Emilio Luongo
GREEN JOB Lavorare nella green economy
EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO
Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2 0 1 1 via Hoepli 5, 2 0 1 2 1 Milano (Italy) tel. + 3 9 0 2 8 6 4 8 7 1 - fax + 3 9 0 2 8 0 5 2 8 8 6 e-mail
[email protected]
www.hoepIi.it Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali
ISBN 9 7 8 - 8 8 - 2 0 3 - 4 5 9 2 - 1
Ristampa: 4
3
2
1
0
2011
2012
2013
2014
2015
Progetto editoriale: Maurizio Vedovati - Servizi editoriali (
[email protected]) Realizzazione: Trio - Consulenze editoriali (www.iltrio.it) Impaginazione e copertina: Sara Taglialegne Irtimagine di copertina © iStockphoto.com/eva serrabassa Il presente volume è stato stampato in uno stabilimento certificato Forest Stewardship Council (FSC), Programme for Endorsement of Forest Certification Schemes (PFEC) e Imprim'vert in stabilimenti certificati ISO 1 4 0 0 1 e I S 0 9 0 0 1 composta in parte da fibra riciclata e in parte da fibra certificata FSC ed Ecolabel. Stampa: L.E.G.O. S.p.A., Stabilimento di Lavis (TN) Printed in Itniv
SOMMARIO INTRODUZIONE
CAPITOLO
DI S I M O N E T O G N I
1 1
0
La Green Economy 1.1 La definizione della Green Economy 1 . 1 . 1 La "Green Economy filantropica"
17 17 17
1 . 1 . 2 II "Global Green New Deal": dalla New Economy alla Green Economy 1.2 Le tecnologie verdi
18 20
1 . 2 . 1 La tecnologia eolica
20
1 . 2 . 2 La tecnologia solare termica
24
1 . 2 . 3 La tecnologia solare fotovoltaica
26
1 . 2 . 4 La tecnologia geotermica
27
1 . 2 . 5 La tecnologia delle biomasse
28
1 . 2 . 6 La tecnologia idroelettrica
30
1 . 2 . 7 La tecnologia della cogenerazione e della trigenerazione
31
1 . 2 . 8 La tecnologia del biodiesel
33
1.3 II quadro normativo per le energie prodotte dalle fonti rinnovabili 1 . 3 . 1 L'evoluzione storica 1 . 3 . 2 II mercato dei Certificati verdi (Cv) 1.4 La Green Economy non FER
34 34 36 38
1 . 4 . 1 La bioedilizia
38
1 . 4 . 2 L'efficienza energetica
39
1 . 4 . 3 La bioagricoltura
40
1 . 4 . 4 La tutela dell'ambientg
41
1 . 5 II valore della Green E C o n o m y
CAPITOLO
in
Europa e in Italia
43
0
I Green Job
45
2 . 1 1 Green Job: la definizione
45
2 . 2 1 Green Job: la classifìcazio ne
47
2 . 2 . 1 1 lavori impiegati nel|a produzione di energia da fonti rinnovabili
47
2 . 2 . 2 La filiera dell'eolico 2 . 2 . 3 La filiera del fotovolt aico
47 57
e
solare
2 . 2 . 4 La filiera delle biorriasse 2 . 2 . 5 1 lavori impiegati nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie
62 63
2 . 2 . 6 I lavori impiegati nell'efficienza energetica
63
2 . 2 . 7 Gli esperti della n o r ^ j ^
65
2 . 2 . 8 I lavori verdi nell'ediii z j a
65
2 . 2 . 9 I lavori verdi nei t r a S p o r t i
e nella
mobilità sostenibile
67
2 . 2 . 1 0 1 lavori nel settore della tutela ambientale
68
2 . 2 . 1 1 1 lavori verdi nel settore industriale in senso lato 2 . 2 . 1 2 1 lavori verdi nel s e t t o r e a g r 0 a l i m e n t a r e e
73
della silvicoltura 2 . 3 L'impatto dei Green Job S u l
CAPITOLO
73 m e r c a t o del
lavoro
75
0
I Green Job: i numeri del fenomeno
79
3.1 Scenari al 2 0 2 0 : le variabili normative, tecnologiche. industriali
79
3 . 1 . 1 II c o m p a r t o eolico
84
3 . 1 . 2 II c o m p a r t o solare
86
3 . 1 . 3 1 1 c o m p a r t o delle b i o m a s s e
86
3.2 Gli scenari possibili
87
CAPITOLO
Q
Il Green Job market
89
4 . 1 II presupposto: l'ambiente economico
89
4 . 2 I protagonisti: le aziende, i candidati, il Green Job Market
90
CAPITOLO
0
Green Job: regole e fattori critici 5 . 1 1 fattori critici per chi cerca
95 95
5 . 1 . 1 L'approccio tradizionale e i suoi limiti
95
5 . 1 . 2 Le competenze
98
5 . 1 . 3 Disponibilità geografica: lavorare in condizioni ambientali difficili 5 . 1 . 4 Offerta economica e retribuzioni 5 . 1 . 5 Canali di reclutamento specializzati 5.2 I fattori critici per chi offre
99 99 100 103
5 . 2 . 1 Conoscenza del mercato del lavoro: normativa, sociale, geografica, anagrafica
103
5 . 2 . 2 Comunicazione esterna
104
5 . 2 . 3 Gli annunci di lavoro: Job Title e Job Description
104
5 . 2 . 4 Impiego di canali di reclutamento specializzati
105
5 . 2 . 5 La funzione HR
106
5.3 Le regole per cercare lavoro: i candidati
111
5 . 3 . 1 Studiare il settore
111
5.3.2 Studiare le aziende
112
5 . 3 . 3 Leggere attentamente gli annunci
112
5 . 3 . 4 Qualificare il proprio CV
113
5 . 3 . 5 La motivazione
114
5.4 Le regole per cercare i candidati: le aziende
114
5 . 4 . 1 Flessibilità nella valutazione dei requisiti
115
5 . 4 . 2 Rispetto delle tempistiche dei processi di selezione
115
5 . 4 . 3 La formazione: professionale e training on the job
116
5 . 4 . 4 Politiche retributive delle aziende 5.5 Le regole del settore
116 117
5 . 5 . 1 Fare sistema e generare interesse e partecipazione fattiva nelle politiche occupazionali
117
5 . 5 . 2 Accreditamento di operatori specializzati
118
5 . 5 . 3 La formazione: università, scuole, enti, imprese, associazioni 5 . 5 . 4 Politiche retributive
CAPITOLO
119 120
O
Green Economy e Green Job
123
6.1 Green Job: ne parla Francesco Velluto
123
6.2 Fabio de Vita
125
6.3 Cristina Angelini
128
6 . 4 Enel Green Power - Antonella Lanaro
131
6 . 4 . 1 1 fatti
131
6 . 4 . 2 II trend
131
6 . 4 . 3 L'esperienza di un'azienda leader: Enel Green Power
132
6 . 4 . 4 Scelte di lungo periodo e interlocutori validi
132
6 . 4 . 5 Profili attesi e profili posseduti
133
6 . 4 . 6 Conoscenze multidisciplinari e forte componente relazionale
134
6 . 4 . 7 Mappatura del potenziale, informazione e orientamento
134
6 . 4 . 8 Inizio modulo
135
6 . 4 . 9 Un percorso già avviato
135
6 . 4 . 1 0 Conclusioni
136
6.5 L'esperienza sul campo: Domenico Cerruti
136
6 . 6 Rinnovabili e Green economy: energia per il mondo del lavoro
142
CAPITOLO
O
Green Job 2.0 7.1 II lavoro green in rete: un fenomeno mediático
145 145
7.2 Green blog
146
7.3 Green worker sui social network
146
7.4 I siti e i portali
148
CAPITOLO
O
Il lavoro nella green Economy e le differenze con gli altri fenomeni economici
151
8 . 1 Green Economy e Old Economy
151
8.2 Green Economy e New Economy
15 3
CAPITOLO
0
Economia e lavoro Green
157
9 . 1 Due teorie
157
9 . 2 C e chi dice no!
158
9 . 3 Alla fine del viaggio
160
Dedico questo libro alla mia famiglia per il supporto che mi ha dato e per il tempo che le ho sottratto e in particolare al più "green di tutti", mio figlio Antonio.
INTRODUZIONE DI SIMONE TOGNI
Lo sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale, che negli ultimi anni ha sperimentato tassi di crescita impensabili per le attività tradizionali in un periodo di congiuntura economica sfavorevole quale quello attuale, permetterà di consolidare i risultati attesi dagli studi di settore effettuati, rivoluzionando di fatto completamente l'approccio industriale e produttivo finora seguito, creando di conseguenza ulteriori e positive ripercussioni sui livelli occupazionali. L'assunto che le risorse ambientali siano in via di esaurimento e che quindi ogni tipo di produzione dovrà tendere a un loro minor consumo, ha finalmente portato a una modifica di approccio nella produzione di beni, che sta rendendo, e sempre più renderà, elemento di valutazione commerciale il risultato anche ambientale del prodotto e i suoi risvolti sul mondo del lavoro. Questo percorso si rende necessario alla luce di molti elementi di valutazione, alcuni dei quali reali, altri solo percepiti, altri addirittura inesistenti. In particolare, se si pensa alle questioni relative ai cambiamenti climatici, è possibile farsi una chiara idea di come la scienza, su tali nuovi interrogativi, sia ancora impreparata a dare risposte concrete. Dal punto di vista occupazionale poi, è stata fatta molta confusione rispetto ai reali benefìci e sul fatto che il "costo del lavoro" debba (e in che modo) essere inserito nel costo del prodotto finito. Tale discussione, interessante e rilevante, ha ragione di essere solo in quanto una parte dei costi delle energie rinnovabili viene a essere remunerata al di fuori di schemi puramente di mercato. Se così non fosse, ovviamente, tale costo rientrerebbe, insieme agli altri, a definire il prezzo di offerta del prodotto, in un mercato liberalizzato quale è quello dell'energia elettrica. Alla luce di tutto ciò, è estremamente rilevante analizzare gli elementi che determinano, ancora oggi, la necessità di sostenere tali tecnologie con incentivi, per renderle concorrenziali nel mercato.
Partiamo però considerando che le tecnologie verdi per la produzione di energia elettrica, oltre ai benefici occupazionali richiamati e noti, portano benefìci ambientali, di sviluppo tecnologico, di indipendenza energetica oltre che di stabilizzazione dei prezzi di produzione. II nostro pianeta è un sistema in cui ogni attività, e non solo quelle di origine antropica, determina effetti conseguenti; nel caso specifico, ogni sviluppo tecnologico legato a macchine più o meno impattanti determina, in prospettiva, una riduzione dell'impatto complessivo dell'uomo nel breve periodo, ma sono convinto che nel medio o nel lungo termine potrà addirittura contribuire attivamente a un miglioramento delle condizioni di vita, susseguenti a miglioramenti indotti all'ambiente in cui viviamo, tendendo all'azzeramento degli impatti umani, nel rispetto dello sviluppo e della crescita dell'uomo. E infatti l'uomo, non possiamo dimenticarcelo, che deve essere al centro di ogni azione e che deve essere il beneficiario di ogni intervento a carattere ambientale. L'innovazione tecnologica, ragionevolmente, ci porterà nei prossimi anni a ridurre tale impatto complessivo, anche aumentando i consumi. La crescita della domanda a fronte di un'offerta sostanzialmente costante, quando non in diminuzione, pone con forza la necessità di agire nei settori maggiormente imputabili di consumare risorse. L'intervento dovrà essere diretto sia alla necessaria diminuzione dei consumi, sia alla maggiore efficienza dei sistemi produttivi; ognuno di questi settori, quindi, vedrà nei prossimi anni una crescente domanda di figure professionali adeguate e di lavoro specializzato. Uno dei problemi principali che il mercato si troverà ad affrontare è quello della corretta conoscenza degli elementi di base per effettuare gli interventi adeguati nei giusti settori e per indirizzare gli sforzi al raggiungimento dei risultati attesi, sostenendo la formazione professionale, la qualificazione e la riqualificazione nei settori oggetto di crescita. Per far sì che ciò avvenga, si rende indispensabile un percorso costante e di adeguato livello, utile a far fronte alla preparazione di un'intera generazione che vedrà lo sviluppo dell'economia del futuro, della quale le energie rinnovabili saranno una parte sostanziale, quale campo di lavoro sicuro per i prossimi decenni. Oggi le Fonti Rinnovabili di Energia sono da alcuni considerate costose. Costoro però omettono di calcolare tutta una serie di costi addebitabili alle altre fonti, nonché i benefìci che le rinnovabili generano in termini di occupazione, ambiente, indipendenza energetica, stabilità del costo di produzione, mancanza di perforazioni, di infrastrutture energetiche ecc. Quando si riuscirà ad avere un modello di calcolo corretto di questi tipi d'impatto, potremo finalmente capire quale sia la strada giusta, nonché la più sostenibile anche da un punto di vista sociale. Volendo allargare lo spettro d'esame
del mondo dell'energia in relazione agli aspetti economici, sarebbe necessario estendere l'analisi ai due estremi, ovvero alla fase immediatamente precedente a quella della produzione vera e propria e a quella immediatamente successiva al consumo. In altre parole bisognerebbe studiare l'intero ciclo di vita e valutare tutti gli aspetti connessi, soffermandosi in particolar modo sulle esternalità relative anche alla fonte primaria di energia utilizzata. Una volta stabilito con esattezza e accuratezza il vero costo di produzione delle differenti fonti, un secondo argomento sul quale soffermarsi riguarderebbe gli aspetti connessi alla qualità dell'energia prodotta, valutando per la comunità la cosiddetta "willingness to pay" ovvero la disponibilità a pagare per ottenere condizioni di vita migliori e un contesto ambientale salubre, aspetto che pone le fonti di energia rinnovabili su piani difficilmente comparabili rispetto alle fonti tradizionali. Infatti, così come esiste per ogni tipo di prodotto un costo legato alla qualità del medesimo, analogamente si dovrà arrivare allo stesso risultato sul kWh prodotto dalle differenti fonti, con la conseguente definizione di costi differenti, lasciando la scelta a un consumatore informato. Ciò sarebbe possibile tuttavia, solo dopo aver correttamente contabilizzato tutte le variabili accennate, cosa che consentirebbe di comparare effettivamente, da un punto di vista sociale oltre che economico, le varie fonti di energia. Tale percorso consentirebbe di verificare come i costi esterni della risorsa eolica siano realmente già compresi nei costi effettivi, fattore che attualmente genera un sovraprezzo di tale quota di energia rispetto alle altre e che necessita, come per tutte le energie rinnovabili, del meccanismo di sostegno previsto. E importante notare come negli anni si sia consolidato un elevato grado di accettazione alle fonti rinnovabili da parte delle comunità, i cui abitanti si dicono largamente favorevoli ad ospitare gli impianti. Tale disposizione positiva è figlia anche delle corrette installazioni che le Fonti Rinnovabili hanno garantito in Italia negli ultimi anni. E proprio il repentino progresso associato a questa tecnologia che si è rivelato negli anni come punto di forza verso una decisa affermazione delle Fonti Rinnovabili. Basti pensare come, nell'eolico, negli ultimi dieci anni si siano modificati i parametri strutturali e caratteristici delle macchine, con potenze per aerogeneratore che sono aumentate fino a dieci volte, con l'ottimizzazione degli ingombri e un continuo miglioramento dal punto di vista delle efficienze aerodinamiche e meccaniche. Oppure a come, nel fotovoltaico, in cinque anni si sia almeno dimezzato il costo d'installazio-
ne. Inoltre, il settore della componentistica, che vede l'Italia nelle primissime posizioni a livello mondiale per quanto riguarda il mercato e l'evoluzione tecnologica, ha subito una radicale trasformazione negli anni, con sforzi continui verso una sempre più marcata e competitiva ricerca settoriale. Nessun settore industriale ha prodotto negli ultimi anni un indotto occupazionale comparabile con quello generato dal sistema delle Fonti Rinnovabili di energia. Per focalizzare l'attenzione sull'eolico, uno studio congiunto UIL-ANEV ha stimato al 2 0 2 0 un numero di occupati, tra diretti e indotto, pari a circa 6 7 . 0 0 0 unità, con un tasso di crescita di 5 . 0 0 0 nuovi occupati l'anno, perlopiù in zone ricadenti nel centro-sud Italia, endemicamente e storicamente colpite da problematiche occupazionali. I risultati raggiunti di oltre 2 5 . 0 0 0 addetti del solo settore eolico nel 2 0 0 9 e la considerazione sostanziale che si tratta di posti di lavoro in aree spesso disagiate e in comuni di pochi abitanti che tendevano a scomparire per l'effetto della sempre maggiore partenza dei giovani da tali aree per cercare lavoro nei grandi centri abitati, deve far riflettere a fondo sull'elevato valore che questi posti di lavoro assumono. L'evoluzione tecnologica registrata nel settore ha aperto gli orizzonti a installazioni sempre più ottimizzate e sfide altrettanto stimolanti. La prima di queste riguarda il miglioramento delle performance produttive degli aerogeneratori, che sta permettendo e permetterà in futuro di sfruttare siti ritenuti finora poco produttivi. L'ottimizzazione degli ingombri, che consente il trasporto e l'installazione di turbine con potenze sempre crescenti, il miglioramento delle performance di produzione, con studi mirati sulla componentistica e sui profili aerodinamici, l'introduzione di tecniche all'avanguardia nel settore del trasporto e montaggio di macchinari, con la finalità di abbattere le barriere logistiche presenti in molti siti, sono il manifesto più eloquente di come, anche e soprattutto nel nostro Paese, si possa essere altamente competitivi dal punto di vista economico e tecnico. Inoltre, l'elevato valore che riveste l'attività di servizio, gestione e manutenzione di tali impianti, ha determinato la nascita di realtà specializzate, che hanno creato sistemi di primissimo livello nel monitoraggio, nell'intervento e nella prevenzione dei guasti. Tutti questi settori devono essere oggetto di attenzione da parte delle Istituzioni, con specifici programmi di formazione, utili a fornire a tanti giovani le chiavi d'accesso a un mercato del lavoro globale, quale è quello delle energie pulite. Da segnalare poi che un ulteriore sviluppo si avrà dalle continue evoluzioni tecnologiche, che apriranno scenari sempre più rilevanti. Concludendo, è opportuno ribadire come una forte spinta per la definitiva affermazione delle tecnologie nel settore delle energie rinnovabili, debba
necessariamente provenire dal Legislatore, che ha l'obbligo di fornire tutti gli strumenti previsti da normative comunitarie e nazionali da esso stesso definite volontariamente, che in taluni casi scontano anni di ritardi e rinvìi. E necessario poi fornire stabilità al sistema ed è urgente discutere al più presto una modifica al meccanismo di incentivazione, anche per assicurare alle aziende interessate la certezza dell'investimento. Gli obblighi al 2 0 2 0 si sono materializzati e gli obiettivi sono chiari. Ora è di fondamentale importanza fare in modo di poterli raggiungere. Il nostro Paese si è impegnato a garantire entro il 2 0 2 0 una quota di produzione di rinnovabili pari al 17% di quanto effettivamente consumato. Per quanto riguarda il settore dell'energia elettrica, il dato si traduce in circa il 27%. A questo punto, quindi, urge un piano sul lavoro verde per coniugare tale necessaria crescita con una adeguata sviluppo della forza lavoro disponibile. Se non si comprenderà la necessità di quest'azione e se non si vedrà l'importanza strategica di investire in questo settore in termini di formazione, il nostro Paese perderà l'ultima sfida con il mondo, probabilmente la più importante, dalla quale diffìcilmente ci potremo riprendere. S I M O N E TOGNI
Segretario generale Anev - Associazione Nazionale energia del vento.
CAPITOLO
0
LA GREEN ECONOMY
1.1 La definizione della Green Economy "Siamo ormai alle soglie di una trasformazione globale, l'età dell'economia verde." Ban Ki-Moon, Segretario generale dell'ONU
1.1.1 La "Green Economy
filantropica"
La definizione del contesto economico e industriale è imprescindibile per comprendere il fenomeno dei Green Job, ma l'intento si scontra con una pluralità di accezioni riconducibili, in modo più o meno diretto, alla Green Economy. La più enciclopedica delle definizioni considera l'economia verde come quel fenomeno economico che comprende la generazione di energia verde basata sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili in luogo dei combustibili fossili, combinando l'effetto ambientale con il risparmio energetico grazie all'efficienza energetica. Da questo punto di vista, l'economia verde è in grado non solo di creare nuove tipologie di lavori, ma anche di assicurare una crescita economica reale e sostenibile, e di prevenire l'inquinamento, il riscaldamento globale, l'esaurimento delle risorse (minerarie e idriche) e il degrado ambientale in genere. Di grande fascino è la definizione formulata dal Green Economics Institute dell'Università di Oxford, secondo cui la Green Economy è l'economia del XXI secolo, l'economia di lungo periodo, che ha come obiettivi la natura, l'uomo, la sua sopravvivenza e il suo benessere sul pianeta. Per queste sue caratteristiche, si contrappone all'economia del XX secolo, definita come l'economia di breve periodo, del consumismo di massa, del taylorismo, del fordismo. Il Green Economics Institute sviluppa ulteriormente questi temi, giungendo a parlare di giustizia sociale e
ambientale come parti inseparabili della nuova teoria economica; quest'ultima cerca soluzioni che affrontino contemporaneamente diversi problemi: la povertà, gli attuali cambiamenti climatici, l'instabilità e l'estinzione in massa delle specie viventi. L'economia verde è altresì considerata l'economia della condivisione, che affronta forme nuove di distribuzione, ma anche l'economia dell'agire, come dimostra il fatto che molti governi di tutto il mondo sono tra loro in competizione per diventare sempre più "verdi". La Green Economy rappresenta, in tal senso, una nuova strada per porre fine alla crisi attuale e per impostare su nuove basi l'economia del XXI secolo. Essa sta cambiando la cultura dell'homo oeconomicus, rendendo l'economia più ampia e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. In quest'ottica, il Green Economics Institute fornisce consigli ai governi di tutto il mondo su come affrontare la crisi attuale in tema di economia, clima e biodiversità, così come di povertà e disuguaglianza.
7.7.2 II "Global Green New Deal": dalla New Economy alla Green Economy Altrettanto significativa è la definizione che si può dedurre dal "Global Green New Deal" delI'Unep, che guarda alla Green Economy per rilanciare il mercato globale ormai asfittico e per recuperare migliaia di posti di lavoro. La Green Economy sarebbe, cioè, in grado di mobilitare e reindirizzare l'economia globale verso investimenti in tecnologie pulite e infrastrutture naturali come foreste e terreni, e rappresenterebbe la migliore scommessa per una crescita reale dell'economia e dell'occupazione e per la lotta contro il cambiamento climatico nel XXI secolo. All'interno dello studio delI'Unep è da segnalare l'individuazione dei sei settori prioritari alla base del Global Green New Deal, in grado di generare la più grande transizione in termini di ritorni economici, sostenibilità ambientale e creazione di posti di lavoro: • energia e tecnologie pulite, compreso il riciclaggio; • energia rurale, incluse le energie rinnovabili e sostenibili della biomassa; • agricoltura sostenibile, compresa l'agricoltura biologica; • ecosistema e infrastrutture; • riduzione delle emissioni provenienti dalla deforestazione e dal degrado forestale; • città sostenibili (compresi la pianificazione, il trasporto e la bioedilizia).
Nel suo primo discorso pubblico (4 novembre 2008), il neoeletto Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, ha affermato: "Ci sono nuove energie da imbrigliare e nuovi lavori da creare... Significa investire 1 5 0 miliardi di dollari per costruire un'economia dell'energia verde che creerà milioni di posti di lavoro...". Coerentemente, Obama ha proposto una serie di misure economiche e imprenditoriali pubbliche e private per dare un netto impulso allo sviluppo delle attività verdi, allo scopo di rilanciare l'economia americana e portare il Paese fuori dallo stato di crisi generato dai mutui subprime. Ancora più interessante è la disamina del Dipartimento delle Politiche comunitarie, nella quale si legge che, finita l'era della "New Economy", siamo ufficialmente entrati in quella della "Green Economy". Quest'ultima si caratterizza per la sua capacità di coniugare l'esigenza di ridurre le emissioni di gas serra con la creazione di nuove opportunità di business. Esiste, infatti, una domanda crescente di beni e servizi sostenibili, che si abbina all'ingente investimento di aziende e istituzioni nella direzione di un'economia sostenibile. Questo fa della Green Economy uno dei pochi comparti sostanzialmente immuni dalla crisi economica: la Green Economy non è una delle scelte possibili, ma è l'unico modello praticabile per lo sviluppo dei prossimi ventanni. Sorge, tuttavia, un dubbio: se, cioè, le definizioni sopra esaminate siano davvero le uniche in grado di inquadrare il fenomeno. Oggi siamo portati a considerare solo gli aspetti positivi della Green Economy, sicuramente non pochi: esistono, però, altri argomenti che conducono a considerazioni di segno diverso, se non opposto. Ci si potrebbe chiedere, infatti, se un "mondo verde" sarebbe per ciò stesso un mondo senza guerre; oppure, quali potrebbero essere le conseguenze geopolitiche di un passaggio dall'energia prodotta da fonti fossili a quella generata da fonti rinnovabili. La fine della dipendenza dai Paesi petro-leader con forte instabilità presenta certamente risvolti positivi, ma è chiaro cosa potrebbe accadere in tali Paesi una volta venuta meno la ricchezza generata dal petrolio? E a vantaggio di chi? Quali saranno i Paesi eco-leader? E come si comporteranno? Quanta disponibilità vi è di tecnologia verde e quanto essa è equamente distribuita? Quanto potrà incidere la diffusione del litio, in particolare per la realizzazione di accumulatori per la mobilità sostenibile, e quanta disponibilità vi è oggi di questo metallo? Cosa accadrebbe in caso di diffusione su grande scala del nucleare? Quali sarebbero i rischi legati a tale sviluppo? Quanta disponibilità certa vi è di uranio? Com'è distribuita? Rispondendo a tali quesiti, probabilmente ci si troverebbe di fronte a
risvolti diversi - dal punto di vista economico, sociale, tecnologico e politico - del fenomeno Green Economy.
1.2 Le tecnologie verdi L'individuazione e la definizione delle tecnologie verdi sono fondamentali ai fini della comprensione del vasto perimetro che include i Green Job, soprattutto per quanto riguarda le professionalità che si affermeranno con le nuove tecnologie, in grado di produrre energia sempre più pulita e in modo più accessibile e di individuare nuovi modi per renderne efficiente e sostenibile l'impiego.
1.2.1 La tecnologia
eolica
Secondo la più classica delle definizioni, l'energia eolica è "l'energia del vento trasformata in energia elettrica, che può essere immagazzinata in batterie oppure riversata nella rete elettrica". Per la produzione di tale energia occorrono dei generatori eolici, che possono essere di diversi modelli e potenza. I generatori ad asse orizzontale, (Figura 1.1) i più diffusi, hanno l'asse del rotore parallelo alla direzione del vento e al terreno.
Figura 1.1 - Generatore ad asse orizzontale.
Questi generatori sono composti da: un involucro che contiene il generatore, il moltiplicatore di giri, il rotore su cui sono montate le pale e un dispositivo di orientamento del generatore in base alla direzione del vento. I generatori ad asse verticale (Figura 1.2), invece, hanno l'asse del rotore perpendicolare alla direzione del vento e al terreno e sono composti da: un albero tubolare mantenuto verticale da stralli, due o tre pale curvate in modo che entrambe le estremità siano collegate all'albero, un basamento che può contenere il generatore elettrico.
Figura 1.2 - Generatore ad asse verticale (foto coutesy of Spintrock4u at en.wikipedia).
I generatori eolici si differenziano anche per la grandezza. Quelli piccoli, con una potenza tra 5 e 1 0 0 kW, hanno un diametro del rotore che varia da 3 a 2 0 metri e un'altezza compresa tra 10 e 2 0 metri. I generatori medi, con una potenza tra 2 5 0 e 8 0 0 KW, hanno un diametro del rotore che
varia da 2 5 a 50 metri e un'altezza compresa tra 2 5 e 5 0 metri. I generatori grandi hanno una potenza da 1 0 0 0 fino a oltre 2 5 0 0 KW, un diametro del rotore da 55 a 7 0 metri e un'altezza che può superare gli 8 0 metri. L'energia eolica è una fonte di energia alternativa e inesauribile, capace di dare buoni risultati - in termini di resa - anche durante la notte, quando non è presente la luce, e in condizioni atmosferiche non ottimali, quindi quando, ad esempio, la resa dei moduli fotovoltaici diminuisce. Per quanto concerne le applicazioni tipiche dell'energia eolica, esistono gli impianti wind farm (fattorie del vento), realizzati sulla terraferma (Figura 1.3) e gli impianti offshore, realizzati in mare (Figura 1.4).
Figura 1.3 - Wind farm su terra ferma.
Vi Figura 1.4 - Un impianto offshore. Come per gli impianti fotovoltaici, anche per gli impianti eolici si possono realizzare, a seconda della necessità, due tipi di sistemi: impianti eolici a isola e impianti eolici integrati con la rete elettrica. Il primo sistema, utile in particolare nelle località lontane dalla rete elettrica. ha bisogno di accumulare l'energia prodotta in batterie per poter fare fronte ai periodi in cui la presenza del vento è scarsa. Gli impianti eolici integrati con la rete elettrica non necessitano di accumulatori di energia, in quanto questa viene immessa nella rete elettrica generale.
1.2.2 La tecnologia solare
termica
Il funzionamento della tecnologia solare termica è piuttosto elementare. Gli impianti sono realizzati con dei collettori solari termici che trasformano l'energia del sole in calore necessario a riscaldare l'acqua sanitaria o come integrazione al riscaldamento. Questo risultato può essere ottenuto in due modi diversi: il primo consiste nel collegare l'impianto solare termico alla caldaia a gas esistente; il secondo, nel caso in cui non si possa usare la caldaia, si ottiene inserendo nel serbatoio una resistenza elettrica di almeno 1 kW con un termostato. Esistono tre diverse tecnologie per trasformare i raggi del sole in calore: a bassa, media e alta temperatura; esse possono pertanto essere classificate in base al rendimento e quindi al materiale con cui vengono costruiti i collettori. Questi ultimi possono essere realizzati in plastica (tipicamente impiegati per scaldare l'acqua delle piscine, per le docce ecc.), in piano vetrato, con tubi sottovuoto. Gli impianti solari termici sono generalmente di due tipi: a circolazione naturale (Figura 1.5) e a circolazione forzata (Figura 1.6).
Figura 1.5 - Impianto termico a circolazione naturale. Schema rielaborato da http:// www.rinnovabili.it/cogenerazione.
A
fredda
Figura 1.6 - Impianto termico a circolazione forzata. Schema rielaborato da http:// www.rinnovabili.it/cogenerazione In un impianto solare termico a circolazione naturale, il fluido che arriva dal collettore solare circola in maniera naturale all'interno di uno scambiatore a camicia installato nel boiler e, una volta ceduto il calore, ritorna al pannello per essere nuovamente scaldato. Lo scambiatore di calore trasferisce il calore all'acqua sanitaria contenuta nella parte interna del boiler, che attraverso la pressione di rete viene inviata alle utenze. In un impianto solare termico a circolazione forzata, il liquido circola attraverso un'elettropompa che lo ferma nel caso in cui la temperatura di mandata dei pannelli risulti inferiore a quella nell'accumulo, ad esempio di notte. Al fine di ottimizzare il rendimento di questa tecnologia, i pannelli solari, impiegati per catturare i raggi solari e trasferirne l'energia al fluido, dovrebbero essere sempre orientati il più possibile perpendicolarmente ai raggi stessi.
1.2.3 La tecnologìa solare
fotovoltaica
La trasformazione dell'energia solare direttamente in energia elettrica, realizzata mediante la cella fotovoltaica, è resa possibile dal fenomeno fisico dell'interazione tra la radiazione luminosa e gli elettroni presenti nei materiali semiconduttori. Concretamente, all'interno del dispositivo si genera un campo elettrico innescato dall'assorbimento della luce solare; questo spinge gli elettroni in direzioni opposte, in modo che un circuito esterno possa raccogliere la corrente così generata. La cella fotovoltaica è costituita da un sottile strato di materiale semiconduttore, molto spesso silicio, opportunamente trattato: tale trattamento è caratterizzato da diversi processi chimici, tra i quali si hanno i cosiddetti "drogaggi". Con l'inserimento, nella struttura cristallina del silicio, di atomi di boro e fosforo, si genera un campo elettrico e si rendono disponibili le cariche necessarie alla formazione della corrente elettrica: questa si crea quando la cella, le cui due facce sono collegate a un utilizzatore, è esposta alla luce. Oltre al silicio di tipo cristallino, ultimamente si nota un forte interesse, da parte di diverse aziende produttrici, per la realizzazione di moduli basati sul silicio amorfo (pannelli solari a film sottile). Con l'amorfo, in realtà, non si può parlare di celle, in quanto si tratta di deposizioni di silicio (appunto allo stato amorfo) su superfici che possono anche essere ampie. I processi di produzione delle celle fotovoltaiche sono diversi; le differenze maggiori si hanno nella formazione dello strato di silicio, denominato "wafer", sul quale vengono eseguiti diversi trattamenti chimici, che porteranno alla creazione della cella vera e propria. Il wafer di monocristallo si produce attraverso la cristallizzazione che si origina immergendo un "seme" di materiale puro nel silicio liquido; questo viene poi estratto e raffreddato lentamente per ottenere un "lingotto" di monocristallo, che verrà drogato mediante l'aggiunta di boro e quindi "affettato" in wafer aventi uno spessore compreso tra i 2 5 0 e i 3 5 0 micrometri. Il wafer di multicristaUo si origina invece dalla fusione e successiva ricristallizzazione del silicio di scarto dell'industria elettronica. Da questa fusione si ottiene un "pane" che viene tagliato verticalmente in lingotti. Rispetto al monocristallo, il wafer di multicristaUo consente efficienze comunque interessanti a costi inferiori. I moduli fotovoltaici oggi più comuni sono costituiti da 48-72 celle collegate in serie e saldate tra loro in modo da formare le stringhe. Si realizza quindi un sandwich avente come parte centrale il piano della cella fotovoltaica e intorno una lastra di vetro dotata di ottima trasmittanza e buona resistenza meccanica; esso viene quindi scaldato in un forno a circa 100 °C in modo da sigillare tra loro i componenti. Infine, il campo fotovoltaico è costituito da un insieme di stringhe collegate tra loro in serie
e in parallelo. Collegando in serie i moduli, la corrente totale del campo si adegua a quella del modulo che genera meno corrente, mentre la tensione globale è data dalla somma della tensione dei singoli moduli fotovoltaici. Mettendo in parallelo più stringhe, la corrente totale del campo fotovoltaico è data dalla somma della corrente in uscita da ogni stringa. La tensione globale del sistema fotovoltaico è invece equivalente alla tensione generata da una singola stringa.
Figura 1.7 - Impianto fotovoltaico a terra.
1.2.4 La tecnologia
geotermica
L'energia geotermica è l'energia prodotta dal calore emanato dalla Terra; il suo sfruttamento richiede una tecnologia piuttosto elementare rispetto a quelle sopra descritte, ma al tempo stesso produce effetti notevoli. Il calore impiegato per la produzione di energia è contenuto nelle rocce più vicine alla superficie terrestre e fuoriesce dai vulcani, dalle sorgenti
termali, dai soffioni e dai geyser, attraverso acqua e vapore. L'acqua o il vapore possono fuoriuscire naturalmente dalle rocce oppure esservi iniettati artificialmente; per far sì che il sistema geotermico sia rinnovabile, è necessaria la presenza di una zona di alimentazione esterna. I sistemi geotermici si dividono in diverse classi, di seguito descritte. •
Sistemi a vapore secco: sono costituiti da vapore che si trova a pressioni e temperature elevate, accompagnato da altri gas o sostanze solubili; in questo caso la forza del vapore, convogliato a una turbina, può essere utilizzata direttamente per la produzione di energia elettrica.
•
Sistemi a vapore umido: sono costituiti da acqua calda a temperatura superiore al punto di ebollizione e ad alta pressione; l'acqua vaporizza e arriva in superficie sotto forma di una miscela composta da acqua e vapore. Il vapore può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica, mentre l'acqua calda può essere usata in impianti di dissalazione per produrre acque dolci.
•
Sistemi ad acqua calda: contengono acqua a temperatura inferiore ai 100 °C, utilizzabile, nella maggior parte dei casi, per usi diretti quali il riscaldamento delle abitazioni, delle serre, e per gli impianti industriali.
PR
Figura 1.8 - Operai al lavoro in un impianto geotermico.
1.2.5 La tecnologia delle biomasse Per comprendere la tecnologia della produzione di energia dalle biomasse, occorre definire cosa si intende per biomassa, ovvero qualunque sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici, e soprat-
tutto rinnovabile - nel senso che il periodo necessario per la sua rigenerazione è ragionevolmente breve e il tempo di sfruttamento della sostanza è paragonabile a quello della rigenerazione - e al tempo stesso sostenibile, in quanto la materia prima proviene da pratiche aventi un impatto ambientale trascurabile o nullo. La biomassa utilizzabile a fini energetici consiste in materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili, ovvero trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi; per dare un'idea di questi materiali possiamo fare alcuni riferimenti pratici: • essenze coltivate appositamente, intese come prodotti impiantati e coltivati con lo scopo di essere impiegati per fini energetici; • più comunemente, la materia prima dell'energia da biomassa deriva dalle coltivazioni agricole e della forestazione, compresi i residui delle lavorazioni agricole e della silvicoltura; • utile e diffuso è l'impiego degli scarti dei prodotti agroalimentari destinati all'alimentazione umana o alla zootecnia; • residui dell'industria della lavorazione del legno e della carta purché non trattati con prodotti chimici; • tutti i prodotti organici derivanti dall'attività biologica degli animali e dell'uomo. Quanto alla tecnologia impiegata per trasformare le biomasse in energia, si può fare riferimento a due principali categorie di processi: i processi termochimici e quelli biochimici. I primi comprendono: • la carbonizzazione del legno e di altri materiali vegetali; • la pirolisi, che permette di modificare la materia prima impiegando temperature altissime (fino a 8 0 0 °C); • la Steam Explosion, che si basa sulla separazione dei materiali vegetali nei loro strati e sul relativo impiego; • la combustione diretta; • la gassificazione. Nei processi biochimici rientrano: • l'estrazione di oli vegetali da semi che ne sono ricchi, con la successiva produzione di biodiesel; • la fermentazione alcolica che trasforma i glucidi in etanolo; • la digestione aerobica di microrganismi in presenza di ossigeno; • la digestione anaerobica di microrganismi in assenza di ossigeno.
Attualmente le tecnologie - a eccezione della combustione diretta - richiedono dei pretrattamenti, mirati ad aumentare la resa termica, a sfruttare sino in fondo il materiale disponibile, a migliorarne la praticità di trasporto e di impiego e le caratteristiche di stoccaggio, oppure a ridurre i residui dopo l'utilizzo.
Figura 1.9 - Impianto a biomasse (foto istockphoto.com).
1.2.6 La tecnologia
idroelettrica
L'energia idroelettrica è l'energia elettrica che si ottiene sfruttando la forza dell'acqua generata con un salto o un percorso forzato in forte pendenza: in pratica, l'acqua incontra una turbina in grado di generare elettricità con la forza assorbita dall'urto. È sicuramente una delle forme di energia più diffuse per il semplice motivo che gli impianti idraulici sono realizzabili ovunque esista un flusso d'acqua costante e sufficiente. Nell'ambito delle energie rinnovabili, l'utilizzo della tecnologia idroelettrica sta registrando nuovi motivi d'interesse per ciò che concerne l'idroelettrico in piccola scala. Impianti mini e micro-idro, pur essendo in grado di generare una minore potenza elettrica, presentano notevoli vantaggi sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico: si possono utilizzare corsi d'acqua di modeste dimensioni, gli investimenti richiesti sono contenuti, e ridotto è anche l'impatto ambientale. Volendo stilare una prima classificazione, si
possono distinguere impianti che utilizzano una caduta d'acqua attraverso un dislivello e impianti che sfruttano la velocità delle correnti. Nel primo caso la potenza del sistema dipende da due termini: il salto e la portata; nel secondo essa è determinata dalla velocità stessa della massa d'acqua.
Figura 1.10 - Impianto idroelettrico a valle di una diga: l'acqua percorre i tubi prendendo velocità fino a incontrare le turbine, che trasformano la forza dell'acqua in energia elettrica.
1.2.7 La tecnologia della cogenerazione trigenerazione
e della
La tecnologia della cogenerazione consiste nella produzione congiunta e contemporanea di energia elettrica (o meccanica) e di calore a partire da una singola fonte energetica, attraverso un unico sistema integrato. Più semplicemente, la cogenerazione permette di utilizzare lo stesso combustibile per due impieghi diversi, ottenendo un più efficiente utilizzo dell'energia primaria. I sistemi di cogenerazione sono costituiti da un
motore primario e da un sistema di recupero termico; il motore primario ha lo scopo di convertire il combustibile in energia meccanica che il generatore converte in energia elettrica, mentre il sistema di recupero termico raccoglie e converte l'energia contenuta negli scarichi del motore primario in energia termica utilizzabile. La cogenerazione si realizza mediante piccoli impianti che sono in grado di generare calore ed elettricità per grandi strutture o piccoli centri urbani; dal punto di vista tecnico, vengono impiegati dei motori alternativi o turbogas e delle caldaie; i fumi del turbogas o del motore alternativo vengono convogliati attraverso un condotto nella caldaia a recupero. Gli impieghi sono generalmente i seguenti: acqua calda per scopi di riscaldamento, vapore saturo per utenze industriali. Se, con la cogenerazione, si ottiene la produzione di energia meccanica e termica, con la trigenerazione si ottiene la produzione contemporanea di energia meccanica (elettricità), calore e freddo utilizzando un solo combustibile. Quindi la differenza (valore aggiunto) rispetto alla cogenerazione consiste nel fatto che la rigenerazione applica una tecnologia che produce energia recuperando e convertendo il calore residuo in freddo, sfruttando un evaporatore e una serpentina di raffreddamento che espande il refrigerante per produrre freddo.
Energia elettrica 38 Impianto di cogenerazione
m
^
Perdite
Energia termica
Figura 1.11 - Produzione in cogenerazione. Schema rielaborato da http://www.rinnovabili.it/cogenerazione.
Perdita di calore 13%
30% Combustibile 100%
Trigenerazione
Elettricità 1
Raffreddamento
Calore 55%
>
•Ék
V
À
Perdite di trasmissione Figura 1.12 - Produzione in trigenerazione. Schema rielaborato da http://www.rinnovabili.it/cogenerazione.
1.2.8 La tecnologia del biodiesel Il biodiesel è un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili, quali oli vegetali e grassi animali: è assimilabile al gasolio derivato dal petrolio, ma da questo si differenzia in modo sostanziale in quanto è un olio vegetale puro e semplice, il risultato di un processo chimico a partire da componenti biologici. Per produrre il biodiesel si utilizzano principalmente olio di colza o di soia, anche se ultimamente è cresciuto l'interesse verso altri materiali, quali senape, olio di palma, alghe, oli vegetali di scarto. Si tratta quindi di un prodotto caratterizzato da una sostenibilità notevole rispetto ai combustibili fossili, e potenzialmente rigenerabile all'infinito. Se questi motivi inducono ad auspicare un aumento dell'impiego del biodiesel e i costi di realizzazione ne rendano talvolta competitivo il prezzo rispetto a
quello del gasolio, l'attuale produzione mondiale dei componenti necessari per la sua lavorazione non è sufficiente a rimpiazzare i combustibili fossili. Inoltre, la crescente richiesta di oli vegetali da destinare alla produzione di biodiesel potrebbe portare, secondo alcuni gruppi ambientalisti, a un massiccio aumento dell'uso di pesticidi e a uno sfruttamento incontrollato del suolo. A creare un ulteriore dubbio sull'impiego e la diffusione del biodiesel contribuisce la valutazione del bilancio energetico: in pratica, un litro di biocombustibile è ben lontano dai 1 5 - 2 0 km/litro che è possibile fare con il diesel normale.
1.3 II quadro normativo per le energie prodotte dalle fonti rinnovabili Contributo di Cosimo D'Ayala Valva (Relationship with the National operators and Institutions regarding wind power plants at Gruppo IVPC - Italian Vento Power Corporation) Sin qui si è cercato di fornire una descrizione di una parte della Green Economy, privilegiando la componente della produzione di energia da fonti rinnovabili, rappresentando gli aspetti tecnici innovativi e i vantaggi per l'ambiente che gli stessi rappresentano. Prima di proseguire nella trattazione, si è scelto di inserire un quadro riepilogativo delle norme che disciplinano, in Europa e in Italia, la produzione di energia da fonti rinnovabili. L'intento è quello di affrontare uno degli aspetti più controversi della Green Economy: un labirinto di leggi e regolamenti talmente complicato da dissuadere le imprese che operano già nel settore e quelle che sono interessate ad avviarsi nello stesso. Il quadro normativo si presenta, infatti, articolato e complesso sia al livello dell'Unione Europea sia sul piano nazionale. Ci troviamo di fronte a oltre 8 0 leggi nazionali e comunitarie, delibere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, sentenze (dalla Corte costituzionale al Consiglio di Stato e ai TAR regionali), circolari e risoluzioni, e a oltre 1 0 0 leggi regionali: di qui la necessità di esporre in maniera sintetica la normativa di riferimento per il settore rinnovabile.
1.3.1 L'evoluzione
storica
Storicamente, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha costituito la pietra miliare della liberalizzazione del mercato dell'energia ben prima del decreto Bersani (d. leg. n. 79/1999). che formalizzò l'apertu-
ra del sistema elettrico italiano. Infatti, le leggi n. 9 e 10 del 1 9 9 1 e poi il provvedimento CIP 6 del 1 9 9 2 hanno permesso a tante realtà imprenditoriali di inserirsi come produttori elettrici, per l'appunto da fonti rinnovabili, nell'allora mercato monopolistico dell'elettricità. Il d. leg. n. 79/1999 sancì tre concetti fondamentali: la liberalizzazione dell'attività di produzione di energia elettrica, l'obbligo di connessione di terzi per il gestore di rete e la priorità nel dispacciamento per le fonti rinnovabili, senza dimenticare l'introduzione del sistema dei Certificati verdi in relazione alla quota d'obbligo (immissione in rete di una percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili da parte di produttori da fonte tradizionale o da importatori, o, in alternativa all'immissione fìsica in rete, acquisto di Certificati verdi per la stessa quantità). In seguito alla pubblicazione del d. leg. n. 79/1999 e in attuazione della direttiva comunitaria 77/2001 (ispirata dall'esigenza di costruire un impianto normativo in grado di fornire gli elementi necessari al raggiungimento delle indicazioni del protocollo di Kyoto), venne emanato il d. leg. n. 3 8 7 / 2 0 0 3 dedicato alla promozione e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che indicava chiaramente le linee di intervento necessarie al raggiungimento degli obiettivi nazionali di produzione di energia pulita nel mercato interno dell'elettricità. Tale decreto, tra le altre cose, predispose la procedura di Autorizzazione unica per gli impianti a fonti rinnovabili, le condizioni economiche per gli impianti che non fossero in regime CIP 6 o non scegliessero la vendita sul mercato libero, la disciplina dello scambio sul posto, la quota minima di elettricità prodotta da Fer (Fonti energetiche rinnovabili) da immettere nel sistema elettrico, e l'introduzione della garanzia d'origine. A seguire tale decreto si sono succeduti il d. m. 2 4 ottobre 2 0 0 5 , la I. n. 2 4 4 / 2 0 0 7 (Legge finanziaria 2 0 0 8 ) e, infine, il d. m. 18 dicembre 2 0 0 8 , solo per citare i principali atti normativi attinenti tali fonti: nel giugno 2 0 1 0 era ancora in corso d'opera la Legge comunitaria per il recepimento della direttiva 28/2009, conosciuta come direttiva 20/20/20. Ad affiancare operativamente la normativa primaria sono preposte le deliberazioni dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg). che regolamenta tutto il settore elettrico e quello del gas. Tra i provvedimenti più recenti dell'Autorità in tema di fonti rinnovabili (soprattutto eolica) vi sono le delibere n. 4 e n. 5 del 2 0 1 0 relative alle attività per migliorare la prevedibilità delle immissioni e alle condizioni di dispacciamento degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. La delibera n. 5/2010 va a disciplinare quattro specifici temi: le modalità per la remunerazione della mancata produzione eolica, i servizi di rete che le unità di produzione eolica devono fornire, le nuove dispo-
sizioni in materia di programmazione delle unità di produzione rilevanti alimentate da fonti rinnovabili non programmabili, e le disposizioni a Terna al fine di migliorare il servizio di dispacciamento in relazione alla produzione da fonti rinnovabili non programmabili. Sempre l'Autorità, sulla base di quanto statuito dal d. leg. n. 387/2003. ha regolamentato le modalità di remunerazione dell'energia prodotta da impianti alimentali da fonte rinnovabile, attraverso la delibera n. 280/2007, riconoscendo nella sostanza il prezzo zonale orario determinatosi sulla Borsa elettrica ai produttori che avessero stipulato con il Gse (Gestore dei Servizi Elettrici) una convenzione per il ritiro dell'energia elettrica prodotta.
1.3.2 II mercato dei Certificati
verdi (Cv)
Le nozioni principali sulla regolamentazione dell'operatività del mercato inerente i Cv sono racchiuse in diversi testi normativi; questi nel corso degli anni hanno subito degli aggiustamenti che molto spesso gli stakeholder afferenti un produttore a fonte rinnovabile ignorano in dettaglio, ma che necessariamente causano l'adozione di opportuni accorgimenti in merito sia ai flussi economici previsti, sia all'operatività. La regolamentazione in materia di Cv ha subito numerose modifiche a partire dalla legge che ne introdusse il meccanismo, ovvero il d. leg. n. 79/1999. a cui seguirono, come già accennato, il d. m. 11/11/99. il d. leg. n. 387/03. il d. m. 24/10/2005. il d. leg. n. 152/2006. la Legge finanziaria 2 0 0 8 . il d. m. 18/12/2008, solo per citare i principali. La Legge finanziaria 2 0 0 8 , in particolare, ha introdotto una serie di importanti novità di carattere generale per il settore delle fonti rinnovabili; per quanto concerne l'eolico, tali "novità" possono essere riassunte come segue: • a partire dal 2 0 0 8 la remunerazione di questa fonte viene fissata al valore di riferimento pari a 1 8 0 , 0 0 €/MWh, rivedibile ogni tre anni; • di conseguenza, a partire da tale data, i Certificati verdi emessi dal Gse sono collocati sul mercato a un prezzo pari alla differenza tra il valore di riferimento e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell'energia elettrica definito dall'Aeeg. registrato nell'anno precedente e comunicato dalla stessa Autorità entro il 31 gennaio di ogni anno, a decorrere, appunto, dal 2 0 0 8 : • l'incentivazione mediante rilascio dei Certificati verdi avrà una durata di 15 anni per gli impianti entrati in esercizio a partire dal 1° gennaio 2 0 0 8 . mentre per quelli entrati in funzione dopo il 1° aprile 1999 e lino al 31 dicembre 2 0 0 7 è prevista una durala di 12 anni: • è stabilito, inoltre, l'incremento della quota d'obbligo di 0 . 7 5 punti
percentuali all'anno per il periodo 2 0 0 7 - 2 0 1 2 , mentre con decreti del Ministro dello Sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'Ambiente sono stabiliti gli ulteriori incrementi della stessa quota per gli anni successivi al 2 0 1 2 fino al 2 0 2 0 , alla luce dei nuovi obblighi comunitari; • sempre a partire dall'anno 2 0 0 8 , il valore unitario di ogni Certificato verde è stato ridotto da 50 MWh ad 1 MWh; • viene ribadito l'obbligo per il Gse di ritirare i Certificati verdi, in scadenza nell'anno, ulteriori rispetto a quelli necessari per assolvere all'obbligo a un prezzo pari al prezzo medio riconosciuto ai Certificati verdi registrato nell'anno precedente dal Gme (Gestore dei mercati energetici). Il d. m. 18 dicembre 2 0 0 8 del Ministero dello Sviluppo economico, "Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell'articolo 2, comma 150, della legge 2 4 dicembre 2 0 0 7 , n. 2 4 4 " ha introdotto ulteriori novità per quanto attiene il mercato dei Certificati verdi: • il riacquisto dei Certificati verdi in eccesso fino all'anno 2 0 1 1 per i quali occorre, entro il 31 marzo 2 0 1 1 , fare specifica richiesta al Gse, il quale provvede al ritiro degli stessi a un prezzo pari al prezzo medio di mercato del triennio precedente all'anno nel quale viene presentata la richiesta di ritiro; • la necessità di presentare, dal 3 0 giugno 2 0 0 9 , a favore del Gse, un'adeguata garanzia per la richiesta di Certificati verdi a preventivo, in termini di energia a valere sulla produzione di altri impianti qualificati già in esercizio, o, in alternativa, sotto forma di fideiussione bancaria. Tale sostanziale novità ha fatto sì che, essendo la richiesta di Cv a preventivo subordinata al rilascio di tale garanzia, il produttore non in grado di ottemperarvi sia costretto alla richiesta di Cv esclusivamente a consuntivo, dovendo necessariamente rivedere i propri piani finanziari in quanto i flussi economici generati dalla vendita di Cv a preventivo non possono più sussistere. È doveroso ricordare che, operativamente parlando, a monte di tutto quanto riguarda i Certificati verdi, la loro commercializzazione e il relativo accredito, sussiste una vasta regolamentazione inerente la qualificazione dell'impianto presso il Gse, necessaria all'ottenimento dei titoli in questione. Tali procedure sono quelle di qualificazione Iafr (Impianto alimentato
a fonti rinnovabili), a cui occorre accostare quelle relative all'Operatività sulla Borsa dei Certificati verdi, predisposte dal Gme.
1.4 La Green Economy non FER 1.4.1 La bioedilizia Definire la bioedilizia esclusivamente come un nuovo modo di scegliere i materiali e le tecnologie di costruzione degli edifici pubblici e privati e dei fabbricati per uso diverso da quello abitativo è limitativo, perché la bioedilizia è sicuramente più di questo. È una soluzione, uno stile, un nuovo modo non solo di edificare, ma soprattutto di vivere le costruzioni e di usarle in modo conveniente, sostenibile, in generale migliore. Per quasi due millenni l'uomo ha scelto di usare, per le proprie attività pubbliche e private, strutture via via più grandi e complesse, la cui costruzione ha da sempre rappresentato un settore importante dell'economia. All'inizio per costruire si impiegava quello che l'ambiente metteva a disposizione: argilla, legno, calce, sabbia, vetro e tanti altri materiali non solo disponibili, ma anche in grado di essere "smaltiti" dall'ambiente stesso. Da alcuni decenni la situazione è decisamente cambiata, i materiali utilizzati nell'edilizia sono il risultato di processi di trasformazione che ne hanno alterato la resa, la resistenza, ma anche la compatibilità con l'ambiente. L'esigenza di realizzare opere sempre più grandi, di costruire in modo più rapido, di soddisfare esigenze di stile oltre che di funzionalità, hanno reso l'edilizia un'attività tra le più invasive per l'ambiente. Ma questa tendenza può e deve essere invertita, in primo luogo partendo dalla scelta dei materiali, che devono essere semplici e naturali, possibilmente di origine vegetale, minerale o animale, e la cui trasformazione comporti un basso impatto sull'ambiente. È evidente, per chi scrive, che l'impiego dei soli materiali naturali è una soluzione estrema, difficilmente praticabile e pericolosa per l'ambiente stesso (si pensi allo sfruttamento del legname e all'estrazione dei minerali dal sottosuolo). Occorre, allora, un mix equilibrato di materiali naturali e non naturali, in grado di essere funzionali e "abbinati" tra loro con tecniche e prodotti innovativi e rispettosi dell'ambiente. Costruire in modo ecosostenibile non significa soltanto usare prodotti e materiali naturali e con un ciclo di vita studiato per non avere un impatto negativo sull'ambiente: bisogna tenere conto anche del fatto che tutte le costruzioni, nel corso del loro impiego, sono destinate a consumare energia per le attività che in esse si svolgono e per garantire l'abitabilità. È
allora necessario prevedere e utilizzare materiali e tecnologie in grado di assicurare alle strutture una migliore efficienza energetica, e in questo il solare rappresenta una soluzione ideale e già piuttosto diffusa. Un edificio ben costruito funziona meglio e quindi è anche conveniente dal punto di vista economico. Occorre stimolare la bioedilizia non solo con interventi impositivi, ma anche con incentivi, perché anche in questo caso - come spesso accade nella Green Economy - quello che conviene e che è naturale costa di più.
7.4.2 L'efficienza
energetica
II piano d'azione adottato dalla Commissione europea ha lo scopo di giungere a una riduzione del 2 0 % del consumo di energia entro il 2 0 2 0 ; esso prevede misure volte ad accrescere l'efficienza energetica di prodotti, edifìci e servizi, a migliorare il rendimento della produzione e della distribuzione di energia, a ridurre l'impatto dei trasporti sul consumo di energia, a favorire il finanziamento e la realizzazione di investimenti nel settore, a promuovere e a rafforzare comportamenti razionali in merito al consumo di energia e a potenziare l'azione internazionale in materia di efficienza energetica. La realizzazione di risparmi energetici significativi come quelli previsti dal piano richiede, da una parte, lo sviluppo di tecniche, prodotti e servizi a basso consumo di energia e, dall'altra, la necessità di modificare i comportamenti in modo da ridurre il consumo di energia mantenendo comunque lo stesso livello di qualità della vita. Prima di tutto occorre individuare quali sono i settori maggiormente energivori, allo scopo di definire politiche mirate a un uso razionale dell'energia. II principio dell'analisi attraverso i flussi energetici è applicabile a sistemi di qualsiasi taglia, e quindi ben si sposa con realtà di livello industriale, così come con la quotidianità dei consumi civili. Sicuramente l'efficienza energetica è un obiettivo primario della politica energetica del settore industriale, in quanto proprio l'industria risulta essere tra le principali voci di consumo. L'efficienza può essere raggiunta attraverso interventi di energy saving, al fine di recuperare parte dell'energia dispersa durante i processi attraverso fumi di scarico e vapore, e di riutilizzarla in altri processi termici o cederla all'esterno per il teleriscaldamento. Anche il settore dei trasporti costituisce un'importante voce di consumo e presenta potenziali margini di miglioramento per il risparmio energetico. Per questo, parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare o sostituire il motore a scoppio, occorre strutturare in maniera differente l'offerta dei trasporti. Infine, i con-
sumi del settore civile sono spesso dovuti a un alto grado di inefficienza energetica delle utenze, per ciò che riguarda sia il fabbisogno termico sia quello elettrico. Come negli altri già citati settori, anche in questo le nuove tecnologie, i nuovi prodotti e, in particolare, nuovi comportamenti più consapevoli e responsabili, potranno contribuire in modo notevole al risultato posto come obiettivo dalla Commissione europea.
1.4.3 La
bioagricoltura
Facendo ricorso a una definizione generale, produrre derrate agricole in modo biologico significa usare la minor quantità possibile di chimica e di meccanica, preferendo l'impiego di sostanze organiche e di tecniche a basso impatto ambientale. In questa sede ci interessa comprendere come questo fenomeno si generi e come esso possa dirsi parte della Green Economy, nel senso che non rappresenta una novità né dal punto di vista tecnologico, né da quello normativo e applicativo. Occorre partire del presupposto che la bioagricoltura è stata per secoli l'unica forma di agricoltura impiegata per la produzione agroalimentare e che solo negli ultimi decenni, caratterizzati dalla forte crescita della popolazione mondiale e del conseguente aumento del fabbisogno alimentare, sono stati introdotti l'agricoltura intensiva e l'impiego di prodotti per aumentare la resa delle colture e preservarle dall'attacco di parassiti e di altre forme di degenerazione. Pochi decenni, ma sufficienti a produrre effetti negativi preoccupanti; di qui l'interesse crescente mostrato dai consumatori per i prodotti provenienti da colture biologiche, ottenute senza l'impiego di sostanze chimiche. Ma quali sono le conseguenze sulla produzione alimentare? Si stima che la produzione biologica abbia mediamente rese inferiori del 2 0 - 4 5 % rispetto a quella convenzionale; questo significa che, per ottenere la stessa quantità di prodotto, occorre sfruttare circa il doppio di terreno in più. Ma con quali conseguenze? In primo luogo, la distruzione di habitat naturali importanti per la biodiversità senza risultati significativi sul piano del fabbisogno alimentare; il problema della fame nel mondo è infatti imputabile non tanto alla scarsa quantità della produzione agricola, quanto piuttosto alla sua iniqua distribuzione. A ciò si aggiunge il fatto che, nei Paesi occidentali, ogni giorno vengono eliminate centinaia di tonnellate di derrate alimentari che potrebbero essere redistribuite; in alternativa, si potrebbe modificare il parametro impiegato per la produzione quantitativa delle derrate, preferendo quella qualitativa, e utilizzando le risorse risparmiate a favore dei Paesi "affamati". Ridurre la bioagricoltura a una "questione di etichette e certificazioni" significa pertanto allontanarsi dalia soluzione del problema. La bioagricoltura è pos-
sibile solo in presenza di "biocultura" dei consumatori e dei governi, ed è parte della Green Economy nella misura in cui può migliorare l'ambiente in cui viviamo, la qualità della nostra vita, generare processi virtuosi e convenienti anche da un punto di vista economico e sociale.
1.4.4 La tutela
dell'ambiente
Si può affermare che la tutela dell'ambiente, del territorio e delle acque rappresenta il contenitore di tutta la Green Economy, o, meglio ancora, il suo scopo ultimo. Più nello specifico, è tutela dell'ambiente tutto il complesso di attività finalizzate alla difesa e al miglioramento dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile. La Green Economy può essere considerata a tutti gli effetti la vittoria, forse anche oltre le aspettative, del movimento ambientalista nato negli anni Sessanta come risposta allo sviluppo industriale e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Ormai anche i governi dei principali Paesi occidentali hanno inserito nelle loro agende i temi ambientali, prendendo in considerazione l'adozione di strategie economiche sostenibili e rispettose dell'ambiente. La tutela dell'ambiente ricomprende tutte le aree già analizzate: • • • •
dell'acqua; dell'aria; del territorio; dell'energia.
La tutela dell'acqua, bene imprescindibile per la vita e per le attività economiche in molteplici ambiti, può essere praticata attraverso la gestione, l'approvvigionamento e l'uso delle risorse idriche. Il tema ha anche risvolti geopolitici, dal momento che ci sono milioni di persone che non hanno accesso all'acqua, mentre, al contrario, nei Paesi sviluppati si assiste a un spreco ingiustificato di tale risorsa. La tutela dell'acqua riguarda anche i sistemi marini, che hanno una rilevanza essenziale per il clima e, di conseguenza, per l'ambiente. Tutte le attività e le misure adottate o adottabili per migliorare la gestione delle acque e dei sistemi marini sono senz'altro green, così come tutti i provvedimenti per la prevenzione dell'inquinamento e la bonifica. Come tutelare le acque? In primo luogo instaurando un uso razionale delle stesse, modificando le abitudini comuni di impiego civile, incrementando il riciclo e/o il recupero delle acque impiegate nei processi industriali, evitando di considerare le acque interne e quelle marine come sversatoi di sostanze inquinanti.
La tutela dell'aria richiede interventi drastici di riduzione dei gas serra che alterano gli equilibri atmosferici, con effetti che già oggi preoccupano gli esperti ma che potrebbero essere devastanti nel prossimo futuro. Il risultato auspicato può essere ottenuto solo introducendo misure in grado di intervenire in tutti gli ambiti della vita e in tutte quelle attività - industriali e civili - che direttamente o indirettamente possono determinare per combustione (prevalentemente) un'alterazione delle componenti gassose degli strati più bassi dell'atmosfera. L'inquinamento dell'aria ha conseguenze dirette sulla salute dell'uomo, ma anche indirette, sul clima. È evidente, come si è visto per l'acqua e come si vedrà per il territorio, che la tutela dell'aria non può essere una responsabilità solo dei governi, e non solo dei Paesi maggiormente industrializzati ma anche di quelli emergenti; essa può essere ottenuta unicamente attraverso una coscienza e una cultura diffuse. La tutela del territorio passa attraverso la presa d'atto che esso è stato modificato, forse in modo irreversibile, e piegato alle esigenze delle attività umane. Occorre sospendere le attività che in modo indiscriminato inquinano il territorio, recuperando le aree che sono state oggetto di uno sfruttamento irrazionale, bonificando i siti oggetti di disastri ambientali o industriali. Decenni di sfruttamento, di interventi, di insediamenti urbani e industriali, la realizzazione di infrastrutture per la mobilità, le attività inquinanti di superficie ma anche del sottosuolo, hanno piegato il territorio alterandone l'equilibrio geologico. Le conseguenze sono notevoli e si avvertono sia sulla salute dell'uomo che sulla sua sicurezza. Il recupero del territorio è sicuramente molto complicato, perché, a differenza di altri ambiti, in questo caso non sarà sufficiente interrompere o modificare le attività considerate responsabili dei danni ambientali, ma occorreranno interventi finalizzati a ripristinare l'equilibrio geologico compromesso e bonificare gli ambienti inquinati. La questione energetica ha un posto di primo piano nell'ambito, più generale, della tutela ambientale. L'energia ottenuta da fonti fossili attraverso la combustione rappresenta ancora la percentuale più alta di tutta la produzione energetica mondiale. La soluzione della questione energetica passa pertanto attraverso la sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili, favorendo la diffusione di tecnologie adeguate con costi sempre più accessibili, ma il primo passo da compiere consiste nella razionalizzazione del consumo dell'energia.
1.5 II valore della Green Economy in Europa e in Italia Quanto vale la Green Economy? Secondo le stime del Rapporto Eurispes, in Italia il valore del nuovo mercato è quantificabile in 10 miliardi di euro, una stima che autorizza a superare il concetto di un fenomeno "culturale" o industriale di nicchia, per arrivare a riconoscere allo stesso un valore superiore a quello di altri settori della nostra economia, questo sia per i volumi generati, sia per i tassi di crescita e per il numero di addetti; un fenomeno che non riguarda solo la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma che comprende altri settori emergenti e non solo, in cui operano moltissime imprese, dall'edilizia ai trasporti, al turismo, all'agricoltura e al riciclaggio dei rifiuti. La dimensione economica del fenomeno è davvero impressionante: 8 1 0 miliardi di euro a livello mondiale, tenendo conto innanzitutto degli investimenti di Stati Uniti, Cina e Germania. Tra il 2 0 0 9 e il 2 0 1 0 sarebbero pari a 112 miliardi di dollari gli investimenti stanziati dall'amministrazione Obama e a 2 2 1 miliardi la somma investita da Pechino, 122 miliardi di euro in Europa e 10 miliardi di euro in Italia (fonte: Banca Mondiale). In Italia cresce la superfìcie impegnata per i prodotti biologici, con una percentuale del 15% sul totale della superficie "bioagricola" europea: un contributo superiore a quello di Gran Bretagna (9%), Germania (11%) e Spagna ( 13%), anche se in questi Paesi il tasso di crescita è stato decisamente superiore al nostro, segno di un impegno più marcato dei governi e di una scelta dei cittadini orientata a un consumo alimentare più consapevole. Per le energie rinnovabili, stando al Rapporto Italia 2 0 1 0 dell'Eurispes, "in Italia, il consumo interno lordo di energia da petrolio greggio e prodotti petroliferi è sceso da 88,1 milioni di toe ( 2 0 0 1 ) a 80,3 milioni di toe (2007), con un'incidenza sui consumi totali, rispettivamente, del 50,8% e del 43,8%. Aumenta, invece, il consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili, superando i 10 milioni di toe a partire dal 2 0 0 3 e toccando una punta massima di 13,1 milioni di toe nel 2 0 0 6 " . Si tratta di un trend molto incoraggiante: "Nel confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia si posiziona al quinto posto per consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili, con un'incidenza del 9% sul dato complessivo europeo". Significativa è anche la diffusione del commercio equo e solidale: "il quadro italiano si caratterizza per la presenza di una significativa varietà
di punti vendita, che vanno dai centri commerciali, ai singoli negozi non specializzati, alle botteghe del mondo". Infine, la finanza etica: "il mercato italiano dei fondi etici, sostenibili e socialmente responsabili, dopo la crescita degli anni 2 0 0 3 - 2 0 0 7 , sta manifestando segnali opposti rispetto al quadro generale europeo e al trend della maggior parte dei Paesi europei, con una flessione del numero di fondi (20 nel 2 0 0 9 contro i 29 del 2 0 0 7 ) e del patrimonio gestito (due miliardi di euro nel 2 0 0 9 contro i 3,2 miliardi di euro del 2 0 0 7 ) e posizionandosi, in entrambi i casi, al nono posto in Europa".
CAPITOLO
0
I GREEN JOB
2.1 I Green Job: la definizione Nell'arco di questi ultimi anni si è parlato, e si parla, di Green Job più dal punto di vista numerico e statistico che da quello contenutistico e qualitativo, ma per comprendere a fondo l'argomento è necessario giungere a una definizione di ciò che si intende per "lavori verdi". Appare, infatti, evidente che per poter stimare il numero degli occupati nella Green Economy è indispensabile capire cosa ne faccia parte a pieno titolo e cosa no, nel senso che occorre definire e delimitare, per quanto possibile, il campo d'azione dei lavori verdi, per favorire un'analisi qualitativa e quantitativa più coerente e meno strumentalizzabile. Nel 2 0 0 8 l'Unep, l'Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella tutela dell'ambiente, li ha definiti come "quelle occupazioni nei settori dell'agricoltura, del manifatturiero, nell'ambito della ricerca e sviluppo, dell'amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale", "decent work in a sustainable low-carbon world". È ormai acquisito e condiviso dagli operatori di settore che i Green Job sono tutti quei "mestieri" che rientrano nei sei settori economici per i quali si ipotizza un impatto occupazionale rilevante: la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili, il settore edile, i trasporti, il settore industriale in senso lato, il settore alimentare, l'agricoltura e la silvicoltura. La vera difficoltà, probabilmente, sta neli'individuare il criterio per definire i lavori verdi, ovvero se fare riferimento al "settore", industry, e quindi accettare come tali solo quelli svolti nel macrosettore della Green Economy, oppure al contenuto delle attività, nel senso che sarebbero da considerare "green" tutte quelle che realmente producono un effetto diretto e immediato sull'ambiente.
La soluzione potrebbe consistere in una sintesi tra i due concetti, individuando una definizione che si ispiri sia al contenuto delle professioni sia al settore industriale al quale le professioni stesse appartengono, in modo tale da non trascurare attività che, pur essendo svolte in settori non propriamente verdi, hanno comunque un contenuto "green". Più nel dettaglio, questi lavori sono quelli che contribuiscono in modo sostanziale al mantenimento o al ripristino della qualità ambientale, in particolare nei settori della produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico, termico, geotermico, biomasse). Per ciascuno di essi è possibile rintracciare attività e quindi professionalità molto diverse tra loro, per la tecnologia impiegata, per il differente grado di intervento umano nei processi, per la diversa competenza richiesta. Sono green anche i lavori nei settori della ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, della produzione di prodotti biologici, dell'efficienza energetica, della corretta gestione dei rifiuti (da intendersi come raccolta, trattamento, smaltimento). Green sono anche i nuovi mestieri dell'edilizia compatibile ed energeticamente efficiente. Tra le professionalità emergenti è possibile annoverare anche quelle della green fìnance, una categoria di professionisti che individuano i progetti da finanziare e gli istituti relativi, e della green law, cioè della normativa che disciplina il settore, che è in forte evoluzione e che presenta una produzione da parte del legislatore "statale" e soprattutto di quello "regionale". I "Green Manager" sono i manager in grado di presidiare attività estremamente complesse e diverse tra loro: finanziarie, legali, tecniche, di business, istituzionali, associative, organizzative in generale. Green Manager sono, ad esempio, i Country Manager di società multinazionali straniere che investono in Italia, dal Business Developer, che tecnicamente sviluppa il business, al Project Manager, che garantisce la realizzazione dei progetti. Si tratta, evidentemente, di professionalità in alcuni casi nuove o, comunque, con caratteristiche specifiche, sia per le competenze sia per la formazione richieste; in altri casi si tratta di mestieri già presenti nel sistema economico ma svolti con modalità o in condizioni totalmente diverse, ovvero adattati alle specifiche esigenze del nuovo contesto. Spesso la linea di confine tra mestieri tradizionali e nuovi mestieri è davvero sottile e solo una classificazione dettagliata può fare chiarezza.
2.2 I Green Job: la classificazione La classificazione dei lavori verdi sarà utile a sgomberare il campo da alcuni equivoci e permetterà una più chiara individuazione di tali attività. Per dare coerenza e continuità con la stessa definizione già sopra riportata, si possono classificare e distinguere, tra i lavori che contribuiscono in modo sostanziale al mantenimento o al ripristino della qualità ambientale: 1. 2. 3. 4. 5. 6.
la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili: il settore edile: i trasporti: il settore industriale in senso lato: il settore alimentare; l'agricoltura e la silvicoltura.
Tali macro-aree possono, a loro volta, essere suddivise in relazione alle attività specificamente svolte, in particolare in riferimento alla produzione di energia da fonti rinnovabili. In questo caso è fondamentale l'analisi delle filiere.
2.2.1 I lavori impiegati nella produzione da fonti rinnovabili
di energia
Per un'esaustiva classificazione della parte più "verde" di questi lavori, ovvero quella riconducibile alla generazione di energia pulita, è necessario distinguere in relazione alle fonti: eolica, fotovoltaica, idroelettrica, termica, geotermica, biomasse.
2.2.2 La filiera
dell'eolico
Partiamo dall'eolico, perché possiamo affermare che proprio l'eolico ha rappresentato, sin dal suo avvento tecnologico, normativo e industriale, il manifesto della Green Economy e dei lavori verdi, portando alla ribalta non solo il concetto di energia pulita (anche se altre tecnologie e fonti erano già presenti e attive), con le importanti strutture ormai sempre più presenti sul territorio, ma anche il tema delle professioni coinvolte. Partendo dalla filiera tipica dell'eolico, è quindi possibile tracciare una prima classificazione.
Figura 2.1 - Operazione di erection di parte di aerogeneratore.
A) AREA PUBBLICA AMMINISTRATIVA
La Pubblica amministrazione rappresenta una fase essenziale del processo, attraverso le funzioni burocratiche di valutazione della fattibilità e di rilascio delle autorizzazioni delle Regioni, delle Province e dei Comuni. E evidente che, all'interno di quest'area, non è possibile parlare di lavori dal contenuto propriamente "verde": non si sono infatti rese necessarie né nuove figure specializzate, né particolari competenze, ma conoscenze nuove rispetto al tema trattato. Un discorso a parte va fatto per le Agenzie per l'Energia, il cui obiettivo generale è quello di realizzare l'efficienza energetica attraverso la gestione della domanda e lo stimolo dell'offerta, in direzione dell'uso di tecnologie energetiche rinnovabili ed efficienti, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti e diffondendo, tra gli utenti finali, le tecnologie delle energie rinnovabili e i criteri e le tecniche dell'efficienza energetica. Tali strutture organizzano iniziative di aggiornamento professionale e di formazione di tecnici.
B) SVILUPPO DEGLI IMPIANTI
•C
ndividuazione dei siti Sviluppo dei siti Società di consulenza ometr Rilevazioni topografiche
La prima e la seconda fase della parte della filiera che consiste nello sviluppo degli impianti sono rappresentate dall'individuazione e dalla valutazione dei siti potenzialmente idonei per la realizzazione dei parchi eolici.
Figura 2.2 - Parco eolico. Subito dopo aver individuato i siti idonei (sia dal punto di vista delle caratteristiche del territorio, sia da quello delle autorizzazioni) vengono montate stazioni anemometriche per lo studio scientifico del vento e la creazione di un modello numerico dei flussi di vento; il risultato è uno studio di fattibilità tecnico-economico-urbanistica. Le figure professionali coinvolte sono: ingegneri ambientali e civili, geologi e topografi, addetti al montaggio delle torri anemologiche. • Il Project Finance Manager è responsabile della gestione delle operazioni di Project Finance nel settore del rinnovabile. In particolare, cura gli aspetti numerici e contrattuali del progetto, gestisce le fasi di execution con il cliente, la relazione con le banche e il closing delle operazioni finanziarie. • Il Project Developer Eolico presiede gli aspetti legati allo sviluppo di progetti di energia eolica. In particolare, seleziona siti potenziali, conduce trattative con i proprietari terrieri, gestisce i rapporti con gli Enti locali e le Amministrazioni pubbliche per le autorizzazioni necessarie
•
•
•
•
•
alla costruzione degli impianti; segue, infine, la predisposizione dei contratti di fornitura per la realizzazione degli impianti. Per i profili ingegneristici, oltre alle conoscenze tecniche tradizionali, sono richieste una preparazione specifica sulle analisi dei flussi del vento, per elaborare i dati che arrivano alle centrali dalla stazione anemologica, e una conoscenza degli aerogeneratori, per essere in grado di fornire consulenza al cliente in fase di scelta della macchina più idonea al sito. In particolare, l'esperto anemologo interviene nella fase preliminare della costruzione di un impianto eolico, e dal risultato delle sue valutazioni dipende l'effettiva realizzazione del progetto. Tra i suoi compiti vi sono: la verifica delle interferenze con aree soggette a vincoli, la valutazione di impatto ambientale e della compatibilità acustica ed elettromagnetica, le simulazioni tridimensionali di inserimento degli aerogeneratori, la pianificazione dei rilievi anemometrici e la valutazione tecnica del progetto delle opere civili ed elettromeccaniche. Generalmente questa figura opera all'interno di società specializzate nei servizi di anemologia e in alcuni casi in grandi aziende multinazionali del settore. Ai geologi viene generalmente affidato il compito di verificare la fattibilità degli impianti rispetto alle caratteristiche geomorfologiche e idromorfologiche; le loro valutazioni sono determinanti per accertare l'impatto degli impianti sui terreni individuati. I topografi si occupano della documentazione grafica dei siti, della fotosimulazione degli impianti sui siti individuati e della verifica dell'impatto visivo degli impianti. Gli addetti al montaggio della stazione anemologica sono squadre di periti elettronici o elettrici, con capacità di montaggio di piccoli circuiti elettronici.
Sono cresciute le esigenze di personale qualificato anche per le società di consulenza. Spesso si tratta di studi tecnici di geometri e ingeneri direttamente coinvolti in questa fase della filiera, che impiegano giovani ingegneri civili e geometri per attività di sopralluogo dei terreni e di valutazione sulla fattibilità degli impianti.
C) PRODUTTORI E OPERATORI DELL'INDOTTO
e
• Produttori di aerogeneratori Produttori di componenti Realizzatori di opere edili Realizzatori di opere elettriche Trasporti Realizzatori di wind farm Società di service e manutenzione
Le prime due fasi di questa parte della filiera dell'eolico consistono nella produzione degli aerogeneratori e dei componenti per la realizzazione di una torre eolica e vedono protagoniste tre tipologie di operatori: 1. aziende che costruiscono gli aerogeneratori; 2. aziende che costruiscono e forniscono componenti degli aerogeneratori (motoriduttori, freni, valvole, materiale elettrico, cuscinetti, sensori, trasduttori, lavorazioni metalliche ecc.); 3. aziende impegnate nel montaggio/assemblaggio delle torri e delle macchine. Le aziende che costruiscono gli aerogeneratori impiegano: • progettisti meccanici: progettano ed eseguono calcoli strutturali di componenti meccanici, conoscono il CAD 3D, il calcolo degli elementi finiti e i più comuni processi di lavorazione dei metalli; collaborano con la produzione per l'industrializzazione dei componenti; • progettisti di componenti specifici per il settore eolico, sia per la parte meccanica sia per la parte elettrica; tali figure provengono spesso dai settori affini della meccanica, dell'elettricità e dell'elettronica.
Le aziende che realizzano le opere civili (strade, piazzole, scavi, edifici e fondazioni) impiegano le figure seguenti. • Esperti di cantiere come i Site Manager/Capocantieri, responsabili della sicurezza ex d. leg. n. 4 9 4 / 1 9 9 6 e in conformità al Pos (Piano operativo di sicurezza) e al Psc (Piano di sicurezza e coordinamento), garanti del rispetto del progetto; essi redigono il giornale di cantiere, verificano e riesaminano la documentazione di ingegneria per familiarizzazione aggiornandola con le modifiche apportate in corso d'opera (copia "rossa" per aggiornamento fine lavori). Supervisionano l'attivitàdi montaggio in cantiere di fornitori e subappaltatori; preparano i verbali di intervento delle attività svolte dai subappaltatori. Raccolgono e mantengono organizzata la documentazione di cantiere (disegni, specifiche, Pos, certificazioni, controlli di qualità). Effettuano la gestione dei rifiuti di cantiere e mantengono aggiornato il registro rifiuti. Al Site Manager viene spesso affidata la gestione delle attività, dei materiali, delle maestranze impiegate. • Maestranze edili, manovratori macchine per movimento terra, trasporti apparecchiature di sollevamento, gru: si tratta certamente di lavori non nuovi, ma ai cui addetti viene richiesto di cimentarsi con apparecchiature diverse e in condizioni particolari. • Specialista civile: coordina e controlla l'attività di progettazione civile affidata a società esterne; garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili dell'impianto e quelle elettriche/elettromeccaniche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai (Stato avanzamento lavori). Il ruolo richiede la laurea in Ingegneria civile o in discipline tecniche, un'esperienza maturata nell'ufficio tecnico di società impiantistiche, nonché esperienza nella gestione dei cantieri. Le aziende impegnate nel montaggio/assemblaggio delle torri e delle macchine impiegano le seguenti figure. •
Project Manager: responsabile per l'installazione delle turbine eoliche. sovrintende a tutte le fasi della realizzazione del parco eolico, dalla stipula del contratto con il cliente alla costruzione del parco stesso (fondazioni, connessione viaria, trasporto materiali ecc.), supporta il cliente fornendo consulenza tecnica, coordina il progetto gestendo le competenze impegnate nella realizzazione dell'opera.
•
Responsabile della messa in servizio e assistenza: collabora con i Project Manager assicurando lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Recepisce dal Direttore tecnico gli incarichi e gestisce le risorse interne e/o esterne; collabora con il Dt alla selezione di consulenti esterni per servizi di supervisione alla costruzione e all'avviamento; gestisce i reclami dei clienti e le Ne (Non conformità) emerse nelle fasi di avviamento e assistenza ai clienti; partecipa alle riunioni di chiusura commessa. E la figura che programma e coordina tecnicamente le varie attività di verifica/ avviamento impianto, interagendo con fornitori e clienti; esegue interventi mirati interfacciandosi, se necessario, con la progettazione e collaborando nella redazione dei certificati referenti ai collaudi. Apporta migliorie e completamenti alla documentazione di progetto, assicurando il successivo aggiornamento a fine lavori. Competono al ruolo le visite di ispezione e collaudo impianti con stesura dei rapporti di prova, la gestione dei rapporti e il coordinamento con i subfornitori, l'approvazione delle offerte e i contratti di fornitura entro i budget assegnati.
•
Addetto al montaggio delle turbine eoliche e dei componenti strutturali della turbina e del traliccio/torre eolica: questi addetti lavorano spesso in condizioni critiche dal punto di vista ambientale: operano infatti ad altezze che sfiorano i 1 0 0 m.
Figura 2.3 - Operatori addetti al montaggio.
• Addetto alla manutenzione: si occupa del primo avviamento impianti, del controllo via modem del funzionamento impianti, dell'intervento di risoluzione problemi presso il cliente. Effettua operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle macchine e provvede all'approvvigionamento e al controllo dei componenti acquisiti sul mercato, al loro montaggio e al relativo collaudo. D) SOCIETÀ ENERGETICHE
r
Società energetiche 1 Utilities 1 Società pubbliche tà arivate i
1| | g g | | r
>
A questa sottosezione appartengono aziende che operano principalmente nella produzione, nella vendita e nella distribuzione di energia; sono aziende che hanno una connotazione, molto spesso, mista pubblico-privata, a eccezione dei Trader, che sono prevalentemente società private. Impiegano figure come quelle sotto descritte. • Proposal & Sales Manager: contribuisce alla definizione delle strategie dei piani e degli obiettivi commerciali, riconosce le opportunità di crescita nel mercato di riferimento identificando nuovi clienti, valuta le potenzialità di sviluppo del portafoglio clienti. Communication Specialist: studiano, ideano ed eseguono campagne di comunicazione sia all'interno che all'esterno dell'organizzazione. • Operatori per la borsa dell'energia e Trader: si occupano di analizzare le previsioni e le informazioni sulla produzione e sui prezzi del mercato al fine di: 1) definire le offerte di produzione di energia e di servizi a essa collegati sulla base di vincoli tecnici ed economici predeterminati; 2) gestire il bilanciamento del portafoglio energia con acquisti/vendite in linea. Si interfacciano con coloro che de•
finiscono i vincoli tecnici ed economici all'interno dell'Area Energy Management e con le strutture di supervisione e controllo per le informazioni sulla produzione. Scheda riepilogativa di alcune delle figure impiegate nel settore eolico Settore
Professionalità
Descrizione
1
Addetto all'assemblaggio delle pale eoliche
Addetto al processo di stratificazione dei materiali compositi necessari alla realizzazione delle pale eoliche
2
Addetto al montaggio delle turbine
Addetto al montaggio dei componenti strutturali dell'aerogeneratore, quali torre, eliche, mozzo, navicella, gruppi idraulici, gruppi di trasmissione
3
Business Developer eolico
Sviluppa il business del rinnovabile a livello nazionale, individuando zone nevralgiche nelle quali implementare gli impianti di produzione di energia eolica
Eolico
4
Esperto di anemologia
Stima la velocità e l'intensità del vento; calcola, in relazione ai dati, la produzione attesa dal parco eolico
5
Progettista turbine eoliche
Progetta ed esegue il dimensionamento elettrico della macchina. Inoltre, elabora il PFD e Peti, layout meccanici, sketches (ambiente software per disegni 3D) e calcoli di stress analysis
6
Progettista parco eolico
Progetta le opere edili e stradali del parco eolico, in particolare le aree di base delle torri, le aree di realizzazione delle sottostazioni e degli scavi per il passaggio dei cavi elettrici, le aree di logistica dei componenti (tronchi delle torri e aerogeneratori)
7
Project Manager eolico
Si occupa di garantire l'efficace svolgimento del processo produttivo nel rispetto dei tempi, dei costi e delle
7
specifiche contrattuali. Costituisce l'interfaccia tra i clienti stessi e le varie funzioni aziendali
8
Responsabile della messa in servizio e assistenza
Assicura lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Programma e coordina tecnicamente le varie attività di avviamento e di verifica impianto, interagendo con fornitori e clienti
9
Site Manager eolico
Garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili del parco eolico e le opere elettriche ed elettromeccaniche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai
Eolico
10 Tecnico manutentore elettronico delle turbine eoliche
Implementa azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti elettriche ed elettroniche della turbina; analizza e diagnostica avarie nei sistemi elettronici ed elettrici
11
Implementa azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti meccaniche e idrauliche della turbina
Tecnico manutentore meccanico delle turbine eoliche
2.2.3 La filiera del fotovoltaico
e solare
La filiera del fotovoltaico e solare non si discosta molto da quella dell'eolico: è possibile, infatti, ritrovare in alto tutti gli operatori amministrativi coinvolti nel processo di rilascio delle autorizzazioni, quindi Regioni, Province, Comuni, così come le Agenzie per l'Energia e le Associazioni di settore. Sostanziali differenze si riscontrano invece dalla parte dello sviluppo, perché nel fotovoltaico è presente una distinzione piuttosto marcata tra
le aziende che operano nel business degli impianti medio-grandi e quelle attive nel business degli impianti piccoli, definiti a uso domestico. Esiste, pertanto, una distinzione sostanziale tra gli sviluppatori di impianti di dimensioni medio-grandi, che rievocano molte delle caratteristiche delle omologhe professionalità già incontrate e descritte a proposito dell'eolico, e i devoloper del mercato del fotovoltaico e del solare termico per il mercato a uso domestico. Questi ultimi, pur competenti dal punto di vista tecnico e normativo, sono però in prevalenza figure a carattere commerciale, alle quali viene richiesto di individuare e sviluppare aree di mercato e di implementare nuovi canali di distribuzione in un settore caratterizzato da forte concorrenza. Si può affermare che i fabbisogni di personale e le professionalità impiegate sono simili a quelle utilizzate nell'eolico, anche se sono richieste, ovviamente, differenti competenze, oltre alla conoscenza della tecnologia del fotovoltaico e del solare termico, delle loro applicazioni, del dimensionamento degli impianti, della loro redditività. PRODUTTORI E OPERATORI DELL'INDOTTO
Produttori Produttori di componenti
Realizzatori di impianti Società di Service e manutenzione
Un discorso diverso riguarda la sottosezione dei produttori, sia per la tecnologia impiegata nell'industria del vento (vedi capitolo 1), sia per le applicazioni.
È doveroso sottolineare che in Italia la produzione di pannelli è molto scarsa rispetto alle quantità installate; le figure richieste sono prevalentemente operatori di linea, per i quali è necessario un periodo di formazione su macchinari di assemblaggio a tecnologia innovativa. Nella fase di realizzazione delle opere si collocano gli esperti della progettazione e realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, con competenza nella progettazione e autorizzazione impianti Fer, stazioni MT/AT e di connessione alla rete elettrica nazionale. Vengono impiegate maestranze tipiche delle opere e dei cantieri civili e, anche in questo caso, particolarmente importante è la figura del Site Manager. Molto richiesti sono anche i cablatori e gli addetti all'assemblaggio dei moduli e al montaggio dei componenti; si tratta, nella maggior parte dei casi, di elettricisti di impianti industriali e manutentori elettrici. La filiera si conclude, per gli impianti di media e grande taglia, con la parte giocata dalle Utilities e dal Trading.
Tutt'altro discorso va fatto per le aziende che operano nella vendita di impianti chiavi in mano di uso domestico (kit comprensivi di moduli e componenti per l'installazione). Si tratta di aziende commerciali a tutti gli effetti, che hanno conosciuto una crescita davvero impressionante, tradottasi nella richiesta di figure molto difficili da reperire sul mercato del lavoro, quali i tecnici commerciali fotovoltaici. Essi hanno la responsabilità delle relazioni commerciali con tutte le istituzioni e gli Enti locali, volte al consolidamento delle opportunità di business esistenti e alla tempestiva individuazione di quelle potenziali. La peculiarità delle caratteristiche necessarie e quindi la difficoltà di reperire tali tecnici sul mercato dipende dalle competenze e conoscenze richieste: un solido background tecnico-ingegneristico, espe-
rienza in ambito commerciale in settori affini e conoscenza del settore delle energie rinnovabili dal punto di vista tecnico e normativo. Scheda riepilogativa di alcune delle figure impiegate nel settore solare termico e fotovoltaico Professionalità
Descrizione
1
Addetto al montaggio di impianto fotovoltaico
Addetto al montaggio dei componenti strutturali e di raccordi dell'impianto fotovoltaico
2
Business Developer fotovoltaico
Sviluppa il business del rinnovabile a livello nazionale, individuando zone nevralgiche nelle quali implementare gli impianti di produzione di energia fotovoltaica
3
Progettista impianto fotovoltaico
È incaricato della valutazione del sito per la realizzazione dell'impianto FV di media e grande taglia, esegue lo studio di fattibilità del progetto, lo studio della radiazione solare, il dimensionamento elettrico
4
Progettista impianto solare termico
È incaricato della progettazione di impianti solari termici - tecnologia a concentrazione - , effettua lo studio preliminare e definitivo sulla capacità termica attesa
5
Project Manager fotovoltaico
Garantisce l'efficace svolgimento del processo produttivo nel rispetto dei tempi, dei costi e delle specifiche contrattuali; gestisce la scelta dei pannelli e delle altre componenti dell'impianto FV
6
Responsabile della messa in servizio e assistenza
Assicura lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Programma e coordina tecnicamente le varie attività di avviamento e di verifica
Settore
Solare-termico e fotovoltaico
6 7
impianto, interagendo con fornitori e clienti Site Manager fotovoltaico
8 Solare-termico e fotovoltaico
Tecnico
Garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili del parco fotovoltaico e le opere elettriche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai È incaricato di implementare
commerciale di
l'azione commerciale per la vendita
impianti FV
di impianti FV, generalmente a uso domestico; ha competenze tecniche specifiche sulla tecnologia, resa impianti e incentivi
9
Tecnico
Impiegato prevalentemente negli
manutentore
impianti di grandi dimensioni,
elettronico
è chiamato a verificare il
fotovoltaico
corretto funzionamento dei componenti elettrici dell'impianto e alla sostituzione di quelli malfunzionanti
10
Tecnico
Verifica il corretto funzionamento
manutentore
dell'impianto, in particolare della
idraulico solare
componente idraulica
termico 11
12
Tecnico
È addetto all'installazione delle
installatore
stringhe, alla posa in opera degli
impianto
inverter, dei quadri e delle canaline,
fotovoltaico
del cablaggio elettrico
Tecnico installatore impianto solare termico
È addetto all'installazione dell'impianto termico, della caldaia, dei collegamenti con l'impianto a uso domestico
2.2.4 La filiera delle biomasse La filiera delle biomasse è fortemente condizionata dai costi di lavorazione della materia prima, dai costi di trasporto della stessa agli impianti centrali, dalla collocazione sul mercato locale della produzione energetica, termica ed elettrica.
Rientrano in questo settore aziende del settore agricolo e forestale e, a parte un incremento numerico delle attività e degli operatori, si individuano figure specializzate diverse da quelle tradizionalmente impiegate; ne sono un esempio i tecnici agricoli forestali che hanno nuove competenze nello studio del terreno e dei boschi per l'individuazione delle aree da cui "recuperare" la materia prima delle biomasse; da citare poi gli esperti della chimica della materia. Per la parte di sviluppo degli impianti di produzione attraverso la trasformazione della materia prima
si segnalano in particolare figure ingegneristiche in grado di progettare impianti con nuove tecnologie, ma anche figure tecniche come i caldaisti, che si occupano della conduzione e della manutenzione ordinaria e straordinaria di generatori di vapore e impianti: sono difficili da reperire sul mercato anche perché per la loro attività è richiesto il possesso di un particolare Patentino che ne attesta la formazione.
2.2.5 I lavori impiegati nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie Decisamente interessante è la crescita degli investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie. Tutto il settore della Green Economy, in particolare per i comparti riguardanti la produzione energetica da fonti rinnovabili, la gestione sostenibile dei rifiuti e lo sviluppo di sistemi avanzati, l'Information Technology e le telecomunicazioni, si caratterizza per un'intensa attività di studio e di ricerca di nuovi materiali e tecnologie, alla base di nuove attività industriali e applicazioni. Le ricadute occupazionali non sono ancora particolarmente significative. Questa parte della filiera è fortemente condizionata da fattori esogeni, in particolare economici (investimenti pubblici e privati) e normativi. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di profili ingegneristici, impegnati in Enti pubblici o società partecipate, spesso anche in aziende che nascono come spin off universitari per realizzare prodotti prototipati all'interno dei più attivi dipartimenti Universitari.
2.2.6 I lavori impiegati nell'efficienza
energetica
L'efficienza energetica deve essere intesa come la capacità di sfruttare l'energia per soddisfare fabbisogni civili e industriali. Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore è l'efficienza energetica. Partendo da questa definizione, è intuibile che l'efficienza energetica non riguarda solo le strutture civili e industriali esistenti, ma anche quelle da realizzarsi: in questo caso si parla di efficienza energetica come sistema di progettazione di impianti e strutture. In questo ambito le professionalità impiegate sono diverse. • Esperti della certificazione energetica/certificatori energetici: professionisti abilitati a rilasciare l'Attestato di Certificazione energetica ( Ace) degli edifici. Tecnici in grado di valutare e quantificare consumi e dispersioni energetiche di un edificio e di catalogarlo secondo
delle specifiche classificazioni (simili a quelle degli elettrodomestici: classe A, B, C ecc.). • Esperti delle tecnologie per la generazione di "energie pulite": professionisti delle tecnologie e degli impianti, in grado di valutare l'opportunità e le modalità di realizzazione di impianti efficienti e redditizi. Scheda riepilogativa di alcune figure professioni dell'efficienza energetica Settore
1
2
Efficienza e risparmio energetico
3
4
Professionalità
Descrizione
Carbon Manager
E chiamato a supportare le imprese e gli enti locali negli obiettivi di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra
Certificatore Energetico
Energy Manager
Mobility Manager
Iscritto in apposito albo regionale, è chiamato a emettere certificati di certificazione energetica (Ace), obbligatori per l'atto di vendita di edifici o parti di essi, e di qualificazione energetica (Aqe) Incaricato della raccolta dei dati inerenti i consumi di energia, del loro studio e dell'individuazione di misure di efficienza e risparmio energetico per i comuni con più di 15.000 abitanti e per gli enti pubblici e i soggetti privati che consumano più di 1000 tep (tonnellate equivalenti petrolio) di energia Figura obbligatoria per le imprese e gli enti con più di 300 dipendenti nella stessa unità o 800 in più sedi, è chiamata a ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti sia durante le ore di lavoro sia da casa al lavoro e viceversa, con strategie che permettano la riduzione dei costi, dell'energia e delle emissioni
2.2.7 Gli esperti della
normativa
Quello della normativa rappresenta sicuramente un aspetto di fondamentale importanza, poiché il settore della Green Economy, in particolare quello della produzione di energia, è segnato da una complessa struttura di norme, a livello sia centrale sia locale. Coloro che operano in questo campo non possono prescindere da una preparazione giuridica; è quindi opportuno, in ogni caso, avvalersi della collaborazione di esperti. Ciò vale, in particolare, per le aziende straniere per le quali il nostro sistema giuridico, "ricco" di leggi, rappresenta una grande criticità. Gli esperti della normativa operano sia come professionisti - molti importanti studi di consulenza legale hanno subito prestato attenzione al fenomeno, inserendo nei propri organici nuovi avvocati ai quali è stato richiesto di dedicarsi al tema in questione - sia all'interno delle aziende; si occupano del processo di autorizzazione, di due diligence, ma anche del contenzioso di diritto privato e di diritto amministrativo.
2.2.8 I lavori verdi
nell'edilizia
Come può generare nuova occupazione verde l'edilizia? Già in passato autorevoli studiosi quali Jochem e Hohmeyer in Germania, oppure il McKinsey Global Institute, seppure in modo diverso, hanno dimostrato che esiste uno stretto legame tra una nuova concezione dell'edilizia e una "buona occupazione". Si stima che dagli edifici venga assorbito circa il 4 0 % di tutta l'energia globale e, in modo direttamente proporzionale, gli edifici emettono gas serra con effetti inquinanti devastanti. Con queste premesse, alle quali va aggiunto il gran numero di lavoratori oggi impiegato nel settore dell'edilizia, è evidente che il Green Building non può essere trascurato nell'ambito di una trattazione sui lavori verdi. Intanto è necessario individuare le aree dell'edilizia ove è possibile parlare di attività verdi, e poi da queste procedere per individuare i relativi "mestieri". La bioedilizia è l'edilizia concepita per realizzare "costruzioni" ecocompatibili per uso sia civile sia industriale. Questo significa, prima di tutto, progettare in modo diverso le strutture, e in particolare scegliere materiali non inquinanti e in grado di garantire alla nuova costruzione una buona autosufficienza energetica. Lo stesso concetto vale anche per la riqualificazione dell'attuale patrimonio immobiliare. L'edilizia e la riqualificazione attuate in modo ecocompatibile hanno un impatto immediato anche sulla ricerca tecnologica dei materiali di
costruzione, dei componenti e della relativa industria: strutture (laterizi e manufatti), coperture, pareti e facciate, finiture e pitture, pavimenti, porte e serramenti, impianti di riscaldamento e illuminazione e altri ancora. È evidente, parlando di mestieri, che non tutti quelli ricollegati alle attività di cui sopra possono essere considerati nuovi o "green" in senso stretto, in particolare nell'industria e nella realizzazione degli immobili: professionisti più spiccatamente green sono invece tutti quegli ingegneri, architetti, Project Manager che hanno rivisto la propria attività ispirandosi alla nuova filosofìa verde. La loro competenza hard non è diversa da quella tradizionalmente intesa; la loro specializzazione è invece sicuramente altra, è verde. Da menzionare sono anche tutti coloro che operano nella realizzazione/ costruzione, nella manutenzione (idraulici, elettricisti), nelle industrie. Si può tranquillamente convenire con l'Unep quando afferma che la bioedilizia stimolerà in modo significativo l'occupazione nel settore, dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo; in Europa e negli Stati Uniti nei prossimi 2 0 anni potrebbero essere riqualificati da 2 a 3,5 milioni di posti di lavoro. Scheda riepilogativa di alcune figure professionali della bioedilizia Settore
Professionalità
Descrizione Studia i materiali più adatti a garantire il minor impatto
^
Esperto dei materiali
ambientale delle opere, ricerca materiali a minor costo di produzione e migliore resa, nonché tutti quei materiali che possano garantire una minore dispersione di calore e di energia
Bioedilizia
Figura chiave della bioedilizia,
2
Progettista dell'edilìzia sostenibile
progetta le opere da realizzare valutandone l'impatto ambientale fino alla dismissione. Individua i materiali più adatti per garantire la salubrità e l'efficienza energetica dell'opera
2.2.9 I lavori verdi nei trasporti e nella sostenibile
mobilità
L'Unione Europea definisce come sistema di trasporto sostenibile quello che: • limita le emissioni e i rifiuti entro la capacità del pianeta di assorbirli, utilizza risorse rinnovabili in quantità pari o inferiore al loro tasso di generazione e impiega risorse non rinnovabili in misura pari o inferiore al tasso di sviluppo dei sostituti rinnovabili, minimizzando l'impatto sull'uso del territorio e la generazione di rumore; • è economicamente accessibile, funziona in maniera efficiente, offre una scelta di varie modalità e sostiene un'economia competitiva, così come uno sviluppo regionale equilibrato; • consente l'accesso di base e le esigenze di sviluppo degli individui, delle imprese e delle società, che devono essere soddisfatte in modo sicuro e compatibile con la salute dell'uomo e dell'ecosistema; promuove l'equità all'interno di una generazione e tra generazioni successive. È indiscutibile che, se la direzione è quella di un trasporto effettuato con mezzi in grado di inquinare sempre meno e di usare combustibili diversi dai derivati del petrolio, si sta parlando dell'industria dei mezzi di trasporto. Questa, a onor del vero, da anni si confronta con la propria responsabilità in termini di impatto ambientale e già molto ha fatto per ridurre gli effetti negativi. Si è assistito alla riqualificazione di tutte quelle professioni che possono metterci a disposizione nuovi mezzi di trasporto efficienti, confortevoli e, quel che più conta, meno inquinanti; Io sforzo è stato apprezzabile e significativo, ma sicuramente è lecito attendersi risultati ancora maggiori e più consistenti dal punto di vista quantitativo. Quanto, invece, alla mobilità sostenibile, essa deve intendersi come sistema di mobilità urbana che consenta a tutti i cittadini e lavoratori il diritto alla mobilità, senza gravare sul sistema sociale in termini di: • inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra; • inquinamento acustico; • congestione dovuta al traffico veicolare; • incidenti/infortuni. Come si ottengono questi risultati e quali sono le conseguenze sull'occupazione?
Esistono già alcune interessanti iniziative, anche in Italia, e altre stanno prendendo piede, come il Pedaggio urbano (accesso a pagamento a strade o a particolari zone urbane), il Park pricing (sosta su strada a pagamento), il Park and ride (agevolazione dell'interscambio tra automobile e mezzo pubblico nelle città); si segnalano inoltre: limitazioni della circolazione veicolare, servizi di car sharing e trasporto a chiamata, promozione del car pooling, costruzione di piste ciclabili e implementazione di servizi di bike sharing, utilizzo di sistemi di Information Technology (Its) per la gestione di flussi veicolari (per esempio, instradamenti ai parcheggi urbani, segnalazione traffico sugli assi stradali, navigazione satellitare ecc.). Sul fronte del lavoro la figura più interessante è quella del responsabile della mobilità: gli Enti pubblici con più di 3 0 0 dipendenti per "unità locale" e le imprese con complessivamente oltre 8 0 0 dipendenti devono individuare un responsabile della mobilità del personale: • il Mobiliti) Manager di azienda ha l'incarico di ottimizzare gli spostamenti sistematici dei dipendenti. L'obiettivo è quello di ridurre l'uso dell'auto privata redigendo il Piano spostamenti casa-lavoro (Pscl), con cui si favoriscono soluzioni di trasporto alternativo, riducendo l'impiego qualitativo e quantitativo dei mezzi di trasporto inquinanti; • il Mobility Manager di area è una figura istituita presso l'Ufficio tecnico del Traffico di ogni Comune (a esclusione dei centri più piccoli); è incaricato di mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le aziende di trasporto locale, di promuovere le iniziative di mobilità di area, di monitorare gli effetti delle misure adottate e coordinare i Pscl delle aziende. "Lavori verdi" potrebbero diventare tutte quelle attività che, grazie alle nuove tecnologie, si svolgeranno da casa, "verdi" per il solo fatto che, rendendo non più necessario l'impiego dei mezzi di trasporto per raggiungere i posti di lavoro, potranno incidere positivamente sulla riduzione delle emissioni dei gas serra.
2.2.10 I lavori nel settore della tutela
ambientale
"Enviromental Green Specialist" - La tutela dell'ambiente: opportunità e ricadute occupazionali L'inquinamento ambientale, oltre a pregiudicare il contesto in cui viviamo, disseminando pericoli per la nostra salute con relativi costi da sostenere, rappresenta anche un costo economico, in quanto non permette di sfrut-
tare al meglio le risorse ambientali disponibili, in particolare in presenza di dismissioni di cantieri, di aziende, ma anche di fabbricati di edilizia privata. Il rapporto "Per combattere la recessione, creare lavoro, vincere la sfida climatica" di Cgil e Legambiente stima in tre miliardi di euro i costi totali delle bonifiche, delle misure di prevenzione, degli interventi ambientali ecc., che si traduce in un pari fatturato per chi opera nel settore e in una richiesta di personale altamente specializzato. Dal punto di vista teorico, è possibile classificare diverse forme di inquinamento: • • • • • • • • • •
atmosferico; idrico; del suolo; fotochimico; acustico; elettrosmog elettromagnetico; luminoso; termico; genetico; radioattivo nucleare.
Si può classificare l'inquinamento anche in base alla causa che lo origina; abbiamo così: • • • • • • •
inquinamento naturale; domestico; architettonico; urbano; agricolo; industriale; biologico.
La normativa in materia è molto complessa a livello sia internazionale che comunitario, perché è difficile disciplinare in modo uniforme un rischio che incide in misura diversa da un Paese all'altro, in relazione al differente grado di sviluppo, di degrado ambientale, di tecnologie disponibili, così come alle diverse misure che ciascun Paese è in grado di adottare in materia. In Italia la tutela dell'ambiente e l'applicazione delle norme che hanno recepito le direttive comunitarie sono affidate all'Arpa (acronimo di Agenzie Regionali per la Prevenzione e Protezione Ambientale, istitu-
ite con Legge n. 61 del 21 gennaio 1994, di conversione del terzo d. leg. 496/93), a cui sono demandate le funzioni di: • controllo del rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti emanati dalle autorità competenti; • supporto tecnico agli enti titolari di funzioni di programmazione e di amministrazione attiva in campo ambientale; • sviluppo di un sistema informativo ambientale che sia di supporto agli enti istituzionali e a disposizione delle formazioni sociali interessate. In Italia si registra una sempre maggiore attenzione per l'ambiente e per le attività finalizzate alla bonifica di siti industriali, luoghi teatro di incidenti che hanno avuto conseguenze profonde sull'ambiente, centrali dismesse, o, più semplicemente, a interventi per rendere maggiormente salubri le attività di soggetti pubblici, privati o aziende, come, ad esempio: 1. • • • • • • • • • • • •
audit ambientali ai fini dell'ottenimento di certificazioni ambientali; analisi chimiche; analisi biologiche; valutazione rischi; progettazione di bonifiche di suoli contaminati; progettazione di opere di risanamento; ripristino di impianti di contenimento; risanamento di scarichi reflui e fumi; bonifiche da amianto; bonifiche da sostanze chimiche e biologiche; bonifiche di serbatoi; bonifiche di aree industriali dismesse; adempimenti legislativi in materia di sicurezza ambientale.
Questo ha determinato la nascita di nuove aziende e di nuove figure professionali, dotate di un mix di competenze e conoscenze innovative nello scenario del "green job market". • La principale figura di riferimento è quella del Tecnico per l'Ambiente professionista, al quale è affidato il compito di gestire le problematiche ambientali pubbliche e aziendali e i relativi risvolti applicativi della disciplina di settore contenuta nel "Codice dell'Ambiente": Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, esso dà attuazione a un'ampia delega conferita al Governo dalla legge n. 3 0 8 del 2 0 0 4 per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale. Per ricoprire il ruolo di Tecnico per l'Ambiente sono richiesti studi
di chimica, scienze ambientali, ingegneria dell'ambiente e campi affini. • Ingegnere chimico ambientale: è il professionista al quale vengono demandate le attività di gestione dei rifiuti e degli scarti della produzione, dell'uso delle acque e degli scarichi, la valutazione di impatto ambientale delle attività, degli impianti tecnologici in campo ambientale ed energetico, degli impianti di smaltimento e della bonifica dei siti inquinati. Opera all'interno di studi di consulenza, in società specializzate in interventi di bonifica e ripristino o in aziende certificate. • Ingegnere per l'ambiente e il territorio: si occupa della progettazione e di seguire l'esecuzione di opere e infrastrutture che impattano in modo significativo sul territorio o, in generale, sull'ambiente. Ha competenze professionali nei settori dell'ambiente, del territorio e delle risorse; è in grado di armonizzare lo sviluppo produttivo con la tutela dell'ambiente, la pianificazione, la gestione e la riorganizzazione del territorio. Opera generalmente all'interno di imprese, enti pubblici e privati, studi professionali preposti alla progettazione, pianificazione, realizzazione e gestione di opere di ingegneria e di sistemi di controllo e monitoraggio del territorio relativi alle materie prime, alle risorse, alle infrastrutture di servizio, alla gestione dei rifiuti, alla valutazione degli impatti e della sostenibilità. • HSE Manager (Health, Safety and Environment): opera all'interno di aziende industriali e/o delle costruzioni e dell'estrazione dell'energia tradizionale. Si occupa di: documenti di valutazione dei rischi aziendali, piani di sicurezza, Dpi (Dispositivi di protezione individuale), procedure di monitoraggio della corretta applicazione dei documenti di valutazione, dei piani sicurezza e dei Dpi; Audit sulla sicurezza; corsi di formazione sulla sicurezza. In particolare, poi, nell'area dei rifiuti si sta assistendo all'aumento del numero delle norme che stabiliscono nuovi adempimenti per la gestione degli impianti, la raccolta, lo smaltimento e il riciclo, e delle norme speciali relative a specifiche tipologie di rifiuti (Raee, pile e accumulatori, cartucce per stampanti). Di qui la richiesta di altre tre figure manageriali specializzate: • Esperto nella gestione di impianti di trattamento dei rifiuti urbani: responsabile dell'impianto, verifica la qualità dei rifiuti in ingresso e del loro trattamento finale. • Esperto di sistemi di accumulo del gas dei rifiuti: gestisce gli impianti
che permettono di "valorizzare i gas" provenienti dal processo di essiccazione, gassificazione e combustione dei rifiuti urbani. • Tecnico commerciale dei prodotti da riciclo: individua i prodotti che possono essere riciclati, gestisce l'approvvigionamento e la successiva commercializzazione presso le aziende di riutilizzo. Scheda riepilogativa di alcune f i g u r e del settore ambiente
Settore
Professionalità
Descrizione Professionista al quale è affidato il compito di gestire
1
, . , Esperto ambientale
Esperto nella gestione di impianti di trattamento dei rifiuti urbani
3
Esperto di sistemi di accumulo del gas dei rifiuti
Ambiente e Rifiuti
. . , Tecnico commerciale dei prodotti da riciclo T
4
5
Esperto per il recupero dei materiali
le problematiche ambientali pubbliche e aziendali e i relativi risvolti applicativi della disciplina di settore Responsabile dell'impianto, verifica la qualità dei rifiuti in ingresso, il loro trattamento, ed è responsabile dell'impatto ambientale delle attività dell'impianto Si occupa della gestione degli impianti di inserimento a griglia, è competente nella corretta classificazione dei rifiuti urbani immessi nel processo di essiccazione, gassificazione e combustione Al tecnico commerciale dei prodotti da riciclo è affidato il compito di individuare i prodotti , . . , . che possono essere riciclati, „ I approwigionameto e la successiva commercializzazione presso le aziende di riutilizzo Verifica la corretta classificazione dei materiali e del loro recupero e successivo stoccaggio
2.2.11 I lavori verdi nel settore industriale in senso lato In realtà, in questo caso non si tratta di una vera e propria categoria di professioni, quanto dell'impatto della coscienza green su amministratori "illuminati" che decidono di gestire le attività delle proprie aziende in modo ecosostenibile. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, si tratta dell'applicazione di norme che impongono a coloro che amministrano le aziende di adottare misure e comportamenti ecocompatibili; si assiste così all'introduzione di figure professionali chiamate a modificare o a migliorare attività con un forte impatto ambientale. Un esempio può essere costituito dal certiflcatore, deputato a promuovere costanti miglioramenti dell'efficienza ambientale delle attività industriali (Emas: Eco-Management and Audit Scheme); questa passa attraverso: la pianificazione a medio e lungo termine, l'aumento delle competenze manageriali, il miglioramento della gestione dei processi interni, la continua ricerca dell'efficienza e dell'efficacia, la formazione degli addetti. Un'altra figura chiave è il Green IT, ovvero l'esperto di Information Technology, in grado di rendere efficienti le reti informatiche, il loro impiego, l'approvvigionamento di energia e il fabbisogno, e i materiali. Vanno ricordati anche il Mobiliti/ Manager, al quale è affidata la responsabilità della pianificazione della mobilità dei dipendenti delle grandi aziende, e i Green Marketer, a cui si richiede una nuova modalità di comunicazione relativa ai propri servizi o prodotti ecofriendly, oppure all'impegno della propria azienda in iniziative ecofriendly. Si potrebbero citare molte altre figure, ma quello che si vuole in realtà evidenziare è la significativa tendenza a rivedere, all'interno delle professioni tipiche impiegate nelle aziende, contenuti e attività in linea con esigenze "green"; a tutti i livelli si richiedono comportamenti rispettosi dell'ambiente.
2.2.12 I lavori verdi nel settore agroalimentare della silvicoltura
e
Parlare dei lavori verdi nel settore agroalimentare è possibile, anzi doveroso. Possibile, perché, come gli altri citati settori, anche quello agroalimentare si inserisce appieno nel concetto di Green Economy. Doveroso, perché l'agricoltura e il settore alimentare sono, da sempre, alla base della piramide economica e sociale. Storicamente essi hanno occupato un importante numero di lavoratori e, anche se oggi le cose sono
cambiate per tutta una serie di motivi economici, sociali e industriali, in particolare per quanto riguarda il settore agricolo, l'alimentare continua a mantenere buoni livelli di occupazione nonostante la crisi economica. I lavori verdi nel settore in questione probabilmente non costituiscono una novità assoluta, ma è pur vero che, anche in questo caso, si sta assistendo a una riqualificazione di molte professionalità, che va di pari passo con un cambiamento culturale, convenzionalmente identificato con l'avvento del bio, che in Italia risale a ormai a oltre 2 0 anni fa. La "bioagricoltura" e la "bioalimentazione" rappresentano una rivoluzione che ha prodotto una nuova cultura e un nuovo modo di concepire il lavoro di numerose figure professionali. • I periti agrari: svolgono una serie di attività che possono spaziare dalla conduzione delle aziende agricole all'assistenza tecnica o alla consulenza nel settore agroalimentare. • I tecnologi della produzione alimentare: specialisti che, nell'ambito delle imprese operanti nel settore agroalimentare e industriale, svolgono le attività connesse sia alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti, sia direttamente alla produzione e al controllo di qualità. • L'agronomo: impegnato in attività gestionali e tecniche nel settore agricolo, forestale e ambientale e nei settori della pesca, dell'industria alimentare e dell'industria del legno, sia in forma dipendente sia come libero professionista. A questi mestieri, considerati in chiave "verde" o, se si vuole, "bio", altri ancora se ne potrebbero aggiungere, in una rilettura che parte dalla formazione professionale e tecnica, con una forte aderenza rispetto alle nuove esigenze dei consumatori, attenti ai prodotti impiegati nell'agricoltura e nella produzione alimentare. Quindi, sebbene sia diffìcile affermare che il settore agroalimentare sarà interessato, a causa del fenomeno green, da un incremento significativo di occupati, si può però dire che ci sono le condizioni per parlare di buona occupazione. Come nell'agroalimentare, così anche nella silvicoltura si registra una nuova tendenza verde; anche in questo caso il cambio culturale è fondamentale quanto l'esigenza di vivere in modo sostenibile nell'ambiente circostante.
Scheda riepilogativa di alcune figure impiegate nella bioagricoltura
Settore
Professionalità
Descrizione
Agricoltore bio
Evoluzione dell'imprenditore agricolo, che nel rispetto dei dettami della normativa bio cura tutti gli aspetti del processo di produzione, raccolta, stoccaggio, trasformazione, vendita dei prodotti bio
Agronomo
Figura trasversale all'interno del settore della bioagricoltura, interviene in modo scientifico-consulenziale a sostegno delle attività delle aziende di settore: di produzione, trasformazione ecc.
Tecnico della qualità
Ha la responsabilità di verificare e garantire la corretta applicazione delle normative bio
Bio agricoltura
1
2.3 L'impatto dei Green Job sul mercato del lavoro E evidente che un fenomeno economico come quello della Green Economy, così vasto da interessare aspetti economici, tecnologici e normativi, non può non avere ripercussioni importanti anche sul mercato del lavoro. Si tratta di un impatto non solo quantitativo - nel capitolo 3 forniremo dei dati a questo proposito - , ma anche qualitativo, in particolare nel nostro Paese e in questo momento storico, tenuto conto del contesto industriale e della contingente fase di crisi ma anche dell'immaturità del settore, molto recente e non ancora metabolizzato. In particolare, si possono esaminare almeno cinque macro-effetti, a cominciare da quello più auspicato, ovvero la creazione di nuove professionalità.
1. La creazione di nuove professionalità. Si tratta di un effetto positivo dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo. Infatti, come già riportato nella classificazione dei lavori verdi, è possibile individuare una serie di nuove professionalità, quali: addetto montaggio di stazioni anemometriche; esperto in normative inerenti al settore delle energie rinnovabili: Green Legai Counsel, esperto di contrattualistica e di due diligence; tecnici di gestione delle centrali di controllo in remoto: esperto progettazione e dimensionamento impianto; tecnico di installazione impianti fotovoltaici, Energy Manager, esperto delle normative ambientali; Green Marketer; promotore finanziario verde-, responsabile della mobilità sostenibile; manager del turismo sostenibile: esperto nel trattamento dei rifiuti. I lavori verdi presentano un denominatore comune: l'ambiente e la riprogrammazione di attività a forte impatto ambientale, al fine di renderle ecosostenibili. Tali professioni richiedono competenze e requisiti particolari in relazione alle tecnologie impiegate sia per la realizzazione degli impianti che per il loro funzionamento. 2. In secondo luogo, alcuni lavori saranno sostituiti, nel passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Da un punto di vista meramente algebrico, se aumenterà la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili a discapito di quella prodotta da "fonti tradizionali", ovvero idrocarburi, ci troveremo di fronte a una riduzione del numero di impiegati in questo settore; parallelalemente, dovrebbe però aumentare il numero di occupati nelle attività per la produzione energetica da fonti rinnovabili (le stime vanno tutte in questa direzione). Ovviamente è difficile sapere se la compensazione sarà equivalente. 3. In terzo luogo, alcuni posti di lavoro possono essere eliminati senza sostituzione diretta. Alcune professionalità non saranno più necessarie, altre termineranno insieme a tecnologie che, superate, non verranno sostituite. 4. Molti posti di lavoro esistenti saranno semplicemente trasformati: in una parola, riqualifìcati. E il caso di tutte quelle professioni che, dal punto vista delle competenze, possono essere impiegate in nuovi ambiti e per le quali si rendono necessari interventi di riqualificazione professionale (aggiornamenti formativi su tecnologie, tecniche di lavoro ecc.).
Rispetto ad altri effetti, quest'ultimo rappresenta anche una preziosa opportunità in questa particolare situazione di crisi, e questo per due motivi: • ci sono aziende che si stanno riconvertendo al settore della nuova economia verde o che già operano in settori affini e che impiegano lavoratori con competenze non molto lontane da quelle richieste per nuovi lavori verdi; • in altri casi è possibile reinserire nel mercato lavoratori disoccupati in possesso di buone competenze. 5. Nuove aziende s t a n n o n a s c e n d o . Si tratta sia di ditte individuali, in particolare di attività di consulenza e tecniche (ad esempio, installatori fotovoltaici), sia di nuove imprese operanti nell'indotto che il nuovo settore sta creando. Scheda riepilogativa di alcune figure trasversali Settore
Professionalità
Descrizione
1
Esperto delle normative dell'energia da fonti rinnovabili
Monitora e analizza l'evoluzione normativa e la regolazione di settore (mercato dell'energia rinnovabile, sistemi di incentivazione, connessione alla rete elettrica nazionale, impatto della fiscalità energetica)
2
HSE Manager delle aziende delle FER
Predispone e implementa i documenti di Valutazione dei rischi, i piani di sicurezza, i Dpi, le procedure di monitoraggio della corretta applicazione dei documenti di Valutazione, dei Piani sicurezza e dei Dpi, l'audit e i corsi di formazione sulla sicurezza
3
Ingegnere per l'ambiente
Professionista impegnato nella pianificazione, nello sviluppo e nella gestione di tutte le opere, gli impianti, le centrali in grado di impattare sul territorio e sull'ambiente
4
Energy Advisor
Brokeraggio e intermediazione. Supporto tecnico, economico e giuridico a operatori sia pubblici che privati
5
Operatore della borsa dell'energia
6
È il consulente che si occupa di analizzare le previsioni e le informazioni sulla produzione e sui prezzi del mercato dell'energia; supporta i propri clienti nella definizione delle offerte di produzione di energia e di servizi a essa collegati
Project Finance
Responsabile della parte finanziaria del
Planner
progetto, sia nella fase preliminare (si interfaccia con istituti di credito e/o finanziatori/committenti) sia in quella esecutiva del progetto (si interfaccia con i clienti)
7
Responsabile
È responsabile della gestione
tecnico
manageriale dell'Ufficio Tecnico, governa il processo di avviamento e pianificazione operativa di nuove commesse, inclusa la gestione degli adempimenti necessari alla stipula di nuovi contratti; gestisce i rapporti con le imprese locali e la PPAA
8
Trader
Figura generalmente impiegata in aziende nel settore Energy/Utilities/ Commodities, si occupa delle operazioni di Trading di pacchetti energetici
CAPITOLO
0
I GREEN JOB: I NUMERI DEL FENOMENO
3.1 Scenari al 2020 : le variabili normative, tecnologiche, industriali Come già detto in precedenza, la quantificazione dei Green Job è strettamente legata alla loro classificazione, a tale scopo si è convenuto di utilizzare un criterio di sintesi tra competenze e industry. L'intento è quello di non allontanarsi dai risultati dei rapporti che sono stati elaborati da importanti enti che hanno studiato il fenomeno della Green Economy e. partendo proprio da queste fonti, si cercherà di dare un'indicazione del numero di occupati nel settore a livello sia europeo sia nazionale, cercando di fornire anche una previsione del possibile scenario al 2 0 2 0 , sebbene quest'ultimo sia fortemente condizionato dallo sviluppo tecnologico e dalla spinta economica dei finanziamenti pubblici e privati. A livello mondiale si stimano oggi in 2,4 milioni le persone direttamente impiegate nel settore delle Fer e in circa due milioni gli occupati nell'indotto. In Europa (EU 2 7) si calcolano circa 8 0 0 . 0 0 0 addetti diretti. e 1,4 milioni di addetti complessivi.
500 » 450 o 400
w
5 350 ai 300 g- 250
g- 200 o
150
"
50
§ 100
0
Figura 3.1 - Occupazione totale per tecnologia in EU27. In Italia l'occupazione "verde", tra posti diretti e indiretti, è di poco superiore alle 1 0 0 . 0 0 0 unità. I comparti delle Fer più importanti sono l'eolico, il solare fotovoltaico e le biomasse con, rispettivamente, circa 1 0 . 0 0 0 , 5 7 0 0 e 2 5 . 0 0 0 addetti. Il resto dell'occupazione verde si distribuisce tra il geotermico, il solare termico, il mini idrico e le altre forme minori di produzione di energia da Fer, che impiegano, tra diretti e indiretti, circa 6 0 . 0 0 0 lavoratori: la quota complessiva degli addetti impiegati nelle Fer rappresenta lo 0 , 0 5 % dell'occupazione totale, con una distribuzione territoriale disomogenea; le prospettive di crescita e le attuali politiche ambientali lasciano tuttavia presagire un'espansione piuttosto sensibile dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Per uniformità rispetto ai numeri che in questo momento vengono individuati per definire il fenomeno da un punto di vista quantitativo, si farà riferimento allo studio Green fobs: towards decent work in a sustainable, low-carbon world, a cura delI'Unep in collaborazione con Ilo (International Labour Organization), Ioe (International Organization of Employers) e Ituc (International Trade Union Confederation). Lo studio si è attestato come uno dei più importanti report sulla Green Economy e sul cambiamento delle professioni nel XXI secolo. A livello globale si contano circa 3 0 0 . 0 0 0 lavoratori occupati nel settore dell'energia eolica e circa 1 7 0 . 0 0 0 nel solare fotovoltaico (PV). Più di 6 0 0 . 0 0 0 persone sono impiegate nel settore del solare termico, di cui la maggior parte in Cina. Quasi 1,2 milioni sono gli occupati stimati nella generazione di energia derivante da biomasse (principalmente biocarbu-
ranti) in soli quattro principali Paesi: Brasile, Stati Uniti, Germania e Cina, ma, data la difficoltà di reperimento delle informazioni in questi Paesi e, soprattutto, di dati con parametri uniformi, le stime devono essere prudenti. Quanto allo scenario europeo, nel Rapporto EmployRES 2 0 0 9 della Commissione europea si stima che gli occupati nel settore delle Fer alla fine del 2 0 0 5 fossero complessivamente circa 1,4 milioni, pari allo 0 , 6 4 % dell'occupazione totale. Di questi, il 4 3 % era impiegato nella produzione di energia e negli investimenti, il 1 4 % nella gestione e manutenzione, e il resto nel comparto dei biocarburanti. Per quanto riguarda la dimensione occupazionale dei principali comparti industriali, quello delle biomasse impiegava 6 4 0 . 0 0 0 addetti, l'eolico 1 8 0 . 0 0 0 . il fotovoltaico 5 5 . 0 0 0 . Con l'eccezione del biogas, le altre tecnologie per le biomasse impiegavano ciascuna più di 1 0 0 . 0 0 0 occupati. La tecnologia più importante, al di fuori delle biomasse, era quella idroelettrica, che da sola era complessivamente responsabile dell'impiego di 2 3 0 . 0 0 0 addetti. Molto interessante è il più recente studio realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, nell'ambito di una convenzione di ricerca con il CNEL dell'agosto del 2 0 1 0 . Esso contiene una previsione degli impatti occupazionali ed economici relativi all'evoluzione della produzione elettrica tra il 2 0 1 0 e il 2 0 2 0 e dei relativi mix tra le varie fonti di energia; un particolare rilievo è dato alle ricadute occupazionali riconducibili alle fonti rinnovabili. Le r i c a d u t e e c o n o m i c h e e occupazionali degli s c e n a r i di produzione e l e t t r i c a al 2 0 2 0 in Italia - R a p p o r t o conclusivo CNEL Comparti di produzione di energia elettrica
Scenario BAU2020
Scenario EU2020
Scenario EU2020 Competitività
Occupazione temporanea (realizzazione degli impianti) Eolico
15.411
30.905
35.219
Mini-idroelettrico
4.298
4.298
4.369
Fotovoltaico
5.651
20.604
24.343
Biomasse solide
1.581
4.634
4.713
Biogas
712
2.137
2.532
Biomasse rifiuti
1.016
2.258
2.434
Geotermoelettrico
0
2.428
2.428
Totale FER
28.669
67.263
76.037
Termoelettrico
2.926
0
0
Totale generale
31.596
67.263
76.037
Occupazione permanente (gestione degli impianti) Eolico
5.388
10.806
10.806
Mini-idroelettrico
1.431
1.431
1.431
Fotovoltaico
1.038
3.785
3.785
Biomasse solide
3.488
10.223
10.223
Biogas
840
2.520
2.520
Biomasse rifiuti
717
1.593
1.593
Geotermoelettrico
0
1.688
1.688
Totale FER
12.902
32.046
32.046
Termoelettrico
6.772
3.457
3.457
Totale generale
19.674
35.503
35.503
Occupazione totale (temporanea e permanente)(*) Eolico
20.799
41.711
46.026
Mini-idroelettrico
5.729
5.729
5.799
Fotovoltaico
6.690
24.389
28.128
Biomasse solide
5.069
14.856
14.936
Biogas
1.552
4.657
5.052
Biomasse rifiuti
1.733
3.851
4.027
Geotermoelettrico
0
4.116
4.116
Totale FER
41.571
99.309
108.084
Termoelettrico
9.698
3.457
3.457
Totale generale
51.270
102.766
111.540
Tabella 3.1 - Nuova occupazione diretta, indiretta e indotta tra il 2010 e il 2020 (occupati)** Fonte: Fondazione Sviluppo Sostenibile * occupati medi annui temporanei (fase di cantiere) tra il 2010 e il 2020 pati permanenti (associati alla gestione) al 2020. ** eventuali mancate quadrature sono dovute agli arrotondamenti
+ occu-
In particolare, sono evidenziati tre scenari possibili: 1. lo scenario Business as usuai, basato sulla conferma delle tendenze recenti mostrate dalle fonti rinnovabili; la nuova occupazione complessiva (diretta, indiretta e indotta) ammonterebbe a circa 5 1 . 3 0 0 unità, di cui 1 9 . 7 0 0 (38% circa) legate ad attività permanenti di gestione e manutenzione dei nuovi impianti (valore relativo all'anno 2 0 2 0 ) e 3 1 . 5 0 0 ( 6 2 % circa) occupate in attività di cantiere, e cioè nella realizzazione degli impianti; 2. lo scenario E U 2 0 2 0 prevede investimenti molto più rilevanti nelle fonti rinnovabili: in questo caso le ricadute occupazionali ammonterebbero a circa 1 0 2 . 8 0 0 unità, di cui 3 5 . 5 0 0 ( 3 5 % circa) impiegate nelle attività permanenti di gestione e manutenzione e 6 7 . 3 0 0 ( 6 5 % circa) legate alle attività di cantiere; 3. Io scenario Competitività, infine, si basa sulle medesime ipotesi dello scenario EU2020, ma considera, rispetto a questo, una ridotta dipendenza dalle importazioni da mercati esteri, e dunque un potenziamento dell'intera filiera produttiva energetica nazionale, soprattutto nel settore delle rinnovabili; in questo caso si ritiene che verranno generati 1 1 1 . 5 0 0 nuovi occupati, di cui 3 5 . 0 0 0 ( 3 2 % circa) impiegati nelle attività permanenti e 7 6 . 0 0 0 (68%) nelle attività di cantiere. 0
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
Figura 3.2 - Nuova occupazione 2010-2020 per settori di attività economica nei tre scenari considerati nello Studio. Fonte: Fondazione Sviluppo
Sostenibile
3.7.1 II comparto
eolico
L'European Wind Energy Association (Ewea) ha calcolato che nel 2 0 0 8 , a livello europeo, l'industria eolica impiegava complessivamente circa 1 5 0 . 0 0 0 lavoratori. Numeri analoghi sono stati stimati anche dal Gse (2009), e di questi addetti il 3 7 % è attivo nella produzione e nel funzionamento delle turbine, il 2 2 % nella produzione di componenti, il 16% nello sviluppo, e l'I 1% nella gestione e manutenzione. Sempre per il 2 0 0 8 , i Paesi che occupavano il maggior numero di addetti nel settore erano la Germania ( 8 4 . 0 0 0 , di cui 3 8 . 0 0 0 diretti), la Danimarca ( 2 3 . 5 0 0 diretti), la Spagna ( 2 5 . 0 0 0 diretti), la Francia ( 7 0 0 0 diretti) e il Regno Unito ( 4 0 0 0 diretti). Secondo le proiezioni dell'Ewea, il comparto eolico è destinato a crescere, e per il 2 0 2 0 si stima, in Europa, una disponibilità di nuovi posti di lavoro superiore a 3 3 0 . 0 0 0 unità. In Italia, nel 2 0 0 8 , secondo i dati diffusi dal Gse e dalla Wind Energy Association (2009), nel comparto eolico si contavano 4 4 3 8 addetti diretti, a cui si aggiungevano 1 2 0 occupati indiretti. Secondo il Cnel (2009), l'Enea ( 2 0 0 9 ) e la Commissione europea, questo dato sottostima il livello occupazionale del comparto, il cui valore effettivo, fra addetti diretti e indiretti, ammonterebbe nel 2 0 0 9 a 1 0 . 0 0 0 unità. Invero è aperta una disputa sui numeri, anche se è chiaro che in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, il fenomeno si presenta ancora marginale. Nel nostro Paese, l'occupazione nel comparto eolico è condizionata dalla dislocazione degli impianti di produzione. Presenta valori elevati nelle regioni meridionali e nelle isole, mentre nelle regioni settentrionali i valori sono decisamente inferiori. Il motivo è da ricondursi all'assenza di capacità installata in molte aree del nord e, ove questa sia presente, alla limitata dimensione degli impianti. Nel 2 0 0 8 , tra le regioni settentrionali si segnalavano il Trentino-Alto Adige e la Liguria. La Puglia detiene il primato della produzione superando quota 2 7 % e, insieme alla Sicilia, totalizza quasi il 50% della produzione eolica nazionale. Seguono la Campania e la Sardegna, con quote rispettivamente del 2 0 , 4 % e del 12,7%. Rispetto al totale dell'industria europea dell'energia eolica, il contributo italiano resta comunque trascurabile e nell'ordine dell'1,6%.
LO CN CT)
CN
CT)
CT)
CTI co CO PN CTI LO CN CN CN
IN. O LO CO co CN CO PN LO CN *—
CT)
cn co co o LO co rv
LO o co co *—. CN cn co co CN 00 T— CO CN — rv o^ 01 LO io CT) O O LO LO • q (Ni C S I — oo -aCN o o 00 C PN IN, CN CN CN CNj CN CSI CN T- T—
oo cn PN co
E
ü
r— rN cn cn
— ,
PN PN o 00 D f— C CD
LO m 00 co CD CO co RN. IN oo I•— 00 co CN — O cn cn CN CN CN
LO LO co CD cn PN CT) CD co o CN LO 00 co IN. CD O CT) cn CNI
.
— .
. — .— I—
*—
00
00
CD 00 CD
00 00 LO
CO LO
CO |N> CNI
CNI PN co cn C OO CT) CTIPN O PO cn 00 CN NI O o CD cn PN PN PN CD LO •si- cn cn CN CN CN
O O O C)
LO
CT)
PN LO CNI
O T—
o PN
O
pn o co co o co
PN
PN
O CNI O CNI
o CD CD 00 00 LO LCO "t o co co co o PN IN. cn O cn CT) CD LO o LO 00 LO LLO O CT) CT) CO CT) cn cn CN CN CN o CN U1
— .
S. § I cn CD co D CD I — NI *— PPN N LO o C 5- S .1 co CNI C CN N CN CO Ol CT) CN LOO oLO CT) CO CL CN CNI C o •C-
— > cn
ZJ
soz N 3J t/1 oo
T4J3 tu o C o — t -o o <J
re E
Eli Oìv
LO o PN cn CN
o 00 ^ o >- o LO CN
CNI
— .
00
u u o
CI
O
LO co CT) f CT) C D PPN cn co rN CT) N cn cn CO cn cn CTI CNI CNI O CN co CNI
f
CN CO PN
cu c o
o o
00
CNI PN
cn
o o o o
T— co 00 eri CD CD CT) O o cn O N CN CTIal- o O cn 'J- •si" LPcn "t cn C O
co LO cn CN tCT) CT) O PN.
.2 Q. •5. E 3 ra Q- t_i
co E 2 ai il = •a S un t/)
ILI
Z. .2
"n -O i; L2 il ™ xi = ™n E ^ S CJ 3 <
00
n tu ISI c C aj ca uÜ k. co j-t 4-» o tsi
ai E o l_i 2 1— LU
ILI ILI
<
o 1—
CNj ci ro
3.1.2 II comparto
solare
Seguendo le stime dell'European PhotoVoltaic Industry Association (Epia) del 2 0 0 7 , l'occupazione mondiale in questo comparto contava circa 1 2 0 . 0 0 0 addetti, di cui il 6 5 % impiegato nelle installazioni, il 19% nella produzione di celle e moduli e il restante 16% nella distribuzione e commercializzazione. Circa la metà dell'occupazione si registrava nell'area europea, con una netta prevalenza della Germania ( 4 2 . 0 0 0 addetti) e della Spagna ( 2 6 . 8 0 0 addetti). Al di fuori dell'Europa, i Paesi maggiormente interessati sono la Cina ( 8 2 . 8 0 0 addetti), gli USA ( 5 0 . 0 0 0 ) e la Corea del Sud (1600). Secondo la Commissione Nazionale per l'Energia solare (2008), il Cnel (2009), l'Enea ( 2 0 0 9 ) e la Commissione europea (2009), in Italia il comparto fotovoltaico occupa oggi circa 5 7 0 0 addetti tra diretti e indiretti. Secondo l'Epia, però, in Italia gli addetti diretti nel 2 0 0 7 erano circa 1 7 0 0 . A dispetto della dimensione ancora ridotta, è questo il comparto delle Fer caratterizzato dal maggior potenziale di espansione. A questa limitata dimensione corrisponde il ridotto numero di addetti. Nel nostro Paese la distribuzione regionale della produzione solare (e dell'occupazione) presenta valori omogenei tra alcune regioni settentrionali: Lombardia (10,5%), Trentino-Alto Adige (10,0%), Emilia-Romagna (9,1%). Nell'Italia centrale primeggiano l'Umbria e le Marche con, rispettivamente, il 5,3% e il 5,1%. Nelle regioni meridionali e nelle isole, la Puglia detiene il primato nazionale con il 12,3%, seguita dalla Sicilia con il 5,5%.
3.1.3 II comparto delle biomasse Le biomasse rappresentano un'area di grande potenzialità. Secondo uno studio del WorldWatch Institute (2008), Brasile, Cina, USA, Germania, India e Malaysia (in particolare per la produzione di olio di palma) sono i Paesi che hanno sviluppato maggiormente le tecnologie tipiche delle biomasse e che detengono, pertanto, il maggior numero di occupati nel settore. In Europa, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea (2009), nel settore sono impiegati circa 6 4 0 . 0 0 0 addetti; i numeri più alti si registrano in Germania ( 9 5 . 0 0 0 diretti) e in Spagna ( 1 0 . 0 0 0 diretti). In Italia in questo comparto operano circa 2 5 . 0 0 0 addetti tra diretti e indiretti. Secondo i dati del Gse (2009), la distribuzione regionale della produzione da biomasse e bioliquidi ha in Italia settentrionale una buona diffusione, e tra le regioni primeggia l'Emilia-Romagna. Tra le regioni meridionali si distinguono la Calabria, la Puglia e la Sardegna.
3.2 Gli scenari possibili E opportuno precisare che ogni stima di crescita, considerata come una logica conseguenza dello sviluppo del settore delle Fer, deve essere elaborata tenendo conto di una serie di variabili che possono incidere in modo significativo, e va letta con attenzione. La crescita delle energie rinnovabili è stimata tra il 10 e il 15%, ma le politiche ambientali e gli strumenti di incentivo, con elevati tassi di crescita delle esportazioni, impattano con effettivi espansivi sull'occupazione. La presenza degli incentivi appare essenziale ai fini del consolidamento delle fonti energetiche rinnovabili. In questo quadro non vanno trascurati la liberalizzazione dei mercati elettrici e la crescente evoluzione di tecnologie di produzione sempre più diffuse e meno costose. Alcuni sottosettori, come il fotovoltaico, l'eolico e le biomasse, impiegano tecnologie rinnovabili con maggiori potenziali di crescita, indipendentemente dagli scenari ipotizzati; in ogni caso il ruolo delle biomasse è di gran lunga il più rilevante nel contesto delle Fer. E evidente che lo sviluppo dei comparti rinnovabili tende però a ridurre l'impiego delle tecnologie fossili, con effetti negativi sull'occupazione. Lo sviluppo dei settori Fer è dunque funzione non solo dell'applicazione di strumenti di incentivo, ma anche di politiche industriali (sostanzialmente assenti allo stato attuale) volte all'ottenimento di radicali cambiamenti del paradigma tecnologico. Questo obiettivo richiede interventi d'indirizzo e la partecipazione di politiche pubbliche volte a favorire processi semplificati nelle autorizzazioni e nell'investimento di capitali pubblici, soprattutto per la ricerca e lo sviluppo. Secondo lo studio Gse-Iefe, il rispetto degli obiettivi obbligatori di energia rinnovabile assegnati all'Italia nel Pacchetto 20/20/20 richiede massicci investimenti per la realizzazione degli impianti. Il valore stimato nei diversi scenari va da tre miliardi di euro nello scenario minimo (pessimistico) a 14 miliardi nello scenario più avanzato, con un valore medio annuo di otto miliardi di euro. Nello scenario di massimo potenziale, i maggiori flussi di investimento sono collegati alle bioenergie, alle tecnologie solari e ai parchi eolici. È evidente che la crescita degli investimenti si riflette su quella dell'occupazione; nello scenario più ottimistico l'Italia potrà raggiungere un'occupazione complessiva di 1 7 0 . 0 0 0 unità nel 2 0 1 0 . e di 2 5 0 . 0 0 0 addetti nel 2 0 2 0 . L'occupazione potenziale al 2 0 2 0 interesserà prevalentemente il comparto delle bioenergie, con circa 1 0 0 . 0 0 0 occupati, seguito dall'industria eolica con 7 7 . 5 0 0 addetti e dal comparto solare con 4 7 . 5 0 0 occupati.
La capacità di trattenere gli investimenti in Italia e di favorire l'occupazione nazionale dipenderà comunque dalla capacità delle industrie italiane di rispondere alle esigenze degli sviluppatori di impianti e di reggere la sfida concorrenziale da parte dei produttori internazionali. Per raggiungere gli obiettivi fìssati al 2 0 2 0 e assicurare il decollo definitivo del comparto oltre il 2 0 2 0 , sarà necessario individuare nuove linee di intervento al fine di assicurare che il potenziale economico delle fonti energetiche rinnovabili riesca effettivamente a maturare. Sarà l'insieme di questi fattori, normativi e tecnologici, a determinare il successo del settore e la sua capacità di contribuire alla creazione di valore aggiunto e di nuova occupazione. Numeri a parte, è doveroso prendere atto che il fenomeno è davvero importante non solo dal punto di vista qualitativo ma anche da quello quantitativo: a prescindere dai vari scenari proposti, il segno dei vari studi è sempre positivo. Il settore merita perciò una grande attenzione da parte di tutti coloro che, a diverso titolo e ruolo, vi sono direttamente o indirettamente coinvolti. Occorre comprendere come si svilupperà questa nuova occupazione verde, come sarà il nuovo mercato verde del lavoro; oltre le cifre, è necessario mettere in campo tutte le iniziative indispensabili a far sì che la Green Economy diventi una realtà a pieno titolo.
Fonti: Rapporto UNEP; Rapporto EmployRES: Rapporto Ires (LOTTA AI CAMBIAMENTI FONTI RINNOVABILI: Gli Investimenti, le Ricadute le Nuove Professionalità ); EWEA - European Wind Energy Association GSE - Gestore dei Servizi Energetici, promuove in Italia lo sviluppo delle fonti rinnovabili EPIA - European PhotoVoltaic Industriy Association World Watch Institute IEFE - Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente dell'Università Commerciale L. Bocconi
CAPITOLO
Q
IL GREEN JOB MARKET
4.1 II presupposto: l'ambiente economico Nel corso del nostro viaggio nel mercato dei Green Job sono rimaste aperte alcune questioni che vogliamo affrontare per dare una chiave di lettura dello stato attuale del settore green e di quello che potrebbe essere Io scenario del prossimo futuro. Possiamo intanto affermare con convinzione, senza timore di essere smentiti, che la Green Economy è ormai una realtà economica presente anche in Italia. E questo lo possiamo fare andando oltre le riflessioni del tipo: è una strada per uscire dalla situazione di crisi dei comparti tradizionali della nostra industria e della nostra economia, un sistema per ottemperare agli obblighi originati dagli accordi internazionali e dai vari protocolli, un modo per porre le basi di uno sviluppo economico/industriale ecosostenibile e per adeguarsi a un trend ormai in voga sia negli Stati Uniti che in quasi tutti i Paesi europei; e, ancora, una risposta a una crescente richiesta di prodotti e servizi green da parte di cittadini e consumatori. Si potrebbe proseguire citando numerose altre motivazioni a sostegno della Green Economy, quasi tutte accomunate dall'intento di ridimensionare un fenomeno vero, concreto, con il quale ormai siamo pronti a convivere. In Italia lo sviluppo della Green Economy presenta tutta una serie di limiti e, talvolta, di contraddizioni, peraltro non dissimili da quelli che caratterizzano altri comparti della nostra economia, ma è chiaro che ci troviamo di fronte a un settore in start up, vivace, interessante, "ricco", ampio, dinamico, con una capacità straordinaria di produrre effetti sulla vita, sull'economia e sulla società, e questo non accadeva ormai da molti anni. Si parlava, però, di limiti e contraddizioni.
Senza voler fare un'analisi completa della Green Economy, compito che non rientra fra gli obiettivi di questo progetto, possiamo concordare con l'opinione espressa da alcuni colleghi, i quali hanno sottolineato come in Italia non ci sia stato uno sviluppo delle filiere industriali, in particolare per la componente Fer, al pari di altri Paesi europei. È inoltre condivisibile l'affermazione secondo cui in Italia hanno un grande rilievo le forme d'incentivazione previste per chi realizza impianti Fer, ma questo si può constatare anche in altri Paesi europei che spesso definiamo più green del nostro, con la differenza sostanziale che in Italia le misure d'incentivazione hnno preso avvio più tardi e in concomitanza con la crisi finanziaria, che ha ovviamente inciso in misura importante sulle strategie delle grandi aziende multinazionali e dei gruppi finanziari.
4.2 I protagonisti: le aziende, i candidati, il Green Job Market Accettato il presupposto che in Italia la Green Economy esiste, è importante misurare la consistenza di un mercato verde del lavoro, un "Green Job Market" con le peculiarità già descritte: fattori critici, opportunità ecc.: una nicchia all'interno del più ampio mercato del lavoro. Quello che Io rende davvero unico è che esso si presenta caratterizzato da tanti fattori specifici e, per certi versi, nuovi. Partendo dai protagonisti e iniziando proprio dalle aziende, la domanda più frequente è: quali sono le aziende green? La risposta a questo quesito non può che essere in linea con quella che normalmente usiamo per definire i Green Job. Possiamo pertanto affermare che le aziende della Green Economy sono tutte quelle che operano in modo sostanziale al mantenimento o al ripristino della qualità ambientale, e più specificamente: • aziende impegnate nella produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili; • aziende operanti nel settore edile; • aziende di trasporti e, in generale, di mobilità: • aziende del settore alimentare; • aziende agricole e della silvicoltura; • aziende industriali in senso lato. Sin qui nulla sembrerebbe essere dissimile rispetto al più generico mercato del lavoro, se non fosse per il fatto che queste stesse aziende si presentano caratterizzate da alcuni elementi comuni, a cominciare dal fatto che, nella
maggior parte dei casi, sono delle startup o nuove business unit di grandi aziende alla ricerca di una diversificazione. Trovare aziende in start up in un settore relativamente giovane è per certi versi logico, ma quando questo fattore riguarda quasi tutte le aziende del settore, è evidente che le ripercussioni sulle professionalità impiegate sarà sicuramente non trascurabile. A rendere, poi, ancora più complicato il quadro, è il fatto che molto spesso si tratta di aziende straniere che scelgono di investire in questo settore nel nostro Paese a causa degli ampi margini di crescita e di redditività che esso offre. Volendo iniziare questa panoramica proprio dalle aziende impegnate nella produzione di energia da fonti rinnovabili, rileviamo che sono sicuramente numerose le multinazionali, che hanno sviluppato nei propri Paesi d'origine le loro attività e che ora (in realtà da circa un decennio) guardano con favore all'Italia, sia perché il nostro Paese presenta caratteristiche geografiche e morfologiche uniche per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia per la forte politica d'incentivazione degli ultimi anni. Non siamo quindi in presenza di vere e proprie startup nel settore, ma piuttosto di nuovi arrivi, aziende di grandi dimensioni in grado di sviluppare il business delle energie rinnovabili in modo completo, dalla ricerca dei siti alla gestione del processo delle autorizzazioni, fino alla progettazione, allo sviluppo dei cantieri, alla messa in esercizio, alla gestione e alla manutenzione. In alcuni casi si tratta di aziende produttrici di componenti, in particolare turbine, ma vi sono anche diverse imprese italiane che hanno trovato il proprio business nella realizzazione delle opere e nella loro manutenzione. Tutte queste aziende sono state da subito accomunate dal fatto di dover cercare le professionalità più adeguate per avviare le loro attività: dalle figure più tipicamente di vertice, fino a quelle indispensabili dal punto di vista operativo. La risposta del nostro mercato del lavoro non è stata all'altezza della situazione, e questo per la cronica lentezza del sistema lavoro italiano nell'adeguarsi alle nuove esigenze delle aziende e, in alcuni casi, nell'anticiparle. La domanda di figure professionali dotate di un mix di competenze e conoscenze nuove a tutti i livelli, da impegnare in attività innovative, come quelle richieste dal settore della Green Energy, non poteva essere soddisfatta con personale già formato o comunque esperto; si sarebbe dovuto però comprendere che non si trattava di una tendenza temporanea né di un fenomeno marginale. Il mercato del lavoro ha risposto come poteva, offrendo professionalità provenienti da settori affini (energia tradizionale, impiantistica, oil&gas, manufacturing, edilizia ecc.), imponendo una sorta di compromesso tra candidati/professionisti e aziende. Oggi la situazione è sicuramente mutata perché le rinnovabili, in Italia, sono state davvero in grado di generare
un nuovo mercato del lavoro, nuove figure professionali, politiche retributive, società specializzate nella selezione e nella formazione, associazioni, buona disponibilità di professionisti, possibilità di carriera ecc. E le aziende italiane? Quelle di grandi dimensioni che hanno puntato sul business della Green Energy hanno incontrato difficoltà analoghe nel reperire personale qualificato e, in alcuni casi, si sono anche viste sottrarre professionalità dalle aziende straniere. Lasciando il settore della Green Energy, può risultare interessante gettare uno sguardo alla bioedilizia, nella quale troviamo non solo multinazionali straniere, oppure aziende nuove o nate per il green business. Infatti, se si guarda alle aziende del settore edile, o, meglio, della nuova edilizia ecosostenibile, possiamo affermare che, per la maggior parte, sono italiane e che la loro presenza nella Green Economy è una logica evoluzione, un adattamento alle nuove norme e alle nuove richieste/tendenze del mercato delle costruzioni, delle grandi opere e delle ristrutturazioni civili (abitative) e industriali. In molti casi tali aziende occupano personale non necessariamente specializzato nel settore green, ma operano in modo nuovo, applicando criteri di costruzione e materiali innovativi. Esse producono indirettamente un effetto positivo sull'occupazione, all'interno di un indotto composto da imprese dedite alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione di nuovi materiali, componenti e strumenti, alla consulenza, all'ingegneria o all'architettura. Come si presentano le aziende della bioedilizia in Italia? Sono molto spesso di piccole dimensioni, localizzate prevalentemente nelle regioni settentrionali del Paese, con una forte diffusione. A queste si affiancano grandi aziende di costruzioni, che applicano l'edilizia green, criterio sempre più imprescindibile nella realizzazione delle grandi opere. Presenti in modo uniforme su tutto il territorio, occupano personale specializzato nelle normative e nella progettazione, con forte competenza green. Quale impatto sul mercato del lavoro green generano queste aziende? Dal punto di vista qualitativo, hanno modificato e quindi innovato le competenze di alcune figure, alle quali si richiede una competenza e una specifica conoscenza di norme, materiali e metodologie. Il mercato del lavoro verde risponde molto bene, sia perché in termini quantitativi la richiesta non è critica, sia perché si ha a che fare con figure professionali di livello medioalto che riescono a qualificarsi e a riqualificarsi con una disponibilità adeguata di informazioni e formazione. Per le figure professionali più operative il discorso è notevolmente differente: dal punto di vista quantitativo, vi è sicuramente un'abbondanza di offerta determinata dalla crisi di settore, mentre dal punto di vista qualitativo è legittimo attendersi una richiesta di personale che abbia una maggiore competenza per quanto riguarda mate-
riali e soluzioni. Quanto ai possibili scenari, molto dipenderà dalla spinta normativa e dalle condizioni economiche, che, come per tutto il settore dell'edilizia, hanno un'incidenza fondamentale. Per quanto riguarda l'industria alimentare, la diffusione del fenomeno green è forse arrivata prima che in altri settori. Questo è riconducibile al fatto che ciò che oggi chiamiamo green nell'industria alimentare non si discosta molto dal bio comparso oltre un ventennio fa. Green, nell'industria alimentare, significa produrre o trasformare prodotti alimentari con nuove metodologie sempre più in linea con le esigenze bio dei consumatori e, al tempo stesso, sempre più rispettose dell'ambiente, e con processi di preparazione e di trasformazione adeguati allo scopo. Le aziende alimentari che per prime sono diventate green sono senz'altro quelle dei grandi gruppi presenti sul mercato internazionale, che da subito sono riuscite a dotarsi di personale adeguato alle esigenze o a riqualificarlo; diverso è il discorso per le aziende di minori dimensioni operanti su scala nazionale, che non hanno potuto sfruttare percorsi di international mobility. Anche nel caso delle aziende alimentari, le competenze richieste al personale occupato, in particolare nella ricerca e nello sviluppo (ma anche nell'approvvigionamento, nel marketing e nella comunicazione), sono sempre più specifiche. II mercato del lavoro è riuscito almeno in parte a rispondere in modo adeguato a tale esigenza, in virtù della lunga tradizione, nel tessuto industriale italiano di questi tipi di attività, che avendo una tradizione si sono adattate al cambiamento in modo rapido grazie alla buona disponibilità di personale specializzato nel settore dell'industria alimentare. Come per le aziende del settore alimentare, anche per quelle agricole il fenomeno green non è una novità assoluta. Sono infatti molti anni che l'agricoltura e le aziende agricole si misurano con i rinnovati bisogni dei consumatori, sempre più attenti al bio e al naturale. Effettivamente le aziende agricole che si cimentano con il bio e che sono a tutti gli effetti green, sono aziende agricole diverse da quelle che conoscevamo in passato e che applicano nuovi criteri di coltivazione sempre più rispettosi dell'ambiente e della qualità dei prodotti. Si tratta spesso di aziende di piccole o medie dimensioni ma in grado di generare un'occupazione di qualità davvero interessante anche se numericamente non molto rilevante. Queste aziende impiegano personale sempre più qualificato, in particolare agronomi e tecnici della qualità bio, dei quali c'è una buona disponibilità anche perché da molti anni il sistema scolastico pubblico e gli enti privati di formazione hanno proposto percorsi di studio e di specializzazione in questo ambito. Infine, è interessante notare come il green sia presente e attuale anche in aziende che non posizionano il proprio core business
nel green ma che adottano "comportamenti green", ovvero metodologie di lavoro e processi di produzione green, ma anche strategie di marketing, misure di efficienza, di contenimento delle emissioni, e che hanno investito nella ricerca e nello sviluppo: tutte attività che, sebbene non abbiano come fine ultimo quello di generare green business, hanno comunque ripercussioni positive in relazione all'impiego di professionalità con competenze green. Facciamo riferimento a figure professionali quali ingegneri ambientali, impegnati nell'adozione di misure per l'ambiente e la sicurezza, ingegneri elettrici, per monitorare e ottimizzare l'impiego di energia, ma anche esperti di normative ambientali e di green marketing. Il mercato del lavoro, attualmente, risponde in modo adeguato sia sotto il profilo quantitativo che sotto quello qualitativo, anche se in passato non sono mancate difficoltà nel reperire queste figure, o meglio nel trovare le competenze necessarie per tutte le attività sopra descritte.
CAPITOLO
0
GREEN JOB: REGOLE E FATTORI CRITICI Dopo aver definito la Green Economy e appurato che essa è in grado di generare numerose opportunità di occupazione, all'interno del mercato del lavoro si assiste però a un fenomeno quanto meno paradossale: un settore che genera numerosi opportunità di lavoro, molte delle quali però non vengono colte e non si traducono così in nuovi occupati. L'intento di questa parte del libro è pertanto quello di cercare di individuare quali possono essere i fattori che intervengono in modo negativo nell'incrocio tra domanda e offerta qualificata di lavoro nella Green Economy. E un tentativo di analisi ulteriore del Green Job Market, di comprensione di alcune sue dinamiche che lo rendono peculiare.
5.1 I fattori critici per chi cerca 5.1.1 L'approccio
tradizionale
e i suoi limiti
Sicuramente l'approccio tradizionale - basato su annunci on line, giornali, siti di aziende del settore - resta un valido strumento per chi offre e soprattutto per chi cerca lavoro, ma ha un limite: è uno strumento che non riesce a orientare e informare. Quello della Green Economy è un settore che, pur sembrando di nicchia, si presenta particolarmente eterogeneo al suo interno e molto ampio.
comprendendo comparti diversi: eolico, fotovoltaico, termico, biomasse, bioagricoltura, bio-fuel, bioedilizia, riciclaggio di rifiuti ecc. Quindi il candidato che non ha particolari competenze tecniche o un'esperienza specifica deve rispondere da subito a un primo quesito: in quale settore della Green Economy posso o voglio lavorare? E, quando il candidato è riuscito a formulare una risposta a questa domanda, deve affrontare via via tutta una serie di altri quesiti: quale lavoro posso svolgere? Tecnico? Amministrativo? Commerciale? Qual è quello più adatto a me? Per quale azienda sono adatto? Quale azienda mi sceglierebbe? In questo settore l'approccio tradizionale presenta dei limiti proprio nella misura in cui non riesce a fornire le informazioni necessarie a chi cerca delle opportunità di lavoro. Facciamo un esempio: per un candidato che vuole impiegarsi nell'area amministrativo-contabile è indifferente lavorare nell'eolico o nel fotovoltaico? Sono richieste le stesse competenze? Le stesse conoscenze tecniche e/o normative? E, ancora, è indifferente lavorare in un'azienda dell'eolico che sviluppa impianti piuttosto che in un'altra che ne gestisce la manutenzione? L'approccio tradizionale non è adeguato per un settore così nuovo e così specifico, che si contraddistingue per essere molto recente, tecnicamente complesso, in forte evoluzione, con pochi operatori esperti. Il candidato deve muoversi seguendo logiche mirate ad acquisire le informazioni indispensabili per decidere, prima, come orientarsi e poi dove spendere meglio la propria candidatura. Questo aspetto è strettamente connesso a quello della formazione, ancora poco sviluppata (lo si vedrà più avanti) in ambito sia pubblico sia privato; i candidati, pertanto, non hanno quelle informazioni di base - tipicamente "scolastiche" - da utilizzare nel momento in cui aspirano a lavorare nella Green Economy.
Figura 5.2 - Operatore addetto al montaggio - lavoro in altezza.
5.1.2 Le
competenze
Un altro fattore critico è rappresentato dalle competenze e dalla formazione del candidato rispetto a quelle richieste dal settore. Generalmente le competenze richieste, molto specifiche, sono di natura tecnica e normativa. Le prime sono necessarie per tutte le posizioni che hanno come oggetto attività a elevato contenuto tecnico, per esempio progettisti e sviluppatori di impianti, e per tutti i ruoli impegnati nella realizzazione degli impianti. Ad esempio, l'esperto progettazione e impianto fotovoltaico deve possedere una competenza approfondita nelle seguenti attività: progettazione preliminare e definitiva di impianti stand-alone o grid connected, valutazione dei siti, studio di fattibilità del progetto, studio della radiazione solare, dimensionamento elettrico e scelta dei componenti da allocare sull'impianto. Al Site Manager è richiesto di avere una competenza tecnica a livello progettuale ed esecutivo per le opere civili dell'impianto e per quelle elettriche ed elettromeccaniche, per la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione, la gestione e il coordinamento dei progetti nel rispetto dei termini contrattuali. Egli verifica il Sai (Stato avanzamento lavori) e organizza i turni del personale, ma ha anche competenze normative, riguardanti il Pos (Piano operativo di sicurezza) e il Psc (Piano di sicurezza e coordinamento). Quelli descritti sono due esempi di come la Green Economy impieghi figure note anche ad altri settori ma con una specificità nuova, resa ancora più univoca dal mix delle competenze richieste. Quanto alla competenza normativa, oggi il settore esprime una forte complessità, sconosciuta ad altri comparti della nostra economia; si va dalla iper proliferazione di norme nel settore delle energie rinnovabili, a settori ancora poco regolamentati o che applicano norme comunitarie che trovano difficile applicazione in Italia. Un altro fattore critico, che va oltre quello delle competenze specifiche, è rappresentato dalla conoscenza della lingua inglese, requisito imprescindibile indipendentemente dalla posizione lavorativa: questo perché molto spesso le aziende di settore sono multinazionali straniere, ma anche quando si tratta di imprese italiane, esse sono costantemente in contatto con aziende straniere oppure impiegano componenti o applicano tecnologie riconducibili a imprese straniere. Sicuramente la conoscenza dell'inglese è riscontrabile nei candidati di middle e top management, molto meno nei candidati per posizioni operative, quelle maggiormente richieste (si veda, ad esempio, il caso degli operatori tecnici dell'eolico o del fotovoltaico, generalmente periti tecnici). La conoscenza dell'inglese sia parlato sia scritto rappresenta un fattore critico per condividere le informazioni con colleghi di altri Paesi (ad
esempio Germania e Spagna) e per utilizzare correttamente i materiali, generalmente costruiti all'estero.
5.1.3 Disponibilità geografica: lavorare in condizioni ambientali difficili Partendo dall'assunto che buona parte degli occupati e delle opportunità di lavoro green si collocano nel segmento della Green Economy rappresentato dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, è opportuno considerare che i relativi impianti sono concentrati prevalentemente nelle regioni meridionali, in particolare in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia e Sardegna. Questo aspetto incide in modi differenti dal punto di vista dell'occupazione: da un lato, in queste aree è difficile reperire determinate figure professionali di middle e top management, che vengono quindi reclutate nelle regioni centro-settentrionali, anche se in molti casi il trasferimento viene considerato con una certa difficoltà dai potenziali manager, cosi come da figure più operative come i tecnici, per i quali, inoltre, si aggiungono condizioni economiche meno vantaggiose, spesso non in grado di compensare i disagi. Si deve tenere conto, inoltre, del fatto che chi lavora su questi impianti è chiamato spesso a spostarsi da un cantiere all'altro perché le fasi di realizzazione sono condizionate dall'arrivo dei materiali, ed è frequente, pertanto, la trasferta. Si aggiunga, poi, che gli impianti sono generalmente realizzati lontano dai grandi centri abitati e quindi dalla disponibilità di comfort e servizi, spesso in zone montuose con condizioni ambientali e climatiche difficili, che persistono per tutti coloro che, dopo l'ultimazione degli impianti, sono impegnati nella gestione, nella conduzione e nella manutenzione degli stessi. Pensiamo, ad esempio, alla manutenzione di una turbina eolica in una wind farm in Sicilia, in piena estate, effettuata salendo all'interno di una torre alta oltre 8 0 metri con una temperatura interna critica, muovendosi con un'imbracatura che ricorda molto quella degli scalatori e con tutta la strumentazione necessaria.
5.1.4 Offerta economica e
retribuzioni
Le condizioni economiche, per chi lavora in questo settore, non sono ancora particolarmente omogenee e spesso si assiste a un disallineamento rispetto ad altri comparti caratterizzati da una maggiore maturità e da un confronto consolidato tra parte datoriale e rappresentanti dei lavoratori.
Nel settore green, inoltre, si applica più di un contratto collettivo di lavoro, e anche questo certamente contribuisce alla disomogeneità. Molte aziende, in particolare quelle multinazionali, non conoscono la media delle retribuzioni per alcuni profili professionali, e quando il ruolo comporta spostamenti costanti sul territorio o veri e propri trasferimenti, spesso chi lo ricopre non viene adeguatamente compensato. In altri casi le retribuzioni sono disallineate verso l'alto quando vi è la necessità di inserire un candidato con comprovata esperienza, vista l'esiguità degli stessi o l'eventualità che siano dipendenti di altre organizzazioni.
5.7.5 Canali di reclutamento
specializzati
Anche per i candidati è difficile trovare sul web strumenti in grado di avvicinarsi al settore green in modo consapevole e professionale. Oggi la maggior parte dei siti di settore non sono in grado di fornire sufficienti informazioni in grado di permettere ai candidati di orientare la propria candidatura: news relative alle aziende, novità tecnologiche, corsi di formazione, novità normative e altro ancora eviterebbero a professionisti e candidati di tentare la sorte con candidature non allineate rispetto alle competenze e alle conoscenze richieste, di entrare in organizzazioni che non sono in grado di soddisfare le loro aspettative, o, ancora, di trovarsi a lavorare in condizioni inaspettate. La soluzione consiste nel ricercare le informazioni sui siti di aziende, associazioni. società di formazione, e nel metterle poi insieme: è auspicabile la nascita di un portale dinamico in grado di rispondere a tali esigenze, che non aggreghi solo offerte di lavoro e candidature in modo statico, ma che sia in grado di operare in modo dinamico per tutti gli operatori del settore.
L'ESPERIENZA DI ENERGIE-RINNOVABILI.IT
di Marco Visintini Attualmente gestiamo un piccolo Network di siti internet, in lingua italiana. espressamente dedicati alle energie rinnovabili: www.energia-eolica.it e www.energie-rinnovabili.net Inizialmente erano stati concepiti come semplici siti di informazione. la cui funzione principale era quella di supportare la nostra attivila di consulenza. Hnergia-eolica.il ed Hnergie-rinnovabili.net si sono via via evoluti nel corso degli anni. Grazie all'utilizzo di software open-source abbiamo sv iluppato i siti in un'ottica di web 2.0. cercando di realizzare degli strumenti interattivi a disposizione dell'utenza internet.
Energia-eolica.it
_ / : •,.•.,•
-
Figura 5.2 - La home page del sito www.energia-eolica.it Nel nostro Paese, le potenzialità di internet come nuova forma di comunicazione e interazione tra i soggetti del mondo del lavoro sono ancora sfruttate in minima parte. In altri Paesi occidentali, tecnologicamente più progrediti del nostro (Germania, Regno Unito. Stati Uniti d'America), internet e il web 2 . 0 sono ormai gli strumenti principali per l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. In Italia, a mio avviso, si sconta una certa arretratezza tecnologica soprattutto nell'utilizzo degli strumenti informatici, mentre negli altri Paesi i potenziali candidati utilizzano la rete, oltre che per inviare i curricula alle varie aziende, per promuovere le loro competenze: pubblicano video, presentazioni in power point. ricerche in pdf. inserendo tali materiali in siti a tema o nei propri blog.
Figura 5.3 - La home page del sito www.energie-rinnovabili.net Pochi utenti utilizzano i nostri portali a tale scopo: i nostri siti vengono ancora percepiti, in gran parte, come siti web 1.0, semplici fonti di informazioni, e non come strumenti interattivi dove è possibile inserire dei contenuti. Abbiamo riscontrato questo genere di difficoltà anche tra gli utenti giovani e in possesso di una formazione universitaria, nonostante la semplicità e l'immediatezza della procedura. Allo stesso tempo, abbiamo potuto rilevare un'analoga latitanza nell'utiIizzo del portale come strumento per la ricerca dei potenziali candidati: le aziende che hanno inserito un annuncio, in questi due anni, sono state solo poche decine, nonostante la forte crescita che il settore delle energie rinnovabili sta registrando nel nostro Paese. Come già abbiamo detto, una delle cause principali di questa tendenza è costituita dalle basse competenze informatiche che caratterizzano le aziende italiane. Oltre l ' 8 0 % delle aziende del nostro Paese sono di dimensioni
medio-piccole; in esse, le figure professionali in possesso di adeguate competenze riguardo le nuove tecnologie sono, di solito, assenti. Anche in aziende strutturate riscontriamo difficoltà a percepire l'utilità e la potenzialità dei nuovi strumenti informatici. Molte volte questo è stato determinato dalla presenza di dirigenti di età media avanzata, la cui conoscenza di internet e delle opportunità a essa legate è sicuramente minore di quella di persone più giovani. Lo stesso possiamo affermare per le aziende di ricerca e selezione del personale. Il futuro di internet è rappresentato dai siti che riusciranno a diventare dei veri e propri network, relativi ai temi più disparati. Le aziende che sapranno utilizzare tali strumenti in modo efficace saranno sicuramente molto più competitive.
5.2 I fattori critici per chi offre Così come per i candidati che cercano opportunità di lavoro, anche le aziende alla ricerca di professionalità specializzate incontrano spesso alcune difficoltà che ostacolano la ricerca.
5.2.ì Conoscenza del mercato del lavoro: normativa, sociale, geografica, anagrafica Le aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili (nel quale si è registrata, finora, la maggiore crescita occupazionale) sono in gran parte multinazionali straniere, e questo, in molti casi, crea una difficoltà aggiuntiva per le stesse nel momento in cui devono individuare il personale qualificato. Il quadro normativo che disciplina il mercato del lavoro in Italia si presenta, per gli operatori stranieri, particolarmente complicato, sia per l'ampiezza, sia per il fatto che norme statali e contratti collettivi non sempre presentano un linea netta di demarcazione. Si aggiunga pure - e a questo abbiamo già accennato parlando della disponibilità di alcuni profili professionali in determinate aree geografiche - che il mercato del lavoro italiano si presenta particolarmente eterogeneo per aspetti di tipo sociale e formativo. In alcune aree del Paese il tasso di scolarizzazione è più basso, ma vi sono candidati in possesso del diploma di scuola secondaria con un alto livello di preparazione, inseriti da subito nel mondo del lavoro ma poco disponibili a trasferirsi in altre aree geografiche. Nelle stesse aree vi è un numero basso di laureati, ma in possesso di una formazione di livello elevato.
In altre aree il rapporto si inverte totalmente, sia dal punto di vista qualitativo sia da quello quantitativo. Certamente questo aspetto, per un'azienda straniera. può essere davvero critico sia nel caso debba affrontare da sola le attività di reclutamento e selezione, sia quando si affidi a operatori terzi. A questo si va ad aggiungere una minore conoscenza, da parte degli operatori stranieri, dei settori industriali e delle professionalità in essi impiegate: diventa, così, ancora più diffìcile individuare candidati e professionisti validi. Infine, va ricordata la "questione anagrafica": in Italia la soglia d'età per l'ingresso nel mercato del lavoro è decisamente diversa da quella degli altri Paesi europei, così la ricerca di candidati giovani con un'esperienza consolidata, o comunque con una verificabile maturità lavorativa, è spesso molto difficoltosa.
5.2.2 Comunicazione
esterna
La comunicazione esterna delle aziende operanti in un settore così nuovo e di nicchia è sicuramente fondamentale per attrarre candidati e professionisti di valore. Gli aspetti di maggior rilievo, a tal fine, riguardano la comunicazione delle attività svolte, della mission aziendale e delle prospettive di crescita che l'azienda può offrire al candidato, il posizionamento dell'azienda all'interno del settore e quindi rispetto ad altre aziende. Gli strumenti della comunicazione sono sempre gli stessi: il sito internet aziendale, la stampa di settore, la partecipazione a eventi (ad esempio, le fiere). La comunicazione esterna rappresenta, d'altro canto, un fattore critico quando non riesce a fornire le informazioni necessarie, data l'esiguità di personale specializzato e la necessità di attrarre candidati da settori affini. Perché accade questo? Tra i motivi possiamo citare il fatto che spesso ci troviamo di fronte ad aziende straniere che da poco hanno avviato una unit in Italia, e quindi, da un lato, i rispettivi siti utilizzano lingue diverse da quella italiana, dall'altro non conoscono bene la comunicazione "verso candidato-professionista" efficace nel nostro Paese; altre volte si tratta di aziende italiane che, nella logica della diversificazione, si sono da poco lanciate nel settore e quindi non esprimono una quantità esaustiva di informazioni; oppure, ancora, si tratta di startup di piccole aziende italiane.
5.2.3 Gli annunci di lavoro: Job Title e Job
Description
Un'altra situazione critica, anch'essa riconducibile alla nazionalità straniera di molte aziende del settore ma anche alla particolarità di molte profes-
sioni ricercate, è la "qualità" degli annunci di lavoro. Per molte aziende straniere è difficile trovare in Italia una corrispondenza immediata tra le professioni e i relativi job title impiegati nei Paesi d'origine. Questo significa che, in molti casi, ci si imbatte in annunci di lavoro con job title utilizzati anche in Italia, che rinviano però a un contenuto di attività, competenze e conoscenze diverso da quello ricercato. Facciamo un esempio: per le aziende straniere impegnate nella realizzazione di impianti per la produzione di energie da fonti rinnovabili, il Site Manager è un manager esperto delle attività e delle normative di cantiere, di gestione delle risorse umane, con competenze di project management, Sai, rapporti con i fornitori delle materie prime e dei componenti e con il committente. Inizialmente questa figura in Italia si completava con due professionisti: il Project Manager e il geometra di cantiere: si presentava quindi la difficoltà di capire se, per le attività richieste, il candidato dovesse corrispondere al primo o al secondo ruolo. Oggi quella del Site Manager è comunemente percepita come una figura complessa per competenze e attività, e gli stessi candidati riescono, rispetto a un passato recente, a qualificare meglio il proprio curriculum e la propria candidatura. Persiste, tuttavia, la difficoltà di confrontarsi con annunci relativi a posizioni aperte per le quali il job title non riesce a essere esaustivo, se non, addirittura, fuorviante, quando nella job description non si riporta nel dettaglio la descrizione delle attività. Di questo fattore critico sono sicuramente responsabili le aziende, ma anche gli operatori, che a loro volta si limitano a pubblicare gli annunci senza avvalersi di alcuna consulenza in merito alla qualità e ai contenuti degli stessi; consulenza che è indispensabile quando non si possiede un sufficiente grado di conoscenza del settore e delle professionalità impiegate. Si pensi anche alla sezione "lavora con noi" dei siti aziendali, che molto spesso contiene informazioni assolutamente non esaustive (ad esempio, "ricerchiamo giovani ingegneri neolaureati con voglia di lavorare in un ambiente dinamico"), e in certi casi fuorvianti, perché non chiare o non aggiornate.
5.2.4 Impiego di canali di specializzati
reclutamento
Anche per le aziende, la mancanza di siti specializzati rappresenta una difficoltà aggiuntiva nella ricerca dei candidati. Nonostante una certa diffusione, negli ultimi tempi, di canali di reclutamento online con un focus sul settore - cosa di per sé sicuramente apprezzabile come risposta degli operatori del mercato del lavoro - , si tratta, nella maggior parte dei casi, di job aggregator che poco aggiungono, in termini di valore, alle offerte
di lavoro che vengono pubblicizzate. Il valore aggiunto dovrebbe esprimersi attraverso motori di ricerca in grado di interagire con aziende, candidati, professionisti, enti di formazione e associazioni di settore, e di fare orientamento e informazione. In più, gli operatori del mercato del lavoro dovrebbero maturare ed esprimere una conoscenza del settore alla stregua degli operatori dello stesso (aziende, enti di formazione, associazioni, istituzioni ecc.). Dovrebbero, cioè, porsi come operatore tra gli operatori e fornire non solo servizi ma risposte di valore.
5.2.5 La funzione
HR
di Susi Santarelli - HR Manager presso Inergia Spa Nel corso del biennio 2 0 0 8 - 2 0 0 9 il business delle energie rinnovabili ha registrato una crescita molto forte in Europa, in particolare in Italia. A testimonianza di questo sviluppo vi sono dati molto importanti che mostrano come il nostro Paese abbia conquistato un ruolo di grande rilevanza nel settore. Secondo un'indagine condotta dall'istituto di ricerca ISPO, riferita all'anno 2 0 0 9 , l'Italia ha raggiunto il terzo posto tra i produttori europei di energia eolica, con una quota di 4 8 4 5 MW di potenza installata, e il secondo posto nella classifica dei Paesi europei produttori di energia solare, con una potenza installata di 1 1 4 2 MW. Queste statistiche confermano un trend estremamente positivo e indicano chiaramente che il mercato delle energie rinnovabili offre opportunità di investimento per le imprese e di crescita occupazionale per il nostro Paese. La società dove ricopro il ruolo di HR Manager rispecchia perfettamente questo andamento, avendo quasi triplicato, tra il 2 0 0 7 e il 2 0 1 0 , il numero dei suoi collaboratori, ed essendosi impegnata, conseguentemente, nello sviluppo di un'organizzazione solida e strutturata. A dispetto degli ottimi risultati che si registrano, in termini di crescita, nelle società che operano nell'ambito della Green Economy, si riscontrano purtroppo ancora degli ostacoli e delle criticità che rischiano di compromettere lo sviluppo e il consolidamento delle imprese di tale settore. In quanto Responsabile delle Risorse umane per il Gruppo Santarelli, ho seguito attivamente lo start-up di Inergia Spa e da questo punto di osservazione privilegiato ho potuto acquisire importanti nozioni e competenze che si sono rivelate fondamentali per la futura espansione della società. Nel corso di questi ultimi anni, impegnati in analisi e ricerche, ho potuto elaborare una sorta di indice delle criticità che, sebbene costruito sulla base della mia personale esperienza, credo possa rappresentare uno spaccato oggetti-
vo e applicabile alle realtà aziendali dell'intero territorio nazionale. Tale indice si riassume, sinteticamente, nei cinque punti di seguito elencati: • • • •
canali di selezione specializzati; esperienza professionale maturata; location cantieristici; sede operativa.
I CANALI DI SELEZIONE Solo se si è coinvolti in prima persona nel processo di ricerca e selezione del personale è possibile comprendere quanto sia necessario acquisire una conoscenza profonda di questo settore per poter elaborare una valutazione efficace dei candidati. All'inizio della mia personale avventura, ho fatto ricorso ad alcune delle agenzie di selezione del personale con le quali avevo già collaborato in precedenti occasioni. Devo ammettere che, sebbene queste collaborazioni siano state proficue in passato, non si sono rivelate altrettanto valide in questo ambito. Ho riscontrato, da parte delle agenzie, la mancanza di una preparazione adeguata riguardo a quelli che dovrebbero essere i requisiti fondamentali dei potenziali candidati, tanto da decidere, in alcune occasioni, di non avvalermi del loro supporto e di proseguire in maniera autonoma attraverso conoscenze indirette, la raccolta dei curricula pervenuti direttamente, o con strumenti di networking come, ad esempio, Linkedln. Solo ora sto riscontrando una maggiore sensibilizzazione nei confronti della Green Economy, da parte di alcune agenzie che stanno portando avanti un percorso di approfondimento in questo settore, elaborando, ad esempio, mansionari delle professioni green e confrontandosi regolarmente con i referenti delle aziende che operano in questo campo.
ESPERIENZA PROFESSIONALE MATURATA Questo settore si distingue da altri perché molto recente e caratterizzato da ruoli estremamente specifici. Tale aspetto, oltre a impattare fortemente i processi di selezione e ricerca, come precedentemente spiegato, rende estremamente complessa l'identificazione di profili di mid-management che abbiano maturato un'esperienza minima (cinque-dieci anni). L'inserimento di queste figure apicali è fondamentale per il raggiungimento di risultati gestionali concreti. La scelta di risorse non adatte e incapaci di ricoprire tali ruoli può rischiare di compromettere lo sviluppo produttivo di una società.
LOCATION CANTIERISTICI E SEDE OPERATIVA Grandi sono l'entusiasmo e l'interesse suscitati, nei giovani professionisti, dal settore delle energie rinnovabili. Questo mercato, così giovane e dinamico, offre l'opportunità di partecipare allo sviluppo di progetti ambiziosi e innovativi il cui fine ultimo è quello di contribuire attivamente alla salvaguardia del nostro pianeta. Tuttavia questi progetti sono spesso sviluppati in location impervie e/o isolate, che richiedono frequenti trasferte. Anche se questo aspetto può apparire stimolante, nella pratica rappresenta un limite non semplice da affrontare. La questione legata alle location dei cantieri o alle sedi operative tocca molto da vicino la nostra società, il cui headquarter è appunto situato in una città di provincia. La bellezza storica e artistica di questa città non riesce a sopperire a quelle che restano, obiettivamente, delle gravi mancanze in termini di collegamenti per coloro che non sono originari della regione. Chiaramente questo può rappresentare un ostacolo importante nel momento in cui si volessero attrarre dei talenti del settore. La centralità del ruolo ricoperto dall'ufficio HR è apparsa subito chiara nella nostra società, e forte è stato l'impegno per lo sviluppo e il rafforzamento di questa funzione. I grandi players del settore, nostri competitors, possono contare su un'organizzazione fortemente strutturata, all'interno della quale il dipartimento HR svolge un'attività centrale. Tuttavia realtà così articolate sono spesso caratterizzate da una minore flessibilità operativa a causa della presenza di lunghi processi amministrativi e di altro genere. Si sviluppa, così, all'interno di queste società, una forma di "burocratizzazione" che, da un lato, garantisce solidità, ma dall'altro non permette la flessibilità necessaria all'adattamento richiesto da un mercato dinamico come quello delle energie rinnovabili. Nel caso di piccole o medie imprese private si verifica, invece, una situazione diametralmente opposta. L'ufficio risorse umane nelle sue competenze e funzioni non viene giustamente valutato, anzi, spesso è sacrificato. E se l'intenzione è quella di semplificare i processi inerenti la selezione e la gestione del personale, nella maggior parte dei casi si va a penalizzare proprio l'efficienza produttiva della società. Sono queste aziende a soffrire maggiormente di scompensi in fase di ricerca e selezione dei profili e a incontrare difficoltà non solo nella gestione, ma addirittura nell'individuazione di fenomeni legati all'insoddisfazione dei collaboratori. Ancora più evidente, nel caso di queste società, è la carenza dimostrata nel progettare e attivare piani di retention, fondamentali per la promozione di un clima aziendale produttivo e valorizzante.
Il fatto di essere stati in grado di introdurre la funzione HR nella nostra compagnia, riuscendo così a distinguerci da altre società paragonabili alla nostra per dimensioni, è un grande motivo di orgoglio. Alla luce degli aspetti analizzati nei precedenti paragrafi, voglio evidenziare come molte delle difficoltà esposte possano essere affrontate, e in un certo senso risolte, grazie al diretto intervento di responsabili HR, in grado di svolgere un processo di ottimizzazione estremamente efficace per il vantaggio competitivo della compagnia. Sottolineando le peculiarità che caratterizzano il business delle energie rinnovabili, quali la giovane età, la richiesta di forte specializzazione dei profili e di disponibilità a frequenti trasferte, risulta evidente che un ufficio interno dedicato alla gestione dei collaboratori diventa non solo un'esigenza, ma la chiave del successo per la crescita armoniosa del gruppo di lavoro. Volendo sintetizzare i diversi compiti di cui il nostro ufficio HR si occupa, si possono individuare quattro passaggi fondamentali: 1. 2. 3. 4.
ricerca e selezione: inserimento, monitoraggio e formazione: retention; team building e promozione del senso di appartenenza aziendale.
RICERCA E SELEZIONE Le problematiche legate alla mancanza di specializzazione nel settore, da parte delle agenzie per la selezione del personale, sono state affrontate, in prima battuta, grazie alla presenza interna alla società di un responsabile risorse umane. Oltre ad aver approfondito le competenze e le conoscenze tecniche necessarie per ricercare efficacemente i profili adatti, è stata sviluppata la giusta sensibilità per la selezione di candidati che potessero poi inserirsi nel gruppo preesistente senza minarne la stabilità, enfatizzandone, al contrario, ulteriormente la produttività.
INSERIMENTO, MONITORAGGIO E FORMAZIONE Posso orgogliosamente sottolineare come nella realtà in cui opero si sia venuto a creare un clima aziendale estremamente positivo e stimolante. Ciò grazie anche a una serie di iniziative che, come responsabile del personale, è stata mia cura introdurre e gestire. L'inserimento dei nuovi dipendenti è un processo seguito molto da vicino dall'ufficio HR attraverso una serie di colloqui individuali mirati ad accompagnare i neoassunti in una realtà che, per molti, risulta nuova. È nostra prassi, ad esempio,
raccogliere le impressioni del neoassunto e i relativi feedback, cercando, in questo modo, di rendere il più snello possibile il processo di inserimento nella struttura organizzativa. Questo monitoraggio si concentra, inoltre, sulla valutazione delle capacità dei collaboratori e delle loro inclinazioni per favorirne il percorso di crescita all'interno della compagnia. Sviluppiamo, infatti, iter formativi individuali appoggiandoci a canali istituzionali per fornire gli strumenti necessari all'ampliamento delle conoscenze, tecniche e non, dei nostri collaboratori, per le figure del mid e del top management.
RETENTION La retention dei migliori talenti è sicuramente una delle sfide maggiori che una società deve affrontare. In considerazione delle difficoltà che si incontrano nell'individuare profili che abbiano maturato una lunga esperienza, o che abbiano compiuto un percorso formativo completo, è facile intuire come il nostro settore, sotto questo aspetto, sia estremamente competitivo. Una tra le tecniche più indicate applicabili al riguardo è l'ascolto dei propri collaboratori. Colloqui individuali e opinion surveys mirati al monitoraggio della soddisfazione del personale sono, a mio avviso, misure molto efficaci per tenere sotto costante osservazione il benessere dei dipendenti. Da non sottovalutare è poi il fatto che ciò permette di cogliere sul nascere, e di risolvere tempestivamente, eventuali situazioni di insoddisfazione o conflittualità. Pertanto, la presenza di un ufficio HR impegnato in tali attività infonde sicurezza tra i dipendenti, permettendo loro di sentirsi coinvolti e apprezzati. L'apprezzamento si esplicita, ovviamente, anche attraverso un equo riconoscimento monetario del lavoro svolto. A questo proposito, la società ha deciso di seguire una linea di azione che preveda un'analisi dettagliata delle performance aziendali, per poter applicare una politica retributiva meritocratica. Il metodo premiante adottato nella nostra compagnia è basato sul sistema Mbo che, se da una parte incentiva al raggiungimento degli obiettivi, dall'altra gratifica i collaboratori, che si sentono così stimati per le loro competenze, rafforzando ulteriormente il loro legame con l'azienda.
TEAM BUILDING E PROMOZIONE DEL SENSO DI APPARTENENZA AZIENDALE Come più volte ho avuto modo di sottolineare, la promozione di un clima aziendale armonioso è sempre stata una priorità per la nostra compagnia, che con impegno ed entusiasmo ha curato e portato avanti iniziative mira-
te. Abbiamo sviluppato, negli ultimi mesi, una newsletter e un blog aziendale che, oltre a fornire informazioni utili e a diffondere i caratteri distintivi della società, aiutano a rafforzare nei collaboratori un forte senso di appartenenza all'azienda. A dimostrazione del grande affiatamento che tali attività sono riuscite a instaurare nel personale, gli eventi interni di aggregazione sono ormai diventati un appuntamento regolare tra i collaboratori. Questi ultimi organizzano autonomamente escursioni in montagna, gare sportive e uscite aziendali nei fine settimana. Promuovere rapporti positivi tra i dipendenti facilita la collaborazione interna ed è sicuramente fonte di grande soddisfazione per noi HR manager.
5.3 Le regole per cercare lavoro: i candidati Sin qui si è cercato di individuare alcuni fattori considerati critici, ma non ci si poteva limitare a questo senza cercare di dare delle indicazioni utili per superare almeno in parte le citate difficoltà.
5.3.1 Studiare il settore La prima regola, o, meglio, il primo consiglio, per i candidati e per i professionisti che considerano la Green Economy uno sbocco per trovare un'occupazione o un migliore impiego in grado di far decollare la propria carriera, è senz'altro quello più ovvio: studiare il settore. Sicuramente oggi i candidati, in particolare i professionisti, sono abituati a adottare questo comportamento prima di accedere a un'opportunità di lavoro. Questa regola acquista un significato ancora maggiore nella Green Economy, un settore nuovo, in costante evoluzione tecnologica e normativa, nel quale operano aziende straniere e italiane che avviano delle business unit nel settore: un settore che ricerca professionalità nuove con un mix di competenze e conoscenze spesso diverso dai profili professionali più noti e diffusi, in cui la funzione HR è molte volte sostituita da esperti tecnici. Al candidato e al professionista si richiede uno sforzo ulteriore rispetto alla consuetudine, lo scouting delle informazioni a tutti i livelli. Attraverso quale fonti? Tutte, da quelle convenzionali a quelle più innovative: siti di aziende e associazioni, organizzazioni rappresentative delle aziende di settore, stampa di settore, siti aggregatori di informazioni, letteratura di settore. Un settore nel quale è necessario sfruttare competenze trasversali deve essere conosciuto a fondo. Di sicuro interesse è la diffusione di informazioni, a questo proposito, anche su internet, e non solo sui siti di aziende
e associazioni: la nuova tendenza, che presenta indubbi vantaggi, è rappresentata dalle community di settore che si stanno diffondendo attraverso i social business network 2.0, alle quali prendono parte non solo esperti di settore che trattano questioni tecniche, ma anche referenti di aziende che si confrontano su temi relativi ad aspetti più propriamente operativi, professionisti che cercano opportunità di business e, infine, candidati alla ricerca di possibilità lavorative più o meno pubblicizzate attraverso canali indiretti di ricerca. Proprio all'interno di queste community, i candidati possono procurarsi informazioni fondamentali per la comprensione di un settore nuovo e in parte ancora sconosciuto.
5.3.2 Studiare le aziende Oltre a reperire informazioni sul settore, sulle sue regole e sulle sue dinamiche, si suggerisce ai candidati di studiare a fondo le aziende che hanno delle posizioni aperte o comunque interessanti. In molti casi si tratta di multinazionali straniere che avviano una startup in Italia: in altri di aziende italiane che, nella logica della diversificazione, hanno avviato una unit nel settore green, conservando il proprio core business in altri settori industriali; o, ancora, di nuove aziende costituite ad hoc. Si potrebbero citare molti altri casi; per tutti, comunque, vale lo stesso principio: è consigliabile procurarsi una serie di informazioni sulle attività svolte dall'azienda (collocazione all'interno della filiera, organico, tipologia di investimento, figure professionali impiegate, funzioni interne ecc.). Se non si riesce a reperirle con i metodi tradizionali, allora occorre cimentarsi, come già detto, con nuovi strumenti, quali ad esempio un network di contatti attraverso le community alle quali partecipano referenti aziendali, candidati, professionisti e rappresentanti delle associazioni.
5.3.3 Leggere attentamente
gli
annunci
Benché possa sembrare banale, è opportuno suggerire ai candidati di leggere con particolare attenzione gli annunci di lavoro. Si parta dal presupposto che ci troviamo di fronte a un settore che impiega figure professionali nuove e job title inconsueti rispetto al mercato del lavoro italiano, oppure altamente specifici, come quelli usati nella chimica o nell'engineering; altre volte si tratta di job title importati in Italia da aziende straniere, e quindi diversi da quelli dei mansionari più diffusi. Già questo, di per sé, rappresenta una prima difficoltà, cui si aggiunga il mix di competenze e di conoscenze richieste (tecniche e/o normative). Altre volte ancora si ci imbatte in job title
impiegati in Italia, ma poi, nella lettura della job description, ci accorge di trovarsi di fronte a un profilo diverso, in termini di contenuto, rispetto al corrispondente presente nel mercato del lavoro italiano. In alcuni casi l'annuncio si riferisce a una posizione avulsa da una vera e propria mansione professionale: si tratta, cioè, di una richiesta specifica di personale elaborata da un tecnico dell'azienda che si limita a elencare le competenze e le conoscenze necessarie. Come se non bastasse, sono ancora pochi gli operatori del mercato del lavoro - agenzie per il lavoro e società di ricerca e selezione del personale - che a oggi possiedono una concreta esperienza nel settore green, con personale in grado di raccogliere in modo puntuale le esigenze delle aziende e di tradurle in annunci efficaci, nonché di effettuare le selezioni con specifica competenza. È evidente che, per tutto quanto detto sopra, ai candidati si richiede davvero uno sforzo importante nella lettura degli annunci, e molto spesso anche questo non basta: è quindi necessario fare un match di questa attività con quella relativa ai due punti precedenti : acquisire informazioni sul settore e sulle aziende.
5.3.4 Qualificare il proprio CV Si è già parlato delle competenze e delle conoscenze specifiche richieste dal settore green; si è anche detto che molto spesso esse possono essere rintracciate in altri settori industriali e commerciali, benché con un mix diverso. Nella maggior parte dei casi, tale mix rende alcune posizioni difficilmente accessibili a molti candidati, in particolare laddove questi ultimi non abbiano maturato una significativa esperienza nel settore green e non abbiano frequentato corsi di formazione. La soluzione, in questo caso, consiste nel qualificare il proprio curriculum evidenziando esperienze conseguite in attività che abbiano una certa contiguità con quelle dei settori green. Si prenda il caso della posizione di Progettista Meccanico Turbine e Componenti, che, sulla base delle indicazioni contrattuali e delle normative di settore, realizza progetti meccanici complessi di tutti i componenti degli aerogeneratori: torre, navicella, eliche, rotore, statore, elementi di trasmissione del moto, cuscinetti, elementi di generazione elettrica. Egli progetta ed esegue calcoli strutturali dei componenti, il calcolo degli elementi finiti e il dimensionamento elettrico della macchina. Inoltre, elabora e meccanizza Pfd (Process flow diagram: schema generale dei processi e delle apparecchiature di un impianto) e P&I (Piping and Instrumentation: diagrammi che descrivono i componenti dell'impianto e le loro connessioni), lay out meccanici, sketches (ambiente software per disegni 3D) e calcoli di stress analysis. Collabora con la produzione per l'industrializza-
zione dei componenti: tenendo presenti i più comuni processi di lavorazione dei metalli, effettua valutazioni di carattere tecnico relativamente alla scelta dei materiali, delle apparecchiature meccaniche, della strumentazione necessaria all'evasione delle commesse sulla base delle specifiche contrattuali e degli standard aziendali. Si tratta di una figura molto specifica, che potrebbe però essere individuata nel settore aeronautico o automotive; l'importante è che vengano evidenziate, al selezionatore dell'azienda o della società di selezione, le competenze trasversali del candidato anche al di fuori del curriculum stesso (lettera di presentazione).
5.3.5 La
motivazione
La motivazione del candidato nei confronti del settore green non può di certo valere da sola a colmare il gap delle competenze e delle conoscenze, ma può sicuramente servire a superare dei fattori di criticità qualora le aziende, anche se disponibili a inserire personale non qualificato, per ragioni diverse (ambientali, geografiche, economiche, di durata del contratto), offrano condizioni di lavoro particolarmente complicate; questa situazione, come abbiamo visto, è tutt'altro che rara nel settore green. Motivazione significa anche comprendere e condividere le dinamiche sociali, politiche ed economiche proprie del settore, ma non necessariamente avere un animo green o considerare il proprio lavoro una "missione" per garantire una vita e un futuro in un mondo migliore. Lavorare nella Green Economy significa, però, quanto meno, scegliere di partecipare a un fenomeno nuovo, ispirato da principi innovativi rispetto a quelli che hanno contribuito allo sviluppo economico e industriale cui si è assistito fino a oggi.
5.4 Le regole per cercare i candidati: le aziende Quanto si è detto per i candidati vale, in un certo senso, in modo speculare per le aziende che cercano personale qualificato, il quale, come più volte sottolineato, non è sempre facile da individuare. A tale proposito, anche per le aziende possono valere alcune indicazioni di massima, che vengono comunemente messe in pratica nei processi di reclutamento e di selezione del personale, e che nel settore green assumono un'importanza ancora maggiore.
5.4.1 Flessibilità nella valutazione
dei requisiti
È evidente che, se si accetta la tesi secondo cui quello green è un settore nuovo che ancora non è riuscito a esprimere in modo chiaro e condiviso professioni e professionisti, questo vuol dire che le aziende, o, meglio, le funzioni HR o i responsabili della selezione del personale, dovrebbero essere più flessibili nella valutazione dei requisiti richiesti per la copertura delle posizioni vacanti. La flessibilità deve manifestarsi, in primo luogo, nei confronti dei candidati che rispondono agli annunci o che inviano il proprio curriculum direttamente attraverso le sezioni "lavora con coi" delle aziende di settore. Probabilmente, infatti, si tratta di candidati privi di informazioni adeguate, o perché non sono stati in grado di recuperarle essi stessi, o perché l'annuncio non era esauriente, oppure, ancora, perché il job title utilizzato non era sufficientemente integrato dalle informazioni della job description. Un'analoga flessibilità è, talvolta, necessaria anche nei confronti delle società di ricerca e selezione del personale che ancora non hanno avuto modo di approfondire le loro conoscenze sul fenomeno green e sul suo impatto sulle nuove professioni, di crearsi un database dedicato e di definire politiche di attraction specifiche per il settore. La flessibilità è fondamentale per valutare curricula caratterizzati da un mix di competenze e conoscenze magari non perfettamente aderenti alle esigenze dell'azienda, ma che rappresentano il meglio presente sul mercato; per considerare competenze acquisite in settori affini: aeronautico, delle energie tradizionali, oil & gas, della realizzazione di impianti, di grandi infrastrutture e altro ancora.
5.4.2 Rispetto delle tempistiche dei processi di selezione In particolare nel settore green, il rispetto delle tempistiche dei processi di selezione acquista un ruolo chiave. In un settore nel quale sono già fortemente presenti fattori complessi di natura economico-amministrativa in grado di accelerare in modo vertiginoso le esigenze di personale qualificato, o, al contrario, di dilatare in modo preoccupante l'inserimento dello stesso, è certamente auspicabile che chi si occupa di tale funzione sia in grado di fornire risposte immediate e, soprattutto, di reperire informazioni relative a eventi che incidono sull'inserimento del personale. Questo favorisce la fidelizzazione dei candidati e permette alle società di ricerca e selezione di assolvere nel modo migliore il proprio compito. Si rinvia al contributo della dottoressa Santarelli (paragrafo 5.2.5).
5.4.3 La formazione: professionale job
e training on the
La formazione rappresenta un indispensabile strumento per superare le difficoltà sin qui presentate. Nonostante questa affermazione sia condivisa in modo pressoché plebiscitario dalle società della Green Economy, è difficile trovare soggetti e/o strutture in grado di erogare formazione per il settore in questione, ma anche aziende disposte a una partecipazione fattiva in tal senso. Non è solo un problema di enti accreditati e competenti, effettivamente piuttosto rari, ma anche di condizioni e tempistiche per l'erogazione della formazione. Partendo dal primo dei fattori sopra citati, non è una forzatura affermare che sono pochi gli enti realmente specializzati nel settore delle Fer, cosi come negli altri comparti green, in grado di seguire le evoluzioni tecnologiche e normative; quanto al secondo fattore, va detto che il settore si è sviluppato in modo disomogeneo nel nostro Paese, e che molto spesso le esigenze formative si manifestano in zone che non sono in grado di mettere a disposizione di enti, docenti e discenti strutture idonee; in altri casi, si tratta di una formazione prevalentemente pratica, da erogare direttamente su cantieri, parchi e impianti. Come superare tali difficoltà? E necessario coinvolgere direttamente le aziende, in quanto "enti esperti e competenti" più di ogni altro ente di formazione oggi presente sul mercato: sono le società stesse che conoscono meglio di chiunque altro quali competenze occorrono ai candidati per rispondere esattamente alle esigenze aziendali, le tecnologie dei componenti e del loro funzionamento; esse sono in grado di erogare la formazione presso le proprie sedi con i propri tecnici - formazione professionale - oppure direttamente sui siti coinvolti nelle lavorazioni: si tratta, in tal caso, di formazione on the job.
5.4.4 Politiche retributive delle aziende Un altro aspetto critico è quello connesso alle retribuzioni, che qui viene analizzato come aspetto chiave per migliorare l'attraction coerente dei candidati, ma anche per trattenere lavoratori competenti. Quello che emerge immediatamente, studiando il settore, ma anche i CV dei green workers, è la totale mancanza di maturità del regime retributivo e, molto spesso, di coerenza tra competenze ed esperienza, da un Iato, e retribuzione, dall'altro. Le motivazioni possono essere ricercate, da una parte, nel fatto che le aziende operanti nel settore sono multinazionali straniere, che non conoscono i range retributivi del nostro mercato del lavoro; dall'altra, che i professionisti del settore o i candidati competenti sono pochi e, per questo, sono contesi
fra le aziende. L'ideale sarebbe raggiungere una coerenza delle politiche retributive e un minimo allineamento in presenza di oggettivi elementi di valutazione, per evitare di aumentare enormemente le retribuzioni, garantire una sana concorrenza tra le aziende nella capacità di attraction dei candidati e, infine, una migliore gestione dei candidati da parte delle società di ricerca e selezione del personale.
5.5 Le regole del settore Green Economy: un fenomeno economico, industriale, normativo, sociale e occupazionale; un fenomeno, appunto, anche perché ancora non sembra aver maturato la consapevolezza di essere un settore economico, industriale, normativo, sociale e occupazionale, e questo ha, inevitabilmente, delle ricadute occupazionali. Un settore si sviluppa e si struttura organicamente in modo tale da acquisire consapevolezza di sé, e si organizza con tutti i protagonisti - aziende, associazioni, istituzioni, enti di formazione pubblici e privati - , tesi verso un interesse comune; e questa condivisione, questa tensione, questa stabilità diventano elementi essenziali per lo sviluppo di una buona occupazione sotto il profilo sia qualitativo sia quantitativo. Oggi non è ancora così nella Green Economy, e questo si ripercuote sull'occupazione; e allora cosa manca, o, meglio, cosa devono fare i soggetti citati per favore lo sviluppo dell'occupazione? Il problema è fondamentale, perché solo quando il "movimento" / "fenomeno" green sarà stato capace di generare un mercato del lavoro specifico, allora il cerchio si chiuderà e saremo legittimati a parlare di settore.
5.5.7 Fare sistema e generare interesse e partecipazione fattiva nelle politiche occupazionali In primo luogo, sarà necessario mettere in atto politiche occupazionali specifiche per un settore così nuovo e peculiare: politiche che tengano necessariamente conto dei fattori critici che la Green Economy presenta per l'inserimento e lo sviluppo delle professioni. La prima fra tutte le possibili regole è quella di "fare sistema". Oggi i protagonisti del settore sembrano in gran parte agire separati tra loro da compartimenti stagni. Per intenderci, i finanziatori valutano spesso solo la redditività degli investimenti, le aziende si occupano esclusivamente del proprio core business, le associazioni degli interessi dei propri rappresentati, e così via per le istituzioni, gli enti di formazione ecc.
Non c'è ancora un sistema, nonostante negli ultimi dieci anni non si sia fatto altro che parlare di green. Questa reale assenza di coordinamento di tutti i soggetti, ma anche la scarsa condivisione di interessi che pure sono comuni, rischiano di acuire le difficoltà per lo sviluppo sano di una buona occupazione. A ciò contribuisce anche lo scarso interesse dei soggetti del settore nei confronti delle tematiche occupazionali, intese come sviluppo di professionalità, percorsi formativi specifici e di inserimento in azienda. Tutto questo rappresenta un fattore critico; la creazione di un sistema deve diventare una regola di azione, perché la crescita del settore green e la sua maturità passano necessariamente attraverso lo sviluppo di un "green job market"!
5.5.2 Accreditamento
di operatori
specializzati
Un green job market necessita di operatori specializzati e accreditati, ma chi sono gli operatori di settore per un mercato del lavoro del settore green? Le società di ricerca e selezione del personale, le agenzie per il lavoro, le associazioni dei lavoratori e ogni altro soggetto che opera attivamente per lo sviluppo di strumenti e servizi finalizzati all'accrescimento professionale e all'incontro tra domanda e offerta qualificata di lavoro. In primo luogo dovrebbero essere operatori specializzati, attivi insieme agli altri operatori del settore - aziende, associazioni, enti, istituzioni - , e quindi perfettamente a conoscenza delle dinamiche economiche, industriali e normative della Green Economy, ma anche delle competenze e delle conoscenze richieste ai candidati e ai professionisti che vi lavorano o che intendono lavorarvi. La "specializzazione" è perciò essenziale nei confronti sia delle aziende sia dei candidati, per superare i fattori critici che oggi impediscono l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. A questo proposito, richiamiamo anche il concetto di "accreditamento", inteso come il riconoscimento che gli operatori specializzati devono ricevere da parte degli altri operatori. E essenziale, infatti, che aziende, enti, istituzioni, lavoratori, candidati e professionisti stabiliscano un livello di conoscenze minimo riconosciuto a tali operatori per affidare loro le proprie esigenze di selezione del personale, di formazione, e la propria candidatura. Come verificarlo? Sarebbe quanto meno necessario che chi opera all'interno di questi soggetti organizzati conoscesse il settore, o che avesse nel proprio organico professionisti da esso provenienti, partecipasse attivamente a eventi e manifestazioni di settore, dimostrasse di avere una gamma di attività specifiche green, contribuisse attivamente alla realizzazione di attività strumentali alla crescita di un vero green job market.
5.5.3 La formazione: università, scuole, enti, imprese, associazioni di Luca Rubini (Renewable Energy Plants Dept. of Mechanical and Aeronautica1 EngineeringSapienza University of Rome ) L'introduzione tardiva di corsi inerenti alle tecnologie green, alle fonti rinnovabili o al risparmio energetico nei programmi scolastici è probabilmente la principale causa dell'attuale carenza di specialisti del settore. Vedendola in positivo, questa situazione si trasforma in un'opportunità enorme per chi si affaccia oggi nel mercato del lavoro green. Ma perché questo ritardo? Quando, negli anni Settanta, fu distribuito nelle scuole il manifestino del panda in estinzione, i bambini, avendolo davanti tutte le mattine, ebbero la possibilità di acquisire una sensibilità che segnava un cambiamento epocale: la nascita di un rispetto verso la natura e gli animali e la consapevolezza che questo pianeta non è capace di sopportare taluni comportamenti dell'uomo. All'epoca vi fu anche un'iniziativa, portata avanti da pochi, per combattere il petrolio per i danni che stava provocando; ma fu meno efficace, sia perché qualcuno sosteneva che il rischio era blando o trascurabile, sia perché il tentativo italiano di rivolgersi alle energie "alternative" si concluse presto con un ritorno (che in realtà è stato un non abbandono) alle fonti fossili. Nessuno è stato in grado di inventare un'icona, come il panda, che colpisse l'immaginario collettivo a favore delle energie pulite. Anche la Comunità scientifica internazionale si trovò a lungo spaccata in due correnti, tra chi affermava che il global warming era reale e in atto, e chi sosteneva invece che le misurazioni che lo rendevano evidente non erano attendibili. E cosi l'Italia, senza prendere posizione e in modo poco lungimirante, ha temporeggiato sulla formazione di figure professionali esperte in temi energetico-ambientali. Nell'incertezza, ha aspettato troppo tempo prima di investire nell'istruzione, inferiore e superiore. Adesso, per recuperare il ritardo, dobbiamo rubare il mestiere ai concittadini europei che vantano maggiore esperienza e che hanno già prodotto un'ampia manualistica dedicata e testi di studio. Tuttavia, in pochi anni lo scenario è cambiato. Nelle scuole di ogni ordine e grado sono ormai frequenti i seminari e i corsi brevi di orientamento sulle fonti rinnovabili, sulle tecnologie ambientali e sulle tematiche connesse all'uso razionale dell'energia. Certificazione energetica, impianti
solari, eolico sono termini che gli studenti cominciano a conoscere e, in qualche caso, ad approfondire. Vi è tuttavia da tener presente che le aziende hanno spesso bisogno non di nozioni di primo livello, ma di concrete risorse professionali. Chiunque voglia inserirsi nel settore green deve pertanto acquisire capacità specifiche. Per chi già conosce le basi, basta frequentare un corso tra quelli offerti da associazioni e altri enti, spesso non profit, ma anche da società accreditate che erogano formazione come scopo commerciale. A livello universitario, si possono trovare corsi specifici nelle facoltà di Ingegneria, Architettura, Scienze ambientali ecc. Un laureato, invece, che inizi il suo percorso lavorativo, può contare su corsi di istruzione superiore che lo indirizzino direttamente nelle aziende: i master universitari (più alcuni master di aziende o enti) chiedono risorse di tempo ed economiche, ma rappresentano un investimento su se stessi che ripaga, nel breve periodo, con posizionamenti in azienda da subito molto soddisfacenti. I numeri parlano chiaro: almeno 2 0 0 studenti di master l'anno, più di 1 0 0 0 partecipanti a corsi professionali brevi e altrettanti a corsi finanziati dalle Regioni e dagli enti locali ed erogati tramite il supporto di enti pubblici o privati. L'importante è scegliere quello giusto, che risponda alle proprie esigenze e attitudini. Prima di iscriversi, quindi, è raccomandabile eseguire un'attenta ricerca (per esempio tramite Internet o sulle testate specializzate) per mettere a confronto le varie offerte formative, chiedere un colloquio orientativo ed evitare di scartare il corso che ci convince di più, sotto il profilo dei contenuti, per motivi di costi, distanza o durata. E in gioco il proprio futuro, e il settore promette notevoli sviluppi.
5.5.4 Politiche
retributive
Analizzato come uno dei fattori critici, quello delle retribuzioni deve considerarsi uno degli aspetti più delicati della questione del green job market, in particolare perché si sta assistendo a una totale "anarchia" delle retribuzioni, tale da rendere davvero ardua la ricerca di una qualsivoglia regola, statistica, media o altro. Già nella fase di ricerca di candidati si assiste all'indicazione di Rai (Retribuzione annua lorda) diverse per posizioni e profili professionali quasi del tutto identici tra loro, e la stessa cosa si verifica nella fase di trattativa tra le aziende e i candidati. I motivi? Sicuramente il numero
esiguo di candidati esperti del settore, e quindi la necessità di contenderseli con offerte economiche sempre più convenienti (una strategia opinabile, per chi scrive, poiché si è convinti che una buona offerta di lavoro sia da valutare in base alla bontà dei progetti e delle prospettive di carriera), ma anche il fatto che spesso i pochi candidati sono "trattenuti" nelle aziende con rialzi della Rai pur di non lasciarli andare alla concorrenza. Fin qui ci si trova più o meno in linea con quanto accade anche negli altri settori, ma per le attività green alle difficoltà citate dobbiamo aggiungere almeno altri due fattori critici: la scarsa conoscenza del nostro mercato del lavoro da parte di aziende multinazionali straniere che vengono a operare in Italia, e il fatto che alcune di queste società non hanno una funzione HR al proprio interno, il che impedisce loro di approcciare ai candidati con strumenti diversi da quelli economici. Una via d'uscita potrebbe essere rappresentata da uno studio elaborato in collaborazione con tutti gli addetti del settore, in grado di fare chiarezza sulle retribuzioni attuali e di rappresentare uno schema di riferimento per il futuro.
CAPITOLO
O
GREEN ECONOMY E GREEN JOB 6.1 Green Job: ne parla Francesco Velluto Amministratore Delegato Vestas Nacelles Italia, Vice President Divisione Vestas Nacelles A/S
Ho iniziato a lavorare nel settore dei Green Job nel lontano 1 9 9 0 , passando dalla tradizionale navalmeccanica all'innovativo eolico: una scelta convinta, decisa, sicura, rivolta al futuro: tuttavia, ho incontrato difficoltà fin da subito. "Ora sono nell'eolico" raccontavo entusiasta e, puntualmente, mi ribattevano "Eolico?... ehm, ma di cosa ti occupi in particolare?!". Da allora, abbiamo fatto molta strada, ma resta ancora un lungo percorso da affrontare. Nel 1 9 9 8 la Vestas Wind Systems A/S è stata la società pioniera in Italia nello sviluppo dell'eolico maturo: ha insediato le sue società sul territorio italiano, trasferendo dalla Danimarca tutto il know-how necessario per creare la cultura industriale e commerciale locale. Ma non è stato sufficiente, poiché le risorse umane disponibili erano estremamente limitate e non vi era alcun bacino di sviluppo delle capacità professionali nell'ambito delle Energie Rinnovabili. I Green Job erano qualcosa di incomprensibile, considerando anche che le "Renewables" erano ancora concetti futuristici, che appartenevano ad altri, non a noi. A distanza di 12 anni, l'eolico è ormai un comparto consolidato e i Green Job sono una realtà nel mercato del lavoro. Con una semplice ricerca in Internet, le pagine che possiamo trovare sull'argomento sono migliaia: cosa impensabile fino a ieri.
Un grande impulso alla sensibilizzazione verso queste tematiche è stato sicuramente dato dall'emergere della questione ambientale, anche se lo sviluppo delle Energie Rinnovabili non può essere legato esclusivamente a questa, ma deve rappresentare una scelta consapevole, pro-attiva e non subita in modo passivo come conseguenza di qualcos'altro. Proprio questa Green Culture deve e dovrà essere il motore dei Green Jobs. Secondo uno studio Anev redatto nel dicembre 2 0 0 8 , nel 2 0 0 7 l'eolico aveva creato occupazione per 1 3 . 6 3 0 addetti fra diretti e indiretti, mentre la previsione per il 2 0 2 0 individuava un numero di occupati superiore alle 6 6 . 0 0 0 unità. E evidente che uno sviluppo così massiccio esige una pianificazione dello sviluppo delle risorse umane: è necessario creare professionalità specifiche, specializzate e pronte ad affrontare le sfide del settore. Negli ultimi anni la ricerca di personale ha cambiato direzione: si è passati dal profilo del "tecnico esperto" da formare a quello del "professionista" in grado di condurre la propria azienda verso obiettivi sempre più ambiziosi. Figure tipo di esperti in Lean Manufacturing o in Six Sigma sono ancora da ricercare con molta attenzione e fatica; il mercato, soprattutto in Italia, non è pronto ad affrontare tali tematiche di sviluppo industriale. Sono tanti coloro che parlano di concetti Lean, ma poche le realtà che li mettono in pratica fattivamente, utilizzando e reinvestendo poi i benefici. Spesso l'implementazione della Lean coincide con uno stato di agonia delle società, mentre in Vestas essa è coincisa con il periodo di massimo splendore dell'azienda; questo significa che le figure professionali disponibili sul mercato, anche se in possesso della cultura adeguata, non erano psicologicamente pronte a entrare in un ambiente stimolante e aggressivo come Vestas. La soluzione è consistita nell'assegnare ruoli a persone che avevano grinta e voglia di sfidare se stessi, e nel formarle quindi internamente. All'estero lo scenario è più confortante: recentemente in Pennsylvania è stata inaugurata una Green Job Academy, mentre, secondo il Council of Economie Advisers, in USA sono stati creati 5 0 . 0 0 0 nuovi posti di lavoro Green nel solo 2 0 0 9 . In India il Green Job è diventato il nuovo "mantra" del mercato del lavoro. In Europa, la Germania risulta essere al top con un incremento dell'8 7% dei Green Job dal 2 0 0 4 ; a seguire la Spagna, e, con qualche punto di scarto, l'Italia; i Paesi scandinavi, Danimarca in primis, sono quelli che per primi hanno sviluppato la cultura delle energie rinnovabili e il rispetto per l'ambiente. Possiamo quindi considerare gli ultimi dieci anni come il periodo di incubazione del settore delle Energie Rinnovabili, ma ora, con la consapevolezza che quanto si è realizzato negli ultimi cinque anni non è un conveniente e piacevole hobby, "we must do iti". A essere in gioco è la salvezza del pianeta, e l'unico strumento a nostra disposizione è la Green Economy. Sappiamo bene che lo
sviluppo tecnologico è indirizzato verso tale forma di economia: il nostro impegno deve, pertanto, essere volto a creare nuove figure professionali e, soprattutto, a indirizzare i giovani verso la strada giusta: la Green Road.
6.2 Fabio de Vita Advisor indipendente, GreenMax
rappresentante
italiano Greenmax
Capital Advisor
Greenmax Capital Advisor GreenMax, società di consulenza internazionale per gli investimenti nel settore ambientale, supporta gli sviluppatori di progetto, gli investitori, le istituzioni finanziarie, i governi e i donatori per l'analisi, la preparazione e l'attuazione di una vasta gamma di investimenti nei settori dell'energia e dell'ambiente. Il nostro core business si concentra sugli aspetti legati all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili. Fabio De Vita, per oltre vent'anni imprenditore nel settore dell'information technology, ha lavorato principalmente nell'ambito delle soluzioni software per il mondo finanziario, partecipando a progetti presso importanti istituti di credito e società d'intermediazione mobiliare. La sua carriera lavorativa, iniziata da un ruolo tecnico, presto si è spostata sul versante tecnico-commerciale e poi definitivamente commerciale con l'apertura delle prime aziende. Avvicinatosi, nel 2 0 0 5 , al mondo delle energie rinnovabili, dal 2 0 0 8 si è dedicato completamente a questo settore, dopo tre anni di consulenza come direttore commerciale presso diverse piccole imprese. Dal 2 0 0 8 svolge il ruolo di advisor, facilitando il matching tra offerta e domanda di impianti Fer, selezionando le migliori opportunità e fornendo servizi di consulenza durante tutte le fasi della trattativa e della negoziazione. La Green Economy in Italia è una realtà? In Italia, come del resto in gran parte del mondo, la Green Economy non è ancora una realtà, ma certamente una grande opportunità. Siamo alle soglie dell'avvio del terzo conto energia-il secondo scade il 31/12/2010 - , ma solo negli ultimi due anni il settore green è riuscito a esprimere le sue reali potenzialità e oggi sta correndo a gran velocità. Le previsioni di sviluppo a livello nazionale e internazionale sono tutte positive; oggi si parla soprattutto di fotovoltaico ed eolico, ma non dobbiamo dimenticare anche le altre fonti rinnovabili (idroelettrico, biomasse, biogas, geotermico, cogenerazione, rifiuti, moto ondoso marino ecc.) e l'efficienza energe-
tica. che acquisteranno sempre più spazio e importanza in futuro. Il mondo della ricerca è in fermento, ogni giorno si ha notizia di nuovi studi, scoperte, prototipi, invenzioni. Siamo però in grave ritardo, abbiamo perso tempo, la complessità e l'eccessiva durata dei procedimenti autorizzativi hanno rallentato molto lo sviluppo del settore. Il panorama legislativo e normativo italiano nell'ambito delle energie rinnovabili conta leggi nazionali, regionali, provinciali e comunali che regolano e disciplinano in maniera diversa e a volte contraddittoria la realizzazione di impianti di energia rinnovabile sul territorio. La nostra politica ha privilegiato le piccole realizzazioni rispetto ai grandi impianti; solo negli ultimi due anni si è assistito a un vero sviluppo, seppure molto disordinato e caotico: molti si sono infatti improvvisati e sono approdati in questo settore senza nessuna preparazione, pensando di fare soldi in fretta e con facilità. Analizzando i dati forniti dal portale GSE (www.gse.iti. si nota che la potenza media degli impianti in esercizio è di poco superiore a 15 kilowatt; i grandi impianti con potenza uguale o superiore a un megawatt sono la netta minoranza, mentre il vero sviluppo del fotovoltaico si è avuto per gli impianti di piccole dimensioni, realizzati sui tetti di edifici residenziali o comunque privati. I grandi impianti sono ancora in costruzione, per cui solo dopo la fine dell'anno potremo avere l'esatta fotografia dello sviluppo del solare in Italia, anche se il terzo conto energia pubblicato sulla gazzetta ufficiale nell'agosto 2 0 1 0 sembra privilegiare e incentivare la realizzazione di piccoli impianti privati rispetto ai grandi impianti per investitori istituzionali, energy company e gruppi industriali. Leggo sui giornali quotidiani delle interessanti iniziative di creazione, da parte di alcune amministrazioni comunali in partnership con operatori del settore (di solito locali) e istituti di credito, di gruppi di acquisto per la realizzazione di impianti fotovoltaici residenziali. Mi auguro che le iniziative di questo genere si moltiplichino e favoriscano lo sviluppo sul territorio di competenze e conoscenze tali da consentire la creazione di poli industriali specializzati che lavorino per il territorio sul territorio, con conseguente sviluppo di occupazione e creazione di ricchezza. In Italia la Green Economy può avere un effetto positivo sul piano occupazionale? In c h e modo? La Green Economy è sicuramente il futuro; spero che l'Italia diventi una protagonista del mercato, come già lo sono, in Europa, Germania e Spagna. Siamo solo agli inizi di quella che si prospetta come una vera rivoluzione, che vedrà l'ecobusiness influenzare in maniera sempre più rilevante l'economia e i consumi a livello mondiale. Numerosissimi sono i settori che potranno
beneficiare della rivoluzione green: quello delle tecnologie, chiamato oggi greentech, l'edilizia, l'illuminazione e gli elettrodomestici (efficienza energetica, risparmio energetico), l'agricoltura e la zootecnia (biomasse, biogas, cogenerazione), l'automotive e la nautica (mezzi elettrici e ibridi), l'ambiente (con la gestione dei rifiuti), l'industria pesante e leggera (strutture, pale, ferramenta) e il settore dei servizi nel suo complesso. La Green Economy crea occupazione sia per le aziende tradizionali con manodopera qualificata e generica, sia per le imprese innovative: queste ultime, però, hanno bisogno di nuove professionalità, che oggi ancora non esistono o esistono solo parzialmente. Vanno pertanto creati percorsi universitari, master, corsi di formazione specifici e specializzati per ogni singola tipologia di energia rinnovabile. Inoltre, in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando, la Green Economy è importante per riconvertire aziende di settori diversi: è quanto è successo, per esempio, a Scandicci con l'Electrolux, oggi Italia Solare Industrie, che ha riassunto i 3 7 0 operai della vecchia azienda. In cosa consiste il lavoro di Advisor? Quali sono i fattori critici? Quali i fattori di successo? L'Advisor è un consulente che opera in team insieme ad altri partner, al servizio di investitori, costruttori e progettisti interessati a servizi di consulenza commerciale e a rapporti di partnership per lo sviluppo del loro business in Italia e, più in generale, in Europa. Il tipo di servizio offerto cambia in base: 1. al tipo di cliente, che può essere: proprietario di terreni, investitore privato, progettista, costruttore di impianti (Epe), investitore istituzionale (fondi d'investimento), gruppo industriale, produttore di moduli fotovoltaici; 2. al tipo di prodotto (terreni, progetti in fase di autorizzazione, progetti autorizzati, impianti chiavi in mano, impianti operativi); 3. al livello della prestazione ricercata dal cliente: si va da semplici servizi di segnalazione dell'opportunità a servizi completi che prevedono il supporto del cliente in tutte le fasi della trattativa, anche mediante la consulenza di studi legali specializzati, società di controlli tecnici e finanziari qualificate, istituti di credito o società di leasing. Il fattore critico principale è rappresentato dalla confusione e dalla scarsa professionalità del settore, soprattutto a livello commerciale: molti si sono inventati un secondo o un terzo lavoro, dando luogo
a lunghe catene di intermediari senza alcun valore aggiunto, e creando false aspettative economiche nei proprietari dei terreni, nei progettisti, nei costruttori di impianti, negli investitori. Un altro fattore critico è l'eccessiva frammentazione del mercato, che rende difficili ed estremamente onerose la ricerca, la selezione e la valutazione delle opportunità. Numerosi investitori, inoltre, si sono rivolti al settore con poca convinzione, considerandolo un ripiego e non una scelta strategica; sono molti i curiosi che si affacciano sul mercato, chiedono informazioni e iniziano trattative senza mai concluderle, e pochi quelli che hanno dei veri piani d'investimento. Anche la definizione del prezzo di vendita delle autorizzazioni e degli impianti è un fattore critico; la forbice è molto ampia, e per investitori internazionali abituati ai mercati globali risulta difficile capire questo fenomeno. In questo momento il mercato è molto speculativo, e forse, per voler guadagnare troppo, molti rischiano di non guadagnare nulla. I fattori di successo sono gli stessi di qualsiasi altro settore, e cioè: continuo aggiornamento delle competenze e delle conoscenze, professionalità, costanza, passione, trasparenza, etica. Quali sono le competenze che un candidato deve possedere per svolgere il suo lavoro? Questo lavoro è un mix di competenze che vengono maturate negli anni, attraverso esperienze diverse. Per svolgere la mia attività sono sicuramente necessarie: conoscenza delle lingue straniere, conoscenza del mercato e delle normative, competenze tecniche di base, buone capacità relazionali, capacità di lavorare per obiettivi, mentalità problem solving e pensiero multiculturale, buona conoscenza degli strumenti informatici (email, internet, office ecc.), esperienza nelle vendite e nel marketing, buone capacità di negoziazione e, soprattutto, grande pazienza.
6.3 Cristina Angelini GES - Global Energy Services - HR e Direttore Finanziario Il settore delle energie rinnovabili è in costante evoluzione, con una grande capacità espansiva dal punto di vista dell'innovazione tecnologica e occupazionale: numerosi studi confermano che nei prossimi anni si verificherà un costante incremento dei cosiddetti posti di lavoro "verdi", per arrivare
nel 2 0 2 0 a oltre 6 0 . 0 0 0 nuovi occupati che andranno a sommarsi agli attuali 1 0 0 . 0 0 0 lavoratori del settore. Oltre a profili trasversali, come il manager in energie rinnovabili o il geometra ambientale, potrebbero essere richieste nuove figure professionali, come il designer di parchi eolici o di sistemi fotovoltaici; aumenteranno, inoltre, installatori e tecnici specializzati. Il lavoro "verde", nelle sue variegate declinazioni, potrà inoltre favorire una maggiore sensibilità da parte del cittadino consumatore, contribuendo così alla creazione di nuove figure professionali anche nelle aziende esterne allo specifico settore: dall'"Energy manager", chiamato alla razionalizzazione dei costi energetici industriali, agli eco-parrucchieri, che L'Oréal sta formando per la riduzione dell'impatto ambientale causato da alcuni prodotti. Occorrono inoltre profili competenti riguardo agli aspetti giuridici ed economici della valutazione dei progetti e alla definizione dell'iter autorizzativo degli stessi. Per i profili più specialistici, sarà necessario prevedere, da parte delle aziende, programmi di formazione e aggiornamento che contribuiscano alla creazione e al mantenimento delle competenze necessarie. Attualmente, la ricerca di questi profili è difficoltosa, a causa della carenza di professionalità specifiche. Le nuove figure professionali saranno sempre più collegate a competenze specifiche e a percorsi di formazione: in questo ambito, i master rappresentano gli strumenti migliori per prepararsi e trovare un'occupazione in tempi rapidi. Secondo una ricerca da poco pubblicata, l'80% di coloro che hanno intrapreso studi post-laurea in ambito green non ha dovuto attendere più di sei mesi per trovare un lavoro in linea con la formazione acquisita. Un aspetto complementare sarà anche quello inerente lo sviluppo delle reti elettriche di trasporto e di distribuzione dell'energia, che a sua volta genererà considerevoli risvolti occupazionali. In questo contesto, giocano un ruolo fondamentale gli incentivi governativi per garantire il continuo sviluppo del mercato delle energie rinnovabili che, secondo alcune fonti, potrebbe così raggiungere, alla massima potenzialità, addirittura i 2 5 0 . 0 0 0 addetti. Un ulteriore aspetto positivo legato al mantenimento del sistema incentivante è il perseguimento degli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto per contrastare i fenomeni responsabili del cambiamento climatico: la realizzazione di piccoli impianti da parte di molteplici operatori tende a creare nel territorio una rete di generazione diffusa e quindi complementare rispetto a quella concentrata in pochi operatori. Un altro aspetto fondamentale è la riduzione della percentuale di energia importata dal nostro Paese; i risparmi prodotti favorirebbero una maggiore competitività delle nostre aziende, riducendo sensibilmente il divario con
i concorrenti. L'Italia è infatti notevolmente in ritardo rispetto ai principali Paesi europei sia nel settore dell'energia solare (circa 8 0 0 MW installati al 2 0 0 9 , contro i 7 5 0 0 della Germania e i 3 6 0 0 della Spagna), sia in quello dell'energia eolica ( 4 8 5 0 MW, contro i 2 5.600 della Germania e i 2 0 . 0 0 0 della Spagna). Per la quasi totalità delle aziende italiane la Green Economy è l'occasione per tendere a una maggiore efficienza energetica, riducendo contestualmente l'impatto ambientale. Con il raddoppio, negli ultimi due anni, degli investimenti nel comparto delle energie rinnovabili, anche il settore finanziario svolgerà un ruolo importante nel sostenere sia le iniziative di grandi dimensioni con le operazioni in "project financing", sia quelle più modeste con prodotti finanziari dedicati (mutui e leasing). Col passare degli anni, stiamo assistendo a forti cambiamenti nel mercato italiano della produzione dell'energia. Fino a pochissimi anni fa le fonti rinnovabili erano solo un'utopia lontana. Oggi - e l'ultima fiera Expo 2 0 1 0 Eolica Mediterranean appena conclusa lo ha dimostrato, con un incremento considerevole delle aziende e degli espositori presenti - il mercato delle energie rinnovabili si è imposto come alternativa valida e soprattutto "pulita" ai metodi che fanno ricorso ai combustibili fossili e al nucleare. La produzione di energia pulita, che sfrutta risorse presenti naturalmente nell'ambiente, contrasta i pericolosi cambiamenti climatici già in atto, e si traduce, in termini di mercato del lavoro, in un aumento considerevole del numero degli occupati in questo settore. Il capitale umano è determinante in un sistema, quale quello delle fonti rinnovabili, che richiede sforzi coevi da parte di ogni singola persona impiegata nella catena, dall'operaio al project manager. Sono state istituite figure professionali ad hoc, quali l'operaio addetto al montaggio e alla manutenzione degli aerogeneratori, la cui professionalità richiede continui training e programmi di formazione soprattutto nell'ambito della sicurezza. Di più difficile reperimento sono invece profili quali l'ingegnere dei sistemi di produzione di energia fotovoltaica, tecnico esperto specializzato nella realizzazione e nell'installazione di impianti a energia solare, ma anche profondo conoscitore della normativa in materia di impatto ambientale. E, ancora, biologi ambientali, esperti giuridico-commerciali in energie rinnovabili, energy manager (tecnici esperti nella realizzazione dei parchi eolici/fotovoltaici con competenze di tipo economico-finanziario-normativo e anche di carattere comunicativo per i contratti relativi alle forniture e ai servizi energetici). Auspichiamo che la creazione degli impianti per Io sfruttamento delle fonti rinnovabili in Italia consenta il raggiungimento, a breve, di una maggiore efficienza energetica in linea con la sostenibilità ambientale, e che vengano investite risorse adeguate per lo sviluppo e la formazione
del capitale umano; per realizzare tutto questo, è altresì necessario un intervento politico in termini di incentivi fiscali.
6.4 Enel Green Power - Antonella Lanaro 6.4.1 I fatti È in corso, da tempo, un dibattito serrato sul potenziale occupazionale dei "Green Job". Dei mestieri, cioè, direttamente riconducibili ai sistemi di produzione, progettazione, organizzazione, costruzione ed erogazione di servizi, caratterizzati dal fine comune di garantire un basso impatto ambientale 1 . L'interrogativo ricorrente sul tema è se sia davvero realistico parlare di una crescita esponenziale dell'occupazione nella Green Economy e se, di conseguenza, i Green Job costituiscano delle concrete opportunità occupazionali per chi è in cerca di un lavoro.
6.4.2 II trend Da una ricerca che l'Istituto di Economia e Politica dell'Energia e dell'Ambiente dell'Università Bocconi (Milano) ha realizzato in partenariato con il Gestore dei Servizi Elettrici, emerge chiaramente che gli investimenti in tecnologie rinnovabili hanno determinato, nell'ultimo triennio, il raddoppio dell'occupazione mondiale 2 . In Italia gli addetti al solo segmento energetico sono già oggi circa 5 0 - 5 5 . 0 0 0 tra occupati e indotto; si prevede inoltre che nel prossimo decennio almeno 7 5 . 0 0 0 posti di lavoro saranno offerti dal settore delle fonti rinnovabili, con una concentrazione nei settori eolico e fotovoltaico e una spiccata presenza nelle regioni meridionali (Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna) 5 . Con investimenti adeguati e piani di sviluppo industriale di ampio respiro, i posti disponibili potrebbero addirittura lievitare a 1 7 5 . 0 0 0 4 . Infine, uno studio condotto un paio d'anni fa dal Politecnico di Milano per Greenpeace ha stimato che 6 0 . 0 0 0 nuovi
1. La definizione è di Maria Teresa Rencinai. in Green Jobs: tirimele opportunità per la crescita occupazionale o slogan politico?. ed. Giuffré 2010. 2. IEFE e GSE. Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Opportunità per il sistema industriale nazionale, ed. GSE Spa. maggio 2009. 3. Fonte Al'ER. Associazione Produttori Energie da Fonti Rinnovabili. 4. Marco Pigni, direttore generale di APER. Associazione Produttori Energie da Fonti Rinnovabili, in occasione del workshop Energie Rinnovabili. 20-20-20: prospettive sostenibili in Italia (Milano, giugno 2010).
posti di lavoro potrebbero essere creati entro il 2 0 2 0 anche grazie agli investimenti in efficienza energetica finalizzati al risparmio sul consumo primario di energia.
6.4.3 L'esperienza di un'azienda leader: Enel Green Power Anche i dati relativi a Enel Green Power, la Società del Gruppo Enel leader mondiale nel settore delle attività dedicate alla generazione di energia da fonti rinnovabili, confermano la tendenza e le prospettive di segno positivo in termini di ricadute industriali e occupazionali. Enel Green Power occupa a oggi, in Italia, più di 1 7 0 0 unità, con una concentrazione del 9 0 % del personale nelle attività più spiccatamente tecnico-operative. Il personale femminile è presente maggiormente nello staff , come è tradizione, ed è qui che si concentra grande maggioranza del personale femminile pari al (41% del totale), con una ripartizione che vede il 2 1 % delle donne che svolgono la propria attività lavorativa in queste aree a livello dirigenziale, quasi il 30% a livello di middle management e un più che rispettabile 50% di impiegate. Abbastanza interessante è anche la consistenza delle assunzioni fatte in Enel Green Power nell'ultimo biennio, tendenza che non dovrebbe subire battute d'arresto per i prossimi anni, considerate anche le previsioni e gli investimenti che questa moderna realtà del Gruppo Enel sta promuovendo, facendo leva, principalmente, sull'elevata capacità di autofinanziamento.
6.4.4 Scelte di lungo periodo e interlocutori
validi
I dati che precedono portano, innegabilmente, una ventata di ottimismo, ma credo sia opportuno fare una considerazione di carattere generale: la crescita reale dell'economia verde e i contributi che le varie filiere che la compongono potranno offrire nei prossimi anni variano a seconda dello scenario economico e politico che saremo in grado di creare. Mi riferisco al complesso delle sfide tecnologiche sulle quali le aziende decideranno di scommettere, all'entità degli investimenti che pubblico e privato metteranno a disposizione del settore, alla stabilità degli assetti normativi che i governi nazionali e sovranazionali sapranno varare e sostenere. In altre parole, è compito delle parti sociali e di ogni interlocutore presente sul mercato del lavoro contribuire a determinare scelte di lungo periodo che garantiscano stabilità e crescita continua della filiera. D'altronde, come anche molti economisti sottolineano, l'economia verde è probabilmente la leva più importante di una "exit strategy" che può traghettarci oltre l'odierna crisi
economica. 5 In ogni caso, gli impegni presi dai governi con il "pacchetto clima" approvato in sede europea nel 2 0 0 8 e il triplice obiettivo 2 0 - 2 0 - 2 0 determineranno anche per l'Italia la necessità di varare processi di riconversione socioeconomica, di investire sulle nuove tecnologie di produzione, di ridisegnare adeguati modelli organizzativi aziendali, di consolidare e creare figure professionali di spessore, pronte a occupare spazi significativi all'interno della nuova catena del valore del business.
6.4.5 Profili attesi e profili
posseduti
Già oggi il divario presente sul mercato del lavoro tra competenze attese e competenze possedute dai singoli costituisce un serio ostacolo allo sviluppo dei settori leader della Green Economy; l'eventualità che questo divario divenga più profondo va tenuto presente ed evitato a ogni costo. L'obiettivo di una piena coincidenza tra domanda e offerta di lavoro non è facile da raggiungere, come conferma anche la nostra esperienza quotidiana in azienda. E necessario trovare rapidamente gli strumenti più adeguati che consentano di muoversi in maniera rapida ed efficace in un ambito caratterizzato dalla compresenza di skill tutt'altro che omogenee. Non è un caso, quindi, che la Commissione europea, nel quadro della rinnovata strategia di Lisbona, abbia sentito la necessità di incoraggiare gli Stati membri 6 a implementare la valutazione e la previsione del fabbisogno di competenze in relazione alle evoluzioni in atto nel mercato del lavoro, auspicando addirittura l'istituzione di un osservatorio del mercato del lavoro europeo che mobiliti tutti gli strumenti politici e finanziari della Comunità; allo stesso modo, non è casuale che le aziende dedichino ai neoassunti molte ore di formazione finalizzate non solo al consolidamento pratico delle conoscenze tecniche, ma anche allo sviluppo di irrinunciabili skill trasversali. Una strategia possibile potrebbe essere quella di esplorare a fondo entrambe le variabili del mercato del lavoro (domanda e offerta), mettendo rapidamente a fuoco le aree di scostamento e ponendo una
5. Va dato anche conto di isolate voci di segno contrario, come ad esempio Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro, in Are Green fobs Reni JobsP The Case of Itahj. ed. Istituto Bruno Leoni, maggio 2010: e, con riferimento alla Spagna. Alvarez G. Calzada. Study of the effects on employment of public aid to renewable energy sources, ed. Universidad Rey Juan Carlos, marzo 2009. Per una critica di sintesi di entrambe le posizioni, vedi Alessandro Sterlacchini in Green jobs. ecco perché gli eco scettici sbagliano. ed. Fondazione Franceschi ONLUS, giugno 2010. 6. Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni del 16 dicembre 2008. "Des compétences nouvelles pour des emplois nouveaux: Anticiper et faire coïncider les compétences requises et les besoins du marché du travail».
particolare attenzione all'offerta di professionalità. La domanda, infatti, comincia ormai a delinearsi abbastanza chiaramente.
6.4.6 Conoscenze multidisciplinari componente relazionale
e forte
Le aziende hanno bisogno di manager in grado di affrontare le nuove sfide, capaci di coltivare relazioni a tutti i livelli, disposti a investire tempo ed energie nell'aggiornamento costante, sorretti da un forte interesse per le tematiche energetiche e ambientali. E fondamentale, inoltre, che tali figure possiedano una forte propensione al risultato e che siano in grado di gestire attività complesse e diversificate di tipo finanziario, legale, tecnico, di business, istituzionale, associativo e organizzativo in generale. Stiamo parlando, cioè, di figure trasversali, che superano la prospettiva mono-specialistica. Si pensi, per esempio, al sapere tecnico di un project manager, di un business developer o di un addetto alle attività di permitting, e alle necessarie abilità personali che ognuno di loro deve quotidianamente mettere in campo per svolgere al meglio il proprio lavoro: intuizione, creatività, autorevolezza, leadership, facilità nelle relazioni a ogni livello organizzativo e sul territorio.
6.4.7 Mappatura del potenziale, informazione orientamento
e
Contributi piuttosto interessanti sul versante del fabbisogno di competenze e della domanda di lavoro sono forniti dal Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), che ha di recente pubblicato un rapporto di sintesi sulle competenze necessarie nel mercato dei lavori verdi, analizzando le realtà lavorative e i bisogni formativi di alcuni tra gli Stati europei 7 , e, a livello internazionale, dall'International Labour Organitation (Ilo), che estende l'analisi a ben 21 Paesi 8 . Sul versante dell'offerta c'è da lavorare a ritmi serrati. Un primo passo potrebbe essere costituito dalla creazione di "profili quadro" intesi non solo come insieme di conoscenze tecniche, ma anche di abilità personali e comportamentali necessarie. Più che di una metodologia definitoria dovrebbe trattarsi, a mio avviso, di una ricognizione analitica dell'esistente, una sorta di mappatura del potenziale nelle singole filiere che compongono il settore green,
7. Cedefop. Skillsfor green jobs European synthesis 8. Ilo in collaborazione Cedefop. Skillsfor Green 17-18 maggio 2010.
report. Jobs.
ed. UE. 2010. inedito, seminario tecnico di convalida. Ginevra.
con un approccio alto, che parte dal livello nazionale e sale Tino a quello transnazionale. Va creata, cioè, una base conoscitiva di partenza, una sorta di "piattaforma" condivisa, che tenga conto dei processi di decentramento produttivo a livello internazionale e dei fenomeni di globalizzazione dell'economia che costringono gli interlocutori principali del mercato del lavoro a confrontarsi con realtà economiche e professionali profondamente diverse.
6.4.8 Inizio
modulo
Andrebbe poi tracciata una distinzione tra figure professionali a valenza trasversale, spendibili cioè su ognuna delle filiere che alimentano l'economia verde, e profili distintivi caratterizzati da spiccate competenze tecniche, necessarie alle varie fasi delle singole catene del valore della filiera produttiva di riferimento. In entrambi i casi vanno poi distinti i profili/mestieri già presenti nelle realtà produttive e i profili nuovi, tutti da costruire, ai quali non di rado le aziende dedicano articolati percorsi formativi ad hoc. I primi vanno valorizzati, consolidati e utilizzati per creare veri e propri centri di eccellenza e di sapere tecnico. Si tratta di figure professionali direttamente coinvolte dai cambiamenti di business e di processo ancora oggi in corso; sono presenti lungo tutta la catena del valore, a partire dall'ambito commerciale e passando per l'ingegneria, l'approvvigionamento, la costruzione, fino ad arrivare alle operazioni di manutenzione degli impianti. I secondi vanno definiti, costruiti e divulgati creando momenti d'incontro e di scambio con le realtà produttive, con gli istituti scolastici e le università, così da aiutare, inoltre, i giovani a orientarsi anche nelle scelte di studio. Mettere in moto un tale circolo virtuoso richiede una rete ampia e affidabile di interlocutori interessati al tema e direttamente coinvolti nelle dinamiche produttive, educative e, più in generale, nel mercato del lavoro. Sono necessari una regia sapiente e un "job aggregator" d'eccezione.
6.4.9 Un percorso già avviato Un percorso simile è quello che sta compiendo Adapt9: con un'attenzione speciale all'occupazione femminile e alle competenze "green" che le donne hanno da tempo consolidato, l'associazione ha promosso un
9. Adapt. Associazione per gli sludi Internazionali e comparati sul Diritto del Lavoro e sulle Relazioni Industriali.
interessante progetto-studio che si avvale di partner europei 10 e che ha il pregio di mettere insieme gli interlocutori che di fatto "fanno il mercato del lavoro", offrendo loro spazi per scambiare conoscenze, opinioni, idee e proposte all'insegna del dialogo sociale allargato. Tutto ciò è fortemente auspicato dal Parlamento europeo nella Risoluzione dello scorso 7 settembre 2 0 1 0 , dedicata allo sviluppo del potenziale occupazionale di una nuova economia stabile.
6.4.10
Conclusioni
Per concludere, credo che l'integrazione tra differenze linguistiche, culturali e di approccio al lavoro che Enel Green Power promuove costantemente, e l'attenzione che da sempre Enel pone alla gestione delle proprie risorse in un'ottica di diversity management costituiscano una valida testimonianza di un impegno reale e di ampia portata sul versante aziendale. Sono certa che tale impegno, insieme a quello degli altri attori coinvolti, contribuirà a spianare la strada al circolo virtuoso conoscenze-abilità-valoriatteggiamenti-comportamenti che è da tutti riconosciuto come condizione essenziale per tradurre i Green Job e la Green Economy in concrete realtà creatrici di valore, sia per le persone che ci lavorano sia, più in generale, per l'intera collettività.
6.5 L'esperienza sul campo: Domenico Cerruti Chairman di C&C Energy Srl e direttore di Helios Le attività legate alle energie rinnovabili vengono talvolta assimilate al fenomeno Internet nel periodo di boom: le due realtà sono invece caratterizzate da differenze strutturali notevoli e si collocano in un contesto macroeconomico radicalmente diverso. Infatti il business di Internet è tipicamente un'attività a basso impiego di capitali, con barriere in ingresso estremamente basse che hanno permesso un'esplosione a livello globale; inoltre
10. WiRES (Women in Renewable Energy Sector) è un progetto co-finanziato dalla Commissione europea. DG Occupazione. Affari Sociali e Pari Opportunità. Partners: UPEE - Union for Private Economic Enterprise (Bulgaria). Università di Szeged, Facoltà di Legge (Ungheria). Sostenitori: Businesseurope. Città di Chemnitz-Zwickau (Germania). Enel Green Power (Italia), ISTIJR (Bulgaria). LIFE-Genanet (Germania). Consigliera Nazionale di Parità (Italia) Regione Sardegna (Italia), VBFF (Germania). Etech Germany. CisI nazionale. Flaei Cisl.
Internet è "esplosa" in un contesto economico di floridezza, che agevolava il reperimento delle risorse finanziarie. Oggi la situazione macroeconomica di contorno è radicalmente cambiata a seguito della crisi dei Subprime; le banche sono estremamente accorte nel finanziare le attività capital intensive della Green Economy, generando barriere in ingresso. L'altro elemento di diversificazione consiste nella consapevolezza che l'utilizzo delle energie rinnovabili rappresenta un costo per la comunità e quindi non contribuisce alla crescita della competitività delle imprese. Ben differente è stata l'esperienza del fenomeno Internet: lo sviluppo delle attività nel web faceva prospettare conseguenze estremamente positive per la competitività delle aziende, con crescite a doppia cifra dell'intera economia. Tornando alla Green Economy, ritengo sia utile analizzare la catena del valore associata al settore. Possiamo riconoscere quattro attività caratterizzanti la filiera. 1. Le attività di Site Selection, che consistono nella ricerca e nella selezione dei siti idonei per l'insediamento di impianti di produzione elettrica da fonti alternative. 2. Le attività di Permitting, che comprendono tutte le operazioni di progettazione, incluse quelle connesse alla gestione del processo autorizzativo. Insieme, le attività di Selection e di Permitting identificano il ruolo del Developer. 1. Le attività di Construction, cioè di costruzione degli impianti. 2. Le attività di Operation & Maintenance, cioè la gestione e la manutenzione degli impianti stessi. Come è facilmente intuibile, gran parte della filiera non è altro che la trasposizione del business dell'energia tradizionale, consistente nella costruzione e nell'esercizio di impianti di generazione elettrica. Pertanto le attività legate alla costruzione e all'esercizio o alla manutenzione degli impianti richiede skill analoghi a quelli dei tecnici che lavorano negli impianti standard. In effetti un impianto a biomassa è molto simile a un impianto termoelettrico, differenziandosi da questo soltanto per il combustibile adoperato. Leggermente differente è il caso dell'energia eolica e di quella fotovoltaica, che richiedono skill particolari nella costruzione dei parchi ma non nell'esercizio, totalmente automatizzato. L'attività di ricerca e di selezione dei siti idonei per l'installazione dei parchi e la progettazione legata alla
gestione del processo autorizzativo necessitano di skill particolari e difficilmente reperibili sul mercato; la difficoltà è legata soprattutto alla relativa novità dell'argomento, che ancora non viene trattato sistematicamente nelle scuole, e alla breve esperienza (solitamente non superiore ai cinque anni) maturata dai tecnici che operano sul campo. Si potrebbe paragonare questa attività a quella dei cercatori di siti idonei per l'installazione delle antenne per le reti di telefonia mobile. Questi esperti riuscivano a ottimizzare il layout della rete mobile minimizzando il numero di antenne radiomobili a parità di copertura. Nel periodo d'oro della costruzione delle reti mobili tali esperti venivano pagati a peso d'oro; in seguito, sono espatriati in Paesi che ancora non avevano lanciato il sistema radiomobile. Nel caso dell'energia eolica, l'esperto del vento è il tecnico in grado di identificare i siti più idonei per l'installazione del parco eolico e di ottimizzare il layout degli aerogeneratori in modo che interferiscano minimamente tra di loro e che operino il maggior numero di ore all'anno. Svolgono inoltre un'attività estremamente utile per accrescere il valore dell'azienda: l'accuratezza nella capacità previsionale delle ore di funzionamento del parco permette infatti di stimare con precisione i flussi di cassa generati dalla società che lo gestisce, facilitando l'accesso alle risorse finanziarie di terzi. Tornando alla filiera, si possono individuare due macro-attività. La prima è il Development che, come abbiamo accennato, include il Site Search e il Permitting. Si tratta di un'attività tipicamente a bassa intensità di capitali, caratterizzata dall'elevata impredicibilità dei tempi per l'ottenimento delle autorizzazioni e degli esiti delle autorizzazioni stesse; è inoltre molto dipendente dal contesto regolamentare in cui è collocata. Il Development garantisce un'elevata creazione di valore in relazione all'impiego delle risorse (IRR dell'investimento). Trattandosi, però, di un'attività incerta, è fondamentale la diversificazione del rischio ottenuta con un portafoglio di progetti sufficientemente ampio e differenziato geograficamente. Il Developer di successo è colui che riesce ad avviare un numero elevato di progetti e, in maniera totalmente opportunistica, è in grado di accelerare lo sviluppo di quelli più dinamici e di abbandonare quelli improduttivi.
La catena del Valore nelle Energie Rinnovabili Attività
Skill richiesti
Selection
Ricerca e selezione siti
Conoscenza delle caratteristiche del territorio
Permitting
Gestione del processo autorizzativo
Capacità tecnico - progettuali e procedurali
Construction
Costruzione del Parco
Expertise costruzione e manutenzione impianti
Gestione e manutenzione del Parco
Expertise Gestione impianti
Operation
Figura 6.1 - La catena del valore. Le attività di development, avendo ridotte barriere economiche in ingresso, richiamano la concorrenza più agguerrita, laddove la disponibilità di siti idonei rappresenti la risorsa scarsa da "vendere". In questo ambito crescono imprenditori estemporanei che riescono a trovare una loro collocazione nel mercato pur contribuendo in minima parte alla creazione di valore per il business. Allo stesso modo fiorisce l'attività di intermediazione di chi è in grado di avvicinare la domanda all'offerta di impianti nei differenti stadi evolutivi (progettazione, permitting, costruzione, esercizio). La seconda macro-attività include la costruzione e l'esercizio degli impianti; è limitata a operatori dotati di capacità finanziarie adeguate, ma che sopportano un profilo di rischio decisamente ridotto, tipico degli operatori infrastrutturali. È pittoresco ma calzante il parallelismo tra un impianto eolico e un'autostrada, laddove i veicoli che generano il reddito sono sostituiti dal vento, che soffia imprevedibilmente ma nel suo complesso costantemente.
C&C
La Catena del Valore nelle Energie Rinnovabili
jj^
Value chain
Jj
Description
J^
Strategy
jj^ Tax Efficiency
^
Financing
jf
Figura 6.2 - La catena del valore.
Esaminiamo, infine, brevemente gli attori coinvolti nella filiera delle rinnovabili. Tipicamente, il ruolo di development dei parchi è relegato a soggetti autonomi e differenti dagli attori che investono negli impianti e li gestiscono. Ciò in ragione dell'expertise particolare che un developer è in grado di sviluppare sia nella ricerca dei siti sia nella fase di permitting, dove è fondamentale il radicamento nel territorio per svolgere tutte le attività propedeutiche all'ottenimento delle autorizzazioni. Basti pensare all'acquisizione dei diritti di superficie dei terreni oppure alla stipula delle convenzioni con le autorità locali per facilitare l'installazione degli impianti ed evitare le opposizioni della comunità locale. Le attività di costruzione ed esercizio sono invece il campo d'azione tipico dei servizi di utilities, sia di quelli specializzati nelle rinnovabili sia di quelli che gestiscono questo business insieme alle energie convenzionali in modo da rispettare le quote massime di produzione ed essere compliant con la legge (obblighi di produzione da fonti alternative). Vi sono anche fondi
di private equity, definiti infrastrutturali, che hanno scelto di orientarsi alle energie alternative e che riescono a raccogliere ingenti capitali da impiegare nell'acquisizione di impianti già in funzione in modo da evitare il rischio legato alla costruzione. Nell'ambito dell'evoluzione risulta più facile trovare developer che decidono di estendersi lungo la value chain diventando operatori integrati piuttosto che operatori che intendono integrare le proprie attività di esercizio impianti risalendo alle attività di development. Bisogna sottolineare, infine, quanto l'intero settore della Green Economy risenta delle decisioni e delle scelte politiche dei governi. L'orientamento politico, infatti, può fortemente incidere sullo sviluppo e sulla crescita delle energie rinnovabili. Sebbene le direttive dell'Unione Europea in tale ambito siano estremamente chiare (celebre è la direttiva 28/2009 CE, più comunemente conosciuta come "direttiva 2 0 - 2 0 - 2 0 " , la quale pone in capo agli Stati membri l'obiettivo di incrementare almeno del 2 0 % l'energia derivante da fonti rinnovabili entro il 2020), non sempre gli esecutivi si sono allineati in tal senso. Un esempio recentissimo è il provvedimento inserito nella manovra finanziaria italiana del 2 0 1 1 , con il quale si poneva fine all'obbligo di ritiro dei Cv in esubero da parte del Gestore della rete elettrica. Così disponendo, si sarebbe messo in grave difficoltà l'unico settore che in questi anni bui di crisi economica è riuscito a mantenersi a galla, continuando a creare posti di lavoro: sarebbe infatti impossibile e improponibile per le società private riuscire a smaltire tutti i Cv che derivano dalla produzione dell'energia. Probabilmente, il vero risultato da centrare era quello di far crollare l'intero business che ruota intorno alla Green Economy. E stato solo grazie a un grande sforzo e all'opposizione massiccia di tutto il settore delle energie rinnovabili che tale provvedimento non è stato convertito in legge. Ciò dimostra quanto sia importante, in tutti i settori cruciali dell'economia, avere l'appoggio e il consenso di un legislatore moderato e accorto. Nonostante tutti gli sforzi profusi e i risultati positivi raggiunti dalla Green Economy, vi è ancora un'estrema ritrosia, da parte degli istituti di credito, nell'investire nel settore delle energie rinnovabili. L'auspicio di tutte le società operanti nel settore green è quello di riacquistare nel più breve tempo possibile la fiducia delle banche, che interpretano la parte del leone in tema di "financing".
Utilities integrate Fondi di private equity
f
(
Developer integrati
"j
^
Utilities
Scouter
^ Developer i
| EPC contractor)
Selection
Permitting
Construction
^
Fondi Infrastruttura!)^)
Operation
Figura 6.3 - Utilities integrate.
6.6 Rinnovabili e Green economy: energia per il mondo del lavoro A cura di Aper, Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili Gli accordi siglati nell'ambito del Pacchetto Energia - Clima UE tra i Governi dell'Unione Europea e la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, che prevedono per l'Italia l'impegno ad assicurare una percentuale di energia primaria da fonte rinnovabile sul consumo totale interno pari almeno al 1 7 % entro il 2 0 2 0 , testimoniano la volontà di creare un mercato dell'energia integrato, competitivo ed europeo con effetti positivi sull'occupazione. Da questo punto di vista l'Europa rimane tuttavia ancora una realtà frammentata, con differenze anche sostanziali tra i diversi Paesi. In Italia, a differenza di altri Stati che si stanno dotando di politiche energetiche e industriali orientate al risparmio, all'uso delle fonti rinnovabili e alla riduzione delle emissioni climalteranti, non si è ancora innescata la scintilla in grado di trasformare l'impegno preso, in un'opportunità concreta, per il nostro Paese, di produrre ricchezza e reddito attraverso nuove imprese, nuove professionalità e nuove tecnologie.
Le ragioni di questa inerzia, a nostro avviso, sono da ricercare innanzitutto nella mancanza di una pianificazione energetica, condivisa a livello nazionale e regionale, che possa guidare le relative scelte per il prossimo decennio. Questa mancanza di riferimenti certi e stabili, di prospettive sicure nel medio e lungo termine contribuisce a creare un'anomalia per il settore delle rinnovabili: l'Italia risulta, infatti, uno dei Paesi a maggiore produzione di energia rinnovabile che non è ancora dotato di una propria industria manifatturiera di settore degna di tale nome, in particolare per quanto riguarda l'eolico e il fotovoltaico, tecnologie in cui i paesi più maturi hanno saputo investire da decenni e si trovano ormai in una posizione di controllo dei mercati. La capacità della green economy di trasformare la sfida climatica in un'occasione di crescita economica e occupazionale dipenderà quindi in primo luogo dalle politiche messe in atto per accompagnarne lo sviluppo. In quest'ottica la presentazione del Piano d'Azione Nazionale e l'approvazione di due tra i provvedimenti più attesi dal settore, ovvero le linee guida per l'attuazione dell'art. 12 del D. Lgs. 387/2003 (la lunga attesa è durata ben sette anni) e il nuovo decreto Conto Energia per l'incentivazione del fotovoltaico nel prossimo triennio rappresentano un importante passo verso la realizzazione di quella tanto agognata politica di indirizzo e promozione condivisa, volta a favorire la rinascita, lo sviluppo e la competitività di un'industria italiana delle fonti rinnovabili. Sono stati così inseriti nuovi elementi di stabilità che con il tempo contribuiranno a rafforzare la competitività del nostro settore. Ma diamo uno sguardo ai numeri: le ultime stime del Censis sul fatturato della green economy italiana, pubblicate nel dicembre 2 0 0 9 , si aggirano attorno ai dieci miliardi di euro. Nel 2 0 0 8 l'energia prodotta da fonti rinnovabili ha coperto il 16,5% dei consumi nazionali e la produzione è aumentata del 2 4 , 5 % in soli cinque anni. Il fatturato dei principali comparti delle rinnovabili è aumentato del 1 9 1 % in cinque anni e nel 2 0 0 8 supera i cinque miliardi di euro. L'occupazione diretta e dell'indotto è cresciuta del 220%, con più di ventimila posti di lavoro creati. Le previsioni sul mercato del lavoro da qui a dieci anni varia tra centomila e un milione di nuovi addetti, che ricopriranno vari ambiti professionali, dalla progettazione, istallazione e manutenzione degli impianti alla gestione e ai servizi delle aziende impegnate nel settore.
Sono dati che confermano le previsioni di crescita dello studio commissionato dalla Commissione Europea al Fraunhofer Institute, nel maggio 2 0 0 9 , secondo il quale il raggiungimento degli obiettivi europei al 2 0 2 0 comporterebbe, un numero totale di occupati in Europa pari a 2,8 milioni, circa il doppio degli occupati attuali. Senza adottare politiche di sostegno alle rinnovabili, il numero degli occupati si ridurrebbe sensibilmente arrivando a un totale di 1,6 mlioni. Fondamentale in tal senso risulta l'investimento nelle attività di ricerca e sviluppo di tecnologie e soprattutto la capacità di sfruttare le competenze in altri comparti manifatturieri (come la meccanica, l'automazione, l'elettrotecnica, l'elettronica). Attualmente infatti, un sistema produttivo ancora debole fa sì che gran parte del valore aggiunto dal comparto rimanga all'estero: le imprese italiane si concentrano a valle della filiera, in attività quali la distribuzione e l'installazione di impianti mentre gli apparati e gli impianti a fonte rinnovabile sono prodotti prevalentemente da imprese estere e quindi importati in Italia. Solo se saremo in grado di valorizzare le dotazioni naturali e imprenditoriali già presenti nel Paese in un'ottica verde, facendo leva sulla capacità delle imprese italiane di adattare il proprio know how alle nuove sfide dello sviluppo e di rendere le nostre terre appetibili per chi desideri investire seriamente e non speculativamente in tecnologia, allora vedremo gli obblighi europei al 2 0 2 0 come un'occasione di crescita e di rilancio socio-economico. Se questo non dovesse accadere, il maggior costo che verrebbe sostenuto sarebbe quello relativo al non avere colto un'irripetibile occasione di sviluppo di leadership tecnologica, di creazione di valore mediante l'attività imprenditoriale e, come naturale conseguenza, un'importante opportunità di creare occupazione.
CAPITOLO
O
GREEN JOB 2.0
7.1 II lavoro green in rete: un fenomeno mediático Un aspetto davvero molto particolare rispetto alle professioni riconducibili ad altri settori dell'economia, è quello che vede i green job protagonisti indiscussi della rete; infatti sarà sufficiente digitare su qualunque motore di ricerca la frase green job per ottenere un numero impressionante di risultati che conducono a fonti diverse tra loro: blog, business social network, siti di settore, stampa online, siti Istituzionali, società di selezione del personale, job aggregator e molto altro ancora. Ma a cosa è dovuto tanto interesse? A cosa servono, o meglio, quali sono le finalità di tutti questi siti? Chi c'è dietro e perché? Chi sono gli utenti di questi siti e quali sono gli obiettivi delle loro ricerche? Forse la prima domanda alla quale è opportuno rispondere è quella riguardante il perché i green job sono, di fatto, anche un fenomeno mediático. In effetti, a parte la ricerca di figure professionali legate alla New Economy, di cui parleremo successivamente, si può affermare che mai in passato si è assistito a un interesse così diffuso per una categoria professionale come nel caso dei green job, per i quali la presenza sul web è, da un lato, contestuale a un momento storico in cui il web è sempre impiegato per diffondere concetti di grande interesse e dall'altro perché di green job ne parlano soggetti diversi e per motivi diversi. Intanto cerchiamo di capire chi ne parla e cioè di definire tutte le entità che, direttamente o indirettamente, sono coinvolte: le aziende, i lavoratori, i candidati, le società di selezione, le associazioni, le istituzioni, gli opinionisti e giornalisti.
Questa pluralità di soggetti che ne parlano, già di per se rappresenta senz'altro qualcosa di nuovo rispetto a qualunque altro fenomeno che in passato abbia avuto per oggetto una categoria di professionisti; la molteplicità di soggetti è senza dubbio riconducibile alla dimensione del settore e dei suoi stakeholders. Ma perché se ne parla cosi tanto? Perché la Green Economy è sicuramente l'argomento economico e sociale più attuale e d'interesse, perché si è affermato in un momento storico molto particolare per l'economia mondiale, alle prese con una crisi finanziaria che ha rievocato paure già vissute poco meno di un secolo fa e perché è apparsa da subito come un movimento economicamente sano, in grado di generare buona economia, buona finanza, buona industria e buona occupazione. Ma stiamo parlando di un fenomeno dinamico ed è bene cercare di comprenderne, il meglio possibile, le caratteristiche.
7.2 Green blog Partiamo dai blog che numerosi popolano oggi la rete e parlano di green job. In realtà già i blog rappresentano un fenomeno straordinario di espressione, comunicazione, condivisione di opinioni, informazione non istituzionale e quindi indipendente e proprio queste caratteristiche hanno permesso ai green job - intesi come opportunità di lavoro, professioni, ma anche quale nuovo stile di lavoro, nuovi contenuti, nuove competenze e specializzazioni - di diffondersi con grande rapidità prevalentemente tra i giovani. L'effetto è stato quello di una grande diffusione mediatica del tema dei green job, che ha suscitato un interesse diffuso al punto tale che oggi le professioni green sono fra i lavori più ricercati da parte delle nuove generazioni. Si aggiunga poi che proprio la caratteristica principale dei blog, ovvero la loro autonomia, permette agli utilizzatori dello strumento di esprimere opinioni sincere, a volte fuori dal coro, e riportare esperienze maturate direttamente sul campo senza la mediazione di alcun filtro.
7.3 Green worker sui social network Grazie ai blog, cosi come ai gruppi attivi sui social network, i green worker e quelli che aspirano a diventarlo possono scambiarsi informazioni, impressioni e confrontarsi in merito a ogni altro aspetto inerente questa tipologia di lavoro. Si diceva dei social network ma anche sui business social network, dove ormai sono davvero numerosissimi i gruppi che, riconducendo alla Green Economy, finiscono per mettere in contatto tutti coloro che lavorano in ambito green, il dibattito è attualmente caldissimo. Nascono forum di
discussione sui green job e in alcuni casi questi stessi forum diventano addirittura luogo d'incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore green. Ma chi ne fa uso? In questo caso non sono solo i candidati o gli interessati ma anche i rappresentanti di aziende operanti nel settore, che spesso s'impegnano nei forum e nelle discussion sui temi green, ma molte altre volte utilizzano questi strumenti anche per reclutare direttamente i professionisti di settore.
S
Mof
¿i
L'INFORMAZIONE "VERDE" POTRA' AIUTARE A SALVARE IL PIANETA?
il blofl di chi ha idea v«rdi
Articoli recenti Meri: a fuoco il p anela fcto-edlcoia-blar
italiani sono vetro con la Vezza t ^e s c a i » fané con « tionig ie =n quesio Rinatclmento Veni« che sia! le :e~iatche ecotx):
seno sempre ¡>i¿ fanale t
Un convegno per l'eco ncemvtá Come organizzare un concerto a mpailo zero
i aigo'fienic e seirp
D Obama. Carlo
tì'lnghilterr,
CALENDARIO
LeCo->e
ciellii'
r
Doler rinascere ve SO II cambiamento?
Aura verse disc „ i c e
llnlormaiiorw. rea izza'e
Bisogna
ooc-menia'
sanare 'acccg ie r e
r—
'
j IN COLLABORAZJOfC CON
I
:.ODUS
:esi rron a-ve racconiare *ani e d re ser*"P'e la verità an;-e se e ' scomoda" cene afle™ia AI Gora ne Sua doci/ii~i "Una scomoda verità"
lo.
VIAGGI
<
Ecotoom TV . a comm-miy di eh- "a idee verd i se'.viti'
Figura 7.1 - Un articolo in un blog a tema.
Cibo
7.4 I siti e i portali Poi vi sono i siti e i portali specializzati e non sono solo quelli delle aziende ma pensiamo anche ai siti che nascono con finalità divulgative o informative e dei cui contenuti finiscono per fruire un po' tutti gli addetti ai lavori, cercando di recuperare informazioni e aggiornamenti utili, in relazione a un movimento in rapidissima evoluzione tecnologica e normativa; tutti questi siti spesso pubblicizzano o addirittura organizzano corsi di formazione ed eventi. Non meno diffusi sono tutti i siti che riportano offerte di lavoro green e dei quali abbiamo già parlato in merito ai loro limiti nella capacità di orientare e informare, ma che sono sicuramente in grado di aumentare la diffusione dell'informazione come mai era accaduto in passato per nessun altro settore merceologico. Si va dai siti e portali generalisti - job aggregator - ai siti maggiormente specializzati nel settore green.
-¿k meca Assolar
Inseguitori Solari 2 A S S I Grande Aumento di Rendimento ed Efficienza dei Sistemi fotovoltaici www mecasolar ci
flNNOVQÒlll, direttore Mauro Spagnolo
q u o t i d i a n o r ! ° t n f o r m a / k m c s u i k fonti r i m i ' » u b i l i
O
Maiiurt:. 2 6 Ottobre 2 0 1 0
Ricerca Sistema Elettrico,
litMÉMarì méiéfi
ENEA
p r e s e n t a dati del 2" a n n o di attività
^IP-
TEGOLA
Figura 7.2 - La home page di: "Rinnovabili.it".
A mmm
A questi si aggiungono le sezioni dedicate dei siti delle società di ricerca e selezione del personale e delle agenzie per il lavoro che, con maggiore o minore specializzazione, operano nell'intermediazione in questo segmento di mercato. Vi sono anche i siti dei quotidiani online, a conferma del grande interesse che molti organi di stampa dimostrano per la Green Economy, pubblicando articoli anche sulle home page dei propri siti e non solo nelle loro pagine interne. Alla stampa d'informazione si aggiungono anche i numerosi siti delle Istituzioni pubbliche, che a diverso titolo e a diversi livelli di specializzazione parlano di green job. Sono le emanazioni online dei vari enti pubblici nazionali e internazionali, che sono impegnati nelle ricerche e nella elaborazione di studi che hanno per oggetto sia la Green Economy sia i green job.
Energia e Ambiente
/yiPBfPBPMTTÌ arai
Home Opinion! CorriereTV Salute Scienze Sport Moie ri Viaggi Infermatone locale Cucina Casa Dizionari Libri
Corriere delta Sera - Seienz« Energia e Ambiente txilkv: la regina t* 4
j
.... E
i
B"
»'-«
in poppa Incassi recard con le royalties reali
»
Eolico: la regina va con il vento in poppa Incassi record con le royalties reali
Ä 1 : 83 D bä D Hjilcttl
2 ,
La titolarità è del governo, ma i reali prendono il 15% dei
1
ricavi. Pari a 37,5 milioni di sterline all'anno
4
r i; ; " •
LONDRA •
Crai Bretagna punta molto sull'energia colica, specie quella mann: eon gli impianti offshore. Ma ehi ci punta in modo particolare è I 1 Casa reale britannica. Infatti i sudditi della regina Elisabetta ha ino scoperto qualche giorno fa clic. gra?ic a i del programma dei "agli del governo, alla Corona sarà assegnato il
IN PRIMO p i a n o
delie rovaities sui ricavi dell'energia colica
offshore che dovrebbe incassare lo Stato. Haiti due conti si é scoperto che la Corona incasserà una somma pari a 37,5 milioni « ro). Ma 1 cittadini sono conienti, porche gride a:!c pale si risolvei •l'appannaggio reale, e la regina non sarà più costretta ogni anno a battere -he indigna molti cittadini. RE GIORGIO III - la notizia è stata ri porta sabato scorso da quasi tutu gli organi di stampa bri Tannici. dail'lndipcndcnt al Dailv Mail, dai Minor a Metro. Il fatto c che 1! fondo del mare è di proprietà delia Corona e (a parte dei!'esteso patrimonio reale [Crown Estate). Ma nel 1760 re Giory marini al governo in cambio di rovalties Asse del
All'epoca le proprietà non rendevano molto.
governo grazie alle pale, quando il programma sarà a regime tra una decina di anni, e stimato in 250
PUBBLICA QUI LA TUA MSERZKME PPN
milioni di steri ine all'anno, e il 1576 sono 35.5 milioni che entreranno «con un colpo di vento - nelle casse re ah.
PRINCIPE CARLO • Oggi sono state impiantate 436 le pale eoliche nelle acque territoriali
britanniche, ma sono destinate a salire sino a ~ mila. Oltre alle pa'c, gli incassi riguardano anche i cavi deposti sui tondo marino che trasportano la corra me alla terraferma. Per i Windsor si tratta di un vero colpaccio e ora si capisce anche il forte sostegno dei principe Cario alle energie rinnovabili e in particolare al programma eolico offshore. Mentre è nota ' opposizione deli crede al trono all'impianto di pale coliche ir. terraferma. «Rovinano il paesaggio», ha detto più di una volta. Forse
•¡JE Conta>-ta çratrt 3 Prewtvi da Inslal-aton fe» J aeta "uà Zona Paingl -FyjjyQt^pny
A Pannasi Fotovoltaici E? Ccnfnrta 3 P?«vanti»- GRATUfT e Sœçk 1 T n-çlore r zona Prevent-Pan-eMSoan j Po-fetta per «Den pralMi-cn-fi Prova vww swetana2- s
Figura 7.3 - Il green sul Corriere.it
È evidente che questa massa critica di informazione, oggi, ci offre una visione originale dei green job, una visione che va oltre i confini del nostro paese e che riguarda direttamente tutte le nazioni che investono nel green. Ecco perché oggi possiamo parlare, a pieno titolo, di green job 2.0.
CAPITOLO
O
IL LAVORO NELLA GREEN ECONOMY E LE DIFFERENZE CON GLI ALTRI FENOMENI ECONOMICI 8.1 Green Economy e Old Economy Cosa accomuna questi due fenomeni e quali sono le differenze sul piano dell'occupazione? Intanto occorre cercare di dare una definizione di Old Economy che, per alcuni, consiste nella vecchia economia prima dell'avvento dell'era del computer e di Internet e quindi in un contesto economico e sociale in netta contrapposizione con la New Economy. Per altri, invece, non esiste contrapposizione tra New e Old Economy ma solo un'evoluzione dei sistemi, processi e tecnologie che hanno mutato profondamente il modo di realizzare i prodotti, di commercializzarli, di comunicare fra aziende e tra le aziende e i consumatori. Tradizionalmente, le attività economiche riconducibili alla Old Economy possono essere rapportate a tre macro settori: quello dell'agricoltura, quello dell'industria, e infine quello terziario dei servizi. Nel tempo, questi tre settori sono diventati sempre più interdipendenti, sviluppando così un unico sistema economico complesso. Grazie a questa evoluzione comune, le aziende della Old Economy si presentavano e si presentano tuttora, visto che non possono dirsi per nulla scomparse, come aziende che tendevano a concentrare la propria produzione internamente, realizzando processi autonomi di controllo sulla qualità, sull'amministrazione di impresa, sul marketing e sulla comunicazione. Parliamo quindi di aziende concentrate esclusivamente sul prodotto e sulla possibilità di offrirlo a un prezzo migliore rispetto ai propri diretti concorrenti, aziende che mirano al miglior risultato, cercando esclusivamente di migliorare il processo, aziende
principalmente concentrate sul prodotto e non molto orientate all'interazione con il cliente e con il mercato. E un modo di fare azienda che non per questo deve ritenersi inefficace, ma sicuramente risulta essere meno incisivo e poco adeguato a confrontarsi con altre imprese a livello globale. Nella Old Economy il lavoro è al centro di tutto, l'apporto umano è consistente se non addirittura prevalente rispetto alle tecnologie più moderne e, soprattutto, la concentrazione sul prodotto e sui processi produttivi porta sicuramente il lavoro a rivestire una posizione di primo piano. Le aziende della cosiddetta Old Economy sono le aziende che ancora oggi sono presenti nel sistema economico industriale e non sono molto dissimili da quelle della Green Economy. Sicuramente la produzione su scala e la ricerca della massima efficienza allo scopo di ridurre i costi produttivi ha spinto queste aziende ad adottare quei comportamenti che oggi la Green Economy cerca di correggere e, in alcuni casi, di eliminare. Sono quindi principi diversi quelli che ispirano le due economie e di cui non si può non tenere conto, così come non si può non tenere conto del fatto che questa economia ha dovuto evolversi nella New Economy e rapportarsi fattivamente con quest'ultima, dopo essere giunta a una fase di stallo, non essendo in grado di superare limiti economici e finanziari di sviluppo. La Old Economy ha così sviluppato un mercato del lavoro settorializzato in relazione ai diversi comparti industriali manifatturieri e le sue stesse dinamiche si sono limitate a seguire l'evoluzione tecnologica di questi ultimi. È quindi ben altra cosa rispetto alla Green Economy e alle professioni in questa impiegate, che si rapporta con un mercato del lavoro molto più selettivo, molto dinamico ma anche molto più complesso, come già analizzato. Quanto alle professionalità impiegate, possiamo sicuramente affermare che nella Old Economy e nella Green Economy non ci sono delle differenze così marcate come quelle che verranno evidenziate tra New Economy e Green Economy. Intanto nella Green Economy, e in particolare nell'industria delle energie rinnovabili, operano prevalentemente aziende manifatturiere dell'industria e della meccanica, pertanto i profili impiegati sono profili tecnici altamente specializzati; nell'ambito della realizzazione degli impianti, ad esempio, troviamo figure impiegate già in molti altri casi nel settore dell'energia tradizionale. Sicuramente differente è il discorso per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie e dei materiali. In questo ambito sono richieste competenze davvero specifiche e nuove. Ma sono senz'altro le dinamiche tipiche del mercato del lavoro verde a risultare molto diverse da quelle tipicamente legate alla Old Economy. Facciamo riferimento, evidentemente, a quei fattori critici evidenziati nel capitolo quarto e nel quinto di questo libro, inerenti dinamiche nuove e fattori complessi.
8.2 Green Economy e New Economy Cosa accomuna questi due mondi e quali sono le differenze che possiamo rilevare sul piano dell'occupazione? Indiscutibilmente negli ultimi anni non abbiamo mai assistito a una crescita d'interesse così intensa, rapida, diffusa e condivisa per un fenomeno economico prima e lavorativo poi come quello della Green Economy, un fenomeno culturale che si appresta a diventare anche un fenomeno sociale diffuso a livello mondiale. Volendo definire un termine di paragone, potremmo fare riferimento alla New Economy, che a sua volta si differenziava dalla più tradizionale economia industriale, detta appunto per queste differenze, Old Economy. La New Economy, infatti, opera su un mercato globale, abbattendo frontiere e costi di gestione fisici delle aziende e utilizzando lo spazio virtuale della rete, sempre più accessibile, in virtù di una rapidissima evoluzione tecnologica. La New Economy è senza dubbio il frutto più evidente della globalizzazione e ha riguardato principalmente, o forse esclusivamente, i paesi maggiormente sviluppati e industrializzati. In questi paesi il suo aspetto più significativo è stata la capacità di rivoluzionare i principali fondamenti dell'economia tradizionale, con Io scopo di ridurre al minimo i costi (compresi quelli del personale) e la conquista di nuovi clienti e di nuovi mercati. Il caso più evidente è quello americano. Nella Silicon Valley, in California, già nel 2 0 0 0 si parlava di oltre cento miliardi di dollari investiti per aiutare la nascita di ottomila nuove aziende. In America, negli stessi anni, il tasso di disoccupazione era sceso sotto il 4%, assolutamente lontano dall'attuale 12,5%. Non dissimile a quanto si dichiarava in quegli anni, è l'annuncio fatto dal presidente Barack Obama di investire centinaia di miliardi nella Green Economy, oggi che la New Economy, nata in America e rapidamente diffusasi in tutto il mondo occidentale industrializzato, già dopo soli dieci anni è entrata in crisi, e la stessa Silicon Valley californiana si appresta oggi a diventare la culla delle nuove tecnologie per il mondo green. Proseguendo in questo cammino di confronto tra i due fenomeni economici globali più recenti, per comprendere se e come siano equiparabili almeno sotto il profilo occupazionale e del lavoro, occorre cercare di delimitare l'ambiente economico e industriale di riferimento della New Economy. Intanto le aziende operanti nella New Economy sono un vasto insieme di imprese che forniscono servizi web based, ma anche numerosissime aziende specializzate nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie sempre più avanzate e nella produzione di nuovi componenti e nuove applicazioni. La maggior parte delle imprese della New Economy hanno
per oggetto sociale, generalmente, la creazione di siti Internet e portali, che sono enormemente diffusi e ormai praticamente indispensabili per le aziende private e per quelle pubbliche che producono o commerciano beni e servizi di qualsiasi tipo. Nella green Economy la situazione è differente: il numero di operatori specializzati, infatti, non è così elevato. Un'ulteriore differenza si può individuare in relazione al principio ispiratore delle due economie: • nella Green Economy l'elemento centrale è la sostenibilità: il minor impatto delle attività produttive e di vita sull'ambiente, la sostenibilità delle attività e il miglioramento dell'ambiente in cui viviamo: • per la New Economy tutto ruota intorno alla velocità di scambio delle informazioni, delle merci e dei servizi, in un mercato sempre più vasto e caratterizzato da una sempre più estrema riduzione dei costi. Comune invece a entrambe è la percezione che si è provata entrando in contatto con l'una e con l'altra economia. In entrambi i casi si è subito parlato di una rivoluzione industriale che avrebbe prodotto un forte impulso non solo per la crescita economica ma anche per quella dell'occupazione, come era già accaduto storicamente con l'avvento dapprima dell'industria della meccanica e automobilistica e quindi di quella chimico/farmaceutica e aeronautica. Analogie si è detto, ma anche tante differenze. Esaminiamo le analogie. L'avvento delle industrie sopra elencate ha generato sicuramente moltissima occupazione, concentrata soprattutto nei paesi in possesso dei capitali e delle tecnologie, così come è avvenuto in seguito per la New Economy, ma quest'ultima non ha necessariamente generato occupazione in modo automatico nei paesi nei quali si è diffusa o ha distribuito i suoi prodotti e le sue tecnologie. Infatti, i benefici occupazionali derivati dalla New Economy, si sono riversati principalmente nei pochissimi paesi che hanno sviluppato le nuove tecnologie - leggi Stati Uniti prima e poi, Giappone, India e Cina negli ultimi anni. Gli altri paesi coinvolti nella New Economy hanno solo acquistato e impiegato le nuove tecnologie, con il paradossale effetto che queste stesse hanno modificato e migliorato i processi industriali, di comunicazione e dei servizi, apportando una sostanziale riduzione della necessità di personale impiegato non specializzato. Questa contrazione del fabbisogno di addetti non specializzati, comunque, si delinea come una forte analogia con gli effetti della Green Economy. Infatti, anche nell'economia green la crescita occupazionale si registra in modo sensibile in quei paesi nei quali si sviluppano le tecnologie per il green, la relativa industrializzazione e la realizzazione di impianti per la produzione
di energia da fonti rinnovabili. Questo fenomeno si verifica con intensità decisamente inferiore in paesi nei quali la "questione green" ancora non è emersa o non è stata affrontata o nei paesi che non sono in possesso del know how specifico o di capitali. Soprattutto in Europa e quindi anche negli Stati Uniti e, da qualche anno, in Asia (Cina e India), rappresenta ancora un fenomeno geo/economico/politico fortemente limitato, che esprime effetti ancora non pienamente quantificabili ma che certamente comportano una riduzione degli addetti in alcuni comparti relativi alla produzione di energia tradizionale negli stessi paesi "green" e ancor più in quei paesi che poggiano la propria economia sull'esportazione di materie prime, che rischiano di non trovare più un impiego massivo, in quanto non considerate "green". Il confronto deve però giungere fino alle professionalità impiegate nelle due diverse economie. Tra le figure professionali più ricorrenti nella New Economy ricordiamo sicuramente gli amministratori di rete, gli amministratori di sistemi, i Web Account, gli ICT Manager, i DB Administrator, solo per citarne alcune, senza dimenticare tutte quelle legate allo sviluppo dell'e-commerce e del Web Marketing, anche perché buona parte di queste sono ancora attuali. Possiamo sicuramente affermare che la New Economy ha prodotto nuove professionalità con competenze spesso difficili da reperire e che lo stesso vale anche per la Green Economy, che ha prodotto un mercato del lavoro con dinamiche non molto dissimili da quelle che caratterizzano il mercato Internet. Negli anni dell'esordio della New Economy è stato davvero molto complicato individuare le professionalità più adeguate alle esigenze del mercato. I problemi legati alla retention dei talenti e alla formazione avanzata erano molto diffusi e di difficile soluzione, anche se trovare lavoro nella New Economy nel proprio paese d'origine, ha rappresentato per anni un punto di arrivo per i neo laureati in Scienze Informatiche (quasi un vero status symbol, che ha resistito per molto tempo). Queste stesse difficoltà si avvertono oggi in relazione alla Green Economy ma con alcune differenze che vanno sottolineate. Intanto è opportuno rilevare il numero maggiore e l'eterogeneità delle professionalità impiegate nella Green rispetto a quelle relative alla New Economy e quindi la dimensione del fenomeno Green dal punto di vista geografico, anche per la diversa rilevanza sociale che la Green Economy ha dimostrato di avere. Quest'ultima rappresenta oggi un fenomeno che non è solo industriale ed economico ma che interessa certamente la sfera sociale. Il concetto di vivere in un ambiente migliore - se questa può essere una sintesi condivisa degli scopi della Green Economy ha chiaramente una rilevanza maggiore e riesce a suscitare un interesse
decisamente più forte e certamente molto più diffuso, che coinvolge vaste fasce di popolazione in tutto il mondo.
CAPITOLO
0
ECONOMIA E LAVORO GREEN Grandi opportunità m a c'è a n c h e chi la p e n s a d i v e r s a m e n t e
9.1 Due teorie Durante tutto il percorso fatto per descrivere le varie tipologie di lavoro nella nuova economia verde, è risultata quasi sempre implicita una valutazione di massima quasi sempre positiva dei due fenomeni, confermata da esperienze professionali delle persone da me intervistate e dalla mia visione personale. Ma è comunque evidente che un fenomeno delle dimensioni descritte, che ha la capacità di suscitare discussioni a diverso livello economico e sociale, non può raccogliere solamente valutazioni "necessariamente" positive. Nei fatti è opportuno riportare che sul tema dell'economia green e dei lavori green, oggi si contrappongono due teorie: la prima ritiene che l'economia verde rappresenti una svolta necessaria, opportuna e virtuosa, in grado di invertire e correggere gli effetti di decenni di sviluppo industriale indiscriminato, densamente popolato di interventi dell'uomo che hanno modificato (rovinato in molti casi) in modo irreparabile l'ambiente in cui egli stesso vive. Ad esempio, decenni di immissioni di gas di ogni tipo hanno determinato un inquinamento dell'atmosfera i cui effetti dannosi per la salute e pericolosi per l'incolumità ancora non possono essere quantificati e, in alcuni casi, ancora non sono stati neanche qualificati.
Per i sostenitori di questa teoria (non saranno qui chiamati ambientalisti per evitare di contrapporre due schieramenti di pensiero o peggio ancora ideologici, e non è il senso del libro, tenuto conto che è opinione di chi scrive che non possono esistere sostenitori della tutela dell'ambiente e sostenitori della distruzione dell'ambiente, o almeno ce Io dobbiamo augurare) il supporto all'economia verde da parte di tutti quei governi che hanno accettato di porre in essere misure significative per l'ambiente è una necessità e non una scelta rispetto ad altri settori industriali. In sostanza, si dice che il fatto che i governi abbiano deciso di sostenere un processo industriale complesso, basato su una tecnologia ancora costosa e con elevati costi di realizzazione degli impianti, deve essere interpretato come un impegno di medio lungo periodo, affinché si affermi un nuovo modo di produrre e di consumare energia, di costruire le abitazioni e viverle, di coltivare i prodotti e trasformarli. Da questo sostegno consegue poi la possibilità di innescare un circuito virtuoso sia dal punto di vista economico sia da quello occupazionale. Tutto ciò è stato affermato dai rappresentanti di governi che più di altri hanno creduto nell'economia verde, nel senso che, in questa fase di crisi globale, l'economia verde può rappresentare la via d'uscita da una situazione diffìcile, che ha polverizzato miliardi di euro e di dollari e bruciato centinaia di migliaia di posti di lavoro. Si sostiene, dunque, che supportare l'economia verde significhi rimettere in moto una parte dell'economia e recuperare parte dell'occupazione perduta negli ultimi anni. D'altronde gli stessi governi da sempre sono stati chiamati a intervenire e a sostenere comparti o attività di pubblica attività, senza poter necessariamente approvare un business pian contenente un diagramma di confronto costi benefici del tipo: a parità di investimento, quanti posti di lavoro si generano? L'equazione: "economia verde = ambiente migliore", più occupazione, più ricchezza diffusa, è un'equazione che comunque piace molto. Questa opinione, a onor del vero, è abbastanza diffusa e condivisa non solo oltreoceano ma anche in Europa e in Asia e ha contribuito a una sorta di distensione, mettendo d'accordo ideologie politiche diverse tra loro. Già questo potrebbe sembrare un effetto positivo, se non fosse che i paesi meno ricchi e meno sviluppati, ancora una volta, risultano estromessi.
9.2 C'è chi dice no! Sin qui abbiamo esposto concetti che sembrano sicuramente condivisibili e largamente lo sono, ma è opportuno e corretto, per poter offrire una visione
completa del fenomeno, riportare anche il pensiero di chi la pensa diversamente. Si è già detto che se i primi non verranno definiti ambientalisti i secondi non verranno definiti anti-ambientalisti, ma soltanto coloro che, avendo studiato il fenomeno da una prospettiva in parte differente, giungono a conclusioni in parte differenti. Infatti, solo le conclusioni sembrano essere parzialmente diverse, giacché il punto di partenza di questa parte, altrettanto autorevole, dell'opinione pubblica scaturisce sostanzialmente dallo stesso principio: porre in essere tutte quelle azioni che possono migliorare l'ambiente in cui viviamo. Per questa parte dell'opinione pubblica però non deve darsi per scontata l'idea che "il green" debba necessariamente essere considerato un fenomeno economico, industriale, occupazionale e soprattutto finanziario. La tesi è che "il green" è un nuovo modo di vivere, produrre, usare, consumare, liberamente e spontaneamente condiviso da tutti, in grado di mettere in atto meccanismi ed effetti positivi, quasi in modo keynesiano. In sostanza non si accetta la tesi di cui sopra, per la quale i governi dei paesi che accettano la "svolta green" debbano anche necessariamente "favorire" e finanziare la svolta green. Le motivazioni di questo assunto, in antitesi rispetto al primo, risiedono nel fatto che non si accetta il principio del necessario supporto, oltre che normativo, anche finanziario per il green e in particolare per la componente rinnovabile, adducendo studi che dimostrerebbero che le energie verdi non sono in grado di generare maggiore ricchezza rispetto ad altri comparti economici e industriali. Si sostiene, dunque, che produrre un MWh di energia da fonti rinnovabili costa in media ancora molto di più di un MWh generato da fonti tradizionali, non impegna un numero di addetti superiore e anzi comporta la perdita di posti lavoro impiegati in comparti tradizionali. In pratica si sconfessa l'equazione: "verde = ambiente migliore, più occupazione, più ricchezza diffusa". Si sostiene anche che per produrre le componenti impiegate si usano i processi industriali tradizionali (quindi inquinanti), in quanto queste componenti, dalle dimensioni spesso eccezionali, devono essere trasportate comunque in modo tradizionale, e via dicendo. È certamente difficile non cogliere le parti positive dell'una e dell'altra tesi e lo si dovrebbe fare senza schierarsi necessariamente per l'una o per l'altra, in quanto entrambe finiscono per dimostrare l'evidenza del fatto che l'economia verde e i lavori verdi non sono e non saranno più soltanto un esercizio di stile, un argomento di dibattito tra opinionisti o tra economisti
ma che si può parlare di realtà che sono già talmente evidenti e importanti da "meritare" un'attenzione più elevata rispetto a ogni altro fenomeno economico dell'era moderna (anche più della stessa New Economy, che risultò essere un fenomeno per pochi addetti ai lavori, per molti difficilmente comprensibile se non negli effetti più immediati ed evidenti, la diffusione del PC e di Internet, con tutto ciò che di positivo e negativo hanno saputo portare nella vita di tutti gli utenti).
9.3 Alla fine del viaggio È difficile, a questo punto, concludere questo nostro viaggio nella Green Economy, perché è auspicio di chi scrive che tutto quanto concerne l'economia verde e i lavori verdi, così come fin qui riportato, sia solo all'inizio di una nuova "era", non necessariamente aggettivata con un suffisso, economico, industriale, finanziario, lavorativo, ma largamente condivisa, non tanto dall'opinione pubblica quanto dai fruitori dei suoi effetti positivi, anche se tutto ciò, per ora, è ancora in parte una speranza. Ma dopo tutto il verde è il colore della speranza.
Per poter aggiornare i temi trattati nel testo, abbiamo deciso di "continuare" il libro online, con l'obiettivo di raccogliere e documentare tutti i prossimi sviluppi legati al mondo green, nel blog
http://greenjobs4greeneconomy.wordpress.com