Toby Clements
Il Codice StraVinci una parodia del Codice Da Vinci The Asti Spumante Code © 2005
1. Il primo proiettile...
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Toby Clements
Il Codice StraVinci una parodia del Codice Da Vinci The Asti Spumante Code © 2005
1. Il primo proiettile mancò il bersaglio, ma vista la traiettoria della pallottola calibro 9 mm - dalla bocca della SIG Sauer P228, passando davanti al naso del curatore sulla sua sedia e per tutta la volta della Grande Galleria della Grande Bibliothèque di Bruxelles, attraverso tre diversi scaffali di quercia, tarlando su ciascuno di essi pergamene di valore inestimabile, fino a trovare sede definitiva nella costa di un antico in-folio dell'Epopea di Gilgamesh - monsieur Cordon Sanitaire intuì subito di trovarsi in serio pericolo. Sanitaire si voltò verso la figura in ombra sulla soglia, stagliata contro la luce fredda dell'atrio d'ingresso, e capì in un lampo di accecante chiarezza che l'uomo era venuto per ucciderlo. "Dunque," disse, la voce improvvisamente arrochita dall'adrenalina, "mi hai trovato." Non era una domanda. Era un'affermazione. La figura alla porta si limitò a grugnire. "Sapevo che ci saresti riuscito prima o poi," proseguì Sanitaire, "ma se credi che ti possa aiutare, amico mio, ti sbagli." "Basta chiacchiere" ringhiò l'altro, mandando bagliori dagli occhi rossi. "Dimmi dov'è." "Mai!" A quest'unica parola fece seguito un'altra lingua di fuoco dalla canna della pistola. Questa volta il proiettile colpì il curatore in piena spalla, facendolo girare sulla sedia e scaraventandolo sul pavimento. Andò a sbattere contro una libreria con un rumore sordo. Un pesante tomo cadde dallo scaffale più alto. Sanitaire allungò il braccio e lo afferrò al volo. Non poté fare a meno di notare che si trattava di una prima edizione di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, un volume di valore incalcolabile. La figura alla porta non si era mossa. "Dimmelo" gli ordinò di nuovo. Toby Clements
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"Non posso" rantolò Sanitaire, gli occhi serrati dal dolore. "Non giocare con me, vecchio idiota. Gli altri sono tutti morti." "E dunque ora sei arrivato a me." Un altro sparo. Questa volta il proiettile colpì come una frusta l'orecchio destro di Sanitaire. Il sangue prese a colargli lungo la guancia. Il curatore calcolò mentalmente. Tre proiettili. Come sapeva, la SIG, un'arma di fabbricazione svizzera, è dotata di un caricatore con diciannove colpi. Quante estremità poteva permettersi di perdere prima che l'uomo sulla soglia finisse le munizioni? La sua unica possibilità era far scattare l'allarme. Ma come? Se solo fosse riuscito... Raccolse di nuovo lo Shakespeare. Era pesante, con una fibbia dorata che ne attraversava la copertina in pergamena decorata in rilievo. Ne tracciò il disegno con le dita: un nodo celtico, simile a quello che aveva visto in Périgord quella volta con Emily, prima di quel loro... malinteso, durante quella gita per visitare i castelli dei Templari. "Cosa hai detto?" domandò bruscamente il suo aggressore. Sanitaire doveva aver pensato ad alta voce. Ora doveva agire. Facendo appello alle sue ultime forze, alzò il braccio tirandolo all'indietro e poi scaraventò il libro contro la famosa Finestra della Rosa - quella famosa sopra la porta famosa, intagliata in un unico pezzo di legno di palissandro, rosewood in inglese - che dava sulla famosa Ala Lazzaro della biblioteca. Molto calzante, pensò Sanitaire, riflettendo sulla storia del morto riportato in vita. Decise di non condividere i suoi pensieri con la figura alla porta. Girando su se stesso, il libro disegnò un arco lungo un raggio di luce rosata e passando dritto attraverso un piccolo pannello all'angolo inferiore destro della finestra. Le cinque del pomeriggio. I vespri. Un raggio di luce proveniente dai fari all'esterno tagliò come una lama l'oscurità della biblioteca, cadendo su un alto scaffale vicino al famoso soffitto affrescato. Ora rimaneva un solo uomo al mondo in grado di capirne il significato. Scattò l'allarme. Un boato assordante simile ai rotori di un lontano elicottero. Un Chinook, forse, o un Gazelle. Comunque un elicottero, pensò Sanitaire, che non era mai riuscito ad abituarsi a quei mezzi di trasporto. Una lastra di titanio spessa sei millimetri e compresa tra due lastre di acciaio spesse dodici, prese a scorrere lungo la soglia dei due ingressi della biblioteca, sigillandola, ma non prima che l'uomo alla porta avesse sparato dalla SIG Sauer un ultimo, fatale proiettile, che colpì Sanitaire allo stomaco. Toby Clements
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2. Qualcosa aveva disturbato il sonno di James Crack. Si svegliò nel panico. Il telefono accanto al letto stava squillando, ripetendo all'infinito un unico suono a lui alieno, misteriosamente europeo - brrrr brrrr. Nei suoi primi momenti di lucidità, il solo pensiero che Crack riuscì a formulare fu: dove diavolo sono finito? Si guardò intorno. Era disteso tra lenzuola di lino, sotto un piumino. "Gesù" mormorò. Un piumino. Cos'altro mi capiterà adesso? Ai piedi del letto - a baldacchino, notò, e in legno di mogano, ah, e questo cosa poteva significare? - egli, o comunque qualcuno di sua conoscenza, aveva lasciato, o piuttosto drappeggiato, una vestaglia John Richmond. Una vestaglia John Richmond? La situazione gli stava sfuggendo di mano. Scosse la testa. E in quel preciso momento vide, ricamata sulla tasca della vestaglia con piccoli punti precisi, la scritta Holiday Inn, Bruxelles. Questo chiariva il problema del dove; ma lui chi era? Fortunatamente, vicino all'insistentemente stridulo telefono, intravide una targhetta con un nome: professor James Crack. Ora ricordava tutto. Lui era James Crack, docente di studi para-letteral meta-simbolisti all'Università di Red Hot Chili Peppers, in Nebraska, e recentemente votato diciassettesima persona più affascinante dalla rivista Bugie, una notizia che aveva provocato grande ilarità tra i suoi amici e colleghi. Ma cosa ci faceva a Bruxelles? Fortunatamente, sotto la targhetta, trovò un volantino: "Una serata con il professor James Crack". Era stato invitato dalla Vrije Universiteit Brussel, o da qualche altra università, a leggere alcuni estratti dal suo ultimo libro: Sotto la superficie: significati nascosti delle cose superficiali, e a tenere una conferenza sul significato del significato. Ricordò che la serata era andata bene - la sala gremita, lui ignaro delle attenzioni delle giovani donne presenti nel pubblico - ma ora era stanco. Stanco, stanco, stanco. Ora tutto ciò che gli restava da fare era ricordarsi che aspetto aveva. Grazie a Dio! Uno specchio. A figura intera, e sorprendentemente vicino al letto. La sua folta capigliatura era tutta arruffata, e i suoi occhi solitamente insolitamente blu, e tanto chiari che a certe donne solitamente ricordavano degli zaffiri sul fondale di un ruscello di montagna sembravano offuscati. Toby Clements
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"Hai bisogno di una vacanza, James," si disse. E si diede pienamente ragione. Era stata davvero una gran serata, ma ora eccolo lì, in un letto d'albergo, a mezzanotte e mezza. Aveva dormito solo un'ora. Afferrò il telefono stile Luigi XVI che ancora suonava lì di fianco. "Sì. Cosa c'è?" chiese brusco. "Pardon, monsieur Crack. C'est le concierge ici. Bonne soir. Je suis vraiment desolé, vous comprenez, mais il y a quelqu'un ici qui demande... " "Mi permetta di interromperla immediatamente, signore. Si rende conto di che ore sono?" "Oui, monsieur, mais..." "Senta, amico. È mezzanotte passata, sono appena arrivato con un volo da Chicago, Illinois, e sono schienato dal cambio di fuso orario." "Ma, monsieur, a Chicago sono solo le cinque e mezza del pomeriggio." "Davvero?" "Oui, monsieur, e poi questa persona è molto... come dite voi inglesi? Importante." Crack sospirò. Era evidente che sarebbe stata una di quelle nottate in cui tutto va storto. Suo malgrado era diventato una sorta di celebrità da quando era stato nominato il più giovane docente dell'Università di Red Hot Chili Peppers, in Nebraska, ma era stato il suo penultimo libro, Segni e simboli negli oggetti di uso quotidiano, pubblicato l'anno prima e divenuto a sorpresa un bestseller tra le strenne natalizie, ad avere davvero aperto le gabbie. Senza dubbio qualche pazzoide lo aveva seguito fin qui, ansioso di fargli notare un refuso o roba del genere. Crack si lasciò sfuggire un gemito. "Senta, mi dispiace. Gli dica di lasciare nome e numero di telefono, e che richiamerò io in mattinata." "Ma monsieur Crack, sta già salendo..." L'uomo fu interrotto dal fragore di tre poderosi pugni assestati alla porta della camera. "Professor Crack?" chiese una voce dall'altra parte, baritonale e profonda. "Sono il tenente Jacques Dijon del Toutes Directions Bureau de la Cage aux Folles, Bruxelles. Desidero parlarle." Crack ristette per un attimo in silenzio. Il TDBCFB era il corrispettivo belga del FBI. Attraversò la stanza, i piedi nudi sprofondati nella lussuosa moquette dell'albergo, e spalancò rapidamente la porta. Toby Clements
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L'uomo che si trovò davanti era sovrappeso, con piccolissimi occhi neri come l'inchiostro, una gran capigliatura unta e arruffata. I suoi abiti giacca da grandi magazzini grigia a quadretti, camicia bianca sottile e pantaloni grigio chiaro - gli stavano stretti in tutti i punti sbagliati, e sapevano di fritto. "Sì," disse Crack. "Cosa vuole?" "Professor Crack..." "Per favore," lo interruppe Crack, "mi chiami semplicemente monsieur Crack." "D'accordo, monsieur Crack. Devo chiederle di venire con me. Il Capitarne Taureau, il mio capo, chiede la sua assistenza per una faccenda urgente." "Non può aspettare?" "Ho usato la parola 'urgente' in modo intenzionale, monsieur. Presumevo che ne avrebbe compreso appieno il significato." Crack alzò le sopracciglia. Oddio, pensò. Uno di quelli. Da quando il suo bestseller a sorpresa, Significatività delle parole e alcuni dei loro significati, era stato tradotto in trentasette lingue, gli capitava di venir colto in fallo su intricati, bizzarri e oscuri tecnicismi linguistici. L'uomo proseguì. "Guardi questa fotografia, per favore, monsieur Crack. L'ho scattata io stesso un'ora fa, con una macchina digitale a 4.8 mega pixel rifinita in acciaio inossidabile temprato." "Bella," mormorò Crack. "Grazie. Sto mettendo da parte i soldi per comprarmi il modello a 6 mega pixel, ma sa, con uno stipendio da tenente..." Dijon si strinse nelle spalle e non terminò la frase. "Comunque, monsieur. Riconosce quest'uomo?" "È morto?" "Oui, monsieur. Estinto, come un dodo." Un dodo? Un animale originario di dove, esattamente? si chiese la parte più professorale del cervello di Crack. Esaminò la fotografia. Era una stampa su carta lucida, quindici centimetri per ventitré. In primo piano un uomo appariva sprofondato nella neve. Sembrava indossare un cappotto di pelliccia e, dall'angolatura dei suoi arti, contorti in posizioni orribilmente innaturali, si sarebbe detto la vittima di un grave incidente d'auto, non fosse stato per dei segni sullo sfondo che avevano l'aspetto di binari ferroviari. Toby Clements
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Un incidente ferroviario? C'era qualcosa di strano nella fotografia, ma a prima vista Crack non riusciva a capire esattamente cosa fosse. Sentì crescergli dentro un senso di inquietudine. Perché un poliziotto gli stava mostrando la foto di un cadavere a mezzanotte e mezza? "No," rispose dopo una pausa. "No, non lo conosco. "Mmm." Il tenente ripose la foto nella tasca posteriore dei pantaloni. Crack notò che l'uomo aveva i piedi più piccoli che si potessero immaginare, e che indossava un paio di squisite scarpette da ballo a punta, chiuse da un minuscolo fermaglio d'argento. "Conosce," proseguì Dijon, "o più esattamente, conosceva un uomo di nome Cordon Sanitaire? È, o per meglio dire era, il curatore della Grande Bibliothèque, qui a Bruxelles." Nella mente di Crack cominciò a suonare un campanello d'allarme. "Sanitaire? Ma certo. Avrei dovuto incontrarlo questa sera dopo la mia conferenza. Non si è presentato. Presumevo che..." "Presumeva cosa, monsieur?" "Che fosse stato trattenuto, o non avesse fatto in tempo a passare." "Tutto qui?" "Sì." "Mmm," fece Dijon con l'aria meditabonda, mordendosi il labbro inferiore, umido e ancora incrostato di cibo. "E non ha cercato di contattarlo?" "No. A dire il vero, sono stato felice dell'opportunità di andarmene a letto presto." Dijon si alzò sulle punte dei piedi, cercando di esplorare con lo sguardo l'interno della camera oltre l'asciutto metro e ottanta di Crack. "C'è forse qualcuno con lei?" "Tenente! È tutto?" "Purtroppo no, monsieur Crack. Devo chiederle di accompagnarmi alla famosa biblioteca, dove il Capitarne..." anche questa volta Dijon pronunciò "cap-i-taine" come se si trattasse di una parola straniera, "...Taureau la sta aspettando." "Ma..." cercò di obiettare Crack, sapendo che sarebbe stato inutile. "Venga. Prendiamo la mia macchina."
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Bruxelles è una piccola città, persino per il Belgio, ed Ermellinos non aveva impiegato molto per arrivare a piedi dalla Grande Bibliothèque a Rue Jeanne. Ermellinos era un uomo dalla forza prodigiosa, ma aveva le gambe corte, era mancino, e aveva il corpo fittamente ricoperto di peli qualcuno diceva pelliccia, ma mai in sua presenza - che spuntavano arricciandosi da sotto le maniche e dal collo della camicia, e persino sotto l'orlo dei suoi pantaloni scuri. Questa "pelliccia" mutava colore col cambio di stagione - bianca d'inverno, marrone chiaro d'estate. Per questo lo chiamavano così: Ermellinos, o l'ermellino, o signor Ermellinos. Nessuno sapeva il suo vero nome. Se n'era perduto il ricordo nelle nebbie dei tempi, da quando a trentasei anni appena compiuti era stato reclutato da dietro la cassa di una nota libreria di Londra. Del suo passato non parlava mai. Ora viaggiava con due passaporti, uno per l'inverno e uno per l'estate, per non dover spiegare il cambiamento di colore a ogni controllo di frontiera. Rue Jeanne era una strada elegante, costeggiata alternativamente da alti edifici in mattoni rossi e grandi condomini, in uno dei quartieri ricchi della città e là, con la sua chiave - un lungo tubo d'ottone con una serie di dentini seghettati a un'estremità e un disco circolare piatto, con un buco in mezzo, all'altra - Ermellinos entrò al numero civico sette. Si trattava di un edificio imponente che un tempo aveva ospitato un postribolo d'alto bordo. Adesso era la sede lussemburghese della Lega del Libro, e le sue dieci camere da letto erano sempre occupate da questo o quel socio delle molte migliaia di passaggio a Bruxelles per affari. Erano in molti a credere che la Lega fosse un'organizzazione sinistra, ma si trattava di una società perfettamente legittima: registrata alla Camera di Commercio di Londra, la sua presenza in Belgio era stata ufficialmente autorizzata nientemeno che dal re Alberto I (1908-83). La Lega era dedita a una missione apparentemente innocua, incoraggiare la gente alla lettura, ma come per qualsiasi altra organizzazione del mondo si contavano elementi oltranzisti nel suo novero. Ai suoi vertici, si erano verificati scismi tra coloro che ne guidavano la rotta sulle acque incerte della letteratura internazionale, e i media avevano diffuso la voce che un manipolo di alcuni fra gli editori più potenti della terra avesse acquisito grande influenza tra i ranghi della Lega, e stesse cercando di impiegare le vaste risorse dell'organizzazione per fini propri. Questo gruppo, noto semplicemente come Gruppo di Sexgratings, dal nome del loro sinistro Toby Clements
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centro operativo nei dintorni di Milano, era ora diventato l'ala più attiva della Lega e, per quanto fossero controversi i suoi metodi di reclutamento, aveva persuaso più persone a leggere libri di quanto molti avessero mai creduto possibile. Oltre due milioni di copie in edizione tascabile all'ultimo conteggio. Ermellinos appoggiò silenziosamente la sua cartella di libri, accanto alla SIG Sauer, su un tavolino di marmo, e attraversò il pavimento marmoreo dell'atrio fino alle doppie porte che conducevano in cucina. Il luogo era deserto. Sul fornello, una pentola con un coperchio. Un piatto a base di riso. Ci infilò un cucchiaio e mangiò avidamente. "Il Signore mi ha dato cibo," mormorò, "una missione." Quando ebbe finito, Ermellinos si asciugò meticolosamente la bocca e le dita, e cominciò a lucidare la pistola, smontandola e pulendone i meccanismi interni con lunghi bastoncini di cotone intrisi di olio sintetico. Ermellinos non amava uccidere, ma aveva ormai compreso che i nemici del Gruppo di Sexgratings erano spietati e determinati a distruggerlo. Aveva la certezza incrollabile che dovevano essere distrutti, che bisognava combattere il fuoco con il fuoco. Dopotutto, non era la prima volta che il GS era costretto a difendersi. Quando ebbe pulito, ricaricato e riposto la SIG nella sua scatola foderata di velluto, Ermellinos prese il telefono e digitò un numero. "Hai fatto?" ringhiò una voce all'altro capo del filo prima ancora che il primo squillo fosse terminato. "Sì, Grande Puffo." Per motivi di sicurezza, il GS aveva adottato questi buffi soprannomi negli anni venti. Giudicati da molti con sospetto, in realtà questi nomignoli non avevano alcun significato. "Sono morti?" "Tutti." "Ci hanno dato le informazioni che cerchiamo?" "Tre hanno confermato l'esistenza della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta." Un silenzioso sussulto di eccitazione all'altro capo. "Dunque esiste!" "Sì." "Ma?" "Il Gran Maestro non ha voluto parlare." Toby Clements
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"Capisco. Gli altri?" "Hanno parlato." "E?" "La Biblioteca Centrale della Commissione Europea." "A Bruxelles? Pensano ancora di prendersi gioco di noi, dunque." "Dunque?" "Devi andarci questa sera stessa. Non c'è tempo da perdere." "Ma la Biblioteca Centrale sarà chiusa, Grande Puffo, soprattutto considerato che è notte." "Ora ti dico ciò che devi fare." Ascoltate le istruzione del Grande Puffo, Ermellinos appese il ricevitore del telefono. La notte era stata lunga, ma non era ancora finita. Raccolse la sua cartella di libri e si incamminò silenziosamente verso la sua stanza, sentendo la lana grezza del suo abito sfregare le sue natiche nude, le sottili bretelle di cuoio incidergli la pelle delle spalle. Giunto nella sua stanza chiuse la porta a doppia mandata, fece scorrere il chiavistello sullo stipite e inserì un cuneo sotto le spesse lastre d'acciaio della porta blindata. Poi incastrò lo schienale di una sedia sotto la maniglia. Non tutte le stanze dell'edificio erano dotate di analoghi sistemi di sicurezza, né avevano le pareti imbottite. Ermellinos aveva vissuto in molte altre camere come questa, e inginocchiatosi accanto al suo letto spartano a forma di cuore e circondato da una cortina di seta a balze, iniziò i suoi esercizi di meditazione innalzando ancora una volta una preghiera di ringraziamento alla Lega. "Grazie," mormorò, togliendosi la giacca. Poi, infilati i pollici sotto il cuoio brutalmente sottile delle bretelle, diede uno strattone verso l'alto. Tutti i membri della Lega portavano bretelle come queste - un tempo dette "straccali" - per ricordarsi in ogni momento che il loro impegno non era mai sufficiente. Il tessuto grossolano dei pantaloni sfoderati di Ermellinos gli morse le carni, tagliandolo ancora e ancora, a promemoria della sua missione. "La mia missione è obbedire... La mia missione è obbedire..."
4. Dijon era un ottimo autista e, con il lampeggiante acceso e la sirena spiegata, condusse rapidamente la sua berlina scura attraverso i tunnel che Toby Clements
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attraversano tutta Bruxelles, come cuciti nel tessuto della città dalla mano di un gigante. A Place Quelqueplace Dijon fece una brusca svolta a sinistra e la macchina slittò sull'acciottolato, inchiodandosi ai piedi della scalinata che conduceva al famoso ingresso palladiano della Grande Bibliothèque, in quell'occasione illuminata a giorno da file e file di riflettori, come se qualcuno, o qualcosa, stesse aspettando un raid di bombardieri nemici. La portiera di Crack venne aperta prima ancora che avesse sganciato la cintura di sicurezza, obbligatoria in Belgio anche sul sedile posteriore. Un altro poliziotto torreggiava sopra di lui: altezza media, minuscoli occhi scuri in un volto grassoccio. Aveva le guance unte e mal rasate, e la camicia gli usciva dai pantaloni, pendendo al di sotto di un'uniforme blu di almeno una taglia troppo stretta. Aveva inoltre una macchia di maionese sul bavero. Sembrava la caricatura del moderno belga di periferia. "Monsieur Crack?" sputò, investendo il professore con una zaffata di aglio fritto e vino. "Mi segua." Uscendo dall'auto, Crack palesò per intero il suo notevole e perfettamente tonico metro e ottanta, e rimase in piedi per un secondo, stirandosi le membra stanche. Odiava gli spostamenti in macchina, fin da quando, da ragazzo, aveva fatto un viaggio da Omaha a Lincoln. La Grande Bibliothèque era un edificio straordinario, un'audace struttura composta da angoli retti e intersecanti, in modo che ciascuno dei suoi quattro lati perfettamente dritti ne incrociasse un altro formando quattro angoli impeccabilmente geometrici. Costruita nel 1823, molti ritenevano fosse stata progettata sul modello del Pentagono, a Washington, sede del più potente esercito del mondo, ma era un errore. In realtà si basava su un simbolo molto più antico, il quadrato, visibile un po' ovunque se si presta attenzione, e tuttavia impossibile da trovarsi in natura. Da studente Crack aveva visto una planimetria della biblioteca, ed era rimasto sbigottito scoprendo che la sua forma assomigliava in modo sbalorditivo a un libro, sebbene molto più grande e un po' più panciuto. Crack alzò lo sguardo verso le finestre. Sbigottito, notò che alcune erano illuminate, mentre altre no. Secondo la leggenda, le finestre del palazzo si componevano di 1472 pannelli di vetro, esattamente lo stesso numero delle pagine dell'edizione tascabile di Guerra e pace di Leone Tolstoj, un romanzo su una battaglia combattuta non molto lontano dalla città che era oggi dominata dalla Grande Bibliothèque. Per un'incredibile coincidenza, Toby Clements
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1472 era anche il nome dell'acqua di colonia di cui Crack amava cospargersi nei suoi soggiorni in Europa. "Monsieur Crack?" La voce impaziente del poliziotto lo richiamava dalla cima della scalinata. "Da questa parte." Crack decise di non condividere i suoi pensieri con il poliziotto, e lo seguì obbedientemente lungo lo scalone e attraverso le porte girevoli. Camminarono per cinque minuti attraverso un labirinto di corridoi oscuri, fino a che Crack ebbe perso completamente l'orientamento. "Gesù," disse, "mi ricordi di non venire mai in questo posto da solo di notte e senza una torcia." "Non la farebbero comunque entrare, monsieur," rispose serio il poliziotto, "le porte sono chiuse a chiave." "Era una battuta." "Capisco. Tuttavia, monsieur Crack, devo avvertirla che il Capitaine Taureau non è tipo da scherzare." "Ok, messaggio ricevuto." Proseguirono in silenzio fino a raggiungere un vasto atrio dove, alla luce dei pallidi faretti, Crack poté intravedere un uomo basso, decisamente tozzo, le guance cadenti ombreggiate dalla barba di una giornata, il grosso ventre trattenuto a stento da un'unta giacchetta in finta pelle e da pantaloni di taglio scadente. Aveva qualcosa sottobraccio - un oggetto oblungo costituito da molti fogli di carta rilegati insieme tra due strati di spesso cartone - e aveva tutta l'aria di aspettarlo. Questo, pensò, deve essere il capitano Taureau. "Professor Crack?" chiese l'uomo bruscamente. Aveva la voce arrochita dalle troppe sigarette e dalle troppe liti con la moglie. "Sì, sono il professor James Crack. E lei è il capitano Taureau?" "Cap-i-taine Taureau, oui. Mi dispiace di averla dovuta svegliare, ma mi serve il suo aiuto per una faccenda. Mi segua." Taureau condusse Crack a un piccolo montacarichi, del tipo che nelle biblioteche viene usato per spostare i libri dai magazzini nel seminterrato alle sale di lettura. Il montacarichi non suscitò nella mente di Crack pensieri di alcun tipo. Giunto al piano, Crack ci salì e rimase in piedi davanti a Taureau, tenendo gli occhi sempre fissi all'oggetto che il poliziotto teneva stretto sottobraccio. Crack aveva il sospetto si trattasse di un libro. "È un libro," confermò Taureau. Il professore rimase sorpreso dalla sua Toby Clements
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franchezza. Prima che potesse fare altre domande, il montacarichi si fermò con un sussulto. Taureau spinse lateralmente la gabbia di ferro e aprì la porta esterna. Si trovavano in un atrio fortemente illuminato. Davanti a loro Crack vide il cartello che indicava la Grande Galleria, ma questa sera le sue porte istoriate erano bloccate da grigie lastre di metallo. "Venga," Taureau non disse altro, e condusse Crack dietro un angolo, a un altro ingresso più piccolo, di servizio, quasi completamente ostruito da una saracinesca di metallo, come se la lama di una ghigliottina si fosse incastrata su una piccola vite nella struttura lignea del congegno, fermandosi a mezza strada verso la sua macabra destinazione. Taureau alzò un sopracciglio e indicò il passaggio con la testa. "Après vous. " Crack esitò. "La prego, monsieur. È molto importante." Stringendosi nelle spalle; il professore si inginocchiò e cominciò a strisciare attraverso il passaggio. La sensazione era sgradevole, e batté la testa sulla saracinesca - due lastre d'acciaio, come poteva notare ora, tra le quali era inserita una terza lastra di un qualche altro metallo, probabilmente titanio. "Bella figura che hai fatto," borbottò tra sé e sé. Una volta entrato, ai suoi occhi si presentò una scena di tale devastazione che da principio non riuscì nemmeno a rendersi conto di quanto bizzarra fosse quella visione. La famosa Grande Galleria attirava studiosi, studenti, accademici e statisti (leader politici, diplomatici e funzionari pubblici) da tutti gli angoli del globo. Venivano per vedere gli scaffali, lavorati a mano con assi di quercia risalenti alla leggendaria Biblioteca di Alessandria, oltre che l'enorme numero di libri. Si stimava che ci fossero più libri nella Grande Galleria che in qualsiasi altra stanza del mondo. Molti erano in edizione tascabile, naturalmente, ma altri avevano un valore immenso, incalcolabile, e alcuni erano prime edizioni, compresa una versione infolio dei Dieci Comandamenti. Da giovane assistente universitario, James Crack aveva fatto ricerche in quella biblioteca per il suo primo libro, Reti di conoscenze: come sfruttarle al meglio?, un manuale per studenti che aveva scritto come parte del suo programma di dottorato. Durante la sua permanenza qui aveva contribuito alla sbalorditiva scoperta che un taccuino erroneamente attribuito dalla biblioteca a Henry Kissinger - il Toby Clements
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famoso diplomatico - era in realtà l'agenda di John Milton. La visione fu dunque particolarmente terribile per James Crack, impietrito a contemplare il disastro che gli si parava d'innanzi. Il pavimento, celebre per gli intarsi in legno, era coperto per tutta la superficie visibile di carta strappata in minuscoli coriandoli, tanto che sembrava che lì dentro avesse nevicato per una settimana. Dagli scaffali pendevano striscioline della medesima carta che ricopriva ogni superficie visibile di uno strato alto sette o otto centimetri. Dallo strato emergevano però due file di libri, messi in equilibrio su un lato, così che attraverso la "neve" ne spuntavano le coste. Erano questi i binari ferroviari che Crack aveva visto nella foto mostratagli da Dijon. Cominciò a seguirli, facendo scricchiolare la carta sotto le scarpe. Raggiunse un punto in cui sembravano divergere - uno in direzione di un varco tra gli scaffali, l'altro serpeggiante verso una luce ad arco. James camminò verso la luce. Ciò che vide lo fece sussultare.
5. Il professor James Crack non aveva mai incontrato Cordon Sanitaire, ma aveva sentito grandi cose a proposito del venerato curatore. Ora l'uomo era là, disteso in una pozza di luce proveniente dalla lampada ad arco, la "neve" intorno a lui intrisa di sangue. Appariva completamente nudo tranne che per una strana patina di materiale non identificato che gli incrostava le braccia e il torace. Non proprio la prima impressione che il venerato curatore avrebbe desiderato dare, meditò Crack. L'orecchio destro di Sanitaire appariva lacerato, le ferite incrostate di sangue scure e orribili a vedersi. La posizione del corpo era spaventosa: un braccio stringeva qualcosa al petto, gli altri arti buttati qui e là, come per un impatto di violenza inaudita. Davanti al corpo, il pavimento era stato liberato dalla neve, e una mano tremante aveva scritto alcune parole con qualcosa che sembrava sangue. Crack si piegò a studiare la scritta. Erano tre righe: LA CELLULOSA RADA PAZZI E SANTI TALE NUMEN MADALENA SPIRTON ET CHIESE Toby Clements
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Cosa diamine significava? Non erano che frasi senza senso. "Ma chi potrebbe fare una cosa del genere a un uomo?" mormorò Crack. "Sanitaire se lo è fatto da solo." Taureau aveva seguito Crack lungo i binari e ora gli stava accanto appena fuori dalla pozza di luce. "Da solo?" "Sì. Da solo. Riteniamo che sia stato ucciso da uno o più sconosciuti questa sera, ma Sanitaire è riuscito a organizzare questa... messinscena prima che la ferita al ventre - una morte notoriamente lenta e dolorosa, monsieur - riuscisse infine a ucciderlo." Gesù. "Exactament! L'assassino è rimasto intrappolato fuori dalla galleria quando Sanitaire ha fatto scattare l'allarme, ma ormai era troppo tardi." "Troppo tardi?" "Troppo tardi perché riuscissimo a catturare l'assassino o per entrare a soccorrere le curator." "Come ha fatto ad azionare l'allarme?" "Guardi." Taureau gli indicò la famosa Finestra della Rosa, dove da un foro nel pannello rosato in basso a destra filtrava un raggio di luce dai riflettori accesi all'esterno. Crack scosse la testa, e si guardò di nuovo intorno. Non aveva senso. Si piegò a raccogliere un po' di "neve". Le striscioline di carta erano state strappate a mano. Ebbe un brivido. "È una mia impressione o qui dentro fa freddo?" "Forse la corrente dalla finestra, o l'illusione della neve." "Deve averci impiegato delle ore." "Oui, monsieur, anche se le curator aveva fama di lavorare in fretta e alacremente." "E vi ci è voluto tutto quel tempo per raggiungerlo dopo che aveva dato l'allarme?" "Monsieur, siamo in Belgio. C'erano moduli da compilare, sigarette da fumare, reclami da archiviare. Siamo arrivati appena possibile." "Ma ha avuto il tempo di strappare tutta questa carta e..." Qualcosa colpì Crack con la forza di un peso da cinque tonnellate. Cos'era quella patina di cui si era coperto Sanitaire? Era?... Poteva essere?... Buon Dio! Era così. Cuoio masticato. Sanitaire aveva masticato le rilegature in cuoio dei libri intorno a lui e si era confezionato un lungo Toby Clements
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cappotto scuro. A Crack si drizzarono i capelli sulla testa. Perché? Che motivo aveva di fare una cosa del genere? "Ne touchez pas! Non tocchi!" gli abbaiò Taureau, ma Crack doveva assolutamente vedere cosa fosse l'oggetto che Sanitaire stringeva al petto. Afferrò il braccio destro dell'uomo e lo spostò, producendo uno spruzzo umido di saliva e cuoio antico dalla manica del morto. Ciò che Crack trovò lo fece sussultare ancora una volta. Era possibile? Il venerato curatore stringeva una copia sottile, blu, perfettamente rilegata di un libro talmente raro che Crack ne aveva visto un solo esemplare, custodito dietro una vetrinetta antiproiettile in un caveau nei sotterranei più profondi della London Library. Per quanto ne sapeva, esistevano solo due esemplari di Trenini dispettosi, opera di un uomo chiamato Wilbert Vere Awdry, o il "Reverendo" Awdry, e illustrate da C. Reginald Dalby. C'era la copia della London Library e quella della collezione privata di un inglese chiamato Lord Tod Wadley, un cavaliere dell'Ordine dei Bassineurs, esperto di paraletteralismo e amico personale di James Crack. E invece eccone qui un'altra, ignota a tutti fino a quel momento, stretta tra le dita adunche e insanguinate del curatore morto. Cosa poteva significare? Che cosa stava cercando l'assassino? "Cos'è?" domandò Taureau, ora palesemente irritato. Crack scosse la testa. Per quale motivo darsi tanta pena? si chiese. Perché quest'uomo aveva organizzato una messa in scena tanto bizzarra? Che stesse cercando di dirgli qualcosa? Era per questo? Si trattava di un messaggio? Rifletti, Jim, rifletti! "Questo libro," rispose Crack, liberandolo dalla presa del corpo insanguinato, "è incredibilmente prezioso." "Mi faccia vedere." Taureau prese il volume. Crack pensò che da vent'anni a questa parte era probabilmente la terza volta che quel tomo veniva toccato da mani non protette da guanti speciali, appositamente progettati per maneggiare libri. Il poliziotto ne sfogliò le pagine con aria indifferente. "Non sembra molto interessante. Una storia di trenini. Stile scadente. Convenzionale. Decisamente datata, direi." Crack dimenticò il libro per un momento e indietreggiò di un passo per osservare la scena nel suo insieme. Perché quell'assurda coreografia gli sembrava familiare? Rifletti! Cosa stava cercando di comunicare Sanitaire? La neve, i binari, il lungo cappotto, il libro sui treni... Improvvisamente, in un lampo, capì. Ma certo! Anna Karenina! Cordon Toby Clements
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Sanitaire aveva disposto la scena perché somigliasse alla morte di Anna Karenina sotto le ruote... le ruote di un treno!
6. James Crack sedette in una delle poltrone di cuoio della biblioteca, che produsse uno scricchiolio minaccioso. Si sentiva svenire. Taureau era ancora intento a esaminare il libro, inconsapevole, per il momento, del suo significato para-letteral-simbologistico. "Guardi," disse il capitano, "Sanitaire ha scritto qualcosa." Forse era questo l'indizio che stavano cercando? "Cosa ha scritto?" Taureau cominciò a leggere nel suo pesante accento belga. Il testo era scritto in italiano, una lingua che Crack conosceva più che bene, avendo trascorso sei anni all'Università di Roma, proprio in Italia. Il poliziotto si interruppe, imbarazzato dalla sua incapacità di dare il giusto accento alle parole, e passò il libro a Crack. "Prenda, lo legga lei. Io non ci capisco niente." Ciò che vide lo sbalordì. L'inquietudine crebbe ancora una volta dentro di lui. Le parole erano disposte in un ordine strano e scritte in una calligrafia infantile, certo un rozzo tentativo di dissimularne il significato profondo: Giù le mani da questo libro! Proprietà di: Roberto Langoni, anni otto e mezzo 16, The Close Newport Gwent Galles Regno Unito Europa Mondo Universo Crack aveva già visto una cosa del genere solo in una pergamena antica conservata nelle cripte segrete del Vaticano. La violenza implicita in quel Toby Clements
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messaggio lo fece rabbrividire. Giù le mani? Quale cultura primitiva poteva aver prodotto una cosa del genere? Gli erano evidenti alcune lievi differenze tra questo testo e quello Vaticano, ma non voleva annoiare il capitano scendendo nel dettaglio. Le ultime righe erano chiaramente un indirizzo, probabilmente nel Galles. Prese un taccuino nero da una tasca della giacca e trascrisse il testo nella sua calligrafia ordinata, semplice, maschia, piena di significato. "Cosa significa, monsieur Crack?" "È un codice di qualche tipo. Non sono sicuro del tipo di codice. Ma è certo che si riferisce a qualcosa." "È il genere di cose che Sanitaire potrebbe aver scritto per dirci chi lo ha ucciso?" "Suppongo sia possibile, ma avrebbe anche potuto essere stato scritto molto tempo fa." "Bah. E che mi dice di questo?" Taureau indicò con la testa una scrivania lì vicino, anch'essa coperta di neve cartacea. L'agenda di Cordon Sanitaire era un grande "planner" rilegato in cuoio con fermagli di ottone ai quattro angoli e le iniziali C.S. impresse nella grana elegante della copertina. Crack la aprì. A parte alcune informazioni irrilevanti all'inizio e alla fine del volume - fusi orari, maree, eclissi, distanze tra le principali città del mondo e così via - Crack fu sbalordito di scoprire che la parte più corposa dell'agenda era suddivisa esattamente in 365 sezioni distinte, ciascuna riportante nel dettaglio gli appuntamenti quotidiani di Sanitaire. Alcune delle annotazioni facevano riferimento ad appuntamenti osservati in passato, altre citavano impegni futuri. Il grosso dito di Taureau, con la sua unghia squadrata, indicò la pagina relativa alla giornata appena trascorsa: "Regardez. '19.30. James Crack.' Cosa pensa che significhi?" "Non ne ho idea," disse James Crack. Per la prima volta nella sua vita era sinceramente perplesso. "Una scritta in codice o qualcosa del genere, ma per cosa? Oh. Aspetti un momento; avrebbe dovuto venire alla mia conferenza ieri sera. Poi saremmo usciti a bere qualcosa insieme. Forse è a questo che si riferisce?" "Monsieur Crack. Ho visto molti morti ammazzati nella mia vita di poliziotto. Credo che un uomo che sta morendo voglia una cosa soltanto: vendetta!" Toby Clements
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"Ma se Sanitaire voleva dirvi chi lo ha ucciso avrebbe scritto un nome." "Exactement!" Il volto irsuto del detective belga si aprì in un sorriso compiaciuto. Il cuore di Crack prese a battere un po' più in fretta. Si sentiva decisamente inquieto.
7. Taureau prese il libro che teneva sottobraccio e lo passò a Crack. Il tomo era voluminoso, perfettamente rilegato, ed era aperto a pagina ventisette. Pagina ventisette! Il ventisette era il numero sacro degli indiani maya. Senza dubbio una coincidenza significativa. C'era una riproduzione a inchiostro di un castello sulla pagina a fronte, cioè la ventisei. "Si direbbe una guida turistica," cominciò Crack, "scritta in, mi sembra di poter affermare, inglese moderno, sarebbe a dire americano, tardo ventesimo, primo ventunesimo secolo. Prodotta in serie, un esemplare piuttosto economico. Per dirle di più dovrei esaminare la copertina." Taureau rimase colpito e guardò Crack con rinnovato rispetto. "Lei è davvero abile come dicono, professore. Si tratta in effetti di una guida, come ha detto. Della Siria, anno di pubblicazione 2000. Osservi la figura a pagina ventisei. Significa qualcosa per lei?" Crack rigirò il libro tra le mani. Riconobbe istantaneamente il castello leggendo la didascalia: "Crack de Chevalier". Era un castello costruito dai crociati nel dodicesimo secolo. Crack vide che la parola "Crack" era stata cerchiata in matita. Ancora una volta, sentì crescere l'inquietudine. "È possibile che Sanitaire abbia cerchiato il suo nome per dirci qualcosa, non?" "Ma cosa?" "Lo capiremo presto, forse. Nel frattempo, il curatore aveva annotato dei numeri sotto la figura. Vuole leggerli e dirmi se significano qualcosa per lei?" Crack lesse: "Zero-cinque-cinque-due-uno-quattro-nove-cinque-unonove". "E significano qualcosa per lei?" chiese con aria scettica Taureau. "Anche questa volta si tratta di un codice. Ma questo non è esattamente il mio settore. Avremmo bisogno di un crittologo." "Certo, come no! E secondo lei dove lo trovo un crittologo a quest'ora?" In quel preciso istante il pavimento marmoreo risuonò del ticchettio di Toby Clements
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un paio di tacchi, la cui proprietaria si dirigeva rapidamente verso di loro. "Professor Crack?" domandò una voce femminile, dolce ma sorprendentemente autorevole, capace di superare senza difficoltà la distanza che li separava. Crack si girò e sentì le ginocchia cedergli. Attraverso cumuli di neve cartacea, con passo languido e nel contempo deciso, veniva verso di lui la donna più bella sulla quale avesse mai posato gli occhi. "Cosa ci fa lei qui?" ringhiò Taureau, ma la donna lo ignorò, tenendo gli occhi grigio-verdi fissi su James Crack. Tese la mano verso di lui. "Sono l'agente Raquin, del Bureau Bibliotechnical En Tout Cas di Bruxelles" disse con tono malizioso. "Il BETCB." Crack sentì annebbiarglisi il cervello. Aveva mai visto una donna più bella? Prese nella sua la mano di lei, il palmo morbido ma saldo, e si rese conto di avere commesso un errore. I suoi occhi non erano grigio-verdi, ma di un verde profondo, quasi opaco, sebbene luminosi e acuti, per quanto lievemente strabici. Una massa di capelli castano-ramati le cadeva negligentemente sulle spalle, incorniciando la leggera asimmetria del volto a forma di cuore. Aveva un perfetto nasino alla francese e labbra piene e generose. Indossava un cappotto scuro lungo fino alle ginocchia, che non faceva alcuno sforzo per nascondere le sue lunghe curve armoniose, e la promessa di altri abiti al di sotto. Profumava vagamente di talco Johnson. "Ma lei può chiamarmi solo Emily Raquin." La sua voce faceva pensare a qualcuno che suonasse Schubert su uno Steinway nella stanza accanto. Crack trovò deliziosa la sua pronuncia leggermente blesa. "Agente Raquin," scattò Taureau, "cosa ci fa qui? I miei ordini erano chiari. Nessuno doveva disturbarci. E soprattutto non qualcuno dei servizi bibliotecari." Lei ignorò l'insolenza. Negli anni ottanta, il Belgio aveva introdotto un ispettorato investigativo nei servizi di biblioteca dopo che una serie di furti di libri in tutto il paese, e persino a livello internazionale, aveva portato all'omicidio di un bibliotecario. Emily, all'epoca una ragazzina poco più che decenne, aveva, con intuito straordinario, individuato l'assassino seguendo una bizzarra serie di indizi letterari accidentalmente lasciata sul luogo dell'omicidio. L'indagine era culminata in una plateale resa dei conti in un reparto del KaDeWe, il famoso grande magazzino berlinese. Questo successo aveva assicurato un futuro all'ufficio. Ogni reato che avesse anche il minimo addentellato con la letteratura veniva automaticamente Toby Clements
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affidato al Bureau Bibliotechnical en Tout Cas di Bruxelles. Inutile dire che Emily era il loro investigatore più dotato, ma anche una figura controversa, frequentemente accusata di stregoneria e doppiogiochismo. I suoi rapporti, spesso pubblicati in versione tascabile, diventavano regolarmente dei bestseller. "Quando ho visto le foto della scena del crimine che avete caricato sul computer del Bureau, ho capito subito che dovevo venire qui. Vede, Cordon Sanitaire era il mio neveu, mio nipote." "Agente Raquin! Come è possibile? Cordon Sanitaire era vecchio abbastanza da essere il suo grand-père." "Mon grand-père, oui. Mio padre, suo fratello, era molto più giovane del padre di Cordon, che si era sposato quasi bambino, mentre mio padre si è sposato molto tardi e poi quando la sua prima moglie e suo figlio sono morti in un incidente stradale, ha sposato mia madre in seconde nozze; la mia nascita ha benedetto tardivamente il loro matrimonio: sono nata quando lui aveva sessantacinque anni." "Capisco. Be', molto interessante, ma..." "Aspetti un secondo," lo interruppe Crack, che non credeva alle sue orecchie. "Tutto questo non ha alcun senso. Se suo padre era..." "Monsieur Crack!" abbaiò Taureau. "Non abbiamo tempo per studiare l'albero genealogico dell'agente Raquin. Questa è un'indagine per omicidio." "Ma volevo solo dire che..." "Silenzio! Non una parola di più. Agente Raquin, dato che è qui, e che ha avuto la possibilità di studiare la scena del delitto, cosa ne pensa?" "Oh, ho trovato la soluzione, Capitarne, ma prima che gliela dica, devo bisbigliare a lungo nelle orecchie di monsieur Crack. È molto importante che lo faccia." Gli occhi di Emily comunicarono con un lampo un messaggio a Crack. Egli obbedì al suo tacito comando e piegò di lato la testa per porgerle l'orecchio, flettendo leggermente le ginocchia per adattare la propria statura a quella eminentemente femminile di lei. "Lei è in grave pericolo," sussurrò lei, vellicandogli l'orecchio con il suo respiro tiepido e dolce. "Se non seguirà attentamente le mie istruzioni le accadrà qualcosa di terribile. Chieda il permesso di andare in bagno. Vada, adesso." Taureau si intromise. Toby Clements
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"Adesso basta. Agente Raquin: c'è qualcosa che può aggiungere in merito alla scena del delitto?" "Sì. Cordon Sanitaire ci ha lasciato un lungo elenco di indizi che indicano, si penserebbe a prima vista, l'identità del suo assassino, ma che a un'indagine più attenta sembrano l'inizio di qualcosa che, da un punto di vista bibliotecnico, s'intende, potrebbe trascinarsi per almeno 523 pagine." "523 pagine?" sbuffò incredulo Taureau. "Niente potrebbe durare tanto senza un sacco di ripetizioni e di extrapolations fallacieuses, come si dice qui da noi in Belgio, monsieur Crack." Quest'ultima affermazione era diretta al professore, che di nuovo appariva sconcertato. "E tuttavia," proseguì Emily, "prevedo un bel mattone. Cominciamo da questi numeri scritti nella guida turistica. Ho la soluzione, ma prima di tutto ho bisogno di sapere esattamente dove l'avete trovata." "Era sulla scrivania, accanto alla sua agenda." "Sotto l'agenda? Sopra l'agenda? Capisce cosa intendo? Potrebbe trattarsi di un indizio. La Siria è un paese del Medio Oriente, come saprà. Se Sanitaire ha collocato il libro in relazione, poniamo, ad altre guide turistiche, forse voleva dirci qualcosa sulla sua visione del mondo, sulla nazionalità dell'assassino, o praticamente su qualsiasi altra cosa. Naturalmente, potrebbe anche non trattarsi affatto di un indizio." "Mmm. Mi parli dei numeri," ordinò Taureau. Emily gli porse un foglio. Il poliziotto lo fissò per un momento e poi tornò alla guida turistica sulla Siria nella quale il leggendario curatore aveva scritto il suo diabolico codice. Taureau assunse un aspetto vesuviano. Crack fu rapido a cogliere l'occasione: "Mi gira un po' la testa, capitano Taureau, le dispiace se vado un momento in bagno?" "Cosa? Oh. Va bene. Ma faccia in fretta. Segua i cartelli." Crack si incamminò lungo la Grande Galleria verso la porta d'acciaio. Taureau tornò a rivolgersi a Emily. "Ora, agente Raquin, non faccia giochetti con me! Lei non ha fatto altro che invertire i numeri." "Capitaine! Non sto facendo giochetti. Le curator è quello che ha fatto giochetti. I numeri, una volta invertiti e decifrati in base al codice Atbash, corrispondono quasi esattamente ai numeri di Bonifacio." "I numeri di Bonifacio?" domandò costernato Taureau, avvicinandosi stancamente una sedia e preparandosi a una lunga attesa. Toby Clements
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"Sì. Vede, i numeri di Bonifacio sono una classica sequenza matematica scoperta dagli antichi fenici intorno all'undicesimo secolo a.C. Essi scoprirono che talvolta il sole splendeva tutto il giorno sulle coste di Elyria e talvolta invece no, e che esisteva una diretta correlazione tra questi cicli e il comportamento delle api nella stagione invernale. Questa scoperta andò perduta fino a quando papa Bonifacio rinvenne alcuni rotoli di papiro in una caverna in un paesino dell'Alta Slesia mentre cercava di accendere un falò in un pomeriggio autunnale. Ora, se lei prende i numeri e ne inverte la polarità..." Emily proseguì per parecchi minuti, e in breve il poliziotto cadde in un sonno profondo, con un russare gorgogliante, il mento appoggiato sugli anelli di grasso del collo.
8. Il professor James Crack fece scorrere l'acqua dal rubinetto di ottone della toilette pubblica della Grande Galleria e si sciacquò il volto. La temperatura dell'acqua - fredda - lo fece trasalire. Fissò il proprio viso riflesso nello specchio. I suoi occhi, solitamente tanto oceanici da risultare conturbanti, questa sera apparivano opachi. Diede un'occhiata al suo Patek Philippe. Le tre del mattino. Era sveglio da più di due ore ormai e non pareva proprio che sarebbe riuscito a tornare a letto molto presto. Di nuovo si sciacquò il volto. Era intento ad asciugarsi con una manciata di ruvidi asciugamani di carta verde quando Emily Raquin fece ingresso nella toilette. Crack si girò. Alla luce del neon lo sorprese l'impressione di forza che emanava da lineamenti tanto delicati. Gli occhi le rilucevano, esprimendo un senso di grande urgenza. "La prego, monsieur Crack, mi dia la sua giacca." "Perché? Cosa significa tutto questo?" "Lei è sotto sorveglianza segreta, monsieur Crack. Ovvero surveillance cachée, come si dice qui da noi. Uno dei metodi di interrogatorio preferiti del TDBCFB." "Aspetti un momento! Come sarebbe a dire, 'interrogatorio'?" "È il loro trucco più diabolico. Invitano un sospetto sulla scena del delitto con un falso pretesto, come se volessero interpellare un potenziale testimone, e poi lo osservano sperando che si spaventi e confessi tutto." "Ma è diabolico!" "Oui, monsieur..." "La prego, mi chiami Jim." Toby Clements
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"Ok, Jim." Emily assaporò la sensazione di quella parola nella sua bocca. "Ok, Jim. Ma dobbiamo fare in fretta. Per favore, dammi la giacca." Crack si tolse la giacca scozzese, di foggia sportiva, e la passò a Emily. La vide perquisirne rapidamente le tasche. A parte il suo portafogli in pelle nera, una grossa penna d'oro (un regalo degli editori del suo libro Dritte per segugi, un brillante libercolo che aveva riscosso un successo tale da indurre Crack a devolverne i profitti a un'associazione di beneficenza per malattie mentali), il suo taccuino e qualche mentina, erano vuote. Le agili dita di Emily controllarono le cuciture, e trovarono ciò che stavano cercando: una minuscola trasmittente nera appuntata sotto il bavero. Gliela mostrò, tenendola sul palmo della mano. Crack fissò l'oggetto sbalordito. Era rimasto a bocca aperta. Letteralmente. "Vedi?" disse lei. "Sanno esattamente dove ti trovi con un margine di precisione di settanta centimetri. È solo per questo che Taureau ti ha lasciato venire in bagno da solo." "Ma non può credere davvero che io abbia ucciso Sanitaire!" "Ti nasconde qualcosa. Guarda: questa è una fotografia che Taureau ha caricato sul computer del BETCB..." "I tizi del dipartimento bibliotecnico?" "Oui, loro. Cioè noi. Attento, però, c'è qualcosa che non hai ancora visto." Emily mostrò a Crack una stampa a computer di un file jpeg. Era la messa in scena disposta da Sanitaire nella biblioteca, una foto scattata prima che Crack arrivasse sul posto. Sul pavimento accanto al corpo, con lo stesso sangue rappreso, erano state scritte alcune parole evidentemente cancellate prima dell'arrivo di Crack sulla scena del delitto, e che non erano visibili nella fotografia che Dijon gli aveva mostrato nella sua camera d'albergo. Colpirono Crack con la forza di un pugno in pieno viso: "P.S. Io amo James Crack". Per un momento tacquero entrambi. Il professore si allentò il collo del dolcevita di cashmere, tradendo in modo atipico il proprio nervosismo e diffondendo nell'aria una nube silvestre di acqua di colonia. "Ma perché ha scritto una cosa del genere?" protestò. "È assurdo. Come poteva amarmi? Non ci siamo mai nemmeno incontrati." "Di questo parliamo dopo, ma prima, Jim, devo dirti che Taureau sta per arrestarti con l'accusa di omicidio." "Arrestare me? Perché? Cosa ho fatto e perché mi stai dicendo tutto Toby Clements
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questo?" "Perché in parte è colpa mia se ti trovi qui. Vedi, credo che il messaggio lasciato da Cordon Sanitaire fosse indirizzato a me." "A te?" "Sì. Il codice che ha lasciato è di una semplicità elementare. A Taureau ho detto che si tratta dei numeri di Bonifacio - il che è vero - ma per una straordinaria coincidenza, mescolati in questo modo corrispondono anche al numero di telefono della mia grand-mère in Normandia. Mio nipote l'ho sempre chiamato così: Neveu - li ha scritti in modo che il TDBCFB..." "Il FBI belga, giusto?" "Giusto. In modo che il TDBCFB si rivolgesse immediatamente al BETCB..." "I tizi del dipartimento bibliotecnico?" "Oui, tra i quali io sono l'unica in grado di riconoscere l'importanza del codice, dato che sono l'unica a conoscere il numero di telefono della mia grand-mère in Normandia! Era un messaggio rivolto a me. Inoltre, quando ho visto le fotografie, ho capito subito che la messa in scena creata da Cordon Sanitaire si ispirava ad Anna Karenina. Da bambina era il mio libro preferito." "Non poteva semplicemente telefonarti?" Ci fu una pausa in cui Emily considerò questa possibilità. I suoi occhi si fecero appannati per il turbamento. Scosse la testa per scacciare un pensiero insistente. "È un po' più complicato di così. Vedi" proseguì, con tono più incerto, "Cordon Sanitaire e io abbiamo litigato anni fa e non ci siamo più parlati..." "Un fax?" "Non possiedo un fax. E lui nemmeno, credo." "E-mail?" "Neveu era un tipo vecchio stampo. Senti, Jim, tu non capisci. Questo messaggio era indirizzato a me e a me soltanto..." "Una missiva personale? Forse una lettera avrebbe funzionato." "Le poste di Bruxelles sono notoriamente lentissime. E lui non aveva un minuto da perdere." "Cosa c'era di tanto urgente?" "Questo è ciò che devo scoprire. È per questo che ha lasciato quel messaggio su di te. Capisci? Dobbiamo scoprire insieme chi lo ha ucciso e per quale motivo. E se non sono in errore, dobbiamo agire piuttosto in Toby Clements
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fretta..."
9. Il capitano Georges Taureau del Toutes Directions Bureau de la Cage aux Folles di Bruxelles si svegliò, passando da un sogno a un incubo. Le parole "Ecchissenefrega?" continuavano a vorticargli nella mente. Si trovò solo in una biblioteca con un corpo combinato in modo da sembrare la vittima di un incidente ferroviario nella neve. Il suo principale sospetto un professore americano di para-letteral meta-simbologistica - e quell'attraente ma piuttosto noiosa crittologa erano spariti, e lui si ritrovava con il torcicollo e la gola secca. Si alzò in piedi a fatica e raggiunse in fretta il posto di comando. Dijon, il suo vice, fumava, sorseggiando una Stella Artois direttamente dalla bottiglia e guardando in modo distratto lo schermo di un computer portatile. "È ancora nella toilette, Capitarne," gli disse. "Doveva essere piuttosto costipato, non? Capita sempre anche a me se mangio pesante o quando sono in viaggio." "Non è possibile che abbia trovato la trasmittente?" "No. Si muove ancora. È strano, però: io quando faccio il grosso la giacca me la levo, lei no?" Taureu sbuffò dal naso. "Guardi," Dijon proseguì, "sembra proprio che stia facendo uno sforzo. Si farà venire le emorroidi in quel modo, non? Si rilassi, Capitarne. Se avesse trovato il localizzatore GPS, preciso entro un raggio di settanta centimetri in qualsiasi posto del pianeta, l'avrebbe buttato nel cestino e sullo schermo non vedremmo alcun movimento." "Bene. E l'agente Raquin? L'ha vista passare?" "La crittologa? Non. O comunque se è passata non si è fermata a salutare." Un telefono di foggia antiquata prese a squillare. Dijon afferrò il ricevitore. Rimase in ascolto per un momento, impallidendo. "D'accordo. Ora glielo dico." Sbatté giù il ricevitore e spense la sigaretta. "Era il direttore del BETCB..." "Il Bureau bibliotecnico?" Toby Clements
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"Oui. Abbiamo un problema. Si tratta di Emily Raquin, signore. È uscita dai ranghi. Ora è un cane sciolto, lavora per conto proprio." Per conto proprio o per conto di qualcun altro? Taureau intendeva scoprirlo. Ma prima un po' di cibo e quelque chose da bere.
10. Ermellinos procedeva zoppicando lungo Rue van Maerlant, camminando di sbieco, con il cappuccio del montgomery - cucito in un tessuto pesante prodotto in un villaggio non lontano da Bruxelles - abbassato sul viso per nasconderlo allo sguardo invadente delle telecamere a circuito chiuso che spuntavano da tutti i cornicioni. Quella parte della città, il quartiere del Parlement, era una giungla di vetro e cemento, progettata e costruita con grande efficacia dal punto di vista della sicurezza, ma senza tenere in alcun conto il fattore estetico e la possibilità di risultare gradevole a sguardi futuri. La Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, si trovava dietro le porte della Biblioteca Centrale della Commissione Europea. La missione di Ermellinos era di recuperarla. Non riusciva a credere di esserci così vicino. Le istruzioni del Grande Puffo - che si era dimostrato un uomo degno di obbedienza e che aveva dato prova di avere accesso a informazioni SEGRETISSIME - erano molto precise. Fuori dalla biblioteca Ermellinos vide due prostitute adolescenti, le cui forme sensuali gli procurarono un brivido che egli sedò con uno strattone alle bretelle; la lana rozza dei pantaloni gli si piantò nel perineo. Ogni pensiero lussurioso lasciò posto alla sensazione di dolore. Da quando era diventato membro del GS, Ermellinos aveva rinunciato ai congressi carnali - persino con le bibliotecarie e il personale delle librerie. Al mondo esterno poteva anche sembrare un grande sacrificio, ma non era niente in confronto a quello che Ermellinos aveva ricevuto in cambio. Suonò il campanello, e una receptionist con occhialini da presbite lo scrutò dallo spioncino della porta. Le visite a tarda notte non erano una novità - ricercatori, lobbisti e così via - ma quest'uomo con gli occhi rossi e la pelliccia bianca le era sconosciuto. Aveva un aspetto bizzarro, come di un enorme ermellino. Parlandogli attraverso il citofono gli chiese i documenti. Ermellinos estrasse una tessera. L'aveva presa dal corpo senza vita di una delle sue quattro vittime di quella notte. La donna la esaminò Toby Clements
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attentamente, passando con sguardo confuso dalla foto della donna asiatica sulla tessera al volto dell'uomo incorniciato di pelliccia. Dopo qualche secondo Ermellinos sentì scattare la serratura dell'ingresso. Spinse la porta, infilando la mano sinistra nella voluminosa tasca del montgomery, a cercare con le dita il peso confortante della SIG Sauer. "La mia missione è obbedire... La mia missione è obbedire..."
11. Un tempo Cordon Sanitaire aveva significato molto per Emily, ma era tutto finito in un pomeriggio di ottobre di circa dieci anni prima, quando era tornata da scuola e lo aveva trovato impegnato in una attività cui né lei, né nessun altro, avrebbero dovuto assistere. Il loro rapporto si era concluso così, come se tra loro non ci fosse mai stato nulla, come la luce di una candela spenta dal respiro zuccherino di un bambino di cinque anni che soffia sulla sua torta di compleanno, lasciandoli entrambi nell'oscurità. Piuttosto che sostenere imbarazzanti tentativi di spiegazione, Emily era scomparsa per un po', facendosi ospitare a casa di amici, sempre in fuga da un posto all'altro, rifiutandosi di rispondere ai suoi messaggi. Dopo qualche tempo aveva mandato un avvocato a dirgli di non contattarla più. Lui aveva rispettato la sua volontà, e lei non lo aveva più né visto né sentito. Fino a ieri pomeriggio, cioè, quando aveva trovato un messaggio sulla segreteria telefonica, la voce del nipote divenuta incredibilmente vecchia, come il fruscio di un'antichissima pergamena. "Emily?" aveva gracchiato la voce. "Ho rispettato il tuo volere per dieci anni, ma è successo qualcosa di terribile e credo che siamo entrambi in grave pericolo. Devo dirti qualcosa sulla tua famiglia. Mi trovi alla Grande Bibliothèque. Mettiti in contatto con me, per favore. È urgente." La sua famiglia? Cosa poteva voler dire? Eccezion fatta per Sanitaire, suo nipote, l'intera famiglia di Emily - nonna, nonno, madre, padre, quattro zie, cinque zii e suo fratello gemello - erano rimasti uccisi quando lei aveva tre anni, solo due in meno del bambino usato nella metafora della candela poco sopra. Erano in viaggio verso Marienbad, nella ex Cecoslovacchia, quando il pullman sul quale si trovavano era stato urtato da un misterioso camion su una strada di montagna. L'unico testimone sopravvissuto - un bambino di Toby Clements
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dieci anni che portava un apparecchio ortopedico alle gambe - sosteneva che si era trattato di un furgone alto e con uno scomparto chiuso sul retro. La dichiarazione aveva a tal punto sconcertato la polizia ceca che avevano chiesto al ragazzo di disegnare il camion. Il disegno che ne aveva fatto, inviato per fax all'Interpol e all'Associazione Internazionale dell'Industria Automobilistica, era stato identificato come un furgone Bedford, identico a quelli che negli anni cinquanta e sessanta la British Library utilizzava come biblioteche circolanti nelle zone rurali. La cosa appariva piuttosto improbabile, ma il ragazzo era stato inamovibile. Ed era stato per puro caso che lei e suo nipote non si erano trovati con il resto della famiglia quel giorno. Ora l'unico ricordo rimasto a Emily di sua madre, suo padre e suo fratello era una foto che li ritraeva insieme in un ristorante di Segovia, i due gemelli l'uno con un braccio sulla spalla dell'altra, e sua madre e suo padre che sorridevano in modo enigmatico verso l'obiettivo. Emily non aveva chiamato Cordon Sanitaire il giorno prima. Ora rimpiangeva amaramente di non averlo fatto. Per questo non aveva mostrato a Crack l'ultima riga scritta con il sangue: "P.P.S. Te l'avevo detto, Emily". Da esperta bibliotecnica, abile a trarre significati praticamente dal nulla, Emily aveva una sola domanda da porsi in quella toilette della Grande Galleria dove si trovava insieme al professor James Crack: perché Neveu li aveva condotti lì insieme? Il solo motivo possibile era che, consapevolmente o meno, James - che le aveva chiesto di chiamarlo Jim Crack disponeva di informazioni di cui lei aveva un disperato bisogno. Doveva stare di più con lui per scoprire di cosa diavolo si trattasse. "James, non abbiamo molto tempo. Io posso farci uscire da qui, ma dobbiamo agire in fretta." "Sono sicuro di poter chiarire tutta questa faccenda con Taureau..." "Mai passato un po' di tempo in una prigione belga, professore?" Crack notò che Emily non lo chiamava più Jim. Non riuscì a nascondere che la cosa lo feriva. "Naturalmente no, ma..." "Qui siamo in Belgio. Se Taureau ha deciso che sei colpevole, allora sei colpevole." Gli occhi di Emily ebbero ancora una volta un lampo di assoluta determinazione, e James Crack sentì nuovamente crescergli dentro l'inquietudine. Oh Signore, pensò. Si direbbe proprio che stia per evadere Toby Clements
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dalla Grande Bibliothèque di Bruxelles. "Mi serve una moneta da due euro. Ne hai una?" Crack si cacciò una mano in tasca e ne tirò fuori una moneta. Emily la prese e la infilò nel distributore di preservativi. "Oh, Emily," cercò di obiettare Crack, mentre l'inquietudine lasciava ancora una volta il posto allo sconcerto. Si passò la mano sulla nuca. "Non mi sembra che questo sia il momento né il luogo adatto..."
12. Taureau era al posto di comando, e aveva quasi finito il suo secondo litro di birra Jupiler e il suo terzo panino di lingua di cavallo quando l'aria della stanza fu lacerata dalla sirena di un allarme. "Jesu!" gridò. "Spegni subito quell'affare!" Dijon balzò in piedi e corse al pannello di controllo. Colpì con il palmo della mano una serie di pulsanti e l'allarme si interruppe. "Les toilettes!" urlò. "Nella Grande Galleria! Qualcuno ha rotto una finestra!" "Dov'è Crack?" Dijon si girò rapidamente e studiò di nuovo il monitor del portatile. "È ancora là dentro, ma aspetti: Si muove. Mio Dio! Sta... non posso crederci! Ha attraversato il muro ed è passato nella toilette delle donne! Come ha fatto? E adesso, mio Dio! Un salto! No, aspetti. Ora corre in cerchio. Gira gira gira. Si farà venire le vertigini! Adesso è ripartito. È velocissimo. Si sta portando rapidamente verso Place Quelqueplace! Deve essere in macchina!" Taureau estrasse dalla fondina una mitraglietta Heckler & Koch MP5, capace di sparare trenta raffiche di proiettili 9 mm in due secondi, e scattò verso la Grande Galleria diretto ai bagni. Abbatté la porta con un calcio, facendo saltare i cardini, non trovò nulla, girò sui tacchi, attraversò la neve di carta e strisciò sotto la saracinesca. Si alzò su un ginocchio e, più per abitudine che altro, sparò tre colpi. Il rumore fu assordante. Dall'altra parte del corridoio si sentì un gemito soffocato mentre i proiettili andavano a conficcarsi in qualcosa di molle. Taureau non perse tempo. Si gettò di corsa giù dalle scale, superò d'un balzo i tornelli, oltrepassò le porte girevoli fino a trovarsi nell'ampio spazio di Place Quelqueplace. La piazza era vuota. Toby Clements
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Dov'era Crack? Il capitano corse al centro della piazza, proprio accanto al coperchio di un tombino. Si fermò. "Dijon!" cominciò a sbraitare. "Dijon! Dov'è quell'uomo? Non lo vedo!" Spuntò una testa da una finestra al piano superiore. "Capitaine! È..." La voce ebbe un tremito, improvvisamente incerta. "È proprio... accanto a lei. Ma..." Taureau si girò di scatto. Risuonarono altri tre spari, che mandarono in frantumi un'urna di valore inestimabile collocata in una nicchia sul lato opposto della piazza. Un agente di pattuglia si gettò a terra cercando di evitare le schegge che schizzavano in aria. Un altro si accovacciò dietro una macchina prendendo di mira il capitano. "Non sparate!" gridò Dijon dalla finestra. "È il capitano Taureau. È solo un po' arrabbiato. La tecnologia moderna lo ha tradito. Sapete come vanno queste cose." Taureau rimise nella fondina la pistola fumante e abbandonò le braccia lungo fianchi. Era madido di sudore. Si asciugò la fronte. Pareva proprio che Crack avesse preso il volo. Ma come? E dov'era andato?
13. La Biblioteca Centrale della Commissione Europea, costruita sulle rovine di un antico tempio dedicato alla dea Astrakhan, oggetto di un culto così fanatico che i suoi fedeli si sformavano il cranio con strumenti arroventati cucendosi lana di pecora nelle cicatrici, custodiva innumerevoli testi scritti in lingue arcane, spesso non rilegati e relativi a riti e costumi impenetrabili di alcune delle civiltà più antiche del pianeta. Si stimava che i suoi scaffali contenessero la summa del sapere umano su moltissime questioni: passaporti per pesci; banane raddrizzate; salsicce contenenti più carne che grassi; calcoli astrusi riferiti alle Quote latte. Da tutta Europa si pagavano altre persone per andarci a studiare. Madame Solitaire, una giovane magra con occhialini da presbite, un twin-set di cammello e una sottana grigia, era agli occhi di Ermellinos l'esempio perfetto della bibliotecaria tipica. Solo le sue scarpe - a punta e con tacchi altissimi - suggerivano la possibilità di una seconda vita, Toby Clements
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lontano dai libri. La donna era visibilmente nervosa, forse scombussolata dall'aspetto dell'uomo. Lui ci era abituato, soprattutto in inverno, quando la sua pelliccia cambiava colore. "Posso aiutarla a trovare uno scaffale in particolare?" chiese la donna. "Troppo gentile, ma devo confessarle che per me la ricerca di un libro è come..." qui Ermellinos fece una pausa di qualche secondo. "È come la masturbazione: un piacere solitario. Perché non mi lascia qui? Troverò da solo l'uscita quando avrò individuato quello che cerco." Non era una domanda. Madame Solitaire deglutì a fatica. "Come desidera." Ermellinos la guardò allontanarsi rapidamente tra le ombre degli scaffali. Si afferrò le bretelle, dando un paio di strappi violenti. Quando i suoi occhi ebbero smesso di lacrimare, prese a camminare tra gli scaffali. Il Grande Puffo gli aveva detto cosa cercare. Come molte delle biblioteche del mondo, la Biblioteca Centrale della Commissione Europea era una sala funzionale, priva di fascino, piena di ripiani contenenti solo libri e carte. Le scaffalature erano disposte lungo un asse nord-sud ma, seguendo una tradizione che risale agli antichi greci, erano intervallate da spazi vuoti, le cosiddette corsie, che si intersecavano perpendicolarmente alle scaffalature, così che chiunque camminasse lungo una di esse poteva, volgendosi alla propria destra e alla propria sinistra, vedere la spalla dello scaffale. Lì il curatore della Biblioteca Centrale aveva deciso di collocare un piccolo simbolo, detto anche "numero", in modo che cercando un libro in particolare si potesse capire dove era più probabile trovarlo. Bastava camminare lungo la corsia e rintracciare il numero indicante quale scaffale si stava cercando. Una volta individuatolo, i volumi vi si trovavano disposti, come in gran parte delle biblioteche dove si utilizza l'alfabeto romano, in ordine alfabetico. Ma questa biblioteca presentava anche alcune sorprendenti peculiarità. Una "guida" gialla era stata impressa nelle piastrelle di linoleum che ricoprivano il pavimento. La guida conduceva da un lato della sala lungo tutta una corsia, fino al banco dei prestiti che si trovava dall'altra parte, e lì sembrava interrompersi. Ermellinos si diresse verso il banco dei prestiti. Era molto vicino ormai. Spostò devotamente il timbro con il datario e il tampone di inchiostro, collocandoli su uno scaffale dietro il bancone. Mai li avrebbe danneggiati intenzionalmente. Sarebbe stato un atto di pura iconoclastia. Toby Clements
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Gli parve di sentire un rumore. Si voltò di scatto estraendo la pistola. Nulla. Rimase fermo per un istante. Ancora nulla. "Sono solo," mormorò, estraendo con cautela un piccone dalla gamba destra dei pantaloni.
14. Emily aveva infilato la trasmittente in un preservativo, avvolgendola tra strati bagnati di carta igienica per poi gettarla rapidamente dentro una delle tazze del bagno e tirare lo sciacquone. Poi aveva preso il bidone cromato della spazzatura e l'aveva sbattuto con violenza contro la finestra. Il vetro di sicurezza si era solo crepato e incurvato, ma era stato sufficiente. Subito si alzò l'ululato assordante dell'allarme. "Presto, seguimi!" lesse Crack sulle sue labbra, mentre lei gettava il bidone dall'altra parte della stanza trascinando poi il professore verso la Grande Galleria. Svoltarono a sinistra e si accovacciarono dietro una scaffalatura. Qualche secondo più tardi Taureau sfrecciò di corsa davanti a loro, con passo pesante e la pistola in pugno. Lo videro precipitarsi nella toilette dalla quale erano appena usciti. Un attimo dopo usciva a bomba dai bagni e percorreva a grandi falcate l'intera Grande Galleria. Quando fu sparito ripresero a respirare. "Non abbiamo molto tempo," disse Emily, "non ci vorrà molto a Taureau per scoprire che stanno seguendo il sistema fognario." Crack ed Emily si alzarono in piedi e si avvicinarono ai resti del venerato curatore. Qualcuno aveva spento i faretti e il corpo era illuminato dal bagliore sinistro della neve di carta. Emily cominciava a sospettare che ci fosse qualcosa di più negli indizi lasciati da suo nipote: erano troppo arcani, troppo bizzarri; non potevano essere l'ultima cosa che aveva scritto. Cominciava a pensare che invece della soluzione al problema di chi lo avesse ucciso, essi indicassero altrove. Come se ci fosse qualcosa d'altro di più importante della sua mera morte. Ma cosa? Avanti, Emily! Rifletti! Cosa stava cercando di dirti Neveu? Crack prese in mano la guida turistica della Siria e gli venne un'idea. Si voltò. "Emily?" chiese. "Tuo nipote è mai stato in Siria?" Emily rifletté per un momento. Da molti anni non era in contatto con il nipote, fin da quel giorno di ottobre di dieci anni fa quando... Toby Clements
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"Sì!" ricordò improvvisamente. "L'ho visto una volta su un dépliant di viaggi. Fu una sorpresa incredibile. Lo intervistavano in merito a un castello." "Il Crack de Chevalier? È un castello dei Crociati, costruito nel dodicesimo secolo nei pressi del..." "Sì, proprio quello," lo interruppe Emily, sapendo che il tempo stringeva. "Cordon stava attraversando quella fase della vita in cui gli uomini cominciano a interessarsi a Templari e Santo Graal e Femminino Sacro e compagnia cantante." A quelle parole Crack si arrestò per un istante. "Ok, ok," borbottò, rimettendo il libro sulla scrivania. Di nuovo fissò il corpo. Qualcosa in quella scritta gli dava da pensare. Le frasi erano bizzarre, e non sembravano avere significato alcuno. Improvvisamente comprese, come in un lampo accecante. "Emily! Quelle frasi non ti sembrano anagrammi?" "Anagrammi? Oh!" esclamò la crittologa. "Non ci avevo pensato." In un istante Crack prese la penna e trascrisse le parole sul suo taccuino, disponendo le lettere in cerchi e cancellandole una alla volta. LA CELLULOSA RADA PAZZI E SANTI TALE NUMEN MADALENA SPIRTON ET CHIESE Dopo qualche secondo aveva la soluzione: LA LUCE DELLA ROSA UNA PIZZA SENTIMENTALE LA MADONNA CHE SETE DI SPRITE "Almeno quest'ultima frase mi sembra corretta," concesse Emily da sopra la sua spalla. "Dopo tutto quel cuoio che si era masticato per farsi il cappotto, doveva provare un'arsura tremenda. Ma le altre due? Non hanno nessun senso." "Vero. Comunque, lo sapevi che la parola 'anagrammi', nell'inglese del ventunesimo secolo si dice 'anagrams', vocabolo che è esso stesso un anagramma di ars magna, cioè la grande arte? Gli anagrammi sono in uso da..." Toby Clements
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"Jim, non abbiamo molto tempo." Lui si fermò a riflettere ancora per qualche secondo. "Ok. Proviamo a rileggere questa prima riga." "Ma non ha alcun senso. Voglio dire: quale 'luce della rosa'? 'Rosa' è maiuscolo?" "Non si distingue. È troppo buio qui dentro." "Vieni. Avvicinati alla luce." Ne intuirono entrambi il significato simultaneamente. "La luce dalla Finestra della Rosai" esclamarono in coro. Una musica paradisiaca e una meravigliosa luce rosata riempirono la biblioteca quando alzarono lo sguardo. Sopra le loro teste un raggio di luce, proveniente dai riflettori all'esterno, brillava stagliandosi come una lancia attraverso il foro prodotto da Cordon Sanitaire nella famosa Finestra della Rosa della biblioteca. Seguirono il fascio di luce fino a uno scaffale di libri, e a un volume in particolare: Il mandolino del capitano Gorelli. "UNA PIZZA SENTIMENTALE!"
15. Ermellinos stava per conficcare il piccone nel banco dei prestiti quando si bloccò. Le biblioteche sono luoghi di silenzio, pensò. Non disturberò intenzionalmente la sacra pace di questa istituzione. Dalla gamba sinistra dei suoi pantaloni estrasse una vanga, poi si levò giacca e pantaloni, lasciandosi sfuggire una smorfia quando le rozze fibre si scollarono dalle ferite nella sua carne e dalla sua pelliccia aggrovigliata. Nudo, tranne per i pesanti scarponi e i calzini grigi corti, Ermellinos avvolse il tessuto dei suoi abiti sulla lama del piccone e riprese il lavoro. Un colpo sordo e poi il rumore del legno che si squarciava. Lavorò in fretta, facendo a pezzi il bancone dei prestiti con due colpi poderosi. Poi si fermò, in ascolto. Dov'era la bibliotecaria? Probabilmente stava spettegolando al telefono con il suo ragazzo. O con la sua ragazza? Forse la donna era... Ermellinos si dette deliberatamente la punta del piccone sullo stinco. "LA MIA MISSIONE È OBBEDIRE... LA MIA MISSIONE È OBBEDIRE..." Superata la crisi, abbatté di nuovo sul banco il suo strumento di distruzione, che questa volta arrivò dritto al pavimento. Si interruppe per Toby Clements
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togliere le schegge di legno, spazzando con i piedi i detriti che si accumulano sempre sotto i mobili: carte, graffette, elastici, penne esauste, una gomma, qualche monetina e quella strana polvere batuffolosa. Sotto il bancone la guida gialla si interrompeva bruscamente, come per scomparire nelle profondità della terra. Alle sue spalle, attraverso un varco tra gli scaffali, Madame Solitaire osservava Ermellinos al lavoro. La sua pelliccia l'aveva incuriosita. Dunque, pensò, la Lega è arrivata fino a qui, proprio come le avevano detto. Si allontanò in fretta. Scavando e spalando per dieci minuti, Ermellinos aveva prodotto un foro profondo e largo un metro. Finalmente la vanga sbatté contro qualcosa di liscio e piatto: uno scomparto chiuso. Si inginocchiò a terra per ripulire lo spazio intorno allo scomparto. Il cuore gli batteva all'impazzata. Ne sollevò il coperchio. Non sapeva cosa aspettarsi, ma ci infilò la mano, toccando un oggetto liscio e gommoso al tatto. Spinse a fondo le dita per cercare un punto di presa e dal contenitore provenne un suono, non dissimile da quello di un adulto che scoreggia. Ermellinos ficcò lo sguardo dentro il foro. All'interno dello scomparto c'era un oggetto opaco, a quadretti neri e viola - un cerchio piatto di gomma, con un diametro di circa diciotto centimetri, e una valvola su un lato. Sulla superficie dell'oggetto erano stampate tre parole. Ermellinos lo prese in mano e lesse ad alta voce: "Cuscino per scoregge". Dalla sua scrivania nell'atrio a Madame Solitaire parve di sentire un ululato di rabbia che lacerava l'aria. Strinse disperatamente il telefono. Era la quarta telefonata che faceva quella notte. "Pronto," disse, parlando rapidamente nel ricevitore. "Questo è un messaggio per il Grande Maestro. Gli altri sono tutti morti e qui c'è un grosso roditore che ha..." Dall'altra parte dell'atrio, la SIG vomitò una raffica dei suoi proiettili mortali. Colpì la testa della bibliotecaria, gettandola faccia avanti sulla scrivania. La donna morì all'istante, ma ebbe comunque il tempo di interrompere la comunicazione. Ermellinos era stato ingannato. Coloro che aveva ucciso il giorno prima gli avevano mentito. Aveva eliminato tutti quelli che conoscevano il segreto, e ora aveva ucciso la bibliotecaria proprio nella sua biblioteca, il che poteva certo definirsi un faux pas. Ma ai suoi occhi la cosa peggiore era che aveva deluso il Grande Puffo. Toby Clements
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Per un momento si fermò a ricordare come si erano conosciuti, nella libreria milanese vicinissima al Cenacolo vinciano. "Ermellinos," gli aveva detto il Grande Puffo, "non dimenticare che anche Wilkie Collins, l'uomo che ha inventato il moderno genere investigativo, insufflando di nuova vita l'industria editoriale con i suoi polizieschi a puntate, era un ermellino. Non devi mai vergognarti della tua ermellinità!" Ermellinos si rimise i pantaloni, accorciando le bretelle di un altro foro. "LA MIA MISSIONE È OBBEDIRE... LA MIA MISSIONE È OBBEDIRE..."
16. Il capitano Taureau sedeva sul sedile posteriore della volante e imprecava nel suo cellulare. Nonostante la sirena e i lampeggianti, la macchina era rimasta bloccata in un ingorgo su Chaussée d'Etterbeek, nel centro di Bruxelles. Al contrario, il traffico non sembrava costituire un problema per James Crack, i cui movimenti venivano monitorati da Dijon, seduto sul sedile anteriore dell'auto con il computer sulle ginocchia. "Si muove in linea retta, Capitaine! In direzione est. Deve essere a piedi, e corre come un forsennato. Niente riesce a fermarlo. Ha appena attraversato di corsa Rue Napoléon. Ora sta correndo nel bel mezzo del Boulevard de Waterloo!" "Sei sicuro che non sia in macchina?" "Impossibile, a meno che non si tratti di un carro armato. È appena passato attraverso un palazzo di uffici." "Sempre in direzione est?" "Oui." Taureau chiuse il suo cellulare. L'elicottero era in arrivo, illuminando di un bagliore bianco e accecante l'intera città con il suo faro enorme, mentre i gendarmes chiudevano con posti di blocco tutte le uscite. Crack poteva correre quanto voleva: quella sera nessuno avrebbe lasciato la città. "Svolta qui," disse Taureau, battendo sulla spalla dell'autista e indicando una via sulla destra. L'autista diede gas al motore e girò a destra facendo stridere gli pneumatici dell'automobile. Passarono come un missile sul pavé di Rue van Maerlant, proprio di fronte alla Biblioteca Centrale della Toby Clements
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Commissione Europea. "Ehi," urlò l'autista, "ho sentito uno sparo!" Era un novellino, e schiacciò sul pedale del freno, sbalzando il capitano e il tenente in avanti contro le cinture di sicurezza. Poi inserì la retromarcia e ripercorse a bomba la strada, facendo gemere di protesta il motore fino a inchiodare davanti all'ingresso della biblioteca. Nessuno dei passeggeri si mosse per uscire dalla macchina. "Vitel Tonné!" sbraitò Taureau. "Cosa stai facendo? Da queste parti si sentono spari a ogni ora del giorno. Probabilmente una lite domestica. Non possiamo lasciarci coinvolgere. Andiamocene." Di nuovo gli pneumatici gemettero sull'asfalto e la macchina balzò in avanti, schiacciando Taureau e Dijon contro gli schienali imbottiti dei sedili. Ancora una volta il capitano prese il cellulare, digitando un numero di Londra.
17. Il professor James Crack ed Emily Raquin si fissarono l'un l'altra, ammutoliti dallo stupore. Crack allungò la mano verso il libro. Non aveva alcun significato per lui. Era la storia di un soldato italiano e di una donna greca, e il passaparola l'aveva trasformato in un bestseller internazionale. Crack ne sfogliò le pagine. Non sapeva cosa aspettarsi. Un altro anagramma? Dal libro cadde una chiave - plonk! - che finì sul pavimento. "Mio Dio! Una chiave!" gridò lui, gettando da parte il libro e piegandosi a raccoglierla. Era di fattura grossolana, con due grandi denti a un'estremità e uno strano pentacolo dall'altra. Da un pezzetto di spago pendeva una targhetta rettangolare di cartone marrone molto sottile. James rigirò la targhetta tra le dita. Da un lato qualcuno aveva scritto due lettere intrecciate, una P e una O. Le lettere erano vergate a biro, con negligenza, come se la persona che le aveva scritte stesse solo scarabocchiando. Vicino alle lettere c'era il disegno di un fiore. Forse un fleur-de-lis? P.O. "P e 0. Cosa significa? Credi possa trattarsi di un altro anagramma, Jim?" Toby Clements
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James prese subito la penna e annotò di nuovo le lettere nel suo taccuino. Nel giro di pochi secondi aveva trovato la soluzione: P.O. era diventato O.P. Emily si era fatta stranamente silenziosa. Prese la chiave dalle mani di Crack e se la rigirò tra le dita. "Ho già visto una chiave come questa," mormorò. "Una volta, molto tempo fa, prima di rompere con mio nipote. Te lo spiego in macchina. Adesso dobbiamo andarcene da qui." Fece strada, e scesero di corsa le scale di servizio uscendo dalla porta posteriore della biblioteca senza incontrare ostacoli di sorta. Trovarono rapidamente la macchina di Emily: una Lexus rossa con due strisce bianche lungo la carrozzeria, dal cofano al baule, e lingue di fuoco disegnate sui parafanghi, come se le ruote fossero infuocate. Elegante e discreta, pensò Crack. Molto discreta. Emily si infilò in macchina dal finestrino - per qualche motivo entrambe le portiere erano saldate alla carrozzeria - e aspettò che anche lui facesse lo stesso sul lato del passeggero prima di dare gas e condurre la vettura lungo Rue Philippe de Champagne mentre dal claxon della macchina proveniva una strombazzata sull'aria della Marsigliese. Guidando gli raccontò la storia della chiave. Per un momento Emily poté quasi percepire lo spirito del nipote sul sedile posteriore - se la macchina ne avesse avuto uno - mentre ripensava al giorno in cui aveva trovato la chiave appesa a un chiodo dietro una porta di casa. Emily aveva allora nove anni. "Neveu," aveva chiesto a Sanitaire, che a quel tempo doveva averne cinquanta e si prendeva cura di lei, "cos'è questa chiave?" "Chiave? Quale chiave? Ah, quella chiave!" aveva balbettato suo nipote. "È la chiave segreta di una scatola segreta in cui conservo tutte le mie cose segrete. Quando morirò la lascerò a te, se vuoi, ma adesso non parliamone più." Emily aveva mantenuto la parola. Fino a quel momento. Mentre raccontava la sua storia provò un senso di meraviglia, sperimentando ancora una volta come il tempo tenda a, comprimersi e a espandersi a seconda di ciò che stai facendo. Al termine del racconto, Crack era quasi svenuto dallo sbalordimento. Ma Emily aveva delle domande da fargli. "Sai cosa possa aprire quella chiave?" gli chiese, urlando per sovrastare il ruggito del motore mentre percorrevano a folle velocità la Toby Clements
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Slachthuisstraat. Sperava fosse quello il motivo per il quale suo nipote le aveva fatto incontrare Crack. "No. Non ne ho idea." Emily non poté nascondere la sua delusione. "Però aspetta un momento," proseguì Crack, "le lettere O.P. ti ricordano niente? Fammi dare un'altra occhiata a quegli anagrammi." Emily, che stava nel contempo rinunciando ai suoi buoni propositi di smettere di fumare (un vizio diabolico, a suo avviso), gli porse immediatamente la stampa del file jpeg nella quale era ritratta la scena da Anna Karenina disposta da Sanitaire, e che per coincidenza aveva conservato nella tasca del cardigan. Crack fissò gli anagrammi per un momento. LA CELLULOSA RADA PAZZI E SANTI TALE NUMEN MADALENA SPIRTON ET CHIESE "Guarda, Emily," disse, "hai notato che tuo nipote ha sottolineato la O e la P? Come se dovessero significare qualcosa. Mi chiedo se... Aspetta!" Un'intera vita di studi si era cristallizzata in un istante. Ma certo! Quello era il motivo stesso per cui era venuto a Bruxelles, per una conferenza agli studenti della Vrije Universiteit sull'Ordine di Psion, una setta segreta di scrittori e bibliotecari, così segreta che nessuno sapeva di cosa si trattasse o chi ne fossero i membri. L'Ordine di Psion! E fino a poco prima quella notte nessuno poteva vantare sull'argomento un'erudizione pari a quella del venerato curatore, Cordon Sanitaire. Era possibile che fosse proprio lui il Gran Maestro dell'Ordine? Non era da escludersi. Era per questo che era stato ucciso? "L'Ordine di Psion, Emily. Tuo nipote ne ha mai parlato?" "Non con me, ma mi sembra che ne avesse uno." "Cordon Sanitaire era proprietario di uno Psion?" "Sì, un piccolo computer palmare. Oh-oh!" Due volanti del TDBCFB erano parcheggiate di sbieco sulla Burgstraat. Accanto alle auto, due poliziotti armati fino ai denti e con l'aria bellicosa. Emily frenò di colpo, scaraventando Crack contro la cintura di sicurezza, obbligatoria in Belgio pure sul sedile posteriore, per quanto Crack non si trovasse sul sedile posteriore, dato che la Lexus era un modello a due Toby Clements
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posti. I poliziotti alzarono lo sguardo, come cani che annusano l'aria. Chi poteva essere in giro alle tre del mattino e tanto riluttante ad avvicinarsi a un posto di blocco? Sicuramente gente che aveva qualcosa da nascondere. Emily diede gas, afferrò il cambio e girò la macchina su se stessa lasciando a terra strisce di copertone bruciato. Si diressero di nuovo a tutta velocità verso la stazione. Tenendosi aggrappato ai sostegni tanto che le nocche gli divennero bianche, Crack vide dal minuscolo vetro posteriore della Lexus le volanti che prendevano vita, a sirene spiegate e con i lampeggianti accesi. Emily svoltò bruscamente a destra, poi ancora a destra, e poi ancora a destra, tornando sulla Burgstraat e trovandosi immediatamente alle spalle delle macchine della polizia. Poi girò a destra ancora una volta, per seguirle fino alla prima svolta a destra che aveva fatto. Quando le macchine della polizia girarono a destra lei proseguì dritta, seminandole. "O santa madre!" mormorò Crack. "Niente male per una ragazza, non?"
18. Crack ed Emily avevano guidato per Dio sa quanto prima di trovare un McDonald's. Erano in molti a disprezzare questa catena di ristoranti fastfood, ma il professore non era dello stesso avviso. "Mi mangerei un cavallo," aveva borbottato mentre entravano dalle porte automatiche, che si erano aperte automaticamente al loro ingresso. "Oh, allora dovremo cercare un altro ristorante," aveva mormorato Emily in tono di scuse. "No, no, è solo un modo di dire. Una battuta. Non intendevo in senso letterale." "Oh, d'accordo. So già che me ne pentirò, ma adesso voglio che mi racconti tutto quello che sai sull'Ordine di Psion." James cominciò a parlare prima ancora che avessero ordinato il pranzo. Come al solito si sorprese nel constatare quanto poco la gente sapesse dell'Ordine di Psion. "L'Ordine è stato fondato intorno al tredicesimo secolo da una donna di nome Chrétien de Troyes, la quale..." "Chrétien è un nome maschile, non?" lo interruppe Emily. "Sì, esatto, Emily. Ma molte autrici si firmavano con pseudonimi. A dire Toby Clements
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la verità, gran parte degli autori che conosci come uomini in realtà erano donne." "Shakespeare?" "Si chiamava Judith." "Voltaire?" "Susan Voltaire." "Capisco. Geoffrey Chaucer?" "No, Chaucer era un uomo. Ha sposato Giovanna Boccaccia nel 1347." "Boccaccia? Pensavo fosse un tipo di pane." "Ti confondi con il bocadillo, che è invece un tipo di panino spagnolo farcito con formaggio o prosciutto. Queso o jamon. Per inciso, il suo nome deriva da Maria Bocadillo, autrice del Donna Chisciotte e in seguito andata sposa in Inghilterra al Duca di Sandwich, dal cui nome deriva..." "Torniamo per un momento all'Ordine di Psion..." Emily continuò a interrogare Crack mentre prendevano al banco il loro vassoio e trovavano un tavolo. L'Ordine di Psion custodiva molto bene i suoi segreti, spiegò il professore: ciascun membro li tramandava a sua figlia, o raramente a un figlio maschio, qualora non gli fosse toccata la benedizione del Femminino Sacro. La loro speranza era che in questo modo la produzione letteraria sarebbe andata migliorando, affinandosi a ogni nuova generazione. Emily aveva già quasi finito il suo Bic Mac, e Crack non era ancora arrivato al sugo di quella sua conferenza improvvisata. Buone queste patatine, pensava lei. L'orzata però non era un granché. Per un momento le venne da chiedersi perché non aveva svoltato a sinistra sulla Burgstraat. Perché non aveva scaricato l'americano all'Ambasciata? Per coincidenza, l'Ordine di Psion era l'argomento dell'ultimo manoscritto di James Crack, che in questo momento si trovava sulla scrivania del suo editor a New York. A parte lui, nessuno lo aveva ancora letto. Prima di partire per Bruxelles, Crack lo aveva consegnato alla casa editrice (dove lo veneravano come un dio) e ricordava con piacere quel colloquio. "James," gli aveva detto il suo editor, "finora le cose sono andate bene, ma questo non possiamo proprio pubblicarlo. È una teoria troppo strampalata. Hai una reputazione da difendere. Sei titolare della cattedra di studi para-letteral meta-simbolisti a Red Hot Chili Peppers, e che diamine! Pensi davvero che quello che hai scritto qui dentro sia credibile?" Toby Clements
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"Abbastanza da aver cercato almeno una parola-chiave su Internet e da avere telefonato per verifica alla madre di un mio amico," aveva risposto James con un sorriso misteriosamente tranquillo. "E poi, guarda qui." Dalla tasca aveva estratto un foglietto di carta mostrandogli un elenco di cinquanta volumi, tutti bestseller accademici, i cui titoli sembravano suffragare più o meno indirettamente la sua tesi. C'era persino un libro di Lord Tod Wadley, il famoso storico inglese, a ragione considerato un esperto nel campo del para-letteralismo. "Dunque non si tratta nemmeno di una teoria nuova?" aveva insistito quello. "Ti sei limitato a leggere un paio di questi testi? Ma, James, se tutti questi libri sono già stati scritti, chi comprerà il tuo? Voglio dire, alcuni di questi autori sono autentici pezzi da novanta. C'è persino Lord Tod Wadley." Crack aveva sorriso di nuovo. Era esattamente il tipo di reazione che si aspettava da un editor. Naturalmente anche lui come gli altri voleva che il segreto rimanesse tale: un segreto. "L'Ordine di Psion," si sentì dire a Emily, "risale a un'era molto più innocente, un tempo in cui gli autori scrivevano libri letti sia dagli uomini sia dalle donne. Alcuni di quei primi autori sono piuttosto oscuri, ma pensa a Dostoevskij. Pensa a Dickens. Pensa a Manzoni. Questi autori appartengono a una lunga tradizione secondo la quale esisterebbero alcuni interessi fondamentali comuni a entrambi i sessi, e di questo scrivevano. Tutti - uomini, donne e persino bambini - leggevano le loro opere. Era un universo ancora in equilibrio. Un uomo leggeva un libro, lo passava a sua moglie; lei lo leggeva, e lo passava al suo bambino, che lo leggeva e lo passava a sua moglie, o, qualora si trattasse di una bambina, a suo marito. E così via. Perché quei testi trattavano di problemi universali, senza tempo. Cose che interessavano alla generazione precedente quanto a quella successiva." Emily represse uno sbadiglio e diede un'occhiata all'orologio. Era sveglia da quasi venti ore e quella lezione era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. "Inoltre," proseguì James, "ognuno di questi autori imparava molto dai membri più anziani dell'Ordine di Psion, affinando il proprio stile e le proprie idee, così che ogni libro fosse migliore del precedente. La teoria era che in futuro qualcuno avrebbe scritto un libro tanto bello che nessuno avrebbe letto più nient'altro... mai più." Toby Clements
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"Ma," domandò Emily, leccandosi la punta delle dita, "se quello che dici è vero, gli editori non fallirebbero tutti?" "Esattamente, Emily. Riesci a immaginare un segreto più potente? E così un gruppo internazionale di editori costituì la Lega del Libro un'organizzazione segreta con sede nel paesino di Stevenage in Gran Bretagna, la terra di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda - per contrastare i progressi fatti dall'Ordine." James bevve un sorso di Coca-Cola. Emily aveva un'espressione sbigottita, quasi stupefatta. "Ma all'interno della Lega del Libro c'era un'ala ancora più estremista, il Gruppo di Sexgratings, la cui sede centrale si trovava nei dintorni di Milano, in Italia, e che era determinato non solo a sradicare l'Ordine per sempre ma anche a dividere uomini e donne per meglio conseguire i propri scopi demoniaci. Questo gruppo, un ramo del quale si trova sorprendentemente proprio qui, a Bruxelles, capì che poteva raddoppiare i propri profitti costringendo gli autori a scrivere libri destinati solo agli uomini, o solo alle donne, oppure ancora solo ai bambini. In questo modo gli uomini avrebbero comprato libri che nessuna donna avrebbe voluto leggere, ambientati nel mondo del crimine, pieni di violenza e trasudanti di testosterone, mentre le donne avrebbero comprato libri che nessun uomo avrebbe letto, perché parlavano di disposizioni floreali o dell'esperienza della femminilità, cose di cui ai maschi non frega un tubo." "Dunque si tratta di un complotto?" "Sono felice che tu mi abbia fatto questa domanda, Emily. Alcuni lo definiscono un complotto, è vero. Altri lo definiscono una cospirazione. La Lega ha addirittura assoldato una donna di nome Virginia Woolf per scrivere un libro intitolato Orlando, le cui pagine grondano più sangue di qualsiasi altro volume nella storia della letteratura." "Come è possibile?" "Quel libro ha separato per sempre i sessi. Ciascuno dei due viene descritto in modo talmente raccapricciante che un numero incalcolabile di donne è stato torturato a morte, mentre migliaia di uomini sono stati avvelenati con il tè dalle proprie mogli che fino a un attimo prima li amavano." "Ma ci saranno pur state anche prima delle donne che scrivevano per un pubblico femminile? Che mi dici della poetessa di Lesbo?" "Lesbo? Ettore Lesbo era un uomo." Toby Clements
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"Mon Dieu!" esclamò Emily, sobbalzando e portandosi la mano alla bocca. Il professor Crack era abituato a simili espressioni di sorpresa. Aveva tenuto lezioni su quell'argomento a gruppi di studenti in tutto il mondo e perfino nelle carceri (solo una piccola parte del suo impegno solidaristico). All'inizio molti dei detenuti avevano manifestato un certo scetticismo, ma dopo aver frequentato uno dei suoi corsi di para-letteral-logicismo, persino i criminali più incalliti avevano cambiato vita per condurre un'esistenza piena e appagante, compresi quelli nel braccio della morte. Crack si riscosse, tornando al qui e ora. Emily lo stava chiamando. La sua crostata di mele - Avvertenza: il ripieno è bollente - era finita, e aveva già bevuto metà del suo frullato di fragole. Fast-food di nome e di fatto, pensò Crack. Emily aveva in mano la chiave che avevano trovato in biblioteca dentro a Il mandolino del capitano Coretti. "Jim! Guarda! Sta succedendo qualcosa!" Crack prese la chiave e ne studiò attentamente la targhetta. Ancora una volta si trovò a bocca spalancata. Emily aveva rovesciato qualche goccia di ketchup sul suo lato intonso, che ora intonso non era più. L'acido contenuto nella salsa doveva aver prodotto una reazione con qualcosa sulla carta, dove ora cominciavano ad apparire dei pallidi segni. Era possibile che Cordon Sanitaire avesse usato inchiostro invisibile? "Ti è avanzato del ketchup?" chiese Crack. Emily gli passò il resto della bustina e lui lo spalmò sull'etichetta. Alla luce violenta del neon del fastfood, apparvero dei caratteri sottili, che si andarono trasformando da strani segni senza senso in lettere e poi infine in un testo di tre righe. Era un indirizzo di Bruxelles: "Piazza dell'Atomium, Boulevard du Centenaire, 1020 Bruxelles".
19. Il capitano Taureau del Toutes Directions Bureau de la Cage Aux Folles di Bruxelles era in piedi spalla a spalla con il suo tenente in cima a una collinetta erbosa, da qualche parte a est della città. La campagna era percorsa da una brezza rigida che gli gettava in faccia una pioggerellina insistente. Dalla sua posizione vedeva all'orizzonte le luci della città colorare di arancione il cielo notturno. Erano le quattro e mezza, ma non era una notte silenziosa. Dietro di lui erano parcheggiate circa quindici Toby Clements
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volanti della polizia, con i lampeggianti che giravano lentamente; gli agenti si erano raccolti in piccoli gruppi a fumare in attesa di nuovi ordini. Sopra la sua testa ronzavano due elicotteri, i cui fari illuminavano ampi tratti delle pozze circolari e delle zone di deflusso. Si trovavano di fronte alla discarica del sistema fognario della città di Bruxelles. Avevano seguito la trasmittente dalla Grande Bibliothèque fino a lì, quindici miglia a est a volo d'uccello, e tutto per niente. Il tenente Dijon aveva ancora gli occhi fissi sul monitor del portatile. "Si trova in quella pozza laggiù, a sinistra." Un odore mefitico ammorbava l'aria. Taureau emise uno sbuffo taurino di disgusto. "Non si preoccupi, Capitarne. Non è la fine del mondo. Possiamo ancora trovarlo. I posti di blocco..." "Al diavolo i posti di blocco, Dijon. Voglio quel bastardo una volta per tutte." In quel preciso momento un altro agente urlò dalla sua macchina. Era in collegamento radio. "Capitaine! Capitaine! È l'Interpol. Crack è stato avvistato in un McDonald's sulla Schaerbeek. Pare che con lui ci sia anche l'agente Raquin." "Raquin! Quella cagna! Cosa ci fa insieme a quell'uomo?" "Mangia un Big Mac, pare, con patatine fritte e crostata di mele. Stiamo ancora lavorando all'identità delle bevande." "Non importa, lo sapremo presto. Muoviamoci." Gli elicotteri si allontanarono, il clangore dei rotori alto nel cielo e i fari temporaneamente spenti mentre si dirigevano verso la città. A terra Taureau e la sua carovana motorizzata si misero in marcia accelerando verso la tangenziale. Avrebbero trovato James Crack e gli avrebbero fatto un culo così.
20. Il rumore di un elicottero svegliò Ermellinos nella sua cella di Rue Jeanne. Albeggiava appena. Aveva deciso di coricarsi senza togliere i pantaloni di lana grezza, un chiaro segno che aveva bisogno di mortificare la sua carne anche più del solito. Il dolore bruciante al perineo e alle spalle lo riscosse bruscamente, riportandolo all'istante a ciò che lo angustiava. Toby Clements
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Era venuto meno alla missione affidatagli dal Grande Puffo. In circostanze estreme, i membri di grado inferiore della Lega, per procurarsi ulteriore disagio, erano autorizzati a indossare la cravatta stringendone il nodo fino a ostacolare la respirazione. Ermellinos strinse la sua cravatta quanto poté, sentendosi avvampare le guance, gonfiare il collo e pulsare pericolosamente le tempie. Per colazione si concesse un quarto di arancia. Dopo cinque minuti di quell'estrema mortificazione corporale, Ermellinos allentò il nodo della cravatta, pochi secondi prima di perdere conoscenza. Il suicidio non era ammesso ai membri della Lega. Prese il telefono con mano tremante e digitò il numero. Ancora una volta la risposta venne prima del secondo squillo. "Pronto?" "Grande Puffo?" "In persona." "Grande Puffo: sono venuto meno al mio compito. Tutto è perduto." Ermellinos raccontò gli eventi della notte, spiegando come avesse trovato il "cuscino per scoregge" e fosse stato costretto a uccidere la bibliotecaria. "Ti arrendi troppo in fretta, Ermellinos. La tua fede non è abbastanza salda. Sembra che Cordon Sanitaire, il Gran Maestro, abbia lasciato indizi sull'ubicazione della Mure de Patirne, la leggendaria chiave di volta." Una sensazione di sollievo corse lungo le vene di Ermellinos. Grande era il potere della Lega nel venire a conoscenza di queste cose. Il Grande Puffo gli disse che avrebbe richiamato appena ne avesse saputo di più. La dedizione di quell'uomo ispirava all'ermellino un autentico timore reverenziale. E tuttavia qualcosa ancora lo sconcertava. "Grande Puffo, qualcosa mi sconcerta." "Parla, figliolo." "Grande Puffo, quando adoperate il termine leggendario' in riferimento alla leggendaria chiave di volta, che cosa intendete esattamente? Volete dire che la chiave di volta esiste soltanto nella leggenda? Oppure fate uso del termine nella stessa accezione che utilizzerebbe un cronista sportivo, descrivendo, per esempio, un calciatore leggendario?" Dall'altra parte della linea si sentì un sospiro, poi un tramestio, e infine cadde la comunicazione. Il Grande Puffo gli aveva chiuso il telefono in faccia. Ermellinos tirò le bretelle fino a imperlarsi di sudore.
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21. Intorno a loro, la città cominciava a risvegliarsi. Le strade venivano pulite, il latte veniva consegnato, uomini e donne approntavano le proprie bancarelle al mercato, i tram si riempivano dei primi pendolari. Una vista familiare e confortante agli occhi di Emily Raquin, mentre guidava la Lexus in direzione nord, seguendo le indicazioni per Heysel. Nel sedile foderato in pelle accanto lei, James Crack, l'aspetto stanco ma la mente ancora lucida, continuava a raccontarle tutto ciò che sapeva dell'Ordine di Psion. La donna avrebbe in parte desiderato che la finisse, anche se ciò che diceva era stranamente affascinante, per quanto del tutto inverosimile. "A ogni generazione, solo quattro uomini o donne conoscono esattamente il segreto dell'Ordine di Psion - i tre vacherins e il Gran Maestro." "Ma qual è il segreto?" chiese Emily. "Nessuno lo sa, tranne quei quattro, ovviamente, altrimenti non sarebbe un segreto, ma alcuni studiosi ritengono che i fondatori dell'Ordine..." "Chrétien de Troyes?" "Sì, e Tommasina d'Aquino..." "Tommasina?" "Sì. Ricordi il Femminino Sacro? Te ne ho parlato al McDonald's poco fa. Donne che fingono di essere uomini..." Emily annuì, sebbene in realtà non le andasse di ripensare troppo a quella conversazione tenuta al McDonald's. Il suo Happy Meal continuava a riproporsi. "Comunque," proseguì Crack, "alcuni studiosi ritengono che l'Ordine stesse lavorando al più grande libro mai scritto. Molti sono concordi nel ritenere che gli ingredienti segreti del testo - costituzione dei personaggi, trama, ambientazione e così via, quello che i para-letteralisti chiamano il codice Stravinci - siano racchiusi nella cosiddetta Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta." "La Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta?" "Sì. L'etimologia del termine è decisamente complessa. Letteralmente significa 'mora del palmo'. Nessun altro tranne i quattro sa che aspetto abbia o se esista davvero." Emily parcheggiò la macchina sul lato della strada e si slacciò la cintura di sicurezza. "Questa è Piazza dell'Atomium" si limitò a dire. Si trattava di un ampio spazio erboso, attraversato da sentieri di ghiaia e costeggiato di piante. Avevano parcheggiato accanto a un campo da Toby Clements
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squash. Crack si issò maldestramente fuori dal finestrino della macchina, sbattendo la testa sul tettuccio. Bravo, pensò Jim, bella mossa. Per un istante rimasero in piedi accanto alla macchina, domandandosi cosa diavolo fare. Emily si tolse la chiave di tasca. La girò e ne studiò ancora una volta la targhetta. "Una chiave per dominarli tutti," mormorò. "Cosa?" "Niente. La targhetta non dice altro. Solo questo indirizzo." "Dobbiamo scoprire che cosa apre. Tu vai da quella parte, io dall'altra. Ci incontreremo sul lato opposto della piazza, dietro quell'affare laggiù." "Ok" disse Emily, fiduciosa nel suo piano. Dieci minuti più tardi, non avevano fatto alcun progresso. Nessuno dei due aveva trovato una porta con una serratura che sembrasse corrispondere alla chiave. Fu allora che Crack alzò lo sguardo e notò, nel bel mezzo della piazza, a circa cinquanta metri da loro, il modello di un atomo, costruito in ferro con un rivestimento di alluminio e ingrandito centocinquanta miliardi di volte, tanto da raggiungere un'altezza di centodue metri. Un inatteso bagliore gli si accese negli occhi. "Emily, guarda!" La bibliotecnica fece un balzo all'indietro, esterrefatta. "Mon Dieu! Un atomo!" Afferrandole la mano, Crack condusse Emily verso la struttura. Osservandolo meglio si accorsero che si trattava di un edificio, con una sorta di centro turistico alla base. All'ingresso c'erano grandi porte in vetro di sicurezza con lunghe maniglie verticali cromate, ma senza serrature. Alla sinistra dell'ingresso, ancora chiuso a quell'ora del mattino, c'era un citofono con una griglia di ferro. Accanto alla griglia, un piccolo pulsante. Sotto il pulsante Crack lesse la scritta: Poussez. "Poussin era uno dei pittori preferiti di mio nipote," affermò Emily. Crack si sentì stringere la gola. L'Atomium era stato costruito sul sito di un antico tempio celtico a Otis, il dio del sole, una divinità che i celti vedevano di rado, e questo era il motivo della sua forma inconsueta, ispirata approssimativamente a quella di un atomo, ma con una base molto più larga. La struttura in realtà avrebbe dovuto rappresentare Iside che allatta Horus, un figlio di cui la dea non poteva che dirsi orgogliosa, vista la fortunata modalità del suo concepimento. Toby Clements
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Crack spinse il pulsante. Nessuna risposta. Tentò di nuovo. Ancora nessuna risposta. Stava per rinunciare quando dalla griglia del citofono uscì una voce stranamente metallica. "Oui?" Il professore parlava correntemente quindici lingue, ma non padroneggiava ancora appieno il francese; così si fece da parte, e lasciò che la sua compagna scambiasse alcune frasi rapide e persuasive con la griglia del citofono. Un minuto più tardi si sentì un ronzio ed Emily spinse la soglia dell'ingresso. Istantaneamente la porta si aprì, come girando sui cardini. Entrarono.
22. Si trovavano in un atrio pavimentato in marmo. Intorno a loro c'erano alcune cabine con sportelli di vetro, dei portacenere a stelo e cartelli che illustravano il costo dei biglietti d'ingresso. Crack sentiva un rumore insistente, come se qualcuno stesse cercando di attirare la loro attenzione bussando con le nocche contro una lastra di vetro. Poi, dietro il vetro oscurato di una delle cabine, notò una sagoma seminascosta nell'ombra che bussava con le nocche contro la lastra di vetro. "Emily," disse Crack, indicandogliela con un dito. Si avvicinarono alla cabina. Un vecchio rugoso, con il volto fittamente ricoperto di verruche che lo facevano assomigliare a un grosso rospo, li fissava come un rettile dal terrario di uno zoo. Aveva gli occhi sporgenti e resi lattiginosi dal leucoma. Indossava un abito blu notte di tessuto lucido e cangiante, con una generosa spolverata di forfora sulle spalle, una più bassa dell'altra di almeno dieci centimetri. Portava una cravatta sottile, chiusa alla gola da un'aquila d'argento. Una voluta di fumo grigiastro saliva da una sigaretta posata in un portacenere accanto a lui. L'uomo scrutava Emily con lo sguardo di un macellaio che esamina un vitello maremmano. "Davvero lei è la zia di Cordon Sanitaire?" gracchiò, la voce resa fessa da una vita di tabagismo. "Sembra così giovane." Pronunciò quest'ultima parola strascinandone le vocali fino a renderla oscena. Crack serrò involontariamente i pugni. Lascia perdere, Jim, lascia perdere. Emily sa cavarsela da sola. "Oui, era mio nipote." Toby Clements
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"Mi chiamo Boris Cheval. Io e Cordon ci incontriamo ogni settimana per una partita di squash. Vinco sempre io. Cordon è una femminuccia." Crack non poté sopportare oltre. Fece un passo verso lo sportello di vetro, escludendo temporaneamente Emily dalla conversazione. La sua voce, che qualcuno aveva paragonato alla cioccolata fusa, si fece dura e tagliente. "Credo che lei intenda dire che incontrava Cordon Sanitaire per una partita di squash," ringhiò. "Credo intenda dire che vinceva sempre lei e che Cordon era una femminuccia. Il vecchio è morto." "Morto?" Cheval volse di nuovo lo sguardo a Emily. "Ma è impossibile. Avevamo un appuntamento. Ho già prenotato il campo. E le prenotazioni non sono risarcibili." Prese un fazzoletto sudicio dalla tasca e si asciugò la fronte verrucosa. "Comunque, cosa ci fate qui?" domandò. "Abbiamo una chiave. La targhetta riporta questo indirizzo. Speravamo che lei fosse in grado di dirmi cosa apre." Emily sollevò la chiave per mostrargliela. Cheval sorrise, poi si ritrasse nella sua cabina, fuori dalla luce diretta. Rimase visibile solo il bagliore dei suoi occhi. "Cordon non le ha mai parlato di me? Di come lo batto sempre a squash?" Prima che Emily avesse il tempo di rispondere, Cheval piegò improvvisamente avanti il busto e scoppiò a piangere. "Mio Dio! Cordon! Morto! Non riesco a crederci. Eravamo come fratelli." Singhiozzò per un minuto buono. L'espressione di Emily era scettica. "Posso offrirle dei soldi se mi dice della chiave," propose. Cheval smise di piangere all'istante. Strinse un occhio in una smorfia grottesca, scrutando Emily. "Quanto?" "Cinquanta euro." "Cinquanta euro non bastano nemmeno a risarcirmi del denaro che ho perso prenotando il campo da squash. Facciamo sessanta e vi mostro la serratura." Emily sostenne il suo sguardo ammiccante per un imbarazzante secondo prima di annuire. "Però dovete comprare i biglietti d'ingresso per l'Atomium. Altrimenti non posso lasciarvi entrare. Vi consiglierei la visita completa, è di sicuro la Toby Clements
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migliore." "Quanto costa?" "Trenta euro." "A testa?" "A testa." Emily guardò Crack e si strinse nelle spalle con aria di scuse. L'americano si infilò la mano in tasca e ne trasse il portafogli. Produsse una mazzetta di banconote, ne contò tre da venti e le passò a Cheval. L'uomo le annusò tre volte prima di cacciarle nel taschino della camicia. Scivolò giù dal suo sedile e sparì all'interno dell'edificio. Crack sentì nuovamente l'inquietudine crescere dentro. Perché diavolo il vecchio ci metteva tanto? In quel momento si aprì una porta nella parete e fece capolino la figura tarchiata, gobba e con un piede equino di Cheval, che prese a gesticolare verso di loro. "I soldi?" "Altri soldi?" "I primi sessanta erano per la visita. Altri sessanta per le informazioni sulla chiave." "Aspetta un momento, maledetto usuraio europeo!" "James!" Emily lo placò ponendogli una mano sulla spalla. Era la prima volta dal loro incontro che lo toccava, e l'effetto fu immediato. Crack tolse altre tre banconote da venti dal portafogli e le passò al vecchio. Di nuovo Cheval le annusò - una vista disgustosa - e se le mise in tasca. "Seguitemi," disse, girando i tacchi e facendo strada nel ventre dell'edificio. Era sorprendentemente svelto per un uomo così deforme. Li condusse lungo una serie di corridoi fino a una fila di armadietti di ferro, del tipo che si trova nelle scuole e nelle palestre. Indicò loro il numero sei, lo stesso del famoso Mentre morivo di William Faulkner, un autore che né Emily, né Crack, né Cheval, né Sanitaire avevano mai letto, che dice soltanto: "Mia madre è un pesce". "Questo è - o dovrei dire era, non? - l'armadietto di Cordon. Glielo affittavo per tenerci la sua roba da squash. È in ritardo con i pagamenti, a proposito. Tre settimane, venti euro a settimana." Questa volta Crack non perse tempo a discutere. Passò a Cheval altre tre banconote da venti. Di nuovo Cheval le annusò prima di farle sparire. Crack aveva altro per la testa. Sentiva il cuore battergli più in fretta. Poteva essere questo il luogo dov'era custodita la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta? In un armadietto del personale del museo? Toby Clements
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Emily sembrava provare la medesima agitazione. Stava ferma lì davanti a fissare lo sportello graffiato dell'armadietto di ferro. "Proviamo la chiave," sussurrò Crack, con la voce arrochita dalla tensione. Nella mano di Emily la chiave era diventata improvvisamente pesante, ma entrò perfettamente nella serratura. La girò in senso orario. Non accadde nulla. Crack cominciò a sudare. "Prova dall'altra parte," disse. Lei girò la chiave in senso antiorario e all'istante i congegni della serratura si allinearono. Lo sportello si aprì girando su cardini arrugginiti.
23. Il capitano George Taureau, come gran parte dei belgi, non amava gli immigrati. Le sue opinioni in merito erano ben note, visto che non si peritava di esprimerle spesso e risolutamente. In quel momento si trovava fuori dal McDonald's lasciato da James Crack ed Emily Raquin meno di un'ora prima, e fissava con sguardo duro il ragazzo che aveva servito loro i rispettivi Happy Meal. Taureau era tentato di prendere il ragazzo - la targhetta sull'uniforme diceva solo "Iqbal" - e farlo deportare all'istante. Iqbal, sempre che quello fosse il suo vero nome, non era riuscito a fornire alcuna informazione escluso l'elenco di ciò che i due avevano mangiato e quanto avevano pagato. Taureau stava per andarsene quando il ragazzo parlò di nuovo. "Figata di macchina, però." Taureau si girò sui tacchi. Dopo che ebbe spremuto anche i minimi dettagli dall'immigrato ingobbito dal terrore, corse di nuovo in macchina e ordinò a Dijon di diffondere a tutti i posti di polizia una descrizione della Lexus rossa. Non poteva esserci nessun'altra macchina simile in tutta Bruxelles e, considerata la salda rete di informatori e spie di cui disponeva la polizia, era certo di raggiungere Crack e Raquin nel giro di pochi minuti. Taureau si strinse con due dita il dorso del naso e strizzò gli occhi. Era sveglio dalla mattina prima e cominciava ad accusare la stanchezza. All'inizio di quell'indagine per un attimo aveva contemplato l'ipotesi che James Crack potesse anche essere innocente di quel delitto. Forzando un po' i fatti si poteva sostenere che l'americano avesse ucciso Toby Clements
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Sanitaire e fosse riuscito a rientrare poi in albergo senza farsi notare; ma non poteva essere responsabile della morte degli altri tre topi di biblioteca. Negli orari indicati per i decessi il professore era impegnato in una delle sue conferenze davanti a un pubblico numerosissimo alla Vrije Universiteit: un alibi di ferro. La sua latitanza non aveva quindi alcun senso. Doveva essere stato per qualcosa che Emily Raquin gli aveva detto. Taureau stava per ordinare a Vitel Tonné di riportarli alla Grande Bibliothèque quando la radio dell'auto - sintonizzata sul canale della polizia - prese improvvisamente vita. La sicurezza all'Atomium aveva appena contattato l'Interpol. All'interno dell'edificio si trovavano un uomo e una donna che corrispondevano alla descrizione di Crack e Raquin diffusa dalle forze dell'ordine. "Muoviamoci!" sbraitò Taureau. Si sentirono sbattere una serie di portiere. Le sirene ripresero il loro lamento minaccioso e i motori delle volanti ruggirono. Il convoglio si rimise in moto, facendo stridere gli pneumatici in direzione nord-est, verso Heysel. Nella macchina in testa al convoglio, il capitano Taureau aprì il cellulare e digitò un numero. Questa volta li aveva in pugno. Questa volta non avrebbe commesso errori.
*** Due minuti più tardi, in un ufficio di Milano dalle pareti ricoperte di libri, un uomo appese il ricevitore del telefono con un sospiro. Per un secondo rimase in piedi davanti a una postazione piena di computer sofisticati; poi cominciò a inserire una lunga serie di numeri a sette cifre. Un leggero ronzio annunciò che il programma si era avviato; l'uomo si sedette e afferrò un joystick a controllo duale. Il monitor prese vita davanti a lui. Era l'immagine di una camera da letto. L'uomo spinse il joystick in avanti. L'immagine cambiò. Un cuscino. Poi lo tirò verso di sé, e l'immagine cambiò di nuovo. Un soffitto decorato a stucco. L'uomo si lasciò sfuggire un grugnito di soddisfazione.
24. Nell'armadietto, sotto un groviglio di abiti sportivi e una vecchissima Toby Clements
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racchetta da squash Dunlop Pro, c'era una cassetta di metallo grigio. Crack la prese. Era sorprendentemente pesante e - aspetta, cos'era questo rumore"? Un gorgoglio come di qualcosa di liquido. Che contenesse una bottiglia? Di nuovo agitò la cassetta. Non c'erano dubbi, doveva esserci una bottiglia all'interno. Depositò delicatamente la cassetta sulla panca e si piegò per esaminarla meglio. Aveva una piccola maniglia cromata sul lato superiore ed esattamente otto angoli arrotondati. Invece di un lucchetto la cassetta era chiusa da un congegno a combinazione. Quattro anelli con incisi i numeri da zero a nove. "Mio Dio!" esclamò Emily da sopra la sua spalla. "Le combinazioni possibili sono infinite. O quasi. Quantomeno novemilanovecentonovantanove." "Da dove cominciamo?" Erano arrivati a 2815 quando la pressione nell'aria del corridoio sembrò mutare. Era il battito dei rotori degli elicotteri sopra l'Atomium. Un secondo più tardi sentirono l'eco distante di un suono che li agghiacciò: sirene della polizia. "La polizia!" Emily guardò Cheval. "Dobbiamo andarcene di qui prima che circondino l'edificio." Boris Cheval - davvero repellente, persino per un europeo, pensò James - spinse in fuori il grosso labbro inferiore e si scrollò nelle spalle con indifferenza sgarbata. "Impossibile," sputò fuori. "C'è un solo ingresso. A meno che..." "A meno che cosa?" "Potreste passare dal parcheggio sotterraneo." Emily si volse al professore. "Ma la mia macchina? Come faccio a raggiungerla?" Raggiungerla? La sua macchina era una "lei"? pensò Crack. Un altro esempio di Sacro Femminino? "Potreste - ahem - comprare la mia," suggerì loro Cheval, stringendo di nuovo un occhio tra le palpebre e fissandoli con sguardo ripugnante. "È nel parcheggio. Bollo e assicurazione perfettamente in ordine. Solo duemila euro." "Senta, non disponiamo di una somma del genere in contanti..." cominciò a obiettare Crack. Toby Clements
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Emily lo interruppe. "Accetta cortes de crédit? Un pagamento con carta di credito?" "Mais bien sur. Se aggiungete duecento euro extra, più altri trenta per la benzina. Ho fatto il pieno questa mattina." "La prendiamo!" gridò Emily. "James? Per favore? Paga quest'uomo." Crack alzò le sopracciglia. Qui siamo ricascati in pieno Piano Marshall, pensò. All'istante Cheval tolse dalla cintura dove l'aveva appeso un lettore di carte di credito che James non aveva notato e, presa la carta che l'americano gli allungava, la inserì nell'apparecchio. "Il suo numero di PIN?" Crack seppe all'instante che aveva una sola possibilità. Se sbagli questo numero le conseguenze saranno catastrofiche. Le sue dita esitarono sopra la tastiera. Cominciò a sudare. Rifletti, James! Qual è il tuo numero di PIN? Poi, nel giro di un secondo, un lampo di genio. Il suo numero di PIN era... il suo numero di PIN! Sembrava così facile. All'instante digitò quattro cifre sull'apparecchio e lo ripassò a Cheval. L'orrendo omuncolo schiacciò un paio di altri pulsanti, attese per un momento, poi annuì. Un piccolo rotolo di carta - molto appropriato, considerò James, pensando ai Rotoli del Mar Morto, rinvenuti negli anni cinquanta, oppure a quegli altri, scoperti poco prima, i Rotoli Copti - uscì dalla fessura sopra l'apparecchio. Cheval lo strappò e lo diede a James Crack restituendogli la carta di credito. "La macchina è vostra, ma più avanti sarà necessario sistemare i documenti. Vuole per favore lasciarmi un indirizzo? E magari anche un po' di soldi per le spese di spedizione?"
25. Scesero al parcheggio con un piccolo ascensore dalle pareti di metallo, e trovarono la macchina che li aspettava: una Fiat Multipla. La carrozzeria era verniciata di una strana sfumatura di giallo - un cromatismo che agli occhi di Crack risvegliò immediate risonanze con l'arte precristiana. Cheval mostrò loro l'interno dell'abitacolo, informandoli delle peculiarità e dei capricci della vettura. Nel frattempo Emily era rimasta un po' in disparte, tenendo nella mano sinistra la cassetta del nipote e facendo girare gli anelli della combinazione con il polpastrello del pollice destro. Toby Clements
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"Muoviti, James!" disse. "Non abbiamo tutta la giornata!" James familiarizzò all'instante con i comandi dell'auto. Alla fine furono pronti. Lui sedette al volante, lei al posto del passeggero con la cassetta in grembo. Cheval stava ancora ricontando i soldi quando James inserì la retro e uscì dallo spazio riservato al custode dell'Atomium. Un'abile manovra del volante e si trovarono di fronte la rampa di uscita. "Bonne chance!" gridò Cheval dietro di loro. "Abbiatene cura e vi durerà per anni e anni." Attesero che si alzasse la sbarra e poi si misero in moto: James inserì la prima, poi la seconda e infine la terza. In cima alla rampa c'era una macchina della polizia. Un agente era seduto al posto di guida, mentre il suo compagno urinava rumorosamente contro una ringhiera di ferro sul lato della strada. Un lungo rivolo scuro correva lungo la rampa verso di loro. James mise in folle la Fiat. Il poliziotto seduto al volante scese rapidamente dall'auto indossando il chepì. Emily si nascose in fretta sotto una coperta grigia. L'agente Roegier Van der Plancke della TDBCFB ne aveva viste di tutti colori. Era di servizio da otto settimane di seguito. Per tutto quel periodo non aveva avuto un momento di riposo. Era esausto. Aveva gli occhi piccoli, stretti, cisposi e sprofondati nel volto. I baffi erano cosparsi di gocce di un qualche liquido. Si piegò sul busto per guardare Crack attraverso il finestrino. "Stiamo cercando un americano e una donna," disse, la voce arrochita dal vino rosso e il fiato ammorbato dall'aglio fritto. "Erano nell'Atomium. Li ha visti?" Ci fu una pausa carica di tensione. Crack si sentiva lo sguardo calamitato inesorabilmente verso il sedile accanto al suo, dove Emily stava nascosta sotto la coperta. Senza dubbio l'uomo avrebbe intuito che quell'attraente protuberanza era in realtà una donna? Crack cominciò a sudare, poi riuscì a rispondere. "Non." Chissà se con la mia pronuncia sono riuscito a trarlo in inganno, si chiese. Di colpo il poliziotto si raddrizzò. Le sue dita si attardarono per un momento sul cuoio scuro e lucido della fondina, già sganciata perché la sua lucente e maschia pistola fosse pronta all'uso. Fuori dal raggio visivo di Crack una ricetrasmittente produsse un rumore Toby Clements
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di elettricità statica. Il poliziotto parlò nel microfono: "Capitarne Taureau?" Un'altra scarica di elettricità. Poi una risposta. A Crack parve di riconoscere la voce del tenente Dijon. "Non c'è! Sta facendo una telefonata molto importante." "D'accordo. Va bene. Allora lascia perdere." Il poliziotto si piegò di nuovo a scrutare l'interno dell'abitacolo, la visiera del chepì appoggiata al telaio della portiera. Fissò Crack con uno sguardo indagatore. "Va bene, lei può andare. Ma non si metta nei guai, capito?" Crack si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, alzò il finestrino e inserì la prima. Si allontanò lentamente, cercando di non tradire la fretta e, gettando di tanto in tanto un'occhiata alla macchina della polizia dallo specchietto retrovisore. In che razza di guaio sono andato a cacciarmi? pensò. Ti prego, Dio, solo per questa volta, fa' che non mi inseguano a sirene spiegate e sparando all'impazzata. Da sotto la coperta, Emily borbottava: "Duemilanovecentoventidue..." Guidarono in silenzio, eccezion fatta per il mantra matematico di Emily. Raggiunta una rotonda, e in mancanza di una destinazione specifica, Crack mantenne la rotta, girando intorno alla rotonda finché venti minuti più tardi cominciò a girargli anche la testa e sul cruscotto della Multipla si accese la spia della benzina. "Continuo a chiedermi perché tuo nipote abbia organizzato una coreografia tanto bizzarra prima di morire," disse Crack mentre erano fermi a una stazione di servizio per riempire di benzina verde il serbatoio dell'auto. "Davvero?" disse Emily, distrattamente. "Già, voglio dire, deve esserci qualcosa di più della sola indicazione che la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, era nel suo armadietto da squash. Altrimenti avrebbe potuto lasciarti un messaggio sulla segreteria. E se la scena del delitto non ha un significato più vasto allora non stiamo facendo altro che seguire una serie di indizi sequenziali." "Mmm. Potrebbe anche darsi." Pagato il pieno, Crack risalì in macchina. A quel punto Emily era arrivata a novemilanovecentonovantotto. Trionfante, sollevò la cassetta mettendogliela davanti, gli occhi illuminati dalla luce della scoperta. "James, com'è strana la vita," disse, facendo girare di una tacca l'ultimo anello e sentendo lo scatto di apertura del meccanismo. Toby Clements
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Crack fece un fischio tra i denti. "Astuta vecchia canaglia," borbottò. "Novemilanovecentonovantanove. Tutti nove." Facile. Se conosci già la soluzione. "James," disse Emily, "sono nervosa. Se qui dentro ci fosse davvero la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta?" Crack sentì montare dentro di sé un'ondata di tensione. Ci aveva pensato anche lui. "C'è un solo modo di scoprirlo." Emily annuì in silenzio e si rimise la cassetta in grembo. Lentamente ne alzò il coperchio. All'interno si trovavano un grosso libro rilegato in pelle e una mezza bottiglia di Bordeaux inacidito.
26. Quando James l'ebbe preso in mano, il libro gli sembrò diverso da qualsiasi cosa avesse mai visto prima. La rilegatura era di comune pelle rossa, ma sulla superficie ruvida non c'era un titolo o qualche altra informazione - nemmeno un codice ISBN! La carta in mezzo alle copertine era di qualità insolita e diversa da pagina a pagina, alcune molto sottili - come carta da sigarette o pagine strappate da una Bibbia a buon mercato - mentre altre erano spesse e quasi trasudavano cellulosa, tanto da rendere impossibile dimenticare che la carta proviene da polpa di legno. Anche la scrittura era inconsueta. Una parte non corrispondeva all'altra. Ogni pagina era diversa. La prima era scritta con una calligrafia faticosa, mentre le pagine verso la fine avevano i caratteri male allineati, come battuti a macchina su una vecchia Smith Corona. Nel mezzo, alcune erano scritte con penna d'oca e inchiostro, altre a biro. L'ultima pagina era stampata al computer. Sembrava anche che le pagine fossero state aggiunte un po' per volta, non raccolte insieme e rilegate nello stesso momento. Anche la lingua era strana, come se - ma era davvero possibile? - il libro non fosse stato scritto in americano. Nella memoria erudita di Crack un ricordo si fece faticosamente largo. "James?" domandò Emily, perplessa. "È la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta?" "Non so cosa sia, Emily," rispose lui, "quantomeno, non posso esserne certo. Ho sentito parlare di cose del genere, ma non ne avevo mai vista una prima. Non sapevo ne esistessero ancora." "Di cosa si tratta?" "Si chiama Toby Clements
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'prolyx'." "Prolasso?" "No. 'Prolyx'. Viene dal latino. È un trucco diabolicamente astuto originariamente sviluppato dai cinesi della dinastia Amoy - meglio nota per l'invenzione degli spaghetti di riso morbidi che possono venire cucinati direttamente nel wok - per tramandare le formule dei fuochi d'artificio." "Ma come?" "All'apparenza è semplice. Il maestro progettatore dei fuochi d'artificio ne scriveva la formula, e poi il suo schiavo la inseriva in un libro con tutte le altre che il maestro desiderava conservare. Dopodiché, lo schiavo veniva messo a morte nel modo più raccapricciante che si possa immaginare." Capisco. "E tuttavia queste non sembrano formule di fuochi d'artificio," proseguì lui, "in più il testo non è scritto in cinese, quindi penso si possa affermare che si tratta di qualcos'altro, di una variazione." Girando il prolyx tra le mani e sfogliandone le pagine ruvide, James si andava convincendo sempre più che non era quello il codice Stravinci, o quantomeno che se si trattava del doveva essere stato scritto a sua volta in codice. Per decifrarlo avrebbero avuto bisogno di aiuto. Ma, ancora una volta, da dove cominciare? Le informazioni potevano nascondersi dovunque all'interno del prolyx, magari in una sola frase, oppure potevano essere state sparpagliate all'interno del libro - una parola qui e un'altra là. L'ordine delle pagine era spesso la chiave dell'enigma, ma talvolta la chiave veniva trascritta su un testo indipendente, in modo da poter essere inviata separatamente al mittente desiderato, al quale poi il prolyx veniva consegnato solo una volta avuta conferma dell'arrivo della chiave. 0 viceversa. Per quanto dotato come para-letteralista, senza sapere cosa stava cercando James Crack non poteva trovare la soluzione dell'enigma. Eppure Cordon Sanitaire lo aveva lasciato a Emily. Perché? Cosa stava cercando di dirle quel vecchio caprone? E cosa le stava nascondendo? Girando la chiave dell'accensione Crack rimise in moto la Multipla e si avviò lungo la rampa di raccordo. Davanti a lui si stendeva l'autostrada che li avrebbe portati a sud, verso il Lussemburgo. "Abbiamo bisogno di aiuto, Emily." "Chi potrebbe aiutarci?" Toby Clements
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"Un mio amico. Abita qui vicino. Possiamo andare a trovarlo." "Alle quattro e mezza del mattino? Non starà dormendo?" "Gli orari di Lord Tod Wadley sono piuttosto eccentrici. Lo si potrebbe definire un uccello notturno."
27. Lord Tod Wadley, cavaliere inglese dell'Ordine dei Bassineurs, autore di numerosi e rispettati testi accademici, esperto riconosciuto nel campo del para-letteralismo e amico di James Crack, abitava in una tenuta sulle pendici della più alta montagna del Lussemburgo. La proprietà era costosa e di difficile manutenzione, ma la vista era mozzafiato. Dalla finestra della camera da letto poteva vedere - al di sopra dei tetti dei suoi vicini, tre campi più in là e oltre un paio di autofficine che vendevano anche sigarette - fino al confine con la Francia da un lato e con il Belgio dall'altro, e se saliva sulla torre e scrutava dal lucernario, fino al confine con la Germania, patria dei vini bianchi dolci e della Lorelei, tra le altre cose. Quella mattina Lord Tod Wadley era a letto e seguiva alla radio un programma di telefonate degli ascoltatori quando il suo maggiordomo, Alphonse Briedel, gli annunciò che aveva visite. Si alzò, indossò una vestaglia di broccato e un paio di pantofole di foggia antica, simili a mocassini, poi raggiunse il salotto dove Alphonse aveva fatto accomodare i suoi ospiti. Scendendo le scale, da una finestra aveva notato la Multipla parcheggiata di traverso sulla ghiaia del viale. Quando Alphonse aprì per lui le doppie porte, James ed Emily erano seduti su una chaise longue e stavano godendosi un tè in tazze di fine porcellana. Emily quasi balzò dal sofà quando lo vide. Lord Tod Wadley era un ometto vispo, con un volto come cuoio conciato: sarebbe bastato aggiungere una piccola fessura stringata perché la sua testa somigliasse perfettamente ai palloni da calcio di una volta. La sua statura era talmente ridotta che il suo sarto londinese a Whitechapel non gli addebitava l'IVA sugli abiti perché le norme dell'Unione Europea ne proibiscono l'applicazione all'abbigliamento per bambini. L'unica cosa positiva mai venuta fuori da Bruxelles. Anche se Lord Tod Wadley preferiva comunque pagare la tassa. "James Crack! Quale onore!" esclamò Wadley, ignorando le risatine Toby Clements
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soffocate di Emily. "No, no, zio! L'onore è tutto mio!" rispose l'americano. "È bello vederti. Ti presento Emily Raquin." Dal basso della sua statura, Wadley allungò il braccio verso la mano tesa dalla ragazza, e la sfiorò con le labbra. Il gesto era vagamente disgustoso: ricordava un maiale da tartufi in miniatura grufolante tra le radici di un faggio. "Milady," mormorò, mandando un brivido di repulsione lungo la spina dorsale di tutti i presenti. "Zio?" domandò Emily. "Non temere, mia cara" esclamò il Lord, drizzando la schiena. "L'appellativo di 'zio' non indica alcun legame familiare o di sangue. I miei amici - tra i quali annovero il qui presente giovane James - mi chiamano 'zio', e sarei felice se lo facessi anche tu. Ora, spero mi perdonerete se mi comporto da americano e taglio corto con i convenevoli - A-ha! A-ha! Aha! Ha! Ha! Ha! - santo cielo, il mio entusiasmo minaccia di travolgermi. Cosa vi porta qui in Lussemburgo alle sei e mezza del mattino? Qualcosa di emozionante, mi auguro?" James Crack si sedette, abbandonandosi all'abbraccio accogliente del sofà. "Immagino si possa anche dire così, zio. È una lunga storia." Nel mentre, Alphonse Briedel si era ritirato in cucina. Stava distrattamente asciugando un bicchiere e seguendo con la coda dell'occhio la televisione quando sullo schermo apparve una foto della Fiat Multipla, rubata - a quanto sosteneva il legittimo proprietario - dal parcheggio dell'Atomium di Bruxelles.
28. Il tenente Jacques Dijon del TDBCFB era in piedi in cima alla rampa di uscita dell'Atomium e teneva il cellulare premuto contro un orecchio. Il cellulare del capitano Taureau dava ancora occupato. Stava sempre al telefono a parlare con quel suo vecchio insegnante. Patetico. Ma non riusciva a cavarsela da solo? Niente da fare. Accanto a lui c'erano l'agente Roegier Van der Plancke e il custode dell'Atomium, una creatura orribile con gli occhi lattiginosi di nome Boris Cheval che aveva denunciato il furto della sua macchina. Poco lontano, oltre le inferriate, un altro poliziotto urinava rumorosamente. Toby Clements
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"Mi è costata tremila euro," piagnucolava Cheval. "E l'hanno fatta sparire così." Maldestramente, fece schioccare le dita. Dijon si rivolse a Van der Plancke. "E tu non hai visto niente?" Il collega si strinse nelle spalle. "Ho visto un uomo alla guida di una macchina che corrispondeva alla descrizione, ma mi avevano detto che i ricercati erano due, non uno solo. E poi l'uomo non aveva l'accento americano." "E lui? Nemmeno lui ha visto niente?" Dijon indicò il compagno di Van der Plancke. "Mannequin stava controllando le siepi." "Sarà. Be', dobbiamo diffondere un comunicato con la descrizione della macchina. Nessun segno distintivo per poterla riconoscere?" "Sul sedile del passeggero c'era un grosso pacco, e la macchina mandava un forte odore di benzina." "Benzina?" "È esatto," contribuì Cheval. "Credo ci sia una perdita nell'alimentazione. L'avrei portata a riparare giusto oggi. Mi costa una fortuna dal meccanico." Dijon esaminò il terreno ai loro piedi. Sulla rampa scorreva ancora l'urina dell'agente Mannequin, ma era visibile anche un altro rivoletto scuro. Dijon si abbassò ad annusare. Benzina. Prese dalla tasca il suo accendino e lo accese sopra il liquido. Si sentì un delicato scoppiettio, e apparve una fiammella blu di forma triangolare. La fiammella si divise, correndo in due direzioni opposte e diffondendosi rapidamente sia all'indietro lungo la rampa dell'Atomium che in avanti verso il raccordo che solo poche ore prima James Crack ed Emily Raquin avevano imboccato con la loro macchina rivelatrice. Una pista. "Muoviamoci!" gridò Dijon, balzando nella sua volante e facendo una rapida manovra nel piazzale per mettersi all'inseguimento della fiammella danzante. Dietro di lui, alla base della rampa, si accese un fuocherello; il principio di un incendio che avrebbe ridotto l'Atomium a una pozzanghera di alluminio fuso.
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"Dimmi, mia cara, cosa ti ha raccontato James dell'Ordine di Psion?" Si erano accomodati nello studio di Lord Tod Wadley - la stanza più straordinaria che Emily avesse mai visto. A dispetto delle quattro pareti, il pavimento a piastrelle sembrava infinito. Tre scalette circolari in stile pseudo-baronale portavano a tre soppalchi ammezzati zeppi di libri. In un angolo una vasca da bagno, in un altro un modellino a tre lati di un casino di Las Vegas, compreso un minuscolo croupier nella sua elegante piccola uniforme, impegnato costantemente a lanciare i dadi. Emily raccontò tutto ciò che ricordava della conferenza improvvisata di James. Come l'Ordine era stato istituito dagli scrittori e dalle loro figlie per tramandare i segreti degli autori e affinare le tecniche di scrittura dei romanzi fino al punto in cui un giorno uno di loro avrebbe scritto un libro tanto brillante che si sarebbe venduto in milioni di copie rendendo obsoleta qualsiasi altra pubblicazione. I segreti dell'Ordine erano custoditi nella Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta. "Mia cara! È tutto qui ciò che ti ha detto?" "A me è sembrato abbastanza," replicò Emily a mezza voce. "James," esclamò Lord Wadley con un gran sorriso, "hai parlato a questa deliziosa creatura della Lega del Libro?" "Di come hanno cercato di distruggere l'Ordine e il suo segreto?" rispose James. Sì. "E di come l'Ordine abbia dovuto entrare in clandestinità, affidando il segreto del nascondiglio della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, a solo quattro persone per generazione, il Grande Maestro e i tre vacherins?" "E l'altro segreto? Che i discendenti diretti del matrimonio tra Omero che in realtà era una donna - ed Esopo vivono ancora oggi da qualche parte in Europa?" "Forse questa parte l'ho saltata, ma tutto il resto gliel'ho detto," replicò James, la sua voce come miele fuso. "Hai citato il complotto per far imbufalire le donne costringendole a leggere della desolante monotonia dei lavori domestici? Il complotto della letteratura femminile?" "Sì." "E il complotto per tormentare gli uomini con bestseller assurdamente lunghi e con il titolo stampato in rilievo in lettere dorate sulla copertina Toby Clements
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cartonata?" "Non sarò entrato nel dettaglio, ma penso di averne fatta menzione." "Bene, allora mi sembra sia tutto chiaro," disse Lord Wadley, alzandosi in piedi all'improvviso e collocando un tavolino tra il divano e la chaise longue. "E adesso, una partitina a domino?" "Il fatto è, zio, che forse abbiamo trovato la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta." Wadley si voltò di scatto e fissò uno sguardo duro su James ed Emily. "Mio caro, questo è impossibile. Io lo cerco da quando mi sono trasferito in Lussemburgo quindici mesi fa. Guarda i miei scaffali: sono zeppi di libri, compresi tutti i classici. Gli indizi sono tutti lì. Ho letto per intero il Canone Occidentale, tutti i finalisti del Booker Prize, tutti i vincitori del Prix Goncourt e del Premio Bancarella, e tutti i capolavori di Cina, India, Medio Oriente e Sud America. Tutti concordano su una cosa sola: che la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, si nasconde qui nell'antico Lussemburgo. E tu mi piombi qui, all'alba e senza preavviso, per dirmi che mi sono sbagliato?" In quel preciso momento Alphonse aprì la porta e tossì con discrezione. "Lord Wadley, potrebbe raggiungermi in cucina per un istante?" Mentre Lord Wadley si intratteneva con il suo maggiordomo, Emily esaminò i libri sugli scaffali. Senza dubbio erano parecchi. Crack la raggiunse. "C'è una cosa che mi lascia perplessa su mio nipote e i membri dell'Ordine di Psion," gli disse lei. "Hai detto che i membri dell'Ordine sono tutti scrittori: mio nipote non ha mai pubblicato niente, come faceva a farne parte?" "Ah," disse Crack, "sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto. Non so come dirtelo, Emily, il fatto è che tuo nipote in realtà era una nipotina." "Una nipotina?" "Sì. Il suo pseudonimo era Jackie Collins." Per Emily fu troppo. Le girava la testa. Il pavimento sembrò sprofondarle sotto i piedi, e lei cadde svenuta tra le braccia spalancate del professore.
30. Da dietro la portafinestra, Ermellinos vide con un brivido di rabbia Toby Clements
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James Crack che prendeva tra le braccia il corpo lungo e flessuoso di Emily Raquin, sollevandola senza sforzo apparente per deporla delicatamente sul divano. Vide l'americano sistemarle le membra e accarezzarle teneramente i capelli. Lo so io cosa farei con una ragazza svenuta su un sofà, pensò, lasciandosi sfuggire un risolino sibilante e dandosi nel contempo uno strattone alle bretelle. Nella cartella dei libri sentiva il peso confortante della SIG Sauer, carica, con la sicura inserita. Si era portato anche una mela, in caso gli fosse venuta fame. Senza che nessuno lo notasse, Ermellinos si era messo di sentinella alla finestra già da mezz'ora, dopo aver nascosto una Opel rubata all'imbocco del viale, aver dato la scalata alla recinzione di filo spinato, aver superato di soppiatto siepi e cespugli, ancora umidi della rugiada mattutina, e avere individuata la finestra giusta. Il Grande Puffo gli aveva telefonato per dirgli dove Crack e la ragazza avevano portato la chiave di volta. Sentiva che ormai era vicino. Non era riuscito a cogliere molto di quanto era stato detto all'interno della stanza, ma più di una volta attraverso i doppi vetri della finestra le parole "Mure de Paume" erano giunte fino a lui. Dovrei ammazzarli tutti subito, pensò, ma il Grande Puffo aveva proibito altro spargimento di sangue. Le istruzioni erano di legarli e riportare la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, alla sede della Lega a Bruxelles, aspettando lì nuovi ordini. Mentre Crack rimaneva proteso sulla ragazza svenuta, Ermellinos aprì la portafinestra che aveva trovato socchiusa e, approfittando del fitto tappeto per occultare i suoi passi, si avvicinò a Crack da dietro le spalle. Assestò al professore un colpo poderoso con il pugno destro, proprio dietro l'orecchio, mettendolo k.o. Il corpo del para-letteralista si accasciò di traverso su quello di Emily, immobilizzandola sul divano. Ora erano entrambi svenuti. Ermellinos iniziò rapidamente a legare Crack, usando il nastro isolante che si era portato nella cartella dei libri. Svolse una lunga striscia di nastro, la tagliò con i suoi aguzzi incisivi, e prese ad avvolgerla intorno alle mani inerti di Crack ma, sebbene non fosse un uomo maldestro, le dita di Ermellinos non erano adatte a operazioni tanto delicate. Applicò il nastro, ma senza riuscire a stringerlo. Sapeva che non sarebbe bastato a trattenere un uomo di quella statura, e nel fiore degli anni, così svolse un altro lungo rocchetto di nastro e prese ad attorcigliarlo intorno a Crack che continuava a dormire tranquillo. Tirò, ma sentì uno Toby Clements
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strappo: le mani di James scivolarono fuori dal nodo e in men che non si dica Ermellinos si trovò la mano sinistra incollata alla caviglia destra. Fu colto dal panico. Cercò di tirare per liberarsi, ma la mano destra gli rimase attaccata dietro il collo. In equilibrio su un piede solo, con un braccio legato alla caviglia, l'altro incollato dietro la testa, si trovava in una posizione piuttosto disagevole. Con un ultimo movimento inconsulto riuscì a imbavagliarsi con due interi rocchetti di nastro isolante. Per un secondo rimase in equilibrio, impotente, inerme. Poi cominciò a cadere. Vide il pavimento avvicinarsi sempre più senza che lui potesse farci nulla. Oh, Grande Puffo! Ancora una volta ho mancato alla mia missione! Con un rumore sordo cadde scomparendo alla vista dietro la chaise longue. Al momento preciso dell'impatto, Lord Tod Wadley faceva ritorno nella stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
31. "James!" gridò l'inglese. "Come hai potuto? Hai approfittato della mia ospitalità con un falso pretesto! Sei venuto qui fingendo di voler parlare dell'Ordine di Psion, mentre in realtà sei ricercato per omicidio! Non è proprio la stessa cosa, non credi?" Il professore si strofinava la testa confuso, mentre Emily - mezzo soffocata dal peso morto, per quanto asciutto e maschio, di James boccheggiava come un pesce fuor d'acqua. Cosa diavolo è successo? si domandò Crack. Sapeva soltanto di avere un gran mal di testa. "Zio..." balbettò, "posso spiegare..." "È un po' tardi per le spiegazioni, vecchio mio. Vi pregherei di lasciare immediatamente la mia casa." Crack non poté trattenere uno dei suoi irresistibili sorrisi. "Siamo venuti a dirti che avevi ragione a proposito della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta." Ora aveva l'attenzione del pari d'Inghilterra. A Wadley si accese un bagliore negli occhi. "Cosa? Dunque si trova in Lussemburgo?" "È molto più vicino di quanto pensi." "Dove?" Sempre sorridendo, James Crack prese la cassetta da sotto il divano. "Proprio qui," disse. Toby Clements
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Il bagliore negli occhi di Lord Wadley si offuscò. "James," continuò, "quella è solo una cassetta da due soldi, del tipo che si compra nelle cartolerie. Non credo proprio che i grandi scrittori del passato avrebbero voluto che il segreto della loro opera venisse custodito in un contenitore tanto plebeo." "E tuttavia, Lord Wadley," mormorò Emily, che lentamente riprendeva conoscenza, "lì dentro c'è qualcosa per la quale abbiamo bisogno del suo aiuto." "Un prolyx," riprese James, togliendo dalla scatola il rozzo librone. Lord Wadley lo guardò scioccato, e poi si piegò in avanti prendendolo delicatamente tra le mani. Cominciò a sfogliarlo. "Questa prima pagina sembra scritta in sanscrito. Quest'altra in greco. Pre-demotico, per la precisione. Ce ne sono parecchi in quella lingua. A prima vista si direbbe ellenico. Non sono in grado di tradurlo alla perfezione, ma guardate, c'è una parola ricorrente." Wadley indicò una parola su una della prime pagine del prolyx: άγψρτία. Crack si strinse nelle spalle. "Sarà anche greco, ma per me è arabo," celiò. Lord Wadley scoppiò a ridere; Emily rise tanto che gli occhi le si riempirono di lacrime. Per qualche minuto la stanza risuonò di risate; poi Lord Wadley rimise il monocolo al suo posto e riprese a studiare il prolyx. "Credo sia un termine antico che significa 'martedì'. Strano. Eccolo di nuovo. Martedì. Mi domando cosa significhi." All'improvviso per James fu tutto chiaro come la luce del giorno. "Credo sia una sorta di diario, zio. Devi sapere, Emily, che il martedì è un giorno particolarmente significativo per gli scrittori." "Oh. Perché?" "Tradizionalmente non si mangiava il pesce di lunedì, perché le barche la domenica non uscivano in mare; di lunedì i pescatori tornavano al lavoro e quindi martedì si poteva comprare di nuovo pesce fresco. Il pesce fa bene al cervello. Gli scribi dicevano che aiuta la concentrazione, e quando i primi drammaturghi posero mano alla penna adottarono molte delle consuetudini degli scribi, il 'martes felix' era una di queste." "Sì," proseguì Lord Wadley, "e inoltre adottarono l'uso di scrivanie, penne e fogli di carta." Il Lord sfogliò ancora le pagine del prolyx fino a trovare di nuovo quella Toby Clements
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parola. Lentamente e con qualche incertezza si cimentò nella traduzione. "'Martedì,' qui c'è un numero... un quattro, mi pare. Sì, è esatto. 'Martedì 4 settembre. Trascorsa giornata con falegname - esaminati progetti per un cavallo di legno. Non capisco ancora come ci siano riusciti. Ricordarsi acquistare nuovi calzari.' Che strano." "Significa qualcosa per te, zio?" domandò James. "Niente di niente. Proviamo con un'altra pagina." Lord Wadley sfogliò di nuovo. "Mmm. Questa è in latino. Non mi è mai piaciuto il latino. Vediamo. Ancora martedì. 'Purgamentum', questa era una parola sacra per gli scrittori romani, Emily." "Ma secondo lei si tratta del codice Stravinci oppure no?" chiese Emily. "Non credo, mia cara. Ma potrebbe averci qualcosa a che fare, diciamo un manuale di complemento. Contiene qualche indicazione sul processo creativo, naturalmente, ma possiamo davvero credere che il codice sia tutto qui?" "Dev'esserci qualcos'altro oltre alla cura per il blocco dello scrittore," affermò Crack. "Non può trattarsi di un vicolo cieco. Altrimenti Cordon Sanitaire non ci avrebbe condotti a trovarlo." Ma ancora una volta un bagliore brillava negli occhi del vecchio pari del regno. "Forse hai ragione. Sentite qui: 'Martedì, 8 Augustus. Idea per una storia: un uomo fugge da Troia e fa naufragio sulla costa del N. Africa', aperta parentesi, 'tanto per fare un esempio', chiusa parentesi, 'dove potrebbe innamorarsi di una donna fenicia, magari una regina, punto di domanda, 'che sta costruendo una città." "Sembra l'Eneide" sussurrò Emily. "Sshh, Emily," la avvertì Crack, "non vedi che lo zio sta riflettendo?" "Questo non riguarda solo il processo creativo, James; si direbbe proprio un indizio sull'ubicazione della chiave di volta. Guarda: 'Costa del N. Africa. È evidente che si tratta di un nome in codice per il Lussemburgo." Crack ripensò al manoscritto che aveva lasciato sulla scrivania del suo editor a New York. Era troppo tardi per fare qualche correzione? "C'è altro che riesci a decifrare?" "Mmm. Questo sembra in italiano volgare. Anche questa volta, una pagina di diario. Lo scrittore lamenta che l'ispirazione lo ha lasciato, e aggiunge qualcosa sulla morte di una certa Laura. Ma ecco cosa dice esattamente: 'Dicono tutti che dovrei farmene un'altra, ma non mi va. Toby Clements
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Domani la mamma si trasferisce da me'." Emily aprì la bocca come per dire qualcosa, ma proprio in quel momento, dalla sua postazione dietro la chaise longue, Ermellinos si lasciò sfuggire un gemito soffocato. "Buon Dio," esclamò Lord Wadley. "Sei stato tu, James? So che sei un uomo di molti talenti, ma non sapevo avessi doti di ventriloquo." Crack scrutò dietro lo schienale della chaise longue. "È tuo questo?" chiese, sollevando il braccio dell'ex libraio disteso là dietro. Tod Wadley si tirò in piedi dal sofà e guardò a sua volta oltre lo schienale. "Buon Dio, no! Cosa pensi che sia?" Pungolò Ermellinos con un minuscolo dito ossuto. In quel momento entrò Alphonse. "Sir? Credo dovrebbe dare un'occhiata fuori dalla finestra." "La finestra? Va bene, Alphonse, ma giuro che se è un altro dei tuoi stupidi scherzi... Nel mentre, potresti per favore raccogliere quel tizio da dietro la chaise longue? Ha l'aria di essere un po' in difficoltà." James Crack era già alla finestra accanto a Emily. L'inquietudine ormai familiare cresceva dentro di lui. All'orizzonte, oltre i vasti prati della tenuta, al di là del cancello, brillava un mare di lampeggianti della polizia. Il TDBCFB. In nome di Dio, come erano riusciti a seguirli fino qui? "Sarà meglio che ci muoviamo," disse, un tono di urgenza nella voce. "Ma, James. Aspetta. Quello cos'è?" Emily stava indicando una piccola luce blu che Crack, concentrato sui lampeggianti della polizia, non aveva ancora notato. Era minuscola, di forma perfettamente triangolare, e danzava sulla ghiaia del viale di ingresso avanzando inesorabile verso di loro. "È una fiammella?" Ecco come aveva fatto il TDBCFB a trovarli, indovinò Crack, ricordando l'indicatore della benzina in costante picchiata. La sua riflessione si interruppe non appena la fiamma ebbe raggiunto la Fiat Multipla. Sembrò attardarsi sotto il veicolo, espandersi per un momento, e poi si sentirono una serie di deflagrazioni assordanti, mentre il fuoco faceva esplodere la macchina in mille pezzi, proiettandola in aria per poi farla rovinare a terra in una cascata di resti di lamiera che piovvero sul giardino di Lord Tod Wadley. "Le mie rose!" gridò lui. Toby Clements
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"Bum!" disse semplicemente Emily.
32. Dall'altra parte del cancello, il tenente Jacques Dijon del TDBCFB si allontanò il cellulare dall'orecchio guardando incredulo la Multipla che esplodeva proprio davanti ai suoi occhi. I suoi uomini sobbalzarono. Una densa nube di fumo galleggiava diffondendosi sulla tranquilla campagna lussemburghese. "Perfetto! Abbattete il cancello!" ordinò Dijon, riaccostandosi il telefono all'orecchio. Perché il cellulare di Taureau dava sempre occupato? Aveva cercato senza sosta di mettersi in comunicazione con lui da quando si era lanciato lungo l'autostrada all'inseguimento della fiamma blu, che li aveva condotti inesorabilmente a Crack e all'agente Raquin. Alle spalle di Dijon era convenuto in piccolo congresso di agenti che discutevano del modo di abbattere il cancello. Alla fine decisero di usare un'auto come ariete, e dopo cinque minuti di "pari o dispari" toccò al perdente, l'agente Vitel Tonné, sacrificare la propria. "Pas juste!" furono le sue ultime parole mentre la Peugeot 205 modello speciale in dotazione al corpo di polizia andava a sbattere contro il cancello a una velocità di esattamente trentanove chilometri orari, fracassandosi completamente. Le altre volanti irruppero a sirene spiegate attraverso il varco aperto e fecero schizzare la ghiaia del viale arrestandosi accanto a quel che rimaneva della Multipla - ormai poco più che uno scheletro di metallo annerito e gomma carbonizzata. "Circondate l'edificio!" gridò Dijon. "Li voglio vivi quei bastardi!" Di nuovo digitò il numero del suo superiore. Questa volta Taureau rispose immediatamente. "Oui?" "Capitaine! Li abbiamo in pugno! Sono come topi in trappola." "Bien, Dijon! Ma non voglio che torciate loro nemmeno un capello, mi sono spiegato? Li voglio vivi!" In quel preciso istante esplose il fuoco di sbarramento alle spalle del garage grande quanto un hangar che stava alla destra del corpo principale dell'edificio. Dijon chiuse il cellulare, estrasse dalla fondina la sua Heckler & Kock USP Élite (comprata a un'asta online per soli milleduecento euro un ottimo affare, anche se lo aveva un po' irritato scoprire sullo stesso sito che gli altri acquirenti della USP Élite si erano portati a casa anche un set Toby Clements
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di tre spade da samurai) e corse sul retro del garage. I suoi uomini erano accovacciati l'uno accanto all'altro come fossero al poligono di tiro, e sparavano inutilmente contro i fari di polipropilene ad alta intensità di una Range Rover ultimo modello - quattro ruote motrici, cambio manuale e guida a destra - che si allontanava rapidamente.
33. Alphonse Briedel non era un autista abile quanto Emily, ma Lord Tod Wadley, un uomo perfettamente ragionevole da molti altri punti di vista, non avrebbe tollerato di viaggiare su una macchina guidata da una donna. Il pari del regno, ancora in vestaglia e pigiama di cotone, sedeva nel lussuoso e riscaldato sedile posteriore della Range Rover, e sfogliava le pagine del prolyx una dopo l'altra. Accanto a lui, in profonda meditazione, sedeva il para-letteralista americano James Crack. Stava ancora cercando di capire che significato potesse avere il fatto che il venerato curatore li avesse condotti fino al prolyx. Perché lo aveva dato a Emily? Cosa stava cercando di dirle? "Dove siamo diretti, Lord Wadley?" domandò Emily dal sedile anteriore. "In Inghilterra, Emily," disse l'inglese. "Ho chiuso con il Lussemburgo. Ormai mi ha deluso: non era questa la patria della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta. Senza contare che ho appena ricordato che esiste un mito secondo il quale la leggendaria chiave di volta si nasconde in Inghilterra." Una domanda soffocata provenne dallo scomparto bagagli, dove Ermellinos stava legato e imbavagliato. "Zitto, tu," lo mise a tacere Lord Wadley, allungando il braccio sopra il sedile e dando uno strattone alle bretelle dell'ex libraio. Gli occhi di Ermellinos si riempirono di lacrime. "Ehi," disse James, "fallo di nuovo. Credo che gli piaccia." Nessuno sapeva ancora con certezza chi o cosa fosse Ermellinos, ma Lord Wadley aveva ritenuto più saggio portarselo appresso ("Non si sa mai quando potresti avere bisogno di un ermellino"). Nel mentre Alphonse conduceva la Range Rover (sempre ultimo modello) nel tramonto, diretto a ovest oltre il confine con la Francia, verso Calais e le sue vie di raccordo con quell'isola dall'altra parte del mare, Toby Clements
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attraversata dalle cosiddette "ley lines" - gli antichi sentieri che collegano i siti preistorici del paese - nonché dal Meridiano di Greenwich, il secondo meridiano primo più sacro della Terra. "Devo confessare che questo prolyx mi sconcerta, James," dichiarò Lord Wadley. "Sono soltanto risme, e risme di fogli di diario. Ormai l'ho sfogliato tutto e ammetto che alcune parti sono davvero interessanti - qui c'è uno che scrive in italiano volgare a proposito di un'idea per una raccolta di novelle raccontate da una comitiva di nobili fiorentini, ma che non ha ancora trovato il modo di dare loro una cornice comune. E tuttavia, quale può essere il suo vero significato?" "Posso vederlo?" chiese Emily con voce dolce. Lord Tod Wadley le allungò il libro. Teneramente Emily ne accarezzò la copertina di cuoio, sentendo per un momento lo spirito di suo nipote seduto accanto a lei sui sedili ergonomici e rivestiti in pelle della Range Rover. Qual è il tuo messaggio, Neveu? Cosa stai cercando di dirmi? Nessuna risposta. Aprì il libro a caso. Trovò una pagina scritta con una calligrafia sottile che la lasciò esterrefatta: "Martedì 14 marzo, Anno di grazia 1821. Ottima idea per un romanzo su un matrimonio contrastato; avrei anche pensato a un bell'inizio poetico: 'Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno...' Però non riesco a farmi venire in mente un titolo originale. Temo la musa mi abbia abbandonato". "James," disse lei, "è possibile che queste pagine di diario siano state compilate da autori famosi? Questa per esempio sembra riferirsi ai minatori alsaziani, ma l'autore teme che l'argomento risulti noioso da morire. Non potrebbe trattarsi di Émile Zola? E ce ne sono altre." "Emily Zola! Non sapevi che Emily Zola è stata una delle vacherins dell'Ordine di Psion?" "E Charles Dickens?" "Charlotte Dickens, vorrai dire. È stata lei, insieme alla sua amante, Alexandra Dumas, ad allevare la piccola Janice Joyce. Nessuno sapeva chi fosse suo padre, ma alcuni studiosi ritengono che possa essere stato Jane Austen, che fu anche un Gran Maestro." "Gran Maestro?" domandò Emily. "Gran Maestra, vorrai dire?" "È complicato, Emily, me ne rendo conto, ma Jane Austen in realtà era un uomo. Ha anche giocato con la nazionale di calcio inglese contro la Scozia. Un'ottima mezzala, pare, dotato di quelli che gli studiosi Toby Clements
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definiscono un 'piedino fatato'." Emily tornò in fretta a esaminare il libro, scorrendone qualche pagina. "È possibile che questa sia la sua calligrafia?" chiese, con una luce negli occhi che incuriosì Crack. Aveva forse intuito qualcosa? Forse cominciava a emergere un disegno? Prese il libro dalle mani di lei ed esaminò la pagina che Emily gli aveva indicato. L'inchiostro era un po' sbiadito, ma il testo era scritto in un corsivo elegante, con grandi svolazzi volitivi: 'Martedì 13 marzo. Ancora pioggia. Oggi niente allenamenti. Tutto questo orgoglio e pregiudizio comincia a stancarmi, compresa quell'impiastro di eroina e quel presuntuoso del suo amante." "È possibile, Emily. Ma perché? Perché Cordon Sanitaire ha voluto farci trovare un'antologia di diari di scrittori?" Restituì il libro a Emily. "Forse perché erano tutti membri dell'Ordine di Psion?" Sul sedile posteriore scese il silenzio. Emily sospettò che i due uomini avessero smesso di ascoltarla. Dallo specchietto li vedeva fissare fuori dai finestrini, sorseggiando Bloody Mary e mangiucchiando i gambi di sedano e le uova di quaglia che Alphonse aveva servito loro poco prima. Emily fece scorrere le pagine del prolyx fino ad arrivare all'ultima. Con un sobbalzo che fece trasalire persino Alphonse al suo posto di guida riconobbe la carta da computer che Neveu usava sempre. Sulla pagina era state stampate due parole: "SOTTO" e "COPERTINA" - e una frase che diceva: "Zero premi per il terzo classificato".
34. Lord Tod Wadley, famoso para-letteralista della real casa e autore di numerosi e ponderosi bestseller sull'argomento, disponeva di una carrozza privata per viaggiare nell'Eurotunnel. Mentre i viaggiatori in possesso di un biglietto a prezzo ordinario in viaggio sotto la Manica devono raggiungere le proprie carrozze viaggiando sull'asfalto, la superficie della rampa privata di Lord Tod Wadley a Coquelles, Pas de Calais, Francia, era imbottita per proteggere i telai della sua flotta di SUV. Il motore della sua Range Rover (la quale, nel breve tragitto dal Lussemburgo a Calais, era già stata surclassata da un ennesimo "ultimo modello" ancora più elegante e sofisticato) ronzava armoniosamente al posto di confine, dove la vettura venne immediatamente circondata dai frontalieri del servizio doganale privato di Lord Tod Wadley. Toby Clements
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Gli uomini svolsero il proprio compito in modo rapido e meticoloso. Nessuno fece domande sulla provenienza del grosso ermellino legato e imbavagliato nel baule, sulla SIG Sauer P228, sulle quattro granate nascoste nel minibar, sulla pigna di materiale pornografico hardcore (categoria animai), sull'eroina purissima nel portaoggetti del cruscotto, né tantomeno sui quattro immigranti clandestini di origine sconosciuta ingegnosamente incastrati sotto i parafanghi delle quattro ruote. "Benvenuto a bordo, Sir. La navetta delle 7.58 si prepara a partire in perfetto orario." Alphonse condusse la macchina lungo la rampa foderata di seta organica e la manovrò con precisione all'interno della carrozza, fermandosi accanto a una donna giapponese che faceva inchini nel suo kimono. Smorzò i fari ad alta intensità, abbassò i finestrini di un paio di centimetri e spense il motore. James Crack non poté fare a meno di notare che le pareti del treno erano rivestite in pannelli di legno raro ed esotico. Sembrava la biblioteca di un club di gentiluomini inglesi, pensò. Il treno partì quasi immediatamente, infilandosi in pochi secondi nell'oscurità del tunnel. Le luci nell'abitacolo della macchina brillavano soffuse, avvolgendo i passeggeri in un bagliore caldo. Crack si sporse in avanti, posando una mano sulla spalla di Emily. "Il tunnel è lungo esattamente cinquanta chilometri, Emily," cominciò, "trentanove dei quali sott'acqua - la più lunga galleria sottomarina del pianeta - e questi treni sono i più potenti mai costruiti al mondo. Non sono particolarmente eleganti, ma sono in grado di generare una potenza di ottomila cavalli e spostare un carico di oltre duemila tonnellate a una velocità di centoquaranta chilometri orari." "Davvero?" chiese Emily incuriosita. "Sì. Tra il 1994 e il 2000 d.C. circa centododici milioni di persone hanno attraversato il tunnel. La galleria è anche leader di mercato nel trasporto di animali domestici. Tra il febbraio 2000 e il giugno 2002, grazie al progetto per il trasporto degli animali di compagnia, cinquantamila tra cani e gatti hanno attraversato il tunnel." "Ma non mi dire." "Proprio così. Prima sui traghetti dovevano viaggiare nelle gabbie sottocoperta." Una vaga associazione attraversò l'inconscio di Emily con la velocità di un missile. Toby Clements
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Sottocoperta? Con le dita accarezzò freneticamente la copertina del libro che teneva ancora in mano. Aspetta un momento. Forse c'era... E poi capì. SOTTO. COPERTINA. Voleva dire proprio questo: sotto la copertina. O meglio ancora, sotto le copertine. Chiuse il prolyx e lo alzò verso la luce, studiando i margini della rilegatura al morbido bagliore delle luci. James Crack fissava i movimenti di Emily da sopra la sua spalla. Lungo il bordo inferiore, sotto la rilegatura, vide anche lui un sottile strato interno tra i due strati di cuoio, come se questi facessero da sovraccoperta. Era possibile che la rilegatura di cuoio fosse una variante delle moderne copertine di carta lucida, oggi sovrapposte a qualsiasi volume rilegato in commercio? Emily infilò abilmente un dito sotto lo strato di cuoio e cominciò ad aprirsi un varco verso il sottile cartoncino sottostante. "Fai attenzione, Emily, non strapparla!" esclamò Crack dal sedile posteriore. Accanto a lui, alla vista di ciò che Emily stava facendo, Lord Wadley soffiò con forza nel corno da caccia di rame che teneva nelle tasche della vestaglia di broccato, producendo una strombazzata assordante. "Al galoppo!" gridò con tutta la voce che aveva in corpo. "La caccia è cominciata!" Il cuoio si allentò facilmente; quasi troppo facilmente. Le dita eleganti di Emily cominciarono un po' alla volta a separare il cuoio dal volume, sentendo distintamente gli strati di colla che si rilassavano e si rompevano sotto la pressione applicata dalle sue mani. In capo a due minuti era riuscita a separare le copertine. Mise da parte lo strato di cuoio e si concentrò dapprima sul prolyx, ora nudo alla luce lusinghiera della Range Rover. Il cuoio aveva protetto due sotto-copertine di cartone. "È un normale quaderno! Proprio del tipo che uno scrittore userebbe per i suoi appunti!" sussurrò Crack. Il cartoncino era color giallo scuro, ed era intonso se non per - di cosa si trattava? Un rettangolino di plastica. Forse nastro adesivo? Emily girò il libro. Ed eccolo: un rettangolo di carta adesiva di circa cinque centimetri per tre, incollato sul retro del prolyx. Sul pezzetto di carta erano state tracciate una serie di righe di diversa larghezza e altezza che si potevano leggere da destra a sinistra, o da sinistra a destra, o potevano anche non Toby Clements
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leggersi affatto. Un codice. Un codice a barre. Subito sotto, una sola parola: Sexgratings. James si sporse subito in avanti prendendo in mano il prolyx. Ne esaminò il codice a barre con sorpresa crescente. Per un secondo la scoperta lo colmò di un senso di sollievo. Dunque era questo che la vecchia volpe aveva voluto mostrargli. Ma bastò un istante perché prendesse piena coscienza, con uno strisciante senso di terrore, del significato preciso di quelle parole sotto il codice. Sexgratings. Sede del braccio armato della Lega del Libro. Era un avvertimento. Se Cordon Sanitaire aveva citato Sexgratings, questo poteva significare una cosa sola: il GS era responsabile della sua morte e si era nuovamente attivato, per diffondere la sua influenza. SU TUTTO IL GLOBO.
35. All'altra estremità del tunnel, Richard Kidney, capo sceriffo del Kent, su indicazione del capitano Taureau del Toutes Directions Bureau de la Cage aux Folles di Bruxelles, aveva istituito un posto di blocco sui binari in un avvallamento isolato proprio nel cuore rurale della contea al margine sudorientale dell'Inghilterra. Ai due lati della linea ferroviaria erano parcheggiate due volanti BMW con cambio manuale appartenenti alla polizia della contea del Kent, mentre nei cespugli che costeggiavano i binari, uomini armati del Corpo di Pronto Intervento (del Kent) ammucchiavano sacchi di sabbia e approntavano le piazzole di posizionamento di otto potenti mitragliatori pesanti modello L1A1 a 12,7 mm. Queste armi, versioni aggiornate della Browning M2 "Fifty-cal" considerata una delle migliori mitragliatrici mai sviluppate - erano recentemente state dotate di nuove torrette (per ridurre il rinculo e migliorare l'accuratezza di tiro) e di una canna a ricarica rapida. A fronte di una potenza di fuoco capace di settecento raffiche al minuto, il treno non aveva alcuna possibilità di passare. E questa era solo la prima linea difensiva. Kidney era un uomo vigoroso, il prodotto di quello che suo padre ucciso nel deserto poco prima della battaglia di Tel El Kebir - definiva "buon ceppo contadino". Aveva i capelli sale-e-pepe tagliati a spazzola, e la montatura in corno dei suoi occhiali gli dava l'aria di un banditore d'asta Toby Clements
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alla fiera del bestiame, pieno di energia e aneddoti da raccontare. Guidava una Jaguar color tortora e nel futuro imminente contava di passare gli anni della pensione sui campi da golf di Tonbridge. Questo sarebbe stato il suo ultimo spettacolo, e voleva che filasse tutto liscio. Aveva disposto attentamente l'artiglieria di rincalzo, con linee di fuoco sovrapposte in modo che, in caso di necessità, avrebbe potuto ordinare la distruzione di ogni traccia di vita a bordo del treno. Più avanti lungo i binari aveva disposto il supporto aereo. Tre elicotteri da combattimento MH-60K si libravano a mezzo metro d'altezza sopra il campo sportivo di Ashford, i piloti e gli artiglieri erano pronti a rispondere immediatamente a un suo comando. Kidney non voleva nemmeno pensare alla potenza di fuoco che questi apparecchi potevano mettere in campo, ma anche questo non gli era sembrato abbastanza. Dall'altra parte di Ashford il binario era stato disseminato di mine anticarro con detonatori supersensibili. Se il treno fosse arrivato fin là, la postazione di comando a Biggin Hill era pronta a mandare in volo una squadriglia di jet Tornado armati di missili Tomahawk all'uranio impoverito. Se il treno avesse superato anche questo sbarramento, c'era la Marina Reale. Due cacciatorpedinieri Type-42 erano all'ancora al largo dell'Isola di Sheppey, pronti a colpire il treno prima che arrivasse a Londra. Per un'ultima precauzione, Kidney aveva fatto posizionare la HMS Conqueror nel Tamigi, in prontezza operativa per fare fuoco contro la stazione di Waterloo con le sue armi nucleari, come da autorizzazione del Primo ministro. Indubbiamente stava un po' abusando dei poteri concessigli dal Decreto del 2005 contro l'immigrazione clandestina, ma nessuno avrebbe potuto dire che Dicky Kidney si sarebbe arreso senza combattere.
36. Nel frattempo, più avanti lungo i binari, circa duecentocinquanta metri sotto il livello del mare, in una carrozza privata della navetta Eurotunnel Coquelle-Folkestone delle 7.58, Alphonse Briedel sedeva sul sedile anteriore della Range Rover e ascoltava un programma di musica classica dallo stereo quadrifonico dell'auto. Si era sintonizzato sui 107,6 Mhz, la frequenza dedicata alla trasmissione di aggiornamenti sul traffico e informazioni di servizio per i viaggiatori da e per il continente attraverso Toby Clements
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l'Eurotunnel. Alphonse ascoltò attentamente un comunicato, aggrottando la fronte in un reticolo di piccole rughe. "Sir?" disse poi, rivolgendosi al suo lillipuziano padrone. "Ci sarà una fermata imprevista. Pare che la polizia inglese abbia istituito un posto di blocco per perquisire il treno alla ricerca di immigrati clandestini. Ci fermeremo a sud di Ashton." Lord Tod Wadley si produsse in un sorrisetto beffardo. "Questa faccenda mi puzza. Non sarà opera dei vostri amici del TDBCFB? Che abbiano informato la polizia del Kent del nostro arrivo?" Crack non sapeva cosa pensare. Era stanco. Era stato sveglio tutta la notte con Emily, a riflettere, e ora voleva solo acciambellarsi e mettersi a dormire come un cane. E invece si trovava a bordo di una Range Rover penultimo modello, con un lord inglese e una bellissima bibliotecnica belga, un grosso ermellino e un ossequioso maggiordomo. Era un ricercato, e tutti intorno a lui sembravano a caccia della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, magari per impadronirsene e usarne il potere ai propri scopi. Doveva trovare la chiave di volta. Doveva trovare il codice Stravinci, a qualsiasi costo. Prese di nuovo in mano il prolyx. Si sentiva più vicino alla meta indicatagli dal venerato curatore, ma sapeva fin troppo bene che la strada era ancora lunga. "James," gli disse Emily dolcemente, interrompendo le sue riflessioni, "questo prolyx non può essere soltanto un avvertimento sul Gruppo di Sexgratings, non credi? Rischiamo di trovarci a un punto morto, non?" "Il codice a barre è un indizio," concordò Crack. "È strano che un normale quaderno come questo sia dotato di un codice a barre, quindi deve trattarsi di un elemento importante. Ma che significato può avere? E come si legge un codice a barre?" "Ho un contatto nel settore che potrebbe aiutarvi," intervenne il minuscolo aristocratico. "Ma prima dobbiamo arrivare a Londra."
37. Il capitano Taureau e il tenente Dijon sorvolarono la Manica a bordo di un elicottero Aérospatiale Westland Lynx, uno dei più veloci mai costruiti. Fecero tappa a nord di Dover, per poi dirigersi nell'entroterra, volando a un'altitudine di quattrocentocinquanta metri, diretti alla città di Ashford, nel Kent, distante circa cinquanta chilometri. L'elicottero atterrò in un Toby Clements
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campo di mais a un chilometro a sud della città, appena sopra l'avvallamento attraverso il quale correvano i binari della linea LondraFolkestone. "Questa è l'ultima volta che metto piede su uno di questi affari, tenente Dijon," ringhiò Taureau. "Se becco quello che li ha inventati lo strangolo." Attraversarono il campo, inzaccherandosi le scarpe di fango, e raggiunsero il bordo dell'avvallamento. Le volanti erano raggruppate nei pressi del passaggio a livello. Una pioggerellina leggera aveva preso a cadere. Un poliziotto inglese indicò loro il luogo dove Richard Kidney aveva istituito il suo posto di comando, dominante l'avvallamento attraverso il quale correvano i binari. Sopra la testa dello sceriffo incombeva il fusto di un potente pezzo di artiglieria da campo, orientato sul punto esatto in cui il binario spariva in una galleria scavata sotto l'autostrada M20. Il treno sarebbe spuntato da lì. Kidney li accolse cordialmente e li invitò a prendere posizione accanto a lui. "Se sapete usare un mortaio, tanto meglio," borbottò, tenendo gli occhi incollati al binocolo. L'atmosfera di aspettativa e tensione tra i cecchini mimetizzati e gli artiglieri in attesa del treno era palpabile. La radio gracchiò. Il treno stava arrivando. "Inizia lo spettacolo!" sorrise Kidney, alzandosi in piedi. "Tutti ai vostri posti!" gridò alle truppe intorno a lui, alzando il braccio destro come segnale. La terra cominciò a vibrare sotto i loro piedi. Il suono del treno in arrivo era superato solo dal rumore dei soldati che caricavano le armi. Dijon fissò uno sguardo pieno di panico sul suo superiore. Taureau scrollò le spalle con aria nervosa. "Sceriffo Kidney," disse con una certa esitazione, "l'operazione prevedeva un fermo e una perquisizione, non?" "Nuovi poteri dal ministero degli Interni, vecchio mio," lo informò impassibile il poliziotto inglese. "E intendo farne uso prima di passare il testimone." Il treno sbucò d'un tratto dalla galleria, e subito rallentò preparandosi a fermarsi. Era una bestia enorme, grigia e aggressiva, con contrassegni gialli sulle fiancate: lo sbuffo di calore prodotto dai suoi enormi motori fece tremare l'aria tutt'intorno. Le sue dimensioni rimpicciolivano per Toby Clements
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contrasto quelle degli uomini che gli si trovavano di fronte, come una forza elementare della natura messa a confronto con la minuscola corporeità degli esseri umani. Kidney teneva il braccio ancora alzato. Il treno si bloccò sussultando a pochi centimetri dalle BMW dall'altra parte del binario. Per tre lunghi secondi non accadde nulla. Kidney sembrava deluso. Intorno all'avvallamento si udì distintamente un gemito di frustrazione. Taureau e Dijon espirarono entrambi un sospiro di sollievo carico di aglio. "Ottimo. Adesso andiamo a prenderli, d'accordo?" disse Kidney. Superò agilmente lo sbarramento di sacchi di sabbia e cominciò a scivolare lungo la ripida scarpata verso il punto che il macchinista e il controllore - un grassone - stavano a loro volta raggiungendo dopo essere scesi dal treno. Il capitano Taureau fece per unirsi a loro. "Ma Capitarne," sibilò il tenente, afferrando il braccio del suo superiore e indicandogli il treno sotto di loro, "questo è l'Eurostar. Trasporta solo passeggeri a piedi. Crack e l'agente Raquin non erano in macchina? Avrebbero dovuto prendere l'Eurotunnel e scendere dal treno a, come si chiama, Folkestone." "Cosa?" Il secondo tentativo di spiegazione di Dijon fu interrotto bruscamente dall'ululato furibondo di Taureau che riecheggiò nello stretto avvallamento. In quel preciso istante, una nuova Range Rover lucente questa di ultimo modello - li superava correndo sull'autostrada M20 diretta a Londra.
38. Emily Raquin stava ancora pensando al codice a barre quando l'automobile superò quella che sembrava un'esercitazione militare lungo il lato dell'autostrada. Pesanti carri armati facevano manovre ad alta velocità attraverso i campi, mentre sopra la loro testa riecheggiava il rombo degli elicotteri. Che stiano cercando noi? si domandò per un istante. La comitiva era diretta a Londra per mostrare il prolyx al contatto di Lord Tod Wadley nel campo del commercio librario. In breve si trovarono ad attraversare il Tower Bridge, costruito dai romani in commemorazione delle gesta valorose di Orazio contro l'esercito di Tarquinio. Toby Clements
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La sirena di una nave risuonò dal fiume sotto di loro - un luttuoso lamento nella fitta nebbia che tipicamente velava le rive del Tamigi e aveva dato il nome al colore grigio scuro in molte lingue del mondo. Emily sbadigliò come un gatto. Non dormiva da più di ventiquattr'ore ormai, e la stanchezza cominciava a farsi sentire. "Qui a sinistra," ordinò brusco Lord Tod Wadley, mentre Alphonse conduceva la Range Rover lentamente lungo Regent Street in direzione di Shaftesbury Avenue. Svoltarono nella corsia degli autobus di una strada il cui nome Emily non riuscì a leggere. Percorsi un centinaio di metri Lord Wadley batté con la mano sul poggiatesta di pelle del sedile di Alphonse per indicargli di fermarsi, e la macchina accostò davanti a una libreria dall'aspetto antiquato, la facciata d'ingresso decorata in legno e un'insegna in lettere dorate impreziosita dallo stemma della casa reale. Significativo, pensò Crack. Era mattina presto, e la libreria non avrebbe aperto i battenti per un'altra ora. Un uomo che indossava un lungo grembiule verde e un lucido cilindro di seta stava lustrando le maniglie di ottone dell'ingresso. "Emily, mia cara," disse Lord Tod Wadley con un lampo d'astuzia negli occhi, "ho un piano." Quando furono tutti d'accordo, Wadley indossò il monocolo, strinse la cintura della vestaglia intorno alla vita e uscì dalla Range Rover. Appena vide Sua Grazia, l'uomo che lucidava le maniglie impallidì e piegò il busto in un inchino, lasciando cadere lo strofinaccio giallo che teneva in mano e togliendosi il cappello per prodursi in una gran riverenza. Gesù, pensò Crack, mentre osservava la minuscola personcina di Tod Wadley e la sua strana testa sferica, il ragazzo dev'essere piuttosto conosciuto da queste parti. Lord Wadley concesse all'uomo di baciargli il dorso della mano, lo benedì con un aristocratico buffetto sulla testa, e poi segnalò agli altri di raggiungerlo. L'uomo drizzò la schiena e osservò con interesse l'attraente giovane coppia. "Emily, James," iniziò Lord Wadley, "questo è Donnie Dogs, direttore di questa rinomata istituzione. Stavo giusto dicendogli che siamo diretti a un'udienza con la Regina, e naturalmente desideravamo comprarle una sciocchezzuola, un regalino di ringraziamento per averci ammessi al suo cospetto. Abbiamo subito pensato a un libro. Ma la cara ragazza dimentica sempre di aggiornare il suo elenco di desiderata su Amazon, e ora che Agatha Christie ha smesso di scrivere, trovare qualcosa di suo gradimento Toby Clements
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è diventato un problema. Così abbiamo pensato di fare un salto qui e avvalerci delle tue competenze, Donnie." Donnie Dogs fece un altro inchino, come se questo genere di cose gli capitasse un giorno sì e uno no, e introdusse la comitiva nel suo emporio sontuosamente arredato. Non sembrò prestare attenzione alla Range Rover che si allontanava dal marciapiede e imboccava la corsia degli autobus fino all'angolo con Duke Street, dove svoltò a destra SENZA METTERE LA FRECCIA.
39. La libreria Hatchard a Piccadilly è stata costruita nella bocca di un anfiteatro vulcanico alla confluenza di non meno di sei "ley lines" preistoriche. La sua forma - quattro lati di lunghezza approssimativamente uguale - pare sia stata copiata dai misteriosi disegni peruviani, la cui forma è visibile solo da un'altitudine di dodicimila metri. Si dice sia stata la sede di un'antica biblioteca dei druidi, ma dopo la sua distruzione per mano di barbarici vichinghi, il negozio era stato ricostruito nel 1797. Gli architetti si erano ispirati alla moda del tempo, e vi avevano inclusi numerosi soppalchi ammezzati ad altezze diverse, ancora oggi raggiungibili mediante strette scale a chiocciola. Quando lo "zio" Tod Wadley, James ed Emily vi fecero il loro ingresso quella mattina, il negozio si presentava come un'ampia oasi di quiete deserta. Il libri erano tutti in ordine, le coste perfettamente allineate, le opere disposte in ordine alfabetico, compresi i libri fotografici, altrove tipicamente buttati alla rinfusa dal tipo sbagliato di curiosi e avventori. Donnie Dogs si era tolto il cappello, rivelando una capigliatura rossiccia acconciata in una messa in piega perfetta. Si stavano dirigendo verso il settore della giallistica quando Lord Wadley diede a Emily il segnale convenuto. Lei si fermò un istante e poi si produsse in uno smiagolio da gattina, accasciandosi. Per la seconda volta in ventiquattr'ore James Crack afferrò al volo il corpo esanime di Emily. "Mio Dio!" gridò Lord Wadley. "È svenuta. Donnie, vecchio mio, potresti per favore portarle un bicchiere d'acqua?" Dogs corse via. Non appena se ne fu andato, Crack lasciò cadere Emily sul pavimento e si precipitò insieme a Lord Wadley verso il reparto saggistica. Nel giro di pochissimi secondi trovarono quello che stavano Toby Clements
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cercando. "Presto, James," lo incalzò Wadley, allungando al professore una penna biro, "non abbiamo molto tempo." Crack ammassò tutte le copie dei suoi libri su un tavolo e cominciò ad autografarle una dopo l'altra. Accanto a lui, Lord Wadley facevo lo stesso con le proprie. Quando ebbero finito, rimisero i volumi sugli scaffali posizionandoli in modo più favorevole, con le copertine bene in vista. Al ritorno di Donnie Dogs fu come se non fosse accaduto nulla. Emily bevve un sorso d'acqua e si sentì subito meglio. "Benissimo," disse Lord Wadley, "ora dobbiamo proprio comprare qualcosa." "Perché non gli facciamo vedere il codice a barre e la facciamo finita?" bisbigliò Crack. "Non possiamo dirgli semplicemente di cosa si tratta e perché abbiamo bisogno del suo aiuto?" "Sei impazzito?" sibilò Emily. "Una cosa del genere rovinerebbe completamente la struttura procedurale del rapporto bibliotecnico. Se cominci a suggerire un modo più semplice di fare le cose - per esempio fare una telefonata, o una ricerca su Internet - tanto vale che fai le valigie e te ne torni a casa prima ancora di cominciare." "Ma in questo modo faremmo molto più in fretta. E in più si suscita un senso di frenetica tensione." Fino a quel momento James Crack non aveva mai visto una donna belga mettere il broncio. "E va bene. Faremo come dici tu. Ma muoviti," borbottò lei. Donnie Dogs si era tolto il grembiule, rivelando un abito scuro con un panciotto color borgogna e una cravatta blu. Li condusse verso il bancone principale del negozio. Il grande spazio accanto al registro di cassa era misericordiosamente spoglio del consueto affastellamento di libercoli da regalo e sciocche parodie di bestseller perfettamente legittimi. "Conosce i codici a barre?" Crack affrontò l'argomento con reticenza. "Qualcosa ne so," ammise Dogs stringendosi nelle spalle. "Cosa volete sapere?" "Il suo apparecchio è in grado di leggere questo?" Crack gli allungò il prolyx. Dogs gli diede un'occhiata e strinse le labbra in una smorfia. Emily lanciò uno sguardo all'orologio. Aveva un bruttissimo presentimento. "Quello che voi chiamate codice a barre," iniziò Donnie, "è detto dagli Toby Clements
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studiosi CUP: Codice Universale Prodotto. Provengono da una società nota come Comitato per l'Uniformità dei Codici, o CUC. Il produttore paga il Comitato in cambio di un codice a barre leggibile con gli apparecchi appositi, e di un numero CUP a dodici cifre che sia leggibile anche a occhio nudo. Le prime sei cifre del CUP corrispondono al Numero di Identificazione del Produttore o NIP. Le cinque cifre seguenti sono il numero dell'articolo: per esempio una lattina di Coca-Cola o una copia di Harry Potter e il mistero dell'anticipo colossale. L'ultima cifra del codice CUP ci dice se il numero è stato letto correttamente dallo scanner." "Ma questo," cominciò Emily, indicando il codice a barre sul retro del prolyx, "non ha..." Donnie la interruppe alzando il palmo della mano, e proseguì. "Ora, la cifra di controllo viene calcolata sulla base delle altre undici cifre. Basta sommare insieme tutte le cifre nei campi dispari - ovvero i campi numero uno, tre, cinque e così via - e poi moltiplicare la somma per tre, aggiungendo questo risultato al numero che si ottiene sommando tutte le cifre dei campi pari. Chiameremo questo risultato il 'numero di risposta'. Poi bisogna arrotondare il nostro numero di risposta al più prossimo multiplo di dieci. E quel numero diventa la cifra di controllo." Lord Tod Wadley, James Crack e l'agente Emily Raquin si guardarono l'un l'altro. "Chiarissimo!" dissero in coro. "Sembra complicato, ma lo scanner effettua questo calcolo ogni volta che legge il codice di un articolo. Esistono naturalmente delle eccezioni, quelli che chiamiamo i numeri a zero soppresso. Ecco, ve lo faccio vedere su questo foglio di carta." "Ma questo codice non ha un numero!" esclamò Emily disperatamente. "Se vuole lasciarmi finire," proseguì Donnie placidamente, prendendo un foglio A4 da una risma davanti a lui e disegnando una tabella a due colonne e suddivisa in nove righe. "Ora, la prima cifra del NIP è un numero speciale..." Emily si piegò in avanti sul bancone e, ritraendo il braccio destro all'indietro finché poté, lo riportò poi in avanti all'improvviso, con il pugno chiuso, puntando dritto al mento di Donnie. Lui barcollò all'indietro, rivolgendole uno sguardo esterrefatto; poi gli occhi gli si arrovesciarono e lui si accasciò sul pavimento. "Bien, Emily!" esclamò Lord Wadley, applaudendo con le sue manine. "Oh, bien!" Toby Clements
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40. Jermyn Street, famosa in tutto il mondo per i suoi eleganti camiciai e calzolai da uomo, corre parallela a Piccadilly nel quartiere St. James di Londra. Costruita in corrispondenza di un lebbrosario femminile del medioevo, la strada è ora una via a senso unico per tutta la sua lunghezza, con piazzole per lo scarico merci all'estremità settentrionale. Fu proprio in una di queste piazzole che Alphonse Briedel parcheggiò la Range Rover. Prima di aprire la portiera, allungò il braccio verso lo scomparto portaoggetti del cruscotto estraendone una FEG SMC 918, una rivoltella piccola e compatta ma enormemente efficace (fabbricata in Ungheria e molto meno costosa dell'omologa tedesca Walther PPK, quella usata da James Bond nel film La spia che mi amava), che occultò infilandosela nell'elastico dei pantaloni. Da sotto il suo sedile prese un pugnale da combattimento 498 da trenta centimetri, di dotazione dei marine, lama diciotto centimetri d'acciaio al carbonio con rivestimento di polimeri di polvere epossidica, che si nascose nella manica. Nel mentre, nella Range Rover, Ermellinos andava recitando il mantra del GS - come aveva fatto fin dalla mattina in Lussemburgo, quando era stato scaraventato come un pacco nel bagagliaio. Ormai cominciava a perdere ogni speranza di riacquistare l'uso delle gambe. Il nastro isolante con il quale si era così stupidamente legato e imbavagliato da solo gli scavava nella carne, in alcuni punti peggio di quanto facessero le sue bretelle, e stava cominciando a bloccargli la circolazione negli arti inferiori. Era l'inizio della mortificazione corporale. Il passo successivo sarebbe stata la cancrena. Quando il baule venne aperto riuscì a vedere solo una sagoma scura che si stagliava nella luce nuda del mattino. Socchiuse gli occhi, cercando di identificare l'uomo e chiedendosi se fosse il professore. Quando vide che si trattava del maggiordomo di Wadley, Alphonse Briedel, e che teneva in mano un enorme pugnale affilato, un'ondata di panico lo travolse. Che gli toccasse morire nel bagagliaio di una macchina e così lontano da Sexgratings era un'ironia della quale non riusciva proprio a ridere. Il suo ultimo pensiero mentre Alphonse si piegava su di lui fu per il Grande Puffo. Ancora una volta ho mancato al mio compito, Grande Puffo. Ma non Toby Clements
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accadrà più. Questa volta pagherò il mio errore con la vita. Sentì su di sé le mani dell'uomo, e fu scosso da un dolore lancinante. Il dolore crebbe come un fuoco liquido, gonfiandogli le vene e facendogli ribollire le sinapsi per esplodergli nel cervello. Arcuò la schiena, gettando la testa all'indietro in un grido silenzioso di agonia estatica. L'ex libraio vide le stelle accendersi nell'oscurità, e sopraffatto da un'ondata di desolazione si preparò ad accogliere la morte liberatrice. Invece sentì che il nastro che gli copriva la bocca veniva strappato via, e lo stesso per il resto del suo corpo. Poi gli parve che un bicchiere di carta colmo di una bevanda calda gli venisse avvicinato alle labbra. Il sapore del liquido gli ricordò dapprima che era ancora vivo - una sensazione di gioia incontenibile subito offuscata da un secondo pensiero: il tè alle erbe non gli era mai piaciuto. "Bevi," mormorò una voce maschile profonda e con un forte accento straniero. "È tè alle erbe cinese, distillato con ginkgo biloba e un potentissimo succo di mirtilli. È ricco di lecitina naturale. Un ottimo coadiuvante per la circolazione del sangue." Ermellinos sentì il tepore scorrergli dentro; là dove prima era dolore si andava diffondendo un meraviglioso senso di leggerezza. Si chiese se per caso non fosse morto davvero, ma quando aprì gli occhi vide ai suoi piedi le spirali di nastro strappato, la livrea abbandonata di un serpente risorto a nuova vita. Alzò lo sguardo negli occhi verde-oliva di Adolphe Briedel. Quando il belga sorrise fu come se qualcuno avesse acceso il contatore centrale della luce in una zona della vita di Ermellinos fino ad allora immersa nell'oscurità. Come se la sua anima venisse delicatamente raccolta nel palmo della mano di una divinità benigna. Dimenticò il dolore, la paura, la sua infanzia di bambino brutalizzato, la bizzarra pelliccia che mutava colore con il cambio di stagione. Nella sua mente, un solo pensiero: Alphonse... Alphonse... Alphonse. "Ermellinos," disse Alphonse, "più tardi avremo il tempo di parlare, ma prima abbiamo un lavoro da compiere."
41. James Crack afferrò con la destra lo scanner DataLogic palmare rivestito di plastica nera in dotazione al negozio e fece passare i suoi misteriosi raggi di luce rossa sul codice a barre del prolyx. Lord Wadley si era Toby Clements
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arrampicato su uno sgabello per vedere meglio, e lui ed Emily fissavano il display del registro di cassa, trattenendo il fiato in attesa del messaggio che ne sarebbe uscito. Crack presumeva dovessero aspettarsi in primo luogo la conferma sonora che lo scanner aveva letto il codice; in seguito i dati sarebbero comparsi visivamente sull'interfaccia cliente del registro di cassa. Si sentì un acuto "ping" elettronico. Lord Wadley si lasciò sfuggire un gemito di delusione. Crack si voltò di scatto. "Cos'è stato?" "Messaggio di errore. Codice irriconoscibile. Digitare numero manualmente." Prima che avesse il tempo di pensarci, la porta di ingresso del negozio si spalancò davanti al curioso esemplare che avevano raccolto nella casa di Lord Wadley nel suo abito di lana grezza. Ma più che l'abito notarono la pistola - la grossa SIG Sauer - che teneva nella mano sinistra, puntata contro di loro. "Mani in alto!" ringhiò. I tre dietro il bancone obbedirono. La creatura che impugnava saldamente la pistola era evidentemente bene avvezza a minacciare la gente. James Crack fissò quell'essere per un secondo. Era possibile che fosse lui l'assassino di Cordon Sani-taire? Poteva essere quella la pistola che aveva sparato il proiettile fatale? Poteva essere quella la medesima arma che aveva eliminato i tre vacherins? Era possibile. "Cosa vuoi?" gli domandò. "Il negozio è chiuso." "Cerco la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta." "Santo cielo!" intervenne Lord Wadley. "A noi lo dici!" "Ma voi l'avete trovata," grugnì Ermellinos, agitando la pistola in direzione del minuscolo lord. "E adesso la consegnerete a me." "Ma a che scopo?" domandò Wadley. "Non riuscirai mai a decifrarne il diabolico codice." "Il Grande Puffo è molto saggio," rispose Ermellinos. "Lui saprà leggerlo." "Il Grande Puffo è molto saggio," gli fece il verso Lord Wadley, scoppiando a ridere. "Grande Puffo! Che nome idiota." Le froge di Ermellinos fremettero di rabbia. Stese il braccio, puntando la pesante pistola svizzera direttamente alla minuscola testa a pompelmo del Toby Clements
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pari d'Inghilterra. Wadley impallidì. In quel preciso istante si sentì un lamento. Era Donnie Dogs. Stava riprendendo conoscenza. Si girò lentamente su un fianco e cominciò ad alzarsi in piedi aggrappandosi ai ripiani del bancone, massaggiandosi la mascella e producendo uno strano gemito, come la voce nasale di uno gnomo. Sembrava proprio che imitasse un puffo. James Crack vide gli occhi di Ermellinos diventare sottili dalla rabbia. Mandavano un bagliore rosso come le spie sul quadro comandi di una BMW. Le nocche della mano che stringeva la pistola diventarono bianche, e il suo lungo dito indice si contrasse sul grilletto. Crack cercò di dire qualcosa - qualunque cosa - ma aveva la gola secca e le labbra riarse. Nell'istante in cui Donnie Dogs alzò la testa sopra il bancone, la SIG Sauer esplose nella mano di Ermellinos. Il proiettile sfiorò la vernice del bancone e la testa dello sfortunato libraio volò all'indietro in una nuvola di sangue e frammenti ossei. James, Emily e Lord Wadley sobbalzarono. Il fu gestore del negozio cadde a terra con un tonfo. Una pozza di sangue color prugna si allargò sul pavimento, disegnandogli un'aureola intorno alla testa. "Che sfiga," mormorò Wadley. "Nessuno può insultare il Grande Puffo e vivere per raccontarlo," disse Ermellinos. Proprio allora le porte dietro di lui si aprirono di nuovo. Alphonse entrò di corsa, con la FEG ungherese in pugno. "Ermellinos? Cosa stai facendo?" protestò. Lord Wadley ebbe un sospiro di sollievo, ma di breve durata. La pistola nella mano di Alphonse era puntata dritta contro di lui. "Alphonse!" implorò, con un tremito nella voce che rivelava il panico che gli montava dentro. "Uccidi subito questa strana creatura!" "Non tanto in fretta, Toddy," tagliò corto il maggiordomo. "Come mi hai chiamato? Alphonse, ti pregherei di rivolgerti a me con l'appellativo di Lord Wadley..." "Chiudi la bocca, spregevole fanfarone, se non vuoi che metta fine ai tuoi giorni qui su due piedi." "Uffa," mormorò Wadley, visibilmente offeso. "E adesso dammi il prolyx." "Perché?" chiese Crack. "Niente domande, tedioso seccatore di un americano imbecille che non Toby Clements
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sei altro." "Oh," disse Crack. Emily gli pose una mano di conforto sulla spalla. "Il prolyx non può esserti di alcun aiuto," obiettò Wadley ad Alphonse. "Non riuscirai a trovare la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, come non ci siamo riusciti noi." "Tu," disse Alphonse, indicando Wadley con la punta della pistola, "vieni con noi. Mettendo insieme il tuo minuscolo cervellino e la formidabile intelligenza del mio vero padrone, qualcosa verrà fuori, ora che siamo così vicini alla meta. Avanti! Muoviti!" Con un piccolo cenno di saluto a James ed Emily, Lord Wadley scivolò giù dallo sgabello, scavalcò il corpo di Donnie Dogs e, tenendo sempre in alto le manine, una delle quali stringeva il prolyx, seguì Alphonse ed Ermellinos verso la porta. "Prendete me!" ululò Crack. "Lasciate libero Lord Wadley!" "Neanche per sogno!" esclamò Alphonse. "Ora voi due vi sdraiate a terra e non mi muovete, o sparerò a questo bel campione senza alcuna esitazione." Detto ciò, uscì, spingendo il minuscolo pari del regno avanti a sé.
42. Emily e Crack si fissarono per qualche secondo con gli occhi colmi di orrore. Erano stati loro a mettere in pericolo Lord Tod Wadley. Il professore fece per dirigersi verso la porta. "James!" gridò Emily. "Aspetta!" Stava indicando il display dello scanner, sul quale si leggeva ancora: "Messaggio di errore. Codice irriconoscibile. Digitare numero manualmente". "Dobbiamo fare qualcosa, Emily! Non possiamo lasciarlo nelle loro mani. Questo Grande Puffo sembra un tipo pericoloso." "Non ci sono dubbi che sia tanto eccentrico quanto demoniaco," concesse Emily, "ma ora non riusciremo mai a raggiungerli: hanno la macchina e sono armati. L'unico modo di salvare lo zio è di trovare la chiave di volta." "Ma ci serve il numero!" "Che non abbiamo. A meno che..." Toby Clements
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Un'intuizione illuminò il bellissimo per quanto stanco volto di Emily. Dalla tasca del golf prese un pezzo di carta di cui Crack aveva quasi dimenticato l'esistenza. "Mio Dio," mormorò, e non per la prima volta. "I numeri di Bonifacio." Emily si mise rapidamente al computer e prese a inserire attentamente le cifre. "Era stato lui a dire che i numeri sono universali, giusto?" chiese, rendendosi conto per la prima volta che la conferenza di Donnie sul codice a barre non era stata - o comunque non solo - un espediente di bassa lega per farcire il racconto con qualche dato in più. Erano informazioni vitali al progresso del suo rapporto bibliotecnico. Crack annuì. Emily gli mostrò il numero che aveva digitato nel campo illuminato sul monitor: 0-5-5-2-1-4-9-5-1-9. Con un senso di crescente scoraggiamento, il professore contò in fretta le cifre. "Ma Emily," disse, "qui i numeri sono solo dieci. Donnie non aveva detto che devono essere dodici, compresa la cifra di controllo?" Emily sospirò desolata. La testa le cadde sul petto, come una marionetta cui avessero tagliato i fili. Sul bancone davanti a lei cadde una lacrima. "Oh, James," mormorò. "Non credo di potere andare avanti..." "No, aspetta, Emily! Cosa aveva scritto tuo nipote nel prolyx?" "'Sotto', 'copertina' e 'Zero premi per il terzo classificato," rispose lei, accendendosi di nuova speranza. "Zero premi per il terzo classificato" ripeté James, sorpreso lui stesso dalla sua crescente sicurezza. "E prima che lo mettessi k.o., Donnie non stava dicendo qualcosa a proposito dello zero soppresso? 'Zero premi per il terzo classificato'!" Emily capì immediatamente cosa cercava di dirle. "Aggiungo uno zero qui," disse, inserendo uno zero nel terzo campo. "E non ci aveva spiegato un modo per calcolare l'ultima cifra di controllo? Ti ricordi il procedimento?" James Crack aveva una memoria straordinariamente ritentiva, tipica - a detta delle sue colleghe - di una personalità spiccatamente anale. Richiamò subito alla mente le parole dell'uomo, come facendo un'operazione di "taglia" e "incolla" con il passato. Prese il foglio sul quale Donnie Dogs aveva disegnato la sua tabella, lo girò e scrisse una serie di operazioni. Toby Clements
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0 + 0 + 2 + 4+5+ 9 = 20. "Si sommano i numeri nei campi dispari e poi si moltiplica per tre." 20 x 3 = 60 "Poi si somma il risultato della moltiplicazione alla somma dei numeri nei campi pari." 60 + 5 + 5+1 +9 + 1 = 81 "E poi bisogna arrotondare al multiplo di dieci più vicino, che in questo caso è novanta, e la differenza tra i numeri - in questo caso nove - è la tua cifra di controllo. Quindi la risposta è nove. Ma certo! Nove!" Emily lo fissava con un'espressione reverenziale a lui ben nota. "Questo genere di cose mi riesce bene," disse stringendosi con fare modesto nelle spalle. Emily digitò l'ultima cifra. Il suo dito esitò un momento sul tasto di "avvio". Perduti il codice a barre e il prolyx, questa era la loro unica possibilità. Premette il pulsante. L'apparecchio lampeggiò. Una volta. Due. E poi la stampante cominciò a ronzare. Crack ed Emily si scambiarono uno sguardo. L'americano inserì e sistemò il rotolo di carta - eccone un altro, pensò. La stampante si fermò, terminato il suo compito, e si avviò il tagliere, che separò un foglietto dal rotolo facendone cadere nella mano protesa di Crack una sezione lunga circa quindici centimetri. Crack lesse il testo scuotendo la testa, e un lieve sorriso gli apparve sul volto. "Cosa c'è scritto?" domandò Emily. "È una poesia," rispose lui semplicemente.
43. "Nocciolina?" domandò Alphonse Briedel, indicando le confezioni omaggio di patatine e snack offerte dall'Hotel Bristol come parte del servizio in camera. "Grazie," replicò Ermellinos, facendosene saltare una in bocca. "Deliziosa." "Vero? Anch'io vado matto per le cose salate; però sono allergico al pepe." "Anch'io! Siamo proprio fatti l'uno per l'altro!" esclamò Ermellinos, agitandosi come una ragazzina. "Tutti gli ermellini sono allergici al pepe. Toby Clements
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È tipico dei roditori. Ci manca un enzima." "E cosa usi per sostituirlo?" domandò Alphonse. "Niente: ne faccio a meno," replicò Ermellinos con tono severo. "Io uso un succedaneo: Lo-pepper™. Lo porto sempre con me. Ecco, guarda." Alphonse si prese dalla tasca della giacca un pesante oggetto oblungo simile alle bottigliette di integratori minerali che usano gli sportivi per dissetarsi. Ma invece che di plastica, sembrava fatto di avorio lucidato, o alabastro estratto dai monti sopra Sorrento, ed era decorato con una serie di anelli che gli giravano intorno in senso trasversale. "Che cos'è?" domandò Ermellinos. "Toddy lo ha trovato in giardino e lo ha dato a me," replicò Alphonse, mentre giocava abilmente con gli anelli, allineandoli come numeri di una combinazione. Ermellinos continuava a fissarlo con crescente stupore mentre sentiva Alphonse mormorare una sorta di incantesimo. Il belga stava sillabando: "P-E-P-E". Poi afferrò l'aggeggio alle due estremità cercando di aprirlo. "Fai attenzione, Alphonse," sussurrò Ermellinos a mezza voce. Non accadde nulla. Il maggiordomo imprecò tra i denti, e poi si batté il palmo della mano sulla fronte. Ricominciò a giocare con gli anelli, questa volta sillabando: "P-O-I-V-R-E". Di nuovo tirò in direzioni opposte le due estremità, e questa volta l'aggeggio si aprì. Dal contenitore bianco ne uscì un altro di forma perfettamente identica, ma più piccolo e nero come l'inchiostro. Questo era di onice. Era stato costruito con molti pezzi diversi, e intorno alla sezione centrale presentava un anello, simile a quello delle serrature a combinazione o anche, a pensarci bene, a quello di un normale macinapepe. Alphonse agitò il contenitore. Si sentì un tintinnio. Allentò le due estremità per aprirlo, rivelandone il meccanismo interno. Pepe nero e sale bianco, pensò Ermellinos. Peccato che il sale nello scomparto apposito fosse finito. Terminata la dimostrazione Alphonse chiuse il contenitore e lo ripose meticolosamente nella tasca inferiore destra della giacca. "Devo fare un giro nel bagno dei maschietti," annunciò sorridendo, e sculettò attraverso la stanza moquettata dirigendosi verso la porta discretamente occultata del bagno. Usciti dalla libreria con il prolyx e Tod Wadley, Alphonse ed Ermellinos Toby Clements
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erano corsi alla Range Rover. Rinchiuso il lord nel baule e allontanatisi di qualche miglio da Hatchard, avevano telefonato al Grande Puffo: Ermellinos ricordava la conversazione quasi parola per parola. Dapprima trionfante, verso la fine aveva vagamente percepito uno strano cambiamento di tono nelle parole del suo padrone: "Grande Puffo! Abbiamo la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta!" La voce del Grande Puffo giungeva soffocata, come se bisbigliasse. "Splendida notizia, Ermellinos. Sei stato bravo." "Abbiamo preso anche il piccolo studioso con i capelli rossi, è nel baule della macchina." L'improvvisa furia bisbigliata del Grande Puffo aveva colto Ermellinos completamente di sorpresa. "E di quale piccolo studioso con i capelli rossi staremmo parlando?" aveva sibilato. "Quello che era con il professore americano, la bibliotecnica belga e la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta," aveva risposto Ermellinos. "Quello alto meno di un metro che si compra i vestiti da 012," si era intromesso Alphonse, intuendo la direzione presa dalla conversazione. "Non è affatto vero!" sputò fuori il Grande Puffo. "Ora, Stammi a sentire, Ermellinos: ti richiamerò più tardi, ma per il momento non voglio che vi facciate vedere in giro. Prendete una stanza in un albergo e tenetevi lontani dai guai. Assicurati però che sia un albergo decente, e che abbiano il servizio in camera." In circostanze normali Ermellinos avrebbe preso una stanza in uno qualsiasi dei tetri e funzionali alberghi economici alla periferia della città, ma con Alphonse al suo fianco, qualcosa lo spingeva a gettare al vento ogni cautela. La vita è fatta per essere vissuta! Carpe Diem! Avevano immediatamente preso la suite nuziale dell'Hotel Bristol, famoso per la discrezione e le vestaglie jacquard, e ancora prima che il facchino avesse scaricato Lord Tod Wadley, avvolto come un fagotto nel nastro isolante, dentro l'armadio della camera da letto, si erano ordinati due Bellini a testa e una dozzina di ostriche con il servizio in camera. Erano talmente presi dall'eccitazione di essersi incontrati che non riuscivano a smettere di ridere. E ora, mentre Alphonse era in bagno, Ermellinos si godeva un momento di deliziosa tranquillità. Dall'armadio provenivano rumori sordi e Toby Clements
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soffocati. Improvvisamente il cellulare di Ermellinos cominciò a squillare. Era il Grande Puffo. Ermellinos rispose. Mentre il Grande Puffo parlava, sempre con quella strana voce soffocata, come se fosse rinchiuso da qualche parte, Ermellinos non poté fare a meno di volgere lo sguardo verso l'armadio in cui avevano imprigionato Lord Tod Wadley. La richiesta del Grande Puffo lo sbalordì, ma per natura e per esperienza era incline a obbedire a un uomo che aveva accesso a tutte quelle informazioni SEGRETISSIME e che finora non si era mai sbagliato, se non forse un paio di volte all'inizio della storia. Ma ormai era acqua passata, non aveva più importanza. "D'accordo, Grande Puffo, farò come dite." Quando Ermellinos ebbe interrotta la comunicazione, Alphonse aprì la porta del bagno. Rimase in piedi sulla soglia, appoggiato allo stipite. Dietro di lui Ermellinos vide scorrere l'acqua nella vasca mentre nuvole di vapore profumato uscivano dal bagno e venivano verso di lui, invitandolo ad abbandonarsi all'oblio.
44. "Emily," disse Crack con un sospiro stanco, "tuo nipote era una mente perversa." Allungò a Emily il rotolo di carta. Si trattava, come aveva detto, di una poesia. Non è a Piccadilly, dove fanno gli inchini: se incroci uno di quelli, ancora non ci siamo. Libri, niente caffè, CD né bigliettini: se sei in una catena, la cercheresti invano. Non è l'acquamarina, bensì la montatura: ordina Stroganoff e un fiasco di Barbera. C'è al primo e al secondo ma al terzo si fa dura: è là che troverai l'autentica miniera. Da buona bibliotecnica, Emily era stata addestrata a individuare tematiche là dove non ce n'erano affatto. Forse il testo indicava una gioielleria. L'acquamarina è una pietra dura che si può anche portare a un pendaglio o a una catenina. Certo, non era il genere di cose che avrebbe Toby Clements
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normalmente associato a suo nipote. Ma era pur vero che, con il passare del tempo, si stava ormai rendendo conto che suo nipote non lo conosceva affatto. Ripensò alla sua infanzia, quando lei e Neveu giocavano insieme a risolvere indovinelli. Si trattava di leggere un testo a voce alta, individuando in ciascun verso il significato chiave. "Piccadilly," domandò ora, "che cos'è?" "È un tipo di condimento, Emily, di colore giallo e sapore simile all'aceto. Viene fatto con i cavolfiori. Lo produce un'azienda in particolare, la 'Crosse & Blackwell'." Emily si girò verso di lui. Possibile che fosse tanto semplice? "James! Ripeti quello che hai detto." Sconcertato, James Crack ripeté la frase quasi parola per parola. Non riusciva a capire l'entusiasmo della bibliotecnica. "Allora?" le chiese, incuriosito. "James, hai detto Blackwell, non? Blackwell! È il nome di una famosa libreria." "Giusto," ammise lui lentamente, guardandola senza capire. "E con questo?" Emily sospirò. "James, per fare strada in questo settore, devi abituarti a compiere dei giganteschi salti deduttivi. Devi essere pronto in qualsiasi momento a trovare un collegamento tra due elementi presi a caso, e anche se devi forzare un po' le cose perché regga, devi sempre credere fino in fondo al collegamento che hai creato. Se lasci campo al minimo dubbio, sei finito. Questo è uno di quei momenti." "Dunque dobbiamo andare da Blackwell?" "No!" esclamò Emily. "La poesia dice che ciò che cerchiamo non si trova là." "Dunque dobbiamo andare dovunque tranne che da Blackwell?" "Exactement! Ora sì che cominci a farci la mano."
45. Alphonse Briedel era andato ad aprire la porta cingendosi i fianchi di un grande asciugamano bianco, la vestaglia jacquard buttata negligentemente sulle spalle. Era già mezzogiorno, ma lui non provava nessuna vergogna a presentarsi ancora en déshabillé a quell'ora. Dopotutto erano nella suite Toby Clements
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nuziale, e la notte era stata lunga. Il servizio in camera all'Hotel Bristol è rapido, e il sountuoso ordine Mare e Monti - filetto di bue alla Chateubriand con aragosta, accompagnato da una bottiglia di Sauvignon neozelandese e da un Mercury del 1996 - era arrivato mentre i due erano ancora in vasca. Quando ne emersero, con la pelle arrossata dal vapore e dagli sforzi, il cameriere aveva già disposto il pranzo sulla tovaglia di lino bianco, lasciando il carrello vuoto dietro un angolo della stanza, in modo che non ingombrasse. Alphonse ci lasciò sopra una banconota da cinque sterline. "In caso fossimo occupati quando torna," sorrise. "Cinque sterline!" lo redarguì scherzoso Ermellinos. "Che importa?" rise Alphonse. "Siamo ricchi. E poi, la vita bisogna godersela, di domati non c'è certezza." Si sedettero a tavola: le fatiche di poco prima avevano messo loro in corpo una fame da lupi. Alphonse prese a masticare il primo boccone di filetto. "Mmm..." bofonchiò a bocca piena. "Ci andrebbe un po' di pepe." "Gliel'abbiamo detto noi di non metterne," gli fece osservare ragionevolmente Ermellinos. "Hai perfettamente ragione, mia colombella, ed è per questo che ti amo." Alphonse accarezzò la mano di Ermellinos. Era perfettamente evidente a entrambi chi fosse l'uomo e chi la donna nella loro relazione. Alphonse allungò il braccio a prendere la giacca che aveva gettato distrattamente lì accanto. Prese il suo macinapepe dalla tasca sinistra, lo tenne sospeso sopra il piatto e ne estrasse il contenitore nero, del quale girò poi rapidamente l'anello. Si sentì macinare il meccanismo interno, poi dalla base uscì una nuvola di Lo-pepper™ che andò a depositarsi sul piatto. Alphonse passò il macinino all'amante. "Sai una cosa, Ermellinos?" disse. "D'ora in avanti intendo vivere ogni momento della mia vita come se fosse l'ultimo." Senza sapere esattamente perché, Ermellinos esitò per un istante, tenendo il macinapepe sospeso sopra il piatto. Qualcosa cambiò dentro di lui, una trasformazione così sottile che non fu in grado, nemmeno un istante dopo, di dire esattamente cosa fosse accaduto: sapeva però con assoluta certezza che si era verificato qualcosa di irreparabile che avrebbe cambiato la sua esistenza per sempre. E tuttavia non sapeva dire che cosa. Poi anche lui fece girare il marchingegno di onice, diffondendo il pepe Toby Clements
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macinato sul suo piatto. Alphonse aveva sempre apprezzato il vino. Decise di cominciare con un bicchiere di Sauvignon del Nuovo Mondo, gelato al punto giusto, ma assaggiandolo gli parve che avesse un vago sapore di... possibile?... pepe? Si sciacquò la bocca con un sorso di acqua minerale - che pure aveva un sapore strano - e poi provò il vino rosso. Stessa cosa. Ermellinos continuava a mangiare seguendo con crescente inquietudine e disagio il comportamento di Alphonse, che aveva preso a trangugiare acqua come un disperato. La faccia gli si era un po' gonfiata, e sulle guance gli erano spuntate delle strane macchie rosse. Anche le dita gli si erano ingrossate, tanto da somigliare a delle salsicce. Continuava a grattarsi la pelle sotto le braccia, agitandosi in modo sempre più inconsulto. Rovesciò la bottiglia di vino rosso, che si versò senza che nessuno facesse niente per impedirlo. Sulla tovaglia bianca si allargò una macchia rosso scuro che sembrava SANGUE. Ermellinos fu preso dal panico. Cosa stava succedendo? Cosa aveva Alphonse? Lo prese un senso di soffocamento, come una costrizione al torace. "Alphonse!" gridò. "Ermellinos!" "Cosa ti succede?" "È il pepe!" gemette Alphonse. "Qualcuno ha scambiato il pepe nel macinino! O Gesù!" Alphonse si era stretto le mani alla gola. Gli occhi gli sporgevano, rossi come quelli di un toro agonizzante. La voce era acuta e soffocata dalla costrizione della trachea. Anche Ermellinos cominciava a sentirsi soffocare. Gli si offuscò la vista. Le sue mani gli sembravano due o tre volte più grosse del normale. Se il pepe era stato scambiato, uno solo poteva esserne responsabile. A fatica Ermellinos si alzò in piedi, barcollando sulla moquette come stesse guadando un fiume di melassa. La stanza gli ballava davanti agli occhi. Ma doveva arrivare all'armadio. Doveva sapere. "Ermellinos..." una voce implorante alle sue spalle. Ti prego... Ermellinos si voltò. Alphonse era disteso sul pavimento, orribilmente calmo - solo pochi secondi ormai lo separavano dalla morte. Il braccio alzato, tendeva la mano verso di lui. Lentamente Ermellinos si girò sui suoi passi, barcollando di nuovo verso l'unica persona che lo avesse mai amato davvero, Alphonse Briedel. Cadde in ginocchio accanto al Toby Clements
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maggiordomo che ormai rantolava, e si sdraiò accanto al suo amante come un cavaliere accanto alla sua signora su un sepolcro medioevale. Prese la mano del belga tra le sue. Gli erano rimasti pochi secondi di lucidità, ma gli bastarono per vedere Lord Tod Wadley che usciva dall'armadio, si alzava in piedi e si avvicinava a guardarli nella loro agonia. In capo a tre minuti erano morti entrambi, e solo allora Lord Tod Wadley si voltò per andarsene. Nella mano stringeva una confezione di grani di pepe.
*** In un ufficio nella sterminata periferia orientale di Milano, un uomo appese il ricevitore sulla forcella di plastica del telefono. Sedette per un momento alla scrivania, scarabocchiando distrattamente sul bloc-notes davanti a sé. Un attimo dopo si appoggiò allo schienale e vide sbigottito ciò che aveva disegnato: un ermellino. Una lacrima gli scese lungo la guancia.
46. Il capitano Georges Taureau del TDBCFB si trovava nell'ufficio del viceispettore capo Justin "Thompson" Glover, il suo omologo presso la Metropolitan Police a Baker Street, culla dell'investigazione. L'arredamento della stanza sembrava scelto da un cittadino di Sparta: il pavimento era coperto di moquette a riquadri e la finestra dava su un altro palazzo di uffici. Una schizzo come di sangue coagulato decorava le pareti unte; in un angolo, una Vergine di Norimberga - nel senso dello strumento di tortura medievale. L'aria risuonava del ronzio di computer obsoleti. Il colloquio fu imbarazzante. Il capitano Taureau diffidava del suo collega inglese. Glover era un albino, e del tipo peggiore, con gli occhi rossi e la pelle pallidissima. Taureau non riusciva a immaginare come fosse riuscito a fare carriera in polizia, sebbene la sua strana stretta di mano facesse sospettare qualche intrigo massonico, o al limite una campagna per le pari opportunità. "Abbiamo motivo di credere," borbottò Taureau, "che questo professore americano sia armato e pericoloso, e a piede libero a Londra. Inoltre, egli è accompagnato da uno dei nostri agenti del Bureau bibliotecnico di Toby Clements
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Bruxelles - l'agente Raquin - uscita dai ranghi e ormai fuori controllo." "Una mina vagante, eh? Una mela marcia? Mmm. Senza dubbio con licenza di uccidere. Per di più una donna. E c'è un americano coinvolto. Tutto ciò è inaccettabile. Avete idea di cosa stiano cercando?" Taureau tacque per un momento. In effetti non ne aveva idea. Non aveva capito granché di quanto era successo da quando quella notte avevano trovato il corpo nella Grande Bibliothèque. Fintanto che il conteggio delle vittime si era fermato al solo venerato curatore Cordon Sanitaire, Taureau non aveva avuto dubbi che l'assassino fosse James Crack; ma poi erano saltati fuori altri quattro corpi, tutti uccisi dalla stessa pistola e in orari per i quali, secondo il patologo legale, James Crack aveva un alibi di ferro. In aggiunta, la polizia del Lussemburgo aveva fatto alcune scoperte sorprendenti nella tenuta di Lord Tod Wadley. Ne avevano dato a Taureau una descrizione talmente circostanziata che lui se ne era dimenticato completamente. Qualcosa a che fare con un laboratorio? Una ricetrasmittente molto sofisticata? Un sistema di microfoni e una qualche diavoleria a pannelli solari? Il capitano Taureau non aveva talento per i dettagli. Per questo voleva disperatamente catturare l'agente Raquin e addossarle la colpa di tutto. In caso non avesse funzionato, stava già elaborando un piano per implicare il tenente Dijon. "No," ammise. "Non so cosa stiano cercando. Li abbiamo persi quando hanno attraversato la Manica. Da allora, nessuna traccia." "Abbiamo appena ricevuto un rapporto su una sparatoria in una libreria di Piccadilly. Un morto. Nessun segno di furto. Strano, no?" Taureau alzò le spalle. "Il problema," proseguì l'indicibilmente diabolico albino, "è che le sole persone viste allontanarsi - le quali, per inciso, avevano parcheggiato in sosta vietata - sono un grosso roditore - forse un furetto o un ermellino, o forse addirittura una lontra, non lo sappiamo con certezza: difficile a dirsi in questa stagione dell'anno - e uno straniero baffuto con l'aria viscida tipica della categoria, la cui descrizione corrisponde a quella di un cameriere in un musical a basso costo del West End. Se ne sono andati a bordo di una Range Rover insieme a un ometto molto piccolo e con la testa simile a un pallone da calcio di foggia antiquata, di quelle a diciotto esagoni. Del tipo che si usava ancora quando la nazionale inglese ha vinto i Mondiali." "Si direbbe Lord Wadley." Toby Clements
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"Il tipo che abita in Lussemburgo? Be', sarà meglio che lei si metta al lavoro e faccia qualche indagine, per vedere se le riesce di snidare questo americano. Senta, Taureau," proseguì Glover, "sarò sincero con lei. I belgi non mi sono mai piaciuti. Sfuggenti e inaffidabili. Italiani del nord, li chiamo io. Tutti criminali. Però gli americani li odio anche di più, quindi le concedo licenza di uccidere." Allungò a Taureau una mitraglietta Heckler & Koch MP5 e una scatola con venti caricatori, ciascuno contenente diciannove proiettili 9 mm a punta cava. Proprio in quel momento si sentì bussare. La porta si aprì e Taureau fece un balzo all'indietro, sbalordito all'ingresso di un altro albino dall'aspetto diabolico. Indossava l'uniforme delle grandi occasioni, con un grembiule di pelle lavorata e la gamba destra dei pantaloni arrotolata. "Signore," disse, "abbiamo appena avuto una soffiata. Un grosso ermellino e un belga dall'aria effeminata hanno preso una camera all'Hotel Bristol. Hanno ordinato il pranzo in camera." "Dunque, capitano," disse Glover, facendogli un cenno carico di significato, "ecco la sua occasione di fare qualcosa di buono, per espiare peccati della sua nazione. Sa cosa deve fare. Vada e lo faccia." E Taureau sapeva esattamente cosa doveva fare. E lo avrebbe fatto. Altroché se lo avrebbe fatto.
47. Crack ed Emily si precipitarono fuori dalla libreria sull'ampio marciapiede proprio nel momento in cui la prima macchina della polizia spuntava da dietro l'angolo, con i lampeggianti accesi e le sirene spiegate. Dall'altra parte della strada, oltre la nebbia, il professore riusciva a distinguere un palazzo palladiano: Burlington House, sede della Regia Accademia delle Arti, fondata nel 1768 da Sir Josephine "Joshua" Reynolds, un uomo davvero in contatto con il suo lato femminile. Crack afferrò la mano di Emily e la guidò dall'altra parte della via, zigzagando nel traffico fino a raggiungere una galleria di negozi dall'aspetto antiquato. Quando raggiunsero Oxford Street erano esausti. Crack teneva gli occhi aperti, controllando che nessun poliziotto li stesse pedinando. Emily era ancora concentrata sulla poesia, nel tentativo di decifrarne il diabolico codice: "Se incroci uno di quelli, ancora non ci siamo" lesse a voce alta, Toby Clements
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mentre sgomitavano per farsi largo tra folle di turisti. Si arrestarono davanti a un'altra grande libreria, dove Crack controllò se il suo ultimo libro pubblicato nel Regno Unito - Chi non risica non rosica - si trovasse in bella mostra in vetrina (fu felice di constatare che c'era). "James. Qui si parla di 'incrociare'. Cosa ti fa venire in mente, quali sono le cose che si possono incrociare? "Eh?" James provò a dare qualche suggerimento. "Le dita? Gli occhi? Le spade? Un conoscente? Non saprei. Però guarda, Emily: Borders ha messo il mio libro in vetrina." Emily gli sorrise senza convinzione. "Questa è una buona notizia, James. Ok, lasciamo perdere questa riga per il momento. Passiamo alla successiva: 'Libri, niente caffè, CD né bigliettini'." "Caffè," sospirò il professore, "questa sì che sarebbe una buona idea!" Emily annusò l'aria. Mescolata alla puzza delle cipolle fritte e dei tubi di scarico dei motori diesel, poté discernere un aroma di grani tostati. Lo stomaco le brontolò e si sentì improvvisamente esausta. Seguirono quel profumo. Non veniva da una caffetteria, ma da un altro negozio di libri. Questo, però, non assomigliava alle librerie che Emily conosceva a Bruxelles. Invece della pace indisturbata della tipica libreria belga, il negozio ronzava di attività e rumori, compreso il suono penetrante dei registratori di cassa sui quali i commessi battevano una vendita dopo l'altra. Un lato dell'enorme superficie del negozio era occupato da una caffetteria, mentre l'altro era stipato di riviste. Tra queste due ali, il ronzio delle scale mobili per salire al piano musica e CD, o scendere al piano DVD e giochi per computer. "Qui c'è tutto tranne i libri," disse Emily. "Sì, guarda, vendono anche articoli di cartoleria e bigliettini d'auguri," concordò Crack. Per un lungo istante rimasero in silenzio. "James," mormorò Emily dopo un po', "quasi ogni verso della poesia ci dice dove non troveremo la chiave di volta; solo una frase dice dov'è. Un posto dove è visibile un'acquamarina." "Bisogna fare una ricerca su Internet," disse James.
48. Il capitano Taureau del TDBCFB e tre detective del SO13, il braccio Toby Clements
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armato della Metropolitan Police, procedevano di sbieco dall'ascensore al quarto piano dell'Hotel Bristol. Il tenente Dijon li seguiva di presso. Aveva chiaramente espresso le sue obiezioni all'intera operazione, e si era portato solo la sua pistola d'ordinanza, che teneva ancora nella fondina. I primi quattro agenti avanzavano lentamente, coprendosi a vicenda mentre a turno salivano le scale per raggiungere la suite nuziale al quinto piano. Era una faticaccia. Taureau sudava copiosamente. Esiste una procedura operativa standard rispettata da tutte le forze di polizia del globo per l'ingresso in una stanza dove si sospetta la presenza di elementi ostili, ma il motto della TDBCFB è: "Potenza di fuoco innanzitutto". E anche in terra straniera Taureau non intendeva perdere tempo a fare domande. Giunto in cima alle scale indicò alla sua squadra di sparare a volontà contro la porta. Il fuoco di fila - fusillade, in francese durò una buona mezz'ora, durante la quale Taureau fece fuori tutti e quattrocento i proiettili a sua disposizione. Dal varco aperto nell'ingresso aveva gettato almeno otto granate e sapeva che gli uomini calati a doppia fune dal tetto ne avevano gettate altrettante attraverso la finestra. Si poteva ragionevolmente presumere che non ci fossero sopravvissuti. La stanza era greve del fumo delle armi da fuoco. Dijon starnutì. "Sono allergico alla cordite," spiegò agli inglesi stringendosi nelle spalle. Taureau gettò da parte la Heckler & Koch e tolse dal fodero la sua FN HP-SFS Hi-power - una pistola di fabbricazione belga - caricata con proiettili parabellum 9 mm. Cautamente si avvicinò a quanto restava della porta, e ne spinse le assi divelte. Dentro era il caos. I proiettili avevano sventrato la stanza. Nello spazio compreso tra un'altezza superiore ai trenta centimetri e inferiore al metro e mezzo era letteralmente sparito tutto. Sul pavimento, cosparsi di polvere bianca che li faceva somigliare alle statue di marmo di due amanti medioevali, i corpi di Ermellinos e di Alphonse Briedel, mano nella mano, un sorriso beato che ancora aleggiava sui loro volti. Taureau fece un passo all'interno della stanza, disegnando grandi archi orizzontali con la pistola a copertura di eventuali attacchi a sorpresa. Poi per un istante rimase lì in piedi, le ginocchia leggermente flesse in posizione di guardia. Ma la stanza non nascondeva minaccia alcuna. Entrò rapidamente e, giunto accanto ai due corpi, sparò un colpo a bruciapelo in fronte a entrambi - bang bang. Si sollevò uno sbuffo di polvere, ma le ferite non sanguinarono. Un modo come un altro per accertare un decesso. Toby Clements
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Il tenente Dijon e i poliziotti inglesi lo fissavano dalla soglia. "Un vero duro," mormorò uno di loro, pieno di ammirazione. "L'hai detto. Perquisite la stanza." I poliziotti si sparpagliarono nella camera. Non era rimasto molto da perquisire. Una fetta orizzontale della stanza era stata completamente disintegrata, e dovunque era sceso un denso strato di calcinacci, pezzi di mattone, shrapnel e schegge: non ci misero molto a ritrovarsi tutti nel salotto, scuotendo la testa. "Chissà come sono morti quei due?" rifletté uno dei poliziotti inglesi, indicando con un cenno indifferente del capo i due corpi sul pavimento. "Patto suicida," affermò Taureau, pulendo discretamente l'impugnatura della sua pistola prima di piazzarla saldamente in mano ad Alphonse. "I miei complimenti, signori," disse. "Ottimo lavoro." Batté loro sulla spalla mentre li spingeva verso l'ascensore, lasciandosi dietro un caos di devastazione. "Trovato quello che cercava?" domandò l'incaricato della reception nell'atrio rivolgendogli un sorriso luminoso. "Tutti siamo alla ricerca di qualcosa, ragazzo mio," mormorò Taureau. "Qui qualcuno cercava la pace. E l'ha trovata." Al quinto piano, nella suite nuziale, per un momento scese un silenzio totale. Poi, da dietro la lunga tovaglia che copriva il piano inferiore del carrello del servizio in camera, spuntò una manina coperta di peluria rossa che stringeva un malconcio libro rilegato in pelle. Si ripulì dalla polvere, attraversò la stanza e prese la pistola dalle mani di Alphonse. Poi lasciò la camera silenziosamente. Lord Tod Wadley era vivo.
49. Charing Cross Road, nel West End di Londra - capitale dell'Inghilterra è il centro spirituale dell'industria libraria britannica. La sua storia risale all'Età del Bronzo quando, a causa di un errore amministrativo, le abitazioni e le attività commerciali da un lato della strada entrarono a far parte del distretto di Westminster, mentre quelle sull'altro rimasero in quello di Camden. E questa sua caratteristica bifronte - una strada a due facce come il dio Giano, una che guarda verso est e l'altra verso ovest - ad Toby Clements
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avere da sempre affascinato l'uomo. Inoltre, gli edifici su un lato - quello di sinistra - sono molto più bassi di quelli del lato di destra. Questo è un dato significativo per gli addetti ai lavori. La mano sinistra è considerata meno abile di quella destra, tranne che nei mancini. Ed è storicamente provato che quasi tutti i grandi scrittori - e sicuramente tutti i Grandi Maestri e tutti i vacherins dell'Ordine di Psion - sono stati mancini. Oggi la strada si snoda da Trafalgar Square a sud fino all'incrocio tra Oxford Street e Tottenham Court Road a nord - per una distanza di poche centinaia di metri. Guardandola su una cartina, la sua forma ricorda quella di una penna d'oca. James Crack ed Emily Raquin erano seduti in un Internet café su Charing Cross Road, sul lato opposto della libreria Borders, in attesa che si avviasse il motore di ricerca. Quando fu partito, James Crack digitò: Non è l'acquamarina, bensì la montatura. Premette avvio e dopo 0,61 secondi Google produsse 26.901 risultati, con quelli da uno a cinquanta elencati nella prima videata sul monitor davanti a lui. Notevole, pensò Crack. Ma il campo di ricerca era troppo vasto. Il professore aggiunse le virgolette all'inizio e alla fine della frase e ritentò. Un solo risultato. Cliccò sul link. Il website di un oscuro aspirante scrittore. Toni Lemmons. E chi diavolo è Toni Lemmons? si chiese Crack. Il sito conteneva un testo relativo a un romanzo che Lemmons stava scrivendo, alcune recensioni che aveva pubblicato su un quotidiano di destra e, sulla home page, la foto di un uomo con la faccia grassoccia, gli occhiali e i capelli corti seduto al suo computer. Proprio la faccia che si merita, pensò Emily, scrutando il monitor da sopra la spalla di Crack. Questo tizio non ha mai conosciuto un giorno di privazioni. Sempre protetto dalla sua buona stella. Non era chiaro dove si trovasse il riferimento all'acquamarina nel sito, e non c'era un motore di ricerca interno. Crack fece scorrere sullo schermo i brani dello scrittore, usando la ricerca pagina per pagina fino a trovarlo. Una singola frase nel mezzo di un capitolo. Era possibile che Cordon Sanitaire avesse fatto la stessa identica cosa? Il capitolo parlava di due gioiellieri sudafricani che vendono un anello a una giovane coppia. L'anello, come Crack intuì subito fin dalla prima lettura, si sarebbe rivelato infestato da un fantasma maligno. Era un anello Toby Clements
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d'argento con una grossa acquamarina incastonata e in un frammento di dialogo mal scritto, uno dei gioiellieri - un uomo di nome Ralph decantava le virtù della pietra. "Vede, per far davvero risaltare un'acquamarina ci vuole una montatura in lamina d'argento - un foil, come dicono gli inglesi - esattamente quella usata nella splendida incastonatura di questo anello." Lamina d'argento? Foil? Cosa diavolo voleva dire? Crack appoggiò la testa a una mano, cercando di riflettere, e gettò uno sguardo lungo Charing Cross Road verso Trafalgar Square, quando improvvisamente la risposta lo colpì come una folgore turbinante nella centrifuga di una lavatrice. La soluzione era proprio davanti ai suoi occhi. "Emily!" bisbigliò freneticamente. "Pensi che quel verso nella poesia di tuo nipote potesse riferirsi a una libreria? Non avevi detto che Blackwell è il nome di una libreria?" Emily lo guardò sconcertata. Sbatté le palpebre. "Certo, è possibile," mormorò. "Mio nipote adorava le librerie." "Allora guarda là," disse Crack, sorridendo tranquillo. Emily seguì la direzione che stava indicando con il dito, fino a vedere, duecento metri più in là, un cartello che diceva: "Waterstone". "Waterstone," mormorò, sentendosi crescere dentro ancora una volta quel senso di meraviglia che ormai conosceva bene. "Pietra d'acqua... Acquamarina}" Mentre Emily teneva lo sguardo fisso all'altro lato della strada, James le lesse ancora una volta quel verso di sublime poesia. "Non è l'acquamarina, bensì la montatura." "Dunque non è Waterstone?" domandò Emily desolata, ancora una volta abbattuta dallo scoraggiamento. "Naturalmente," ammise James, "è possibile che tuo nipote non stesse affatto facendo riferimento a una libreria. Dopotutto..." "James," lo interruppe bruscamente Emily, "se stai per suggerire qualche soluzione alternativa, devo fermarti subito. Commetteresti un errore elementare. In un rapporto bibliotecnico, è essenziale che i protagonisti credano fermamente alla premessa centrale, e agiscano di conseguenza. Altrimenti l'intera struttura perde credibilità e cade a pezzi." Crack rifletté per un momento. "Emily, a volte sembra che la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, tu te la sia mangiata: sai così bene come si compila un rapporto bibliotecnico che il codice Stravinci potresti Toby Clements
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scriverlo tu." Emily sembrò sul punto di parlare, ma poi abbassò lo sguardo senza aprire bocca. Era pericoloso formulare quel pensiero ad alta voce. Ancora una volta sentì improvvisamente al suo fianco lo spirito del nipote. D'un tratto ebbe un sussulto. L'acquamarina è fatta risaltare da una montatura in lamina d'argento. In inglese: un foil. "Guarda, James," disse soltanto, puntando il dito. James seguì la direzione indicata dal dito fino a un punto a una trentina di metri da loro. Un'altra libreria: Foyle.
50. Il capitano Taureau chiuse bruscamente la comunicazione del cellulare e bevve un lungo sorso dalla sua pinta di Guinness. Sulla scrivania davanti a lui, il pasticcio di carne e rognone con doppio contorno di patate e cipolle si stava raffreddando. Taureau cominciava a rendersi conto che l'incidente all'Hotel Bristol poteva avere qualche strascico. Una cameriera dell'albergo era entrata per cambiare le lenzuola ed era svenuta. Nella stanza devastata erano stati trovati due corpi con identiche ferite da arma fuoco in piena fronte. Il London Evening Standard lo aveva definito un bagno di sangue, e le troupe dei giornalisti televisivi avevano diffuso voci di un'esecuzione in piena regola. Ma da nessuna parte si faceva riferimento alla pistola che Taureau aveva messo in mano all'ermellino. Che fine poteva aver fatto? Glover era entrato nell'ufficio e ora camminava avanti e indietro nervosamente. I suoi diabolici occhi rossi mandavano bagliori nella semioscurità del primo pomeriggio, manifestando in modo più che evidente la sua sete di sangue. In un'altra stanza, i suoi uomini stavano esaminando le immagini trasmesse da tutte le telecamere di videosorveglianza del centro di Londra, confrontando i risultati con il programma di riconoscimento FERET (Face Recognition Technology). Non appena una telecamera avesse individuato Crack o Emily, a Baker Street lo avrebbero saputo subito. "Possiamo solo aspettare. E questo non mi piace affatto. Preferisco andare là fuori e sporcarmi le mani. Non sopporto questo lavoro certosino di nastri e videocamere di sorveglianza." "Prima o poi dovranno venire allo scoperto," ringhiò Taureau, prendendo in mano la mitraglietta, "e quando accadrà..." aggiunse, Toby Clements
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caricando la Heckler & Koch. Il rumore fu secco e minaccioso. "Ma allora chi ha rubato la pistola? Certo non la cameriera. Non ha nemmeno ripreso conoscenza. È ancora sotto shock. Può essere stato solo qualcuno presente alla sparatoria..." "Impossibile!" lo interruppe Taureau con furia taurina. "Nessuno poteva uscirne vivo." "Allora qualcuno che sia arrivato lì subito dopo. Ma perché non ha chiamato la polizia?" Taureau si strinse nelle spalle. Non dormiva da troppe ore per riuscire a concentrarsi sugli elementi periferici. Adesso gli interessava solo trovare l'americano. E ucciderlo. "Forse non sei tu il solo a dare la caccia all'americano. Ti viene in mente qualcun altro?" Quel Glover era piuttosto sveglio per un albino. Taureau non aveva pensato a un'ipotesi tanto improbabile, e tuttavia la cosa aveva una sua logica. L'unico problema era: chi poteva essere? Che avesse perso di vista qualcuno? Mentalmente, rifece l'appello di tutti i personaggi della storia, uno dopo l'altro. Tutti presenti, tranne... E fu allora che la risposta lo colpì con la forza di un battipanni di vimini. Dov'era finito Lord Tod Wadley? "Ispettore!" mugghiò Taureau trionfante. "Faccia diramare a tutte le stazioni la descrizione di un aristocratico alto meno di un metro, capelli rossi, con la testa come un pallone da calcio vecchio modello. Si chiama Lord Tod Wadley, ed è armato di una pistola FN HP-SFS Hi-Power, anche se avrà qualche difficoltà a farne uso, vista la sua patetica statura." Glover fece la chiamata e stava già indossando il giubbotto antiproiettile con portamachete sul dorso quando il telefono sulla scrivania squillò. Ne afferrò il ricevitore. "Glover. Ottimo. Dove hai detto che sono?" Dopo un secondo appese il ricevitore, con un'espressióne perplessa sul volto pallido. "Assurdo. Si trovano in una libreria."
51. Emily Raquin e James Crack attraversarono Manette Street, inconsapevoli che la loro immagine era stata registrata da una telecamera a circuito chiuso che spuntava dal cornicione di un palazzo di uffici lì di Toby Clements
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fianco. Entrarono nella famosa libreria W&G Foyle dall'ingresso laterale e per un secondo si fermarono a soppesare il compito che li attendeva. Se Charing Cross Road è il cuore del commercio librario inglese, Foyle ne è l'epicentro pulsante. Era possibile che la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, si trovasse nascosta in questo edificio? E se sì, dove? La libreria vanta oltre cinque milioni di volumi, disposti lungo venticinque chilometri di scaffali. "Mon Dieu!" esclamò Emily. "Potrebbe essere dovunque." Certo a prima vista poteva sembrare un caos, ma James Crack era sempre sorpreso dal numero di persone convinte che trovare un libro da Foyle fosse - difficile, o che ne consideravano la disposizione un mistero. Nessun mistero, pensò. Proprio nessun mistero. Il pianterreno è interamente dedicato ai libri di narrativa, i volumi disposti sugli scaffali con le coste bene in vista. I libri di altro genere, compresi i suoi, si trovavano agli altri piani. Al quinto gli uffici amministrativi, raggiungibili mediante una stretta scaletta in muratura o con i nuovi ascensori; le consegne degli ordini sul retro, quelle della posta direttamente al seminterrato. Gilbert e George Foyle, purtroppo ormai entrambi defunti, erano fratelli fin dalla nascita, nel 1903, e insieme avevano aperto una libreria all'angolo di Charing Cross Road, dove vendevano libri scolastici. Sebbene non molto fosse cambiato dal primo secolo della sua esistenza, da Foyle l'inizio del secondo secolo di vita come libreria indipendente a gestione familiare aveva segnato l'avvento di una nuova generazione di proprietari, e negli ultimi mesi il negozio aveva subito una radicale trasformazione. Tutti i lavori di ammodernamento dell'edificio erano stati naturalmente fatti a mano, compresa l'aggiunta di una nuova vasca di piragna nella zona dei libri per bambini. "James," disse Emily osservando gli uomini e le donne - in realtà poco più che ragazzini, pensò James - addetti al banco informazioni del reparto narrativa. "mi sorprende la tua convinzione che qualcosa che hai trovato su Internet sia la chiave per individuare il codice Stravinci." "Potrebbe non essere la chiave, Emily, ma senza dubbio è un passo in avanti. Non dimenticare che ci mancano ancora tre versi della poesia da decifrare." Emily tornò a rileggere la poesia.
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Non è a Piccadilly, dove fanno gli inchini: se incroci uno di quelli, ancora non ci siamo. Libri, niente caffè, CD né bigliettini: se sei in una catena, la cercheresti invano. Non è l'acquamarina, bensì la montatura: ordina Stroganoff e un fiasco di Barbera. C'è al primo e al secondo ma al terzo si fa dura: è là che troverai l'autentica miniera. "Mio nipote era vegetariano," disse Emily, "non capisco questo riferimento alla Stroganoff: è un piatto a base di carne, non?" Crack annuì. Da docente di studi para-letteral meta-simbolisti nonché autore di numerose opere sull'argomento, si stupiva sempre nel constatare quante poche fossero le persone al corrente del fatto che la bistecca alla Stroganoff - una combinazione di manzo, funghi e panna acida - era stata la ricetta vincente di una gara culinaria organizzata a San Pietroburgo, in Russia, alla fine del diciannovesimo secolo. Lo chef che aveva inventato la ricetta era alle dipendenze di Pavel Alexandrovich Stroganov, membro di una delle più aristocratiche famiglie dell'impero. Il motivo della trasformazione della desinenza 'v' in doppia 'f' costituisce ancora oggi uno dei misteri più affascinanti del para-letteralismo. "Ogni elemento apparentemente incongruo comunica un messaggio," dichiarò Emily con sicurezza. Crack si fermò a guardarla. Ottima osservazione, pensò, dovrò prenderne nota. "Ma cosa?" proseguì Emily. "Il verso sulla bistecca alla Stroganoff non ci dice niente o quasi. Forse una licenza poetica? 0 un riempitivo?" "È possibile," concordò Crack. "James," disse Emily dopo avere fissato a lungo i versi, trovandoli sempre più assurdi a ogni nuova rilettura, "in bibliotecnografia esiste una tecnica chiamata 'colpo di scena', e credo sia arrivato il momento di farne uso." "Ah sì?" disse lui con aria distratta. Teneva gli occhi fissi sulla riga successiva. Le parole che Emily pronunciò subito dopo gli giunsero come da molto lontano, nello spazio e nel tempo. E tuttavia la cosa più strana era che avrebbe quasi detto di averle previste. Toby Clements
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"Penso che dovresti chiedere informazioni a qualcuno," disse Emily. James si sentì inondare di sudore. Fece un passo indietro. Sapeva che questa identica scena era già stata interpretata milioni di volte da milioni di persone in milioni di posti diversi. Ma questa consapevolezza non gli dava alcun sollievo. Al contrario, si sentiva prigioniero della sua inevitabilità. "Chiedere che cosa a qualcuno?" borbottò dandosi un'aria assente, fingendo di potersela cavare benissimo da solo e facendo scorrere il dito sul verso successivo della poesia. Fingi di essere molto impegnato, James, disse a se stesso. Se fai finta di essere impegnato magari rinuncia e ci va lei a chiedere informazioni. "Chiedi a qualcuno se riesce a decifrare questo verso. I commessi conoscono il negozio. Magari gli viene in mente qualcosa." "Aspetta un momento. Qui si parla di un 'primo': 'C'è al primo e al secondo': cosa potrebbe significare? Forse un numero primo? Emily!" Emily lo fissò per un momento con sguardo duro. In quel lungo istante, Crack si chiese se nel corso delle ultime dodici ore il volto di lei non avesse perso un po' della sua dolcezza. Poi gli strappò il foglio dalle mani e si avvicinò al banco delle informazioni. Un ragazzo biondo con i capelli spioventi sul viso e occhiali dalla montatura pesante smise per un momento di giocare a scacchi con il computer e alzò brevemente lo sguardo su di lei. "Sì?" domandò. "Questa frase significa niente per lei?" domandò Emily, leggendogli il verso della poesia. "C'è al primo e al secondo ma al terzo si fa dura." "Narrativa?" chiese lui in un forte accento britannico. "No," rispose Emily, un po' sconcertata. "Poesia." "Terzo piano." E riprese a giocare con il computer prima che Emily avesse il tempo di riprendere fiato e fargli un'altra domanda.
52. I membri del SO13 vengono selezionati dalle forze di polizia di tutto il Regno Unito e compongono un corpo scelto di pronto intervento capace, a ogni ora del giorno e della notte, di raggiungere qualsiasi parte di Londra nel giro di pochi minuti. La chiamata era arrivata alle due del pomeriggio Toby Clements
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alla loro centrale operativa nel seminterrato della sede di Baker Street: da quel momento in poi, i trentatré uomini della brigata Q - tutti albini e indicibilmente diabolici - avevano operato di concerto come un meccanismo bene oliato. Avevano raggiunto Tottenham Court Road alle tre del pomeriggio; meno di un'ora più tardi Foyle era completamente circondata. Il capitano Georges Taureau e il tenente Jacques Dijon, con l'avvallo ufficiale della polizia belga, si trovavano ora con l'ispettore Glover nello stesso Internet café lasciato da James ed Emily solo pochi minuti prima. Osservavano la polizia municipale istituire posti di blocco alle strade ed evacuare gli edifici circostanti. Nel giro di pochi minuti Foyle era completamente isolata. "Liscio come l'olio," mormorò Glover, il volto mezzo nascosto dalla lente dell'ANVS-1330, un apparecchio a raggi infrarossi per la visione notturna. Indossava una tuta da lavoro, la famigerata uniforme del corpo SO13, e portava l'arma di ordinanza - un fucile d'assalto Colt SR 16 M4 Standard con lanciagranate - che teneva nella fondina a spalla. In quella sul fianco teneva una pistola 9 mm Sigma SW 40F, completa di silenziatore e puntatore laser. In qualità di ufficiale, aveva il diritto di portare la spada (e la barba), e quindi aveva con sé anche la sua katana da samurai, che teneva nel fodero appesa al fianco, oltre al machete sulla schiena. In quel momento aveva il microfono della radiotrasmittente accanto alla bocca, pronto a dare un ordine, quando si bloccò, sbalordito. Abbassò il microfono della radio. "Guarda guarda. Roba da non credere," mormorò a Taureau. "Mi chiedo come abbia fatto a superare i posti di blocco." Taureau e Dijon, armati soltanto delle rispettive pistole, allungarono il collo a guardare. Quando videro ciò che Glover indicava loro, si sentirono anch'essi travolti da un'ondata di apprensione. La figura inconfondibile di Lord Tod Wadley correva lungo il marciapiede facendo svolazzare la vestaglia. "Ecco spiegata la sparizione della tua pistola," disse Glover, con un cenno del capo in direzione del minuscolo aristocratico. Lord Tod Wadley impugnava la grossa pistola belga stringendola con entrambe le mani e prima che uno dei subdolamente diabolici albini del SO13 riuscisse a fermarlo e abbatterlo aveva attraversato d'un balzo Toby Clements
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Manette Street, scomparendo alla vista all'interno della libreria. "Come sapeva dove trovare Raquin e Crack?" domandò Dijon. Per un attimo Taureau sembrò a disagio. "Frequenza radio della polizia?" "Mi domando cos'altro ci aspetta," chiese Glover senza attendere una risposta. "Diamogli un secondo," consigliò Taureau. "Vediamo che cosa succede." "Dirò comunque ai miei uomini di avvicinarsi ancora un po'," insisté Glover, abbaiando poi un "ai vostri posti!" nella radiotrasmittente. Dijon osservò inorridito quindici albini armati di tutto punto appartenenti al SO13, brigata Q, sezione A, attraversare di corsa la strada e gettarsi contro il muro su entrambi i lati di ciascuna delle innumerevoli finestre dell'edificio. Dai tetti del palazzo si srotolarono fino a terra quindici lunghe funi di nylon speciale, subito seguite da quindici albini appartenenti al SO13, brigata Q, sezione B, le bandoliere - come Dijon poteva chiaramente discernere anche a quella distanza - cariche allo spasimo di granate M67. Sentì puzza di guai.
53. Da Foyle le scale mobili arrivano solo al secondo piano. Il motivo di ciò si perde nella notte dei tempi, ma alcuni studiosi del Santo Graal ritengono che Christina Foyle, nipote dei fondatori e donna di saldi principi, si rifiutasse di accettare qualsiasi cambiamento alla disposizione e al sistema di esercizio medioevale della libreria. Negli anni settanta, approfittando di un suo periodo di ferie, un parente che sperava in futuro di ereditare una quota del negozio aveva fatto installare le scale mobili con l'intenzione di farle arrivare fino al quarto piano. Christina lo venne a sapere, interruppe la vacanza, e si precipitò a casa con la furia di un guerriero assiro per mettere fine allo scempio. Dell'ignoto parente non si seppe più nulla. Raggiunto il secondo piano con la scala mobile, James Crack ed Emily Raquin si fermarono confusi. Dov'erano le scale mobili che avrebbero dovuto portarli al terzo? Tipico degli inglesi, pensò Crack. Niente scale mobili. Toby Clements
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Ne mettono una dal pianterreno al primo piano, una dal primo al secondo, e poi ti lasciano scarpinare a piedi fino al terzo. Qui la faccenda si fa dura. Si bloccò per un istante. Quel pensiero aveva un che di familiare. In giro non si vedeva nessuno cui chiedere. Davanti a loro, il reparto libri d'arte oltre il quale non c'era più nulla. Un vicolo cieco. Emily prese a camminare decisa, svoltò a destra verso un passaggio illuminato e contrassegnato da colonne istoriate. Ciò che vide la deluse. Si trovava in una galleria laterale. Una stanza di medie dimensioni circa diciotto metri di lunghezza per sei metri di larghezza. In alto lungo una delle pareti una fila di finestre che dava su un edificio di mattoni rossi, al di sopra del quale era visibile il cielo grigio di Londra. Ma era ciò che stava appeso alle pareti della stanza ad averla meravigliata: una collezione di quadri a opera di un certo C. Reginald Dalby. Quando Crack l'ebbe raggiunta nella stanza, nella sua mente riecheggiavano ancora i confusi lacerti di parole che non riusciva a ricordare con esattezza. Diede un'occhiata ai quadri e rimase come impietrito. Cominciò a sudare e gli si rizzarono i capelli sulla testa. Thomas il piccolo locomotore! La mente del professore ripercorse a ritroso gli eventi della notte prima, fino alla Grande Bibliothèque. Ma certo! Il libro che Cordon Sanitaire stringeva tra le mani era Trenini dispettosi del reverendo Awdry, con illustrazioni di C. Reginald Dalby. Ma qual era il collegamento? Cosa avevano i due in comune? Tutti i quadri - ce n'erano circa una ventina - ritraevano Thomas il piccolo locomotore insieme ai suoi amichetti, per gran parte anch'essi locomotive, ma anche - notò James - un autobus. Quando Crack le spiegò come aveva trovato il libro del reverendo Awdry stretto tra le braccia di Sanitaire, Emily capì subito che il codice era stato pensato appositamente per condurli in questa stanza. "La risposta è qui, James," mormorò, quasi sopraffatto da un'ondata di sbigottimento. "Lo sento." "Sapevo che il reverendo Awdry era un membro dell'Ordine di Psion," mormorò Crack, leggermente perplesso, "ma chi poteva immaginare che appartenesse ai vertici... Non avrei mai detto che tuo nipote lo conoscesse." "Ma se non è così allora perché ci ha condotti qui?" domandò lei. Toby Clements
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"Perché facessimo una deduzione colossalmente infondata?" propose lui con un sorriso. Emily guardò di nuovo il professore, quasi ammutolita. Ora sapeva perché suo nipote aveva cercato di metterli in contatto, e perché aveva scritto di amare James Crack. "Esattamente, James," sussurrò, "è esattamente per questo che siamo qui." "E credo di poter dare un contributo, Emily," disse Crack. "Guarda." Il professore indicava un quadro dietro di lei. Era il disegno di un treno fermo nei pressi di una cava. Accanto al quadro un quadratino di carta plastificata ne riportava il titolo: La miniera, di C. Reginald Awdry, anno 1954.
54. A prima vista, La miniera sembrava un quadro del tutto ordinario. Una tela di ottanta centimetri per sessanta in una semplice cornice di palissandro. Ritraeva una locomotiva blu ferma nei pressi di una miniera, mentre alcuni uomini con l'uniforme blu della ferrovia agganciavano vagoni scorta color marrone - presumibilmente di legno? Il particolare che distingueva questo quadro era che, al posto della faccia, la locomotiva presentava un pezzetto di vetro riflettente. Uno specchio. I due si stavano avvicinando al quadro quando sentirono alle loro spalle una voce familiare. Si voltarono all'istante. Lord Tod Wadley fece il suo ingresso nella galleria con un sorrisetto sottile sul volto di cuoio e un'enorme pistola di fabbricazione belga stretta tra le manine microscopiche. "Salve," disse allegramente, "speravo proprio di trovarvi qui." "Zio!" esclamò Crack, trattenendosi a stento dall'abbracciare l'inglese. "Giusto in tempo! Come hai fatto a liberarti?" "Oh, una cosa da nulla," disse Wadley facendo spallucce e appoggiando l'ingombrante pistola sul tavolo. "È bastato aspettare il momento giusto. Avete trovato la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta?" Crack ed Emily si volsero a guardare di nuovo il quadro. "Deve avere qualcosa a che fare con questo," disse Crack, indicando il dipinto davanti a loro. "Mio Dio!" esclamò Wadley, dando un balzo all'indietro. "La miniera). Toby Clements
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Ma certo! Era così ovvio! Come ho fatto a non pensarci prima?" Lo shock aveva fatto impallidire mortalmente la pelle conciata del suo volto, e per un momento lo ammutolì. Spalancò la bocca, fissando Emily e Crack per alcuni secondi senza riuscire a profferire parola. "Zio? Ti senti bene?" "Tutto questo tempo," Wadley riuscì a squittire. "Per tutto questo tempo l'abbiamo avuto proprio davanti agli occhi." "Il quadro?" domandò Emily. Lord Wadley scosse la testa per schiarirsi le idee, poi si girò e si mise in piedi davanti al quadro, alzando il capo e lo sguardo verso di esso. Crack ed Emily avevano pensato che La miniera fosse semplicemente una curiosità che il curatore aveva deciso di includere nella mostra a intrattenimento dei bambini che volessero sapere quale aspetto avrebbero avuto nei panni di una delle locomotive del reverendo Awdry. Tuttavia, più Crack guardava il quadro e meno plausibile gli sembrava questa prima ipotesi. Il quadro era appeso alla parete a circa un metro e sessanta da terra, fuori dalla portata di Lord Wadley, e dunque anche di un bambino che volesse specchiarvisi. "Questo quadro, mia cara," affermò Lord Wadley, guardando Emily in modo strano, "è la chiave per trovare la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta. Vedi, Wilbert Awdry e il suo illustratore, C. Reginald Dalby, erano legati da un rapporto notoriamente tempestoso. La loro storia è ben documentata nella letteratura dell'Ordine di Psion, gran parte della quale attribuisce a incompatibilità artistica la causa della loro clamorosa separazione nel 1956." "Ora, Awdry era un membro dell'Ordine di livello molto basso, mentre Dalby fu una dei tre vacherins fino alla sua morte prematura, causata dal crollo di uno scaffale di libri che le rovinò addosso nel corso della lettura di un suo testo al Festival di Edimburgo." In un primo momento Emily era stata felice di rivedere Lord Wadley sano e salvo, ma ora non ne era più tanto sicura. Dentro di lei cresceva una sensazione ormai familiare. "Vada avanti," mormorò tra i denti. "Gli studiosi di Psion hanno sempre creduto che lo scisma tra Dalby e Awdry dipendesse dall'ostinazione di Dalby ad antropomorfizzare i treni, cioè a ritrarli con fattezze umane, mi spiego? In modo da dare maggior risalto alla loro psicologia. Awdry, al contrario, prediligeva trame più Toby Clements
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essenziali, piene di informazioni concrete sul mondo delle ferrovie. Per questo le illustrazioni con le facce dei trenini diventarono con il tempo sempre più audaci ed espressive, mentre lo stile dei racconti andava facendosi sempre più bizantino." "Zio, tutto questo è molto affascinante, ma cosa ha a che fare con la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta?" "La leggendaria chiave di volta? A prima vista quasi nulla, ma questo quadro - noto anche come Il quadro rompicapo - è stato rinvenuto in una soffitta solo nel 1978, e da allora gli accademici hanno discusso incessantemente del suo significato. Grazie al vostro aiuto, mio caro James, mia cara Emily, penso di averlo appena decifrato. È chiaro che si tratta di un messaggio da parte di Dalby. E se lo avessi ascoltato prima, mi sarei risparmiato un sacco di fastidi." Ebbene? "Ciò che Dalby ci sta dicendo qui," annunciò Wadley con l'aria di un prestigiatore che fa comparire un coniglio da un cappello, "è che non sempre gli oggetti sono semplici oggetti. O, per dirla in altro modo, che le cose che vediamo come oggetti talvolta si rivelano essere qualcosa di completamente diverso." "Dunque un altro degli antropomorfismi di Dalby?" domandò Emily. "Non esattamente. Uno degli aspetti più singolari del quadro è che se James o io ci guardiamo nello specchio, non riusciamo a trarne un'impressione molto precisa del nostro aspetto in veste di trenini. Prova tu, James." Crack si avvicinò al quadro e si piegò sulle ginocchia per scrutare il volto della piccola locomotiva. Lo specchio non era rotondo o ellittico come ci si sarebbe aspettati: aveva il bordo frastagliato e sembrava offuscato, come oscurato dalle ombre gettate dalla scarpata della miniera. Spostò più volte la testa per vedere meglio, ma non c'era niente da fare. Come aveva affermato Lord Wadley, non riusciva a vedere distintamente il proprio volto nello specchio. Quando se ne allontanò ancora non aveva idea dell'aspetto che avrebbe avuto se fosse diventato una piccola locomotiva. "Niente da fare? Non mi sorprende affatto. Nessuno che si guardi in quello specchio si vede come un treno, capisci. Le scuole di pensiero più convenzionali hanno attribuito il fenomeno semplicemente a un difetto nell'esecuzione - cioè hanno sostenuto che Dalby non era abbastanza bravo Toby Clements
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- mentre gli studiosi di Psion hanno sempre saputo che si tratta di un codice." "Ma un codice per cosa?" domandò Emily. "Ottima domanda. Un codice per un volto. Credo che questo specchio funzioni per un volto soltanto. Il volto della Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta..." "La Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta, ha la faccia?" chiese Crack incredulo. "Ebbene sì, James. È proprio questo che Dalby aveva cercato di dirci. Ora, Emily, mia cara, permettimi di togliermi una curiosità: prova tu a specchiarti. Se ho ragione, penso che ci aspetti una sorpresa." Emily si avvicinò. Il quadro era appeso all'altezza ideale perché lei riuscisse a guardare la faccia dell'anonimo trenino. Fissò lo specchio a lungo senza muoversi, e poi Crack la vide impallidire. Bruscamente, Emily fece un passo indietro. Sentì una stretta alla gola e un prurito al cuoio capelluto. "Emily? Ti senti bene?" domandò Crack, sollecito. Emily si voltò verso di lui, il volto mortalmente pallido. Guardandosi allo specchio, aveva visto una perfetta immagine di sé come trenino. Il suo volto si adattava allo specchio alla perfezione. Era lei la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta. Emily era la leggendaria chiave di volta.
55. Per un momento i tre rimasero lì in piedi, troppo sbalorditi per riuscire a parlare. Poi Lord Tod Wadley sembrò riprendersi. "0 cielo, che peccato," disse, con una nota di falsità nella voce che fece voltare di scatto James Crack. Si trovò faccia a faccia con la bocca di una grossa pistola, apparentemente di fabbricazione estera. "Cerca di non perdere la calma, vecchio mio, se non ti dispiace." Crack ricominciò a sudare. "Zio, cosa succede?" balbettò. "Non capisco." "No, infatti. Tu non capisci mai niente, vero, James? Ma lasciamo perdere. Dove sei diretto non dovrai sforzarti troppo di pensare. Mi dispiace per te, Emily. La nostra piccola gita è stata piacevole, e tu sei una gran brava ragazza, ma tutte le cose belle sono destinate a finire. Avevo sperato di riuscire a chiudere la faccenda senza altro spargimento di Toby Clements
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sangue, ma certo capisci in che posizione mi trovo." "Quale posizione?" domandò Crack perplesso. "Non l'ho spiegato? Io cerco il codice Stravinci, James, e alla fine intendo impadronirmene." "Ma è quello che cerchiamo tutti, non è così? È tutto il giorno che cerchiamo insieme il codice Stravinci." "Sì, hai ragione. Lo abbiamo cercato insieme. Ma per motivi diversi. Comunque, James, non ho tempo per perdermi in chiacchiere con te. Adesso devo andare. Emily, tu vieni con me. Dobbiamo occuparci di una faccenda. James, vecchio mio, è stato bello, e detesto sporcarmi le mani con la morte di un altro innocente, ma è andata così..." "Come sarebbe, un altro innocente?" scattò Crack. "Cerchi di guadagnare tempo, eh, James? E va bene, d'accordo, cinque minuti te li posso concedere." "Chi altro hai ucciso?" "Questa sera o in generale?" "Cominciamo da 'in generale'." "Oh, be', la cosa è cominciata un po' di tempo fa. Mi è dispiaciuto dovere uccidere il tuo povero nonno, Emily, e tua nonna, e, per dirla tutta, anche tuo padre, tua madre, quattro zie, cinque zii e tuo fratello." "Ma sono morti in un incidente." "Niente affatto," disse Lord Wadley con un'aria compiaciuta che James Crack trovò particolarmente disgustosa. "Tutti assassinati su mio ordine. Un vecchio furgone della biblioteca circolante ha spinto il loro autobus fuori strada mentre erano diretti a uno stupido congresso del PEN Club da qualche parte in Europa orientale." "Ma è stato un incidente!" insisté Emily, sbalordita. "Certo, come no," ridacchiò Wadley. "E anche quella piccola sparatoria della Grande Bibliothèque la notte scorsa è stata un incidente." "Hai ucciso tu mio nipote?" "Se ne è incaricato un mio uomo. Be', un ermellino, per l'esattezza. Costano meno." "Ma perché, zio?" protestò Crack incredulo. "Perché lo fai?" "Semplice. Come ho detto, cerco il codice Stravinci." "E lo vuoi al punto da uccidere per averlo?" "Come dite voi americani: quando il gioco si fa duro..." "Ma in che modo la morte della mia famiglia poteva aiutarti a trovarlo?" Toby Clements
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"Ah, certo, dimenticavo. Emily, tu non sai chi fossero, vero?" "I miei genitori? Non." Emily ricordava vagamente una barba bianca e braccia morbide e profumate, ma niente di più. "Tua madre, Emily, era Ernest Hemingway. E tuo padre Francis Scott Fitzgerald." "Ma allora..." cominciò a dire Crack, fissando lo sguardo su Emily. "Ma allora tu sei..." "Esattamente, James," lo interruppe Wadley. "Non ci avevo creduto fino a questa sera, ma sembra proprio che Emily sia destinata a diventare il nuovo Grande Maestro dell'Ordine di Psion, e dunque il nuovo depositario del segreto del codice Stravinci." Crack si coprì di sudore. Emily cominciò a tremare. "Io non ti aiuterò mai!" disse con tono di sfida. "Tu hai ucciso la mia famiglia!" "Per diventare un grande scrittore, Emily," disse Wadley, "bisogna avere avuto il cuore spezzato, e aver provato la sofferenza. Ti torturerò finché non avrai scritto il libro che voglio. È piuttosto semplice, in realtà." "Sei un animale, Wadley! E dire che ti consideravo un amico." "Non credo che tu capisca appieno il potere del codice Stravinci, James. Quando lo avrò in pugno, avrò un tale potere sull'industria editoriale che dovranno fare tutto ciò che voglio. Tutti quei noiosi piccoli editori indipendenti che producono quegli squisiti libretti rilegati cadranno nel dimenticatoio. Verranno assorbiti tutti nel mio gruppo editoriale. Esisteranno solo edizioni tascabili. Deciderò io chi legge cosa, quando e come. La minaccia del codice Stravinci incombe su di noi da troppo tempo. Costringerò tutte le grandi librerie a classificare i propri libri in base alle categorie 'simil-Bridget Jones' e 'simil-Tom Clancy'. Quando sarò entrato in possesso del codice Stravinci farò in modo che gli uomini leggano solo thriller, e le donne orrendi polpettoni strappalacrime con carrieriste sulla trentina deluse dalla vita." "Sei diabolico!" esclamò Emily, balzandogli addosso di sorpresa. Wadley si voltò improvviso. La pistola esplose un colpo. Il proiettile mancò Emily di un soffio, passandole sopra la spalla sinistra e andandosi a conficcare in un quadro di trenini di valore inestimabile. La snella bibliotecnica riuscì agilmente a gettare l'ometto a terra, ma lui teneva ancora la pistola in pugno. Toby Clements
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Crack gli si gettò sopra afferrando ai polsi il pari del regno e facendo volare in aria la pistola. Emily rotolò su un fianco e la prese al volo prima che cadesse a terra, rimettendosi poi in ginocchio con la pistola puntata alla testa di Wadley, prima ancora che lui avesse il tempo di muovere un muscolo. Ma qualcosa non andava. Crack ed Emily si ritrassero inorriditi. Lord Tod Wadley era andato letteralmente in pezzi. Gli arti erano disposti ad angolature impossibili, la testa si era staccata dal collo da cui pendeva in una smorfia grottesca. Ma Lord Tod Wadley non sanguinava: solo uno sbuffo di fumo da un pannello elettrico cortocircuitato e un po' di segatura da una minuscola ventola nel torace. Era una marionetta, un manichino telecomandato. Un robot. La domanda cui ora dovevano rispondere era: a chi apparteneva il robot?
56. Il primo segnale dell'attacco fu una pioggia di vetri rotti, quando gli agenti del SO13 mandarono in pezzi le finestre e gli ingressi di Foyle al pian terreno, lanciando all'interno una salva di potenti granate. Si trattava delle cosiddette granate "Flash & Bang", progettate appositamente come arma non letale per neutralizzare e disorientare le truppe nemiche. L'intero edificio risuonò delle loro esplosioni e fu attraversato da lampi accecanti che terrorizzarono clienti e personale. Molti caddero faccia avanti, convinti di essere a un passo dalla morte. E gran parte di loro aveva ragione. Nel frattempo i poliziotti appesi alle funi fatte calare dal tetto dell'edificio erano riusciti a entrare al quarto piano passando dalle finestre, mentre altri scendevano già per le scale dopo aver fatto irruzione negli uffici amministrativi del quinto. I commessi e clienti rimasti in vita vennero bloccati nel reparto remainder di filosofia, mentre gli agenti aprivano un colossale fuoco di sbarramento per aprirsi un varco sul resto del piano. Le sezioni di musica, salute e benessere, e discipline umanistiche andarono completamente in fumo. Nessuno riuscì a scamparla mentre gli uomini del SO13 sgomberavano i piani reparto dopo reparto, seguendo rigorosamente la procedura inculcata loro da Glover nel corso di innumerevoli esercitazioni: prima cinque o sei granate esplosive MK3A2, poi il fuoco devastante delle mitragliette e, infine, gli spari di Toby Clements
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avvertimento. Dalla sua postazione nell'Internet café sull'altro lato della strada, l'ispettore Glover seguiva soddisfatto l'incedere dei suoi uomini. Vide la sezione A mettere in sicurezza il pianterreno mentre la sezione B si impadroniva del quarto, sorridendo e annuendo tra sé quando le finestre di entrambi i piani cominciarono a vomitare grandi volute di fumo nero, un chiaro segno del passaggio dei suoi corpi scelti di poliziotti albini. Attraverso il fumo si intravedevano i lampi accecanti delle munizioni. Poi, mentre l'incendio infuriava al quarto piano, anche il primo e il terzo cominciarono a riempirsi di fumo nero. Ma fu al secondo piano che cominciarono davvero i guai. I quindici agenti della sezione A entrati al pianterreno non avevano incontrato resistenza né lì né al primo piano. La sezione B comunicò una situazione analoga per il quarto e il terzo piano. Entrambi i gruppi, tuttavia, si trovarono ad affrontare una resistenza sempre più agguerrita al secondo piano, dove il nemico sembrava numeroso, bene armato e addestrato. Lo scoppiettio rivelatore delle armi da fuoco indicava che di chiunque si trattasse certo era gente che sapeva il fatto suo. Il fuoco di fila si andò intensificando, mentre la sezione B cercava di aggirare gli insorti simultaneamente alla decisione della sezione A di affrontarli frontalmente con granate incendiarie. I caduti tra gli agenti del SO13 avevano ormai raggiunto un numero a due cifre quando l'ispettore Glover segnalò ai tiratori scelti appostati sui cornicioni degli edifici circostanti di sparare a volontà attraverso le finestre del secondo piano della libreria. Lui stesso prese posizione all'angolo con Manette Street, offrendo il contributo del suo lanciagranate. Nel giro di trenta secondi un incendio divorava l'edificio dal tetto alle fondamenta, e non ci volle molto per capire che nessuno ne sarebbe uscito vivo.
57. James Crack ed Emily Raquin non ebbero il tempo di riflettere su Lord Tod Wadley: una serie di enormi esplosioni aveva fatto tremare l'edificio. Si trovarono stesi a terra. Uno scoppio assordante li raggiunse insieme a una nube di fumo soffocante. Dal soffitto cadevano calcinacci. Non si vedeva più niente, e tutto intorno a loro si sentiva soltanto lo scoppiettio Toby Clements
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ritmato delle mitragliette. Proiettili impazziti rimbalzavano dalle pareti; le schegge mortali degli shrapnel sibilavano lacerando l'aria intorno a loro. "Emily!" urlò Crack, con le orecchie che gli fischiavano. "Emily! Stai bene?" Emily era stata scaraventata faccia avanti sul pavimento, ed era rimasta lì a fissare il corpo di Tod Wadley a venti centimetri da lei. Una scheggia lo aveva sventrato, rivelando le lucette gialle e verdi di un sofisticato computer. Ne proveniva un rumore incomprensibile. La sua mano destra si contraeva in una grottesca illusione di vita. "Emily!" ritentò Crack. "Emily! Dobbiamo andarcene da qui!" "Aspetta!" gridò Emily. Allungò la mano e sfilò con cautela il prolyx dalla tasca della vestaglia di Lord Tod Wadley. Crack si alzò in piedi a fatica e cercò di raggiungerla, ma una nuova esplosione travolse l'edificio, mandando il professore a sbattere contro la parete opposta. Oltre la galleria gli scaffali cadevano uno dopo l'altro, come tessere di un domino. Si sentivano le urla di uomini e donne. Le armi continuavano a sparare - scoppiettii brevi, secchi e mortali, seguiti da deflagrazioni assordanti e dal tramestio delle persone in fuga. Un'altra esplosione. Il pavimento sembrò gonfiarsi e poi sprofondare. Crack inciampò e cadde. Un'affilata lingua di fuoco entrò dalla finestra sopra di lui, lacerando l'aria proprio nello spazio che lui aveva appena lasciato. Se fosse rimasto in piedi lo avrebbe incenerito all'istante. Al suo posto, tre quadri di Dalby di valore inestimabile presero fuoco: bruciando, la tempera a olio produceva una nube acre e soffocante di fumo nero e viscido. Crack afferrò la mano di Emily e la trascinò via dal corpo di Wadley, conducendola verso le colonne della galleria. Davanti a loro, l'ecatombe. Anche se un foglio di carta brucia facilmente a temperature relativamente basse, una risma di fogli rilegati in un libro brucia solo a una temperatura superiore ai duecento gradi. L'assenza di ossigeno spesso spegne il fuoco prima che il libro sia completamente distrutto. Per questo i diabolici agenti del SO13 erano stati equipaggiati con granate incendiarie AN-M14 TH3, riempite di una apposita miscela progettata per bruciare producendo una temperatura fino a quattromila gradi e trasformarsi in ferro fuso. La reazione non richiede ossigeno e funziona anche sott'acqua. Il secondo piano era un inferno di fuoco. L'incendio risucchiava ossigeno dall'aria attraverso le finestre, arrostendo i corpi gettati qui è là nel reparto Toby Clements
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antropologia. Un paio di commessi cercavano inutilmente di domarlo con gli estintori, un secchio di sabbia e una vecchia felpa intrisa d'acqua. Un proiettile guidato dal puntatore laser li abbatté come ortiche tagliate dalla lama di una falce. C'era un solo modo di uscirne. Crack afferrò Emily e la costrinse a piegarsi per passare sotto gli scaffali caduti, spingendola da dietro. "Muoviti! Lasciali perdere. Da questa parte!" le urlò nelle orecchie. "È la nostra unica possibilità." La spinse di nuovo nel reparto libri d'arte e verso le porte che conducevano all'uscita di emergenza. Le fiamme erano ormai un problema secondario: la mancanza di ossigeno li avrebbe uccisi prima. Oppure i proiettili a 9 mm che si piantavano con un tonfo sordo nelle pareti e nelle scaffalature tutto intorno a loro. "Tieni giù la testa!" le urlò Crack, con la voce ormai roca. Emily teneva il maglione sulla faccia a mo' di maschera contro le esalazioni tossiche dell'incendio. Arrivarono di corsa alle porte di emergenza e le aprirono, facendo entrare più ossigeno. Alle loro spalle il fuoco ruggì la sua approvazione. Una volta usciti, Crack si voltò e chiuse le porte a forza, ustionandosi le palme delle mani. Si trovarono sul pianerottolo di una rampa di scale risuonante di echi lontani. Un vecchio corrimano di ferro conduceva verso il basso, ma dal fumo nero che saliva serpeggiando era evidente che l'incendio si era rapidamente diffuso al pianterreno e al primo piano. Non potevano fare altro che continuare a salire. "Avanti! Presto!" Crack prese a salire le scale, trascinandosi dietro Emily. Più salivano più l'aria diventava fredda, e poco dopo si precipitarono fuori da un'altra uscita di emergenza, sbucando su una scala antincendio che girava intorno alla libreria fino al retro, dove si congiungeva con gli altri edifici di Greek Street. "Da questa parte!" gridò Crack. Corsero lungo la scala antincendio, il rumore dei loro passi coperto dalle esplosioni e dal ruggire dell'incendio. Un tiratore scelto del SO13 li vide da un edificio dall'altra parte della strada, e aprì il fuoco con il suo M16. James ed Emily si gettarono a terra mentre i proiettili volavano sopra le loro teste, mandando a pezzi le tegole del tetto e coprendoli di schegge di ardesia. Aspettarono finché il cecchino dovette fermarsi a cambiare il Toby Clements
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caricatore e poi si alzarono di nuovo in piedi. La salvezza li aspettava oltre le porte a vetri a tre metri da loro. Le raggiunsero proprio nel momento in cui il cecchino riapriva il fuoco, polverizzando la porta sopra le loro teste e gettandoli di nuovo a terra. Strisciarono oltre la soglia. Si trovarono distesi su una moquette morbida, per quanto disseminata delle schegge di vetro dalla porta andata distrutta. Camminando a quattro zampe arrivarono in un'altra stanza, e fu come entrare in un altro mondo.
58. La prima cosa che James Crack vide non appena alzò gli occhi dal tappeto fu un pianoforte a coda da concerto nell'angolo di un immenso salone. Il professore si alzò cautamente in piedi e aiutò Emily a fare lo stesso. Si guardarono intorno. La sala era deserta. Il rumore delle armi da fuoco e delle esplosioni arrivava attutito, e l'unico suono udibile era il ticchettare sonoro di una pendola in mogano collocata contro la parete opposta. I raggi del sole entravano a fiotti dalle portefinestre disposte lungo tre pareti. Si trovavano in un attico. Sopra il camino, in quel momento misericordiosamente spento, una mensola di marmo piena di fotografie in cornici d'argento, un vaso di vetro intagliato con un mazzo di tulipani perfettamente disposti, e un grande ritratto a olio del famoso travestito Danny La Rue. "James," sussurrò Emily, pulendosi con il dorso della mano la guancia nera di fuliggine, "io qui ci sono già stata. È stato molto tempo fa; me ne ricordo appena." Crack girò intorno all'ampio divano e alle poltrone avvicinandosi al caminetto. Una delle fotografie attirò la sua attenzione. "Non è un ricordo felice," Emily proseguì lentamente. "Non avrebbe qualcosa a che fare con questo?" domandò Crack. Si girò porgendole uno dei ritratti. La foto era conservata in una semplice cornice di legno lucidato. L'opera di un semplice falegname, pensò. Si trattava di una vecchia istantanea in bianco e nero: Jackie Collins abbigliata con una grande sottana svasata e un corpetto aderentissimo. Sulla testa portava una parrucca con lunghe trecce argentate. Al suo fianco, un uomo che James conosceva fin troppo bene. La bella bibliotecnica scoppiò in singhiozzi appena la vide. "Neveu!" esclamò. Toby Clements
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"Emily," disse Crack, "lascia che indovini. È per questo che hai rotto con tuo nipote dieci anni fa?" Emily annuì. Ricordava di essere venuta in questo strano posto poco dopo la morte dei suoi genitori. Le avevano preparato un letto in una delle camere in fondo all'appartamento, ma qualcosa l'aveva svegliata nel cuore della notte - uno strano rumore che non era riuscita a spiegarsi. Si era alzata a cercare il nipote e aveva aperto la porta del salone da dove proveniva il suono di una melodia. E poi lo aveva visto. Stava danzando su un palcoscenico improvvisato: alla sua destra e alla sua sinistra due uomini ai quali teneva un braccio sulle spalle. I tre indossavano identiche sottane corte e arricciate e calze a rete, e ballavano una strana danza. Lanciavano in alto una gamba mentre davanti a loro un uomo con una vestaglia di seta e un bastone con il pomo d'argento batteva il ritmo e urlava "oplà" ogni volta che i tre arrivavano danzando alla ribalta. Crack sospirò ascoltando il suo racconto. Avete sprecato tutti quegli anni, quando invece avreste potuto rimanere amici, pensò. "Emily," disse, "ciò cui hai assistito è una cerimonia detta heterogames: giochetti etero." "Giochetti etero?" "Sì. Vedi, Emily, a molti uomini piace travestirsi da donna e interpretare quelli che chiamano 'spettacoli di varietà'. Questo non fa di tuo nipote un pazzo pervertito. Anzi, è proprio l'opposto, a dire la verità." "Ma mio nipote era una donna." "Sì, lui ha avuto questo privilegio," disse James. "Ma ha avuto compassione di noi altri, mostrandoci la via." "Ok," disse Emily con voce ancora un po' dubbiosa. "Allora secondo te non si trattava di un comportamento un po' strano?" "Niente affatto," spiegò Crack, "è un modo per raggiungere l'estasi spirituale. Vedi, per quelli di noi che non potranno mai diventare membri dell'Ordine di Psion, che non potranno mai raggiungere le vette del Femminino Sacro, questo è l'unico modo per arrivare all'illuminazione. " "Dunque anche tu, James?" domandò Emily. Il professore annuì. Ci fu un momento di tacita comprensione tra i due, poi una porta si aprì dall'altra parte della stanza e un uomo sorridente comparve sulla soglia. Aveva i capelli bianchi come l'argento, un viso dolce con un naso aquilino, e indossava occhiali con la montatura in Toby Clements
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metallo e un abito grigio argento di ottima fattura. James riconobbe in lui l'uomo che nella foto teneva il braccio sulla spalla di Cordon Sanitaire. Il suo nome era Seamus-Johansson Jones. "Finalmente sei qui, Emily," disse l'uomo, come se la stesse aspettando.
59. Parlava con l'accento inglese e una voce dolce, morbida come le sue calze di lana d'angora. Emily fece un passo indietro. "E tu chi sei?" chiese. "Sono il padrone di casa, Emily. Non sarebbe più giusto che fossi io a farvi questa domanda? Ma visto che so già chi siete, permettetemi di presentarmi. Mi chiamo Seamus-Johansson Jones, e tu sei Emily Raquin." Jones si rivolse a Crack. "James," disse. "Ho apprezzato molto il lavoro che hai prodotto dal nostro ultimo incontro. Hai sviluppato un bello stile di prosa, semplice e asciutto, anche se ti ostini ancora a mettere sempre la virgola dopo le congiunzioni. È uno stile che piace e che si vende bene, e alla fine è questo che conta." Crack si strinse nelle spalle con aria modesta. "James? Come fa a sapere chi sei?" domandò Emily. "Oh," disse Jones, rispondendo al posto del professore, "James e io ci conosciamo da molto, molto tempo, non è così James? Siamo stati giansenisti insieme. Credevamo nella predestinazione e in tutta quella roba. Una tipica fase di transizione adolescenziale, a ripensarci ora." "E come fai a sapere come mi chiamo?" domandò Emily. "Mia cara, io so tutto di te." Jones si diresse verso uno scrittoio in mogano stile Luigi XVI e lo aprì. All'interno era stato modificato per accomodare uno schermo piatto al plasma da quarantatré centimetri, con un microfono e un joystick. Accese lo schermo ma non ricevette alcun segnale. Emily e Crack si resero conto simultaneamente che era stato Jones a telecomandare da questo covo inaccessibile ogni mossa di Lord Wadley. Ora che Wadley non c'era più, l'apparecchio aveva smesso di funzionare. "Che peccato. Volevo bene a quel tipetto. Ora che è morto non mi serve più, ma grazie a questo congegno ho potuto monitorare tutto ciò che avete detto e fatto." Toby Clements
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"Perché?" chiese Emily. "Ma certo," sorrise lui, girandosi a guardarli, "dimenticavo. Tu non sai chi sono. Glielo dici tu, James, o lo faccio io?" "Seamus-Johansson Jones è il capo della Lega del Libro, Emily," disse Crack con voce piatta e monocorde. "Nonché il capo del Gruppo di Sexgratings. Sono anni che cerca di impadronirsi del codice Stravinci. È lui il responsabile della morte di tuo nipote." "Temo proprio che sia così. Ho cercato di far ragionare Sanitaire. Gli ho offerto un anticipo colossale. Tutto il tempo che voleva a sua disposizione. Lui sapeva di averne la stoffa, ma continuava a eludermi." "Averne la stoffa? La stoffa per che cosa?" domandò Emily, di nuovo sconcertata. "Per un libro, mia cara. E non un libro qualsiasi, ma il libro. Volevo che tuo nipote lo scrivesse per me, ma lui si è rifiutato. Si ostinava a scrivere quei suoi racconti raffinati su canadesi depressi." "Perché lo hai ucciso?" domandò James con violenza. "Volevo il codice Stravinci. Ormai avevo capito che non me lo avrebbe mai concesso, ma sapevo che prima o poi avrebbe dovuto affidare il segreto a qualcuno perché fosse tramandato. Non ero certo che fosse Emily la predestinata. Così ho creato Lord Tod Wadley e l'ho sguinzagliato per il mondo." Crack non riusciva a credere alle sue orecchie. "Hai creato un robot sofisticatissimo, perfettamente identico a un uomo, una macchina che ti avrebbe fatto guadagnare milioni di sterline, e fai ancora l'editore?" "Comprendo la tua obiezione, ma prova a immaginare il potere di cui potrò disporre quando mi sarò impadronito del codice Stravinci. Basterà che minacci un editore perché faccia esattamente quello che gli dico. Tra breve non vedremo più romanzi brevi di sottile indagine psicologica, niente più romanzi di formazione con protagonisti emigrati, niente più leggerezze dell'essere più o meno sostenibili, niente storie di mare, niente giardinaggio, libri di cucina o viaggi in Patagonia. Nessun libro narrato in prima persona da un cane o da un vaso da fiori. Sparirà ogni forma di letteratura eccentrica o anche vagamente divertente. Ci resteranno solo le storie di maghi e nazisti, racconti sul Santo Graal, romanzi con protagoniste trentenni che non riescono a trovare l'uomo giusto, e a ben guardare nemmeno quello sbagliato." Jones si era lasciato trascinare dalle sue stesse parole. Un bagliore folle Toby Clements
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gli si era acceso negli occhi. Misurava a grandi passi il morbido tappeto camminando avanti e indietro come un leone in gabbia. "E cosa ci impedisce di chiamare la polizia?" Jones si portò una mano all'orecchio: poco lontano si sentivano ancora il fragore delle esplosioni e l'ululato delle sirene, mentre gli uomini del SO13 facevano finalmente piazza pulita di tutti i terroristi annidati al secondo piano di Foyle. "Da quanto sento, direi che la polizia ha già il suo bel da fare, non credi?" "Ma," riprese Emily, "dov'è il codice Stravinci?" Jones si fermò a fissarla. Stava per dire qualcosa quando suonò un citofono. L'uomo diede uno sguardo al suo Oyster Perpetuai. James ed Emily rimasero immobili. "In perfetto orario. Raro per un autore. Tieni a mente la tua domanda, Emily. Torno tra un minuto." Jones raggiunse rapidamente un ricevitore appeso alla parete e disse qualche frase. Si sentì il ronzio di un ascensore risuonava nel ventre dell'edificio. Jones tornò per sedersi al pianoforte. Accennò le prime note di Livin' la vida loca. Aveva una deliziosa voce in falsetto. Si fermò per un istante e chiuse il pianoforte. "Credevo di aver trovato il codice Stravinci da un'altra parte. Pensavo lo avesse l'autore che sta salendo a trovarmi." Un ascensore sussultò fermandosi al piano e due porte si aprirono in fondo al salone, rivelando un uomo alto con un abito scuro di tweed. Aveva occhi di un blu penetrante, la mascella forte e ben rasata e una fossetta nel mento. Le ciocche argentate che gli illuminavano le tempie, avevano da poco cominciato a farsi strada nella sua folta chioma nera. Emanava il fascino di uno studioso, e quando parlò la sua voce somigliava a cioccolata fusa. "Signor Jones? Sono Roberto Langoni."
60. "Signor Langoni, lieto di fare la sua conoscenza di persona. La prego, entri e si accomodi. Anzi, perché non ci accomodiamo tutti? Abbiamo molto di cui parlare." Jones si incaricò delle presentazioni. Toby Clements
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"Non è un po' tardi a questo punto della storia per introdurre nuovi personaggi?" domandò Emily al loro ospite. Jones si limitò a sorridere enigmatico. "Scoprirai presto che in realtà Roberto è un personaggio molto vecchio, Emily. Ma devo ammettere che il tuo istinto è impeccabile." Era strano risentire la voce e lo stile di Tod Wadley, ed Emily stava quasi per dire qualcosa, fino a quando ricordò che, a tutti gli effetti, Jones era Wadley. Nel frattempo Roberto Langoni si era messo a sedere in una delle poltrone che davano le spalle al corridoio attraverso il quale erano entrati Emily e Crack. Mise la sua cartella di pelle su un tavolino da caffè che aveva davanti e ne trasse un voluminoso manoscritto rilegato con una copertina di plastica trasparente, mettendoselo in grembo come un bambino molto amato. Emily, seduta sul divano accanto a James, calcolò che dovevano trattarsi di almeno mille pagine. Nella versione a stampa ne sarebbero venute fuori almeno seicento, pensò: è proprio un bel mattone. Era la prima volta che Crack ed Emily si sedevano a riposare da quando avevano lasciato la Range Rover quella mattina. Il professore era terribilmente stanco, ma non vedeva l'ora di scoprire il seguito. Dov'è il codice Stravinci? non faceva che chiedersi. È possibile che Emily sappia davvero dove si trova? Nel mentre Jones aveva ripreso la parola. "Forse dovrei spiegare perché ci troviamo tutti qui. Ho invitato Roberto per discutere di un libro che entrambi giudichiamo piuttosto promettente. Quanto a Emily e James, cercano qualcosa, e la loro ricerca li ha condotti fino a me." Emily era scomoda. Il prolyx che teneva nella tasca del maglione le si era conficcato nella pancia. Lo tirò fuori e lo mise sul tavolino accanto alla cartella di Roberto Langoni. Subito Langoni si piegò in avanti, le belle sopracciglia aggrottate in un'espressione interrogativa. Allungò la mano per prendere il prolyx, ma la ritrasse all'ultimo momento, come intuendo quanto fosse prezioso per Emily. "Mi scusi," disse, "può dirmi dove l'ha trovato?" Emily si sentì arrossire. "Me lo ha lasciato mio nipote, monsieur Langoni," rispose, stringendosi nelle spalle a mo' di spiegazione. Langoni sembrò accigliarsi, e poi aprì la cartella. Ne tirò fuori un oggetto che collocò accanto al prolyx. Erano esattamente identici. Un altro Toby Clements
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prolyx. "Ma come è possibile?" disse James Crack, piegandosi in avanti ed esaminando i due volumi. "Dove l'ha trovato?" domandò a Langoni. "Me lo ha dato mia zia. Disse che mi avrebbe incoraggiato a scrivere." Dalla prima pagina, James Crack prese una vecchia fotografia in bianco e nero che Emily riconobbe immediatamente. Era una foto che la ritraeva insieme al suo gemello. "Questi siamo io e mia sorella," confidò Langoni, "è morta in un incidente stradale quando avevo tre anni." In quel preciso istante si sentì lo schianto di una vetrata alle spalle di Langoni, e il rumore di qualcuno che correva. All'improvviso un orribile albino con indosso una tuta da lavoro nera irruppe nella sala, brandendo una spada da samurai che teneva alta sopra la testa. Aveva gli occhi del colore del sangue: tutto nel suo aspetto manifestava in maniera lampante la sua diabolica malvagità. Torreggiando alle spalle di Langoni fissò i presenti per un secondo. Nessuno si mosse. Poi l'albino abbatté la katana su Roberto Langoni, e con un solo orribile colpo della sua lama di acciaio temprato gli spiccò la testa dal collo. "Ah," disse Jones, "che peccato."
61. James Crack si risvegliò dopo tre giorni dal più delizioso sonno della sua vita. La luce del sole splendeva attraverso le finestre del suo albergo l'Holiday Inn di Bruxelles - e stirandosi con languore si domandò se per caso non avesse sognato. Poi improvvisamente ricordò tutto. La morte di Langoni era certamente stata deplorevole. Quell'uomo avrebbe potuto dare così tanto, ma - come disse Seamus-Johansson Jones ormai il suo romanzo era giunto a un punto morto. Lui non possedeva il dono. Non era lui la Mure de Paume, la leggendaria chiave di volta. Era Emily. Nello spasimo della sua agonia, Langoni aveva gettato il manoscritto in grembo alla sorella. Era atterrato con la copertina all'insù, aprendosi alla prima pagina, proprio davanti ai suoi occhi. Un segno! aveva subito pensato James. L'albino che lo aveva ucciso non avrebbe dovuto affrontare alcun processo, grazie al rapido intervento del tenente Dijon, rimasto con Glover finché l'incendio al secondo piano non si fu spento con la morte di tutti gli Toby Clements
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albini del corpo speciale. Visto quello che restava dei suoi uomini, Glover era impazzito per lo shock. Dijon non aveva avuto scelta. Aveva sparato a Glover nella nuca proprio nel momento in cui l'ispettore stava per aggredire anche Seamus-Johansson Jones. Aveva salvato una vita al costo di un'altra. Foyle era stata rasa al suolo. Al suo interno erano morti tutti: i diabolici albini insieme, sfortunatamente, al capitano Taureau, che verso la fine era rimasto coinvolto nella sparatoria. Jones era visibilmente scioccato. Tuttavia si era ripreso rapidamente, e aveva immediatamente offerto a Emily un contratto con un anticipo a sei cifre, in cui lei s'impegnava a scrivere due libri: il primo, un adattamento del manoscritto di Roberto Langoni; il secondo, la narrazione degli eventi della notte e del giorno precedenti. Crack ed Emily erano ritornati infine a Bruxelles con l'Eurostar, ripercorrendo a ritroso tutto il tragitto della loro avventura. James era rimasto a guardare fuori dal finestrino, stanco morto e con la mente vuota, mentre dall'altra parte del tavolino Emily si era letta per intero il manoscritto di suo fratello. Aveva messo a frutto tutte le sue competenze bibliotecniche, correggendo la trama, limando la resa dei personaggi, cambiando il ritmo qui e là, eliminando le incongruenze e gli americanismi più grossolani, rendendo più stringati i dialoghi e rimpinguando la storia con la copiosa documentazione frutto delle sue ricerche. Al termine delle due ore e mezza di viaggio, il lavoro era finito. Aveva sollevato a fatica il manoscritto piazzandolo sul tavolo, e l'aveva chiuso. Crack si era sporto in avanti a leggere il titolo scarabocchiato sulla prima pagina: Il codice Stravinci. FINE
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