sensibilità musicale, che aveva dimostrata già in tenera età. Aveva uno spiccato amore per la natura, benché soltanto per i suoi aspetti piacevoli. Le sue doti artistiche apparivano, per esempio, nel modo in cui sceglieva le parole e in una certa tcatralità che animava la sua conversazione. Non riusciva ad andare d'accordo con altri b:1mbini ma si trovava perfettamente a suo agio in compagnia di adulti, specie donne. Cercava di impressionarle con il suo talento di conversatore e di ingraziarscle in una maniera che era alquanto precoce per la sua età. Il periodo dell'allattamento era stato breve e l'allattamento stesso insoddisfacente. Richard era stato un bambino molto delicato di salute e aveva sofferto di raffreddori e malanni vari sin da quando era lattante. Fra i tre e i sci :tnni aveva subito due interventi chirurgici (circoncisione e tonsillcctomia). L:t famiglia viveva in condizioni modeste ma non disagiate, In famiglia non c'cn un'atmosfera di letizia. Fra i genitori vi era una cena mancanza di calore e di interesse reciproco, senza che vi fosse però alcun contrasto apeno. Richard era il minore di due figli: suo fratello aveVa -vari anni più di lui, La madre era una depressa, carattcro' (Questo caso clinico troved un'elaboradssim~ esposizione, diciassclte anni più tardi, in An111iri di UIJ bnnbino, tr:ad. it. (Boringhicri, Torino 1971). Alcuni br~ni di questa parte dd capitolo, riportati nell'opera dt~ta, appaiono in quest'u\tim~ Jeggcrmcnle modificad.]
CompiutO ... lplto • •ngosu prlmlllV
logicamente però, non clinicamente. Si preoccupava molto di ogni malattia di Richard ed era fuori dubbio che il suo atteggiamento aveva contribuito alle paure ipocondriache del bambino. Il suo rappono con Richard era sotto alc:uni aspetti tutt'altro che soddisfacente. Mentre il fratello maggiore, che riusciva molto bene nello studio, assorbiva la maggior parte della sua capacità d'amore, Richard rappresentava per lei piuttosto una delusione. Benché il bambino le fosse molto affezionato, occuparsi di lui era estremamente faticoso. Egli non aveva né interessi né svaghi che lo tenessero occupato; era eccessivamente angosciato cd eccessivamente affezionato alla madre, e si aggrappava a lei cosl insistentemente da esaurirla. Sua madre gli prodigava molte cure, per taluni versi fino a viziarlo, senza tuttavia rendersi conto realmente di ceni lati meno appariscenti del suo carattere, quale l'intima grande capacità d'amore c di bontà. Non si rendeva conto che il bambino l'amava moltissimo, e aveva scarsa fiducia nel suo sviluppo futuro. D'altro canto era in complesso molto paziente e tollerante nei suoi riguardi; per esempio non cercava di imporgli la compagnia di altri bambini né lo costringeva a frequentare la scuola. I! padre voleva molto bene a Richard ed era molto buono con lui, ma preferiva lasciare preminentemente alla madre l'educazione e la cura del fanciullo. Come l'analisi dimostrò, Richud sentiva l'eccessiva indulgenza del padre nei suoi confronti quasi come disinteresse, e si rendeva conto che il padre esercitava in famiglia ben poca della sua autorità. Il fratello, alquanto più grande di Richard, era nell'insieme gentile e paziente verso di lui, ma i due fratelli non avevano molto in comune. Lo scoppio della guerra accrebbe notevolmente i disturbi di Richard. A causa dello sfollamento, lui e sua madre si trasferirono, perché si potesse provvedere all'analisi, nella cittadina in cui ero andata a risiedere io; il fratello invece sfollò altrove insieme con la sua scuola. Il distacco da casa e la disgregazione della famiglia sconvolsero molto Richard. La guerra, inoltre, esacerbò le sue angosce; lo spaventavano in modo particolare le incursioni aeree e i. bombardamenti. Seguiva attentamente le notizie e si interessava moltissimo ai cambiamenti della situazione bellica. Tutto questo divenne un vero e proprio assillo, che si palesò di continuo nel corso dell'analisi. A mio giudizio la gravità della malattia di Richacd non poteva trovare una spieg3Zione né nelle difficoltà della sua situazione familiare né in quelle, ben più notevoli, della sua vita personale. Come in ogni altro caso, era neceSSllrio prendere in esame l'operare e l'interagire di processi interni determinati da fattori sia costituzionali che ambientali. Purtroppo non mi è qui possibile trattare minuz.iosamente l'interaz.ionc di tutti
CapliOiodlclottulmo
questi fattori; devo !imitarmi a mettere in evidenza l'azione di certe angosce primitive sullo sviluppo genitale, La cittadina in cui risiedevamo era piuttosto distante da Londra, e per l'analisi mi servivo di un alloggctto a piano terra i cui proprietari erano via. Il locale che usavo come stanza dei giochi non era proprio come l'avrei preferito, anche perché conteneva una quantità di libri, quadri, carte geografiche ccc. che non potevo togliere, Con questa stanza, che costituiva quasi tutta la casa, Rìchard stabilì un rapporto particolare, quasi personale, e la identificò con mc. Per esempio ne parlava spesso affettuosamente e anzi le si rivolgeva direttamente dicendole arrivederci al momento di !asciarla, alla fine della seduta; certe volte metteva molta cura nel sistemare i mobili in un modo che pensava avrebbe reso la stanza "contenta~,
Nel corso del trattamento Richard produsse una serie di disegni. 2 In uno dei primi disegnò una stella di mare che fluttuava vicino a una pianta sottomarina spiegandomi che si trattava di un bimbo affamato che voleva mangiare la pianta. Un paio di giorni dopo introdusse nei suoi disegni un polipo, molto più grande della stella marina c con un volto umano. 11 polipo rappresentava il padre e il genitale del padre nel loro aspetto pericoloso e venne poi inconsciamente assimilato al umosuo orribile" che tra poco vedremo comparire nel materiale. La figura della stella marina divenne ben presto un disegno tipo, composto di molti settori diversamente colorati. In questo disegno tipo i quattro colori principali -nero, celeste, violetto e rosso - perlopiù simboleggiavano rispettivamente il padre, la madre, il fratello e Richard stesso. Nell'eseguire uno dei primi disegni di questo tipo Richard impiegò il nero e il rosso dopo aver fatto umarciare" le matite colorate verso il disegno accompagnandone il movimento con dei suoni. Dicendo che il nero era suo padre, accompagnò il movimento della matita emettendo dci suoni che imitavano il rumore dei soldati in marcia. Subito appresso alla matita nera fece muovere la matita rossa canterellando un'arietta allegra e disse che era lui, Richard. Nel C!liorare i settori celesti fece riferimento a sua madre e nel colorare di violetto gli altri parlò di suo fratello c disse che gli era simpatico e che lo stava aiutando. A un certo punto dell'analisi disse che il disegno tipo era un uimpero" e che i vari settori rappresentavano diversi paesi. t importante notare che
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cnno quasi sempre bi~neo e nero :rono egJee a ciaseun:~. illusuazione esclus:a quella del terzo ucgno. In questo terzo disegno i sonomarini sono colorati in m:uronc seuro, le bandiere in rosso, i pesci e la stella marina in giallo.
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il suo interesse per gli eventi bellici incideva notevolmente nelle sue associazioni, Spesso volgeva lo sguardo a una carta geografica in cui erano rappresentati i paesi invasi da Hitler e in ciò che diceva appariva evidente il rapporto tra tali paesi e il suo "impero": l'impero simboleggiava la madre aggredita e invasa. In genere il padre era il nemico; lui e suo fratello figuravano nei disegni in ruoli alterni, talvolta come alleati della madre e talvolta come alleati del padre. Questi disegni tipo, sebbene a prima vista fossero molto simili, variavano notevolmente nei dettagli; egli non ne fece mai due esattamente uguali. Significativo era il modo in cui li faceva (e questo vale per la grande maggioranza di tutti i suoi disegni); non cominciava mai con un'idea ben definita e spesso restava sorpreso vedendo il disegno finito. Il materiale da gioco di cui si serviva era di vario genere. Tra l'altro, in certi suoi giochi, le matite e i pastelli con i quali faceva i disegni figuravano anche come pc~one. Egli stesso portò molto frequentemente una serie di n1odellini di navi, di cui due impersonavano sempre i suoi genitori mentre gli altri assumevano ruoli variabili. In vista dei fini della mia esposizione, ho limitato la scelta del materiale a poche parti significative, tratte principalmente da sei sedute analitiche. Nel periodo in cui ebbero luogo queste sedute - anche a causa di circostanze esterne che illustrerò più avanti - comparvero ta\une angosce in certi momenti molto intense. Esse furono ridotte mediante l'interpretazione, e i cambiamenti che seguirono misero in luce l'influenza delle angosce primitive sullo sviluppo genitale. Questi cambiamenti, che costituirono soltanto dci progressi parziali verso il più completo conseguimento della genitalità e di un equilibrio stabile, si erano già preannunciati nel corso precedente dell'analisi. Per quanto concerne le interpretazioni riportate in questo scritto è superfluo dire che ho scelto quelle che hanno il maggior rilievo per il mio tema. Preciserò quali interpretazioni furono date dal paziente stesso. In questo scritto sono anche incluse, oltre a interpretazioni da me fornite al paziente, una serie di conclusioni tratte dal materiale: non distinguerò ogni volta le prime dalle seconde. Procedere a una distinzione del genere implicherebbe una quantità di ripetizioni e non servirebbe a chiarire meglio le questioni più importanti. Angosce primitive che ostacolfWll7lO lo wiluppo del complesso edipico
Il resoconto di quanto segue inizia dal momento in cui l'analisi, che durava già da sei settimane, fu ripresa dopo un'interruzione di dieci giorni. Nell'intervallo io mi ero recata a Londra e Richard era andato in
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vacanza altrove. Eglì non si era mai trovato sotto un bombardamento e la paura che ne aveva derivava dalle notizie delle incursioni su Londra, per cui pensava a questa città come al luogo più pericoloso che vi fosse. La mia andata a Londra significava perciò per lui che io andavo incontro alla distruzione e alla morte, Quest'idea accresceva l'angoscia suscitata in lui dal fatto stesso dell'interruzione dell'analisi. Al mio ritorno lo trovai molto ansioso e depresso. Nel corso della prima seduta mi guardò appena e trascorse il tempo o a starsene seduto rigidamente sulla sua sedia senza alzare lo sguardo o a girovagare inquieto nella cucina annessa e nel giardino. Superando tuttavia la sua forte resi· stenza mi volse alcune domande: "Avevo trovato Londra molto 'col· pita'?N, "C'erano state incursioni aeree mentre ero là?", "C'era stato qualche temporale a Londra?" (Egli aveva molta paura dei temporali,) Tra le poche cose che mi disse la prima fu che era molto contrariato dal fatto di essere dovuto tornare nella cittadina in cui aveva luogo l'analisi e che questa cittadina era un "porcile" e un "incubo". Poi andò in giardino con l'aria di potersi guardare intorno liberamente. Là gli capitarono sott'occhio dei funghi e, indicandomeli, rabbrividl e disse che erano velenosi. Tornato dentro, prese un libro da uno scaffale e mi mo· strò con particolare insistenza un'illustrazione con la figura di un ornino che combatteva contro un "mostro orribile". Nella seduta successiva, anche in questo caso superando una forte resistenza, mi riferì una conversazione avuta con sua madre nel periodo della mia assenza. Egli aveva detto alla madre che era molto preoccupato per quando (lui) avrebbe avuto dei bambini e le aveva chiesto se la cosa faceva molto male. Lei aveva risposto spiegandogli (e non era la prima volta) la funzione del maschio nell'attività riproduttiva; dopo di che lui aveva detto che non gli sarebbe piaciuto introdurre il proprio genitale in quello di nessun altro, che avrebbe avuto paura e che tutta la faccenda lo preoccupava molto. Nell'interpretazione che gli fornii collegai la sua paura con la citta· dina che era un "porcile" e che stava a rappresentare al tempo stesso !'"interno" mio e !'"interno" dì sua madre diventati cattivi a causa dei temporali e delle bombe di Hitler. Questi ultimi simboleggiavano il pene "cattivo" del padre che penetrava nel corpo della madre e lo trasformava in un luogo insicuro e pericoloso. Il pene "cattivo" all'interno della madre era anche simboleggiato dai funghi velenosi che erano cresciuti nel giar· dino durante la mia assenza nonché dal mostro contro il quale combatteva l'ornino (che rappresentava lui stesso). L'idea fantasmatica che sua madre contenesse il genitale distruttivo del padre concorreva a spiegare li sua paura del rapporto sessuale. Quest'angoscia era stata riattivata e intensifi. cata dal mio viaggio a Londra. Inoltre i suoi stessi desideri aggressivi nei
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confronti dei genitori uniti nel coito accrescevano le sue angosce e il suo senso di colpa. Alla paura di Richard del ucattivoN pene paterno dentro la madre era intimamente connessa la sua fobia dei bambini. Le due paure erano in strettissimo rapporto con le sue fantasie Sull"'interno" del corpo della madre come luogo pericoloso. Egli sentiva di aver aggredito e danneggiato i bambini immaginari esistenti all'interno del corpo di sua madre, i quali perciò gli erano diventati nemici. Così gran parte della paura di questi bambini era stata ttasferita sui bambini reali. In questa seduta Richard tirò fuori la sua flotta e fece entrare in collisione un cacciatorpediniere, battezzato Vampire, con una corazzata, la Rodney, che rappresentava sempre sua madre. Poi, a causa dell'immediato insorgere della resistenza, cambiò rapidamente la disposizione della flotta. Quando gli chiesi chi rappresentasse il Vampire, rispose, sebbene con una certa riluttanza, che il V ampire era lui. L'improvvisa resistenza che gli aveva fatto interrompere il gioco era un'indicazione abbastanza chiara della rimozione dei suoi desideri genitali nei riguardi della madre. Nell'analisi gli era accaduto spesso di far entrare in collisione due navi, cosa che aveva sempre simboleggiato il coito. Una delle ragioni preminenti della rimozione dei suoi desideri sessuali risiedeva nella paura della distruttività del rapporto sessuale, al quale- come appariva dal nome V ampire - attribuiva un carattere sadico-orale. Tratterò ora del disegno della figura 1, che illustra ulteriormente le
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situazioni d'angoscia di Richard in questa fase dell'analisi, Come già Sllppiamo, nel disegno tipo di cui quello riprodotto nella figura è un esemplare, il rosso rappresentava Richard, il nero suo padre, il violetto suo fratello c il celeste sua madre. Mentre colorava le zone rosse, disse: "Questi sono i russi." Egli era molto sospettoso dei russi, anche se ora erano nostri alleati. Perciò nel connettere al rosso (che rappresentava lui stesso) i russi di cui diffidava, manifestava di aver paura della propria aggressività. Si trattava della medesima paura che lo aveva indotto a interrompere il gioco con la flotta allorché si era reso conto che il V ampire era lui stesso in via di accoppiarsi sessualmente con sua madre. Il disegno esprimeva inoltre le sue angosce per il corpo della madre aggredito dal cattivo padre-Hitler (i bombardamenti, i temporali, i funghi velenosi). Come vedremo allorché tratteremo delle sue associazioni al disegno di figura :, il disegno tipo quale raffigurazione del suo "impero" rappresentava il corpo della madre penetrato in genere dal suo genitale "cattivo". Nel disegno di figura I, però, la pene trazione appariva compiuta da tre genitali, che stavano a rappresentare i tre maschi della famiglia: il padre, il fr.ttello e lui. Abbiamo già rilevato che nel corso delle sedute appena riferite Richard aveva espresso il suo orrore per il rapporto sessuale. In questo disegno si palesava la fantasia della minaccia di distruzione della madre da parte del padre "cattivo", minaccia alla quale si aggiungeva il pericolo costituito dall'aggressività dello stesso Richard, che si identificava con il padre "cattivo". In più, anche il fratello vi appariva come aggressore. Nel disegno insomma la madre (celeste) contiene gli uomini cattivi, o meglio i loro genitali cattivi, c perciò il suo corpo è un luogo insicuro e pericoloso.
Alcunr: difese primitive L'intensa angoscia di Richard per la propria aggressività e specie per le proprie pulsioni sadico-orali lo induceva a contrastare energicamente gli impulsi aggressivi. A volte lo si poteva osservare chiaramente: in certi momenti di rabbia furiosa si rraneneva limitandosi a digrignare i denti e a muovere le mascelle mordendo a vuoto. La forza delle pulsioni sadicoorali che sentiva dentro di sé gli facevano temere di fare del male alla madre. Così, per contrasto, chiedeva spesso a sua madre o a me, anche dopo aver !atto delle osservnioni del tutto innocenti, se aveva ferito i nostri sentimenti. La paura e il senso di colpa connessi alle fantasie distruttive pervadevano tutta la sua vita affettiva. Per mantenere al sicuro l'amore per la madre si sforzava instancabilmente di tenere a freno la propria gelosia e i risentimenti ricorrendo al diniego dei loro motivi anche quando erano addirittura evidenti.
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Cionondimeno i suoi sforzi di tenere a freno l'odio e l'aggressività e di denegare i motivi di risentimento non sempre avevano successo. La rabbia repressa o rimossa per frustrazioni passate o presenti emergeva spesso chiaramente nella situazione di traslazione; ne era un esempio la sua reazione alla frustrazione che gli era stata inferta dall'interruzione dell'analisi. Come sappiamo, con il mio viaggio a Londra io ero diventata per lui un oggetto danneggiato. E non ero diventata tale soltanto per essere stata esposta al pericolo delle bombe ma anche perché, frustrando lui, avevo suscitato il suo odio e perciò, nel suo inconscio, egli mi aveva aggredita. Replicando situazioni di frustrazione della primissima infanzia, egli si identificava- nelle sue fantasie aggressive nei miei confronticon il pericoloso padre-Hitler che bombardava, e temeva quindi la mia rappreSllglia. Io ero trasformata, così, in una figura ostile e vendicativa. In Richard il processo primitivo di scissione dell'immagine materna -che è un modo di far fronte all'ambivalenza- in "madre-seno" buona e cattiva, era stato molto intenso. Più tardi tale scissione si era evoluta in una differenziazione tra "madre-seno", che era "buona", e "madregenitale", che era "cattiva". Nella fase dell'analisi che sto riferendo la m::tdre era la "madre-seno buona", mentre io ero la "madre-genitale cattiva" e perciò suscitavo in lui l'aggressività e le ·paure connesse a (jUesta immagine. Ero quindi anche diventata la madre che è danneggiata dal padre nel rapporto sessuale o, nel caso specifico, la madre accoppiata con il "cattivo" padre-Hitler. A quest'epoca gli interessi genitali di Richard erano già intensamente attivi, come è dimostrato, per esempio, dalla conversazione che aveva avuto con sua madre a proposito dell'atto sessuale. Sul momento egli aveva espresso al riguardo soprattutto orrore, ma la funzione di quest'orrore era allontanarlo da me, madre "genitale", e spingerlo verso la madre reale in quanto oggetto buono. Ciò veniva perseguito, in definitiva, mediante una regressione alla fase orale. Durante la mia permanenza a Londra, Richard era stato più che mai inseparabile da sua madre. Come egli stesso mi disse, lui era il "pulcino della mamma" e "i pulcini vanno dietro alle loro mamme". Ma questa fuga nella madre-seno per difesa. dall'angoscia connessa alla madre-genitale non aveva avuto pieno successo. Egli aggiunse infatti: "Ma poi i pulcini devono farne a meno perché le galline non si curano più di loro e non se ne preoccupano." La frustrazione provata nella situazione di traslazione a causa dell'interruzione dell'analisi aveva riattivato frustrazioni e risentimenti della primissima infanzia e fondamentalmente la prima privazione patita, quella del seno materno. Perciò la fiducia nella madre buona non poteva essere
Copltolo dldott.olrno
Subito dopo la collisione del Vampire (Richard) e della Rodney (la madre) alla quale ho accennato nel paragrafo precedente, Richard mise a fianco a fianco le due corazzate Rodney e Nelton (la madre e il padre) e dietro di esse, in fila, delle altre navi che rappresentavano il fratello, lui stesso e il suo cane, disposti - come disse - in ordine di età. Ora il gioco con la flotta esprimeva il suo desiderio di restaurare l'armonia e la pace nella famiglia, permettendo ai genitori di stare insieme e riconoscendo l'autorità del padre e del fratello. Ciò comportava la necessità di tenere a freno la gelosia e l'odio perché soltanto cosl, sentiva, poteva evitare di lottare con il padre per il possesso della madre. In tal modo si difendeva dalla paura del!'evirazione, proteggeva il padre buono e il fratello buono, e soprattutto metteva la madre al sicuro dal pericolo di essere ferita o danneggiata nella lotta tra suo padre e lui. Richard, dunque, non era sopraffatto esclusivamente dal bisogno di difendersi dalla paura di essere aggredito dai suoi rivali - il padre e il fratello - ma era anche dominato dall'apprensione per i suoi oggetti buoni. Perciò in lui emergevano, sempre più vigorosi, sentimenti d'affetto e impulsi a riparare i danni procurati nella fantasia, danni che invece si sarebbero ripetuti all'infinito se egli avesse dato via libera all'odio e alla gelosia. 1 Richard poteva però ottenere la pace e l'armonia nella famiglia, tenere a freno l'odio e la gelosia, proteggere gli oggetti d'amore, solo rimuoi.1vendo i suoi desideri edipici. Ma la rimozione dei desideri edipici com;,· porta in pane una regressione all'età dell'allattamento e a questa regres1/ sione è strettamente connesso un rapporto madre-lattante idealizzato. Perciò Richard desiderava essere un lattante esente da aggressività e, soprattutto, da impulsi sadico-orali. Questa idealizzazione del lattante presuppone una corrispondente idealizzazione della madre; in primo luogo del seno materno come seno ideale che non inAigge mai delle frustrazioni. In questo quadro madre e bambino sono visti in un rapporto nel quale non vi è nltro che reciproco amore. Pertanto nella psiche di Richard il seno cattivo, la madre cattiva, era tenuto nettamente separato dalla madre ideale. Il disegno di figura z consente di rilevare alcuni dci modi usati da Richard per far fronte all'ambivalenza, all'angoscia e al senso di colpa. Dopo averlo fatto, mi indicò l'insieme dello stretto settore verticale rosso dicendo che' "attraversava tutto l'impero della mamma", ma subito si corresse e disse: "Non è l'impero della mamma, è un impero in cui ciascuno di noi ha dei paesi." Io interpretai che aveva paura di riconoscere che era l'impero della mamma perché questo avrebbe significato che il settore rosso da lui indicato perforava l'interno della madre. Dopodiché Richard, osservando di nuovo il disegno, suggerl che questo settore rosso
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"sembrava un genitale", e fece not:lre che divideva l'impero in due: a ovest c'erano paesi che appartenevano a tutti, mentre la pane est non conteneva nulla della mamma, ma solo lui, il padre e il fratello. Il lato sinistro del disegno rappresentava la madre buona strettamente interconnessa con Richard; infatti vi era molto poco che rappresentasse il padre e abbastanza poco che rappresentasse il fratello. Invece nel lato destro (il "pericoloso est" nel quale mi ero già imbattuta nel corso della sua analisi) comparivano solo gli uomini in lotta, o meglio i loro genitali cattivi. In questo lato del disegno la madre non appariva perché, nella mente di Richard, era stata sopraffatta dagli uomini cattivi. Il disegno esprimeva la separazione tra la danneggiata madre cattiva (la madregenitale) e la madre amata e indenne (la madre-seno). Nel disegno di figura 1, che ho utilizzato per illustrare determinate situazioni d'angoscia, è già possibile intravedere i meccanismi di difesa che appaiono più chiaramente nel disegno di figura 1. Nel primo disegno il celeste della madre è sparso un po' dappertutto e la separazione (scissione) tra madre-genitale e madre-seno non si presenta così netta come nel secondo disegno, ma nella pane destra del disegno, presa isolatamente, possiamo scorgere un tentato abbozzo di tale separazione. Che nella figura 1 la separazione fosse stata realizzata disegnando un settore particolarm.ente lungo e appuntito - quello che lo stesso Richard aveva interpretato come un genitale - è molto significativo. In tal modo il bambino manifestava la sua convinzione che il genitale maschile era perforante e pericoloso. Il settore appare come un lungo
dente aguzzo o come un pugnale, e secondo me aveva questi due significati: come dente simbolizzava il pericolo per l'oggetto d'amore derivante dalle pulsioni sadico-orali; come pugnale il pericolo che Richard sentiva insito nella funzione genitale in sé e per sé dato che la caratteristica di questa funzione è la penetrazione. Le paure per questi pericoli costituivano alcune tra le cause della sua continua fuga nella madre-seno. Egli poteva trovare un equilibrio psichico relativamente stabile solo a livelli prevalentemente pregenita\i. H progresso nello sviluppo libidico era ostacolato perché l'angoscia c il senso di colpa erano troppo forti e l'Io non riusciva a elaborare difese adeguate. L'organizzazione (la fase) genitale non poteva diventare, perciò, sufficientemente stabile,l donde una forte tendenza alla regressìone. In Richard l'azione reciproca dei fenomeni di fissazione e regressione appariva ad ogni passo del suo sviluppo. Diminuzione della rimozJone dei desideri edipici
L'analisi delle situazioni d'angoscia di cui ho parlato produsse il risultato di far emergere più nettamente e completamente le angosce e i desideri edipici di Richard. Il suo Io poteva tuttavia sostenere c preservare questi desideri soltanto avvalendosi energicamente di talune difese (quelle appunto di cui tratterò in questo paragrafo). Peraltro queste difese potevano ora essere efficaci proprio perché l'analisi aveva ridotto certe angosce, cosa che a sua volta comportava una riduzione delle fissazioni. Quando la rimozione dei desideri genitali di Richard diminuiva in misura apprezzabile, la sua paura dell'evirazione appariva in analisi molto più palesemente e si manifestava in vari modi; al tempo stesso si manifestava un corrispondente cambiamento dei suoi sistemi di difesa. Durante la terza seduta successiva al mio ritorno da Londra, Richard andò in giardino e disse che aveva voglia di scalare delle montagne, specie il monte Snowdon (del quale aveva avuto occasione di parlare nelle primissime settimane dell'analisi). Mentre passeggiava notò il ciclo nuvoloso ed espresse l'opinione che stesse addensandosi un pericoloso temporale. Disse che in giornate come quella provava pena per le montagne che (1913), Freud tr:atta dell'organizzazione geallica". Una delle ngìoni prineipali che gli "idea che nella fase genitale infantile il geni· e che tutto !"interesse si concentra .su pene. 011est'idn non trova conferma nelb mia esperienza e comunque non credo che l'u$0 del termine "f311ico~ offrirebbe una comprensione più ampia e piìa pre<:is:o. del materiale qui discllSSo. Mi attengo perciò ~Ila denominazione originale dì Freud: "fase genitale" (o "organizzazione genitale"). Esporrò meglio b ngione di questa mia opzione tenninologica nel qu~dro sintetico teorico che fornirò più tardi. t
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devono passare dei brutti momenti quando il temporale si abbatte su di loro. Con ciò esprimeva la sua paura del padre cattivo, H quale nel prece· dente materiale era apparso appunto rappresentato da bombardamenti e temporali. Il desiderio di scalare lo Snowdon, che simboleggiava il desi· derio di avere rapporti sessuali con sua madre, risvegliava immediatamente la paura di essere evirato dal padre cattivo: il temporale che si addensava significava quindi un pericolo sia per lui che per la madre (la montagna). All'inizio dell'ora Richard aveva detto che mi avrebbe dato almeno cinque disegni e aveva accennato che aveva visto un cigno con quattro "dolci" piccoli cigni. Quando poi rientrò dal giardino si mise a giocare con la flotta e assegnò una nave a me e una a sé; io stavo per fare un viaggio di piacere con la mia nave e lui con la sua. Prima fece allontanare la sua nave ma subito le fece fare una svolta e l'accostò strettamente alla mia. Nel materiale precedente - e specie in quello attinente ai suoi geni· tori- questo contatto di navi simboleggiava perlopiù il rapporto sessuale. Nel gioco, perciò, Richard stava dando espressione ai suoi desideri genitali; ma al tempo stesso esprimeva anche la speranza della sua futura potenza sessuale. I cinque disegni che aveva detto mi avrebbe dato stavano a significare lui (il cigno) che dava a mc- o meglio alla madrequattro bambini (i piccoli cigni). Pochi giorni prima, come abbiamo visco, nel gioco con la flotta si era verificato più o meno lo stesso fatto: il V ampire (Richard) era entrato in collisione con la Rodney (la madre). Allora il fatto aveva determinato un brusco cambiamento del gioco, dovuto alla paura di Richard che i suoi desideri genitali fossero dominati dalle pulsioni sadico-orali. Ma nei giorni successivi l'angoscia si era ridotta, l'aggressività si era mitigata e i suoi sistemi di difesa si erano rafforzati. Ora quindi nel gioco poteva verificarsi sostanzialmente la stessa cosa (la sua nave che entrava in contatto con la mia nel viaggio di piacere) senza dare luogo ad angoscia e a rimozione dei desideri edipici. L'accrescimento della fiducia di Richard circa il conseguimento della potenza seSSllale era strettamente legato a una speranza più salda di poter conservare la madre. Ora egli poteva consentirsi la fantasia che lei l'avrebbe amato come un uomo e che gli avrebbe permesso di prendere il poSto del padre; questo determinava in lui la fiducia che ella sarebbe diventata sua alleata e protettrice contro rutti i rivali. Ed ecco, per esempio, come lo manifestava. Prese il pastello celeste e quello rosso (sua madre e lui) e li mise ritti uno accanto all'altro sul tavolo. Poi fece marciare verso di loro il pastello nero (i! padre) e quello violetto (il fratello), che furono però subito respinti e scacciati, il primo dal pastello rosso e il secondo da quello celeste. Il gioco era un'espressione del desi~ derio di Richard che sua madre, in perfetta armonia con lui, respingesse
e scacciasse i pericolosi padre e fratello. Un'immagine della madre come figura forte, che lonava contro gli uomini cattivi e i loro genitali perico· losi, era già comparsa in un'associazione al secondo disegno; nel corso della seduta in cui l'aveva fatto Richard aveva infatti detto che il celeste nell'ovest era la madre che si apprestava a combattere l'est e riconquistarvi i suoi paesi. Nel lato destro di questo disegno, come sappiamo, ella era sopraffatta dalle aggressioni genitali dci ue uomini: il padre, il fratello c lui. Nel quarto disegno, invece, che illustrerò più avanti, con l'estensione del celeste a gran parte della figura, Richard esprimerà chiaramente la sua fiducia che la madre avrebbe riconquisrato i territori perduti. Restaurata e rianimata ella poteva dunque aiutarlo e proteggerlo. L'acquisizione della fiducia nella restaurazione e nella rianimazione dell'oggetto buono - cosa che implicava la convinzione di poter affrontare più validamente la propria aggressività - faceva sl che Richard potesse permettersi di provare più intensamente i desideri genitali. Inoltre, poiché l'angoscia era diminuita, egli poteva rivolgere l'aggressività all'esterno e riprendere nella fantasia la lotta con il padre e il fratello per il possesso della madre. Nella seduta successiva, giocando con la flotta, dispose le navi in modo da formare una lunga fila alla cui testa pose la nave più piccola. Il significato di questa collocazione della flotta era che egli si era annessi i genitali del padre e del fratello aggiungendoli al suo. Con questa vittoria fantasticata sui suoi rivali sentiva di avere acquisito la potenza. Il disegno di figura 3 fa parte di una serie di disegni che comparivano spesso in analisi e che raffiguravano, diversamente combinati, piante sottomarine, stelle di mare, navi e pesci. Come nel disegno tipo che rap· presentava l'impero anche in questi disegni vi erano notevoli varianti nei dettagli e certi elementi designavano sempre un medesimo oggetto o situazione. Le piante sottomarine simboleggiavano gli organi genitali materni ed erano in genere raffigurate in forma di due (o tre) fasci di steli separati da uno spazio. Queste pÌ3nte simboleggiavano anche i seni materni e, nei casi in cui nello spazio tra le piante vi era una stella di mare, ciò stava invariabilmente a significare che il bambino era padrone del seno della madre o che era in rapporto sessuale con lei. La dentellatura del contorno della stella era una rappresentazione dei denti e simboleg~ giava le pulsioni sadico-orali del bambino piccolo. Nell'eseguire il disegno di figUra 3, Richard disegnò prima le due navi, poi il pesce grande e alcuni di quelli piccoli intorno ad esso; mentre disegnava questi ultimi si fece sempre più animato e imPaziente e riempi tutto lo spazio di pescibambini. Poi mi fece osservare che uno di questi era in pane coperto da una pinna del upesce-mamma" e disse: "Questo è il bambino più piccolo," Il particolare sembrava mostrare che il pesce-bambino era allattato dalla
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mamma. Chiesi a Rkhard se tra i pesci piccoli vi fosse anche lui, ma disse di no. Poi mi precisò che la stella di mare tra le piante era un adu!to e quella più piccola che si trovava tra i pcsciolini era una persona per metà adulta, e spiegò che era suo fratello; mi fece quindi notare che il peri· scopio del Sunfish si stava "conficcando dentro la Rodney". Suggerii che il Sunfish rappresentava lui (.run [sole] stava per son [figlio]) e che il periscopio che si conficcava dentro la Rodney stava a indicare il suo rapporto sessuale con la madre. La precisazione di Richard che la stella di mare ua le piante era un adulto sottintendeva che si trattava di suo padre; Richard era rapprescn· tato dal Sunfish, disegnato addirittura più grande della Rodney (la madre).
Con ciò egli esprimeva il rovesciamento del rapporto padre-figlio. Ma al tempo stesso mostrava il suo amore per il padre - e il suo desiderio di riparazione - collocando il padre-stella di mare tra le piante e assegnandogli così la posizione del bambino appagato. II materiale presentato in questo paragrafo dimostra che la situazione edipica positiva e la posizione genitale erano emerse più nette e più appieno. Richard aveva conseguito questo risultato con vari sistemi, uno dei quali, come abbiamo visto, era consistito nel trasformare il padre in bambino piccolo -ma in un bambino non frustrato, appagato, e che quindi doveva essere ubuonon- e contemporaneamente nell'annettersene il pene. In passato Richard, che era comparso in vari ruoli in questo tipo di disegni, si era sempre riconosciuto anche in quello di bambino piccolo, e ciò perché sotto la pressione dell'angoscia riassumeva il ruolo del lattante idealizzato che ama ed è appagato. Ora, per la prima volta, aveva detto di non essere tra i bambini del disegno. Questo mi parve un altro segno del consolidarsi della sua posizione genitale. Adesso sentiva di poter crescere e diventare potente sessualmente. NeUa sua fantasia poteva perciò generare bambini insieme a sua madre e quindi non aveva più bisogno di comparire nel ruolo del bambino piccolo. Tuttavia le fantasie e i desideri genitali attuali suscitavano in Richard diverse angosce, e il successo del suo tentativo di risolvere il conflitto edipico prendendo il posto del padre senza dover combattere con lui era soltanto parziale. Accanto alla soluzione relativamente pacifica del conflitto con il padre vi erano nel disegno indicazioni evidenti della paura di Richard che il padre sospettasse i suoi desideri genitali nei confronti della madre, lo sorvegliasse e volesse evirarlo. Difatti, quando avevo fornito a Richard l'interpretazione del rovesciamento della situazione padre-figlio, egli mi aveva detto che l'aeroplano nell'alto del disegno era un ricognitorc inglese. Come si ricorderà, il particolare del periscopio del sottomarino che si conficcava nella Rodney rappresentava il desiderio di Richard del rapporto sessuale con la madre. Poiché ciò significava che egli stava cercando di soppiantare il padre, implicava anche, ovviamente, che egli prevedeva di essere sospettato dal padre. Perciò, fornendogli la mia interpretazione del disegno, gli dissi che in esso suo padre non appariva soltanto trasformato in bambino ma era anche presente, come Super-io paterno, nel ruolo_del padre che lo sorvegliava, che cercava di impedirgli di avere npporti sessuali con la madre e che minacciava di punirlo (il ricognitore inglese). Nel fornirgli la mia interpretazione aggiunsi inoltre che il ricognitore era anche un simbolo di lui stesso, e non solo perché egli era curioso di
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indagare sulla vita sessuale dei genitori ma perché inconsciamente bramava di ostaco!ar!a intromettendosi tra loro e separando!i. Il disegno di figura 4 ìllustra in forma diversa lo stesso materiale psichico. Mentre colorava le zone celesti, Richard cantò l'inno nazionale e spiegò che la mamma era la regina e lui il re. Voleva significare che lui era diventato il padre e ormai aveva il potente genitale paterno. Quando ebbe finito il disegno, lo guardò e disse che in esso c'era "molta mamma"
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Figura 4
e "molto Richard", e che "potevano davvero battere il papà". Mi mostrò che c'era molto poco del padre cattivo (nero). Dal momento che il padre era stato trasformato in un piccolo bambino inoffensivo, sembrava non dovesse esserci più bisogno di batterlo. Ma Richard non confidava molto nella sua soluzione onnipotente c lo dimostrava col dire che all'occorrenza poteva battere il padre con l'aiuto della madre. Ad ogni modo l~ riduzione dell'angoscia lo aveva messo in grado di affrontare la rivalità con il padre e perfino la lotta con lui. Nel colorare le zone violette aveva cantato gli inni norvegese e belga e aveva detto: "Va benissimo." La piccola estensione delle zone violette (a confronto di quella delle zone rosse e celesti) indicava che anche suo fratello era stato trasformato in un bambino piccolo. Il fatto che Richard avesse cantato gli inni di due piccoli paesi alleati mi dimostrava che il suo "Va benissimo" si riferiva sia al fratello che al padre, divenuti entrambi bambini inolfcnsivi. In questa fase dell'analisi aveva cominciato
a manifestarsi più apertamente l'amore rimosso per il padre.4 Ma ciono~o stante Richard senriva di non poter ancora eliminare il padre nei suoi aspetti pericolosi. Inoltre neppure le proprie feci - in quanto assimilate inconsciamente al padre nero, e che quindi gli apparivano pericolose, potevano essere eliminate. Il riconoscimento di questa sua realtà psichica era dimostrato appunto dal fatto che Richard non aveva eliminato il nero dal disegno, Però si era consolato dicendo che in esso c'era molto poco del padre-Hitler. Nei vari mcidi utilizzati da Richard per consolidare la sua posizione genitale possiamo vedere alcuni dei compromessi che l'Io cerca di determinare tra le pretese del Super-io e quelle dell'Es. Nel momento stesso in cui certi impulsi dell'Es di Richard erano soddisfatti con la fantasia del rapporto sessuale con la madre, l'impulso a uccidere il padre era frustrato con un raggiro (la sua trasformazione in bambino), e cosl i rimproveri del Super-io erano ridotti. Quindi anche le esigenze del Super-io erano soddisfatte, benché soltanto panialmente in quanto il padre era sl risparmiato ma era soppiantato nella sua posizione in rapporto alla madre. Compromessi del genere sono componenti indispensabili e specifiche di ogni stadio dello sviluppo normale del bambino. Tutte le volte che si hanno grandi oscillazioni tra le posizioni libidiche, le difese sono disturbate e occorre trovare dei nuovi compromessi, Per esempio, nel paragrafo precedente ho f:mo rilevare che quando le angosce orali di Richard si riducevano egli tentava di far fronte al conflitto tra le sue paure e i suoi desideri assumendo nella fantasia il ruolo del bambino piccolo idealizZ:lto che non disturba la pace familiare. Quando invece la sua posizione genitale si consolidava, ed egli poteva far fronte in misura più consistente alla paura dell'evirazione, si determina\'a un compromesso diverso. Richard conservava i desideri genitali, ed evitava il senso di colpa trasformando il padre e il fratello in bambini generati con sua madre. Compromessi di questo tipo possono produrre una relativa stabilità, in qualunque stadio dello sviluppo, solo se la misura dell'angoscia e del senso di colpa non è eccessiva rispetto alla forza dell'Io. Mi sono occupata piuttosto dettagliatamente dell'influenza dell'angoscia e delle difese sullo sviluppo genitale perché ritengo che non si possa capire a fondo lo sviluppo sessuale senza tener conto delle oscillazioni tra i diversi stadi di organizzazione Jibidica c delle peculiari angosce e difese che li" caratterizzano. • t significativo che nel contempo emergesse ~nche, e nella form~ pii::! primitiva. il desiderio per il pene paterno, desiderio che era stato fortement~ rimosso. Nell~ second~ delle sedute da mc qui riferite, Rich3rd era tornato ~ guardare la figura del mostro contro il qu~le combatteva un ornino e avev~ detto che il mos.:ro era orribile ~vedersi ma che~~~~ tull &llrnt pottvll ruert deliziosa d11mmgillrt~.
Complesoo edipico • •....- prlmlll...
Angosce attinmti ai genitori interiorizzati La sera precedente la seduta in cui fece i disegni delle figure 5 e 6 Richard ebbe mal di gola e un po' di febbre. Tuttavia il giorno successivo venne ugualmente in analisi perché si era d'estate e faceva abbastanza caldo. Come ho già avuto occasione di dire, il mal di gola e i raffreddori di Richard, oltre a essere anche sintomatici, suscitavano in lui una grande angoscia ipocondriaca perfino quando erano lievi. All'inizio della seduta era molto ansioso e preoccupato. Disse che si sentiva la gola ardente e che gli pareva di avere del veleno dietro il naso. L'associazione successiva, riferita dopo molta esitazione, concerneva la sua paura che il suo cibo potesse essere avvelenato, una paura che da anni sapeva di avere ma della quale non riusciva a parlare in analisi se non con molta difficoltà; e ciò si ripeteva ora esattamente come in precedenti occasioni. Nel corso della seduta Richard guardava spesso fuori della finestra con aria sospettosa. A un ceno punto vide due uomini che parlavano tra loro e disse che lo stavano spiando. Questo era un segno, e ne aveva dati parecchie volte, delle sue paure paranoidi connesse al padre e al fratello che lo sorvegliavano e lo perseguitavano ma soprattutto centrate sui genitori uniti contro di lui in una alleanza ostile e segreta. Nella mia interpretazione ricollegai la sua sospettosa diffidenza alla paura di persecutori interni che lo spiavano e complottavano contro di lui, una paura che era emersa molto presto nella sua analisi. Un po' più tardi Richard si mise improvvisamente un dito in gola spingendolo quanto più giù gli era possibile c mostrò molta preoccupazione. Poi mi spiegò che cercava i germi. Gli fornii l'interpretazione che i germi [gmns} stavano a significare anche i tedeschi [Gmn.ms] (il nero padre-Hitler e al tempo stesso anch'io), 5 e che nella sua psiche essi erano connessi ai due uomini che spiavano e, in ultima analisi, ai suoi genitori. In conclusione la sua paura dci germi er:r. strettamente connessa a quella di essere avvelenato, intento che nell'inconscio attribuiva ai genitori anche se non manifestava apertamente alcuna diffidenza nei loro riguardi. Queste paure parnnoidi erano state riattivate dal raffreddore. Nel corso della seduta Richard esegui i disegni di figura 5 e 6, ma l'unica associazione al riguardo che quel giorno potei ottenere fu che l'impero del sesto disegno era lo stesso del quinto. E ciò perché i due disegni erano stati eseguiti sullo stesso foglio di carta. Il giorno dopo ruchard era guarito completamente dal mal di gola e il ' (A Rkhard era noto fin dal principio dell'analisi che la sua analista era di origine austriaca, come Hitler. Le rcuioni psicologiche iniziali di Richud al riguardo, nelb loro forma primidva, er:ano già state oggetto di analisi ncUc primissime sedute (vedi Klcin, 1'}61).]
C•pllolocUclottui""'
suo umore era del tutto diverso. Pieno di vivacità mi disse quanto gli fosse piaciuta la colazione, specie i fiocchi di grano, e imitò il modo in cui lì aveva mangiati facendoli crocchiare. Nei due giorni precedenti aVeva mangiato pochissimo c per la fame, spiegò, la pancia era divenuta piccola
Figun 5
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Nero
O Celeste
IZZI 111
Violetto Rosso
Figura 6
piccola, magrissima e tutta rientrante, e finché non aveva fatto colazione "le grandi ossa dentro la pancia erano tutte sporgenti". Le "grandi ossa" simboleggiavano il padre interiorizzato - o il genitale del padre - che precedentemente era stato rappresentato a volte dal mostro e a volte dal polipo. Mentre queste rappresentazioni stavano a indicare le caratteristiche cattive del pene paterno, la "carne deliziosa" del mostro 6 stava a indicare la brama che Richard ne aveva. Poiché in precedenza egli aveva paragonato i fiocchi di grano a un nido d'uccelli gli presentai l'interpre•(Vedin.4.]
Cornpl.. to.-llplea••~prlmlllw
tazione che i fiocchi di grano rappresentavano la madre buona (il buon seno e il buon latte). Dal momento che ora la sua fiducia nella madre buona interiorizzata era aumentata si sentiva meno intimorito dai persecutori interni (le ossa e il mostro). L'analisi del significato inconscio dei germi, del mal di gola ecc., faua il giorno prima aveva prodotto una riduzione delle angosce e un corrispondente cambiamento dei sistemi di difesa, L'umore e le associazioni di Richard nella seduta in corso palesavano chiaramente la trasfonnazione. Tutto a un tratto il mondo gli appariva bello: gli piacevano il paesaggio, il mio abito, le mie scarpe. Disse che avevo un aspetto molto bello. Parlò con amore e ammirazione anche di sua madre, Con l'attenuarsi della paura dci persecutori interni, il mondo esterno gli appariva migliore e più degno di fiducia, e la sua capacità di gioirne si era accresciuta. Al tempo stesso appariva evidente che al posto della depressione era subentrato uno stato d'animo ipomaniacale nel quale egli applicava il diniego alla paura di persecuzione. D'altronde era proprio l'attenuarsi dell'angoscia a consentire l'emergere della difesa maniacale contro la depressione. Naturalmente lo stato d'animo ipomaniacale di Richard non fu di lunga durata, c la depressione e l'angoscia si ripresentarono molte volte nel corso ulteriore dell'analisi. Finora ho parlato principalmente del rappono di IÙchard con la madre in quanto oggetto esterno, ma ovviamente nell'analisi la costante interconncssione tra il suo apparirvi come oggetto esterno e come oggetto interno era emersa fin dall'inizio. Mi sono riservata di parlare di questo tema al momento di illustrare il quinto e il sesto disegno nell'interesse dcll:t chiarezza; questi disegni, infatti, meuono viv:tmente in evidenza la parte svolta dai genitori interiorizzati nella vita psichica di Richard. A un ceno punto della seduta Richard tirò fuori i disegni che aveva fatto il giorno prima e cominciò a esprimere le idee che vi associava. Ora che la depressione e le paure ipocondriache erano diminuite, era in grado di far fronte alle angosce che ne erano state alla base. Indicandomi il quinto disegno mi disse che pareva un uccello, "un uccello veramente orribile". Il celeste in alto era una corona, la piccola zona violetta era l'occhio, e il becco era "spalancato", Il becco, come si può osservare, era formato dai due settori sull'estrema destrn, uno colorato in rosso e uno in violetto, e cioè nei colori che rappresentavano sempre rispettivamente lui e il fratello. La mia interpretazione fu che la corona celeste dimostrava che l'uccello era sua madre - la regina, la madre idealizzata del materiale precedente -che ora appariva avida e pericolosa. Il fatto che il suo becco fosse costituito dai settori rosso e violetto stava a indicare che Richard aveva proiettato sulla madre le pulsioni sadico-orali proprie e del fratello.
C•pllolo dlcloiWtlmo
Da questo materiale risulta chiaro che Richard aveva fatto progressi rilevanti nel far fronte alla sua realtà psichica: infatti era divenuto capace di proiettare sulla madre le proprie pulsioni sadico-orali e cannibalesche. Inoltre, come dimostra il disegno (fig. 5), era arrivato ad ammettere una maggiore integrazione dell'aspetto "buono~ e di quello "cattivo" della madre. I prototipi di questi due aspetti, di solito tenuti ampiamente se· parati, sono il seno buono, amato, e il seno cattivo, odiato. In verità nel disegno si può ancora osservare il meccanismo di difesa della scissione e dell'isolamento: la parte sinistra del disegno è infatti completamente celeste, ma nella pane destra la madre app:uc contemporaneamente come uccello "orribile" (il becco spalancato) e come regina (la corona celeste). Con l'attenuarsi del diniego della realtà psichica, Richard era dunque di~ venuto più capace di far fronte anche alla realtà esterna, per cui gli era stato possibile ammettere che la madre lo aveva frustrato effettivamente e perciò aveva suscitato il suo odio. A seguito delle mie ·interpretazioni del disegno di figura 5 Richard ripeté con enfasi che l'uccello aveva un aspetto "orribile" e cominciò a fare associazioni al sesto disegno. Disse che anche questo assomigliava a un uccello, ma senza testa; il nero in basso era la "faccenda grossa"' che fuoriusciva. Asscrl che tutto era "veramente orribile". Nel fornirgli la mia interpretazione del sesto disegno gli ricordai che nella seduta precedente mi aveva detto che i due imperi rappresentavano lo stesso impero. Espressi quindi l'idea che il sesto disegno rappresentasse lui che, avendo intcriorizzato !"'uccello orribile" (il quinto disegno), aveva la sensazione di essere diventato tutt'uno con esso. Il becco spa~ lancato di questo stava a rappresentare la bocca avida della madre ma anche le sue proprie brame di divorare lei: infatti i colori del becco sim· boleggìavano lui e suo fratello (i lattanti voraci). Nella sua mente, quindi, egli aveva divorato sua madre come oggetto distruttivo e divoratore. Quando aveva fatto colazione aveva sentito di avere intcriorizzato la madre buona, che lo proteggeva contro il padre interno cattivo (le "grandi ossa nella pancia~). Quando invece aveva interiorizzo.to la madre in quanto uccello "orribile" aveva sentito che essa si univa con il padre "mostro"; nella sua psiche questa terrificante figura genitoriale combinata lo aggrediva dall'interno e lo divorava, ma al tempo stesso lo aggrediva anche dall'esterno c lo evirava.• Pertanto Richard si era sentito mutilato cd evirato dai genitori cattivi interni ed esterni che si erano vendicati in tal modo delle aggressioni
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'(La cacca.] • Ritengo rilevante ricordare a questo punto che il bllmbino era stato circonciso quando aveva tre anni c che da allora aveva avuto sempre paura- a livello conscio dei medici c degli interventi chirurgici.
Complu1o odlploo • ongo1e. prlmltl,.
-Nero O Celeste Violetto Ro:oso
IZZJ 1111
subìre da parte sua, e lo aveva espresso nel sesto disegno; in questo, infatti, l'uccello appare privo di testa, Nel processo di interiorizzazione dei genitori, le pulsioni sadico~orali avevano fatto sl che essi fossero tra~ sformati in nemici egualmente avidi e distruttivi. Oltre a provare paura di questi persecutori interiorizzati egli aveva provato anche il senso di colpa nei confronti dei genitori, perché aveva sentito che divorandoli era stato lui a traSformarli in mostro e uccello, e soprattutto perché aveva sentito con terrore che aveva esposto la buona madre interna alle aggres~ sioni del mostro interno. Infine il senso di colpa era stato connesso anche alle sue aggressioni anali contro i genitori interni ed esterni, aggressioni che aveva espresse con l"' orribile faccenda grossa" che fuoriusciva dal~ l'uccello.9 L'angoscia lo aveva talmente dominato nella seduta precedente, quando appunto aveva eseguito i disegni, da impedirgli di fare associazioni; aveva potuto farle ora proprio perché l'angoscia si era alquanto placata. A proposito del tema qui trattato è particolarmente interessante un disegno (fig. 7) fatto da Richard molto tempo prima, un disegno che • Nelle sue fantasie apparivano non meno rilevanti le pulsioni ucetrali e le relative angosce; esse però non compaiono nel materiale qui riferito.
Capltolodl
esprime l'interiorizzazione dei suoi oggetti ancora più chiaramente del quinto e del sesto disegno. In tale disegno, terminata la solita figura tipo, Richard la racchiuse in una linea di contorno e colorò in rosso il fondo tra la figura e la linea, Rilevai che così egli rappresentava il proprio "interno" contenente il padre, la madre, il fratello e lui stesso nei loro reciproci vari rapponi. Nelle associazioni al disegno espresse la sua soddi~ sfazione per la maggiore estensione delle zone celesti, 10 cioè della madre. Parlò anche della sua fiducia che il fratello gli si sarebbe alleato. La gelosia per il fratello lo rendeva spesso diffidente nei suoi riguardi e glielo faceva temere come rivale, ma al momento insisteva sull'alleanza. Mi fece poi notare che una delle zone nere era completamente circondata dalla madre, dal fratello e da lui. Questo sottintendeva che egli era alleato con l'amata madre interna contro il pericoloso padre intemo.11 Alla luce del materiale presentato in questo paragrafo appare chiaro che la parte svolta dalla madre buona, cosl spesso idealizzata, nella vita emotiva di Richard, atteneva sia alla madre interna che alla madre esterna. Quando per esempio egli esprimeva la speranza che la madre celeste dell'ovest avrebbe esteso i suoi territori (vedi il secondo disegno), la speranza concerneva sia il mondo interno che il mondo esterno. La fede nella buona madre interna costituiva il suo sostegno maggiore. Ogni volta che questa fede era consolidata si stabiliva un più fone sentimento di speranza, di fiducia c di sicurezza. Quando invece essa veniva scossa, dalla malattia o da altre cause, sì determinava una recrudescenza della depressione e delle angosce ipocondriache. 12 Quando, inoltre, aumenta~ vano le paure dei persecutori, della m3dre e del padre cattivi, Richard sentiva di non poter proteggere i suoi oggetti di amore interni dal peri~ colo della distruzione e della morte; c la loro morte significava inevita~ bilmente la fine della sua stessa vita. Rinveniamo qui l'angoscia di fondo del depresso, che secondo la mia esperienza ha le sue origini nella posizione depressiva infantile. Nell'analisi di Richard vi è un particolare di rilievo che illustra la sua paura della morte degli oggetti esterni e interni. Come ho detto all'inizio dell'esposizione del suo caso, egli aveva istituito un rapporto di tipo quasi personale con la stanza dei giochi, un rapporto che costituiva un modo peculiare dì espressione della sua traslazione. •• (In. eonfronto a quella dei due disegni iiMlediatamente preçedemi. Vedi Klcin, 1961.]
"Il disegno npprescntava anche l'uintcrno~ della madre, ove en in atto la stessa lotta. In. qucsòspe1to del disegno lui e il fratello rivesdvano il ruolo di oggcui interni proiettori della madre e il padre quello dci suo oggetto interno pericoloso. "~ pressoché fu od discussione eh e per patte loro tali angosce sono in gr:ado di provocare raffreddori o al!re mabttie fisiche, o quanto meno di ridurre la capaciti di resistenza a rnalauie del genere. Ciò vv.ol dire che siamo di fronte a un circolo vizioso, in quanto tali mabttie a loro volta nlfonano le angosce.
Compl"ao ltdlplco • •IIF"" prlmlli"H
Dopo il mio viaggio a Londra, che aveva attivato intensamente in Ri~ chard la paura delle incursioni aeree e della morte, egli non tollerava che si spegnesse la stufa elettrica sino al momento in cui entrambi uscivamo di casa. Nelle sedute, da me riferite, in cui ebbe luogo l'analisi del terzo e del quarto disegno, questa ossessione non comparve. In queste sedute, in cui si ebbe anche un rafforzamento dei suoi desideri genitali e una riduzione dell'angoscia e della depressione, apparvero sempre più rile~ vanti, nelle sue associazioni, la fantasia di poter dare dei bambini "buoni" a sua madre e a me, nonché il suo amore per i bambini piccoli. La misura della sua insistenza ossessiva nel tenere accesa (viva) la stufa nella stanza il più a lungo possibile era un metro della sua depressione. n
Sintesi del caso clinico del bambino Richard non riusciva a stabilire saldamente la posizione genitale prin~ cipalmente a causa della incapacità di far fronte alle angosce peculiari dei primi stadi del suo sviluppo. La parte considerevole che il seno cat~ tivo aveva nella sua vita emotiva era legata alle frustrazioni del periodo dell'allattamento e ai forti impulsi sadico-orali, sadico-uretrali e sadicoanali, nonché alle corrispondenti fantasie che quelle frustrazioni avevano suscitato e suscitavano. Fino a un certo punto le sue paure del seno cat~ tivo erano contrastate dall'idealizzazione del seno buono e ciò faceva sl che egli potesse conservare un po' del suo amore per la madre. Gli aspetti cattivi del seno e gli impulsi sadico-orali che essi suscitavano erano in gran parte trasferiti sul pene paterno, Ma i forti impulsi sadico-orali che egli provava nei riguardi del pene paterno derivavano anche dalla gelosia e dall'odio della primitiva situazione edipica positiva. Perciò il genitale paterno si era trasformato nella sua fantasia in un oggetto pericoloso che mordeva e avvelenava. La paura del pene come persecutore esterno e interno era così intensa da impedire lo sviluppo della fiducia nelle qualità buone e produttive del pene. In tal modo la primitiva posizione femminile di Richard era disturbata sul nascere dalle paure di persecuzione. Queste angosce, provate nella situazione edipica negativa, interagivano con la paura di evirazione suscitata dai desideri genitali per la madre. L'odio per il padre che si accompagnava a questi desideri, e che si espri~ meva nell'impulso a strappargli a morsi il pene, generava la paura di essere evirato nello stesso modo e incrementava perciò la rimozione dei desideri genitali. La sempre maggiore inibizione nei confronti di qualunque attività e interesse costituiva uno degli aspetti specifici della malattia di Richard. "Tenere la stufa ae~ aveva inoltre il significato inconscio di dimosuare a sC stesso ehe non era evirato e ehe non lo era neppure suo padre.
Essa era legata alla forte rimozione delle tendenze aggressive, particolarmente spiccata nel rapporto con la madre. Nel rapporto con il padre e con altri uomini l'aggressività era meno rimossa; era però frenata moltissimo dalla paura. L'atteggiamento prevalente di Richard nei confronti degli uomini era quello di placare pacificamente gli aggressori e i persecutori potenziali. Nei rapporti con i bambini, l'aggressività dì Richard era meno inibita, benché egli avesse troppo paura di loro per manifestarla direttamente. L'odio per i bambini c la paura che ne aveva erano in gran parte in rapporto al suo atteggiamento psichico nei confronti del pene paterno. Nella sua psiche pene distruttivo e bambino vorace e distruttivo erano strettamente connessi. Nel suo inconscio, infatti, l'equivalenza pene= bambino persisteva tenacemente. Sentiva inoltre che il pene cattivo non poteva che produrre bambini cattivi. Un altro fattore determinante della sua fobia dei bambini era la gelosia del fratello c di qualunque bambino la madre potesse avere in futuro. Le aggressioni sadiche inconsce ai bambini contenuti nel corpo della madre si rapportavano all'odio per il pene del padre situato dentro la madre. In un solo caso Richard riusciva a volte a mostrare amore per i bambini: quando si trattava di lattanti. E anche allora lo manifestava esclusivamente con un atteggiamento amichevole, Questo si riconnetteva al fatto che, come sappiamo, egli riusciva a conservare l:a capacità di amare soltanto i idealizzando il rapporto madre-lattante, Tuttavia, a causa delle inconsce paure e del senso di colpa determinati dalle pulsioni sadico-orali, perlopiù i lattanti rappresentavano per lui creature sadico-orali, Ciò costituiva uno dei motivi per cui non riusciva ad appagare nella fantasia la brama di dare bambini alla madre. Una componente ancora più fondamentale era il fatto che l'angoscia orale aveva incrementato, nel corso del primo sviluppo, la paura relativa :~gli aspetti aggressivi della funzione genitale e del suo proprio pene, La paura di Richard che le pulsioni sadico-onli dominasI scro i suoi desideri genitali e che il suo pene fosse un organo distruttivO costituiva una delle cause principali della rimozione dei desideri genitali. Pertanto gli era interdetto uno dci modi più importanti di far contenta la madre! quello di restituirle (riparazione) i bambini che immaginava di avere distrutto. Con queste varie m:~.nicrc di operare, pulsioni, fantasie e paure ostacolav:J.no continuamente il suo sviluppo genitale. Nei parflgrafi precedenti ho par!:J.to parecchie volte della regressione, in panicolare della regressione allo stadio orale, come difesa contro le angosce suppletive originate dalla posizione genitale; ma è importante che non tnscuri di accennare anche alla parte che nei vari processi psìchici di Richard aveva la fissazione. La misura esagerata delle sue angosce sadico-orali, sadico-urctrali e sadico-anali dimostrava che vi era in lui
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CompiHto ..!lpleo • tngolleo prlmltiN
una fissazione molto forte a questi livelli dello sviluppo. La debolezza della sua organizzazione genitale c la notevole tendenza alla rimozione erano appunto conseguenze di tale situazione. Cionondimeno, nonostante le inibizioni, egli aveva manifestato alcune tendenze genitali sublimare. Inoltre, dato che i suoi desideri erano indirizzati precipuamente alla ntadre e i sentimenti di gelosia e di odio al padre, egli aveva acquisito alcuni dei più importanti clementi specifici della situazione edipica positiva e dello sviluppo eterosessuale. Certo, in tutto ciò vi era in qualche modo inganno c illusione, poiché l'amore per la madre poteva essere conservato soltanto rafforzando nel rappono con lei le componenti orali e mediante l'idealizzazione della "madre-seno~. Come abbiamo visto, infatti, nei suoi disegni la madre era sempre simboleggiata dal celeste; 1:\ scelta di questo colore, che era connessa alla predilezione di Richard per il cielo azzurro e senza nubi, esprimeva la sua brama di un generoso seno ideale che non lo frustrasse mai. Sta però di fatto che con tali mezzi egli era riuscito e riusciva a mantenere vivo quell'amore per la madre che gli dava il poco di stabilità genitale che possedeva e che gli aveva permesso di sviluppare in una certa quale misura le tendenze eterosessuali. Nella fissazione alla madre :1ppariva evidente quale parte importante avessero l'angoscia e il senso dì colpa. Richard era molto attaccato a sua madre ma in maniera decisamente infantile, Tollerava a malincuore di starlc lontano c nei suoi riguardi manifestava ben pochi segni di un atteggiamento indipendente e mascolino. Il suo atteggiamento nei riguardi delle altre donne, invece, - anche se ben lontano dall'essere autenticamente indipendente e mascolino - contrastava violentemente con la grande dedizione e l'ammirazione addirittura cicca per sua madre. Il suo comportamento con le donne era molto precoce per la sua età e assomigliava a quello di un dongiovanni adulto. Cercava di entrare nelle loro grazie con ogni mezzo, perfino con l'adulazione sfacciata. Ma poi era critico e pieno di disprezzo nei loro riguardi, e si divertiva molto se avevano creduto davvero alle sue adulazioni, Questi due atteggiamenti opposti verso le donne ci richiamano alla mente certe enunciazioni di Freud. Parlando della "mancata fusione nella vita amorosa della corrente di tenerezza con quella sessuale", alla quale va ricondotta l'impotenza "psichicaH, come egli la definisce, di cui soffrono certi uomini - vale a dire la capacità di essere potenti solo in de-' terminate circostanze,- Freud dice (1910-17, p. 4z4): "La vita amorosa di tali individui rimane scissa in due direzioni, quelle che l'arte ha personificate come amor sacro e amor profano (o animale). Dove amano non provano desiderio, e dove lo provano non possono amare." Tra l'atteggiamento di Richard verso la madre e quanto dice Freud vi è un'indubbia corrispondenza. Richard temeva e odiava la madre "ge-
nitale"; riversava invece il suo amore e la sua tenerezza sulla madre usenoH. La scissione tra le due correnti appariva in tutta la sua evidenza negli atteggiamenti opposti verso la madre e verso le altre donne. Finché i suoi desideri genitali verso la madre erano rimossi intensamente, ed essa rimaneva perciò un oggetto d'amore c di ammirazione, tali desideri potevano farn attivi nei confronti di altre donne. Ma queste donne diventavano allora per lui oggetto di critica e di disprezzo. Era chiaro che esse rappresentavano la madre ugenitale", c che nel disprezzo degli oggetti che suscitavano i suoi desideri genitali si rispccchiava il suo orrore della genitalità e il pressante bisogno di rimuoverla. Tra le angosce responsabili della fissazione e della regressione alla "madre-seno" aveva una pane di primo piano la paura di Richard per !'"interno" della madre in quanto luogo pieno di persecutori. La "madregenitale" infatti, che per lui era la madre unita al padre nell'atto sessuale, conteneva anche il genitale del padre "cattivo" - o meglio un gran numero di suoi genitali - sicché la sua unione con il padre costituiva una pericolosa alleanza contro il figlio; ella conteneva inoltre i bambini ostili. A tale angoscia si aggiungeva anche quella conne~ al proprio pene considerato come un organo pericoloso che poteva ledere c danneggiare la madre amata. Le angosce che ostacolavano lo sviluppo genitale di Richard erano strettamente connesse ai rapporti che egli istituiva con i genitori in quanto figure interiorizzate. Le configurazioni dell'"interno" della madre come luogo pericoloso erano in rappono a ciò che egli sentiva relativamente al proprio "interno". Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che la madre buona (la colazione che gli era tanto piaciuta, per esempio), lo proteggeva internamente contro il padre ("le grandi ossa nella pancia tutte sporgenti"). Quest'immagine della madre che lo proteggeva contro il padre interiorizzato era tuttavia in rappono anche alla figura materna che egli si sentiva spinto a proteggere dal padre cattivo, vale a dire alla madre esposta al pericolo delle aggressioni orali e genitali del mostro interno. Fondamentalmente, però, egli sentiva che il pericolo a cui ella era esposta era costituito dalle proprie aggressioni sadico-orali. Il secondo disegno mostrava che la madre era sopraffatta, sommersa, inghiottita dagli uomini cattivi (il padre, il fratello e lui stesso). Il disegno era un risultato della paura di Richard originata essenzialmente dal senso di colpa per aver distrutto (divOrato) la madre e il suo seno con le aggressioni sadico-Qrali compiute nel corso del processo di interiorizzazione. Quando poi mi aveva indicato nel sesto disegno !'"orribile faccenda grossa" che fuoriusciva dall'uccello aveva dato espressione anche al senso di colpa connesso alle aggressioni sadico-anali. L'assimilazione delle proprie feci al padre-Hitler nero era emersa chiaramente già agli inizi dell'analisi, quando
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Richard aveva cominciato a fare i disegni dell"' imPero". Nei primissimi disegni si era servito del nero per indicare sé stesso, sebbene ben presto aveSse deciso di designare sé stesso con il rosso e il padre con il nero e avesse continuato a farlo nei disegni successivi. Le associazioni al quinto e sesto disegno illustravano ancora una volta l'anzidetta assimilazione, espressa appunto con lo stesso colore, il nero, che nel quinto disegno stava a indicare il padre cattivo e nel sesto disegno la propria "orribile faccenda grossa" che fuoriusciva dall'uccello mutilato. La paura dì Richard per la propria distruttività era in rapporto alla paura della madre come oggetto pericoloso e vendicativo. L'"uccello orribile" con il becco spalancato stava a indicare una proiezione sulla madre dei propri impulsi sadico-anali. Le reali esperienze dì frustrazione procurategli dalla madre non potevano infatti bastare di per sé stesse a spiegare la terrificante raffigurazione psichica che si era fatta della madre come oggetto interno divoratore. Nel sesto disegno appariva chiarnmenre quanto egli sentisse pericolosa !'"orribile" madre-uccello. In realtà l'uccello senza testa rappresentava lui stesso e la rappresentazione era tanto in rapporto alla sua paura di essere evirato dalla madre pericolosa unita al padre-mostro sentiti come nemici esterni quanto al suo sentirsi minacciato internamente dalla madre intcriorizzata come uccello "orribile" alleata al padre interiorizzato come mostro. La fonte principale delle sue paure ipocondriache c di persecuzione stava essenzialmente in queste situazioni di pericolo interno. Quando, col progredire dell'analisi, Richard fu in grado di far fronte alla realtà psicologica che il suo oggetto d'amore era anche il suo oggetto odiato e che la madre celeste, la regina con la corona, era collegata nella sua psiche all'orribile uccello con il becco spalancato, poté stabilire più saldamente il suo amore per la madre. 1 suoi sentimenti d'amore venivano quindi a essere più strettamente collegati con i sentimenti d'odio, e le sue esperienze felici con la madre non erano più tenute nettamente e ampiamente separate dalle esperienze di frustrazione. Perciò egli non era più spinto inevitabilmente da un lato a idealizzare al massimo la madre buona e dall'altro a raffigurarsi la madre cattiva come un'immagine terrificante. Tutte le volte che riusciva a conciliare i due aspetti della madre il fatto stesso stava a indicare che l'aspetto cattivo era attenu:lto da quello buono. Allora la più sicura madre buona poteva proteggerlo contro il padre cattivo. Ciò significava inoltre che in tali occasioni la madre non era sentita mortalmente lesa dalla sua voracità orale e dal padre cattivo, e questo, a sua volta, voleva dire che egli sentiva meno pericolosi sé stesso e suo padre. La madre buona poteva cominciare a vivere ancora una volta, e perciò la depressione di Richard diminuiva.
L'accresciuta fiducia di poter conservare in vita l'analista e la madre in quanto oggetti interni ed esterni era connessa all'irrobustirsi della posizione genitale e alla maggiore capacità di provare sentimenti genitali. La riproduzione, la creazione di bambini buoni, che egli avveniva inconsciamente come il modo più valido di contrastare la morte e la paura delb. morte, era ora una rappresentazione molto meno interdetta alla sua fantasia. Dato che aveva meno paura di essere travolto dalle pulsioni sadiche, Richard si era convinto di poter procreare bambini buoni: gli aspetti produttivi c creativi del genitale maschile (del padre c suo) si erano pertanto fatti molto più prominenti. Egli confidava di più sia nelle proprie tendenze costruttive c riparatrici sia negli oggetti interni ed esterni. La sua fiducia si era raffonata non solo nei confronti della madre ma anche del padre. Questi non era più quel nemico tanto pericoloso da renderlo incapace di affrontare la lotta con lui come rivale odiato. Richard faceva quindi dei progressi rilevanti nel consolidamento della posizione genitale e nell'acquisizione della capacità di far fronte ai conflitti e alle paure collegati ai desideri genitali.
STRALCI E SINTESI DI UN CASO CUNICO ILLUS1llATIVO DELLO SVILUPPO DEL COMPLESSO EDIPICO NELLA BAMBINA
Dopo aver esposto alcune delle angosce che disrurbano e ostacolano lo sviluppo genitale del bambino, presenterò ora del materiale trattO dal caso clinico di una bambina, un caso che ho già avuto occasione di riferire da vari punti di vista in pubblicazioni precedenti.14 La particolare utilità della riprcscntazione di questo materiale deriva dalla sua semplicità e dalla sua chiarezza. La maggior parte di questo materiale è già stato pubblicato ma lo esporrò qui con l'aggiunta di alcuni particolari inediti e fornendo talune interpretazioni nuove, non fonnulate nelle occasioni precedenti né all'epoca dell'analisi ma che, retrospettivamente, mi sembrano essere sorrette appieno dal materiale stesso. La mia piccola paziente, Rita, che all'inizio dell'analisi aveva due anni e nove mesi, era una bambina molto difficile da allevare. Soffriva di angOsce di vario tipo, di incapacità a tollerare frustrazioni, e cadeva spesso in stati di profonda tristezza. Presentava spiccati tratti osscssivi, che da qualche tempo si erano vieppiù nccenruati, e ripeteva insistentemente elaborati rituali ossessivi. Oscillava tra stati di "bontà" esagerata, accom"Vedi, in questo volume, "l principi psic:ologiei dell'1nalisi inbntile~ e "La pcrsonlfiça:r.ione nel gioco infantile~. Vedi inoi[fe L4 p.ricDIINIIiri dti bll71lbffli (t9Jl) e Wt.:rning (19J6).
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pagnati da sentimenti di rimorso, e stati di "cattiveria" durante i quali tentava di sopraffare chiunque le fosse vicino. Soffriva inoltre di disturbi nell'alimentazione, era "schizzinosa", c non di rado mancava di appetito. Sebbene fosse una bambina molto intelligente, l'intensità della nevrosi frenava lo sviluppo e l'integrazione della sua personalità. Piangeva spesso senza un motivo apparente e quando la madre le chic· deva perché piangesSe rispondeva: "Perché sono triste." Alla domanda "Perché sci triste?" replicava: "Perché piango." Il suo senso di colpa e la sua infelicità si manifestavano nel chiedere continuamente alla madre "Sono buona?", "Mi vuoi bene?" c cose del genere. Non riusciva a sop· portare il minimo rimprovero c, se ripresa, o scoppiava in lacrime o assu· mcva un atteggiamento di sfida. Il suo senso di insicurezza nei riguardi dei genitori appare vistosamente per esempio in questo episodio. Una volta, quando aveva ancora due anni - cosi mi disse - era scoppiata in lacrime perché suo padre aveva minacciato scherzosamente l'orso di un libro illustrato con il quale Ici si era palesemente identificata. Rita soffriva di gravi inibizioni nel gioco. Con le bambole, per esempio, l'unica cosa che le riuscisse di fare era l:lvarle e cambiarle d'abito incessantemente. Se per caso inseriva involontariamente nel gioco un qualun· que elemento di fanusia, aveva immedi::J.tamente una crisi d'angoscia e smetteva di giocare. Ecco alcuni dati attinenti alla sua anamnesi. Rita era stata allattata al seno per pochi mesi; poi le era stato dato il poppatoio, che inizialmente era stato accettato con molta riluttanza. Passare ad alimentarla con cibi solidi e disavvezzarla dal poppatoio era stato di nuovo un fatto penoso, e all'epoca in cui iniziai la sua analisi soffriva ancora di disturbi nell'alimentazione. A quest'epoca prendeva addirittura ancora una poppata con il biberon durante la notte; e la madre mi disse che aveva dovuto rinunciare a toglierle questa poppata con il biberon perché ogni tentativo aveva pro· vocato nella bambina grande pena e angoscia. Per quanto concerne l'avvezzamento alla pulizia, che fu acquisito all'inizio del secondo anno di età, ho fondate ragioni per credere che la madre se ne fosse preoccupata troppo. La nevrosi ossessiva di Rita si dimostrò strettamente collegata con il suo precoce avvezzamento alla pulizia. Rita aveva dormito nella camera dci genitori fino a circa due anni, e aveva assistito più di una volta ai loro rapporti sessuali. Quando, compiuti i due anni, nacque suo fratello, la nevrosi esplose in tutta la sua forza. Una circostanza aggravante era che anche sua madre era nevrotica e si mostrava manifestamente ambivalente nei confronti di Rita. I genitori mi riferirono che fino all'età di un anno Rita era molto più affezionata alla madre che al padre, ma che subito dopo aveva manifestato una cospicua preferenza per il padre e una spiccata gelosia nei
Capllalo dlclottftimo
riguardi della madre. A quindici mesi, nelle occasioni in cui il padre l'aveva tenuta a sedere sulle proprie ginocchia, aveva espresso ripetutamente e inequivocabilmente il desiderio di restare sola con lui nella stanza, Allora era già capace di farsi capire verbalmente. A circa diciotto mesi era so· pravvenuto un sorprendente cambiamento nel suo atteggiamento verso i genitori; al tempo stesso si erano manifestati vari sintomi, tra i quali pt1'1.1or nocturnur e fobia degli animali (specie dei cani). Sua madre era divenuta di nuovo la prediletta, anche se nel rappono con lei mostrava una forte ambivalenza. Era talmente attaccata alla madre da non tollerare di non averla sott'occhio, ma contemporaneamente tentava di prcdomi· nare su di Ici mostrando spesso apertamente di odiarla. Intanto m:mifesta\'3 un'esplicita antipati:t per il padre. Questi farri erano stati rilevati direttamente dai genitori che poi mc li avevano riferiti. Quando si tratta di bambini più cresciuti, ciò che dicono i genitori sui primi anni di vita è perlopiù inattendibile, perché il passare del tempo falsa sempre di più i fatti di cui sì ricordano. Nel caso di Riu, però, non si trattava di ricordi remoti, e l'analisi conferinò appieno la sostanza di quanto mi avevano riferito. Primi rapporti con i genitori All'inizio del secondo anno di età di Rita erano già chiaramente rile· vabili alcuni elementi importanti della situazione edipica, quali la prefe· rcnza per il padre, la gelosia della madre, e il desiderio di prendere il posto della madre nei riguardi del padre. Nel prendere in considerazione lo sviluppo del complesso edipico di Rìta nel suo secondo anno di età dobbiamo tener conto di alcuni fattori esterni di notevole peso. La bam· bina aveva condiviso la camera da letto dci genitori e aveva avuto fre· qucnti occasioni di assistere ai loro rapporti sessuali; i suoi desideri libidici, la sua gelosia, l'odio e l'angoscia erano stati perciò continuamente stimolati. A quindici mesi, quando la madre era divenuta gravida, la bambina si era resa inconsciamente conto della condizione di sua madre. Ciò aveva rafforzato intensamente i suoi desideri libidici di avere un b:tmbino dal padre e la sua rivalità nei confronti della madre. Di conseguenza la sua aggressività, nonché l'angoscia e il senso di colpa da essa derivanti, erano aumentati a \m punto tale che i desideri edipici non avevano più potuto essere conservati. I disturbi dello sviluppo di Rita non si possono però spiegare solo con questi stimoli esterni. Molti bambini sono soggetti a esperienze del ge· nere, c anche peggiori, senza perciò ammalarsi gravemente. Dobbiamo quindi tener conto anche dci fattori interni che, interagendo con le in·
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fluenze esterne, produssero la malattia di Rita e disturbarono il suo sviluppo sessuale. Come l'analisi mise in luce, le pulsioni sadico-orali di Rita erano straordinariamente forti, mentre la sua capacità di tollerare tensioni di qualunque tipo era eccezionalmente bassa. Queste peculiarità costituzionali detem1inarono le sue reazioni alle prime frustrazioni patite e incisero fin dal principio nel suo rapporto con la madre. Quando, alla fine del primo anno, emersero i desideri del complesso edipico positi,•o, il nuovo modo di porsi in rapporto con l'uno c con l'altro genitore rafforzarono i sentimenti di frustrazione di Rita, il suo odio c la sua aggressività, e i concomitanti sensi di colpa e angosce. Ma la bambina non era in grado di far fronte a questi conflitti molteplici, e quindi non poté conservare i suoi desideri genitali. Il rapporto di Rita con la madre era dominato da due grandi fonti di angoscia: la paura di persecuzione e la posizione depressiva. Per un ''crso, quindi, la madre. era una figura terrorizzante e vendicativa; per il verso opposto era l'oggetto d'amore buono di cui non poteva fare a meno. Ella sentiva, pertanto, che la propria aggressività costituit•a un pericolo per la madre amata cd era oppressa dalla paura di perderla. La forza di queste prime angosce c sensi di colpa ~vcva determinato in gran parte l'incapacità di Rita a tollerare l'angoscia c il senso di colpa supplementari generati dai sentimenti edipici costituiti dalla rivalità e dall'odio per la madre. Per difesa essa aveva quindi rimosso l'odio sovracompensandolo con un amore esagerato, cosa che aveva comportato necessariamente una regressionc ai primissimi stadi dello sviluppo libidico. Anche il rapporto di Rita con il padre era influenzato sostanzialmente dagli stessi fattori. Un po' del rancore nei confronti della madre era stato deviato sul padre c rafforzato dall'odio per lui, da quell'odio che era stato originato dalla frustrazione dci desideri edipici c che, poco dopo l'inizio del secondo anno di età, aveva sorprendentementc sostituito l'amore. L'insuccesso nello stabilire un rapporto soddisfacitorio con la madre si era ripetuto nel rapporto orale e genitale con il padre. Il prepotente desiderio di evirare il padre (originato in pane dalla frustrazione avvertita nella posizione femminile e in parte dall'invidia del pene avvertita nella posizione maschile) emerse poi chiara.mcntc in analisi. Le fantasie sadiche di Rita erano quindi intimamente connesse al rancore generato dalle frustrazioni subite nelle varie posizioni libidichc c sperimentate sia nella situazione edipica positiva che in quella negativa. Il rapporto sessuale dci genitori aveva una parte rilevante in tali fantasie, e nella psiche della bambina era divenuto un avvenimento pericoloso e terrorizzante nel quale la madre appariva come la vittima del padre oltremodo crudele. Il padre, perciò, era trasformato in una persona pericolosa
non solo per la madre ma, dato che i desideri edipici di Rita permanevano in proporzione alla sua identificazione con la madre, anche per lei stessa. La sua fobia dci cani si riconnetteva alla paura del pene pericoloso del padre che l'avrebbe morsa per ritorsione contro i suoi propri impulsi di evirare il padre. La trasformazione del padre in un "uomo cattivo" disturbava profondamente l'intero rapporto con lui. Egli era odiato soprattutto perché incarnava i desideri sadici di Rita nei riguardi della madre. Un episodio riferitomi dalla madre illustra chiaramente questa situazione. Un giorno Rita, che aveva allora da poco compiuto i due anni, era uscita a passeggio con sua madre; mentre camminavano avevano visto un vctturino frustare crudelmente i cavalli. La madre ne era rimasta tremendamente indignata e anche la bambina, benché così piccola, aveva manifestato una forte indignazione. Più tardi, nel corso della stessa giornata, Rita aveva stupito sua madre domandandole: "Quando usciamo per andare ancora a vedere l'uomo cattivo che picchia i cavalli?" Ciò dimostrava che aveva tratto un piacere sadico da quanto aveva visto e che desiderava ripetere l'esperienza. Nel suo inconscio il vetturino rappresentava il padre e i cavalli rappresentavano la madre; e il vetturillO che picchiava i cavalli era lo stesso padre che realizzava nel rapporto sessuale le fantasie sadiche della bambina che avevano a oggetto la madre. L::t paura del genitale cattivo del padre da un lato, e dall'altro la fantasia della madre lesa e distrutta dal suo odio e dal padre cattivo (il vetturino), ostacolavano pertanto e i suoi desideri edipici positivi e i suoi desideri edipici negativi. Rita non poteva quindi né identificarsi con la madre siffauamente distrutta né assumere b. parte del padre nella posizione omosessuale. In questi primi stadi, dunque, nessuna delle due posizioni poteva stabilirsi soddisfacentemente.
Alcuni esempi probanti fOT1Jiti dal materiale analitico Le angosce provate da Rita nell'assistere alla scena primaria trovano conferma nel materiale che segue. Una volta, durante l'analisi, prese un blocchetto da costruzione di forma triangolare, lo coricò su una delle sue facce e disse: "Questa è una donna piccola." Poi prese un "piccolo martello"- come chiamò un altro blocchetto a fonna di lungo rettangolo - e con esso colplla scatola dei blocchetti da ·costruzione; dopo di che disse: "Quando il martello ha colpito forte, la donna piccola aveva tmta paura." Il blocchetto triangolare rappresentava Ici, il "martello" il pene del padre, la scatola la madre e l'insieme dci particolari la situazione del suo assistere alla scena primaria. È significativo che ella colpl la scatola esattamente in un punto in cui c'era uno strappo sul quale era stata incollata della carta, sicché
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vi fece un buco. Questo fu uno degli esempi probanti forniti dal mate· riale, e con esso Rita mi dimostrò inoltre, simbolicamente, la sua inconscia conoscenza della vagina e la parte che questa aveva nelle sue teorie sessuali. l due esempi che seguono attengono al complesso di evirazione e all'invidia del pene. Il primo è una rappresentazione Iudica. Nel gioco Rita stava viaggiando con il suo orsacchiotto per andare a casa dì una "donna buona" che le avrebbe fatto "una splendida festa". Il viaggio, però, non si svolgeva senza intoppi. Rita toglieva di mezzo il macchinista e prendeva il suo posto. Ma il macchinista tornava continuamente e la minacciava, causandole molta angoscia anche perché le disputava il pos· sesso dell'orsacchiotto, che lei riteneva indispensabile per il buon esito del viaggio. In questo gioco l'orsacchiotto rappresentava il pene del padre. La rivalità di Rita con il padre trovava espressione nella lotta per il possesso del pene, Ella l'aveva sottratto al padre in parte perché mossa dall'invidia, dall'odio e dal sentimento di vendetta, e in parte per prendere il suo posto presso la madre e riparare, per mezzo del potente pene paterno, i danni che le aveva inferto nella fantasia, L'altro esempio è rappresentato dal cerimoniale dell'andare a letto, un cerimoniale che col tempo era diventato sempre più elaborato e ossessivo ed era addirittura ripetuto in quanto applicato anche alla bambola. L'assenza del rituale stava nel fatto che lei - e cosl la bambola - doveva essere strettamente avvolta nelle coltri; e ciò perché - a quanto diceva se un topo o un "Butz~m"n fossero entrati dalla finestra le avrebbero strappato con un morso il suo proprio "Butzen". Il "Butzen" rappresentava sia il genitale del padre che il suo; il pene del padre av_rebbe strappato con un morso il suo genitale, proprio come lei desiderava evirare lui. Secondo il mio attuale modo di vedere, alla sua paura di qualcuno o qualcosa che entrasse dalla finestra contribuiva anche la paura della madre che aggrediva !"'interno" del suo corpo. La stanza rappresentava anche il suo corpo, e la madre l'aggrediva per vendicarsi delle aggressioni subite da pane della figlia. Il bisogno ossessivo di essere avvolta nelle coltri con una cura così meticolosa era appunto una difesa contro tutte queste paure. Sviluppo del Super-io
Le angosce e i sensi di colpa illustrati nei paragrafi precedenti erano in stretto rapporto con lo sviluppo del Super-io di Rita. 11 Super-io che riscontrai in lei era crudele e implacabile non meno di quello che si rileva nelle nevrosi ossessive gravi degli adulti. In analisi riuscii a risalire il "[Vedi P·'54,n.s.]
C•pftoto diciottesimo
corso del suo sviluppo fino all'inizio del secondo anno dì età. Ora, alla luce della mia esperienza successiva, sono portata a situare l'esordio del Supcr-io di Rita nei suoi primi mesi di vita. Nel gioco del viaggio riferito più sopra il macchinista era una rappresentazione del padre reale ma anche del Supcr-io. Il Supcr-io appariva operante, inoltre, nel gioco ossessivo con la bambola e in particolare nell'applicazione del cerimoniale dell'andare a Ietto anche alla bambola, che doveva anche lei essere avvolta accuratamente nelle coltri. Una volta Rita, replicando in analisi il cerimoniale con la bambola, le mise un elefante accanto al leno e spiegò che l'elefante doveva impedire alla "bambina" (la bambola) di alzarsi perché altrimenti la "bambina" si sarebbe inuodotta furtivamente nella camera da letto dei genitori e "avrebbe fatto loro del male o avrebbe portato loro via qualcosa". L'elefante era una rappresentazione del Supcr-io (il padre c la madre), e le aggressioni ai genitori che l'elefante doveva impedire erano un'espressione delle pulsioni sadiche di Rita dirette contro il rapporto sessuale dei genitori e la gravidanza della madre, Il Super-io doveva rendere impossibile alla bambina di depredare la madre del piccolo che era dentro di Ici, di ledere o distruggere il corpo della madre, e di evirare il padre. Un particolare significativo dell'anamnesi di Rita è rappresentato dal fatto che poco dopo il compimento del secondo anno di età, quando giocava con la bambola, ripeteva spesso che lei non era la madre della bambolit. Il contesto dell'analisi rese chiaro che ella non os~va giocare a fare la madre della bambola perché questa rappresentava il bambino che Ici bramava - c temeva - di portare via alla madre. In Ici operava anche ·il senso di colpa connesso alle fantasie aggressive attinenti alla gravidanza della madre. L'inibizione a fare nel gioco la madre della bambola traeva origine, oltre che da questo senso di colpa, dalla paura di una figura materna crudele, enormemente più severa di quanto non fosse mai stata la madre reale. Rita, quindi, non solo vedeva la madre reale in maniera distorta, ma si sentiva costantemente minacciata cla una terrificante figura materna interna. Ho accennato alle fantasie aggressive cli Rita nei confronti del corpo della madre c alla connessa paura sia di essere aggredita e depredata da Ici dei propri bambini immaginari sia di essere aggredita ed evirata dal padre. Vorrei ora spingenni più avanti nelle mie interpretazioni, Le aggressioni immaginarie al suo corpo da parte dei genitori in quanto figure esterne erano in rapporto alla paura di aggressioni interne da parte delle persceutrid figure genitoriali interiorizzate che costituivano la componente crudele del suo Super-io. 16 "Nel "Quadro sintetico teorico che presento più avanti espongo quale parte esabbia il padre inwriorizzato buono nello sviluppo del Super-io delle bambine. Nel caso di Rita questo aspetto della formu.ionc dd Supcr-io non comparve in analisi. H
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L'asprezza del Super-io di Rita appariva spesso nei suoi giochi durante l'analisi. Per esempio soleva infliggere alla bambola punizioni crudeli; dopodiché manifestava crisi di collera e di paura. Ciò perché si identifi- \ cava contemporaneamente con i duri genitori che infliggono gravi punizioni e con il bambi.no punito crudelmente e che cade in preda alla collera. Questo lo si poteva osservare non solo nel gioco ma anche nel suo comportamento in genere. In certi momenti sembrava essere la personificazione di una madre severa e inflessibile, e in altri quella di un lattante incontrollabile, brnmoso e distruttivo. In Ici pareva esserci un Io troppo debole per mediare tra queste due posizioni estreme e attenuare l'intensità del conflitto. Il processo di integrazione graduale del Super-io era disturbato gravemente, sicché ella non poteva conquistare una propria individu::alità,
Angosce depressive e paure di persecuzione che disturb1W111JO lo wiluppo del complesso edipico I sentimenti depressivi costituivano una componente notevole della nevrosi di Rita, I suoi stati di tristezza, il piangere senza motivo, il chic; dere continuamente alla madre se le voleva bene, erano tutte manifestazioni delie sue angosce depressive. Queste angosce trncvano origine dal suo rapporto con il seno materno. Per effetto delle sue fantasie sadiche, nelle quali avev::a aggredito il seno c l'inter::a madre, Rita era dominata da paure che influenz::avano profondamente la sua relazione con la madre. Per un verso ella amava la madre quale oggetto buono, di cui non poteva fare a meno, c si sentiva in colpa per averla esposta al pericolo nelle sue fantasie aggressive; per un altro verso l'odiava e la temeva quale madre cauiva, pcrsccutrice (l'originario seno cattivo). Le paure e i complessi sentimenti relativi alla madre sia come oggetto esterno che imerno costituivano la sua posizione depressiva infantile. Rita era incapace di far fronte a tali angosce acute e non riusciva a superare la posizione depressiva. . Al riguardo è significativo l'episodio che sto per riferire e che fa parte del materiale prodotto all'inizio dell'analisi. 17 Una volta prese un pezzo di carta, ci fece sopra degli scarabocchi e quindi lo annerì completamente con molta energia. Poi lo strappò in piccoli pezzi che buttò in un bicchiere d'acqua e portò il bicchiere alla bocca come per bere. A questo Il migliorato rappono eon il padre, che si nrificò verso la fine dell'analisi. era tuttavia segno di uno sviluppo dd Super-io sotto l'aspetto anzidetto. Secondo il mio attuale modo di vc:derc, l'angoseia e il senso di colpa relativi alla madre avevano talmente dominato la vita affettiva di Rita da ostacolare sia il rappono con il padre esterno sia quello con la figura patema ioteriori~ta. "L'episodio non è mai stato riferito in scritti precedenti.
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punto si fcnnò e disse sottovoce: "Donna morta." Tutto questo fu ripetuto esattamente una seconda volta, in un'altra occasione. D pezzo di certa annerito, strappato e buttato nell'acqua era una rappresentazione della madre distrutta mediante azioni orali, anali e uretrali, e questa rappresentazione della madre morta si riferiva non solo alla figura della madre esterna che esce dal campo visivo del iattante ma anche alla madre imema. Nella situazione edipica Rita doveva rinunciare 'a rivaleggiare con la madre perché la paura inconscia di perdere l'oggetto interno ed esterno operava da barriera contro ogni desiderio suscettibile di accrescere l'odio per la madre e perciò di detenninarnc la morte. Queste angosce, che traevano origine dalla posizione orale, erano alla base della grave depressione che si produsse in Rita nel periodo in cui sua madre cercò di svczzarla dall'ultima poppata con il biberon. In tale periodo Rita non voleva più bere il latte dalla tazza, era in uno stato di profondo sconforto, mancava di appetito e rifiutava il cibo, si aggrappava più che mai a sua madre e le chiedeva continuamente se le voleva bene, se era stata cattiva e cose del genere. L'analisi mise in luce che per Ici lo svezzamento rappresentava un castigo crudele per i suoi impulsi aggressivi e per i desideri di morte nei riguardi della madre. Poiché la perdita del poppatoio rappresentava la perdita definitiva del seno, il fatto che le venisse tolto il poppatoio era avvertito da lei come se in effetti ella avesse distrutto sua madre. Perfino la presenza della madre non riusciva che ad attenuare solo temporaneamente i suoi timori c le sue angosce. La conclusione che si presenta spontanea è che così come la perdita del poppatoio rappresentava la perdita del seno buono, la tazza di latte rifiutata da Rita nello stato di depressione generato dallo svezzamcnto rappresentava la madre distrutta e morta, esattamente al pari del bicchiere d'acqua con la cart;a strappata che rappresentava la "donna morta". Come ho già accennato, le angosce depressive di Rita per la mone della madre erano collegate a paure di persecuzione attinenti ad aggressioni al proprio corpo da pane della madre vendicativa, Nella fantasia delle bambine queste aggressioni appaiono sempre come un pericolo non solo per il proprio corpo ma per tutto quanto di prezioso contiene il suo "interno": i possibili bambini, la madre buona e il padre buono. L'incapacità di proteggere questi oggetti d'amore dai persecutori interni ed esterni è una componente della più importante situazione d'angoscia delle bambine.la Il rapporto di Rita con il padre era determinato in misura considerevole dalle situazioni d'angoscia imperniate sulla madre. Gran pane del "Questll situazione d'angoscia compuvc in una certa quale misura nell'analisi di Rita, ma a quel tflTlpo non capii appieno la sua imponanu. c il suo rapporto con la depressione. Alla luce della successiva cspcrienu tutto mi~ divenuto più chiaro.
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suo odio e della sua paura per il seno cattivo era stata trasferita sul pene dd padre. Anche l'esorbitante senso di colpa nei confronti della madre e la paura di pcrderla erano stati uasferiti sul padre. Tutto ciò, aggiunto alle frustrazioni infertelc direttamente dal padre, aveva ostacolato lo sviluppo del suo complesso edipico positivo. Nella situazione edipica negativa l'odio di llita per il padre era rafforzato dall'invidia del pene e dalla rivalità. Al tempo stesso i suoi sforzi di contrastare l'invidia del pene determinavano il rafforzamento della sua credenza nel possesso di un pene immaginario. Ma ella sentiva anche che questo possesso era minacciato dal padre cattivo, che voleva evirarla per vendicarsi dei suoi desideri di evirare lui. Il timore di Rita che il "Butun" del padre entrasse dalla finestra e le strappasse a morsi il suo" Butzen" era una manifestazione della sua paura dell'evirazione. I desideri di annettersi il pene del padre e di svolgere il ruolo del padre nel rappono con la madre - chiaramente indicativi della sua invidia del pene - erano messi in luce dal materiale ludico, già da me riferito, concernente il suo viaggio con l'orsacchiotto (una rappresentazione del pene) per recarsi a casa di una "donna buona" che le avrebbe fatto "un11 splendida festa". Il suo desiderio di possedere un pene era peraltro notevolmente rafforzato - come mi dimostr~ l'analisi - dalle angosce e dal senso di colpa connessi alla mone della madre amata, Queste angosce, che in precedenza avevano deteriorato il suo rappono con la madre, avevano un11 parte considerevole nel fallimento dello sviluppo edipico positivo. Esse avevano inoltre l'effetto di intensificare i desideri di possedere il pene:.Rita infatti sentiva di poter riparare ai danni arrecati alla madre, e di poterla compensare dei bambini che le aveva sottratti, soltanto possedendo un pene con il quale soddisfarla e darle dei bambini. Le straordinarie difficoltà. di Rita di far fronte al suo complesso edipico positivo e negativo avevano la loro origine nella sua posizione depressiva. Con il diminuire delle angosce ella divenne capace di ammettere i desideri edipici e fu in grado di acquisire sempre di più un atteggiamento femminile e materno. Verso la fine dell'analisi, che cessò anticipatamente.a causa di circostilnze esterne, il rappono di Rita con i genitori e con il fratellino migliorò, All'avversione per jl padre, fino a poco prima molto forte, si sostitul un tenero affetto; l'ambivalenza nei riguardi della madre si ridusse e si istitul un rappono più affettuoso e più stabile. Il progresso del suo sviluppo libidico e la riduzione dei su~i disturbi nevrotici e della severità del Super-io apparvero nel suo mutato atteggiamento verso l'orsacchiotto e la bambola. Una volta, piessoché alla fine dell'analisi, mentre baciava l'orsacchiotto, lo abbracciava e lo chiamava con dci vezzeggiativi, disse: "Non sono più infelice neppure un briciolo
perché adesso ho un così caro piccino," Ora poteva concedersi di essere la madre del suo bambino immaginario. Questo mutamento non era un fatto totalmente nuovo ma in un certo senso il ripristino di una vecchia posizione libidica, Nel suo secondo anno di età il desiderio di ricevere il pene del padre e di avere un bambino da lui era stato disturbato dall'an~ goscia e dal senso di colpa nei riguardi della madre; il suo sviluppo edi~ pico positivo si era quindi bloccato, guastato, e la sua nevrosi si era consi~ derevolmente aggravata. Quando Rita asseriva con enfasi che non era la madre della bambola mostrava chiaramente di lottare contro il desiderio di avere un bambino. Sotto la pressione dell'angoscia e del senso di colpa non poteva conservare la posizione femminile ed era spinta a rafforzare la posizione maschile. Ecco perché l'orsacchiotto era diventato prcponde~ rantcmente il simbolo del pene, di ciò che ella desiderava. Quando invece le angosce e il senso di colpa nei confronti di rutti e due i genitori si ridussero, Rita poté ammettere il desiderio di avere un bambino dal padre, e l'identificazione con la madre nella situazione edipica poté stabilirsi.
QUADRO SINTETICO TEORICO
a) Primi stadi del complesso edipico nei due sessi. I due casi riferiti in questo scritto presentavano quadri clinici diversi, ma avevano in co~ mune alcuni clementi importanti, quali l'nlta intensità delle pulsioni sadico-orali, angoscia e senso di colpa eccessivi, e una scarsa capacità dell'Io di sopportare qualunque tipo di tensione, Secondo la mia espe~ rienza, questi elementi cos~~tuiscono alcuni dei fattori che, in interazione con circostanze esterne, impediscono all'Io di erigere difese adeguate contro l'angoscia. Ne deriva che l'elaborazione delle situazioni d'angoscia primitive viene n essere pregiudicata c lo sviluppo dell'Io nonché quello libidico e affettivo del bambino vengono a essere disturbati, A causa del predominio dell'angoscia e del senso di colpa si ho. una fissazione libidica straordinariamente forte alle prime fasi dello sviluppo e, in intcrazione con essa, una tendenza esorbitante a regredire a tali fasi. Di conseguenza lo sviluppo del complesso edipico è ostacol:tto e l'organizzazione genitale non può stabilirsi saldamente, Nei due casi riferiti in questo serino, come in altri casi,· il complesso edipico cominciò a svilupparsi nonnalmcntc quando le angosce primitive si ridussero. I due casi clinici da me riferiti in succinto illustrano esemplificativa~ mente l'effetto dell'angoscia e del senso di colpa sullo sviluppo del complesso edipico, Il prospetto che ora fornirò delle mie conclusioni teoriche su certi aspetti dello sviluppo del complesso edipico si fonda però su rutto
Compiono oollpfco 1 onpHe" prfmtll..
il nlio lavoro analitico che abbraccia casi di bambini e di adulti, che \':tnno dalla nornlalità alla patologia grave. Una esposizione completa dello sviluppo del complesso edipico do~ vrebbe includere una trattazione delle inAJ.le.nze c delle esperienze in ogni stadio evolutivo, e della loro a~urante tutta l'infanzia. Ma ho deliberatamente sacrificatoTa disamina approfondita dei fattori esterni all'esigenza di presentare limpidamente conclusioni della massima imponanza.l~
L'esperienza ha determinato in me la convinzione che la libido è impa~ stata di aggressività fin dall'inizio della vita e che l'angoscia generata dall'aggressività influenza in modo sostanziale lo sviluppo libidico in ogni suo stadio. L'angoscia, il senSo di colpa e i sentimenti depressivi a volte sospingono la libido verso nuove fonti di soddisfacimento, a volte ne ostacolano lo sviluppo rafforzando la fissazione a mete e oggetti di fasi precoci. [[ quadro dei primissimi stadi del complesso edipico è necessariamente più oscuro di quello degli stadi più avanzati perché l'Io del lattante è ancora estremamente immaturo cd è totalmente dominato da fantasie inconsce; la vita pulsionale del lattante, inoltre, è oltremodo polimorfa. In più, i primissimi stadi sono caratterizzati da rapide oscillazioni tra diversi oggetti e mete e da corrispondenti oscillazioni tra difese di natura diversa. La mia opiniOne è che il complesso edipico si origina nel primo anno di vita e che il suo sviluppo inh:iale è identico nei due sessi. Poiché uno dci fattori fondamentali che determinano l'intero sviluppo affettivo e sessuale è costituito dal rapporto con il seno materno, assumerò questo rapporto a punto di partenza della mia esposizione degli esordì del complesso edipico nei due sessi. , La ricerca di nuove fonti di appagamento sembra essere una componente intrinseca del procedere della libido. Le esperienze di soddisfacimento procurate dal rapporto con il seno materno fanno sì· che il lattante indirizzi i suoi desideri verso nuovi oggetti,· innanzitutto verso il pene paterno. Ma a dare uno slancio particolare ai nuovi desideri sono le esperienze di frustrazione procurate da tale rapporto. ~ importante ricordare che le frustrazioni dipendono sia da fattori interni sia da esperienze reali. Ora, anche nelle circostanze più favorevoli, è inevitabile che il rapporto con il seno procuri una certa misura di insoddisfacimento, poiché ciò che ••11 fine principale di questa sintesi concisa è fornire un'esposizione china delle mie idee su ceni aspetti del complesso .edipico. Intendo inoltre mcttci"<: a confronto . le mie conclusioni con talune enunciazioni di FI"<:ud sull'argomento. Mi trovo quindi impossibilitata a citare in pari tempo altri autori o a fare riferimenti all'abbondante letteratura in materia. Per quanto riguarda il complesso edipico delle bambine rimanderei al c:~p. 9 del mio libro Pric01maliri d~i b.m:bini (19Jd nel quale ho citato le opinioni in proposito di pai"<:cchi autori.
C.pltolodlclon.olrno
il lattante brama è il soddìsfacimento illi11Dtato. La frustrazione provata nel rapporto con il seno induce sia il maschietto che la femminuccia ad allontanarsi da esso e stimola in loro il desiderio di ottenere il soddisfa~ cimento orale dal pene paterno. Il seno e il pene sono quindi gli oggetti primari, originari, dei desideri orali del lattante.20 Soddisfacimento e frustrazione costituiscono la matrice del rapporto del lattante rispettivamente con un seno buono amato e con un seno cattivo odiato, e sono essi che modellano sin dal principio i.l modo di confi~ gurarsi del duplice npporto. Il bisogno di far fronte alla frustrazione e alla conseguente aggressività costituisce uno dei fattori che determinano per un verso l'idealizzazione del seno buono e della madre buona e per l'altro l'intensificazione dell'odio e delle paure per il seno cattivo e per la madre cattiva; questi diventano quindi i prototipi di tutti gli oggetti persecutori e terrorizzanti. I due atteggiamenti opposti nei confronti del seno materno sono trasferiti nel nuovo rapporto con il Pene paterno. La frustrazione patita nel rapporto anteriore aumenta le esigenze e le speranze di soddisfacimento dalla nuova fonte e stimola l'amore per il nuovo oggetto. Ma l'inevit~bile delusione nel nuovo rapporto riattiva la spinta all'indietro verso il primo oggetto, cosa che contribuisce alla !abilità e all'instabilità degli atteggiamenti affettivi e degli stadi di organizzazione libidica. Inoltre gli impulsi aggressivi, stimolati e rafforzati dalla frustrazione, trasformano, nella psiche del bambino, le vittime delle sue fantasie aggres-sive in figure vendic:1tive che minacciano di ritorcere su di lui le stesse aggressioni sadiche che egli perpetra nella fantasia contro i genitori.2 1 Ne consegue che il bambino sente sempre più bisogno di un oggetto d'amore che lo ami - un oggetto perfetto, ideale, - in grado di soddisfare il suo intenso desiderio di aiuto e di sicurezza. Ogni singolo oggetto può diventare perciò alternativamente buono e cattivo. Questo oscillare tra le diverse configurazioni delle imago primarie implica una stretta interazione tra i primi stadi del complesso edipico positivo e di quello negativo. ""Ciò che ho in mrnte, nel tr:attare tosi dilfusamcnte del cappono fondame nule dd lattante con il seno materno c con il pene paterno noncM delle conseguenti situazioni d'angoscia e rclativc difese, ~ qualcosa di piìi del cappono con ogg~:tti parziali. Nella p.sichc infantile questi oggetti parziali -seno c pene - sono associati in effetti sin dal principio con la madre e ton il padre. Le esperienze quotidiane con i genitori e il ~ap porto inconscio che si costituisce con essi in quanto oggcni interni si agglomerano sempre piÌl con gli oggcni pacriali primari e si aggiungono alla loro promincnu neil'inconscio infantile. "Si tenga. conto della grande difficoltà di descrivere con un linguaggio da adulti i sentimenti e le fantasie di bambini pkcoli. Tutte le descrizioni delle loro fantasie inconsce- e per la verità delle fantasie inco~~ttc di chiunque- vanno quindi considerate piuttosto che come illustr:JZioni precise dd loro configur:arsi come indic~zioni dci loro contenuti.
Completao edipico
t.,.._ prlml'tln
Dal momento ·in cui il lattante, sotto il predominio della libi4o orale, introietta i suoi oggetti originari, le imago primarie hanno un duplicato nel suo mondo interiore. Le imago del seno materno e del pene paterno si installano all'interno del suo Io c costituiscono il nucleo del Super-io. Seno e madre introiettati, per un verso buoni e per l'altro cattivi, e pene e padre introienati, corrispondentemente buoni e cattivi,. sono i primi uppresentanti da un lato delle figure interne protettrici e soccorrevoli e dall'altro delle figure interne vendicative e persecutrici; essi sono inoltre gli oggetti delle prime identificazioni dell'Io. Il rapporto con le figure interne interagisce in vari modi co.n il rapporto ambivalente del bambino con i genitori in quanto oggetti esterni All'introiezione di oggetti esterni fa riscontro in ogni stadio la proiezione di figure interne sul mondo esterno, e questa interazione è alla base sia del rapporto con i genitori reali sia dello sviluppo del Super-io. Per effetto di questa azione reciproca, che implica un orientamento verso l'esterno e verso l'interno, si ha un continuo oscillare tra oggetti e situazioni interni ed esterni. Poiché queste oscillazioni sono legate a quel!e della libido tra mete od oggetti diversi, il deCOrso del complesso edipico e lo sviluppo del Super-io sono intimamente interconnessi. Ben presto alle pulsioni orali del bambino si mescolano desideri genitali, sebbe.ne ancora eclissati dalla preponderanza di libido orale, uretrale e anale. I primi desideri genitali, al pari di quelli or-ali, sono diretti alla madre e al padre. Questo fatto è in accordo con il mio assunto che i bambini dei due sessi posseggono un'innata conoscenza inconscia dell'esistenza sia del pene sia della vagina. Nel lattante di sesso maschile, le sensazioni genitali forniscono un fondamento all'idea che il padre possiede un pene, e il bambino lo desidera conformemente all'e'quivalenza "seno=pene". Al tempo stesso nelle sue sensazioni e pulsioni genitali è insita anche la ricerca di una cavità in cui introdurre il proprio pene, il che vuoi dire che i suoi desideri sono diretti alla madre. Nel lattante di sesso femminile, le sensazioni genitali, conformandosi esclusivamente all'anzidettll equivalenza, stimolano il desiderio di ricev~re il pene del padre nella propria vagina. Appare perciò chiaro che i desideri genitali del pene del padre, che si mescolano con desideri· orali, sono all'origine dci primi stadi del complesso edipico positiyo della bambina e del complesso edipico negativo del b11mbino. Angoscia, senso di colpa e sentimenti depressivi influenzano lo sviluppo libidico in ogni suo stadio. Nei miei due scritti precedenti ho acc:e.nn11to parecchie volte alla posizione depressiva infantile come alla posizione centrale dello sviluppo della primissima infanzia. Aggiungerei ora che il nucleo dci sentimenti depressivi infantili - vale a dire la paura del bambino di perdere gli oggetti d'amore per effetto del suo odio e
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della sua aggressività - è fin dagli inizi una componente dei rapporti oggettuali c del complesso edipico, Una conseguenza necessaria dell'angoscia, del senso di colpa e dei sentimenti depressivi è il pressante bisogno di riparare. Sotto l'oppressione del senso di colpa il bambino è spinto ad annullare l'effetto dei suoi impulsi sadici con un diverso impiego della libido. I sentimenti d'amore, che coesistono con gli impulsi aggressivi, vengono allora rafforzati dalla spinta a riparare. Le fantasie di riparazione vengono a configurarsi, spesso nei più minuti particolari, in modo diametralmente opposto alle fantasie sadiche, e al sentimento di onnipotenza sadica fa riscontro il sentimento di onnipotenza riparatrice. L'urina e le feci, come sappiamo, rappresentano agenti di distruzione quando il bambino odia, e doni quando ama; ora, quando egli è spinto a riparare perché premuto dal senso di colpa, nella sua fantasia gli escrementi ubuoni" dh•entano i mezzi con i quali può portare riparo ai danni infeni dagli escrementi "pericolosi", La stessa cosa vale anche per il pene. Sia il maschietto che la femminuccia sentono, benché in modo diverso, che il pene che h:1 danneggiato e distrutto la madre nelle loro fantasie sadiche, nelle fantasie riparatrici diventa il mezzo che la restaura e la risan:1. La spinta a riparare intensifica quindi il desiderio di dare c ricevere soddisfacimenti libidici. Giacché il bambino sente che l'oggetto leso può essere rest:lurato, sente anche che il potere dei propri impulsi aggressivi è ridotto e che i suoi impulsi d'amore possono sfogarsi liberamente; pertanto il senso di colpa si placa. Lo sviluppo libidico è dunque stimolato e rafforzato in ogni fase dalla spinta a riparare e, in ultima analisi, dal senso di colpa. D'altro lato, però, lo stesso senso di colpa che genera la spinta a riparare può anche inibire i desideri libidici. Quando infatti il bambino sente predominare l'aggressività, i desideri libidici gli appaiono come un pericolo per i suoi oggetti d'amore e perciò devono essere rimossi. b) Lo sviluppo del complesso edipico nel bmnbino. Nel paragrafo precedente ho fornito uno schema dei primi stadi del complesso edipico nei due sessi; ora tratterò in particolare dello sviluppo del complesso edipico nel bambino. La sua posizione femminile - che inAucnzerà profondamente il suo atteggiamento verso i due sessi - viene conseguita mentre egli si trova sotto il predominio delle pulsioni e delle fantasie orali, uretrali e anali, cd è strettamente connessa al suo rapporto con il seno materno, Se egli riesce a deviare una parte del suo amore e dci suoi desideri libidici per il seno m:1terno sul pene paterno, conservando al tempo stesso il seno come oggetto buono, il pene del padre si configurerà nella sua psiche come un organo buono e produttivo che darà anche a lui, come li dà alla madre, soddisfacimenti libidici e bambini. Questi desideri
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femminili sono' sempre insiti nello sviluppo del maschi etto. Essi sono all'origine del suo complesso edipico negativo e costituiscono la sua prima posizione omosessuale. Ma l'immagine rassicurante del pene paterno in quanto o:gano buono e produttivo è anche il presupposto della capacità di sviluppare desideri edipici positivi. Solo se il bambino ha una fiducia abbastanza ~Ida nella "bontà" del genitale maschile- sia del padre che suo - può infatti provare desideri genitali per la madre. Quando la paura di essere evirato dal padre è temperata dalla fiducia nel padre buono egli può affrontare l'odio e la rivalità edipica. Le tendenze edipiche positive si sviluppano quindi contemporaneamente a quelle negative, e. tra loro vi è una stretta interazione. Esistono buoni motivi per ritenere che la paUra di evirazione si attivi allorché si provano le prime sensazioni genitali. Secondo la definizione di Freud, 1:1 paura di evirazione del maschio è costituita dal timore che il suo genitale sia aggredito, leso o asponato. La mia tesi è che questa paura viene provata per lp. primg volta quando il bambino si trova ancora so,tto il predominio della libido orale. In questo stadio le pulsLonl sadiè.ò=orali del bambino dirette al seno materno sono trasferite sul pene paterno c, in più, la rivalità e l'odio della prima situazione edipica si manifestano nel desiderio di mordere c strappare così al padre il su.o pene. Di qui la paura clje, per rapprC~glia, il padre voglia mordergli e strappargli il genitale. Al!a paura di evirazione contribuiscono numerose angosce primitive pro\•cnienti da varie fonti. I desideri genitali del bambino per la madre sono gravidi di pericoli, già sul nascere, a cau~ delle sue aggressioni fantastiche, orali, uretrali e anali, al corpo materno. Per il bambino l'"interno" della madre è leso, avvelenato e velenoso; nella sua fantasia, inoltre, esso contiene il pene paterno sentito come un oggetto ostile cd eviratore, che minaccia di distruggere il suo pene proprio in quanto egli l'ha aggredito sadicamente. A questa immagine terrificante dcll'"interno" della madre - che coesiste con l'immagine della madre quale fonte di ogni bontà e di ogni appagamento - sono connesse le paure per !'"interno" del Suo proprio corpo. Tra queste è preminente la paura dell'aggressione interna, per rappre~glia contro i propri impulsi aggressivi, da pa~e della pericolosa madre, del pericoloso padre, o della figura genitoriale combinata. Le paure di persecuzione hanno un'influenza decisiva nei riguardi delle angosce del bambino per il suo pene. Poiché ogni offesa al suo "interno" da parte dci persecutori interiorizzati significa per lui anche un'aggressione al pene, egli teme che questo possa essere amputato, avvelenato o divorato dall'interno. Deve quindi proteggcrlo. Non è solo il pene, però, che sente di dover proteggere, ma anche i contenuti "buoni" del suo
C•pllo1odlcloltHimo
corpo, le feci buone, l'urina buona, i bambini che desidera avere nella posizione femminile e quelli che, identificandosi con il padre buono e produttivo, desidera procreare nella posizione maschile. Egli cioè si sente spinto a proteggere e conservare gli oggetti d'amore che ha interiorizzato nel momento stesso in cui ha interiorizzato le figure persecutrici. La paura delle aggressioni interne agli oggetti d'amore è quindi strettamente con~ nessa alla paura di evirazione e la raffoi7.a. Un'altra angoscia che contribuisce alla paura di evirazione deriva dalle fantasie sadiche nelle quali il bambino ha trasformato gli escrementi in sostanze velenose e pericolose. Nelle fantasie attinenti alla copula il suo pene, assimilato alle feci pericolose e pieno di urina cattiva, diventa anch'esso un organo di distruzione. L'angoscia è incrementata dalla con~ vinzione di contenere dentro di sé il pene cattivo del padre, vale a dire dall'identificazione con il padre cattivo. Quando questa identificazione particolare si intensifica è vissuta come un'alleanza con il cattivo padre interno contro la madre. Di conseguenza la fiducia del bambino nelle proprietà produttive e riparatrici del proprio genitale si riduce; egli sente rafforzati i propri impulsi aggressivi c sente che il rapporto sessua!e con sua madre sarebbe crudele e distruttivo. Questo genere di angosce ha un'incidenza notevole sia sulla paura di evirazione e sulla rimozione dei desideri genitali sia sulla regressione a stadi anteriori. Se le angosce sono esorbitanti e la spinta a rimuovere i desideri genitali è straordinariamente forte, è inevitabile che insorgano in futuro disturbi della potenza sessuale. Naturalmente però queste an~ gosce sono neutralizzate sia dall'immagine del corpo della madre come fonte di ogni bontà (il buon latte, i bambini buoni) sia dall'introiezionc degli oggetti d'amore. Quando predominano gli impulsi d'amore, i prodotti e i contenuti del corpo del bambino assumono il significato di doni c il suo pene diventa il mezzo con cui dare soddisfacimento e bambini· alla madre e con cui provvedere alla riparazione. Inoltre, quando prevale la sensazione dì contenere dentro di sé il seno buono della madre e il pene buono del padre, si determina nel bambino una più salda fiducia in sé stesso che lo induce a dare libero sfogo ai suoi impulsi e ai suoi desideri. Identificandosi con il padre buono il bambino sente che il proprio pene acquista proprietà riparatrici c creative. Tutti questi sentimenti e fantasie mettono in grado il bambino di fronteggiare la paura di evirazione e di stabilire più fermamente la posizione genitale. Essi fungono inoltre da presupposto di quella potenza virile sublimata che influisce notevolmente nelle attività e negli interessi del bambino, e costituiscono al tempo stesso la base della sua futura acquisizione della potenza sessuale. c) Lo sviluppo del complesso edipico nella bambi-na. Il complesso edi~ pico della bambina è già stato da me illustrato relativamente al suo svi~·
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luppo iniziale,· che è identico a quello del bambino. Procederò ora a mettere in risalto alcuni degli aspetti essenziali specifici del suo sviluppo ulteriore. Quando nella bambina in tenerissima età si producono le prime forti sensazioni genitali, nasce in lei, conformemente alla natura ricettiva del suo genitale, il desiderio ardente di ricevere il pene.n ln quest'epoca ella sa inconsciamente che il suo corpo contiene bambini allo stato potenziale e li sente come il suo bene più prezioso. A1 tempo stesso il pene del padre, in quanto donatore di bambini da un lato e in quanto assimilato ai bambini dall'altro, diventa per la piccola bambina oggetto di grande desiderio e di ammirazione. Questo rapporto con il pene _del padre quale fonte di felicità e di doni buoni è valorizzato e intensificato dal rapporto, amo· revole e gratificante, con il seno buono. Accanto all'inconscio sapere di avere dentro di sé bambini allo stato potenziale, la femminuccia ha però seri dubbi s-.11la sua futura capacità di generarli. Essa si sente sotto molti aspetti in svantaggio rispetto a sua madre. Nell'inconscio infantile la madre è impregnata di potere magico. Tutte le cose buone provengono dal suo seno, ed essa ha dentro di sé il pene paterno e i bambini. Diversamente dal maschietto, la cui speranza di diventare potente sessualmente trae vigore dal possesso di un pene raffrontabile al pene di suo padre, la femminuccia non ha nulla che la rassicuri sulla sua futura fecondità. I suoi dubbi sono inoltre incrementati d_a tutte le angosce per quanto è contenuto nel suo corpo, Queste angosce rafforzano gli impulsi a depredare il corpo della madre sia dei bambini sia del pene del padre, ma ciò a sua volta intensifica la paura che l'interno del proprio corpo possa essere aggredito e depredato dei suoi contenuti "buoni" da parte .della madre vendicativa esterna e interna. Una parte di tutto ciò opera anche nel maschio, ma l'incentrarsi dello sviluppo genitale della bambina sul desiderio femminile di ricevere il pene del padre e la preoccupazione iRconscia per i propri bambini immaginari costituiscono elementi specifici dello sviluppo del complesso edipico della femminuccia. Di conseguenza a) le sue fantasie e la sua affettività concernono soprattutto il mondo interiore. e i suoi oggetti interni, b) la sua rivalità ediPica si esprime essenzialmente nell'impulso a depredare la madre del pene paterno e dei bambini, e &) la paura che il suo corpo sia aggredito e i suoi oggetti interni buoni siano danneggiati o portati via per rappresaglia dalla madre eaniva ha una parte premiu L'analisi di bambini piccoli non lascia alcun dubbio eifc:a l'esistenza di nppreHntaz.ioni della vagina nell'inconscio infantile. Peraltro b mastutbatione vaginale nella prima infanzia è molto più frequente di quanto si ammerra generalmente; e ciò ttova conferma in numerosi autori.
C•piiOio dlclo!teslmo
nente e duratura nelle sue angosce. Tutto questo forma ciò che io considero la situazione d'angoscia dominante della bambina. Un altro elemento distintivo è che nel maschietto l'invidia della madre (la quale contiene il pene del padre e i bambini) è una componente del suo complesso edipico negativo, mentre nella bambina l'invidia della madre costituisce una componente della sua situazione edipica positi\•a. Come tale essa resta un fattore essenziale durante tutto lo sviluppo sessuale e affettivo della bambina e ha un'azione rilevante sulle sue identificazioni con la madre, sia con quella che compie il rapporto sessuale con il padre sia con quella che svolge le altre specifiche funzioni materne. Il desiderio della bambina di possedere un pene e di essere un maschio è un'espressione della sua bisessualità ed è insito nella femminuccia quanto lo è nel bambino il desiderio di essere una donna. Il suo desiderio di avere un pene è secondario rispetto al desiderio di riceverlo e viene fortemente esaltato dalle frustrazioni che la bambina risente nella posizione femmi· nile c dall'angoscia c dal senso di colpa che prova nella situazione edipica positiva. L'invidia del pene della bambina maschera in certo qual modo il desiderio frustrato di prendere il posto della madre presso il padre c di ricevere bambini da lui. Qui posso solo accennare molto sommariamente ai fattori specifici che sono alla base della formazione del Supcr-io nella bambina. A causa del peso rilevante che il mondo interiore ha nella vita affettiva della bambina, essa è fortemente premuta dal bisogno di riempire di oggetti buoni ule mondo interiore. Ciò concorre a intensificare i suoi processi d'introiczione, peraltro rafforzati dalla natura riccttiva del suo genitale. L'ammirato pene paterno interiorizzato diventa parte integrante del suo Supcr-io. L'identificazione che poggia sul possesso di un pene immaginario è soltanto un identificarsi con il padre nella sua (della bambina) posizione maschile. L'identificazione più importante con il padre è vissuta invece nel rapporto con il pene interiorizzato del padre, c questo rapporto ha a fondamento sia la posizione femminile che quella maschile, Nella posizione femminile la bambina è spinta a interiorizzare il pene del padre dai suoi desideri sessuali e dalla brama di aver~ un bambino. Mentre in tale posizione essa è capace di una sottomissione totale all'ammirato padre intcriorizzato, nella posizione maschile desidera rivaleggiare con lui in tutte le proprie aspirazioni e sublimazioni mascoline. La sua identificazione maschile cOn il padre è quindi commista delle componenti del suo atteggiamento femminile, cd è questa mescol:cnza che caratterizza il Super-io
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Nella costituzione del Supcr-io della bambina, al buon padre ammirato fa riscontro, in una certa quale misura, il cattivo padre eviratore. Ma il principale oggetto d'angoscia della bambina è la madre persecutricc. Se
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la paura di pefsccuzione è controbilanciata dall'interiorizzazione della madre buona, con le cui peculiari funzioni e disposizioni materne la bambina può identificarsi, il rapporto con il padre buono interiorizzato viene rafforzato dall'atteggiamento materno verso il padre proprio della bambina. Nonostante la preminenza del mondo interiore nella vita affettiva della bambina, vi è in essa un bisogno d'amore e di rapporto con le persone che dimostra uria grande dipendenza dal mondo esterno. Ma questa contraddizione è solo apparente; la dipendenza dal mondo esterno è in effetti stimolata e rafforzata dal bisogno di essere rassicurata riguardo al proprio mondo interiore. d) Raffronti con l.t concezione classica del complesso edipico. Mi propongo ora di mettere a confronto le mie ideC su certi aspetti del complesso edipico con quelle di Freud e di chiarire quali idee, dettatemi dall'esperienza, divergono dalle sue. Nella .esposizione. della situazione edipica da me fatta sono sottintesi molti aspetti del complesso edipico riguardo ai quali il mio lavoro analitico conferma completamente le scoperte di Freud. L'ampiezza dell'argomento rende tutt"avia inevitabile che io mi astenga dal riferire minuziosamente questi aspetti e che mi limiti a mettere in luce e spiçgare quelli su cui vi è divergenza di idee. Il seguente riepilogo di talune enunciazioni di Freud presenta, a mio parere, l'essenza delle sue conclusioni su cene caratteristiche fondamentali dello sviluppo del complesso edipicoP Secondo Freud, è nel corso della fase fallica - che si estende approssimativamente dai tre ai cinque anni di età ed è contemporanea del comp~esso edipico - che emergono i desideri genitali e si produce una scelta oggettualc precisJ. In questa fase " ... entra in giuoco soltanto un genitale, quello maschile. Non siamo dunque in presenza di un primato dei genitali, bensl di un primato del fallo" (1913, p. 104). Per Freud, " ... l'organizzazione genitali: fallica del bambino tramonta di fronte (alla] .., minaccia di evirazione" (1914b, p. liJ). Il suo Super-io, inoltre, l'erede del complesso edipico, si forma in virtù dell'interiorizzazione dell'autorità genitoriale. Il senso di colpa è una manifestazione della tensione fra l'Io c il Supcr-io, ed è lecito parlare di "senso di colpa" solo) dopo che il Super-io si è formato. Nel trattare del Super-io del b;i.mbino Freud attribuisce un peso preminente all'interiorizzazione dell'autorità ~~~riepilogo è desunto principalmente doi seguenti serini di Freud: L'lo e fEr (u~ub), L'orgll1lizuzitme genit<~le in{ll1lti/e (1913), Il "mzonto dd eompl~uo edipico h9•4b)! Alcrme.conuguenze psichicbe dtll<~ differ= ll1/atomie<~ "a i uui (19>sa), Smualuà femmmilc (193d c lnrraduzi011e alla psicoanalisi (nuQW reric di ltZioni")
~!~)ic~:r:Ji~nciazioni riferite, salvo quando esplicitamente indicato, non sono cita-
paterna; sebbene riconosca in qualche misura l'identificazione con la madre come un fattore della formazione del Super~io del bambino, non si addentra minuziosamente nell'esposizione delle sue idee su questo aspetto della formazione del Super~io, Per quanto riguarda la bambina, Freud ritiene che il suo "lungo vin~ colo preedipico~ alla madre copre il periodo che precede l'ingresso nella siruazione edipica, e definisce questo periodo "la fase del vincolo ma~ terno esclusivo, che può essere chiamata preedipica ... " (1931• p. 247). Nel successivo corso della fase fallica, i desideri fondamentali della bambina nei riguardi della madre, che hanno sempre conservato la mnssima inten~ sità, si concentrano su quello ili ricevere un pene ila Ici. Per la bambina piccola la clitoride rappresenta il pene, e la masrurbazione clitoridca è la manifestazione ilei suoi desideri fallici. La bambina non ha ancora scopeno la vagina, e questa non correrà in gioco se non quando la femmi~ nuccia sarà diventata donna. Il complesso di evirazione viene alla luce quando la bambina scopre di non possedere un vero pene, A questo punto il vincolo con la madre viene rotto, e la bambina lo rompe con rancore e con odio perché la madre non le ha dato un pene. Essa scopre inoltre che perfino la madre è priva di pene, e ciò conuibuisce a farla allontanare da Ici per volgersi al padre. Inizialmente ella si volge al padre con il dcsi~ derio di ricevere da lui il pene, e solo successivamente con il desiderio di ricevere un bambino, quando cioè "il bambino prende, secondo un'antica equivalenza simbolica, i( posto del pcneN (•9P• p. 527). ~così che il complesso di evirazione introduce in lei il complesso edipico. La principale situazione d'angoscia della bambina è la perdita della madre, e Freud connette questa paura alla paura della morte della madre. Lo sviluppo del Super~io della bambina si differenzia sotto vari aspetti da quello del bambino, ma essi hanno in comune una caratteristica basilare: Super~io e senso di colpa sono séguiti conscgucnziali del complesso edipico. ~ Freud accenna ai sentimenti materni della bambina originati dai primi ,rapporti con la madre nella fase precdipica. Accenna anche all'idcntifi~ cazionc con la madre nel complesso edipico. Ma non collega tra loro questi due atteggiamenti, né mostra come l'identificazione femminile con la madre nella situazione edipica influenzi il corso dello sviluppo del complesso edipico della bambina. La sua idea è che nel periodo in cui l'organizzazione genitale della bambina prende fonna ella apprezza la madre sopratrutto nel suo aspetto fallico. Riepilogherò ora le mie idee su questi problemi fondamentali. A mio modo di vedere, lo sviluppo sessuale e affettivo del bambino e della bambina include, fin dalla primissima infanzia, sensazioni e tendenze genitali che danno origine ai primi stadi del complesso edipico positivo e negativo;
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tali sensazioni ~cc. si producono sotto il primato della libido· orale e si mescolano con desideri e fantasie uretrali e anali. Gli stadi libidici si accavallano sin dai primissimi mesi di vita. Le tendenze edipiche positive e negative interagiscono strettamente sin dal loro esordio. ~ nel corso della fase del primato genitale che la situazione edipica positiva giunge al suo culmine. t!: mia opinione che i bambini di entra.mbi i sessi provino sin da lattanti desideri genitali nei riguardi del padre e della madre e che posseggano un'inconscia conoscenza sia della vagina che del pene.~ Per questi motivi il concetto originale di Freud definito· con l'espressione "fase genitale" mi sembra più adeguato del successivo concetto di "fase fallica". In entrambi i sessi il Super-io ha la sua prima origine nella fase orale. Sotto la pressione della vita di fantasia e di affetti contrastanti, il bambino introietta i suoi oggetti - in primo luogo i genitori - in tutti gli stadi dell'organiznzione libidica è costrUisce il Super-io con questi elementi. Cosi, benché il Su per-io corrisponda per molti versi alle persone reali che formano il mondo del bambino piccolo, vi sono in esso componenti e caratteristiche varie che riflettono le immagini di fantasia presenti nella sua psiche. Tutti i fattori· che influiscono nelle relazioni oggettuali del bambino operano fin dall'inizio nell'edificazione del suO Super-io. La base dei-Super-io è costituita dal primo oggetto introiettato, il seno. materno. E allo stesso modo in cui il rapporto con il seno della madre precede il rappono con il pene del padre e lo influenza profondamente, cosl il rapporto con la madre introiettata incide in vari modi su tutto il corso dello sviluppo del Super-io. Alcuni dci più importanti aspetti del Super-iO, come il suo apparire amorevole e protettivo o viceversa distruttivo e divoratore, sono dei derivati delle prime componenti materne della sua costituzione, 1:1 entrambi i sessi, i primissimi sensi di colpa derivano dai desideri sadico-orali di divorare la madre e innanzitutto il suo seno (Abraham). Essi perciò hanno origine·nella primissima infanzia. Il senso di colpa non emerge quando il complesso edipico è tramontato ma è anzi uno dei fattori che ne modellano il corso sin dal principio e Ìle influenzano l'esito. Quanto sto per dire ora concerne specificamente lo sviluppo del complesso edipico nel bambino. ~ mia opinione che la paura dell'evira~ zione insorga non appena il bambino in tenerissima età prova le prime sensazioni genitali, I priini impulsi del maschietto a· evirare il padre si con_figurano come desiderio di P?rtarg\i via a morsi il pene, per cui la "'Accanto ad essa e~iste nel bttante una conOS(:enza inconscia, ma fino a un ceno punto anche conscia, dell'ano. La pane che ha l'ano nelle leorie sessuali infantili o!: stau cd è oggetto di osservazioni più frequenti. ·
paura d.CU'evirazione è provata inizialmente dal bimbo come paura che il suo pene possa essergli strappato nello stesso modo. Ma questa prima paura di evirazione è eclissata ai suoi esordi da angosce provenienti da molte altre fonti, tra le quali hanno una parte predominante le situazioni di pericolo interno. La paura di evirazione viene vieppiù in primo piano a mano a mano che lo sviluppo si approssima allo stadio del primato genitale. Pertanto concordo pienamente con Freud che la paura di evi.rll'Ziom coltituisce la situazione d'tUZgoscia dtnni171mte del marchio, ma non posso Concordare con lui allorché la definisce l'unico fattore che detennina la rimozione del complesso edipico. Alla pane centrale che la paura di evirazione viene a svolgere quando il complesso edipico giunge al culmine contribuiscono sempre angosce primitive di origine varia. A causa dei suoi impulsi di evirare e uccidere il padre, il bambino prova infatti afflizione e dolore nei suoi confronti. Il padre, nel suo aspetto buono, è una fonte di forza di cui non può fare a meno, è un amico e un ideale al quale il bambino si rivolge per averne protezione e guidt~, e che quindi si sente obbligato a salvaguardare. Perciò i sensi di colpa per gli impulsi. aggressivi nei riguardi del padre accrescono il bisogno impellente di rimuovere i desideri genitali. Io ho risconnato sempre, in analisi di bambini e di uomini, che il senso di colpa in rapporto al padre amato costituisce parte integrante del complesso edipico e ne influenza sostanzialmente l'esito. A rafforzare il senso di colpa, c quindi la spinta a rimuovere i desideri genitali, contribuisce inoltre la sensazione che anche la madre possa essere lesa dalla rivalità del figlio con il padre e che la morte del padre sarebbe per lui una perdita irreparabile. Come sappiamo, Freud era pervenuto alla conclusione che oggetto dei desideri libidici del tiglio è, come la madre, anche il padre. (Tale conclusione è insita nel suo concetto di complesso edipico negativo.) Inoltre in. alcuni suoi scritti- in particolare, tra quelli concernenti i suoi casi clinici, nel caso del piccolo Hans (1908b)- Freud ha tenuto conto della pane che l'amore per il padre ha nel conflitto edipico positivo del bambino. Egli, però, non ha dato abbastanza peso alla funzione decisiva di questi sentimenti sia nell'evoluzione che nel tramonto del complesso edipico. Secondo la mia esperienza, la situazione edipica viene a perdere il suo vigore non solo perché il bambino teme che il padre vendicativo distrugga il suo genitale. ma anche perché è spinto dall'amore e dal senso di colpa a salvaguardare e conservare l'immagine del padre come figura interna ed esterna. Enuncerò ora brevemente le mie conclusioni concernenti il complesso l edipico della bambina. Nella fase in cui, secondo Freud, la bambina è vincolata esclusivamente alla madre, esistono già, a mio parere, desideri nei riguardi del padre; tale fase comprende già, inoltre, i primi stadi del
tomplaoo ecllplco • • ...,... prlmlttn
complesso edipi~o positivo e negativo. Perciò, sebbene io consideri questa fase come un periodo di desideri oscillanti tra la madre e il padre, non ho la minima incertezza circa la portata e la durata dell'influenza di ogni aspetto del rapporto con la madre sul rapporto con il padre. Nello sviluppo della bambina l'invidia del pene e il complesso di evirazione hanno indubbiamente una notevole incidenza. Ma è la frustrazione dei desideri edipici positivi che li rafforza enormemente. Anche se a un certo punto la femminuccia pensa che la madre possiede un pene come attributo maschile, quest'idea non ha affatto nel suo sviluppo il peso che Freud le conferisce. Invece, secondo la mia esperienza, è la teoria inconscia che la madre contiene il pene ammira.to e desiderato del padre a sottendere la maggior p>~rte dei fenomeni costitutivi di ciò che Freud definisce vincolo della bambina alla madre fallica. I desideri orali della bambina per il pene del padre sono commisti ai suoi primi desideri genitali di riceverlo. In questi desideri è già insito il desiderio di ricevere bambini dal padre, il che è peraltro confennato dall'equivalenza "pene=bambino", Il desiderio femminile di interiorizzare il pene e di ricevere un bambino dal padre precede sempre quello di possedere un proprio pene. ' Pur concordando con Freud sulla preminenza che, t~ le angosce della bambina,' hanno la paura della perdita dell'amore della madre e quella della sua morte, sostengo che ciò che contribuisce sostanzialmente alla sua principale situazion~ di angoscia è la paura che il 5!10 corpo sia aggredito e che i suoi oggetti d'amore interni siano distrutti. NOTE CONCLUSIVE
Con questa mia esposizione del complesso edipico ho cercato di dimostrare l'interdipendenza di alcuni dci più importanti aspetti dello sviluppo. Lo sviluppo sessuale del bambino, dell'uno e dell'altro sesso,· è inestrica·bilmente conriesso coò le sué relazioni oggettuali e con tutti gli affetti che improntano sin dall'inizio il suo atteggiamento ~ei riguardi d~lla madre e del padre. Angoscia, senso di colpa e sentimenti depressivi sono componenti intrinseche della vita affettiva del bambino· e perciò permeano le sue prime relazioni oggettuali, che sono costituite dai suoi rapporti sia con persone reali che con i !Oro rappresentanti nel mondo interiore. Queste figure introiettate - le identificazioni del bambino determinano la fonnazione dei-Super-io, il quale, a sua volta, influenza il rapporto con entrambi i genitori e l'intero sviluppo sessuale. Sviluppo sessuale e affettivo, relazioni oggettuali e fonnazione del Super-io interagiscono, quindi, fin dal principio.
C.pliDio dltloll.Qimo
La vita affettiva del bambino, le prime difese erette sotto la pressione del conflitto tra amore, odio e senso di colpa, e le vicende delle identifi. cazioni del bambino, sono tutti temi che possono occupare validamente la ricerca analitica per ancora lungo tempo. L'ulteriore lavoro in questi campi potrebbe portarci a una più completa conoscenza del complesso edipico e dello sviluppo sessuale nella sua globalità, ossia, in definitiva, a una più completa conoscenza della personalità.
Capitolo 19 Note su alcuni meccanismi schi:roidi 1
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Questo lavoro trana della rilevanza e "del significato delle angosce e dei meccanismi schizoidi e paranoidi primitivi, Per parecchi_ anni, ancor prima di giungere a una visione chiara dei procèssi depressivi nella primissima infanzia, avevo pensato molto all'argomento, ma, nel corso dell'elaborazione del mio concetto di posizione depressiVa infantile, i problemi della fase che !a precedevano si sono imposti con forza alla mia attenzione. Ora esporrò appunto alcune delle ipotesi a cui sono pervenuta riguardo a tali angosce e meccanismi primitivi,l Le ipotesi che Presenterò, e che sono in rapporto a stadi molto precoci dello sviluppo, sono tratte deduttivamente da materiale prodotto in analisi da bambini e da adulti,· e alcune di esse sembrano trovare piena risponC:enza in osservazioni consuete nell'attività psichi~a; La Convalida delle mie opinioni richiederebbe l'esposizione di una quantità di materiale clinico particolareggiato che però è qui impossibile fare per mancanza di spazio; mi auguro di poter colmare questa lacuna in ulteriori contributi all'argomento. . Per cominciare sari. utile riepiloiare brevementè le conclusioni concementi le primissime fasi dello sviluppo che hÒ già riferito altrove. 3 Nel periodo dell'allattamento . insorgono angosce caratteristicamente
portanti con Paula cimann, iosi tanto sull'elabor:az.ionc quanto di numerosi concetti qui esposti. •Vedi LI pJico4naliri dri bam ini (193d c .~Contributo alla psicogc:ncsi degli stati maniaco-depressivi~.
Cepttolo dlctenno-lmo
psicotiche che spingono l'lo a porre in essere detenninati meccanismi di ~l punti di fissazione di tutti i disturbi psicotici vanno rintracciati , in tale periodo. Questa tesi ha indotto alcune persone a credere che io consideri ogni lattante alla stregua di uno psicotico; ma mi sono già occupata a sufficienza di chiarire questo fraintendimentO in altr~ occasioni, Le angosce psicotiche, i meccanismi e le difese dell'lo dell'epoca dell'allattamento hanno un'influenza profonda su tutti gli aspetti dello sviluppo, incluso lo sviluppo dell'lo, del Super-io e delle relazioni og~ ~ Ho espresso ripetutamente l'opinione che relazioni oggettuali esistono sin dall'inizio della vita e che il primo oggetto è il seno materno, il quale rper il lattante si scinde prestissimo in seno buono (soddisFacitorio) e cattivo (frustrante); questa scissione ha come risultato la disgiunzione e Ila separazione dell'odio e dell'amore. Ho inoltre avanzato la tesi che il rapporto con tale primo oggetto ne implica l'introiezione e la proiezione, e che perciò le relazioni oggetruali sono foggiate sin dal principio dall'azione reciproca fra introiezione e proiezione, fra oggetti e situazioni interni e oggetti e situazioni esterni, Questi processi concorrono alla formazione dell'lo e del Super-io e preparano il terreno all'esordio del 'complesso edipico nella seconda metà del primo anno di vita. Anche la pulsionc disuuuiva è rivolta sin dall'inizio all'oggetto, e si esprime dapprima in fantastiche aggressioni sadico-orali al seno della madre che poi si trasformano ben presto in attacchi sadici di ogni tipo a tutto il suo corpo. Gli impulsi sadico-orali a depredare il corpo materno dci suoi contenuti buoni e gli impulsi sadico-anali a porre dentro di esso i propri escrementi (a cui si aggiunge il desiderio di penetrarvi per controllare la madre dall'interno) fanno insorgere quelle paure di persecuzione che sono potenzialmente di grande imponanza per lo sviluppo
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1
della..P,!!a.nQb.e~~·
Parlando delle diverse difese tipiche dell'lo primitivo ho fatto riferimento ai meccanismi di scissione dell'oggetto e delle pulsioni, all'idealizzazione, al diniego della realtà interna ed esterna, e alla ~one degli affetti. HoÌ)Olparlato-ancheQel Jlvèrs1 cOntenuti d'angoscia, ~- f"qùali ho iilcluso la paura di essere avvelenaci e divorati. La maggior parte di questi fenomeni predominanti nei primi mesi di vita si riscontra anche nel quadro sintomatico della schizofrenia. Ho sostenUto che questo periodo - inizialmente da me definito "fase persecutorian e più tardi denominato "posizione paranoide"•- è imme• AU'epoca in cui questo scritto fu pubblicato per la prima volta, nel 1946, mi avvalevo deUa mia denominazione ~posizione pannoide• come sinonimia. dell'espressione di Faitbaim "posizione schizoide~. Ritlerundoci meglio ho deciso di combinare le due denominazioni, sie<;hé d'oca in poi userò l'espressione "posWone schizo-pa.ra-
diatamente anteCedente alla posizione depressiva, Se le paure di persecuzione sono troppo forti, e per tal motivo (tra altri) il bambino non riesce ~ e~e la posizione schizo-paranoide, l~aboraz.!Q!!!!.._d_~!!_a_posizi?ne depressi;r~ viene a essere a sua v.Jllta...impedit3... Questo insuccesso può produrre un rafforzamento regressivo delle paure di persecuzione e consolidare i punti di fissazione di future psicosi gravi (quelle che rientrano nel gruppo delle schizofrenie). Un altro esito dell'insorgere di turbe gravi nel periodo della posiziOne depressiva può .essere il prodursi, nel corso ulteriore della vita, di disturbi maniaco-depressivi, Una delle mie conclusioni è stata anche che in casi di turbe meno gravi dello sviluppo gli stessi fattori influiscono decisivamente sulla scelti della nevrosi. Pur pensando che l'esitO della posizione deprC:ssiva dioende dall'elabon~i91Je della fare che la pr~c, ho attribuito al tempo stesso alla posizione depressiva una parte fondamentale nel primo sviluppo del bambino. Con l'inuoiezione dell'oggetto totale, infatti, la relazione-os:gettuale del lattante muta radicalmCnte. Dalla __sintesi _4egli .. aspetti... amati ..e "dLqueJli odi_!ti_dell'oggetto totak..hw~ntimrntL
Donald Fairbairn, in taluni suoi lavori recenti (1941,1944> 1946), ha dedicato molta attenzione ai temi che sono oggetto di questo scritto. Ritengo perciò utile precisare chiaramente i punti più importanti sui quali vi è tra noi accordo o disaccordo. Premetto che l'impostazione di Fairbaini si incentra soprattutto sullo sviluppo dell'lo in rapporto agli oggetti mentre la mia si incentra prevalentemente sulle angosce e le loro vicende. Fairb_airn ha denominato la primissima fase dello sviluppo "posi'zione schizoide" e ha asserito che essa co_stituisce una componente dello sviluppo nonnale c che sta alla base dei disturbi schizoidi e schizofrenici degli adulti. Io concordo con questa opinione e considero la sua descrizione dei fenomeni schizoidi inerenti allo sviluppo non solo valida e illuminante ma di grançle rilievo per la comprensione del èomportllmeòto schizoide c della schizofrenia, Ritengo inoltre giusta e importante l'idea di Fairb~irn che la categoria dei disturbi schizoidi e-schizofl"(nici è molto più ampia di quanto sia stato riconosciuto, e pensQ che il suo aver messo in particolare rilievo l'intima connessione tra isteria e schizofrenia meriti noide~. (P~~ranoirl-rcbiwid
paranoide-$Chìzoide.J
porition
~reso
frequentemente in itali:mo çon "posizione
la massima attenzione. Se la sua espressione "posizione schizoide" indudesse anche le paure di persecuzione e i meccanismi schizoidi sarebbe perfettamente adeguata alla realtà delle cose, Non concordo invece - per citare innanzitutto la sua tesi più importllnte - con la sua revisione della teoria delle pulsioni e della struttura psichica. Dissento inoltre dalla sua idea che all'inizio sia introicttato soltanto l'oggetto cattivo, un'idea che mi sembra detenninare le maggiori differenze tra le nostre posizioni per quanto concerne sia lo sviluppo delle relazioni oggettuali sia lo sviluppo dell'Io. Io sostengo infatti che ·il seno buono introiettato costituisce una componente essenziale dell'lo, che esso svolge sin dall'inizio un'azione fondamentale sul processo di sviluppo dell'lo, e che influisce sia sulla struttura dell'lo sia sulle relazioni oggettuali. Dissento infine dall'idea di Fairbaim che "il grande problema dell'individuo schizoide è come amare senza distruggere con l'amore, mentre il grande problema del depresso è come amare senza distruggere con l'odio" (1941, pp. 74sg.). Peraltro questa enunciazione non è coerente non solo con il suo rifiuto della concezione di Freud delle pulsioni primarie ma anche con la sua svalutazione della funzione che l'aggressività e l'odio svolgono sin dall'inizio della vita. A causa di questa impostazione, Fairbairn non dà il dovuto peso all'importanza dell'angoscia e del conflitto in età precoce e ai loro effetti dinamici sullo sviluppo, :PROBLEMI ATIINENTI ALL'IO PRIMITIVO
In questo paragrafo mi limiterò a trattare di un singolo aspetto dello sviluppo dell'Io evitando di proposito di connetterlo con i problemi dello sviluppo dell'Io nella sua globalità, Quanto al rapporto dell'Io con l'Es e il Super-io non mi è qui possibile neppure sfiorarlo, A tutt'oggi sappiamo ben poco sulla struttura dell'lo primitivo, Alcune recenti tesi al riguardo non mi persuadono; penso in particolare alla concezione di Glover dei nuclei dell'Io e alla teoria di Fairbairn (1944) di un Io centrale e di due altri Io sussidiari. Più valida, a mio parere, è la messa in risalto di Winnicott (1945) della non-integrazione dell'lo primitivo,5 Aggiungerei che l'lo primitivo è notevolmente privo di coesione e che in esso alla tendenza all'integrazione si alterna la tendenza alla disintegrazione, alla frantumazione.' Io credo c:he questa oscillazione sia caratteristica dei primi mesi di vita. • Winnicott, nel $UO Primitive Emotif171d DweTopmmt (•94s), riferisce anche cene manifestazio!Ù patologiche dovute a stati di non·incegnxione, come per esempio l'incapaciti di una sua pulente a fue distinzione tra si Stessa e una $Ul sorella gemella. "La maggiore o minore eoesione dell'Io nei primi mesi di vira po1rebbe essere valutata sulla b;ise della maggiore o minore e;apacid. dell'Io di 10Uerarc l'angoscia,
dia~~~:h::::n~u~~o ~~i:~;:ep~;et:~~n~:~~~:~n~:n~g~~:;;~~;l~~ vita. Tra di esse è preminente quella di faL.ft:.OJl~~~ia. t mia ferma convinzione che l'angoscia è una conseguenza dell'entrata in azione della pulsione di morte nell'organismo, che essa è avvertita inizialmente come paura di ~~J:!t.Q_(morte), e che si configura pressoché immediatamente come paura di ~rsecuzione. La paura· della pulsione distruttiva pare venga subito fiSSata ;· ~ oggetto, o piuttosto vissuta come paura di un oggetto superpotente e incontrollabile, Alue fonti importanti di angoscia primaria sono il trauma della nascita (angoscia di separazione) e le frustrazioni dei bisogni del corpo; e anche queste esperienze sono inizialmente sentite come fossero determinate da oggetti. Anche se gli oggetti sono percepiti come oggetti esterni, mediante l'introiezione diventano persecutori interni e rafforzano còsì. la paura della pulsione distruttiva operante all'interno, L'esigenza vitale di far fronte all'angoscia costringe l'Io primitivo a sviluppare meccanismi e difese di base. La pulsione. distruttiva viene in parte proiettata all'esterno (devi:lzione della pulsione di morte) e, secondo me, fissata al primo oggetto esterno, il seno della madre. La parte residua della pulsione distruttiva, come Freud ha fatto notare, resta legata in una certa misura dalla libido all'interno dell'organismo, Tuttavia nessuno dei due processi raggiunge completamente il suo scopo, per cui l'angoscia della distruzione dall'interno rimane attiva. Sotto la pressione di questa minaccia l'lo tende a frammentarsi,7 cosa che peraltro mi sembra in armonia con la sua mancanza di coesione. La frammentazione dell'lo appare essere appunto alla base degli stati di disintegrazione degli schizofrenici. Si pone a questo punto la questione se dci processi di scissione attiva non possano aver luogo all'interno dell'Io anche in uno stadio molto precoce. La nostra opinione è che l'Io primitivo scinda attivamente l'oggetto e il rapporto con esso, e questo può anche implicare una scissione dello stesso Io. Ad ogni modo, il risultato della scissione è sempre una dispersione della pulsione distruttiva avvertita come fonte di pericolo. Io ritengo che l'angoscia primaria di essere annientati da una forza distruttiva interna, assieme alla reazione specifica dell'lo costituita dalla essendo questa capaciti- come ho sostenuto altrove (vedi in particolare LI piic01111alisi dei ,hQmbim1.-: un fattore ~ostituziona!e.. che molto probc:lbilmente ogni organismo vivente ~gisce agli una fr:nnmentuione, che può anche essere un'espressione della · · meccanismi complesSI (orgamsmt VIVenti) conserv solo graz;ic alla prC!lòtonc delle situazioni esterne. Quando queste situazioni diventano sfavorevoli l'organismo va in frantumi. .
Copltolo olldonno-lmo
frammentazione o dalla scissione di sé stesso, abbiano un peso estremamente rilevante in tutti i processi schizofrenici. PROCESSI DI SCISSIONE RELAnVI ALL'OGGETTO
La pulsione distruttiva proiettata all'esterno si esprime ed è provata innanzitutto come aggressività orale. Io credo che le pulsioni sadicoorali dirette al seno materno siano attive sin dall'inizio della vita, anche se è con l'avvento dell'epoca della dentizione - come ha sottolineato Abraham - che le pulsioni cannibalesche acquisiscono pieno vigore. Negli stati di frustrazione e di angoscia i desideri sadico-orali e cannibaleschi si intensificano e, in seguito, nel lattante si determina l'impressione di aver ricevuto, e incorporato, il capezzolo e il seno 11 pezzctti. Perciò all'idea di un seno buono separato dal .seno cattivo, già esistente nel mondo fantasmatico del neonato, si aggiunge l'idea che il seno frustrante - aggredito nelle fantasie sadico-orali - è un seno in frantumi. Il seno soddisfacitorio, invece, incorporato sotto il predominio della libido della suzione, è sentito come un seno integro, perfetto. Questo primo oggetto buono interno diventa un punto focale nell'Io c svolge funzioni di grande rilievo. Esso contrasta i processi di scissione e di dispersione, favorisce la coesione e l'integrazione e contribuisce alla strutturazione dell'Io. 8 Il sentimento del lattante di avere dentro di sé un seno buono e integro può tuttavia essere scosso dalla frustrazione e dall'angoscia. Allora per il lattante può diventare difficile continuare a conservare l'idea di un seno buono separato da quello cattivo ed egli può sentire che anche il seno buono è in frantumi. "' È mia convinzione che l'Io non possa scindere l'oggetto - interno ed esterno -senza che si produca una corrispondente scissione nel suo stesso interno. Perciò le fantasie e i sentimenti sullo stato dell'oggetto interno influiscono sostanzialmente sulla struttura dell'Io. Quanto più nel processo di incorporazione dell'oggetto predomina il sadismo, e quanto più l'oggetto è sentito in frantumi, tanto maggiore è il pericolo per l'lo di essere scisso correlativamente ai frammenti dell'oggetto interiorizzato. I processi di cui ho trattato sono propri, naturalmente, della vita di fantasia del la~tante; e anche le angosce che stimolano il meccanismo della scissione sono di natura fantasmatica,~ nella fantasia che il lattante scinde l'oggetto e il Sé, ma tale fantasia ha effetti oltremodo reali poiché deter'Winnicott h94s) riferisce questo stesso processo da un punto di vista diverso; dice che l'integrazione e l'adattamento alla realtà derivano ess<:nzialmentc dall'csporicnu che illatt;mtc fa deU'amorc e delle cure materne.
mina sentimenti e rapporti (e più tardi processi di pensiero) che sono scissi gli uni dagli altri nella realtà.' SCISSIONE E SUA CONNESSIONE CON' LA PROIEZIONE E L'INTROIEZIONE
Finora ho trattato in particolare del meccanismo della scissione, che è solo uno dci primissimi meccanismi di difesa dell'Io contro l'angoscia, Anche l'introiezione c la proiezione sono posti a servizio di questo fine primario dell'lo fin dall'inizio della vita. La proiezione, come ha chiarito Freud, nasce dalla deviazione della pulsionc di morte all'esterno, e secondo me aiuta l'Io a superare l'angoscia libera~dolo da ciò che è pericoloso e malvagio. Per difendersi dall'angoscia l'Io si avvale inoltre dell'introiezione dell'oggetto buono. Alla proiezione e all'introiezione sono strettamente collegati alcuni altri meccanismi, quali l'idealizzazione e il diniego, Qui me ne occuperò in panicolare in quanto connessi con la scissione, Dobbiamo intanto ricordare, per quanto concerne la scissione dell'oggetto, che negli stati di appagamento i sentimenti di amore si volgono al seno soddisfacitorio mentre negli stati di insoddisfacimento l'odio e l'angoscia di persecuzione si fissano al seno che frustra. L'idealizzazione è in rapporto con la scissione dcll'oSgctto in quanto è un'esagerazione degli aspetti buoni del seno al fine di proteggersi dalla paura del seno persecutore. Sebbene per un verso l'idealizzazione sia quindi .consc~;n~~d~iJ; paura di persecuzione, per un altro essa è frutto della forU 'dcldCsid-eriPUiSi'ònatichemirano al soddisfacimento illimitato e che determinano perciò l'immagine di un seno sempre generoso e inesauribile, insomma di un seno ideale. Un esempio tipico di questo genere di scissione lo troviamo nell'appagamento allucinatorio infantile, I processi principali che sono in funzione dell'idealizzazione, vale a dire la scissione dell'oggetto e il diniego della frustrazione c della persecuzione, operano anche nell'appagamento allucinatorio, L'oggetto frustrante e persecutore è tenuto ampiamente sepa-· rato dall'oggetto idealizzato. E non solo l'oggetto cattivo è tenuto separato da quello buono ma la sua stessa esistenza è denegata, così come lo è l'intera situazione di frustrazione e le sensazioni cattive (dolore) da essa suscitate. Tutto ciò non è altro, in fondo, che diniego dclla...n:al~ chica. Ma il diniego della realtà psichica è reso possibile solo da quei 'Nella discussione seguita alla lettura di
Scon l'imponanza delle soluzioni scissioni temporali anziché spazillli. Al riguudo mente il suo punto di vista. tra stati di sonno e stati di veglia. Condivido c?mpleta-
Copltalo dldon..-11110
forti sentimenti di onnipotenza che sono caratteristici del pensiero primario. li diniego onnipotente .dell'esistenza dell'oggetto cattivo e della situazione dolorosa equivale nell'inconscio all'annientamento operato mediante la pulsione distruttiva. A essere sottoposti al diniego e all'annientamento non sono però solo una situazione e un oggetto; a subire questa sane è mche u1111 reiiiZione oggettuale, Ciò vuoi dire che a subire il diniego e l'annientamento è altresì quella parte dell'Io dalla quale promanano i sentimenti diretti all'oggetto, Nell'appagamento allucinatorio hanno luogo, dunque, due processi combinati: l'onnipotente evocazione magica della situazione e dell'oggetto ideali e l'altrettanto onnipotente annientamento dell'oggetto persecutore cattivo e della situazione dolorosa. Alla base dei due processi c'è la scissione sia dell'oggetto che dell'Io. Incidentalmente vorrei far presente che in questa fase precoce la scissione, il diniego e l'onnipotenza svolgono una funzione analoga a quella svolta dalla rimozione in stadi più avanzati dello sviluppo dell'lo. Nel considerare l'importanza del processo di diniego ·e dell'onnipotenza in uno stadio caratterizzato dall'angoscia di persecuzione e dall'operare di meccanismi schizoidi, conviene inoltre non dimenticare i deliri di grandezza e di persecuzione della schizofrenia. Trattando della paura di persecuzione, ho finora messo in risalto soltanto l'elemento dell'oralità. Mentre però la libido orale è ancora dominante, emergono da altre fonti pulsioni e fantasie libidiche e aggressive che portano a una confluenza di desideri, sia libidici che aggressivi, orali, ureuali e anali. Ancor prima che la madre sia concepita come persona, come oggetto totale, le aggressioni al seno materno si sviluppano in aggressioni al suo corpo, sentito per cosl dire come un'estensione del seno. Gli attacchi fantasticati al\:1. m:1.dre seguono due linee principali. Una linea è quella de\la pulsione prevalentemente orale a succhiare completamente, a portare via a morsi, a cavare fuori e asportare i contenuti buoni del corpo m:1.terno. (Tratterò dell'incidenza di questi impulsi sullo sviluppo delle relazioni oggettuali allorché ne parlerò in riferimento all'introiezione.) L'altra linci d'attacco ha origine dalle pulsioni uretrali e anali e implica l'espulsione di sostnnze pericolose dall'interno del Sé nell'interno della madre. Insieme con questi escrementi dannosi, espulsi con odio, sono proiettati sulla madre o, come piuttosto direi, dentro la madre,IO anche parti scisse dell'lo. Gli escrementi e le parti cattive del Sé non '"La descrizione di questi processi primidvi è gravemente svant:lggiata dal fatto che le connesse fantasie si producono in un'epoca in cui il lattante non ha ancora cominciato a esprimere i pensieri verbalmente. Qui, per esempio, io uso l'espressione ~proicnare denrro la madre~ perché non ho aluo modo di comunicare l'idea del processo inconscio ehe sto cercando di descrivere.
Alounlmecca~~J.rnltchlroldl
sono intesi soltanto come mezzi lesivi dell'oggetto ma anche come mezzi che pennettono di controllarlo e di impossessarsene. Poiché e in quanto, con tale proiezione dentTO, la madre viene a contenere le parti cattive del Sé, essa non è sentita come un individuo separato ma come il Sé cattivo. A questo punto gran parte dell'odio nei confronti di pani del Sé si indirizza alla madre. Ciò determina una fanna particolare di identificazione che costituisce il prototipo delle relazioni oggettuali aggressive. Proporrei di denominare questa fanna di processo di identificazione "identificazione proiettiva", Quando la proiezione deriva principalmente dall'impulso a nuocere alla madre o a controllarla,11 H lattante avvene la madre come un persecutore. Nelle psicosi questa identificazione di un oggeuo con le pani odiare del Sé contribuisce a intensificare l'odio contro altre persone. Nella misura in cui interessa l'Io, l'eccessiva scissione ed espulsione di sue componenti nel mondo esterno lo indebolisce considerevolmente. Infatti la componente aggressiva dei sentimenti e della personalità è psichicamente posta in strettissimo rapporto con il potere, la potenza sessuale, la forza, la conoscenza e altre ambite capacità. L'espulsione e la proiezione di parti del Sé non concernono però solo componenti cattive ma anche buone. In quest'ultimo c~o gli escrementi assumono il significato di doni, e le pani dell'Io che insieme agli escrementi sono espulse c proiettate nell'altra persona rappresentano il bene, cioè le parti amorevoli del Sé. L'identificazione basata su questo tipo di proiezione influenza anch'essa, e sostanzialmente, le relazioni oggcttuali. La proiezione dentro la madre di sentimenti buoni e di parti buone del Sé è fondamentale perché nel lattante si detennini la capacità di sviluppare relazioni oggettuali buone e l'integrazione dell'Io. Se però questo processo proiettivo si attua in misura eccessiva, le parti buone della personalità sono sentite come fossero esaurite, perdute, e conseguentemente l'ideale dell'Io diventa la madre; anche questo processo ha quindi come risultato un indebolimento e un impoverimento dell'Io, Ben presto questo tipo di processo si estende ad altre persone,12 e il risultato può essere una "dipendenza straordinariamente forte da questi nuovi rappresentanti esterni "M. G. E v~ ns. in una brçvc comunicazione (letta nel genn,io 1946 alla Sodçtà psicoanalitica brilannica ç runora inedita), ha presentato alcuni casi di pazienti nei quali apparivano spiccatamcmc i seguenti fenomeni: mancama di senso della realtà, scnsuione di CS'SCre divisi ç che pani della pcnonatid fossero penetrate nd corpo matemo al fine di depredarla e controllarla; a seguito di tutto ciò la madre o altre pe[Sone analogamente aggredite venivano a rappresentare il paz.iente. Evans ha ricolJcgato questi processi a uno stadio molto precoce dello sviluppo. "W. C. M. Scott, in uno scritto inedito leno alcuni anni or sono alla Società psicoa!'alitica britannica, ha esposto il e11so di una paz.icntc schizofrenica nella quale egli
fidc~n~te ~~~~~~i~~~~~:: ~~~~c~~~~ci:t:~o~:el~;:!~e~~: ~i1 ::eol~ip~~~~~
Parti buone m un altra persona- Greta Garbo- che stava a rappresentare la paziente.
Copltolco ollclonno"Hol...,.
r delle proprie parti buone. In questo caso una conseguenza aggiuntiva è l'insorgere della paura che si sia perduta la capacità di amare perché si avverte che l'oggetto d'amore è amato soprattutto in quanto rappresen~ tante del Sé. I processi di scissione di pani del Sé e della loro proiezione in oggetti hanno quindi un'importanza sostanziale sia nello sviluppo normale che nelle relazioni oggetruali anormali. Altrettanto importante è l'effetto dell'introiezione nelle relazioni og~ gettuali. L'introiezione dell'oggetto buono, innanzitutto del seno ma~ terno, costituisce un presupposto dello sviluppo normale. Ho già detto che essO diventa un punto focale nell'lo e che ne favorisce la coesione. Un elemento caratteristico della primissima relazione con l'oggetto buono - interno ed esterno - è la tendenza a idealizzarlo. Negli stati di frustrazione o di angoscia intensa il lattante è spinto a ricorrere alla fuga nel suo oggetto idealizzato interno per sottrarsi ai persecutori. Da questo meccanismo possono però derivare parecchi disturbi gravi: quando la paura di persecuzione è troppo forte, il ricorso alla fuga nell'oggetto idealizzato diventa eccessivo, e ciò ostacola lo sviluppo dell'lo e disturba le relazioni oggettuali. L'lo può venire a sentirsi totalmente subordinato all'oggetto interno e da esso dipendente, quasi un semplice guscio. Quando l'oggetto interno non è assimilato si genera la sensazione che l'Io manchi di un suo proprio valore e di una sua propria vita.u Sarei poi dell'idea che la fuga nell'oggetto idealizzato non assimilato generi necessariamente ulteriori processi di scissione interna dell'Io. Parti dell'Io tendono infatti a unirsi con l'oggetto ideale, mentre altre parti si sforzano di far fronte ai persecutori interni. Le varie scissioni dell'lo e degli oggetti interni si trasformano in sensazione che l'lo sia in frammenti, sensazione che equivale a uno stato di disintegrazione. Nello sviluppo normale gli stati di disintegrazione vissuti dal lattante sono transitori; peraltro i soddisfacimenti da parte dell'oggetto buono esterno, l• oltre ad altri fattori, concorrono continuamente a disper"Pau la Heimann, in SublimJtticm ~ml its Rel111tion t o tbt Proctssts of Interna/Wl· tion (194d, ha esposto una situazione ncUa quale gli oggetti interni inglobati nel Sé sono sentiti com~ corpi estranei. Ciò appare facilmente comprensibile quando si tntt~
' Sotto questo aspetto, l'amore c la comprensione dcllatt3ntc da parte della madre si possono considerare come i massimi sostegni del piccolo nel supcramcnto degli stati di disintegrazione e delle angosce di canttcrc psicotico.
Alcuni mt«•nlomlochllalcll
dere questi stati schizoidi. La capacità del lattante di superare stati schizoidi temporanei è connaturale alla grande elasticità e capacità di ricupero della psiche infantile. Se perciò si presentano stati di scissione e quindi di disintegrazione troppo frequenti, troppo protratti e che l'Io non riesce a superare, essi vanno considerati, a mio parere, segni di schizofrenia infantile; alcuni indizi di questa malattia si possono quindi rilevare già nei primissimi m'esi di vita. Negli adulti gli stati di depersonalizzazione e di dissociazione schizofrenica appaiono appunto come una regressione a questi stati di disintegrazione infantilc. 1s Secondo la mia esperienza, le eccessive paure di persecuzione e i meccanismi schizoidi della primissima infanzia possono anche avere un effetto deleterio sugli stadi iniziali dello sviluppo intellettivo. Cene forme di ritardo mentale dovrebbero quindi essere considerate come appartenenti alla categoria delle schizofrcnie. Nel prendere in esame il ritardo mentale di bambini di qualunque età si dovrebbe perciò tener presente la possibilità di affezioni schizofreniche insorte nella primissima infanzia. Finora ho illustrato alcuni effetti della introiczione c della proiezione esagerate sulle relazioni oggettuali. Non cercherò in questa sede di esaminare particolareggiatamente i vari fattori che in certi casi favoriscono il prevalere dci processi introiettivi e in altri casi il preva!ere dci processi proiettivi. Si può dire, :td ogni modo, che per quanto concerne la personalità nonnale, il progresso dello sviluppo dell'lo e delle relazioni oggettuali dipende dalla misura in cui si stabilisce un equilibrio ottimale fra introiezione e proiezione nei primi stadi evolutivi, cosa che, a sua volta, inAuisce sull'integrazione dell'lo e sull'assimilazione degli oggetti interni. Ma anche quando l'equilibrio è turbato e l'uno o l'altro dei processi è eccessivo, continua tuttavia a sussistere una certa azione reciproca tra introiezione e proiezione. Per esempio, la proiezione di un mondo interiore prevalentemente ostile, dominato dalle paure di persecuzione, induce l'introiezione di un mondo esterno ostile; e viceversa l'introiezione di .un mondo esterno distorto c ostile rafforza la proiezione di un mondo interiore ostile, Come abbiamo visto, un altro aspetto dci processi proiettivi è l'insediamento violento nell'oggetto c il suo controllo da parte di porzioni del Sé. Di consc·guenza anche l'introiezione può essere sentita come un insedia"Herben Rosenfdd, in An<~lyrir of <~ Schizophrmic St~te witb Dtprrs011<~liution ( 1947), ha presentato il materiale di un euo clinico che illustrava come i meccanismi di scissione connt$Si all'identifica-tione proiettiva fossero responsabili di uno suto S<:hi· zof · · ychopatbo/ogy of C071fusion~l St rilevare come la perdita della ca . impulsi libidici e aggressivi e c~ ':la, prod~ceva ncl soggetto suri a avarw~to l'ipotesi che in queni stati 1 meccanumi di scissione siano spmo rafforzati a fini di difesa.
Copl!olo cllelonnovftlmo
mento violento dall'esterno nell'interno a castigo della proiezione violenta. Questo fatto può determinare la paura che non solo il corpo ma anche la psiche sia controllata in maniera ostile da altre persone. li risultato può essere un disturbo grave dell'introiezione di oggetti buoni, disturbo che può ostacolare tutte le funzioni dell'lo non meno che lo sviluppo sessuale e può portare a ritirarsi eccessivamente nel mondo interiore, Questo ritiro, tuttavia, non è causato soltanto dalla paura di introiettare un mondo esterno pericoloso ma anche dalla paura di persecutori interni e dalla conseguente fuga nell'oggetto interno idealizzato. Ho accennato in precedenza all'lo indebolito e impoverito dall'eccesso di scissione e di identificazione proiettiva. Ora, l'lo indebolito perde anche la capacità di assimilare i suoi oggetti interni, e ciò induce la sensazione di essere dominato da loro, L'lo indebolito, inoltre, si sente incapace di riprendere dentro di sé le parti proiettate nel mondo esterno. Questi vari disturbi dell'azione reciproca tra proiezione e introiezione, che comportano un'esagerata scissione dell'Io, hanno un effetto dannoso sul rapporto con il mondo interno ed esterno e sembrano essere alla radice di alcune forme di schizofrenia. L'identificazione proiettiva è alla base di molte situazioni d'angoscia; ne riferirò alcune. La fantasia di penetrare violentemente nell'oggetto fa insorgere angosce attinenti ai pericoli che minacciano il soggetto dentro l'oggetto. Per esempio, gli impulsi a controllare un oggetto dal suo interno suscitano nel soggetto la paura di essere controllato e perseguitato dentro di esso. Con l'introiezione e la re-introiezione dell'oggetto penetrato violentemente, le SCns:tZÌoni di persecuzione interna del soggetto si rafforzano intensamente; e ciò tanto più in quanto l'oggetto reintroiettato è sentito come contenente gli aspetti pericolosi del Sé. L'accumularsi di questo genere dì angosce, nelle quali l'Io è per così dire intrappolato in una quantità di situazioni persecutorie esterne e interne, costituisce un elemento di base della paranoia.l6 Ho trattato altrove diffusamente 17 le fantasie infantili di aggredire e penetrare sadicamente nel corpo materno, spiegando come esse, facendo insorgere varie situazioni d'angoscia (e in particolare la paura di essere
paure nella siruazione di tmlazione si ebbe un miglioramento. Rosenfeld ha inoltre ricollegato alt'idcntificuione proicttiva (c alle corrispondenti paure di persecuzione) da un lato la frigidità sessuale nella dorma e d3ll'altro 13 frequente combiMzione di omosessualità e pal'llnoia nell'uomo. "Vedi lA psicomalisi dei b<mtbini (193ll capp. fl c n.
Alcuni rnee.. nlornl ochlzoldl
impri~onati e perseguitati nel suo interno), siano alla base della paranoia. Ho inoltre messo in luce che la paura di essere imprigionati nel corpo della madre, e specie di subirvi aggressioni al pene, costituisce un fattore rilevante dei futuri disturbi della potenza virile (impotenza) e che è anche alla base della claustrofobia. 1' RELAZIONI OGGETTUALI SCHIZOIDI
Esponiamo ora sinteticamente alcune delle relazioni oggettuali disturbate che si rinvengono nelle personalità schizoidi. La scissione violenta del Sé e l'eccesso di proiezione che hanno a oggetto una persona portano al risultato che questa persona è sentita come un persecutore, Poiché inoltre la parte distruttiva e odiata del Sé che viene scissa e proiettata è sentita come un pericolo per l'oggetto d'amore e genera quindi senso di colpa, questo processo di proiezione implica anche in certo qual modo una deviazione del senso di colpa dal Sé sull'altra persona. Con ciò, tuttavia, il senso di colpa non è eliminato, perché il senso di colpa deviato continua a essere sentito come inconscia responsabilità della persona che è diventata il rappresentante della parte aggres-. siva del Sé. Un altro elemento tipico delle relazioni oggettuali schizoidi è i! loro carattere narcisistico, che deriva dai processi introiettivi e proiettivi infantili. Quando infatti, come ho accennato in precedenza, l'ideale dell'lo è proiettato in un'altra persona, questa è amata e ammirata soprattutto perché contiene le parti buone del Sé. Ma anche la relazione oggettuale che si fonda sulla proiezione di parti cattive del Sé in un'altra persona è di carattere narcisisdco, perché anche in questo caso l'oggetto rappresenta una parte del Sé. Questi due tipi di relazione oggcttuale narcisistica mostrano spesso forti caratteristiche ossessive. L'impulso a controllare gli altri, com'è noto, costituisce una delle componenti più importanti della nevrosi ossessiva. Questo bisogno di controllare altre persone si può spiegare in una certa quale misura con la pulsione a controllare parti del Sé, 11 }oan Riviere, in un lavoro inedito letto nel 1948 alla Società psicoanalidca bri· tannica ·e intitolato P1mmoid Attitud~r Sttn in Evmd111 Life tmd in A,llf:ysir, ha presentato una grande quantità di materiale clinico nel quale compare l'identifica· zione proicttiva. Le fantasie inconsce di insediare a forza tutto il Sé all'interno dell'oggetto (per averne il controllo e il pOSSCS$0) inducono, a causa della paura della rappresaglia, una quantità di angosce pcnccutorie quali la claustrofobia, le tanto diffuse fobie degli scassinatori notturni, dei ugni e, durante la guerra, dell'in· vasione. Queste paure sono inoltre in stretto uppono con le fantasie inconsçe ~cata strofiche~, quelle cioè di essere smembrati, sbudellati, btti a pezzi, di subire uruJ totale frantumuione interna del çorpo c della personalid e la perdita ddl'idendtà. Queste
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che si rinvengono negli psicotiei.
ma deviata. Quando tali parti sono state proiettate in misura esorbitante in un'altra persona non possono essere controllate che mediante il con~ trollo dell'altra persona. Un'origine dei meccanismi ossessivi si può quindi trovare nella panicolare identificazione risultante dai processi proiettivi infantili. Questo collegamento può anche chiarire meglio l'elemento ossessivo che entra così spesso nella tendenza alla riparazione. Ciò che il sog~ getto è spinto a riparare e restaurare è infatti non solo l'oggetto per il quale prova il senso di colpa ma anche le parti del Sé in esso proiettato. Tutti questi fattori possono portare a un vincolo coana con certi og~ getti o al risultato opposto del ritrarsi dalle persone onde evitare l'intru~ sione distruttiva in esse e il pericolo della rappresaglia da pute loro. La paura di pericoli del genere può manifestarsi in vari atteggiamenti nega~ rivi nei confronti delle relazioni oggettuali. Un n1io paziente, per esempio, la manifestava dicendomi che le persone che si lasciavano inAuenzare troppo da lui non gli erano simpatiche, perché gli apparivano troppo simili a lui e quindi lo infastidivano. ,..-.un'altra caratteristica delle relazioni oggettuali schizoidi è la notevole artificiosità e la mancanza di spontaneitii.. A ciò si accompagna un grave disturbo del senso del Sé o, come preferirei dire, della relazione con il Sé, che appare anch'essa artificiosa. In altre parole, il rapporto con la realtà psichica c il rapporto con la realtà esterna sono egualmente di~ sturbati. La proiezione di parti scisse del Sé i'n un'altra persona influenza sostan~ zialmcnte le rebzioni oggettuali, la vita affettiva c la personalità totale. A illustrazione di questo assunto citerò due fenomeni universali tra loro connessi: il senso di solitudine e la paura del distacco, delb partenza. Sappiamo già che una fonte dei sentimenti depressivi che si accompagnano al distacco da una persona può rim·cnirsi nella paura che l'oggetto venga distrutto dalle pulsioni aggressive dirette contro di esso. Tuttavia ciò che più specificamente è alla base di tale paura sono i processi di scissione e di proiezione. Se nella relazione con l'oggetto predominano le componenti aggressive c la frustrazione del distacco le eccita fortemente, l'individuo sente che le parti scisse del Sé, proiettate nell'oggetto, controllano l'oggetto in maniera aggressiva c distruttiva. Al tempo stesso av\·erte che l'oggetto interno corre lo stesso pericolo di distruzione di quello esterno con il quale sente che è p:lttita una pane del proprio Sé, IL risultato è un indcbolimc!Ì.to eccessivo dell'Io, la sensazione che non vi sia nulla a soste~ nerlo, c il senso di solitudine. Benché quanto ho esposto si .riferisca spcci~ ficamente a individui nevrotici, ritengo che in una cena misura configuri un fenomeno generale. Non mi pare davvero necessario soffermanni a lungo sul fatto che alcuni altri aspetti delle relazioni oggcttuali schizoidi si possono rinvenire,
Alcv"l mKConlt_ml schllaldl
in misura minore e in forma meno appariscente, anche in individui normali; mi riferisco per esempio alla timidezza, alla mancanza di spontaneità o, all'opposto, all'interesse particolarmente intenso per il prossimo. Allo stesso modo esistono disturbi normali dei process.i di pensiero che hanno un resso con la posizione schizo~paranoidc inerente allo sviluppo. Ognuno di noi, infaui, è soggetto a volte a momentanee menomazioni del pensiero logico che equivalgono a idee c associazioni sconnesse o a situazioni psichichc scisse l'una dall'altra; in tali casi si ha in effetti una temporanea scissione dell'lo. RAPPORTI "IRA POSIZIONE DEPRESSIVA E POSIZIONE SCHIZG-PAJ!.ANOIDE
Intendo adesso rivolgere l'attenzione allo sviluppo del lattante nelle sue tappe ulteriori. Finora ho trattato delle angosce, dei meccanismi e delle difese caratteristiche dei primissimi mesi di vita. Con l'introiezione dell'oggetto totale, che ha luogo all'incirca nei secondi tre mesi del primo anno di età, si compie un notevole passo avanti nell'integrazione, e questo comporta mutamenti di grande rilievo nelle relazioni oggettuali. L'aspetto amato e quello odiato della madre non sono più sentiti nettamente separati, sicché le pulsioni aggressive dirette contro di ess.a sono avvertite come indirizzate all'oggetto d'amore. n risultato è l'accrescersi della paura della perdita, l'ingenerarsi di stati simili a quello del lutto e il determinarsi di un forte senso di colpa. Questo vuoi dire che la posizione depressiva è emersa in "pieno. L'autentica esperienza di sentimenti depres~ sivi ha a sua volta l'effetto di provocare una integrazione ulteriore dell'Io, perché promuove una crescita della capacità di cogliere la realtà psichica c un_a percezione migliore del mondo esterno nonché una sintesi maggiore delle situazioni interne ed esterne, La spinta a riparare, che nasce in questo stadio, può considerarsi una conseguenza della maggiore capacità di cogliere Ja realtà psichica c della crescente attività di sintesi; essa infatti è segno di una reazione più reali· stica ::~i sentimenti di cordoglio, di colpa c di paura della perdita che derivano dall'aggressività indirizzata all'oggetto d'amore. E poiché la spinta a ripnrare o salvaguardare l'oggetto leso apre la via a relazioni oggcnu·ali più soddisfacenti e alle sublimazioni, anch'essa incrementa la sintesi c contribuisce all'integrazione dell'lo. Nella seconda metà del primo anno di vita il lattante compie i primi fondamentali passi avanti nell'elaborazione della posizione depressiva. I meccanismi -schizoidi, tuttavia, sebbene in forma attenuata e con minore intensità, restano ancora :Jttivi, e nel corso del processo di trasformazione tornano a essere sperimentate continuamente situazioni d'angoscia primi· tivc. L'elaborazione delle posizioni pcrsecutorie e depressive si protrae
per un lungo periodo, che comprende i primi anni dell'infanzia, e ha una parte di primo piano nella nevrosi infantile. Nel corso di tale processo le angosce si attenuano, gli oggetti appaiono meno idealizzati per un verso e meno terrificanti per l'altro, e l'lo consegue una maggiore unità. Tutto ciò è interconnesso con una percezione crescente della realtà e con l'adat· tamento a essa. Se però in fase di posizione schizo.paranoide lo sviluppo non è andato avanti normalmente e il lattante non riesce poi, per ragioni interne o esterne, a far fronte alla pressione delle nuove angosce depressive, ·si instaura un circolo vizioso. Se, infatti, le paure di persecuzione e i corri· spondenti meccanismi schizoidi sono troppo forti, l'lo non è in grado di elaborare la posizione depressiva; ciò lo costringe ·a regredire alla posizione schizo·paranoide e intensifica le paure di persecuzione e i fenomeni schizoidi di tale fase. Tutto questo costituisce il fondamento di varie forme di schizofrenia dell'età adulta; quando infatti si determina Uru:J. regressione siffatta non solo si ha un consolidamento dci punti di fissazione alla posizione schizoide ma c'è il rischio che si stabiliscano stati eli maggiore disintegrazione. Un altro esito può essere il rafforzamento dei tratti depressivi, In questi processi evolutivi hanno ovviamente grnnde rilievo le espe· rienze esterne. Porterò ad esempio il caso di un paziente che mostrava tratti schizoidi e depressivi nel quale l'analisi determinò il riemergere delle prime esperienze dell'epoca dell'allattamento in maniera così viva che in certe sedute si manifestarono addirittura sensazioni fisiche nella gola o in organi dell'apparato digestivo. Il paziente era stato bruscamente svezzato a quattro mesi perché la madre si era ammalata, Inoltre non aveva potuto vederla per circa un mese. Quando la madre tornò a casa lo trovò molto cambiato; il bambino che prima era vivace e interessato a ciò che lo circondava pareva aver perso ogni interesse. Era divenuto apatico, AI momento in cui era stato alimentato in modo diverso aveva accolto la novità abbastanza facilmente, e in seguito fl.on aveva mai rifiutato il nutrimento. Ma non ne aveva tratto più alcun beneficio; era anzi diminuito di peso c aveva una quantità di disturbi digestivi. Solo .alla fine del primo anno, quando gli si cominciarono a dare alimenti di altro genere, riprese ad avere uno sviluppo fisico soddisfacente. Nel corso dell'analisi venne chiaramente in luce l'influenza di queste esperienze su tutto il suo sviluppo. Il suo modo di vedere e i suoi atteggiamenti di persona onnaì adulta si fondavano sui modelli che si erano stabiliti appunto nel corso dello stadio infantile appena descritto. Appa· riva continuamente, per esempio, la tendenza a lasciarsi influenzare indi· scriminatamente dagli altri; assorbiva insaziabilmente qualunque cosa gli fosse presentata mostrando :al tempo stesso di non avere la minima fiduci:a
nel processo di introiezione. Questo processo era peraltro costantemente disturb3to da angosce provenienti da varie fonti, che contribuivano a loro volta ad accrescere l'insaziabilità. Considerando il materiale dell'analisi n.el suo insieme, sono giunta alla conclusione che il paziente aveva già stabilito, al momento in cui era sopravvenuta la brusca perdita del seno e della madre, una certa relazione con l'oggetto buono totale. Senz'alcun dubbio egli era già entrato nella posizione depressiva, ma non aveva potuto elaborarla con successo c la posizione schizo-paranoide si era rafforzata con la regrcssione. Ciò aveva trovato espressione ncll'"apatia" che era succeduta a un periodo nel quale il piccolo aveva già manifestato u~ vi'.'o interesse a ciò che lo circondava. Il fatto che avesse già raggiunto la posizione depressiva e inrroiettato l'oggetto totale appariva in .vari modÌ nella personalità attuale del paziente. Egli possedeva in effetti una forte capacità di amare e mostrava di desiderare ardentemente un oggetto buorto totale. Il desiderio di amare le persone e di confidare in esse, che costituiva una componente spiccata della sua personalità, era in realtà l'inconscio desiderio di riottenere e ristabilire il seno buono, totale, che un tempo aveva posseduto e perduto. CONNESSIONE ntA FENOMENI SCIIIZOIOI E FENOMENI MltNlltto-DEPRESSIVI
Tra posizione schizo-paranoide e posizione depressiva si hanno sempre delle oscillazioni; esse fanno parte dello sviluppo nònnale. Perciò non si può tracciare una divisione netta tra gli stadi di sviluppo corrispondenti a tali posizioni; inoltre il passaggio dall'una all'altra si compie con un processo graduale e - per un certo periodo e in una certa misura - i fenomeni delle due posizioni restano commisti e operinti gli uni sugli altri. Nello sviluppo anormale quest'azione reciproca, questa interconnessione, assume a mio parere un rilievo specifi~o nel quadro clinico sia di certe forme di schizofrenia sia dei disturbi maniaco-depressivi. Illustrerò tale connessione riferendo del materiale analitico; non esporrò l'intero caso clinico ma presenterò solo parti del materiale pertinenti al mio aigomento. La paziente alla quale mi riferisco soffriva di una psicosi maniaco-depressiva (diagnosticata come tale d~ parecchi psichiatri), caratterizzata da peculiarità specifiche di questo male: l'alternarsi ciclico di stati manìacali e di stati depressivi, forti tendenze suicide - che avevan6 portato a ripetuti tentati suicidi - e vari altri tratti tipici maniac:ali e depressivi. Nel corso dell'analisi si pervenne a uno stadio in cui si ebbe un miglioramento cospicuo ed effettivo. Non solo si -interruppe il ciclo maniaco-depressivo ma si produssero mutamenti sostanziali nella perso-
C•pllolo clldan,.,vnlmo
nalità della paziente c nelle sue relazioni oggettuali. Ella manifestò capacità di rendimento sotto vari aspetti e reali sentimenti di letizia (non di tipo maniacale). Dopodiché, in parte a causa di circostanze esterne, subentrò un altro stadio. In questo stadio, che si protrasse per parecchi mesi, la cooperazione della paziente all'analisi assunse una forma singolare. Ella veniva alle sedute regolarmente, associava liberamente senza difficoltà, raccontava i sogni e forniva materiale analitico. Ma non mostrava reazioni emotive alle mie interpretazioni eccetto un considerevole disprezzo. Molto di rado esse trovavano una conferma conscia. Eppure il materiale che produceva in rappono alle mie interpretazioni dimostrava che esse agivano sull'inconscio. La potente resistenza che si manifestava in questo stadio pareva pro\•enire solo da cene pani della personalità; le altre partì, invece, collaboravano all'attività analitica. Ma le parti che non cooperavano con me pareva che non cooperassero neppure tra loro, e finché permaneva questa situazione l'analisi non era in grado di aiutare la paziente a operare una sintesi. Nel corso di questo stadio ella decise di cessare l'analisi. Circostanze esterne concorsero pesantemente a farle prendere questa decisione, sicché fissò la data dell'ultima seduta. Nel corso dell'ultima seduta riferì un sogno: c'era un cieco che era molto tormentato dal fatto di essere cieco, ma che pareva trovare qualche conforto nel tastare l'abito della paziente e nel cercare di scoprire come fosse allacciato. L'abito del sogno le ricordò uno dei suoi vestiti abbottonati fino al collo. Nel fare altre associazioni al sogno disse, con una certa resistenza, che il cieco era lei e, con riferimento al vestito abbottonato fino al collo, osservò che era tornata a rinchiudersi nel suo "nascondiglio",19 Le suggerii che nel sogno ella palesava inconsciamente che era cieca davanti ai suoi problemi e che le sue decisioni nei riguardi dell'analisi, nonché di altre situazioni della sua vita, erano in disaccordo con la sua intuizione inconscia. Ciò era del resto dimostrato dalla sua ammissione di essere tornata nel suo "nascondiglio", volendo dire con questo che si escludeva da tutto, che assumeva cioè un atteggiamento che pure era stato oggetto di approfondito chiorimento nelle fasi precedenti dell'analisi. La sua intuizione inconscia c persino una parte della sua cooperazione a lh•ello conscio (il riconoscimento che il cieco eu lei e che si era rifugiata nel suo "nascondiglion) derivavano in effetti soltanto da porzioni isolate, scisse, della sua personalità. L'interpretazione del sogno non produsse infatti alcun effetto e non modificò la sua decisione di porre termine all'analisi con quella scduta.1° La natura di taluni particolari disturbi riscontrati in questa analisi- ma "{Hide
(n~scondiglio) signilica anche upclle~.] '"Devo però far presente che più tudi l'amlisi fu ripresa.
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non solo in essa -si era rivelata più chiaramente negli ultimi mesi precedenti l'interruzione del uattamento. A determinare la natura della malattia della paziente era il mescolarsi di tratti schizoidi con trani maniacodepressivi. In rutto il corso della sua analisi - e persino. ~el prim~ sta~io, quando a\'CVai'!o dominato massimamente stati depreSSIVI e maruacal~, -:c'erano stati momenti in cui erano comparsi simultaneamente meccamsmt schizoidi e meccanismi depressivi. C'erano state sedute, per esempio, nelle quali la paziente appariva profondamente depressa, non. faceva _che aut~ accusarsì cd era piena di sentimenti di indegnità; le lacnme le rLgavano d viso c ogni suo gesto esprimeva disperazione. Cionondimeno, allorché io le interpretavo queste emozioni, diceva di no.n sentirle· affatto c, co~e se non bastasse, si rimproverava di non avere assolutamente nessun sentr~ mento, di essere totalmente vuota. In tali sedute c'era anche una sorta dt fuga delle rappresentazioni ideative, i pensieri parevaoo frantumarsi, e la loro espressione era diSllrticolata. _ Dopo averle fornito l'interpretazione delle ragioni inconsce che sottendevano questi stati, seguivano a volte delle sedute nelle quali emergevano appieno emozioni e angosce depressive mentre i pensieri e il discorso erano molto più coerenti. La stretta connessione tra fenomeni depressivi e fçnOmeni schizoidi apparve, sebbene in forme diverse, in tutto il corso deiÌ'analisi, ma si fece spiccatissima nell'ultimo stadio, quello antecedente l'interruzione. 1Io già parlato della inerenza allo sviluppo della connessione tra posizione schizo-paranoide e posizione depressiva. La questione che si pone ora è se questa connessione inerente allo sviluppo costituisca anche la base, come io suppongo, della commistione dei tratti relativi alle due posizioni sia nelle fom1e maniaco-depressive che in quelle schizofreniche. Se questa mia supposizione - che in effetti pongo come un'ipotesi a titolo di prova - fosse comprovata, se ne dovrebbe concludere che !9. categoria delle psicosi maniaco-depressive e quella delle schizofrenie hanno un legame reciproco inerente allo sviluppo molto più stretto di quanto non si pensi. Credo che tale intima connessione spiegherebbe peraltro quei casi nei quali è straordinariamente difficile fare una diagnosi differenziale tra melanconia e schizofrenia. Mi sarebbe molto gradito se la foia ipotesi fosse ulteriormente illuminata da colleghi che abbiano avuto a disposizione molto materiale di osservazione psichiatrica. ALCUNE DIFESE SCHI'l.OIDI
Che gli schizoidi siano pazienti più difficili da analizzare dei maniacodepressivi è un fatto su cui tutti conveniamo. Il loro distacco, la loro mancanza di emotività, la presenza - che ho messo in rilievo più sopra -
Copltolo dldonnoYftlmo
di elementi di narcisismo nelle loro relazioni oggettuali, quella sorfa di ostilità distaccata che pervade l'intero rappono con l'analista, generano un tipo di resistenza molto ardua da superare. lo ritengo che responsabili del mancato contatto con l'analista e dell'assenza di reazione alle sue interpretazioni siano soprattutto i processi di scissione. Jl paziente si sente estraneo, remoto, e di fronte a questo sentimento l'analista ha l'impressione che parti considerevoli della personalità e dell'affettività del paziente siano inaccessibili. Si possono sentire pazienti con trntti schizoidi che dicono: "Odo ciò che dice. Può darsi che abbia ragione, ma per me non ha nessun significato." O che dicono di avere la sensazione di non essere lì. Ma in casi del genere il loro dire "non ha nessun significato" non implica un rifiuto attivo dell'interpretazione; sta solo a indicare che pani della loro personalità e della loro emotività sono scisse. Questi pazienti non possono quindi avere alcun rapporto attivo con l'interpretazione: non possono né accettarla né rifiutarla. Illustrerò i processi che sottendono siffatti stati psichici con del materiale tratto dall'analisi di un paziente, In una seduta il paziente cominciò col dirmi che si sentiva angosciato ma che non s:1peva perché. Poi si mise a fare dei paragoni con persone che avevano avuto più successo e più fortuna di lui. Questi rilievi si riferivano anche a me. A poco a poco emersero in primo piano fortissimi sentimenti di frustrazione, di invidia e di risentimento. Quando gli fornii l'interpretazione (di questa e delle successive riferirò qui soltanto il nocciolo) che i suoi sentimenti erano diretti contro di me e che egli voleva distruggenni, il suo stato d'animo cambiò di colpo. Il tono della voce divenne piatto, il modo di parlare lento e inespressivo e disse che si sentiva distaccato da tutta la situazione. Aggiunse che la mia interpretazione poteva anche essere giusta ma che non lo interessava; che in realtà non aveva più voglia di niente e che non c'era nulla di cui valesse la pena di preoccuparsi. Le mie interpretazioni successive si accentrarono sui motivi del suo improvviso cambiamento di stato d'animo. Gli feci presente che forse al momento in cui gli avevo esposto la mia prima interpretazione egli aveva sentito diventare molto reale il pericolo dì distruggenni e che ciò aveva comportato immediatamente la paura di perdenni. Invece di provare il senso di colpa c la depressione che in certi stadi della sua analisi avevano fatto seguito ad analoghe interpretazioni, stavolta egli aveva cercato di far fronte agli ·anzidetti pericoli ricorrendo a una scissione di tipo particolare. Come sappiamo, sotto la pressione dell'ambivalenza, del conflitto e del senso di colpa e la depressione che in certi stadi della sua analisi avevano casi l'analista è scisso nel senso che, a seconda dei momenti, è amato od odiato; in altri casi il rapporto con lui è scisso nel senso che l'analista pcnnane come figura buona (o cattiva) mentre qualcun aluo diventa la
Alwnl "'"'""n!Md och\"ld\
figura opposta. Ma nel caso in esame la scissione non era né del primo né del secondo tiPo. In esso il paziente scindeva quelle parti del Sé, cioè del suo lo, che sentiva pericolose e ostili per l'analista. Egli stornava le pulsioni distruttive dal suo oggetto e le indirizzava almo lo, con il risultaw che parti del suo Io cessavano temporaneamente di esistere. Nella fantasia inconscia ciò equivaleVa all'annientamento di una parte della personaliù. Il meccanismo particolare di rivolgere la pulsione distruttiva contro una pane della personalità, e la conseguente dispersione emotiva, manteneva l'angoscia allo stato latente. La spiegazione di questo processo, fornita al paziente in via interpretativa, ebbe l'effetto di determinare un nuovo cambiamento del suo stato d'animo. Ricomparve l'emotività, disse che aveva voglia di pi3ngere, era depresso, ma si sentiva più integrato; poi manifestò anche la sènsazione di aver fame.n Scindere e distruggere violentemente una parte della- personalità sotto la pressione dell'angoscia e del senso di colpa è, secondo la mia esperienza, un meccanismo schizoide di grande rilievo. Lo illustrefò in breve con un frammento d'analisi di un altro caso. Una paziente aveva sognato di trovarsi alle prese con una bambina malvagia che aveva deciso di uccidere qualcuno. La paziente aveva cercato di influenz~re o controllare la bambina e di ottenere da lei una confessione che le avrebbe giovato, ma senza alcun risultato. Anch'io entravo nel sogno: la paziente pensava che potevo aiutarla. Poi aveva legato con un cappio la bambina a un albero per spaventarla e impedirle di nuocere. Alla fine, quando onnai stava per lirare il cappio e uccidere la bambina, la paziente si era svegliata. L'analista era stata presente anche nell'ultima parte del sogno ma era rimasta inattiva. L'analisi di questo sogno mi indusse a interpretazioni di cui riferirò qui l'essenziale. Nel sogno la personalità della paziente era scissa in due parti: una rappresentava la bambina malvagia e incontrollabile, l'altra colei che cercava di influenzarla e tenerla a freno. La bambina simboleggiava ovviamente anche altre figure del passato, ma nella fattispecie rappresentava principalmente una parte del Sé della paziente, Interpretai processo di introiezione si era riavvbto mia interpretazione della sua paura di
Capitolo dlclannoYfllme
inoltre che la persona che la bambina era risoluta a uccidere era l'analista; nel sogno io avevo però anche la funzione di impedire che il delitto fosse compiuto. L'uccisione della bambina - alla quale la paziente aveva dovuto infine fare ricorso e che stava per compiere quando si era svegliata -rappresentava l'annientamento di una parte della personalità della paziente. Sorgerebbe a questo punto il problema di come il meccanismo schizoidc dell'annientamento di parti del Sé si concili con la rimozione che, come si sa, ha la funzione di contrastare gli impulsi pericolosi. Si tratta però di un problema che non mi è possibile trattare qui. Naturalmente non sempre nell'ambito di una seduta compaiono cambiamenti di stati d'animo così spettacolari come quelli da me qui riferiti in relazione al primo caso. Ho però avuto occasione di riscontrare spesso che a seguito delle interpretazioni dei motivi specifici di una scissione si producono progressi nella sintesi, nell'integrazione, Tali interpretazioni debbono concernere dettagliatamente la situazione di traslazionc del momento, incluso naruralmente la sua connessione con il passato, e debbono evidenziare il rappono con i particolari delle situazioni d'angoscia che spingono l'Io a regredire ai meccanismi schizoidi. Alla sintesi che deriva da siffaue interpretazioni si accompagnano ondate di depressione c angosce di vario tipo, A poco a poco, però, le ondate di depressione -alle quali fa seguito un incremento di integrazione -determinano l'attenuarsi dei fenomeni schizoidi nonché cambiamenti sostanziali nelle relazioni oggerruali. L'ANGOSCIA LATENTE DEl PAZIENTI SCHIZOIDI
Ho parlato più sopra della mancanza di emotività che rende i pazienti schizoidi incapaci di reazione, A ciò si accompagna assenza di angoscia. Il lavoro analitico viene quindi a mancare di uno dei suoi sostegni principali. Negli altri tipi di pazienti, infatti, nei quali l'angoscia esiste, si manifesti fortemente o sia celata, l'alleviamento dell'angoscia che fa seguito all'attività intcrpretativa si traduce in un vissuto che incentiva la cooperazione all'analisi. Orbene, nei pazienti schizoidi l'assenza di angoscia è solo apparente, I meccanismi schizoidi implicano infatti la dispersione delle emozioni, c quindi anche dell'angoscia, ma pur disperse esse sussistono sempre nei pazienti, In essi l'angoscia latente ha una sua forma particolare; ed è tenuta latente proprio dal meccanismo speciale della dispersione. Il senso di disintegrazione, di incapacità a provare emozioni, di perdita dei propri oggetti è in effetti l'equivalente dell'angoscia, Ciò diventa più chiaro quando si sono compiuti dei progressi nella sintesi. Il grande sollievo
che allora prova il paziente deriva dal sentire che il suo m.~ndo interiore e quello esterno non solo sono divenuti più integrati ma tornino a vivere. Quando ciò accade appare chiaro, in retrospettiva, che, allorché le emozioni erano assenti, le relazioni erano vaghe e incerte, e parti della personalità erano sentite come perdute, tutto pareva morto. Ora, questo è appunto l'equivalente di un'angoscia gravissima. Essa è tenuta latente dalla dispersione ed è provata continuamente, ma la sua forma è diversa da quella dell'angoscia latente che individuiamo in altri tipi di pazienti. Anche se per lunghi periodi noi poss~amo riuscire soltanto a determinare con le interPretazioni l'integrazione di contenuti ideativi senza però ottenere che emergano sentimenti di angoscia, sta di fatto che le interpretazioni che hanno di mira la sintesi del Sé scisso e della dispersione delle emozioni sono potenzialmente capaci di far sl che a poco poco l'angoscia sia vissuta in quanto tale. Ho però rilevato che le interpretazioni di stati schizoidi esigono da noi una particolare capacità di esporle in una forma chiaramente intelligibile nella quale le connessioni tra conscio, preconscio e inconscio siano ben precisate. Naturalmente noi miriamo sempre a fare questo, ma quando abbiamo a che fare con pazienti le cui emozioni non sono accessibili, sicché non ci resta che rivolgerei esclusivamente al loro intelletto, benché molto sconnesso, farlo ha un'importanza speciale. Forse i pochi suggerimenti che ho dato possono valere in qualche misura anche per la tecnica di analisi di pazienti schizofrenici.
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Riassumerò ora alcuni dei temi presentati in questo lavoro. Uno dei temi più importanti da-me esposti è l'ipotesi che nei primissimi mesi di vita l'angoscia sia provata soprattutto come paura di persecuzione e che questa determini meccanismi di difesa che contrassegnano la posizione schizo-paranoide. Tra queste difese hanno un rilievo particolare i meccanismi di scissione degli oggetti interni ed esterni, dell'affettività e dell'lo. Tali meccanismi e difese rientrano nello sviluppo normale e al tempo stesso costituiscono la base di future affezioni schizofreniche. Ho definito i processi che sottcndono l'identificazione proiettiva come una combina~ zione di scissione di parte del Sé e di proiezione di queste su altre persone; ho anche descritto alcuni degli effetti che tale tipo di identificazione ha sulle relaz.ioni oggettuali normali e su quelle schizoidi. L'esordio della posizione depressiva costituisce il momento critico nel quale, per regressione, i meccanismi schizoidi si possono consolidare. Ho infine fatto l'ipotesi di un'intima connessione tra disturbi maniace-depressivi e schi-
zoidi fondata sull'azione reciproca tra le posizioni infantili schizo-paranoide e depressiva.
L'analisi di Freud del caso del presidente Schreber (191ob) è ricchissima di materiale oltremodo pertinente all'argomento da me trattato; me ne avvairò qui solo per mettere in risalto alcuni punti e delineare qualche conclusione. Nella sua descrizione autobiografica Schreber riferisce vividamente la scissione dell'anima del suo medico, Flechsig (la sua figura amata e al tempo stesso persccutrice). L'"anima di Flechsig" introduce a un certo punto sistema della 'partizione dell'anima' " 12 scindendola in un numero di parti che vanno da quaranta a sessanta. Essendosi queste anime moltiplicate sino a diventare "un fastidio", Dio opera una "razzia" in conseguenza della quale l'anima di Flechsig rimane "presente solo in una o due figure ... ". Un'altra cosa che Schreber riferisce è che i frammenti 2l dell'anima di Flechsig perdono lentamente la loro intelligenza e la loro potenza. Una delle conclusioni a cui Freud perviene nell'analisi del caso è che il persecutore [di SchreberJ è scisso in Dio e Flechsig, i quali rappresentano rispettivamente il padre e il fratello del soggetto. Trattando poi delle varie configurazioni del delirio di Schrebcr attinente alla distruzione del mondo, Freud dice (p. 395); "Comunque la fine del mondo era la conseguenza del conflitto scoppiato tra lui e Flechsig, oppure - secondo l'etiologia adottata nella seconda fase del delirio -del legame, diventato ormai indissolubile, tra lui e Dio... " Io avanzerei la tesi - in armonia con le ipotesi delineate precedentemente nel mio scritto - che la partizione dell'anima di Flechsig in molte anime era non solo una scissione dell'oggetto ma anche una proiezione del sentimento di Schreber che il suo Io era scisso. In questa sede posso soltanto accennare alla connessione tra questi processi di scissione e i processi dell'inuoiezione, Che Dio e Flechsig rappresentassero anche pane
un
appucnte e dipende d~l modo in cui l'auuice cita frammenti de o scritto di Freud. Nel contesto dell'esposizione fatta dall'autrice "pani" c "anime" sono comunque da considerarsi con valore equivalente, e ciò non contrasta o falsifica la sostanza del testo freudiano. Ad ogni modo sarebbe opponuno c:he, in genere, il lettore tenesse presente lo scritto freudiano.} .. [Cioè ul'una o due figure~ rimaste dopo la "razzia•.]
Alcuni ........ nltml .chlmldl
del Sé di Scbreber è una conclusione che si pone da sé. Il conflitto tra · Schreber e Flechsig, al quale Freud assegna una funzio~e 'essenziale nel delirio della distruzione del mondo, si manifesta nella "razzi:~" delle . anime di Flechsig da parte di Dio. Secondo il mio modo di vede~, questa razzia rappresenta l'annientamento delle altre parti ad ~?pera di una pane del Sé, annientamento che, come io sostengo, costituisce un meccanismo schizciide. Le angosce e le fantasie relative alla distruzione intema e alla disintegrazione dell'Io legate a questo meccanismo sono proiettate sul mondo esterno e sono perciò alla base dei deliri di distruzione del mondo. Per quanto concerne i processi che sono all'origine dell'idea paranoide della "catastrofe universale", Freud è giunto alle seguenti conclusioni (p. 395): "Il malato ha sottratto alle persone del suo ambiente e al mondo esterno in generale l'investimento libidico fino allora ad essi rivolto; per questo rutto gli è diven1:no indifferente, ha perduto opti rapporto con lui e deve essere-spiegato mediante una razionalizzazione secondaria come . 'fatto fugacemente grazie a un miracolo'. La fine del mondo è la proiezione di questa catastrofe interiore; il suo mondo soggettivo è giunto alla fine dal momento in cui ha sottratto ad esso il suo amore." Questa spiegazione attiene specificamente al disturbo della libido oggettuale e al conseguente crollo del rapporto con le persone e con il mondo esterno. Ma un po' più avanti Freud vede questo tipo di disturbi anche sotto un altro aspetto. Dice infatti (pp. 399 sg.): "Che disturbi della libido possano ripercuotersi sugli investimenti dell'Io non si può negare, come non si può negare l'inverso, vale a dire che un disturbo secondario o indotto a carico
dei processi libidici possa deriv11re da modificazi.oni ano1'"11Uli dell'Io. t anzi probabile che processi di questo genere costituiscano il Clfrattere dittintivo della psicosi" (il corsivo è mio). La possibilità ammessa da Freud nelle frasi in corsivo fornisce appunto il legame tra la sua spiegazione della "catastrofe universale~ e la mia ipotesi. Le "modificazioni anormali dell'lo" derivano, secondo la tesi avanzata precedentemente nel mio scritto, da eccessivi processi di scissione nell'lo primitivo. Questi pro· cessi sono inestricabilmente connessi con lo sviluppo pulsionale e con le angosce originate dai desideri pulsionali. Alla luce della seconda teoria freudianà delle pulsioni - quella in cui i concetti di pulsioni di vita e di morte prendono il posto dei precedenti concetti di pulsioni dell'Io e pulsi.oni sessuali - i disturbi della libido presuppongono un disimpasto . tra pulsioni distruttive c libido. Il meccanismo di annientamento delle altre parti ad opera di una parte dell'Io che è alla base, come io opino, della fantasia della "catastrofe universale" (la razzia delle anime di Flechsig da parte di Dio) implica appunto il prevalere della pulsione distruttiva sulla libido. Ogni disturbo della distribuzione della libido narcisistica è
a sua volta collegato al rapporto con gli oggetti introicttati che (secondo la mia esperienza) entrano a far parte dell'lo fin dal principio. L'azione reciproca tra libido narcisistica e libido oggettuale è quindi in relazione all'azione reciproca tra rapporto con gli oggetti introiettati e rapporto con gli oggetti esterni. Se l'lo e gli oggetti introiettati sono sentiti in frantumi, il lattante avverte tutto ciò come una catastrofe interna, che viene estesa al mondo esterno cd è proiettata su di esso. Questi stati d'angoscia relativi a una catastrofe interna insorgono, confonnemente alle ipotesi esposte nel mio scritto, nel periodo della posizione schizo-paranoide infantile c costituiscono la base di una futura schizofrenia. Secondo Freud la fissazione predisponente alla dementia p-raecox si trova in una fase molto precoce delio sviluppo. Trattando della dememia p-raecox, che distingue dalla paranoia, Freud dice appunto (ibid., p. 401): "La fissazione predisponente deve in conseguenza trovarsi molto più lontano nel tempo che nella paranoia, dev'essere cioè situata all'inizio dell'evoluzione, che procedendo dall'autoerotismo tende all'amore oggettualc. n All'analisi di Freud del caso del presidente Schrcber vorrei aggiungere una considerazione che delineerei come una conclusione supplementare. Io direi che la razzia che si concluse nella riduzione delle anime di Flechsig a una o due rientrava in un tentativo di guarigione. La razzia mirav:a infatti ad annullare, si potrebbe dire sanare, la scissione dell'lo mediante l'annientamento della quasi totalità delle parti scisse. Di conseguenza, come è lecito presumere, l'una o due parti dell'anima che rimanevano avrebbero riacquistato la loro intelligenza e il loro potere. Questo tentativo di guarigione, però, era compiuto con mezzi oltremodo distruttivi impiegati dall'Io contro sé stesso e contro i suoi oggetti introiettati. Il modo di accostarsi di Freud ai problemi della schizofrenia e della paranoia si è dimostrato di importanza fondamentale. Il suo studio del caso del presidente Schreber (c al riguardo dobbiamo ricordare anche il lavoro di Abraham, 1!)08, citato dallo stesso Freud) ci ha dischiuso la prospettiva di capire la psicosi e i processi che ne sono il substrato.
Capitolo 20 Sulla teoria dell'angoscia e del senso di colpa
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Le mie tesi sull'angoscia e sul senso dì colpa si sono sviluppate gradualmente, nel corSo di mOlti anni; penso che possa giovare ripercorrere . alcune delle tappe attraverso le quali sono pervenuta alle mie conclusioni.
Circa l'origine dell'angoscia, Freud avanzò inizialmente l'ipotesi che l'angoscia derivasse da una trasformazione diretta ["automatica"] della libido. In Inibizione, si7ttomo e 111lgoscia (1915b), dopo aver ripreso in esame le sue varie teorie sull'origine dell'angoscia, si espresse in questi termini: "Propongo, adesso, di procedere in un altro modo: noi vogliamo, senza prendere partito, mettere insieme tutto quel che possiamo dire dell'angoscia rinunciando con ciò all'aspettativa di una nuova sintesi" (p. 185). Pur in questo quadro, riconfermò che l'angoscia deriva da una trasformazione diretta della libido, ma attribuì - a quanto appare dalle sue enunciazioni - una rilevanza minore a questo aspetto "economico" dell'origine deli'angoscia. Egli illustrò il suo punto di vista nelle seguenti precisazioni: "Speriamo di chiarire la faccenda dichiarando esplicitamente che l'atteso deflusso dell'eccitamento dell'Es non si verifica affatto a causa della rimozione; che l'Io riesce a inibirlo o a deviarlo. Allora si scioglie l'enigma· della 'trasformazione dell'affetto' nella rimozione" (ibid., pp. 144 sg.) e "Il problema di come si origini l'angoscia nella rimozione può non. essere semplice; ciononosante si ha il diritto di mantenere l'idea che l'Io sia il luogo proprio dell'angoscia e di respingere la formulazione precedente che l'energia d'investimento dell'impulso rimosso si trasformi automaticamente in angoscia" (ibid., p. 146). Relativamente al manifestarsi dell'angoscia nei bambini piccoli, Freud scrisse che l'angoscia è provocata dalla "mancanza della persona amata
C.pltolo ....U.Imo
(agognata)" (ibid., p. 290). Trattando dell'angoscia primaria della bambina, egli descrisse la paura infantile della perdita d'amore in termirù che appaiono essere validi per i lattanti di entrambi i sessi; disse infatti: "Se la madre è assente o ha tolto al bambino il suo amore, questi non è più sicuro del soddisfacimento dei suoi bisogni e si trova eventualmente esposto alle più penose sensaziorù di tensione" (1931, p. 491). Nell'l1ltToduzione alla pricomalisi (nuova serie di lezioni) (19p), facendo riferimento 111la teoria che l'angoscia si origina da una trasformazione della libido insoddisfatta, Freud ha poi detto che tale teoria trova "un appoggio in certe fobie regolarmente ricorrenti nei bambirù piccoli... Le fobie infantili e l'angoscia d'attesa ci offrono due esempi di uno dei modi in cui sorge l'angoscia nevrotica: mediante trasformazione diretta della libido" (pp. 487 sg.). Da queste, e da altre analoghe enunciaziorù di Freud, si possono trarre due conclusiorù: a) ciò che nei bambini piccoli si trasforma in angoscia è l'eccitamento libidico insoddisfatto; b) il primissimo contenuto dell'angoscia è la sensazione di pericolo che insorge nel lattante per il timore che il suo bisogno non possa essere soddisfatto perché la madre è "assente". Tornerò più tardi su queste conclusiorù.
Per quanto concerne il senso di colpa, Freud sostiene che esso si origina all'epoca del complesso edipico e che insorge in conseguenza di questo. In un suo scritto vi sono però dei brarù nei quali parla esplicitamente dell'insorgere del conflitto e del senso di colpa in un'epoca molto precedente. Nel Disagio della civiltà (1919, p. 167) scrive infatti che " ... il senso di colpa è l'espressione del conflitto ambivalente, delreterna lotta tra rEros e la pulsione distTUttiva o di morte ... " e, poche righe dopo, " ... l'esaltazione del senso di colpa [è} conseguenza del conflitto ambiwleme in11ato, dell'eterna disputa fra amore e desiderio di morte ... " (corsivi miei). Inoltre, criticando per un certo verso la teoria proposta da alcuni autori 1 secondo la quale qualunque tipo di frustrazione aumenta il senso di colpa, scrive (ibid., p. 173): "Infatti, come riuscire a spiegare dinamicamente ed economicamente che al posto di una pretesa erotica inappagata subentra un senso di colpa? Mi sembra possibile farlo solo per via indiretta, supponendo che, se il soddisfacimento erotico è impedito, nasca una certa aggressività contro la persona che turba il soddisfacimento e che '[Nota di Freud: ~In panieolare Emcst Jones, Su~n !!::laes e Mcbnie Klein; a quanto c-apisco, però, anche Reik e Alcnnderu (ibid., p. zn, n. z).l
Arlgosd•e.....odlcolpe
questa aggressività debba a sua volta venir repressa. In_srpmmr, solo Pag. gressivitd si tra.rforma in senso di colpa, quando viene repi"essa e passata al Super-io. Sono convinto che, limitando alle pulsioni aggressive le scoperte della psicoanalisi circa l'origine del senso di colpa, potremo raffigurarci molti processi più semplicemente e più limpidamente" (corsivo mio). 2 Qui Freud fa intendere inequivocabilmentc che il senso di colpa trae origine dall'aggressività e ciò, insieme a quanto citato prima con riferimento al "conflitto ambivalente innato", metterebbe in evidenza che il senso di colpa insOrge in uno stadio molto precoce dello sviluppo. Ma se prendiamo in esame le opinioni di Freud al riguardo, quali si ritrovano riepilogate in complesso nell'Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di Jezi011i) (1931, lez. p), appare chiaro che egli ha continuato a sostenere la tesi che il se::nso di colpa si instaura a seguito del complesso edipico. Abraham ha fatto molta luce sulle primissime fasi dello sviluppo, specie nel suo studio sull'organizzazione libidica (19z4a). Le sue scoperte . nel campo della sessualicl infantile comportano un punto di vista nuovo circa l'origine dell'angoscia e del senso di colpa. Nell'anzidetto studio egli dice infatti (1924a): "Nello stadio del narcisismo con meta sessuale cannibalesca [secondo stadio], come prima inibizione pulsionale provabile appare l'angoscia. Il superamcnto del cannibalismo è strettamente connesso all'insorgenza di sentimenti di colpa; essi si manifestano al terzo stadio (primissimo stadio sa.dico-anale] come tipiche manifestazioni inibitorie." 3 Abraham è stato quindi colui che ha contribuito concretamente alla nostra comprensione delle origini dell'angoscia e del·senso di colpa appunto in quanto è stato il primo a mostrare il nesso dell'angoscia e del senso di colpa con le pulsioni cannibalesche; e ciò anche se ha paragonato lo schema da lui delineato dello sviluppo psicosessuale "pressappoco all'orario di un treno rapido, in cui sono indicate soltanto alcune grandi stazioni" e ha tenuto a far presente che in un prospetto sintetico di tal genere non era possibile segnare le fermate intermedie (ibid.). l·
Il mio lavoro non solo ha convalidato quanto messo in luce da Abraham circ~ l'angoscia e il senso dì colpa e ne ha evidenziato l'importanza in '.Nello st~o scri~o. Freud accoglie b mia tesi (espressa nei mid due lavori ~r primi st~dt dci conflmo edtptc:o"', 191g, e "L'importanu della Cormuionc dei simboli nello , sv!luppo dell'lo~, 1930) secondo cui la scveriri de[ Super-io deriva in una ecm quale·; nusura dal!'aggrcssivirà nel ~mbino proiettata sul Supet-io. : ' [Per il quadro degli stadi di org:mizzazione della libido delineato da Abraham, 19J.P,P·349-I
Copltoloftflll$lmo
una prospettiva giusta, ma l'ha anche sviluppato ulteriormente integrandolo con una serie di fatti nuovi riscontrati nelle analisi di bambini piccoli. Analizzando le situazioni d'angoscia infantili, mi sono resa conto dell'importanza basilare delle fantasie e delle pulsioni sadiche, provenienti da tutte le fonti, che confluiscono tra loro c raggiungono il loro culmin~ nei primissimi stadi dello sviluppo. Mi sono resa como a]uesì che i primi processi di introiczione e di proiezione fanno sì che all'interno dell'lo, accanto a oggetti estremamente "buoni", si stabiliscano oggetti estremamente terrificanti e persecutori. Queste figure vengono viste nella prospettiva delle pulsioni e delle fantasie aggressive del lattante; egli cioè proietta la sua aggressività sulle figure interne che costituiscono pane del suo Super-io primitivo. E all'angoscia che nasce da queste fonti si aggiunge il senso di colpa derivante dagli impulsi aggressivi del lattante nei confronti del suo primo oggetto d'amore, sia esterno sia interiorizzato.~ Successivamente, come si rileva da un mio scritto 5 nel quale, presentando un caso eccezionalmente grave, ho illustrato gli effetti patologici dell'angoscia suscitata nel lattante dai suoi impulsi aggressivi, sono pervenuta alla conclusione che le primissime difese dell'Io (tanto nello sviluppo normale che in quello anormale) sono dirette contro le angosce suscitate dalle pulsioni e dalle fantasie aggressive. 6 Qualche anno più tardi, nello sforzo di giungere a una comprensione più completa delle fantasie sadiche infantili e delle loro origini, ho considerato il materiale clinico ottenuto in analisi di bambini piccoli alla luce della teoria freudiana della lotta tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. Ricordo che al riguardo Freud dice ua l'aluo (19nb, p. 515): "Le minacciose pulsioni di morte subiscono nell'individuo svariate elaborazioni. In parte sono rese inoffensive mediante un impasto con componenti erotiche, in parte vengono dirottate verso l'esterno sotto forma di aggressività; ma in buona misura naturalmente procedono, senza venire ostacolate, nel loro lavoro interno." Conformemente a questa enunciazione teorica ho avanzato l'ipotesi (19Jl• pp. 179sg.) che l'angoscia è attivata dal pericolo derivante dalla pUlsione di morte che minaccia l'organismo, e ho indicato in ciò la causa primaria dell'angoscia. Quanto Freud dice circa la lotta tra pulsione di vita e pulsione di morte (che comporta in parte la deviazione all'esterno della pulsione di morte e in parte l'impasto delle due pulsioni) conterrebbe in sé la cOnclusione che l'angoscia ha origine nella paura della morte.
A.,.oscl• • Hrno di colpi
Nel suo scritto sul masochismo (1924'1), 7 Freud giunge a conclusioni fondamentali circa il rapporto del masochismo con la _pulsionc di morte, ed esamina in tale prospettiva le varie angosce che derivano dall'attività della pulsionc di morte rivolta all'interno. Ma tra queste angosce non menziona la paura della morte. Un anno dopo, in Inibizione, sinumto e angoscia (19zsb), Freud espone le ragioni per cui non considera la paura della morte (o paura per la propria vita) come un'angoscia primaria. Egli fonda questa sua opinione sul punto di vista che "nell'inconscio, peraltro, non è presente nulla che possa dare un contenuto al nostro conceuo di annientamento della vita (ibid., p. z83). Precisa inoltre che "nulla di simile alla morte è mai stato provato~, salvo forse lo svenimento, e conclude che "la paura deUa morte debba considerarsi come un che di analogo a quella dell'evira.. zione ... " (ibid.), lo non condivido questa opinione semplicemente perché le mie osservazioni analitiche mostnino che nell'inconscio la paura dell'annientamento della vita esiste. A parte ciò riterrei logico pensare che se presumiamo l'esistenza di una pulsione di morte, dobbiamo anche presumere che negli strati più profondi della psiche si dia una reazione. a tale pulsione nella forma appunto di paura dell'annientamento della vita. Pertanto è mia convinzione che il senso di pericolo suscitato dall'oper"are interno della pulsione di morte è la causa prima e originaria dell'angoscia.• E poiché la lotta tra pulsione di vita c di morte persiste per tutta la vita, questa causa di angoscia non viene mai eliminata ed è un fattore che rientra costantemente in tutte le situazioni di angoscia. La mia tesi che l'angoscia ha origine dalla paura di annientamento della vita deriva dall'esperienza accumulata con le analisi di bambini piccoli. Quando, in tali analisi, vengono rivissute e replicate le primissime situazioni d'angoscia del lattante, la forza intrinseca di pulsioni dirette in ultima istanza contro il Sé può rivelarsi con tanta potenza da escludere ogni dubbio ~ulla loro esistenza. Ciò resta valido anche quando teniamo nel debito conto la parte che nelle vicende delle pulsioni distruttive svolge la frustrazione interna ed esterna. Non è questo il luogo per fornire dimostrazioni particolareggiate a soStegno della mia tesi; riferirò tuttavia a titolo esemplificativo un caso al quale ho accennato nella Psicotl711llìsi dei bambini (19Jl• p. 181, n. 19). Un bambino di cinque anni affennava di N
'Nel ProblemJJ volta la sua nuova serina 13 forma d sto pulsionalc'.~ una dimostnoUone . •Vedi il mio scritto prec:cdcnlc sono arrivata pcnoltro alla concJu. S1onc che a svolgere una funzione consJdcrcvole nella schizofrenia è proprio quesra situazione d'angoscia primaria.
CapiiOID ,..nlnlmo
possedere ogni specie di animali selvaggi, elefanti, leopardi, iene e lupi, che lo tutelavano contro i suoi nemici, Gli animali rappresentavano oggetti pericolosi, persecutori; egli li aveva domati e poteva servirsene per proteggersi dai nemici. Ma l'analisi rese chiaro che essi erano anche simboli del suo sadismo, che ogni animale rappresentava una specifica fonte di sadismo e gli organi esecutivi ad essa relativi. Gli elefanti simboleggiavano il suo sadismo muscolare, i suoi impulsi a calpestare e schiacciare. I leopardi che laceravano rappresentavano i suoi denti, le sue unghie, e le loro funzioni nelle aggressioni. l lupi simboleggiavano i suoi escrementi dotati di proprietà distruttive. Talvolta egli appariva terrorizzato dalla paura che gli animali selvaggi, che aveva domato, gli si rivoltassero contro e lo distruggessero. Questa paura era segno del suo sentirsi minacciato dalla propria distruttività (oltre che dai propri persecutori interni). Come risulta da questo esempio, l'analisi delle angosce che si producono nei bambini piccoli ci fornisce una quantità di informazioni sulle forme in cui nell'inconscio la paura della morte esiste e opera, vale a dire sulla pane che ha nelle varie situazioni d'angoscia. Ho accennato prima allo scritto di Freud, Il problema economico del masochirmo (1924a), che poggia appunto sulla nuova teoria della pulsione di morte, In tale scritto egli passa in rassegna le prime situazioni di angoscia, e la prima che cita è "la paurn di essere divorato dall'animale totemico (H padre)". Questa, secondo il mio modo di vedere, non è che una schietta espressione della paura del totale annientamento del Sé. La paura di essere divorato dal padre è un derivato della proiezione degli impulsi del lattante di divorare i suoi oggetti. In forza di questo meccanismo il seno materno (e la madre) diventa nella psiche del lattante un oggetto divoratore,9 e ben presto la paura dell'oggetto divoratore si estende al pene paterno e al padre. Al tempo stesso, poiché divorare implica fin dal principio interiorizzare l'oggetto divorato, l'lo sente di contenere oggetti divorati e divoratori. Ne consegue che il Super-io primitivo viene a essere costituito, per un aspetto, dal seno materno (madre) al quale si aggiunge il pene paterno (padre) nella loro configurazione di divoratori. Queste figure interne crudeli e pericolose sono i rappresentanti della pulsione di morte. Contemporaneamente, però, il Super-io primitivo viene a essere costituito per l'altro aspetto dal seno buono interiorizzato, al quale si aggiunge ìi pene paterno buono, percepiti come oggetti interni che forniscono nutrimento e aiuto, e che sono quindi i rappresentanti della pul'Vedi, per esempio, i casi presentati dalla IS3ats (194)) del bambino che diceva che il seno della madre lo aveva morso e della bambina che pensava che la seupa della madre voleva divorarla.
.!:'ur sione di vita. Nella paura dell'annientamento è insita l'angoscia della distruzione del seno (e pene) buono interno perché quest'oggetto è sentito come indispensabile alla conservazione della vita. La minaccia per il Sé proveniente dalla pulsione di morte operante all'intcino IJienc messa in rapporto con i temuti pericoli provenienti dalla madre c dal padre divoratori interiorizzati, cd equivale alla paura della morte. Secondo questa concezione, la paura della morte rientra fin dal principio nella paura del Super-io e non ne è, come Freud scrive (1915b, p. 29J),l'"ultima metamodosi". Per quanto concerne un'altra importante situazione di pericolo menzionata da Freud nel suo lavoro sul masochismo (192.P),Ia paura dell'evirazione, sono dell'opinione che la paura della morte fa parte della paura di evirazione e la rafforza, c non ne è "un che di analogo".l 0 Dato che il genitale è non solo la fonte del più intenso soddisfaciiiJento Iibidico ma anche il rappresentante dell'Eros, e dato che. la riproduzione costituisce il mezzo più importante-di contrastare la morte, la perdita del genitale significa la fine della potenza procreativa che preserva e perpetua la vita.
Se vogliamo cercare di raffigurarci concretamente l'angoscia primaria costituita dalla paura dell'annientamento dobbiamo richiamare alla mente l'impotenza del lattante di fronte ai pericoli interni ed esterni. Io ritengo che la situazione di pericolo primaria derivante dall'operare interno della pulsione di morte è avvertita da lui come un'aggressione opprimente, come persecuzione. In questo quadro prendiamo innanzitutto in esame alcuni dei processi che derivano dalla deviazione all'esterno della pulsione di morte e i modi in cui essi influenzano le angosce relative a situazioni esterne e interne. ~ lecito presumere che la lotta tra pulsioni di vita e di morte sia in atto già al momento della nascita e che accentui l'angoscia persecutoria SIIScitata da questa dolorosa esperienza. Sembrerebbe che tale esperienza abbia l'effetto di fare apparire ostile il mondo esterno, inc!uso il primo oggeti:o esterno, il seno. A ciò si aggiunge il fatto che le pulsioni distruttive sono rivolte dall'Io contro questo oggetto primario. Il neonato avverte quindi le frustrazioni ad opera del seno, che in effetti componano un pericolo per la vita, come una rappresaglia per aver diretto conf!o di esso i suoi impulsi aggressivi, e sente perciò il seno che infligge le frustrazioni come un persecutore. In più egli proietta sul seno i suoi impulsi distruttivi, devia cioè all'esterno la pulsione di morte; in tal modo '"Per una cspoili.ione panicobrcggi:Jta delle fonti di angoscia che interagiscono con la pau.ra di cviru:ionc vedi il mio scritto sul "Complesso edipico alla lu~ delle angosce primitive• (1945).
C•pho1o nnlfllmo
il seno aggredito diventa il rappresentante esterno della pulsione di morte.U li lattante introieua, inoltre, il seno ucattivo", cosa che, pOS· siamo presumere, acutizza la situazione di pericolo interno, cioè la paura dell'operare interno della pulsione di morte. Con l'interiorizzazione del seno "cattivo", infatti, la pane della pulsione di morte- e tutti i pericoli ad essa connessi - che era stata deviata all'esterno, torna a essere rivolta all'interno e l'lo imputa la paur.\ dei suoi impulsi distruttivi a questo oggetto interno. Questi processi possono aver luogo simultaneamente, sicché l'esposizione che ne ho fatta non deve indurre a pensare che essi si determinino in successione cronologica. Per riassumere: il seno esterno (cattivo) che infligge frustrazioni diventa, per effetto della proiezione, il rappresentante esterno della pulsione di morte; attraverso l'introiezione esso rafforza la situazione primaria di pericolo interno; questo accresce la spinta dell'Io a deviare (proiettare) i pericoli interni (innanzitutto l'ope· rare della pulsione di morte) nel mondo esterno. Vi è perciò un continuo oscillare tra paura degli oggetti cattivi interni e paura degli oggetti cattivi esterni e tra pulsione di morte operante all'interno e pulsione di morte deviata all'esterno. In ciò possiamo vedere uno dci modi più importanti dell'interagire - sin dal principio della vita - della proiezione con l'in· troiezione. I pericoli esterni sono vissuti nel loro aspetto di pericoli in· terni e sono perciò intensificati; per parte sua ogni pericolo che minaccia dall'esterno acutizza la perenne situazione di pericolo interna. In una cena quale misura questo intcragire persiste per tutta la vita. Il fatto che il conflitto sia almeno in parte esteriorizzato allevia l'angoscia. L'esterio· rizzazione delle situazioni di pericolo interne è uno dci primissimi sistemi di difesa dell'Io contro l'angoscia e resta fondamentale durante tutto il corso dello sviluppo. L'attività della pulsione di morte, sia deviata all'esterno che operante all'interno, non può essere presa in considerazione scparatamente dalla contemporanea attività della pulsione di vita. Nel tempo stesso in cui si produce la deviazione all'esterno della pulsione di morte, la pulsione di vita, in virtù della libido, si fissa all'oggetto esterno- il seno soddisfaci· torio (buono) - che ne diventa cosl il rappresentante esterno. L'in· troiezione di questo oggetto buono, a sua volta, rinsalda la forza della "Nella·P"c04n41iri dri bambini (•9J1, pp. •76·8J) ho fatto intendere che, nd lattonti, i primissimi disnJrbi di alimenutione sono una manifestazione delle paure di persecutionc (c mi riferivo anche a quei disturbi che compaiono nonostante il fatto c:hc il latte IIUtcmo sia abbondante e che non sembra sussistere alcun fattore esterno che impedisca una situa:tionc di alimcnruionc soddisfacente). Ho anche detto, sebbene implicitllmcnte, che queste paure di pcnccudonc, se eccessive, determinano inibi:tioni dd desideri libidici di grande ponata. [Nota aggiuntll nel 19P·l Vedi anche il mio sctitto ~Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino nella prima infa!U.ia• (•9sz).
...,....leellfiiO
pulsione di vita all'interno. Il seno buono interiorizzato, che è sentito come la fonte della vita, viene a costituire una parte essenziale dell'lo, e Ja sua conservazione diventa una necessità categorica. L'introiezione di questo primo oggetto d'amore è perciò inestricabilmente connessa con tutti i processi promossi dalla pulsione di vita. Il seno buono interiorizzato e il cattivo seno divoratore costituiscono il nucleo del Super-io, nei suoi aspetti buoni e cauivi, e diventano i rappresentanti, nell'lo, delle pulsioni di vita e delle pulsioni di morte in lotta tra loro. Il secondo. oggetto parziale importante introiettato, al quale sono del pari attribuite qualità buone e cattive, è il pene paterno. I due oggetti pericolosi costituiti dal seno cattivo e dal pene cattivo sono i prototipi dei persecutori interni ed esterni. Le esperienze doloroSe, le frustrazioni dovute a cause esterne e interne, e che sono sentite come persecuzioni, vengono attribuite in primo luogo agli oggetti persecutori esterni e interni. In tutte queste esperienze.l'~g9~~~~--~~-C:~~Ei!_ C:. ~~ggressiyi~ ~ rafforzano reciprocamente. Infatti mentre gli impulsi aggressivi del lati-ante svolgon-o COri" la~pfciif~ione una parte di primo piano nella costituzione delle sue figure persecutorie, queste stesse figure accrescono la sua angoscia di persecuzione e rafforzano a loro volta gli impulsi e le fantasie aggressivi diretti contro gli oggetti interni ed esterni sentiti come pericolosi. I disturbi paranoidi degli adulti hanno il loro fondamento, secondo il mio modo di vedere, nelle angosce persecutorie vissute nei primissimi mesi di vita. Nel paranoide l'essenza delle sue paure di persecuzione è costituita dalla sensazione che esista un'istanza ostile risoluta a infliggergli sofferenze, a recargli danno e, in definitiva, ad annientarlo, Quest'istanza persecutricc può configurarsi come una o molte persone e perfino come qualChe forza della natura; le fonne specifiche che l'attacco temuto può assumere nei singoli casi sono innumerevoli, ma la radice dell'angoscia persecutoria del paranoide risiede, a mio avviso, nella paura dell'annientamento dell'IO" ad opera, in ultima analisi, della pulsione di morte.
5· Mi occuperò ora più specificamente del rapporto tra senso di colpa e angoscia e a questo riguardo riprenderò innanzitutto in considerazione alcune delle idee di Freud e di Abraham relative all'angoscia e al senso di cOlpa, Freud vede il problema del senso di colpa sotto due aspetti. Per un verso non vi è, secondo lui, alcun dubbio che l'angoscia e il senso di colpa sono strettamente connessi tra loro. Per l'altro verso le conclusioni a cui arriva lo inducono ad affermare che non è esatto parlare di senso di colpa se non in rapporto a manifestazioni della coscienza morale che
sono frutto dello sviluppo del Super·io. Poiché, come è noto, nella sua concezione il Super·io si costituisce a seguito e per effetto del complesso edipico che, sempre secondo la sua concezione, si produce tra il quarto e il quinto anno di età, nel caso di bambini al di sotto di questa età non ha senso parlare di "coscienza morale" e di usenso di colpa", e l'angoscia dci primi anni di vita è da tenersi distinta dal senso di colpa. 12 Secondo Abraham (1924a), l'insorgenza del senso di colpa- come ab· biamo visto nel paragrafo 1 - si ha, superata la fase delle pulsioni can· nibalcsche, cioè aggressive, nel corso del primissimo stadio sadico·analc (vale a dire in un'epoca dello sviluppo che precede di molto quella indi· cata da Freud); egli però non si occupa della differenziazione fra angoscia e senso di colpa. Ferenczi- che al pari di Abraham non prende in consi· derazione la questione della differenziazione - pensa che qualcosa di analogo al senso di colpa si origini nel corso dello stadio anale. Egli ritiene (1925, p. 102) che esisterebbe una sorta di antecedente fisiologico del Super·io e lo denomina "moralità sfinterican.IJ Jones (1919), occupandosi dell'azione reciproca tra paura, senso di colpa e odio, distingue dut". stadi nello sviluppo del senso di colpa e sugge· risce per il primo la denominazione di stadio "pre·nefario". Egli lo collega agli stadi pregenitali sadici dello sviluppo del Super·io e afferma che in esso il senso di colpa è sempre e inevitabilmente associato all'impulso di odio. Il secondo stadio è quello del senso di colpa vero e proprio, che ha la funzione di proteggere dai pericoli esterni. Nel mio uContributo alla psicogenesi degli stati maniaco--depressivi" (1935) ho distinto due forme principali di angoscia- quella persecutoria e quella depressiva- precisando al tempo stesso che tra di esse non vi è una delimitazione netta e precisa. Pur tenendo presente ciò, ritengo che questa distinzione sia di grande valore tanto sul piano teorico quanto su quello pratico. Nello serino citato ho detto che l'angoscia persecutoria attiene 11 Un riferimento 5ignificativo alla connessione In angoscia e senso di colpa~ con· tenuto tuttavia nella fnse seguente (1919, p. 170): "Forse cade qui a proposito osservare che, in fondo, il senso di colpa non~ che una diversa spede topica di angosci~ ..." In genenle, però, Fr rigorosamente tn angoscia e sell$0 di colpa. Tnt· ddl'esprcsslone Hsenso
i le'. Prima della fanciullezza non può essere mai nient'altro, ma anche in molti adulti cambia solo per quel tanto che il posto del padre o dei due genitori ~ stato preso dalla più vasta comunitil umana ... Un grande mutamento $0pnvvienc solo se l'autociti, per lo svilupparsi ili un Super-io, diventa interiore. l fenomeni della coscienza monle si pongono aUora su un gradino più alto; in fondo $OIO adesso si dovrebbe parlare di coscienza e di sentimento di colpa.N "{Nel testo citato l'espressione Iettcnle ~ Hmonle degli sfinteriw.]
Angoocl•• ....- " ' .......
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( getto ai suoi oggetti d'amore interni ed esterni. I contenuti dell'angoscia depressiva sono molteplic. i: l'oggetto buono è danneggiato, è morente, è deteriorato; si trasfonna in oggetto cattivo; è annientato; è perduto e non tornerà. mai più. Ho anche detto che all'angoscia depressiva è intimamente legato il senso di colpa e la tendenza alla riparazione. Quando, appunto nello scritto anzidetto, ho introdouo per la prima volta il concetto di posizione depressiva, ho esposto il punto di vista che l'angoscia depressivà· e il senso di colpa si originino con l'introiezione dell'oggetto totale. La successiva elaborazione del concetto di posizione schizo-paranoide,H posizione che precede quella depressiVll, mi ha portata a concludere che nella prima posizione, benché predominino gli impulsi disuuttivi e l'angoscia di persecuzione, l'angoscia depressiva e il senso di Colpa hanno già. una certa parte nella primissima relazione oggettuale del .1 lattante, quc:lla Con il seno materno. Nello stadio della posizione schizo-paranoide - ossia nei primi ne o quattro mesi di vita - i processi di scissione, che includono al tempo stesso la scissione del primo oggeno (il seno) e quella dei sentimenti nei suoi confronti, attingono il loro culmine. Allora l'odio e l'angoscia persecutoria vengono fissati al seno che frustra (cattivo) e l'amore e la rassicurazione al seno soddisfacitorio (buono). Ma anche in tale stadio i processi di scissione non sono mai totalmente efficienti; infatti sin dall'inizio della vita l'Io tende alla propria integrazione, che è contemporaneamente sintesi dei diversi aspetti dell'oggetto. (Questa tendenza si può considerare un'espressione della pulsione di vita.) Perfino nei lattanti più piccoli compaiono stati transitori d'integraz.ione - che si fanno più frequenti e duraturi con il progredire dello sviluppo- nei quali la scissione fra seno buono e cattivo è meno marcata. Negli stati di integraz.ione si ha una certa sintesi tra amore e odio relativi all'oggetto parziale, sintesi che, secondo il mio odierno modo di vedere, è all'origine dell'angoscia depressiva e del senso di colpa nei suoi confronti nonché del desiderio di riparare l'oggetto d'amore leso, in primo luogo il seno buono. n Con rutto ciò intendo dire che oggi io col- [ lego l'oiigine dell'a.ngoscia depressiva al rapporto con l'oggetto parziale. ' Questa modifica del mio precedente punto di vista è frutto di una più 11pprofondita ind11gine sui primissimi stadi dell'lo e di un più preciso discernimento dei gradi di sviluppo affettivo del lattante. Ma questo non
;: Ò~~~~a~~t~::~~~~ t':~~~i~.is~es~iz~!~~ ~~~~·in
questione il volto, le mani e l'mtera sembianza corpofea della madfe panccipano sempre di più. all'istituini graduale del nppono con Id come penona.
Capkolov.nMthno
altera la mia opinione che alla base dell'angoscia depressiva vi è la sintesi tra impulsi distruttivi e sentimenti di amore nei confronti di uno stesso oggetto, Vediamo ora se e tino a che punto la modifica del mio punto di vista incide sulla concezione della posizione depressiva. Ecco adesso come descriverei ciò che avviene nella fase della posizione depressiva, e come quindi essa si configuri. Nel periodo che va dai tre ai sci mesi di età si produce un progresso considerevole nell'integrazione dell'lo. Nelle relazioni oggettuali c nei processi di introiezione del lattante sopravvengono cambiamenti di rilievo. Il lattante percepisce e introietta la madre sempre più come persona, nella sua totalità. Ciò implica un'identificazione più completa e un rapporto più stabile con lei. Sebbene questi processi restino ancora polarizzati soprattutto sulla madre, il rapporto del lattante con il padre (e con altre persone dell'ambiente) subisce cambiamenti analoghi, e anche il padre si insedia nella psiche del lattante come persona totale. Contemporaneamente, i processi di scissione, che nella fase precedente riguardavano principalmente oggetti parziali, diminuiscono d'intensità e riguardano soprattutto oggetti totali. Gli aspetti contrastanti degli oggetti e i sentimenti, gli impulsi e le fantasie conflittuali ad essi relativi, tendono a un.ificarsi nella psiche del lattante, L'angoscia persecutoria continua a essere presente e seguita a svolgere la sua parte nella posizione depressiva, ma si riduce quantitativamente, sicché rispetto ad essa l'angoscia depressiva diventa predominante. Poiché il lattante sente ora che l'oggetto leso dai suoi impulsi aggressivi è una persona amata (intcriorizzata ed esterna) soffre di sentimenti depressivi più intensi e di durata più lunga di quelli delle fugaci esperienze di angoscia depressiva e di senso di colpa vissute nello stadio precedente. L'lo maggiormente integrato si trova sempre più di fronte a una realtà psichica molto dolorosa - le lagnanze e i rimproveri provengono da genitori interiorizzati lesi che sono ora persone, oggetti totali, - e, pressato da una sofferenza più forte, è obbligato ad affrontarla; di qui la spinta imperiosa e spossante a preservare, a riparare o a ridar vita agli oggetti d'amore: ossia la tendenza alla restaurazione, Un sistema alternativo - e mol[o probabilmente contemporaneo - è l'energico ricorso dell'Io alla difesa maniacale.l6 Tutti quCsti sviluppi non comportano soltanto importanti trasformazioni qualitative e quantitative dei sentimenti d'amore, dell'angoscia de"Il concetto di difesa maniacale e l'ampio impiego di questa nella vila psiehiea sono stati trattati abbastanza diffusamente nei miei scritti «Contributo alla psieo~ncsi degli stati maniaco·dcprcssivi~ (19JS) e ~Il lutto e la sua connessione con gli sttti maniaco-depressivi~ (1940).
AngoKl• • .. noo dl colpa
pressiva e del senso di colpa, ma anche una nuova combinazione dei fattori costitutivi della posizione depressiva. Dalla descrizione fin qui fatta si può vedere che la modifica del mio punto di vista circa l'origine dell'angoscia ~ del se~ di colpa, col~o~ata in una fase più precoce, non altera la m1a concezwne della posiZione depressiva in nessuno dei ~oi aspetti essenziali. A questo punto vorrei prendere in considerazione più specificamente i processi che causano l'insorgenza dell'angoscia depressiva, del senso di colpa e della spinu a riparare. All'origine delt'angoscia depressiva vi ~ • . come ho già detto, il"" processo di sintesi da parte dell'Io degli impulsi distruttivi e dei sentimenti d'amore nei riguardi di uno stesso oggetto. 11 senso di colpa è, a mio parere, sostanzialmente determinato dalla sensazione che il male procurato all'oggetto d'amore sia causato dagli impulsi aggressivi del soggetto. (Il senso di colpa del lattante può arrivare a Connettersi con. qualunque danno patito dall'oggetto d'amore e può arrivare a includere addirittura il male fatto dai suoi oggetti persecutori.) La spinta imperiosa ad annultare il male, ossia a riparare, deriva dalla sensazione del soggetto di averlo causato, cioè dal senso di colpa. La tendenza a riparare EUÒ ~rciò consider~rsi una conseguenza del _senso di ~Òipa. · - -···- ---- ··-- · ·· · · · · · · Viene ora da domandarsi se il senso di colpa sia una componente dell'angoscia depressiva, se siano entrambi aspetti di un medesimo processo, oppure se l'uno sia un prodotto o una manifesta7.ione dell'altra. Oggi come oggi non sono in grado di fornire risposte precise al riguardo. Tutto ciò che posso dire è che, a quanto mi risulta, l'angoscia depressiva e il senso ?i colpa, come anche la spinta a riparare, sono pcrlopiù provati contemporaneamente. ~ probabile che l'angoscia depressiva, il senso di colpa e la spinta a riparare siano avvertiti solo quando i sentimenti d'amore per l'oggetto predominano sugli impulsi distruttivi. In altri termini, si può presumere che il ripetersi d( esperienze nelle quali l'amore prevale sull'odio- nelle quali, in definitiva, la pulsione di vita prevale sulla pulsione di morte sia una condizione essenziale della capacid. delt'lo di integrare sé stesso e di operare la sintesi degli aspetti contrastanti dell'oggetto. In tali stati o momenti il rapporto__ con l'aspetto cattivo dell'oggetto, nel quale rientra l'angoscia persecutoria, perde consistenza, svanisce. Ricordiamo che nei primi tre o quattro mesi di vita, nello stadio cio~ ·in cui (secondo la mia concezione attuale) hanno origine l'angoscia depressiva e il senso di colpa, i processi di scissione e l'angoscia persecutoria attingono il loro culmine. L'angoscia persecutoria, quindi, interferisce molto presto nel processo di sviluppo dell'integrazione, e le esperienze di angoscia depressiva, di senso di colpa e di riparazione non possono
C.plto!D ,_.;.Imo
essere che di carattere transitorio. A causa di tutto ciò, l'oggetto d'amore danneggiato può trasformarsi molto rapidamente in persecutore, e la spinta a riparare o ridar vita all'oggetto d'amore può trasformarsi nel bisogno di placare e propiziarsi il persecutore. Ma anche nello stadio successivo, quello della posizione depressiva, nel quale l'Io maggiormente integrato introietta e insedia dentro di sé sempre più saldamente la per· sona totale, l'angoscia persecutoria continua a essere presente. In questo periodo, come ho detto allorché ne ho fatto la descrizione, il lattante prova non solo afflizjone, depressione e senso di colpa, ma anche angoscia persecutoria collegata all'aspetto cattivo del Super-io; e accanto a difese contro l'angoscia depressiva esistono in tale periodo anche difese contro l'angoscia persccutoria. Ho precisato a suo tempo che tra angoscia depressiva e angoscia persecutoria non vi è una delimitazione netta e precisa. Tuttavia nella pratica psicoanalitica numerosi operatori h:mno riscontrato che la distinzione tra angoscia persccutoria e angoscia depressiva è di notevole utilità per com· prendere e chiarire situazioni emotive. Per esempio essa permette di intendere un accadimento tipico di fronte al quale possiamo venire a trovarci in analisi di pazienti affetti da depressione. In una determinata seduta il paziente appare affiitto da forti sentimenti di colpa e di disperazione per la sua incapacità di riparare il danno che sente di aver causato quando sopravviene un cambiamento radicale. Il paziente, cioè, comincia improvvisamente a produrre materiale di carattere pcrsecutorio: accusa l'analisi e l'analista di non fare altro che del male e si lagna di torti subìti che in effetti riconducono a frustrazioni sofferte in tenerissima età, Ebbene, i processi che sono alla base di tale cambiamento si possono spiegare sinteticamente in questi termini: a un certo punto l'angoscia persecutoria si è fatta predominante, il senso di colpa è svanito e con esso sembra sia scomparso l'amore per l'oggetto; in questa mutata situazione emotiva l'oggetto è trasformato in oggetto cattivo, che non può essere amato, e quindi gli impulsi distruttivi nei suoi confronti appaiono giustificati. Tutto ciò sta a indicare che l'angoscia persecutoria e le difese contro di ess3. sono state raff01"Zllte per sfuggire alla schiacciante oppressione del senso di colpa e di disperazione. In molti casi, naturalmente, il paziente può mostrare una notevole quantità di angoscia persecutoria e al tempo stesso senso di colpa, e non sempre il repentino passaggio alla situazione di predominio dell'angoscia persccutoria si manifesta nella maniera vistosa da mc illustrata più sopra. Ma anche in casi del genere la distinzione tra angoscia persecutoria e angoscia depressiva è utile per capire i processi sottostanti. La distinzione tra angoscia depressiva, senso di colpa e spinta a riparare da un lato, e angoscia persecutoria e difese contro di essa dall'altro, oltre
a dimostrarsi utile nel lavoro analitico ha anche irnplicarioni di più ampia portata. Essa consente di far luce su molti problemi attinenti all'indagine delle emozioni e del componamento umano in generale.ll lo l'ho trovata inoltre veramente illuminante nel campo specifico dell'osservazione e della comprensione dei bambini. Sintetizzerò ora le conclusioni teoriche presentate in questo paragrafo relativamente al rapporto ·ua angoscia e senso di colpa. 11 senso di colpa è inesuicabilmente connesso con l'angoscia (più esattamente, con una forma specifica di angoscia, quella depressiva). Il senso di colpa, così connesso all'angoscia,' determ~na la tendenza a riparare e si origina, nei primi mesi di vita, in coincidenza con i primissimi stadi del Super-io. 6.
·La relazione tra pericolo interno primario e pericolo che minaccia dall'esterno permette di rischiarare il problema dell'angoscia "reale" in contrapposizione all'angoscia "nevrotica". Freud precisa la differenza tra angoscia reale e angoscia nevrotica in questo modo (1915b, pp. 319 sg.): un pericolo reale è un pericolo che conosciamo, l'angoscia reale è l'angoscia di fronte a un tale pericolo. L'angoscia nevrotica_ è angoscia di fronte a un pericolo che non conosciamo. Il pericolo nevrotico è dunque un pericolo ancora da scoprire: l'analisi ci ha insegnato che esso è un pericolo pulsionale." E di nuovo (ibid., p. p1): " ... il pericolo reale minaccia da un oggetto esterno, quello nevrotico da una esigenza pulsionale"'. Freud tuttavia accenna a casi di interazione tra le due cause d'angoscia,18 e in genere l'esperienza analitica ha dimostrato che non si può tracciare una demarcazione netta tra angoscia reale e angoscia nevrotica. Mi ricollego ora all'enunciazione di Freud che l'angoscia infantile è causata dalla "mancanza della persona amata (agognata)"._lllustrando la prima e fondamentale paura di perdita [dell'oggetto] che insorge nel lanante, Freud dice (p. p4): "Il poppante non può ancora distinguere la mancanza temporanea della perdita durarura: se una volta non riceve l'impressione del viso della madre, si comporta come se non dovesse rive"R. E. Money-Kyde; nel saggio PsicoanaliJi ed etica h94s), ha utiliuato la dil;linzione tr:a angosce pcrsecutorie e angosce dcpussive in rapporto agli atteggiamenti v~rso_l'etic-a in generale e verso le convinzioni poliliche in particolare. l suoi punti di VISta 1n proposito sono poi stati ampliati nel libro Psycbo--Analyris and Polirics h951). "Freud parla di interazione tra angoscia derivante da cause interne cd esterne facendo riferimento a casi di angoscia ncvrotica. Al rigwrdo dice infatti h915b, p, 3ao): ~u pericolo i: conosciuto e reale, ma l'angoscia di fronte ad esso i: smisuratamente grande, maggiore di quanto, a nostro giudizio, dovrebbe ~ere. In questo
~=~r~~is~~~~i~fae ~:l:C:mJ~~~ ~~h~~~·~~~~~~~t~~a che al pericolo reale co-
C.pltololftnlltllmo
der/a mai più, e ha bisogno di ripetute esperienze rassicuranti sinché non ha imparato che a questo sparire della madre suole seguire la sua ricomparsa" (corsivo mio). Trattando altrove della paura della perdita dell'amore Freud scrive (1931• p. 491) che essa è "palesemente una prosecuzione dell'angoscia del lattante allorché sente la mancanza della madre. ~ facile capire quale reale situa;jone di pericolo sia indicata da questa angoscia. Se la madre è assente o ha tolto al bambino il suo amore, questi non è più sicuro del soddisfacimento dei suoi bisogni e si trova eventualmente esposto alle più penose sensazioni di tensione" (corsivo mio). Nello stesso libro, per~, poche pagine prima, 19 Freud parla della medesima situazione di pericolo nella prospettiva dell'angoscia nevrotica, il che sembra dimostrare che egli vede questa particolare situazione infantile da entrnmbe le angolazioni. Orn, secondo il mio modo di vedere, le due cause principali della paura infantile della perdita si possono precisare come segue. Una causa è costituita dalla totale dipendenza del lattante dalla madre per il soddisfacimento dei bisogni e l'alleviamento della tensione. Potremmo chiamare l'angoscia dovuta a questa causa angoscia reale. L'altra causa è costituita dal timore del lattante che la madre amata sia stata distrutta, o rischi di essere distrutta, dalle sue pulsioni sadiche; e questa paura, che potremmo chiamare angoscia nevrotica, è in rapporto alla madre in quanto indispensabile oggetto buono esterno (e interno) e concorre a far si che il lattante provi la sensazione di "non dover rive· derb mai più". Esiste infine sin dall'inizio un'internzione costante tra le due cause o fonti di angoscia, il che vuoi anche dire tra l'angoscia reale c l'angoscia ncvrotica ovvero, espresso in altri tennini, tra la causa esterna e quella interna dell'angoscia. Ora, se il pericolo esterno è connesso e commisto sin dal principio col pericolo interno derivante dalla pulsione di morte, nessuna situazione di pericolo che abbia origine da cause esterne potrebbe mai essere avvertita dal bambino piccolo come un pericolo esclusivamente esterno e conosciuto. E non è solo il lattante a non essere in grado di avvertire situazioni di pericolo esterno nettamente distinte da situazioni di pericolo interno; in una certa quale misura l'interazione e la commistione tra le due situazioni di pericolo pennane per tutto. la vita. 20 Quest'ultimo fatto è apparso chiaramente nelle analisi compiute in "[Vedi 19J~.p.4fl8.} 10 Come ho pr~cisato nella Psicoan11Usi dri bambini (19)~, p. ~68): kQ~!alora una persona nonna!~ venga souoporu a una grave tensione interna o esterna, oppure si am· rnali o comunque fallisca in qualche modo, potremo OSSCI'V:Ire che le sue situazioni d'angoscia più. profonde sono completamente attive. Per cui, dato che qualsiasi persona sana può elidere vin:ima di una nevrosi, ne consegue che le proprie originarie situa· z..ioni d'angoseia non vengono mai interamente superate."
tempo di guerra. Si è visto che perfino in adulti normali l'angoscia suscitata da incursioni aeree, bombardamenti, incendi ecc. -cioè da situazioni di pericolo "reale" - non poteva essere ridotta se non analizzando, in aggiunta all'influsso della situazione effettiva, le varie angosce primitive riattivate da tale situazione. In molti individui l'angoscia esorbitante ingenerata da entrambe le cause determinava un diniego della situazione di pericolo reale tanto poderoso (difesa maniacale) da tradursi in palese mancanza di paura. Questa mancanza di paura la si osservava comunemente nei bambini e non poteva essere spiegata semplicemente con il fatto che essi non si rendevano completamente conto del pericolo reale. L'analisi rivelava che la situazione di pericolo reale aveva riattivato le angosce fantasmatiche primitive del bambino in misura tale che la situazione di pericolo reale aveva dovuto essere denegata. In altri casi la relativa stabilità ps!chica dei bambini nonostante i pericoli del tempo di guerra era determinata non tanto da difese maniacali quanto da trasformazioni delle priinitive angosce persecutorie e depressive più fortunate c benefiche, che si traducevano in maggior senso di sicurezza nei riguardi del mondo interno ed esterno e in un valido rapporto buono con i genitori. Nel caso di questi bambini, anche se il padre era assente, la rassicurazione tratta dalla presenza della madre e dalla vita familiare contrastava con successo le paure suscitate dai pericoli reali. Tutte queste considerazioni diventano perfettamente chiare se ricordiamo e teniamo presente che la percezione della realtà c degli oggetti esterni da parte del bambino piccolo è costantemente influenzata e in qualche modo alterata dalle sue fantasie, e che entro certi limiti ciò perdura per tutta la vita. Esperienze esterne che suscitano angoscia atti''ano simultaneamente, anche in individui normali, angoscia di origine intrapsichica. All'interaz.ione tra angoscia reale e angoscia nevrotica- o, per dirlo in altri termini, all'intenzione tra angoscia originata da cause o fonti esterne e angoscia originata da cause o 'fonti interne -fa riscontro l'interaz.ione tr:Crealtà esterna e realtà psichica. Per stabilire se un'angoscia è nevrotica o meno dobbiamo considerare un elemento al quale Freud ha fatto spesso riferimento: la quantità di angoscia originata da cause interne. Questo elemento è però intimamente connesso ·con la capacità dell'lo di difendersi adeguatamente contro l'angoscia; occorre quindi tener conto del rapporto proporzionale tra la forza. dell'angoscia e la forza dell'Io.
Dall'esposizione dei miei punti di vista sui temi trattati in questo scritto emerge implicitamente che essi sono frutto di un modo dì affrontare e
considerare l'aggressività che si discosta sostanzialmente dalla corrente principale del pensiero psicoanalitieo. Il fatto che Freud avesse messo irllzialmente in_luce l'aggressività come un elemento della sessualità infantile - come, per cosl dire, un complesso della libido (sadismo) - ebbe come conseguenza che l'interesse psicoanalitico si polarizzasse per lungo tempo sulla libido e che l'aggressività fosse considerata più o meno come qualcosa di "ausiliario" della libido. 2• Nel 1920 Freud formulò la teoria che la puls.ione di rriorte si manifesta nella distruttività e che opera mescolata con la· pulsione di vita, A questo seguì, nel 1914. l'approfondita indagine di Abraham sul sadismo del bambino piccolo. Ma anche dopo queste nuove scoperte e messe a punto, il pensiero psicoanalitico, come si può rilevare nella maggior parte della letterarura, ha continuato a interessarsi preponderantemente della libido e delle difese nei confronti delle pulsioni libidiche sottovalutando in misura corrispondente l'importanza dell'aggressività e di ciò che essa implica. Fin dall'inizio della mia attività psicoanalitica il mio interesse si è polarizzato sull'angoscia e sulle cause che la determinano, e ciò mi ha portata a conoscere più a fondo il rapporto tra aggressività e angoscia.:n La particolare angolazione del mio metodo d'indagine ha trovato appoggio c conferma nelle analisi dei bambini piccoli - per condurre le quali ho sviluppato la tecnica del gioco -; esse infatti hanno rivelato che l'angoscia dei bambini piccoli può essere alleviata solo analizzando le loro fantasie e i loro impulsi sadici con una considerazione maggiore della parte che spett:i all'aggressività e nel sadismo e come causa di angoscia, Questa maggiore considerazione deH'importanza dell'aggressività mi ha portata alle conclusioni teoriche che ho esposto nel mio scritto "I primi stadi del conflitto edipico" (1918), dove ho anche formulato l'ipotesi che nello sviluppo del bambino - sia normale che patologico - le angosce e il senso di colpa che insorgono nel corso del pÌ"imo anno di vita sono strettamente connessi con i processi dell'introiezione c della proiezione, con i primi sudi dello sviluppo del Super-io e con l'istiruirsi del complesso edipico; e che in tali angosce l'aggressività e le difese contro di esse sono di somma importanza. Seguendo questi indirizzi, ulteriore lavoro è stato compiuto nell'ambito della Società psicoanalitica britannica pressappoco dal 1918 in poi. Parecchi psicoanalisti della Società, operando in stretta collaborazione, hanno apportato numerosi contributi alla conoscenza della funzione di primiSsimo piano dell'aggressività nella vita psichica. Nel pensiero psico"Vedi P~ula Heimann (I9flb). Nello scritto l'~utrice mette in risalto questa propensione teorica ~ hvore della libido e la sua incidenza sulla evolutione della teoria pSic:oanalitica. "Già nei miei primi scritti appare quale fotte rilievo avesse per mc l'angoscia.
analitico in genere, invece, un cambiamento di punto di vista al riguardo è apparso solo in contributi sporadici nel corso degli ultimi dieci o quindici anni; negli ultimissimi tempi, però, questi contributi sono aumentati. Uno dei risultati delle nuove ricerche sull'aggressività è stato il riconoscimento della grande funzione della tendenza a riparare, che è un modo di manifestarsi della pplsione di vita nella sua lotta contro la pulsione di morte. A seguito di tale riconoscimento non solo si sono viste le pulsioni distruttive in un:i prospettiva più corretta, ma è divenuta più chiara l'interazione tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, e perciò anche la funzione della libido Ìn tutti i processi mentali e affettivi, In questo scritto ho cercato di chiarire il mio assunto che la pulsione di morte (la distruttività) è il fattore primario dell'angoscia. Nella mia esposizione dci processi che producono l'angoscia e il senso di colpa è però anche impli.:ito che l'oggetto primario contro il quale è diretta la distiuttività è l'o~gctto della libido, e che quindi è l'intera:Uone tra aggressività c libido - in definitiva sia l'impasto che la polarità delle due pulsioni - ciò che causa l'angoscia e il senso di colpa. Ma un altro effetto dcll'inter:.~zione è l'attenuazione della distruttività ad opera della libido. Perché si abbia un'interazionc ottimale tra libido e aggressività occorre che l'angoscia originata dalla costante attività della pulsione di morte, sebbene non possa essere mai eliminata, sia contrastata e arginata dalla forza della pulsione di vita.
Capitolo 21 SYi criteri per la conciYslone di Yn trattamento psicoanalitico
La conclusione di un'analisi c i criteri per deciderla costituiscono un problema importante per ogni analista. Su molti criteri vi è un accordo unanime. Ciò che intendo fare qui è proporre una particolare impostazione del problema. Si è spesso rilevato che al tennine di un trattamento si riattivano nel paziente antiche situazioni di distacco, del tipo dell'esperienza dello svezzamento. Questo vuoi dire, secondo quanto mi ha dimostrato il mio lavoro, che verso la fine dell'analisi vengono rivissute intensamente le emozioni provate all'epoca dello svezzamento, quando i primi conflitti infantili assurgono al culmine. Conseguentemente sono giunta alla conclusione che prima di decidere la fine di un'analisi devo chiedenni se nel corso del trattamento i conflitti e le angosce vissuti durante il primo nono di vita sono stati sufficientemente analizzati e rielaborati. Il mio lavoro d'indagine sulle prime fasi dello sviluppo' mi ha portata a distinguere due forme d'angoscia: l'angoscia persecutoria, che predomina nei primissimi mesi di vita e dà luogo alla "posizione schizo-paranoide", e l'angoscia depressiva, che giunge all'apice intorno alla metà del primo anno e dà luogo alla "posizione depressiva". Sono stata inoltre indotta a concludere che le angosce pcrsccutorie provate dal neonato sono sia di origine esterna che di origine interna; esterna in quanto l'esperienza della nascita è avvertita dal piccolo appena venuto alla luce come un atto di aggressione compiuto nei suoi riguardi, e interna in quanto la minacci2. all'organismo, che secondo Freud deriva dalla pulsione di morte, suscita a mio giudizio la paura dell'annientamento, ossia la paura della 1 Vedi i miei scritti "Contributo ;Ila psicogencsi degli stati maniaeo-dcpressivi" (19J5), "Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco-depressivi" (1940), ~Note su alcuni meccanismi schi<:oidiN (1946) c ~Sulla teoria dell'angoscia e del senso di colpa" (1941J).
morte. :t questa paura che io sostengo essere la fonte primaria dell'angoscia. L'angoscia persccutoria attiene principalmente ai pericoli sentiti come pericoli che minacciano l'lo; l'angoscia depressiva a quelli sentiti come pericoli che minacciano l'oggetto d'amore, soprattutto a causa dell'aggressività del soggetto, L'angoscia depressiva si origina in conseguenza dei processi di sintesi dell'lo; per effetto della crescente integrazione l'amore e l'odio e, conseguentemente, gli" aspetti buoni e cattivi degli oggetti, diventano, nella psiche del lattante, meno distinti e separati. Una certa misura di integraziOne costituiscé inoltre una condizione preliminare dell'introiezione della madre in 'l.uanto persona totale. Sentimenti e angoscia depressivi - la posizione depressiva - attingono il culmine intorno alla metà del primo anno di vita. A quest'epoca l'angoscia persecutoria è ormai ridotta, anche se continua ancora a svolgere una funzione rilevante. · Strettamente ~onnesso all'angoscia depressiva è il senso di colpa per il male procurato dai desideri sadici e cannibaleschi. Il senso di colpa dà a sua volta origine al bisogno imperioso di riparare, di preservare o di ridare vita all'oggetto d'amore leso, e questo bisogno rende più profondi i sentimenti d'amore e favorisce le relazioni oggettuali. All'epoca dello svezzamento il bambino sente di aver· perduto il suo primo oggetto esterno sia in quanto oggetto esterno sia in quanto oggetto introiettato, e attribuisce tale perdita al suo odio, alla sua aggressività e alla sua insaziabile voradtà. Lo svez.zamento accentua quindi il suo stato depressivo, che viene a equivalere a uno stato di lutto. Alla sofferenza insita nella posizione depressiva si connette tuttavia una crescente intuizione della realtà psichica, che a sua volta contribuisce a una comprensiOne maggiore del mondo esterno, Con l'accrescersi dell'adattamento alla realtà e con l'ampliarsi delia sfera delle relazioni oggettuali, il bambino acquisisce la capacità di contrastare e ridurre le angosce depressive e di dare in una certa qual misura un fondamento più saldo ai suoi oggetti buoni introiettati, vale a dire al lato protettivo e soccorrevole del Super-io. Freud ha mostrato quale funzione cssenriale abbia l'esame di realtà nel lavoro del lutto. Secondo la mia concezione, l'esame di realtà trova applicazione per la prima volta durante la primissima infanzia negli sforzi di superare il cordoglio insito nella posizione depressiva; e ogni volta che nella vita si prova il lutto questi processi primitivi sono rivissuti. Ho riscOntrato inoltre che negli adulti il buon esito del lavoro del lutto non dipende soltanto dallo stabilire nell'Io la persona della quale si soffre il lutto (come ci hanno insegnato Freud e Abraham) ma anche dal ristabilirvi quei primi oggetti d'amore che nella primissima infanzia erano sentiti danneggiati o distrutti dalle pulsioni aggressive.
Sebbene i progressi fondamentali nel contrastare la posizione depressiva s1ano fatti già nel primo anno di vita, angosce persecutorie e depressive ricorrono continuamente durante l'infanzia. Nel corso della nevrosi infantile queste _angosce vengono rielaborate c in massima parte superate e, di norma, all'inizio dell'età della latenza esistono ormai difese adegua. tamente sviluppate e si è prodotta una cena misura di stabilizzazione. Ciò implica che il primato genitale è stato conseguito, che si sono acquisite relazioni oggettuali soddisfacenti, c che il complesso edipico ha p!essoché perduto tutta la sua forza. Devo ora fare una precisazione relativamente a quanto ho detto prima a proposito del fatto che l'angoscia persecutori:~. attiene ai pericoli sentiti come pericoli che minacciano l'Io e l'angoscia depressiva a quelli sentiti come pericoli che minacciano l'oggetto d'amore. Ciò è come dire che in queste due forme d'angoscia rientrano tutte le situazioni d'angoscia vissute ·dal bambino, nel senso che la paura di essere divorato, quella di essere avvelenato, quella di essere evirato, la paura di essere aggredito "all'interno" del corpo ricadono sotto l'etichetta di ango· scia persecutoria, mentre tutte le angosce attinenti agli oggetti d'amore ricadono sotto l'etichetta di angosci:!. depressiva. Ma, ed ·è questo ciò che voglio precisare, l'angoscia persecutoria e quella depres· siva, ancorché concettualmente distinte, nella generalità dei casi sono clinicamente commiste. Per esempio, la paura dell'evirazione, cioè l'angoscia dominante nel maschio, che ho definito persecutoria, è commista con l'angoscia depressiva, in quanto comporta l'idea di non poter fecon· dare la donna, che in ultima analisi è la madre amata, c quindi il senti· mento depressivo di non poter riparare il male arrecatole dagli impulsi S1ldici. D'altro canto è superfluo ricordarvi che negli uomini l'impotenza comporta perlopiù depressioni gravi. Consideriamo ora l'angoscia dominante nella donna. La paura della femminuccia che la madre temuta aggredisca il suo corpo e i bambini che vi sono contenuti - paura che appunto, a mio giudizio, costituisce la situazione d'angoscia femminile dominante - è per definizione persecutoria. Poiché tuttavia questa paura implica quella della distruzione degli oggetti amati - i bambini imma~ ginati nel proprio interno - essa contiene componenti considerevoli di angoscia depressiva. Un pr:supposto dello sviluppo normale, secondo una delle tesi di fondo della mia concezione, è che le angosce persecutorie e depressive siano in massima parte superate e risolte. Perciò, come spero appaia ormai chiaro da tutto quanto ho detto finora, la mia impostazione del problema deUa cOnclusione del trattamento psicoanalitico, sia di bambini che di adulti, poggia sul criterio che le angosce persecutorie e depressive siano state
sufficientemente ridotte, cosa che, a mio modo di vedere, presuppone l'analisi delle esperienze di lutto primitivo. Incidentalmente, a questo punto, sento l'obbligo di dire che anche se l'analisi.è fatta risalire agli anzidetti primissimi stadi dello sviluppo- ed è su ciò che si fonda il criterio da me indicato - i suoi risultati varieranno inevitabilmente a seconda della gravità e della struttura del caso. Insomma, quali che siano i progressi compiuti dalla teoria e dalla tecnica, occorre pur sempre tener presente i limiti della terapia psicoanalitica. C'è ora da domandarsi in quale misura il criterio su cui poggia l'impostazione da me proposta sia connesso con altri ben noti criteri, quali H conseguimento stabile della potenza sessuale e della eterosessualità, il consolidarsi della capacità di amare, di avere relazioni oggettuali, di lavorare, e )'acquisizione da parte dell'lo di cene particolari qualità attinenti alla stabilità psichica e all'impiego di difese adeguate. Ebbene, tutti questi aspetti dello sviluppo sono strettamente dipendenti dalla riduzione c dalla risoluzione· delle angosce persecutorie e depressive. Per quanto riguarda la capacità di amare e di avere relazioni oggcttuali appare del tutto ovvio che ess:1. si sviluppa solo se le angosce persecutorie e depressive non sono esorbitanti. Lo stesso vale per le acquisizioni dell'Io, anche se io vedo questo aspetto in termini un· po' più complessi. Di nOrma, al riguardo, si pongono in risalto due clementi: l'incremento della stabilità psichica e l'aumento del senso di realtà. Io però ritengo altrettanto essenziale l'espansione della profondità dell'lo. Una personalità profonda e completa è caratterizzata da una ricca vita di fantasia e dalla capacità di provare affetti senza riserve e senza difficoltà. Queste carattcCistiche, a mio giudizio, presuppongono che la posizione depressiva infantile sia stata rielaborata completamente, il che vuoi dire che tutta la gamma dei sei1timenti di amore e di odio, di angoscia, di Cordoglio e di senso di colpa per gli oggetti primari sia stata vissuta e rivissuta. Questo sviluppo affettivo è tuttavia condizionato dalla natura delle difese. Il fallimento della rielaborazione della posizione depressiva è inestricabilmente connesso al predominare di difese che comportano sia il soffocamento degli affetti e della vita di fantasia sia l'impedimento dcll'introspezione. A questo tipo di difese, che ho denominate "difese maniacali", ancorché non incoinpatibili con un3 certa stabilità e con una certa forza dell'lo, si accompagna sempre una scarsa profondità. Se quindi nel corso dell'analisi si. riesce a ridurre le angosce persccutorie e depressive ma anche ad attenuare considerevolmente le difese maniacali si avrà come risultato un aumento tanto della forza quanto della profondità dell'lo. Anche quando -Si sono conseguiti risultati soddisfacenti, il concludersi dell'analisi, come abbiamo rilevato, suscita sentimenti dolorosi e riattiva angosce primitive; questo stato psichico equivale a uno stato di lutto. La
fine dell'analisi rappresenta infatti per il paziente una perdita; e, una volta avvenuta, egli deve compiere da solo ancora una parte del lavoro del lutto. Nel compimento di questo lavoro, a mio parere, si trova la spiegazione del fatto che spesso, dopo la fine di un'analisi, il paziente fa ulteriori progressi. La probabilità che ciò si verifichi si può prevedere più facilmente se si è condotta l'analisi secondo il criterio da me sugge~ rito. Infatti solo se le angosce persecutorie c depressive sono state in massima parte ridotte e risolte, il paziente è in grado di compiere da solo quella parte finale del lavoro del lutto che implica ancora una volta l'esame di realtà. In questa prospettiva ritengo peraltro che, quando deci· diamo che un'analisi può essere terminata, sia molto utile far conoscere al paziente la scadenza del termine con parecchi mesi di anticipo. Ciò lo aiuta a elaborare e ridurre l'inevitabile pena del distacco mentre si trova ancora in analisi e lo prepara all'impresa di portare a termine con successo, da solo, il lavoro del lutto. In questo scritto ho messo chiaramente in luce che il criterio da me proposto presuppone che l'analisi sia giunta sino ai primissimi stadi dello sviluppo e agli strati più profondi della psiche e che abbia comportato la riclaborazione delle angosce persecutorie e depressive. Ciò mi induce a fare ancora una considerazione attinente alla tecnica. Nel corso dell'analisi lo psicoanalista appare spesso al paziente come una figura idealizzata. L'idealizzazione è una conseguenza dell'angoscia persecutoria ed è al tempo stesso utilizzata come difesa contro di essa. L'analista che consenta il persistere di una idealizzazione eccessiva - che cioè faccia affidamento soprattutto sulla traslazione positiva - può riuscire certamente a ottenere qualche miglioramento. Su questa base qualunque psicoterapia può cogliere dei successi. Ma l'angoscia si può ridurre radi~ calmente solo con l'malisi della tradazione potitivtt e di quella negativa. Nel corso del trattamento l'analista viene a rappresentare nella situazione di traslazione una quantità di figure corrispondenti a quelle introieuate nelle prime fasi dello sviluppo. z Egli è perciò a volte introiettato in qualità di persecutore e altre volte in qualità di figura ideale, con tutte le loro sfumature e in tutte le loro configurazioni intermedie. Via via che nell'analisi le angosce persecutorie e depressive sono rivissute e infine ridotte, insieme con una sintesi maggiore dei diversi aspetti dell'analista si produce una sintesi maggiore dei diversi aspetti del Supcr~io .. In altri termini, nella psiche del paziente le primissime figure terrificanti subiscono una trasformazione sostanziale; sarebbe lecito dire che esse diventano fondamentalmente migliori. Gli oggetti buoni - ben 'Vedi il mio scritto "La personificazionc nel gioco infantile• h9J9) e &nchcy (19]4).
diversi da quelli idealizzati - si possono installare saldamente nella psiche solo quando la profonda scissione tra figure persecutriei e figure ideali si è ridotta, quando le pulsìoni aggressive e quelle Jibidichc sono divenute più fuse e l'odio è onnai mitigato dall'amore, Di conseguenza il progresso nella capacità di sintesi costituisce la prova che i processi di scissione _ i quali, secondo la mia concezione, si originano nella primissima infanzia - sono ormai pressoché inoperanri e che è avvenuta una integrazione profonda dell'Io. Quando questi elementi positivi appaiono sufficientemente consolidati siamo autorizzati a ritenere che concludere l'analisi non è prematuro, anche se può ancora ravvivare angosce acute.
Capitolo 22 Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino· nella prima infan.zia 1
Lo studio della psiche infantile mi ha resa sempre più consapevole della stupefacente complessità dei processi operanti, in gran parte simultaneamente, nei primissimi stadi dello sviluppo. Nello scrivere questo saggio mi sono perciò attenuta al criterio di cercare di delucidare soltanto alcuni aspetti della vita emotiva del bambino, soprattutto nel primo annQ di età, e li ho scelti in base al panicolare rilievo che vi hanno le angosce, le difese e le relazioni oggetruali.
l l'RIMI TRE O QUATTRO MESI DI VITA (LA l'OSIZIONE SCHIZQ-PARANOIDE)l
Già all'inizio della vita postnatale il neon:lto prova angosce di origine interna ed esterna. Da molti anni io sostengo la tesi che l'operare interno della pulsione di morte dà luogo alla paura dell'annientamento e che questa costituisce la causa prima dell'angoscia di persecuzione. Quanto alla prima causa esterna di angoscia, la si può rintracciare nell'esperienza della nascita. Questa esperienza, che secondo Freud è la matrice di tutte le situazioni d'angoscia successive, inAuenzecllc prime rela-zioni del bambino con il mondo esterno.J Il dolore e l'afflizione sofferti dal neonato ' {PoicM la "teoria kleiniana dello sviluppo ~sostanzialmente diversa da quella classica, la terminologia classica (prima infanzia, pfimissima infaou.ia ecc.) ha a volte, nel contc:sto klciniano, un signi6eato ~!quanto dilferente.] 'In "Note su alcuni meccanismi schizoidi~ (o~6), che tntt:~. approfonditamente questo tema. sono anche spieptc [alla nota 4} le ragioni per cui ho adottato l'espressione ~posizione schizo-pannoide~. 'In l11ibiziont 1sinrr.mw t angoscja (19>sb) Freud scrive (p. >9>): "Tra la vita intrauterina e l"inbn~1a ven c propria [primissima] vi ~ molta più continuità di quel che non ci lasci c~dere la impressionante cesusa dell'atto della nucita. ~
con la perdita della condizione intrauterina sono sentiti da lui come un'aggressione da parte di forze ostili, cioè come persecurione.4 In quanto egli è soggetto inevitabilmente a privazioni, l'angoscia persecutoria entra quindi fin dal principio a far parte delle sue relazioni oggetruali. La tesi che le prime esperienze procurate al neonato dall'allattamento e dalla presenza della madre diano l'avvio a una relazione oggettuale con lei C\Jstiruisce un Concetto base da me avanzato ed elaborato anche da altri colleghi.5 Questa relazione si istituisce inizialmente come relazione con un oggetto pàrziale, in quanto agli esordi della- vita le pulsioni orali, sia libidiche sia aggressive, sono dirette specificamente al seno materno. Noi pensi3ino che esista sempre un'intenzione tra impulsi libidici e impulsi aggressivi;un'interazione che si produce in proporzioni variabili ed è in rapporto all'impasto tra pulsione di vita e pulsione di morte. ~ da ritenersi che negli intervalli in cui il lattante è libero dalla fame e da tensione esista un .equilibrio ottimale tra impulsi libidici e aggressivi. L'equilibrio è turbato ogni volta che privazioni derivanti da fonti interne o esterne rafforzano gli impulsi aggressivi. A mio parere lo squilibrio tra libido e aggressività fa insorgere quell'emozione che denominiamo bramosia, e la cui natura è in primo luogo orale. Ogni aumento di bramosia intensifica il senso di frustrazione e ciò a sua volta incrementa gli impulsi aggressivi. Nei bambini con una forte componente aggressiva innata, l'angoscia persecutoria, il senso di frustrazione e la bramosia insorgono facilmente, e questo accresce la diffi~oltà naturale del lattante di tollerare la privazione e far fronte all'angoscia. Sarebbe dunque la maggior forza degli impulsi aggressivi nell'intt111zione con quelli libidici a provvedere la base costituzionale dell'intensità della bramosia. Se tuttavia in certi casi l'angoscia persecutoria può aumentare la bramosia, in altri (come ho indit:ato nella Psicoanalisi dei bambim) essa può diventare la causa delle\ primissime inibizioni all'alimentazione. 11 continuo ripetersi di esperienze di soddisfacimento e di frustrazione 1 opera da stimolo potente di impulsi libidid e di impulsi distruttivi, di amore e di odio. Di conseguenza il seno, in quanto è fonte di soddisfacimento è amato e sentit.o come "buono", in quanto è fonte di frustrazione è odiato a· sentito come "cattivo". Questa contrapposizione tra seno b~ono e cattivo è anche da attribuirsi in gran parte sia alla insufficiente •]o ho penltro focmulato l'ipotesi che la lotta tra pulsioni di vita e di morte sia gill :~ttiva nella dolorosa esperienza della nascita e che accentui l'angoscia persecutoria da essa wscitata (vedi ~Sulla teoria dell'angoscia e della colpan, t 4). !Vedi in particolare "Sull'osscrvaz.ione del comportamento dci bambini nel primo ann.o di vita" (19s:l, che segue questo scritto. nonché, per esempio, J~acs (1941l c Hc1n1ann (•9snl.
integrazione dell'Io sia ai processi di scissione dell'lo e del rapporto con l'oggetto. Non mancano tuttavia ragioni valide per ritenere che, anche nei primi tre o quattro mesi di vita, nella psiche del lattante l'oggetto buono e quello cattivo non siano totalmente distinti e separati. Per il lattante, infatti, ì1 seno della madre, sia nel suo aspetto buono che in quello cattivo, sembra fondersi con la presenza corporea della madre; e in tal modo già dai primissimi stadi dello sviluppo si costituisce a poco a poco il rapporto con lei come persona. Oltre alle esperienze di soddisfacimento e di frustrazione originate da cause esterne, vi sono numerosi processi endopsichici - in primo luogo l'introiezione e la proiezione - che contribuiscono al duplice rapporto con il primo oggetto. Il lattante proietta i suoi impulsi d'amore e li attribuisce al seno soddisfacitorio (buono), così come proietta all'esterno i suoi impulsi distruttivi e li attribuisce al seno che frustra (cattivo). Contemporaneamente, mediante l'introiezione, si insediano nel suo interno un seno buono e uno cattivo.e L'immagine dell'oggetto, esterno e introiettato, viene quindi distorta nella psiche del lattante dalle fantasie connesse alla proiezione dei suoi impulsi sull'oggetto. Il seno buono, esterno e interno, diventa il prototipo di tutti gli oggetti benefici e soddisfacitori, il seno cattivo il prototipo di tutti gli oggetti persecutori esterni e interni, Tutto ciò che contribuisce alla sensazione di soddisfacimento del lattante, come l'alleviamento della fame, il piacere della suzionc, l'eliminazione della pena e della tensione, cioè delle privazioni, e il sentirsi amato, è attribuito al seno buono. Viceversa ogni frustrazione e ogni pena è attribuita al seno cattivo (persecutore). Illustrerò ora che cosa deriva dal duplice rapporto del bambino con il seno. Se prendiamo in esame l'immagine del seno cattivo esistente nella psiche del lattante - così come ci si presenta retrospettivamente nelle analisi di bambini e di adulti - rileviamo che il seno odiato viene ad acquisire inizialmente le proprietà distruttive delle pulsioni orali proprie del piccolo allorché prova frustrazione e odio, Allora, nelle sue fantasie distruttive, il lattante lo morde c lo strappa via, lo divora, lo annienta; e per ciò stesso sente che ne sarà aggredito nella medesima maniera. A mano a mano che in lui si fanno più foni le pulsioni sadico-uretrali c sadico-anali egli aggredisce immaginariamente il seno con urina velenosa e con feci esplosive, e quindi si aspetta che anche il seno lo aggredisca in modo velenOso ed esplosivo. Le configurazioni particolari delle Sile fan• Questi primi OlllJctti introiettati costituiscono il nucleo del Super-io. t mia opinione - come ho chiarito in vui sc:ritti - che il Supcr-io inizi a formarsi con i primissimi processi di introiezione e si eosuuisc:a eon le figure buone e ean:ive interiorizzate- in .stati psichici di amore e di odio- nei vari rudi dello sviluppo e a poeo a poeo assimilate e integrate daU'Io.
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tasie sadiche fissano il contenuto della sua paura di persecutori interni ed esterni, e tale contenuto è in primo luogo il seno (cattivo) che si vendica con la rappresaglia.7 Poiché le aggressioni all'oggetto compiute nella fantasia sono fondamentalmente influenzate dalla voracità (bramosia orale), la paura della voracità dell'oggetto, dovuta alla proiezione, diventa una componente di fondo dell'angoscia persecutoria: il seno cattivo divorerà il lattante con la stessa voracità con cui egli brama divorare il seno. Anche in questo primissimo periodo, tuttavia, l'angoscia persecutoria è in qualche mistJra contrastata dal rapporto del lattante con il seno buono. Ho accennato prima al fatto che sebbene le sensazioni e i sentimenti del lattante si incentrino sull'elemento dell'alimentazione nel rapporto con la madre, rappresentata dal seno, altri aspetti della madre entrano già a far parte del rapporto; infatti il piccolo reagisce al suo ·sorriso, alle sue mani, alla sua voce, all'essere tenuto in braccio e accudito da lei. Il soddisfacimento che prova e l'amore che avvene in queste situazioni concorrono a neutralizzare l'angoscia persecutoria e persino il senso di perdita e il senso di persecuzione che hanno origine dall'esperienza della nascita. Il contatto fisico con la madre durante l'allattamento - sostanzialmente il suo rapporto con il seno buono - lo aiuta, con la sua costante periodicità, a superare la bnma di uno stato precedente ormai perduto, allevia l'angoscia pcrsecutoria e aumenta la fiducia nell'oggetto buono. (Nota 1.)8
La ·cantteristica delle emozioni dei bambini molto piccoli è la loro enorme intensità e il loro tendere all'estremo. Così l'oggetto (cattivo) che frustra viene sentito come un persecutore terrificante e il seno buono tende a essere trasformato nel seno "ideale" che dovrebbe appagare la brama ingorda di un soddisfacimento immediato, illimitato e perenne. Si origina di qui la rappresentazione di un seno perfetto e inesauribile, sempre disponibile, sempre appagante. Ma un altro fattore che promuove l'idealizzazione del sen·o buono è l'intensità della paura di persecuzione, che ingenera il bisogno di avere protezione contro i persecutori e concorre quindi ad accrescere la potenza dell'oggetto "onnisoddisfacitorio".
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QUCii~a ipo_tcsi già n~Ua Psic011n11lift dd bnnbini (eapp. 8 e u), ove ho anche spicg2to l~ nua_ttlil che le angosce infantili pdmitivc hanno un earattcre p.~icotico c costitui· scono il terreno di londo delle furun: psicosi. ' (l testi delle note indicate tra parentesi sono riponari aUa fine dd capitolo.}
li seno idealizzato costituisce quindi una conseguenza necessaria, una sorta di corollario, direi, del seno persecutore; e l'idealizzazione, in quanto detenninata dal bisogno di avere protezione contro gli oggetti persecu~ tori, costituisce un sistema di difesa contro l'angoscia. l processi che operano nell'appagamento allucinatorio del desiderio possono aiutarci a capire come avviene l'idealizzazione. In tale stato di appagamento la frustrazione e l'angoscia generata da varie fonti sono abolite, il seno esterno perduto è riconquistato e il lattante rivive la sensazione di avere dentro di sé (possedere) il seno ideale. Potremmo perfino dire che in tale stato egli rivive allucinatoriamente la situazione prenatale di cui ha tanta nostalgia. Poiché nell'appagamento allucinatorio il seno è inesauribile, l'ingordigia è momentaneamente soddisfatta. (Ma ben presto la sensazione di fame riorienta il bambino sul mondo esterno ed egli torna a provare la frustrazione, con tutte le emozioni che essa determina,) Nell'appagamento allucinatorio del desiderio entrano in funzione una serie di importanti meccanismi psichici e di difesa. Uno di essi è il controllo onnipotente dell'oggetto interno ed esterno; l'lo, infatti, assume il pieno possesso sia del seno esterno che di quello interno. Nell'allucinazione, inoltre, il seno persecutore e quello ideale, come anche l'esperienza della frustrazione e quella dell'appag~mento, sono tenuti ampiamente distinti e separati, dissociati. Questa dissociazione, che equivale a una scissione dell'oggetto e dei sentimenti a suo riguardo, appare intimamente connessa al diniego. Nella sua fonna estrema - quale la rinveniamo nell'appagamento allucinatorio - il diniego consiste nell'annientamento di ogni oggetto o situazione frustrante, ed è perciò in stretto rapporto con il forte sentimento di onnipotenza predominante nei primi stadi della vita. Il soddisfacimento e il sollievo dall'angoscia persccutoria sono conseguiti in forza della rappresentazione psichica che la situazione dì frustrazione, l'oggetto che la determina, i sentimenti penosi e cattivi ai quali la frustrazione dà luogo (come pure le p~rti scisse dell'lo), sono posti fuori dalla realtà, sono annientati. L'annientamento dell'oggetto persecutorio e di situazioni persccutorie dipende dunque dal controllo onnipotente dell'oggetto nella sua forma più drastica. In certo qu~l modo, a mio giudizio, questi processi sono gli stessi che operano nell'idealizzazione. Il meccanismo di annientamento di un aspetto scisso dell'oggetto e della situ~zìone pare essere impiegato d~li'Io primitivo anche in stati diversi da quelli dell'appagamento -:.llucinatorio del desiderio. Nelle allucinazioni persccuto'rie, per esempio, l'aspetto terrifìcmte dell'oggetto e della situ-:.zione sembr~ predominare a tal punto che l'aspetto buono è sentito come fosse stato totalmente distrutto; un processo, questo, di cui puruoppo non posso qui trattare diffusamente. Pare comunque c~e·Ia
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misura in cui l'Io tenga separati i due aspetti varii considerevolmente negli stati diveni e che dipenda da essa che l'aspetto denegato sia sentito o meno totalmente estromesso dalla realtà. L'angoscia persecutoria incide sostanzialmente in questi processi. Possiamo presumere che quando l'angoscia penecutoria è meno forte la scissione sia di portata minore e l'lo sia pertanto più capace di integrare sé stesso e di operare una certa sintesi dei sentimenti relativi all'oggetto. Può anche darsi che questi progressi nell'integrazione si producano solo nei momenti in cui l'amore per l'oggetto predomina sulle pulsioni distrut_tive (cioè, in ultima analisi, quando la pulsiorie di vita predomina sulla pulsione di morte), La tendenza dell'lo a integrare sé stesso può quindi considerarsi, a mio parere, un'espressione della pulsione di vita. La sintesi tra sentimenti d'amore e impulsi distruttivi nei riguardi di uno stesso oggetto - il seno - dà origine all'angoscia depressiva, al senso ili colpa e alla spinta a riparare l'oggetto d'amore leso, il seno buono. Essa comporta quindi ilei momenti ili ambivalenza relativi a un oggetto parziale, il seno materno.9 Nei primissimi mesi ili vita questi stati ili integrazione sono ili breve durata; la capacità dell'lo di acquisire e conservare l'integrazione è infatti naturalmente ancora molto limitata e a siffatta limitazione concorre l'intensità dell'angoscia persecutoria e dei processi di scissione che a quest'epoca sono al loro culmine. A mano a mano che lo sviluppo procede gli stati ili sintesi c, conseguentemente, di angoscia depressiva si fanno più frequenti e durano più a lungo; e tutto ciò contribuisce alla crescita dell'integrazione. Con il progredire dell'integrazione e della sintesi delle emozioni contrastanti relative all'oggetto, diventa possibile l'attenuazione degli impulsi distruttivi ad opera della libido,10 cosa che, dal canto suo, detennina quella dimùmzione effettiva dell'angoscia che costituisce una condizione di base dello sviluppo normale. Come ho già detto, la forza, la frequenza e la durata dei processi di scissione variano moltissimo (non solo nei diversi individui ma anche in momenti diversi nello stesso individuo, nello stesso lattante). ~ insito nella complessità della vita emotiva nella primissima infanzia che una gran quantità di processi optrino alternandosi rapidissimamente, o addirittura, a qilanto pare, simultaneamente. Per esempio sembra chiaro che "Nel mio ~Contributo alla psicogenes.i degli stati maniaco-depressivi• (19JS) formulai l'ipotesi che l'ambivalenu fosse sperimentata per la prima volta, ndla posi·done depressiva, in rappono all'oggetto totale. Coerentemente con la modifica del mio punto di vista a rigundo dell'esordio dell'angoscia. depressiva {vedi ~sulla uoria dell'angoscia c del senso di colpa", t948), ritengo oggi che anche l'ambivalenza si2 sperimentata in rappono all'oggetto paniale. •;Questa forma di intenzione tra libido e aggressività corrisponderebbe a una pamcolare situazione di impasto delle due pul.sioni.
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insieme alla scissione del seno in due configurazioni, quella del seno amato e quella del seno odiato (cioè del seno buono e cattivo), operi una scissione di tipo diverso, quella che dà origine alla sensazione che l'lo, alla pari del suo oggetto, sia in frantumi; tali processi sono alla base di stati di disintegrazione,n Questi stati, come ho precisato più sopra, si alternano ad altri nei quali si producono, in quantità progressivamente maggiore, una certa misura di integrazione dell'Io e una certa misura di sintesi dell'oggetto. l primi meccanismi di scissione influiscono profondamente sul modo in cui, in uno stadio un po' più avanzato, si attua la rimozione, sicché essi finiscono per detenninare il grado di intenzione tra conscio e inconscio. In altri termini, il grado in cui i diversi sistemi psichici restano "permeabili" tra loro è determinato in gran parte dalla forza o dalla debolezza dei primi meccanismi schizoidi. 12 Ma nei meccanismi schizoidi hanno una funzione capitale, sin dall'inizio, anche fattori esterni; vi è ragione di ritenere, infatti, che ogni stimolo esterno della paura di persecuzione rafforzi i meccanismi schizoidi, vale a dire la tendenza dell'lo a scindere sé stesso e l'oggetto; di converso, ogni esperienza piacevole rafforza la fiducia nell'oggetto buono e favorisce l'integrazione dell'lo e la sintesi dell'oggetto.
Alcune conclusioni di Freud sottintendono che l'lo si sviluppa con l'introiezione di oggetti. Nella primissima fase, a mio giudizio, è il seno buono, introicttato in stati di soddisfacimento e di contentezza, che diventa una componente vitale dell'Io e che rafforza la sua capacità di integrazione, Il seno buono interno, infatti,- che concorre anche a formare il lato benigno e protettivo del primo Super-io- rafforza la capacid. del lattante di amare e di confidare nei suoi oggetti, incrementa lo stimolo di introiettare oggetti e situazioni buoni, e costituisce perciò una fonte primaria di rassicurazione nei confronti dell'angoscia; il seno buono diventa così il rappresentante, all'interno, della pulsione di vita. L'oggetto buono può però assolvere a queste funzioni solo se è sentito indenne, il che implica che sia stato interiorizzato sotto il predominare di sensazioni
tipo demeno consiStente, ed essi sono pressivo, invece, l'isolamento tra conscio per<:iò più capaci di introspnione e di eomprensinne psicologica. lo ritenro che essi abbiano supento con rn~~ggior successo i meccanismi Khizoidi della prima infarWa.
di soddisfacimento e di sentimenti d'amore. Questo tipo di interiorizzazione presuppone a sua volta che il piacere della suzione sia rimasto relativamente al riparo da fattori di disrurbo esterno o interno. La causa principale di disrurbo interno risiede nell'eccesso di aggressività, che accresce la bramosia e riduce la capacità di tollerare la frustrazione, Ciò vuoi dire, in altri termirù, che quando nell'impasto delle due pulsiorù la pulsione di vita predomina sulla pulsione di morte - e, corrispondentemente, la libido sull'aggressività - il seno buono ha la possibilità di stabilirsi più saldamente nella psiche infantile. Al tempo stessO; però, i desideri sadico-orali del lattante, che sono attivi sin dall'inizio della vita e che la frustrazione derivante da cause esterne e interne acuisce prontamente, fanno insorgere inevitabilmente e di continuo la sensazione che nel suo interno il seno sia distrutto c frantumato proprio in conseguenza delle aggressioni condotte contro di esso al fine di divorarlo ingordamentc, Questi due aspetti dell'introiezione sussistono l'uno accanto all'altro. Che nel rapporto del lattante con il seno predominino sensazioni di frustrazione o, al contrario, di soddisfacimento, dipende indubbiamente in gran parte da circostanze esterne ma non si può certo trascurare di tenere nel debito conto i fattori costituzionali che incidono sin dall'inizio sulla forza dell'Io. Ho sostenuto da gran tempo che la capacità dell'Io di tollerare la tensione e l'angoscia, e perciò di tollerare fino a un certo punto la frustrazione, è un fattore costiruzionale,U La maggiore capacità innata di tollerare l'angoscia sembra dipendere in ultima analisi dal prevalere della libido sull'aggressivicl, vale a dire dal peso che la pulsione di vita ha sin dagli esordi nell'impasto tra. le due pulsioni. La inia tesi che la libido orale espressa nella funzione della suzione mette i.l grado il lattante di introiettare il seno (e il capezzolo) come oggetto relativamente indenne non contrasta con l'assunto che gli impulsi distruttivi sono oltremodo potenti già nei primissimi stadi, I fattori che influenzano l'impasto e il disimpasto delle due pulsioni sono ancora oscuri, ma non vi sono ragioni sufficienti per dubitare che nel rapporto con il primo oggetto - il seno - l'Io a volte riesce, mediante la scissione, a tenere se~arata la libido dall'aggrcssività.14 "Vedi Psicmm11/isi dei bll7llbini (19)1, pp. 76sg., n. 17), '.'Da quanto sostengo (qui c altrove) risulta chiaro che io non condivido l'idea di (\bra~am (1914.:1, pp. 349Sg.) dell'esistenza di uno stadio preambivalente; es:sa implica 1nfatt1 che le pu\sioni distruttive (sadico-orali) si presentano per la prima volta all'inizio della dcntirlone. Eppure lo stesso Abraham (1915, p. 197) pula di un sadismo insito nella suzione ~Vllmpiresca". Ceno, non vi è dubbio che l'inizio della dcn~ione c dd proc~i fisiologici che interessano le gengive stimola potentemente pulsioni c fantasie ~nrubalcsche, ma l'aggressività, anche se nello stadio della su.Uone non si manifesta ~~ norma in atti cquiVlllcnti al mordere, gll prese~~tc nel rappono del poppante con 1\ $CDO
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Torno ora alla funzione che la proiezione svolge nelle vicende dell'angoscia persecutoria. Ho illustrato altrove (1932• pp. 181 sgg.) come gli impulsi sadico-orali a divorare c svuotare il seno materno si sviluppino in fantasie di divorare e svuotare l'interno del corpo della madre. Ben presto a queste aggressioni orali s.i riconnettono quelle stimolate da tutte le altre fonti di sadismo e si producono due tipi principali di fantasie aggressive. Il primo, prevalentemente sadico-anale e collegato all'ingordigia, s.i incentra sullo svuotare il corpo della madre di ogni cosa buona e desiderabile. L'altro, prevalentemente anale, si incentra sul riempire il suo corpo di sostanze cattive e di pani del Sé scisse e proiettate dentro di lei. Queste sostanze c pani del Sé sono rappresentate soprattutto da escrementi, visti come mezzi di danneggiamento, di distruzione o di controllo dell'oggetto aggredito. Ma in tale tipo di fantasie può anche essere l'intero Sé, sentito come Sé cattivo, a penetrare nel corpo della madre e ad assumerne il controllo. Nelle varie fantasie del secondo tipo, l'Io prende possesso di un oggetto esterno - innanzirutto la madre - e ne fa un'estensione del Sé per proiezione; l'oggetto diviene così in certo qual modo un rappresentante dell'lo; è su queste basi, a mio giudizio, che poggia l'identificazione per proiezione o "identificazione proiettiva".l' L'identificazione per proiezione e l'identificazione per introiezione (alla cui base sono le fantasie del primo tipo) si presentano come processi complementari. I processi che sottendono l'idendficazione proiettiva appaiono già operanti nel primissimo rapporto con il seno. La suzione "vampircsca", lo svuotamcnto del seno, si sviluppano infatti nella fantasia del lattante, nel penetrare nel seno e ancora più avanti, nel corpo della madre. Di conseguenza l'identificazione proiettiva inizierebbe in concomitanza con l'ingorda introiezione s:~.dico-orale del seno. Questa tesi è coerente con l'opinione da me spesso manifestata che l'introiezione e la proiezione interagiscono fin dall'inizio della vita. L'introiezione di un oggetto persecutore è in una certa quale misura determinata, come abbiamo visto, dalla proiezione degli impulsi distruttivi nell'oggetto. La spinta a proiettare (espellere) tutto ciò che è cattivo è incrementata dalla paura di persecutori interni. Quando la proiezione avviene sotto il predominare della paura di persecuzione, l'oggetto nel quale è stato proiettato tutto ciò che è cattivo (il Sé cattivo) diventa il persecutore pl11' excellence, in quanto è stato dotato di tutte le cattive qualità del soggeto. La reintroiezione" di quest'oggetto rafforza intensamente la paura di persecutori interni ed esterni. (La pulsione di morte - o meglio i pericoli in essa insiti - è di nuovo rivolta all'interno.) Esiste dunque un'interazione co~ stante tra la paura di persecuzione in rapporto al mondo interno e quella "Vedi "Note su alcuni meccanismi schizoidi• (1946).
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in rapporto al mondo esterno, ed è un'intenzione nella quale i processi implicati daU'idcntificazione proiettiva hanno una pane essenziale. La proiezione dci sentimenti d'amore - che sottende il processo di investimento libidico dell'oggetto - costituisce, come ho già detto, un presupposto del rinvenimento dell'oggetto buono. L'introiezione di un oggetto buono stimola la proiezione all'esterno di sentimenti buoni e ciò a sua volta, per reintroiezione, rinsalda il senso del possesso di un oggetto interno buono. Alla proiezione del Sé cattivo nell'oggetto e nel mondo esterno fa riscontro la proiezione di parti buone del Sé o dell'intero Sé .buono. La reintrciiezione dell'oggetto e del Sé buoni riduce l'angoscia persecutoria. Perdò migliorano contemporaneamente il rapporto con il mondo interno e quello con il mondo esterno e l'Io si avvantaggia sia in forza che in integrazione. I progressi nell'integrazione, che come ho detto in un paragrafo precedènte si generano nei periodi di breve durata nei quali i sentimenti d'amore [le pulsioni Jibidiche] predominano sugli impulsi distruttivi [le pulsioni aggressive], determinano stati transitori nei quali l'Io opera la sintesi tra sentimenti d'amore e impulsi distruttivi verso uno stesso oggetto (che è inizialmente il seno materno). Questo processo di sintesi dà l'avvio n ulteriori importanti progressi evolutivi (che possono anche aver luogo contemporaneamente): esordiscono le emozioni dolorose dell'angoscia depressiva e del senso di colpa; l'aggressività è mitigata dalla libido: di conseguenza si riduce l'angoscia di persecuz.ione; l'angoscia per la sorte dell'oggetto leso, interno ed esterno, determina una più forte identificazione con esso; l'Io si sforza quindi di porre riparo e inibisce gli impulsi aggressivi che sente pericolosi per l'oggetto d'amore. 16 Con il crescere dell'integrazione dell'Io le esperienze di angoscia depressiva aumentano sia di frequenza che di durata. Contemporaneamente, con l'ampliarsi della sfera della percezione, nella psiche del lattante comincia a prodursi - per effetto del rapporto con varie parti del corpo della madre nonché con sue varie altre peculiarità (quali l'odore, il modo di toccarlo, la voce, il sorriso, il rumore dei passi ecc.) - l'idea della madre come persona totale e unica. L'angoscia depressiva e il senso di colpa si accentrano quindi a. poco a poco sulla madre in quanto persona
,. Abraham h914a," "p. uol dice che l'inibiùonc pubionalc compare per la prima volta~ ... nello stadio del nacc:isismo con meta sessuale e11nnìbalcsc:a~. Poiché l"inibiùone ~elle pu_lsioni asgressive o della vondti tende a çomprc:ndcrc anche dc:sidcri libidid, lang?Sç1a depressiva può essere la causa di quelle difficoltà ad assumere il nutrimento che s1. P~~ueono nei lattanti di pochi mesi e aumentano aU'cpoca dello svezzamcnto.
~ii ~~i~ri~csf~~oJlàvftia~~:~n~~~::· !"~~ep~~~cd~U~a~=~~~~~~~~~~~~c(v':Ji 19)1, p. 119).
e aumentano di intensità, A questo punto si istituisce la posizione de· pressi va. 4·
Ho illustrato fin qui alcuni aspetti dello psichismo dei primi tre o quattro mesi di vita, (Occorre a questo proposito tener presente che, date le notevoli variazioni individuali, la stima della durata degli stadi di sviluppo è sempre una stima grossolana.) Nel quadro dello stadio da me presentato spiccano alcuni elementi caratteristici. La posizione schizo. paranoide è predominante. L'interazionc fra i processi di inuoiezione e di proiezione- rcinuoiezionc c riproiezione - determina lo sviluppo dell'Io. Il rappono con il seno amato e odiato - buono e cattivo - costituisce la prima relazione oggctruale del lattante, Le pulsioni distruttive e l'angoscia persecutoria sono al loro culmine. La brama di soddisfacimento illimitato da un lato e l'angoscia persecutoria dall'altro inducono nel poppante il senso dell'esistenza di un seno ideale e di un pericoloso seno divoratore, i quali, nella sua psiche, sono tenuti ampiamente separati l'uno dall'altro, Questi due aspetti del seno materno, introiettati, costituiscono il nucleo del Super·io. In questo periodo predominano la scissione, l'onnipotenza, l'idealizzazione, il diniego c il controllo degli oggetti interni ed esterni. Questi primi sistemi di difesa hanno un carattere drastico, coerentemente con l'intensità delle prime emozioni e con la limitata capacità dell'lo di sopportare angosce acute. Se per un verso tali difese ostacolano in ceno qual modo il progredire dell'integrazione per l'altro sono essenziali allo sviluppo globale dell'lo, in quanto mitigano di volta in volta le angosce del lattante. Il senso di sicurezza relativa e temporanea che vi è connesso è acquisito però soprattutto grazie al fatto di tenere ampiamente distinto c separato l'oggetto persecutore dall'oggetto buono. La presenza di un oggetto buono (ideale) nella psiche consente all'Io di avere e conservare di tanto in tanto forti sentimenti di amore e di gratificazione. L'oggetto buono offre inoltre protezione contro l'oggetto persecutore in quanto a volte è sentito come ne avesse preso il posto (per esempio nell'appaga· mento allucinatorio del desiderio). Questi processi, ritengo, sono alla base del fatto, rilevabile all'osservazione, che nei bambini molto piccoli si alternano rapidamente stati di completo soddisfacimento a stati di grande afflizione,. Nel primo st::..dio di sviluppo la capacità dell'lo di consentire una certa sintesi o integrazione delle emozioni contrast::..nti nei riguardi della madre e, di conseguenza, dei diversi aspetti di essa, è ancora molto limitata. Ciò vuoi dire che solo fugacemente si producono stati nei quali la paura dell'oggetto cattivo è mitigata dalla fiducia nell'oggetto buono. DaU'ahernarsi dei processi di disintegrazione e di integrazione si sviluppa
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comunque a poco a poco un Io più integrato, con maggiore capacità di br fronte all'angoscia persecutoria. Il rapporto del lattante con parti e aspetti del corpo della madre, rapporto che ha per punto focale il seno, si trasforma progressivamente in relazione con lei in quanto persona. Per riepilogare, i processi operanti nei primi mesi di vita si possono considerare attinenti sostanzialmente: a) all'lo, che ha. una integrazione e una coesione rudimentali e progre· disce sempre di più nella loro acquisizione; che fin dall'inizio della vita postnatale svolge. ~!cune funzioni fondamentali, quali la messa in azione di meccanismi di scissione e di inibizione dei desideri pulsionali in quanto difese contro l'angoscia persecutoria da esso avvertita sin dal momento della nascita; b) alle relazioni oggettuali, che sono modellate e regolate dalla libido e dall'aggressività, e che sono permeate da un lato da angoscia pcrsecu· toria e dall'altro dal suo naturale complemento, la rassicurazione onnipotente dovuta all'idealizzazione dell'oggetto; c) a\l'introiezione e alla proiezione, che sono intimamente connesse alla vita di fantasia del lattante, a tutte le sue emozioni c, logicamente, all'interiorizzazione degli oggetti, buoni e cattivi, con la quale si avvia lo sviluppo del Super·io. Corrispondentemente al divenire dell'lo sempre più capace di soppor· tare l'angoscia si modificano i sistemi di difesa. A ciò contribuisce il crescere del senso di realtà e l'ampliarsi della sfera dei soddisfacimenti, degli interessi e delle relazioni oggettuali. Contemporaneamente dimi· nuisce l'intensità delle pulsioni distruttive e dell'angoscia persecutoria mentre comincia ad aumentare quella dell'angoscia depressiva. Questa attingerà il suo culmine nel periodo di cui mi accingo a trattare.
LA POSIZIONE DEPRESSIVA INFANTILE
Nei secondi tre mesi di vita taluni cambiamenti nello sviluppo emotivo e intellettivo del bambino appaiono sempre più spiccati, Il suo rapporto con il mondo esterno - persone e cose - diventa più distinto. La sfera dei suoi soddisfacimenti c dei suoi interessi si amplia e aumenta la sua capa~ità di manifestare le emozioni e di comunicare con le persone. Questi cambiamenti visibili sono la prova del graduale sviluppo dell'Io. L'inte. graziane, la coscienza, le capacità intellettive, il rapporto con il mondo esterno e altre fu~ioni dell'Io si sviluppano con costanza e regolarità, Al tempo stesso progredisce l'organizzazione sessuale; le tendenze uretrali, anali e genitali si fanno più forti, anche se continuano a prevalere pulsioni
e desideri orali. Si produce quindi una confluenza della libido e dell'aggressività provenienti dalle diverse fonti, che pennea la vita emotiva del lattante e fa emergere una serie di situazioni d'angoscia nuove; conseguentemente si arricchisce la gamma delle fantasie e queste diventano più elaborate e più differenziate. Corrispondentemente si producono cambiamenti rilevanti nel carattere delle difese. Tutti questi sviluppi si riflettono nel rapporto del lattante con la madre (e fino a un certo punto con il padre e altre persone dell'ambiente), Il rapporto con la madre in quanto persona, che aveva cominciato a svilupparsi gradualmente quando il seno rappresentava ancora l'oggetto più importante, diventa più saldo, e l'identificazione con lei si fa più forte quando il bimbo riesce a percepire e introiettare la madre come persona (o, in altre parole, come "oggetto totale"), Sebbene la capacità dell'Io di introiettare la madre e il padre come persone totali presupponga una certa quantità di integrazione, un vero e proprio sviluppo dell'integrazione e della sintesi comincia quando la posizione depressiva emerge nettamente, l diversi aspetti degli oggetti -l'amato e l'odiato, il buono e il cattivo -vengono allora connessi più strettamente, e gli oggetti diventano delle persone totali. l processi di sintesi operano su tutto il campo delle relazioni oggettu:lli esterne e in· teme; includono da un lato gli aspetti contrasta-nti degli oggetti imeriorizzati (il primo- Super-io) e dall'altro quelli degli oggetti esterni, Anche l'Io è spinto a ridurre il contrasto tra mondo esterno e mondo interno o, meglio, tra figure esterne e figure interne. A questi processi di sintesi si accompagnano ulteriori progressi nell'integrazione dell'Io, con il risultato di una maggiore coesione tra le parti separate dell'lo. Tutti questi processi di integrazione e dì sintesi fanno sl che il conflitto tra amore e· odio emerga in tutta la sua forza. L'angoscia depressiva e il senso di colpa che ne derivano subiscono trasformazioni non solo quantitative ma anche qualitative. L'ambivalenza è sentita ora prevalentemente verso un oggetto totale, L'amore e l'odio si sono integrati più strettamente e il seno "buono" e "cattivo", la madre "buona~ e "cattiva" non possono più essere tenuti così ampiamente separati come nello stadio precedente. Nonostante che la forza degli impulsi distruttivi sia diminuita, questi impulsi sono avveniti come un grande pericolo per l'oggetto d'amore, ormai percepito come persl)na, In questo stadio l'ingordigia c ]e difese contro di essa assumono un grande rilievo, in qu:1nto l'angoscia di perdere irrimcdiabilmente l'oggetto amato e indipensabile tende a incrementare l'ingordigia. Questa, al tempo stesso, è sentita come una brama incontrollabile, distruttiva, e quindi pericolosa per gli oggetti d'amore esterni e interni. L'lo perciò inibisce sempre di più i desideri pulsionali e questo può portare
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a gravi disturbi del piacere del lattante ad assumere il nutrimento,17 e più tardi a gravi inibizioni a istituire rapporti amorosi e sessuali. Dai progressi neU'integrazione e nella sintesi illustrati sopra deriva una maggiore capacità dell'lo di riconoscere la sempre più dolorosamente conturbante realtà psichica. L'angoscia relativa alla madre interiorizzata, che è sentita danneggiata, morente, in pericolo di essere annientata o già annientata e perduta per sempre, determina un'identificazione più forre con l'oggetto leso. Quest'identificazione intensifica sia la spinta a riparare sia gli sforzi dell'lo a inibire le pulsioni aggressive. L'Io, inoltre, ricorre di continuo alla difesa maniacale. Nella fase precedente, come abbiamo visto, l'Io si avvaleva del diniego, dell'idealizzazione, della scissione e del controllo degli oggetti interni ed esterni per contrastare l'angoscia persecutoria. Questi sistemi di difesa basati suU'onnipotenza sono conservati in una certa quale misura anche nella fase della posizione depressiva, ma ora sono impiegati soprattutto al fine di contrastare l'angoscia depressiva. In armonia con i progressi nella integrazione e nella sintesi essi inolue subiscono delle trasformazioni, diventano cioè meno drastici e più armonizzati con 13 crescente capadt~ dell'lo di far fronte alla realtà psichica. ì. in questa nuova forma e con il nuovo scopo che i precedenti sistemi di difesa costituiscono ora la difesa maniacale. Posto di fronte a una massa di situazioni d'angoscia, l'I~ tende a denegarle e, se l'angoscia è estrema, arriva addirittura ad applicare il diniego al suo amore per l'oggetto. Questo può portare a un soffocamento permanente dell'amore, al distacco dall'oggetto primario e a un aumento dell'angoscia persecutoria, cioè a una regressione alla posizione schizoparanoide.18 Gli sforzi dell'Io di controllare gli oggetti esterni e interni, che nella fase della posizione schizo-paranoide costituivano un sistema di difesa nei confronti dell'angoscia persecutoria, sono anch'essi impiegati diversamente. Ora, quando l'angoscia depressiva è predominante, il controUo degli oggetti o delle pulsioni è impiegato dall'lo soprattutto al fine di evitare la frustrazione, prevenire l'aggressività e il conseguente pericolo per gli oggetti amati, cioè per tenere a bada l'angoscia depressiva. "Questi disturbi, che si possono ossecv3re spesso nei latt~nti o: specio: ~ll'epoea dello sve:allmento (o 3nche qu~ndo si passa dan·~u~tt~mcnto al seno 3 quello con il poppatoio, o quando si intcgno 1'8lbttamcnto eon il popp~toio con nuovi cibi), possono comidcnorsi ~n~loghi ~i sintomi depressivi ehe ei sono ben noti nella sintomatologia degli suri depressivi. Questo punto è trattato alquanto diffuS3mcnte nello scritto ehe segue. Vedi anche 13 not~ 16• . "Questa primissima rcgrcssione puo!o essere causa di gravi disturbi nel successivo SVIluppo, per esempio di riurdo ment~le (vedi ~Note su ~lcuni meccanismi schU:oidi~, '?46); !551 puo!o inoltre costituil-e la base di alcune forme di schU:of~nia. Altri possibili nsultau. della fallita elabornione dell3 posizione depressiv~ infantile sono 13 mania depr~Lv~ o le nevrosi gnovi. Per queste ngioni sostengo che nel periodo di sviluppo del pruno 3nno di età la ~itionc dep~iv3 infantile h3 un'im!K'nanza fondamentale.
Anche l'impiego della scissione dell'oggetto e del Sé è diverso. Ora l'lo diversifica l'oggetto totale in un oggetto vivo e indenne e in un altro oggetto leso e danneggiato (forse moribondo o morto); quest'uso della scissione, attuato mentre continuano a operare entro certi limiti i precedenti sistemi di scissione, ne fa quindi in massima parte una difesa contro l'angoscia depressiva. Intanto si producono importanti progressi nello sviluppo dell'Io, progressi che non lo mettono soltanto in grado di affrontare nuove e più adeguate difese contro l'angoscia ma che alla fine determinano una effettiva riduzione dell'angoscia. L'esperienza continuamente ripetuta di frontcggiamento della realtà psichica, esperienza insita nell'elaborazione della posizione depressiva, promuove e incrementa la comprensione del mondo esterno da parte del lattante. Conseguentemente l'immagine dei genitori, prima distorta in configurazioni idealizzate per un verso e terrificanti per l'altro, diventa gradualmente più realistica. Come si è spiegato precedentemente in questo scritto, quando il lattante introietta una realtà esterna più rassicurame il suo mondo interno diventa più buono e questo, a sua volta, per effetto della proiezione, rende migliore la sua immagine del mondo esterno. A poco a poco, poi, con la continua reintroiezione di un mondo esterno più realistico e rassicurante, e altresl con una più salda installazione interna di oggetti totali e indenni, si producono nel lattante sviluppi fondamentali nella strutturazione del Super-io. D'altra parte, a mano a m::tno che gli oggetti interni buoni diventano meno distinti e separati da quelli cattivi - per cui gli aspetti cattivi vengono a essere attenuati da quelli buoni - si modifica anche il rapporto tra Io c Super-io, si ha cioè un progressivo assorbimento del Super-io da parte dell'Io. (Nota Il.) Nello stadio di cui stiamo qui trattando, la spinta a riparare l'oggetto leso si attiva appieno. Questa tendenza, come abbiamo già avuto occasione di dire, è inestricabilmcnte connessa al senso di colpa. Quando il bimbo avverte che i suoi impulsi e le sue fantasie distruttive sono diretti contro l'oggetto amato in quanto persona totale, il senso di colpa erompe in tutta la sua forza e, insieme con esso, il bisogno imperioso di riparare, preservare o far rivivere l'oggetto d'amore leso. Queste emozioni, secondo la mia concezione, equivalgono a stati di lutto, e l'attivazione delle connesse difese a sforzi dell'Io dì superare il lutto. Dato che la tendenza a riparare deriva in ultima analisi dalla pulsione di vita, essa attinge e fa ricorso a desideri e fantasie libidici; entra quindi a far parte di tutte le sublimazioni e, dallo stadio in questione in poi, resta lo strumento principale con cui arginare e ridurre la depressione. Non sembra esservi alcuna componente della vita psichica che nei primi stadi dello sviluppo non sia impiegata come difesa contro l'angoscia.
Anche la tendenza a riparare, utilizzata inizialmente in modo onnipotente,
è una difesa importante. Al riguardo i sentimenti (la fantasia) del lattante potrebbero essere cosi riferiti: "Mia madre sta per scomparire, forse non tornerà mai più, è morente, è morta. No, questo non potrà essere, perché io posso farla rivivere." Il senso dell'onnipotcnza decresce a mano a mano che il bimbo acquista maggiore fiducia· sia nei suoi oggetti che nelle sue capacità restauratrici.'~ Egli sente che tutti i passi avanti nello sviluppo, tutte le sue nuove acquisizioni procurano piacere a coloro che lo circondano e che in tal modo egli esprime il sUo amore, controbilancia o annulla il male arrecato dagli impulsi distruttivi e restaura gli oggetti d'amore lesi. Sono poste, così, le basi dello sviluppo normale; i rapporti con le persone si sviluppano, diminuisce l'angoscia persecutoria relativa agli oggetti interni ed esterni, gli oggetti interni si installano più saldamente, cosa che comporta un maggior senso di sicurezza, e tutto ciò rafforza e arricchisce l'Io. Quest'lo più forte c dotato di maggior coesione, benché faccia ancora largo ricorso alla difesa maniacale, opera sempre più frequentemente l'integrazione e la sintesi degli aspetti scissi dell'oggetto e del Sé. Gradatamente i processi di scissione 20 e di sintesi si applicano ad aspetti tenuti sempre meno distinti e separati l'uno dall'altro; la percezione della realtà aumenta e gli oggetti vengono visti più realisticamente. Tutti questi sviluppi concorrono ad accrescere l'adattamento alla realtà esterna e interna. In rapporto a tutto questo muta anche l'atteggiamento del lattante relativamente alla frustrazione. Nello stadio precedente, come abbiamo visto, l'aspetto persecutorio e cattivo della madre (del seno) stava a rappresentare qualunque male e qualunque frustrazione, sia interni che esterni. Con l'accrescersi del senso di realtà del lattante nei confronti dei suoi oggetti e della fiducia in essi, egli diventa più capace di distinguere tra frustrazioni infcrte dall'esterno e fantastici pericoli interni. Di conseguenza l'odio e l'aggressività vengono posti in più stretto rapporto con la frustrazione reale o con il male originato da fattori esterni. Ciò costituisce un progresso nell'impiegare in modo più realistico e più obiettivo la propria aggressività; tale progresso fa insorgere un senso di colpa minore, in definitiva mette in grado il bambino di sperimentare, e al tempo stesso di sublimare, l'aggressività in fonna più egosintonica.
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"~i~ in ~nalisi di adulti che in analisi di bambini si può osservare che qu~ndo la depnssione ~ provata nella wa totalità emergono sentimenti di speranu. Nello sviluppo infantile questo fano aiuta il bimbo a superare 1~ posizione depressiva. ~Com'è noto, la scissione per effcuo del premere dell'ambivalenza continua a produrn d.ur.mte tUtta la vita e ha un peso rilevante nell'economia dci processi psichici normah.
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L'atteggiamento più realistico verso la frustrazione, inoltre, - che sta a indicare l'avvenuta riduzione della paura di persecuzione da pane degli oggetti interni ed esterni - dctcnnina una maggiore capacità del bambino dì ristabilire buoni rapporti con la madre e con altre persone non appena il senso di frustrazione cessa di essere attivo. In altri termini, il crescente adattamento alla realtà - connesso a mutamenti nell'operare dell'introiezione e della proiezione - comporta una relazione più salda c più certa con il mondo esterno e interno. Ciò determina una riduzione dell'ambivalenza e dell'aggressività che rende possibile alla spinta a riparare di estrinsecarsi appieno. Viene cosi a poco a poco elaborato anche il lutto che si origina nella posizione depressiva. Quando il bambino raggiunge questo stadio cruciale, fra i tre e i sei mesi, e deve fare i conti con i conflitti, il senso di colpa e il dolore insiti nella posizione depressiva, la sua capacità di fronteggiare l'angoscia è condizionata dallo sviluppo precedente, vale a dire dal fatto che nei primi tre o quattro mesi di vita egli sia riuscito o meno ad assumere e installare dentro di sé l'oggetto buono che costituisce il nucleo del suo lo. Se questo processo ha avuto successo - il che comporta che l'angoscia persecutoria e i processi di scissione non sono più eccessivi c che si è prodotta una certa integrazione - !'[o è in grado di introiettare stabilmente l'oggetto totale e di superare la posizione depressiva. Se invece l'lo non riesce a far fronte alle numerose gravi situazioni d'angoscia che si originano in questo stadio - un insuccesso determinato sia da imponanti fattori interni sia da esperienze esterne - può prodursi una forte regressione dalla posizione depressiva alla precedente posizione schizo-paranoide. Di conseguenza l'ìntroiezione dell'oggetto totale viene a essere impedita c ciò incide negativamente sull'ulteriore sviluppo nel primo anno di età e durante tutta l'infanzia.
La mia concezione della posizione depressiva infantile poggia su taluni concetti psicoanalitici di base concernenti le prime fasi dello sviluppo e, precisamente, sull'introiezione primaria e sul predominio della libido orale e delle pulsioni cannibalesche nella primissima infanzia. Quanto messo in luce al riguardo da Freud e da Abraham ha apportato dei contributi concreti alla· conoscenza dell'etiologia delle malattie psichiche. Sviluppando tali concetti e collegandoli a quanto venivo a sapere dall'analisi di bambini piccoli sono giunta a rcndermi conto della complessità dei processi e delle esperienze psichiche primitive e della loro incidenza sulla vita emotiva del lattante, cosa che a sua volta mi ha permesso di fare ancora più luce sull'etiologia dei disturbi psichici. Una delle conclusioni
a cui sono pervenuta è che esiste una connessione specifica tra la posizione depressiva infantile e i fenomeni del lutto e della melanconia. 21 Continuando il lavoro di Freud sulla melanconia Abraham ha posto in evidenza una delle differenze principali tra lutto normale e lutto anormale. (Nota III.) Nel lutto normale il soggetto riesce a portare a termine con successo il processo di insediamento nell'Io della persona amata perduta; nella melancon.ia e nel lutto anormale, invece, questo processo fallisce. Abraham ha anche illustrato alcuni dei fattori principali del successo o del fallimento. Se le pulsioni cannibalesche sono eccessive, l'inuoiezione dell'oggetto d'amore perduto abortisce e subentra la malattia. Nel lutto normale invece il processo di elaborazione ha buon esito, ma non solo in quanto la libido legata all'oggetto d'amore perduto viene ritirata e reinvestita, come diceva Freud, ma anche in quanto nel corso del processo l'oggetto perduto è appunto insediato all'interno dell'Io. Il mio punto di vista al riguardo è chiaramente espresso nel mio scritto sulla connessione tra lutto e stati maniaco-depressivi là dove dico: 22 "t fuori discussione che l'elemento caratteristico del lutto normale consiste nel fatto che l'individuo stabilisce dentro di sé l'oggetto d'amore perduto, ma la mia esperienza mi induce a concludere che ciò non avviene in lui per la prima voha. Con il lavoro del lutto egli ristabilisce dentro di sé tanto tale oggetto quanto tutti gli oggetti d'amore interni che sente di avere perduti," Ogni volta che insorge, il cordoglio mina la sensazione del saldo possesso degli oggetti d'amore interni c resuscita le angosce primitive per gli oggetti danneggiati e distrutti, per il mondo interno frantumato. Si riattivano allora in tutta la loro forza i sensi di colpa e le angosce persecutorie, cioè la posizione depressiva infantile. La reinstallazione riuscita dell'oggetto d'amore esumo del quale si soffre il lutto, e la cui introiezione è intensificata dal processo del lutto, implica che anche gli oggetti d'amore interni sono ricuperati e restaurati. Perciò l'esame di realtà insito nel lavoro del tutto non è solo un mezzo con cui si rinnovano i legami con il mondo esterno ma è anche un mezzo con cui si ricostruisce il mondo imemo disintegrato. Nel lutto viene quindi rivissuta una siruazione emotiva che il lattante prova nella posizione depressiva. In essa infatti il lattante, sotto la pressione della paura della perdita della madre amata, si dibatte nell'impresa di consolidare e integrare il suo mondo interno, di installare saldamente dentro di sé gli oggetti buoni, Uno dei fattori fondamentali che determinano se la perdita di un og-
'* Citca il rappono tra posizione depressiva infantile e stati maniaco-depressivi da un lato e lutto normale dall'altro vedi i miei scritti "Contributi alla psicogencsi degli stati maniaco-deptC$$Ìvi~ h9H) e ~n lutto e la sua connessione con gli stati maniacodepressivi~ (1940), 12 Vedip. J14-
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getto d'amore (dovuta alla morte o ad ahre cause) si tradurrà in qualche forma patologica maniaco-depressiva o sarà normalmente superata è costituito, secondo la mia esperienza, dalla misura in cui la posizione depressiva è stata elaborata con successo e gli oggetti d'amore introiettati sono stati installati saldamente nell'interno. Alla posizione depressiva sono connessi cambiamenti di grande rilievo neU'organizzazione libidica infantile, poiché nel periodo ad essa corrispondente il bimbo entra nei primi stadi del complesso edipico positivo e negativo, In questa sede mi limiterò a illustrare per grandi linee questi primi stadi. 23 Essi sono caratterizzati dal fatto che mentre si istituisce il rapporto con oggetti totali, nello psichismo del bambino continuano ad avere una parte considerevole gli oggetti parziali. Inoltre, sebbene comincino a emergere fortemente desideri parziali, la libido orale continua a essere dominante. I potenti desideri orali, rafforzati dalle frustrazioni provate nel rapporto con la madre, si spostano dal seno materno al pene paterno.24 Poiché, nei bambini di entrambi i sessi, i desideri genitali sono mescolati con i desideri orali, il rapporto con il pene paterno ha un carattere sia orale che genitale. I desideri genitali sono però anche rivolti alla madre. E i desideri del bambino per il pene paterno sono connessi a gelosia verso la madre in quanto egli sente che la madre riceve l'oggetto da lui desiderato. Tutte queste emozioni e desideri sono alla base del complesso edipico negativo e positivo in entrambi i sessi. Un altro aspetto dei primi stadi del complesso edipico è in rapporto alla parte essenziale che nella psiche del bambino hanno l"' interno della madre e il suo proprio "interno". Nel periodo precedente, quando predominavano le pulsioni disuuttive (posizione schizo-paranoide), il bisogno imperioso del lattante di penetrare nel corpo della madre per impossessarsi del suo contenuto era soprattutto di carattere orale e anale. Nello stadio successivo (posizione depressiva), tale bisogno continua a essere attivo, ma, con l'accrescersi dei desideri genitali, è diretto principalmente a impossessarsi del pene paterno (assimilato anche a bambini e feci) che il bambino immagina essere contenuto nel corpo della madre. Contemporaneamente, i desideri orali del pene paterno determinano la sua interiorizzazione, e il pene interiorizzato - sia come oggetto buono che come H
» Un'illustl'3zione minll2.iosa dello sviluppo del comple$$0 edipico si può trov•re nella mia PtieDamllisi dti bambini (in pmio;obre nel Clip. 8) nonché nei miei scritti edipio;o~ (19>8) e ~u complesso edipico aDa luce delle an·
"I primi stadi del complesso goso;c primitive~ (194J).
"Al proposito Abraham scrive (1914a, p. J4s): ~Riguardo alla parte inuoiettatl, mi sembra ancora necessaria un'ossernzione: si riferisce alla cegolare equipnuione del pene con il seno femminile. Sc<:ondariamente alrre parti del eorpo assumono la r..pprcscntanza di entrambi questi organ~ ad esempio le dita, i piedi, i capelli, le feci, il.sedere.N
oggetto cattivo - viene ad assumere una parte di rilievo nel mondo oggettuale interno. 1 primi stadi del complesso edipico sono caratterizzati da una estrema complessità: in essi si ha un convergere di desideri derivanti da fonti diverse; i desideri sono indirizzati sia a oggetti parziali che a oggetti totali; il pene paterno, al tempo stesso bramato c odiato, è visto come parte del padre ma è contemporaneamente sentito presente nell'interno del proprio corpo e in quelle> della madre. L'invidia sembra essere strettamente connessa alla bramosia orale. La pratica analitica ·ffii ha dimostrato che all'inizio l'invidia (alla quale si alternano sentimenti di amore c di gratificazione) riguarda il seno che nutre. Quando esordisce la situazione edipica, a questa invidia primaria si aggiunge la gelosia. Ciò che allora sente il bambino sembra potersi configurare in questo modo: mentre egli è frustrato, il padre e la madre fruiscono dell'oggetto bramato di cui lui è privato -il seno materno, il pene paterno - e ne fruiscono ormai permanentemente. t: tipico dell'intensa emotività e della bramosia infantile attribuire ai genitori uno stato permanente di reciproco soddisfacimento orale, anale c genitale. Su questa base si formano le teorie sessuali dei bambini che a loro volta sono all'origine delle varie rappresentazioni della figura genitoriale combinata: come madre che contiene il pene paterno o l'intefo padre; come padre che contiene il seno materno o l'intera madre; come padre e madre fusi inseparabilmente nel rapporto sessuale.1 ~ Questo tipo di fantasie contribuiscono altresl all'idea della udonna con il pene". A causa dell'interiorizzazione, inoltre, il bambino colloca queste figure genitoriali combinate dentro di sé, e ciò si è dimostrato essere alla base di molte situazioni d'angoscia di tipo psicotico. A "mano a mano che poi si sviluppa un rapporto realistico con i genitori, il bambino li concepisce sempre più come individui distinti e separati; nella sua fantasia, cioè, la primitiva figura genitoriale combinata perde sempre più consistenza. 26 Tutto questo è interconnesso con la posizione depressiva. In entrambi i sessi, la paura della perdita della madre, dell'oggetto d'amore primario, vale a dire l'angoscia depressiva, determina il bisogno di trovare dei sosti"Per il concetto di tigur;a genitoriale combinata vedi anehe l.4 pricom~lisi dri ~mtbini (in panieolarc c:~p. B), •La capacità del · · con tntrm~bi. i genilori
turi; per soddisfare questo bisogno il bambino si volge innanzirutto al
padre, che in questa fase è anch'esso introicttato come persona totale. In tal modo libido e angoscia depressiva vengono fino a un certo punto distolte dalla persona della madre, e questo processo di ridistribuzione stimola le relazioni oggettuali e riduce l'intensità dei sentimenti depressivi. I primi stadi del complesso edipico positivo e negativo mitigano quindi le angosce del bambino e lo aiutano a superare la posizione depressiva. Al tempo stesso, però, poiché i desideri edipici per i genitori implicano che l'invidia, la rivalità e la gelosia - in questa fase ancora potentemente attivate da impulsi sadico-orali- sono provate nei confronti di due persone, ciascuna delle quali è amata e odiata, insorgono nuovi conflitti e nuove angosce. L'elaborazione di questi conflitti, che compaiono fin dall'esordio dei primi stadi del complesso edipico, è parte di quel processo di diminuzione effettiva dell'angoscia che si estende ben oltre i primi anni dell'infanzia. Concludendo: la posizione depressiva ha una parte essenziale nel primo sviluppo del bambino, e di norma l'angoscia depressiva risulta completamente trasformata solo quando, all'incirca a cinque anni, la nevrosi infantile volge al tennine, l primi e fondamentali progressi nell'elaborazione della posizione depressiva vengono però compiuti già durante il processo dell'insediamento interno dell'oggetto totale, vale a dire nel corso della seconda metà del primo anno di vita, ed è lecito atfennare che, se questo processo si conclude positivamente, è assolta una delle condizioni preliminari di base dello sviluppo nonnale, In questo periodo l'angoscia persecutoria e l'angoscia depressiva sono continuamente riattivate da varie esperienze, per esempio, e in particolare, da quelle della dentizione e dello svezzamcnto. L'interazione tra 11ngoscìa e fattori fisiologici costituisce uno degli upetti dei complessi processi dello sviluppo (nei quali sono coinvolte tutte le fantasie e le emozioni del bambino) nel primo anno di vita; entro certi limiti, in verità, questo tipo di interazione opererà in tutto il corso della vita. In questa seconda parte del mio scritto ho messo in particolare risalto che i cambiamenti nello sviluppo emotivo e nelle relazioni oggettuali del bambino piccolo sopravvengono gradualmente. Il fatto che la posizione depressiva si sviluppi con gradualità spiega perché gli effetti del suo operare nel bambino di solito non appaiono in modo brusco e vistoso.11 Dobbiamo inoltre tener presente che, mentre il bambino sperimenta i sen"Cionondimeno, i segni di ricorrenti sentimenti depressivi nei lnmbini normali non sfuggono a un'ossc(Vaz.ione ancnt:a. In determinate c:ircostanze, poi, come in occasione di malanie, di improvvise scpar:~zioni d:l!la madre o dalla nutrice, di cambiamenti di vino, cui si manifestano in misura impressionante con il carancre di gr:~vi sintomi di depressione.
timenti depressivi, l'Io elabora e pone simultaneamente in azione i sistemi di difesa che li contrastano. Questo fatto, a mio avviso, è ciò che differenzia sostanzialmente il bambino piccolo che soffre angosce di tipo psicotico dall'adulto psicorico; nel bambino i processi che determinano l'attenuazione dell'angoscia sono operanti nel momento stesso in cui egli vive le angosce di tipo psicotico. (Nota IV.) LO SV!l.UPPO SUCCESSIVO E LA RISOLUZIONE DELL'ANGOSCIA
La nevrosi infantile si può considerare come un complesso di processi mediante i quali le angosce di carattere psicotico vengono impegnate, elaborate e risolte, l primi e fondamentali progressi nella risoluzione dell'angoscia persecutoria e depressiva hanno già luogo nel corso dello sviluppo nella seconda metà del primo anno di vita. A mio modo di vedere, quindi, la nevrosi infantile inizia nel primo anno di vita e si conclude quando, con l'esordio dell'età della latenza, le angosce primitive sono state ridotte radicalmente. Poiché tutte le componenti dello sviluppo concorrono al processo di risoluzione dell'angoscia, per comprendere le vicende dell'angoscia occorre tener conto del suo interagire con tutti i fattori inerenti allo sviluppo nella seconda metà del primo anno di vita. Per esempio l'acquisto di nuove capacità fisiologiche, di attività ludiche, lo sviluppo della parola e i progressi intellettivi in genere, l'abitudine alla pulizia, il prodursi di sublimazioni, l'ampliarsi della sfera delle relazioni oggetruali, il progredire de~'organizzazione libidica, sono tutte acquisizioni inestricabilmente intrecciate con manifestazioni della nevrosi infantile, vale a dire, in definitiva, con le vicende dell'angoscia e delle difese relative. In questa sede posso indicare solo qualcuno dei modi di interagire dci vari fattori accennando a come concorrono alla risoluzione dell'angoscia. I primi oggetti persecutori, esterni e interni, sono, come già chiarito, il seno materno cattivo e il pene paterno cattivo; a questi oggetti sono connesse paure di persecuzione rispettivamente esterna e interna agenti le •Jne sulle altre, Le angosce corrispondenti, inizialmente incentrate sui genitori, si manifestano nelle prime fobie e incidono considerevolmente sul rappono del bambino con i genitori, Queste angosce di persecuzione, al pari dell'angoscia depressiva, contribuiscono in misura sostanziale ai conflitti che si originano nella situazione edipica 11 e influiscono sullo sviluppo libidico. . "L'intenzione tr.a angosce persec:utorie e depressive da un lato e la paun di evir.J. ZJone dall'altro~ Innata diff~W~mente nel mio serino ~u complesso edipieo alla luee delle angosce primitive~ (1945).
Cepltolo vwnldueslmo
I desideri genitali diretti a entrambi i genitori, e che emergono nei primi stadi del complesso edipico (verso la metà del primo anno), sono inizialmente mescolati con desideri e fantasie orali, uretrali e anali, sia libidici che aggressivi, Le angosce di carattere psicotico suscitate dagli impulsi distruttivi derivanti da tutte queste fonti tendono a rafforzare gli impulsi stessi e, se sono esorbitanti, generano forti fi~zioni a stadi p re genitali. Così lo sviluppo libidico è influenzato ad ogni sua tappa dall'angoscia, Ma se per un verso l'angoscia genera la fissazione a stadi prcgenitali e il regredire continuamente ad essi, per un altro verso, insieme al senso di colpa e alla conseguente spinta a riparare, incrementa l'impeto dei desideri libidici e stimola il movimento in avanti della libido: il dare e il provare appagamenti libidici, infatti, allevia l'angoscia, e soddisfa altrest la spinta a riparare. Perciò l'angoscia - come anche il senso di colpa - a volte blocca e a volte intensifica lo sviluppo libidico. Questo processo varia da individuo a individuo ma può variare in uno stesso individuo a seconda del più o meno intricato e complesso interagire dei fattori interni ed esterni in ogni dato momento. Nel continuo oscillare tra la situazione positiva e quella negativa del complesso edipico si rivivono tutte le angosce primitive; infatti la gelosia, la rivalità e l'odio insiti in tali situazioni riattivano di continuo le angosce persecutorie c depressive. Tuttavia, a mano a mano che il bambino trae dal rapporto con i genitori esterni un senso di sicurezza sempre maggiore, le angosce polarizzate sui genitori interni vengono elaborate e ridotte, Nell'intreccio, fortemente influenzato dall'angoscia, di avanzamento e regressione, le tendenze genitali conquistano a poco a poco il predominio. Di conseguenza aumenta la capacità di riparare, il suo campo si allarga, e le sublimazioni si fanno più forti e più stabili; nello stadio genitale, infatti, le sublimazioni sono strettamente connesse al bisogno creativo più imperioso dell'essere umano. Nella posizione femminile le sublimazioni genitali sono in rapporto alla fecondità - alla capacità di dare la vita - e pertanto anche al ri-<:reare gli oggetti perduti o danneggiati. Nella posizione maschile la rappresentazione del dar vita è sostanziata dalle fantasie di fecondare c quindi di riparare o resuscitare la madre lesa o distrutta. Il genitale rappresenta perciò non solo l'organo di procreazione ma anche lo strumento che ripara c crea in modo nuovo, diverso. . Il predominio delle tendenze genitali comporta un grande progresso nell'integrazione dell'Io, in quanto al posto di desideri libidici e ripar.ativi pregenitali subentrano tendenze genitali e si produce quindi una sintesi fra impulsi a riparare di carattere pregenitale e genitale, Per esempio con la capacità di ricevere ututto ciò che è buonoN, in primo luogo il nutri-
mento e l'amore della madre ardentemente desiderati, si integra l'impulso inverso ad alimentare lei, vale a dire a reintegrarla nel suo, a ripararla _fondamento delle sublimazioni orali-; e questo costituisce un presupposto di uno sviluppo genitale riuscito. Al progressivo intensificarsi della libido genitale, che include il progredire della capacità di riparare, si accompagna un calo graduale dell'angoscia e del senso di colpa suscitati dalle tendenze distruttive, e ciò anche se all'origine dei conflitti e del senso di colpa nella situazione edipica sono proprio_ i desideri genitali. L'acquisizione del primato genitale comporta dunque una riduzione delle tendenze orali, uretrali e anali e delle relative angosce. Nel corso di elaborazione dei conflitti edipici e di acquisizione del primato genitale il bambino diventa capace di installare saldamente gli oggetti buoni nel suo mondo interiore e di istiruire un rappono stabile con i genitori. Tutto ciò significa che gradatamente le angosce persecutorie e depressive sono elaborate e risolte, Vi sono fondate ragioni per ritenere che non appena il lattante rivolge il suo interesse a oggetti diversi dal seno materno - ad altre parti del corpo della madre, ad altri oggetti del suo ambiente ecc. - si avvia un processo che è di imponanza primaria per lo sviluppo delle sublimazioni e delle relazioni oggettualì. Amore, desideri (aggressivi e libidici) e angosce vengono trasferiti dal primo e unico oggetto, la madre, ad altri oggetti; e si producono interessi nuovi che si sostituiscono al rapporto con l'oggetto primario. Poiché, peraltro, l'oggetto primario era non solo il seno buono esterno ma anche quello interiorizzato, la deviazione deglì affetti, delle emozioni e dci sentimenti creativi sul mondo esterno è strettamente legata alla proiezione. In tutti questi processi, la funzione della fonnazione dci simboli e l'attività fantastica hanno una grande importanza.29 Quando insorge l'angoscia depressiva, e specie agli esordi della posizione depressiva, l'lo si sente spinto a proiettare, deviare e ripartire su nuovi oggetti e interessi sia i desideri e le emozioni sia l'impulso a riparare e il senso di colpa. Questi processi, a mio giudizio, costituiscono la molla principale delle sublimazioni nell'intero corso della vita. Tuttavia una condizione essenziale del valido sviluppo delle sublimazioni (come delle relazioni oggetruali e dell'organizzazione Jibidica) è che, al tempo stesso in cui i desideri e le angosce sono deviati e ripartiti, l'amore per i primi oggetti ·possa essere conservato. Il risentimento e l'odio per i primi . "Poiché non posso qui desC:rivcre minuziosamente in quali modi 11 fom~azione dei Simboli ~ nel bambino sin dall'inizio ìnestricabilmcntc connessa con la vita di fantasia ~con_ le vicende dcll'angoseia, rimando ad al.;uni miei scritd precedenti- ~Analisi mfantde~ (1913); ~L'importanza della fom1az.ione dci simboli nello sviluppo dell'lo~ f!9~o)- no,ncM allo scritto che segue, ~sull'osservazione del componamcnto dci tr.lmbmt nel pr•mo anno di vitan (1951).
C.pkolo wntld....Smo
oggetti, infatti, ovc predominino, possono mettere in pericolo le sublimazioni c il rapporto con i nuovi oggetti. Un altro disturbo della capacità di riparare, e conseguentemente di sublimare, nasce dal fatto che, a causa di insuccessi nel superamento della posizione depressiva, venga a mancare la speranza di poter riparare o, detto diversamente, che si produca uno stato di disperazione per la distruzione operata sugli oggetti d'amore.
Come ho detto nel paragrafo precedente, alla nevrosi infantile sono connessi tutti gli aspetti dello sviluppo. Una caratteristica della nevrosi infantile è costituita dalle prime fobie, che appaiono inizialmente nel corso del primo anno di vita e, cambiando di forma e contenuto, si presentano e ripresentano durante tutti gli anni dell'infanzia. Alla base delle prime fobie, che comportano difficoltà di alimentazione, p11VOT nocturnus, angoscia per l'assenza della madre, paura degli estranei, disturbi del rapporto con i genitori e delle relazioni oggettuali in genere, vi sono sempre angosce persecutorie e angosce depressive. Il bisogno di esteriorizzare gli oggetti persecutori costituisce un elemento intrinseco del meccanismo delle fobie 30 e questo bisogno nasce sia dall'angoscia persecutorìa (relativa all'Io) sia dall'angoscia depressiva (relativa alla minaccia di pericoli per gli oggetti interni buoni che proviene dai persecutori interni). Le paure di persecuzione interna si manifestano inoltre in angosce ipocondriache e concorrono altresl alla comparsa dì varie indisposizioni fisiche, come ad esempio i frequenti raffreddori dei bambini piccoli.31 Angosce orali, uretra\i e anali (che entrano sia nell'acquisizione che nell'inibizione dell'abitudine alla pulizia) costituiscono un altro aspetto caratteristico della sintomatologia della nevrosi infantile. ì. anche caratteristico della nevrosi infantile che nel corso dei primi anni di età si verifichino ricadute di vario genere. Come abbbmo visto più sopra, se si ristabiliscono forti angosce di tipo pcrsecutorio e depressivo si producono regressioni agli stadi precedenti e alle corrispondenti situazioni di angoscia, Tali regressioni possono manifestarsi per esempio nella com10 Vedi Psicoamz/Ui dei bambini, capp. 8 e 9. "L'esperimu mi ha dimostrato che ~Ila b:lse delle ipocondric c all'origine di sin· tomi di conversione isterica vi sono delle ~ngosce che h~nno in comune uno stesso elemento di fondo, appunto h paun di persecuzione all'interno del corpo. Questa paun di persecuzione (nella configurazione di aggressioni da parte di oggetti persccu· tori imcriori:na.ti, o di male procurato agli oggetti inte.mi dal sadismo del soggetto con aggressioni. per esempio, operate d~gli escrementi pericolosi) è avven:ita alla ruegua di un danno fisico infetto all'lo. Una chiara comprensione dci processi o;he sottendono la trasformazione di siffatte angosce pcrsccutoric in sintomi organici puo!o contribuite ulte· riormente a spiegare i problemi dell'isteria.
Vita•motln nella prlmalnfa!Uia
parsa di disturbi gravi dell'abitudine alla pulizia già saldamente stabilita 0 nella ricomparsa, in forme leggermente diverse, di fobie palesemente superate. Nel corso del secondo anno di età emergono tendenze ossessive; queste tendenze esprimono, e al tempo stesso vincolano, arginano, angosce orali, uretrali e anali, La presenza di caratteristiche ossessive si rileva in cerimoniali connessi con l'andare a letto, in rituali attinenti alla pulizia, all'alimentazione ecc., e in un bisogno di ripetizione in genere (per esempio di farsi raccontare continuamente, e perfino con identiche parole, le stesse storie, o di giocare interminabilmente gli stessi giochi). Pur rientrando nello sviluppo normale del bambino, questi fenomeni si possono definire sintomi nevrotici. La diminuzione o il supcramento di tali sintomi equiw.le a una riduzione radicale delle angosce orali, uretrali e anali, e questa a sua volta comporta la risoluzione delle angosce pern:cutorie e depressive. Nel processo di risoluzione dell'angoscia ha una parte di importanza primaria la capacità dell'Io di sviluppare ad ogni tappa difese adeguatamente modificate che lo mettono in grado in qualche misura di elaborare le angosce. Nel primissimo stadio (schizo-paranoide) l'angoscia, come sappiamo, è contrastata da difese estremamente energiche e drastiche, quali la scissione, l'onnipotenza e il diniego.3' Nello stadio successivo (posizione depressiva) le difese subiscono, come abbiamo visto, modifiche rilevanti; esse sono caratterizzate da una maggiore capacità dell'Io di sopportare l'angoscia. Nel secondo anno le modifiche auengono a meccanismi di natura ossessiva che, per quanto qui ci interessano, si possono considerare come una difesa di grande rìlevanza. A mano a mano, infatti, che in quest'epoca si producono ulteriori progressi nello sviluppo dell'lo, il bambino si avvale del suo crescente adattamento alla realtà esterna e del 5UO crescente controllo delle funzioni del corpo per sottoporre ripetutamente alla prova della realtà esterna i pericoli interni. Con l'acquisizione dell'abitudine alla pulizia, per esempio, le angosce del bambino per le sue feci pericolose (cioè per la sua distruttività), per i suoi oggetti cattivi interiorizzati e per il caos interno, vengono a essere di continuo temporaneamente ridotte. Il controllo degli sfinteri gli dimostra ogni volta di più di poter controllare i pericoli interni e i suoi oggetti interni. Inoltre gli escrementi così come si presentano nella loro realtà w.lgono da prova contro le paure immaginarie delle loro proprietà distruttive. Possono n Se queste difese si prowggono troppo oltre lo stadio primitivo al quale sono
::~at~;d[~ut:~~~i r:bi~ti~: J:~i~~vdif:~~:~n;o~~n~~= 1 '/;;t~~:.ia~0;,e:O~~
seguentemente, la tendenza a riparare, le sublimazion~ le rclaz.ioni oggettuali e il rappono o;on la realtà possono essere danneggiati. ·
Capllalo Yltflllclu.olmo
perciò essere ora espulsi conformemente alle richieste della madre o della bambinaia che, nel mostrare la loro approvazione per il fatto che gli escrementi siano prodotti in determinate circostanze, appaiono al bambino come approvassero la natura stessa delle feci, talché queste risultano "buone",33 Di conseguenza il bambino sente che il male arrecato dagli escrementi agli oggetti interni ed esterni nelle fantasie aggressive può essere annullato retroattivamente. L'acquisizione dell'abitudine alla pulizia, perciò, riduce anche il senso di colpa e soddisfa la spinta a riparare. l-l I meccanismi osscssivi concorrono quindi in misura importante aJio sviluppo dell'lo, Essi mettono in grado l'Io di arginare temporaneamente l'angoscia, cosa che, a sua volta, lo aiuta ad acquisire maggior forza e maggiore integrazione, sicché diventa possibile la progressiva elaborazione, riduzione e risoluzione dell'angoscia. I meccanismi osscssivi, però, costituiscono in questo stadio solo uno dei vari tipi di difesa. Se essi sono troppo intensi e diventano il tipo di difesa principale, è segno che l'Io non è in grado di affrontare efficacemente angosce di carattere psicotico e ciò può voler dire che nel bambino si sta sviluppando una nevrosi ossessiva grave. Un'altra importante modifica delle difese sopravviene nello stadio in cui la libido genitale diventa più vigorosa. Quando questo accade, come abbiamo visto, l'lo è ormai più integrato; l'adattamento alla realtà esterna si è fatto migliore; la funzione della coscienza si è ampliata; anche il Super-io è più integrato; si è prodotta una sintesi maggiore dei processi inconsci, vale a dire delle parti inconsce dell'Io e del Super-io; è avvenuta una più netta demarcazione tra conscio e inconscio. Ora, tutti questi sviluppi fanno si che ad assumere un posto predominante tra le difese sia la rimozione. 3$ Un fattore importante di rimozione è il configurarsi del Super-io come istanza che rimprovera e proibisce, una configurazione ., Riconoscere che nel b~mbino esiste un bbogno di acquisire l'abimdine ~Ila pulizia, un bisogno intimamente connesso all'angoscia, ~l senso di eolpa e alle rebtive difese, pona a concludere che avvezzare il bambino ~Ila pulizia senza esereitue pressioni e in uno stadio in çui l~ le bisogno si mJnifesta palesemente (di solito nel eorso del secondo anno) ~ utile allo sviluppo del bambino c che, al contrario, impone l'avvezzamento alla pulizia in uno stadio troppo p~coce può essere dannoso. In qualunque stadio, comunque, il bambino dovrebbe essere soltanto ineonggiato, mai costrello, ad acquisire l'abitudine alla pulizia. Questo imponJnle problema dell'allevamento ri· chiederebbe cenamente una lraltu.ione molto più ~mpb. "Alla base del mio concetto di ripanzione vi sono le idee di Freud sulla fonnazione reattiva c sull'~annullamento rclroattivo~; nel eonectto io includo perO i vari processi in forza dei quali l'Io sente di annullare il male arrecato nella fantasia, di n:staurare, di consçrvarc e di ridare vita all'oggetto . ., Vedi anehe Freud, che ul riguardo diec di tenere presente ~ ... quale materia per ulteriore dìscu5Sionc, la po5Sibililà che la rimozione sia un processo avente un panicolare rappono con l'organizz3Zione ~nitalc della libido, !el che l'Io ricorra ad ~Itri metodi di difesa quando deve opporsi alla libido su ~Itri piani di organizzuione...• h9•sb,p.n8).
che deriva, e trae vigore, dal fatto che l'organizzazione del Super-io è progredita, In più, le richieste del Super-io di impedire l'accesso alla coscienza di determinati impulsi e fantasie aggressivi e libidici sono ora accolte più agevolmente dall'lo perché anche l'lo ha progredito nell'integrazione c nell'assimilazione del Super-io. Nelle precedenti parti di questo lavoro ho detto che già nei primi mesi di vita l'lo inibisce desideri pulsionali, inizialmente sotto la pressione di angosce persecutorie e più tardi sotto quella di angosce depressive. Un ulteriore e più adeguato progresso nello sviluppo delle irùbizioni pulsionali si ha però quando l'lo può impiegare la rimozione, In uno scritto di qualche anno fa 36 ho illustrato diffusamente in quali forme l'lo impieghi il meccanismo della scissione nella fase schizo-paranoide. Ora, il meccanismo della scissione è alla base della rimozione (come è implicito nella concezione di Freud); mentre però il meccanismo della scissione nelle sue primissime forme d'impiego determina stati di disintegrazione, la rimozione non comporta di norma disintegrazione del Sé. Poiché ormai esiste una maggiore integrazione sia nella pane conscia che in quella inconscia della psiche, e poiché nella rimozione la scissione opera soprattutto una certa separazione tra conscio e inconscio, nessuna delle due parti del Sé è esposta al rischio del grado di disintegrazione che si poteva determinare negli stadi precedenti. Tuttavia, la ~aggiore o minore intensità del ricorso ai processi di scissione nei primi mesi di vita incide sostanzialmente sull'uso della rimozione in epoca posteriore. E se le angosce e i meccanismi schizoidi primitivi non sono stati convenientemente superati c domati, può risultarne l'insorgere non di un confine fluido ma di una rigida barriera tra il conscio e l'inconscio; ciò vuoi dire che la rimozione è eccessiva, sicché lo sviluppo è disrurbato. Quando invece la rimozione è modesta vi è una maggiore probabilità che l'inconscio e il conscio restino "pcrmeabili" l'uno all'altro e che perciò sia consentito alle pulsioni c ai loro derivati di emergere ripetutamcnte dall'inconscio e di essere sottoposti dall'lo a un processo di selezione ai fini del ripudio. La selezione degli impulsi, delle fantasie e dci pensieri da rimuovere dipende dalla maggiore capacità dell'Io di accogliere le nonne e i modelli degli oggetti esterni. Questa capacità è connessa alla maggiore sintesi esistente nel Super-io e a!l'accresciuta assimilazione del Supcr-io da parte dell'lo, I cambiamenti che a poco a poco si producono nella strutrura del Super-io, c che sono sempre in rappono all'evolvere del complesso edipico, contribuiscono al tramonto del complesso edipico allorché sopraggiunge l'età della latenza. In altri termini, il progresso dell'organizzazione .. Vedi ~Note su alcuni meccanismi di difesa~ (1946),
Clpltolo wmld""hno
libidica e i vari adattamenti di cui l'Io diventa capace in questo stadio più avanzato della vita sono strettamente connessi alla risoluzione delle an· gosce persecutorie e depressive attinenti ai genitori interiorizzaci, il che implica una maggiore stabilità e sicurezza del mondo interiore, Visti nella prospettiva delle vicende dell'angoscia, i cambiamenti ormai acquisiti al momento in cui sopraggiunge l'età della latenza si possono cosl sintetizzare: il rapporto con i genitori è più stabile; le figure dei genitori introiettati sono molto più prossime a quelle dei genitori reali; le loro norme, i loro moniti e i loro divieti sono accolti e interiorizzati, per cui la rimozione dci desideri edipici è più valida. Questo vuoi dire che a seguito di un processo protrattosi durante i primi anni di vita lo sviluppo del Super-io è giunto al suo culmine.
Ho illustrato particolareggiatamente i primi p~i nel supcramento della posizione depressiva che caratterizzano la seconda metà del primo anno di vita. Abbiamo visto che negli stati anteriori, quando predomina l'angoscia persecutoria, gli oggetti del lattante hanno qualità selvagge e pcrsecutric:i; essi divorano, strappano, avvelenano, inondano ecc.; i vari desideri e fantasie orali, uretrali e anali sono cioè proiettati sia sugli oggetti esterni che sugli oggetti interiorizzati, L'immagine di questi oggetti viene invece gradualmente a modificarsi nella psiche del bambino a mano a mano che l'organizzazione libidica progredisce e l'angoscia si placa, Contemporaneamente, al migliore dei rapporti del bambino con il mondo interno fa riscontro il migliorare dei rapporti con quello esterno; l'interdipcndenza tra le due serie di rapporti comporta dei mutamenti nei processi di in· troiezione e di proiezione, mutamenti che a loro volta incidono sostanzial· mente nella riduzione delle angosce persecutorie e depressive, Tutto ciò si traduce in definitiva in una maggiore capacità. dell'Io di assimilare il Super-io, c quindi in un rafforzamento dell'Io. L'acquisizione della stabilità. psichica implica che sono avvenuti dci cambiamenti di fondo. Ciò che a questo punto mi interessa mettere in rilievo non è il progresso dell'Io - che, come ho cercato di dimostrare, è ad ogni tappa strettamente connesso con lo sviluppo emotivo e la riduzione radicale dell'angoscia - ma i c~m~himnerui dei processi inconsci, Questi cambiamenti diventano più comprensibili, a mio giudizio, se li ricoMettiamo all'origine dell'angoscia. Mi richiamo qui alla mia convin· z.ione che le pulsioni distruttive (la pulsìonc di morte) sono la causa prima dell'angoscia. 37,La bramosia vorace è accresciuta dai rancori e dall'odio, "Vedi "Sulla teoria
dell'angoscia e del senso di
colpa~
(1948).
cioè da manifestazioni della pulsione distruttiva; ma queste manifestazioni sono a loro volta incrementate dall'angoscia persecutoria. Quando, nel corso dello sviluppo, l'angoscia diminuisce ed è arginata più sicuramente anche i rancori e l'odio diminuiscono, e questo, in ultima analisi, determina una riduzione dell'ambivalenza. Per dirla in termini di teoria delle pulsioni: quando la nevrosi infantile ha fatto il suo corso, quando cioè l'angoscia persecutoria e depressiva è stata risolta, l'equilibrata proporzione nell'impasto tra pulsione di vita e pulsione di mone è in qualche modo alterata. Ciò comporta cambiamenti sostanziali nei processi inconsci, v:tle a dire nei processi psichici attinenti alla struttura del Super-io e alla struttura e alla sfera della porzione inconscia dell'Io. Abbiamo visto che le oscillazioni tra le diverse posizioni Iibidiche e tra l'avanzamento e la regrcssione che caratterizzano i primi anni dell'infanzia sono inestricabilmente connesse alle vicende delle angosce persecutorie e depressive che insorgono nei primi sei mesi di vita. Queste angosce, quindi, non sono soltanto dei fattori impananti di fissazione e di regressione ma esercitano la loro influenza in tutto il corso dello sviluppo. Costituisce un presupposto dello sviluppo normale che, nell'alternarsi di avanzamenti e regrcssioni, siano conservate le componenti fondamentali del progresso già acquisito; in altre parole, che il pro.cesso di integrazione e di sintesi non sia disturbato in misura rilevante e per un tempo prolungato, Con la risoluzione graduale del\'::mgoseia, l'avanzamento predominerà sulla regrcssione e, nel corso della nevrosi infantile, si stabiliranno le basi dell'equilibrio psichico.
Nou
alvmtidu~si11UI
capitC!lo
l. Marg:arct Ribblc (1944), riferendo osser.>azioni compiute su soo bmnti, ha ~presso delle opinioni che sono eomplemenrari a conclusioni da me raggiunte attraveno l'analisi di bambini piccoli. A proposito del rapporto con la madre agli esordi della vita, ella mette in risalto il bisogno del neonato di "cure materne• che vanno ben oltre il semplice appagamento fornito dalla suzionc; p~r esempio, a p. 6)1, $crive: ~La buona qualità e la consistenza della penonalid. di un bambino dipendono in gran parte dall'attaccamento emotivo alla madre. Queno attaccamento o, per usare il termine psieoanalitico, questo investimento libidico della madre, nasce c si sviluppa gradualmente dal soddidacimento che gli proviene da Ici. Noi abbiamo st1.1diato abbastanza rninu~iosamentc come si sviluppa qucstn attaccamento di natura cosi ambigua c tuttavia fondamentale. Alla sua formazione contribuiscono cssen~ialmcnte tre tipi di esperienze scnsorial~ e precisamente quelle tattili, quelle cinestesiche (o relative al senso della posizione del corpo) e quelle uditive. Allo sviluppo di queste capacità sensoriali hanno fatto riferimento quasi tutti gli osservatori del componamento infantile,.. ma alla puticolaR imponanza che esse hanno nel rappono tra madre c bambino non è stata data la debita evidenu.~
L'autrice ha posto in rilievo in vari luoghi quale imponanza abbia tale rappono personale per lo sviluppo fisico dd bambino; per esempio a p. 630 scrive: • le più banali ir~golarità o altcrat.ionì nella cura pcr.;onale del latt;ante e nel modo di tr:marlo, quali eccessive ridut.ionì del conutto fisico, o il tenerlo in bnccìo troppo poco, o e11mbiamenti di nutri~. o mutamenti nella routin~, sfociano di f~ quente in disturbi come emaciazione, respirat.ione irregolare c difficoltà di alimenuzionc. In bimbi costituziorualmente delicati o con un organismo imperfett;amente strut· turato, questi disturbi, se si vcrifie11no uoppe volte, possono pregiudicare penn:mentemente lo sviluppo organico e psichico c non di rado cc»tituirc una minaccia per la vita M.
stessa.~
11'1 un altro brano !';autrice parla dei pericoli di disturbi funcioMii in questi termini (ìbidnn): tt(Nei primissimi mesi di viu.], dato che il cenrcllo e il sistema nervoso non si lìono ancora sviluppati perfettamente, il bambil'lo si uova costantemente in pericolo di squilibrio funzionale. A trasformare il pericolo da potcnUale in reale possono essere cause esterne o interne. Una causa esterna è la brusca scparn.ionc dalla madre, la quale ... costituisce un indispensabile suppono dell'equilibrio funUonalc. Sotto questo aspetto b trascuutczza concreta o l'assenz.a d'amore sono egualmente disastrosi. C:Juse interne paiono essere !"aumento violento della tensione dovuto a esigenze biologiche c l'incapacità dell'organismo di col'lsenrarc la propria energia interna, l'equilibrio meta· bolico e l'eccitabilità dci riAcssi. Si può determinare, per esempio, un acuto hirogno di orrigeno perché l'apparato respiratorio del bimbo, non ancora bene sviluppato, non corrisponde adeguatamente alla crescita della o:sigcnza intetna provoeau. da un npido sviluppo del proenceblo.~ l disturbi funzionali che Kc;ondo le osservazioni di Marguct Ribble possono costituire un pericolo per la vita si pouebbcro interpretare come manìfestaUoni di quella pulsione di mone che, secondo Freud (t9>o), è in primo luogo diretta contro l'orgatilimo stesso. Io ho SD.~tenuto che questo pericolo, che attiva la paura dell'annienta· mento, della mone, è la caus::~. prima dell'angoscia. Le ossenrnioni di Mugaret Ribble illustrano chiaramente che sin dall'inizio della vita postnatalc vi è una stretta interconnessione tra fattori biologici, fisiologici e psicologici. Un'ulteriore conclusione che io delineerei è che la cura amorevole e costante del Monato da pane della madre, cun che consolida il rappono libidico con Ici (e che per i bambini ucostituzionalmente delicati o con un organismo imperfettamente strutturato~ è addirittura essenziale per la loro sopravvivenza) è un potente sostegno della puhione di vita nella sua lotta con la pul~one di mone. Nel pro.sieguo del presente s::aggio (ma vedi anche il mio scritto kSulla teoria dell'angoscia c dci senso di colpa~) uattcrò più approfonditamente questo tema. Un aluo punto sul quale le conclusioni della Ribble coincidono con le mie concerne i cambiamenti che si verificano a panire dal terzo mese. Questi cambiamenti si possono considerare complementi fisiologici di quelle configurazioni della vita emotiva da mc dcscriuc come caratteristiche dell'esordio della posiUonc depressiva. AI riguardo la Ribble scd~e (p. 64J): "A quest'epoca le attività organiche deUa rcspi~:~~tione, della digestione c della circoluionc ~nguigna cominciano a mostrare ormai una stabilità considerevole, il che vuoi dire che il sistema nervoso autonomo ha assunto le sue lunUoni specifiche. Dagli studi anatomici sappiamo che il sistema di circolazione fetale a quest'epoca è di nonna oblitcl:llto ..• Pressappoco nello stesso periodo cominciano a comparire nell'elettroencefalogramma uenì d'onde tipici dcll'adulro ... ed essi stanno probabilmente a indi· care una lonna di attiviti cerebrale più matura. Accessi di rcaUone emotiva, non sempre ben diff"cren:ciati ma chiaramente indicativi del senso positivo o negativo della
Vltl.molf.,.,..lllprl....,lnfaull
reazione, o;oinvolgono tutto il siste~ motorio ... Gli occhi hanno onnai acquisito la capacità di mettere a fuoco bene c possono seguire i movimenti deUa madre, l'apparato uditivo funziona perfettamente e permette di distinguere i suoni e i rumori che ella produce. L'udirla e il vederla susdtano reazioni emotive positive, in precedenza provoe~~tc soltanto d:a[ contatto, e che consistono in sorrisi veri c propri c penino in autentiche espressioni di gioia." Questi C~~mbiamcnti, dal mio punro di virut, sono in l':lpporto all'attenuarsi dci processi di scissione e al progredire dell'integrazione dell'Io e delle relazioni oggcttuali, in particolare all'acquisizione della C~~pacità di percepire e inttoieture 1:1 madre in q11:1nto persona tottle; tutte cose, Secondo quanto da me sostenuto, che avvengono nei secondi tre mesi di vita, allorcM fa il suo esordio la posizione depressiva. 11. Se in questa fase del primo sviluppo nli fondamentali regolnioni del roppono tra lo e Super-io non si sono prodotte in misun sufficiente, uno dci o;ompiti più importanti del tnttamenro psiccnnalitico diventa appunto quello di mettere in gndo il paziente di openrle retroattivamcntc. Ma questo si può ottenere solo con l'analisi dci primissimi stadi dello sviluppo (in aggiunta a quella degli stadi successivi) nonché con l'analisi o;ompleu sia della tnsbzione positiva sia di quella negativa. Il paziente oscilla continuamente tn queste due situazioni di tnslazione c in ciascuna di esse le figure esterne e interne, buone e cattive, che hanno originariamente partecipato allo sviluppo del Super-io e alle connesse relazioni oggcttuali, sono tnsferite sullo p.~icoanalista. Di conscgucnza a volte lo psicoanalista rappresenta figure terrificanti; ma non può sottraJSi a questa sorte, perch~ solo in tale situazione di tnslnione le angosce penccutorie infantili possono essere rivissute, riebbontc e risolte. Se lo psicoanalista propende a rafforzare l:a trasbzionc positiva impedisce che nello psichismo del paziente egli svolga :anche la pane delle fisurc cattive, e viene introiettato soprattutto come oggetto buono. In tal modo, in q11:1lche caso, La fiducia nell'oggetto viene certamente ralfonata, ma qucsro beneficio ~ ben !ungi dall'essere sicuramente srabìle, perché il paziente non ha potuto rivivere l'odio, l'angoscia c il sospetto che nelle prime fasi della vita erano connessi agli aspetti terrificanti e pericolosi dei genitori. Analiuando invece la traslazionc negativa al pari della positiva, lo psicoanalista ~ visto nel ruolo degli oggetti buoni e di quelli e:attivi, ~ alternativamente amato c odiato, ammirato e temuto. Il paziente può quindi rielaborare, e perciò trasformare, le situazioni d'angoscia primi· tive; conseguentemente si riduce b scissione tra figure buone e cattive, e tra esse si ha un:a sintesi maggiore, il che vuoi dire, in ultima analisi, che l'ane-oscia ~ mitigata dalla libido. In altre parole, l'angoscia persecutoria e quella depressiva sono ridotte, per così dire, ai minimi termini. III. Abrah:am ha o;onsiderato la fissazione dell:a libido allo stadio orale come uno dei fattori etiologici di base della melanconia e, con riferimento a uno specifico caso clinico, ne ha cosi parlato (191.P, p. JI9): •Nei suoi [del pnicnte] stati di depressione
sl manifestava una nostalgia del seno materno difficilmente descrivibile nella sua foru c nella sua particolariti. Se la libido per.;istc in tale fissazione nell'età matura, è data in tal modo una delle più importanti condiz.ioni preliminari per l'insorgenza della depressione mclanconica.N Abnham corroborò le sue conclllSioni, che pcnnisero di vedere in una luce nuova il rapporto tra melanconia c lutto nonnale, con frammenti di due casi clinici. Questi furono in effetti i primi due casi di psicosi maniaco-depressiva sottoposti ad analisi completa: un'impresa nuov:a nello sviluppo della psicoanalisi. Fino ad allora non en stato pubblicato materiale clinico a sostegno delle tesi di Freud sulla melanconia. Come
scrisse Abraham (ibid., p. 199): ~Freud nel saggio ~tto e rM1mconi4 ha descritto il processo psicoscssuale dell'individuo mel;nconico nei suoi elementi fondamenhli così come lo aveva compreso intuitivamenre da alcuni trattamenti occasionali di m;ùati depressi. Manca fino ad ora nella lettentun psicoanalitica una prova della Sila teoria che s.ia fondata su una sufficiente asistia.'" Ma persino nell'analisi di quei soli due casi Abraham colse il fatto che nell'infanzia dci pazienti (~all'età precoce di cinque anni") si erano prodotti degli stati di melan· conia. Al riguardo scris$C che s:u:ebbe stato propenso a p:u:lare "di uno 'scoramento originario' derivante d:tl complesso edipico del bambino'" (ibi4., p. 3z6l e tcrmin~ la sua des<:rizionc dello stato d'animo attraversato a cinque anni di età con la conclusione: ut.lo stato d'animo che noi do::signamo come melanconia'" (ibi4., p. 317). Sindor RadO, nel suo saggio Problm~~~ drl/11 me/mconi11 (t9•8l, è andato ancora oltre e ha ritenuto che le radici della melanconia s.i possono rinvenire nello stato di fame dd poppante. Vi scrive infatti: ~n punto di fissazione più profondo del depresso deve trovarsi nella situazione di paura della perdita dell'amore (Freud) e più specifi· amcntc nello stato di fame del poppante.'" Con riferimento all'enunciuione di Freud che nella mania l'lo si fonde ancora una volta in unid. col Super-io, RadO prospetta che "questo processo è la fedele replica inuapsichie2 dell'esperienza di quella fusione con la madre che ha luogo durante l'allattamento al seno'". RadO però non applica questa conclusione alla vita emotiva de! lattante; ne parla solo in rapporto all'etiologia della melanconia. IV. Nel quadro dci primi sci mesi di vita delineato nelle due prime parti di questo Sçritto è insita una certa modifica di alcuni punti di vista da mc esposti nella Ptico117111/isi dei bm1bini (t9JÙ Nel libro ho definito il periodo in cui si ha il conAuicc di pulsioni aggressive derivanti da tutte le fonti "fase di lllliSSimo sadismo'". Ancora oggi è mia convinzione che le pulsioni aggressive sono alloro culmine nello rudio in cui predomina l'angoscia pcrsecutorin; o, detto divers:unente, che l'angoscia pcrsecutoria è S\lscitata dalla pulsione distruttiva cd è alimentata continuamente dalla proiezione di tale pulsiooe sugli oggetti. t infatti nella narun dell'angoscia persecutoria che essa incrementi l'odio e l'aggressività nei confronti dell'oggetto sentito come persecutore, c che ci~ a Sila volta intensifichi il senso di persecuzione. Qualche tempo dopo la pubblie:~zione della Ptic04Pialisi 4ti brrmbi'li ho elaborato il concetto di posizione depressiva. A seguito di tale elaborazione il mio attuale modo di vedere è che la posizione depressiva si origina fra i tre c i sci mesi di età, allorché si producono dei progressi nelle rclnioni oggetruali c si riduce la forza delle pulsioni distruttive c dell'angoscia persccutoria. Mentre, pcrci~, il mio punto di vista concernente la stretta connessione tra angoreia persccutoria c predominare del sadismo non è mutato, ho apportato qual· che modifica per quanto riguuda i tempi degli eventi. In passato ritenevo che la fase di massimo sadismo attingesse il suo culmine verso la metà del primo anno di vitll; ora sono dell'idea che essa copre per i primi tre mesi di vita e corrisponde alla posizione rehizo-paranoide illustrata nella prima parte di questo scritto. Voglio dice che, ove ipociuassimo l'esistenza di un determinato ammontare totale di aggressività nel lat· tante - variabile ovviamente da individuo a individuo -, ulc quantità, a mio parere, non sarebbe minore agli inizi della vita postnatale di quanto lo mcbbc nello stadio:~ in cui le puhioni c le fantasie cannibalesche, urctrali c anali operano in tutto il loro vigore. Ciò detto, però, c pur ragionando in termini di mera quantid. della sola aggressività (da un punto di vista, cio~. che trascura di tcrier conto dci vari altri fattori che intervengono a dctenninarc l'attività psichie2 complessiva, vale a dire delle pulsioni libidichc oltre che di quelle aggressive), occorre anche precisare che llllln mano che
Vlt.o-lY•nell•prlm•lnf-1• entr.~no in fun7.ionc al~ fonti di aggressiviti c si presentano rruggiori possibilità di
manifescarla, si produce un proeesso di disuibuzionc, di ripaniz.ione, dell'ammontar<: totale di aggressività. l: intrinseco dello sviluppo che a poco a poco entrino in funzione un numero c=ntc di attitudini, sia fisiche che psichiche; ne consegue che le pulsioni c le fantasie derivanti da varie fonti si sovrappongono, intcragiscono, si ralforzano a vicenda, e tutto ciò si può considcrau come l'espressione di un prognsso nell'intcgruione e nella sintesi. In realtà, inoluc, al confluite delle pulsioni e fantasie aggressive fa riscontro il conftui.ce delle pulsioni e fantasie ora!~ uretrali e anali di natun libidica. Ciò vuoi dire che la lotta ua la libido e l'aggrusiviti si attua su un campo sempre più esteso. Come ho scritto nella Psit:0/1114/isi dei b11711bini (1931, p. 111l: ~L'emergere degli stadi di organi:tzazionc psichiea, di cui abbi1mo preso onnai conoscenza, è in rapporto, dirci, non solo alle posiz.ioni che la libido ha conquistno c consolidato nella !\la lotta con la pulsione distruttiva, ma, dato che queste componenti sono sempre tanto combinate quanto avverse, a un loro crescente reciproco adegua· mento.~
La c:apacità del lattante di accedere alla posiz.ione depressiva e di stabilire dcntto di sé l'og~tto totale deriva dd fatto che egli non ~più dominato dalle pulsioni distruttive c dall'angoscia persecutoria eosi fonemente quanto lo era nella fase precedente. Nella nuova fase l'aumento dcll'integraz.ionc compotta un diverso genere di angoscia; la maggiore sintesi di amore e di odio nei confronti dell'oggetto dà infatti origine, come abbiamo visto, alla grande sofferenza psichica rappresent:lta dai sentimenti depressivi c dal senso di colpa. Il fatto che entro cctti limiti l'odio venga a essere mitigato dall'amore e, viceversa, che i sentimenti d'amore siano influenu.ti dall'odio, fa sì che gli affetti del lattante nei confronti dci suoi oggetti mutino qualitativamentc. Al tempo stesso i progressi nell'integrazione e nelle relazioni oggcttuall mettono in grado l'lo di ebborare modi più efficaci di fronteggiare le pulsioni distruttive c le angosee che esse fanno insorgere. Occorre tuttavia non perdere di vista il fatto che le pulsioni sadiche, speeic perché attivantesi in diverse zone erogene, costituiseono un fattore oltremodo potente dci conflitti che sì originano in questa fa.sc; l'essenza della posiz.ione depressiva consiste infatti nell'angoseiosa paura del lattante che l'oggetto d'amore possa essere d,nneggiato o distrutto dal sadismo. L'esplicazione dei processi psichid ed emotivi propri del primo anno di vit:l (rru che si riprcsent:mo fino all'età di cinque o sci anni) potrebbe essere sempre posta in termini di lotta tra libido c aggrcssivicl e di conseguimento del successo o meno in tale lotta; l'elaborazione della posizione depressiva richiede che in questa lotta (che si rinnova ad ogni crisi psichica o fisica) l'lo riesca a sviluppue sistemi adeguati per fronteggiare e mitigare le angosce pei'Secutoric e depressive, ossia, in ultima analisi, per ridurre c tenere a freno l'aggressivicl diretta contro gli ogg«ti d'amore. Ho scelto di denominare •posiz.ioni• le "fasi• paranoide c depressiva perché le rispettive categorie di angosce e di difese, put insorgendo c predominando soprattutto nei corrispondenti primissimi stadi dello sviluppo, non cessano di prodursi con il concludersi di tali stadi, ma si presentano e ripresentano nel corso ulteriore del primo anno di età e, in dctenninatc circostanze, anch~ nel successivo corso della vita.
Capitolo 23 Sull'osservazione del comportamento dei bambini nel primo anno di vita •951
Le conclusioni teoriche esposte nello scritto precedente sono dedoue dal materiale emerso nel lavoro di indagine psicoanalitica di bambini piccoli.' Dovremmo attenderci che esse siano dimostrate da osservazioni del comportamento infantile nel primo anno di vita. Questa dimostrazione probatoria ha tuttavia i suoi limiti, poiché i processi inconsci, come sappiamo, si rivelano soltanto in parte nel comportamento - dei lattanti come degli adulti -. Ma, tenendo presente tale restrizione, siamo certo in grado di ottenere dalle osservazioni un'adeguata convalida delle scoperte psicoanalitiche a cui d ha condotto lo studio dei bambini in tenerissima età. Molte particolarità del comportamento del lattante, che in passato sfuggivano alla nostra attenzione o restavano enigmatiche, sono infatti divenute ora più comprensibili e significative grazie alla nostra accresciuta conoscenza dei primi processi inconsci; in altre parole, disponiamo onnai di una più affinata capacità di osservazione in questo specifico campo. Indubbiamente sinmo ostacolati nello studio dei bambini nel primo anno di vit.1 dal fatto che essi ancora non parlano, ma molte caratteristiche del primo sviluppo emotivo si possono cogliere indipendentemente dal linguaggio. Per capire questi bambini occorre, oltre alla maggiore conoscenza a cui si è già accennato, soltanto - ma è indispensabile - una partecipazione. piena, basata sul lasciare entrare il nostro inconscio in uno stretto rapporto con il loro. L'esame del comportamento del lattante, in relazione alle conclusioni 'Ano;he le •n•lisi degli •dulti, se spinte negli str:tti psiehiei più profondi. forniscono convincenti dci proeessi oper:tnti nei primissimi quelli suce=ivi.
m~tcri~le dello s1esso 1ipo e prove st~di dello S\Piluppo non meno che in
Comportarmonto nel primo anno di Yiu
teoriche avanzate nello scritto precedente e altrove, si ridurrà qui a pochi aspetti particolari, Poiché inoltre non prenderò in considerazione le molte varianti degli atteggiamenti fondamentali la descrizione che ne farò sarà necessariamente piuttosto schematica. Infine tutto quanto potrò eventualmente dire a riguardo dello sviluppo ulteriore andrà sempre inteso tenendo presente che su di esso, sin dall'inizio della vita postnatale e ad ogni stadio dello sviluppo, incidono fattori esterni, Anche gli atteggiamenti e il carattere degli adulti, come sappiamo, possono essere influenzati favorevolmente o sfavorevolmente dall'ambiente o dalle circostanze; questo vale in misura molto maggiore per i bambini. Perciò nel riferire a raJe specifico proposito conclusioni tratte dalla mia esperienza psicoanalitica e connesse all'indagine diretta di lattanti, le linee di sviluppo che io indico sono da considerarsi esclusivamente come possibili o, se vogliamo, come probabili. Sintetizzerò ora in breve alcune delle mie conclusioni relative al primo sviluppo emotivo. Il bambino appena nato soffre di angoscia persecutoria suscitata dal processo della nascita e dalla perdita della condizione intrauterina, Un parto prolungato o difficile comporta un'intensificazione di quest'angoscia. Un altro elemento concorrente a questa situazione d'angoscia è l'inesorabile necessità del neonato di adattarsi a condizioni totalmente nuove, Questi sentimenti sono in qualche misura alleviati dalle varie cure che gli si forniscono per procurargli calore, sostegno e benessere, ma soprattutto dal soddisfacimcnto che egli prova nel ricevere il nutrimento e nel succhiare al seno. ~ lecito ritenere che questa serie di esperienze culminanti nel1:1 prima suzione avvii il rapporto con la madre "buona". In qualche modo tali soddisfacimenti vanno anche a compensare la perdita della condizione intrauterina. Dopo la prima esperienza di allattamento, perdere e ricuperare l'oggetto d'amore (il seno buono) diventa una componente essenziale della vita emotiva del lattante. Il rapporto del bambino con il suo primo oggetto, la madre, e quello con il cibo sono sin dal principio intimamente intcrconnessi. Perciò l'osservazione e lo studio dci modelli fondamentali dell'atteggiamento nei confronti del cibo appare essere il metodo migliore per acquisire la conoscenza psicologica dei bambini agli esordi della vita.1 La gamma degli atteggiamenti iniziali nei confronti del cibo si estende dall'apparente assenza di brama all'avidità estrema, Conviene che a questo punto io ricapitoli molto succintamente alcune delle mie conclusioni sull'avidit~ infantile. Nello scritto precedente ho detto che la voracità 'Circa l'importanu fondament:~le delle peculiarid. orali per la formazione del ca· rattcre vedi Abr::~ham (19J4b).
Cyltolo Wlrtllnonlmo
ingorda si produce quando nell'interagire dei moti pulsionali libidici con quelli aggressivi prevalgono questi ultimi. L'avidità può inoltre essere accresciuta dall'angoscia persecutoria, alla quale però si può anche attri~ buire, come ho pure messo in evidenza, l'effetto inverso; cioè le primis~ sime inibizioni del lattante ad alimentarsi. Insomma l'angoscia persecu~ toria in certi casi accresce l'avidità e in altri la inibisce. Poiché l'avidità è insita nei primi desìderi diretti al seno, essa influenza sostanzialmente il rapporto con la madre e le relazioni oggettuali in genere.
Nell'atteggiamento concernente la suzione si possono osservare già nei primissimi giorni di vita varianti considerevoli, varianti che col tempo si fanno più spiccate.l Naturalmente, nel condurre le nostre osservazioni, dobbiamo rivolgere la massima attenzione al modo in cui il lattante è alimentato e accudito dalla madre. Non è raro osservare che un iniziale atteggiamento promettente nei confronti del nutrimento viene completa~ mente guastato da modalità di alimentazione che non si addicono alla cir~ costanza mentre, al contrario, disrurbi della suzione sono a volte ridotti dall'amore e dalla perseverante sollecitudine della madre.~ Alcuni lattanti che, pur nutrendosi a dovere, non appaiono spiccatamente avidi, palesano tuttavia segni inequivocabili di amore e di interesse crescente per b madre, manifestando così, in uno stadio veramente precoce, un atteggiamento che ha in sé alcuni degli clementi costitutivi di una relazione oggettuale. Ho visto bambini di appena tre settimane interrompere di tanto in tanto la suzione per giocare con il seno della madre o per guardarla in viso. Ho anche osservato dei lattanti che, gi~ nel secondo mese, dopo aver preso il latte, se ne stanno svegli in grembo alla madre guar~ dandola, ascoltando la sua voce e reagendo alla voce con particolari espressioni del volto; pareva un tenero colloquio tra madre e figlio. Un comportamento sitfatto sta a indicare che il soddisfacimento è tanto connesso all'oggetto che procura il nutrimento quanto lo è al nutri'Michael Balint (1948) ha rilevato dall'osservazione di cento poppanti in cd. da cinque giorni a ono mesi che il ritmo di suzione varia da un lattan1e all"altro, e che ciascun bambino ha uno o più ritmi che gli sono propri. 'Non dobbiamo tuttavia dimenticare che per quanto importanti siano queste prime inftuem:e sull'atteggiamento dd latunte ciò che incide sostam:i:almente $11110 sviluppo del bambino è l'impatto dell'ambiente in ogni singolo sudio rucceuivo. 11 buon effetto del primissimo allevamento può infatti essere :annullato in una certa quale misura da $11CCessive esperienze dannose, così come disturbi originatisi agli esordi della vita possono essere ridotti da successive inftucnze benefiche. Non dobbiamo però neppure dimenticare che ceni bambini sopportano condizioni esterne non soddishcenti senza grave nocumento per il loro carattere c per la loro stabilit~ psichica, mentre in :altri, nonost:an1e la presenza di circostanze ambientali bvorevo!i, insorgono c penistono disturbi gravi.
eo~Miprlmo.-o:llvlt•
mento in sé. Questi chiari segni di relazione oggettuale associata al pia~ cere del nutrimento, e in uno stadio precoce, costituiscono a mio giudizio auspici promettenti per le future relazioni con le persone e per lo sviluppo affettivo nel suo complesso. Possiamo desumerne che in questi bambini l'angoscia non è eccessiva in rappono alla forza dell'Io; che l'Io, cioè, è già in una cena misura capace di sopponare e di fronteggiare la frustrazione e l'angoscia. Ciò ci induce contemporaneamente a pensare che l'innata capacità di amore che si manifesta in una relazione oggettuale precoce può esprimersi liberamente solo in quanto l'angoscia non è eccessiva. In questa prospettiva è interessante prendere in considerazione il comportamento di alcuni neonati definiti da Merell Middlemore (1941) "poppanti che si soddisfacevano pigramente"'. L'autrice precisa cosl il loro comportamento; uln essi il riflesso suzionale (rucking refter) non si attivava istantaneamente sicché ~::rano liberi da urgenze nell'attaccarsi al seno e la poppata stessa era compiuta in modo particolare."' Questi lattanti, che poppavano regolarmente già al quarto giorno, si attaccavano al seno molto dolcemente. " ... [nel poppare) pareva che piacesse loro leccare e tenere in bocca il capezzolo almeno quanto succhiare [il latte]. Una conseguenza interessante di questa prima distribuzione del senso di piacere era l'acquisizione dell'abitudine al gioco. Uno di questi bambini 'pigri, sonnacchiosi', cominciava ogni poppata giocando con il capezzolo prima di passare a succhiare. Nel corso della terza settimana la madre trovò il modo di far sì che il C011$1leto gioco fosse spostato alla fine della poppata, e le cose continuarono cosi per tutti i successivi dieci mesi di allattamento al seno, con grande delizia della madre e del bambino." Il fatto che i "poppanti che si soddisfacevano pigramente" continuarono a nutrirsi a dovere e mantennero l'abitudine di giocare col seno mi induce a ritenere che per essi il rapporto con il primo oggetto (il seno) era sin dall'inizio altrettanto impanante che il soddisfacimento tratto dalla suzione e dal nutrimento. Si potrebbe andare ancora oltre nelle nostre considerazioni e ritenere che, se in ceni bambini il riflesso suzionale (rucking refter) non si attiva istantaneamente, ciò può dipendere da fattori somatici ma vi sono buone ragioni per credere che possa anche dipendere da_ processi psichici. lo sarei dell'opinione che attaccarsi con dolcezza al seno prima di godere della suzione può anche essere detcnninato in qualche misura dall'angoscia. Nello scritto precedente ho esposto la tesi che i disturbi di alimentazione che insorgono agli esordi della vita sono in suetto rappono con l'angoscia persecutoria. Gli impulsi aggressivi del lamntC nei" cOnfronti del seno tendono a far sl che nella sua fantasia esso si uasrorini in un oggetto vampircsco o divoratore, e l'angoscia connessa a questa fantasia può inibire l'avidità e. quindi il desiderio di succhiare. Direi pC:rciò
C.pltolo Wl'llltrMohno
che il "poppante che sì soddisfa pigramente" fa fronte a tale angoscia tenendo a freno il desiderio di succhiare finché non ha stabilito un rappono libidico sicuro con il seno leccando e tenendo in bocca delicatamente il capezzolo. Ne conseguirebbe che vi sono lattanti che cercano sin dagli inizi della vita postnatalc di contrastare l'angoscia pcrsccutoria connessa al seno "cattivo" istituendo con il seno un rappono "buono". Questi bambini, che in uno stadio tanto precoce sono già capaci dì avere particolari premure per l'oggetto, mostrano di possedere, come ho accennato più sopra, una fone capacità di amore. Prendiamo ora in considerazione un'altra categoria di lattanti di cui ha riferito la Middlemore. Essa ha osservato che di sette "poppanti che si soddisfacevano attivamente" quattro mordevano il capezzolo e che questi quattro "non mordevano il capezzolo per cercare di averne una presa duratura e più salda; per i due che lo mordevano di più, il seno era {anzi] prontamente disponibile". Inoltre, "i poppanti attivi che mordevano il capezzolo, il più delle volte parevano trarre piacere dal farlo; il loro mordere era molto pacato e del tutto diverso dal difficoltoso, agitato e continuo movimento delle mascelle dei lattanti insoddisfatti ... " 5 Le prime manifestazioni di piacere nel mordere indicate dalla Middlemore possono indurci a pensare che in tali bambini gli impulsi distruttivi non erano soggetti a freni e che pertanto l'avidità e il desiderio libidico dì succhiare operavano in tutto il loro vigore cd erano liberamente soddisfatti. Anche questi bambini, invece, non erano poi così liberi da restrizioni psichiche come potrebbe sembrare; per esempio tre Ili essi "rifiutavano talvolta le loro prime poppate della giornata dibattendosi e strìllando. In certe occasioni strillavano appena li si metteva, anche molto delicatllmente, a contatto con il capezzolo, e nel contempo accadeva loro di evacuare; ma a una poppata successiva si mettevano a succhiare accanitamente", Ciò, a mio giudizio, sta a indicare che mentre in certi casi, come nei "poppanti che si soddisfano pigramente", l'avidità è tenuta a freno dall'angoscia, in altri ne è rafforzata. La Middlemore ha riferito che dei sette "poppanti che si soddisfacevano attivamente" da lei osservati sci erano trattati dalle madri con molta dolcezza; nei casi però in cui si verificavano rifiuti di poppare, in certe madri insorgeva l'angoscia e ciò le rendeva impazienti e poco tolleranti. Rkorderò che atteggiamenti del genere accrescono a loro volta l'angoscia del bambino sicché si istituisce un circolo vizioso. 'Mcrcll Middlemore h941) dice che gli impulsi a mordere eostituiscono una componente del comportamento aggressivo del lattante nei riguardi dd e:apazolo molto tempo prima che abbia luogo b dentizione c che essi sussistono anche quando il poppante stringe con fotta il seno tra le gengive solo di rado, Al proposito eita anche \Valler (19u) ~che pula di poppanti eccitati che mordono furio~menre il seno e vi si attaccano con una energia dolorota [per la madre]•.
Comporta- noi priiiMI ......, di
'llho
Nel caso dei "poppanti che si soddisfano pigramente", se, come ho ipotizzato, il rapporto con il primo oggetto serve a contrastare l'angoscia, ogni disturbo nella relazione con la madre è destinato a suscitare angoscia e può provocare disturbi gravi nell'assunzione del nutrimento. L'atteggiamento della madre sembra avere minor peso nel caso dei "poppanti che si soddisfano attivamente"; in effetti anche per essi compona dei rischi. A mio modo di vedere nel caso di questi lattanti il pericolo non sta tanto nella possibile insorgenza di disrurbi dell'alimentazione (benché si verifichino inibizioni all'alimentazione anche in bambini molto avidi) quanto nella possibile menomazione dello sviluppo della relaz.ione oggettuale. Insomma è di grandissima importanza per rutti i tipi di bambini che la madre li accudisca con comprensione e con perseverante sollecitudine. La nostra maggiore conoscenza della vita emotiva del bambino molto piccolo ce lo ha reso ben chiaro. Come ho messo in evidenza altrove: "Il fatto che un buon rapporto con la madre c con il mondo esterno aiuti il bambino a superare le sue prime angosce paranoidi proietta una lua: nuova sull'importanza delle sue primissime esperienze. Fin dal suo avvento l'analisi ha messo sempre in particolare rilievo l'importanza delle prime esperienze infantili, ma a me pare che solo da quando ne sappiamo di più sulla natura e sui contenuti delle prime angosce_. nonché sul costante interagire dei vissuti reali con la vita di fantasia, siamo completamente in grado di capire perché il fattore esterno sia tanto importante. " 6 Dunque l'atteggiamento materno può ridurre o, al contrario, accrescere le angosce pcrsecutorie e depressive sin dal primissimo stadio dello sviluppo; e la misura in cui nell'inconscio del bambino prevarranno figure persecutorie o protettrici è fortemente influenzata dalle sue esperienze reali, inizialmente con la madre, ma ben presto anche con il padre e altri membri della famiglia. l·
Lo stretto legame tra il lattante e sua madre si incentra sul rapporto con il seno. Sebbene il neonato reagisca fin dai primissimi giorni di vita ad altri aspetti della madre - la voce, i lineamenti del viso, il tocco delle mani -, le esperienze fondamentali di contentezza e di amore, o di frustrazione e di odio, resteranno incstricabilmente connesse al seno. Il primo legame con la madre, che diventerà ancora più forte quando il seno sarà stabilito saldamente nel mondo interiore, influenzerà radicalmente le successive relazioni, in primo luogo quella con il padre; è su tale legame n. 1~Vcdi "~ntributo 3lla J)$ieogcnesi degli stati JNniaco-dcprcssivi• (19JS) p. Jll
Ctpltolo nn11.......rmo
che poggia la capacità di istituire un attaccamento profondo e tenace con qualsiasi persona. Nei bambini allattati artificialmente anche il poppatoio può fungere da seno se è somministrato in condizioni analoghe a quelle dell'allatta• mento naturale, vale a dire se durante la poppata sussiste uno stretto contatto fisico con la madre e se il bambino è tenuto e imboccato amore· volmente. In tali condizioni è possibile che il lattante stabilisca dentro di sé l'oggetto sentito come fonte primaria di ogni bontà; che egli senta cioè di assumere dentro di sé il seno .. buono", e che perciò si attui in lui il processo su cui poggia l'istiruirsi del saldo rapporto con la madre. Pare tuttavia che l'introiezione del seno buono (della madre buona) sia sotto certi aspetti diversa per i bambini allattati al seno e per quelli che non lo sono. Ma va oltre l'ambito di questo scritto dilungarsi a trattare di tali aspetti diversi e del loro effetto sulla vita psichica. (Nota l.) Nel mettere in rilievo certe primissime relazioni oggettuali ho fatto riferimento a bambini che pur nutrendosi a dovere non mostrano ecces· siva aviditt Ma anche bambini molto avidi possono mostrare segni pre· coci di interesse per una qualche persona, un interesse però che si rivela molto somigliante al loro atteggiamento bramoso nei riguardi del nutri· mento. Per esempio, essi mostrano un bisogno appassionato della presenza di una persona, ma è un bisogno che sembra perlopiù riguardare meno la persona che la sua sollecitudine. Questi bambini non sopportano di essere lasciati soli c sembrano richiedere di essere continuamente soddisfatti, o dal nutrimento o dalle premure, Ciò sta a indicare che l'avidità è ralfor· zata dall'angoscia, ed è segno di fallimento sia nello stabilire saldamente l'oggetto interno nel mondo interiore sia nel consolidare la fiducia nella madre in quanto oggetto esterno buono. Questo fallimento può compor· tare successivi disturbi, come, per esempio, il bisogno avido e affannoso di compagnia, al quale si accompagna spesso la pltUra della solitudine, e conseguentemente relazioni oggettuali instabili e provvisorie che po. tremmo definire casuali e indiscriminate, 4·
Passiamo ora ai lattanti che non si alimentano a dovere. Un'assun· zione molto lenta del nutrimento è segno di mancanza di piacere ossia di soddisfacimento libidico; se insieme a questo si rileva un interesse precoce considerevole per la madre o altre persone, si deve pensare che le relazioni oggettuali sono utilizzate per eludere l'angoscia persccutoria collegata al nutrimento. Questi bambini possono certo giungere ad avere buone relazioni con le persone, ma l'angoscia eccessiva insita nel loro atteggiamento nei confronti del nutrimento costituirà sempre un pericolo
Comporta!I!MitO
nel primo .,..... oli '1111
per Ja stabilità emotiva, Uno dei disturbi che possono insorgere più tardi è l'inibizione ad assumere in forma sublimata il nutrimento, cioè un disturbo dello sviluppo intellettivo. L'energico rifiuto di alimentarsi è chiaramente ,(a paragone del nutrirsi lentamente) un segno di disturbo grave; cionondimeno accade che in certi bambini il disturbo si riduce quando si introducono novità nell'alimentazione, per esempio quando si sostituisce il poppatoio al seno o si somministra cibo solido invece che liquido, Se, oltre alla mancanza di piacere nel nutrirsi o al rifiuto di alimentarsi, vi è anche una carenza di sviluppo di relazioni oggcttuali, è segno che i meccanismi schizo-paranoidi -i quali si trovano al culmine nei primi tre o quattro mesi di vita - operano in misura esorbitante oppure che l'Io non è in grado di affrontarli adeguatamente, Ciò vuoi dire che le pulsioni distruttive e l'angoscia persecutoria sono predominanti, le difese dell'lo inadeguate e l'attenuazione dell'angoscia insufficiente. La carenza di sviluppo di relazioni oggettuali può essere tipica anche di una categoria del tutto diversa di lattanti, quelli per così dire superavidi. Per loro il nutrirsi in sé e per sé costituisce pressoché l'unica fonte di soddisfacimento sicché non manifestano che uno scarsissimo interesse per le persone. Anche in questi bambini, direi, non ha luogo una valida elaborazione della posizione schizo-paranoide.
,. Gli atteggiamenti dci lattanti nei confronti della frustrazione sono rivelatori degli stati e processi psichici da me illustrati teoricamente, Alcuni lattanti, che pure normalmente si nutrono a dovere, possono rifiutare di alimentarsi, o manifestare alui segni di disturbo nella relazione con la madre quando la poppata viene ritardata. I lattanti che dimostrano piacere nell'alimentarsi e amore per la madre sopportano invece le frustrazioni in fatto di nutrimento più facilmente, mentre il conseguente disturbo della relazione con la madre è meno rilevante e i suoi effetti non durano a lungo. Ciò sta a indicare che la fiducia nella madre e l'amore per lei sono ormai abbastanza consolidati. Questi atteggiamenti principali nei confronti della frustrazione incidono anche nel modo in cui lattanti anche molto piccoli reagiscono all'allattamento anificiale (integrativo o sostitutivo di quello naturale). Alcuni di essi provano un forte senso di risentimento quando viene loro dato per la prima volta il poppatoio; avvertono il fatto come una perdita dell'oggetto buono primario e come una privazione infena dalla madre "attiva". I sentimenti relativi non si esprimono necessariamente nel rifiuto della nuova fonria di alimentazione, ma le angosce persecutorie e la
Cop110lo'lell1hnnlmo
sfiducia attivate da questa esperienza possono disturbare la relazione con la madre e quindi incrementare angosce fobiche, tipo la paura degli estranei (nello stadio precoce in cui si trovano, il nutrimento nuovo è in un certo senso un estraneo). Può anche accadere che in seguito compaiano disturbi di alimentazione o che l'assunzione in forma sublimata del nutrimento, cioè lo sviluppo intellettivo, sia ostacolata. Altri bambini accettano invece la nuova forma di alimentazione con minore risentimento. Oò sta a indicare un'effettiva maggiore tolleranza della privazione -del tutto diversa dall'apparente soggiacere ad essa -dovuta a una relazione più salda con la madre, a una relazione che appunto mette in grado il bambino di entrare in rapporto con un nutrimento (e un oggetto) nuovo conservando al tempo stesso l'amore per la madre. L'esempio che segue illustra come un lattante accolse poppate con il biberon sussidiarie dell'allattamento al seno. La piccola A 1 era una buona poppatrice (ma non eccessivamente avida) e aveva presentato ben presto quelle manifestazioni di sviluppo di relazioni oggettuali che ho descritte più sopra. l buoni rapporti con H seno e con la madre si palesavano nel modo placido in cui assumeva il nutrimento, nell'evidente piacere che ne traeva, nell'interrompere di tanto in tanto la poppata, quando aveva ancora poche settimane, per guardare il viso o il seno della madre e, un po' più tardi, addirittura nel rivolgere un'amichevole attenzione ad altri familiari mentre poppava. Nel corso della sesta settimana, poiché il latte della madre non era sufficiente, la poppata serale al seno dovette essere integrata con il poppatoio. All'inizio la cosa fu accolta senza difficoltà. Nella decima settimana per due sere la bimba mostrò una certa avversione a passare dal seno al poppatoio ma ad ogni modo portò a termine le poppate; alla tena sera, però, rifiutò assolutamente il poppatoio. Dato che in quei giorni non parevano esservi in lei disturbi di alcun genere, né fisici né psichici, e che il sonno e l'appetito erano normali, la madre non volle fonarla e, finita la poppata al seno, la mise nella culla pensando che si sarebbe addormentata. Ma la bambina si mise a strillare dalla fame sicché la madre, senza riprenderla in braccio, le dette il poppatoio, che fu avidamente vuotato. La stessa cosa accadde nelle sere successive; mentre era in grembo alla madre la bambina rifiutava di passare al poppatoio, nrettendosi invece immediatamente a succhiarlo quando era posta nella culla, Qualche giorno dopo la piccola cambiò atteggiamento: accettò il poppatoio mentre era ancora in braccio alla madre e si mise subito a succhiare. Quando poi furono introdotte nuove poppate con il biberon non sorse più alcun problema. 1 [l bambini di questo c dci successivi esempi rifcrili nello scritto sono contraddi· stinti dall'autrice con lctteu conscc:ulive dell'alfabeto.]
tompot,.rnento rwl primo •nno di .,lto
Ritengo che in questo caso l'angoscia depressiva era andata via via aumentando sicché a un certo punto aveva prodotto la reazione di rifiuto del poppatoio somministrato a completamento della poppata al seno. Tutto ciò starebbe a indicare un esordio relativamente precoce dell'angoscia depressiva, 8 che però è coerente con il fatto che nella piccola A la relazione con la madre si era sviluppata molto presto e in misura spiccata; mutamenti in tale relazione, del resto, erano apparsi chiaramente visibili nel breve periodo antecedente il rifiuto del poppatoio. Ne concluderei che, a causa dell'accrescersi dell'angoscia depressiva, il contatto con il seno materno e il suo odore acuivano sia il desiderio di alimentarsi al seno sia la frustrazione causata dal fatto che a un certo punto il seno non dava più latte. Quando A era nella culla accettava il poppatoio perché, secondo me, in tale situazione il nuovo nutrimento era qualcosa di distinto e separato dal seno ardentemente desiderato che, al momento in cui era vuoto, si trasformava in seno frustrante e danneggiato. In tal modo la piccola poteva conservare con la madre la relazione altrimenti menomata dall'o
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si metteva a piangere senza motivo apparente. A mio parere vi sono fondate ragioni per pensare che la stessa angoscia, che era all'origine del comportamento durante il giorno, fosse anche la causa del sonno distur· bato. La mia opinione è che, poiché la madre non era andata da lei quando la bambina l'aveva desiderata ardentemente, nella sua psiche si era trasfor· mata nella madre cattiva (persecutriee), e che per questa ragione le acca· deva di non riconoscerla e di esserne spaventata. Analogamente significativo è quest'altro caso. Una lattante di dodici settimane, C, un giorno era stata messa a donnire in giardino. Svegliatasi, si mise a piangere cercando la madre, ma il suo pianto non fu udito perché soffiava un forte vento. Quando la madre finalmente arrivò, la bambina, che aveva evidentemente pianto per un bel pezzo, aveva il viso tutto irrorato di lacrime e quello che era il suo usuale piagnucolio si era tra· sfonnato in uno sfrenato strillare. La madre la ponò in casa ancora urlante e tentò di calmarla, ma i suoi sforzi non approdarono a nulla. Alla fine, benché mancasse ancora un'ora al momento in cui dovev:1 darle la poppata, ricorse al sistema di offrirle il seno, un sistema che non era mai fallito in precedenti occasioni nelle quali la bambina si era mo· strata estremamente agitata (ma nelle quali però non aveva mai strillato cosl violentemente e con tanta insistenza). La bambina si attaccò al seno e cominciò a succhiare gagliardamente, ma dopo pochi istanti di distaccò dal seno, riprese a strillare e continuò a farlo finché non si mise le dita in bocca e cominciò a succhiarle. Usava spesso succhiarsi le dita, e in pa· recchie occasioni al momento in cui le era stato presentato il seno si era messe in bocca le dita. Di solito, in tali occasioni, la madre doveva to• glierle con dolcezza le dita di bocca e sosrituirle con il capezzolo, dopo· diché la piccola iniziava ad assun1ere il latte. Questa volta, però, tornò a rifiutare il seno e continuò a strillare clamorosamente. Solo dopo un po' riprese a succhiarsi le dita. La madre le consentì di succhìarle per alcuni minuti e intanto la cullò e blandì finché la piccola non si calmò, si attaccò al seno e succhiò fino ad addormentarsi. Pare chiaro che anche in questo caso - e per le stesse ragioni che abbiamo rilevate nel caso precedente la madre (e il seno) si era trasfonnata in oggetto cattivo e persecutore, sicché il seno non poteva essere accettato. Dopo il primo sforzo di SUC· chiare, la piccola C send di non poter ristabilire il rapporto con il seno buono; ricoise quindi alla suzione delle dita, cioè all'autoerotismo (Freud). Vorrei precisare, però, che in questo caso il ritrarsi narcisistico era deter· minato dal disturbo della relazione con la madre, e che la piccola rifiutò di rinunciare alla suzione delle dita perché per lei queste erano più fide del seno. Succhiandole ella ristabiliva il rappono con il seno interno, riconquistando cosi una sicurezza sufficiente per ricreare la relazione
Comportamento 1111 primo .,...., eli ..tt.
buona con il seno e con la madre esterni.' I due ultimi casi ci fanno inoltre capire meglio, a mio parere', i meccanismi delle prime fobie, come per esempio la paura dell'assenza della madre. 10 La mia opinione è che le fobie dei primi mesi di vita sono causate dall'angoscia persecutoria che disturba la relazione con la madre sia ìnteriorizzata che estema.l 1 La differenziazione tra madre buona e cattiva e l'intensa angoscia (fobica) connessa alla madre cattiva sono ulterionncnte illustrate dal caso seguente. Un bambino di dieci mesi, D, era alla finestra, tenuto in braccio dalla nonna, e guardava in strada con grande interesse. A un ceno punto, guardandosi intorno, vide inattesamente molto vicino a lui il volto sconosciuto di un estraneo, una vecchia signora appena arrivata in visita e che era rimasta in piedi accanto alla nonna. Il bimbo fu colto da una crisi d'angoscia, che si placò solo quando la nonna lo portò in un'altra stanza. La mia conclusione al riguardo è che sul momento il piccolo aveva avuto la sensazione che la nonna "buona n era scomparsa e che l'estranea lì presente rappresentava la nonna "cattiva (una differenziazione basata sulla scissione della madre in oggetto buono e oggetto cattivo). Più avanti tornerò su questo caso. La mia spiegazione delle angosce primitive illumina più chiaramente la questione della fobia degli estranei (Freud). A mio .modo di vedere questa fobia è effetto dello spostamento su estranei di quell'aspetto persecutore della madre (o del padre), che in gran parte è frutto dei moti pulsionali distruttivi nei confronti della madre (o del padre). H
6.
I tipi di disturbo della relazione infantile con la madre da me descritti si possono osservare già nei primi tre o quattro mesi di vita. Se tali
disturbi appaiono molto frequentemente e perdurano a lungo è segno che la posizione schizo-paranoide non è fronteggiata efficacemente. Una persistente mancanza di interesse alla madre già in questo primo stadio, alla quale si aggiunga un po' più tardi indifferenza per le persone e per i balocchi, costituisce un atteggiamento che sta a indicare un tipo di disturbo ancora più grave. Un atteggiamento del genere si può osservare anche in lattanti che non hanno difficoltà ad alimentarsi a dovere. Bambini con un siffatto atteggiamento, che si nutrono debitamente, che non piangono molto, possono apparire, a un osservatore superficiale, soddisfatti 'Vcd~ ~l riguardo, i1 capitolo" Auto-Etotism, Nardssism and the Earlicst Relation5 to ObieetsN in HeimaM (195~a}. "Vedi Freud (19zsb,pp.190 e 313-15). "Vedi i miei scritti ~Sulla teoria dell'angoscia e del senso di colpa (1948) e "Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino nella prima infanz.iaN h95z). N
C.pllolo wnlllf'RIImo
e "buoni". Da analisi di adulti e di bambini, dei cui gravi disturbi ho potuto rintracciare la storia sino all'epoca dell'allattamento, ho tratto la conclusione che molti di questi bambini sono in realtà psichicamente infenni e che del loro distacco dal mondo estemo sono responsabili l'angoscia persecutoria intensa e l'impiego smodato di meccanismi schizoidi. Di conseguenza l'angoscia depressiva non può essere superata con successo, la capacità di amare e le relaziorù oggetruali, al pari della vita di fantasia, sono inibite, e il processo di formazione dei simboli è impedito; il risultato è l'irùbizione di ogni sorta di interessi e delle sublimazioni. L'atteggiamento anzidetto, che si potrebbe defirùre apatico, è ben diverso dal comportamento del lattante effettivamente soddisfatto che di solito se ne sta tranquillo e contento anche da solo benché a volte pretenda attenzione, pianga se si sente frustrato e manifesti in vari modi interesse per le persone e piacere per essere in loro compagnia. In questo caso il comportamento indica un senso di sicurezza per quanto riguarda gli oggetti interni ed esterni; il lattante può sopportare senza angoscia l'assenza temporanea della madre perché la madre buona è insediata nella suo. psiche in modo abbastanza snido. 7· In altri scritti ho trattato della posizione depressiva sotto vari riguardi. Vorrei ora prendere in considerazione l'effetto dell'angoscia depressiva soprattutto sotto il riguardo della sua connessione con le fobie; nei paragrafi precedenti ho parlato delle fobie connettendole soltanto all'angoscia pcrsecutoria e ho illustrato l'argomento con alcuni esempi. Ho riferito, in proposito, il caso della piccola di cinque mesi, B, c ho detto che era spaventata dalla madre che nella sua psiche si era trasfonnata da buona in cattiva e che l'angoscia pcrsccutoria connessa alla madre cattiva era altresì all'origine del suo sonno disturbato, Preciserei ora che il disturbo della relazione con la madre era caus:uo anche dall'angoscia depressiva. Il fatto che la madre non arrivasse (non tornasse) fece emergere l'angoscia di aver perduto la madre buona perché la bramosia e gli impulsi aggressivi l'avevano distrutta; l'angoscia depressiva era dunque strettamente legata alla paura di persecuzione per il fatto che la madre buona si cm mutata in cattiva. · Che l'assenza della madre susciti anche l'angoscia depressiva lo illu~ strerò ora con un altro esempio, un esempio in cui l'assenza si configura in una forma molto particolare e che riguarda di nuovo la piccola C ma in circostanze diverse da quelle riferite nel paragrafo 5· Già da quando aveva sci o sette settimane la piccola C si era abituata al fatto che la ma-
Comport•,.niO !lei primo •nno di 'lltol
dre, tenendola in grembo durante l'ora che precedeva la poppata della sera, giocava con lei, Una sera, quando ormai la bambina aveva cinque mesi e una settimana, la madre ebbe delle visite e fu troppo occupata per giocare con la bambina, che ad ogni modo ricevette una quantità di atten· zioni da parte dei familiari e degli ospiti. La madre le dette poi la con· sucta poppata, la mise a letto come al solito e la bambina si addormentò quasi subito. Ma due ore dopo si svegliò e si mise a piangere insistente· mente; rifiutò il latte (che a ques['epoca di tanto in tanto le veniva somministrato supplementarmente con il cucchiaio e che lei nom1almente accettava) e continuò a piangere. La madre rinunciò al tentativo di quie· carla dandole il latte con il cucchiaio, se la pose in grembo e la bambina vi rimase paga e contenta giocando per un'ora con le dita della madre; trascorso questo tempo la madre le dette la consueta poppata della notte e subito dopo la piccola si addormentò. Il disturbo del sonno così come si era manifestato quella sera era del tutto insolito; era già accaduto in altre occasioni che si fosse svegliata dopo la poppata serale, ma solo una volta, e perdipiù mentre era ammalata (circa due mesi prima), si era messa anche a piangere. Questa volta, eccetto il mancato gioco con la madre, non c'era stato nessun turbamento della normale routine che potesse dar ragione del perché la bambina si fosse svegliata e si fosse anche messa a piangere. Non aveva dato segno né di aver fame né di avere qualche malessere, durante tutta la giornata era stata tranquil\a e soddisfatta e successivamente all'episodio dormì uanquil!amentc tutta la notte, La mia opinione è che il pianto della bambina fosse stato causato ap· punto d:1.l fatto che le era mancato il consueto gioco in grembo alla madre. C aveY:J. una relazione molto intensa con la madre e traeva sempre un grande piacere da quella particolare ora di gioco. In tutti gli altri pe· riodi di veglia della giornata se ne stava tranquilla e paga di sé ma all'ap· prossimarsi di quella particolare ora diventava irrequieta; era evidente che aspettava che la madre la prendesse in grembo e giocasse con lei fino alla poppata serale, Il fatto che la causa del disturbo del sonno risie· desse nel non aver avuto questo particolare soddisfacimento ci induce a ulteriori considerazioni. Dobbiamo cioè pensare che la bambina conser· vava permanentemente il ricordo dell'esperienza di quel piacere specifico a quella determinata ora; che l'ora di gioco non solo costituiva per lei un autentico soddisfacimento di desideri libidici ma che era anche una prova della relazione amorevole con la madre, vale a dire, in ultima analisi, del possesso sicuro della madre buona, c che era questo, strettamente vinco· lato al ricordo dell'ora di gioco, a darle il senso di sicurezza che le per· metteva di addormentarsi e di avere un sonno indisturbato. La notte dell'episodio riferito, però, il suo sonno era stato disturbato non solo perché le era mancato il soddisfacimento Jibidico anzidetto ma anche perché la
Capitolo ftlltltrwllmo
frustrazione aveva attivato in lei le due forme dì angoscia: l'angoscia depressiva attinente alla paura della perdita della madre buona per via dei suoi impulsi aggressivi, con il conseguente senso di colpa,12 e l'angoscia persccutoria attinente alla paura della madre uasfonnatasi in madre cattiva e persccutrice. Anche questo esempio confermerebbe la mia conclusione di carattere generale che dai tre o quattro mesi di età in poi aJia base delle fobie vi sono enl:hmbe le forme di angoscia. Verso la metà del primo anno si possono osservare nei lattanti alcuni importanti cambiamenti (il cui inizio si è prodotto in effetti un po' prima e il cui sviluppo è avvenuto gradualmente) che sono strettamente connessi alla posizione depressiva. Ora, nello stadio della posizione depressiva, l'angoscia pcrsecutoria e quella depressiva si manifestano in modi nuovi e in forme diverse, per esempio in acuta irritabilità, in un più grande bisogno di premure o, al conl:hrio, in temporanei rifiuti della madre, in accessi improvvisi di collera, in una maggiore paura degli estranei, nel singhiozzare durante il sonno o nello svegliarsi all'improvviso piangendo e manifestando chiaramente paura o disperazione. In questo stadio l'espressività del viso diventa molto più ricca: la maggiore capacità percettiva, il più forte interesse alle persone e alle cose e la più pronta reazione ai contatti personali appaiono riflessi nelle espressioni del bambino. D'altro canto anche le manifestazioni di tristezza e di sofferenza si fanno più intense e, persino se fugaci, concorrono a rendere il volto del bambino più capace di esprimere emozioni sia più profonde sia più varie. 8.
La posizione depressiva giunge all'acme all'epoca dello svezzamento. Proprio quando il progredire dell'integrazione e dei processi di sintesi concernenti l'oggetto generano sentimenti depressivi, questi sentimenti vengono a essere· intensificati dall'esperienza dello svczzamento.ll Prima "In bambini un po' più cresciuti non i: raro osservare che hanno un sonno distur· ba1o nel caso siano stati messi a donnìre senza ricevere le consuete manifestazioni d'atfçuo da loro attese. Questo accresciuto bisogno d·amore al momento del distacco i: connesso al senso dì colpa e al desiderio di sentirsi ~rdonarl c riconciliati c:on la madre. "Già nel 1915, nd suo Prychology of t h~ lnfiJTif, Bernfeld ;rrivò ~ll'imponantc conclu~ionc. che aDo svcu.amcnto sono c:ollegati sentimenti depressivi. Nel libro de:
di quest'evento il lattante aveva già vissuto esperienze di perdita, come per esempio quando non aveva visto ricomparire immediatamente il seno (o il poppatoio) ardentemente desiderato ed era insorto in lui il sentimento che non sarebbe tornato mai più. Ma la perdita del seno (o del poppatoio) all'epoca dello svezzamento è avvertita in modo ben diverso. 11 piccolo sente questa perdita del primo oggetto d'amore come una confenna di tutte le sue angosce di carattere persecutorio e depressivo. (Nota Il.) L'esempio seguente varrà da illustrazione. Il piccolo E, dopo aver avuto l'ultima poppata al seno a nove mesi, non aveva mostrato alcun disturbo particolare nel suo atteggiamento nei riguardi dell'alimentazione. A quell'epoca aveva già accettato alui alimenti e successivamente all'ultima poppata aveva continuato a crescere florido. Aveva però manifestato qualche reazione sintomatica, come un bisogno più intenso della presenza della madre e in genere di premure e compagnia. Una notte, una settimana dopo l'ultima poppata, cominciò a singhiozzare nel sonno; poi si svegliò in preda all'angoscia e alla disperazione e non ci fu modo di confortarlo finché la madre non si risolse a !asciarlo succhiare al seno ancora una volta. Il piccolo succhiò prima l'uno e poi l'altro seno all'incirca per il periodo di tempo che in precedenza era stato consueto e, benché ovviamente di latte ne avesse trovato ben poco, parve del rutto soddisfatto e si riaddonnentò felicemente. Dopo quest'esperienza le manifestazioni sintomatiche descritte prima si ridussero considerevolmente. Ciò dimosuerebbe che l'angoscia depressiva collegata alla perdita dell'oggetto buono, il seno, era stata placata dalla sua concreta ricomparsa. Allo svezzamento alcuni bambini reagiscono con un minore appetito, altri con una maggiore avidità, e altri ancora ora nell'uno ora nell'altro modo. Questi e vari altri atteggiamenti possono presentarsi in qualunque fase dello svezzamento. Vi sono bambini che mostrano di trarre molto più piacere dal nutrirsi al poppatoio di quanto ne traessero dall'allattamento al seno anche se per loro questo allattamento era stato del tutto soddisfacente; vi sono bambini il cui appetito migliora molto allorché cominciano a essere nutriti con alimenti solidi, mentre ve ne sono altri nei quali a questo punto insorgono disturbi di alimentazione che persiste''"~"''·'' '"' lld
ranno in una forma o nell'altra durante rutti i primi anni dell'infanzia,l4 Molti bambini accettano solo cibi solidi che hanno determinati sapori o una determinata consistenza e rifiutano tutti gli altri, Nelle analisi di bambini veniamo a sapere molto sulle cause prime di queste "ubbie~ e ci rendiamo conto che esse hanno le loro radici più profonde nelle angosce attinenti alla primissima relazione con la madre. Ne darò un'illustrazione esemplificativa citando quanto mi è stato riferito sul componamento di una bambina, F, -che ora ha sei anni- la quale era stata allattata al seno ma alla quale erano state somministrate fin dal principio anche poppate con il biberon. Il comportamento specifico è il seguente. A circa cinque mesi si iniziò a darle cibi solidi, come passati di verdure, ma essa li rifiutava furiosamente quando era la madre ad alimentarla mentre li accettava con tutta tranquillità quando la imboccava il padre, Occorscro una quindicina di giorni prima che li accettasse anche dalla madre. Attualmente F ha buone relazioni sia con i genitori che con il fratello, ma soffre costantemente di scarso appetito. Ebbene, se ricordiamo il caso della piccola A e il modo in cui accolse le poppate integrative con il biberon, ci risulta chiaro perché anche la piccola F, a cinque mesi, ebbe bisogno che trascorresse un po' di tempo prima di adattarsi a prendere dalla madre il nuovo nutrimento. In tutto questo scritto ho cercato di rendere chiaro che l'atteggiamento nei riguardi del nutrimento è fondamentalmente vincolato alla relazione con la madre e che coinvolge l'intera vita emotiva del bambino nella primissima infanzia. L'esperienza dello svezzamcnto suscita nel bambino le angosce più profonde, e l'Io, ormai più integrato, sviluppa difese vigorose contro di esse; così sia le angosce sia le difese entrano a far parte degli atteggiamenti del bambino nei riguardi dell'alimentazione. Qui devo )imitarmi a trattare piuttosto sommariamente dei cambiamenti di atteggiamento verso il nutrimento che si producono all'epoca dello svczzamcnto. All'origine di molte difficoltà ad assumere alimenti nuovi vi è la paura persecutoria di essere divorati c avvelenati dal seno cattivo della madre, una paura che è conseguenza delle fantasie del lattante di divorare e avvelenare il seno.15 All'angoscia persccutoria si aggiunge, in uno stadio un "SU$:1tt ls3;es h9H) ha fornito alcuni esempi di siffatti disturbi di alimentnione e li ha illust!'llti sotto l'aspetto della loro connessione con angosce originate dal sadi· smo o!'ll!e. Altre intefCSS3nti osservuioni al riguardo si trovano in Winnicott (19)1). "Ho detto gi:l. molto tempo fa che le fantasie del bambino piccolo di aggredire il corpo materno con escrementi velenosi (o che sc:oppUno e bruciano) sono tl'll le cause della sua pau!'ll di essere ;vvdenato dalla madre e che sono alla !'lldice della pa!'llnoia; ho anche detto ehe gli impulsi a divorare la madre (e il suo seno) fanno sì che nella psiche del bambino essa si trasformi in ogae«o divoratore c pericoloso. (Vedi ~r primi stadi del complesso edipico~, 1911J; •L'imponanza della fonnazione dei simboli nello sviluppo dcll'lo 8 , 19JO; e La psico.m~tisi dei bambini, 19JJ.) Anche F:reud (19J1) pula della paura della b3mbina in età preedipiea di essen ucei5a o avvelenata dalla madre e dice che questa paura ~più tardi può costituire il
c:....,porto..,.niO IMI primo anno di vitto
po' più avanzato (e in misura variabile), l'angoscia depressiva collegata al timore che gli impulsi aggressivi possano distruggere l'oggetto d'amore. Nel corso deilo svezzamento e subito dopo, quest'angoscia può produrre l'aumento o al contrario l'inibizione del desiderio del nuovo nutrimento. 16 Come abbiamo visto in precedenza, l'angoscia può avere effetti di,•ersi sull'avidità: può rafforzarla o può inibirla fortemente inibendo al tempo stesso il piacere di nutrirsi. L'aumento dell'appetito che si rileva in certi casi all'epoca deilo svezzamento farebbe pensare che nel corso precedente dell'allattamento l'aspetto cattivo (persecutore) del seno prevaleva su quello buono e che, inoltre, l'angoscia depressiva per il pericolo incombente sul seno amato concorreva a inibire il desiderio di succhiarlo (cosa che peraltro sta a indicare che sia l'angoscia persecutoria sia l'angoscia depressiva sono attive in proporzioni variabili). Perciò quando comincia a essere introdotto il poppatoio, questo, che in una certa quale misura nella psiche del bambino è qualcosa di distante e di diverso dall'oggetto primario, il seno,- ma che tuttavia ora ne diventa il simbolo -, è accolto con minore angoscia e con maggior piacere del seno materno. Certi bambini, però, non riescono a operare la sostituzione simbolica del seno con il poppatoio, per cui traggono veramente piacere dal nutrimento solo quando vengono loro somministrati alimenti solidi. La diminuzione dell'appetito è una conseguenza frequente dello svezzamento ed è una chiara manifestazione di angoscia depressiva per la perdita dell'oggetto d'amore primario. lo ritengo, però, che all'avversione per i nuovi alimenti concorra anche l'angoscia persecutoria. L'aspetto cattivo (divoratore, velenoso) del seno, che nel corso dell'allattamento era neutralizzato dal rapporto con il seno buono, è ora consolidato dalla privazione dello svezzamento ed è trasferito ai nuovi alimenti. Nel processo di svezzamento, dunque, incidono fortemente sia l'annucleo di una mabttia pat:~noic:a~ (p. s•o). Un po' più avanti so;rive ano;he: "Alla pri· vuione del seno [svexumento] è connessa probabilmente anche la paut:~ di essere avvelenata. Veleno è il cibo che fa ammalare una pel'Sona~ (p. sn). In uno scritto precedente, Sesswlitiì femminile (1911, p. ~4J), Freud aveva già accennato alla paura della bambina in ~t~ precdipic:a ·
"noto c::~so di gelosia delirante riferito da Ruth Mack Brunswick, Di~ An11lyse rines Ei{ersuchtJ'WIIImer (t9~B), [nel quale] la malattia deriva[ va] direttamenre dalla fissazione prcedipica (sulla sorella)~.
nia~~~c;r~~1~in":J~i~aCo~~ ~a~~r:~~~ al~~nr~i ~~i~~~:~n~~~1~riz~~~~m:~ t~mporanei
aumenti di ini(lrdigia, e altri ancora alternano l'uno all'altro atteggi:lmcnto.
C..pi!Oiovent'-lmo
goscia persecutoria che l'angoscia depressiva nella relazione con la madre e con il nutrimento, ma a determinarne l'esito è la complessa interaz.ione tra una quantità di fattori (interni ed esterni). A questo riguardo non mi riferisco tanto ai diversi atteggiamenti individuali verso gli oggetti e l'alimentazione quanto e soprattutto al successo o al fallimento dell'elaborazione e di un ceno quale superamento della posizione depressiva. In ciò ha un peso rilevantissimo la misura in cui nello stadio precedente il seno è stato stabilito saldamente all'interno del Sé e, conseguentemente, la misura in cui l'amore per la madre può ora essere mantenuto ad onta delle privazioni (cosa che però in parte dipende anche dai rapporti reali, esterni, tra madre e figlio). Come ho fatto rilevare più sopra, anche lattanti molto piccoli possono accogliere una nuova alimentazione (quella al poppatoio) risentendone relativamente poco (esempio A). Questo migliore adattamento interiore alla frustrazione, ove si produca sin dai primi giorni di vita, comporta ben presto dci progressi nel distinguere tra madre e nutrimento. Si tratta di un'acquisizione fondamentale, che contribuisce in grande misura, in panicolare nel corso del processo di svezzamento, a determinare la capacità del bambino di accettare, nel pieno senso del termine, sostituti dell'oggetto primario. Ma anche in questo caso il comportamento e i sentimenti della madre nei riguardi del figlio hanno un'importanza di prim'ordine; le premure amorevoli e il tempo riservati al bambino lo proteggono considerevolmente dai sentimenti depressivi. La buona relazione con la madre consente una certa quale neutralizzazione del senso di perdita dell'oggetto d'amore primario, il seno, e perciò influisce favorevolmente sull'elaborazione della posizione depressiva. L'angoscia per la perdita dell'oggetto buono, che attinge il suo culmine all'epoca dello svezzamento, è inoltre ulteriormente incrementata - ma non determinata esclusivamente - da esperienze come malesseri fisici, malattie e, in particolare, dalla dentizione. Queste esperienze concorrono a riattivare nel bambino anche angosce persccutorie e depressive; ciò vuoi dire che del disturbo emotivo occasionato in quest'epoca da malattie o dalla dentizione non è mai unicamente responsabile il fattore · fisico. 9· Tt:l gli sviluppi di rilievo che rinveniamo verso la metà del primo anno vi è l'amPliarsi della sfera delle relazioni oggettuali del bambino e la crescente importanza del padre. Ho posto in evidenza in altri contesti che i sentimenti depressivi e la paura di perdere la madre, in concomitanza con altri fattori inerenti allo sviluppo, accrescono l'impulso del bambino di rivolgersi al padre. Al tempo stesso, strettamente collegato con la Posi-
CornportoJNnto nel primo anno di '11111
zione depressiva, emerge il complesso edipico. Illustrerò questi sviluppi con un solo esempio, Poco dopo i quattro mesi, nella vita della piccola B - della quale ho già avuto occasione di parlare - cominciò ad avere una parte prominente e chiaramente osservabile la relazione con il fratello, di molti anni mag_giore; questa relazione, come si poteva notare a prima vista, si distingueva sotto molti aspetti da quella con la madre. La piccola seguiva tutto quello che diceva e faceva suo fratello con un interesse che si potrebbe dire pieno di ammirazione e cercava insistentemente di ottenere la sua tenera sollecitudine. Soleva fargli delle moine quasi volesse entrare deliberatamente nelle sue grazie, usava vari modi per attirare la sua attenzione e mostrava nei suoi riguardi un atteggiamento che, ove fosse· stata più grande, si sarebbe detto inequivocabilmente femminile. A quel tempo il padre era assente da casa, eccetto brevi intervalli, e fu solo quando la piccola ebbe circa dieci mesi che poté vederlo molto spesso; la sua relazione con il padre divenne allora molto stretta e affettuosa e per un certo periodo sussistettc accanto a quella con il fratello manifestandosi per gli aspetti più importanti in fonne eguali, All'inizio del secondo anno cominciò a dire "papà" quando vedeva il fratello; era evidente che ormai il padre era diventato il preferito. La letizia che mostrava nel vederla, la rapita attenzione con cui ascoltava il rumore dei suoi passi o la sua voce, il modo in cui diceva spessissimo "papà" quando lui non c'era, e molte altre espressioni dci suoi sentimenti per lui costituivano elementi di unu stato che potremmo chiamare innamoramento, La madre disse esplicitamente, molto più tardi, che a quell'epoca la piccola era molto più tenera c affettuosa verso il padre che verso di lei, Abbiamo qui un esempio di situazione edipica primitiva, instaurata nel caso specifico dapprima in rapporto al fratello e successivamente trasferita al padre.
La posizione depressiva, come ho precisato in varie occasioni, è una componente importante dello sviluppo normale. L'indicazione che lo sviluppo procede soddisfacentemente o meno ce la danno il modo in cui il bambino _affronta le emozioni e angosce relative e le difese di cui si avvale. (Nota III.) La paura di perdere la madre {a sì che ogni sua assenza, anche breve, diventi fonte di sofferenza; la connessa angoscia trova peraltro espressione in vari tipi di gioco che al tempo stesso sono dei modi di dominarla. La prima indicazione in proposito ce l'ha data Freud (1910, p. 18) con la sua osservazione del modo in cui un bambino di diciotto mesi giocava con un
C.pltolowntltt...Smfl
rocchetto legato a un filo,l7 A mio modo di vedere con tale gioco il bambino cercava non solo di superare il suo senso di perdita ma anche la sua angoscia depres.siva.18 I tipi di gioco analoghi a quello del rocchetto sono parecchi. Susan Isaacs (1943) ne ha riferiti alcuni; io ne ho osservato altri di cui ora parlerò. Ho notato bambini che giocavano a gettare di continuo fuori dalla culla o dalla carrozzina oggetti vari, attendendosi di riaverli o di vederli ricomparire, ancora prima che avessero raggiunto i sei mesi. Un'evoluzione di questo tipo di gioco l'ho osservata nel piccolo G, un bambino di dieci mesi, che aveva da poco cominciato a rriuoversi carponi. Non si stancava mai di gettare un balocco lontano da sé per poi andare a riprenderlo procedendo carponi. Mi è stato riferito che a\•eva iniziato questo gioco circa due mesi prima, quando aveva fatto appena i primi tentativi di spostarsi strisciando per terrn. Una volta il piccolo E - al quale ho già accennato -, quando aveva sei o sette mesi si accorse, mentre era in culla, che sollevando le gambe un giocattolino che prima aveva buttato ai suoi piedi rotolava indietro e tornava a portata delle sue mani; da quella volta convertì la cosa in un vero e proprio gioco. Già nel quinto o sesto mese di età molti bambini provano piacere al gioco del cucù. (Nota IV.) Io ne ·ho visti alcuni giocarlo attivamente a soli sette mesi: si tiravano da soli la coperta sulla testa e poi la ritiravano giù. La madre della piccola 8 aveva reso abitudinario questo gioco al momento in cui metteva la bimba a dormire per la notte e ne aveva ottenuto che essa si addormentava con animo lieto. Pare che la ripetizione di siffatte esperienze sia importante come elemento che aiuta il bimbo a superare il senso di perdita e il relativo sentimento di cordoglio. Un sistema tipico - più o meno analogo a un gioco - che ho visto essere di grande aiuto e conforto per i bambini piccoli consiste nell'allontanarsi da loro, dopo che sono stati messi a dormire, dicendo "ciao ciaoN, salutandoli con cenni della mano e lasciando la stanza lentamente, quasi che si stesse scomparendo a poco a poco. L'abitudine della madre di uscire dalla stanza salutando con la mano, dicendo "ciao ciao" e, un po' più tardi, introducendo espressioni come "torno ancora", "torno presto" e simili, si rivela in generale di grande aiuto e conforto. So di bambini tra le cui prime parole c'erano "tomo" o "ancora". Nel caso della piccola B - tra le cui prime parole vi sono state appunto "ciao ciao"- ho notato spesso che nei suoi occhi compariva una mornent.anea espressione di tristezza e che stesse quasi per scoppiare in "Vedi la Isaacs {1943), che tratta diffusamente di questo gioco. [La sostanza dd gioco - e di quelli analoghi esposti nei brani successivi - consiste nella scomparsa e nella ricompusa di un O{fSCtto.] "Winnicott (1941) si c occupato a fondo dell'analisi degli asprni psichiei del gioco con il rocchetto.
CornportomoniONI prlrno•10no dl'lluo
lacrime ogni volta· che durante il giorno la madre si accingeva a uscire dalla stanza. Ma non appena la madre la salutava con la mano e le diceva "ciao ciao" appariva subito confortata e tornava a interessarsi dei suoi balocchi. All'età di dieci o undici mesi l'ho vista fare molto di consueto il gesto di salutare con la mano e ne ho tratto l'impressione che farlo fosse diventato per lei non solo qualcosa che la interessava ma una fonte di conforto. La crescente capacità del bambino di percepire e prendere conoscenza di quanto lo circonda incrementa sia la sua fiducia nel proprio essere in grado di avere a che fare con gli oggetti, e perfino di controllarli, sia Ja sua fiducia nel mondo esterno. Le ripetute esperienze della realtà esterna dit•entano a loro volta il mezzo più importante per il superamento dell'angoscia persccutoria e di quella depressiva. In questo modo il bambino opera, a mio modo di vedere, l'esame di realtà, che peraltro è alla base di quel processo che Freud (1915C), in rapporto agli adulti, ha indicato e illustrato come parte integrante del lavoro del lutto. Quando H bambino acquisisce la capacità di reggersi a sedere o di rizzarsi in piedi nel lettino può guardare direttamente le persone, e perciò in un certo senso è come se potesse accostarsi fisicamente ad esse; questo accade ovviamente in modo ben più concreto allorché giunge a potcrsi muovere carponi e poi addirittura a camminare. Con tali acquisizioni il bambino non solo è maggiormente in grado di avvicinarsi di propria volontà al suo oggetto ma diventa anche maggiormente indipendente da esso. Per esempio la piccola B (a circa undici mesi) si divertiva per ore a muoversi carponi da un'estremità all'altra del corridoio sola e paga di sé stessa; di tanto in tanto, però, strisciava nella camera in cui era sua madre (la porta era sempre aperta), le dava un'occhiata o tentava di dirle qualche parola e poi se ne tornava nel corridoio. La grande importanza psicologica del reggersi diritti, del muoversi carponi e del camminare è stata esposta e trattata da molti autori. Ciò che qui io voglio mettere in rilievo è che tutte queste acquisizioni sono utilizzate dal bambino per ritrovare gli oggetti perduti o per trovarne di nuovi che ne facciano le veci; tutto ciò aiuta il bambino a superare la posizione depressiva. L'acquisizione della parola, che inizia con la riproduzione dei suoni per imitazione, è un'altra delle grandi conquiste che consentono al bambino di entrare in contatto più stretto con le persone amate e che lo mettono in grado di trovare anche oggetti nuovi. Il fatto di poter ottenere soddisfacimenti di nuovo genere fa sì che il senso di frustrazione e il risentimento connessi alle situazioni dei primi stadi si attenuino e ciò a sua volta promuove un senso di maggiore sicurezza. Un altro elemento di progresso collegato con queste acquisizioni deriva dagli sforzi del bambino di controllare i suoi oggetti e il suo mondo
interni ed esterni, Ogni passo avanti nello sviluppo è inoltre utilizzato dall'Io per difendersi dall'angoscia, che in questo periodo è prevalentemente angoscia depressiva. Si può infatti osservare spesso che contemporaneamente al conseguimento di nuove acquisizioni inerenti allo sviluppo, come il camminare o il parlare, il bambino diventa anche più allegro e più vivace. Detto in un altro modo, e in una prospettiva più lunga, lo sforzo dell'Io di superare la posizione depressiva promuove interessi e attività, e ciò non solo nel corso ulteriore del primo anno di vita ma durante i successivi primi anni dell'infanzia.l9 Illustrerò ora con l'esempio che segue alcune delle mie considerazioni concernenti la vita emotiva del bambino nel primo anno di vita, Il piccolo D, a circa ue mesi, mostrava di avere con i suoi balocchi- asticciole con palline o anelli di legno scorrevoli, sonaglini ecc. - un rapporto molto intenso e di tipo personale. Li osservava con grande attenzione, li toccava continuamente, se li metteva in bocca, ascoltava il rumore che facevano; quando non erano nella posizione e nel posto in cui lui li voleva appariva molto irritato con loro e strillava; ogni volta invece che erano posti nella posizione e nel posto giusti dimostrava loro la sua soddisfazione e il suo gradimento, La madre si accorse, quando D aveva quattro mesi, che su quei balocchi egli sfogava molta della sua collera ma che essi valevano anche a consolarlo quando appariva molto angustiato. A volte bastava agitarglieli davanti perché smettesse di piangere e il farlo serviva anche a metterlo a suo agio all'ora di donnire. A cinque mesi distingueva chiaramente l'uno dall'altro il padre, la madre e la cameriera, come dimostravano inequivocabilmente sia il modo in cui li guardava sia il fatto che da ciascuno si attendeva di essere vezzeggiato in una determinata maniera. A quest'epoca le sue relazioni personali si erano già sviluppate notevolmente e palesava un atteggiamento particolare anche nei riguardi del poppatoio. Per esempio, quando il poppatoio, onnai vuoto, restava alla sua portata, egli si voltava verso di esso, emetteva dci suoni, lo prendev:1, Io carezzava e di tanto in tanto si metteva a succhiarne la tettarella. Dall'espressione del suo viso si poteva capire che si comportava con il poppatoio come con una persona amata. Una volta, quando aveva nove mesi, lo si trovò che stava guardando amorevolmente il poppatoio, che gli parlava e si aspettava chiaramente che gli rispondesse: Questo rapporto con il poppatoio è decisamente i.nteressante "Come ho detto nello scritto p!ecedente, sebbene le esperienze decisive dei unti· menti depressivi e le relative difese si producmo nel cono del primo •nno di viu, occorrono anni perch~ il bambino riesca • superare le •ngosce persecucode e dcp!essive. All'epoca della nevrosi infantile esse s.i !Ìllttivano continuamente e devono essere ogni volta superate. Queste angosce, comunque, non vengono mai sradicate compie· umerJte, e possono perciò I.'SSC!C rivissute, sebbene in misura minore, in tutto l'arco della vita.
pOiché il bambino non era mai stato un poppante vigoroso, non aveva mai mostrato ingordigia e anzi neppure un particolare piacere nel nutrirsi. Già subito dopo la nascita c'erano state difficoltà nell'allattarlo al seno perché la madre aveva pochissimo latte, e qualche settimana più tardi si dovette passare completamente all'allattamento artificiale, Il suo appetito, rimasto fiacco, aveva cominciato a svilupparsi solo nel secondo anno di età c anche allora era in gran parte dipendente dal piacere di condividere i pasti con i genitori. E il caso di ricordare, a questo riguardo, il fatto che a nove mesi il suo interesse per il poppatoio aveva mostrato di essere un interesse di carattere quasi personale, e che in genere non era mai stato un interesse esclusivamente collegato alla presenza di alimento ilei poppatoio.. A dieci mesi si appassionò molto a una trottola; inizialmente lo attrasse particolannente il suo pomello rosso, che si mise subito a succhiare, ma si dimostrò anche estremamente intcrcss:1.to al modo in cui la si faceva ruotare e al rumore _che produceva, Ben presto rinunciò a tentare di sue:. chiare il pomello ma continuò a metterselo in bocca. Quando ebbe quindici mesi, mentre giocava con un'altra trottola, della quale era altrettanto appassionato, successe che la trottola cadde sul pavimento c le due parti metalliche che la componevano si separarono. 11 modo in cui il bambino reagì a questo piccolo incidente fu sorprendente, Scoppiò in lacrime, non ci fu modo di consolarlo e non voleva tornare nella stanza in cui era accaduto l'incidente, Quando finalmente sua madre riusd a ricondurcelo per fargli vedere che le due parti erano state rimesse a posto e la trottola era ridiventata come prima, rifiutò di suardarla e corse via dalla stanza (anche il giorno dopo non volle avvicinarsi all'annadio dei giocattoli dove era stata messa la trottola). Parecchie ore dopo il fatto era ancora scosso e non volle prendere il suo tè. Un po' più tardi capitò tra le mani della madre il cagnolino di stoffa del bambino e tirandolo su lei disse: uMa che bel cagnolino!" Allora il bambino si rianimò, prese il cane di stoffa e tenendolo in bnccio si recò da ciascuna delle persone presenti attendendo che ognuna dicesse "Che bel cagnolino". Era evidente che egli si identificava con il cane di stoffa sicché l'affetto dimostrato al cane lo rassicurava per' il male che sentiva di aver procurato alla trottola. l!: significativo che questo bambino avesse manifestato già in età più precoce un'angoscia genuina di fronte a oggetti in frantumi. A otto mesi, per esempio, di fronte ai frantumi di un bicchiere, e un'altra volta di una tazza, che aveva lasciati cadere, era scoppiato in pianto. Da allora la vista di oggetti rotti, indipendentemente da chi avesse causato la rottura, induceva in lui i:-a!i angustie che la n1adre si affrettava a farne scomparire i frammenti.
C•pltolo nnlltrMtlmo
Il suo angustiarsi in circostanze del genere era indice di angoscia sia persecutoria che depressiva. Ciò appare del tutto evidente se consideriamo il suo comportamento di fronte ai franrumi del bicchiere e della tazza, quando aveva otto mesi, in rapporto e alla luce di quello collegato all'episodio, parecchio posteriore, della trottola rotta. Per lui, a mio modo di vedere, poppatoio e trottola rappresentavano simbolicamente il seno della madre (ricorderemo che a dieci mesi aveva tenuto nei riguardi della trottola lo stesso atteggiamento che aveva tenuto a nove mesi nei riguardi del poppatoio), sicché la vista della tronola caduta e apenasi in due parti aveva significato per lui la distruzione del seno e del corpo materno. Questo spiega perfettamente l'angoscia, il senso di colpa e il dolore provati per la trottola rotta. Ho già accennato al rapporto fra la trottola e il bicchiere e la tazza rotti, ma vi sono connessioni ancora più antiche da prendere in considerazione. Abbiamo visto che il bambino aveva sfogato a volte molta della sua collera su quei balocchi con i quali aveva un rapporto di tipo personale. Ora, è mia opinione che l'angoscia e il senso di colpa osservati in lui parecchio più tardi siano da riconncttersi all'aggressività manifestata nei riguardi di quei balocchi, specie quando erano in posizioni per lui inaccessibili. Vi è infine da tener conto del rapporto con il seno materno, il seno che non aveva potuto soddisfarlo e gli era stato tolto, Anche questo ci induce a considerare l'angosci::~ nei confronti degli oggetti in frantumi come un'espressione del senso di colpa conseguente alla sua collera e ai suoi impulsi distruttivi, diretti però soprattutto, e originariamente, contro il seno materno. In forza del processo di fonnazione dci simboli,20 quindi, il piccolo aveva spostato il suo interesse su tutta una serie di oggetti che aveva a punto di partenza il seno; tra questi oggetti vi erano stati i balocchi, il poppatoio, il bicchiere, la tazza, la trottola, e il bambino aveva trasferito su di essi, con le relazioni di tipo personale, le componenti della sua emotività costituite dalla collen, dall'odio, dall'angoscia per:secutoria, da quella depressiva e dal senso di colpa. Nel terzo paragrafo di questo scritto ho accennato a una circostanza in cui questo bambino aveva manifestato paura degli estranei e ne ho dato una spiegazione in tennini di scissione della figura della madre (nel caso specifico si trattava della nonna) in buona e cattiva. Nel piccolo D la paura della maàre cattiva e l'amore per la madre buona erano particolarmente spìècati e comparivano intensamente nei suoi rapporti personali. ~ mia opinione che entrambi questi aspetti àei suoi rapporti personali 20 Pcr quanto concerne l'impol'tanu della formnionc d~i simboli nclb vita psichica vedi i miei seritti MAnalisi infantile~ (19•J), ML'impol'tanu della formazìone dei simboli nello sviluppo dcll'log (1930) nonchf! lsucs h941l.
erano parti integranti del suo atteggiamento nei confronti degli oggetti in frantumi. 11 miscuglio- di angoscia persecutoria e depressiva che egli aveva manifestato in occasione della rottura della trottola rifiutandosi di tornare nella stanza dell'incidente e poi addirittura di avvicinarsi all'armadio dei giocattoli, dimostrava al tempo stesso la sua paura che l'oggetto si fosse trasformato in un oggetto pericoloso (angoscia persecutoria), perché egli l'aveva danneggiato, e l'indubbio operare in lui di forti sentimenti depressivi, Tutte queste angosce si placarono allorché egli trovò rassicurazione nel fatto che il cagnolino (che rappresentava lui stesso) era ubello"- cioè buono - e che quindi i genitori gli volevano ancora bene,
CONCLUSIONI
La nostra conoscenza dei fattori inerenti alla costituzione psichica e del loro interagire è tuttora imperfetta e incompleta. In alcuni dei miei scritti più recenti ho fatto delle enunciazioni a riguardo di alcuni di essi, enunciazioni che ripresenterò qui molto sommariamente. La capacità dell'Io di tollerare l'angoscia può dipendere dalla maggiore o minore coesione dell'lo al momento della nascita; questa coesione favorisce a sua volta una maggiore o minore attività dei meccanismi schizoidi e conseguentemente una maggiore o minore çapacid. di integrazione. Altri fattori presenti e operanti sin dall'inizio della vita postnatale sono la capacità di amare, l'intensità della bramosia (avidità) e le difese contro quest'ultima, t. mia opinione che questi fattori, strettamente collegati tra loro, sono espressione di detenninati stati d'impasto della pulsione di vita e della pulsione di morte. Questi stati incidono radicalmente in quei processi dinamici grazie ai quali gli impulsi distruttivi vengono contrastati e mitigati dalla libido, e che hanno un grande peso nel plasmare la vita inconscia del bambino. Fin dal principio della vita postnatalc questi fattori vengono a trovarsi in intimo rapporto con fattori esterni, definiti inizialmente dall'esperienza stessa della nascita e immediatamente dopo dalle primissime modalità di cura e alimentazione del neonato}1 Oltre a ciò, come io credo non sia infondato pensare, l'atteggiamento inconscio della madre influenza fortemente sin dai primi giorni di vita i processi inconsci del bambino. >l Recenti indagini su modalid. componamcnt:lli p~nat:lli (vedi in panicob~ le e;;posi~oni e i tiepiloghi al riguardo forniti da Gcsdl, 1946) offrono rruteria di riflcs· none c•rca l'csiuenza di un. lo rudimentale c l'attività di fattori costituzionali nel feto. Pel':lltro resta un problerru apeno se lo stato 1isico e psichico della madre incida o meno sul feto pct quanto attiene ai fattori cOStituZionali.
Siamo quindi costretti a concludere che non si possono prendere in considerazione i fattori costituzionali indipendentemente da quelli ambientali e viceversa. Tutti concorrono alla formazione delle primissime fantasie, angosce e difese che, pur rientrando in modelli tipici, hanno varianti infinite. ~ su questo terreno che sboccia e si struttura la psiche e la personalità di ogni singolo individuo. Nel presente saggio ho cercato di mostrare che con l'osservazione attenta dei bambini nel primo anno di vita possiamo ottenere una certa cognizione della loro vita emotiva nonché delle indicazioni sul loro futuro sviluppo psichico. Questa osservazione, benché entro i limiti da me inizialmente indicati, convalida in qualche misura quanto da me scoperto sui primissimi stadi dello sviluppo. Quanto io ho messo in luce è derivato da analisi di bambini e di adulti nelle quali sono stata in grado di ripercorrere il cammino delle loro angosce e delle relative difese sino all'epoca dell'allattamento. Ricorderò che la scoperta del complesso edipico fatta da Freud analizzando l'inconscio di pazienti adulti portò a osservare i bambini in una luce più chiara e che queste osservazioni confermarono a loro volta appieno le sue conclusioni teoriche. Negli ultimi decenni i conflitti propri del complesso edipico sono stati individuati e riconosciuti sempre meglio e in misura più ampia, sicché la conoscenza dei disturbi emotivi del bambino si è accresciuta. Ma questo è vero principalmente per bambini già in stadi avanzati dello sviluppo, La vita psichica del bambino molto piccolo, del lattante, è ancora un mistero per la maggior parte degli adulti. Non ritengo di essere temeraria se dico che un'osservazione più approfondita dei lattanti, ormai favorita dall'accresciuta conoscenza dei primi processi psichici derivata dall'analisi infantile, dovrebbe col tempo portare a una comprensione della vita emotiva del lattante ancora migliore. Io sostengo - come ho spiegato in parecchi dei miei scritti - che l'eccesso di angoscia persecutoria e depressiva in bambini nel primo anno di vita ha un peso decisivo nella genesi dei disturbi psichici. In questo scritto ho fatto notare ripetutamente che una madre comprensiva può ridurre con il suo atteggiamento i conflitti del piccolo e in tal modo aiutarlo a fronteggiare più efficacemente le sue angosce. Un più profondo e più generale riconoscimento delle angosce e dei bisogni emotivi del bambino può perciò attenuare le sue sofferenze nella prima infanzia e preparare ccisl il terreno per una maggiore letizia e stabilità del prosieguo della vira.
Nott 11/ tJnJtitreerimo capitolo
I. C'~ tuttavia un aspetto impanante di questo probl= di cui desidero trattare. 11 mio lavoro di analisi mi ha indotta a concludere che il neonato sa inconsciamente dell'esistenza di un oggetto di bont:ì. unica dal quale porrebbe ottenere il massimo del soddisfaciménto, e che quest'oggetto è il seno materno. t inoltl:'e mia convinzione che questo inconscio sapere determina lo sviluppo del rappono con il seno c della sensazione di possedcrlo anche nei bambini che sono allattati attilicialmentc. Si spiegherebbe. così il fatto accennato più sopra che anche i bambini allattati con il poppatoio inrroicruno il Kno materno nel suo aspetto buono c in quello cattivo. La capacità maggiore o minore del bambino allattato ani6cialmentc di ru.bilire saldamente il seno buono nel mondo interiore dipende da una quantità di fattori interni cd esterni, tra i quali è di primaria imponanu la capacità innata di amare. Il fatto che all'inizio della vita postnatale il bambino possegga quest'inconscia conoscenza del seno e che provi dci sentimenti nei suoi riguardi si pu6 spiegare solo facendo ricorso al concetto di eredità filogenetica. Passiamo ora a coruiderarc l'attività dci fattori ontogenctici nei processi in questione. Abbiamo buoni motivi per ritenere che i moti pulsionali collegati alle scnsnioni dclb bocca dirigano il nconno al seno materno e ciò in quanto l'oggetto dci suoi primi desideri pulsionali è il capezzolo c la loro meta succhiado. Ma ciò implica anche che la tcturella del popJllltoio non può sottituire completamente c perfettamente il capezzolo oggetto della pulsione, nE il poppatoio fornire il e:~lorc, l'odore e la tencreua del seno, anch'essi oggetto del desiderio pulsiollllle. Perci6, anche se il lattante accetta sc:nu difficold l'allattamento con il popJllltoio c ne gioisce (specie se ~ instaur:~ta una situazione assai prossima a quella dell'allattamento al seno), può ruttavia averc la sensazione di non ricevere il massimo soddisfacimcno c quindi provare per c;osì dire una profonda nostalgia di quell'oggetto unko c;he potrebbe procurarglielo. Ora, l'ardente desiderio di oggetti ideali, imggiungibili, è una c;omponentc c;omunc della vita psichica: deriva infatti dalle numerose frustrazioni che il bambino subis~ nel corso dello sviluppo e che culminano nella necessità di rinunciue all'oggetto edipico. l sentimenti di frustrazione e i risentimenti pott:ino a fantasticuc sul passato, c spesso a con~ntrani retrospettivamente sulle privazioni sofferte nel rappotto con il seno materno, anche C(lloro che hanno fruito di un soddisfacente allattamento al seno, In numerose analisi, ruttavi:!, ho riscontrato che in persone che non cr:~no state allatutc al seno l'ardente desiderio di un oggetto irraggiungibilc si palesava con caratteristkhc c intensità particolari, cd er:~ cost profond:unentc r:~dicato da rendere evidente che era originato dalle prime espCricnzc dell'allattamento c dalla prima relazione oggcttuale. L'intensid delle emozioni a queste connesse varia da individuo a individuo c ha cffeui diversi sullo sviluppo psichico. In cene persone, per esempio, il sentimento di essere stato privato del seno può c;ontribuirc a produrre un forte senso di t:~ncore c di iruicurczza, con tutte le implicazioni che ciò compotta in fatto di relazioni oggcttuali c di $Viluppo della per.;onalità. In altre pcr.;onc, invece, l'ardente desiderio di un oggetto unico che, benché sia loro sfuggito, è tuttavia sentito ancor:~ esistere da qualche parte, può stimolare encrgiamcntc c;ene tendenze sublimativc, come la ricerca di un ideale o il pcneguimcnto di modelli di perfezione. A raffronto di queste osservazioni citerò ora un br:~no di Freud. Con riferimento all'~imponanza unica, incompar:~bilc c inunur:~bile per il resto della vita~ della rebzionc del bttante con il seno materno c con la madre, Freud scrive (19)8, p. t79): • -·la motivazione 6logcnctic;a ha un tale predominio sull'esperienza personale accidentale
Clpltokoftfltl-lmo
che non fa alcuna differenza se il bambino ha realmente succhiato al seno o è stato nutrito c:on il poppatoio e non ha mai goduto della tenerezza delle c:ure mateme. Il suo sviluppo percorre lo stesso earrunino in cntr:lmbi i casi; foru nd stcondo eliSo il suo ndrnte desiderio s~rlÌ in seguito t1111lo più imrnso~ (coi"Sivo mio). In questo br:mo Freud attribuisce al fattore filogenetico un'imporunza talmente predominante che la reale esperienza dell'aDattamento provata dal lattante diventa relativamente insignificante. Ciò va oltre le conclusioni alle quali mi ha condona la mia esperienza. Nella frase da mc p0$ta in coi"Sivo, però, Freud semba non escludere la possibilità che il non aver avuto l'esperienza dell'allattamento al seno sia avvertito come una privazione; non si spiegherebbe, aluimcnt~ pcrch' l'ardente desiderio del seno materno posn essere poi Mtanto più intcmo~. Il. Ho spiegato in vari luoghi che alla base dell'angoscia pei"Secutoria e dcUa posizione depressiva vi sono anche i processi d'integrazione mediante i quali il bambino opera la sintesi delle sue emozioni antitetiche nei confronti della madre c, cortispon· dentcmcntc, la riunione dell'aspetto buono c di quello cattivo del seno. t implicito che tali processi sono in npporto all'oggetto sin dd loro esordio. L'esperienza dello svcz:zamcnto comporta il sentimento della perdita dell'oggetto d'amore primario e quindi rende più intense le angosce pci"S«utorie c depressive che lo rigullrdano. Perciò l'iniz.io dello svcuamcnto dctennina una crisi di prim'ordine nella vita emotiva del bambino, crisi che attingerà un altro culmine al tenninc dello sveuamento. Ogni particolarità nel modo in cui è condono lo svez:zamcnto ha una sua influenza sull'in· tcnsità dell'angoscia depressiva del bambino e può incrementare o ridurre la sua capacità di elaborare la posizione depressiva. Uno svczzamento condotto con cautela e con lenta gradualità può favorire lo sviluppo del bambino, ment.rc uno sveuamento brusc:o, che intensifica di colpo l'angoscia, può pregiudicarlo. Ciò dcno ci si presenta una serie di intcnog:uivi, e alcuni attinenti a fonne del rutto panieolllri di sve:zza. mento. Per e•cmpio, quali effetti comporta la sonituzionc dell'allattamento naturale con l'allattamento artificiale nelle prime settimane o anche nei primi mesi dì vita1 t ovvio che questo tipo di sv~zamento è complenmcnte dìvei"So da quello nonnale, che inizia attorno ai cinque mesi, ma quale effetto può averç? Dato che nd primi ue mesi di vita predomina l'angoscia pci"Secutoria, uno sveuamento tanto precoce imen· sifiea ule forma dì angoscia o l'esperienza di esso produce nel lattante l'insorgenza anticipata dell'angoscia depressiva? Il prevalere dell'uno o dell'altro risultato pui!o dipenderç in pane da fattori esterni, quali il momento in cui ha effettivamente inirlo lo svcuamento al seno c il modo in cui la madre gestisce la situazione, e in pane dll fattori interni, che porremmo compendiare sinteticamente nella forza intrinseca della capaciti di amore c di intcgradonc del bambino, la quale a sua volta implica la foi"Za intrinseca dell'Io agli esordi della vita. Queni fattori. come ho sostenuto ripetuta· mente, sono alla base della salda instaurazione interna dell'oggetto buono, c ciò, entro certi limiti, anche quando il bambino ha fatto Unll brevissima o addirittun nessuna esperienza di allattamento al seno. Un altro interrogativo riguarda il possibile effetto dello $Veuamento tardivo, che è d'uso nonnale presso i popoli primitivi nonché in certe particolari comunità civiliz. zate. Purtroppo non dispongo di dati di fatto sufficienti per rispondere a un tale interrogativo. Tutto ciò che posso dire è che sia l'osservazione sia l'esperienza psicoana· litica mi fanno ritenere per sicuro che il momento ottimalc per iniUare lo $Veuamcnto cade intorno alla metà del primo anno, e ciò pcrcM in questo periodo il bam· bino sta attravci"Sando l'ultima fase della posizione depressiva c lo sveuamento in qualche modo lo aiuta a ebborarc gli inevitabili sentimenti depressivi. Egli è sostenuto
Cornporl:l,..-,..lprlmo•"""oll"lt• in nle processo dal fano che in quest'epoca la sua sfera di rcluioni oggCttUali si allarga c si producono in lui nuovi interessi, sublimazioni e difese. Per quanto concerne il momento di eoncludcrc lo svezumcnto - vale a dite di ~re definitivamente l'a\imcntuionc per suzione - è piuttosto difficile suggerire in generale c annttamentc qual è quello ottimale. A questo riguardo sono i bisogni dd singolo bambino - ormai valuubili molto facilmene in base all'osserva.zìone - che dovrebbero essere asrunti a criterio della decisione. Per molti bambini il processo dello svcuamento ha un'appendice, uno stadio ulte· riorc che occorre tenere nclb debita considcruionc, quello cioè che concerne la cc:ssazione della suzione del pollice o delle dita. AJcuni l»mbini smettono sono le pressioni esercitate dalla madre o dalla l»mbinaia, altri invece sembrano farlo sponranumentc (anche in questo caso, tuttavia, non si può affatto dare per scontato che non abbiano influito fauori esterni); nell'uno c nell'altro caso, comunque, b cessazione comporta l'insorgenza di conflitti, di angoscia e di sentimenti depressivi, non di rado accompagnata da perdita di appetito, tipica dello sveuamento vero e proprio. Il problema dello svcuamcnto è connesso con quello più generale della frustrazione. La frustrazione, se non è esorbitante (non dimentichiamo che entro ceni limiti essa è inevitabile), può addirittura aiutue il bambino a fronteggiare i suoi sentimenti depressivi. L'esperienza che cm può essere superata, infatti, concorre a raffon:are l'lo, c fa pane del lavoro del lutto che sostiene il bambino nel far fronte alla depressione. Più in particolue, il riapparire della madre dimostra di continuo che essa non è stata disuutta né che si è trasfonnata in madre cattiva e ciò per il bambino vuoi dire che b sua aBBressività non ha prodotto le conseguenze temute. Esiste dunque un delicato equilibrio tra l'uione nociva e quella benefica della f.(Wtrazione, un cquUibrio che varia da individuo a individuo c che è determinato da una quantità di fattori sia interni sia esterni. 111. t mia fcnna opinione che la posizione schizo-paranoide e la posiUonc depressiva bcdano parte deUo sviluppo normale. Ma la mia esperienza mi ha anche portata a ritenere che se nella primissima infanzia l'angoscia persecutoria e quella depressiva sono eccessive rispetto alla capacità dell'lo di affrontare l'angoscia ad ogni singolo progresso della crescita ne può derivare uno sviluppo patologico. Nello scritto precedente ho illustnto la differenziazione tn madre ubuona~ e madre ucaniva~, cantte· ristica di un lo non ancon sufficientemente integrato, nonché i meccanismi di scissione operanti al massimo nei primi tre o quattro mesi di vita. Di norma in quest'epoca le oscillazioni tn nppono con la madra buona e rapporto con la madre cattiva e gli srati temponnci di distacco- che si determinano per effetto dci processi di sdssionenon possono essere colti facilmente, perché il bambino si trova in uno stadio in cui essi sono strettamente connessi con lo stato di immaturità dell'lo. Cionondimeno è possibile cogliere segni di uno sviluppo che non procede soddisfacentemente. In questo scritto ho illustnto alcuni disturbi tipid che sranno a indicare un'insoddisbcente elaborazione della posizione schizo-par:~noidc. Gli esempi che ho dato forni.scono un quadro che può anche variare sotto alcuni aspetti ma in cui ~ sempre presente un elemento importante: il disturbo dello sviluppo di relazioni oggfftllali. Questo elemento si può osservare senta gnndi difficoltà già nei primi tre o quattro mesi di vita. Per quanto riguarda l'elaborazione della posizione depressiva, ceni disturbi- quali l'inquietudine, l'in:itabilità, il sonno agitato o turbato, l'esager:~to bisogno di premllte e di attenzione, i cambiamenti di atteggiamento nei confronti della madre o dell'alimentarlone -fanno pane del processo normale. Se però questi disturbi sono «cessivi
e persistono troppo a lungo, possono esttr segno di" una clabor.Wone difettosa della posiz..ione dcpCCSiiiva che può diventue il fondamento di future p$ico5i manilleodepremive. Ma l'elaborazione difettosa o carente della posizione depressiva può anche componare inunediataJnente esiti alquanto gravi. Certi sintomi, come il distacco dalla madre e da alue persone, invece di e$Sete temporanei e parziali, possono diventare stabili. Se ~:ontemporaneamente il bambino si fa più apatico e non riesce a $ViiUppare quell'ampliamento di interessi e queU'accemzione di sostituti che di nonna si hanno quando sopnvvengono i sintomi depreM.ivi, e che in parte servono proprio a super:arli, è ledro supporre che l'elaboruione della positione depressiva stia fallendo e che si sria producendo una regressione alla posWone precedente, la posiz..ione schizo-puanoide, una regrcssione alla quale dobbiamo attribuire gran peso. Ripetendo considerazioni conclusive da me esposte in vari scritti precedenti dirò che l'angoscia persecutoria e quella depressiva, se eccc:ssive, possono pomrc a mabttie psichiche e a deficienze mentali gravi già nell'infanzia. I due tipi di angoscia possono inoltre costi~ i punti di timzione di vuie fonnc di par:anoia, di schizofrenia e di psicosi maniaco-depressive nella vita adulta. IV. Freud (t92Sb. p. 314) parla del piacere che prova il bambino allorché la madre riscopdrlo~. (Freud non precisa l'età del bambino all'epoca di questo gioco, ma dal tipo di gioco si può presumere che essa si aggiri attorno ai ui mesi, o tra i sci e i dodici mesi e forse anche un po' più tardi.) In connessione con il riferimento a tale gioco egli all'enna che •u poppante non può ancol'a distinguere la mancanza temporanea dalla perdita duratura; se una volta non riceve l'impressione del viso della madre, si compona come se non dovesse rivcdcrla mai più, c ha bisogno di ripetute esperienze rassiCIU1Inti sineh6 non ha imparato che a questo sparire della madre suole seguirle la sua ricomparsa• (ibidnn). Per quanto çonccmc le con<:lusioni ulteriori a cui egli arriva, vi è tra noi la stessa divergenza di opinioni messa in evidenza dalla mia interpretazione del gioco del rocchetto quale l'ho fomita, nel testo., nel paragralo ro. Secondo Freud la situazione d'angoscia vissuta dal bambino piccolo quando avvene la mancanza della m.drc u ... è una 5ituazionc traumatica se egli in quel momento prova un bisogno che la madre deve $0ddisfare; si trasforma in siroazione di pericolo, se questo bisogno non è attuale. La prima condizione d'angoscia, che l'Io stesso introduce, è dunque quella della perdita della percezione, che viene eguagliata a quella della perdita dell'oggetto. Una perdita d'amore non entra ancora in considerazione. Più tardi, l'es~rienza Ìil$egna che l'oggetto può rimanere presente, ma può essere divenuto cattivo per il bambino, c ora la perdita d'amore da parte dell'oggetto diventa un nuovo, molto più durevole pericolo, c una nuova condizione d'angoscia~ (ibid., pp. 314 sg.). La mia opinione, che ho o:sprcssa in varie occasioni c che qui sintetizzo concisamente, è che il lattante prova nei confronti della madre sia amore che odio, c che quando la madre gli viene a JII3.ncarc c i suoi bisogni non vengono soddisfatti egli ne sente J'assCnza come l'effetto dci suoi impulsi distruttivi; donde l'angoscia persecutoria (il timore che la rnadrc possa essersi trasfonnata in madre cattiva c persccuuice), il lutto, il senso di col~ e l'angoscia depressiva (il timore che la madre amata possa essere srata distrutta dalla sua aggressività). Tutte qucstc angosce, costitutive del4 posizione depressiva, vengono ogni volta superate, per esempio, con attivitlludichc di tipo consolatorio,
fa il gioco udi nascondergli il proprio viso e poi... di
Comport.IIMIIIO MI: primo 111110 di viti
Indicate queste diversità di opinione riguardo aUa vita emotiva e alle angosce del lattante, desidererei richiamare l'attenzione su un brano di Fn:ud, uatto all'incirca dallo St~ contesto delle precedenti citazioni, in cui egli introduce l'ipotesi del lutto infantile anche se poi dice di non poret fornire al riguardo conclusioni precise: "Quand'~ che la separazione dall'oggetto genera angoscia, quando lutto e quando, fone, soltanto dolore~ "Diciamo subito che non abbiamo alcuna prospettiva di rispondere a queste domande. Ci limiteremo, al riguudo, a trovare qualche definizione c qualche indicazione• (ibid.,p. 314'·
Capitolo 24 Le origini della traslazione
Nel Frmnme7lto di un'analisi d'isteria. (Caso clinico di Dora.) (1901,
pp. 3g6sg.) Freud così definisce le situazioni di traslazione: "Che cosa sono le traslazioni? Sono riedizioni, copie degli impulsi e delle fantasie che devono essere risvegliati e resi coscienti durante il progresso dell'analisi, in cui però - e quesro è il loro carnnere peculiare - a una persona della storia prccedenrc viene sostituita la persona del medico. In altri termini, un gran numero di esperienze psichiche precedenti riprendono vita, non però come stato passato, ma come relazione attuale con la persona del medico." In un modo o nell'altro la traslazionc entra in azione durante tutto il corso della vita e inftuenza tutte le relazioni umane, ma in questa sede mi occupo ovviamente solo della traslazionc che ha luogo in analisi. ~ specifico dell'analisi che il paziente riviva grndualmcntc il suo passato (nei suoi aspetti consci c inconsci) allorché essa comincia a penetrare nell'inconscio. Con ciò il bisogno del paziente di trasferire le sue antiche esperienze, relazioni oggettuali ed emozioni, si fa imperioso, e queste vengono a essere concentrate sull'analista; il processo implica anche che i conflitti e le angosce che si sono riattivati siano affrontati dal paziente con gli stessi meccanismi di difesa impiegati nelle situazioni originarie. Ne consegue che quanto più saremo capaci di penetrare profondamente nell'inconscio e quanto più indietro faremo risalire l'analisi tanto maggiore sarà la nostra conoscenza delle origini delle situazioni di traslazione. A questo punto sintetizzare brevemente le mie conclusioni a riguardo dei primissimi stadi dello sviluppo è del tutto pertinente all'argomento, L'operare interno della pulsionc di morte- che secondo Freud si dirige contro l'organismo stesso - fa nascere quella paura dell'annientamento che è la causa prima dell'angoscia pcrsccutoria. l moti pulsionali distrut-
Orlglnldellllr..tul-
tivi, inoltre, suscitano sin dall'inizio della vita postnatale (non mi occu~ però qui dei processi prenatali) la paura della ritorsione. Il senso di persecuzione che trae origine da fonti interne viene intensificato da espe~ rìenze esterne dolorose; frustrazioni e disagi generano infatti nel neonato, sin dai primissimi giorni di vita, l'impressione di essere aggredito da forze ostili. Sono quindi le sensazioni provate dal bambino alla nascita e la difficoltà di adattarsi a condizioni totalmente nuove che fanno nascere l'angoscia persecutoria. Il conforto e le cure ricevuti subito dopo la nascita, e soprattutto la prima esperienza di allattamento, sono sentiti invece come provenienti da forze buone. Dicendo "forze" uso un termine del linguaggio degli adulti che potrebbe esprimere, forse, ciò che il lat~ tante concepisce vag:tmente come oggetti, buoni o cattivi. Il lattante indirizza i suoi sentimenti di soddisfazione e di amore al seno "buono", e gli impulsi distruttivi e i sentimenti di persecuzione a ciò da cui si sente frustrato, cioè al seno "cattivo". In questa fase i processi di scissione operano al massimo, e l'amore e l'odio, al pari dell'aspetto buono e di quello cattivo del seno, sono tenuti ampiamente distinti e separati. Quel po' di sicurezza che c'è nel lattante si fonda sul fatto che egli trasforma l'oggetto buono in un oggetto ideale che provvede anche a proteggerlo contro l'oggetto pericoloso e persecutore. Nei primi tre o quattro mesi di vita (un periodo che ho denominato stadio della "posizione schizo~ paranoide") predominano i processi della scissione, del diniego, dell'an~ nipotenza e dell'idea\iz7.azione, ma nella primissima fase sono l'angoscia pcrsecutoria e la sua conseguenza, l'idealizzazione, a influire sostanzial~ mente sulle relazioni oggettuali. Alle relazioni oggettuali danno avvio i primi processi di proiezione e di introiezione, che sono inestricnbilmente connessi alle emozioni e alle angosce del lattante; mediante la proiezione, vale a dire mediante la deviazione della libido e dell'aggressività sul seno materno, si stabilisce il fondamento delle relazioni oggettuali; mediante l'introiezione dell'oggetto, che è innanzitutto il seno, si istituisce la relazione con gli oggetti interni. Mi permetto di usare l'espressione "relazioni oggctruali" già in questa fase perché è mia ferma opinione che il bambino abbia sin dall'inizio della vita postnatale una relazione con la madre (sebbene incentrata so~ prattutto sul seno) impregnata di tutte le componenti fondamentali di una relazione oggettuale, quali l'amore, l'odio, le fantasie, le angosce e le difese.'
Secondo la mia concezione - come ho avuto modo d~ spiegare particolareggiatamente in altre occasioni -,l'introiezione del seno è all'origine della fonnazionc del Supcr-io, fonnazione che occuperà vari anni.~ fondato ritenere· che dalla prima esperienza di allattamento in poi il lattante introietta il seno nelle sue configurazioni opposte, II nucleo del Super-io viene quindi a essere costituito dal seno buono e da quello cattivo, Dato l'operare contemporaneo dell'introiezione e della proiezione si ha un'interazione tra relazione con l'oggetto esterno e relazione con quello interno. Anche il padre, che svolge ben presto una sua funzione nella vita del bambino, entra a far parte del mondo interiore del lattante sin dai primi mesi di vita. ~ peculiare della vita emotiva del lattante che si diano brusche e frequenti oscillazioni tra l'amore e l'odio, tra situazioni esterne e situazioni interne, tra percezione della realtà e fantasie. Coerentemente con tutto ciò si ha un'intenzione costante tra angoscia persecutoria e idealizzazione- pertinenti entrambe a oggetti interni ed esterni-; l'oggetto idealizzato, allora, che è una conseguenza dell'oggetto persecutore, estremamente cattivo, ne diventa un vero e proprio complemento. La crescente capacità di integrazione e di sintesi dell'lo fa sì che si producano sempre più frequentemente, già a cominciare dai primissimi mesi di vita, stati in cui l'amore e l'odio - e quindi anche gli aspetti buoni e cattivi degli oggetti - sono in qualche misura integrati. Ma da ciò nasce la seconda forma d'angoscia- l'angoscia depressiva-, in quanto il lattante avvene ora gli impulsi e i desideri aggressivi nei confronti del seno cattivo (madre) come pericolosi anche per il seno buono (e cioè sempre la madre). Nei secondi tre mesi di vita queste emozioni si intensificano perché in questo stadio il lattante percepisce e introietta sempre più la madre come persona. L'angoscia depressiva, inoltre, diventa più forte perché il lattante sente di aver distrutto o di distruggere, con la sua bramosia vorace e con la sua aggressività incontrollabile, un oggetto totale, Data la maggiore integrazione delle sue emozioni egli sente, per di più, che i suoi impulsi distruttivi sono diretti contro una pemma lmlilta, Processi dello stesso genere opCrano anche in rapporto al padre e ad altri familiari. L'insieme di questé angosce e delle difese relative costituisce quella "posizione depressiva" che attinge il suo culmine intorno alla metà. del primo anno e la cui essenza sta nell'angoscia e nel senso di colpa per la distruzi!Jne c la perdita degli oggetti d'amore interni ed esterni. primi stadi del complesso edipico - introducono ben presto rcluioni con più di un oggetto, In analisi, sia di lr.ambini che di adulti, il paziente arriva talvolta a provare sentimenti dì beata felicità appunto quando gli succede di rivivere la prima rcluionc, csdusiva, con la madre, o meglio con il suo seno. Ciò accade pcrlopiÌI a seguito dianalisi di situazi.oni di gelosia c di rivalitl nelle quali ~ coinvolto un terzo oggetto, che in ultima analisi~ il padre.
Origini .Wia tnolaaloM
In questo stesso stadio, e strettamente interconnesso con la posizione depressiva, insorge il complesso edipico, L'angoscia e il senso di colpa forniscono una spinta potente all'esordio del complesso edipico. Essi infatti incrementano il bisogno di esteriorizzare (proiettare) le figure cattive e di interiorizzare (inuoiett:~re) quelle buone, di fissare i desideri, l'amore, il senso di colpa e la tendenza a riparare a certi oggetti e l'odio e l'angoscia ad altri, di trovare rappresentanti delle figure interne nel mondo esterno. Il bambino, peraltro, non è dominato soltanto dal bisogno di ricercare oggetti nuovi ma anche dalla spinta verso nuove mete, vale a dire ad allontanarsi dal seno e indirizzarsi al pene, ossia a pawre dai desideri orali a quelli genitali. A questi sviluppi concorrono molti fattori, quali il moto progressivo della libido, la crescita dell'integrazione dell'Io, lo sboccio di attitudini fisiche e intellettive, e il graduale maggiore adattamento al mondo esterno, A tutto ciò si connette inoltre il processo di formazione dei simboli che mette in grado il bambino di trasferire da un oggetto all'altro il suo interesse nonché emozioni e fantasie, angoscia e senso di colpa. Tutti questi processi sono collegati a un altro fenomeno fondamentale della vita psichica. Io credo che la pressione esercitata dalle primissime situazioni d'angoscia costituisca uno dci fattori che determinano la coazione a ripetere, Ma su questo punto ritornerò più tardi. Le mie conclusioni sulle primissime fasi dell'infanzia sono una prosecuzione delle scoperte di Freud; cionondimeno talune di esse divergono dal pensiero di Freud su determinate questioni, una delle quali è estremamente pertinente al tema di questo scritto. Mi riferisco alla tesi da me sostenuta che le relazioni oggettuali sussistono e operano sin dagli inizi della vita postnatalc. Da molti anni affermo che vi è contemporaneità tra l'autoerotismo e il narcisismo del lattante e la sua prima relazione con gli oggetti, esterni e interiorizuti. Tornerò a enunciare in breve la mia tesi: nell'autoerotismo e nel narcisismo è insito l'amore - e quindi una relazione oggettuale interna- per quell'oggetto buono interiorizzato che nella fantasia è parte integrante del proprio corpo e del proprio Sé. Negli rtati di soddisfacimento autocratico c di narcisismo è su questo oggetto interiorizzato che viene ritirata la libido. Ma ciò è possibile perché sin dalla nascita è simultaneamente presente una relazione oggettuale esterna, quella con la madre (con il suo seno). Questa tesi è in contrasto con l'idea freudiana di rtadi di autoerotismo c di narcisismo che escludono relazioni oggettuali, In verità, anche perché le enunciazioni di Freud al riguardo non sono rigorosamente inequivocabili, la divergenza tra la sua opinione e la mia è meno grande di quanto appare a prima vista. In vari contesti egli ha fatto esplicitamente o implicitamente asserzioni che indicano una
C.pholo
~qu.-tmo
relazione con un oggetto, il seno materno, tmteriore all'autoerotismo e al narcisismo. Basti una sola citazione. Nella prima delle Due voci di enciclopedia: "Psicotmalisi" e ~Teoria della libido" (I9na, pp. 448 sg.) egli scrive: "In un primo tempo la pulsione parziale orale trova il proprio soddisfadmento appoggitmdosi all'appagamento del bisogno di cibo, e assume come proprio oggetto il seno materno. Poi si stacca, diventa indipendente c nel contempo autoerotica, ovvero assume come oggetto il proprio corpo." Freud parla qui di oggetto in rapporto a una meta pulsionale, e quindi nel caso specifico nell'ambito di un concetto di relazione oggettuale alquanto diverso dal mio; per me tale relazione, oltre al rapporto con la meta pulsionale, comporta anche le emozioni, le fantasie, le angosce e le difese del lattante. Sta comunque di fatto che nel brano citato Freud parla chiaramente di un legame libidico con un oggetto, il seno materno, anteriore all'autoerotismo e al narcisismo. A questo punto devo anche ricordare alcune enunciazioni di Freud concernenti le prime identificazioni. Ne L'lo e fEs (19ub, P·49J), parlando degli investimenti oggettuali abbandonati, egli dice che" ... gli effetti delle prime identificazioni prodotte in tenerissima età risulteranno generali e persistenti. Questo ci riporta alla formazione dell'ideale dell'Io... "; dopodiché precisa che la prima e più importante identificazione che si cela dietro l'ideale dell'Io è quella con il padre anzi, come specifiCa in nota, "con i genitori", c situa tali identificazioni nella preistoria personale dell'individuo. 2 Queste enunciazioni sono molto vicine a quanto da me detto a proposito dei primi oggetti introiettati; l'identificazione,jnfl!~ti, è per _definizi!)ne il risultato. deWintr_oiezione. Dalle enunciazioni appena rifeiite e dal b~~- citato prima si può ·i;ferìrc legittimamente che Freud, anche se non ha proceduto a meditare ulteriormente sull'argomento, pensava che nella primissima infanzia sussistono oggetti e processi introiettivi. ~ chiaro che tra le varie opinioni di Freud in tema di autoerotismo e di narcisismo troviamo delle incoerenze. Incoerenze analoghe si rilevano del resto relativamente a parecchi punti delle sue teorie, ma esse dimostrano, a mio parere, che su determinate questioni egli non era ancora arrivato a conclusioni definitive. Riguardo alla teoria dell'angoscia, per esempio, egli lo afferma esplicitamente all'inizio dell'ottavo capitolo di Inibizione, sintomo e mgosda (19z5b). Il suo rendersi conto che in materia di primi stadi dello sviluppo molto gli fosse ancora ignoto od oscuro • Nello stesso luogo (19ub, pp. 49) sg.) Fnud •vanza l'idea- sempre riferendosi alle prime identificuioni- che esse non sembnno "essere l• conseguenza o l'esito di un inveSiimento oggettuale, bensl quale0-1a di dUetto, di immediato, di piÌl antico di qualsivoglia investimento oggettuale~. Questo sembra impliean che l'inttoiezione precede addirittura le relazioni oggettuali.
Origini chili ~rulul-
appare chiaramente, per esempio, là dove riferendosi al primo vincolo materno della bambina ne parla come di qualcosa per lui di" ... così difficile da afferrare analiticamente, cosl grigio e remoto, umbratile •.. " (1931, p. l4J). Non so come la pensi Anna Freud su questo aspetto dell'opera paterna, ma per quanto concerne la questione dell'autoerotismo c del narcisismo sembra che abbia tenuto in considerazione esclusivamente la conclusione di Freud che gli stadi autoerotico e narcisistico precedono le relazioni oggetruali, ed escluso di tener conto delle altre possibilità implicite in enunciazioni di Freud come quelle da me riferite. Questo è anche uno dei motivi per cui la divergenza ua la concezione di Anna Freud della prima infanzia e la mia è di gran lunga maggiore di quella tra le idee di Freud, nel loro complesso, e le mie. Ho voluto dirlo perché credo sia essenziale chiarire la misura e il carattere delle differenze tra le due correnti di pensiero psicoanalitico rappresentate da Anna Freud e da me. Chiarificazioni siffatte sono necessarie sia nell'interesse della fonnazione degli psicoanalisci sia perché possono servire ad aprire discussioni proficue tra gli psicoanalisd e così contribuire a una generale maggiore conoscenza dei problemi fondamentali della prima infanzia. L'ipotesi di uno stadio, che si protrae per parecchi mesi, anteriore alle relazioni oggettuali implica che nel lattante, salvo la libido fissata al suo corpo, non siano presenti impulsi, fantasie, angosce e difese, oppure che questi non siano in rapporto a un oggetto, sicché opererebbero in vacuo. L'analisi di bambini abbastanza piccoli mi ha invece fatto capire che non esiste spinta pulsionale, situazione d'angoscia o processo psichico che non coinvolga oggetti, esterni o interni; che, insomma, le relazioni oggcttuali sono al centro della vita psichica. Mi ha inoltre fatto capire che l'amore e l'odio, le fantasie, le angosce e le difese sono attivi sin dal principio e che sono indivisibilmente connessi ab initio a relazioni oggettuali. Queste intuizioni mi hanno pennesso di vedere molti fenomeni in una luce nuova. Indicherò ora la tesi di fondo su cui poggia questo scritto; io sostengo che la traslazione si origina dai medesimi processi che nei primissimi stadi detenninano le relazioni oggettuali. Perciò è necessario che risaliamo continuamente, in analisi, alle oscillazioni tra gli oggetti amati e odiati, interni ed esterni, che predominano nella prima infanzia. ~ possibile valutare con precisione l'interconnessione fra uaslazione positiva e negativa solo se si indaga il primitivo interagire dell'amore e dell'odio, il circolo vizioso dell'aggressività, dell'angoscia c del senso di colpa che causano a loro volta una più fone aggressività, nonché le varie configurazioni degli oggetti ai quali sono indirizzate tali contrastanti emozioni e angosce. L'indagine di questi primi processi mi ha peraltro convinta che l'analisi
tl~~~a:t::::~:~:l:~!:~:~t:l~~::: ~:~~7~: ~~c;;:~~c:st:a c::i:~~ ::'per poter arrivare all'analisi degli strati più profondi, L'analisi della : traslaz.ionc negativa al pari di quella positiva nonché della loro interconnessione è, come ho sostenuto da molti anni, un criterio al quale è indispensabile atteneni nel trattamento di ogni tipo di pazienti, bambini o adulti, Ho fornito prove a sostegno di questo punto di vista nella maggior parte dei miei scritti dal 1917 ad oggi. Questa impostazione, che nel passato ha reso possibile la psicoanalisi di bambini in tenera età, si è dimostrata di recente estremamente proficua nell'analisi di pazienti schizofrenici. Sino al 1910 si è ritenuto che i pazienti schizofrenici non fossero capaci di operare la traslazione e che quindi non potessero essere psicoanalizzati, Dopo di allora si è tentato di psicoanalizz.arli ricorrendo a varie tecniche, Ma il cambiamento di opinione più .radicale al riguardo si è verificato solo negli ultimi anni, ed è strettamente collegato alla maggiore conoscenza che oggi si ha dei meccanismi delle angosce e delle difese operanti nella primissima infanzia, Da quando si sono scoperte e comprese alcune delle difese poste in opera nelle relazioni oggettuali primarie sia contro l'amore che contro l'odio ci si è resi perfettamente conto che anche i pazienti schizofrenici sono capaci di traslazione sia positiva che negativa. La necessità di amlizzare tanto la traslazione negativa quanto la positiva- il fatto anzi che non si possa analizzare l'una senza analizzare l'altra - costituisce un criterio che se si applica coerentemente nel trattamento di pazienti schizofrenici 4 fornisce confenna alle scoperte indicate più sopra. A un esame retrospettivo appare oggi chiaro che questi progressi considerevoli della tecnica trovano H loro sostegno nella teoria psicoanalitica e in particolare nella teoria di Freud delle pulsioni di vita e di morte che ha apportato contributi sostanziali alla conoscenza dell'origine dell'ambivalenza. Poiché 13 puls!one di vita e quella di morte - e perciò l'amore e l'odio - interagiscono intimamente sin dall'inizio dell'esistenza, la traslazione positiva e quella negativa sono fondament:llmente legate tra loro, La conoscenza delle primissime relazioni oggettuali e dei processi che esse comportano ha influito sostanzialmente sulla tecnica sotto vari aspetti, 1:: noto da grnn tempo che nella situazione di traslazione lo psicoanalista può rappresentare il padre, la madre o altre persone e che certe volte assume, nella psiche del paziente, la funzione del Super-io e altre volte quella dell'Es o dell'Io. Ma le nostre attuali conoscenze ci permet'C0$3 che a so a volta ,!, dipesa dalla sonovalocazlone ddl'importanza deU',ggrcssivict • La tecnica analitica hu3ta so questo criterio, in casi di schizofrenia, ,!, ilhmrata da Scgr~l (1950) e da Rosenfeld (J9SU, b).
Orl91nl .Wl• ll'•olaSa.,.
tono di individuare i diversi ruoli attribuiti dal paziente all'analista nelle loro configurazioni più panicolari e specifiche. Le persone incluse nella vita di un lattante sono in effetti ben poche ma, poiché esse gli appaiono sotto molteplici aspetti, egli le avverte come una folla di oggetti. Conseguentemente l'analista può rappresentare a seconda del momento una parte del Sé, il Super-io, o una qualunque della ricca serie di figure interiorizute. Così, non ci porta molto lontano renderei conto che l'analista rappresenta in un dato momento il padre o la madre se non capiamo anche sotto quale aspetto il paziente stia rivivendo l'uno o l'altro genitore. Le immagini dei genitori nella psiche del paziente hanno subìto in varia misura le deformazioni causate dai processi infantili della proiezione e dell'idealizzazione e perlopiù conservano molto del loro carattere fantastico. Peraltro nella psiche del lattante ogni esperienza esterna è commista di fantasia e, all'inverso, ogni fantasia contiene elementi di esperienza reale; solo quindi analizzando la situazione di traslazione in tutta la sua profondità potremo portare alla luce il passato nel suo aspetto realistico e nel suo aspetto fantastico. L'origine nella primissima infanzia delle oscillazioni tra realtà c fantasia, tra un aspetto e l'altro degli oggetti, spiega anche perché esse si presentino con tutto il loro vigore nella traslazione e spiega le rapide sostituzioni- talvolta addirittura nel corso di una stessa seduta- del padre con la madre, di oggetti onnipotenti con oggetti perico-'' !osi e persecutori, di figure esterne con figure interne. In certi casi l'analista appare addirittura simultaneamente come il rappresentante di entrambi i genitori, di solito alleati nell'ostilità contro il paziente, sicché la traslazione negativa diventa molto intensa. Ciò che in questo caso è rivissuto o diventato manifesto nella traslazione è la commistione nella fantasia del paziente delle immagini genitoriali in una sola figura, la "figura genitoriale combinata" di cui ho trattato altrove.5 Questa figura costituisce una delle formazioni di fantasia peculiari dei primissimi stadi del complesso edipico e se si conserva in tutto il suo vigore è deleteria per le relazioni oggettuali e per lo sviluppo sessuale. La fantasia dei genitori coffibinati insieme trae la sua forza da un altro elemento della vita emotiva della prima infanzia, cioè dall'intensa invidia che si accompagna alla frustrazione dci desideri orali. Dall'analisi delle situazioni primitive auinenti a tutto ciò apprendiamo che, nella psiche del bambino frustrato (o insoddisfatto per cause interne), alla frustrazione si associa l'idea che c'è un altro oggetto (assai presto immaginato come il padre) che riceve dalla madre il soddisfacimento bramato e l'amore che in quel momento viene negato a lui. 1: di qui che prende origine la fantasia dei genitori perennedi~~:!:
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dd bambi"i• in particolare c:app. 8 e u [e l'Indice analitico
Copltolo -111u•ttreslmo
mente uniti in un reciproco soddisfacimento orale, anale e genitale. ( Questa situazione psichica, a mio parere, è il prototipo di tutte le situazioni di invidia e di gelosia. L'analisi della traslazione va considerata anche sotto un altro aspetto. Noi parliamo abitudinariamente di situaUone di traslazione, ma ci rendiamo conto del significato e dell'imponanza di questo concetto e .li teniamo sempre presenti? L'esperienza mi ha insegnato che per mettere in chiaro i particolari della traslazione è essenziale pensare in termini di situaUoni g1oba1i trasferite dal passato al presente con le emozioni, le difese e le relazioni oggetruali che vi sono insite. Per molti anni - e questo è vero fino a un ceno punto ancora oggi la traslazione è stata concepita in termini di riferimenti all'analista, insiti nel materiale del paziente, diretti e immediati. La mia concezione della traslazione in quanto radicata nei primissimi stadi dello sviluppo e negli strati profondi dell'inconscio è molto più ampia e comporta una tecnica in virtù della quale dalla globalità del materiale presentato sono inferite le componenti inconsce della uaslazione. Così, per esempio, ciò che dice il paziente sulla sua vita quotidiana, sulle sue relazioni, sulle sue attività, fornisce non solo la comprensione psicologica del modo in cui opera il suo lo, ma rivela anche - se ne indaghiamo i contenuti inconsci - le difese contro le angosce che insorgono nella situazione di traslazione. Il f paziente, infatti, è portato inevitabilmente a far fronte ai conflitti e alle angosce che rivive nei confronti dell'analista avvalendosi degli stessi sistemi usati nel lontano passato. Ciò vuoi dire che egli cerca di distaccarsi dall'analista così come cercava di distnccarsi dai suoi oggetti originari; che egli cerca di scindere il rapporto con lui in modo da conservare la figura dell'analista o come personaggio buono o come personaggio cattivo; che egli devia alcuni dei suoi sentimenti e dei suoi atteggiamenti nei confronti dell'analista su altre persone della sua vita quotidiana, cosa che costituisce peraltro un "passaggio all'atto".6 Fin qui mi sono occupata di trattare prevalentemente delle primissime esperienze, situazioni ed emozioni dalle quali prende origine la traslazione. Esse, però; sono la base delle relazioni oggettuali e degli sviluppi intellettivi ed emotivi successivi che richiedono non minore attenzione da parte dell'analista. Ciò vuoi dire che il nostro campo di indagine comprende tutti i nessi tra la situazione attuale e le primissime esperienze. Infatti non è possibile risalire e accedere alle emozioni e alle relazioni oggettuali della primissima infanzia se non esaminandone le vicende alla
l
'Il paziente può a volte cercue di evadere dal presente nel passato piuttosto che ricon~cere che le sue emozioni, angosce e fantasie sono al momento attive in tutto il loro vigore c polariuate sull'an~lislll. Altre volte, come ~ noto, le difese sono sopr:at· tuno dirette contro il rivivere il r:appono passato con gli oggetti originari.
OrliJinl ...llatrul~
luce degli sviluppi successivi. Solo collegando continuamente (cosa che comporta un lavoro difficile, duro e paziente) le esperienze successive a quelle precedenti e viceversa, solo indagando coerentemente il loro interagire, è possibile riunificare nella psiche del paziente il presente e il passato. Ciò fa parte di quel processo di integrazione che, a mano a mano che l'analisi procede, finisce con l'includere l'intera vita psichica del paziente. Con il ridursi dell'angoscia e del senso di colpa, e con il prodursi J di una sintesi maggiore tra amore e odio, si attenuano i processi di scis.. 1 sione - che costituiscono una delle difese basilari contro l'angoscia -e le rimozioni, mentre l'lo si avvantaggia in forza e in coesione; al tempo stesso diminuisce la separazione tra oggetti idealizzati e oggetti persecutori; gli aspetti fantastici degli oggetti perdono la loro intensità. Tutto ciò fa sl che la vita di fantasia - sempre inconscia ma meno netnmente separata dalla parte inconscia della psiche - possa essere utilizzata meglio nelle attività dell'lo, con un conseguente arricchimento generale della personalità. Sono arrivata, a questo punto, a indicare le diversitJ. - in quanto opposte alle affinità - fra traslazioni e prime relazioni oggetruali. Ho detto sopra che uno dei fattori che determinano la coazione a ripe- l tere è la pressione esercitata dalle primissime situazioni d'angoscia. Con la 1 riduzione dell'angoscia persecutoria, dell'angoscia depressiva e del senso di colpa, il bisogno imperioso di ripetere continuamente le esperienze fondamentali si attenua sicché i modelli e le forme di sentire primitivi sono conservati meno tenacemente e ostinatamente. Questi cambiamenti si producono grazie all'analisi coerente della traslazione; essi sono connessi a un riesame molto profondo delle primissime relazioni oggettuali e si riflettono tanto nella vita di ogni giorno del paziente quanto nei suoi mutati atteggiamenti nei confronti dell'analista.
Capitolo 25 Le lnnuenze reciproche nello sviluppo dell'lo e dell'Es 1
In Analisi terminabile e intermi1111bile (1937• p. 53), che contiene le ultime considerazioni di Freud sull'Io, egli dice: "Non abbiamo nessun motivo di contestare l'esistenza e l'importanza di cantteri distintivi, originari e connarurati, propri dell'Io." Io sostengo da molti anni il punto di vista, e l'ho esposto nella Psico(11Jalisi dei btnnbini (19p), che l'Io è attivo sin dall'inizio e che tra le sue prime attività vi sono la difesa contro l'angoscia e l'impiego dei processi di introiezione e di proiezione. Nel libro anzidetto ho anche avanzato la tesi che la capacità iniziale dell'lo di tollerare l'angoscia dipende dalla sua forza innata, vale a dire da fattori costiruzionali. Ho altresl manifestato ripetutamente l'opinione che l'Io stabilisce relazioni oggettuali sin dai suoi primi contatti con il mondo esterno. Più di recente ho precisato che la tendenza all'integrazione costituisce un'altn delle funzioni primarie dell'Io,2 Intendo ora prendere in esame quale parte abbiano le pulsioni - ma più specificamente la lotta tra pulsione di vita e pulsione di morte -nelle funzioni dell'Io. Nella concezione freudiana delle pulsioni di vita e di morte è insito che l'Es è ab i1litio il serbatoio delle pulsioni. Mentre concordo pienamente con questa concezione, dissento da Freud su un punto particolare: la mia tesi infatti è che la causa prima dell'angoscia risiede nella paura dell'annientamento, della mone, che nasce dall'operare della pulsione di morte all'interno dell'organismo. La lotta tra pulsione di vita e pulsione di morte promana dall'Es e coinvolge l'Io. La paura primordiale ~i essere annientato spinge l'Io a diventare attivo e ingcnera le prime difese. La fonte originaria delle attività dell'Io è l'operare della 1 [lntcrvo:nto al simposio uThe Mutua\ Inf\uences in thc Dcvelopment of Ego and Id• tenutos.i in occasione del17o Congresso psicoanalitieo ad Amsterdam nell'agosto '!;)St.] 'Vedi ~Note su alcuni meccanismi schizoidi~ (1946).
Jllflu.,..ellello•vlluppodell'loedeii'EI
pulsione di vita. La tendenza dell'Io all'integrazione e all'organizzazione rivela chiaramente la sua derivazione dalla pulsione di vita; difatti, per dirlo con le parole di Freud (19ub, p. 507), "il fine principale dell'Eros... [èJI'unire e il legare". In temporanea e alternativa contrapposizione alla spinta all'integrazione vi sono poi i processi di scissione che, insieme all'inuoiezione e aJla proiezione, costituiscono alcuni dei meccanismi primitivi di importanza fondamentale, Tutti quanti, sotto il premere della pulsione di vita, sono posti sin dal principio a servizio della difesa. Un altro apporto di primaria imponanza fornito dalle pulsioni alle prime funzioni dell'Io, e che occorre qui considerare, è l'attività fantastica. Secondo la mia concezione della prima infanzia, quest'attività affonda le sue radici nelle pulsioni e ne è, per usare un'espressione di Susan lsaacs (1943), il corollario psìchico, lo ritengo che le fantasie, come le pulsioni, siano attive sin dagli esordi della vita e che siano l'espressione psichica dell'attività sia della pulsione di vita che di quella di morte. L'attività fantastica è alla base di quei meccanismi di introiezione e di proiezione che mettono in grado l'Io di compiere una delle funzioni fondamentali accennate più sopra e precisamente quella di istituire relazioni oggettuali, La prima relazione oggettuale del lattante si produce per proiezione, rivolgendo all'esterno libido e aggressività e impregnandone l'oggetto. Questo processo, a mio parere, è alla base dell'investimento oggettuale. Mediante il processo dell'introiezione l'oggetto primario è al tempo stesso assunto nel Sé. Fin dall'inizio, inoltre, la relazione con l'oggetto esterno e quella con l'oggetto interno interagiscono tra loro. Il primo degli "oggetti interiorizzati" - come io ho denominato gli oggetti che hanno subìto il processo dcll'introiezione - è un oggetto parziale, il seno materno; secondo la mia esperienza questa prima interiorizzazione si ha anche quando il bambino è allattato artificialmente, ma spiegare qui i processi che determinano l'assimilazione simbolica del poppatoio al seno mi porterebbe troppo lontano. Il seno in quanto oggetto interiorizzato, al quale ben presto si aggiungono altre peculiarità della figura materna, esercita un'influenza capitale nello sviluppo dell'lo. A mano a mano che poi le relazioni oggcttuali si sviluppano in relazioni con oggetti totali, la madre, il padre o altri familiari vengono introiettati come persone, c come persone sotto un aspetto buono o sotto un aspetto cattivo a seconda delle esperienze nonché dci sentimenti e delle fantasie che si alternano nel lattante. In tal modo si costituisce in lui un mondo di oggetti buoni e cattivi che diventa fonte tanto di persecuzioni interne quanto di arricchimento e di stabilità interiori. Nei primi tre o quattro mesi di vita predomina nel lattante l'angoscia persecutoria, la quale esercita sull'Io una pressione che ne mette seriamente aJ]a prova la capacità di tollerare l'angoscia. L'angoscia persecutoria a volte indebolisce l'Io, altre
volte, invece, dà slancio alla crescita dell'integrazione e allo sviluppo intellettivo. Nei secondi tre mesi di vita il lattante prova il bisogno di proteggere e conservare gli oggetti d'amore interni che egli sente lesi dai suoi impulsi aggre~ivi; ciò determina angoscia depressiva e senso di colpa, i quali a loro volta po~ono di nuovo avere un duplice effetto sull'Io: possono minacciare di sopraffarlo o stimolarlo a riparare e sublimare. In questi vari modi - ai quali qui non posso che accennare fugacemente l'lo è per un verso messo in pericolo e per un altro arricchito dalle sue relazioni con gli oggetti interni_l Il particolare ordine di fantasie centrate sul mondo interno del lattante è di somma importanza per lo sviluppo dell'lo. Gli oggetti interiorizzati, sentiti come dotati di vita propria, si armonizzano o contr.tstano tra loro e con l'Io a seconda delle emozioni e delle esperienze del lattante. Quando egli sente di contenere oggetti buoni prova fiducia e sicurezza; quando invece sente di contenere oggetti cattivi si attiva in lui il sospetto e il senso dì persecuzione, La. relazione buona e cattiva del lattante con gli oggetti interni procede di pari pa~o con quella con gli oggetti esterni e ne influenza costantemente l'andamento. Inversamente, essa è sin dal principio influenzata dalle frustrazioni e dai soddisfacimenti che derivano dalla vita quotidiana. Vi è dunque un'interazione permanente tn mondo oggettuale interno, che rispccchia fantasticamente le impressioni ricevute dal di fuori, e mondo esterno, che è influenzato radicalmente dalla proiezione. Come ho spe~o chiarito, gli oggetti interiorizzati costituiscono anche il nucleo del Super-io,4 che poi si evolve nel corso dei primi anni dell'infanzia e giunge alfine allo stadio in cui - conformemente alla teoria classica - si configura come l'erede del complesso edipico. Poiché lo sviluppo dell'Io e quello del Super-io sono connessi ai processi dì introiezione c proiezione essi sono inesuicabilmente collegati ua loro sin dall'inizio, e poiché lo sviluppo dell'uno e dell'altro è influenzato in misura sostanziale dalle pulsioni, esiste fin dal principio della vita un'azione reciproca strettissima fra tutte e tre le istanze psichiche. Mi rendo conto che parlare qui di tutte e tre le istanze psichiche significa non attenersi al tema in discussione, ma la mia concezione della primis• L'esposizione più panieobrcggiata di questi processi primi1ivi ~ contenuta oltre che nei mi~i scrinì "Nole su alcuni meccanismi schizoidi~ (19(6), ~sulla teoria dell'angoscia c dd senso di colpa~ (1948), ~Alcune conclusioni teoriçhe sulla vita emotiva del bambino nella prima infanzia~ (19sd, in lavori di Susan lsaacs (1943) e di Paula Hcimann (19SJ:I.}. • Al rigu3rdo ci si può domandare in quale misura l'oggetto interioriuato diventi pane dell'Io e in quale misura divenii pute del Supcr-io. Questa domanda pone pro· b\emi che a mio parere sono ancora oscuri e richiedono di essere chiariti ulterior· mente. Alcune indicuioni in proposito sono state fomite da Paula Heìmann (t9sn).
lnR....,M Milo
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HU'Ioe Hll'l!o
sima infanzia impedisce che io possa prendere in considerazione esclusivamente le influenze reciproche dell'lo e dell'Es. Dato che la vita psichica è governata dal perenne interagire delle pulsioni di vita e di morte e dai conflitti derivanti dal loro impasto e disimpasto, vi è nell'inconscio un fluire sempre mutevole di eventi, di emozioni e di angosce che si influenzano a vicenda. Ho cercato finora di indicare sommariamente la molteplicità dei processi incentrati sulla relazione con oggetti interni ed esterni, che dai primissimi stadi in poi sono presenti e operanti nell'inconscio; esporrò ora alcune conclusioni. 1) La tesi da me qui delineata molto sinteticamente rappresenta una visione dei primi processi inconsci molto più ampia di quella insita nella concezione di Freud della struttura della psiche. 2) Se ammettiamo che il Super-io si sviluppa da questi primi processi inconsci, che altresì plasmano l'Io, ne determinano le funzioni e modellano la sua relazione con il mondo esterno, lo sviluppo dell'Io e la formazione del Super-io vanno riesamìnati dalle fondamenta. 3) La mia tesi, quindi, comporterebbe una rìconsiderazione della natura e della sfera dell'lo e del Super-io nonché dell'interconncssione tra le parti della psiche che costituiscono il Sé. Terminerò riatfermando qualcosa di ben noto, ma di cui tuttavia diventiamo tanto più convinti quanto più a fondo penetriamo nella psiche: soltanto esplorando nella sua profondità e nella sua estensione l'inconscio, che riconosciamo essere all'origine di tutti i processi psichici e influenzare radicalmente l'intera vita psichica, possiamo riuscire ad analizzare la personalità totale.
Capitolo 26 Sullo sviluppo dell'attività psichica
Questo scritto vuoi essere un contributo alla mctapsicologia, un tentativo di sviluppare ulteriormente, alla luce delle conclusioni derivate dai progressi conseguiti nella pratica psic:oanalitica, le fondamentali teorie di Freud in materia, La concezione di Freud di una struttura della psiche costituita da lo, Es e Supcr-io è ormai alla base di tutto il pensiero psicoanalitico. Egli ha peraltro chiarito che queste tre componenti del Sé non sono nettamente separate tra loro e che tutta l'attività psichica ha il suo fondamento nell'Es. L'lo si sviluppa dall'Es (Freud tuttavia non ha indicato esattamente in quale stadio ciò avvenga); ma, poiché durante tutta la vita esso si estende profondamente nella sfera dell'Es, è costantemente influenzato dai processi inconsci, Un altro gigantesco progresso nella conoscenza della psiche si è avuto con la sua scopena della polarità e dell'impasto delle pulsioni di vita e di morte operanti sin dalla nascita. Io ho potuto riconoscere l'operare di queste forze primordiali in conflitto tra loro osservando nei processi psichici dei bambini in tenera età la costante presenza della lotta tra la spinta irrcfrenabile a distruggersi e quella a proteggersi, tra l'impulso ad aggredire gli oggetti e quello a salvaguardarli. Ciò mi ha consentito di comprendere più a fondo l'essenziale importanza clinica della concezione di Freud delle pulsioni di vita e di morte, Quando scrissi la Psicoanalisi dci bambini' ero già arrivata :llla conclusione che una delle più importanti funzioni dell'lo - il controllo dell'angoscia - si .attiva all'esordio stesso della vita, appunto sotto la pressione della lotta tra le due pulsioni.2 'Vedi 1932, cap. 8. 'In ~Note su akuni meccanismi schizoidi" {19-J6) ho poi detto che cene funrioni che riconosciamo chiaramente neU'attivicl dell'Io più evoluto- e in particolare quella
SvlluppocM!I'atllvl"pllchiQ
Uno degli assunti di Freud è che l'organismo si protegge dal pericolo derivante dall'operare interno della pulsione di morte deviandone una parte all'esterno; la parte che invece non può essere deviata è legata dalla libido. In Al di là del pri11cipio di piacere (19zo) Freud tratta dell'operare delle pulsioni di vita e di morte come di processi biologici. Non ci si è però resi sufficientemente conto che in taluni suoi scritti, come per esempio nel Problema econQmico del masocbismo (19l4a), egli fonda sulla concezione delle due pulsioni delle considerazioni cliniche. Mi si consenta di ricordare le ultime frasi di questo suo lavoro: "Il masochismo morale si presenta perciò come la prova classica dell'esistenza dell"impasto pulsionale'; la sua pericolosità sta nel fatto che esso ha origine nella pulsione di mone e ne rappresenta quella parte che è sfuggita alla deviazione nel mondo esterno sotto forma di pulsione distruttiva. Poiché d'altro canto questa ha il valore di una componente erotica anche la distruzione che chiunque fa di sé stesso non può aver luogo senza soddisfacimento libidico." Nell'Introduzione alla pricomalisi (nuO'VIl serie di lezioni) (19p) egli espone in termini ancora più incisivi l'aspetto psicologico di questa sua concezione. Scrive infatti (p. f07): "Con quest'ipotesi d dischiudiamo la prospettiva di indagini che assumeranno un giorno grande imponanza per la comprensione di certi processi patologici. Ciò perché i miscugli [l'impasto delle due pulsioni] possono anche disgregarsi e a tali scomposizioni [o disimpasti] pulsionali possono essere auribuite le più gravi conseguenze per la funzione [l'attività psichica]. Ma questi pumi di vista sono ancora troppo nuovi perché qualcuno abbia finora tentato di utilizzar!i nel lavoro." Relativamente a ciò che dice Freud circa l'impasto e il disimpasto delle due pulsioni in quanto substrato del conflitto psicologico tra moti pulsionali aggressivi e libidici aggiungerei che a deviare la pulsione di mone non è l'organismo bensli'Io. Freud ha asserito che nell'inconscio non esiste paura della morte, ma quest'asserzione non seffibra conciliarsi con la sua scoperta dei pericoli derivanti dall'operare interno della pulsione di morte. A mio modo di vedere l'angoscia primordiale contro cui l'Io combatte è dovuta alla min::tccia derivante dalla pulsione di morte, Già nel mio scritto "Sulla teoria dell'angoscia e del senso di colpa" ( 1948) misi in risalto che non concordavo con l'opinione di Freud (19l5h, p. z83) secondo la quale "Nell'inconscio... non è presente nulla che possa dare un contenuto al nostro concetto di annientamento della vita" e che perciò " ...la paura della morte debba considerarsi come un che di analogo a quella dell'evidi far fronte all'angosda - sono gi! attive all'inizio della vita, pteeisando altresl. che l'angoscia derivante dall'operare della pulsionc di mol'te all'interno dell'organismo, e che ~ Se!Jtiu come paura dell'annientamento (morte), si configura come angoseia di penec11t1one,
Copkolo wniiMinlmo
razione ... ". Ancora prima, nel ~Primo sviluppo della coscienza morale nel bambino" (1933), facendo riferimento alla teoria di Freud delle due pulsioni, secondo la quale agli esordi della vita l'aggressivici, o pulsione di morte, è contrastata e legata dalla libido, o pulsione di vita (l'Eros), avevo detto: "Il pericolo di essere distrutto dalla pulsione aggressiva provoca nell'Io, a mio parere, una tensione eccessiva, che l'Io avverte come angoscia, per cui è posto fin dal principio del proprio sviluppo di fronte al compito di mobilitare energia lihidica contro la pulsione di morte." Già da molto tempo, insomma, io sono arrivata alla conclusione che l'angoscia primordiale dell'Io nasce dal pericolo di essere distrutto dalla pulsione di morte.l Il bambino piccolo rischierebbe di essere sommerso dalle pulsioni autodistruttive se non fosse messo in moto il meccanismo della proiezione, In parte è al fine di compiere questa funzione che l'Io è attivato alla nascita dalla pulsione di vita. Il processo primario della proiezione serve a deviare all'esterno la pulsione di morte.4 Medi:tnte la proiezione, inoltre, il primo oggetto viene impregnato di libido. Il secondo processo primario è quello dell'introiczione, anch'esso in gran parte a servizio della pulsione di vita; esso contrasta la pulsione di morte in quanto comporta che l'Io assuma ciò che vivifica, che rinvigorisce (inn:mzitutto il nutrimento) c perciò leghi la pulsione di morte operante all'interno. Fin dall'inizio della vita le due pulsioni si fissano a oggetti, in primo luogo al seno materno. 5 Ritengo quindi che lo sviluppo dell'lo in rapporto all'attività delle due pulsioni possa essere reso alquanto più chiaro dalla mia tesi che l'introiezione del seno materno durante l'allattamento costituisce la base di tutti i processi di interiorizzazione, A seconda che predominino pulsioni distruttive o sentimenti d'amore, il seno (o anche il poppatoio, che ne diviene il sostituto simbolico) può essere sentito di volta in volta come buono o cattivo. L'investimento libidico del seno accom1 joan Riviere (19H·P·4f8c n. B)- disputando nch'cssa sul deciso rifiuto di Freud della "possibilici. di un'inconscia paura di mone~ - arriva a concluden: che "l'impotenza c dipendenza dei latu.nti, in connessione con la loro vita di fantasia, fa supporre che la paura della monc faccia pane addirittura della loro esperienza~. 'Al riguardo, però, la mia concezione è diversa da quella di Freud. Per Freud questa deviazione implica esclusivamente la tr:asfonnazione della pulsionc di mone diretta contro il Sé in aggressività contro l'oggetto. Per me, invece, questo particolan: meccanismo di deviazione implica due processi. Mentre una pane della pulsionc di mone è proiethlta nell'oggetto, talch6 l'oggetto diventa un penecutore, l'altn pane, ~~~:~~~c rinune nell'Io, determina il rivolgcni dell'aggm;sivid. contro l'oggetto per·
'In "Note su alcuni meccanismi sehizoidi• (1946) ho scritto: "La paun della pulsionc distruttiva pare venga subito fiSSllta a un oggetto, o piuttosto vissuta come paura di un oggetto superpotentc c incontrollabile. Altre fonti di angoscia primaria sono il trauma della mS<:ita (angoscia di separazione) c le frustrazioni dci bisogni del corpo; c anche queste esperic
5\olluppo
pagnato da esperienze soddisfacitorie fa sì ~he ~ella psic~e ~el lattante il seno si costituisca come oggetto buono pnmano; la proteZIOne sul seno delle pulsioni dist.nmive fa sì che esso si costituisca invece come oggetto cattivo primario. Poiché il seno è introiettato nell'uno e nell'altro aspetto, anche le pulsioni di vita e di morte che su di esso erano state proiettate tornano a operare all'interno dell'Io. Il bisogno di controllare l'angoscia persecutoria mette quindi in moto la scissione del seno e della madre, all'interno e all'esterno, in oggetto protettore e amato da un lato e in oggetto terrificante c odiato dall'altro. Questi due oggetti costituiscono i prototipi di tutti i sucCessivi oggetti interiorizzati. La forza dell'lo - che riflette la situazione d'impasto delle due pulsioni - è a mio parere determinata da fattori costituzionali. Se nell'impasto predomina la pulsione di vita, cosa che implica uri prevalere della capacità di amore, l'Io è abbastanza forte e in grado di tollerare e contrastare l'angoscia derivante dalla pulsione di morte. La conservazione e l'accrescimento della forza dell'lo dipendono invece in parte da fattori esterni, in particolare dall'atteggiamento della madre nei confronti del lattante. Ma anche quando predominano la pulsione di vita e la capacità d'amore, le pulsioni distruttive continuano pur sempre a essere deviate all'esterno e concorrono a creare· oggetti persecutori e pericolosi che poi vengono rcintroicttati, In più, mentre i processi primari dell'introiezione e della proiezione determinano continui cambiamenti della relazione dell'lo con i suoi oggetti, si producono, a seconda sia delle fantasie e delle emozioni del lattante sia della pressione delle sue esperienze reali, frequentissime oscillazioni tra oggetti esterni e· interni, buoni e cattivi. La complessità di queste oscillazioni causate dalla perenne attività delle due pulsioni è alla base tanto dello sviluppo dell'Io in rapporto al mondo esterno quanto della costruzione del mondo interno. L'oggetto buono interiorizzato costituisce un nucleO centrale attorno al quale l'lo si espande e si sviluppa. Il sostegno dell'oggetto buono interiorizzato rende l'Io più capace di dominare l'angoscia e di salvaguardare la vita legando con la libido parti della pulsione di morte operante all'interno, Tuttavia una parte dell'lo,- come ha spiegato Freud (1931• lez. J 1)per effetto dello scindersi di questo, usi contrappone alla restante". Freud ha chiarito che questa pane scissa, la quale svolge parecchie funzioni, è il Super-io. Egli ha inoltre precisato che il Super-io è costituito da determinati aspetti dei genitori introiettati e che è in gran parte inconscio. lo concordo con le cose dette da Freud, La mia concezione differisce però dalla sua in quanto io colloco all'inizio della vita i processi di introiezione che sono alla base della formazione del Super-io. La formazione
Copltolo ftnllHln.lmo
del Super-io precede di alcuni mesi l'esordio del complesso edipico,6 esordio che, insieme a quello della posizione depressiva, io situo nei secondi tre mesi del primo anno di vita. Le prime introiezioni del seno buono e cattivo sono quindi per me all'origine della formazione del Super-io c incidono nello sviluppo del complesso edipico, Questa concezione della formazione del Super-io è in contrasto con le esplicite affermazioni di Freud che le identificazioni con i genitori sono eredità del complesso edipico e che esse riescono felicemente solo se il complesso edipico è superato con successo. Secondo me la scissione dell'lo, dalla quale ha origine il Super-io, si produce per effetto del conflitto generato nell'lo dalla polarità delle due pulsioni.1 Questo conflitto è intensificato sia dalla proiezione delle due pulsioni sia dall'ìntroiezione degli oggetti buoni e cattivi che ne consegue. L'lo, sostenuto dall'oggetto buono inreriorìzzato e rafforzato dal suo identificarsi con esso, proietta una porzione della pulsìone di morte nella parte scissa di sé, sicché questa parte viene a trovarsi in opposizione con il resto dell'Io c costituisce il nucleo di base del Super-io. Ma con la porzione di pulsione di morte viene deviata (proiettata) anche quella porzione della pulsione di vita che vi è commista. Al tempo stesso vengono scisse dall'lo e proiettate nel Supcr-io pani degli oggetti buoni e cattivi. Il Super-io, perciò, viene a essere dotato sia di qualità protettive che di qualità minacciose, Con il progredire del processo di integrazione - operante sin dall'inizio tanto nell'lo quanto nel Super-io - la pulsione di morte viene legata, fino a un certo punto, dal Super-io. Essa tuttavia, appunto a causa di tale legame, influenza gli aspetti buoni degli oggetti contenuti nel Supcr-io, Il risultato finale è un Super-io la cui attività si estende dal raffrenamento dell'odio e della distruttività, dalla protezione degli oggetti buoni, al biasimo, alle rimostnnze inibitorie, alle minacce, alla persecuzione. In quanto il Su per-io è in stretto rapporto con l'oggetto buono e addirittun lotta per la sua salvaguardia, viene a rassomigliare molto alla buona madre reale che nutre il bambino e se ne prende cura; poiché però esso è anche influenzato dalla pulsionc di morte diventa in una certa misura il rappresentante della madre che frustra, e i suoi divieti c accuse suscitano l'angoscia. In genere, quando lo sviluppo procede bene, il Super-io .è sentito prevalentemente come un protettore, e non opera da 'Per un quadro più pr~ciso dello sviluppo dei miei punti di vista sull'esordio pre· cocc del complesso edipico vedi ~l primi stadi del complesso ~dipico~ (1918), it cap. 8 della Psi&Oil7lllliri dei b~m~bini (19J!), un complesso edipico alla luce delle angosce pri· mitive" (t94J) c uAlcunc conclusioni teoriche sulla viu emotiva del bambino nella prima infanzia• (195d. 'Vedi, per esempio, U J e 4 di ~sulla teoria dell'angoscia c del senso di colpa• (1949).
Swlluppo.t.ll'ltlhldopllchiCII
coscienza morale troppo severa. Nel bambino piccolo - e, a mio parere, perfino nel lanante molto piccolo -è in effetti insito il bisogno non solo di essere protetto ma anche di essere assoggettato a determinati divieti, poiché questo assoggettamento equivale sostanzialmente a un controllo degli impulsi distruttivi. Come ho detto ultimamente nel mio libro Itwidia e gratitudine (1957• p. l6), il desiderio del lattante di un seno sempre presente e inesauribile comprende anche quello che il seno spazzi via e controlli i suoi impulsi distruttivi e in tal modo protegga il suo oggetto buono e difenda lui stesso dalle angosce persccutorie. Questa funzione- proteggere proibendo e controllando- è propria del Super-io, Quando però nel lattante si attivano gli impulsi distruttivi e la relativa angoscia, il Super-io è avvertito nel suo aspetto rigido e opprimente; è allora che l'Io, come dice Freud (1932, p. 483), "serve tre padroni severi", l'Es, il Supcr-io e il mondo esterno. Nei primi anni del decennio 19ZO·JO, quando mi impegnai nell'impresa del tutto nuova di analizzare bambini dai tre anni in su con la tecnica del gioco, mi trovai di fronte a fenomeni inattesi, uno dei quali era costituito dal fatto che in questi bambini era presente un Super-io estremamente primitivo e crudele. Scoprii inoltre che i bambini picco~ introiettano i loro genitori - in primo luogo la madre. e il suo seno in forme irreali e fantastiche, e potei rilevare che alcuni dei loro oggetti interiorizzati si caratterizzano come figure terrificanti, Questi oggetti spaventosamente pericolosi fanno insorgere nell'lo, nella primissima infanzia, conflitto e angoscia; l'intensa pressione dell'angoscia fa sì che essi, e altre figure terrificanti, siano scissi dall'lo e relegati negli strati più profondi dell'inconscio, ma mediante una scissione che è diversa da quella che determina la formazione del Super-io. La diversità - e questo può forse far luce sulle molte modalità ancora oscure dei processi di scissione - consiste nel fatto che mentre nella scissione delle figure terrificanti appare predominante il disimpasto delle due pulsioni in quella che produce la formazione del Super-io appare predominante il loro impasto. Per questo motivo il Super-io si instaura di norma in stretto rapporto con l'lo ed è compartecipe dei differenti aspetti dell'oggetto buono, cosa che consente all'Io di integrare in sé e di accettare in misura maggiore o minore il Super-io, Al contrario, le figure estremamente cattive non sono accettate daJI'Io ma sono costantemente ripudiate. Nel bambino nel primo anno di età, tuttavia, - e io ritengo che ciò Valga tanto più quanto più piccolo è il bambino - la delimitazione tra figure scisse e figure meno terrificanti, e quindi più tollerate dall'Io, è per così dire fluida. Di norma la scissione riesce solo temporaneamente o parzialmente. Quando poi non riesce, nel bambino si intensifica l'angoscia persccutoria. Questo si verifica specialmente nel primo stadio
dello svilUppo, quello caratterizzato dalla posizione schizo-paranoide che secondo la mia concezione donùna sovrana nei primi tre o quattro mesi di vita. Nella psiche del lattante molto piccolo il seno buono e il cattivo seno divoratore si alternano con grande rapidità, tino al punto, probabilmente, di essere sentiti in certi momenti contemporaneamente presenti. Alla scissione di figure persccutrici che vanno a costituire parte dell'inconscio fa riscontro la scissione di figure idealizzate. Le figure idealizzate vengono prodotte per proteggere l'Io da quelle terrificanti. In questi processi ricompare e si riatferma la pulsione di vita. Il contrasto tra figure idealizzate e persecutrici, tra oggetti buoni e cattivi, - che è un'espressione del contrasto tra pulsioni di vita e di morte e che costituisce la base della vita di fantasia - si rinviene in tutti gli strati del Sé; c tra gli oggetti odiati e minacciosi che l'Io cerca di tenere a bada entrano anche gli oggetti amati che essendo stati lesi o uccisi si sono trasformati in persecutori pericolosi. A mano a mano che tutto ciò procede, l'Io si rafforza, la sua capacità di integrazione e di sintesi si accresce, e Io sviluppo giunge allo stadio della posizione depressiva. In tale stadio l'oggetto leso non è più sentito prevalentemente come persecutore ma come oggetto amato verso il quale si provano senso di colpa e bisogno di ripararc. 8 Questa relazione con l'oggetto amato leso va a costituire una componente importante del Super-io, La posizione depressiva, secondo la mia tesi, giunge al suo culmine verso la metà del primo anno, dopodiché, se l'angoscia persecutoria non è eccessiva c la capacità d'amare è sufficientemente forte, l'Io diventa sempre più consapevole della propria realtà psichica e avvene sempre di più che al danneggiamento degli oggetti concorrono i propri impulsi distruttivi. Nella psiche del bambino, perciò, gli oggetti danneggiaci, prima sentiti cattivi, diventano più buoni e rassomigliano di più ai genitori reali, Ciò wol dire che l'Io sta sviluppando a poco a poco la sua funzione fondamentale, quella di affrontare il mondo esterno. Il successo di questi processi di base, con il conseguente rafforzamento e integrazione dell'Io, dipende - per quanto concerne i fattori interni dal fatto che nell'interagire delle due pulsioni prevalga la pulsionc di vita, In ogni caso i processi di scissione continuano: durante tutto lo stadio della nevrosi infantile (la cui funzione è sia di dare sfogo alle angosce psicotiche primitive sia di elaborarle) la polarità tra pulsioni di vita e di morte si fa sentire intensamente sotto forma di angosce suscitate da oggetti persecutori che l'Io cerca di fronteggiare ricorrendo appunto alla scissione (e più tardi alla rimozione). 'Per il relativo nnteriale c:linico dimoouativo vedi il mio NContributo alla psico· genesi degli stati man.iaco-depr=.iviN (19Js).
SVII"''f"' ....l'.uiYitli ptlchla
AJI'inizio del periodo di latenza la pane integrata, benché perlopiù molto dura, del Super-io è ancora più nettamente separata dalla parte inconscia. t in questo periodo che il bambino fa fronte al suo severo Super-io proiettandolo sull'ambiente - cioè esteriorizzandolo - e cercando di venire a patti con coloro_ che impersonano l'autorità. Cionondimeno, anche se nel bambino più cresciuto e nell'adulto le angosce connc!>'Je al Super-io sono modificate, trasformate, tenute a bada da difese più forti, e perciò meno accessibili all'analisi di quanto lo siano nel caso del bambino piccolo, quando penetriamo negli strati più profondi ddl'inconscio troviamo che figure persccutrici e pericolose coesistono ancora con figure idealizzate. Tornando ora al mio concetto di processi primari di scissione ripeto, cosa che ho detto di frequente specie negli ultimi anni, che il prodursi della separazione tra oggetto buono e cattivo, tra amore e odio nella primissima infanzia, fa parte integrante dello sviluppo normale. Quando questa separazione non è troppo rigorosa, ma tuttavia sufficiente a differenziare tra buono e cattivo, costituisce a mio giudizio uno degli elementi di base della stabilità e della salute psichica. Essa infatti è indice di un Io sufficientemente forte da non essere schiacciato dall'angoscia e da\i'operare, concomitantemente alla scissione, di una certa integrazione .(sia pure rudimentale), che peraltro è possibile solo in quanto nell'impasto tra le due pulsioni predomina la pulsione di vita. Di conseguenza a un certo punto dello sviluppo è possibile acquisire una migliore integrnzione e sintesi degli ogge~ti. Anche in tali favorevoli circostanze, tuttavia, io ritengo che le figure terrificanti esistenti negli strati profondi dell'inconscio tornano a far sentire la loro presenza ogni volta che la pressione interna o esterna diventa estrema. Gli individui complessivamente stabili - vale a dire coloro che hanno installato saldamente dentro di sé l'oggetto buono e che si identificano fortemente con esso- potranno sopraffare queste intromissioni dell'inconscio più profondo ne\i'lo e riconqui-stare la loro stabilità. Negli individui nevrotici invece, e ancor più negli psicotic:i, la lotta contro i pericoli che minacciano dagli strati profondi dell'inconscio sarà in una certa misura un conflitto permanente e una componente della loro instabilità psichica o della loro psicosi. Da quando i progressi clinici compiuti negli ultimi anni ci hanno cons~ntito di saperne di più sui processi psicopatologici operanti negli schizofrenici, siamo in grado di riconoscere chiaramente che il Super-io di qÙesti pazienti è pressoché indistinguibile dai loro impulsi disuuttivi e dai loro persecutori interni. Herben Rosenfeld, nel suo scritto sul Super-io dello schizofrenico (19pa), ha illustrato part.icolareggìatamente quale parte abbia nella schizofrenia tale schiacciante Super-io. Io ho riscontrato che le angosce persecutorie connesse a silfatti conflitti psi-
CopltoloftmiMieolmo
chici sono anche alla base dell'ipocondria; ~ nel caso delle psicosi maniacodepressive penso che il conflitto e il suo esito siano di tipo diverso. Purtroppo devo qui accontentanni di questi rapidissimi accenni. Quando, contrariamente all'eventualità indicata più sopra, a causa del predominare degli impulsi distruttivi e della collegata eccessiva debolezza dell'Io, si hanno processi primari di scissione troppo intensi, nel corso del successivo sviluppo l'integrazione e la sintesi degli oggetti sono impedite e la posizione depressiva non può essere elaborata adeguatamente. Da quanto ho detto emerge che la dinamica psichica è il risultato dell'operare delle pulsioni di vita e di mone e che l'inconscio è costituito, oltre che da queste forze, dall'lo inconscio al quale ben presto si aggiunge il Supcr-io inconscio. In questa concezione è insito che per me l'Es si identifica con le due pulsioni. Freud ha tranato dell'Es in molti luoghi e tra le varie definizioni che ne ha dato vi sono delle incongruenze. In almeno un passo, però, dell'Introduzione alla psicotmalisi (11Uova serie di lezioni) (19J1), ha parlato dell'Es descrivendolo esclusivamente in termini di pulsioni. Ecco le sue parole (p. 48o): "Cariche pulsionali che esigono la scarica: ecco tuttci ciò che, a parer nostro, vi è nell'Es. Sembra persino che l'energia di queste spinte pulsionali si trovi in uno stato diverso che nelle altre sfere psichiche... " La mia concezione dell'Es, sin da quando ho scritto la Psicoi11UJfisi dei bambini, ha rispecchiato fedelmente la descrizione contenuta nel brano citato sopra, anche se è vero che talvolta ho usato il termine Es un po' elasticamente nel senso di rappresentante della sola pulsione di mone oppure di inconscio. Freud ha asserito che l'Io si separa dall'Es elevando la barriera resistenza-rimozione. 10 Io ho rilevato che prima della rimozione, la quale a mio parere comincia a operare all'incirca nel secondo anno di vita, una delle difese è costituita dalla scissione. Di nonna la scissione non è assolut~, così come non è assoluta la rimozione. La pane conséia e quella inconscia dell'Io non sono quindi separate da una barriera rigida, come del resto afferma lo stesso Freud allorché dice che le diverse aree psichiche
fantasie sadiche el soggcuo... [Il contenuto tanto al tercore di avere nel proprio corpo avvelenato quanto alle paute ipocondriache~. •• [L'espressione sintetizza il rappono causa e/Ietto indicato da Freud con le parole "=istenze che provotano la rimozione~ (•93,, p. 49Jl.)
Svtluppoclolhttlv~ptlchlca
sfumano l'una nell'altra (19P• p. 4B4). Se però la scissione produce una barriera molto rigida bisogna inferirne che lo sviluppo non procede normalmente e che predomina la pulsione di morte. Quando infatti predomina la pulsione di vita l'integrazione e la sintesi progrediscono validamente. n tipo di scissione primitiva influenza decisamente il tipo di rimozione che le succede, come ho detto altrove. 11 Se i processi di scissione non sono esorbitanti, il conscio e l'inconscio restano permeabili l'uno all'altro; mentre però la scissione, compiuta da un Io ancora in gran parte non strUtturato, non può comportare un'adeguata attenuazione dell'angoscia, la rimozione, che si produce nel bambino più cresciuto e nell'adulto, è un mezzo molto più valido di evitare le angosce oppure di risolverle, Nella rimozione l'Io, ormai ~alto più strutturato, scinde da sé più efficacemente i pensieri inconsci, gli impulsi e le immagini terrificanti. Benché la mia concezione dello sviluppo dell'attività psichica esposta in questo scritto si fond~ sulla scoperta di Freud delle pulsioni e della loro influenza sulle componenti della psiche, è insita in essa una serie di punti di vista diVersi, in merito ai quali farò ora alcune considerazioni finali. Voi tutti sapete che Freud ha attribuito alla libido. un risalto molto maggiore che all'aggressività. Sebbene egli abbia rilevato l'importanza della componente distruttiva della sessualità nella forma specifica del sadismo molto prima di scoprire le pulsioni di vita e di morte, non ha dato all'incidenza dell'aggressività nella vita emotiva un rilievo adeguato. Può darsi che egli non abbia mai elaborato completamente la sua scoperta delle due pulsioni, oppure che vi foSse in lui una certa riluttanza ad applicarla alla globalità· dell'attività psichica. Certo è, come ho prcicisato più sopra, che egli se n'è avvalso clinicamente in misura maggiore di quanto si sia riconosciuto, Ad ogni modo, se si coglie la concezione di Freud delle due pulsioni nelle sue implicazioni di fondo, non potrà non apparire chiaro che l'interagire delle pulsioni di vita e di morte governa l'inter:i attività psichica. Un'altra tesi da me sostenuta è che la formazione del Super-io è ante-
l Sé ~ esp0$ta d rischio del grado determinare negli stadi precedenti. Tuttavia, la mago minore intensità del ricorso ai processi di scissione nei primi mesi di vita $Ostanzialmcntc sull'uso della rimozione in epoca posteriore:
C.pholo ....u..leslmo
riore all'insorgere del complesso edipico e che prende l'avvio dall'inuoiezione dell'oggetto primario. Il Super-io resta connesso alle altre parti dell'Io in virtù del processo di interiorizzazione degli 3spetti diversi del medesimo oggetto buono, un processo di interiorizzazione che altresì è di somma importanza per l'organizzazione [integrazione] dell'Io. t mia convinzione che l'Io ha sin dall'inizio della vita il bisogno e la capacità non solo di scindersi ma anche di integrarsi. L'integrazione, che attinge gradualmente il suo culmine nella posizione depressiva, dipende dal prevalere della pulsione di vita ma comporta anche la disposizione dell'Io 3d accettare in una cena quale misura l'operare della pulsione di morte. Io vedo la formazione dell'Io come il costituirsi di un'entità che in gran parte è determinato dall'alternarsi della scissione e della rimozione da un lato e dall'integrazione della relazione con gli oggetti dall'altro. Freud ha detto che l'Io si arricchisce continuamente a spese dell'Es. A mio parere, come ho spiegato in precedenza, è la pulsione di vita ad attivare e sviluppare l'Io. Il mezzo di realizzazione del suo sviluppo è costituito dalle primissime relazioni oggettuali. H seno, sul quale vengono proiettate le pulsioni di vita e di morte, è anche il primo oggetto interiorizzato per introiezione. In questo modo le due pulsioni trovano il primo oggetto al quale fissarsi e l'Io, mediante la proiezione e la re-introiczione, si arricchisce e si rafforza. L'lo diventa tanto più ricco quanto più riesce a integrare i suoi impulsi distruttivi e a operare la sintesi degli aspetti diversi dei suoi oggetti; nelle parti scisse del Sé c degli impulsi, che sono stati ripudiati perché fonti di angoscia e dolore, sono infatti insiti anche elementi preziosi della personalità e della vita di fanmia. Sebbene gli aspetti ripudiati del Sé e degli oggetti interiorizzati contribuiscano all'instabilità, essi sono anche fonte di ispirazione nell'attività artistica e in numerose altre attività intellettuali. La mia concezione delle primissime relazioni oggettuali e dello sviluppo del Super-io è dunque diversa perché connessa coerentemente con la mia tesi che l'Io è attivo sin dalla nascita c che l'energia delle pulsioni di vita e di morte pervade tutta l'attività psichica.
Cronologia
1881
t887 1896
1899
1916
19JJ
(30 man:O) Melanie nasce a Vienna. ~quarta ua i figli di una famiglia non puticolarmentc agiata. Il padre, medico, ~un uomo $llÌ cinquant'anni che nuue ambi:Uoni intellettuali. La madr<: si occupa di commercio per sostenere la famiglia. Morte della sorella Sidonie, di nove anni, che le aveva insegnato a legger<: e scrivere. Decisione di divent:lre medico connessa, pue, alla malania di cuore del fratello Emmanucl il quale l'incoraniava a sviluppare le sue doti. Preparazione all'esame di ammissione al liceo femminile che permette l'accesso all'univenità. Ammessa all'ultimo anno di liceo, si fidanza con Anhur Kl.ein, ingegnere chi· mico c uomo d'affari. Monc del fratello Emmanuel a venticinque anni. Matrimonio. CMnbiamento di idee riguardo agli studi univeniuri. Si interessa di ute c di storia. Numc~i trasferimenti a causa delle atdvid professionali del marito. Nascono in successione rre bambini: Mclitta, Hans cd Eric. A Budapest, Dopo la lettura delle opere di Freud fino ad allora pubblicate c un'analisi personale svolta con Fercnczi inizia, sotto la dircz.ione del suo ana· lista didattico, l'attività di psicoonalista inbntile in un policlinico di Budapest. (luglio). Lettura dello Sviluppo di un b~m~bino alla Società psicoanalitica ungherese. Kad Abraham l'invita a lavora«: con lui a Berlino. Si stabilisce a Berlino con i figli. Divonio. All'inizio dell'anno riprende l'analisi personale con Karl Abraham. Muore Abraham. Erncst Jones l'invita a Londra. Esce a Vienna l'Introduzione al/a tecnica delf1111alisi il'lfmrife di Anna Freud (poi ripubblicato nel Tr111t.vnmto pJicotlnalilico dei bambini). Mc!anie K.lcin partecipa al Simposio suUa psicoanalisi dci bambini nel maggio 19>7 a Londra" c critica ·vivaccn{cntc il lavoro di Anna Freud. Esce contemporaneamente in tedesco e in inglese la Pric01111a/isi dei bambini, il suo primo libro. E:.ee una recensione critica del libro, serina da un vecchio seguace delle sue teorie, E. Glovcr.
1934 In primavera muore a ventisette anni, per un incidente in montagrua, il figlio Hans. Pubblicazione del Contributo idio pricognuri d~gli nati -ni.zco-depressivi, serino nel 1934. che costituisce l'abbouo dd Msistema ldeini:mo~. Pubblicazione de n Juno ~ la sua ctnmesrione con gli nati mmriaco-deprtsrivi, serino nelr9J8. Dibattiti critici fra kleiniani e antiklciniani in sedute plenuie della Socicti psicoanalitica britannica. Pubblicazione di una violenta critica di Glover, Ctmridnnioni sul rinm~~~ kfeinùmo di psicologia inf.mtile, in ~Psychoanalytic Study of the Child~, vol. 1. La proposta di Glover di espellere i klciniani dalla Socicti psicoanalitica bri· tanoica ~ rapiota e Glovcr lucia la Società. 19~7 Pubblicazione di lnviditt e gratitudin~. 1959 Morte di Emes1 Jones. 1<)00 (n 5etlcmbnl. Mone di Mcbnic Klcin a scnantono anni. Necrologi di H. Hoffcr, di Hanna Seg:al, Rosenfeld, Bione di E. Zettcl. Fondatione del MMclanie Klein Trust~ destinato a vigilare sugli interessi materiali e morali dell'opera klciniana. 1961 Pubblicazione postuma deJI'Ana/iri di un bambino. 1963 Pubblicazione postuma di Ilnonro mondo adulto.
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Ori
Indice analitico
Abitudini, gS, 177, 199. 1o6 Abreazion.e, 9(Sn.., !fil, 176, J8S-t17, z1osg. !\,brahain K., n. 8J, 94. IIJn., no, 141 sg., 1451 11lm., 1151 n6, 141,164, 17111.., ,s7 en.., 1g8, 3oo, 101. 311, 336, n~n .. 345, 404o 414, 434, 437, 44}Sg., 451, 4H• 467n., 469n., 476sg., 478n., 491sg., 4951!.. Acqua, 151ll·• 171, 117 Adulti: angoseia nevrotica degli, 151; depressione negli, JOI, 309 sg.; Io degli, 155· 167, I79SJ., 190; lavoro del lutto negli, 454; mebnconia nc:ali. 311; nevrosi degli, 71, 388; psicoanalisi degli, 44 ~g., 6c}. 143n., 156-00. 161-79. 191, 101, 115, 116, IJJn., 136sg., 147, 171, 174o 186n., J8],1g8, ]08-IO, 345, )51-SJ, 39], 4.,s; schizo!rmia degli, 161, 166; situazione di traslnione nel caso degli, 17s; Super-io degli, 155, 17.,.S1, 18], z8], 388; viu. psichica degli, 136 Affetti: abrenionc degli, Q6n., 176; alla JWeita, 96; assenza di, ISJSg., IfS, 15961, 1~; attiva:done degli, 159; e fobie, Joo; e inibizioni, 1oo; intensità degli, 348n.; rimozione degli, 97, 457; scarica degli (come angoscia), 97; vedi 1111che Emozioni . . Affetto (tenerezza), 44o 47. IJ9Sg., u6; vedi anche Amore Afflizione: difese- contro l', 348sg., JJI; e depfCSSione, 197Sg., p6sg.; c !uno, ]1JS.JJ65If:, ]40, ]4}•4$0CSel'ISO dÌ cO]• pa, 3o6~'JIO, HS, 340, JH: libero sfogo dell' (grazie all'analisi), 310, Jsosg.; per la mone dell'oggetto, J19Sg., J37, 33941, Hl sg.; per la perdita dell'oggetto
"buono~,JIJ,JJOsg.,J4l: supcnmento dell', 317, 354; vedi 1mche Cordoglio Allevamento, 18, 40n., 41, 44 sg., ~-69. 7•,73. u4,1S3Sg.,zossg., 191, ]56,384 sg.; vedi anche Educazione Aggrcssione(i): anale, 149. 199, 316. 391; sadiche, 118, IIJ, 141-43• •49• zs6sg., IJI, 174, 176cn., ~oo, ]Il, 38o; sessuali, 109'1} Aggressività: asociale c sadiCa, 119; assenza di, 19, 31, ~54, J6J; comparsa improVvisa di, 66, 69; controllata (o tenuta a freno), 114, 361sg., 367, 379; diminuzione dell', 366; e angoscia, 183 sg., >91 1 JH, 161, J8S, '394. 4Hi e ~ppren dimcntn-, 78, 88n.; c curiosid. (o desiderio dì sapere), 158; c fissazioni, 111; c fissazioni sadico-anali, 1g8; e frustnUone, J9S: c funUonc genitale, 379; e gioco, fl, 211; e gnvidaliU matema, 153; e paura di cvinzione, !J9n., uo; c senso di colpa, 170,194,317, J86. 405; e seruo (o senJimcmo) di perdita, 317, 396, 4Hi e Supcr-io, 1&j; imp:I.Stata con libi?o, 187, 394; in seduta analidca, 144, 15JSg., 185, 101sg., J6!; nei confron1i del pene paremo, 157: paun della propria, J7n., 361; proiezione dell', 6), 1'11 · SJ·i verso gli oggetti esterni, 16o, 184 sg.; verso i genitori, u, 1os, ]61Sg., 378, }86; -wdi tmche Pulsione distrut· ti va Alexander F., 90n., 9(Sn., 99, 116 Alimentazione e allattamento: alla b3Se della percezione e dell'apprendimento, Sol; anificiale o al poppatoio, 473n., J00 1 fOI-<)4, 509-11, J16sg., JI!Sg.; a\
seno, 153, 3Bs; difficold di, 509-n; distw:bi di, 47, 51, nn~ 54'1~ 153, 199, 384, 414, 441, 461, 469, 47lo ,.84; 490, 496,498-5o•, 509-11; e inttoiezione, 4(Sz, 468; c prima rela:r.ionc oggcttuale, 46•· 64,495-98, fiG-I}; vedi tmclu Appetito; Cibo; s~,~:r.ione Allattamento, vedi Alimenruione e allatt:lmento; Sv=mcnto Allucinaz.ione, soddisfacimento mediantC,41f,464,470 Ambiente: conoscenza dell' {da parte dell'analista), •69; infl,.enza dell', 195, 357 sg.; rapponi del bambino con 1', 45, 70, 71, •90-91, lfl, zss, 164, 185, 195, Jlo, JS7Sg. Ambivalcrw~, 61sg., 151Sg., 168sg., 191, 13), 436, 465, 476, 489; della madre verso il bambino, 385; e idcalizuzione, 3J1i c scissione, J6z; nei conftomi di fratelli csorelle,zos, 317, 340; nei riguardi dcll'appundimento, 138; nelle relazioni oggettuali, 31 sg~ 313 sg., ))1, J8s, 391, )<)6Sg. Amore: bisogno di (del b:imbino), 414, 418n., 490, so7; capaciti di, 190, 104, 1nsg., 300. J>4S!J., ns. 356, 457, 466, 497sg., 519, susg.; che midp l'odio, n m., HS, 459; desiderio di, 190, 191, 401; diniego dell', 138, 351Sg., 471, sos; c desiderio scss ... alc, JBISg.; c fiducia, )n-14, 319, 318;epulsione di vira,447; c odio, zoo sg., 195, )IO, 311 sg., ))l, JlS, )SI, )8), 387, 397o45fS!J.;crÌpata• zionc, 364, 397,447, ,.SJsg.; c senso di colpa, 448, soBn.; incapacità di, 418, 5o6; libero sfogo dell', }IJSg., 319. 341 sg., 351; nella posizione depressiva, 446 sg., 471·75; perdita dell', •s•n., 159, •46 sg., }11, 317, 404, 407, 436. 4440., 450, 490. 49•, f14i per illattantc,}79; per il padre, )10., ti<jl, 175• 199. 105, no-11, }7G-71, 387, 405 sg.; per la madre, )ID., 51S!J.; '70, I)6Sg., 17fSg., 186, 199, 11), 117S!J., 111•1), 30958'., 311, }51, )S6,
!~~0~~~: )):.~· 3~:~~.~~·;1;~ l;:~.~::~
.. primissimo, 445 1 496, 514; '!lrdi ancf)t Emozionì vedi Psicoanalisi Analista: aggressività nei confronti dell', 144, 153, 361; aspetti o ruoli dell', 193 sg., ••7, 136sg., H'• 363, 458, SJ1Sg.; aneggiamento dell', 165 sg~ 176, 18<;Jsg., 1oosg., 1J7sg.; atteggiamento verso 1', 135. 168sg., 175·78, 1111, 191, Jo8sg~ Anali~i.
317, 348, 361; come persecutore, 309, 448, 458, 491; e lll80Scia, 193, 161; c situazione di uaslazione, 490i e tennine dell'analisi, 454; hntasie sull', 136, 309. 356, 361; infanlile, IJlsg., 184-87; 1915g., 101, 1)7Sg., 161Sg., 16,; Ìn• fl"'enza ed ... cativa dell', 16)Sg.,166, 18487, 193, J04i odi~to e ~mato, 419, 491; relazione o;an l', 156, 176sg., )09sg., 38Isg.; scissione dell', 418 sg., 491; 'll~di anc/u Psicoanalisi Angosc:i~{e): ~nali, 484-86; asserw~ d', 151 sg., 161, 164; capacità di tollenrc 1', 1071 117, u!l, 151,254, zs8, 16o, 177Sg., JII6,4•J, 467, 470sg., 485,497,519, s•J; causa(c) di, 41), 4JSSg., 4)8sg., 451, 488,490;circail cibo,JO?i circa la maternità c la femminilità, 113, 115, 400; contenud di, 219. 144> 147, 167, z78, 185 sg., 198sg., 305, )Il, 319, )11; crisi di, 59, IJZ, 17), 176Sg., 105, 151, lf7Sg., 358, 374, 384; depressiva, 304-Sg., Jo8, Jll,lJI, 374,387, 390-91; depressiva in confronto a pcrsccutoria, 445, 448, 473, 49Ji difese c:ontro 1', 175, z8s sg., 313 sg., 363 sg., J79. 393; diminuzione dell', 159, 1}4, 136, lffn., 158, 177-79, 18<jl, 291 1 19-h )19, JJ5, 349. )51Sg., Jj8, )66, J7G-74o }76, }78, 39ISJ-. 45Si dissoluzione dell', 168s:g., 171, 148, 16o, J47.l9•; e abitudini, 199; e aggressività, 'lltdi Pulsione dinrun:iva; e analisi, 111, 136, 166-6<;1, 195, 1o6. 1o8sg., 137, 156, 174, 189, 194. JSJ, 358, 365, 371, 376; e cumibali~mo, llf, JQ4Sg.; eccesso di, 151sg., 176, JOI, 365, 371, 193 1 399. 513 sg.; e complesso edipico, 91, 99, •n, u6, n6, Jss-6J, 365; e delitto, 109-IJi ed cspericMe traumatiche, 111; c fantasie, 137, IJI, 183, 187, 3o6; e fase femminile, no; e fissazioni, lOf, 111 1 )oz, 38osg., 489; e fobie, 64, 161, 166, 183; e fonnazione dci simboli, 171, 151, 158; e form:~zionc dci sintomi, <jl6, 100, 1o8, 18osg.; c frustrazione, 116, JOI, 413, 436; e idealizzazione, 369; e identificazioni, 111, 137, 156, )o6; e inibizioni,96·99· 107, 11),1)8, uo,148,174· 76, JOJ, 318; e imerprctnioni, 159, 171, 1)8, 16o, u&, 371; e introiczionc dell'oggetto, 199sg~ 307, 314, 381; c masturbazione, 79ft·• 119, IJ9, 145, t so; e nascita, 99, 413, 441, 46osg., 495; c odio, 110, 195, )o6; e ostilicl verso gli estranei, 168; c pa1,1ra di evirazione, 95, 154n., 118, 399, 404sg.; c pooizionc dc·
•w.
pressiva, JJ6. lSJSg., 377, 390; e prim2 siruazione di pericolo per l'lo, 113, 139 sg~ 150, 181, 311; e pulsione di morte, 413, 4)8sg~ 45Jo 488-90; e pulsionc di vita, 4Jl, 467; e punizione, tfS, 130, 144. 1S7i e rcgressione, ·~ 381, 399, 4B9; eresistcnZ3, 171, zJ7i e rimozione, 7J, 97sg., 211, 399; e senso di colpa, 444,446-49, so8; e sadismo, tS), zo•, 219, l49"5It174o18)-86,189,194SB'•o 305, 317,314oHJ,)6osg.,J66,J79,]86,)94i c scena primari~, 387; e senso di colpa, !SJ, 171,100,109, HO, 11), IJ4o 189, 3o6, 393, J
379; relativa al eor'po,zzJ,147. 174-111, 197, JOO, 307-09, 319, HO. }BI, 389, )91 1 398, 400, 406; rclativ~ ~~corpo mncmo, vedi Corpo della madre; relativa ali~ disintegrazione, 305 sg..; relativa alla diStNr:rività, 189, J94Sg., JI7SB'~ JSI; CC• lativa alla guerra, •s~t; relativa alla ~ru~dre (interna ed esterna), 147, JOISg., 318, 346-s•. J9Qn., 391-93; relativa alla mone, 177• 381 sg.; relativa alle favole, sii, 6o, 7ug.; relariva al pene, 189, •94. 381, 391, 398; relativa 1. situazioni intcmc,I49tJo8,J14,JZ8,J49·311Z,J93· 398, 400, 40Si sehizoide, 4ll7; scampana dell', 64o 104; sviluppo libidico influenzato da, 481-84; tendenza del b:unbino alla, 173, 1J4, 184; trasfonnazione della libido in, 59, ')6, 101, 1o8; trasfomu:cione di pulsione in, 97; urctrale, 377n., 4!4sg.; wdi anche Fobie; Paura Angoscia depressiva: artcnuuione c ri· soluzione dell', 451, 4HSg., 481-BS, ..SB, 491, 493, 499, s09. 514·16; base dell', 44S·47i difesa COnQ'O l', 473, 48osg.; cd etica, 449en.; e fobie, so6-o8; e perdita dell'oggetto (madre), 454 sg., 471 sg., 477,480,484, 507· 509, 514i il progresso nello sviluppo, 465, 469, 471, 483, 493, soJ; e riparazione, 413, 445 sg., 465, 473sg., ..SJ; C: senso di colpa, 411,413,443-49.471,491. soli; e siwazione di alimcnta:cione (allattamento), 469, 47), 503, 511Sg.; e svc~mento, 454, 469, 47Jn., 48o, so8sg., 51tsg., su-•s; c sublimazionc, 4BJ sg.; e ter· mine ddl'analisi, 454; mancato sup<:ramento dell', so6; nei riguardi dell'oggerto parziale, 443, 445, 465n.; nella posizione sehizopuanoide, 445, 465, 469,
.,,
Angoscia persceutoria: come difesa dalla depressione, 448, 513; difesa contro 1', 409. 431, 463-66, 47osg., 48s-88; diminuzione dell', 446sg., 451,456. 461, 469, 471, 47SSg., 48o-81, 485, 487, 491Sg., 499, 516; cd etica (morale), 448; e disturbi di alimentazione, 441, 461, 469, 496, 491i, sot, s•o; e fobie, 411, 481, 484,501, fOS-O?i e ingordigia (nidità), 461, 461, 488sg., 496, 491i, soo. su; c malartia psiehiea, 470; e odio, 491; e paranoia, 410, 443, 514; e perdita dcll'oggcrto, 454 sg., 4ll4, 504, 507 sg.; e proie:cione, 410 sg., 467-70, 488; e pulsione di morte, 413,441, 46o; e pulsione distruttiva, vedi Pulsionc distwttiva;
e regressionc, 414,473,476, 489; e relazione con i genitori, 479. 48:, 484. 499. sos; e scissione, 464,466, 411; e sintomi fisici, 484; e svezumento, 454sg., soS, 51o-n; e svilvppo inrel!cttivo, 419; e tenninc dcl!'anal~. 454; nascita come fonte di, 41], 441, 46o, 495; ncl!a posizione depressiva, 446sg., 476, 41Josg.; wdi tsnc~ Angoscia, paranoide Angoscia, siruazione(i) di: attenuata o risolta dall'analisi, 491; dif=c contro le, 47li diniego di, 473; c complesso cdipico, JH·s8, 166; c dcp~ionc, 305, 347, 379; e tigw-a gcnitori3le combinata, 479; c lo, 3oz-os, 319; e nevrosi 141; c psicosi, :97; esn~rioriuazione di, 44'i c sviluppo dell'Io, 141, 151, 456; idcntificuionc proicttiva come base di, 4•osg.; infontili rivissute, 451; insucces-so nel far fronte a, 476; interne ed esterne, 45osg.; nascita come, 46<>, 49Si nelle fanciulle, u]sg .. 141, 144. 147, ])6, ]90, 191, 401, 404, 407Sg.; paura della morte come primaria, 4)94'i paura di evirazione come, 441; perdita delta madre come, 450, 514; prime, 218, 113sg~ l)9-4l, 249, IJI, 176, 180 sg., 1BB, z9s, 197,347, 194. 4os, n6-sll; vedi tmche Angoscia Animali: che rappresentano i genitori, 4-10; rapprcsent~zioni di impulsi sadici, 44' Appagamento di desiderio, U7•JS App~:tito, 47 sg., JBs, 391; vedi 11ncht Alimentazione, disrurbi di; Avidità;
Cibo Apprendimento, sug., 59. 66, 74, 78, 81, 91-95,100, 114n., 119. n7, IJ?-39· •sBn., 185, u6, 114. •.SO,, 179; base orale dell', so1sg.; vtdi ~ncbe Impulso cpistcmofilico; Scuola; Sviluppo intellctruale Arte, <<.>6, tu, •19-41, •44-~, 189; vtdì ~nche Disegno Assimilazione,1o, n,16o, 16],>711 Associazioni, 37, 59sg., 61, 130, 157, 17o74, 178, 101, 1SJ, 170, 17JSg., 189, 315• IB,J~411,3J7·6o,J71-7J,J77
Aueggi6; vedi ~nr:br Scuola
Autoerotismo,14J Autorid.,41,44,69.155, 166,tll1,40l Avidità: associazioni sull', ]o8; costiruzioDaie, 519; di assorbire conoscenze, :8osg.; e angos<:ia persccutoria, ~·· 463, 488 sg., 496. 498, soo, s11; e impulso disrrouivo, 461, 467, 471, 488sg., 495, 498, so?, su; c sadismo, 199,309, Jl7, nssg., 384; inibizione dell', 469. 471, 495-97, su; nel latt~nte, 377, 38o, 391, 455; nelle relazioni oggtnua\i, 4Ho 496, 500; senso di colpa c angoscia per, 469, 471sg., 497, SII Avvelenamento: c disrurbi di alimentazionc, s•o; c sveuamcnto, s•o; fantasie C I»Ul"e dj, 410,4J6, 461,510 Avvezzamento alla pulizia, IJtn., IJ8Sg., 186, 19<,>o6,114,ullsg., IS), JBJ,481, 484-96 Bagnare il letto, ISJ Balbuzie, 77, 110 Balint M., 49(in. Bambina: ~ncggiamento della (verso la scuola), 91 (vtdi 4ncbr: Scuola); complesso di evirazione nella, 119. ntsg., ns, :87 sg., 401, 404, 406; complesso edipico della, IJUg., 199, 114, no-13, )8]-117, 39.f·97o400-GI,404o4o6, Jlli fissazione alla madre, zoo, Jl m.; mondo interiore della, 401 sg.; paun della madre, 5<0n.; pene immaginario della, 389, 393; situazione d'angoscia principale della, n], 141, 144. •47. ]]6, 390, 391,401,404, 407; Supcr-io nelb, 114, 389""9t, 401-os; sviluppo gcniu\c nella, 110-14. 400-GJi vedi 411C~ Bambino; Donna Bambino(ì) (in generale): angoscia paranoidc nel, •98-301; atteggiamento del (versoaltrihambinil,47,68,JS7,J79S8·• brama di, 119, 111, 191, 401 Sg.; depressione nel, 198, 301, ]lln.; c rapporto con la realt:ì, IJO, 175n., J)i·J6, '5'• IS4, 157Sg., :6o, J64S8.,JJ8; c relazione con l'analista, 156, toSo,, 175-78; e relazione con i genitori, •!S.i. 177sg., 189, 191-94, lOO, 117, l11, 311sg., 317, 18)-86, 19). l97i fantasie su, sz, 118, 111, 15711., ll9o 111, l)O, 143, l46Sg., no, '74. 177, z81, n6, 349sg., 361,379 sg., 390, 393, 401,404, 407; inconscio e conscio dcl,67, 1s6, 171,3'}6n.;irrequictczu o agitazione fisica dci, 148; normale c anormale, 71, 191 sg., 107, 135, 261, 267sg~ 293, 1')8, 320,J>S, H6,J7t;
o~crvuione del, 45Sg., 6pg., 151, 170, ~ol-o), ~h; psic~i e tr:atti psicotici nel, JJSSJJ., 238, 161, 167, 196, 31m.; relazione delle donne col, zn sg., Js8; relazioni oggettuali del, JUSJJ., J27, 343 sg., 397; situazioni d'angoscia del, JJ941i rcndenle criminali nd, 197•100, 193· 91§; sviluppo del, 18-zo, 48, 6ssg., 68, 93, 101, 151, 16o, 176sg., 179, 191, 199101,JJ),140.261-6'],JIS,lJO,lJf1)J7, JSJ, 3~; sviluppo della coscienza morale nel, z81-91; sviluppo sessuale del, 17,45• opsg,. 1.;6, n6, zopsg., JJO, 387, 4"-'sg., 407sg.; tratti nevrotici nel, 47, 71, 1p,zf7, 168,zu, IJ0,1)4·)6,J4Q, ;51, 16osg., z68sg., z8o, 319n., 38s; vita psichiea del, 41, •sosg., 157, 16o, 318; 11edi mche Bambina; Bambino (ma.· schietto); Bambino piccolo Bambino (maschieJtol: attcniamcnto del, nei confronti della scuola, 91 sg.; complesso di femminilità nel, 118-zJ, 379. 398; o;omplessu edipico nel, IJm., 198, 100, J14, li?Sg., lji·JS, )94·,.00, 491; p.aun. di evirazione nel, ll9. 111, 147, 4o6, 443; relazione con gli uomini, 61 sg., J79SJJ., 398; relazione con le donne, 6ug., JJ9SJJ., 381, 398; senso di superiorità del, 119; Supcr-io nel, u4, 404 sg.; 11tdi ancbt Bambino Bambino(i) picco\o{i) (o lattante): angosce par:anoidi nel, )Ili avidità del, 377, 379Sg., 491; c fiducia negli OlJifCtri, J44i c pulsioni sadico-ot:~li, 368, 38o; e reladonc col seno, Hl sg.; e reladonc con la madre, 319, 379 sg.; e stati di h me, Jll; fantasie del, 187, 197-JOO, Jll, 346-48; fr:atcllo tnsfonnato (nella fantasia) in, J7li gener:ati nella fantasia, 348sg., J69sg., Jp, J8o, 384, 39), l99i idealizzato, 364, 369sg., 371sg., J79i introic-zionc c proic-:r.ionc nel, z
C.mnibalismo, 197, 199, 304; 11edi 11nche Mordcze u~. }Jo, 344 sg.; wdi anche Disintegrazione Capacità: critica, 66sg., 69. U)Sg., 190; intellettiva, 36, 40,66, 18o Capcuolo, assimilato al pene, 101 Car:attere, 67, 69. 71, 114. n6, 146, 148, 154n., 18m., 198,109,119, z69, 18o, 191, 193 (wdi 11nche PCISonalità); asociale (sviluppo del), 1,.6, 119Sg., 19Ji crimi· naie, 198, ICJ9Sg.; formazione dci, 17, 66, 76, 138sg., 198, 119, UJSJ., n6, 187n., 191; nevrotico, n6 C:lrattcrizzazione schizoide, 4u, 418-}1, of6ssg.
,,,
C:lttiveria, 167, 1o8, 144sg., 261sg,. 266, Cerimoniale, 154, n9, J)ln., )8j, 389 sg.;os:scssivo, l)o, 384,390 Chadwick Mary, 119 Cibo, 47, 71, 88, 1SJ sg., 199. 307, Jl), J7J, 391; come veleno, 510; Nazioni al nuovo, 48on., SOI-Q4, 509-11; rituali rebtivi al, 485; wdi anche Alimentazione, disturbi di; Appetito; Latte Cinema, avversione per il, 131, 141 Claustrofobia, 411en. Coalionc a ripetere, 161, J44, 485 Coito: ammil'llzione per il, an sg.; concct-ione sadica dd, 75, 85, 88, 188, JOJ, 1o6sg., 111, 301, 304, JIJ, 317, 346-48, )SI, 388, 400; cun b m.:~dre (nella fanta· SÌ;l), 86, IQ9Sg., IIJ1 119, 1)1, 18}, 111 0 174. 317, J19Sg., uosg., )66, 368'-7z, 400; desiderio di sapere sul, l4JSg. (wdi anche Curi~itàl; cd evirazione, 188; c masturbazione, 145; c nppono con l'isteria, 1o6;critornonellamadrc, 9958'., 117n., 119; fantasie sul, 110. U8, 1)7Sg., 141, 144en., 145,249, 154; osservazione del, da parte del bambino, 77•78n.,nr,u7,119-Jt,l)4,1)7,141, 144JI., 147-49. 170, 188, 1o6, Zlosg., ns. )86, 388; npprcsenudone del, 77-Bo, 84sg., 1o8'-11; tenutivi infantili di, 315; teorie inconsce sul, 99, 151n., zo6sg., z88; wdi anche Fantasie (specifiche); Genitori, rapporto sessuale dei; Rapporto sessuale; S<:ena primaria Collen., 144, 148, 155,158,185, 1)0, 391; 11tdi 11nche Odio Colpa, senso di: deviazione (diniego) del, 411; diminuzione del, 483, 485; e ambiv:alenza, 436, 471; c angoscia depressiva, 411, 413, 443-49. 455, 471-74, 493,
l...tl.. •n•lltloo
so8; e c:omplesso cdipic:o, 436sg., 4SJ; e frustrazione, 416; e impulso distruttivo, 437, 444, 447 sg., 4SJ, so8, 519, 514; prime forme di, 4JSSg., 444sg.; e progresso nello sviluppo, 411, 48>, 49li e riparazione, 445-49, ~s. 474 1 481; esublimarioni, 481, 483; e Supcr-io, 437, 444, 449; VCI'SO l'oggetto p~r:z.iale, 445, 465,469; VCI'SO i'oggcttototale,411,41), 446-49,471, 49Ji vtdi ancht Coscienza morale; Emozioni Complesso, 19fl., 36, 48, s8, 68 sg., 71·74• 93, 119, 161, 188; di femminilità. nel bambino, u9 Complesso di evirazione: e angoscia, 154 n.; c attività. scolastica, 8}sg., 91; e complesso cdipic:o, 68, 149. 117 sg., ns sg., 38o, 404; e concetto sadico del coito, 188; e fomtazione del carattere, 90o 154n.; e diniego, JUi c formazione di nevrosi, 90o 154n.; c ignoranza, 116; c prime privazioni, 68, 15111., 118sg.; c rcgressionc narcisistica, 147; e rimozione dell'atteggiamento femminile, 90 sg., e rivalità, IJlsg.; c tendenza a faiSi male, 154; c tr.Iuma chirurgico, 117, I}O; nd maschi, 141"44o 119, ZZ), 141, 147, 399, 403, 4(16; nelle femmine, 154. 119, Ili, 115, }11Sg., )89, 401,404, 4o6 sg.; superamcnto del, 149; vrdi ancht Evirazione Complesso edipico: analisi del, 71, 161· 6s, '15· 181, 186-89. 191, 194, u6, 366 sg.; culmine del, 15$,110, n6,405; del bambino, 15•n., 159. Jsssg., 398-403• 40SSg., 491; della bambina, Ifi, uo-If, Ji4"94.4G0-07 1 fiO, fiJi camore,4o6; c angoscia, 91, 151, JSS"4olli c complesso di evirazione, 68, 99, 117, 149, 114, 117, UJ, us, 379, 404Sg.; c desideri genitali, 379, Ji4, }86sg., -l91i c difcse,I6),)66-7);efasefallica,404; c fissazione, lfin., 186, 188, 19{1, u6, u6, 394; c formazione del carattere, 19{1, 119, 116; c formazione del Supcrio, 488; e frustrazione, Ifin., 18o, 114. 111, 317, 387, 391, 401, 407; c identificazione, 388, 394, 404i e impulso cpistcmofìlico, ·83, QOSg., 116, 111; c inrroiczione dci genitori, 155, 181, l97i c nevrosi, lflS5f., 188sg.; e odio, 186, 19{1, 399. 401; c posizione depressiva, 317, 391, 393, 397SIJ., 477-79. snsg.; c pulsioni o impulsi orali, 115, 185, 317; c relazioni sessuali future, n6; e rimozione, 99, 107, u6, 364, 367, 4o6; e
sadismo, 141, >49. z6]; e senso di colpa, 186, 188, 114511'·• 117, 111, n6, 386, 391-94, 401-00; e Super-io, IH, 18o-84, 19{1, ZIJ, n6, 111, 241, z81, z85n., 397, 403 sg.; fronteggiamento del, 149, 155, 370, 19li negativo, !Sin., zoo, }87sg.; 393, 396-99, 401, 404sg., 407; positivo, J87S8'., 39JS8'., )96-99, 401, 404Sg., 407; primi stadi del, ISI·SS, 176, 1Q8, 102 sg., 2~,16), )67, Jh. J87, }94•40li477·8t, fiJ; rivalità nel, 199, 40IS8'-i senso di colpa e angoscia nel, 436 sg., 479, 48r8J; sviluppo del, 54, 71, 90, lfi, 161, 176, 21758'., 151, 391"96; wmonto (so· luzione) del, 149. 180, 456, 488; t1rdi ancM Conflitto; Desiderio; Madre, relazione con la; Padre, relazione col Componcnte(i): femminile, 74sg., 90,219 sg., 113; mascolina, 90-91, 113 sg.; masc:olina attiva, QOi omosessuale, 59, 64-o 94, 134; sadico-anali, 141• 148 Comportamento: infantile (osservazione del), 49~·f!Si narcisistico, 504; prcnata· le, 519 Conc:cnruzione, 161 sg., 166 sg. Concerto, 111, IJO, 134, 136; 'l!tdi tmcbe Musica Conllitto(il: opac:ità. di sopporure, 107, 387; con l'ambiente, 190; di ambivalenza, 436; e desideri genitali, 371, 384, 387: e nevrosi, 190. zo6; e rimozione, zoo, 107 sg.; e sviluppo dell'lo, 300, 39>; infantili, 4f4i nella mania, l'li pulsionalc, 436, 491 sg.; spostamento del, 1lJ sg., 136; tr.I amore e odio, zo1, 195, ) l i · 1), 407sg.; w:di anche Complesso edipico Contatti sociali, 16o, 1o6 Contatto (e m:'lncanza di contatto) emotivo, 154,161,166 Controllo maniacale, 310, 31], 341, }SJ; osscssivo dell'oggetto, 411 Coprolilia, 29,115 Cordoglio, 448, 4SS, 477, so8; tltdi ar.chr Afflizione Corpo, IO), 115, 146sg., 197; wdi 4ncM Angoscia relativa al c:orpo; Madre, cor· po della Corpo della madre, wdi Madre, corpo della Cosc:ienzarn.oralc,zn,181-ll4,186,z9I, 193. J<>J, 444 e n.; vtdi ancbe Colpa, senso di; Rimorso Crimine, 19{1, 104-o I07•Il; vedi ancbe Delinquenza Cunnilingio,115
Curiosità,1J, J7,4S.4858'~ SI, 1),71, 104 ~s~ 1111, 111, 143 sg., 116. zsll, no; v~dì 11ncbe Coito, desiderio di s~pere sul; Domande; Impulso
,,,
Deficienza (ritardo) mentale, .4•9, 473n., Delinquenza, uo., u), z'}6; wdi 1mtbt:
Crimine Deliri, 415Sg., 431 Dm~rori11 pr•ecoz, 161, 163 sg., 434 Denti, 199o 141,1118,368 DentiUone, 4I4, 480,511 Desiderio(i): cannibaleschi, 4Hi del pene, 394 (vtdi ~mcbt Invidia del pene); eterosessuali, 131, IJJ; incestuosi,7o, 117n. (v~di •ncbt Complesso edipico); genitale,9'•14J, U7,IJI,18Sn., z86,zBII, 36o sg., 36s-61, 369. 371sg., n8-h, 384. 3ll7, 397-400, 40358'·· 4o6sg.; infantile, 69, Io6, 156; Hbidico, 163, 184, z87, z99, nzn., 386, 398, 406; orale, •sB, 117 sg~ 199, 316 sg., 391, 397 sg., 407 (vedi 11ncbe Pubioni orali); sadiei 454; vedi anche Cnmplesso edipico; Pubione Desiderio di possesso, 117; del pene, u9, UJ. 177, 393. 401; del seno materno, )68 Do:uiSeh Hclenc, no, 311sg. Dcpcrsonaliunionc, 419 c n. Depressione, 198, 311, 331, 417Sg., 4411, 455SII·• 474, 48on.; diminuzione della, ns. 37llsg., 3ll4; c angoscia, 24458'~ 347, J74, 391; e mania, z98; e mccclnismi osscssivi, 378; e nevrosi, l"• J9I; e paranoi1, z91f, 307, Jll, JJ4, Jsz, 313 sg.; c paura degli oggetti morti, JOI; e perdita dell'oggetto d'amore, 309-11, 316, JS1 sg., n8 sg.; c posizione dcpn:ssiva, 311, 31358'·, 3171 JHi e sviluppo libidico, JH, 395, 397; genesi della, 197-)00, Jll, JZJsg., 317, 3Sli infantile, 1115, nll, JOI, 356sg., J74i maniacale, 411, 4ZS-l7, 446 c n., 4U sg., 473n., 4711, 491, SII, 514; negli adulti, JOI, 309-11, 314; supcramento della, 319, JJ7i wdj •ncht Mclanconia Difesa(e): :uocbli, z86, •96; contro gli impulsi distrutdvi, 150511., 154, 161-65, z84; contro il senso di colpa, J17Sg., 350, J6s; contro b depressione, JII, 348, JSO, 3H. 373 sg., 456; contro la paura di cvirnionc, 139, 363; contro la paura di persec:u:donc, 196-99, J1J, 331, )Jl, 389; contro la posi:cionc depressiva, )lo, 314. 310, 314, no, H9. JS•, lHi contro tendenze pubionali, 161 sg., 181; e
desideri edipici, 1S<;
Dolore, 97sg., 151, 251, z61, JIISff., ]l6 sg., J44i wdi mche Emo7.ioni Dormondc, 19-n, n-29. 36-39,46-52, 65, 69,118, 14)$8"., u6 Don Giovanni, ]BI Donna: atteggiamento del maschietto verso la, 61, 69. 219, u6, Jfh, 398; con il pene, 61; corpo della (come luogo di orrori), 174i paura per la maternità, 213; relazione con gli uomini, 2u; relazione con il figlioletto, 211; wdi 1111cbe Bambina Drammatizzazione, 147n., ISS·J9, 17osg., H7i wdi mche Per.ronificazione Educazione: difficoltà nell', 151; e aggJessività, 101; e idee religiose, 44; c psicoanalisi, 66, 93, n4o 16]Sg., 166, 184-87, 190, 193, 104o z6o; e rimozione, 4on.; prindpi di, 45, 66; wdi 11nche Allevamento; Scuola Emozioni: centrate sul mondo interiore, 401; consee c ìncon$CC, 70. 305 sg.; controllo delle, 70; diniego c scissione, 410, 418; csperieiiZ2 delle, lHi foru delle (nel bttante), 464; mancanza di, 116, 151, JPi vedi 11nche Affetti; Amore; Colpa, senso di; Dolore; Gelosia; Odio Energia pulsion~le, 36, 101, 113 sg. Enuresi, vedi Bagnare il letto Erotismo anale, 19n., 54, 64, 197 sg. Es: c diniego, 314; c lo (influenze rcdprochel, Z19, 179. n6-J9i c Supcr-io, 1!8·)1, 114, 147sg.; identificazioni o;on l', )lljÌn confrontoaiJ'fo,1JO, 16o, 277, 301, J08, JIIS!I'., 371, 4Hi odio dell'lo per 1', )OJ, )o6, )u; paura dell', 177, 161, )Il sg.; pulsioni dd]', 371; rappre· scntato nel gioco, 131, 136; sadismo eccessivo dell', 119,171, 304; sadismo ri· volto contro l', u8, 130, 311 Esame di re~ltil, 41, 177, 199, )J6sg., 319, JJPB'·•4H•4J7S!I'.,JIS Esami, 74, 181; wdi 11rtche Scuola Escrementi: aggressione mediante !Jii, 141, 171, )o8, 410, 416, 468, JIOj ~bUO• ni", 398; come animali pericolosi, 171 sg., 188; come armi, 149,171,188,410, 416,468, JIO;.comc doni, 417; bcrime equiparate a, 341sg.; pericolosi, 398, 400; wdi tJncht Feci; Urina Esibizionismo, vedi Tendenze esibizionistiche Esistenza intraurcrin~, 118 Esperienze, prime o primidvc: di frustra· zionc, )8J, l9H cd csgmc di fC~lti, 275,
319. ))111., l4li c fattori cosdruzionali, 519sg.; e tissuioni, 107, 111; espresse nel gioco, rs6, 171 sg.; e stati schi.z:oidi, 414, 466; estemc, 109-11, us, ]usg., 346sg., 387, J94StJ.; c vita di fantasia, 490; funz.ionedellc,71, 158, ao6sg., aOQn, 311, 319, 387; imponaiiZ2 delle, 414. 466. 489sg., 49pg., 499, 515; interne, )Il, 318, 346; interpretazione soggettiva delle, 413, 45o-51 · Upulsionc, 1$0, 1j'6, 197, JOO, jo8, n84li c proiezione, 417,469 Estcrioriuazione, JSOfg.; vedi mcbe Proiezione Estraonci: atteggi3mento veno gli, 168, 181; paura degli, 484, j'OI, fOJ, 518 Evirazione, 99.115, t8o, IOOSg.,loJ, 111, 1JO, Ji7S!1'., 387, 393, 405, 456; wdi 1111Che Complesso di evirazione; Paura di cvituìonc Evans.M.G., 417n. Fairb.:iim \V.K.D., 410n., 411sg. Fame: del lattante, )11; di oggetti, 314; c introie2ionc, 4'91\·i e mclanconia, 491 Fant:~sia: aggressiva (sadica), so, sB sg., 64, 69sg., 1'}8sg., IOJ, 107, n8, 151, 171,185-87, 18Q, 1'», )o8, 316-u, 3>71 3)1StJ., ))6, ).j8, )61-64, )78StJ., ]87sg., J90Sg.,J97S!1'.,400;anale,271n.,a88, J79,J9B, 404; condensazione della, •o6; di incol'por:Jzionc (interiorizuzione), 415, 46:; di penecuzìone, 117S!1'., 171, JQj', ))O; di riparare, )1] 1 ))IStJ., ]8q, 39758'·. 481; 'c analisi, sng., s6sg., 115, r:osg., 17o-7J, 176, 101-of, 1J4·)7, 186 sg., )']6n.; e angoscia, 57, 101, 136sg., 151,183,:86, 310; c fissazione, 105, •98, a66; c gioco, ss·57, 156, 17158'., 175Sg., I055g., IOJ-oQ, 117, 1)05g., J67S!I'., 286; c inibizione, 110.117,135,254, 16pg.; e onnipotcnu, 41sg., 1195!1'., JIJ, nrsg., )71StJ.; c posizione depressiva, 197·)00; crealtà,71,1)6,1J9,1o8,1]0n.,·1JS, 167 sg., JU, 450, 498; c simbolismo, 94· '}8, 170, 171sg., 149·S:, 483; c sublima· tione, IOJ-o7, 1:o, 107, 11osg., asosg.; c Supcr-io, 179·8-1, H7•)1, 181-IJ6, J8991i c sviluppo dell'Io, 71, Jossg., 110, 164, )95· 47•; inibizione della, sossg.; libidica,<)6,1JO,I87; mascolina, I05StJ.; messa in atto della, IJQ,I95· JSI;nci p~ranoicì, :]6; omosessuale, 59sg., 104, 1o6, IJI, 134Sg., ao); omosessuale at· tiv~, 119-JI, )~;rimossa, 105, 107Sg., lj'8n., 197, IOISif., lOj', 107, 11G-11 1 1]4•
~ 193 sg.; c paura di rappresaglia (o ritonionel, 193, 191, J9s; e senso di colpa, 199sg~ 148, 389sg.; nei confronti dci fratelli c sorelle, 170, 194; nei con10s, ·,oli, 137, 101, IO), Jsosg~ 36&-7o; sessuale mascolina, 1os; urctralc, 115, fronti dci genitori, 51, 64o 70, 199, 185, JI6sg.,n8sg., 398sg., 404 193-95• )16-:o, n6, 348, JJ9Sg~ J89SS'·i 17,, Fanwic (specifiche): alla base del crimi~di anc!N Madre, corpo della, aggres11c, •04· 191; alla base dd suiddio., 311 sioni al sg.; anali, 118, 131, 188, 397sg., 404> 410, Fantasie sadiche, 199. IOJ, 151, 2715g., 176 n., 317, 311, lJI, 387, 391, 398, 400; e 4 16sg., 440, 461, 468, 488, 510; bambini creati nelle, 348, 369, )Bo, li4i eancriminalità, 103; e pcn~uzi.onc, 171i c nibllesche, z87, Jll, )Ili della. madre-. Super-io, 107 con il pene, 478 sg.; di avvelenamento, Fantasticherie, t!~di Sogni a occhi apeni
36; S3dica, 41J-17, 438, 440, 463, 467,
.,ss, 510;
sadico-orale, JOJ, •87sg., 316,
111, l'l• n8-8I, J98, 404; sessuale, 6o,
.sa,
~~~~~:s:~~~~~; ~! 9~!~~· d~!~~~;l, ~~~ ~:: :~~·s~!~·i~n sg.
46:, 498, SIOi di masturbazione, t!tdi 1\bsturbazione, fantllsie di; di pcncuare nell'ogge['[O, 416, 41osg., 468, 478; di trionfo, Jl4i c atte, 104; e sdenu, 94sg.; eterosessuali, J)li c tic, J))sg., IJ7Sg., 14s; genitali, 478sg., ,.S1; maniaeali, Jlli omoscs:suali, 104, IJI, 134 sg., !Oli onli, 398sg., 410, 467n., 488; pregenitali, Jj8n.; sadictHJnali, 378; sadico-onli, 10}Sg.,J88, J16sg.,)61, nB81; sugli animali, 440; sugli animali scivaggi, s9sg., 10-4-D?, 119, 136sg., 167 sg., 18); sugli oggetti intcrioritzati, 414sg.; sugli organi genitali, 481; roi bambini, 51, 118, Insg., rnsg., 119, utsg., 130, 143, 149, 170, 1745B., 177, !81, J)6Sg., )jO, }61, )Bo, )90. )9), 404• 407; sui genitori, 63, 319, J41Sg., 343 sg., uo; sui giochi, 109, u8sg., >J7i sui treni, 111, 117; sul corpo della madre, 410, 416, 411, ~7, 478; sul grembo della madre, n sg., 158 sg.; rulla madre vendicadva, 510; sulla morte, 173 sg., 347i sulla musica, IJoSg.; ~ull'analistll, I)6, l09i sulla na:;cita, 109, IOJ, 188; sulla scuola, 7S·79i sulla tonun, 116; sulle srreshe, 61-6), II)Sg., Zl9Sg.; sull'interno della madre, IIJSg., IS)Sg., 157, ~~. z7o-75, 178, 318, 361, J90i sul ~ru~lc, 6osg., ~; sul mondo interno, }16-Jo; sul pene, 109, I))Sg., 171; sul proprio imcrnn, 307, 309, 401; sulnppono scssuale, 479; sul rapporto sessuale con la. madre, 96, 109Sg., ns; 119. I)JSg., 18), ZII, 174, )17·10, )SJ, }66-69, J7Jo 400; sul S:lnguc, J09i sul seno, 187, 414,463, 466sg., 498, 510; uretnli, 188, 317, 398sg., 405, 4l!B; vedi mche Coito, !3masic sul; Madre, corpo·dclla (bntasic sul); Manurbazionc, fantasie di Fantasie aggressive, 69; c angosd,, 185-
Ft['[ore(i) costituzionale( i), 101, 1oiS sg., Ju, 114, 148,100, 1o6sg., 154,168, H7 sg., 387 Favole, storie, racconti, 4Bsg., s8~h. 64. 67, 715g., II)Sg., 110, 19(), 183 Feci: aggressioni mediante le, 134o 199. zso, •nsg., 171, 176, 188, JQ9, 319; ~buone~ e "cattivew, 177, z8t,l)8, J99i come armi, 461; come doni, 398, 400; come oggelti canivi, 485; come oggetti incorporati, 187; come OS!fillti puriali, 87,171, Jo6-o8, JÌ8, 311, 400; come sostanze pericolose, IJO, 158, 171, ]oli, nB, J71Sg., 398, 400; e compleuo di evirazionc, 68; e oggetto buono, 486; e sublimazioni, 88; c tic, 143; fantasie sulle, 51, 56-59. llf, ISJ, 10)Sg., 117•11, 149, 156, no-n, 371sg., 3hsg.; intcrcssll alle, 16, s6-59, 187; parificare al pene, 478en.; parificare al seno, 478n.; paun delle (come pccsccutorD, 171, •15· 3o6 sg.; vedi anche Escrementi Felbtio, 104, 1o6, 115 Feniche! 0., znn. Fcrencz:i S., 36, 41, n, 89n., IOJ, 107, 113 n., 141 S!_t., 145-47, 149, 115, zso, 187n., 188n., 413n., 444 Fiducia: nel mondo (oggetti) estcrno,_44S• 4JI, 463, ~1. 476, 499sg., sor, sos-o7, su, srs; nella propria bontà, 515 Figure, vedi Imago Fiss.azionc(il: alla madre, 151n., 15159'., 199Sg., 186, JOI, Jflosg.; alla sorella, 111; al padre, 199sg., •04; anale, 118 Sg., 186, 1975g., 10558., IlO. )8osg.; C11nnibalesche, 119; e analisi, 1o8, 111, 143, 158, 186. 104, 166, 366; e angoscia, 105, ur, 18osg., )Ot, 489; e complesso edipico, 186, 115, u6; c dcli['[O, 109; cd esperienze, 1o6sg., ur, ns; e inibìzione, l!4f1., 114, 166; e nevrosi, 1o8;
111, u4;'e rcgressione, 365, 381; crim~!..lone, 1o6-o8, 117, 16o, ~o7sg., ~u; e senso di colpa, 186.fl8, z•s, 381; e s:ublima~ione, 89, 1o8, 117, 119, 111-14; c Supcr-io, ~11 sg., uB. npg. 131 sg.; c tendenze dell'lo, 1ossg.; isterica, 104 sg.; libidichc, 89, 1o6, 190, JU, non.; omosessuale, no, 101, 104; ot:~lc, 11958-. aB6n., 197-99. 1o6, 117, J)tsg., >)8, 186, )u,)8<, 49'i pregcnitalc, 83,115, •90· 31•, 380, 394sg., 48• sg.; punii di, vrdi Punti di fissazione; ndica, >OJ, 111, 117· 10, UJi sadico-anali, 110, 186, 197sg., 1ossg., 117, 379sg.; sadico-orale, 1o6, 1175g., 3Bosg. fobie, 61-66,71, 100, II05g., 114n., 161n., }6!5g., ]8o, )86-88, 411, 436, 4815g., 4Rtsg., 501, sopg., soB; vedi anche Angoscia; Paura · Follia, 168,165,347 Fonnuione rcatriva, 70, 11), 171, 1B4, 101 sg., 141', 186. 300, 486; wdi anche Ripara~ionc
Fona pulsiona\c, 4Bsg., 184 Fratello: aggte$Sività vcno il, 191, 101, 17osg., 18Hsg., 19458"., 316sg., J34i am· bivalcllZ:I verso il, >of, J17, ))9; desideri edipici della b:ambina per il, 513; desiderio di mone del, 187, uB, 339; fis:;arionc al, 104; gelosia del, 187, 100 sg., uB, 170, Jl9, 377, 3Bo; intcriori7.tato, )losg.; n~scita del, 15>, zoosg., 1o6sg., 3Bs; rapponi col, n6, 189, 100, 105, 170, 189, ]57Sg., 364, )71, 377> J9Ji rappono sessuale col, ns; rappresent:lto da bambolotto, 154, 100; rivalità col, 363 sg., 367 sg., 377; SCJI$0 di colpa verso il,Ioosg., JIO Freud Anna, 161, 164-70, 11J-9S· 531 Freud S., 38, 43, ll.!n., 9lJn., 99, IOI-oJ, 113sg., IS6Sg., 181, 1975g., IO], 116, 164, 1B4cn., 196. 191, 198, ]o6, ]U, 314, 311Sg., JJ6sg., 341, HS, 366n., 414 sg., 516, 519 sg., 531, 536 sg., 54o-41, 148 sg.; impostazione dualistica di, 438; sul cannibalismo, 476; sul ca50 Schrcber, 4J1·34i sul complesso di eviro~io ne, 90, 399; sul complesso edipico, 395 n., 399, 403-'07i sul conflitto, 436; sulla dissociazione della vita erotica, 3B1; sulla di5truttività, 413; rulla formazione rcattiva, 486n.; sull'aB"Sressività, 4Sii sulla libido, S49i sull'allattamento al seno, Jll sg.; sulla mu111rbuione, 111; sulla nascita, 46o; sulla nevrosi, 111, 319n., 436; sull'angoscia, 97, 98n., 100,
14:, 147, 407, 435, 440, 449; sul~ paura deUa madre, 510n.; sulla paura del padre, 440; rulla perdita della madre, 435 sg., 449sg., S04o 513, SJ4Sg.; sulla
;:~~ez;r~~i!~c;, s:~~-~!~~\~"~~~~~ ·
infantile, 4S1; sulla sto:Utto.lt:l della ll$i- · che, SJ9i sulla tecnica psicoanalitica, 16o-61, t6s; sull'autoerotismo, n•; sulle difese, ISo; sulle fobie, 7•; ruUe pulsioni, 438, 441, 4S•; sulle pulsioni di · vira e di monc, 418, 454> S40-41; sull'es:unc di realtà, Jllsg., 515; sull'impasto delle pulsioni, 101, IO)n., 184. 187; sull'introicrione, 4;>6sg.; sull'lo, 466. SJO;rull'istcria, 104-o6;su\m.asochismo, 4l9i sul narcisismo, Jlli sul senso di colpa, 436sg., 443\ sul senso di onnipotcn.za, 19, tBBn.; sul Super-io, 214, zB•, 304n., l~ sg., 437n.; su lutto e melanconia, 477,491, s•s Freund A., 49,71 Frigiditi, 41on.; c fantasie sessuali, 103 Frunrazionc(i): anali, 114, 116-1o; up.:tti positivi della, s>Ji avvcnita come pcrsccu~ionc, 413, 441, 443; avvertita comc punizione, 116; capacità di soppo~ rare b, •s•·n, 167sg., 38s, 387, 467, 497o.J01 0 Sia; di desideri edipici, 478; difesa contro la, 41S, 46.fl e angoscia, u6, JOI, 3)8, 413, 436; c avvcu;amcnto alla pulizia, •sm., 19Isg., 114, 116-18, uo; c complesso edipico, 151, 1Bo, 191, 101, 114, 111, 383, 387, 391, J9JSg.; c . desiderio di avere bambini, 1195g.; c impulsidistnmivi,4l7o4)9S8".,461,47Si e mancanza del pene, 119, 111 (vrdi a>l· che Invidia del pene); c odio, 191 sg., 116-18, 319. J39,J6J, 387, 396; c senso di colpa, 436; c senso di realtà, 475i c sospensione dell'analisi, 359, )6); e svczumcnto, •so, •sm., •Bo, 114, 110 ~ .• 364, 396; frontcggiamcnto della, zo8, 343 sg.; in siruarione di alimen· ta~ionc, ~~. ~1· soo-o•; intcma cd cstcma, 150, 134, J4Jsg., )6J, 387, 47Si nella posilione femminile, 387sg., 398 sg., 401; odio che nasce dalla, 461, 47Si Orale, 191sg., 117, I)Jn., 14JSg., I6J, )17, J6.t, 461·64, 466, soo-o); privazio· ne sentita come, 461; vrdi ll>lthe Risentimento Fuga, meccanismi di, )I)Sg., nm., 3)1, JS1,J6.fsg. Funzioni (orpni) corporei: controllo
]ndl••nolltlco 1~-48, 351, )iklsg., 363, no, 38:, 387 sg., J90i relazione con i, 69. n6sg., 16o, 164, 17!5. 189, 191Sg., 194,181,194, )IO• 13, 381sg., Jil4·87, 393, J96n .. J97i reGdosia, 187,ZOO.ZIBsg,.nJS8',.Zl4.>70. lazione dinurbata con i, 484; relazione 318. 339. 363, 377, J8o. 386; vedi tmche stabile con i, 4P, 481 sg., 488; riparaEmozioni; Invidia; Rivalità . rione o restauro dci, 319 sg~ 341 sg.; Genio, 107 rivalità con i, 41k>; sentimenti neg:uivi Genit~le: femminile, u1, 366n.. 400> 401 per i, u7, 178, tll9sg., 191, 100; rubi(1Jtdi tmche Vagina); materno (rapprcliti all'interno dell'lo, J36, 3,.6, JSJi scntaz..ionc), 89. 99> 117n., IJI, 135, u8, v~di 11neht Coito; Madre; Padre Genitalid, 110, 1J1Sg., 159, 381, 4h; e Giocattoli (baiocchi), 171, 101sg., !Opg., •H, 189, sos, 516-19; vedi 11ncbt Bamimpubi pregçnitali, 478, 48>sg.; 'lltdi bole; Gioco llncbt·Scssualid · Gcnilori,71,JOSi18'B'n:ssividvet!oi, 188, Gioco: analogia col sogno, 156sg.. ur; appaga.menro di desiderio nel, u8-JI, 198Sg., 141, 149. 377, 390, 396; amore IJJn.; ça) seno, 496SS'·i come prova per i, 176, 178, 18o. 191sg., n6sg., 3~; dell'amore della madre, 507 sg; di caangoscia per i, J17Sg., J71·77, 394,479. 481; aspetto "buono~ e ~canivo~ dei, rattere osscssivo, s6sg., 111, 158n., 384 sg., 390; e analisi, 111, 155, 157• 159Sg., Jo8, J41SS'.. 345, 350, JHSS'.. 177, 381 · sg.; autodtiì. dei, 13, 34, 403 sg.; che 168, 170•7J, zoug., J)O, 155, z69sg., esercitano rappresaglia, 19J,J41, n6-78, >86, 189, J91i c angoscia, 59, lfS, 186, 396; come oggetti interni mani, )ol, 361, J8s, 391; c atteggiamento nei «J, 370; desiderio di mone dei,_6osg., soluzione dell'angoscia, 481, Pl-1Si esempi di giochi infantili, 46sg., sosg., 105, 107sg., 1)1, )1758'.. ))7, Hli C anali>i, 73, 1119. 191; e fantasie ~11i luro ss-57, uu-n, 101,105, IJG-)1, 166,361, 364, )66sg., J87-90i c senso di colpa, corpi, 61 sg.; c loro relazione con il 154, 171·7); piacere nel, so-sz, sssg., bambino, 40, 67, 191 sg.; esterni, 317, JBzsg.; e Supcr-io, 181-Bs, 107, 181sg., 64, 156; npprcscnta2ionc nel, 157n., t58n., 171, 17)sg., 117, z86, 189, 194, 194, 390. 397, 401-os; e trionfo, H4i cvirarione dci, 155, 1JOS1r-i figura com- · }87-90; signilicaro simbolico del, JS, j8, ll)Sg.j 15!5. 170, 174Sg., -,6osg., binara dci, 141•4),149, Jo8Sg., 348,350, )66Sg.; tecnica del, IJO, IJS-6o, 161•1$6, 363, 376-78, J8J, 399> 479; gelosia dei, 478 sg.; gemiti c amorevoli, 179 sg., 341 IO!Sg., 1)6-)8, 1JS, 4$1 (wdi IITICh~ Psiçaanalisi infantile); tendenze osscssive sg., 349; identilicarionc çan i, 135, IJ7, 1lhsg., JIJn., JJ9Sg.; imago o imnel, 48s; vedi 4nche Bambole; Di5cgno; magini fantanichc dci, us, 131 sg., Giocattoli; Psicoanalisi 1114, 194; in alleanza ostile, J7J, 371, Gioco, inibizione al, 46sg~ s6sg., 8<)sg., )8>; interiorizzazione dci, 181, Joi, 114n., IJ1-S4, 156, IJ8n., 171, IOJ-G], )IJ, Jlll-1o, J>J, 317, 341, J~Sg., 349 384sg.; c analisi, 111, 156, zo6, ISJSg.; e inibirione della fantasia, ss-57, 67, Sg., JS)Sif,, )7Z•7J, )78, 381, )90, 196, 40J, 405,446,479, 481, 488; lesi o danzos-o7, 117, IJOi c se'nso di colpa, 154, IJSSg.,)<)O neggiati nella fantasia, IJS, 301, 349Sg.; nel rappono sessuale, 479i odiati c ama- Glovcr E., zBJn., 198, Jlo, 411 ti, 479; onnipotcnza c onniscicll%a dci, Glovcr}.,JU 13, )on., ~1-34; paura dci, 141, :81, ))6, Goffaggine fisica, 151 uo, JSJ, 356, 391; perdita dci, 313,319, Groddcck G., 113 )17, )48sg., JS4i pCt'SCCUIOri, )SJ, J91i GrossO., n c n. rappono sessuale dci, no, 111, 137, 141, Guern,JS7-6o,)6J,J79 145, 148, 18'8, IOJ, 1o6, uosg., ll4• 171 sg., z88, 301, )OJ, 309, JIJSg~ 316-1o, H3mick}.,n)
ddle, 481 sg.; e pulsioni, 490i e pulsioni distruttive, 467sg.
'"
HollOs S., u8n. Homey Kacen,
.
H~,~g-Hcllmuth fde~Ie
.,
us
H ermi ne, 43 sg., J6J-6S
dell'Io, 181Sg., 185, 114, 314,
).t},
Idealizzazione: come difesa contro l'an· goscia pcrsecutoda, 410, 415, 418, 410, 4~ 470 sg., 47li come pane della posizione maniacale, JJISg.;'da parte del lanantc, 3~, 369-sg., 371; dci genitori - (inrcmi o esterni), 474i della madre, H?• 364, 381, 384, J96i dcll'arualìsta da pane del paziente, 4s8sg.; delta relazione madre-bambino, 364, 379sg.; dc\l'oggeno "buono~, }Jt, 337-39. 4S9i del 56, IHi del seno, 364. }8o, 396sg.; e diniego, n:; e lutto, n8; e mecca· nismi di fug;a, JIJ, })li e regressione, 1~; e sciS5ionc, 4'J•I7,·4~i e moti ipomaniacali, HSi nella posizione depressiva, 47li vedi ancht Perfezione fdentilicuione: col padre, 119, IJI, 140, 147, rs:, lf4n., uo-zs, )6Ug., 397, 399 sg., 401; con i genitori, 137Sg., •Bug., .1)1, JIJn.; con la madre, IJ9SS·o 147, u7-19o n1, ns. JU, 387,394, 397sg., 40:--os; con l'Es, }n; con l'oggetto aggredito (masochismo), 155, 130, 391; con l'oggetto ~buono~,us, U4.1)6sg., 199sg., 304, 308, )Ili con l'oggetto ~cat tivo~, 115, u4, JJ6sg., 304. )Ili con l'oggetto leso o danneggiato, 154sg., )Ot, 388, 469, 41); con l'oggetto panialc, 1'}11, 397; con l'oggetto totale, 1o6. ).Ili con oggetti interni cd esterni, 181-8), 1)8, Jl4i c angoS<:i~, zii, 150; c introìnionC,446,469,47>;ep:~ri6cazione
tra capezzolo e pene, tos; e scelta oggctrualc, IJli c senso di colpa, 155, JOJi e sublimazioni, 111, IHi c Super-io, t8o, 18ug., us, 13), 137; prinuria, to:-os, IJ4Sg., 1))Sg.; proiettiv~. 417, 41G-IJ, 468; sadica, us; srabilid dell', 131 sg., Jo6, 314; 1Jtdi mcbt Oggetto, intcriorizzato lgnoronza, senso di, u6, uo Impotenza, 88sg., 114, :o), JJ6, 174,381, 411, 456; 1Jrdi ancbt Potenza sessuale lm~go (immagine, Jiguro): della madre, 6ug., 70, H4Sg., 131, :nn.; del padre, 154, zo), 130; c oggeni csrcrni, 131 sg., J)SS8'~ 138, 186, 197, 199; c $3dismo, 185 sg.; e Supcr-io, IJ), 185 sg.; hntasric~mcntc ~buona~ e "cattiva~, 1)1JS, 191sg.,z9?. Ju, JIJ, Jp, ns; indi-
pcndenn dalla, 179; interioriuata, 111, 178sg~ 19JS8'., 199, 396, 458; primuia; 186, 396; scissione delle, 61, 13)n.,}1J, nz; soceoncvoli o protettrici, th, 119-33, 367sg., J97i terrificanti, 137, 185 sg., 458; wdi tmche Madre, Jigura della; Padre, ligw-adcl Impulso: a conoscere:, n, 37 sg., 46-48, 66, 69, 174-76, >?8 (vedi tsnche Curiosità); epim:molilieo, Jl7, 119,111, 151, 158 sg.; omosessuale, 76n., 1lli wdi ~nche Pulsionc(i) lncorpocazione, wdi lnteriorizzationc Incubi notturni, 59, 151 sg., 386; wdi mcht P41Jur nocturmu; Sogni Indegnità, sentimenti di, )o6, 309 Indifferen-za, 504 Individuo depresso, )OJ, )Il, )SJ, 378sg. Individuo nevrotico, Ijl, 311 lnbnzia: esperienze nell', 101, 104. 215 sg.; lutto nell', p6; posizione nuniacdc nell', 110; posizione depressiva nell', 310; P'Ìcosi nell', 161,167 lnfonnuione cd educazione ses:su~le, 17u, •9o 43sg., 45-49. n. 65-67,71, 118, lj9Sg., }iSo lngordigia, 1Jcdi Avidirà lnibizionc(il: assen-za di,7>,186, u},llll; comune funzione dell'Io, 471, 487; dcll'avidirà, 469, 471, 495-97, su; della fanr:~sia, 117, z)S, >$4\ d~lle funzioni dell'lo, 417; del ulenro, 9458'-i di aggr~;SSivirà, 469, 473, 487; di desideri libidici, 90S!f., 101, )81, )98, 4)$, 441sg., 469; di interessi, }8sg., 44, 91, 94, 99 sg., 118, uosg., n6, nB, I}Bsg., 116, >71, 178, JS6, 379, so6; c analisi, 69, 7JSg., 91-95· I07SII., 146, 101, z8o; c angosci~. 89 sg., 95, '}Il, 111 sg., :48, 173· 76, 305, ):8n.; c apprendimento, 74, 89-94,100, ros, 138, rs8n., 185, zt6, 135, 269, 175, z88; c aniviti dell'lo, 90S8'·o 100, 110, 119, 178, }OS; c Jissazioni, 114 n., 114; e rimozione, 91, 95, '}Il, 107sg., 117, 15Bn.; e :rublimuioni, 38sg., 41 sg., 89-91,94,100, 107S8'•o III, 116,118, 1)8 Sg., 116, 110, 174Sg., 178, )OSo 356, 379 sg., so6; e sviluppo, 66, 68, 90n., n6, 146, zos, 151, 154, 161, 163, 166, JP; e tic, 146; intellettiva, 37, 4osg., rz6, 151, 161}-7}, 31Bn., soiSg.; meccanismo dell', 89. 9Si motorie, 94; nel gioco,~ sg.,Sf,67,1f9,114n.,lj1-S4,tS8n.,r7t, >ossg.,:}o,z)5,1SJ,J8f, J90i nella viu di fantasia, so6; nello sviluppo normale, 17, 90n., 95, 97, 107, 113; ncvrotica, 94,
lndlce-Piiao
~. ':~!~~.,n}87;18:~~::~:!e, d!rr.: 41, 68sg. Inncrvazioni motorie, 1o6 Irucgn:mre o maestro, 66n., 75 sg., 91-94> 114-o JBSB.', l38. 14JS8'., 159; t!~di /Jncbe Scuola !nsk:u.l'etta,scnsodi,z4,38s Inrcgnzione, 318, 335, 385, 391, 4n, 414, 417, 4•3, 445""47. 4SS. 459, 465 sg., 4697), 476, 481s:g., 486sg., 49'· 493, soli, $19. 511; t~edi 11ncbe Sintesi lnteussi: creativi, 107,178, 400; e aggressività, zs8sg.; e angoscia, 318n.; eriparazione, ))l; e simbolismo, IOJ, 151; e sublimazione, ID), 146., 154; inibizione deg\i,4i!,91,94. 108,111, n6, 1)0, 356, 38o; m3ncanza di, 40, 113, >09. >51 sg.., IJJ, 159; per o~«i ii'Uinimati, 155, 158; per suoni e tumor~ utsg., n7, Ù9-JI, 141, 147; rimozione di, ID7-G9. 119-JI;Sil base anale, 119-11 Interiorizzazione: cannib:licsca, )1458'-. 313; ilei genitori, 181, 199> )18-lo, )IJ, 3>7, J4Ug., 347, uo, 374. 376-78, -JB•; dell'oggetto parziale, )Oz, 3o6; dell'oggetto totale, 301, 304; del pene paumo, IJ'7, 175sg., 396. 400, 401; di ogge"tti ~mati ~buoni~, 199, )OISg., )07, )IOsg,', JSJSg., 401; di situazioni interne, p8, HO; C angos.;i~, >49, )oli, )19; C COSI111zionc del mondo interiore, 318, 353 sg.; e suti psicotici, 1'}11 sg., JIO; vedi am:be lntroiezionc; Mondo interno; Oggetto interiorizuto lntroiczione: come meccanismo di difeso, 300, 415; come processo fnndamentalc,476; dei genitori, 154,115,130,141, 146Sf.,176,')19.405,446,48o,48z,488; dell'oggetto "buono", 197, 314, 346.. 411, 415,418, 4z9en., 461, ~sg.; dell'ogsetto "catdvo~, 4" sg., 438, 441, ~~. 468; dell'oggetto d'amore "buono~, UJ, 197, >99Sg., )o6, }14, 314, )1958-, )45\ dcll'owttoparzialc,307, )11,314,396, 445, 461; dcll'nggetto perduto, 477; delJ'nggctto totale, 304-oll, )]o, 411, 411, 4-U, 454, 471-74, 476, 480, 491; di imago o ligure, 131, :94, 458; disturbi dell', 1975{1:'., )ÒO, )ZZ, 419Sg., 4l4S{I:'., 476Sg., 500; c angoscia, 314, 3JO; c avidità, z8o sg., 199, 500; c complesso edipico, 410; c crc:nione del mondo intcrinrc:, 474; e fame, 4•9; c formazione del Super-io, 410,46>,471;cidcntificazione,446,~,
47>; e incorpnrazione ol1!1e,
.(6~. ~8;
c: libido on.Je, ~ss, 194; e proiezione, >79. 197, no, 341 sg., 397; c sadismo orale, 149; c scissione, 41$-11, 43~; c senso di colp;, 115, Jzz, 377; c S...pcr-io, 136, ZJ7,z8s, ~94. 346; e sviluppo dell'lo, 410, 411, 418-zo, 466, 470; intensità dell', 401; ncUa depressione, z'}ll, 307, 345 sg.; nella pa111noia, Jo6sg., no; nello sviillppo normale, )OJ; nel lutto normale, )41; 0111lc, 149, 1Bs; proiezione che inleragisce con b, 410, 419. 469 sg.; v~di /Jnche lntcrioriziazione; Oggetto interiorizzato lntrospczione, 457 Investimento libidico: delle attività e degli interessi dell'lo, 77, 90, 95, 119, 111 sg.; delle tendenze dell'lo, 98, 100, 101; distacco o riciro dell', 431, soSn.; e identificazione, JOJ; c inibizione, 101, 119; c proiezione, 469; e ripanz.ionc, 397; c simboli, 95; simbolico sessuale, 100·0),119, IZ) lnterprctazionc(i), n-s6, S~J. 71, 86, 117, IJD, 156sg., IJ9, 169-•1), 178, 188, 195, zo•, znsg., z56sg., 159, 3oB, J141D, J)l-41, JJS-jS, )7Z-76. 416, 4>8-)lj simbolica, 170 sg.; vedi IIJiehe Psìeo:tnalisi Invidia, 63, 150, 119-14, n9sg., J88Sg.., J9l• 4o6; del pene, 113Sg., 339, )88, J9J, 401-o
attività dell', 89-91, '}llsg., 101, 105, IQ8, u), 179; come oggetto d'amore, 131, 140, 147; debolezza dell', l fS, 190, zoo, ZO"], H6, 1JO, 181, z87, )IJj e 3CCC150 all'incon$Cio, 171, z6o; c armonia nel mondo interiore, )11, JZBsg.; c assimilazione di oggetti, 418-10, 46z; c capacità di tollerare l'angoscia, 151,154, 16o, 19~. 41J,41J, 451, ~7,-47osg., 473, 48's sg., 493, 497, 516, 519, pJ; c conflitti, 100, )DI, JIJ, 391; c controllo degli oggcttì interni, 177, 179, JIJ, 310, JJJ-JJ, 340, )41; e difese, 194. :so, 163, 179, ~84-86,
•96-98.
JDO-D4. )Il, )14. )lO,
JJI-3J, 351,366, 394; ed Es, u8sg., zso, 16o, 117, 179. )OJSQ'., )o6, )llSg., )71, 435, JJ6-J9: e fantasie aggressive, 187, )09, 314; c ideale dell', )14, JzJ; c
identificazioni, )J, IJO, 1Z9, ZJI, !78, •98-301, 304, jo8, 311, J97i e inibizioni, 417, 487; e integrazione, an, }18, JJS, 455, 4S9i c interiorizzazione (introiezionc) dcll'oggcno, 300, 303sg.., Jo8, 314, ]u; e meecanismi di fug:a, 313 sg.; e mod pulsionali, to8, 113, t so, 190; c oggeni intcrìotizzad, 411, 414, 418, 440, 46(isg., 476; c oggetto d'amore ceinsediato all'interno, 311, JJS, 3S4i e paure pal'llnoidi, 179. 199-JOJ; Jo6ss:-. )usg., J1)Sg., na, 351, 497sg.; e posizione depressiva, JIJ-IJ, 319, nug., 334sg., JSI; e pulsionc di monc, a84; e rappono con la realtà o:stema, •H Sg., !JI,154,165, !79, 199. )01, 304, )IIj c relazioni oggcnuali, J04Sg., JIJsg., )1>, 314·16, 331; c riconoscimento della realtà psichica, 311; e rimozione, 4JS, 487i eriparazionc,473, 483, 4S6;cscnso di colpa, 3o6, JII, HJ, J71i c situuioni d'angoscia, roo, !41, 148, 301-o5, 311 sg.., 319, 314, JJ), 371; c sublimazionc, 483; e Supcr-io, rss, •6o, t79S8'., us sg., u8sg., 141,177, >79, 281, aB4, aS6, all9sg., )O), )II, )71,40}, 45So 474,48689,491Sg.; c tendenza a riparare, Jossg.., ))I; c tentativi di evitare l'angoscia, 96, uhg., 134, aso, aRpg.; c vita di fantasia, 254, 193, 457; fattori costituzionali che inftuiscono sull', 467n.; fona dcii', 457i funzione di sintesi deU', 44S· 48, 465, 469, 473, 47Si funzioni dell', 178, )o8n., 413, 472; ideale, t81Sg., rBs, U4. 314, 313; impulsi distrunivi contrOllati dall', 47)Sg., 493; infantile, 155, 167, 171,179, •90,!16, 187, z98sg.,)n, 3)1, 389; minacciato, 4SSSi·i non integrato, 411, 461, s>l; nuclei dell', "~di "Nuclei ddl'fo~; oggetti stabiliti all'intemo dcii', 197S8•• )O!Sg., )U-14, J36, 346, 354, 397; organizzazione dell', 198, 301, nr, 346; primo (primitivo), 411-14, 470sg., 519, su; profondità dell', 4J:7i pulsioni dell', 98, 1otsg., 43li raffonato dall'analisi, 155, 16o, assn., a6o, 177, ~90. 457; scissione dd!', 413, 415->J, 419, 431, 411n., 461, 464sg.; soddisf~eimcnto nareisistico dell', 129. 116, 341; v~di ancb~
Sé
Io, sviluppo dell', IJJ, ZJ6, 138, 249-H• 16o; distutbi nello, 251, 156, 176, 181, 394; e fotmazionc dci simboli, nt-1!14; c introiezione, 410, 417•10, 466, 470; c meccanismi ossessivi, 486; c proiezione, 471; e relazione oggeuuale, 41), 445,
471sg., 475, 481, 491, 493; e senso di realtà, 413, 471, 473, 475, 48s; e sviluppo libidico, 481; nella posizione depre$Siva, 471·75i nel secondo anno di età, 48s; progressi neUo, a78-8o, }31 lpcranivit:à, J•J lpercines.i, z61, z66 lpocondria, J07·11, 357,484 hrcquictata, 117, IJOSg., IJ)Sg., 1)8Sg., 143 sg.., 148; vtdi ancbt Mobilitoì. lsaacs Susan, )>m., 537Sg. Isolamento, come difesa, 376 lsreda, 97, •04-08, 411, 484; d'angoscia,
"
Joncs E.., 77n., 101, 150, z8Jn., ziiJn., ~ Jokl R., 76n. Lactìme, 339. J4Isg. Latcnza, periodo di, 456, ,.St, 48'7 Lattante, vedi Bambino piccolo Latte, IJB, 174, 181, ]17, 374, 391, 400; vtdi am:h~ Cibo; Suzionc, stadio della Lavoro dd !urto, 455, 458 Leonardo da Vinci, 41, 10-4-o6 Lcwin B., 31Jn. Libido: anale, 397; di5tacco della, 98n.; c angoscia, 59.96,toosg., to8, J9S.43SS8·i e fissazioni, 481; e impulro disrrunivo, 411, 4Jl, 451, 46osg., 46s, 467, 469. 471S~ .• 488,491, 49), S•9; e pulsione di vita, 443, 4Sli e relazione oggettualc, 434; e rimozione, 486n.; e trani del Cl!· ratte1e, 18tn.; fissata a oggetti, 104, IJO, 105, )16, 341Sg.; genitale, 114, 117-11; 111, I'}Osg., 483, 4S6sg.; impastata con la pul5ione distruttiva, 184, 187, 39Si mobiliti della, 74- 316, 365. 39S sg., 397 sg.; narcisistica, 104. 140sg., 1sosg., >B4; nel narcisismo, 434; orale, uo, 397· 99, 404sg., 416,467,476,478, 491; prcgeniulc, 190; regressionc delb, 1~, 172n.., )87: rimotlonc della, 96sg.., roo, IOJSlJ.; scarica della, 89. 101, 1o8; spo· stamcnto della, 103; stadio prcambiva· lente dclb, 467n.; sviluppo della, >)!, 16osg., 199, J9S· 4S9i urctnle, 397 Linguaggio prcvcrbalc, 494i "tdi ~nch~ Parola; Verbalizzatlonc Lutto: dolore nel, 316, JJ7, 343 sg.; c connessione con gli stati maniaco-depressi- . vi, )I6-19; cd esame della realrà, )16 sg.; c idcalizzatlonc, ))8; e intcriorit:zuione,477S8'.; e oggeui imcriorizzati, .. J4lol46.J4B,JS3S8'.;emelanconia,J45i e perdita ddl' oggetto buono intcmo,
lndl.. an•lltlto
335 sg., 343 sg., l54i e penecuzione, 336, }4li e posizione depressiva, 411, 423, 474, 476-78, 514 sg.; e posizione depressiva infantile, 317, nssg., 341-45, 35) sg.; e primi processi psichici, 326, n6, 344-46, Hl 58'., 455; e rappono col mondo esterno, ns. )41, 345i e riparazione, 474o 476; esame di realtà nel, 4n, 515; c trionfo, 3J4-J7i lavoro del, 4H, 458; norm~lc c anormale, 317, 337, 351-54; odio nel, 338, J4Ji supcr:unento del, 319,344, JH. 47558'., 478; wdi 1mcbc. Melanconi~; Perdita; Scpn:~zionc (o distacco), paura della Mack-Brunswick Ruth, Jlon. Madre: aggrapparsi alla, 47 58'., JSIS, 364, 381, 386, 391; aggi'CSSività nei confronti della, 86,105, 113; u8sg., 143, 14(Ssg.;· 149ol49o364,J67S8'.,}8o,)8),]87,391 sg.; allontanamento dalla, 130, 136, 151 n., ZOO, 10),10J, 21758'., Hl, zpn., ]OJ, 363,404, soS; amata e odiata, 413,456, S•4i amminzione perla, 147, 381; amore pc:t Ja, 31n., p, 70, 1)1, 1)6, IJISg., 186, 199. 11], 217, 1n, z]zn., 147, 301, )IO, 310, 3nsg., }SJSg., 357o 363, 365, 374, J78-9J,J8s, 391, 393; angoscia per b, 318,344.363,383, 392-94; aspetto distruttivo della, 375, 377, 3815g.;,attaccomc:mo alla,48, 70, 168,305, 404o4o6; avvcnita come oggetto totale, 311Sg., )91, 45Si ubuona", 1]1n., 136Sg., 144, 301,341,)45,)61~J74-78,381,)9158'.,
J96ss., 399sg., 403, so5sg., 518,·sn-z4; •cattiva•, IH, 18), uosg., 231n., 136 sg., 144. 301, 336.363-65, J15. 379. J&j, 390SS.,J96,402,505S8'.,J18,51Z-1.4i che contiene il pene del padre, 218 sg., 111, 140, 242, 146, 149o ZS7, 171, 176, 188, )18, 361, 363, 379Sg., }81, )99, 401, 4o6; che esercita la nppresaglia, 3J7,383, 387, )8'9sg., 391, 399, 401; che frustra, 375, 383; che punisce, 105, 146 sg., zn, )]8; coito con la (nella fantasia), 86, 1095g., 115, 119, 131, 18}, 111, 17l-7St }17, )19$8'.• )51, )66, 368·71, 400; come persona ~cale (oggetto totale), 446, 4(Sz, 4(S9, 471sg., 49t; con il pene, 61, ·,, 85, 104, IIJ, 133 sg., IJ6, 404, 407; danneggiata, 309, 3t7, 361 sg., 365-67, )81, 387, 391Sg., 398-400, 4o6; depredata degli organi sessuali, uS-10, 111, 149; depredata del pene del padre, u9, z4(Ssg., z49, z57; desideri gcnit;li nei confronti della, s8sg., 64, 91, 1o6,
I)JSg., )61, )68Sg., 379-h, 398, 404o6; desideri orali nei confronti del-
la, 1JZ5g., 397; desideri sadici nei confronti della, 183, 199Sg., zo3, 105, z48, 339sg., 388; desiderio di mone della, 153, 187, 199. 391; desiderio di vedct nuda l;, 51Sg., 111; dipendenza d~lla, 450, 510; distinta dal nutrimento, 497, 504, 511; divorata nella fantasia, 86, 199,101, 105, utsg., 149, 301, 377Sg., 38zsg., 405; estero;, 154o 159, 1Bo, 13JSS., 14(5, 317Sg., 318, 344 sg., 315, 384, 401; e Supcr-io, 119, 111, 39tsg., 405; evifatrice, 77, So, 136, 151 -n., 1185g., 383; fantasia di ptendere il posto delta {presso il padre), 6osg., Ilo, 1)1, 148', 199, 130, 38ssg., 401; !ed della, 51, u8, 14(5, 149, zs6, 158 sg. (wdi ~ncbc Feci); figura della, 363, 365, 381, 390 (wdi ~ntbc Imago); fissazione alla, n8sg., 151n., Ijzsg., 100. 186, JOI, 38t; "genitale~, 136sg., 363, · 36pg., 381; 9ravidanu della, ISJ-ss, 100, 119Sg., 1)00 170, 1760., 386, 390i idHiizzata, 337, 364, 375, 378, 38o, )6)Sg., 396; idcntific:~zionc con la, 115, 119, 1)958'-t 147Sg., 117-11, 214$8' .• 384, 368, 394, 401-os, 446; int.:~go delb, 61 sg., 70, 114Sg., IJI, 133n.; indiffcrenu nei confronti ddla, sos; in rappono sessuolc con il podte, 6o, 1)0, 18zsg., 38.sg.; intcriorizzata, lf4Sg., 146sg., 301, )00), )1758'-. )18, )ofO, 341, J44Sg., 348sg., 315. 377-79, 383, J<J0-'91, 396, 400-03, 473, so6; lesa e depredata dci suoi figli, tn-ss. 151"·• 119, 121, 130, 143,J46,>49,1700 17J0 177,18I,)I7, 336, )SO, )6o, J<J0,4DI; monc delta, li}, )01, Jl7SS., 346-50, 391,404, 407> odio per la, 186sg., 117, 111, 151, 305, 399> 347sg., n6, 186-88, 3915g., 396, 404; paura della, 1)6sg., I fin., 119, 111, n)sg., ZJ•n., 146, z84n., 375-78, )81-84, 387, J'}OSg., 396, 399, 401; paure suscitate dall'assenza della, 1f!, JOISS'·· 338, 392; perdita hsscnza) della, 146sg., 301, ns. 344sg., nz, 387, 391S9.• 411, 4)5Sg., 44958'., 479, 484, 490, 504-o'7, JIJ-IJ, 514; persccutricc c vendicativa, 417,440, 501, 504-o6, fiO, 518, 514; primo amore per la, 46),483, 49•,496sg., 514; proìc:cione nella, 417, 468; protc:zionc della, 311, 364. 367sg., 37758'·· 383; relazione della {con il bambino), 1s6n., 153, n6-58, 164, J8ssg., 414en., 418, 490, 496, 498, sn, 519sg.; rcla-
,s,,
zione con l:l, 70, IJ8, :oosg., zos, 214, U7S8'~ Zllsg., ZJ9, 189, )IO, ]11·1], 317, Jl9, 345, 351, 363 sg., 315, 378sg~ 381, 387, 391, 393, 404·00; relazione diSturbata con la, 489sg~ 499-501, 504-o7, 510; relazione sicura e stabile con lJ., 446,46J,498sg.,so•,so6sg.,s1•;ripua-zione della, 148, 320,JS2, 368, 389. 393, J<J8, 400; risentimento della, 187, 387, 404i rivalità con la, 187, Hl, J17Sg., 339, J86,J9•,40•,479l•seno•della,J63, 36ssg., J81sg.; semo di colpa nei confronti della, 301n., no, 383, 401; simboleggiata dalla sc:uob, 75sg., 795g., IJ4Sg.; simboli della, IJ7Sg., 143, JH• 61; vedi anc!M Complesso edipico; Genitori; Madre, corpo della . Madre, corpo della: aggressioni al, 217· 19,U!·14,Z4o-44,Z46,z49oZJ6•J8,z64, 171,174-76, 188sg.,194, >97, z<)Sn., JU, )17Sg., l]6, 350, ]8o, ]89sg., 399, 401; 410, 416, 410, 468, 510; angosce e fantasie relative al, 111, 115, 117, 118sg., >43. zp, •s8, z64, 171, zn-79, 317sg., 349sg., J6o-6J, 378, 381, J90i che contiene il pene paterno, 478 sg.; come fonte di ogni bonti, 4oosg.; come luogo pericoloro, ]61, 363, ]81Sg.; contenuti deJ, 100,116, 119,113 0 Z41Sg., 146, 249, zs8,z64.176, 188,197,317, ]61, 363, ]Bo, 381, 390, 399, 40(1; depredare il, 410, 416, 467n., 4158, 478; e mondo esterno, 164, 171, 17B, 188, Jn; interesse al, 88, 117,116, 16.j, 174sg.; leso, 143, 146 sg., 390, 399; pcnctr:~zione nei, 103 sg., 117, 117, 154, n•; relazione sadica con il, 154, z6J sg., 188, J97i ripuazione del, 171, 181, 481; vedi oncbe Carpo; Fantasia aggressiva; Madre Madre, seno dell3: aggressione al, 197, 173 sg., z88sg., 381sg., 391; allattamento o alimentazione al, 441, 461-64, 495· 512, su sg.; ~mato c odiato, 410, 445, 461sg., 46s, 469sg., 471, soJ; ambivalenu vcno il, 465, 47osg.; angoscia per il, ,.tis, 469,473, su; a~~Similato a p31'd del corpo, 478; a~~Similato al pene, 478; "buono" c "cauivo", J~o, 3110., 313, 3)>, 344Sg.,364, 374, J79, 381, 396, J<J8, 400, 410, 414, 441-43, 4fi•sg., 470, 47•,498, so3sg., 511; che avvelena, 461, 510; che npprescnta bonti e sieurezza, 317, 344. 400 sg.; come non degno di fiducia, soo-o1, 504; come oggetto esterno, 441 sg., sos; come oggetto primario, 197, 395 sg~ 470, 483, 495; come
persecutore, 3~0, ]un., 313, 331, 396; desidcdo del, 218, 305, JISJsg., 39Sl distrutto o leso, 414; divor:~to o divoratore, 440sg., 461Sg.; 497, 510; e prima relazione Olf&'ettuale, 470, 495-98; cquiv;~lcntc al corpo materno, z88; cquivàlcntc al pene, 176, 397; e svezzamcnto, 150, JIZ, J91i e Super-io, 405; fantasie dinruuive sul, zso, 3>7; fissazione libidica al, ]u; fuso con il Sé, 491; giocare con il, 496sg.; idealizzazione del, 364, 378sg., ]81, )'}ti, 415, 463Sg.; im· pulsi ndiei verso il,119.149o 187,197, 391, 399. 405; indenne, 414. 467i introiezionc del, 396. 400, 405, •Ù4, 441· 4J,46z,466,469.48J,499,S04,SU,sJI; odiato c amato, 391, 396, 401; perdita /
!~o!:::.g~i2~~~~~~!~~~:r:r~u~~~ st~nte,
441, 461sg., 47JSg., 481, 504, SIOSg.; privazione dc\, 68, ISOSg., JJI, 310, 364, 395; ~pprcsentantc di ogni bontà, ,.61, 499sg., su; relazione col,. JIJ, 391, J9PS·• 398.4o5; ricercato per rutta la vita, 491, su; simboli (sostiroti) del, soo-os, susg., 518, su Malattia: e angoseìa, nBn.; e dep«Mione, 48on.; e perdita del seno, su; e persecuzione interna, 484en. Malattia psichiea, 181, nBsg.; cause di, 17, 41, 247sg., u8, 3117, 476; c atteggiamento VetSO la realtà, 235 sg.; e bisogno di analisi, 167, 177, 191, 194; c introiezione, 1')11; e siruazionì infantili, 476, 5o6, 510, Sl4i11Clla prima infanzia, 356; "'cdi tlnchc Nevrosi; Psicosi 1\hnia, 491; c diniego, JU, 314; e fame d'oggetti, 314; e ideale dell'lo, 314, 3>3; e insuccesso nell'identificazione, 3~4; e lo, 314, }u; e onnipole!IZ:I, JIJ, 333-JSi e rimuginne, 104; e stati depressivi, 198, )1!, 338; genesi delia, )lO, }SJ Masochismo, 439 sg. Masrurbn.ione: e angosei2 di evirazione, 6osg., n7, 147, 188; e complesso cdi-· pico, 18B; c dcsided fallici, 401; e desideri sadici, 188; e giochi, u8, 137 sg.; c narcisismo, 143, 145; c senso di colpa, 188, 153; c tic, n6-~9. 133, IHSg., 143, 146; lotta contro la, 79n., n6-z9, 141, 149, n1; pane:~ della, 141, 145, 148; piacere nella, 68; reciproca, 131, •o4; ripresa per effetto dell'ana\isi,78-8o,IJ1,137iSOStirutin,uB, 137, 141, 149; vedi onchc Fantasie (spccilichcl; Onanismo
llldlce1nalltlal
Mastll.fbazione, fantaSie di: analisi delle, u8, 131, 146; componenti anali nelle, IJISg.; contenuti delle, 131, 13}·35, 137 sg~ 145, 147; e angoscia, 138sg.; e gioco, 158n., ZJS, ZJ7i e interessi, 141, 146; e isteria, 108; elementi sadici nelle, 131 sg.; e osservuione del coito, 116sg., 158n.; e sintomi ncvrotici, 147; c sublimatione, 108-•o, 130, IJ8sg., 146sg., 158::1~ ZJSi e tic:, u6-z9, IJ3Sg., 139, 14Jn., 145•47i rimozione delle, 1)0, 137, 158n~ 1)4sg.; soddisfadmcnto medialite, no; vedi mcbe Onanim~o l\b1emità, 11J, us Mcccanismo(i): depressivo, JOO, 3o8n.i oss~-ssivo, 18osg., z98, )zo, Jl4·39i par.:anoidi, )oo, 4<>9-11 (vedi anche Angoscia pcrsccutoria); psieo1ici, 179sg.; scl!ìzoidi, 409-IJ, 465,476, 4B7, sos, Sl9 Mclanconia: e introiezionc, z98, "34ssg.; c lutto normale, 345, 477, 491 sg.; c ma11ia, Jlli c paranoia, JOO; e perdita degli oggetti d'amore, 1.,&:; e schizofrenia, 417; c Super-io, JOJi genesi della, 1)111., )nn., )IOn., ]17i 11egli adulti, Jlli wdi 11nel~ Depl"CSSione; Lutto Memoria o rieordi, 18 sg., 71, 104, 119, IJSSS'·· 184; nel lattante, 507 Middlcmore M., 497 sg. Mobilità, 89Sg~ 99, IO}, 1o6Sg., 11) 0 n8, 14G-41. 144n., 14758"~ 161; wdi tmche lrrequictczz:z Mondo cnerno: adattamento al, 313, JJ1; angosce e fantasie sul, 197Sg., }Ili assorbito nell'lo, 301; c corpo della madre, 164sg., 171, z76n., z88, )Ili c:ome difesa contro situazioni interne, SIS; c:omc persecutore, 410. 441•13, 468; distacco, ri1iro dal, 410, 4llo sos; distruzione del, 411; e funzioni dell'lo, 471; e mondo interno, 118, 341, J4So 419,413,441,454,471,474, 488; fiducia nel, 194, J74i introiczione del, 419, 474; paura di inrroicttare il, 410; percezione del, 413, SIS; prime relazioni con il, 441, 46o-71, 474, 499i proiezione nel, 419, 411·)4, 441,469.474. 483; proiezione dei pericoli nel, 199> )>4i proiezione di oggetti interni nel, J97i nppotto col, IJI,>S9,16Jn.,l77·8o,188,JCJ.4,3o6, 311, ]u, }36-38, 344, )7J, 401; rifiuto del, n7; sicurezu e fiduc:ia nel, 459, 476, SI$; spostamento del c:onflitto nel, 133 sg., 136; vedi tmcht Reald. Mondo interno, 318, 346; armonia nel, 318, 334, 344. 354, 364; conttollo rna-
.niacale del, 341 sg.; conrutione del, 474; diniego deU'csisterw~. del, 313; distrurione del, 413 sg., 4f6; e imago o figure primarie, 336, 396; e mondo esterno, 419,413, 4Ho441o471o474o488; c n:altà, 179, 318, 341, 344sg.; Jibenà nel, )4>; pericoli per il, 3)6, 344-sg.; rei.nsrallnione e reintegrazione del, 334• ))6, 341, 347, JS4i ritiro nel, 410, so6; ricomuiro nel lutto, 477; sicurezza del, ))j, 341, J44Sg., JS4o )7JSg., 401, 4!'• ,.SJ, .S8; wdi 11ncbe IntcrioriuaMondo oggetruale, JU Money-Kyrle R. E., 449n. Monlid.sfinterica,>ISS8"-o444 Mordcrc, 197, IOJ, 154, 307, 363, 379sg., 399, 40S, 468, 497 SB"-i vedi .11nche Cannib3lismo; Sadismo orale Motte: dell'oggetto d'amore, 309, JIJ sg., 119sg., 311, 338, 346-so, 379, 391, 404; dc:sidcri di (omicidi), JS, 6osg., ISJ, 181 sg.; disconi infantili sulla, JS sg., so; fant3$ie $U]b, 118, 173 sg., )SO; paura della, n8sg., 383, 413, 411n., 438·41, 455, 490; pulsione di, vedi Pulsione di mone; wdi 11nche Perdita Moto (spinta, impulso) puhionale, 44 sg., 6çl, 171, 1841 188, 19JSg., 114, 2}1Sg., 161, 184, 190; wdi tmcbe Pu\sionc(i) Musica, 91, 111, 117·31, 138, 14o-43, H6; wdi 11ncbe Concctto Narcisisrno,n7,140,I4J, 145, IS9 Nascita: affetti alla, \)'Ssg.; domande sulb, 10, 14, z6sg., 45, 65, 118; c angoscia penecutoria, 411, 441, 4S4, 46osg., 495; fantasie sulla, 109. IS9, zoJ, z88i teorie sulla, 6ug., 99, 114n., 117, zoo, zoJ, 288 Nevrosi: d'angoscia, 436; di traslazione, 101, 176 sg.; c addestramento alla pulizia, •s8; e analisi, IfS, 156n., 181,!8890, zo6, 141, 393; e angoscia, 96, 107Sg., 141, 394; e complesso edipico, 151, 188; c fantasie di manurhaz.ione, I)8sg.; e fissazione, 1o8, nz, 114; e formu:ione dei sintomi, 98, n6; e formazione dd carattere, 187n.; e meccanismi di fulfl, ]14sg., )51; e perversione, 101, ll>i e primo sviluppo, 411, 47Jn., 509n.; e regressionc, 47Jn.; e svezz:~mcnto, 509n.; e IÌC, 1)8Sg., 14Ji etiologia, 45sg., 71, 101, 1ossg., 1o8, 114, HOi e Supcr·io, 190sg., 1JOi infantile, 90sg., J19Sg., JlSS8"-.J41,JSlo4>4t4S6,480,464,489, 50911·• 516; negli adulti, 71i nei l»mbini,
India "':'"lhlco 66, 7~. •s•sg., •n. 168, '90-9'· 1o6sg., ~~~. 231n~ 151, 16osg., ~68sg., )191"1., 385, 396. 456; ossessiva, 104. 148, •sB, J84sg., 188, 20758~ Z27, 21'}-)2, l)f, >81, 314, 390, 4''• 4116; pRvcnzionc della, 44 sg.; v~di ~ndM Malattia pi.ichica Nucleo orale dell'lo, 198 ~Nuclei dcii'Ion, 198,411
Obbedienza, 44, 69. 151,151,261, 166sg. Odio: come difesa, 3o6, 349; dell'Es, )Il; diminuzione dell', 349. lUi diretto contro l'oggetto Mcattivo~, JOI, 3o6, )Ili e ambivalenza, }14, 331, 336; e amore, 1oosg., 195, )IO, }Il, )11-1), ))In.,)}), )}5, ))7Sg., 341, )51, )8), 387, )97o4Hi eanlloscia,zll,191,195oJ41,)49iC avvcuamento alla pulizia, 186, 191; e frostnzione, 19ng., 117, 318sg~ )6), )87,41h,475legclruia,u9,111,11)-15i e pc~ecul.ione, ~.sosg., JJ>n., Js>i e senso di eolpa, •86, 191, 100, )o6, )H, HO; e situnione edipica, 191 SII., 19&, J79, 387l c tendenze distruttive, ISJ, 100, 111, 301, J1J, 397; fronteggiamento dell', 110, u1, 304. 363, 386sg~ nella melanconia c nel lutto, 311, l37i per H p3drc, )Bo, )86-So}, 39>, 399; perla madre, 186sg., 117, Ul-1), J17Sg., 348, 386, J91Sg., )<)6, 404; proietv.~to all'esJemo, 417, 49>; sinre$i di amore c, 411, 419. 445sg., 465,469,471, 493; vtdi 1111cbt Coller:a; Emozioni Ogsctto(i): aggressioni all', 111sg., 115, 141,1HS!J., 16), 171, ISo}, 194, )00, )O)i amato c odiato, 411, 46•sg., 470, 471, 491; amOR per l', 199, )Oj, )IO, )11, J1JS!J., 331, ))8, J4)Sg., JSJ, )<}6; angoscia per 1', 150, Joo-o8, J14. J•8sg., 330, 399o4D1;assimilatoa feci,199, )19,)21; assimilazione dell', 418-10; aggressione all', 468; "buono n c ~cattivon, 177, z81, 197, 19'}-)11 0 )11 1 )1)Sg., )17, 31'}-)1, 334-)9, 341-44, JSISg., )6)Sg., )91, )<}6, J98,4o1,438, 4H• 461,467,470,471, 474, 485, 491, su; comcrvazionc o protezione dell', 486; conrrollo c possesso dell', 179·~1)Sg., 319, )>3, ))1, HJ-)5, )4D-4), )SI, 417, 41D-11, 464. 469, 473, 48S,s•s;d'angosda,l9fjsg.,1s~>sg.,zsB,
)IO, 401; diniego dell'amore per 1', 47Ji dipendenza d31l', 178-81, 256sg., Jllsg., 314, nz, J4JSg., 401; distruzione dell', z8s, 299sg., )IJsg., 3JJ, 379; edipici, 198, 21$, IJJ, 185n. (vtdi mcb~ Gcnito-
ri; Oggetto); eiden~ificazio'ni, IJS, IIIJ, l]O, 154,>57, 298-JOI, )o6, )o8, )Ilo )14, 391; esigenze deU', 304; espulsione dell', JH, 187. 197, JOO, 307, 352; esterno, 179,241,258,179.1111,184,194,3D0-04.· )07,)11,)14,)11J\.,)11-14,)JS,3J8,' )4J,JSl,)75,)8)58"•,)91S!J.,J97o405 sg.,417,461,47'• 477• 48•,488; c Supcrio, 180, 11!), 183, JOI; famc"di, 314; fiducia nell', )l4, JJ1, ns-H, 343-45, JSJ, 383 sg.; fuga dall'oggetto c nell', l>Jsg., ))IO., 454sg.; idealizzazione deU', zoo, 305, JJI, nB, J96,4•S.418, 410.463sg., 471, $11; imago dcU', 176, 136, 186, 197; impulsi aggressivi nei confronti dell', 141, 165, 1!4sg., 199, Jlli instc:~Uato neU'Io, z81sg., JOI, JOJ, JU sg., no. 346sg., JSJi interiorizzato (inrroieltato), 18o, 115, 141,17IISg.,J8S,187, 194,197)0B, )I)Sg., 318-24. 317, )19Sg., )J1 0 H4-39· J46sg., Jsz sg., ns. 377, n8n., )84. )91Sg., 396sg., 401,40$-07, 41)Sg., 418,410, 4)4. 438,441, 455• 461sg., 46'}- . 11, 475, 477, 491sg., 4945g. (vedi Q,;cbt fdentificnionc); leso o danneggiato, ns, 363, 198, 401; feso o danncggbto, rappresaglia dell', 447, 461, 510. 519; libido fissata all', 150, 1915g., Jl6, 341; monedell', Jo•, )il, JIJ, )1914, 378 sg.; odbto e amaro, 100, ung., 18$,19$,)o6,)11,)11-14oHin.,)4fSB".; parziale, 19Bsg., )o6sg., jo8n., )zo-n, 314, J<}6n., 445, 4(51, 463,46$,478; perdita ddl', 242, •98sg., 301, 104-oB, 311 sg., Jllhg., uosg., 335, 343, Hl, 391, 397i perduro c d•rovato, 49f, SIJ-IS; pericoloso, 265, 1B,pg., 188, 294. 197, 199, )O), ]Oli, JI)Sg., )1911., 378n.; persecutore, 171, 195, 197, )oosg., JOJ, )o6 sg., )Il, 319n., JIJ, l)o-)4, J44Sg., 3971 penecutore c temuto, 413, 463, 468, 475, 411•, 484, 488; predominio da pane dell', 410; primario, •75 sg., 396; proiczioi"IC nell', 413,417,410,438, 4(5B-7o; protettore, 344 sg., J78n., 397; protezione dell', 19'JS!J., )04Sg., )11, )14SII"., 319, ])1, 344, J64, 37Bsg., 406; rc:~lc c di fantasia, 136, zBJ, J04-o6. )Il, )l)Sg., 405; relazione dell'lo con l', JsBsg., 314, )n; ricerca di nuovi, 395 sg.; riparaz.inne deJI', 189, )OOSg., 104-o6, )1), J)JS!J., 343, 398; ripudio dell', 473; saldamente SJabilito, 475-77, 48), so6, susg.; senso di colpa nei confronti dell', 305 sg., n.s; sfiducia nell', ))Jn., JJ7i svalutazione dell', 314; trionfo sull', )Jlsg., J40Sg.;
tOt3IC, 199, 104-6sg.; dubbio sull', )o6; e fantasie sa138, 199tg., 104, zrosg., 397; ~buonon, dico-onli, IOJ; e reale~, 175; e Super)84, 190n., 391, 199sg~ 401 sg., 4o6; io, 179Sg., 189; idealizzazione dell', nB; "cattivo", 155, uosg., 309, 358, 361, identificazione con l', 304; instalbto 367, 177-79. )81-8), ]87, 39), )99Sg., 401; come oggetto amato, 513; dtsidçnell'lo, 198-100, 111, 146; interiorizzato, llS, )IO, )l)Sg., ))O, 379, J99Sg., 407, rio di eviruione dci, Br, 199, lO), 3•7, 438, 455, 47'• 477; minacciato dall'Es, 387, 390, 391· 40Si desiderio di morte 177, 301, )o), )o6, )09, ]19; mone dell', (omicid•l nd confronti del, 183, 198 sg., 309> l'l• Jt9Sg., )H, )36-)8; odio dell', 371, 405; e frustr:ttione dei desideri edi195, 311, 337sg., )8>sg.; onlc, z31n.; pici della bambina, 387, 393, 397, 401 sg., perdita dell', 141,146,>98-JOS, )li, )H, 404, 4Q6sg.; e Super-io, 154, zBr, zr8, 317, no, 335-18,340, J41-.1f,"J91, 397, z)o, z69, z88, 40)Sg.; evin.tore, 93, 136 4~SS" .. 47J,477.479.495.S09-11,511i sg., 118, no, 141, 147, )66, 169sg., 379 poppatoio come, s•6; protezione dell', n., 390, 393, 399, 401, 4o6; feci assimilate al, J71sg., 181sg.; tigur.~ del, IS4. 1!)9!lg.,]Q4-o6, )Il, )14SS"·.ll'· 141. )6) sg., 379, 391, 199. 4o6; reinsediato 101, 130 (vtdi ancbt Imago; Super-io); nell'lo, )o6, 346, JSI-SJi rcbzione con fntcllo che rappresenta il, 513; funl', 101, 1.11, 101: riparnione dell', 189. zionç del (nella procrcuione), zo, •s, 3oosg., J04Sg., 111, 310, JlJ, )]l-14, 4SSg., 61, 6, 236, m~chictto col, IJJ, •4osg., 198, 111, 143, 157, zBssg., 188, 190, J6ssg., 369, 364, )68, J71, 314, 389, 399, 4o6; simbo371,379, )81, )14, )94, 400, 40)Sg. lìzzato dall'insegnante, ?S. 93, 117-39; Organiunione libidica, 8], 88, 119, 394, volgersi al, 48o, su; vtdi tmcbt Complesso edipico; Genitori; Oggetto 396,405,417,478,481,483, 487sg., 493 Organo genitale maschile, 'Vedi Pene Pa
,,.,n. """"~co. 119,211,240,141, ><j6, 149.1f4, 2S7Sff., 272, z76, zll8, J17S!f., 36osg., 38o, 381, 399, 4o6; lllNTIÌraz.ione per il, 63, 91, 401sg.; appropriazione del, JI7 0 36B-71, 389, J9li aspetto creativo del, 384, 398, 4oosg.; assimilato a bambini, 479; assimilatoafeci,478cn.;assimilaroalscno, 478; buono e cattivo, 440,443, 478sg.; ~cattiveria~ dd, >73, 176, Jo8sg., 317 sg.. 359,361,374, )Bo, 381, JBII, 399sg.; desiderio del, 176, 371n., 189. 394-99, 401,407, 478; e Super-io, n6, 178,401, 405; introiezione dcl,zn, 176,396,400, 40z, 441, 443, 478; paura del, •S4. 157, zjr6, )117·119, 391,396. 399; pcrsceutore e temuto, 441, 481; tendenze distruttive nei confronti del, 134. IIIJ, 199, zoJ, 1111 sg., >JI, 136, 140, 157, 171·74• 176, 189, 194,317, )8o, 399, 405; vedi anche Pene Pancia (c/osromaco), p, f4,61, u>, 309. 374Puanoia, 410, 41osg., 443, 510. J>4i c angoscia per l'lo, 199, J04sg.; c disintegraz.ione, 307; c identificazione, 3o6 sg., 3>4i c introiezione, 1')8, )O]; e lutto anormale, 353; e meccanismi di difesa, 198sg., 111; c nevrosi OSSCS!liva, •Br, nn e paura di persecuzione, z66, 171 sg., 199, 3o6-o8; c ccgrcssione libidiea, 163 sg.; c sadismo orale, 198n.; e senso di realtà, 3o6; c stati depressivi, >98, JOO, )u7-n; c vin di fantasia, 136, >71 sg.; genesi della, z&J, 171 sg., 195 sg.,
'"
Par:uimia, 491 Parola (parbre), 77, 90, IO], n9 sg., llJ, IJ7, 170·74. 178,196, u6, lfU!f., IH cn., zs6-59. 169; sviluppo della, 481, 515; vedi ancb~ Lingua(lgio prcvcrbale Passeggiare, IID-IJ, 119, 1H Paun: c:irca la f11nz.ionc genitale, 178, Jj"l, 359-63, 379-11•, 391; degli escrementi, 171, >76; degli estranei, 484, JOI, sos, soli, s•S; dci (leni•ori, 137, •sm., 154, 181, 105, 1t9, 111, 11]Sg., l)ln., 141, 146, 17$", 18]-llj,]J6, ]66, 369sg., )7], 377,379,383, 390, 399; della masturbazione, 141, 14j", >Sii delb monc, 413, 411n., 43~41, 490i dcll'annicnramcnro, 454; della perdiu, 413, 436, 449, 473, 479, s•:; della punizione, 188, zos, 115, u8,149,>S7, n6,3J8,)41SS".,J70;dclla solir11dinc, 412, soo; dell'Es, 313, 361sg.; del pene patemo, 154, 157, :,6, 387-89, 392, 396,399;dcl Super-io, 157,178, z8r, 295; di avvelenamento, 61, 171, 197,
199, i71, 399, 410; di essere divorali, 410, 441, 463, 497; di mutib:ùone, u8 sg~ )76n., 399; di perdira dell'oggetto amato, JO!, 307,330, l)j", 344,371, 3~9. 387, 39>, 397, 404; di persecuzione, u8,J61,171,>8o,z8],197,199,)04,3o6sg;,. ]IO, )14, "JlO, 334, ]41Sg., J7zSg., 177, 379Sg., 390, 391, 396, 399. 401 (wdi ancb~ Angoscia, paunoidc); di nppre$:1glia, 199, 1o6, u1, us, u)sg., 241, 146, •so, 165, 171, z89, 193 sg., 319, H6, 34158., )6), ]8], ]87-90, )91Sg., 396, 399. 401; di tipo fobico, 57-61, 6~, 148, 151, 188, 156, 183, >911, 355, 361, 376n., 37958-i cd esame dì realtà, 199; e odio, 191, 341 sg.; in tempo di guerr:a, 451; manClll"ll!a di, zu, 451; relativamcnre a situaz.ioni in1cmc, 197, HJ, 348sg., 390; wdi 11nr:hc: Angoscia; Fo· bic; Paura di evirazione Paura di evirazione: e analisi, 115, 167, 366; c angoscia infantile, 456, 481; c angosce primitive, 399, 4opg., 481; e angoscia della nascita, 99; c avvcuamento alla p11lizia, 118sg.; c ancggiamcnto verso l'insegnante, 91; c attività. dell'Io, 90, 99; e complc$$o edipico, 99, 117,114,117,111, 379. 399. 405; c difese, 139, J6.t; c genitori uniri, 142, 377, 383, 399; c inibiz.ioni, 89sg., 9>, 95, ull, 138; c interessi, 75, "-fn., 8f, ll9n., 9Qn., 109n., n8, 138; c masturbazione, 117, 147, 188; c padrc,91, IJ7, 139,147, ull10, 14z, ]SI, ]66, 369,390, 39), 399; 401, 406; c pau.n degli csmti, 74; c p~un della monc, 4)9, 441; c npporto sessuale, 411; e rappresaglia, 1o6, ullsg., 399; c rimozione, 115, 119, I)Jsg., 405 sg.; c sadismo, 111, J79SS., J99i c sensazioni genitali, 399, 405 sg.; c Supcr-io, 18•; !rontcg(liamcnto della, 372, 400 sg.; vedi ~i1cb~ Evir:az.ionc; Paura P4Vor noc/urtmr, 59, 151 sg., 386, 484; v~ di anr:bt Angoscia; Incubi nonumi; Sonno Pene: all'interno del corpo mncmo, 118, lS4; assimil~to a bambino, 111, J79SS~ 404, 407; assimilalO a pani del corpo, IJ), 105, 110, IJ)Sg., 276, 397i «bontà~ del, 379Sg., 384. 398, 400; come pcrsccu•orc, 171, 38o; come strummto o organo del sadismo, 158 sg., 161 $!f., 171·7j", 178, )Boss~ 400; de.sidcrio della bambina di ricevere il, 11458"·· 194.400os, 407; e aggrc$$ioni al corpo materno, · >S7o )8Jsg.; e senso dì onnipotcn~,
fncll .. •n•Utlao
, 7a. ucaniveria" del, 361, 364sg., 368, 1, J98, 40Ji distruUone dd, zso, 3 399 , 405 ; fantasie sul, 6), IO), 109Sg., Il)ll•, ua, 1)9Sg., t8), ~99, 171, 400j imlllllginario della bambtna, 389, l9li
RG4
~~~=0::~1:\;:: :::;;,;~~~}~~~:
1o4, 114, 1)1, t)6Sg., 40J•!J7i mancanza del, u1, 124, }U; parificato alle feci, a1, 171 sg~ 400; paterno, vedi Padre, pene del; paura del, 411 (v~di 11nc!Jt Padre, ·pene del); paura per il, 6osg~ 189, 194, 350, )81, 393, )9958"~ 40Jsg.; posso:sso dd (da p~rte del bambino), 114, 119, u1-15, 177sg.; rappresentan· te dell'lo, z7EI; senso di colpa relativo al, 3Jii simboleggiato da ~amboloo;i o pupazzi, 15711., >JISg.; simboleggiato nell'attività scolastica, 75, 79-83; vedi 11nche Complesso di evir.J"tione; Masturbnione; Padre, pene del Pensiero, 17sg.,}7, 39, 41, 48, 6o, 97,911 n., 157, )Bi disturbi sehizoidi del, 411,
..,
Pcrdita,dell'amore,ts9.>ot6,JH,317,404> 407, 4;6, 444, 450, 491, 514; dci genitori, 317, H4i della madre, lJJ, 144• 387; della sicurezza, 316sg., J-14i dell'oggetto ~mato, 141, 14(5, >911· 301, }04Sg., )11 1 )H, }16, ))OSg., ])5· 38, J40, 341·44, 354, 391, 397; del seno, )usg., 344sg., 391; e lutto, 136, 344> 477i c senso di colpa, 317; termine dcll'aoulisi come, 458; paura della, 344. J86sg., 391, 411, 436, 449sg., 471,479, su; supenmento della, pq, 478, JIJ· 15; vedi 1111cbe Lutto; Mone Perfezione, )O}, )os, })1, JJ9Sg.; v~di 1mcht ldcalizzuione Pericolo, situazione di, v~di Angoscia, situazione di Periodo di btcnza, 19, tt9, 149, 174, 18o, 184, 194· 1)1•]4,191 Persecutori: esterni, 197 sg., 310, 371, 379 sg.; interni, 17JSS., 176, 197·JOJ, 307 Sg., ]U, )19Sif~ )14. }9o-8J, 390, 391, 397, 399i oggetto d'amore trasformato in, 3o6, B7, 341 sg.; pari fie ati al pene, 17I·7J, J8oo parificati al seno, JIO, 396; paura dci, 171, 179, 197-99. 301, 307, . }lO, }>4, J~osg., 3J4,J79, J90, 391 (vedi mche Angoscia, paranoide)o proiezione dei, 314
Pe~f:Zi::~r~:~4 :!:.~g~ ::s~~n~ ~~:
l"lllc, 30J; c dipcndcm:a dall'oggetto,
J4JS8".; c idealizzazione, 418, 410, 464. 4710 e lutio, n6, 343, e mcbneonia, ]opg.; c nascita, 441, 4(\1; e odio, 343, J$1; e paranoia, z66, 171 sg., 304; e pericolo per l'lo, 196-304; e protezione de\\'o~ctto, 3o4sg.; e pulsione di monc, 441·44; esterna. 195, 319; bntasic di, ZJS, >7JSg., 195, JlOi frustruione stn· tita come, 4t), 441; interna, ]oosg.,JoJ; inrema ed esterna, 410, oi(SJ, 468, 484; paura della, u8, zn, 166, 279, 183, zw, 199.. Jo6-oS,)Jo-H, nzsg~ J79Sg.,J99, 401; proiettata all'cnemo, 441•4}, 468; r:tfforzata dall'odio, 491; vedi ancbe Angoscia, pannoid<:; Madre; Oggetto; Padre; Seno "Personaggi" (figure caratteristiche) nel gioco infantile, ISJ·s8, >JI, 1)6sg. Personalità, nsg., qon., u6, IJ8sg., 146, IBJ, 197,100, JSJ, 385; base della. szo; c analisi, 4IS-17i non sociale, 100; radicata nella prima infam:ia, 489, 496, s•o; sdssione della, 416, 418, 43osg.; tratti orali nella, 49Si vedi llncbe CaPcrsonificazionc, JJD-34• n8-41; v~di an· che Drammatizz3Z.ionc; Rappresentazione Perversione, Jot,-10}-DJ, li) Po:ssimismo, 41, 1l)n. Piacere: anale, 1<)8, 100, 117; capacità di, 94; di distruzione, 197 sg.; c sollievo d~ll'angoscia, >34i nell'azione, 96, 99, 10: sg., IJ9> nel parlare, nosg.; primario, 9JSg.; sessuale, 95, IOJsg., 149; siruaUonc di, tos, 107; vedi anch~ Soddisfacimento Piccolo Hans, 43, 71, 161 sg., 165 Positione depressiva: angoscia pcrsecutoria nelb, 445 sg., 448, 41S sg~ 4Bo; cambiamenti nel periodo della, 490 sg., so8; e complesso edipko, 478-Bo, fil sg.; e depressione maniacale, 446 e n., 4f4 sg~ 473n., 477 sg., 5•40 c difese, }II, }14,]10,JIJ·lf,JJO•)J,Jl8,JS1,JS5Sg"~
473 sg., 485; e introiczionc dell'oggetto buono, 314. iJo; e lutto normale, )16 sg., )]6, 341-45, Jnsg., 474, 476sg.; e malattia psichica, f14i e melanconia, 477; e nevrosi infantile, no, 353; e paure paranoidi, ]10. no, 331, 341sg.; e posizione paranoide, 307 sg.; e posizione schizoparanoide, 409, 411, 41)-IJ, 469, 473, 476, 49li e rclaUone oggettuale, 307, J14, )lo, ]u, J19"J1, J34, 343, 379. J9t, 397i e relazione con l'og-
getto totale, 4n, 413,445-47, 469, 4?Z· 74,476, 48o, 4930 c senso di colpa, 307, 311, 336sg.o e situazione edipica, 317, 391, 393, 3970 e stati depressivi, JIOSg .•. 3•Jsg., J17,J5J,4540 esvezz.1mento, }U, 327, 391, 5oS-n, suo e sviluppo libidieo, JJOn., 355, 395, 397i imponan· za ddla,4t1,47)R.,480;inizio della,447, 465, 469-71, 490, 491; integrazione nel13, 413, 445sg., 465,469,471,493. su; mancato superamento della, 315, 4•3· •s, 446, 457, 47Jn., 484, 5140 nello sviluppo normde, )n, 314, JZO, )H, 315, no, 333, ])6; rielaborazione della, 457, soperamcnto della, JIJ-IS, 319, 33458-. 351-54. 413, 474. 476, 4l!osg., 488, 493, 511-16,p) Posizione fenuninile: nel bambino, 105 sg., 1)3, 139, U7•Jo, 114, 179, 398sg.; nella bambina, u8, n), z8pg., 39JSg., 401 Posizione libidiea, U4, u6, 118-zo, J71, 394-99.404 Posizione maniacale, Jl4o )IO-l), 315, )li sg., JJ4, 337,340 Posizione mascolina, 154n., n9, )88, 393, 399.401 Posizione oma5essuale, 388 Posizione paranoidc, 307 sg., 314, )19 sg.,
'"
Posizioni psicotichc, Jlln., 314sg., }IO Posizione schi7.0-pannoide: angoscia depressiva nella, 444, 446, 465, 469, 471, angoscia pcrseeutoria nella, 454, 46o-61; 47li carartedsriche delta, 470 sg.; desideri di riparazione nelb, 465; difese ndla, 410, 431, 463-66, 470, 48so e disintegrazione, 46s; e posidonc depress.iva,40Q,411,411-IS,469,47l.476,493i ineapaciti di superare la, 411,413, soo, 513; nello sviluppo nonnale, 411, 513; predominio della, 46o-6z, 470; regl'C$sione alla, 414, 473, 476, 514; scissione Mlla,410,418,445,46J-65, 485,4870 sensn di colpa nella, 444, 465,469 Potenza sessuale, 91, no, 163, 173, 178, 366-68, 4oosg., 417, 457; v~di mch~ Impotenza Predisposizione alla depressione, punti di fissaz.ione per b. 311 Prcdisposizionc ncvrotica, 45 sg. Prepubcrtà (periodo), n6, 173, 181 Primato genitale, 1o6, 119, 145,131, 138, 190, 40)-05, 4S6 Principio di piacere, JG-J4. 41, 103, 159.
'"
Principio di realti, 17 sg., )o, )) sg., 41,
'"
Privnione, 461, su Processi creativi, 343• 349 Pra<:rcuione, 10, 16, ofiS, 61, 6s, 88, 114n,_· )61, 48z Profilassi,4J-45o6.to U4Sg. Proiezione: come difesa, 179, 197, )SI, 415; dell'aggressività, 6.;, 1s6, 184, 197, 375, 381 sg.; del Sé buono, 417, 411 ~g., 469; del Sé cattivo (oBBetto), 416, 411 sg.; del senso di colpa, 411; disturbo della, 419sg.; e angoscia penecutoria, 41osg., .;67-69, 488; e controllo m~niacale, 341 sg.; e deviazione della pulsione di mone, 415, 44ug., 468; e formazione del Super-io, 410; e introiczione,179, 197,199, no, 341, 39?; e paura di persecuzione, 197 sg., ]14, nO, Hz; e paura di rappresaglia, 185, 318sg.; e penonificuione, z)6sg.; e relazione oggettuale, 410, 417, 419-u, 46:; e scissione, lJJsg., IJ6Sg., 415-18, . 411,41J,4J1;'esublimuioni,48J; c sviluppo dell'lo, 410,419, 470; e uadazione, 1J6sg.; meccanismo di, n8, 136 sg., )oJ; nella paranohl, 41osg.; wdi .:ncht Eneriorizzazione Psicoanalisi: ~ngoscia modifica~:~ d&lla, 491; attclifgiamento nei confronti della, 6.;, r66sg., 17}Sg., 191, !4958-i bisogno del bcambino di, 7H8'., 9!, 114, 191-95; come misura profibtdca, 93, 191 sg.; di adulti, 43, 45, 69, 143n., rs6sg., 159 sg., 161-69, 171-79, 191sg., 101,114,116, :nn., z)6-J8, z46sg.,a,r,znsg .. z86n., z&,n., :99, )oB-11, )14-17, !4458'-. JSI sg, 394, 4o6; di bambini ritardati, 109IJ, 149-sz; di genitori, ?J, rs6n.; di pazienti depressi, 415, 448, 465Sg., 491; di p.azicnti maniaco-depressivi, 415->7, 491; di pazienti schizoidi, 415, 41B-3o, 46so di schizofrenici, 419, 411, 4310 di stati depressivi, >98-Joo; di tendenze criminali, >09-11, :96; di tendenze orno- · sessuali, 133; e allevamento, 17-10, 64 sg., 66-68, 73, 191; e ambiente del bambino, 190-91, )Ili e lnga5cia,IS4, 73, 95, IJOsg., r66sg., 1o6, zo8, 141, zs8-6o, 166,174-77,186,189,191, J47.Jfl, JS9 sg., 366, 373, 377; e complesso edipico, 10, 11Sl-6s. 174sg., r8ug., •86-89, , 9,94. •98, u6; ed educazione, 4on., 151, 16Jsg., 166,184-87, 1935g.,z04o ziSosg.; · ed evidcnta della pulsione di mone, 439; e fantasie, s6sg., 114n., 1rsn., 170-
::s~~.)~;r'/];i~i~~~~6~,~i: ~E: zrs, z86, )91; e trublltonc, nn., 69,71
~gÌn~~~'::~a:i~~c,1 ~~g;~; 4~6a~:~:. ~~~: 'f9; c nevrosi, 4)-46, SJn., s6n., 7on.,
~f!L·;;:::~i~:J.~?i~:~:::f~~:~=~
~~~·s;,~~i~~:: 1~;;ccp~~~;:~; :;:~
75, 191sg.; e pulsioni, 69, t~s-88,_ 19.' sg., :o1, z_61; c npporro con 1 genuon, 16o, t8o}-9z, )ZO,lf3,J?Ui.,)8),J87Sg.,
~~>7:;::::•::~;~:n~J~~~~~:e ~
mozione, 70, 119, 159sg~ 163, 101, z11, 16o; c scena primaria, 1s8n., 16o, 141 sg., e senso di colpz, tH, 167-70, 186, 191sg., 1Hi e sintomi, 58sg., 64, 146, 148, 15), 177; c sublimnionc, 70, to8, 117, 1)8sg., 1J5n.; e Supcr-io, r6o, 181S8"-o I'JO, 115, Z)O, 13isg., 18zsg., 190, JQO, J93i e sviluppo del carattere, 4l sg~ 69S8., 146, z8o, 191; e sviluppo dell'lo, 44. 69, tot, 117, rsss8-. zssn., . z6o, 177, 18o; e tic, u6-z9, 143, 146; e trasl.nione, •5958-, t68sg., 176sg., 191 58-. 101, z)7n.; c umanità, 69. 191; inbntilc,4J-SJ,68-7z, 88,93-96,99, io8, IIZ· 15, 118-zo, UJ->7, 148, ISO-SJ, 161-65, 19f-97o1D0-03,10j,Zo8-I0,114·16,u618,143,147, 1Jl-H, 16s-67,17D-71, 181~ B4,•86-B8,z93-9s,z9B,Hz,35s-s8,J81Bs, 394, 4o1n .• 4o6, 438, 440, 451, 476, 494-o 509, szo (vedi <~nche Gioco, tecnica dci); interpretazioni in, 416, 4•83Di interruzione della, J6o, 361; principi di, 157-66, 175-77• 197, znsg.; termine della, 454-59; tndazione in, 491; vedi mche Analista; Gioco, tecnica del; Traslazionc Psiconcvrosi, 161 Psicopati2, z61 Psicosi: diagnosi di, 119, ZJS, z6zsg.; e difese, z65, 197, Jfli e fuga dalla rcalci, zo8, 1J5Sf., )1458-i e posizione depressiva, 411; e situazioni d'angoscia primitive, 197-JOO; e situazioni infantili, 409. 11, 463n., 473,481, 514; e Supcr-io, 116, zJ8; genesi. delle, ZJS·JS, 164, z81,
~:;~?Z~·~~~:~~:~r~~~;~~~!:3~
:66, 197, Jlln.; nei bambini, zJpg., z)8, z6t-6J, 166-68, z96, Jltn.; psicotenpia delle, z65-68; punti dì fissazione nella, 409, 411; vedi mcht 1'\blania psìchica Pubert~. 116, 136sg., 141, 174. 191 Pulsionc(il: aggre-ssive, 57 sg., 181, 159, ,,o, •h-8s, zB7, 1ll9, 191, Z93Sf., H9 sg~ )91, 395·97· 399,405, 4H• 459; anali, 1Bssg., 197,114sg.,zt7,nosg.,164,17Zn., n8sg., 397, 404; a ripaf:Jrc o restaurare,189,JJS;eannibalese:.,l6o,IBo,z<)S, 315, 414. 437, 444. 4ss. ~m., 476sg.; controllo dì, t86--88, 335; d'amore, 111, z96, 400; dell'Es, vedi Es, pulsioni dell'; deU'lo, 11tdi lo, pulsioni dell'; di autoconservazione, 101-Dl, n); difese con· tro le, 161S8"-i diniego di, 1)1; disimpasto delle, 4J3, 467; distruttiva, 154, >5758"~ z6J, 1-,osg., 18)-85, 187, 191. 193 sg., J71Sg., 397 ss-., 400, 406; dominio su, zoJ; cpistemoJiliea, 19, JJ, 37 sg., 47, 66, 69, 104, u6, Jl9, zn, 151, 159, >74sg., 178; c sublimazioni, 44. 89; renitdi, us, uo, •Bsn., 186, 88, 471, 478, 481-83; impasto delle, z84, z87, 395. 436, 438, 441, 447, 45158-. 461, ~567, 489sg., 5•9; inibizione delle, 4)7, 469, 47ZS8"-· 486; orali, •<)8, 115, 171 n., :76, 188, J>7, 363, 366-68, 377-8z, 387, 194> )99, 47rsg., 478, 488; prerenitali, 114. u8, ZJ>Sg., 149, :88; proiezione di, J8ZSf.; rimozione delle, 161, 185, 187, uoSf., >JO; sadiche, 144, 179sg., 188, 1975g., ZOO, 104-D7, 115, Z17, l~48, 154sg., nzsr., z76, z8s·88, 197,301, nl, 35o, 161, 366-68, ns. J77-8t, JBJ sg., 387, 390, J94, 399, 438, 451, 49); sadico-anali, 185-87, 1<)8, no, 115, 163. a6s, •nn., ns. 381,410, 416,456, 461, ~s. ~8; .sadico-or.di, 141 sg., 197 sg .• uBsr .• uug., 149. z65, z7zn., n6, 187 sg., 199, 361, J6ssr., ns. 377-83, 387. )94-o J99, 405,410,414, 416sg., 463,466 sg.; scarico o deflusso di, l ) l sg., 186; sessuali, 101, 111 sg., 4lJSg.; soddisbcimento di, t85sg., 191, 371; teoria delle, 411, 4lli tnsformue in angoscia, 97i urctuli, 149, 114sg.,16Jsg.,z715g., 377 n., )78, 39>, 3<)8, 404Sf., 416,471, 488; vedi
418 sg., 4H. 488-90; e angoscia perse-curori~, 411, 4-11, 400; e disintegrazione, 413; e impulsi distruttivi, 4SJ> e masochismo, 419 c n.; e paura della mone, 413, 438 sg.; cvidcnta della, 419; nel larr:anre, 439, 46o, 490; oggetti inredorizzati upprcsenr:anti, 440 . Pulsione(i)distruttiva(el,zs4,2JII,z6z,2841 187, )U, 316sg., j8), 401 (v~di t~ncbt Pulsione, aggressiva); angoscia causata da, 451 sg.; angoscia depressiva riguardo a, 417, 4USg"., 445, 447Sg., 471-74,493, soli, 511,518, 514i attenunione c controllo della, 453, 465, 469, 471-7), 475, sg., 493; distribuzione c ripanizionc della, 49:; e angoscia persecuroda, 410, 448, 461, 461, 470, 481, 488sg~ 492, 505, 518sg~ 514; c fonnazione del Superio, 437; c frustr:azione, 437, 439, 467, 475; e inibizioni, 417 sg.; c libido, 413, 433, 4psg., 461, 465, 467-6<}, 471sg., 488, 491,493, 519; c voracità, 461,467 1 471, 488, 495, 497, so7, su; funzioni corporee che esprimono, 467 sg.; paur:a di, 413, 440; pulsione di mone che si manifcstain,4SZ;prniettataall'esremo, 410, 41)Sg., 4J7Sg., 441-45, 462, 468, . 488, 491; rivolta conuo l'lo, 418, 441, 468; senso di colpa per la, 437 sg., 447 sg., 4SJ, 5o8, 518, 514; vedi •mche Aggressivirà; Pulsione, aggressiva; SadiPulsione di vira, zll4, z87; amore come rapprescntanrc della, 447i e angoscia, 45), 465, 461; e integrazione, 445, 465; c libido, 443, 4SJ; oggetti interni rappresennnti della, 441-43, 466 Punizione: attesa come rappresaglia, z8o, >05, 111, 193, no; desiderio di (masochismo), 186, 107Sg., 111, n6,zJ6, 144, 193; c angoscia, rss, z)osg., 144sg., 391; e fanrasic aggressive, 19J 1 391; c rabbia, rss, zJo, 391; c Super-io, 179sg., 107, 215Sg., J70, 391; fisica, 44i indifferenza alb, 209-11; paura della, rBB, 205, >IJ, uBsg., 249, zJ7Sg., ])6, 340, 343, no; vissutacomefrusrrazionc,u6,nr, 191; vedi 1mcbe Rappresaglia (o ritorsione) Punri di tisluione: degli stari maniacodepressivi, 514; della melanconia, 491; della paranoia, 514; della so;hizofrenia, 411, 414. 514; libidica, 111; nelle psicosi, 409, 411; per la dmrroria prt~eco%, 163; per la paranoia, z&j, 171sg.; per la posizione depressiva, 311
Rappono ses:siJale om0$C$Su;le con il pa· dre, 138,351 Rabbia, vedi Collen RadO S., 1)111., )H, 491 , . Raffreddori, 317, 310, 356, 373, 378n., 484 · · Rank 0., 1o]n. Rapporto sessuale: <:ome ano sadico-orale, 36o sg.; desiderio di partecipate al, 1)1 1 1)) 1 1}11, 140,144. 147sg., )70i domande sul, 61, 36o, ]6); e attività Scobstica, 119; c giochi, u8; fantasie sul, 137; paura dd, J6o-6J; simboleggiato dalteauo c dai concerti, 134, 1)6;simboli del, 361, 367; vedi IV/che Coito; Scena primaria _ Rappnno simbolico con le cose, zsll, 264 Rappresaglia (o ritorsione): frustrazione avvcnita come, 441; paura della, 199, 10f-G71 1IOSg., 11J5g.1 1Z3Sg., 141, 246, 1JO, 26J, 271,289, 19]Sg., ]19, 3)6, 341sg., J6J, 38~sg., 387-90, 391 sg., 396 · sg., 399, 401; per impulsi sadici, 18o, 165, z71 1 399; principio inconscio ddla, . zo6sg.; vedi ~Jnd~ Punizione Rappresentazione, 156, rnn., 158n., 17176, 10/Sg., 104sg., 10"}Sg., 1171 1)0, 2)1]4, 1)6Sg., 2J4Sg., 1J9S8"·1 189, !941 ]48n.; simbolica, 171-74; vedi mcbe Personificazione; Simbolismo . Rassicurazione, )u, JU, 401; wdi 11ncbe Sicurezza RCllltà, 17JSfl"., 165, 297, 3t1, 111, 314, )18, JJJ, 175; accoStamento alla, 131, 138, 199;adattamcntoalla,]1,)4, 39sg., 151 0 197Sg., 134, 151, 176n~ >94, 414, 41),4JS,469,471Sg.,475o4B5.487; crescita del senso di, 471, 471, 475; diniego della (interna cd cncrna), 117,119,167 sg~ 197, J11Sg., 324,410, 4155g., 451; distacco (ririro) dalla, 151, 1o8, H9sg., 1]4-)6, 15Bsg. 1 z6o-6z, 267Sg~ 18o, )11 sg.; principio di, 17 sg., )o, J3 sg., 41 1 159; e appagamento di desiderio, n9. lJSSg.; c mondo interiore, 179, 318, H5; c fanrasia, 451; cs.1mc di, 41, 177,. 199, 316sg., 319, JJSSg., 4H• 457SJ., 515; csigcn:zc della, 156, rllr, I')Osg., 108, 1Jl5g.; e vira pulsionale, z6s; in opposi~ione alla fantasia, 71, 159, I07Q9, z)Ssg., 318; interna cd esterna, 418, 451,475 1 485; psichicn, 1111, 199sg., 311, )11,]14, )Z9,)JI, ))51 )40,)411n., J7t, )15, )11),41f 1 4USg.,446,451,4J5,4JII. 471-74; npporro con la, 151 1 17Jn., 195, 1)!-)6,151,1S4o157,16o,164SB"·o311, Ho; relazione disrurb:aa con la, 417,
411; ~CIUO di, 16, ]lo ]8Sg., 41, 159, ]o6, 457 ; vedi (11Jt:b~ Mondo esterno Regrcssione, 16osg., 163, 171 sg., 365; a stadi prei:edend, zo6 sg., 387, 394, 400; alla "madre-seno~, J8Isg.; alla posizione schiw-par:moide, 414, 473, 476, 514; all'epoca dell'allattamento, JIS.Ji allo stadio anale, z64, IJISS" .. allo stadio
::;c~~if~r~~is:s~;o,~ la!~:
~~~c,14~~~4~~ (IOScia_, z6)sg.,
}BI,
400, 489; e
com~
~ 1 7d!~l::!zt:~;, el~7a:i~~:J~~:~ ~t:~ dico, 481 Reich W.,nm. ReikT.,19Bn. Relu.ione(i) oggettuaie(i): ambivalenza nella, )IJ, })l; anale, 143·46; base della, 4H• 48J, 499Sg; cambiamenti nella, 189sg., 198, 314, 401, 407; con oggetto parziale, 199, Jlosg., 314, 410, 445, 461~ 65,, 478; con oggçtto sostitutivo, 479, 511; con oggetto totale, zw, 3o6, 311 sg., , 47osg., 49s.sg., 516; primitiva, )o], )Il, )17sg., 345, J97i sadico-arnde, 143·46; schizoide, 410-H; stadio genitale dcl13, 481·83; sviluppo della, 159, :i86, JJI, ]44Sg., 397· 4'4· 446, 471Sg., 475. 48g Sg., 48), 491,493, SII Relazioni sociali, u6 Rc\i(!ione,u·l;f,JS,41·44,1Jin. Resistenza, 59-61, 64, 68, 144n., 156, 159 sg., 171, 186, 191-95• ]6>, 371; all'informazione (o edOJcazione) sessuale, li, 44· 46.n.uB,I6o RcstaOJro: dei gcni1ori, 319 sg.; della madre, 171, z81, )p, 367 sg., 398; dell'og-
getto d'amore, 304, Jl), 1]1, JSli dell'oggetto leso, 1f19, 304 sg., H 1, 398; e formazione rcattiva, 300; e sublimazione, 305 sg.; c sviluppo dell'Io, Jos; fi. ducia nel, ]oS, 351, 368; spinta al, 148, po; wdi (11JC/M Riparazione Ribble Margaret A., 489sg. Rimorso, 154, 185, u8sg., 1J7, 304, JoiS, ]u, J8s; vedi tmcbt Colp:a, senso di; Coscìcnu morale Rimozione: come dif=, 487; dell'amore per il padre, 1)1, nug.; dell'atteggiamento femminile, 91, 114; delle componenti pulsionali, 66, 119; dell'omosessualit~, 119, IJJ, IJ8Sg.; di curiosità sessua\c,4s,48, 115;di dcsidcridimastur· bazione, IJS·J8; di desideri edipici, 487i di desideri genitali, 9'-93, 361, )6-], 379" 81, 400, 4o6; di desideri libidiei, ]6, OUSg., IO']Sg., 398; di fantasie, 105, IOJ sa., J)o, 1s8n., 197, 101, 105, 107sg., 111, 236; di interessi, ]6, 94, 119, IJI; di pubioni (o impulsi) 161, I8J, 187, 181; di scopofilia, IJS, 141, 147; diSC$· sualid, 17, 95; di tendenze aggressive, ]61sg., 3&; e analisi, 1911., 70, J]8sg., lj6, ISQSg., 16), lOI-G), Hl, 16osg., 366; e ansoscia, 97, 99, 111sg., 110,400, 4lSi e complesso edipico, 71, '}8, 118, 161, 199, J~. 166 sg., 405 sg.; cd educazione, 17·19, 40n., 45; e difese primitive,zoosg.; zso, 151; e diniego, J9,JSI; e fissazioni, JoiS-oB, 117, 16o, JO'fSg., zu; e gioco, 156, 101; e inibizione, )8, 90sg., 95, 98, 119. 158n.; e nevrosi, 45, 96, 114; e pauu di evirazione, 91, 133; e scissione, 466. 487; e senso di colp:a, 176, 207 sg., 4o6; e simboli, IOJ; e sublimazioni, 48, 104, 117, 114, 13B~g .. 111; c Supcr-io, 197, 107, 116, 179; c tendenze dell'Io, 98, 101; riuscita, s6n.,']699o 101, 107Sg:. Rimuginare osse5sivo, 185 Ripauzione, >OI,JOO, JI)Sg.,J41·44· 349, 165, 370; capa.cità di, 194, 300; come dife», 474; con mezzi genitali, J8osg., 389, 391, 400; dell'oggetto parziale, 464 sg., 469; e amore, 397; c angO'lc_ia, 157, 195, 413, 444, 446, 464> 473Sg., 483; e avvezzamento alla pulizia, 486; e for· mazione rcauiva, 486; e gcnitalit.ì, 48• sg.; e impulsi sadici, 300, )]), J97i e integrazione, 413, 44pg., 469; e lutto, 474, 476; e meccanismi maniacali, Hl sg.; e onnipotenu, 474; e posizione depressiva, JIJ$8-o Jl4, 397; e senso di
colpa, ~119. •94. ns. J97SIJ., 444, 44649, 464, 474, .;8>; e soddisfacimento, 39B; c sublimnionc, >48, >89, 305 sg~ 319Sg., 3)1, ])), 4>4, 474, 483; c sviluppo dell'lo, 305, H li c sviluppo libidko, 397Sg., 481; c trionfo, JlJSg.; fantasie di, H 1sg., 389, 397 sg.; gcnita· le, 48~ sg.; incapacità di, 448, 484 sg.; insuccomn nella, JH sg.; onnipotcnu c, 39B; osscssiva, JH·JS, 4u; pulsionc di vila csproma nella, 45J, 474i scnlimcntì di, )>4, 333.335, 400;tcndenu alb, >89, >9-J, JJ5, 348, J8)Sg.;vedi ancbe Resuuro Risentimento, H6, u1, 363, 388; vedi 11n· che Frustrazione Ritiro o distacco: dai genitori, >OO; dalla ~c:dtà, J)Oen., >H, 261, 166; dalla rcbl.ione oggcttualc, 4>3, 431, 504 sg., 514; dall'oggetto d'amore, 201; d.al mondo ~temo, 4~0. 431, so6; dell'attcnz.ione, )9, ~58 sg.; nella prima infanzia, 504, so6, so8n., f>)sg.; st:lti di,
'"
Ritorsione, vedi Rappresaglia Rituale, wdi ~rimoniale Rivalità, ll)Sg~ 187, 19B, li9Sg., 1HSg., )>6, 36pg., 368, )7osg., 377, 384, 387, 389, 39•, 399. 406; wdi 11ncbe Gelosia Riviere Joan, >8Jn., 543 ROhcim G., 54n. Rohr, 8>n. Roscnfcld H., 419n., 4>0n., 547 Rovesciamento, 274 sg., 369-71 Sachs !1., IO)n., u1 Sadger J., 74, 76n., 88n. Sadismo: an~lc, 241, 249sg., z63, ]oo; del lattante, 4311-41,451, .;61, 467, 493; dell'Es, 119, 171; del pene, >s8, >6), ~71, 174, >7B;diminuzionedci,14J,186,}14i c angoscia, u9, >49Sg., 174, 178, 185, >94SIJ., 30458'-, 3•4: c avidità, Jlo; · eccesso di, 150, 301; c difese, 150, 154, >6Jsg., >66, >86; c frustrazione, 144; c impano delle pulsioni, >114; elaborato nel gioco, 111; c <>dio, J>Ji c osservazione del coiro, uo; cspr<:SSo nd gioco, -s8, uBsg., >)li c Supcr-io, 107, H9, 177,181, z6ssg., >90, z9(5; e tendenze edipiche, u8, 14z, 149, >6); fa~c di lfUis:simo, 217, Z41Sg., 249, 251, Z6), 271, 197, JOJi miiSCOiare, 1JO, 16), 265; orale, zso, 263,165, 27zn., z8s,z98, 300; pregcnitalc, 290,444,461, 467; primario, 119, 141; proiezione del, ~s6sg.;
rivolto contro l'Es, H'}-JI, Ju; urctrale, 141, 149, 263, z6s, 171, i87, 300,' 379sg., 416, 46z; vtdi 11nt:bt Pulsionc Sadismo orale, >49. z6J, >7zn.; e dentizione, 414, 4670 c disturbi di alimenta-· zionc, 509; e frustraz.ionc, >6J$g.; t innoiezionc, 467sg.; e paranoia, 198n.; c proio:zionc, 414; c schizofrenia, zOjJIIn.; c suz.ionc, 467; vedi 1mcbe Mordere Scariche motoric, 138, 141•44, 147sg. Scelta oggcttuale, IJD-JJ, 136, 145, 14;, 403; cterosomualc, 136, 145; omoscssualc,76n.,I)0,14J Scena primatia, 109, 111,134, t)7sg., 144, 1p, 1s8n., 161, 188, 1o6, ~4• sg., 388 sg.; wdi 11nche Coito, ow:rvuionc del, da pane del bambino; Genitori, rappono ses:sualc dci; Rappono sessuale Sc:cnicismo, 69 Sc:hizofrcnia, 194. 117, 137, z6z, z66sg .. 19B, )o8n., 314, 331n.; angoscia brente nella, 418-)o; angoscia pcrscculoria nel~ · la, 4<0sg., 411, 414, 514; deliri c allucinuioni nella, 415; difese nella, 41D19i disintegrazione nella, 414.419,411, 414, 431; e dcficicnu mentale, 419; c depcrsonaliU:Iz.ionc, 419; c isteria, 411; c mdanconia, 4'7i identificuionc proieltìva nella, 417, 419, 411; e paura della monc, 414. 439i e posizione schizoparanoidc, 41osg~ 4'4· 473, P4i c rcgrcssio-. ne, 419,414, 473; c stati maniaco-dcprcs· sivi, 415·17, 431 sg.; nardsismo nella, 421sg., 418; nella prima infanzia, 419; punti di fissazione, 411, 414. 434, 524; scissione nella, 414,410,418 Sc:hmideberg MclimJ., )O?n., 3>4,Jllll. Scibala, come persecutore, J71Sg, Sc:issione: dellafiguralfUitcma,61,zJm., J6z sg., 365 sg.; della pcrsoll:l.lit:ì, 416, 418; dell'lo, 414-13, 419, 4JI·lJ, 459. 461,464. 466; del Supcr-io, 13Ji di emozioni, 410, 418, 445, 464; di imago o figurc,J1J,))z; cambivalcnu,nz,]6z sg.; c angoscia pcrsccutoria, 411, 464, 466 sg.; c dcpcrsonaliu.azionc, 419; c disintegrazione, 419. 411, 465, 467; c dissociazione, 419; c disturbi del pensiero, 413; e introiez.ionc, 415·18, 431; e paun der<listacco, 4n; c proiezione, >J), J}6sg., 415-18, 411, 413; c relazioni oggcttllali, 3>3 sg.; c rimozione, 465, 487; in oggetto ~buono~ c "cattivo~, )04n., 363, J74-76, 410, 414-17, . 419. >(61, 465, 491, sos, 518, 513; nella posizione depressiva, 473, 445 sg.; nella
lndlce•MIItlco posizione schizoparanoide, 410, 431, 445• 461-65, 485, 487; nella schizofre-. nia, 414,410,418 Scopofilia, 131, rnsg., 141, 147 Scott C., ;o8n., 415n., 417n. Scuola, 51, 59. 74-79, 91sg., 95. Il), 116
Sessualità, r8, 91, 93, u6sg., r;Bsg., zo;, lJI, z;B, 190, 437; inbntile, 437; wdi ~nche Geniralirà Sfiduda, zBo, 310, H-l• ;;6; e perdita del SCIIO, 424, jOO, jOI, 504 Sharpe E., 1B9n. Sicurczza,.J17-19, 354, 178, 396; wdi <~n cbt Rassicurazionc Simboli, formazione dci, ro;, 149-64, 4114, so6,s1B
Sé~:~~~~;c~~c:~:;n~.vi~~~~;:;ini~!i::~ . Si~5~:\i;~:Ì~n~:~::~o~/"~;::h~ ;;~~~~
zionc del, 131Sg.; in pericolo di distruzionC,"l47i vedi rmcbt Io Scar\ N., zB)n. Scduzionc,.rs•n., nr Seno materno, vedi Madre, seno della Sensazioni genitali, J99 sg., 404 sg. Senso di colpa: difese contro il, 317, JH, 349, ;66; c aggressivid, rn; 199, l?O, z8Bsg., z>;.~, ;ozn., 317, 348, 361, 363,
con la realtà, zsr; c sublimazionc, n;, 1SOS(I., 483, 488; genitale, n;; nel comportamenro infamilc, zss sg.; nelle fantasic infanrili, 438sg.; nel gioco, rs6sg., 17osg., 174sg., zo:sg., 439; onìrico, 156, 314-18, H9-4J, 347-51; sviluppo del, 1oug., 113; sessuale, 75, 8rsg., 89sg., 95, 99sg., 103 sg., ;6osg., 367; vedi .:mcbt Rappresmtuione
~~\~~:~·~~~ :na;::!~~. 1::3~~·6;~;: Si:::i,4~~~~'4.:,'~7::~~~~77,f~~~·. "::;
171, 199, zo8, 111, uo, ••J, 133, JO>n.; c attività sessuali, us, 153; e avveiumento alla pulizia, 15Bn., 1915g.; cccesso di, )65,37•• 385, ;>;.~;e complesso edipico, 188, 191sg., us, 118, Hl, 126, ;87. 39-t, 401, 404sg.; e cordoglio, )o6, 317, ns. 3J9Sg., JSli e crimine, uo, 11); c fant:~sie sadiche, 199. 363, l77• 179, ;Blsg., 397, 405, 450; c fissazioni, 186, rBB, 199, 11.5, ;Br; e gioco, 1.54, 171, 1)4; c idcntilica:cioni, rss, ;os; e inuoiezione, 115, ;n, 377 sg.; c odio, 186, 191sg., zoo, Jo6, J49i c oggetto intcriorizzato, ;u, JSI, )')Osg.; e p~vor nocturnus,ISJ; c posi~ionc "deprcssiva, Jo6, ;n, n6sg.; e pu15ioni (o impuhi) prcgcnif3li, 114, u6; c punizione, 154, 107, 111, 111; e relazioni oggcttuali, 310, ;n; e rimo:cione, 175Sg~ 107, 1)6, 4o6; .e ripara:cione, 189, 194> ns. 197 sg.; c stadio sadico-orale, us; c sublimazioni, J)Sn., 189, 194; c Supcr-io, 155, rs8n., rB], 107, Jlf, 186, 189, 191, 196, 389, 403 sg.; c wiluppo libidico, u6, J9?i e trionfo, H4. B7, B9-4Ji frontcggiamcnro del, 171sg., 1oeisg., H3, Jn, 364, 371, 398; inconscio, 97, 19.5, )]9; nei confronti della madre, 91sg., ;om., J49Sg., 383, 390-94. 4o6 Scmo di supcrioricl, Jl9 Senso sociale, 186, 189sg., 1g6 Separazione (o distacco), paura della, 411; 'Vedi 1111cht Lutto; Perdita
sg., 491, 493, so8, 521sg.; wdi anche Inrcgra:cionc Sintomo(i): depressivi, 473, ,.SO; di conversione, 145, n;sg., 483; di dementi~ prlltco:;c, 161, 16)Sg.; di isteria, 104SQ"., 107sg., 484; c analisi, .59, 64, 109, 146, 148, 153, 176sg.; e angoscia, 94-100; e personalità, n6; e sublimnione, IOJ-G?i fonn3:cione del, 96-roz, 105, un, u6; motorio, 141sg., 146sg.; narcisistico, 143, 14pg.; negli stati maniaco-dcpressivi, 41.5; nella nevrosi infantile, 483-86; ncvrotici, u6, 147, 1541\., a69, zBo, 485; ossessivo, 154, r8s, a)ln., 1J5, zB1, JB, 379, 384; paranoidi, 117, 410; ralfreddore come, 356,37); tcmpornnco, 96, IJJ, 149 Sirua~ione edipica: c analisi, r68sg., 188 sg.; e crimine, 111Sg.; e posizione deprcssiva, 317, )36; e privazione, IJI, 191; e rivalità con la madre, 391; e scnso di ignoranza, u6 sg.; ncpriV~~, 127, rsm., 379. )87i posidva, uo, 370, 379, )81, ;8?; primitiva, 379, 386 Soddisfacimcmo: allucinatorio, 415, 464, 470; anale, 186; autocratico, .504; bisogno pcnnancnte di, 463, soo; da cibo, soo; desiderio del lattante di illimitato, 395; c madre, 184n., 399; e riparazione, 398; c sublimazione, 34, zu; 8"'1nitalc, n); in analisi, 71, 176; libidico, r8pg., 1)1, 149, 187, 191, l9f, 398; mediante masrurba~ionc, 68, nr; narcisistico dd-
l'Io, JIJ, 187, 114,
u9, 116, 341; orale, 1pn., J)>, 395sg.; pulsionale, to6, •8ssg., I) l, 191, 371Sg., 395, 398; ricerca del, u1, 395; sadico, n8, Hll vedi ~mtht Piacere So!fllo(i): a occhi apeni, 1o8, 170, 195; analogia col gioco, 156sg., n7; associazioni col, 157, 173, 171, JIJ-17, 33840, 346-48; e angoscia, 59sg., 6pg., 98 n., 170; e osservazione dd coito, 1:6; infantili (esempi), so, 54, 75, 15osg., 173, 187sg., 170; interpretazione dci, f4Sg., 59, IJO, 156, 170, 174. 195, )o8, Jl4·>o, H9-41, 346·49. 416, 419; in rappono a storie, favole, 49 sg., 54; vedi tmcbe Incubi notturni Sonno, 59, 64, 118, 185; disturbi del, SOJ, 507,$13 Solitudine, 412, soo Sorella: aggressività nei confronti della, 188sg., 194, 317; effetto della nascita dclb, •n; fissazione alla, uo sg.; gelosia della, 150, 187, 100, 118; interiorì=ta, )to; rç\azionc con la, 189, >oo. 189; senso di colpa verso b, 100, )Io; sentimenti nelf:ltivi verso la, 187, 191, IOOSg., 110,118, )17, 334 Sospetto, ;o6o09, ns. 141 sg., ;6>, n1 Sopravvalutazionc narcisisrica del pene,
"'
Speranza (o fiducia), J19, J4>·44· 348 sg., )67, 377"79. )84, 401 Spcrbcr H., IOISJ.. Spielrein Sabino, non. Sovracompensazione, 119, 1)7, 139, 171, J!ISg., H9-U Spostamento, 45sg., 104, 119. IJS, 145, 110, u8sg., 1)4, >J6sg., >74sg., 185 Stabiliri, )Ili\., 159, )66, n>, ;9t Stadio: anale, 89, 118, >OJ, 115, 141, 149 sg., 16)sg., 171, ;oo; cannibalesco, 115, 187; fallico, IH, )tHg., 166n., 401-os; genitale, 483; narcisiSiico, 101 sg., 143 sg., z64; prcgenitale, 83, 1o6, 116, 110 sg., 114, z:6, 1)>, 187, 190, J6ssg.; sadico, zoo, 117, 141·41, 187, 194; sadicoanale, 117, 145• 103, llf·>o, us. 187; sadico-orale, lO), 115, 185n., ;89 St:irckc A., 61:1; 99,171 Stato(i): confusionali, 419; ipomaniacali, 198, 3J4Sg., 374; schizoidi, 418sg.; puanoidi, )IJSg. Stckel \V.,74 Srcreo1ipb, 148sg., 161,167 Straehcy J,,175o457n. Strofinarsi gli occhi, 117, IJI, 134-)7
Sublimazionc: base della, ,.SJ; capaci1à di, 90, 98sg., 101, 105, 113, >.JSn.; del·l'erotismo anale, 191\.; di pulsioni par.·· z.iali,B'), 104; di tendcnze~ggrcssive,104, ZII; e analisi,69sg., 109, IJ9.>J5n., 190; e angoscia, w. n8, 137·39,419n.; e attività anistichc, 88sg., 91, >89; e attività scolastiche, 74, 88, 91-<)); e componente femminile, 91, no; e eomponcnli mascoline, 90-93,400, 401; e desideri genitali, 9•, 107, 190. 381; c desiderio di perfa.ione, ;os; e fantasie, to6sg., lo8· 10, 107, ut, )l>; c lanusie onanistiehc, t]8sg., 146sg., 158n., >JSSg.; e fissazione, •os-o8,no, IH·1S,I04;eforma-· zionc del sin1omo, 104, 1o6sg.; e lutto, 343 sg:., 35Ji e ricerca ddl'o1f8eUo ideale, 485; e rimoUone, 36, 48, 104, 1o6, 117, u4sg., t;8,107 1 ln;criparaz.ionc,>89,· )OJSg., JIO, JJI, lJ), 41), 474, 48~; e senso di colpa, 135n., JSJ; e simbolismo. llJ, 15osg., IHi e soddisfaeimento, 113; e sviluppo dell'lo, 91, 98 sg., 101j e talenti, 105, 1~6, lfOj genitale, ' 481; inibizione delle, 107 sg., uo; insuccesso nella, 48~ sg.; nel parlare, 90. uo, n); primt~ria, 90, llJ; primissima, 483; riuscita, •os-09, u8sg., llJ, 146; sviluppo della, JO>Sg., 1o8sg., 1>458'· Supcr-io: 31lo stadio geniule, 486; aspetti vari del, 458; ~peno Hbuono- del, IJO, 390n., 405, 45Si cannibalesco, 181; come persecutore, 1JO, 157, 185, 390; crudc\ti c severità del, 179Sg., 190,107, >11-1),115,116,114,1)1,1)6-]8,181 1 18],184n., 185sg., 188,190, 29),195, JOJ sg., ;89-91, 393; culmine nc\la formazione del, n6; degli adulti, 155, 179-81, 183, 183, 389; diminuzione del potere del, 178, 181; e aggrcssivitiì, 100, 184, 405; e analisi, uSo, 189sg., I9JSg., IJI, 117sg., 171, 190, 190sg., 193; e angoscia, Ilio, I8J, 111, H9, 119, 1)7S!J., 178, 18ssg., 19SSB'·· 389, J9t; e complesso edipico, IJS, 18o, 181·84, 198, 113, n6, 111,141, >8:, z8sn., 397,4035g.; c coscicnzamoralc,11J,I81,I86,191,19Ji cd etfcuo sulle n:la~ioni Ol.lllCttUali, 186, >90.40S; cd Es,u8-;t, 171, J7>; e difese, 100.150, 186; c fasi pregcnitali, 115, 1Jl,1J6,>90,40S;cti.ssazioni,lii·IJ, 117sg., u6, 1J1Sg.; e 1r0nitori, 179-81, 107, 181sg., 194,397,401, 405; c identificazioni, 1llo, J8J, 115, us, IJl, 136, 197, 40)Sg.; c introic:zionc, 77, •J6, 138, 185, JOt, 346. 401-os; e lo,
155, 16o, 179, z16, u8sg., ~41, 177,179, 184, 186, z89sg., 304~~ ]H, 391, 40J,
!~;e~:7i::~~:::xi~:~~~~~f.~~:~ 466. 470>71; e padre, 18o,
~24sg.,
390,
:O~~f~i=i~~n~~~:::nf~c~~~:;~: i:~:
30: 397, 4os; e psieosi, zJG-]8, JOJ; e
~~~~~~es:.~ ~o~04J~~:. ~~~.a~~7~a~~
..S7 sg.; e riparuione, 449; c sadismo, 107, 119, 141Sg.,·z81, 18ssg., 190, 196; e sen~o di colpa,. 115, 158n., 107, IIS sg., z86, z91, z96, 389, 40]sg., 417n., 444en.,449; c sell$0 crio;o, 1QO; esigenze (pretese) 'del, r6o, 1Josg., 179, z81sg., .z86, 304; intesrazione del, 133.391,487 sg.; miil~ccioso, IJISg., 117, 18ug., ~ss sg., 194; nei b:lmbini, u4, 403-os; nel !altante, 155, 157sg., 176, 179"85, •8Qsg., 193, 197sg~ 107, u8·Jo, 149. 18'::-QJ, 390; nelle b:Jmbine, H4Sg., J&g.9'• 40H1s; paterno c materno, u8sg., uug., u4sg., nosg., 390, 405; primi . smdi del, 448, 466; s3dico c primi1ivo (selvaggio), t8>, 111, upg., 119, 171, 405, 4-40. +Wo 448; scissione del, 1lli severo c che proibisce, 4J7, 486n.; Sln.JttUta del, 176, 181Sg., 1lfSg., JpSg., 1]7, JO], J465g., )97 Svpcr-io, sviluppo del: c comp\mo cdipico, 487: c introiezionc c proiezione, 410, .461, 47osg., 474, 487sg.; fondamcntidcllo,44J,470Sg. Suzionc, 496-98, j'_lli disturbi dclla, IH (vtdi am:bt Alimentazione, disrurbi di); stadio ddla, 1Bsn., ]u, )l6, 356, 379i wdi ancbt Latte Svalutazione, 314 Svezzamento: angoscia depressiva nello, 469, 473, 48o, so8-Io, susif.; angO'lcia pcrsccvtoria nello, 480, flosg.; come punizione,· 391, 4H: dall'ultima poppata con poppatoio, 385, 391; diflicold. c disturbi di, J8s; c complesso edipico, Ipn., 18o, UJsg., uo; e fantasie di avvelenamento, sto; c malania psichica, 414 sg., 5oS c n.; c perdita dell'oggetto "buono~, 301; e perdita dc\l'oggcuo d'amore, 473, so8-11, Jl!SIJ.; e perdita del seno, 150, 311 sg., 391; c posizione depressiva, )IJ, 317, 391,480 ~g., 508-11, sn; c privazione anale, 110; metodi di, su; reaz.ioni allo, 414. 454. soS-tt; vedi 111/Cbe Allattamento
Sviluppo: affettivo, 457; crimin:~le c analisi, 113; emotivo, JJS,l94""9S.404i eterosessuale, 381; genitale, 158n., a1, 131, 357•59.l71,)81,]8},)94.481·8];intc\\ettivo, 18, 14Sg., 40, 46sg~ 66, ZC<J, 151, JJS, 411, 419, 471, ,.81 (wdi anche Scuola); sessuale, 117, 146,103, zo6, 115 sg., 141, no, 371, 386sg., 395.410, 471; scssvalc femminile, zzo, )86sg., 4110-01 Sviluppo primo: avanzamento e rcgrcssionc nello 489; condizioni dello, 4119 ss~ 495 sg.; dell'Io, vedi lo, sviluppo dell'; disturbi dello, 411, 47)n., 476, ,.S5,486n.,490, sos, S07.Sili emabnia psichica, 409-11, 463, 473n., 476, 48o, szo, SZ4i e teoria delle pulsioni, 4ll9; nei primi mesi, 46o-71; posizione depressiva nello, 411, 454, 471-81, soS, S'h ppg.; posizione schizopar:anoidc nello, 40911,4S4o46o-71;progressincllo,411,47I· 74• 515sg.; sadismo ncllo,4J8,491; svccesso dello, 493, 513 Svilvppo libidico: e angoscia e senso di colpa, 397sg., 481; c fissazioni, 481; c posizione depressiva, J)on., 355i c regrcssione, 48!; e ripar:az.ionc, 398; c scuola, 74•77i e stadi prc~nitali, 131; e sviluppo dell'lo, 48!; progrmi nello, 39358SviJuppo normale, 65, 140, z66, 194, J)I sg., 371Sg.,4s6; ambivalenza nello, J14i angoscia nello, 4SI; attenuazione o risohzzionc dcll'angosci3 nello, 465, 489; basi dello, 475, 48o, 489; depressione nello, )Il, lUi difese nello, 351i e inibizione, 17, 97; e siruazioni d'angoscia infantili, 140, >6ssg., 456; c introiczionc, }ozsg., 418sg.; c rimozione, 118; c Supcr-io, 346; introinionc c proiezione nello, 418sg.; meccanismi psicotici nello, )fin~ }Jfi meccanismi sehiwidi nello, 411 sg.; posizione dcprmiva nello, 314. J10,l>S, 327, SI]; posizione maniacale nello, 314, Jzo, Jzs, ))l; posizione puanoidc nello, J14SIJ.; posizione schizo-par:anoidc nello, 411, 513; scissione nello, 418, 431, 475 e n.; tendenze osscssivc ncllo,485 S11icidio, )II, H' Superficialità, 39,66 Talenti, 91, 9-1, 101, 105, 1o7, 1u, ns. 117SIJ., 146, 250 Teatro, 111,140,I41 Tecnica del gioco, vedi Gioco. tecnica dol
Tecnica psic<»nalidca,457SII'· Tempo, concettO di, nn., IlO, 118 Tcndenu(c): aggressive, )4SII'-• ~''• zs6, 187, 379; asociali, 117, •l•, 146, t8t-8J, z6•, •66, z8s, >9)Sg.; ·creative, tD6sg., 1u sg., ZDJ, u4, 1)9-41, 178; criminali, 199"ZOt,z8s,z9J-96;dinrunivc,88,z~,
109-:11, 21!1, UJ, 140, 141, 189, 194Sg., JD4n-, J•7sg., 3J4, )47, JS!i o:sil.>U:ionistiche, 8); cteroscssualc,94sg., •n, 137, '4'· •s•n., 117, )8o; gcniuli, ao, z49, 154, J6J, 381, 404; non sociali, 65-67, 197, zo1-o5; omosessuale, 117, IJD, 111 sg., 1]5-)8, 141, 147, 199sg., 104, 398; osscssivc, 411sg., 485; sadico-anali, 16o, 187, 1<}8:, 111, 17•sg., 185 Tensione, z84n.; capacità di tollerare la, 34'• 387, J9li e angoscia, 139, 146, z84, J49i c senso di colpa, 40Ji c tic, IJ4 1 139, 145 sg.; S6Sualc, n!l Teoria psicoanalitica, 456sg. Teorie sessuali, 5), 61,104. u6-18, 16o, 101, 103, 149, z88, 389, 405n.; prcgenitali.>ol Tic, 116 sg., 141, 14IS-49; analisi dei, u6, 119, IJJ·J6, 138, 141, 146; carattere narcisistico del, 14), 145; componenti sadico-anali nei, 145; e fantasia, 137sg., 14Si c impulsi omosessuali rimossi, IJl sg.; e impulsi sadici, 144; c inibizioni, 146; e masturbn.ionc, t>IS-18, 141, 144n., 14ohg.;e osscrvazioncdclnpponoscssuale, 119; c relazioni oggeuuali, 14Ji c sviluppo del cnancrc, 139, 146 Tipo os.sessivo, 187 Tolleranza, Hl Tradatione, 16o, 175-78. 186, zo1, 11), z)IS-)8, 379, 458sg.; capacità di, 191, 137; consolidamento delta, 159; e pcrsonificazione, 137; e situazione edipica, 168; foru o intensità delta, 136; interpretazione delta, 159.169, 178; negativa, 168sg., 17758., t&zsg~ 186, 191, zJ8, 458; nevrosi di, 101, I7SS8·i origini della, p6-JS; positiva, 166, 168sg., 177 sg., 190. 191, 45!1; risoluzione della,
189; situazione di. 11SSS'-. 195, JiSJSg., . 378, 41on., 491, 458; vedi antb# Psico- . analisi Trattamento psicoanalitico, vedi Psicoanalisi Tratto(i): o~ali, 495; nevrotid, 411, 67sg., 71, 107sg., IZ4, 151, 157, 198, 211, 119, 1J5Sg., 18o; paranoidi, 119o 1]4, 161 sg., 167sg., 179o 198, 307, }IQ-11, 34ll; psicotici. 161,166, J79 Trauma, 44, 117, 1}1, 148sg., 15m.; 111, 117$8'.,Hf Trionfo, Hl sg., 337,])9-41 Triste~, vedi Afflizione Uomini: rivalità con, 119 sg.; rappono del bambino con, 6•, 365, )68, )Ilo, 398; npporto della donna con, zn sg. Urina: aggressione con l', 157, 171, 188, 4151; come dono, 398; come $0Stanu pericolosa, 171, 398; come veleno, n• sg.; angoscia a riguudo dell', •57· 399; fantasie sull', ltf, 171; interesse all', 16 Vagina,8s,nl,lfi,274,J89,397.401n., 404; 'll~di iJnth~ Genitale femminile; Madre, ~genìule'" Veleno: associazioni sul, 314, 319, )6o, 371; e auressioni s:adiche, 163, 171, 199, )o8, 399; fe.::i assimilate a,1f0,171 sg., 400; intCrçSSc al, 61-63; paura dd, 61,171,197,199, J7lo 399; urina a.ssimilataal,171,4QO Verbalizuzionc ed esperienze infantili, 494; vedi ancb~ Linguaggio preverbalc von Ophuiscn ].H.\V., 171 Vendetta, )n, 3*71 Vergogna (pudore), 16sg., 184 Viu di fantasia, 146sg., 10),zo8,1f4• 158 sg., 163 sg., 405, 457; emotiva, 151, 353, J6J, 378sg.; pulsionale, z6s, )9S Voracità, 'lltdi Avidità Vuoto, senso di, z8o WallerH.K.,498n. Winnicott D. W., 4uen.