EDMONDO LUPIERI
Giovanni Battista nelle tradizioni sinottiche
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EDMONDO LUPIERI
Giovanni Battista nelle tradizioni sinottiche
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PAIDEIA EDITRICE BRESCIA
Tuili i Jirilli sono ris�rvali
© Paideia Editrice, Brescia 1988
ISBN
88.394.0409.0
.U. c11r11 memorill Ji Jemr Gribomont O.S.B.
INDICE
Prefazione
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Introduzione
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Capitolo primo: La tradizione marciano-ma/teana 1.
Il Battista, la sua predicazione e il suo battesimo . . a) La comparsa di Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) La comparsa di Gesù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c) La disputa sull'autorità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La discussione sul digiuno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3· La morte di Giovanni e la sua mancata risurrezione
.
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Capitolo secondo: La redazione marciana . . . . . . . . . . . 1. Giovanni e Gesù . . . . . . . a) La citazione di Mal. 3,I b) «
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Capitolo quarto: La redazione matteana . . . . . . . . . . . . I . I l superamento d i GiovaMi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Erode e Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3· Giovanni nella cronologia di Gesù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . carcere
21 26 26
46 46 48 49
. . . . . . . . . .
Tra Vangelo e Atti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a) Acl. I,, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) Le. 24>47 . . • . • • • • • . . • . • • • • • • • • • • • • • • • • • • . • • • . • • • • 2. I discepoli e fesini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3· Parola del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , . , 4· Le prediche di Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . '. Giovanni Battista cristiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • a) L'abbandono del Battista giudaizzante . . . . . . . . . . . . . . . b) La (nuova) cristianizzazione di Giovanni Battista . .. . .. 6. Giovanni, la Legge e i Profeti . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . ... 7. I racconti sull'infanzia . . . . . . . . . . . . ..... . . . . . . . . . . . .. 8. Il più piccolo . . . . . . . . . . . . . . . . . .... . . . . . . . . . . . . .. . . . 9· Il digiuno e il banchetto . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . ..
4· La domanda dal
13
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Capitolo terzo: La tradizione lucana I.
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6. Il messaggio di Giovanni . . . . . . 7. Il dialogo tra Giovanni e Gesù .
8. Il digiuno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9· La «sequenza battistica» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
III
e
115
Capitolo quinto: Tradizioni
storia . . . . . . . . . . . . . . .
zo6
Indice dei passi citati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119 Indice degli autori moderni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12.5
PREFAZIONE
Il presente saggio è parte di una più ampia ricerca sulla figura di Giovanni Battista nella storia e nella fede del cristianesimo antico. Esso rappresenta l'ultimo stadio di un'analisi dei sinottici che, in forma molto diversa, ebbi modo di presentare nel 1984 ad un incontro del la sezione piemontese dell'Associazione Biblica Italia na. I n quell'occasione promisi all'allora direttore di «Rivista Biblica», prof. Giuseppe Ghiberti, un elabo rato che illustrasse i risultati che ritenevo di avere rag giunto. Devo avere messo a dura prova la sua paziente amicizia, poiché l'articolo è cresciuto e si è trasforma to, fino ad assumere l'aspetto del testo che è ora sotto gli occhi del lettore; è dunque all'amico don Ghiberti che desidero in primo luogo rivolgere un pensiero di gratitudine mentre scrivo le linee conclusive di questo lavoro. Nel licenziare il manoscritto per la stampa, non pos so non ringraziare il pro/. Franco Bolgiani, dell'Uni versità di T orino, che per primo mi indirizzò allo stu dio della figura del Battista, e il pro/. Manlio Simonet ti, dellVniversità di Roma, i cui consigli preziosi co stituiscono un supporto e una guida insostituibili per i miei studi. Desidero inoltre ringraziare amici e colle ghi, le cui attività ruotano attorno alla Biblioteca Erik Peterson di Torino, per i suggerimenti e le critiche di cui ho fatto tesoro, e i Padri Benedettini dell'ex Abba zia di san Girolamo in Roma, della cui dotta quanto ca lorosa ospitalità ho potuto usufruire per la prima ste sura di questa mia indagine. In particolare, mi è grato II
ricordare il pro/. Jean Mallet O.S.B., il cui acume di fi lologo mi è stato di grande aiuto in molte occasioni. Mi sia lecito, infine, ringraziare il pro/. Jacques Dupont, che con estrema cortesia ha letto il mio dat tiloscritto e ha voluto comunicarmi i suoi suggerimen ti e le sue critiche, nonché il direttore della collana «Studi biblici», pro/. Giuseppe Scarpa!, che ha accol to per la pubblicazione questo scritto. Torino,
14
febbraio
1987.
INTRODUZIONE
Quando solitamente pensiamo a Giovanni Battista , immaginiamo un coraggioso e rude predicatore pale stinese, asceta dalle vesti rozze e dal vitto inappetibile. le cui vicende uniscono le prediche nel deserto ai bat· tesimi nelle acque del Giordano e sfociano in un finale a tinte fosche, dove il sangue innocente congiunge la fredda oscurità di una cella con lo sfarzo lascivo di un banchetto alla corte di un sovrano incestuoso. Una ta· le serie di immagini costituisce appunto ciò che per noi è «la storia del Battista» e proviene in massima parte dalJe notizie che su di lui i vangeli sinottici da quasi venti secoli tramandano nelle chiese cristiane. La sua «storia» è dunque un monito per la meditazione di chi crede, ma anche ormai un elemento radicato nella tra dizione e nella vita intellettuale dei popoli europei e di quanti ne assorbirono la cultura. È dunque logico che lo studioso attento alle figure del creduto, in quanto componenti ineliminabili dalla storia delle idee, si rivolga proprio ai sinottici , nella ri cerca di quel «Giovanni della storia» che fu la sorgen te prima del «Giovanni della fede» e, forse, del mito. Il suo avvicinarsi al testo, però, non può non incontra re un ostacolo nella complicatezza stessa dei rapporti letterari e storici che connettono le varie tradizioni si nottiche in cui sono contenute le notizie sul Battista. Il presente lavoro, quindi , vuole costituire una ri sposta all'esigenza, da me sentita come necessaria, di risistemare in modo critico ed insieme convincente i testi relativi a Giovanni Battista. 13
Il mio interesse, però , deriva anche dalla peculiari tà stessa, nel Nuovo Testamento, del materiale sinot tico sul Battista. Esso, infatti, permette di individuare un'importante unità tematica all'interno dei tre van geli (e degli Atti , da considerarsi un testo in certi casi sinottico) , articolata e presente in modo vario in quasi tutte le parti della «storia di Gesù» , dalle narrazioni sull'infanzia a quelle sul Risorto, essendo esclusi i rac conti sulla passione, la cui particolarità è ben nota già per altri aspetti . Così , la riunione di quanto i sinottici riferiscono su Giovanni , in modo diretto od allusivo , giunge a formare una sorta di vangelo nel vangelo ,' la cui analisi storico-critica si raccomanda, sia poiché con un tale oggetto si superano i limiti che spesso ca ratterizzano indagini circoscritte a singole pericopi, a vulse dal contesto logico e / o letterario , sia poiché, di fronte all'intero contenuto dei vangeli, quello in tal modo delineato risulta molto più maneggevole. Ovviamente, il porre entro linee di sviluppo stori co-letterario qualsivoglia parte del materiale sinottico presuppone che si adotti una teoria in grado di fornire uno schema generale dei rapporti fra Marco , Luca e Matteo , schema in base al quale poter appunto orga nizzare il materiale da analizzarsi . Inoltre, tale teoria risulterà di volta in volta oggetto di verifica , a seconda dell'efficacia mostrata nel permettere una sistemazio1. L'importanza dell'enucleazione del materiale su Giovanni Battista è stata sottolineata con forza da W. Trilling, Die Tiiuferlradition bei Mat thiius: BZ, NF 3 ( 1 9.59) 271-289 ; da lui ha preso le mosse W. Wink , ]ohn the Baptist in t be Gospel Tradition ( SNTS Mon . Ser. 7), Cambridge 1 968. Con questi due lavori, e in particolare con quello del Wink, entra soprattutto in dialogo - ritengo costruttivo - la mia ricerca. Con il suo studio, il più importante, forse, sin qui pubblicato sull'argomento, il Wink segue la teoria classica delle due fonti nel presentare la propria organizzazione del materiale sinottico sul Battista ; il lettore interessato, a cui lascerò la maggior parte dei confronti, potrà osservare sia quanto io sia debitore verso chi mi ha preceduto sia quanto di nuovo, di diver so, e, spero, di valido, la mia indagine propone.
ne dei testi che ne giustifichi analogie e discrepanze. A questo proposito, nell'ambito della nostra indagi ne, iniziai la ricerca su Giovanni Battista nei sinottici ben convinto della validità generale della teoria delle due fonti, con il corollario fondamentale e indiscutibi le della indipendenza reciproca di Matteo e Luca/ ac cettando l'ipotesi di un Urmarkus non molto diverso dal Marco attuale,3 ma essendo sicuro dell'inconsisten za di tesi alternative. Ero poco impressionato dai mi nor agreements fra Matteo e Luca contro Marco4 e so no tuttora certo della insostenibilità su basi puramen te filologiche di una visione griesbachiana, anche nelle sue versioni più aggiornate.' In modo simile ritenevo che il procedere a tratti farraginoso e poco realistico di chi , come il Boismard , moltiplica le fonti e i testi inter medi , nel suo non giungere a risultati per me convin centi , non fosse nemmeno sintomo del «malessere di Q» .6 D'altro canto non paiono comunque accettabili quelle ipotesi che, anziché moltiplicare le fonti , molti2. Sul fatto che ta le indipendenza sia essenziale per la validità della teo·
ria stessa, v. ad es. A . Fuchs, Sprachliche Untersuchtmgen zu Matthiius und Lukas. Ein Beitrag zur Quellenkritik (AnBib 49), Roma 1 97 1 , Ein leitung A: Der Stand der synoptischen Frage, 2-15. 3· Sostanzialmente le tesi classiche di }.C . Hawkins, Horae Synopticae. Contributions to t be Study of the Synoptic Problem, Oxford 1 899 . .J· F. Neirynk (ed .), Tbe Minor Agreements o/ Mallhew and Luke
against Mark (BETL 37), Leuven 1974. Per l'atteggiamento, dr. V. Fu sco, L'accord mineur Mt. IJ,IIa l Le. B,Ioa contre Mc. 4,1Ia, in ]. De lobel (ed .), Logia. Les paro/es de ]ésus- Tbe Sayings of ]esus ( Mém. ]. Coppens) ( BETL 59), Leuven 1982, 355·361. 5· V. l'attacco di A. Fuchs, Die Wiederbelebung der Griesbachhypothese ader Wissenschaft auf dem Holzweg (SNTU 5), Linz 1 980, 1 39-149, contro W.R. Farmer. Ma v. anche le posizioni, che si ispirano alle vec chie idee del Griesbach, di W. Wilkens, Zur Frage der literarischen Be ::iehung zwischen Matthiius und Lukas : NT 8 ( 1 966) 48-57. 6. V. soprattutto: P. Benoit - M.-E. Boismard, Synopse des Quatre Evan r.iles en Français, tome n, Commentaire, par M.-E. Boismard, Paris 1972. Non esente dallo stesso tipo di critica pare a me il pur diverso (e più «semplice») Ph . Rolland, Les premiers évangiles. Un nouveau re .v.ard sur le problème synoptique (LeDiv n 6), Paris 1984. 15
plicano anonimi revisori, il cui più o meno provvido intervento spiega le incongruenze testuali, ovvero per mette di salvare la teoria interpretativa generale !ad dove è contraddetta dai testF Nonostante queste premesse, però, le difficoltà «classiche» relative a Q restavano ben vive : 8 una fon te che, oltre a logia di Gesù, contiene logia di Giovan ni e che è costituita non solo da logia, ma anche da pa rabole, racconti di miracoli , racconti in genere e addi rittura elementi della cornice storico-geografica in cui sono calati storie e personaggi , una tale fonte, più che una raccolta di detti del Signore, è un vero e proprio vangelo.11 Inoltre, nel tentativo di organizzare il ma teriale su Giovanni comune a Matteo e a Luca, di vol ta in volta mi andavo convincendo che sempre e sol7· Cfr. ad es. M. Lowe, From the Parable of the Vineyard lo a Pre-Syn optic Source: NTS 28 ( 1982) 257-263 e M. Lowe - D. Flusser, Evidence
Corroborating a Modified Proto-Matthean Synoptic Theory; NTS 29 ( 1 983) 25-47. Analogamente, mi lasciano perplesso i tentativi di indivi duare molteplici successive redazioni di un vangelo, ad es. M. Karnetzki, Die letzte Redaktion des Markusevangeliums, in H. Gollwitzer (ed.), Zwischenstation (Festschr. K. Kupisch) , Miinchen 1963, x6x-174 e Id .,
Die Gegenwart des Freudenboten. Zur letzten Redaktion des Markus F.vangeliums: NTS 23 (1977) xox-xo8. 8. F. Ncirynck, Recent Developments in tbe Study of Q, in Delobel, op. cit. , 29-75, che è illuminante confrontare con C.S. Patton, Sources of the Synoptic Gospels (Univ. of Mich. Studies, Hum . Series 5), London 191 5 . Osserverei che Q sta diventando sempre più chiaramente una fon te fantasma , giacché né un frammento di papiro né una citazione di un autore cristiano antico possono essere addotti a prova della sua esisten za- ne è conscio anche J.M. Robinson, The Preaching of ]obn: Work Sbeets /or the Reconstruction of Q ( SBL SemPap 23lx984), Chico 1 985 , 306; ciononostante, nello stesso volume, H. Fledermann , Jobn and tbe Coming One (Matt J:II-12 Il Luke J:I6·I7), ricostruisce non solo Q (p. 380), ma anche preQ (p. 381), basandosi talora su affermazioni non sempre documentabili, come la seguente: «Although Matthew undoubt edly knew Mark's saying, he chose simply to rewrite Q» (p. 38o). 9· Come è stato più volte osservato; si veda il tentativo di J. Levie, L'é vangile araméen de S. Mattbieu est-il la source de l'évangile de S. Mare?: NRT 86 (1954) 689·715.812-843, ristampato i n Cahiers de la NRT ix, Tournai-Paris 1 954, specialmente 6981 1 2 . 701/ 1 5. 819/37 s. x6
tanto Luca riproduce fedelmente il testo di Q , •o men tre Matteo modifica la tradizione, sia nei contenuti del le pericopi sia nell'ordine in cui colloca il materiale. Anzi, mi pareva sempre meno congruente la posizione di quegli studiosi che ritengono che uno dei due evan gelisti conservi la struttura originaria dei brani, modi ficando talora le singole pericopi, ma ammettono che l'altro in quegli stessi casi, conserverebbe fedelmente il testo originario, smembrandone, però, o mutando ne la successione.11 Non pare metodologicamente cor retto, infatti , ipotizzare che colui , il quale estrapola una frase da un contesto e la inserisce in un altro, non senta il bisogno di modificarla per adattarvela, mentre la modifica sia attribuita a chi non dovrebbe sentirne l 'esigenza, dato che ripropone il contesto iniziale. Con tutto ciò, non sarei probabilmente approdato ad una soluzione soddisfacente, senza la lettura di un articolo di Pierson Parker, la cui tesi di una dipenden za di Matteo da Luca nelle parti comuni mi pare filo logicamente in grado di convincere e storicamente ac cettabile.12 Rinviando per i particolari alle discussioni sui singoli passi, e alla parte conclusiva per alcune ri flessioni di carattere generale, qui desidero sottolinea re che, seguendo la sua ipotesi, sono riuscito ad orga nizzare il materiale sinottico su Giovanni in modo più ro. Cfr. specialmente Th. W. Manson, l detti di Gesù nei Vangeli di 1\fal/eo e Luca (BT 17), Brescia 1980 e V. Taylor, The Originai Order o/ Q, in A .).B. Higgins (ed.), New Testament Essays (Mem. Th. W. Manson), Manchester 1959, 246-269. 11. Ad es. Lowe, op. cit. 12 . P. Parker, A Second Look at The Gospel be/ore Mark : JBL 100 (1981) 389-413; meno utile mi è stato il volume citato nel titolo (Chica go 1953), in quanto proteso a individuare M e K. Premettendo che in questo lavoro non affronto il problema delle tradizioni presinottiche, a me pare che M sia riconducibile alla redazione matteana. Ciò che chia mo ProtoMarco-Matteo ha analogie con K di Parker, essendone una filiazione teorica ( ma v. contro pp. 149-153 del libro). Il Parker tratta del Battista (alle pp. 94-99), ma con interessi diversi dai miei. 17
chiaro ed efficace di quanto mi fosse stato possibile si no a quel momento. Ritengo che la memoria di Giovanni Battista nei si nottici sia affidata a due tradizioni dist inte e, a tratti , divergenti : una tradizione che definisco «marciano/ matteana» e una tradizione individuabile come «luca na» . La prima, che era contenuta in ProtoMarco , è con servata piuttosto fedelmente in Marco e in Matteo (per cui parlo spesso di ProtoMarco-Matteo) , mentre è confluita solo in parte nell'opera di Luca . Qui , dal l'incontro di varie tradizioni prelucane (fra cui s oltan to una - e non la più importante - è ProtoMarco-Mat teo ) , emerge un'altra figura di Giovan ni. Questa , a sua volta, arriva sino a Matteo, il quale, però , ne assimila soltanto alcuni aspetti , respingendone molti ed anzi ac centuando elementi di tradizione marciano-matteana . Il mio lavoro, dunque, è dedicato ad illustrare la consistenza e le modifiche, subite attraverso le redazio ni, del materiale sinottico relativo a Giovanni, che qui analizzo solo raramente nelle sue fasi p resinottiche (an teriori cioè a ProtoMarco-Matteo e a Luca) e quasi mai nella sua connessione con il «Giovanni della storia» . I l mio scopo è quello di sviluppare un tipo di indagine che ritengo costituire una premessa e ssenziale a qual siasi tentativo di analizzare storicamen te la figura del Battista e che, nel contempo, mi augu ro possa risulta re un contributo non inutile alla ricerca nell'ambito della questione sinottica.13 13. In atte sa di un vero testo critico del Nuovo Tes t amento tutti i ri sultati di questa come delle altre indagini sono provvisori; dr. E.W. Burrows, The Use of Texlual Theories lo Explain Agreements of Mat thew and Luke against Mark, in J.K. Elliot ( ed .), Studies in New Testa meni Language and Text (bz Han. o/ G.D. Kilpatrick) (NT.S 44), Lci den 1 976, 87-99. In genere, evito di basarmi, nella d iscussione, sulle va rianti «occidentali», cui non mi pare lecito ricorrere in modo asistema tico, come vedo fare da alcuni, cioè solo nei casi in cui tali varianti pos sano sos te nere le tesi di volta in volta presentate - e prima, in ogni ca,
18
so, si dovrà avere ben chiaro quale signi ficato teol ogico abbiano le va
rianti della tradizione che sta dietro al Cod. Be:zae (cfr. ad es. J. Epp, The Theo/ogical Tmdency of Codex Be:zae Canlabrigiensis in Acts [SNTS Mon. Ser. 3 ], Cambridge 1966), la cui ser iori tà è stata ora otti mamente dimostrata da B. Aland , Entstehzmg, Charakter und Herkun/1 des sog. Westlichen Textes untersucht an der Aposte/geschichte: ETL f:! ( 1986) 5-65.
CAPITOLO PRIMO LA TRADIZIONE MARCIANO-MATTEANA ( PROTOMARCO-MATTEO)
La tradizione marciano-matteana è individuabile dal confronto tra Marco e Matteo e, con più prudenza, con Luca, per il materiale ad essi comune. L'analisi critica dei testi permette di individuare una tradizione già fis sata in un vero e proprio vangelo, riprodotto con alcu ne modifiche e, probabilmente , in modo compendioso da Marco. Non è sempre facile individuare la redazione mar ciana, ma dovrebbe trattarsi spesso di un insieme di interventi tesi a rendere più accetto a paganocristiani il testo tradizionale . Questo costituisce l 'ossatura an che del vangelo di Matteo e doveva essere considerato appunto «vangelo di Matteo» nella comunità in cui fu redatto l'attuale Matteo ; esso quindi (ProtoMatteo) doveva coincidere in sostanza con ProtoMarco. Ta le testo (ProtoMatteo, ovvero ProtoMarco) dovrebbe essere stato anche una delle fonti di Luca , per cui , pe rò, ha molta meno importanza di quanta ne abbia per Matteo/ Il contenuto di tale testo, in positivo, è dato dall 'accordo dei tre sinottici , ovvero dall'accordo con Marco di Matteo o di Luca ; i problemi sorgono in quei casi in cui Marco è lasciato solo, oppure laddove si può ipotizzare (come nel caso delle tentazioni) che Marco abbia fortemente riassunto o evitato, a livello di reda zione, materiale che pure conosceva.1 Ciò non avviene 1.
Parker, Second Look, passim.
2. Il problema costituito dalla tradizione sinottica relativa al brano del le tenta2ioni è per noi interessante, poiché è uno dei punti di partenza
per la costruzione di una teoria sinottica relativamente nuova, con la 21
quale alcuni tendono a spiegare, in modo ovviamente diverso dal nostro, un buon numero dci passi qui presentati : alludo alla teoria del Deute roMarco (A. Fuchs, Durchbruch in der synoptischen Frage . Bemerktm fl.en zu einer «netten» These tmd ihren Konseqttenzen [SNTU, A 8], Linz 1983, 6-17 e Id. , Versuchung ] es u [SNTU, A 9 ] , Linz 1 984, 9.5-1.59) . Mentre non s i può non condividere i l punto d i partenza, e cioè l'impos sibilità che la scena provenga da Q, ma sia fortemente legata alla tradi zione marciana, resto perplesso di fronte alla soluzione proposta che, pur non essendo allatto assurda sul piano teorico, non ritengo necessaria al l'atto pratico. L'autore, infatti - detto molto in breve -, ipoti?.za l'esi sten7a di un testo perduto, di tradizione marciana, che amplia e «am· moderna» il Marco canonico e che sarebbe il Marco conosciuto da Mat tco e da Lucn; in tal modo risolve facilmente il problema costituito da gli accordi fra Matteo e Luca, contro Marco, nel materiale marciano 11 loro comune . Il caso più macroscopico sarebbe appunto quello delle ten tazioni, il cui testo presupporrebbe una fonte comune - anche perché certamente Matteo conserva l'ordine più arcaico e non può derivare da Luca. Questa fonte perduta sarebbe più ampia del Marco canonico e ad esso non anteriore (cioè non un ProtoMarco), ma posteriore, poiché Matteo e Luca concordano contro Marco in particolarità linguistiche che sarebbero indizio di uno sviluppo teologico rispetto a Marco. Orbene, tuili �li esempi proposti nel primo dei due articoli citati paiono a me ugualmente (e forse meglio) esplicabili come conflazioni matteane di ma teriale protomarciano-matteano dietro influsso lucano, con inserimento, anzi, di lucanismi. In particolare, fra gli esempi Il discussi, ritengo illu minante Mt. r .5 ,27 («Ma anche i cuccioli dei cani mangiano delle bricio le -:r';;v 1tL1t'rO'II't'WV IÌ1tÒ -riic; -.par.ÉI;T)c; -rwv xup!wv 11Ù-rwv), che mi sembra rielaborazione matteana di Mc. 7,28 ( «Anche i cuccioli dei cani so t to la ta vola mangiano delle briciole dei figli») sulla base di Le. 16,21 («E clesiderava - scil. La1.zaro - saziarsi àr.ò -rr';,v 1tL1t'rOV'tWV 1Ì1tÒ -ri'jc; -:pa�ÉI;TJc; -rou r.À.ouo-!ou; ma anche i cani.. .»). In modo simile mi pare necessario intendere Mt. 16,6 ( «opii-rE x11t r.poO'ÉXE"rE dal lievito dei Fa risei e Sadducei») come adattamento su Mc. 8,15 («òpii-rE, �À.É1tE'rE dal lievi to dei Farisei e dal lievito di Erode») di Le. 12,1 («1tpOO'ÉXE'tE Éau· -.oi:c; dal lievito, che è ipocrisia, dei Farisei»); l'aggiunta di «Sadducei» (senza articolo) è segno- come vedremo meglio più avanti- della reda zione matteana. Cosl spiegherei tutti gli esempi delle pp. 14-15, alcuni dei quali riguardano materiale sul Battista. Similmente per il secondo articolo, dedicato all'indagine della scena delle tentazioni, non posso non essere d'accordo sulla presentazione del problema, sugli interventi reda :donali lucani individuati (specialmente p. 98 n. 9 ) , sull'impossibilità leo lo[!,icn di una derivazione dell'intera scena da Q ( 109 ss.); non mi con vincono, invece, proprio i punti addotti a sostegno della tesi deutero marciana. Non vedo difficoltà all'uso assoluto di-rò 1tVEUIJ4 in Mc. 1 , 1 2 e paralleli (99), poiché riprende Mc. x ,xo, in cu i è già usato assolutamen te, poiché a sua volta, a livello di redazione protomarciano-matteana, ri prende Mc. 1 ,8 (Ev 1tVE�IJ4'tL IÌy�. senza articolo, anche perché è no minato per la prima volta!) , al cui pneuma è considerato identico. Data 22
con il materiale protomarciano-matteano relativo a Giovanni che è , in genere, riprodotto abbastanza fe delmente da Marco redazionale e da Matteo, mentre Luca è responsabile talora di modifiche più sensibili . Tale materiale, conservato dalla tradizione cristiana primitiva nella misura in cui potesse servire a meglio la Cllntiguità, l'articolo determ i n a tivo sottolinea che è sempre quello c uniw Spir i to già nominato. In quanto al Satana c he diverrebbe ot.d:�o ì.c:; 1IOì). a mio avviso il Fuchs non sot toli ne a abbastanza Mt. 4 ,1o, in cui �1atteo conse rva l:a'tCI'IIii , in quanto parola di Gesti, come sem pre in :\latteo (r i cor ren za : 4/6/5/z/2). In quanto a &a�oÀoç, se certo non è protomarciano-mattcano (6/o/513/2) , potrebbe essere u n a moderniz zazic"lC che Matteo qui recepisce da Luca . S i noti che altre due volte Matteo interviene su u n l:a'taviiç m arcia no , eliminandolo (Mc. 3,26) o �ostiwcndolo (,\Jc. ·J.l5) con 1tOVT)p6ç: M t. I 3,19 ( nel senso di diavolo:
5/o/o/I[?)/o). Lo stesso Matteo, poi, le due volte in cui usa ot.d:(3o)..oç,
oltre alle quattro ricorrenze i n questo contesto, lo fa in materiale sol t;miO
�uo ( spiegazione della parabola della zizzania e scena del giudizio
uni\"ersale); in nessuno di tali casi è ipotizzabile un influsso deuteromar ciano. In quanto a lx(3a)..),.E� (Mc. 1 ,12), esso meri t a un discorso a sé, che non può essere condotto tenendo conto solamente del primo dei ver bi usati per i Ire s pos ta me n ti di Gesti nel racconto. Marco h a Éx�aÀÀn (sogg.: lo Spirito); Luca ha iiYE'tO (sogg. log ico : lo Spirito/Dio)- à.va ya..j·Cn ( sogg . : il diavolo) - iiyayEv (sogg. : il diavolo); Ma t teo ha à. vi)xiiT} ( com pi . ag. : lo Spirito) - 1tapaÀCI�lf3avn (sogg.: il diavolo) ;.a.."a).CI!lf3&.vn ( sogg. : il diavolo). Si notino i due presenti storici, che dovrebbero essere t i p ici dello stile marciano (cfr. Mc. 1 ,1 2!). t!: possibi le che ProtoMarco-Matteo avesse sempre una voce di Éx(3ti)..),.w (da M at tcn usato so pra ttu t to per l a cacciata del demo nio ad opera di Gesù; v. le d:�cussioni del quarto capitolo), sostituita da Luca con forme d i iiyw;
i\latteo dovrebbe aver ritenuto utile distinguere l'azione dello Spiritc (il cui ,·erbo deriva dal secondo verbo lucano) da quella del di avol o , con il «SUO» ;.apaÀCX!lf3&.vt.) (t6/6/613/6). Esso in Matteo ha quasi sempre un �il!nificato particolare: indica sei vol te l'azione di Gi use p pe ( i n Mt. 1-zl: poi tre \"Oite l'attività demonica, una volta quella dei soldati con Gesù c due volte )'«essere presi» alla fine dei tempi (ed il suo uso è quindi a na logo ai precedenti, se a «prende re» è l'angelo punitore di .Lthvch); altre due volte il soggetto è Gesù e l'oggetto sono i discepoli e una Mlla volta ( t8,I6), infine, ha un significato generico. Nel nostro pas so Matteo vuole indicare che Gesù è fisicamente in potere del diavolo. In Luca 7tapaÀ.rJ..�J.f3avw ha sempre valore descrittivo e solo una volta su dodici ne è sogge tto un demone (II ,26), che ne «prende con sé» al tri !'Cttc. In Marco non ha mai significato «forte» e in Paolo indica sem pre l ' n ccogl im en to di una tradizione, come in Mc. 7.4 ( redazionale) . Da tutto ciò non \'edo la necessità di un DeuteroMarco. 23
illustrare la storia e la figura di Gesù in quanto ritenu to Cristo, può essere raccolto attorno a tre nuclei te matici : a) il Battista, la sua predicazione e il suo bat tesimo (Mc. r,r-r5; n,30-33); b) i suoi discepoli e l 'osservanza del digiuno (Mc. 2 ,r8 ss .) ; c) la sua morte e la mancata risurrezione (Mc. 6,r4-r6 .r7-29; 8,28; 9,r 1 - 1 3 ) . Questi tre nuclei tematici sono spiegati da Marco e, ancor più , da Matteo , grazie al loro inseri mento entro due criteri interpretativi cristiani fonda mentali : quello della «cronologia teologica della suc cessione» fra Giovanni e Gesù e quello dell'identifica zione di Giovanni con Elia. Luca, come vedremo, ac cetta in modo soltanto parziale tali criteri , che pure co nosce, e a ciò si devono alcuni aspetti della sua diversi tà, nel trattare la figura del Battista, di fronte agli altri due sinottici . La «cronologia teologica della successione» fra Gio vanni e Gesù è la risposta sinottica per eccellenza a quello che dovrebbe essere un dato storico inconfuta bile : la precedenza del Battista rispetto al Nazareno. Secondo i cristiani, Giovanni ha preceduto Gesù per ché questo era il piano di Dio nella storia della salvez za da lui preparata per Israele e per l'umanità tutta . È quindi tradizione cristiana accettata che il Battista sia «inizio» del «vangelo di Gesù Cristo» (Mc. I,r ) , tan to che ciò risulta anche in due degli schemi di predica zione protocristiana riproposti da Luca negli Atti e messi in bocca rispettivamente a Pietro, che parla a Cornelio in Cesarea (Act. r0, 3 7 ) , e a Paolo , che parla ai Giudei in Antiochia di Pisidia (Act. r 3 ,24 s . ) , men tre da nessuna parte negli Atti è ricordata l'infanzia di Gesù come inizio o preparativo della sua attività o del la sua rivelazione (cfr. Act. I ,22 ) . Una peculiarità della tradizione marciano-matteana - nota a Luca - è che tale cronologia, teologicamente interpretata, non com porti una semplice precedenza di Giovanni , ma una
vera e propria successione : Gesù inizia la sua attività quando il Battista è costretto a interrompere la sua. Dietro alla successione, probabilmente, sta l 'esigen za cristiana di separare Gesù da Giovanni , cosi da ga rantirne la totale e piena indipendenza. Infatti, l'uni co momento di contatto fra i due che la tradizione pro tomarciana, sostanzialmente confermata da Luca, ri cordi, cioè quello del battesimo - un dato storico che ritengo innegabile3 - sembra avere la fuggevole durata di un istante e tutto pare compiersi senza che Giovan ni e Gesù si (ri)conoscano o nemmeno si parlino. Anche i due personaggi sono diversi , nelle vesti, nel vitto, negli atteggiamenti, nelle parole, tanto che a nes suno dovrebbe poter passare per il capo che uno sia stato discepolo dell'altro . Con tutto ciò, le poche pa role che la tradizione (proto)marciana ricorda di Gio vanni sono orientate verso Gesù ed in bocca a que st'ultimo sono poste parole che - pur nella loro elusi vità - riconoscono che anche il Battista, in qualche mo do, agiva in consonanza con «il cielo» . Non solo, an che la sua morte sembra sotto certi aspetti prefìgurare quella di Gesù. Sono dunque presenti i presupposti per un raffronto tra i due, raffronto che, come vedre mo, sarà una caratteristica di buona parte del materia le non (proto)marciano su Giovanni Battista . 3· Ritengo molto interessanti le ricerche di M .S. Enslin ( specialmente
]ohn a11d ]esus: ZNW 66 [ 1975] 1-18; cfr. ]. Reumann, Tbe Quest for the Historical Baptist , in Id . [ed.], Understanding the Sacred Text. Es says in Hon. of M.S. Enslùt, on the Hebrew Bible and Christian Begin nings, Valley Forge 1972, I8I-I99), ma non ritengo necessario un pessi mismo cosl radicale. Come il racconto della morte del Battista è leggen dario, ma la sua esecuzione ad opera di Antipa è un fatto storico; come il racconto della morte di Gesù può essere leggendario, ma la sua ese cuzione ad opera di Pilato è un fatto storico, così il racconto del batte simo di Gesù può essere leggendario fin che si vuole, ma il suo essere stato batte?.zato da Giovanni dovrebbe essere un fatto storico. Cfr. per sino R. Bultmann , Die Geschichte der synoptischen Tradition (FRLANT 29, NF 12), GOttingen 1931, 263.
I . Il
Battista,
la
sua predicazione e il suo battesimo
(Mc. I , I - I 5 e parr . ; I I ,30-33 e parr.)
a) La comparsa di Giovanni Non dovrebbe esservi dubbio che per Marco l' à.pxi} "tou EÙayyEÀ.�ou '11)crou Xpt.CT"tou ( I , I ) sia precisamen te la comparsa di Giovanni ;4 il suo nome, però, appare solo al v. 4 , dopo la profezia di Is. 40, 3 («Voce di uno che grida nel deserto» , ecc.)' di cui lo stesso Battista è la realizzazione. Egli, infatti , che, al v . 4 , «battezza É'V "tU ÉP'lii-U!> e annuncia» , corrisponde alla «voce che, É'V "ti] ÉP'lii-U!>, grida» del v. 3· Tale corrispondenza è pos sibile grazie al testo greco dei LXX, soltanto per il qua le la «voce grida nel deserto» di preparare «la via del Signore» , mentre il testo masoretico6 parla di una «vo ce che grida» di «preparare nel deserto la via» di Jah veh? Il fatto che la profezia veterotestamentaria che + Che il dato sia assente in Matteo e Luca, si può spiegare come conse guenza dell'inserimento dei vangeli dell'infanzia; esso, dunque, dovreb be già essere protomarciano-matteano.
:;. La presenza, nel testo attuale, anche di Mal. 3,r, dovrebbe essere con seguente alla redazione marciana, per cui si veda oltre, al cap. secondo. 6. Che il testo ebraico dell'epoca corrispondesse al testo masoretico, lo conferma Qumran: I QS 8,12-I:;; 9,I9-20. 7. Quindi l'accostamento di Giovanni al testo di Isaia è una riflessione di cristiani di lingua greca, che molto difficilmente potrà risalire allo stesso Battista (contro Io. 1,23), o anche soltanto ad una fonte in lin gua semitica. Quale che sia la verosimiglianza storica di una «scelta del deserto» operata da Giovanni in quanto profeta per Israele (v. C.C. McCown, Tbe Scene of ]ohn's Ministry and its Relatio11to the Purpose tmd Outcome o/ bis Mission : JBL 59 [ I940] II 3-I 3 I e E. Bikerman, ]ean-Baptiste au désert : Byz I6 [I942/43] I·I9 dell'estratto), ritengo <erto che per «deserto» l'evangelista intenda un luogo disabitato e non coltivato (come per la moltiplicazione dei pani, per cui, pur essendo in un «luogo deserto»- Mc. 6,35 la gente si siede e si sdraia «sull'erba verde» - Mc. 6,39), ma non un deserto in senso stretto, ove Giovanni non avrebbe trovato l'acqua per battezzare (considero ò �11-m:LI;wv lec tio facilior, introdotta in base a Mc. 6,14 .24 proprio per eliminare l'a poria. Contro, Boismard, op. cit., 70) né le api, del cui miele nutrirsi e forse nemmeno le cavallette, che amano l'erba e i germogli. In ogni -
inquadra il personaggio nella storia della salvezza pre ceda addirittura la comparsa sulla scena narrativa del personaggio stesso mi pare risponda alla precisa esi genza di mostrare i suoi limiti: è «voce nel deserto» con una funzione «preparatoria» ( I ,3 ) . Alla comparsa di Gesù, la cpwvi} lv 'tU EP-rill� sarà superata da una cpwvi} Ex 'tWV oÒpCX.VWV ( I , I I ) che, grazie alla propria origine, già di per sé, prima ancora dell'espressione del contenuto del messaggio, mostra il diverso livello di Gesù rispetto al Battista. Il v. 4 spiega che Giovanni davvero è la «voce che grida nel deserto» di Is. 40,3 , poiché realmente sta «nel deserto» a «battezzare» e, si presume sempre nel deserto, a «proclamare». Il contenuto concettuale di questa proclamazione è subito aggiunto: egli «procla ma un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati» ed è anche subito (v. 5a) mostrato il successo di tale proclamazione («Veniva a lui tutta la regione della Giudea e tutti i Gerosolimitani»). Si osservi che la confessione pubblica dei peccati (v. 5b) non avreb be senso se non ci si attendesse la loro cancellazione.8 Come un inciso, segue la descrizione delle vesti e del cas<.l.
wmunquc si voglia intendere il « de se r to » , pare strano che si a sta· ta una comunità cristiana di lingua greca a inventare la d im en sione del dcscno palestinese per la figura di Giovanni, così che il pe rso n aggi o po tesse meglio essere compreso sulla base del te s t o di Isaia. A me sembra piutlllsto che tale comuni tà abbia interpretato alla luce di Isaia greco la tradizione che già presentava il Battista come un ab i tatore di luoghi selvaggi, secondo un'abitudine che, del resto, anche altri solitari adotta· \"ano o a vrebbero di Il a poco adottato, nel l a Palestina anteriore alla di· strwdone del secondo Tempio (FI. Ios. vita 2 ,n; contro, Bult m a nn, op. ci/ .. 261).
8. Dal testo parrebbe che ciascun battezzando compisse per sé i l rituale del giorno dell'espiazione; H .L. Strack · P. B illerbcck , Kom111entar zum Neuen Tes/ameni aus Talmud und Midrasch, 4 voli., Miinchen 219�6 (d'ora i n nanzi : Strack-Bill.), 1, 113; O. Miche!, ll110À.oyÉw, ThWNT v, Stuttg ar t 1954. 215 n. 46; 1!. Cothen et , Prophétisme dans le Nouveatl Testa,lenl, n: Jean Baptiste, DBS vm, 1 243 ( se mpr e che non si tra tt i della proiezione a ritroso di un uso cri stia n o primitivo; dr. locc. citi.). 27
vitto di Giovanni (v. 6: « Vestito di peli di cam mello e con una cintura di pelle sui fianchi suoi, e man giava cavallette e miele selvatico»), la cui inessenzia lità al racconto è stata spesso osservata,9 ma che serve a presentare il Battista in vesti di profeta (Zach. 1 3, 4) penitente, simile soprattutto ad Elia (2 Reg. 1,8).'0 Segue, quindi, il contenuto verbale della proclama zione (vv. 7-8) , che è assai più ampia di quanto annun ciato al v. 4: Giovanni, infatti, qui «proclama» la ve nuta del «più forte di lui», con la storia del laccio dei sandali, quindi il proprio battesimo con acqua e infi ne quello futuro, nello Spirito santo. li È possibile che soprattutto il v. 8 («lo vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con Spirito santo»), risenta della re dazione marciana,12 mentre la diversità, fra i critici, Jei pareri sulla genesi del versetto mostra l'obiettiva diffi coltà dell'analisi. È infatti ugualmente ipotizzabile sia . . .
9· H. Windisch, Dic Noth:. iiber Tracbt und Spcise des Tiiu/ers fohall ncs und ihre Entsprcchung in der fesusiiberlieferung: ZNW 32 ( 1933) 66. Tale descrizione ha comunque scatenato la fantasia dei lettori, con accostamenti per cui i moderni hanno superato l'arditezza degli antichi, ché, se il Windisch aveva pcrlomeno analogie storicoreligionistiche per fare di Giovanni un «Menedemo biblico>> (op. cii., ì1 ), solo una cultu ra fondat•t sui romanzi permette di fare del Battista «una sorta di un quasi Tar7.an» ( W.H. Brownlee, fohn tbc Baptist in thc New Lir,bt o/ Ancient Scrolls, in K. Stendahl, T be Scrolls and tbe New Tcstament, New York I95ì. 33; oggetto dell'ironia dell'autore sono i «santini»:
Sunday school cards). ro. Per il «sacco», v. O. B&her, Diimoncnfurcht uml Diimonc11abwebr. Eitr Beitrag ::.ur Vorgcscbirbte der christlichen Taufc (BWANT 90, 5/ ro), Stuttgart I9ì0, 262 ss. Contro la necessità di vedere in questi ver setti un accenno ad Elia,\'. tesi discusse in J.P. Meier. ]ohn the Baptist in Matthew's Gospel: JBL 99 ( 1980) 389 n. 21.
I I. Ritengo che i vv. 5-6 siano un inserimento protomarciano in una struttura (presinottica) che, dopo il contenuto dell'attuale v. 4, aveva quello corrispondente ai vv. 7-8, con una struttura a due livelli per la presenta2ione del kerJ•gma di Giovanni (I. un concetto; 2. una serie di frasi), in tutto parallela con la presenta2ione del kerygma di Gesù (vv. 1 4-15), per cui si veda oltre, in cui manca, però, proprio la descrizione fisica del personaggio. 12. Per cui
v.
oltre. nel secondo capitolo.
che l 'accenno al battesimo di fuoco (presente in Luca e Matteo, assente in Marco) sia stato eliminato da Mar co (con un intervento redazionale) , affinché la figura del «più forte di Giovanni» meglio si adattasse all'idea marciana (e cristiana) di Gesù, portatore di salvezza più che di punizione, sia che il particolare sia stato in serito (in Le. 3 , 1 6 = Mt. 3 , n ) da un'altra fonte, che anche altrove connette il personaggio annunciato da Giovanni con il fuoco del giudizio (Le. 3 ,9. 1 7 = Mt. 3 , 1 0. 1 2 ) . Tale fuoco, infine, è di notevole utilità a chi, come Luca, abbia in mente la scena della pentecoste (Act. 2 , 3 ) .13 In ogni caso, data l 'importanza che lo Spi rito assume nella scena del battesimo di Gesù e in quel la delle tentazioni, due brani ora non più separabili dal precedente, esso dovrebbe essere stato nominato nel testo almeno a partire da ProtoMarco-Matteo . In quanto allo scioglimento del laccio dei calzari, an che se la scena è intesa come una simbologia servile for se da Marcd4 e certamente da Matteo, ritengo che il si gnificato originario possa essere stato quello di una simbologia sponsale, con accenno al matrimonio per ]evirato, così come pare intendere il quarto vangelo/' 1 3. Bultmann, op. cit . , 261 s .; F. Lang, TI:VP, ThWNT V I , Stuttgart 1959, 943 ; H. Thyen, Ba-rt"tf.Ol.UI J..Ln avo!aç E� cicpEaw ciJ.UXp-tt.Wv, in E. Dink ler ( ed.), Zeit und Geschichte, Dankesgabe an R. Bu/tmann, Tiibingen 1 964, 98 n. 6; Cothenet, op. cit. , 1 25 1 s. È comunque opinio communis oggi che l'accenno al fuoco sia originario nella predicazione del Battista; cfr. J. Dupont, L'ambassade de ]ean-Baptiste (Matthieu 1 1,2-6,· Luc 7, z 8·2J) : NRT 83 (1961) 805-82 1 . 943-959; G. Lindeskog, ]ohannes der
Tiiufer. Einige Randbemerktmgen zum heutigen Stand der Forschung :
ASTI 12 (1983) specialmente 62. Si osservi, infine, che Luca, in un pas. so probabilmente redazionale, è l'unico evangelista ad accostare ancora una volta «fuoco» e «battesimo»: Le. 12.49-50. 14. Il xvljl� di Mc. 1 ,7, che può spingere a pensare ad un rapporto fra servo e padrone, potrebbe essere di redazione marciana, in quanto as sente in Le. 3,16; Mt. 3,n; Io. 1,27; Act. 1 3,25.
1 5 . P. Proulx L. Alonso SchOkel, Las Sanda/ias del Meslas Esposo : Bib 59 (1978) 1-37. Restano alcuni punti interrogativi, dati dalla com plessità e scarsezza dei dati relativi al costume; cfr. M. Burrows, Levi-
Con tali parole, che farebbero allusione alle nozze di Jahveh con Israele, di cui parlano i profeti dell'Anti co Testamento,'6 interpretate però in chiave escatolo gica,'7 il Battista sembrerebbe voler sottolineare la pro pria incapacità di succedere al «più forte di lui», qua lora questi, per una ragione qualsiasi, dovesse rinun ciare alla propria funzione di sposo escatologico .'8 Se tale interpretazione è corretta, avremmo una notevole coincidenza ideale con il secondo blocco tematico del la stessa tradizione sinottica, quello della disputa sul digiuno, in cui appunto Gesù si sarebbe presentato co me sposo escatologico, negando a Giovanni tale fun zione. b) La comparsa di
Gesù
Dopo questo preambolo, in cui la vicenda del Bat tista è completamente orientata verso un personaggio innominato e sconosciuto che deve venire, finalmente viene «Gesù da Nazaret della Galilea» (Mc. I ,9) a far si battezzare «da Giovanni». Il battesimo non è del"ate Marriage in lsrael e Id., Tbe Marriage of Booz and Ruth: JBL �9 (1 940) 23-33 e 44�-4�4· In particolare, non sarebbe attestato il caso d i un «secondo avente diritto» che slacci il sandalo al «primo avente di ritto»: secondo Deuteronomio è la vedova a slacciargli il sandalo; se condo Ruth è egli stesso a slacciarselo. r6. Specialmente Os. 2,r8 ss.; Is. 624 s. ecc. 17. Come non avverrebbe mai nel giudaismo pre o non cristiano; J. Jc· remias, 'IIUIJ.qi'I'J, ThWNT IV, Stuttgart 1942, 1049 s. 1 8 . Ci troveremmo allora di fronte ad un Battista che annuncia un per sonaggio divino - poiché solo se tale può amministrare lo Spirito san to - destinato ad essere lo sposo escatologico - come Jahveh - , e pur tuttavia in qualche modo umano, tanto da poter essere detto «più for te» di Giovanni e da venire «storicamente» dopo di lui, dinanzi al qua le Giovanni stesso sentirebbe il bisogno di proclamare di non poterlo sostituire nella missione. Tutto ciò sembrerebbe una riflessione certo le gata al giudaismo (anche dato l'accenno al matrimonio per levirato), ma a pieno titolo cristiana. Cfr. Bultmann, op. cit. , 262 ; J. Becker, ]ohan nes der Tiiufer und ]esus von Nazareth ( BSt 63), Neukirchen-Vluyn 1 972, 34·36.
scritto e Giovanni e Gesù paiono non entrare nemme no in contatto ; all'uscita dall'acqua (e quindi a batte simo avvenuto), «subito» Gesù ha una visione e la vo ce di Dio lo apostrofa come «proprio figlio amato» (Mc. I , I o s.). È possibile, ma tutt'altro che certo, che anche qui vi sia un intervento redazionale marciano, non solo nell'Ev1lvc; - «subito», avverbio che sarebbe tipico della redazione marciana -, ma anche nella frase udita dal cielo, che soltanto in Marco è alla seconda persona singolare (si rivolge, cioè, a Gesù). In tal caso M t. 3 , I 7 («Questi è il figlio mio amato»), avrebbe con servato la forma più arcaica, corrispondente alla voce della trasfigurazione secondo Marco («Questi è il fi glio mio amato» ; Mc. 9 ,7 e paralleli) .19 La «voce dai cieli», allora, come indicherebbe anche la forma verba le ÉyÉ'VE'tO, sarebbe stata pensata come udibile per gli astanti20 e forse anche per il Battista . A parte questo momento ipotetico, nella tradizione su Giovanni con fluita in Marco manca una qualsiasi scena in cui Gio vanni e Gesù siano posti in uno stato di cosciente con tiguità . Con l'episodio delle tentazioni, fortemente riassun to in Marco, il narratore evangelico per un verso mo stra come lo Spirito, preannunciato da Giovanni e di sceso su Gesù, ora accompagni quest'ultimo e, per l 'al tro, ha modo di illustrare una nuova distinzione di Ge sù dal Battista : mentre questi stava e agiva «nel deser to», Gesù «nel deserto» resta soltanto « quaranta gior ni>>. Il deserto dunque, per Gesù, ha una chiara fun zione transitoria, con l'ovvia ripresa della tematica dell'esodo, sottolineata sia dal riferimento aritmolo gico sia dalla presenza delle tentazioni stesse. Se que1 9. .! o .
Si veda la discussione nel secondo capitolo .
E questa, del resto, dovrebbe essere la funzione di una voce dal cie
lo: dr. la famosa discussione rabbinica riportata in G. Vermes, Gesù
f 't·breo, Roma 1983, 95· 31
sto ragionamento vale, allora il fatto che Giovanni stia «nel deserto» servirebbe ad accentuare la sua ap partenenza ad una dimensione esodica, cioè di prepa razione transitoria, rispetto a Gesù. Se la permanenza nel deserto, comune a Giovanni e a Gesù, mostra agli occhi dell'agiografo la loro diffe renza, con Mc. r , r 4 («Dopo che Giovanni fu c o nse gnato») incontriamo un primo parallelo esplicito fra i due, che risultano accomunati dallo stesso destino di sofferenza. Il tema sarà sviluppato con maggiore am piezza nella scena della morte del Battista, ma è co munque annunciato ora con certezza, grazie alla scelta dello stesso verbo (1ta.pa.�miw!J.t., qui al passivo, nel senso di «essere consegnato») che ritroviamo usato per la «consegna» di GesÙ.21 Il passivo potrebbe qui semplicemente indicare l'assenza di un agente partico lare, ma anche e soprattutto sottolineare che Dio solo può «consegnare» alle forze del male i suoi inviati, quando questi abbiano concluso la propria missione ; 22 sembra quindi che l'evangelista voglia mostrare che, come la venuta, cosi anche l'uscita di scena di Giovan ni è voluta da Dio. Non solo ; il parallelismo sembra indicare che Gio vanni e Gesù sono due momenti di un unico piano mi sericordioso di Dio . Subito «dopo», infatti, l'evange lista fa iniziare a Gesù l 'attività pubblica, con una se rie di frasi che riproduce l 'ordine in cui aveva descrit to l 'attività del Battista : «Giovanni fu» ( r ,4) e «Gesù 2 1 . Il termine ricorre venti volte in Marco, quasi sempre con un signi· ficato teologicamente impegnativo: nove volte per Gesù ( sempre all'at· tivo) ; cinque volte per il Figlio dell'Uomo ( di cui 4 al passivo; xo,33b è attivo, con a.u"tov ogg., riferito al Figlio dell'Uomo) ; due per la perse cuzione dei discepoli (attivo) ; u na per la tradizione dei rabbi (attivo ) ; una come segno degli ultimi tempi ( attivo, riguarda ancora l a persecu. zione: I 3 ,xz) ; una indica il portare frutto ( attivo) , con immediata im magine di morte (4,26; si noti Eu&Uc;) ; una qui, per il Battista, al passivo.
22. V. n. 2 1 ; per Gesù, Rom. 8 ,3 2 o anche, per Israele, Ecclus 49,, (7). 32
venne» ( I , I 4) ; 23 entrambi «proclamano» ( I ,4 · 7 e I , 1 4 ) e di tale proclamazione è presentato prima il con tenuto concettuale ( I ,4 e I , I 4) poi quello verbale ( I , 7 s . e I , I 5 ) .24 La differenza fra i due emerge soprattut to dai diversi contenuti dell'annuncio : solo Gesù, in fatti, proclama «l'evangelo di Dio » , la «pienezza del tempo» , la «vicinanza del regno» . Tale differenza rag giunge anche gli uditori : non è più prescritto un «bat tesimo di metanoia» , ma «metanoia» (senza battesi mo) e «fede nel vangelo» . Con l'arrivo di Gesù, in una ottica cristiana, si passa dai segni simbolici alla fede nella parola che si manifesta (À.Éywv . . . iti.CT'tEUE'tE E'V 'tt;> EÙayyEÀ.�� : Mc. I , I 5 ) . Infine, l 'inizio dell 'attività di Gesù dopo la conse gna di Giovanni, è espressione esplicita della «cronolo gia teologica della successione» fra Giovanni e Gesù . Essi si succedono sulla scena della storia della salvez za senza punti di contatto, se non nel fuggevole mo mento del battesimo . Dopo di esso , il Battista può «es sere consegnato» ; lo Spirito, invece , «trascina subito» via Gesù , verso la propria missione che, superato l'in tervallo preparatorio delle tentazioni nel deserto, può iniziare dopo la fine dell'attività di Giovanni. Che tut to ciò rifletta una esigenza teologica cristiana a me pa2 J . Cf r. 1 .9 . çon inizio simile a Ex. 2 . 1 1 , la «venuta» di Mosè ; cfr. Bois raard . np. cit. , 67 . Sulla necessità teologica che la venuta Ji Gesù segua l 'at tività del Battista, v. W. Marxsen , Der Evangelist Markus. St11dim �ur Red,lktùmsgescbichte des Eva;zgclimns (FRLANT 67, NF 49) , Got ti nJ:e n 1 9 59, 22 s s . 2 4 . D,u a questa corrispondenza strutturale fra la presentazione di Gio \·:m r. i c quella Ji Gesù (v. qui sopra, n. n ) , che dovrebbe già trovarsi i n ProtoMarco, penso che l'accenno all 'EÙilyyfÀ.l.OV non sia un'aggiun ta di Marco redazionale ( contro Boismard, op. cii., 67 e altri), ma che sia stato tralasciato per ragioni distinte da Matteo e da Luca. Si osservi che il contenuto verbale del kerygma è espresso, per Giovanni come per Gcs il , mediante tre cola in climax (sillabica) ascendente, essendo il ter zo co!o11 in entrambi i casi divisibile in due semicola. Tale corrispon dcnz:t mi pare voluta quanto anteriore alla redazione marciana . 33
re indiscutibile ; quanto tale riflessione avvenga nell'ac coglimento di dati storici precisi, è difficile a dirsi . Un fatto certo è che, da questo momento in poi , Giovan ni non è più un personaggio sulla e della scena del van gelo ; di lui si parlerà soltanto al passato, mentre l 'uni ca realtà presente a lui connessa sarà costituita , solo una volta, dai suoi discepoli. c) La disputa sull'autorità La stessa successione fra Giovanni e Gesù emerge piuttosto chiaramente anche nella parte finale del van gelo, nella cosiddetta «disputa sull'autorità» (Mc. I I , 2 7-3 3 e paralleli) . Questa disputa ci interessa per due elementi della riflessione marciana che in essa si possono individua re : a) quando Gesù parla, il Battista non è più vivo e b) anche Giovanni era inviato da Dio, come lo è ora Gesù , che si presenta in qualche modo pronto a racco glierne l'eredità presso il popolo. Tutti i verbi che ri guardano il Battista sono al passato e anche il suo bat tesimo non sembra più praticato (Mc. I I ,3 0 s . : « Il battesimo di Giovanni era dal cielo ? » ) . Il suo ricordo, però, sarebbe ancora tanto presente fra il popolo da in durre al timore ( I I , 3 2) «sommi sacerdoti , scribi e an ziani » (Mc. I I ,2 7 = Le. 2 0 , I ) , allo stesso modo in cui questi provano timore ad aggredire apertamente Gesù (Mc. I I , I 8; I 2 , 1 2 ; I 4 , 2 ) , data appunto la sim patia da lui riscossa presso il popolo , simpatia che in Marco caratterizza la presenza di Gesù nel tempio du rante l'ultima settimana (cfr. Mc. I 2 ,3 7 ) . Anche qui, come nel resto della tradizione proto marciano-matteana che sto cercando di individuare, Gesù non pronuncia alcun giudizio esplicito sul Batti sta, pur presentandosi come suo successore . L'autorità con cui egli agisce, infatti, è la stessa che aveva garan34
tito l'efficacia del battesimo di Giovanni, cioè «il cie lo» (Mc. I I ,30) . Si può presumere che l'evangelista, essendo questa l'ultima volta in cui nomina Giovanni , voglia qui concludere quanto detto all'esordio, con un giudizio finale che riprenda i temi là presentati . Egli, quindi, nominando «il cielo» , sembra voler ricordare l'intervento celeste che già all'inizio aveva guidato sia la venuta del Battista (in base alla Scrittura) sia la sua consegna (verbo al passivo) sia la comparsa di Gesù (apertura dei cieli, discesa dello Spirito, voce dai cie li) . Anche l'ultimo appellativo di Giovanni coincide con la prima descrizione : «profeta» (Mc. n , 3 2 ; cfr. I ,6) .'' La distanza che lo separa da Gesù, infine , do vrebbe essere ribadita dalla parabola dei vignaioli omi cidi (Mc. 1 2 , 1 ss .) che segue immediatamente la dispu ta sull'autorità , secondo un ordine comune a tutti e tre i sinottici ; è probabile, infatti , che tra i «servi» uccisi prima del «figlio amato» già ProtoMarco-Matteo pen sasse anche a Giovanni Battista.26 2 . La discussione sul digiuno (Mc. 2 , 1 8 ss. e parr.)
La discussione sul digiuno, o , meglio, sul rifiuto del digiuno , è posta in una serie di brani, di polemica an ti farisaica, preesistente alla redazione marciana (come forse indica la corrispondenza in Luca e anche lo stes so variare di Matteo, che separa i brani con attinenza al sabato) . Tale serie ha come scopo quello di mostra re che Gesù e i suoi a) mangiano con chi non dovreb bero (peccatori e pubblicani : Mc. 2 , 1 5- 1 8 ) ; b) man giano quando non dovrebbero (disputa sul digiuno) ; 2 � . Sul senso di tale affermazione,
v.
Bccker, op. cit., 43-6o .
26. V. anche oltre, nel quarto capitolo . La contrapposizione servi/figlio potrebbe andare a sostegno della interpretazione «servilc» del /ogion sul laccio dei calzari (Mc. 1 ,7) .
c) mangiano dopo essersi procurato cibo di sabato in modo ritenuto illecito (le spighe strappate : Mc. 2 , 2 3 2 8 ) . L'inizio redazionalmente confuso della disputa (Mc. 2 , 18 l Mt. 9 , 14 l Le. 5 ,33Y7 fa ritenere che a li vello protomarciano-matteano non vi fosse alcun sog getto esplicito a indicare coloro che «vanno a dire a lui » (cioè a Gesù) , né che vi fosse la cornice iniziale cir costanziante di Marco ( 2 , I 8a: «Ed erano i discepoli di Giovanni e i Farisei digiunanti») . A prescindere dalle questioni storiche che la domanda ( «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei Farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano? » ; Mc. 2 , r 8b) suscita all'in dagine,'8 a noi qui interessa il contenuto della risposta per bocca di Gesù : Gesù stesso è lo sposo escatologi co, Giovanni non lo è (cfr. Mc. 2 , 1 9) . Avremmo dun-
2 7 . Cfr. Ph . Rolland , Les prédé:cesseurs de Mare. Les sourccs tiqucs dc Mc. ll,IB-22 et parallèles : RB 89 ( 1 982) 370-40�.
présynop
28. I n sostanza i corni d e l problema sono due : o i Giovanniti digiunano
come
i Farisei , o digiunano contemporaneamente a loro . Nel primo ca so l'affermazione potrebbe conservare la memoria forse storica di u n Batt ista osservante la torah ; il suo cibo, infatti, è puro ( Mc. 1 ,7 ; dr. Le�·. 1 I ,2 1 s.) - anche se un Fariseo che «filtrasse il moscerino» (M t. 2 3 ,2_.) forse non avrebbe mangiato il miele sel vatico , c quindi (credo) non raffinato, ma con tutte le impu r i t à organiche provenienti dalla schiacciatura rudimentale di favi raccol ti in alveari spontanei -; osser va ( o fa osservare) i digiun i come i Farisei ( Mc. 2 , 1 8); infine, nel cam po dell e norme matrimoniali, fornisce u n a interpretazione ultraortodos sa di Lcv. r 8 , r6/20,2 1 (se Mc. 6,r8 conserva una qualche memoria sto rica , il discorso di Giovanni doveva vertere sull'impurità del coniugio erodiano, non sulla sua immoralità) . Nel secondo caso (che è i l meno classico come traduzione, anche se questa è spesso adottata : dr. Bib bia CEI ad loc. ) , avremmo a che fare con una disputa sul calendario; G iovanniti c Farisei avrebbero le stesse ricorrenze religiose negli stessi giorni poiché userebbero lo stesso calendario, cioè quello lunisolare, mentre Gesù ed i suoi userebbero allora l'altro, quello solare. Ciò com porterebbe i n teressanti conseguenze sul piano storico, la cui discussio ne esula dai confini di questa ricerca. Per questioni di calendario, v. A. Jaubcrt, La date de la Cène. Calendrier biblique et liturgie chrétiennc ( EtB), Pari s 19�7 ; ]. Bli nzlcr, Q umran-Kalendar und Passionschronolo gie : ZNW 49 ( 19�8) 238-2 � 1 ; A. Strobel , Der Tcrmin des Todes ]csu. Ucberschau und Losungsvorschlag untcr Einschluss dcs Q umrankalcn dars: ZNW 5 1 ( 1 960) 69- 1 0 1 .
que in questa tradizione la stessa immagine, posta in bocca prima a Giovanni, a proposito del più forte di lui (Mc. I ,7 ) , e poi a Gesù, che parlerebbe di se stesso con piena coscienza messianica.29 L'intera scena, poi , è interessante anche per un al tro elemento che contiene, cioè la contrapposizione fra Giovanni e Gesù, come colui che rappresenta il digi u no di fronte a colui che rappresenta il banchetto . Ora , questa contrapposizione segna un punto di contatto in teressante fra la tradizione (proto)marciano-matteana , in cui il digiuno del Battista è altrimenti solo quali ta tivo (locuste e miele : Mc. I ,6 l Mt. 3 ,4 ) , e quella lu cana, in cui tale digiuno pare assumere aspetti quanti tativi (Giovanni «non mangia pane e non beve vino» : Le. 7 ,3 3 ; dr. 7 ,2 5 , ,;puqni l Mt. r r , r 8 } nella misura in cui è volutamente contrapposto ad un mangiare e bere senza misura di Gesù .30 È possibile che anche nel29 . Non doveva certo sembrare assurdo che Gesù parlasse di sé come dello sposo escatologico, specie in ambienti legati a simhologie escatolo giche giudcocristiane (v. qui sopra, n. 1 7 ) ; non è quindi un caso se, fra i sinottici, oltre a questo brano comune, è Matteo che fornisce la mag giore quantità di materiale in proposito c , .37; 22,1 · 1 4 ; 2 , , 1 - 1 3 ) . men tre Luca mi sembra avere soltanto testi ambigui ( 1 2 ,3,-38; 1 4 ,8? ) . Cfr. E. Stauffer, y«J.lÉW in ThWNT I, Stuttgart 1933, 6" ss.
30. La distinzione «qualitativo/quantitativo» è di O. BOcher, Ass ]ohall· tzes der Tiiufer kein Brot ( Luk. Vll.JJ) ? : NTS 18 ( 1 97 1 /72), 9o-92, che mi pare accettabile soltanto nel se n so q u i specificato. Per il resto, quasi tutto delle tesi del BOcher in proposito mi sembra inaccettabile, in particolare l'idea più volte sostenuta ( cfr. anche Id., Diimonenfurcht , z s , ss. e I d . , Christus Exorcista. Diimonismus und Taufe i m Neuen Te stament [ BWANT 96, ' / 1 6 ) , Stuttgart 1 972 , I zo ss.) che «miele», qu i e nella variante a Le. 24 ,42, indichi u n a bevanda, sostitutiva del vino. A parte il fatto che i testi parlano di miele e non di idromele e che Marco dice «mangiava» (laitwv) e non «beveva» ( dr. Mt. 3 .4 : -.poqni), basta il confronto con Cant. , , I a mostrare che i l «miele» è cibo man giato, ben distinto da vino e latte, bevuti (e il testo masoretico indica che l'accostamento del miele al favo come cibo non è affatto eigenartig - Christus Ex. , 1 20 - anche se i LXX pensano bene di sostituire «favo» con «pane»). Cfr. anche CD 1 2, 1 2- I ' e commento di C .H .H. Scobie, ]ohn the Baptist, in M. Black (ed . ) , The Scrolls ancl Christianity (TCSPCK 2 ) , London 1969, specialmente 66 .
37
la tradizione lucana - come vedremo più avanti - il di giuno del Battista sia in realtà una astinenza da deter minati cibi, ma, nella ricercata contrapposizione con Gesù che mangia e beve di tutto e con tutti (farisei co me peccatori) , Giovanni diventa il campione del di giuno tout court. Avremmo, cioè un fenomeno simile a quello che incontriamo in questo passo/1 che è a sua volta immediatamente preceduto dal banchetto di Ge sù insieme con «peccatori e pubblicani» (Mc. 2 , I 5 s .) . Anche questo elemento del contesto, dunque , avvici na il brano a Le. 7,34 ( « amico dei pubblicani e dei pec catori» ; dr. Mt. I I , I 9) . Non solo ; Mc. 2 , I 9 s . con trappone il banchetto di nozze al digiuno del funerale (lo sposo è « tolto» ; dr. il «lutto» di Mt. 1 9 , I 5 ) , la qual cosa corrisponde alla cantilena dei bimbi in Le. 7 , 3 2 ( «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete danzato , abbiamo cantato un lamento e non avete pianto» ; cfr. Mt. I I , 1 7 ) , con il « flauto» e le «danze» , che ben si ad dicono alle nozze , e il «lamento» e il «pianto» , che con� t . La risposta , rcdazionalmentc composita, di Gesù , ha dato adito a mol te interpretazioni . I n primo luogo pare certo che i vv. 2 1 c 22 , riu niti poiché trattano della contrapposizione tra vecchio e nuovo, proven. gano da altro/i contesto/i (in cui, comunque, vi è attenzione a salvare il vecchio) . I vv. 19 c 20 , in vece , paiono il nucleo originario attorno a cui si sarebbe raccolto tutto il materiale per costituire l'intera scena. Non vedo la necessità di ritenere il v. 1 9b creazione di una comunità cris tia na che si stia staccando dal giudaismo e voglia fondare su una parola di Gesù il proprio abbandono della pratica dei digiuni ( cosl Bultmann, op. cit. , 1 7 s.), perché allora il v. 20, che sembra presupporre il 19 (e non dceversa), dev'essere prodotto di una comunità che sta reintroducendo quella stessa pratica e due comunità creatrici in successione a me paiono davvero un po' troppe. In quanto al considerare postgesuano il solo v . 20, poiché contiene un vaticinium ex eventu ( tesi di molti; cfr. R. Pesch, Das Markusevangelium [ HThK 11,1 ] , Freiburg 1 976, 1 74 s.), ho delle perplessità di tipo metodologico: poiché non sappiamo in quale con testo cronogeografico il logion vada situato, non possiamo escludere a prioristicamente che possa fare riferimento a un periodo della vicenda storica di Gesù in cui chiunque fosse s tato nei suoi panni (anche senza l'ispirazione dello Spirito santo) avrebbe facilmente potuto ipotizzare la propria eliminazione.
cernono appunto le esequie. Senza giungere a ipotesi fantasiose/2 osserviamo che questo brano, in tutta la tradizione protomarciano-matteana, è quello che mo stra maggiormente il distacco e la diversità fra il « mo vimento» di Gesù e quello del Battista. Infatti , nono stante il desiderio, indicato dai vv. 2 I s . , di non «per dere» del tutto la loro eredità, il passo evidenzia che i discepoli di Giovanni hanno aderito al mondo «vec chio» , quello dei Farisei, quello che rischia di essere « lacerato» o «spaccato» dalla novità cristiana . morte di Giovanni e la sua mancata risurrezione (Mc. 6 , I 4- 1 6 . I 7 - 2 9 ; 8 ,2 8 ; 9 , I I - J 3 )
3 . La
Sia il racconto della morte del Battista ( 6 , I 7-29) sia il rapido accenno ad essa («hanno fatto di lui quello che hanno voluto» : 9 , I 3 ) , contenuto nella discussio ne su Elia, dopo la trasfigurazione, sono introdotti dal l'evangelista non per fornire una risposta ad un inter rogativo specifico su Giovanni , ma con una finalità di versa quanto precisa.33 La tradizione protomarciano matteana (il parallelo matteano è qui determinante) vuole infatti dimostrare: a) che Giovanni non è risu scitato in Gesù (Mc. 8 ,2 8 ; 6 , I 4 ss .) e b) che Giovanni era l'Elia ritornato (Mc. 9 , I I ss . ; 6 , I 4 ss .) ; questi ha compiuto la sua missione a suo tempo interrotta ( 2 Reg . 2 , I I ) , è morto e sepolto e non ha senso che risu sciti . Il suo destino di sofferenza è avvenuto a imita> 2 . Sul tipo di quella per cui i Giovanniti avrebbero digiunato i n occa sione della morte di Giovanni, come sostenne lo Holtzmann , in Bult m:mn , op. cit. , 17 n. 2 . B · Per rutto questo paragrafo, cfr. Ch. Wolff , Zur Bedeutung ]ohannes des Tiiufers im Markusevangelium : ThLZ 102 ( 1 977) 857-865. In quan
to alla funzione del racconto della morte del Battista all'interno dello schema generale marciano, esso costiruisce una digressio anche per B .H. M.G.M. Standaert, L'évangile selon Mare. Composition et genre litté raire, Zevenkerken-Brugge 1 978, 53·
39
zione (in anticipo) di quello del Figlio dell'Uomo , il quale invece deve risuscitare (Mc. 9 ,9 ; cfr . 8 ,3 1 ) , es sendo individuato in Gesù che, perciò, non può essere Elia ( soprattutto Mc. 9 ,4) . Mc. 8 ,2 8 e 6 , 1 4 s . sono sostanzialmente identici/� ed anzi si nota con relativa chiarezza che Mc. 6 , 1 4b- 1 5 è una duplicazione di 8 ,2 8 , inserita nel contesto «ero diano» , di cui sembra aver causato una sorta di sdop piamento, con 1 4a ( « E udl il re Erode») che corrispon de a 1 6 («Ma udendo il re Erode») .3' In questo caso , data la testimonianza di Mt. 1 4 , 1 -2 (che corrisponde a Mc. 6 , 1 4 + 1 6 , senza traccia del v. 1 5 ) , possiamo rite nere che ProtoMarco-Matteo contenesse solo l'ipo tesi di Erode su Gesù , Battista risorto ; questa ipotesi , come quelle di Mc. 8 ,2 8 , è erronea e l'evangelista v uo le mostrarlo, poiché desidera insegnare chi è Gesù. Ta le insegnamento, infatti , ha anche una parte à:va.axEu a.a"t't.xi) , che deve sgomberare il campo dalle ipotesi sbagliate, dimostrando chi Gesù non è. Posta subito dopo le parole di Erode, la storia della morte di Gio vanni e della sua sepoltura in una tomba (con il so spetto che la testa mozza sia rimasta nelle mani di Ero diade) , dimostra che l 'irsuto predicatore non è risu scitato e che quindi Gesù non può essere il Battista. La scena della trasfigurazione, dopo le ipotesi popolari di Mc. 8 ,2 8 (secondo cui Gesù sarebbe Giovanni risor to, ovvero Elia, ovvero «uno dei profeti » , cioè il « pri mo» , cioè Mosè) /6 mostrerà che Gesù non è né Elia 34· In Mc. 6,14 è preferibile ÉÀ.Eyov, lectio diflicilior; cfr. Wol ff op. cit. , 8 5 9 ; contro, Bultmann op. cii . , 329. Si osservi che Le. 9,7 ( «poiché cm de tto da alc11ni») sostiene la presenza di una forma verbale plurale in ,
Marco. 35· Wolff, ibid. Il fenomeno, di per sé , potrebbe essere protomarciano ; cfr. il già visto Mc. 1 ,5-6 fra Mc. 1.4 e 1 ,7 .
3 6 . Per i l cardinale in luogo dell'ordinale, cfr . Mc. 1 6 , 2 ; N . Turner, Styk vol. IV di J.H. Moulton, A Grammar of New Teslamenl Greek, Edin· burgh 1 976, 2 2 ; con t ro J . Jeremias, MwuO'i};, ThWNT IV, ci t . , 862 . ,
40
né Mosè (che non sia il Battista, è già stato provato) , ma è loro superiore. L'insegnamento in positivo (xa. 'ta.O"XE\Ja.O"'ttx6<;) inizia poco prima della trasfigura zione , subito dopo l 'elenco delle ipotesi erronee ( 8 , 2 8 ) : Gesù è l'Unto ( 8 , 2 9 ) è il figlio dell'Uomo che de ve soffrire, morire , risorgere ( 8 ,3 1 ) . Lo stesso argo mento è ripreso subito dopo la trasfigurazione, «scen dendo dal monte» ( 9 ,9 ) , sorta di preambolo alla di scussione su Elia ( 9 , 1 r ss . ) , che davvero conclude il primo annuncio sul Figlio dell'Uomo sofferente . Iden tificando Giovanni con «Elia che deve venire» , l 'evan gelista ribadisce alcuni concetti per lui essenziali : Ge sù non è Elia ; Gesù non è il Battista ; questi non deve risorgere, poiché ha già compiuto la sua missione, che era appunto il completamento della missione di Elia ; Gesù è il Figlio dell'Uomo; la sofferenza e la morte di Giovanni-Elia si spiegano come analogiche della soffe renza e morte del Figlio dell'Uomo ; la sofferenza e la morte del Battista sono la conclusione delle sofferen ze di Elia, e quindi di esse già parla la Scrittura ; la Scrittura , infine, ne parla poiché sono un segno pre monitore delle sofferenze del Figlio dell'Uomo. Se ciò è vero , si capisce che senso abbia il racconto della morte di Giovanni a questo punto della struttu ra della narrazione evangelica/7 e non nel suo luogo presunto «naturale» , cioè dopo la notizia dell'arresto . In un vangelo in cui la vera natura di Gesù - e parti colarmente la necessità della sua passione - si manife sta in modo graduale, dopo una fase iniziale di succes so (la « primavera galilaica» ) , la morte del Battista nar rata all'inizio avrebbe spezzato l 'armonia generale del racconto e, soprattutto, non la si sarebbe potuta sfrut tare appieno. Chi ha posto qui la descrizione della mor te del Battista aveva in mente l 'intero piano del vange37· Varie ipotesi in
Wolff, op. cit. , 859
s.
41
lo e già pensava alle discussioni di quelli che ora sono i capp. 8-9 . Perciò nel brano, al di là di aspetti fol cloristici spesso notati ,38 compaio no due elementi nar rativi esse nziali . I n primo luogo, l'accento posto su E rodiade fa di lei la nuova Iezabel , di Erode il nuovo Achab e di Giovanni il nuovo Elia . La differenza fon damentale è che ciò che non era riuscito a Iezabel ( I Reg. I 9 ,2) , e che in u n primo tempo non riesce nem meno a Erodiade (Mc. 6 , I 9) , fi nalmente si realizza ; quell'El ia, che era scampato all'antica regina ed era stato pos to in serbo da Dio ( 2 Reg. 2 , I I ) , ora viene uc ciso in Giovan ni e la sua testa 39 finisce nelle mani di E rodiade. Un tale esito tragico della vicenda ai tempi della narrazione - e questo è il secondo punto - è possibile poiché è ormai vicina la passione e la morte del Figlio dell'Uomo ; ecco allora perché nel racconto della mor te del Battis ta troviamo accenni ripetuti alla passione di Cristo . Dalla «consegna» di Mc. I , I 4 al «cadave re» nella « to mba» di Mc. 6 ,29 , al paragone colla «sof ferenza» del Figlio dell'Uomo di Mc. 9 , I 2 s . , è una vi sione uni tari a quella che si snoda lungo tutto il rac conto.40 E nemmeno mancano i ri nvii interni : si osser vi l'espress ione È.1t0iT)O"rt'V rl.V"t{i) O O"a iiilEÀ.O'V ( 9 , I 3 ) 3 8 . Che anch'io continuo a vedere, almeno qui, nonostante le proteste ' di Standaert, op . cit . , 10 ss. (e certo senza arrivare ad eccessi ora un po ]ohn the furono quelli di J. Harrison , e T be Head of , com fuori moda Baptist : ClR 30 ( 1 9 16) 2 16-2 19); in fondo, lo dice con altre parole ( << narrazio ne mid rashica>>) anche l. de la Potterie, Mors ]ohannis Bap tistae (Mc. 6,17-29 ) : VD 44 ( 1 966) 142-15 1 .
3 9 · S i noti i l capovolgimento del destino di Elia e d i lezabel, il cu i cor po , second o la pro fezia dello stesso Elia, è completamente sbranato dai cani, mentre sopravvivono allo scempio soltanto la testa e parte delle e stremità (2 Reg. 9 ,3 :;). 4o. Cfr. G . Ghibe rti, «Uomo giusto e santo» (Mc. 6,20) . Tracce di agio g rafia nel Nuovo Testamento? , in Testimonium Christi (in on. ]. Du pont) , Brescia 1: 98:; , specialmente 24 3 ; R.A. Edwards, Matthew's Use of Q in Chapter Eleven, in Delobel, o p . cit. , 269 .
che credo riprenda la scena della morte del Battista, in cui prima Erodiade iiDEÀ.E'J a.Ò't'Ò'J a1tOX't'EL'Ja.!. ( 6 , 1 9 ) , poi i l Tetrarca chiede : a.t't'1'}CTO'J IJ.E a ÈIÌ.'J i)fì..n� ( 6 ' 2 2 ) , e infine la fanciulla dice : i)fì..w L'Ja. ... Ò@c; IJ.O!. 't''Ì}'J XE<pa.À.i)'J ( 6 ,2 5 ) .41 Quel trionfo della volontà mal vagia, che Dio aveva interrotto ai tempi di Elia, può realizzarsi ora , all 'approssimarsi del sacrificio del Fi glio dell'Uomo. Lo scrittore cristiano, allora, rende Giovanni « pro feta» anche nella morte, poiché è precisamente per quella sua morte , oltre che per il battesimo, che il Bat tista è venuto, a completare l'opera interrotta di Elia e ad aprire ]a strada al Figlio dell'Uomo sofferente . Per chi sapesse leggere la Scrittura alla luce della sto ria di Gesù, tutto ciò era già «scritto» .42 • • •
. p . Anche se qui DÉÀW forse non era più sent i to come tale : F. Blass - A. Dcbrunner, Grammalik des neutes/amentlicben Griechiscb , bearh . F.
Rchkopf, Gottingcn " 1976 (d'ora innanzi : Blass-Debr . ) . 387,3 .
.p . Cfr. Wolff, op. cit. , 86 1 .
CAPITOLO S ECONDO LA REDAZIONE MARCIANA
Premettendo che questa sezione del mio lavoro, oltre -che la meno personale, è quella che soffre di un più al to grado di ipoteticità, vorrei fare notare che essa ha una incidenza relativa sull'insieme della discussione. Ritengo, infatti , che gli interventi redazionali di Mar co né modifichino la struttura di ProtoMarco-Mat teo né - per il materiale sul Battista - aggiungano, eli minino o modifichino elementi sostanziali dello stesso . In quanto all'insieme del materiale, poiché appunto è individuato dall'accordo con Marco di Matteo e / o Lu ca, è tautologico il dire che è tutto presente in Marco ; in quanto alle idee portanti di ProtoMarco-Matteo , es se paiono accettate e fatte proprie . È possibile, infine, che l'esigenza marciana di riscri vere ProtoMarco-Matteo sia stata causata dall'arrivo , nella comunità di Marco, di materiale di tradizione lu cana ; in particolare, si sarebbe trattato di parte di ciò .che è usualmente definito Q .1
I.
Si veda, per l'applicazione di questa teoria al materiale qui in esame,
P. Vassiliadis,
The Ft1nctio11 of ]ohn the Baptist in Q and
Mark :
8Eo
ì,oyi4 46 ( 1 97.5 ) 40.5-4 1 3 ; cfr. \VJ . Schenk , Der Einfluss der Logienquel le a11/ das Markusevangelium : ZNW 70 ( 1979) 141-165 e Id., Gefan
-�enschaft und Tod des Tiit�fers. Erwiigungen zur Chronologie tmd ihren 1\.onsequenzen : NTS 29 ( 1 983) specialmente 474 n. 3· Per un inquadra mento generale, W. Schmithals, Einlcitung in die drei ersten Evange /ien , Berlin - New York 198.5, le cui tesi possono essere cosl schematiz zare : Marco ( redazionale) è il risultato di una Grundschri/1 (cioè il no stro ProtoMarco-Matteo) cui fu aggiunta Q' (una fase primitiva di Q).
45
I . Giovanni e Gesù (Mc. I , I - I 5 ; I I , 3 0-3 3 ) a) La citazione di Mal. 3, 1 L'elemento più appariscente (e più osservato) , che caratterizzerebbe l'attività redazionale marciana in I , I - I 5 , è senz'altro la citazione di Mal. 3 , I davanti a Is . 40 , 3 in Mc. I , 2 , che non solo non ricompare nel paral lelo matteano o in quello lucano, ma rende impreciso lo stesso rimando a Isaia in Mc. I ,2a.2 La ragione ovvia dell'accostamento delle due citazioni è costituita dal la menzione in entrambe del termine «via (del Signo re)» ; mentre, però, la citazione di Is. 40 ,3 segue fedel mente i LXX , tranne un lieve adattamento finale ,3 quel la di Mal. 3 , I ha due diversità significative . In primo luogo ha oç xa'"C"tx.CiXEVcicrEL , invece di xat Em�À.É�E 'taL,4 che deriva forse da oç à7tOX(X.'t(X.Ci'ti}CiEL di Mal. 3 ,2 3 ( = 4 ,6 ) secondo i LXX, relativo al ritorno pro messo di Elia. Essa quindi ripropone in modo più e splicito il paragone fra Giovanni ed Elia , che anche al trove nel Nuovo Testamento è sostenuto in base a que sto stesso versetto, sia pure diversamente modificato (Le. I , I 7 ) .' In secondo luogo , il testo si presenta con una riorganizzazione interna per cui , anziché -tòv liy yEÀ.ov IJ.OU , ooòv 7tpÒ 7tpocr(.:mou !J.OU (LXX) , suona : 'tÒV ayyEÀ.OV IJ.OU 7tpÒ 7tp0Ci(.:l7toU CiOU , -ti}V OOOV CiOU . In tal modo, la prima parte della citazione corrispon• • .
• . •
2. Ed è causa di alcune correzioni nella tradizione manoscritta. Per chi sos t ien e che siano stati Matteo e Luca a lasciar cadere la citazione, rinvii in Pesch, op. cit. , 77 n. 10. 3· a\rtov in luogo di "tov ì)fov lJ!J.WV , tut tavia reinseri to nella tradizione occidentale (D e altri). 4· Var i a n te cui si avvicinerà Simmaco ( purtroppo la tradizione esa1>lare è qui meglio nota in siriaco - il Cod. 86, gr. , dà solo Aquila, axo)..6.l;E� e Teodozione, È"tOI.J.lal;E�; cfr. Le. 1 ,76 - e la ritraduzione in greco, per Simmaco, propone aitOO"XWaO"f� [ Field ] come Xa"ta
de perfettamente a Ex. 2 3 , 2 0 ed anche la seconda vi pare adattata, soprattutto grazie all'uso della seconda persona singolare (cfr. Ex. 2 3, 2 0 LXX : tva. cpulti;n o-E Év 'tTI òS(i>) . Bisogna notare come questo adattamento in qual che modo cristianizzi la citazione, rendendola più fun zionale all'annuncio cristiano e riproponendo, grazie a Ex. 2 3 , 2 0 , quell'analogia di Gesù con Mosè, che ab biamo vista anche in Mc. I ,9 . È doveroso, però, rile vare che dal contesto immediato non si ricava affatto chi sia colui che è apostrofato alla seconda persona sin golare. L'ambiguità è sciolta in Mc. I , I I , ove la cpwvi} Èx 'tW'V oùpa.vwv , che - come abbiamo visto - va po sta in parallelo con la cpwvi} È'V 'tll Èpi}iJ.�, apostrofa il primo cru della narrazione marciana, cioè Gesù .6 Non solo; come la «voce dai cieli » supera di gran lunga la «voce nel deserto» , anche lo uL6c; lJ.OU indica la distan za che separa Gesù dallo li:yyEÀ.oc; lJ.OU del v. 2 , come conferma il v. I 3, in cui appunto ot li.yyEÀ.ot. St.T}XO 'VO\J'V a.Ù't (i> (cioè Gesù) . Ora, il contenuto di tale «vo ce dai cieli» (cioè da Dio) sembra essere il parallelo e satto di quello della «voce dalla nube» (cioè, ancora, da DioY nella scena della trasfìgurazione (Mc. 9 ,7 ) , o ve, però, compare alla terza persona singolare, e non alla seconda. 8 Se le cose stanno davvero così , Matteo ci 6. Su dieci ricorrenze di a-.i in Marco, cinque gli sono riserva te . 7· Cfr. Ex. 1 7,21 , ecc.
8. Se - come semb ra - Mal. 3 , 1 , già adattato a Ex. 23 ,20, è stato inse· rito d av a n ti a l s. 40,3 , allora è probabile che la s te ssa mano abbia volto
alla seconda persona singolare la «voce», in modo da farla concordare con Mal. 3,I l Ex. 2 3 ,20, ed abbia drasticamente ridotto la scena delle tentazioni , conservando, però, fra gli altri , due elementi rit enu t i essen ziali (gli «angeli» e il «deserto») per far vedere che Giovanni , «ange· lo . . . nel deserto», rient ra nel novero degli «angeli» che, sempre «nel deserto», «servivano» Gesù (Mc. 1,1 3 ) . A sos tegno di tale ipotesi sta anche la rela tiv a scarsità di angeli in Marco, ricordati in tutto sei volte. Per la presenza della scena delle tentazioni in ProtoMarco-Matteo, v . so pra, pp. 21 ss. n . 2 . In quanto alle <
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conserverebbe nel modo migliore il contenuto di Pro toMarco-Matteo. L'analisi di Mal. 3 , I / Ex. 2 3 ,2o in Mc. I ,2 , però, è interessante anche per altro verso. Ho detto che Mar co, a livello redazionale, introdurrebbe la citazione già cristianizzata, cioè con il passaggio dalla prima alla se conda persona singolare (p.ov > crov) già avvenuto ; in fatti il testo del versetto , così come appare in Marco, è parte di un più ampio brano scritturistico , già ibrido e cristianizzato, che troviamo in Le. 7 , 2 7 = M t. I I , I 0 .9 Allora, se davvero la citazione è introdotta da Marco a livello redazionale, essa diviene una spia del l'influenza sulla redazione marciana di una tradizione non marciano-matteana. Si può anzi ipotizzare che una delle concause dell'attività redazionale marciana sia stata proprio l'esigenza di inserire in ProtoMarco-Mat teo materiale proveniente da quella che, secondo l'i potesi che qui difendo, sarebbe stata una - ovvero una parte di una - delle fonti di Luca . b) «Io vi ho battezzati» Potrebbe risalire a Marco redazionale anche la scel ta del tempo dei verbi in Mc. I ,8 , secondo cui Giovan ni descriverebbe la propria attività battezzatrice con un verbo al passato,'0 particolare che né Mt. 3 , I I né una estensione apocalittica del Satana, quasi a fungere da contrappeso ( l 'ultimo xa� dovrebbe essere avversario ; cfr. Mc. 1 2 , 1 2 ; Blass-Debr. 442,1 ) alla molteplicità degli angeli che servono Gesù . 9· Le ultime parole di tale citazione, E(J.1tpocr�Év crov dopo 'tTJV olì6v crov , assenti in Marco, per un verso derivano da Mal. 3 , 1 : 1tPÒ 1tpocrw1tov IJ.OV dopo o66v, per l'altro, con il passaggio IJ.OV > CTOV, mostrano la stessa cri· s tianizzazione, ovvero lo s tesso adat tamento a Ex. 23 ,20 s uccitato. Ciò si gnifica che è molto probabile che Marco riduca da un tutto omogeneo più ampio, piuttosto che sia la tradizione di Luca-Matteo ad ampliare, seguendo gli stessi criteri in base ai quali era già stata modificata la par te iniziale e principale della citazione. 1 0 . La cui stranezza ha causato la sosti tuzione con
(3ar.'tl�t.J
in D
c
altri
Le. 3 , 1 6 rilevano. Mi sembra indubbio che ciò rientri nel quadro della «cronologia teologica della successio ne» fra Giovanni e Gesù e se, per un verso, la rinuncia al passato sarebbe comprensibile in Luca, per cui la successione tra Giovanni e Gesù - come vedremo è valutata diversamente, tanto da tralasciare anche l 'ò �ti.crw IJ.OU (ripreso invece in Mt. 3 , 1 1 ) , per l 'altro es sa non pare a prima vista comprensibile in Matteo. In realtà, però, si può comprendere, poiché Matteo pone la frase del Battista nell'apostrofe che questi avrebbe rivolto a «Farisei e Sadducei che andavano al suo bat tesimo» (Mt. 3 ,7 ) . Visto che il loro battesimo è addi rittura futuro, sarebbe davvero strano se Matteo usas se il passato di Marco e non il presente di Luca.11 Ri tengo, dunque, che questo si debba considerare un ca so dubbio. -
2.
La disputa sul digiuno (Mc. 2 , 1 8- 2 2 )
La cornice iniziale d i Mc. 2 , 1 8a, assente i n Matteo Luca, dovrebbe derivare dallo stilo di Marco reda zionale.12 Se ciò è vero, ci si deve chiedere se la reda zione marciana sia ancora in grado di conservare una memoria storica sui discepoli di Giovanni in qualche modo simili ai Farisei , oppure se l 'ambientazione del la scena non sia stata ricostruita a tavolino , partendo da Mc. 2 , 1 8b. Possiamo anche ammettere che Marco redazionale, leggendo l 'equivalente di 2 , 1 8b e ricono scendone la possibile ambiguità,13 voglia davvero scio gliere ogni incertezza e presentare Giovanniti e Fari-
e
m:moscritti. Parere diverso ( sarebbe di tradizione premarciana, ma co r.mnque secondaria rispetto a Q) in Pesch, op. cit. , 83 . 1 1 . Si veda oltre, però, al capitolo terzo. Osserviamo sin d'ora che è de gno di nota che Luca conosca il testo di Marco presunto redazionale e lo riprenda in Act. 1 ,.5 I I ,x6. =
1 2.
V . sopra , p . 3 6
n.
27.
13. V . sopra, p . 36
n.
28 .
49
sei impegnati a digiunare contemporaneamente ; il fat to che certamente Luca e forse anche Matteo interpre tino in modo diverso, non toglie che il Marco « attua le» possa avere ragione. La sua affermazione iniziale , però, non può essere considerata come una prova sto rica di una delle due ipotesi interpretative sopra di scusse.'4 3· Chi è
Gesù? (Mc. 6 , 1 4- I 6 . I 7-29 ; 8 ,2 8 ; 9 , I I - 1 3 )
Anche qui mi pare che la redazione marciana rispet ti nella sostanza ProtoMarco-Matteo. L'inserimento i niziale di 6 , I 5 , da noi sopra notato , si spiega come ten tativo di rendere ancor più unitaria la discussione su chi è / chi non è Gesù. Le. 9 ,7 ss. mostrerebbe di co noscere il testo redazionale marciano. Il fatto che vi siano differenze con Matteo, nella sce na della morte di Giovanni , può spiegarsi nel suo insie me come l 'esito dell'intervento matteano , riduttivo e , a suo modo , razionalizzante. Così anche l a notizia che la giovane danzatrice fosse figlia del tetrarca'' potreb be essere stata eliminata da Matteo per evitare di de scrivere una situazione troppo peccaminosa per essere narrata.'6 Resta il problema spinoso di Mc. 9 , I I ss. , il cui te sto non pare molto scorrevole , soprattutto poiché non vi è uniformità di vedute sulla punteggiatura. Forse la soluzione migliore, anche se non mi nascondo il grado di ipoteticità degli interventi, consiste nel porre un segno interrogativo dopo miv't'a (in modo da dare un senso molto ben attestato al lJ.ÉV «quasi solitarium)> 1 4 · lbid. � anche possibile che risalga alla redazione marciana Ér.�par.·m di 2 ,2 1 , per cui si vedano le discussioni nel capitolo quarto.
' 5 · Si deve leggere a.Ù'tou in 6 ,2 2 ; cfr. Schcnk, Gefangenscha/1, 467 c 4 8 1 nn . 7i·78; Enslin op. cit. 1 2 , n. 46 ; cfr. ad loc. la XXVI edizione di Nes tle-Aland . 16. V. so t to p . 87 n . I I e p. 104 n . 4 5 · ,
che preceder7 e dopo a:vi)pt�mou , e un punto fermo do po È;ouoEv'l}i)i} (questi due ultimi interventi sono re cepiti da Tischendorff) . Avremmo cosl due domande di Gesù ( lJ,Év . . . xat 'l'twc; . . . ; ) , la prima su Elia e la se conda sul Figlio dell'Uomo , e due sue risposte (in chia smo) , la prima sul Figlio dell'Uomo'8 e la seconda su Elia . In effetti , mi pare di capire che - sia in ottica mar ciana sia in ottica protomarciana - si può comprendere il destino di Elia-Giovanni solo come anticipazione di quello del Figlio dell 'Uomo. Questi , dunque, pur se guendo l'altro cronologicamente , deve precederlo lo gicamente ; soltanto dopo aver compreso il destino del Figlio dell 'Uomo i discepoli possono capire quello di Elia . Non mi è chiaro, però , il comportamento di Matteo che, sempre pronto a vedere nei fatti che descrive la realizzazione della Scrittura, qui lascerebbe cadere ad dirittura due accenni ad essa in una volta sola . È cer to possibile che Matteo, conoscendo piuttosto bene la Scrittura e sapendo che essa non parla delle sofferen ze dell'Elia venturo,'9 abbia eliminato l 'accenno ai li bri sacri ; d'altro canto, però, con oùx È'l'tÉyvwcrav , M t. 1 7, I 2 potrebbe fare una velata allusione ad un ricono scimento possibile tramite la Scrittura , e quindi pre1 7 . Così Wolff, op. cit., 861 ; cfr. J .D. Denni so n , Tbe Greek Particles, Oxfo rd 21975, 366 ss. ( fra i rinvii, v. Plato, Me.tz. 82b : plv . . . xcxL. ; l . Dico «quasi solitarium», poiché è ripreso in q u alche modo d a à;)..)..!i d i <1,1 3 (Schwyzer-Debrunner, 633'). Contro questa lettura sta l'interpreta zione proposta da Mt. 1 7 , I I s . ; Blass-Debr. 447,6. A Mc. 9 , 1 2 , D ha EL xat 1twc; ... ; che è cl assico : Blass-Debr. 442,8 .
1 8 . Co n LVIl abbastanza simi le a O'tl, che sostituisce un'infinitiva dipen dente da un yÉypll1t"tll� sottinteso, ovvero ad sensum da quello che pre l-ede; Blass-Debr. 388. 1 9. Ma per il Figlio dell'Uomo v. Mt. 26,24 = Mc. 14,2 1 . Cfr. anche M t. 26,54 ss. (che per questo aspetto non ha parallelo sinottico), nella scena dell'arresto di Gesù, ove troviamo - come qui in Marco - un dop pio riferimento al compiersi della Scrittura. senza alcuna menzione di un passo preciso. 51
supporrebbe l 'esistenza in ProtoMarco-Matteo di qual che riferimento ad essa.'° Comunque sia, anche volen do vedere un intervento redazionale marciano ai vv . 1 2 s . , esso sarebbe limitato all'accenno alle Scritture e non potrebbe in alcun modo inficiare quanto detto nel la prima parte, essendo ad ogni buon conto almeno l'ossatura di ProtoMarco-Matteo confermata nella so stanza da M t. I 7 , I 2 s. 20. Non s i può dimostrare che xczDwç yiypCZ1t"t"CZL ( Mc. 1 ,2 ) appar tenga alla redazione marciana e non al momento redazionale di Proto· Marco-Matteo. V. ancora la stessa formula in Afe. 14,2 1 e nel parallelo matteano ( Mt. 26,24) ; qui sarebbe, dunque, protomarciano-matteana. L'W<; yiypcz1t"t"CZL di M c . 7,6, invece, dal confronto con Mt. 1 5 ,7 , parreb be redazionale. =
CAPITOLO TE RZO LA TRADIZIONE LUCANA
Luca propone una visione unitaria ed articolata di Gio vanni, distribuendo il materiale su di lui in modo de crescente, da un punto di vista quantitativo, all'inter no della propria produzione letteraria (infanzia, van gelo vero e proprio, Atti) . Il personaggio, infatti , è centrale in Le. I , ma la sua presenza diminuisce con gradualità, lasciando sempre maggiore spazio al cresce re di Gesù e , una volta risorto il Cristo , alla chiesa . In Luca, il Battista è &.px-i) del vangelo , anche e più che in Marco, poiché è il primo ad essere «oggetto di vangelo» ad opera di un angelo ( I ,9) ed il primo ad es sere « soggetto evangelizzante» del «popolo» ( 3 , I 8 ) , precedendo cronologicamente Gesù in entrambi i ca si (dr . Le. 2 , I o - l'angelo «evangelizza»1 Gesù ai pa stori - e 4 , I 8 - con le parole di Isaia ,' Gesù a Nazaret «evangelizza i poveri» ) . Vicini a Marco sono poi due frammenti kerygmatici che Luca pone in bocca a Pie tro, in cui l'inizio dell'attività di Gesù (il termine &.p ;&.IJ.EVoc; compare in entrambi i passi ) è individuato vuoi «dopo il battesimo proclamato da Giovann i » (Act. 1 0 , 3 7 ) , vuoi «a partire dal battesimo d i Giovan ni>> (Act. 1 , 2 2 ) , mentre risulta sotto il suggello della predicazione paolina l'idea che i] Battista abbia « prer . Sembra che per Luca soltanto a n gel i possano «evangelizzare» G io· vanni o Gesù. 2 . I n Luca, le prime parole di Gesù , « ripieno di Spiri to santo» dopo il hattesimo, sono esclusivamente citazioni bibliche, sino a questa; subi to dopo egli si r ivolge agli astanti e si presenta come il «compi mento della Scrittura» (Le. 4,21).
53
ceduto (Gesù) proclamando» (7tpoxl) pv;a:v"t'oc; 'Iwciv vov : Act. 1 3 , 2 4 ) . Orbene, per quanto in nessuno dei modelli kerygmatici di Atti compaia alcuna menzione dei contenuti delle storie dell'infanzia (e ciò dovreb be dire qualcosa sulla loro datazione relativa) , la cau sa finale dell'esistenza di Le. r - 2 è proprio la spiega zione di questo « precedere di Giovanni» . Tale modo di spiegare, però, non comporta l'accettazione pura e semplice da parte di Luca della «cronologia teologica della successione» , tipica della tradizione marciano matteana . Ciò deriva forse dall'importanza che Luca attribuisce al proprio materiale non marciano, in base al quale sembrano essere esistiti momenti di contem poraneità fra Giovanni e Gesù . Luca , infatti , ripropone la struttura generale del rac conto marciano (forse poiché il resto del suo materia le non era cosl cronologicamente organizzato) , ma a proposito del Battista mostra una notevole indipen denza redazionale. Non solo non sembra fare propria l 'idea della successione fra Giovanni e Gesù , cioè uno dei cardini cronologici della tradizione marciano-mat teana per la storia di Gesù , ma anche a proposito del significato di Giovanni nella storia della salvezza, Lu ca rinuncia quasi completamente all'altro elemento ca ratteristico di quella tradizione : l'identità di Giovan ni con Elia venturo, precursore del Messia.3 Per capire che cosa esattamente significhi Giovanni Battista per Luca, a mio avviso si deve partire da due frasi , fondate sull'elaborazione di materiale marciano e poste all'inizio degli Atti e alla fine del vangelo, ove costituiscono rispettivamente le prime e le ultime pa role del Risorto - e perciò devono avere un significa3· L'idea è probabilmente di origine cristiana ; dopo J.A.T. Robinson , 4 ( 1 958) 263-281 , v. ora M.M. Faierstein, \l't'h�· Do tbe Scribes Say that Elijah Must Come First : JBL 1 00 ( 1 98 1 ) 75-86 .
Elijab, ]oh n and ]esus : NTS
54
to particolare in tutta la narrazione lucana . Entrambe, infatti, richiamano la scena d 'apertura del racconto e vangelico, quella del battesimo di Gesù, e sono con temporaneamente proiettate verso il futuro, con fun zione in qualche modo profetica, e destinate ad avere la propria realizzazione negli eventi narrati negli Atti ; esse sono come cerniere che Luca abbia posto fra le due parti della sua opera . I.
Tra Vangelo e Atti
a) Act.
I,J
Le parole del Risorto in Act. I , 5 ( «Giovanni ha bat tezzato con acqua , voi invece sarete battezzati in Spi rito santo, fra non molti giorni» ) , con il parallelo di I I , I 6 (di cui parlerò più avanti) , costituiscono l 'interpre tazione lucana di Mc. I ,8 .4 Sulla sua base Luca defini sce il contenuto della È1ta:yyEÀ.ta del Padre (Act. I ,4) . che Gesù dopo la risurrezione aveva ricordata in Le. 2 4 ,4 9 , ma aveva lasciata un po' nel vago , connetten dola con la misteriosa «potenza dall'alto» (cioè da Dio) , che i discepoli avrebbero dovuto «rivestire» . Qui , fondato sull'autorità del Cristo postpasquale, il contenuto di Mc. I ,8 diviene ricordo di una parola del Gesù prepasquale sul Battista ,' la qual cosa permette a 4 · Sono molti gli elementi d el l ' i nizi o Jcgli Atti con cui l 'evan gel i s ta ri chiama la fase i n izi ale della narrazione e v a n geli ca (esplicitamente ricor data i n Act. I . 1 ) ; ba s ti osservare i quaranta giorni di presenza rassicu rante del R i sor to (ma v. sotto, n. 7), che si contrappongono volutamen te ai quaranta giorni esod ici della tentazione demoniaca e che, come quelli . cos t itu i scono un preludio ad una azione che deve partire da Ge rusal emm e : Act. 1 ,4.8 e Le. 24,52-n / Le. 4,9.14 (la qual cosa m os t ra ,
qualora ve ne fosse bisogno, la redazionalità lucana dell'ordine delle tentazioni; cfr. Fuchs, Versucbung, 98 n. 9).
5 - Esse ndo parol a di Gesù , è ora ovvio che l'attività del Battista sia e spressa con un verbo al passato, come in Mc. I ,8 , m ent re in bocca a Gio \'anni, secondo Luca, la stessa frase deve avere il presente (Le. _3 ,16). V. 55
Luca due interpretazioni essenziali per l'economia del suo racconto : a) la «potenza dall'alto» di Le. 2 4 .49 è con certezza individuata nella «potenza dello Spirito santo» in Aet. I ,8 e b) il «battesimo di Spirito santo e fuoco» di Le. J , I 6 , preannunciato dal Battista, viene connesso con la visione , alla pentecoste (Aet. 2 , 2 -4 ) , di «lingue come di fuoco suddividentisi» che «si posa vano su ciascuno singolarmente» .6 Aet. I ,5 funge dun que da connessione logica fra la scena del battesimo di Gesù e quella della pentecoste. b) Le. 24,47 Nell'ultimo discorso del Risorto in Le. 2 4 , discorso che ha molti elementi comuni con quello di Act. I , di cui abbiamo esaminato un aspetto/ troviamo un'altra sopra , pp. 48 s . nn. 10 s . Ci si potrebbe chiedere se da qui non si pos· sa ricavare la storia del logion, da parola del Risorto ( posta sotto l 'au torità di Pietro : Acl. I I ,r 6 ) a parola di Giovanni, attraverso fasi succes sive di «storicizzazione», all'ultima delle quali sa rebbe allora da attri buire la modifica del tempo del verbo, dal passato al presente (similm.:n te già E. Lohmeycr, Zur evange/_ Oberlieferung von }ohannes dem TJII fa : JBL 5 1 [ 1932 ] 3 1 0 s . ) . V. oltre la discussione su Acl. u , 1 6 . 6 . Èq>'Evt:.: i'xao-'tov a\rr wv riprende l'ht'au'tov di Le. 3 ,22 contro l 'd:; llU't6v di Mc. 1 , r o ( da prcferirsi in Marco, come lectio difficilior, contro È1t' ) ; la «suddivisione» delle lingue dovrebbe contrapporsi alla unit:ì c totali tà dello Spirito al battesimo di Gesù (perciò Le. 3 .22 avrebbe a-w f la't�xr� Ellin: la discesa dello Spirito ha la connetezza di ciò che è rea le cd è lo Spi rito stesso che discende nella sua totali tà ) ; l 'w:rd (T.up-5.;) è normale stilcma lucano ( 3/ 1 /9( 7)/o/7( 5)) che corrisponde a wç 1-:::E fk a-'t'Epci.v) di Mc. r , ro. 7 · Si tratta i n realtà, in entrambi i casi, di un discorso d i «quasi i m·io»,
poiché accan to all'idea dell'estensione del kerygma a « t l lttc le gen t i » 24.47 s . l Acl. 1 ,8 ) contiene l'ordine di « restare nella Città >. ( Le. 24A9 1 Acl. 1 ,4 ) , in attesa dello Spirito, che è nel Cristo ri sor to, ma che questi non sembra in grado di poter comunicare prima di aver compiu to la risalita t r ionfante verso il Padre. Detto per inciso, la se t t i ma n a che intercorre dalla ascensione ( sei settimane dopo la morte, cioè dopo la pasqua ebraica) alla pentecoste (sette settimane dopo pasqua), oltre al l'ovvio richiamo alla settimana cosmogonica e all'altrettanto ovvia sot tol incatura di una manifestazione di Dio in un «ottavo giorno>> (dr. Le.
( Le.
frase con funzione di cerniera : secondo essa, il Risor to spiega che già sarebbe stato «scritto» (Le. 2 4 ,46) che la lJ.E't'civot.a. dc; licpEO"t.V &.lJ.a.p't't.wv doveva essere «proclamata a tutte le genti nel nome suo» (Le. 2 4 , 4 7 ) . Questa è un'ovvia ripresa d i Le . 3 ,3-4 cioè della predicazione del Battista (si noti il «come sta scritto» di Le. 3 ,4 ) , ma è anche un'anticipazione, ricca di pa ralleli, di una frase cruciale di Atti , quella con cui Pietro, il giorno stesso di pentecoste, concluso il pro prio discorso, esorta i presenti al battesimo ed ottiene le prime conversioni nella storia della chiesa : «lJ.E't'a.· vo1}o-a.'t'E, e si faccia battezzare ciascuno di voi nel no me di Gesù Cristo Etc; licpEO"t.V 't'WV &.lJ,a.p't't.WV ulJ,Wv , così che riceviate (cfr. Blass-Debr. 442 , 2 ) il dono dello Spirito santo» (Act. 2 ,3 8 ) . I tre brani qui ricordati sono tre capisaldi della trat tazione lucana sulla «remissione dei peccati» . Riflet tendo forse su Mc. 1 - 2 , Luca presenta l'licpEO"t.c; &.lJ,a.p 't't.WV , in una fase iniziale del proprio racconto, come prerogativa del Battista, che, sin dalle parole del Bene dictus (Le. 1 , 7 7 ) , risulta inviato «a dare conoscenza di salvezza al suo - di Dio - popolo, mediante la remis sione dei loro peccati » .8 Quindi, dopo il battesimo, se condo Luca essa è caratteristica dell'attività di Gesù (Le. 5 ,20 ss . , con la remissione dei peccati del parali tico, e 7 ,47 ss . con il perdono alla peccatrice) , pure re9,28 che corregge Mc. 9,2, pe r cui v. E . Corsi n i , La settimana della Pas· si01te nel Vangelo di Marco : CCC 6 [ 1 985 ] 248), fa pensare che Luca (o la s•Ja fon te) avesse in mente una speculazione su u n a risalita del Cristo a t trave r so i sette cieli ( planetari ? Cfr. per il problema, I .P. C.ou· liano, Expériences de l'Extase. Extase, ascension et récit visionnaire de l'Hellénisme au Moyen Age, Paris 1 984) . In t al caso lo Spirito si sareb es te so per tutto l'universo appena riconquistato a Dio nell ottavo giorno, nel momento cioè dell'intronizzazione di Cristo ( nel l ottavo cie· lo) , e sulla terra la chiesa, veicolo privilegiato per lo S piri to, si s areb· be estesa a tutte le genti (con la p redi ca in lingue : Acl. 2,33).
be
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'
8. Che, cosl , m o s t ra u n a connessione importante con il resto del raccon· to lucano; ma
v.
sotto, p. 85 n. 5 ·
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stando sempre iniziativa del Padre (Le. 1 1 .4 : «E ri metti a noi i nostri peccati»). Essa , infine , diviene at tributo peculiare della missione della chiesa, prima promesso nella parte conclusiva del vangelo (Le. 2 4 , 4 7 ) e poi descritto mentre s i realizza negli Atti ( a par tire da 2 ,3 8 sopra citato, sino al discorso di Paolo di fronte ad Agrippa, in Act. 2 6 ,1 8) . Act. 2 , 3 8 , inoltre, costituisce il primo accenno con tenuto negli Atti al battesimo della chiesa cristiana , battesimo che Luca presenta come superamento di quello di Giovanni per due aspetti . In primo luogo , in fatti, ora la chiesa conosce «il nome» che il Battista non conosceva e che quei «discepoli »rimasti fermi al suo battesimo ancora ignorano (Act. 1 9 ,3 ) ;9 in secon do luogo, connessa con «il nome» , ora vi è l 'effusione dello Spirito. Secondo Luca, essa era stata soltanto preannunciata da Giovanni (Le. 3 , 1 6 ; Act. I , 5 ) , ma si è realizzata a pentecoste ( Act . 2 ,2-4) , ed è ora in gra do di ripetersi come dono gratuito ad ogni battesimo (a partire da Act. 2 , 3 8 ) , generando un superamento del battesimo del Battista che anche in questo caso è rappresentato scenicamente da Luca con il racconto del battesimo dei « quasi dodici » efesini (Act. 1 9 ,5-6 ) . 2 . I discepoli efesini (Act. 1 8 , 2 4- 2 8 / 1 9 , 1 -7)
A me pare, anzi , che il racconto dei discepoli efesi ni sia stato posto da Luca subito dopo la presentazione di Apollo, proprio a mostrare l 'eccezionalità di costui che «parlava sÉwv >ti;> 7tVEUIJ.a:tt. . . . e insegnava à.xpt.9· Cosl si spiega la relativa «Stranezza» della risposta dei «circa dodici» di Efeso alla domanda di Paolo ( « I n che cosa dunque siete stati battez zati? E quelli dissero: nel b at tesi mo di Giovanni» ) ; lungi dall'essere traccia di un intervento redazionale a t to a mascherare una risposta inac �:ettabile (cioè : «Nel nome di Giovanni » , o una simile), che sarebbe sta ta presente in una Vor/age battistica ( v . sotto, n. 12), a me pare il modo lucano per esprimere questa sua riflessione storico-teologica.
f3wc; . . . pur conoscendo soltanto il battesimo di Gio vanni» (Act. 1 8 ,2 5 ) .10 Si noti che la sua conoscenza li mitata si contrappone sia al suo parlare sia al suo inse gnare, uniti in greco in un bel chiasmo endiadico con climax sillabica ascendente ( 6 / 3 //4/9) . Una tale struttura non può non essere voluta e ricercata da Lu ca , 1 1 della cui elaborazione redazionale dovrebbe esse re traccia . Egli, così , per un verso mostra di avere su Apollo una forte tradizione ecclesiale, che non può ne gare (dr. r Cor. e, forse, Tit. J , I J ) , ma per l'altro ma nifesta di aver sentito la necessità di chiarire immedia tamente che il battesimo di Giovanni è imperfetto e non dà lo Spirito. Perciò contrappone al famoso ed ec cezionale Apollou i «circa dodici» anonimi efesini !' 10.
Participio congi u n to con valore concessivo: Blass-Debr. 4 1 8,3.
1 1 . Che ama i chiasmi. Chiasmo endiadico in climax si l l abi ca ascendente
i n Le. 1 ,2 ! 4/ 3 / /4/7 ) ; dicolon omos i llab ico ( 1 4) con chi asmo ( r :z. . 3 / 1 . 3 .2 1 i n r ..p ; dico/un in climax ascendente ( 8 / r 4 l in chiasmo ( 1 .2 . 3/2 . 1 . J l i n 2 . 1 .4 ; discendente ( 2 2/ u ! ) con chiasmo ( 1 .2 . � / 3 . 1 . 2 ) i n 2 , 1 5 ; si osservi l ' eccezi o nale struttura chiastica d i 3 . 1 -z a : i n co rni ci a t i da due cola i n pa rallelo , indicanti la data poli tica c la data religios a , Luca pone qu<�t tro magistrature in quat tro cola in doppio chiasmo : verbo-nome-luo go/verbo-luogo-nome// nome-verbo-luogo/nome-luogo-verbo! Tutto ciò ha poco di semitico . 1 2 . Per Luca . in casi pa rt i col a r i , lo Spiri to può scendere anche p r i ma dd battesimo c risti ano (e quindi senza di esso ) : Acl. 1 0 .44 s . ; cfr. già H. Prei sk e r , Apollo.r und die ]ohannesiiinger in Acl. 18,24-19,6: ZNW 30 ( 1 931) 302. C.on una tale lettura mi pongo in modo piuttosto critico
nei confron ti di alcune interpretazioni usual i , soprattutto di Act. 19,1-7;
mi sembra , però, che essa sia più consona con il piano meditato e stu diato di L uca , che certo non compone accostando materiale a caso o in modo con t raddit t or io . Nonostante la pubbl icazione di lavori più recenti, resta fondamentale E . Ka se m a nn , Die ]ohannes;iinger in Ephesus: ZThK 49 ( 1 9 5 2 ) 1 44·1 54. che ritiene la presentazione dei discepoli di G iovanni ( di cui non pone in dubbio l'esistenza) come «discepoli», cioè c r i sti an i , una Fiklion lucana, de ttata da esigenze di ideologische Ge schicblslbeologic ; la tesi opposta è sos te nuta con vigore d a K. Aland, Zur Vorgeschichlc der chrisllicben Taufe, i n H. Bahensweiler • Bo Reicke (edd . ) . N e ues Testamenl u. Geschichte (Festschr. O. Cullmann), Ziirich-Tiibingen 1 97 2 , 1-14, dove , difendendo la cred i bil i tà storica di Luca, concl ude che i «dodici» - e Apollo - sono cristiani « prepasqu ali » (cfr. ad es. C. Spicq , L't!pilre aux Hébreux, Apollos, Jean-Bapliste, /es
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3 . Parola del Signore (Act. I I , I 6) Ancora importante per comprendere il significato che, secondo Luca, Giovanni avrebbe avuto nella chie sa antica (e quindi, di riflesso, nell'opera lucana) è Act. I I , I 6 , in cui Pietro ripropone come suo ricordo per sonale di una «parola del Signore» la stessa pericope incontrata in Act . 1 , 5 («Mi ricordai allora della paro la del Signore, quando diceva : Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito sanHellénistes et Qumriin : RQ I [ 1 9 5 9 ] 365-390 ) . Come spero di a \·cre modo di discutere in altra sede, io credo che il b ra no dci «quasi dodici» vada i nse ri to nel ten t a t i vo l uca no più ampio di presentare G iova n n i c tu tt i i suoi discepoli come s i m bol o di un cristianesimo secondo Luc•t pri mi tivo , legato a id(.'C cristologiche per lui arcaiche . Penso a nch ' io che quella di Luca sia una ideologischc GeschichtstheoloF,ic c, nel ca so par ticolare, rite n go che, mentre d i e t ro alla figu ra di Apollo s t a una tradizio ne storica p i u ttosto solida , dietro ai «circa dod i ci » stia sopratnl t to la preoccupazione, teologica e eccl es iolog ica, di Luca. I 3· Che wcTEt liwliExa. sia una scelta stilistica redazionale lucana. do\'reb be essere fuori di og n i dubbio. Abb1amo già v i s to come wcrE( s i a termi ne amato da Luca ; nel s i g n i fi cato d i «circa» con tm numerale è usato qua si esclusivamente da Luca ( 3 ,2 3 ; 9,14 - due volt e , ma una non è cer t issima - ; <),28; 2 2 , 5 9 : 2 3 44 ; Acl. 1 , 1 5 ; 2 ,. p ; zo.� ; 1 9,7 ·34) . Unico a l tro caso nel Nuovo Tes tame n to è M t. 1 4 ,2 1 , d i cui parleremo fra poche r igh e . FenC'Imcno s i m i le anche per wc; con n u m erale : due vol te in Mar co, compare 6/9 vol te in Luca ( 1 , 5 6; 8�12 - Luca corregge Mc. ; ..p : Matteo elimina i l d ato numerico - ; Act. r , 1 5 - variante d i WO'E t - : 4 4 - i n variante. con WcrEi - ; 5 .7 . 3 6 : 1 3 , 1 8 .2o ; 1 9 ,34 - variante d i WO'E i - ; 27,37 - in va r i an te ) , ma in M a t t eo solo come var i a n te in 1 5 ,38, conse guenza probabile di n o rmal i zz az i one su Mc. 8 ,9 . E veniamo alle scene della moltiplicazione dei pani: nella seconda, Mc. 8 .9 d ice che «erano ci rc a (Wc;) 4000» (e vi sono manoscritti sen1.a Wc;). Manca l a scena in Lu ca e Mt. I 5, 3 8 el imina wc; (che compare come variante. res p in t a in a p parato dagli editori) . Nella prima moltiplicazione, Mc. 6 ,44 dice : «era no 5000» (con Wc; e wcrEt in var i a n te) ; Le. 9 , 1 4 dice : «erano circa (wO'Ei) 5000» ( varia n t i modeste senza WO'd, pochi manoscritti con Wc;) e Mat teo ripete : «erano ci rca ( WcrE() 5000» ( po::hi manoscritti senza; w; co me varian te). Fermo restando che, in que s to caso più che in altri, le o scillazioni nella tradizione manoscritta rendono i n s icur i i nostri ragi o namenti ( i quali assumono valore solo se confortati da numerosi casi parallel i ) , qui Matteo dovrebbe aver der iva to WcrE( da Luca, po i choi: ti) egl i non l'avrebbe m a i introdotto di suo e b) non sembra averlo trovato in Marco. 6o
t o » ) .14 Il contesto è oltremodo interessante. Pietro, a vendo predicato il kerygma cristiano al militare paga no Cornelio in Cesarea ( &.p;a!J.Evoc; con il battesimo di Giovanni : Act. 1 0 , 3 7 ) ed avendo assistito alla disce sa dello Spirito sui gentili (Act. 1 0 ,44-4 5 ) , li aveva fatti battezzare (Act. 1 0 ,4 8 ) . Ora, di fronte alle criti che per il di lui comportamento, Pietro oppone la pa rola profetica «del Signore» in cui il battesimo d'acqua di Giovanni è contrapposto a quello di Spirito. Il sen so del discorso è questo : coloro su cui discende lo Spi rito sono necessariamente cristiani ; se lo Spirito scen de sui gentili , anch'essi divengono cristiani . A noi poco interessa qui la storicità di tutta la sce na ; l'importante è che una tale pericope, su cui Pietro - e cioè Luca - addirittura baserebbe la necessità di e stendere il battesimo ai pagani , debba essere nel rac conto lucano una parola autorevole del Risorto1' e non una semplice profezia del Battista . Emerge cosl il si gnificato reale di Act. 1 ,5 nella struttura della narra-
1 4 . La frase qui attribuita «al Signore>>, è composta da due cola paralle· li ( Act. u ,1 6 ; Mc. 1 ,8); in Act. r ,:; l 'ordi ne delle parole è mutato dal l'aggiunta finale (cosl come in Le. 3 , 1 6 l'ordine è scon volto dalla risiste mazione del materiale). Si osservi , specie in Act. z ,:; , l'accostamento tipi· camente lucano di espressioni semitizzanti ( «dopo non molti questi gior ni») con altre perfettamente greche; in pa rticola re, contro Mc. 1 ,8 , in Luca il dicolon è sempre strutturato con piv . . . 8É, certamente non se· mit ico, sia quando è parola di Pietro che ricorda una «parola del Si· gnore», sia quando è parola del Risorto che ripropone una parola del «Gesù sto rico » , sia quando è parola di Giovanni. Ciò dovrebbe fare ri· flettere chi ricostruisce le fonti semitiche dell'opera lucana senza rico noscere che Luca passa attraverso un processo di semitizzazione del pro prio greco, a partire dai «brani del noi» di Atti, più antichi e più greci, sino ai prodotti probabilmente più recenti o certo più lucani, come Le. 1 -2 o la parabola del figliol prodigo, che sono anche i più scmitizzanti : cfr. Turner, op. cit. , 55-63. x :; . Si osservi che né Le. 24.44-49 né Act. 1 .4-8 han n o alcun o rdi ne del Risorto relativo al battesimo dei gentili o al battesimo tout court. Ciò significa che Luca non conosceva alcuna parola del Risorto che fosse e· splicita in proposito : cfr. G. Lohfink, Der Ursprung der christlichen Taufe: ThQ 1 5 6 ( 1 976) 35·54, specialmente 38 s. 61
zione lucana : il logion allude sì alla pentecoste , ma , co me mostrano anche il suo contesto immediato (Act. 1 , 8 ) e quello stesso della pentecoste (Act. 2 ,6 ss .) , ha in vista la questione davvero cruciale, per Luca e per il cristianesimo primitivo , dell'estensione del messaggio ai gentili. L'apertura ai pagani, dunque, è fondata da Luca sul la interpretazione cristiana di quella che forse era la frase più famosa che la tradizione protomarciano-mat teana attribuiva a Giovanni . Questa interpretazione , allora, costituisce un elemento significativo - e forse una premessa logica - del giudizio lucano complessivo sulla figura del Battista !6 4· Le prediche di Giovanni Luca ben conosce il dato di tradizione marciano matteana secondo cui l'attività predicatoria del Batti sta era rivolta ai Giudei (Mc. 1 ,5 ) e lo ricorda in tutte le sezioni della sua opera, specificando sempre che Giovanni si rivolge al «popolo» (Le. 1 ,7 7 ; 3 , 1 8 ; Act. 1 3 ,2 4 ; 1 9 ,4) ; tuttavia, nella cosiddetta Standes predigt (Le. 3 , 1 0- 1 4) , egli fa comparire anche dei mi16. U n ' alt ra conseguenza di tipo letterario, di cui non m i nascondo l ' i · poteticità, è forse anche ques t a , che il logion per Luca non pu ò più com· parire tale e quale come parole del Battista; cosl , grazie ad una capriola sin t a ttica , in Le. 3 , 1 6 esso è spezzato, fuso e confuso con l'unica altra frase di Giovanni conservata nella tradizione ( proto)marciana, quella sul più forte e i suoi sandali , ed è connesso, grazie alla menzion e del fuo co, con il materiale non marciano sul Battista, che Luca gli pone accan· to ( 3 ,1 7 ) . Di ciò vi sarebbe anche una prova e silentio (che quindi vale quel che vale) : entrambe le volte in cui - in due esempi di kerygma cristiano posti sotto l'autorità di Paolo - Luca ricorda negli Atti la pre· dicazione di Giovanni , egli riporta la profez i a su colui che viene e non quella sul di lui battesimo, anche se, specie n el secondo caso, sarebbe utilissima al con tes t o : Act. 1 3 ,24 s.; 1 9 ,4 . Tale ipotesi , ovviamente, non è essenz iale all'insieme della discussione, ma mi pare con essa coerente; in ogni caso sottolineerebbe la dipendenza di Mt. 3,u dal materiale lu cano (e quindi l'impossibilità pratica di individuare Q a partire dall'ac cordo di Matteo con Luca) .
litari, presumibilmente pagani come Cornelio (Le. 3 , 1 4) . Allora il fatto non può essere casuale : la Standes predigt di Giovanni in ottica lucana non è importante per il suo contenuto, la cui genericità è stata osservata da molti ,'7 ma per i suoi destinatari, disposti in climax crescente di allontanamento dall'osservanza giudaica (e di importanza, forse, per la prima predicazione cri stiana) : folle ( non appartenenti ad una setta giudaica definita) , pubblicani , militari (cioè probabilmente pa gani) . La Standespredigt, così, costituisce per Luca un dit tico con la Busspredigt (Le. 3 ,7-9 ) , il cui rifiuto dell'a scendenza abramitica come fattore di salvezza indivi duale costituisce il presupposto necessario a ciò che Luca sembra considerare uno dei significati principali della figura di Giovanni : il Battista è colui che ha ini ziato, precedendo Gesù, il distacco dal giudaismo, ov vero la «degiudaizzazione» del messaggio .18 1 7 . Ad es. Bultmann , op. cit . , 1 5 5 ; per l'origine cristiana di Buss- e
Standespredigt, ibid. , 1 23 .263 . r 8 . A me pare che qui Luca più che mai ragioni come u n paganocristia no greco, «occidentale», che si è in qualche modo reso conto, alla scuo la paolina, che la forza del cristianesimo come religione storica sta nel la sua capacità di allontanarsi gradualmente dal giudaismo, con un al lontanamento che certo avviene grazie ad una ricomprensione del dato t radizionale giudaico, cioè, anche agli occhi di Luca, mediante la risco· pena della verità perduta sotto le tradizioni degli uomini (v. sotto la discussione su Le. 16,16). Tutto ciò è normale in ogni nuova religione, ma nel caso del cristianesimo ha causato precisamente quella Entnatio nalisierung, che è st ata indicata come presupposto necessario al successo in Occidente di qualsivoglia religione orientale : ad es. R. Bultmann ,
Das Cbristentum als orientaliscbe tmd als abendliindiscbe Religion
( $chriften der Wittheit zu Bremen, Reihe D: Abhandlungen und Vor t rage 1 8/4), Bremenr 949. Non posso nascondermi il sospetto di avere a che fare, qui, con un Giovanni Battista «paolino». Che i «soldati» siano per Luca dei pagani, pare a me probabile ; dr. il «pio soldato» al servi zio di Cornelio: Act. ro,7. Vi è, però, chi ha pensato a forze di polizia giudaica che accompagnavano i gabellieri : Sabugal, 1 974 (v. sotto, p . 9 3 n . 2 1 ) , 17 n. 25.
5 . Giovanni
Battista cristiano
a) L'abbandono del Battista giudaizzante Se tutto ciò è vero, si capisce allora perché Luca la sci cadere alcuni fra gli aspetti giudaici o giudaizzanti di Giovanni che la tradizione marciano-matteana gli presenta. Tace , infatti , del vitto, disgustoso quanto le galmente puro (Mc. I ,6 ) , che sarà cosl importante per gli Ebioniti , da divenire - grazie ad una piccola chirur gia sul testo - la nuova manna (Epiph . haer. 3 0 , 1 3 ) . Pur conoscendo l a tradizione, anch'essa giudeocristia na,19 che identifica Giovanni Battista con Elia che de ve venire (Le. I , I 7 e Mal. 3 , I in Le. I ,76 ; 7 ,27 ; Act . I 3 ,24) , Luca non la usa come uno dei cardini della pro pria narrazione su Giovanni (come invece fanno Mar co e Matteo) . Egli , anzi , tralascia la discussione su Elia (Mc. 9 , 1 1 ss. , con l'affinità - forse eccessiva per Luca - tra la sofferenza di Elia e quella del Figlio dell'Uo mo) , l'intero racconto della morte di Giovanni (Mc. 6 , I 7-2 9 , anch'esso forse sentito come concorrenziale ed inutile rispetto al sacrificio di Gesù Cristo) e persino l'accenno alle vesti eliane del Battista ( Mc . I ,6) .20 In quanto alla citazione di Mal. 3 , I , in Le. 7 ,27 è molto simile a Ex. 2 3 ,20 e in Act. I 3 ,24 il riferimento va • 9 · V. qui sopra, n. 3 · 20. Cosl già H . Peter, ]ohannes der Tii ufer in der urchristlichen V ber· lieferrmg, Marburg 1 9 I I , 1 2 s . , in W i n dish , op. cit. , 77 s. Si noti che Lu
ca, invece, sembra ricercare le analogie fra Gesù e Elia o Eliseo (la ri surrezione del figlio della vedova di Nain ; la moltiplicazione dei pani e dei pesci ; la stessa ascensione); pur essendo egli ben certo che Gesù non è Elia (9 ,30-33 ; cfr. Mc. 9,4-6) ed anzi gli è superiore, in quanto porta un messaggio di misericordia ( Le. 9,54 s . ; cfr. 2 Reg. 1 ,Io.u). Questo modo lucano di vedere il rapporto fra Elia e Gesù deve avere facilitato l'eliminazione dell'accenno ad Elia nella scena della crocifissione (23 46 contro Mc. 1 5 ,34 ss. / Mt. 2 7 46 s-49 ) . Per l'ipotesi di una «cristologia elianica» e del suo superamento, v. Robinson, op. cit. , 273 s . ; Wink op. cit. , 43 ss.
piuttosto al passo esodico, con la ripresa , dunque , del la simbologia mosaica per Gesù .2' Si capisce anche perché Luca, pur conoscendo bene la «cronologia teologica della successione» fra Giovan ni e Gesù (cfr. !J.E"t 'É!J.É/aiJ"tO'V in Act. I 3 , 2 5 / I 9 ,4) , non vi attribuisca eccessiva importanza, lasciando ca dere l'o'JtLO"W !J.OU di Mc. I ,7 (che poteva dare adito al l 'idea di un discepolato di Gesù presso Giovanni) , rac contando dell'arresto del Battista prima ancora del bat tesimo di Gesù (Le. 3 , 2 0 ) e cosl negando che tale ar resto segni una svolta nella vita di Gesù (Mc. I , I 4 non ha parallelo in Luca) o sia connesso con la sua storia. Per l'economia lucana è indifferente che la domanda dello «scandalo del Battista» (l'unica volta in cui , se condo Luca, Giovanni e Gesù si parlano, sia pure per interposta persona) venga dal carcere o no (Le. 7 , I 82 3). Luca forse lo pensa, ma certo non lo dice e dal contesto non si capisce ;22 anzi , i presenti verbali in Le. 7 ,2 7-2 8 ( «Questo è . . . Nessuno è . . . ») e il parallelismo ( ÉÀ.i}À.u�E'V . . . xat À.ÉyE"tE) con il Figlio dell'Uomo ben libero e vivo (vv. 3 3-34) , e non sofferente come in Mc. 9 , I 3 / 3 sembrano indicare una contemporaneità di a1 1 . Già di tradizione marciano-matteana : Mc. r ,9 . Cfr. Jeremias, Mwv·
�:;. 87 1 -878. Bibliografia in Sabugal , 1 97 3 (v. sotto, p. 93 n. 2 1 ) , 235 n.
9 .;.
n.
Giacché qui pare - come vedremo discutendo nel quarto capitolo d1e Luca stia seguendo fedelmente la propria fonte e, soprattutto, poi ché non vi è ragione di un suo intervento censorio, ritengo che la fonte di Luca non contenesse alcun accenno al carcere. Cfr. ad es. ] . Ernst, Das Evangelium 11ach Lttkas (RNT), Regensburg 1977, 245 . !
; . Con n.. i}>.uilEv hapax in Marco; anche in Luca ÉÀ.i)À.uilEv non ricor altrove ( ma ÈÀ.i}À.vila in 5 ,32); ho il sospetto che questo passo sia una .-urrezionc lucana di .Mc. 9 , 1 2 s. Si veda in proposito O. Linton , The re
l'arable of the Children's Game. Baptist and Son of Man (Mt. XI. r6-rg L 11ke VII.p-5) : A Synoptic Text·critical, Structural and Exegetical l nvesligation: NTS 22 ( 1 975/76) , 1 59-1 79, specialmente a 162 s. Per '!nanto riguarda la parabola in questione, secondo l'autore, in Q la «ge nl·razione» è costituita dagli interroganti (Giovanni e i suoi sono coloro ,·hc non da n z ano al suono del flau to altrui, mentre Gesù e i suoi non fan �
zione fra i due personaggi, contemporaneità che le tre domande di Gesù (Le. 7 ,2 4 ss . : «Che cosa siete anda ti a vedere? » ) non mettono in forse. b) La (nuova) cristianizzazione di Giovanni Battista Se Luca non spende parole per negare una eventua le contemporaneità fra Giovanni e Gesù, ma gli basta sottolineare l 'anteriorità della comparsa del primo, può farlo poiché ha ormai completamente cristianizza to la figura del Battista, inserendola nel vangelo cristia no, tanto che il suo arresto ad opera di «Erode il te trarca» (e quindi la sua morte non narrata) non è para gonato alle sofferenze del Figlio dell'Uomo, ma alla persecuzione che i primi discepoli ebbero a subire dal l'altro «Erode, il re» . Si osservi che la relativa stranez za di Le. 3 , 1 9 , con la pesante ripetizione di «Erode» e lamenti alle lacrime degli altri) c la struttura originaria è conservata me glio in Matteo, con È"t'Épo�.e; ( v . x 6 ) e À.Éyouaw (vv. 18 s.) che la rispcc chiano. A proposito di t1:Épo�.e; (Mt.) / aJ ),i)),o�.e; ( Le.) osserverei che, se è vero certamente che ci),),i)),oL è termine lucano (dr. Sabugal, 1 977 [ v. sotto, p . 9 3 n . 21 ], 40 1 n . 29), proprio la discussione di Linton mo stra che l 'adozione di l'tEPOL (e del connesso À.Éyouaw) significa una op posizione frontale di tutti i Giudei a Giovanni e Gesù insieme. secondo la visione matteana tipica ( per cui v. al capitolo quarto). Ancora una vol ta, dunque, il testo lucano si adatta al proprio contesto (qui la divisione fra « tutto il popolo» e i «pubblicani», che accettano Giovanni, contro «farisei e dottori», che lo respingono : Le. 7 ,29 s.) e quello matteano al proprio (l'opposizione compatta contro Giovanni e Gesù , cioè la «vio lenza» di M t. I I ,J3). La scelta resta dunque ardua e la lettura di Li n ton - che certo segna un passo avanti nello studio del brano; si osservi in particolare l 'acuta disamina delle varianti testuali -, mentre aiuta a comprendere il testo matteano, non chiarisce quello lucano : è possibile che Luca , partendo da un testo in sé chiaro (e di tonalità matteana ) , lo modifichi rendendolo contraddittorio? Io credo, comunque, che qui Lu ca immagini che Gesù stia parlando a quelle «folle» di Giudei che si Le. 3 ,7 . 1 0) , erano «andati a veder erano rivolti a Gio\•anni (Le. 7 ,24 lo» (o, forse, «venuti»? : Le. 7,24 ss .) con atteggiamenti discordi ( tanto da meritarsi l 'apostrofe del Battista : Le. 3 ,7 ) , e ora torcono il naso di fronte a Gesù . ..
=
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con l 'uso di «aggiungere» ( «Aggiunse a tutte - le scel leratezze - anche questa , rinchiuse Giovanni in carce re» ) , si può spiegare bene come voluto richiamo ad Act. 1 2 ,3 ( «Erode . . . aggiunse di arrestare anche Pie tro») , e non viceversa.34 Tralasciando il racconto della morte del Battista, scompare in Luca anche il rappor to personale fra Erode e Giovanni, caratteristico della narrazione marciana ( 6 , 1 6 . 2 o . 2 6 ) , sostituito da una strana e costante «attenzione» del tetrarca per Gesù ;2' l 'ambiguità che Erode in Marco aveva manifestata per Giovanni , in Luca è rivolta a Gesù . 6 . Giovanni, la Legge e i Profeti (Le. 1 6 , 1 6 )
La certezza di tale cristianizzazione di Giovanni Bat tista mi pare possa derivare dali ' analisi di un versetto m olto discusso : Le. 1 6 , 1 6 («La Legge e i Profeti sino a Giovanni ; a partire da allora è evangelizzato il regno di Dio e ciascuno si sforza verso di esso») . 26 Contraria24 . Per i l scmitismo,
v.
Turner, op. cit. , 48.
c p1eno di gioia quando Pilato glielo manda durante la Passione: 2 3 ,7·9 ; lo umi· lia con i suoi soldati : 2 3 ,I I - compiendo così la profe2ia di Mc. 9 , 1 2 ! -; diviene amico di Pilato e corresponsabile della morte di Gesù : 2 3 , 1 2 ( per cui dr. Act. 4,27 } , pur avendone riconosciuto l'innocenza : Le. 2 3 ,14.
25. Erode vuole vedcrlo : Le. 9 ,9 ; lo cerca per ucciderlo : I J , 3 l ;
26. La bibliografia su Le. 16,1 6 è enorme, soprattutto poiché la discus sione sul modo di interpretare (il.lil;E-rll� pare destinata a diventare e te r· na (v. già A. von Harnack , Zwei Worte ]esu : SPAW n [ 1 907 ] 947 : «Es gibt wenige Worte Jesu , iiber die sich eine solche Flut von Erkla· rungen in verschiedenen Kombinationen ergossen hat und deren Ver stlindnis doch so unsicher geblieben ist »} , nonostante la corretta analisi linguistica di G. Schrenk, (il.lil;oJ.IIl�. ThWNT 1, cit . , 609 . L'altro moti vo di contendere è se qui (e in Mt. I I ,12 s.) il Battista sia compreso nel· l'economia veterotestamentaria, con Legge e Profeti , oppure no. lo in· tendo, in Le. x6,x6, 1Ì1t6 inclusivo, nonostante che !lÉXP� abbia di solito valore a sua volta inclusivo ( forse Luca vuole sottolineare anche così che l'evangelizzazione si aggiunge alla Legge e ai Profeti, il cui valore è eter· no); in Mt. n ,x 2 s. IÌ1to inclusivo (come in Le. } e lwr;, entrambe le volte inclusivo (essendo inclusivo al v. 1 2 : lwc; lip-r� - come mostra l 'uso del presente indicativo per (itlil;E-rllt e IÌP"Itlil;ouaw e come spesso avviene in
mente a quanto si pensa di solito,>; ritengo che Le. I 6 , I 6 sia comprensibile soltanto se inserito nel suo con testo attuale, cioè in quello che ora è il cap. I 6 del van gelo . Questo capitolo è costituito da due sezioni specular i di parole di Gesù , la prima delle quali , in cui Gesù si rivolge ai suoi discepoli, è composta da una parabola iniziale , a proposito di un <
2 7 . \'alga a d es . W .G . Kiimmel , «Das Gesetz und die Propheten gehcn
bis }ohannes» - Lukas 16,16 im Zusammenhang der heilsgeschiehtliehen Theologie der Lukassehriften, in O. BOcher - K. Haacker (edd.), Verbo rum Veritas (Festschr. G. Stiihlin) , Wuppertal 1 970, 89- 102, che, dopo avervi tentato, rinuncia a situare Le. 1 6 , 1 6 nel suo contesto: le pericopi a t torno a Le. 1 6 , 1 6 sarebbero «ohne erkennbare Verkniipfung mitein anden> ( 9 2 ; cfr. specialmente 9 1 -94) .
28. Il v. 1 4 . la chiave di volta dell'insieme, è solitamente considerato re· dazio�ale lucano : cfr. Kiimmel , op. cit . , 91 n. 3 · 68
gare a fondo) e che si conclude con un logion lapidario sull 'opposizione fra il « servizio a Dio» e quello «al le ricchezze» (v. I 3 ) . Proprio qui si inserisce Io scher no dei Farisei, scherno che deriva dal fatto che essi so no cpt.À.apyupot. (v. I 4 ) . L a risposta di Gesù è articolata . I n primo luogo , os servando che essi « giustificano se stessi di fronte agli uomini» , Gesù dice che essi ritengono di poter essere contemporaneamente ricchi e osservanti , poiché hanno una halakah con la quale conciliano l'inconciliabile , cioè il servizio a Dio con il servizio alle ricchezze. Egli , però, li ammonisce dicendo che «Dio conosce i loro cuori» , sa cioè che la loro halakah è conseguenza di i pocrisia, escogitata per poter essere ricchi e presentar si al popolo come osservanti . Come ognuno vede (a parte la cri tica tutta lucana alle ricchezze ; cfr. Le. 6 , 2 4 , senza parallelo matteano) , questi sono argomenti sviluppati in Mc. 7, specialmente ai vv . 6 e I o- I 3 cioè in uno dei brani della cosiddetta «grande lacuna» (Mc. 6 ,45-8 ,2 6Y9 - e da Luca ripresi in passi diretti contro i Farisei (Le. I 4 , I -6 ; I I ,37-4 I ) , il cui «lievito» (cioè l'insegnamento : Le. I 2 , I ) è «ipocrisia» anche per il Gesù di Luca , che pure non li apostrofa mai di rettamente come ipocriti. Prosegue quindi Gesù illustrando quale sia il crite rio con cui Dio giudica il «cuore» dei Farisei , renden do vana la loro halakah : è il tema caro a Luca dell'u miliazione di «ciò che sta in alto fra gli uomini» ( I 5c; dr. Le. I ,5 I -5 2 - con almeno due paralleli : il cuore dei tracotanti e il capovolgimento di situazione fra u29. Che non avrebbe un parallelo certo in Luca ; si noti che l'argomen to compare qui, cioè dentro la «grande interpolazione» ( Le. 9,.5 I - x 8,I4), i n cui i paralleli marciani dovrebbero essere scarsi o nulli ( m a v . I J , I o I i ; dr. 6,.p) . Le analogie, che pure esistono, fra la «grande interpola zione» e Marco sono spiegate spesso come derivanti da una fonte presi nottica comune ; cfr. Patton , op. cit. , x6 ss.
mili e potenti , nonché l 'uso del verbo ò\)16w ; 1 4 ,71 1 ; 1 8 , 1 0- 1 4 ) .30 Per capire tale criterio di Dio, prima di Giovanni i Farisei avevano « la legge e i Profeti» ; «a partire da» Giovanni ((bt6 inclusivo) , addirittura «è evangelizza to il regno di Dio» e quindi la volontà di Dio ora è ma nifesta, «e perciò (xa.' consecutivum , Blass-Debr. 442 , 2) tutti si sforzano per entrarvi» . L'allusione è al diffi cile ingresso per la «porta stretta» (Le. 1 3 ,24 : à:ywv' �EcrDE EtcrEÀ.DE�v) , che però « tutti» cercano , cioè « tut to il popolo e persino i pubblicani» che si sono fatti battezzare da Giovanni (Le. 7 ,2 9 ) , ma non i Farisei (Le. 7 ,30), contro cui anche qui l'apostrofe è dunque rivolta . Mentre « tutti» gli altri si accapigliano per en trare nel regno, i Farisei si tengono in disparte, con tenti della loro halakah che permette loro di essere ric chi , convinti che l'evangelizzazione, prima di Giovan ni e ora di Gesù , vada contro la Legge, che essi soli san no interpretare. Invece, per Luca l 'annuncio esplicito della volontà di Dio mediante il vangelo, per quanto all'apparenza sembri rivoluzionario, in realtà è la conferma di quel la stessa volontà che Dio ha manifestato nella Legge e nei Profeti. Si veda la scena di apertura dell'attività pubblica di Gesù secondo Luca (e solo Luca ! ) , nella si nagoga di Nazarà, quando Gesù proclama che il suo «vangelo ai poveri» è il «compimento» della profezia isaiana (Le. 4 , 1 8-2 1 ) , entro un brano che Luca stesso ha spostato rispetto alla struttura del vangelo di Mar co ed ha molto rielaborato redazionalmente (dr. Mc. 6 , 1 -6 ) . -
30. I l tema dovrebbe essere di origine paolina (Rom. I I 2o ; u , r 6 ; 1 3 , 1 ; Cor. 1 1 ,7 ecc.) ; assente in Marco (ma v. 7 ,22) e ampiamente recepito d a Luca, ritengo che tramite quest'ultimo possa essere arrivato a Matteo. Per la sua importanza in Luca, infine, si osservi come egli lo inserisca, modificando Marco, nell'ultima cena : 22,24·30.
2
,
A conferma di quanto detto, segue il v . I 7 , che so stiene l'indefettibilità di tutta la Legge, anche nei suoi particolari minimi ; 31 che il vangelo cristiano non solo non contraddica tale indefettibilità, ma anzi ne sia il garante, lo mostra il v . r 8 . L'annuncio di una nuova etica coniugale, che apparentemente sembra andare contro la lettera della torah , indica invece come la nuo va comprensione cristiana salvi l 'intera Legge, coglien done lo spirito, che è sempre la volontà di Dio. Que sto versetto, allora, dovrebbe costituire l'esito lucano di Mc. r o,2-1 2 (la polemica anti/arisaica sul divorzio) , in cui la nuova legge, comunicata ai soli discepoli , mo stra il superamento della lettera mosaica, che è tale so lo «per la durezza del cuore» degli Ebrei , mentre Dio sin «dall'inizio della creazione» aveva manifestato la sua vera volontà. Certamente, la radicalizzazione dell'etica coniugale doveva costituire una caratteristica già delle primissi me generazioni cristiane, come ci mostra Paolo che, in 1 Cor. 7 , I o s . , considera tale insegnamento parola «del Signore» /2 cosi come doveva essere un problema se31. Che i l v . 17 s i a redazionale lucano per spiegare il v. 16 è idea abba· stanza accettata ; v. H. Conzelmann, Die Mitte der Zeit. Studien :r.ur Theologie des Lukas ( BHTh 17), Tii bingen 6 1 977, 17. Chi si è sp into più innanzi lungo l'individuazione dell 'unità contenutistica di Le. x6,I5- 1 8 è forse H. Schiirmann, «Wer daher eines dieser geringsten Gebote aufliist . . . » \V o fand Matthiius das Logion Mt. 5, 19? : BZ 4 ( x9 6o ) 238-250, spe ci a l me n te 247, il quale comunque conclude per una riclaborazione mat · teana di una Vorlage fedelmente conservata da Luca ( poiché, però, tale Vorlage prelucana mal si ada t te rebbe alla teologia di Q, di cui dovrebbe f:�r parte poiché i vari w. lucan i hanno paralleli matteani, la tesi dello Schiirmann è st a ta attaccata da P. Hoffmann , Studien :r.ur Theologie der Logienquelle [ NTA , NF 8 ] , Miinster 1 972, specialmente 54 ss., il quale , ricorrendo alla solita moltiplicazione di fon t i , spiega l'insieme lucano come esito della fusione di Q con SLk, cioè materiale esclu s i vam en te lu· cano - SonderLukas).
3 2 . t:. generalmente accettato che la versione p i ù arcaica del logion sia quella lucana (e paolina, giacché Paolo non parla di un ripudio dato dal· la do n na , ma di una sua separazione) , poiché la forma di Marco sarebbe un adattamento alle leggi romane c quella di Matteo una armonizzazio7I
rio, almeno in certe comunità protocristiane, riuscire a comprendere il nuovo comandamento sulla base della tradizione scritturistica. Luca e Marco-Matteo sono in questo d'accordo, che la novità di fronte alla Bibbia è tale solo in apparenza, in quanto la nuova etica rispetta precisamente quella volontà di Dio che «la Legge e i Profeti» hanno rivelato «sino a Giovanni» . La parabola conclusiva (Le. I 6 , I 9-3 I ) riassume tut ti i temi della discussione : la ricchezza come ostacolo al servizio di Dio (perciò «l'uomo ricco» è colpevole) ; la volontà di Dio che capovolge la scala di valori umani umiliando e innalzando (il ricco è precipitato nel fuo co dell'Ade, mentre il povero è «sollevato» dagli ange li in seno ad Abramo , tanto che il ricco deve « volgere lo sguardo verso l'alto» : v. 2 3 ) ; la volontà di Dio che , però, è comprensibile grazie «a Mosè (cioè la Legge) e ai Profeti» (ben due volte , vv . 2 9 e 3 I ) . I Farisei so no quindi inescusabili e senza speranza , poiché la ric chezza impedisce loro di comprendere tale volontà di vina, che pure avrebbero sotto gli occhi in quella Scrit tura che essi ritengono di essere gli unici a saper inter pretare.33 Tutto l 'attuale cap. I 6 di Luca è dunque unitario e, in particolare , la sua seconda parte è comprensibile nel proprio insieme come nei singoli logia ; Le. I 6 , I 6 ha un suo significato preciso ed in armonia con il contesto di Luca, del cui intervento redazionale porta chiara traccia (come mostra l 'uso perfettamente lucano del verbo EÒayyEÀ.tSO!J.at.) . Tale significato corrisponde al normale modo lucano di giudicare la figura di Gione con i dibattiti fra HiJleliti e Shammaiti ; materiale in Strack-Bill. 3 1 2·320.
1,
' 3 · S i noti come nel brano Luca abbia modo d i ribadire che essere «fì· gli» di Abramo (vv. 24-2.5) non è sufficiente a garantire la salvezza (cfr. Le. 3 ,8 ) . I versetti finali, 30 s., con la mancata me/anoia anche di fronte a «uno che risorge dai morti», potrebbero essere una considerazione sul mancato convertirsi di Israele all'annuncio cristiano. 72
vanni Battista come elemento d'inizio dell'evangeliz zazione cristiana, di cui fa parte a pieno diritto. 7.
I racconti sull'infanzia
L'appartenenza del Battista alla storia cristiana è ampiamente dimostrata nel vangelo lucano dell'infan zia (Le. 1 - 2 ) . La sua unità interna, stilistica e teologi ca, insieme con la sua consonanza con il resto dell'ope ra di Luca, è stata più volte efficacemente indicata,l4 ma tuttavia assistiamo a numerosi e reiterati tentativi di mostrare il contrario, anche con la ricostruzione di presunti testi semitici originari , che sarebbero prodot to di circoli battistici non cristiani e che Luca avrebbe più o meno abilmente adattato alle proprie esigenze compositive." Sulla base dell 'indagine da me svolta, ritengo che il gioco di parallelismi fra Giovanni e Gesù, di cui e su cui è in tessuto il vangelo lucano dell'infanzia, risponda al doppio scopo di cristianizzare completamente il Bat tista e di subordinarlo in modo altrettanto definitivo a 34· Si raccomanda ancora l'ottima analisi di R. Laurentin , Structure el théologie de Luc I-Il ( EtB 84 ) , Paris 1 9 5 7 , a cui rinvio il lettore, spe
cialmente per l'individuazione delle fonti scritturistiche di Le. 1-2. V . anche A. George, Le parallèle enlre ]ean-Baplisle el ]ésus en Luc 1 - 2 , in Mélanges Bibliques ... au R.P. B. Rigaux, Gembloux 1 970, 1 47-1 7 1 . Un utilissimo aggiornamento bibliografico ( 1 976-1986) sulle narrazioni dell'infanzia, sta uscendo ora in CBQ 48 ( 1 986) a cura di R.E. Brown, la cui prima parte, su Matteo, è pubblicata alle pp. 468-483, mentre la se· conda, su Luca, è annunciata per questo autunno ( 1 986). 3 5 · Specialmente P . Winter, Some Observalions on t be Language in the Birth and llrfancy Stories of lhe Third Gospel: NTS I ( 1 954) I I I-1 2 1 ; Id., Tbe Prolo-Source of Luke I : NT I ( 1 956) 1 84-1 99 (per questo se condo articolo, la scelta costante della leclio facilior mi pare metodolo
gicamente piuttosto fragile, mentre sono e restano certo degni d'atten· zione i punti di contatto fra Luca e lo pscudofiloniano Liber antiquila lum biblicarum, in quanto testimoni di un gusto letterario e di una tec nica esegetica comuni) ; ma si veda l'ottima risposta di N. Turner, The
Relalion o/ Luke I and II lo Hebraic Sources and to the Rest of Ltlke Arts: NTS 2 ( 1 95 5 ) roo-1o9. 73
Gesù.36 Basterà qui spendere poche parole per mostra re come per Luca l'unzione spirituale di Giovanni «fin dal seno di sua madre» ( 1 , 1 5 ) , preannunciata dall'an gelo, si compia alla Visitazione ( 1 ,4 1 ) . Cosi, l'intera scena, con l'incontro fra i nascituri , è architettata per cancellare ogni sospetto che Gesù , in quanto destinato ad essere battezzato da Giovanni , gli sia in qualche mo do inferiore, ovvero che abbia bisogno del battesimo per ricevere lo Spirito. Contrariamente a quanto alcuni pensano, credo che la scena della Visitazione non sia la risposta (cristiana) all'annuncio angelico (di tradi zione battistica) , ma sia la spiegazione teologica anti cipata della scena del battesimo di Gesù ; l'annuncio angelico, a sua volta, è la spiegazione teologica cristia na della Visitazione, di cui non è, letterariamente, un presupposto , ma una conseguenza . Quel che interessa a Luca è rendere accettabile il dato, che gli crea un pro blema teologico e che non può negare, del battesimo di Gesù, non la storia dell'annuncio angelico del Battista , che potrebbe, se volesse, facilmente tralasciare; egli è attento alla Visitazione poiché pensa al battesimo. Se condo Luca, infatti , è Gesù che, generato dallo Spirito - potenza di Dio, comunica lo Spirito a Giovanni al sesto mese dal di lui concepimento (straordinario, ma naturale e avvenuto senza intervento dello Spirito) . Si potrebbe dire che, per Luca, ciò che avviene alla Visi tazione sia il primo vero battesimo cristiano, modello di tutti gli altri . Da tale comunicazione di Spirito trae efficacia il battesimo di Giovanni , che infatti, anche per Luca, toglie i peccati ( 3 , 3 ; cfr. r ,7 7 ) , ma esso non serve a Gesù. Perciò , probabilmente, la scena del bat tesimo di Gesù è evitata da Luca, e la discesa dello Spi rito non avviene in concomitanza con esso, ma dopo , 36. Cfr. R.E. Brown, Tbe Birth of the Messiah. A Commentary on the lnfancy Narratives in Matthew and Luke, Ncw York 1 977, spec. 282-5 .
74
mentre Gesù «prega» ( 3 ,2 I ) .37 Che questa sia una scel ta precisa dell'evangelista, infine, lo si vede da Act. I o , 3 7-3 8 , {il discorso d i Pietro a casa di Cornelio) , ove l 'unzione di « Spirito santo e Potenza» , ricevuta da Gesù ad opera di Dio, è distinta dal battesimo «predi cato» da Giovanni e gli è posteriore.'8 Nel suo stato attuale , Le. I - 2 è un prodotto lettera rio cristiano e lucano, finalizzato al resto del vangelo39 e tendente ad illustrare la congruità della figura di Gio vanni Battista con la storia cristiana, in quanto il suo precedere Gesù non è segno di superiorità, ma rientra nel piano misericordioso di Dio (Le. 7 ,2 7 . 3 3-34) . Egli, infatti , sin da prima della nascita di entrambi e anzi nel loro stesso essere concepiti e nascere, ha predispo sto che Giovanni preceda il «Signore» (Le. I , I 6- I 7 . 4 3 ) . La manifestazione del Battista prima di Gesù di> 7 . Questa, dell'attenzione alla preghiera, è una ben nota prerogativa lu cana ; forse qui vi si aggiunge il ricordo di un 'antica pratica battesimale .
38. Cfr. Bultmann , Geschirhte, presupposti diversi .
268, anche se il ragionamento muove da
w. I n genere, chi ricostruisce la Vorlage battistica di Le. 1-2, prima eli mina gli elementi cristiani dal testo ( la Visi tazione ; l'Annunciazione, che «originariamente» riguardava Elisabetta, e cosl via) e poi scopre che il testo residuo non è cristiano. Ora, il mut ismo di Zaccaria, come è stato osservato, insieme con il nascondimento di Elisabetta, serve a Luca af finché la gravidanza di «colei che era detta sterile» sia un segno per la iede di Maria ( Le. 1 ,36 s . ; cfr. Bikerman , op. cit., p. 5 dell'estratto) ; inoltre, visto come l'agiografo cristiano pone in buona luce la madre del suo eroe, non si capisce perché l'agiografo battista dovrebbe far fare co si magra figura al padre del proprio. Allora, anche tale mutismo è un :1rgomento cristiano (che mostra anzi la superiorità della «serva» Maria rispetto al «sacerdote» Zaccaria, seguendo modelli mentali tipicamente lucani) e va eliminato dal contesto. Sia il brano sul concepimento di Gio vanni, però, sia quello sulla sua nascita sono costruiti proprio sul mu tismo di Zaccaria, eliminando il quale, resta ben poco a livello di strut tura del racconto . Insomma, a me pare che nel suo insieme la narrazio ne lucana sia stata pensata da un cristiano, anche se vi sono certamente dietro al racconto delle tradizioni antiche, originariamente non cristia ne, prima fra tutte quella veterotestamentaria (ma, più ancora che al trove, la ricerca e soprattutto la ricostruzione delle fonti semitiche qui mi sembra impresa disperata) . 75
viene così, in ottica lucana , conseguenza del suo aver preceduto Gesù nella nascita , primo atto del piano che la «volontà di Dio» aveva preordinato per la salvezza di Israele (Le. 7 , 3 0 ; 2 0 , I -8 ) . Tale armonizzazione permette a Luca l 'inserimen to di Giovanni entro terni a lui particolarmente conge niali, quali la conversione dei pubblicani, che il Batti sta addirittura inizierebbe in quanto parte integrante del vangelo cristiano (Le. 3 , 1 8 ; 7 ,2 9 s . ) , o la preghie ra, di cui sarebbe stato maestro ancor prima di Gesù (Le. 1 I , I ; dr. 5 , 3 3 , inserito redazionalrnente da Luca su Mc. 2 , I 8 , inizio della discussione sul digiuno) . 8 . Il più piccolo La precedenza cronologica della nasci ta di Giovan ni rispetto a quella di Gesù , inoltre , serve a Luca per chiarire in modo biblicarnente corretto il rapporto fra i due ; non è la prima volta che Dio sceglie « il più pic colo tra due» (fratelli) e lo rende più grande del rnag giore.40 Non è allora una curiosità archeologica di Lu ca quella per cui il Battista e il Nazareno, se non pro prio fratelli, sono almeno cugini per via di madre (Le. I , 3 6 ) , ma una necessità scritturistica, tesa ad illustrare il logion del «più piccolo» (Le. 7 , 2 8 ; dr. (J.El'(,w'V/'VEW 'tEpo� in Le. 2 2 , 2 6 , cioè nella discussione sul «più grande» , inserita da Luca nell'ultima cena , mentre, in altro contesto narrativo, i passi paralleli di Mc. I 0 ,4 3 e Mt. 2 0 , 2 6 hanno 1J.Éya�/8t.axo'Vo�) .41 Gen. 2 5 ,2 3 ( «il maggiore servirà il minore») e, soprattutto, Sam. 1 6, 1 1 ( detto di Davide, già modello per il Gesù di Le. 3 ,23). Si
40. Ad es. : r
osservi come la scelta da parte di Dio del più piccolo, anche socialmente ( che nasce in una stalla e non nella casa di un sacerdote - come osserva vano i Padri, fra gli altri Crisostomo), quadri perfettamente con l'esal tazione lucana degli umili e dei poveri (dr. ad es., Le. 6,20 : «Beati voi poveri» , contro Mt. 5,3 : cBeati i poveri in spirito», ecc.). 4 1 . Penso anch'io che «il più piccolo» sia Gesù, ma non credo che Lu-
Giovanni , così , sarebbe cronologicamente il primo nel regno di Dio - e quindi è molto «più» che un pro feta (Le. 7 ,26)42 - seguito però da uno che, pur venen do dopo, è «piil grande» (Le. 7 ,2 8b) e «più forte» (Le. 3 , 1 6) di lui ; non solo, pur essendo primo nel regno , Giovanni non è il Cristo come alcuni han pensato ( Le. 3 , 1 .5 ) , ma uno fra i « nati da donne» di cui nessuno è più grande (Le. 7 , 2 8a) , come ancora una volta mostra il racconto sull'infanzia. Infatti, la sua nascita da don na sterile e anziana è assolutamente straordinaria e, in quella che per Luca è la storia , cioè nella Scrittura , non ne è ricordata alcuna che sia stata più straordinaria. Le donne che partoriscono personaggi di primo piano nel l'Antico Testamento, in genere, sono o sterili o anzia ne senza figli ; Elisabetta si trova contemporaneamen te in entrambe le condizioni , e perciò Luca è certo di poter convincere i suoi lettori che non vi sia alcuno «più grande di Giovanni fra i nati da donne» .43 9·
Il digiuno e il banchetto Il Cristo, però , nasce da una vergine, per opera del-
ca
possa o voglia f11rc riferi mento ad un discepolato di Gesù presso il Bau ista . disccpolato che Luca ignora - o almeno non mostra di co nosc ere ( contro : O. Cullmann , Chrislologie du Nouveau Testament [ BTN ] , Neuchiìtel 1958, 33 s.). Quale che fosse il significato originario del /ogio11 ( sempre che esso abbia un'origine in un contesto diverso dal l'attuale) , io ritengo che in Luca sia illustrato dal vangelo dell'infanzia. Se le cose stanno cosl , visto che, per Luca, Giovanni è una prima fase dell'evangelo. l'lv �ii ���a�ì.E� di Le. 7 ,28b può anche dipendere da ( tl.l'liO'rEpoc;, poiché effettivamente Gesù è «più piccolo», cioè «più gio vane�> del Battista «nel regno di Dio» (cfr. Le. 16,16). Cfr. O. Cullmann, 'O òr.i.aw (.lou llpxéruvoc;, in CNT 11 (;11 hon. A. Friedrichsen) , Lund 1 94 7 , 26-32 . 4 2 . E. Percy, Die Botschaft ]esu. Eine tradilionskritische und t-xcge
tische Untersucbtmg ( LUA, NF A,1,49/5), Lund 1953, 1 98-202 . 43· Questa interpretazione è già agostiniana, mentre Origene nota a ra gione che il vangelo non dice che il Battista sia superiore agli altri , ma che nl!ssuno è su periore a lui .
77
lo Spirito santo (Le. I ,26-3 8 ) , e il divario fra i due per sonaggi lucani è incolmabile; tanto che, di fronte al Cristo, Giovanni Battista diviene il rappresentante del digiuno, cioè dell'assenza, opposto al banchetto , che è presenza (Lc. ; , 3 3 - 3 .5 ; 7 ,3 3 - 3 4 ; r , r ; ) . È significativo , infatti, che in Luca il digiuno del Battista e dei suoi discepoli (si osservi il 1tuxva di Le. ; ,3 3 , che scioglie le possibili ambiguità - sopra notate - del testo marciano) tenda a divenire un vero digiu no, quantitativo, e non un'astensione da determinati cibi (come invece è in Mc. I ,6 : «E mangiava locuste e miele selvatico» , versetto che non ha parallelo in Lu ca) , al punto che si comprende come la tradizione ma noscritta possa oscillare sulla presenza di «pane» e «vi no» in 7 , 3 3 («Venne infatti Giovanni i l Battista che non mangia pane e non beve vino») .44 È certamente possibile trovare una ragione giudai ca per l'astensione dal pane4' e dal vino , in quanto ci bo e bevanda considerati facile veicolo di contamina zione;46 Giovanni allora , più rigido degli Esseni, che a vrebbero evitato solamente l'olio , ritenuto più conta44 · Come BOcher, Ass ]ohannes, 90, sostiene, in teoria Luca potrebbe ampliare o Matteo ridurre ; essendo poi entrambe le lezioni attestate nel la tradizione manoscritta di entrambi i vangeli , la lezione «matteana,. po t rebbe anche essere l'originale in Luca, oppure effetto di una normali7. zazione su Matteo di parte della tradizione manoscritta lucana (come io penso) . 4 5 · Ché di « pane» parla il testo . Certamente può essere un semi tismo per «cibo,. (cfr. Mt. 6,1 1 / Le. I I , 3 ? ) , anche se la cosa non mi convince per Le. 7,33, nonostante O. Behm , iip"t"oc;, ThWNT 1, cit . , 476. Ipotiz zare, però, addirittura un errore di traduzione dall 'ebraico (BOcher, Ass ]ohannes, 92), mi sembra il solito ricorrere ad un deus ex machina ester no e poco rispettoso del testo, ma pronto ad intervenire quando questo contraddica le ipotesi dello studioso moderno.
46. Per l'impurità veicolata dal vino : mA.Z. 2,3-4; bA.Z. 5 7 a ; Tor. A.Z. 3 , u ; b] e b. 46a. Per il pane, preparato esclusivamente da mani sacerdo tal i , in modo da essere certi della ant. r 8 , r ,5 ( 2 2 ) .
sua
purezza , v. gli Esseni in Fl . Tos.
minante del vino,47 eviterebbe tutti i cibi prodotti da mano d'uomo, ritenendo l'umanità (cioè Israele) irri mediabilmente contaminata dal peccato. Avremmo quindi una conferma indiretta della «dimensione an ticulturale» di Mc. 1 ,6 (vesti e vitto in qualche modo selvaggi) e dell'opzione del deserto, che si motivereb be allora nel Battista come separazione da Israele . A me sembra, però, che Luca - derivi egli la notizia da una sua fonte distinta da Marco, ovvero sia questa una sua reinterpretazione di Mc. I ,6 - sia interessato anche e soprattutto a un altro aspetto, giacché opera coscientemente la scelta di dire non ciò che Giovanni Battista mangia, come Marco (e Matteo) , ma ciò che non mangia (e non beve, a partire da 1 , 1 5 ) . E ciò che Giovanni non mangia e non beve è «pane e vino», cioè gli elementi costitutivi della cena sacrificate di Gesù (Le. 2 2 , 1 5- 20 ; cena prefigurata nella moltiplicazione di pane e pesci : Le. 9 , 1 2- 1 7 ) . Se questo è vero, allora , ci troviamo nuovamente di fronte a un riflesso, questa volta nel simbolo, di quella che è un'idea fondamenta le della cristologia lucana : l'assoluta unicità del sacrifi cio di Gesù Cristo, cui il Battista non ha parte. Perciò forse Luca non riproduce Mc. 1 0 ,3 5-40 (la discussio ne con gli Zebedaidi) , ed anzi ribadisce che «il battesi mo» della passione di Gesù è riservato a lui solo : Le. 1 2 ,5 0 . Gesù i n Luca avanza con solitaria grandezza verso i l patimento e l a croce, senza alcun Elia che lo preceda a preparargli la strada con la propria morte ;48 il suo pre cursore, per quanto «grande» tra i «nati da donne» ed anche «di fronte al Signore» ( Le. I , 1 5 ) , non è grande abbastanza per partecipare del suo pane e del suo vino. 47· Si veda in proposito, il mio La purità impura. Giuseppe Flavio e le purifica%ioni degli Esseni: Hen och 7 { 1 985) 1 6- 1 8 .
4 8 . Cfr. Conzelmann, op. cii. , 3 7 ; O . B&her, Lukas und ]ohannes der 'fiiu/e r {SNTU 4 l , Linz 1 979, 36. 79
La .figura di Giovanni Battista in Luca resta dunque fondamentalmente ambigua ; pur essendo evangeliz zato ed evangelizzante, pur facendo parte della nuova economia, superiore all'antica, è superato da colui che viene dopo di lui, il quale anzi, permettendo ai propri seguaci di identificarsi con lui mediante il battesimo e l'eucarestia, pone le basi perché ogni cristiano possa a sua volta superare il Precursore. Proprio il «venir pri ma» diviene cosl segno di inferiorità e incompletezza .
CAPITOLO QUARTO LA REDAZIONE MATTEANA
In primo luogo bisogna osservare che Matteo non ha materiale proprio su Giovanni Battista. Egli ripropone tutto il materiale protomarciano-matteano e quanto presenta in più trova un parallelo in Luca, mentre non tutto ciò che vi è in Luca ha un parallelo in Matteo .' A prima vista, dunque, pare che Matteo riproduca tutto ProtoMarco-Matteo e che ad esso aggiunga quel 1 . Si veda l'esempio della connessione del Battista con il Pater ( presen te in Le. n , 1b: clnsegnaci a pregare, come anche Giovanni ha inse
gnato ai suoi discepoli», ma assente in Mt. 6,7). Credo che in proposito si debba ragionare come segue : 1 . il brano non è protomarciano-mattea no; 2. Luca non ha interesse a inventare la connessione di Giovanni con la preghiera insegnata da Gesù, la cui unicità viene cosl sminuita (l'in serzione lucana della preghiera dei Giovanniti nella polemica sul digiu no, Le. 5 ,33 , mi pare preparatoria a questa notizia, che potrebbe turba re il lettore cristiano) ; 3· quindi la menzione di Giovanni è già nella fon te di Luca e 4· la fonte di Luca non può essere Matteo. A questo punto si presentano due ipotesi principal i : a) Matteo e Luca derivano entram bi e in modo indipendente da una fonte comune (Q), che Luca riprodu ce con fedeltà e Matteo modifica, oppure b) Matteo deriva da Luca. Re stano, ovviamente, sempre in piedi possibilità alternative, che cioè Mat teo e Luca derivino da fonti diverse (e allora Q non esisterebbe?), op pure che l'opera di diversi redattori intermedi abbia prodotto una Q di Maueo diversa dalla Q di Luca ( si vedano, soltanto per il Pater, le li ste scoraggianti, compilate in base alle diverse ipotesi, da J. Carmignac, Recherches sttr le «Notre Père», Paris 1969, 1 8-28). Alla prima ipotesi si obietta che le parti identiche di Matteo e Luca presuppongono l'e sistenza di una e una stessa Q, almeno per quelle, e che non è lecito ag giungere nuove fonti ad ogni discrepanza; alla seconda compete il grave onere di dimostrare chi siano stati tali redattori e quando, dove e perché abbiano agito. t noto che il Boismard si è assunto tale onere, con risul tati che a me non paiono convincenti ; egli ha però almeno dimostrato quanti limiti abbia l'ipotesi-Q (e forse in un punto ha ragione, quando di ce che «non è affatto sicuro» che sia «possibile trovare una soluzione» per il problema sinottico: op. cit. , 1 5) . Br
che ritiene accettabile di Luca . In quanto ai contenu ti ideali, Matteo mostra una forte dipendenza dalla tra dizione protomarciano-matteana su Giovanni , dalla quale accoglie l 'impostazione generale , mentre accen tua i modi in cui in essa è compreso e spiegato il per sonaggio. Matteo, infatti , a differenza di Luca , fa pro pria e rafforza la «cronologia teologica della successio ne» fra Giovanni e Gesù, inserendola nella sua medi tazione più generale del rifiuto opposto a Gesù dalla gerarchia giudaica ; accetta e sottolinea ulteriormente l 'individuazione in Giovanni di Elia ed infine esalta in massimo grado quel parallelismo fra il Battista e Ge sù, che già trovava abbozzato in ProtoMarco-Matteo (e di cui abbiamo visto uno sviluppo anche in Luca , a par tire da Le. 1 -2 ) . Proprio tale parallelismo di Giovanni con Gesù ha creato difficoltà agli esegeti contempora nei, poiché è parso in contraddizione con la tendenza altrettanto chiara in Matteo - e certo in lui più eviden te che in Marco e in Luca - a ridimensionare la figura del Battista , ponendolo in uno stato di netta inferiori tà rispetto a Gesù. Credo , però, di poter dimostrare che i momenti di parallelismo fra i due servano in Mat teo a svuotare di significato autonomo la figura e il messaggio di Giovanni . Il vangelo di Matteo, infatti , limitatamente all'oggetto della nostra indagine , sem bra ancora più chiaro degli altri due sinottici ; è il van gelo del superamento di Giovanni Battista . 1.
Il superamento di Giovanni
Nelle narrazioni evangeliche vi sono particolari mo menti, e soprattutto particolari parole di Gesù , che so no specialmente significativi , in quanto ritenuti pro grammatici dal narratore e fondanti per la fede della comunità che ascolta . Nel vangelo di Matteo , due di tali momenti sono le parole di Gesù nell'ultima cena e 82
le ultime parole del Risorto, che concludono il vange lo stesso . Da essi inizierò, poiché entrambi indicano in modo esplicito il superamento di Giovanni Battista nella vita sacramentale della chiesa matteana . Del discorso del Risorto ci interessa in primo luo go Mt. 2 8 , r 9b : « (Ammaestrate tutte le genti ) , battez zandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spiri to santo » . Comunque si voglia intendere il rapporto genetico e cronologico con i paralleli lucani da noi so pra esaminati , qui Matteo è logicamente e storicore ligionisticamente postlucano per due ragioni ; in primo luogo, compie il passo che Luca non aveva compiuto , e fa sì che il Risorto ordini di battezzare ; 2 in secondo luogo, il «nome» è sostituito dalla formula trinitaria, di cui questo è l'unico esempio nei sinottici (e i n Atti) . Con il battesimo cristiano a « tutte le genti» (Mt. 2 8 , 1 9a) , è definitivamente superato i l battesimo di Gio vanni che in Matteo è rivolto - come vedremo - esclu sivamente ad Israele. Non solo; il discorso del Risorto (e l 'intero vangelo di Matteo) si conclude con 2 8 ,2ob («Ed ecco io sono con voi tutti i giorni , sino al compimento dell 'eone» ) , che interpreterei in contrapposizione all'ecclesiologia lucana, fondata sull'ascensione di Gesù e sulla conse guente discesa dello Spirito santo.3 Tale versetto per mette a Matteo, e alla sua comunità , di vedere realiz zata nella chiesa una parte delle profezie escatologiche di Gesù , in quanto essa diviene l'aspetto terreno del regno dei cieli ; si veda soprattutto Mt. r 6 ,r 8 s. (spe2. E quindi almeno ques to è certo, che Luca non conos ce Matteo , poi ché altrimenti non si capirebbe la sua reticenza. Su Mt. 2 8 , 1 9h , �- Cothe net , Le bapteme selon
S. Matthieu ( SNTU 9), Li nz 19 8 4, 79·94·
3· Che le idee lucane non siano apparse accettabili ad altri cristianesimi orientali lo mostrano passi come Io. 20, 1 9-23 ( lo Spirito è i n su ffiato da Gesù risorto presente) e 2 1 ,2o-23 ( Pietro segue Cristo, che parla della sua venuta, senza fare accenno ad una separazione), molto più vici n i . ne l la sostanza a M at teo che non a Lu ca
,
.
cialmente 1 9 : «Darò a te le chiavi del regno dei cieli, e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» ) , in con trapposizione a 2 3 , I 3 («Guai a voi. . . che chiudete il regno dei cieli in faccia agli uomini») . Ora, Mt. 2 8 , 2ob riprende esplicitamente Mt. 26,29 , le ultime pa role di Gesù nell'ultima cena ( «Non berrò più da ora di questo frutto della vite fino a quel giorno quando lo berrò con voi nuovo nel Regno del Padre mio») ; si no ti il �i)'u�J.(i)\1 che non solo è comune ai due versetti , ma è aggiunto da Mt. 2 6 , 2 94 rispetto a Mc. 1 4 ,2 5 («Non più berrò del frutto della vite fino a quel gior no , quando lo berrò nuovo nel regno di Dio» ) , che così è privato di tensione escatologica. Mentre Luca, però, nel passo parallelo estende la parola protomar ciano-matteana di Gesù anche al «pane» , Matteo più fedelmente la conserva per il solo «vino» , specificando come Marco, e quindi come ProtoMarco-Matteo, che è <
glie i peccati e non l 'acqua del battesimo di Giovanni . Matteo infatti - anche qui l 'unico dei sinottici - tace che il battesimo del Battista servisse a « togliere i pec cati» , poiché per lui sarebbe stato un semplice «batte simo per la penitenza» , senza l ' E tc; licpEO"L'V &.JJ.a.p·nwv (Mt. 3 , I I ) .' Matteo, dunque, ritiene che la vita sacramentale cri stiana, nei suoi due aspetti più caratteristici (e più an tichi) , sia il superamento del battesimo di Giovanni e lo sottolinea nei modi che abbiamo testé esaminato . Questo convincimento matteano deve essere per noi il punto di partenza per l'analisi del suo materiale che più direttamente tratta del Battista . 2 . Erode e Giovanni Affrontiamo allora questa indagine, cominciando con un passo significativo nella struttura del vangelo : la discussione di Erode su Gesù e su Giovanni (.Mt. 1 4 , 1 -2 ) con il racconto della morte del Battista (Mt. 1 4 ,3-1 2 ) . Per la prima parte, Matteo sembra seguire fedel mente ProtoMarco-Matteo (cioè Mc. 6 , 1 4 . 1 6 , senza Mc. 6 , 1 5 = Mc. 8 ,2 8 ) , con una sola vistosa eccezio ne : o �a.O"LÀ.EÙc; ' Hpci>8'll c; (Mc. 6 , 1 4) diviene 'Hp�O'r}c; 5· Non solo siamo certi, sulla base della testimonianza di Le. 3 ,3 1 ,4, che ProtoMarco-Matteo avesse �cbt-rl.alla. J.Lna.voLa.c; El:l;
=
Mc.
cicpEaw
aJ.La.p-rt.Wv, ma possiamo vedere da Mt. 3 ,6 ( «E si facevano battezzare . . . confessando i loro peccati•) che anch'egli conosce l a tradizione che in· tenzionalmente modifica. Procedendo lungo questa linea interpretativa, credo probabile che Mt. 1 ,2 1 b («Egli infatti salverà il suo popolo dai lo ro peccati•) , detto di Gesù, sia la risposta di Matteo a Le. r ,77 , i n cui il piccolo Giovanni è detto destinato «a dare conoscenza di salvezza al suo popolo (cioè di Dio) mediante la remissione dei loro peccati• ; si osservi che le analogie fra i due testi sono troppo spinte per essere casuali . An che qui il quarto vangelo (Io. 1 ,29b : «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i pecca t i del cosmo•) è in consonanza spirituale con Matteo; in questo caso, dunque, Matteo e Giovanni sono cristologicamente più e· ,·oluti di Marco c Luca. V. sopra, pp . 57 s.
ò "tE"tptx.apxT)c;, esattamente come in Le. 9 ,7 . Credo che
qui Matteo tragga da Luca la precisazione sul titolo e satto di Erode,6 come mostra il fatto che subito dopo ( 1 4,9) , dove Matteo segue di nuovo Marco (cioè Pro toMarco-Matteo) , Erode ridiventa «re» ? Egli lasce rebbe, però, nel contempo cadere Le. 9 ,8 = Mc. 6 , 1 5 - che probabilmente non legge in ProtoMarco-Matteo o che considera doppione di Mc. 8 , 2 8 , da lui riprodot to più avanti, a 1 6 , 1 4 - e soprattutto Le. 9 ,9 , con l'i dea tutta lucana e per lui inaccettabile della curiosità di Erode per Gesù.8 La seconda parte mostra come per Matteo i sovrani dei Giudei siano solo e sempre pericolosi per Gesù e per Giovanni . Qui Erode, infatti , non è un personag6. Si osservi l 'ordine del le pa rol e : in Luca la t i tol a tu ra ( re o tetr a rca ) segue sempre il nome p ro p r io ( Le. 1 . 5 : 3 . 1 9 ; 9 ,7 : Acl. 1 2 ,1 ; q,r), men t re in \la t t eo il tit olo è posposto qui c in M t. 2 , 1 <> è ti pica di Luca , che ben distingue tre Erodi. Si osservi, in fine, che "tE-rpaci.px'I'Jç è qui hapax in Mattco ( r / o / 2 / o / r ) ; "tE"tpaapxÉw è sol tanto lucano ( 3 vol te in Le. 3 , 1 ) . È questo uno dei casi che fa pensa ' re a M .-J. Lagr:mge , Évang,ile selon Saint tue ( EtBl . Paris 1 948, LXX I . LXXI I J a una derivazione d i Mattco, che av rebbe potuto «controllare» la s ua «traduzione» su Luca ( sempre a p. LXX I I I , p u n to t v , l'autore non escl ude, in a l t ern a t i v a a Q, una conoscenza reciproca di Mat teo c Luca) . ; . Cfr. Parker, art. cit. , 398, come esem pio di << ignoranza» marciana.
8 . <• E cercav a ( Erode) di vederlo». V . sopra , p . 67 n . 2 5 . Per una inter pretazione molto Jivcrsa , v. l.owe-Fiusser, op. cit. , specialmente 3 5 · R i tengo che a Mattco sia p a rso inaccet tabile l'aspetto ambiguo di una tale curiosità di Erode . v uo i verso Giovanni (come in Ma rco) vuoi verso Ge sù (come in Luca). Essa, infatti, i n sieme con l'odio, mostra anche una cert a ammirazione, sentimento questo esc lu so da Mattco , che vede il rapporto fra Gesù e l ' au to ri t à pol itica e religiosa giudaica nei termini di u n rigido fron teggiars i , come di eserciti oppost i . Da parte dei vessilli ferì delle forze del male ( ché tali sono per Matteo tutti i sovrani giudai ci nomi nati nel suo vangelo) , l'unica curiosità pensabile è quella mi nac ciosa c grondan te sangue di <<Erode il re» in Mt. 2 . In quanto alla tra s fo rm az i one in se n so politico di Erode, anche per Sabugal , 1 973 ( v . sot to, p. 9 3 n. 2 1 ) , 2 3 3 n. 7 7 , essa procede in crescendo da Marco a Mat tco, al!rcwerso Luca. Cfr. Trilling. op. cit. , 27 5 · 86
gio da operetta, come in Marco , ma un sovrano che vuole ammazzare il Battista; il suo « timore» ( r 4 ,5b : «Temeva la folla poiché lo ritenevano un profeta») non deriva dall'ammirazione per il prigioniero, ma è di natura politica. Tale idea non viene certo a Matteo da Flavio Giuseppe, ma rientra in un quadro più am pio , tipicamente matteano, di analogia fra Giovanni e Gesù . Secondo Matteo (e solo secondo lui) , entrambi sono ritenuti «profeti » dall a «folla» ; essa , così , inti midisce l'autorità,' che, invece, cerca di eliminare en trambi . L'autorità, civile e religiosa, costituisce il co siddetto «fronte comune giudaico» che in Matteo si oppone a Giovanni e a Gesù , come è stato notato dalla critica .'0 Per il resto della scena , Matteo prosegue ab breviando , lasciando forse cadere l 'accenno all'incesto , in quanto ritenuto inadatto per il proprio racconto ; n è comunque certo che Matteo possiede un materiale più ampio e vicino a Marco, poiché dice che il tetrarca «si rattrista» ( 1 4 ,9 = Mc. 6 ,2 6 ) , la qual cosa non ha sen so nel suo racconto. lJ .
Ut. 1 4,�b è un calco di 2 1 ,26 ( «Temiamo la folla, tutti i nfatti ritengo G iovanni un profeta»), che corrisponde a Mc. I I , 3 2 ; cfr. Le. 20,6 . :\lauco costruisce i l parallelismo con Gestt alla fi n e delle dispute nel Tempio, grazie a 2 1 ,46 ( «E cercando di afferrarlo temettero le folle, poi ché lo ri tenevano un profeta» ; cfr. 2 1 , 1 1 ove «le folle» dicono: «Questi è il profeta Gesù», frase che non ha parallelo sinottico), in cui inserisce « profeta » , t e r m i ne assen te nei passi paralleli ( Mc. 1 2 ,1 2 = Le. 20, 1 9 ) . •
no
Le altre volte in cui , nei sinottici , Gesù è detto «profeta» ( Mc. 6 , 1 5 e !! .z R Le. 9 ,8 e 1 9 / Mt. 16,14; Le. 7 , 1 6 . 39 ; 24,1 9 ; cfr. Act. 3,22 s . ; 7 . 3 ; l , l 'asseu.ione non h a questo aspetto. V a d a s é che il timore delle ;tmori tà d e ri v a dagli aspetti politici che il «sorgere d i un profeta» po teva comportare ( I Mach. 1441 ) . Cfr. Trilling, op. cit. , 274 s . =
10.
11.
V . specialmente Meier, op. cii. , 3 8 9 s . ; Trilling, op. cit., 283 .
Sono convinto che Matteo abbia reticenze espressive quando il te sto i ndichi - o possa anche solo ricordare - infrazioni di tabù sessuali : s i osservi come a i «due uomini i n u n solo letto» d i notte ( Le. 1 7 ,34) , in Mt. 24 ,40 corrispondano «due uomini nel campo» di Riorno ; similmen te. C'Ome vedremo oltre, non parla mai dell'incestuoso Lot .
3·
Giovanni nella cronologia di Gesù
La parte finale del racconto è importante : sepolto Giovanni Battista,12 i suoi discepoli «vanno ad annui.1ziarlo a GesÙ» ( 1 4 , 1 2 ) . Questa notizia, che è solo mat teana, ha due significati nella narrazione. In primo luo go, è un indice del convergere costante verso Gestt dei discepoli di Giovanni'3 e, in secondo luogo, serve al l 'evangelista per rendere verosimile il versetto seguen te ( 1 4 , 1 3 : «Avendo udito - scil. il racconto dei disce poli di Giovanni - Gesù si allontanò») . Qui, in analo gia con quanto già operato a 4 , 1 2 («Avendo udito che Giovanni era stato consegnato, si allontanò in Gali lea») rispetto a Mc. I , I 4 ( «Dopo che Giovanni fu con segnato, venne Gesù in Galilea») , Matteo corregge Mc. 6 , 30-3 2 e pone l ' «allontanarsi » di Gesù come con seguenza dell'uccisione di Giovanni . Egli va , quindi , contro l'intento marciano e contro la connessione del racconto, poiché la morte del Battista era stata narrata (in Marco e in Matteo stesso) come divagazione a pro posito di un fatto già avvenuto (Mt. 1 4 , 2 ss .) , senza le game cronologico con il contesto narrativo . Lo scon volgimento della successione cronologica, oltre che una delle prove decisive della dipendenza di Matteo da Marco,'4 è stato considerato da molti anche un segno 1 2 . Sem:a menzione dello JJ.Vl]JJ.Eiov di Mc. 6,29 ; è u n semplice snelli mento della trama o Matteo elimina qui una analogia troppo spinta con la morte di Gesù? Oppure è u n particolare redazionale marciano, assen te i n ProtoMarco-Matteo? q. Cfr. Mt. 9,14, l'inizio della disputa sul digiuno ; essendo il Battista già stato incarcerato (4,12) sono i suoi stessi discepoli che vanno a chie dere a Gesù perché essi digiunino e i suoi discepoli no. Matteo sembra voler dire che, senza la loro guida, non hanno altri a cui rivolgersi. se non Gesù , e forse insinua che nemmeno siano in grado di capire il senso delle proprie azioni religiose. 1 4 . Contro, v. L. Cope, The Death of ]ohn the Baptist in the Gospel of Matthew: or, the Case of the Confusing Conjunction : CBQ 38 ( 1976) 5 1 5-5 1 9 , il cui tentativo di difendere la priorità matteana mi pare poco convincente. Qui Marco dovrebbe riprodurre con fedeltà ProtoMarco Matteo. 88
di inettitudine redazionale ; '' in realtà, per quanto il ri sultato possa apparire narrativamente infelice, M t. 1 4 , r 3 è uno dei punti rivelatori della struttura ( teologi ca) del racconto matteano. Come in tutto il suo vange lo, le minacce delle autorità giudaiche costringono Ge sù ad allontanarsi dalla propria meta. È il tema del ri fiuto, che si manifesta geograficamente in una serie di allontanamenti di Gesù da Gerusalemme e dalla Giu dea, i quali caratterizzano la prima parte del racconto evangelico, a iniziare dalle narrazioni dell'infanzia.'6 Prima Erode il re, poi Archelao, poi per due volte Erode il tetrarca (con l'arresto e con l'esecuzione del Battista) , quindi «Farisei e dottori da Gerusalemme» e infine «Farisei e Sadducei»'7 costringono Gesù ad à. 'Va.x.wpEi:'V lontano dalla Giudea , per lo più verso terre pagane o semipagane. '8 1 5 . Specialmente Bultmann; rinvii in Cope, op. cit. 16. Per l'importanza degli «spostamenti» di Gesù in Matteo, v. Trilling, op. cit. , specialmente 273-275 .
1 7. L'assenza di articolo davanti a «Sadducei», mostra la formularità della frase ( come sempre in Matteo) storicamente artificiosa: è il «fron te nemico» unito contro Gesù . Trilling, op. cit. , 283 ; dr. 274 s. 1 8 . Rispettivamente l'Egitto (M t 2,14), la Galilea ( 2 ,22), ancora la Ga l ilea (4,1 2 , definita «delle genti»: 4,15), quindi, «in barca in un luogo deserto, da solo» ( 1 4, 1 3 ) , poi verso Tiro e Sidone - le città pagane della costa, oggetto delle minacce dei profeti ; dr . H. Merklein, Die Umkebr predigt bei ]ohannes dem Tiiufer und ]esus von Nazaret : BZ 25 ( 1981) 42 - ( 1 5 ,2 1 ) e infine a d Oriente, nell'interno, verso Cesarea d i Filippo ( 1 6,1 3). Ritengo probabile che Matteo, il quale non sembra avere idee geografiche molto chiare (cfr. 19,1 ) , questo almeno lo sapesse, che Tiro e Sidone si trovano sulla costa mediterranea, cioè ad Occidente, e Ce sarea di Filippo nell'interno, cioè ad Oriente. Se ciò è vero, dev'essere parso molto significativo a Matteo che la professione di fede di Pietro ( che, per lui soltanto, è anche fondazione della chiesa: 16,1 3-20), il pri mo annuncio della passione ( 16,21-23) e la trasflgurazione ( 1 7,1-8) siano avvenuti in terra pagana d'Oriente. Ne discuteremo le ragioni poco più avanti ; qui basti ricordare che, dopo la trasfigurazione, Gesù non si «al lontana» più, ma, disceso dal monte, «ritorna presso la folla» ( 1 7,14), che prima non c'era e, senza soluzione apparente di continuità, «si ri trova in Galilea» con i suoi discepoli ( 1 7 ,22). Egli mostra cosl di avere iniziato il suo ultimo (e rapido) viaggio, quello verso Gerusalemme ed il tempio, �enza esitazioni e senza più deviare dal proprio cammino. .
Perché ciò sia più chiaro, oltre che alla fine del rac conto sulla morte di Giovanni, Matteo modifica in al tri due luoghi la tradizione marciano-matteana sul Bat tista: in 3 , I , quando situa la predicazione di Giovan ni nel «deserto della Giudea» (che è inutile tentare di localizzare su carte geografiche che Matteo non aveva) , cosi da rendere più evidente i l successivo allontana mento di Gesù , e in 4 , I 2 , ove, come abbiamo appena visto, è l'unico dei sinottici a porre un nesso causale tra l'arresto di Giovanni e l'à:va.xwpT)at.c; di Gesù . In tal modo l'arresto e l'esecuzione del Battista diventa no due momenti della minacciosa opposizione dell'au torità giudaica a Gesù e vengono incorporati nella sua storia . Essi, quindi , costituiscono anche due delle cause in dirette della missione cristiana ai gentili che , soprat tutto per Matteo, avviene esclusivamente come reazio ne al rifiuto giudaico. L'apertura al paganesimo, infat ti, secondo Matteo si realizza nella chiesa postpasqua le ( 2 8 , I 9 : «Andate e ammaestrate tutte le genti» ) , an che se è già preannunciata nella storia della passione (Pilato : 2 7 , 1 8 .2 4 ; la moglie : 2 7 , I 9 ; il centurione e le guardie : 2 7 ,54) e profetizzata in alcuni momenti o gesti della vita di Gesù (visita dei magi : 2 , I - 1 2 ; fuga in Egitto : 2 , I 3 - I 5 ; guarigione a distanza del pais del centurione : 8 ,5- 1 3 e - parallela a questa - guarigione a distanza della figlia della donna cananea : I 5 ,2 2-2 8 , a cui si deve, forse, aggiungere la guarigione della fi glia di «uno dei capi » : 9 , 1 8 s . 2 3-26) . Anche una tale serie di passi, tuttavia , non permette che si giudichi come fanno alcuni - Matteo un filelleno , ché anzi egli specifica bene che la donna di I 5 ,2 2 non è «greca» (co me risulta in Mc. 7 , 2 6 ) , ma «cananea» , quasi a voler sottolineare una certa preminenza dell'Oriente rispet to all'Occidente nella storia della salvezza (nonostan te Zach. 1 4 , 2 I ) . 90
Si pensi, infatti , alla venuta dei magi «da Oriente» (Mt. 2 , 1 ) , o anche a Mt. 8 , I I («Molti verranno da Oriente e da Occidente») a fronte di Le. 1 3 ,2 9 («Ver ranno da Oriente e da Occidente, da Settentrione e da Meridione») , in cui le quattro direzioni del mondo in dicano l 'universalità del messaggio cristiano , senza porre alcuna di esse in posizione di privilegio . Se dav vero Matteo , come credo, ritenesse l'Oriente privile giato nel piano della rivelazione di Dio , diverrebbe meno enigmatico anche Mt. 2 4 , 2 7 («Come infatti la folgore viene fuori da Oriente e si manifesta - q>a!vE 'ttxt. - sino in Occidente, così sarà la parousia del Fi glio dell 'Uomo» ) , in cui sembra che l'evangelista uni sca la similitudine del fulmine di Le. I 7 ,24 (dall 'aspet to più arcaico : «Come infatti la folgore , sfolgorando dalla zona sotto il cielo alla zona sotto il cielo, brilla À.a!J.itEt. -, così sarà il Figlio dell'Uomo nel suo gior no» , per cui cfr. Deut. 3 0 ,4 LXX) con una simbolo gia solare , di cui ha già usato alcuni elementi per la stella dei magi . Contrariamente a Luca , poi , i cui magoi sono esem pi di malafede (Simon Mago : Act. 8 ,9-24) o di ostaco lo alla propaganda cristiana (Elyma : Act. I 3 ,6- I I ) e per cui coloro che diventano cristiani devono bruciare i propri libri di magia (in Efeso : Act. 19 , I 9 ) , Matteo fa sì che i suoi magoi giungano alla fede in Cristo pro prio grazie alla scienza astrologica e pagana. Essa, an zi , ad un certo punto sembra complementare alla Scrit tura , poiché fornisce l'indicazione cronologica per in dividuare il messia , mentre la Bibbia offre quella geo grafica (Mt. 2 , 5-7) ; addirittura , sarà la stella e non il li bro sacro dei Giudei a guidare i magi pagani alla «ca sa» e al «bambino» (Mt. 2 ,9- I o) . In contrapposizione ad una tale lettura di fede del dato astronomico , Mat teo descrive come «tutti i sommi sacerdoti e scribi del popolo» ( 2 ,4) siano sì in grado di interpretare la Scrit-
tura, ma non vi procedano poiché animati dalla fede . Il loro scopo, infatti , nell'interrogare la Scrittura , è quello di aiutare Erode nel tentativo di ammazza re proprio quel messia promesso, che Dio stava loro in viando. Una tale apertura al paganesimo, però , nonché la connessa critica alla gerarchia religiosa e politica di Gerusalemme, non perm ette ancora che si giudichi Matteo uno scrittore antigiudaico, ché egli disti ngue sempre il comportamento avverso delle a u torit à da quello amico della «folla» , sino al momento dell 'arre sto ( 2 6 ,47 : «Ecco Giuda . . . e con lui una gran folla» ) e, soprattutto , del Crucifige ( 2 7 ,2 2 ) . A quel punto , e solo allora , tutto Israele cede alle lusi n ghe dei propri capi ( 2 7 ,20 : «Ma i sommi sacerdoti e gli anziani con vinsero le folle» ) e, come cieco guidato da ciechi ( 1 5 , 1 4 ss . ; 2 3 , 1 6 ss .) , si assume la responsabilità storica della propria distruzione ( 2 7 , 2 5 : «Tutto il popolo dis se : Il suo sangue su noi e sui nostri figli») . Ritengo che quei critici contemporanei, che individuano in Matteo uno o più redattori antig iudaici , con varie sfumature marciano-paoline ,19 non si rendano conto che nel seco lo 1 d .C . era possibile essere a n tigerosolim i tani senza essere antigiudaici (come i Qumraniti , che antigiudaic i non erano) , ovvero che un 'apertura al pagancsimo. so prattutto orientale (e Matteo è l'unico evangelista che ricordi il successo di Gesù in « tutta la Siria» : 4 ,24) , non significa ancora filellenismo né filopaolinis mo .20 4 . La domanda dal carcere Chiariti questi problemi che hanno attinenza con la narrazione matteana nel suo complesso, passia mo ora 1 9 . Lowe-Ausser,
op. cit.
2 0 . Per una storia della salvezza a tre fasi in Matteo, v. 4 0 3 ss.
Meicr,
op. cit . ,
ad esaminare il blocco di pericopi relative a Giovanni Battista in Mt. I I ,2- I 9 ( = Le. 7 ,8-3 :; ) . Esso è com posto di due sezioni , la cosiddetta «domanda dal car cere» (Mt. u ,2-6 = Le 7 , I 8-2 3 ) e un gruppo di logia di Gesù su Giovanni (Mt. I I ,7- I 9 = Lc. 7 ,24-3 :; ) . La situazione « storica» i n cui l'intero blocco è inse rito, è diversa in Luca e in Matteo. In Luca, Gesù ha appena risuscitato un morto ( ? , I I - I 6 : il figlio della vedova di Nain) e la notizia si è sparsa « in tutta la Giu dea . . . e in tutto il circondario» (7 , I ? ) ; perciò il Batti sta è avvertito dai propri discepoli , genericamente, «di tutte queste cose» . Matteo non ha invece miracoli ravvicinati e quindi spiega che Giovanni «viene a sapere» , in modo meno generico , «delle opere del Cristo» ( I I ,2 ) , una espres sione, questa, che già spiega al lettore il significato ve ro degli atti di Gesù, nonché il senso che Matteo si ac cinge a dare alla domanda di Giovanni. Teoricamente è possibile che sia Luca sia Matteo introducano una va riazione, per meglio adattare il brano al contesto nar rativo ; perciò, prima di esprimere un giudizio netto sulla cornice, è bene esaminare il contenuto del passo. All ' inizio Matteo è molto più conciso, mentre Luca è prolisso, con ripetizioni tipiche di processi narrativi biblici ; nel finale, invece, i due testi corrono paralleli , coil Matteo che introduce nel testo una volta « Gesù» ( I I ,4) e tre volte xa( ( I I ,:; ) .21 Solo le diversità inizia.
2 1 . In quest'ultima parte, Matteo usa - ed è bapax in lui - il verbo Eva:y yEì.. � t;o�UX�; ma è in citazione e perciò lo accoglierebbe derivandolo dal testo di Luca . Sull'intero brano, v. S. Sabugal , La cmbajada mesianica del Battlisla (Mt u ,2-6 = Lc J,I8·2J) : Aug 1 3 ( 1 973) 2 1 6-278 ; 1 4 ( 1 974) 5-39 ; 1 7 ( 1 977) 3 5 9- 4 2 4 e .5 I I ·5.39 ( non m i è accessibile i l volu me dallo stesso titolo [ Madrid 1 980] che l'autore ha tratto dalla riela borazione dei quattro ampi articoli qui citati ) . Per quanto riguarda il particolare del carcere, Sabugal osserva ( 1 97 3 , 2 3 3 ; 1977, 400) che, es sendo il termine liEap.w-ti)p�ov qui hapax in Matteo ( che altrimenti usa 9vì..a xi)) , esso non è matteano e quindi si trovava nella fonte (Q) ; o bietterei che, ricorrendo il termine liECT!lW-ri)p�ov soltanto tre altre voi93
li permettono un giudizio : Luca dice che il Battista in via «due discepoli » ( 7 , I 8 ) , mentre Matteo dice « dei discepoli» ( I I ,2 ) . A partire da Bultmann ,22 si ritiene Luca secondario : sarebbe un normale fenomeno di «sdoppiamento delle comparse» , abituale nei raccon ti popolari, usuale in Matteo (due indemoniati gada reni : 8 ,2 8 ; due ciechi a Gerico : 9 , 2 7 ) , e presente an che in Luca, che ha due giovani in candide vesti presso la tomba vuota ( 2 4 ,4 ) . Tali duplicazioni rispetto ai pa ralleli marciani , in cui compare un solo personaggio , sarebbero segno di seriorità. In realtà si deve notare che qui non si tratta affatto dello sdoppiamento di un singolo personaggio , poiché l'alternativa a « due» non è «uno» , ma «alcuni » . Inol tre, il fatto ha un parallelo piuttosto evidente nella missione dei discepoli da parte di Gesù ; in Marco ( 6 , 7) e i n Luca ( I o , I ) egli l i manda «a due a due» , men tre nel passo parallelo di Matteo il particolare manca ( r o ,j ) . Si tratta dunque di una precisa censura di Mat teo , che probabilmente non vuole che Giovanni e Ge sù si comportino come i rabbi dei suoi tempi .23 te nel Nuovo Testamento, sempre in Luca ( Acl. :; ,2 1 .2 3 ; 1 6 ,2 6 ) , esso è da ri tenersi lucano c quindi, a maggior ragione, non comprendo la causa della sua assenza i n Le. 7 , 1 8 . 2 2 . Gcschichte, 345 s . 2 � . V. il racconto della guarigione a distanza del figlio di Gamaliele, i l quale aveva i nviato due discepoli a d Haninah : bBer. 34 b ; ;Ber. 9 d ( la radice dell'uso è, ovviamente, Dcut. 1 9 , 1 .5 ss.). Sabugal sottolinea che l 'e spressione «chiamati due dei discepoli» è certamente di redazione lucana , dato il parallelo letterario con Act. 23,23 ( 1 974 , 1 2 n . 1 3 ) , e che lo è l'i dea stessa di «due uomini-messaggeri ( liyyd.o�)» ( ibid. , 20.. 2 3 ) ; essa è, però, così verosimile da un punto di vista storico che, pur sostenendo il matteano 1tÉJ.L\jlaç 8ui (Mt. n ,2) come originario in quanto calco e braico ( 1 973, 243 n. u 8 ; 1 977, 399 [e n. 1 7 ] 5 1. �) . ne recupera la pre. senza in Q e nell'evento storico ( 1 977, 399· .5 1 3 s . ) . Quindi in questo particolare Luca, che modifica la lettera, conserverebbe il contenuto, mentre Matteo, pur modificando il contenuto, conserverebbe la lette· ra. Non credo, però, che un'espressione greca sia necessariamente più arcaica poiché è un calco ebraico : si veda il caso di «poveri di spirito» ( MI. :;,3 , discusso da Sabugal, 1 97 3 , 2.59 s.) che, pur avendo un preciso· .
94
.
La secondarietà di Matteo rispetto al testo lucano appare anche nella precisazione che il Battista si trova «in carcere>> . Poiché, per Luca come per Matteo, a que sto punto della storia Giovanni è già in carcere, non ve do alcuna ragione con cui spiegare il silenzio di Luca (che, altrimenti , presenta un testo più ampio e più ric co di particolari) , mentre riesco a capire molto bene che Matteo, basandosi sulla propria «cronologia teolo gica della successione» fra Giovanni e Gesti , senta la necessità di specificare che il Battista è Èv 't"Q OECT!J.lù 't"EPL� . Anche in questo , dunque, il testo matteano è secondario rispetto a quello lucano. Mi permetto di sottolineare che in tal modo svani scono tutte le difficoltà di natura storica connesse con l 'idea che un carcerato, arrestato per ragioni politiche e rinchiuso nella fortezza di Macheronte - almeno se condo la narrazione di Flavio Giuseppe24 -, goda di una tale libertà da essere in grado di ricevere notizie dall'esterno, tramite i propri discepoli , e di mandare due di questi sino in Galilea per interrogare Gesù . L'incongruenza deriva dunque dall'attività redaziona le matteana , la quale non risponde a criteri moderni di storicità . 5 · Gesù parla di Giovanni E veniamo al gruppo di logia di Gesù su Giovanni . I testi di Matteo e di Luca scorrono paralleli , con dif ferenze trascurabili , tranne due punti : a) M t. I I , I 2I 5, che non corrisponde a Le. 7 ,2 9-3 o , e b) le parole finali del brano, diverse nei due vangeli (M t. I I , I 9c e Le. 7 ,3 5 ) . Ci soffermiamo dunque su questi due passi . Mt. I I , I 2- I 5 è composto di due parti ; I 2- I 3 , che corrisponde a Le. I 6 , I 6 , e I 4- I 5 , che contiene un'iparaitclo nella letteratura qumranica, è di redazione matteana, come an· che Sabugal, a ragione, accetta (ibid. , n. 1 9 5 ) . 24 . Ani. 1 8 ,5 ,2 ( n 9) .
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dentificazione esplicita di Giovanni con Elia («E se vo lete accettarlo, questi è Elia che deve venire» ) , come in Mt. I 7 , I 3 («Allora compresero i discepoli che par lava loro di Giovanni Battista» ) , che amplia Mc. 9 , I 3 . Abbiamo già visto come Le. I 6 , I 6 quadri bene nel pro prio contesto lucano ; qui, il contenuto di Le. I 6 , I 6 e il suo ordine interno sono capovolti, cosl come l'inter pretazione : «Dai giorni di Giovanni il Battista sino ad oggi, il regno dei cieli subisce violenza, e i violenti se ne impossessano. Tutti infatti i Profeti e la Legge profetizzarono fino a Giovanni» . Sparisce EÙa:yyEÀ.t SE't'at. - né potrebbe essere altrimenti, visto che Mat teo non ama tale verbo nel significato lucano2' - e il f3t.ciSE't'at. è sviluppato in malam partem. Il tutto mi pare comprensibile, se si intendono come f3t.acr't'at le autorità giudaiche, e in particolare Erode, che si è «im possessato» del Battista e lo tiene in carcere .'6 Ciò è possibile poiché (ycip) Giovanni è l'ultimo dei profe ti e segue il loro destino (Mt. 5 , 1 2 ; 2 3 ,29-3 7 ) . Con lui, secondo Matteo, si conclude la dimensione profe tica della Scrittura, ma solo quella. Le. I 6 , I 6a, infat ti («La Legge e i Profeti sino a Giovanni» ) , può dare adito a credere che la Legge finisca con Giovanni, e al lora Matteo si affretta a dire che è solo la profezia che con lui si conclude (e si osservi l'inversione, che anche io ritengo secondaria, con «Profeti» davanti a «Leg ge» ) , appunto poiché il Battista è «Elia venturo» , il «più che profeta» , che riassume in sé tutta la profezia. In tal modo mi pare che sia comprensibile come dal testo di Le. I 6 , I 6 (con Mc. 9 , I 3 / Mt. I 7 , 1 2 s.) possa derivare quello di Mt. I I , I 2- I 5 ; non riesco invece a immaginare il processo inverso. In quanto a Giovanni identificato con Elia, osser viamo che qui, come a I 7 , I O- I 3 , Matteo è sempre e2 5 . V. qui sopra, n. 2 1 .
2 6 . Cfr. Schrenk, op. cit . , 6 r o .
splicito, sciogliendo quei dubbi che Mc. 9 , I 3 poteva lasciare . Inoltre, quella che a me era parsa una ragio ne fondamentale di ProtoMarco per individuare Elia nel Battista, cioè la negazione delle ipotesi di Erode e popolari su Gesù (Mc. 8 ,2 8 = Mt. I 6 , I 4) ,27 non sem bra avere (più ? ) importanza per Matteo , impegnato ad affermare che Giovanni è Elia, in quanto «più che profeta» e sintesi della dimensione profetica della Scrittura . Questo , dunque, dovrebbe essere uno degli elementi costitutivi della figura matteana del Battista , ancorata alla profezia biblica, la cui validità come tale ha un limite nel tempo. Abbiamo dianzi osservato che Mt. I I , 1 2- I 5 occu pa , nella serie di logia di Gesù su Giovanni in Matteo , il posto corrispondente a quello di Le. 7 ,29-30 nella serie lucana ; per quanto Mt. I I , I 2- I 5 possa essere se condario rispetto a materiale lucano e marciano, non è ancora detto che sia Luca a conservare l'ordine origi nario rispetto a Matteo. Limitiamoci per ora ad osser vare che i versetti lucani « mancanti » , il cui contenuto ha - come vedremo meglio fra poco - un parallelo in M t. 2 I ,3 I -3 2 , contengono un accenno ai «pubblicani>> e al fatto che costoro, «facendosi battezzare» da Gio vanni , hanno «giustificato Dio» (cioè «riconosciuto la sua giustizia» ) !8 Vediamo quindi Mt. r r , I 9C («E la Sapienza è stata giustificata dalle sue opere») : il richia mo a I I ,2 ( « Le opere del Cristo») è evidente. Matteo spiega qui il senso di quelle «opere » , che sono lo stru mento con cui la Sapienza , cioè Dio che si manifesta in Cristo , viene giustificata, e sembra conservare un bel fenomeno di inclusione per tutto il passo, molto giu daico ed arcaico . 2 i . Si osservi che dovrebbe essere Matteo ad aggiungere Geremia se l'ipotesi da me qui difesa è valida giacché manca ogni dimostrazione a negare che Gesù sia Geremia. -
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2 8 . G. Schrenk, OLXO:LOW, ThWNT
II,
Stuttgart 1 9 3 5 , 2 1 8 . 97
In realtà, il confronto con Le. 7 , 3 5 («E la Sapienza è stata giustificata da tutti i suoi figli») , spinge in tut t'altra direzione. C'è chi ha pensato che i «figli della Sapienza , da cui è « giustificata» , siano Giovanni e Ge sÙ ;29 ora, però, pare strano anche per Luca che consi deri «figlio» il Battista insieme con Gesù e al suo stes so livello e, soprattutto, non vedo la necessità del 1tav 'ttùV , essendo essi soltanto due. Questi «figli » devono essere molti . Infatti , e in Luca e in Matteo , gli ultimi termini precedenti la frase (che si apre con xcx.t il quale avrà pur senso) sono i «pubblicani e i peccato ri» , cioè quegli stessi che, in Le. 7 , 2 9 , hanno «giusti ficato Dio» .30 Ma se la Sapienza è la Sapienza di Dio , sono dunque loro i suoi figli veri, contrapposti a «Fa risei e dottori della Legge» che hanno «reso vano il piano provvidenziale di Dio pensato per loro» (Le. 7 , 30) .3' Quindi l'organizzazione originaria del materia le è quella lucana , cosl come è lucana l'idea che ad es sa è sottesa, cioè che «pubblicani e peccatori» si ano «figli » . Tutto ciò è inaccettabile per Matteo .32 Egli , infatti , non ama i pubblicani . Mentre Luca ne parla sempre in positivo, Matteo è l'unico dei sinottici 29. Così , se ben intendo, Edwards, op. cii . , 266 e E. Bammel , T be Bap tist in E11rly Christian Tradition : NTS 18 ( 1 97 1 /7 2 ) 1 0 1 ; il tentativo del
Bammcl di ricostruire il mate ri ale di Q sul Battista ( ibid. , 99·10 I l mi sembra esemplare dei limiti cui deve soggiacere ogni ricerca che si b:�si sulla teoria delle due fonti. Si noti che Gesù nei sinottici non è mai det to •Éxvov DEov . mentre l'espressione è ben presente in Paolo, per il cri stiatto ( Rom. 8 , 1 6 s.2 1 ; 9 ,8 ; Phil. 2 , 1 5 ) ; cfr. A. Oepke , 1tt'l�, ThWNT v. ci t . , 65 1 s. 30. Cfr. F. Christ , ]esus Sophia. Die Sophia-Christolufl,il' bei den Sptop tikern ( AThANT 57), Ziirich 1 970, 79· 3 1 . Così l'aoristo è perfettamente comprensibile, senza Vorlage scrn iti· ca. Contro, Meier, op. cit . , 398 n . 54· Si noti come ai 't"ÉXVt'l sianL' con t rapposti i 1tC1Lii�t'l che stanno «seduti in piazz a » come sfaccendat i .
32. Il fraintendimento ( d a parte di Luca) di u n a Vor/age aramaica ( Schrenk, liLxCll.éw, 2 1 8 n. 1 3 ) per spiegare la differenza f.pyt'l/'t"ÉXVt'l mi pare il solito espediente, da rifiutarsi come scelta metodologica ; v. sopra, p. 78 n. 45·
a porli per due volte come esempi negativi in bocca a Gesù ( 5 ,4 6 ; I 8 , I 7 ) .33 In quanto all 'amicizia di Gesù con loro, sebbene non negata , è sempre un'accusa in bocca agli avversari ( 9 , 1 I e qui , I I , I 9 ) . Resta il caso positivo di Matteo, il pubblicano ( 9 ,9- I O e I 0 , 3 ) ; ma è un pubblicano che si converte , lascia la gabella e «se gue» Gesù . In quanto al pranzo, poi , che secondo Lu ca avviene a casa del pubbl icano , la scena è ridotta ri spetto a Marco , il soggetto del genitivo assoluto di Mt. 9 , I o è Gesù (a.ù-rov riprende a.Ù-r@ di 9 ,9 ) , la «ca sa» dovrebbe essere la sua (Marco è ambiguo in pro posito) e l'iniziativa di avvicinarsi è dei pubblicani , non di Gesù (come in Le. 5 ,2 7- 2 9 ; si vedano anche le differenze da Mc. 2 , I 4 s . ) . Infine , il primo vangelo non dice né lascia intendere che questo Matteo continui ad esercitare la propria attività , come invece fa Zaccheo , che pure è «salvato» e «figlio di Abramo» ( Le. 1 9 ,9 ) , o come fa il pubblicano orante, che è «giustificato» (Le. I 8 , r 4) .34 Come si vede , sono idee molto lucane , inaccettabili per Matteo. Delle parole di Gesù sul Battista , rimane ancora M t. 2 I , 3 I b-3 2 , il passo parallelo a Le. 7 ,29-30 . Esso co stituisce un'aggiunta visibile alla parabola dei due fi gli (Mt. 2 I ,28-3 r a)" che Matteo (senza parallelo si nottico) presenta dopo la discussione sull'È�oucr(a. , la quale contiene una sorta di paragone fra Giovanni c Gesù. Ora i «pubblicani» , in Marco sempre ( tre volte) e per tre volte in Luca e in Matteo, sono appaiati ai «peccatori» ; qui , invece, per due volte, lo sono con B · Con la discussione di questo paragrafo mi oppongo a quanto scrive D. Catchpole, Reproof and Reconciliation in the Q Communil)•. A Study of tbe Tradition-Hislory of MI r8,15-17.21-22 l Lk 1 7 , 3-4 ( SNTU 8 ) , Linz 1 98 3 , 79·90. �4· È possibile che l'evangelista conservi la storia di «Matteo», pur se l a riduce di molto, poiché forse nella sua comunità questo «Matteo» era già considerato non solo l'apostolo, ma l 'autore del racconto che lui stava riscrivendo. 3 5 · Cfr. Meier, op. cit. , 401 .
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le «prostitute» , come non accade mai altrove nei si nottici. Pare evidente che «pubblicani e prostitute» siano agli occhi di un pio giudeo le due categorie di uo mini e donne ebrei liberi più lontane dall'osservanza e più contaminate con gli stranieri ; che significato hanno qui? Mi sembra abbastanza chiaro che la chiesa di Ma t teo non sia chiesa di pubblicani e men che meno di pro stitute, i quali qui , d'altro canto, non «giustificano Dio » né si «fanno battezzare» , come in Le. 7 , 2 9 , ma «precedono . . . sommi sacerdoti e anziani del popolo» ( cfr. Mt. 2 1 ,2 3 ) , che certamente non sono dentro al « regno di Dio » . \6 A ben vedere, non lo sono nemmeno pubblicani e prostitute, sia perché la [3aO'LÀ.ELa ha una sua dimensione temporale, per cui non è affatto detto che sia già realizzata o presente/; sia soprattutto per ché in Matteo 1tpo&:yEL'V Etc;, anche al presente , non in dica necessariamente il raggiungimento della meta .38 Ergo pubblicani e prostitute non sono nel regno, ma ancora lungo la « via» ; perciò non «giustificano Dio» , ma «credono a Giovanni» (unico caso nel Nuovo Te stamento di 1tLO''tEUW costruito con Giovanni Battista come complemento di termine ! ) . La loro «fede» è 36. U t ile in proposito H. Windisch, Dic Sp,.ih'bc vom Ei11gehen i11 das
a Le. 7 ,29·30, noto che ) .) . Kilgallcn , ]ohn lhe Baptist, the Sinful Woma11, and tbe Phal"· isee : JBL 1 04 ( 1 985 ) 67.5-679, ipoti7.za addirittura essere un'inserzione redazionale lucana, che esprime il parere di Luca (c non sarebbe parola di Gcsì•) con lo scopo di preparare la scena della peccatrice perdonata ( Le. 7 ,36-50) ; costei sarebbe già stata libera dai peccati poiché già bat tezzata da G iovanni. Che questa sia l'idea di Luca , pare a me un po' az zardato a dirsi , anche se un legame fra gli episodi, che sono consecutiv i , esiste; i o credo possibile che Matteo proprio da questo legame (c dalla necessità di evitare al suo Gesù una situazione cosl contaminante come quella del contatto fisico diretto - anche se limitato ai piedi - con una prostituta) abbia tratto ispirazione per dire che anche le prostitute credettero a Giovanni. 3 7 · V. qui sopra, n . 20.
Reich Golf es : ZNW 27 ( 1 928) 163·192. In quanto
38. Cfr. Mt. 2 8 ,7 ( «Ed ecco vi precede verso la Galilea»), che l'evange lista non vede in contrasto con 28,9 ( «Ed ecco Gesù andò loro incon tro» l, in cui Gesì1 mostra di non essere affatto in Galilea. J OO
quindi imperfetta , ma pur tuttavia stanno davanti al la gerarchia giudaica , che nemmeno « si pente» ; del re sto, il battesimo di Giovanni (che qui non è ricordato in modo esplicito, mentre lo è in Le. 7 ,29) è per Mat teo esclusivamente un «battesimo per la penitenza» , senza i l perdono dei peccati (Mt. 4 , 1 1 ) . L'accenno al le prostitute , allora,'9 in ottica matteana serve proba bilmente ad allontanare ancor più i pubblicani dal re gno; possono pentirsi , cd anche «credere a Giovan ni» e magari farsi da lui battezzare , ma non sono né salvati come Zaccheo, né giustificati come il pubblica no orante . 6 . Il messaggio di Giovanni L'ultima osservazione ci ha ricondotti al modo di ve dere di Luca e al suo dittico composto dal1e cosiddette Buss- e Standespredigt - da noi sopra esaminate - e ci permette di affrontare nel modo che io ritengo corret to Mt. 3 , 1 - 1 7 . Il contenuto del dittico lucano è coeren te con Le. 7 ,3 5 : vi sono nuovi figli di Abramo, cioè folle, pubblicani e soldati (pagani) ; si osservi anzi il 'tÉxva., che unisce in qualche modo anche verbalmen te Le. 7 ,3 5 a Le. 3 ,8 (e che è conservato in Mt. 3 ,9 , ma con un significato ormai diverso) . Matteo non sembra capace di accettare tali affermazioni, né può ammette re che Papostrofe «razza di vipere» sia rivolta a que1le folle che, sino alla passione, sono favorevoli a Giovan ni e a Gesù. Allora elimina la Standespredigt e sosti tuisce alle folle i soliti nemici , cioè «Farisei e Saddu cei» ;40 così facendo, però, l'intera scena muta ottica , � 9 · A parte una certa inverosimiglianza , poiché non riesco ad im m ag i nar·
mi un predicatore giudeo e asceta del deserto come Giovanni Battista , che predichi a donne e, ancora meno, a prostirute. 40 . È difficile immaginare dietro alla frase una memoria storica e non una ricostruzione a tavolino ; specialmente i Sadducci, poco p r open si ad IOI
poiché non riguarda più la conversione, ma una oppo sizione. Mentre Luca ha in mente la chiesa dei conver titi, con i suoi « frutti» distinti,41 rappresentati sim bolicamente dai consigli contenuti nella Standespre digt, Matteo ha di mira improbabili categorie di con vertendi , a cui Giovanni chiede un unico «frutto» di conversione.42 Tutte le parole di Giovanni in Matteo , dunque, paiono secondarie rispetto a Luca, compreso il già visto Etç J.LE"'t'civot.a.v di 3 , I I , che è un inserimen to nel contesto, proveniente da Mc. I ,4 = Le. 3 , 3 . Come il discorso, anche la cornice mi pare postluca na.43 Mt. 3 , I , « in quei giorni» , segna il probabile caaderire a messaggi apocalittici, ad uno come il «Battista della storia» a vrebbero volentieri tagliato la testa, senza pagargli l'omaggio di andare a farsi battezzare da lui . Non credo nemmeno che Matteo voglia dire che Farisei e Sadducei andavano da Giovanni come «Osservatori», senza volersi battezzare (Sabugal, 1 973 , 243 ), per due ragioni . In primo luogo, non capirei il termine «molti» (che credo sia l'esito matteano delle «fol le» lucane) , che riprende la «totalità» dei battezzandi di Mt. 3 ,5 s. e mal si addice a chi ( in missione ufficiale? di propria iniziativa?) vada ad os servare (cfr. ad es. Mt. 1 5 , 1 ; x6,z ; 1 9,3) e, in secondo luogo, ritengo con vincente che E"ltl -.ò �&:7t-.�� di Mt. 3 ,7 sia l'esatto corrispondente di aa:r.-.�uDi'jva.� di Le . 3 ,7, sostituito da Matteo in base alla propria predi· lezione per i sostantivi astratti in luogo di voci verbali (cfr. A. Fuchs, Intention und Adressaten der Busspredigt des Taufers bei Mt J,7·IO in I d . [ ed. ] , ]esus in der Verkiindigung der Kircbe [ SNTU, A z ] , Linz 1 976, 6:; e n. 9) . Questo, infine, non è in contrasto con Mt. 2 1 ,25-27 o
32, poiché là Matteo non parla di battesimo ( diversamente da Luca), ma di «Credere a Giovanni»; ritengo, cioè, che Matteo voglia presentare « Farisei e Sadducei» che vogliono farsi battezzare , per evitare l'ira in combente, ma senza credere, cioè senza convertirsi (ove il «credere» sa rebbe il « frutto della conversione»: Mt. 3 ,8 Mt. 2 1 ,32). Contro, v. Nepper-Christensen, op. cit. , 198 e specialmente n. 37· V. sotto, n. 42 e sopra, § 5 · 4 1 . L'espressione è anche paolina : Gal. 5 ,22 ; Rom. 6 ,2 1 s . =
4 2 . Questo frutto, secondo alcuni, sarebbe i l battesimo stesso; cfr. Merk lein, op. cit. , 36 s.; Nepper-Christensen , op. cit. , 202 . Per la connessio ne xa.p11:o!/xa.p7t6.; con convertiti/convertendi, v. Fuchs, Intention, 74 ss. ; si osservi che l'autore sostiene la necessità del singolare in presenza di «Farisei e Sadducei», la cui redazionalità è da lui più volte sottolinea· ta nd corso della discussione. 4 3 · Abbiamo già visto da quale esigenza d !rivi il cdeserto della Giu dea» ; v. sopra, p. 90. 1 02
povolgimento delle cronologie lucane ( I ,2 6 ; 2 , I ; 3 , 2 I ) , in cui la storia d i Gesù è inserita in quella di Gio vanni. Matteo, infatti, accetta la «cronologia teologica della successione» fra i due, per la loro attività pubbli ca, ma con la sua storia dell'infanzia - del solo Gesù fa sì che Giovanni compaia «in quei giorni» , che sono i giorni della storia di Gesù , già riconosciuto dai ma gi e già respinto dalla gerarchia giudaica . Luca si era «limitato» a far parlare Gesù prima di Giovanni , con la proclamazione della propria figliolanza divina nel tempio (Le. 2 .4 I -5 2 ) ,44 ma l 'intera scena di un Gesù che si intrattiene amichevolmente con i «dottori» den tro al tempio (così come quella di una sua presenta zione) è inaccettabile per Matteo, secondo cui i rappre sentanti della religione giudaica tramano contro Ge sù , sin dalla sua infanzia (dr. Mt. 2 ,4) . L'odio della gerarchia religiosa per Gesù è costante in Matteo , che, come abbiamo visto, inserisce « Saddu cei» fra i nemici di Gesù (e di Giovanni) anche laddo ve la loro menzione era assente prima di lui . A causa di una tale contrapposizione tra fede cristiana e mondo aronnitico, credo che Matteo abbia ritenuto assurdo il racconto di Le. I , in cui Giovanni Battista appartiene ad una famiglia sacerdotale ( Le. I ,5) e in cui addirittu ra Gesù è un sadduceo per via di madre (Le. I ,36) . Anche perciò dovrebbe avere sentito la necessità di ri scrivere le narrazioni dell'infanzia. Esse mi paiono, in fatti , nella versione matteana, una cosciente e conti nua risposta al racconto lucano, del quale conservano gli elementi cristologici ritenuti validi (che sono anche i più moderni ; ad es . nascita verginale, concepimento ad opera dello Spirito santo, piena divinità di Gesù bambino : Mt. I , I 9- 2 5 ) , nonché alcuni espedienti nar44 · George, op. cit. , 1 54 s. Per l'insieme dei rapporti fra Gesù e il tem pio in Luca, v . A. Casalegno, Gesù e il Tempio. Studio redazionale su Luca-Atti,
Brescia 1 984. 103
rativi (ad es . le apparizioni angeliche) . Rispetto a Lu ca, però, Matteo modifica o sostituisce l'attenzione agli umili, l'obbedienza alle autorità, l 'osservanza cul tuale; insomma, quanto vi trova di irenico , di « filooc cidentale» , in una parola, di lucano. La discussione Jci particolari ci porterebbe molto lontano dagli scopi di questo saggio ; basti qui osservare che Matteo (il quale , unico fra i sinottici , fa sì che il suo Battista apostrofi i Sadducei come « razza di vipere») non sembra la per sona più adatta a riconoscere a Giovanni l 'apparte nenza alla stessa schiatta dei suoi nemici . Il v . 3 , 5 («Allora veniva a lui Gerusalemme e tutta la Giudea e tutta la ragione del Giordano») dovrebbe essere fusione di Mc. r ,5 («E veniva a lui tutto il pae se di Giudea e tutti i Gerosolimitani») con Le. 3 , 3 r « E venne - scil. Giovanni - in tutta la regione del Gior dano»), con l 'inserimento della notizia geografica lu cana nella struttura di pensiero di Marco. Matteo non sembra rendersi conto che, ricordando 1téicra 'Ìl 7tEPLXWPO� ""tou 'Iopoci\lov , Luca dovrebbe ci tare da Gen. I 3 , r o s . , all'inizio della storia di Lot .41 Quella di Le. 3 , 3 mi pare una vera citazione poiché , di ce il Genesi, tale terra era ricca d'acqua , prima che scendesse su Sodoma e Gomorra il fuoco dell'ira di Dio. Quindi Luca (o la sua fonte) vi ambienta Gio vanni, battezzatore nell'acqua che attende un battesi mo di fuoco, e l'immagine ha un senso nella misura in cui il Battista si trova nella 7tEPLXWPO�, come appunto in Luca; non ha più senso in Mt. 3 ,5 . Esso è dunque secondario e Luca conserva la versione primitiva . Anche Mt. 3 , 2 , in cui il Battista proclama : « Penti4 5 · Che, del resto, Matteo evita di nominare, di fronte a Le. 1 7 ,28-30. 32, da cui conserva, però, Noè : Mt. 24,37-39 Le. 1 7 ,26 s . Per l'ori ginalità del logion doppio, v . Becker, op. cit. , 1 24 n. 2 1 3 . Per l'impu rità dei discendenti di Lot, v . mfeb. 8,3. 'ltEp(xwpoç è comunque termi ne di Luca (2/r /5/o/ 1 ) , che propone da solo i due terzi delle ricorrenze nel Nuovo Testamento. =
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tevi, si è avvicinato infatti il regno dei cieli» , ha una sua peculiarità . Con esso scompare, infatti , il conte nuto marciano deli'« annuncio» di Giovanni , cioè il «battesimo di pentimento per il perdono dei peccati» (Mt. 1 ,4) , sostituito da una frase tipicamente gesua na, almeno secondo Mc. I , 1 5 ( « . . . si è avvicinato il regno di Dio : pentitevi . . . » ) , che Matteo conosce mol to bene ( 4 , 1 7 : «Pentitevi , si è avvicinato infatti il re gno dei cieli» ; cfr. I 0 ,7 ) . A ciò corrisponde il fenome no inverso, per cui quel yE'V'Vi)(J.a:tcx ÉXt.O'VW'V che Lu ca presenta come caratteristico di Giovanni ( Le. 3 ,7 = Mt. 3 ,7 ) , secondo Matteo ricorre due volte anche in bocca a Gesù , in un momento di forte contrasto con i Farisei (Mt. 1 2 ,3 4 ; cfr. I 2 ,24) e contro scribi e Fari sei (Mt. 2 3 ,3 3 ; dr. 2 3 ,2 ) . Se si aggiunge che negli stessi contesti il Gesù di Matteo rinfaccia ai suoi av versari che non «fuggiranno il giudizio della Geenna» ( 2 3 ,3 3 ) e fa uso della metafora dell'albero e del frut to ( 1 2 ,3 3 ) , si vede come il Battista in Matteo non di ca quasi più nulla di suo. Anche la negazione della <
I l dialogo fra Giovanni e Gesù
Dallo svuotamento del messaggio del Battista pas siamo al punto forse di maggiore subordinazione di Giovanni rispetto a Gesù : il dialogo fra i due prima del battesimo (Mt. 3 , I 4- I 5 ) . Tutti i commentatori , o quasi , sono convinti della redazionalità matteana di 105
questi versetti , che ci fanno vedere quanto diversa sia la «ambiguità» di Giovanni in Matteo, rispetto a quel la che pure abbiamo rilevato in Luca. Qui non c'è la Visitazione; anzi , Gesù rifiuta il bat tesimo a Giovanni , che così non sarà mai «cristiano» .46 Egli, legato soltanto alla tradizione profetica della Scrittura, che con lui termina (Mt. I I , I 2 - I 3 ) , è un «te stimone esterno» della venuta del regno (come mostra Mt. 3 ,2 ) , ma, diversamente da quanto abbiamo visto avvenire in Luca, è escluso dall'annuncio del vangelo . Questo, in Matteo, è riservato a Gesù ( 4 ,2 3 ; 9 ,3 5 ) e , dopo l a sua morte , alla sua chiesa presso i pagani ( 2 4 , I4; 26,! 3). Si osservi ancora che i l «compiere ogni giustizia» sostiene la redazionalità di Mt. 2 I ,3 2 , già analizzato sopra ( «Venne infatti Giovanni a voi nella via della giustizia » ) . Possiamo chiederci che senso abbia il 1tii aa . lo credo che per Matteo, se Giovanni è inviato da Dio (M t. 3 ,3 ; 1 1 , I o ; 2 r ,3 2 ) , allora il suo battesimo sia una sorta di ultimo comandamento della Legge, prima della venuta di Gesù. Sarebbe cioè dovere di ogni buon giudeo farsi battezzare, «preparando la via al Signo re» (Mt. 3 ,3 ) , cioè preparandosi ad accogliere Ge sù e così scampare all'ira incombente ( 3 ,7 ) . Matteo, però, sa che i Giudei , i capi e, da ultimo, anche il po polo, hanno respinto prima Giovanni e poi Gesù, pre cipitandosi con le proprie mani nella rovina. Ritengo che il suo vangelo sia uno scritto che vuole anche spie gare teologicamente le ragioni della distruzione del tempio, di Gerusalemme e quasi dell'intera etnia giu daica sul suolo palestinese. 8 . Il digiuno Vi sono ancora due brani che, nel quadro generale 46. Cfr. Trilling, op. cit. , 287.
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qui delineato, sono di importanza relativamente mode sta , ma di cui conviene parlare essendo essi oggetto di dibattiti piuttosto ampi : la disputa sul digiuno e la di scussione sull'autorità . La disputa sul digiuno (Mt. 9 , 1 4- 1 7 ) è soprattutto importante, all'interno di una disamina dei modi in cui Matteo tratta Giovanni e il giovannismo, per la mo difica iniziale , di redazione matteana, di cui abbiamo già parlato .47 Per il resto, Matteo sembra seguire ab bastanza fedelmente Mc. 2 , r 8 - 2 2 (e quindi ProtoMar co-Matteo) , con qualche lieve abbreviazione e·un paio di probabili punti di contatto con Le. 5 , 3 3 -3 9 . Poiché , però, il brano è stato acutamente analizzato dal Rol land e portato come pezza d 'appoggio per una versio ne semplificata delle tesi boismardiane,48 conviene ve dere se esso non sia comprensibile anche alla luce del l 'ipotesi qui discussa. L'argomento più solido della tesi del Rolland (gli altri essendo tutto sommato secondari o comunque più facilmente confutabili) mi sembra quello fonda to sul rapporto fra Mt. 9 , r 6a, Mc. 2 , 2 r a e Le. 5 ,3 6b ( rispettivamente: ovoe:tc; OÈ È'lti.�CiÀ.À.e:t. È7tL�À.11(.l.!X. pci xovc; ày\lcicpov È'Ttt Lf.la't'L� 7taÀ.at.@ l ovoe:tc; È1tL�À.11f..La pcixovc; ày\laq>ov Èmpci7t't'Et. È1tt Lf.lci't't.0\1 7taÀ.at.6\l l ovoe:tc; È7tL�À.11(.l.(X. à'TtÒ Lf.l!X.'t'LOV X(X.I.\IOU crxlcrac; È'ltl. �ciÀ.À.e:t. È1tt Lf..Lci't't.o\1 7taÀ.at.6\l) . L'È7tt.�ciÀ.À.e:t. È1tL�À.11f..L!X. di Matteo, infatti, pare più arcaico sia del testo lu cano sia di quello marciano; anzi , l'Èmp&.7t't'Et. di que st'ultimo non può essere la lezione originaria, poiché non si capisce perché, almeno Luca, avrebbe dovuto sostituirlo con il più banale Èm�ciÀ.À.e:t. e come tale le zione possa essere stata ottenuta da Matteo in via in dipendente. Ergo È7tt.�ciÀ.À.e:t. dev'essere la lezione ori ginale, poi modificata con il più tecnico e preciso Èm47· V. sopra, p. 88 n. 1 3 .
4 8 . Rolland, Les prédécesseurs. ! 07
pti.1t'tEt. a livello di redazione marciana. Il diverso or dine delle parole e alcune altre differenze fra i versetti permetterebbero poi di scoprire una rete di influssi re ciproci, spiegabili appunto con un'ipotesi simile a quella del Boismard , ma di questa più semplice . Il problema è forse più complesso di quanto sin qui appaia. L'introduzione lucana al nostro versetto, in fatti , - che suona : «E diceva loro anche una parabola» (Le. 5 ,3 6a) - dovrebbe essere una normale formula lu cana che manifesterebbe il passaggio, da parte dell'e vangelista, all'uso di materiale tratto da una fonte di versa da qudla usata in precedenza ;49 qui , dunque, Lu ca sembra usare , oltre a ProtoMarco-Matteo , anche un 'altra fonte. Essa , dall'aspetto attuale del testo luca no, si presenta come una raccolta di logia di Gesù , or ganizzata in base a parole-chiave (qui : vecchio/ nuo vo) , cioè, probabilmente, Q .'0 49· Bultman n , Geschichle, 349 · �o. Discussion i in M. Ceccon, dattiloscritto presso la Bibl . E. Pe terso n , Universi tà di Torino, a n no accademico 1 985/86. Con tale uso di Q si spiega a n che Le. 5 ,39 ( «E nessuno che beva il vecchio, vuole il nuovo : dice infatti : il vecchio è buono») che, nonostante la presenza dell� pa role- chi ave , a prima vist a contraddice quanto p recede . Per il suo signi
ficato nel contesto, ritengo anch'io come molti che indichi un rifiuto giu daico. Luca vuole forse mostrarne l'infondatezza, conservando una certa preoccupazione per gli «Otri vecchi» (v. 37) e accennando i n qualche modo alla possibilità, sia pu re negata, di un «accordo» ( crv:.uPw'lflio-E�: v . 36, senza parallelo sinottico) del nuovo sul vecchio. Così il brano sa rebbe analogo alla disputa, anch'essa antifarisaica, del cap. 1 6 , da noi a nalizzato sopra. La colpa dei Giovanniti starebbe allora n e l l ' avere ac col to la men tali t à farisaica, ricca di preghiere e di digiuni , ma ipocrita ; essi hanno tentato di accordare la novità del va n gelo al vecchio non del la Bibbia - con cui non dovrebbe esistere disaccordo -, ma della tradi zione, in modo cioè sbagliato, usando il «lievito dei Farisei» . Per quan to riguarda il livello redazionale, si osservi il diverso equilibrio interno del brano in ProtoMarco-Matteo e in Luca : in Marco e in Matteo la di scussione verte su : «vestito vecchio», «vino nuovo», «otri vecchi» e «otri nuovi» ; in Luca, invece, troviamo : «vestito nuovo» e «vestito vec chio» ; «Otri nuovi » e «Otri vecchi»; «vino nuovo» e «vino vecchio» . An ch e l'organizzazione lucana del materiale, che sembra indicare una ri cerca di parallelismi i n t er n i al racconto, potrebbe essere i ndi ce di una
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Inoltre, sembra dimostrato che Luca tendenzial mente sciolga le :figure etimologiche'1 e quindi la origi narietà di Matteo parrebbe dimostrata . Come si spie ga, però, il testo di Marco e come quadra , con tale ori ginalità di Matteo, la nostra ipotesi di partenza ? Innanzi tutto , contrariamente a quanto può sem brare , Èmf3ciÀ.À.w è verbo perfettamente lucano ( 2 l 4 1 5 l 2 l 4 ) , che realizza fra terzo vangelo e Atti quasi la metà delle proprie ricorrenze in tutto il Nuovo Testa mento ( 9 l 20) . Esso condivide il successo presso Luca dei composti di f3ciÀ.À.w'' e degli astratti omoradica l i ; n mentre il verbo semplice ( 341 1 8 / ! 9 / I 8 1 5 ) ed il composto più usuale , hf3ciÀ.À.w ( 2 8 l 1 6 l 2ol 61 5 ) , mostrano la loro maggiore presa sul greco più sempli ce di Matteo e la loro scarsa rilevanza in Atti , opera lu cana che è in genere più «greca» del terzo vangelo.H r.:cnica compositiva a rca ica e , com u nque , presuppone il v . 3 9 , unico a contenere un accenno al «vino vecchio». Ciò non togl i e che esso resti ambiguo e che proprio l a sua a mb iguit à , insieme C0!1 l 'allusione ad un «accordo>>, se vale l'ipotesi qui difesa, sia parsa i n acce t tab i l e a Matteo che, come gli altri sinottici , legge in questi loy,ia un insegnam-:nto per la realtà ecclesiale dei suoi giorni. Mi pare, infine, assai in teressan te la pos sibilità di una notevole analogia contenutistica e formale di un bmno di tradizione protomarciano-matteana con uno che forse proviene da Q. 5 ' · .T . Jere m ias , Die Sprache de s Lukasevan11,eliums. Redaktion rmd Trii· dition im Nicbt-Markusstoff des dritlen Evangeliums ( KEK), Go tt i nge n 1 9!!0, 74 s . 5 2 . Sono esclusivamente lucani : OI.(J.�ciJ.).w ( c oui�oÀo; ha 6/o/5/3/2), È!Lf3aÀÀw, !LE'ta[31i.).).o!J.a.�. 7ta.pa.[31i.).).w, 7tpo[31i).).w, CTUv�li.).).w (o/ o/ 3/0/4! ) e \mo�aÀÀw, cioè ben sette sui dodici da me individuati ( cons i dero 'ltapa.�oÀEVOIJ.CI.�. Pbil. 2 , 30, troppo lontano per essere si gnificativo) . 5 3 · Sono esclusivamente lucani : àva.�o).'l), �o).T}, Èxao).T}, mentre CÌ1to [3o).T} ricorre solo due volte, in Act. e in Rom. Diverso il caso di xa.'ta [3o).T} ( che, sempre nel si n tagma xa.'ta�o).i) x6t1!J.ou , ha queste ricor renze : 2/o/ I / I /o) e di 'ltapaao).'l) ( 1 7/ I J/ 1 8/o/o), che mi chiedo se fosse ancora sen tito come un omoradicale. Va da sé che l'uso di compo sti e di astratti i ndica una mi gl iore pad rona nza della li ngu a . 54· Simile i l caso di 1tEp�{31i.).).w ( 5/2/3/1/ I ) , che è i n controtendenza; s ul la sua validità di indicatore stilistico fa riflettere il fatto che, oltre al le d od ic i ricorrem:e qui ricordate, nel Nuovo Testamento si ripresenti 1 09
Di contro, btt.�aÀÀ.w non è verbo molto usato da Matteo, che Io presenta qui e in uno solo dei quattro possibili passi paralleli marciani (Mc. 1 4 .46 = Mt. 2 6 ,5o) ; quindi è altamente probabile che si trovasse nella fonte di Matteo, poiché questi ben difficilmente l 'avrebbe introdotto. D'altro canto, Luca sostituisce sempre Èm�aÀÀw quando lo trova in Marco," ma , nelle altre quattro ricorrenze oltre a questa , due volte'6 inserisce il verbo (Le. 2 0 , 1 9 e 2 1 , 1 2 ) in materiale mar ciano che ne è privo e due altre volte lo usa in passi senza parallelo sinottico (Le. 6 ,9 2 e 1 5 , 1 2 ) . La su.1 te stimonianza non è quindi decisiva. In quanto all'ordine delle parole - tenendo conto del fatto che il lucano à7tÒ L(ltx:tlou XCX.t.'VOU rrxlrrcx.c, do vrebbe essere una riflessione sua (o della sua fonte ) che mostra, meglio di quanto emerga dal testo (proto) marciano-matteano, l 'assurdità dell'operazione de scritta e la pericolosità del tentativo di conciliare il cri stianesimo con l'osservanza (farisaica) - Luca ripropo ne lo stesso ordine di Marco, mentre Matteo varia . acaltre dodici
v o l te ,
sempre
c
solo nell'Apocalisse, il cui greco è pessimo ..
5 5 · Propongo un esem pio che ritengo molto s ign i ficat i vo per il t i po di di scussione che stiamo svolgendo : per il pi an to di Pietro, Mc. 14,72 ha un ( piuttosto hanalc) xt1L Ém�CI).wv blCI�Ev, che in Le. 2 2 ,62 d i v ien e xt1L ÈI;Elltwv Él;w ÉXÀ.ClVCTEV mxpwç, colon allitterante, composto da d ue comma/a simmetrici c isosillabici ( 5 / 5 ) , il cu i andamento a sin ghiozw, per accenti e assonanze, può provenire soltanto dall ' abi lità com positiva di Luca. Questo bel periodo è riprodotto tal quale in Mt. 2 6 . 7 5 · Siamo certi della dipendenza d i Matteo, anche perché il verbo XÀCILw è tipicamen te lucano ( 2/ 3/I I /8 / J ) ed è usato da M a t teo solamente qui e in 2 , 1 8 , ov e è citazione di ler. 3 t , 1 5 . R itengo assai poco probabile che Matteo o Q abbiano creato una tale espressione ( che, infatti, è u n esem pio ormai classico contro la validità di Q come ipotesi scientifica : cfr. ad es. Burrows, op. di. , 89 n. 7).
56. Nella f ra se fatta È1t�(36.llEw 't� XEi:pCic;, che Luca usa a proposito di un tentato arresto di Gesi1 e della persecuzione futura dei discepol i . Essa dovrebbe derivare d a Mc. 14-46 ( nella scena dell'arresto), versetto, p erò, che Luca elimina dalla sua scena parallela ( poiché Gesù dev'�scre l ibero per poter curare il servo del sommo sacerdote ) .
I lO
costando il verbo al sostantivo omoradicale, così da costituire una figura etymologica. Da una rapida indagine in Matteo, risulta che egli è in grado di apprezzare il gioco etimologico-paronoma stico, come in 2 , I 2 (materiale solo matteano) , ove pro pone ci.VEXWP'l}O"Il.V EL� ,;i}v xwpa.v (verbo composto + sostantivo semplice) , ovvero in 4 , I 8 , ove, a fronte di un ci(..Lcp l.�aÀ.À.ov,;a.� di Mc. I , I 6 (Luca tace) , propone �ciÀ.À.ov,;a.� ci(..Lcp L�À.'l}CT'tpov (verbo semplice + sostan tivo composto) . In entrambi i casi , come nel nostro, il verbo precede il sostantivo omoradicale. Inoltre, nel la parabola della zizzania e nella sua spiegazione (solo matteane) , leggiamo : CTitELpa.v,;�.o xa.À.òv CTitÉp(..La. ( I 3 , 2 4 ; ma cfr. Mc. 4 , 3 l Le. 8 ,5 l Mt. I 3 , 3 ) ; o CTitELpwv 'tÒV xa.À.Òv O'"itÉp(..Lil. ( I 3 , 3 7 ) e ÈV Xll.Lpé;> 'tOV i)Ep!.. CT(..LOV ÈpW 'tO�� i)Epi.O'"'tll.�� ( I 3 ,3o) .'7 Dunque mi pare del tutto ragionevole concludere che a) l'ordine originale delle parole è quello di Marco e di Luca e b) Matteo sposta Èm�ciÀ.À.EL , che trova nel la sua fonte , per creare una figura etymologica, secon do uno schema a cui ricorre alcune volte, specie in bra ni di sua redazione. Non è chiaro se ÈitL�aÀ.À.EI. fosse in ProtoMarco-Matteo e sia stato conservato da Mat teo e da Luca , oppure se sia stato inserito da Luca e ri preso da Matteo ; certamente non è stato inserito da Matteo, che mostra comunque la propria seriorità. 9·
La «sequenza battistica» Come ultimo argomento, vi è ancora la cosiddetta
'5 7 · L'ultimo passo matteano ne richiama altri , quali xaxoùc; xaxWc; à. 'i.OÀ.Écm av-tovc; ( 2 1 ,4 1 ; cfr. Mc. 1 2 ,9 : IÌ.1toÀ.ÉCTE� -toùc; yEwpyovc; = Le. 20, 1 6 + "tOv"tovc;) ; veri polyptota, come o cra-tavcic; "tÒV cra-tavciv Èx �aÀ.À.EL ( 1 2 ,26, contro Mc. 3 ,26 e Le. I I ,1 8 ) ; à.8EÀ.q)Òc; à.8EÀ.cpov ( 10,2 1 , senza parallelo) e altri passi condivisi con Luca ( 22 , 2 1 = Le. 20,2.5 con tro Mc. 1 2 , 1 7 ; 1 0 ,26 = Le. 1 2 ,2 ecc.), oltre al famoso ocpELÀ.TJJlll"tll di ,\!t. 6 , r 8 , che a mc pare aggiunto paronomasticamente su ÒcpELÀ.É'tllLc;. III
disputa sull'autorità (li:It. 2 I , 2 3-27 = Mc. I I ,27-3 3 l Le. 20 , I -8 ) . Dal mio punto di vista il brano non me riterebbe molta attenzione, poiché in esso mi pare che Matteo prosegua come suo solito, rimanendo sostan zialmente fedele a Marco, ma con qualche lieve inse rimento da Luca (il otoacrxo\l'tt di Mt. 2 I ,2 3 è riassun to della scena di Le. 2 0 , 1 - otoacrxo\l't"Oç IXU'tOV 'tÒ\1 À.ao\1 -, cfr. Mc. 1 I ,2 7 : '1tEpt1ta'tou\l'toç a1 h ov ) . Que sta disputa, però , insieme con la parabola sui due figli (Mt. 2 1 ,28-3 1 , senza paralleli) , la menzione dei pub blicani e di Giovanni (Mt. 2 1 ,3 1 b-32 l Le. 7 ,29-3 0 ) , la parabola dei vignaioli omicidi ( Mt . 2 1 ,3 3-46 l Mc. 1 2 , 1 - 1 2 l Le. 20 , 9- 1 9 ) e la parabola della grande ce na (di nozze in Mt. 2 2 , 1 - 1 4 ; non così in Le. J 4 , 1 5-24) è stata considerata da alcuni come costituente un gmp po di testi di origine precristiana battistica, tutti rela tivi alla figura del Battista : sarebbe la Baptistic Se quence.'8 La conferma di tale ipotesi verrebbe da ev. Thom. 64.6 5 .6 6 , che anzi conserverebbe l'ordine primigenio della sequenza e che, dato un accenno, contenuto alla fine della parabola del banchetto (ev. Thom. 64) , a « mercanti che non entreranno nel 'to'1toç del Padre mio» , mostrerebbe che la parabola sarebbe « tratta da una fonte in cui si trovava certamente nel contesto del la purificazione (del tempio) » .'9 A parte il fatto che ritengo di avere dimostrato che l'accenno ai pubblicani e a Giovanni è aggiunto da Matteo alla parabola dei due figli, con modifiche note voli rispetto all'originale lucano, e a parte il fatto che pare strano che sia una armonia evangelica gnostica della seconda metà del secondo secolo6o a conservare 58.
Lowe e Lowe-Flusser, opp. citt. ( sopra, p. r6
n.
7).
Lowe, op. cit. , 259; la sottolineatura è mia. 6o. Ché tale ritengo ev. Thom. , analogico, sia pure proveniente da di verso contesto storico-letterario, a ev. Ebion . , p::r cui v . D.A. Bertrand , 59·
1 12
l'ordine presinottico, la stranezza maggiore dell'argo mentazione emerge forse dal modo di vedere quale sa rebbe stato il destino redazionale della parabola del banchetto .61 Luca, infatti, la estrapolerebbe dal conte sto originario, !asciandola però praticamente intatta nel contesto nuovo e diverso ( ! ) ; Marco la salterebbe ; Matteo la toglierebbe dall'ordine, ponendola dopo la chiusa costituita dal detto sulla pietra scartata, adat tandola ( ! ) però alla parabola dei vignaioli omicidi, ac canto alla quale l'avrebbe trovata nella sequenza origi naria e da cui la stacca ( ! ) . Mi pare che una tale ipotesi , cosi ricca di contraddi zioni interne, non meriti altra risposta che l'esposizio ne stessa.63
L'É t'tJII1!,ile cles Éhioniles: une harmonie évangélique antérieure au Dialessaron : NTS 26 ( 1 980) 548-563 . 6L Lowe, op. cit., passim_
6 2 . Metodologia simile, cher, Lukas, 38.
a
proposito di Mt.
I I ,12
s.
/ Le. t6,t6, in BO
CAPITOLO QUINTO TRADIZIONI E STORIA
Siamo così giunti all 'epilogo del nostro viaggio lungo le correnti , talora infide e perigliose , che muovono il mare della tradizione sinottica. Eravamo partiti con lo scopo di individuare le tradizioni sinottiche sul Batti sta e di organizzarle lungo una linea di sviluppo stori co-letteraria all'interno del Nuovo Testamento, senza ignorare che una siffatta organizzazione è in qualche modo connessa con una teoria generale dei rapporti fra i sinottici. Il raggiungimento di tale scopo è , credo, sotto gli occhi del lettore. Vi sono nei sinottici due tradizioni distinte su Giovanni , una marciano-matteana e una lu cana. La prima è presente in Marco, è ripresa ed accen tuata in Matteo, compare diluita in Luca . La seconda è giunta a Luca ; forse non è nemmeno un'unica tradi zione, ma un insieme di notizie diverse, il grosso delle quali è costituito da due liste di logia, parole presenta te come di Giovanni o di Gesù su di lui . Il tutto è pro fondamente meditato da Luca, che lo fa proprio, inse rendolo nel suo racconto evangelico ; attraverso questa elaborazione giunge a Matteo. Matteo è un notevole teologo giudeo cristiano che medita con dolore sulla distruzione nel fuoco e nel san gue attraverso la quale è passato il popolo a cui appar teneva, ma a cui non appartiene più : egli infatti ora ha trovato, nella storia del suo Cristo e della sua chiesa, la spiegazione teologica di tale rovina e la ragione sto rica del proprio non essere ebreo. Questa ragione è il rifiuto opposto, prima dalle gerarchie giudaiche e poi I I5
anche dal popolo, al Cristo Gesù e alla chiesa cristiana . Matteo non è né antigiudaico né fi.lelleno, ma è testi mone dell'estendersi del cristianesimo fra i pagani . È giunto a conoscenza della produzione letteraria lucana e l'ha giudicata inaccettabile ; ritengo che il suo libro sia un segno, e sia stato forse uno strumento, di un'at tività missionaria con tendenze antipaoline' e giudaiz zanti , che avrebbe percorso il cristianesimo orientale verso la fine del primo secolo. La dipendenza letteraria di Matteo da Luca, però, è e resta una ipotesi da accertare, in quanto l'indagine ha qui privilegiato il materiale sinottico sul Battista . Il lettore avrà notato che ho raccolto «prove» anche in brani non connessi con Giovanni, ma ciò è ancora lontano da un controllo a tappeto che, solo, permette un giudizio globalmente valido. Questo dovrà conside rare altri fattori, qui non discussi, quale ad esempio la presenza certa, sia nelle fasi di sviluppo redazionale si nottico sia nelle tradizioni manoscritte, di molteplici fenomeni capaci di turbare i testi , non ultimi i proces si di normalizzazione dovuti al reciproco contatto fra i vangeli nella vita stessa delle chiese cristiane. Mi sembra, però, che sia comunque apparsa evidente l'op portunità di una ulteriore verifica della teoria delle due fonti , verifica che tenga conto dell'ipotesi qui difesa come di una possibilità realistica . 1 . Si noti come in Luca ( Atti) il distacco vero del cristianesimo da l giu· daisrno sia visto in Paolo, rappresentato anche visivamente dalla scena in cui Paolo è «cacciato fuori» dal tempio per «essere ucciso» (Acl. 2 1 , 3 0 s . ; dr . 26,2 1 - l'ultima volta i n cui s i parli del tempio i n Atti - e 27, I 7 - la «Consegna» di Paolo in mani pagane), con notevoli analogie lessicali con Le. 20,1 ; , nella parabola dei vignaioli omicidi, di cui so litamen te si osserva il parallelismo con la sola passione di Gesù . Cfr. an· che Act. 2 2 , 1 7·2z e il commento di Casalegno, op. di. , 1 92-1 9 5 · La fun zione delle ultime parole di Paolo i n Acl. 28,28, contenenti l'estensione ai pagani , dopo il rifiuto giudaico, di "t"OV"t"O -.ò crw-n')pLOv -.ou fEou (che è lo stesso crw-.i)p�ov del Nune dimittis - Le. 2,30 - e dell'ampliamento solo lucano della citazione da Is. 40 in Le. 3 ,6 ; il termine è assente al trove nei sinottici ) , in Matteo è svolta dalle ultime parole del Risorto.
II6
Per quanto concerne Marco e il suo rapporto con Matteo, il Parker ha scritto, con arguta tristezza, che le sue tesi furono accusate da studiosi protestanti di essere « troppo cattoliche» .2 Vi è spesso il rischio, in fatti, che la serenità che dovrebbe caratterizzare la ricerca sia turbata da polemiche ad essa esterne , che talora impediscono persino il diffondersi di idee i n grado di risolvere almeno alcuni dei problemi penden ti : forse ciò è accaduto anche con le tesi del Parker . Una conseguenza non piccola , ovviamente , riguar da Q. Lungi dall'essere rigettata come ipotesi inuti1e, Q , fonte di logia, è liberata dalla pastoia della sua i dentificazione necessaria con il materiale comune a Matteo e a Luca, materiale che certamente contiene brani che paiono derivare con difficoltà da una raccol ta di logia. Essa (ri)diviene una fonte importante di Luca, da individuare, però, soltanto attraverso la cri tica interna al terzo vangelo e non dall 'accordo fra Lu ca e Matteo. Infatti , la presenza o l'assenza in Matteo di materiale originario di Q deriverebbe semplicemen te dalla maggiore o minore accettabilità nello schema teologico matteano di quei brani di Luca in cui esso è contenuto. Una difficoltà per l 'ipotesi qui adottata sembra veni re dall'esito di ProtoMarco-Matteo in Luca ; se questi conosce anche Marco redazionale , perché lascia ]a co siddetta «grande lacuna» ? Mi chiedo , però, se la «grande lacuna» sia davvero tale e se il rapporto fra ProtoMarco e Marco, essenziale per il testo lucano , sia chiarito completamente.' Per chi voglia ricostruire la figura del «Battista del2. Art. cit . , 4 1 2 . � - Cfr. a d es., L. Sabourin, L'Evangile d e Luc, Roma 1 985, 1 9 s . 3 3 . M i
pare interessante che u n lavoro che parte d a presupposti metodologici diversi dai miei e prescinde completamente dai problemi genetici di Marco, quale quello dello Standaert, op. cit. , a 53·.57 e 70 giunga a con siderazioni molto simili a quelle qui presentate. I I7
la storia» , infine, i risultati sono ineludibili . Analizza re Giovanni attraverso il Nuovo Testamento significa in realtà studiare il cristianesimo che medita sulla pro pria infanzia e ne organizza la memoria; così anche le parole più «autentiche» del Battista sono certamente filtrate dalla riflessione cristiana e la loro base storica sfuma nella nebbia dei ricordi più antichi. Forse il ten tativo, eseguito da Matteo, di svuotare il messaggio del Battista e di sostituirne il contenuto con parole di Gesù , è l'esito finale di un processo iniziato già nelle comunità cristiane primitive. Rimane la figura di un profeta palestinese, proba bilmente irsuto come altri profeti , eliminato da Erode Antipa poiché secondo lui era una testa calda . Egli eb be alcune idee tremende : inventò il battesimo che to glie i peccati (e la pericolosità rivoluzionaria di tale pratica, in quanto alternativa al sacrificio espiatorio, non dovrebbe essere sfuggita ai più intelligenti fra i Giudei suoi contemporanei) nell'attesa della fine del mondo. Per questa fine egli ritenne forse che sarebbe arrivato Qualcuno, la cui fisionomia ora ci sfugge, il quale avrebbe operato in un momento escatologico quella stessa rivoluzione che lui , il Battista, stava ope rando nella storia. Costui non avrebbe, infatti , asper so il suo popolo con uno Spirito effuso dall'alto , come avveniva con l'acqua di purificazione e come era pre visto dai profeti del passato, ma avrebbe immerso I sraele, battezzandolo nello Spirito di salvezza, come suggerisce Marco, o, più probabilmente, nel fuoco (ov vero in uno Spirito che è fuoco) , come indica Luca. Questo fuoco era il fuoco che Dio aveva rovesciato su Sodoma , il fuoco con cui Nabucodonosor aveva inve stito Gerusalemme, il fuoco che i soldati di Tito ap piccheranno al tempio e alla città santa, una quaranti na d 'anni dopo la predicazione del Battista . Forse non si era del tutto sbagliato. II8
INDICE DEI PASSI CITATI
Antico Testamento
Ecclesiastico
49.5 ( 7 ) : 32 Genesi
1 3 ,10 s.: 104 25 ,23 : 7 6 Esodo
2 ,I I : 33 1 7 ,2 I : 47 23 ,20: 47 . 48, 64 23,20 LXX : 47 Levitico
1 1 ,21 s.: 36 1 8,16: 36 20,21 : 36
Isaia
40: n6 40.3 : 26, 27' 46, 47 62..4 s . : 30 Geremia
3 1 ,I 5 : I lO Osea
2 , 1 8 ss. : 30 Zaccaria
Deuteronomio
1 3 ..4 = 28 14,2 1 : 90
19,15 ss . : 94 30,4 LXX : 91
Malachia
r
3,1 : 26, 46, 47' 48, 64 3.23 (4,6) LXX: 46
Samuele
r6,n : 76 Nuovo Testamento
r Re
1 9 ,2 : 42 2 Re
1 ,8 : 28 1 ,10: 64 1 , 1 2 : 64 2 ,1 1 : 39. 42 9.35= 42 r
Maccabei
1 4..41 : 87 Cantico dei cantici ,,I :
37
Malleo
1-2 : 23 1 ..4 : 105 1 ,1 9-25 : 103 1 ,21b: 85 1 ,23b: 84 2: 86 2,1 : 86, 9 1 2,1-12: 90 2 ,3 : 86 2..4 : 91, 103 2,, ss.: 9 1 2,9 s.: 91 2,1 2 : I I I
2,13 ss. : 90 2,14: 89 2 , 1 8 : I lO 2,22 : 89 3,1 : 90. 102 3 ,1-1 7 : 101 3,2: 104 3 , 3 : 1o6 3 .4 : 37 3.5: I04 3.5 s.: I02 3 ,6 : 8' 3 ,7 : 49, I02, I05 , Io6 3 ,8 : 102 3.9 : IOI 3,10: 29 3,1 1 : 29, 48, 49. 62, 85, Io2 3 , 1 2 : 29 3 .I4 s . : 1 05 3,17: 3 1 4,10: 23 4,1 1 : IOI 4,1 2 : 88, 89, 90 4,1 , : 89 4.17: 105 4,1 8 : I I I 4,23 : 106 4,24: 92 5.3 = 76, 94 , ,1 2 : 96 5 .37 = 37 5..46 : 99 6,7: 8 1 6,1 1 : 78 6,1 8 : I I I 8,5-13: 90 8,n : 91 8,1 1 -1 2 : 105
I I9
8 ,28 : 94 9.9 : 99 9,9 5 . : 99 9,10: 99 9,1 1 : 99 9.14: 36, 88 9,14· 1 7 = 107 9,1 6a : 107 9,17: 84 9,18 S.23-26 : 90 9,27 : 94 9 ,35 : Io6 1 0,3 : 99 1 0,5 : 94 10,7: 1 05 10,2 1 : I I I 10,26 : I I I I I ,2 : 9 3 , 94, 97 1 1 ,2-6 : 9 3 I I ,2· I 9 : 93 1 1 >4 : 93 I I ,5 : 93 I I ,7-1 9 : 93 I I , I O : 48, 1 06 I I ,I 2 : 67 1 1 ,1 2 s . : 67, 95. 106, Il3 1 1 ,1 2·1 5 : 95. 96, 97 1 1 ,1 3 : 66, 68 I I ,14 S . : 95 1 1 ,1 6 : 66 1 1 ,1 7 : 3 8 I I ,I 8 : 3 7 I I ,I 8 s.: 66 I I ,1 9 : 3 8 , 99 I I ,I9C: 95, 97 1 2 ,24 : 105 1 2 ,26: I I I 1 2 ,33 = 105 1 2 ,34 = 105 1 3 ,3 : I I I 1 3 , 1 9 : 23 1 3 ,24 : I I I 1 3 ,30 : I I I 1 3 ,37: I I I 14,1 S . : 40, 85 14,2 s s . : 88 14,3· 1 2 : 85 I 20
14,5b : 87 14,9 = 86, 87 14,1 2 : 88 14,1 3 : 88, 89 1 4 ,2 1 : 6o 1 5 , 1 : 102 1 5 ,7 = 52 1 5 ,1 4 ss . : 92 1 5 ,2 1 : 89 1 5 ,2 2 : 90 1 5 ,22·28 : 90 1 5 ,2 7 : 22 1 5 , 3 8 : 6o 1 6,1 : 1 02 1 6 ,6 : 2 2 1 6,1 3 : 89 t 6,I 3·20 : 89 1 6,14: 86, 87, 97 1 6 , 1 8 s . : 83 1 6, 1 9 : 84 1 6,2 1 SS . : 89 1 7,1 · 8 : 89 q,I0- 1 3 : 96 1 7 ,I I S . : 5 1 1 7,12: 51 17,12 s . : 52, 96 1 7 , 1 3 : 96 1 7 ,1 4 : 89 1 7 ,22 : 89 1 8,16: 2 3 18,17: 99 1 9 ,1 : 89 1 9 ,3 = 102 1 9 ,1 5 : 38 20,26 : 76 2 1 ,I I : 87 2 1 ,23: 100, I I 2 2 1 ,23·27 : I I 2 2 1 ,25 ss. : 102 2 1 ,26 : 87 2 1 ,28·31 : I l 2 2 1 ,28·3 11: 99 2 1 ,3 1 s . : 97 2 1 ,31b-32 : 99, I I 2 2 1 ,32: 102, 1 06 2 1 ,33-46 : I l 2 2 1 .4 1 : I I I 2 1 .46: 87
22,1-14: 37, I I 2 22,2 1 : II I 23,2 : 105 23,1 3 : 84 23 ,16 SS . : 92 23,24: 36 23 ,29 • 37 = 96 2 3 ,33 : 105 24, 1 4 : 106 24,27 : 9 1 24,37 ss . : 104 24 >40: 87 2 5 ,1·1 3 : 37 26,1 3 : 1 06 26,24: 5 1 , 52 26,28 : 84 26,29 : 84 26>47 = 92 26,50: no 26,54 ss.: 5 1 26,75 : no 27,1 8 : 90 27, 1 9 : 90 27,20: 9 2 27,22 : 92 27,24: 90 27,2 5 : 92 27,46 s.: 64 2 7 >49 = 64 27,54 = 90 28,7 : 1 00 28,9: 1 00 28,1 9 : 90 2 8,191 : 83 28,19h : 83 28 ,2oh : 8 3 , 84 Marco
1·2: 57 1 ,1 : 24, 26 1 ,1 ·1 5 : 24>46 1 ,2 : 46, 47, 48, 52 1 ,28: 46 1 ,3 : 26, 27 I >'J : 26, 27, 28, 3 2., 3 3 . 40, 8 5 , 102 1 ,5 : 62, 104 1 ,5 a : 27
l ,,b: 27 I ,5 S.: 28, 40 1 ,6 : 28, 35. 37. 64, 78. 79 I ,7 : 29, 33. 35. 36, 37. 40, 65 l .7 s . : 28, 33 l ,8 : 22 , 28, 48, , , 61 1 ,9 : 30, 33. 47. 6, 1 ,1 0 : 22 1 01 0 S.: 3 1 1 ,I I : 27A7 1 ,1 2 : 22, 23 I , l 3 : 47 1 ,14: 32, 33 . 4 2, 65 , 88 1 ,14 s . : 28 1 ,1 5 : 33, 105 1 ,1 6 : I I I 2 ,14 s . : 97 2 , 1 5 s . : 38 2 , 1 5· 1 8 : 35 2 , 1 8 : 36, 76 2,18a: 36, 49 2 , 1 8b: 36, 49 2 , 1 8 ss . : 24 2 , 1 8-22 : 1 07 2 , 1 9 : 36, 38 2 ,1 9b: 38 2 , 1 9 s.: 38 2 ,20 : 38 2 ,21 : 50 2 ,21a: 107 2 ,21 s.: 3 8 , 39 2 ,22 : 84 2 ,23·28: 36 3,26 : 23, I I I 4,3 : I I I 4,1 , : 23 4,26: 3 2 5A2: 6o 6,1-6 : 70 6,7 : 94 6,14: 26, 40, 85, 86 6,141 : 40 6,14 s.: 40 6,14b-1 5 : 40 6,14 ss . : 24, 39
6,14.16 : 85 6 ,1 5 : 40, 50, 85, 86, 87 6,16: 40, 67 6,17-29: 24. 39. 64 6 , 1 8 : 36 6 , 1 9 : 42, 43 6 ,20 : 67 6,22 : 43· 50 6,24 : 26 6,2, : 43 6 ,26 : 67, 87 6,29: 42, 88 6 ,30 SS. : 88 6 ,35 = 26 6,39= 26 6 A4 : 6o 6 A5-8,26 : 69 7A = 23 7 ,6 : 52 , 69 7 , J o-1 3 : 69 7,22 : 70 7 ,26 : 90 7,28 : 22 8-9 : 42 8 ,9 : 6o 8,1 5 : 22 8 ,28 : 24, 39. 40, 41 , 85, 86, 87, 97 8 ,29: 4I 8,3 1 : 40, 41 9,2 : 57 9A= 40 9A ss . : 64 9.7 : 3 I , 47 9.9: 40, 41 9,I I SS. : 24, 39 , 41 , 50, 64 9,1 2 : 51 , 67 9,1 2 s . : 42, 5 2 , 65 9o i 3 : 39. 42, 6,, 96, 97 1 0,2- 1 2 : 7 1 1 0,33b: 3 2 10,35•40: 7 9 IOA3 = 76 I I ,I 8 : 34 I l ,27 : 34, I I 2
I I ,27-33 : 34, 1 1 2
I I ,30: 3 5 1 1 ,30 S . : 34 1 1 ,3o-33: 24 I I ,3 2 : 34, 3 5 , 87 1 2,1 ss. : 35 12,1-12: 1 1 2 1 2 ,9 : I I I 1 2 , 1 2 : 34. 48, 87 12,17: I I I 1 2 ,37 = 34 1 3 , 1 2 : 32 14,2 : 34 1 4,21 : 5 1 , 52 14,25 : 84 I4A6: I IO 14,72 : 1 1 0 1 5 ,34 ss . : 64 1 6 ,2 : 40
Luca 1 : 53. 103 1 · 2 : 54, 6 1 , 7 3 , 75 , 82 1 ,2 : 59 1 ,5 : 86, 103 1 ,9 : 53 1 , 1 5 : 74· 78 , 79 1 ,1 6 S.: 75 1 ,1 7 : 46, 64 1 ,26: 103 1 ,26-38: 78 l ,36 : 76, 103 1 ,36 s . : 75 l AI : 59. 74 I A3 = 75 1 ,5 1 s . : 69 1 ,,6: 6o 1 ,76: 46, 64 x ,n : 57. 62, 74· 85 2,1 : 1 03 2,10: 5 3 2,14: 5 9 2,30: u6 2AI·52 : 103 3,1 : 86 3 ,1-21: 59 3 .3 : 74. 8,, 102, 104 3.3 s . : 57 121
3 >4 = 57 3 ,6 : I I6 3 ·7 = 66, 102, 105 3 ·7 ss. : 63 3 ,8 : 72, IOI 3 .9 : 29 3,10: 66 3,Io-14: 62 3.I4: 63 3,15: 77 3 , 16 : 29, 49. ,, ,6, 58, 6 I , 62, 77 3 . 1 7 : 29, 62 3 , I 8 : , , 62, 76 3 .19 : 66, 86 3 ,20: 65 3 ,2 1 : n . 103 3 ,2 2 : 5 6 3 ,23 : 6o, 76 4.9 : " 4 · 14 : " 4 ,1 8 : " 4,I8-2 I : 70 4 ,2 1 : " , ,20 55 . : 57 ,,27 ss. : 99 , ,32 : 65 5,33 : 36, 76, 78, 8I 5 .33 ss. : 78 5 .33-39= 1 07 5,36: Io8 5,36a: xo8 ,,36b: 107 5,37 : xo8 5 .37 ss. : 84 5 ,39 : xo8 6,20: 76 6,24 : 69 6,.f2 : 69 6,92 : I lO 7.8-3 5 : 93 711 1·16: 93 7,16: 87 7,17 : 93 7,1 8 : 94 7,18-2 3 : 65, 93 7,24 : 66 7,24 SS. : 66 122
7,24·3 5 : 93 7,25 : 37 7,26 : 77 7,27 : 48, 64, n 7 ·27 s.: 65 7,28 : 76 7,288 : 77 7,28b : 77 7 ,29 : 70, 98, 100, IOJ 7,29 s . : 66, 76, 95 . 97 · 99. 100, 1 1 2 7 · 30: 70, 76, 98 7,32: 38 7.3 3 = 37. 78 7,33 s . : 65, n . 78 7.34 = 38 7,35 : 951 98, I O I 7,36-50 : Ioo 7.39= 87 7>47 ss. : 57 8,5 : I I I 8 ,.f2 : 6o 9·7 = 40, 86 9·7 ss. : 50 9 ,8 : 86, 87 9.9 : 67, 86 9,12-1 7 : 79 9,14: 6o 9.1 9 : 87 9,28 : 57, 6o 9.3o-33 = 64 9,5 I-I8,14: 69 9.54 S.: 64 xo,x : 94 I I ,I : 76 I I ,Ib: 8 1 1 1 ,3 : 78 I I ,.f : 58 I I ,I 8 : I I I 1 1 ,26 : 23 1 1 ,37·41 : 69 1 2,I : 22, 69 I212 : I I I I 2,35-38 : 37 12>49 s.: 29 I2,50: 79 1 3,Io-J7 : 69 1 3 ,24 = 70
1 3 ,28: 105 13,29 : 9 1 13,3 1 : 67 14,1 -6 : 69 I4,7-I I : 70 I4,8 : 37 I4,15-24 : I I 2 I 5 , I 2 : I lO I 6 : 68, 72, 108 16,t-8: 68 16,9- 1 3 : 68 1 6,13 : 69 16,14: 68, 69 r6,r5c: 69 I6,1 5-I 8 : 68, 7 1 I6,t6: 63, 67, 68, 7 1 , 72, n. 95, 96, 1 1 3 I 6,I6a: 96 16,17 : 7I I6,I8: 71 I 6 , 1 9- 3 I : 68, 72 16,2 1 : 22 16,2 3 : 72 1 6,24 s.: 72 16,29 : 72 1 6,30 s.: 72 J 6,3 J : 72 1 7,24 : 91 1 7,26 s . : I04 17,28 ss. : 104 17,32 : 104 1 7 ,34 = 87 18,1 o-14: 70 x8,I4 : 99 1 9 ,9 = 99 20,1 : 34, I I 2 20,I-8 : 76, I I 2 20,6 : 87 20,9- 1 9 : I I 2 20, 1 5 : n6 20,16 : I I I 20,1 9 : 87, I IO 20,2 5 : I I I 2 I , I 2 : I lO 22,1 5 : 84 22,15-20: 79 22,16: 84 22,I 8 : 84
22 ,24·30 : 70 22,26 : 76 2 2 ,59 = 6o 2 2 ,62 : I I O 2 3 ,7"9 = 67 2 3 ,I I : 67 2 3 , 1 2 : 67 2 3 ,1 4 : 6 7 2 3 t44 : 6o 2 3 .46 : 64 24: 56 24.4 = 94 24,1 9 : 87 24 .42: 37 24M·49 : 6 I 24 .46 : 57 2 4.47 = 57 . 58 24 .47 s . : 56 24.49 = , , 56 24,52 s.: 55 Giovanni
I ,23: 26 I ,27 : 2 9 1 ,29b: 85 20,1 9"23 : 83 2 1 ,2o-23 : 83 Alli degli Apostoli J : '6 I ,l : 55 l .J: " · 56 1 .4-8 : 6 1 t ,, : 49. , , ,6, ,8, 6o, 6x I ,8 : 55, 56, 62 1 ,1 5 : 6o 1 ,22 : 26, 5 3 2,2 ss. : 56 2,2·4 = 58 2,3 : 2 9 2,6 ss. : 62 2,33 = 57 2,38 : 57. 58 2 4 1 : 6o 3,22 s.: 87 4.4: 6o 4 ·2 7 : 67 •
.
5 ·7 = 6o
, ,2 1 : 94 , ,23 : 94 5 ,36 : 6o 7 .37 = 87 8,9 ·24 : 9 1 1 0 ,3 : 6o 1 0,7 : 63 1 0,37 = 24, 5 3 . 6 I I 0,37 s . : 75 IOM s.: 59. 6I 1 0 .48 : 61 I I ,1 6 : 49, 5 5 , 56, 6o, 6x I 2,1 : 8 6 1 2,3 : 67 1 3,I : 86 1 3 ,6-I I : 91 I 3 , 1 8 : 6o 1 3 ,20: 6o 1 3 ,24 : 54· 62, 64 1 3,24 s . : 24, 62 I 3,25 : 29, 6, I 6,26: 94 1 8,25 : 59 I 9 , I•7 : 59 19,3 = 58 I 9 t4 = 62, 65 19,5 s.: 58 19,7 = 6o I9,I9 : 9I I 9 ,34: 6o 21 ,30 s.: n 6 22,17·2 1 : u6 23,23 : 94 26,x 8 : 58 26,2 1 : n 6 27,17: I I6 27,37 = 6o 28,28 : n6 Romani
6,21 s.: 102 8,16 s.: 98 8,2 1 : 98 8,3 2 : 32 9.8 : 98 I I ,20: 70
12,16: 70 1 3 ,1 : 70 r
Corinti
7,10 s.: 71 2
Corinti
1 1 ,7 : 70 Galati
, ,22 : 102 Filippesi
2 ,I , : 98 2 30 : I09 ,
Tito
3 . 1 3 : 59
Apocrifi cristiani Evang. Thomae 64 .65 . 66 : I I 2
Scritti qumranici I QS 8 , I 2·1 5 : 26
I QS 9.I9 s . : 26 ss.: 37
CD I 2 , 1 2
Letteratura rabbinica mA.Z. 2 ,3·4 : 78 m]eb. 8 , 3 : 104 bA.Z. 57a : 7 8 bBer. 3 4b : 94 b]eb. 46a : 78 iBer. 9d : 94 Tos. A.Z. 3,n : 7
Altre opere
Plato Men. 82b : 5 1 Flavius Iosephus ant. x 8 , 1 ,5 : 78 ani. I 8,, ,2 : 95 vita 2 ,n : 27 ps.-Philo L.a.b. : 73 Epiphanius haer. 30,1 3 : 64
1 23
INDICE DEGLI AUTORI MODERNI
Aland , B . ,
19
Aland, K . , 5 9 Alonso Schi:ikel , L., 29 Baltcnsweiler,
Cope, L . , 8 8 , 89 Corsini, E., 5 7 Cothenet, É., 27, 29, 83, 84 Coul iano , I .P., 57
H., 59
Bammel, E., 98 Bccker. ,T., 30, 35, 104 Behm, 0., 78 Benoit , P., 15 Bcrtrand, D.A., I I 2 Bikcrman, E., 26, 75 Black , M., 37 B lass , F. - Dcbrunner, A . , 43, 4 8 , 5 1 , 57, 59. 70 Bl inzler, J., 3 6 B
Carmignac, ]., 81 Casalegno, A., 103 ,
de la Potterie, 1., 42 Delobel, J., 1 5, 1 6, 42 Dcnnison, J.D., 5 1 Dinkler, E., 29 Dupon t, ]., 29 Edwards, R.A., 42, 98
Elliot , J.K., 1 8 Enslin, M .S . , 25, 50 Epp, J., 1 9 Ernst, J ., 65 Faicrstein , M.M., 54 Fa rmer, W .R ., 1 5 Field , F . , 46
Flcdermann, H., 16 Flusscr, D., 1 6, 86, 92
J I2 Fuchs, A . , 1 5 , 2 2 , 5 5 , 1 02 Fusco, V., 1 5
Jaubert, A., 36 Jeremias, J , 30, 40, .
65, 109 Karnetzki, M., 16 Kiisemann , E., 59 Kilgal le n , ].]., 100 Kiimmel , W.G., 68 Lagrange, M .-J., 86 Lang, F., 29 Lau re n ti n , R . , 7 3
Levie, J., 16 Lindeskog, G . , 2 9 Linton, 0.,65 , 66 Lohfink, G., 61 Lohmeyer, E., 56 Lowe, M., 1 6 , q, 86, 92, 1 1 2 , 1 1 3 Ll1pieri, E., 79 Manson, Th.W . , 1 7
George, A . , 7 3 , 103 Ghiberti, G., 42 Gollwitzer, H., 1 6 Griesbach, ].]., 1 5
Marxsen, W . , 33 26 Meier, ].P., 2 8 , 87, 92, 98, 99 Merklein, H., 89, 102 Miche!, 0., 27 Middeldorf, 46 Moulton, ].H . , 40
Haacker, K . , 6 8 Harnack , A. von, 67 Harrison, ]., 42 Hawkins , ] .C . , 1 5
Neirynk , F . , 1 5 , 1 6 Nepper-Christensen, P . , 68 , 102 Nestle, E. - Aland, K . ,
n6
Catchpole, D . , 9 9 Ceccon , M., 108 Christ, F., 98 Conzelmann, H., 7 1 , 79
Holfmann , P., 7 1 Holtzmann, H .J., 39
Higg ins, A.].B., 17
McCown, C.C.,
50 125
Oepke, A., 98 Parker, P., 1 7 , 2 1 , 86,
II7 Patton, C.S., 16, 69 Percy, E., 77 Pesch, R., 38, 46, 49 Peter, H., 64 Preisker, H., 59 Proulx, P., 29 Rehkopf, F., 43 Reicke, Bo, 59 Reumann, J., 25 Robinson, J.A.T., 54,
64 Robinson , J .M . , 16 Rolland, Ph. , 1 5 , 36,
1 07
Sabourin, L., I I7
Sabugal, S., 6 3 , 65 , 66, 86, 9 3 . 94. 95 Schenk , W . , 45 , 5 o Schmithals, W . , 45 Schrenk, G . , 67, 96, 97. 98 Schiirmann, H . , 71 Schwyzer, E. Debrunner, A . , 5 1 Scob ie , C.H.H., 37 Spicq , C . , 59 Standaert, B.H.M .G . M . , 39, 42, 1 1 7 Stauffer, E., 37 Stendahl, K., 28 Strack, H .L. Billerbeck, P., 27 , 72 Strobel , A., 36 -
Taylor, V., 17 Thyen, H., 29 Trilling, W., q , 86,
87, 89, 106
Turner, N., 40, 6 1 , 67,
73
Vassiliadis, P., 4 5 Vermes, G . , 3 1 Wilkens, W., I 5 Windisch, H. , 28, 64, 100 Wink , W . , 14, 64 Winter, P., 73 Wolff, Ch ., 39, 40, 4 1 ,
43. 5 1
Composizione e stampa della tipografia Paideia Brescia, marzo 1988