VICKI LEWIS THOMPSON
TRAVOLTI DA INSOLITA PASSIONE... Going Overboard Harlequin Love & Laughter - © 1997
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VICKI LEWIS THOMPSON
TRAVOLTI DA INSOLITA PASSIONE... Going Overboard Harlequin Love & Laughter - © 1997
1 «NON OSO IMMAGINARE che cosa accadrà quando arriverà lo spogliarellista.» Andi Lombard stappò la bottiglia di champagne e ne versò il contenuto nella brocca di cristallo del cocktail. «Con l'unica eccezione di te, di me e della mia povera sorellina, queste donne sono una massa di...» «Represse?» indovinò Ginger con un sorriso divertito, mentre aggiungeva alla bevanda alcolica il succo d'arancia. «Non sto scherzando! Tutte le camicie da notte che Nicole ha scartato finora sembrano venire dalla boutique della Casta Vestale!» «Scommetto che il tuo regalo farà un altro effetto.» «Puoi dirlo forte, cara. Nicole dovrà raccogliere Bowie con il cucchiaino, dopo averglielo mostrato.» Andi strizzò l'occhio all'amica, poi guardò preoccupata il cocktail. «Quante altre bottiglie di champagne abbiamo, Ginger?» «Quella che hai appena versato era l'ultima in fresco. Ma ce ne sono altre nella credenza.» «Bene. Mettile tutte nel congelatore, e tira fuori gli snack più salati che hai. Se queste matrone non butteranno giù una buona dose di punch, lo spettacolino sarà un fiasco colossale.» «Vuoi che si ubriachino?» le chiese stupefatta Ginger. «Be', mettiamola così. È necessario che si liberino delle proprie inibizioni per poter apprezzare l'esperienza che vivranno.» «Inclusa la futura suocera di tua sorella?» «Soprattutto lei, Ginger. Quella donna è insopportabile. Hai visto come mi ha salutata prima?» «È un po' snob, in effetti.» «Un po'?» Andi si raddrizzò e si aggiustò sul naso un paio di lenti immaginarie, facendo l'imitazione dell'anziana signora. Ginger scoppiò a ridere. «Ammettilo, anche a te farebbe piacere vederla perdere il controllo.» «Hai vinto» convenne l'amica, mentre assaggiava dei salatini per Vicky Lewis Thompson
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Travolti da Insolita Passione
scegliere quelli più piccanti. «Sarebbe un vero spasso.» «Nel frattempo si potrebbe fare un gioco. Che ne dici di uno strippoker?» Ginger per poco non si strozzò con un salatino. Andi le offrì subito un sorso di cocktail. «Va bene, hai ragione tu, forse è troppo per loro. Che ne dici allora di rubabandiera!» «Andi, sii realistica. Hai calcolato la media della loro età? Lasciamole stare sedute. Così, almeno, berranno di più.» «D'accordo, allora. Affoghiamole nell'alcol!» Ginger riprese a ridere di gusto. «Sei matta, Andi Lombard, ma ringrazio il cielo che sei qui.» «E come potevo non venire?» rispose lei, seguendo Ginger nel salone per congiungersi alla sorella e alle altre invitate. Andi non si sarebbe mai sognata di mancare alla festa di addio al nubilato di Nicole. Dopotutto, la sua unica sorellina si stava sposando, e loro avevano sempre affrontato insieme le cose importanti. Per anni, poi, avevano frequentato le stesse scuole e condiviso gli stessi amici. Andi, con il suo carattere frizzante e travolgente, aveva coinvolto la sorella nelle esperienze più pazze e divertenti. Nicole, più mite e prudente, aveva ogni volta impedito alla sorella di cacciarsi nei guai. Poi, Nicole si era laureata all'università del Nevada e aveva lasciato Las Vegas per cominciare a lavorare presso la prestigiosa Jefferson Sporting Goods di Chicago. Andi, invece, aveva deciso di abbandonare gli studi per inseguire un sogno di realizzazione indefinito, passando dal black-jack sui tavoli dei casinò alla pratica di sport estremi o alla vendita di snowboard. Insomma, niente riusciva a catturare il suo interesse per più di qualche mese, se non addirittura di qualche giorno. Di lì a due giorni Nicole sarebbe convolata a giuste nozze con Bowie Jefferson, suo diretto superiore e fratello minore di Chauncey M. Jefferson IV, presidente della famosa fabbrica di articoli sportivi. Andi non aveva ancora incontrato il grande capo, un vero maniaco del lavoro a detta di tutti, ma aveva conosciuto Bowie, e non poteva non essere felice per la sorella. Nicole stava sposando un uomo simpatico e stava creandosi una famiglia... a differenza di lei, che ancora non aveva concluso un bel niente nella vita. Lanciando un'occhiata al bicchiere vuoto della sorella, Andi si distolse da quei pensieri, così poco usuali per lei, e si affrettò a riempire un calice per la futura sposa. «Bevi, sorellina. Tra poco scorreranno fiumi di Vicky Lewis Thompson
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champagne, in questa sala.» Gli occhi di Nicole si illuminarono. «Che cosa stai tramando, Andi?» sussurrò. «Non vorrai rovinarmi la reputazione?» «Oh, no. Voglio solo far divertire un po' queste mummie incartapecorite.» La risata soffocata di Nicole riempì il silenzio della stanza. «Allora, si gioca?» esordì ad alta voce Andi, improvvisando una gara di scommesse sul futuro della coppia di sposi, come il numero di pargoli che avrebbero generato o il sesso del primo, del secondo, del terzo... Ovviamente annaffiando di champagne ogni giro di risposte delle impettite matrone. Dopo che furono riempite e svuotate ben due caraffe di cocktail, si stava finalmente creando quella che per Andi era la giusta atmosfera per una festa con i fiocchi. Le risate risuonavano fragorose nell'aria e le posture rigide diventavano sempre più disinibite e scomposte. Nicole, rimasta sobria, cominciò a guardare con preoccupazione la suocera insolitamente abbandonata su una poltrona che biascicava commenti insensati sulle altre invitate. «Andi, credo che sia arrivato il momento di...» «Aprire il mio regalo» concluse raggiante la sorella, piazzandole in grembo un pacco nero fasciato da un gigantesco fiocco color rosso fuoco. «Volevo dire di servire il caffè» le mormorò all'orecchio Nicole. «Prima apri questo.» Nicole scartò il pacco e guardò all'interno con cautela. «Oh, cielo!» esclamò, richiudendo il pacco con uno scatto. «Faccelo vedere» le ordinò la futura suocera, facendo ondeggiare pericolosamente il bicchiere mezzo pieno. «Cre... credi che siamo nate ieri?» concluse con un singhiozzo. «Faccelo vedere» gridò un'altra donna. «Faccelo vedere» intonarono tutte in uno strano coro stonato, battendo le mani. Ginger lanciò ad Andi uno sguardo d'intesa, che l'amica ricambiò con un occhiolino. «Sono cotte» mormorò. «Al punto giusto per la sorpresina che abbiamo preparato per loro. Lo spogliarellista sarà qui a minuti.» In quel momento Nicole, rossa in viso, tirò fuori dalla scatola un'audace guépière di pizzo nero che non lasciava molto spazio all'immaginazione. Le signore scattarono in piedi, impazzite alla vista dell'indumento sexy, e Vicky Lewis Thompson
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si accalcarono attorno all'attempata signora Jefferson che se ne era impossessata per prima. Nicole scosse la testa. «Incredibile. Mia sorella viene a trovarmi in città e dopo solo poche ore delle rispettabili esponenti dell'alta società di Chicago si trasformano in un gruppo di femmine assatanate.» Andi sorrise compiaciuta, prendendolo per un complimento. Poi, sentendo lo squillo del campanello, si alzò di scatto e schizzò verso l'ingresso. «Tombola!» Richiusa la porta del salone alle proprie spalle, si affrettò a guardare dallo spioncino. Un bellissimo uomo bruno in abito elegante da lavoro e borsa di cuoio attendeva che qualcuno gli aprisse. Andi sorrise maliziosa. Sotto quell'abbigliamento austero, il bellimbusto doveva aver indossato lo slip più selvaggio ed eccitante che possedeva. Se le sue ospiti non avessero gradito la sorpresa, lei perlomeno si sarebbe rifatta gli occhi. Quell'uomo era decisamente il suo tipo. Dopo quelle fuggevoli riflessioni, aprì la porta e lasciò entrare lo spogliarellista. Il travestimento era perfetto, pensò. La cravatta regimental leggermente scostata e l'ombra di barba sulle mascelle volitive contribuivano a conferirgli un'aria da perfetto manager al termine di una stressante giornata di lavoro. Nella borsa, poi, doveva esserci nascosto uno stereo compatto, visto che non vedeva altri apparecchi in giro. Chance Jefferson avrebbe dato chissà cosa per non dover interrompere la festa di Nicole, ma aveva dimenticato di farle firmare dei documenti importanti per l'indomani. Inoltre, era stanchissimo. Slacciandosi il primo bottone della camicia e allargando il nodo della cravatta, pensò con preoccupazione che, nonostante la felicità che provava per suo fratello, quel matrimonio rappresentava per lui una responsabilità in più. Bowie non aveva mai pensato a cose pratiche come documenti, assicurazioni, accordi. Il padre aveva lasciato a lui tutto il peso dell'azienda e in quei giorni quel fardello sembrava essere lievitato. Era ancora preso dai suoi pensieri, quando una splendida bionda con una minigonna vertiginosa e uno smagliante sorriso a illuminarle il volto gli aprì entusiasticamente la porta. La stanchezza svanì di colpo quando notò le gambe perfette e il seno florido che sembrava scoppiare sotto il maglioncino scollato di angora nera. I lunghi capelli biondi avevano la stessa tonalità di quelli di Nicole e gli occhi avevano la stessa forma Vicky Lewis Thompson
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allungata, ma erano di un colore più intenso rispetto al celeste di quelli della futura cognata. Pur non sentendosi in vena di cerimonie, abbozzò un sorriso e tese la mano. «Tu devi essere Andi.» «Sì. E tu sei in ritardo!» Andi gli afferrò la mano e lo tirò dentro con uno strattone. «Io non volevo...» «Niente scuse, tesoro. Non abbiamo tempo. Dammi la borsa» gli intimò con decisione, cercando di strappargliela di mano. Lui la trattenne. «Questa la tengo io, se non ti dispiace.» Lei non mollò la presa. «Ma non puoi fare tutto da solo! Me ne occuperò io. So come funzionano questi aggeggi.» «Veramente?» Affascinato, Chance le lasciò la borsa. Non riusciva a credere che si sarebbe occupata lei dei documenti per Nicole, specialmente dopo che la sorella l'aveva descritta come una meravigliosa pazzerella senza alcun senso pratico. «Diamine, qualsiasi idiota riesce a far funzionare un registratore! Avanti, ora levati il cappotto» lo incalzò, mentre lo aiutava a svestirsi. «Quale registratore?» Chance si chiese se per la stanchezza non stesse incominciando ad avere le allucinazioni. Lei si fermò un istante. «Non ne hai portato uno con te?» «No, ovviamente.» Andi lasciò il cappotto e, con le mani sui fianchi, lo guardò con sospetto. «Non avrai preso qualcosa, vero?» «Non so di che cosa stai parlando.» «Non fare il furbo con me. Fammi dare un'occhiata.» Con un movimento inaspettato, lo prese per le spalle e fissò gli occhi nei suoi, scrutandone attentamente il fondo. Chance trattenne il respiro, ipnotizzato da quei profondi occhi blu e incapace di protestare. L'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era quanto sarebbe stato bello baciare quelle labbra di fuoco così vicine alle sue. E la cosa lo sconcertava. Si era sentito bene fino a quando lei gli aveva aperto la porta... Perché improvvisamente aveva la strana sensazione di aver perso la ragione? «Le pupille non sembrano dilatate, ma giuro che se scopro che hai assunto sostanze stupefacenti prima di venire qui, spiattello tutto.» Lui la guardò con interesse e scorse compiaciuto un bagliore sensuale nello sguardo di lei. «E a chi lo spiattelleresti?» le sussurrò. Vicky Lewis Thompson
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Un po' turbata, Andi si staccò con decisione da lui e lo spinse verso il salone. «Non importa a chi. L'importante è che ora tu ti dia da fare.» Chance rimise improvvisamente i piedi per terra. Non importava quanto quella donna gli offuscasse le facoltà mentali, non poteva più permetterle di continuare a impartirgli ordini. «Ho bisogno della mia borsa.» «Allora sei un duro, eh? Ti ho detto che mi occuperò io di quello.» «Non credo.» Tentò di afferrare la valigetta, ma lei gliela strappò di mano. «Ho detto che lo farò io! Adesso vorresti, per favore, entrare in quella dannata stanza e iniziare a toglierti quegli stramaledetti vestiti prima che alle mummie passi la sbornia?» Chance la fissò inebetito, non riuscendo a credere alle proprie orecchie. La sorella di Nicole voleva che si spogliasse davanti a un pubblico di donne, tra cui sua madre, e per di più ubriache? In quel momento suonarono alla porta e Andi sbuffò infastidita. «Oh, santo cielo, aspetta un secondo. Non voglio che cominci senza di me.» Spalancò la porta e si trovò di fronte un uomo tutto muscoli e abbronzatura in uniforme da poliziotto. «Ha chiamato lei per il party?» «Mi dispiace, agente. Le giuro che cercheremo di fare meno chiasso» lo rassicurò Andi, accennando a richiudere la porta. «Ehi, un momento. Farebbe meglio a farmi parlare con Andi Lombard» protestò l'uomo. «Sono io Andi Lombard.» «Ciao, Andi. Sono qui per lo spogliarello. Non sei stata tu a chiamarmi?» Chance incrociò le braccia e attese, con un'espressione tra il compiaciuto e il divertito disegnata sul viso. Decise, però, che non si sarebbe lasciato impietosire. Quella donna aveva osato ingaggiare uno spogliarellista per una festa che includeva le mogli dei più importanti affaristi di Chicago e... sua madre! E, come se non bastasse, le aveva fatte ubriacare! Andi Lombard meritava il suo piccolo momento tragico, pensò quindi soddisfatto. Lei rimase immobile, voltandogli le spalle. Alla fine parlò con voce alta e stridula. «Volete per favore scusarmi un momento?» Si lanciò fuori di casa e scese all'impazzata un paio di rampe di scale. Chance pregò l'uomo di aspettare e la raggiunse al piano inferiore Vicky Lewis Thompson
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dell'edificio. La trovò seduta in un angolino del pianerottolo, il viso rosso come un peperone e le nocche delle mani premute contro la bocca nello sforzo di non gridare. «Andi, ascolta...» le disse dolcemente, sentendosi suo malgrado intenerito. Continuando a tenere gli occhi chiusi, lei sussurrò: «Se vuoi uccidermi, accomodati pure, me lo merito». Cielo, quanto le donava quell'intenso color cremisi che le accendeva le guance, si sorprese a pensare Chance. Era troppo bella e troppo pericolosa. «Lascio le carte per Nicole sul tavolo. Le diresti di firmarle e portarmele in ufficio al più presto domani?» Andi assentì con il capo, però non riaprì gli occhi. Chance si sentì stringere il cuore e cominciò a sussurrarle parole di conforto, ma subito dopo ci ripensò. Non poteva perdonare un simile comportamento, neanche se ad averlo era stata la peste più affascinante che avesse mai incontrato. Perciò tornò nell'appartamento, sistemò le carte sul tavolo e, raccolto il cappotto, uscì di nuovo. Ripassando davanti all'attonito spogliarellista, si fermò un attimo. «Si ricordi che la maggior parte delle donne raccolte in quella stanza ha visto un solo uomo nudo in tutta la propria vita. Ci vada piano, per favore.»
2 SETTE LUNGHI MESI erano passati da quando aveva visto Nicole per l'ultima volta, pensò amareggiata Andi mentre, camminando avanti e indietro nella sala d'attesa dell'aeroporto di Las Vegas, aspettava con ansia l'arrivo di sua sorella e del cognato. Quella vacanza in barca sul lago Mead, tutti e tre insieme per una settimana intera, era stata un'idea fantastica. Doveva ringraziare Nicole per averci pensato. Così avrebbe avuto l'opportunità di vederla prima che nascesse la bambina che portava in grembo e di ricevere un paio dei suoi saggi consigli su alcune scelte lavorative che sentiva di voler compiere. La prospettiva di diventare zia la stava facendo riflettere sul proprio caotico stile di vita, inducendola a desiderare una maggiore stabilità. La sua ultima esperienza come insegnante di yoga le aveva fatto venire un'idea fantastica, ma desiderava discuterne con Nicole prima di realizzarla. Vicky Lewis Thompson
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In realtà, era da tempo che cercava di parlargliene, ma dopo la tremenda figuraccia con Chance Jefferson alla festa di addio al nubilato, non aveva più osato attirare l'attenzione di nessuno. Neanche quando suo malgrado, proprio mentre cercava di evitare con cura quell'uomo al ricevimento nuziale di sua sorella, aveva fatto marcia indietro in giardino ed era inciampata nel gradino della fontana dell'hotel, andando a finire nella vasca. Sicuramente lui aveva pensato che fosse ubriaca, mentre mai come allora lei si era tenuta alla larga dallo champagne, onde evitare di perdere il controllo e di cacciarsi nei guai. Che colpa poteva averne dunque se due camerieri, troppo intenti a osservarla mentre capitombolava nella fontana, si erano scontrati frontalmente, mandando per aria i vassoi, e se per caso Chance si era trovato proprio nella traiettoria dei calici colmi di champagne? Era stata una coincidenza, una semplice, fortuita coincidenza, ma aveva costituito il secondo episodio imbarazzante della sfortunata storia dei loro incontri. Una storia a cui avrebbe messo la parola fine semplicemente evitando di rivederlo. Considerando l'attrazione e la soggezione che provava per lui, se un giorno lo avesse rivisto, si sarebbe travestita da albero. Concentrata sul flusso di persone che stava uscendo dal ritiro bagagli, finalmente scorse Nicole e le corse incontro. «Vieni qui, grassona!» «Grassona? Come ti permetti, sorella. Sto solo nascondendo un'anguria di contrabbando.» «Oh! Complimenti per il travestimento, allora» si congratulò Andi, ridendo. «E io, come ti sembro come complice?» le chiese Bowie, comparendo dietro di lei. Andi lasciò la sorella e abbracciò affettuosamente il cognato. «Siete due perfetti Bonnie e Clyde.» «Grazie, cognatina. Come va?» la salutò Bowie, schioccandole un bacio sulla fronte. «Continui a sollazzarti nelle fontane degli alberghi?» «No. Adesso ho cambiato hobby. Getto uomini insopportabili giù dalle barche. E visto che tra poco trascorreremo una lunga settimana sul lago, ti pregherei di non stimolare ulteriormente questa mia passione.» «Andi...» la chiamò Nicole con voce leggermente esitante. «Abbiamo un'altra sorpresa.» Andi la guardò curiosa. «Gemelli?» Vicky Lewis Thompson
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«No» la rassicurò lei, indicandole un punto dietro di loro. Per la prima volta, Andi allargò il raggio della sua visuale oltre la coppia di sposi e con sconcerto posò lo sguardo su un uomo in abito scuro e borsa di cuoio alla mano. Sobbalzò. «Guarda chi ha accettato di venire in vacanza con noi» continuò Nicole. «Ci divertiremo un mondo noi quattro insieme, non pensi?» Andi guardò Chance negli occhi e capì che era sorpreso tanto quanto lei. «Viene anche Andi?» chiese lui, stupefatto. Mentre si avviavano verso l'uscita, Andi e Nicole camminavano avanti, perse in una vivace conversazione. Chance si augurava che stessero parlando di bambini, pannolini o culle, e non di lui, che continuava a sentirsi terribilmente a disagio. Sulle prime aveva pensato che Andi avrebbe rinunciato alla vacanza dopo averlo visto, ma a quanto pareva avrebbe sofferto in silenzio pur di restare con la sorella. E lui, che cosa avrebbe fatto? Approfittando della distrazione delle due donne, afferrò il braccio di Bowie e lo tirò leggermente in disparte, guardandolo con un iroso sguardo interrogativo. Bowie sospirò. «Lo so, avrei dovuto avvisarti.» «E lei? Non hai visto quello sguardo spaventato quando mi ha visto? Non mi vuole con voi.» «Nicole voleva dirlo a entrambi, ma io le ho consigliato di non farlo. Ero sicuro che uno di voi due si sarebbe tirato indietro, se lo avesse saputo in anticipo.» «Confessa. Che cosa c'è sotto?» bisbigliò Chance. «Un piano per creare dell'armonia familiare?» Bowie lo osservò. «Be', qualcosa del genere.» A Chance non piacque il bagliore malizioso nei suoi occhi. «Oh, no. Non penserete che...» «Concediti solo un po' di tempo per conoscerla meglio, Chance.» «Non sono interessato a...» «È una donna fantastica, fratello. Voi due avete cominciato con il piede sbagliato, ma...» «Ti sei per caso bevuto il cervello? Non riesco a credere che tu stia cercando di sistemarmi con tua cognata. C'è una probabilità su un milione che possa nascere qualcosa tra noi.» Bowie inarcò un sopracciglio. «Ne sei sicuro? Ho visto il modo in cui la guardavi quando è uscita dalla fontana con tutti i vestiti incollati addosso. Vicky Lewis Thompson
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Sembrava che ti avessero colpito proprio in mezzo alla fronte con una mazza da baseball.» «È più o meno quello che è accaduto un attimo dopo, se ben ricordi. Quando è in giro lei, è come vivere in una puntata di Oggi le comiche.» «E non dirmi che vorresti perdertela!» «Non è divertente, Bowie. Se è solo per questo che mi avete invitato, credo che tornerò a Chicago. Del resto, ho un mucchio di lavoro da portare a termine.» «No. Non è solo per questo.» «Che altro allora?» «Il mio compleanno. Lo abbiamo sempre festeggiato così con papà, ricordi? Una settimana o due in barca come regalo di compleanno. Pensavo che avremmo potuto rievocare insieme quei momenti. Per me sarebbe importante...» Quello era un colpo basso, pensò Chance. Come poteva deludere il fratello quando venivano chiamati in causa il suo senso della tradizione e della responsabilità familiare? «D'accordo, resto» si arrese. «Ma scordati la storia dei teneri piccioncini. Con me e Andi non funzionerà.» In quel momento la sua attenzione fu attirata dal clacson di una di quelle automobiline elettriche che trasportano passeggeri e bagagli all'interno degli aeroporti. Stava per prendere in pieno le sorelle Lombard, troppo prese dalla conversazione per potersene accorgere. «Attenzione!» urlò. Andi si girò di scatto, comprese il pericolo e spinse subito da parte Nicole. Ma l'autista, per scansare lei, sterzò all'improvviso e investì in pieno l'espositore di creme abbronzanti della profumeria. Le suole di cuoio nuove di Chance scivolarono sul liquido vischioso di un tubetto di crema aperto e lo mandarono a gambe all'aria tra le confezioni colorate. Fortunatamente un telo da mare ben ripiegato attutì l'atterraggio della borsa con il computer. Nel trambusto, a Chance venne in mente una sola cosa: Andi II. La vendetta! Sarebbe andata all'inferno per Nicole, pensò Andi mentre guidava la sua decappottabile verso il lago Mead. E l'inferno sarebbe stato quella vacanza con Chance Jefferson, si disse. Nicole le aveva detto che lui e Bowie avevano bisogno di tempo per ritrovarsi dopo la morte del padre e il passaggio dell'azienda sulle spalle di Vicky Lewis Thompson
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Chance. Le troppe responsabilità e lo stress avevano finito per far allontanare i due fratelli. Pur cercando di concentrarsi sulla guida, Andi non poté fare a meno di gettare un fuggevole sguardo a Chance, seduto al suo fianco. Si era levato giacca e cravatta e si era arrotolato le maniche della camicia fin sopra i gomiti, lasciando scoperti i muscolosi avambracci. Da un punto di vista logistico, quell'uomo non avrebbe comportato un problema. Avevano abbastanza provviste per un esercito. Ma da un punto di vista emotivo... be', lei avrebbe solo dovuto cercare di ignorarlo, decise. Nel bel mezzo di un'allegra conversazione, squillò un telefono. «La tua valigetta sta suonando» fece notare a Chance. «Sì, grazie.» Lui aprì la borsa e tirò fuori un telefono cellulare, a cui rimase incollato per un bel po' di tempo, mentre prendeva appunti su un taccuino. Se avesse continuato a fare come se fosse in ufficio, sarebbe stato difficile ristabilire un rapporto con il fratello, pensò Andi con disappunto. Quando Chance ripose il telefono in borsa, Bowie gli chiese chi fosse e lui rispose distrattamente: «Eikelhorn». «Sai» cominciò Bowie, «mi chiedo se siano veramente bravi in quell'agenzia di pubblicità. Le loro ultime proposte erano pietose a mio avviso.» «Mmh...» L'attenzione di Chance era ancora concentrata sul taccuino. «Ci sono altre agenzie, almeno un paio, che mi piacerebbe contattare, se sei d'accordo.» «Eikelhorn va benissimo» sentenziò laconico Chance. Era chiaro che ascoltava a stento le parole di Bowie. «Be', era soltanto un suggerimento» concluse il fratello, leggermente dispiaciuto ma rassegnato alla risposta di Chance. Andi guardò nello specchietto retrovisore e vide Nicole consolare il marito con un piccolo bacio sulla guancia. Poi guardò Chance, apparentemente inconsapevole della propria arroganza, e si sentì ribollire di rabbia. Poteva anche essere un uomo stupendo e superefficiente, ma non aveva la minima idea di come trattare con gli esseri umani. Improvvisamente Andi non si sentiva più intimidita dal grande capo. Chance Jefferson non era l'individuo perfetto che tutti credevano! Anzi, aveva bisogno che gli insegnassero un paio di cosette. E quel compito spettava a lei, si disse convinta. Vicky Lewis Thompson
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Chance fece un altro paio di telefonate prima di arrivare al porticciolo del lago. Era giunto alla conclusione che solo concentrandosi sugli affari sarebbe riuscito a distogliere il pensiero da Andi. Quando l'aveva vista all'aeroporto in calzoncini corti di jeans, top di camoscio e stivaletti texani, uno strano brivido caldo gli era corso lungo la schiena. Nonostante i disastri che sembravano accompagnarla, non era immune al suo fascino. Le emozioni che sentiva in sua presenza erano molto simili a quelle provate da adolescente, quando era ancora in piena tempesta ormonale. «Bene, gente, eccoci arrivati» annunciò Andi, parcheggiando l'auto nel porto. «Se vi occupate voi di scaricare i bagagli, io sbrigherò la parte burocratica» disse, avviandosi verso il noleggio barche con alcuni documenti in mano. Chance rimase incantato per qualche attimo a osservare i movimenti ondeggianti dei suoi fianchi. Poi, accorgendosi di essere osservato, esordì: «Bene, che cosa stiamo aspettando?». Il caldo torrido di quella giornata d'agosto gli ricordò le spensierate gite in barca con lo zio Trevor, quando ancora non era schiacciato dal pesante fardello delle responsabilità di lavoro. «Nicole, tu fa' riposare il pancione. Saremo noi uomini duri a scaricare i bagagli di voi dolci donzelle» scherzò Bowie. Nicole distese le braccia. «Ah, la vacanza!» «Ma ovviamente ci aspettiamo che siate voi a cucinare» puntualizzò poi. Nicole rise. «Personalmente sarò felice di cucinare tutto il pesce che voi uomini duri sarete in grado di pescare, ma fareste meglio a non farne menzione ad Andi. Sarebbe capace di arrostire voi sulla brace.» Chance non ne dubitò neanche per un attimo. Un tipo come Andi non poteva che essere una strenua sostenitrice della parità tra i sessi se, per far sì che la festa di Nicole eguagliasse quella di Bowie, aveva ritenuto opportuno ingaggiare uno spogliarellista. «Vado a prendere un paio di carrelli per i bagagli» annunciò. Quel lago era estremamente invitante, pensò mentre si dirigeva al molo. Per un attimo gli venne la voglia di spogliarsi e di tuffarsi nello specchio d'acqua, ma represse quel desiderio. Dopotutto, era una cosa più alla Andi Lombard che alla Chance Jefferson. Tornando verso l'auto, sentì il bisogno di rassicurare la segretaria sulla sua reperibilità. Non voleva far infuriare nessuno per la sua assenza. Ma come diamine aveva fatto suo padre a passare intere settimane via dal Vicky Lewis Thompson
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lavoro quando lui e Bowie erano piccoli? Quella domanda lo fece riflettere per qualche istante. E l'unica risposta plausibile che riuscì a darsi era che doveva essersi sentito più rilassato visto che la società, in fondo, era una sua creatura. A lui, invece, era stato trasmesso in eredità l'arduo compito di tenerla in vita e, come se non bastasse, di farla prosperare, per rispetto alla memoria del padre. «Spero che tu non debba restare attaccato a quel cellulare tutta la settimana» gli fece notare Bowie. «Non posso tagliare le comunicazioni con l'ufficio.» «Papà lo faceva.» «Io non sono papà» rispose Chance infastidito, mentre scaricava le valigie e le scorte alimentari. Che il fratello gli avesse letto nel pensiero? «Bene, ragazzi. È fatta!» li interruppe Andi di ritorno dall'ufficio noleggi. «Siamo ufficialmente gli occupanti di una casa-battello per dieci persone» annunciò trionfante, sventolando i documenti. Chance ripeté incredulo: «Dieci persone?». «Sì, te lo avevo detto, fratello. Era l'unica disponibile con così breve preavviso.» «E quanto è grande esattamente una barca per dieci persone?» «Ho qui le dimensioni.» Andi frugò fra le carte. «Vediamo... Sì, quindici per quattro.» «Metri?» chiese Chance, incredulo. Lei lo guardò con espressione vacua. «No, centimetri. Dovremmo entrarci perfettamente in quattro in una barchetta di carta, che ne dite?» «Ehi, che male c'è se è una barca così grande? Ci sarà più spazio per festeggiare» intervenne Bowie. «E poi ci è costata quanto una barca più piccola, visto che era l'ultima rimasta e nessuno la voleva» fece notare Andi. «Non faccio fatica a crederci. Ma non sono i soldi che mi preoccupano. Una barca così ingombrante avrà probabilmente più di un motore.» «Lasciate che controlli» si offrì Andi, sfogliando di nuovo le carte. «Mmh... sì. Due eliche, è scritto qui. E allora? Non abbiamo a bordo due esperti marinai?» «Sì, uno per elica» disse Bowie con un sorriso. Chance si massaggiò la nuca, preoccupato. «La barca dello zio Trevor aveva una sola elica.» «Un'elica, due eliche... ma che differenza fa?» ribatté Bowie. «Una barca Vicky Lewis Thompson
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è una barca e un motore è un motore. Uno per te e uno per me. Perché non andiamo a vederla?» Andi guardò Chance, poi Bowie e poi di nuovo Chance. «Voi due state cominciando a comportarvi come Stanlio e Ollio, e la cosa mi fa sentire nervosa. Sapete che cosa fare, vero? Non avrete fatto parte dell'equipaggio del Titanic, vero?» «Molto divertente» commentò Bowie con una smorfia. «Sono ancora in tempo per prendere quell'orribile manualetto su come disincastrare un'elica, nel caso uno di voi due dovesse mandarci a sbattere contro le rocce.» «Sono sicura che non accadrà» la tranquillizzò Nicole, «considerato tutto il tempo che hanno passato a bordo della barca dello zio.» «Ben detto, tesoro» sottolineò Bowie. «Chance e io non faremmo mai una cosa del genere. Un manualetto su come disincastrare un'elica, puah! Vorrai scherzare!» «Ha ragione Bowie. Andrà tutto bene» convenne Chance, un po' più titubante. «Disse il capitano del Bounty prima del famoso ammutinamento» gli fece notare Andi. Essere preso in giro da Andi Lombard era veramente troppo, decise Chance. «Non temete, siete in buone mani. Ora basta discutere sotto il sole. Prendiamo possesso della barca» ordinò. Spingendo i carrelli con i bagagli, si avviarono lungo il molo dov'era ormeggiata la barca. Chance e Bowie rimasero un po' indietro rispetto alle donne, e Chance abbassò la voce per sussurrare: «Desumo che zio Trevor ti facesse guidare la barca». «Stai scherzando?» Chance lo guardò allarmato. «No?» «Certo che no» mormorò Bowie. «Zio Trevor non avrebbe mai affidato a me il comando della barca, ma credo che tu abbia esperienza a sufficienza per entrambi, no?» «E che cosa te lo fa pensare?» «Il fatto che sei sempre stato tu il responsabile della famiglia...» Bowie si arrestò di scatto. «Oh, santo cielo! Vuoi dire che neanche tu...?» Chance scosse la testa. «E che facciamo, adesso?» Vicky Lewis Thompson
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«Restiamo calmi.» Chance ricominciò a spingere il carrello. «Io ho guidato un motoscafo qualche volta e nessuno dice che bisogna essere più esperti per guidare una casa-battello, no?» «No» rispose Bowie con voce incerta. «E dovrebbe quantomeno esserci un manuale a bordo.» «Ed entrambi sappiamo leggere, no? Ehi, mi piace questo piano. Ci riusciremo, vedrai. E poi chi ci dice che sia veramente tanto grande questa maledetta barca? Magari...» Le parole gli morirono in gola quando vide quella specie di portaerei che Andi stava indicando a grandi gesti. Rimasto a bocca aperta, Chance osservava esterrefatto il mostro ormeggiato davanti a loro. Aveva visto delle case nella periferia di Chicago più piccole di quell'affare. Andi e Nicole erano elettrizzate. Spalancarono il cancelletto e salirono a bordo, decantando le sistemazioni spaziose che avrebbero avuto. «Sì, spazioso è spazioso» convenne Bowie. «Ci si potrebbe attraversare l'oceano, con questa.» «Perché invece non ce ne restiamo ormeggiati qui per tutto il tempo? Potrebbe essere ugualmente bello» propose Chance. «Stai scherzando, fratello. Ne va del nostro onore» protestò Bowie. «Ehi, ragazzi, muovetevi» chiamò Nicole. «Se non vi sbrigate, Andi mette in moto questo transatlantico e vi lasciamo a terra.» «Veniamo!» urlarono i due fratelli, quasi scontrandosi nella fretta di salire a bordo.
3 ANDI SI INNAMORÒ subito di quella barca. Specialmente dopo aver scoperto deliziosi cantucci e angolini dove sistemare tutta la roba che si era portata dietro. Ma aveva scoperto anche un'altra cosa. Chance non era immune al suo fascino come aveva creduto e, probabilmente, si odiava per questo. Eppure reagiva in maniera inequivocabile. Una volta era persino arrossito quando gli aveva colto un lampo di bramosia negli occhi. Questo le sarebbe tornato utile, pensò. Sarebbe servito a fargli digerire meglio qualche lezione sul saper vivere e su come trattare suo fratello. Alla fine si ritrovarono tutti e quattro nell'area di soggiorno della barca. Bowie e Nicole si erano sistemati in uno spazio piuttosto riservato in fondo alla barca. Chance avrebbe dormito su un divano letto in soggiorno, mentre Vicky Lewis Thompson
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lei si era impadronita di un letto singolo situato verso il centro del battello. Nicole si strofinò le mani soddisfatta. «Visto che siamo pronti, perché non leviamo l'ancora?» «Mi sembra un'ottima idea» convenne Bowie, prendendo il manuale dal posto del capitano. Chance gli prese il libretto di mano prima ancora che il fratello riuscisse ad aprirlo e cominciò a sfogliarlo, con Bowie che vi sbirciava sopra da dietro le sue spalle. Andi osservò la scena con impazienza, anche se doveva ammettere che quell'aria di autorità era affascinante. Si chiedeva, tuttavia, da quanto tempo un uomo così maniaco della disciplina non giocasse a frisbee o a pallavolo. Probabilmente da anni, si disse. «Dunque, a chi spetta portarci fuori dal porto?» «A lui» fu la risposta corale di entrambi. «Andiamo bene» commentò Andi sarcasticamente, incrociando le braccia sul petto. «Mi inchino di fronte alla tua esperienza» disse Bowie al fratello. Chance gli lanciò uno sguardo assassino e prese posto davanti ai comandi, cominciando a studiare il pannello. Poi si alzò di nuovo. «Vado a dare un'occhiata ai motori per vedere quale direzione prendere per uscire di qui.» «Ottima idea. Vengo con te.» Bowie lo seguì. «Credi che sappiano quello che fanno?» chiese scettica Andi a Nicole, una volta rimaste sole. «Riguardo a Bowie non metterei la mano sul fuoco, ma Chance ha l'aria di sapere sempre quello che fa.» «Sì, certo. È sempre così maledettamente sicuro di sé. Non ti dà noia il modo in cui ignora i suggerimenti di Bowie?» «Mi fa rizzare i capelli in testa. Ma da quello che ho capito, il padre trattava Bowie nello stesso modo. Spero solo che con questa vacanza le cose si aggiustino.» «Sì, certo... sempre che riusciamo a staccarci dal molo» obiettò Andi. «Oh, stai tranquilla, ce la faremo. Non dimenticare che c'è gente che è riuscita a farlo senza un briciolo di esperienza. Inoltre, noi dobbiamo salpare. Ho troppo bisogno di una vacanza. Non avevo idea di quanto potesse essere oneroso portare in grembo la prima erede dei Jefferson.» «La signora Jefferson ti sta dando del filo da torcere?» Vicky Lewis Thompson
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Nicole le lanciò un'occhiata rassegnata. «Hai sentito di quei corsi di lingua in cassetta che bisognerebbe far sentire ai bambini quando sono ancora nella pancia, perché nascano praticamente bilingue?» «Te ne ha comprato uno?» «No, ma ha assunto un insegnante di francese perché venga tre volte la settimana a parlare alla mia pancia.» «No!» Andi cominciò a ridere. «E che cosa ne pensa Bowie?» «Non lo sa. La mamma vuole che sia una sorpresa.» «E quando si suppone che la sorpresa venga svelata? Quando la piccola principessina sguscerà tra le mani dell'ostetrica e griderà: Bonjour à tout le monde?» Nicole fece un largo sorriso. «Non ne ho idea.» «E che cosa dice questa persona alla tua pancia?» «Come faccio a saperlo? Non parlo francese.» «Neanch'io, ma posso provarci.» Continuando a ridere, Andi si mise in ginocchio e accostò la bocca alla pancia della sorella. «Parlez-vous frangais?» mormorò, battendo un colpetto. «Ehi, mi ha dato un calcio. Ha risposto. Vuol dire che mi ha capita!» «Oh, ne sono sicura» convenne Nicole ridendo. Andi scavò nella memoria in cerca di frasi francesi. «Je vous alme beaucoup. Vediamo... che altro? Oh, sì, il cibo, il cibo francese! Filet mignon... pàté de foie gras... croissants... Su, Nic, tu sai cucinare meglio di me. Aiutami a comunicare con lei.» Nicole si stava divertendo da morire. «Co... coq au vin» balbettò tra le risate. «Coq au vin» ripeté Andi, protendendo le labbra per pronunciare meglio le leccornie francesi. «Chateaubriand. Jambon. Oui, oui, oui... è tutto per te, mio caro tesoro» continuò, marcando le parole con la erre moscia. Nicole rise finché cominciarono a scorrerle lacrime copiose sul viso. «Stiamo via qualche minuto e si scatena un putiferio» disse Bowie al fratello, rientrando in soggiorno. «Che succede, Nic?» Nicole si limitò a scuotere la testa, incapace di parlare. «È una sorpresa» rispose al suo posto Andi, alzandosi in piedi. «Ma voglio darti un indizio. Comincia a cantare la Marsigliese sotto la doccia, Bowie.» Bowie guardò attonito lei e poi la moglie, che scoppiò di nuovo in una risata fragorosa. Poi si rivolse al fratello. «Tutto questo ha senso per te?» Vicky Lewis Thompson
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Chance non staccò lo sguardo da Andi. Aveva un'espressione divertita in volto. Era rimasto assorto nella scena comica delle due sorelle, in particolare nella visione di Andi, e quando lei lo guardò, non seppe nascondere l'innegabile emozione che stava provando. Era piacere, e Andi ne fu ampiamente incoraggiata. «Chance?» lo richiamò Bowie. Lui si distolse dalle proprie fantasticherie. «Che cosa hai detto?» «Non importa. Sei pronto ad avviare i motori?» chiese, scambiando uno sguardo di intesa con Nicole. «Ah, sì, i motori.» Chance prese posto davanti al timone e premette qualche pulsante. Di colpo i motori cominciarono a tossire e a funzionare. Andi vide di nuovo tutta la responsabilità pesare sulle sue spalle. La tensione gli stirava i lineamenti e gli disegnava una serie di piccolissime rughe attorno agli occhi. Il bambino che era dentro di lui era stato messo di nuovo a tacere, e chissà se sarebbe stata in grado di fargli fare di nuovo capolino. Ma ci avrebbe provato. Eccome se ci avrebbe provato, giurò a se stessa. Solo il cielo avrebbe potuto aiutarlo se avesse permesso ad Andi di distrarlo di nuovo. Quella donna era capace di fargli dimenticare il mondo intero di fronte a quelle trovate esilaranti. Nell'attimo in cui l'aveva vista ridere così sfrenatamente insieme a Nicole, ne era stato magicamente attratto, non desiderando altro che di perdersi nella magia del suo sorriso. E se produceva questo effetto quando la sua attenzione non era rivolta a lui, che sarebbe successo quando, e se, Andi gli avesse dedicato personalmente un po' della sua carica vitale e del suo ottimismo travolgente? «Perché non vai a poppa a controllare la manovra?» disse rivolto al fratello, distogliendosi da quei pensieri. «Quando mi darai il via libera, io partirò e...» «Chance?» lo interruppe Bowie. «Che c'è?» «Siamo ancora legati al molo.» Chance fece una smorfia di disappunto. «Me ne occuperò io» si offrì Bowie, andando a prua. Un'altra lezione, pensò Chance. Era stato così preso da Andi che stava per tirarsi dietro metà del porto di Echo Bay. «Credo che andrò ad aiutare Bowie» si offrì Andi, lasciando la stanza. Vicky Lewis Thompson
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«È una forza della natura» commentò Nicole, seguendo lo sguardo di Chance dietro la camminata sensuale di Andi. «È impossibile resisterle o essere tristi insieme a lei. Tira fuori sempre il lato comico delle cose.» Chance guardò fuori e la vide accanto a Bowie mentre, a quattro zampe, faceva finta di ubbidire con riluttanza ai suoi ordini impartiti a suon di frustate immaginarie. «Ma non va sottovalutata per il fatto che le piace sempre scherzare» aggiunse precipitosamente Nicole. «Si farebbe mettere al muro per le persone che ama.» «Esattamente come Bowie.» «Proprio così» convenne Nicole, orgogliosa. «Ho riconosciuto subito la somiglianza con mia sorella e sono sicura che è stato quello ad attirarmi di più in lui. Sappi che tuo fratello è una persona fantastica.» «Sì, lo so, ma mi piacerebbe che fosse più attaccato al suo lavoro.» «Be', forse se tu gli dessi...» Nicole si interruppe quando Andi e Bowie rientrarono, rossi in viso e ansimanti per le troppe risate. «Tutto a posto?» chiese Chance, sentendo un bisogno irresistibile di baciare quella bocca invitante e carnosa. «Naturalmente, capitano» rispose Andi. «Che ne direste, allora, di andare a poppa per controllare la manovra?» «Agli ordini, capitano» ubbidì Bowie. «Ma verrò io con te, stavolta» disse Nicole, alzandosi in piedi. Bowie la guardò con finta aria sospettosa. «Vuoi fare in modo che restiamo soli per poterti approfittare di me?» «Esatto.» «Sei insaziabile» la prese in giro, mentre la guidava verso il fondo della barca «Se dovesse aver bisogno di noi, capitano, ci trova a poppa a pomiciare!» urlò. «Non mettete in imbarazzo la famiglia» gli gridò Chance. Avrebbe preferito che fosse andata Andi con lui. Ora, invece, quella donna dalla battuta sempre pronta avrebbe assistito da vicino alla sua manovra e all'eventuale disastro che ne sarebbe conseguito se avesse calcolato male le misure. Ma, stranamente, Andi lo rassicurò. «Andrà tutto bene, vedrai.» Lui le lanciò un'occhiata sorpresa. Non si sarebbe aspettato certo un sostegno morale da lei. «Grazie.» «Voglio dire, qual è la cosa peggiore che potrebbe accaderci? Potresti Vicky Lewis Thompson
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far affondare la barca... il che ci costerebbe qualche centinaio di migliaia di dollari... facendola andare a frantumarsi con un'altra barca... il che vorrebbe dire qualche altro centinaio di migliaia di dollari... ed entrambe le barche potrebbero colare a picco nel mezzo del porto, impedendo a tutti gli altri natanti di uscire o entrare. Così, dovremmo buttarci in acqua e nuotare fino al molo mentre decine di persone ci lanciano improperi e ci buttano addosso del pesce marcio.» A quel punto, Chance non riuscì a trattenere una risatina. «Ti ringrazio per le parole incoraggianti.» «Figurati.» Andi sorrise con aria sorniona. In quel momento, Bowie cominciò a urlargli istruzioni su come uscire dal porto, ma lui, stranamente, non era più nervoso. Ce l'aveva fatta, pensò trionfante Andi, mentre osservava Chance guidare la casa-battello fuori dal porto. Era riuscita a fargli vedere il lato divertente della situazione, e un po' della tensione era sparita dal suo volto. C'erano segni, sebbene impercettibili, che stava finalmente per rilassarsi. Lentamente il battello prese il largo. «Visto?» disse Andi. «È stato facile come bere un bicchiere d'acqua.» Lui la guardò da sopra la spalla. «Vuoi provarci tu?» le propose. «Cosa?» gli chiese lei, stupita. «Perché no. La parte più difficile è passata. Tutto quello che devi fare è non perdere di vista la costa.» Lei si alzò e lo sostituì al posto del capitano. Nel farlo, il leggero profumo maschile di lui le riempì le narici, facendola fremere. Attenta, Andi, quest'uomo ti attrae troppo, si disse. Le erano sempre piaciuti da impazzire gli uomini con la bocca scolpita e la mascella volitiva. L'ombra di barba che aveva sul viso le ricordò la prima volta in cui lo aveva visto, a casa di Ginger, e un leggero brivido le attraversò la schiena. Gli occhiali da sole, poi, gli davano un'aria da duro che non guastava. Chance le comunicò in breve il funzionamento dei comandi e finalmente le lasciò il timone. Lei incominciò a far scorrere dolcemente il battello sul lago. «Non andartene, però» lo pregò. «Sono dietro di te» la rassicurò Chance. Andi cominciò a provare una certa tenerezza per lui. Cercava di immaginare come potesse essere la vita per il figlio di un uomo superesigente e di una madre che imponeva lezioni di francese alla futura nipote. Bowie aveva reagito impersonando il ruolo della peste Vicky Lewis Thompson
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irrecuperabile, in modo che nessuno si aspettasse nulla da lui. Chance, al contrario, aveva stretto i denti e si era assunto le responsabilità che si richiedevano a entrambi. «Come sto andando?» gli chiese per rompere il silenzio imbarazzante che era caduto tra loro. «Molto bene.» La sua voce suonò più profonda del normale. «Pensi di potertela cavare da sola, adesso?» «Credo di sì. Devi andare a un'importante riunione?» «In un certo senso. Vorrei cambiarmi d'abito e ho delle telefonate urgenti da fare a certi clienti di New York. Inoltre, vorrei controllare l'andamento della Borsa e chiedere alla mia segretaria se...» «Mi stai stressando solo ad ascoltarti. Non pensi che potresti lasciar perdere per oggi e, magari, farti una bella nuotata alla faccia dei clienti e della Borsa?» «Non posso.» «Ehi, ho sentito parlare di una nuotata, o mi sbaglio?» intervenne Bowie, rientrando. «Nicole sta indossando il costume e si insulta davanti allo specchio per la linea perduta. Così, ho pensato che avrei fatto meglio a... Ma, santi numi, guarda un po' chi sta pilotando la barca! Ehi, Chance, vuoi che salga sul tetto a issare la bandiera di pericolo e urlare a squarciagola: pista?» «Non sarà necessario» lo rassicurò il fratello. «Tieni a bada la lingua, marinaio» lo avvisò Andi. «O il capitano, che è ancora benevolo nei tuoi confronti, ti farà gettare in mare per insubordinazione.» «Agli ordini, Capitan Uncino» replicò Bowie. Chance rise. «Che mi venga un colpo!» esclamò Bowie. «Uno strano suono sta riempiendo l'aria. Sbaglio o il grande capo della Jefferson Sporting Goods sta sghignazzando?» «Non ho mai sghignazzato in vita mia» protestò Chance, ridendo. «Oh, sì che lo hai fatto. Non ricordi nel Settantacinque, quando infilammo quegli orrendi rospi nel frigorifero di...» «Nicole è uscita dal bagno» lo interruppe Chance bruscamente. «Ne approfitto per andare a cambiarmi e a fare quelle telefonate. Se volete scusarmi...» «Un tempo non era così» disse Bowie ad Andi, come per scusarlo. Vicky Lewis Thompson
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«Prima sapeva anche divertirsi, però, da quando è morto nostro padre, è sempre talmente serio.» «Ascolta, Bowie, io so che in parte hai progettato questa vacanza per permettergli di riposarsi un po'. Ma metti in conto che potrebbe anche non farlo.» Bowie guardò tristemente nel vuoto. «Certo, lo so. Ma, Andi, se non riesce a lasciarsi andare in un posto come questo, vuol dire che è più grave di quanto pensassi.» In quel momento, Nicole entrò, attirando l'attenzione di entrambi. «Non c'è niente di più bello di un costume per donne incinte, non credete? Guarda, sorella, ho paura che se vado in acqua così, qualcuno tenterà di arpionarmi.» Bowie l'abbracciò con fare protettivo. «Non lo permetterei mai, mia piccola Moby Dick.» «Su, Nic, dopotutto non stai così male» la consolò Andi. L'enorme costume bianco la faceva sembrare un grosso uovo con le gambe, ma presto da quel pancione sarebbe uscito un tenerissimo bebè, e il gioco valeva sicuramente la candela. «E poi tra due mesi sarà tutto finito.» «Hai ragione» convenne Nicole. «Non ho nulla di cui lamentarmi... se non del fatto che odio non essermi ancora tuffata in quell'acqua così limpida e invitante.» «I suoi desideri saranno subito esauditi, mia signora» la rassicurò Bowie, precipitandosi fuori. «Terra!» gridò poi, avvistando una deliziosa spiaggetta. Andi capì che era giunto il momento di divertirsi. «Marinaio, va' a dire al signor Ombrosità che è desiderato sul ponte. Continuerà il suo romantico tète-à-tète con il portatile dopo aver attraccato questo gigante buono. E ora, diamo il via alle danze!»
4 DUE ORE DOPO, Andi, Bowie e Nicole erano comodamente seduti su tre sdraio, con i piedi appoggiati alla ringhiera e tre lenze che penzolavano in acqua. Chance li aveva aiutati ad attraccare e poi si era rintanato all'interno della barca. «Avremmo dovuto portare delle esche vive» osservò Andi, buttando giù un altro sorso di birra. Vicky Lewis Thompson
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«Sono d'accordo» convenne Nicole. «Queste esche potranno anche essere la merce più pregiata della Jefferson, ma i pesci del lago Mead non sembrano accorgersene.» «Voglio fare un tentativo» annunciò Bowie, lasciando la sua canna a Nicole. «Torno subito.» Andi fu felice di avere qualche attimo a disposizione per poter confidare a Nicole i propri piani lavorativi. «Ascolta, Nicole. Prima che torni tuo marito, volevo dirti dell'idea che ho avuto.» «Spara!» «Be', non ridere, ma avrei pensato di dare più spazio alle mie lezioni di yoga, aprendo una palestra tutta mia.» «Occorrono molti soldi?» le domandò Nicole, seria. Andi sospirò. «Non troppi, spero. Potrei cominciare pian pianino e inventarmi delle trovate divertenti per risparmiare sul budget pubblicitario. È rischioso, ma sento di avere una specie di vocazione.» «Personalmente penso che sarebbe perfetto per te» convenne Nicole. «Sei decisamente il tipo da lavoro autonomo.» «Grazie. Anch'io lo penso.» «E sarei fiera di te se ci riuscissi.» «Saresti fiera anche di me se riuscissi a pescare il pesce per la cena?» intervenne Bowie, raggiungendole di nuovo sul ponte. «E come ci riusciresti?» gli chiese Nicole, incredula. «Con questi!» esclamò entusiasta Bowie, mostrando loro due nuove esche iridescenti fatte di piume e perline. «Oh, no, Bowie, non con quelli. Ti ho promesso che li avrei indossati, prima o poi.» Andi guardò incantata lo scintillio dei colori. «Quelli sono orecchini? Fantastici!» Bowie alzò le spalle. «È la stessa cosa che ho pensato anch'io quando li ho creati per lei, ma Nicole è più tipo da perle e diamanti.» «Io no, però» ribatté Andi, strappandoglieli di mano. «Dovrai passare sul mio cadavere prima di darli in pasto a quegli stupidi pesci.» «E va bene, sono tuoi» si arrese Bowie con un pizzico di orgoglio. Andi si tolse gli enormi orecchini a cerchio dorati che aveva e indossò i nuovi. «Come sto?» «Un incanto. Sono uguali a te» le fece notare Nicole. «In senso buono o cattivo?» Vicky Lewis Thompson
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«Buono, ovviamente. Altrimenti perché avrei fatto di tutto per trascorrere un'intera settimana con la mia Andi? Il telefono è una grande invenzione, ma non basta.» Andi la abbracciò teneramente. «Come vorrei che viveste qui con me!» Bowie si sprofondò nella sedia a sdraio. «Oh, personalmente credo che sopravvivrei a questa vitaccia.» «Chance di sicuro, no» suppose Andi. «Se ne sta ancora curvo sul quel computer?» «È triste, ma è così» confermò Bowie. «Eppure, è strano. Un tempo Chance andava matto per la pesca. Adesso sembra che ci stia deliberatamente evitando.» «Assurdo» obiettò Andi. «Invece sì» confermò Nicole. «E credo di aver anche capito perché.» Lanciò a Bowie uno sguardo carico di sottintesi. Poi entrambi si voltarono a guardare Andi. «Ehi, ma che cosa vi prende? Perché mi state fissando tutti e due a quel modo?» «Perché, sai, quel costume rosso addosso a te è veramente una bomba.» «Che vuoi dire?» chiese Andi con espressione stralunata. «Be', non ne sono sicura, ma ho notato l'espressione estatica sul viso di Chance quando ti ha vista uscire sul ponte con quello addosso. Ha quasi smesso di respirare» continuò Nicole. «Non ti credo» obiettò Andi, arrossendo. «Pensaci bene» la esortò la sorella. «È stato immediatamente dopo che sei comparsa con quel costume che ha deciso di defilarsi, inventandosi una scusa per non fare più il bagno.» «Forse quella scusa era vera» obiettò Andi, sentendosi però inorgoglire. «Mi piace come si sta evolvendo la situazione» commentò Bowie. «È solo il primo giorno e già facciamo progressi.» I feroci morsi della fame e il profumo della carne alla griglia stavano diventando irresistibili per Chance. Si stiracchiò e allungò il collo per respirare con maggior forza l'invitante aroma. Poi, quel richiamo l'ebbe vinta sulla sua determinazione e lui chiuse il portatile e si alzò. Fuori il sole era quasi tramontato e suo fratello, Nicole e Andi stavano allegramente cucinando in spiaggia sulle note di una dolce musica tropicale. In quel momento, per la prima volta nella sua vita, invidiò Bowie e la Vicky Lewis Thompson
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sua situazione spensierata. Avrebbe dato chissà cosa per potersi godere con scioltezza la più bella serata della sua vita con l'esplosiva Andi, così sexy in quel magnifico costume rosso. Ma, nonostante fosse un uomo libero, un sentimento di smisurata lealtà verso l'azienda lo faceva sentire più legato che se avesse la fede al dito. Sulle prime, essere stato scelto dal padre quale erede al trono di tutta la baracca l'aveva inorgoglito fino all'inverosimile, poi il peso delle responsabilità si era fatto sentire. E ora, anche se solo per poco, avrebbe volentieri scambiato la sua vita con quella del fratello. Affacciatosi dal ponte, vide che avevano sistemato quattro sedie a sdraio attorno alla brace con vista sull'orizzonte, per potersi godere il tramonto che cominciava a tingere di rosa il cielo. Dopo aver gettato un'occhiata affettuosa a Bowie e a Nicole, il suo sguardo passò a esaminare Andi, che adesso indossava, sopra al costume rosso, un cortissimo pareo hawaiano. Accavallando le gambe, il pareo scivolò aprendosi, e Chance rimase nuovamente abbagliato dalla bellezza di quelle gambe così lunghe e affusolate. Deglutì a fatica, conscio del fatto che non sarebbe stato facile mantenere le distanze, ma strinse i denti e scese in spiaggia. Non sarebbe stato carino rintanarsi di nuovo, e poi così sarebbe morto di fame. «Ehi, fratello, benvenuto alla festa del lago» lo accolse Bowie con entusiasmo. «Il pesce scarseggia, ma c'è carne per tutti e la birra è buona» gli disse, porgendogliene una lattina. «Dobbiamo ringraziare Andi per questo.» «Un talento maturato negli anni» scherzò Andi. Chance bevve un sorso e convenne sull'ottima scelta. Girandosi verso di lei, notò che si era raccolta i capelli ed esibiva alle orecchie quelli che sembravano due ami da pesca, solo un po' più appariscenti. «Quelli sono lì per bellezza o servono per adescare qualcuno?» le domandò, ironico. Andi sorrise maliziosa. «Sono per bellezza, ma forse mi hai dato un'idea. E se la cosa dovesse funzionare, Bowie potrebbe cominciare a produrne su scala industriale.» «Bowie?» «Sì, li ha fatti lui, non sono fantastici?» gli chiese, facendoglieli vedere più da vicino. Quando la testa di Andi si avvicinò alla sua, Chance respirò l'aroma fruttato della sua crema abbronzante e fu colto da un leggero brivido di eccitazione. «Carini» convenne, allontanandosi bruscamente. Vicky Lewis Thompson
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«Io li adoro» commentò Andi, sprofondando di nuovo nella sdraio. «Ehi, gente, avete visto che spettacolo?» «Wow!» esclamò Nicole. «Avevo quasi dimenticato quanto fossero belli i tramonti da queste parti.» Delle intense sfumature di rosso e oro coloravano il cielo e il lago mentre l'immenso globo arancione scompariva dietro le montagne all'orizzonte. Nicole e Bowie erano assorti a guardare lo spettacolo, mentre abbracciati si scambiavano una infinità di carezze. «È come veder dipingere dal vivo un gigantesco acquerello» sussurrò Andi. «La pittura è così creativa e rilassante!» «Adoravo dipingere.» La risposta di Chance la sorprese e, dopo un breve, magico silenzio, gli chiese: «Da quanto tempo non lo fai più?». «Da una ventina d'anni, credo.» Tuttavia, l'odore della pittura era ancora impresso nelle sue narici, indelebile. «Come vorrei aver portato i colori con me.» «Non pensi che nostra nipote sia ancora troppo piccola?» Chance aveva inteso scherzare, ma un attimo dopo aver pronunciato le parole nostra nipote una strana consapevolezza si era fatta strada dentro di lui. Zio Chance. Zia Andi. Ci sarebbe stato un legame ancora più profondo dopo la nascita della piccola. Era inevitabile. «Io parlavo di noi» replicò Andi. «Sarebbe stato carino dedicarvisi in questa settimana.» «Non mi avrebbe meravigliato vedere te e Bowie sporchi di pittura per tutta la durata del viaggio.» «Io non parlavo di me e di Bowie, ma di me e... te.» Chance cominciò a sentirsi a disagio. «Ah, sì, certo.» «Perché no?» «Perché per me sarebbe troppo infantile» rispose lui seccamente, prima di rendersi conto di essere stato sgarbato. «Mi dispiace, non volevo dire questo. Intendevo...» «Esattamente quello che hai detto» lo interruppe Andi. «Ma il problema è che non mi sento insultata affatto. Al contrario, mi dispiace per te.» «E perché dovresti dispiacerti per me?» ribatté Chance, stizzito. «Che diavolo intendi dire?» chiese poi a voce alta, balzando in piedi. «Ah, la piacevole tranquillità del crepuscolo su una spiaggia deserta» sospirò Bowie. «Il richiamo di un uccello lacustre... l'urlo indignato di mio Vicky Lewis Thompson
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fratello!» «Le faccio pena perché ho detto che sarebbe infantile mettersi a dipingere con le dita casette e alberelli fioriti» spiegò Chance al fratello. «Chance, non fare il barn...» Andi fece per alzarsi dalla sedia a sdraio, ma il pareo le si impigliò nel bracciolo e lei perse l'equilibrio, finendogli dritta tra le braccia. Chance, colto di sorpresa, perse a sua volta l'equilibrio e mosse goffamente qualche passo indietro, ma urtò contro qualcosa e cadde inesorabilmente a terra, trascinando Andi nella caduta. «Guardate che cosa avete fatto!» esclamò Bowie, attirando l'attenzione di tutti. «Avete rovesciato il barbecue e ora il nostro pasto è affondato tra i carboni ardenti.» Chance e Andi si alzarono immediatamente per porre rimedio al disastro. «Dannazione!» imprecò Chance dopo aver afferrato istintivamente una fetta di carne con la mano. «Dannazione!» ripeté, portandosi le dita alla bocca per calmare il bruciore. «C'è il forchettone» lo informò Andi, maneggiando il pericoloso strumento davanti a lui. «Oh, diavolo!» Chance sollevò entrambe le mani. «Non vorrai infilzarmi con quella cosa, vero?» «No, tranquillo. Volevo solo consigliarti di usare questo, la prossima volta. Hai bisogno di una medicazione?» «La mostarda è la cosa migliore» intervenne Nicole, cercando di alzarsi dalla sedia. «Vado a...» «No, vado io» la interruppe Bowie. «Se aspettiamo te e la tua pancia, a Chance faranno in tempo a venirgli tutti i capelli bianchi, tesoro.» «Bowie Jefferson, ritira subito quello che hai detto!» «Sì, Bowie. Vorrei vedere te a contrabbandare per tanto tempo un'anguria grande come quella» lo riprese Andi. «Va bene, ritiro tutto» si scusò Bowie, baciando la moglie. «Chance, credo che la cosa migliore sarebbe se tu e io andassimo su a prendere la mostarda e qualcos'altro da mangiare.» Chance fece cenno di sì con il capo e si accinse a seguirlo sul battello. «Ehi, mi dispiace veramente aver combinato quel disastro, ma...» Un improvviso, acuto dolore gli gelò le parole in gola. «Accidenti!» esclamò. «Che altro c'è ancora?» «Ho urtato contro una pietra.» Vicky Lewis Thompson
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«Suppongo che sia da molto che non cammini scalzo su una spiaggia, eh, fratello? Dovresti fare attenzione a dove metti i piedi.» «Non è colpa mia se ultimamente mi sembra di muovermi su un terreno minato.» «Rilassati, Chance. Sei tra amici.» «Sì, ma alcuni di loro sono estremamente pericolosi» borbottò Chance tra i denti.
5 ANDI ERA COSÌ affamata che quasi non si accorse di stare mangiando una bistecca semicarbonizzata, e per di più con le mani, dopo aver vanamente tentato di destreggiarsi con forchetta, coltello e piatto di plastica. Quando ebbe finito, si alzò dalla sedia. «Vado a sciacquarmi le mani nel lago. Non viene nessuno con me?» «Io mi lecco le dita» disse Chance. «E io me le faccio leccare dalla mia adorata Nicole» aggiunse Bowie. «Nei tuoi sogni, Romeo» ribatté Nicole. «Andi, saresti così gentile da bagnarmi un fazzoletto nell'acqua? Non credo di avere la forza di alzarmi.» «Ma certo, sorellina.» Andi prese un paio di fazzolettini dalla borsa delle vettovaglie. «Sei stanca, amore?» le domandò Bowie. «Esausta. Non dimenticare le due ore di fuso orario con Chicago. E' stata una lunga giornata per una donna incinta.» «Quindi, immagino che ballare selvaggiamente a piedi nudi sulla sabbia sia da considerarsi fuori discussione per te» concluse Bowie, rammaricato. «Balla con Andi» lo incitò lei. «E Chance?» «Fa' ballare anche lui. Io me ne starò qui a guardarvi.» Andi non aveva considerato la possibilità di concludere la serata ballando in spiaggia. Chance avrebbe abbandonato la sua immagine di manager tutto d'un pezzo, o avrebbe lasciato che fosse il fratello l'anima della festa, come al solito? Quella notte poteva rivelarsi molto interessante, pensò. Camminò fino alla riva, deliziata dalla sensazione di freschezza della sabbia fine sotto i piedi nudi, e scoprì che il lago era uno specchio in cui si riflettevano migliaia di stelle. Affascinata, agitò le mani nell'acqua e vide Vicky Lewis Thompson
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le stelle trasformarsi in una miriade di fuggevoli comete. «Alleluia!» gridò, levando le braccia al cielo. «Amen, sorella!» le gridò di rimando Bowie. «Ora, però, smettila di contemplare il firmamento, la festa sta per cominciare» la informò, mentre infilava una cassetta nel registratore. Mentre bagnava il fazzoletto per Nicole, Andi sentì le note di una chitarra e di scatenati bonghi riempire l'aria, poi la voce di Bowie che implorava un giro di ballo. «Posso avere l'onore?» Sorridendo, si girò per guardare la sorella e Bowie cimentarsi in quel cha-cha-cha, ma vide con piacevole sconcerto che il cognato era impegnato a danzare sfrenatamente con... Chance! «Abbiamo stile, fratello!» esclamò entusiasta Bowie. «No. Avete bevuto troppo» lo corresse Nicole, ridendo. Andi rimase impalata sulla riva per un lungo minuto. Non osava muoversi per paura di rompere quell'incantesimo. Le due birre che Chance aveva bevuto dovevano evidentemente aver fatto effetto. «Su, Andi, unisciti a noi» la chiamò il cognato. Sorridendo, Andi prese il posto di Bowie. Tutto quello che riusciva a vedere del viso di Chance nella semioscurità era il bagliore del suo sorriso mentre muoveva i passi in sintonia con lei. I loro corpi non si toccavano, ma la distanza fra loro diminuiva e aumentava a seconda delle figure che interpretavano, e quella trasformazione di Chance, per quanto temporanea, le stava infiammando l'immaginazione. Poi la musica si trasformò in un ritmo lento e sensuale e, per un breve momento, né Chance né lei dissero una sola parola, né si mossero. Poi Chance la prese dolcemente tra le braccia e cominciò a farla dondolare al ritmo della melodia. Lei gli passò le braccia intorno al collo e inspirò l'inebriante profumo del suo dopobarba. I loro cuori battevano forte, ma Andi si disse che era naturale dopo lo scatenato cha-cha-cha che avevano ballato. O no? Sollevò gli occhi e colse lo sguardo di lui fisso su di sé. La stessa attenzione che aveva dedicato al lavoro qualche ora prima, ora era totalmente concentrata sul suo viso. Una morsa di desiderio le afferrò lo stomaco. Lui abbassò la testa e lei dischiuse le labbra in trepidante attesa di un bacio. Chiuse gli occhi e... Un altro paio di braccia vigorose abbracciò entrambi. «Voi continuate» sussurrò Bowie. «Nicole è veramente sfinita. Dice che per lei è ora di Vicky Lewis Thompson
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andare a dormire.» La magia di quel momento si dissolse come la rugiada ai primi raggi del sole. «Buona idea» convenne Chance, staccandosi bruscamente. «Sì. Abbiamo avuto tutti una giornata faticosa» aggiunse Andi. Avrebbe ucciso Bowie con le sue stesse mani, se avesse potuto! «Voi andate avanti. Io mi trattengo a fare i miei esercizi di yoga.» Chance la guardò come se fosse un alieno venuto da un altro pianeta. «Non sei l'unico a cui capita di pensare al lavoro, qualche volta» gli fece notare lei. «Suppongo di no» convenne Chance. «Be', allora, buonanotte.» «Buonanotte.» Andi gli voltò le spalle e spense il registratore. Chino sul portatile, Chance cercava di concentrarsi su alcuni files mentre Bowie e Nicole si preparavano per andare a letto. Se Bowie non lo avesse interrotto, avrebbe baciato Andi. Sarebbe stato così facile, pensò, e Bowie ne sarebbe stato più che contento. Solo al pensiero del calore e della morbidezza di quel corpo premuto contro il proprio si sentiva dolere. Non doveva pensarci, si ripeté, altrimenti sarebbe tornato lì fuori e... Forse era stata la birra a fargli abbassare le difese. O forse aveva completamente sottovalutato la potenza di quell'attrazione. Quando lei si era lasciata andare tra le sue braccia e aveva proteso le labbra verso le sue in modo così invitante... Improvvisamente il portatile emise uno strano beep e il file su cui Chance stava lavorando scomparve dallo schermo. «Accidenti!» esclamò. Quelle fantasie sulla bionda, conturbante Andi lo avevano fatto distrarre e, per caso, aveva cancellato il file. Chiuse il portatile prima che potesse fare altri danni. «Che cosa è successo?» chiese Bowie, preoccupato, facendo capolino dal bagno. «Un problema con la Jefferson}» «Sì. Con Chauncey M. Jefferson IV, per essere esatti.» Bowie si sedette di fianco a lui. «Ho rovinato un'occasione d'oro, interrompendo te e Andi prima, vero?» «Anche i Cupidi più esperti calcolano male i tempi, grazie al cielo.» «Dannazione! Io e Nicole saremmo dovuti sgattaiolare via in silenzio.» «Non credo che Nicole sarebbe riuscita a salire sulla barca esattamente in punta di piedi.» «Già, il carico che porta è diventato un po' ingombrante.» Vicky Lewis Thompson
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«Non ricordarglielo troppo spesso» gli consigliò Chance. «Le donne sono molto suscettibili quando sono in stato interessante.» «Ha parlato l'esperto delle gravidanze» lo canzonò Bowie. «C'è qualcosa in cui non ti reputi un mago?» «Sì, qualcuna: civiltà precolombiane e astrofisica.» Chance guardò fuori nella notte, dove Andi continuava a rappresentare una tentazione irresistibile. «Torna fuori, metti su un po' di musica e continuate a divertirvi. Ti farebbe molto bene passare un po' di tempo con Andi.» Chance guardò suo fratello. «Scordatelo. È stato un cedimento momentaneo. Non accadrà più.» «Perché, maledizione, visto che sei così attratto da lei?» «Non è questo il punto. Se ti soffermassi a riflettere un po', capiresti che sarebbe un errore. Lei appartiene a questi luoghi, al selvaggio e anticonformista West, mentre io sono legato alla Chicago frenetica e affarista. Capisci, dunque, che una relazione tra noi sarebbe impossibile. Tutto ciò che potremmo avere sarebbe un flirt, ma non farebbe che complicare i rapporti familiari.» «Come sei categorico! Che ne sai se ad Andi non farebbe piacere venire a vivere a Chicago per essere più vicina alla sorella? Non hai idea di quanto sentano l'una la mancanza dell'altra.» «Si sarebbe già trasferita, se fosse bastato questo. Non ha esattamente una luminosa carriera davanti a sé a Las Vegas, eppure non si è ancora mossa da lì. La mia idea è che non riesca a fare a meno del clima, dei paesaggi... dello stile di vita, insomma. Andi non è e non sarà mai il tipo di moglie ideale per un tranquillo uomo d'affari.» «No. Di questo devo darti atto.» «Ed è per questo che mi terrò alla larga da lei, stasera e per tutta la settimana.» Bowie si alzò rassegnato. «Se è questo che desideri... anche se, a dire il vero, non posso fare a meno di dubitarne. Dormi bene, fratello.» «Grazie. Buonanotte.» Chance sospirò. Bowie era sempre lo stesso. Non guardava mai in faccia la realtà. Si passò una mano stanca tra i capelli e per la prima volta realizzò quanto fosse quieta la notte senza i rumori del traffico e delle sirene. Sdraiandosi sul letto, sperò di riuscire ad addormentarsi. Mezzora dopo era ancora sveglio e ascoltava l'incessante frinire di una Vicky Lewis Thompson
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cicala. Di certo, l'insetto non era un buon musicista, si disse. Sempre le stesse, identiche, implacabili note. Tuttavia, non era con la cicala che doveva prendersela per quell'insonnia. Si era dato un'altra ragione, plausibile quanto ipocrita. Si era detto che non poteva non aspettare sveglio Andi per ricordarle di chiudere a chiave la porta. Ecco perché non posso dormire! In realtà, non era così e lo sapeva bene. Era il timore di quello che avrebbe potuto aver voglia di fare quando l'avesse vista rientrare che lo teneva desto. Spazientito, si girò nel letto e udì un rumore strano. Si tirò su a sedere e ascoltò il ripetersi di quel verso. Sembrava proprio il borbottio impastato di un ubriaco. E Andi era ancora lì fuori, pensò allarmato. Scese dal letto, afferrò il forchettone da barbecue e uscì sul ponte. «Andi?» Lei sedeva a gambe incrociate sulla sabbia, con il viso rivolto ai cespugli. «Ssh...» sussurrò, lanciandogli un'occhiata infastidita. Chance sentì un moto di rabbia e fece per tornare dentro, ma udì di nuovo quel rumore provenire dai cespugli. Brandendo il forchettone, scese dal battello e gridò: «Chi è lì? Esci fuori o farai una brutta fine». In tutta risposta, si udirono un sonoro raglio e un battere di zoccoli. Zoccoli? Forse il barbone era a cavallo, pensò sconcertato. Oppure erano in molti... «Ehi!» urlò indignata Andi. «Così li spaventi.» «Era esattamente questa l'idea» ribatté Chance con il cuore in gola. «E tu faresti meglio a venire vicino a me, in caso decidessero di tornare.» «Non ci farebbero mai del male.» Lui la fissò attonito. «Si tratta per caso di una nuova filosofia New Age che predica la fiducia totale e sconsiderata negli uomini? Qui non siamo nel romantico West e quelli non erano eroici cowboy, ma dei balordi ubriachi a cavallo.» Andi cominciò a ridere. «Erano muli selvatici.» «Sì, come no? I muli al mio paese fanno hi-ho.» «Non esattamente» lo canzonò Andi. «Producono un suono più simile a questo.» E ripeté il verso. «Lo fai proprio bene.» «Grazie.» Lei continuava a ridere. «Immagino che tu non ne abbia mai sentito uno prima d'ora.» Vicky Lewis Thompson
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«No.» Chance lanciò un'occhiata al forchettone che aveva ancora stretto tra le dita e si sentì incredibilmente ridicolo. «Comunque è stato molto carino da parte tua volermi difendere.» «Dovere» rispose laconico lui con una smorfia. Lei, al contrario, gli rivolse un sorriso dolce e comprensivo. «Tutto il mondo poggia su queste spalle, vero, Chance?» Lui le scrollò in un gesto noncurante, cercando di restare calmo. Andi gli era troppo vicina e l'agitazione di poco prima stava cedendo il passo a un'emozione ugualmente forte, ma di tutt'altro genere. «Qualcuno deve pur comportarsi da adulto.» «Ventiquattr'ore al giorno?» Sotto il costume da bagno rosso erano chiaramente visibili i capezzoli di quel seno florido, le cui punte si erano inturgidite con il fresco della sera. Chance cercò di distrarre la propria attenzione, ma lei gli si avvicinò ancora di più, fino a sfiorargli il petto. «Non ci sarà un interruttore da qualche parte qui dietro?» gli sussurrò, passandogli le mani dietro la nuca e incominciando ad accarezzarlo. Lui rabbrividì e, chiudendo gli occhi, trasse un lungo sospiro. «Baciami, Chance. Stacca la corrente per una volta.»
6 IN REALTÀ, ANDI lo aveva già mandato in corto circuito, pensò Chance mentre le passava le braccia attorno alla vita e posava la bocca su quella di lei. Lei dischiuse le labbra per accoglierlo meglio e gemette debolmente, attirandolo a sé. Ondeggiando sensualmente i fianchi, gli fece intendere di essere pronta per qualunque cosa lui avesse in mente. E lui capì che l'unica cosa a cui pensava e a cui aveva pensato dal primo momento che l'aveva vista era baciarla, accarezzarla, esplorarla, fare l'amore con lei, appassionatamente, sfrenatamente. Quel bacio alla fine divenne rovente e Chance incollò il proprio corpo a quello di lei, facendole sentire in tutta la sua evidenza la forza del proprio desiderio. Poi afferrò la spallina del costume rosso e la fece scendere dolcemente dalla spalla morbida di Andi. Passando a baciarle il collo, quindi, le liberò anche l'altra spalla, le fece scivolare una mano sui seni e prese ad accarezzarli con voluttà, compiaciuto di sentirne i capezzoli farsi Vicky Lewis Thompson
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duri sotto i suoi polpastrelli inquieti. Lei si inarcò e gemette quando lui si abbassò per alleviare quel turgore con il calore e la dolcezza delle proprie labbra. Erano arrivati al punto di non ritorno, pensò confusamente Andi, non desiderando altro che lui la prendesse, che facesse l'amore con lei per tutta la notte. Ma proprio in quel momento Chance si fermò, raddrizzandosi con espressione turbata e cupa. «Ti rendi conto di che cosa stiamo facendo?» le chiese con voce roca. «Esattamente. Ero la prima della classe al corso di educazione sessuale.» «Devi aver saltato qualche lezione, allora.» «Che vuoi dire?» «Hai presente la parte riguardante il prendere precauzioni?» Lei si fermò un attimo a riflettere. «Non hai niente con te?» «No. Perché avrei dovuto? Si supponeva che fosse una vacanza in famiglia.» «Io credevo che gli uomini portassero sempre qualcosa con sé.» «Sbagliavi. Ma anche se avessi avuto ragione, che tipo d'uomo sarei stato se avessi afferrato un preservativo prima di lanciarmi a salvare una donzella in pericolo?» «Uno che si aspettava da lei un caloroso ringraziamento.» Chance rise pur non volendo, e lei gli rivolse un caldo sorriso. «Che cosa facciamo, adesso?» «Andiamo a dormire... separatamente» rispose lui con riluttanza. «Be', questo mi sembra ovvio, ma che facciamo per il resto della settimana?» «Andi, non siamo soli su questo battello. Anche se avessimo delle precauzioni con noi, non sarebbe esattamente una passeggiata consumare dei rapporti roventi con Nicole e Bowie che ci passano davanti per andare e tornare dal bagno o dalla cambusa. Quindi, credo che l'argomento debba considerarsi chiuso. Amen.» «Amen» ripeté Andi, delusa. «E poi, in fin dei conti, non tutto il male viene per nuocere. Probabilmente avremmo commesso un errore imperdonabile.» «A me non pareva tanto sbagliato, qualche minuto fa. Perché non ammetti anche tu che sembrava l'unica cosa veramente giusta da fare?» Chance la guardò. Aveva ancora sotto la pelle la dolce sensazione di quando l'aveva stretta tra le braccia e lei vi si era abbandonata Vicky Lewis Thompson
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completamente, con estrema naturalezza. «Io ti desidero, Andi» disse in tono pacato. «Non posso negarlo. Ma le nostre vite sembrano correre su due binari paralleli e potremmo solo ferirci a vicenda, se cercassimo di farli incontrare. Inoltre, non faremmo che creare dei problemi a Bowie e a Nicole.» «Oh, bene... vedo che il razionale e responsabile Chauncey M. Jefferson IV è di nuovo tra noi. Benvenuto e... buonanotte» concluse Andi, stizzita, salendo sul battello e lasciandolo solo sulla spiaggia. Chance imprecò tra i denti, maledicendo il giorno in cui tutte quelle responsabilità lo avevano incatenato, impedendogli di pensare liberamente solo alla propria vita e... ad Andi. «Ehi, ottime notizie dalla Borsa!» L'annuncio entusiastico di Chance, proveniente da un punto imprecisato del battello, svegliò Andi. «Fantastico» borbottò sarcasticamente con voce assonnata. «Adesso sì che posso smetterla di trattenere il fiato!» Aveva dormito male, infastidita da un forte senso di frustrazione, e non aveva proprio voglia di alzarsi. Ma, dopo un po', il profumo del bacon e del caffè le fecero ritrovare il piacere di unirsi agli altri. Andò in bagno per infilarsi il costume e scelse quello nero, con gli inserti di pizzo sui punti più invitanti del suo corpo. Forse Chance lo avrebbe inteso come una provocazione, ma quale donna sceglieva un costume per apparire meno sexy? Forse l'austera signora Jefferson, non certo Andi Lombard. E Chance avrebbe dovuto combattere con i suoi ormoni, decise, mentre entrava in cucina. «Ec... ecco Andi. Wow!» esclamò Bowie con ammirazione. «Maledizione!» imprecò Chance, alzandosi di scatto dal tavolo che era diventato la sua temporanea postazione di lavoro. «Presto, passatemi uno straccio.» Andi afferrò un canovaccio dal bancone della cucina e glielo lanciò con un certo vigore. Lui lo parò e cominciò a utilizzarlo per pulire la tastiera del portatile. «Che cosa è successo?» gli chiese Nicole. «Ho rovesciato il caffè.» Bowie fece un sorrisetto saccente. «Mi chiedo come possa essere accaduto. Tu hai qualche idea, Andi?» le chiese, strizzandole l'occhio. «A proposito, complimenti per il costume. Ti sta davvero benissimo.» Nicole guardò prima l'avvenente sorella e poi l'imbarazzatissimo Vicky Lewis Thompson
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cognato. «È proprio un bel costume, non credi anche tu, Chance?» «Non ci ho fatto caso» mentì lui senza alzare lo sguardo dalla tastiera. «Credo che sarà meglio che metta il computer fuori ad asciugare» aggiunse, incamminandosi verso il ponte anteriore. Nicole batté le mani contenta. «Brava sorella! Non lo vedevo così turbato dal giorno del bagno nello champagne al nostro ricevimento di nozze.» Andi si guardò il costume. «Pensate sia troppo? Comincio ad avere qualche senso di colpa. Ogni volta che sono in giro, a Chance succede qualcosa di spiacevole.» In quel momento, Chance rientrò in cucina. «La colazione è servita» annunciò Bowie per cambiare argomento. Mentre mangiavano tutti insieme, discussero dell'itinerario del giorno e Andi non poté fare a meno di notare che, durante la conversazione, Chance posava spesso e volentieri i suoi magnifici occhi blu su di lei. Occhi in cui brillava ancora un'indomita fiammella di desiderio e che le facevano tremare le gambe e stringere lo stomaco. «Speriamo che il tempo non si guasti» disse Nicole, guardando preoccupata il cielo grigio. «Non è prevista pioggia, questa settimana» intervenne Andi. «Ma potrebbe alzarsi il vento.» «Che ne dite, allora, di trovare una spiaggia riparata e aspettare che il tempo si aggiusti?» propose Bowie. «Ma prima vorrei che Andi mi insegnasse qualche posizione di yoga. Magari dopo aver finito di lavare i piatti...» «Finirò io» si offrì Chance. «Voi andate.» «E io che cosa faccio?» domandò Nicole. «Quello che dovrebbero fare tutte le donne con un pancione come il tuo» le rispose Andi, abbracciandola. «Riposati.» «Buona idea» accettò Nicole. «Credo che seguirò il tuo consiglio.» Andi si girò verso Bowie. «E tu, Bowie, vieni con me. Ti insegnerò il saluto al sole.» «Quale sole? E' nuvoloso.» «Be', forse lo invoglieremo a fare capolino.» Poi aggiunse con finto tono autoritario: «E non contraddire più la tua insegnante. Ricorda che non sei che un inutile moscerino spiaccicatosi sul parabrezza dell'umanità». «Non sei la prima ad avere questa opinione di me.» Vicky Lewis Thompson
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Andi aveva scherzato, ovviamente, ma si pentì subito di averlo fatto. Probabilmente, con altre parole, suo padre glielo aveva già detto in passato... senza scherzare. E Chance non faceva nulla per far sì che l'autostima del fratello crescesse. Lo avrebbe fatto scendere da quel maledetto piedistallo, giurò a se stessa. Chance non era preparato per quello spettacolino di yoga con Andi in quell'invitante costume da bagno. Cercava di non guardarla, ma dalla finestra sopra il lavandino c'era una vista perfetta sul ponte dove lei e Bowie stavano provando il saluto al sole. Maestra e discepolo erano rivolti a est, ovviamente, e questo voleva dire che Andi gli mostrava il suo delizioso posteriore, che lui non riusciva proprio a fare a meno di ammirare a bocca aperta. Quando poi lei si chinò completamente, piedi e mani a terra, a lui cadde rovinosamente un piatto di mano. L'unica distrazione era costituita dalle sgraziate movenze di Bowie, che a lungo andare finirono per farlo ridacchiare. Era sorpreso che Andi non prendesse in giro il fratello per quella performance così divertente. Ma a un certo punto capì. Capì che Andi stava facendo del suo meglio per soddisfare una sincera richiesta di apprendimento, e lo stava facendo con grande professionalità. Per questo aveva tutta la sua ammirazione. Era un'insegnante eccezionale. E quello forse era il suo lavoro ideale. Chissà se si era mai resa conto di quel talento e aveva pensato di coltivarlo, invece di continuare a intraprendere strade professionali improbabili, pensò. Quando la lezione finì e i due rientrarono in cucina, lui prese a lavare furiosamente gli ultimi piatti per guadagnare il tempo perduto. «È stato bello» disse Bowie. «Facciamolo ogni mattina. Magari riesco a diventare più coordinato senza dover frequentare le lezioni di danza.» «Pensavi di unirti al corpo di ballo del teatro nazionale?» Chance sollevò la testa dal lavandino e immediatamente seppe che non avrebbe dovuto farlo, perché quello che vide fu come un pugno nello stomaco. Andi aveva il viso arrossato, i capelli scomposti e il fiato un po' corto, proprio come se avesse appena finito di fare l'amore. «Non prendermi in giro, fratello. Che cosa posso farci se non ho un senso del ritmo innato come capita a te?» «Chi, Chance?» chiese Andi, interessata. «Sì. Lo ha sempre avuto. Da ragazzo suonava la batteria in un gruppo Vicky Lewis Thompson
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rock.» «Veramente?» Andi era sinceramente sorpresa. «Ho sempre pensato che i batteristi fossero i componenti più pazzi delle band.» «Io ero l'eccezione.» «Non credergli» lo contraddisse Bowie. «Era un vero ribelle, anni fa. Ma papà lo convinse ad abbandonare quella vita dissoluta e a rientrare nei ranghi. Forse credette che io fossi del tutto irrecuperabile e mi lasciò stare. Ma io non suonavo la batteria.» «Capisco» mormorò Andi, pensierosa. «Non sei esattamente a buon punto con le stoviglie» disse poi rivolgendosi a Chance e offrendosi di asciugare i piatti. «Se voi finite lì, io provvedo a sgombrare la spiaggia per poter salpare» annunciò Bowie, lasciandoli soli. Imbarazzato, Chance cercò disperatamente qualcosa da dire. Si schiarì la voce, ma non riuscì a emettere alcun suono. Le mani gli tremavano. La vicinanza di Andi seminuda gli mandava in tilt il cervello. Alla fine, dopo aver miracolosamente salvato un bicchiere che gli era scappato di mano, riuscì a dire: «Se avessi il buon cuore di metterti qualcosa di informe e orrendo addosso, forse alla fine della vacanza avremo ancora piatti e bicchieri con cui pasteggiare». Andi rise di cuore. «Ti turbo, eh?» Lui non osò guardarla in viso. «Sì» ammise. «Bowie pensa che sia la cura migliore per te. Pensa che tu sia troppo preso dall'azienda.» «Bowie farebbe meglio a non uscirsene con certe affermazioni. Non può sapere che cosa sia meglio per me e per la Jefferson Sporting Goods, visto che non se ne cura.» «Forse gli stai più a cuore tu di quella maledetta società!» Lui si limitò a fissarla. «Concetto nuovo, eh? Bowie che si preoccupa per te e per la tua salute. Che ne dici, batterista? I ruoli si invertono. Pensaci.» Gli accarezzò il mento con un dito e si avviò verso l'uscita, poi si girò e gli lanciò un bacio. Chance grugnì e chiuse gli occhi, cercando di dominare la reazione del suo corpo. Dopo qualche minuto, Bowie riapparve in cucina. «Fatto!» esclamò. «Non hai ancora finito? Sei il più lento lavapiatti della terra, fratello. Dov'è Andi?» Vicky Lewis Thompson
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Sotto la mia pelle. «Da Nicole, credo.» «Bene. Vado anch'io a controllare. A proposito, non ti sembra che tu sia un po' troppo meticoloso riguardo alla pulizia dei piatti?» «Mmh...?» «Be', continui a sfregare lo stesso piatto da quando sono entrato e mi sembrava già pulito allora. È una faccenda personale o ce l'hai con tutta la ceramica in genere?» lo canzonò prima di uscire di nuovo, lasciando Chance solo con i suoi pensieri.
7 MENTRE CHANCE STAVA finalmente asciugando l'ultimo piatto, Andi e Bowie tornarono in cucina. «Nicole ha un leggero mal di schiena» comunicò Bowie. «E ovviamente non può prendere un analgesico. Ci siamo dimenticati di portare uno di quegli impacchi di gelatina che si riscaldano nel forno a microonde. Lei pensa che non sia il caso, ma io ci terrei a tornare al porto per prenderne uno ai magazzini generali di Echo Bay.» «Andiamo» disse Chance senza esitazioni. Il suo cuore si mise a battere più forte. Così avrò la possibilità di comprare... No. Non poteva pensarci ora, si rimproverò. Adesso bisognava concentrarsi su Nicole. «Sei sicuro che stia bene?» «Sembra di sì» intervenne Andi. «Ma quegli impacchi sono miracolosi. Anch'io li raccomando ai miei allievi di yoga.» «Bene, Chance. Non ci resta che levare i paletti e far scivolare in acqua questo gigante» disse Bowie. Mentre Chance seguiva Bowie sul ponte, la sua mente cominciò a lavorare incessantemente. Era combattuto sul da farsi. Se avesse evitato di comprare quei maledetti preservativi, non avrebbe potuto commettere uno stupido errore, ma non comprarli non escludeva del tutto la folle possibilità che un giorno, incapace di resistere al fascino di Andi, la facesse sua senza prendere alcuna precauzione. Del resto, era quasi accaduto la sera precedente. «Chance?» lo chiamò Andi. «Sì?» rispose lui dalla spiaggia. «Vuoi che porti dentro il computer portatile?» Oh, cielo! Se ne era completamente dimenticato. Era rimasto in bilico su Vicky Lewis Thompson
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quella sedia a sdraio quasi tutta la mattina. «Grazie.» «Prego.» Lei gli sorrise, fortunatamente senza sarcasmo. «So quanto significhi per te.» Quanto significava per lui? Chance non lo sapeva più. Ma sapeva che Andi gli aveva ricordato qualcosa di importante a cui lui, in un momento di confusione, non aveva più badato. Quella donna non lavorava solo per la perdita del suo senno, dovette riconoscere. Un largo sorriso gli distese i lineamenti. Adesso sapeva che cosa avrebbe comprato al porto. Una volta che ebbero attraccato il battello, Bowie e Chance scesero a terra per comprare il necessario. Quando tornarono, Andi e Nicole erano distese sul ponte a fare alcuni esercizi di yoga per la schiena. «Non possiamo lasciare queste due donne da sole per un solo minuto, Chance. Guarda, si sono addirittura gettate a terra per la disperazione.» «Piantala, Bowie» disse Nicole. Andi aprì gli occhi e guardò gli uomini in piedi accanto a loro. Bowie aveva in mano una busta di plastica che probabilmente conteneva l'impacco. Chance, invece, teneva stretto nella mano un piccolo pacchetto ben confezionato. Il suo cuore accelerò i battiti. Che fosse quello che pensava lei? «Siamo stati fortunati, tesoro» annunciò Bowie alla moglie. «Abbiamo trovato quello che cercavamo, vero, Chance?» «Vero.» Con quegli occhiali scuri era impossibile leggere la sua espressione, ma sembrava che la stesse guardando. «Siete pronti a salpare?» «Pronti!» risposero tutti in coro. Andi saltò subito in piedi mentre Bowie aiutava Nicole ad alzarsi. Era sicura che Chance avesse gradito molto vederla dondolarsi sulla schiena con le gambe strette al petto. La cosa stava facendosi intensamente erotica e non le dispiaceva, specialmente se Chance aveva comprato il necessario per permettere a entrambi di lasciarsi finalmente andare alla passione. Quando furono fuori dal porto, Andi incominciò a scaldare il gel per la sorella. Aveva notato che il pacchetto di Chance, invece, era scomparso dalla vista, e la cosa la fece ben sperare. «Che ne dite di dirigerci a Hoover Dam?» propose. «Mi sembra una buona idea» rispose Bowie. «Sì, anche a me» convenne Nicole, mentre Andi le sistemava l'impacco dietro la schiena. «Oh, che sollievo» sospirò in quello stesso momento. Vicky Lewis Thompson
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«Siete stati grandi, ragazzi. Vi ringrazio.» «Figurati» replicò Bowie. «Era importante.» Andi cercò di captare dall'espressione dei due fratelli se non ci fosse un doppio senso in quella risposta. Il supermercato era piccolo. Come poteva aver fatto Chance a comprare dei preservativi senza che Bowie lo vedesse? Tuttavia, i due non si erano scambiati sguardi di intesa, né si erano dati di nascosto gomitate o pestate di piedi. Se erano d'accordo, di certo lo mascheravano bene. In ogni caso, il pensiero che lui stesse pensando all'occasione giusta per fare l'amore con lei la elettrizzava. Improvvisamente, anche il punto di vista da cui lo aveva sempre guardato, cambiò. Adesso lui le sembrava più ardito, irruente, selvaggio. Meno rigido sulle sue posizioni di freddo calcolatore. Era così irresistibile mentre guidava la barca al largo, serio, concentrato... Forse stava pensando a come l'avrebbe sedotta, sperò. «Bowie, ti spiacerebbe prendere il timone per un po'?» chiese lui a un certo punto. «Ho bisogno di fare alcune telefonate e di lavorare a un importante contratto.» Quindi la sua mente non era così occupata a pensare a lei, realizzò Andi con profonda delusione. E io che me ne sto qui a fantasticare come un'idiota! Gomme da masticare. Ecco che cosa ha comprato!, si disse, irritata con se stessa. «Porta i miei saluti a Wall Street» gridò a Chance, facendogli una linguaccia. «Non mancherò» replicò lui, lasciando la stanza senza voltarsi. Qualche tempo dopo, la barca cominciò a dondolare parecchio e Nicole sembrava risentirne in modo particolare. «Che ne dice, capitano, di ricoverare questo transatlantico in una caletta isolata e aspettare che il vento diminuisca?» «Buona idea» replicò Bowie, guardando il viso sofferente della moglie. «Ci ripareremo su quella spiaggia chiusa dagli scogli su entrambi i lati» annunciò, indicando con il dito un punto non molto lontano. Andi gli si avvicinò per domandargli: «Vuoi che chiami Chance?». «Se lo conosco bene, starà già venendo.» «Stiamo girando su noi stessi come una vite» esordì Chance, entrando nella stanza. «Che ti avevo detto?» sussurrò Bowie nell'orecchio di Andi. «Meno male che nessuno di noi soffre il mal di mare» continuò Chance. «Bisogna avere uno stomaco di ferro per sopravvivere a questo Vicky Lewis Thompson
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sballottamento.» In quel preciso momento, Nicole si alzò e corse in bagno. «Che cos'ha Nicole?» chiese. «Indovina, Einstein» lo provocò Andi. «Oh, non lo sapevo» si scusò lui. «Non fa niente. Tra un po' starà meglio. Stiamo per fermarci.» La spiaggia minuscola era circondata da alti scogli appuntiti. «Non c'è molto spazio per le manovre» notò Chance. «Sì, ma le rocce ci ripareranno dal vento» si giustificò Bowie. «Tuttavia, non sono convinto che...» «Basta discutere» lo interruppe Andi. «Dobbiamo assolutamente far scendere Nicole sulla terraferma.» «Hai ragione» convenne Chance. «Cerca di incanalarti tra quegli scogli» suggerì a Bowie. «Non c'è molto spazio, ma dovremmo farcela.» «Andi» disse Bowie, «potresti avvisare Nicole che stiamo tentando di attraccare? E, già che ci sei, vedi un po' come sta e stalle vicino. Con queste onde è rischioso muoversi su una barca.» «Tranquillo, ci penso io.» «Sta' attenta anche tu» la avvertì Chance. «Grazie.» Andi lo guardò negli occhi e fu confortata dalla sicurezza che vi scorse. Non bastava un po' di vento a mettere in agitazione un uomo come Chance Jefferson. Con quel pensiero, bussò alla porta del bagno. «Tutto bene, Nic?» «Sì» fu la fievole risposta. «Ascolta. Adesso tenteremo di attraccare vicino a riva. Balleremo ancora un po', poi dovremmo riuscire a scendere a terra.» «D'accordo.» «Ci siamo» gridò Bowie. Andi si aggrappò allo stipite della porta e piegò le ginocchia. Per poco non perse l'equilibrio. Poi si raddrizzò, indenne, e chiamò: «Nic?». La sorella uscì dal bagno pallida come un cencio. «Grazie per avermi avvisata. Se non ne fossi uscita viva, non so come avrei fatto a spiegarlo a mia suocera. Insisteva tanto perché non venissi, che mi ha convinta a fare l'esatto contrario.» «Brava, sorella. Vedo che, nonostante tutto, non hai perso il senso dell'umorismo.» Andi la abbracciò affettuosamente. «E neanche lo spirito dei Lombard. Ora sei pronta a scendere da queste montagne russe?» Vicky Lewis Thompson
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«Certo.» Mentre si avviavano verso la prua del battello, sentirono il rumore dei martelli sui paletti per l'ormeggio. Questo voleva dire che i due fratelli erano già all'opera. «Oh, Bowie, affittiamo una barca» disse Nicole, imitando se stessa. «Sarà idilliaco. Noi quattro, il sole, i pesci e il dolce sciabordio dell'acqua...» «Be', ieri è stato così» le fece notare Andi. «Volevi che si realizzasse per due giorni di seguito? Ah, che donna insaziabile» la rimproverò scherzando, mentre faceva cenno agli uomini di aiutarla a scendere in spiaggia. «Tu non vieni?» le chiese Nicole. «Tra un minuto. Prendo l'occorrente per il pranzo.» Tornando dentro, realizzò che il suo cervello era come rimasto incantato su un'immagine di qualche minuto prima: lo sguardo profondo e rassicurante di Chance in quella situazione critica. Non aveva mai desiderato uomini protettivi in tutta la sua vita. Perché, allora, adesso si sentiva scaldare il cuore a quel ricordo?, si chiese turbata. Chance era convinto che i paletti non fossero stati piantati abbastanza a fondo, e ne era preoccupato. Ma ormai non c'era modo di tornare sui propri passi. Il vento era decisamente troppo forte. Per rendere più sicuro l'ormeggio, lui e Bowie avevano ammucchiato delle pietre pesanti attorno ai sostegni, pregando che reggessero. Dopo aver mangiato, si stese su un asciugamano e finse di sonnecchiare, ma la sua attenzione era suo malgrado catturata da Andi che lanciava patatine ai corvi. I suoi capelli biondi sconvolti dal vento la facevano sembrare un essere altrettanto selvaggio, in perfetto connubio con la natura del luogo. Con gli occhi nascosti dagli occhiali da sole, ne spiava ogni movimento, facendo particolarmente attenzione agli spostamenti strategici del pizzo del costume nero. Si immaginò mentre scostava con la bocca il bordo del pezzo superiore fino a farlo scendere completamente, per poi affondare le labbra nell'incavo di quei seni floridi... Improvvisamente conscio dell'evidenza del proprio desiderio, si mise a pancia in giù, desiderando per la prima volta che suo fratello e Nicole si allontanassero per qualche ora. Ma dove potevano andare?, si chiese con frustrazione. Vicky Lewis Thompson
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La busta delle patatine era a portata di mano e, prima che Andi tornasse a fare il pieno, lui la afferrò. «Dammi le patatine» gli intimò Andi. «Neanche per sogno.» Anche gli occhi di Andi erano nascosti da un paio di lenti scure, ma la curvatura maliziosa della bocca fu sufficientemente eloquente. «Stai flirtando con me, vero?» «Vero.» «Quindi, sei andato a fare spese, stamani.» «Farebbe differenza?» «Probabile.» «Allora, è probabile anche che tu abbia fatto spese.» «Santo cielo!» urlò Bowie in quel momento. «Chance, presto, i paletti stanno cedendo!» Chance balzò in piedi. Uno dei due ormeggi era saltato e l'enorme battello stava inclinandosi su un lato. Se non avessero trovato il modo di intervenire alla svelta, si sarebbe incagliato nella sabbia. E loro sarebbero rimasti bloccati.
8 CHANCE SI GETTÒ in acqua e afferrò il paletto divelto. Bowie si occupò della fune ed entrambi cominciarono a tirare. Andi si unì a loro nello sforzo. «Problemi?» «No» rispose Chance. «Non vedi che stiamo solo gareggiando al tiro alla fune?» «Be', meno male» sospirò Andi. «Io odio i problemi.» Nicole comparve alle spalle di Bowie e afferrò la corda. «No, Nicole!» la riprese Bowie. «Ma...» «Potresti farti male. Ho detto di no.» Chance non aveva mai sentito suo fratello usare un tono così secco. Era colpito. «Nic, tu resta all'asciutto e guidaci» le disse con voce strozzata dallo sforzo. «Andi, tu sali sul battello e accendi i motori. Se riusciamo a raddrizzarlo, accelera.» «D'accordo.» Andi salì agilmente a bordo, ma si fermò pensierosa. «E se salta anche l'altro ormeggio?» Vicky Lewis Thompson
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«Be', vedi di non partire senza di noi» le rispose Chance con un sorrisetto ironico sulle labbra. «Mmh... ci penserò.» «Magari la prossima volta noleggeremo qualcosa di più piccolo» disse Bowie tra i denti. Chance piantò i piedi più saldamente per fare leva. «Sì, una canoa.» In quel momento, il rombo dei motori saturò l'aria e i due fratelli tirarono più forte, ma il vento sembrava gareggiare con loro. «Cerchiamo di raddrizzarla» gridò Bowie, immergendosi sempre di più nell'acqua. Ma la barca sembra volersi mettere ancora più di traverso. «State perdendo terreno» gridò loro Nicole. «È che non riesco più a reggermi su questi scogli viscidi» urlò Chance. Scogli. «Nic, quanto spazio c'è per le eliche?» «Ora guardo!» Il rumore dell'elica che batteva contro le rocce sostituì la risposta di Nicole. E subito dopo i motori si spensero. «Che ne pensi, fratello?» chiese Chance. «Penso che mi si è quasi slogata una spalla e che non ce la faccio più a tirare.» «Neanch'io» convenne Chance, mollando a sua volta la presa. «Ci riproveremo più tardi, quando il vento sarà calato.» La barca piano piano si girò su se stessa e si inclinò, porgendo l'altro lato al vento. «Non sarà un problema maggiore, dopo?» chiese Nicole. «Probabilmente sì. Ma lo risolveremo» cercò di rassicurarla Chance, venendo fuori dall'acqua. «Mi ero accorto che i paletti non erano abbastanza saldi e che non c'era sufficiente spazio per le manovre...» «Su, falla finita, Chance» lo interruppe Bowie. «Non sei tu il responsabile di tutto. Anch'io ho la mia parte di colpa e poi, dopotutto, le cose accadono. È la vita.» «Perché devi essere sempre così maledettamente superficiale, Bowie? Le cose accadono se le fai accadere. Guai se cominciassi a pensarla anch'io come te.» «Invece dovresti. Solo così riusciresti ad agire da essere umano, e non da super-eroe.» Chance strinse i denti. «Non posso permettermi errori.» «Ti dico io che cosa non puoi permetterti, fratello» lo aggredì Bowie. Vicky Lewis Thompson
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«Non puoi permetterti questo stupido perfezionismo che ti manderà al manicomio, prima o poi!» «Non sono un perfezionista!» «No? Ti terrorizza a tal punto la possibilità di commettere uno sbaglio che lavori giorno e notte, in teoria per il bene dei tuoi familiari. Ma che bene possiamo trarne noi, se non ci concedi mai un po' del tuo prezioso tempo?» Bowie sentì che il viso gli si ricopriva di chiazze rosse, ma non distolse lo sguardo dagli occhi del fratello. Chance lo guardò sconcertato. «È esattamente quello che dicevi a papà.» «Be', sarebbe stato molto fiero di te. Sei diventato il suo esatto clone. Vuoi sempre tutte le colpe o tutta la gloria. Bene, prenditi tutto, fratello. A me non interessa» concluse. Andi aveva sentito litigare i fratelli, ma pensava che non fosse il momento giusto per azzannarsi a vicenda. «Ehi, ragazzi» gridò. «Non sarà il caso di usare il cellulare di Chance per chiamare la guardia costiera?» «La guardia costiera?» ripeté Bowie. «Sì, qualcuno che sappia dirci come disincagliare il battello.» Chance si schiarì la voce. «Perché? Lo abbiamo insabbiato apposta. Faceva parte del piano.» Bowie lo fissò attonito per qualche secondo. «Esattamente» disse alla fine. «Per farci scudo del vento. Voi donne avete bisogno di un riparo.» «E come pensate di rimettere lo scudo in acqua, gemetti del lago? Aspettando la marea?» «Be', noi...» Bowie si girò verso Chance. «Spiega alle donne il piano, Chance.» «Perché non glielo dici tu?» «D'accordo. Ehm... quando calerà il vento, noi tireremo le funi da un lato e spingeremo dall'altro, in modo che...» «Chiamo i soccorsi» tagliò corto Andi. «State improvvisando.» «No» la fermò Chance. «Aspettiamo che il vento cali, poi si vedrà.» «Va bene» acconsentì Andi. «Qualcuno mi aiuta a scendere?» «Certo» si offrì Chance. «Se ti aggrappi a me, ti porto giù.» «Avete un problema, tu e Bowie?» gli chiese a bassa voce Andi quando lui si avvicinò. «Oh, niente che un miracolo non possa risolvere» rispose. «Chance...» iniziò lei. «Non preoccuparti per me. Bowie mi ha detto delle cose molto dure e so Vicky Lewis Thompson
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che dovrò rifletterci. Ma non è questo il momento. Adesso pensiamo a farti scendere da lì.» Quando ebbe aggirato il battello per farla scendere da poppa, lei si mise in ginocchio e seguì le sue istruzioni. Il contatto con la pelle morbida e ancora un po' bagnata di Chance le offuscò la mente, proprio quando aveva bisogno di mantenersi lucida per valutare la situazione. «Adesso lasciati andare» le disse lui, afferrandola per la vita. Se toccarlo era stato disorientante, essere toccata da lui era addirittura devastante. Dei piccoli brividi le attraversavano la schiena. «Be', vorrei solo che sapessi che io...» Si interruppe quando lui la mise giù, facendola scivolare contro il suo torace. «Che tu?» chiese dolcemente Chance, senza staccarle le mani dalla vita. Andi sollevò lo sguardo per affondare nei suoi occhi, senza ritirare le mani dalle spalle di lui, riluttante ad abbandonare il caldo turgore di quei muscoli tesi. «Che io...» «Sì, anch'io» mormorò lui, abbassando la testa. Lei chiuse gli occhi e si abbandonò al bacio appassionato di Chance, un bacio esigente, esperto, sensuale. Una delicata pressione crescente delle labbra e un gioco abile e sensuale della lingua che le fecero perdere il controllo. Continuando a tenerla stretta, lui staccò solo un poco la bocca da quella di lei. «Non voglio che questa vacanza finisca qui» sussurrò. «E succederà, se chiamiamo la guardia costiera. Capisci, adesso?» «Comincio a capire» mormorò Andi con il fiato corto. «Bene.» Riprese a baciarla con rinnovata intensità. Poi la lasciò andare dolcemente. «Anche se dovrà essere Nicole a decidere.» «Certamente» convenne Andi a malincuore. «Se lei non si sente bene, dovremo chiamare per forza i soccorsi e tornare al porto.» «Mmh...» «Se invece si sente bene, dovremo aspettare che il vento si calmi, e questo non accadrà prima di domattina.» La guardò con voluttà come pregustando il piacere di quello che sarebbe potuto accadere quella notte. «Sì» replicò Andi, ipnotizzata dalla passione incandescente negli occhi di lui. «Quindi, non ci resta che andare ad accertarci delle condizioni di Nicole, giusto?» Vicky Lewis Thompson
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«Giusto.» «Come va, sorellina?» chiese Andi qualche attimo dopo. «Bene, ora che il mio stomaco non è più sulle montagne russe.» «Meno male» disse Chance, sinceramente sollevato. «In ogni caso, devi dirci tu se preferisci chiamare i soccorsi o restare qui fino a domani, per permettere a me e a Bowie di fare un tentativo con la barca.» «Fin quando ci sarà vento, non desidero affatto tornare su quella bagnarola. Resterei qui per il resto della settimana, se continuasse a soffiare così impetuoso.» «Deduco che...» Chance si interruppe e guardò il fratello. «Tu che ne dici, Bowie?» «Credo che dovremo aspettare. Abbiamo un mucchio di provviste. Non è un problema.» «E tu, Andi?» «Se per Nicole va bene, va bene anche per me.» «Allora è deciso» sospirò Chance. «A nessuno va di farsi una nuotata con me?» «Voi andate avanti» disse Nicole. «Io approfitto del riparo che avete creato per leggermi un bel romanzo d'amore.» «Io resto con te se mi leggi i passi più piccanti» le propose Bowie. «Affare fatto» accettò Nicole, abbracciandolo. «Vengo io con te» si offrì Andi, ma, prima che potesse raggiungere Chance, Bowie la fermò e le schioccò un bacio affettuoso sulla guancia. «Perché questo?» «Per qualunque cosa tu gli abbia detto mentre ti aiutava a scendere dal battello.» «Credimi, non gli ho detto niente.» «Allora, per qualunque cosa tu gli abbia fatto. Ha avuto un ottimo effetto su di lui, qualunque cosa fosse. Ha chiesto le nostre opinioni sul da farsi, ti rendi conto?» «Forse sta cominciando a realizzare di non essere infallibile.» «Ha persino deciso di farsi una nuotata! Incredibile! Hai un'ottima influenza su di lui, Andi.» Andi arrossì compiaciuta. Poi fu distratta dal richiamo di Chance: «L'ultimo che entra in acqua è un uovo marcio!». Senza farselo ripetere due volte, si tuffò per prima e cominciò a nuotare, con Chance alle calcagna, finché lui scomparve sotto la superficie. Lei si Vicky Lewis Thompson
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fermò per cercare di individuarlo, ma il vento increspava l'acqua e la rendeva impenetrabile allo sguardo. Improvvisamente una mano la afferrò per la vita e la trascinò giù, tra le braccia di lui. Tenendosi stretti, ritornarono su e si aggrapparono a una delle funi che penzolavano dal lato della barca esposto al vento, al riparo dagli occhi di Bowie e Nicole. «Mi hai spaventata» lo rimproverò Andi scherzosamente. «Perché lo hai fatto?» «Perché non sopportavo di essere io l'uovo marcio. Dovevo fare qualcosa per vendicarmi.» Il petto di Chance stretto contro i suoi seni produceva un'eccitante frizione che ben presto la portò a sperimentare un desiderio così intenso da essere quasi doloroso. Lasciando andare la corda, Chance le chiese: «Arrivi a toccare qui?». «No» rispose lei, cercando di appoggiare i piedi sul fondo. «Poco male, tocco io. Avvolgi le gambe attorno a me.» Nel farlo, lei si rese immediatamente conto di quanto anche lui fosse eccitato. Guardando i suoi occhi infuocati di passione, pensò che non c'era niente di più sexy di un rampante manager temporaneamente fuori dal personaggio. Spostando l'attenzione sulla bocca di lui, scorse una goccia d'acqua che brillava sensuale sul labbro inferiore. Gliela lambì con un gesto lento e calcolato. «Non dovevamo nuotare?» mormorò. «No, se possiamo evitarlo» rispose Chance.
9 LA PRIVACY CREATA dal riparo del battello rese audace Andi. «Allora credo proprio che dovresti baciarmi.» Chance sorrise. «Dove?» Lei si posò un dito sulle labbra, dischiudendole leggermente. «Puoi cominciare da qui.» E lui non se lo fece ripetere, con una maestria che le fece scorrere più velocemente il sangue nelle vene. Dopo alcuni secondi, lui si ritrasse un poco. «Poi?» Lei si inarcò tra le sue braccia e con un dito tracciò un cerchio sul proprio collo. «Qui, per esempio.» Chance raccolse immediatamente il suggerimento e cominciò a imprimerle piccoli baci sul collo e sulla spalla. Poi prese tra i denti la Vicky Lewis Thompson
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spallina del costume e l'abbassò. «Ora dove?» Andi rabbrividì mentre gli porgeva uno dei seni. «Qui» rispose con un filo di voce. «Tentatrice» le sussurrò Chance, calandosi in acqua per prenderle il capezzolo tra le labbra. Un violento desiderio si impossessò di Andi mentre lui le stuzzicava i seni con la punta della lingua. Gemette debolmente e si aggrappò con più forza al corpo di lui, stringendo le gambe attorno al suo bacino. Stava perdendo completamente il controllo, realizzò. «Basta» supplicò in un soffio. «Non posso sopportarlo. Non senza poter...» Le parole le morirono sulle labbra. Lui le baciò la fronte ancora bagnata. «Senza poter...?» ripeté, attendendo il seguito della frase. «Senza poter appagare questo desiderio.» «E chi ha detto che non possiamo appagarlo?» le disse lui in tono malizioso, mentre le faceva scivolare una mano all'interno del costume, fino al cuore della sua femminilità. Andi sospirò di piacere. «Mi piacerebbe assaggiarti, se non corressi il pericolo di annegare» le mormorò lui con voce arrochita dalla passione. Lei chiuse gli occhi, trasportata da un'ondata di cieco piacere. «A chi importerebbe?» Lui scomparve sotto la superficie dell'acqua e le scostò il costume per esaudire quel desiderio. Andi lottò per liberarsi dalla presa e, afferratolo per le spalle, lo tirò su. «Stavo solo scherzando. Non voglio che anneghi!» Chance riprese lentamente fiato. «Ci sono cose per cui varrebbe la pena di farlo. Sarei morto da uomo felice.» Lei gli passò le braccia attorno al collo. «Sei matto.» «Mi hai fatto impazzire tu» le disse, baciandola di nuovo con ardore. Poi la guardò con intensità. «C'è una cosa che possiamo provare, però. Voltati» le ordinò dolcemente. Andi ubbidì senza muovere obiezioni. Incollò la schiena al torace di lui e poi, guidata dalle sue mani, gli allacciò le gambe dietro le ginocchia. «Adesso va meglio» le sussurrò Chance in un orecchio. «Ora lasciati andare.» Le abbassò il costume fino alla vita e con una mano prese ad accarezzarle un seno, strofinandole il capezzolo con il pollice. L'altra mano Vicky Lewis Thompson
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scivolò di nuovo dove il desiderio di lei reclamava maggiori attenzioni, e delicatamente, sensualmente, vi diede completo sollievo, appagandolo come mai nessuno era riuscito prima di allora. Andi fece fatica a non urlare di felicità quando raggiunse l'apice del piacere. «Ho desiderato averti tra le mie braccia dal primo momento che ti ho vista» le sussurrò Chance, posandole piccoli baci sul collo. «Speravo che fosse così» ansimò Andi mentre tornava in sé. «Perché anch'io ti desideravo.» «Perciò non hai fatto che provocarmi fino a ora?» le domandò lui, facendola girare nuovamente su se stessa. «Sì. E non speravo in risultati così immediati» gli confessò, guardandolo negli occhi e poi baciandolo con incredibile sensualità. Chance gemette. «Puoi renderti conto tu stessa dei risultati ottenuti» alluse, stringendosela ai fianchi. «Sì, me ne rendo perfettamente conto» convenne lei con un sorriso malizioso. «Ma voglio sincerarmene da vicino.» Si tuffò e, con una mossa fulminea, gli abbassò il costume da bagno. Chance la tirò immediatamente fuori dall'acqua. «Che cosa stai facendo, donna diabolica?» «Voglio morire da donna felice» rispose Andi ridendo. «Non te lo permetterò.» «Ma scommetto che mi lascerai fare questo.» Chance non si aspettava che Andi desiderasse sdebitarsi, perciò accolse con sorpresa e indescrivibile piacere l'ardore con cui lei, abilmente, lo portò all'estasi suprema. Dopodiché, tremante e ansimante, si aggrappò a lei e la trascinò sott'acqua, stringendola a sé. Tornarono in superficie ancora abbracciati, bocca contro bocca, dimentichi del mondo che li circondava. Solo allora, Andi si rese conto di quanto fosse forte la sua attrazione per Chance. E forse non si trattava solo di quello, pensò preoccupata. Chance aveva sperato che quell'interludio in acqua potesse mettere fine all'ossessione per Andi, ma non ebbe tanta fortuna. Tornati in spiaggia, Andi si sedette accanto a Nicole e lesse ad alta voce alcuni brani piccanti del suo libro. Lui partecipò alla discussione con interventi dal tono allegro e spensierato, ma il desiderio continuava a fluire sotto la sua pelle come lava incandescente. Vicky Lewis Thompson
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Dietro gli occhiali da sole, seguiva ogni gesto di Andi, memorizzava i contorni della sua bocca curvata in una risata piena e travolgente, mangiava con gli occhi la rotondità dei suoi seni scossa dal movimento ritmico del suo respiro. Se stava facendo tutto quello per continuare a sedurlo, doveva sapere che aveva già ottenuto una vittoria su tutta la linea. «Come potrebbero gli uomini in carne e ossa competere con gli eroi di questi libri?» chiese Bowie. «Tesoro, tu ci fai una gran bella figura al confronto» lo tranquillizzò Nicole. «Sì, lo so questo» rispose lui, aggiustandosi fieramente il cappellino che teneva in testa. «Intendevo gli uomini normali, come Chance, per esempio.» «È una lotta.» Chance guardò Andi. «Come possiamo conquistare il cuore delle dolci donzelle, se non ci sono più draghi da uccidere?» «Questo è quello che pensi tu» ribatté Andi. «Ha un drago da farmi uccidere, mia signora?» «Sì, mio signore. Tutti i giorni ne ho almeno uno da affrontare.» «Lasciami indovinare» intervenne Nicole. «C'è il drago della frizione bruciata, quello della lampadina fulminata, quello del coperchio del barattolo di marmellata che non vuole saperne di aprirsi, quello del lavandino intasato...» Bowie sollevò il pugno e fece la voce grossa. «E io li sconfiggo tutti, uno dopo l'altro.» «Mio eroe» lo lodò Nicole. Quello scambio di battute scherzose produsse uno strano effetto su Chance, che improvvisamente desiderò rivestire lo stesso ruolo eroico per una donna, una donna come Andi, ed essere ricambiato da lei con lo stesso caldo e amorevole sorriso. Era difficile da ammettere, ma tutt'a un tratto era... geloso della vita di Bowie. Il sole stava cominciando a calare e Chance desiderò che facesse subito buio per potersi ritrovare da solo con Andi, fare l'amore con lei e lasciarsi trasportare dai sentimenti insoliti che stava provando. «Be', questo eroe ha bisogno di essere rifocillato, adesso» annunciò Bowie. «È tempo di andare a prendere le provviste, accendere la brace... Sì, insomma, di fare quelle tipiche cose da eroe. Pronto, fratello?» «Pronto» rispose Chance, guardando di sottecchi Andi. Andi era preoccupata per Nicole. Sapeva che gli uomini non se ne erano Vicky Lewis Thompson
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accorti, ma qualcosa non andava e lei se ne sarebbe sincerata. «Che cos'hai?» domandò alla sorella, quando Chance e Bowie furono saliti sul battello. «Cosa?» rispose Nicole, facendo finta di non capire. «Non fingere con me, sorellina. Qualcosa ti preoccupa, lo so.» «Oh, niente. Solo qualche... fitta.» «La bambina?» «Sì. Probabilmente ha fretta di unirsi alla conversazione di noi adulti.» «In francese?» «Sì» rispose Nicole ridacchiando. «Da quanto vanno avanti queste fitte?» «Da non molto.» Nicole posò la mano sul braccio di Andi. «Per favore, non ne facciamo un dramma. Ho parlato con un sacco di donne incinte e mi hanno detto che queste cose accadono di sovente. Non c'è nulla di cui preoccuparsi.» «Certo, se però sei a casa, accanto a un telefono e con un ospedale dietro l'angolo. Io credo che dovremmo chiamare i soccorsi.» «No, ti prego.» Nicole afferrò saldamente il braccio di Andi. «Mi sei mancata, Andi, e non rinuncerei mai a questa settimana con te. Poi non so dirti quanto mi faccia felice vedere Bowie e Chance parlarsi di nuovo.» «Anche se litigano?» «Meglio che niente. Chance si stava trasformando nell'esatta copia di suo padre, ma ora vedo dei segnali che fanno pensare a un possibile recupero.» «Quali?» «Guarda.» Nicole le indicò i due fratelli che duellavano con un paio di lunghi spiedini e ridevano a crepapelle ogni volta che l'arma di uno dei due si spezzava miseramente in seguito a una stoccata. La figura di Chance in controluce era di una bellezza disarmante, considerò Andi tra sé. Il profilo virile e il corpo asciutto da atleta nella luce dorata del tramonto lo facevano apparire molto simile a un eroe, magari al suo eroe, all'uomo che l'avrebbe salvata in tutte quelle minacciose situazioni di quotidiana difficoltà. No. Non doveva neanche pensarci, si rimproverò. Era inutile mettersi a fare castelli in aria. «Sì, hai ragione» convenne Andi, riprendendo il filo del discorso. «Ma tu devi promettermi che mi avvertirai se i dolori dovessero peggiorare. Possiamo usare il cellulare di Chance per chiamare aiuto.» Vicky Lewis Thompson
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Nicole le strinse la mano. «Non sarà necessario, vedrai.» Un'ora più tardi, dopo cena, mentre Andi si chiedeva con ansia quando sarebbe giunto il momento in cui lei e Chance si sarebbero potuti appartare, Nicole emise un grido. Tutti accorsero da lei. «Cre... credo che farei meglio a salire a bordo. Io... oh, dannazione!» imprecò, piegandosi in due. «Ma tu hai le doglie!» urlò Andi. Nicole sollevò il viso con aria di sfida. «Non dire sciocchezze. È solo un po' di mal di stomaco. Tra un po' starò be... Ah!» «Se si tratta di mal di stomaco, dovremo darti un antiacido grande come una casa» intervenne Bowie. «Non farmi ridere. Mi fa male.» Chance la osservò. «Ho sentito dire che è naturale quando si sta per partorire.» «Partorire?» ripeté Bowie, terrorizzato. «Ma è solo al settimo mese! La bambina non può essere pronta per nascere!» «So... sono un po' più di sette mesi» lo corresse Nicole. «Oh, cielo! Eri già incinta quando ci siamo sposati?» «Un po'.» Andi spalancò la bocca per la sorpresa. «Quanto un po'?» «Sei settimane.» «Perché non me lo hai detto?» le chiese Bowie. «Non volevo che lo sapesse tua madre!» «Oh, Nic» sospirò Andi, dispiaciuta che la sorella non avesse avuto il coraggio di dirlo neanche a lei. Nicole era mortificata. «Ho avuto paura di dirlo ad anima viva» si giustificò. «Non volevo rovinare il matrimonio o questa vacanza.» «Ma il tuo ginecologo... Non posso credere che ti abbia permesso di venire qui» obiettò Andi. «In effetti, non gliel'ho detto.» «Nic!» urlò Bowie con il viso arrossato. «Dovevo venire! E i primogeniti in genere nascono in ritardo.» Chance tirò un lungo respiro. «È inutile che continuiamo a discutere. Adesso dobbiamo portarla a bordo.» «Hai ragione» convenne Andi, confortata dal tono rassicurante di Chance. «Andiamo.» Vicky Lewis Thompson
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Quando gli uomini aiutarono Nicole ad alzarsi, una macchia si allargò sui vestiti. «Oh, cielo, che sta succedendo?» chiese Bowie, paralizzato dalla paura. «Va tutto bene, Bowie» lo tranquillizzò Chance. «È normale. Nicole sta bene.» «Facile per te dirlo» intervenne Nicole in preda a dolori lancinanti. «Accidenti. Non abbiamo neanche finito di seguire le lezioni sul parto» si rammaricò Bowie. «Stai per fare quelle di recupero intensivo, fratello. Andiamo.» Ci vollero le braccia di tutti e tre per sollevare Nicole sul battello e, quando furono a bordo, Chance volle adagiarla sul suo letto in soggiorno. Nicole era pallida, ma Bowie era più bianco di un lenzuolo. «La mia valigetta da lavoro è nel retro» disse Chance ad Andi. «Va' a prendere il mio cellulare e chiama i soccorsi.» «E che cosa chiediamo, una barca?» «No, una barca no» gemette Nicole. «Allora un elicottero. Sarà anche più rapido.» Andi scosse la testa. «Dubito che potranno atterrare su questo lembo di spiaggia.» «Atterreranno sul tetto del battello. Finalmente le dimensioni astronomiche di questo mostro ci torneranno utili.» Andi si diresse velocemente a poppa e trovò la borsa di Chance su un ripiano. Decise di rimanere lì per fare la telefonata, in modo da non allarmare Nicole. Alcuni minuti dopo, ritornò in soggiorno. «Stanno arrivando?» le chiese Bowie. «Non esattamente» rispose cauta Andi, prima di fermarsi di colpo. «Che significa questo?» domandò, guardando esterrefatta Chance disteso su una panca senza sensi. «È svenuto.» «Svenuto? Ma sta bene?» «Sì. Ha fatto la stessa cosa il giorno del suo primo appuntamento. A quanto pare, le forti emozioni lo mettono al tappeto.» «Quindi ha una debolezza» mormorò Andi. «Sì, e sicuramente si odierà perché gli è successo proprio ora. Ma, a proposito, che cosa significa non esattamente? Quando arriveranno i soccorsi?» «Non abbiamo scelto proprio il momento giusto per chiamare Vicky Lewis Thompson
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l'elicottero. Quelli della Croce Rossa sono tutti impegnati nelle operazioni di salvataggio per una serie di tamponamenti a catena verificatisi in autostrada un paio d'ore fa. Gli ho dato indicazioni su come trovarci e hanno detto che appena possibile manderanno i soccorsi.» «E nel frattempo, che cosa facciamo?» «Tu che dici?» In quel momento guardarono entrambi Chance, privo di sensi, e tacitamente decisero che avrebbero preso in mano loro la situazione. Negli occhi di Bowie l'incertezza scomparve e la determinazione prese il suo posto. Sistemarono meglio Nicole che lamentava contrazioni sempre più ravvicinate. «Su, sorellina, presto avremo l'onore di conoscere la tua Fifì» scherzò Andi. «Fifì?» mormorò Nicole con un sorriso debole. «Gigì? Immagino che avrà anche un nome francese per far piacere a tua suocera.» «Oh, Andi, mi ucciderà.» Nicole roteò gli occhi per il terrore. «Voleva riprendere il parto con la videocamera.» «Con sottotitoli in francese, naturalmente.» Nicole cominciò a ridacchiare. «Andi, grazie al cielo, sei... sei qui... oh, mer...» Si portò una mano davanti alla bocca prima di finire la parolaccia. «Non trattenerti, Nicole» le consigliò Andi. «Il bambino non ricorderà quello che hai detto, contrariamente alle teorie della signora Jefferson.» «Quali teorie?» intervenne Bowie. «Te lo dico dopo. Tieni, adesso è tutta tua.» Si scostò per lasciargli campo libero con Nicole. «Io vado a prendere dei cuscini e delle coperte.» «Prendi anche la macchina fotografica!» le urlò Nicole.
10 QUANDO ANDI RIENTRÒ in soggiorno, trovò Bowie inginocchiato davanti a Nicole. Le parlava dolcemente mentre lei gli conficcava le unghie nella carne. «Respira profondamente» le diceva, mentre lei tratteneva un'imprecazione di dolore. «Ehi, Bowie dove hai imparato la tecnica della respirazione se non hai seguito tutte le lezioni sul parto?» «Guardando E.R. Medici in prima linea.» Vicky Lewis Thompson
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«Benedetta televisione» scherzò Andi. «Adesso sistemiamole le coperte e i cuscini che ho porta... Ahi!» urlò, interrompendosi, quando la sorella le afferrò un braccio e glielo stritolò in preda a una contrazione violenta. «Tesoro, non ti conviene ucciderci. Chi ti aiuterà, altrimenti?» «Scusatemi» disse Nicole, mortificata, quando la contrazione passò. «Non preoccuparti» la rassicurò Andi. «Adesso, però, sarà necessario che ti levi quel costume da bagno, Nic.» «E se Chance si sveglia?» «Ehi, sorellina, non è il momento di preoccuparsi di queste cose.» «Copriamola con un lenzuolo, se la cosa la fa stare meglio» propose Bowie in tono comprensivo. «E poi, non si fa così negli ospedali?» «Bowie, ti amo.» Nicole lo guardò con le lacrime agli occhi. «Andi, non lo ami anche tu?» «Certo, cara, sono pazza di lui.» Andi si chinò su di lei e le diede un bacio su una guancia. Poi le coprì le gambe e l'aiutò a liberarsi del costume. In quel momento, Nicole inveì con un'imprecazione che avrebbe fatto arrossire un galeotto. Andi la guardò costernata. «Nic, stai bene, piccola?» «Piccola un corno!» urlò lei, ansimando. «E sveglia quel buono a nulla di tuo fratello, Bowie! Lo show sta per comincia... Aah!» «Mi sa che è arrivato il momento di svegliare la Bella Addormentata» disse Andi. «Sì, mi sentirei più sicuro se ci fosse anche lui, adesso.» Nicole guardò il marito e ricominciò a imprecare. «Odio gli uomini!» gridò. «Non ti lascerò mai più avvicinarti a me d'ora in poi.» «Va bene, tesoro, ma permettimi di farlo un'ultima volta. Sai, devo far nascere un'altra dolce e remissiva femminuccia come te» ironizzò lui. «Femminuccia... puah! Non le permetterò mai di sposarsi.» «No, amore. Da grande la faremo entrare in convento.» Andi, intanto, stava cercando di far rinvenire Chance con degli asciugamani bagnati. Dopo qualche secondo, lui aprì gli occhi e la guardò con espressione stralunata. «È Nicole che urla?» «Sì, è proprio lei. Gli infermieri non avrebbero potuto sopportare tanti improperi, così abbiamo deciso di occuparcene noi. La bambina sta per nascere.» Chance batté le palpebre. «Sono svenuto, dannazione.» Si alzò, ma non era stabile sui piedi, quindi Andi lo fece stendere su una sedia a sdraio. Vicky Lewis Thompson
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«Ciao, Nic. Come va?» «Ah! Adesso devo avere a che fare con tutti e due i viscidi mostri della famiglia Jefferson!» «Ma come, tesoro?» protestò Bowie. «Io non ero il tuo eroe?» «Non ti lascerò mai più raggirarmi con questa stupida storia...! Oh, santo cielo!» Chance deglutì a fatica e impallidì. «Che cosa devo fare adesso, fratello?» gli chiese Bowie. «Dille di spingere» rispose Chance. «Spingi!» urlò Bowie. Nicole imprecò. «Spingi ancora, tesoro. Sta uscendo!» Andi notò che Chance non si sentiva bene, ma non aveva tempo di occuparsi di lui. Prese la macchina fotografica e si posizionò alla fine del letto. Quando Bowie tirò fuori la piccola, scattò una sola fotografia, poi si unì al pianto della neonata e a quello del suo felice e stremato papà. Non appena Bowie depose la piccola sul seno della mamma, si udì in lontananza il rumore dell'elicottero e il tonfo di Chance che cadeva nuovamente svenuto sul pavimento. Quando Chance rinvenne, un infermiere stava sentendogli il polso. «Sto bene adesso, grazie» disse all'uomo, alzandosi. Il battello era in pieno fermento. La squadra di salvataggio si stava dando da fare per preparare madre e figlia al viaggio verso l'ospedale di Las Vegas. Era un vero miracolo, pensò, guardando la nipotina, beatamente adagiata tra le braccia di Nicole. Suo fratello era stato in grado di far nascere un bambino, mentre lui non era servito a nulla. Tutti erano indaffarati lì intorno e avevano una parte di responsabilità nell'accaduto. Solo lui non aveva alcun ruolo in quella situazione, pensò con cruccio misto a un leggero sollievo. «Siamo pronti a partire con mamma, papà e figlia» annunciò un'infermiera ad Andi, porgendole il biglietto con il numero di telefono dell'ospedale. «Per quanto riguarda voi due e il battello, credo che dobbiate aspettare fino a domattina per i soccorsi portuali.» «Va bene così, grazie» accettò Andi. Poi scambiò uno sguardo di intesa con Chance. «Magari non ce ne sarà neanche bisogno.» «Magari riusciremo a disincagliarci da soli» aggiunse Chance. «D'accordo, allora. Del resto avete un cellulare... Andiamo, gente?» Vicky Lewis Thompson
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«Bowie?» chiamò Chance. Suo fratello si girò. «Ottimo lavoro» si congratulò. E per la prima volta dopo tanti anni, lo abbracciò forte. Bowie lo ringraziò con le lacrime agli occhi e si voltò di nuovo felice verso la moglie. «Adesso permettetemi di salutare mia nipote» aggiunse Chance, chinandosi sulla culla da viaggio. «A presto, qualunque sia il tuo nome.» «Au revoir, Colette» intervenne Andi, chinandosi di fianco a lui. «Colette?» ripeté Bowie. «Da dove viene, Nic? Non avevamo detto che si sarebbe chiamata Bowina?» «Bowina?» Chance fissò esterrefatto il fratello. «Sì, è la versione femminile di...» «Non puoi chiamare una splendida bambina come questa... Bowina!» lo interruppe Chance. «Non ti permetterò di...» «Va bene, ragazzi» si intromise l'infermiere. «Per quanto mi riguarda, potete anche chiamarla Fred, ma ora è tempo di andare.» Qualche minuto dopo, l'elicottero era già in viaggio per l'ospedale. Guardandolo allontanarsi, Andi sospirò. «È andato tutto alla perfezione, per fortuna.» «Alla perfezione? Con me svenuto per la maggior parte del tempo?» «Indovinato, Chance. Se tu non fossi svenuto, Bowie non avrebbe mai avuto la possibilità di dimostrare a se stesso quanto vale.» Chance captò il messaggio. L'implicazione era abbastanza chiara: aveva impedito lui a Bowie di maturare, sobbarcandosi sempre anche la sua parte di responsabilità. «Bowie sarà un buon padre» disse. L'immagine del fratello mentre cullava tra le braccia la figlia lo colpì come un pugno allo stomaco. Dannazione, voleva anche lui la stessa cosa. E la voleva con tutto se stesso. Di colpo, realizzò che lui e Andi erano finalmente soli. Un brivido di anticipazione gli attraversò la schiena mentre si voltava verso di lei. Andi avrebbe riempito quel vuoto. Probabilmente era l'unica donna che sarebbe stata in grado di farlo. I suoi capelli arruffati dal vento provocato dalle pale dall'elicottero ora erano solo increspati da una leggera brezza. Era bellissima, pensò turbato, sentendo il desiderio rinascere dentro di sé. I suoi occhi incatenarono quelli di lei e, dopo solo qualche attimo, si Vicky Lewis Thompson
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ritrovarono abbracciati, bocca contro bocca, le mani abbandonate al desiderio folle di accarezzare, cercare, esplorare. «Potrei prenderti qui» le mormorò ansimando. «Proprio qui, su questo ponte.» «Abbiamo ben dieci letti dentro» sospirò lei. No. Lui non voleva fare l'amore lì, dove tante cose folli erano appena accadute e dove lui si era dimostrato così debole. «Il tetto. Va' sul tetto. Ti raggiungo subito.» «Il tetto?» Andi lo fissò perplessa. «Perché diavolo vuoi andare lassù?» L'immagine di loro due che facevano l'amore sotto un baldacchino di stelle era troppo invitante. «Ho le mie ragioni.» «Dimmene una.» «Voglio vedere il tuo corpo nudo accarezzato dalla luce delle stelle mentre sei sotto di me.» «Oh...» Un lampo di desiderio le illuminò lo sguardo. «E poi, voglio sentire i tuoi gemiti risuonare tra le rocce di questa insenatura.» Andi sospirò. Chance le aveva abbassato il costume fino alla vita e aveva cominciato ad accarezzarle i seni. «Capisco.» «Infine, voglio che tu possa alzare lo sguardo e vedere tutto l'universo mentre sono dentro di te.» Lei aprì la bocca, ma questa volta non parlò. Chance sorrise. Finalmente era riuscito a farla restare senza parole. «Hai perso la lingua, Andi? Poco male, la ritroverò io, visto che voglio anche assaporare il gusto delizioso della tua bocca, delle tue labbra e poi di ogni centimetro del...» «Va'» disse lei alla fine in un sussurro. «Ti aspetto.» «Sul tetto?» «E dove, se no? A questo punto, non riesco a immaginare nessun posto migliore.» Nemmeno io, si ripeté di nuovo Chance qualche minuto dopo, mentre saliva la scaletta con i sacchi a pelo sotto il braccio. L'acquisto fatto al supermercato di Echo Bay riposava nella tasca dei suoi pantaloncini. Il tetto, però, era vuoto. Posò i sacchi a pelo a terra e si guardò attorno. «Andi?» «Voglio accarezzare la tua schiena illuminata dalle stelle.» La sua voce sensuale proveniva da un punto imprecisato. Vicky Lewis Thompson
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«Dove sei?» «E poi voglio assaporare ogni centimetro del tuo corpo.» «Allora, dovrai raggiungermi su questo maledetto tetto» rispose impaziente Chance. «Infine, voglio sentire l'eco dei tuoi gemiti tra le rocce quando ti bacerò...» «Andi!» Quella voce senza volto lo stava facendo impazzire. Lentamente lei ricomparve alla sommità della scaletta. Si era levata il costume da bagno e aveva indossato il completino intimo più sexy che lui avesse mai visto. Il pizzo nero del reggiseno copriva a stento i capezzoli e il triangolo di tulle delle mutandine a perizoma lasciava ben poco spazio all'immaginazione. In mano aveva un contenitore da cucina. «Eccomi» sussurrò. La rabbia di Chance svanì immediatamente quando la vide. Lei gli si avvicinò e con un rapido movimento si sfilò il reggiseno. «E voglio che tu sappia, prima di restare troppo coinvolti o prima che tu possa dimenticarlo, che odio ubbidire a un ordine e lasciare che gli altri prendano l'iniziativa.» Lui la fissò con un sorriso di sfida. «Che cosa c'è nel contenitore?» «Pittura.» «A me sembra più crema al cioccolato.» Andi affondò le dita nel barattolo e gli si accostò ancora di più fino a sfiorargli il petto con i seni sodi. «Un giorno mi hai detto che ti piaceva dipingere.» Chance sentì l'urgenza del desiderio crescere prepotente fino a sopraffarlo. «Potremmo non averne il tempo.» «Io credo di sì.» Tracciò con un dito intinto di cioccolato un cerchio su uno dei piccoli capezzoli di lui, poi inclinò la testa da un lato. «Bel disegno, ma posso migliorare» disse, continuando a tracciargli dei motivi geometrici sul torace. Chance non avrebbe saputo descrivere l'incredibile sensazione provocata da quelle dita sulla sua pelle. Con gli occhi chiusi, si godeva quel sottile piacere, quando lei prese a lambire quei geroglifici di cioccolato, mormorando parole di apprezzamento. Il suo respiro divenne più corto. «Andi...» Lei sollevò la testa. «Scusa» disse. «Non volevo godermi da sola tutto il divertimento. E' il tuo turno, adesso.» Gli porse il contenitore e si gettò i Vicky Lewis Thompson
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capelli dietro le spalle. «Ecco la tua tela» gli disse, offrendogli i seni candidi e pieni. Lui posò il barattolo a terra e con entrambe le mani prese a dipingerglieli. I capezzoli si inturgidirono quando vi distese sopra la soffice crema, e Andi sospirò di piacere. Era il gioco più eccitante che avesse mai fatto, constatò quando, invece di rifinire il disegno, cominciò a cancellarne i contorni con la lingua. «Buono?» gli chiese lei, inarcandosi. «Mmh...» In qualche modo si ritrovarono in ginocchio mentre lui continuava a cancellare la sua opera d'arte, facendola gemere e sospirare a ogni tocco della sua lingua ardente. Quando ebbe finito, rovesciò Andi sul sacco a pelo e la baciò appassionatamente. «Ti è piaciuto?» gli chiese infine Andi, quando lui si staccò per riprendere fiato. «Da matti. Ma ora basta dipingere.» «È il momento di fare un altro gioco?» «Sì, il più antico del mondo.» Le fece scivolare una mano sotto lo slip e cominciò ad accarezzarla delicatamente, sentendo che un lungo brivido la attraversava. «E lascia che sia io a condurlo, questa volta.» «Ci penserò» sussurrò lei, ansimando. Il movimento ritmico che Chance aveva impresso al suo gioco condusse presto Andi sull'orlo dell'estasi. «Non credo che tu abbia ancora molto tempo per pensarci.» «Io... io... ho il mio or... orgoglio... Oh!» concluse lei in un grido incontenibile di piacere che Chance interruppe chiudendole la bocca con un lungo bacio. Quando Andi tornò lentamente alla realtà, lui le sfilò gli slip e cercò nella tasca dei propri pantaloncini la confezione che aveva acquistato a Echo Bay. «Il mio orgoglio è andato a farsi benedire» mormorò Andi. «E ti voglio ancora.» «Meno male, perché io ti desidero da impazzire.» Passandole un braccio sotto la testa, scivolò sopra di lei e la guardò a lungo, mentre il cuore gli martellava in petto per l'emozione. «Vieni, Chance» lo invitò lei, impaziente, afferrandolo per i fianchi e accostandolo a sé. «Mostrami l'universo.» Vicky Lewis Thompson
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Lui si insinuò in lei con tutta la dolcezza di cui era capace, conquistato dalla paradisiaca sensazione della calda accoglienza del suo corpo. Il piacere era talmente intenso che per un attimo temette che il cuore gli si fermasse. Guardandola, scoprì che lei era altrettanto emozionata. «Vorrei vedere meglio il tuo viso.» «Non puoi perché è buio» sussurrò Andi. «Be', domani ci sarà il sole.» Prese a muoversi con un ritmo regolare e intenso, mentre lei ne accompagnava il movimento con i fianchi. Era l'unione più sensuale che avesse mai provato, pensò confusamente. «Domani dovremo... spostare la barca» gli ricordò lei tra un sospiro e l'altro. «Chi se ne importa della barca?» Si abbandonò completamente al piacere sfrenato di quella magica danza erotica, sperimentando con curiosa voluttà i movimenti che le facevano provare più piacere. Andi si aggrappò con forza al suo corpo e gli strinse le gambe attorno ai fianchi, invocando il suo nome come una preghiera. Erano ormai sull'orlo del massimo appagamento. Alla fine, le loro grida risuonarono all'unisono tra le rocce dell'insenatura.
11 ACCOCCOLATA TRA LE braccia di Chance e completamente appagata, Andi scivolò in un sonno leggero. Il dolce dondolio del battello conciliava quello stato di assopimento. «Oh, dannazione!» Andi aprì gli occhi di soprassalto. «Che c'è?» Lui era in piedi e si guardava intorno con aria preoccupata. «Incredibile!» «Cosa?» Chance si chinò a raccogliere uno dei sacchi a pelo e glielo lanciò. «Copriti, tesoro. Siamo in mezzo al lago.» «No!» Lei si avvolse nel sacco a pelo e si mise a sedere. Effettivamente l'acqua lambiva entrambi i lati del battello e la terra era lontana. «Che cosa è successo?» «Forse ci ha sbloccati lo spostamento d'aria provocato dall'elicottero» rispose lui, mentre lottava con la zip dei pantaloncini. «O forse sei stato tu» insinuò lei, maliziosa. «Eri un bel po' entusiasta Vicky Lewis Thompson
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stanotte, Romeo.» «Be', tu non sei stata esattamente passiva, Giulietta.» «Sapevo che con la nostra energia avremmo potuto smuovere anche una montagna» scherzò lei, «ma non pensavo esattamente a questo.» Chance le lanciò un'occhiata d'intesa, poi tornò a scrutare il lago in tutte le direzioni. Ormai il cielo era quasi chiaro. «Dobbiamo solo sperare che questo mostro funzioni anche con un solo motore e di riuscire a ritrovare la spiaggia dove abbiamo lasciato le nostre cose. Altrimenti saranno guai.» «Come al solito, ti preoccupi troppo.» Andi non si sarebbe fatta rovinare tanta felicità da una bazzecola del genere. Il lago era calmo e si riusciva a stare perfettamente in equilibrio sul tetto. Così, decidendo di celebrare quell'alba splendida, gettò via il sacco a pelo e cominciò a mimare il saluto al sole. Chance la guardò mentre, nuda, assumeva la giusta posizione yoga. «Dobbiamo anche sperare che i pescatori della barca che ci viene incontro non abbiamo dei binocoli.» Andi si abbassò di colpo, raccolse il sacco a pelo e vi si nascose sotto. Ne sollevò solo un angolino e gli lanciò un'occhiata torva. «Avresti dovuto avvisarmi, Chance Jefferson.» «Lo avrei fatto se avessi saputo che stavi per fare le tue solite acrobazie in costume adamitico.» «Si stanno avvicinando?» «Sì.» «Cacciali via» urlò Andi con voce camuffata sotto il sacco a pelo. Lui sollevò un lato per dare una sbirciatina dentro. «Cosa?» «Cacciali via! E smettila di parlare con me! Non voglio che sappiano che sono qui.» «Be', il lago non è proprietà privata, Andi, non posso mandarli via. E poi devo sapere a che distanza siamo dal porto, in modo da potermi orientare.» «Chance Jefferson, non ti azzardare a far salire quei pescatori a bordo mentre sono nascosta qui sotto, completamente nuda!» Lui scostò di nuovo un angolo. «Che cosa hai detto, tesoro? Non riesco a sentirti attraverso l'imbottitura.» «Vattene!» Gli strappò di mano l'orlo del sacco a pelo e vi si seppellì sotto. Il rumore del peschereccio era sempre più vicino. Chance le diede qualche colpetto sul sedere. «Rilassati. Come al solito, ti preoccupi troppo» le disse, ripetendo le sue parole di poco prima. Vicky Lewis Thompson
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«Aspetta che riesca a mettere le mani su di te!» «Non vedo l'ora.» Lui infilò una mano sotto il bordo del sacco a pelo e la accarezzò. «Non toccarmi!» Gli afferrò l'avida mano e l'allontanò con decisione, stringendosi più saldamente il sacco a pelo contro il corpo. Poi, con uno scatto, rotolò qualche passo più in là. «Geniale, Andi» commentò Chance. «Nessuno penserà che ci sia qualcuno nascosto nel sacco a pelo, vedendolo rotolare sul tetto. Penseranno solo che mi sono comprato un sacco a pelo motorizzato.» Il rumore del peschereccio si acquietò quando l'imbarcazione fece manovra per accostarsi alla loro. «Salve» gridò una voce maschile. «Ci sono problemi?» Andi chiuse gli occhi e sperò ardentemente che la conversazione fosse breve. Speranza vana! Era sotto quella coperta bollente da un'eternità, e gli uomini continuavano a ridere e a scherzare tranquillamente. Uno starnuto la stava torturando da un po' finché a un certo punto non riuscì più a trattenerlo. Non seppe che cosa stessero dicendo gli uomini a quel punto, ma era sicura che in qualche modo si stessero prendendo gioco di lei. E intanto, mentre il tempo passava, lei pianificava le torture più indicibili per Chauncey M. Jefferson IV. Finalmente il peschereccio si rimise in moto e si allontanò. L'orlo del sacco a pelo si sollevò. «Puoi uscire. Se ne sono andati.» Lei gettò via la soffocante copertura e si mise a sedere con gli occhi che lanciavano lampi di collera. «Vi stavate burlando di me mentre ero qui sotto, vero?» «No, noi...» «Ci avrei scommesso» lo interruppe Andi, furibonda. «Voi uomini siete tutti uguali. Sicuramente la bambola nascosta sotto la coperta vi ha fatto fare un mucchio di risate!» Lui si accovacciò e sorrise dolcemente, tentando di abbracciarla. «Sei così bella e intelligente. Io non farei mai...» Lei lo allontanò in modo brusco. «Allora, perché ci hai messo tanto?» «Perché...» cominciò lui, tentando di riabbracciarla. «Perché non ti importava se fossi morta soffocata qui sotto. E perché per il grande Chance Jefferson sono solo una combinaguai un po' stramba e perché...» Vicky Lewis Thompson
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Lui le mise una mano sulla bocca e con una mossa rapida le fu sopra, ma lei tentò di liberarsi e rotolò su un fianco. Tutto ciò che ottenne, però, fu di essere immobilizzata dalle sue forti braccia. «Smettila di lottare» le disse. «O cadremo in acqua. E conoscendoti è un miracolo che non sia già accaduto.» Andi smise di dibattersi. Cadere nel lago da quell'altezza non sarebbe stato il modo giusto per cominciare la giornata. «Vedo che pensi che sono una pazza scriteriata.» «Non pazza.» «Ma scriteriata, sì.» Lo guardò con aria di sfida, però notò che negli occhi di lui c'era tutt'altro. Erano occhi pieni di umorismo e di calda benevolenza. E poi, nonostante l'irritazione, la carezza dei peli del torace di lui contro il proprio seno nudo le stava facendo un gran bene. Chance sorrise. «Un'adorabile scriteriata. Ma non dimenticare che stai parlando con uno che è svenuto quando la logica voleva che gestisse la situazione con calma e razionalità.» «E non era la prima volta, a quanto mi è stato detto» precisò lei. «Vedo che non dovrò preoccuparmi che tu possa dimenticarlo. Magari mi ricatterai.» «Grazie per l'idea.» Lei appoggiò la guancia contro il suo cuore e ne ascoltò il battito regolare. «Quindi non mi stavate prendendo in giro prima?» chiese titubante. «Certo che no.» Con una spinta, Chance la fece rotolare sotto di lui. «Se non stavate parlando di me, perché diavolo è durata tanto quella conversazione? Cominciavo a pensare che avessi ritrovato un paio di fratelli carnali perduti.» «Ho dovuto chiacchierare un po' per spiegar loro come facevo a trovarmi da solo in mezzo al lago su una barca per dieci persone. Gli ho detto che i miei compagni erano ancora in spiaggia e che avevamo bevuto un po' troppo, e che io, senza saperlo, dopo essermi addormentato sul tetto, ero andato alla deriva.» «E ti hanno creduto?» «Sì. Gli ho anche descritto il posto in cui ci eravamo rifugiati per sfuggire al vento e loro mi hanno spiegato come tornarvi. Ho pensato che, se avessi tagliato corto, si sarebbero chiesti se per caso avevo un cadavere sotto quel sacco a pelo. In effetti, eri un fagotto dall'aspetto un po' equivoco.» Vicky Lewis Thompson
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«Un fagotto dall'aspetto un po' equivoco. Oh, ma allora vuoi adularmi!» Chance sentiva che il contatto tra i loro due corpi stava cominciando a eccitarlo. Sollevò i fianchi per metterli in linea con quelli di lei. «Sì, ma il più bel fagotto che abbia mai trovato sotto un sacco a pelo» mormorò con voce un po' roca. Andi si rese immediatamente conto delle sue intenzioni. «Chance, non credo che dovremmo...» Lui cominciò a baciarla e ad accarezzarla, riluttante ad accogliere obiezioni. «Chance, ascolta... Credo che bisognerebbe prima provare i motori. Se non dovessero funzionare...» «Io sto provando i tuoi.» Sollevandosi solo un poco, si sfilò i pantaloncini e afferrò la scatola di preservativi. «Chance, potrebbe arrivare un'altra barca e c'è quasi il sole, ormai.» «Farò attenzione» la rassicurò. «Aprimi questo, per favore» le chiese, porgendole la piccola confezione. «Stai facendo sul serio?» «Ne dubiti?» «Certo che ne dubito!» «Dov'è finito il tuo spirito, Andi?» «Veramente vuoi fare l'amore sul tetto di una barca alla luce del sole?» Nonostante la sorpresa, l'idea la eccitava incredibilmente. E, titubante, aprì il pacchetto che Chance le aveva porto. Dopo qualche attimo, lui era già dentro di lei. «Sei pazzo» ansimò Andi. «Mi ci fai sentire tu, diavolo di una donna» le sussurrò, mentre continuava a spingere con ritmo crescente. Ormai Chance aveva vinto le sue resistenze, pensò Andi, mentre si lasciava andare a quella follia. I loro occhi erano incatenati e in quelli di lui splendeva una profonda tenerezza, a dimostrazione del fatto che quella fusione non era solo fisica, ma anche dell'anima. Non era puro piacere, anche se era appagante fino allo stordimento. «Oh, Andi» mormorò Chance, coprendole la bocca. Il suo nome non le era mai suonato così dolce e nessun bacio le aveva mai toccato l'anima come quello. Lui rallentò il ritmo per godersi con gioia e consapevolezza gli ultimi momenti. Poi affondò profondamente dentro di lei e le fece varcare le soglie dell'estasi. Vicky Lewis Thompson
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Fu solo allora che anche Chance si lasciò andare, unendosi a lei in quel momento di totale appagamento e felicità. Innamorarsi di Andi non era una buona idea, tuttavia Chance non riusciva ad arrestare il fluire di quel sentimento. Prima aveva pensato che si trattasse di una semplice attrazione fisica, ma presto aveva capito che si trattava di qualcosa di più, di molto di più. Mentre pilotava la barca verso l'insenatura della sera prima e Andi si dava da fare per mettere in ordine, lui le prese più volte la mano e gliela baciò, non in risposta a uno stimolo sessuale, ma a un'esigenza interiore che gli chiedeva di ristabilire il contatto, di fargli sentire di nuovo quell'elettricità che lo rendeva felice come mai era stato prima di allora. Avevano deciso le cose che avrebbero fatto subito: ancorarsi nell'insenatura, chiamare l'ospedale per chiedere di Nicole e della bambina e caricare tutto quello che avevano lasciato in spiaggia. Dopodiché non avevano alcun piano. Secondo la logica, sarebbero dovuti ritornare al porto e poi a Las Vegas da Nicole. Dopotutto, la vacanza era una specie di regalo di compleanno per Bowie, e Bowie non c'era più. Ma Chance non voleva che finisse tutto così in fretta. Il battello camminava bene anche con un solo motore e nel frigorifero c'erano ancora provviste per una settimana. «Terra» le gridò, quando avvistò la caletta. «C'è nessuno sulla spiaggia?» chiese lei. «Non c'è anima viva.» La nostra spiaggia. Gli sarebbe piaciuto che fosse così. Del resto, lo spazio era talmente esiguo che nessun'altra barca avrebbe potuto fermarsi oltre a loro, consentendo loro di avere un bel po' di privacy. «La nostra roba è ancora lì, fortunatamente» notò Andi. «Ci avrei scommesso» disse Chance. «In fondo, siamo stati via solo una notte.» «Sì, hai ragione, ma a me sembra che sia passata un'eternità da quando siamo salpati da Echo Bay.» «Sì, è vero.» In quell'eternità, Chance si era innamorato di Andi, anche se ancora faceva fatica a crederci. Condividere la nascita della nipote, averle mostrato la propria vulnerabilità in un momento di crisi e poi fare l'amore con lei una, due volte, in maniera incredibilmente coinvolgente... erano tutte cose che avrebbero reso il loro rapporto stabile e duraturo... se fossero rimasti per sempre su quella barca. Ecco dov'era il problema. Non riusciva a immaginare Andi a Chicago che combatteva quotidianamente Vicky Lewis Thompson
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contro il suo lavoro dalle responsabilità pressanti e dagli orari impossibili, e non immaginava nemmeno se stesso abbandonare tutto quanto per trasferirsi in Nevada. La presenza di Andi nella sua vita avrebbe finito per distrarlo dal serio problema di dover condurre un'importante azienda. Come avrebbe fatto a presenziare a dei noiosissimi, quanto inevitabili, incontri senza morire dalla voglia di tornare a casa da lei, o senza immaginarla sempre così sexy e divertente ad attenderlo nel suo letto? «Ci siamo» disse, quando toccarono la spiaggia con la prua. «Finalmente» sospirò lei, avvicinandosi. «Perché improvvisamente sento un'urgenza che non riesco a frenare.» Chance la prese tra le braccia con un sorriso divertito. «Ma cos'hai, un chiodo fisso?» «Perché, tu no?» A lui bastò guardarla solo un secondo in quegli occhi accesi di malizia per sentire dentro di sé il desiderio riprendere forma e vigore. «Al momento, sì» ammise.
12 ANDI TENEVA I paletti mentre lui li conficcava nella sabbia con il martello. Dopo aver fissato anche le corde, lei si sciacquò le mani. «E ora, che facciamo, carichiamo la roba o chiamiamo prima l'ospedale?» Chance si levò gli occhiali da sole e si asciugò il sudore dalla fronte. «Prima, parliamo di alcune cose.» Andi si sentì afferrare dal panico. Sentiva che quella storia stava per concludersi. Probabilmente a Chance non interessava fidanzarsi con un'insegnante di yoga di Las Vegas. E voleva che lei capisse che, anche se avevano trascorso dei momenti bellissimi, sarebbe finito tutto una volta tornati a casa. Si era detta che doveva aspettarselo, ma se ne era dimenticata nell'euforia di quel sentimento che le era sbocciato prepotentemente nel cuore. Ricordò quello che le aveva risposto qualche minuto prima, quando avevano scherzato sul chiodo fisso. Al momento, sì. Si trattava solo di un momento. E quel momento si era già concluso. A quel punto, decise di salvare il proprio orgoglio. Si sedette con finta noncuranza su una delle sedie a sdraio ancora disposte in circolo sulla Vicky Lewis Thompson
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spiaggia ed esordì dicendo: «È stata veramente straordinaria questa vacanza, vero? Peccato che sia così lontana dalla realtà». «E' vero» convenne lui, parlando con cautela. Lei abbozzò una risatina. «Dopotutto siamo adulti e dovremmo essere in grado di avere un piccolo flirt senza farne un affare di stato.» «Immagino di sì.» «Be', questo è per farti capire che non ci saranno pressioni da parte mia. È stato bello, ma non abbastanza per costruire un futuro insieme. Siamo troppo diversi. Tu hai la tua azienda da portare avanti e io la mia pazza vita da vivere, giusto?» «Mmh...» Chance si girò a guardare il lago con un'espressione indecifrabile in viso. «Non posso contraddire la tua logica.» «Non mi aspettavo che lo facessi.» Andi ingoiò il boccone amaro. Che cosa si era immaginata? Che lui cadesse ai suoi piedi e la supplicasse di restare con lui? «L'unico problema è...» «Cosa?» chiese lei precipitosamente. «Che la barca è stata noleggiata per una settimana.» «Temi che non ci restituiscano i soldi?» «No, dannazione. Voglio solo sapere se ti interessa tenere la barca fino alla fine.» «Con te sopra?» gli chiese lei con il fiato sospeso. Chance sorrise. «No, da sola.» Si avvicinò e prese posto sulla sedia a sdraio accanto a quella di lei, sporgendosi con il busto. «Da sola su un battello per dieci persone... Per forza con me sopra, sciocchina.» Sapendo che un prolungamento non avrebbe cambiato nulla nel loro rapporto, l'unica cosa dignitosa da dire sarebbe stata un bel no, ma la vicinanza di Chance, quella bocca così invitante a pochi centimetri dalla sua, la portarono istintivamente a dire esattamente il contrario. «Mi interesserebbe molto.» «Bene. Anche a me.» Il sorriso che le si stampò automaticamente in viso sarebbe rimasto lì per qualche altro giorno, pensò deliziata, pur sapendo che ben presto un mare di lacrime l'avrebbe miseramente sostituito. «Resta solo il problema di Nicole. Dobbiamo chiamare per sapere se ha bisogno di noi, perché in tal caso...» «Dovremo correre da lei, lo so. Mi sembra ovvio. Se invece non dovesse Vicky Lewis Thompson
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averne...» «Resteremo qui, e io andrò a trovare lei e la bambina a Chicago non appena vi si saranno stabilite.» «Siamo d'accordo, allora» concluse Chance. «Vado a prendere il cellulare.» Si alzò dalla sdraio e si incamminò verso il battello con gli occhiali da sole in una mano. Poi si girò verso di lei e indietreggiò di qualche passo, continuando a parlare. «L'infermiera ti aveva dato un biglietto con il numero di telefono. Dove lo hai messo?» «È... Oh, attenzione, Chance!» Troppo tardi. Chance era inciampato in una delle funi che ormeggiavano il battello ed era caduto pesantemente sulla sabbia. Andi saltò in piedi e lo raggiunse. «Tutto a posto?» gli chiese. Lui si rialzò e lanciò uno sguardo agli occhiali da sole distrutti. «Io sì, ma non posso dire altrettanto dei miei occhiali.» «Oh, che peccato! Immagino che fossero molto costosi.» Lui la prese per le spalle, incollerito. «Perché tutti sembrano pensare che mi importi tanto dei soldi? L'unica volta che mi preoccupo dei costi è quando influenzano negativamente gli affari della mia famiglia. Volete mettervelo in testa una buona volta?» «Nessuno ti crederà se non smetterai di giocare con i numeri tutto il tempo. Quello che fai parla chiaro.» «Chi lo farebbe, se non me ne occupassi io?» Andi lo guardò in silenzio per qualche attimo, chiedendosi se per caso avesse già dimenticato il coraggio e il senso della responsabilità dimostrati dal fratello durante la nascita della bambina. «Ne sei assolutamente sicuro?» Un lampo di incertezza baluginò nei suoi occhi. «Io non credo» lo incalzò Andi. «Be', in questi giorni è successo qualcosa di strano, lo devo ammettere. In genere, non ho l'abitudine di inciampare nel barbecue o in una fune, né di trovarmi su una barca con una sola elica o addirittura di svenire nei momenti di bisogno.» «Probabilmente è colpa mia» suggerì lei in tono sincero. La sua presenza sembrava aver sempre avuto un influsso catastrofico sulla vita di Chance. «No. Devo solo smetterla di comportarmi da idiota. Dove hai detto che hai messo quel biglietto? Dopo che avremo chiamato l'ospedale, devo fare anche alcune telefonate in ufficio.» Vicky Lewis Thompson
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Lei sospirò. «È sul ripiano della cucina.» Tuttavia, Andi era convinta che tutti quei disastri in cui lui era incorso fino ad allora erano dovuti a lei e al diversivo che rappresentava nella sua vita. In qualche modo aveva un ascendente su di lui e lo avrebbe usato ancora per portare a termine la missione che si era posta all'inizio di quella vacanza: distrarlo dagli impegni asfissianti del lavoro e accettare di delegarne una parte al fratello. Non gli avrebbe permesso di rifugiarsi di nuovo nel ruolo del manager super-impegnato. Dopo qualche attimo, lui tornò a terra con il telefono e due lattine di aranciata. «La colazione» le disse, porgendogliene una. «Grazie. Avrei dovuto avvertirti che era Nicole la regina della casa. Senza di lei, dubito che avremo un menu bilanciato.» «Non essere così modesta» la prese in giro Chance, porgendole anche il telefono. «Quella crema al cioccolato era squisita.» «Non ho detto che non sono creativa» ribatté lei, osservando il profilo sexy di lui, mentre sollevava la lattina e, con gli occhi chiusi, ne sorseggiava il contenuto. «Solo, non equilibrata.» «Questa non è una novità, però mi piace» le disse con sincerità, lanciandole uno sguardo allusivo. Lei colse le implicazioni di quel sorriso malizioso e capì, con un moto di orgoglio, che sarebbe stata in grado di impedirgli di scomparire nella nebbia del suo lavoro, almeno per una settimana. «Su, telefona» le ricordò lui dolcemente. «Giusto.» Andi compose il numero dell'ospedale e, dopo qualche secondo, le rispose direttamente Nicole. «Ehi, Nic. Sembri in gran forma.» «È così» confermò Nicole. «Il dottore ha detto che dipende dal fatto che non ho assunto calmanti durante il parto. Anche se è stata dura. Immagino di avere anche imprecato un pochino.» Andi non poté resistere. «Perché credi che Chance sia svenuto una seconda volta?» «Veramente?» domandò Nicole, mortificata. «Ti prego, dimmi che non ho mandato a quel paese nessuno.» «Tutti, anche se non proprio a quel paese, se capisci che cosa intendo. Non facciamo che parlare di quello, io e Chance.» «Oh, santo cielo! Sono così imbarazzata. Di* a Chance che di solito non mi comporto così, per favore.» «Gli ho detto che aveva finalmente visto la vera Nicole.» Vicky Lewis Thompson
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«Dimmi che non lo hai fatto, Andi Lombardi Se non fossi bloccata in questo letto d'ospedale, ti...» «Rilassati» le disse Andi, ridendo. «Sei stata la stella della serata, non sei contenta? E non preoccuparti, Chance non ha commentato. Credo che non ci abbia neanche fatto caso, così imbambolato com'era.» «Sei una peste! Lo dirò a mamma.» «No, non lo farai. Altrimenti dovrai ammettere di aver detto tutte quelle sconcezze. Pensa se ci fosse stata la signora Jefferson con la sua videocamera...» «Sarebbe stato diverso, perché avrei chiesto di imbottirmi di sedativi. Ma sono più felice così, perché mi sento benissimo. E anche Chandi sta bene.» Andi balzò in piedi. «Chi?» «Chandi. Tua nipote. Mia figlia.» «Chandi?» Andi guardò Chance mentre abbassava i pollici in segno di disapprovazione. «Non ti piace? Bowie e io ci abbiamo pensato durante il viaggio in elicottero.» «Perché è stato lì che hanno cominciato a darvi i sedativi, vero?» «No! Eravamo lucidi entrambi. Chandi Bowina Jefferson. Non è meraviglioso?» Andi non rispose subito. Era divisa tra l'orrore e l'isteria. «Siete due incoscienti.» «Da che pulpito!» esclamò Nicole, ridendo di gusto. «Ma hai chiesto alla povera Chandi Bowina come si sente con un nome tale?» In quel momento, Andi sentì un tonfo. Chance era caduto a terra e si era tirato dietro la sedia a sdraio, che gli si era chiusa addosso. «Chandi Bowina» ripeté con voce soffocata. «Passami quel telefono» urlò poi, riemergendo e allungando un braccio. «Oh, zio Chance vorrebbe dirti due parole.» Gli passò il cellulare coprendo il microfono. «Non essere troppo brutale, mi raccomando. Ricorda che ha appena partorito» mormorò. «Oh, non mi sembra che tu sia stata particolarmente delicata quando le hai detto delle imprecazioni.» Prese il telefono. «Nicole? Che diavolo significa questa storia di Chandi Bowina?» «Che tatto» commentò Andi, osservandolo mentre ascoltava le Vicky Lewis Thompson
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motivazioni di Nicole. Dopo un po', lo sentì dire: «Va bene, se piace a voi e anche a mia madre, vuol dire che piacerà anche a me». Coprì il microfono e sussurrò: «Mamma pensa che suoni un po' francese». Andi scoppiò a ridere. «Sì» continuò Chance. «Credo che ci saremo abituati per quando la ragazza avrà compiuto, diciamo... trentadue anni?» Fece una pausa e annuì con il capo. «Ascolta, Nicole, credi che sia meglio se veniamo da te? Magari hai bisogno di qualcosa...» Andi incrociò le dita, attendendo la risposta. «Sì, abbiamo liberato la barca e il sole è tornato a brillare.» Andi continuava a osservarlo senza fiatare. «Be', in tal caso pensavamo di continuare la vacanza.» Ascoltò per un attimo. «Sicura...? D'accordo, allora.» Andi saltò in piedi e cominciò a ballare una specie di danza della vittoria. Chance le sorrise e alzò i pollici in cenno di assenso. «Sì» continuò, «Andi pensava di venire a Chicago nei prossimi giorni. Te la passo, così te lo dice di persona.» Tese il telefono ad Andi. «Ehi, Nic, sicura che non hai bisogno di noi?» «Prima dimmi come va con Chance.» «Bene, direi» rispose Andi, allontanandosi un poco. «Mi sembra che lui voglia restare, ma tu lo desideri?» Andi fece un sospiro. «Sì.» «Ascolta, Andi, non ho bisogno di voi, ma sono preoccupata per te. Bowie pensa che sia fantastico che voi due restiate da soli, ma io credevo che sarebbe stato meglio se avessi continuato a supervisionare la cosa.» «Nicole Lombard Jefferson! Deduco che avevate organizzato tutto!» «Be', di sicuro non la parte in cui partorisco sulla barca, ma Bowie e io pensavamo che se aveste avuto la possibilità di conoscervi meglio, tu e Chance...» «Scordatelo, Nic.» «Ma avete deciso di trascorrere il resto della settimana insieme. Questo deve voler dire che le cose procedono bene.» «Solo fino a un certo punto, sorellina. Non sono stupida.» «Be', se quell'idiota non ti supplica di sposarti è proprio senza speranza. Oh, cara, adesso devo lasciarti. Mi stanno portando Chandi per un'altra poppata. Ci risentiamo, va bene?» Vicky Lewis Thompson
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«D'accordo, Nic.» Andi spense il telefono e lo restituì a Chance. In viso aveva un'espressione cupa. Chance posò il cellulare sulla sedia e le mise le mani sulle spalle. «Restare con me per altri tre giorni ti crea problemi?» Lei trasse un lungo respiro. «No.» «Nicole voleva assicurarsi che non ti avrei fatto del male stando con te senza prometterti...?» «È ridicolo!» esclamò. «A volte Nicole commette l'errore di pensare che ognuno desideri quello che desidera lei.» «Intendi, un marito e un figlio?» «Sì.» «E tu non vuoi queste cose, vero?» le chiese Chance, fissandola negli occhi. La verità colpì con violenza Andi quando realizzò che, al contrario, desiderava esattamente le cose che lui aveva appena menzionato e che aveva già messo gli occhi sul candidato ideale. «Forse un giorno, non adesso che posso ancora divertirmi e non avere problemi.» «Immagino che dovrà essere veramente speciale la persona per la quale rinuncerai alla tua preziosa libertà.» «Sì, immagino di sì.» Eccola davanti a me. Chance continuò a fissarla negli occhi ancora per qualche momento, e per un attimo sembrò che volesse aggiungere qualcosa. Ma non lo fece e la lasciò andare piuttosto bruscamente. «Ora, però, devo chiamare l'ufficio. Si chiederanno dove sia finito.» «Di' loro che ti ha rapito una zingara.» Andi si avviò verso la barca. «Io vado a preparare del caffè e qualcosa da mettere sotto i denti.» La spiegazione della zingara non era tanto distante dalla realtà, pensò Chance mentre osservava Andi tornare reggendo un toast e una tazza di caffè. Era uno spirito libero e selvaggio che non voleva essere imbrigliato. Ed era perfetto così, perché non avrebbe costituito un problema per lui. Almeno questo era quello che andava ripetendosi. E sapeva di suonare un tantino ipocrita. In realtà, quello che desiderava veramente era che Andi andasse a vivere con lui a Chicago, e non gli importava se la sua presenza lo avrebbe in qualche modo distratto. Perché era certo ormai che il pensiero di lei lo avrebbe distratto comunque. Ma era inutile continuare a crogiolarsi in quelle idee, si disse. Andi era stata piuttosto chiara a proposito del Vicky Lewis Thompson
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matrimonio. Semplicemente non era interessata. L'aroma intenso del caffè lo aiutò a tornare alla cruda realtà. Tanto valeva accantonare quei sogni e dedicarsi al terreno solido della sua vita: il lavoro. Compose il numero sul cellulare e attese che il centralino lo mettesse in comunicazione con la segretaria. Andi intanto aveva indossato il costume rosso del primo giorno e stava facendo i suoi quotidiani esercizi di yoga. Chance si sporse per osservarla meglio. Il suo corpo sinuoso tracciava linee invisibili nell'aria con una grazia e una sensualità che lo conquistarono. «Oh, cielo» mormorò, spegnendo il telefono.
13 ANDI AVEVA SPERATO che i suoi esercizi di yoga abbreviassero la telefonata di Chance, non che gli impedissero addirittura di farla. E solo dopo che ebbero fatto l'amore e consumato sul letto una sommaria colazione, scoprì la verità. «Come sopravvivono in ufficio senza di te?» «Non lo so. Ho riattaccato prima di parlare con Annelise.» «Perché?» Lui la guardò da capo a piedi, il suo lucente corpo nudo disteso di fianco a lui. «Credo che sia stata la posizione della V rovesciata a farmi cambiare idea.» «Be', ora mi sento in colpa.» Chance ridacchiò. «Mi chiedo se tu non lo abbia fatto apposta.» Ops! «Non esattamente. Voglio dire, faccio sempre gli esercizi la mattina e il ponte è il punto più comodo del battello.» «Non fa niente, Andi» la rassicurò Chance. «Se non riesco a resisterti è colpa mia. Vuol dire che quella telefonata non era così importante. Ora, però, devo dedicare un paio d'ore a un progetto. E sarò talmente concentrato da non accorgermi di te neanche se ballassi nuda la danza del ventre.» «Capisco» mormorò Andi, scettica, raccogliendo la sfida. Solo che non sarebbe stata così scontata, giurò a se stessa. Tre ore più tardi, Chance era ancora sul ponte a lavorare con il portatile e il telefono cellulare. Andi gli aveva concesso un po' di tempo, ma ora, considerata la fantastica giornata e l'invitante trasparenza dell'acqua, decise Vicky Lewis Thompson
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che era tempo di farlo smettere. «Credo che andrò a fare una nuotata» annunciò, passandogli accanto. «Mmh... divertiti» le disse lui senza neanche sollevare la testa. Andi scese in acqua dalla scaletta e fece qualche bracciata, poi si sfilò il costume rosso e lo lanciò con un tiro misurato sulla ringhiera del ponte, giusto a due passi dalla sua postazione. Chance alzò lo sguardo sorpreso e, realizzato di che cosa si trattasse, osservò l'indumento, gli occhi ridotti a due fessure, come un toro davanti al drappo della corrida. Quando voltò la testa in direzione di Andi, lei stava nuotando sott'acqua. Risalendo in superficie, Andi dovette faticare a trattenere una risata. Dando un'occhiata al ponte, si era accorta che Chance si era accostato di più alla ringhiera, per poter godere di una visuale più ampia. A quel punto, la mossa più banale sarebbe stata fingere un crampo e invocare aiuto. Ma non voleva che Chance rispondesse al dovere. Voleva che fosse il piacere a impedirgli di resistere. Ringraziando la sua buona stella, per via delle lezioni di nuoto sincronizzato prese da bambina, cominciò a muovere il corpo secondo le figure aggraziate e morbide della disciplina. Prima nuotò sul dorso e sollevò una gamba, dita dei piedi tese e puntate verso l'alto, fino a scomparire interamente sotto la superficie. Uno sguardo fuggevole a Chance le rivelò che aveva abbandonato il cellulare e smesso di digitare. Quindi, si tuffò a delfino per nascondere un sorriso compiaciuto e scoprire il fondoschiena. Tornata a prendere fiato, lo scorse in piedi mentre si sbottonava i pantaloncini. Quindi passò a un'altra figura di notevole interesse artistico. Inarcando la schiena, si tuffò lentamente all'indietro, portando in aria prima i seni, poi i fianchi, e finendo un'altra volta con i piedi puntati al cielo e i muscoli delle gambe tesi e... doloranti! Accidenti, un crampo!, realizzò, mentre ansimava. «Aiuto!» gridò, guardando verso la barca. «Sto arrivando!» Nella fretta di liberarsi dai pantaloncini, Chance perse l'equilibrio, si aggrappò al tavolino su cui aveva poggiato il portatile e, con un pugno involontario, lo fece volare in aria, finché fu ingoiato dai flutti con un tonfo sordo. Tuttavia non fece alcuno sforzo per recuperarlo. Si tuffò a sua volta nel lago e prese a nuotare furiosamente verso di lei. Quando raggiunse Andi, la agganciò con un braccio e la trascinò verso il battello. Vicky Lewis Thompson
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«Il tuo portatile» ansimò lei quando poté ancorarsi alla scaletta. «Non me ne importa un fico secco del portatile.» Anche Chance si aggrappò alla scaletta per prendere fiato. «Che cosa è successo?» «Un crampo.» «Dove?» «Al polpaccio sinistro.» Chance cominciò a massaggiarglielo con la mano libera. «Non preoccuparti della mia gamba. Prendi il portatile.» «Al diavolo il computer. Saresti potuta annegare.» Il cuore gli batteva all'impazzata. Non si era mai sentito tanto spaventato. Mai. «Sì, grazie alla mia stupidità. Per favore, Chance, non preoccuparti di me. Va' a prendere quel computer.» «D'accordo, se ti fa felice. Tu resta qui, mi raccomando.» «Lo prometto.» Chance scomparve sotto la superficie dell'acqua in direzione del punto in cui era sprofondato il computer. Ricomparve qualche attimo dopo con l'aggeggio che faceva acqua da tutte le parti. Facendo leva sulla scaletta, lo appoggiò sul ponte. «Oh, Chance!» Andi lo fissava disperata. «C'è qualche speranza?» «E chi può saperlo?» «Io... io te lo ripagherò» disse lei sull'orlo del pianto. «Ma so che non è questo il punto. Hai perso tutti i tuoi dati...» Tirò su col naso. «Non avrei mai dovuto cercare di distrarti.» Chance realizzò con sorpresa che non tutta l'acqua sul viso di lei proveniva dal lago. Stava piangendo. Piangendo per i suoi dati! Per un pezzo di stupida ferraglia! L'abbracciò stretta. «Ehi, vieni qui.» Andi nascose il viso sul suo petto. «Penso sempre di essere così intelligente, così furba. Gli farò dimenticare quel maledetto portatile, mi sono detta. Ebbene, ci sono riuscita, ma giuro che non era quello che volevo.» Chance le prese il viso tra le mani e la guardò con dolcezza. «Non scusarti per essere come sei. Sono stato io a sfidarti, dopotutto. E poi l'ho buttato io il computer nel lago, non tu.» Gli occhi di lei brillavano sotto le ciglia bagnate. «Sì, perché ti ho stuzzicato! E poi mi è venuto quel maledetto crampo perché non sono abituata a tendere le dita in quel modo.» Vicky Lewis Thompson
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«È stato uno show delizioso finché è durato» le assicurò lui, sorridendole teneramente. «Sono stata una sciocca a farlo. E ora ho rovinato tutto... i tuoi files, i tuoi fogli di calcolo... tutto.» «Lo sai? Non me ne importa un accidenti dei miei files e dei miei fogli di calcolo» disse più a se stesso che a lei. Avrebbe dovuto sentirsi furioso per quello che era accaduto, ma non riusciva a fare a meno di provare uno strano senso di leggerezza al posto della collera. Reso inutilizzabile il computer, lui non poteva lavorare. Proprio non poteva farlo. Un peso immenso, che neanche sapeva di portare, era scomparso come per magia. Cominciò a ridere. «Chance, forse dovremmo cercare di asciugarlo per vedere se funziona» insistette Andi, interpretando quello scoppio di ilarità come una reazione nervosa. «I miracoli accadono.» «Sì, hai ragione. I miracoli accadono. Mantieni ferma la scaletta.» Si affacciò sul ponte e afferrò il computer. Poi lo sollevò in aria e... lo lanciò. Andi gridò e fece per recuperarlo, ma lui la trattenne prima che potesse tuffarsi. «Ma che fai? Così non funzionerà mai più.» «Giusto!» Chance la tirò a sé e la baciò. «Adesso, sbrighiamoci. Abbiamo tre ore da recuperare.» Andi non riusciva a credere alla trasformazione di Chance senza quel dannato computer. A quanto pareva, era stato l'ancora che lo aveva trattenuto dal dispiegare le vele per tutti quei giorni. Ora sembrava rinato. Dopo essersi levato il costume, aveva nuotato e giocato con lei nell'acqua fino allo sfinimento. Poi quel gioco era diventato erotico e avevano fatto l'amore fino al tramonto, prima in acqua, poi nella cuccetta di Chance, concludendo la giornata con una cena romantica a lume di candela e poi di nuovo facendo l'amore sulla spiaggia al chiaro di luna. Avevano fatto l'amore, sì, l'amore. Perché di quello si trattava. Andi non poteva ingannarsi sulla natura dei propri sentimenti. Aveva promesso a Nicole che non si sarebbe lasciata sorprendere con la guardia abbassata. Ma quell'uomo nuovo, diverso, era irresistibile. Se solo il computer non fosse caduto in acqua, avrebbe potuto impedirsi di innamorarsi così follemente di Chance, si disse. Chance la svegliò all'alba con una serie di piccoli baci sul collo. Il profumo del caffè riempiva già l'aria della cucina. «È ora di alzarsi, pigrona» le sussurrò in un orecchio. «Si va a pescare.» Vicky Lewis Thompson
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«Pescare?» Andi spalancò gli occhi. «Sì. È la giornata ideale. Vieni, le lenze sono già state sistemate. Prenderemo pesce per colazione!» «Chissà perché preferirei le ciambelle per colazione.» «Non fare la disfattista» le disse, prendendola per un braccio e obbligandola dolcemente a posare i piedi a terra. «Ma, Chance, è ancora buio fuori. I pesci non hanno la sveglia. Non saranno ancora in piedi.» «I pesci si alzano molto presto, invece.» Lei aveva gradito tutti i cambiamenti di Chance dal momento dell'affondamento del portatile, ma non era sicura che anche la questione della pesca deponesse a favore. «Tieni, avvolgiti nel sacco a pelo.» Glielo drappeggiò sulle spalle. «Ti piacerà, vedrai.» «Certo!» Lei camminò a tentoni verso l'uscita, trascinandosi dietro il sacco a pelo come uno spartano strascico da sposa. Lui la sistemò in una sedia a sdraio e le tese una tazza di caffè. «Non è fantastico?» le chiese entusiasta. «Sono senza parole» sospirò lei. Un'ora e un'altra tazza di caffè più tardi, lei si girò verso di lui. «Allora, quando comincia il divertimento?» «Pare che non abbocchino alle nostre esche» commentò Chance, preoccupato. «Avremmo dovuto portare delle esche vive. È la stessa cosa che ho detto anche a tuo fratello quando...» «I tuoi orecchini» la interruppe lui. «Scusa?» «Su, che cosa abbiamo da perdere?» «Tu, niente. Io perdo un bel paio di orecchini, un regalo di mio cognato.» «Te ne farà un altro paio. Per favore, Andi. Ci tengo troppo a prendere un pesce per colazione.» «Va bene» accettò lei, alzandosi per andare a prenderli. «Ma ne useremo uno a testa. Così forse prenderemo due pesci.» Mezzora dopo, Andi pregò Chance di smetterla di pescare pesci, visto che ne avevano a sufficienza per colazione, pranzo e cena. «Hai visto che i tuoi orecchini hanno funzionato?» Chance osservava da Vicky Lewis Thompson
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vicino la creazione di Bowie. «La Jefferson Sporting Goods non ha mai avuto niente del genere. Dobbiamo assolutamente metterli sul mercato.» Andi lo osservò interessata. «Darai un premio a Bowie?» Lui ricambiò lo sguardo. «Sì, suppongo di sì.» «Sai, l'idea dell'esca per i pesci non è male, ma neanche quella degli orecchini mi dispiace» commentò Andi. «Sì, a meno che non ti sporgi troppo da una barca con questi addosso.» Andi rise di gusto. «Ehi, questa sì che è un'idea promozionale! Cattura un uomo o un pesce. Dipende da te.» «Non lo so, Andi. La Jefferson è sempre stata molto tradizionale. Sembra un tantino eccessivo, considerando la nostra immagine.» «È il momento di modernizzarvi, non credi? Magari affidando a Bowie la campagna di marketing per questo nuovo, irresistibile prodotto. Se fossi in te, cercherei di sfruttare il talento creativo di Bowie per far crescere l'azienda lungo nuove direttrici.» «Non credo che abbia la costanza e la serietà necessarie per gestire da solo qualcosa.» «Smettila di ripetere sempre le stesse cose, Chance. Questo lo diceva tuo padre e fa parte del passato. Hai già dimenticato la sua prova di coraggio con Nicole?» «Si trattava di sua moglie» obiettò Chance, poco convinto. «E la Jefferson non è anche la sua azienda? Perché non gli dai l'opportunità di dimostrare il suo attaccamento all'impresa? Non sai che cosa potrebbe accadere se liberassi il suo spirito creativo, invece di prevaricarlo.» «Io non lo prevarico.» «No?» Questa volta sarebbero arrivati fino in fondo, si disse Andi. «Non mi fido di lui. Gli piace solo divertirsi.» «Il divertimento ha un suo posto nella vita. E Bowie saprebbe quando metterlo da parte e diventare serio se la situazione lo richiedesse. Te ne ha dato ampiamente prova, di recente.» «Io non so se quello che è accaduto l'altra sera possa valere da esempio in un contesto aziendale» ribatté Chance. «Una crisi è una crisi, Chance! E in quella che abbiamo affrontato sei stato tu a svenire, non lui, ricordi?» Chance stava perdendo la pazienza. Non sopportava quel terzo grado. «Non hai vissuto tu con lui per ben ventotto anni. Se gli dessi la libertà di Vicky Lewis Thompson
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cui mi parli, salterebbe da una cosa a un'altra senza portarne a termine nessuna.» Andi si sentì chiamata in causa. «Io non sono diversa da lui. Siamo così male?» Chance non rispose, ma i suoi occhi parlarono chiaro. Andi supponeva che lui non avesse un'alta opinione di lei da un punto di vista pratico, tuttavia non poté fare a meno di rammaricarsi profondamente. Chance scorse l'amarezza nei suoi occhi e le afferrò un braccio per stabilire un contatto. «Non è di te che si parlava. Anzi, se lo vuoi sapere, credo che tu abbia un incredibile potenziale come insegnante di yoga. Dovresti aprirti un posto tutto tuo e sfruttare questo talento. Per esempio, potresti...» Quell'idea in cui aveva creduto per mesi improvvisamente perse fascino e consistenza. Non le piaceva che fosse Chance a proporgliela, come se fosse un'idea sua in cui vedeva un fine lucroso, strettamente commerciale. «No, grazie» commentò, acida. Lui la lasciò andare bruscamente, stizzito da quella risposta. «Che cosa vorresti, allora? Che fossi io ad abbandonare l'azienda, lasciandola nelle mani di Bowie, per venire a vivere di espedienti con te a Las Vegas?» Lacrime di frustrazione le riempirono gli occhi, offuscandole la vista. «Sì.» Chance scosse la testa tristemente. «Non puoi chiedermi questo, Andi. Sono come la vita mi ha reso. Pratico? Cinico? Mettila come vuoi, ma non riesco a immaginare la mia vita senza la sfida e la competizione a cui sono abituato. Diventerei pazzo su un'isola deserta.» La gola le doleva a causa dello sforzo per non piangere. «A me farebbero impazzire le cose che ami tu.» Anche Chance deglutì a fatica. «Dopo quello che c'è stato tra noi, mi ero chiesto se potesse esserci una remota speranza che venissi a vivere con me a Chicago.» Lei chiuse gli occhi e tirò un lungo e sofferente sospiro. «Quello che abbiamo costruito in questi pochi giorni è troppo fragile, Chance. Lo distruggeremmo in meno di una settimana, in una grande città.» Lui la osservò in silenzio. Alla fine parlò con voce leggermente rauca. «Dimmi che non lo abbiamo già distrutto stamattina.» Il dolore che sentiva nel cuore e nell'anima erano la misura della sofferenza che avrebbe dovuto sopportare in futuro, pensò Andi con lucida Vicky Lewis Thompson
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consapevolezza. Ma non voleva rovinare gli ultimi momenti di felicità con Chance. «No. Cogliamo l'attimo.» «Va bene, Andi. Cogliamo l'attimo» ripeté lui, abbracciandola.
14 CHANCE RIMASE STUPEFATTO dalla generosità di spirito che stava dimostrando Andi nel vivere così spensieratamente, come se non ci fosse domani, l'ultimo giorno che avevano a disposizione. La mattina fece l'amore con lui senza alcuna riserva e nel pomeriggio gli insegnò qualche figura di nuoto sincronizzato, ridendo a crepapelle della sua goffaggine. La maggior parte delle donne che aveva conosciuto si sarebbe chiusa in un mutismo colpevolizzante dopo una discussione come quella che avevano avuto loro. Quella sera, la loro ultima sera, gli stava insegnando a ballare il flamenco in spiaggia. Stava imparando un mucchio di cose da lei, doveva ammettere, ma il problema era con chi le avrebbe condivise una volta che non ci fosse stata più Andi nella sua vita. Imparare a essere un tipo da spiaggia non avrebbe avuto alcun significato a Chicago, perché né lei lo avrebbe seguito lì né lui si sarebbe trasferito a Las Vegas. Andi aveva ragione, la loro relazione non sarebbe sopravvissuta, se fosse stata trapiantata in un'altra realtà. «Hai un buon senso del ritmo, Chance. Sai a che cosa potrebbe servire questo ballo?» gli chiese, mentre battevano insieme le mani dopo una giravolta. «Non so... a catturare le zanzare? Ne ho appena presa una, per esempio.» «Spiritoso... No, stavo pensando alla gente che lavora davanti a un computer tutto il giorno. Vedi come muovo le braccia?» Lui la osservò ammirato. «Vedo che ogni volta che muovi una qualsiasi parte del tuo corpo, a me viene un certo languorino.» «Andiamo, sii serio. Se facessero un'ora di ballo al giorno, potrebbero evitare quella cosa che viene, sai... sindrome del tunnel carpale, mi sembra che si chiami.» «E che mi dici di un'ora di yoga?» «Be', anche quello, perché no.» Per Chance l'idea era troppo buona per poterla ignorare. «Vieni a Chicago. Ci sono persone con questa sindrome in ogni ufficio di Michigan Vicky Lewis Thompson
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Avenue. Con il tuo talento, potresti mettere in piedi un'attività in qualunque momento lo volessi.» Lei annullò la distanza tra loro e gli prese il viso tra le mani. «E tu? Che cosa farai quando correrò su e giù per Michigan Avenue in top e pantacollant?» «Ti porterò il tappetino da yoga.» «Non prenderti in giro, Chance» gli disse dolcemente, alzandosi sulle punte dei piedi per riuscire a baciargli la fronte. «Continuerai a lavorare quattordici ore al giorno e sarò fortunata se riuscirò a vedere un lembo della tua giacca svolazzare mentre esci di corsa di casa.» Lui la strinse tra le braccia e quasi gemette per la felicità di averla così vicina. «Sbagliato. Non mi addormenterei mai prima di aver fatto l'amore con te.» «Qui non stiamo parlando di fare a meno del sonno, ma del lavoro, Chance. E io non farò mai parte del tuo fittissimo carnet di appuntamenti.» «Allora vorrà dire che ti rapirò.» La baciò con la disperazione di chi sa che non potrà più godere di simili momenti. Assaporò ogni centimetro della sua bocca, stuzzicandone con la lingua il dolce incavo, per poi passare a esplorarle il collo e, dopo averle abbassato le spalline del costume, anche i seni nudi. Accecato dalla passione, si guardò intorno in cerca della scatola di preservativi. La scorse sul telo da mare su cui l'aveva appoggiata in caso di necessità. Si calò per prenderla, ma un corvo fu più rapido di lui. «Ehi, tu, molla subito quella scatola!» urlò. L'uccello la afferrò con il becco e fece per spiccare il volo. «Vieni qui, cervello di gallina!» Con un balzo atletico, Chance riuscì a rimpossessarsi della scatola, ma atterrò rovinosamente a terra con il trofeo tra le mani. «Ahi!» «Chance?» Andi accorse in suo aiuto e gli si inginocchiò a fianco. «Tutto bene?» «Cre... credo di sì» rispose lui con voce strozzata. «A parte... a parte il mio orgoglio.» «Povero caro» scherzò Andi. «Tra poco potrai recuperarlo, però» lo rassicurò, lanciando un'occhiata maliziosa alla scatola dei preservativi. «Non vedo l'ora.» Chance aprì la scatola con una certa impazienza, sentendo di nuovo crescere l'urgenza del desiderio. «Ci sono dei buchi!» esclamò con rabbia dopo aver aperto una bustina. «Quel maledetto Vicky Lewis Thompson
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corvo...» Andi gli prese la confezione di mano e subito aprì un'altra bustina. «Anche questo è bucato» osservò, incredula. «Probabilmente lo sono tutti» grugnì Chance. «Ho un'idea» disse Andi a un tratto, dirigendosi con la scatola vicino al bordo dell'acqua. «Li proveremo a uno a uno per vedere se perdono.» Chance si alzò e si accinse a raggiungerla, maledicendo prima il mondo degli uccelli in generale, poi quello dei corvi, in particolare. «Andi, non so se...» Bam! Un preservativo pieno d'acqua lo colpì in pieno viso. «Aveva un buco, ma non sopportavo l'idea di non utilizzare un palloncino d'acqua così bello.» «Palloncini d'acqua» mormorò Chance tra i denti, puntando minaccioso verso di lei. Ma... Barn! Un altro palloncino gli si schiantò in viso. «Un altro palloncino bucato...» gridò Andi, ridendo a crepapelle. «Mi sento ridicolo» cominciò lui annaspando, «a desiderare di fare l'amore con la protagonista di Oggi le comiche.» Scansò un altro palloncino, ma riuscì a recuperarlo prima che finisse in acqua. Aveva bisogno di munizioni, si disse. «Non è divertente?» gli gridò lei, ignara. «Divertentissimo.» Adesso vedrai. Le si avvicinò, nascondendo l'arma dietro alla schiena. Si inginocchiò nell'acqua e la afferrò. Quindi le ruppe il palloncino in testa, inzuppandole i capelli. Lei emise dei gridolini e lottò per liberarsi mentre l'acqua le scorreva sul viso. «Non è giusto, Chance!» «Io credevo fosse divertente.» La strinse a sé. «Adesso baciami, Andi. Hai bisogno di farti perdonare.» Lei smise di divincolarsi e alzò lo sguardo su di lui con espressione seducente. «E tu di farti castigare.» Lo baciò con ardore e contemporaneamente gli ruppe un altro palloncino in testa. «Ah!» Chance sollevò il capo e scosse via l'acqua dai capelli. «Va bene, lo hai voluto tu.» La sollevò da terra e, scansando i suoi colpi, la portò fin dove l'acqua gli arrivava alla vita. «Se tu fai la furba, io faccio il duro.» Quindi la guardò trionfante e le fece fare un bel tuffo. Lei andò sott'acqua e ne bevve un po'. Poi uscì annaspando e lo colpì fin quando anche lui perse l'equilibrio. Chance la afferrò e la strinse con un certo vigore, chiedendole di arrendersi. Il suo desiderio ormai era arrivato a livelli insostenibili. Vicky Lewis Thompson
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Baciandola, le chiese se avesse trovato almeno un preservativo sano. «Solo uno! È qui nel mio... Accidenti!» esclamò. «L'ho perso!» Chance si fece prendere dal panico. «Dove?» «Sta fluttuando via.» «Oh, santo cielo! Lo vedi?» «Sì, è lì... no, è lì...» Chance si era lanciato al matto inseguimento dell'oggetto, tuffandosi a ripetizione ogni volta che Andi gli dava un'indicazione diversa. «Oh, diavolo, non lo vedo!» «Io sì, invece. L'ho trovato.» «Dov'è?» le chiese, tornando verso di lei con il fiato corto. Lei tirò fuori la lingua. Il preservativo era lì. E in quel momento Chance seppe che era sempre stato lì. «Ma tu guarda.» «Ti è piaciuto lo scherzetto?» «Come no? Ma adesso è il mio turno.» Lei indietreggiò verso la spiaggia, ridacchiando. «Avresti dovuto vederti mentre lo cercavi.» «Ero impaziente, vero? Ma mai come adesso.» La guardava con aria di sfida, mentre la seguiva minaccioso. «E pensa che non ce n'era uno solo sano.» «Adesso la cosa è addirittura esilarante. E quanti altri ce ne sono?» «Un altro paio.» «Bene, li useremo tutti, ma adesso sono interessato a quello.» La afferrò per la vita e la fece cadere sotto di sé sul bagnasciuga. In un attimo si denudò. «Chance» Andi si affannava nello sforzo di liberarsi. «Ho i capelli nella sabbia.» «Dopo che avremo fatto l'amore, tesoro, provvederò io stesso a lavarteli tutti, uno per uno. Ma ora non accetto obiezioni. Sei stata tu a provocarmi.» In quello stesso attimo fu dentro di lei. «E adesso ho un incredibile bisogno di te» le mormorò nell'orecchio. Andi sospirò di piacere. «Sono qui.» Quelle parole non gli suonarono rassicuranti come avrebbero dovuto. Un angoscioso senso di provvisorietà e di perdita imminente gli tormentava l'anima. «Quando verrai a far visita a Nicole...» Vicky Lewis Thompson
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«No» lo interruppe lei. «Non rovinare questo momento.» «Andi...» Quel nome era diventato una preghiera sulle sue labbra. «Fa' l'amore con me, Chance» lo supplicò lei, cominciando a muoversi ritmicamente contro di lui. «Perché anch'io ho bisogno di te.»
15 I PRIMI GIORNI dopo aver accompagnato Chance all'aeroporto, Andi noleggiò tutte le cassette di film comici che trovò a Las Vegas, trascinò gli amici a tutti gli spettacoli di cabaret rappresentati in città e registrò tutte le puntate di Friends per avere qualcosa di divertente da vedere nel caso non fosse riuscita a dormire di notte. Talora, quando la sua risata rauca minacciava di trasformarsi in pianto, metteva un CD di musica rock a tutto volume finché quella tristezza passava e i vicini battevano sui muri per protestare. Se il suo nome era ancora Andi Lombard, non avrebbe pianto per Chance, giurò a se stessa. Soprattutto, non dopo aver saputo da Nicole che lui era immediatamente tornato ai suoi antichi ritmi di lavoro, non appena rientrato in città. Perché, allora, la soddisfazione di sapere di aver fatto la cosa giusta non le dava il sollievo sperato e il dolore non accennava a diminuire? Scoraggiata, decise quindi di andare a trovare la sorella solo a Natale. Più tempo fosse passato da quell'estate, meglio sarebbe stato... per lei. Capì anche che non si sarebbe potuta nascondere in casa con le sue cassette per tutta la vita. Doveva reagire, e l'idea di quelle lezioni di yoga per le aziende continuava a frullarle per la testa. Un giorno decise di contattarne qualcuna. La risposta fu incoraggiante e, dopo soli pochi giorni, prima che potesse rendersi conto di che cosa stesse accadendo, si ritrovò a far l'insegnante a tempo pieno, cinque giorni alla settimana, per gli uffici più prestigiosi di Las Vegas. Era diventata così occupata che stava raramente a casa. Desiderando per la prima volta dopo settimane un venerdì tranquillo, quella sera non volle neanche noleggiare un film, sua abitudine fissa ormai da un paio di mesi. Destreggiandosi per mantenere in equilibrio le confezioni di cibo cinese e la posta che aveva appena ritirato dalla cassetta, aprì la porta di casa sua e... mandò tutto all'aria. Riso alla cantonese, pollo alle mandorle, volantini pubblicitari e bollette della luce volarono sul pavimento mentre lei fissava incredula l'uomo seduto nel suo soggiorno con accanto una borsa da Vicky Lewis Thompson
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viaggio. Chance si alzò e le andò incontro. Era vestito in jeans e maglietta. In tenuta da week-end, insomma, pensò Andi, ritraendosi dal suo abbraccio. «Oh, no, non puoi comparire così all'improvviso... adesso! Proprio stasera che non ho neanche sentito il bisogno di noleggiare un film. Suppongo che non voglia dire niente per te, ma...» «No, hai ragione, non vuole dire nulla per me.» La fissò. «E poi non avevo voglia di vedere un film, stasera.» «So bene che cosa ti andrebbe di fare, stasera» lo aggredì Andi con il cuore che le batteva all'impazzata. «E non lo faremo. Nossignore.» «Andi, non ha senso quello che dici.» «Ha senso per me! Tu magari credi di poter fermarti a Las Vegas di tanto in tanto e fare il tuo sporco comodo ogni volta che sei nei paraggi, ma non è così che funziona, signor Chiodo fisso. Io posso sembrare facile, a volte, ma non così facile!» esclamò Andi, inviperita. Lui sorrise. Poi le prese la mano e la baciò. Oh, quel sorriso e... il calore di quelle labbra... La vicinanza di Chance stava facendo sciogliere quello che lei aveva tentato di congelare per settimane. Ma doveva lottare per mantenere il controllo, si impose. Perciò, tirò un lungo sospiro e ritirò bruscamente la mano. «Chance Jefferson, non sei invitato per il week-end, se è quello che avevi in mente. Vedo che hai portato anche un bagaglio con te, ma credevo di essere stata chiara, e tu stai violando l'accordo.» «Voglio negoziare nuovi termini.» «Avrei dovuto saperlo. Voi uomini siete così prevedibili.» «Cominciamo con questo. Ti amo.» Lei alzò gli occhi al cielo con espressione cinica. «Oh, certo, come se nessuno ci avesse già tentato con questa storiella.» «Allora, proviamo con quest'altro. Vuoi sposarmi?» «Sì, certo. Adesso suppongo che dirai anche che...» Lo fissò con gli occhi spalancati. «Che cosa hai detto?» «Sposami, Andi. Altrimenti impazzirò.» «Oh, Chance, tu non sai che cosa dici.» «Credo di sì, invece. Sono intelligente, ho studiato l'alfabeto a scuola e la frase che ho pronunciato contiene solo due parole. Vuoi sposarmi?» Lei continuava a fissarlo stralunata. Le era mancato da matti negli ultimi due mesi e la cosa che più desiderava al mondo era sprofondare tra le sue Vicky Lewis Thompson
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braccia e dire di sì a tutto quello che le chiedeva. Ma che cosa avrebbero fatto l'uno all'altro sotto la pressione del lavoro e della vita nevrotica di città? Sposandolo, avrebbe cercato di cambiarlo, e non era il modo giusto per cominciare un matrimonio. «No.» «Perché no?» «Perché ti amo.» Lui annullò le distanze tra loro e la abbracciò. «Chance, non...» Andi cercò di respingerlo, ma senza troppa convinzione. «Ti ho appena detto che...» «Che non vuoi sposarmi perché mi ami.» Le sollevò il mento e la guardò negli occhi. Lei affondò in quei meravigliosi occhi blu. «So che sembra strano, però è vero.» «Allora, non ci sono più ostacoli per me» continuò lui, mentre le accarezzava la nuca. «Per settimane ho creduto che l'unico ostacolo fosse il mio lavoro, ma alla fine mi sono reso conto che il problema reale era se tu mi amassi o meno... Cioè se io fossi il tipo di persona che potesse farti desiderare di perdere la tua preziosa libertà.» «Certo che lo sei» obiettò Andi. «Ma sei tu che non sei libero, Chance.» Lui sorrise, sornione. «Sì che lo sono.» Andi lo guardò con circospezione, ma vide nel suo sguardo un lampo di incontenibile e sincera gioia di vivere. «Che cosa hai fatto?» «Mi sono ripreso la mia vita.» «Hai mollato tutto? Per me?» «No, l'ho fatto per me. Del resto, dopo essere piombato qui, avrei potuto scoprire che non mi amavi. E che consideravi tutto quello che c'era stato tra noi solo uno stupido flirt.» «Oh, no.» Il cuore stava cominciando a intonare una canzone di pura felicità. Probabilmente avrebbe dovuto continuare a vivere in una metropoli come Chicago, ma era solo un piccolo compromesso a confronto. «Non hai idea di quanto sia stata male dopo che te ne sei andato.» Lui sospirò. «Bene.» «Bene?» Andi cominciò a prenderlo a pugni sul petto. «Lurido verme...» Chance le afferrò le braccia e si liberò. Le voltò le spalle e si diresse verso la propria borsa da viaggio. «Chance? Non volevo offenderti. Stavo solo scherzando.» Vicky Lewis Thompson
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«Non preoccuparti. Non ti libererai di me così facilmente.» Prese dalla borsa una maglietta e la dispiegò perché Andi potesse vederla bene. «Mi sono solo ricordato di avere un regalo per te.» Andi lesse la scritta sulla maglietta. «Pescato o adescato... il boccone è assicurato!» Poi sollevò lo sguardo su di lui con aria interrogativa. Chance era molto orgoglioso di sé. «Sì, hai capito bene. Io e Bowie abbiamo realizzato la sua fantastica idea. Le sue esche gioiello verranno presto messe sul mercato.» «Tu e Bowie? Dunque vuoi dire che siete diventati soci?» «Sì. E la cosa non ha niente a che fare con la Jefferson Sporting Goods. Mamma sulle prime ha insistito, ma l'abbiamo convinta che sarebbe stato meglio così.» «Mamma?» ripeté Andi, sgranando gli occhi. «Sì. È lei il nuovo presidente della Jefferson. Ricordi quando ti dissi che nessun altro al di fuori di me avrebbe potuto dirigere l'azienda? Be', mi sbagliavo. Mamma ha cominciato a interessarsene quando io e Bowie eravamo qui, e la cosa le è piaciuta talmente che ora è lei a tenere le redini della società.» «Incredibile» commentò Andi. «Sì, lo è.» Lui continuava a fissarla. «Ti piace la maglietta?» «Molto.» Andi osservò di nuovo l'indumento sportivo per scoprire altri particolari, e fu allora che notò in basso e a caratteri più piccoli il logo della nuova società con la scritta: Attrezzature per la pesca B&C. Lake Mead, Nevada. Alzò lo sguardo su Chance e lo fissò attonita. «Qui?» «È qui che le esche di Bowie hanno funzionato. Per cui sarà da qui che cominceremo. Inoltre...» Attraversò la stanza per esserle giusto di fronte. «... ho pensato che avrei cinto d'assedio il tuo appartamento fino a quando non avessi acconsentito a sposarmi.» «Oh, Chance!» Lei gli volò tra le braccia. «Puoi cominciare in qualsiasi momento.» Lui la scostò un poco e le chiese: «Cominciare cosa?». «L'assedio, ovviamente.» «Ma tu hai già detto di sì.» Andi gli diede un lungo e sensuale bacio. «No, non ancora. Ho solo ammesso di amarti. Ma dovrai faticare per convincermi a sposarti, e sinceramente non vedo l'ora che tu lo faccia.» Vicky Lewis Thompson
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