alla memoria di ',..laxime Rodù/Sol/ 26 gel/I/dio 19 J5 23 maggio 2004
Hingraziamenti
Scrivere un lib ro è sem pre un processo solita rio, che però non si potrebbe portare a compimento se l'autore non beneficiasse della generosità degl i amici e del talento d i tutti colo ro dai quali egli trae ispi razione. Fil11(l è nato dalle circostanze eccezionali che hanno scosso il Medio Oriente in seguito aU' Il settembre, e dalIa necessitlÌ d i conoscere meglio la regione nel momento in cui questa subiva un capovolgimento inaudito. Tale necessità si è tradona innanzi tutto in continui viaggi, che hanno fornito allibro il substrato, e qui vorrei ringraziare coloro che mi han no accolto, soprattutto nella penisola araba. Negli Emirati Arabi Uniti , l'am ba sciatore francese Gouyene, em inente arabista, non ha ri sparmiato energie per permettere la creazione della «rete eurogolfo», gra zie alla quale ho avuto
miei tanti soggiorni a \X1ashington, mi ha accompagnato, nel corso di questa ricerca, con la sua amicizia esigente e fedele. Infine, a Sciences-Po, sono riconoscente nei confronti di Richard Descoing, direttore del centro, per la fiducia concessami affidandomi la responsabilità della cattedra di «Medio Oriente Mediterranem), grazie alla quale possiamo dare agli ottimi studenti che ci seguono ogni anno, provenienti da tutto il mondo, condizioni di studio proporzionali alloro talento. Quando l'aurore del libro è un docente universitario, il suo debito nei confronti dei propri studenti è immenso, per lo stimolo costante che essi sollecitano, con la pertinente impertinenza tipica della gioventù. Questo lavoro è stato «testato» nel quadro di un corso sulla «crisi del Medio Oriente»; grazie a tutti coloro che vi hanno preso parte e mi hanno aiutato a riflettere con le loro domande. Tra gli studen ti specializzandi nello studio del Medio Oriente, vorrei esprimere la mia gratitudine particolare a Stéphane Lacroix, Thomas Heghammer, Ornar Saghi, Abdellah Tourabi, Youssef BelaI, Coralie Chambon, e a Myriam Benraad, assistente di ricerca dotatissima, efficace ed esigente. Tutti costoro mi hanno direttamente fatto dono delle loro straordinarie conoscenze del terreno e delle fonti. Tutti provengono dal programma di Dottorato sul Mondo Musulmano di Sciences-Po, fondato nel 1985; se questo dovesse sparire per trasformarsi nel quadro di una riorganizzazione amministrativa, voglio rendere omaggio a questa semenza unica in cui si sono formate le nuove generazioni universitarie e un gran numero di esperti della regione. Per concludere, Ianis-Augustin ha accettato volentieri che suo padre distogliesse la propria attenzione per qualche ora, lasciandolo lavorare. Sappia che senza il suo affetto, e senza quello di Yasmina, Charlotte e Nicolas, nulla sarebbe stato possibile.
Prefazione
Nel dicembre 2001 appare su internet un manifesto in arabo con cui uno dei principali isrigatari degli attentati dell' 11 settembre ne fornisce la giustificazione politica. Firmato dal medico egiziano Ayman al-Zawahiri, ideologo di al-Qa'ida e mentore di Bin Laden, il tesro era intitolato Cavalieri solto la bandiera del Pro/eta. Il mani festo permette di comprendere le ragioni per cui i seguaci radicali deljlhad hanno colpito gli Stati Uniti - il «nemico lontano», nelloro linguaggio - e ciò che essi si aspettano dalla catastrofe da loro scatenata. Il donor Zawahiri espone innanzi tutto una diagnosi cupa sulle speranze che negli anni Novanta iljihad, trionfante in Afghanistan, aveva fatto nascere. Dall 'Egitto alla Bosnia , dall'Arabia Saudita all'Algeria, ovunque gli attivisti jihadisti avevano sostanzialmente fallito nel loro tentativo di mobilitare le «masse musulmane» per abbattere i regimi al potere - definiti come il «nemico vicino». P er capovolgere il corso di questo declino, bisognava camb iare radicalmente strategia, assestando un colpo micidiale agli Slati Uniti. Con la sua audacia e renormità della sua portata, essa avrebbe galvanizzato quelle popolazioni incerte del mondo mu· sulmano, e le avrebbe convinte dell'irresistibile potenza delle foro ze deljihad e della debolezza della superba America, protettrice dci dirigenti «apostati» del Medio Oriente o dell ' Africa del Nord. Ma una simile provocazione terroristica in terra d'Occidente, secondo Bin Laden e Zawahiri, non avrebbe dovuto distrarre i militanti dal lo ro obiettivo primario: condurre una guerra al cuore ddrislam , destinata innanzi tutto e soprattutto a garantire ai militanti jihadisti la conquista degli spiriti dei loro correligiona ri, allo scopo di instaurare dappertutto, con la lotta armata, lo «Stato islamico». Il bllimento degli anni Novanta , secondo Zawahiri, fu dovuto all'assenza di una grande causa comune, sosten uta dall '«avanIX
guard ia» islamista , in cui la maggior pane dei popoli del mondo musulmano potesse identificarsi spontancameme. Sul finire del secolo, la P'llestina ne aveva fornita una: il faHimento della pace di Osio, lo scoppio della seconda Inl ifada nell' autunno 2000 e la sua repressione sistematica da parte del governo Sharon rendevano legittima la lotta lll'lnata llgli occhi del telespetta tore medio della rele di al-Jazira e delle sue consorelle che ne diffondevano quolidianameme le immagini. Nell'estate 2001. gli attenl;ni suicidi organizzati d,lgli isbmisti palestinesi, riqualificati dai predicatori come «operazion i-martirim> da un capo all 'altro del mondo musulmano, incarnavano la resistenza COntro la schiacciante superiorità militare dello Stato ebraico. Questo clima neg;nivo sembrava propizio per i mandanti dell' 11 seuembre. Il massacro di Ne\\' York e \Xlashington \'oleva essere il prolungamento spinto fino al p.uossismo degli attentati suicidi palestinesi, la cui popolarità Bin Laden cercava di volgere II proprio favore, come si esprimeVll egli stesso nella dichiarazione televisiva del 7 ottobre da una grotta afghana, in cui giurava «per Allah che ha elevato i cieli senza colonne, che l'America non dormirà sonn i tranquilli) fino a che contin ueranno le sofferenze dei palestinesi e dei fig li d·Iraq. Mentre i militanti del jihad perseguono, con la portata esemplare della violenza, una precisll strategia tesa innanzi tutto a con quistare la supremazia nel proprio universo musulmano, l'inserimento del Medio Oriente nel mondo globalizzato e unipolare seguito alla caduta dell'Unione Sovietica sperimenta una crisi decisiva. La violenta recrudescenza del conflitto isr'lelo-palestinese a partire dall'autunno 2000 ne è il sintomo più evidente; ma essa costituisce (così come 1' 11 settembre nel suo ambito) il punto d'arrivo di un processo sonerraneo molto più antico, scaruri!O da una visione del mondo che si andava affermando a \Xlashington già da prima che George \Xl. Bush venisse eletto presidente e divenuta predominante dopo gl i attent ati al \Xlorld Trade Center e al Pentagono: il ncoconserva torismo. Alla manienl dei jih,ldisri, i neoconservalOri tracciano una diagnosi fosca degli ilnni Novanta in Medio Oriente - ma per ragion i diametralmente opposte. La pace di Osio, aborrita da Bin Laden e dai suoi seguaci in quanto distoglie gli arabi dall'obiettivo del jlhad di distruggere Israele, è vista dai neo·com, elettisi campion i dello Stato ebraico, come un'esca. Da un lato, essa crea un 'illusione di sicurezza per Israele,
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la cui esistenza da pane dci vicini arabi verrebbe accettata solo a causa della loro momentanea debolezza, in attesa di una ripresa delle ostilità non appena questi ultimi ne avessero avu to i mezzi. Dall'altro, fa vorisce la conservazione di un deplorevole slat lls qlla che concede ai governi arabi autorita ri e corrotti - presenti nel coro di O sIo, e ben d isposti verso gli interessi degli Stat i Uniti, so pranuno energetici - l'avallo della Casa Bianca, senza che questa metta in d iscussione i loro metodi anti -democratici. Dall a metà degli anni Novan ta , la corrente neoconservatrice - di cui molti ideologi sono intellettualmente vicini al Likud israeliano - sollecita una nuova distribuzione delle carte nel Med io Oriente, che comporta due aspetti. II primo, militllre, ten de a spezzare le ren i agli Stati considerati come una minaccia per Israele - la Siri a ba'th ista e l' Iran dei mullà, ma innanzi tutto l' Iraq di Saddam Husseyn. L'al tro, prolungamemo civile del primo, mira a f,lVorire riforme democratiche che cancellino le d ittature e portino ai vertici rappresentanti della società civile integrati nei processi d i mo ndializza· zione sotto l'egemonia americana . Anche qui, benché gl i obiett ivi finali siano divergenti, jihadisti e neoconservatori si trovano allineati nell'intenzione di rovesciare i regimi presenti nella regione, di cu i denunciano l'autoritarismo e la corruzione, i p rimi in nome degli ideali dell ' islamismo radicale, i secondi in nome del b democrazia. La coincidenza non è solo aneddotica: essa testimonia del fatto che gli equilibri politici sui quali il Med io Orieme poggia sono ritenuti illegittimi da attori pron ti a ricorrere alla fo rza per modificarli - gli uni ricorrendo al terrorismo, gli alt ri alrazione militare. Come è noto, questa parte dci globo è principalmente caratterizzata, in termini economici, dalla massiccia presenza di petrolio nel soltosuolo, che forni sce una quota essenziale dell 'energia per l'imero pianeta , mentre gli Stai i Uniti. che vivono dello sfruttamento di tali riserve, detengono - sopnnt utto quando il prezzo per ba rile è elevato. come è nel 2004 - masse d i liquidi tà fina nziaria che determin:lIlo in maniera cruciale i destini del mondo. La pOStll in gioco è enorme, e molto più complessa se si considera che i «fondamentali» della regione, come ricordano i rapponi del PNUD (Programma delle Nazion i Unite per lo Sviluppo) sullo sviluppo umano arabo apparsi a p:lftire dal 2002, sono globalmente disastrosi: sovrappopolazione, basso livello di OCCulMzione e salari , accesso problematico all'educazione e .Ii moderni mezzi XI
di telecomunicazione, ecc. T utto questo crea le condizioni Certili per una sfida di ampiezza straordinaria, che ha come suo obiettivo principale il controllo dci sistem a ideologico dominante, che assicura gl i equilib ri politici e sociali della regione: l'islam. Così, il terremoto dell' I I settembre si scatena al crocevia di due logiche soggiacenti, ciascuna delle quali portatrice di un progetto più ampio di trasCormazione radicale dci Vicino Oriente: i jihadisti da un I:Ho, e i neoconservatori dall'altro. I primi tentano un sal to di qualità, moltiplic:tndo il numero delle reclute direne e dei loro simpatizzanti, con l'obiettivo di farsi portavoce e difensori del mondo dcll'islam ormai aggredito, secondo loro, dalla «guerra al terrore» lanciata dal presidente Bush. Cercano di trarre vantaggio da un ciclo politico classico: la loro provocazione ha suscitato una repressione che h,l prodotto effetti perversi e ricadute che a loro volta permettono di capitalizzare la solidarietà verso coloro che di quella repressione sono le vittime - donne, bambini, feriti o morti, prigion ieri torturati, di cui i militanti sottolineano il loro essere musulmani. I secondi «vendono», in occasione dell'Il settembre, il loro progetto radicale di ridistrib uzione delle carte in Medio Oriente a un governo americano che si è fatto prendere di sorpresa dagli attentati, e che, sotto shock, accetta di piegare gli equilibri tradizionali della politica degli Stati Uniti nella regione applicando essenzialmente l'<
> neoconservatrice. Mentre fino ad allora Washington si era sforzata d i mantenere l'equilibrio Cra il duplice imperativo della sicurezza di Israele e dell'approvvigionamento di petrolio , la «guerra contro il terrore}} pone in primo piano il sostegno alb politica dello Stato ebraico, relat ivizzando così i contatti con l'Arabia Saudita, produttore petrol ifero preminente, la cui famiglia regnante, legata alla famiglia Bush, è un 'alleata indefettibile degli Swti Uniti - ma da cui provengono quindici dei diciannove terroristi dell'II settembre. La «guerra al terrore}} implica tre dimensioni principali: la caccia ad al-Qa 'icb , le pressioni sull'Arabia Saudita, il rovesciamento di S:lddam I-Iu sseyn seguito dall 'occupazione dell' Iraq. La caccia è dispiegata con mezzi militari considerevoli, con armi di distruzione di massa «intelligenti}} uscite dal formidabile arsenale sviluppato per abbattere l'Un ione Sovietica. Armi che, tuttavia, si rivebno largamente inadane di fronte a un nem ico dunile e inafferXII
rabile: la «base» (questo significa i! termine ambo al-Qa'ida) non è tanto una base territoriale, quanto una «base di dat i~~ attraverso cui, grazie ad internet, si connettono i jihadisti in tutto il pianeta. li bomba rdamento americano dell 'Afghan istan e lo sradicamento dei ta!ebani mancano per un soffio la p reda. Bin Laden svan isce nello spazio siderale del mondo informatico - dove incarna la fi gura di un backerdiabolico da cui emanano comunicat i video e registrazioni audio che rivendicano, in arabo, sanguinosi attentati realizzati qua e là nel mondo. La guerra contro l' Iraq dovrà portare a com pimento - e in larga parte proverà a compensare - la caccia incompiuta contro la rete polimorfa del terrorismo islamista. Con Bin Laden, \Xfashington curava il sintomo della malattia; con Saddam H usseyn aggredisce la presunta causa: l'eliminazione del dittatore iracheno, sanguinaria incarnazione del dispotismo arabo, avrebbe consentito d i prendere due piccioni con una fava - da un lato, instaurare un regime d emocratico d'ispirazione americana che servisse da modello alle società civili arabe vicine, eliminando così le frustrazioni politiche ali' origine del terrorismo, e accogl iendo Israele all'interno di un «Gr.mde Medio Orie n te~~ riconciliato; dall'altro , reimrodurre sul mercato una p roduzione petrolifera, quella irachena , esangue dopo un decennio di embargo e di san zioni, indebolendo così la supremazia saudita, allo scopo di accelerare le trasformazioni di un a società bloccata, la cui staticità ha generato il mostro dci terrorismo jihadista - ma in cui ogni destabilizzazione avrebbe conseguenze catastrofiche sul mercato energetico mond iale, se un a piena capacità irachena non sapesse compensarne le debolezze del momento. Condotta in man iera unilaterale, e cu lminala con una rapida vittoria militare su un esercito convenzionale da Terzo Mondo, l'offensiva americ:ma contro Saddam Husseyn incontra velocemente i suoi limiti tamo negli Stati Uniti quanto in Iraq. Al d i là dell'At lantico- così come al d i là della l" lanica, presso il fedele alleato britannico - essa most ra la fragil ità di govern i accusMi retrospettivamente di aver ingann:Ho l'opinione pubblica «gonfian do» il pericolo rappresentato dalle armi di distruzione di massa irachene, in realtà inoperanti. In Iraq, lungi dal tradursi nel successo polit ico immed iato predetto da coloro che paragonavano la caduta di Saddam a quella del muro d i Berlino, dimostrando così di non conoscere affatto il Medio Oriente, l'offensiva ameriC;lXII [
na apre il vaso di Pandora. Ne fuoriesce l'irredentismo curdo, sci i· ta e sunnita, p ropizio all 'apertura di nuove faglie lungo le quali si reinvestono, insieme alla resistenza armata contro l'occupante, le logiche del terrorismo islamista che l'eliminazione del regime di Baghdad avrebbe dovuto sradicare. Questo caos, che mette in pericolo il Medio Oriente, che mi· naccia i suoi luoghi santi e lacera il tessuto sociale, rappresenta l'assillo secola re degli ulema, i dottori della Legge. Lo chiamano liflta, o guerra nel cuore deU'islam. Inizia ta sugli schermi televisivi, con i collegamenti via satellite che mostravano le immagini spettacolari delle Torri Gemelle dist rutte l' Il settemb re, prolungata dalle apparizioni, scenografica· mente accurate, di Bin Laden e delle sue comparse davanti ad una grotta afghana, la guerra condotta nel cuore dell'islam in vadeva, con l'occupazione dell'Iraq, il selvaggio universo planetario delle immagini lasciate liberamente circolare. Circolano senza contrai· lo, a vantaggio dei legami ipertesruali trasmessi dagli internauti, tanto le fotografie dei p rigionieri irachen i sottomessi a sevizie ses· suali dai ca rcerieri americani, quanto il filmato della decapitazio· ne di un ostaggio americano in Iraq in cui risuonano le grida di Allah akbor. Grazie a internet, la guerra ha invaso lo spazio pri· vato, ridefinendone le attitudini, e inducendo comportamenti che superano le frontiere tradizionali , geografiche, d ella dar a/·is/am (il mondo dell 'islam) e della dar al-harb (il mondo della guerra) , che attraverso quattordici secoli della sua storia strutturano la geopolit ica musuImana. Il mondo intero diventa uno spazio indifferenziato in cui l' una e l'altra si fondono. Esattamente due anni e mezzo dopo gli anentari di New York e di Washington, l' Il marzo 2004, il terrorismo islamista fa 19 1 morti in una stazione ferroviaria di Madrid. La Spagna è un paese europeo, una parte dell'Occidente con un esercito che partecipa all 'occupazione dell'Iraq, ma anche, nell'immaginario dei jihad isti , l'antica Andalusia che deve essere riconquistata - una terra usurpata dagli infedeli , come nel caso di Israele, del Kashmir o della Bosnia, in cui è lecito uccidere gli empi «occupanti». Ma la Spagna è in realtà anche un paese d'immigrazione musulmana, dove vivono centinaia di migliaia di persone, per lo più originarie dal Marocco, così come i milioni di loro correligionari stabilitisi in Francia, in Gran Bretagna, in Germania e in altri paesi dell'Unio· XIV
ne Europea fin dagli anni Senanla, p rovenienti dal Maghreb, dal Medio Oriente, dalla Turchia , dal subcontinenle indiano. Queste popolazion i sono lacerate da cOnlraddizioni esacerbate, che fan no dell ' Europa, al di là degli acuti confli ui che affl iggono oggi la Palestina o l'Iraq, il campo d i bauaglia pi ù importante, a livello simboli co , per il cuore e l'anima dell'islam nel prossimo futuro. Ai sili salafisti in rete che disprezzano in tutt e le lingue l' Europa come «terra di miscredenza)) e chi amano i fedeli di Londra o di Parigi a subordinare l'accettazione delle sue leggi alla su periorità della shari'a, della legge islamica, si contrappongono all 'altra estremità dello spenro - i giovani discend enti dall'immigrazione musulmana, che partecipano pienamente alla società democratica del Vecchio Continente, hanno accesso alla sua educazione liberale, e divengono soggeni attivi deUa sua prosperi tà. Essi possono anche rappresentare, con l'esempio che offrono ai loro correligionari nel mondo, la via d ' uscita dal nodo in cui le società dei loro paesi d 'origine sono bloccate, st rette fra l'autoritarismo e la corruzione delle d ites da un lato, e dall 'altro le tante varianti di un islamismo, di cui il jihad armato è l'espressione parossistica. Ma questo presuppone che le società europee portino a compimento il processo d'integrazione di popolazioni ancora troppo spesso svantaggiate dalla loro appartenenza alla fascia dei diseredati , e sappiano accompagnare in maniera volonlaria la loro ascesa sociale. La sfida richiede il superamento di egoismi tenaci, ma è necessario che venga affrontata, poiché da essa dipende l'avven ire di un islam oggi profondamente intrecciato con l'Occidente- e dun que dello stesso Occidente. Di fronte allerrorismo e ai vicoli ciechi della «guerra al terrore)), più che a New York e \Xfashington, più che a Gaza, Riyad o Baghdad, è nelle periferie europee che si combatte la lunga battaglia con la quale si compi rà la guerra al cuore dell 'islam.
Fitna Gue rra nel cuore dcll'islam
Prologo
Il fallimento della pace di Osio
Sul finire del ventesimo secolo, il 28 settembre 2000, entra improvvisamente in agonia il processo di pace arabo-israeliano che, per un d ecennio, si pensava avrebbe infuso nuova vita al Medio Oriente. Ariel Sharon, allora candidato del Likud alla carica d i primo ministro d' Israele, compie a Gerusalemme una «passeggiata~> riten uta provocatoria sul Monte del Tempio degli eb rei, che è allo stesso tempo la Spianata delle Moschee dei musulmani. Così facendo, egli mina ostentatamente la logica di pace instaurata dai negoziati conseguenti dagli accordi di Osio. Yasser ' Arafat, p resid ente dell 'Autorità palestinese, la mette a repentaglio a sua volta l'indomani: il 29 settembre, in seguito alla sanguinosa repressione da parte israeliana di manifestazioni palestinesi di p rotesta, il raìs dà il via all'«l ntifada di al-Aqsa», così chiamata in rife rimento alla prima sollevazione palestinese del 1987 e alla p rincipale moschea situata sulla spianata. Sharon e 'A rafat si sfidano da quel momento in una spirale di violenza. Entrambi , nei rispettivi campi, sono soggetti a fo rti pressioni. Una parte crescente della popolazione israeliana e di q uella palestinese, per ragioni opposte, considera i negoziati d i pace un imbroglio. Sia a Gerusalemme che a Ramallah, si è tentati di fa r ricorso al rapporto d i forze e alla violenza per ristabilire la situazione a proprio favore; la si vuole fare finita con le astuzie diplomat iche. Il momento sembra adatto: la fine imminente del mandato d i Bill Clinton , personalmente molto coinvolto nella realizzazione del p rocesso di pace, cambierà le carte in tavola. li suo successore alla Casa Bianca non saprà fornire alle due parti altrettante garanzie po litiche, per cui tanto Israele che l'Autorità palestinese possono sperare d i approfittare della t ransizione a Washington per presentarsi davanti al nuovo presidente con carte miJ
gliori, d opo aver indebolito l'avversario. Ma in questo poke r bugiardo fra due seltantenni pronti - per mettere fine a un'antica controversia - ad azzuffa rsi a costo di migliaia di morti palestinesi e israeliani, i due avversari non fanno eS;Ht:Wlente lo stesso gioco. 'A rafat cerca , con la violenza, di far pressione per ottenere concessioni da Israele e ritornare al tavolo delle trattative con pi ù assi ndla manica. Sharon, invece, presentlmdo 'A mbt come un «terrorist,I», e poi eliminandolo, si llUgura in un sol colpo di sba razzarsi del processo di pace llVviato dagli accordi di Osio , e di ot tenere allo stesso tempo un capovolgimento degli equilibri di fo rze in tutto il Medio Oriente che garantisca al meglio la sicurezza dello Stato ebraico. Il meccanismo che s' innesca a partire da questo momento trascinerà nella sua logica inesorabile, al di Hl delto stesso Medio Oriente, il mondo intero, preso in ostaggio da un 'inaudita ondata di terrorismo che segnerà il passaggio d i secolo colpen do gli animi come mai prima. Sul versant e palestinese, le recriminazioni contro gli «accordi di Osio» si declinano in una lit an ia di lagnan ze: gli insediamenti dei colon i israeliani p roseguono; tutti i cavilli giuridici e le sanzion i concorrono a strozza re l'econom ia embrionale dei territori autonom i; la proclamazione dello Stato, mai ritenuta opportuna, viene continuamente ritardata, e così via. Con una crescita d emografica tra le più elevate al mondo , la gioventù palestinese costi tuisce una gigantesca riserva d i frustrazioni e malcontento. Il fe nomeno raggiunge il parossismo nei campi profughi che ospit ano - all 'interno dei «confin i» d ella Palestina autonoma - coloro le cui famigli e ridotte in miseria provengono dal territorio d ' Israele nei suoi con fini del 1948. Invece d i placarli , il processo di pace h ~l radicalizzato questi giovan i, giacché l'Olp, riconoscendo lo Stato eb raico, ha tolto loro anche l'ult ima speranza di ritorno. La lo ro rabbia minaccia 'Ararat , accusato di tradimento . Quest i, privo di risorse economiche da ridistribu ire all a popolazione - a parte al cune sovvenzioni provenienti in gran parte dall'Unione Europea (che secondo voci insistenti verrebbe ro ut ilizzate d al suo en/ourage a fini privatO , e sporadici d on i p rovenienti dalla penisola araba - deve offrire una via di sfogo agli shabab, i giovani di Gaza e deUa Cisgiordan i:l. Deve impedire ai suoi avversa ri isi:l misti di Hamas e del Jihad Islamico di di ventare i t rib uni dell'opposizione e di riunire dietro il vessillo dell" islam 1:1 gioventù pover:l ed 4
emarginata dei cam pi , e le classi med ie delle cinà cui non è dato di accedere alle reti del potere politico, uniche vere fonti di arricchimento. 112000 è stato segnato dal ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano (occupato dal giugno 1978), avvenulO nel mese di maggio per volontà del primo ministro Ehud Barak. Giustificato da Gerusalemme con il fatto che le p rogredite risorse tecnologi co-militari di cui Tsah al [l'esercilO di [sraele] ormai dispone ren dono inutile l'occupazione del territorio, viene salutato invece dal mondo arabo come una ritinlta vera e propria , e quindi celebrato trionfalmente. È il primo successo riportalO sul campo di battaglia contro uno Stato ebraico che s' immagina in rotta. ti merito di ciò viene attribuito alla guerra di logoramento condona dagli l-I elbollah libanesi, i cui ripetuti attentati suicidi si sono rivelati un inarrestabile st rumento di attacco. Sembra così p rovalO che la violenza, ossia il ricorso ad atti di terrore, presentati dalla stampa araba come altrettante «operazion i-martirio» , riesce a costringe re la potenza israeliana a cedere. Essa infatt i la colpisce al tallone d 'Achille: una società poco numerosa, prospera e sviluppata , una democrazia in cui la vita di ciascun cittadino conta, si contrappone a un ambiente arabo-musulmano densamente popolato, povero, dalle strutture politiche obsolete, in cui le prospettive di esistenza sembrano misere a tal punto che il sacrificio volontario della vita può quasi diventare una scelta razionale. Dando l'avvio all'«[nt ifada di al-Aqsa», 'Arafat conta su di versi assi nella manica: la nozione stessa di infl/ada evoca la «ri· volta delle pietre», la prima sollevazion e di massa palestinese, scoppiata nel dicembre del 1987, che ha macchialO la reputazione dello Stato d ' lsmele intaccandone l'immagine sui tcleschermi di tutto il mondo. Il cliché ricorrente di un carro armalO di Tsahal sfi dato da un b~lmbino con una pietra in mano ha snaturato bruscamente i discendenti della Shoah , trasformandoli in oppressori bianchi di un popolo dci Terzo Mondo disered alO. Dinanzi ai telespettatori, i palestinesi si impadronirono appieno dei simboli e del linguaggio d el!:l vittimizzazione, li utilizzarono contro gli ebrei, e ne raccolsero i benefici politici. La seconda Intifada mira innanzi tUIIO a restituire a questa retorica il proprio lustro, d opo oltre un decennio durante il quale l'immagine di un' AUlOril à IMlest inese, invischiata in negozi.lzioni 5
bizantine inconcludenti , e intaccata da sospeni di corruzione. ha visto scrosta rsi la propria vernice. L'operazione riuscirà solo parzialmente. Per quanto rigullrda Ili «sollevazione» di al -Aqsa - la moschea eretta sul luogo in cui , secondo la tradizione musulmana, il profeta Maometto avrebbe effettuato la sua ascensione (mi'ra)), e che è considerata il terzo luogo santo dell ' islam dopo la Mecca e Medina - ' Arafat tenta di volgere a proprio favore il discorso islamista che fa della Palestina un sito religioso e della sua liberazione l'oggetto di un jibad universale. Presentandosi come il difensore per eccellenza di una causa islamica che va oltre la di mensione nazionale, il presidente dell 'Au torità palestinese cerca di tagliare l'erba sotto i piedi ad Hamas e al Jihad Islamico. È il «Tanzim», l'organizzazione di al-Fatah, il partito o riginario di 'Arafat, a dirigere le operazioni. Diversamente dall' lnt ifada del 1987 ,non si tratta più di una rivolta spontanea venuta dal basso e successivamente incanalata da forze politiche concorrent i (l 'Olp e gli islamisti ), bensì di un'operazione organizzllta dall 'alto. Sul piano interno, lo scopo della mobilitazione è di fomentare la rivolta dei giovan i diseredati dci campi p rofughi orientandola unicamente contro Israele. 'Arafa t spera in questo modo di distogliere il rancore che questi provano nei confronti dell'Autorità palestinese, resasi ai loro occhi colpevole di inenitudine, evitando così che lo sfruttino a proprio vantaggio i movimenti islamist i d'opposizione. Sul piano esterno, la sollevazione mira a esercitare pressione su Israele per costringerlo a fare concessioni, affinché il raìs palestinese riacquisti agli occhi del suo popolo illustro perduto d i pari passo con l'insabbiarsi dei negoziat i, il degradarsi della vita quotidiana, e il dissolversi delle prospettive politiche del processo di Osio. Il p residente d ell ' Autorità, riprendendosi il ruolo di capo e d'inCllrnazione della resistenza (che ha impersonato per gran pa rte della sua vita) tenta di rilanciare la propria immagine usurata dal potere, rispolverando il carisma del combattente nazionalista di un tempo. Inizialmente le azioni violcnte sono circoscritte: sono rivolt e a obiellivi mil itari o agli insed iamenti dei coloni , in modo da esercitare una graduale pressione sulla società israeliana, nella speranza che, in nome della pace, vengano sacri ficate le colonie in cambio della sicurezza dei cittadini ebrei d ' Israele nei suoi confini d el 1948. Fino alla primavera del 200 1, gli islamisti parteciperanno alla sommossa solo marginlll6
mente. I responsabili del T anzim cercheranno il più possibile di evitare le azioni facilmente etichettabi li come terrorismo cieco, per non suscitare la riprovazione internazionale, e perdere così il sostegno dci ((sinceri democratici» spa rsi nel mondo. Tale strategia si rivelerà per 'Arafat un grave errore politico. Di fatto , la dinamica mil itare della seconda Intifada ha preso come modello la guerra di logoramento condotta nel Libano dagli H ezbollah cOntro Tsahal e i suoi sicari locali. Convinto dell' indebolimento dello Stato ebraico, il vecchio raìs palestinese rifiuta le offerte di rinegoziazione fattegli da Ehud Barak a Camp David nell'autunno del 2000, sotto gli auspici di Bill Clinton ormai prossimo alla fine del suo mandato. Egli alza invece le pretese rivendicando il ,
te da un 'organizzazione palestinese, islamista o nazionalista, che ha attuato la politica del «tanto peggio tanto meglio». Eletto facendo leva sul tema della sicurezza in Israele, Sharon è ormai investito di un mandato popolare per liquidare 'Arafat. Egli si im pegna in una spirale ascendente di misure di ritorsione e di violenze calcolate, mirami a sgretolare l'autorità palestinese e a far capitolare il suo presidente - dimostrando così al mondo che la ritirata di Tsahal dal sud del Libano awenuta nel maggio 200 1 non doveva essere interpretata come un segno di debolezza_ Allo stesso tempo il «padrino» americano del processo di pace ritrova il gesto ancestrale di Ponzio Pilato, amico garante della pax romana in Palestina. Il neocletto presidente George W. Bush, che si insedia nelle sue funzi oni nel gennaio 200 1, un mese prima di Ariel Sharon, fa sapere di non voler essere coinvolto, lavandosi le mani a riguardo della Seconda Intifada e delle sue conseguenze_ Così facendo egli vuole mostrare di aver tratto una lezione dal fallimento del suo predecessore, giudicato colpevole di aver degradato la dignità della presidenza degli Stati Uniti negoziando personalmente con un personaggio poco raccomanda bile come 'Arafat, cui lo staff di Bush nega da subito il rango di uomo di Stato. Il mondo arabo all 'epoca non è in grado di valutare l'influenza esercitata nei corridoi della Casa Bianca dalla corrente «neoconservatrice», secondo la quale il processo di pace awiato dagli accordi di Osio rappresenta una piaga per la sicurezza d'Israele. Le simpatie di questo gruppo di intellettuali, politici e personaggi influenti vanno al Likud, che si sa incoraggiato dal nuovo potere americano a seguire una linea dura e senza conces· sioni. Già dal 1996 un gruppo di universitari appartenenti a questa corrente, in un memorandum destinato a Benjamin Netanyahu, allora candidato del Likud alla carica di primo ministro, aveva previsto che gli effett i degli accordi di Osio non sa rebbero stati durevoli. A loro parere, sarebbe stato possibile trovare una soluzione duratura in Medio Oriente solo dopo aver risolto la questione irachena elim in ando il regime di Saddam Husseyn e averlo sostituito con una democrazia parlamentare filo-occidentale , unico mezzo per bloccare il rifiuto arabo di Israele. All'epoca della sua redazione, questo documento passò inosservato al grande pubblico; esso tuttavia è utile per comprendere retrospettivamente perché Ariel Sharon si è impegnato a rep rimere la se-
conda lntifada avendo tutt'altro obiettivo che 'Arafat, nella con sapevolezza di godere della comprensione di circoli influen ti dci nuovo potere americano. Eppure, gli americani di origine araba hanno votato in massa per George \VI. Bush, p roveniente da una dinastia di petrolieri texani - tradizionalmente sensibili agli interessi arabi - e contro il suo awersario AI Gore, candidato di un partito democratico sostenuto dalla maggior parte delle organizzazioni ebraiche ameri cane, e il cui candidato alla vicepresidenza, Joe Lieberman , è un ebreo devoto e abbastanza conservatore. Nel mondo arabo l'elezione di «Bush figlio» viene considerata di onimo augurio: suo padre ncl1991 aveva fatto pressione su ltzhak Shamir affinché si recasse ad incontrare alcuni dirigenti palestinesi al vertice di Madrid. La sua sconfina del 1992 contro Bill Clinton fu attribuita a un «voto sanzione» dell' elettorato ebraico americano, che ,'avrebbe punito per aver forzato la mano a Israele. Nelle capitali arabe si pensava che il figlio avrebbe voluto vendicare la fami glia e ri prendere la politica paterna. Ancora nell'aprile del 2001, Yasser ' Arafat e il suo entourage, ricevendo l'autore di queste pagine a Ramallah , si dicevano fiduciosi del destino «de gauJliano» di Sharon, desideroso, secondo loro, di non entrare nella storia come il «macellaio» dei campi palestinesi di Sabra e Chatila, ma come il negoziatore di una pace durevole con lo Stato palestinese, verso la quale sarebbe stato inelunabilmente spinto dall'esecutivo americano, patrocinatore di un «processo di pace» vitale per gli interessi degli Stati Uniti nel Medio Oriente. Il raìs palestinese è in effeni convinto che, a seguito delle operazioni violente condotte dal T anzim di al-Fatah, il suo awersario israeliano dovrà tornare al tavolo dei negoziati avendo preso coscienza della determinazione palest inese e farà le concessioni necessarie per salvaguardare il processo di pace, in particolare sacrificando le colonie che infestano il territorio della Palestina autonoma e non godono di alcuna simpatia internazionale. Ma Sharon non aveva nessuna intenzione di tornare a negoziare. La spirale di violenza e d i misure repressive innescate dall 'imifada gli procu ra benefici in politica interna, in quanto intacca la credibilità dei suoi avversari laburisti legati al «partito della pace», e garant isce - quali che siano gli avvenimenti sanguinosi del terrorismo - un ' adesione della maggioranza dell 'elettorato israeliano ai 9
metod i forti c alla li nea dura che egli in carna. O ltre a ciò, essa distrugge la reputazione di 'A rafae. Agli Stllti Uniti in primo luogo, dopo la sua ripresa dell'offensiva ami-israeliana, l' uomo di pace che il presiden te Clinron aveva ricevuto più spesso di qualsiasi al tro dirigente stran iero, appariva ormài come un faz ioso privo di affidabilità. ' Arafat pe rde gran parte dei suoi appoggi a \YJ ashington e a New York. La Casa BianC:l di George \XI. Bush, sch ierlltasi dal Ia parte degli oppositori di Osio, gli resta preclusa; e i punti di appoggio influemi, che i palest inesi si erano pazientemente costruiti negli anni all ' int erno degli ambienti liberàli della comunità eb raica americana, si ritrovano traditi , smarriti e amareggiati allorché i loro interlocutori palestinesi rilancillno la violenza. Peggio ancom, sul terreno 'Arafat non riesce a tenere a lungo la secon da lntifada sotto il controllo del T anzim: le stru tture di quest'ultimo vengono gradualmente dist rutte dall'esercito israeliano, i suoi responsabili vengono arrestati o uccisi, e it p,lssaggio alla violenza si tramuta in un vaso di Pandora. Nessun palestinese riesce più a chiuderlo; tanto p iù che i benefici polit ici che ci si attendeva dalla sollevazione si fanno attendere, e la repressione inasprisce gli ant agonism i. La radicalizzazione che ne consegue sopraffà l'appanno di al -Fatah e consente il ritorno in scena dei grup pi islam isti. A panire dalla primavera del 200 1, sia H amas che J ihad Islamico mettono in ,1tr0 attentati suicidi spettacolari e micidiali, prendendo di mira gli autobus, i mercati, e cercando deliberatamente di uccidere il maggior numero di civili , donne e bambini. Si tratta di una rottura con la logica della violenza graduale voluta in origine da 'Arafat, che ne sancisce anche il fallimento. Molto rapidamente gli attentati suicid i trovano il sostegno di numerosi pred icatori in tutto il mondo musulmano, anche fra gli islamisti «moderati» come lo sceicco Qardhawi, au to revole esponente dei programmi religiosi dell 'emittente satell itare a/-Jazira, il qual e giust ifica l'assassinio d ei civili israel ian i col p retesto che questi ultimi sono tutti , uomini e donne, riservisti dell'esercito, e dunque bersllgli militari legittimi di un ;ibad mi rante all,l ricon quista di una terra musulmana usurpata d a miscredent i. Improvvisamente dotat i di una rinnovata legittim it à dai med ia arab i transnazionali e dalle moschee, Hamas e J ihad Islamico si ritrov,mo pi ù fort i di front e ad 'Arafat. Essi sem brano essere rivestiti del ruolo lO
che tanto bene era riuscito agli Hezbollah libanesi qualche anno addietro: incarnare la resistenza contro Israele. Sperano così di allargare il loro sostegno al di là della base p rettamente islamista , per guadagnare alla propria ca usa anche la corrente nazionalista, disorientata dagli in successi della strategill di scontri controllati perseguita da 'Arabt , rivelatasi inefficace contro l'ostinazione di Ariel Sharon. Contrariamente al raìs, essi non mirano a esercitare pressione su Israele al fine di onenere migliori condizioni di negoziazione: il loro obiettivo prima rio consiste nel volgere a proprio favore il rapporto di forze in ambito palestinese, a danno dell 'AUloritù palestinese. A tal fin e, ricorrono alla violenza , reclutano la gioventù povera dei campi profughi e gli studenti radicalizzati mobilitandoli contro Israele. E agli occhi di buona parte dell'opinione araba, la loro strategia del terrore sembra più adatta di quella di 'Arafat a opporsi alla politica oltranzista del Likud. Non è più tempo di negoziati. Di fatto. l'ascesa al potere dei terroristi dell 'islam radicale, i cui attentat i, a partire dall 'estate del 200 1, eclissano le operazioni armate del Tanzim (che presto scompare dai media ), danneggia la rappresentatività di 'Arafat. Il quale, inoltre. è ritenuto dal governo israeliano responsabile d i ogni atto di violenza (compresi gli attentati suicidi) in quanto presidente dell' Autorità e iniziatore della seconda lntifad a. Alla vigilia dell' Il settembre 200 1, la violenza in Israele e in Palestina ha portato al parossismo il conflitto nel Medio Oriente, laddove tutti gli sforzi fani dalla Casa Bianca nel corso del decennio appena t rascorso miravano, attraverso il p ro cesso di pace, a smorzare la tensione. Ma soprattuno, il mondo arabo e, più in generale, il mondo musulmano delJ' Asia, dell ' Africa e anche delle periferie europee, si galvan izzano nella solida rietà con la causa palestinese e nell 'odio per la politica d' Is raele. In molti casi quest'ult imo sentimento precipiterà senza mezze misure verso una giudeofobia nutrita dalle immagini trasmesse dalle televisioni satellitari arabe. AI-Ja1.ira e le sue consorelle raccontano quo tidianamente le sto rie di una guerra in cui le «operazioni mllrtirio» rappresentano altrettanti atti d 'eroismo, in cui i telespettatori s' identificano con le vitt ime fatte dall 'esercito israelia· no, delle quali vedono i funerali trasmessi in televisione. Essi si sentono a loro vOlrll vitt ime di un ' umiliazione generalizzata che lo SWto ebr,lico infliggerebbe alle m,lsse musulmane con la com pli Il
cità degli Stati Uniti e nell'indi ffere nza deH'Occidente. Contrariamente a quanto accaduto nell 'era Climon, si diffonde la convinzione che George \YJ. Bush non svolga più il ruolo «dell'onesto garame» tra le due pani , bensì che sia passato armi e bagagli dalla pane di Sharon . A cale amarezza si aggiunge la const
sere un segno di sfiducia, una condanna dell'impmenza degli Stati ambi c delle loro istituzioni in generale. A partire dall 'estate del 200 I, dinan zi all'inarrivabile supremazia tecnologica dello St,lt O ebrai co , il terrorismo, nella forma specifica dell'attentato suicida, comincia ad apparire come la rispost a idonea, l' unico valido mezzo d i ritorsione, agli occhi di una parte crescente dei giovan i e dci gruppi polit ici del mondo arabomusulmano, che va al di là delle ristrette cerchie degli islamisti radicali. L'«operazione-martirio», come la defini scono i suoi sostenitori , sembra inarrestabile, e assicura, a proprio modo, un a sorta di «equ ilibrio del terrore» in contrapposizione alle invincibili «armi imelligenti». Tuttavia , il mondo emette una con danna morale senza appello cont ro il terrorismo, ed escl ude dal concerto delle «nazioni civili» la forza politica che di esso si awale, relegandola nell ' inferno degli «Stati canaglia». Nessuno Stato, nessuna istituzione riconosciut<J può permettersi di assumersene la responsabilità esplicitamente. Spetterà ad altri artori mascherat i, per i quali Bin Laden e al -Qa'ida fun geranno da iCOIllI, d iveni re i vettori per eccellenza degli attemati suicidi , e di conferire loro un 'eco planetaria. Ampliando le gesta dell'«ope razione-martirio» fino a colpire New York e \Xfash ington sotto gli occhi d ei telespettatori del mondo intero, essi tenteranno di presenta rsi attraverso il piccolo schermo come i tribuni della correme islam ista ra dicale dalla q uale provengono gli attivisti del terrore, e di sp ingere i giovan i a iden tificarvisi, in una interminabile gara di violenza. Nonostame semb ri portare successi politici a breve scadenza, questa. nel medio termine, si rivelerà più devastante per le società del mondo islamico, che non hanno saputo evitarla e che ne subiranno a lungo le conseguenze, piuttosto che per Israelee le società occidentali - bersagli prediletti - che riusciranno invece a contenerne gli effeni. Per capire in che modo, nell'estate del 2001 , «la scelt a terrorista» - c in particobre l'attentato suicida - sia divenutl' l'espressione dei rapporti di forza polit ici nel Medio O riente, è necessario guardare con la giusta prospettiva al deterioramento del processo di pace, e indi viduare le ambiguit:1che ne hanno ca ran erizzato l'a ttu azione, che gli ideatori speravano - il1v:mo - sarebbero state superate d,l una dinamica positiva. All'in izio degli an ni No· vanta, il ribalt amento delle linee di forz.\ delle relazioni int ernaJ3
zionali sarebbe andato a intrecciarsi in maniera complessa con i meccanismi propri del Medio Orien te, sbloccando alcuni meccanismi nel panorama regionale ma andando li incepparsi in alcuni nodi che ostacolavano jl cambiamento aperto in altre parti del mondo dal crollo del sistema comunista, sulle rovine del quale erano fioriti Stati democratici. La fine del blocco sovietico aveva alterato gli equilibri regionali privando i clienti tradizionali dell'U rss dei loro appoggi diplomatici e delle loro forniture militari. Questi clienti - in primo luogo 1'011' e la Siria - erano nel novero dei nemici strutturali d ' Israele, che li percepiva come una diretta minaccia sul campo di battaglia. Per lo Stato ebraico, la morsa esterna si allentò improvvisamente, compensando così l'eccezionale pressione interna che esercitava la prima lntifada dal dicemb re del 1987. Questa gli aveva inflitto danni inauditi, offuscandone la legi11imità morale agli occhi di una giovane generazione di telespet1
Oltre due anni dopo lo scopp io dell' intifada, ment re gli israeliani e i palestinesi si sfinivano in una guerra logorante dalr esito in certo, l'invasione dci Kuwait da parte di Sadda m Husseyn, avvenuta il2 agosto 1990, e la sua sconfitta nella primavera successiva ad opera della coali zione internazionale guidata dagli Stati Uniti, provocarono un terremoto che scosse tulla la regione. Ciò paradossalmente consentì un sovvertimento nelle preesistenti posizioni , e condusse il Medio O riente, nell 'ultimo decennio del secolo, ad una fase di ristagno. 'A rafat e I'Olp plaudirono all 'invasione che, come tanti altri arabi, essi pensavano avrebbe permesso loro di rivivere il sogno in franto dell'unità araba. Essa avrebbe inoltre arrecato alla causa palestinese benefici economici e politici , qualora l' Iraq fosse riuscito a mantenere durevolmente il controllo sui giacimenti kuwaitiani d 'idrocarburi razziati dal <
\X1ashinglOn aveva proibito di rispondere agli 5cud iracheni per evita re che gli eserci ti arabi membri della coalizione in tern'lzionale contro Saddam Husseyn la abbandon:lssero sotto la pressione di una «via araba» su rriscaldata nel caso in cui l' Iraq fosse stato attaccato dall '«entità sionista». La Casa Bianca trasse vamaggio an che dalla debilitazione di una società israeliana, traumatizzata dalle difficoltà incontrare nel ceTGue di garant ire la sicu rezza nel corso dell 'intifada , e ormai matura per dare un esito negoziale all ' inestricabile ingranaggio della violenza. Quanto all'Olp - provato dalle conseguenze della scella disastrosa di appoggiare Saddam Husseyn e privo ormai del sostegno di un ' Unione Sovietica indebolita e troppo a cOrtO di denaro per continuare a finanz iare una sollevazione palestinese che, con uno sciopero insurrezionale dopo l'altro, aveva ridotto in miseria gli abitanti dci Territori -, era tallonato daUa concorrenza di H amas, le cu i associazioni caritative, con ampie disponibilità di pct rodollari, s' insinuavano gradual meme nel tessuto sociale di Gaza e della Cisgiordania. 'A rafat non aveva p iù alternative da opporre alla pace americana. Gli Stati Uniti costrinsero Israele e la Palestina ad inviare rappresentanti alla conferenza di Madrid nel dicembre del 199L Questo primo in cont ro tra negoziatori dei due campi , in cui Mosca, definitivament e indebolita, si tenne in disparte, avviò un processo che si creden e irreversi bile durante tutto l'ultimo decen nio del ventesimo secolo. Alla conferenza seguì, due anni più tardi , su iniziativa di Rabin e 'Arafat, e sotto gli auspici di Bill Climon, la pace israelo-palestinese, negoziata in segrelO durante gli accordi di Osio, e suggellata a Washingto n il 13 settembre 1993 con hl fir ma di una «dichia razione di principi». Per comprendere il fallim ento di questa «pace americana» degli anni Novanta è ind ispensabile analizzarne l'anuazione e le motivazioni di fondo _ Il fallimenlO, a sua volta, innescherà il meccanismo che condurrà al terro rismo planeta rio dell' Il settembre 2001 , e alla conseguente «guerra al terrore». Per capire la sequenza di quesli avvenimenti , al di là del carattere cap riccioso di una attualità in trasformazione, occorre individuare le ragioni che hanno spinlO la superpotenza americana a buttarsi ani ma e corpo nella questione mediorientale, nel momen to in cui la sparizione della presenza sovietica l'aveva consacrata ormai unicI «iperpoleO/w». 1(,
La politica americana nella regione è andata configu randosi nei suoi attuali comorni subito dopo la seconda guerra mondiale. Nella prima metà del vemesimo secolo il ruolo degli Stati Uniti nell'area, posta SOtto il dom inio coloniale, era di secondaria im portanza. In seguito all' indebolimento della Francia e del Regno Unito durante la guerra del 1939-45 , e dinanzi alla minaccia dell 'espansione sovietica verso i mari caldi , essi, immediatamente dopo la conferenza di Yaha , sono divenuti i protagonisti principali. Così, il14 febbraio 1945 il presidente Franklin D. Rooseveh , dopo aver trascorso alcuni giorni nella stazione balneare di Crimea insieme con Ch urchill e Stalin, si recò sul Canale di Suez dove, a bordo dell 'incrociato re Quincy della Marina Militare degli Stati Uniti, incontrò il re d 'Arabia Sa udita 'Abd al-'Aziz Ibn Sa'ud. In cambio della consegna del petrolio saudita al cartello di compagnie americane Aramco, gli Stati Uniti s' impegnavano a proteggere il regno senza porre limiti di tempo. L'operazione «Scudo del deserto», con la quale le truppe americane fu rono inviate al confine saudita per combanere contro l'esercito di Saddam Husseyn che aveva invaso il Kuwait il2 agosto 1990, doveva testimoniare, quasi un secolo più tardi , la perennità di tale impegno. Dopo il 14 febbraio 1945 l'i nfluenza degli Stati Uniti venne a sostituirsi al quasi-protettorato britannico, fino a quel momento così incisivo che alcun i avevano dato all'Arabia Saudita il soprannome di «Made in England», Si voleva che questa nuova influenza si esercitasse in maniera indiretta , concentrandosi sullo sfruttamento degli eccezionali giacimenti di idrocarburi della regione orientale del paese, nella quale si insediò una «colonia americana», Con l'atto inaugurale del Quincy, gli Stati Uniti s' introdussero in una regione che avrebbe avuto un posto di primo piano nella lista delle priori tà mondiali della loro polit ica estera. Il Medio Oriente conservava nelle sue viscere e conserva tuttora in quantità ineguagliabili , e al costo d 'estrazione più basso al mondo, il carburante - per così d ire - di ogni potenza sulla scena internazionale. Gli Stati coloniali europei furono esclusi da un gioco al quale le loro compagnie petrol ifere non pOlevano più partecipare se non dietro alle mojors americane, Gli St:lti Uniti, intanto, prendevano le lo ro prec.wzioni contro le velleit:ì espansionistiche soviet iche verso i giacimenti pet roli fer i. Sia Washington che Mosca erano perfettamente consapevoli che il controllo del petrolio 17
sarebbe stato una delle chiavi dello svil uppo d el com plesso militare-industriale, che avrebbe
si coinvolti nel conflitto, nonostante fosse stata proprio Parigi ad aver fornito allo Stato ebraico gli aerei Mirage che gli avevano assicurato il dominio dei cieli nel giugno del 1967. Gli Stati Uniti, al contrario, approfiuarono della decisione francese di non sostenere più il ruolo di alleato escl usivo d' lsrae· le, facendo d i quest 'u ltimo un nuovo pilastro dell'lloro politica in Medio Oriente. AI di là delle grandi questioni di principio, il raffreddamento franco-israeliano rappresentava un elemento costi· tutivo della nuova politica araba di Parigi, destinato a conferire alla visione degaulliana della grandeur della Francia una levatura in ternazionale, una voha cancellata definitivamente - con la fine della guerra in Algeria - l' ipoteca coloniale. Allo stesso tempo, il sostitu irsi di Wash ington a Parigi nel ruolo di principale alleato e sostegno d ' Israele fu dovuto a una serie di fauori ben più significativi dell 'improwisa defezione francese. In Medio Oriente Israe· le ouenne la sua vinoria comro due clienti dell 'Urss, l'Egitto e la Siria (la Giordania, cliente della Gran Bretagna, nel giugno del 1967 perdette la riva occidentale dci Giordano, e successivamente si dissociò dai suoi due alleati). Per gli Stati Uniti hl guerra dei sei giorni si inseriva inizialmente nel quadro dell'amagonismo planetario tra Occidente e blocco sovietico: le relazioni arabo-israeliane erano relegate in una dimensione purameme regionale, marginale rispetto a questa lettura in termini di blocchi contrapposti. Laddove De Gaulle poneva l'accento sulle conseguenze dell'occupazione e del terrorismo - che si sarebbero riproposte fino all' Il settembre secondo schemi ricorrenri -, il presidente johnson vide nel sostegno offerto a Israele l'occasione di un auspicato successo contro Mosca, che avrebbe potuto controbilanciare gli insuccessi degli Stati Un iti nella penisola inclocinese, dove la guerra del Vietnam stava prendendo una cattiva piega per la potenza americana. Questo ruolo di arbit ro globale lo ponò nell'immediato a rivedere gli equilibri della politica americana in Medio Oriente, all'imerno della quale, fino a quel momento, era st.ItO riconosciuto un ruolo di p rimo piano al fattore petrolifero. Gli Stati arabi legati a Washington, come l'Arab ia Saudi ta, sembravano dipendere troppo dal sostegno americano per poter attuare una qUillsiasi ritorsione. A queste ragion i di politi ca estera che determinarono hl modi· ficazione d ell ' impegno americano nella regione nel 1967, si ag19
giungevano motivazioni di politica int erna. Gli Stati Uniti dei movimenti dei diritti civili d egli anni Sessanta videro, oltre alle conquiste dei Neri americani, avanzamenti significativi an che per gli ebrei , fino ad allora vittime di varie discriminazioni - in particolare nelle università - che ne limitavano l'accesso ali' establishment politico. Contemporaneamente, gi ungeva all 'età adulta una generazione di figli di poveri immigrati ashkenaziti: questi , che rispet to ai loro genitori avevano conosciuto una considerevole mobilità sociale e intellettuale, diventavano funzionari, insegnanti , operatori sociali , militanti di sinistra , e si mobilitavano anche su tematiche di politica estera. Nella loro solidarietà con Israele si mescolavano identità ebraica e ideali socialisti, allora incarnati dal partito laburista al potere a Tel Aviv, dall'esperienza dei klbbutz1m, e così via. Inoltre, agli occhi di molti americani di svariate origini ed inclinazioni polit iche, la causa israeliana appariva come una questione morale: essi ritenevano un dovere difendere questo piccolo paese democratico e occidentale, fondaro da coloro che erano sopravvissuti alla Shoah, di fronte alle minacce di un ambiente arabo ostile, che tal uni percepivano come retrogrado e altri come filocomunista. Infine, le organizzazioni ebraiche am ericane, in quegli anni ancora posizionate perlopi ù a sinistra dello scacchiere politico, partecipavano spesso nella mobilitazione contro la guerra nel Vietnam. U ravvicinamento ad Israele offrì a J ohnson l'occasione per riallacciare i rapporti con queste orga nizzazioni, e tentare di riguadagna re il loro sostegno dettorale, perduto a causa dell'intervento in Vietnam. Questa irruzione del fattore israeliano nella politica americana in Medio Oriente all'indomani della guerra dei sei giorni del 1967 , relegò in secondo piano l'interesse per le risorse petrolifere, alte· mndo un equil ibrio che si mant eneva dall'epoca dell 'incontro sul Qlllncy tra Roosevelt e Ibn Sa'ud nel febbraio del 1945. Si tratta di un 'evoluzione molto importante. A fianco d'Israele si schiererà jl partito democratico, spinto da ragioni al tempo stesso ideologiche e confessionali proprie delle inclinazioni sociali dci suo elet torato dell'epoca. Al cont ra rio, il partito repubblicano si mostrerà in generale più sensibile alle sollecitazion i delle majors petrolife· re, che dispongono di una potenza economica consid erevole per far valere i propri interessi e sono pi ù attente ai lo ro partner am bi, sui territo ri dei quali si trovano i giacimenti di idrocarburi.
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Nel gioco di alternanza alla Casa Bianca tra democratici e repubblicani, e di lobbies infl uent i al Congresso, la politica americana in Medio Oriente da quel momento si trovò a camm inare su due gambe che andavano in senso inverso, mettendo \Xlashington di front e al grosso dilemma di garantire un abbondante, regolare ed economico approvvigionamento di id rocarburi, e allo stesso tempo considerare non negoziabile l'imperati vo della sicurezz'l dello Stato ebraico_ Ma questa evoluzione imporrà delicate acrobazie diplomatiche, rese ancora più risch iose dalla presenza dell 'Unione Sovietica, pronta a volgere a proprio favo re il risentimento che gli arabi nUTrono nei confronti degli Stati Uniti , rei di aver offerto il loro sostegno allo Stato ebraico. L'U rss di Krusciov aveva segnato dei punti a suo favore in un 'area in cui la «spartizione del mondo» uscita daUa conferenza di Yalta, contrariamente a q uanto accaduto per l'Europa, non aveva stabilito confini b en definiti t ra i due blocchi. Nasser, originariamente affascinato dal modello americano quando si era impadron ito del potere nel 1952, si era in seguito volto verso Mosca, dopo il rifiuto occidentale di finanziare la grande diga di Assuan . Egli introduce in Egitto il socialismo- o almeno vi scalza le basi sociali di ogni o pposizione della società civile alla sua autorità pretoriana, annientando la borghesia cittadina, i cui beni vengono posti sotto sequestro, statalizzan do il settore banC dai contorni indefiniti. Tuttavia questo sostegno getta un 'ombra sui rapporti di \XIashington con le monar· chie del petrolio del Golfo, cost rette a loro volta 'l molt iplicare le profession i di fede anti-israeliane per mascherare agl i occhi delle loro stesse popolazioni la real tà deUa loro dipen denza politica da21
gli Stati Un iti, e respin gere allo stesso tempo le critiche provenienti dalle capitali arabe ((progressiste» che esercitano in quel periodo l'egemonia ideologica sul la regione. La necessitlì che queste monarchie filoame ricane hanno di trovare una ideologia legitt imante alternat iva rispetto ,Ii socialismi arabi nasseriano o ba'thista si traduce, a partire dagli anni Sessanta, nella elaborazione della dottrina islamista moderna. Esaltando un sistema politico fond'llo sui precett i contenut i nel Corano e nei testi sacri dell a trad i%ione musulmana, questa corrente dà vita a un 'utop ia alternativa e capace di accendere gli animi. Originatasi all ' interno del gruppo dei Fratelli musulmani, nati in Egitto alla fine degli ann i Venti , essa fa della fondllzione dello Stato isbmico l'obiettivo della sua lotta politica, che la vede o pporsi, sia nella teoria che nella pratica - con lo slogan «il Corano è la nostra costituzione» - al nazionalismo e al socialismo. All'epoca, tali ideologie erano sconosciute fra le sabbie d'Arabia. Qui si e ra ancora legati a una forma di credo rigida e st rettamen te legata alla tradi zione locale, poco adana a far fronte a sfide di portata planetaria e a difendere !lrbi et orbi l'alleanza dei monarch i locali con gli Stati UnitI. L'incontro tra questa forma di credo - generalmente detta salafismo, in riferimento ai «(pii antenati» (as-sala! assa/ib), che si ritiene incarnassero la purezza dei fondamenti dottrinali dell 'islam originario - e i Fratelli musulmani rifug iatisi in Arabia dagli Stati vicini, darà luogo a una miscela esplosiva. Così, dopo la sconfi tta araba nella guerra dei sci giorni del giugno 1967 ad opera d i Israele, che diede un colpo decisivo alla credibilità di Nasser e dei regimi filosovietici dinanzi agli occhi delle loro popolazioni, la politica mediorientale degli Stati Un iti si trovò gradualmente lacerata tra t'appoggio a Israele e il sostegno alle monarchie del petrolio, Ili cui ideologia legitt imante andava lentllmente evolvendosi da un islam conservatore e filoamericano verso una più esplicita presa di distanza verso l'Occidente in generale. Q uesta si mllnifestò in izialmente con una più fort e ostilità nei confronti dello Stato ebraico, e poi nei confronti del suo padrino ameri cano . La guerra dell'ol1ob re 1973 indirizza ulterio rmente l'animo delle masse arabe verso tale tendenza, ren dendo più difficoltoso il tentativo degl i Stat i Uniti di mantenersi in equilibrio tra le divergenti incl inazioni della Joro politica in Medio Oriente. Nota
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nella regione come la «guerra dci Kippuf>~ o «del Ramadan» in quanto coincise con la festa ebraica c con il digiuno musu!mano, essa iniziò con un 'offensiva anlba, a dimostrazione che gli eserciti egiziano e siriano erano ancora una volt,1 in gr,ldo di prendere l'iniziativa militare contro TsahaL Tale offensiva, sfcrnlta di sorpresa neIrintento d i cogliere impreparati gli israeliani proprio nel giorno in cui il calendllrio ebraico impone d i non lavorare, fu nlpid,mlente respinta da una controffensiva dello Stato ebraico, grazie, SOpnltt utto, all'invio da parte degli Stati Uniti d i massicce quantità di materiale militare fatto pervenire ad Ismele attraverso un ponte aereo. Ma la vittoria politica è degli arabi: i p'lesi esportatori di petrolio d ecidono di disporre un embargo progressivo sulla fornii ura d'idrocarburi agli alleati d'Israele, costringendo così quest' ultimo ad arrestare la sua controffensiva al km 101 della strada che da Suez porta al Cairo. Questa guerra, cui entrambi gli avversari danno una connotazione religiosa, ha un effetto importante: oltre a procurare alle monarchie dci petrolio una favolosil ricchezza grazie all'embargo, che avvia la spirale ascendente del prezzo del greggio durante il decennio successivo, altera in modo significat ivo il delicato equilibrio che caratterizza la posizione degli Stati UniI i rispetto a Israele ed agli Stati arabi produttori di petrolio. \Y/ ashington era stata costretta a sbilanciarsi a favore d ' Israele, onde assicurare la vittoria militare al suo alleato, preso alla sp rovvista dall'offensiva militare siro-egiziana. In risposta, e per la prima volta, i paesi arabi produttori fecero del petrolio un'arma che permise loro d i acquiswre autonomia rispetlo ai termini di scambio definiti dal patto del Quincy, in base al quale, in cambio della protezione assicur.lta dagli Stati Uniti, le o ligarchie del petrolio avrebbero limitato le loro pretese di rendita e non avrebbero sfruttato gli idrocarburi per esercitare pressioni politiche anti israeliane. Da questo punto di vista, gli effetti della guerra dell'ottobre 1973 sembrano negativi per \X'ashinglon. Ma, in re,lltà, essi preparano, a medio termine, un 'evoluzione positiva per gli interessi americani , in quanto pongono le basi per una pace israeloaraba in Medio Oriente, p,ltroci nata esclusivamente dilgli Stati Uniti, a svantaggio dell ' Urss e dei suoi 'Il bui. In effetti, l' Egitto di S,ldat era ent rato in guerra con l'unico scopo di riuscire a negozia re al meglio la propria pace con Israe23
le grazie a un rovesciamento completo di alleanze che lo vede abbandonare il campo soviet ico per diventare un protetto d ell 'America. Il raìs è convint o che solo a questo prezzo ri usci rà a recuperare il Sinai , perduto nel 1967; quindi, in cambio di un considerevole aiuto econom ico, che spera consent irà all 'Egitto di risana re la propria situazione sociale resa precaria dagli sperperi del socialismo nasseriano e dall 'esplosione demografica , egli offre a Wash ington la pace con Israele, Ma non si tratterà di una pace completa, poiché l'Egitto, a causa di questa sua mossa, viene isolato dagli alt ri paesi arabi . Questa «pace separata», tuttavi a, rende d'ora in poi inefficace qualsiasi offensiva militare araba di tipo convenzionale contro lo Stato ebraico: senza l'Egitto non ci può essere alcuna guerra; e in questo senso gli accordi di Camp David, che san ciscono la pace israelo-egiziana nel marzo del 1979, appaiono come una incontrovertibile vittoria diplomatica americana , Washington è riuscita a garanti re la sicurezza d' Israele comprandone il principale avversario, strappato all'alleanza sovietica, Essa spera in questo modo di riusci re ad allentare la tensione tra Israele e i paesi arabi, assicurando così agli Stati Uniti la possibilità d'intratrenere un rapporto privilegiato con i paesi arabi produttori di petrolio_ Questa architetrura poggia su fragili fondame nta, In primo luogo, eliminando la minaccia militare convenzionale contro Israele, la pace separata favorirà un altro tipo di minaccia , che gradualmente andrà a sostitui rsi alla prima: la rivolt a violenta d elle società arabe vicine di Israele o sottoposte alla sua occupazione (sopratt utt o il Libano del sud e la Palestina), che, t ra fall imenti , macchi nazioni e repressione evolverà in quel «terrorismo» il cui avvento De Gaulle aveva profetizzato all'indomani della guerra dci sei giorni nel giugno del 1967 , Questo terro rismo t rova ulterio re alimento e sostegno nel 1979 (lo stesso anno in cui si firmano gli accordi di Camp David), quando ad est dell'area mediorienta le si verificano due eventi fondamentali i cui effmi destabilizzanti si ripercuoteranno su tutta la regione; la rivoluzione islamica, che in febbra io porta Khomeyni al potere in Iran al grido di «Morte all ' 1\ merica»; e, nel mese di dicembre, l' invasione dell' Afghanistan cb pan e dell' ArmaI
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Pur essendosi sottratto all'ala protettrice degli Stati Uniti, che o rmai offre riparo all'Egitto, l' Iran non va a cercare rifugio nel campo sovietico, ugualmente demonizzato dai militanti islamisti sciiti che detengono il potere a Teheran. La Repubblica Islamica, al grido d i «Né ovest, né est , rivoluzione islamic:I» cerca di ritagliarsi un proprio spazio autonomo. Conduce una politica estera rivoluzionaria e, in occasione di un assalto all'ambascillta americana di Teheran nel novembre del 1979, a dispetto delle norme seguite durante tutto il periodo della guerra fredda, prende in ostaggio alcuni diplomatici accreditati. Le sue velleità espansionistiche, rapidamente neutralizzate dalla guerra scatenatale contro da Saddam Husseyn nel 1980 con il beneplacito occidentale, la spingono a far ricorso ad armi non convenzionali: il suicidio di massa dei giovani sanculotti sciiti , i bassigi, che si fanno saltare sui campi minati iracheni con la fronte cinta dalla benda dei martiri ornata dalla scritta Allah akbar, ne è un esem pio. Contemporaneamente, la Repubblica Islamica apre nella regione un secondo fronte espl icitamente terrorista , con la cattura di ostaggi occidental i in Libano per mano di organizzazioni scii te radicali locali strumentalizzate, cui si affiancano gli attentati suicidi realizzati con autocarri-bomba, indirizzati contro i soldati americani e frances i della forza multinazionale d'intervento a Beirut nell'ottob re del 1983, e nd mese successivo a Ti ro contro il quartier generale delle forze israeliane, che hanno invaso il sud del paese nel 1982 . L'«operazione-martirio» , eufemismo per attentato suicida , viene speriment ata con successo a partire dai prim i anni Ottant a negli ambienti sciiti rivol uzionari ispirati da Khomeyni. Questa era rimasta fino a quel momento una pratica rarissima, se non addirittura sconosci uta, nell'ambito della cultura politica dci movimenti sunniti, anche di quelli più estremist i, per i qUllli la deliberata ricerca della morte doveva essere lasciata quale ultimissima scelta. 11 suicidio è considerato un gravissimo peccl10 contro il Creatore, in quanto è stato Lui a dare la vita, e sta a Lui decidere se toglierla o meno alle sue creature. Da questo punto di vista, la religiosità sciita , nella quale l'esemplarità del martirio - incarnato dall' imam H usseyn , «principe dei martiri» - svolge un ruolo fon damentale, si crea meno scrupoli. Questa t:l1tica in.lugurata dall' Iran rivoluzionario viene esportata al resto del mondo ,lrabo
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attraverso le orga nizzazioni sciite estremiste libanesi che si ispirano alla «linea dell 'im'lm Khomeyni». Essa an d rà a colmare .IdeguatamelHe la scarsità di armi convenzional i che caratterizza il versalHe arabo. Così. dopo la pace scp'lrat.1 israelo-egiziana del '79 , lo Stato ebraico, nel 1982, in seguito all 'invasione del Libano denom inata «pace in Galilea», può permettersi di condurre un 'operazione di polizia destinata a eliminare dal paese del cedro un Olp i cui razzj minacciano i villaggi is raeliani del nord d el paese. Nella memoria araba questa spedizione è segnat a dai massacri dci campi palestinesi di Sabra e Chat il a, all a periferia di Bei rut , compiuti da milizie cri st iane libanesi Sotto lo sguardo com piaci uto dell'ese rcitO d'occupazione israel iano, guidato dall 'allora ministro della Difesa, Ariel Sharon. La spedizione aveva lo scopo di eliminare militarmente le bllSi dell'Olp, in modo da liberare i confin i da ogni minaccia, dopo che, in seguito agli accordi di C amp David , gli eserci ti convenzionali arabi erano stati neutralizz.lli. Essa sortì l'effetto d esiderat o riuscendo a cacciare via dal Libano l'o rganizzllzione palest inese. Ma a quest'u ltima si sostituì un avversario più tem ibile: la resisten za sciita , di cui gli I-Iezboll ah cost itu iscono la punta di diamante , e la cui firma diventa l'attentato suicida - legittimandolo agli occhi del mondo arabo, in complew confusione di sensibilità , d al momento che gli operat ori del «parti to d i Alla h~~ riescono a trovare il punto debole dello scudo israeliano. Le prime «operaz i oni -m artiri o~~ fan no dunq ue la loro com parsa, dapprima a est e poi al cent ro dell'area mediorientale, a partire dall 'inizio degl i anni Ottanta, nel periodo in cui la pace recentemente firm ata dal primo ministro is raeli.mo Begin e dal p resid ellle egiziano Sadat sotto gli auspici del presidente Carter, sembra suggerire che gli Scali Uniti abbiano messo a segno un puntO decisivo. Essi hann o atti rato nella loro orbita l'Egitto, il pllese più importante delb regione per popolazione e per l'in Ouenza culturale che fa dcI Cairo , ancora per qualch e anno , la capitale araba per eccellenza, prima che veng:mo a soppiantarla negli :mni Novan ta le media cilies del Golfo, come Dubai o Qatar, sed i delle televisioni satellitari al- 'Arabiyya e a/-Jazira. L I briscol a egiziana sulla quale \X' ~l shin g !On e Tei Aviv coniano 11110r
nuove dinamiche regionali ved ranno inflit ti imporsi come carte vincenti il terrorismo e l'abili tà nel gestire i media arabi transnazionali, il virtuosistno nell'arte di trasferire denaro tra le banche del mondo e di navigare su internet tra Tora Bora, Bali e Tampa. Vista da Washington, la garanzia della sicurezza per Israele as sicunlta dal trattato di pace di Camp David del 1979 è completata dagli effetti positivi che gli Stati Uniti si attendono dal jihad con dotto a partire dal 1980 dai militanti islamisti radicali, giunti dai quatt ro angoli del mondo per aiutare i lflujahidi1/ lIfghani impegnati a combattere contro l' Armllla rossa. Nel corso di questo decennio, in effetti, la CllUSll palestinese cede il posro cruciale che aveva nell'immaginario rivoluzionario alla causa afghana, considerata non più semplicemente una causa araba, bensì islamica, il cu i primo obiettivo non è la distruzione d' Israele, bensì la sconfitta dell' Armata rossa. Per lo Stato ebraico, questo spostamento delle tension i verso l'est, lomano dal suo territorio, rappresenta una t regua tanto più posiliva in quamo giuma quando vari combattenti palest inesi, come 'Abdallah 'Azzmn, nativo di Jenin e araldo delle brigate arabe in Afghanistan, sembrano essersi resi como che è im possibile combattere con le afmi contro Israele. Ora invece essi vanno a combanere (o addirittura a morire, come nel caso di 'Azzam) in una grande battaglia contro l' Urss, in parte sovvenzionata e armata dati ' alleanza strategica di TelA vive Washingron. Per quest'ult ima, iljihad in Afghan istan rappresenta l'occasione giusta per dare il colpo di grazia a Mosca, indebolendo così allo stesso tempo il nemico dei suoi alleat i produttori di petrolio nella regione del Golfo, l'I ran rivoluzionario khomeynista. Teheran si most ra sempre più ostile nei confronti dei «lacchè degli Stati Uniti», cioè le monarchie del petrolio, e in particolar modo nei confronti del!' Arabia SaLtdita. Questa è esecrata dai mullà sia a causa del suo credo sunniea int ransigente, che la porta a considerare gl i scii!i come d issidenti a malapena musulmani (ra!idul1 ), che per il suo allineamento agli interessi economici e politici d i Washington. 11 principale foco laio di tensioni nelb regione si trasferisce dal Mediterraneo al Golfo, da Israele ai giaciment i petroliferi. Gli eserciti di Saddam l-I usseyn e Khomeyni si :lffron tana in una terribile guerra di trincea, che dura OHO anni e che consuma le migliori energie dei loro paesi mietendo diverse cen tinaia di miglia ia di morti , e devaslandone gli apparati produttivi. 27
Ciò consente agli Stati Uniti, nell'ambito della loro polilica estera, di rincuorare i loro alleali forni tori di idrocarburi, i cui guadagni conoscono, nella seconda metà del decennio, un periodo di magra. La villoria in Afghanistan dei !Jlujahidin sunnit i, pagati dall 'Arabia Saudila e addestrali dai pakistani SOIlO la supervisione del la Ci a, ann ulla le speranze dello sciismo rivoluziona rio iraniano di riuscire, con il suo esempio, a galvanizzare il resto della Umma, la comunità dei credenti. Inc.IPilCe di sopraffare militarmente Saddam I-I usseyn, J'ayatolbh Khomeyn i deve rassegnarsi a firm llre un cessllte il fuoco nell 'estate del 1988. Egli tenta però un ultimo col po di scena emellendo il 14 febbraio 1989 - cioè lilla vigilia della ritirata dell 'esercito sovietico da Kabul - una /atIDa con la q uale condanna a morte il romanziere Salman Rushdie a causa del suo libro 1 versi satanici. E in effetti lo stupefacente decreto religioso di condanna dello sc rittore farà passare in secondo piano sui media dell'epoca la ritirata dei russi. Quest'ult imo tentativo dcll' Inm di rientrare in gioco, al d i là della sua dimensione spettacolare e del suo successo mediat ico, non va com unque ad alterare un rapporto di forze ormai fa vorevole ai paesi produttori di petrol io alleati degli Stati Uniti . Alla sua morte, nel giugno del 1989, Khomeyni si porta dunque nella tomba la volontà dell' Iran di esportare la rivoluzione islam ica nel resto del mondo. li ritiro sovietico dall'Afg hanistan il 15 febbrai o 1989, oltre a prean nunciare 1:1 caduta del muro di Berlino , avvenuta nel novembre dello stesso anno, prelude alla scomparsa dell 'Unione Sovietica. Con temponmeamente svanisce anche la minaccia che quest'ultima faceva pesare su i giacimenti di idroca rburi del Golfo. G li Stat i Uniti si sono sbarazzati del loro principale avversario facendo sì che la guerriglia dei Illujahidin afghani e delle brigate internazionali di com battenti del jlhad inniggesse all 'Armata ross.l una sconfina decisiva: l'isbm radicale sunnita è stato dunque ilssoldato per mettersi al servizio di un proget to più vasto, che contribui sce in maniera determinante alla rovina dell 'Un ione Soviet ica, ca usata dalla corsa agli :lrmamenti tra i due blocchi. A questo punto sembra apert a la strada per conciliare i due obien i· vi della politica americana in Medio Oriente: la sicurezza d' Israele e l'accesso agli idrocarburi del Golfo, senza p iù temere alcun.l ilU ed crenza soviet ic;l, lt sostegno dato in ques1
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can i, convinti di avere a che fare con un fenomeno passeggero, fntmmentario, e sotto controllo, che cesserà d 'esistere nel momento in cui gli Stati Uniti e i loro alleati smetteranno di armarlo e rin:lOziarlo. Tuttavia gli effetti negat ivi della strategia di contenimento dell ' Iran khomeynista, affidata a Saddam Husseyn, si fanno sentire fin dall 'inizio degli anni Novanta: l' Iraq, rovinato, tormentato dai suoi creditori delle monarchie pet rolifere arabe che non gli accordano alcuna moratoria, quando i prezzi del greggio sono al minimo, attacca e conquista iJ Kuwait il2 agosto 1990. In applicazione del gentlemen's agreemen' stipulato sul Quincy nel febb raio del 1945, l'esercito americano, alla testa di lIna vasta coalizione internazionale, si dispiegll sul territorio saudita e guida la riconquista del Kuwait. L'esercito iracheno viene espulso e sconfitto in pieno; wnavia, malgrado vacilli. il regime di Saddam Husseyn in questa occasione non viene eliminato. C uriosamente, l' in surrezione degli scii!i irachen i, che costituiscono la maggioranza della popolazione e sono sottoposti a lIna repressione politica e culturale feroce, è inizialmente incoraggiata dagli Stati Uniti, ma in conclusione non beneficia di alcun aiuto concreto. La guardia repubblicana sunnita fedele a Saddam può dunque soffocarla nel sangue, in disturbata. In molti non hanno compreso questo comportamento degli Stati Uniti, e, a posteriori, quando George \YJ. Bush ha dichiarato guerra all ' Iraq nella primavera del 2003, numerose voci si sono levate, chied endo per quale motivo il padre del presidente non avesse eliminato il regime di Saddam nel 1991, quando cioè aveva avuto la possibilità di farlo con uno sforzo minimo. La risposta del presidente Bush padre, il quale ha fatto dichiarareche all'epoca non era in possesso di un mandato dell'Onu che lo aUTorizzasse a compiere quel passo, è stata accolta da molti con ironia, pur consapevoli del suo sapore sarcastico, dalO che il figlio, per dare il via all'invasione d ell ' Iraq nel 2003, ha f.ltto a meno di ogni consenso p reliminare delle Nazioni Uni te. Eppure, sarcasmo a parte, l'invasione dell ' I raq nel 199 1 avrebbe in effetti mandato in pezzi la coalizione eccezionalmente .101pi'l raccoltasi intorno agli StMi Uniti: in particolare, i dirigenti dei paesi arabi non avrebbero potuto sopporw re che uno di loro - al quale spesso avevano ricordato che la conquisla di uno Stato vicino era un atto illecito - ven isse eliminato con le arm i «im peria-
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liste~)
americane. Per loro sarebbe stato molto difficile far approvare un simile intervento da una «via araba~~ perlopiù contraria anche solo ad avviare l'operazio ne «Tempesta del deserto~~ - a meno che l'eliminazione di un despota ad opera di una forza straniera supportata dalla società civile non suggerisse delle idee ai rappresentanti delle società civili degli altri paesi arabi... Ad ogn i modo, il Cairo, Damasco e Rabat non volevano che si oltrepassasse il man dato che l'Onu aveva dato alla coalizione: restaurare la sovranità del Kuwait . L'«abbandono» degli sciiti iracheni s'inserisce in questa prospettiva: le monarchie del petrolio sunnite situate nella penisola arabica, partner coccolate degli Stati Uniti, dinanzi alJ'eventualità di un Iraq dominato dalla sua maggio ranza sciita e alleato di un Iran sci ita la cui febb re rivoluziona ria è appena calata, preferiscono che mantenga il potere un Saddam sunnita che pure ha causato loro tante tribolazioni . La punizione imposta al regime iracheno è un embargo sotto il controllo delle Nazioni Unite. Accompagnata da una politica di sanzioni, questa iniziativa pun isce in primo luogo la popolazione irachena, e non chi detiene il potere, prostrando la società civile, della quale annulla le risorse. Ma poco importa agli Stati membri deUa coalizione vittoriosa: a loro interessa innanzi tutto «congelare» l' Iraq , neu tralizzandolo con la forza , e rendendolo così inoffensivo per i suoi vicin i. Questa soluzione presenta inolt re il vantaggio di ridurre al m inimo le capacità di sfruttamento e di esportazione del petrolio iracheno, riducendo l' offerra globale in un periodo in cui i prezzi sono bassi, e dando così sollievo alla parte di mercato delle vicine monarchie del petrolio. Al di là di queste considerazioni relative alla geopolitica e agli equilibri intern i del Golfo, la decisione di lasciare al potere il regime sotto tutela di Saddam deriva da u na scelta geostrategica cruciale che è '11I a base della politica americana nella regione, e che semb ra rendere fi nalmente possibile la conciliazione dei suoi due obiettivi apparentemente inconciliabili: garantire la sicurezza di Israele e assicurare l'approvvigionamento d i idrocarburi , in una congiuntura in cui la scomparsa dell'U rss sembra fornire l'opportuni tà per realiz za~e al meglio questo sogno. RIfiutando di rovesciare il tiranno di Baghdad, e mantenendo omogenea la coalizione vittoriosa al termine di una guerra lampo durame la quale la su perioriù schiacci ante delle armi ameri30
cane e della loro tecnologia avanzata è ampiamente dimostrata, il presidente George Bush padre utilizza questa forza immensa per intervenire sul conflitto israelo-palestinese, La vittoria delle armi americane in Kuwait gli permette di imporre con la forza un'uscita dall 'impasse militare e politica seguita alla p rima lnti fada. Entrambi in grosse difficoltà, sia 'Arafat, screditato per via del sostegno dato a Sadd.m, e rovinato dall 'abbandono dei suoi sponsor del Golfo, che Shamir, danneggiato dai disastrosi effetti mediatici che la sollevazione ha avuto sull 'im magine d'Israele e dal divieto americano di rispondere agli Scud iracheni lanciati su Tel Aviv, non hanno altra scella che accettare la pax america· na imposta dal presidente Bush. Dopo l'indiscutibile trionfo conseguito con l'operazione «Tempesta del deserto», quest i fa della conferenza di Madrid, tenutasi nel dicembre del 1991 , la degna conclusione di una politica americana coerente in Medio Oriente, in grado di controllare le tensioni che caratterizzano la regione. Non è un caso che essa sia stata attuata da un presidente repubblicano la cui forruna p rivata è stata costruita sul petrolio texano, e che, più di chiunque altro, incarna l'interesse per que· sto fattore. Ciò rappresenta in effeni per Israele una fonte di grande preoccupazione. Lo Stato ebraico ha subìto un doppio scacco, che dimostra come gli interessi degli Stati Unit i non combacino più con i suoi. Proibendo a Shamir di di fende rsi dagli 5cud iracheni , \X1ashington ha trascurato l' imperativo immediato della sicurezza d ' Israele. Successivamente, la partecipazione alla conferenza di Madrid , che prelude al riconoscimento dell'Olp da parte d' Israele, viene imposta dalla presidenza americana ai dirigenti israeliani, ancora una volta privati non solo della possibilità di far valere i propri in teressi, ma anche di scegl iere q uale politica adottare in merito a una fondamenutle questione concernente la sicurezza del loro paese. \Xfashin gton regola il suo comportamento in funzione dei propri interessi; e la squadra del presidente Bush padre mostra scnza mezzi termini che Israele non gode d i alcun privilegio rispetto agli imperativi della sicurezza energetica e d ell'economia petrolifera degli Stati Un iti. Da questo punto di vista, infatti, lo Stato ebraico può prctendere unicamente una rigorosa parit.ì d i trattamento, ma non può in alcun modo imporre la sua particolare agenda . Questa è la bl.se della risoluzione del conflirro arabo3I
israeliano, condizionata dagli evidenti interessi di \XIashington, come espressi dalla presidenza di George H. Bush. Tale atto di forza riesce a imporsi sulle parti soltanto grazie al verificarsi di particolari condizioni risultanti dal crollo sovietico, dal trionfo delle armi americane nel Kuwait liberato, e dal consenso che gli Stati Unit i, il Medio Oriente e la com unità interna· zionale esprimono per il «nuovo ordine mondiale», come lo si chiama allora seguendo l'esempio americano. Tuttavia questa si · tuazione eccezionale non riesce a nascondere la mancanza di con· vinzione che caratterizza sia parte delle società arabe, sia impor· tanti membri dell'establishment israeliano, soltomessi loro mal· grado alle decisioni di \XI ashington. All'interno, il presidente Bush senior non è riuscito a trasformare il suo successo militare in apo· teosi eleltorale, così nel gennaio 1992 deve cedere il passo a Bill Clinton. All'estero , gli Stati Uniti, trionfatori nel Medio Oriente, vengono colpiti nel lOTO punto debole allorché l'operazione militare Restore Hop e, awiata per ristabilire l'ordine e la sicurezza in Somalia sulla scia della vittoria ottenuta in Kuwait , viene arrestata bruscamente. Gruppi d i militanti islamisti logorano con una guerriglia estenuante le truppe americane venute a restaurare la pace, e Clinton si vede costretto nel 1993 a ritirare l'esercito prima di aver conseguito gli obiett ivi iniziali. Sotto il rapporto di forze geosrraregiche convenzionale che si stabilisce all 'indomani dell'operazione «Tempesta del deserto», cominciano a spuntare nuovi attori che andranno ad alterarne gli equilibri e che, novelli Lillipuziani , cattureranno nelle loro reti minuscole il Gulliver americano addormentato sugli allori ch i· merici della sua iperpotenza. La disawentura americana in So· malia , che ha visto i soldati dell'US Army trasformarsi nel bersa· glio degli attivisti islamici reduci dal jihad in Afghaniswn, che hanno costretto la Casa Bianca a ritirarsi in grande confusione e ad evacuare i cadaveri dei suoi boys all'interno di sacch i di pia. stica d,.vanti alle telecamere, è infatti il primo segno che prean · nunzia le macchinazioni islamiste radicali che negli anni Novan · ta , durante il decennio di pace illusoria israelo·araba, tracceran · no il loro tOrtuoso percorso attraverso le infinite guerriglie in Al· geria, Egitto e Bosn ia, fino al terrorismo mondillie. Nessuno st ra· te~ : 1 vi presta l'attenzi one necessaria, considerandolo come un selll p li ce in cidente di pe rcorso all 'interno di quello che all 'epo·
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ca viene guardato come il corteo trionfale americano in Medio Oriente. Nel corso dei suoi due mandati il presidente Clinton ap· profondisce la logica di pace israelo-palestinese, i cui contorni so· no stati definiti dal suo predecessore. Ma affida sostanzialmente la gestione della faccenda a sostenitori d'Israele di ispirazione democratica. Così facendo, egli ristabilisce gli equilibri a spese dei repubblicani sensibili agli interessi petroliferi, il cui punto di vista era prevalso all'epoca della conferenza di Madrid a scapito di Israele. In Terra Santa, la nuova squadra è vicina al partito labu· rista, che ha conquistato il potere nel giugno del 1992 sotto la gui· da di Rabin e Peres, dopo aver fauo mangiare la polvere al Likud di Itzhak Shamir. Questa nuova impostazione rassicura buona parte dei sostenitori d ' Israele, convinti che il generale Rabin non prenderà alla leggera le questioni della sicurezza e della perennità dello Stato ebraico. Essa permetterà al presidente Clinton il 13 seuembre 1993 - in seguito a trattative segrete tenutesi a Osio tra rappresentanti di 'Arafat e di Rabin - di presenziare tta i dirigen. ti palestinesi e quelli israeliani, in veste di padrino, alla firma del· la dichiarazione di principi, avvenuta nel rosero della Casa Bian · ca. Questa immagine straordinaria, trasmessa da tutte le televisio· ni del mondo, apre simbolicamente la via alla pace. Nessuno, tuttavia, si fa illusioni sui reali sentimenti dei prota· gonisti, com'è testimoniato anche dalla ritrosia di Rabin, evidente dalle immagini, al momento di stringere la mano ad 'Arafat, mal· grado gli incoraggiamenti d i un gioviale Clinton. 'Arafat ha bisogno di offrire al suo popolo un territorio palestinese autonomo, ano che se non più integro. Egli rischia il tutto per tutto contro un ma· vimento islamista che lo tallona, e che si fregia del!' aureola della resistenza dopo la spettacolare espulsione nel Libano di 415 anivisti islamici, messa in atto dal governo Rabin nel dicembre d el 1992 in seguito al rapimento e all'uccisione di una guardia di confine sul territorio israeliano. Nonostante le critiche, che hanno paragonato a dei «bantustan» i Territori concessi alla sovranità limitata palestinese, 'Arafat rientra nel 1994 a Gaza e Gerico da liberatore. Il governo Rabin, d 'altro canto, voleva sbarazzarsi il più velocemente possibile dello spinoso problema del manten imento dell'ordine a Gaza, che risucchiava le energie fisiche e morali dell 'esercito cit tadino: gli accordi di Osio delegano questa funzione all'Autorità 33
palesrincse. Le armi leggere di cui dispongono le forze di polizia , e i molteplici servizi di sicurezza palestinesi, devono consentire loro di tenere a freno Hamase J ihad lslamico, ma, almeno in teoria , non possono essere affano utilizzati per minacciare Israele. Il periodo inaugurato dalla firma della dichiarazione di principi a \X1ashingtotl è stato generalmente chiamato «processo di Osio», a sottolineare come quegli accord i rappresentassero semplicemente il motore d'avvio di una dinamica, di un circolo virtuOSO, senza il quale avrebbero rischiato di restare Icuera morta. Gli stessi accordi erano il risultato di due aueggiamenti negativi: né 'A rafat né Rabin avevano alternative, ma nessuno dei due voleva impegnarsi positivamente, tale era il sospetto che ciascuno di loro nutriva ancora nei riguardi dell'avversario di ieri, partner obbligato di oggi. Il meccanismo propulsore di questa dinamica si trovava alla Casa Bianca: l'impegno personale di Bill Clinton fu costante nel corso di tutta la sua presidenza; e la fine del processo di pace, segnata dall 'inizio della seconda lntifada, coincise esattamente con la fine del secondo mandato del presidente e l'elezione di un successore che non credeva più a Osio. Il termine «p rocesso» sta a indicare al tempo stesso che la pace israelo-palestinese aspira a estendersi a tutto il mondo arabo (ri prendendo così le fila della pace lasciata incompiuta tra Sadat e Begin cleI1979), e che una dinamica economica verrà a completare le iniziative politiche, in modo da garan tire ai governi implicati - quello israeliano, quello palestinese e quelli arabi in generale - dividendi tangibili che possano essere ridistribuiti alle loro popolazioni. In realtà, la cultura politica dei paesi arabi circostanti è sottoposta a nuove tensioni. Dopo l'indipenden za postcoloniale, le classi dirigenti al potere sono riuscite a evitare di cedere il loro posto alle nuove generazioni , invocando la rituale spiegazione del pericolo sionista alle frontiere. In questo modo hanno giustificato l' autocrazia, sia che essa derivi da diritti di sangue, o da cricche militari , da sene religiose, da tribù o da un misto di questi diversi clementi. In nome di questa imperativa union sacrée esse hanno bloccato arbitrariamente qualsiasi innovazione, hanno perpetuaro le loro rendite di posizione, spesso reprimendo ferocemente l'opposizione, con il risultato di inibire lo sviluppo economico e conseguentemente lo sviluppo sociale. Gli Stat i sequestrati da queste dites politiche, che all'interno dei confini non devono con -
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frontarsi con alcun concorrente, pagano il prezzo del declino, della non compet itività internazionale, e si trovano ad affrontare una crisi acuta i cui sintomi più evidenti sono l'esplosione demografica e la massiccia disoccupazione che ne consegue. Per riuscire a conservare immutato il loro potere, i dirigenti arabi, consapevoli dci limiti del solito ritornello del «pericolo sionista», hanno bisogno di nuove risorse. Nel contesto derivante dalla vittoria americana nell 'operazione «Tempesta del deserto», devono accontentarsi di vantaggi più economici che politici. E vanno a cercarli un po' costretti , un po' convinti - nelle ricadute che si aspettano dalla pace di Osio; e la sosterranno solo a condizione di poterne • • • ricavare questi vantaggI. È per questo che il ruolo degli Stati Uniti in quanto garanti di questo processo pol ivalente è critico: solo \Xfashington è in grado di mobilitare i mezzi che dovranno accompagnarsi alla pace per fare del Medio O riente una regione economica, integrata e prospera. Nella visione di Shimon Peres, la sinergia del sapere israeliano, dei capitali petroliferi del Golfo e della sovrabbondante manodopera araba, deve favorire la nascita di una nuova «civiltà» regionale, un «nCW Middle EaSh>. Conferendo definitivamente a Israele il ruolo di membro indispensabile di questo circolo economico virtuoso, esso arricchirà di riflesso i dirigenti egiziani, siri,mi e altri, grazie a una crescita paragonabile a quella delle «tigri» asiatiche. Ridistribuendo parte di questa crescita alle loro popolazioni, essi potranno acquistarsene il consenso al mamenimento del loro potere, in un comesto in cui né l'ideologia né la repressione hanno più l'efficacia di un tempo. Perché questo scenario potesse realizzarsi e avere successo, sarebbe stato necessario che gli attori «pllrtner della pace» superassero il disprezzo che provavano gli uni per gli altri, e, soprallutlo, fosse creato il più velocememe possibile un flusso di investimenti internazionali adatti a finanziare l'operazione. Ma questi finanziamem i furono limitati a gesti politici, come gli investimenti dell 'Unione europea, che consentirono la costruzione nei Territori palestinesi di numerose infrastrutture (molte delle quali sarebbero state distrune dalle spedizion i punitive israeliane durant e la seconda Intifada) e il fun zionamento dell 'Autorità palestinese. Il settore privato, malgrado le varie conferenze internazionali, organizzate soprattutto dal Forum Economico Mondiale di Da-
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vos, non intravedendone i ritorni, non s'impegnò sugli investi· menti neUa zona israelo-palestinese. Per fare un riferimento personale, l' autore, trovatosi in diverse occasioni ad animare tavole rotonde del FOTUm di Davos d est inate a incoraggiare questo processo, notò che i dirigenti delle gran di aziende multinazionali che avrebbero dovuto presenziare, praticavano la pohtica della sedia vuota, lasciando da soli a confrontarsi tra loro i rappresentanti delle compagn ie deUe acque palestinesi, deUe compagnie del gas israeliane, o delle compagnie elettriche giordane. Senza dubbio quei capi d'industria ritenevano che il gioco non valesse la candela, e nemmeno qualche ora del loro tempo. Detto in parole povere, alcuni di loro, interrogllti sulla loro assenza , tirarono in ballo, per giustificarla, il comportamento degli investitori originari della regione, provenienti soprattutto dai paesi produttori di petrolio: questi, veniva fatto osservare, investivano l'essenziale delle loro im mense riserve finanzia rie sui mercati occidentali, mostrando così la loro profonda diffidenza nei confront i di un Midd/e Easl che essi conoscevano meglio di chiunque altro, per esservi nllti ed esservi residenti. Pcr q uale motivo degli stranieri avrebbero dovutO affrontare un rischio che invece i locali si guardavilno bene dal correre? Questa mancanza di fiducia diffuslIsi nel mondo cconomico trovò un'eco, solo tre o quattro anni dopo la firma degli accord i di Osio, nel mondo politico: il blocco degli investimenti, e l'aspetto chimerico che di giorno in giorno andava assumendo la prospettiva di una qualsiasi crescita, corrosero il sentimento di fiducia nel processo di pace di una parte sempre pill ampia delle classi di rigenti, sia arabe che israeliane. Sottoposte alle p ressioni scmpre crescenti di opinion i pubbliche che non vedevano giungere alcun beneficio. In campo plliestinese, gli sporadici atti di violenza dei movimenti islamisti, cui seguivano di rimando misure di ritorsione israeliane, m inarono la credibilità di 'Arafat, responsabile dell'ordine a Gaza e in Cisgiordania, che non era st ato in grado di impedire attentati anti -israeliani spettilColari. Sul fronte israeliano, l'assassinio di Irzhak Rabin, avvenuto i15 novembre 1995 per mano d i un fanatico religioso ebreo, testimoniò la persistenza di op posizioni radicali al processo di Osio, visto come una minaccia per la sopravvivenza dello Stato ebraico. La successiva elezione di Benjam in Netanyahu alla carica di primo ministro, seguitil a san36
guinosi attenIli ti palesI inesi , dimostra che l' e1enorato ebraico, SO( IO shock per la violenza palesli nese, non ha complela fiducia nel processo di OsIo, e nemmeno delle garanzie offerle dal padrino americano degli accord i. Malgrado nel mllggio del 1999 lorn i al potere una coalizione guidata dai laburisti con alla teSIa Ehud Barak, un'ampia parte dciI' establishment israeliano resul in dubbio. QlleSIa comincia a ritrovarsi nella visione strategica dei neoconservatori american i, molti dei quali sono intellettuali ebrei provenienti dalla sin istra o dall'estrema si nistr'l: in alternativa al processo di Osio, essi propongono di apportare grossi cambiamenti neU'area mediorientale, a cominciare dall'eliminazione del regime iracheno e dalla sua sostituzione con un potere d emocratico filoamericano disposto a riconoscere Israele. Ciò implica il sabo taggio di OsIo. Sharon , con la sua passeggiata sulla Spianata delle Moschee, e 'Arafat, con " avvio della seconda Intibda, ne saranno gli inseparabili complici, l'uno volontario, l'altro inconsapevole. Per comprendere in quale contesto internazionale quesla deflagrazione ha infiammato l'intero pianeta, bisogna spOSlare l'attenzione, prima ancora che alle grotte afg'lIle e agli scherm i televisivi satellitari in cui Bin Laden e i suoi combattenti deljihad prepllfano i loro attentati mettendone poi in scena le conseguenze, nei felpati uffici della Bettway, quel viale della cerchia perife rica d i Washington in cui si concentrano le sedi del potere politico. Una visione ideologica del mondo vi si afferma con insistenza: quella della corrente neoconservat rice, la cui influenza si rivelerà decisiva per inaugurare un a nuova era della politica americana in Medio Oriente sotto la presidenza di George W . Bush.
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La rivoluzione neoco nscrvatrice
Il terremoto dell ' 11 senembre 200 1 sorprende gli 5t:lti Unii i nel momento in cui la loro cl asse politica è ncl pieno di un complesso dibattito sul ruolo internazionale dell 'America dopo il crollo sovietico e di fronte alle nuove minacce non convenzion ••li provenienti dagli «Stati-canaglia». li presidente Ccorge Wl. 5ush, evitando di schierarsi chiaramente per l'una o l'altra posizione, si era dimostrato fino a quel momento contrario alllolion-bui/dil/g al di fuori d ci confini e restio a impeglllu c le risorse fin 'lOziarie c i mi· litari americani in missioni destinate :Id aiutare a nascere Scati capaci di vila autonoma a partire da si tuazioni di caos etnico o reli gioso - contrariamente a quell a che era st;lta la po litica di Bill C lintoo , che era intervenuto nei Balcani al termine delle guerre civili nate dalla disgregazione della Jugoslavia, Le numerose gaffes del nuovo presidente in materia di politica estera manifestano un 'antica confusione riguardo alla geografia e all a storia del mondo, e per di più egli ha viaggiato troppo poco fuori del suo paese p rima di accedere alla suprema magistratura , In Medio Orieme , an cora una volta diversamente dal suo predecessore, rifiuca di im pegna rsi personalmente nel «p rocesso d i pace», seguendo la linea riassunta dal suo segreta rio di Stato Colin Powell in questa for mula sib ili in a: «assistere, senza insistere), Appare evidente che la presidenza ha sceltO di concentrare l'attenzione sulle questioni di politica inte rna , e la stampa titola sul «ouovo isolazionismo» dell 'inquilino della Casa Bian ca, In realt à il suo gruppo di consiglieri per gli affari esteri , guidato da Condolcezza Ri ce, capo del Consiglio di Sicurezza Nazio l1ille, che dipende direttamente dall a C lsa Bianca, è diviso in d ue grandi correnti che si scontrano in merito alb direzione da segui re. e fra le qU:l]i il presiden te fa ri! la sua opzione solo all 'indoman i dell' [ [ 38
scnembre. La prima, rappresentata principalmente da Colin Powell e dal Dipa rtimento di Stato, forte d ella sua tradizione diplomatica istit uzionale, così come dalla Cia, propugna un realismo p rudente che vuole evitare qualsiasi sconvolgimento dell'ordine mondiale pur essendo sparito l'avversario sovietico. Essa propone di usare gli strument i multi laterali della t radil:ione, quali l'On u, facendov i pesare l'in flu enza prepondcrante degli Stati Un iti, oramai superpotenza senza rival i. L'alt ra, i cui maggiori sostenitori si trovano tra i responsabili civili del Pentagono, e il cui capofila è il vicesegretario alla Difesa Paul \Xfolfowitz, propende per una trasformazione radicale dell 'ord ine internazionale che concretizzi l'onnipotenza americana e la «fine della storia» che si suppone essa esprima. Questa linea di pensiero politico vuole la diffusione universale del modello democratico degli Stati Uniti, sef\'endosi a tal fine dei mezzi adeguati, senza tirare in ballo ist ituzioni internazionali ritenute sorpassate. Questi ideologi, trasformatisi in guerrieri, sono favorevo li a una politica un ilaterale. Costretto dagli attentat i dell' I I settembre, George \Xf . Bush si allinea in gran fretta e nella sostanza alla visione del mondo d i qucst i ultimi. Questo presiden te, così poco a suo agio e diffidente in politica estera, impegna improvvisamente gli Stat i Uniti in un in1ef\'entismo militare eccezionale, riassunto nell 'espressione «guerra al terrore» . Una volta ottcnuto, nell 'autunno del 2001, il consenso delle Nazioni Un ite ad annientare il potere dei talebani in Afghanistan, inseriti nella rete di Osama b in Laden, farà a meno del consenso del Consiglio d i Sicurezza nell'invasione dell 'Iraq, poi nel rovesciamento del regime di Saddam Husseyn e nell'occupazione del paese nella primavera del 2003. Al di là delle poste in gioco tipiche del Medio Oriente, dove, dopo il fallim ento di OsIo, lo scont ro armato è destinato a riprendere piede per realizzare con la forza il doppio obiettivo permanente degli Stati Uniti - garantire la sicurezza degli approvvigionament i pet rol iferi e in sieme la sop ravvivenza d' Israele - , la rivoluzione che conosce la politica estera americana dopo l'II settembre aspira a ristrutturare l'ordine mondiale secondo una pre· cis,llinea idcologica, qualificata dalla maggior pane dci commentatori come progetto «neoconsef\'
i difetti a seconda dell'angolo visuale da cui la si osservi. Ma è innegabile che l'influenza dei neo-com è straordinaria, allivello più elevato della decisione politica , e lo è grazie a un gruppo relativamente ristretto di poche decine di intellettuali e docenti universitari portatori di una specifica W eltol1schoulmg, di una visione del mondo dottrinaria e ideologica. Essi l'hanno saputa «vendere» in maniera brillante all'indomani dell ' Il settembre, facendola prevalere, nell'emozione del momento, sulle considerazioni pragmatiche e realiste che, in ultima analisi, avevano tradizionalmente orientato la condona della politica estera americana negli ultimi decenni - fatta eccezione per i due mandati di Ronald Reagan (I 980-1988), durante i quali alcuni neo conservatori occupavano già posti di responsabilità di governo, seppur di importanza secondaria per via della giovane età di molti di loro. Per comprendere in quale contesto americano si verifichi l' 11 senembre 200 1 e che tipo di reazioni esso provochi, è fondamentale individuare le grandi linee del dibattito di politica estera in corso dopo l'elezione di George \Y/. Bush, e mostrare la posizione centrale che in esso occupa la questione mediorientale, nei suoi due aspetti: quello petrolifero e quello israeliano. LI jlhad cont ro l'Armata rossa in Afghanistan resta il punto di partenza complesso, ma rimosso, nel senso freudiano del termine, della siruazione internazionale ereditata dal nuovo presidente. La guerriglia antisovietica - iniziata alla fine del mandalO di Jimmy Carler su ini ziativa del suo Consigliere della Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinsky nel contesto disastroso di una fallimemare operazione per soccorrere gli ostaggi americani in Iran , ma condotta in gran parte durante l'era Reagan - ha dato il colpo di grazia a Mosca. Essa è Slata pensata con questo scopo, nei circoli del potere di \Y/ashington, dai giovani neoconservatori che l'avevano concepita, insieme con altre operazioni anticomuniste in senso lato, che coinvolgevano anche il Medio Oriente in una strategia mondiale. Ne è un esempio la famosa vicenda «lran -col1traS» che vide gli Stati Uniti finanziare, aH taverso un gi ro complicato, l'insurrezione fi loamericana e :mti-sandinista in Nicaragua con la vendita clandestina di pezzi di ricambio all 'aerollllUtica militare dell 'Iran khomeyn ista, allora impegnalO in guerra contro l'Iraq di Saddam Husseyn (benché all'epoca il dittalOre di Baghdad fosse ufficial mente sosten ut o dagli Stati Unit i e dagli Stati europei).
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li Jihad in Afghanistan ha beneficiato dell'appoggio operativo e fina nziario della Cia e anche dci sussidi delle petro-monarchie del Golfo, e ha raccolto, a fianco dei mujahidin afghani, «combattenti della guerra santa» provenienti da ogni parte dci mondo: i «jihadisti» - arabi , pakistani, indonesiani, qualche immigrato magh rebino di Francia , e così via. Sul p iano militare i com battenti ricevettero armi particolarmente efficaci che bloccarono l'aviazione sovietica al suolo, argomento decisivo che costrinse Gorbaciov a rit irare defin itivamente la sue truppe il 15 febbraio 1989_ Queste armi messe a disposizione dagli Stati Uniti - missili terraaria Stinger, che potevano essere trasportati da un guerrigliero che si spostasse a piedi e privo di particolari competenze tecniche rapp resentarono una rivoluzione militare e pol itica, in quanto si rivolgeranno ben presto contro i loro inventori, così come iljlhad si rivolgerà contro gli apprendisti stregoni americani e sauditi che ne attizzano allora le braci allo scopo d i incenerire l'Armata rossa. Unendo la maneggiabilità di una balestra o addirittura di una semplice fionda ad eccezionali prestazioni di difesa anti-aerea (DCA ), combinando l'ctà della pietra con l'era informatica, lo Stinger - che permette, a un prezzo molto basso in rapporto all 'entità e vastità dei danni che può causare, di paralizzare un esercito convenzionale d'occupazione e d i sbaragliarlo costringendolo ad evacuare il paese conquistato - cambia i termini della guerra moderna. Le sue velenose «punture d'insetto» finiran no il pachiderma sovietico, che travolgerà nel suo crollo l'equilibrio mondiale, fondato sulla d issuasione Ira i due blocchi usci ti da Yalta. I quali hanno accumulato arsenali convenzionali e nucleari , pcr non servirsene; ma sono stati COS I retti a lanciarsi contemporaneamente in un a corsa all 'alta tecnologia militare, che ha avuto effetti divergenti per gli Stati Unit i e per l' Unione Sovietica. Mosca ne è uscita stremata, incapace d i rinnovare un sistema socialista privato delle energie migliori della sua società, necrorizzata dall'onnipotente apparato burocratico del part ito comun ista. Washington , al con trario, da tale rivalità ha tr;ll1O un doppio sti molo. La ricerca militare, finanziata dal contribuente, ha permesso d i fare innumerevoli scopertc, applic<JIe poi in ambito civile int ernet è una delle più popolari -, che hanno assicurato agli americani la supremllzi a tccnologica sul res!O del mondo. Essa ha inoltre reso possibile, parallelamcnte alla costruzione dell 'arsen:lle 41
nuclea re di dissu ••sione, la realizzazione di arllli «intelligenti» che saran no utilizzate sul campo di battaglia ed acc resceranno la distanza con l' Urss, dando agli Stati Uniti alla fine del ventesimo secolo la falsa percezione di una potenza invincibite il cui terreno di sperimentazione per eccellenza si rivelerà , prima ancora della guerra in Iraq del 2003 , la campagna in Afghani stan nell'autunno del200 L AUa base di questi risultati eccezionali vi è il «progetto Solarium», così come l'aveva denominato il presidente Eisenhower nel 1953, quando la guerra fredda era giunta al culmine e il modello comunista faceva adepti in numero crescente sia fra la classe operaia sia fra gli intellettuali occidentali . Il presidente americano fece raduna re le più brillanti men ti dell'epoca e fornì i fondi a tre équipes affinché lavorassero parallelamente su scenari che individuassero la migliore strategia a lungo termine per trionfare sul blocco sovietico. È in questo con testo che fu elaborato il progetto delle armi «intelligenti,>, nel quale si privilegiavano la qualità rispetto alla quant ità , l'alto grado di perfezionl.mento e la creatività del combattente rispetto alla semplice obbedienza, la possibilità di mir;lre con precisione al bersaglio piuttosto che il b ombardamento cieco e massiccio; tutti sviluppi che richiedevano un considerevole investimento finan ziario nei campi delta ri· cerca , dello sviluppo, dell' informatica, e in quello dell 'istruzione su periore e dei suoi legami con l'industria più avanzata, e così via . Uno dei padri di questa strategia è un matematico , nonché pensawre polit ico, lel10 re di Raymond Aron : Alben \'(foh lstcner (19 13 -1997). Newyorchese, laureato in matematica e logica al City College - dove negli anni Trenta si formò la classe dirigente meriwcratica americana proveniente perIopiù da famiglie immigrate e povere -, prosegue gli st ud i superiori nell'esclusiva Columbia University, e ricop re diversi ruoli che lo condurranno, dopo la se· conda guerra mondiale, alla Rand Corporalion, un think-tank, un centro di ricerche che si occupa di difesa e informazione, situato in California, nell'area di Las Angeles (dove lo incontrerà il giovane Richard Perle, oggi uno dei maggiori rap presentanti della corrente ncoconservatrice, che ne resterà fo rtemente influenza· to) . Lì resta dal 1949 al 1962, e lì si dedica tot ••lmente lille questioni strategiche, di ventandone poi il massimo esperto, sia come consigliere confidenziale dei successivi governi american i sia den tro i maggiori circoli intellett uali di riflessione della guerra frcd-
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da. Albert Wohlstetter insegna in seguito all ' Università di Chica~ go, fino al momento del suo abbandono definitivo dell'incarico di professore universitario nel 1980. In questo campus si rit roveran· no alt ri docen li appartenenti a un'unica famigl ia di pensiero in senso lato, come l'economista monetario Milton Friedman e il fi losofo politico Leo St rauss. Tra i suoi studenti che d iverranno inn uenti discepoli si distingue Paul Wolfowitz, che scrive allora la sua tesi sulla p roliferazione nucleare in Medio Oriente, regione posta al centro dei suoi interessi fi n dall'in izio della sua ca rriera. L'eredità di Albert Wohlstetter è d i grande importanza, dato il ruolo eminente ricoperto da alcun i dei suoi allievi nelle p rime cerchie del potere sotto la presidenza di George w. Bush, ma anche per gli sviluppi del suo pensiero specificamente in campo militare, ben al di là della vinoria americana sull 'Urss, della quale è stato uno dei principali teorizzatori. Dubbioso circa la dottrina dell '«equilibrio del terrore» che è alla base della d issuasione nucleare, egli diventa celebre perché privilegia la logica detta del «secondo colpo» che, in caso di attacco a sorpresa da parte dell 'Urss, deve permenere agli Stat i Un it i di infliggere alla stessa danni irreparabili: essa sarà ali 'origine d i una corsa agli armamenti che rovinerà Mosca, evitando così di farto la guerra nucleare. Wohlstetter però non limita il suo pensiero strategico al nucleare, benché gran parte del prestigio di cui gode derivi proprio dall a visione che gli ha consentito di trovare il punto debole nella logica della diss uasione, e d unq ue d i affretta re la caduta sovietica senza alcuna apocalisse atomica . A suo parere, i conflitti su di un «teatro» limitato sono cruciali per la superiorità delle arm i e del pensiero mili tare-politico americani. Da questo punto d i vista la guerra in Vietnam è disastrosa. Egli ritiene che gli Stati Unit i l'abbiano persa a ca usa degl i errori degli strategh i dell'epoca, e in particolare di McNama ra e Rostow, incapaci d i scegliere le priorità dell'azione: o dotarsi dei mezzi necessari a promuovere nel Vietnam del sud uno Stato democratico campione degli ideali degli Stati Unit i nel Sud-ESI asiatico e carico di una forza d 'attrazione ideologica, o schiacciare militarmente l'esercito nord-vietnamita utilizzando le forze americane al massimo delle loro potenzialità. Limitandosi a fare un po' dell'una e un po' dell 'all ra cosa, e face ndo prevalere compromessi tattici a breve termine rispetto a una visione a lungo termine, \'Vllshington
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h:l fallito , sia militarmente che moralmente. Pcr Wohlstetter, in fatti, la suprcm:lzia ha senso solo se posta al servizio di valori chia ram ente affermati - una visione dci mondo di cui i realisti come I-I enry Kissinger non si curano aff,itto. Do po il successo contro i sovietici dci guerriglieri afgh,mi dci ;ihad eq uipaggiati con Stinger, sarà la vittoria netta - e quasi scnza danni fra i loro ranghi - degli Stati Uniti e dei loro alleati in occasione dell'operazione «Tempesta del d eserto», in Kuwail nel 1991 , a rappresentare in modo esemplare l'attuazione d elle teo rie di Wohlstencr sul primato dovuto agli attllcchi aerei preventivi . Questi distruggono le comunicazioni del nemico e danno un colpo micid iale alla sua capacità di combattere prima che entri in scena l'esercito di terra, che paga sempre costi più alti in termini di vite umane. Su entrambi i front i - Afghanistan e Kuwait-le perdite di soldati american i (ci nadini, elettori e provenienti da famiglie d i elettori) sono ridone al minimo: l'Afgh.mistan degli anni Ottanta è stato subappaltato a delinquenti barbuti ribattezzati per l 'occasione «Combattenti della libertà», la cui mOrte non ha alcun valore sul mercato elen orale degli Stati Uniti. Nessuna madre di questi soldati provenienti da paesi lontan i avrebbe mai POlutO trovarsi un giorno a sfilare per protesta sul Mali di Wash ington da vanti alla Casa Bianca, come invece era accaduto all'epoca della guerra in Vietnam : né i jihadisti né le loro famiglie , amavano ripetersi oltrcoceano per Tllssicurarsi, posseggono la cittadinanza americana e il suo corollario, il dirino di voto. Quanto alla guerra di liberazione del Kuwait del 1991 , essa ha fatto fare unll bella figura ai bombardamenti mirati di estrema precisione, che hanno annientato qualsiasi velleità di resistenza del «formidabile}) esercito iracheno, un colosso dai piedi d'argilla . L' unico li mite che si può ancora trovare nella fortunata applicazione della «dottrina Wohlstetter» è quello di un a tecnologia ancora imperfetta: essa giungerà al suo apice dopo la morte del suo ideatore, con le due prime guerre successive alJ' 11 settembre 2001. Nell'a utunno del 2001, all 'epoca dell'offensiva contro i talebani, infatti , alcun i gruppi spHrsi di «berretti verdi», le forze speciali americane presenti su l terreno, munite di identifiClltori laser c telcfoni satellit'lri , ordinano in tempo reale ,I invisibili bombardieri di lanciare missili teleguidati equipaggiati con terribili bom be «taglia-margherite» (che radono tutto all'altezza del suolo). 44
Queste annientano nem ici , dislami solo qualche deci na di met ri dai soldati amici , proprio mentre vanno all'assalto delle lo ro posizioni con valanghe di uom ini. C iò ha convinto i più ingenui tra i pochi talebani sopravvissuti che solo con l' intervento malefico di Satana possono spiegarsi i massacri che hanno subìto i loro ran ghi senza che gli americani sul te rreno abbiano sparato un solo colpo. A ciò va aggiunto che la fa se di conquisla durante l'offen siva in Ir'lq nel marzo e nell'aprile del 2003, è slata caratterizzata dalJ'uso mai eguaglia to fino a oggi di afmi intelligenti che punta vano i loro bersagli (palazzi presidenziali , ministeri , caserme) con straordinaria precisione, riducendo così al minimo i «danni colla teral i». Ogni telespenatore ha in mente le immagini dei corrispondenti di guerra in direna da Baghdad bombardata , mentre, sullo sfondo , le vetture circolavano tranquillamente sui ponti e per le vie della capitale irachena - spettacolo stupefacente -, proprio come se i giornalisti avessero la certezza che la precisione e la minuzia d ella traiettoria dei missili che cadevano a fi o tti sugli edifici ufficiali li avrebbero preservati da ogni pericolo. Qucsta est rema affidabilità delle anni di precisione rappresenta il compimento della strategia militare derivante dalla visione di Wohlstetter. È questa caratteristica a farn e uno strumento decisivo di politica estera. G razie ad esse l'offensiva non è più costretta ad annientare il nemico in modo indiscriminato, così come ad esempio era avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale, quando i bom bardamenti alleati su Dresda inniggevano danni incalcolabili alla popolazione civile tedesca. L'obiettivo da raggiungere è dunque quello di «mirare» selertivamente l'apparato dirigente del regime da eliminare, risparmiando il più possibile la società , che l'attaccante spera di guadagna re alla propria causa, come pu re le infrastrutture industriali e urbane, riutilizzabili tanto dal vincitore che dagli alleati locali , dei quali favo ri rà l'ascesa al potere. T ale strategia combina in maniera innovativa il momento militare e quello politico. Permette di abbattere regimi prevent ivamente stigmatizzati a livello morale - per la loro appartenenza all '«asse del Male» o la lo ro natura d i «c;lOaglie» -, e di punire Slato. pa rt ito, gera rchia e apparato. descritti come dissolut i e corrorti , vantlU1dosi d i promuovere e rafforzare la società civile «virtuosa». Una simile disposizione o pe rativa, nella quale il militare viene visto come lo strumen to perfettament e efficace e accuratamente 45
adattato dal politico, si inserisce in una rappresentazione del mondo che pretende di porre al posto di comando la morale universale, sostituendola alla Realpolitlk. Essa è stata teorizzata nel 1992 dal grande discepolo di Wohlstetter, Paul Wolfowitz, la cui stella brilla già nel firmamento di Washington durante la presidenza Bush senior: direttore del De/eme Planning Board (Consiglio di pianificazione della difesa), nel periodo in cui l'istituzione strategica del Pentagono è guidata da Dick Cheney, egli redige il documento guida (De/eme Planning Guidanee paper) che definisce le priorità strategiche degli Stati Un iti dopo la guerra fredda . Questo testo , reso pubblico dal «New York Ti mes» grazie a una fu ga di notizie, è stato descritto come un progetto mirante ad assicurare la supremazia mondiale agli Stati Uniti dopo la fi ne della guerra fredd a per mezzo del confronto militare con le pmenze regionali che avessero contestato l'egemonia assoluta americana, o , in ogni caso, attraverso il loro disarmo. Esso propende in questo senso per una polit ica d'affermazione della potenza di Wash ington ovunque esistano interessi vitali americani, ponendo in cima alla lista l'approwigionamento petrolifero e la sicurezza d ' Israele. Molto criticata sia dall 'establishment liberale che dai conservatori «isolazionisti» alla stregua di Pat Buchanan , questa visione del mondo è uffic ialmente messa da parte durante i due mandati di Bill Clinton, tra il 1992 e il 2000. Questi anni, che la corrente neoconservatrice considera complessivamente una combinazione di pusillanimità politico-militare e di abiezione morale, forn iscono a Albert Wohlstetter, che muore nel 1997 , materiale per la sua ultima battaglia, riguardante la guerra nella ex-Jugoslavia . Secondo lui la morale come la strategia impongono un 'azione americana di vasta portata contro i serbi e a sostegno dei bosniaci. Se inizial mente la presidenza Clinton, con la sua indecisione, ha most rato tanto una caduta dei valori che l'America dovrebbe diffondere nel mondo, qu;mto un 'imperizia strategica da cui gli awersari degli Stati Uniti trarranno vantaggio, in seguito essa, p:lradossalmente, aderirà a una logica ispirata dal «documento Wolfow itz» del 1992, intervenendo finalmente contro i serbi, a fianco dei bosniaci e poi dei kossovari. Questa visione globale , nata nel contesto della guerra fredda , adattata nella sua applicazione ma costante nella sua linea di rettrice dopo il crollo sovietico, frurto di un pens iero strategico ebbo46
rato originariamente d a Albert \'V'ohlstener, e successivamente proseguito nella riflessione e nell'azione di Paul \'V'olfowitz, è ri portata allivello operativo dal capo dell' O//i"ce o/Net Assessmenls del Pentagono, Andy Marshall. Per oltre trent 'anni e fino ai giorni nostri, Marshall , ex- dipendente della Rand Corporalion , promuove e sostiene l'invenzione di nuove armi e di nuovi modi «intelligenti,) di fare la guerra, che vanno dalla ricerca tecnologica e biologica più avanzate, aU 'uso della rivoluzione numerica e delle telecomunicazioni, attraverso l' intervento di agenzie specializzate d otate di rilevanti disponibilit.ì finan ziarie, e di contratti con i laborato ri universitari più prestigiosi. Una simile strategia presuppone che il criterio etico in nome del quale si effettua la distinzione tra il male da eliminare e il bene da promuovere, trovi consensi si a tra l'op inione pubblica americana che in seno alle «nazioni civili». Tale consenso pone tuttavia un problema_ La distinzione b inaria tra il Bene e il Male nelle relazioni internazionali, nel 2000, porta l'e redità d elle concezioni emerse con Yalta e la guerra fredda , che hanno contrapposto il (,mondo libero» al «blocco sovietico» nella seconda metà del secolo scorso. Ma la scom parsa del polo del Male, l' Vrss, costringe gli intellen uali e gli universitari vicini al potere americano a ripensare in termini nuovi la vinoria del Bene, e a ridefinirne l'iden tità in un contesto mutato. Questo sforzo intellettuale si traduce nel «lancio» di due concetti a metà tra la profezia e lo slogan pubbl icitario, che diventano subito materia per omonimi best-seller. Si tratta della ,
la repressione della primavera di Praga nel 1968, la diffusione ncgli ambienti intellettuali della sinistra occidentale dell'immagine del gulag come esito del comunismo, l'affermarsi di Solidarnosé in Polonia assieme all'ascesa di Karol \Xfojtyla sul trono di Pietro nel 1978, perché il mondo socialista cominciasse a perdere gradualmente, a partire dall'ultimo quarto del ventesimo secolo, qualsiasi autorità morale. Questo declino era dovuto agli spontanei effelli perversi del sistema sovietico, liberticida e inefficiente dal punto di vista economico. Ma fu incoraggiato, sia finanziando la dissidenza sia facendole pubblicità, grazie all'azione di /hink/anks, gruppi di pressione e reti universitarie americane, all'interno dei quali la nebulosa neoconservatrice ebbe un ruolo fondamentale. A quest'ultima, in particolare, sarebbe toccato di reindirizzare le simpatie di intere frange della classe intellettuale, orientata verso gli ideali socialisti, in direzione del «mondo libero», tanto più che molti ideologi neo-cons sono ex simpatizzanti di sinistra o addirillura dell'est rema sinistra passati a destra. Lontani dai compromessi pragmatici nei quali si crogiola il realismo dell'ambiente tradizionale degli affari, essi hanno conservato dei loro antichi amori politici lo zelo militante nel difendere la loro prop ria ideologia, e nel comballere quella dell'avversario. In nome della difesa della libertà, contrariamente ai loro colleghi di sinistra, che denunciano la repressione «fascista» del generale Pinochet in Cile contro i democratici, ma distolgono pudicamente lo sguardo quando viene messo in discussione il sistema concentrazionario e repressivo comunista, essi si schierano completamente dalla parte di coloro che lottano per questa stessa libertà e per la democrazia dietro la cortina di ferro. È proprio questa volontà di riprendere in mano il testimone dei valori morali e di non lasciarne il monopolio alla sinistra d'ispirazione socialista a far nascere, nel 1982, durante l'amministrazione Reagan, il Na/ional Endowment /or Democracy, il Fondo nazionale per la democrazia. Aperto a tulle le correnti di pensiero, esso si tiene in un certo equilibrio criticando sia i dittatori di destra o dell'estrema destra alleali degli Stati Uniti sia le dillature socialiste, e promuove contro tutti la concezione americana della democrazia, fa cendosi alfiere dei valori a vocazione universale che questa incarna, al di là degli interessi particola ri dello Stato americano e delle sue lobbies indust riali e finanz iarie. Così fllCendo esso recupera al
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servizio della destra il discorso sulla democrazia del quale si era appropriata in maniera dominante, quantomeno nei campus universitari , la sinistra. È in occasione del ventesimo anniversario del Ned che il presidente George \VI. Bush pronuncia il discorso che auspica la «democmtizzazione del Medio Oriente», in nome della quale sarà condotta l'invasione dell'Iraq nel 2003. Questa «rivoluzione neoconservatrice» , che dopo l' Il settem· bre influisce in maniera così determinante sui circoli del potere che decidono in merito alla politica estera, trova le sue radici negli anni Sessanta. Essa ha conosciuto forrune e sventure, seguendo un percorso accidentato, segnato da fasi d'incomprensioni e, secondo q uanto dicono i suoi stessi sostenitori, di persecuzioni (relat ive), in particolar modo negli ambienti universitari. Tuttavia ha anche vissuto momenti di potenza e di accesso privilegiato al potere, fi n quando non si afferma definitivamente tra le alte sfere dello StalO, imponendovi con forza le proprie vedute, d i cui l'invasione e l'occupazione dell' Iraq nella primavera del200J costiruiscono l'espressione ultima. La storia di questa corrente, intessuta di leggende e accompagnata da chiacchiere, sia positive che negative, a seconda dell 'inclinazione di chi le riporta, diventa oggetto di letture divergemi, persino tra coloro che ne sono coi nvolti in prima persona. La fase iniziale ha, a posteriori, valore di rottura originaria, o addirittura di figura mitica il cui significato fondamentale sarà continuamente riattualizzalO in funzione dell'evolversi della storia, così come accade in qualsiasi religione, setta o partito fondato su una dottrina affermata. Negli anni Sessanta, un gruppo di intellettuali disillusi, molti dei quali provenienti dai circoli «liberali» in senso americano (che in Europa corrispondono più o meno alla socialdemocrazia), ha preso le distanze dalle convinzioni comunemente condivise in quell'ambiente, riguardo sia alla politica interna che a quella estera. Accusati di tradimemo dai loro ex-compagni di lotta rimasti fedeli agli ideali originari, essi vengono schern iti dalla rivista di sinistra «Dissent», che affibbia loro l'appellativo ironico e un lantino sprezzante di «neoconservatori»; di questo stigma essi faranno il loro emblema. Secondo la formula immaginifica del saggista [rving Kristol, uno d ei padri del movimento e ulla delle sue principal i figure tut elari, «j neoconservatori sono dei liberali che si sono fatti guidare dall'l realt il». [n politica interna, Il
grosse riserve sul progel1o della Crea! sociely avviato dal presidente democratico Lyndon ] ohnson, il cui effeno più evidente è l'intervento autorita rio dello Stato federale per costringere all'integ razione razziale i reticenti, soprattutto nel sud dci paese dove i bambini neri sono condotti in autobus, sotto la scorta della guard ia nazionale, in scuole pubbliche prestigiose frequentate d agli st udenti bianchi (che 'lllora le disertarono, preferendo ricorrere all 'insegnamento privato, costoso ed esclusivo) . L'«ingegneria sociale» praticata all 'epoca dai democratici al potere ha determinato trasferiment i di ricchezza dalle classi salariate e contribuenti bianche verso le minoranze etniche di colore, cosa che p riva gra dualmente il partito della sua base popoIare, organizzata dal movi men to sindacale. Allo stesso tempo, le presidenze d iJohnson e poi del repubblicano Nixon sono segnate dall'impegno americano in Vietnam, seguito dal ritiro dei boyr e dalla caduta finale di Saigon nelle mani dei com unisti, che s'impadroniscono anche del Laos e della Cambogia. Si tratta di altrettante sconfine agli occhi del blocco sovietico, che t raumatizzano un'opinione pubblica americana i cui movimenti di ost ilità nei confronti della guerra sono ben rappresentati nei campus universitari i cui studenti temono di essere chiamati a combattere in Vietnam, in un 'epoca in cui è ancora in vigore la coscrizione obbligatoria. Uno dei p rincipali negozi atori americani di questo periodo poco glorioso dell'era N ixon è Henry Kissinger. Prima capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, poi Segretario di Stato dei president i Nixon e Ford, Kissinger conserverà , del suo bagaglio di mediatore, un approccio prudente e realista nei confronti dell'avversario sovietico, fondalO su una st rategia di lenta evol uzione nell' eq uilibrio tra i due blocchi, e caratterizzato dal concetto di «distensione)). Da quel momento, sul confronto ideologico e sulle considerazioni morali prevale l'apertu ra economica all 'Urss, che si ri· tiene sarà presto corrotta dai beni materiali e dall 'abbondanza procurati dall'economia di mercato. Ciò fa hl fortuna dei produttori di cercali e di altri esportatori americani , preoccu pati per parte loro d i eviwre qualsiasi in cidente politico che possa nuocere agli affari, mentre i generalissimi dei due blocchi accumulano armi di d istruzione nu cleare e missil i balistici e intercontinentali. In questo approccio a lungo termine dclb competizione con Mosca, la dissidenza che si sviluppa diet ro la cort ina di ferro rap-
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p resenta un elememo di disturbo agli occhi degli strateghi di \Xlashington dell'amministrazione Nixon, diffidenti nei confronti di individu i incontrollabili, scrittori , pittori e poeti che esprimono attraverso la loro opera l'orrore e l'imbecillità del «socialismo reale» e del suo «avvenire radioso» - secondo l' uso ironico che di questa espressione fa il romanziere Aleksandr Zinov'ev nei testi clandestini del Samizdat. La figura che meglio rappresenta questi dissidenti impazienti, che si fanno beffe degli ideatori della di stensione e dell'infinita cautela degli artefici della Realpolitik, è Aleksand r Solzenitsyn. Costreuo a rifugiarsi negli Stati Un iti , l' autore di Arcipelago Gu/ag non viene ricevuto alla Casa Bianca per espresso divieto di un H enry Kissinger che vuole evitare qualsiasi mossa inopportuna che possa rischilu e di compromettere gli equilibri derivanti dalla distensione con il Cremlino. È nell'opposizione a questo tipo di atteggiamento che si delinea la corrente «neoconservatrice». Sce11 ica riguardo alle politiche pubbliche deU'era)ohnson , essa è ancora più critica verso il modo in cui viene condotta la relazione col blocco sovietico. L'alleato del gruppo nei circoli del potere di \Xlashington era il senatore democratico dello Stato di \Xlash ington Henry «Scoop» )ackson, molto legato alla potente centrale sindacale An-Cio, ben rappresentata nelle fabbriche Boeing di Sea11le, capitale economica dello Stato. I dirigenti dell'An -Cio difendono al tempo stesso gli interessi dei salariati contribuenti e quelli degli anticomunisti accaniti. Per )ackson, il cui assistente parlamentare era all'epoca Richard Perle, era importante, di fronte ai regimi liberticidi di Mosca e dei suoi alleati, adottare un atteggiamento senza compromessi: la «distensione» non dovcva essere portata avanti a ogni COStO, e d i certo non sacrificando il sostegno moralmente gi usto ai dissidenti del blocco dell'Est, portatori , in loco, di valori identici a quelli della d emocrazia americana difesi dall ' An -Cio. Questa posizione propria dci campo politico trova un parallelo nel mondo universita rio . Tra gli altri, due intellettuali hanno un ruolo determinante: Irving Kristol e Leo Strauss. 11 pfotciforme Irvi ng Kristol. che ha coniaro il sintagma «neoconservatorismo», percorre la propria carriera, olt re che all 'Universi tà d i New York, nel mondo para-scientifico dei thil1k-lal1ks, i «serbatoi d 'idee», e altre fondazi on i legate al perseguimento di int eressi pa rt icolari: attuazione di un a pol itica speci fi ca, difesa di lIIl:1 categoria socio 5l
professionale, di un settore dell'industria, di un partito, di un 'idea, e così via. Malgrado inizialmente queste isti tuzioni ab biano una dignità intellettuale inferiore rispetto alle università, che si dedicano solo al sapere in sé ed alla ricerca d ella verità , esse hanno spesso maggiori dispon ibilità finanziarie, e, in aggiunta alloro personale interno, reclutano professori cui arrotondano le entrate, traendo a loro volta beneficio dal prestigio di cui questi godono. Oggi la loro influen za è tale che il dibattito pubblico americano è orientato dai think-tanks più validi; essi lanciano le idee e ali mentano i mass-media, a scapito delle riviste indipendent i o dei dipartimenti di scienze sociali delle università. La questione mediorientale, in particolare, è sottoposta all'influenza di questi think-tanks e delle indicazioni comportamentali d i cui essi finan zi ano la diffusione, a danno dell' arrichimento di conoscenze e dello sviluppo di un sapere universitario obiettivo: essa testimonia il trionfo della parlisanship sulla scho!arship, dell'impegno politico sulla scienza, della prassi sull 'analisi. In passato il momento cul minante del dibattito intellettuale americano sul Medio Orien te era il congresso annuale della MESA (Midd!e East Studies Associalion), dove studi su ogni sorta di argomento politico, antropologico, linguistico, storico e via dicendo, riflettevano !'incredibile ricchezza del mondo universitario d 'oltreoceano, esp rimendo una creatività che faceva impallidire d 'invidia l'orientalismo arrugginito della «vecchia Europa», i cui giovani ricercatori non sogna vano altro che partecipare all a MESA, dove si incontravano tutti coloro che contavano nell 'ambiente, gli americani e gl i arabi, gli europei, gli irani an i e gli israeliani. Oggi il barcamenarsi della MESA in un post- modernismo «polit icamente corretto», riflesso di un impegno antimperi alista e antisionista, ne tiene a distanza quanti non si riconoscono in queste priorità. Ap profittando di questa deriva, i circoli d ' inlluenza fi loisraeliani hanno fatto delle sessioni pubbliche del W INEP (\'(Iashinglon lustitule for Near Easl Policy), il centro di ricerca emanazione della loro lobby, la sede per eccellenza del dibattito americano. Essi invitano spesso i loro avversari a questi incont ri o rganizza ti in modo ospitale, ma l'agenda è determinata in base ,li loro propri interessi. Più di alt ri, i neoconservatori sono stati gli artefici di quesfO «arruolamento» del sapere al servizio di una causa, dando un seguito in direzione inversa all 'impegno degli intellettuali di sinistfll
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verso il socialismo, o addirittura verso la diuatura del proletari,.to. Irving Kristol ne inca rna la quint essenza: proveniente da un ambiente di poveri immigranti ebrei di Brooklyn, ba frequenta10 i1 City College d i Ne\\' York (come Alben \'(Iohlsteuer), dove si lau reò nel 1940. In q uegli anni , aderì all'organizzazione giovanile della sezione americana della IV Internazionale, di st ren a obbedienza trotzkista. l militanti della YOll IIg Peop/e's Socialisl League si incontravano ogni giorno allo stesso angolo della caffeueri:., dove condividevano umili sandwich :.Il 'uovo sodo o al burro di ar.lchidi , rifacevano il mondo, mentre controllavano con la coda dell 'occhio gli studenti comunisti «staliniani» seduti al tavolo vicino. Della fo rmazione trotzkista di quel periodo, evocato non senza nostalgia, Irving Kristol ha conservato nel corso d i tuna la sua esistenza e del suo impegno politico, anche dopo il suo passaggio a destra, diversi tratti distintivi. Dell'antist:.linismo conserverà un 'incrollabile diffidenza nei confronti dell'U rss, palesata con forza durante gli anni della «distensione» , dietro la quale egli intravede un tranello staliniano teso all ' ingenua America. Della llIil/ority politics studentesca e dell'ent rismo suo corollario, manterrà il gusto di crea re riviste iconoclaste, controcorrente, propa gandiste d 'idee - come «The Public Interest», fondata nel 1965, che successivamente si avvicinerà alla rivista «Commentary», creata da No rman Podhoretz nell'ambiente intellettuale ebraico newyorkese -, e di penetrare organismi più vast i per in seminarli d'idee. Questo cammino giungerà al suo culmine quando Kristol assumerà il controllo dell'American Enlaprise Imlflllle, creato nel 1943, e divenuto la portaerei della flotti glia di ist ituzioni , associazioni e organi d i stampa armati della \'(Ie/lamchaumtg neoconservatrice. Dell ' impegno politico «radicale» contro l' establishment, in passato espresso in termini d i lotta d i cbsse, conserverà la volontà di scontrarsi con le certezze sorpassate di una classe politica americana pronta a sacrificare una f:Hicosa visione a lungo termine per i benefici immedi at i, ansiosa di anteporre l'attivismo alla contemplazione fi losofica, desiderosa di cambi,lre il mondo piuttosto che di interpretarlo. È ndl' articolazione fra questo post ulato quasi marxista e la su:! conclusione neoconservatrice cbe il professore Leo Strauss ha un ruolo fo ndamentale. Contraria mente a Ir\'ing Kristol, Strauss (1899- 1973), imm igrat o eu ropeo del!:. gener,lzione precedente, 53
ha scguito un pcrcorso unicamente universi tario, venendo per questo a godere di un 'autorità e una reputazione che nessun Ihil1k·lallk potrebbe mai conferire. Giovane filosofo ebreo tede· sco, i cui p rimi scritti furono composti durante la Repubblica di Wcimar, egli visse il crollo di quest' ultima sotto i col pi congiunti del comunismo e del nazismo, cosa che lo cost rinse all'esilio in America nel 1937. Da questa esperienza egli concluse che la de· mocrazia non può pcrmcttcrsi la dcbolezza, e che, per avere la me· glio sul male, deve fa re ricorso alla forza. Professore ali 'Università di C hi cago dal 1949 (l'anno in cui Albert Wohlstetter entra alla Rand Corporlltion), St rauss , che da allora scrive le sue opere in in· glese, s'in terroga sulle cause dell'avvento nel ventesimo secolo di queste due ideologie totalitarie o «tirannie» - per riprendere la terminologia greca di cui Strauss è infatuato -, della loro accettazione da pane del popolo , e della resa degli intellenuali di fronte ad esse. Egli ne attribuisce la causa al rifiuto dei valori del Diritto naturale prodotto dalla modernità scaturita dall'llIuminismo; questo, consentendo la nascita di un pensiero delle scienze socia· li improntato al relat ivismo, allo storicismo e a ciò che Max We· ber definiva la «neutralità assiologica», ha messo in dubbio la ri· cerca del Bene che deve essere il fon damento della democrazia, un Bene la cui esp ressione nella vita cittadina è la vi rtù così come la definisce Machiavelli, la «vinù civica». Applicata al contesto mondiale degl i anni Sessanta e dci primi anni Settanta, ossia il periodo in cui muore Strauss, questa fJosofia politica si traduce in un ammoni mento contro qualsiasi tentativo di «convergenza» in nome della Realpolitik tra gli Stati Uniti e l'Urss, che potrebbe lasciar intendere che vi fosse una parità morale tra Bene e Male, tra democrazia e totalitarismo. Gli ultimi anni della vita di St rauss coincidono con il momento in cui le università americane manifestano energicamente la loro opposizione alla guerra contro il Vietn,lm , rimettendo in causa gli stessi valori in nome dei quali l'America vi si è imbarcata: l'uso deUa fo rza per difendere la de· mocrazia dall 'espansione del comunismo nel Sud ·Est asiat ico. L'opcr:. è carauerizzata da un profondo pessimismo verso la capacità d elle masse - facilm ente sedotte dai demagoghi del se· colo, da Hi tler a Len in - di riconoscere la via del Bene. Lettore e commentatore d i Platone, Strauss ritrova nelb retorica popolare nazist:l e com unista l'immagi ne dei sofist i contro i quali duellava
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Socrate con le armi della filosofia. Ora, la folla guidata da questi stessi sofisti ha fano condannare e giustiziare Socrate. Platone ne deduce che il miglior regime politico, nell'interesse rettamente in teso di un popolo volubile per natura, deriva da un filosofo- re, educato alla vinù civica, e conoscitore del Vero e del Bene. Esegeta di Machiavelli, Strauss procede in questo ragionmnento fino a giustificare che il Principe, in nome della ricerca di un Bene sovrano invisibile alla massa rozza, d issimul i o menta alla stessa, quando la situazione lo richieda. L'eredità di Strauss è lmdata ben oltre il circolo dei neoconservatori; in quamo corrente di pensiero, essa è stata divulgata a titolo postumo nel 1987 con il s'lggio SOltO forma di manifesto di Allan Bloom, La chiusura della menle americana, su «come l'istruzione ha tradito la democrazia e impoverito lo spirito degli studenti d'oggi», di cui sono state pubblicate centinaia di migliaia di copie, e che è stato tradono in numerose lingue, laddove le tirature degli scritti di Strauss sono rimaste sempre basse, o addirittura riservate a pochi intimi. L'autore di questo libro pieno di ironia, tradunore della Repubblica di Platone, professore di grido a Chicago, e frequentatore assiduo del Calé de Flore durante le sue vacanze in Europa, si fa propugnatore. con una vena straussiana, di un'ed ucazione elitaria alimentata dalle fonti classiche greche e latine del pensiero occidentale. All'epoca, i campus universitari americani sono invasi dall'on data dilagante mulcicuhuralista, femminista, gay. lesb ica e terzomondisla che perseguita senza sosta i dead white males (gli autori masch i bianchi decedu ti ) le cui opere vengono impietosamente depennate dalle bibliografie e rimpiazzate da testi considerati «politicamente corretti». Per i discepoli di Strauss gli anni Settanta e Ottanta trasco rsi all 'università sono vissuti come una caccia alle st reghe: lo stigma stra ussiano diventa un marchio d'infamia che impedisce a molti di loro di essere reclutati dai commil/as di professori in cui domina la sinist ra. Questa «persecuzione» favorisce dall'altra parte l'emergere di una forte solidarietà di gruppo: l'ambiente eterogeneo degli studenti e dei loro epigoni inizia da quel momento a strutturarsi come una con frat ernita (anche attraverso matrimoni endogamici), e investe, non potendo accedere alle università, i think-tallks, le fondazioni, le riviste militanti e i circoli del potere reganiano. 55
Smascherando pratiche universi tarie inquisitorie seppur in apparenza moderne ed anraenti, e prescrivendo come antidoto il ri torno alle fonti proprie della cultura occidentale, Bloom (mono di Aids nel 1992) ha cont ribuito in modo d eterminante a creare un terreno favorevole alla diffusione dell'ideologia neoconservatrice presso un vasto pubblico di lettori, che in questo modo si accorge di poste in gioco di cui non aveva coscienza, interessando una classe media distribuita in diversi ambiti professionali. Tuttavia, gl i stessi autori neoconservatori sono divisi rispetto alla loro derivazione straussiana; se I rving Kristol e Paul Wolfowitz ne menano vanto, Richard Perle e il saggista del «Weekly Standard}) David Frum - coamori nel 2003 del manifesto An End lo Evil/ How lo win Ihe \\7ar 011 Terror (La fine del Male; come vincere la guerra al terrore) - negano la paternità della loro formazione intellettuale all'autore dei Pensieri SII Machiavelli. Richard Perle, al quale l'autore di questo libro domandò che cosa sentisse di dovere a St rauss, rispose «Zero! Niente!», sostenendo di non praticare alcuna dissimulazione machiavellica della propria visione del mondo, che anzi egli divulgava ampiamente atlraverso i giornali e la televisione. La combinazione della visione strategica d i Wohlstetrer, della tattica di Irving Kristol e, in una certa misura, della filosofia politica di Strauss, forma la base di una teoria neoconservatrice che, in politica internazionale, si traduce in primo luogo nella lotta incessante per farla definitivamente finita col blocco sovietico, In effetti, in contrapposizione alle cautele della scuola kissingeriana, che puntava sul lento deterioramento interno dell'Urss, disorientata dall'attrazione fatale di una società dei consumi inaccessibile e divorata dal costo proibitivo della corsa agli armament i nucleari, Wohlstetter e i suoi discepoli, tra cui il giovane Richard Perle, segretario aggiunto del Pentagono so[\o Ronald Reagan, e Paul \Xfolfowitz, allora capo del Centro d'Analisi e di P revisione del Dipartimento di Stato, raccolgono i fruni di una strategia aggressiva hic el mmc nei confronti di Mosca, di una hard fine, per dirla col titolo di un libro di Perle, che si guadagna il sopran nome di «principe delle tenebre» durante il suo passaggio al ministero del];. Difesa, Nel precipitare stesso degli eventi, la ritirata dell 'Armata rossa d'III'Afghanistan il 15 febbraio 1989, la caduta del muro di Berlino il9 novembre dello stesso anno, l'arrivo al potere di Bo-
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ris Eltsin, che seppellisce il sociali smo dopo il fallito colpo d i Stato dell'apparato del Pcus il19 agosto 1991 e le dimissioni di Gorbaciov il 25 dicemb re, celebrano l'apoteosi dei neoconservatori: questi assaporano la loro vittoria sia sull '« impero del Male» sovietico che sull'establishment dei ministeri di \X1ashington e della Cia , tradizionalmente infastiditi dalla loro foga e scettici quanto alla loro efficienza. L 'ebbrezza del successo fa girare la testa a questi \f!underkinder, questi bambini prodigio dell'amministrazione Reagan, che saranno tuttavia messi un po' in disparte dal suo successore. 11 presidente George Bush padre è un patrizio wasp del Massachusetts, ex direnore della Cia, che ha costruito la sua fortuna personale sul petrolio, un'industria poco incline agli entusiasmi ideologici, e il cui realismo politico e finanziario si basa su un ritorno di profitti a lungo termine sugli investimenti. Impiegando le truppe americane il7 agosto 1990 nell'operazione «Scudo del deserto», con la quale corre in soccorso della petromonarchia saudita propria alleata (che non può certo essere considerata un campione di valori democratici all'americana), egli è presto ansioso di convertire i suoi successi sul campo di battaglia kuwaitiano del 1991 in una trattativa multilaterale per risolvere il problema israelo-palestinese in modo più «realista» che ideologico. In questa concezione del mondo i neoconservatori non sapranno mantenere il ruolo da protagonisti. Dopo la sconfina di George H. Bush nel 1992, essi restano naturalmente in disparte rispetto ai circoli della decisione politica durante i due mandati del democratico Bill Clinton, fino all'autunno 2000. Il loro temporaneo ritiro dalla vita pubblica negli anni Novanta è occasione propizia per una teorizzazione retrospettiva della vittoria sull'Urss i cui fruni vengono rubati ai neo-com allontanandoli d alle reti del pOlere. Nel marzo del 1996 Norman Podhorerz, fondatore di «Commentary», pubblica nella sua rivista un articolo tratto da una conferenza tenuta presso l'A merican Enterprise Instilule e intitolato «lI neoconservatorsimo: orazione fune bre» (Neoconservatism: A Eulogyl. Questo testo, che è peraltro un capolavoro di witl., humour ebraico ncwyorkesc - è opportuno ricordare che il neoconservatorismo è uno stile, '1lmcno per quanto concerne i suoi adepti più talcnlosi -. vede nella scarsa presen za del movimento all'interno dei dibattiti di societ,ì che llgilano 57
l'America dell'età c1imoniana il segno che il pensiero neoconservatore ha pervaso le memalità, e non ha dunque più bisogno d i esprimersi come wle. Essendo stato un neoconservatore per così t:mto tempo che mi si potrebbe definire un palco-neoconservatore - osserva Norman Podhoretz -, ho buone ragioni per portare il luno di questo movi· mento, o di questa tendenza. Eppure, devo confessare che la sua morte mi sembra più motivo di celebrazione che di tristezza. Poiché ciò che ha ucciso il neoconservatorismo non è st ata le sconfitta, bensì la vittoria; non è marra dci suo fallimento, bensì del suo successo. Secondo l'autore esso «è venuto al mondo per combattere le pericolose menzogne diffuse dal sinistrismo (radicalirm) degli anni Sessanta, che furono accolte come verità dalle istituzion i liberali dell'epoca»; le «sue due passioni guida» furono «an ticomuni smo e avversione per la comrocultura». Non si p uò non constatare che, a metà d egli anni Novanta, queste due passion i sono state private del loro oggel1O. Il comunismo è scomparso, e non restano tracce della controcultura se non nel suo recupero commerciale ad opera dell'establishment, nel momento in cui il presidente C1inton suona il sassofono e con fessa di aver fumato uno spinello di hash ish (senza aspirare il fumo). A posteriori, hl constatazione del decesso fat ta da Norman Podhoretz potrebbe suscitare un sorriso, considerata la celebrità a livello mondiale che raggiunsero poco d opo i neo-com, p iù vivi che mai negli anni successivi. Ma essa marca il divurio tra la generazione dei fonda lo ri e gli enfants terTibles, gli epigoni che riprenderanno gli articoli di fede clelia dottrina, Ile varie/M , din nanzi a un nuovo nemico, al servizio di una causa che essi mescoleranno con l'ami comunismo del paSSillO, privandosi così degli strumenti imc1lcl1ual i necessari per la sfida che ,'America d eve affrontare al passaggio di secolo, inforcando gli occhiali di papà, le cu i lenti da presbiti non riusciranno a correggere la miopi a concettuale della nuova generazione. li senimanale «The \Xfeekly Stan dard» , stcnd ••rclo portavoce di quest i ellfants lem bles, lanciato nel 1995, è un remake di «Public lnt ercst» e d i «Commentary» degli anni Sessanta; esso però privilegia gli articoli brevi, dallOno spesso iconoclasta e p rovoca58
torio, in genere diverten ti, a scapito della riflessione di fondo che si leggeva, in bene o in male, a seconda dci casi. nelle riviste della generazione precedente. Esso è animato da un gruppo di cui fan· no parte molti degli eredi dei neoconse rvatori «storici», la cui fi liazione più diretta è incarnala da Bill Kristol, il redattore capo, fi glio di Irving Kristol. Questo ambiente piullosto endogamico si adop ra, a mezzo delle colonne dci proprio settim:male, con l'uso precoce e smodato di inte rnet , in cui sono diffusi i manifesti , aItraverso la mi riade di fondaz ioni che gravi tano attorno all'American Enterprise b lstiflfte, per convenire una visione binaria del mondo ereditata dall'antagon ismo Washington -Mosca in una lettura prospcltica dell'universo. Secondo loro, i presidenti Bush padre e Cl inton sono stati in capaci di t rarre le lezioni dal disfacimento del blocco soviet ico per ripensare approfonditamente il sistema internazionale e la posizione unica che gli Stati Un iti , oramai sola superpotenza, hanno al suo interno. Tutto procede come se il governo americano scivolasse pigramente fra i tranati e le istituzioni nati dalla seconda guerra mondiale. mentre con la C:lduta dell'U rss sono diventati ormai desueti. AI cont rario, è necessario adeguare, nella prat ica , le nuove realtà del rapporto di fo rze mondiale incarnalO dalla «fine della storia» con istituzioni e trattati innovativi, al fine di promuovere ovunque il modello d emocratico americano. Per l' ideo logia neoconservatrice non è più anuale l'equilib rio del terrore di fronte a una minaccia sovietica ormai dissolta: è giunto il momento dell'offensiva , in tutte le direzioni , in nome dei valori supremi dei Bene {che coincidono con gli interessi ben compresi degli Stat i UnitO, in una visione del mondo largamente ispirata, in questo senso, alle lezioni d i Leo Strauss . A metà d ell ' ultimo decennio dci secolo scorso, queste idee co minciano ad affermarsi nell'establishment, con la pubblicazione su lla rivista «Foreign Affairs» di un anicolo serino a due mani da Bill Kristol e Robert Kaga n intitolato «Verso un a politica estera neo-reagan iana». Sc ritto nel 1996, alcun i mes i dopo <
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ra delle idee che agl i autori appai ono inconsistenti e impregnat e di un a timidezza dettata dalle cautele obsolete dell'era Kissinger, inadall c a portare una ventata d'aria nuova che prenda di petto le sfide d el mondo. 1\ fronte del tiepido consenso suscitat o dalla di plomazia da .mziani, i due autori sostengono una strategia di rotIUra radicale, che riprenda l'ispirazione d egli anni di Re:lgan: gli Stati Uniti devono dotarsi di una capaci tà militare inarrivabile, destinare almeno un quarto del budget fede rale alla Difesa , in modo da dissuadere qualsiasi nem ico d all'attaccarli, assicurando così b pace in un mondo in cui ognuno tema il grosso bastone americano, e al tempo stesso promuovendo gli ideal i democratici facendo pressione sulle «dittature di destra e di sinistra». Gli autori, in questo senso, esprimono il loro disprezzo nei confronti di James Baker, il segretario di Stato di Ceorge Bush padre, che, nel giustificare l'intervento milit.lre degli Stilli Uniti nell'operazione «Tempesta del d eserto~> del 199 1 non aveva parlato di difesa dci valori americani , bensì di difesa degli interessi ameri cani . \'V'ashington al contrario deve esercitare un '«egemonia benevola» sull 'universo, nella quale non vi sia alcuno spazio né per il negoziato né per il compromesso. Le «nazion i civili~~ si pongono sotto la sua egida , per il loro bene e per quello dell'umanità; le altre sono solo can aglie che d evono aspettarsi un giorno o l'altro di essere colpite se non si pentono o si riscattano. Questa visione del mondo viene concret izzata il 3 giugno 1997 con la creazione di un /hink-ta1/k ad hoc, situato nell 'edificio di \X' ashington nel quale hanno sede l'Americdn E1//erprise Im/itu/e e il «\'V'eekly Standard»: il Project far a New American Celllury (PNAC). Questo «Progetto per un nuovo secolo americano», tenuto a battesimo da \'V'ill imn Kristol e Robert Kagan, ammonisce e red arguisce i politici con l'ob iettivo di influire sulle scelte di politica esteril, con petizioni indirizzate al presidente, ai membri in fl uent i del Congresso, e ad altri ancora. Tra i firm:ltari si trovano regohtrmente quanti avranno ruoli -chiave nell ' en/otlYflge di Ceorge \YJ. BllSh, e si farann o i difensori appassionati d ell ' unil ateral ismo: il futuro vicep residen te Di ck C heney, il futuro capo del Pentilgono Don;lld Rumsfc1d, Pa ul \Xfolfowirz, Richard Perle, Zalmay Khalilz.,d, che sarà il responsabile del dossier afgh:mo, e ElIiotl Abrams, uno dci principali artefici del l'orga nizzazione dell 'operazione « l ran- CO IlIYiIS» nel 1985 -87, condannato per spergill ro. in (,(l
seguito graziato dal presidente Bush padre, e nominato nella pri mavera 2002 responsabile del d ossier mediorientale presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale S0110 la presidenza di Bush figlio. È prop rio a11orno alla questione mediorientale che nei tbinktdnks si cristallizza, a partire dal periodo che corrisponde al secondo mandato di Bill Cl inton e in opposizione a quesr'ultimo, la riflessione sui nuovi antagonism i dell 'era post -sovietica, e si comincia a definire la linea di dema rcazione tra le «nazioni civili» e quelle «canaglia». Nel 1993, Samucl Huntington, professore a Ha rvard , pubblica nella rivista «Foreign Affairs)) il suo celebre articolo sullo «scont ro di civiltà»), suscitando appassionati d ibattit i, e facendolo segui re da un libro con lo stesso t itolo, divenuto immediatamente un best-seller mondiale. 11 tema diventa da quel momento un ritornello intonato da grandi e piccoli, dotti e profani , in d ibaniti e articoli, tra consensi e critiche. Senza considerare in dettaglio le tesi di Huntington, si noterà che esse rappresentano l'islam - assieme al confucianesimo - come l'altro per eccellenza rispetto all 'Occidente, un altro ostile, riassu nto nell'l celebre frase dell'autore: «il mondo dell'islam, che ha la forma di un croissant, ha fronti ere insangu inate». L'equivalenza tra la rappresentazione cartografica (approssimativa) dciI a suppost,1 estensione territoriale dell ' islam e il suo emblema sui vessilli dei combatlem i del;ihad è un tipo di letteratura «viscerab>. In dfeni, il croisSdnt è di venuto la prima colazione tipica, dapprima europea, poi universale, alJ 'indoman i della scon fi na 0110mana dinanzi a Vienna nel 1863 che segnò la Finedel;i"had d'espansione verso ovest dci sultano-c'lliffo di Istanbul, e l' inizio dell 'arretramento che avrebbe lentamente posto fine al suo impero. I pasticcieri austriaci celebrarono la viu oria confezionando il dolce che, ancora oggi, dlÌ a tutti la possibilità di divorare il simbolo di coloro che speravano di assoggettarli , in un rito che evoca il modo in cui nelle tribù primitive viene divorato il nemico vinto, anche se colu i che int inge il cornetto nel caffè ha perso la memoria della sua origine. La celebrazione di venta completa solo a condizione che questo Glffè sia un cappuccino: i viennesi, saccheggian do il campo abbandonato dai turchi sconfitti , scoprirono alcuni sacch i pieni di chicchi sconosciuti. Torrefatto in una bevanda per loro troppo amara, essi l'addolcirono con del latte e del lo zucchero, e baltezzarono questo miscuglio «cappuccino», in omag(, 1
gio al cappuccio marrone ch iaro del frat e cappuccino Marco d 'Aviano, infaticabile predicatore della crociata antio ttomana che trionfò d,lVanti a Vienna, i cui sermoni rassicuravano i cuori e gli animi nella certezza della vittoria della croce sul croissant. li frate cappuccino sarà beatificato da Giovanni Pao lo Il nel 2002. La riattivazione di questa linea di scontro tra Occidente e islam nell'ultimissima parte del ventesimo secolo ad opera della penna di Samuel H unrington mostra senza dubbio le sue competenze storiche in merito alla colazione mattutina, ma sop rattutto si sforza di sostituire uno scont ro tra il Bene e il Male a un altro, attraverso uno scivolamenro di toponimi: l'Est, ieri metafora del bIacco sovietico, richiama l'Oriente di avant 'ieri, evocazione guerresca del nemico saraceno, che annuncia l'islamismo radicale di oggi, in cu i si mescolano residui della propaganda comunista e fanatismo religioso - allo stesso modo in cui la barba di Gueva ra si unisce a quella del Profeta per prepara re alla barba in battaglia di Bin Laden, secondo le icone di oggi prodotte dalla televisione o dall' industria delle magliette illustrate. Ma il paragone è deviante, perché suggerisce che il mondo islamico è centralizzato quanto l'ormai defunto blocco sovietico (malgrado la d issidenza cinese) e che la Mecca costituisce dawero - rovesciando la famosa formula -la Mosca musulmana. Non è prop rio così, e il mondo mu sulmano non è né monolitico né omogeneo. Esso comprende una pluralità di centri in competizione accanita per l'egemonia sui valori politico-religiosi . li suo rapporto con l'Occidente, e con la modernità che esso inventa e diffonde, si rivela ben più comples· so, profondo e intimo rispetto all'antagonismo ideologico e militare ben definito che prevaleva tra Stati Uniti e Urss. Non esiste un Komintern islamico di cui i movimenti radicali sparsi nel mondo applichino le dirett ive così come i partiti comunisti di ogni paese seguivano ciecamente la linea staliniana nel rispetto degli interessi dell ' Urss. L'arrivo della teoria d ello «scontro di civiltà» è una questione di opportunità: esso si verifica nel momento adatto per permettere il trasferimento sul mondo musulmano dell 'ostilità strategica ereditata dai decenni della guerra fredda , nel momento in cui l'arsenale accumulato contro la minaccia sovietica deve essere nuovamente dispiegato e ridefinito contro un nuovo nemico. L'ana logia dei pericoli del comunismo e dell' islam dà agli strateghi di 62
Washington l'illusione di poter fare a meno di analizzare la natura della minaccia islamista, e di poter trasporre gli strumenti concettuali destinati a comprendere l'uno sulle realtà sostanzialmente differenti dell'altro, La corrente neoconservatrice svolge un ruolo fondamentale nell'attuazione di questo scambio retorico e teorico: essa pone questa visione semplicistica dei fani al servizio di una causa politica precisa, che mira contemporaneamente ad estendere il modello democratico nell'accezione americana al Medio Oriente, l'unica parte del mondo a non conoscere alcuna apertura significativa in questo ambito alla fine del ventesimo secolo, e a modificare profondamente la politica degli Stati Uniti nella regione, dando la priorità alla sicurezza d'Israele a svantaggio dell'alleanza con la petromonarchia saudita. In effetti, il Medio Oriente, malgrado la scomparsa dell'Unione Sovietica, cont inua ad essere una regione unica rispetto al resto del mondo, per via della persistenza di due fattori imprescindibili: la sovrabbon danza di petrolio e l'esistenza di Israele. La fi ne dell'Urss, il trionfo delle armi americane nell'operazione «Tempesta del deserto» ncl1991, hanno consentito al presidente Bush padre di avviare un processo di pace che, attraverso la conferenza di Madrid, prende atto dell'incapacità degli Stati arabi, cui oramai è ven uto meno il sostegno politico e militare di Mosca, di lottare contro Israele, U processo di OsIo, intrapreso su iniziativa di Rabin e 'A rafat , doveva, come effeno collaterale, offrire alle oligarchie arabe al potere, militari o dinastiche, l'occasione di integrarsi in un contesto di comune prosperità con lo Stato ebraico: ciò avrebbe loro consentito di ridistribuire a una popolazione priva di un'effettiva rappresentanza politica legale dividendi concreti che avrebbero sost ituito la mobilitazione antisionista come principale strumento di legittimazione, Ma né Ceorge H. Bush né il suo successore Bill Clinton vogliono che in questo modo il sistema politico dominante nel mondo arabo si evolva in un pluralismo che consenta la rotazione al potere di élites provenienti dagli strati sociali emergenti istruiti e moderni. unica possibile base di un inizio di democratizzazione, Nonostante proclami seducenti in merito a questo argomento, cui non hanno fatto seguito atti concreti salvo l'organizzazione di qualche scrutinio di pura facciata che non riuscirà a mettere in discussione la supremazia delle oligarchie regnanti, gli Stati Uniti (così come t'Europa), non si
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diedero pena, negli ann i Novanta, di mod ificare uno status quo che fa i loro interessi. Così, le aspirazioni democratiche che si manifestano nella penisola araba in seguito alla liberazione del Kuwai l, avvenUla nella primavera del 199 1, non lrovano alcun appoggio in una Casa Bianca cui int eressa in p rimo luogo la stabili tà nel Golfo. È la garanzia sine qua 11011 della regolarità degli approvvigionamemi per tutto il p ianeta - di pelrolio, che condiziona l'andamento delJ'economia mond iale. Questo ricorrente blocco istituzionale rende chiara ,lgli occhi dei numerosi scontenti in Med io Oriente quella che essi bollano come la malafede occident ale; ciò costit uisce un formidab ile incentivo per lo sviluppo dell'ideologia islamista, che si p resenta come una sol uzione polilica endogena. Qualu nque ne sia l'espressione, moderata o radicale, conservatrice o rivoluzionaria, pacifica o violenta, e anche terrorista, essa fa della propria autenticità e del proprio disimeresse un vanto, p reoccu pandosi solo d i fare gli interessi dei popoli da cui si è originata, e non quelli delle potenze straniere o del mercato mondiale degli idrocarburi . A partire dalla metà degli anni Novanta, q uesta accondiscendenza occidentale nei conf rom i dello statfls quo politico in Medio Oriente, e il risentimento che ad essa si accompagna e che va ad alimem are l'ideologia islamista, vengono id emificati come un problema dai neoconservatori. Che va ad aggiungersi a una batleria di loro argomenti a favore d i un radicale capovolgimento della poli tica americana in Meclio Oriente in un senso esplicitamen te imervenrista , che avvii la rotazione delle élites al potere o, quan to meno, che elimini buona parte dci regimi in carica ai q uali ven gono mossi addebiti di d ue tipi. In generale, questi regimi non sono riusciti a garanti re q uel minimo di progresso sociale che avrebbe dovuto consent ire alle loro popolazioni di partecipare alla globalizzazione contemporanea e di tmme q ualche vanlaggio, come nel caso delle classi medie in Asia e America latina, dove sono delocal izzale le imprese di componenti elettronici, quelle tessili, meccaniche, automobilistiche, e così via. In Med io Orien te, la corruzione generalizzata, la ricerca sfremlla del guadagno dal petrolio e dai suoi derivati , l'autoritarismo che impedisce l'affermarsi d i una classe d ' imprenditori che po rt i occupazione e prosperità, e che tragga origine dal p rocesso democratico, sono chia-
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m;l{l m causa nei testi dei neoconservatori con toni quasi si ni stroidi che r.lmillentano l'origine di alcuni dei lo ro aut ori , e che hanno procurato alla di ••gnosi un consenso che va ben oltre i circol i della destra :lmeric.m.l, convincen do numerosi sostenitori della criti ca sociale, ivi compresi alcuni intellettuali Mabi. La diagnosi non è molto diffe rente da queUa fatta dagli intelleu uali arabi che hanno redatto ncl2002 il Rapporlo sullo sviluppo IOlIano nel mondo arabo, sotto il patrocinio del Programma delle Nazioni Unite pe r lo Sviluppo, :lnche se la medicina raccomandata è diffe rente. Ma , al di là dei principi generali, la messa in causa dei regimi in carica in Medio Oriente è d elerm imn a anche, nella visione neoconservatrice del mondo, da una seconda conside razione, alt rettanto importante: gli imperativi specifi ci e immediati strell amente legati alla sicurezza ed alla sopraw ivenza d ' Israele. Dalla metà d egli anni Novanta, prop rio quando Itzhak R:.bin è assassinato da un fanatico ebreo, la logica del processo di Osio - che, in cambio del!:. resti tuzione da parte di Israele dei Territori occupati sui quali si sarebbe stabilita un 'entità palestinese diretta dall'Olp, avrebbe assicurato allo Stato ebraico il riconoscimento da parte degli Stati arabi - viene definica illusori a dai neoconservatori, le cui simPil1ie vanno al Likud di Bcnjamin Netanyahu, eletto primo ministro d ' Israele nel 1996 con tro Shimon Peres. In un documento recapitatogli da alcun i ilHellenuali neo-com quello stesso anno, quest i man ifestano la loro totale mancanza di fiducia nei confron ti dei partner arabi d ' Israele, e abbozzano un a strategia alternativa che nlggiungerà la Casa Bianca con l'elezione di George W . Bush , e sarà attuata dopo l' II sen embre. Questo testo, imitol;l1 o A c1eoll break: A New Stralegy for Sectlring tbe Realm (Una netta fral1ura: una nuova strat egia pe r la sicurezza del regno), elaborato in un think-Iank di Gerusalemme, porta le firme di Richard Perle, Do uglas Fei th, e alt ri «compagni d 'opin ione» che si rit roveranno nei primi circoli del potere dopo il 200 1. In esso si sostiene che Israele è paral izzato all'interno da rem iniscenze del siOllismo laburista, che hanno condotto alla recessione economica, e all 'esterno da un processo d i pace fondato sul baratto di «terra per la pace» con gli ari.bi , pieno di insidie, e sim omo di debolezza, al quale è necessa rio sost ituire la logica della «pace per 1:1 pace». La «netta fral1ura» p reconizza b ricostru -
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zione del sionismo su un (,fondamento intellettuale nuovo» che consenta d i garantire la sicurezza sia delle strade che dei confini d' Israele, ritrovando l'iniziativa strategica propria dello Stato ebraico, e affrancandosi dagli obblighi derivanti dalla pace di Osio. T re temi principali sono proposti: alleanza strategica con la T urchia e la Giordania; revisione dei ra pporti con i palestinesi che dia a Israele facoltà di persegui re immediatamente nei Territori sOttoposti ali' Autorità palestinese gli autori di aggressioni e atti d i terrorismo, favore ndo al tempo stesso l'emergere di alternative al potere di 'Arafat; e infine riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti . «Israele - sostiene il rapporto - può trasformare il suo amo biente st rategico, in cooperazione con la Giordan ia e la T urchia, indebolendo, contenendo e anche respingendo la Siria. Questo sforzo può essere concentrato sull'eliminazione di Saddam H usseyn dall' Iraq - un imponante obiettivo israeliano in se stessoallo scopo di ostacolare le ambizion i regionali della Siria». In q uesta prospeniva, la restaurazione a Baghdad della monarchia harhemita, che trae le sue origini dalla famiglia regnante ad Amman, è auspicabile, soprattutto perché quest'ultima, influenzando i centri religiosi sciil i di Najaf che sarebbero allora posti sotto il suo controllo, aiuti in cambio Israele ad allontanare gli sciiti libanesi dell'Hezbollah dall' Iran e dalla Siria. La nuova linea d'Israele - concludono gli autori - rappresenterà una netta frattura rispeno a una polLtica che non faceva che accena· re consapevolmente l'indebolimento e aprire la via alla ritirata strategica, reinstaurando invece il principio di prdazione, piuttosto che limitandosi alla sola ritorsione, e cessando di incassare colpi senza rispondere. Questo approccio «p reven tivo» - omologo alla donrina della prdazione elaborata da Wohlstetter e Wolfowitz a proposito del· la st rategia americana globale - parte dal p rincipio che la sicurezza e la sopravvivenza dello Stato ebraico sa ranno assicurate solo a condizione che siano rovesciate le oligarchie al potere nei paesi arabi vicini e in Iran. Queste, in dfeni, riescono a compensare il loro deficit st rutturale di legittimità politica interna e il loro fallimento economico e sociale solo rifugiandosi nella retorica popu66
lista antiisraeliana, e in una colpevole condiscendenza verso l'attivismo islamista nelle sue inclinazioni antiebraiche più violente, che serve a distogliere l'attenzione popolare dai falliment i mani festi d ei regimi medesimi. Per interrompere questo circolo vizioso non vi è altra scelta, agli occhi dei neoconservatori , che una scossa in grado di favorire l'eliminazione di questi governanti e che, auspicabilmente, promuova un 'alternativa democratica. I nuovi d irigenti non sentiranno più il bisogno di mobilitare la popolazione contro Israele, dal momento che sarà stato il popolo ad eleggerli , e a maggior ragione se, sostenuti da una classe di imprenditori creatori di ricchezza e occupazione, vedranno in un rappo rto da partner con lo Stato ebraico il modo migliore per accrescere la prosperità. L'elemento scatenante di questo processo che vuole ina ugurare una vera rivoluzione nelJa politica estera americana, a cominciare dal Medio Oriente, deve essere l'eliminazione del regime di Saddam Husseyn in Iraq. Ritenuto il capo del principale «Stato canaglia» della regione, agli occhi dei neoconservatori egli incarna soprattutto la minaccia per eccellenza per la sicurezza di Israele. La sua scomparsa deve permettere innan zitutto di eliminare questo pericolo, privando i nemici arabi dello Stato ebraico di uno dei loro p rincipali sostenitori. In secondo luogo, la punizione esemplare inflitta a un despota che ha sottoposto il suo popolo a prove terribili deve favorire la transizione alla democrazia permettendo alla popolazione sbarazzatasi del dittatore di prendere il potere. Infine, essa aprirà un 'era di prosperità in Medio O riente, inaugurata con la ricostruzione dell ' Iraq e finanziata dalla sua abbondante prod uzione petrolifera. L'esempio iracheno galvanizzerà le popolazioni degli Stati vicini, invogliati a rovesciare la loro classe dirigente, permettendo quindi al Medio O riente di diventare in conclusione una regione «normalizzata» inserita nel processo di globalizzazione sotto l'egemonia benevola degli Stati Uniti , prop rio come l'Europa , l'Asia del Pacifico e l'America latina. U 26 gennaio 1998, poco prima del tradizionale «discorso sullo Slato dell'U nione» pronunciato ogni anno dal presidente degli Stati Uniti , il «Progetto per un nuovo secolo americano» invia a Bill Clinton una lettera aperta, firm ata da diciotto personaggi influenti non tutti appartenenti s/riclo sensu alla corrente dei neoconser· valori {vi compaiono Richard Arrn itage, fu turo segretario di Stato
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aggiunto e Donald Rum sfeld, futuro segretario alla Difesa di Ceor. ge \VI. Bush), ma fra i quali fi gurano molti di coloro che ricopri· ranno ruoli di primo piano dopo il gennaio del 2001: Elliolt Abrams, John Bolton (sottosegreta rio al Controllo degli arma· menti e all,l Sicurezza st rategica), Zalmay Khalilzad (responsabile del dossier afghano), Richard Perle, e soprattutto Paul \XIolfowitz , assieme a Francis Fukuyama, ,mtore di La fine della storia. Rite· nendo che il regime dell 'emba rgo e delle sanzion i contro l'Iraq sia divenuto inefficace dopo il ritiro degli ispettori neutral i dell 'Onu dal paese, essi sostengono non sia più possibile avere la certezza che Saddam Husseyn non produca armi di distruzione di massa. «Que· sIa ince rtezza avrà di per sé un grave effetto destabilizzante su tul · to il Medio Oriente. Non vi è neanche bisogno d'aggiungere che, se Saddam raggiunge la capacità di distribuire armi di disl ruzione di massa , la qual cosa è quasi certa se la nostra politica non cambia, la sicurezza delle nost re truppe nella regione, dei nOSI ri amici ed alleati come Israele e gli Stat i ar,lbi moderati , nonché una parte considerevole degli approvvigionamenti petroliferi, sa rann o in peri colo». La sola strategia da prendere in considerazione per evit;lre questo pericolo consiste «a lungo termine, nell'eliminare Saddam Husseyn e il suo regime dal potere)). Quattro giorni più tardi , in seguito al discorso in cu i il presidente Clinton minaccia di bombardare I'Iraq , Bill Kristol e Robert Kagan pubblicano sul «Ne\\' York Time$)) un articolo d'opinione, nel quale sottolineano nuovamente questo obiettivo, con il ti· tolo Bombil1g Im 'l enotlgh (<
che i neoconservatori identificano con il partit o Ba'th e 1:1 gerarchia militare, dovrebbe consemire alla società civile di ri,lppropriarsi del proprio destino. Così come a Praga, Varsavia e in tUTto il blocco socialista, successivamente aUa caduta del muro di Berlino, la società si è ricostruita su basi democratiche dopo la scompa rsa del sistema comunista, nella visione neoconservatrice - condi visa in questo caso da numerosi liberal i e difensori dei d iritti dell ' uomo - anche la società irachena è portatrice di un avvenire altrettanto democratico. Da questo punto di vista non vi è «eccezione culturale» che tenga, che si tratti di arabi, musulmani, o altro ancora: l' Iraq e il resto del Medio Orieme devono poter partecipare alla «fine della storia» reo rizzara da Francis Fukurama esattamente come tutte le altre nazioni al mondo. La maggior parte dei neoconserv
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società civile dalla quale deve sorgere il governo iracheno successivo all 'eliminazione del despota. Questa iniziativa è la chiave d i volta di un coacervo di linee di forza: essa continua l'impegno anticomunista che ha condotto alla caduta dell'Urss applicandone le modalità all'I raq di Saddam, e, una volta individuata nella sicurezza d' Israele una priorità, mira a promuovere la diffusione del modello democrat ico americano in Medio O rien te e ad aprire la strada alla prosperità a una regione ricca di fruttuosi mercati per le imprese d egli Stati Uniti e dei loro alleati , assicurando al tem po stesso il conlrollo del pricipale bacino petrolifero al mondo e rieq uilibrando l'offerta di idrocarburi a vantaggio del nuovo prodUllore iracheno. Ma perché quesla iniziativa veda la luce, sarà necessario che si crei una congiuntura eccezionale. Essa infatt i presuppone che gli Stati Uniti possano dispiegare le loro forze in maniera unilaterale o, quanto meno, che ottengano ca rta bianca dal Consiglio di Sicurezza dell'O nu. G li attentati terroristici d ell ' Il scncmbre 200 1 a New York e Washington gliene offriranno l'occasione.
Il
Co lpire il nemi co lontano
Gli attenlarj dell ' II sellembre sono stat i la manifestazione più spett aco lare di un processo freddo e razionale che ha condono il movimento islamista radicale a portare il terrorismo nel cuore degl i Stati Uniti, Per i loro mandanti ed esecutori , essi non costituiscono né un inizio né una fine: piuttosto, mettono in atto, in maniera inaudita, una strategia stabilita in precedenza, già collaudata e perseguita anche successivamente. Tunavia, nessuno dei precedenti attacchi suicidi ha avuto lo stesso impatto, né ha provocaIO reazioni paragonabili. Il doppio attentato degli Stati Uniti lascerà un'impronta indelebile nella memoria di {Uni colo ro che, in tutto il mondo, d agli scherm i televisivi, hanno assistilO al crollo delle Torri Gemelle del World Trade Center - ieri simbolo d ella potenza commerciale e finanzia ria americana, oggi immagine di desolazione e terrore - che ha trascinato verso la morte quasi tremila persone, estranee alla pOsta in gioco di una guerra d i cui ignoravano tutto e che ha preso in ostaggio le loro vite. Per le vitt ime di un terrorismo a prima vista indecifrabile, e per le «nazioni civili» del mondo svil uppato i cui cittadini e residenti sono rimasti uccisi, feriti o orfan i, l'attentato gi unge in un primo momento come qualcosa di assolutamente inaspettato; in seguito, lo vedranno come un 'esplosione al tempo stesso terminale e fondatri ce, una sorta di big bang che chiude un capitolo conosciuto della storia e inaugura, con il nuovo millennio, il ritorno dei tempi barbarici, l'era di un 'apocalisse assu rda , incom prensibile, cMica di sofferenze. Questa sfidil abnorme scatenerà come reazione la «guerra al t e rrore>~ , condotta dagli St
zione ai mutamenti lasciati in sospeso dopo la scompa rsa dell' Urss. Ma l'<
ideologi di al-Qa'ida, Zawahiri in testa, a operare una radicale svolta strategica dando priorità alla lana internazionale e alla sua risonanza mediatica piuttosto che alle guerriglie locali, annientate dalla repressione. Secondo questa logica, si ritiene che l'attacco spettacolare di bersagli americani, israeliani o ebraici, e occidentali in senso lato, possa risolvere il problema maggiore che fino ad allora ha ipotecato il successo degli islamisti : la mancanza di adesione popolare alloro progetto, e l'incapacità dei radicali di mobilitare il sostegno necessario a rovesciare i regimi in carica per instaurare lo Stato islamico. L 'jnternazionali zzazione e la «media[izzazione», nell'era delle antenne paraboliche, devono sostituirsi al paziente lavoro di contatto direno condono, sotto la copertura di associazioni benefiche, al fine di reclutare e inquadrare simpatizzanti e militanti potenziali. Le immagini degli anentati, dei morti e dei feriti trasmesse dalle televisioni, oltre a seminare il panico fra i nemici, e a galvanizza re i fedeli rimpolpandone i ranghi, devono, in un primo momento, accrescere il numero dei fedeli votati al «martirio» pronti a immolarsi per la causa. Questa logica politica si richiama a tradizioni eterogenee. Da un lato evoca gli Assassini, la setta dell'islam medievale i cui seguaci erano addestrati dal loro capo, soprannominato lo «Sceicco della Montagna» -quasi una premonizione di Bin Laden nel suo rifugio fra i monti afghani -, a divenire sicari, chiamati in arabo hashishiyyin (da cui il termine «assassinh» poiché erano dediti al consumo di hashish. Essi si recavano negli Stati crociati di Siria e Palestina a uccidere, a costo della propria vita, i cavalieri franchi egli emiri musulmani che si mostravano troppo poco zelanti nel perseguire il jihad contro gli infedeli che avevano invaso una parte della terra dell'islam. In un contesto più moderno e universale, essa si inscrive in una matrice «putschista», che mira alla conquista del potere attraverso un colpo di Staro condono da un'avanguardia ristrerta, e che in seguito rivoluzioni dali' alto il sistema e I'ordine sociali - esattamente l'opposto di una strategia di mobilitazione rivoluzionaria popolare, che trascini le masse e faccia cadere iJ regime esecrato. In questo senso, tale logica politica prosegue la tradi zione dei colpi di Stato militari coi quali molti dirigenti arabi - in primo luogo, Nassere il suo gruppo in Egino nel 1952 - hannoconquistato il potere, con la sola differenza che ora al nazionalismo im pregnato di socialismo in voga negli anni Cinquanta e Sessama è so-
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stituita l'id eologia islamista. Mentre nell ' I ran sciita, fra il 1978 e il 1979, si è verificata una vera e p rop ria rivoluzione islamica, che ha visto le masse dei diseredati e i commercianti dei bazar mobilitarsi per rovesciare lo scià, nei paesi sunniti non è avvenuto nulla di analogo: èstato grazie a un colpo di Stato che l'ideologo islamista Has· san al ·Turabi è salito al potere in Sudan nel giugno del 1989; ed è grazie all';IPpoggio militare pachistano che i talebani hanno preso Kabul nel 1996. Questi due regimi, nell 'ultimo decennio del seco· lo scorso, si sono avvicendati nel dare asilo al nucleo dei dirigenti di al ·Qa'ida e alla nebulosa dei suoi militanti, ma non sono riusciti a estendere la propria influenza oltre i loro confin i, malgrado gli sforzi compiuti a questo scopo da T urabi , organizzatore di nume· rose «conferenze popolari arabe e islamiche» che non hanno avu· to alcun seguito. Le alterne vicende dell'islamismo sunnita hanno come teatro un contesto internazionale profondamente modificato dalla sconfitta sovietica in Afghanistan , della quale i combattenti deljthad ritengono di essere stati gli artefici e non lo strumento manovrato dagli Stati Uniti. Questa convinzione li porta a imbarcarsi in un progetto planetario che affonda le sue radici tanto in una lettura mitizzata e reifi cata della storia dell'islam quanto in una valuta· zione accorta e son ile dei punti deboli caratterizzanti l'egemonia planetaria americana. Gli ideologi di al-Qa' ida , come gli islamisti in generale, hanno una concezione escatologica del tempo, imo perniata sul compimento della Rivelazione divina , che si è realiz· zata all 'epoca del profeta Maometto e dei suoi primi quattro suc· cessori negli anni definiti «l'età d'oro dell'islam», compresi ap· prossimativamente fra il 622 e il 657 dell 'era crist iana. Da atlora l'umanità è costretta fra un movimento positivo e dinamico, rappresentato datla diffusione planetaria dell 'islam , e un movimento negativo, simboleggiato dalla corruzione dei dirigenti politici che, invece di applicare la shari'a e di «ordinare il Bene e vietare il MaIc», governano ad arbitrio e favorcndo i propri interessi. Il movimento islamisl a, considerato nella su a globalità, aspira a «rico· minciare», a riprendere daccapo, a rimettere in gioco il paradig. ma delle origini, incarnato dalle gesta del Profeta; lUttO ciò lo costringe a condurre una lotta interna al mondo musulmano, allo scopo di sost ituire i governanti degeneri con principi «ben guida . ti», c, contemporaneamenle, un conflitto esterno con tro il «mon·
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do dell'empietà». Quest'ultimo rappresenta al tempo stesso un nemico, d i cui bisogna sventare i cominui complotti , e una preda , poiché finirà necessariamente per abbracciare l' islam. La storia è dunque concepita come un processo finito e ri petitivo, che tende a rip ristinare un o rdine già realizzato e compiuto, ma in seguito corrono. In questo senso, gl i ideologi d i al-Qa' ida considerano il proprio ruolo nel )ihad afghano come un remoke del film originario, ossia del primo periodo dell'islam, durante il quale «i cavalieri SOltO la bandiera del Profeta» (come dal titolo dell 'opera principale di Zawahiri l avevano distrutto l'i mpero sassanide di Persia, annientando così una delle due superpOlenze dell'epoca, per poi indirizzare i propri sforz i e quelli delle generazioni successive a cancellare anche l'altra, Bisanzio. Alla st regua dei loro gloriosi antenati, i combattenti di oggi hanno fano capitolare una superpotenza, l'Urss, e si adoprano per distruggere quella rimasta, gli Stati Uniti. Questa visione del mondo, il cu i sempl icismo mimetico potrebbe far sorridere, possiede in realtà una capacità di mobilitazione che rievoca e attualizza tutta una tradizione e un insegnamento dispensati sin dalla più tenera età nelle scuole coraniche e nelle modrose. Essa non impedisce peraltro ad alcuni dei suoi propugnatori di padroneggiare le conoscenze moderne, le tecnologie della com unicazione nonché gli strumenti fina nziari e gli armamenti più sofi sticati; di vivere appieno l'era della rivol uzione informatica, di muoversi con disinvo ltura tra neoconservalOrismo e altero mondismo. Questa singolare cesura è portata a un parossismo eccezionale nella persona e nel pensiero dell 'ideologo per eccellenza della rete di al-Qa'ida, il med ico chirurgo egiziano Ayman al -Zawahiri. Zawahiri è l'uomo barbuto, dal viso squadrato e con gli occhiali , che il 7 ottobre 2001 appare sugli schermi di ol-Ja1.iro, accovacciato accanto a Osama bin Laden davanti all 'entrata di una grotta afghana, indossando come i suoi compagni il turbante e uno stravagante abbigliamento a metà strada fra la tenuta resa popolare dai reportage s ui mujahidin afghani e quella d egli sceneggiati televi sivi egiziani in cosrume che raccont ano l'epopea del Profeta. In questo documento video, il primo seguito agli attentati dell')) senembre, Zawab iri p rende la parola per stigmat izzare l'A merica, ch iam,lre in causa la « Palestina giud"izzat3» c l' I mq
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allora sotto embargo, e per inscrivere la lottll attuale nel quadro della ripresa delle gesta del Profeta e delle grandi battaglie viOle dalle fo rze musulmane sulle armate crociate: Pcr voi, musulman i, oggi è il giorno cruciale, il giorno della verità, quello della prova: il vostro giorno di gloria è arrivalO. J nuovi Quraysh [la tribù «infedele» della Mecca che combatté COntro il profeta Muhammad c fu da lui sconfitta] si sono riuniti contro i musulmani, così come gli antichi Quraysh e i loro scagnozzi si erano riuniti contro i musulmani a Medina: fate come fecero allora i compagni del Profeta ! Oh giovani Il/ujahtdin, oh fedeli ulcma che amate Allah, ecco una nuova epopea dell'islnm e unn nuova lotta per la fede, come le grandi battaglie di I-littin [J 187, vittoria di Sa13dino sulle crociate], di 'AynJnlut [1260, sconfitta dci mongoli], e come la conquista di Gerusnlemme. L'epopea ricomincia, nccorrete dunque a difendere l'onore dell' is13m. Dei tre uomini che parlano in questo documento video, Bin Laden, il kuwuitiano Abu Ghayth, portavoce d i al-Qa' ida , e Zawahiri, è quest'ultimo a tenere il discorso meglio costruito in termini politici. L lddove il mil iardario saudita si colloca sul terreno della mora le universale - cercando di ribaltare l'accusa di terrorismo contro l'America vittima dell' 11 settembre, attribuendole la responsabilità di «pill di ottant'anni di umiliazioni» subite secondo lu i dai musulmani , nonché delle attuali sofferenze dei palest inesi e dei bambini iracheni -, il ch irurgo cairota si rivolge innanzitutto al popolo americano, che esorta a dissociarsi dal suo governo ora che quest'u lt imo «proclama una nuova guerra che è certo di perdere e nella quale voi [il popolo] perderete i vostri fi gli e il vostro denaro». Sappi, popolo americano, e sappia il mondo intero. che noi non tollereremo che in Plilestina si ripeta la tmgedia dell'Andlllusia [la Reconquista della Spagna musulmanll, conclusa nel 1942 dai re cattol ici ]. Preferiremmo veder perire l'intera Umma [la comunità dei credenti] piuttosto che vedere la moschea di al-Aqsa distrutta, In Palestiml giudaizzata e il suo popolo espulso! In questa esortazione, che prclude alla c
SOlto si rinnovano in una ripetizione Ile variclur. È la storia di un jihad perenne contro il nemico straniero, cristiano ed ebreo, con tro i pagani che minacciavano il Profeta ~ e che furono sconfitti , così come lo saranno i loro discendenti contempo ranei per mano dei musulm.mi di oggi, condotti da un 'avanguard ia di jihadisti, le cui gesta sono illustrate dagli attentali dell ' Il settembre. Si cerca di far identifi care gli spettatori di al-Jazira con Bin Laden e i suoi accoliti attraverso un effetto di «messa in scena)) ~ la grotta, il peculiare abbig liam ento~ , suggerendo in questo modo che essi replicano, in costume, le imprese compiute dal Profeta e dai suoi compagni durante l'esilio , l'ègira , che nel 622 d .C. segnò l'inizio dell'era islamica. La storia, così, ricomincia continuameme dal principio, dalla frattura originaria segnata dall 'ègira: fissa nell'im mobilità del suo significaro unico, essa fonda e giustifica con l'esemplarità delle origini i1 jihad odierno - contro il nemico lon wno ~ che ha fol gorato New York e Washington per poi seminare la morte a Tel Aviv, Bali, Ge rba, Mombasa, Casllblanca, ISlanbuI e Riyad , abbattendo quindi fin ,llmente sul «nemico vicinm) , sui «regim i corrotti)) del mondo islamico il flagello di al -Qa'ida . L'uomo che sviluppa wle ragionamento è il rampollo di una fa miglia de[J 'arislOcrazia intellettuale egiziana decaduta. Nella sua famigl ill plllerna figurano STUdiosi esperti di scienze sacre e p rofane, professori emeriti di medicina e farmllcologill , grandi imllm dell'Università Islam ica del Cairo, al-Azhar. Il suo patronimico deriva, a quanto pare, dal villaggio di Zawahir, nel H ijaz, situato fra La Mecca e Medina, da dove il bisnonno d i Ayman emigrò intorno III 1860 alla volta d i T ama, nel della egiziano, abbandonando l'Arabia miserabile di prima della scoperta del petrolio per un Egitto allora prospero e promettente, che llncora no n conosceva l'esplosione demografica. Per parte di madre, il suo lignaggio risale al polenle ehm degli 'Azzam , anch 'esso originario della penisola arabica , il cui ramo egiziano , che si vanta di d iscendere dal Profela , deve il suo prestigio prin cipalmente al nonno di Ayman , ' Azzam bey, educato ad al -Azhar e poi a Londra , decano della fa coltà di lettere d ell'Un iversità dci Cairo, due volte ambasciat o re d ' Egitto in Ambia Sa udita (durante it regno di Faruq e sono il regime di Nasserl e infine fondat ore del l' Universit:' di Riyad. l l fra tello di quest'ulJimo, ' Azzam P,lsha , medico formato in Inghilterra, deputato dut:lIlt e la mona rchia, ambasciatore e lette rat o, .lU77
tore del Messaggio eterno del Profeta Muhammad, fu il primo segreta rio generale delle Lega degli Stati Arabi dal 1945 al 1952. Al di là d ella sua personale carriera di notabile, egli dà grande lustro alla famiglia dando in sposa sua figlia (cugina prima della madre di Ayman ) al primogenito di re Faysal dell 'Arabia Saudita , il principe Muhammad, fondatore della banca islamica Faysal. Ayman nasce al Cairo nel 195 1, ossia l'ultimo anno della monarchia di Faruq: una fi ne di regno segnaTa dalla corru zione, dalle violenze e dagli assassinii politici, dall 'incapacità della dinastia di gest ire la caduta dell'ordine coloniale europeo e le aspirazioni nazionaliste dei ceti medi urbani , gli effendi. G li Ufficiali Liberi conquistano il potere con il colpo di Stato d el 23 luglio 1952 e l' Egitto di Nasser fa palpitare il nazionalismo arabo pur conducendo una politica social ista, che depaupera le classi colte salariate a cui appartengono anche gli Zawahiri. Il padre di Ayman, professore di farmacologia all'università, trasferisce la famigl ia in una zona residenziale periferica a sud del Cairo, Ma'ad i, ma nella parte po po lare di quest'ultima, che i b ina ri della fer rovia sepa rano dai quartieri delle ville elegami circondate da prati verdi, vicine allo Spofling Club dove ci si ritrova volentieri a chiacchierare in francese o in in glese davanti a un drink. I suoi genito ri sono religiosi ma senza ostentazione, in un periodo in cui la religiosità è poco esibita, i rapporti con l'Arabia Saudita sono aborrit i e i membri e i simpatizzanti dei Fratelli musu\mani - la p rincipale o rganizzazione islamista, fondata nel 1928- che non sono riusciti a fuggire in esilio attraversando il Mar Rosso marciscono in prigione. Ne! 1966, in seguito a una campagna contro «un nuovo complotto dei Fratelli», il regime nasseriano fa condan nare a morte e giust iziare dopo una lunga tortura Sayyid Qutb , il principale ideologo del movimento islamista . II suo avvocato è Mahfuz 'Azzam, un altro prozio di Ayman al-Z'lwahi ri . Come per molti alt ri giovani attivisti che ritroveremo in prima linea negli anni di Sadat e di Mubluak, l'episodio drammatico della passione di Qutb darà una scossa al futuro teorizzatore del jlhad mondiale. Nello stesso periodo in cui i liceali eu ropei e americani si impegnano politicamente in gruppuscoli gauchistcs, maoisti e trotzkisti , Ayman alZawah iri, studente della scuola secondaria pubblica dei quartieri popolari d i Ma'adi , fon da con alcuni com pagn i, scioccati dall 'esecuzione d i Qutb e dalle sue circostanze, un piccolo gruppo isla -
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mista clandestino. Che sopravviverà, fra scissioni e fusioni, dal 1966-67 fino all'uccisione di Sadal ncl 198 1, coniando ncl 1974 momento dci suo apogeo - non più di una quarantina di adepti. LI pensiero di Qutb ha un peso fondamentale per Zawahi ri : «L'appello di Qutb alla lealtà verso l'unicità di Allah , alla sottomissione alla sua sola autorità e alla sua sola sovranità (hakimiyya) , fu la scintilla che infiammò la rivoluzione islamica contro i nemici dell 'islam di tutto il mondo>~ , afferma nel suo Cavalieri sotto lo
bOfldiera del Pro/eta. Lo scopo dell 'organizzazione segreta di Zawahiri è di rovesciare il regime che perseguita l'islam e instaurare uno Stato islamico che applichi la shari'a, attraverso il jihad definito come «putsch armato [ ... ] che, per realizzare il prop rio obiettivo, richiede una cooperazione tra civili e militari». Questa strategia, elaborata all 'epoca di Nasser, quando la repressione colpiva sen za pietà i militanti islamisti , viene man tenuta da Zawahiri anche negli anni Sertanta sono Sadat, quando i camp us egiziani com inciano a riempirsi di giovan i barbuti , incoraggiati dal regime ormai filoamericano a osteggiare i militanti di sinistra. Zawahiri resta nella clandestinità politica negli anni della facoltà di medicina, nel corso dei q uali compie studi brillanti , e nulla tradisce l'intensità della sua militanza - neppure l'abbigliamenro: un giornalista ebreo americano convertito all 'islam ed ex marxista, che lo incontra a metà di quegli anni , nota come, con i suoi enormi occhiali, abbia l'aria di un intellettuale d i sinistra del City College di New York di t renr ' ann i prima, l'istituto dove Paul Wolfowirz e Irving Kristol avevano compiuto gli studi. Nel 1974 un altro gruppuscolo islamista radicale, guidato da un palestinese esiliato al Cai ro, Salih Sirriya , tenta e fallisce un colpo di mano cont ro Sadat; i capi vengono arrestati , condann
porta soccorso ai mujahidin afghani , allora impegnati nel primoao no delloro jlbad contro l' Armata rossa. Questo p ri mo soggiorno a Peshaware in Afghanistan , che du ra quattro mesi e sOlrà seguito da uno più breve l'anno successivo, ha per lui un valore iniziatico fondamentale, poiché conferma le sue convinzioni che solo la lo! ta armata fa rà trionfare ['islam e che la terra afghana fornisce ['occasione p ropizia per la vittoria del jihad. Ma nei mesi s uccessivi al Sllo secondo rientro in Egitto, nel maggio del 1981, Zawahiri sarà risucch iato, suo malgrado, ncl (Urbinio di eventi che il6 ottobre sfocia nell 'assassinio di Sadar. I ranghi degli islamisti radicali che sognano di ricorrere alla violenza si sono ingrossati e alcuni ufficiali dell'esercito sono stati reclutati e indottrimlti dai gruppi pUlschistio Zawahiri non è direttamente coinvolto nella preparazione dell'operazione, ma ne viene messo al corrente qualche ora prima della sua esecuzione c, ritenendola prematura e destinata a fallire, cercherà di dissuadere gli esecutori dal portarlll a termine. L' assassinio del raìs è Slllto teorizzato da un ingegnere elettrico islamista di nome Farag in un opuscolo intitolato L'imperativo occultato: secondo l'autore, il movimento ishlmista deve impadronirsi seduta stante del potere, giust iziando il «nemico vicino», il «principe degenere» e corrono che governa i paesi islamici. Se, infatt i, i militanti se la prendono in primo luogo contro il «nem ico lontano» - Israele, nella flln ispecie -, il d espota potrà volgere il com battimento a prop rio favore. La riflessione d i Farag è fruno di un '
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parl.Ho, aiutando così la polizia a catlurare uno dei suoi compagni. L'avvocato Montaser al-Zayyat, islamista radicale pentito e biografo critico di Zawahiri, riterrà la vergogna per questa debolezza troppo umana una delle cause della partenza definitiva del chirurgo dall'Egitto, una volta scontata la pena, nel 1984. Ma all'apertura del processo, all'in izio del 1982, i suoi compagni dctenut i stabiliscono che sia lui a prendere la parola dalla gabbia in cui sono rinchiusi, perché, fra tutti , è quello che parla meglio l'inglese e può quindi rivolgersi alla stampa internazionale per denunciare le torture subite. È la prima volta che il suo volto rotondo con gli occhiali compare sulle foto delle agenzie di stampa e sugli schermi televisivi, ma rimane una fi gura anonima, salvo che per i rari specialisci che già si interessano al fenomeno . In prigione Zawahiri fraternizza con il gotha dell'islamismo radicale, fra cui lo sceicco cieco 'Ornar 'Abd al-Rahman, che sarà coinvolto in maniera non del tutto chiara nel primo attentato al \X!orld Trade Center del 1993. a seguito del quale sconta l'ergastolo in un penitenziario americano. Lo sceicco diventerà il leader del gruppo rivale di quello di Zawahiri , la jama'a al-islamiyya . Nell 'Egitto degli anni Novanta, la sua strategia si concretizzerà in una guerriglia ravvicinata e di logoramento, e nell 'uccisione d i rappresentanti dell'a utorit à, di egiziani crist iani, di turisti - possibilmente, ma non esclusivamen te, israeliani - e di altri bersagli, con lo scopo di abbattere il «nemico vicino». Tale d isegno provocherà un migliaio di vittime, ma il suo fallimento politico sa rà sancito da un appello dei principali emiri del gruppo ad abbandonare la lotta armata, in segu ito alla carneficina di turisti a Lu xor nel novembre 1997, che priverà la jama'a aL-islamiyya degli ultimi consensi popolari. Zawahiri ritiene che questa st rada conduca al fallimento e preconizzerà, al contrario, unjlhad che non si limiti al «nemico vicino» ma che miri al vertice del potere, al «nemico lontano» per eccellenza, la superpotenza americana, che trascinenì nella sua caduta tutti i governanti «misc redent i» suoi clienti regionali. Nel 1985 Zawah iri lascia l'Egitto per Gedeb , in Arabia SaLldi ta, dove lavora in un ambulatorio. La metropoli costiera, capi tale della provincia del Hi jaz - dove si trova Zawahi r, il villaggio eponimo della sua fami glia -, è la città in cui vivono i regali cugini acquisiti di sua madre e dove si trovano anche la sede della princi·
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pale organizzazione giovanile legata ai Fratelli musulm:mi, l'Assemblea Mondiale della Gioventù Musulmana (conosciuta con l'acron imo inglese \XfAMY) e la roccaforte della famiglia Bin Laden. La Mecca è a un 'ora di macchina e la posizione consente di raggiungere facilmente, via Peshawar, il;ihad afghano in Pakistan, Zawahiri arriva in quella che all'epoca è la capitale deU'islamismo radicale - per la terza volta - nel 1986, È durante questo soggiorno che conosce col ui che gli fornirà i mezzi per dare corpo alle sue ambizioni: Osama bin Laden. Di sei anni più giovane, e uno dci cinquantaquattro fi gli del magnate saudita dci BTP, Osama, contrariamente all'austero in tellettuale islamista Ayman , non ha avuto un 'adolescenza da att ivista clandestino, ma ha vissuto le cont raddizioni mentali e cult urali tipiche di un ricco saudita, più devoto a casa propria che all'estero, dove invece la sua religiosità avrebbe conosciuto alti e bassi, Come molti ragazzi sauditi di buona famiglia, Osama si im pegna a sostenere il ;ihad in Afghanistan dall'in izio degli anni Ot tanta e da quel momento si fa p rendere da una devozione e un fe rvore militante che danno un senso alla sua esistenza. All'epoca tuHO ciò non è visto con sospetto dalla monarchia wahhabita , tuu'ahro. La guerriglia contro l' Armata rossa è incoraggiata e fi nanziata, in accordo con il protettore americano, daUa d inastia saudita, ch e vi intravede unicamente dei vantaggi, A livello locale, la lotta contro l'ateismo comunista condotta nel nome dell'islam controbilancia gli appelli infuocati di Khomeyni cont ro il «gran de Satana» americano, lanciati nel pieno della guerra contro l' Iraq , allora alleato del regno saudita , Dando vita a una nuova epopea militare islamica, ricca di vittorie «miracolose» fra le montagne afghane, il jihad rinverdisce i fasti dei regimi consenratori della penisola arabica agli occhi di una gioventù sensibile alle de· nunce contro l'Ameri ca e i suoi alleati locali da pane dell 'ayatollah rivo luzionario di T eheran , invisch iato in una lotta fallim enta· re contro Baghdad . In più , il regno saudita ha fiutato un serio pericolo nell 'autunno del 1979, quando la grande moschea della Mecca è st:lta presa d 'assalto da un gruppo di giovani attivisti locali e student i stran ieri indonrinat i dalle grandi figure religiose del regno: gli aggressori vogliono mettere in alla il jihad contro una dinastia considerata corrona e opportunista, che ostenta la propria adorazione d i Allah solo per dissimulare meglio l'idolat ria
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del dollaro. Nelle classi dirigenti di Riyad ci si illude che Irasfe· rendo sul teatro di guerra afghano i più focosi di questi giovani si riuscirà a distrarli dalla questione interna saudita.ln Afghanistan, i giovani brigatisti del Jihad vengono accolti e inquadrati da un Fratello musulmano di origine palestinese, 'Abdallah 'Azzam (che non ha alcun legame di parentela con la famiglia materna di Ayman al-Zawahiri), che, esiliato a Gedda, è stato professore e menrare di Osama bin Laden . 'AbdaUah 'Azzam è l'araldo deljihad, che egli celebra in innumerevoli articoli e conferenze tenute in tutto il mondo, dai campus americani ai campi d'addestramento afghan i. 'Azzam fa in modo di orientare i1 jihad contro l'Unione Sovietica, comro i regimi «empi» filosocialist i del mondo musulmano; infervora i giovani ricordando che un giorno l'islam riconqu isterà l'Andalusia, ma fa ben auenzione a proteggere dalle critiche le petromonarchie del Golfo, così come gli Stati Uniti che forniscono armi, con· siglieri e sowenzioni ai combattenti barbuti che accorrono aPe· shawar. Coordinatore degli aiuti e dei «servizi ai mujahidùm, egli separa anche il grano dei figli delle famig lie religiose e benestanti deIJa penisola arabica dal loglio dei quartieri bassi del Cairo o di Algeri, attivisti agguerriti appena usciti di prigione e animati da idee estremiste. NelJa prima metà degli anni Ottanta, Bin Laden sembra SOIlO l'influsso dottrinale di 'Abdallah 'Azzam. Ha seguito lo stesso percorso che ha condotto un discreto numero di giovani sauditi, educati nell'ambiente sociale fortemente conservatore del wahhabismo - concezione estremamente dogmatica dell'islam seguita nel regno - a mescolare questo ethos puritano, privo di qualunque nozione di contestazione dell'ordine politico, con la dottrina dei Frat elli musulmani, caratterizzaca dalla volontà di riformare il potere al fine di instaurare uno Stato islamico, non necessariamente simile al regime saudita. Questa ibridazione è avvenuta sotto l'in· fluenza dei Fratelli esilimi che fuggivano dal regime nasseriano in Egitto e dal potere ba',hista in Siria e in Iraq , accolti a braccia aperte da re Faysal negli anni Cinquanta e Sessanta. Contro ['ondata nazionalista che percorre un mondo arabo esaltato dalla figura carismatica di Nasser, peraltro cliente dell'Unione Sovietica, l'Arabia Saudita fedele agl i Stati Uniti può comare unicamente su ulema reazionari e piullosto antiquati, usi alla speculazione dog83
malica e fini conoscitori degli equilibri tribali delb penisola arabica, ma poco addentro alle evol uzioni di un pianeta che ancora credono piatto; e, dunque, male equipaggiati per fronteggiare i propagandisti sociali sti del Cairo, Damasco e Baghdad. Benché al servizio del regno per compenslue le lacune intellettuali d ei suoi sudditi - e, per questo, generosamente retribui ti - i Fratelli riescono a lavorare con discrezione a proprio vantaggio, facendo sempre llttenzione a non inimicarsi i partner sauditi. In Afghanistlln, 'Abdallah 'Azzmn parla nel linguaggio dei Fratelli musulmani ai giovani brigatisti del jihad, li galvanizza inculcandogli una visione del mondo ben più ampia rispetto a quella dei deserti arabi, ma si sforza di incanalare il loro entusiasmo e di assecondarne la devianza, in un ambiente in cui si accalcano estremisti di ogni sorta, sfuggiti aUa repressione nei loro paesi d'origine. Bin Laden, con la sua enorme ricchezza e la sua tOlale dedizione alla causa, sarà oggetto di particolari attenzioni da parte di 'Azzam. Ora, fra il 1986 e il 1989, violenti conflitti dividono le diverse fazioni di jihadisti, che iniziano a sconfessarsi a vicenda per di vergenze relative sia alla strategia globale del movimento dopo la prevedibile vittoria in Afghanistan, sia a quella finanziaria, in particolare riguardo alle modalità con cui procura rsi gli aiuti vitali per mantenere gli attivisti, spesso stabilitisi a Peshawar con mogli e fi gli. Per quanto è possibile ricostruire dalle diverse fonti e testimonianze, sembra che Ayman al-Zawahi ri sia riuscito a sostituirsi gradualmente ad 'Abdallah 'Azzll m in quanto mentore spirituale di Bin Laden. Zawahiri lllncia pesanti accuse contro i Fratelli musulmani: queste diventano materia del suo libro L'amara messe dei Fratelli musu/mani in sessant'anni, che circola alla fine degl i anni Ottantll e gli vale la fama di settario. Secondo lui, i Fratelli hanno sacrificato l'ideale del jlhad al loro personale tornaconto, lli benefici materiali frutto dei loro «intrallllzzÌ» con gli llm bienti finanziari del Golfo; si crogiolano in strategie politiche tortuose che fanno loro accettare, quando possibile, le regole del gioco elettorale - se non addirittura ammettere la nozione «sacrilega» di democrazia - lasciando così credere che il popolo possa essere fonte di sovranità, laddove ogni sovran ità appartiene ad Al lah. Mentre queste beghe di minareto imperversano nei campi miliTari intorno a Peshawar e aizzano i combattenti arabi del;ihad gli uni contro gli altri, l'esercito sovietico si ritira da Kabul il 15 feb-
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bnllo 1989, sconfitto dalle armi americane, in particolare dai missili terra-a ria Stinger forniti dagli Stati Uniti ai 1JI1Ijahidin afghani . \Xfashington inizia a disimpegnarsi rapidamente da un conflitto che ha raggiunto l'obiellivo stabilito e la tensione con il blocco sovietico si sposta in Europa, dove, l'autunno seguelHe, cade il muro di Berlino. A Peshawar la lona per le risorse finanziarie, sempre più rarefatte, si inasprisce e si confonde con le controversie in merito al futuro del ;ihad dopo l'Afghanistan. Zawahiri , stabilitosi ncl1986 a Peshawar con moglie e figli, fin dell'epoca dci suo primo rientro in Egitto dall'Afghanistan, nel 1980, ha inscritto la lotta in un a prospettiva escatologica globale che, dopo l'U rss, mira a distruggere l'America . Questa confidenza fu raccolta da un giornalista americano convertito all'islam, Marc Abdallah Shlaeffer, che se ne rammaricò e gli decantò ingenuamente la libertà di culto di cui gode l'isbm negli Stati Uniti. Minoritaria finché la Cia è venuta incontro ai bisogni del jdJod fino al ritiro dell'Armata rossa da Kabul i115 febbraio 1989, questa linea antiamericana ha visto crescere il numero dei suoi sostenitori a panire dai p rimi segnali dell'«abbandono» da parte di \Xfashington, che ha seguito di poco il ritiro sovietico. Le violentissime tensioni del 1989, ad ogni modo, prcludono all'assassinio di 'Abdallah 'Azzam, avvenuto il 24 novembre di quell'anno e i cui responsabili non sono stati ancora oggi identificati. Ma ormai nulla può più impedire a Zawahiri di esercitare il proprio magistero su Bin Laden senza concorrenza. L'evoluzione ideologica e le «cattive compagn ie» del loro illustre concittadino residente all'estero preoccupano i servizi segreti saud it i al punto che que· st'ultimo si vede riti rare il pass:lporto durame un soggiorno nel paese nel 1989. Ritornerà neli' area afghano-pakistana soltanto nel 199 1, fuggendo clandestinamente dal regno s,lUd ita che nel frat tempo ha accolto sul proprio suolo «sacro» centi nai:1 di migliaia di soldati miscredenti, appartenenti alla coalizione guidata dagli Stati Uniti per scacciare dal Kuwait l'esercito iracheno che ha in vaso l'emirato i12 agosto 1990. Per Bin Laden il quadro ormai è chiaro: l'America ha p rofanato ((la terra dci due Luoghi Santi» (Lll Mecca e Medina), portando i suoi soldati sul suolo sauclita. Essa fllppresenta il nemico per ecccllenz,l d,l abbattere; e il destino politico del miliardario saudita del BTP è ormai legato a doppio fi · lo a quello del chirurgo dci Cairo, così come alt.. sua visione dci
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mondo, pu tschist a e internazional ista. Tuttavia , prima dello scon tro diretto con l'America, è giunto il momento di lanciare l'offensiva con tro i suoi alleati locali, primi fra tutti i paesi origi nari di Bin Laden e Zawah iri: l'Arabia Saudila e l' Egitto. Nel dicembre d el 1988, islamisli rad icali e pol izia si sono scontr;Hi in violenti incidenti in un quaniere del Cairo. Ne consegue una st rategia della tens ione: i mililanti dell 'Organ izzazione egiziana del J ibad, fedeli a Zawllhiri, si lanciano in una serie di ten · tat i omicidi a danno di dignitari e rappresentanti d el potere, riu scendo talvolta nell 'impresa. Da Peshawar, il chirurgo del Cairo coordi na e garan tisce la continuità di queste violenze mirate, che nelle sue aspettative accelereran no la cadutll di Mubarak , il «Faraone» moderno, un.l delle pedine sullo scacchiere dell'empietà mondi ale. Ma la permanenza obbligata di Bin Laden in territorio saucl ita fm il 1989 e il 199 1, e le violente fratture che si verificano all'interno del movimento islamista in seguito all ' invasione del Ku wa it da pa rte di Saddam Husseyn, inibiscono la capacità dei radicali di agire all 'esterno. Do po la vittoria dell 'America e dei suoi alleati nell' operazione «Tempesta del d eserto», che nella p ri mavera dcll991 restituisce al Kuwait l'indipendenza, il raggruppamento di Bin Laden e Z'lwahiri costituisce un p rimo asse di resistenza contro il nuovo ord ine americano nella regione, che è caratterizzato anche dal processo di pace israelo-palestinese e poi israelo-arabo, cui dà inizio la conferenza di Madrid nell 'est ate del 199 1. Ma la situazione per i combattenti del ;ihad nella zona dei pashtun, a cav;ll1o triI Afghanistan e Pakislan, precipi ta rapidamente dopo la conquista di Kabul. Una coalizione eterogenea di mujahidill, ent rata nella capitale afghana nel!' aprile del 1992 - oltre tre anni dopo la pancnza dell 'Armata rossa - si dilania in violenti combatt imenti. La guerra fratri cida tra fa zioni e tribù afghane, l'anarchia e la violenza endemica non hanno nulla a che vedere con lo Stato islamica che i combanenti del jlhad ,lCcorsi dai quattro an goli del mondo musulmano sognavano. AI di là del fano che q uesti ultimi no n vogliono mettersi al servizio di uno degli sch ieramenti con tTO un allro, sia le personal ità influenti di Kab ul, sensibili agli incitamenti americani e sauditi , sia Benazir Bhu{(o - all'epoca primo minisl ro pakistano - premono per disperdere le brigate di jihadi -
st i stran ieri. Nel 1992 Bin Laden, Zawah iri, le loro fam iglie e la cerchia ristretta dci loro fe deli fuggono in Sudan, governato all'epoca da Hassan al -Tu rabi , campione dell'al1ivi smo islarn ista a 360 gradi. Quest'ultimo offre loro un 'ospitalitìl interessata : Bin Laden investe in Sudan, allora boi cou ,lf o dalla maggior parte dci paesi occi dentali , molte centinaia di migliaia di dollari del suo pa tri monio di fam igliil: in cont rop:lrtita , Khartum diventa per alcu ni anni , fra il 1992 e il 1996, il covo e il santuario dei combattenti del jihad, il luogo in cui essi assumeranno la loro vera dimensione internazionale. Nel 1992 si aprono tre nuovi fronti di jlbad armato sul modello di quello afghano, senza però raggiungere i loro obiettivi: l'Egitto, l'Algeria e la Bosnia. Autoctoni , stranieri ed ex combat tent i dell'Afghanistan , gi ungono in ciascuno di questi paesi alt raverso le filiere create dalla rete di Osama bin Laden da Khartum . Essa ha importanti agganci nello Yemen (paese d'origine della fa miglia Bin Laden prima del trasferimento in Arabia Saudita ); ha una cassa di risonanza a Londra, all 'epoca soprannomin ata il «Londonistan» , dove i portavoce creano dei sit i internet , contat tano la stam pa panaraba e così via , pe r svolgere il lavoro di pub. bliche relazioni e di proselit ismo; e dispone d i cent ri per oper:! zioni finanziar ie e trasferimenti di fondi nelle banche cent rali del Golfo, che si servono sia delle banche islamiche - o di quelle comuni - sia del sistema di lett ere di cambio informali chiamato hawa/a , che non lascia traccill di scri tture contabili. Secondo quanto sosten uto in un interrogatorio da uno dei principali att ivisti arrestati più in I.ì dai servizi americani , la tessitura di questa ragnatela , al centro della quale sono in agguato Zawahiri e Bin Laden, sarebbe stata concepita in Afghanistan verso la fine del 1989. Il fenomeno di prol iferazion e te rroristica nelrambito dell'islamismo nldicalc, che inizia a manifestarsi nella prima metà degli anni Novanta, è sottovalutato dai servizi segret i am ericani in modo sorp rendent e, c, allo stato dei fatti e sulla base dci dati provenienti dalle sole fonti disponibili, è difficile Colpire se ciò v.lda att ribui tOall'ignorllllza, alla negligenza, a un gioco di m.mipolazionc t TOppo complesso che h ~1 finito per ritorcersi contro i suoi autori . all 'opera di poteri occulti , o a lUtti quest i fatto ri insieme. Per esempio, i due prin cipal i dirigenti dell" isla rnismo egiziano pill estremi87
sta, entrambi impegnati nella lotta armata, lo sceicco 'Omar 'Abd al-Rahman e Ayman al-Zawahiri , ottengono in quel periodo il vislo per gli Stati Un iti senza alcuna difficoltà. Lo sceicco, come si sa, finirà in un carcere americano, condannato per il p rimo attentato contro il World Trade Center avven uto nel febbraio del 1993 . Lo stesso anno, dopo l'attentato, Zawahiri si reca nella Silicon Valley in Californ ia per incontrare alcuni scienziati musulmani e raccogliere fond i che serviranno a combattere l'America: il tutto in compagnia di un agente doppiogiochista fa cente capo all 'Fbi. Nonostante i due islamisti egiziani possano manovrare liberam ente la rete dei loro agenti segreti all 'epoca del jihad contro l'Armata rossa, e possano ottenere visti difficilmente accessibili per j loro concit!adini comuni, nessuno che abbia un po' di criterio negli ambienti informati può ancora dubitare, nel 1993, dell ' ostilità di uno sceicco 'Ornar o di uno Zawahiri nei confronti gli Stati Uniti. Dalle basi di appoggio sudanesi e yemenite di al-Qa'ida, alcuni combattenti vengono inviati in Somalia contro l'esercito americano, dispiegato nell'ambito dell'operazione Restore Hope per contribuire a far cessare lo statO di anarchia nel Corno d 'Africa. La letteratu ra islamista dell'epoca denuncia a gran voce questa operazione, ritenendola soltanto una testa di ponte per destabilizzare il Sudan e rovesciare il regime di Turabi. La guerriglia infiltrata dai reduci dell' Afghanistan rappresenta un vero banco di prova per gli adepti del jihad, che testano sul campo e su scala reale i punti deboli del corpo di spedizione americano, e prendono coscienza di come gli insuccessi militari possano determinare la vulnerabilità politica : in q uesto momento, infatti, George Bush viene battuto da Bill Clinton alle elezioni presidenziali. Per Wash ington è una vera disfatta dopo il successo sin troppo eclatante del Kuwait ; e i nemici degli Stati Uniti terranno a mente la lezione anche in seguito, sui campi d i battaglia iracheni. Dal press eenter delle reti jihadiste nella capitale britannica, il «Londonistam>, vengono messi in correlazione i differenti combattimenti condoni in zone diverse del pianeta: è la prima volta che la nozione di jihad globale e coo rdinato prende concretamente forma . Alla tale azione armata in Egitto corrisponde così il tale evento in Algeria; le condizioni da soddisfare per la libera zione di ostaggi francesi in quest'uhimo paese includono la sca rcerazione dei due protagonisti delJ 'islamismo radicale saudita al-
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lora detenuti, gli sceicchi Hawaii e Awda; la rivista dci Gia algerino pubblicata da Londra dà risonanza ai jibad della Bosnia, dell'Egitto e della Cecenia, ecc. Nel 1995 Zawahiri pianifica dal Sudan due violent i attacchi contro gli interessi egiziani all'estero. 11 primo, il tentato assassinio di Mubarak in visita in Etiopia il26 giugno, fallisce per poco. In Egitto la repressione contro militanti e attivisti è terribile; per rappresaglia, a novembre Zawahiri fa saltare in aria per mano di sicari l'ambasciata del suo paese a lslamabad , in Pakistan. Retrospettivamente, questa operazione appare anche come una prova in scala reale contro quel tipo di bersagli: nel libro Cavalieri 50//0 la bandiera del Profeta, diffuso nel dicembre del 2001, Zawahiri nota come le ambasciate occidentali fossero troppo ben sorvegliate per i mezzi offensivi di cui disponeva allora la sua organizzazione. Ma il meccanismo che condurrà al doppio attentato del 7 agosto 1998 contro le ambasciate americane in Kenia e T anza•• • • ma e ormai stato mnescato. l quattro anni in cui Bin Laden e Zawahiri fanno base a Khartum corrispondono alla fase più aggressiva deijihad locali: il nome al-Qa'ida non è ancora di uso corrente né conosciuto, soprattutto in confronto ai nomi dei gruppi nazionali, come ad esempio il Gia algerino. Bin Laden , dal canto suo, è percepito come un oppositore del regime saudita - che, come si è visto, lo ha privato della cittadinanza nel 1994 - e non ancora come un «internazionalista» di un jibad focalizzato sul terrorismo antiamericano. Quanto a Zawahiri, egli si occupa molto dell'Egitto, privilegiando - al contrario della;oma 'a al-islamiyya dello sceicco cieco 'Ornar 'Abd alRahman, che cerca di guadagnare terreno facendo regnare l'insi curezza nella vita quotidiana - azioni mirate e spettacolari contro i dignitari del regime, condone in economia di uomini e mezzi; tan· to più che i suoi fedel i sono molto meno numerosi di quelli del suo rivale 'Omar'Abd aI-Rahman. Ora, nel 1996 il bilancio deijlhad locali è dappertutto negativo: in Bosnia , Algeria ed Egitto gli islamisti radicali iniziano a perdere terreno. U Sudan è sottoposto a forti pressioni internazionali dopo il fallito al1entato a Mubarak dci giugno 1995, pianificato da Khartum: alcuni settori del potere prendono in considerazione l'ipotesi di «vendere» Bill Laden c i suoi accoliti, così come l'anno precedente hanno consegnato alle autorità francesi il terrorista Carlos, anch 'egli rifugiato a Khartum. Dato
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che né l'Arabia Sa udita, né gli Stati Uniti - per ragion i politiche complesse - si dichiarano interessati ali' «acquisto» di Bin Laden e della sua rcte, qucsl 'ultimo viene fatto uscire clandestinamente dal Sudan il18 maggio a bordo di un jet privato diretto a Kandahar, capitale d ell'«em irato islamico» afghano, Da qui i talebani, grazie all ' appoggio militare pakistano cali ' accondiscendcnza americana, st.an no sferrando l'offensiva vittoriosa che a settembre farà cadere Kabu\ nelle loro mani. Pcr il gruppo di rigente di al-Qa'ida, il 1996 è stato indubbiamente l'anno di transizione, nel corso del quale sono state prese le d ecisioni di capovolgimento strategico che hanno portato all ' Il settemb re 2001. La disfatta dei jihad locali si è ormai consumata e, per quanto si dichiari contrario alla tregua in Egillo e in AJgeria, Zawahiri non dispone di risorse umane in loco per imporre la prosecuzione delle ostilità. Alla finc dell 'anno, appena giunto in Cecenia dopo un viaggio rocambolesco, questi viene arrestato e imprigionato dai russi, per essere rilasciato subito dopo poiché, a quanto pare, la sua falsa identità non sarebbe stata smascherata. Le fonti disponibili non conscntono di stabilire se dietro tale rilascio vi si,l stata l'inefficienza dell'amministrazione russa o piunosto qualche calcolo dei servizi segreti . Zawahiri avrebbe comu nque constatato che q uello era il luogo perfetto in cui proseguire il jihad; e il Caucaso è diventato da allora il terreno che maggiormente som iglia all'Afghanistan degli anni Ottanta , e in cui la 10lta viene condotta contro un esercito russo che ha le stesse caratteristiche, e dunque, gli stessi punti deboli , dell 'Armata rossa. Tuttavia, la mancanza dell'appoggio militare e finanziario americano ha impedito al i/bad ceceno di vincere, e la battuta d 'arresto interna - segnata in particolare, nell'cstate 2002 , dalla morte in battaglia del «comandante Khattab», cinadino saudita e figura di spicco tra i reduci dell 'Afghanistan in Cecenia - ha detcrminato un riposi zionamento della strategia verso azioni terroristiche sul territorio russo. Nel dicembre del 2002, l'assalto al teatro moscovita Dubrovka compiuto da un commando suicida del jlhad ceceno del quale fanno parte le giovan i «spose di Allah», e le numerose vin ime, morte soffocate dal gas che la polizia russa h,l diffuso nel telltro, faranno eco all ' Il settembre americano, seppure con minor clamore. In entrambi i casi, si privilegia la lotta contro il «nemico lontan o»~ e sul suo territorio rispetto allo scontro con
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il «nemico vicino», che, contraria mente all 'epico ;ihad afghano degli anni Ottanta, non riesce a ottenere villorie decisive sul piano militare, né a mobilitare le masse, 112.3 agosto 1996, dal suo rifugio sulle montagne afghane, Bin Laden diffonde «una dichiarazione di jibad contro gli americani, che occupano la terra dci due luoghi santi}}, un testo d i una deci na di pagine che sposta l'obiettivo del j ihad sull 'emancipazione dell'Arabia Saudita dai suoi protenori americani, Concentrandosi sul proprio paese d'origine, Bin Laden identifica negli Stati Uniti , incarnazione per eccellenza del «nemico lontano», la causa prima del male da estirpare, Un attacco omicida con un camionbomba contro una caserma americana a Khobar, nel cuore della zona petrolifera saudita, compiuto a luglio, poche settimane prima, sembra dare sostanza a questa dichiarazione, anche se non tutte le fonti concordano nell'attribuire a Bin Laden la responsabilità dell'attentato, Un anno e mezzo più wrdi, nel febbraio del 1998, una nuova dichiarazione, firmata da Bin Laden, Zawahiri e i responsabili dei gruppi islamisti radicali sparsi nel mondo, an nuncia la costituzione di un «Fronte islam ico internazionale contro gli ebrei e i crociati}} (senza che compaia il nome di al-Qa' ida ). Questa esorta apertamente a «uccidere gli americani e gli ebrei ovunque si trovino», compiendo l'ultimo passo che apre la stTilda aljlhad contro il «nemico lontano)} sul suo territorio. Questa st ra tegia viene attuata in maniera doppiamente spettacolare con l'a ttentato che devasta le ambasciate americane in Tanzania e in Kenia il 7 agosto 1998, anniversario del giorno - 7 agosto 1990 - in cui il re Fahd aveva chiesto alle truppe «miscredent i}} di inswl!'l Tsi in territorio saudita, per difenderlo dall'esercito di Saddam Husseyn che aveva appena invaso e saccheggiato il Kuwait. Nell'ol1obre 2000, una nave da guerra americana, la USS Cole, è attaccata, mentre si reca a far rifornimento nel porto di Aden, da un gommone carico di esplosivi che provoca d iciassette morti tra i marinai , Per quanto spettacola ri e micidiali, questi attentati colpiscono militari e diplomatici (e nurnerosissimi ken iot i e {;Inzaniani raramente citati, quasi non avessero nome né vol to) e avvengono in terre «esotiche)) per lo spctlawre medio, che non riesce a identificarsi con le vittime. Rient rano, per così d ire, tra i costi e i benefici di un'attualità ricca di drammi e iltrocità di ogni ti po, e non riescono a scatenare il vero shock trllumatico che sti ra 91
proVOClltO dall ' Il settembre. Per di piI'!, sono privi di qualunque conseguenza politicll immedi,lta che possa favorire la causa dell'islamismo radi clllc. È probabilmente per questll ragione che il loro carattere di avvertimento, di prova generale, non è stato preso sufficientemente sul serio dagli osservatori, che vi intravedevano SOltllnto l'incapaci tà di Bin Laden e della sua rete di condurre azioni realmente capaci di mobilitare il consenso popolare che mancava loro. In realtà, dietro l'apparenza di una fuga in avanti , gli attentati del 1998 e dci 2000 rientrano in una strategia graduale, che non si propone tanto di fare presa sulle masse, quan to piuttosto sugli aspiranti mllrt iri: gli stessi che, inq uadrati e ad destrati nei campi afghani alla fine del decennio, iniziano ad essere preparati per l'apocalisse dell' 11 settem bre. Si tratta di militant i istruiti, generollmente in Occidente, in grado di porta re a termine anche operazioni complesse e In cui pnrtecipnzione è essenziale per assicurare la riuscita del grande assalto contro l' America. DalIa dimensione razionale dei loro studi, che li prepamno a un fu turo da architetti , medici o dirigenti , devono tuffarsi nella logica delirante che porta all 'attentato suicida, compiuto nel nome dell' islam per colpire l'America, l'Occidente, gli ebrei, e per fare il più alto numero di vittime, sacrificando la propria vita. Grazie ai documenti resi pubblici nei mesi successivi all' Il settembre, a testimoni,mze e interrogatori ancora parziali , si può tentare di ricostruire tale processo: esso rapp resenta il punto d 'incon tro fra la strategia globale che punta al «nemico lontano» e una tattica che permetterà di accelerare l'azione grazie all'occasione offerta dalla seconda lntifada palestinese nell'aulunno del 2000. Il libro di Ayman al -Zawahiri Cavalieri sollo la bandiera del Profeta, conosciuto mtraverso i lunghi est ratti pubblicati dal quotid inno saudita di Londra «al-Sharq al-Awsat» (Il !\-Iedio Oriente) nel dicembre 2001 , ha fornito molte delle chiavi fino ad allora mancanti per interpretare la logica intellettuale che ha portato, tre mesi prima, agli attentati dell ' 11 settembre. In un primo momento, Zawahiri espone la sua \'(Ieltan.\·ChtUIIIIIg, una visione dci mondo panlgonabi]e - ma speculare al famoso «scontro di civiltà)) di Samuel Huntington. Secondo Zawahiri, oggi «la battaglia è universale)) e «le forze occidentali ostili all ' islam hanno identificato con chiarezza il loro nemico che esse definiscono 'fondamentalismo islamico'. In questo, sono
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state affi.mcate dal loro ex avversa rio, la Russia». Le forze occidentali dispongono di sei st rumenti principali per combattere l'islam: dalJ'Onu alle Ong umanitarie , passlmdo per i govern.mti corrotti dei popol i musulmani, le multinazionali, i sistemi di scambio di dati e di comun icazione, le 'Igenzie di stampa e le catene televisive satellitari. È evident e come almeno tre delle «armi» di questo elenco siano state efficacemente ritone dai jihadisti contro i loro nem ici: le Ong «umanitarie islamiche», internet c, in una certa misura, le emittenti televisive arabe che trasmettono dal Golfo. «Contro questa alleanza - prosegue al-Zawahiri - prende forma una coalizione, costituita dai movimenti jihadisti delle diverse terre dell 'islam e dei due paesi che sono stati liberati grazie aljibad condono in nome di Allah: l'Afghanistan e la Cecenia». Redatto in un periodo non meglio identificala - verosimilmente posteriore allo scoppio della seconda Intifada - questo testo con sidera la Cecenia «libemt,b> allorché le forze russe subiscono im portanti rovesci e i combattenti del jibad, condotti dal saudita Kha11ab, appaiono sui siri internet specializzati come i prodi cavalieri di una nuova epopea ricca di imprese eroiche, di miracol i, di foto di cadaveri mutilati di soldati russi e di biondi prigionieri sorridenti dopo la loro conversione alI 'islam. Nel dicembre 2001 , quando iI testo viene diffuso, nessuno dei due paesi è più sotto il controllo del movimento islamista radicale. All 'epoca in cui Zawahiri scrive, questa «coalizione» deljibad sta muovendo i suoi prim i passi, ma conoscerà un'ascesa folgorante. Libera da ogni schiavitù dell'impero occidentale dominanle, essa reca una promessa di distruzione e di rovina per i nuovi crociati [che si battonol contfO la terfa dell'islam. Ha sete di vendetta COnlro i capibanda dell'empietà mondiale, gli Stati Uniti, la Russia e Israele. Reclama il prezzo del sangue per i martiri, per il dolore delle madri, le privazioni degli orfani, la sofferenza dei prigion ieri , e i tormenti di quanti vengono torturati in tutta la term dcll'ishtm - dal Turkcstan, a eSI, fino a!l'Andalllsia. La Spagn a non è famo sa per rorfllfllre i suoi prigionieri , ma questa 'Illusione si riferisce, nell'immaginario del pubblico cu i è destinata , a lIna penisola iberica che appartiene ;.ll'isbm d.ll mo93
mento della conquista ad opera delle llrmaTe musulmane di Tariq ibn Ziyad nell'V III secolo; la sua Rl'Conquisla, portata a termine nel 1492 dai Re Cattolici, costituisce un malaugurato accidente sTOrico che il movimento jihadista deve cancellare, riconquistando a sua volta la Spagna per reintegrarla nell'islam - al pari della Palestina - come dimostra la carneficina compiuta da al-Qa'ida a Madrid 1'1 1 marzo 2004. Infine, precisa l'auTOre, «la nostra epoca è testimone di un fenomeno nuovo che guadagna Terreno senza sosia: quello dei giovani combattenti del)ihad, che abbandonano famigl ia , paese e lavoro alla ricerca di un luogo dove compiere iljihad per amore di AlIah»_ In queste parole con cui si apre la conclusione del suo libro, Zawahiri espone la sua concezione del mondo e delle relazioni internazionali contemporanee: il nemico, rappresentaTO dalle «forze occidentali oSTili all'islam» guidate dalla triade americano-israelo- russa, si trova contro i «giovani combattenti deljihad», pronti
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«cecità metodologica». La Umma e il jihad richiedono - nota il nost ro ,medico - un comando «scientifico, com bancnte e razionaie». E possibile che qui cgli si riferisca, da un Ialo, a coloro che, in Egitto, hanno in vitato alla t regua dalla lotta armata nel 1997 , e, dall 'altro, agli estremisti del Cia, che in Algeria si sono impelaga· ci in una violenza abnorme e senza futuro: nello stesso anno, in fatti , Zawahiri si è dissociato dagli uni e dagli altri. Nel rapporto con «le masse» - così come sc rive l'autore in una vena pressoché marxista - l'él ite islamista deve fare in modo di mobilitare per la causa il maggior numcro possibile di sostenitori , e non affrontare il potere da sola. 11 testo fa autocritica quando spiega che «il movimento jihadista deve aw icina rsi alle masse, impedire l'ingiustizia, e guidarle sulla via che conduce alla vinoria» e che (
ri , i nazionalisti arabi laici hanno punt
"Il"
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nostalgici della dittatunl del proletariato (il terrorista marx ista-Ieninista Ca rlos, convertito all 'islam e autoproclamatosi discepolo dello «sceicco Osama», ne è esempio tragicomico), Esso consente a Zawahiri, alla costante ricerca d ell 'azione più spettacolare condoua con il minor numero possibile di uomini , di compiere :mche il passo che porterà agli attentati dell' li settembre: «portare la battaglia sul territorio del nemico» - gli Stati Unit i in primo luogo, ma anche Israele e la Russia - «per bruciare le mani di coloro che appiccano il fuoco nei nost ri paesi» , Colpire le popolazioni civili occidentali, oltre che i loro governi e le loro istituzion i, è dichiarato legittimo dall'autore, attraverso un ironico omaggio alla democrazia: «Gli elettori occidentali votano liberamente, I loro popoli hanno dunque volontariamente reclamato, sostenuto e appoggiato tanto la creazione quanto la sopraV\,ivenza dello Stato d ' Israele», Dunque, «essi non conoscono altro che il linguaggio dei loro interessi, sostenuto dalla forza bruta milita re, Quindi, se vogliamo dialogare con loro e fargli prendere coscienza dei nostri diritti, dobbia mo parlare loro nella sola lingua che comprendono», Questa lettura in chiave jihadista del «dialogo tra civilrà» deve convincere gli attivisti a «prepararsi a una baruaglia che non è con finata a una sola regione, ma che sia condotta tanto contro il nemico apostata interno, quanto contro il nemico esterno giudeo-crociato», La lotta contro quest ' ult imo d eve essere condotta prioritariamente, come una diversione per far fronte olgli assalti che egli sferra contro la cittadella afghana e quella cecena ; e perché «non è realistico, a questo punto, concent rarsi sul solo nemico interno». Zawahiri espone infine con chiarezza il modus operandi: «inniggere il massimo dei danni [ ...), quali che siano i tempi e gli sforzi che simili operazioni rich iedono», «concen trarsi sul metodo delle 'operazioni-martirio', in quanto il mezzo più efficace per infliggere perdite oli nem ico e il meno dispendioso per i 1I/ujahtdill in termini d i risorse umane» , «scegliere i bersagli , il tipo e l' im piego delle armi in rapporto al loro impatto sulle st rutture nemiche ... », Infine, mentre la batt agl ia è in corso, è necessil rio convincere le masse che essa appartiene a ogni musul mano e, a questo scopo, bisos:na «rompere l'assedio dei media contro il movimento jihadista, E una guerra li sé, che dobbiamo condurre parallelamente li quella rni]if
go di buona famiglia del Cairo, Ayman al -Zawahiri - dopo che i suoi seguaci avranno lanciato i loro aerei contro il World Trade Center e il Pentagono - a prendere la parola sulla rete al-Ja'l.ira il 7 ottobre 2001 per scatenare la «guerra dei media», in prosecuzione del «grande colpo» terroristico che ha devastato il «nemico lontano». Le ultime pagine di Cavalieri sotto la bandiera del Profeta, così come disponibili nella versione pubblicata a puntate dal quotidiano saudita di Londra nel dicembre 200 1, contengono l'esposizione razionale più elaborata che si conosca della logica che ha portato agli attentati dell'Il settembre. Essa ci consente di cogliere come la congiuntura del 2001 abbia combinato due fattori: uno esterno e contingente (la seconda Imifada con la sua teoria di «martiri» immolati nelle operazioni-suicidio, che ha fornito l'occasione) e l'altro interno e necessario (l 'antica determinazione del movimento a «formattare» gli esecutori dell' Il settembre e degli altri attentati con un indottrinamento mirato, che li ha spinti a ricercare fanaticamente il sacrificio di sé). Come Zawahiri ha osservato, la questione israelo-palestinese aveva ancora una forte presa emotiva sull'immaginario popolare arabo in Medio Oriente e sul mondo musulmano in generale, e perfino su una parte del Terzo Mondo. L' Hezbollah libanesecreato nel 1982 sotto la spinta dei servizi segreti della Repubblica Islamica d' Iran per diventarne il braccio armato nel caos libanese e svolgerne il lavoro sporco, come la cattura di ostaggi occidenta· li - ha acclimatato la pratica degli attentati suicidi, molto in uso nello sciismo rivoluzionario iraniano, alla cultu ra politica araba, nella quale fino ad allora non rappresentava altro che una curiosità. Indirizzando questi attentati contro bersagli israeliani - le pattuglie di Tsahal nella «zona di sicurezza» libanese o le milizie dell'esercito del Libano meridionale, pagate ed equi paggiate dal Ia Stato ebraico -1' Hezbollah riesce a trasformarsi, nella rappresentazione che se ne fanno i libanesi in genere, cristiani compresi: il gruppo terroristico al soldo dello straniero diventa il difensote della sovranità nazionale, partito rappresentato in Parlamento, incarnazione per eccellenza del patriottismo, blandito da tutti, e addirittura esente da ogni critica. Anche in Palestina il prestigio dell'Hezbollah - che si guadagna il titolo di «vincitore» di Israele per avere costretto il suo esercito a ritirarsi dal Libano nel
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maggio del 2000 - è immenso. Il metodo dell'attentato suicida vie· ne trapiantato in Palestina per emulare questo prototipo di resistenza vittoriosa . La causa palestinese, come ha osservato Zawahiri, è stata a lungo trascurata degli islamisti, poiché è stata sin dall'inizio strumentalizzata e controllata dal nazionalismo arabo, che ne ha fano la propria bandiera. La prima lntifada, iniziata nel dicembre del 1987, consente loro infine - grazie all'emergere d i Hamas e alla rapida crescita del suo potere - di rivendicare la cau· sa palestinese islamizzandola e di contenderne il monopolio alJ'Olp nazionalista di 'Arafat. U processo di pace di Osio, al con· trario, portando la speranza di una soluzione negoziata fino alla popolazione palestinese, ormai satu ra di violenze insensate, d i proclami grandiosi e desiderosa di una vita normale, offusca la rimonta degli islamisti: l'oltranzismo di Hamas e l'organizzazione del J ihad Islamico sembra in questo contesto disgregare e indebolire le fo rze arabe. Ma la battuta d'arresto del processo di pace e l'escalation delIa tensione, e poi della violenza, in cui si lanciano deliberatamen· te l'Autorità palestinese e il governo israeliano a partire dall'au· tunno 2000, servono agli islamisti locali la carta vincente: questi ultim i colgono immediatamente la valenza simbolica della violen· za , e dalla primavera 2001 esaltano l'attentato suicida come l'em· blema della sola forma di lona armata efficace contro la repres· sione israeliana, equipaggiata di armi «intelligenti» ad alta tecno· logia fornite dagli Stati Uniti. Sono questo aspetto, essi trovano fondamentali sostegni nelle televisioni arabe e riescono così ad avere un forte impatto sull 'opin ione pubblica: così come l'Hez· bollah aveva subìto una metamorfosi , diventando l'incarnazione della resistenza libanese, Hamas e Jihad Islamico stanno per tra· sformarsi, in questo periodo, nella punta di diamante della resi· stenza palestinese; e non solo agli occhi dei loro simpatizzant i appartenenti al movimento islamista. Negli :mni in cui è in corso il processo di pace di OsIo, la que· st ione palestinese non rappresenta una priorità per il movimento jihadista internazionale. I suoi punti di riferimento territoriali si trovano in quel momento nelle «cittadelle del;ihad»,I'Afghani. stan dei talebani c la Cecenia insorta: qui, il linguaggio politico si ispira esclusivamente alle categorie dell'islam ismo radicale. L'og· getto dell'attenzione quasi ossessiva di Bin Laden era invece la di·
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nastia saudita. Ma in nessuno di questi luoghi riescono ad emergere slogan in grado di mobilitare «le masse clelia Ummo». Le quali non riescono a ident ificarsi unanimemente nella causa afghana o cecena, né a con danna re senza riserve la monarchia sauclita: la Cecenia, malgrado i siti internet esaltati che le vengono d edicat i, è nota solo agli specialisti e ai militanti più attivi; i taleban i scontano una pessima reputazione di estremisti fanatici e medi evali; e la monarchia di Riyad, malgrado i suoi numerosi nemici, conserva una clientela pletorica d i debitori da un capo all'altro dci mondo _Ora, come nota Zawahiri in Cavalieri sollo la bandiera del Profeta, «la Umma musulmana parteciperà [al jihadJ soltanto se gli slogan dei combattenti del jlhad saranno chiaramente compresi dalle masse», e quello più coinvolgente, secondo l'auTore, rimane l'appello al jihad contro Israele. In questo senso, tanto la deliberata provocazione politica d i Sharon, quando si reca sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme il 28 senembre 2000, quanto la decisione di Yasser 'A rafat di proclamare l' «Intifada di al-Aqsa» hanno fornito ai jihadisti della rete messa in piedi da Bin Laden e Zawahiri l'occasione propizia - secondo q uanto dice quest'ultimo - per «colpire il grande maestro [dci male]» (gli Stati Unitil , guadagnandosi la massima simpat ia e approvazione d elle «masse della Umma». Il duello sanguinoso tra i due d irigenti settantenni israeliano e palestinese offre ai jihadisti internazionali, a COStO dci sacrificio di migliaia di vite, l'occasione per sferrare il «grande colpo» cui ambiscono; e questo a mano a mano che i palestinesi perdono la mano, che la litania dci vittimismo si confonde con il peana glorioso dci m:m irio e che le reti televisive arabe trasmettono a ciclo continuo im magini della repressione israeliana e d i funera li a Gaza, J enin e Beit J ala. Per gli ideologi di al-Qa' ida, il linguaggio politico dell 'attentato suicida per amore di Allah ha ormai acquisito una sufficiente legittimazione presso le im probab ili «masse della Umma», grazie alla trasformazione della lotta p'llestinese in jlhad, sotto la spinta degli islamisti local i e dei loro agganci p ropagand istici e mediatici nella regione. La situazione è matura: non resta che sfruttare l'occasione. La forza della rete pazientemente tessu ta da Bin Laden e Zawahiri sta nella disponibilit<ì strao rdinaria dei militanti freddi e razionali addest rat i nei campi afg han i e poi reinseriti nella vica ci100
vile, pronti a essere anivati , al momento voluto, per «sfermre il grande colpo»> contro il «nem ico lontano» e a sacrificare la loro vita senza batter ciglio . Laddove gli autori degli anentati suicidi palestinesi vengono rapidamente inviaci a mo ri re d opo essersi offerti volontari, in modo che la loro improvvisa esaltazione polit ico-religiosa incontri al più presto un bersaglio israeliano tempestivamente individuato dall 'organizzazio ne con la quale sono in contal1o, i futuri kamikaze di al-Qa 'ida ricevono, invece, una preparazione specifica d i molti mesi, studiata in dettllglio, gmzie alb quale imparano a pilotare gli aerei di linea che farann o precipitllre sulle Torri Gemelle e sul Pentagono. L'atto dell'attentato suicida partecipa in entrambi i casi dello stesso impulso, a metà strada fr;ll a logica del jibad e l'operazione terroristica, richiamandosi alla medesima aspirazione al martirio. Ma i rispettivi impatti non sono paragonabili. Di fronte a una società israeliana mobilitllla dallo stato di guerra dopo la seconda Intifada, e militarizzata dal momento della SUll creazione nel 1948, gli attentati in Israele e in Palestina - che causano tutt 'al più qualche decina di morti d evastando autobus o ristoran ti affollati - possono acquisire un effetto politico dirompente soltanto se ripetuti incessantemente, in modo da destllbilizzare le difese d ell 'avversario. Ma una simile reiterazione di atten tati pe r mantenere il terrore ai livelli voluti è difficile da anuare: i servizi segreti israeliani riescono a sventare una parte considerevole d egli anentati pianificati, e le esecuzioni mimte dei «responsabili militari» palestinesi , realizzate grazie ad «arm i intelligenti», scompaginano profondamente le organizzazioni. La lana tra i «martiri» e i missili a guida laser è impari nel medio periodo: il nusso di volontari per il martirio è S0110posto a una rotazione rapida. Quest 'ultima impone una gestione aleatorill dei bersagli , che molti plica i rischi di fallim ento , di defezione, di d emoralizzazione. TU11 0 questo pone ulla seria ipoteca sugli effett i stessi del terrorismo - se gli obiettivi politici che persegue non vengono raggiunti rapidamente - in rapporto ai sacrifici che impo ne alla società che lo ha generato. In questo senso, gli attentMi d ell ' li settembre complclano, danno un seguito e, in qualche modo, pe rfezionano gli attacchi suicidi avvenuti in Israele e lInd ati a vuot o da un punto di vista politico. Inscrivendosi nella tradizione d i questi ultimi - come Bin 10 1
Laden afferma nella prima dichiarazione successiva all'apocalisse americana , diffusa il7 ottobre da af-Ja1.ira -, gli attentati contro gli Stat i Uniti cercano di volgere a proprio favo re il capitale di sim patie e di legittimità di cui i primi godono presso le «masse della Umma», per dirla ancora una volta con le parole di Zawahiri. 1n effetti, alcuni esponenti dell'islamismo «moderato», come il telepredicatore Yusuf al -Qardhawi - sceicco egiziano residente in Qatar e ospite del talk-show religioso più seguito su a/-Jazira hanno giustificato gli attentati anti-is raeliani con il pretesto che questi fanno parte di un jlhad difensivo teso a recuperare la terra palestinese dell'islam usurpata dagli ebrei, e che i civili israeli ani massacrati - donne comprese - non erano che soldati e soldatesse momentaneamente senza divisa, in un paese in cui ogni cittadino ebreo è coscritto o risel>'ista. Ora, come si vedrà, questo trasferimento di legittimità non ha funzionato completamente a fa vore di Bin Laden : lo sceicco Qardhawi lancia un anatema contro i kamikaze dell' Il settembre, qualificandoli come «suicidi» che si sono indebitamente appropriati della vita che Allah gli aveva donato, dato che l'America non costituisce, secondo lui, il bersaglio di un jlhad lecito, il solo che possa conferire la palma d i martire. Ma Bin Laden e Zawahiri si avvalgono della legittimità che deriva dalla loro azione spettacolare per proclamare il jlhad - con il suo corollario del martirio santificato - dove e come meglio credono, cercando _di screditare i tradizionali dottori della legge, vi lipesi come «ulema di corte» e messi alla gogna come i governan ti apostati di cui sono i lacchè col turbante. Ma vi è una differenza sostanziale tra gli attentati suicidi commessi in Israele e quelli dell ' Il settembre: nel primo caso, il nemico colpito è vicino, identificato in quanto tale, oggetto di un risentimento passionale e quotidiano da parte di ampi st rati d ella popolazione; nel secondo, il nemico è lo ntano, simbolico, costruito dal ragionamento della «élite) e degli intellettuali islami sti o L'organizzazione deve dunque preparare con cura i futuri «martir!» , con un indottrinamento appropriato, adattaw alla lun ga attesa fin o al momento più opportuno; tale indottrinamento deve anche selVire da lavaggio del celVello - alla maniera del processo psicologico che caratterizza l'influsso delle sette su i loro adepti - per permettere all 'organizzazione di controllare totalmente la volontà d egli individui, di trasforma re st udenti e giova102
ni appartenenti ai ceti medi intellettuali in macchine omicide, esaltate e pronte a disporre del loro corpo per farne un 'arma letale al servizio della causa suprema del;ihad, trascinando con sé nella morte il maggior numero possibile di vittime improvvisa. . mente prese In ostaggio. A questo scopo, al-Qa'ida dispone di metodi per dominare i suoi zeloti di cui si è solo parzialmente al corrente e che sfruttano a fondo le risorse proprie della religione, nella sua dimensione di «sottomissione» - è questa la traduzione letterale della parola araba fslam . La sonomissione, in questo contesto, è assoluta e si confonde con l'obbedienza completa, la soggezione tOiale ai comandi dei capi. Per comprendere a fondo il suo potere motivazionale, è necessario abbandonare la trattazione geo-politica razionale di Zawahiri, esposta in Cavalieri rotto la bandiera del Profeta, e analizzare un altro testo, molto diverso, trovato in tre copie fra gli effetti personali dei pirati dell' aria dell' Il settembre, e ch iamato «testamento di Muhammad 'Atta», dal nome del p resunto capo del gruppo, lo st udente egiziano di urbanistica ad Amburgo, ma redatto dal suo complice 'Abd al-Aziz al -'Oma ri , un giovane saudita nutrito di letteratura salafista dagli sceicchi e dagli imam del suo paese. Il testo è stato diffuso in maniera frammentaria dall'Fbi, che sul proprio sito internet ne ha pubblicate quattro pagine, scritte in arabo su un quaderno di scuola con una grafia sottile e piena di cancellature: il (,testamento» abbandona ogni forma di ragionamento deduttivo e razionale per aggrapparsi unicamente a una sequela di ingiunzioni prese dal Corano e dalla Sunna (fatti e detti del Profeta), destinate a guidare ciecamente il terrorista nel momento in cui passa all'azione. Questi rinuncia allora al comportamento razionale cui si attiene in questo basso mondo per proiettarsi in una dimensione in cui l'agire è animato da una fede fanatica, uno stato che, secondo lui , gli permetterà di uccidere passeggeri innocenti e di vivere la sua morte imminente come un appagamento nella via di Allah che gli apre immediatamente le porte del paradiso. Al momento del corpo a corpo, colpisci come i coraggiosi che non vogliono ritornare in questo basso mondo; grida Allah akbar, perché questO grido fa entrare il terrore nel cuore degli infedeli L.. ], E sappiate che i giardini del pamdiso sono decorati per voi con i loro ornalO}
menti più belli e che le Urì [le vergini destinate a giacere con i maniri] vi ch iamano: «Vieni, amico di Allah», e hanno indossato i loro abiti più belli. E se Allah fornisce a uno di voi una vittima da sgozzare, questo sacrificio va compiuto L.. ], Non discutete, ascoltate e obbedite. Se lo sgozzate, spogliate colui che avete ucciso, perché questa è l'usanza secondo la Sunna dell'Eletto [il Profeta] -le benedizioni e la pace di Allah siano su di lui - ma a una condizione: non essere distratti dal bottino per abbandonare la cosa più importante: fare attenzione al nemico, alle sue insidie, ai suoi attacchi L..l Questo vademecum , infarcito di consegne all'obbedienza cieca (<<non discutete, ascoltate e obbedite») che inibiscono qualsiasi velleità di ragionamento autonomo che possa distogliere dalla via deljihad e dal compimento della strage, è tanto più sorprendente se lo si associa alle informazioni di cui si dispone sul capo del commando, Muhammad 'Atta. Egli è infatti l'autore di una monografia valutata molto positivamente dal suo professore tedesco di urbanistica e dedicata alle misure da adottare per la conservazione di un tessuto urbano multiconfessionale (islamico e cristiano) nella città di Aleppo, in Siria. Gli stessi cristiani , la cui coabitazione armoniosa con i musulmani è decantata nella dissertazione universitaria, sono degradati a «vittime da sgozzare» nell' aereo trasformato in arma di distruzione di massa dal brillante studente dell'Università di Amburgo. Analogamente, la notte prima dell' I l settembre due dei suoi compagni kamikaze, devoti jihadi sti sauditi, si sono dilettati con un film pornografico sul canale a pagamento della loro camera di moteL Questi comportamenti dissociati, al limite della schizofrenia, sono stati la chiave del successo tecnico dell' operazione terroristica contro l'America, in quanto hanno garantito la completa affidabilità degli esecutori rispeno alle istruzioni dei mandanti. Per comprenderne la logica profonda, si tornerà più avanti sul modello di acculturazione religiosa prodotto dal movimento salafista a partire dagli anni Ottanta, sia nella penisola arabica che nei campi di addestramento afghani e pakistani. Basti qui notare come gli attentati contro te Torri Gemelle e il Pentagono non siano stati affano un fulmine a ciel sereno, ma siano inscrini in un processo preciso e ragionato. Quest'ultimo ha combinato le logiche proprie del movimento jihadista , le sue capacità operative particola ri e l'opportunità offerta dal degelO.
nerare della situazione in Medio Oriente, in particolare del conflitto israeJo-arabo con la seconda Intifada; ha cercato così di volgere a favore dell 'islamismo radicale gli effetti perversi della nuova politica estera americana in Medio Oriente e neJ mondo, così come è stata concepita e presentata dall' ideologia neoconservatrice e, in una certa misura, attuata dalla Casa Bianca.
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Caccia ad al-Qa' ida e sua tenuta
Gli attentati dell' I l settemb re contro gli Stati Uniti hanno costi· tuito la messa in atto delle teorie sviluppate da Ayman al-Zawahiri nelle pagine di Cavalieri 50//0 /a bandiera del Profeta. Colpendo il «nemico lontano» americano, la rete pazientemente tessuta da Osama bio Laden ha conquistato improvvisamente una notorietà straordinaria in rappono al numero ridono dei suoi attivisti. Ma questo cffeno di notorietà, rafforzato nel corso d i molti mesi dall' assenza di qualsiasi rivendicazione esplicita - cosa che attesta una fine conoscenza degli arcani del sistema mediatico mond iale, nonché una grande abilità nd manipolarlo attraverso la diffusione parsimoniosa e selcniva delle informazioni -, è giustificato solo dal fatto che sono stati toccati dei simboli . L' Il settembre, il World Trade Center e il Pentagono, da emblemi di potenza, si trasformano all 'improvviso in trofei macabri. In una intervista con il giornalista Taysi r Aluni dell'emittente al]azira, registrata il2 1 ottobre (ma trasmessa soltanto a d icembre), Bin Laden - che non rivendica ancora la propria responsabilità negli attentati - dichiara che «i valori di questa società occidentale sotto la leadership americana sono stati distrutti. 11 formidab ile simbolo di queste Torri Gemelle che evocano libertà, diritti dell'uomo, umanità è stato distrutto. Tutto questo è andato in fumo». Nello stesso registro, trasformando degli aerei civili in armi di distruzione di massa, i terroristi islamisti hanno individuato il punto d ebole nella corazza della superpotenza unica e apparentemente invincibile. Per questo, il loro atto trova risonanza presso numerosi scontenti e o ppositori radicali dell'ordine mondiale, che si proiettano in questa ideologia religiosa esacerbata. L'effetto propagandistico e di mobilitazione ricercato dai mandanti dell' Il settembre beneficia, in maniera diffusa e insidiosa, della immemo106
rabile e spontanea simpatia che ispira Davide di fronte a Golia, o Robin Hood contro gli arroganti signori normanni dell ' Inghilterra medievale. È per massimizzare questo capitale di simpatia che Bin Laden e i suoi sicari manterranno ancora per qualche mese nell 'ambiguità la propria responsabilità diretta nel massacro di tremila innocent i. Così come in precedenza aveva smentito qualsiasi legame diretto con gli anentati contro le ambasciate americane in Tanzania e in Kenia dell'agosto 1998 o con l'attacco al cacciato rpediniere americano USS Cole nel novembre 2000, il capo di alQa'ida, nella prima dichiarazione comparsa dopo gli attentati, pubblicata senza clamori il 28 settembre dalla rivista pakistana «Umma», nega ogni responsabilità, facendola ricadere sull 'America, «completamente priva di amici», e sul Mossad. Il 7 ottob re, ment re ha inizio l'operazione militare degli Stati Uni ti e dei loro alleati contro l'Afghan istan, in un a cassetta diffusa su al-fa1-ira che avrà enormi ripercussioni, Bin Laden evita ancora di assumers i responsabilità dirette, accontentandosi di glorificare «l'avanguardia benedetta dei musulmani» che ha mortificato nel profondo la superba America. Esaltando l'audacia e il coraggio dei «martiri» che hanno offerto la prop ria vita per la nobile causa del jihad, Bin Laden e i suoi portavoce tentano in un sol colpo di trasformare la massa di vittime in alt rettanti agnelli immo· lati per un olocausto gradito al Dio dell'islam , di disumanizzarle con l'artificio specioso di questa retorica bellicosa e sacra, cercando di prevenire ogni forma di compassione nel mondo musulmano per le migliaia di vittime di una mOfle atroce nelle Torri Gemelle e nel Pentagono. Per gli attivisti di al-Qa' ida e i simpatizzanti che la nebulosa cerca di att rarre a sé in questa occasione, ,' 11 settemb re rappresenta una vittoria fenomenale sul piano simbolico. Lo dimostra, in particolare, una registrazione video interna al movimento, scoperta dai soldati americani in Afghanistan nel novembre del 2001 e resa pubblica il successivo 21 dicembre. Questa mostra l'accoglienza che viene fana in un locale vicino a Kandahar, utilizzato da al-Qa'ida, a uno sceicco saudita appena giunto da Riyad , Kh aled al- H arbi, reduce dall ' Afghanistan, dove ha perduto le gambe. Interrogato da Bin Laden sulla reazione all' II settembre in Arabia , lo sceicco risponde: 107
All'improV\'iso abbiamo ricevuto le notizie, lUtti sono stali pervasi dalla gioia [. .. ]. Ognuno diceva Ai/(/h akbar, «Allah sia lodato» e «Siamo riconoscenti ad Allab}. Tutto il giorno ci si congratulava al telefono senza sosta. Mia madre riceveva chiamate in cont inuazione. Grazie ad Allah. Allah è grande. Allah sia lodato. «Combatteteli con le vostre mani, Allah li torturerà, li trarrà in inganno e vi darà la vittoria . Allah perdonerà i credenti, Egli è l'Onnisciente'}. Senza alcun dubbio, è una vittoria eclatante_ Allah cc ne ha concesso l'onore. ci benedirà e ci farà dono di altre vittorie in questo mese benedetto di Ramadan. Quanto a Bin Laden, questi si rallegra che «in Olanda, il numero di persone che si sono convertite all'islam nei giorni seguenti alle operazioni sia stato maggiore del totale degli ultimi undici anni)}. Ma questa «eclatante vittoria» deve essere corroborata da un trionfo militare, tanto l'enormità della provocazione nei confronti di Washington ha fatto alzare la posta. L'effeno sorpresa e la sua forza d'impatto simbolica ed evocativa devono tramutarsi in una lotta duratura e ancorata al reale, in cui in ultima istanza, più che i giochi di manipolazione e d'immagine, contino le effettive capacità di distruzione di ciascun awersario. Su questo piano Bin Laden non può misurarsi con la superpotenza americana, se non ricorrendo all'astuzia, all'elusione, all'ingegno: la panoplia del debole contro il forte. In effetti, la caccia alla rete di al-Qa'ida, dal momento della sua chiamata in causa all'indomani degli attentati, è condotta con i giganteschi mezzi politici e militari degli Stati Uniti. Ciononostante, la nebulosa, per quanto indebolita dall'annientamento della base afghana, dagli arresti e gli interrogatori di migliaia di prigion ieri di cui molte centinaia tenuti in segregazione, continua a essere inafferrabile e quasi indefin ibile. I suoi due capi presunti, Bin Laden e Zawahiri, due anni e mezw dopo i fatti, al momento in cui si scrive, non sono ancora stati catturati , ment re le dichiarazioni loro attribuite continuano a essere trasmesse dalle catene televisive arabe planetarie, in una litania di minacce contro l'Occidente, di esortazioni all'uccisione degli infedeli e di rivendicazioni di attentati ai quattro angoli del mondo, che seminano la morte da Bali a Madrid. La persistenza delle filiere del terrorismo islamista pone a \YJ ashington un problema fondamentale di inlelligence nel doppio senso di «comprensione» e «servizIo segreto di informazioni}): 108
non soltanto i mezzi impiegati per annientarle si rivelano alla fine inadeguati, inappropriati, ma è mancata totalmente l'interpretazione stessa del fenomeno. La quale rimane ancora debitrice di una visione del mondo riconducibile essenzialmente alle categorie del pensiero strategico della guerra fredda. spinte al parossiSolO nella lenura che ne dà la corrente neoconservatrice, la cui in· fluenza nelle sfere più elevate della decisione politica è stata rafforzata, con un effetto di distorsione, dagli anentati dell' Il settembre. Si continua a pensare a Bin Laden come a una sorta di erede islamista di Len in; e ad al-Qa'ida secondo il modello dei gruppuscoli terroristici della sinistra extraparlamentare degli anni Settanta e Ottanta . In quel momento a Washington si crede ancora di poter esumare qualche filiazione oscura dei servizi segreti del blocco sovietico. Secondo un ragionamento analogo, le argomentazioni e quindi l'attuazione stessa della «guerra al terrore» sono costruite attorno alla volontà di ricollegare gli attivisti barbuti ai rogue Siales_ Questi «Stati canaglia», primi fra i quali l'Iraq e l'I ran, pilastri mediorientali dell' «asse del Male» , rappresentano nella fattispecie i succedanei della Mosca di un tempo. Davanti all 'assem blea della Nato, il6 novembre 2001, il presidente Bush dichiara: . Non ci fermeremo fino a che i gruppi terroristici globalizzati [terrorist grollPs 01 global reachJ non saranno stati trovati, arrestati e annientati. E questo scopo non sarà raggiunto finché tune le nazioni del mondo non cesseranno di ospitare e sostenere simili terroristi all'in· temo dci loro confini. LI castigo inflino ai terroristi che hanno colpito l'America potrà essere completo soltanto con la distruzione d i un vero apparato di Stato, nello specifico, quello di Saddam Husse)'n, ri tenuto il responsabile uhimo, il vero colpevole, il manipolatore finale. Nella logica della ritorsione agli anentati, la Casa Bianca di Ceorge \YJ. Bush non può concepire, senza sentirsi svilita nella sua di· gn ità, di limitarsi a dare la caccia a una banda di barbuti smunti nascosti all 'interno di grofle, camere di motel e appartamenti di periferia, per quanto equipaggiati di telefoni satellitari e provvisti di conti in b:mca disseminat i nei vllri paradisi fiscali e in 'I!tre zone 011 shore del pianet a. Ha bisogno di un ,Ivvcrsario al suo livel109
lo, appartenente all'ordine dell 'hard power- uno Stato do tato di territorio e istituzioni - e non di un a O ng terroristica senza statuto, né sede, per quanto devastante. Nell' ambito della sfida planetaria posta dagli attentati dell' 11 setrembre, gli strateghi d i Washington non sono culturalmente in grado di concepire un attore che non risulti essere, in ultima istanza, uno Stato. Seguendo questa logica, in Afghanistan essi prenderanno il certo per l'incerto, distruggendo in effetti lo Stato embrionale dei talebani, mentre il Pentagono e i servizi segreti si riveleranno incapaci di eliminare rapidamente la rete gu idata da Bin Laden e Zawahiri, in quanto non riusciranno a identificarne in maniera adeguata la natura e le funz ioni. Con la semplicità di un appellativo immaginifico e riduttivo - al-Qa'ida, «la base» -, che reifica la fluidità stessa di questa rete, se ne mascherano la caratteristica principale e la fonte della sua forza. Dare un nome crea l' ill usione di identificare l'avversario, figurandose ne la rappresentazione. Eppure quest'ultima è in larga parte finizia, e si accontenta di un'immagine invece di approfondire l'analisi; si ferma a una prenozione comune invece di cercare un concetto operativo che rifletta la complessità del reale e costringa a rielabora re le categorie cognitive preliminari. Sebbene Bin Laden e Zawahiri siano in parte i rilevatari del bazar sovietico in fallim ento, di cui recuperano le testate nucleari e alt re anni sporche, e abbiano avuto frequentazioni dubbie con Baghdad e Teheran, essi sono innanzitutto i figli adulterini del wahhabismo e della Silicon Valley (che Zawahiri ha visitato all'inizio degli anni Novanta), gli eredi puta(ivi tanto del;ihad e della Umma, q uanto della rivoluzione informatica e della mondializzazione all 'americana, i fratelli di lane degli hacker e dei golden boy sotto le loro barbe e i costumi islamici da sceneggiata televisivo. Questa aporia ddJ'inlelbgence del fenomeno al-Qa' ida si mani festa nell 'imbarazzo che i responsabili americani hanno nell 'identificare, circoscrivere e delimitare la natu ra nuova della minaccia. Il vocabolo «terrorismo», la cui definizione è diventata improvvisamente complessa e incerta, viene spesso stemperato nella categoria più ampia e ancor meno precisa di «terrore»: la dimensione morale di questo termine favorisce un'ampia mobilitazione spontanea d i cittadini delle «nazion i civili», derivante dalla leginima indignazione che chiunque nel mondo normalmente prova identificandosi con le vittime di attentati ignobili che colpiscono alla 11 0
cieca degli innocenti. Ma questa stigmatizzazione del nemico che fa leva sui valori universali no n aiuta affano a precisarne i contorni c rende difficile il suo inseguimento così come la sua elimina. Zlone. All ' indomani dell' Il senembre, gli organismi governativi americani preposti pubblicano in successione quattro diversi elenchi che cercano di definire per esteso il concetto d i «terrorismo>}, ciascuno parten do da criteri propri . li 24 settembre il presidente Bush p resenta una nuova nomenclatura , conosciuta con l'acronimo inglese SDGT (5pecially Designed Clobal Terrorisd che permette di congel are i beni di ventisette fra o rganizzazioni e individui ritenuti legati alla «rete di al -Qa'ida», senza che questa venga ulteriormente definita. 115 ottobre viene aggiornata la lista p reesistente delle FrO - Foreign Terrorisl Organisalio11S (Organ izzazioni terroristiche straniere) : il suo contenuto è diverso rispetto a quello della precedente. 11 lO ottobre l' Fbi pubblica il proprio elenco, quello degli M\Xr'T - Most \'(!anted Terrorists (Terroristi più ricercati ) -, contenente i nomi di ventidue anivisti , tutti accusaci di aver assassinato cittadini americani e tutti originari del Medio Oriente musulmano. li 12 onobre il ministero delle Finanze (Treasury Deparlmenl) congela i ben i d i tren tatré nuovi soggetti (d i cui dicio tto figurano nella M\Xr'T) e di sei organizzazioni, che si aggiungono a quelli contenuti nella lista SDG r. 1I 31 onobre il ministero della Giustizia (Auorney Genera/) richiede che quarantasei gru ppi siano ufficialmente dichiarati «organizzazion i terroristiche»: di queste, nove figurano nella lista SDGr. li 5 dicembre, il Dipartimento di Stato aggiorna la TEL - Terrorist Exclusion List (Lista di esclusione dei terroristi) - alla q uale vengono aggiunti i trentanove summenzionati, che non erano inclusi nella SDG T. Nel franempo il ministero delle Finanze, il 7 novembre, ha congelato i beni di sessantadue gruppi e individui associati alle ret i finanz iarie islamiche al-Taqwa e a/-Baraka, sospettate d i essere collegate ad al-Qa'ida. La molteplicità stessa di questi in venta ri. elaborati nell'urgenza , più ancora che le d eficienze congiunturali dei servizi d'informazione americani , che nei mesi seguenti si rit roveranno sul ban co degli imputati , tnlduce l'in capacità strutturale di \Xr'ashington di definire la minaccia che si sostituisce a quella di Mosca e di concett ualizzarla; ciò richiederebbe ben altro che il frettoloso assem-
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blaggio di gruppuscoli, conti bancari e individui effett uato dagli americani. Non riuscendo a concepire la natura della rete per la quale la figura di Bin Laden funge da icona, la «guerra al terrore», incapllCe di colpire il cuore di un bersaglio impalpabile, mirerà progressivamente al di qua e al di là di esso. In un primo tempo essa si concentra sulla distruzione della base afghana, poi eserciw pressioni sulla matrice sa udita e infine culmina nell ' annient amento dello «Stato canag l ia~~ di Saddam Husseyn. Questa strategia di accerchiamento ha il vantaggio di essere openl1iva: consente di utilizzare la panoplia del Pentagono, forgiata nello scontro con l'U rss e poi adattata a nuove minacce indeterm inate. Essa tuttavia fallisce l'obiettivo. Nella prima fase dell'operazione, al momento dell'attacco all'Afghanistan, iniziato il7 ottobre 200l, si ha la ncna sensazione che gli strategh i americani abbiano preso alla lettera l'appellativo della rete, a/-Qa'ida, e abbiano immaginato che l'annichilimento delle struttu re fisiche avrebbe avuto conseguenze letali su una rete planetaria e che, colpendola al capo, i suoi tentacoli sarebbero stati neutralizzati.
Al-Qa'lda - secondo quantO Bin Laden riferisce a Taysir Aluni durante l'intervista per a!-Jazira rilasci:l!a nell'ottobre 2001 - si è ritrovata ad essere chiamata così molto tempo fa, senza averlo veramente voluto. Il defunto Abu Ubaida al-Banshiri [un arrivista egiziano che finì annegatO nel lago Vittoria nella primavera del 1996 memrc organizzava cellule della rete in Africa orientale] aveva allcslitO dei campi di addestramento per i nostri mujahtdin contro il terrorismo della Russia. Si era presa ['abitudine di chiamare questo campo «la base» [al-Qa'idal . E il nomc c rimasto. Noi rispecchiamo la coscienza della Umma, noi siamo i suoi figli. I nostri fratelli nclrislam vengono dal Medio Oriente, dalle Filippine, dalla Malaysia, dall'India, dal Pakist:m c persino da posli lontani comc la Mauritani.1. A voler dar credito alle spiegazioni di Bin Laden, il termine a/Qa'ida risulta essere una doppia fi gura relorica. Esso è in primo luogo la metonimia di queslo raggruppamento di islamisli radicali che si addestrano aljihad in uno stesso luogo. Ma diventerà anche. pcr derivazione, la metafora di qucsta base, dispersa sulla Sllperficie del pianela e tenuta insieme da legami esiti Ofl - /iflC , un:! 112
«banca dati», un microcosmo della Umma in cui si ritrovano i «fratelli nel l'islanm dalle Filippine alla Mauritania. Concent rando le loro azioni offensive e la loro caccia sulla base concreta afghana, gli Stati Uniti , nei mesi successivi all' Il seltembre, non riusciranno ad afferrare la realtà altra e più ampia che questo nome fio . gu rato espnme. Questa singolare incapacità di concepire la dimensione me· [aforica di cui il termine a/·Qa'ida è latore non può non evocare il meccanismo psicologico del diniego: negazione, in questo caso, della relazione intima che il Pentagono e l'inlelligence americana hanno coltivato con un movimento che hanno spalleggiato e che si in scriveva in una strategia di subappalto ad altari locali della belligeranza sul campo contro l'Armata rossa. Ridurre in un pri· ma tempo al ·Qa 'ida a una base operativa localizzabile e elimina· bile attraverso un bombardamento massiccio e un rastrellamento condotto dai Berretti verd i e dai gurkha, consente d i rimuovere l'oggetto dello scandalo terroristico e d i evitare così il doloroso lavoro di analisi sulle responsabilità degli strateghi di \'V'ashington nel generare il mostro, che, addest rato per far cadere l'Armata rossa, in seguito si sarebbe rivolt.Ho contro il suo Frankenstein. La «guerra al terrore», nel movimento che la conduce dalla cac· cia senza esito ad al ·Qa' ida fino al rovesciamento riuscito di Sad · dam H usseyn, passando attraverso le pression i esercitate sul siste· ma saudita, avvolge, infine, nelle pieghe infinitamente morbide dello stendardo morale proprio della crociata antiterroristica un obiettivo che con questa è solo indirettamente collegato: la ridefi · nizione dei giochi in Medio Oriente. In questa prospettiva si fon· dono due d imensioni. La prima riguarda il fondamento della pol i. tica regionale di potenza degli Stati Uniti: riuscire a conciliare real· mente l'approvvigionamento garantito di idrocarburi con la sicu· rezza di Israele. instaurando a Baghdad un regime alleato di \'V'a· shington. La seconda vuole favo rire l'apertura alla democrazia in un universo refrattario, dopo l'eliminazione di un dittatore che ha massacrato gli irachen i a migliaia, scarenato due guerre che hanno insanguinato i vicini Iran e Kuwait, e che ha fano regnare il terrore sul suo popolo in nome del na zionalismo arabo, accaparrando le ricchezze petrolifere per sé, per la sua famiglia e il suo ehm. Queste due d imension i complement ari - si vuole pensare a Washington - consent iranno di elimi nare le cause p rofonde del II}
terrorismo, dopo averne curato il sintomo attraverso la soppressione di al-Qa'ida. A seconda che ci si schieri a favore o contro la politica americana, si farà prevalere l' uno o l'altro aspetto del ragionamento per giudicarla in termini positivi o negativi: in altre parole si considererà lo sradicamento del terrore un nobile scopo o un pretesto ignobile. Ora, le due dimensioni sono intrinsecamente collegate e non possono essere comprese indipendentemente. Questo groviglio di significati e segni rende part icolarmente complessa, per chi si sforzi di andare al di là dell'intento normat ivo e passionale, l'interpretazione delle operazioni che si svolgono a partire dall'indomani dell'l 1 settembre fino alla caduta di Baghdad e alla successiva cattura di Saddam Husseyn . Ciò costringe a un costante lavoro critico al fine di sciogliere questo viluppo in cui s'intrecciano il reale, il simbolico e l'immaginario, e di sezionare questa articolazione novella fatta di cannoniere, attentati e media, in cui politica, morale e religione si annodano in un intreccio così stretto che il filo rosso del discernimento scompare rapidamente allo sguardo. Mentre ancora prevalgono ovunque lo st upore e il caos, nelle o re successive all 'apocalisse che ha colpito New York e Washington , e manca qualunque rivendicazione, il governo americano è costretto a interpretare nell'urgenza il cataclisma che ha appena roccato gli Stat i Uniti e a propo rre delle misure di ritorsione che il presidente Bush qualifica come «crociata» . Per quanto il termine inglese crusade nell' uso corrente contemporaneo indichi semplicemente una mobiliwzione intensa, senza connQ[are esplicitamente il substrato cristiano da cui la parola trae la sua origine medievale, il presidente americano deve rapidamente riformulare il suo pensiero e recarsi, contrito e scalzo, nella principale moschea di Washingron per cancellare l'impressione che quesw mobilita:done sia diretta contro i musulman i o l'isl:ll11 in generale. Un'analoga litania sarà intonata in (Une le chiavi dai responsabili americani per l'intera durata della «guerra al terrore}), con una convinzione pari alla forza dell 'accusa formu lata da numerosi imam catodici e d.li si ti internet islamist i secondo cui q uesta guerra ha veramente come bersaglio l'islam alla stregua delle antiche crociate. Il più celebre dei telepredicatori islamisti. lo sceicco Yusuf :tl-Qardhawi, ad esempio, pubblica nel 2002 un opuscolo sul la nuova crociata americana contro la Umilia musulmana. Questa 114
goffaggine iniziale nel denominare la lotta antiterroristica, il processo alle intenzioni che ne segue e che costringe a riformularne gli intenti, sono emblematici delle difficoltà a definire, o meglio a identificare la natura deUa sfida posta dall' I l settembre. Tanto più diventa importante per gli Stati Uniti e i loro alleati definire e isolare l'improbabile nebulosa di mandanti ed esecuto· ri degli attentati per meglio poterla distruggere, tanto più questi ultimi, evitando di darsi un nome e quindi di distinguersi, cercano di confondersi nella massa dei musulmani di cui si defin iscono semplicemente «l'avanguardia benedetta», per dirla con le parole di Osama bin Laden. All'improvviso, la palinodia d i George Bush dimostra che i suoi avversari mascherati, costringendolo a un simile arretramento, hanno avuto la meglio sul campo di battaglia della retorica politica: la «crociata», nel momento stesso in cui la parola viene pronunciata per una grossolan ità oratoria che rivela senza dubbio inesperienza, se non addirittura incoscienza, trasform'l gli Stati Uniti da vittima del terrorismo in aggressore ricorrente dell'islam, nell'esegesi che i telepredicatori islamisti fanno di questa formula nei loro sermoni. Essa fa eco ai «crociati» che Bin Laden denuncia nei suoi proclami, rafforza la sua propaganda e lo aiuta ad ampliare la base dei simpatizzanti. Ci vorrà ancora poco prima che venga formulata la presunzione, piuttosto diffusa nel mondo musulmano, che l'I l settembre sia stato una pura macchinazione dei servizi segreti americani, il pretesto infame per scatenare un 'offensiva «crociato-sionista» diretta a porre sotto il loro controllo congiunto le ricchezze petrolifere del Medio Oriente - tanto che dal Cairo a Damasco e da Karachi a Giacarta si attesta l'esistenza di un messaggio di posta elettronica, che nessuno però ha mai visto, che avrebbe consigliato agli eb rei im piegati al \Xforld T rade Center di restare a casa quel giorno. Ma al di là degli imbarazzi del vocabolario, la difficoltà maggiore che \Xfashingron incontra the day after è di ordine militare. L'essenziale della dottrina americana dall 'inizio della guerra fredda è incentrato sul concetto di dissuasione, declinato su piani d iversi: l'avversario sovietico doveva essere dissuaso da qualunque attacco nucleare perché le conseguenze sarebbero state assoluta mente devastanti sul suo stesso territorio. Da questo deriv,lVa lo stato di belligeranza minima indotto da ciò che i commentatori hanno chiamato «l'equilibrio del terrore». Secondo Bin Llden, la l l5
ricerca di un nuovo equilibrio di questo tipo fra l'America e «i musulman i» (dci quali si autoproclama rappresentante) è palese. Essi comprendono solo il linguaggio dell' attacco e dell'uccisione dichiara a Taysi r Aluni nell'ottobre del 2001 -. Così come loro ci uccidono, noi dobbiamo ucciderli, perche ci sia un equilibrio del terrore. È la prima volta , nell 'epoca moderna, che il terrore comincia a raggiungere l'equilibrio, fra americani e musulmani. Fino a oggi, i politici americani hanno fatto di noi quello che hanno voluto. La vittima non poteva nemmeno gridare L.l La battaglia si è spostata all'inter· no dell'America. Noi opereremo per proseguirla, con il permesso di Allah, fino alla vittoria o fino al nostro personale ritorno ad Allah , prima dell'ineluttabile avvento [di questa vinoria)' Ora, il terrore che colpisce l'America l' 11 settembre manca di un territorio definito e stabile da cui sa rebbero stati lanciati i missili. Le modalità di azione e reazione militari - d.ù nucleare al convenzionale - sono state concepite per distruggere difese territoriali , impossessarsi di città, controllare spazi aerei, annientare carri armati, colonne di fanti e aerei, rovesciare regimi fisicamente insed iati in palazzi, uffici e caserme. Bin Laden e i suoi sicari non hanno più patria , né territorio proprio: in realtà essi sono in parte rifugiati (inizialmente spinti dagli Stat i Uniti) nel territorio dell' Af· ghanistan comrollato dai ta1ebani, che costituisce la loro «base», secondo l'imerpretazione prevaleme del termine al-Qa'ida nel pensiero degli strateghi della guerra al terrore nella sua fase iniziale. Il fatto che il mullà 'Omar, il rozzO «emiro) cieco da un occhio che regna su Kandahar, sia cadulO in completa bana del suo ospite miliardario saudita non ci rcoscrive per questo la nebulosa all'interno dci confini del paese. Eppure, il grosso dci mezzi c delle risorse mobilitati per la caccia alla rete terroristica puma in un primo tempo ad annienta re il regime talebano attraverso l'assedio del suo terrilOrio nazionale. In quel momemo a WashinglOn, a quanto pa re, si è convinti che Bin Laden, Zawahiri e il loro gruppo, costreni nei rifugi di Tora Bora, nell'alta monl
frequenze di a/-Jazim, tutti i musulmani al jihad universa le contro l'America, in una cont roffensiva in cui la retori ca catodi ca e la propaganda via satellite sono schierate contro i bombardieri -ombra e i missili da crociera. L'attacco americano è un successo folgorante grazie alle armi 3d alta tecnologia, che minimizzano le perdite umane fra i ranghi dell \ lssalitore e limitllno i «danni collaterali» fra le popolazioni civili dist ruggendo con grande preci sione il loro bersaglio. Applicazione postuma più efficace della do minil mil itare elaborata da AJben Wohlstetter, tale operazione si rivela anche un successo dei servizi segreti, che riescono a mobilitare i gruppi etni ci deU'«alleanza del Nord» del paese, principalmente lagichi e uzbechi, al fianco delle forze speciali americane per attuare le più im ponanti offensive terrestri e marciare infine su Kabul. Queste truppe «musulman e» che comballono e rovesciano i taleban i st roncano sul nascere i clamori del Jihad lanciato dalle reti televisive arabe dai predicatori di ogni risma, che, ripetendo l'appello di Bin Laden in ton i più solt, incitano i musu lmani di tutt o il mondo a prendere le armi al fianco dei talebani per difend ere il territorio dell ' islam, la dara/-irlam afghana in vasa dagli in fe deli . Dal momento in cui Mazar, Herat , Kunduz, Kabul , Jalalab"d e infine K"ndah
T unavi,l, rispetto agli obiettivi assegllllfi alla «guerra al terrore.>, questo trionfo è una vittoria di Pirro_ Nonostante i duri colpi infert i alla nebulosa, il sequestro di archivi, di dati informatici e I'eliminazione e la cattura di molti attivist i, l'annientllmento della «base» fisica afghana non si traduce nello sradicamento di alQa'ida. La connotazione metaforica di questo termine, la «banca dati •• universale e senza territorio circoscritto - se non quello dello spazio digitale infinito del web, delle televisioni via satellite, dei trasferimenti bancari informali, del trasporto aereo e della disseminazione degli attivisti dalle periferie dell 'Occidente fino alle risaie indonesiane -, ha definitivamente la meglio sul suo valore meton imico, su l suo senso locale, man mano che riprendono gli attentati. La potenza militare americana ha annientato sotto le bombe e i missili la regione di Tora Bora, i commando briwnnici sono penetrati fino al fondo delle grotte davanti all'ingresso delle quali Bin Laden si faceva filmare. Ma la preda è fuggita via . Secondo il comunicato di un gruppo che parla a nome della nebulosa, firmato Qa'iJa[ al-JihaJ (la «base deljlbad.. ) e comparso in internet il26 aprile 2002: Allah ci ha permesso di proteggere e metlcrc al sicuro il grosso del le fo rze :1rabe, che ammontavano allora a circa 1600 mujahidin provenienti d3 tutto il mondo musulm3no [sic] ed emno distribuiti su qU3ttra fronti principali: il nord di Kabul, Kabul, K3nd3har e Jalalab3d. Circa 325 divennero martiri, 150 furono fatri prigionieri e più di mille si sa!v3rono. Per grazia di Allah, più di trecento famiglie furono evacuate, il totale dei martiri fu di nove donne e dieci bambini. Anche se queste cifre sono distorte a fini propagandistici, resta il fatto che una grande quantità di combattenti del;ihad sono riuscit i a fuggire_ Si toccano qui con mano il limite dell'efficacia della panoplia del Pentagono e le aporie del ragionamento neoconseJ\latore che si è accontentato di puntare in una nuova direzione le armi - sem pre pi ù elaborate e con tin uamen te perfezionate - origi na ri,lmen te concepite per combattere la minaccia sovietica, all' indirizzo delta nuova minaccia del terrorismo isbmista. Ma quest 'ultimo non consegue semplicemente da una tr'lsposizione ideologica dal comunismo all 'islamismo, dalla sostituzione delle terre dell'Oriente mu118
sulmano al territorio dell'ex blocco deJrEsl. ch iuso e delimitato dalla cortina di fe rro; e di certo la mi naccia contro l'Occidente non poteva rim,mere omotetica, senza che la sua natura si trasformasse strutturalmen te. Esiste in effcni una differenza di definizione fra il «teatro» comunista c quello islamista: quest'ultimo non dispone di ,.lcun con fine effettivo che lo delimiti territori al mente, e in cui pattugl ino gua rdie di frontiera ba rbute in qamfs con o o altri vopos con il compito di murabi/lIll, quei monaci-soldato musulmani anticamente insediati nelle marche dei territori conquistati dall 'islam. Lo spazio dell'islamismo contemporaneo non è né fin ito, né chiuso, ma si mctastatizza, incurante degli antichi confini tra la dar a/fslam (il dominio dell' islam) e la dar a/-ku/r (il dominio dell'empietà) che strunuravano la visione del mondo dei teologi musulmani tradizionali. Esso è pane integrante dell'Occidente, e s' insinua nelle sue periferie così come si propaga in internet. li suo limes discontinuo costeggia il bou/evard periferico per riemergcre all'improvviso nei ghett i del South Side di Chicago e poi ri comparire fra il Linle Egypt di Jersey Ci ty e la Kleine Ist anbul berlinese, passando per il Londoniswn e i barrios madrileni. Anche il com unismo era penetrato, molto più in profondità dell 'islam ismo. nelle società c nelle istit uzioni dell ' Europa del ventesimo secolo, ma disponeva di un refereme esterno, il «socialismo reale» dci blocco sovietico, che in ultima istanza si è rivelato una minaccia sociale per i ceti mcdi europei e al tempo stesso l'oggetto ossessivo della strategia militare della Nato, vittoriosa sul patto di V.mavia senza colpo ferire. Nel mondo islamico non vi è un pattO di Varsavia. È stato di recente notllto come la dispersione della tecnologia nuclea re e111borata dal «padre della bombll atom ica is!..mica», il pakistano 'Abd al-Qader Khan, in direzione della Libia di Gheddi.fi e dell ' Iran dei mullà, si è verificata a partire dagli anni Ottanta, quando iJ Pakistan enl nelle mani dci ditt,lIore filo -islamista e pro-americano, il generale Ziya ul -Haq. Così, la vinoria delle armi americane in Afghan istan, non r
si le simpatie limitando i danni civili con i missili a guida tecnologica, bensì i terroristi che vi si sono rifugiati. Il loro carattere duttile, inaffe rrabile, determina una commutazione di obiettivi, che permette a Washington di trasformare il fallimento -l'impossibilità di annunciare la cattura o la morte di Bin Laden e Zawahiri che, anche dalla clandestinità, mostrano la loro abilità nel manipolare i media riuscendo a non far trapelare alcuna informazione che li riguardi - in un successo: l'abbattimento del regime dei talebani. L'operazione di polizia ha fallito il tentativo di arrestare e neutralizzare il presunto colpevole, ma ha consentito la cattura di una grossa quantità di complici, rìcettatori e pesci piccoli. La distruzione del regime dei talebani implica in primo luogo una revisione lacerante delle logiche dominanti della politica americana in Afghanistan dal 1980, che era iniziata con il sostegno finanziario aljlhad antisovietico ed era proseguita con il benign neglect che, dal 1992, si era concretizzato nell'appoggio decisivo del Pakistan (inutile e impensabile senza l'avallo di Washington) alla scalata al potere del movimento talebano e poi alla conquista di Kabul da parte di quest'ultimo nel settembre del 1996. Washingron aveva incoraggiato - direttamente, nel primo caso, per interposizione di Islamad , nel secondo - il movimento islamista armato e radicale a conq uistare il territorio di uno Stato. Con i talebani, si era eseguito un intervento di contenimento del movimento, che sembrava isolato fra le alte montagne. Analogamente a certe strategie di polizia che mirano a circoscrivere tal une forme di delinquenza in un quartiere riservato, la cui sorveglianza è negoziata con mafiosi e prosseneti per evitare la diffusione incontrollata del vizio, l'<<emirato islamicm> dei talebani aveva accolto e raggruppato b uona parte dei soldati sperduti delJihad, allo sbando dopo il fallimento della lotta armata in diversi paesi musulmani, dali' Algeria all'Egitto, dali' Albania al Kashmir. In questa logica, e con l'avallo americano, nella primavera del 1996 Bin Laden era stato fano uscire clandestinamente dal Sudan verso Kandahar, poiché la sua presenza infastidiva un potere che non voleva più essere messo al bando dalla comunità internazionale, mentre né Washington, né Riyad desideravano prendere in consegna e gi udicare col ui che pure il regime di Karthoum era diSpOStO a cedergli. Secondo il ministro dell'Informazione del regime talebano, le cui parole sono riportate daJamal lsma'il , uno de-
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gli interlocutori abituali di Bin Laden del canale al-jazira, l'arrivo di Bi n Laden e dei suoi seguaci in Afghanistan nel maggio del 1996 era il risultato d i un accordo americano-su danese. 11 Sudan, liberatosi di Bin Laden, avrebbe visto dim inuire le pressioni di Washington, mentre le difficoltà di comunicazione fra l' Afghani stan e il resto del mondo avrebbero reso il jthad inesportabile. Questa strategia del «quartiere riservato» - che aveva ampiamente dimostrato la sua inefficacia dal momento in cui Bin Laden lo aveva trasformato in una «base» da cui lanciare, a partire dalla «dichiarazione di jihad» del 23 agosto 1996, i suoi proclami incendiari e ordire gli attentati del 1998 e del 2000 - viene richiamata in causa dall'enormità dell'Il settembre 2001, un po' come se il crimine organizzato avesse attaccato frontalmente le istituzioni. Le fo rze d i polizia talvolta accerchiano, o addiritt ura annientano, l'uno o l'altro ghetto della delinquenza, nel caso in cui vengano violati i termin i del gelltlemell's agreemelt/ stipulato con i fuorilegge e i capimafia. Un'operazione del genere è realizzabile a condizione che si impieghino mezzi consistenti, e si presta di solito alle ostentazioni televisive di sequestri di armi e sostanze proib ite, esibizioni di ceffi patibolari debitamente ammanettati, adatte in periodo elettorale. Ma favorisce la p roliferazione della criminalità al di fuori della zona accerchiata, se la retata non è accompagnata da misure sociali volte a neutralizzare coloro che istigano alla delinquenza. Allo stesso modo, [a chiusura amministrativa della casa di tolleranza dei talebani fa disperdere per il mon do i suoi numerosi pensionanti jihadisti che, avvenit i in tempo utile della retata, se la sono data a gambe in compagnia dell'affittacamere; proprio come Bin Laden, Zawahiri e simili, che sono spariti con il mullà 'Ornar tra le alte vallate pashtun, lasciandosi diet ro i libri contabili e le coordinate di molti dei loro partner abit uali o occasionali. Ora, sebbene la caduta di Kabul, cui si accompagnano l'eli minazione e l'arresto di un buon numero di is[a misti stranieri e autoctoni, abbia permesso di dist ruggere le infrastrutture fisse di una nebulosa che si pensava non avrebbe pill potuto disporre d i t utti i mezzi coordinati necessari a provoc;u e nuovamente un cataclisma della portata dell'Il settembre, essa non può nulla d i fronte alla capacità della rete di ricostitui rsi altrove, seppure in formazione ridotta, per sferrare la serie d i attentatj che hanno segnato gli anni successivi. 121
Per ciascuno degli avversari, la posta principale, dopo la deflagrazione iniziale, consiste nell'allargare la propria base di sostegno, secondo modalità molto diverse_ La nebulosa di al-Qa'ida, scampata alla distruzione, deve solo provare che è ancora in essere e che seJ\lirà la causa del Jihad fino all'ineluttabile sconfitta dell 'America, di Israele, dell'Occidente in genemle, così come dei regimi ,(apostati» che governano il mondo musulmano al seJ\lizio dell'empietà e reincarnano più o meno quello che una volta la sinistra extraparlamentare chiamava imperialismo. A questo scopo, le è sufficiente manifestarsi attraverso attentati precedUli o segu iti da com unicati auribuiti a Bin Laden o Zawahiri. 1 bersagli sono scelti in modo circostanziato in funzione della combinazione onimale di due criteri. Il primo consiste nell'effetto di propagazione del terrore, immediatamente di ffuso ai quat tro angoli del mondo dai media, che trasmettono immagini di corpi smembmti e sanguinolenti: esso è destinato a diffondere il panico presso il ((!lemico lontano», a demoralizzarlo, ad accrescere la divisione tra i suoi ranghi. Il secondo criterio aniene alla popolarità che ci si aspetta riscuota ciascuna «opemzione-martirio», in funzione della sua supposta dimensione morale, presso la base di sostegno potenziale che la nebulosa cerca all'interno del mondo musulmano e oltre. In questa scala di valori, l'uccisione di israeliani, poi di americani e di occidentali in generale, e infine dei loro agenti (apostati» nel mondo musulmano, rappresenta l'ordine decrescente di preferenza dei bersagli «legittimi». Nessuna di queste vittime è «innocente» rispetto al jlhad. Gli eb rei costituiscono la preda di elezione, non soltanto nell'attuale riferimento allo Stato d' Israele o alla personalità di Ariel Sharon, ma in maniera essenziale, ontologica. Così, nell'inteJ\lisra dell'ottobre 2001 per al-Jazira, il giornalista Taysir Aluni, che domanda a Bin Laden se sia un sostenitore dello «scontro di civiltà», si sente rispondere: Senza alcun dubbio. Il Libro [santo] lo menziona chiaramente. Gli ebrei e gli americani hanno invent:lIo quest a fronola della pace sulla terra. È solo una Ll\'ola per b:lmbini. Non fanno che narcOIizzare i musulmani mentre li conducono al macello. E il massacro continua. Se noi ci difendiamo, ci chiamano terroristi. Il Profeta ha detto: «La fine ldcl mondol non avverrà prima che gli ebrei e i mU$ulm:mi non si saranno 122
combattuti fino al pUnlO in cui l'ebreo si nascondcrà dietro un albero e una roccia, Allora l'albero e la roccia dinmno: 'Ehi, musulm.mo! C'è un ebreo che si nasconde dietro di mc. Vieni a ucciderlo!\,. Chi asserisce che ci sarà una pace duratura tra noi e gli ebrei è un miscreden. te [kajir] pe rché rinnega il Libro [santo] e il suo contenuto. Bin Laden ricorre qui all'interpretazione letterale di un «dettm> del Profeta, proprio della corrente salafista, per convincere i musulmani , a rischio della scomunica, che l'omicidio degli e b rei è un obbligo escatologico. Si nota q ui un crescendo rispetto ai numerosi predicatori provenienti dal movimento dei Fratelli musulmani, come lo sceicco Qa rdhawi, che legittimano invece l' uccisione dei soli israeliani (e non di tutti gli ebrei), nel quadro di un jihad che mira a riconquistare la «terra d'islam» palestinese usurpata. Quanto agli americani , questi non potrebbero beneficiare, secondo Bin LaJen, di alcuna presunzione d i innocenza, ma l'argomentazione è più incerta e ha subìto delle variazioni nel corso del tempo. In una inte rv ista con il giornalista pakistano Ham id Mir, pubblicata dal qUOlidiano di Laho re «The Dawm> il7 novembre 2001, il capo di al·Qa'ida, invitato a giustificarsi per l'assassinio di innocenti alla luce degli insegnamenti dell'islam, ribatte: Questo è un punto cruciale di giurisprudenza. Dal mio punto di vi sta, se un nemico occupa un territorio musulmano e utilizza persone comuni come scudi umani, allora è lecito attaccare questo nemico. Se dei malviventi fanno irruzione in un:1 casa e prendono un bambino in ostaggio, il padre ha il diritto di attaccare i banditi, anche se il bambino rischiasse di rimanere ferito. L'America e i suoi alleati ci massacrano in Palestina, in Cecenia, nel Kashmir, in Iraq, I mU5ulm ani hanno il diritto di attaccare l'America per rappresaglia. Come se la debolezza di questa ilrgomentazione, anche rispet to alla shari'a islam ica, non sfuggisse al suo autore, egli la compieta qualche riga più avanti con un altro ragionamento: 11 popolo americano deve ricordarsi che paga le tasse, elegge il suo presidente, e che il suo governo fabbrica armi c poi le consegn:\ a Israele che le usa per massacrare i paleslincsi. Il Congresso ralific:\ queste misure, e ciò prova che l'Americ:l int era è responsabile delle atrOcil;t 12l
perpetrate contro i musulmani. Sì, ['America intera, poiché essi eleggono il loro Cong resso. Quanto ai numerosi non-americani - e in particolare ai musul mani , pure parte integrante delle«masse della Uml!l(l» in nome delle quali è compiuto iljlhad - morti nel crollo delle Torri Gemelle, Bin Laden liquida la questione notando che «la shari'a islam ica stabilisce che i musulmani non devono restare a lungo nella terra dell 'empietà (da ral-kufr}). Questo tipo di argomentazione è identica, punto per punto, a quella utilizzata dal Gia negli anni Novanta per giustificare il massacro di civili algerini, nei com unicati diffusi dai media islamisti di Londra. Come Bin Laden, questi flnivisti erano s[;lti indottrinati nei cam pi di addestramento deljihad afghano a partire dagli anni Ott.lnta, dagli stessi ideologi salafistiji hadisti. In una simile prospettiva, il mass.lCro di innocenti non può essere qualific
digiuno, d ue comuni cati sono pubb licati nei sit i internet all'epoca abitualmente usati dal movimento (oggi violati da hacker burlo ni che vi hanno immesso immagini pornografiche che servono da pOri aIe di accesso a messaggerie rosa ada lte a tu rbare il pio in ternauta e a d istoglierlo dall a via d el jihad) . Fi rmati rispettivamente daU '«ufficio po litico dell 'organizzazione Q a' id at .ll-Jihad» e dal pOrlavoce abituale di al-Q ,l' ida, il kuwait ia no Sulayman Abu G hayth , i co municati precisano il significato dei due anemati (parzialmente falliti ) che il 28 novembre hanno p reso di mira dei turisti e un aereo civile nella località balneare keniota di Mombasa. La maggio r parte degli osservato ri specializzati li hanno giudicati molto attendibili , anche se non si dispone di alcuna prova for male né assoluta della loro autenticità. La loro pubblicazione in internet, preferita alla diffusione di un comunicato dalle frequen ze di uno dei canali satellitari panarabi del G olfo - che si comendono questa occasione insperata per fare audience - sembra in clicare che il messaggio è d estinato principalmente al grup po d ei potenziali sim patizzanti piuttosto che alle «masse della Ummo» ; e che, per compensa re il fallimento dell 'operazione, iJ loro ob iettivo consiste innanzitutto nel giusti ficare ed esplicitare la logica in . . CUI questa SI lnSC flve. Il primo comunicato è lungo ed eccezionalmente preciso e d ettagliato; l'argomen tazio ne è art icolata, si propo ne come un ragionamento deduttivo, b en lontana dalle futilità giacul atorie comuni a questo genere di len eratura. li secondo, in modo in usuale, com pleta e pretende di autenticare il p rimo, grazie alla «firma» di Abu G hayth (ma non compaiono né quella di Bin Laden , né quella di Zawah iri ), senza che, allo stato attuale delle nost re conoscenze, sia possib ile interpretare gli eventuali conflin i interni soggiacenti a questo singolare d oppione. Ins ieme, essi ci forni scono clementi suffi cienti per farci un 'idea della strategia della nebulosa di alQa'ida dopo lo smantellamento della «base» afghan a e il suo dissemina rsi nel mondo reale e in quello digitale. li co muni cato d ell ' «ufficio politico» si apre così:
Ne/nome di Allah il Misericordioso pieno di l'Vlisericordia Sia lodalO Allah che ha dc([o: «Uccidete gli infedeli dovunquc li troviate, impad ronitcvi di loro, assaliteli». Le benedizioni c la pace siano sul pill nobile dci Profeti, Muhammad, c sul suo popolo. In questo
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mese sacro [Ramadanl, e in quest'ultima decade benedetta, facciamo innanzituno i nostri complimemi al nostro popolo in Palestina e poi a tutta la Umma islamica. Abbiamo deliberatamente ritardatO queste congratulazioni in modo che esse coincidessero con le due operazioni di Mombasa, in Kenia, contro gli interessi israeliani, così che questo salutO acquisti più senso nelle condizioni in cui si trova la Umma per colpa dei suoi nemici, i crociati e gli ebrei. In questo stesso luogo in cui la coalizione giudeo-crociata è stata colpita quattro anni fa, ossia nelle ambasciate americane d i Nairobi e Dares-Salaam, ecco che i mujahldin tornano per colpire di n uovo questa coalizione malvagia - ma questo colpo è contro gli ebrei, e reca il messaggio seguente: quello che voi ci infliggete in termini di danni di guerra, occupazione dei nostri luoghi santi, azioni criminali contro il nostro popolo in Palestina - uccidendo i bambini, le donne, gli anziani, distruggendo le case, abbattendo gli alberi e mantenendo il vostro assedio - tutto questo comporterà che voi soffriate allo stesso modo e ancora di più se Allah lo permette. I vostri bambini per i nostri bambini, le vostre donne per le nostre donne, i vostri anziani per i nostri anziani, i vostri edifici per le nostre case, e in rappresaglia per l'assedio che voi ponete sulle nostre condizioni d i vita e di sopravvivenza, noi vi assedieremo con il terrore e lo spavento, vi perseguiteremo, con il permesso di Allah, ovunque siate, sulla terra, sul mare o nei cieli. I mujahidù1 hanno mantenuto la promessa fatt a ad Allah di far trionfare la Sua religione, e quella fatta alla Umma di farla finita con l'umiliazione e l'avvilimento, sferrando colpi dolorosi e operazio ni vittoriose con l'aiuto di Allah contro la perfida coalizione giudeo-crociata ovunque si trovi, Allah sia lodato per quello che segue: - la distruzione dell'ambasciata americana a Nairobi - la distruzione dell'ambasciata americana a Dar es-Salam -la dist ruzione del cacciatorpediniere americano Cole ad Aden -la distruzione del \Xforld Trade Center a New York -la distruzione del Pen tagono - il dirottamento dcII 'aereo di linea americano in Pennsylvania che avrebbe dovu to sch iantarsi sul Congresso americano. L 'America è impazzita a causa di TUttO questo, è precipitata in uno stato di shock e di orrore per tutto quello che ha visto e sentito senza comprendere la causa di tale sofferenza; è stata scossa, la sua dignit à è st ata calpestata, ha obbligato il mondo intero a mdunarsi attorno alla sua bandiera e a seguire i suoi passi nella sua campagna iniqua - senza precedenti nella stOria antica e moderna - contro questO gruppo sincero di mujahidin e contro la Umma islamica; pensava che sarebbe stata capace di vincere la battaglia c sterminare i soldati di Allah. 126
Il mondo intero si è trasformat o in un uffic io della Cia, ha seguito l'America ovunque sulla terra e SOI! O i cieli, dimenticando che la fede islamica è devozione, che si rafforza nella prova, nella sofferenza e nel lo sconforto. Ciò è stato dimostrato dai ml/jahidin che sono stati capaci, con l'aiuto di Allah, di mirare i lo ro colpi e di sferrare att acch i pe r un anno, d u rante il quale erano braccati e persegu itati. Dall'inizio d ell'att acco crociato sull 'Afghanistan a meti. del mese di Rajab 1422 [ottob re 200 1], essi ha nno compiuto quantO segue: - l'operazione di Gerba, in T unisia, contro un tempio ebraico - l' attacco con la scarpa-bomba nell'ae reo americano - l'attacco ai militari francesi in Pakistan -l'attacco alla superpetroliera [francese] nello Yemen - l'assassinio dci marines a Falayka in Kuwait -la distruzione della discoteca di Bali e altre operazioni che hanno avuto luogo in Indonesia lo stesso giorno - le due operazioni di Momb
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cilà, aggravato dal vettore, internet, che si p resta a infinite mlmipoI azioni. La «firma» Oldine di Abu Ghayth di per sé non dice molto; soltanto il fatto che siano stati pubblicati da un SiTO jihadista allora ben conosci uTO, senza che da allora vi sia stata alcuna smentita, fornisce ai due documenti degli elementi estern i di credibilità e veridicità, Vi è, inolt re, una forte coerenza interna, e il rapporto tra il contenu to del tesTO e le azioni a cui si fa riferimento, cioè l'interpretazione che di queste viene data , hanno un senso. L 'interesse di questi comunicati risiede in primo luogo nell 'elenco delle azioni che essi rivendicano: una novità assoluta, dovuta alle ci rcostanze «migliori» in cui si troverebbe la nebulosa. T aIe affermazione andrebbe interpretata piuttosto all'inverso: se un simile elenco viene reso p ubblico a mo' di dimostrazione di fo rza, è al contra rio perché la rete attraversa una fase di debolezza. Nel marzo del 2002, Abu Zubayda, un palestinese trentunenne nato in Arabia Saudita, viene arrestato in Pakistan; questo responsabile delle operazioni, vicino a Bin Laden che l'ha incaricaTO, a un a così giovane età , di dirigere alcuni campi in Afghanistan e di for mare dei terroristi, alcuni d ei quali vengono arrestati - come lo «shoe bombeT», il convertito b ritannico Ri chard Reicl che, nel 2001 , aveva tentato di far esplodere la sua scarpa imbottita di esplosivo in un aereo in volo tfa Parigi e gli Slati Uniti -, durame i suoi interrogatori ha fornito molte informazioni. In settembre, sopratt utto, Khaled Shaykh Muhammad e il suo braccio destro Ram zi ben al-Shibh, le «menti» dell'II settembre, patiscono le conseguenze d i un' imprudenza compiuta per aver cercaTO d i influire su un documentario che al-Jazira deve diffondere in com memorazione degli attentati negli Stati Uniti. Ricevendo a Karachi un giornalista egiziano di questo canale, essi consentono ai servizi di sicurezza americani e pakistani che danno loro la caccia di individuare la loro posizione e giungere alla struttura di pianifi cazione degli anentati. Nel settembre clel2002, Ben al -Shibh , uno yemenita che avrebbe d OVUTO essere fra i kamikaze di New York , ma non era poi ri uscito a ottenere il visto per gli SUll i Uniti , viene arrestato. Si apre così la via alla cattura del principale responsabi le delle operazioni e della pi:mificllzione dell ' Il settembre, Kh alecl Sha)'kh Muhammacl: egli cadrà il l Omarzo successivo, scovaIO nel suo rifugio in una abitazione di Rawalpindi di proprietà d i un d epu tato del p rincipale partito islamista pakislano. Nato nel 128
1965 in una fami glia originaria dci Belucistan immigrata in Kuwait, questi è lo zio, più vecchio di soli tre anni , d i Ramzi Yusef, una delle menti dietro il primo attentato contro il \Xforld Tradc Center, del 1993, ora in carcere negli Stat i Uniti , Le modalità del loro arresto e i dubbi ricorrenti che si diffondono in merito alla soprawivenza di Bin Laden non avvalorano l'idea che si tratti d i un gruppo efficiente e temibile, ma al contra rio mostrano dei punti d eboli sia nell 'ambito della sua stessa sicurezza, che nelle sue reti di protezione o alleanz:l e nella sua politica di comunicazione, Inoltre, la nehulosa ormai si è autoimposta un appellativo, fondendo la denom inazioneal-Qa 'ida con il nome del gruppo egiziano guidato da Zawahiri, Tanzim al-Jihad, in un sintagma che significa «la base deljihad»; e si è dotata di un «ufficio politico», espressione che appartiene più al registro dei partiti d'est rema sinistra che a quello dei movimenti islamisti, come a voler imprimere efficacia e senso politi co in un momento in cui quest i sem brano essere messi in discussione, Improvvisamente, il termine al-Qa'lda , sono la penna di coloro che se ne appropriano, cessa di essere un t ropo - un nome fi gurato nato «senza che lo si volesse dawero», come diceva Bin Laden - e pretende di rappresentare alla lettera la realtà di un 'organizzazione strutturata con prerogative decisionali , quasi a voler cancellare i dubbi in meri to alla sua efficacia o addirittura alla sua effettiva esistenza, Alle «masse della Ummo» non resta che considerare i magri guadagni dell'azione terrorista in relazione all'impasse in cui si trova il mondo arabo-musulmano e alla stigmatizzazione generale di cui esso è fatto oggetto, Infine, l'«insuccesso» dell'operazione antiebraica di Momhasa - i d ue missili lanciati contro un aereo-charter israeliano sono stati evitati grazie a un particolare radar di cui questo era mun ito; mentre le qu indici vittime del Paradise Hotel comprendevano nove impiegati di nazionalità ken iota, oltre ai tre autori dell 'attentato-suicida - costringe a ridefinire gli ob iettivi attraverso la loro esplicitazione, a causa del messaggio confuso che potrebbe risulta re d al fallimento d ella loro azione, È importante ricorda re che la p rima « rivend ic,lzione» anraverso i media degli attentat i dell' I l settembre, che rompeva con l'in certezza prevalsa fin o ad allom per le ragioni spiegate nelle prime pagine di questo capitolo, è awenuta il J 7 aprile 2002, quando al129
Jazira ha diffuso il macabro filmato del «testamento registrato» di uno dei pirati dell 'aria, il saudita Ahmad al-Haznawi al -Ghamdi, sullo sfondo delle Torri Gemelle sormontate dallo slogan «Espellete i mushrikulI ['associazionisti', cioè gli ebrei e i cristiani che' associano' alt re divinità al Dio unico] dalla penisola arabica». La data spiega il mutare della strategia di comunicazione seguita sino a quel momento: a Jenin , nei Territori palestinesi, un 'operazione di repressione ad opera delle forze is raeliane, condotta allo scopo di smantellare i laboratori in cui si fabbricano gli esplosivi e le reti di formazione degli anentati suicidi, provoca numerose perdite civili e la distruzione di un numero consistente di beni , suscitando furo re e impotenza nell' opinione pubblica araba. Israele riuscirà, graz ie al veto americano, a bloccare la discussione sul «massacro di J en in» presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Di fronte all'incapacità politica e militare degli Stati arabi e alla tiepidezza dell'opinione pubblica mondiale nei confronti delle cause arabe nell'era del terrorismo islamista, questa prima confessione esplicita e irrefutabile degli attentati dcII' Il settembre da parte di coloro che fino a quel momento erano solo sospettati senza averlo rivendicato, serve a consacrarli, agli occhi delle «masse della Ummo», come la sola forza in grado di colpire l'awersa rio. Questa logica del taglione è ugualmente presente nei due comunicati risalenti ai primi del mese di dicembre 2002: in questa da· ta, infarti, il governo Sharon awia la costruzione del «muro di protezione» che deve cingere, proprio come le mura del ghetto di una volta, lo spazio propriamente israeliano, isolandolo dai Territori palestinesi, mutilando così questi ultimi, e suscitando l'indigna zione, oltre che dell'opinione pubblica araba, di istanze e istituzioni internazionali, le cui proteste restano lettera morta. Come ri torsione per questo «assedio» posto da Israele sui palestincsi, il comunicatO del 2 dicembre annuncia che gli israeliani saranno assediati su terra, su mare e perfino nei cieli; ciò fornisce all'operazione di Mombasa una giustificazione tanto più necessaria in quanto la stessa si è rivelata un fiasco. Per ch i si rich iama ad alQa' ida è dunque fondamentale ribadire che i propri attivisti non agiscono al posto della Umma, ma costituiscono invece il nucleo attivo della sua resistenza ai «giudeo-crociati», rendendo loro col-
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po su colpo, laddove tutti gli altri rappresentanti del mondo musulmano si mostrano incapaci. Nello stesso mese di dicembre 2002, veniva pubblicato sul quotidiano arabo di Londra «al-Quds al -'Arabi», per tre giorni consecutivi, un testo di Ayman al -Zawahiri, disponibile anche su rutti i siti on-line della corrente islamista. Int itolato al-wala' wa-I bara' (Fedeltà e rottura), esso fa il punto suljihad circa un anno prima dell'inizio della caccia ad al-Qa'ida, e nella prospettiva dell'invasione annunciata dell'Iraq. Diversamente dai due comunicati di Qa'idat al -Jihad sopra citati, esso non torna sugli aspetti operativi o tecnici degli attentati dell'anno precedente, ma, riecheggiando Cavalieri 50110 la bandiera del Profeta, pubblicato un anno prima, riafferma le basi dottrinali deljihad a 360 gradi, e ne identifica i bersagli e gli obiettivi attuali. Tale riaffermazione è espl icita, per i lettori arabofoni colti che hanno familiarità con la letteratura islamica, già a partire dal titolo. L'espressione al-wala' wa-I bara' è una definizione normativa dell' identità musulmana espressa in un registro ossidionale, brandita a mo' di stendardo nei periodi di grave crisi che ha conosciuto la Comunità dei Credenti, la Umma. Essa si fonda su alcuni versetti coranici, ed è stata commentata nelle glosse degli ulema più rigoristi, come Ibn Taimiyya; è stata utilizzata abbondantemente in riferimento al periodo originario dell'epopea del Profeta, ricca di conflitti essen ziali, e successivamente in occasione dei due traumi storici maggiori: la perdita dell ' Andalusia sotto i colpi della Reconquirta cristiana, fra il dodicesimo e il quindicesimo secolo, e la presa di Baghdad ad opera dei mongoli, o tartari «empi», nel tredicesimo secolo. Questa fo rmula esorta a rinchiudere l'identità islamica in una cittadella interiore, secondo criteri rigidi e intran sigenti, di fronte a una minaccia imminente di dissoluzione o adulterazione della stessa. Il termine wa!a' connota amicizia, fedeltà, fiducia; quanto a bara', esso evoca il d issolvimento di ogni tipo di legame, l'assenza di qualsiasi rapporto. L'accostamento di questi due conceni nell'islam rigorista ingiunge ai musulmani di concedere la loro fiducia e la loro amicizia solo a musulmani, e di rifiutarle agli «empi» (ka/irùl, ku/farl nel senso più amp io e coinvolgente: gli infedeli, gli apostati e gli «ipocriti» di ogni sorta devono diventare l'oggetto di un jihad senza pietà finché non si convertiranno all'islam o sa ranno sterminati. 11 versetto coranico che la tradizioIli
ne scolastica cita più frequentemente, e al qUllle Zawahi ri fa spesso riferimento, il cinquantunesimo della sura «della Mensa» recita: «O voi che credete, non prendete i gi udei e i cristiani come al leati ; essi sono alleali gli un i con gli altri, e chiunque tm voi si alleerà con loro, sarà uno dei loro (fa inl/ahu minhum )>>. Tale sin tagma è stato usato ad nauseam - a comi nci:n e dagli atten tati san gu inosi compiuti ovunque nel mondo a partire dai primi anni Novanta da jihadisti che puntavano a colpire «infedeli» o «apostati» - per giustificare le morti di «m usulmani innocenti» rim asti uccisi nel corso di quelle azioni (e il cui numero spesso supemv:l quello delle vinime fatt e tra gli «empi»), dietro il pretesto che i loro correligionari non avrebbero dovuto trovarsi in p rossimità d ei mi screden ti , poiché ciò avrebbe potuto ind urre il sospeno che essi volessero socializzare con loro. Nel contesto più generale della guerra cOntro gli empi, è il secondo termine, al-bara', la rottura, a essere più pregno d i significato. Se i musulmani non rompono qualsiasi legame d'amicizia e fiducia con gli empi, o se si alleano con alcun i di questi, pe r proteggere ad esempio i loro interessi im mediati, l'islam è in pericolo . La tradizione degli ulema è ricorsa a questo ragionamento per spiegare sia la caduta di Baghdad nelle man i degli «empi» tartari che la Reconquista cristiana dell 'Andalusia. ln compenso, durame il periodo coloniale, che stimolò, fra le élite musulmane dell'epoca, un p rocesso di introspezione critica che individ uava nel ritardo dell'islam la causa della dominazione coloniale, la nozione di al-wala' wa-l bara' (imperativo di roltura a priori con l'Europa) cade in disuso. L'urgenza consisteva allora nell'apprendere dall' Eu ropa le tecn iche e le modalità di ragionamento che avevano reso la sua civiltà dominante, fino al p unto di immaginare, come fecero il riformatore ] amal al-Din alAfg hani e i suoi discepoli, che la rilettura dei testi sacri, depurati dalle scorie accumulate dalla tradizione, avrebbe permesso di ritrova re un'armonia t ra i preceni deU'islam origin ale e la modernità europea. Ciò determinò una perd ita d'influenza d ei religiosi nella sfera intellettuale del mondo musulmano: gli ulema dovet tero cedere il posto, o quantomeno accettare di perdere il monopolio, a vantaggio degli universitari e dci pensatori imbevuti d i idee nazionaliste, liberali, laiche, socialiste, e così via. li fallimento degli Stati indipendenti fondar i su simili presupposti, un a generazione d opo la fine dci periodo coloniale, f:lVorì 132
coloro che, sulla scia, respingevano questi stessi ideali , vedevano nell'adulterazion e del mondo islamico a causa della civiltà europea e occidentale la fonte di tutti i mali, ed esortavano a rigettarla. Incarnata dalla corrente islamista, questa tendenza, portata al parossismo negli scri ni di uno Zawahiri o nella pratica terrorista di Bin Laden e dei suoi seguaci riesuma la dottrina di al-waltl' waI bara' a questo scopo. Le prime avvisaglie di tale tendenza si trovano in Sayyid Qutb che, negli anni Sessanta, incitava alla «rotrura}> tra l'avanguardia dei musulmani, che doveva rivivere l'epopea del Profeta per riportare l' islam alla sua grandezza, e ciò che egli chiamava lajahiliyya, il mondo dell'empietà e dell'ignoran za contemporaneo. Qutb, però, privo di una forma zione specialistica nell 'ambi to della t radizione islamica classica, ricorre al termine moderno - e più facilmente comprensibile ai lettori con una conoscenza superficiale dell'arabo - di 1Jlufasala (rott ura), che non ha un referente coranico. Al contrario, bara', termine derivato dalla tradizione, rimanda a una complessa ascendenza semantica; tuttavia, nell'uso che ne fa Zawahiri, è un glossema, un termine raro del quale solo gli arabofoni colt i e versllti nel sapere religioso colgono spon taneamen te il sign ificato. In questo senso, la redazione e la diffusione del pamphlet di Zawahiri costituiscono una sorta di atto di forza in ambito linguistico: egli intimidisce coloro che non adottano il suo punto di vista attribuendo la causa di ciò alla loro ignoranza del Corano. li testo si divide in due parti diseguali. La prima, lunga il doppio della seconda, stabilisce le basi islamiche della dottrina di alwala' wa-I bara',
preferiscono, per ignobili ragioni, un 'alleanza con gli empi che li condurrà inelunabilmente a perdersi, tanto in questo mondo che nell'aldilà. Zawahiri cita con frequenza le fatwa, pareri giuridici fondati in termini religiosi, emesse da lbn Taimiyya nel tredicesimo secolo, in occasione dell'irruzione dei tartari, segnata dalla presa di Baghdad , capitale del califfato abbaside. Evidentemente, non si tratta di una casualità , se si considera che, nel frattempo , la coalizione gu idata dagli Stati Uniti affila le proprie armi prima di attaccare, tre mesi più tardi , la Baghdad di Saddam Husseyn . La chiave, qui, sta nel leggere la guerra annunciata dagli Stati Uniti non come la battaglia per la democratizzazione, cara ai ncoconservatori di Washington, bensì come un remake, per così dire, della devastazione compiuta dai tartari sette secol i prima, ravvivando uno dei due traumi consustanziali alla storia deIl'islam (l'altro è la perdita dell'Andalusia), e riutilizzando in questa circostanza le ingiunzioni più estreme che gli ulema del passato avevano emesso a fronte del pericolo, alle quali conferisce un carattere rigido e atemporale in modo da poter funzionare nell 'attualità. U primo bersaglio dell 'autore è rappresentato da quei dirigenti musulman i - i sovrani, gli emiri e i presidenti degli slati vicini dell'Iraq , a partire dall'Egitto fino al Pakistan , passando per le monarchie della penisola araba - che si preparano a prestare aiuto all'invasione americana, fornendo contingenti o consentendo l'utilizzo delle loro basi e dei loro spazi aerei. Così facendo, Zawahiri gioca sul velluto, poiché sposa una causa che trova seguito anche al di fuo ri del movimento jihadisra: in Qatar, che sarebbe divenuto il quartier generale dell'offensiva americana contro le truppe di Saddam, lo sceicco Qardhawi si esprime in toni analoghi, ben infagottando la sua argomentazione nella prudente casistica di rigore per gli ulema. In seguito, questi scompare dagli schermi di a/-Jazira (che trasmette dal Qatar), sottoponendosi opportun amente a un intervento chirurgico al menisco, a lungo rimandato, seguito da una convalescenza coincidente con la durata delle operazioni militari americane. Di qualsiasi colpa si sia macchiato il laico Saddam, rappresentante del partito Ba'th, esecralO dagli islamisti, nulla, ai loro occhi, giustifica il fallO che dci mu sulmani si alleino contro di lui con dci non musulmani, le cui in tenzion i, necessariamente perverse, hanno come obiettivo finale l'adulterazione del credo e l'annientamento della sottom issione 134
ad Allah. Così, secondo Zawahiri , che si spinge olt re nel ragionamento rispetto a Qardhawi , ogni alleato musulmano dell'America contro Saddam è di fatto un apostata il cui «sangue è lecito», ovvero è un bersaglio legittimo dcl jlhad. Gli obiettivi ultimi dei «giudeo-crociati)), secondo l'espressione venuta in voga con la creazione del Fronte islamico internazionale contro gli ebrei e i crociati nel 1998, sono l'occupazione e l'annichilimento - simbolico o reale - dei luoghi santi dell'islam, al quale in questo modo verrà inflino un colpo fatale. L'occupazione di Gerusalemme da parte di Israele prelude a quella della Mecca e di Medina da parte dell ' America. Fornendo in questo modo un'argomentazione teologica a un sentimento d 'inquietudine e umili azione ampiamente diffuso ma raramente esplicitato in questi termini, Zawahiri insegue la chimera sempiterna dei jihadisti raggruppati attorno alla nebulosa di al-Qa'ida: avere ascendente sugli animi e le menti della comunità dei credenti di tutto il mondo, presentandosi come la sua avanguardia combattente e riuscendo a farsi accettare come tale. Nessuna alleanza, nessuna «amicizia» è ammessa con gli infedeli. Solo nel caso in cui questi ultimi si trovino in una posizione di forza, come in lndia , in Cina, o nelle periferie dell'Europa o delI'America, è autorizzata la «dissimulazione» tlaqiyya), una lealtà di facciata destinata a rafforzare i ranghi della comunità, af· finché questa, al momento opportuno, quando sentirà di esserne in grado, possa lanciare iljlhad, senza incenezze. La gioventù del mondo musulmano, dinanzi ai regimi «apostati» al servizio dei «giudeo-crociati», contro gli ulema e gli alrri pensatori, i giornalisti e gli intellettuali, che sono i lacchè dei principi, e inventano mille pretesti per ritardare o fermare la lotta, deve raggiungere immediatamente la «carovana del jibad», dovunque essa si trovi. «La gioventù musulmana non deve attendere l'autorizzazione di nessuno; il jlhad contro gli americani, gli ebrei e i loro alleati fra gli ipocriti e gli apostati è divenuto un obbligo per ogni individuo (fard 'ayn)>>, conclude il pamphlet di Zawahiri all'alba del 2003 , galvanizzando una nuova classe di att ivisti in attesa del proprio momento. Gli alt enlati dci 2003 segnano una nuova tappa della violenza, che si rivolge nuovamente contro il Medio Oriente dove, dalla metà di marzo , l'esercito americano cond uce l' in vasione c l'occu\35
pazione dell ' Iraq, da cui ci si aspetta che sradichino il terrorismo grazie al processo virtuoso avviato dall'eliminazione del tiranno Saddam Husseyn e all'instaurazione, al suo posto, di un regime democratico capace di estendersi per metastasi a tutta la regione. Per la rete di al-Qa'ida e tutte le forze ostili alla presenza ameri cana che adottano nei confron ti degli attivisti almeno la politica del «lasciar fare», è fondamentale riuscire a dimostrare, anraverso la reiterazione degli attentati nella regione, l'inanità delle speranze della Casa Bianca. Lasciando da parte l'Iraq, sul quale toro neremo in seguito, la serie degli attentati s'inaugu ra in Arabia Saudita. A Riyad, il 12 maggio, nove americani figurano tra le t rentacinque persone uccise in un complesso residenziale, nel momento in cui il segretario di Stato Colin Powell è in visita nella capitale saudita . A Casablanca, il 16 maggio, vengono colpiti bersagli «eb rei ed europei»: tutte le quarantacinque vittime sono musu!mane. Ancora una volta a Riyad, \'8 novembre: i diciassette morti sono tutti arabi, di cui b uona parte libanesi cristiani. A Istanbul , il 15 e il20 novembre sono colpiti una sinagoga, un centro israelita e una banca britannica: un giornale islamico locale titola Ses-
sanlanove morIi di cui solo sei ebrei. li bilancio degli attentati del 2003 è contrastante. Da un lato, rispeno all'anno precedente, mostra minore «professionalità» , a causa dell'elevato numero di vittime musulmane. Ciò si rivela controproducente rispetto ali 'obiettivo cui mirano Zawahiri e gli altri, desiderosi di mobilitare le «masse della Umma», laddove è proprio dal seno di queste ultime che provengono le vittime delle carneficine compiute nei paesi musulmani, quando questi siano«occupati dall'invasore». In Arabia, in Marocco e in Turchia, il rigetto del terrorismo da parte della popolazione si è manifestato in maniera virulenta, privando la corrente islamista radicale di buona parte dei suoi appoggi, prop rio com'era accaduto nel 1997 in un Egitto scioccato dalla carneficina. D 'altro canto, questi attentati-suicidi rappresentano una indigenizzazione o «inculturazione» crescente della nebulosa terrorista, il cui principale cervello operativo, Khaled Shaykh Muhammad, come sappiamo, è stato arrestato in ma rzo a Rawalpindi. Gli autori degli attentati sono autoctoni: sauditi, marocchini, tu rchi, formati in man iera superficiale da qualche compatriota proveniente da uno dei campi di addestramento afghani o pakistani . Ciò spiega il dilettantismo, evidente nella sprolJ6
porzione tra la carneficina e il suo impatto , relativamente debole e poco durevole nei media , al cont rario delle operazioni del 2001 e del 2002, notevolmente efficaci da questo punto di vista. Ma, come contropartita per questa minore efficacia, la pratica terrorista si è ampiamente diffusa al di là dei circoli di attivisti esperti, cioè i seguaci di Bin Laden, che riempiono le carceri. Si tratta di un 'evolu zione particolarmente preoccupante, che rievoca la banalizzazione del terrorismo prevalente in Palestina e Israele, così come, in modo crescente, in I raq. La violenza ispirata, poco o molto, dall'ideologia di al-wala' wa-l bara' e altri libelli simili metastatizza, prende piede nei quartieri poveri, vivai di delinquenti, le cui reti , finan ziandosi attraverso piccoli traffici di droga, si procurano esplosivi a base di nitrato d'ammonio, poco costosi e facili da preparare, ma in grado di compiere terribili devastazioni. AI-Qa'ida si è costituita , per così dire, infranchisor. Bin Laden diventa illogo delle piccole filiali del terrorismo islamista, che lavorano su licenza, ma sono gestite da micro-imprenditori indipendenti. Questa «indigenizzazione» trova la sua massima espressione negli attentati di Casablanca del 16 maggio, e, l'anno successivo a Madrid, in occasione delle esplosioni nei treni suburbani, che ne sono in parte la prosecuzione. Gli attentati di Casablanca rappresentano, in un certo senso, un Il settembre dei poveri. Alla simultaneità dei quattro aeropla ni che colpiscono New York e Washington fa eco lo scoppio simultaneo di cinque esplosioni, provocate da kamikaze che si fanno saltare in aria con le loro bombe, in luoghi a connotazione ebraica o europea: l'associazione degli ex membri dell 'Alleanza israelica universale, un ristorante il cui proprietario è un ebreo, un albergo che ospita turisti israeliani , il cimitero ebraico, e il club Casa de Espai'ia, fondato nel periodo coloniale perché vi potessero socializza re e ricrearsi gli spagnoli, ma oggi frequentato solo da marocchini. Così come l'Il settembre gli attentatori sgozzano quanti, a bordo degli aerei dirottati, oppongono resistenza, anche in questa occasione, i jihadisti, provvisti di lunghi coltelli, sgozzano i portieri, i poliziotti e le sentineJJe di gu ardia, prima di innescare le bombe che portano addosso, prepar:He con un grossolano miscuglio a base di concime agricolo. Tutte le vittime sono marocchine - il che confonde le idee a una popolazione che si vuole solida rizzi con il jlhad e i suoi ohieui"i -, men tre lUtti i terroristi, 117
dieci su dodici, provengono dallo stesso quartiere della periferia di Casablanca, la bidolJVllle Thomas, eosì chiamata in riferimento al possedimento agricolo di un ex colono fran cese sul quale sono state edificate le baracche. La maggior parte dei kamikaze hanno un livello d 'istruzione elementare, e appartengono a un ambiente sociale est remamente svantaggiato, anche se alcuni di loro, dopo essere riusciti a «uscirne}}, vi sono ricaduti: molti avevano già ten · tato di em igrare clandestinamente, perlo più in Spagna , sperando di trovarvi un lavoro. Nessuno di loro aveva un legame d iretto con al·Qa'ida, né ave· va soggiorn ato in un campo d i addestramento in Pakistan o in Afghanistan. Il loro indottrinamento è avvenuto in maniera strettamente locale, a partire dai sermoni e dalle prediche d i imam appartenent i alla corrente salafisra, alcuni dei quali formati in Arabia Sa udita , che, per far regnare l'ordin e islamico nella btdoftville e «ordinare il bene e vietare il male>}, avevano costitu ito delle mi· lizie armate di b astoni e fruste, che davano la caccia alle coppie il · lecite, ai piccoli spacciatori , a coloro che bevevano alcool e alle donne «leggere». Uno di questi imam era considerato il rappre· sentante in Marocco del salafista.jihadista Abu Qatada, una d elle figure più rad icali dell'ambiente islamista londinese, il «Londoni· stan» . Un altro aveva già fatt o giustiziare pa recchi «contravvento· ri» tramite lapidazione o decapitazione. Un altro ancora aveva composto, contempo raneamente ad Ayman al ·Zawahiri, un b re· ve trattato ugualmente intitolato al·wala' wa·1 bara', che serviva da «manuale}} per incitare al jihad immediato i suoi lenori, galvaniz. zati contro il regime marocch ino, ai suoi occhi «falsamente mu· sulmanQ}>. Secondo le testimonianze raccolte in loco, molti dei ka· mikaze del 16 maggio, alcuni dci quali con un passato da del in· quenti, tossicomani O alcolisti, avevano scoperto la pratica dell 'islam solo in tempi recenti. TuHi erano stat i travolti dall 'en· tusiasmo per l' I l settembre e sedotti dal carisma d i Osama b in Laden , che anelavano ad imitare, convinti dagli imam della sa/a· jiyajlhadl)'a, la nebulosa islamista che riuniva i loro imam , che, in· vece di imbarcarsi su di una patera per attraversare nella notte lo stretto di Gibilterra verso l'Eldorado europeo, essi avrebbero ab· bandonato davvero la miseria di una bidonvi//e senza speranze, e si sarebbero ritrovati in paradiso, dove il loro stalUS di m,miri del jihad gli avrebbe assicurato straord inari prem i. 118
Gli attentati di Casablanca sono il risultato di un innesto tra l'ideologia veicolata da al~Qa 'i da, adattata dagli imam salafisti locali radicalizzati, e le frust razioni sociali dei giovani diseredati, che hanno deciso di tradurre nel terrorismo jihad ista la loro impotenza politica. La contropartita di tale ibridazione piuttosto malriuscita è l'insuccesso del tentativo di convincere della giustezza della loro battaglia le «masse della Umma»: i simpatizzanti, che non hanno nulla da obiettare, o che addirittura si rallegrano, dinanzi al massacro d i ebrei, americani , europei ed altri «infedeli», reagiscono invece negativamente quando i morti sono musulmani. Tale sentimento emerge nel novembre del 2003 in seguito a un massacro a Riyad le cui sole vittime sono degli arabi: e questo costringe gli imam jihaclisti a fare onorevole ammenda. Il tiro viene corretto con la st rage di Madrid dell' 11 marzo 2004, i cui morti sono principalmente europei «empi», e che viene compiuta da alcuni marocchini legati al movimento di Casablanca, questa volta debitamente inquadrati da jihadisti più agguerriti e formati direttamente dalla rete di Bin Laden. La filiera «marocchina immigrata) di al-Qa'ida era stata coinvolta nelle indagini seguite all ' Il settembre 200 l, facendosi notare in particolare per l'incriminazione dei due marocchini giunti per le vie dell'immigrazione in Francia e Germania: Zacarias M ussawi, detenuto negli Stati Uniti, e Muhammad al -Mutasaddeq, in carcere ad Amburgo. Il ruolo strategico della Spagna, in cui si t rova una consistente comunità marocchina che conta anche parecchi immigrati illegali, era stato messo in luce nella fase preparatoria degli altentati. Nel luglio del 2002 nella città di Ta rragona si era tenuta la principale riunione di inq uadramento per l' Il settembre, cui avevano presenziaro, in particolare, l'egiziano Muhammad 'Acta, capo del commando degli Stati Uniti, e lo yemenita Ramzi ben al· Shibh, ufficiale di collegamento con Khaled Shaykh Muhammad e Bin Laden. L'inesperienza che caratterizzava all'epoca la polizia e la giustizia spagnole nell'ambito della sorveglianza e delle indagini delle reti islamiste radicali, l'inefficacia relativa dei controlli presso le frontiere, e la mancanza in generale d i competenza in questo ambito, avevano consentito ai seguaci di Bin Laden di usare la penisola come un santuario e una base, da cui transitavano gli attivisti , passav,lI1o i trasferimenti bancari , e così via. Tuttavia, questa tranquill ità era stata messa a dura prova da una serie di inlJ9
d agin i condotte con grande perizia e arresti a tappeto. Essa avreb· be consentito la raccolta di una grande quantità di dati che, all 'in · doman i dell' Il marzo 2004, avrebbero permesso di individuare rapidamente legami e connessioni tra gli attentatori, Casablanca e al·Qa' ida. Quando a Madrid avvengono le denagrazioni, nell 'ora mattu· tina in cui treni suburbani affollati si dirigono verso la stazione di Atocha, la Spagna si trova nella fase conclusiva deUa campagna elettorale. Il governo Aznar ha all ineato il prop rio paese agli Sta· ti Uniti, a dispetto di un 'opin ione pubblica in gran parte ostile all'impiego delle truppe spagnole in Iraq; egli è in competizione con un 'opposizione di sin islfa che ha inserito il ritiro del contin gente nel proprio p rogramma politico. È solo grazie al ritardo di alcuni dci quattro treni ·bomba che si riduce l'entità del massacro - il più importante di questo tipo in Europa - , che fa 19 1 vitt ime e migliaia d i feriti a vita . Se i treni fossero arrivati all 'o ra prevista in stazione. questa sarebbe crollata, facendo migliaia di vittime. li parallelismo con l' I l settem bre è, di primo acchito, impressio· nante: proprio come ' Atta e i suoi complici avevano preso di mira il traspono aereo, che è oltre Atlantico la base e il simbo lo dclle comunicazioni , i terroristi di Madrid hanno colpito dei t reni , in una Europa in cui la rete ferrov iaria costituisce il simbolo della circolazione rapida ed efficiente dei passeggeri. Sono identici an o che l'ora mattutina degli attacchi e il numero d ei mezzi colpiti , quatt ro aerei e quattro treni. In compenso, il governo Azna r, incolpando all'inizio fa lsamente cd esclusivamente l'organizzazione terro rista bllsca Eta , in una prospettiva elettoralista rivelatasi controproducente dal momento in cui vengono effettuati i primi arresti d 'islamisti e vengono prodo tte prove schiaccianti COntro di loro, è stato immediatamente punito dagli elettori , privandosi della possibilità di (rame vantaggio politico, com 'era riuscito di fare a George Bush con l' Il settembre, per radunare dietro di sé una unfo" sacrée con cui con durre la lotta al terrore, La vittoria di Zapatero, dirigente socialista e futuro primo minist ro, che ha continuato a ribadire il suo impegno a ritirare le truppe spagnole dall' Iraq , viene «salut;lTa» da un comun icato di al.Qa'ida che, come ringraziamento, annuncia un:1 tregua degli a11entati in Spagna, Questo precedente , che vuole indurre a credere - a seguito della dichiarazione di Zap.nero, ril asciata in un momento poco oppor· 140
tuno - che Bin Laden e i suoi seguaci siano in grado di intluire, at traverso i massacri e il ricatto, sulla politica interna degli Stati europei, sarà ridimensionato il 3 aprile, quando viene disinnescata in tempo una bomba che sarebbe dovuta esplodere al passaggio di un treno veloce stipato di passeggeri, tra Madrid e Sivigl ia. Gli attentati di Madrid sono stati rivendicati il giorno stesso da un comunicato in arabo perven uto al quotidiano «al -Quds al -' Arabi» , lo stesso che aveva pubblicato il libello di al-Zawahiri al-wala' wa-l bara'. Il testo porta la firma delle «Brigate Abu Hafs al -Masri {al-Qa'ida}», in omaggio all' egiziano (in arabo: masrt) Muhammlld 'Atef, alias Abu Hafs, un ex poliziotto divenuto il responsabile militare e detla sicurezza presso Bin Laden, ucciso verosim ilmente durante un bombardamento americano il16 novembre2001 .11 testo fa rife rimen to in primo luogo a un comunicato precedente, ri salente al 2 ma rzo, che aveva smentito qualsiasi implicazione dei sunniti di al-Qa'ida nell'attentato che quel giorno aveva fano centinaia di morti a Kerbala , in Iraq, meta del maggior pellegrinaggio sciita del mondo, e accusava gli Stati Uniti , proprio nel momento in cui si preparava il «patto di sangue» dell 'alleanza tra sunnit i e sciit i radicali, che avrebbero organizzato un'insurrezione cont ro l'occupazione americana il mese successivo. Come si è visto con il doppio comunicato comparso in seguito all'attentato poco riusciIO di Mombasa, in Kenia, nel novembre 2002 , la credibilità di coloro che firmano reclamando per sé il marchio di al-Qa'ida richiede una forma di continuità neU'espressione delle rivendicazioni. Dopo tre citazioni del Corano destinate a legirtimare l'operazione dal punto di vista islamico, il testo inizia: Operazione tren i della morte. Le brig~lIe Abu Hafs al -Masri hanno lIffermnto, nel loro ultimo co· municato [comunicala di al -QlI'idn rebtivo lIgli allentati di Kerbala e Baghdad] dci lO muhnrram 1425 corrispondente lII2 marzo 2004 , che nuove operazioni avrebbero avuto luogo ... cd ceco che le briglite man· tengono la parola... lo squ,ldrone dciI:! morte è riuscito li penetmre in profondit il nell'Europa crociata, e ha inflitto a uno dci pibstri dell'al. [eanzli cracilita [la Spagna] un colpo doloroso ... che è solo un assaggio dell'antico regolamento di conti con hl Spagna crociata, alleata dell 'America nella sua guerra contro l'isbm [. .. ]. E noi delle brigate Abu I-b fs al -Masri, non affliggiamoci per la morte di cosiddetti civili... 141
è forse lecito Ihala!J che essi uccidano i nostri figli, le nostre donne, i nostri vecchi e i nostri giovani in Afghanistan, in Iraq , in Palestina e nel Kashmi r, e illecito (haTam] che li uccidiamo noi?
Dopo aver ricordato e giustificato altri attentati, aver dato istruzioni in codice ad altre brigate «pronte ad agire» e aver annunciato l'imminente distru zione dell 'America sotto i colpi dell'operazione «Venti della morte nera», i cui preparativi sarebbero stati compiuti al 90%, il comunicato si conclude, prima del le abituali lodi rivolte ad Allah, con un «avvertimento alla Um111a»: «Non avvicinatevi agli insediamenti civili e militari dell' America crociata e dei suoi alleati»_ È degno di nota il fano che questo comunicato facc ia riferimento al «regolamento di conti con la Spagna crociata», un 'espressione che «al -Quds al-' Arabi» , nel riportare il testo, evidenzia. Che sia per caso o per scelta, i luoghi di partenza dei tren i-bomba han no nomi di origine araba (come numerosi toponimi della pen isola iberica) che richiamano l'epoca d ell ' Andalusia musulmana: Alcala de H enares (in arabo: al-qal'a, «il castello») e Guadalajara (in arabo: wadi al-haiara, «fiume piet roso»). Per la corrente salafista-jihadista, la riconquista islamica della penisola è esplicitamente all' ordine del giorno secondo i pamphlet e i sermoni di ' Abdallah 'Azzam , araldo deliihad afghano a partire dagli anni Ottanta, quando era stato p roclamato dal governo degli Stati Uniti freedo111 fighter antisovietico. llJihad nella penisola iberica è un obbligo di ogni in dividuo (fard 'ayn) poiché Spagna e Portogallo hanno lo statuto di terra d'islam usurpata da infedeli (sebbene siano trascorsi da allora sei secoli) , così come Israele e la Bosnia. È dunque perfettamente legittimo, come sostiene il comunicato, condurvi un «Jihad di fensi vo» che prenda di mira la popolazione non musulmana, civili compresi, finché questa non accetterà di sottomettersi nuovamen te al dominio di un governo islamico. Q ueste idee oggi appaiono come pure elucubrazioni alla maggior parte dei musulmani, tutta via la minoranza che vi crede dispone dei mezzi e della volontà necessari per trasformare la propria dottrin:l in una macchina del terrore, e galvanizzare così le fran ge dei simpatizzan ti che, pur sciocCl1e dinanzi al massacro di musulmani a Casablanca o li Riyad, nulla hanno da obiettare contro il massacro degli em pi prescrino dai testi sacri nella loro interpretazione rigorista. 142
A parte queste considerazioni di tipo dominale, gli attentati di Madrid hanno un doppio significato. In primo luogo, essi testimoniano la «ripresa in mano» delle operazioni da parte dei «professionisti>~ di al-Qa'ida, capaci di emettere comunicati che in scrivono il fenomeno in un contesto universale, e ne forniscono la chiave di lettura. Dopo il testo succitato, una cassetta che rivendicava gli anentati ricordava che questi erano avvenuti «esattamente due anni e mezzo dopo 1'11 settembre», ribadendo così l'attaccamento quasi ossessivo dei seguaci di Bin Laden agli effetti simbolici, che amplificano, nell'ambito dei media e della propaganda , l' impatto concreto degli attentati . Alcuni appassionati di divinazione att raverso i numeri hanno notato che 911 giorni (numero che richiama la sigla americana dell' Il settembre: 9/ 11 ) separano gli attentati di New York da quelli di Mad rid (meno un giorno, in realtà). In secondo luogo, una volta ripreso in mano e corretto il «dilettantismo» che aveva determinato la strage di musulmani a Casablanca, essi confermano che l'esecuzione di un'azione di vasta portata sul terreno spetta agli «autoctoni»; nella fattispecie ai marocchini residenti in Spagna, che sono ben inseriti sul posto, e i cui legami con i primi circoli della nebulosa di al .Qa'ida , assai reali sembrerebbe per uno dei principali sospetti, sono tenui per la maggior parte degli altri , reclutati nel gruppo terrorista sulla base di simpatie di vicinato o di moschea, o di legami familiari e tribali intessuti nel Marocco del Nord, la zona misera di Tangeri e del Rif. Si è ben lontani dai «professionisti» dell' Il settembre, infilrratisi negli Stati Uniti per compiervi gli attentati, ma privi di legami con la società americana o di insediamenti nel tessuto associativo musulmano locale. L'«inculturazione» del terrorismo, per quanto possa essere spaventosa, in quanto porta a confondere gli aurori degli attentati con il loro ambiente d'origine - che nelle interviste fatte dalla stampa al vicinato attesta di solito che i sospettati sono giovan i gentili, beneducati, lavoratori ed eccellenti musulmani - è controbilanciata dall 'accresciuta efficacia della repressione, in ambienti sia poveri che agiati, in cui devono infiltrarsi gli agenti segreti . La rapidità con cui sono stati effettuati gli arresti in Spagna è dovuta sopranuno ai numerosi indizi lasciati da terrori sii non professionisti. Analogamente, il30 marzo, la scoperta nei pressi di Londra di un consistente quantitativo di nitrato d 'ammonio, e il 143
successivo arresto di otto cittadini britannici di origine pakistana, è stata agevolata dal basso livelJo di sofisticazione del complotto, cosa che, però, non l'avrebbe reso meno micidiale se fosse stato portato a termlOe. Nel momento in cui queste righe vengono vergate, nella primavera del 2004 , e senza esprimerci sulle altre pagine cruente che, com'è facile aspettarsi, il terrorismo originato dalla nebulosa di al Qa'ida scriverà successivamente, la caccia non ha avuto un grande successo dal punto di vista degli Stati Uniti. E questo, nonostante i grandiosi mezzi impiegati e le restrizioni imposte alle libertà pubbliche, portate al parossismo con la d etenzione, senza incriminazione né regolare sentenza, di centinaia di persone nella base di Guantanamo - il che costituisce un precedente preoccupante. Guantanamo sta allo Stato di dirino come le piazze ol! shore stanno al commercio. E questo campo di confino potrebbe anche trovare una sua giustificazione morale - in mancanza di legalità - , come strumento eccezionale, solo nel caso in cui gli interrogatori che vi vengono condotti servissero a far luce sugli attentati degli Stati Uniti , a canurarne i responsabili, e a impedire che si ripetano, in America o dovunque sul pianeta. Ora, sebbene ci venga detto - senza che abbiamo la possibilità di verificare - che grazie a informazion i provenienti da Guantanamo sono stati effettuati alcuni arresti, è inevitabile constatare che i due principali personaggi cui al-Qa'ida viene associata, il finanziatore Bin Laden e l'ideologo Zawahiri, sono ancora a piede libero (a meno che non siano morti). Inoltre, la cattura di Abu Zubayda il palestinese, Ramzi ben al-Shibh lo yemenita e Khaled Shaykh Muhammad il pakistano non hanno comunque aiutato a porre termine agli at lentat i. Quanto allo sradicamento del regime dei talebani, sebbene abbia privato il terrorismo islamista del proprio santuario pri vilegiato (in passato patrocinato dagli Stati Uniti), non ha avuto gli effetti sperati, poiché non ha portato né ad annientare il movimento né a trovare una formula di governo adatta all' Afghanistan. In questo paese, il governo Karzai, che gode dei favori di \'(Iashington e percepisce aiuti economici dalla comunità internazionale, non riesce a esercitare la propria autorità al di là di Kabul, mentre il resto del territorio è sotto il cont rollo dei diversi signori tribali della guerra , proprio come all'in izio degli anni Novanta. Per quanto concerne la nebulosa terrorista propriamente den a, 144
l'offensiva americana, che, come abbiamo visto, lanto doveva alle logiche ereditate dalla visione bipolare del mondo propria della guerra fredda, si è concentrata sull'infrastruttura afghana e sulla «testa» della rete, Alla stregua di un cancerologo inesperto, essa ha sradicato le parti visibili del tumore, agevolandone la melaSIatizzazione e la mutazione. li terrorismo si è infalli diffuso su IUIIO il pianeta e ha modificato completamente la propria natura, ricorrendo a militanti poco sofisticat i, come in Marocco, che \'<'ashington ha più difficoltà a scoprire. Ciò significa forse che Bin Laden, Zawahiri e compagni hanno vinto? Tutt'altro. L'obiettivo prim.trio del passaggio al terrorismo, la conquista del potere nei paesi musulmani attraverso la mobilitazione delle «masse della Umma») galvanizzate dall 'intraprendenza deljihad, non è stato conseguito. L'unico Stato che, secondo i militanti, applicava la shari'a, l'Afghanistan dei talebani, è stato eliminato; anche se lo Stato che gli è venuto dopo non rappresenta un grande successo politico. 11 Sudan del generale Besh ir, in passato rifugio per Bin Laden e Zawahiri in occasione della loro fuga, ha messo agli arresti dom iciliari l'eminenza islamista Hassan al-T urabi, e moltiplica, inoltre, i segnali amichevoli nei confronti di Washington, nella prospettiva di una futura collaborazione petrolifera. La Libia del colonnello Gheddafi, che, prima di al -Qa' ida, aveva elevato il terrorismo a strumento di negoziazione nell'ambito delle relazion i internazionali, è in fase di resipisceOla, ed ammette la propria responsabilità negli attentati che hanno distrullo aeroplani civili e american i e francesi a Lockerbie e in Africa. Gheddafi ha pagato i danni e cospicui interessi alle vit time per essere reintegrato nel concerto delle nazioni e avere la possibihà di sviluppare la propria produzione petrolifera grazie alla tecnologia occidentale. Quanto alla situazione in Palestina, essa continua a degenerare: se da un lato gli israeliani sono colpiti da allentati ogni giorno più micidiali, dall 'altro, le condizioni d i vita dei paleslinesi diventano sempre più insopportabili, ment re la spirale della violenza sembra divenire infinita. Nel marzo e nell'aprile del 2004, gli assassinii «m irati») consecutivi dello sceicco Ahmad Yassin, fondatore di Hamas, e del suo successore il dottor 'Abd al-'Aziz al-Rantisi, portati a termine da missili israeliani, sono la testimonianzll più evidente che questa spirale si svio luppa senza un esito prevedibilc. Infine, come si vedrà in seguito, 145
la persistenza del terrorismo è stata uno dei pretesti addotti dagli Stati Uniti per invadere l' Iraq e rovesciare il regime di Saddam, stabilendo le t ruppe nel cuore della regione petrolifera più ricca del mondo; l'occupazione, però, incont ra terribili d ifficoltà, segnata com'è da attentati devastatori e spettacolari. Il passaggio al terrorismo del 200 l è stato teorizzato, come detto sopra, da Zawahi ri, il quale riteneva che i colpi spettacolari assestati al «nemico lontano» avrebbero terrorizzato il «nemico vicino», i governant i degl i Stati del mondo musulmano, facilitandone il rovesciamento grazie alla mobilitazione popolare al seguitO degli attivisti deljihad, le cui gesta venivano diffuse da al-Jazira e dagli alt ri canali satellitari arabi. Secondo lui, solo questo tipo di azione .wrebbe consentito l'arresto del declino manifestatosi du rante tutto il periodo degli anni Novanta con il fallimen to delle guerriglie in Egitto, in Algeria, in Bosnia e altrove. Indubbiamente, la fi gura di Bin Laden è riuscita a sedurre: la sua voce calma e pacata, il suo timbro rauco e il suo strano abbigliamento metà salafita metà afghano hanno generato vocazioni solo in virtù dell 'immagine, come dimostrano gli anentati di Casablanca . Ma, a parte le alleanze improbabili e limitate di intellettuali o giovani benestanti scapestrati, di qualche equivoco banchiere islamico e di bande di giovani diseredati dinamitardi, il terrorismo si è mostrato incapace, fino ad oggi, di mobilitare di conserva le masse della gioventù urbana povera, la classe media devota e l'intellighenzia islamista in una coalizione in grado di impadronirsi del potere, seguendo così l'esempio della sola rivol uzione islamica vittoriosa, la rivoluzione iraniana del 1978- 1979. Sebbene abbia mancato il proprio obiettivo politico, il terrorismo dimostra tullavia con forza, a dispeno della repressione, la propria tenuta. Esso awelena le relazioni internazionali e comincia a pesare, come vedremo di seguito, sulle relazioni sociali anche all'interno di alcuni paesi occidentali. Da questo punto di vista, la caccia americana ha evidentemente fallito il suo obiettivo di sradicarlo. Ma, nella strategia della Casa Bianca e del Pentagono, la lotta cont ro al-Qa'ida, che offre l'opportunità di mobilitare gli appoggi internazionali nella «guerra al terrore» e d i radunare t'e1enotato americano al seguito di Bush, non rappresenta che un tassello del mosaico del (muovo secolo americanQ)~ , per riprendere una delle espressioni care ai neoconservatori. In Medio O tien146
te, essa si arti cola con il rimodellarsi dell a regione che p.lssa at traverso il rovesciamento del regime di 5addam Husseyn e la creazione di un Iraq democrati co e fil oamericano_ Ciò deve consentire la ricostruzione su fondamenta stabili dei due pilastri della politica degli 51<1ti Uniti nella regione: la sicurezza d ' Israele e l' ap prowigionamento petrolifero. La lo tta cont ro iltcrrorismo è subordin ata a questo scopo, così come i destini del paese di cui l'America aveva fal1 0 la chiave della sua pol itica petroli fe ra , l' Arabia 5audita: icri incensata , oggi mahral1ata da Washington , in seguito aUa scoperta che, dei diciannove terroristi dell' I l settembre, und ici erano di nazionalità saudita.
IV
L'Arabia neU'occhi o del cicl one
Nei gio rn i successivi all ' Il settembre 200 1, mentre il mondo sco· p riva stupefatto che quindici dei diciannove pirati d ell'aria erano di nazionalità saudita, altri centoquaranta cittadini del regno residenti negli Stati Unit i, la maggior parte dei quali appartenenti sia
alla famigli a regnante sia a quella di Bin Laclen, venivano evacuati d ' urgenza e rim patriati con un volo speciale in Arabia Saudita. Le inchieste condone dalla Siampa americana due ann i dopo i I ragici eventi s'interrogavano sulle facilitazioni di cui questi movimenti aerei hanno goduto; già dal1 3 settembre, alcuni d i quesli voli speciali ottenevano l'auto rizzazio ne, quando ogni altro volo privato nello spazio aereo americano era vietato. Ci si domandò la rngione
dell 'apparente assenza di cont rollo delle identità dei passeggeri in partenza, dopo che il paese aveva subìto l'attacco terroristico più devastante della sua storia. Inol tre, il rapporto del Congresso sugli avvenimenti dell' Il senembre e sulla mancanza di informazione, redatto nel dicembre 2002 e reso pubblico nel luglio successivo, conteneva ventotto pagine bianche, classificate come top secre!, che avrebbero in criminato, stando alle voci che ci rcolavano negli uffici deIJa Beltway, l'A rabia Saudila. L'inamovibile ambasciato re del regno a \YJashington , il principe Bandar bin Sultan, fi glio del ministro della Difesa, decano del corpo diplomatico, amico intimo e com pa gno di scuola del presidente Bush padre, è indotto a chiedere che quelle pagine siano rese di dominio pubbli co affinché egli possa stabilire una propria linea di difesa; la richiesta verrà respinw dal presidente Bush fi glio. Ciò non basterà a diss ipare, da parte dei gruppi di pressione americana più antisaudit i, il sospeHOche la fa miglia Bush voglia protegge re la famigl ia Sa'ud, soci a in affari di lunga data. Al di [à delle pol em iche polit iche, gli attentati dell 'I I sett embre rivelano le singolari relazioni americano-saudite, mostrando148
ne tutte le ambigui tà, senza tuttavia fare pienamente luce su i loro meandri più oscuri. In questo modo si chi ude un'epoca inaugu" mta d:lgli accord i st rett i il 14 febb ra io 1945, giorno di S,m Valentino, fra il p residen te Franklin o. Roosevelt e il re ' Abd al-'Aziz Ib n Sa' ud a bordo deIrincrocimore QUil1CY , ancorato nelle amare acque d el canale d i Suez. Conced endo la sua benedizione poli tica all'intrapredenza d elle compagnie americ:me che avevano 01 tenuto la concessione per lo sfrutt amento dci giacimenti petroliferi in Arabia, Roosevelt assicura l'egemonia degli Sl
magrafica senza precedemi. Tuttavia , essa fornisce allo stesso tempo l'occasione per incanalare lo scontento attraverso una ideologia e una temat ica di mobilitazione popolare che al mo· mento non scmbrav.\ pericolosa agli occhi dei potenti , e dava ma· do d i riconciliare la coppia americano· sa udita dopo gli screzi israelo· petroliferi degli anni Settanta. li wahhabismo e le sue incarnazion i concrete, col conco rso en· tusiasta dei conservatori di ogni tendenza che frequentavano la Casa Bianca durante i due mandati di Ronald Rcagan , furon o pro· mossi al grado di teologia della liberazione dal comunismo che sa· rebbe culminata nel ;ibad afg hano comro l'Armata rossa a parti · re dal 1980. \\!ashington e Riyad ravvivavano, con questo ritorno di fi,lmma, gli accordi di San Valentino del 1945, uniti in una fre · nesia ideologica che l'uno traduceva con liberty e/reedom lighterr, l'altro con irlam e mujahidifl. Ma la caduta d ell'Unione Sovietica, a cui il jlbad diede il colpo di grazia, privò di contenuti la mut ua passione americano·sa udita, e i teologi conservatori d i em rambe le parti , fra cui fino ad allora regnava !"idillio più perfetto, ora volgevano contro il partner di ieri la foga con cui avevano combattuto il comunismo. Le vicissitudini del cuore e le esigenze dOllrinarie non avevano saputo rimet· tere in causa le fondame nt a del com ratto o riginario. Finché \Y/a · shington considerava Riyad come l'ago della bilancia del mercato mondiale del petrolio, data la sua situazione unica di produttore «clastico» (rwing producerl, in grado di orientare il prezzo al ba ri · le, e finché la monarchia vedeva nell 'esercito americano il garante più affidabile della sua perennità, nulla poteva incrinare la solidità d ell 'alleanza. A queste considerazioni di natura geopolitica, biso· gna aggiungere anche, e soprattutto, l'incidenza di relazioni con· dotte sul piano person ale che hanno svolto un ruolo basilare, e che avevano anticipato di dieci anni l'incontro fra Roosevelt e Ibn Sa;ud. I primi beneficiari del dea/ del Quincy, infatti, non furono i due Stati coinvolti, ma gli azionisti delle comp:lgnie petrolifere che avevano costruito la «colonia americana» di Dahran , sulla costa orientale, e la cassa reale della famiglia Sa' ud, che fino ad allora ave· va vissuto in ristrellezze con le m:lgre rendite proven ienti dal pel· legrinaggio alla Mecca e dalla lista civile concessa da Whitehall . Lungo il mezzo secolo successivo, si era no edificate fort une co· lossali b'ls'lI e sull 'int erazione Ira la corporale America (il mondo 150
americano degli affari), e la famiglia saudita, definibile come l'in sieme dei p rincipi che beneficiano di un accesso diretto ili profitti della vend ita dci petrolio prima ancora che questi finiscano nel budget di Stato. Una simile manna privata, che non com pare mai in nessuna statistica , ma che viene valutata dagli osservatori into rno a15 % delle royalties (nel 2003, ad esempio, il regno ha prodotto 8,8660 milioni di barili al giorno, il un prezzo medio di vendita di 27,39 dollari) , è un sovrappiù consueto in tutte le commissioni e retrocommissioni dal momento in cui un contratto viene firmato . Negli Slat i Uniti così come nel regno, gli armamenti o il BTP , per non prendere che gli esempi p iù eclatanti, hanno stretto forti ssim i legami di dipendenza fra le due parti, L'acquisto sistematico, da part e dciI ' Ambia , di armi americane hanno permesso d i finanziare ricerche e programmi di svilu ppo delle tecnologie militari - care ad Albert \XIohlstetter e ai suoi discepoli neoconservatori - che han no cont ribu ito in maniera decisiva al crollo dci sistema soviet ico. Le cost ruzioni e i lavori pubblici realizzati insieme al gigante d 'oltreoceano Becluel hanno fatto la fort una del Gruppo Bin Lad en, fondato da Muhammild, il padre di Osama, re dci cemento saudi· ta e, al di fu ori d'Ambia, in tutta la Umma islamica nelle vest i di concessionario escl usivo dei lavori permanenti di espansione e manutenzione d ella Grande Moschea delb Mecca e dei siti circostanti . L 'ironia della storia ha voluto che Muh:unmad bin Laden morisse nel 1967 in un incidente aereo ment re, sorvolando hl provincia montuosa di 'Asir, osservava le spellacolari opere d'arte che costellano la strada statale 15 - strada che tilglia quei villaggi di montagna da cui sarebbero venuti i p rincipllii protagonisti sauditi degli attentati negli Stati Uniti dcl2001. La molteplicità dei legami tra i due paesi ha così tessuto una ragnatela complessa, in cui si annodano inest ricabilmente, fi no all ' II settembre, interessi finanz iari, solidarietà politiche e convergenze ideologiche. Questa ragnatela ha acquisito uno spessore eccez ionale durame gl i an ni Ouanta, quando la dimensione antisovietica dell' lllleanzii si spinse fino al parossismo, e si concretizzò in particolare nell'apertura, su territorio americano, di centri di recllllamemo per il jihad in Afghanistan. In colleg:unemo con le associazioni islami ste studentesche, all 'alba dci loro ingresso nei cam pus universitari , in cui trovano accoglienza i predicatori salafis ti e i F ratelli musulm,mi d el Medio Oriente, e dove si creano i
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primi siri internet anglofoni ri volti al mondo int ero, questi centri tracciano le lince di un importante bacino di sostegno per tutte le cause islami ste. T uni, allora, sono convinti che il territorio ameri· cano, dove non vi è restrizione alcuna per queste attività , sia ter· ra benedetta a paragone deUa violenza che si scatena altrove, so· prattutto nella dora/.ku/r - il mondo dei miscredentj - europea in generale, e francese in particolare, dove il terrorismo d 'origine mediorientale comincia a mietere le sue p rime vittime sotto il vero bo del jzhad. Si moltiplicano le moschee, per la maggio r parte fio nan ziate con fondi sauditi, nonché le conversioni all'islam; tutto ciò riempie le pagin e di cronaca della stampa del mondo musul· mano, che vi vede la promessa dell 'imminente alba di Allah sull 'Occiden te. Una simile proiezione sul suolo americano di reti islamiste, fa· cil itata dalle leggi sull 'immigrazione che favorisce l'ingresso d i individui proven ienti dal mondo muswmano (al fine di compensare gli abbondanti flu ssi spontanei dall'America latin a) ha così permesso di stabilire negli Stati Uniti un campo religioso musulmano che prolunga oltremare un fenomeno nato in Arabia Saudita agli inizi degli anni Sessan ta , e che da allora tende ad affermare la sua egemo nia sull 'islam sunnita contempo raneo nel mondo. In questo ambito si trovano accostati ulema locali format i nel solco della tradizione wahhabita e att ivisti e militanti rifugiati o esiliati dai paesi arabi vicini , come la Siria , l'Egitto e l' Iraq - allora allineati con Mosca - ed emanati dalla matrice dei Fratelli musulman i. Questa fusione , concepita inizialmente per contrastare la sfida dell'islam «progressista» e filosov ietico predicato all 'epoca all 'università teologica cairota di Al·Azha r sotto il controllo nasseria no, è d ivenuta con gli anni un a miscela destinata ad esplodere nelle mani dei suoi artificieri - dopo aver distrutto i bersagli che erano stati loro assegnati. IJ fenomeno di Osama bin Laden e d ei suoi gregari non si può comprendere senza iscriverlo nella filia· zione di tale tradizione ibrida, benché non sia interamente ridu· cibile a quest'ul tima. T uttavia, esso resta il fi glio- most ruoso , na· turale o legittimo, a seconda dei punt i di vista - degli amori fra wahhabismo locale e attivismo islami sra imernazionale, facilitat i ai più alti livelli dalla complicità fra Stati Uniti e Arabia Sa udita. li wahhabismo è il nome dato al corpo di dottrine e sop rattut · to di anirudi ni e di comportamenti derivati da un ri fo rmatore re· 152
ligioso particolarmente rigorista , Muhammad Ibn 'Abd al Wahhab, vissuto in Arabia nella metà del dicio ttesimo secolo e morto nel 1792 - contemporaneo dunque dell ' Illuminismo europeo e della Rivoluzione francese, fenomen i rispetto ai quali non si saprebbe immaginare nulla di pill inconciliabile_ Due secoli dopo, gli credi d i queste due visioni del mondo continuano a combat tersi, in luoghi im probabili come scuole, collegi o licei della Repubblica francese. In queste istituzioni generate dai Lumi , l'irruzione di giovani studentesse velate ispirate dalla dottrina wahhabista e dalla sua tradizione islamista manifesta la sorprendente avanzata di una simile ideologia fino al cuore dci templi della ragione lai ca nel territorio occidentale. L'apporto personale di Ibn 'Abd al- Wahhab alla teologia musulmana è davvero poco sign ifi. cativo. Del resto, i suoi discepoli respingono l'appellativo di «wahhabisti», nato e diffuso in ambienti ost ili, perché impl icherebbe una sorta di idolatria rivolta a un uomo, e preferiscono quella di «salafìsti», che evoca il loro sforzo di emul are i «pii an tenati» (sa/aj), i compagni del Profeta dalla condotta di vita esemplare. L'in segnamento di Ibn 'Abd al -Wahhab è dedicato a porre in auo, con un vigore inaudito, le ingiunzioni dei giuristi e degli ulema medievali, fra cui il più famoso è il siriano Ibn Taymiyya 0263 -1328), mentore d i q uell'onda sunnita islam ista in cui conflu isce in maniera confusa ogni tendenza. Le sue o pere sono state ripubblicate e d iffuse gratuitamente un po' dappertutto nel mondo, nella seconda metà del ventesimo secolo, grazie alle isti · tuzioni religiose saudire e alle roya/ties petrolifere. La sua autorità è stata abbondantemente invocata , in diverse occasioni: dall 'ideologo del gruppo che ha assassinato Sadat in Egitto nel 198 1 (l'elet· tricista 'Abd al·Salam Farag), nei comunicati dci Gia esortant i al massacro degli «empi» nella guerra civile algerina degli ann i Novanta, e oggi sui si ti internet che fanno del htjab da indossare nelle scuole francesi un imperativo religioso. In breve, {anto Ibn Taymiyya quanto Ibn ' Abd al-\'-(/ahh,lb predicano l'applicazione rigorosa della shari'a - la legge islamic l - nella vita quotidiana, unica in grado di ((riformare» l' islam , d i mondarlo dalle contaminazioni di cu i si è macchiato, in modo che ritrovi l'ispirazione divina originaria. Seguendo questi dottrina ri che intendono leggere i testi sacri alla lettera , si deve pregare cinque volte al giorno in moschea , c il sovrano musul mano (pet1
discredito agli occhi dei d ottori della legge) d eve ricorrere alla coercizione per spingere i soggetti recalcitranti a viveTe in questo mondo i comandament i dell ' Aldi là, a conformarsi minuziosamente alle ingiunzioni del dogma fin negli aspett i più insignificanti dell'esistenza. Da quando il wahhabismo esercita la sua influenza SUllll dinast ia saudit a, una milizia religiosa , la mutawi'a barbut i armati di frust ino, e oggi dotati di rutilanti jeep - impongono all 'ora della preghiera la cessazione di ogni attività , la chiusura dci negozi c degli uffici, e l'affluenza alle moschee. Identica ispirazione muoveva la milizia dei laleban i, l' infame «vice al1d virtue polia!'.) temuta tllllto dagli stranieri quanto dagli afghani, che applicava con la violenza
ne umana. In epoca contemporanea, lo specialist:l d i badilh Nasr al-Din al-Albani, morto nel 1999, ha spi nto al parossismo tale est rema reverenza nei confronti delle tradizioni di dubbia auten ticità. In quest i hadi/h, posti al margine in maniera assolutamente maggioritaria dall a tradizione dotta che ha segnaro la storia in tel lettuale delle società musulmane, affiora ordinariamente la giusti ficaz ione, espressa dal presunto esempio sacro del Profeta , di comportamenti estremi di odio per l'altro, là dove si coglie l'in citamento a esecrare gli «empi» - cristiani , ebrei, hindu , ma an che e soprattutto «cattivi» musulmani. Tale esecrazione (in arabo !ak/ir, che definisce il concetto di miscredenza e di emp ietà) si esercita con un fanatismo sClltenaTO dall 'allean za strett a, nel 1744·45 , fra Ibn 'Abd al-Wah hab e il capo tribale Muhammad Ibn Sa'ud, allora regnante sLllI'oasi di Di r'i}'ya, vicino all ' attuale Riyad , nella regione desertica centrale della penisola araba, che deve il suo nome Najd (in arabo, letteralmente, najd è un luogo in cui i corsi d'acqua si perdono nel deserto) all ' aridità del suo clima. Nell 'Arabia dci diciottesimo seco lo, una sorta d i guerra hobbesiana , perpetua, oppone le t ribll beduine per l'accaparramento delle rare risorse che permettono di premunirsi contro la carestia , sostenuta con opefllzion i di razzia che cont ribuiscono a devastare un suolo ingrato a colpi di palme· ti distrutti e di saccheggi dci magri pascoli dei vinti . In q uesto contesto, il wahhabismo emerge come un 'opzione che, con la sua portat a sen aria e intollerante, offre paradossalmente l'equilibrio più adeguato all 'ecosistema beduino, fornendo la possi blit à di rom pere il circolo vizioso della sua autodistruzione. In effetti, in cambio d ell 'adesione di Muhammad Ibn Sa' ud alle sue concezion i ri goristiche e dogmatiche, Ib n 'A bd al-Wilhhab sac ralizza le operazion i milit:lri di r
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dei pescatori e dei pirati) , e infine le città sante della Mecca e Medina, controllando così il pellegrinaggio e le sue risorse materiali e simboliche. Tale successo è riconducibile dunque all ' lillean za fra le scimi tarre e iJ Libro santo - così come viene proclamato dalle armi che ornano il blasone saudita, esprimendo nell 'araldica il patto fondante streno fra Muhammad Ibn Sa'ud e Muhammad Ibn 'Abd al·\X!ahhab. I cupid i beduini , la cui violenza viene incanalata dietro lo stendardo verde, sono così trasformilli , grazie al· la forza del verbo wahhabita, in mujabldin nei quali l'Ulllma , la Com unità dei Credenti, sublima l'affiliazione !Tibale. In occasione di ogni saccheggio, essi ormai consacrano una parte del botli no ad Allah e ai custodi del suo culto, secondo le regole canoni che del jlhad che ne riorglmizza la destinazione, regolando l'eco· nomia generale e la continuità. L'alleanza wllhhabita-saudita ha permesso dunque di lIggregare forze altrimenti irriducibili e recip rocamente dist ruttive, e di farne il lievito di una Umilia rigorista, modello di quell '«avan guardi,l» di cavalieri che si ritroverà nel registro fantasmatico di un Bin Laden sulle cassette video di propaganda di al-Qa' ida, così come nel litolo dato da Ayman al-Z:lwahiri al suo manifesto (Cavalieri sotto la bandiera del Pro/eIa l. L'epo pea wahhabita costituisce un remake della saga del gruppo dei compagni di Muhllmmad, a cavallo lungo le piste della penisola araba al1'alba dell'islam. Essa fornirà il paradigma di un sogno, oggetto di identificazione per i giovani sa Liditi educati nel sistema scolastico controllato dai religiosi, e per tutti quegli uom in i e quelle donne all 'estero in dominate al wahhabismo via internet, per teleconferenze, webcam, attraverso gli snodi polimorfi dei predicatori influenzati e remunerati da e grazie a queste risorse. Sarà proiettata poi nel jibad afghano, nella guerra civile lllgerina , nel j,had in Cecenia, o in qual siasi altro teatro in cui si osservano i grandi evemi SLi supporto di gitale, dalle città d 'Occidente fino alle zone diseredate e ai qu artieri informi dell 'AfriClI del Nord, del Medio Orieme, del subcontinente indiano o del Sud- Est asiatico - ma anche nei compound cl imat izzati d ove la gioventù già corrotta dalle rendite petrolifere inganna il proprio ozio fabbriClHldosi un ideale alternat ivo virile, (rugale e spirituale. Da vivo, Muhammad lbn 'A bd al-Wahhilb seppe imporre la sua fone personalità su quella dell'emiro Muhammad Ibn Sa' ud, 156
e il dogmatismo religioso raggiunse l'apogeo. Dopo la sua morte, i discendent i di Sa' ud prevalsero sui predicatori , e ili storill delle relazioni fra il lignaggio di questi ultimi e i Sa'ud, principi dell.! c lsa regnante, è segnata daU'alternlmza d i fasi in cui ciascuno dei due gruppi si mantiene in una posizione dominame. Nelle linee generali, quando la situazione è stabile, i dinasti hanno la meglio e tengono sotto controllo i predicatori , che si limitano così a legittimare il potere in nome di Allah in cambio di prebende che consentono loro di vivere dignitosamente e di eserciwre il loro magistero sulle anime; se necessario, nel caso in cui i più fanatici fra i predicatori e gli zeloti che li seguono OSlmo scagliarsi contro il sovrano, quest 'ultimo non esi t;. a liquidarli. In tempi d i crisi, i religiosi sono spint i negli avamposti , e i principi si trovano costretti ad allen tare le briglie dei rel igiosi, i quali possono così estendere la loro influenza negli ambiti dell'educazione, dei costumi e dell'organizzazione socio-politica; tultavia , il loro estremismo non tarda a divenire anti-sociale, e i loro eccessi minaccia no la stabilirà del sistema di potere saudita, che si ritrova di fro nte a un pericolo che attenta alla prop ria sopravviven z;l. Così , per ben due volte nella storia, il regno dei Sa'ud è stato di strutto da forze esterne. All ' inizio del diciannovesimo secolo, in seguito alla conquista delle città sant e del Hijaz, il pellegrinaggio annuale fu sottoposto allo zelo iconocl:lsta dei wahhabiti, che l'organizzarono alla loro maniera, e a d:mno dell 'impero ottomano p rotettore dei luoghi santi, le cui carovane furono arrestate e saccheggiate, e i pellegri ni costretti a conformarsi ai precetti del rigorismo più est remo. li sultano di Istanbul ordinò di conseguen za al khedivé dci Cairo di riconquista re il Hijaz; le truppe di Meh met Ali, sbarcate nel 1811 ,occupa rono nel 1818 l'oasi di Dir'iyya, culla della dinastia , ann ientarono il regno saudita, sterm in:mdo gli ulema wahh:lbiti e deport:mdo a Istanbul il sovrano, 'Abdallah Ibn Sa'ud, che fu condannato a morte. Dopo un second o tentati vo di ri stabilire il dominio w<1hhabita nel diciannoves imo secolo, che fallì nella confusione più totale, il fondatore dell'atcuale ramo regnante, 'Abd al-'Aziz Ibn Sa' ud , al term ine del suo esilio in Kuwait, rilancia nelI902 1' istan z:1 jihadista. Egli porterii al pote· re hl sua casata secondo modalitlÌ paragonabili alla fOll(b zione del primo Stato nel diciott esimo secolo. Di nuovo, l'alleanza tfa la fa miglia regnante e i predicatori w:lhhab iti è la radice Jd successo:
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la trasformazione delle tribù bellicose in combauent i deljihad disciplinati dalla fede è sistematizzata con la creazione, verso il 19 12, d i una milizia, gli «Ikhwan»_ I «fratelli)) che la costituiscono sono d'origine beduina, pronti alla mobilitazione, ma sedentarizz
l'educazione e la moralità pubblica. La legittimità politica della fa miglia regnante non può tuttavia emanciparsi daIJa sanzione religiosa che questi dottori della legge le conferiscono. Mala memoria dell'annientamento della milizia degli Ikhwan resta viva, e numerosi predicmori di secondo rango, reclutati controvoglia da una dinastia che gli garantisce vitto, alloggio e qualche influenza, sono subito pronti a ravvivare la brace di un rigorismo da opporre alla corruzione imputata alla famiglia reale. Il jihad viene proibito sul territorio sa udita dall'inizio d egli anni Trenta, poiché quello saudita è lo Stato islamico perfetto che applica la shari'a. Ma , rappresentando per eccellenza il mito fonda tore del regno, esso viene insegnato, così come fu praticato dalla milizia degli lkhwan degli anni Dieci e Venti , nei manuali scolastici senza che si prenda alcuna distanza storica. La gioventù saudita si nutre della sua epopea, viene sollecitata ad imitarlo, pur essendo vietato meuerlo in pratica. Un sim ile iato fra l'ideale insegnato dai religiosi e la realtà controllata dalla dinastia regnante apre una falla che il potere si sforzerà di riassorbire, sopranutto a partire dagli anni Ottanta, grazie allo slancio verso l'esterno dei teatri di jihad: l'Afghanistan in primo luogo, seguito nel corso del decennio successivo dalla Bosnia, dall 'Algeria , dal Kashmir, dalla Cecenia, dali' Albania, dal Kurdistan , dalle Filippine, ecc. Nel regno, questa schizofrenia fra contenuto dci programmi scolastici e realtà della vita quotidiana è stata portata al parossismo dalla spettacolare modernizzazione generata dall 'opulenza petrolifera, capovolgendo completamente gli equilibri , sopranutto all'indomani della crescita esponenziale dei prezzi conseguente alla guerra nell 'onobre 1973. Sommersa dall'afflusso di petrodollari , con rendite praticamente moltiplicate per venticinque in sei anni - passando da 4,3 milioni di dollari l'anno nel 1973 a 22,6 nel 1974 e 102,2 nel 1980, prima d i ricadere li 2 1,2 nel 1986l'A rabia Saud ita ha un bisogno vitale di stabilire dei confini protettivi per evitare l'implosione della sua società. La rivoluzione islamica nel vicino Iran , avvenuta in un analogo contesto di entusiasmo mal gest ito dci prezzi del greggio, emana un suono di cam pane a morto. 11 regno è governato, ~Ii l'in izio degli anni Settanta, dal suo monarca pitl illuminato, F.lysal; il più intellettualmente dotato dei figli dci re fondatore può v:mtare una conoscenza assai precisa dell 'ambien te internazionale: ha viaggi:Ho e vissuto all'e159
stero, ha educato i suoi fi gli in francese e in inglese, è un uomo estremamente pio, il che gli permette, in larga misura, di fare a meno della cons:lcrazione dei predicatori per stabilire la sua legitt imità religiosa. Sotto il suo regno, la modern izzazione delle infrast rutture va di pari passo con un discorso rivolto alla società decisamente rigoroso, ment re l'embllrgo del 1973, che fa del petrolio un 'arma politica nelle mani dei produttori, insieme a un atteggi:lmento intra nsigente nei confronti di Israele, gli conferisce nel mondo ambo e musulmano l'aura della resistenzll agli Stati Uniti. Anche se ciò appare più un qualcosa di scenografico che di reale, di fa no inqu ieterà non poco Washington, al punto da p redisporre un eventuale invio di truppe americane per assicu rarsi con la fo rza le risorse dei giacim enti petroliferi, in caso di emergenza . L'assassinio di Faysal nel 1975, perpetrato d a uno dci suoi giovani cugini , subito decapitllto, che si porta nella tomba il segreto delle motivazioni del suo gesto, espone la dinastia a una fragilità che la costringerà a cercare l'appoggio degli ulema wahhabiti; questi esigono in cambio un incremelllo considerevole d ella loro innuenza. LI re Khaled , che succede al suo fratellastro, nel temi · bile 1979, anno della vittori a d ella rivol uzione iraniana col ritor· no di Khomeyni a Teheran a febbraio, e deU'invasione dell 'Armata rossa in Afg hanistan a dicembre, si trova di frollle alla bru sca recrudescenza dell'estremismo d 'opposizione wahhabita, cui· minata con la p resa della Grande Moschea deUa Mecca. U 20 novembre, primo giorno del quincli cesimo secolo dell'egi ra, alcune centinaia d i giovani sauditi wahh abi ti mdical i, ai q uali si sono aggiunt i altri islamisti stran ieri , prendono d 'assalto il luogo salllo per eccellenza dell 'islam tenen do in ostaggio migli:lia di pellegri ni presenti nel reci nto sacro. Guidato d a J uhaym an al-'Uwybi , un attivista fo rmato alla scuola dello sceicco Ib n Baz , d ecano del Consiglio dei Grandi Ulema d el regno, il gruppo riconosce in un altro dei suoi membri, Muhammad al-Qahtani, il Mabdi, cioè il «Illcssia», o rinnovato re che, secondo b tr:ldizione, appare ogni secolo. I nomi ' Utayb i e Qahwni rivelano l'appartenenza a due clan che cont ano cent inaia di migliaia di membri, il cu i te rritorio si stende a cavallo fm il Najd e il Hi jaz, fra le zone desertiche cen trali , culla della di nastia, e la fascia cost iera dove sorgono le due ci tt à sante. Dalle loro fila erano uscili numerosi guerrieri .lffil iati agli Ikhwan, la mili zia cst remista wlIhhabitil eliminata d al re 'Abd 160
al-'Aziz con l'appoggio britanni co nel 1929. Questi due clan era· no stati emargi nat i nel corso del processo di redist ribuzione d elle rendi te petrolifere. Fra i loro membri da tempo covava un forte risemimenro, che finiva per ricomp:m lu e il corpo delle dott rine wah habite sostenu· te da quegli ulema noti per il loro d istacco critico nei confronti della dinastia. 11 più fam oso di questi intr;msigent i dOllari della legge era, in quel periodo, lo sceicco 'Abd al·'Aziz Ibn Baz, che iniziò la sua carriera manifestando il suo d issenso verso il re 'Abd al· 'Aziz Ibn Sa' ud nei prim i anni Quaranta: l'accusa che egli muoveva era quella d i aver concesso agli americani - dunque a infe· deli - lo sfru ttamento d elle riso rse minerarie e llgricole del Najd. L'argomento era sostenuto con un riferimento ad un celebre ha· di!h dci Profeta , attestato nelle raccolte d i tradizioni più accreditate. L'hadi!h attribuisce a Muhammad queste parole:
trattare, Ibn Baz insistette nella sua convinzione. Im p rigionato per questa insolenza, messo in libertà dopo un chiarimento col monarca, il quale riuscì a convincerlo che una dissidenza espressa pubblicamente era rovinosa per la stllbilità dello Stato islamico, egli si guadagnò con questo episodio una reputazione di spirito indipendente. Tale reputazione gli diede prestigio sia presso la fami glia reale - essendo in confidenzll coi dissidenti, e dunque in grado di fa r arrivare loro messaggi concilianti in tempi utili sia dei wahhabiti più radicali e critici, i quali ammiravano il suo coraggio, rispettavano la sua autorevolezza e potevano contare sui suoi rapporti cordiali col potere in caso di necessità. Promosso a decano del Consiglio dei Gran di Ulema (Hoy'al Kibara/- 'Ulomo), da cui emanavano le norme religiose in ogni ambito, ma oscurato dal carisma religioso di re Faysal, fbn Baz seppe volgere a suo vantaggio la minore legittimità religiosa del re Khaled per accrescere la propria influenza. Sollecitato dal nuovo sovrano per discreditare i ribelli che avevano occupato la G rande Moschea nel novembre del 1979 (liberata solo grazie all'intervento della guardia d'élite francese), egli condannò la ribellione in quanto essa insinuava la jibra, ovvero l'anarchia e la sedizione, in terra d 'islam ; tuttavia, rifiutò di disconoscere gli insorti, fra i quali poteva contare molti suoi discepoli. Sessantaquattro di lo ro, fra cui J uhayman al-'Utaybi, furono condannati a morte nel gennaio del 1980_ Questo segnale di allerta si verifica mentre il mondo musulmano attraversa momenti di tempesta: Teheran invita a rovesciare i lacchè sauditi del Grande Satana imperialista americano, Sad dam Husseyn lancia l'in vasione dcII ' l ran , e comincia la grande im p resa deljihad in Afghanistan; un segnale d i allerta che coslringe il re Khaled , e poi il suo successore Fahd, a offrire agli ulema capeggiati da Ibn Baz la contropartita che questi pretendevano in cambio del loro appoggio alla monarchia. Si fa sen tire un giro di vite nel campo dei cost umi, la vi ta sociale delle donne diventa sempre più difficile: per il potere, tali concessioni verso gli ulema più retrogradi semb rano, a breve termine, politicamente indolori , ma l' intraprendenza di questi ultimi assume p roporzioni fenomenali nel campo dell'educazione, e più in generale nella diffusione della fede, che permette loro d i darsi a un indottrinamento senza freni. I fondi destinati 'lll'isJamizzazione e gestiti dall'istituzione wahhab ita progrediscono di pari passo con l'aumento delle
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rendite petrolifere, senza peraltro risentire della fless ione dei prezzi del greggio nella metà degli anni Ottanta. Radio e televi· sione diffondono costantemente programmi durante i quali sono onnipresenti barbuti predicatori che lanciano i loro anatemi contro il piccolo schermo, veicolo di decadenza e di perdizione, diffondendo la loro visione del mondo e ingiungendo ai credenti e alle credenti di attenervisi per non incorrere in tremendi castighi in questo mondo come nell'altro. Alla Mecca, all'Un iversità islamica Umm al-Qura, fondata nel 1949, sotto l'ala protettrice dei più rigoristi fra gli ulema e di alcuni Fratelli musulmani stranieri, si va formando una nuova generazione di predicatori zelanti, i quali, durante i decenn i successivi, si propagheranno nella penisola e nel mondo intero, dalle periferie dell'islam europeo alle risaie indonesiane passando per l' Afghanistan. Esportata senza alcun adattamento al di fuori del contesto peculiare del régno, una visione del mondo irrimediabilmente diviso fra pii salafisli ed em pi moltiplica gli elementi identitari di una definizione limitativa del buon credente, rifiuta di tollera re l'alterità , e si esalta nell'azzerarla con un jihad lanciato contro chiunque diverga dalla norma stabilita. Essa avrà effetti considerevoli sulla configurazione dell'islam alla fine del ventesimo secolo, soprattutto perché tale visione del mondo è stata generosamente sovvenzIOnata. AlI'imerno del regno, un terzo dell'orario d'insegnamento ne!le scuole elementari è dedicato alle materie religiose, un quarto alle medie e dal 35 al 15% nei licei. All'università circa la metà degli insegnamenti nei dipartimenti di scienze sociali sono obbl igatoriamente rivolti allo studio della religione, e la p roporzione arriva ad un quinto del totale nelle scienze applicate, nell'università del petrolio o nella facoltà di medicina. All'inizio degli anni 2000, un giovane sciita della costa orientale del regno, visti i brillanti risultati scolastici, chiede l'ammissione alla facoltà di medicina; riconosciuta la sua identità confessionale, si sente domandare all'esame di ammissione di fare una sintesi commentata dell'ultimo sermone del venerdì da lui ascoltato (gli sciit i non ascoltano affatto i predicatori wahhabiti del venerdi ). Si ritrovò respinto, e dovette presentare ricorso presso le più alte autorità per vedere cassata la decisione. Fatti del genere, senza uguali nel resto del mondo, sono rivelatori della straordinaria ingerenza d egli ulema 163
nella gestione dei valori nodali della società, così come vengono inculcat i alle nuove generazion i. Tutti questi fenomeni si verificano in un momento cruciale, in cui la salita vertiginosa del prezzo del greggio ingenera un in con trollato aumento delle nascite, favorito dall'in coraggiamento dei religiosi alla poligamia in ossequio all 'applicazione letterale del la shori'o. Ciò va incontro alla volontà dello Stato, che da tempo diffondeva statistiche demografiche gonfiate, nel timore che l'esigua po polazione saud ita , in rapporto alla straordinaria ricchezza del paese, potesse alimentare gli appetit i dei vicini sfavoriti e sovrappopolati, come lo Yemen , o l'Egino; altro timore era che si facessero spazio rivendicazioni tese a condividere in maniera equanime la manna procurata da Allah con le masse musulmane bisognose. Questi diversi incitam enti si coniugano all'inizio degli anni Ottanta, segnati da un 'esplosione demografica senza precedenti. L'indice di fecondità raggiunge gli 8,26 figli per donna saudita, e il tasso di natalità , intorno al 50 per mille, si inscrive nei record mondiali. Nel 198 1, grazie alle rendite petrolifere, il prodotto interno lordo pro capite in Arabia Sa udita si avvicina, con 28.600 dollari, a quello d egli Stati Uniti. Un simile sovraccarico delle stat ist iche non era imputabile ad alcuna crescita della produttività nel lavoro, al cont rario; la marcia indietro dell'andamento del mercato petrolifero nella metà d i quel decenn io è stata segnata da un vero e proprio abbassamento del livello di vita: nel 2000, il reddito pro capite è sceso , nel regno, a meno d i 7000 dollari, mentre quello degli Stati Uniti ha superato i 35 .000 dollari. La transizione demografica, legata meccanicamente dalla fin e degli anni Ottanta alla flessione del prezzo del greggio, vede cadere l'ind ice di fecondità p ressoché della metà nel 2000, con 4,37 figli per saudita, e oggi non riesce a portare sul mercato del lavoro, o della disoccupazione - o deljihod - più di 600.000 adulti l'anno, su una popolazione stimata a più di quindici milioni di nazionalità saudita e cinque milioni di stranieri . Variazioni di tale ampiezza, nella demografia e nell 'o pulenza, non sono affa tto una novità nella penisola; la manna pet rolifera non è, per molti dei nativi del luogo, che una delle man ifestazioni della manna celeste che ha gratificato quest'arida terra in r:lre occasioni, ma con un 'intensità eccezionale. In questa categoria possono rientrare, a seconda delle preferenze soggettive, l'avven 164
to dell'islam o quello della dinast ia saudita; per rimanere entro un registro obiettivo, sono soprattutto i capricci della pluviometria che hanno generato, nel corso dell a storia, i cambiamemi più rilevanti. In occasion i sporadiche, piogge torrenziali ricorrenti, gonfiando i corsi d'acqua e riempiendo le falde freatiche, hanno fallO zampillare la roccia e fio rire il deserto. Pascoli verdeggianti hanno ingrassato gli ovini, le tribù hanno d ispiegato un 'att ività genetica estrema e incontrollata , espressa da una crescita demografica fenomenale che si è tradotta però in una maledizione una volta esaurite le risorse, e tornato il regime di aridità e di siccità. La po polazione in sovran numero, figlia della pioggia così come quella del ventesimo secolo è figlia del petrolio, si è ritrovata di fronte ad analoghe strozzature sul mercato del lavoro. In tempi passati, spinta dalla fame, essa si lanciava nella razzia contro i paesi vicini, attraversando il Mar Rosso e razziando l' Africa del Nord, fino a sottomettere, arabizzare e respingere verso terre più ingrate i pacifici indigen i nilot ici o berberi. Nelle campagne dell'Alto Egitto, come ha potuto constatare l'autore, si conserva ancora la memoria delle invasion i più recenti, e i contadini distinguono tra villaggi <,egiziani» e villaggi «a rabi», che niente sembrerebbe d iffe renziare, ma fra i quali la tradizione ha vietato i matrimoni misti. [n Maghreb , l'invasione hilaliana delle t ribù gi unte dalla penisola nel decimo secolo è rimasto un trauma an cora vivo nella coscienza collettiva berbera, sinonimo di un'arabizzazione forzata, di abbandon o delle pianure fertili e di rifugio nelle impervie montagne della Cabilia, del Rif o dell'Atlante, dove i dromeda ri degli invasori non potevano spingersi . Quesla relazione fra razzia, esplosione demografia e assenza di sbocchi in tern i ha foggiato la leggenda romantica che alimenta l' immaginario colleH ivo dell'Arabia beduina, ma fa da comrappunto ai traumi delle vitt ime indigene dell 'Africa del Nord . Non è st:ltO forse uno st imolo analogo a spingere migli:lia di giovan i sauditi, provenienti dall'era petrolifera, a compiere il jihad dall 'Afghanistan alla Bosnia e dalla Cecen ia al Kashm ir, in citat i dalle dottrine degli ulema wahhabiti ? Abbandonato a se stesso , il wahhabismo non sarebbe mlli stato in grado di prospera re nel pianeta come invece è avvenuto a p'lnire dall'ultimo quarto del ventesimo secolo, fortem eme aiutato dalla ricchezza proveniente dal petrolio. Adatto all 'ecosistema
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tribale e desertico di cui era il prodotto, esso non disponeva affatto di quegli strumenti di conoscenza necessari per affronta re le sfide del mondo moderno; men che meno aveva di per sé la possibilità di imporsi alle altre grandi correnti dell'islam che, almeno fino agli anni Sessanta, guardavano al fenomeno con scarsissima stima, essendo quelle correnti il risultato di secoli di civiltà, di di nastie p restigiose, di imperi che avevano promosso le scienze e le arti. Da Cordova a Samarcanda, da Fes a Delhi , da Istanbul a Damasco e al Cairo, da Isfahan a Baghdad, l'andamento della storia delle società musulmane, per quattordici secoli, aveva dimenticato la pen isola da cui era sorta la rivelazione. Fino agli anni Cinquanta, l'islam locale wahhabira sembrava politicamente adano ad una società relativamente chiusa, in cui sembrava aver trionfato sulle «eresie» dell'Est e dell'Ovest. Esso aveva ridotto gli agricoltori sciiti di Hasa a forza-lavoro; q uanto ai sedentari sunniti del litorale del Mar Rosso, fra il H ijaz e le montagne di 'Asi r, che professano lo sciafiismo - un'interpretazione liberale dell'islam che lascia ampio spazio alla ragione, e annovera numerose confraternite mistiche, o sufi, aborrite dal wahhabiSolO come un 'eresia che associa al Dio un ico un culto rivolto a santi personaggi -, sono stati costretti a conformarsi al dogma dei vincitori , che ha sradicato sistematicamente il loro credo <,deviante». Nel 1953, alla morre del monarca fondatore 'Abd al -'Aziz, il processo di omogeneizzazione wahhabita è pressoché compiuto, almeno in superficie. La sfida, da allora, verrà dali 'esterno, nelle immediate vicinanze, dall'altra parte di un Mar Rosso che sembra essere un Irail d'union più che un ostacolo, venore di comunicazione e di influ enza facile da attraversare, col consolidamento del potere socialista nasseriano nel 1952, che procura subito grande inquietudine tanto alle autorità sa udite quanto alloro partner americano. I Sauditi, in particolare, sono preoccupati dalla graduale trasformazione di Al-Azhar, la millenaria Università teologica del Cai ro, all 'epoca ancora depositaria di un prestigio ineguagliato nel resto del mondo musulmano, in un centro di formazione di ulema «progressisti» e di condizionamento degli studenti, compresi i giovani sauditi che vi studiano, in un periodo in cui le strutture universitarie del regno sono ancora allo stato embrionale, e la stella di Nasser è al suo zen it. Nell 'ottobre 1954 , un attentato contro Nas-
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ser mentre quest i p ronu ncia un discorso ad Alessand ria è attri bu ito ai Fratelli musulmani . La loro organ izzazione viene distrut ta , i dirigent i vengono dispers i, e i quadri finiscono in p rigione o riparano all'estero. Molti di questi ultim i trovano rifugio in Arabia Saudila (in minima parte, in Ku wait), e trovano una buona accogl ienza da parte del regime e di una società in cui, sop rattutto a Gedda, allora capitale del regno, mo lti matrimon i uniscono le buone fami glie delle due rive. In un'epoca in cui il regno è assolutamente carente d i quadri , l'arrivo degli esuli egiziani , turti appartenenti a una classe pia e di cultura media, a volte poliglotla, pronta a combattere contro le sfide del mondo moderno e di una società aperta, rappresenta una vera e propria benedizione. La patente di antisocialismo che la persecuzione è valsa loro permene a questi esuli di accedere rapidamente a incarichi di responsabilità e di fiducia, a condizione che si astengano da ogni forma di prosclit ismo politico-religioso in ambito saud ita, di competenza escl usiva degli ulcma wahhabi ti. A questa prima ondata di rifugiati egiziani degl i anni Cinquanta si va ad aggiungere, nel decenn io successivo, un flu sso di siriani e di iracheni , scacciati dai regimi ba'thisti che prendono il potere a Damasco e a Baghdad, e un secondo contingente di egiziani in occasione della nuova campagna lanciata contro i Fratelli musulmani che porta , nell 'estate del 1966, all'impiccagione di Sayyid Qutb. A questi rifugiati politici in senso st reno si fondono tutli coloro che vengono attirati dalla prosperità garantita dal petrolio e dal potere dei circoli islamici conservatori strutturati intorno alle ricche istituzion i che offrono impiego. Religiosi palestinesi mal tollerati da un Olp ancora profondamente segnato dal nazional ismo arabo e da idee di sinistra , come ad esempio 'Ab dallah 'Azzam, il futuro araldo dci jihad afghano, si incrociano con algerini in contrasto col potere socialista di Boumedienne, come il dottrinario Abu Bakr al-J aza'iri , autore d i un vademecum salafis ta, La via del ",umlmano (Mil1 haj al-muslim), best -seller fra i più venduti nelle librerie del Nord Africa e d'Europa . Costoro popolano gli uffici della Lega Ishlm ica Mondiale, aperta alla Mecca nel 1962 per cont rastare hl riforma nasseriana di AlAzhar, dell 'anno precedente, volla a trasformare la venerabile uni versità teologica in una sorta di appendi ce dell ' Università moscovit a P,ltrice Lumumba. Essi vengono impiegat i nella WAbAY 167
(World A ssembly 01 Muslim Youth, Assemblea Mondiale della G ioventù Musulmana), con sede a Gedda, e il cui scopo è quello di federare le organizzazioni islamiste nel mondo promuovendo sloges, incontri e attività caritative in Africa in concorrenza con le Ong cristiane. In collegamento col Kuwait, dove i Fratelli musulmani si sono costituiti in un partito politico, l'Associazione per la riforma sociale (jomo'ol ol-ir/oh o/-ii /imo'l) e pubblicano un seni manale, «al-M ujtama' » (<
re gli animi delle giovani generazioni di musulmani immigrati che vi si sono sedentarizzati. Nel regno, i Fratelli rispettano il divieto di proselitismo rivolto ai sudditi sauditi; tuttavia, essi pa rtecipano ai dibattiti, frequentano assiduamente le riunioni nei salon i dei principi e dei magnati, pien i di stucchi dorati e poltrone ehe l'umorismo egiziano definisce «in sti le Luigi-Faruq», in cui circolano idee e informazioni, si avviano e si concludono informalmente contratti d'affari , si decidono le carriere e si giocano i destini individuali. In maniera discreta, alla maniera degli ulema, i Fratelli invadono il campo intellettuale locale, pubblicano le loro opere, ed estendono la loro anività nell'ambito dell 'educazione, rendendo così un servizio, e nello stesso tempo rispettando le disposizioni che li tengono lontani dai pulpiti delle moschee. Fra tuni costoro, due personaggi appartenenti al movimento giocano un ruolo decisivo nel processo di ibridazione che, a partire dalla fine degli anni Sessa nta, comincia ad esporre la nuova generazione saudita all 'influenza dei Fratelli, parallela a quella del wahhabismo tradizionale. Il primo, molto in vista, è l'egiziano Muhammad Qutb, fratello dell'ideologo e «martire» Sayyid Qutb, giustiziato nell 'agosto del 1966. Il secondo, infinitamente più discreto, è il si riano Muhammad Surur Zayn al-'Abidin , oggi conosciuto sui siti islamisti con il webname di Soroor - da cui l'etichetta di sorooriyyin (<<sururi sti») data ai suoi seguaci dagli avversari, e di sorooriyya (<<sururismo») che designa le sue idee. Muhammad Qutb si stabilisce in Arabia Saudita dopo essere uscito dal carcere egiziano nel 1972, nel momento in cui Sadat fa molte concessioni ai Fratelli, utili per contrastare i movimenti di sin istra. Senza essere veramente attivo nel movimento, egli ha tut tavia serino alcune opere, la più famosa delle quali si intitola La jahiliyya del ventesimo secolo. In questo testo, egli glossa e precisa il senso del terminejahiliyya, che evoca il periodo di paganesima (letteralmente «ignoranza») che precedene nella penisola araba l'avvento della rivelazione islamica. Suo frat ello Sayyid ha assunto il termine come criterio secondo cui giudicare il mondo contemporaneo, metro su cui misurare i paesi veramente islamici per distinguerli da quelli che, dietro un islam d i pura facciata, sono in realtà empi . In un contesto in cui il dibattito sul significlIo dei libri di Sayyid Qutb è diviso fra ideologi del ;ihad più radica169
le che ne accolgono l'e redità e Fratelli musuimani che la rigen ano bollandola di estremismo, Muhammad QUlb si adopera per smussarne gli spigoli , segnalando allettare saudita che il paese in cui egli ha trovato accoglienza non può certo rientrare nel novero d egli Stati rnusulman i marchiati con l'etichetta infamante dijo hiliy)'o. Continuatore del pensiero del fratello , egli si sforza di man tenerlo in seno al corpo delle domine dei Fratelli musulmani (contro tuni coloro che vorrebbero escluderlo), cercando di dissociarlo dalle interpretazion i più violente esibite dai giovani esaltati che si definiscono «qutbisti» (qlllbi)')'in). A questo scopo, egli dirige la riedizione e la diffusione dei libri del frateUo , in quel periodo proibiti nella maggior parte dei paesi arabi; in particolare, cura l'edizione di Mo 'olim fi'i-toriq (<<Segnali sulla strada»), che sarà una sorta di Che fare? dell'islamismo radicale dell 'ultimo quarto del ventesimo secolo, Egli ne garantisce l'autenticità, in un mercato del libro come quello arabo in cui la normativa sul diritto d 'autore è pressoché inesistente, e gli editori tagliano, sopprimono e glossano a piacimento - come è capitato di constatare a chi scrive, scoprendo le traduzioni pirata dei suoi libri in vendita nei mercatini librari del Cairo. Ne! caso di Sayyid Qutb, la questione rivestiva una grande im portanza politica, e le edizioni arabe dei Segnali sulla strada spesso divergono le une dalle altre, omettendo o decontestualizzando passaggi o interi capitol i in funzione delle intenzioni di coloro che manipolano il testo. Curando la revisione d egli scritt i del frat ello, e limando le asperità prima di affidarli a Mhammad al -Mu 'allim, responsabile delle edizioni libano-saudite Dar al-Shuruk, Muhammad Qutb persegue un 'opera di conciliazione fra la dottrina dei Fratelli e il salafismo predominante nel suo paese di accoglienza. Il suo nome e l'aura che lo circonda atti rano tutti coloro che desiderano accostarsi al confronto tra islam ejohi/iyyo, e affrontare la critica alla laicità, al socialismo, all 'O ccidente ricorrendo ad argomenti più «moderni». Ottiene così un posto da professore all 'Università islamica di Umm al-Qura, alla Mecca, e raccoglie intorno a sé student i che 'Ispirano a que! tipo di d ibatt iti. La Mecca è lo sbocco naturale del vicino 'Asir, regione povera e impervia collegata aUa città santa dalla strada nazio nale 15; da lì proviene uno degli allievi più famosi di Muhllmmad Qutb, Safar al -HawH[i, originario della borgata di H awHlll, nella tribù dei 170
Ghamdi, a un tiro di schioppo dalla st rada. Nato nel 1950, questi sostiene la sua tesi di laurea sulla (o meglio, contro la ) laicità; la sua tesi d i dottorato, nel 1986, è dedicata al (o meglio, scagliata contro il) tema dell'irja' - letteralmente, la «desistenza» religiosa - di cui sono accusati i gran di ulema wahhabiti, come si vedrà più o ltre. La tesi susciterà grande clamore, e il suo t utor dich iarerà pubblicamente che ormai l'allievo ha superato il maestro. Egli diventerà una delle due prin cipali figure della sahwa, il «risveglio» islamista degli anni Novanta in Arabia, che fonde il wahhabismo radicale con la filiazione qutbista; dal 1985, gli darà fama la sua «scuola della domenica», che egli anima ogni sett imana in una moschea vicina all 'U niversità di Gedda, e che dopo la preghiera del pomeriggio attira una folla di studenti della fascia costiera del regno; le sue prediche raggiungono il resto della penisola affidate alle registrazioni in cassetta. L'altro personaggio, il cui nome è tut tora legato a quello di Safar ai-Hawaii, e il cui destino corre paral lelo fino agli inizi degli ann i 2000, è Salman al-'Awda . Nato nel 1955 da una fam iglia agiata, in un quartiere residenziale fuori della città di Burayda, capoluogo della regione d i Qasim, una vasta oasi del Najd settentrionale, e nota per il rigorismo religioso, egli è cresci uto nell'ambiente in cui insegna Muhammad Surur. Fratello musulmano siriano, quest 'ultimo è nato nel 1938 nell ' Hawran , regione della Siria meridionale confinante con la Giordania - «frontiera artificiale nel cuore della Umma , tracciata dal colonialismo franco-britannico al momento degli accordi Sykes-Picot», come egli stesso ha ricordato a chi scrive nel corso dell' incontro concesso nell'esilio londinese nel 2003, co rreggen do poi l'affermazio ne dopo aver accolto il dubbio che si t rattasse in realtà del Gebel druso. «È una regione valorizzata da tribù arabe venute dall'Iraq; il Gebel d ruso non è altro che un nome in ventato dalla potenza mandataria francese per dividere gli arabi e i musulmani». Militante dagli anni dell'adolescenza, cominciò i suoi studi di giu risprudenza a Damasco, senza portarli a com pimento. Nel 1965, a ventiserte anni, due anni dopo che il partito Ba'th , laico e socialista. si era affermato in Siria, e in un'epoca in cu i i F ratelli sono doppi:lmente perseguitati come religiosi e come reazionari, egli si rifugia a Burayda. Trascorre lì otto anni, durante i quali insegna religione e materie affini in alcuni «istituti scientifici» della provincia - luoghi che fondono , nel deserto educa ti17I
va saudita del tempo, l'istruz ione dei bambini e i corsi serali dei meno giovani, dove non c'è bisogno della laurea per insegnare. Si ritrova così a trasmeuere il suo magistero si multaneamente a generazioni diverse. Nel 1968 abbandona, così egli stesso dice, ]' organ izzazione dei Fratelli musulmani, e organ izza la sua propria corrente, rifacendosi a un salafismo nel quale permane preseme l'ambizione politica dei Fratelli: impadronirsi del potere e dell'autorità dello Stato per applicare la shari'a. Nel 1973 , è invitato a lasciare il regno per ragioni sulle quali preferisce mantenere il silenzio, ma che si evincono dai suoi scriui fortemente critici verso i compromessi dei religiosi wahhabiti nei confromi del potere saudita . Nei dodici anni trascorsi in Kuwait , egli diventa uno dei redattori della rivis(a «al-Mujtama'», in quel tempo organo internazionale dei Fratelli musulmani, dimostrando così di essere ancora un compagno di strada. Nel 1984, raggiunge Londra, dove risiede ancora oggi. Chi si reca a trovare quesro tranquillo padre di famiglia nella sua semi-detached house inglese, vestito con unajellabah damascena indossata sui calzoni di flanella che lo proteggono dall 'um idità londinese, il volto ornato da una lunga barba grigia, com 'è d'abitudine fra i salafisti, al comrario dei Fratelli, che offre cortesemente il pasto tipico siriano a terra, secondo le norme sancite dal Profeta, ha difficoltà a comprendere il furore dei suoi scritti che compaiono sul web. Surur non ricorda di aver avuro Salman al 'AwJa fra i suoi allievi diretti, ma ammette che possa aver frequentato uno degli «istituti scientifici» di Burayda quando era adolescente ed essersi lì nutrito di quella miscela di salafismo e d i dottrine p roprie ai Fratelli che Surur andava sperimentando e che si ritroverà nel pensiero e nell'azione del giovane sceicco della sahwa, meno «i ntellettuale») del suo compagno ai-Hawaii, ma provvisto di doti oratorie e di grandi capacità organizzative. La prima metà degli anni Ottanta segna nel regno un periodo d i fermento religioso. Do po l'attacco della Grande Moschea della Mecca nel 1979. il potere reagisce in due modi. Verso i più radicali, adotta una repressione sp ietata, che si traduce in sessamaquattro esecuzioni per decapitazione. Gli altri congiurati vengono incitati a rivolgere la loro sete dijibad verso l'Afghanistan, dove in quel frangente comincia a muoversi la guerriglia contro l'Armata rossa. Questi ered i diJuhayman al -'Utaybi spingono all'cs{femo la dot172
trina wahhabita con l' intento di rawivare la violenza jihadista originale che aveva permesso l'espansione simultanea della predicazione rigori sta e della dinast ia saudica; costoro vengono d efiniti dagli osservatori come «neosalafisti» , e sono impermeabili all ' influenza dei Fratelli musulmani in generale, e dei fratelli Qutb in particolare, in quanto questi non contano appoggi fra gli ulema e i circoli rel igiosi, e non possono dunque pronuncia rsi sull 'insieme dei valori della società, 11 soggiorno in Afghanistan favorirà in seguito un rawicinamen to fra le d ue posizioni, sop rattutto dopo il sodalizio fra Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri nel 1986. Da un IalO, il potere mette a morte o costringe all'esilio i «ncosalafisti» che rappresentano un pericolo immediato, dall 'altro apre, per contro, un grande spazio ai militant i, ideologi e p redicatori della sahwa, del «risvegliQ). Safar al -Halawi e Salman al' Awda sono i portabandiera, insieme a una pletora di giovani attivisti - ' Ayd al-Qami, Mohsi n al-'Awaji, 'Abd al-' Aziz al-Qasim, e alt ri ancora. Essi predicano e sc rivono liberamente, rivelando per la p rima volta con tanta ampiezza l'influenza del pensiero dci Fratelli musulman i e dei fratelli Qutb nella giovane generazione saudita. 11 governo, che aveva fino a quel momento vigilato per mantenere una sorta di barriera fra i Fratelli , tutti stranieri, e i sauditi, in linea d i principio wahhabiti, si trova improwisamente nella condizione di doversi adattare a una situazione nuova; in furiO ciò, vede un cont rappeso vantaggioso nei riguardi dell'est remismo «neosalafifa» nei ranghi dei cittadini del regno . Né il re Khaled , al contrario del suo predecessore Faysal, né Fahd , che gli succederà nel 1982, possedevano quella reputazione di pietà necessaria per arginare il fenomeno con l'esempio personale, malgrado la nuova t itolatura che quest' ultimo sovrano sceglierà nel 1986, sostituendo l'a ppellativo onorifico di «Servitore dei due sant uari» (khadim aL-haramay,,) d ella Mecca e Medina in quello di «Maestà» . In cambio dell 'appoggio concesso dalla rahwa alla legittimità rel igiosa della dinastia, questi ideologi e dottrina ri ottengono che la predicazione religiosa, la morale - soprattutto hl moltiplicazione dei limiri riservat i .. Ila vita sociale delle donne - e la gestione generale del sistema ed ucativo nelle loro mani si intensi fichi no . Conformemente alla tradi zio ne che rimonta ai fondam en ti dell'al leanza tra la fami gli .. reale e i religiosi in Arabia Saudita, questi ul 17J
timi, in periodo di crisi, sono sempre in prima fila e traggono profino dalla situazione per trame vantaggi. Tuttavia, gli anni Ottanta segnano una notevole flessione in questo processo: fino ad allora , i religiosi mobilitat i per ristabilire l'ordine morale venivano reclutati esclusivamente tra le fila wahhabite dei discendenti di 'Abd al-Wahhab, gli AI Shaykh , o tra i membri dei circoli ad essi connessi. Negli anni Ottanta, per la prima volta, la dinastia permene che il campo religioso venga occupato da attori non esclusivamente wahhabiti, ma anche da quei predicatori ibridi, i giovani militanti della sahwa, il cui salafismo è intriso di pensiero qutbista, e la cui fedeltà si situa al di fuori del patto costitutivo del regno saudita. Si può supporre che il potere abbia corso questo rischio per due ragioni : innanzi fUno, il pericolo maggiore riscontrato nel 1979, in occasione dell'assalto e dell'occupazione della Grande Moschea della Mecca, organizzata da Juhayman al-'Utaybi, proveniva dagli estremisti wahhabiti, legati , malgrado questi abbia preso le distante, al decano del Consiglio dei Grandi Ulema, lo sceicco Ibn Baz. Sull 'ambiente, in ogni caso, gravava qualche sospetto, e non sarebbe stato male suscitare un poco di concorrenza, non fosse altro che per spingerlo a rientrare nei ranghi in tempo utile. Inoltre, nel momento in cui la rivol uzione iraniana infiammava gli spiriti nella regione, fondendo nel suo discorso un vocabolario tradizionale tratto dal corpus sciita classico e una sintassi moderna a carattere terzomondista e ant imperialista, sembrava assolutamente necessario disporre, nell'islam saudita, di argomentazioni altrenanto moderne da contrapporre agli assalti verbali lanciati da Teheran cont ro Riyad , dipinta dai mullà rivoluzionari come lacchè degli Stati Uniti. Ancora, l'esplosione demografica che il regno attraversava andava a infoltire le fila degli shabab, i giovani apert i a idee nuove che la predicazione wahhabita non sembrava più soddisfare. Si doveva offrire, piuttosto, e in fretta, un a visione e un discorso che evitassero l'implosione d i un sistema sociale sottomesso a fort i tensioni conseguenti alla favolosa manna petrolifera che si abbatTeva sui paesi produttori - la cui deficitaria gest ione politica da parte del regime dello scià in Iran aveva portato quest'ultimo alla rovina . Pertanto, in seguito ai fani del 1979 - presa della Mecca, rivoluzione iraniana e invasione d ell' Afghanistan da parte dell' Armata rossa -, il regno si impegna in una di quelle fasi ricorrenti di 174
reislamizzazione controllata destinata a contrapporsi alle turbolenze. Si moltiplicano i richiami alla pietà, e si investe una fe tta importante delle rendite petrolifere in istanze di controllo politicoreligioso, mentre i barbuti più turbolenti vengono trasferiti nel teatro più congeniale del jihad afghano. Ma lasciando sciolte le briglie che frenavano i giovani predicatori della sahwa, il potere sa udita apre il campo religioso alla concorren za; questa tenderà subito ad una radicalizzazione che metterà di nuovo il sistema in pericolo quando si dovrà affrontare un 'altra minaccia: l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq il2 agosto 1990, e la permanenza delle truppe di Saddam Husseyn sulla frontiera saudita, con i giacimenti petroliferi d ella provincia orientale a portata di missile, che costringerà re Fahd a sollecitare, il7 agosto, applicando il gentlemen's agreemen/ concluso il 14 febbraio 1945 sul Quincy fra suo padre 'Abd al-'Aziz e il presidente degli Stati Uniti Franldin D. Roosevelt, l'intervento delle truppe «infedeli» della coalizione guidata da Washington, che resteranno stabilmente nel regno. In questa occasione, il campo religioso saudita è sottoposto a tensioni terribili; gli ideologi della sahwa manifesteranno un aperto dissenso, mentre l'establishment wahhabita, costretto ad approvare con una falwa questa decisione, domanda in cambio del suo sostegno al potere nuove misure di controllo sociale in nome dell'islam_ Tutto ciò precipita il regno in una fuga in avanti verso una islamizzazione senza fine, che condiziona largamente le scelte politiche e tiene in ostaggio la dinastia. Per comprendere la complessità di questO processo - che avrà conseguenze enormi fuori del regno, poiché è in questO momento che Osama bin Laden emerge come figura di opposizione - è necessario fissare con precisione i termini del dibattitO e del conIlitto interno che agitano l'ambito religioso sa udita e conducono alla sua implosione, liberando quelle forze che vi si erano incana late durante gli anni Ottanta. Permettendo agli ideologi della sahwa di esprimersi pubblicamente e di propagare il loro prosclitismo nell'ambiente saudita aut octono, il potere spera che questi, provenienti da una fra ngia studentesca locale permeabile al messaggio delle fi la qutbiste, si allineino al servizio degli interessi della dinastia. Ora, i fondamenti dottrinali sui quali si edifica la sahwa impediscono d i contrarre uina simile alleanza. Ciò risulta ch iaramente percettibile analizzando i due obiettivi che la cor175
rente ha focalizzato e che la distinguono: la lotta contro l'irja' e la promozione della hakimiyya . L'esposizione e la confutazione dell'irja' costituiscono l'argomento della tesi discussa nel 1986 da Safar ai-HawaIi; il testo, di· vulgata attraverso innumerevoli predi che e registrazioni in C I Ssetta, ha beneficiato di un'ulteriore diffusione grazie all'avvento di internet fino alla fine degli anni Novanta, finché non è stato a sua volta refutato, a colpi difalwa elettroniche, nei siti dei wahhabiti. La tesi si intitola Il fenomeno del/'irja' nel pemiero fslamico (Zahiral al-irja' fi'l-Jikr al-is/aml). Si trana di un dibattito piuttosto oscuro, tipico delle polemiche mosse dagli ulema e dai teologi medievali, ma che diventa, sotto la penna di Safar ai- Hawaii, una tremenda arma di guerra indiretta contro i grandi ulema wahhabiti che cont rollano l'ambito religioso del regno. L'ir;a', secondo la domina islamica, è un'attitudine biasimevole che consiste nel sospendere, rimandandola a tempi futuri, la conformità delle azioni ai precetti dell'islam; per coloro che vengono stigmatizzati come colpevoli di ir;a', i mur;i'iyya, la purezza della fede non sa rà mai compromessa dalle opere. In origine, questa attitudine è comparsa in parallelo ai primi conflitti che divisero l'islam nascente; l'accusa fu lanciata dalla setta dei Kharigiti , che tacciavano di empietà tutti coloro - compagni del Profeta inclusi - che non appartenevano al loro gruppo, gli sciiti. Questi davano ad 'Ali, genero del Profeta , uno statuto superiore a quello di chiunque altro, e l'accusa era rivolta dai Kharigiti contro la maggioranza dei musulmani , o sunniti, schierati con i califfi successori di Muhammad alla testa della comunità dei credenti dopo la morte del Profeta nel 632. I murgi' iti rifiutavano di prendere una posizione tra le diverse fazioni politiche, rimandando così a un tempo a venire la responsabilità di pronunciarsi, allo scopo di mantenere salda quanto più possibile l'unità dei credenti. Questo atteggiamento, fondato su lIna logica di conservazione della Umma, della comunità, fu condannato retrospettivamente da tutti coloro che avevano abbracciato una determinata causa, indipendentemente dal suo esito vittorioso o falliment are. La maggioranza sunnita denunciò i murgi' iti come tradito ri e opportunisti, accusano doli di dissociare la fede dalle opere, accettando qualsiasi autorità senza domandarsi se questa agisse in conformità coi criteri d i gi ustizia e in ottemperanza al dettato religioso. La setta dei Kharigi 176
ti, perseguitata dai sunoiti , scom unicava sistematicamente chiunque si proclamasse musulmano senza conformarsi alle ingi unzioni religiose, e vedeva nell'ùja' l' incarnazione di un islam tiepido, pronto a ogn i compromesso , i cu i sostenitori dovevano essere pllSsllti a fil di spada. Nella sua tesi e nei testi successivi che l'autore ne trllsse in segui to, Safar al-Hawaii ricorre alla tradizione della maggioranza sunnita, con grandi nom i a sostegno dei suoi argomenti, per esporre l'eres ia dell 'il]o' neUa storia del mondo musulmano, col proposito di accusa re quelli che sembrano essere i suoi contin uatori contemporanei. Essi non vengono ma i nominati , se non incidentalmente o in nota, per evidenti ragioni politiche, ma l' indice è puntato contro i grandi ulema wahhabiri, che pongono la salvaguardia degli in teressi d ella dinastia davant i ad ogni critica basa ta sul precetto secondo cui la sovran ità (hakimiyyal appaniene soIa ad Allah , e non a uomini che ne abusano. T ale leuura , che fa d ella hakimiyya il criterio d istintivo fra uno Stato islamico da un lato e uno Stato empio (ojahiliyya) dall'altro, è estranea alla tradizione wahhabita, ed è tralta direttamente dai testi dei fratelli Qutb, a loro volta ispirati in q uesto ambito dall'ideologo islamista pakistano Mawdudi (mano nel 1979). Soggiacente alla sahwa che si va diffondendo con la benedizione del potere sa udita negli anni Ottan ta, è l'idea che questo stesso potere non governi secondo il criterio della hakimiyya divina, ma in funzione dei capricci arbitrari della dinastia e dei suoi interessi finanziari e politici; ancor più grave è il fatto che coloro che non governano secondo i dettami ingiunt i da Allah sono degli empi (ka/irinl. Questa costante del discorso islamista radicale acquista nuovo senso nel momento in cui viene formulata in una tesi sostenUfa sotto l'egida d ell 'U niversità della Mecca: essa costitu isce una spada di Damocle per il potere, che tuttavia non si sen te dawero minacciato da qualcosa che ritiene di poter controllare. Fino al7 agosto 1990,la monarchia è circondata da un'aureola di legittimità ishtmi ca con il sostegno portlll o alla causa dd jihad afghano; un ceno sollievo le giunge dalla flessione graduale della rivoluzione imniana; dopo che T eheran è riuscita a turbare gravemente il pellegrinaggio alla Mecca con manifestllzion i che C.IlIsano centinllia di morti, il potere d ei mullil è indebolito dalla guerr,l contro l' Iraq di Saddam sostenuto dall a monarchia e dall'Oc177
cident e, e Khomeyni è costretto a firmare un armistizio nel giugno 1988. La dinastia si considera così forte da tollerare, nell 'ambito religioso del regno, la presenza della rahwa e degl i ulema wahha· bit i tradizionali, il che consente di ridurre la sua dipendenza verso questi ultimi organizzando la concorrenza fra le due correnti. Con la decisione di re Fahd di chiedere aiuto a un eserci to «infe· dele», il 7 agosto, mentre le truppe di Sadd am premono lungo la fronti era saudita, tutto l'equil ibrio fra il potere e i religiosi si capo· volge. Per il primo, in un momento così grave, è necessario che i secondi sostengano un 'iniziativa che disturba il sentimento diffu· so (e incoraggi
rando da ogni vincolo la corrente jihadista radicale; il terrorismo che sconvolge il pianeta sul fini re del secolo ne è la con seguenza diretta. In un primo momento, la coabitazione organizzata negl i anni Ouanta entro l'ambito religioso saudita fra giovani ideologi qutbo-salafisti della rahwa - dietro Safar al -H awaii e Salma n al'Awda - e ulema dell 'establishment wahhabit.l funz iona. Ma in tempi d i crisi, la dinasti a si rivolge a questi ult imi, suoi t radizionali sostegni, unici disposti ad accettare - in cambio di congrua ri compensa - di sancire con la loro aUTOrità religiosa l'arrivo su l territorio saudita di truppe della coalizione gu idata dagli americani . Lo sceicco Ibn Saz e il Consiglio dei Grandi Ulema emetto no a quesTO scopo duefatwa - la prima il14 agosto, con cui si autorizza la permanenza delle truppe della coalizione sul suolo sacro saudita; la seconda nel gennaio 199 1, con cui si legittima la partecipazione di soldati musulmani all 'offensiva contro l' Iraq (operazione «Tempesta del deserto»). Ciò discredita l'establishment wahhabita ufficiale agli occhi dei più radicali, infiammati dai predicatori della sahwa. Tale distacco non farà che accentuarsi nel corso di tutto il decennio. Esso è segnato da tre tappe. Una prima offensiva di militanti è costituita da una critica serrata al potere, mediante due petizioni nel maggio 199 1 (<
no al giugno 1999. Nel 1994, Bin Laden, in esilio da quattro anni e residente in Sudan , è privato della nazionalità sauclita , e a Riyad si verificano due lluentati, nel novembre 1995 e nella base americana di al-Khobar nel giugno 1996, impulllbili (allo stato attuale delle informazioni, da prendere tuttavia con cautela) al movimento dei salafisti radicali ispirati dal )ihad afghano. Questo secondo periodo di repressione corrisponde ai due proclami di Bin Laden: la «dichiarazione di jibad contro gli americani che occupano la terra dci due luoghi santi», del 2.3 agosto 1996, e quella del «Fronte Islamico Internazionale contro gli ebrei e i crociati», che incita li uccidere gli american i ovunq ue sul pianeta, fir mato con Zawahiri e allri nel febbraio 1998. 11 periodo è infine segnato dal primo di una lunga serie di attentat i commessi dalla nebulosa di al-Qa'ida, e rivendicati in seguito, nei quali sono implicate persone vicine a Bin Laden, che verranno arrestate: la duplice esplosione che distrugge le ambasciate americane a Nairobi, in Kenia, e a Dllr es-Salaam, in Tanzania. Al di là dell'orrore che suscitano, gli a!tentati - che fanno p iù di duecento morti e cinquemila feriti, in grande maggioranza kenioti e tanzan iani, oltre a dodici americani - riveslOno un valore simbolico st raordinario: awengono il 7 agoslO 1998, cioè l'anniversario del giorno in cui re Fahd chillma le truppe americane sul suolo saudita. Così viene commemorata quella rottura che manda in frantumi l'aggregato di tutte le tendenze della coalizione islamisra , e permeue il salto di qualità terroristico del salafismo jihadista divenuto autonomo, e in grado di meuere in pratica le teorie a lungo accarezzate da Ayman alZawahiri andando li colpire il «nemico lontano» fino a New York, a Bali e a Madrid. Lll terza tappa , iniziatll con la scarcerazione dci due portabandiera della sabwa nell'estate del 1999, si ha immediatamente dopo la morte di fbn Baz nel maggio di quell'anno. Egli era stato nominato all 'inizio del decennio il gran mufli d'Arabia Saudita, di venendo così la figura principale - insieme allo sceicco Muhammad lbn Uthaymin, morto due anni più tardi , nel gennaio 2001di un wahhabismo istituzionalizzato, che tuttavia conservava, grazie all'immensa erudizione dei due personaggi e alla loro reputazione di intransigenti, un ' aura e un prcstigio notevoli presso la popolazione. 11 pot ere saudila si trova così di fronte a un vuoto, non esistendo, nel mondo del clero wahhabita slriclo scnsu, Llna gra n180
de figura sostitutiva che potesse servire da appoggio alla fami glia Sa'ud grazie al suo magistero e alla sua notorietà. IIm ufti che succede a Ibn Baz, 'Abdallah ' Abd al -'Aziz Al Shaykh, proven iente dalla fami glia di 'Abd al-Wahhab, non dispone di un 'autorità che potesse reggere il paragone. La stessa famiglia Sa'ud è alle prese con un grave p roblema di esercizio del pOlere, perché il sistema della successione messo a puntO dal re fondatore ' Abd al -'Aziz mostra ormai i suoi limiti. Egli aveVll molti figli, nati da dozzine di mogli provenienti da clan con cui aveva stretto accordi e alleanze. Contraendo matrimoni e divorzi a ritmo sostenuto per assicurare un'ampia rotazione generica senza infrangere le regole della shari'a, che limita a quattro il numero di mogli simultanee, egli aveva relllizzato tra i suoi fi gli una rete estesa e solidale di frat elli e cugini; una fami glia allargata, abbastanzll forte per controllare il sistema politico, disponen do inoltre di un accesso privilegiato lllle rendite petrolifere. La trasmissione laterale della successione garantiva la perpetuità di questa assise allargata , facendo in modo che la solidarietà tra fratelli di letto diverso prevalesse sulla ricerca individuale del potere. Dopo la morte di 'Abd al -' Aziz nel 1953 , sono saliti al trono quattro dei suoi fi gli (cinque se si include il principe eredilario 'Abdallah, che ha governala de facto) : Sa'ud, Faysal, Khaled e Fahd , quest ' ultimo divenuto monarca nel 1982, e morto per un 'embolia nel 1996. Fahd ha sei f rateUi uterini , fra cui Sultan, ministro della Difesa , e Salman, rispettabile sessant enne, governalore di Riyad. Sultan è l'erede di 'Abdallah, che non ha fratelli uterini. Se Fahd fosse morto prima di 'Abdallah, nulla avrebbe im o l'edito a quest 'ultimo, in virtù del rapporto di forze prevlliente allora tra i fi gli di 'Abel al-'Aziz, di scegliere un altro erede. Se in vece ' Abdalbh fosse morto prima, il pote re sarebbe rimasto sotto il controllo dei Sudayri , cioè dei fratelli uterini di Fahd. A questo va aggiunla l'etìl avanzala di un gran numero di principi , fra cui lo stesso Sultan: il sistema politico inventato dal re fondatore è af· fello da una sorta di «sindrome di Cernenko», che lo necrOlizza e impedisce il rinnovamento delle generazioni ai vertici del potere. Inoltre, ogni infrazione alla regola di ripartizione del pOlere, ogni tentativo da part e di un sotto-clan di fr:H elli ut erini di ritagliarsi uno spazio, ogni velleità di forzare il passaggio di potere '1 1Ia generazione dei nipoti di 'Abd ll[ -' Azi z - che configurerebbe ;pso ,"I
facto l'usurpazione del potere da parte del lignaggio che ad esso
perviene - espone il pano familiare 'lll ' implosione dovuta al malcontento di coloro che sarebbero brutalmente tagliati fuor i. All ' inizio del vemunesimo secolo, il «sistema Sa'ud» si trova pertlllltO streno fra l'imperativo della sua unità - col rischio d i una sclerosi e di un invecchiamento fatal i -, e l' urgenza di una modernizzazione - col rischio d i perdere il dominio assoluto della famigl ia sul pacse e il suo controllo primordiale sulle rendite petrolifere. T:llc dilemma pone la famiglia in una posizione di forza solo quando deve rinegoziare l'alleanza con i religiosi wahhabiti, fondatrice della legittimità del suo governo; al comrario, favo risce l'agglutinamento dci «dan» che cercano alleanze esterne - fra i plebei, le masse, o le potenze straniere, o ancora fra determinat i attivisti - e affilano le loro armi , stabiliscono proprie reti, in artesa del giorno in cui il vuoto che si prcllllnuncia permetta a chi è più preparato di far prevalcre il proprio candidato. Il clima di incertezza che grava ai vertici si è manifestato nella situazione curiosa che vuole che il re in carica, Fahd, indebolito dalla malattia e incapace di governa re, mantcnga comunque il suo swruto, rinforzando così la posizione del gruppo dei fratelli uteri ni, mentre il p rincipe ereditario 'Abdalhlh , nonostame eserciti le funz ioni di sov rano, non può avere accesso al tiwlo, ritrovan dosi così limitato in molte sue prerogative e iniziative. Decisioni e riforme, in un sim ile contesto, sono difficili da pren dere e da realizzare, perché necessitano di lunghe p roced ure e di consultazioni preliminllri che passano di membro in membro del gruppo dominante. Questa pratica risale alla tradizione tribale beduina, ed è rivendicata d;li suoi sosten itori come la realizzazione solidale ed efficace di una decisio ne a lungo ponderata e maturata. Tuttavia, in un contesto nazionale e internazionale in cui le tension i che coinvolgono la monarchia fanno nascere rapidamente avversari - che si trani di islamisti radicali della fi liazione di Bin Laden o dei più veementi circoli neoconservatori antisauditi di Washington e delle loro appendi ci in IST;lele -, questa modalità operativa rappresenta un handicap. Mentre il consenso su lle decisioni 1:Irda ad essere raggiunto pcr la lentezzil delle procedure, le scadenze che si avvicinano, per via dell 'et~1 del re e dci principe ereditario, favoriscono le m;lI1ovre dei ehm antagon ist i, ciascuno dei quali controlla un sellore dello Stato. Così, gli arresli degli oppositori. esegui IR2
ti dai servizi del principe Nayycf, ministro degli Interni, sembrano mettere di fronte al fatto compi uto il principe ereditario, il quale ha ricordato a una delegazione venuta a presentare una petizione per le riforme, nel gennaio 2003, che le decision i politiche non dipendono csclusiwmente da lui. È dunque questa fami gli:l regnante, invecchiata e d ivisa, che deve rinnovare anCOfil una vOltll il plltto che Ili lega ai religiosi, in occasione della morte delle due figure d i spicco dci Wilhh,lbismo, Ibn Baza e Ibn Uthaymin, essi stessi giunti a unii età veneranda, llll'inizio del nuovo secolo, in un contesto in cui i fatti dell ' Il settembre sono seguiti da una serie di accuse provenien ti da ogni parte contro il sistema politico del paese da cui provengono quin dici membri del gruppo dci terroristi; un sistema politico ritenuto, se non colpevole, comunque responsabile di imperizia. Il potere slludita si ritrova sottO inchiesta, e i contrast i interni gravano pesantemente sulle sue capacità di rispondere alle domande. U principe ereditario appronta con cautela un grande proget to di riforme, volto a coinvolgere determinati settori della società civile nelle decisioni politiche e nelle questioni di gestione del potere. Nei suoi risvolti riguardanti i rapporti con i religiosi, fo ndati sul patto fondante tra le due famiglie, AI Sa' ud e Al Shaykh, tra dinasti,l e wahhabiti, il progetto si sforza di integrare i militanti della sahwa usciti recentemente di prigione, nella speranz.. di cooptarli moderandone le istanze, e d i controlla re grazie a loro le frange più turbolente. Simultaneamente, d i fronte all'estremismo terroristico, si fa strad,j in seno all,I società civile slludita un ten tativo di ravvicinamento frll «islamisti modefiui» e «liberai !» , che si esprime att raverso una serie di petizioni che premono in favore di riforme pill audaci (jJ cui obiettivo finale è quello di limitare i privilegi della fllmi glia reale e di controllare la ripartizione discrezionale d elle rendite pet rol ifere ). U potere, a sua volta, per volont:1 del prin cipe ereditario, si forza di inquadnlre queste iniziative offrendo loro un nuovo spazio istituzionale: le «conferenze del dia · logo nazionale)), la prima delle quali ha luogo nel giugno 2003. Dopo la loro SC
prattutto nei programmi della rete satellitare di Dubai al-'Arabl)'ya (finanziata da capitali sauditi), si fa animatore di telethon televisivi per raccogliere fondi a favore dei martiri palestinesi della seconda Im ifada (susci tando l'i ra americana); si distanzia dalle passate posizioni estremiste di influenza qutbista e presenta un promo sempre più accettabile per occupare il vuoto lasciato dalIa sparizione di lbn Baz e Ibn Uthaymin. Tuttavia, la sua relativa giovinezza (nel 2000 ha quarantacinque anni) e la sua debole competenza in questioni religiose (arriva alla laurea solo nei primi mesi del 2004l non gli permettono di eguagliare l'autorità di un Ibn Baz: il suo sito, al-islam al-yawm (<
brano il «doppio attacco di New York e \X!ashington>. e lanciano i loro anatemi su quei musulmani che provano compassione per le vittime. Safar aI-HawaIi ha cura di non abbandon:lre dci tU110 lo spettro del discorso radicale rivolto a dissidenti o concorrenti; si tratta comunque di una posizione difficile. Lo sceicco onantenne Sh u'aybi appartiene alla corrente wahhabita radicalizzata; per via della sua età veneranda, può vantare di essere stato allievo dci più prestigiosi ulema del passato e maestro tanto dci suo compaesano Salman al -'Awda, quanto dell'attuale gran mufti d'Arabia, così come di altri membri dell'establishment religioso. La sua celebrità mediati ca risale agli anni Novanta, quando divenne l'apologeta senza mezzi termini dell'«emirato» dei talebani, arrivando a vedere in esso il solo regime islami co: un'opinione mal digerita dai dirigenti di Riyad. lmprigionato a metà degli anni Novanta, ma subito liberato, egli è citato come mentore religioso degli attentati dell' Il settembre nel testamento preregistrato del kamikaze Ahmad al-Haznawi alGhamdi, prima rivendicazione esplicita diffusa il 16 aprile 2002 da aL-Jazira. Durante la campagna cont ro i talebani nell'autunno 2001, lancia il suo lamento per la cadu ta di Kunduz, gridando «Dove sono i musulmani?» alla vista dei jihadisti arabi catturati e consegnati alle forze americane dagli afghani, e lo fa con tanta veemenza che i suoi discepoli temono per la sua vita. Non sopravvi· verà alla sconfitta del suo sogno afghano; morirà il 20 gennaio 2002, lasciando nella costernazione i siti jihadisti che piangono la perd ita del loro capo spirituale. Dopo la sua scomparsa, le reti salafite-jihadiste saudite sono prese da una logica di proliferazione, galvanizzate dall'eco degli attentati perpetrati da al-Qa'ida in tutto il mondo, mentre il 20 marzo viene lanciato l'attacco americano contro l'Iraq, e l'A rabia Saudita, producendo petrolio al massimo delle sue capacità per impedire una possibile penuria di greggio che danneggerebbe gli Stati Uniti, manifesta concretamente da quale parte va il suo allineamento. All'interno del paese, il governo ha scelto una politica di accomodamento con gli sceicchi jihadisti l'ilI radicali come Nasir al-F'lhd, 'Ali al-Khudayr e Ahmad al -Khalidi; costoro sono svogliatam ente ricercati dalla polizia, e onnipresenti sui loro sit i. Le spenmze di incanalare la loro voglia di jlh/ld sono presto dissolte: il 12 maggio 2003 tre attentati suicidi C:lllS,lnO la morte di 185
trentllcinque persone a Riyad, di cu i nove americani, il giorno stesso in cui Colin Powell è in visita ufficiale. Nonostante gli arresti massicci, fra cui quelli dei tre sceicchi, un nuovo attentato nella C
compressore degli Ikhwan negli anni Venti, la loro riappari zione e il loro riconoscimento ufficial e hanno rappresentat o un rovesciamento considerevole. AI termine della conferenza, mentre S'llman al-' Awda veniva fotografato nell'atto d i in vitare a bordo della sua automobile il dirigente degli sciiti Hasan al-Saffar, manifestando visibilmente lo sfo rzo che era disposto a compiere per prom uovere l' unità nazionale, Safar ai-HawaIi ostentava con al trettanta visibilità il suo scontento di fro nte a Tale riconcilia zio ne. Nello stesso tempo, in seguito al lra uma generato dagli attentati del 12 maggio, una «p rimavera di Ri yad» - rapidamente svanita nel momento in cui è sfuggi ta al controlJo del ministero degli Interni - ha visto i liloli più audaci della stampa: su «al -\X!a tan» , quotidiano pubblicato ad Abha, capitale della provincia d i 'Asir governata dal principe Khalid al-Faysal, compaiono articoli intitolat i «La nazione è più importante d i Ibn T aymiyya» , infrangen do esplicitamente il tabù della dottrina wahhabita. T re giorn i dopo gl i attentat i, una caricatura moslra due personaggi identici, vest it i con una jeIJaba corta, barba e sandal i ai piedi, il velo bianco dei salafisti in testa, ma l'uno bardato con una cintura di dinami te, mentre l'alt ro, il naso quasi coperto da grandi occhiali , ha una cintura piena difa/wa; la didasclilia dice: «Un terrorista ... e quello che emette fa/wc e proclami di istigazione al terrorismo ... anche lui un terrorista» . La pressione d ei religiosi p iù conservai o ri ottiene dal ministero degli Interni la testa del redattore capo di «al -\X!lllan», il giorn alista liberale J amal Khashoggi, d ivenuto in seguito consigliere deIJ 'ambasciatore sa udita a Londra, il princi pe Tu rk i al-Faysa!. La «rivoluzione lranquilla», messa in cantiere dal principe ereditario 'Abdallah con l'appoggio d i certi rami della famiglia reale conlro le reticenze d i allri, dovrà superare, al di là d i messaggi si mbolici che infrangono i tabù e mandano segnali fo rti per l'evoluzione delle mentalità, quelle misu re di rio rganizzazio ne polit ica neccssari:lmente contra rie agli interessi del potere saudita. Le condizioni necessarie alla sua realizz'lzione esigono un ripensamento della distribuzione soci'lle delle ricchezze, la rest it uzione di memoria e di dignità a lulle quelle componenti della popolazione del regno fra cui era diffuso il sent imento di un ' identitù che il wah habismo aveva negato - i commerci;l.nt i cosmopoliti dci I-lijaz, i sed entari del 'Asir, gli sciiti di I-Iasa. E un call1 iere di p ro187
porzioni considerevoli, irto di ostacoli, ma fuori del quale non vi sarà possibili tà d'uscita per i destini del regno, nel momento in cui. da Wash ington, Londra o Tel Aviv, si levano voci che premono sulle forze centrifughe_ Nel corso di un soggiorno nella provincia di 'Asi r, nel gennaio 2004, int errompendo il percorso lungo la statale 15 per pranzare insieme a un membro del clan dei Ghamdi (da cui provenivano numerosi kamikaze dell'Il settembre) non lon tano dal villaggio natale di Safar al- H awaii, chi scrive ha potuto osservare un aspetto della sfida sa udita: in questa magnifica regione di agricoltori montani sedentari, dove i campi sono coltivati da immigrati bengalesi o egiziani, i giovani sono in numero esiguo, perché per loro non esiste mercato dci lavoro. Sono tutti em igrati a Gedda, dove vivono nei quartieri periferici a fianco degli stranieri poveri. Con la jeep si passa lungo le frange desertiche, dove si accampano i beduin i, riconoscibili dai capelli lunghi . Le giovani beduine, sempre vel:ne, escono dagli accampamenti per custodire le greggi; queste uscite suscitano la curiosità dei sedentari, appostati sulle piste nelle loro 4x4 per spiare queste appa rizioni dell'altro sesso, dal momento che le donne nei villaggi sono semp re in casa, dunque in visibili, a Clmsa del!:! wahhabizzazione forzilla che la regione ha subìto negli anni Venti . Una voce a Gedda vuole che Muhamm:!d bin Laden, padre di Osama, morto in un incidente aereo proprio in questa regione, abbia preso in moglie donne del 'Asir. Quando fu annunciato l'arrivo del miliardario, le donne si p repararono indossando gli ornam en ti più belli, nella speranza di un'unione che portasse manna celeste sulla tribù. Di ritorno dalle zone coltivate, si osserva da un promontorio un vasto panorama: da quel borgo , in lontanan za, è partito un kamikaze, i cui resti polverizzati si sono dispersi sul suolo di New York. PiLI a sud, c'è Hawala, il villaggio dove è nato Safar ai-Hawaii. Gli abitimri risiedono ormai in case di cemento, funzional i ma prive di fascino, nelle periferie dell'antico centro storico. I vecchi villaggi con le case di pietra dipinta, d:!lle porte di legno lavorato sormontate da architri!vi scolpiti, testimoni:lIlza delJa civiltà sedentaria dci 'Asir, sono ormai state abbandonate alle orde di babbuini che urlano, dietro le finestre, ai visitatori nostalgici che vengono fin qui per respirare la grandezza del passato. Uno scheletro di scimm ia su una terr:lZza attira l'attenzione: le ossa legate a un muro con una corda, un gio188
co crudele che ha bloccato lì la scimm ia come se fosse una variante della specie umana, lasciata senza difesa agli uccelli predatori, per il divertimento di qualche giovane disoccupato. A Gedda. nelle famiglie benestanti, il patronimico tribale Ghamd i susci ta il riso: i Ghamdi erano un tempo giardinieri , cuochi. autisti; se ne emno perdute le tracce da quando i filippini e i pakistani li hanno soppiantati in quelle funz ioni. Alcuni di loro, senza dubbio, hanno fatto carriera, coi loro meriti intellettuali, all 'università o nell'amministrazione. Ma la tribù nel suo insieme ha fatto irruzione nella coscienza universale dopo l' 11 settembre. Le donne sono un 'altra delle sfide che attende il regno, e per la quale le battaglie saranno cruente. Per adesso, la pressione esercitata dagli ulema confina le saudite in qualche raro impiego «femminile»), costringendo la maggioranza delle donne all 'inatt ività, a dispetto dell'esempio dato da donne dinamiche, principesse o plebee, come la fotografa Reem al-Faysal o la donna d'affari Lubna Ulayan, una delle donne più ricche del mondo. Vedelte del f orum Econom ico di Gedda il l7 gennaio 2004, quest'ultima lo ha inaugurato con un discorso trasmesso alla televisione, dove il contenuto gareggiava con la forma per diffondere un messaggio radicale: «Senza cambiamenti reali, non p uò esservi progresso. Se in Arabia Saudita vogliamo progredire, non abbiamo altra scelta che prendere in mano il cambiamento stesso). La maggior pllTte dei telespettatori del regno, fra cui chi scrive, presente a Riyad quel giorno, restarono senza dubbio colpiti non tanto dal tenore del discorso, quanto piutlosto da colei che lo pronunciava. vesti ta con un tailleur, il velo che scendeva pian piano scoprendo i capelli a mano a mano che parlava senza che lei lo riaggiusrasse, dando così corpo a quanto andava dicendo. Questa prima uscita nel paese, diretta contro le prescrizioni degli ulema che impongono alle saudite di indossare l'tlbaya, il lungo abito nero, e l' hijab, il velo islamico, fu ripresa l'indomani su uno dei giornali liberali dci regno, fornendo materia di conversazione nella sala d ' imbarco dell'aeroporto di Riyad, dove l'autore si imbarcava verso la provinci
v Il vaso di Pandora irache no
li 20 marzo 2003, il presidente George \VI. Bush lancia l'offensiva militare che avrebbe dovuto, nelle sue intenzioni, portare a COffipimento la «guerra contro il terrore» eliminando Saddam Husscyo. li rovesciamento del tiranno di Baghdad e ]'instaurazione di
un governo democratico e filoamericano al posto del regime ba'thista sono la chiave di volta della realizzazione di un «Nuovo Medio Oriente», che i circol i neoconservatori di Washington immagimmo liberato dai propri demoni e promo a tuffarsi nella prospera mondializzazione del «nuovo secolo americano» sotto l'egida del benevo/ent begemol/, dell'iperpotenza benevola degli Stat i Uniti, In termioi meno poetici, e secondo considerazioni più prosaiche, la liquidazione di Saddam avrebbe permesso, dispiegando l'arsenale militare americano di fronte ad un nemico congeniale (a differenza dell'ineffabile Bin Laden ), di sferrare un colpo terribile capace di suscitare spaventO e sgomen to (shock and awe) . Tutto ciò avrebbe fano dimenticare i mezzi fall imenti delle due tappe precedenti la «guerra al terrore»: l'eliminazione di al-Qa'ida e la riduzione alla resipiscenza del sistema saudita, di fronte ai quali la panoplia di \Xfashington si era rivelata inadeguata. Si è così vol uto dire che la caccia a Bin Laden e ai suoi accoliti non ha affatto permesso lo sradicamento completo del terrorismo, poiché quella non trattava altro che i sintomi . Abbattendo Sad dam, indicato da <,The \Xfeekly Standard» , il principale organo dei neoconservatori, dalla stampa legata al partito repubblicano e dalla rete televisiva Fax News come il marionettist:l di Osama, si sa rebbe (rartafO il male colpendo la causa, distruggendo, insieme allo StafO c,maglia iracheno, sia il SUppOSfO mandante del terrore mond iale sia il pcggior dittatore arabo. Prendendo così due piccioni con una fava, si sarebbe promossa la democrazia, mentre il terro190
risma, figlio perverso del malgoverno arabo, sarebbe scomparso insieme al genitore. D'altronde, l'instaurazione di una democrazia filoamericana in Iraq avrebbe permcsso di esercitare irresistibili pressioni sul sistema saudita, messo con le spalle al muro dopo l'Il settembrc. Da una parte, l'arrivo sul mercato di ci rca cin que milioni di barili di petrolio iracheno al giorno avrcbbc fatto perdere a Riyad la sua arroganza d i «produttore elast ico», o swing producer, e il regime non avrebbe più potuto sottra rsi ad una riforma politica e religiosa. Dall'altra , un 'equa rappresentanza in seno al nuovo potere iracheno della maggioranza sciita, oppressa sotto Saddam, si sarebbe tradotta in un fattore di emulazione per l'Iran post -khomeynista, che avrebbe così emarginato gli ayatollah più fanatici. Riportando all'antico splcndore i due grandi luoghi santi dello sciismo, Najaf e Kerbala, oscurati da Saddam, si sarebbe favorito l'irradiamento di un polo religioso che beneficiasse della tutela americana sulle centinaia d i milioni di aderenti a questa confessione particolare dell'islam - sparsi fra Libano e India, e demograficamente preponderanti nella regione del Golfo. Questo avrebbe permesso di fare da contrappeso alla dominazione delle petromonarchie sunn ite (sospettate di connivenza con il terrorismo) sui principali giacimenti d'oro nero del pianeta. Infine, il nazionalismo arabo, con le reni spezzate dalla disfatta di Saddam, suo ultimo campione, non avrebbe avuto più la forza di esprimere il proprio rifiuto di Israele, e lo Stato ebraico si sarebbe integrato, con una posizione di forza , nell 'insieme della regione, giocando di nuovo la carta della pace di Osio ma a condizioni molto più favorevoli ai suoi interessi. In breve, per riprendere il titolo un po' miUenarista del libro di Richard Pcrle pubblicato nel dicembre 2003, i teorici del ncoconservatorismo e i loro fedelissimi della Casa Bianca vedevano in tutto ciò il profondo e virtuoso nesso fra missili, mezzi corazzati, liberazione e democratizzazione in Iraq che avrebbe avuto come esilO finale e necessario un End 01 the Evil, la fine del male, e una riconciliazione fra l'escatologia un iversale e gli interessi propri dcll'America. A dispetto di qualche incidente di percorso ncll'avanzata delle truppe d i terra, l'irrcsistibile offcnsiva americana. pilotata dal centro di comando stabilito nel Qatar, dimostrava che Alberi \Vohlslcttcr e i suoi discepoli avcvano fatto dell ' esercito degli Stati Unit i l'invinciblearmada dell'alba del venrunesimo secolo. Ma , 19 1
proprio come la flotta spagnola eponima fu di spersa e vinta da un fallare puramente casuale (una tcmpesta), che gli :Immiragl i di Filippo Il non aveva no previsto, la superba macchina perfettamente oleara iniziò ad incepparsi coi granelli di sabbia accumu l:!ti nel corso d i un 'occupazione che ,mdava suscitan do una reazione LI cui violenza - che la si voglia ch i,lmare resistenza o tcrrorismo non era stata minim amente immllginata dagli strateghi del Pentagono. Dopo l'entrlltll dell'esercito statuniten se a Baghdad, rim mllgine - vista da tutto il mondo - della caduta della colossale sta tua di Saddam Husseyn in p iazza del Paradiso (trascinata da un cavo agganciato ad un lonk americano, dopo che inutilmente gli iracheni avevano tentato di abbatterla a mani nude) doveva rievocare, nell'an imo dei telespettatori, il rovesciamento della gigantesca statua di Stalin a P raga . Una simile illustrazione di tele-ideologia comune all ' impero del Male caro a Ronald Rc.. gan c all 'asse del Male di George \YI. Bush segna con precisione i limiti della conoscenza del Medio Oriente che si coltiv,\ negli uffici della Beltway. Dalla disfatta dell 'esercito del tiranno all 'affioramento della società civile irachena, la sequenza degli eventi si sa rebbe dovu ta dipanare come un remoke d ella trilOsizione post-comun ista nell'Europll dell ' Est. Invece, passato l'entusiasmo delle prime sellimane di libera.done, un anno di occup:lzione dire11a dalle truppe statun itensi e di quelle dei loro alleati, fino ali .. vigil ia del passaggio form ..le di potere alle nuove autorità di Baghdad il 28 giugno 2004, è stato sufficiente per dimostrare che l'aleatoria democratizzazione della società irachena non segue la via intrapresa dalla Germania o dal G iappone nel 1945 , non più d i quanto sia successo nell 'antico blocco sovietico dopo la cllduta del muro di Berlino. Da nessuna parte l'esercito ameri cano si è mai trovato ad affronta re un sim ile scatenarsi di violenza da parte di quegli stessi che esso aveva appena liberato dalla tirannia. Passi pure per l'insu rrezione cicl ica nel «triangolo sunn ita» fra la regione a nord della capitllle, Falluja e Ramad i: feudo del dittatore sconfitto, questa zon.1 è stata la dest inataria delle p rebendc prod igate d,l Saddam per stringere al proprio destino gli arabi sunniti mi norita ri confermando loro una posizione preminente in Iraq :.11<1 vigilia dell 'attacco ;lmericano del marzo 2003. Costoro rappresentano appena il 17 % della popolazione irachcna, contro i due terzi costituiti dagli scml, un 192
quinto rappresentato dai curdi, e il resto diviso fra cristiani e tu rkmeni. Ma la rivolta, nell 'a prile 2004, delle milizie scii le legate all '«esercito del Messia», guidate da un giovane zelota eSlremista, erede di un a prestigiosa famiglia di ayatollah, Muqtada al-Sadr, è risultatll particolllrmente so rprendente a Washington , che vi ha visto una manifestazione di ingratitudine, dal momento che la popolllzione sciita appariva come la colo nna vertebrale della società civile irachena di domani. A titolo esemplificativo, nel corso di un incontro con Paul Wolfowitz al Pentagono nel luglio 2003, chi scrive fu non poco stupito di ril rovare nel! ' anticamera non già militari dal cranio rasato che parlavano inglese con l'accento del Middle ""est, bensì dignitari civili e religios i sciili iracheni, debitamente inturbantati, che parlavano arabo con l'accento del Middle Easl. Nella visione neoconservatrice del mondo, esiste una sorta di analogia fr'l il destino degli ebrei e quello degli sciiti. 11 che non è privo di fondamento: i due po poli perseguitati hanno potuto difendere Ili loro identitlÌ grazie a un attaccamento viscerale alle proprie Sacre Scrinure, valorizzando fino all'estremo il ruolo del clero, rabbini da un lato e ayatoll;lh d,lU'altro, garant i della loro perennità minacciata. Quando sono stati toccati dalla secolarizzazione, all'inizio del secolo scorso, la sopravvalutazione del sapere scritturale si è trasferita dal clero verso gli intellettuali laici, dalla teologia messianica alla milit.mza per un avvenire radioso. Figli d i rabbini e figli di ayatollah hanno lllimentato in larga misura i ran ghi dei dirigenti com unisti. In Medio Oriente, con l'eccezione dell'area costiera del Mediterraneo orientale dove molli cristi,mi, sopratt utlo greco-onodossi, hanno svolto un ruolo nella gestione del comunismo, i marxisti sono stat i in larghissi ma pane ebrei o sciiti . Dopo l'emigrazione in Israele della maggio ran za degli ebrei dai p'lesi arabi , l'un ico partito comunista di massa si è sviluppato in Iraq, in ambito prevalentemente sciita. Le persecuzioni di Saddam hanno ottenuto il loro scopo, e molti esiliati o proscritti si sono ritrovat i, magari coi capelli ormai bianchi, a fianco degli americani - di cu i avevano denunciala l' imperiali smo quando erano giovani - nella lott,\ contro il tiranno e per la democratizzazione del paese. Tuttavia, il Medio Oriente dell'inizio del ventunesimo secolo è solo in pil rte l'crede di lotte che hilnno segnato i decenni pass,l19\
ti. Gonfiate dall'esplosione demografica, legioni di giovani senza alcuna memoria storica formano la maggioranza della popolazione in un universo dove la violenza e l'arbitrio hanno privato d i ogni legittimità i poteri stabiliti e le istituzion i, dove ciascuno sa che la ricchezza e le cariche si o ttengono con la prevaricazione, l'inganno, la forza. Così, l'indomani della vittoria della coalizione in Iraq è stato segnato da eventi che testimoniano dell'estrema rapidità del cam biamento e che fanno saltllre tuni gli schem i e le previsioni degli st rateghi di Washington . Oltre alla rivolta di Muqtada al -Sadr, anche la cattura di Saddam Husseyn si inscrive in questa lista sorprendente: presentata come l'apoteosi tanto attesa dell'invasione dell'Iraq, a lungo ritardata a causa della rete di complicità di cui il dittatore sconfino god eva fuggendo di nascondiglio in nascondiglio, essa arrivò finalm ente, nel feudo tribaie di Tikrit , ilO dicembre 2003 . L'evento, messo in scena dall'esercito americano, che fornì al cune immagini di un Saddam irsuto e barbuto, gli occhi sbarrati, mentre un medico militare gli ispeziona denti e capigliatura, completava l'episodio del crollo della statua del tiranno: l'umiliazione del despota caduto avrebbe dovu to scoraggiare i combattenti che gli restavano fedeli , mostrare che qualsiasi resisten za al virtuoso processo di transizione democratica sul quale vegliava l'amministratore provvisorio Paul Bremer era inutile. Invece, l'arresto non ebbe ripercussioni su lla violenza quotidiana; nei giorni successivi, la ripresa degli attentati stava a dire che quell'evento era quasi del tutto dimenticato : come se Saddam, nonostante l' immensi tà dei suoi crimini, la moltiwdine dei morti - iracheni , iraniani , kuwaitiani , arabi o curd i, che gli sono direttamente imputabili - appartenesse già a un irrevocabile passato. Relativizzato dall'accelerazione della storia, come se il suo arreslo fosse senza incidenza sui feroci combattimenti per il potere in un Iraq in cu i l'equilibrio delle fo rze fra comunità religiose, gruppi etnici e nazionali, classi d 'età, città, periferie e cam pagne resta indeciso. In un contesto come questo, nessuna assunzione di responsabilità amministrativa da parte di un 'ipotetica società civile sarebbe in grado di rimediare alle palesi insufficien ze dell'occupazione americana, inadatla a ristabilire l'ordine pubblico e a ricucire il tessu to sociale ifilC heno lacerato, oltre che dalhl violenza di Saddam , da d ieci anni di embargo. L'esercito è troppo poco nume194
roso kentotrentacinquemila soldati operativi) in rapporto ai compiti cui è chiamato, mal addest rato rispetto alle funzioni dell'occupazione, e le sue carenze di inquadramento sono sfociate in torture degradanti sui prigionieri iracheni detenuti nella prigione di Abu Ghrayb, com'è stato rivelato all' inizio del maggio 2004, che hanno costretto il presidente 8ush e i suoi collaboratori p iù stretti a presentare scuse formali. Washington non ha fornito i mezzi sufficienti a sostenere un 'occupazione politicamente efficace, tanto grande era l'illusione che, data la rapidità e la qualità della vitto ria delle armi contro il regime ba'thista, sarebbe seguito un successo politico e sociale egualmente eclatante e veloce, foriero di democratizzazione e di ritrovata prosperità economica dell ' Iraq, preludio a quella dell 'intero Medio Oriente. Per comprendere come mai sia bastato un anno perché l'apoteosi militare degli Stati Uniti si trasformasse in palude politica o in disfatta morale - compromenendo a sua volta tutti gli obiettivi che dovevano seguire alla liberazione dell' Iraq, dalla cancellazione finale del terrorismo fino al ritorno dell'Iran nell'orbita delle «nazioni civili» , passando per la riforma del sistema saudita e la reintegrazione regionale di un Israele definitivamente sicuro - è necessario risalire alle origini della guerra, distinguendo le cause reali che le si possono riconoscere, dai pretesti invocati per dissimulare le prime e mobilitare il sostegno di diversi alleati degli Stati Uniti. E si richiede anche che si misuri lo scarto fra gli obiettivi del presidente Bush e gli scarsi mezzi impiegati per raggiungerlie cercheremo i fondamenti intellettuali di tanta deficienza nell' autopersuasione ideologica coltivata a Washington nelle cerchie del potere. Lo scarto tra questa visione normativa e la realtà sociale irachena è all'origine del caos nel quale l'occupazione è precipitata dopo la vittoria. Soltanto la presa di coscienza di tale aporia del ragionamento consentirà di val utare l'ampiezza delle sfide che gli Stati Uniti - e i loro partner in Medio Oriente e in Europa devono raccogliere, di fronte agli effetti perversi di una situazione infinitamente più complicata d i quanto non immaginassero i corifei della guerra contro l'Iraq. La disgiunzione fra le cause reali dell 'offensiva americana e i pretesti addoni per condurla costituisce il primo fattore esplicati vo d elle difficoltà incontrate su un terreno che non corrispondeva affano alla chimera sognata nei tbink-tonks legati al potere a \YIa195
shington. L'arsenale retorico della guerra per abbattere Saddam è Slato costruito fin dal discorso di George W. Bush sullo stato dell' Unione, il2 9 gennaio 2002, nel quale egli denunciava, in un momento in cui la caccia ad al -Qa'ida segnava il passo, l' Iraq, l' Iran e la Corea del Nord quali paesi che costituiscono un «.lsse del Male, che minaccia la pace del mondo». Il bersaglio iracheno è stato messo a fuoco il 12 settemb re successivo, nel corso di un discorso sull' Iraq pronunciato dal presidente americano davanti alla cin quantasettesima sessione d ell 'Assemblea generale dell'On u, in cui si ingiungeva a Saddam I-Iusseyn di «ritirare o distruggere immediatamente e senza condizioni tutte le sue armi di distruzione di massa» . Il presidente Bush e il primo ministro britannico si sono al ternati nella costruzione di questo edificio argomentat ivo: dodici giorni più tardi, Tony Blair rendeva pubblico un rappo rto dei suoi servizi segreti secondo il quale il regime iracheno «continuava a sviluppare armi di distruzione di massa», e sarebbe stato in grado, a breve termine, di mettere a punto ordigni a testata nucleare. Su queste basi, il Congresso americano autorizzava a larga maggioranza, l' Il ottobre, il ricorso unilaterale alla forza cont ro Bagh dad. Da quel momento, la macch ina della guerra fu messa in moto, mentre soldati, navi e aerei militari erano predisposti intorno all' Iraq. li punto culminante del discorso della guerra fu raggiunto nella relazione di Colin Powell alle Nazion i Unite il5 febbraio 2003: mu· nito di d iagrammi e diaposit ive, il segrelario di Stato po rtava le «prove» dell'imminente pericolo rappresentato da Saddam , dalle qual i conseguiva l'imperiosa necessi tà di eliminarlo senza por tempo in mezzo. Fotografie di tubi d 'alluminio che si presumevano destinati a un uso nucleare costituivano il cuore della dimostrazione, che avrebbe dovuto persuadere la maggioranza dei membri del Consiglio di Sicurezza dell'On u - tentativo fallito , di fronte allo scetticismo di Francia e Russia. Si sa ormai, dopo le ricerche infruttuose di queste improbabi li «armi d i d istruzione di massa» (ADM) condotte d a agenti spe· ciilli zzati american i, britannici e austr:lli:lni sul territorio del l' Iraq occupato, e in seguito alta pubblicazione di gravi testimonianze provenienti da esperti militari e responsllbili d ei servizi d'informazione degli Stat i Un iti c della Gran Bretagna, che Saddam non deteneva arsenali nucleari, e che le s ue forze armate si trovavano in condizion i talmente rovinose da imped ire l'ut ilizzo d i armi chi1%
miche e batteriologiche. Come avrebbe dichi arato il 28 gennaio 2004 al Sen.HO il responsabile del gruppo degli esperti americani, David Kay, «wc were almos! ali wrong». Egli confermava inoltre, a posteriori, i rapporti d ell 'Aiea (Agenzia internazionale dell 'ener, gia atomica) e della Cocovinu (Commissione di controllo, verifi ca e ispezione delle Nazioni Unite, creata il 17 dicembre 1999 e presente in Iraq dal 25 novembre 2002 al 17 marzo 2003 ). I ri spettivi di renori, Muh ammad al -Baradei e Hans Blix , presentavano fra il 27 gennaio e il 7 marzo 2003 d iversi rapporti che indicavano chiaramente l'assenza d i ogn i segno di attivi tà nucleare in Iraq, e di prove che il paese possedesse armi di distruzioni di massa. Nel 1998, le missioni in Iraq degli ispettori dell'Aiea e dell' Unscom (Commissione speciale delle Nazioni Unite per il disa rmo, creata il 3 aprile 1991), che furono interro((e in seguito a uno scontro con Saddam, avevano smantell ato o distrutto le ADM operative di cui disponeva il tiranno di Baghdad. Ma la parola di quei responsabili fu messa in dubbio , se non add irittura in ridicolo , a \Xt'ashington e a Londra, dove non si fidavano dei servizi dell'Onu: si disse che questi forn ivano l'ennesima prova dell'imperizia di un 'orga nizzazione ormai obsoleta, se non addirittura nociva, nei tempi dell'egemonia americana. Un anno dopo la guerra, si ha la certezza che i dirigenti delle due capitali occidentali non hanno peccato di ignoranza, ma che hanno fatto della questione delle ADM irachene un artificio relOrico destinato a persuadere tanto la loro opinione pubblica quanto i governi e i popoli occidentali alleati. Nel Regno Unito, il t ragico affaire KelJy portava al suici dio, il 17 luglio 2003 , questo specialista in question i legate alla proliferazione di armi del ministero della Di fes a in seguito a dichiarazioni rilasciate a un giornalista della Bbc il 22 m,lggio, nelle quali egli affermava che il governo Blair aveva dato ist ruzion i ai propri servizi segreti affinché gonfia ssero, fendendolo p iù accatt ivante (sex up, secondo la suggestiva locuzione inglese) il dossier delle armi irachene di distruzione d i massa, operative «in quarantacinq ue minuti)). Negli Stati Uniti, Paul \Volfowitz , nel corso di un 'intervista rilasciat a all a ri vista «Vanity FaiN, in quello stesso mese di maggio 2003, lJllll cin qUiJlltin a di giorn i dopo l'inizio dell'offensivll , rivel:lva la logica che poneva te improbabili ADM irachene al centro del discorso di mobi litazione :_lIa guerra, in un ragionamento in cui alcuni rav197
visavano le tracce di un machiavellismo ispirato a Leo Strauss, o a Platone, che autorizzava il filosofo-re a mentire al popolo per il bene di quest'ultimo. Interrogato sul ruolo accordato all' Iraq nelia riunione strategica presieduta da Bush a Camp David il primo week-end successivo all' Il senembre, il segretario aggiunto alla Difesa dichiarava (nello stile parlato a cui abitualmente «Vanity Fail"» non apporta ritocchi); C'è stata una lunga discussione durante la giornata sul ruolo eventuale che si sarebbe dovuto dare all' Iraq in una strategia di antiterrorismo. Ciò che è venuto alla luce nel dibattito non era «se attaccare», ma «quando attaccare». Sembrava che ci fosse una specie di accordo che sì, si doveva, ma il disaccordo era se dovesse far parte della risposta immediata, o se ci si dovesse concentrare inizialmente solo sull'Af. ghanistan. [. .. ] Nella misura in cui c'era un dibattito sulla tattica e il calendario, il Presidente era chiaramente propenso per l'Afghanistan inizialmente. Nella misura in cui c'era un dibattito sulla strategia e sul nostro obiettivo in senso lato, è quanto meno chiaro, in retrospettiva, che il Presidente propendesse per un obiettivo più vasto. Nel corso dell'intervista, a una domanda sui legami fra l'offen siva americana contro l' Iraq e gli anacchi di al-Qa' ida contro il World TraJe Center e il Pentagono, Paul Wolfowitz forn iva una risposta che avrebbe attirato su di lui gli strali dei c ritici. Lo stile parlato la rende tanto eloquente quanto ambigua: In realtà, per ragioni che hanno molto a che vedere con l'amministrazione governativa americana [la burocrazia di governo degli Stati Uniti], si è focalizzato il tema attorno al quale Ilmi potevano essere d'accordo, quello delle armi di distruzione di massa come argomento principale, ma [pausa] ci sono sempre state tre preoccupazioni fondamentali. La prima, è quella delle armi di distruzione di massa; la seconda, è il sostegno al terrorismo; la terza, è hl maniera criminale di trattare il popolo iracheno. Di fatto, io credo che si possa dire che ce n'è una quarta, più inglobante, che è il legame fra le prime due [pausa]. Ricapitolando: la terza, come credo d'aver già detto, è una ragione per aiutare gli irachen i, ma non è un argomento per far rischiare la vita ai giovani americani, sicuramente non in cima alla nostra scaletta. La seconda, i legami col terrorismo, ed è quella su cui c'è stato maggior disaccordo all'interno dcii' amministrazione. 198
Questa dichiarazione ha fano scorrere parecchio inchiost ro, perché lascia intendere che la questione delle ADM era stata spinta avami per pure ragioni d'opportunità, nella misura in cui, degli altri due temi richiamati, uno era perfeltamente evidente - il carallere criminale di Saddam - ma non giustificava il sacrificio della vita dci boys, mentre l'altro - il legame d i causa-effeno tra l' Iraq e al-Qa' ida, che avrebbe dovuto fornire all'offensiva americana la legiltimazione suprema - non sembrava essere sufficientemente persuasiva ad alcuni setto ri del governo. Quest'ulti ma affermazione non sorprende troppo: lo stesso Colin Powell, capo di un Dipartimento di Stato giudicato troppo accomodante, o arcaico, dai neo-cons, aveva difeso q uesto tema all'On u, il 5 febbraio 2003 , alludendo aUa presenza, sul confine della zona curda irachena, di un santua rio di curdi islamisti appartenenti all'organizzazione terroristica Ansar al-sunna (<<Partigian i della Suona»), i cui quadri si erano formali nei campi pakistani agli ordini di Bin Laden . Quanto al «\X!eekly Standard», la testata prestava grande attenzione, daU' autunno 200 l , alle voci di un incontro a Praga, nel giugno 2000, fra Muhammad 'Atta, il capo del gruppo di terro risti dell'Il settembre, c un responsabile dei servizi segreti iracheni, che avrebbe costituito la smoking grill, l' irrefutabile prova del legame fra Baghdad e al-Qa'ida, anche se i servizi d'informazione americani a questo riguardo mantenevano una certa prudenza. Gary Schmitt, direttore esecutivo del Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC), scriveva così sul settimanale di riferimento dci neoconservatori: ( ... ] gli Stati Uniri oggi non sono impegnati in cavilli giuridici, ma in una st retta monale di spionaggio e terrorismo. Nel mondo in cui ci troviamo, l'incontro di Praga è evidente, chiaro, e probante - tanto più che i nostri servizi d 'informazione non hanno nessuno sul posto che possa dirci che cosa sia veramente successo. In ogni caso, non c'è alcun dubbio che Saddam Husseyn e Osama bin Laden, quali che siano le differenze tra le loro rispettive visioni del Medio Orientc, condivi· dono lo stesso obieHivo globale: cacciare gli Stati Uniti. Si sono strette allelinze per molto meno. Altre testimonianze app:.rse in libri negli Stati Un iti Il mano a mano che procedcva la campagna elenorale per le presidenziali 199
del novembre 2004, e dichiarazioni rilasciate sotto giuramento davant i aUe commissioni d'inchiesta parlamentari, hanno moltipli. cato le rivelazioni secondo le quali il rovesciamento del regime di Saddam J-Iusseyn costituiva una priorità per il governo di George W. Bush fin dal suo in sediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2001. Alcuni - come ad esempio Richard Clarke, storico responsabile del coordinamento antiterrorismo presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale - hanno spinto il ragionamento fino a ritenere che il potere americano avesse affrontaw gli attentati dell' Il settemb re non per se stessi , ma come l'occasione propizia per hmciare una «guerra al terrore» di cui la caccia ad al-Qa'ida era soltanto un obiettivo secondario, memre la distruzione del regime iracheno e la sua sost ituzione con un potere filoamericano rappresentava la principale, se non l'unica, vera posta in gioco. La «guerra al terrore» (war 011 terror) venne da allora soprannominata dagli scenici war 011 error. Le critiche si riferivano spesso al contributo dci ncoconservatori più in vista - soprattutto Richard Perle e Douglas Feith - al famoso documento intitolato Una netta rOltura (A cleall break), destinaw ad alimentare la campagna (vittoriosa) di Benyamin Netanyahu per le elezion i israeliane del 1996, che fi ssava come obiettivo a medio termine, per stabilizzare il Medio O riente intorno a un Israele sicuro, il cambio di regime a Baghdad. AI di là dei complotti e di altre «agende segrete» dei diversi responsabili , su cui gli storici avranno modo di far lu ce, quello che innaniilUtto ci interessa è comprendere perché, se p roprio quello era l'obiett ivo degli Stat i Uniti , non è stato esplicitamente dichiarato, invece di ricorrere a una relazione di causalità fra il terrorismo di Stato di Saddam e il terrorismo planetario di Bin Laden, e di costruire tutto lo sforzo d i propaganda preliminare all'inizio deU'offensiva sulla detenzione - fittizia - di ADM operative da pane d i S:.ddam Husseyn. li rigonfiamento del dossier, alt rimenti vuoto, delle ADM irachene era destinato a inscrive re la distruzione del regime di Saddam entro l'irrefutabile logica morale di una «guerra al terrore» che trovava il suo fondam ento nella risposta d elle «n~lzioni civili» all:l barb:lrie inaccettllbile dell' I l settembre 2001. Tutto ciò si dimostrava tanto più necessario di fronte alla frammentazione di quella coalizione pressoché universale che in un primo momento aveva sosten uto gli Stat i Uniti dopo l'attacco e lo sradicamcnto del 200
regime dei talebani nell'ottobre 200 1. Senza parlare degli Stati arabi, i cui dirigenti da sempre nutfono pe r la maggior parte una grande sfiducia nei riguardi dci rovesciamento di un despota da parte di fo rze esterne, basta pensare a tutt i quegli Stati europei in primo luogo Germania e Francia, e la grande maggioranza dell'opinione pubblica dci vecchio continente, dove circa dieci milion i di persone, il 15 febb raio 2003, sono sfilme contro la guerra - che non hanno stabilito alcun nesso di ca usalità fra il regime criminale di Saddam Husseyn e al-Qa'ida , né riuscivano a com prendere per quali ragioni l'eliminazione dci d espota d i Baghdad avrebbe permesso di curare alla radice il p roblema del terrorismo islamista. inoltre, l'invasione e l'occupazione dell' Iraq hanno alimentato il sospetto che gHStati Uniti si riferissero all ' avvento della democrazia araba soltanto per mascherare meglio i propri interessi, str:u egici ed energetici , nella regione del Golfo. li dossier delle ADM aveva l'ambizione di vincere tali reticenze, presentando Saddam come un pericolo imminente per la pace del mondo e superando il mancato accordo al Consiglio di Sicurezza dell 'Gn u, che non si era «mostrato all 'altezza delle sue responsabilità», se· condo il discorso alla Nazione del presidente Bush tenuto il 17 ma rzo 2003 . L'u nilateralismo degli Stati Uniti trovava così la giu stificazione per una reincarnazione americana d ella morale universale. La Casa Bianca si arrogava quella funzione che le Nazio· ni Un ite, dipinte come decadenti e deboli, si erano rivelme inca paci di assumere: liberare il pianeta dal pericolo del capo di uno «Stato canaglia») determinato ad usare al più p resto le sue armi di d ist ruzione di massa, lanciando così la «guerra al terrare). Il disincanto non ha tardato a fa rsi sentire, passaco il primo momento d i euforia provocato dalla caduta di Baghdad e d alla rovi na del regime ba'thista. La violenza e il terrorismo si sono prontamente manifestat i, portando così alla luce il dato di fatto che l'eliminazione polit ica di Saddam (come anche la sua catt ura, qualche mese dopo) non cost it uiva affatto la panacea in grado di sradicare le e lUse del terrore. Ment re il presidente Bush , nel corso della pa rata del I o maggio 2003 sulla po rtaerei Linco/n, sotto la scritta «Missione compiut,I» , annunciava la fine della «b,ltt,lglia maggiore» in Iraq e la riduzione del cont ingente americano a trentamil a uomini en tro settembre, il corso degli eventi decideva altrim ent i. La guerriglia che ha preso forma nel «triangolo sunni(;l» 201
a nord di Bilgh dad , dal mese di giugno ha costretto gli Stati Un iti a lanciare in quella regione le operazioni di polizia denominate «Penisola», «Scorpione del deserto}) e «C rotalo del desertm}, senza pervenire a risultati duraturi. Gli effett ivi 'lmericani non decrescono, anzi vengono rinforzat i, accanto agli inglesi, da t ruppe inviate d a alleati sop rattutto europei: Spagna e Italia , Po lonia, e alcuni Stat i dell'antico blocco sovietico i cui dirigent i con eggiavano attivamente W' ashington. A un anno di diswnza, al l Omaggio 2004, seicento soldati americani sono stati uccisi in Iraq dopo la fine della «barragl ia maggiore)}, contro i centoquarantatré caduti durante l'offensiva . 11 13 luglio 2003, mentre l'amministratore americano Paul Bremer organ izzava un Consiglio Iracheno di Governo prowisorio, composto da venticinque membri che riflettevano le diverse sensibilità confessionali del paese, simboleggiando così il primo passo verso l'instaurazione di istituzioni democratiche, i gruppi presenti sul terreno moltiplicavano le azion i per conquistare il massimo del potere, secondo metodi assai lonwni dalla pratica de• mocratlca. Nella parte settent rionale del paese, che viveva in un regime d 'autonomia senza controllo internazionale d all 'aprile 1991, i due paniti curdi , il PDK (Pa rtito democratico curdo, guidato da Mas' ud Barzani) e l'UP K (Unione Patriottica del Ku rdistan , gui dato da Jalal Talaban i), mirano ad ampliare il lo ro territorio. Le zone a maggioranza curda hanno fornito, fino agli anni Novanta, un buon terzo d ella produzione pet rolifera irachena , e una larga pane delle rendite derivanti dall'agricolt ura. Per q ueste ragioni , un Iraq privato del Kurdistan si t roverebbe considerevolmente minorato, e i poteri vigent i a Bagh dad, soprattutto quando si ri· chiamano, come il partito Ba't h, al nazionalismo arabo, hanno sempre represso con ferocia le velleità d 'autonomia dei curd i, un po polo no n sem it ico. di confessione in maggioranza sunnita. Nel 1968, q uando il Ba'th, di cui Sndd am era già l' uomo forte, conquistò defin itivamente il potere, la guerriglia curda attilccò i pozzi di petrolio d i Kirkuk, finanziata e armata dall ' Iran d ello scià. Dopo aver negoziato per gUild :lgIta re tempo e raggruppare le pro· prie forze, Saddam lanciò nel 197 1 un 'opera zione d i pul izi'l etni cn destinata ad espellere i curdi da questa regione petrolifera in cui erano la maggioranza: molte decine d i migliaia di persone fu202
rana spinte verso l' Iran, o deportate a forza, e rimpiazzate da coloni arabi . 11 cont rollo del petrolio di Kirkuk fu così assicurato, mentre i guerriglieri, i temi bili peshmerga, si ritiravano sulle montagne; ma l' Iraq indebolito nel 1975 dovette accetta re di firmare con l'Iran un accordo sfavorevole ai propri interessi sulla navigazione dello Shatt al-'Arab, la confluenza del Tigri e dell 'Eufrate che costit uisce il suo unico sbocco al mare. Durante gli otto anni di guerra contro l' Iran khomeynista, accesa da Saddam nel settembre 1980, i reggimenti curd i iracheni disert arono e misero a profitto le ostili tà per organizzare la ribellione; all ' inizio del 1988, mentre l'Iran e l' Iraq erano dissanguati dai combattimenti, Sad dam, temendo un rigurgito di irredentismo curdo in occasione del cessate il fuoco (avven uto a luglio), lanciò un'operazione a tappeto di genocidio, che portava il nome di un a sura del Corano, alAn/al (<< 11 bottinm». Si valuta in centottantamila il numero dei curdi massacrati, uomini, donne e bambini , e in duecentocinquantamila i profughi fuggici in Iran o in Turchia. Le atrocità raggiunsero il culmine quando le forze irachene, comandate dal cu gino di Saddam, 'Ali Hasan al-Majid, soprannominato da allora 'Ali il Chimico, utilizzarono gas asfissiant i contro i civili curdi della città di Halabja, dove più di cinquem ila persone morirono in una sola giornata del marzo 1988. In tuttO, le campagne di epurazione et nica, accompagnate da un 'arabizzazione forzata , condotte dal Ba'th dal 1963, hanno causato più di n ecentomila mani, e la distruzione di quanromila villaggi. Per queste ragioni, i curdi ottennero, dopo la guerra del Golfo, nell'aprile 199 1, uno statuto di autonomia , ma la loro zona non in cludeva Kirk uk né i suoi pozzi petroliferi . Tuttavia , come ~ùl' in domani della p rima guerra mondiale, quando il trattato di Losanna fra la T urchia e i vincitori ignorò le rivenelicazion i d 'indipendenza dei curdi, la comunità internazio nale non aveva nessuna voglia d i rimettere sul tappeto la quest ione. Nel momento in cui il presidente Bush padre si sforzava di stabilizzare il Medio O riente in funzione del massimo degli interessi americani (assicurando sim ultaneamente gli approvvigionament i petroliferi e Ismele) con la convocazione della conferenza di p,ICe di Madri d nel d icembre 199 1, era inimm:lginabile che si lasciasse uscire il genio curdo dalI:. sua boniglia, e si gimsse il coltello nella p iaga al fianco non soIa dell' Iraq vinto e dell' Iran ostile dei muli:', ma anche dell 'allea203
ta Turchia (nonché della Siria), tuni paesi sul cui territorio si ripartisce la popolazione di questa nazione, e in cui si sarebbe propagata la gangrena dell'irredentismo. La Casa Bianca di George Bush padre aveva optato per mantenere un Iraq unitario, imb rigliato dall 'embargo, dalle zone aeree vietate e dalle sanzioni, con a capo un Sadd am indebolito ma sempre dittatoriale, al fine di limita re i rischi di pro liferazione incontrollata d ella violenza , nella convinzione che un territorio smembrato diventasse una riserva di terrorismo ancora più pericoloso del Libano senza Stato del decennio precedente. I curdi, massacrati nel 1988 nell'indifferenza generale, poterono verificare ancora una volta che il loro destino restava vincolato a un gioco geopolitico internazionale e alle logiche del mercato petrolifero; due ambiti in cui essi non erano tenuti in alcuna considerazione come attori da corteggiare, ma piuttosto come una minaccia potenziale di in stabilità. Schiacciati fra due Stati ostili -l' Iraq menomato di Saddam e la Turchia kemalista in conflitto con la sua forte minoranza curda -, dediti a traffici intensi con il Kurdistan iraniano sotto gli auspici tutela ri d i T eheran , i curdi hanno vissuto l'autonomia degli anni Novanta nella lacerazione che divideva i loro d ue partit i, l'UP K e il PDK. Nel 1996, il P DK chiamò alla riscossa, per indebolire il suo rivale, le truppe di Baghdad, che attraversarono la linea di demarcazione il 31 agosto: solo i bombardamenti americani fecero uscire il lu po iracheno dali 'ovile curdo. G iocando la ca rta degli Stati Uniti, i partiti curdi, che hanno largamente disa rabizzato anno dopo anno la zona autonoma, e vengono accusati dai lo ro avversari di praticare con discrezione, dalla cad uta del regime di Saddam, una «omogeneizzazione» etnica nelle zone a po polazione mista a sud della zona autonoma , si sforzano d i presentare il fatto compiuto, traendo profitto dalla tensione fra i sunniti, gli sciili di Muqtada al-Sadr e \Xfashingron . Così, avendo alle spalle la dolorosa lezione dei decenni passati, essi cost ruiscono una posizione di forza nella speranza che le potenze, gli Stati vicini e le compagnie petro lifere si ritrovino costretti a trattarli con uno sguardo ben diverso rispetto al passato. La più completa autonomia possibile è per loro conven iente in tanto che l' ' raq è ancora instabile, ma essi conservano tutte le opzioni aperte, muovendosi con cautela di fronte all'incerto aweni re di una regione in cui la sola dignità che possa essere ricono204
scima dal sistema internazionale è la patente di detentore inespugnabile di idrocarburi . Da Washington, la questione curda è stata vista . all 'indomani dell 'offensiva, in man iera piuttosto edulcorata: questa nazione, non avendo mosso alcuna o perazione di guerriglia contro l'esercito americano, si ritrova ipro facto qualificata come democratica. Tuttavia, la st rategia dei partiti che ne hanno captato la rappresentatività politica non differisce troppo, nei loro obiettivi, da quella dei dirigenti scii ti o sunniti; quel che cambia è il metodo utiJizzato. Beneficiari immediati dell'occupazione, che conferma loro lo statuto di autonomia di cu i godevano fin dal 199 1, essi non hanno avvertito il bisogno di ricercare lo scontro durante il primo anno successivo all'offensiva, ma sarebbero senza dubbio pronti a prendere le armi per d ife ndere i loro interessi nel caso in cui questi venissero minacciati in maniera percettibile, se cioè un Iraq centralizzato e unificatore, che da Baghdad controlli l'insieme delle risorse petrolifere, vedesse iJ giorno. U voto per una costituzione ad inteTim, ,'8 marzo 2004, varata dal Consiglio di governo provvisorio, che prevede la creazione di un Kurdistan autonomo, scontenta , olt re alla Turchia, sempre inquieta per un controllo curdo del petrolio di Kirkuk e di Khanqin , numerosi arabi che vi vedono un incoraggiamento all'indipendenza dei curdi, e i più irredentisti fra questi ultimi, che oppongono un rifiuto a ogni disarmo d ella milizia dei peshmerga e minacciano di ricorrere alla forza per assicu rarsi le zone petrolifere. Non è così sicuro, dunque, che gli obiettivi curdi e quelli americani coincidano. All'altro polo rispetto ai curdi «collaboratori» nello spettro politico-confessionale iracheno che si è sviluppato a un anno dall'occupazione americana, si trova la minoranza araba sunnita, numericamente di poco inferiore alla popolazione curda, e ripartita principalmente nell'Iraq centrale. Nella storia moderna , fino all a caduta di Saddam, questa ha sempre rappresentato la minoranza dom inante, anche se ha elaborato alleanze mutevoli per mantenere il suo fragile potere. Fino al crollo dell'impero o ttomano, con la prima guerra mondiale, essa ha condiviso la confessione del sovrano turco, traendone vantaggi di una certa misufll , sapendo la Sublime Porta gestire il mosaico delle minoranze del suo impero secondo un sistema gerarch ico dominato dai sunni ti , ma che ha sempre mantenuto vivo il pluralismo - compresi gli 205
ebrei, numerosi a Bassora e a Baghdad, e i cristiani, ben rappresentati nei centri urbani. Queste due ultime minoranze emigreranno in maniera massiccia verso Ismele o gli Stati Uniti all'indomani della seconda guerra mondiale, fornendo un certo numero di esperti che avrebbero nutrito le riflessioni dei think-tl1nks americani. Quando l'impero britannico si sostituì all'impero onomano, alla fine della p rima guerra mondiale, le forze d'occupazione elaborarono in partenza un modello federale di società appoggiato sulle élite urbane locali, che, retrospettivamente, presenta sconcertanti analogie col progetto di democratizzazione araba voluto da \Xfashington, tenuto conto della differenza delle mentalità maturata negli otto decenni che separano le due occupazioni. Ma le insufficienze di queste élite, la volontà di potere dei capi tribali (le tribù contavano allora per i tre quarti della popolazione) così come quella dei notabili religiosi sciiti favorevoli a uno Stato arabo e islam ico emancipato dalla tutela inglese, hanno fatto in modo che le cose andassero diversamente. In questo contesto si inserisce il desiderio britannico di collocare sul trono il giovane re sunnita Faysal d 'Arabia , figlio di Husayn, shari! della Mecca, il quale incarnava insieme con il frate llo 'Abdallah, re della Transgiordania creata ad Amman, il sogno di un «regno arabo» fedele a Londra, caro a T. E. Lawrence. La rivolta nazionalista degli sciiti contro l'occupazione inglese, ndI920, che fece numerosi morti e scatenò una repressione che richiese l'invio di truppe britanniche dalle In die, doveva mantenere questa comunità ormai segnata dalle stigmate della fellon ia ai confini del potere. una volta ristabilito l'ordine coloniale. Faysal divenne re. appoggiato da ufficiali sunniti dell'antico impero ottomano, e protetto da \XfhitehalJ. L' Iraq indipendente conobbe la situazione paradossale di essere il solo paese musulmano in cui la confessione maggioritaria in seno alla comunità islamica, il sunnismo, si ritrovava minoritaria e deteneva il potere. Inoltre, le differenze di identità che separano arabi e curdi sono tali da non permettere mai, fino ad oggi, di fondere i due popoli in un unico insieme sunnita che faccia da contrappeso agli scii ti. I dirigenti arabi sunniti si sono sforzati di compensare il loro sentimento minoritario proiettandosi in due insiemi più vasti: il panislamismo e il panarabismo, che permetteva loro di cercare appoggio e conforto ident itario all'esterno. Questa proiezione ha vo-
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lent ieri tratto un pretesto dalla spoliazione operata dai cartografi colon iali della perfida Albione che hanno tracciato i confini irachen i: ri cco di idrocarburi, l'Iraq è tuttavia un paese incastrato, dotato di uno sbocco sul mare di soli quaranrasei chilometri sul Golfo tra Iran e Kuwait , alla mercé dell 'art iglieria di Teheran. L'esportazione del petrolio dipende da accordi con la Turchia , la Si ria , l' Iran e l'A rabia Saudita , tutti Stal i con cu i l'Iraq ha sempre avuto relazioni incrinate da question i di frontiera e di conflitti avvelenat i da una sovrabbondanza di materia ideologica di cui si compiace la logorroica politica araba. Le offensive lanciate da Saddam Husseyn verso est - l' Iran -, e poi verso ovest - il Kuwait -, durante il suo regno non sono imputabili soltanto alla follia di un tiranno assetato d i sangue: hanno anche un fondamento geo-st rategico che ricorda l'aspirazione del III Reich al suo Lebemraum, il suo spazio vitale Infine, il carattere minoritario dci potere non è certo estraneo alla tradizione di inaudita violenza che il paese ha conosciuto nei confronti delle norme regionali. Oltre alle atroci tà generate dalla rivolta del 1920, la cronaca della barbarie politica irachena, prima ancora dei record raggiunti da Saddam, mostra una profusione di immagini sanguinose. Il 14 luglio 1958, durante il colpo di Stato che rovesciò la dinastia di Faysal, il corpo mut ilato del reggente 'Abdallah fu trascinato per le strade da una folla inferocita prima di essere appeso ad una grata del ministero della Di fesa . Vi si può vedere un' anticipazione del linciaggio, awenuto il 3 1 marzo 2004 , di civili americani a Falluja, i cui cadaveri furono cosparsi di ben zina e b ruciati, per poi essere appesi alle arcate di ferro di un ponte su H'Eufrate da giovani che brandivano i loro kalashnikov e sorridevano davanti all' obiettivo dei fot ografi . Queste immagini rientrano in una fitta serie contemporanea di cliché mostruosi, dalle {Orture subite dagli i racheni imprigionati nel carcere americano di Abu Ghrayb alla decapitazione dell'ostaggio americano Nicholas Berg esegui ta dai suoi rapitori islamisti. Con il rovesciamento della monarchia nel 1958, il pot ere passa essenzialmente nelle mani di ufficiali sunniti che, imbevuti d i socialismo arabo, fanno prevalere il panambismo sul panislamismo, liqui dando le classi medie urbane tradizionali o costringendole all'esilio e utilizzan do la manna petrolifera per sovvenzionare quelle classi sociali eme rgenti che provenivano d:lll a b.lse tri 207
baIe e che si andavano urbanizzando . I dignitari religiosi, sunni ti e sciiti, e le lo ro proprietà terriere fanno le spese di questa politi ca - e si di ce che alcuni esponenti del clero siano fi niti nelle caldaie delle locomotive. Il corpo crivellato di pallonole del generale Q'lssem, il liqu idatore d ella monarchia, quattro an ni più tardi sarà esposto alla televisione dagli uffi ciali ba'thist i che si impadroniscono del potere in un primo ten tulivo d urato alcuni mesi, durante i quali la tortura è e1ella a modalità di governo_ Il partito Ba' th si assicura il potere con un secondo tentati vo nel 1968; invoca l'arabismo e la laicità, dottrina abbracciata anche dagli Alawiti ba'thisti che detengono il potere nella vicina Siria, che permette a una minoranza confess ionale d i govern:lre senza soffrire di un deficit d i legi ctimità in rapporto alla maggioranza - sun nita nel caso siriano, sciita nel caso iracheno. 11 panarahismo di Saddam, uomo forte fino al 1979, poi padrone incontrastato grazie a purghe sanguinose che hanno fatto soprannominare il suo regime «la repubblica della paura» - così lo ha definito l' intellettuale dissidente siriano Kanaan Makkiya -, è affiancato da una politica di relazioni pubbliche dispendiose, alimemate d alle rendite petrolifere che nel 1979 hanno generato trentacinque miliardi di dollari di riserva monetaria (j] paese conta allora una quindicina di milioni di llb itunti ). Questo gli vale una nUlrita schiera di adulatori e cort igiani «dal Golfo all ' oceano», secondo la formula che accompagna l'impresa geografica arabofona: gio rnalisti d i testate arabe pubblicare a Lo ndra o Parigi , romanzieri e saggisti d i scarso talento dal Marocco allo Yemen , cineast i cairoti sul viale del tramonto: tutti si rit rovano con un livello di vita migliorato grazie alle elargizioni di Saddam , che finanzia le penne del nazionalismo laico mentre l'Arabia Saudita abbevera d i petrodollari i camori del wahhabismo. La scoperta e la pubblicazione di certi lib ri -paga trovati nel corso del saccheggio di Baghdad nel marzo 2003 hanno causato un momentaneo imbarazzo a qualche beneficiario di tanta generosità. 11 rais iracheno sapeva mostrarsi altrettanto munifico con i poli tici occidentali, confortati da orient alisli poco scrupolosi che vedevano nell"l raq di Sad cb m la modernità araba capace di conciliare lradizione e sfi da del p resente. Infine, gli uomini d 'affari c i rappresent:lmi delle compagnie petrolifere, del BTP i mercant i d 'armi, i banch ieri del mondo intero si affollano intorno a questo dirigente modernizza208
tore e solvibile, che dota il suo paese di grandiose infrastrutture civili e militari. La popolazione, in cam bio dell'acquiescenza verso la confisca totale del potere da parte del raìs e della sua consorteria politico-confessionale, ottiene in misura proporzionale alla prossimità al regime le briciole della ricchezza petrolifera , raggi ungendo un livello di vita invidiabile in confronto al resto del Medio Oriente (penisola araba esclusa). Nel! 'ordine, sono favoriti i membri della famiglia del raìs, quelli del suo dan, gli abitanti del suo paese natale, Tikrit, gli arabi sunniti , i gerarchi (molli dei quali cristiani) del partito Ba'th e i fedeli ufficiali. Come negli allri Stati che vivono delle rendite petrolifere nella regione, dalla seconda metà degli anni Settanta la manna è tale da permettere alleanze che vanno ben al di là del giro dei fedelissim i, ridistribuendo un potere d 'acquisto assai superiore al prodono del lavo ro. Lo scarto aumenta a mano a mano che ci si inoltra nella gerarchia dei fedeli: dopo marzo 2003, eliminati la famiglia e i dirigenti ba'thisti, restano tutti gli antichi postulami sunn iti e gl i ufficiali - anch 'essi per la maggior parte sunniti - smobilirati dall'amministrmdone americana. La loro rivolta e la violenza dispiegata comro gli americani, e in seguito contro tuni gli stranieri, dagli assalti armati ai linciaggi dei prigionieri all 'assassinio degli ostaggi, si spiegano in maniera quasi meccan ica e rutto sommato prevedibile. Prima di scatenare la guerra contro l' Iran nel settemb re 1980, Saddam è costreno a modificare il registro di legittimazione del suo potere. li suo panarabismo si tinge ormai di panislamismo con un forte accento sunnita , perché deve affrontare la rivoluzione islamica iraniana, non potendo permenersi di lasciare a quest'ultima il monopolio del discorso religioso. Si adopera per scrediIarla, grazie alla p ropaganda dei suoi servizi che si alterna a quella delle penne arabe asservite dal Golfo all 'oceano, dipingendo Khomeyni come un persiano erede dei Sassanidi sconfini dall'esercito dei primi califfi arabi e musulmani nella battaglia di Qadisiyya, ne! 637. Il regista egiziano Salah Abu Sayf gira un film su commissione per celebrare l'eroe che per un decennio si riconci lia con i regimi reazionari arabi della pen isola, ormai fin anziatori della guerra . All'interno dell ' Iraq , la logica arabo-islamica porta i suoi frutti: la carne da macello dei reggimenti di Saddam è fatta di coscrin i ma anche di volont ari scii!i provenienti t
diseredate dci meridione quanto dai quartieri poveri della gigantesca periferia della capitale battezzata prima madinat a/-thawra «
venduti agl i Stati Uniti, alleati di Israele, indegni della custodia deUe città sante, Nel campo rivale, alla Mecca si tengono conferenze in clli i clienti dei Sa'ud lanciano l'anatema contro l'empietà del ba'thista laico Saddam , I Fratelli musulmani venuti dal Medio Oriente, dali' Asia e dall'Eu ropa colgono l'occasione che viene loro offerta e vanno neU 'uno o nell'altro campo a porgere i loro servigi, valorizzando così il proprio ruolo di «mediatori» nella Umma, Questo permette loro di rientrare nelle grazie dell ' Iraq, e di ristabilire gli ant ichi focolai dell 'organizzazione, presenti nella città di Mosul a maggioranza sunnita fin dagli anni Quaranta e dissolti dalla repressione, Saddam esprime la sua adesione alla causa islamica e sunnita brandendo lo stendardo di Saladino, l'eroe musulmano vincitore delle crociate nell'immaginario ideologico arabo-islamico, graz ie a qualche missile Scud lanciato contro Israele, che rappresenta l'incarnazione di una crociata contemporanea contrassegnata dalla stella di David, In parallelo, durante e dopo la sconfina dell 'esercito di Saddam nel corso dell'operazione «Tempesta del d eserto», il paese è sottoposto ad un 'intensa «campagna di fede» (hamlal al-iman) destinata a inscrivere la resistenza alla disfatta e all' emba rgo in una tenacità culturale e religiosa dei musulmani perseguitati dall 'Occidente, esonerando una volta di più il despota dalle sue responsabilità per il malessere di cui soffre la società irachena, Senonché l'islam politico sunnita sdoganato da Saddam, convinto di farne il proprio st rumento, ha seguito una sua propria logica: prudente quando il regime era potente, anento a investire le slle energie nelle maglie di un tessuto sociale lacerato dalla repressione e dall 'embargo, grazie ad anività caritative e di beneficenza accompagnate da un riarmo morale che andava predicando veli alle donne e altre presunte virtù islamiche destinate a rafforzare il controllo sulla vita sociale e quotidiana, Gli islamisti ira cheni procedono seguendo l'esempio dei Fratelli musulmani palestincsi dei Territori occupati, che prosperano come associazione a scopo ca ritatevole con l'incorllggiamcnto isnleliano fi no allo scoppio della prima lntifada nel dicembre 1987, prima di passa re al contrartacco politico contro lo Stato ebraico attingendo alle fi nanze accumu!;ue con le opere di beneficenza che si muovevano dietro le varie J-1amas create ad hoc in quel momento, l Fratelli musulmani imcheni e i militanti sabfisti, che siano legat i :.Ile ri211
sorse saudite o kuwaitiane del movimento, o si riallaccino alla li· nea di Muhammad Surur, estendono la propria p resenza sociale in ambito sunnita nel corso degli anni Novanta, incoraggiati dal ministero dei Ben i religiosi (waqj); cominciano a sostituirsi alle istanze di inquadramento del partito Ba'th, che a sua volta attra· versa una fase di reislamizzazione. Nella metà del decennio, tutte le donne militanti del partito, o responsabiJi polit iche, così come le universitarie, scienziate e ricercatrici , che Saddam amava esibi· re per mostrare l'emancipazione femminile sono il suo regnodonne come Huda Ammash, detta «Dottor Batterio», biologa formata nel Regno Unito, e divenuta famosa grazie alle armi batteriologiche -, apparvero velate alla televisione di Stato, Dalla ca· dUla del regime di Saddam, con lo smantellamento delle sue reti di controllo sociale - partito e servizi segreti -, il tessuto associativo islamista si è sosti mito ad esse, diventando l'istanza di potere in ambito sunnita. Un telepredicatore iracheno che aveva raggiunto una certa fama nelle reti arabe del Golfo, Ahmad al -Kubaysi, è tornato a Baghdad, lanciando sermoni infiammati contro l'occu pazione americana, organizzando manifestazioni all'uscita delle moschee sunnite dopo la preghiera del venerdì, fornendo un catalizzatore religioso agli aventi diritto dell' antico regime e il serbatoio ideologico necessa rio affinché questi possano alzare la testa. Poco dopo, i primi scontri sono scoppiati nella cinà sunnita conservatrice di Falluja, che domina la strada p rincipale verso la Giordania e il ponte sull'Eufrate. G li scontri in questa città hanno preso un andamento costante. I faziosi provengono da una nebulosa di gruppi, alcuni dei quali portano un nome che rivela la filiazione ba'!hista o nazionalista, altri si rifanno a un 'etichetta islam ica. Le forze americane si sono mostrate incapaci di reagire a queste rivolte, convinte che tutto si sarebbe incanalato nell'emersione di un simbolo politico «democratico», incarnato dal Consiglio di governo provvisorio istituito il 13 luglio 2003, e dotato di una visibilità internazionale. 11 peggioramento della situazione a Falluja ha condotto così l'esercito americano a mettere la città sotto assedio nell'aprile 2004; un assedio concl uso con un mezzo fallimento. li 10 maggio successivo, un anno dopo la proclamazione della fine dei combattimenti da parte del presidente Bush, un generale dell 'esercito statunitense consegll
cana di Saddam , incaricato di riponare nella città insorta quella calma che i carri I1bram non avevano saputo imporre. La Casa Bianca, persuasa che la transizione sarebbe avvenuta armoniosamente, fra il trionfo militare e la costruzione democratica, aveva omesso di tener como dell'evoluzione dei reali rapporti di forza alla base della comunità che essa privava, con la destituzione di Saddam, della propria centralità nello scacchiere politico iracheno. Inoltre, la smobilitazione dell'esercito, considerato dall'amministratore Paul Bremer esclusivamente come un residuo nocivo dell'apparato repressivo del regime ormai caduto, ebbe per conseguenza - a parte l'ozio forzato d i circa trecentocinquantamila uomini che andavano così a ingrossare la sch iera degli scon tenti - la disoccupazione di alcune migliaia di ufficiali e sottufficiali. L'élite militare, senza piò nulla da perdere e formata tanto alla scuola militare quanto a quella dei servizi segreti, si è ritrovata disponibile verso ogni forma di violenza e di manipolazione, apportando alle tecniche della guerriglia urbana un kltow-how superiore, che non doveva tardare a manifestarsi in maniera ecla tante nella città d i Falluja. Tutto ciò dimostra le illusion i stnn egiche del comando americano: il corpo di spedizione presente su l terreno non è né specificameme addestrato né sufficien temente numeroso per impegnarsi vittoriosamente in una conrroguerriglia su scala massiccia in terra araba. La violenza che si scatena in am bito sun nita, anche se è difficile mettersi nei panni degli iracheni e dei jihadisti stranieri giumi a combanere gli occupami in un campo di battaglia da questi considerato come una nuova Somalia, è mortale e amplificata dalla televisione. T ra il l Omaggio 2003 e la fine dell'anno, sono stati uccisi duecemoqullT:lntanove militari americani; i119 agosto, il rappresentante speciale del segreta rio generale dell'Onu, il diplomat ico brasiliano Sergio Vieira de Mello, moriva insieme a ventritré altre persone nell 'attentato all' Hotel Canal dove erano alloggiati i servizi delle Nazioni Unite, mentre un altro att entato ha distrutto l'ambasciata della Giord.mia il 7 agosto; nello stesso mese, i sabotaggi tagliano l'oleodotto che tra sporta il petrolio iracheno verso il porto turco di Ceyhan sul Mediterrano, impedendone la ricostruzione, e dimostrando che la guerriglia è capace di tenere in ostaggio la principale risorsa poli tico-economica del paese. I mesi di ottobre e novembre - quest ' ultimo, il più sanguinoso di tullO il 2003 , con centouno memb ri 21}
della coalizione uccisi. di cu i dicianno\'e italiani - sono particolarmente difficili: attentati suicidi, vetture imbottite di esplosivo hmciate contro i posti di blocco della po lizia ausiliaria arruolata dagli Stat i Uniti neltcntativo di riportare un ordine autoctono, contro la Croce Rossa, contro le caserme dci soldati stran ieri . Mostrando un livello di professionalità e un accesso agli armamenti pesanti che si può attribuire soltanto agli ufficiali smobil itat i e alle riserve di armi che hanno accumulato, si è gi unti a lanciare missili contro elicotteri americani , minacciando così la su premazia milita re di \Xfashington. La guerriglia sunnita va alla ricerca del d ifetto nella corazza di un Pentagono che concepisce la guerra moderna sostituendo le truppe con le armi intelligenti; essa piega i soldati americani prendendoli come bersaglio. Questa tattica non può che ricordare quella del jlhad afghano degli anni Ottanta. quando i mujabldin, allora consigliati dalla Cia, piegavano l'artiglieria sovietica attaccando te pattuglie, moltiplicando i morti nelle sue file. Ma il peggio r attacco è l'eco che di queste azioni contro l'avversario p roduce la televisione. 1126 o ttobre. l 'Hotel al-Rashid , dove risiede Paul \Xfolfowitz, incarnazione della guerra dell'avvenire dominat;l dalle armi intelligenti care al suo maest ro Albert \Xfohlstetter, è colpito da una raffica di razzi artigianali lanciati da una batteria nascosta dent ro una carriola traballante. Se pure il segretario aggiunto alla Difesa esce indenne, non si sap rebbe immaginare un simbolo più scioccante per esprimere i limiti della strate· gia americana prodotta dall'ideologill neoconservatrice, messa di fronte alb realtà quotidiana dell 'occupazione in un paese musulmano da Terzo Mon do llll ' inizio del ventunesimo secolo. T ra la collaborazione calcolata dei curdi e l'esplosione della viol enza sunnita, l'atteggiamento sciita costituisce la principale posta in gioco - e la pill grande in cognita - dell 'invasione dell'Iraq: la scommessa sci ira è un lascia o raddoppia, come a di re niente di meno che il successo o il fallimento della «guerra al terrore». Scommettendo sulla comunità sciita irachena, \Xfashington persegue, come si è visto, diversi scopi : volgere a beneficio de· gli sciit i, più numerosi dei sunnit i sulle rive del Golfo, la ridistri b uzione delle rendite petrolifere, e pesa re quindi sugli equilibri interni al mondo sciita , ripo rtando Teheran nell'orbita americana, chiudendo così la pa rentesi aperta nel 1979 dalla rivoluzione khom eynisla. Pagando in barili questa nuova alleanza geo-st rate2 14
gica, gli Stati Uniti scontano la gratitudine delle popolazion i che il loro interven to vorrebbe emancipare - in Iraq, dalla cacàlla dci ba'th isti ; in Ira n, dal giogo dei mullà. T uttavia, si tratta di un'operazione complessa e a doppio ragl io: essa presuppone che in seno al potere iraniano vi si.mo delle forze che poggiano sulla societil civile, e che siano in grad o di flwere il regime distogliendolo dai suoi cascami ideologici panislam isti e antiamericani, facendolo tornare a una visione realistica dci rapponi di forza mondiali. permetlendo così a T ehefan di riapproprillfsi del suo ruolo di potenza maggiore nella regione; un ruolo perd uto in seguito alle turbolenze rivoluzionarie del 1979. L'evoluzione dello sciismo iracheno è, in questa prospettiva, una variabile essenziale: la comunitlÌ potrebbe orientarsi maggioritilri'lmeme ve rso un modello democratico filoamericano e in generale pro-occid entale - e l'irresisfÌ bile potere d';mr:lzione di questo fenomeno farebbe sentire velocemente i suoi effett i in Iran; oppure, il caos iracheno permetterebbe ai sostenitori dell.llinea dura di Teheran d i agitare lo spauracchio del d isordine di fronte a una società iraniana llncora traumatizzata dlllle violenze d ella rivoluzione islamica, e soprattutto d i intervenire con una posizione di forza a ovest dello Shatt lll'A rab, con ipasdaran, i mullil e altri agent i infiltrati, per fare il bello e il cattivo tempo di fronte ad un'America debole e disilflnata. Gli sciiti iracheni e iran iani sono al contempo stretl amente legati fra loro e profondamente diversi. Se il livello di interpenetrazione del clero, sop rattutlo ai vertici della gerarchia degli ayatollah, è elevato, per contro i fedeli sono fortemente influenzati, oggi, da fatlori di allineamento a carattere nazionale; lo ha dimoslfato l'arruolamento in ciascuno dei due esercit i, durame la guerra dci 1980-88, di una giovent ù a cui è Stat O insegnato che l'arabo uccide il persiano e il persiano l'arabo, senza che la comune appartenenza allo sciismo rappresenti un impedimento dirimente. U sangue versato in otto anni di guerra ha temprato il patriottismo d i ciascuno, esp resso dai gigantesch i mura/es che esaltano i «martiri» cad uti in combattimento sui muri delle città iraniane, benché il lessico iconografico sia sem pre ispir:no alla redenzione nella sofferenza che contraddistingue lo sciismo. Nei due paesi, la conversione ;Illo sciisrno è un fenomeno relativamen te recente: in Iran, ha luogo sopr;ltt utto nel sediccsimo sccolo, q uando la d inastia safavid e adott:lla V:l rlilllle isl:unica scii la
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come dottrina di Stato, in cont rapposizione con l'impe ro ottomano su nnita , e la popolazione segue i suoi sovran i, secondo il principio cujus regio, ejus re/igio. In quale misura l'adesione finale al· lo sci ismo è stat a un a maniera di riaffermare, sono il turbante ne· ro, l'antica ident ità persiana, indocuropea, di fron te al mondo semitico, ripro ponendo così la gera rchia del clero zoroastriano? La quest ione è stata dibattuta fra gli int ellettuali iran iani , generalmente impregnati dell 'idea di una superiorità della lo ro cultura rispetto agli arabi , «(mangiatori di lucertole», ai turchi o agli afghani. In I raq. la conversione allo sciismo è un fenomeno ancora più recente, avvenuto essenzialmente nel diciannovesimo secolo, quando le tribù nomadi arabe sunnite si sono stanziate, riportando a coltura i terren i fert ili della Mesopotamia resi infruttuosi da secoli di pastorizia . La p resenza delle principali cinà-samuario degl i imam sciiti - 'Ali, morto nel 66 1, è sepolto a Najaf; Husseyn, ucciso nel 680, a Kerbala -, con il loro sistema di relazioni social i costruito intorno ad un clero dalla struttu ra piramidale, ha forn ito ai nuovi sedentari un quadro propizio alla lo ro conversione. Tutt o ciò si è tradotto in un attaccamento allerritorio che non si ritrova con la stessa in tensità presso i loro compatrioli sunniti, dove pure prevale il fantasma di una Umma, di una Comunità di C redenti nomade, senza radici saldameme fi ssate al territorio e p roietlato nell 'i deologia panaraba e pan islamica. La gerarch ia clericale sci ita costituisce un corpo assolutamente cosmopolita, nel quale l'accesso al grado supremo - i1marja' a/taq/id O «fonte di imitazione}) - si raggiunge al termine di un ciclo lungh issimo di studi , sancito dali' acquisizione di un 'erudizione sterminata, che vale a certi dotti l' appellat ivo di bahr a/- 'u/llm Oetteralmente, «oceano di sapere)), espressio ne divenuta il plltronimica di una fam iglia di letterati ). Najaf è una sorta di Vaticano dello sci ismo, e Kerbala è il suo Golgota, il luogo in cui si commemora la passio ne e il calva rio di Husseyn durante le cerimonie di 'Ashura , gigan tesca manifestazione d i pietà e di d evozione verso la marja'iyya, cioè la com unità dei marja', i grand i ayatollah infallibili font i di imitazione. U nu mero di questi ult im i si conta in generale sulle dita di una mano, e fra loro emerge un primus in/er pan's il cui potere, al comrario del papa cattoli co, è stabilito dal consenso accordato dai suoi pari. Ad 'Ashura si affianca lIna seconda cerimonia, ancora più importante, quella di Arba·in , che si 216
celebra quaranta giorni più tardi. Ncl1977 la processione di Arba'in si rivolse contro il Ba' tb , con la folla che urlava slogan ostili a Saddam. Una sanguinosa repressione ristabilì l'ordine, e mol ti giovani di Najaf senza alcuna affiliazione politica furono gi ust iziati o morirono sotto tortura; da allora la cerimonia fu proibita. Soltanto nell 'aprile 2003 la cerimonia fu celebrata di nuovo, nel pieno dell'offensiva ,lmcricana, richiamando circa tre milioni di persone; fu una dimost razione inequivocabile del controllo sociale esercitato dal clero sciita su lla massa dei fedeli, e delJ'im patto dello sciismo nella regione. Mentre il pellegrinaggio alla Mecca , sotto l'egida sunnita sa udita, riesce al massimo a richiamare due milioni di persone l'anno , Kerbala rappresentava così un COntfllppesO e una sfida. Ricordando il fenomeno con uno dei membri della famiglia reale saudita qualche giorno dopo, ch i scrive si sentì rispondere che l'importanza dell 'avvenimento non era sfuggita a nessuno in Arabia Saudita: i rappresentanti del 10% di sciiti del regno avevano colto ['occasione per presentare al principe eredita rio' Abdallab una supplica per reclamare l'ugua glianza e la fine delle discriminazioni scaturite dall'intolleranza wahhabita. Storicamente, il potere e l'indipendenza della gerarch ia clericale sciita derivano da un patto col sovrano: il clero , richiamandosi all 'esempio del «primo martire» Husseyn , simbolo della disfatta del Bene in questo mondo, garantisce la rinuncia alla loua nell 'aldiqua, sprofondato nelle tenebre dell'ingiustizia, invitando piuuosto i fedel i a ricercare la perfezione spirituale. Lo sciismo predica la pazienza, o il quietismo, nell'attesa della Fine dei Tempi annun ciata dal ritorno del Messia (il MahdO , che riempirà l' universo di luce e di giustizia. C hi governa è considerato un mediocre, non si p rega in suo nome perché egli non potrebbe mai incarnare il sovrano legi ttimo, e tUTtavia si presta nei suoi con fronti limi fedeltù di facc iata (/aqiyya, o kitmal/, ((dissimulazione»), rinunciando ad ogni tentazione di rivolta. Per con tro, ai fedeli è imposla la tassa dci khulflS, o «quinto», che ilCcresce il budget del clero. l mullù hanno sempre gesti to un patrimonio immenso, costituito d.llle rendite delle fondazioni , opere pie e beni fondiari di manOlllorta , le cui ren dit e hanno assicuralO un,I funzione di mediazione e di mantenimento dell'ordine sociale nell ' interesse proprio e del sovrano. Questo sistema è stato scardinato, in etù contempor,mea. in l raq e 217
in Iran, secondo modalità diverse: il socialismo ba'thista ha tentato di sm:mtellare l'impero dci clero nazion:llizzando i beni e introducendo un codice civile bico; il khomeynismoha rottocon il quietismo conquistando il potere politico. In Iraq, il colpo di Stato del luglio 1958 ha posto ai comandi un gruppo di ufficiali , diretti dal generale Qassem, proveniente da una «coppia mista>~ , il padre sunnita e la madre sciita. Qassem si era appoggiato soprattutto ai comunisti, che recluwvano la maggior parte dei militanti nel popolo sciita delle periferie povere di Bagh d'ld e del Sud. Il segretario generale del partito era un soyyid, cioè un discendente del Profet:l, originario di Najaf; una buona parle dci membri del Comitato Cent rale e dei quadri proveniva anch'essa dalla comunità sciita. Il regime non nutriva affano sentimenti ostili nei confront i degli sci iti , ma, in vista di una riforma agraria, era assolutamente ostile al clero in quanto grande proprictario terriero. L'ayatollah al-Hakim, temendo un conflitto frontale col regime che rimettesse in causa i fondamem i dci presupposti storici di convivenza fra clero e sovrano, fece sapere che la riforma agraria violava i principi dell'islam, così come il codice di famiglia, che accordava eguali dirini alle donne. Per contro, em ise una/tl{wtl, cioè un parere giuridico che vincob chi riconosce l'autorità di colui che la emene, con cui assimitava l'adesione al partito comunistll all'empietà (ku/r): era scoppiata così una guerra ideologica per conquistare le anime degli sciiti fra l'ay,ltollah e il sayyt'd che dirigeva il partito comunista. I putsch del 1963 , con cui andò per la prima volta al potere il Ba'th, e successivamente l' ufficiale nasseriano 'Ard, emarginarono gli sciiti sul piano emico. Scarsissimamen te rappresentati tra gl i ufficiali, essi videro da un latO la propria classe mercantile, dapprima avvantaggiata d'llla fuoriuscita degli ebrei verso Israele nel 1948-49, fatta a pezzi dalla nazion,.lizzazione, e dall'altro il partito comunista, che risentiva delb loro numerosa presenza, annientato da una feroce repressione. Na jaf rimase sempre il centro di formllzione del dero sciit,l transnazionale (Khomeyni fu esili,uo in quella città dallo sci,ì d'Iran fra .11968 e il 1977, e là elaborò la sua ritlessione sul gove rno islarnico attraverso conferenze e sem inari per gl i studenti), ma b politica di laicizzazione e di confisca dei beni e dei latifondi ridusse considerevolmente l'in fl uenza soci,.le della gera rchia religiosa.
In questo contesto si è sviluppato un partito politico sciita islamista, autonomo nei confronti della gerarchia religiosa - ritenuta sclerotizzata e inane di fronte alle prove. Costitu ito alla fine degli ann i Cinquanta, al momento della caduta della monarchia, ha avuto in izialmente come ideologo un religioso nato intorno al 1930, proveniente da una grande famiglia di ay;uollah ma troppo giovane an cora per imporsi alla gerarchia: Baqir al-Sadr. Affllscionta dal modello organizzativo dci partito com un ista, ma preoccupato per l' influenza che esso esercitava sulla gioventll sciita, il part ito, chiamato Da'wa (<
Qassern al- Khu' i; poi, alla morte di questi, ncl1992, la carica passa a 'Ali Sistani. Entrambi di origine persiana, e pertamo rehn ivameme distaccati dai giochi della politica st reltameme irachena, fanno delle loro rare app'lrizioni pubbliche un vero e proprio cul to (Sistani parla in arabo con un forte accento persi,mo). Essi appartengono all'ala «quiet ista» dello sciismo, e resteranno entram bi in d ispart e nei confronti della rivoluzione iraniana e di Khomeyni, che considerano di rango inferio re al prop rio per sapere ed erudizione. Di fronte a costoro, due religiosi iracheni, i cugini Baqir al-Sad r e Sadiq al -Sadr incarnano un 'altitudine militante e radicale che condurrà alloro assassinio, compiuto dai servizi segreti del regime di Saddam: il primo nell'aprile 1980, il secondo nel febbraio 1999. La loro eredità è stata raccolta dal figlio di Sadiq al -Sadr, Muqtada, un uomo ancora giovane ma che ha già acquisito una fam a st raordinaria come rappresentante dell'opposizione sciita all'occupazione americana dall'aprile 2003. Quest 'ala militante ha conosciuto vicissitudini legllte alla bru talità del regime di Saddarn ma anche all'ambigui tà delle relazioni imessute con Khomeyni e la Repubblica islam ica d' Iran. Du rante i suoi qualtordici anni di esilio a Na jaf, Khomeyni aveva frequentato rammente i suoi colleghi iracheni, ma il crescendo di potenza che i sollevamenti in Iran andavano acqu isendo nel 1978, e la loro appropriazione da parte del clero radicale, non potevano lasciare indifferenti colo ro che, in Iraq , accarezzavano il progetto di uno StatO islamico. In questo periodo Baqir al-Sad r riprese i contatti con quei militanti del partito Da'wa sopravvissuti alle esecuzioni , e riconobbe l'autori tà di Khomeyni , mentre l'ayatollah alKhu 'i si accontentò di spedire un telegramma di fel iciwzioni a quest 'ult imo, nel quale si rivolgeva a lui dandogli illitolo d i hUJjal al-is/am - l'equivalente di un ricercatore in confronto a un professore universita rio . Manifestazioni di sostegno a Khomeyni, Ofganizzate a Najaf intorno alla resi denza d i al-Sadr portarono il regime ad arrestarlo una prima volta in giugno, mentre le reti del partito venivano violentemente sm:mtellate. Nello Slesso tempo, Saddam si sbarazzava dei suoi rivali in seno al Ba'lh c d iventava p:.drone assoluto, segnando questa tappa con sangu inose purghe e un nuovo giro di vite repressiva, mentre gli attivisti islam ist i lanci:.vano una campagna di terrore mirando all.. morte di alcuni di rigent i. 114 aprile 1980, al -Sad r fu prelevato insieme a sua sorella, 220
Bint al -I-Iuda. Il 9, il suo corpo senza vita ven iva inumato nel cimitero di Najaf. A settembre, Saddam dichiarava guerra all" lran di Khomeyni. G li ono anni di guerra, dopo l'ass:lssinio di Baqir al -Slldr, non furono affatt o propizi all'opposizione sciila irachena, disorganizzala e a disagio a causa della sua collusione con il nemico iraniano, mentre centinaia di migliaia di giovani scii ti marciavano sotto le bandiere irachene e mori vano nelle t rincee. Nel 1982, alcuni dissident i esiliati in Iran crearono l'Assemblea Suprema della Ri voluzione Islamica in Iraq (Asrii); l' uomo fone del gruppo era Muhammad Baqir al -Hakim , un religioso proveniente da una presligiosa fami glia di Najaf, con un braccio secolare, «l'armata di Bad r», formala da alcune migliaia di uomini rcclut:Hi fra i prigionieri di guerra sciiti iracheni, equipaggiati e pagati dall ' Iran, e inquad rati all'interno della milizia dei pasdaran. La sconfitta dell' Iran , il cessate il fuoco firmato controvoglia il 18 luglio 1988 da un Khomeyni che dichiarava di bere «un calice pieno di veleno» non rinforzò affatto gli scii ti iracheni, che sognavano di vedere il loro paese come la prima conquisla della Rivoluzione islamica mondiale sotto la guida dell'imam di Teheran. Senza p iù risorse, quest i sposa rono la causa di Saddam allorché invadeva il Kuwait nell'agosto 1990, in nome della lotta COntro l' America. Quando l'esercito iracheno fu annientato sono i bombardamenti della coalizione internazionale, alla fine di gennaio 199 1, essi non furono in grado di IraNi alcun profitto. La rivolta sciita scoppiata nel Sud agli inizi di marzo, incoraggiata ma non sostenuta dagli Stllti Un iti , rimase un 'impresa velleitaria senza guida , che produsse solo un massacro di ba'thisti e di ufficiali. Quesli furono vendicati dai pretoriani sun niti della Guardia Repubbli cana, che soffocarono nel sangue la rivolta. Nella coscienza sciit a, la memoria di questO evento è ambigua: l'odio per Saddam arrivò all 'acme, ma si diffusero sentimenti analoghi anche nei confronti degli Siati Unit i, che avevano lasciato fare e non erano interven uti per fermare i reggi menti fed eli a Saddam - quando le truppe del generale Schwarzkopf, accampate a poca disranzll, lIvrebbero potuto compiere una simile missione -, sacrifican do così la rivoltll sciita sull'alt are degli interessi global i di Washingwn nella regione. Così, nel 199 1, la p residenza americ;m;l, in parte per con servare intatta b cO~llizione vittoriosa cOntro l' Iraq pe r far leva sul 22 1
processo d i pace fra Israele e i palestinesi (come abbiamo gilÌ viSIO) , in parte per paura di una destabilizzazione dell' Iraq sconfitto e smembralO che avrebbe creato una vasta e impreved ibile zona di turbolenza sciita nel Golfo sotto l'egida di un Iran che non aveva ancora del tutto smaltito il suo gusto rivoluzionario, OptÒ per la «neutralizzazione» del paese sconfitto, sch iacciato da uno stretto regime d 'embargo, ma sem pre guidalO da Sllddam Husseyn - all'epoca ritenuto preferibile, benché fosse un d ittatore, ad un salto nel vuoto. In più, limitando considerevolmente la produzione di petrolio in un paese in rovina, incapace di investire nelle infrastrutture moderne di sfruttamento e di produzione, questa o pzione faceva abbassare l'offerta mantenendo a livelli sostenuti il prezzo del greggio, a van taggio delle petromonarchie sunnite conservatrici alleate degli Stati Uniti , come il Kuwait e l'Arllbia Saudita. La grat itudine di questi ultimi non tardò ad esprimersi mediante una serie di contratt i grandiosi, mentre le compagnie petrolifere, soprattuno americane, con le quali il presidente Bush padre aveva fano la sua fonuna , ne traevano profitt i sostanziali. Ma ogn i medaglia ha il suo rovescio: l'alto costo dell'energia inibì la ripresa economica e la creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti, e George H . Bush , il vincitore del Kuwait , fu vinto alle urne da Bill Clinton . In Iraq , queste considerazion i di geo-strategia p lanetaria ri guardavano la popolazione, e in particolare le masse povere sciite, soltanto perché aggravavano la loro sofferenza, in un paese di strutto d alla follia del suo dittatore, e mantenuto a forza con la testa sott'acqua dalla comunitlÌ internazionale. In quel periodo non ci si preoccupava affatto della «società civile» irachena , e men che meno della sua «democratizzazione» - e la critica morale d i questo cinismo permise ai neoconservatori di raffinare le loro argo mentazioni, quando cominciarono ad operare, alill metà del decennio, per un cambio di regime a Baghdad che avrebbe preso di mira Saddatn invece di tenere sotto ostaggio la SUll popolazione. Nei fani, l'estrema dipendenza di ogn i singolo iracheno, fin nelle minime necessità della vit,1 quotidiana , nei confront i della corruzione e del contrabbando, sotto il controllo di Saddam, della SUll famiglia e dci suo clan, rinforzava ancom d i pill , p:nadossalmente , il po tere del despota. Quest i, accomodando il d iscorso della prop ria l egi[{ imit ~1 a quei tem pi di spol iazione e di sfortuna in cui 222
ogni soccorso che viene dall'aldilà è sempre ben accetto, concesse grande spazio ai reli giosi di ogni estrazione, così come si è visto prima nel caso sunnita. Fra gli sciiti, l'ayatollah 'Ali SisI<mi, il persanofono quietista che ha preso il posto di al -Khu'i nclI992, ha saputo mettere a frutto tutte le risorse dell 'apparato clericale per tenersi a distanza da un regime che aveva anCOnl una volta dato prova, dopo la rivolta del Sud nel 1991, di fcroc ia selvaggia verso il suo gregge, e al quale non era disposto a concedere una goccia di legittimità. L'epopea militame di Baqir al-Sadr, tuttavia , aveva lasciato una traccia, e un suo cugino, Sadiq al -Sadr, riprese la fiamma della mobilitazione del popolo sciita, le cui condizioni precarie erano peggiorate a causa dell'esplosione demografica e della migrazione di massa verso le perife rie di Saddam City. La sua intensa opera nel sociale, lo sviluppo di associazioni di beneficenza e di fondi caritatevoli somigliava molto a quanto aveva messo in atto fra gli sciiti libanesi un altro cugino formato a Najaf, Musa ,ll-Sadr, fondatore del Movimemo dci Diseredati (Ha rakal al-Mahrumill ), in un ambiente assai simile: esplosione demografica, guerra civile, migrazione di massa dal sud del Libano verso la Dahiyya, la periferia degradata di Beirut. Proprio come Musa a1Sadr, che era visto con favore dall 'ordine stabilito in Libano, perché incanalava nella pietà una popolazione dai sentimenti altri menti incontrollabili, Sadiq al-Sad r aveva beneficiato in un primo momento degli incoraggiamenti di Saddam. Nonostante ne avesse fano assassinare il cugino Baqir nel 1980, il despota apprezzava in questo rampollo dei Sadr un ayatollah di origini arabe, pur di fare a pezzi l' iraniano Sistan i. Di fronte alb hawza sanlila - il seminario silenzioso - dell'ayatollah supremo, che sognava il ritiro dalle cose del mondo, Sadiq al -Sadr lanciava una hawza naliqa - un seminario «loquace» -, che si inseriva nella profondità dei problemi sociali dci mondo, contando su una riserva di piccoli prediclltori di quartiere, di esattori dci quinto, e di mullà di bassa est razione provenienti dalla nuova generazione diseredata , sforzllndosi d i alleviare il L.rdcllo d ell 'embargo. Ispirandosi all'opemto di Khomeyni in Iran, Sadr autorizzò gli sci iti d'Iraq a tornare lllla preghiera collettiva del venerdì. Fino ad allora, la tmclizione voleva che questa preghiera, che si teneva in nome del govern,uHe musul mano in carica, fosse sospcs;. nell'attesa dci ritorno dd Messia; in effetti, essa non poteva essere pronunciat,l 111\'0 22)
cando il nome di un sov rano riten uto intrinsecament e illegittimo. Nella Repubblica islamica, !'invocazione tornava ad avere un senso, perché il pot ere era ormai in mano ai religiosi. Ripristinandola in Iraq, quesla andava a confortare Saddam , ma permetteva sopratt utto d i organ izza re grandi assembramenti di massa, e i sermon i, con gli anni, presero un andamento sempre più ostile verso il regime. La vendetta non lardò a sopraggiungere: come suo cugino Baqir, Sadiq al·Sad r fu assassinato dai servizi di Saddam nel febbra io 1999 insieme a d ue dei suoi fi gli . Di q uesti, ne rima · neva uno, Muqtada, che allora aveva circa vent'anni, e andava compiendo il suo corso di studi. 11 martirio paterno gli valse un capi tale politico e religioso: Sadiq al-Sad r era infatti idolatrato dalla massa sciiw, che esibiva ad ogni occasione il suo ritratto, e quando l'invasione americana, q uatt ro anni dopo, rovesciando il despota , ha aperto un vuoto d i potere. il giovane erede di un li gnaggio p restigioso ha pot uto facilmente aspirare a riempirlo. Con la caduta del regime di Saddam nell'aprile 2003, il mon· do sciita iracheno , oggetto di tutte le aspettuti ve da parte dei circoli d i potere a Wushington , è così aman o da una moltep licità di pol i. L' universo d egli esiliati è anch 'esso disperso in una moltitud ine di piccoli partiti e gruppi nei confron ti dei quali il governo americano, fi nunziatore dell' lnc (ii Consiglio nazionale irachenol d iretto dall'uomo d 'affari sciita Ahmad Chalabi, ha difficoltà a mantenersi in equilibrio. II Pent:lgono e i neoconservatori sono fe rventi sosten itori di quest'ult imo. al q uale però si oppone il Dipartimento d i Stato, più sensibile all ' Asrii d ell 'ayatollah alH akim, con base a Teheran , al q uale la diploma zia americana presta un forte appoggio. A tuno ciò si aggiunge una miriade d i gruppi nazionalisti, ma rxisti, laici o religiosi che, secondo l'universitario Faleh A. Jabar, «a parte l'obien ivo cond iviso di eliminare il regime totalitario del Ba'th , han no ben poco in comune». I delegati sciiti dell 'ultima con fe renza dell' l nc prima d eU';ltIucco americano, riunitasi a Lond ra nel d icembre 2002. «non vi fanno parte - nota ancora J abar - come un blocco unico, che potrebbe in vece essere solidale su prospcnivc ideologiche. sociali o politiche», In realtii, il vuotO istituzionale, in una societ,l in cui il l1agcllo del Ba 'th hll fagocitato ogni forma di vita associativa. e in cui l'embilrgo ha esaurito le risorse della società civile, alla caduta del re· gim e è stato riempiw da due forze p rincipali , ent rambe assenti 224
dall ' Inc , e con le quali l'amministrazione provvisoria americana non ha saputo stabil ire alcun rapporto. La prim a è la ierocrazia sciita guidat a dall'ayatollah Sistani alla testa della marja'iyya, il corpo del clero che costituisce una font e di autorità, raccolto nella haUJza, il seminario religioso di Najaf. La seconda è rappresentata dai cont an i intessuti d al giovane Muqtada al -Sadr, che tiene viva la memoria e le reti del padre Sadiq. L'emersione di queste due forze, subi to in confl itt o tra loro, qualche mese dopo la caduta di Baghdad , innerva la competizione per il potere in seno al mondo sciira , in attesa che l'eventua le dissolvimento della secon da lasci libero uno spazio altermnivo che consenta ad attori poli tici non religiosi d i occupare il terreno. La potenza delle reti controllate dall 'ayato llah Sistani si è manifestata nel corso d ell 'avanzata dell'esercito americano quando questo ha raggiunto Na jaf lungo la strada per Baghdad. Il marja' supremo aveva d ato o rdine al suo gregge di non opporsi alle truppe americane, ma nello Stesso tempo aveva proibito ai soldmi di 'lvvicinarsi alla haUJza. Immagin i spenacolari diffuse dalla televisione mostrano i soldat i fare marcia indietro, mentre un mullà in tu rbamato trasmette il dispaccio emanala dagli uffici di Siswni all 'ufficiale, in mezzo a una folla visibilmente attenta alle di sposizioni del mullà. Di colpo, il cont rollo di Najaf diventa la p rincipale posta in gioco del potere per tutti coloro che, nel campo sciila, lonano per l'egemoni a sull a comunit à attraverso il monopolio deUe istanze religiose. 1110 aprile, 'Abd al-Majid al-Khu 'i, nipote del predecessore di Sistani , anch'egli ayatolbh come il nonno e di ritorno dall ' esilio lond inese, rappresentante della tendenza più razionalista, liberale e filo-occident ale del mondo clericale, è bloccato da una folla furiosa nel mausoleo dell'im am 'Al i, portato a forza fi no alla residenza del giovane Muqlada al -Sadr (secondo alcune testim onianze) , e pugnalato a morte prin?a che il suo cadavere venga t rascinato per la strada. Questo .m o simbo lico e sacrilego segna nello stesso tem po l'irruzione della corrente d iretta da al-Khu'i nel campo politico-rel igioso iracheno, la violenza dell'im presa legai a al pot ere religioso, la determ inazione di un protagonista pronto a ri correre a dei siC:lri per imporsi, e l'incapacit:ì americana di p rOlej!gere, nella persona di "Abd al · Majid al -Kh u' i. l'ayatollah piL! ricett ivo nei confronti della d emocr:trizzazione dell ' Iraq, almeno così come la immagin:mo 011 re Atlanti co .
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La marcia al potere di Muqtada al-Sadr passa per la conquista di un a base di potere sociale, a parti re dalla quale egli possa lan ciarsi alla conquista d ella hawUt di Najaf. Questa base si ritrova nelle periferie sciit e di Baghdad, dove i suoi sostenitori impongono il nuovo nome di Matlinal al-5adr (la «Slld r Ci ty» dci giornali stO, connotando così la toponomast ica dell ' Iraq liberato con un nome che è esplicito richiamo al martirio del padre, ma che conferisce ipso laclo visibilità e legittim ità al fi glio . La sostituzione avviene nel momento in cui Baghdad è abbandonaw al saccheggio e all 'anarchia, nei gio rn i che seguono l'entrata delle truppe americane, senza che queste facciano nulla per ristabilire l'ord ine. Per cont ro, sono gli im am delle moschee sciite di questo immenso quartiere povero, da dove provengono mohi dei saccheggiatori, che raccolgono tutt i gli oggetti rubati per restituirli ai proprietari , manifestando chillramente il loro ruolo d i moralizzatori dei rapporti soci ali . Un simile controllo sociale è immediatamente esteso lllle foresterie e agli ospedal i, dove infermie re e dottoresse devono velarsi. Nel polverone si leva l'<<armata del Messia» (jaysh al-mahdl), una milizill che comincia ad occuparsi di problemi legati alb municipalità (raccolta dei rifiuti, circolazione del traffico, «proibizione del male e promozione del bene» nelle zone poste sotto il suo patrocinio), primll d i tmsfo rmarsi in braccio armato del giovane di rigente. Quest'ult imo ha bisogno di compensare con l'attivismo e la violenza esercitata sui suoi avversari il proprio d eficit di erudizione e la sua giovane età - un handicap difficile da su perare nel mondo sciita -, nonché la sua ignor:mza assol uta del mondo esterno , che egli vede attraverso il prisma ristretto delle prop rie convinzioni. Il suo unico viaggio all'estero lo ha porlato in Iran. Dall' Iran , il lO maggio, dopo ventitré anni torna d,lll'esilio l'ayatollah Muhammad al-Hakim, guida spirituale dell 'Asrii. Imm ediatamente, quest i tenta di in scenare il suo ritorno alla maniera di un Khomeyni che rientra a Teheran il l Ofebbraio 1979, ma le folle ad attenderlo sono molto meno numerose. Con l'appoggio del Dipart imento di Stato, in com ano con l'Asrii da prima dell a caduta di Saddam , egli si propone come un fed er,lIore del polo sciita e come candidato all a guida di un Inlq islamico, in cui sa reb bero riconosciuti i differen ti gruppi etnico-religiosi che compongono la popolazione e il pluralismo dei partit i. Si sforzll anche d i
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superare lo scarto tra il quietismo d i Sistani e l'estremismo di al Sad r - fattore d i inquietudine, quest'ultimo, per la classe media sciita, per i su nniti e i curd i. Le speranze di Muhammad al -H akim svan iscono co n il suo assassinio il 29 agosto, quando l'esplosione di un 'automobile carica di tritolo a Najaf fa piLI di cen to morti. J ihadisti sun nit i e fo rze americane si accusano reciprocamente di essere i mandant i, e l'elezione del fratello 'Abd al- 'Aziz, all 'indomani dell 'attentato, alla testa dell 'Asrii non riuscirà a compensa re la perdita del suo carismatico dirigen te. La st rada per l'attivismo di Muqtada al-Sadr è aperta . Questi si sforza simult aneamente di erodere l' influenza di SiSlani e di conqu istare una stat ura che vada al di là d ella propria clientela scii ta, moltiplicando i segnali rivolti ai sunn iti radicali, in un crescendo di esecrazion i COntro gli americani e l'Occidente. A metà ottobre 2003 Muqtada al -Sadr lancia quindi un distaccamento della sua «armata del Messia» su Najaf, tentando di impadronirsi del mausoleo dell 'imam 'Ali e di disperdere i fedeli dell'ayatollah Siswni. Questi ultimi resistono , ma gli obiettivi sono ormai espliciti. Nel gennaio 2004 , ment re i telepredicatori arabi si scagliano cont ro la decisione francese di proibire l'esib izione di simboli religiosi nelle scuole, al-Sadr - nonostante la sua conoscenza assai fumosa della Francia e del mondo in generale - prende violentemente posizione contro Parigi, p rovando a int ervenire in un dibattito che si ritiene vada ben al di là dell 'ambito sciita . Nel marzo 2004 , ment re la violenzll imputabile essenzialmente ai militanti radicali del «triangolo sunnita» di Baghdad -Falluja-Ramadi raggiunge proporzion i senza p recedenti, e il Consiglio di governo provviso rio admta la costituzione ad in/erim dell' Iraq malgrado le relicenze dell'ayatollah Sistani, l'assassinio voluto da Israele dello sceicco Ahmad Yassin, guida di Hamas, offre ad alSadr l'occasione per manifesta re la sua solidarietà nei confronti d ell 'organizzazione p .. lestinese. Sottolineando l'identificazione tra la lotta di Hamas contro Israele e quella della sua «armata del Messia}) contro \Xfashington, Muqtada al -Sad r, confortato dalle immagini d iffuse dalle televisio ni satellitari ~lTabc che suggerivano l'assim ilazione fra T Silhal e l'esercito degli Stat i Uniti. prova a supenlTe l'antagonismo tra sci iti e sunniti , ind irizzando a questi ul timi un chiaro messaggio politico. Il movimento si amplifica in concomitanza det la rivolta sunnit3 di Falluja, il :; aprile, e detle 227
manifestazioni promosse il 4 dallo stesso al -S;Jd r per protestare contro l'incriminazione ufficiale con cui lo si gccusa di essere il mandante dell'assassinio di 'Abd al-Majid al -Khu'i l'llOno precedente. La sommossa mggi unge le roccafo ni sciil~ di Bassom e Ku fa , dove il lead er delf «armata del Messia» si rifu .:ia circondato dai suoi fedeli, sfidando le forze americane, lasciando correre il rischio di infiammare la comunità e di geli are in IIna si tuazione in cont rollabile Sistani e tutti quei dirigenti sciiti .:he premono per una conciliazione con \YIashington, A maggio, l'esercito americano è costretto ad ammettere che esistono delle eflclaves autonome su cui non può esercitare il controllo - Fallu ja, Kufa, e, in parte, Sadr Ci ty -, mentre il suo credito morale è fortemente intaccato dalla diffusione su scala mondiale delle imma~ ini di prigion ieri iracheni nudi e umiliati dai loro aguzzini. Questo disonore mina il fondamento etico di cui si vantano gli ideologi neoconservatori che han no spinto all 'inv1lsione dell ' Iraq - restaurare la democrazia e abolire i metod i dl'gradant i abituali di Saddam (benché le torture ordinate da quest'llhimo non si possano paragonare a quelle inflitte ai prigion ieri iracheni)' Le immagini scioccanti di questO tipo, nuovo e sconv<,lgente, ne occultano allre, diffuse in contemporanea, ma divenII te ormai banali, che mostfllno prigionieri umiliati e, a volte, uccisi a sangue fred do, I terro risti hanno abituato i telespettatori a vedere sul proprio schermo immagini di prigionieri originari di paesi sviluppati , Si tratta di ostaggi stranieri , giapponesi ma soprattutto europei, rap iti da gruppi che, come i loro omologhi libanesi degli anni Ottanta, molliplicano lo spettro delle denominazioni: Brig:lIe verdi, Com ballent i del jihad, ecc. U fenomeno dimost ra una duplice internazi(lnalizzazione dci conflitto, e attira gli Slati Uniti in un ingranaggi
tro che di testimonianze frammentar ie che impongono prudenza per valutare l'ampiezz'l del problem'l. Sono circolati due documenti firmat i da Bin Llden che incitano i «Fratelli musulmani d' l raq» a lanciare un jlhad permanente contro <, e si .ltI eggiano a rappresent ant i dci sunniti. Rivendicando - alla d.lla 229
dci comunicato - venticinque operazioni suicide, il documento individua quatt ro bersagli: gli americani (<~, costrinse \Vashington ad anticipare d i quaran · tot1'ore il passaggio dei poteri al Governo provvisorio iracheno, che eb be luogo il 28 giugno, con Paul Bremer che lasciava B:lgh. dad quasi alla chetichella. Scelt i dagli St:lIi Un iti e dall'i nviato speciale dell'Onu Lakhdar Brahimi (le Nazioni Un ite a suo tempo de· monizzate riprendevano servizio), i nuovi responsabili del paese, con alla testa il presidenle Ghazi al-Yaur, un sunnita provenient e dalla tribù d egli Shammar (cui apparteneva il principe ered itario saudita), e il p rimo min istro Iyad Allawi, uno sciita, ex ba 'thista che abbandonato il partito si era rifugiato negli Stat i Un iti , fanno fati ca a ristilbilire l'ordine. 11 30 gi ugno Alb wi ripristina la pena d i morte - poco prima che Saddam e undici alte personalit à del suo regime fossero consegnati dai loro carcerieri americani a un t ribunale iracheno ad hoc. Ancora più p reoccupante per gli Stati Uniti, ma anche per l'Europa, è il rapimenlo di lavoratori occidentali presenti nella re· gione, grazie ai quali i rapitori tengono in ostaggio i loro governi , sui quali possono esercitare un macab ro ricatto, Dopo l'attentato dell ' I l ma rLQ 2004 a Madrid, con cui il terrorismo dimostrava di poter colpire direttamente una capit'lle eu ropea, c di interven ire nel processo politico democratico influenzando le urne elettorali, l'assassinio di un ostaggio italiano e l'appello dei rap ito ri al papa· lo italiano affinché scendesse in piazza per richiedere il ritiro del · le t ruppe in Iraq è uno dei segnali che la «guerra al terrore» non si è affatto conclusa con la cad uta di Baghdad , L'impe rizia della politi ca americana in Iraq permenc ormai agli adepti deljihad c ai lo ro compagni di strada di aprire, come vedremo, un nuovo front e: il cam po di banaglia europeo. 230
VI
La battaglia d' Europa
L'attent ato dell' II marzo 2004 ha d imost rat o al di là di ogni dubbio che l'Europa costituisce per la nebulosa terroristica un nuovo fronte. In seguito all 'attacco contro gli Stati Uniri nel settembre 200 1, l' Europa aveva avuto essenzialmente la funzione di un santuario, in cui gli anificieri di al-Qa' ida portavano l'ultimo ritocco ai p reparat ivi dell'o perazione con cepila nelle mon tagne afghane. Dopo Madrid , l'Europ:l è divenuta un campo di battaglia dove si gioca l'avvenire - al di là dci destino dei musulmani europei in particolare - deIrislam del nuovo secolo nella sua globalità. Ad Amburgo, l'egiziano Muhammad ' Atta , il suo coinquilino ycmcnita Ram zi ben al-Shibh e altri complici del camplollo origina ri d ell 'Africa del No rd o dci Medio Oriente, furono messi in contano, grazie all'intermediilzione di alcune moschee dirette da imam affascinari dal jihad in Afghanistlln in generale e da Bin La den in particolare. Muhammlld ' Arta , studen te di urbanistica, animava in quella città un 'associazione di studenti musulmani. La «cellula di Amburgo» di al-Qa'ida ha costituito la «base» operativa principale d ell ' Il settembre 200 1. Il sistema giuridico tedesco, ncl quale l'esigenza eS!femamente rigorosa di prove tutela gli accusati (una fo rma di p recauzione contro un ri torno al passato total itario nazista), nonché b med ioc re conoscenza deUe ret i e dei legami fra arabi mediorientali da parte dei servizi di sicurezza, at tenti piuttosto alle realtà turche e curde da cu i p roviene la maggior parte dcll'immigr'lzione musulm ana in Germania, hanno permesso ai jihad isti di muoversi con una certa tranquillit à; forse non a eliSO questo paese è stato scelto come luogo ide:.le negli anni precedent i gli attentati negli Stati Un iti . D ;I allora, le persone accusate di connivenza con l'o rganizzazione terroristica h:mno beneficia to del rilascio o della revisione del loro processo. 2\ 1
In Spagna, specialmente a T arragona, nel luglio 2001 , si sono tenute le riunion i di coordinamento finanziario e operat ivo p reliminari agli anentaci. La penisola iberica era servita da transito verso l'Inghilterra e il Canada ai militanti algerini del Gia (Gruppo islamico armato) e dell 'Ais (Armata islamica della salvezza) durante la guerra civile degli anni Novanta, e rappresenta un 'im portante riserva di immigrazione marocchina, in parte illegale, che giunge attraverso lo st retto d i Gibilterra in viaggi notturni su poteros, scialuppe stipate di clandestin i che cerC
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to col soprannome di shoe bomber dopo che fu arrestato nel tentativo d i far esplodere le proprie scarpe imba lli te di esplosivo a bordo di un aereo tra Francia e Stat i Un iti nel dicembre 200 1. Questi arresti e incriminazioni di Reid hanno attiralO l'attenzione su un fatto fino ad allora trascurato, cioè la conversione aU 'islam d i un numero crescente di giovani di estrazione popolare. In Francia i neoconvertiti sono stimati intorno ai cinquantam iJa. Anche se i mi litanti jihadisti non rappresentato che un'esigua minoranza fra di loro , il fenomeno si produce in un momenlO in cui, nella lotta tra la rete dei terroristi e i servizi di sicurezza, i convertiti sono particolarmente ricercati dai primi, poiché destano pochi sospetti da parte dei secondi , in quanto non ostentano la loro nuova fede. Da prima dell 'esistenza di al-Qa' ida , gli Stati europei dovettero affronta re il fenomeno del terrorismo islam ista in casa. La Francia è stata vittima di due ondate successive, durante gli anni Ottanta e Novanta, provenienti dagli ambienti sciiti libanesi legati all ' Iran khomeynista, e poi dalle riserve locali del G ia algerino. Tuttavia era stata minima l'interazione t ra queste forme di terrorismo di mat rice straniera e l'ambiente islamista, allora di proporzioni più ridotte. Parigi ha adottato da un quarto di secolo una lotta senza compromessi, rifiut ando sistematicamente l'asilo pol itico ai dirigenti dell'islam radicale arabo internazionale. L'obiettivo è quello di impedire un 'azione di proselitismo rivolta alla popolazione d i origine musulmana in Francia, per lo più di o rigine araba, e la più numerosa in Europa , e per evitare che il malessere delle fasce sociali p iù povere alle quali generalmente appartengono sia incanalata in categorie religiose d 'importazione che potrebbero sfociare nella violenza e nel terrorismo. D 'alt ro camo, il modello politico francese si sfo rza di p romuovere, oggi con un successo altalenante, una logica d 'integrazione ind ividuale che favorisce la mobilità sociale ascendente d egli immigrat i, a cui si offrono pari opportunità rispetto ai cittadini della Repubblica; questa logica rifiuta di identifi care gli individui tramite un'appartenenza comun itaria segnata dall 'elemen to religioso nello stesso momento in cui concede all' islam gli stessi diritti e doveri degli al t ri cult i, garantendone il libero svolgimento nel rispetto detl 'o rdine pubblico , senza che lo Staro lo rico nOSCI e lo finanzi. Il Regno Un ito ha adottalO una politica diametnllmenre opposta: il «Londonistan» degli ultimi decenni è di ventato il rifugio 2ll
di tultO ciò che il pianeta annovera in fatto di ideologi radicali dell'islamismo mondiale venduto a domicilio. Questi beneficiano di un asilo politico generoso, potendo esprimere liberamente, sul suolo britannico, qualsiasi idea, anche se pOrlatrice d i contenuti estremist i. Le classi meno abbienti d'origine musulmana vi giun· gana in m,miera preponderante dal sub·continente indi.mo, culturalmente lontano per lingua e per legami familiari dagli ideolo· gi arabi dci Medio Oriente o dell 'Africa del Nord , e Scotland Yard non ha mai temuto un contagio vero e proprio. Di fatto , mal· grado l'allineamento di Londra alle posizioni di Washington nel· la conduzione della «guerra al terrore» in Medio Oriente, il terri· torio b ritannico era stato immune da ogni attacco, fino a quando segnali preoccupanti indussero il governo di Sua Maestà a intraprendere un capovolgimento radicale dcii a propria politica. Do· po gli attentati d i Istanbul nel novembre 2003, compiuti durante la visita di Bush a Londra e in cui erano presi d i mira per la p rima volta banche e consolati britannici, la scopert a avvenuta nel mar· zo 2004 , nella periferia di Londra, di uno stock di nitrato di potassio pronto a funge re da esplosivo, e l'arresto d i molt i giovani inglesi d 'o rigine pakistana ha rimesso in discussione numerose certezze. La frammentazione del movimento terrorista, mostrata dagli attentati d i Casablanca e Madrid, perpetrati da fanatici assai poco sofisticati , esaltati dall 'esempio di Bin Laden ma p rivi di legami organizzativi e di una fo rmazione nei campi pakistani o afghani, ha lanciato l'allarme. Questi elettroni liberi non sono assolutamente preoccupati di mettere a rischio lo statuto d i rifugiati polit ici degli ideologi jihlldisri, né vedono in questo rischio un ma· tivo per una restrizione della loro attività. Ciò sembra invalida re l 'equazione rassicurante su cui si basa l'esistenza del Londonistan. Nello stesso tempo, la dottrina del multicu lturalismo britann ico che esalta lo sviluppo culturale separato dei gruppi etnici o religiosi di o rigine straniera, e valorizza le loro differenze e i loro segni specifici ricorrendo a leader delle singole comunità incaricat i di far rispettare l'ordine pubblico organizzando la pace sociale a partire dalle moschee, dai templi e dagli altri luoghi di cullo, comincia a rivelare q ualche falla. Per la prima volt,l, il3 aprile 2004, il presidente della Commissione per l'Uguaglianza Razzial e dci regno Unito, un organismo che ha fatto d el multiculturalismo la sua pietra di paragone, si scaglia contro questa «vacca saCf:!» dichi,l-
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randl' alla stampa che l'espressione «non ha più alcuna utilità, e se ne può fare a meno. L.,] 11 multiculturalismo incita alla separazione. L.,) Quello di cui dovremo parlare è come arrivare ad una società integrata, nella quale la gente è tull a uguale davanti alla legge, dove vi sono dei valori comuni: la democrazia piuttosto che la vil,lenza, l'uso comune deUa lingua inglese, e il rispetto della cultura d elle Isole britanniche» , L'opinione pubblica reagì negativamente quando, nel corso di manifestazioni organizzate per sostenere i giovani cittadini britannici di origine pakislana incarcerati od marzo 2004 , coinvolti nella detenzione di materiale esplosivo, alcuni correligionari barbuti e vestiti con i loro abiti tradi· zion:tti, pur essendo sudditi di Sua Graziosa Maestà, bruciarono in pkna Londra l'Union Jack al grido di Allah akbar davanti ai fotogr.ltì. Restituito all' insieme dello scenario europeo, questo fenomeno fa seguito cronologicamente all' agitazione mossa, nell'inverno 2003 -2004 , da diversi ambienri islamisti e altri telepredicatori ~ulle reti televisive anlbe via satellite contro la nuova legislaziom' francese che proibisce d i indossare simboli religiosi negli edifiò scolastici - il velo islamico in particolare, ma non esclusivamente, In Francia, il21 dicembre 2003 e il 14 febbraio 2004, b ran ..lendo bandiere tricolori, è sfilato un corteo di barbut i e di velate, queste ultime simbolicamente awolte in grandi drappi blu, biançhi e rossi, nel pieno diritto che la cittadinanza francese concede loro, per difendere al grido di liberté-ega/ité-fraterni/é il velo ndle scuole, L'appartenenza ad uno Stato europeo è inoltre soggetta a un'utilizzazione politica opposta, nel movimento islamist.1 di emrambe le coste della Manica, in funzione opportunistica: la bandiera da una parte è bruciata, dall'altra è svemolata. T utrO ciò pone question i di fondo sui diritti e doveri impliciti nella cittadinanza, sul significato dell'integrazione o del mulriculturalisrno, sul loro successo o il loro fallimento, di fronte alla presenz:1 musulmana in Europa, L'irruzione dci terrorismo di al-Qa'ida in piena Madrid nel marzO 2004, mentre il movimento islamista si adopera per rendersi sempre più spettacobre e per esacerbare i fattori di crisi nel processo di integrazione cult urale dei giovani d 'o rigine musulma na, [:1 del vecchio continente un campo di battaglia polidimensionllie. i cui attori, politici e religiosi, mischiano il piaci rnemo i registri in funzione degli interessi parricolari che vogliono far preva235
lere. L'Europa è tenuta in ostaggio con un ricano, tra un comunicato attribuito a Zawahiri che minaccia la Francia nemica dell'islam perché vieta alle musu lmane di indossare il velo a scuola, e un altro attribuito a Bin Laden che propone, il 15 aprile 2004 e per una durata di tre mesi, una tregua (hudna ) ai «[nostri] vicini del Nord del Mediterraneo» se gli Stati impegnati in Iraq al fianco d egli Stati Uniti ritireranno le loro truppe - «risposta ai segni positivi dimostrati dagli avvenimenti recenti e dai sondaggi d 'opinione, dai quali risulta che la maggior parte dei popoli d ' Europa vuole la pace» . Riferendosi probabilmente alla decisione del nuovo governo socialista spagnolo, eletto in seguito agli anentati dell ' Il marzo, di ritirare il proprio contingente dall ' Iraq, il comunicato propone un sulh . Questo termine, che significa «patto, armistizio» , indica, nel lessico geo-politico classico isIamico, lo statuto di quella parte della «terra infedele» (dar al-ku/r) con cui i musulmani hanno stipulato un trattato (dar al-sulh), e contro cu i non si può muovere un jihad. Alla vigilia della diffusione del comunicato, un ostaggio italiano, rapito con tre suoi compatrioli in Iraq, e insieme a loro mostrato al mondo grazie a immagi ni video trasmesse dai canali arabi via satellite, viene ucciso dai rapitori, aderenti al gruppo della «Falange verde di Muhammad» . Questi avevano fatto pervenire, al mom ento del rapimento, un p rimo messaggio di richiesta di scuse ufficiali e pubbliche da parte del presidente del consiglio Berlusconi per i suoi insulti ai musulmani e all 'islam , un calendario preciso che scandisse il ritiro delle truppe italiane dall' Iraq, e la liberazione di tutti gli imam e i pred icatori arrestati in Italia. Non avendo ricevuto alcuna risposta da Roma, i rapitori, dopo aver assassinato un primo ostaggio, diffusero il 26 aprile un sccondo messaggio accompagnato dalle immllgini in video dei tre sopravvissuti. U messaggio si ri volgeva direttamente al popolo italiano, e promeHeva la liberazione d egli ostaggi se, nel giro di cinque giorni, si fossero o rganizzllte grandi manifestazioni (in occasione del l ° maggio) nella capit ale in grado di costringere il governo a ritira re le truppe. Quale che sia l'autenticità del comun icato di Bin Laden c l'identità dei rapito ri , ormlli l'opinione pubblica e le popoli.zioni eu ropee sono state direHamentc implicate nel conflitto da una nebulosa terro ristica puntualmente informata della vita politica del vecchio continente e determinata a pesa 236
re sul suo funzionamento democratico nel momento in cui si operano scehe a fini elettorali: in Italia durante la Festa dci Lavoro, in Spagna prima delle elezioni legislative_ Una simile volont~ di coinvolgere la popolazione dell 'Europa si ritrova in effetti alla radice degli anentati di Madrid 1' 11 marzo 2004. Essa ha fuso intimamente e deliberawmente gli obiettivi dci terrorismo mondiale con quelli della presenza in terra europea di militanti islamisti provenienti dalla popolazione di origine marocchina - da cui deriva la maggioranza degli accusati, come gli attivisti uccisi dalla polizia spagnola. La maggior pa rte di costoro hanno un profilo di immigrati assolutamente ordinario; a volte, alcuni di loro sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale: passano senza soluzione di continuità dai soggiorni in Afghanistan al mestiere di droghiere, dall 'anività di tecnico dei telefoni cellulari o di agente immobiliare a quella di anivista deljlbad - coordinati da alcuni miliwnti esperti ben integrati nel paesaggio sociale spagnolo. In questo senso, 1' 11 marzo 2004 costituisce un segnale d'allarme tanto per il sistema di sicurezza francese quanto per quello britannico. Va a colpire il punto debole della logica di Parigi: il divieto di soggiorno agli ideologi islamisti radicali, in Spagna poco numerosi e mimetizzati con un 'esistenza discreta, non basta per p remunire dalla tentazione della violenza tanti individui fragili, europei ma di origine musulmana, quando si trovano di fronte ad un reclutatore jihadista. E rimette in discussione ancor pill in profondità la strategia di Londra: l'asilo accordato sistematicamente agli ideologi nel Londonistan non può garantire alcuna sicurezza nei confronti dei comportamenti di quei simpat izzanti d i base trasformati all'istante in terroristi per emulare il carismatico Bin Laden. Alla fine di marzo 2004 , il Regno Unito trae una lezione da questo vicolo cieco, e tenta un cambiamento di strategia. La figura pill mediatica del Londonistan , Abu H amza al -Masri , imam salafista-jihadisra egiziano soprannomi nato dalla stampa d'Oltremanica «Capitan Uncino)), perché monco e guercio in seguito ad una ferita in Afghan istan. è arrestato su richiesta di un giudice americano, in attesa di un 'eventuale est radizione verso gli Stati Unit i: l'attesa dipende dai tempi delle pratiche di decadimento della naturalizzazione britannica, avviate su istanza del governo di Sua Maestà. Fra i due estremi, francese e inglese, dello spettro delle politi che pubbliche europee - tanto nell 'lImbiro dell 'lIntiterrorismo 237
contro i jihadisti quanto in quello del dibattito fra integrazione e multiculturalismo nei riguardi delle popolazioni provenienti dal la da r al-islam - si muovono la Germania, la Spagna, l' Italia, i Paesi Bassi, il Belgio e i Paesi scandinavi. In tutt a l' Europa occidentale vivono più di dieci milioni di persone provenienti da paesi musulmani. I loro figli sono nati per la maggio r parte nel vecchio cont in ente, ist ruiti nelle sue scuole, educati nelle sue lingue, acculturati ai suoi cost umi e alle usanze socia1i delle sue classi popolari. La battaglia d 'Europa , per quello che li riguarda, si dispiega fra due poli opposti, in mezzo ai quali la massa di questi giovan i percorre la propria strada in funzione di molteplici determinanti individ uali. La visione più positiva e ottimista fa della stragranJe maggioranza di costoro i portatori per eccellenza di una modernità ac· quisita in questa parte dell'Occidente di cu i essi sono i nuovi cittadini . Sono loro che diventano, attraverso l'esempio, la po tenziale leva di tale modernità nei paesi musulmani da cui sono venuti e in cui sviluppo e progresso sono oberati da una lettura rigorista della religione, che serve rispettivamente come muro ideo· logico ultimo di regimi autorita ri sc reditati e come valvola d i sfogo della rabbia sociale. In questa configurazione, di fro nte al fallimento morale ed economico del modello politico-sociale degli Stati mezzo secolo dopo l'indipendenza, i giovan i musulmani d 'Europa sono e saranno i ven o ri internazionali d i un progetto democratico di cui incarnano il successo, il paradigma d i un risultato che fonda insieme ciò che è genuinamente arabo e ciò che è stato acquisito dal contatto con l'Europa, per partecipare pienamente alla civiltà mondiale nelle sue dimensioni più dinamiche e creative. La prima generazione di figli di emigrati, sop rattutto nel Regno Unito, in Francia e in Germania, com incia a contare numerosi laureati , soggetti brillanti di un ' Europa di cui essi sono uno degli elementi costitutivi, capaci , se lo desiderano, di costruire ponti e passaggi con un'Africa del Nord, un Medio Oriente, un Pakistan da cui sono arrivati e che possono aiutare a uscire dal marasma. All 'altro estremo dello spettro, si trovano giovani che, violentemente contrari a una simile prospettiva , esacerbano una rottura in chiave fondamentalmente islamica con l'ambiente europeo, rifiutano un 'acculturazione che sentono corrosiva della propria 238
identità. Alcuni tradurranno questa secessione volontaria col ricorso alla violenza, esprimendo il risentimento sociale attraverso l'odio religioso. Alt ri , più numerosi, si contenteranno di una frattura del pensiero, che condurrà a una vita ripiegata sulle comunità chiuse, o a emigrare dalla terra dei kuffar, degli infedeli, verso la dar al-fs/am, la terra dci credenti. Le due attitudini partecipano di una stessa corrente che riempie il polo estremo del rigetto della civiltà eu ropea, il salafismo, i cui principali predicatori contemporanei si sono formati, come abbiamo già visto, in ambiente saudita . Gli adepti della prima attitudine salafista, tesa a un incondi zionato jzhad, maledicono i regimi empi d'Occidente ma anche la famiglia «apostata» regnante a Riyad; hanno lasciato per qualche tempo le periferie di Lione, Parigi, Roubaix o Birmingham per addestrarsi nei campi in Pakistan, in Bosnia o in Cecenia o in Georgia, in attesa del momento propizio per lanciare l'islamizzazione dell'Europa seguendo i proclami di Bin Laden o i ragionamenti di Zawahiri. Nell'attesa, proiettano cassette o DVD deljlhad armato in presenza di giovani simpatizzant i che provano ammirazione per quei veterani jihadisti partiti imberbi dal quartiere, per tornare combattenti barbuti, carich i di gloria, con un pOSlO in paradiso assicuralO; disoccupazione sublimata, malessere identitaria, o vera e propria tossicodipendenza sono in fondo gli elementi che connotano questo andare a fare la guerra agli infedeli su uno dei fronti tra dar al-kufr e dar al-fs/am . La seconda tendenza del movimento salafista è esplicitamente non violenta e incline alla pietà. Gli zeloti dci Jihad la definiscono con etichette spregiative, come «shaykhista», perché i suoi adepti si attengono strettamente alle ingiunzioni degli sceicchi (shaykh ) sauditi che non manifeswno affatto ostilità nei confronti del potere. In Arabia, i numeri di telefono di questi ultimi, per ottenere seduta stante un parere giurid ico, sono disponibili su siti internet salafist i di orientamento strettamente apolitico. Contrari ad ogni violenza, a differenza della prima tendenza che essi combattono, versetti coranici e citazioni del Profeta alla mano, questi salafisti sono tuttavia per un islam di Tonura culturale completa con l'ambiente «empio» europeo. Quando un imam salafi sta «Sh,lykh ista» ottiene il controllo di una sala d i preghiera in una città di provincia, non è raro che sorgano problemi di velo nella 2J9
scuola e o nel liceo vicini, conseguenza delle ingiunzioni rigoriste del nuovo predicatore, e del controllo sociale che i giovani zeloti esercitano sulle ragazze. A ti tolo d'esempio del funzionamento mentale di questa scuola così come viene applicata in Europa, ecco una domanda fra le tante indirizzata aRabi ' al-Madkhali, uno d ei princi pali sceicchi salafisti di Medina, in Arabia Saudita, e la sua risposta su un sito internet fran cese (quotidien_m adkh ali_sounnah .free.fr) Dm,IANDA Noi viviamo in terra di miscredenti e soltanto fra cinque anni potremo fare la hijro [em igrazione verso un paese musulmano], pertanto non vogliamo far nascere qui i nostri figli, per pau ra che ricevano una cattiva educazione. È lecito in questo caso l'uso della pillola contraccettiva? RISPOSTA A coloro che espongono questo caso, dico L..l che tornino dunque in un paese musulmano, e non restino in un paese di mi scredenti, poiché sono esposti a molte tentazioni [<
ca. Lafatwa è form ulata secondo il canone sabfista più rigorista, con il solo ricorso al Testo sacro dell'isbm , mentre il contesto sociale europeo viene disprezzato , o demonizzato in rapporto alla norma così desunta dal Corano. Alt re domande sullo stesso sito integrano spontaneamente gli usi del wahhabismo saud ita quan do i quesiti dei musulmani viventi in Europa raggiungono lo sceicco per sapere «se è permesso a una donna musulmana guidare in un paese di miscredenti»; o, per tornare alla questione dei figli, se è lecito mandarli alla scuola materna che «li corrompe; là i nostri fi gli apprendono il canto, la danza, l'arte plastica e molte altre cose che Allah non gradisce». Al negativo, la interrogante domanda: «Possiamo mandarli due giorn i a settimana nelle moschee d irette da gruppi deviati [sic] come i Fratelli musulmani , o altri ancora, affinché i nostri figli apprendano esclusivamente il Corano e l'a rabo?». LI «sapiente musulmano» sceicco al-Madkhali risponderà in maniera infallibile, dall·Arabia. Si nota qui, in terra europea, la riproduzione secondo identiche modalità dei connini che dividono, in Arabia, i s'llafisti «shaykhisti» , in rapporto diretto col potere, «ulema di palazzo» ('" lama' al-balat) d i cui al -Madkhali è l'incarnazione per eccellenza, e i militanti islamisri dalle ambizioni esplici tamente politiche. I Fratelli musulmani «deviati» a cui si riferisce la domanda sono rappresentati nel vecchio continente, fra gli altri , dalle diverse sezioni nazionali della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FO lE), con base nel Regno Unito, la cui branca fran cese è l'UO IF (Un ione delle Organizzazioni lslamiche di Francia), componente principale del Consiglio Francese del Culto l' 't usulmano (CFCMl, quest'ult imo creato nell'in verno 2002 sotto gli auspici del minisTero degli Intern i francese. Al cont rario dei salafi st i, che vorrebbero una sorta di apartheid volontario, o il ritiro dei fedel i in una specie di ghetto ment,lle per evitare le «perversioni» deU'ambiente europeo, le associazioni nate dal movi mento ideologico dei Fratelli musulmani dal [989 hanno scelto di in serirsi nella vita pubblica. Dall'anno in cui cade, col muro di Berlino, l'alternativa comunista di fronte alI:! società liberale europea e si apre un VUOtO enorme, per tessere una rete sociale capace d i coinvolgere quelle classi popola ri che si erimo identiricare col marxismo, i Fratelli musu lmani , pronti 11 cogliere l'occasione, non considerano piLI I' Eu 241
ropa come «terra di empietà» (o «di miscredenza»), mll come «terra d'is]anm. Essi hanno fatto proprio il dato giuridico che permette l'accesso alla cittadinanza europea della maggior parte dei figli degli immigrati musulmani nati sul vecchio continen te e beneficiari dello jm soli; si in sinuano nettll breccia aperta dlll crollo del comunismo e cominci.mo a proporsi, in nome di una identità comunitaria islamica esacerbata, come i campioni delle istanze e delle rivendicazioni sociali del!.1 nuova generazione povera, nata in Francia dopo l'arrivo dei gen itori negli anni Settanta e ormai giunta all'età adulta; una generazione che arriva sul mercato del lavoro in condizioni il più delle volte disagiate. Una simile tra~ sformazione della percezione dello spazio legale, sociale e politico si è tradotto, in quell'.mno, con il cllmbio del nome dell 'UO IF, diven uta «Unione delle Organizzazioni Islamiche di Francia», e non più «;11 Francia». Il cambio si è manifestato insieme all'esigenz.1 - espressa da una commissione di diritto musulmano creato ad hoce legata alla FOl E, il Consiglio Europeo della Fatwa , gui data dal Qatllr d'lllo sceicco Qardhawi, membro eminente dei Fratelli musulmani - di applicare la rhari'a a titolo personale dei musul mani residenti in terra europea, poiché questa è ormai considerato come terra d'islam. 1 teologi del movimento chiamano questo imperativo «LI rhari'a d i minoranza» . L'effetto più immed iato e visibile di questa rivendicazione è stato, in seguito alla quest ione sortll nella scuola di Creil, nella periferia parigina nell'autunno 1989, la lo[[a per il velo negli istituti scolastici, in nome dell'ingiunzione della sheri'a che ne f'lrebbe, stando all'interpretazione di queste associazioni , una prescrizione islamica imprescindibile. Quindici anni dopo, nel momento in cu i l'ipoteC:l del terrorismo ispirato dalla figura carismatica di OSan111 bin Lllden e rea· !izzato dai suoi affiliati ed emuli grava sull·Europa , l' islamismo organ i:a
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do la condanna sull'islam nel suo insieme in Occidente, compromettevano il successo del proselitismo, 1',lVan zata delle conversioni, il consolidamento del comunitarismo religioso promosso dal 1989 dai movimenti islamici che avevano !.mo prevalere la predicazione sul jihad, grazie ad un radicamento sul terreno e l'investimento su internet. Questa lettura dell 'im pano del terrorismo sull'islam ismo nella sua terra di missione occidentale, che si inscrive nella logica dei Fratelli musulmani, è ben diversa da quella dei salafisti, che, come si è visto, non hanno realizzato la «rivoluzione culturale» del 1989 cara ai Fratelli musulmani e ai loro emuli, la trasformazione dell 'Europa da dar al-kujr ;1 dar al-islam. Le due branche del salafismo - jihadista d ;1 un lato, pietista dall'alt ro - in effetti continuano a definire l'Europa «terra di miscredenz,b> (secondo la traduzione particol
verso a prima vista linguisticamente sbalorditi vo. Si coglie immediatamente il cont rasto fra la lingua europea utilizzata e l' int ens ità di una polemica fondata su oscuri riferimenti a queslO o a quello scoliasta medievale la cui opera è ovviamente redal1a in un arabo classico non t rappo ben studiato. 11 paradosso arri va al parassismo nei forum e nellecha/ che privilegiano un idio ma ibrido in cui il rico rso alla nuova lingua di int ernet (2 per l'inglese «IO» , C per il francese «c'esN) si mescola a una profusione di formule rel igiose (alhamdulillah - Allah sia lodato; fslaghlirullah -Allah mi perdoni) o al1'eulogia del P rofeta in caratt eri arabi (sa/la A llah 'alayhi wa·sallam, la pace e la bened izion i di Allah su di lui, pronunciata dai devoti dopo la menzione del nome del Profeta ) in mezzo a testi in inglese e in francese. Sui siti salafi st i «shaykhisti» i discepoli dei fratelli Sayyid e J'vluhammad Qutb, ideologi radicali egiziani d ei Fratelli musulmani , vengono ridicolizzati come qo/biyyin, «qutbisti»; gli ammirato ri del telepredicalOre di a/-Jazira Qardawi vengono coperti di anatemi; i fedelissim i del rifugiato siriano a Londra Surur sono nominati sururiyyin khawarzj al-'as" «sururisti» eretici dei tempi presenti ; altri meno noti si vedono coinvolti e trascinati nel fango digitale. I jihad isti non sono da meno in quanto a ingiurie lanciate contro i rivali «sh'.ykhisti», definit i «falsi salafisti» e fu stigati come sostenitori dell'ilJo' - corren· te eret icale che consente, secondo le imprecazion i dello sceicco saudita Safa r al · H awaii, autore di una tesi sull'argomen to, di limita rsi a professare la fede nella sua accezione più rigorista senza tuttavia porsi in maniera problematica di fronte all'ingiustizia del potere. TU110 questo sembra tagliato complelamente fuori dalla realtà sociale e culturale delle periferie dell'islam europeo. E tuttavia è in questo strano linguaggio che si esprimono certe tensioni che attraversano quella realtà. L'aggressività verbale della polemica manifesta in realtà la porosità fra le due b ranche, la quietista e la violenta, dci sal:.fi smo, fra le quali i passaggi sono agevoli. L'intenso indottrinamento subìto dagli adepti, che annienta le capacità di rifl essione personale, fa di costoro una preda facile per un predicatore ji hadista che sia minimamente in grado di sfruttare il carattere labile e la fragile perso· nalità di chi si muove in questo ambi enle d .. Quarto Mondo, spesso connot ato dalla delinquenza e dalla tossicodipendenza. Gl i itinerari che portano i giovani nati in Europa .. d :.derire al;i'haJ pas244
sano frequentemente per il carcere, pri)TIa tappa del lavaggio del cervello operato da un imam salafista pietista, seguita dall'incontro con un sergente redutatore jihadisca che propone di placare LI sete di assoluto del nuovo adepto con un attivismo ben più corroborante delle prediche dei baciapile, Questo itinerllrio certam~nte non è né sistematico né ineluttabile, e l'intensità della polemiCI dei salafist i pietist i con i ro i jihadisti mostra la feroce volontà dei primi di restare i soli pastori del loro gregge. Ostili alla partecipazione alla vita associativa e istituzionale in «Terra di miscredenza», i salafisti investono le loro forze coprendo a tappeto il territorio in cui si d ispiega la reislamizzazione che int endono controllare. Paragonabili ai hanidim, senari del giudaismo ultr'lOrtodosso che si possono incrociare nel quartiere di Mea Shearim a Gerusalemme (o a Brooklyn), costoro fanno prevalere la logica della conservazione dell ' identità predicando la chiusura in un ghetto territoriale riconoscibile da segni visibili. L'attenzione è rivolta soprattutto alle donne, che devono uscire velate con un niqab nero che copre il volto, mentre gli uomini, barbuti, coi baffi rasati e col tipico copricapo a calotta, sono veST iTi con una foggia che, per la figura che evoca, li fa soprllnnom inare «campana» nello rlallg delle periferie: una blusa indossata al di sop ra di unajellaba bianca che lascia scoperte le caviglie, in applicazione leuerale del detto del Profeta: «La parte al di sopra delle caviglie è votata all 'inferno» (raccolta di Bukhari, 5787). Per i salafisti pill alLI moda, questa prescrizione permette di esibire ai piedi l'ultimo modello delle Nike, con iugando così la più stretta ortoprassia al consumismo popolare. Se ne può osservare un esempio inoltrandosi in uno dei bastioni del salafismo francese, nelle vie di Argenteuil, alla periferia nord di Parigi , dove a volte ci si ricorda a stento di essere in territorio francese \;Into è pesante, ad occhio nudo, l'ordine morale di un rigorismo islamico generalmente assente nelle società musulmane del Sud o dell 'Est del Mediterraneo. In questi luoghi, i salafi sti ripiegati nei loro bastioni rifuggono da una società che secondo loro partecipa di una mi scredenza dalla quale devono assolutamente immunizzarsi. In realtà, per i salafisti può essere pericoloso esporsi al clamore pubblico, alla curiosità dei media o alle tclec
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dalo che può attirare parecchi fulmini . Ne sono la prova le disav. venture dell'imam Bouziane, predicatore salafisra algerino resi· dente nella periferia Iionese, per il quale un'intervista rilasciata ad una rivista locale, e le successive dichiarazioni pronunciate in te· levisione gli hanno valso l'espulsione dal territorio francese (sen tenza poi annullata dal tribunale amministrativo, che ha concesso all'imam di !Ornare ad esercitare il suo apostola!O). Residente in Francia dal 1979, appellandosi al Corano per rivendicare il dirit to ad una bigamia grazie alla quale è padre di sedici figli, avuti da due donne, nati in terra francese, Bouziane ha espresso chiaramente le differenze che separano i salafisti dai Fratelli musulmani (<
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nerò, perché questi attentati mettono in allo lo scopo che quelli perseguono. L.. ] Chi organizza gli allentati non è mai un sll!afisw! lo ho diffuso il slIbfismo intorno a Lione L.. 1. T utli qui mi conoscono L..l. E la polizia sa benissimo che io non ho mai spinto i musulmllni li organizzlIre lIttentati. Proprio per questo non piaccio a certi giovani militanti L.. l. lo condanno fermamente il terrorismo nelle mie prediche, mll è possibile che qualcuno non ascolti le mie raccomnndazioni. So· prattutto se sono manipolati. E contro queste cose purtroppo io non posso farci niente. Queste affermazioni, che rinettono con moha chiarezza In modalità con cui i salafisti shaykhisti si inseriscono nel tessuto europeo e la differenza nei confronti dei loro nemici jih:ldisli - come appunto i Fratelli musulmani -, a!l'imam Bouziane non avrebbero creato problem i con la polizia né con l'opin ione pubblica se non avesse aggiunto, con assoluta franchezza (in genere riservata alle pred iche in moschea o agli anonimi siI i internet), le norme salafiste sul modo di trallare le donne in termini che non possono essere qui riprodotti a caUSll del procedimento penale in corso nei confronti della riviSIa e dell 'imam . Ripet ute a freddo, ricorrendo a gesti esplicativi . davanti alle telecamere, mandate in onda in una fascia oraria di maggior ascoltO, le sue dichiarazion i (sfumate d
la giovemù musulmanalionese, a cui aveva dimostrato, nella sua persona. che la legge francese in nome della quale era Stato cacciato non era infallibile, e rinforzando il d isprezzo di quest'uhima in rapporto alla shari'a. Com'è st at o notato dall ' int erna uta «fed 10m i» {"emisei ann O, commentan do b vicenda sul for um di oum ma.net (il principale sito internet d ell'isbm francese): « Le leggi fan e dagli uom ini sono fane per se stessi e dunque sono ingiuste, solo la legge coranica è buon:l perché imparziale» . (Da allora q uesto sito è oscurato, in seguito ad un attacco att ribuito dagli interessati ad hacker «sionisli».) L' apPilrizione del salafismo nell 'islam europeo è un fen omeno reb tivamente recente. Nella m e t ~ degli anni Onanta, mentre conducevo le inchieste raccolte nel libro Le periferie de!l'islam (pub blicato nel 1987), questa tendenza non era ancora visibile. Le fun zion i di socializzazione e di inquadramento ultra-rigorista in nome d ell'isbm e rano esercitate principalmente dal tabligb, un movimento di ritorno ad una fede rigida. nato in India negli anni Vent i, d ove la minoranza musulmana era diluita nella massa induisl> - p reme per l'applicazione d i un'ortoprassia spinta ali 'estremo (vesti rsi alla maniera del Profet:l, dormire come lu i, sul fianco destro, ecc.) che ricorda quella d ei sal:lfisti. En trambi esprimono una volontà di rottura a livello di quotidianità con la societ ~ «emp ia» circostante. 11 tab/igb poss iede anche una capacità impressionante di indottrinamento rivolto ai suoi adepli. Alcuni, passa ti per questa mediazione ,II p rimo gradino dci proprio ritorno all' islam o della propria conversione, e che in segu it o l'hanno abbandonata - come ad esempio 'Abel al -Millik , cantante dei rappa musu lmani NA P. d i Strasburgo - ne denunciano il potenziale di inebetim ento. Organizzando «usci te» di adepti dest inati a predicare nei quart ieri poveri e a ricon d urre una fa scia di popolazione fragile su lla «rett a via», il tabligb rinchiude ch iunque ne resti coinvolto in L1 na sorta di gognil mentale. Le «uscite» più lunghe, quando l'adepto è ritenuto maturo, lo port ano fino in Pakislan. Lì , quelli che vogliono approfondire la loro fede fre quent ano le madrase del movimento deoballdi - le stesse da cu i sono usciti i talebani. 248
Il tab/igb, che ha conosciuto il suo momento di glori a in Europa fra gli anni Settanta e Ott:lOt3 , mentre si rivolgeva essenzialmente alle fasce emarginate - operai immigrar i senza possibil ità d i accesso culturale alle società europee, giovan i «persi», e ah ri -, non ha saputo coinvolgere, a partire dal 1989, quei giovani musulmani divenuti adulti e formati in Europa, i quali erano in cerca di un in quadramemo maggiormente connotato dal p unt o di vista intellcttuale, cosa che il movimento ha in orrore. Incapace di rispondere alle aspi razioni più sofisticate di questi ultimi , il tab/igh è q uasi del tutro uscito di scena, restando presente soprattutto in ambienti sociali fort emente marginali (una delle sue branche è rappresentata dal Consiglio Francese del Culto Musulmano). La fel1a di mercato un tempo controllata dal {ab/lgh è stata assorbita da due concorrenti, che in un certo senso si sono divisi le sue anività di indottrinamento e d i beneficenza: i salafisti e la nebulosa UOIF. I salafist i sono giunt i in Francia (dove si sono installati meglio che altrove in Europa ) al momento dell 'apparizione del Fronte islam ico d i salvezza (Fis) in Algeria (1989) e della successiva guerra civile (19921997). Una parte della popolazione di origine algerina, stimata a circa due milioni di persone, si è identificata nel partito islamista del b/cd"", maggioritario alle elezioni del 1990 e del 199 1. I Fratelli musulmani, deboli sul terri torio algerino, erano rappresent ati da Mahfudh Nahnllh , rimasto sempre al di fu ori del Fis. li salafism o , al cont rario, godeva di una grande influenza in seno al Fis, soprallu110 nella persona dci giovane predicatore popu!ista ;Ali Belhajj . li salafismo algerino si era trasformato in un movimento in cui il fine politico orientava la predicazione dei comportamenti rigorosi , e il ritorno ai testi fondamentali dell 'islam attraverso la loro lett ura wahhabila, gr'lzie sopral1ul1o all'i nfluenza di uno sceicco algerino che viveva alla Mecca, Abu Bakr al-Jaza'iri . In Fran cia, dove il passaggio all 'azione politica del sabfismo del Fis era impossibile, questa corrente, penetrando nella provincia francese sotto l' im pulso algerino, ha ri vcst ito soprattutto un aspetto religioso, che si csprimeva nell 'esigenza di una rOl1 ura con gli usi e i COSlUm i della «rniscredenza» francese. In Algeria . l'in-
.. Pronuncia :11p,crina . e fr-Jncc:;c, dell'arabo hili/d. «paese, lerra n:u :t l ~" {N.d.T.].
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fluenza dei grandi ulema salafisti shaykhisti sauditi, come il mufti Ibn Baz, lo sceicco Ibn Uthaymin e il loro collega libanese Nasr al-Din Albani (oggi moni), è stata determinante per convincere molti salafisti a cessa re i combattimenti nel 1997 . Spint i in questo senso dal potere algerino allineato con Riyad, essi hanno emesso dellefatwa, disponibili in rete e poi raccolte in un volume, destinate li riportare sulla retta via salafista apolitica quelli che erano finiti neljihad armaTO. La loro influenza si è propagata sul territorio francese attraverso la diaspora algerina, e grazie ali' auenzione rivolta ai testi sacri e all'interpretazione rigorista essi hanno saputo rispondere alla domanda di una nuova generazione istruita meglio di quanto potesse fare la propaganda deliberatamente incolta del tabligh. La sconfitta di quest ' ultimo ha anche giocato a favore della holding che ha saputo inglobare la rete delle sue succursali sul terreno sociale e di investirvi le proprie iniziative caritative: l'UOTF. Per la cronaca, il capo dell'ufficio dei culti del ministero degli Interni francese, nel 1987, dopo aver letto Le per/ferie dell'fs/am, trovava che io sopravvalutassi il potenziale di questa organizzazione - allora in uno stato ancora embrionale - e che le accordassi uno spazio eccessivo nell'analisi delle forze in campo emergen ti nel panorama islamico. Nel 2002 , lo stesso ministero faceva dell'UOIF la lente privilegiata ama verso la quale osservare l'islam francese , capovolgendo così la sua politica trascorsa, ma senza per questo far prova di maggior discernimento passando da un estremo all'alt ro. Diametralmente opposto ai salafisti, il cartello dei gruppi ispirati all'ideologia dei Fratelli musulmani cerca sempre, anche se a dispetto delle divergenze nelle modalità d 'approccio, di collaborare con le istituzioni e col tessuto associativo regolarmente costituito, premendo per l'allargamento graduale dello spazio islamico nella città europea allraverso la partecipazione alla sua vita politi ca, sociale, culturale. Tutto ciò si traduce in un in vestimento dinamico e capace in ogni ambito accessibile. Alla base del fenomeno c'è un 'inserzione capillare nel territorio delle reti caritative, soprattutto nei quartieri marginali, dove gli «operatori sociali» barbuti (a volte retribuiti con denaro pubblico) riconducono sulla ret ta via quelli che l'hanno smarrita. In Medio Orien te e in Africa del Nord questa attività ha costituito il punto di partenza del reelutamento di una base sociale fra hl gioventù urbana delle classi pove250
re da parte dei movimenti e dei partiti islamisti. A questa si è avvi· cendata un 'attività nmdotta senza gran clamore ma con successo, alla fi ne del secolo, ndle grandi università francesi di provincia, che accolgono senza trOI'pa selettività le matricole, grazie allo sviluppo della sezione slLldentesca ddl'UOIF, l'EMF (Studenti Musulmani di Francia). Questa organizzazione offre servizi sociali a studenti provenienti per lo più da famiglie maghrebine di estrazione mode· sta, non del rutto capaci di padroneggiare quei codici culturali che consentirebbero IOrl1 di identificare le giuste trafile in grado di garantire un'entrata soddisfacente nel mondo del lavoro, ma che vivono in maniera acUI a la «miseria nell 'ambiente di studio» - per ri prendere il titolo pwfetico di un pamphlet scritto nella metà degli anni Sessanta da un membro dell '«internazionale situazionista»_ L'EMF appare così nel duplice aspetto di un si ndacato che coglie e conforta l'urgenza di una domanda sociale, e di un'istanza di fisocializzazione che trasforma lo studente d'origine musulmana svantaggiato e generalmente indifferente alla politicizzazione del dato religioso in un militante dotato di una nuova coscienza politico-religiosa che fa di lui un «G iovane Musulmano». Una simile strategia ha conosciuto un discreto successo con l'elezione, per la prima volta, di dele~at i dell'EMF ai consigli universitari nel 2003, in un clima di astensione massiccia da parte di studenti che non si riconoscevano più nei sindacati tradizionali dominati dalla sinistra o dall'estrema sinistra. Di nuovo, il fenomeno ricorda quello delle università egiziane o algerine degli anni Settanta e Ottanta, in cui le associazioni studentesche universitarie vicine ai Fratelli musulmani avevano riempito le facoltà grazie ad un intenso lavoro a scopo caritativo, distribuendo borse di studio e sovvenzioni (gratificando soprattutto le studentesse che decidevano di velarsi), accanto ad una panoplia di servizi sociali. A fianco di queste attività, che lavorano in profondit<Ì il terrcno sociale senza L.rsi eccessiva pubblicità, altri campi d 'azione vengono valorizzari attraverso i media, approfittando di una si tuazion e conflitt uale che permette di agganciarsi ad una messa in scena della «vittimizzazione» dei musulmani: le vicende legate al velo nelle scuole, le manifestazion i successive, sono ispirate ad una ricerca di visibilità massima. Alle organizzazioni musulmane si uniscono così i sostenitori dei diritti dcII 'uomo , gruppi antirazzisti, ecologisti, sacerdoti, insegnant i, terzomondisti vari, trotzki 25 l
sti e a volte anche gruppuscoli fascisti , gli uni e gli altri alla ricerca di vantaggi politici in questo strano conn ubio di gatti lai ci e di volpi islamiste. Fra gli eredi c gli emul i dci Fratelli musul mani , ciascun gruppo O organizzazione valuta in maniera diversa i rischi di corruzione dell' identità - o di cooptazione da parte del potere nel caso del CFCM - impliciti in quelJe attività che comportano simili «concession i» (per parlare come l' imam Bouziane), e li misu ra in rapporto ai benefici tratti da alleanze pas sate con i diversi rappresentanti dello St ato, dei partiti o dei movimen ti politici, religiosi o sociali non-musulmani, dall'estrema sinistra all 'estrema destra. Questa strategia , e i dilemmi che ne nascono. ricordano la posizione presa dai comunisti dell 'Europa occidentale nel ventesimo secolo, e i dibatt iti che ne scaturivano. In fun zione delle congiun ture, i partiti comunisti oscillavano fra d ue opzioni. Da un lato, la partecipazione intensa alla vi ta istituzionale e politica, che raggiunse l'apice con il Fronte Popolare o Unione deUa Sinistra in Francia , il «compromesso storico» in h alia; dall 'altro, un a linea «classe cont ro classe» che privilegiava il raffo rzamento del partito nei confronti dell ' insieme dell 'ambito politi co e la rottura ideologica con la «borghesia» {quest' ultima categoria esercitando la stessa funzione di contrasto identitaria per i comunisti quanto i «miscredenti» per gli islamisrO. In una posizione di forza , i partiti comunisti europei riconducevano alla lo ro causa, grazie ad un sent imentalismo che li dipin geva come gli incontestabili campioni della sofferenza dei popoli , una plerora di «compagni di strada», o di «democratici sin cerh>, ribattezzati meno pietosamente, nell 'intimità delle riunioni di cellula, i «cretini ut ili». In posizione debole, i comun isti si vedevano costretti a compromessi ideologici con questi democrat ici non-comunisti che imponevano loro l'abbandono graduale della dittatura del proletariato e l'accettazione della democrazia (via che avrebbe condotto, come si sa, al declino e alla dissoluzione finale del comunismo dell 'Europa del-
l'Estl. Il movimento islamista ha saputo riunire into rno a sé molti «compagni di strada» utili - a volte gli stessi individui che in altri tempi erano cooptati dal partito com unista e che hanno poi traslocaro verso la militanza barbuta . Proprio come molt i islamisti , costoro si fan no cam pioni delle classi popolari, ormai sociologi-
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camente musulmane - a sent ir loro -, e dunque portatrici per eccellenza della sofferenza redentrice di un ' umanitlÌ segnat a dai colori della Umma. Come nel caso dei partiti comunisti europei dello scorso secolo, l' interazione con i «compagni di st rada» può sortire l'effetto contrario. I sacerdoti , gli insegnanti , i sociologi , e altri rappresentanti dell'ambiente associativo laico che partecipano ai vari congressi delle organizzazioni europee ispirate all 'ideologia dei Fratelli musulmani hanno fornito a questi ultimi un'etichetta democratica originariamente dest inata a rassicura re le forze di polizia e a smontare la diffidenza dei giornalisti. Costoro hanno garantito, con la loro presenza, la dissociazione fra gli islamisti del Mediterraneo del Nord e i loro fratelli della riva di fron te, il cui slogan preferito è l'instaurazione della dawla islamiyya (lo Stato islamico) sulle rovine della miscredenza; una prospettiva che svolge per i militanti la stessa funzione dell 'avvento della «dittatura dci proletariato» sulle ceneri dello Stato borghese per i comunisti dei vecchi tempi. Un simile slogan , in contesto europeo, passa per uno spau racchio, rende difficile il dialogo con i cristiani e i laici «utili» che ne restano srupiti. Di fronte al comunismo occidentale, in molti si erano già chiesti se l'evoluzione del lessico si limitasse ad un artificio retorico congiunturale, o se piuttosto non rinettesse una trasformazione strutturale dell' ideologia. Tutto ciò, oggi, è qualcosa di importante anche per gli eredi dei Fratelli musulmani in Europa o in America, come lo è per quelli che si schierano pro o contro di loro. Da questo dipende l'evoluzione del movimento e la sua percezione ad intra come ad extra, da parte dei militanti, dei simpatizzanti e dalle future reclure così come da parte delle istituzioni e dall'opinione pubblica occidentale. In questa lotta, condona a partire da una base emico-religiosa minoritaria destinata ad una considerevole espansione, non fosse al tro che per ragioni demografiche, il ruolo degli alleati appartenenti alla società globale è essenziale e ambiguo. Esso si colloca all'incrocio della «democratizzazione» pot enziale dell'ideologia islamista in contesto europeo (ovvero della sua esportazione ulteriore come tale verso il mondo musulmano), al contrario della sua radicalizzazionc con la conquista di altri bastioni in seno alle società europee per sostiruire le tendenze piil intransigenti venu te dall'altra parte dci Mediternmeo. Tuttavia la galassia generata dell'ideologia dei Fratelli musul -
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mani ha una base sociale più differenziata rispetto al movimento comun ista: al suo interno si trova una piccola borghesia barbuta che aspira ad essere riconosciuta e coinvolta dagli apparati di Stato europei in quaJjtìl di intermediario sociale, gestore della comunità della q uale si proclama portavoce e nello stesso ne definisce la fisionomia su una base religiosa. È il caso, nel Regno Un ito, della UK Islamic Mission, fondata dai discepoli del pakistano Ma\\'dud i, che tenta di assolvere una funzione di interfaccia e fornisce allo Stato britannico una pluralità di servizi - corsi di formazione all'islam della polizia, ecc. A qualcosa di analogo aspira in Francia r UOIF, che costruisce una propria visibilità mediatica, sociale e politica riunendo decine di migliaia di persone al suo congresso annuale a Bourget, svolgendo, mutalis Inulal/dis, la funzio ne di una festa dell '« Huma» dei temp i andati, ora divenuta una «festa della Umma». Come qualsiasi altro movimento che intende capilalizzare politicamente l'inquadramento deUa propria base popol:lre, l'UOIF deve risolvere la cont raddizione tra le aspirazioni di quest'ultima e gli imperativi tatt ici dei dirigenti tentati da una politica di gestione. Oltre al gruppo dei marocchini di Bordeaux che controllano l'organizzazione dalla metà d egli anni Novanta, sempre mun iti di cravatte scure consone ai propri interlocutori degli apparati statali, l' UOIF conta fra i suoi membri figure dal carattere più populista, che indossano tee-sh irt o camicie a collo aperto (mai la jellaba, che connota l'appartenenza ai salafisti) , e risultano molto più in linea con le aspirazion i dei militanti e dei simpatizzanti. Dilemmi e tensioni si riflettono in maniera acuta in un breve libro, largamente diffuso, serino da lino dci dirigenti più popolari dell'organizzazione, ospite fisso di molti programmi televisivi. L'autore del libro, il cui titolo è Na'aL bOli/a France?!, è Farid 'Abd al-Karim (Abdelk rim) . Na 'aL bu è un'espressione di,.lettale corrente in Africa del Nord , usata per rivolgere una maledizione su l padre di qualcuno, e dunque sulla sua discendenza. Nell'arabo parlato, il terrnine bu (contrazione d i abll, «padre») ha finito col design'lre ogni tipo d i relazione con qualcosa; ad esempio, ab" IIb)'(1 (letteralmente «padre di una barba»), designa un uomo con la barb:l, e, per sineddoche, il militante islamisla o salafista. Il titolo si può tradurre con «Maledetta sia la Francia», o «Maledetto sia il francese». L'aggressivitlÌ verbale dell 'imprecazione è stata oggetto di
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aspre polemiche, sopratt utto da parte di Dalil Boubaker, reuore d ell ' Istituto musu\mano della Moschea di Pari gi, in ri valità con l'UOIF, e presideme del Consiglio Francese del Culto Musul mano, che ne ha denunciato l'i ntenzione .mtinazionale. Redatto in uno stile molto vicino alla lingua parlata dci giovani di origine maghrebina, Na'al bOli la France?.' è un testo piunosto brutale che vorrebbe dire la sua ad un paese stigmatizzato in primo luogo per lo sfrutt amento coloniale inni no alle generazioni precedenti. Con una fotografia in sovraimpressione dell'auto re insieme
ghrebini] o la seconda generazione di chicchessia. Non sci nemmeno un giovane di periferia. Non sei niente di tuno queslO. Non sei ne islamista, né fondamentalist a, ne integralista [. .. ]. Sì. in Francia tu sei te. E che ili applichi i preceHi dcll'islarn o che ti dai alb vita (così l'liulOre designa i non-praticanti], se tu non rin negh i b fede che porti in cuo· re, ili sei Musulmano. Tu dunque sei un giovline Musulmano. 11 ri spetto comincili da qui! Dal rispeuo che porti per te stesso e per quello che vuoi essere. Allora sliprai pretendere il rispeHo degli altri. Da parte mia , nelle Pligine che segu imllno e per sempre, ili sei stalO, sei c resterà [sie] un giovane Musulmano. (verbo/im) Queste righe raccolgono l'essenziale della strategia di allettamento di una base sociale giovanile e popolare da parte dcil'UO IF; 'Abd al -Karim era , al momento in cui è apparso il libro, nel 2002 , presidente del.JMF (Giovani Musulmani di Francia), la sezione giovanile dell 'organizzazione. Di fronte alla molteplicità identitaria dei giovani frances i, qui c'è una verità (a nche per coloro che non ne sono consapevoli): l'appart enenza all 'islam. Tutte le alternat ive sono trascurat e, non sono altro che za'ma, pura apparenza: solo l'islam permette il rispetto di sé e quello degli altri - termine frequenti ssimo anche nell'ambiente black degli Stat i Uniti. Affermarsi attraverso ,'adesione aU'islam è la condi zione necessa ria per partecipare compiutamente alla vita politica. Questo islam obbligatorio, pena la negazione di sé, si inscri ve in una filiazione precisa: quella dei Fratelli musulman i. Negli clememi biografici che fornisce , l'autore si presema come un ex scapest rato reduce dalla devianza delinquenziale delle periferie, giunto alla consapevolezza, in seguito ad una disavventura con la polizia costata la vita ad un suo amico, che lo ha ricondotto alla moschea . Diventa così un militante sempre pi ù religioso, e nello stesso tempo riprende gli studi che lo condurranno all a laurea in sociologia; soprattutto, scopre, grazie alla frequentazione di una sezione locale dell'UO IF, la lingua araba e «un uomo, poi il suo pensiero»: «Hasan al -Bann a'! E che uomo! A lu i devo, per quel poco che so, il mio modo di vedere il mondo, di praticare l'islam e di rendermi utib>. Questo itineTllrio paradigmatico, che ri corda da vicino quello di Malcom X, volto a rendere coscienti di sé i giovani mu sulmani , 256
e a ridurre l'islam al pensiero d ei Fratelli musulmani, partecipa a modo suo alla 10lla per l'egemonia sul campo islamico europeo lasciato da questi ultimi ai prop ri rivali , salafisli e altri jihadisti. In questo registro, Na'al bOLI la France?! allude ai salafis ti quando mette in rid icolo «un pugno di illuminati [dediti] a cavalcare scrupolosamente la lettera dell' islam e a calpestarne lo spirito», e ri corre al principio di prudenza usuale nel movimento islamista nei riguardi dell' 11 settembre, Si legge che «nessuna prova tangibile ha ancora permesso di indicare il vero auto re d egli attentati» , e ~(sohanto il martellamento mediatico ha indicato O sama b in Laden come l' ignobile autore»; l'opera d i riferimento sulla questione è L'e//royable imposture d i Thierry Meyssan che nega il dirO[tamento e lo schianto dell'aereo sul Pentagono, Forti della base sociale di cui dispongono 'Abd al -Karim e i suoi colleghi pred icato ri, e che gli operatori sociali legali al movimento riuniscono attraverso le loro attività caritative, l'UOIF e gli altri gruppi che rivendicano l'attivismo isiamico in Europa, salafisti inclusi, hanno paradossalmente beneficiato dell'effetto Il settembre. I pochi mesi durante i quali al-Qa' ida non ha rivendicato gli attentati sono stati messi a frutto per rifugiarsi nella negazione di ogni responsabilità imputabile a questa o a q uella fo rma di islam e per accusare la stampa (come nell 'esempio citala sopra), forn endo sempre la risposta ad un diffuso malessere fra i giovani che senti vano l'urgenza di una definizione di islam che permettesse loro di dire che non avevano nu lla a che vedere con i crimini e i massacri compi uti in suo nome_Invece di porta re ad una presa d i distanza dal movimento islamista , i postumi dell' 11 settembre hanno rinforzato i respon sabili e le organ izzazioni che, quanto più denunciavano con forza la carneficina , tanto più discolpavano a priori ogni at tivista che rivendi casse la sua appartenenza ad un islam «correli O») , rigi rando le accuse su fo rze oscure, a volte il Mossad, altre volte la C ia , o qualche sen a deviante (i salafi sti «shaykh isth) non hanno esitalO, nella lo ro polemica contro i Fratelli musulmani , a indiri zzare i sospetti s u questi ultimi). L'afflu enza al congresso dell 'UOIF d i Bourget, in calo alla fin e degli anni Novanta , ha ripreso a salire; l' uso del velo nelle scuole aumenta in termini di visibilità. Numerosi segnali inducono a credere che, di front e ad un albrgamento dei sospetti , Si.l in crescita una richiesta di esplici tazione d ell' islam_ L 'offe rt a presente sul merc.Il O, al momento, si ripartisce essenzial -
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mente tra gli eredi dei Fratelli musulman i, che privilegiano una strategia visibile, e i salafisti, in clini ad una parenesi più discreta. Essi captano questa richiesta diffusa e multiforme, a danno delle correnti mistiche più rlIffinate dal punto d i vista intellelluale (dove il livello di esigenza richiesto agli adepti scoraggia i più) e d i quel le ist ituzioni islamiche percepite come legate agli Stati europei (quale ad esempio la Moschea d i Parigi). Questa ripartizione dell'offerta religiosa islamica eu ropea è illustrata chiaramente quando si osserva il fenomeno dei convertiti all'islam. In molti casi, il fallimento dell 'i ntegrazione sociale dovuto alle carenze delle strutture che dovrebbero garantirla nelle società europee (movimenti giovanili, realtà associat ive laiche o cristiane, militanza politica) ha aperto la strada. Alcuni giungono alla conversione dopo un primo passaggio nelle bande di quartiere, dove di solito i rebeus - così vengono chiamati in gergo i giovani di o rigine araba - sono predominanti dal punto di vista demografico; quando questi cominciano a lasciarsi crescere la barba e a frequenwre le moschee, t rascinano con sé cefrans (francesi), fas (portoghesi), o renais (neri) delle Antille o crist iani, che non vogliono ritrovarsi emargi nati nel momento in cui la subcuhura popolare della città oscilla verso il salafismo, disprezza la cultura europea o ridicolizza chi porta nomi cristiani. Alt ri vengono riportati sulla retta via dalla rete islamista dopo essere passati at traverso esperienze di tossicomania O delinquenza; la redenzione spesso avviene in prigione, con un percorso sim ile a quello d i Malcom X, o nei grandi agglomerati suburbani , dove certejama'af, sull 'esempio delfabligh, si sono specializzate nel recupero d elle pecorelle smarrite. Ma si contano anche studenti idealist i, intellettualmente dotati, sedotti dal proselit ismo del movimemo ormai anivo anche nelle università di provincia. L'universo d ei convertiti è infinitamente vario. Senza parlare di coloro che sono giunti alla loro nuova religione per ragioni matrimoniali, spinti dalla famiglia del coniuge, e poco loccati da questa forma lità , va contat a la generazione di intellettuali e di artisti attratti dal sufismo; in costoro prevale l'appa rtenenza alla confraternita piuttosto che aUa Umma, e non si semono coinvolti nelle ordinarie questioni musulmane. Se alcuni di loro praticano un 'ascesi rigorosa, altri non disdegnano il vino cantato dalla poesia mistica medievale araba o persiana, emancipandosi così dalle 258
credenze del volgo. È difficile sapere quale sia la lo ro pe rcentuale Ira i cinquantamila francesi rivendicati dalle organizzazioni islamiche, ma non sono certo questi convertiti a rappresentare ]' «islamismo sociale~> , che costituisce la principale novità d egli ultimi decenni. Una tendenza recente esp rime la volontà d i certi conve rtit i di min imizzare l'effetto d i rottura manifesta prodotto dal loro passaggio all 'islam : mentre, fino alla melà degli anni Novanta , ci si dava sistematicamente un secondo nome musulmano, ccrcando il più possib ile una t raduzione del nome c ristiano o un nome che suonasse sim ile (Vincent-Mansur, Régis-'Abd al -Malik , o Roger-Raja', ecc.), oggi, al d i fuo ri degli ambienti salafisti, hl moda è quella di mantene re il nome originale. Lo si può constlltare sui siti inte rnet legati ad ogn i espressione de ll 'islam , dove i convertiti connotati intellettualmente giocano un ruolo importante: prendono la parola in quanto musulmani internauti che si firmano con un nome e un cognome europei. Si pot re bbe attribuire questa evol uzione al desiderio d i differe nziarsi dai radicali che, al contrario, hanno sancito la rottura con la società tendendo al jibad e alle attività connesse destinate a sovvertire l'ordine disprezzato della «te rra di miscredenza» in no me de U'impcgno islamisla, se non addiritt ura a fianch eggiare il terrorismo. L' itinera rio di certi convertiti passati attraverso il sostegno al Gia, o l'addestramento nei campi in Afghanistan o in Bosnia, o, come fu nel caso della «banda di Ro uba ix», negli anni Novanta, abbracciando jibad e banditismo, è oggi un fattore di esaltazione per alcun i, ma anche una preoccupazione per tuni coloro che vogliono d issipare il sospetto che la deriva di una minoranza fa gravare sulla massa d ei converntl. Nel caso fran cese, la percezio ne di questo fenomeno di crescita polimorfo c he caratterizza i movimenti islam isti o rgan izzati da parte delle autorità è stata oggetto, in seguito all ' Il settembre, di una duplice st rategia. L'urgenza della minaccia terroristica ha spinto ad incoraggia re la nascita di un 'istituzionalizzazione della rappresentanza religiosa musulmana in Francia, per poter d isporre di interloculori che, in cambio dclloro riconoscimento eserci terebbe ro così una sona di funzione po liziesca comunit;tria. L 'UOIF, fino ad allora tcnuto a distanza per la sua dipendenza d ottrinale dai Fratelli musulmani, è stato scelto per svolgere questo ruolo, poiché sem brava più ad atto ad cffcttuare un con trollo
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sociale che le circostanze rendevano necessario, rispetto alla Mo· schea di Parigi, interlocmore tradizionale del potere politico - in particolare della destra -, ma troppo di stante ormai dalla gioventù delJe periferie. Nello stesso tempo, il ministro degli In terni che ha dato l'impulso decisivo a questa impresa - Sa rkozy - ha scelto un 'opzione che, porrandolo a privilegiare un 'organizzazione connotata in senso comunitario e politico· religioso, senza indirizzare un analogo messaggio alla maggioranza della popolazione francese d 'origine musulmana impegnata in un processo d i integrazione individuale che passi per una concezione privata della religione, ha suscitato non pochi interrogativi. È sembralO che lo Stato «abbandonasse» quei suoi cittadini di confessione musulmana che ave· vano scelto la laicità voltando le spalle all'opzione com unitaria e ad un'affermazione politica d i sé att raverso l'identità religiosa. Non contando la rappresentanza al parlamento francese deputati o senalOri di origine musulmana, da cui proviene una seconda generazione d i fig li di immigrati dal Maghreb fatta di quarantenni e cinq uantenni giunti a fo rme di p reminenza sociale, economica o cultu rale, la funzion e di intermediario è necessariamente affidata ad un'istanza rel igiosa, e, al suo interno, ad un'organizzazione particolare, erede della dottrina dei Fratelli musulmani. Data un 'assenza di rappresentanza politica, quest'ultima non può che allargare la propria funzione sociale e culturale finendo per occupa re un rerreno politico e ist ituzionale vuoto. Le critiche mosse a questa strategia - che vengano da ambienti laici o dai rivali dell'UOIF - hanno visto in essa una logica elettorale tesa al con· trollo di un «voto musulmano» caranerizzaro da una struttura comunitaria e religiosa a beneficio di questo o quel politico, secondo l'antica pratica del governatorato nell'Algeria colon iale. Nel vicino Regno UnilO, dove il sistema politico ha ormai ratificato un 'esplicita visione com unitaria delle «relazioni razziali» (secondo l'espressione inglese) , il parlamento di WestminSler conta depurati (e lord) di origine indo-pakistana e di confessione musulmana che giocano un ruolo di mediazione fra i loro correligionari e lo Srato. L'effeno del «voto musu lmano» è stato relativizzato in rapporto alla diversità sociale e politica degli elett i: vecchi sindacalisti fra gli operai, broum yuppies fra i conservatori. Per far fronte all'assenza d i una simile rappresentanza politica 260
istituzionale della popolazione coinvolta è stata creata, nel dicem bre 2002 , al termine di un percorso complesso, il Consiglio Fnm cese del Culto Musulmano_ l suoi rappresentanti sono stati eletti sulla base di «circoscrizioni)) in cui ciascuna mosch ea disponeva di un numero di voci ponderate in rapporto alla sua presenza su l territorio; è una sorta di variazione della pratica elettorale che .weva favorito l'UO IF, sola organizzazione capace d i tessere una rete conneniva, attraverso un'operazione di/ranchising delle associazioni locali, tra le centocinquanta sale da pregh iera francesi . Per mantenere una sorta di eq uilibrio in seno al Consigl io, lo Stato ha fatto in modo che Boubaker, il rettore dell'Istituto musulmano della Moschea di Parigi -l'istituzione più antica, fortemente posta sotto l' influenza di Algeri, ma la cui lista aveva ottenuto un risultato al di sono delle aspettative - venisse eletto presidente del CFCM, essendo comunque vicepresidente Fuad Alawi, segreta rio generale deIl' UOIF. Per contro, una corrente fu totalmente esclusa dal Consigl io: gl i adepti e i discepoli di Tariq Ra madan , predicarore di punta della gioventù musulmana. Il suo portavoce ha denunciato con parole dure la «miseria)) del C FCM, ironizzando sul carattere approssimativo di elezioni che ricordavano da vicino quelle algerine, sottolineando l'asservimento delI'UO IF, disposta, proprio come ai tempi dei govern atorati coloniali, ad essere una forni tura di suffragi elettorali e nello stesso tempo un agente di contro llo sociale al servizio delle ambizioni politiche del ministro degli Interni in cambio delle facilit'lzioni ottenute per assicurarsi l'egemoni a delle risorse associative del l'islam di Francia. «Il Consiglio Francese del Culto Musulmano e le sue rappresentanze locali» , ha scritto T ariq Ramadan, «stanno a una parte della destra, e a Sarkozy in part icolare, come 505 Racismee Ni Pules Ni50umisesstanno al partito socialista, e agli amici d i.J ulien Dray in particolare ... Sono una riservll d i caccia, strumenti della nuova pesca al voto, arnesi ucili per una politica di recupero grossolana)). Di fronte alla pesante manovra d'approdo allo Stato (ili parte dell'UOIF, Tariq Ramadan dispiega una strat egil! contraria e pii! leggera, che gli impedisce di investire le propri e energie in una macchina di controllo dei voti. Figura carismatica, che ha costruito la sua aur.! con l'eloquenza e il potere seduttivo - al di li! dell 'eredit.ì legitt ima che lo vede nipote di I-I asan ••l-Bllnna ', fon 261
datore dci Frntelli rnusulmani - questo cittadino svizzero (suo padre aveva riparato in Svizzera per sottrarsi alla repressione nasseriana) è stato inserito dalla rivistll americana «Time» nella classifica dci cento personaggi più inO uenti del mondo nel 2004. Egli suscita la curiosità di una stampa che, non avendo anCOfll capito se si tratti di un angelo o di un diavolo, rimane inebetita di fronte al suo fascino e ne conforta lo status - nel bene e nel male - di fenomeno mediatico internazionale. Sprovvisto di un apparato burocratico (al contrario dell'UOIF, che compensa la sca rsità di carisma dei dirigenti con un investimento serrato sul terreno asso· ci;nivo), Tariq Ramadan, in termini weberiani, incarna la figura d el Profeta nei confronti di quei «gestori della salvezza}) che controllano il CFCM. Egli ha scelto di allearsi a1l"estrema sinistra dello scacchiere politico, lavorando le terre I"sci;ne incolte dai rivali imerlocutori della destra - come dimostra la visita di Sarkozy, allora ministro degli Interni al Congresso delJ"UOIF nella Pasqua del 2003. Dopo aver sedotto (e spesso abbandonato) una parte della Chiesa cattolica. i laici dell:! Lega degli Insegnanti , e la redazione terzomondista d i «Le Monde diplomarique». il nipote di Hasan al-Banna' ha concluso nel 2003 la sua marcia trionfale e catodica da vedette di un altro congresso, quello del Forum Sociale Europeo ten uto quell 'anno a Parigi. oscurando i militanti altermondialisti dell"estrema sinistra che avrebbero dOVUlO costituire il perno centrale della manifestazione. li predicatore carismatico è giunto a tanta apoteosi grazie ad un piccolo scandalo, ma fruttuoso, che gli ha permesso, in aperta polemica con alcuni intellettuali francesi di punta. di salire ai loro stessi livelli di notorietà presso b stamp:. e la televisione, finendo in prima pagina tanto su «Le Monde» quanto sul «New York Times)), e di apparire in innumerevoli talk -show in cui dispiegava appieno il suo fascino ipnotizzando telespeu;nrici e telespettatori di ogni età, origine e confessione. Avendo il ministero degli Interni chiuso la porta istituzionale dell'islam di Francia a Tariq Ramaclan , lasciandolo fuori dal CFCM. questi vi è comun,-!ue entrato dalla finestra dei media, cogliendo l 'occasione offerta dal passaggio all' estrema sinist ra e acquisendo lo statu tO del martire agli occhi dei suoi giovani discepol i e di un nu mero crescente di simpatizzanti. in una st raordinaria operazione di win-win (per usa re il gergo del marketing). Lo scandalo si è Jato intorno alla quest ione di Israele e dell'oc262
cupazione americana in Iraq , rei ntroduccndo così le tensioni in ternazionali legate alle vicende dci Medio Oriente all' interno di una polem ica peculi:ue di un paese europeo. 113 o ttobre 2003, il principale sito islamico francese, o umma. com, pubbli ca un .. rticolo di Tari q Ramadan intitolat o Critica dei (nllovi) inlellt.'!!uali cvmunitari, preceduto da un cappello in cui si precisa che il testo dell 'articolo era stato rifiutat o da due grandi quotidiani fTlmcesi ponendo così sull ' autore ]' aureohl della persecuzione agli occhi degli internauti affezionati al sito. Chiamando in causa «intellettuali ebrei fmnces i [che], fino ad allora considerati come esponenti di un pensiero uni versalista, hanno iniziato, a livello nazionale e intern azionale, a sviluppare un tipo di analisi sem pre più orientat a da preoccupazioni comunitarie», a proposito sia del conflitto israelopalesrinese e della guerra in Iraq sia della «giudeofobia» t.uen le, egli accusa tanto per cominciare il filosofo Pierre-André Tagu ieff (che non è ebreo, ma si ritrova coinvolto per via del nome), e poi stila una lista in cui com paiono Alain Finkielk raut , Alexander Adler, Bernard Kouchner, André Glucksman e Bernard -Henri Lévy. Questa provocazione, minuziosameme calcolat a, che ad alcuni ha ricordato le «liste» dei gio rnalisti identificabili col cognome israelira redatt e ad uso dei militanti da un leader francese dell 'estrema destra, ha sollevato un uragano nel microcosmo della stam pa parigina. Ciò ha in dono Ramadan ad una curiosa palinodia in cui egli ammetteva l'errore (<<Sapevo che T aguieff non era ebreo L.. ], mc l'avevano detto e ho verificato» [corsivo di chi scrive}), ma nello stesso tempo si è ritrovato a beneficiare di una eccezionale nOlorietà. L'abilità della provocazione, che costringeva coloro a cui era rivolta a re'lgire in rapporto alla sua forma in accettabile (l'effetto
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Medio Oriente. Senza integrare questo fattore nell'analisi ci si ritrova condannati a non capire nulla della «guerra al (errore». La confusione sapicntcmente dispersa tra la forma e il merito nell ' articolo che ha provocato [o scandalo ha permesso a coloro che sostenev;IOO le ragioni del suo autore di mettere in rilievo la dissimulazione deliberata del dibal1ito di fondo nella stampa: di fano, questi accentuavano la benigna infelicità d'espressione del loro eroe, come se fosse un peccaw veniale trasformato dai suoi nemici in un peccato mortale. Così facendo, T ariq Ramadan metteva a segno un alt ro punto: essendo abituale l'accusa di «comunitarismo» rivolta ai movimenti islamisti, egli ritorceva la medesima accusa contro gli «intellettuali ebrei francesi», ai quali secondo lui veniva riconosciuto un respiro «universale», ridotto in realtà ad un coro di lodi sorde e cieche nei confronti dell 'Israele di Ariel Sharon. Spogliando gli «intellenuali ebrei» del loro universalismo, Ramadan se ne veste secondo un processo mimetico. Partecipando al Forum Sociale Mondiale, smel1e i suoi panni , troppo strel1i per le sue ambizioni e il suo talento, di portavoce dei Giovani Musulmani, per indossare l'abito dell'intellettuale universale, capace di svilupparesecondo la definizione di Edward Sh ils - «un discorso sui valori centrali della società». In seguito al suo intervento al Forum, così come in un articolo della rivista «Pouvoirs» apparso precedentemente, in cui i riferimenti a Susan Sontag abbondano a svantaggio delle citazioni coraniche-l'islam non è più un prerequisito, ma un fine, foss'anche implicito. Questo al1eggiamento è perall ro riflesso dall 'abbigliamento studiato da Ramadan: lungi dal vestirsi con la divisa tipica dei salafisti (jellaba, blusa e basco) o con quella dei dirigenti in giacca e cravatta dell'UOIF, egli adona preferibilmente camicie bianche col colleno «alla MaQ» leggermente aperto. Col suo abbigliamento, egli si distingue sia dalla dissonanza stravagante dei primi sia dal conformismo eccessivo dei secondi, rispel1ando al contempo la proibizione dcila craval1a - giudicata da qualche esaltalO un simbolo detestabile della croce cristiana. Vesli to come i funzionari iraniani dopo la rivoluzione islamica (dove si dava ta stessa sintesi di verbosità terzomondistae veroe religiosa, ma con un dosaggio più misurato), Ramadan lUuavia se ne distingue col suo look d'insieme, che va ad in scriversi in un sistema di significati diversi: mentre i pasdaran e te «guardie della rivoluzione» mantengono un aspetto un po' rozzo 264
che dovrebbe richiamare la loro qualità di rappresentant i dei «di~ seredati», rappresentata ad esempio dalla barba in coha, lunga di qualche giorno, che adombra un viso dall'apparenza ost ile verso i miscredenti, T ariq Ramad.m porta un filo di barba piamente curata che fonde il riferimento islamico ad un 'elegan te risorsa seduttiva. La camicia bianca in stile maoista leggermente aperta, invece, si col· Iaea all 'incrocio di altri, diversi registri: la rivoluzione (iraniana o ci · nese), ma anche l'intellettuale mediarico, ospite obbligato dei di· battiti televisivi. U suo modello, Bernard-Henry Lévy, aveva «in · ventato», negli anni Ouanta, la moda televisiva della cam icia bian · ca aperta , muovendosi in una gamma di seduzioni fisiche su cui Ta· riq Ramadan opera delle variazioni tanto fedel i quanto più è evi· dente la sua strategia atta a soffiare a BHL il suo posto catodico di intellettuale universal ista, dopo averlo gettato ncllc tenebre del co· munitarismo ebraico. Questo modo di porsi, inoltre, incanta la maggior parte degli altermondialisti «util i», al momento, al percorso meteoritico di un Tariq Ramaclan che popola , insieme ai giovani barbuti e alle velate, le sale da conferenza in cui dominano i vecchi gauchisti della classe media. Sconcerta, però, certi «Giovani Musulmani)) che non riescono più a seguirlo, come scrive il 15 gennaio 2004 l'internauta «manyielle» su forumjs lami.com: Assalamu alaikum . Da parecchio tempo Tariq Ramadan porta avanti un discorso doppio. Ai J" lusulmani, dice certe cose e ai kuffar dice quello che vogliono sentire. Ma il pb [problema] oggi è che i kuf· far sono coscienti di questo sdoppiamenco della personalità e delle idee di Tariq Ramadan. È stato stigmatizzato dopo certe affermazioni antisemite, e adesso fa credere di voler riparare ai suoi errori! wa·AI · lahu alam. Assalamu alaikom wa ·lbhrnatullah wa·barakatuh [ma Al· lah sa di più. Salute, misericordia e benedizione di Allah su di voi]». (La trascrizione delle orazioni in arabo è approssimativ,l e b,lsala sul· la pronuncia dialettale.) Quest;J nota ha suscitato un .unpio dibil11ito il giorno stesso in cu i è compa rsa. L'int ern;lula ((;mass9b). insieme ad altri. dife nde il predicatore, chiamato con le inizinli, in vil,mdo i correl igionari a serrare i ranghi di fronte agli allacchi:
Salnm .tl ikum , io credo che voi non leggi ate «mnrianne» (niente a che vedere con T.R. ); vedreste come insultano il nostro amato profeta (culogia in ara bo «sal ute e benedizione d· Allah su di lui») con un libro intitolato «il ... di ALLAH» (non oso riportare per intero il titolo perché è una vergogna per la Umilia) [l'allusione è a Le rexe d'AI/ah, red atto da un g i o~n ali s t a del settimanale « Marian ne» e apparso nel gen· naia 2004 ] e il problema non è essere solidali tra noi, prcferiampo scagliarei fra di no i stando a guardare quello che osano scrivere sull 'islam. VERGOGNA A NOI ! Che ALLA I-{ ci guidi ... [T rascrizione fedele senza correzioni .] In tutt ' altro registro linguistico, preceduto d a diversi messagg i in difesa all 'attacco di Tariq Ram adan - a dimost razione del fatto che il giudizio su di lui non è unanime - arriva un conrrihuto co llo, lo stesso g iorno e sullo stesso sito, firmato «Anas A.L.», in cui si d iscu te del nostro pe rsonaggio paragonandolo positiva menre a l Profeta, il quale retroced eva con g li empi quando si ri trovava in una posizione dehole. Apprezza ino ltre T ariq Ramadan valurandolo secondo i parametri di Ihn Taymiyya (1236- 1328)rife rimento per antonomasia dell'islam wahhahita, d ei salafisti e dei Fratelli m usulmllni -, primll di concludere:
°
Un' altrn cosa, che riguarda TR è che il suo discorso è molto sottile [ .. .] egli dice ai kuffar quel che vogliono sentire perché ricorre nlln (awri)"a Ldissimulazionc]. Un esempio della sua sOlligliezza: egli non propone ,111:1 Francia il comunitarismo, ma il multi culturalismo; sono due parole che no n compaiono nel Cora no e la Sunna. e quel che conta [. . .] sono gli obiettivi d i cui va alla ricerca affinché i musulmani che vivono in Francia possano praticare il massimo che gli è consentito in quanto minoranza musulmana in un paese non-musu[mano ... Que!lo che ci si deve ;Ispcttan' dai fratelli e d;l!le sorelle è che non si fermino alla semplice constatazione de! fatto che TR non vogl ia il comunitarismo, ma che prendano in considerazione anche il resto de! suo di. . scorso e l contenull. Gli scambi di opinioni nel forum di questo sito fanno seguito ad un art icolo di Tariq Ramadan dell'I I febbraio 2004 p ubblic lto su un g rande quo tidiano e ri preso in oumma.com , in cui si in vitava a manifestare il favore del vclo ne lle scuole in F ran ci a, il 14 febbraio. In q uesto testo il predicll o re g inevrino si appe lla all ' uni -
vcrsalismo d ci valori , domandando «a tutti i cittadin i senza cece· zione di levarsi, e dire, tutt i insieme. a voce alta e fon e, che in Francia non c'è cittad inanza minorita ria , che queste questioni ri · guardano tutti, nella slessa misura. e che, sopr:m utlo, è la stessa cbsse politica che Sia alimentlmdo il comunitarismo che dice di voler combattere. I diritti sono diritli e rivendicarli è un diritto !». In questo testo, la rivendicazione del velo ponato a scuola non è presentata come una richiesta comunitaria - se così fosse stalo, avrebbe anirato soltanto il sostegno limitato dei gruppi islamisti - , ma come un 'esigenza universale, permettcndo così di ricordare, nell'appello alla man ifest azione, l'an timondialista J osé Bové, l'ecologista NoCI Mamère, tra l'altro sostenitore d ci matrimoni omosessuali (né l'uno né l'altro tuttavia parteciparono alla mani· festazione, invocando impegni già p resi in precedenza). Ramadan , in un tentativo di rovesciamento d ei valori analogo alla vicenda della sua denuncia degli «intelletTuali ebrei francesi)), accusa di comunitarismo lo Slato francese e le sue istituzion i, le spoglia dell'universalismo di cui si fregia la Repubblica, per tentare di recuperarlo a suo vantaggio, reclutando al volo gli autori di riferimento della laicità e del socialismo: «Voltaire al primo posto, ma anche, più vicino a noi ,)aurès, si saranno ri voltati nelle tombe, lacerati dal tradimento, uccisi due volt e dalla chiusura menlale di quelli e di quelle che non sanno pi ù leggerli. .. Si utilizzano le loro parole, ma svuotate dei loro ideali)). Tunavia, come nel caso dell' UOrF, costretto a conciliare le aspirazion i antagon istiche di un a base scossa dai predicatori populisti con la volontà dei suoi dirigenti di essere cooptati da cen i po liti ci fra ncesi. Tariq Ram.ldan deve tener conto delle crescenti dissonanze interne che rischiano, se trascurate, di far p recipitare il suo percorso , dopo l'apogeo, nella notte siderale verso cui tendono le stelle cadenti. È con l'allargam ento in cessante del suo territorio che egli cerca di fu ggire dalle comraddizioni delle sue prese di posizione. Ginevra, la Francia, la Vecchia Europa sono ormai spazi troppo ristretti ; il mondo è la sua nuova front iera : il nuovo mondo dominato d all'America. Avendo speri memato il suo inglese negli ann i Novanta all' lslamic Foundarion di Leicester, il lbil/k·lOl1k islarnista britannico anim'lto dai discepo li del pakistano Ì'ib wdlldi , è con gnmde eco che si diffonde nel 2004 la noti zia d i un suo in carico come professore invitato dall"Univcrsitii callolica di No tre Darne 267
negli Stari Uniti , che olere (U{(o gli conferisce il riconoscimento accademico che non è riuscilO ad oltenere nel vecchio continente. Questa sorta di garanzia universitaria dovrebbe permeuergli di puntellare il suo fragile status, in assenza di una burocrazia gerarch izzata e St rUtIUflllll, al contrario dci ' UO I F. Costretto per ora ad un perpetuo proiettarsi in avanti, egli procede come un fun ambolo: accusato da un lato, da una parte della sua base comunitaria, di «tradimento)) rispetto alla sua fo rmazione islamista, dall'altro semina un dubbio crescente fra i telespettatori appartenenti al suo bersllglio universalista, che lo vedono, ad esempio, in un'ora di grande ascolto, di fronte al ministro degli Int erni Sarkozy, con dannare esplicitamente la lapidazione delle donne, per poi ritrovarsi ridono a chiedere una «monltoria» sulla questione, per non mettersi contro una parte della sua base che lo accuserebbe altrimenti di contravvenire ai testi sacri dell 'islam secondo la loro in. .. terpretazlone ngonsta. Al di là della questione del velo portato a scuola in Francia, l'uguaglianza fra uomo e donna è uno dei principali tem i di questa «batt:lglia d ' Europa» a cui sono destinate le popolazioni d'origine mus ulmana stabilite nel vecchio continente. Per le organizzazioni e i predicatori islamisti provenienti dalla filiazione dei Fratelli musulmani, nella confusione di tutle le tendenze e di tutte le strategie, così come per i salafisti, la liceità del velo a scuola è un imperativo, poiché segna la perpelUazione di un controllo comunitario sul p roprio gregge, e la rotlura mentale con i valori di un ambiente considerato corruttore dell'islam. Questo discorso difensivo è formulato in termini tanto espliciti solo dai salafisti, per i quali l'Europa è «terra di miscredenza», ossessionat i come sono dai rischi della «cristianizzazione» ed altre deviazioni che minacciano la loro prole, come il canto, la danza, la promiscuità dei sessi, le attività sportive, o gli insegnamenti di biologia che contraddicono la Rivelazione divina, ecc. La visione della donna da parte dei salafisti è rest ia a qualunque form a di eguaglianza giuridica, come dimostrano le loro dichiarazioni favorevoli alla reclusione delle donne, o la loro pred ilezione per la violenza contro di esse al fi ne di riportarle sulla retta via (men tre non è lecito, per le don ne, picchiare i marit i che deviano dal giusto sentiero). Per gli crcdi dei Fratelli musulmani, che considerano l'Europa come una parte d ella dar a/-fs/am in cui applicare la «shari'a di minoranza~~
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alle popolazioni da loro designate come musulmane, la questione del velo a scuola è trattata in pubblico col ricorso ad argomentazioni universaliste, e non comunitarie, in modo da ottenere un largo appoggio al di fuori della comunità , come si è visTO. Questo permette anche di evita re di accostarsi alla problematica dell 'eguaglianza giuridica fra i sessi, che cont l'avviene alla shari'o, posizione poco favorevole per trovare il sostegno di ecologisti, amimond ialisti e gauchisti, fossero anche dei difensori deU'«auten. . UClta». In realtà, la rivendicazione del dirino al velo nelle scuole si fonde oggi principalmente, attraveniO i media e il grande pubblico a cui è destinata, nel flusso multiculturalista, presentata dai suoi adepti come il vertice di una modernità che respinge nelle tene· bre dell'obsolescenza e del ridicolo la laicità, assimilata al giaco· binismo liberticida congenito di una Francia in declino. Di fronte a questo, J'imernaUla velata che interroga, dopo Aubervilliers, il suo sceicco salafista favoriTO alla Mecca per sapere se può uti· lizzare la pillola in «terra di miscredenz:l» è vista come l'incarnazione dci valori del nuovo individualismo mondializzaTO, personificazione di una democrazia universale in cui internet sublima la pregnanza comunitaria. Questa visione incantata a cui fanno eco le ragazze velate e avvolte nel tricolore che, nel corso delle mani· festazioni in favore dci velo nella scuola pubblica francese , fra di· cembre 2003 e febbraio 2004 , scandiscono slogan come «Né pa· dre né mariTO, il velo sono io che l'ho deciso» si scontra con testi· monianze in senso invenio. T estimonianze che dimostrano la preso sione sociale esercitata dalla rete associativa islam ista o salafista af· finché le donne si velino, e dalle esortazioni dei predicaTOri a metrere in ano la (shari'a di minoranza»; ricordano i proclami di que· sto o quello sceicco salafista favorevole alla violenza sulle mogli , o l'impossibilità, anche per un predicatore carismatico che si di chiara uni verslliisra e ultramoderno, di condannare senza riserve la lapidazione per paura di trasgredire un 'ingiunzione ritenuta sacra e di distaccarsi dal suo riCOniO alb tawriya (ossia loqiyya, «(dissimulazione») . Emerge da tutto ciò la pesantezza dell'ambiente scolastico nei quartieri sfavoriti, dove si manifesta in maniera esacerbata lo scontro delle iden tit ? comunitarie, quale che sia l'ori gine, religiosa o etnica, musulrnana, ebraica, crist iana , afric m.l , araba , asi:Hica o gallica. Affiora la progressione delle manifesta·
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zioni di odio tra giovani di origine musulmana ed ebrei, che raggi ungono il parossismo all'ora di ricreazione, quando a/-jazira, captata dalla parabola, trasmette le immagini della repressione israeliana contro i plllestinesi, fatta d i carri e di bulldozer che distruggono case, di funerali di vittime ordinarie o di «martiri» che hanno perpetrato attentati suicidi. Affiora l'inquietudine dell'amministrazione scolastica cost retta a trasferire allievi di una confessione particolare ripartiti in diverse scuole verso un unico istitutO, raggruppandoli per evitare le persecuzioni a cui andrebbero incontro se lasciati isolati. Simili preoccupazioni hanno spinto il presidente frances e a istituire, fra luglio e dicembrc 2003 , una commissione per riflettere sull'applicazione del principio di laicità, nota come «commissione Stasi», dal nome del suo presidente. Questi aveva come obiettivo la ridefinizione del patto di laicità, un secolo dopo le leggi che sancivano la separazione fra Chiesa e Stato nel 1905 in una Francia allora prevalemcmente agricola e priva di immigrazione stran iera sign ificativa. Quelle leggi - promulgate in un 'epoca in cui la laicità si definiva come «rottura» nei confronti di una Chiesa cattolica che si ingeriva in tutti gli ambiti dell 'organizzazione sociale, ed era portatrice di una visione del mondo che procedeva più per bolle pontificie che per d ibattiti democratici - ora non corrispondono più alle sfide del presente. Un secolo più tardi, mentre la Francia, come tutte le nazioni dell'Europa occidentale, attraversa importanti mutazioni demografiche dovute all 'imm igrazione di milioni di persone provenienti dall 'altra parte del Mediterraneo o del sub-continente indiano per la maggior parte, la laicità acquista un altro significato. Non si tratta più di difendere la libertà di coscienza di fronte ad una Chiesa dominante che ha perduto la sua superbia e il suo potere contrattuale, ma di congiungere popolazioni di origine diversa stabilendo q uelle regole di vita comune che garantiscano a ciascuno l'espressione di quella stessa libertà di coscienza. Ora, quella libertà è messa in discussione dalla pregnanzll di identità comunitarie chiuse che la imbrigliano, o la erigono le une contro le altre, su una base etnica, razziale o confessionale che va a costituire le differenti component i della nuova società pluralista europea. Così come il Vaticano all'in izio del ventesimo secolo fa ceva pesa re sulle anime del suo gregge nei paesi cattolici il fardello dell'indice e dell 'anatema, 270
il salafismo o l'islamismo da un lato, il comunitarismo ebraico hassidico dall'altro, affiancati da vari moviment i carismatici o evangelisti cristian i (a cui si aggiungano diverse sette ibride) si industriano oggi per rinchiudere il proprio gregge in un recinto in cui l'indottrinamento sbriciola le fondamenta minime delJa libertà di coscienza individuale e cittadina. Una simile sfida si scontra innanzi tutto con due problemi , che gettano in un'identica confusione intenzionale le organizzazion i a tendenza comunitaria e i politici che sperano di utilizzarle per assicu rare l'ordine sociale a costo minimo, aspettando di ricevere in cambio pacchetti di suffragio elettorale. 11 p rimo problema riguarda la questione sociale: se è esageratO pretendere, come fanno gli islamisti che, nell'Europa del ventunesimo secolo, le classi svantaggi ate siano «musulmane», resta tuttavia il fatt o che tutti coloro che provengono da popolazioni immigrate di origine musulmana appartengono, nell'immensa maggioranza - come è sempre stato nella storia dei flussi migracori - ai gruppi più sfavoriti . La loro mobilità sociale si scontra con numerosi ostacoli , che non si possono ridurre alJa xenofobia o al razzismo (meno ancora all'islamofobia, termine mistificante coniato dal movimento islamista per inibire ogni critica); tuttavia è assolutamente vero che q ueste attitudi ni discri minatorie fanno la loro parte. U secondo p roblema riguarda la questione religiosa. 11 messianismo comunista o socialista - che ha garant ito la dialettica dell'integrazione delle classi sfavorite europee nel dibattito polit ico nel corso d el ventesimo secolo, e l'ha ist ituzionalizzata attraverso la partecipazione alle elezioni e l'accesso al governo - è o rmai colpito da un ' obsolescenza il cui carattere irrimediabile è stato confermato dal crollo del muro d i Berlino_ Non esiste più , nello spazio politico europeo, un panito o un'organizzazione in cui possano ident ificars i coloro che si ritengono ingiustamente collocati nella gerarchi~l sociale. L'estrema destra riesce talvolta . da Vienna a Amsterdam , da Roma a Parigi, a ca rpire il voto di malcont ento, cost ruico però su un riflesso xenofobo, e non riguarda, in generale, altro che la popolazione sfavori ta europea «indigena)~, a svantaggio di coloro che provengono cl,1 un'esperienza di immigrazione (anche se fra questi ultimi c'è chi comincia a vede271
re nell 'ideologia di est rema destra una modalità di inclusione e d i rivendicazione sociale, parallela in questo al comun itarismol. Sarà senza dubbio illusorio immaginare che la gioventù sfavorila originaria delle rive a est e a sud del Mediterraneo possa, nel suo insieme, armoniosamente inseri rsi nella società europea: questa costiTUisce un insieme differe nzialo e con ninuale, nel quale i gruppi sociali si combattono, stringono delle alleanze per migl iorare la loro rispettiva situazione, conquistare fette d i potere o di mercato, ecc. La storia recente dell'immigrazione, come quella delle classi popolari , mostra che la mobilità sociale è il risuhato di una lotta, passata ama verso fasi di rimessa in d iscussione radicale delle fondamenta dell'ordine sociale. Non deve dunque sorprendere che un a sim ile situazione con flittuale si manifest i oggi a modo suo, in un registro che gli attori religiosi islamici si sfo rzano d i controllare, e per i q uali la captazione del malcontento popolare rappresenta un merCaiO imponante. Ma è anche illusorio credere che quest i ultimi siano necessariamente i soli rappresentanti di una popolazione ridotta ad un ' univoca dimensione religiosa, costretta a defini rsi - secondo i termini di Farid 'Abd al -Karim nel suo Na'al bOli la France?! - attraverso la lente del «Giovane Musulmano», nel quale la presa di coscienza si esprime sotto forma di militanza islam ista. Questa definizione di sé, che passa attraverso il processo d i trasformazione sociale, costituisce il nodo centrale della battaglia d'Europa: la posta in gioco è di ordine culturale.
Conclusione
Al di là del «jihad» e deUa .fitna »
La storia delle società islamiche, nel corso dei suoi quanordici secoli, è stata percorsa da un'intensa tensione tra due poli opposti, che spesso hanno regolato il flusso e il riflusso della civiltà nata dall 'islam: il jlbad e la /ilna . li primo di questi term ini , ormai ent rato nell' uso comune, è connotato positivamente in seno alla cultura islamica classica. Esso designa lo sforzo richiesto a ciascun credente di estendere e di approfondire l'ambito e ht pregnanza della no rma religiosa, per regolare tanto le passioni individuali quanto l'organizzazione sociale, ovvero l'ordine del mondo, per sottomettere l'umanità restia alle leggi intangibili del Corano. Quando q uesto sforzo è spinto al parossismo, esso si esprime nella guerra santa, di conquista o di difesa. Esso ispira anche, in maniera meno ostensibile, il proselitismo quot idiano, teso a rendere i musulmani «credenti migliori», e pratica nei confronti del resto dell'umanità un 'intensa attività di conversio ne. È il motore di propagazione della fede , che si effettua «con la spada e con il Libro» , secondo un'espressione consacrata. Il secondo termine, li/no, meno conosciuto al di fuori dell'islarn , possiede al cont rario una con notazione assolutamente negativa: significa seduzione, guerra interna all'islam, forza centrifuga portalrice di distruzione, di implosione e di rovina per la comunità, laddove il jihad subl ima invece le tensioni interne e le proietta al di fuori d i sé. È una minaccia permanente che grava sulla perennità della società musulmana, che inq uieta la coscienza degli ulema e dei d0110ri della Legge, e li spinge alla precauzione e alla prudenza. Per questo, nella concezione classica, il jlbad sconfinante in lo ttll armata non può essere proclamato da altri che da quegli 273
ulema legalmente abilitati, capaci d i soppesarne i rischi e i vantaggi. Tutto ciò è valido nel caso in cui si mobilita la Umma , la comunità dei credenti , per difenderla contro le minacce degli infedeli, del «nemico 10mano», o per passare all'offensiva contro costoro. Ma la questione si pone con tanta maggiore acutezza quando iliihad si dispiega all'interno dell 'ambilO musulmano, nella dar al-islam, cioè di fronte al «nemico vicino», il sovrano corrono sospettato di contrawenire alla legge scaturita dai testi sacri. Spada di Damocle sospesa al di sopra della testa del governante, ililhad cunavia rischia, qualora venisse lanciato a sproposi to, di rovesciare l'ordine sociale, aprendo la via alla sedizione: la /i/na, l'ana rchia, il caos. L' lI senembre 2001 è, secondo i suoi istigatori, l'espressione per antonomasia di uniihad che colpisce alle fondamenta l'empio nem ico occidentale, il colpo d'awio di un'ultima guerra secolare che si compirà necessariamente col/ath - la conquista - dell'Europa e po i dell'America, la sottomissione finale dell 'Occidente all' islam, il compimento del ilhad che per secoli erose e poi distrusse Bisanzio. Nell'anesa di queslO awenirc radioso evocato con toni messi anici dalle /atwa in rete, il primo obiettivo della guerra santa è di raggiungere intanto il «nemico vicino», il malvagio governante d i quei paesi islamici protetti dall'Occidente che cont rolla il mondo. Ma, al di là della cerchia di Bin Laden e di Zawahiri, dei loro accoliti e dei loro ammiratori, si deve constatare che il ghazw - la «razzia», l'azione da commando dell'«avangua rdia benedetta della Umma» alle Torri Gemelle e al Pemagono -, passato il primo momento d i entusiasmo per il colpo inferIO all 'America «arrogante», non è affatto percepito come un iihad promettente, né dalla maggior parte degli islamisli o dei salafisti, né [antamena dalla maggioran za dei musulmani del pianeta. AI contrario, il massacro degli innocemi perpetrato l' 11 settemb re ha inaugurato l'era dellafi'tna, del disordine e della devastazione in seno all'islam. Non salt amo i regimi dei talebani e d i Saddam Husseyn sono stati d istrutti dall'esercito americano , le cui t ruppe sono accampate da Baghdad a Kabul, ma la guerra che doveva sconfiggere l'Occidente infedele «bruciandogl i le mani» - come p roclama Ayman al-Zawahiri - , invertendo la tendenza al declino dei movimenti islamisti incapaci di prendere il potere negli anni Novanta . ha soprattutto portato, per ora, la rovina e la dislruzio-
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ne nel Medio Oriente. Gli ulema dell 'islam contem poraneo hanno perduto il controllo della dichiarazione dijlhad, non hanno più i mezzi per ammonire i fedeli contro l'avvento della fi/na: sono stati superali d ai militanti anivi che possono fare a meno d ella cautela , e sopratt utto ignorano deliberatamente la lunga S{Qria delle società musulmane, ma padroneggiano le tecnologie postmoderne, navigano su internet e pilotano gli aerei, nutriti d i una visione salafista dell 'universo fortemente limitata. Una simile spaccatu ra all 'interno della coscienza del p roprio essere al mondo condiziona gli individui e li spinge a sublimare tale condizione con la ricerca del martirio, rendendoli avidi d ella p ropria morte, convinti di accelerare un cataclisma salvifico per la comunità dei credenti grazie ali '«operazione martirio» che perpetrano senza darsi la pena di sapere se la violenza per la q uale lasciano volontariamente la vita porti con sé il caos e la filna. Ora, la situazione in Palestina ha raggiunto un livello di dcgradazione mai visto dai tempi della nakhba, la «catastrofe», o di sfana del 1948. Mentre si incrementa la capacità di H amas e del Jihad Islamico di rinnovare all'infinito gli attentati suicidi che peraltro non indeboliscono la determinazione israeliana, Ariel Sharon, conformo dall'dfcno-spauracchio d i Bin Laden e della sua consorteria, persegue una politica di repressione implacabile che, oltre alla liquidazione di dirigenti e attivisti islam isti, ha saccheggiato in profondità la società palestinese, dist rutto le sue strutture politiche e il suo tessuto economico. Di conseguenza, la giudeofobia si è diffusa come non mai nel mondo musulmano, e arriva ad esprimersi anche nelle periferie europee. L' Iraq occupato dagli Stati Uniti e dai loro alleati al termine di una «guerra contro il terrore», per la quale l' Il settembre ha fornito il pretesto, è profondam ente destabilizzato; anche dopo il passaggio del potere de jure ad un governo autOC{Qno dopo il 28 giugno 2004 , pesanti ipoteche gravano sul suo awenire di Sta{Q unificato. Al di là della guerriglia contro l'esercito d 'occupazione, la violenza e gli attentati fanno , p ressoché ogni giorno, il lo ro carico d i morti e d i fe riti fra gli iracheni , arabi e curdi , sunniti e sciiti, mentre il paese si rafforza solo nel caos dellaFtna. I siti jihadisti vedono fiorire , dal 2003, proclam i che fanno d i quel paese il nuovo terreno di un }ihad a lrecentosessanta gradi , d ove gli epigoni di Bin Laden chiamano al massacro dei soldati stranieri , de-
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gli scii ti, dei curdi e dei «collaborazionisti» , ingiungono di velare le donne e di applicare la shari'a. L'Arabia Sa udita, da cui provengono lo stesso Bin Laden e la maggior parte dei pirati dell'aria dell'II settembre, è alle prese, soprattutto dopo gli attentati del maggio 2003, con un incremento delle attività da parte di terroristi che, prendendo in ostaggio, sgozzando, uccidendo st ranieri espatriati indispensabili al funzionamento delle pelromonarchie, rimettono in discussione gli equilibri fondamentali del regno e la sua inserzione nell'economia mondiale come principale fornitore di petrolio del pianeta. La destabilizzazione di questo paese porterebbe senz'ahro a conseguenze drammatiche. Lo stesso mondo musulmano non potrebbe sopportarlo, perché l'i poteca si riverbererebbe sulla sicurezza dei luoghi san ti e del pellegrinaggio alla Mecca: sarebbe forse questo il punto culminante della litl1a, annunciatrice della devastazione del centro simbolico dell'islam e della comunità dei credenti, la qlMa verso cui converge la preghiera di tutti i musulmani del mondo. Le grandi potenze consumatrici di petrolio, che non possono rinunciare a quegli otto-dieci milioni di barili prodotti quotidianamente dal regno, non avrebbero altra scelta che difendere con le proprie armi la sicurezza della zona petrolifera di Hasa, nella provincia orientale dell'Arabia. Un progetto simile, vecchia risorsa dei neoconservatori, è nei casseni di Washington e altrove, e lo si riesuma tanto più volentieri quanto più è in pericolo la sicurezza della presenza straniera sul suolo saudita - come dimostra l'uccisione di stranieri a Khobar, il 29 maggio 2004, da parte di jihadisti, e il rapimento e la decapitazione di un americano a Riyad, quindici giorni più tardi, le cui immagini atroci sono immediatamente circolate via internet, secondo la modalità operativa favorita dagli adepti di unjlhad che hanno ormai annesso la galassia numerica al dar al-harb, e ne hanno fatto la nuova frontiera della guerra santa. Le vicende dell' Il settembre hanno liberato una forza mortale che resta intrappolata, tre anni dopo, in un inestricabile circolo vizioso, nella dialettica infernale del;ihad e dellalitna. Bin Laden e i suoi accoliti, provocando la reazione massiccia degli Stati Uniti, hanno incrementato l'odio nei loro confronti nel mondo musulmano; l'opinione pubblica araba, che nel passato ha sempre dato molt i esempi del suo carattere versatile ed emotivo, potreb276
be cambiare , ma un simile cambiamento richiede tempi lunghi. Sarebbe necessario che questa opin ione pubblica potesse davvero identificarsi in un progetto positivo portato nella regione da \'(fashington. li progetto auspicato dallo spirito neoconservatore e dai suoi ispiratori alla Casa Bianca sa rebbe dovuto essere la dcmocrat izzazione del ((G rande Medio Oriente», panacea contro la corruzione e l'autoritarismo delle élite dirigenti, e contro il terrorismo che si dispiega in reazione al dispotismo e alla disperazione. Ora, coloro che propugnano questo discorso sono associati, nella rappresentazione popolare, all 'inclinazione della Casa Bianca del presidente Bush verso Sharon; inoltre, la fibra morale che innerva il progetto democratico è stata corrosa dalla d iffusione delle immagini dei detenuti della p rigione di Abu G hrayb vittime d i torture a carattere sessuale inflitte dai loro carcerieri americani . Di conseguenza, oggi, il termine (democrazia», seguito dali' aggettivo «occidentale», è connotato negativamente in un largo spettro della classe media - la stessa che potenzialmente beneficerebbe per antonomasia della democratizzazione. U sign ificato del verbo arabo damaqrata, che designa il processo di democratizzazione, o l'azione di (democratizzare», è ormai esteso in maniera peggiorativa, rinviando ad un cambiamento imposto dallo straniero: e il carattere ibrido del termine è sottolineato da una radice allogena (dimoqratial flessa entro uno schema grammaticale arabo. Questa situazione è la delizia dei regimi autoritari della regione, i cui dirigenti vanno ripetendo d i conferenza in conferenza di essere favorevol i alle riforme, ma che queste non possono essere imposte dall 'esterno, in una p resunta contravvenzione con le tradizioni e la cultura di ciascun popolo; tutto ciò è un confono per i poteri in funz ione, e permette loro di essere i campioni di un nazionalismo resuscitato di fronte all ' imperialismo straniero, e di rinviare alle calende greche ogni ipotesi di riforma . L'imperizia dci dirigenti americani non avrebbe potuto portare ad un vicolo cieco più completo. Al di là del disord ine al quale hanno condorto le armi, che non lascia intravedere affatto una vittoria rapida per gli Stati Un itj (e meno ancora un successo duraturo per gli adepti del jihad), il fano più sconvolgente, all ' indomani dell' Il scnembre e del concatenamento delle sue conseguenze, è l'arresia totale d el progetto socÌille e politico che avrebbe dovuto sblocGlre il Medio Oriente.
È dunque al d i fuori di tutto ciò che vanno cercate le vie del futuro. In questa ricerca dell'Andalusia perduta che anima pane d ella cultura musulmana contemporanea risiede un a dell e uscite dal b locco melll aie e dalla reificazione delle passion i alle q uali han no contribuito Osam a bin Laden e George \YJ. Bush . Come si è visto nelle pagine di questo libro, la riconqu ista dell'Andalusia è uno degli obiettivi dei jihadisti, e costituisce una giustificazione soggiacente all'anentato d i Madrid nel marzo 2004. Ma qu i non si t ratta, evidentemente, di un 'Andalusia concepita come un ba· stione avanzato del jihad, p rOTeso verso l'Europa , ma di quello spazio «andal uso», portatore di senso, che in terra europea ha già prodono in passato, grazie alla fiorit ura e all'ibridazione cultura· le, passi giganteschi per la civiltà universale. La battaglia, come si è visto, è fin d'ora ingaggiata per definire e st rut! urare I'islam contemporaneo d ' Europa. Questa Andalusia d'oggi è in gestazione nelle peri fe rie europee popolate da nuove generazioni originarie dei paesi musulman i del Sud e dell ' Est del Mediterraneo. Ma essa costituisce, in rapporto alla Spagna medievale, d ove l'impatto intellettuale p roveniva dall 'Oriente islamico, e dove il potere l'o· litico illuminato era nelle mani dei sovrani musulman i, un ' Anda· lusia capovolta. La creatività intellettuale e l'innovazione emana· no p ill che mai, in questo inizio del terzo millennio, da un Occi· d eme nella cui sfera culturale si sono imegrate le éli te dell ' Asia af· facciata sul Pacifico, mentre il mondo arabo è caduto in un a sta· gnazione documentata dai rapport i del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. A \YJestminster, al Parlamento Eu ropeo, nel Bundestag, nei consigli regionali e municipali, il sistema politi co democratico scaTUrito dalla cultura europea comincia ad integrare nel suo seno nuovi attori nati nella tradizione musulmana , offrendo loro, per la prima volta nella storia , l'occasione di sperimema re e di incarna · re una pratica democratica vietata, O largamente ristretta e svuo· tata di significa to, nei paesi a maggioranza islami ca. Una simile partecipazione politica è basata sulla ricchezza del tessuto asso · ciativo, nel quale molti di questi attori hanno investito le proprie forze , e sull 'emersione di una promettente generazione di im o prenditori, d i quadri, di profess ionisti , di l.gemi d ella funzione pubblica. Q uesta p rMica presuppo ne che sia in atto, con il con· solidamento ddl'islam in Europa, una separazione della moschea 278
e d ello Stato che liberi le fo rze di aggiornamento oggi min,.ceiate, nei paesi musulmani , dagli effetti pe rversi dell' 11 settembre e dal successivo intervento americano. Un simile rovesciamento delle condizion i oggen ive nelle quali si crea e si costituisce t'islam euro peo deve essere propizio, a medio te rmine, per l'emersione di un:] nuova gener:]zio ne di intellettuali musulmani a vocazione universale, liberi dal cascame d el l';mtoritari smo e dalla corruzione, emancipati dall 'asservimento al governllnte ma anche da una f:lb bi .. che conduce alla ribellione sotto forma di Jihad, di scomunica e di vio lenza, Sorpassare la dialettica d el jlbad e della li/no non rientra affatto nei gusti degli attivist i radicali, né dei salafisti né degli islamisti - anche se questi ultimi sono esposti , nel momento in cui scendono nell'arena politica europea, ad un:] corrosionc dei pro pri p rincipi. Pcr questo, la battaglia che si gioca per l'avvenire dell ' islam d ' Europ:] è cruciale, e la sua importanza non è certo sfuggita a quelli che vorrebbero edificare sul vecchio continente una cittadella interiore irrigidita nei suoi articoli di fede in piena «terra di miscredenza». Di fronte a costoro , non c'è altra scelta che aprire le porte ad una piena partecipazione democratica del · b gioventù di origine musulmana alla vita civica, attraverso quegli strumenti - soprattutto educativi e cultuf:lli - che favori scano la mobilità sociale e accompagnino l'emersione di nuove élite provenienti da quegli ambiti: così questi potranno, al di là delle chi mere del jihad e dellaji"tna, e al di là delle front iere d ' Europa , in carnare il nuovo volto di un mondo musulmano riconciliato con la modernità .
Cronologie
P ROLOGO. IL FALLIMENTO DELLA PACE DI O SLO
14 maggio 1948
Proclamazione dello Stato d' Israele.
5·10 giugno 1967
«Guerra dei sei giorni»: Israele occupa la Cisgiordania, la striscia di Gaza, Gerusalemme
Est, il Sin ai egiziano e il Golan siriano.
Settembre 1970
«Settembre nero»: l'esercito giordano decima
l'Olp. Trasferimento della direzione della reOttobre 1973
sistenza palestinese in Libano. Quana guerra israelo-araba, o guerra del Kip-
pur (di Ramadan ), } O febbraio
1979
26 marzo 1979 20 novembre 1979
27 dicembre 1979 22 settembre 1980 6 ottobre 1981
6 giugno 1982 14 - 18 settembre 1982 23 ottobre 1983
4 novembre 1983
L'imam Khomeyni proclama la Repubblica Islamica d' Iran. Firma degli accordi di Camp David Ira l'Egit-
to, Israele e gli Siali Unili. I salafisli eslremiSli assahano la Grande Moschea della Mecca (A rabia Saudila) . L'Urss invade l'Afghanislan. Saddam Husseyn dichiara la prima «guerra del Golfo» COniro J'Iran. Assassinio del presideme egiziano Anwar alSadal. Operazione israeliana «Pace in Galilea», volla a cacciare l'Olp dal Libano. Massacro dei profughi palestinesi nei campi di Sabra e Chalila. A Beirut, doppio alleniato suicida conlro i morincs americani (241 moni ) e i soldali francesi della forza multinazionale (58 moni). Allentati suicidi COniro le poslazioni israelia ne a Tiro (Libano) . 281
9 dicembre 1987
Inizio della prima Intifada, detta «guerra delle pietre», nei Territori occupati da Israele. 2 agosto 1990 Invasione irachena del Kuwait e inizio della Guerra del Golfo. Ottobre-novembre 1991 Conferenza di Madrid fra Israele, Siria, Gior· dania e rappresentanti palestinesi, sotto l'egida degli Stati Uniti e dell'Urss. 23 giugno 1992 Elezione di Itzhak Rabin a primo ministro di Israele. Riconoscimento reciproco di Isracle e del9-10 settembre 1993
l'Olp. 13 settembre 1993
25 febbraio 1994
4 maggio 1994 Aprile 1995 28 settembre 1995
4 novembre 1995
Aprile 1996 29 maggio 1996 23 ottobre 1998 17 maggio 1999 23-24 maggio 2000
28 settembre 2000
Conclusione dei colloqui di OsIo: Yasser 'Arafa t et Itzhak Rabin firmano alla Casa Bianca una dichiarazione di intenti sulle procedure provvisorie di autonomia. li colono ebreo estremista Baruch Goldstein massacra 29 palestinesi in preghiera nella moschea di Hebron (Cisgiordania). Firma del primo Accordo provvisorio detto di «Gaza·Gerico». Arresto d i 170 membri o simpatizzanti di Hamas. Firma tra 'Arafat e Rabin a Washington di un secondo Accordo provvisorio isrado-palestinese sulla Cisgiordania e la striscia di Gaza (Accordo di Taba o Osio 11) . Lo STudente ebreo religioso d'estrema dest ra, Yigal Amir, sostenitore del Grande Israele, uccide Itzhak Rlibin. Operazione militare israeliana della «Grappoli di collera» a Cana (Liblino del Sud). Vittoria di Benyamin Netanyahu e dci Likud alle elezioni legislative in Israele. Firma del Memorandum di Wye River. Vittoria d i Ehud Barak lille elezioni Icgisllitive in Israele. Dopo ventidue anni di occupazione, fitiro anticipato dell'esercito israeliano dal Libano del sud . «Passeggiata» di Ariel Sharon a Gerusalemme Est, sulla Spianata delle Moschee. Inizio della rivolta nei Territori palestinesi. 282
29 settembre 2000 9 dicembre 2000 19-23 dicembre 2000
20 gennaio 200 I 6 febbraio 2001 Maggio 200 1 II settembre 200 1 2 ottobre 200 l
Gennaio 2002 18 febbraio 2002
20-21 febbraio 2002
29 marzo21 aprile 2002 20 maggio 2002
28 gennaio 2003 29 aprile 2003
l Omaggio 2003
4 giugno 2oo}
Avvio della second ~ Intifada detta di al·Aqsa, da parte di 'A rafat e del T anzi m dell'Olp. Dimissioni di Ehud 8arak da primo ministro di Israele. Sotto gli auspici di Bill Clinton, ripresa dei negoziati di pace sulla quest ione dello statuto di G erusalemme, la continuità territoriale e il di ritto al ritorno dei profughi palestinesi. George W. Bush, 43 " presidente degli Stati Uniti, si insedia alla Casa Bianca. Vittoria di Ariel Sharon, candidato del Likud, alle elezioni legislative in Israele. Ondata di attentati suicidi pt:rpetrati da Hamas e il Jihad lslamico. Attentati negli Stati Uniti. Ceorge W. Bush si dichiara favorevole alla creazione di uno Stato palestinese. Hamas promette di scatenare una «guerra totale» su tutti i fronti contro Israele. U principe ereditario saudita ' Abdallah propone un piano di pace che prevede il ritiro di Israele da tutti i T erritori occupati in cambio della pace coi suoi vicini arabi . lntensificazione dei bombardamenti e dei raid israeliani. Distruzione del quartier generale di Yasser 'Arafat. Operazione «Muraglia» e occupazione, da parte dell'esercito israeliano, di città autonome delLa Cisgiordania, fra cui Jcnin. Israele progetta la costruzione di un muro difensivo lungo i trecentocinquanta chilometri della «linea verde». Rielezione di Ariel Sharon a primo ministro di Israele. L'Autorità palestinesc nomina primo mini· stro Mahmud 'Abbas, detto Abu Mazcn. Presentazione da parte del Quartetto (Stati Uniti, Unione Europea, Onu, Russia) della sua road map a israeliani e palestinesi. Summit tripartito fra Slati Uniti, israeliani e palestinesi a Aq,lba (Giord:ll1ial. 283
6 settembre 2003 12 ottobre 2003 4 -7 dicembre 2003 29 gennaio 2004 22 marzo 2004
17 aprile 2004 2 maggio 2004 6 giugno 2004
Dimissioni di Mahmud ' Abbas, sostituito da Ahmad Qora'i. Presentazione del «Patto di Ginevra», osteggialO dal governo di Ariel Sharon . Fallimento al Cairo dei negoziati interpalesti nesi per una tregua degli attentati. Scambio di prigionieri fra Israele e gli I-Iezbollah libanesi. Assassinio «mirato», nel corso di un raid israeliano, del leader palestincse sceicco Yasin, fondatore del movimento Hamas. Assassinio a Gaza di ' Abd al -' Aziz al -Rantisi, nuovo capo d i Hamas, Il Likud rifiuta il piano unilatemle israeliano per il riti ro da Gaza. Marwan Barghut i, capo di al-Fatah in Cisgiordan ia, è condannato all'ergaslOlo, mentre il governo israeliano approva il piano unilaterale per il ritiro da Gaza.
I. LARIVOLUZIONE NEQCONSERVATRICE 1937 1940 1943
Arrivo del filosofo Leo Strauss negli Stati Uniti. Irving Kristol si laurea al City College di New York. Creazione a WashinglOn dell'American En-
terprise Inslitute lor Public Policy Research
IAEI). 1949-1962 1953
1965 1968 1960-1980 197J 1975
Albert Wohlstener collabora alla Rand Corporatlon. 11 presidente Eisenhower promuove il «Progetto Solarium». Irving KrislOl fonda la rivista «The Public Interest». «Primavera di Praga». . Si afferma la «contro-cultura» nel campus . .. .. unl versltan amencanl. Muore Leo Slrauss. Caduta di Saigon nelle mani del FLN filoso• • vletlCo.
2""
1978 Dicembre 197915 febbraio 1989 198 1-1988
8 giugno 1982 1985- 1987 5 novembre 1987
Novembre 1988 9 novembre 1989 2 agostO 1990 7 agosto 1990
17 gennaio 199 1 8 d icembre 199 1 1992
3 novembre 1992 Estate 1993
Elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo I I. Invasione sovietica dell'Afghanistan, contrastata d a un ;ihad sostenuto d agli St ati Uniti. Presidenza di Ronald Reagan: i neoconservatori entrano nei circoli del potere. Creazione del National Endowme1lf for Democracy e del «Journal of Democracy». Operazione Iran-contras, Pubblicazione del libro di Allan Bloom The Closing of the American Mind [trad, il. LA chiusura della mente americana, Milano 1988]. George Bush padre viene eletto presidente degli Stali Uniti. Caduta dci muro di Berlino e fine dell'era b ipolare. L' Iraq di Saddam H usseyn invade il Ku wait. 11 re Fahd d 'Arabia Saudita chiama in aiuto la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti . Inizia l'operazione «T empesta d ci deserto» contro l' Iraq. Implosione dcll' Urss, d esignata come 1'«l mpero del Male». Paul \X1olfowitz, d ircttore del Consigl io di Pianificazione dci ministero della Difesa, redige il DI'teme Planning Guidance Paper che sta bilisce le priorità strategiche degli Slati Uniti d opo la guerra fredda. Sconfitta di George H . Bush alle elezioni p residenziali, vinte dal dcmocratico Bill Clinton. Samucl Huntington pubblica sulla rivista « Foreign Affairs •• Lo scontro delle civiltà e il !Il/aVO
9 gennliio 1995
ordine mondiale.
Pubbl icazione dci libro d i I rving Kristol Neo-
cOllseroal/sm: the Autobiography of 011 Idea, 17 settembre 1995 Marzo 1996 81uglto 1996
Llincio del sett irnlinale neoconservlitorc «The \X1cckly Stand:m!». Norman Podhoretz pubblica su «Commentary» f1/1l'ocollseroator/smo: orazione fun ebre. Il Clt'an Break: Il NewStrategy for Semring the Real"" rapporto firmato da lilcuni neoconser-
Gennaio 1997 3 giugno 1997
26 gennaio 1998 Gennaio 200 1
Il settembre 200 l
valori che propugna l'abbandono della pace di Osio e l'eliminazione di Saddam Husseyn. Morte di Albert \Xfohlstctler. Creazione del Projec! /or a New American Cenlury (PNAC), principlile strumento politico dci movimento neoconservatore. Lellera aperta del PNAC a Bill Clinton, con cui si invoca l'allacco all' Iraq. Insediamento alla Casa Bianca di George W. Bush, 43 0 presidente degli Stati Unit i: i neoconservatori Paul Wolfowitz, segretario aggiunto alla Difesa, Richard Perle, presideme del Consiglio d i Pianificazione della Difesa, J ohn Bolton e ahri occupano important i funzioni ufficiali . Attentati negli Stati Uniti: la visione del mondo neoconservatrice si impone alla Casa Bianca.
n. COLPIRE IL NEf.,lICO LONTANO Marzo 1928 19 giugno 1951 29 agosto 1966 settembre 1974 20 novembre 1979 1980 Ottobre 1981 1985-1986 15 febbraio 1989 30 giugno 1989 24 novembre 1989 1992 1992- 1993
H asan al-Banna' fonda in Egitto l'organizzazione dei Fratelli musulman i. Ayman al -Zawahiri nasce al Cairo. Sayyid Qutb viene giustiziato. Fallito colpo di Stato COntro Sadat. Assalto alla Grande Moschea della Mecca (Arabia Saudita). Primo soggiorno di Z,lwahiri a Pcshawar (Afghanistan). Zawahiri sospettato e arrestato per l'assassinio di Anwar Sadal. Partenza di Zawahiri per Gedda (Arabia Saudita) e incontro con Bin Laden. Ritirata sovietica dall' Afghanistan. Colpo di Stato e presa del potere in Sudan dell'islamist a Hasan al -Turabi. Assassinio a Peshawar del jihadista palestinese 'Abdallah 'Azzam. Bin làdcn e Zawahiri si rifugiano in Sudan o Jihadisti afgh ani attaccano i soldati americani dell'operazione Res/ore J-lope in Somalia. 286
26 febbraio 1993 14 dicembre 1995 1996 15 maggio 1996
25 giugno 1996
23 agosto 1996 26 settembre 1996 Ottobre 1997 17 novembre 1997
23 febbraio 1998 7 agosto 1998
12 ottobre 2000
9 settembre 200 1
Il settembre 2001 7 ottobre 2001 Dicembre 2001
23 ottobre 2002
Attentato esplosivo contro il \Vorld Trade Center. Accordi di Dayton e fine della guerra civile nella ex Yu~oslavi a . Fallimemo dei jthad locali in Egitto, Bosn ia, Algeria. Bin Laden c Zawahiri lasciano il Sudan dire tti a Kandahar in Afghanistan. Una violema esplosione ad Al-Khobar (Arabia Saudita) uccide l') soldati americani. Bin Laden pubblica la sua ,
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IIl . CACCIA AD AL-QA'IDA E SU,\ TENUTA
7 ottobre 2001 21 ottobre 200 l
6 novembre 2001
21 d icembre 200 l
23 dicembre 200 l
Annuncio dei primi raid aerei COntro i campi di terroristi in Afghanistan. Il giornalista d i al-Jazira Taysir Aluni intervista Osarna bin Laden. Dichiarazione del presidente George \VI. Bush davanti alla Nato: «Noi non ci fermeremo fin ché non avremo trovato, arrestato e neutralizzato i gruppi terroristici globalizzati». AI-JaziTa diffonde un video in cui compaiono Bin Laden e il vecchio jihadista saudita Khaled al-H arbi . Arresto d i Richard Reid, inglese, trovato con esplosivo nelle scarpe su un volo Parigi-Mia•
m •.
Il ap rile 2002
16 aprile 2002
26 aprile 2002
7 muggio 2002
Settembre 2002
6 ottobre 2002 12 ottobre 2002 28 novembre 2002 l c marzo 2003
22 murzo 2003 12 maggio 2003
Esplosione davanti alla sinagoga della Ghriba, sull'isola di Gerba (Tunisia). 19 morti . Prima rivendicazione degli attentati dell'Il settembre 200 1 nella memoria regisIrata del saudita Ahmad al-Haznawi al-Ghamdi. Comunicato di al-Qa'ida intitolato Qa'/dal al]ihad (<
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16 maggio 200J 8 novembre 2003 15 novembre 200J 20 novembre 200J Gennaio 2004 7 m,lrzo 2004 II marzo 2004
7 aprile 2004
15 aprile 2004
26 aprile 2004
I Omaggio 2004
6 maggio 2004
8 giugno 2004
Serie di attentati simultanei a Casablanca (Marocco). 41 morti e un centinaio di feriti. Attentato dinamitardo in una residenza a Riyad. 17 morti, 120 feriti. Attentati COntro due sinagoghe di Istanhul. 17 morti e 215 fe riti. Nuovi attentati contro il Consolato britanni co c la sede della banca H SBC (lstanbul). Bin Laden minaccia in un video le pelfomona rchie del Golfo. Operazione «(Tempesta in montagna» contro i talebani in Afghanistan . Attentati suicidi a Madrid: alcune bombe esplodono su treni che collegano la periferia alla capitale. 191 morti e 1400 feriti. In Germania comincia il processo di Muni r alMotasaddeq, sospettato di connivenza con gli autori degli attentati dell' II settembre 200 l . Bin Laden, in un video trasmesso dai canali arabi al-'Arabiyya c a/-Jazira propone una (tregua» ad alcuni paesi europei. Attentato chimico sventato in Giordania. I sospetti cadono su Ahu Mus'ab al-Zarqawi. Secondo Cofer Black, coordinatore della lotta anti-terrorismo presso il Dipartimento di Stato americano, Zawahiri sarebbe divenuto il primo capo operativo di al-Qa'ida. Bin Laden mette una taglia sulla testa dei responsabili dell'Onu; in particolare su Kofi Annan c il suo emissario speciale in Imq Lakhdar Brahimi. A Milano viene arrestato «Muhamm ad l'Egiziano», considerato uno dci cervelli degli at tentati di Madrid.
IV. L'ARABlt\ NELL'OCCHIO DEL CICLON E
622 XVI secolo XVIII secolo
Egira (bijra) del profeta Muhamm,td dalla l\-Iecca a Medina. Conquist a ottomanu. ivluhammad lbn . Abd al-W,thbab diffonde in 289
Arabia una domina fondata su una lettura rigorista dell 'islam: il wahhabismo, che chiama
aljihad. 1745
1811 -1834
1902 1912 1915
1916
14 ottobre 1924 28 marzo 1926 1929 23 settembre 1932
20 maggio 1934
3 marzo 1938 14 febbraio 1945
9 novembre 1953
1952-1967 1964 Ottobre 1973
Alleanza tra il capo tribale Muhamm,.d Ibn Sa'ud e Ibn ' Abd al -W,.hhab. Fondazione del primo regno sauditll. Spedizioni egiziane di Mehmet 'Ali per ordine del califfo di Istanbul e annientamento del regno dei Sa'ud. 'Abd al-' Aziz Ibn Sa'ud, fondatore dell ' attua· le ramo regnante, conquista Ri yad . I wahhabiti creano la milizia militare d egli Ikhwan. Finna del trattato di Qatif con cui gli inglesi riconoscono la sovranità di ' Abd al-'Aziz sui territori del Najd , al-1-b sa, Qatif e Jubayl. Impanante rivolta amba condona dallo sharij Husseyn della Mecca contro la dominazione ottomana. 'Abd al-'Aziz Hm Sa'ud conquista La Mecca. 'Abd al·'Aziz è proclamato re nella Grande Moschea della Mecca. 'Abd al-'Aziz Ibn Sa'ud annienta gli Ikhwan con il sostegno britannico. P roclamazione del Regno di Arabia Saudita dopo la fus ione dei due regn i del Hijaz e del Najd. T ran ato di T aiC con lo Yemen, che pone le province di Asir, Najran e J izan sotto il controllo del Regno di Ambia Sa udita. Scoperta dei primi giacimenti d i petrolio a Dammam. A bordo dell'incrociatore USS Quùrcy, palto fra il presidente Franklin D. Roosevelt e Ibn Sa'ud, re dell'Arabia Saudita. Muore 'AbJ al -' Aziz Ibn S:ÙIJ; sale al trono Sa'ud Jbn ' Abd al-'Aziz. I Fratelli musulmani d 'Egitto, di Si ria , d ' Iraq c d 'Algeria trovano rifugio in Ambia e vi dispiegano le loro attività. Il principe ereditario Faysal prende il potere. L'ArabilI Saudita partecipa all'embargo pe-
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25 marzo 1975 20 novembre 1979 27 dicembre 1979
Gennaio 1980
1981
trolifero; politica di sviluppo fin;lI1zia ta dalle rendite del petrolio. Re Faysal viene assassinato da un nipote. C[i succede suo fratello Khaled. Militanti salafist i radicali si impadroniscono della Grande Moschea della Mecca. L'Armata rossa invade l'Afghanistan. Inizia il jihad al quale parrecipano molti giovan i sauditi. Esecuzione di 64 ribelli che avevano partecipato alla presa della Grande Moschea. Creazione del Consiglio di Cooperazione dci
Golfo (CCG). 13 giugno 1982 1990-1991 7 agosto 1990
1991 · 1992 8 marzo 1993 20 agosto 1993
Morte di Khaled ; sale al trono il fratellastro Fahd Ibn 'Abd al-'Aziz. L'Arabia Saudita si schiera con la coalizione Onu contro ['Iraq. Il re Fahd sollecita l'intervento di forze americane, condannato da una ja/wa del Consiglio dci Grandi U[ema. Due petizioni mettono in discussione il potere reclam ando l'islamizzazione completa della legislazione. Re Fahd crea 14 regioni amm inistrative dotate di consigli locali. Nomina di un Comitato di consultazione
(Ma,lù a!·Shura). Aprile 1994 Settembre 1994
Bin Laden. in esilio in Sudan, è privato della nazionalità saudita. Arresto degli sceicch i Salman al -Auda e Safar al-Hawa[i dopo una serie di proteste contro il governo. Saranno rimessi in libertà nel giugno
1999. 4 ottobre 1994
Creazione di un alto consiglio islamico presieduto dal ministro della Difesa. Novembre 1995 Allentato a Riyad. Gennaio-febbraio 1996 Reggenza del principe 'Abdallah in seguito a un'embolia polmonare di re Fahd. 25 giugno 1996 Ancmato cont ro una base aerea mncricana ad al -Khobar, nella zona petro[i[cr:1. Settembre 1997 Pressioni ufficiali per la partenza delle t ruppe . amen cane.
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Maggio 1999 Il settembre 2001 Ottobre 200 1
17 febbraio 2002 2003 12-13 maggio 2003 8 novembre 2003 17 gennaio 2004 2 1 llprile 2004
29-30 maggio 2004
15 giugno 2004
Muore Ib n Baz, gran mufti d'Arabia Saudita. 1.5 sa uditi tra gli autori degli atten tati negl i Stati Unit i. Condanna d el terrorismo dn parte di S"far al· H awaii, sospettato di aver ispirato gli attentati dell'Il settembre nel testamento di al -H"znawi al-Gh amdi. Proposta saudita per rihmciare il p rocesso di p"ce in Medio Oriente. Presentazione di una petizione a sostegno delle riforme. Serie di allen tati suicidi a Riyad. 3.5 morti. Nuovo attentato in una residenza a Ri yad . 17 morti, 120 feriti. Forum economico d i Gedda. L'imprenditrice Lubna Ulayan compare senza velo. Allen tato suicida contro il quartier generale della polizia a Riyad, rivend icato dal gruppo delle Brigate al-H aramayn . 4 morti, una cinquantin" di feriti. Rapimenti e attentati nella città petrol!fera di Khobar, rivendicati da al-Qa'ida. 22 morti, di cui 19 stranieri. Rapimento e decapitazione di un civile americano. Cattura ed esecuzione d i 'Abd al-'Aziz al-Moqrin, ritenuto il rapp resentante di alQa'ida in Arabia Saudita.
v. ILVASO DI PANDORr\ l RAGIENO 637
680 762
1258 1534
Gli arabi conquistlino la Mesopotamia. Battaglia di Q"disiyy". Mortedell'imam Husseyn, nipote del P rofet a, nella battaglia di KerbalH. N"sce la divisione dell'islnm in due correnti, sunnismo e sciismo. Baghdad diventa la capitale del califbto abbaside. Invasione mongol", Baghdad cade nelle m"ni di HulHgu Khan . L'Iraq viene conquistato d al sultano ottomano Solimano il Magnifico.
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11 marlO 1917 lO agosto 1920 13 agosto t 92 1
1923
3 ottobre 1932
3 aprile 1941 195 1 24 febbraio 1955 14 lug lio 1958
8 febbraio 1963 Novembre 1963 13 aprile 1966 17 luglio 1968
1969 Gi ugno 1972
1975
l Ofebbraio 1979
16 luglio 1979
La Gran Bretagna si impadronisce di Baghdad. Alla conferenzH di Sanremo, gl i inglesi ottengono dalla Società del[e Nazioni un mandato sulla Mesopotamia. Faysa[ è incoronato re del protettorato dopo [a fine della rivolt a sciita. Kemal Ataturk respinge la decisione del!;1 Società del[e Nazioni di creare un Kurdistan autonomo. Viene creato solo lo Stato iracheno c posto sotto m andato britannico. Indipendenza dell' Iraq. Tratt ato di alleanza con la Gran Bretagn a. Un colpo di Stato spinge l'esercito inglese a interven ire, ponendo sul trono Faysa[ [I. Nascita dci partito Ba'th in Iraq . Palio d i Baghdad con cui [' Iraq affermH [e sue posizioni filoameric.me. Colpo d i St ato milita re di 'Abd al-Karim Qas, sem, e proclamazione dellH prima repubblica irachena. Avvicinamento all'Urss. e lancio di ampie riforme. Assassinio di Qassem compiuto da b.i'thisti e pana rabi; 'Abd al-Salem ' Aref prende il potece. 'Abd al-Salem 'Aref elimina i ba'thisti. Morte accidentale di 'Aref, sostituito d al fra te llo . Secondo colpo di Stato b a'thist a: Ahmad H asan al, Bakr al potere; il numero due è Saddam Husseyn. Accordo di sfruttamento petrolifero con l'Urss. Nazionalizzazione dell'Iraq Petroleum Comp any OPC). Repressione nel sangue della ribellione cu rda g uidata da Muslafa B'Hzan i. Accordo con l'Iran sulla frontiera dello Shatt al-'Arab tra i due paesi. Ritorno di Khomeyni a l'e heTan. Proclamazione delb Repubblica islam ica. Dimissioni di Ahm ad I lasan al-Bakr SOtto le pression i di Saddarn Hllsseyn.
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Aprile 1980
22 settembre 1980 M.mo 1988
20 agosto 1988 2 agosto 1990 6 agosto 1990 Primavera 1991
14 aprile 1995
3 settembre 1996 Febbraio 1999
26 gennaio 2000
II settembre 200 I 29 gennaio 2002
12 sett embre 2002
l7 settembre 2002
8 novembre 2002
27 gennaio 2003 5 febbraio 2003
Assassinio di Baqir al-S'ldr, principale figura dello sciismo politico iracheno_ Saddam Husseyn dichiara guerra all'I ran, Offensiv a delle truppe irachene, Repressione ed epurazione etnica contro i curdi all,I fine della guerra Iraq-I ran, Gas chimici vengono utilizzati contro i civili nel villaggio di Halahjah, Tregua con l'Iran dopo una guerra di otto anni da cui l' Iraq esce esangue, L'Iraq invade il Kuwait, Risoluzione 661 dci Consiglio di Sicurezza dell'Onu: embargo contro l'Iraq, Soffocamento deUa ribellione sciita nel sud dell'Iraq, Risoluzione 986, detta 400d lor od)), che per ragioni umanitarie autorizza Baghdad a vendere petrolio in misura limitata, Operazioni aeree americane per far rispettare la fiO /ly ZOfle irachena. Assassinio di Sadiq al-Sadr, cugino di Baqir alSadr, principale figura dello sciismo politico degli anni Novanta, voluto dal regime iracheno, H ans Blix è nominato presidente della Commissione di controllo, di verifica e di ispezione delle Nazioni Unite (Cocovinu). Attentati negli Stati Uniti. George \VI, Bush dichiara che l' Iraq, l' Iran e la Corea del Nord formano un «asse dci Mab>. Nel corso della 57~ sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, BllSh ammonisce Saddam H llsseyn e gli intima di procedere al disarmo d ell 'l r'lq. L'Iraq accetta un ritorno incondizionato di esperti in disllrmo delle Nazioni Unite. Risoluzione 1441, che ingiunge a Saddam di distruggere i suoi programmi di anmunenti di distruzione di massa. sotto minaccill di un ricorso alla forza. Pubblicazione del rapporto finllle di I-Ians Blix. Colin Powell :Kcusa d.l\'anti lIlle Nazioni Un i294
15 febbraio 2003 20 marzo 2003
l Omaggio 2003
6 maggio 2003 lO maggio 2003
30 maggio 2003 Giugno 2003
22 luglio 2003 14 agosto 200.3
19 agosto 200.3
29 agosto 2003 IOsettembre 2003
15 novembre 2003
te l' Iraq di possedere armi di distruzione di massa. Circa lO milioni di persone manifestano nel mondo contro la guerra in Ir'lq. Inizio d ei bombardamenti americani su Baghdad e invasione dell'Iraq da parte delle truppe di coalizione sotto la direzione ameri· cana. li presidente Bush annuncia la fine delle operazioni militari in Iraq. Paul Bremer è nominato amministratore civile provvisorio in Iraq. Ritorna dall'esilio l'ayatollah Muhammad Baqir al-Hakim, figura di spicco dell'opposizione scma. Rapporto della Cocovinu sulle armi di clist TU zione di massa in Iraq. Operazioni militari americnne contro la guerriglia sunnita in Iraq. I figli di Saddam Husseyn vengono uccisi nel corso di un raid delle forze americane. La risoluzione 1500 dell 'Onu approva la creazione del Consiglio di governo prov,'isorio dell' Iraq. Attent.:HO contro il quartier generale dell'Onu in Iraq. Muore l'inviato speciale Sergio Vieira de Mello. Muore !'nyatonnh Al-Hakim in un attentato a Najaf. Formazione del primo governo iracheno. il Consiglio di governo prO\'visorio, costituito da 25 membri tra sciili, sunniti, curdi, cristiani, turkmeni. Il passaggio di pOtere MI un governo provvisorio iracheno è previsto per la fine di giugno
2004. \3 dicembre 2003
2 marzo 2004
Le forze della coalizione catturano il d ittatore Saddam Husseyn. Serie di attentati suicidi nei luoghi santi dcll'ishun sciita li Baghdad e a Kerb.lla. Più di [70 morti, 500 (criti. 295
8 marzo 2004 3 l mlir.lO 2004
Aprile 2004 17 maggio 2004 Maggio 2004
IOgiugno 2004
9 giugno 2004
Giugno 2004
28 giugno 2004
30 giugno 2004
11 Consiglio ad ;1IIl" 1I11 dci governo iracheno adotta la Cost ituzione proV\'isoria. Nel triangolo sunnita, a Fallujli, 4 civili americani vengono uccisi; i cadaveri mutilati sono esibiti in piazzli. L'imam scii ta radicale Muq tada al-Sadr, figlio di Sadiq. organizza imponenti manifestazioni col sostegno dell'«armata dci Messia». Rivolta degli sciiti radicali: si moltiplicano i rapimenti di stranieri ten uti in ostaggio. Assassinio di Ezzedin Salim, presidente del Consiglio di governo provvisorio. Scandalo delle torture eseguite dalle forze della coalizione su prigionieri irachen i nella prigione di Abu Ghrayb; le foto circolano su internet. Rapimen to e decapitazione, attribuiti ad Abu Mus'ab al-Zarqawi, dell'ostaggio americano Nicholas Berg. I] Consiglio di governo provvisorio designa Ghazi al -Yawar (sunnilll) nuovo presideme dell' Iraq. Iyad Allawi (sciita ) è nominato pri.. mo mllllSIfO. L'Onu vota la risoluzione 1546 che convalida il p assaggio della sovranità in lmq e la formazione di un governo provvisorio iracheno il 30 giugno 2004. Impennata di violenze prima del passaggio di sovranità: si moltiplicano gli assassinii e gli attemati . Rapimemo e decapitazione di un ostaggIO corelino. T rasferimemo dci poteri con quaramott'ore di amicipo al governo prov\'lsorio iracheno, per paura di attentliti. Il proconsole Pliul Bremer lascia il pliese. Consegna di Sliddam Husseyn e di undici e x alti dirigenti al Tribunnle speciale iracheno. V I. L\ BATIAGLIA O'EUROP/\
Dicembre 1983
Espulslo11(.' d i st udenti iraniani dlilla Francia.
2%
1984- 1988 t 4 febbraio 1989
Autunno 1989
1992-1997
Luglio 2001
9 settembre 200 l l t settembre 200 l
14 settembre 200 t Autunno 200 l Novembre 200 t
23 dicembre 2001
Dicembre 2002
Lug[io-dicembre 2003 15 novembre 2003
20 novembre 2003
Gl i anivisti sciiti ra piscono civili europei e occidelllaii in Libano. Attentati in Francia. Unafatwa dell'ayatollah Khomeyni condanna a morte il cilt adino inglese Salm,m Rushdic, autore dci Versi salaI/ici_ Prime vicende del velo islamico in una scuola francese a Creil. L'UOIF diventa " Un ione delle Organizzazioni Islamichc di Franci,!». In Algeria, creazione ufficiale del Fronte islamico di salvezza (Fis), partito islam istlla for te componente sll[afista. Guerra civile in Algeria; compaiono p ub b[i. cllzioni ishtmiste nel Londonistan (Abu QlItada. Abu H amza). Anentati in Francia legat i ai Gruppi islamici armati (Gia) algerini_ In Spagna, a T arragona, riunioni di coordinamento finanz iario e ope rativo delle cellule [ocali di al -Qa'ida_ Due falsi giornalisti tunisini provenienti dll! Belgio uccidono il comandante Mas'ud . Attentllti negli Stati Uniti. La ,((ellulll di Amburgo}} costituisce la ,(base» operativa principale. Arresto negli Stati Uniti del fran cese di origine marocch ina Zacarias Mussawi. Cattu ra in Afghanistan e detenzione a Guan tanlllno di europei di origine st raniera. Arresto del siriano naturalizzato spllgnolo Abu Dahdah _ Arresto di Richard Reid , inglese, troVl\to con esplosivo nelle scarpe su un volo P:trigi-M ia• nll . Riu nione del Consiglio Francese del Culto M usulmano (CFCM) su in iziativa dal min istro degli Interni Sarkozy. L 'UO IF vi com pare in posizione do minante. Session i della Commissione Stasi in Fcancia. Attentati COntro due sinagoghe di Istanbul. 17 morti, 215 feriti. Nuovi alferHari contro il Consolato brit anni co e la sede dalla banca inglese I-ISBC a [stan buI. 297
Inverno 200} -2004
I I m
Marw 2004
Aprile 2004 3 aprile 2004
7 aprile 2004
14 'Iprile 2004
15 'Iprile 2004 8 giugno 2004
Campagn:1 di agitazione de!'!.li 'Imbienti isl:t misti e dei telepredicat o ri sulle reti arabe contro la legislazione francese che proibisce l'esibizione di simboli religiosi delle scuole. Attentati suicidi a Madrid sui treni che collegano la capitale alle periferie, rivendicati dalle brigate di Abu I-Iafs al -M asri (al-Qa·idal. 191 morti, [400 feriti. Uno stock di esplosivi viene scoperto nella periferia di Londra. Arresto di decine di inglesi di origine pakistan ad alc uni paesi eu ropei. Arresto a Milano di «Ì\'luhammad l'Egiziano», consider'llo uno dci cervelli degli atten tati di Madrid.
Fo nti e bibliografia
PROLOGO.
ILFALLIMENTO DEl.L/\
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•
Indice dei nomi
'Abd al·'Aziz AI Shaykh, Ahdallah.
'Alla, Muhammad, 103·104, 13 9· 140,199,231. ' Awaji, Mohsin al ·, 173. ' Awda, Salman al ·, 89, 17 1· 173, 179,183· 184,1 87, 195. Az nar, ) osé Maria, 140. 'Azzam, clan, 77. 'Azzam, ' Abda!!ah, 27 , 83·84, 142 , 167, 178. 'Azzam, Mahfuz, 78. 'Azzam bey, nonno di Ayman al · Zawahiri, 77 . 'Azzam Pasha, 77 .
l BI. 'Abd al·' Aziz Ibn Saz, sceicco. 160·
162, 174,178- 18 1, 183-184, 250. 'Abd al·'Aziz Ibn Sa'ud, re, 17 ,20, 149-150, 157, 161 ,166, 175 ,1 78, 181.
'Abdallah, principe, 18\ · 182 , 187, 206-207,217. 'Abd al- Karim (Abdclkrim), Farid, 254,256-257,272. 'Ahidin, Muhammad Surur Zayn alo, 169. 171 -172 ,212, 244. Abrarns, Elliolt, 60, 68. Abu Hamza al-Masri, 237.
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Indi ce del volume
Ringraziamenti
VII
Prefazione Prologo
IX
/I J{lllimenio della pace di Osio
3
I.
La ri volu zione ncoconservatricc
38
II.
Colpire il ne mi co lontano
71
III. CIccia ad al-Qa' ida e sua tenuta
106
IV. L'Arabia nell'occhio dci ciclone
148
Il vaso di Pamlo ra irachcno
190
V.
231
VI. La battaglia d'[uro!JU Conclusion e
AI di là del
~jiluJ(l-
e dcI/a ·filtw- 273
Crono logie
28 1
Fonti e lJihli ogralìH
299
hulil ,t> ,[ t·i no mi
3 13