Inroduzione all'archeologia brzanttna
La Nuova Italia Scientifica
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4ii Indice
Premessa
L'archeologia biza...
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Inroduzione all'archeologia brzanttna
La Nuova Italia Scientifica
| | t'l I
4ii Indice
Premessa
L'archeologia bizantina: dai viaggiatori del Grand Tour alla New Archaeologf I precursori L'archeologia esplorativatra Ottocento e Novecento Il periodo tra le due guerre "scientifica" del mondo La nascita di un'archeologia bizantino L'ultimo ventennio
t5 r8 23
Le fonti
3'
2.r. 2.2. 2.3. 2.4. 2.j. 2.6.
Fonti antiche e ricerche sul campo I documenti Le opere storiografiche La trattatistica Le fonti regionali ed esterne Le fonti epigrafiche
35 38 39 4r 45 46
,.
Il territorio dell'impeto
49
r.r. r.2. r3. r.4. r.5.
r" edizione,novembre1994 @ copyright 1994 by La Nuova Italia Scientifica,Roma Finito di stamparenel novembre1994 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali srl, Urbino rsBN 88-43o-o27r-2
Riproduzione vietata ai sensi di legge Gn. ryt della legge 22 aprile r94r, ^. 633\ Senza regolare autonzzazione, è víetato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, neppure per uso interno o didattico.
3 . r . Gli imperi bizantini ).2.
^L
r5
L'impero protobizantino
/ z.r..r.'L^ Siht / l.z.z.L'Asia Minore / ).r.l.L'arca balcanica 1.2.4. L'Nilca / 1.2.5, L'ltúía / 3.2.6. I Mediterraneo/ 3.2.7' La rete viaria
25 30
49 49
La fine dell'impero protobizantino L'impero mediobizantino L'impero tardobizantino
4.
Costantinopoli
4.r. 4.2. 4.3. 4.4. 4.j. 4.6. 4.7. 4.8. 4.9.
Il sito fucheologia di una capitale La città romana e tardoantica L'epoca protobizantina L'età giustinianea I secolivrr-xr L'epoca dei Comneni L'epoca della dominazione latina L'epoca paleologa
79 8o 8z
85 87 9o 9r roo r05 ro8 TT2
203
Z.
La cultura materiale
209
7.r. 7.2. 7.3.
Cultura materialee arti minori La ceramica I materiali e le tecniche edilizie
2TI
8.
Il prossimo decennio: problemi e ptospettive
233
Bibliografia
239
Indice dei luoghi
267
Indice dei nomi
273
205
209 224
rr3
Le città dell'impero
r17
j.r. j.2.
L'impero delle città Le capitali dell'impero
TT7 rr8
5.2.r. Aìessandria / 5.2.2. Antiochia / 5.2.3. Gerusalemme / 5.2.4. Tessalonica/ 5.2.5. Ravenna / 5.2.6. Nicea
Dalla città antica alTacittà bizantina: continuità e trasformazione
r36
5.3.r. Continuità e discontinuità / 5.3.2. Continuità e rinascita
Continuità dei modelli urbanistici: le città nuove
r44
La crisi del vrr secolo La ripresa mediobizantina La città tardobizantina
r59 r64 r68
6.
Gli insediamenti difensivi
173
6.r. 6.2.
La difesadell'impero Confine e frontiera: ú limes
173 r74
Pnma / 5.4.2. Data / S.+.1. Zenobia 5.4.r. CarièinGrad-Iustiniana / 5.4.4. Resala
I secoli vrr-x
L'epoca dei Comneni L'epoca tardobizantina
85
j,
6.2t. I limes danubiano / 6.2.2. l, limes otientale / 6.2.3. africano / 6.2.a. I,e difese dell'Italia bizantina
6.4. 6.5.
Il limes
f99
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Premessa
Il titolo di questo volume non mente e dietro di esso non si cela un manuale di àrcheologiabizantína. Questo libro, che del manuale non vuole avere né la.sistematicità né la completezza,ha invece una più modesta ma duplice ambizione: in primo luogo quella di tentare di fare il punto sgalcuni dei principali temi di ricerca di una,giovane branca^dell'archeologiapostilassica, che solo nel corso degli ultimi decenni ha trovato un suo statuto disciplinare e un suo riconoscimento istituzionale; in secondoluogo quella di mettere a disposizione di un pubblico soprattutto di studenti universitari, ma anche di studiosi di discipline ìm"i - dalla storia dell'arte bizantina, all'archeologia tardoantica e medievale, all'archeologiacristiana, a quella delle -, un resoconto in forma sintetica delle più signififrovince romane 'cative acquisizioni della ricerca archeologica sul mondo bizantino, raccoglienào e ponendo a confronto dati e materiali dispersi in un p"roi^*, bibliógrafico vasto, talvolta frammenrario e non sempre di reperimento. agevole In quésta prospertiva è sembrato utile articolate la materia del volume i1 t.. ìu.iei, relativi rispettivamente agli strumenti della ricefca e ai suoi ambiti territoriali, all'archeologiadegli insediamenti e a quella della cultura materiale. La prima parte (caPn. r-3) è quindi dedicataa una breve storia della disciplina e dei suoi principali assunti metodologìci, al problema del rapporto tra indagini i,rl ."fnpo e vtihzzo delle fonti antiche nel pro..rrà di ricostruzione storica e a una concisadiscussionedelle difierenti realtà territoriali che sono raccolte sotto il comune denominatore di impero bizantino. La secàndaparte (cApp. 4-6) affronta invece alcuni dei principali problemi conneisi con i modelli insediativi del mondo bizantino: in primo luogo lo sviluppo e le trasforma-zionidell'impianto_-urbanodi bostantino*poli,la capiiale dell'impero che per oltre un millennio rappresentò tanto per I'briente quanto per l'Occidente una sorta di mot t
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]ZIONE ALL ÀRCHEOLOGIA
BIZANTINA
PREMESSA
lr
dello ideale; quindi i problemi legati alla transizione dalla città tardoantica a quella bizantina e all'evoluzionedi quest'uldma nel corso del millennio bizantino; e infine i caratteri peculiari degli insediamenti fortificati facenti parte dei sistemi difensivi dell'impero nelle diverse epoche. La terza parte (c,rn. 7) tenta di tracciare un primo bilancio delle più recenti ricerche nell'ambito di alcuni aspetti della cultura materiale bizantina. A un breve capitolo conclusivo è infine affidato il compito di evidenziarele principali prospettive per la ricerca archeologica sul mondo bizantino nel breve periodo. Lo spazio occupato da ciascuna di queste parti nell'economia complessivadella trattazione non dipende owiamente da una volontà di gerarchizzaziorledelle problemadche; esso però risente inevitabilmente della consolidata tradizione di ricerca dell'archeologiabizantina, che è stata in primo luogo un'archeologiafilologico-monumentale, poi un'archeologiadegli insediamenti e che solo negli ultimi anni ha cominciato a essereanche un'archeologia della cultura materiale, nel cui ambito anche metodologie e strategied'indagine altrove comuni dallo scavo sratigrafico alla ricognizione intensiva, all'analisiquantitativa dei reperti - risultano di acquisizione assai recente (Sodini, ry93b, pp. r39-4o). Il peso di questa tradizione si fa sentire anche in sensocronologico e l'insieme della tîattazione continua a esserefortemente sbilanciato verso i secoli dell'età protobizantina (il v e il vr in particolare), a proposito dei quali i dati a disposizione sono quantitativamente e qualitativamenteassai più rilevanti di quelli relativi alle epoche successive. Essenzialmenteinteso come strumento di lavoro, questo volume trova il suo naturale completamento nella bibliografia finale che, al pari del testo, non pretende di esserené completa né esaustiva.In un panorama già assai articolato e in fase di continuo e vorticoso accrescimento,si sono infatti privilegiati quei testi che possanofornire al lettore un quadro di sintesi delle problematiche archeologiche relative al sito, ùl'arca territoriale o al problema in esame e che al tempo stessooffrano anche ulteriori e più specialistichereferenzebibliografiche per eventuali approfondimenti. La bibliografia sui singoli temi potrà inoltre essereagevolmenteintegrata ricomendo ai volumi delle Dumbarton Oaks Bibliograpbies,per alcuni aspetti al recente repertorio curato da V. E. Kleinbauer G99z), nonché alle indicazioni bibliografiche a comedo delle singole voci del Reallexikonzur byzantiníscbeKunst, dell'Oxford Dictionary of Byzancee dell'Enciclopediadell'Arte Medieualedell'Istituto dell'EnciclopediaItaliana.
Discorso analogovale per le illustrazioni. Imprescindibili esigenze editoriali hanno imposto di limitare il corredo iconografico del volume; si è pertanro sielto di privilegiare le carte storiche e temadche e le piante^archeologichedeiiingoli siti citati, riducendo la scelta delle fotàgrafie alle sole immagini, preferibilmente inedite, strettamenteindispénsabili alla comprensionedel testo. In questo caso-il lettore desidèroso di ulteriori approfondimenti può agevolmentefar ricorso, oltre ow'iamente ai testi indicati in bibliografia, anche al volume sull'architettura bizantina di C. Mango (1974), il cui corredo illustrativo copre spesso, particolarmente per le epoche più antiche, anche i principali siti archeologici. Inîne, un piccolo spazio personale:solo qualche parola per ricordare gli amici, in primo luogo Fernanda de' Maffei e Daniele Manacorda e poi Claudia Barsanti, Italo Furlan, AlessandroGuiglia, Antonio IacoÈini e Andrea Paribeni, con i quali ho condiviso i viaggi e le ricerche che sono alla base di questo lavoro e ho discusso a lungo molti dei temi qui affrontati.
r J
L' archeologia brzantLnai dat viaggiatori del Grand Tour alla New Archaeology
I.I
I precursoti {
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L'archeologia bizantina intesa in senso moderno, cioè come autonomo campo d'indagine in cui vengono applicate allo studio della civiltà,bizantina le metodologie proprie della ricerca archeologica,è una disciplina di genesipiuttosto recente, che si è andata compiutamente affermando solo nel corso dell'ultimo ventennio, ma che affonda le sue radici culturali nel mai sopito interesse manifestato dal mondo occidentale per le testimonianze monumentali, artistiche e materiali della civiltà fiorita nelle regioni orientali del bacino del Mediterraneo tra il rv e il xv secolo dopo Cristo. Già prima della caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi (29 maggio r4fi) - che fu sentita in tutto l'Occidente come una frattura netta e irreparabile con il mondo dell'Antichità classica,di cui l'impero cristiano di Bisanzio incarnava in qualche modo la continuazione(Beschi,1986, pp. 295-6) - tale interessesi era espressoin forme e accezioni diverse. In questo senso può infatti essereletto perfino il saccheggiodi Costantinopoli operato dalle truppe latine nel corso della quarta crociata (rzo4), che presenta per qualche verso "archeologica", testimoniata dalla stupefatta ammiuna connotazione razione dei cronisti occidentali per la consistenzadel bottino di guerra, composto in larga misura di opere d'arte di epoca classicae bizantina tasferite nelle principali città europee e in particolare a Venezia. Più direttamente riconducibile a uno specifico interesseculturale e archeologico per il mondo greco-bizantino appare, ancora sullo scorcio del Medioevo, l'attività di alcuni intellettuali italiani, a partire da Cristoforo Buondelmonti e da Ciriaco d'Ancona che dedicarono gran parte della loro vita a viaggi ed esplorazioniin Grecia nelle isole dell'Egeo, a Creta e a Costantinopoli, ricavandone opere di docuT'
.ilt1,xi UZIONE ALL Tq,RCHEOLOGIA BIZANTINA
mentazione antiquaria, caftogîafrcae archeologicache furono per alcuni secoli alla base di ogni ulteriore approfondimento. In larga rnisura perdute le opere di Ciriaco de' Pizzicolh (r39r-r452), nella vasta produzione buondelmontiana spicca particolarmenteil Líber lnsularum Archipelagi- la ctlj terza redazione fu completata proprio nel corso di un lungo soggiorno a Costantinopoli nel 1422 - che contiene una grande messedi informazioni di carattere storico-antiquario, epigrafico e archeologicosulle città e i monumenri di epoca classicae bizantrna presenti lungo le sponde orientali del Mediterraneo. Alcune copie manoscritte di quest'opera contengono inoltre quella che può essereconsideratala più precisa tra le numerose "piante archeologiche" di Costantinopoliin circolazioneall'epoca(roro r), in cui I'autore delinea un'immagine della città racchiusaentro le mura di Teodosio rr, individuando precisamenteattraverso le didascaliei monumenti fondamentali - la grande chiesa della Santa Sofia, i resri del palazzoimperiale di Giustiniano e dell'ippodromo, le colonne onorifiche, il complessodel Pantokrator, il palazzodelle Blacherne,la chiesa di S. Giovanni di Studio - ormai dispersi in un tessuto urbano assai diradato, in cui si coglie però ancora il tracciato dei grandi assi della viabilità antica (Gerola, t93r). Quello di Ciriaco d'Ancona e Cristoforo Buondelmonti non è però che il caso più significativo di un vasto movimento di riscoperta dell'Oriente bizantino che si affermò a partire dalla fine del xrv secolo in molte regioni europee, sulla spinta di esigenzediverse che andavano dai complessilegami religiosi e culturali tra Costantinopoli e la Russia ortodossa - circostanza cui si deve la nascita di una figura assai interessantedi pellegrino-archeologo(Majeska, 1984) - a più terreni interessi legaa a commerci, alle imprese militari e perfino a "turismo" (Van forme embrionalidi Der Vin, r98o). Va da sé che le relazioni di viaggiatori dagli interessi così eterogeneirisultano spesso assaipoco attendibili, quando anche non relegabili nel contesto dell'aneddotica, ma in qualche caso essecostituisconouna fonte utilissima per ricostruire le trasformazioni cui furono soggetti in epoche successivealcuni dei monumenti e dei siti più importanti.
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In questo contesto deve essereinquadrata già I'attività del francese Pierre Gylles, un famoso naturalista che nel rj44 venne incaricato dal re Francescor di una missione scientificain Oriente. Giunto nella capitale dell'impero ottomano, Gylles nalasciò il suo compito principale e intraprese invece un'accurata ricognizione delle rovine e dei monumenti antichi ancora visibili all'interno del tessuto urbano della Istanbul ottomana. I quattro ponderosi tomi del suo De topographia Constantinopo/eos costituisconoil primo censimentoin qualche misura sistematicodelle soprawivenze archeologichedella capitale bizantina (Gilles, 1988) e segnanoI'awio di una fase di ricerche pionieristiche condotte proprio da studiosi francesi, i quali, facendo leva anche sui buoni rapporti diplomatici intercorrenti tra Parigi e la Sublime Porta, awiarono una serie di missioni in Grecia e in Turchia dai risultati scientifici assai interessanti (Missiofts, r9o2; Beschi, 1986, pp. 3384z). frlT'inrziodell'ultimo quarto del xvrrr secolo il palazzo dell'ambasciatorefrancesea Istanbul era divenuto un vero e proprio museo e il padrone di casa poteva ricevere i suoi ospiti in vn cabinet des "salvate" antiquités,tra sculture dalla calcinazionee disegni e miniatu"recuperati" re dalle bibliotecheimperiali (Ebersolt, r9r8). La via ftacciata da Gylles si rivelò assaifeconda anche al di fuori di Costantinopoli e, soprattutto tra xvrr e xvrrr secolo,le regioni del Mediterraneo orientale - in particolare I'Asia Minore, la Siria e la Palestina- furono tra quelle poste al centro dell'attività delle diverse generazioni di archeologi-artisti,impegnati a documentare le vestigia monumentali delle antiche città carovaniereattraverso disegni e inci"pittoresco" per ragsioni, che in qualche caso superano il livello del giungere buoni livelli di precisione nel rilievo di piante di città, di elevati di monumenti e di singoli elementi decorativi ($7ood, 1753; Cassas,1798-99).
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La caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi non ebbe l'effetto di arrestarese non per breve tempo questo processodi conoscenza, e i secoli immediatamentesuccessivia quell'awenimento videro anzi "archeologiche" la nascita di nuove missioni occidentah, orgatizzate, talvolta con significativoimpiego di mezzi e risorse umane, allo scopo di arricchire le conoscenze- e inevitabilmente le collezioni - dei mecenati finanziatoi dell'impresa.
Proprio il rinnovato interesse nei con-fronti delle civiltà del passato che caratterizzala cultura europea del xvrn secolo e degli inizi del xrx costitul però paradossalmenteuna sorta di freno allo sviluppo della conoscenzadel mondo bizantino. Se è vero infatti che, particolarmente nel caso delle grandi città antiche, lo sviluppo delle ricerche archeologichee topografiche finì per coinvolgere anche quelle testimonianze della cultura bizantina che vi si conservavano(ne costituisce per esempio una dimostrazione il già citato lavoro di \)lood a Palmira), è però altrettanto vero che quella bizantina venne sempre più spessointesa come fase di decadenzae di alterazionedegli insediamenti e dei monumenti dell'Antichità classica.
r6
r7
INTRODUZIONE
ALL'Tq.RCHEOLOGIA
BIZA.NTINA
"bizantino" L'aggettivo venne perciò ad assumereuna connotazione in qualche misura negativa e ciò comportò una geneîahzzata caduta d'interesse nei confronti di quella civiltà. Sintomatico è da questo punto di vista il mutamento che si registra nella percezioneda parte dei viaggiatori europei della stessaCostantinopoli. La capitale dell'impero bizantino non costituiscecertamentepiù una meta obbligata del viaggiatore-archeologo:i monumenti che vi si conservano coincidono solo parzialmente con gli ideali classicheggiantidell'epoca e il viaggiatore o l'artista che vi si recano appaiono spessopiù interessati agli aspetti caratteristici dell"'ambiente" turco che non alle vestigia della città antica. Pescatori e mendicanti, gSannizzerie donne velate offrono spunti e materiali per buoni ritratti di genere ma i grandi monumenti cristiani non attraggonopiù di tanto l'attenzione e la stessachiesa della Santa Sofia, agli occhi di questi visitatori, non regge il confronto con le magnifiche moscheedella città. L'unico aspetto della cultura bizantina a essererivalutato in questa fase sembra esserequello della pittura monumentale: la grande arte religiosa della Grecia medio e tardobizantina - vista anche, nell'ottica filellenica che caratterizzala cultura romantica anglosassone, come espressioneautentica di uno spirito nazionalegreco che si contrappone all'espansionismoottomano (Tsigakou, 1985) - diviene in qualche misura I'oggetto pressochéesclusivodell'attenzione degli intellettuali occidentali nei confronti del mondo bizantino, gettando le basi sulle quali radicherà la grande tradizione di studi sul mondo bizarttino che si apre ag[, inzi del nostro secolo e che privilegia in maniera evidente la ricerca storico-artisticasu quella archeologico-storica.
L'eccezionaleripresa d'interesse che si registra a partire dagli anni Settanta del xx secolo nei confronti delle antiche civiltà fiorite nelle regioni del Mediterraneo orientale finì per coinvolgerenuovamentein una prima fase solo di riflesso, poi sempre più dichiaratamenteanche il mondo bizantino. L'awio delle prime indagini archeologiche su larga scalain Mesopotamia da parte di équipe inglesi e americane, lo wiluppo delle ricerche in Egitto e, in seguito, gli scavi di Schliemann a Hissarlik (Daniel, 1975) costituisconoil quadro di riferimento in cui va sviluppandosi anche un movimento di riscoperta dei territori che avevano fatto parte dell'impero bizantino, attraverso un
censimentodei resti monumentali che vi si conservano,in primo luogo edifici religiosi, ma anche opere di fortificazione e di ingegneria civile. A segnareun netto salto di qualità rispetto alla produzione scientifica precedente e ^ m îcairein qualche modo l'awio di una nuova fase di studi archeologicifu, intorno alla metà del xrx secolo,l'opera per molti versi precorritrice di C. Texier. Pubblicati quasi in contemporanea con le prime raccolte delle fonti bizantine in edizione critica - I CorpusScriptorumHistoriaeByzantinaeprese l'awio nel r8z8 - i resoconti delle missioni condotte dallo studioso francesenelle regioni dell'Asia Minore, dell'Armenia, della Persia e della Mesopotamia costituiscono il primo grande corpus dell'architettura civile e religiosa bizantina in quei territori. I lavori di Texier (rg9-49; r84z-52) spiccano per la ricerca scrupolosa dell'oggettività nella descrizione e nella documentazione,attraversopiante, prospetti e vedute, dei principali monumenti conservati nelle città prese in esame (noro z). Da una sintesi dei suoí appunti di viaggio e da una proficua collaborazione con l'architetto inglesePullan nacque il primo trattato di architettura bizantina (Texier, Pullan, ú64), nel quale compaiono storicamente descritti e interpretati tanto gli edifici religiosi - cui viene ovviamente dedicata una particolare attenzione - quanto una scelta di monumenti di edilizia civile e militare di particolare interessel in qualche caso gli edifici vengono anche ricostruiti graficamentenel loro supposto aspetto originario, con un procedimento certo gravido di rischi circa l'attendibilità filologica del prodotto finale, ma che rispetto alla veduta romantica costituisce un decisivo passo in avanti in sensoscientifico dei criteri di documentazionedelle strutture di epoca bizantina. L'opera di Texier apîe a tutti gli effetti una stagionenuova negli studi di carattere archeologicosul mondo bizantino; nella sua scia si mosseroinfatti nei decenni immediatamentesuccessivitutta una serie di esploratori-archeologi- tra cui vanno ricordati in particolare M. De Vogùé (ú65-77) per la Siria centraleed E. Sachau(1883) per l'area siro-mesopotamica- i cui lavori, c îatteîizzati da un'aspirazione a una tîattazione sistematicaed esaustivae da una documentazione grafica meticolosa, costituiscono ancor oggi un importante punto di riferimento nello studio archeologicodi alcune delle regioni periferiche dell'impero bizantino. Ancora intorno alla metà del xrx secolovanno segnalateinfine le prime applicazioni della nascentetecnica fotografica alla documentazione di edifici e monumenti bizantini. testimoniate almeno fin dal
rtì
r9
f.2
L'archeologia esplorativa tra ftocento
e Novecento
INTRODUZIONE
ALL.,{RCHEOLOGIA
BIZÀNTINA
1853 dal volume di J. Robertson PhotographbViats of Constantinople, che contiene un'immagine dell'esterno della Santa Sofia e una veduta di due dei monumenti della spina dell'ippodromo di Costantinopoli (Kleinbauer,1992, pp. $5-7o). Le tuttora insuperate ricerche storico-topografichesull'Africa settentrionale di C. Diehl (1896) e S. Gsell (r9or) segnanoun ulteriore passo in avanti e coincidono con l'aprirsi, a cavallo tra xrx e xx secolo, di una nuova fase di sviluppo delle discipline bizantinistiche in generale e di quella archeologicain particolare. Nel volgere di un solo trentennio si assisteinfatti a un moltiplicarsi delle ricerche sul campo, alla pubblicazione dei primi manuali dedicati all'arte e all'archeologia, intesa in senso lato, del mondo bizantino (Dhiel, rgro; Dalton, rgrr), alla nascita di riviste specialvzateche dedicano ampio spazio alle tematiche archeologiche- in particolare la "Byzantinische Zeitschflft", fondata a Berlino nel 1892, "Vizantijskij Vremennik" (San Pietroburgo rgoo), "Byzantion" (Parigi t9z4) -, e inÉne alla convocazionedel primo congressointernazionale di studi bizantini, tenutosi a Bucarest nel 1924, una sezione del quale viene espressamente dedicata a filologia e archeologiabizantine. Di questo che può essereconsideratoil Trentennio "aureo" della storia dell'archeologiabizantina meritano di esseresottolineati almeno alcuni aspetti di carattere metodologico che ebbero influenza non secondaria sulla successivatadizione di studi. In primo luogo l'area geografica prescelta fu soprattutto quella dell'Asia Minore (che J. Strzygowski,uno dei padri fondatori della archeologiae della topografrabizantine, acclamaesplicitamentecome "tema nuova" della storia dell'arte; Strzygowski, r9o3), della Mesoporamia settentrionalee della Siria (noro 3-4), verso cui si orienrarono gli interessi di équipe francesi, britanniche, tedeschee americane(Ramsay,Bell, r9o9; Van Berchem, Srzygowski, rgro; Preusser,rgrr; Sarre-Herzfeld,rgrrzo; Bell, r9r3; Butlet, r9r9-2o; r9z9). Sorte diversa ebbero invece le regioni dell'Africa settentrionale,che dopo i fondamentali studi di Diehl e Gsell non furono più oggetto per lungo tempo di indagini estensive,e quelle della Grecia, dove la úcchezzadel patrimonio archeologicodelle grandi città dell'Antichità classicafiniva per oscurare le più modestetestimonianzedr età bizantina (Nicol, 1986) e dove la stagione degli studi di archeologia bizantina si apre realmenre solo alla metà degli anni Trenta con l'awio della pubblicazione dei "Byzantinon Mnemeion tes Ellados" di A. C. Orlandos. Fa eccezioneovviamente in questo panorama il caso di Misrà, la città fiorita nel
I.
DAI
VIAGGIATORI
DEL
GRAND
TOUR ALLA
NE\I/
,{RCHAEOLOGY
despotato di Morea, nel Peloponneso,nel corso dei secoli xrrr-xv il cui legame con il mondo bizantino era sentito in Grecia come assai labile (Millett, rgro). In secondo luogo merita di esseresottolineato nella sua modernità l'assunto metodologico che contraddistingue gran parte almeno di queste missioni. Piuttosto che non l'analisi formale e storico-artistica del singolo monumento, oggetto di molti di questi studi è un territorio (una città, una provincia, un'intera regione) esaminato attraverso lo studio e la documentazionesistematicadi tutte le evidenze archeologiche che vi si conservano,indipendentemente dall'epoca e spesso anche dall'intrinseco valore artistico dei resti esaminati. Esemplarein questo senso risulta il già citato lavoro sulla città di Amida (odierna Diyarbekir, nella Turchia meridionale) condotto da M. Van Berchem e J. Strzygowski - con la collaborazionedi G' Bell, sulla cui figura torneremo úa poco - che costituisce un valido esempio di indagine archeologicasu base topografica in un centro urbano ancora densamente popolato, del quale vengono partitamente analizzatitutti i resti e i monumenti conservati di epoca antica, bizantina e islamica. E ancora merita di esserericordato con particolare rilievo il lavoro di F. Sarreed E. Herzfeld (r9rr-zo) che costituisceun eccellente esempio di analisi integrale di un territorio - quello della regione compresa tra il Tigri e I'Eufrate - con l'adozione di un sistema di ricognizione estensivache richiama assaida vicino, se non I'impostazione metodologica e la pratica sul campo, almeno gli assunti fondamentali dei progetti di indagine archeologicache si vanno oggi conducendo in quelle regioni. Un contibuto assai originale allo wiluppo degli studi sulle regioni orientali dell'impero bizantino si deve, sempre negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, a due donne, Adelaide Sargenton Galichon e Gertrude Lowthian Bell, le cui figure possono paradigmaticamente incarnare le due diverse anime dell'esploratore-archeologo in Oriente. La prima, svizzera,rappresentaforse l'ultima e più moderna versione del viaggiatore del Grand Tour, in cui gli interessi archeologici si mescolanoa una evidente curiosità di tipo geograficoed etnografico. Se nei suoi resoconti di viaggio, destinati alla pubblica lettura nel corso delle sedute dell'accademiaginevrina di cui facevaparre,la Sargenton Galichon dimostra una notevole capacità di affrontare le problematiche storico-archeologichee artistiche dei siti antichi che andava visitando - esemplarein questo senso è il volumetto dedicato a
JZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTIN,{
un viaggio a Palmira e nell'Hawran (SargentonGalichon, r9o5) - al tempo stesso i suoi scritti si rivelano una miniera inesauribile di aneddoti, dettagli di costume e di ambiente, riflessioni sulle realtà politiche e sociali dei paesi attraversati, e costituiscono un punto di riferimento prezioso per ricostruire anche gli aspetti più awenturosi di quest'epocapioníeristica della ricerca scientifica. Dallo stessotipo di interessi appare mossa agli inzi della sua carriera di esploratricel'inglese Gertrude Lowthian Bell (1868-1926) che compì il suo primo viaggioin Oriente già nel 1892. Il suo primo libro (Bell, r9r9'), ricco di descrizioni d'ambiente e di notazioni etnografiche, sociologichee politiche, può essereben paragonatocon i contemporanei scritti della SargentonGalichon e si inserisce autorevolmente nel vasto panorama della letteratura di viaggio dell'epoca. Già nel r9o7, però, la Bell trovò il modo di coinvolgereinsigni figure di studiosi nei suoi programmi di viaggio sempre più orientati a una conoscenzadiretta delle testimonianzearcheologichedella cultura bizantina nelle regioni mediorientali. Sir Str.M. Ramsay, che si trovò praticamente "costretto" a seguirla in un'awenturosa spedizione a Binbirkilise, nell'Anatolia centrale, non esita a descriverla come una veta fona della natura, capace di mettere energie apparentemente inesauribili al servizio di un desiderio di conoscenzapressochéillimitato. Il volume frutto di questa collaborazione (Ramsay,Bell, r9o9) costituisceun esempio eccellentedelle capacità di analisi della Bell e del suo rigoroso metodo di schedaturae documentazione.In quegli stessi anni l'inarrestabile inglese iniziò una proficua collaborazione scientifica con M. Van Berchem e J. Smzygowskinelle ricerche sulla città di Amida e sul suo territorio. Nella pubblicazione che ne seguì (Bell, rgro) la studiosa inglese si occupò in particolare della regione del Tur'Abdin (nella Turchia sudorientale,a ridossodell'attualeconfine turco-siriano), curando un primo censimento delle numerose chiese e degli insediamenti monastici presenri in quella regione che dall'epoca protobizantina e fino ai giorni nostri ha continuato ^ îappresentareuna enclauereligiosadel tutto particolare(cfr. pan. 3.2.2). Il lavoro della Bell, articolatosi in seguito in numerose alue ricerche dedicate ad approfondire le tematiche archeologichedi quell'area e delle regioni circonvicine (Bell, rgrr; r9r3), costituisceuno dei capisaldi per lo studio di queste problematiche, e una recente riedizione critica dei suoi scritti editi e di parte dell'enorme mole di appunti, schizzi e fotografie inediti, curata M. Mundell Mango (1982), ne ha riproposto intatto, a distanza di ormai quasi un secolo, il valore scientifico.
F
I.
DAI
VI,{GGIATORI
DEL
TOUR ALLA
GR,\ND
Il periodo ol'î"
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La fine della prima guerra mondiale e il complessivoriassetto degli equilibri politici e territoriali nelle aree balcanicae mediorientale consentirono, a partire dagli anni Venti, l'awio dei primi scavi specificamente indtizzati allo studio dei siti bizantini. In particolare, l'occupazione di Costantinopoli da parte delle truppe alleate Ggzo-4) creò le premesseper la conduzione delle prime ricerche archeologiche moderne nel cuore stessodella capitale imperiale. Nel rgzr si awiava lo scavo nel quartiere delle Mangane (r'oro 5), compreso tra le mura marittime e il Grande Palazzo imperiale (Demangel, Mamboury, r93g), e pochi anni dopo si apriva l'indagine nell'area dell'ippodromo (Cassonet al., r9z8; Casson,Talbot Rice, r9z9), che permetteva non solo di raccoglierele prime informazioni attendibili sulle planimetrie dei monumenti indagati, ma anche di aprire la via degli studi a carattere tipologico sui reperti mobili d'età bizantina (Talbot prendevainoltre il via I'inRice, r93o). Quasi contemporaneamente dagine preliminare sul Grande Palazzo degli imperatori bizantini (Mamboury, Iil/iegand, r9j4), che sfociò nello scavocondotto in una prima fase tra il ry35 e il 1938 (Brett et al., ry47) e poi ripreso dopo la pausabellica ffa il rgjr e rl ry54 (Talbot Rice, 1958; roro 6-7). Anche al di fuori di Costantinopoli questo periodo segna una notevole espansionedelle ricerche sul campo, soprattutto per quanto riguarda le fasi di età bizantina di importanti siti di epoca classica, tanto in Asia Minore che in Grecia, in particolare Antiochia, Efeso, Atene e Corinto (Campbell, rg34; Scranton, r9j7; Thompson, rg59). Ancora al periodo interbellico è poi legato lo sviluppo di due ricerche archeologicheche per motivi diversi costituisconoun punto di svolta nel percorso dell'archeologia bizantina: I'ar,rrio dello scavo estensivódel sito di epoca protobizantina di Carióin Grad, in Serbia (cfr. pen. j.4.r), e le indagini aerofotografiche condotte a partire dal romano e bizantisistema difensivo A. Poidebard sui siti del da ry25 no della Siria. Nel caso di Carióin Grad la ripresa e l'estensionedelle ricerche già awiate nel rgrz costituisconoinfatti il primo tentativo di indagine complessivadi un sito di età bizantina privo di preesistenze monumentali di epoca classica.Per quanto riguarda invece la ricognizione aerofotografrcain Siria, Poidebard e i suoi collaboratori, adottando per la prima volta un innovativo sistemadi rilevazione basato su fotografie aereeeseguitead alta e bassaquota e su puntuali verifiche al suolo, arrivaronoa censiree documentarei resti di gran parte 21
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delle fortificazioni grandi e piccole del lirnesorientale dell'impero, individuando altresì il tracciato di molti degli assi sradali antichi che le collegavanoe permettendo quindi una ricostruzione assai dettagliata della distribuzione degli insediamenti civili e militari in quei territori (Poidebard, 1934; Mouterde, Poidebard, r94j; Kennedy, Riley, r99o). Insieme con il rapido espandersidelle ricerche sul campo il ventennio interbellico è però segnatoanche dall'emergeredi elementi conuaddittori che finirono per condizionare assaia lungo gli approcci e gli sviluppi metodologici della disciplina. In primo luogo l'archeologia bizantina faticava ancora molto a imporsi come disciplina autonoma e, praticamente con la sola eccezione di Cariéin Grad, gli scavi e le ricognizioni continuavano a orientarsi esclusivamentesu siti e aree di grandissima rilevanza in epoca classicache avevanoavuto una continuità di insediamento anche in età protobizantina (autorevole eccezionecostituisce lo studio di de Jerphanion sulle fortificazioni mediobizantine di Ankara; de Jerphanion, r9z8). In questo senso,soprattutto l'età di Giustiniano appare spessointesa quale estremapropaggine e ultima manifestazione della civiltà urbana del mondo classicoe lo studio e la documentazione degli edifici e dei reperti di epoca bizantina risultano quindi non particolarmente degni di attenzione in sé quanto piuttosto in funzione della comprensionedelle trasformazioni subite nelle fasi più tarde della loro storia dalle grandi città ellenistichee romane. Un ruolo importante in questa riconduzione della specificità del mondo bizantino nel più generalee indefinito ambito della tarda antichità venne svolto in questa fase dall'affermarsi dell'archeologiacristiana, una disciplina che, a dispetto di uno statuto scientifico ancora in via di definizione, visse un momento di grande sviluppo proprio nel periodo tra le due guerre mondiali (Deichmann, 1983, pp. 36 ss.). La natura stessadegli insediamentibizantini, nei quali gli edifici religiosi, anche in ragione delle loro intrinseche qualità costruttive, si sono conservatiin misura assaisignificativa,fece sì che le città orientali del v-vrr secolo divenissero tereno privilegiato di ricerca per questa disciplina, finendo così per determinare di riflesso una caduta di interesse nei confronti di un'analisi più estensivadegli altri elementi del tessuto urbano di quegli stessisiti. Infine va sottolineato come le ricerche topografiche e le indagini archeologichedegli anni Venti e Trenta, sviluppatesiin diretta concomitanza con I'affermarsi della storia dell'architettura bizantina come branca fondamentaledeeli studi storico-artistici sulla civiltà bizantina. 24
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"florilegio monumentale" che assunserospesso più il carattere del non quello della ricognizione sistematicadelle emergenzearcheologiche di un territorio (Sodini et al., t985) e contribuirono a spostare "alta" della produzione bizanl'attenzione degli studiosi verso la sfera tina, cioè principalmente verso quegli edifici civili e soprattutto reli"opere giosi che potevano assumereuna connotazione intrinseca di d'arte". In questo senso I'archeologia bizantina continuava ad assumere un'ottica essenzialmentefilologico-monumentale,all'interno della quale l'indagine sul terreno diviene solo uno dei diversi strumenti utthzzabrhper produrre dati oggettivi a supporto dell'interpretazione testuale delle fonti antiche. su cui continua a basarsi di fatto la ricostruzionestorica (Rautman, r99o).
La nascita di un'archeotogi"
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del mondo bizantino
Il risveglio d'interesse per le testimonianze archeologichedell'epoca medievale,che negli anni immediatamenteprecedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale condusse alla nascita - soprattutto nei paesi dell'Europa settentrionalee centrale- dell'archeologiamedievale come branca autonoma della ricerca sul passato,ebbe un riflesso immediato anche per quel che riguarda il mondo bizantino. Protagoniste della nascita di un'archeologia bizantina intesa in senso moderno - cioè con una specifica attenzione posta sulle dinamiche insediative e sullo studio dell'organizzazioneterritoriale, sugli aspetti della nascita e della trasformazione delle città, sull'individuazione dei centri, dei mezzi e delle tecnologie di produzione, distribuzione e consumo delle merci - furono, almeno per il primo decennio postbellico, soprattutto le scuole archeologichedei paesi dell'Est europeo, in particolare quelle sovietica,bulgara, rumena e iugoslava. I motivi di questo fenomeno sono diversi: in primo luogo, per quelle aree geograficheI'ambito cronologico proprio dell'archeologia medievale coincideva di fatto con i secoli della diretta dominazione bizantina o almeno del forte influsso economico, politico e culturale dell'impero di Costantinopoli. Studiare I'archeologia medievale di questi paesi significava dunque inevitabilmente cogliere molti degli aspetti che caratterizzavanola cultura materiale e quella artistica delI'impero proto e mediobizantino, individuandone i caratteri peculiari unificanti e insieme gli elementi di differenziazioneregionale' Né a questa riscoperta del legame ffa mondo bizantino e paesi slavi era esffaneo un aspetto di carattere più strettamente politico-culturale, laddove la ricerca archeologicanei paesi socialistidell'Est europeo 21
era spessodichiaratamenteindirizzata all'individuazione dei caratteri peculiari della storia socialedi quei popoli e alla ricerca delle diverse radici della loro complessarealtà culturale. In quest'onica le invasioni slave dei secoli vr e vrr tendevano a perdere il loro significato di "rottura" con il mondo classicogreco-romano e venivano piuttosto lette, al pari peraltro della romanizzazionedel r-rr secolo d.C. o della dominazione bizantina del vr secolo, quali momenti di un percorso articolato ma sostanzialmenteunitario che condusse alla formazione di una identità culturale autonoma dei popoli balcanici e quindi alla genesi dei primi stati nazionali slavi (Tapkova Zumova, 196z; Pete, ry63; Ovéarov, 1974). La fecondità di questa inrerazione rra istanze culturali diverse è testimoniata dalla nascita di un nuovo gruppo di riviste speciahzzate e da un rinnovato proliferare delle indagini sul campo. Gli anni Cinquanta e Sessantavedono infatti la fondazione o la ripresa di importanti riviste dai titoli significativi - "Byzantinoslavica",fondata a Praga già nel t929, ma che negli anni del secondo dopoguema amplia notevolmenteil proprio campo di interessi,"Byzantinobulgarica"(So"Zbornik fia 196z), e gli Radova Vizantoloski Instiruta" ("Quaderni dell'Istituto di Bizantinistica di Belgrado"), che nel :.957 vanno ad "Starinar", affiancarsialla storica la cui nuova serie si era aperta nel rg1o - che dedicano ampio spazio proprio al contributo fornito dalle indagini archeologiche alla definizione dei complessi rapporti ra mondo bizantino e mondo slavo. Tra le ricerche sul campo condotte in questafase vanno segnalate in primo luogo, per quel che riguarda la penisola balcanica,la ripresa ad opera di una équipe franco-iugoslavadelle indagini sul sito di Carièin Grad (Kondió, Popovió, t977) e, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, l'awio dell'indagine archeologicasui siti fortificati di età tardo-romana e bizantina posti lungo la riva danubiana. In questo caso, una ricerca archeologica d'emergenza, diretta a documentare tutti quei siti che sarebbero stari sommersi dalle acque del Danubio in seguito alla costruzionedella grande diga di Kladovo, si trasformò rapidamente in una eccezionaleoccasioneper studiare nella sua intetezz^ e complessitàstrutturale un segmento del lines difensivo dell'impero, contribuendo così a chiarire gli aspetti fondamentali delle trasformazioni awenute in quell'area tra I'età tardoantica e le migrazioni dei popoli slavi del vr e del vrr secolo (Boskovió, r98z-83; Zanini, r988). Una serie di indagini di scavo, condotte essenzialmenteda studiosi bulgari e sovietici, ha inolte avuro per oggeto le regioni costiere del Mar Nero e particolarmente la penisola di Crimea dove sono z6
stati censiti e in parte scavati,con particolarc attenzioneall'analisi dei reperti mobili e dei contesti di rinvenimento, numerosi siti di dimensioni medio-piccole e alcuni insediamenti maggiori con fasi di vita per lo più rifetibili all'epoca protobizantina e alla prima fase delle invasioni slave (la vasta bibliografra in lingua slavae bulgara è raccolta in Ovèarov, rg74 e Bortoli-Kazanski,Kazanski, ry87).
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Al di là delle problematiche connessecon il mondo slavo, lo sviluppo dell'archeologiabizantina nei decenni del secondo dopoguerra è segnato comunque anche da un'intensa stagione di studi e lavori sul campo condotti a Costantinopoli e nelle province' Le grandi opere di ammodernamento e di ridefinizione del tessuto urbano di Istanbul offrirono I'occasioneper condurre una serie di importanti interventi archeologici(Mamboury, r95r); tra questi un particolare rilievo assume, negli anni compresi tra il r95r e 1l ry54, la già citata ripresa degli scavi del Grande Palazzo,la cui edizione (Talbot Rice, 1958), attenta anche agli aspetti della cultura materiale e dello studio delle tecniche edilizie, offre un interessantecontributo anche dal punto di vista dell'aggiornamentometodologico. Particolare rilievo in questi decenni assunseinoltre l'attività sul territorio costantinopolitano delle équipe di ricercatori statunitensi che, sotto l'egida dell'American Byzantine Institute di Istanbul, si impegnarono nella documentazionee nell'indagine archeologicafinùizzata al restauro di numerosi edifici religiosi, soprattutto di età medio e tardobizantina. Già al ry47 risale infatti l'awio dei lavori sulla chiesa del Salvatore di Chora (Kariye Cami; Underwood, 1966), mentre alla metà degli anni Sessantadatano la ripresa delle indagini archeologiche sulla chiesa del Myrelaion (Bodrum Cami; Striker, r98r), l'awio delle ricerche sulla KalenderhaneCami (Striker, Kuban, 1967-7r), nonché I'apertura dei grandi cantieri di restaurodei complessidel Pantokrator (Molla Zeyrek Cami) e di Costantino Lips (Fener Isa Cami; Megaw, ry6). Nel 1964 si apriva infine lo scavo della chiesa di S. Polieucto, nel quartiere di Saraghane(nrc. r), un'indagine che per l'intrinseco interessedel monumento e soprattutto per il rigore metodologico applicato nelle fasi di scavoe documentazion. e nell'edizione dei materiali, costituisceun punto fermo nelle indagini di archeologia urbana a Istanbul (Hamison, 1986; Hayes, 1992). Per quanto riguarda le alre regioni dell'impero, il secondo dopoguerra vide un significativo espandersi sia delle ricerche a carattere topografico-ricognitivo sia delle indagini di scavo. Tra gli esempi più significativi di ricerche topografiche su vasta scala va ricordato in 27
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"città morte" della particolare il lavoro di Tchalenko G957-58) sulle Siria settentrionale, dove la particolarissima situazione conservativa dei siti antichi dell'altopiano del Belus consentì una indagine sistematica delle tipologie edilizie e dei modelli insediativi e di organizzazione territoriale di una intera regione in età protobizantina. Tra le indagini di scavo, costituiscetestimonianzasignificativa della nuova attenzione archeologicaper il mondo bizantino l'espandersidelle ricerche sulle fasi postclassichedi siti di grande importanza - per esempio Sardi, in Asia Minore (Hanfmann, \Taldbaum, 1975; Foss, ry76), o la stessaAtene (Frantz, 196r; 1988), o ancoraAlessandria d'Egitto (Rodziewicz, r99r) e Apamea, in Siria (Balty, 1989) - le cui trasformaziortrurbanistiche in età medio e tardobizantina furono oggetto di studi specifici. Ancora gli anni Sessantavidero inolre le prime applicazioni a contesti bizantini delle tecniche proprie dell'archeologiasubacquea,in particolare con le indagini sui relitti di Yassi Ada (sulla costa egea della Turchia) e di Marzamemi (sulla costa meridionale della Sicilia) che aprirono nuove prospettive di ricerca su molti aspetti della navigazione commerciale marittima nel mondo bizantino (cfr. pAR. 3.2.6). A questo allargarsi dell'ambito territoriale e cronologico delle ricerche archeologichesul mondo bizantino fece infine risconto la nascita in molte nazioni europee ed extraeuropeedi istituzioni di ricerca e di pubblicazioni scientifiche: già durante e immediatamentedo"Dumpo la secondaguerra mondiale avevano infatti visto la luce i barton Oaks Papers" G944) - rivista dell'omonimo centro di studi "Cahiers Archéologiques" (Parigi 1945) e con sede a \Washington-, i "Jahrbuch Byzantinistik"(Vienna r95r), mender òsterreichischen lo tre in Italia, a partire dal ry55 e sotto la direzione di G. Bovini, si awiavano i Corsi di Cultura sull'Arte Rauennatee Bizantina, in cui largo spazio viene riservato ai rapporti tra mondo bizantino e società europea del Medioevo. Nonostante gli indubbi successidelle ricerche sul campo e il fiorire di iniziative scientifichecosì numerose e significadve,l'archeologiabizanúnatrovava comunque ancora notevoli difficoltà a esseredefinitivamente riconosciuta, anche nelle sedi ufficiali, come disciplina autonoma, con adeguati riscontri nella pubblicistica scientifica e negli organigrammi delle associazioniinternazionah di studi. La testimonianza principale in questo senso deriva dagli atti dei CongressiInternazíonali di Studi Bizantini che, tenuti da principio con cadenzatriennale e in seguito quinquennale,costituisconoun sicuro punto di rife29
INTRODUZIONE
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BIZANTINA
rimento per ^nalizz^re gli sviluppi delle discipline bizantinistiche. Presenteformalmente fin dalle prime adunanze,prima in associazione con la filologia, poi a partire dalla seconda edizione (Belgrado ry27) in associazionecon le discipline più diverse, soprattutto con la storia dell'arte,ma financhecon la musica (Atene r93o),l'archeologia bizantina ha infatti trovato solo in anni molto recenti uno spazio reale e, se non adeguato, almeno autonomo nel panorama ufficiale della bizantinistica. Se è infatti vero che già nel congressodi Monaco (1958) G. Strióeviópresentavauna relazionesullo stato delle ricerche di archeologiabizantina in Iugoslavia (Srióevió, 196o), è altrettanto vero che ancora al congressodi Atene G976) la sezione dedicata congiuntamenteall'arte e all'archeologiadel mondo bizantino era integralmenteconsacrataalle problematiche storico-artistiche,mentre le relazioni sulla circolazionemonetaÀa o sulla produzione ceramicave"arti minori". Ancora al nivano collocatesotto I'esponentegeneraledi congressodi Vienna (r98r) - per la verità con qualcheritardo sui progressi assairapidi che la disciplina andavacompiendo nelle ricerstrache sul campo - A. Guillou poteva sostenereche <(Guillou, r98r). La lacuna denunciata da Guillou venne rapidamente colmata dedicando alle ricerche archeologicheuna specificasezionedel successivo congressointernazionale (\Washington1986), ma le discipline archeologichestentano in qualche caso ancora oggr a trovare una loro precisa collocazionenell'ambito generaledegli studi sul mondo bizantino. Così la voce archeologianon compare ra i capitoli del manuale di bizantinistica di O. Mazd. (Mazal, 1989) e solo a partire dal t99r-92 gli studi di archeologiabizantina trovano una loro esplicita collocazione,sia pure ancora raccolti insieme a quelli di storia dell'ar"Byzantinische Zeitschte, all'interno della bibliografia annuale della "Archàologische Bibliographie" edita annualmente rift", mentre nella dal DeutschesArchàologischesInstitut compare solo una sottosezione dedicata alla cultura paleocristianae protobizantina.
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logia bizantina - I'indagine su singoli monumenti, in particolare le chiese, o sulle trasformazioni subite in età postclassicadalle grandi città del mondo ellenistico-romano- se ne sono affiancatedi nuove. più precisamenteorientate a fornire risposte oggettive a domande di tipo storico sulla distribuzione degli insediamenti, sull'organizzazione urbana dei centri abitati grandi e piccoli, sulla struttura delle linee difensive, sul sistema di vie di comunicazione,sui centri e i modi di produzione, distibuzione e consumo delle merci, e più in generale sulla cultura materiale del mondo bizantino. Proseguendonel solco di una feconda tradizione, si sono moltiplicate le ricerche su siti archeologicidisabitati o parzialmenteabbandonati; tra gli esempi più significativi possono esserecitati: le ricerche su siti fortificati edificati o rioccupati in età bizantina (per esempio Nichoria, in Grecia, McDonald et al., 1983; Anemurium, nell'Anatolia meridionale, Russell, 1983; o Pella, in Giordania, AA.vv., r99z), gli scavi condotti sugli insediamenti civili e religiosi dell'area del Monte Nebo, in Giordania (I mosaicidi Giordania, r99o), le indagini della missioneitaliana a Bosra (Farioli Campanati, 1989), o ancora lo scavo di ampi settori della Cartagine di età bizantina, nel quadro delle iniziative di salvaguardiasvoltesi sotto l'egida dell'uNnsco (Humphrey, 1988).
A dispetto di questa scarsaattenzione degli ambienti accademiciufficiali, I'archeologiabizantina ha comunque vissuto nell'ultimo ventennio una fase di grande espansione,sia per quanto riguarda la quantità delle ricerche condotte a termine sia per quanto attiene gli sviluppi metodologici. Alle direttrici di ricerca in un certo sensoffadizionali dell'archeo-
Minore wiluppo, anche a causa delle oggettive difficoltà poste dal rapido e incontrollato sviluppo delle grandi città mediorientali, hanno invece avuto le indagini archeologichein ambiente urbano, che in qualche caso - per limitarsi a Istanbul, olre al già citato scavo nel quartiere di SaraEhane,va ricordata l'indagine archeologicaconnessa con la definitiva sistemazionedei mosaici pavimentali del Grande Palazzo irnperiale (Jobst, Vetters, ry92) - hanno però fornito contributi di interesseassairilevante. Per contro, il settore dell'archeologiabizantina che ha fatto invece registrarei maggiori progressi e i risultati scientifici più interessanti è stato quello delle ricognizioni estensivee intensive, condotte, con prospettive e modalità diverse, in molte delle regioni dell'impero. Da quest'ultimo punto di vista l'archeologica bizantina è fortemente debitrice da un lato alla tradizione di studi topografico-archeologici dell'inizio del secolo,dall'altro alle acquisizioniteoriche e metodologiche della New Archaeologydi matice nordamericana. ALLatradizione topografico-archeologicavanno ricondotti alcuni importanti progetti di ricognizione estensivafrnalizzati allo studio di particolari aspetti di singole regioni o anche al censimento dei siti archeologicipresentisul territorio. Un posto di particolarerilievo oc-
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UZIONE ALL ARCHEOLOGIA
cupano in quest'ambito le ricerche sulle linee difensive dell'impero e sui caratteri peculiari che rl lirnesassunsenelle diverse regioni. Tra le molte in corso (cfr. cen. 6), vanno segnalatea questo proposito le indagini condotte, sia pure con metodologie e prospettive talvolta diverse,da D. Pringle (r98r) e N. Duval (1983) sull'Africabizantina, da M. BiernackaLubanska,sull'areadanubiana(1982), dalle équipe statunitensi coordinate da S. T. Parker nell'area siro-palestinese G9s7) e dalla missione itahana coordinata da F. de' Maffei sulia regione mesopotamica( 1986). Tra le iniziative dirette al censimento su scala regionale delle testimonianze archeologichedi epoca bizantina va in primo luogo ricordata la rcabzzazionedella Tabula lrnperii Byzantini - i cui volumi finora editi coprono buona parte delle regioni della penisola ellenica e dell'Anatolia centrale e meridionale - che va ad affiancarcialla Tabula lmpeii Rornani, la quale offre a sua volta informazioni preziose almeno sui siti di epoca protobizantina. Per I'area mediorientalevanno infine segnalatii volumetti dell Archaeological Surueyof lsrael,le cui mappe su scalacircondariale risulgrande tano di utilità per lo studio in prospettiva diacronica dei mutamenti dei modelli insediativi nella regione tra l'Età del Bronzo e l'epoca musulmanainclusa. Ad ambiti territoriali più limitati si sono inoltre indirizzati nell'ultimo ventennio progetti integrati di ricognizione intensiva, valufazione dei singoli siti e scavoper campioni, nati nel clima culturale legato alla New Archaeologlte tesi a ricostruire l'aspetto e le fasi di trasformazione dei singoli insediamenti e del paesaggioin cui erano inseriti (Gregory,r98r). Esemplari in questo senso risultano le ricerche condotte sul sito di Kenchreai (nei pressi di Corinto), che hanno rivelato una fase di vita dell'insediamento e un intensivo sfruttamento delle risorse del temitorio circostante ancora in età protobizantina (Scranton, Shaw, Ibrahim, ry78), o quelle a carattere interdisciplinare che hanno interessatoil bacino della città greca di Thisbe, individuando fasi di sfruttamento delle risorse agricole in epoca proro e mediobizantina (Gregory, r98o), o ancora quelle condotte sempre in Grecia nell'ambito della CambridgeÀradford Boeothian Expedition (nrc. z) e miranti a una ricognizione intensiva e globale degli insediamenti urbani e rurali di una vasta area campione (Bintliff, Snodgrass,1985; 1988). Progetti analoghisi sono andati sviluppando anche nell'area mediorientale, per esempio con l'indagine topograficaintensiva su alcune città deserte o semiabbandonatedella Si72
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ria (Khoury, 1987) e della Giordania (De Vries, r98r; King, r98z; 1983; 1987). Presenel loro insieme le indagini sul campo dell'ultimo ventennio hanno dunque ínnalzato di molto il nostro livello di conoscenzasulla civiltà bizantina nel suo complessoe hanno allo stessotempo posto una serie di nuovi e importanti interrogativi. La nascita, lo sviluppo, la trasformazionee la fine delle città in un impero che ebbe, almeno per lunghi periodi, un carattere essenzialmenteurbano; l'organizza' zione dei sistemi viari e di comunicazionesu di un territorio vastissimo; la realtà fisica e il ruolo politico-amministrativo del sistema difensivo in uno stato perennementein guerra contro nemici potenti; l'organizzazioneterritoriale e produttiva delle campagnein un'economia fondamentalmentebasatasull'agricoltura;le tipologie e la distribuzionc territoriale degli edifici religiosiin uno stato che facevadella tl
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teocraziauna delle sue basi fondamentali; i luoghi, i tempi e i modi della produzione, del commercio e del consumo delle merci in un impero che costituì durante tutto il Medioevo occidentale uno dei punti generatori dei flussi commerciali, costituisconoaltrettante questioni fondamentali cui l'archeologiapuò fornire delle risposte in prospettiva storica. Allo stato degli studi e alle prospettive di ricerca in alcuni di questi campi sono dedicati i capitoli che seguono.
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Le fonti
Fonti antiche e ricerche sul campo Il problema del rapporto tra indagini sul campo e utThzzodelle fonti antiche per la ricostruzione storica ha sempre occupato un posto di rilievo nell'archeologSabizantina, in una prima fase soprattutto nella prassi operativa e più recentementeanche nel dibattito metodologico (Rautman,r99o). Si è già accennatonel capitolo precedentecome nella fase formativa della disciplina, a cavallo tra la fine del xrx e gli inizi del xx secolo,lo studio delle fonti abbia avuto un ruolo significativo nell'orientare l'attività dei primi archeologi-esploratoridel mondo bizantino. La pubblicazione del Corpus Scriptorun Historiae Byzantinae,avitata a Bonn già nel 1828, aveva infatti messo a disposizione degli studiosi le edizioni critiche della quasi totalità delle opere della grande tradizione storiografica bizantina, nonché alcuni trattati - in primo luogo il De aediftrru di Procopio di Cesareae il De caerimoniisdi Costantino vrr Porfirogenito - che, sotto prospettive diverse, fornivano spunti di notevole interesse per lo svilupparsi di un'archeologia filologica dell'impero cristiano orientale. In questo senso,proprio la qualità e la quantità delle fonti antiche disponibili ebbero un'importanz^ non secondaria nell'inditizzarc la ricerca archeologicaverso determinati ambiti territoriali e cronologici. La natura stessadelle fonti storiche bizantine - particolarmente ricche per alcuni periodi e per alcune aree geografiche, assai più scarseinvece per altri territori e altre epoche - finiva infatti per coincidere con gli interessi di diversa natura che spingevanogli esploratori-archeologi della fine del secolo scorso verso I'Africa e le tegioni orientali dell'impero, dove particolarmentenumerosi erano i resti delI'cdilizia religiosae militare di epocagiustiníaneao comunquegenericamenteriferibili ai primi secolidell'imperobizantino. In questapro-
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spettiva, il De aedificiis,graziealla sua stessaarticolazionetopografica, si prestava assaibene a essereletto come una sorta di guida archeologica nata contemporaneamenteai monumenti che descrivevae a essere quindi assuntoa fonte principale e assolutamenteattendibile per quell'epoca,contribuendo in ultima analisi a concentrareancor di più I'attenzione degli studiosi proprio su quei territori orientali cui Procopio dedica la maggior parte del suo úattato. L'attenzione per gli aspetti filologici e la tendenza ad autointerpretarsi essenzialmentecome strumento di verifica sul campo delle notizie fornite dagli storici antichi - coniugate spessocon una forma di acritica supervalutazionedel contributo di conoscenzaderivabile dalle fonti stesse- hanno peraltro carattetizzatolarghi settori della ricerca archeologicasul mondo bizantino ancora fino ad anni recenti, indiizzandone di fatto lo sviluppo soprattutto verso quelle aree geografiche, quelle epoche e quelle espressioni"alte" della cultura bizantina che meglio sono testimoniate dalla letteratura antica. A partire dagli inizi degli anni Ottanta, a questa tendenza culturale se n'è andataopponendo un'altra di segnodiametralmentecontrario che mira invece a sottovalutareglobalmenteil possibile apporto delle fonti antiche, ritenute nel loro complessotroppo limitate, generalmente oscure e in definitiva scarsamenteattendibili. Anche in questo caso, come vedremo meglio più avanti, bersaglio delle critiche più severeè stato proprio il De aedifriis, posto al centro di un denso dibattito scientifico mirante a screditarel'attendibilità dell'intera produzione procopiana e a ridimensionarne quindi I'utilità ai fini della ricerca archeologica. L'irttzio degli anni Novanta ha infine visto la ricomposizione almeno parziale di questa frattura e l'affermarsi di una riflessione metodologica più pacata e attenta sul rapporto tra fonti antiche e ricerca archeologicasul campo nel mondo bizantino, partendo proprio dal riconoscimento dei caratteri peculiari del sistema delle fonti bizantine, le quali, nel loro insieme, rivelano un panorama sostanzialmente diverso da quello che caratterízzaper esempio le regioni del Mediterraneo occidentalein età medievale(Mango, t986a, pp. vrrr-xrv). In primo luogo, ffa le fonti pervenute prevalgono nettamente quelle letterarie - d'interessearcheologicosoprattutto le opere storiografiche, le cronachee la trattatistica -; assairari sono invece i documenti d'archivio riferibili all'amministrazionecentrale e periferica dello stato e alle diverse istituzioni religiose, mentre praticamente inesistenti sono quelli che riguardano i rapporti tra privati cittadini (Falkenhausen,r99r). A questo carattereessenzialmente letterario delle fonti bizantine si connette strettamenteil problema del loro linguagl6
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LE FONTI
gio: si tratta per lo più di testi retorici, prolissi, imprecisi e talvolta oscuri, quasi sempre scritti - almeno a partire dall'epoca mediobizantina - da autori costantinopolitani per lettori costantinopolitani, e quindi densi di riferimenti topografici probabilmente chiari all'epoca ma difficilmente comprensibili oggi (Mango, r99r, pp. ro-3). Per contro, i pochissimidocumentid'archivio,per lo più atti di fondazione di monasteri e inventari di beni a questi connessi,che pure potrebbero fornire elementi importanti dal punto di vista dello studio dell'instrumentumdomesticume della produzione e circolazione delle merci (Oikonomides, r99o), risulhno oggi spessodecifrabili solo in parte, stante anche la mancanzadi studi lessicologicisufficientemente approfonditi (Bakirtzis, r989b). Un secondo elemento caratteristico del sistema delle fonti scritte "copertura" geografrcae cronologica che bizantine è costituito dalla esseoffrono e che, per una vicenda così estesain termini spaziahe temporali come quella bizantina, non può che esserepaniale e disomogenea.Così, il panoramadelle fonti di epocaprotobizantinaapp^re, oltre che relativamentericco in termini quantitativi, anche piuttosto articolato dal punto di vista geografico,con testi che trattano diffusamente delle diverse regioni dell'impero o addirittura prodotti in alcuni dei grandi centri periferici del mondo bizantino; per contro, il panorama dell'età medio e tardobizantina è c^rattetizzato da una produzione, per alcuni periodi anche assai cospicua, ma centrata pressochéesclusivamentesulla capitale imperiale. Questi carattei intrinseci fanno sì che, in linea generale,le fonti bizantine si rivelino di grande utilità per la ricerca storico-archeologica solo limitatamente ad alcuni campi di indagine, a certe aree territoriali e a determinati ambiti cronologici. Fondamentali soprattutto per le ricerche sull'organizzazioneterritoriale, amministrativa e difensiva dell'impero nei secoli dal v al vrr, le fonti bizantine si rivelano invece assai meno utilizzabi[ quando ci si allontana anche da uno solo degli ambiti indicati; tanto più si indagano le epoche più recenti della storia bizantina, tanto più ci si allontana dal centro dell'impero e tanto più ci si indftizza a ricerche sui diversi aspetti della cultura materialegeneralmenteintesa, tanto meno ci si può attenderel'apporto di un insieme di fonti articolato come quello, per esempio,che caîatfeîizzail pieno e il tardo medioevo occidentale. Da un punto di vista tipologico è comunque possibile dividere schematicamenteil corpo delle fonti bizantine in tre grandi categorie: i documenti d'archivio e i testi legislativi; i testi storici e le cronache; la trattatistica(Karayannopulos,\7eiss, r98z; \X/inkelmann,Brandes,
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r aoi.rt^"r,ti A dispetto della proverbiale estensionee articolazione dell'apparato burocratico e amministrativo dell'impero, che prevedeva una ricchissima produzione di atti redatti secondo precise norme stabilite nel Corpusluris Ciuilis di Giustiniano, i documenti d'archivio giunti fino a noi sono in realtà pochissimi. In sostanza,disponiamo praticamente solo di una certa quantità di atti trascritti su papiri, relativi però solo all'Egitto, fino alla conquista araba della metà del vrr secolo, e all'Esarcatodi Ravenna,fino alla metà dell'vrrr secolo (Maspero, rgro16; Tjaeder, ry55-82). Si tratta di atti di eccezionale importanza,che contengono informazioni preziose circa la vita quotidiana in quelle regioni - quelli ravennati contengono per esempio anche elenchi di beni mobili e immobili, assaiutili per ricostruirc l'organizzazionedegli ambienti domesticie i materiali a essi collegati(Ortalli, r99r) ma che sono purtroppo riferibili solo a due aree reladvamenteperiferiche dell'impero e solo all'epocaprotobizantina. Per i secoli successivi e per tufte le altre aree dell'impero, compresala capitale Costantinopoli, non disponiamo praticamente di documenti di questo tipo, eccezionfatta per alcuni archivi di monasteri - in particolare quelli del Monte Athos - spessoperiferíci e comunque di importanz oggettivamentelimitata ai fini della ricerca archeologica(Martin-Hisard,
sostanzialmentein vigore, per quanto riguarda almeno i territori orientali, fino a tutta l'epoca giustinianea (Aspects,ry76). Utili inform azioni di carattere stotico, cronologico e prosopografico possono esserericavate anche da documenti e testi a diverso titolo legati alle gerarchie ecclesiastiche.Gli atti dei sinodi episcopali e dei concili regionali ed ecumenici, collazionati da G. D. Mansi già, alla metà del Settecento,insieme con le diverse Notitiae episcopatuumdelle sedi patriarcali (Beck, r9j9), contengono lunghe liste di prelati e di sedi episcopali che costituiscono un prezioso repertorio per la ricostruzione delle sequenzecronologicheperiferiche. Di grande utilità si rivelano inoltre, almeno per le regioni occidentali dell'impero (in particolare l'Illirico e l'Italia, che dal punto di vista ecclesiasticocontinuarono sempre a dipendere dal soglio romano), le epistole dei pontefici dei secoli vr-vru: particolarmente ricca e interessanterisulta la produzione di Gregorio Magno che, presa nel suo insieme, costituisce una fonte importante soprattutto per quanto riguarda la complessa sítuazionedell'Italia degli inizi del vrr secolo. 2.t Le opere stotiografiche
Appena più ricco è il panorama dei documenti legati all'ambito legislativo.Alcuní tra gli atti ufficiali della corte, e in special modo le disposizioni legislativerelative alla úpartizione amministrativa dell'impero, si rivelano utili nell'indagine archeologico-topografrcasu scala regionale. In quest'ambito occupano certamente un posto particolare le Nouelle del Corpusluris gSustinianeo, molte delle quali sono indirizzate a esponenti periferici del sistema amministrativo imperiale e affrontano direttamente problemi particolari connessicon le diverse situazioni regionali; esseconsentonoquindi di ricavare informazioni di prima mano sulla suddivisioneterritoriale, sulla consistenzadelle città e in generalesull'organizzazionedelle diverse province. Altrettanto interessantein questa prospettiva di ricerca e per i primissimi secoli dell'impero bizantino è l'apporto fornito dalla Notitia Dignitatum in partibus Orientis et Occidentis, una sorta di elenco, redatto probabilmente tra la fine del ru e gli inizi del v secolo, che riporta in maniera sistematicala ipanizione amministrativa, provincia per provincia, di tutti i territori imperiali, ripartizione che rimase
Se non può contare su di una ricca documentazionearchivistica, la ricerca archeologicasul mondo bizantino può invece awalersi di un buon numero di opere storiograficheche, sia pure con gradi di completezzae attendibilità assai variabili, formano una serie pressoché continua che copre l'intero arco cronologico della vita dell'impero. La storiografrabizanina, che si muove nel solco della grande tradizione greca e romana, prende le mosse dall'opera di Ammiano Marcellino, i cui libri superstiti delle Res Gestaeforniscono una mole notevole di informazioni sulle città delle regioni orientali dell'impero nel terzo quarto del rv secolo. Per I'epoca immediatamente successiva disponiamo dell'efficace sintesi costituita dalla cosiddetta Storia nuoaa di Zosimo, che si arresta al 4xo e dei pochi frammenti superstiti dell'opera storica di Prisco, riferibili solo agli anni 433'468, ma che si rivelano di grande importanza in particolare per quel che riguarda le regioni balcaniche. Il vr secolo e in modo specifico I'epoca giustinianea godono di una situazioneprivilegiata: i libri delle Guerre di Procopio di Cesarea e le opere storiche di Agazia (che coprono il periodo fino al 558), del suo continuatoreMenandro Protettore (fino al 582) e di Teofilatto Simocatta (flno al 6oz) consentono infatti di avere un quadro sostanzialmentecompleto della situazionenelle diverse regioni dell'im-
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fggf ).
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pero. In particolare, i libri dedicati da Procopio alla guerra gotica costituisconouna delle fonti fondamentali per i problemi inerenti la conquista bizantina dell'Italia, mentre l'opera di Teofilatto Simocatta si rivela il più importante punto di riferimenro per lo studio delle regioni balcanichenella fase delle migrazioni avaro-slavedella fine del vr secolo.La Guerra persianadi Procopio e le opere di Agaziae Menandro Protettore costituisconoinvece un notevole supporto alla ricerca archeologico-topograficasulle regioni orientali e in particolare agli studi sull'organizzazionedel sistemadifensivo dell'impero nei territori dell'area siro-mesopotamicae palestinese.Alffe notizie interessanti su quest'epocapossono infine esseredesunte dalla Cronacadi Giovanni Malala, che giunge fino agli ultimi anni del regno di Giustiniano e che costituisce il primo esempio di un genere letterario in seguito assaipraticato dagli storici costantinopolitani. Più complessoe per diversi motivi meno utilizzabile dal punto di vista archeologicoè, come si è già accennato,il panoramadella produzione storiografica e cronachistica relativa all'epoca mediobizantina. I secoli vrr e vrrr derivano infatti la loro convenzionaledefinizio"secoli ne di oscuri" della storia bizantina proprio dalla oggettiva carenza di fonti testuali,anchese tanto la cronacadi Teofane(che parte daI 284 per giungerefino all'8r3) quanto quella del suo anonimo continuatore (detto appunto TeofaneContinuato)offrono valide indicazioni cronologichee, nel loro rifarsi a fonti più antiche spessoperdute, anche utili spunti su awenimenti di epoche precedenti. Tra le numerosecronacheredatte nei secoli x-xrr e riferite essenzialmente alla capitale imperiale (per un elenco completo delle fonti di interessetopografico per Costantinopoli cfr. Janin, 1964, pp. xxvrrr-xxx), spiccanoquelle di Anna Comnena,di Giovanni Cinnamo e di Niceta Coniate che possono offrire più di uno spunto per I'indagine su particolari aspetti della Costantinopoli dell'epoca immediatamente precedentel'occupazionelatina. È questo il caso, per esempio, del cosiddetto De signis Constantinopolitanis, un breve supplemento all'opera storica di Niceta Coniate, redatto con ogni probabilità dallo stessoautore, che fornisce un elenco dettagliato e probabilmente attendibile delle opere d'arre e in particolare delle starue andate disrutte nel corso del saccheggiocrociato. Almeno per quel che riguarda i secoli dell'epoca prorobizanrina, un posto di rilievo tra le fonti antiche di interessearcheologicospetta infine anche alle storie ecclesiatiche.Dei tre principali testi pervenuti - quello di Eusebio di Cesarea,che giunge fino al 324 e che fornisce una sorta di quadro di riferimento iriziale, quello di Evagrio, che copre I'arco cronologico tra il 43r e il 593, e quello di Giovanni da 40
Efeso, frammentario, che giunge fino agli inizi del vrr secolo- particolarmente utili si rivelano gli ultimi due, elaborati in un pedodo in cui, specialmentenelle regioni periferiche dell'impero, le gerarchie ecclesiastiche affiancavanoe spessosostituivano i detentori del potere civile nell'amministrazionedella cosa pubblica.
u r,lili"ri"u Pervenuti in congruo numero, dedicati agli argomenti più diversi dalla strategia militare, all'organizzazioneamministrativa, dal cerimoniale della corte alla descrizionegeograficadell'impero - e per di più spessocollegati direttamente con le isfanzepiù elevatedella corte imperiale, i testi della ricca produzione trattatistica bizantina offrono riferimenti e riscontri significativi per diversi settori della ricerca archeologica. In questo articolato panorama un posto di assolutorilievo spetta sicuramenteal De aedificrudi Procopio di Cesarea,che costituiscela fonte antica di maggiore interessedal punto di vista dell'archeologia bizantina. Lo scopo del trattato, reso esplicito dallo stessoautore nelI'introduzione, è quello di esaltarela grandezzadell'imperatore Giustiniano attraverso la descrizione delle innumerevoli opere da questi portate a termine nella capitale e in tufte le regioni dell'impero. Il lavoro si snoda quindi come un cahlogo ordinato topograficamente regione per regione, partendo dalla capitale imperiale (libro r), per proseguirecon le province della Siria e della Mesopotamia (libro rr), dell'fumenia e dell'Asia Minore (libro rrr), passandoin seguito alle regioni balcaniche e alla Grecia (libro rv), per tornare poi alla Palestina e ancora all'Asia Minore (libro v) e terminare con I'Egitto e l'Africa settentrionale(libro vI). Manca invece completamentela descrizione della provin cia italnna, e ciò ha lasciato il campo a diverse ipotesi: incompletezzadel testo pervenuto,redazioneantecedentela definitiva conquista dell'Italia, scarso interesse dell'amministrazione cenrale per una provincia dalle caratteristiche del tutto particolari; nessunadi esse riesce però da sola a fornire una spiegazionesufficiente per un'assenzacosì importante. Il testo, completatointorno al 56o-56r (\X/hitby, 1985ù, presenta difierenze notevoli nella trattazione delle diverse regioni: descrizioni assaidiffuse delle città e delle province che l'autore conoscevaper esperienzadiretta (ornriamenteCostantinopoli,ma anche, per esempio, alcunearee della Siria settentrionaleo dell'Africa del Nord, dove 4l
rNTRoDUzroNn ar,r,',tncrrnoLoGrA BTZANTTNA
Procopio giunse al seguito degli eserciti imperiali), si akernano ^ îattaziont più concise a proposito di quelle province note allo storico solo attaverso fonti intermedie, fino ad arrivare in qualche caso a semplici elenchi di siti di minore impottanza, tratti probabilmente a loro volta da opere geograficheprecedenti (Downey, 1947; Cameron, r98j, pp. 84-rtz; de' Maffei, 1988). Anche il tono della narazione non è sempre costante e spessoalle semplici descrizioni di città e monumenti si alternano divagaziont cronachistiche o narrazioni di eventi miracolosi connessicon questa o quella costruzione; è inoltre piuttosto evidente il ricorso a formulazioni stereotipe e ripetitive, nonché un chiaro intento apologeticonei confronti dell'imperatore di cui si celebranole gesta. Come si è già accennato,il De aedifuiis ha goduto di un'alterna fortuna critica: ritenuto per un lungo periodo fonte principale a supporto dell'indagine archeologicasull'epoca giustinianea (cfr. da ultimo Evans, r97z), in anni più recenti è stato invece sottoposto a critiche assaisevereche hanno sollevato molteplici dubbi sull'attendibilità complessivadella narcazionee hanno posto l'attenzione soprattutto sul carattereessenzialmenteapologeticoe celebrativo del testo procopiano. Questa posizione fortemente critica, basatasoprattutto su di una pretesa inaffidabilità del trattato a proposito delle fasi di edificazione e fortificazione della città di Dara, nella Mesopotamia settentrionale, e poi generalizzataa svalutareI'intera produzione storiografica e tr^tt^tistica di Procopio (Crow, r98r; Croke, Crow, 1983; Cameron, 1985), è stata però recentementeconfutata con valide argomentazioni. Proprio le più recenti ricognizioni sullo sressosiro di Dara (Furlan, 1984; \Whitby, r986a; r986b; Zantni, r99o) hanno infatti dimostrato come nel caso specifico i resoconti dello storico di corte di Giustiniano contenuti tanto nel De aedifriis quanto nelle Guerre si attaglino in buona sostanzaalle conclusioni che possono essereraggiunte attraverso I'indagine topografica e l'analisi stratigrafica degli elevatidella cinta muraria. At di là dei singoli casi e delle diverse posizioni critiche, il tratrato di Procopio di Cesarea- per il quale manca ancora una moderna edizione critica che ne affronti le numerosequestioni filologiche, stilistiche e lessicografichee ne evidenzi il rapporto con le indagini archeologiche condotte sui siti citati - rimane comì.rnqueun testo di importanza eccezionaleche, utihzzato criticamente al pari di tutte le altre fonti antiche, è in grado di costituire un sicuro punto di riferimento per la conoscenzadel mondo bizantino nel vr secolo.
archeologica è la trattatistica bizantina di argomento militare, che continua una tradizione assai viva nella produzione letteraria del mondo greco-orientale(Dain, ry67) e che trova la sua più compiuta nelle opere degli imperatori Maurizio (582-6oz) e Leone espressione vr il Saggio(886-9rz). Tanto lo StrategíkondiMawizio (Das Strategikon,r98r) quanto i Tactica di Leone (per il quale manca ancora una moderna edizione filologica), pur articolandosi in una estesa tî^ttazione della materia militare, dedicano però particolare attenzione agli aspetti tattici e strategici del combattimento e riservano invece notazioni solo generali alle caratteristichedei siti fortificati. Più precisi, e in questo senso più utthzzabúrin relazione anche alla ricerca sul campo, sono invece tre anonimi tratîati di materia militare conservatisi nella loro sostanziale interezza (Three Byzantine, 1985). Il primo di essi, redatto con ogni probabilità intorno alla metà del vr secolo, riflette bene i problemi di difesa e di controllo del vastissimo territorio imperiale in età giustinianea: nel testo vengono quindi affrontati sia i problemi dell'organizzazionedell'esercito,sia le questioni legate agli armamenti leggeri e pesanti, sia soprattutto gli aipetti concernenti la costruzione e I'allestimentodi insediamenti forúficati di diversa natura, a partire dalle torri di awistamento inserite nel sistemadi segnalazionea distanza pet giungere ai nuclei difensivi di maggiori dimensioni e alle città fortificate del limes. Gli altri due scritti. entrambi redatti intorno alla fine del x secolo e dedicati rispettivamentealle tecniche di combattimento per piccoli gruppi e all'orgarizzazione di grandi campagnemilitari, testimoniano invece con grande immediatezzadelle mutate esigenzedifensive e delle rinnovate capacitàoffensive dell'impero in età mediobizantina (Haldon, Kennedy, rgSo). Utili in questo senso, anche se di interesse più relativo per la ricerca archeologicasul campo, si rivelano infine i ffe brevi trattati di argomento militare scritti dall'imperatore Costantino vrr Porfirogenito(Haldon, r99o).
Piuttosto ricca e di particolare interesseper alcuni campi della ricerca
Particolarmenteper quel che riguarda i primi secoli dell'impero, assai utili a ricostruire il panorama territoriale del mondo bizantino risultano inoltre alcune opere di argomento geografico: in primo luogo il di Ierocle Grammatico, redatto ag[ inzi del vr secolo, Synekdemos che enumera partitamente le sessantaquatffoprovince in cui era allora suddiviso I'impero e le olre novecento città che lo popolavano (Honigmann, rg3g). La lista di Ierocle non comprende però né I'Africa né l'Italia, a quell'epoca non ancora riconquistate al controllo imperiale, e per queste regioni deve essereintegrata dalla lista del De
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aedifrciisdi Procopio, per quanto riguarda l'Africa e, per quel che concerne l'Itaha, dalla lista della Descriptioorbis romani di Giorgio di Cipro, un testo questo dall'interpretazionee dal valore documentario peraltro ancoradiscussi(Honigmann, 1939; Conti, 1975). Al novero delle opere geografichepossono essereannesseanche due eccezionalitestimonianzecartografiche:la Tabula Peutingerianae la Carta di Madaba. Nel primo caso si tratta di un itinerariumpictum su pergamena,di grandi dimensioni G74 x 34 cm) - pervenutoin una copia medievaledel xrr-xrrr secolo,conservatanella ósterreichische Nationalbibliothek di Vienna, il cui prototipo sembra risalire al secondo quarto del v secolo e poter esserericondotto alla figura di Teodosio rr - che rappresentagran parte del mondo allora conosciuto, dalla Britannia ai confini della Cina, indicando i principali úacciati stradali e gli insediamenti più significativi posti lungo il percorso. Nel secondocaso (noro 8) si tratta invece di un grande mosaico pavimentale eseguito intorno alla metà del vr secolo, per decorare una perduta chiesa della cittadina giordana di Madaba (Donner, Cúppers, ry77; Picciillo, 1989), in cui sono rappresentateper immagini o solamente con l'indicazione del toponimo oltre centocinquanta centri abitati della regione palestinesee del delta del Nilo, con al cenmo una dettagliata raffigurazione di Gerusalemme nella quale è possibile identificare alcuni dei più importanti complessimonumentali della città bizantina k[r. infra, nrc.4r).
di Bisanzio, anche impoft^nti not^zioni circa la storia, la geografiae gli assetti sociali dei territori e dei popoli posti al di là dei confini dell'impero. Il De caeimoniis aulae byzantinae,dedicato a una meticolosaffattazione del rigido cerimoniale che regolavatutti gli aspetti della vita della corte di Costantinopoli, costituisce invece una vera e propria miniera di informazioni sulla capitale imperiale. Le descrizioni dei percorsi che I'imperatore compiva per recarsi alle cerimonie pubbliche e religiose, nonché quelle talvolta assaiparticolareggiatedei singoli edifici che erano teatro delle cerimonie stesse,consentonoinfatti di integrare i dati a nosra disposizionecirca la topografia della capi"dall'intetno" tale e offrono nel contempo una suggestivaimmagine di quegli ambienti che le indagini archeologichevanno riportando alla luce. Attraverso le parole del De caerimoniisè inolre possibile indagare anche alcuni degli aspetti più propriamente legati alla cultura materiale della corte imperiale - I'arredo degli ambienti ufficiali e privati, l'abbigliamento, e così via - che solo scarsissimetracce hanno lasciato nei materiali archeologici.
Le fonti *giiriai
ed esterne
Nell'ambito della trattatistica profana una menzione particolare è infine dovuta alle opere legate al nome dell'imperatore Costantino vrr Profirogenito$ry-959). I tre u^ttati imperiali pervenuti - il De thematibus, il De administrandoimperio e rl,De caerirnoniisaulae byzantinae - si collocano infatti tra le fonti più importanti per la storia del periodo mediobizantino e rivestono un certo interesseanche dal punto di vista archeologico. I primi due si rivelano particolarmente utili ai fini della ricostruzione topografica, demogtafrca e sociale del nuovo assetto assunto dall'impero dopo l'abbandono della ripartizione provinciale di tradizione romana. Il De tltematibus,basato probabilmente anche su opere geografiche precedenti, costituisce infatti una descrizione ngionata della nuova geografia amministrativa dell'impero bizantino che, probabilmente già a partire dagli inzi del vrr secolo,era sraro suddiviso in circoscrizioni amministrative a prevalente carattere militare, dette appunto terni. Il De adminístrandoimpeio - una sorta di manuale del buon governo destinato all'educazionedel figlio dell'imperatore, Romano - comprende invece, accanto a un sunto della storia imperiale
Accanto a quelle fin qui indicate occorre prendere in considerazione altre fonti che assumonoun interesse spessorilevante ma confinato all'ambito di una sola regione. In questa categoriapossono rientrare, per esempio, le fonti di uadizione siriaca, a partire dalle Cronache minori, di grande interesseper lo studio della topografia civile e religiosa della regione siro-palestinesein epoca protobizantina. Valore analogo riveste per la provincia bizantina d'Italia il complessodelle fonti ecclesiasdche,dal Liber Pontifiralísromano a quello della chiesa tavennate, alle Gestaepiscoporan Neapolitanorum del diacono Giovanni (Brown, 1984, pp. z4-6). Allo stessomodo un testo agiografico come quello dei Miracula Sancti Demetii, narrando dei miracoli compiuti dal santo nel corso degli assedi di Tessalonicada parte degli Slavi, fornisce tra le righe molti dati relativi alla crisi dell'impero nei Balcani agt.inizi del vrr secolo(Lemerle, r9i4; r979-8r). Infine, un testo a metà tra il celebrativo e il cronachistico quale I' Johannisdi Flavio Cresconio Corippo fornisce una grande quantità di dati sull'Africa bizantina della secondametà del vr secolo(Cameron,r98z)' A questo gruppo possono infine essereassociateanche le fonti "esterne", cioè quei testi di diversa natura - opere storiografiche e geografiche,resoconti di viaggio - redatti da autori di altra origine
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LE FONTI
Nel contesto di un sistemadi fonti così vario e articolato quello dell'epigrafia bizantina costituisce, ancora oggi, un problema lontano dalla sua soluzione. Gli studiosi della civiltà bizantina non possono infatti contare tuttora su di una raccolta in qualche misura completa delle migliaia di iscrizioni disperse sui siti archeologicio nei musei e pubblicate solo parzialmentee in maniera spessoinadeguata(le pubblicazioni anteriori al ry77 sono schedatein StanoievichAllen, Sevóenko,r98r). L'idea della rcalizzazionedi un corpusorganico delle epigrafi bizantine,paragonabilea quelli delle iscrizioni greche e latine di epoca classica,è per la verità tutt'altro che recente: un progetto in tal senso fu infatti elaborato gà alla fine del secolo scorso da G. Millet, che vedeva la possibilità di dilatare cronologicamentee topograficamente il rv volume del Corpusinscriptionumgraecarum(uscito a Berlino nel 1859) fino a comprendervi tutti i monumenti epigrafici di diversa natura noti nei territori dell'impero bizantino. Il progetto di Millet, maturato proprio nel momento di maggior sviluppo delle tendenze filologiche della nascentearcheologiabizantina. non ebbe però alcun seguito operativo e la stessasorte toccò alle proposte analogheavanzate, con prospettive e limiti diversi, nei primi congressiinternaziona-
li di studi bizantini (Gregoire, rgzz; Leclerque,1926, coll, rc74-89; de Jerphanion, rg35i Mango, r95r). IJn successoreladvamente maggiore ebbero invece nel secondo quarto del nostto secoloprogetti su scalageograficae cronologicapiù ridotta: in particolare le raccolte di iscrizioni della Siria (la pubblicazione delle lnscriptions Grecques et Latines de la Syrie, awiata nel 1929, è ancora in corso), della Russia meridionale, dell' Egitto e di areelimitate del Peloponneso(bibliografiain Mango, t95r, nn. 4-7). Si tratta per lo più di progetti non condotti a termine e che il continuo progressodelle ricerche e dei ritrovamenti rende passibili di ampie rivisitazioni, ma che costituiscono comunque un'indispensabile base di partenza almeno per le aree e le epoche indicate. È in questo poco confortante panorama che si è inserita a metà degli anni Sessantala proposta operatívadi P. Lemerle (1967) che ha di fatto segnatoI'aprirsi di una nuova fase per l'epigrafia bizantina. Abbandonata definitivamente l'idea di vn corpusunitario, ma non quella di mettere a frutto l'immenso materiale documentario costituito dalle iscrizioni, Lemerle propose infatti l'elaborazione di raccolte sú scala regionale che - mettendo in secondo piano, almeno in una fase iniziale, gli aspetti più strettamentefilologici e le pretese di completezza,evitando lo studio e I'edizione critica delle migliaia di frustoli epigrafici difficilmente classificabili - si proponessero come obiettivo prioritario la npida pubblicazione di quelle iscrizioni che il contenuto in termini di nomi, toponimi, awenimenti o date permettessedi qualificare come di primario interessestorico. La pressoché universale accettazione di questa nuova ottica "pragmatica" ha provocato nell'ultimo ventennio una progressivaripresa d'interesse per l'epigrafia bizantina; in particolare il lavoro di un nutrito gruppo di studiosi raccolti intorno alla rivista francese "Travaux et Mémoires", fondata nel 1965 dallo stessoLemerle, ha portato un rapido sviluppo delle pubblicaziori di raccolte di iscrizioni delle diverse aree regionali. Particolarmente privilegiata in questa fase è risultata la Grecia, per la quale disponiamo oggi di raccolte aggiornate per le province del Peloponneso (Feissel, Philippidis Braat, 1985), per la Tessaglia(Avramea,Feissel,ry87) e per Tessalonica (Spieset, 1973; Feissel,Spieser, 1979).Ancora più recentemente l'attenzione dello stessogruppo di studiosi si è spostataverso le province dell'Asia Minore con l'edizione delle iscrizioni del museo di Antiochia, della Cilicia e della Mesopotamia settenrionale (Feissel, r985; Dagron, Feissel,ry87; Mango, Mundell Mango, r99r). Per quanto riguarda invece le altre regioni dell'impero, le fonti epigrafichecontinuanoa costituire un problema: molte delle iscrizio-
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venutí in qualche modo in contatto con il mondo bizantino. Per l'epoca protobizantina e limitatamente alla provincia d'Italia si rivela di qualche utilità in questo senso la Historia Langobardorumdt Paolo Diacono, che narrando le fasi della conquista di buona parte della penisola da parte dei Longobardi fornisce indirettamente informazioni a proposito delle città sottoposte alla dominazione bizantina. A partire dalla metà del rx secoloqualche interessantedato topografico per le regioni orientali dell'impero e poi per la stessacapitale imperiale è fornito dai geografi e dai viaggiatori arabi: a Ibn-Khurradadhbih si deve infatti una breve ma interessantelista delle città asiatiche all'indomani della grande crisi dei cosiddetti secoli oscuri, mentre Harun-ibn-Yahya è il primo viaggiatore arabo di cui si conservi una descrizionedi Costantinopoli. Sempre per quanto riguarda la topografia della Costantinopoli di età mediobizantina si rivelano poi assai importanti le relazioni di viaggio del vescovoLiutprando di Cremona, ambasciatorepresso la corte imperiale (x secolo), e soprattutto, due secoli dopo, quelle del geografosrabo al-Idrisi e del viaggiatore ebreo Beniamino di Tudela. 2,6 Le fonti epigrafiche
JZIONE ALL ARCHEOI,OGIA BIZANTINA
ni latine dell'Africa bizantina sono pubblicate nei volumi Corpus Inscriptionum Latinarum delle rispettive regioni, anche se ne appare opportuna una nuova e più completa edizione (Irmscher, r99z) che comprenda anche le epigrafi greche, in parte raccolte da Durliat (r98r) limitatamente a quelle dedicatorie delle opere di difesa; per l' Italia invece le iscrízioni bizantine, sia greche che latine, pur attestate in un numero abbastanza significativo e quasi tutte pubblicate singolarmente, attendono ancora un vero e proprio censimento e una edizione adesuata.
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Foto r. Pianta archeologico-monumentaledi Costantinopoli ag\i inizi del rrv secolo (da C. Buondelmonti, Liber Insula rum Archipelagi). lllirllil{ill i
Iioto,z. Sezionetrasversaledi un tratto delle mura di Nicea ( t l r r' l ' c x i c r , r 8 3 , 94 9 ) .
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,-riy_, Foto 3. Diagramma delle missioni archeologiche in Siria tra la metà del xrx secolo e i primi decenni del xx (da Tchalenko, 1957'5Ù.
Foto ,,1.Prospetto, pianta, sezioni e particolari architettonici della chiesa di Dayr Kita, in Siria (da Butler, r9z9).
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Foto 7. Sezione stratigralìcadello scavo nell'area del Grande Palazzo (da Talbot Rice, 1958). l,irtg 9. Serdlilia (Belus), veduta generaledel villaggío di epoca tarcloromanae protobi z,rrrtina(Archívio Fotografico cNR, Arte bizantina)
Foto 8. Madaba (Giordania), mosaico pavimentale detto della Carta di Madaba, vr secolo (da I rnosaicidi Giordania, $eo).
lìrl. ro. Shivta (Negev), veduta generaledella città protobizantina; sullo sfbndo la ter rrrrrr:rziorrc rlclll chicsarnelidionale(Archivio FotograficocNn, Arte bizantina).
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Foto rz. Efeso, veduta generaledella chiesa dí S. Giovanni (foto Barsanti).
r3,. Ponte sul fiume Sangario,Asia Minole, vr secolo (foto Barsanti).
lìrt, r,1. Bin Bir Kilise, Anatolia veduta generale di una de1le chiese (Archivio Foto; i r : rift o r : N u ,A r t c b i z a n t i n a ) -
Il territorio dell'impero
t.r Gli imperi bizantini
Foto r5. DeirZaftan, itgione del Tur'Abdin, veduta generaledel monastero, vr secolo (Archivio FotograficocNn. Arte bizantina).
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"impero bizantino" rende bene il senso La denominazioneglobale di della continuità dell'istituzione statale bizantina nei suoi aspetti fondamentali: |'assoltÍezzadel potere imperiale, i ruoli ricoperti rispettivamente dalla complessamacchina burocratico-amministrativae dalI'apparato militare, la centralità della questione religiosacome principale elemento coesivo della societàbizantina. Meno bene rende invece il senso della multiformità degli aspetti storico-geograficidi una entità statualeche, nel corso di una vicenda storica più che millenaria svoltasiin un mondo in profonda trasformazione,acquisì assettiterritoriali assai diversi, passandodall'idea giustinianeadi un grande impero meditemaneodestinato a riunire in sé quasi tutte le regioni del mondo tomanizzato,all'impero sostanzialmentegreco-anatolicodell'età mediobizantina e quindi alla frammentazionee all'estremariduzione temitorialedello stato bizantino del xrll-xv secolo(nrcc. 3-5). Da questo punto di vista gli imperi bizantini sono quindi certamente più di uno, e ognuno di essi offre, anche dal punto di vista della ricerca archeologica,un panorama affatto particolare che è utile analizzarc più nel dettaglio. 3.2 L'impero protobizantino
Foto 16. Il ponte Salario di Roma in un acquerello di un anonimo inglese deglí inizi del xrx secolo (da Krautheimer, r98r).
Alla metà del vr secolo, con la conquista dell'Italia e di parte della penisola iberica, I'impero bizantino raggiunse la sua massima esteneione territoriale, segnando il compimento dell'idea giustinianea di una renouatioirnperii che riconducessesotto il conffollo di Costantinopoli il nucleo essenzialedi quello che era stato il grande impero romano (rrc;. 3). 4r.l
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IL TERRITORTO DELL TMPERO
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Territori genovesi.
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Impero serbo verso il 1355.
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Bulgaria verso il r35o.
Confini dell'Impero bizmtino vemo il r34o. '---.. Confini dell'Impero ottommo verso il r4oz,
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albanese.
Fonre: Ducellier (rq88).
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Impero bizantino nell'867. Impqro bizantino nel roz5.
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Impero bizantino nel rrr8.
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Foare: Ducellier (rg88),
Oltre all'Itaha e alla parte meridionale della Spagna,I'amministî^zione bizantina controllava allora gran parte della regione balcanica a sud del Danubio, ivi compresela Grecia e i territori dell'attuale Bulgaria, buona parte della penisola di Crimea, l'intera Anatolia fino alle estremepropaggini dell'Armenia,l'intera regionesiro-palestinese, dalle costeorientali del Mediterraneoal desertosiriano,I'Egitto, la Cirenaica e le province costiere dell'Africa romana. Fatta in parte eccezioneper le regioni di più recenteconquista, specialmenteper l'Italia riportata sotto il controllo imperiale solo a prezzodi una guerra ventennalecon gli Ostogoti che lasciò la penisola in condizioni disastrose,I'età di Anastasioe soprattutto di Giustinianosegna)l)cr clrrirsitrrtto il territorioimperialeuna fasedi note-
,t)lrzt()Nt At.t. Al{(;ilt()t,()(;lA BIZANTINA 3.
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e la.gualitrìrlcgli inx.diamenti.Tr"to l.-ionti,-ì,, p.i-o 11^_o:"lrr3 luogo rl De aedi/tcù's
di l)rrx-'1ri. cli oesarea,quanto i dati archeologici testimonianoinfatti che |cvc'gctisrno imperi"l. tr"rfo.Àilrr... ,.gioni dell'impero in una sorta dì grancrecantiereedile, finarizzato soprattutto alla úvitalizzazionedcile c'ittà di tradizione antila-lln parti_ colare at*aversola costruzionedi un numero impressionante di chiese,,I'erezione di imponend opere di fortificazione e la rearizzazione di acleguaternfrastrutture destinate al miglioramento della viabfità e dei sistemi di adduzione e immagazzinaÀ'entod"n. ".q". --""".rrc al'impianto di una rete di nuJvi insediamenti .,rbuni, destinati quasi sempre a divenire nodi vitali del rinnovato sistemadifensivo e ammi_ nistrativo dell'impero. La stessasintesi di continuità e rinnovamento in funzione di una generale ripresa sembra carutterizzareanche il pu.roruÀu-.lono-i.o dell'impero protobizantino. se Ie fonti antiche .ii.-""" g.".iuio'.rrr. uno spazio assailimitato agli aspetti legati alla produzioln. e "ll" di_ stribuzione delle merci, i dàti archeologli, specialment. ierativi d.ili alla ceramica, resi disponibili in maggior copia dalle indagini -sempr"e sul campo, testimonianoinvece di unì ,ortu.rriul. coitinuità d.i ,ist.ma produttivo e distributivo del|epoca protobi zantina.". q""[. ai età tardoantica. .. Verso i grandi centri di consumoder quadranteorientaledel Mediterraneo, in primo luogo owiamente Coitantinopoli, ma "rrÀ. ,r.r_ so i maggiori agglomeratiurbani dell'occidenr., iu ri"-" i ò^nugrne' continuavano infatti ad affluire merci e prodotti diversificati un po' da turte le regioni. dell'impero. Solo per f"r. q";l.h; "^r-.-pio, certamente ancora assai attiva era la produzione di vino nell,area si_ ro-palestinese,la cui distribuzione in trrtto il Mediterrarr.o J1.irin."_ ta.dalla grande diffusione dei contenitori da ,,"qp;;;;;ipi.i-ai qu.st'area (Panella, :992, con bibliografia; Arthur,' r9sai.'Aitrlìtanto certa è la continuità dei centri manifatturieri dell;Afíica ,.,i*iiio'ut" spec.ializzati nella produzione di ceramichefini da -.;r",-i ;;^.r.-plan sl rrovano ancora assaidiffusi un po' in tutte le regioni dell'im_ pero e particolarmenreattesratiproprio nelle stratificazioii della-capi_ tale (Hayes, r992,,pp. j-O. tvt.ro direttamente testimoniata ma quanto mai probabile è infine la continuità delle colture cerealicolein Egitto.e in cirenaica, le sole atee ipotizzabiri per r" ;.;J;;i;;!'a.r. enormi quantità di grano-chegiornalmente dov.vano'giungere ,r po.a o--- -' ti costantinopolitani(Teall, 1959; panella, 1993). Più complessoe articolatosi rivela iru..!iípurorama sociare derl'impero protobizantino che, in ragione deila sua ,r.rr, .ri..rìio.r. 52
IL TERRTTORTO DELL TMPERO
territoriale, fu per definizione multietnico e multiculturale e che solo a fatica trovò una sua unità religiosa. All'interno dello stato giustinianeo si trovavano infatti a convivere gruppi etnici differenti, con gradi di civthzzazionespessoassaidiversi, che padavano, insieme a una miriade di lingue e dialetti regionali, almeno tre lingue principali: il latino, parlato nella metà occidentale dell'impero, dalla Spagnaall'illirico settentrionale,e largamenteutilizzato anche nei documenti ufficiali; il greco, diffirso in tutta I'area egea e in Asia Minore, e che solo a partire dalla metà del vr secolo giunse a soppiantare definitivamente il latino come lingua ufficiale dell'impero; e il siriaco, parlato estesamentein quelle regioni mediorientali che in epoca giustinianeacostituirono un po' la spina dorsale dell'economiaimperiale. Ancora più complessaera infine la questione religiosa che, olffe alle costanti frizioni tra il pamiarcato di Costantinopoli e il papato romano a proposito della giurisdizione sulle province occidentali dell'impero, vedeva il potere centrale fortemente impegnato nel sostenere l'ortodossia costantinopolitanae nel reprimere, in maniera spesso cruenta, le numerose eresie che si affermavanodi volta in volta nelle diverse regioni periferiche. Da più punti di vista l'impero protobizantino, centrahzzatoe policentrico al tempo stesso,assunsedunque una forte caratteîizzazioîe regionale,che appare ulteriormente esaltatase si esaminanopiù nel dettaglio almeno alcune delle principali aree territoriali che ne componevano il mosaico. 3.2t. La Siúa Durante la prima epoca bizantina la regione siro-palestineseebbe un ruolo di grande rilievo nell'economia complessivadell'impero e visse una fase di grande prosperità, testimoniata da almeno tre fattori: la continuità e in qualche caso la rinascita dei centri urbani di tradizione antica, lo sviluppo dell'economia agricolae commercialee il costituirsi di una rete di importanti centri religiosi, sia monastici che di pellegrinaggio(nrc. 6). Sull'età d'oro delle città siriane nella príma metà del vr secolo avremo modo di tornare più diffusamente nei cApp. j e 6, ma qui vale comunque la pena di ricordare che il convergeresulle province mediorientalidi esigenzedi diversanatura - dalla necessitàdi assicurare la difesa di un territorio attraversatoda importanti arterie commerciali (Paret, 196o), a quella di ridare lustro ad alcunedelle grandi capitalidel mondo tardoirntico,a quelladi mantenereil controllo
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTIN,{
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FIGURA6 Carta dei principali cenui di epoca bizantina nell'area siro-palestinese e del delta del Nilo
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DELL IMPERO
IL TERRITORIO
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Piantadel villaggiodi Behyo,nella regionesirianadel Belus
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di una regione spessoscossada forti fermenti religiosi - pose di fatto la Siria al centro degli interessi e dell'attività evergeticasoprattutto di Giustiniano, che lasciò raccia spessocospicua di sé sia nelle grandi città sia nei centri di minori dimensioni (Dussaud, r9z7; Jones, ry37; Liebeschuetz,r97z; Desreumaux, 1987; Tate, r989a; Hammond, r99o; Tate, ry93ù. Gli indicatori della prosperità economicadella regione travalicano comunque l'ambito strettamente urbano per riflettersi anche nelle campagne:il vr secolo segnainfatti una fase di significativo sviluppo dei centri produttivi agricoli sia della Siria settentrionale(nella regione del MassiccioCalcareoo Belus) sia della Palestinameridionale (ai margini dell'attuale deserto del Negev). I viilaggi agricoli del Massiccio Calcareocostituiscononel loro insieme un contesto archeologicodel tutto eccezionalein cui la conservazione in elevato di interi agglomeratipermette di studiare nel det-
taglio i modelli insediativi el'orgarizzazione produttiva del territorio in età krdoantica e protobizantina (De Vogùé, ú65-77; Butler, Ígr9-2o; Tchalenko, r9j7-58; Khoury, t987; Tate, r989b; ry92). Fondati quasi tutti tra il rr secoloa.C. e il r d.C. da una popolazione dedita alla policoltura arbustiva e dei legumi con predominanza delI'olivicoltura, questi *till^ggtconservaronoi loro caratteri fondamentali - assenzadi una qualsiasi forma di impianto urbano o di servizi e infrastrutture (strade, canalizzazioniidriche, reti fognarie), mancanza di mura di cinta, addossarsidisordinatodi unità abitativee produttive intorno all'unico edifìcio pubblico costituito dalla chiesa(nIc. 7 e
54
55
Font e'.T chalenko(rgsl - s8).
INTRoDUzroNr
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BIzANTINA
FIGURA8 Veduta assonometrica di un impianto per la spremitura delle olive, nella regione siriana del Belus
rL TERRTTORTO DELL TMPERO
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FIGURA 9 Diagramma della diffusione dei siti arch.eologici di epoca prelomana' romana e bizantna/protoislamica in tre distetti della regione ísraeliana del Negev
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Fonte: rielaborazione di dati dai rispettivi voluni
dell'Arcbaeobgiul
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noro 9) - sia in epoca tardoantica sia in età bizantina, quando si registra un sensibile incremento demografico ed economico, riflesso dall'evidente miglioramento nella qualità costruttiva delle abitazioni. Nel corso della prima metà del vr secolo sembra inoltre verificarsi un netto cambiamentodi registro nell'organizzazioneproduttiva ed economica,con l'affermarsi dell'olivicoltura come attività quasi esclusiva e con l'impianto in diversi centri di oleifici (rrc. 8) - srurture a carattere manifatturiero per la produzione su scalaindustriale di olio di oliva destinato all'esportazione(Callot, r98Q - che vanno a rimpiazzarci tradizionalifrantoi a conduzionedomesticae che testimo-
niano di un passaggioda una microeconomia agricola policolturale, strettamente legata al consumo locale e alla eventuale ridistribuzione a corto raggio dei prodotti in eccesso,a un'economia a catattete produttivo-commerciale basata sulla distribuzione a largo raggio di un notevole surplus ottenuto incrementando fonemente la monocoltura dell'olivo (Tate, r989b; r99z). Tn la fine del v e la prima metà del vr secolo anche la regione palestinesevisse un processodi sviluppo in qualche misura analogo a quello della Siria settentrionale.Olre al caso assainoto della città di G^"^, prr la quale tanto le fonti quanto i materiali archeologicie in special modo le anfore testimoniano di un importante sviluppo della produzionevinaria (Mayerson,r985; Glucker, 1987, con bibliografia precedente),le ricognizioni territoriali e le indagini archeologicheconàotte negli ultimi decennisoprattuttoa opera degli studiosiisraeliani hannq infatti rivelato,sia pcr la zona dell'immediatoentroterramedi-
56
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Fo n t e: T chalenko (r9 57- sB)
INTRODUZIONE ALL ARCHEOLOGIA BIZANTINA
FIGURA
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IL TERRITORIO DELL,IMPERO
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Pianta del complesso di Qal'at Sim'an, in Siria, seconda metà del v secolo
Pianta del villaggio di Dayr Sim'an e del complesso conventuale di Qal'at Sim'an
,. Corrcnto di Nord'Ovesr. 2 Chi6. di Nord.Eit l. Conplcs rcsidcnrialc. 5. Atdti^ ó. Convcnto di Sud-E!t. Z Monumcnb tcpol€rrlc. E Cotrvcnro di Sud-Ovcst9rt Oriclli. ,r. Siro scpol.rdc. principal. cruciformc. ,J. Chid kpolcral.. ,ó Monumcn(o ,Z Edifici.onv€ntuali c enrcasi. IA Xcnodochio. ,9. B:(is(cro20. Propilà.
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terraneo (Hirschfeld, Birger-Calderon,r99r), sia per la fascia del Giordano e del Golan (Urman, 1985), sia infine per I'areasubdesertica del Negev (Segal,1983; Rubin, r99o; Shereshevski,r99r, con bibliografia), come l'epoca protobizantina fu caratterizzatada un notevole incremento nel numero degli insediamenti rurali e dalla messaa coltura anchedi terreni di difficile lavorazione(noro ro e nrc. 9). Un caso particolarmente interessantee in qualche misura esemplare dell'evoluzionein atto in questo contesto territoriale è rappresentato dal sito di Zikrin, in Israele, dove, in età giustinianea,si assiste alla progressivatrasformazionedi un insediamentomonastico nato nel corso del v secolo sulla sommità di una collina in un centro agricolo di rilevanti dimensioni, che si dispone alla base dell'altura e dove sono attestati, insieme a numerose unità abitative, anche alcuni grandi torchi da vino che sembrano testimoniare lo sviluppo di una 5t3
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Fonte: Enciclopedia dell'Arte Medieaale
forte attività produttiva che traeva la matetia prima dai numerosi insediamentiagricoli censiti nel circondario (Fischer,1989). Il caso forse minore ma paradigmatico di Zikrin introduce al terzo dei grandi temi che cafatteîizzano la regione siro-palestinesein epoca bízantina, quello legato alla nascita e allo wiluppo di grandi centri di pellegrinaggio e di importanti insediamenti monastici che cbbero un riflesso non secondariosul popolamento di alcune aree tlclla regione.
INTRoDUzroNs
Att'ARCHEOLocTA
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BTZANTTNA
oltre quaranr'anni,a partire dal 4rz circa. Subito dopo la morte del santo, avvenuta nel 45g, si cominciò a erigere il grandioso martyrion iruciforme (rrc. ro)'ie cui bracciasi dipartono dall'ottagonocentrale che ospita i resti del pilastro dell'ascesi.Completatocon^l'erezionedi un batìistero e di alcuni annessigià probabilmente alla fine del secolo, il complessodi Qal'at Sem'an fu subito oggetto di grandissima (rrc. venerazione,che ben presto determinò alla base della collina strutture r r ) lo sviluppo -di di una rete di insediamenti monastici, di servizio per i pellegrini, che finirono per assumerei residenziali è connotati di una vera e propria città (Sodini, t993ù. sorte analogasubirono almeno altri due centri religiosi della siria, il Mons Adnir;bitis, nelle vicinanze di Antiochia, luogo dell'ascesidi un altro stilita, simeone il Giovane, dove sorse un altro importante dove sul complessoreligioso (cfr. pen. 5.2.2), e Resafa-Sergiopolis, l.rogà d.l -uriirio di s. Sergio si sviluppò un insediamento urbano che'in età giustinianeafu traiformato in uno dei centri direzionali del sistemadifensivoorientaledell'impero (cir. pen. ,.4.ù. Per quanto riguarda infine gli insediamentimonasticivanno brevementericordati-almenodue casi di grande rilievo: il complessodei monasteridel desertogiudaico (noro rr) e il grandemonasterodi S. Caterinaal monte Sinai. Nel primo casouna recentericognizionetopografica ha svelato il ruolo centfale che i complessi monastici e i n.rll.i p.oduttivi a essi collegati ebbero nel popolamgnlg-di una regione ciimaticamenteostile (Bottini et al., r99ol Hirschfeld, x99z)' Il íecondo costituisceil prototipo dell'insedimento monastico fortificato (rrc. rz), sorto su di un sito sacro - in questo caso il luogo del miracolo di Mosè e del roveto ardente- inteso anche come un importante punto di controllo su di una regione poco popolata ma dí vitale interessestrategiconella difesa dei confini imperiali dalle incur\ùTeitzmann,1973)' sioni dei popoli nomadi del Sud (Forsyth,
FIGURA 12
Pianta del monastero di S. Caterina al monte Sinai
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Fonte: Forsyth, \X/eitzmmn {r971)
Il casopiù eclatantein questosensoè certamentecostituito dal complesso di Qal'at Sim'an, nella Siria nordoccidentale,sorto sul luogo dell'ascesidi Simeonelo stilita, vissuto su di una colonnaisolataper
fasi di sviluppo.delmondo La regione (nrc. r3), che nelle successive bizantino avrebbe costituito il nucleo fondamentaledell'impero, ricoprì in età protobiz^ntin un ruolo più defilato, accentuatodal per-àn"r. della tradizionaledivisione tra le province costiere,più ricche, fortemente urbanizzarced eredi della grande tradizione economica e culturale del mondo gfeco-romano,e le province dell'altopiano anatolico,più povere e legatea un'economiae a un modello insecliativocli prevalentecarattererurale (Barsanti,r99oc) cli ciir I'evergetismodegli imperatori della prima Irr conscsr.renza (rt
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metà del vr secolo assunse caratteri ben distinti nelle due aree territoriali: le città costiere di tradizione ellenistica videro essenzialmente uno sviluppo dei loro apparati monumentali, soprattutto attraverso I'erezione di grandi complessi religiosi, come nel caso del santuario di S. Giovanni a Efeso (nrc. 14 e Foro rz), esplicitamente esemplato sul modello dei Ss. Apostoli di Costantinopoli (De Bernardi Ferrero, 1985); le regioni interne e soprattutto quelle del settore sudorientale, divenute zona di confine con I'impero persiano, furono oggetto invece di più complessi interventi urbanistici e di riassetto territoriale, legati soprattutto alla rcalizzazione e al nfforzamento degli impianti difensivi, alla ridefinizione dei grandi assi viari che collegav uno l, "one di frontiera direttamente con la capitale (Hlld, ry77; \Winfield, 1977), nonché alla risistemazione delle principali infrastrutture di servizio - ponti (noro r3), acquedotti, cisterne, complessi termali - che Procopio di Cesarea (De aedifciis, v, r-vr) elenca dettagliatamente e che in qualche caso si sono conservate in misura significativa (\X/hitby, r985a). Anche in questa regione gli insediamenti monastici giocarono un ruolo di grande rilievo nel popolamento di alcune aree interne, come ncl caso dell'eccezionale ínsediamento di Bin Bir Kilise (letteralmenre Millc e r,rnacl'ricsa,ir l,icr*r'ia), clove nel territorio dell'attualevillae(t j
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tsrzANTrNA
gio di Madengehir sorsero a più riprese tra il vr e il rx secolo un gran numero di edifici religiosi di diversatipologia (noro r4), oggi in massimaparte perduti ma ancora ben leggibili al tempo dei sopralluoghi di \X/. Ramsaye G. Bell (Ramsay,Bell, r9o9); o come nel casodella regionedel Tur'Abdin, alle estremepropagginidell'altipiano anatolico,dove già in epoca anastasiana sorseronumerosechiese rurali (noro r5), per lo più legate a fondazioni monastiche(Bell, rgroi r9r3; Mundell Mango, r98z; Iacobini,r988).
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FIGURA
IL
DELL
ÎERRITORIO
IMPERO
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Carta dei principali siti di epoca bizanttna in Grecia e nella penisola balcanica
3.2.3. L' areabalcanica La riconquistadell'illirico (rrc. 15) - cioè di tutta la vasta regione compresatra il Danubio e la penisolagreca- costituì impegno prioritario di Giustiniano fin dai primi anni del suo regno: il ristabilimento della riva danubianacome confine naturale tra l'impero e le nuove popolazioni che si affacciavanoalle sue frontiere; Ia úorganizzazioneamministrativa di una intera regione intorno a un nuovo centro direzionale QustinianaPrima) appositamentecostruito sul sito del villaggio natale dello stessoGiustiniano, nonché il desiderio di ricondurre sotto il controllo bizantino le importanti risorseminerarie dei Balcani occidentali costituirono infatti le principali motivazioni che spinseroI'imperatore di Costantinopolia impegnarerisorse notevoli nella risistemazionedelf intera area. Sulla base di tali premessel'impatto avuto dalla dominazionebizanfina sull'intera regione balcanica,ivi compresala Grecia, non poteva che essereassairilevantee forse in nessun'alfraaîeadell'impero l'epocaprotobizantinarappresentòuna fasedi così profonda cesurae trasformazione,di cui sono testimonianzaalmeno tre fenomeni principali. In primo luogo lo spostamentodel baricentro della regione dalle sue province sudorientali a quelle nordoccidentali. Con la riconquista della riva danubiana erano infatti venute meno quelle condizioni di insicurezzadella parte occidentaledella penisolabalcanicache avevano determinato, in seguito all'invasioneunna della metà del v secolo, il concentramentoa Tessalonicadei centri direzionali e delle istituzioni amminisrative e religiose della regione. L'età giustinianeasegnain questo sensoun'inversionedi tendenza,con l'attènzionedell'aÀministrazionecentrale dell'impero concentratapressochéesclusivamente sulle province dell'illirico occidentale - ne sono eloquente testimontanzaappunto l'erezionedella nuova capitalee il riassettodel sistema difensivodanubiano(cfr. penn. 5.4.î e 6.2.r) -, a scapitodelle province orientali e meridionalidella regioneche non godono in que(r11
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sta fase di uno sviluppo analogo a quello di altre aree dell'impero (Spieser,r984b; Bakirtzis,r989c). Connessocon questo è il fenomeno di un sensibilerinnovamento del quadro urbano con cenri di antica tradizione che subisconoprofonde involuzioni - è il caso per esempio dell'antica capitale della regione, Sirmium, odierna SremskaMitrovica, in Serbia (cfr. pen. ,.J.r), ma anche,per esempio,di Gamzigrad,residenzaimperialein ctà tardoanticatrasformatain insediamentoagricolonella fase protol"rizantina- e vengono soppiantatinel loro ruolo da centri di nuova fìrnclazionc o tla ccrrtt'irtntichiche sodono di un particolarefavore (t5
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ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
imperiale: è il caso per esempio dt Ulpiana, odierna Lipljan, in Serbia, per la quale Procopio (De aedifrciis,rv, r, z83o) testimonia un rilevante intervento giustinianeo. II terzo fenomeno è costituito dalla progressivamilitarizzazionedi una vasta area, concepita nel suo insieme come regione di confine, destinata a fungere da cuscinetto e da filtro nei confronti della crescente pressione slava e per la quale si approntano i necessaristrumenti sia difensivi, sia amminisffativi, attraverso una complessaridefinizione delle cariche nelle singole province (Lemerle, r91'ù. Coronata da almeno parziale successonel campo amminisffativo e difensivo, la noryantzzazione dell'area balcanica voluta da Giustiniano non ebbe effetti altrettanto felici in campo economico. Benché i dati archeologicia disposizionenon siano ancora del tutto sufficienti a tracciare un quadro definitivo, tuttavia comincia ad apparire evidente che il vr secolo non fu in nessunamisura un'epoca di prosperità economica per la regione: in particolare le province occidentali non si ripresero mai dalla grave crisi causata dalle invasioni del v secolo e la stessamihtaúzzazionedel territorio - la cui difesa era in larga misura affidata a ruppe stanziali di origine locale - finì per "contrazione" determinare una sorta di nell'occupazionee nello sfruttamento dei suoli, con il concenuarsi delle popolazioni rurali intorno ai centri difensivi e con il definitivo abbandono degli antichi centri produttivi (Bavant, 1984, pp. 286-7). A un analogo quadro di sensibile e progressivadecadenzaeconomica e demograficarimanda inoltre I'esame degli insediamenti, tutti di dimensioni medio-piccole (la stessaIustiniana Prima si wiluppa su di un'area di soli 5o.ooo mq), con edifici pubblici di non grande rilievo monumentale e decorativo, con un'edilizia rcsidenzialedai caratteri per lo più assai modesti e tutti interessati,già a partire dalla metà del secolo,da evidenti fenomeni di impoverimentoe ruralizzazione(cfr. pen. j.4.r).
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Analogamente a quanto era accaduto per l'Illirico, anche alla riconquista dei territori dell'Africa settentrionale (rrc. 16), awenuta con una rapida campagnamilitare tra il 533 e 11534, e alla loro risistemazione amministrativa, sancita da una legge dello stessoj34 con cui Giustiniano ristabiliva l'antica suddivisione del territorio in sette province (Tingitana, Africa Proconsolare,Bizacena,Tripolitania, Numidia, Mauretatrl.ae Sardegna),l'impero bizantino annettevacertamente una importanz tutta particolare per motivi sia di ordine economico - legati soprattutto alla tradizionale vocazione produttiva e commer-
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rL TERRTTORTO DELL TMPERO
ciale della regione - sia di ordine politico e militare, legati al Controllo di un territorio chiave nell'economia strategica del Mediterraneo. Questo dato emerge sia dalle fonti, in primo luogo il De aediftciisdi Procopio di Cesareae il Johannisdi Flavio Cresconio Corippo (Cameron, r98z), sia dalle ricerche archeologicheche negli ultimi due decenni, dopo una lunga fase di stasi, hanno aperto nuove prospettive di conoscenzasui caratteri della dominazione bizantina in Africa (Fevrier, ry83). In un panoramaarcheologicoche per I'età bizantinaè ancoracomunque in via di definizione, l'aspetto che maggiormente catatterizza le regioni nordafricane nel vr secoloè certamentequello legato all'impianto di una rete di centri fortificati (r'rc. r7), destinatiad assicuraie un efficace conrollo militare e amministrativo di una delle grandi frontiereimperiali (Durliat, r98r; Pringle,r98r; Duval, 1983). Ciò nonostante il ruolo effettivamentegiocato dalle province africane nell'economia imperiale è però ancora lontano dall'essere del tutto chiarito. L'imponente attività edilizia che caratterizzal'età' giustinianea e volta alla ricostruzione dei centri urbani, indirizzata specialmente al riallestimento degli impianti difensivi, ma anche alla risistemazionedelle infrastrutture (per esempio nel caso della ricostruzione del porto circolaredi Cartagine;Humphrey, r98o), sembrainfatti testimoniare una fase di forte espansioneeconomicae anche una specificaattenzione al ristabilimento delle principali attività produttive della regione; a un quadro analogo sembra inoltre rimandare anche la quantità delle esportazioni di ceramiche fini da mensa verso Costantinopoli(Hayes, 1992, PP.5-6). Per contro, la progressivadiminuzione delle esportazioni delle anfore africane sia verso Costantinopoli sia verso il bacino occidentale del Mediterraneo sembrerebbe invece testimoniare che la regione nel suo complesso,se pure riacquistò una efficiente produzione agricola e un'autosufficienzasul piano alimentare,non recuperò più il ruolo di grande esportatore di grano, vino e olio che aveva ricoperto nel mondo romano (Panella, 1986' pp. 45r-9; 1993,pp. 673-8o). 3.2.5. L'ItaEa Riconquistata definitivamente solo nel 554, ^ seguito di una durissinna guerra ventennale contro gli Ostrogoti che lasciò la penisola in preda a una gravissima crisi demografica e con un'eredità di città distrutte e in parte abbandonate,di strade interrotte e di campi incolti, I'Italia (r,r<;.rf'l) non poté dunqueche usufruiresolo marginal6t,y
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
J.
DEI-L'IMPERo
IL TERRrroRto
mente di quella che nel resto dell'impero viene comunementedefinita l'età d'oro di Giustiniano (Grabar, ry66). Già all'indomani della conclusione della guerra gotica l'impero, che peraluo andavagià esaurendola sua spinta propulsiva, si trovò nella necessitàdi dirottare su alri quadranti - in primo luogo quello balcanico e quello orientale - le risorse e le energie che awebbero dovuto essereimpegnate nella fase di riorganizzazionepolitico-amminisrativa ed economica della provincia Italia. Altrettanto rapidamente l'unità territoriale della penisola si andò poi frantumando sorto l'invasione longobarda del 568, che nel giro di qualche decennio ridusse il controllo imperiale alle regioni dell'Esarcatod'Italia - Istria, Emilia, Marche, Umbria e Lazio -, alla Liguria e alle estreme regioni meridionali, ivi compresala Sicilia.
Eccezion fatta per Ravenna, capitale tardoantica e ostrogota destinata a rinnovare i suoi fasti anche in età giustinianea (cfr. p,e.n. 5.2.5), il panorama dell'Italia bizanttna tra vr e vrr secolo testimonia q"i"ai di un territorio in profonda trasformazionenel passaggiodal mondo tardoantico a quello medievale,in cui si sovrappongonoe si sommano elementi di continuità - per esempio nelle relazioni commerciali con I'Africa e con le regioni dell'Oriente mediterraneo, che pur in una fase di progressiva decadenzadi fatto non si intenompono mai (Panella, 1989) - ed elementi di discontinuità, soprattutto nella vita dei grandi centri urbani. Q"i gli interventi di restauro e di riedificazione pure portati a termine dall'amministrazione bizanuna - nel caso di Roma, per esempio la ricostruzione del ponte Salario sull'Aniene (noro 16), il restauro di un tratto significativo delle mura aurelianee I'impianto di una serie di mulini galleggiantisul Tevere per migliorare l'approwigionamento della città (Procopio di Cesarea, Guerre, v' xrx' 19; lGautheimer, r98t, p. 8z; Mosca, r99r) - non sembranoin grado di arginare il processodi grave decadenzache caratterizzeràin particohré I'vrrr e il rx secolo(Brown, Christie, 1989; Christie, r989b). All'interno di questo complessopanorama gli ambiti in cui I'impamo della dominazione bizantina in Italia si awerte in maniera più netta sembrano essereancora una volta quello della difesa del territorio (cfr. nen. 6.2.4) e quello dell'allestimentodi un sistemadi porti e approdi in grado di garantire una continuità delle relazioni commerciali transmarine. Da quest'ultimo punto di vista le regioni costiere dell'Italia, che resistetteio più a lungo di quelle interne alla pressione longobarda, giocarono ,rn rnolo di grande rilievo nella rete commercialedell'epoia protobizanrina: i porti dell'Adriatico, quello ravennare di Classe in irimo luogo (cfr. r'en. 5.2.5), ma anche gli approdi costieri delinfatti almeno l,ALruzzoe dille Marche (cfr. pen. 6.2.4), assicurarono frno alla metà del vrr secoloi contatti tra la sede dell'Esarcatod'Italia e la capitale imperiale, mentre gli scali della Liguria, anch'essirimasti sotto i[ controlò bizantino fino alla metà circa del vrr secolo,ebbero probabilmente un duplice ruolo ranto nell'approwigionamento degli insediamenti bizantini dell'entroterra ligure quanto nel mantenimento di relazionicommercialicon I'area padanae alpina (christie, rggo). Regione portuale per eccellenza delT'ltahabizantina fu infine la Sicilia (nrc. i9), i cui porti - per esempioquello dr Kaukana, xila costa meridionale dell'isola, dove le indagini archeologichehanno riportato alla luce i resti dell'abitato e delle infrastrutture commerciali ipelegatti, r97ù - costituironoanche un importante punto di sosta
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FIGURA I8 Carta dei principali
siti di epoca bizantina
in Italia
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Il tratteggio evidenzia le regioni rimaste sotto il controllo bizantino dopo gli inizi del vn secolo.
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Carta dei principali siti della Sicilia bizantina
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* POBIOPALO Gli asterischi indicano i principali relitti navali Fonte: Archeo, SZ bgg).
3. rL TERRrroRro onlI-'rupr,no
approdi di epoca protobizantina in diverse regioni del bacino del Mediterraneo. Oltre ai g1àcitati porti italiani di Classee Kaukana e al. porto circolare di Cartagine, occorre almeno ricordare quelli di Maritima, in Israele (nrc. zo), dove il porto di età erodiana Caesarea - che con i suoi ca. 2oo.ooo mq era uno dei più grandi di Sebastos del mondo romano - venne in parte úutilizzato in epoca protobizantina, probabilmentecome principale punto d'imbarco per le merci e le derrate dell'area palestinese(Raban, Hohlfelder, r98r; Raban, 1989), e l'approdo greco di Anthendon, di dimensioniassaiminori e probabilmente facente parte di una rete di installazioni costiere utilizzate ancheper la flotta militare (Schlager,Blackman,Schafer,1968). Ben attestato dalle fonti anche se ancora non certificato da significativi ritrovamenti archeologici è inoltre il ruolo centrale che nella rete portualebizantina ricoprirono gli approdi insulari, sia quelli delle isole maggiori,quali i porti di Creta o Cipro - ritenuti di così grande importanza per I'economiaimperiale da esseredichiarati alla metà del vrr secolo una sorta di zona franca in cui avevanodiritto di scalo tanto le navi bizantine quanto quelle arabe - sia quelli delle isole minori, legati ai commerci costieri e di piccolo cabotaggio(per il caso di Diporto, sull'isoladi Makronisosnel golfo di Corinto, cfr. Grego-
ry, ry84). tanto per le navi dirette verso il Mediterraneo occidentalequanro per quelle dirette verso I Afr"icar.".""i"n"È, come sembranoindicare la nave di Marzamemi (cfr. .r,an,.3.2.O e'gli altri relitti individuad a ridosso delle coste serten*ionali i srrdorientaridell,isora(Throckmor_ ton, Throckmorton, r97z; purpu:r;,-;;à; 3.2.6. Il Meditemaneo Con la riconquista dell'Italia l'impero bizantino ricondusse sotto il proprio controllo pradcamente tur; le regioni costiere del Mediterra_ fatta per quelle della Spagn"a setrentrionalee della Gal_ ,î:",^"-.:.rt:n
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imperiale. Dell'importanza assunta dal Medite'r;;;; oi'piàr"ui_ zantina tanto dal punro di vista ..o"o-i.ì quanro da queno miritare testimoniano ampiamente sia re fonti riu ì' tirru.ni-..ri-"r.lr.orogr.i reladvi a relitti e a installaz,rni pr.iì"fi.Perduti completamentei grandi porti de'a capitale imperiare (cfr. ran. 4.4), in anni recenti ,óno ,tati inarriauuri . l"-'pii.1.r""d 72
Lo sviluppo e le principali direttrici della rete commercialebizantina nel vI e vrr secolo sono infine ben testimoniati dai numerosi relitti individuati soprattutto lungo le coste dell'Asia Minore, della Grecia e delle isole maggiori del Mediterraneo. Assumendo come tendenzialmentecostante il tasso di naufragi in rapporto al naviglio circolante, il numero dei relitti può ínfatti fornire almeno una indicazione di massimasull'effefiivo volume dei traffici transmarini. Il censimento dei relitti di epoca antica e medievale fin qui individuati (nrcc. zr-zz) rivela per l'età protobizantinain generaleuna sensibile ripresa della circolazione navale nel Mediterraneo, individuando in particolare nel secondo quarto del vr secolo e nei quadranti centrale e orientaledel Mediterraneol'epoca e le aree di maggioreattestazione (Parker, 1992, pp. Í4-5). Tra i numerosi relitti, particolarmente degni di nota sono quelli di Yassi Ada e di Marzamemi. A Yassi Ada, un isolotto della costa turca dell'Egeo, lo scavo di una nave da carico nauftagatanei primi decenni del vrr secolo ha restituito informazioni fondamentali sulle tipologie tanto dei contenitori da trasporto quanto dei numerosi materiali pertinenti al corredo della nave (pentolamee contenitori da cucina,stoviglieda mensa,lucernefittili, contenitorie utensili metalli'/l
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Pianta della città di CaesarcaMaritima in età bizantina
FIGURA
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Distribuzione dei relittí navali nelle regioni occidentali e orientali del Mediterraneo ffa rv e vtt secolo
t ffirorrlE FIGURA 22 Distribuzione
Fonte: Rabn
rL TERRITORTO DELL IMPERO
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dei relitti navali in tre regioni dell'area bizantina
tra Iv e vu secolo
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ci) (Bass,Van Doorninck, rggz). Ir relitto di Marzamemi, suila cosra meridionale della Sicilia, databile alla prima merà del vr secolo (Kapi_ taen, r98o), ha invece restituito un carico più atipico, consistente nell'inrera decorazionearchitettonicascolpita' ne..srària'p.r-ìi[*i.. una.chiesaa impianto basilicale- colonne, basi, capitellii ,.Jrior,. corale, altate, ambone, complemmentelavorati prónti e p.. l, _.rr" in opera -, che costituisceuna diretta testimonianza der commercio a 74
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INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZAN'TINA
vasto raggio dei manufatti marmorei prodotti nelle cave del Mar di Marmara (Sodini, r989b; Barsanti, r99ob).
IL
FIGURA
TERRITORIO
DELL
IMPERO
23
Carta dei'principali tracciati stradali in epoca tardoromana e bizantina nelle regioni dellà penisola balcanica e dell'Asia Minore
3 . 2 . 7. L a r e t e v i a n a Anche per quel che riguarda i collegamenti viari tra le diverse regioni e con la capitale I'impero mediterraneo dell'età protobizantina si colloca in una linea di sostanziale continuità con il mondo romano e tardoantico, la cui rete stradale venne fatta oggetto di una costante attività di manutenzione e potenziamento. soprattutto attraverso opere di ampliamento e ripavimentazione delle carreggiate e di costruzione o restauro di ponti, spesso puntualmente testimoniate dalle fonti (per esempio Procopio di Cesarea, De aediftriis, rv, vrrr, 5-9). I collegamenti terrestri tra la capitale e le regioni occídentali dell'impero venivano assicurati essenzialmente dai tre assi stradali che attraversavano da Est a Ovest la penisola balcanica (nrc. z3). A Sud, per lunghi tratti immediatamente a ridosso della riva dell'Egeo correva il tracciato dell'antica via Egnatia, che collegava Costantinopoli con Tessalonica e poi, attraverso la Grecia continentale, con Dyrrachìum (od. Dwazzo, in Albania) e quindi con i porti dell'Adriatico. Un secondo asse stradale costeggiavainvece la úva occidentale del Mar Nero, per congiungersi in prossimità del delta del Danubio con il tracciato dell'antica viaTraiana, che correva lungo la sponda destra del fiume e che ricoprì, almeno fino ai decenni iniziali del vrr secolo, un ruolo di particolare importanza tanto dal punto di vista strategico, come elemento del sistema difensivo danubiano, quanto da quello delle relazioni commerciali con i popoli dell'Europa centrorientale. La terza afieria balcanica era certamente la più importante della regione ed è frequentemente attestata per tutto il Medioevo sia nei documenti cartografici (per esempio nella Tabula Peutingeriana) sía nelle fonti greche (strada reale), latine (strada dei crociati), serbe (strada degli zar) e turche (via di Istanbul). Essa attraversava diagonalmente la penisola da Sudest a Nordovest, collegando Costantinopoli con i capoluoghi delle principali province dell'illirico - Adrianopoli, Serdica (Sofia), Naissus(Nié) - per ricongiungersi con la via Traiana all' altezza di Singidunum (Belgrado). IJna quarta artetia, che solo in parte ricalcava un percorso antico, tagliava invece verticalmente la penisolabalcanica in direzione NordSud, seguendo la strada reale fino a Naissus,per poi distaccarsenee scendere ancora verco Scupi (odierna Skoplje, in Macedonia) e Tessalonica, con una ramificazione verso Stobi e Heraclea Lyncestis, all
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R A C E
Fonte: Dictlonary of tbe Middle Ages
scopo di garantire un rapido collegamento ffa le province danubiane e il mare. Più complessa appare la situazione per quel che riguarda i collegamenti viari con le province orientali e meridionali attraverso I'Anaiolia (nrc. z3), dove sono state individuate almeno quattro direttrici principali che si dipartivano a raggíera da Costantinopoli (Hild, '1977: \X/infield, 1977; French, r98r). La via più occidentale' nota anche come via dei Pellegrini, collegava la capitale con Nicomedia (Izmit) e Nicea (Iznik), quindi si inoltrava nell'altipiano anatolico, da dove, atlaverso una serie di biforcazioni, raggiungeva' verso Ovest, le grandi città di tradizione ellenistica della costa egea, e verso Sud, superate Ancyra (Ankara) e la catena montuosa del Tauro, la píana rli Adana e di qui le regioni costiere meridionali dell'Asia Minore o ,;trcllc clella Siri:r-Palestina.La seconda, staccandosidalla prima all'altcz..tt
1. rL TERRrronto
Est, a raggiungerele regioni dell'Armenia e della Persia. Il terzo percotso, che taghava grosso modo diagonalmentel'altipiano anatolico da Nordovest a Sudest e che costituiva quindi il collegamentopiù diretto con i cenui difensivi e commerciali della Mesopotamia settentrionale - cui facevanocapo, come vedremo tra poco, tanto la strata Diocletianaquanto, almeno fino al vr secolo, la cosiddetta via della Seta - rappresentòil principale asseviario dell'Asia Minore bizantina fino alla conquista turca. Il quarto e ultimo percorso correva infine nell'immediato entroterra della costa meridionale del Mar Nero. col-
FIGURA24 Carta dei principali tracciati stradali in epoca tardoromana e bizantina nella regrone slro-pa-testmese
DrI-I-'ruprno
legando con la capitale imperiale i principali porti della regione pontica (Bryer, Winfield, 1985). La regione siro-palestineseera attraversataessenzialmenteda due grandi assi viari (nrc. z4), che correvano entrambi in direzione Nord-Sud. Lungo la costa e nell'immediato entroterra passavanoi due tracciati principali della già citata tia dei Pellegrini, entrambi facenti capo ad Antiochia e che servivano I'uno i principali centri costieri, da SeleuciaPieria a Cesareadi Palestina,I'altro le grandi città dell'interno, da Apamea a Gerusalemme,attraverso Emesa (Homs), Damasco,Bosra e Gerasa. A Damasco facevainoltre capo I'antica strataDiocletiana,divenuta in età giustinianea asseportante del sistema difensivo orientale dell'impero, ma anche arteria commerciale di grande rilievo, che attraverso le sue due principali articolazioni e una capillare serie di diverticoli radiali collegavale regioni della Mesopotamia settentrionalecon i porti della costasiro-palestinese e del Mar Rosso(Poidebard, 1934; Paret,r96o). Le regioni che si affaccianosulla sponda meridionale del Mediterraneo - Egitto, Cirenaica e Africa - continuarono anche nella fase relativamentebreve della dominazionebizantina ad essereservite dalla strada costiera romana che collegavaAlessandriacon Cartagine,il cui percorso, scandito da numerose stationes,è frequentemente attestato negli itinerari antichi. Da Cartagine originava infine una fitta rete viaria radiale, anch'essain larga misura ancora di epoca romana, che raccordavala capitale della regionecon i principali centri del rinnovato sistemadifensivodell'Africabizantina (Salama,r95r; Pringle, r98r).
La fine d.ll'i-pl.io
protobizantino
La metà del vr secolo costituisce uno dei grandi spartiacque della storia dell'impero bizantino, segnandola fine della fase di espansione e I'awiarsi di un rapido ridimensionamentoterritoriale. Tra il settimo e I'ultimo decennio del secolole invasioni dei Longobardi in ltalia, la riconquistavisigota della Spagna(Cordova cadde definitivamentenel 584) e il progressivostanziamentodelle popolazioniavaro-slavea sud del Danubio sottrasserorepentinamentealf impero gran parte delle provinceoccidentali. Tra la fine del secolo e gli inizi del successivo,con la definitiva caduta delle ultime difese danubiane e delle città dell'interno (cfr. l'^rìR.t.4.r e 6.2.r), l'occupazione da parte degli Slavidi gran parte rfclla penisolabalcanicaera cosa fatta e sotto il controllo bizantino
Fonte: Klegel (1986).
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BIZANTINA
rimanevano, a Occidente,. solo poche città costiere (per esempio Dyr_
rachium), mentre nei Balcani àrientali ressaronica.* ai-irii" air. nuta città di frontiera(Lemede,1954; Comsa, :.972;popovió, r97g; Teodor, ry81. Gli inizi del vrr secolo videro inoltre l'accentuarsi,ner quadrante orientale dell'impero, della pressione dei persiani ch; sfonà;;ono la linea difensiva mesopotamicae giunsero a minacciare da vicino le regioni setrentrionalidell'Asia.Minore. Arginate l. in..rrrionip"rriu.r., soprartutto grazieall'operadell'imp..utoi. Eraclio (6ro-64r), già negli anni rrenta del secolo si profirava però sulla ,.."u ori.]'i;ì.' . ,r.ridionale la nuova minaccia àedi Arati, che nel;,di;;iin. d.cennio occuparonoprima la regione siro-palestinó. to3ai .- foi, in ' più fa{ tra I 642 e il 7o8, l'Egìtto e I'Afrìca ,.,r.r,irioíi.. Agli inizi dell'vrrr secoloil mondo bizantino avevacambiato dunque completamentevolto, l'impero mediterraneo dell,età di Giustinia_ no' ancora suddiviso amministrativamentein diocesi p.orrir,l. . .o-. in epoca tardoantica,avevainfatti lasciatoil posto u ""-iif..o rostanzialmentegreco-anatolico,ripartito in circoicrizioni militari (temù, nella cui gestione poteri civile à mifitare si trovavano di fatto a coin_ -i cldere (Ustrogorski,r969, pp. gg_9o).
L'impero rf"Íiouir"rr,i.o Dopo il. lungo periodo,,spessodefinito dei ,,secolibui,,, segnatoall,e_ sterno da una strenua lotta contro Arabi e Slu.rip.i urri."1"r."t" ,o_ ^lunga prawivenza stessadell'impero e al'interno della .iirip"riri."religiosa delf iconoclastia,fetà mediobizantina,che si fa convenzionalmente iniziare con la fine della controversiaiconoclastica(a43)-e terminare con I'occupazione latina di costantinopoli ner .orío d.[u (tzo4), segna,almeno nel suo prì-o periodo quel_ l1.ll :i?.iata ro corncrdenrecon il regno della dinastia macedonr-(A67_ro43) _, una nuova fase di sviluppo dell'impero. pur conservandoquel nucreo greco-anatolicocui si è appena u..èrnuto, l'impero uirur,ti"'o ioì". al continuava infatti a mantenere sotto il suo controllo alcuni territorichiave del bacino del Mediterraneo (in particolarec..t.r,-òrp. l. coste della Dalmazia e della puglia) che garantivano all'econàmia bizantina se non più il monopolio almeno ,in r.rolo au pr",ugà"iriu ,.i commerci transmarini del mondo medievale (MalaÀut, iqsÀ, Àai chaelides,\Tilkinson, ry9ù. Dal punto di vista territoriale,la salita al ffono di Basilio (g67r 886) segnò l'awio di una importanre fase di .rpunrio.r.,-.ìmnu,u 8o
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rL TERRrroRto onr,l'tlrpeno
sotto Basilio u (976-rozj) con la riconquistadi una porzione significativa della penisola balcanicae con il consolidamentodelle frontiere orientali. Di questo lungo periodo di pace e di prosperità economica (Harvey, r99o) si trovò a beneficiare soprattutto la regione ellenica, il cui centro principale, Tessalonica,si affermò definitivamente come "vicecapitale" vera imperiale (cfr. pen. j.2.4) e le cui città principali (per esempioCorinto, Tebe e Lacedaemonia;cfr. r,en. 5.6) assunsero il ruolo di importanti centri produttivi. Meno chiaro - anche a causadella carenzadi specificheindagini archeologiche- è il panorama della regione anatolica, dove le città sembranomantenerequasi esclusivamenteun ruolo difensivo e di centri dell'amministrazioneecclesiastica,mentre vanno progressivamente costituendosivaste proprietà latifondiarie, soprattutto laiche, cui si lega la nascita di una nuova e potenre anstocraziamilitare in grado di condizionare anche pesantementela gestione dello stato bizantino (Ostrogorsky,1968, pp. 324-81;Ducellier,r988, pp. r7z-82). _ , Certo è comunque che mentre la Grecia e la parte della regione balcanicacontrollata dai Bizantini poterono .onta.à praticamentefino agh inizi del xrrr secolo su di un periodo di relativa tranquillità, le province anatolichefurono espostegià a partire dalla metà dell'xr secolo alla nuova minaccia costituita dai rurchi selgiuqidi. La sconfitta bizantina a Manzikert, in Armenia (to7r), determinò infatti per l'amministrazione imperiale la definitiva perdita del controllo sui rerritori dell'Anatolia orientale e l'instaurarsi di un clima di forte insicutezza che trova risconffo nel moltiplicarsi, soprattutto in età comnena (ro8r-rr85), degli impianti difensivi nelle regioni centrali dell'Asia Minore (cfr. r,en. 6.4). IJna nuova fase di modesta espansionesi ebbe proprio con gli imperatori comneni - soprattutto con Giovanni u (rrú-4;,) e Manuele r (rr43-8o), cui si debbono campagnemilitari coronate da successoche permisero perfino di strappare ai Selgiuqidi le regioni costieredell'Asia Minore meridionale-, ha già nel rt76 una nuova disfatta militare a Miriocefalon, in Pisidia, aprì ai Turchi la via dell'Anatolia occidentale. Al di là comunque delle singole particolarità regionali e delle fasi di maggiore o minore prosperità, I'impero mediobizantino sembra presentarenel suo insieme un modello insediativo e di sfruttamento del territorio assaidiverso da quello dell'epoca giustinianea:l'impero delle città (cfr. pen. 5.r) lasciail posto a un'organizzazione statalein cui, accantoalle grandi capitali,alle città di uadizione anticache, pur in una fasedi rinascita,vedono drasticamenteridotte superficiee popolazione,e accant()aí 1>ochicentri produttivi e commercialidi gran-
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At.t, ARcill.:()l,ocIA BÌZANTINA
de, importanza, il m.rlcll. irscdiativ. prevalentediviene quello del villaggiclo della piccola citrrì, spess. poitu ,,, di un'altura e fortificata, ma comunquestrettamcntec.llcgata a una microeconomiaagricola e artigianaleprevalentementekrcrrle(Harvey, r99o, pp. r9t-za3). A un modello insediativodi tal genererimandano,pè, .r.-pió, i dati circa la diffusionecapillarein quesr'epocadi piccoie chieserurali, di modesto se non nullo rilievo monumentaleÀa spessodecorate da cicli affrescatianche complessi,e in buona purt. dei casi direttamente o indirettamentecollegatecon insediamentimonastici. euesto fenomeno lppare particolarmenre evidente per alcune regionì deila penisola balcanica(Kravari, 1989) e della Grecia (per eiempio in Ep,tl"; Soustal,Koder, r98r, ma anchein Attica e Tèssaglia;Kod.r, }Iild, ry76) e per l'isola di creta (dove le chiese rurali di eià medio e tardobizantinacensitesono olme ottocento;Tsougaris,rggg), e più in generaleper tutte quelle aree territoriali ove la continuiià anche in epoca postbizantina della t adizionecristiano-ortodossaha determinato la conservazionedi un numero rilevante di edifici relieiosi anche di modestedimensioni.Tracce analoghesi colgonoperò Àche in alcune aree dell'Anatolia,dove la frattura culturale determinatadalla conquista ottomana non ha favorito una conservazioneglobale dei luoghi di culto cristiani,ma dove sopratturtol'urtima fur."di vita del complessodi Bin Bir Kilise e la serie di insediamentirupestri della cappadociacostituisconoun esempioeclatantedi come insediamenti eremitici e monasticie comunitàrurali si trovasserospessoa convive_ re e costituisseroun elementofondamentalenell'uso del territorio in età mediobizantina(Rodley, r985 ). 3.5 L'impero tardobizantino L'occupazione latina di costantinopoli Gzo4-6t) segna un alffo spartiacquefondamentalenell'assettoterritorialedell'imperobizantino (nrc. 5): in seguito alla "deviazione"della quarta .ro.irtu, l,impero vide infatti sortratte al suo controllo l'intera règione ellenica,la Tracia e le coste dell'Asia Minore afracciatesul Mar di Mur-uru. All'ammrnistrazioneimperiale,che trasferìla sua sede a Nicea (odierna Iznik, nella Turchia nordoccidentale),rimaserola sola regionenordoccidentale dell'Anatolia,ivi compresele cosredell'Egeoà di purt. del Mar Nero; mentre sulla costa meridionale di quest'ultimo Èacino e nella Grecia occidentaleprendevanovita due entità stataliindipendenti: il principato di rrebisonda, retto dai Grandi comneni e che da qu.st'epoca fino alla definitiva conquista turca rimase indipendente 8z
J.
IL TERRITORIO DELL IMPERO
(Bryer, r98o; Bryer, \Winfield, 1985), e il despotatodell'Epiro, rerto da Michele Angelo, la cui capitale futa visse in quest'epocauna fase di grande sviluppo ben testimoniato dal livello della sua architertura monumentale(Mango, 1974, pp. 254-66). L'effettiva frammentazione dell'impero bizantino durò in realtà poco più di due decenni: soprattuttoper opera di Giovanni rrr Vatatze (rzzz-54) la dinastia regnanrea Nicea riconquistòinfatti rapidamente prima Tessalonicae gran parte della Grecia continentale, poi, nel rz6r, riprese ancheil controllo dell'anticacapitaleimperiale. A dispetto delle iniziali difficoltà militari, la fase nicena dev'essere però consideratatutt'altro che negativa almeno per quei territori che rimasero continuativamentesotto il controllo bizantino: nella regione nordoccidentale dell'Anatolia la committenza della dinastia regnanre dei Lascaridi ha ínfatti lasciato norevole ffaccia di sé, tanto nelle principali sedi del potere amministrarivo - oltre alla capitale Nicea, anchele due residenzeimperiali di Magnesiasul Sipilo (sedetra I'altro della zecca)e di Ninfeo (cfr. pan. j.7) - quanto nella creazione di una nuova rete di impianti fortificati (cfr. pen. 6.5), mentre nella regione costiera del Mar Nero i Grandi Comneni furono protagonisti fra xrrr e xrv secolodi una fase di notevolesviluppo urbano soprattutto per quel che riguarda la capitaleTrebisonda Con la riconquistadi Costantinopolinel rz6r l'impero riacquistò, sia pure per breve tempo, la sua unità territoriale,anchese i decenni dell'occupazionelatina avevanodeterminato una frattura sensibiletra le componentianatolicaed ellenicadel mondo bizantino. All'amrninistrazione di Costantinopoli restavanolegate aree sempre più ridotte dell'Asia Minore nordoccidentale, della Tracia e della Grecia continentale; le regioni peninsulari elleniche rimanevano in larga misura sotto il controllo delle potenze occidentali (soprattutto Veneziani, Genovesi,Angioini e Catalani),menre nel Peloponnesodalle ceneri di uno degli stati crociati nascevail despotato bizantino di Morea, con capitaleMisrà (cfr. pen. 5.7),largamente indipendentedal potere centrale. Dopo una fase di relativa stabilità coincisa con il primo periodo di regno della dinastia paleologa, gràtu panire dai primi decenni del xtv secolola pressionedei Serbi e dei Bulgari nell'areabalcanicae quella dei Turchi in Anatolia si rivelò comunque insostenibile per le florzeimperiali e alla metà del secolol'intera Asia Minore era già nelle mani dei turchi, mentre a Occidente la Grecia continentale e centrale - a eccezionedi Tessalonicae dell'areaimmediatamentecircostante- passavanosotto il controllo dei Serbi. Un cinquantenniopiù tarrfi,dopo la definitivacadutadi Tessalonica in mano turca (1387), xl
IJ2I()NI.:At,I,,ARcI{I'OI,OCIA BIZANTINA
l'impero vero e proprio era ridotto an'estremapropaggine deila penisola di rracia e ad alcune isore den'Eg.o, -.ri.. ì.í"e.tolorrrr.ro it despotatodi Morea si affermava.o-!..uporaldo bizantinJì.r-grrao di.soprawivere_per alcuni anni anche alla c;ilù;fJi;;^a"aii'lo.ro, culminata con la presa di Costantinopoli del .9 ;"ggi;-r;;'."'
4 Costantinopoli
4.r Il sito Per edificare la nuova capitale dell'impero romano d'Oriente Costantino scelseil promontorio che chiude I'imboccatura dello stretto del Bosforo - il canale naturale che mette in comunicazioneil Mar Nero (l'antico Ponto Euxino) con il Mar di Marmara (l'antica Propontide)e quindi con il Mediterraneo - e che è separato dal resto della costa europea dello stetto dalla profonda insenatura del Corno d'Oro (nrc. z5). Si trattava di un sito non particolarmentefelice dal punto di vista naturale - il profilo orografico del promontorio è articolato da sette colline con ristretti piani sommitali separati da profondi valloni e la regione è solcatasolo da un modesto corso d'acqua - ma che già da diversi secoli era stato individuato come punto di eccezionaleimport^nz^ súategicae simbolica. L'insediamento umano nella regione era avvenuto già in età preistorica(Janin, 1964, pp.9-rr; Beck et al., 1973), mentre il primo nucleo urbano, testimoniato peralro solo da fonti più tarde, risale al vrr secoloa.C., quando sull'esremitàdel promontorio venne fondata una colonia megareseche assunseil nome di Bisanzio, derivato, secondo le stessefonti, da quello dell'eroe eponimo Byzas. Nei secoli successivila città si sviluppò costantementee mantenne quasi sempre la propria indipendenza,fino alla fine del u secolo d.C., quando, entrata nell'orbita romana e avendo parteggiato per PescennioNigro nella crisi dinastica dell'epoca,venne assediata,conquistatae in parte distrutta da Settimio Severo(196) che ne soppresseanchelo statuto di città libera, riducendolaal rango di semplicevillaggio.L'importante collocazionestrategicadella città determinò però presto un ripensamentoda parte dello stessoimperatore che prowide al ripopolat{4
X5
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
FIGURA 2t
Pianta della città di Costantinopoli in epoca bizantina
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mura sevenane -
mura costantinime
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edifici religiosi, secc. 5o'8o edifici religiosi, secc. 9o-rzo
A
edifici religiosi, secc. r3"-r5"
r. Porta d'Oro; z. Pona di Pegé; 3. Porta di S. Romano; +. Porta di Charisius; 5. Augusteion; 6. Senato; 7. Milion; 8. Foro di Costantino; 9. Forum Tauri; ro. Philadelphion; rr. Forum Bovis; rz. Foro di Arcadio; r3. Grande Palazzoi 14. Terme di Zeuxippo; r5. Ippodromo; 6. Pdazzo del Boucoléon; r7. Cistema Binbirdirek; r8. Cisterna Yerebatan Saray; r9. Cisterna di S. Mocio; zo. Cisterna di Ezio; zr. Cistema di Aspar; zz. Acquedotto di Valente; 23. S. Giovanni di Studio; 24. Santa Sofia; zy. Santa lrene; 26. Theotokos di Chalkoprateia; zz. S. Eufemia; 28. Ss. Sergio e Bacco; 29. Basiliche di Beyazid; 3o. S. Polieucto; 3r. Ss. Apostoli; 32. Cristo Philanthropos; 3. Nea Ekklesia; 34. Myrelaion; 35. Kalenderhane Cm! ú. Vefa Kilise Cam|' y. Pantokrator; 38. Cristo Pantepoptes; ry. Gùl Cami; 4o. Mon. di Costantino Lips; 4r. S. Maria Pammakaristos; 42. Isa Kaprsr Mescidi; 43. Manastir Mescidi; 44. Salvatore di Chora; 45. Boldm Saray; 46. Sinan Pesa Mescidi;47. Tekfur Saray.
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COSTANTINOPOLI
mento del sito e alla costruzione di una nuova cerchia di mura a difesa dell'estremapropagginedel promontorio. La designazionea nuova capitale dell'impero d'Oriente da parte di Costantino $zfi determinò l'awio di una fase di grande espansione della città, che assunsein quell'epocaalcuni dei caratteri fondamentali che ne conraddistinsero la vita e lo sviluppo anche nei secoli successivi.Dal momento della sua inaugurazioneufficiale (rr maggio del 33o) e fino alla caduta della città nelle mani dei Turchi ottomani di Maometto rr (29 maggio del 1453) - salvo la parentesicostituita dall'occupazionelatina nel corso della quarta crociata Gzo4-6r) Costantinopoli fu per oltre un millennio la capitale dell'impero bizantino e, insieme con Roma, il più importante cenffo monumentale del mondo tardoantico e medievale. Per lunghi periodi costituì inolre il più vasto agglomerato umano e il maggior centro di consumo del bacino del Mediterraneo e anche nei momenti più oscuri della sua storia rappresentò un fondamentale punto di riferimento politico, ideologico e religioso per una societàche era perfettamente consapevole dell'antichità delle sue origini e della complessitàdei valori simbolici e culturali che si sommavanonella capitale dell'impero bizantino, di volta in volta definita Nuova Roma, Nuova Atene, Regina delle città, Protetta da Dio. Lo sviluppo e la trasformazione del tessuto urbano e monumentale di Costantinopoli furono segnati e in qualche misura anche determinati da una serie di catastrofi naturali che colpirono la città: solo per il periodo compreso tra il rv e il x secolo le fonti ricordano ben trentatré terremoti (Guidoboni, 1989), alcuni dei quali di devastante intensità, a partire da quello del 447 che distrussebuona parte delle mura teodosiane appena costruite, e un numero imprecisato di incendi più o meno gravi, favoriti dallo sviluppo spessodisordinato dell'edilizia residenzialeprivata (Kriesis, 196o; Dagron, r99r, pp. fi7-8), alcuni dei quali interessaronointeri quartieri, distruggendo a più riprese importanti monumenti pubblici (Schneider,t94rù.
oil Archeologia un^capitale Anche se la moderna Istanbul conserva un patrimonio monumentale paragonabile solo a quello di Roma, le fasi di sviluppo e di trasformazione della capitale bizantina possono essere seguite solo parzialrnente attraverso i dati archeologici. Le ineluttabili leggi del reimpiego c della trasformazione di spazi e costruzioni hanno infatti determil:1
rNTRoDUzroNn All',tncuEoLocr,t
BIZANTTNA
nato una soprawivenza assaiselettiva degli edifici antichi: si sono conservate molte chiese, gran parte delle quali trasformate in moschee dopo la conquista ottomana e quindi di fatto tramandate con poche modiflche significative. Si conservanonella loro sostanzialeintetezz le mura terrestri di epoca teodosianae solo per alcuni tratti le mura marittime; rimane una parte importante del sistemadi adduzione e di conservazionedelle acque, con un lungo tratto dell'acquedotto di Valente e alcune cisterne di grandi dimensioni; infine, i grandi lavori di tiassettourbanisticoseguiti agli incendi del rgrz-r3 hanno permesso di riconoscerenell'area monumentale cenffale a ridosso della chiesa della Santa Sofia le racce dell'antico impianto urbano. Per il resto, la progressivaerosione di oltre quatffo secoli di attività umane e il vertiginoso e spessodisordinato sviluppo urbanistico della città moderna nel corso dell'ultimo secolo hanno di fatto determinato la completa scomparsadi edifici pubblici e privati e una irrimediabile alterazionedei gacciati viari antichi, oggi ricostruibili in parte solo sulla base delle fonti. D'altro canto, le indagini di scavo fin qui condotte sul territorio urbano - in massima parte scavi di emergenzao di salvataggioin occasionedi grandi lavori di urbarizzazione tealízzati a píù riprese soprattuttotra gli anni Venti e gli anni Sessanta(Mamboury, 19361 1938; t95r; Lafontaine, ry59-6o) - non hanno mai assuntocarattere di sistematicitàe organicità e la topografia di larghi settofi della città tardoantica e medievale risulta ancor oggi assai poco chiara almeno dal punto di vista dell'analisiarcheologica(Schneider,1936; Kleiss, rg77). 1965; Muller-'W'iener, Sufficientementeapprofondita è per esempio la conoscenzadi alcuni settori immediatamenteadiacenti l'area dell'antico palazzoimperiale, frutto soprattutto delle ricerche condotte negli anni Venti e Trenta dalle équipe francesi, tedeschee inglesi, in funzione del risanamento dei quartieri orientali della città e della realizzazionedi un grande parco atcheologicoche non vide però mai la luce (Cassone/ lil/iegand, 1934; al., r9z8; Casson,Talbot Rice, r9z9; Mamboury, Demangel,Mamboury, :'939;Brett et al., 1947; Talbot Rice, 1958)' Rimangono invece quasi del tutto ignoti gli assetti urbani e monumentali dí gran parte delle aree centrali e occidentali, che pure in diversi frangenti hanno rivelato le loro notevoli potenzialità archeologiche, per esempioin occasionedella costruzionedella nuova università, allorché furono riportati alla luce ma non adeguatamenteindagati diversi edifici religiosi (Firath, r95r), o quando i lavori per la reahzzazione di un nuovo asse stradale portarono alla scoperta e allo . scavodella chiesadi S. Polieucto (Harrison, 1986; Hayes, rc.'c;zl
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COST.{NTINOPOL
Per contro, la relativa ricchezzadelle informazioni desumibili dalle fonti storiche, trattatistiche e narrative ha consentito lo svilupparsi, fin dagli inizi del secolo,di una ricca tradizione di studi storico-topografici, dedicati sia alla città nel suo complessosia ad alcuni dei suoi monumenti più signiflcativi(Preger, r9o5'r2; Ebersolt, r9o9; Janin, Guilland, t969; Mango, 1985; ry86ù. ry64; La più antica descrizione della città è costituita dalla Urbs ConAantinopolitanaNoua Roma, opera anonima del secondo quarto del v la raccoltadei Pasecolo(Mu.rgo, 1985), cui seguecronologicamente casosi tratta di (Dagron, questo ultimo In 1988). Berger, rq8+b; tia compilata indescrittivo, e storico a carattere di testi collazione una testi minori numerosi di conto tenendo x secolo fine del alla torno di- altre tre più passi significativi i invece riportando pervenuti e non di Mileto Esichio di i Patria Konstantinopoleos .orr"fvatesi op.rè (vr secolo), le ParastaseisSynthomoicbronicai, opera anonima della prima metà dell'vrrr secolo (Con*antinople, 1984), e la Narrazione d.ellacostruZionedella SantaSofw, anch'essaanonima che, nonostante la dubbia attendibilità di molti passi, costituisceun importante riferimento per lo studio della topografi,adi cosranrinopoli nei primi secoli della sua storia (Dagron, ry9r). Per quanto riguarda l'epoca protobizantina si rivelano di notevole utilità le àp".. degli storici di tradizione antica (Zosimo, Agazia,Giovanni Malala, Teofilatto Simocatta e Marcellino Comes),mentre' come si è già ricordato, il primo libro del De aedifciis di Procopio di CesareaÈ itrt.ru-"nte dedicato all'elenco e alla descrizionedegli edifici civili e religiosi fatti costruire da Giustiniano nella capitale imperiale. Per i secoli immediatamentesuccessivial vr si registra invece una sensibile diminuzione sia nella quantità sia nella qualità testimoniale delle opere pervenute (Mango, 1985, p. 8) e solo a partire dal rx e * ,..olo h ricerca storico-topografrcapuò trovare nuove basi nelle opere dei cronachisti (soprattutto Teofane il Confessoree il Teofane aulaebyzan' Cìntinuato) e particolarmente nel trattato De caeremoniis (9rz-959)' In quePorfrrogenito vrr Costantino dell'imperatore tinae luodiversi e dei corte di del cerimoniale le descrizioni caso st'ultimo ghi a esso deputati si rivelano strumenti di eccezionalevalore per la iicostruzioneàel complessodel Grande Palazzo(Mango, 1959), di alcuni edifici religiosi ira cui la Santa Sofia, nonché di tratti significativi dell'impianto urbano della Costantinopoli mediobizantina. Per quanto riguarda infine I'età tardobizantina,la grande attività letterariae cronachisticafiorita pressole corti dei Comneni prima e dci Paleologhipoi ha l)crmessola trasmissionedi una grande mole di X.l
JZIONE
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BIZANTINA
- soprattuttoredati - peraltro non ancorastudiati sistematicamente lativi ai quartieri occidentali della città, intorno ai quali ruotavano i nuovi centri direzionali della capitale in quell'epoca.
La città ro ^!l^e tardoantica Stando alle fonti contemporanee(Dione Cassio,Lxxrv, ro, 14; Erodiano, rrr, r, 6), la conquistadell'anticaBisanzioda parte delle ruppe di Settimio Severo comportò la totale distruzione della città, a partire dalla poderosacinta muraria che difendeva l'estremità orientale del promontorio (la cosiddetta Punta del Serraglio,corrispondente grosso modo con il palazzo imperiale ottomano del Topkapr Saray). Fatta eccezioneper alcune iscrizioni per lo più provenienti dalle necropoli suburbane di età ellenistica, sul temitorio della moderna Istanbul non rimane alcuna traccia archeologicadel primitivo insediamento. Anche per quanto riguarda la Bisanzio di età severianale nostre conoscenzesi basano quasi esclusivamentesu notizie riportate da fonti bizantine di epoca successivache legano al nome dell'imperatore una serie di importanti interventi edilizi (Mango, 1985; r986b; Berger, 1987; Barcanti, r99oa). Oltre alla nuova cinta muraria, che molto probabilmente ricalcavail percorso di quella precedente,reimpiegandone forse le strutture superstiti, alla diretta committenza di Settimio Severo dovrebbero esserericondotti il sostanzialerifacimento dell'antica agorà- che venne cinta di portici (assumendodi conseguenzala denominazionedi Tetrastoon)e a ridosso della quale sorsero in seguito il Grande Palazzoimperiale, uno degli edifici del Senato e la chiesa della Santa Sofia - il primitivo impianto dell' ippodromo, l'edificazione delle grandi terme di Zeuxippo, nonché la cosmuzione o il restauro di tutta una serie di edifici pubblici: alcuni templi, una piazza d'armi (Stratègtnn)e forse un anfitearo. Fu solo però con la designazionedella città a capitale imperiale che Costantinopoli visse la sua prima fase di rapida e intensa espansione urbanistica, sottolineata innanzitutto dalla costruzione di un nuovo peribolo fortificato che doveva correre quasi tre chilometri a ovest della cinta severiana,anche se il suo tracciato e la sua strufiura sono ricosfruibili solo in maniera largamente ipotetica (Janin, 1964, pp.263-5; Mango, 1985). Più chiaro apparcinvece f impianto interno della nuova entità urbana: al pari di Roma, al cui modello simbolico ben si attagliavagià la disposizionesu sette colli, anche Costantinopoli venne suddivisain quattordici regioni amministrative.Le pri-
4.
COSTANTINOPOLI
me cinque, di dimensioni limitate ma densamente popolate, erano comprese all'interno del perimetro delle antiche mura severiane;le regioni dalla sestaalla dodicesimaoccupavano,con superfici e densità abitative diverse, lo spazio compreso tra la vecchia e la nuova cinta; la tredicesima era costituita dal sobborgo di Sykae,posto al di là del Corno d'Oro, sulle pendici della collina di Pera dove in seguito sarebbero sorti gli importanti quartieri suburbani di Pera e Galata. La quattordicesimaregione - la cui ubicazione è stata a lungo oggetto di dibattito (Mango, r986c) - comprendevaprobabilmenteil sobborgo delle Blacherne, sito abitato sin dall'antichità, dotato ancora a quest'epoca di una propria cinta di mura e che venne inglobato nel tessuto urbano di Costantinopoli solo al momento dell'edificazionedelle mura teodosiane. II sistemaviario era otganizzatointorno a un asseprincipale (la Mese) che partiva dall'antico Tetrastoone, dirigendosi verso Ovest, raggiungevaprima il nuovo foro circolare costruito in onore di Costantino, sul quale si apriva il secondo degli edifici del Senato, poi due importanti nodi stradali, tJ.Tetrapylon,dove la Meseincrociava un decumano, e quindi il Pbiladelphion,dove la strada si biforcava in due rami. Il ramo meridionale si dirigeva verso la porta principale delle mura (la Porta d'Oro), mentre il ramo settentrionaleraggiungeva un'altra porta passandodinanzi all'importante complessoreligioso dedicato ai Ss. Apostoli cui era annessoil mausoleo dello stessoCostantino (Mango, r99o; Dagron, r99Í, pp. 4o7-t5). 4.4 L'epoca protobizantina Il regno di Teodosio rr (4o8-45o) segnòun'altra tappa di fondamentale importanza nello sviluppo urbanistico di Costantinopoli, legata in primo luogo alla costruzione della nuova cinta delle mura terrestri, erette a partire dal 4ry e che costituirono ancora dopo la conquista ottomana il cardine del sistema difensivo della città (Meyer, Schneider, 1943;Tsangadas,r98o), e quindi alla definitiva sistemazionedei principali assi viari che caratterizzaronola topografia della capitale per tutto il millennio bizantino. Le mura teodosiane si dispongono lungo un arco di cerchio a una distanza di circa j,j km dall'esmemitàdel promontorio su cui sorge la città. Partendo dalla costa della Propontide, essesi sviluppano verso Nord per oltre 5.6oo metri fino a raggiungereil quartiere delle Blacherne, dove sembrano arrestarsibruscamente all'altezzadel più tardo palazzodel Tekfur Saraye dove andavanoprobabilmentea
raccordarsicon l'autonomacerchia muraria, oggi scomparsa,che già in epoca costantinianadoveva difendere quel quartiere. Lungo tutta la sua estensionela cinta teodosiana presenta una peculiare articolazionestrutturale che servì da modello per gran parte dei sistemi difensivi costruiti in epoca protobizantina in molte delle regioni dell'impero (noro r7). Procedendodall'esternoverso l'interno si incontrano infatti: un fossato artificiale, largo tra i 15 e i zo m e profondo trz^j e 7 m, ancotz-oggi ben riconoscibile sul terreno; una prima area scoperta compresa tra il fossato e il primo muro; l'antemurale,fiancheggiatoda 9z piccole torri dispostein assecon le cortine libere ra le torri del muro principale resrostante; una seconda e ampia fascia scoperta; e infine il muro principale, alto circa r r m, dotato di un cammino di ronda e difeso da 96 torri di forme diverse (74 quadrate, 14 ottogonali, 5 esagonali,z eptagonali e r pentagonale),regolarmentedistanziatetr^ loro di circa 55 meri. Altrettanto peculiare e caratteristicadell'edilizia pubblica costantinopolitana dei primi secoli dell'impero bizantino appare la tecnica edihzia, caîatfetízzatadall'impiego di una muratura a sacco con nucleo centrale in conglomeratocementizio e cortine a fasce alternate di cinque filari di \aterizi e di un numero più variabile di filari di blocchi di pietra accuratamente squadrati. In questo tratto delle mura si aprivano inolre dieci porte principali - le più importanti delle quali erano, da Sud a Nord, la Porta d'Oro, la Porta di Pegéo di Silivri, la Porta di S. Romano e la Porta di Charisius o di Adrianopoli - cui si aggiungevanoun consistente numero di posterule che davano accessoagh.spazi aperti tra le mura e il fossato. Pur conservandonella loro sostanzialeintegrità I'aspetto originale assuntodopo la ricostruzione,awenuta ancora in epoca teodosiana, dei lunghi tratti abbattuti nel corso del disastrosoterremoto del 447, le mura terrestri di Costantinopoli furono oggetto nel corso dei secoli di tutta una serie di restauri volti a risarcire i danni provocati dalla lunga serie di catastrofi naturali cui si è accennato.Le iscrizioni attestanogli interventi di Giustino u (565-578),Leone rrr Isauricoe suo figlio Costantino v dopo il terremoto del 74o, Basilio rr e Costantino vrrr nel 975, Alessio rrr Angelo Gry5-rzo3), probabilmenteeponimo di tutta una serie di restauri condotti dai Comneni Manuele r (rr43-8o) e Andronico r (r183-85), e infine di Giovannivrrr Paleologo (r425-48). Più complessosi presentail problema della cronologiae delle fasi di realizzazionedelle mura marittime; il ChroniconPascale(Mango, 1985,p. 25, n. rz) e lo PseudoCodino (Janin,Í964, p. 287,n. 3)
attribuiscono all'epoca di Teodosio rr anche la costruzionedelle mura che difendono Costantinopoli lungo i lati prospicienti il mare, ma questo dato non sembra trovare alcun riscontro in altre fonti e nell'evidenza dei resti conservatisi.Per quanto riguarda il tratto meridionale che corre lungo la Propontide (noro r8), le mura - che si sviluppano per circa 8 km e sono costituite da un semplice muro alto tta i rz e i 15 m, rinforzato da r88 torri, con almeno 13 porte attendono ancora uno studio sistematico,ostacolato ffa I'altro dallo stato di frammentarietà dei resti, demoliti per lunghi tratti alla fine del secolo scorso in occasionedella costruzione della linea ferroviaria (Mamboury, \liegand, r%ù. Va inoltre rilevato che proprio questo ratto delle mura è quello che più degli altri sembra aver vissuto in una sorta di simbiosi con gli edifici pubblici e privati a esso adiacenti, molti dei quali si vanno ad appoggiarc alla struttura difensiva, che a sua volta potrebbe aver reimpiegato segmenti significativi di edifici di vario genere e di diversa epoca. Ancora più controversaapparela questioneper quel che riguarda le mura marittime che corrono lungo il Corno d'Oro. In questo caso l'opera di risanamentodell'intero quartiere appena condotta a termine dalle autorità turche promette di favorire una lettura archeologica più analitica delle strutture conservatesi- si tratta di un muro singolo, alto circa ro m, rinforzato da circa rro torri e prowisto di 14 porte - e di verificare quindi sul terreno le ipotesi di datazione avanzate. In particolare quelle che, sulla base di una notizia riportata dalle fonti secondocui in occasionedell'attaccodegli Avari del 626 questr- zona della città era sprowista di mura, riconducono la costruzione di questo tratto delle difese cittadine a una fase addirittura successiva alla grande stagionegiustinianea(Grumel, 1964; Mango, 1985). L'ampliamento del perimeffo urbano rcalizzatosicon la costruzione della nuova cinta determinò owiamente anche una generaleridefinizione dell'assettotopograficodell'interacittà. Il principale asseviario continuava a essererappresentatodalla Mese,i cui rami meridionale e settentrionale vennero prolungati fino a raggiungere la cinta teodosianarispettivamente in corrispondenza della nuova Porta d'Oro e della Porta di Adrianopoli. Sull'asseprincipale della Mese- che collegavail nucleo monumentalecentrale che ruotava intorno al grande Tetrastoono Augusteion, alla Porta d'Oro - si disponevano una serie di piazzeche, riprendendo e rielaborando il tema del forum romano, costituivano alffettanti punti focali nella vita cittadina. 'Intorno all'Augusteionsorgevanogli edifici monumentalipiù impcrrtanti e intimamente legati con l'esercizio e la rappresentazione simbolicaclel potere civile e religioso(rrc. z6): a Sudestsi apriva
INTRoDUzroNn AI-I-'aRcuroLo<;r,{ BTzANTTNA
FIGURA
26
Costantinopoli, pianta dell'area monumentale centrale
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Fonte: Rjel,aborazione da Múller-Wiener
G9771.
infatti la Chalké,il monumentale vestibolo che dava accessoal Grande Palazzoimperiale; ad Est sorgevanoil Senato e il complessodella Magnaura (anch'essofacente parte del palazzo);a Nord, già a partire dall'epocadi Costanzou Q3736r) sorgevala chiesadella SantaSofia, mentre a Ovest si staccavaappunto la Mese,il cui inizio era mar-
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cato dalla presenza del monumentale tetrapilo del Milion (Firath, ry69). Procedendo verso Ovest il percorso della Mese era scandito dal già citato foro di Costantino, il cui centro era segnato dalla grande colonna onorifica in porfido ancora in parte conservata (Barsanti, 1992, con bibliografia precedente), poi dal foro di Teodosio r, detto anche Forurn Tauri (Barsanti, in corso di stampa), quindi, dopo la biforcazione del Pbiladelphíon,íI Forum Bouis e, da ultimo, il foro di fucadio. La precisa locahzzazionedel Forurrt Bouis - cos\ definito per la presenza di una grande fornace in forma di testa di bue portata a Costantinopoli da Pergamo - è ancora incerta, stante I'assenzadi testimonianze archeologichee la poca chiarczza delle fonti; per contro il centro del foro di Arcadio è indicato dalla presenza del grande basamento della colonna onorifica eretta agli inizi del v secolo, oggi pressochétotalmente inglobato in modeste abitazioni. Tra gli edifici monumentali che caratterizzavanola Costantinopoli di età protobizantina tre appaiono specialmente importanti per il ruolo che ebbero in tutte le epoche della storia della capitale bizanti' na: il palazzo imperiale, I'ippodromo e la chiesa della Santa Sofia (Krautheimer,1987,pp. 6r-ro5). Il Grande Palazzo degli imperatori bizantini sorgevafin dall'epoca costantiniana (ma le prime fondazioni potrebbero risalire gràLalI'intervento di Settimio Severo;Herrin, r99r) all'estremitàdella penisola su cui si dispone Costantinopoli, su di un grande feffazzamento prospiciente il Mar di Marmara. Le indagini archeologiche condotte a partire dai primi decenni di questo secolo (Brett et al., ry47; Talbot Rice, ry56; t957; 1958) hanno potuto chiarire solo in minima parte la diposizione e l'effettiva consistenzadei molti edifici che, disponendosi intorno a corti e porticati, costituivano il vasto agglomerato del palazzo,anche se i limiti del complessorisultano ben definiti dalla presenza di altri grandi monumenti pubblici. Verso Nordovest I palazzo confinava infatti con l'ippodromo e le grandi terme di Zeuxippo; verso Nordest con la piazza dell'Augusteione, al di là di questa, con la Santa Sofia e il Senato;verso Sudovestcon il palazzo del Boucoléon e il quartiere di Hormisdas, mentre verso Est e verso Sud i grandi tenazzamenti si affacciavanodirettamente sul mare. Gli edifici che sorgevanoall'interno del perimetro così definito sono in gran parte noti solo attraverso numerose ma spesso imprecise fonti antiche - in particolare il citato De caerirnoniisdi Costantino vrr Porfirogenito - che hanno permessoagli studiosi ricostruzioni ipotetiche, ma sufficientementeattendibili almeno nelle li-
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COSTANTTNOPOLT
nee generali, dell'aspetto che 1l palazzo aveva assunto in epoca mediobizantina attraverso il succedersidei continui interventi edilizi e di abbellimento cui praticamente nessuno degli imperatori di Bisanzio volle rinunciare (Dirimtekin, r96j; Guilland, 1969; Miranda, 1983; Jobst, Vetters, ry92). Sul lato settenrionale del palazzo,rivolto verso l'Augusteion, si apriva l'ingresso monumentale Oa Chalké), un edificio di impianto quadrangolarericosruito da Giustiniano che prendeva il nome dalla grande porta bronzea destinata a mettere in comunicazionei. palazzocon lo spazio antistante la chiesa della Santa Sofia e che ospitava nella sua sala centrale cupolata una vera e propria collezione di opere d'arte fatte giungere dalle diverse regioni dell'impero (Mango, r9j9).Attraversata la Chalké, si giungevaalle scholaedei corpi di guardia e quindi a una serie di sale di rappresentanza che conducevano direttamente al palazzo di Daphné, di fondazione costantiniana,che costituiva ancora in età teodosiana il nucleo centraledell'intero complesso. Già con Giustino t (565-578) e poi con il suo successore Tiberio r Costantino(578-582) vennero però portate a termine la costruzione e la sontuosadecorazionedel cosiddetto Crisotriclinio, la grande salaottagonalecupolatae dotata di un'esedradestinataa ospitare il trono imperiale che il De caerimoniisattesta come vero cuore del palazzo.A sua volta il Crisotriclinio comunicavaatffaverso una serie di ambienti intermedi con la tribuna imperiale (kathisnta),posta lungo il lato orientale dell'ippodromo. La zona meridionale del palazzo sembra avesseinvece una connotazione più spiccatamentereligiosa: presso il limite della spianataartificiale si trovavano infatti ue importanti chiese dedicate rispettivamente alla Vergine, a S. Demerio e a S. Elia, mentre più in basso,oltre il limite del tenazz mento, sorsein seguito la grande Nea Ekklesiavoluta da Basilio r il Macedone (s67886), oggi completamenteperduta e nota solo dalle fonti. La zona nordorientale del Grande Palazzoera occupata dal complesso detto della Magnaura, utilizzato come luogo di ricevimento degli ambasciatori stranieri, il cui nucleo centrale era costituito da un edificio di impianto basilicale a tre navate, al fondo del quale una nicchia sopraelevataospitava il trono di Salomone, corredato da un'imponente scenografia di automi, usato dall'imperatore nelle udienzealle delegazionistraniere. Se il Grande Palazzorappresentò per quasi tutto il millennio bizantino il simbolo stessodel potere imperiale,fu però un aluo grande edificio pubblico, I'ippodromo, ad assolverenello stessoperiodo alla funzione di principale luogo di raccolta e di incontro della popolazione di Costantinoooli.contribuendoa mantenereviva I'idea della
vita urbana di tradizione antica anche nelle fasi di maggiore disgregamento del tessuto connettivo della città medievale(Guilland, 1969; t97o; Dagron, r99r, pp. 3rr-25). Iniziato già sotto Settimio Severo e completato in età costantiniana, I'ippodromo di Costantinopoli, che sorgeva a Nordovest del Grande Palazzo e tanto vicino a quest'ultimo da condizionarne in parte lo sviluppo topografico, fu oggetto di continui restauri nel corso dei secoli e ancora alla metà del xrv secoloospitava tornei cavallereschi secondo le mode introdotte un secolo prima dai conquistatori latini. Benché le indagini archeologichecondotte negli anni Venti e Trenta abbiano interessato solo una parte relativamente limitata del grande complesso,le fonti letterarie e iconografiche- in particolare Yenezia 16oo, p. 6r, una incisione del Panvinio (De ludis circensibus, permettono di riconoscerneI'impianto tradizionalecon la rev. n) doppia corsia separata dalla spina (decorata da una imponente collezione di colonne e obelischi portati a Costantinopoli dalle diverse regioni dell'impero; Bassett,r99r) e conclusaverso Nordest dai carce' res e all'estremità opposta dalla grande curva della sphendoné. Il terzo grande polo del centro monumentale della Costantinopoli protobizantina e bizantina era costituito dalla chiesa della Santa Sofia. L'ar,'vio dei lavori di edificazione di un grande tempio cristiano dedicato alla sapienzadivina e collocato proprio nel cuore dell'acropoli della città antica si deve probabilmente già a Costantino, anche se la prima chiesa - che le fonti consentono di ricostruire ipoteticamente come impianto basilicalea tre o cinque navate,coperto a tetto e forse dotato di gallerie - venne consacratasolo nel febbraio del 36o sotto il regno di Costanzorr. Le fonti e gli scarsidati archeologici non consentono di stabilire quanta parte della chiesa originaria andò distrutta nell'incendio scoppiato nel 4o4 nel corso dei disordini legati alla deposizionedi Giovanni Crisostomo dalla carica patriarcale e non è quindi possibile determinare se il successivointervento di Teodosio rr, culminato con la riconsacrazionedel 4r5, sia consistito in un semplicerestauroo in una radicalericostruzione.All'epoca teodosiana debbono comunque esserecertamenteassegnatii resti del monumentale portico colonnato venuto alla luce nel corso degli scavi condotti nell'areaantistantel'esonartecedella chiesaattuale (Schneider, r94rb), mentre probabilmenteancora al rv secolorisale la coche sorge accanto all'angolo nordorienstruzione dello skeuoplrylakion tale dell'edificio(Mathews,r9Zr, pp. rr-8). Ai decenni cenuali del v secolo si datano inoltre una serie di importanti chiese r.rbicatein diversí quartieri della città e che per le morfolosichesembranocostituireuno dei lor() c()stanticarattcristichc
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punti di paffenza per i successivisviluppi dell'architettura della prima età bizantina. Nell'estremo quartiere sudorientaledella città, compreso tra la cinta teodosianae il Mar di Marmara, sorgela chiesadi S. Giovanni di Studio (ilc. z7),la cui costruzionepuò esseredatata con cerfezzaagli anni Cinquanta del secolo e che, dal punto di vista dell'iconografia e delle soluzioni strutturali, può essere considerata una sorta di modello normativo dell'architettura religiosa costantinopolitana dell'epoca.La chiesapresentaun impianto basilicalea tre navate, scandite da due file di colonne architravate, con nartece e atrio quadrangolare,oggi quasi totalmente scomparsoa eccezionedi parte àel muro settentrionalee del porticato a quattro_colonneche nel nartece. All'interno rimangono tracce evidenti dell'esii--"tt. stenzadi una galleria continua a U che cofreva sul nartece e sulle navate laterali; 1'abride, separata dalla navata centrale da una recinzione presbiteriale, ospitava un syntbronoz,mentre al di sotto dell'altare si apriva una piccola cripta cruciforme cui si accedevaattraverso una ripiàa scalinata.In S. Giovanni di Studio il tradizionaleschema basilicàleappare però aggiornatoattraversouna serie di soluzioni peculiari: I'aJozione di un impianto rettangolare sensibilmenteraccorciato nel suo asselongitudinale e ampliato in quello trasversale'con vna navatacentrale fortemente dilatata in laryhezza;la presenza di un'abside semicircolareall'interno e poligonale all'esterno, che segna il debutto di una tipologia che ebbe in seguito grande fortuna nel mondo bizantino; I'impiego di una mufatura a fasce alternate di pietra e matroni che ricoida assaida vicino quella impiegata pochi decenni prima nella rcahzzazionedelle contigue mura teodosiane; la creazione di un sistema di accessiassai articolato - cinque porte su ciascun lato dell'atrio, ampia comunicazionefra a6io e nartece e fra quest'ultimo e chiesa,qrr"itro ingressi diretti nella zona orientale della chiesa,di cui due specialmenteimportanti aperti nel muro est immediatamentea nord e sud dell'abside- forse da mettere in connessione con le necessitàdella celebrazioîe liturgica (Mathews, r97r' pp. 19-27, con bibliografiaprecedente). Le soluzioni adottare in S. Giovanni di Studio si ritrovano pressoché identiche nella contemporaneachiesa della Theotokos di Chalkoprateia (nrc. zg), i cui resti della zona absidalesono riemersi nel coiso della sistemazioneurbanisticadell'areaa Ovest della SantaSofia. Nel caso della basilica di ChalkoprateiaI'unica differenzasensibile rispetto alla chiesa studita appare relativa alla tecnica edilizia, con I'impiego di una muratura completamentelateriziache in qualche misura anticipa le soluzioni strutturali tipiche dell'architetturagiustinianea (Kleiss,rg66; Mathews, r97r, pp. 2833). Gli stessicaratteri elì
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FIGURA
COSTANTTNOPOLT
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Costantinopolí, pianta della chiesa di S. Giovanni di Studio
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Fonte: Mathews (ry7r)
FrcuRA 28 Costantinopoli, pianta della basilica di S. Maria di Chalkoprateia
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Fonte: Matbews (ry7r\.
compaiono infine nella chiesa di ignota dedicazione i cui resti sono venuti alla luce nel corso di indagini archeologichecondotte in uno dei cortili del Topkapr Saray e che sembrerebbepoter essere datata addirittura prima della basilica di Studio; in questo caso possibili preesistenzemonumentali possono aver determinato alcune delle peculiari soluzioni planimetriche che caratfetizz no questo edificio peraltro ancora non adeguatamentestudiato (Ogan, r94o; Mathews t L ) 7 r ,p p . I l - 8 ) . Al cli lrì rlci rilcvrrnti rrsl'rettimonumentaliche la caîatterizzano,
rNTRoDUzroNr Att.',tncggoLoclA
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l'epocateodosianarappresentòin ultima analisiancheil cofonamento di una delle fasi deiisive nello sviluppo delle strutture economiche della capitale imperiale. Ancora all'età tardoantica e protobizantina risale inlatti l'allestimento delle principali infrastrutture di approwigionamento e di servizio della città: a partire dalla secondametà del iv secolo si assistea un continuo ampliarsi e moltiplicarsi sulla costa della Propontide delle installazioni portuali destinate a ricevere le enormi quantità di derrate alimentari provenienti dalle regioni periferiche def'impero e dirette a quello che si awiava a divenire, insieme con Roma, il maggior centro di consumo del mondo mediterraneo (Teall, 1959; Mango, 1985, pp. 37-40).Le fonti forniscono inoltre almeno i nomi, anche se non la precisaubicazione,di numerosi magazziri, raggruppati tutti nelle regioni v e rx' e quindi immediatair..rt" u rid"rió dei porti principali, destinati ad accogliere quelle merci (Janin, 1964,pp. r8r-z). Ancora alla secondametà del rv secolo risale l'impianto di un nuovo sistemadi adduzione e di conservazione dell'acqua:il vecchio e insufficiente acquedotto della Bisanzio romana venne sostituito da quello fatto cosffuire da Valente nel 373 - collegato con una rete di canalizzazioniche raggiungevanola foresta di Belgrado, nella zona del Bosforo, e forse addirittura i massicci montuosi al confine con l'attuale Bulgaria - e, in epoche diverse, vennero allestitetre enormi cisternescoperte(dette di Ezio, di Aspar e di S. Mocio) che da sole garantivanouna riservaidrica pari a oltre un milione di metri cubi, più un numero imprecisato di cisterne coperte di dimensioni più o meno grandi (Forchheimer, Strzygowsky 1977, pp. z7r-85).Fra la metà ia93; AtaEeri,1965;Múller-\X/ieneî, d.Í ,, t".olo e la metà del successivo,prima della grande peste del il 542 che dimezzò la popolazione, si colloca infine probabilmente raggiunse che momento di massimo sviluppo demografico della città, in questo periodo il numero di circa Soo.ooo abitanti (Jacoby' ry6r). 4.5 L'età giustinianea I grandi imperatori evergeti del vr secolo,in primo luogo certamente Giustiniano, ma anche Anastasio, Giustino r e Giustino rr, la cut committenza appare spessosottaciuta dalle fonti antiche in favore di quellagiustinianea(Mango, r98i, p. 5z), ercditaronoquindi dai loro pred..éssori una capitalegià definita nelle sue linee urbanisticheessenziali,che non vennefo di fatto più alteratese non in direzionedi un sensibilepotenziamentodelle srutture religiose.
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COSTANTINOPOLI
Il primo libro del De aedifrciisdi Procopio di Cesarea,nel descrivere le numerose opere riconducibili alla committenza giustinianea a Costantinopoli, enumera tutta una serie di restauri, rícosffuzioni e nuove edificazioni di importanti edifici civili, a partire dalla ricostruzione del vesdbolo del Grande Palazzo,delle terme di Zeuxippo e di una delle sedi del Senato,distrutti dall'incendio del 532, per giungere all'edificazionedi enormi cisterne,di portici, di ospedalie di palazzi urbani e suburbani. Ma questi interventi, peraltro anche simbolicamente in linea con la politica di restauratioimperii perseguita da Giustiniano, appaiono certamente minoritari rispetto al grande impulso che gli imperatori della prima metà del vr secolo diedero all'edilizia religiosa,monumentale o semplicementedi servizio. Il catalogo di Procopio assegnainfatti alla diretta committenza giustinianeaben uentatré chiese,vale a dire pressochéil doppio di quelle esistenti nella città, intorno alla metà del v secolo ed elencati nella Notitia Urbis. Questo processo di rapida cústiarizzazione degli spazi pubblici della capitale bizantina appare evidente anche su scala urbanistica: due dei nuclei fondamentali della città antica e tardoantica, quello ruotante intorno all'Augusteion,al GrandePalazzoe all'ippodromo e quello circostanteil Philadelphion, appaiono infatti in questa fase oggetto di uno specifico interesse,che si traduce in un moltiplicarsi di grandi fondazioni religiose che non trova confronto in nessunaaltra parte della città. L'area dell'acropoli dell'anticaBisanzio,che già all'epocadi Costantinoe di Costanzorr avevavisto una trasformazionein sensocristiano con la costruzione delle chiese dedicate alla Santa Irene e alla SantaSofia (Dagron, r99r, pp. 38o-z), in epoca giustinianeasviluppa ulteriormente questa sua vocazione eminentementereligiosa. Testimoni ptincipali di questo processo sono innanzitutto proprio le due chieseappenacitate, entrambeinteramentericostruite (nrc. z9) subito dopo le devastazioniseguite alla rivolta di Nika del 532 (Mathews, 1976, pp. Íc.2-22, 16z-3:'z), che andarono a inserirsi come elementi dominanti in un panor^ma caîafterizzatodalla presenza di un gran numero di edifici minori sedi di istituzioni caritatevoli (Procopio di Cesarea,De aedifciis, r, rr, r3-zo). Un fenomeno analogo si evidenzia nei quartieri centrali della città, nelle adiacenzedell'antico Philadelphion dove le indagini archeologiche hanno portato all'individuazíone di un altro importante nucleo religiosocronologicamentecollocabileall'inizio dell'età giustinianea anche se non clirettamenteriferibile alla committenzaimpe-
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL,{RCHEOLOGIA
BIZANTINA
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Costantinopoli, pianta della chiesa della Santa Sofia nella fase giustinianea
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FIGURA
COSTANTTNOPOLI
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Costantinopoli, pianta della chiesa della S. Eufemia
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Fozle: Mùller-$íiener (tg9l) Fonte: Mathews $97r\.
riale. Lungo la dkamazione settentrionale della Mese sorgeva infatti la chiesa dedicata a S. Polieucto; edificata tra il 524 e 11 527 su commissione della ricca aristoctatica Anicia Giuliana, la chiesa andò totalmente distrutta intorno alla fine del xrr secolo, ad eccezione dell'alta piattaforma di sostruzione e dei livelli di fondazione che sono stati indagati archeologicamente nel corso degli anni Sessanta (Harrison, 1986; Hayes, r99z). Gli scavi hanno consentito di ricostruire un impianto di base pressoché quadrato (citca 5z m di lato), con un andamento delle fondazioni che sembrerebbe indicare una tradizionale disposizione basilicale a pianta raccorciata su tre navate: la potenza dei muri di fondazione lascia però ipotizzare I'esistenza di una copertura pesante e articolata, probabilmente con una cupola in muratura, mentre i frammenti superstiti della ricchis-
sima decorazionescultorea,concepiti appositamenteper ornare nlcchie ed esedre, sembrano indicare I'esistenzadi un ampio spazio centraleunitario. Probabilmenteancoraall'epocagiustinianeao comunque nell'ambito del vr secolo possono inoltre esseredatati altri due edifici di culto di minori dimensioni venuti alla luce nel corso di indagini archeologiche:la S. Eufemia e la cosiddettaBasilicaA del quartiere di Beyazit. Nel primo caso (r'rc. 3o) si tratta di un edificio di culto ricavato all'interno delle strutture del cosiddetto palazzo di Antioco, eretto agli inizi del v secolo nelle immediate vicinanze dell'ippodromo; circa rrn secolopiù tardi, un triclinio del complesso- a pianta esagonale con nicchie semícircolarisu ciascunlato esclusoquello di ingresso in una inserendoun syntbronon vclrne trîsf()f1ìirt()itt lrtogo rli cr-rltct
I)IIZI0NI.:
AI,I, AR(]HEOLOGIA
BIZANTINA
delle nicchie e creando una recinzionepresbiterialeall'interno della quale trovava posto l'altare (Naumann, ry65; Mathews, r9zr, pp. 6rì. Nel secondocasoinvecesi rratta di un edificio di impianto basilicale - facenteparte di un gruppo di quattro unità scavatesolo assai parzialmente(Firath, ry5r) - le cui soluzioni strutturali (in particolare il nartece che si prolunga oltre i limiti della facciata e il corpo dell'edificiopiù estesoin larghezzache non in lunghezza)ne fanno un interessanteunicum nel panoramadell'architettuiacostantinopolitana di epocaprotolsizantina(Mathews, r97r, pp. 6Z-Zì. Nessunataccia archeologicaè invece finora riemersadella grande chiesadei ss. Apostoli, che sorgevasul sito dell'omonimo complessodi epocacostantinianae che la precisadescrizionedi procopio (De aedifuits,r, rv, 9-r8) consentedi ricostruirecome vasto impianto a croce libera, con tuti i bracci scanditi in tre navatecon galieriee con un articolatosistemadi copertureche prevedevauna gùnde cupola centralee quamrocupole di minori dìmensionisui biacci della croce, secondoun modello che si ritrova esplicitamenteriprodotto, ancorain epoca giustinianea, nel S. Giovanni di Efeso (*-ic. ,o. poro rz). _ Nel campo dell'ediliziacivile, benché le imprese costuttive condotte a termine da Giustiniano a costantinopoii non possanoessere paragonatecon quelle delle regioni periferiche dell'impero, anche le fonti e i monumenti conservatitestimonianodi un impegno nel re_ stauro e nella costruzionedi importanti edifici pubblici. óltre ai già citati interventi all'interno del Grande palazzo(Mango, 1959), parú-uúo' colare rilievo assunserola ristruttur azione . I'unn.r*rion.,r.rro complessoimperiale del palazzodel Boucoléon,posto lungo le mura -come marittime della Propontidee ipoteticamente intàrpretato residenza privata di Giustiniano, di cui si conservano ampi resti della facciataprospicienteil mare (noro r9). Alla committenza giustinianeava inoltre assegnatara rcalizzazione delle due grandi cisternecoperrenote con i nomi turchi di yerebatan saray e di Binbirdirek, che nel grande sviluppo planimetrico e nella raffinata pîogettazionearchitettonica- in entrambi i casi si tratta.di grandi spaziipogei, scanditiin moduli quadrangolarida serie di colonnedi reimpiego (366 fusti nel primo caio; 44a, disposti su duc livelli, nel secondo) che sorreggonovolte a crociera in mattoni - testimonianodell'attenzioneposta in questafase nell'esaltareil signifìcato monumentaleanche degli edifici con più evidente destinazionc funzionale. I ()4
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COSTANTINOPOLT
4.6 I secoli vII-xr La profonda crisi atffaversatadall'impero bizantino nel vII e vIrI secolo non poté non segnareprofondamenteanche la storia urbana della capitàle.La scarsitàdelle fonti documenrariee la pressochétotale assenzadi risconli archeologiciimpedisconodi fatto di tracciare un quadro preciso dell'involuzionesubita da Costantinopoli,interessatada una crisi complessivache, se non può forse essereparagonata a quella artfaversatanella stessaepoca dalle grandi città del mondo occidentale- i dati relativi ai materiali ceramici degli scavi di SaraEhaneregistranoper esempio un decrementodella circolazione,ma non br.rschecesurenel modello di approwigionamentodella capitale (Hayes, 1992, pP. i'4) -, dovette comunqueavereriflessisensibiliin tutti i setiori della vita urbana. La fonte principale per quest'epoca, SyntomoiChronikai, benché non possa essereintesa cole Parastaseis me un catalogosistematicodegli edifici ancofa esistentinella capitale bizantina (Constantinople,1984, pp. 45-5), restituisce tuttavia I'immagine di una città in decadenza,in cui l'osservatoresi muove ancora nei grandi spazidella capitaledi Teodosio rr e di Giustiniano che appaionoperò svuotati del loro significatoe costituisconoormai poco pìr: ch" qùint. isolate in vaste aree deserte. Le fonti storiche confermano questo quadro, testimoniandola crisi del sistemaannonario, una brusca riduzione della capacità portuale, I'interruzione per un lungo periodo degli acquedotti, nonché un progressivofenomeno di ruràbziazionedegli spazi urbani e di abbandono o riuso degli antichi monumenti pubblici (Mu.tgo, 1985, pp. 5r-6o). È i.tfitt" significativo che, fafta eicezione per un restauro di incerta portata della chiesa della SantaIrene dopo il terremoto del 74o (Peschlow,1977), nessuno degli edifrci supeistiti possa essere datato, anche solo per una fase, a questo periodo. Puì ancora in assenzadi esplicite testimonianzearcheologiche,il secondoquarto del rx secolodovette segnareuna prima inversione di tendenza:la fonte principale per quest'epoca,il cosiddetto Teofane Continuato, forniscé infatti una lista sufrcientemente dettagliata degli edifici fafti costruire o restaurare dagli imperatori Teofilo (dz9'842) e Basilio r (se7-ss6). La ripresa della commíttenzaimperiale sembra comunque interessaresolo una zona piuttosto fistretta della città, quella del Grande Palazzoe degli immediati dintorni: su ristrutturazjoni e nuove decorazionidel complessopalazialeappare particolarmenre incentraraI'attività di Teofilo, l'ultimo degli imperatori iconoclasti, cr.risi tlcvc pcraltro una serie di restauri alle mura marittime
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
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Costantinopoli, pianta delle chiese del monastero di Costantino Lips
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COSTANTTNOPOLI
FIGURA32 Costantinopoli, pianta dei due livelli della chiesa del Myrelaion, annessaal palazzo di Romano I Lecapeno
In nero le strutture del v secolo, in tratteggio quelle del x. Fozre: Múller-Viener
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Fonte: Enciclopedia dell'Arte Medieuale
testimoniati da frequenti iscrizioni (Janin, 1964, pp. 287-3oo). Più ricca e atticolata sembra esserel'opera di Basilio r, cui possono essere riferite, sempre secondo l'anonimo continuatore di Teofane, ben ffentuno interventi, tra restauri e nuove costruzioni, su edifici religiosi di diversadimensionee importanza,a cominciaredall'edificazione della Nea Ekklesiadedicata alla Vergine (88o), posta nella zona meridionale del palazzoimperiale, e che le fonti permettono di ipotizzare con pianta a croce grecacoperta da cinque cupole. Solo agli inizi del x secolo, e quindi nel momento forse più alto del rinnovamento complessivodel mondo bizantino legato alla dinastia macedone, si datano i primi due edifici religiosi conservatisidi questa fase, entrambi legati in diversa misura alla cerchia imperiale: la chiesasettentrionaledel monasterodi CostantinoLips (Fenari Isa ro6
(ry77).
Cami), dedicata nel9o7, e quella del Myrelaion (Bodrum Cami), fatta costruire intorno al 9zo dall'imperatore Romano r Lecapeno. Il complessovoluto da Costantino Lips, alto ufficiale al servizio di Leone vr (886-9rz), ubicato nel settorecentroccidentaledella città, segna il definitivo consolidarsi della pratica della costruzione di monasteri urbani legati alla committenza di personaggi di altissimo rango, un fenomeno che, già attestato in epoca protobizantin , caratteúizò in misura particolarmente significativa l'assetto urbano della Costantinopoli di età medio e tardobízantina (r'rc. 3r)- La chiesa settentrionale,il cui impianto venne panialmente alterato alla fine del xrrr secolo dall'addossamentodi un secondoedificio di culto (Megaw, t963; Mango, Hawkins, ry64; Mathews, 1976, pp. 3zz-45), do.rr-.rrtu direttamente per la prima volta i caratteri fondamentali dell'architettura medio e tardobizantina della capitale: si tratta di un edificio di piccole dimensioni (il vano centrale non raggiungei ro m di lato), con pianta a croce grecainscritta e tre absidi orientate,poligonali all'esterno,la centrale delle quali è ffaforata da tre ampie finestre; il naos, delimitato a Nord e Sud da pared alleggeriteda trifore e fìnestrqni,è prccccltrtocla un nartececon volte a crociera,dotato di |
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BTZANTTNA
una galleriaaccessibileper mezzodi un corpo-scalaaddossato al lato meridionaledel nartece. La chiesadel Myrelaion (nrc. 3z), che sorgenel moderno quar_ tiere.di*Aksaray,,nelT' ar.u .o-pr.ru tra il segmentocentrale deIlaMese e la Propontide,venne fondita come capf,e[a annessaalla residenza privata.dell'imperatoreRomano r Lecapeno,sfruttandoin parte al pari del palazzocui era collegata. oggi completamenr. f..i*o i. resti.di un grande eqifi:19 in opera q"adratà di pianta .i-olur., databile con buona probabilità ul ., s..oio, ma la cui identificazione rimane ancora assaiproblematica(Striker, rggr). con la sua stessa collocazione.in_ posizione così decentrata riipetto all'antico nucreo monumentaledella capitalequestapiccola -u ì-portuntissima chiesa costituisceun interessanteelemento di riflessiorr. rullu ffasformazione urbana di costantinopoli in età macedone.Anche se le fonti anesrano che restaurie nuove edificazionicontinuaronoa interessare quasi esclusivamentei quartieri di più antica e consolidata urbanizzazione - ancora alla metà dell'xr secolo la committenzaimperiale nel quartiere delle Manganeè testimoniatadal perduro -orrurr.ro di S. Cio, gio, per la cui costruzioneCostantinoix Monomaco (ro4z_5) stan_ ziò cifre considerevoli-, l'affermarsidi nuove tipologie diliírí,ludozione di nuove tecniche costruttive e I'ubicazione di"importanti edifici religiosi nei quartieri centrali e occidentali della .itta, t.uJiriorrut_ mente poco popolati, sembranoinfatti gettare le basi per I'awio di un processodi ridefinizione complessivadi vasti settori della capitale che trovò il suo compimentosoló nel xrr secolo.
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L'epoca dei Comneni I cento anni di regno dei tre grandi esponenti della dinastia comnena, Alessior (ro8r-rrrg), Giovannirr ir- rg_43),Manueler (rr43_ 8o), coinciserocon un periodo di notevorit urior^urioni del tessuto urbano di costantinopoli, rese evidenti in particolare da due fenomeni tra loro stretramentecollegati: il progressivoabbandono del Grande Palazzo in favore dela Àuova rlsid'enza imperiale fa*a cosrruire nel quartiere delle Blacherne e il contempo.unlo sviluppo dell,insediamento nei quartieri sementrionalidella città prospicienti il corno d'oro a-scapiro di quelli meridionali afracciatisul Mar di Marmara. La data di awio della cosrruzionedel parazzoi-p.riut. uti. nlucherne non è precisamentedefinibile, così come ancora non chiarita rimane la questione dell'effettiva consistenzamonumentaledegli edifici che, stando alla più tarda testimonianza del De ,a"rimoniir-G ,.roro8
lo), erano stati costruiti già nel v secoloaccantoal grande santuario che ospitava il velo della Vergine e che vennero con ogni probabilità '.iutlltzzati nella nuova costruzione (Schneider, r95r; Dirimtekin, ry59; Parlbeni, r99r). L'Alessiadedella storiografaAnna Comnena testimonia comunque che subito dopo la conquista del potere Alessio t Comneno fece erigere alle Blacherne un nuovo palazzo che utilizzò per ricevere i comandanti latini della prima crociata; altre fonti consentono inoltre di stabilire che il palazzo sorgevanelle immediate vicinanze se non addirittura a ridosso delle mura terrestri. Il nipote di Alessio r, Manuele r Comneno - cui si deve tra l'altro la ricostruzione di nove torri e di un tratto di cortina in quel settore delle mura -' fece restauraree ampli are tl palazzoe commissionòinoltre Ia costruzione di un secondo edificio, posto a una certa distanzadal primo, lungo il pendio che si afracciasul Corno d'Oro. Di enrambi gli edifici non rimangono oggi tracce archeologichecerte, anche se la complessità della stratificazionemuraria in alcuni settori della cinta urbana nella zona delle Blacherne lascerebbeaperta la possibilità di condurre indagini archeologichepiù approfondite. Le fonti non chiariscono invece altrettanto bene le motivazioni che spinsero gli esponenti della dinastia comnena ad abbandonare il Grande Palazzoche per oltre sette secoli aveva ospitato gli imperatori bizantini. La costruzione di una nuova chiesa, dedicata al Cristo Philantropos(Demangel,Mamboury, r93g), nel quartieredelle Mangane e quindi ancora nell'area del pùazzo imperiale testimonia di un'attenzione al mantenimento e all'abbellimento dell'antica sede, ma le stessedimensioni del Grande Palazzo- divenute ormai evídentemente incompatibili con la mutata struttura della corte bizantina - e il progressivoe rapido degrado di tutta I'area centrale della città antica spinsero probabilmente i Comneni a creare un polo alternativo collocato nella amena fasciaa ridosso delle mura, in significativacoincidenza con uno dei nuclei più importanti della città dal punto di vista storico e religioso. Questo spostamentodella sede imperiale all'estremitànordoccidentale della città non fu certamente estfaneo alla grande tivitalizzazione che visseroin quest'epocai quartieri settentrionalidi Costantinopoli e che è dimostrata dall'ubicazione delle chiese direttamente rifèribili alla committenza comnena o comunque databili nell'ambito del xrr secolo:a fronte del citato caso del Cristo Philanthropos,che costituisceI'unica attestazionedi intervento nei quartieri occidentali e meridionali,tutte le altre chiesedi quest'epocaappaionoinfatti concentratesulle altrrrc che dominano il Corno d'Oro. Le motivazionidi indagate,ma (lucst()fcnotncn,,tì()tìs()rì()stiìteancoracompiutamente
I N'I'II0I)I IZION IJ ALL'ARCHEOLOGIA
r ; l ( ì t J R AJ J Costantinopoli,
pianta del complesso monastico
BIZANTINA
del pantokrator
4.
COSTANTTNOPOLT
FIGURA34 Costantinopoli, pianta della chiesa del Salvatore di Chora con indicazione delle fasi di costruzione
Fozre: Múller-tù(/iener (rgz ì.
al suo verificarsi dovettero concorrere certamente più cause. -.oii.guuu In primo luogo I'affermarsi di nuovi assi viari sulla diretàice che il Grande Palazzo alle Blacherne, uno dei quari sembrerebb. por.. essereindicato dal disporsi lungo un asseSrràest-Nordo,rest di ut-"no quattro importanti chiese (vefa Kilise cami, complesso del pantokrator - Frc. 33 -, Cristo pantepoptese S. Maria bu--uku.irroq Mathews, 1976, pp. 59-ror, 346-6;, 3g6-4or), il cui allineamenro appare Úoppo preciso per non esseredettato da stretti vincoli ropo_ grafici' In secondo luogo lo sviruppo derl'urbanizzurion. .irrit" *i quartieri _al di qua e al di la del Òtr.ro d,Oro, ou. u.rdurr"rroi.rr"_ diandosiIe colonie mercandlistraniereattorno a cui ruotavano nuovi interessi economici e si formavano nucrei etnici di consistenza significativa. Infine, ma forse non ultima, l'attrazione ancora esercitatadal grande polo religioso Ss. Apostoli che, seppurein rovina, conti_ ,dei nuava a costituire un importante punto di rifeiimento nella vita spiri tuale della città.
IIO
&-o"**= Fase 1
Fase 2
Fase I
Fase 4
Fase 5
FondazioniffiffiruT777?,. Strutture N_
N N 0fffi10n
Lcgencla:Fase r. Fondazioni di epoca probizantina (vr secolo); Fase z. Fondazioni di epoca mediobizantina (metà tx secolo); Fase 3. Fondazioni e strutture xr secolo; Fase 4. Fondazioni e strutture della chiesa tli epoca comune (ca. rrzo); Fase 5. Fondazioni e strutture della chiesa di epoca paleologa (xw) secolo); ó. Superfetazionidi epoca moderna. lirzlc: ( )rrstcrhout ( rqllz).
JZIONE ALL .A.RCHEOLOG
oltre alle quattfo chiese appena citate, I'esamedei caratteri costruttivi e sopfattutto lo studio delle tecniche edilizie, in particolare per quel cheiiguarda l'impiego di una peculiareapparecchiaturadelie tessiturelaterizie(Vocotopulos,1979; Ousterhout, 1984), permettono di completareil corpusdegli edifici religiosi costantinopolitanidi età comnenacon tre altri edifici, le due chiesedi dedicazioneignota conosciurecon i nomi turchi di Giil cami e di Kalenderhanecami e il nucleo originario del Salvatoredi Chora, poi quasi cancellatodalla ricosrruzion" dí "po." paleologa.Gli ultimi due sono stati oggetto di in occaricerchearcheologichecondotte nel corso degli anni Sessanta sione di importanti interventi di restauro. Per la KalenderhaneCami, che pure continuaa rappresentareuno dei casi più controversi dell'architettura mediobizantina della capitale, gli scavi hanno chiarito la cronologia comnena del nucleo principale, Inche se non è possibileescluderel'esistenzadi un edificio precedente oggi totalmentescomparso(Striker,Kuban, ry67-7r) .-Più incerta,nocondottea partire dal r948 (Oates, .róitu.rt. le ricerchearcheologiche della fasecomnenadella chiesadel Salvatore 196o), è infine la port21ta (Kariye Cami), riconducibileall'epocadi IsaccoComneno, di Chora tra íl secondoe il terzo decenniodel xrr secolo(nrc. 34)' A questo intervento risalirebbe infatti l'inglobamento di un preesistentepiccolo impianto a quinconce,di cui sono stati rinvenuti resti delle fondazioni, neil'uttrral. nucleo cenffale dell'edificio costituito dalla grande abside e le importanti aggiundal corpo cupolato,cui in seguitosi addossarono profilo esterno e I'articolail te di eia palèologache ne carafteÍizzno (Ousterhovt, pp. rr-36). 1987, zionedegli spaziinterni 4.8 L'epoca della dominazione latina Il sessantenniodella dominazíonelatina di Costantinopoli,apertosi drammaticamentecon il grande saccheggiodel rzo4, non lasciò sul piano monumentale alcuna traccia se non quelle legate alla sistematica asportazionedi opere d'arte di ogni dimensioneda awiare verso i grurrii centri dell'Oócidentemedievale.Per conrro, sul piano demografico e urbanistico la prima metà del xr.rr secolosi colloca al centrtr ai ,r.ru fase import ante, car^tterizzatadal definitivo compiersi del processodi insediamentodi gruppi di popolazionediversi,la cui crei..rrt. consistenzanumericafinì per condizionarein misura sensibile anche l'articolazionespazialedella città. Inserendosinel tradizionalc caratteredi cosmopolitismoproprio della capitalebizantina,le diverse comuniràetnichl e religiosesi erano conquistatepropri spazi fìsici
e sociali già in epoca relativamente antica: Beniamino di Tudela, che scrive le sue note di viaggio intorno al rr7o, testimonia dell'esistenza di una antica e ricca comunità ebraica, i cui membri non potevano però risiederein città (Jacoby, ry67); altre fonti (Janin, 1964, pp. 257-9) attestano addirittura a partire dagli inizi dell'vrrr secolo I'esistenza di una o più moschee,ubicate in quartieri centrali non lontano dalla Santa Sofia e destinate all'uso dei musulmaní residenti in città a diverso titolo. La ripresa dei traffici mercantili nel Mediterraneo e con il Vicino ed Estremo Oriente nei secoli centrali del Medioevo rasformò di fatto Costantinopoli da grande centro di consumo a importantissimo nodo commercialein cui operavano colonie sempre più numerose di mercantirussi, tedeschi,francesie italiani (Janin, 1964, pp. 245-6o), i cui insediamenti mutarono sovente i caratteri urbanistici di interi quartieri della città. Tra gli Italiani i primi furono gli Amalfitani che ottennero una concessionemercantile già af,i inizi del x secolo, seguiti poi da Pisani, Veneziani e Genovesi, che si conteseroa lungo e duramente il predomínio mercantile. Le colonie commerciali italiane occupavano una porzione significativa della zona settentrionale della città, affacciandosi sul Corno d'Oro in corrispondenza delle porte dette del Néorion, del Drongario e di Pérama, direttamente collegate con gli impianti portuali antistanti. Meno chiara risulta la disposizione delle colonie provenzalee tedesca,menffe l'insediamentocommerciale russo nei sobborghi lungo il Bosforo sembra inaugurare già alla metà del x secolo una nuova direttrice di espansioneurbana della capitale bizantina al di là dell'antica cinta muraria. Dei numerosi edifici di culto documentati dalle fonti come annessi alle colonie latine o appartenenti ai diversi ordini religiosi che stabilirono proprie sedi a Costantinopoli all'epoca della dominazione latina - francescani,domenicani, templari, ospitalieri di S. Giovanni non rimane però oggi alcuna traccia archeologica,al di là di un ciclo di affreschi di ispirazione francescana,databile intorno alla metà del xrrr secolo, rinvenuto nella cappella meridionale della Kalenderhane Cami (Striker, Kuban, 1967-7r), che testimoniaun interessantecaso di destinazioneal culto cattolico occidentale di una parte almeno di un edificio religioso preesistente. 4.9 L'epoca paleologa La rapida e inattesariconquistadella capitale da parte delle truppe bizantinenel rz6r e I'insediarsisul trono imperialedi Michele vrrr,
r ) {l z r ( ) N r . . A t - L ' A n c u e o L O c ; r A B T Z A N T T N A
primo--esponentedella dinastia dei paleologhi che avrebbe regnaro fino alla caduta di costantinopoli nelle -uii d.i r"r.hi-di.dero il via a una nuova fase dell'evoluzioneurbana della città. I pochi documenti e le sparse notizie delle fonti, peraltro non ancora adeguatamentestudiati (Frances, ry69), s.mbruno indicare anche per l'anrico centro della capitale bizaítiía'il verifilarsi-ài q,r.l fenomeno di progressi,ouo..,rpu"ione dei grandi ,prri uf.rtì dei mo_ numenti antichi, con un sostanziale,ou"r.iu-.rrto del ,uooor,o ,ru spazi liberi e spazi edificati, ben noto nelle città a.i u".dÌ*r.un.o occidentale in epoca pieno e tardomedievale. una .iir"["rr" ìi nni chele vrrr, per esempio,si riferiscea modeste.ur. ,or* iu.rto utt'.sterno quanto all'interno dell'antico Augusteion, la cui fisionomia mo_ numentale non era evidentementepiù riconoscibile " .h. u.r.uu ursunto il valore di semplicetoponimò (Janin, 1964,p.6o). Al definitivo abbandono dell'antico centró direzionare ruoranre intorno al Grande Palazzofa riscontro lo spostamento nella fasciaa ridosso delle mura teodosianee soprattutto nell'area d.il. È1".t.r.r. dei nuovi insediamenti privilegiati, con il d.fi;;;-.;-ù*ri'ai -"" processoche abbiamovisto già awiato nell'xr . *r, ,..ot. Le mura terrestri, cui si continuava ad annettere una evidente importanza funzionale e simbolica, furono oggetto di tutta una serie di,restauri - in particolarein corrirpondenzaden'anticaporta d,oro e lungo il tratto settentrionaledel iracciato - durante tutta l,epoca p_aleologa e le iscrizioni attestanoultimi interventi ancora all'epoca di Giovanni vru (t425-48). Subiroa ridossod.ll. -uru, " "r"'**"a. drstanzadar parazzocomneno delle Blacherne,il figlio di Nli.h.l. "omonimo vrrr, costantino, detto il Porfirogenito come il suo della prima metà del x secolo,fece edificare un nuovo palazzo, noto con il norrieturco di rekfur Saray(noro zo) e destinuró.on ogni-frobabilità a divenire la sede degú esponenti della nuova dinasti"a(birmt.l
Metochite, uno dei più alti dignitari della corte paleologa degli inizi del xrv secolo, e tutta una serie di edifici religiosi di minori dimensioni oggi noti solo con la denominazioneturca - Bogdan Saray,Isa Kapisi Mescidi, Manastir Mescidi, Sinan PagaMescidi (Eyice, r98o, pp. z63l - per alcuni dei quali sembraplausibileuna interpretazione come cappelle di palazzo annessealle residenze signorili che le fonti lascianosupporre numerosein quell'area. A questa stessaepoca risale infine la úotganizzazioneurbana dei sobborghi di Pera e Galata, posti sulla riva settentrionaledel Corno d'Oro e destinati a divenire la sede della colonia mercantile genovese assurta al ruolo di interlocutore commercialeprivilegiato della nuova dinastia imperiale, con diritto di occupare una vasta area in quella regione, di edificarvi case e magazzinie infine, a partire dal ry35, di erigereuna vera e propria cinta di mura. Il primo insediamentogenoveseoccupavaun'area grossomodo rettangolaredella superficiedi circa r z ettari ed era delimitato da una cerchia difensiva di cui restano oggi poche vestigia;nel r 348 una nuova concessionepermise ai Genovesidi espandereverso Nord il loro insediamento,costruendo due nuovi tratti di mura facenti perno su un grande torrione cilindtico, la cosiddettaTorre del Cristo, il cui profilo, risultantedi diversi 'interventi successivi, domina ancor oggi il panoramadella sponda settentrionale del Corno d'Oro (Mi.iller-\X/ienet,1977, pp. 3zo-3). AlI'interno del perimetro del nuovo nucleo urbano, accantoa case,botteghe e magazzini,le fonti testimoniano dell'esistenzadi diverse chiese, oggi pressochétotalmente perdute, nonché di un palazzocomunale il cui aspetto è noto attraverso alcuni disegni della fine del secolo Í977, p. 2$). scorso(Mùller-\X/iener,
5 Le città delf imPero
5.r L'impero delle città (r99r, p 'qJ ha defini"mosaicodi Con felice e ormai celebresintesi,G. Dagron "n i*-*to to l'impero bizantino aJ-pti-l secolicoLe offerta.dallefonti storichee geografiche .ira;,'Lì.-elnfani I'i;ó; preziosidocumenti icoe restituita,sia pure p"' fiu--tnti, da alcuni Madaba' in cui il territorio nografici,a cominciare-d"ll"tit'tu Carta di settentrionalee il delta del Nilo è rappre.J;;;-;l^-i;"i."i"" e n.ltb.dir,"ro disporsi delle città grandi ;;;";.;;rr"n..-""-"r. (r'oro 8)' bianco del tappeto musivo ;ì;;;i; ,-,rti',riirot-e fondo contraddistingue Lo stesso .ur",r...-ai semplice en]merazione di lerorl Synekdemos dell'epoca' geogt"fi:ht "".n. f. pii"cipali fonii e per Cipro lu Otuí;ptío orbis romanidi Giorgio di .ilè.;;;,i.à, insieloro Cesarea'che nel ri.""l ".tti il O', ord;frc;lidi Procopio di il largamente di città che supera me arrivano u ,ndiri,J" unìtt-tto misliaio. ^'"t"Nîui.r.ul*ente, , oggi codella grande maggíoranzadi questi centri di i., "ltri ."Ji porriu-o .ó.rt"t. almeno su nosciamo solo il ".;; per solo delle fonti' mentre una descrizione più o meno sommaria archeologichefin qui ricerche le o to"struati alcuni siti i -o.t,r-",iti sufficientementeorganica condotte riescono u i.,,it''it" una immagine bizantina. Va inoltre subidell,aspettodi una .il^-d;;lt iniri a.U'Jta fonti non sono centri di to detto che quasi t"i'i i"?Ifi tftncati.dalle piccolee grandi'.di trafondazionebiruntinulìi ti^it^ invecedi città' nelle regioni orientali dell'impedizione antica- pJil-più;ii"r,irti.a epoca protobizantina priro e romana in q.r.li. Jccidentali che in pure con fortune diverse' ma e bizantina poi continuanoa vtvere' sia le indagini s"l iu-po testimonianodella Accanto ad esse,l.-f;;;i; insediamentiurbani' la cui nascitadi un piccolo rr"-t'o di Àuovi in diretta relazionecon lìrnclazionee il cui sviluppo appaionosempre f17
JZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
le esigenzedi carattere politico, amministrativo o difensivo poste dall'espandersie dal consolidarsi del controllo imperiale su nuovi territori. Sulla base di queste considerazioniappare dunque evidente come quello della definizione dei caratteri propri della città del primo periodo bizantino sia ancora un problema scientifico largamenteaperto, per affrontare il quale sarà dunque necessariotener conto della mancanzadi un modello unitario di riferimento e riflettere soprattutto sui meccanismiche regolarono la continuità e la ffasformazionedei centri antichi in relazioneai molteplici e in parte nuovi ruoli che I'amministrazione bizantina attribuiva alle città distribuite sul territorio dell'impero.
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5.2
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Le capitali dell'impero La realtà urbana delle grandi città dell'impero bizantino può essere indagata archeologicamentepartendo proprio da quei centri che in ragione della loro importanza politica, economicao religiosa,assunsero in forme ed epoche diverse un ruolo di assolutarilevanzanell'ambito dell'impero. Benché autocratico e centralizzato per definizione, un impero così estesoe variegato come quello bizantino non poteva non essere,soprattutto nella sua prima fase, anche policentrico: accanto a Costantinopoli, in cui il luogo fisico si identificava con I'idea stessadel potere imperiale,e accantoa Roma che rappresentòsempre un punto di riferimento ideale per uno Stato che concepiva se stessocome legittimo erede di quella tradizione, un certo numero di altre grandi città - Alessandria d'Egitto, Antiochia di Siria, Gerusalemme, Tessalonica,Ravenna e Nicea - ebbero in epoche e circostanzedifferenti un'importanza cenúale nella vita dell'impero e conservanotuttora, in misura diversa ma comunque significativa,le tracce della loro fase bizantina.
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5.2.r. Alessandria Centro amminisffativo dell'Egitto romano e bizantino, sede storica di uno dei più antichi e importanti patriarcati dell'Oriente cristiano, Alessandria er^, ^ncota agh,inizi del vr secolo, la città più vasta e popolosadel bacino orientaledel Mediterraneo,secondaper dimensioni solo a Costantinopoli,ed era il principaleporto commercialeda cui partivano le navi cariche di grano destinateall'approwigionamento della capitale(Procopio di Cesarea,De aediftciis,v, r, ro). I rt'l
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BIZANTINA
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ITOLOGIA
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Mu fatta oggetro fino ad anni relativamenre recenti di indagini ar_ cheologiche su vasta scala e rr".-nii."-ente spogriatain morti dei suoi resti antichi - a partire dane mura bizantine i "gu i"irila ,. colo, per fornire maieriare edilizio uìgìurrai interventi urbanistici condotti al cafto,la Aressandriaantica, tirdoantica. uil""ri"i'i "*" nelle sue linee generari solo "*.r,o.rro \u piunt^ archeorogica(rrc. 35)_preparatada D.T. Neroutsos uilu n* à;i-;.j;;*í'" Il nucleo centrale della città antica è ,tuto p.rò oggetto di un,indagin5 archeologicaavviatanel 196o .orn. i.rr.*ento d,emerEenzajn occasionedeila costruzionedi gn gluppo ir ,".rì'rrut"rii"?i. or, estesasi,secondo un progetto ,.i.niifi.o sempre più articolato, all,in_ tero quartiere moderno di Kóm er-Dikka e a parre delle aree vicine (Rodziewicz, r99t). Il notevole i.,t..io-a.i fivelli-"..f,àoirnii . f. stato di conservazionedene stru*ure unri.t. Àffi';#3rr. ,u,, studiosi polacchi che hanno condo*. Ilj .i..r.h.l .ií-,;;;.'r."iri-. conclusionisullo svilupparsideilastraríri.rrzr.'t. srr scirl;rtrrl-rana, rrac-
ciando un profilo, sia pure ancora prowisorio, dei livelli della città preromana, romana e bizanuna (Rodziewicz, r99o). A una fase edlizia unitaria che interessò I'intero centro monumentale alla fine del rrr o nel primo quarto del rv secolo, in coincidenza con il massimo sviluppo territoriale e demografico della città, vanno datati gli edifici pubblici più rilevanti - il teatro, le terme, una grande cisterna e un impianto residenzialedel tipo della cosiddetta villa urbana (nrc. 36) - che continuaronocomunque a esisteree a funzionare, sia pure tra alterne vicende, per tutta la fase bizantina. Le terme presentanodue fasi di ricostruzione, databili rispettivamente al primo quafto del v secolo e ai primissimi anni del vrr, prima della loro trasformazionein impianto per la produzione di calce (primi decenni del vrr secolo) e del definitivo abbandono in età islamica (Kolataj, ry76; r99z). Il teatro venne ricostruito una prima volta nella secondametà del v secolo e poi ancora agli inzi del vr, questa volta alterandone in maniera sensibilele strutture attraverso la chiusura di tutti i comidoi porticati e la copertura dell'intero edificio con una grandecupola (Kolataj,1983). Accanto alle evidenze di una continuità di uso dei monumenti pubblici, i dati archeologici sembrano indicare anche, già a partire dalla secondametà del v secolo,l'inizio di una progressivadecadenza della città, che sarebbeculminatanel 618 con la conquistada parte dei sasanididi Cosroe rr. A uno scenariodi questotipo possonoessere riferite le tracce di un addensarsidelle abitazioni, con una progressivariduzione e frammentazionedegli spazi e con il riadattamento in funzione abitativa - attraverso tîamezzatuîe e superfetazionianche di alcune delle aree monumentali della città antica, con un processoche indica un probabile restringimento dell'abitato, forse alI'interno di una nuova cinta muraria (Rodziewicz,1984). 5.2.2. Antiochia Sorta in età ellenisticanon lontano dalla foce del fiume Oronte, nella Siria settentrionale,Antiochia giunse rapidamente ad essereil più importante cenro della regione, divenendo anch'essasede di un importante patriarcato cristiano e raggiungendola sua massima estensione nel corso del rv secolo d.C., quando l'abitato si sviluppava ampiamente al di là della cerchia delle mura Grc. 37). "grande A quest'epocarisale la costruzionedella chiesa",di impianto ottagonale, voluta da Costantino e oggi nota solo dalle fonti, nonché del martyrùtacruciforme di S. Babila, eretto nel 38r nel sobborgo cli Katrsiyc,fil)oltato alla luce nel corso degli scavi condotti a
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BTZANTTNA
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Antiochia, pianta della città tardoantica e bizantina
nrcune a8 Antiochia, pianta della chiesaa teraconco di SeleuciaPieria
Fonte: EncicloDedia d.ell'Arte Med'ieuale
Fonte: Bejor (1991).
partire dal ry32 da un'équipe anglo-franco-americana nell,ambito di un vasto progetto finalizzato.all'indagine archeologica di più punti del tessutourbano di Antiochia . d.iri immediati ]ilrntorni'(.rìr.antioch, t938; t94r; in particolare.perÈausiye, r93g, pp. j_4i. 11 epoga protobizantina Antiòchia si trovò ;í r;*;. . Éjil'gr"r,d. f1s.edi sviluppo sociale ed economi.o .h. interessò l'i.rt.ru igor. siriana-e l'opulenza raggiunta dalla città in questo periodo è testimoruata dalla serie di splendidi mosaici pavimentari, àatabili ,ru .,, " ,r, r22
secolo,che decoravanogli ambienti delle residenzesignorili del sobborgo di Dafne, oggi in parte conservatinel locale museo archeologi.o. i., larga parte dispersiin musei e collezioniprivate (noro zr). Nei primi decenni del vr secolola città fu colpita da una impressionante serie di catastrofi naturali, culminate nella momentaneaconquista e nel devastantesaccheggioda parte dell'esercito persiano di cor.o. r $4ò. A seguitodi quest'ultimavicenda Giustiniano cui si deve anche un primo intervento di ricostruzione dopo il terremoto del 528, che comportò il restauro o la nuova edificazione di edifici civiú e religiosi, tra cui la chiesa martiriale del porto di SeleuciaPieria (Antiocb,t94r,pp. 35-54 (rrc' 38) - diede ilvia a un grandioso programma di ridefinizione urbanistica della città, ben testimonia,o àu Éro.opio di Cesarea(De aedifrciis', x, z-25)' L'area,insediativa venne diasticamente ridotta, escludendo dal circuito delle mura I'isola sull'Oronte e ridisegnandoil tracciatodella linea difensivalungo il crinale delle alture che sovrastanola città verso Est. Seguendo l 2 l
I NTR()DUzIoNr,tr,r_,A nc rrroLocrA
BIZANTTNA
un procedimenro che si rirrova.spessoapplicato dagri architetti militari dell'epoca,le irregorarità der i..r.ro-. lìmpeto ?.i."ììì-a,r.qu" vennero sfruttati a fini difensivi per mezzo di ardite of...-alirrg.grr"ria: in questo casoin particolare attraversoun restauro (sulla cui real-e portata le op-inioni degli studiosi divergono; whitby,-.9a9) d.n. "Porte di Ferro", u.t, ,oriu di diga fortihcata e munita di un efficace sistema-di -regolazionedel flusso dene acque che chiude "r.o, oggi un profondo vallone ffa due picchi montuosi. Analoga cura fu prestara ara idefinizione degli spazi interni dena città, che le fonti descrivonocome interamente nsa ar suolo nel corso del saccheggiopersiano: con il concorsodi -^.;;r;;;.;; ,ri^lrrr^r. f.afie arnvare da altre regioni vennero ricostruite s*ade, -dell'impero piazze e porticati e il cen*o fu arricchito di due a"" gr-ai chiese dedic2lg alla Vergine e all,arcangeloMichele. La gtavttà della crisi attraversatadalla città e l,entità della rico_ struzione giustinianea sono d'ahro canro cerrifi."ti aJ- p"rì-itrti sondaggiin profondità condotti nel corso deile indagiii "ii.oiogi.l,. degli anni Trenra. In particolare lo scavo di alcuii ,"d;rì a.[" gralde via porticata centrale ha infatti riverato (a una ";;;;;i. profondità, che da sola testimonia delra intensità delle trasformazioni subite dalla.cittàin epocamedievalee moderna)r'esisrenza di un -. lastricato stradale databile con certezza a[a metà del vr secolo u ,.ru volta separato..dal piano precedenteda un potente strato di macerie rrutto dei crolli e delle demolizioni degli edifici tardoantichi (Lassus. rg77). Intorno alla metà del vr secolo si data anche ra costruzione del monastero dedicato a s. simeone stirita il giovane, le cui rovin. sorgono sul cosiddetto Mons Admirabilis, un'aliura ,r.tt. i--.di"i. "i.i_ nanze di Antiochia. Il complesso- che nell'impianto ,i-.r.ti"-", ,r" pure su scalaridotta, al mode[o del santuario gal'at di s..;"", a.a cato.all'altro e più celebre Simeone stilita - presenra una corte ottagonale disposta intorno ar basamentoder pilàst.. J ;i1i.ì.rr.r-o l'ascesidel santo; verso Esr alla corte si coliega ar.*u-.* lu^turili_ ca principale, men*e gli altri tre bracci della"croce fu;g;;; a, urrti
ambientidi collegamenro con le artrea". u"riti.t. a?l^tipr.r' (anch'esse
orientate) e con gli edifici di servizio. Le successivevicende della città - conquisrata dagri Arabi nel 637-638,ripresadai Bizantini ne|969, prrrutà ai Selgiuq"idi nel ro84, conquistatadai crociati quattordici u.rrridopo e infiné .o-pt.iu-..r* dismuttanel corso dell'aisediomameruccoàel rz6g hurr'rroiutto ,i che dello splendoredella Antiochia bizantina, che ancora nel x secoro r24
5. r,n crrrÀ Drr-L'ruprno
"terza città del mondo", non rimanga oggi quasi le fonti citano come traccia monumentale. alcuna 5.2.3. Gerusalemme Nell'ambito di un impero che basavagfan parte della sua stessaunità politica sulla comune fede religiosa, Gerusalemme,sede principale della vicenda evangelica,non poteva che rappresentareuno dei grandi punti focali dell'intera geografiabizantina. Le fonti del vr secolo, in particolare Procopio (De aedifrciis,v, vt), sottolineano a più riprese questa centralità ideale della città palestinese,evidenziando da un lato l'importanza ideologica annessaalla sua difesa contro il pericolo persiano, dall'altro lo sforzo prodotto dall'amministrazione cenrale per dotarla di monumenti e suutture degni del suo rango. Nonostante la relativa abbondanzadi fonti storiche (Milik, 196o6r), I'aspetto della Gerusalemmedi epoca bizantina è rimasto pressoché sconosciuto fin quasi alla metà degli anni Settanta (Kenyon, 1973, pp. 265-8o). Solo negli ultimi ue decenni le ricerche archeologiche hanno permesso di ricostruire almeno alcuni aspetti del momento di maggiore espansionedella città protobizantina (uc. 39), che si colloc^ tt^ v e vt secolo,alla vigilia della grande crisi complessiva del sistema difensivo nelle regioni orientali dell'impero e che portò alla caduta di Gerusalemme prima nelle mani dei Persiani (614) poi, dopo la breve riconquista bizantina (628), al definitivo passaggioagli Arabi nel 638. Dei due grandi edifici religiosi di epoca costantiniana (il Santo Sepolcroe la basilica dell'Eleona sul Monte degli lllivi) nel corso delle indagini di inizio secolosono stati riconosciuti solo pochissimi resti che ne permettono una ricostruzione largamente ipotetica (Mango, rg74, pp. zys); meglio documentatada scavi recenti appare invece la fase che si apre alla metà del v secolo,quando la città fu elevataal rango di patriarcato e fu scelta quale propria residenza d'esilio dall'augusta Eudocia, moglie dell'imperatore Teodosio rI, e che raggiunge il suo culmine con i grandi interventi di Giustiniano. Alla diretta committenza di quest'ultimo è legata la costruzione della Nuova Chiesa della Vergine, nota dalle fonti semplicementecome Nea, i cui resti sono emersi nel corso degli scavi condotti nei quartieri meridionali della città vecchia a partire dal ry75 (Avigad, 1986, pp. r9t-zo5). Si trattava di un edificio di impianto basilicale (rrc. 4o) e di eccezionalesviluppo planimetrico(circa roo X 5z m) di cui sono stati riportati alla luce parte dei muri perimetrali (in particolaredella tcrrninazioneorientale),che, pur non prestandosia una 125
rN ' i l { ( ) l ) l r z t ( ) N t , : A t , t , A R (II t l . : ( ) 1 , ( ) ( ; I A l l l z A N , r , tN A 5.
FIGURA 39 Gerusalemme,
pianta della città in epoca romana
ebizantína
FIGURA
LE CITTA
DELL TMPERO
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Gerusalemme, pianta àella Nea Ekklesia e delle strutture annesse
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Fonte: Avigad (ry86). Legenda: r chiesa, z. cisterna; 3. limite delle sostruzioni della chiesa; 4. racciaro epoca bizantina; 6-10. strutture annesse di epoca crociata e turca.
del cardo;5. strada di
Fonte: Avigad (ry86).
mterpretazione univoca sur numero dene. navate (Avigad propone una ricostruzionein re grandi navate,de, Maffei, ,9SS',ppi ,5_3o, propende inveceper cinque), per re loro stessed;;;"iÌrp.rror. 6,5 m) testimonianodell'imponenza della costruzione.Accanto aila chiesa è stata scavatauna grande cisterna sotterranea- a sei navate parallelecon copertutu " uolt. poggianti su cinque pilastri q.ruaruri _ ricavata parte delle àpére di sostruzione che si erano rese .utllizzando necessarie per creareun adeguatopiano di appoggio p.. il.rurto.dl ficio religioso; su una dele piareti à.[, .irt..rra una iscrizione rnonumentale in forma di tabula in ^t^ ricorda la committe"r" ai..,i" aa l'imperatore e la data di inaugurazir". a.rr" .ir,.t*, ."i.iliorra..rr" probabilmenteal 549-55o(r.oro zz). La cos*uzione delra Nea non rappresentò probabirmente che il momenro-piùspettacolaredi un intervènto di gàerale ri"rr.ìà ,rruu nistico voluto dallo stessoGiustiniano, che le"fonti .ron *urr*rro ai rz6
sottolineare e che i dati archeologici sembrano confermare. Nella Carta di Madaba la città di Gerusalemme è quella rappresentata in maggiore dettaglio e il mosaico soffolinea come la sua orgarizzazione urbana ruoti intorno all'asse Nord-Sud rappresentato dalla grande via colonnata (nrc. 4r). Già impiantato in epoca romana, il cardo maximus di Gerusalemme venne prolungato verso Sud nella prima metà del vr secolo per consentire di raccordare la porta principale della città - la Porta di Damasco - con il nucleo monumentale cristiano che ruotava intorno alla grande Nea. Parte della via è stata scavata a partire dd, ry75 nell'ambito di un progetto di risistemazione urbanistica dell'antico quartiere ebraico: inserendosi nella tradizione delle grandi vie colonnate delle città ellenistiche, la strada, che raggiungeva una larghezza complessiva di zz,5 m, con una carreggiata centrale di rz m fiancheggiatastr arnbedue i lati da ampi portici colonnati, costit27
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
4I
Schema della rappresentazione della città di Gerusalemme nel mosaico della Cana di Madaba
Si evidenziano, ra gli alri, la grande via porticata centrale, il complesso dell'Anastasis (z-6), I'antica agorà (z), la S. Sion (ro), la Nea (rt), la Santa Sofia (16). Fonte: Milîk (196o-6r).
tuiva una importante quinta monumentale che sembra aver determinato i nuovi orientamenti di un intero settore del tessuto urbano (Avigad,r986, pp. 176-9r). Ancora alla fase di espansionedella Gerusalemmebizantina debbono essereascritti la risistemazionedi parte almeno della cinta muraria (Tushingham,1985, pp. zt3-zz), nonchél'edificazionedi nuovi quartieri residenziali, testimoniati dal rinvenimento in diverse zone della città, generalmentein occasionedi scavi occasionali,di numerosi resti di mosaici pavimentali, e soprattutto dai resti di strutture abitative emersi nel corso delle indagini archeologichecondotte negli anni Sessantanell'area del cosiddetto Armenian Garden, nell'angolo sudoccidentale della città vecchia, e nell'area della Porta di Damasco (Kenyon,r973; Tushingham,r985;,pp. 65-ro4; \Wightman,1989). 5.2.4. Tessalonica Pur non facendo parte del gruppo delle antiche sedi patriarcali e non potendo contare su di una tradizione ecclesiasticaparagonabile a r zlÌ
5. r,r, crrrÀ orr-r-'tltprno
quella di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, Tessalonicaebbe sè-pr. nel mondo bizantino un ruolo amministrativo del tutto particolai. e di fatto, speciein età medio e tardobizantina, venne consideratr- :uîa sorta di vicecapitaleimperiale. Anch'essacittà di fondazione ellenisrica, tradizionale capitale della provincia di Macedonia e sede imperiale in età tetrarchica, Tessalonicaebbe in epoca protobi",antina unà fortuna inversamenteproporzionale all'estensioneterritoriale dell'impero nei Balcani. Divenuta alla metà del v secolo sede del prefetto del pretorio per lllyricum dopo la caduta di Sirmium, la città conservò ú pimazia sull'intera regione fino agli anni Trenta del secolo successivóquando, in coincidenza coî la riconquista della sponda danubiana da parte delle truppe imperiali e della edificazionedella nuova sede prifettizia a Iustiniana Prima, I'antica prefettura dell'illirico venne r.ràdirritu in due entità autonome. Già però tra la fine del vr e gli inizi del vu le invasioni slave riportarono la situazione allo status quo ante e Tessalonica,rimasta ultimo baluardo dell'amminisúazione bizantina nella Grecia continentale, riacquistò, in un frangente assai delicato per la soprawivenza stessadell'impero, un'importanza sttategica e politica che non venne mai meno nei secoli successivi. Sebbene il territorio della moderna Salonicco non sia mai stato oggetto di indagini archeologichesistematiche- gli scavi condotti negli-anni Sessantae Settantahanno riportato alla luce solo poche aree della città tetrarchica - le fonti e gli importanti edifici conservatiforniscono un'idea sufficientemente chiara del livello raggiunto dalla Tessalonicabizantina (nlc. 4z). All'epoca protobizantina apparteniene la cinta muraria - di impianto gtotto- modo quadrangolarecon acropoli posta nell'angolo nordorientale e dotata di un proprio sistema difensivo -, eretta alla metà del v secoloin coincidenza con le invasioni unne e di cui rimane oggi leggibile gran parte del perimetro a eccezionedel lato meridionàÉ prospicienteil mare (Spieser, t984a, pp. z5-8o). Alla stessa fase risalgono anche tre importanti edifici religiosi, databili tra la metà e il terzo quarto del v secolo: la basilica dedicata alla Vergine e detta Acheiropoietos,la basilica di S. Demetrio e la rotonda di S. Giorgio che costituisceun interessantee precoce esempio di destinazione a uso religioso di un edificio monumentale di età tardoantica che doveva esserecollegato con il palazzo imperiale di Galerio. Dopo una relativa stasi in età giustinianea- nel De aediftiis di Procopio di Cesareala città viene solamentecitata (rv, ttr, z7) - e nonosianre la grave crisi della fine del vr e gli inizi del vrr secolo, legataall'invasioneslzrvanei Balcani e ben documentata,proprio per
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FIGURA
ALL,ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
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Tessalonica,.p^ianta-schematicadella città antica e bizantina con l,ubicazione dei principali edifici pubblici
5. r,r crrr,\ oEr-r-'rMprno - una nuova atistocraziaurbana che ha lasciato traccia di sé nella fondazione e dotazione di importanti monasteri urbani, come testimonia l'iscrizione sulla porta della chiesa oggi nota come S. Maria dei Calderai (roz8) che ricorda quale fondatore un Cristoforo, all'epoca protospatario governatore dei territori bizantini in Italia. Nell'ultima fase di vita dell'impero e fino alla definitiva conquista ottomana del ry87 Tessalonicafu, insieme con Costantinopoli' di fatto l'unico centro vitale del mondo bizantino e visse un'estrema fioritura economica e culturale nella prima metà del xrv secolo: a quest'epoca risalgono una serie di fondazioni monastiche, di cui si conservanooggi solo le chiese(Ss. Apostoli; S. Caterina;S. Panteleimone) che rappresentano alcuni dei monumenti più significativi per lo studio dell'architettura e delle tecniche edilizie dell'età paleologa. 5.2.5. Ravenna
Fonte: Bejot (r9y).
8r; Spieser x284a, pp. 2737),la città dovete rapidamenterisolle_ varsi. Ne è eloquente testimonianzal'edifrcazione,probabilmente già nei primi decennidel vrr secolo(Theocharido,r,rggg), della importante chiesa dedicata alla Santa Sofia, indagata arcúeologicamentenel corso del restauro condotro agli inizi degli anni ottanta che ha consentito di recuperareuna notevole mole di informazioni circa i materiali costruttivi e le tecniche edilizie in uso nella Grecia settentrionale nellaprima età bizantina(Mark, Qakmak, ..992,pp.gl_Sù. La città consolidò definitivamente la r.ru potirioi.-preminente nel_panorama dell'impero a partire dal x-xr ,..olo, epoà in cui si andò affermando- analogamentea quanto accadevaa bostantinonoli rlo
Sceltanel 54o, aîcora nel pieno della guerra greco-gotica,come sede del rappresentante dell'amministî^zione imperiale in Italia, Ravenna ricopriva già da oltre un secolo un ruolo assaiimportante nella geografia politica del mondo tardoromano. Individuata da Onorio nel 4o2 come sede imperiale in sostituzionedi Milano, la città aveva conosciuto momenti di notevole wiluppo sia all'epoca di Valentiniano rr (425-455), alla cui iniziativadovrebbe esserericondotta ancheI'edificazione della cinta muraria (Christie, Gibson, r988; Christie, r989a), sia soprattutto agli inizi del vr secolo quando Teoderico ne avevafatto la capitaledel regno ostrogoto (Deichmann,1969; Farioli Campanati, 1989; Ferluga, r99r). All'età teodericianava infatti ricondotta un'importante fase di riassettourbanistico legata alla costruzione di importanti monumenti pubblici - tra gli altri il palazzo irnperiale, di cui non rimangono oggi che pochi resti, la cattedrale di S. Apollinare Nuovo, originariamente collegatacon il palazzo, e il battistero degli Ariani - e probabilmente anche alla ivitalizzazione del vicino porto di Classe(Maioli, Stoppioni, 1988). Il primo periodo della dominazionebizantina, a cavallo della metà del vr secolo, segnò una fase di ulteriore sviluppo caî^tterizzat^ soprattutto dalla costruzione di grandi edifici religiosi. A quest'epoca risalgono infani le chiese di S. Vitale - iniziata già nell'ultimo periodo della dominazione ostrogota e terminata sotto il vescovo Massimiano (546-556), proprio in coincidenza con la definitiva affermazione della supremaziabizantina sulla provinciaitahana - e di S. Apollinare in Classe,qlrest'ultimaposta appunto nel sobborgo portuale in cui si concentrîvir la vita economicadella città eretta a sede prima
I N | ' | r ( ) l ) rt z t ( ) N t , ; A t . r , A t ì ( i t t l 1 ( ) r . ( ) l( A ; ulzANl.tNA 5.
FTGURA43 Ravenna, pianta schematica della città antica e bizanlyla con l,ubicazione dei principali edifici pubblici pervenuti o noti dalle fonti
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LE CITTA DELL TMPERO
FIGURA 44 Ravenna, pianta schematica della zona di Classe
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..\r\,,1,=" ú Legenda: r area della città antica; z. linea di spiaggia di epoca romana; 3. moli e banchine; 4. porro canale; t. bacini portuali; 6. strade antiche; 7. quartiere portuale;8. basilica Petriana; 9. basilica di S. Severo; Io. basilica di S. Apollinare in Classe; rr. necropoli; rz. tracciato delle mura; 13. basilica detta della Ca' Bianca.
Fonte: Rebecchi (tg9ù.
Fonte: Maiol| Stoppioni (r988).
del prefetto del pretorio per 'Italia poi, e almeno a partire dal 5g4, dell'esarcad'rtaba (Fulk.rùurrJ;; ;n;j. ;e poche ricerche archeologiche fin qui condotte nen'area a.ú;;;i.; centro (Bermond Monta_ nari, 1983) sembranoindicare_cheir urbano delìu .apiture bizantina fosse quindi .orrt.uddir-ii.rir fu.raggio fior"rr"rto da un,edirizia a ca_ rartere monumentare(r'rc. 43), con un irorifera*ìr r."Jrrìlli r.rigiose che continuarono u ,"g-nu.r"lu tofog.ufia anche nei secoli successivi..(Gelichi'r99ra), . J" .' fo.t.-J'oluppo di insediamentiresidenzi.alianche priviregiati che .rnu ,.ri.' eccezionaledi documenti scritti consentedi ricosrruire.qualche volta anchenei deragli (Cagia_ no De Azevedo,r97j; Ortalî, ,99rt.----Le strutture produttive e gri.impianti economici si concentravano invece nell'areaclassense(Mai"oli,.t99tì a-"y. r" rr....À.-ì.ir"rr.gi che estensivecondorte a partire audí u^ni Sessantahanno permesso r32
di individuare parte delle infrastrutture portuali e degli edifici annessi, nonché di indagare le fasi di vita di una porzione sufficientemenre ampia del tessuto urbano del sobborgo (Maioli, Stoppioni, 1988). Nonostante che il progressivoimpaludamento degli antichi bacini romani e lo spostamentoverso Est della linea di costane avesserosensibilmente ridotto la capacità ricettiva Grc. 44), pure il porto di Classecontinuò a funzionare a pieno regime per tutto il vr secolo, costituendo la principale via di comunicazionetra Ravenna e il resto dell'impero bizantino, e i materiali rinvenuti, in particolare le anfore e la ceramica fine da mensa, attestano la continuità dei contatti sia con I'Africa, sia con le regioni del Mediterraneo centrale e orientale (Maioli, r99r). Sempre attraversoil porto classensedovette inoltre giungerenella crrpitrrlcrlcll'Italia bizantina la grande quantità di eleI l J
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5. r-n crrrÀ.
BrzANTrN,{
menti marmorei scolpiti prodotti nelle officine marmorarie del Mediterraneo orientale e destinati a decorarele chiesecostruite o restaurate alla metà del secolo(Farioli Campanati,r98z). Il ritrovamentodi alcune fornaci e la presenzadi numerosi scarti di materiali ceramici che imitano le pregiate produzioni da mensa e le lucerne africane testimonianoinfine che a Classe,parallelamenteall'attività portuale, si svilupparono anche autonome e fiorenti attività produttive e commerciali. La fase di sviluppo dell'insediamentoclassensesembra arrestarsi con la fine del vr secolo: agli ultimi decenni del secolo si data infatti la costruzione della basilica di S. Severo, eretta a ridosso del tratto meridionale delle mura, mentre i decenni iruziùi del vrr denunciano, soprattutto nelle trasformazioni degli edifici a ridosso delle strade principali, con la chiusura dei porticati per ricavarne piccoli ambienti, l'awio di una fase di netta decadenza.La parabola del porto di Classe termina infatti subito dopo la metà del vrr secolo,quando la rapida diminuzione dei commerci marittimi e il progressivoinsabbiamento del canale centrale determinarono I'abbandono delle strutture e dell'insediamento,contribuendo in maniera significativaal sostanziale isolamento di Ravenna,destinata a sua volta a cadere nelle mani dei Longobardi nel 75t.
FICURA
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Nicea, pianta schematica della città antica e bizant;na con I'ubicazione dei pnncrpali edifici pubblici pervenuti o noti dalle fonti lSEn6úfG,-ate
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5.2.6. Nicea Città di grande tradizione antica, Nicea (nrc. 4j) fu sia in epoca giustinianea sia in età medio e tardo bizantina uno dei centri più vitali dell'impero tanto dal punto di vista religioso (vi si tennero due importanti concili ecumenici, tra cui quello del 787 che sancì la fine dell'iconoclastia),quanto da quello politico, divenendo capitale imperiale nel periodo dell'occupazionecrociata di Costantinopoli(rzo46r). Lo sviluppo della città antica subì una brusca battura d'arresto subito dopo la metà del rv secolo, quando due disasuosi terremoti devastaronoil suo patrimonio edilizio e diedero I'awio a una fase di rapida decadenza.Fatta oggetto di una imponente campagna di restauri da parte di Giustiniano (Procopio di Cesarea,De aediftriis,v, rrr, r-6), la città dovette superare senza particolari problemi la crisi del vu secolo e già nei primi decenni dell'vrrr compare nelle fonti come una foftezza in grado di resistereagli attacchi degli Arabi e in particolare all'assedio del 727, quando fu proprio Nicea a costituire l'ultimo baluardo a difesa della capitale. A partire dalla frne dell'xr secolo fu a lungo contesatra Turchi, Crociati e Bizantini, divenendo 174
Fonte: Foss, \Vinfield (rq86)
dopo il rzo4 sede imperiale della dinastia lascaridein esilio e oggetto di una vasta campagna ricostruttiva voluta da Giovanni II Vatatze Gzzz-54) che interessòin particolarela cinta muraria. Malgrado la sua frequente attesrazionenelle fonti ne abbia fatto una delle città mediobizantine più studiate dal punto di vista storicotopografico (Janin, r9z5; Schneider,Karnapp, r9J8; Foss, Tulchin, r99o), le indagini archeologiche si sono fino ad oggi concentrate préssochéesclusivamenteproprio sul circuito delle mura, che pone àal canto suo problemi assai complessi. Una puntuale ricognizione dell'esisrente,còrr.datu dall'analisi dei materiali e delle tecniche costruttive e dal censimentodelle iscrizioni, ha condotto C. Foss (Foss, Winfield, 1986, pp. 79-rry) a individuare almeno settefasi costruttive tra il rrr e il xru secolo.Definita nel suo percorsogià nel settimo decenniodel 11 secolo,la cinta fu risistemataintorno al 73o da Leo-
rNTRoDUzIoNr,trl'.trcrrroLocrA
BrZANTrN,A.
ne rrr (7ry-74t) all'indomani dell'assedioarabo del 727. Gli ampi restauri condotti alla metà del rx secolo da Michele m (842-867) sono testimoniati da almeno otto iscrizioni riferentisi ad altretranre torri, mentre le due campagnecostruttive clellasecondametà del xrr secolo sembrano ben identificabili per l'uso estensivodella muratura a mattone arretrato che, come si vedrà in seguito, caratteizza diffisamente I'epoca dei Comneni. Al periodo in cui Nicea fu capitale imperiale vanno infine riferiti i restauri di Teodoro r Lascaris (rzo4zz) e la citata ricosffuzione voluta da Giovanni ur Yatatze, che portò alla sopraelevazionedella cortina preesistentee alla costruzione di un antemuraleche rappresental'ultimo esempio compiuto di impiego di questo tipo di struttura difensiva tipica dell'età protobizantina. Ancora del tutto ignoti rimangono invece gli assetti topografici interni della città, originariamentescanditadai due assi ortogonali del cardo e del decumano (testimoniati dalla posizione delle quattro porte principali) in prossimità del cui incrocio sorgeva la chiesa della Santa Sofia, databile al vr secoloe solo parzialmenteconservata.Nulla invece rimane del secondo importante edificio religioso di Nicea, la chiesa della Dormizione della Vergine, anch'essadel vr secolo,restaurata a più riprese in epoca mediobizantina e conservatasifino al 1924, allorché andò completamente distrutta nel corso della guerra greco-turca.
5. r,n crrrì.
DELL-rMPERo
anche di non secondaria importaîza, poterono semplicemente soprawivere e non sfuggirono a una decadenzapiù o meno lenta; altri centri, invece, p.r -oiitri diversi si inserirono più organicamentenelle nuove Strutture e vissero una nuova, anche se assaispessobrevissima, stagione di fioritura economica e di espansionedemografica e territoriale.
La sostanzialecontinuità dei grandi centri ellenistici e romani in epoca bizantina, testimoniata in primo luogo dalle "capitali" dell'impero e documentabile archeologicamenteo almeno storicamente per la grande maggionnza delle città più o meno importanti sparsesu tutto il territorio bizantino, non deve però nasconderela reale complessità dei mutamenti prodottisi su scala urbana e regionale nella fase di passaggioverso le mutate condizioni politiche, amministrative, economiche e religiose del nuovo impero di Costantinopoli. Soprattutto la prima metà del vr secolo, segnatadalla politica di tiorganizzazioneterritoriale voluta da Giustiniano, marca una sorta di spartiacqueper molte delle città anriche delle regioni che si affacciano sui bacini centrale e orientale del Mediterraneo. Inserite nel contesto della nuova realtà dell'impero bizantino, alcune città antiche,
Il caso forse più evidente di una città di grande tradizione antica che non fecupera un suo ruolo significativo,anche dal punto di vista simbolico e ideologico, all'inrerno del programma giustinianeodi renoa7tio imperii è rappresentato dalla già citata Sirmium. Quella che in epoca rardoanti;; era stata la città forse più importante del quadrante nordoccidentale dell'impero d'Oriente, divenendo in età te6archica la sede del prefetto deî pretorio per lllyricum, per esserepoi conquistata dagli unni nel 44r e a lungo contesa tra ostrogoti, Goti e (535) non Gepidi, dopo la riconquista bizantina dell'intera regione imperiale I'amministrazione fu infatti ogg.tto di quéla attenzioneche riservavanotmalmente ai centri di grande tradizione. I dati derivanti dalle indagini archeologichecondotte a partire dal tg57, che hanno permessodi cogliere almeno i tratti essenzialidell'impianto urbano (la vastabibliografia è riassuntain Popovió, r98z; Bavarrt,1984), sembranoinfatti testimoniareper la prima metà del vr secolo di una progressivarestrizione dell'abitato alla sola zona meridionale a ridosso déila riva del fiume sava e di un completo abbandono dei grandi edifici pubblici e delle aree residenziahdi età tardoantica. Molte delle cosluzioni del cosiddetto quartiefe monumentale non presentanoinfatti 6acce di restauro dopo un_delastante incendio dà[a prima metà del v secolo e le srruffure dell'ippodromo, già da tempo divenuto una semplicecava di materiali da costruzione, àppaiotto in quest'epoca già in parte iutihzzate come magazzini' Tanro i dàti archeologici quanto le fonti (nel De aedifriis la città non viene nemmeno menzionata, mentre nei Libri delle Guerre la si ricorda come occupata daí Gepidi; vII' xxxlv' 17, 35) appaiono quindi concordi nefrestituire un'immagine della Sirmium del vr secolà .om. di una città in piena decadenza,allacui riconquista e riedificazioneI'amministrazione bizantina non sembra annettere eccessiva importanza, prescindendo anche da quegli aspetti simbolici che pure in larga misura costituiscono la base ideologica della stessa.politica giustiiianea di restaurazionedei confini e delle strutture dell'antico impero romano. All'abbandonodell'anticasede del prefetto del pretorio per lllyri-
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5.3
o"' antina : Tln;,îÍ": ;lff l*biz 5.3.r. Continuità e discontinuità
5. r-n crrrì.
cum contribuirono probabilmente almeno due fattori: da un lato l'oggettiva dificoltà per le truppe imperiali a mantenere uno stabile controllo delle estremeprovince settentrionali dell'impero, più espostealIa pressionedei vecchi e nuoví barbari che si affacciavanoal confine danubiano; dall'altro la nascita e il rapido affermarsi come centro direzionale dell'illirico settenrionale della città di Iustiniana Prima, una nuova fondazionevoluta da Giustiniano (sulla cui consistenzaarcheologica avremo modo di soffermarcipiù avanti) e destinataa sostituire Sirmium nel ruolo di capitale amministrativa della rinnovata prefeftura proprio negli anni intorno ^l j35. Benché costituisca l'esempio forse più eclatante, quello di Sirmium non fu certamente un caso isolato. Per rimanere nella stessa regione balcanica, destino analogo toccò anche a Stobi, importante centro dell'illirico, divenuta in età tardoantica capitale della provincia della Macedonia Secunda(in seguito Macedonia Salutaris). La città visse una fase di grande espansioneterritoriale e demograficaalla fine del rv secolo, quando godette del particolare favore dell'imperatore Teodosio r che vísitò Stobi nel 388 e che fu probabilmente il promotore di importanti cambiamenti nello stesso tessuto urbanistico del centro antico (lil/iseman,1984). Prima della fine del secolo,seguendo le disposizioni di un decreto dello stessoTeodosio r, venne chiuso parzialmenteinglobato in ediil teatro antico, che fu successivamente fici residenzialie di servizio (Gebhard, r98r); nello stessotorno di tempo vennero inoltre cosruiti o completati gran parte degli edificí religiosi che caratterizzanola topografia della Stobi cristiana, a partire dalla basilicacentrale,eretta sul sito dell'antica sinagogaappositamente smantellata,e dalla grande basilica episcopale. La fasedi espansionedi Stobi sembracontinuare,sia pure in maniera più rallentata,nel v secolo,quando la città passòsostanzialmente indenne attraverso la crisi della regione, e giungere sino agh inzi del vr secolo - epoca in cui possono datarsi estesi interventi di restauro e di ridecorazione della grande basilica episcopale (Kitzinger, ry64; Kolarik, r98r) - per arrestarsiinvece improwisamentesubito dopo. La storia della città nei decenni centrali del vr secoloè marcata da una progressivae profonda decadenza- eloquentementetestimoniata da rczzi restauri dei pavimenti musivi delle chiesee dal formarsi di strati di abbandono su tutti i piani pavimentali indagati (\liseman, Mano-Zissi, r97t) - che, in assenzadi qualsiasitracciadi eventi traumatici, deve essereposta in telazione,anche in questo caso come in quello di Sirmium, con il mutare della geografrapoliticoamministrativadell'Illirico bizantino ('SViseman, r984, p. 3o8). r ltì
Dnll'rtttprno
FrcuRA 46 Apamea, pianta della città antica ebízantina
Fonte: Enciclopedia dell'Ate
Medieuale
Il problema della continuità o discontinuità dei centri urbani di.radizione antica si pone in maniera più sfumata e meno traumauca rn altre regioni dil'impero che ^ diff.r"n ^ dell'illirico settentrionale .r"ro rri.no condiziónate da rilevanti difficoltà di carattere difensivo e amministrativo.In Siria, per esempio,pur all'interno di una generale riorganizzazioneterritoiiale che lnteressa soprattutto lassetto difensivo à che determinò l'accrescersio il decadere delle fortune dei singoli centri, la continuità di tutte le principali città antiche e tardoà'ntichevenne di fatto assicuratadalla fase di espansioneeconomica della regione e soprattutto dalla particolare attenzione politica da parte del g-orr.rrro...rtrul. che vedeva nel controllo di quei territori un p.r.rto Ai forru fondamentalenel confronto che opponeva i Bizan' tini ai tradizionali nemici Persiani. La migliorc testimonianzain questo sensoviene da Apamea, capitale della provittt'irt'\yria .\ccunda,che avevavissutoil suo momento
INTRODUZIONE
ALL-ÀRCHEOLOGI,{
BIZANTINA
FIGURA 47 Apamea, pianta del complesso episcopale
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Fonte: Klegel (t986).
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rcggiataprincipale, la cui ampiezza fu drasticamenteridotta dall'impianto di ampi marciapiedi a ridosso dei due porticati laterali. Una ierie di indizi - m ncanza di tracce evidenti del passaggiodi carri sulla nuova pavimentazione,accessidalle vie laterali bloccati da gtadinate, impianto di un tetrapilo monumentale- lascerebberoaddirittura supporre che l'intero segmentocentrale della via colonnata potesseesseretrasformatoin questafase in una sorta di spaziopubblico unitario, direttamente raccordato alle chiese più importanti e che avrebbe potuto prendere il posto dell'antica agorà che in quest'epoca mostra tracce di progressivoabbandono(Balty, 1989). Una importante fase di ricostruzione databile al secondo quarto del vr secolo è rinracciabile anche in molti degli edifici religiosi e civili. La cosiddettachiesaad atrio, posta proprio a ridosso del rinnovato cardo e probabilmente dedicata ai Ss. Cosma e Damiano, fu oggetto di una vera e propria ricostruzione, che ne ampliò notevolmente la superficie, trasformando il piccolo edificio liturgico del v secoloin una struttura assaipiù complessa,di cui rimangono ancora non del tutto chiariti alcuni degli aspetti funzionali (Napoleone-Lemaire, Balty, ry69). Un importante restauro interessòanche la chiesa a tetraconcoinserita all'interno del gruppo episcopale(nrc. 47), dove quattro iscrizioni ricordano il nome del vescovoPaolo, documentato appunto nel quarto decenniodel vr secolo. Indicazioni di continuità d'uso, di restauroe in qualchecaso antardoantiche: nella che di sviluppo vengono infine da alcune domus "del "delle Cervo" (DonnayMensole" (Balty, r984b), in quella casa "del Triclinio" (Balty, ry69b) i Rocmans,Donnay 1984) e in quella pavimenti a mosaico vengono restaurati e in qualche caso sostituiti con piani in opus sectile;molte sale vengono dotate di nuovi arredi in marmi pregiati; all'interno dei peristili si allestisconocisterne e ninfei che in qualche caso assumono,oltre alla funzione utilitaristica, anche connotazionidecorative. 1.3.2. Continuità e rinascita
di massimaespansioneintorno alla metà del v secolo(nrc. 46). Colpita nel corso del terzo decennio del vr secolo da due terremoti di eccezionalegravità, la città fu fatta oggetto di un articolato piano di restauri e riedificazioni a partire, anche in questo caso, dalla risistemazione della grande via colonnata che costituiva l'asse principale dell'intero tessutocittadino (noro z3). Almeno lungo tutto il matto centrale della via, quello coincidentecon i monumenti pubblici e religiosi più importanti, vennero rialzate le colonne abbattute dalle scosse sismiche e venne ripavimentata con grandi lastre di pietra la car-
Anche se il caso di Apamea può non esseregenerahzzabilee per molti centri il passaggiodall'epoca tardoantica a quella protobizantina segnò comunque un momento di difficoltà più o meno marcata, per molti altri il vl secolofinì per coinciderecon una vera e propria rinascita della vita urbana. Che la ricostruzionedelle città e il ristabilimentodelle istituzioni la politica tra i temi principali che caratterizzavano municipali f
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IN'fR()DUZIONE
ALL-ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
ampiamente testimoniato dalle fonti storiche, che trovano per parte loro significative conferme nei dati archeologicí-Il ;;,t* í.ìi,i.r,p.ratore che restituisce dignità alle città devastatedalle invasioní e da lungo tempo abbandonÀt. . ,popolate è assai ricorrente nelle fonti dell'epoca e finisce per assumerJi co.rnotati di un topornur^oro. Ma a una lettura rrasversaleche prescinda dai quesiti ,utt "rr.ùiuitira del singolo.passo,proprio ir De àedifuiis di pd;;;;À cir"ì." .."ituisce una.i-T"qlî assaiviva di una politica uÀanistica li. ,i t.u_ duce sur smgoli siti in una serie di interventi ripetuti costantemente e in maniera quasi standardizzata.Gri aspetti in questo r."r" pi,: ,it. vanti sono: il ridimensionamentodei cenri .,rbani (ampliandi q,relli che si rivelavano di dimensioni insufficienti per ussol,o.re i compiti previs-li e sopratrurto riducendo in maniera ,i.rro drastica i perime_ tri delle grandi città che risultavano difficilmÉnte dri.;dÀilii,'l,u,r.r,_ zione posta nella definizione degli spazi e degli edifici ,i-úoli.i d.l potere civile e. religioso, con pafticòlare riguirdo all'edificazi,cnedi nuove.chiese;l'importanza "tttib,.it, alle infiastrur,,ri.,-[ir* ]ì, ,,,rr_ te quelle necessarieall'approwigionamenro idrico e nír^À^g rrinumento delle derrate alimentari; un organico piano di rifortifi"cazione dei singoli cenrri, con I'adozione di m"odeli É soluzio"i i..ii.l,. a" borati centralmenree adattati alle caratteristichedei dir;i ;i;i. Esempio paradigmatico di resrauro e insieme di rifondaziàne di un rmportante centro antico è quello dell'intervento urbanistico voluto da.Giustinianoperla città di palmira (zantni, in corso diriu.,,pr, con bibliografia precedentesul sito). Agli inizi dél ,r, ,..olo di-q,rÉtto che era stato il più grande "porto ,o.nàro ner deserto';,-.ìrrJ.rrouuniera.e mercantileper eccellenzache avevavissuto il suo momento di massimo fulgore al tempo della regina zenobia, "ll" -.tà d;i;r, ,.colo, non rimanevamolto (nrc. aa). Le fond - procopio di-c.r"..,
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xvrrr) e i dati archeologici (in particolare i ritrovam.rii -orr.tuli, che se.gnanoun picco negàtivo próprio ffa rv e v secoro) restituiscono un'immagine di una città in iovina e in larga -ir"ru ufù"rrJorrru, in cui resistevaforse un unico nucreo fortificaio, ir .;ridd.;;-èì-po di Diocleziano(r'oro z4), sede del comando ú.na ;iót.* inriàu, .d"n". 9fr" le possenti difese della città ellenisticaerano srate smantellate dalle truppe di Aureliano b7z-27) per punire la rivolta dei parmireni contro il potere imperiale. Come riferisce Giovanni Malala, nel 527, primo anno del suo impero, Giusriniano incaricò il comesorieníis di Antiochia, putii.i.r, armenius, di restaurarele chiese e gli edifici pubblici aí p"rÀir" . ai dotare la città - che aveva definilivamente perduto il suo ruolo di f42
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BIZANTINA
centro carovaniero,ma era divenuta un importante nodo politico_strategico per il controllo delle regioni centrali della siria - di.rnu guarnigione militare adeguara.La ridefinizione urbanistica di palmira com_ portò innanzitutto il riallestimento del sistemadifensivo: la cinta mu_ núa di età zenobianavenne ripristinata e nnforzata,riulzundoi. to'i e le corrine abbattute dalle truppe di Aureliano . udiorrurào'i ur..r.r. grandi rorri semicircolarifortemenreaggertanti(r.oro z); il campo di Dioclezianovenne incluso n.l r,rouJ"perimetrourban-o,' riutilizzan_ done parte della cinta, e trasformatoin una sorta di u..opoli, d.*inando probabilmenre a sede del dux gli antichi principia d"liu iortifi.uzione .romana in cui evidenti roro l. ttu... ài inierventi edilizi di epocabizantina(Michalowsky,.1963, pp. 4r_6o;ry66, pp. z7_). N suo inrerno la città manrennealmeno nille grandi únee ii ,rro i-piurto ellenistico,con la grande via colonnatu i-h" - come a Arrtio.hiu . Apamea- costituival'asseprincipale da cui si diramavanoi decumani; gli edifici pubblici subiròno pèrò sostanzialimodifich., lu ..[u d.l grandetempio di Bel, posto nell'angolosudorientaledena .iori, u".rn. trasformatain chiesa, come attestànole pitture murali, oggi quasi scomparsema il cui caratterecristiano era chiaramenteleggibiie fino a qualche anno fa. Analoga sorte toccò anche al t.-pil d?-Èdlu-irr, dove I'originario orienramento della celra uern. irtalruro por.. l.i inserireun'absidesul lato orientale,e a un artro edificio ,..J*-..rr. scavato(Gawlikowski, r99r-; Duval, r99z), di cui sfuggeu.r.oru lu primitiva destinazione,mache probabiÍmen,te agli inzi"íel vr secolo venne trasformatoin chiesacon la costruzionedl un'absideorientata. Accanto a restaurie.reimpieghidi spazie monumenti pr..sirtentr la Palmira bizantina vide anche I'impianto di strutrure ,riu"rrirti.t. del tutto nuove,,in particolar. nel ,etior. nordoccidentaledell,abitato - non lontano dalla nuova acropoli icavata nel campo di Diocleziano - dove una fitta rere orrogónale di s*ad. ,.-brà "rgu iìu* tu distribuzione degli spazi di ,r.r nrro'ooquartiere residenziaiedotato di oue chresedr nuova costruzione, che attendonoancorauna esauriente indagine archeologicama che sulla base dei resti "À"rg."iiiorrono essereconvincentementedatate alla prima metà del .rr-r".oÈ (d", Maffei, 1988,pp. 36-ù. Continuità dei modelli
5.rf"rrirti"i, le città nuove
Al.di là della specificitàdei singoli casi fin qui esaminati,la quesrione della continuità tra città anticai città bizaniina introdrr.e it ir"ur.-u della definizionedei caratreridistintivi di quest'ulti-^. nrr?"nt. ai r44
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FIGURA49 "città nuove" bizantine riconPiante schematiche di città di radizione antica e di dotte alla medesima scala
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Legenda: t Antiochia; z. Apamea; 3. Iustiniana Prima; +. Resafa; i. Zenobia Fonte: rielaborazione da Harrison (1993).
vista urbanistico, distributivo e strutturale, la città protobizantina risponde ancora, come si è visto, a criteri di derivazione classica:un centro urbano unitario, cinto da mura, organizzato da assi viari ben definiti e spessodi grande rilievo monumentale, dotato di un nucleo rappresentativo ben evidente (acropoli) e di grandi edifici pubblici, con aree residenziali sostanzialmentedistinte da quelle a vocazione produttiva e commerciale.All'interno di questo schemageneralenon mancano elementi di novità: le dimensioni dell'abitato tendono a contrarsi e particolarmente le città nuove si sviluppano su superfici assai più piccole delle città di tradizione antica (Harrison, 1993) (nrc. 49); una importanza twtta particolareviene annessaalla rcalizzazionee alla mzrnutenzionedel sistema difensivo e dei sistemi di dell'acqua;gli assiviari si orientanoa adduzionee tli <listrihtrzione r , l5
)l,ZI()N11 ALL'ARCHEOLOGIA
BIZANTTNA ,.
raggiungerei nuovi nodi della vita pubblica, in parricolare gli edifici religiosi, chiese,martyria, monasreri "rU*i, f*.ó#;;;iil. al suo tradizionale carattefe di der potere civ'e an,centro.trppr.r.nrutivo che quello, sp:s^soprevalenre, di ;.'d. iri., a.r prrlr. ì.ìg.*_.pi_ scopale;gli edifici pubbrici subíscono una arastica selezione,continuano a esisterele terme e-in qualche caso gli rnn"arr*;.-J_puio_ no i grandi fori, i teatri e gli anhteatri; re arè"e,Érìd.rrriuìi'pr.r.r,r"r,o tracce di un'edilizia sempre più intensiva. Continuità ed evoluzione rispetto ai modelli urbanistici ellenistici e tardoantichi sono particolarme"t. ."ia.m ner caso delre ,,città nuove" protobizantine, quei cen'i .ioa .lr. i.rrono fondati ex nouo nel corso de[a prima métà del vr ,..oro-ìi àt";;;; ;.g;; J.í,'ilo..o, essenzialmenreper rispondere a nuove .rig..rr. ai iri"ìà"p"ii,i.. amministrativa e difensiva. euattro di queste città - carièin GradIustinianaPrima nell'rrk ico, dara in tvt.àpotamia, Harebiyye-Zenobia e Resafain Siria -, p:. l'importanza.À"'ri.opri.ono ,li,éio., a.U, Ioro fondazionee p.r lu .o"titr*r, a"i'.."i archeologiciconservari, si prestanobene a esemprificar.; .;rì;;;ormativi delracittà bizan_ tina del vr secolo.
FIGURA 5o Carióin Grad-Iustiniana
LE CITTA
DELL IMPERO
Prima, pianta della città
5.4.r. Caúóin Grad-Iustinianaprima Stando alla ricca documentazionefornita dalle fonti la città di Iustiníana Prima venne fondata intorno ur >p, per espressovorere dell'imperaro.reda cui p,rese.il"";;,-.;; íÍnr.nro di risponderea due esigenzefondamentali: cerebrared.grrum.nt. il l,rog;'di ,r"r.ir" a.r sovrano,il piccolo villag-giodi Taure"sium n.ll,illirilo,-. i'r.*o ,r.r_ so cosriruirela sede deila rinnovata prefetturu aatitiri.o i.rlànr.io_ nale, dopo la riconquistadene p-"#;-;"nubiane e in sostituzione dell'anticacapitaleSirmium (M"kri;;;, r98o; Zanini.rq88). A seguitodi un lungo dibattito r.ri."í.Àà"T*"r'r"îrìl'u ,r"_ ta ormai convincentemenrerocarizzata nel sito di óariòin crla, ,r.l distretto di Nis, in serbia, che c stato "gg."" di indagini archeorogiche esrensiveawiare già nel ,.-nào-a.?!
guitein'' alt.;1;tù sistem aticar.i r..o-#t:
#:j-::::f ; i:l,:f ì.; corso,(Kondió,Popovió,1977;Duval,popovió, r9g4; Bavantet al., r99o), e che hannoconsentitodi ricostruiin. t,í-f,iuiio-.rr'u*o nella
sua sostanziùe interczza. Posta su di una piccola altura compresa tra due corsi d,acqua, Ia città di cariòin GraJ-Iustiniu"u priÀu,'n.t ,uo compresso di dimen-
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Legenda: 14. complesso episcopale; 5. srada porticata dell'acropoli; 6. cosiddetto palazzo episcopale; 7. porta dell'acropok; 8. piazza circolare; 9"ro. cardo; rr-rz. decmano principale; r3. porta orientale della città alta; r4-r7. edifici residenziali e di seruizio; r8. basilica della città alta; 19. porticaro; zo porta meridionale della città alta; zr. chiesa crucifome; zz. basilica sotto l'acropoli;23. cosiddetta villa urbana;24. castellum aquae: 2t. terme della città bassa; 26. acquedotto; 27. basllica doppia; 28. basilica della città bassa; z9-3r. strade ed edifici di seruizio; 32. porta orientale della città bassa; 31. terme estemei t+. basilica extra mulos;35-38. torri e pona meridionale della città bassa. Fon te: Kondió, P opovió (ry77).
sioni piuttostolimitate con una.superficie di út ;-ilririi.,io" i" tte nucleidistinti(nrc. 5o): un,acropoli, .h. o..rrp" la partesommi_ r46 t.l/
5.
tale della collina; la cosiddetta città alta, che si sviluppa a est e a sud dell'acropoli;e la cosiddettacittà bassa,che occupail pianoro meridionale. Ciascuno dei re nuclei possedevauna propria cerchiamuraria; quella dell'acropoli con prevalente carattere monumentale;quella della città alta. che costituiva il sistema difensivo dell'insediamento nel suo impianto originario; e quella della città bassa,che rappresenta un'addizione successivarispondente alla necessitàdi forticare anche i monumenti pubblici e le abitazioni che si erano andate sviluppando nella zona extramuraneameridionale. L'impianto urbano ricalca modelli classici,con il lungo cardo a costituirel'asseNord-Sud che si intersecacon il decumanoprincipale che raccorda la porta orientale con quella dell'acropoli(noro z6); quest'uldma è a sua volta tagliata a metà da una srada il cui andamento obliquo rispetto agli assidella città alta è probabilmentedettato dall'orientamento della cattedrale,cui si uniformano del resto tutte le altre chiese. Nel punto di intersezione tra cardo e decumano si apre la grande piazza circolare che, più che riecheggiaregli impianti commercialidelle grandi città carovaniere(Mango, 1974, p. 37), si inseriscepiuttosto nella tipologia dei fori celebrativi, come lascia supporre il ritrovamento in quell'area di due frammenti di una grande statua bronzea probabilmente raffigurante Giustiniano in abbigliamento militare (Grabar, 1948,pp. ;Z-61). Lo spazio privilegiato dell'acropoli era interamente destinato a ospitare gli edifici legati all'amminisuazionedel potere civile e religioso: a Sud della strada porticata sorgevanoinfatti la basilicaepiscopale - a tre navate terminanti in un'abside centrale,poligonaleall'esterno, fiancheggiatada pastoforia,e precedute da nartece e atrio -, il battistero, a pianta tetraconcainscrittain un quadrato,e il consignatorium, tutti edifici evidentementecollegati alla sede del vescovometropolita più volte attestatodalle fonti. La metà settentrionaledell'acropoli era invece occupatada una serie di edifici di non certa interpretazionein cui si sono voluti riconoscereo il complessodel palazzoepiscopaleo piuttosto la sede dell'amministrazionecivile della prefettura. Anche nel resto della città gli edifici religiosi ricoprono un ruolo predominante: tra città alta e città bassa si contano infatti ben altre sette chiese rispondenti a tipologie atchitettoniche assaivariabili. Si va dalla semplice chiesa a tre navate con terminazione monoabsidata senza pastofori, attestata in due casi, rispettivamente nel quartiere nordorientale e in quello occidentaledella città alta, allagrande basilica a transettodella città bassa.Dal tipo classicoa schemabasilicale divergono la chiesacruciforme del quartiere orientale della città alta e "a la chiesa triconco", portu all'esternodella cinta della città bassa, r 4tì
LE CrTT.{ DELL TMPERO
che si inserisconocomunque ambedue in una ben documentatatipologia locale. Più difficile collocazione tipologica trovano invece la chiesamononave,anch'essaposta all'esternodelle mura, e la chiesa doppia nella città bassa, sulla cui destinazíonecultuale il dibattito scientificoè ancora aperto (Duval, 1984). Meno estesamenteindagate sono state le altre strutture del sito: la cerchia muraria dell'acropoli, che lungo il lato occidentale doveva sfruttare a fini difensivi il ripido pendio naturale della collina, è stata esploratasolo nel settore orientale, in corrispondenzadella porta verso la città alm che, fiancheggiatada due torri semicircolari aggettanti, riprende il tema simbolico della porta monumentale assai frequente nell'architettura dell'epoca. La cinta della città alta è stata scavatain corrispondenza della porta orientale e per I'intero tratto meridionale, dove una porta difesa da due torri pentagonali(roro z7) - anch'esse frequentementeattestatenelle fortificazíoni di epoca anastasianae giustinianea- permetteva I'accessoal grande cardo porticato. La cinta della città bassaè stata invece indagatasolo in corripondenza della porta orientale e del tratto meridionale, dove sono emerseuna porta difesa da due piccole torri quadrate e un torrione circolare nell'angolo sudorientale. Tra gli edifici civili più significativi dal punto di vista della qualificazioneurbana vanno inoltre segnalatile grandi terme ex"villa urbana" e tramuranee, il discussocomplessoidentificato come meridionale della tratto al soprattutto rl castellumaquae addossato percorso con un I'acquedotto che giungeva cinta della città alta, cui sotterraneo di oltre 17 km portava l'acqua fino alla città e da cui si diramava poi la rete delle condutture interne. Tanto nel suo insieme quanto nei singoli edifici, I'impianto urbano di Carióin Grad-Iustiniana Prima denuncia dunque una evidente monumentalizzazionedegli spazi che ben si attaglia alle esigenzecelebrative e alle funzioni rappresentativeper cui la città venne fondata. Concepita per esserecapitale di prefettura e sede del metropolita, e soprattutto percepita come una sorta di grande monumento unitario dedicato alla persona del suo fondatore, essa doveva rappresentare una sorta di modello, sia pure in scala ridotta, delJapolis ideale, in cui si trovavano rappresentatee sviluppate tufte le istanze simboliche e funzionali connessecon l'idea stessadi città. Proprio in ragione del suo ruolo eminentementepolitico-amministrativo e a causadella sua sostanzialeestraneitàal contesto economico e territoriale dell'illirico, Iustiniana Prima era destinataa non soprawivere a lungo allo stessoGiustiniano: già nell'ultimo quarto del della pressionedegli Slavi alla fronvr secolo,segnat()tlall'accentuarsi rapirlo mutare delle condizioni politiche ed t' rl:rl ticra tlirnrrbirrtrrr l'lt)
III2IoNIi
AI,L,ARCHEOLOGIA
BIZANTINA t.
economiche dell'intera regione illirica, ra città dovette awiarsi verso un declino progressivoe inarrestabile.A una profonda rurals.zzazione e a un brusco muramenro der rivelo sociale ] t.rtia.ìr" p"pi"rì"l. moniati sul sito di cariòin Grad dar riuso degri'rp;;i-;;;;mentari (portici, pia-zza,atrii deile chiese), ,.utioi-uri con tramezzaturee coperture di fortuna in abitazioru,stalle e magazzini(Kondió, popovió, 1977, pp. 3zz-8) ft:: seguito,n.l .orro-d.l pri-o-quinilinrrio del vu secolo,in coincidentí ,on ir ..ouo'aa rimesd,anubianoe con la migrazione verso le province barcaniche d.lr. p"pJ;;iJ urru.oslave,la s^comparsa della città .h. ,,rbi ,r,' a.uurrui*'i.r;;;-dtl .n. venne definitivamenteabbandonata.
FIGURA
LE CrTTA DELL TMPERO
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Dan, schizzo planimetrico della città
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5.4.2. Dara Fondata.*a Il 5.o4e.ir 5oó per volontà dell'ímperatoreAnastasiosu_ bíto a ridossodella linea di confine t'u gri i-f!;;;;;;;;i'p..ri"no,.Dara, oggi un villaggio n.llu'T,rrÀiu ,rrJo-.-i*iuÈ, ,ro, e T:d..rro. mai stata oggetro di ind.agini inìén_sive,"n.fr. ,. d;.;;;;t.*nizioni hanno .chiarito gti aspetti liù signific;;-J;i-;; ;'.;;. ;;l_orio .ùr+, archeologico(Crow, rgai; Cróke, Crovr, r9s3; Furla", a., rù(/hitby, Maffei, r9g6a; r9g6b; Zantm, r99o). -r985; Le fonti storiche - in particolare re cronache di Giosuè stilita (ed. W. \Xfrighr,p.7.) eiaccaria di nlitilene @;rnrn-ÈriÈrrorton, vrr' 6) - fornisconoin questo caso numerosi particolari illuminanti sul meccanismoche presiàdeva urlu fonlazione di una nuova città: la t::Jl".9a sito, ben piot.tto alle tpu[.-r"rg""ri àa una serie di alture e dorato dell'abbondante acqua fornita aiil. monrane e dal fiume Cordes;I'acquistodàl t.rr.no ...*;"ri; ?"11"d;;;;;'pr"pri.?ri", in questo caso quella di Amida, odierna Diyarbakir, i" T"r;'hi;1,-i,ir,rrio direttamenteda costantinopoli di "" "i.hi;;'.h.;;,'#'.o, ,é una sorta di abbozzoder piano urbanistico d.llu .itia; ili;; tl i.p.rimento delle maestranzenecessarie, cui venne concessal,esenzionedar pagamentodei tributi per rurto il periodo a.u" .àri."ri;."-' .. La città si disponevasu tre pùcol. alture (prc. ,rt .l era racchiusada una cinra muraria di forma modo triangolare,le cui ;;r, alte cortine erano rinfor zateda totri ,J-i.rrcolari e circolari intervallltg d1 gonpie di contrafforri q"uaìrii.--i)"1"-.r,to pìJ ."rr*rirr., delle difese di Dara è rappresentutodJr. due porte fluviali (r.rc. 5z), ubicate nel ffatto n_ordórientalee in quelro -à.iai""}. J.ìu ...chia, che consentivanoil passaggioattraverso l. *.rru-"-ll. ,.o". a.f quali,
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Fonte: Fvlan (ry84\
Benché ancora non scavate,all'interno della città le principali strutture e infrastutture risultano comunque sufficientementeleggibili: sulla collina più alta, quella settentrionale,poteva trovarsi, considerata la natura eminentemente militare del sito, una cittadella o un ridotto, come starebbero del resto a testímoniarele fonti che parlano dell'esistenzain quel punto della cinta di una poderosatorre d'awistamento, oggi completamenteperduta. Il nucleo monumentale civile e religioso si rovava invece sulle pendici della collina occidentale, dove sono ancora leggibili i resti della grande chiesa dotata di battistero (forse di età giustinianea)e soprattuttola poderosamole dell'edificio identificabile con la sede del dux Gl demosion).all'interno delle cui sostruzioniè ricavata una grande sala ipogea, forse utilizzata come carcere(Furlan, r9ft8). Non del tutto chiarito è inveceil percorso rlci principr:rli:rssivirrri,chc dovevanocomunqueseguirein parte il
I N ' I ' R 0 I ) T J Z I o N T .A ; LL'ARCHEOLOGIA
FIGURA
BIZANTINA
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Dara, ricos*uzione ipotetica delle porte fluviali e der sistema di dighe e sba*amenil
5. r-n crrrì.
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percorso del Cordes, come testimoniano i resti dei due ponti, uno posto al centro della città, I'alffo, ben conservato, nei pressi della porta fluvíale meridionale, e il tratto di via porticata che correva sulla banchina destra del fiume in corrispondenzadella collina occidentale. Le particolari esigenzedi una città nata per resistere ad assedi anche prolungati fecero sì che fin dalla sua fondazione Dara fosse dotata di un sistema di adduzione e conservazionedelle acque assai efficiente,con una grande cisternaposta alla base della collina settentrionale (r'oro z8), articolatain dieci navatevoltate a botte e alimentata da una canalizzazionecoperta, ancora ben riconoscibile per lunghi tratti sul terreno, che si collegava alle sorgenti delle montagne port. " Nordest della città (Furlan, in corsa di stampa)' In una fase successiva,nel corso dell'intervento giustinianeo che interessò diversi settori della città, a cominciare da una ristrutturazione di ampi tratti della cinta muraria (Vhitby, r986b; Zanini, r99o),le riserveidriche di Dara furono ulteriormente incrementate con la reahzzazionedi una imponente diga sul Cordes,immediatamentea monte della porta fluviale nordorientale, resasi necessariaper contenere le disastrose piene del fiume. In quell'occasionevenne rcahzzatoanche un ingegnoso sistema di catantte posto subito all'esterno della porta fluviale meridionale che permetteva di sbarrare ulteriormente il corso del torrente, deviandone le acque in un fossato ricavato tra muro principale e antemurale, con lo scopo di aumentare le scorte d'acqua per gli assediatiprivandone contemporaneamenteeventuali assalitori.Il fatto che, secondole fonti, per la realizzazionedi queste opere di ingegneria idraulica si ricorressea progetti redatti espressamenteda Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, vale a dire i maggiori architetti della capitale, responsabili della costruzione della Santa Sofia, testimonia dell'importanza che l'amministrazioneimperiale annetteva a Data quale centro direzionale del sistemadifensivo orientale e della pratica di elaborarecentralmente,sulla base delle concezioniespostenei trattad di strategia e poliorcetica, gli interventi urbanistici sulle città principali. 5.4.j. Zenobia Al pari di Dara, Zenobia (odierna Halebiyye, nella Siria orientale) rappresentavaun caposaldomilitare di primaria importanza,.postoa pr.iidiu.. uno dei passaggiobbligati lungo il medio corso dell'Eufrate, che avevaconosciutoun primo momento di sviluppo già al tempo intorno alla metà del ru secolo.Della dell'omonimarcgina pralmirena, dopo la cadutadi Palmira, rrbbandonata città antica,r'otttlr['littnt'ntc
Fonte: Furlan (ry84)
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IZIONE
ALL ,{RCHEOLOGIA
BIZANTINA
non rimane oggi che qualche ffaccia in una serie di tombe-torri poste al di fuori della cinta bizantina; per contro della Zenobia del vr secolo, testimoniatatta le fonti dal solo Procopio (De aedifrlis, rr, vrrr, 8z5), imangono oggi ben visibili sul terreno la cerchia delle mura, in qualche tratto particolarmente ben conservata,e diversi degli edifici interni, parzialmentescavati negli anni 1944-45 e recenremenrepubblicati (Lauffray,r983; r99r). Risultato di due campagne costruttive cronologicamente molto rawicinate che coprono il ventennio tra il 53o e il 55o (de' Maffei, r99o; di diversoparere Laufrray, 1983, che assegnaparte della cinta alla committenza di Anastasio, in una data intorno al 5oo), le mura di Zenobia furono progettate per adeguarsialla particolare situazione orografica del terreno e si sviluppano su un percorso triangolare (nIc.53), con base sulla riva destradell'Eufrate,dove si individuano anche resti di murature ipoteticamenteriferibili a una piccola installazione portuale, e vertíce su di un'altura posta a circa 4oo metri dalla sponda, su cui sorge la fofiezza che costituisceil caposaldodel sistema difensivo (noro z9). Le cortine sono rinforzate a intervalli regolari di circa 35 m da torri a pianta rettangolare,aggettantitanto all'esterno quanto all'interno, dove sono collocati i corpi-scala;due torri di impianto analogo difendono ciascunadelle due porte urbiche che si aprono sui tratti meridionale e settentrionaledella cinta in corrispondenzadel cardo della città. Sul lato settentrionaledella cerchía, non lontano dalla fortezza sulla collina, sorge inoltre un imponente edificio, anch'essoa pianta rettangolaree articolato al suo interno in una serie di ambienti voltati a crociera su più piani, interpretabile comepraetorium(roro 3o). All'interno la città appare otganizzata,come di consueto,secondo gli assi perpendicolari del cardo e del decumano, entrambi porticati, la cui intersezione era marcata da un imponente tetiapilo. Il centro monumentale, solo parzialmente indagato archeologicamente,si dispiegavanei quadranti nordoccidentale (ove sorgevanoil foro e una delle due chiese basilicali) e sudoccidentale(ove sorgeva la basilica principale, dotata di atrio e battistero); nei quadranri orienrali sembrano invece concentrarsigli edifici a carattercfunzionale, tra cui un impianto termale con annessapalestra e, probabilmente, magazziri e botteghe. La vocazione eminentemente militare della Zenobia bizantina è sottolineatadalla presenza,sull'altura che domina la sponda opposta dell'Eufrate, di un insediamentosatellite deputato a controllare la zona collinosa che si stende in quel punto a oriente del fiume: sul sito, noto oggi con il nome di Zalebiyye e identificabile con l'Annoukas r54
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citato dalle fonti (roro 3r), si conservanoi resti di una fortificazione di impianto grosso modo rettangolare e di dimensioni rilevanti (zoo x 5o m circa) in rapporto alla tipologia di questo genere di installazioni difensive, che dal punto di vista dei materiali e delle tecniche costruttive si ricollega in maniera evidente con le soluzioni adottate nella realizzazionedella cinta muraria di Zenobia. 5.4.4. Resafa Il caso di Resafa,che nel vr secolo fu una delle più importanti città della Siria centrosettentrionale,dimostra come la fondazione o rifondazionedi un centro urbano potessein qualche caso trovare una motivazione in una singolare commistione di esigenzestrategichee di vocazionereligiosa. Sede di un modesto castellumdel limes dioclezianeo,Resafa divenne celebre a partire dagli inizi del rv secolocome luogo di martirio di s. Sergio. La fama del santo e l'afflusso dei pellegrini alla sua tomba crebberoin manieraesponenziale nel corso del secoloseguente, creando le condizioni per la fondazione dei primi edifici religiosi e per lo sviluppo di un iniziale nucleo urbano difeso probabilmente solo da una modesta cinta in mattoni crudi. Agli inizi del vr secolo Resafa, nota allora con il nome di Sergiopolis,era divenuta una dei principali centri di pellegrinaggiodell'Oriente medirerraneo,dorata, a partire dal 5r8, di una grande chiesa(nota convenzionalmente come basilicaB) destinataa ospitarele reliquie del martire, sostituendosial primitivo martyrionin mattoni crudi (lIlbeft, 1993, p. 3$). Gli inizi del secondo quarto del vr secolo videro un mutamento radicale nella topografia dell'insediamento:individuata dagli strateghi di Giustiniano come città-chiavenel controllo di un vasto settore del territorio siriano conteso ra Bizantini e Persiani e oggeto delle mire espansionistiche dei Ghassanidifilo-bizantini,Resafa-Sergiopolis venne dotata di una potente cinta di mura ancor oggi conservatanella sua sostanzialeinterczza (Karnapp, ry76). Su di un terreno pianeggiante e libero da vincoli di natura orografica e idrografica, gli architetti e le maestranzeimperiali - probabilmentela stessaéquipe responsabilequalcheanno dopo della costruzionedelle mura di Zenobia (Ulbert, 1989) - poterono progetrareuna cerchia perfettamente aderente al modello normativo delle fortificazioni dell'epoca (nrc. 51. L'impianto generaleè quello quadrangolaretradizionale dei castra romani. con adozione della triplice linea difensiva (antemurale, fossato,muto principale) caratteristicadelle principali fortificazioni urbiche di età protobizantina;lacortina principale,articolataall'intert56
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no da un rafinato sistema di camminamenti e scale (roro 3z), è rinforzata a distanzeregolari da torri di varia forma (circolari in corrispondenza dei quattro angoli, rettangolari, semicircolari e pentagonali nei matti rettilinei) intervallate da robusri contrafforti; sui lati settentrionale e orientale si aprono le due porte principali che, particolarmentenel casodella porta nord direttamentecollegatacon la principale arteria di comunicazionedella zona, assumonoun evidente carattere monumentale. Meno chiaro, anche perché ancora non suficientemente indagato archeologicamente, è il percorsodei principali assiviari interni: i pochi resti di una grande via porticata individuati in corrispondenza della porta nord lascianoipotizzarcun tracciatonon dispostoper assi ortogonali ma piuttosto dettato dalla necessitàdi raccordarei numerosi edifici religiosi e di servizio che nel frattempo andavano sorgendo. Tra questi ultimi particolare rilievo assumono,ancora .rn" ,róltr, le due imponenti cisterneipogeeposte nell'angolosudoccidentale della città (la più grande misura 65 m di lunghezza per 22 m di larghezza),alimentate da un raffinato sistema di canaizzazionie di vasche di decantazioneche permettevanodi depurare dalla sabbial'acqua piovana raccolta in un grande bacino artificiale allestito fuori della città e che, in un regime di normale piovosità, erano in grado di assicurareil fabbisogno idrico di almeno 6.ooo abitanti (Brinker, r99r). Accanto al nuovo ruolo strategico, la Resafa di età giustinianea mantenne e forse incrementò la sua eminente vocazionedi centro religioso e-di pellegrinaggio.Alla preesistentebasilicaB (r.oro 33) vennero afHancate al:re importanti chiese: la basilica A, dedicàta alla Santa Croce e desdnataa divenire in seguito sede episcopalee luogo deputato a ospitarele spogliedi s. Sergio (noro 34); la chiesaa tetraconco, di ignota dedicazione,che si inseriscein una tipologia consolidata nella regione, a partire dai citati casi di SeleuciaPieria e di Apamea,e la basilicaC, posta nelle vicinanze dellaporta orientalee recentementescavata. La solidità delle sue srruture difensive,la sua fama di centro religioso e in definitiva il profondo radicamenronel tessuro sociale della regione fecero sì che Resafasoprawivessealle fortune della dominazione bizantina in quei territori. A differenza di tutte le alffe "città nuove" sorte nei primi decenni del vr secoloper rispondere a precise esigenzedi natura celebrativa,amministativa o difensiva e destinate a scomparire con il venir meno, per motivi e in circostanzediverse, di quelle stesseesigenze,Resafacontinuò invece a vivere per alcuni secoli.Divenuta intorno alla metà del vr secolosededel filarca ghasr 5t3
5. ln crrrì.
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sanide al-Muhndir, che fece costruire 1l suo palazzosubito al di fuori della porta settentrionale,la città resistettea tutti gli attacchi dei Persiani e cedette solo all'invasionearaba, alla metà del vII secolo.Nel secondo quarto del secolo successivodivenne per breve tempo sede della dinastia ommayyaderegnante sulla Siria e vide il nascere e lo svilupparsi di un importante insediamento musulmano che rispettò comunque i luoghi di pellegrinaggiocristiani che continuarono a vivere e a esserefrequentati fino al momento della crisi definitiva della città alla metà del xrrr secolo. 5.5 La crisi del vIt secolo La sorte delle città bizantine nei secoli tra il vrr e il rx, i cosiddetti secoli oscuri della storia dell'impero di Costantinopoli, costituisce a tutt'oggi un problema storico-archeologicoaperto che, in un quadro generale segnato dall'oggettiva scarsità di fonti e documenti e dalla discontinuità e disomogeneitàdei dati archeologici,vede il conrapporsi di due concezionidiameralmente opposte. Da un lato trova ancora qualche consensola tesi degli esponenti della grande scuola storica russa (ripresa in epoca più recente da Osrogorsky, 1959 e Vryonis, r97r) i quali, essenzialmentesulla base delle fonti, individuano una sostanzialecontinuità delle città ra I'epoca giustinianeae quella mediobizantina; dall'aluo si va sempre più affermando l'idea, grà avanzatada Kazhdan (ry54) e oggi sempre più confortata dai dati archeologici, numismatici e desunti da una più attenta lettura delle fonti (Mango, r99r, pp. 78-86), secondo cui la grande crisi attraversatadall'impero a partire dai primi decenni del vrr secolo interessòin misura rilevante tutte le città bizantine, al punto di causare una vera e propria rottura nella continuità della vita urbana. Se la repentina riduzione territoriale dell'impero, sotto le spinte concentriche di Avaro-Slavi e Longobardi nei quadranti occidentali e di Persiani e Arabi nei quadranti orientali e meridionali, determinò owiamente la fine di gran parte delle città bizantine ubicate in quelle regioni, anche i grandi centri urbani di radizione ellenisticapure rimasti continuativamente sotto il controllo bizantino dovettero uscire tutt'altro che indenni da una crisi generaleche minacciò addirittura la stessasopralvivenza dell'impero. La continuità del concetto di poài non fu mai, per la verità, in discussione:le liste episcopaliattesta- in queno con sufficienteattendibilitàche le caricheecclesiastiche civili e con responsabilità connesse più rììai strettamente chc sta fase nelle loro sedi relativa stabilità si con amministrirtivt' l)('r'l)ctuar()no
JZIONE,A.LL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
tadizionali; ma altre fonti, anch'essenel loro complessoattendibili a partire dalle già citate Parastaseis syntomoichronikaiche descrivono la Costantinopolidell'vrrr secolo,fornisconouna immagine assaichiara di città in grave decadenza(Mango, r99r, pp. 92-1-). Sulla base di dati archeologiciancora troppo sparsi - su uno dei siti meglio indagati in questaprospettiva, Sardi, è stato scavatosolo il 5olodell'interasuperficiedell'insediamento(Russell,r986) - è difficile tentare di restituire un'immagine credibile delle grandi città bizantine dei secolivrr-rx, ma è possibileindividuare almeno alcuni dei fenomeni di trasformazionedel tessuto urbano che sembrano cogliersi, seppurein forme diverse,in gran parte dei centri presi in esame(Iacobini, r99ù. Un primo dato generaleè rappresentatodal restringimento,spesso anche notevole, delle aree abitate. In questo sensovanno interpretati i dati di Efeso (nrc. 55), dove la nuova cinta muraria erettata vrr e vrrr secoloracchiudevauna porzione assairidotta della grande città ellenistica,salvaguardandosolo i quartieri immediatamentea ridossodel porto (Foss,r979a, pp. ro3-r5), e di Sardi (nrc. 56), dove le incursionipersianedegli inizi del vrr secolodeterminaronoI'abbandono di ampi settori dell'anticoimpianto urbano, a partire dalle aree commerciali che si erano andate sviluppando nel secolo precedente a ridosso della grande via colonnata della città antica (Foss, 1976, pp. Sl-66; Crav{ord, r99o). Sorte analogasubironole città delle regioni interne dell'Asia Minore, a partire da Ankara (l'antica Ancyra, citata ancora alla metà del rx secolo dal geografo arabo IbnKhurradadhbih come una delle cinque grandi città asiatiche,insieme a Efeso, Nicea, Amorio in Frigia e la non identificata Samala;Mango, r99r, p. 84), in cui il rapido susseguirsidelle scorreriedei Persiani prima e degli Arabi poi determinò una brusca cesuranell'evoluzione dell'impiantourbano, inducendola popolazionead abbandonare la città bassae a ritirarsi nella munita cittadella(Foss, 1977ù. Il caso di Ankara inffoduce al secondofenomeno che sembra caratteîizzarc le città bizantine in quest'epoca:la creazioneo il potenziamento di nuclei difensivi di ridotte dimensioni, posti generalmente su di un'altura e muniti di fortifrcazioni assairobuste. Questo passaggio da una città intesa come luogo della vita sociale a una città concepita prevalentementein funzione difensiva (ben esemplificato del resto nella frequente ambivalenzadelle fonti che associanospessoal nome di una città l'appellativo kastron: Angold, 1985; Dagron, 1987), si coglie bene in tutti i siti sin qui citati. L'antica acropoli di Sardi venne trasformatain Íortezzaprobabilmenteintorno alla metà rlel vrr secolo(Foss,1976, pp. 57-9); a Mileto, verso la fine dello r6o
Iìoto 17. Costantinopoli, le mura terrestri in una foto della fine del xrx secolo.
della linea ferro trarittime prima della realtzzazione f irt6 ru. (ìostrnlirrr,lx,li,l( rììur'1ì \ X / i e g a n dr,9 3 4 ) . v i r t t i : rt ' , 1 . ' l l ,st l t , r , l , rt t t t t r lltl t t { . 1 : tM i t t l r b t l r t r y ,
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Foto r9. Costantinopoli, il palazzo del Boucoléon (da Mamboury, rX/iegand,1934).
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Foto zr. Antiochia, frammento di mosaico pavimentale da una residenza del sobborgo di Dafne, primo auano del vr secolo (foto Barsanti).
rg costantinopoh, facc.ota del corpo principale del palazzo del Tekfur Saray (Ar.{oJ9 chivio Fotografico cNn, Arte bizantina).
I t r l o z z . ( ì c r t t s i t ì c t t r t r r t ' ,i s t t ' i z i o t t t con il nome di Giustiniano dalla cisterna annessaalla N,',r(tlrr Avig:ttl, r,1lil,).
Foto 24. Palmira, veduta generale da Ovest, in primo piano i resti del Campo di Diocleziano (Archivio Fotografico cNn, Arte l>izantrna).
Foto -23. Apamea, resti della grande via colonnata (Archivio Forografico cNR, Arte bizantina).
lirte 25. Palrlirrr,lralricolrrrctlcllrrcinta muraria con totre addossatain epocagiustinia) t t ,A l ' l t ' b i z r r r r t i r r a ) . t r c r r( A t c l r i v i o| ì ( ) l ( ) t t f : l l i (r';(N
Foto 26. Caúóin Glacl-IustiniurnaPrin'ra,edilìci r-esidenzialie cli serr,ízionella cittrì altl (Archivio Fotosraficor:xn, Arre bizantina).
Fo:o ?7: Calióin Gtad-Iustiniana Pr-ima,tofre pentagonalca clilèsaclclll lror-trrnrclirli,, nale della citttì alta (Archivio Fotosrafico cNn. Arte bizar-rtina).
lìrto zB. Dara, particolar:edella granclecisterna (Archirrio Fotogrzrficocxtr, Arte bizan lna).
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Foto 32. Resafa, ricoprospettíca struzione deIl'alzato delle mura (da Kanapp, t976).
Foto 3o. Zenobia-Halebilye,segmentose*en*ionale delle mura: tfl.{,î, il cosiddetto praàturium.(Archivio'É;;d;iì..' "i;; 3 -d::-rra ^r[e Dlzantlna I _ Foto 33. Resafa, veduta generale del sito: in primo piano i resti della cosiddetta basilica B, sullo sfondo la cinta muraria (Archivio Fotografico cNn, Arte bi zantina).
*"ri'.-ff::t:Îf,"fi,yrffi,1;:1
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Foto 34. Resafa, resti rlclla cosiddetta basilica A (Archivio lrotogralìco (ìNrì, Artc bizlntit r t ).
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Iioto 17. Edessa-Ulfà, limite mericlionaleclella cittadella con il fbssato di epoca giusti rrianea(Alcl-rivio Fotografico cNR, Arte bizantina) Foto 35. Smorna-Boljetin,veduta generale della fortezza al momento dello scavo (da Starekulture, 1969)-
Foto 36- Ipotesi ricosuuttiva di un'abítazione di epoca prcr tobizantina nella lortezza di Svetínja (da Milosevió, r98j).
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Altt"bizrrntin,t).
Foto 4r. Thamugadi-Timgad(Algeria).iscrizioneche celebrala costruzionedella città fortificatada parte di Giustiniano (da Durliat' rgBr). Foto 39 Martyropolis-Silvan, tratto dalla cinta bizantina inglobata nelle costruzioni rli epoca moderna (Archivio Fotografico cNn, Arte bizantina)."
l:r-1J:,,Qu.r-ibn-1x/ardan, blzaîttna).
corpo centale del palazzo (Archivio Fotografico r;Nu, Ar.rr
Foto 42. Le principali produzioni dí ceramiche da mensa di epoca medío e tardobizrrr, tina: a-b) Glazed \)fhite \flare ry c-d) Glazed Red \Vare còn elaborata decoraziorr, graffita; e) GRST con decorazione dipinta policoma.
Foto 42. (segue):, GR\í con decorazione puntinata (Measles Ware); g-h) Zeuxippus V/urc; i-l) GR\l dccorata con fìgurc di uccelli (produzione tessalonicese).
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FTGURA tt Efeso, pianta della città in epoca mediobizantina
Foto 43. Esemplificazione delle princilr,r tecníche edilizie in uso nel mondo bizant' no: a) opera laterizia; b) fasce alternatc ,t pietra e laterizi; c) opera quadrata; z/) t',,', "mattone glomerato cementizio; e) arrcl t., "cloisonné"; g) fasce alternatt' ,l to"; îl blocchetti e laterizi di epoca palcokrgrr.
ln neretto il tacciato delle fortificazioni bizantine. l'oatc':Foss (r..rt.)a).
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
rrcuna 56 Sardi, pianta generaledel sito con l'indicazione dell'estensionedella città in epocatardoantica,protobizantinae bizantína
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stesso secolo, venne allestita una cinta difensiva reimpiegando le strutture di numerosi monumenti pubblici, sfruttando in particolare il teatro come caposaldodifensivo (cfr. pen. 63); a Efeso venne addirittura edificato un nucleo difensivo extraurbano, sorto sulla collina su cui era ubicato il grande santuario di epoca giustinianeadedicato a s. Giovanni, che progressivamentedivenne centro di attrazione per la popolazioneche abbandonavala città antica (Foss, r979a, pp. u}5). Un terzo fenomeno evidente in tutti eli insediamentiscavati è r6z
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rappresentatoda un netto decadimentodegli assetti urbani: prassi costante è la chiusura e 1I ftazionamenro di portici e di grandi ambienti per ricavarne unità abitative e funzionali di vaúa natura; l'abbandono dei tracciati viari antichi, i cui spazi vengono invasi da costruzioni precarie; il cessaredella manutenzionedei monumenti pubblici, cui segueI'asportazionedegli arredi e in qualche caso la demolizione frnahzzataal recupero di materiali da costuzione; il sensibile rialzamento dei livelli di calpestio determinato dal continuo accumularsi di terre e rifiuti. In parallelo si registra nella quasi totalità dei casi una progressivarutahzzazionedella vita urbana, con lo sviluppo di orti e spaziincolti all'inrerno degli antichi perimetri cittadini e con l'abbandono dei campi più lontani dal centro fordficato (Popovió, r 9 8 2) . Esemplarein questa prospettiva è il caso di Anemurium (wc. 57), un centro di fondazione romana sulla costa meridíonale della Turchia oggetto in anni recenti di un programma di indagini archeologicheestensive(Russell,1983; 1986). Al momento di massimafioritura della cittadina, agli inizi del vr secolo - quando gli abitanti potevano contare su ffe grandi terme e su un gran numero di chiese continuamenterestaurate-, fa seguito una fase di crisi che si awerte prima, già alla metà del vr secolo, nel decadere della qualità degli insediamenti abitativi e poi, verso la fine dello stessosecolo,nel progressivoabbandonodei monumentipubblici (la chiesaprincipalecolpita da un terremoto non viene restaurata).Nell'ultimo secolodella sua esistenza- testimoniatafino all'vrrr secolo inoltrato - Anemurium apparecompletamentetrasformatain un modestovillaggio,fortementespopolatoe soggettoad aggressioniesterne(un tesorettodegli inizi del vrr secolo restimonia probabilmente una delle frequenti scorrerie), che conservasolo i ruderi dei monumenti del suo fiorente passato. 5.6 La ripresa mediobizantina Se i decenni centrali dell'vrrr secolo segnanoprobabilmente il momento più grave della crisi complessivadell'impero bizantino (Man- alla vigilia gor r99r, p.92), già la prima metà del secolosuccessivo della grande rinascitaeconomicadei secolix-xrr - fa regisuarelavvio di una fase di progressivaripresa delle istituzioni cittadine, con un fenomeno ben testimoniato dalle fonti per la capitale imperiale e che sembrapotersi estendere,sia pure in forme e circostanzediverse (Kirsten, 1958), anchead alri importanti centri urbani, a cominciare r64
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LE CITT,{
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da quelli della Grecia continentale e peninsulare che si ar,'vianoin questafase ad assumereun ruolo di particolareimportanzanell'economia politica del mondo bizantino (Angold, 1985). Anche in questo caso, i dati archeologicia disposizione- quasi mai frutto di scavi programmati e mirati, che hanno inoltre interessato spessosolo marginalmentei livelli di epoca mediobizantina e che si sono concentrati quasi esclusivamentesul territorio greco (Bouras, r98r) e in misura assaipiù limitata sulle regioni occidentalidell'Asia Minore (Mùller-\X/iener,196r; Foss, 1976; DZZ\; r979a; Rheidt, r99o) - si rivelano ancoraframmentarie disomogenei,ma permettono comunque di cogliere almeno alcuni dei caratteri fondamentali della città mediobizantina. La grande crisi del vrr secolo- con il suo corollario di abbandoni e distruzioni che causareno un brusco rialzamento dei livelli di calpestio - sembra ^ver azzefato, anche sui siti di più consolidata tradizione,I'impianto delle città antichee tardoantiche:né le fonti né tantomenoi dati archeologicitestimonianoinfatti, per le città dei secoli successivi,della soprawivenza di una qualche forma di pianificazione urbana. In un panorama caratterizzatoda un'edilizia piuttclsto povera, sia nella concezionearchitettonica che nella realizzazionemaieriale, sembra essersicompletamenteperduta la nozione del significato simbolico che spazi ed edifici ricoprivano ancora nelle città protobizantine: le strade, non più costeggiateda portici, perdono insieme con i loro percorsi rettilinei anche il ruolo di assi di distribuzione degli spazi urbani; vie strette e tortuose si aprono tra case e officine che si addossanoirregolarmentele une alle altre, invadendo e cancellando piazze e spazi aperti della città antica, senza più rispettare quella netta distinzione tra aree residenziali e aree a vocazione produttiva e commerciale che abbiamo visto carattetizzate particolar"città nuove" del vr secolo. Gli stessi edifici religiosi non mente le presentanopiù caratteri di grande monumentalità né ricoprono più il loro ruolo di punti focali del tessuto cittadino; chiese di piccole o piccolissime dimensioni, per lo più cappelle private o katholika dei monasteri urbani - che rappresentanoforse I'elemento più significativo del paesaggiourbano dell'epoca- proliferano in ogni angolo della città (Mango, 1974, p. r98), spessoinserite in nuclei edificati di cui fanno parte anche abitazioni, magazzinie laboratori. Unico reale elemento di continuità con la città protobizantina appare esserela cinta muraria, nella grande maggioranzadei casi direttamente quella ereditata dai secoli precedenti, semplicementerestaurata o spessoridotta per adattarsimeglio alla difesadei nuclei abitati più accentrati. scavatoanche in anni recenti (biblioIl sito più estensivamente | ()5
JZIONE ALL'ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
grafia in Bouras, r98r, p. 618, nn. 3z e 33) e dove meglio è leggtbile il tessuto della città mediobizantina è certamente quello della città greca di Corinto. Qui i dati archeologici- in particolare quelli numismatici (Metcalf, ry73) - testimoniano di una rapida ripresa della vita urbana dopo la grave crisi determinata dalla conquista avara degli inizi del vrr secolo.Divenuta capitale del tema e sede dello stratego di Morea, già dagli inizi del rx secolola città nel suo insieme e in particolare l'area dell'antica acropoli furono oggetto di un estensivo piano di restauro e ripristino di alcuni edifici pubblici e privati, di riattivazione dei maggiori assi viari e di edificazione di nuovi luoghi di culto (Scranton,1957, pp. l+-81).All'interno del tessutodella città antica e tardoantica, la cui distribuzione spazialefu comunque in qualche misura conservata,I'insediamentomediobizantino si sviluppò in manieraspontaneae dinamica(Bouras,r98r, pp. 618-9), con un moltiplicarsi di edifici di piccole dimensioni e di pianta semplificata, rcalizzati normalmente con materiali di spoglio e collegati fra loro in densi nuclei. Nei secoli immediatamente successiviCorinto sviluppò una forte vocazioneproduttiva e commercialee conobbe una rapida espansionedemografica,efficacementetestimoniata daI gran numero di abitazioni, rnagazzinie officine che andarono progressivamentead occuparela superficiedell'antica agorà (nrc. 58), creando un fitto tessutosegnatodalla presenzadi numerosefornaci per la produzione di ceramichefini da mensache - sebbenenon menzionatadalle fonti - sembra aver costituito la principale attività della popolazione fino alla caduta della città nelle mani dei Crociati nel rzor (Morgan, 1942, pp. r-25; Stillwell, ry67). IJn percorso simile a quello di Corinto dovettero seguire,almeno nelle grandi linee, altre importanti città della Grecia continentale e peninsulare:Argo, Monemvasia,Tebe, Paffassoe Lacedaemonia(la Sparta medievale), spessocitate nelle fonti come centri relativamente fiorenti - in qualche caso (Lacedaemonia)rioccupati dalla popolazione dopo un lungo abbandono - e dove scavi occasionalie limitati indicano la presenzadi consistenti depositi di epoca mediobizantina. Caso in qualche misura emblematico è quello di Nichoria, nella Grecia sudoccidentale,dove un sito fiorito soprattutto in età classica e poi a lungo abbandonato vede in questa fase la rinascita di un villaggio le cui strutture abitative e i cui materiali richiamano da vicino il panorama della Corinto mediobizantina (McDonald et al., r983). Per quanto riguarda Atene dati significatívi provengono tanto dalle ricerche archeologichecondotte sull'acropoli, quanto dallo studio dei numerosiedifici religiosiconservatio documentati.Nell'attua-
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le capitale greca, che peraltro in età medi obizantina non godette certo di un periodo di grande prosperità, prima delle grandi demolizioni della fine del secolo scorso si contavano una quarantina di chiese (Mango, 1974, p.z5z) cronologicamentecomprese tra il rx e il xrr secolo (ne rimangono oggi solo otto, la più importante delle quali è forse quella dei Ss. Apostoli, nell'area dell'antica agorà, databile tra la fine del x e gli inizi dell'xr secolo; Frrintz ry7r). Gli scavi condotti sull'acropoli negli anni Cinquanta e non ancora adeguatamente pubblicati (Setton, 1955; Frantz, 196r) hanno messo in luce l'esistenza di una imponente fortificazione, il cosiddetto Rizokastro eretto alla metà dell'xl secolo a recingere la sommità della collina, e di numerose abitazioni che, se hanno poco a che vedere con le grandi residenze signorili dell'epoca classica, pure dimostrano una solidità e una organicità d'impianto ignote ai precari ricoveri che caratterizzano la "secoli fase dei oscuri" in quella stessa area (Thompson, 19j9; Fîantz, r988, pp. r17-zz).
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La città t]lobiz^ntina I secolidal xrrr al xv, che in Occidentesono particolarmentecaratterizzati dalla rinascita e dal rapido sviluppo delle città, in Oriente marcano invece una fase di stasi, quando non di decadenza,delle istituzioni urbane. Dei grandi cenri di tradizioneclassicae tardoantica, solo Costantinopolie Tessalonicamantengonoalmeno nelle grandi linee il loro impianto originario anche se sono entrambe interessate da fenomeni di profonda trasformazione- spostamentodegli insediamenti privilegiati, nascitae sviluppo di nuovi quartieri commerciali, in qualche caso extramuranei, ridistribuzione degli edifici religiosi ecc. - sui quali abbiamogià avuto modo di soffermarcipartitamente. Assai più problematico,per una serie di motivi concomitanti,si rivela il seguire l'evoluzione delle altre città bizantine attraverso gli ultimi secolidell'impero. Si è già accennatonel cep. 3 come I'occupazione crociata di Costantinopoli abbia di fatto sancito il definidvo compiersi di un processodi frantumazione dell'unità territoriale delI'impero bizantino, che non riconquistò una sua unità politica e culturale nemmeno con il ritorno nella capitale degli esponenti della dinastia paleologa.In questo panorama politico e amministrativocosì frastagliato,in cui la difesa del territorio non è più assicuraranemmeno formalmentedall'autoritàcentrale,nelle città sembraprevalereessenzialmentela vocazionedifensiva,che si esprime soprattutto nella
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INTRODUZIONE
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BIZANTINA
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Fozre: Sotirion (r9y6)
scelta del sito e nel moltiplicarsi delle cinte murarie e di sistemi di difesa (Iacobini, 1994, pp. 44-7). I pochi dati archeologicidisponibili - nessunacittà con importanti fasi edilizie di questo periodo è stara finora oggetto d'indagini estensive- sono concordi nell'indicareuna netta predilezioneper gli insediamentisommitali, anche per città di una certa rilevanza.Emblematici in questo sensoappaiono i casi di Smirne, dove nel corso della prima metà del xrrr secoloviene completamenteristrutturatala munita cittadella posta sul monte Pago (Mi.iller-\X/iener,ry62), e di Magnesiasul Sipilo, dove nello stessoperiodo di tempo la città sembra restringersi alle sole pendici collinari circondate da una nuova cerchiadi mura (Foss,r979b; Foss,\Winfield, 1986). Il moltiplicarsi degli impianti difensivi rrova la migliore esemplificazionenel caso di Trebisonda, la città sul Mar Nero divenuta già immediatamenteprima del saccodi Costantinopolicapitaledel prin| 7()
5.
LE CrTTA DELL rMPliRo
cioato autonomo dei Grandi Comneni: in momenti diversi nell'arco di tempo.che copre i secoli xrrr e xrv, ma comunque all'interno di un orgamco prano di ridefinizione globale dell'impianto urbano, a Trebiùnda ,oènrr.rocostruite tre cinte murarie concentríche(ntc. e della resi5g), quella più interna a difesadel centro amministrativo coincidentecon la a;*; signorile,quella intermedia,sostanzialmente cinta della città mediobizantina, e quella esterna che giungeva a ini quartieri a ridosso del porto (Iacobini, 1994, pp' 45--6)' globare " Al polo opposto dell'impero, nella Grecia pe-ninsulare,la città nuova & tvtirtià - sviluppatasi dal nucleo di una fortificazione sommitale di epocacrociataceduta ai Paleologhisubito dopo la riconquista di Costantinopolie destinataa ospitarele popolazionidella vicina città di Lacedaemonia- testimonianel migliore dei modi i caratteri peculiari dell'insediamentonelle regioni occidentali delf impero bizan' iino degli ultimi secoli (Kanellopoulos,196z; Runciman, r98-o)' Conseruund"ola disposizioneaccentratadell'originario castellolatino' la città si sviluppain manierapiuttosto irregolaresul ripidissimopendio e alla base àela collina (ntà. 6o)' il nucleo centraleè costituito da una piccola piazza su cui si affaccia solo il palazzo dei Despoti chiaramennelleiui struiture e nel cui ^ppataito decorativo si awerte te I'influssodell'architetfutafranca-, mentfe la chiesametropolitana sorgepiù in basso,quasi in posizioneperiferica.Le strade,che consolo un carattere eminentementefunzionale, disegnano per,.*urt corsi assaitorruosi, articolandosispessoin vicoli ciechi per raggiungere i caratteristiciedifici residenzialia più piani, parzialmentefondati su ampie sostruzionie disposti paralleli od ortogonali,rispettoal declivio iOrlandos, r97r). Numerosee in qualchecasoben_conservate sono le chiese, per lo più di piccole dimensioni e di modesto rilievo monumentale,molte delle quali facevanoparte di complessimonastici intramurari la cui presenza caratterizzavaparticolarmente-i quartieri immediatamentea iidotto della parte bassadel recinto difensivo.
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6 Gli insediamenti difensivi
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La difesa dell'impero Anche nei momenti di maggiore estensioneterritoriale e di maggiore potenza militare quello della difesa dei confini costituì sempre un problema prioritario nel mondo bizantino e tutto il corso della storia dell'impero di Costantinopoliè segnatodal confronto militare e politico con i popoli e le entità statali che occupavanoi territori confinanti. La continua pressionealle frontiere meridionali dei Persiani prima e degli Arabi poi, il presentarsiai confini settentrionalie occidentali delle popolazioni slave in migrazione e, infine, la progressiva avanzatada Oriente delle truppe turche costrinseroin pratica tutti gli imperatori a investire gran parte delle finanze statali nell'allestimento e nel mantenimento di imponenti sistemi difensivi, realizzati seguendo spessopuntualmentei dettami di una ricca trattatisticain materia di strategia e tattica militare e di poliorcetica cui abbiamo già avuto modo di accennarenel capitolo dedicato alle fonti (Dain, ry67; Teall, ry77). In alcune regioni dell'impero, e particolarmentein molte delle province poste lungo i confini nordoccidentale,orientalee meridionale, le opere di fortlfrcazione costituirono la forma prevalente d'insediamento, giungendo a caîatteîizzarecon la loro presenza la facies bizantina di molti territori. Ciò risulta particolarmente evidente soprattutto per l'epoca giustinianea,durante la quale l'Illirico settentrionale e più in generaletutta la riva desmadel Danubio, la Mesopotamia settentrionalee centrale,vaste regioni della Siria e gran parte dell'Africa settentrionalee almenoalcuneregioni dell'Italiafurono oggetto di un piano di riorganizzazionedell'intero sistemadifensivo che comportò la costruzionedi centinaiadi siti fortificati di varia dimensione. Ma anche nel corso dei secolisuccessivi,dopo che la grande crisi t 7 \
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA.
del vrl secolo aveva cancellato anche f idea di una fascia difensiva unitaria e articolata che proteggesseil territorio imperiale nel suo insieme, nuovi sistemi fortificati vennero eretti nelle regioni che di volta in volta assumevanoil ruolo di frontiera dell'impero e la difesa del territorio divenne il tema prioritario su cui si concentraronole iniziative evergetichedegli imperatori bizantini in due momenti in particolare: nel corso dell'xr secolo,quando il rinnovato e rafforzato impero bizantino si trovò a dover fronteggiarela minaccia dei Turchi selgiuqidi, e all'indomanidel saccodi Costantinopolidel rzo4, quando la frammentazionedel territorio imperiale diede vita ad almeno tre nuove entità statali in aperto conrasto ffa loro (Foss, \Winfield, 1986, pp. 15o-6o).
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sione del territorio imperiale intorno alla metà del vr secolo si rivela dunque una struttura piuttosto flessibileche, pur rimanendo ancoîata a una concezioneunitaria e in qualche misura codificata, è in grado di essereadattataalle diverse situazioni regionali che possono presentare problematiche anche assaidifferenti in relazione alla natura geofisica dei territori, alle caratteristichee alla pericolosità presunta delle popolazioni e degli stati che si affaccianoai confini e alla necessitàdi un conrollo amministrativo più o meno capillare sulle stesseprovince di frontiera. 6.2t.
Il limes danubiano
In totale continuità con la tradizione romana, i bizantini concepivano il territorio imperiale come un insieme unitario, circoscritto da un confine (rtnis), inteso come una entità astratta e geometrica che ne costituiva il limite al tempo stessofisico e giuridico. Più concreta e agg;iornataalla mutata realtà delle cose era invece l'idea di frontiera, intesa come una fascia più o meno larga di territorio, sottoposta a una amminisffazione prevalentementemilitare che seguiva il confine imperiale garantendonela difesa, ponendosi però al tempo stessocome entità permeabile, zona di contatto e di scambio ffa le popolazioni diverse che vivevano al di qua e al di là del confine (Honigmann, 196r; Ahrweller, r974-76; Obolenski,ry74-76). Da questo punto di vista, 1l lines bizantino differisce concettualmente in modo sensibileda quello romano: all'ideadi una linea fortificata sostanzialmentecontinua, articolata in una serie di installazioni e di fortilizi a esclusivadestinazionebellica, controllam da guarnigioni militari e intesa esplicitamentea difendere il territorio imperiale dagli attacchi esterni, si sostituisceI'idea di una serie di zone di frontiera, sottoposte a un controllo e a una amministrazione speciali, dove lc truppe risiedono stabilmente insieme alla popolazionecivile in centri fortificati di varia dimensione, dalla torre di awistamento alla vera (' propria città, e in cui il problema della difesadel territorio imperialc è visto come intimamente connessocon quello della amministraziont' di aree particolari che costituisconospessole frontiere non solo poli' tiche ma anche e soprattutto culturali, religioseed etniche del monrl,t bizantino. Il limesbizantino messoa punto nel momento di maggioreesparì
La linea difensiva dell'impero lungo il Danubio si colloca in una prospettiva di stretta continuità con il sistema fortificato messo a punto nella regione dai Romani nel corso del secondo trentennio del ur secoloquando, in previsione dell'abbandono delle regioni a Nord del fiume, tutti gli accampamenti fortificati eretti già a partire dall'età giulio-claudia lungo la riva destra del Danubio furono oggetto di una vasta campagna di restauri e di riedificazioni volta a trasformadi in altrettanti capisaldi del lirnes destinato ad arginare la crescentepressione delle popolazioni barbariche in quel quadrante. Oggetto di specifrca attenzione da parte imperiale (Cod. Tbeod., xv, r, 13) e di continui restauri per tutto il secolo seguente,le fortificazioni del limes danubiano non riuscirono comunque a resistereall'impatto degli Unni alla metà del v secolo e vennero quindi abbandonate,per essere rioccupate dalle truppe imperiali solo nel corso del terzo decennio del vr secolo, a coronamento di una fase di espansioneterritoriale che vedeva nella riconquista della ripa danubianaun momento strategico, politico ma anche simbolico, di particolare importanza nella concezioneimperiale di Giustiniano (Zanini, 1988). L'organizzazione del sistema difensivo lungo la frontiera settentrionale dell'impero bizantino è ben ricostruibile soprattutto grazie alle ricerche archeologichecondotte a partire dal ry6o nell'area del Djerdap (nrc. 6r), vna zona al confine ma la Serbia e la Romania, dove, in occasione della rcalizzazionedi una grande diga sul Danubio, sono stati censiti e in larga parte scavati i siti archeologicidestin^ti a esseresommersi dalle acque del nuovo bacino artificiale, tra cui alcune decine di insediamenti bizantini fortificati di varia dímensione (Stare kubure, ry69; Biernacka-Lubanska, r98z; Boskovió, r98z-83; Kondió, 1984). I dati ricavati in quest'areasi sono inoltre rivelati estensibilianche ad alri nuclei fortificati posti più a Est, nella
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regione rumena della Dobrugia, le cui sequenzestratigrafichepresentano caratterisostanzialmente simili (Suceveanu,Barnea, r99r). Lungo I'ansa del Djerdap il sistemafortificato bizantino reimpiegò largamente,sia pure modificandole, adattandole e integrandolà,le strutture portanti del limes romano, a partire dalla uia Traiana, l'antica stradacostruitain più ripresenel corso del r sec. d.C. e terminata appunto sotto Traiano intorno al roo, che, correndo per lunghi tratti a strapiombo sul fiume, seguivala sua sponda meridionale collegando fra loro i maggiori insediamenti fortificati. Tra questi ultimi, alcuni - in particolare i grandi castravn tempo sedi delle legioni imperiali, per esempio Taliata (od. Veliki Gradac; Popovió, r98z-83) o Zanes-Diana{rcd. Karata5) - ancora in epoca bizantina conservavano pressoché intatto almeno il tracciato delle mura, con il caratteristicoimpianto quadrangolaremarcato dalla presenzadi una torre in corrispondenzadi ciascunangolo.I restaurie le paniah ricostruzioni di epoca giustinianea comportarono però l'adozione di alcuni elementi di novità tanto nella srruttura degli impianti difensivi quanto, e soprattutto, nell'assettointerno dei diversi insediamenti (nrc. 6z). Per quanto riguarda le cinte murarie, le modifiche sostanzialiben riconoscibili in base alla tecnica edilizia che in quest'areaprevede normalmente una muratura a fasce alternate di grosse scheggedi schisto e di corsi di lateizi - riguardano le porte, ridotte generalmente a una e difese di norma da una coppia di torri circolari, semicircolari o pentagonali,secondouna tipologia non ignota già in epoca tardoantica ma che sembra catatterizzateparticolarmente proprio le installazioni militari bizantine a partire dalla fine del v secolo; altre torri delle medesime tipologie compaiono inoltre in qualche caso disposte a rinforzare il tratto mediano delle cortine rettilinee. Gli assettiinterni dei singoli centri, per quanto il carattere di scavo di emergenzaassuntodalle ricerche nell'area in questione non abbia spessoconsentito un'indagine sufficientementeapprofondita, restimoniano comunque di un profondo rinnovamento della concezione stessadell'insediamentofortificato. Scomparsaogni tracciadella tradizionale distribuzione quadripartita dei castra romani, generatadall'intersecarsiad angolo retto di un cardo e di un decumano, gli spazi interni delle fortificazioni bizantine rivelano un tessuto più irregolare e articolato.Al centro sorgevanormalmentela chiesa(noro 3,5),normalmente collegatacon la porta urbica da un assestradaleprivilegiato e spessodotata di impianto battesimale,il che lasciasupporre che almeno i cenri di medie e grandi dimensioni ricoprissero un ruolo importante anche per quanto riguarda l'amministrazione religiosa in r77
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL ARCHEOLOGIA
6. <;r.t tNsEr)TAMENTD T tnENsIvI
BIZAN'f TNA
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Taliata-Veliki Gradac, pianta della foftezza
FrcuRA 63 Milutinovac, pianta ricostruttiva della foftezza
Fonte: Kondié (rg8+). Fonte: Kondié 498+\.
una regione particolarmente difficile sotto questo profilo (Zanní, 1988). Apparentementedi scarsorilievo monumentalee non precisamente qualificati sembrano gli edifici destinati a ospitare la guarnigione, mentre le strutture abitative, per lo più alquanto precarie, rcùizzate in legno, argilla e pagha (per uno dei pochissimi casi indagati cfr. Milosevii, t987), occupavanogli spazi a ridosso della cinta muraria (noro 36). L'insieme di queste osservazionisulla sistemazioneinterna delle foftezze del limes danubiano può dunque accreditarel'immagine che di questi insediamenti fornisce Procopio di Cesarea(De aediftciis,tv, v, r-r7), che sottolinea il loro carattere prevalente di piccole città, dotate di una propria autonomia istituzionale ed economica, non di esclusivapertinenza militare ma abitate da una popolazione stanziale, eterogenea,srettamente legata alle attività economiche del territorio che è chiamat^, tîa l'alro, anche a difendere e amministrare (Duncan, 1993).
L'intervento giustinianeo sl lirnes danubiano non si limitò però al restauro o alla ricostruzione degli impianti fortificati di epoca romana: i cenmi píù grandi vennero infatti raccordati da una serie di nuclei fortificati di medie e piccole dimensioni costruiti direttamente erú flouo o, in più di qualche caso, ricavati ampliando e adeguando strutture preesistenti. Ubicati per lo più in corrispondenzadella foce degli affluenti di destra del Danubio, nei siti cioè che in una zoÍra particolarmente aspra dal punto di vista orografico come quella del Djerdap costituivano I'unica via di possibile penenazione verso le pianure interne della Mesia e della Dacia, questi nuclei fortificati presentano forme assai diverse, dettate più dalla necessitàdi adeguarsi alfa nattra del terreno che non da quella di rispondere a prescrizioni di tecnica militare (Kondió, 1984). Accade così che accanto a foftezze di tradizionale impianto quadrangolarecome quella di Milutinovac (nrc. 63), compaianostrutture di forme diverse,come nel caso del castellumdi Bosman (Kondió, r98z-83) dove la necessitàdi
r78
r79
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL,ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
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Bosman, pianta ricostruttiva della foftezza
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pianta ricostruttiva
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Fonte:Kondié (ry8t) .
Al centro la chiesa che si sovrappone ai resti della torre di awistamento di età romana.
costruire il fortilizio su_di una srrerta lingua di terra compresa rra il fiume e le prime pendici rocciose dei mlnti spinse gri architetti bizantini ad adottare una inedita soluzione a triangolo isoscele di 45,50 m di lato (pari a circa r5o piedi bizantini), con una torre circolare in corrispondenzadi ciascun angolo e con il lato di base, rivolto verso il fiume, leggermenteur..ruio in modo da poter ,.rirr... più efficacementeall'impatto delle acque nel corso de[à fasi di piena (rrc. 64). In stretto rapporro con il fiume - che in quell'epocarappresentavaanche una via commercialedi non secondàriaimportanza - appare anche la foftezza di Hajduóka Vodenica (JovanoviZ,rgaz83), eretta in età giustinianea sul sito di una torre di uo'virtam.rrr,, d9l rv secolo, nsata al livello delle fondazioni per far posto a una chiesa(nrc. 65). In questocasoil castellum- diforma quadrangolare_piuttosto irregolare - prevedeva il prolungamento ieile cortinc orientale e occidentale,entrambe terminanti in un bastione cilindrir8o
Fonte: nelaborazione da Kondió (rq8+).
co, destinate probabilmenre a difendere una piccola installazione portuale. L'indagine integrale di un settore relativamente ampio del limes settentrionaledell'impero bizantino permette dunque di coglierne gli aspetti caratteristici: in quest'area il sistema difensivo era concepito essenzialmentecome diga, come linea fortificata utitaria destinata ad arginare-e a respingereogni possibile attacco esterno; al tempo stesso però le fofiezze - oggerto di un piano organico di ridefinizióne delle dimensioni e degli assetti interni - si caratterizzavanocome piccoli nuclei urbani autonomi che costituivano la forma prevalente dì insediamento nel territorio e che, come dimosrrano gli edifici religiosi dotati di battisteroe le installazioniportuali, erano intimamenteconnesrlJr
IN'TRODUZIONE
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ARCHEoI,O(;IA
se anchecon la realtà socialeed economicadella regionedi fronticr,r. Da questo punto di vista, iI limes, teoricamenteimpermeabile all,r pt.siotr. militare nemica, vedeva esaltatala sua qualità di luogo tlr contatto e di scambio, anche nei confronti delle popolazioni che vivt' vano al di là del Danubio, e la presenzadi gruppi di Slavi a Sud clcl fiume già alla metà del vr secolo, quando il controllo della regiont' .ru uriotu saldamentenelle mani dell'amministazione imperiale, i' archeologicamentedimostrata da numerosi ritrovamenti di materiali ceramicie di ornamenti di sicura origine slava(Comsa, t97z; Popo vit, ry75; Ferjanòió,r984; Popovió,r984). Le città fortificate della riva danubiana continuarono a ricoprirc questo duplice ruolo per tutta la durata della dominazione bizantina su quel q,radrante dei Balcani: la linea difensiva non venne mai sfondati, ma semplicementeaggstatanel corso delle migrazioni avaro-sla ve dirette verso Tessalonica(Popovró, 1978), ele fofiezze del limes, insieme a poche città dell'interno, rimasero,nell'ultimo terzo del vr secoloe fino al loro definitivo abbandono agli inizi del successivo,gli unici capisaldi dell'amministrazionebizantina in un territorio ormai largamenteoccupato dalle nuove popolazioni. Proprio alla fase di generaleinsicurezzadelle province illiriche già partire dalla metà del vr secolo potrebbero infine esserericondotti a gli interventi di risistemazionedi alcune strutture fortificate poste a controllo dei principali punti di passaggiotra la regione macedone,Ia Tracia e il Peloponneso,che costituisconoun caso del tutto particolare nel panorama del sistema difensivo dell'impero in epoca protobizantina.Procopio di Cesarea(De aediftciis,rv, Ir, r-r5; rv' tx, 6-13) attribuisce infitti a Giustiniano interventi più o meno estesidelle fortifrcaziontche bloccavanorispettivamentel'istmo di Corinto e il passo delle Termopili, nonché del cosiddetto lungo muro di Costanúnopoli che taghavatrasversalmentel'intera penisola di Tracia a una diitun ^ di circa 4o miglia dalle mura teodosianedella capitale. Tra le tre sffutture, che sembrano aver avuto un percorso evolutivo parallelo, quella meglio indagata è quella dell'istmo di Corinto, oggetto di diverse campagne di ricognizione e scavo nell'ambito di .rlprog.tto coordinatosu scalaregionale(Gregory, Kardulias, r99o; Gregory,r9%). Il sistemadifensivo, noto dalle fonti come Hexamilion, e di cui si conservanocospicui resti (FIG. 66), prevedevaun muro continuo che, con uno sviluppo di oltre 7 km, taghavatrasversalmentel'istmo subito a Sudovestdell'attuale canalenavigabile. Sulla sommità dell'altura più rilevante, gSàurbanizzatain epoca classica'sorgeva poi un fortilizio di forma trapezoidale che fungeva da caposaldo dell'intera r8z
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sruttura. Limitati sondaggicondotti negli anni Trenta (Jenkins, Meg w, rg3r-32) lasciano ipotizzarc che oltre al muro principale - realizzato in doppia cortina di opera quadrata su conglomeratocementizio, per uno spessorecomplessivodi quasi tre metri - il sistemaprevedesseanche un antemurale e un fossato, secondo il tradizionale schematripartito di derivazionecostantinopolitana. Eretto probabilmente in un'unica soluzione entro il primo ventennio del v secoloda Teodosio II (Hohlfelder, 1977, propende per una datazione un poco più tarda), l'Hexamiliorc,forse gravemente danneggiatodai terremoti della prima metà del vr secolo,venne fatto restaurare da Giustiniano che ne fece, insieme con la fortificazione delle Termopili, uno dei punti di fona del sistemadifensivo del Peloponneso. La fortifrcazionedel passo delle Termopili, le cui strutture che si sviluppavanoin lunghezza per alcuni chilometri non sono state ancora compiutamenteindagate(Mackay, 1963; Rosser,r985), prevedeva invece un semplice muro dello spessoredi circa due metri, in alcuni tratti raddoppiato da una secondacortina che correvaa circa 3oo m il passoprindalla prima (Cherf, r98r), che tagliavatrasversalmente cipale, le colline adiacenti e i possibili percorsi secondari. Costruitt, già nel corso del v secolo,forse in concomitanzadell'invasioneunna del 447 (una serie di determinazioni del radiocarbonio, ottenute attraverso una tecnica sperimentaledai materiali organici contenuti in campioni di malta, hanno fatto registrare un campo di datazionc compreso tra la fine del lv e la fine del v secolo; Cherf, 1984), "lungo il muro" delle Termopili fu probabilmente solo restaurato e rinforzato da Giustiniano, in parallelo con I'intervento condott() sull'istmodi Corinto. "lungo muro" di Tracia (r.-l<;. Diverse fasi di vita ebbe anche il 67), destinatoa costituire la prima linea difensivadel temitorio costantinopolitano e forse anche ad assicurareil controllo sulle altur.' da cui sgorgavanole sorgenti che in parte alimentavanol'acquedott,t della capitale.Costruito originariamenteintorno alla metà del v secolo, e anch'essoda pome quindí in relazionecon i fatti del 447,1'a;t parato difensivo subì probabilmente gravissimi danni in seguito rrl terremoto del 478 (Harrison, ry74; \Xlhitby, r985b). Restauratoin larga misura da Anastasioagli iruzi del vI secolo(per una costruziot.t.' propende Croke, r98z), fu infìne og direttamentein età anastasiana getto dell'importante restauro di età giustinianeadocumentato rl,r Procopio. Anche se, al pari delle fortificazioni delle Termopili, il "lungo muro" di Tracia non è stato ancora oggetto di ricerchc rrr t ài4
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TNSEDTAMENTT DTFENSIVI
FrcuRA 67 Carta schematica della penisola di Tracia con I'indicazione del tracciato del "lungo muro" di Costantinopoli e del muro di Chersoneso
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cheologicheadeguate,le sue tracce sono ben riconoscibili sul terreno per diversi tratti nelle forme di un muraglione continuo - reahzzato con la consuetatecnica delle cortine a blocchi che rivestono un conglomeratocementizioe rinforzato a intervalli di rzo-16o m da torri quadrangolari- che, partendo dal Mar di Marmara all'altezzadell'antica Selimbria(od. Silivri), si dirige verso Nord tagliando quasi perpendicolarmentela penisola di Tracia per raggiungereinfine il Mar Nero, dopo un percorsodi oltre 35 chilometri. 6.2.2. Il limes orientale Pur essendoanch'essobasato ín larga misura sui resti del limes orientale dell'impero romano, il dispositivo difensivo allestito dai Bizantini lungo le frontiere oríentali del loro territorio assunsesotto diversi aspetti caratteri sensibilmente differenti rispetto alla \ínea fortificata della riva danubiana.Diversa in questocasoera la situazionegeograI t{5
JzloNE
A t - L ' e R t ; n t : ( l t - ( ) ( ; I A l i r z A N t ' tN A
fica, con la linea di confine non sempre precisamentedeterminatrr che per lunghi úatti artraversavale vaste pianure della Siria, menttt' quello di assumereil medio corso dell'Eufrate come limite fisico c giuridico dell'impero rappresentò sempre un obiettivo strategico c politico mai realmente rcalizzato. Diverso era anche il nemico, irr questo caso I'impero persiano,dotato di un esercítootganizzatoirr maniera assaisimile a quello bizantino e impegnato in un confronto ormai secolareper strappare al controllo di Costantinopoli immense regioni scarsamentepopolate e poco produttive ma cui veniva attribuito un grande significato simbolico e una precisa importanza politica. I Libri delle Guerre di Procopio di Cesareaci permettono di seguire nel dettaglio le modalità e le fasi del confronto tra Bizantini e Persiani: un confronto fatto di periodiche campagne militari - che culminavanonormalmente con la perdita o la riconquista di questa o quella piazzafortema che nella sostanzanon spostavanodi molto I'equilibrio nella regione - e soprattufio di lunghissimetrattative diplo"pace senza fine" puntualmatiche, di continue firme di tîattati di mente infranti pochi mesi dopo. In questo quadro, più che a una sola linea difensiva sul modello di quella danubiana, il controllo della frontiera oríentale dell'impero venne affidato a un sistemadifensivo di profondità, articolato in una serie di insediamentifortificati di medie e grandi dimensioni disposti in quella larga fasciadi territorio che va dalle ultime pendici dell'altipiano anatolico ai deserti palmireni e orientato soprattutto al conrollo delle grandi vie di comunicazione,dei corsi d'acqua e dei pozzi che costituivano i punti di passaggioobbligati per gli spostamentidi tfuppe. Lo stretto rapporto tra fonifrcazioni e grandi assi stradali nasce in quest'areagià in età dioclezianea,quando assunsefisionomia definitiva il percorso dellastrataDiocletiana,forse la più importante direttrice commercialedell'intera regione mediorientale,che collegavaDamasco e la regione palestinesecon il medio corso dell'Eufrate e quindi da un lato con l'Asia Minore orientale e dall'almo con le regioni asiaticheal di là del Tigri (Poidebard, 1934; Mouterde, Poidebard, ry45; Le límes, r98o). Il controllo di questo tracciato e dei percorsi minori che a essosi raccordavanoimplicò, soprattutto tra la fine del rrr e gli inizi del rv secolo, la creazione di una rete di fortificazioni che si spingeva assai in profondità verso Sud, fino a raggiungerei confini della penisola arabica,e che continuò a operare almeno fino alla metà del v secolo (Parker, ry87; :'99o). La fase di grave crisi che seguì, ben testimoniata soprattutto dal dato numismatico tanto r86
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nelle fortezze ,Jel limes arabicusquanto nelle principali città della regione (Betlyon, 1987; Zanini, r9g4), determinò un sensibile^rÎettair".r,o verso Ovest, cioè verso le regioni costiere della Palestina, e verso Nord, cioè verso la valle dell'Eufrate, del confine imperiale e I'attribuzione di uno specifico significato difensivo e di controllo territoriale a centri che nòn I'avevanoin precedenza,come nel caso, per già esempio, di Palmira, delle cui fortune in epoca-giustinianea si è settenp"r|"to nel capitolo precedente,o anche di cyrrbus, nella siria trionale, dove gli interventi di età giustinianeasono ricordati da una esplicita testimónianza epigrafrcache menziona l'imperatore e la sua .orrrott. Teodora (Frezouls,1954-55)' Le ricognizioni aeree del Poidebard hanno individuato numerosi forti di .po.u ,or11unapreposti al controllo della strata Diocletianae iiverticoli ., ,Jbbén. manchino aîcor'- indagini specifichein à.i ,,,,,rroi materia, appare assaiprobabile che molti di tali siti fortificati abbia,fro *r.tr"À*o tale funzione in epoca bizantina' Una fase di vita e sviluppo databile probabilmente nella seconda metà del vr secolo è (odierna Hawwarin, b.n .i.o.rorcibile fer esempio sul sito di Aueria databile preesistente, in Siria), dorr. .rn piccolo impianto fortificato riadattae .on ogrrí probabilità a epoca dioclezianea,viene restaurato ,o, -à.rtrà nele sue immediate vicinanze sorgono due chiese a pianta (Zanini, in basilicale e un edificio religioso in forma di tetraconco corso di stampa). Pit a Nord il corso dell'Eufrate venne sfruttato a fini difensivi con la costruzione di una serie di centri fortificati di varia dimensione posti in corrispondenza dei pochi punti in cui il fiume era allora guadabile(FIc. 6a): procedendoda Nordovest verso sudest, sorgeiuno i forti di Barbaliisos,Sura, Callinicume Circesium,ben notr attraverso la narrazione di Procopio ma di cui non rimangono oggi che labili tracce (tllbert, rg8g). Erano dunque queste piazzeforti,insieme "città nuove"-di Resafa eZenobia, che garantivanoil concon le due potrollo sugli spostamenti delle truppe persiane, prima che queste tessero peneffare nelle pianure della Mesopotamia settentrionale e minacciare da vicino la ìerie di grandi città fortificate poste per lo più sulle prime balze del saliente dell'altipiano anatolico che .costitui,rano il uàro ..rrtro direzionale di tutto il sistema di controllo della frontiera sudorientale dell'impeto. Tra i centri principali di questa ultima linea difensiva, oltre alla "città nuova" di Dara, la cui creazionee il cui potenziamengià citata Io .on insediamenti militari satelliti costituì esplicito motivo di crisi (de' Maffei, 1986), le ,r"i ,uppo.ti diplomatici traBizantini e Persiani r87
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FICURA68 Gli insediamenti del sistemadifensivo dell'impero lungo il medio corso dell'Utr frate
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fonti attribuiscono particolare importanza súategica a tre città di tradizione antica, ampiamente rifortificate tra la fine del v e gli inizi del vr secolo e tutte ubicate nell'attuale Turchia meridionale'. Edessa (odierna Urfa), Amida (odierna Diyarbakir) e Martyropoús (odierna Silvan). La città di Edessa fu oggetto in età giustinianea di uno spettacoIare intervento di potenziamento dell'impianto difensivo che previde la ricostruzione della cinta muraria - dotata, come di prammatica nel caso di fortificazioni di grandi dimensioni, di antemurale e fossato -, di cui si conservano un breve tratto e una delle porte difesa da imponenti torri semicircolari, nonché la realizzazione di un profondissimo fossato artificiale (roro 37), scavato nella roccia viva a ulteriore difesa della cittadella (Procopio, De aediftciis,rr, vrr, r-16; de' Maffei, r988, pp. 6r-2, con bibliografia precedente). Ad Amida la poderosa cinta in basalto, fatta erigere da Costanzo u tra il 324 e il 327 e ancoî oggi particolarmente ben conserv^ta per uno sviluppo di oltre 5,5 km, fu oggetto in età anastasiana di un
complessointervento che comportò tra I'altro la totale ricostruzlone dei settori settentrionalee occidentale e il restauro di ampi trafti del rimanente perimetro (Gabriel, rg4o; Iacobini, rggo). lllteriormente festauratain età giustinianea,la cerchiadi Amida presentatutti i caratteri che possonoessereconsideratinormativi per le grandi opere di fortificazionedi epoca protobizantinain quell'area(nrc. 69 e roro 38): mentre i lati est e sudest,direttamenteprospicientila valle del îigri, conservanoancofaI'impianto di età tardoantica,i lati nord' ovest ; sud, che si affacciano verso il grande altipiano e in cui si aprono le tre porte principali, collegatealle strade che conducevanoa úardin, a Edàssae-a Haipnt (una delle più importanti fortezzedelI'epoca),presentanolo schematripartito tipico dell'architetturamilitaà bizu.rti.ra,con fossato,antemuralee muro principale.Quest'ultimo, per lunghi tratti conservato ancora nello sviluppo originario, è
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rinforzato da grandi torri semicircolari, poste a intervalli regolari tli circa 5o m, alternatea robusti contrafforti quadrangolarie raccordate Ía loro da un cammino di ronda continuo, accessibileattraversocorpi-scala úcavati all'interno delle stessetorri. Lo stessoschemacostruttivo si ritrova, sia pure in scalaminore, nelle mura di Martyropolis, a circa 9o km a est di Amida, dove un complesso intervento di restauro della cinta preesistentevoluto da Giustiniano (Procopio,De aedifrciis,Irr,rr, 3-14; \X/hitby, 1984) comportò la creazionedi un antemurale(in questo caso particolarmente ben conservatoanche in elevatoper lunghi tratti; Foro 39), nonché il rafforzamento e la sopraelevazionedel muro principale (Gabriel, r94o, pp. 85-zor; de' Maffei, 1986). Il sistemadifensivo delle frontiere orientali definito nelle sue linee essenzialinei primi decenni del vr secolo non cessò però di essere ulteriormente rafforzato e adeguato al mutare delle situazioni politico-strategicheanche negli anni successivi.A una fase molto significativa databile nell'ambito del terzo quarto del vI secoloe caratterizz^ta da una intensa attività costruttiva in vari siti della Siria nordocciin particodentale (Zanini, in corso di stampa)deve essereassegnata lare l'edificazionedel complessodi Qasr-ibn-'Wardan(ntc. 7o e noro 4o), unico nel suo generee per molti versi ancoramisterioso,non scavatoin maniera estensivama comunque ben ricostruibile almeno nelle sue strutture essenzialisulla base delle ricognizioni topografiche awiate già all'inizio del secoloe recentementeriprese (Butler, r9r9zo; de' Maffei, in corso di stampa). Al centro di una regione oggi desertica,in un'area che non conserva alcuna traccia di un circuito murario, sorgono isolati una struttura residenziale,una chiesa e un terzo edificio assai mal conservato identificato ipoteticamente come caserma,che presentanocaratteristichetipologichee costruttive- in particolare nell'adozione di una tecnica muraria a fasce alternate di pietra e laterizi che richiama da vicino quella delle mura di Costantinopoli e che, insieme con la vicina fortezza di El-Anderin costituisce una testimonianza isolata in area siriana - tali da evidenziarne un diretto legame con I'amministrazione centrale e da farne supporre una precisa destinazionemilitare. Nel totale silenzio delle fonti, I'ipotesi che allo stato appare la più probabile è quella che 1l palazzo che ffova qualche interessanteconfronto tipologico in altri edifici della regione contemporaneio di poco posteriori (Mango, 1974, PP. r44-5r) - e gli edifici annessisiano stati concepiti come residenza, temporaneao definitiva, di un alto esponentedella gerarchiamilitare, forse addirittura come sede del magistermilitum per Orientem,ovvero r90
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Fonte: Mango (t974)
della massimaautorità preposta al controllo del sistemadifensivo imperiale nella regione siriana (de' Maffei, in corso di stampa). 6.23. Il limes afrícano Il sistema difensivo dell'Africa settentrionalebizantina, ben noto grazie a recenti lavori di ricognizionearcheologica(Pringle, r98r; Durliat, r98r; Duval, 1983) che hanno permessodi aggiornarei dati degli storici studi di Ch. Diehl (1896) e S. Gsell (r9or), presentacafatteri ancora diversi e può in qualche misura essefeconsiderato come un esempio di più diretta applicazione pratica dei principi di r9r
l ) t r z t ( ) N l r A t , t . A R ( i I I t . : ( ) t . ( ) (A; l l i l z A N , t , I NA
strategiae tatrica mittare elaboratinella trattatistica bizantina.Alì'i' domani della riconquistadel 533-534,gli strateghi. gf ;r.iit.tti ,ti Giustiniano si trovaiono i"tutíifílí.oridiriorr. ài aor,".. o.on..,nr. ,. rcalizzarcassoluramenteex nouo un sisremad,f..;ì";-;À. -^nn ir irlià.rr. posto di quello romano di fatto cancellato dagli oltre ..lto a; dominazione vandala sulle regioni del Maghr"6. Fu,tu ....rro.r. p", poche grandi città, ffa cui caitagine, che avevano mantenutouna kr. ro continuità di occupazioneatúaversotutta l'epoca uu.dulu . .h" vissero nel vr e vrr secolo una loro fase biiantina iU"Àpnr.y, r98o)' praticamentetutti gli artri insediamentifortificati u.ri"ro .ustruiti a fundamentis (come del resto testimoniano .or gr;;d. f.. quenza le iscrizioni dedicatorie;Durliat, rggr) con il à"iri.. ,.op.,, di servire da base per le__*uppee di costituire punri di riferi-ent,, per le popolazioni dei villaggì e delle campagne circosranri(pringre, r 9 8 r ,p . r 3 r ) . - Per risponderea un'esigenzache anchein questocasosi rivelava politico-amministrativa ol*à che difensiva,,r.l jiro ai pr.r.i d...nni nelle province della Maurerania,dena Numidia,"dellagìru..ru . a.I l'ex Africa Proconsolare furono costruiti oltre settantu irrr.diu*..rri fortificati (Pringle, r9gr, carte e 3 4), collegatirru lo- ai-"* n"^ t:t" strade.principali e secondarie'(cfr.r.-ró.t7), in pu.,. 9i .r.di,ur. oar srstemavrano dr epocaromana (Salama, ry5r). Le strutture fortificate - tutte rearizzate,iég,rendo ra tradizione costruttivalocale,con murature a saccocon cortine interne ed esterne in opera quadrata che rivestono un conglomerato ..À.*irro rispondono ai tre fondamentari tipi di i.rrtiruriori -itrt-i^fr.rrirti nella trattatisticastrategigaehreg Èyzantine,r98r, pp. z6-y): la tor_ re isolata, il fortilizio e la città fortifrcata ("oí-ui-*t. .rí-..nìro di antica rioccupato e oggetto di specifici reri""ri a'.ff;"pp"." li1,rr:t to dttensrvo). T"etorri isolate, normalmente utirizzateper l'awistamento o come punti intermedi del sistemadi segnalazio.r.(putt..ra.", -qs3 l, -u che, potevano all'occorrenza trasfoimarsi in piccoli ,rrr.t.i ílrriti in grado di resisterealle .scorreriedelle popolazioninomadi o ^nli. .rsere destinatea usi abitativi, pr.r.rrtu.rt di norma ""1 pi*ll'q"" drangolare, di superficie variaÈile ta i 5 e i z5 -q, .oi ,r, ,rri.o ambiente centrale,e si sviluppanosu pí,: piu.rí 0,unica .onr.*uru, posta all'interno di un recinto pi,i uurto, si Érge fi.ro u ,, _, Érì"*f., -.98], p' r4o). Diffusamenreattestareappaiono poi toíi di dimen sioni maggiori (roo-zoo mq.), di impianà'q,rudruto o il; ì.*ur,golare con un_piccolo cortile internì r.r..ri ri uprono'à,r" r.ri. ai ambienti laterali sviluppantisisu due piani (nrc. ir), .h. ,i-ri.-Jr.gur92
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FIGURA
GLI
INSEDI,{NIENTI
DII]ENSIVI
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Henrcir el-Guechiret (Algeria), pianta del fortino
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Fonte: Pringle \t9ù).
no a tipologie di edifici a caratteremilitare e civile, di epocatardoantica e bizantina,ben noti nell'arealibica (Goodchild, \izard-perkins, ry49) e documenratianchein Siria (Zanini, in corso di stampa). I fortilizi, deputati a ospitarecontingentianchenumerosiài tr.,ope, presentano,almeno ne-gliesempidi minori dimensioni (tra 5oo e z.5oo mq), i caratteri della struttura definita nelle fonti auairiburgium o tetrapyrgium,con impianto rettilineo quadrangolaresegnato da una torre, normalmente anch'essaquadrata,in corrispondenla di ciascun angolo.Con il cresceredelle dimensioni,che nègfi esempimag_ giori possonoraggiungerei r5.ooo mq, la struttura ,ì f" orruiu-..,,. meno regolare,con un moltiplicarsi delle torri intermedie lungo le cortine e-.conla presenzadi vaúazioninella pianta che tende aJadeguarsi all'orografr,adel terreno e a inglobare eventuali strutture preesistenti;semprenelle strutture più grandi compaionopoi torri di forme e dimensionidiverse,soprattuttosemicircolariagglttanti, circolari o esagonali,poste principalmentea difenderel. portJ o gh snodi delle cortine. Le informazionicirca la disposizioneinterna?i q,r.rto ,rpo di insediamentisono ancora limitaie e derivano pr.rroàhé i.rr.gralmentedal sito di Thamugadi (rrc. 72 e t^oro jr), la foftezza I>izantinaeretta nel quarto deòennio der vr secolo u dìf.ru della città romana di Timgad, in Algeria, scavaratra il ry3g e il ry56 (Lassus, r9tìr). Impianrarasul sito di un'area-o.,r-.riul. di eóócaromana
INTRoDI'ZIONE
FIGURA 72 Thamugadi-Timgad
ALL'ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
(Algeria), pianta della fordfi cazione bizantina
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TNSEDTAMENTT DTFENSTvI
FTGURA 73 Leptis Magna, schizzo planimetrico
della città antica e bizantrna
l:'ffi rooo
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M€IRÉS
Fonte:Goodchíd, \íard-Perkins (rqr).
THAMUGADI Fonte: Prngle (ryLil.
ruotante lntorno a una grande piscina rettangolare, che venne naturalmente úutiLzzata come cisterna, la fon lza bir^ntinulr.u.a.uu nella sua parte occidentalegri edifici riservari al comando i.rh grrurnigione e.una piccola chiesa,mentre ne[a parte orientale si sviruppavano, addossati alla cinta muraria e riuniti in due brocchi iroìuti ---ur centro del piazzale,i quartieri destinati a ospirare lu t.rrpfu. Per quanto riguarda infine re città di maggiori dimensioni. il loro r94
percorso, sulla base delle fonti e dei pochi dati archeologicidisponibili, non sembra discostarsitroppo da quello che si è rratteggiato per tutte le altre città dell'impero in epoca giustinianea.Stando alla testimonianza di Procopio di Cesarea(De aedifrciis,vr, v, r-7), solo Cartagine e pochi altri centri sfuggirono alla sistematicadistruzione delle mura operata dai Vandali; ciò nonostante molti degli antichi insediamenti vennero rioccupati e videro una nuova fioritura nel secondo quarto del vr secolo. È il caso, per esempio, della grande città libica di Leptis Magna (De aediftriis,vr, rv, r-5), che in seguito all'invasione vandala era stata completamenteprivata delle sue difese e in gran parte abbandonata e che divenne in epoca bizantina la sede del dux del limes della provincia di Tripolitania. In questo caso gli architetti giustinianei procedettero a una vera e propria rifondazione, restringendo in due fasi successiveil perimetro delle mura, che finirono per r95
JzIONt,
A L L ' A R < ; t t l , r o r , ( ) ( ;I A l t I z A N ' r ' r N A
racchiudere una superfi,ciepari a meno di un terzo dell'estensionc originale, e mirando a difendere soprattutto i quartieri a ridosso dcl porto e, in parte, quelli dell'antico centro monumentalegravitanti intorno al foro severianoe alla grandevia colonnata(nrc. 73). La cin ta muraria della Leptis Magna bizantina, riconosciuta nel corso dellc ricerche archeologiche condotte negli anni Quaranta e Cinquanta (Goodchild, Ward-Perkins,r953), presentacaratteri strutturali assat simili a quelli della contemporaneacerchia di Palmira, rivelando in questo l'esistenzadi principi costruttivi in qualche manieta standardizzati da applicare ogni qual volta se ne presentavanole condizioni. Anche in questo caso il racciato delle mura risulta piuttosto irregolare e sembra dettato soprattutto dalla necessitàdi inglobare e riutilizzaîe a fini difensivi alcuni edifici preesistenti;la tecnica muraria rivela poi sorprendenti analogie con quella impiegata nel caso della città siriana, con la perfetta messain opera di blocchi di reimpiego accuratamenteselezionatie tagliati, legati da un'ottima malta composta,in questo caso, in larga misura da conchiglie triturate. 6.2.4. Le difese dell'Italia bizantina La laboriosa conquista dell'Italia, che impegnò le truppe imperiali per circa un ventennio $35-551, non culminò con l'allestimentodi un sistemafortificato analogo a quello messo in opera nelle altre regioni del mondo bizantino (Brown, 1978; Brown, Christie, 1989), e ciò awenne probabilmenteper una serie di ragioni concomitanti.In primo luogo il processodi riconquista del territorio non fu né rapido né lineare come invece era accadutonegli altri casi: la forte resistenza opposta dagli Ostrogoti e la oggettiva difficoltà da parte imperiale di mettere in campo un contingente militare adeguatodeterminarono il prolungarsi delle ostilità e le alterne fortune di una guerra che terminò proprio nel momento in cui le prime awisaglie della crisi lungo le frontiere balcanicae orientale richiedevanolo spostamentodi uomini e risorse verso quei quadranti ritenuti vitali per l'impero. In secondo luogo i Bizantini conservaronoil totale controllo della penisola solo per poco più di un decennio: I'invasione longobarda iniziata nel 568 determinò nel giro di pochissimi anni una frammentazionedel territorio italiano e alla fine del secolo sotto il controllo imperiale rimanevano solo l'Esarcato, alcune regioni costiere (Liguria, parte del Veneto, della Campania e forse dell'Abruzzo, Puglia e Calabria) e le isole di Corsica, Sardegna(annessaamministrativamenteall'Africa) e Sicilia. In questo quadro il problema della difesa del territorio italiano dovette quindi porsi essenzialmentein termini di fortificazione delle fg6
6.
t ; t , t t N s t i t r l A M l ' : Nl ' l l ) l l r l ' : N s l v l
\ città principali e di controllo sulle vie di comunicazionee sulle installaziontportuali (Christie, r9s9b). Per ricosrruire il panorama delle fortificazioni bizantine sul terrigià torio italiano disponiàmo purtroppo di poche fonti: come si è J.tto il De aedífciis di Proiopio di Cesareanon contiene informazioni sull,Italia e lL notizie sparsedesumibili da altre fonti, a partire dai libri delle Guene dello stessoProcopio debbono essefeancora atten(Brown, 1984, pp. tamente studiate e valutate sotto questo profilo e disomogenei,e limitati assai sono z4-6). Anche i dati archeologici pochi casi da in e solo territoriali d.íiuurro per lo più da indaglni scavi --- di una certa estensione. La regione meglio indagatain questo contesto è certamentequella ligure i.. l^ qriale è possibile ricostruire, almeno a grandi linee, (Christie, r989c, l,asséttodi un sirtema dilensivo piuttosto articolato con bibliografia precedente sui singoli siti; Christie, t99o), facente (nrc.74). Si capo ad al.rni...rtri direzionalidi medie dimensioni ,ru,ru p.. lo più di città costieredi tradizione antica, per esempio questa ventimiglia, Alb..rgu o Luni, che continuaÍro ^ ricoprire in fase un í,rolo rig.iÀcadvo anche in un generalequadro di decadenza ,,rib".ru, e di altii insediamenti costieri di minore sviluppo territoriale ma di grande importanza nel controllo degli approdi,-.:9-" nel caso di Variiotti dor'. i resti di un castellur, dominano dall'alto una insenatura lat.rrule. Impianti fortificati di minori dimensioni, spessosolo torri d'awisramento,per lo più impiantati su siti d'altura di epoca preromana e romana - è il .uro per esempio di Filattiera .e di,zigna' go, n.llu Liguria orientale - assicuravanoinoltre il controllo dei valii lní upp.rr"iitrici e delle valli di fiumi e torrenti lungo cui correvano liguri riviere due commerciali che collegavano.i _porti delle p.*#i iot lu pianura padanae le regioni subalpine Gtc' 75)' A on analogo quadro di controllo sulle vie di comunicazione e sui porti .io'unà"rro anche molti dei nuclei fortificati di epoca bízantina'individuati in altre regioni italiane' È il caso, per esempio' di un (Maselli Scotti, t99z), insediamentod'altura nei dintorni di Aquileia per il quale i materiali ceramici testimoniano di una frequentazione hno "[à seconda metà del vr secolo, o' per una fase almeno' del (Cameton et al', castellumdi Ponte Nepesino, nelLazio settentrionale conffollo degli di sistema parte del rgg4), che faceva probubil-.nre 'ù[hitehouse, (Potter, Roma con uíi rtruduli che coliegavanoRavenna tgÀtl. A una p.rdrrtlu struttura di questotipo dovevaprobabilmente fíe riferimentó anche il contingentà di truppe di origine egizianale cui ffacce materiali sono state rinvenute recentementenell'immediato r97
Irt(ìuRA 74
6 . o r , r T N S E D I A M E N T ID r F E N s r v r
Carta dei principali siti della Liguria bizantna
Fonte: Arcbeo,97 99971
FIGURA 7' Piante dei resti dei principali
castra dellaliguria
bizantina
entroterra abruzzese, nei dintorni di Ortona (Staffa, Pellegrini, rg%). Ancor meno chiare appaiono la consistenzae la disposizionedei sistemi difensivi dell'impero nelle regioni meridionali e nelle isole italiane, che ricoprivano peraltro un ruolo di primissimo piano nel sistema commeraale bizantino e che nel momento di maggiore crisi delI'impero vennero addirittura prese in considerazionecome nuova sede imperiale da Costanterr (64r-688; Ostrogorsky,1968, pp. ro68). Tanto per la Puglia e la Calabria quanto per la Sicilia le fonti e la toponomastica conservanopreziose indicazioni della presenza dr installazioni militari strutturate (Uggéri, r99o) e le ricerche archeologiche in questo settore, in fase di rapido sviluppo, lascianointuire I'esistenza di un sistemadi controllo delle coste e delle vie di comunicazione che presenta più di qualche parallelo con il limes ligure (Martin, Noyé, 1988; Arslan, r99oi Noyé, r99z). Quale che ne fosse la reale articolazione,analogamentea quanto accaddenelle altre regioni dell'impero, la struttura difensiva dell'Italia bizanana nelle sue diverse componenti non fu in grado di resistere alla crisi generaledel sistema imperiale maturata tra la fine del vr e la metà vrr secolo. Su scalalocale la continua pressioneespansionistica dei ducati longobardi e su scala sovraregionalel'interruzione dei flussi commerciali mediterranei, con la conseguenteperdita di interesseper il connollo di scali marittimi e vie di comunicazione,determinarono certamente in Liguria e probabilmente anche per le altre regioni costiere l'abbandono, piuttosto che non la caduta, degli insediamenti fortificati. Sorte in parte diversa sembrano avere invece,gli insediamenti di altura nelle regioni dell'Italia centrale e meridionale che rimasero più a lungo sotto il dominio bizantino: alcuni di essi, nati come strumenti del conmollo imperiale sul territorio, rivelano infatti una continuità di frequentazione nei secoli successiviche ne fa uno degli elementi che poterono giocare un ruolo significadvo nel fenomeno altomedievaledell'incastellamento(Brown, 1978; ìil/ickham, 1979; Chrisie, 1987; Martin, Noyé, 1988; Arslan, r99o; Martin, rgg2). 64, I secoli vtt-x Il crollo dei vari settori del limes giustinianeo, avvenuto in momenti diversi nell'ambito della prima metà del vrr secolo, determinò un profondo cambiamento nel sistema difensivo dell'impero bizantino. Perduta definitivamente I'Africa, abbandonate le regioni interne
Fonte: Chnstie G99o).
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lzr()Ntt ALL'ARctrli()r,()(;tA
B r z A N ' r ' rN A
dell'illirico nelle mani degli Avaro-Slavi, i quali esaurirono percì corr questamigrazionegran parte delle proprie spinte espansionistiche, il problema della difesa del territorio imperiale si era fatto particolarmente impellente soprattutto lungo la frontiera orientale, dove già gli anni Quarantadel vrr secoloavevanovisto le truppe bizantineritirarsi, sotto la spinta ataba,dalle province sirianee armeneverso le piir sicure regioni dell'altopianoanatolico. Le mutate condizioni interne e il rovesciamentodei rapporti di forza in favore delle armate musulmaneimposero alle autorità bizantine una radicale ridefinizione della strategia difensiva dell'impero (Haldon, Kennedy, r98o) che culminò nella nuova organizzazione territoriale, amministrativae militare dei temi (Ostrogorsky, 1968, pp. rr5-zo). Nel contínuo fluttuare del confine e nella assolutaimpossibilitàdi stabílireuna frontiera in qualchemanieraconsolidata,la difesa del territorio si basò, almeno fino alla prima metà del x secolo, su di una frammentazionee dispersionedei nuclei fortificati: tutti i siti strategici(in primo luogo le città, che come abbiamo già visto in questa fase acquisisconospessoun aspetto castrale),tanto lungo i confini quanto nelle regioni interne, comunque esposte alle nzzie arabe, vengono dotati di proprie opere di fortificazione. Allo stesso modo va frammentandosila presenzadelle truppe imperiali, non più concentate ín sedi specifiche ma disperse in piccoli o piccolissimi nuclei incaricati di difendere, con l'aiuto determinante delle popolazioni rurali, i singoli insediamenti. Questi ultimi, in un panoramasegnatoda una generaleinsicurezza e da un vistoso calo demografico,appaiono fortemente ridotti, tanto nel numero quanto nelle dimensioni e non sono stati ancora studiati dal punto di vista archeologico.I dati a noadeguatamente sta disposizioneprovengonoessenzialmente, come si è del resto già accennatonel capitolo dedicato agli insediamenti urbani, da aicune grandi città di tradizione antica dell'Asia Minore e dell'Anatolia centrale e occidentalein cui fanno la loro comparsanuovi nuclei fortificati, di norma ricavati recingendo le antiche acropoli con una nuova cerchia muraria, per lo più allestitacon materiali di reimpiego e riutilizzando edifici e strutture di vario genere che potevano trovarsi lungo il tracciato. A Sardi (Foss, 1976, pp. j3-89), dove la collina su cui sorgeva l'acropoli è in parte franata determinando la scomparsaquasi completa della cinta muraria bizantina, rimangono un ratto di cortina a Sud e una tore a Ovest, eretti con la classicatecnica del muro a sacconel cui conglomeratocentrale sono reimpiegati numerosi frammenti architettonici di epoca classica;materiali di dimensioni maggio-
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- sono ri - basi di statue,architravi,rocchi di colonne,capitelli ecc. -una certa inveceimpiegati nelle cortine, dove sono posti in opera con regopossibile quanto per andamento .rrru ....utd-o di conferire un lare ai piani di Posa. A Éf.ro (Foìs, ,g7ga, pp. ro3-rl) della cinta che difendevaI'alpraticatura su cui sorge il .o-plèiso del S. Giovanni si conserva sua nella affiancata Persecuzioni, delle ,oto h cósiddett, ito.tu -.",. torri massicce due da (prima secolo) dell'vrrr metà J,mu redazione sono ancora leggibili le tracce di due bainterno cui al ;;;;u;""^ù, prima meitio"i"q"udtati relativi a una fase precedente,databile alla alla d'accesso il dispositivo_ periodi i tà del v,, ,.colo. In ambedue porte' una due con muro doppio un lorr""r^ prevedeva comunque gli evenesternae una internu tot ù assetra loro, costringendoco-sì pridifensori dei tiri ai esposto ffatto tuali assalitori a percorrere un interna' porta ma di poter raggiungerela nel caso di Mileto Questo pro..rro diviené ancora più evidente precedente)'dove bibliogtafia tott pp. Í37-8, (forì Wirrfi"ld, 1986, in età giustiniagià consolidato aîtica, ,rrburio defa città it f.ri-.*o a ridossettentrionale settore solÀ al ,r.^, ,rien. drasticamenteridotto viealtura modesta una posto su teatro so del porto, mentre I'antico cittadi sorta in una e trasformato cinta ,r. .u.Jhirrro da una propria della munita (ntc' 76). Assaimeglio consefvate,sebbenein diversi punti.resedifficilmenmute leggibili dà'llesuperfetazionímoderne, sono invece le poderose Í44'222' pp. (de 1928, Jerphanion, ra della cittadella di Ankara \Winfield,i9ae, pp' t36-4o\' eretta nel suo rAVV. Lxxxl-cxvr; Foss, (64r'668) ' nucleo centrale probabilmente all'epoca di Costante u fortificato Grc. 77) sorge sulla sommità della collina e i;;;i"";; ;cin'g" una superficierettangolaredt circa 35o a r5o m.; le cortine' da di no"tevole.pérror. (in alcu"nipunti fino a 5 m) sono rinforzate a e disposte m rz citca alte penta-gonali, quaranta torrì, quasi tutte caso_addirittura qualche (di in m, ,t dì norma intervalli brevissimi g) a creare un insieme la cui eccezionaletobvstezzasembra dettata anche dalla necessitàdi creare un sistemadi contrafforti per bilanciai. iu tfi",u del vasto terrapieno-su cui sorgevanogli e.qlfici interni' da una Altr.ttunto muniti risrrltano poi la porta principale difesa posto sul esterno accesso solo di-un sorta di avancorpo turrito doiato elaboulteriore una costituiva che nurr.o, dando vita a un dispositivo birazione delle porte ^ g^*Àu prescritte dalTatrattatistica militare - e un imponente roo) FrG' r98t, P. 333, zantinaffhrei Byzantiie, comtorrione posto in .orrirpo.tdenia delf.angolosudorientale,,che poteva che e mq circa di corte pr..rd.uu al suo internÀ una 3oo
INT'RODUZIONE ALL ARCHEOLOGIA
FrcuRA 76 Mileto, pianta della città tardoantica ebizantina
l N s l ' , 1 ) l A M l i Nl ' l l ) l l ' l ' : N s l v l
(;l.l
6.
RIZAN'TINA
mediobizantina î;'#1l, [lun u aas,^cittadella citadel
ANKARA Upper Town o
so
100
150
200
-<-J-Fozle: Foss, Wirfield
100
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100
200
300
aoo
500
600
700
cinta muraria del rrr secolo --inta muraria del ut secolo cinta muraria del uI e vrr secolo Fonte: Foss, \finfield
(rq86).
quindi all'occorrenza trasformarsi in un ulteriore ridotto difensivo. Anche in questo caso le murature sono realizzatecon ogni sorta di materiali lapidei di reimpiego, messi però in opera con particolare ^cctrtatezzae in qualche caso esplicitamenteselezionatiper creare inserti a caratteredecorativo. Nel corso del rx secolo,in coincidenza con la prima ripresa della città mediobizantina,le difese di Ankara vennero ampliate e consolidate in due riprese, con la costruzione e il successivopotenziamento di una nuova cinta alla base della collina. La nuova cerchia, databile
(1986)
al nucleo centraall'epocadi Niceforo I (8oz-8rr), presenta,rispetto (circa 3 m)' torri quale del vu secolo,cortine di minorè spessore (io'3o m) e una muratura in cui e",;-" semicircolaripiù distanziate di pietra di reimfanno la loro precoce'.o-put'u, alternate ai blocchi ':iutilizzati' La stessatecnica J.no. irreeolari fasce di laterizi anch'essi l'.f,.,;#;il;; Àeglio in seguir-o,caratterízzasran parte dell'e- condú;i; p,rUUti.u, civile e itliSiotu, dell'epoca mediobizantina restauri e le traddistingu., i., r'rt" formul"azionegia più regolare'.i perdi epoca successivache un'iscrizione dedicatoria ,"or".f."írioni (842-867)' àlt^ committenzadi Michele m ;il;i;;t"*lr.6.4 L'epoca dei Comneni progressiva..espanDopo il periodo relativamentelungo di pace e di la metà dell'xr serx e il tra bizaitino a"U;iÀpero ilí.";ti;r*r frontiere orientali alle dall'affacciarsi a colo, la grave minacli" .àrtit"it culminata.con la ^vanzata' rapida loro selgiuqidi e dalla a.iî*.fti (ro8r)' gli impecostrinse Manzikert di ai*r,ror^ ,.orifir,u iiruntin^ generale di. piano un intraprendere a ratori della dinastia comnena documenriccamente è ci che iifo.tifi."rione del terrirorio imperiale siti archeoi^1. fuf. f""ti e che trova riscòntro in alcuni importanti (Foss' r98z)' indagati logici ancoraperò non sufficientemente --' (ro68-7r)' venne proseL'op".uzióne, già awratr-da Romano lv 203
\
rzIoNE At-t-'Ancgror-ocIA
guita con particolareimpegno da Alessio r (ro8r-rrr8) - cui si devono tra .l'alro la rifortificazione di alcune importanti città costiere tra cui Smirne, Antalya e Korikos - e soprattutto da Giovanni rr (rrr8-43), al cui nome è legata la riconquista di buona parte del territorio anatolico e la costruzione di numerose nuove fortificazioni in alcune delle regioni appena ricondotte sotto il conrollo di Costantinopoli. Tra gli insediamenti fortificati riconducibili alla committenza di Giovanni rr, particolarmenteinteressantirisultano quelli ubicati nelle regioni costiere dell'Asia Minore settenrionale, oggetto di una recente indaginetopografica(Foss, r98z). Lopadium,in Misia, venne eretta intorno al rr3o per proteggere un importante ponte posto lungo il principale assestradaleche collegavala regione del Mar di Marmara con le province dell'Ellesponto e dell'Egeo(Foss,1982, pp.157-6r). Si tratta di una vera e propria città fortificata di impianto rettangolaree di dimensioni ragguardevoli Qzs x r5o m circa) le cui cortine sono rinforzate da torri di diversa tipologia poste a intervalli variabili tra i 3o e i 4o m. Caratteristica del periodo e utile indicatore cronologico per altri complessidi incerta datazioneè la tecnica costruttiva che presenta una tessitura muraria piuttosto irregolare con pietre di piccole e medie dimensioni appena sbozzatee disposte in assisedi spessorevariabile intervallate da una o più file di mattoni utilizzati per riportare il piano. In assenza di indagini di scavo, totalmente sconosciutorimane invece l'assetto interno del complessoforticato. Sempre in Misia si trova anche la fofiezza di Aclryraou.s,la cui costruzionepuò esseredatataintorno al rr4o (Foss, 1982, pp. 16r6). Come nel caso di Lopadium, anche questo impianto fortificato, di dimensioni minori ma comunque significative per l'epoca (l'asse maggiore non raggiungei zoo m), era posto a difesa di una strada, nfforzando con ciò l'impressione dell'esistenzadi un sistemadifensivo incentrato proprio sul controllo delle vie di comunicazione,come del resto ampiamenteprescrivono i trattati di strategiamilitare a partire dal x secolo (ThreeByzantine,r98j, pp. t5o3). Ad Achyraous rimangono visibili praticamente solo due massiccetorri circolari che presentanouna tecnica edilizia assaisimile a quella di Lopadium anche se con una apparecchiaturapiù regolarenell'alternarsidi pietre e mattoni, con un accennodi tessitura a cloisonné,e con la comparsadi alcuni dei motivi decorativi in laterizio che caratterizzanofortemente l'architettura costantinopolitanadell'epoca e che in questo caso potrebbero costituire una sorta di indicatore della diretta committenza imperiale dell'opera di fortificazione. 204
ó . < ; t . , tt t t s t i l > I A M H N ' r ll ) l r t i N s l v l
BTzANTTNA
6.5 L'epoca tatdobizantina La frammentazioneterritoriale seguita al sacco di Costantinopoli del rzo4 diede vita a una nuova fase di allestimentodi sistemi fortificati da parte di quei nuclei dinastici che, in conflitto úa loro, rivendicavano il diritto alla successioneal trono imperiale. Mentre per le regioni occidentali dell'impero poste sotto il controllo dei pàleologhi-mancano ancora dati attendibili (Bon, 1937), nella regione anatolica furono in questa fase particolamente attivi i Grandi comneni e i Lascaridi: ai primi, oltre alla già discussaridefinizione della capitale dinastica di Trebison da, va assegnataanche la rifortificazione àeil'antica HeracleaPontica; alla committenza dei secondi sono invece legate, olre all'allestimento dei sistemi difensivi delle sedi imperiali di Magnesiasul Sipilo e di Ninfeo, tutta una serie di fortificazióni piccole e grandi ubicate soprattutto nella regione della Lidia. La cittadella di Heraclea Pontica (l'odierna Ere[li, sulla costa me-
nrcuna78 ii.r".ì."'È."tica-Erelli, na
pianta del ridotto della cittadelladi epocatardobizantr-
\72-
{f"q*o {ttr\\\\t \
Fo n t e'.Hoepfner (1966)
205
.<-s È-ìì:
t N r.R()l)trzIoNg
rt t,,q,ncHEoLOGTA
BTZANTTNA
ridionale del Mar Nero; Hoepfner, 1966) venne eretta agli inizi del xrrr secolo- una iscrizione riiorda ir nome di Davide con-.ro . tu data del..rzo7 - pet proteggere quel tratto d.ll, i.gion.;;;ì.r, og_ q.T" .ddl." mire espansionistiche àei Lascaridi (rrcl 7ai. i"iru..ruro della tortificazione tardobizantina ribatte in sostanzaquello della cin_ ta di epoca romana che proteggeva|acropori de[a .ir'ta .[."rrrica; le torri quadrangolari, oggi rese spesso i[èggibiri d"[. J;;;f; tazioni moderne, sono dispostea intervali di oltiJ ao À.-ri-"iaoJru.,o u una co.ina eretta con materiali lapidei di reimpiego dirpoitii, .o.ri spessofortemente irregolari. Le fonlficazioni riconducibili alla commi*enza lascaride in Lidia, recentementecensite e studiate anche se non ancora fatte oggetto di indagini archeologicheesrensive(Foss, r979b), "pp;; iÍ,? .or,traddistinte da una tecnica edrriziapeé.rliure- una muratura a corsi di pietre appena sbozzateo di materiali lapidei Jf;.i,,'ú;,*ulr.r.,"ti con singoli corsi o fasce di raterizi, o.cusionulm."r. p.Ài*ti anche nei giunti verticali a dererminare una sorta di territ..rà u iiàrroone che consente di determinare l,appartenenzaa questo gruppo anche degli insediamenti più piccoli e'd'elle strurrure meno conservare.Le cinte, normalmente pervenute soro in parte, sono ai r.-p1il" .or..zl'ne' con una cortina che seguiva il ffacciato orografico della sommità dell'altura ed era rinforzlta di tanto in tanto da torri circolari. Le dimensioni sono spessoridorte: il forte di Mrk*rd;;,-.iri ,o.g. sul sito dell'antica H7acle.aad Latmum. si r"il,rpf" ;;-;;; ,.ri.rfi.i. di soli go x 3j m; in almi cusi, ,oprattutro in ionia e in cària, gli slazi interni non superanoi 4o mq (Foss,\Winfield, .qSA, pp. ,:;
6.
ct-t
TNsEDTAMENTT DrFENSrvr
Pressochéassolutaè infine la mancanzadi dati relativi al sistema difensivo dell'impero nella sua estrema fase di vita sotto la dinastia dei Paleologhi, anche se la grande attenzione dedicata dagli ultimi imperatori bizantini alla risistemazionedelle cinte urbiche di Costantinopoli e di Nicea (Foss,Winfield, 1986, pp. 1u9,79-xr7) permette di ipotizzarc che nelle regioni immediatamentea Est della capitale si desseun forte impulso al restauro delle fortifrcaziorn esistenti e alla costruzione di un nuovo sistema difensivo che attende però ancora una ricognizione e uno studio adeguati.
t siti, p;ù significativi.-og8ettodi una ifortifrcazione in epoca ,^^^ll1 va rnhne lascarlde citato que[o di pegae,suila costa meridionale del Mar di Marmara, dove le arrru, aa.arìemente documentate ma ancora non esaurientementestudiate, presentanouna serie di torri penta_ gonali poste a una distanza di olire quaranta metri l,una dall'alra e intervallate da bastioni triangolari piÉni (Foss, Wi"dld, ;;àà, pp. r j4'5; Mùller-\x/iener,1989). Elemènto cararterisrico è in qíesto ca_ so la muratura.She,p.rt-.r.llu sostanzialeunitarietà dena cos*uzione, presenradue distinte tecniche edilizie: nella parte Urrr, ."_p"* f, consuetatecnica a corsi alternati di pie*a, con tessitura a croiànné, e filari di mattoni, mentre nella parte ,up.rior. cortine e torri si sviluppano interamentein laterizio, appareóchiato con grande regolaritàe in qualche caso con soluzioni t.i.ri.h. del tutto pa"rticolari(in piccoIo frammenro larerizio posto in .o'irpond.r,;r';;i g*;;o*rr.Li.nr. tra due mattoru). zo6
2(t7
La cultura materiale
Cultura -","rluìt" e arti minori Quello sulla cultura materiale del mondo bizantino è un capitolo assai complessoe in larga misura ancora da scrivere,in cui confluiscono una ricca tradizione di studi storico-artistici sulle produzioni di lussolegatealle cosiddettearti minori - avorio, smalti, metalli lavorati, tessutidi pregio ecc. - e una più recenteattenzionemetodologica all'analisi e all'edizione dei reperti mobili provenienti dagli scavi stratigrafici in funzíone dello studio in prospettiva storica dei processi di produzione,distribuzionee consumodelle merci. La produzione di manufatti di altissimo livello artistico e arúgianale in materiali preziosi o semipreziosiha catattetizzatola civiltà bizantina in tutte le fasi della sua storia e ha avuto un ruolo determinante nella formazionedell'immaginepiù correntedell'impero di Costantinopoli quale quintessenzadella raffinatezzae del lusso, particolarmente nei secoli dell'alto medioevooccidentale,quando ancor più evidente appare il divario qualitativo tra il livello tecnico-esecurivo delle manifaffure bizantine e quello delle produzioni dell'Europa centrale e mediterranea. Tale divario determinò praticamente per rurto il millennio bizantino e per qualche verso anche dopo la conquista turca di Costantinopoli un forte flusso unidirezionale di merci di pregio da Bisanzio verso il Mediterraneo occidentale,come testimoniano eloquentemente le ricche collezioni dei maggiori musei europei. Questo processoassunse,talvolta contemporaneamente,le forme più diverse: dalla diffusa munificenzaimperialee aristocratica(per esempionel casodei dittici eburnei fatti produrre e distribuire dagli eletti alla carica consolare), al dono individuale dell'imperaroredi Costantinopolia personaggi di rango (soprattutto sotto forma di oreficeriee tessuti preziosi), alla committenzadiretta di opere ad artefici bizantini (per esempio
]ZIONE ALL ARCHEOLOGI
nel caso delle porte bronzeedell'xr-xu secolodi alcunechiesedell'Italia centromeridionale), per giungere infine, come abbiamo già accennato nell'introduzione, a forme di acquisizionepiù o meno legittima attraversoil mercato, il furto o il saccheggio. Modi, tempi ed esiti di questo processo,che costituì uno dei legami culturali più significativi tra il mondo bizantino e quello occidentale, sono oggetto, come si accennava,di una vasta bibliografia specificadi carattere storico-artisticoche in anni recenti e soprattutto per alcune categoriedi manufatti (per esempio gli avori) ha fatto registrate un significativo affermarsi degli approcci tipologici con una maggiore attenzione alle questioni relative alla produzione, alla distribuzione e all'uso dei diversi materiali (Cutler, ry85; 1991. Parallelamente,gli ultimi due decenni hanno segnato la ripresa delle ricerche sulle produzioni di uso comune. Dopo un esordio assai fecondo negli anni tra le due guerre mondiali, allorché le indagini nell'area del Grande Palazzo a Costantinopoli e sull'acropoli di Corinto posero di fatto l'archeologiabizantina all'avanguardianel panorama degli studi sui reperti mobili e sulle tecniche edilizie dell'età postclassica,solo a partire dalla fine degli anni Sessanta,in particolare con gli scavi di Saraghanee di Alessandria d'Egitto, l'attenzione dei ricercatori si è appuntata con maggiore chiarczzasull'analisie sulla pubblicazione dei materiali provenienti da contesti archeologiciindagati stratigraficamente. Il panorama è owiamente in via di definizione e solo per aicune categoriedi materiali offre la possibilità, se non di tracciare un primo percorso, almeno di individuare alcuni degli aspetti più significativi del sistema di produzione e distribuzione delle merci nel mondo bizantino. La produzione vetraria per esempio,pur sufficientementeattestam nelle fonti per tutta I'età bizantina (Philippe, ry7o) e testimoniata dallo scavodi fornaci di epoca proto e mediobizantina a Sardi e Corinto (Saldern,r98o; Davidson, r94o), nonché dalla presenzadi pezzi anche di notevole qualità in diverse collezioni museali (Lightfoot, limitate nella stratificazior989), ha lasciatotracce complessivamente in ragione del diffondersi della ptatica del riune archeologica,anche testimoniarifusione, come eloquentemente tilizzo del vero mediante prima menella araba, naufragata to dalla nave di origine bizantína o (Turchia il suo casudorientale) con tà dell'xr secoloa SerEeLimant natura frammenti di vero di diversa rico di oltre tre tonnellate di (Bass,r984). Discorso analogo vale per il metallo, il legno e gli altri materiali collegati in qualche misura all'instrurnentumdomesticumo alle attività 2ÍO
7.
r,A Ct'l,l'tlRA MA' l'lil(
conservaoroduttive, a proposito dei quali i comuni limiti della loro sommano si iion. ".i contesti'archeologici deperibilità, riuso ecc' -(per il caso di Anemurium ul^ ogg.*iua scarsità di iidagini mirate cfr. Russell,r98z). In questo panorama così frammentato sono dunque soprattutto - gli indicatori due - la ceramica e i materiali e le tecniche edilizie imposti all'attenzione,degli archeologici -dellache si sono maggiotmente cultura -ut.ridJ?el mondo bizantino e per i quali una ,i"Ji"ri più numer..i. ai pubblicazioni, spessoancora settoriali ma sempre rose, consenteun primo tentativo di sintesi'
u "f,î^^i"^ dei.mateMeslio forse di qualsiasialtro settoredi indagine,lo studio della attuali le grandí potenzialitàe i limiti ;;li;.r;;;i1uiJ""riu di tradizione ,il.r., archeologica"ppli."L al màndo bizantino' Una lavori nei p-attenza studi piuttosto recenté1 .h. rova il suo punto di e di D. Talbot Rice (r93o) e di c. H. Morgan G94z) pio"i.rirti.i 'r"pril; di CoPalazzo ".tla pubblicazione degú scavi del Grande - anchese in fasedi rapistantinopoli(Brett el al., 1947,pp' 3r-$) un quadro in do progr.rro, non e iniatú u"tàiu in grado di fornire qualche misura organico dei materiali ceramici che circolavano nelle bizantino nelle diverse ep"+-e se la pubbli;;;*i;à.r-rr-""a" (Hayes, materiali dello scavo dell'area del S. Polieucto ."ri."."a"i riferidi quadro. bti infatti permesso di avere finalmente un lgrrl penel essenzialeper q.r.l che riguarda la capitale imperiale ;í;" al*e per le che va dugfr i.riri del v afli inizi del x'r secolo, ilÀ x i datt a r.gio"i dell'impe"ro e soprattutto*per i secoli dall'vrrr al tenpuò essere diJposizionesono ancoratroppo sparsi e una sintesi sta si ceramica tata solo in termini molto g.nèrali, Ciò nonostante,la determinazione ,irr"lurrdo un indicatore di'primaria importanza nella dalla quedi alcuni dei caratteri fondàmentali de1 mondo bizantino, medievale, quella stione della transizione dall'economia tardoantica a perife-riadell'im"ii" +n"iri"ne del complessorapporto tra centro e capitale' pero, per giungere ullu itutfot* *ion" del ruolo stessodella o àu gfurrd.".eniro di consumo a centro produttivo^autosuficiente (Spieser, r99r). "Jai*i"ru in grado di esportaremerci e prodotti stessadella Sulla base dei dati del S. Polieucto, che per la n-atura possono non stratificazione,sostanzialmentepriva di contesti sigillati, quasi dei oÀ.ir. decisiri elementi di datazione,ma che nel complesso 2t7
INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
FIGURA 79 I principali tipi di anfore in circolazione
BIZANTINA
nella prima età bizantina
7,
l , A ( ; t r l , ' l ' l , l i AM A ' l ' l r l t
costituiscono un campione certamente 4oo.ooo frammenti schedati (Hayes' r992' pp' xIdella situazione costantinopolitana r-ig-i.",i"t - e quindi d"ll'tp^otu protobizantina xu), il panorama ..t;;;Ègit" sotteso esso è a il sistema prod"ttitto e distibutivo che ii in.tt" sembracollocatsiinunaprospettivadisostanzialecontinuitàcon quello dell'ePoca tardoromana' t--Ail;;?".
da "ff"'nl.-a.i "tt secolole anforee i contenitori
Legend.a:r Late Roman Amphora r = Saraghme 5; z. LR z = S g; :. LR I = S r; +. LR 4 = S 6; r.LRs/6 = S 8/t 6. LR 7 = $ rz; 7. Yassi Ada r; 8. YA z. Fonte: rielaborazione da Laubenheimer (r98o) e Bass, Van Doominck (1982).
la stragrande maggi.onnza dei ffasporto continuano ;';";;;tt;are testimoniandodella materiali (circa 1,85%ì" ,i.iÀ.ro di frammenti), vedeva la capitale come continuità di un ,iri.Àu commerciale che ogni parte di .or,rofno di prodotti che siunsevano da ;;ffi;;"". in signiÍcative q*tt" fase partiólarlt"tt dell'impero tur". 79ii" (Saraqhane) 5 tipo S termini quantitativi t"". fÉ attestazioni del e in 69 tipi proposta da Hayes per seguendola nuova classificazion -, ctassificaziàniprecedenti prodotto ; ;;il1;-;;;;;.r. L"j.*j;" che granaglie, o vino in cilicia e destinato p.obubil-."te a contenere nei presenti tipi cento dei da solo rappresentaí,^-i t5 e ll zo. per utiGaza di anfora .."iàtii froiobir^r,ti"it aJ típo S 6, la c-osiddetta e del tipo palestinese; il vino C"ti'ntinopoli lizzata per trasport"t"'" lq, "*tt'"tso inario, di produzioneegeo-orientale' h scarsaattestazionenei Degna di nota ;'p*':t-"".t*1"-"aht (corrispondente alle forme r'n contesti costantinop;liàni del tipo S 8 di Riley, r98r), che costituisceinvece uno ;:il;i;Assificazione il Mediterraneo centroé.i *"t,rf"tti più diffusi all'epoca in tutto o c c i d e n t a (l en r c . 8 o ) ' appare più o meno La restante quota percentualedei^materiali le ceramichefini da mensae quelle da cuci,"daiui*ì* .q,r^* fortemente privilegiate ;. p"; quel che .ig""id" i materiali da mensa du tradizionali centri produttivi dell'Asia appaiono t. i-pori"ri*i in particolare ia cosiddetta sigillaà;ú".ir;;.;;;ntrionale: Níffi; warò s.-bra detenereil primato delle ta di Focea (pbocein xrl it,p'fi"o.agli inizi del vr secolo, quando in ne[a ;i;;" il;;;ú deie regioni .magrebine-si, intensifica coincidenzacon la ìit'"q"iti^ (Hayes' 196.ul' notevolmenteil flussodelle sigillateafricane dei commerci In parziale .o"iiutÀ tott í p'og"'sivo decremento metà del vrr la fin olre -u.iriiÀì, tale flusso si mantiene costante cartaregione la con ,..olo, testimoniando una continuità di contatto seuentrionale conquisra anba dell'Africa d;; ;;;.;; ;ì;;' l; (Hayes,1992, PP' 5'8)' painvece le ceramiche acrome da fuoco il Per quanto .oí.i,t" di presenza dalla costante norama costantinopolitano è caratter,Lzzato rotradizione di dale migliori produzioni ;rpr-;ú """ ,i dé;;;;; 2r3
212
INTRODUZIONE ALL-ARCHEOLoGIA
BIZAN'T'INA
FIGURA80 Cronogramma di diffusione dei principali tipi di anfore vinarie rardoantiche e protobizantine 7oo -
7.
l,A (jtll.l'llllA MAllrlt
delle importazioni africane tale: dati analoghi con una rapida risalita un'altrettanto brusca caduta nel secondo quarto d"l-;t "tolo dopo. po',in tutte le regioni bizantine' alla metà d"l ,, "-..glrro infatti -tt (per il panoram.a palestina dalla Grecia, "llu T,r.:hiq alla _ceramologipe-rEgitto .f.. vlilliam', 1989, pp' r16-8)' mentre ..'ir al-."*.i"À netta della causa a diverso e Cipro il quadro ,i p"st"ta ltggtt*t"it tva-
cipriota(cipriotRedslip "riài*ià"Lr" à.[" i"riJai"u-íi"gittrru. nell'ain hrga misurasoprattutto ""u i*r"ì;;;"; ;;;;;;;" di r98o). Dell'esistenza
L e g e n d t :Lr R 3 = S l z . L R z = S q ; t . L R + = S 6 ; + .L R r = S t ; t . L R 7 = S r z ; 6 .L R s / 6 = S 8 / 7 Fonte:Panella(ry%).
mana e tardoanticané nella forma (perlo più pignatte a corpo piriforme biansato e larghe casseruolecon fondo arrotondato, dalle pareti sottili che conservanospessoi segni della tornitun), né negli impasti duri e ben selezionati.Si tîa'tta ad evidenza di materiali derivanti da una produzione locale di alta qualità e sufficientementeestesada garantire la totale copertura delle esigenzedi consumo della capitale, le cui manifatture continuarono a funzionareper tutto l'arco cronologico coperto dalle stratificazioni di SaraEhane,nei cui contesti questo tipo di ceramicasi ritrova in quantità e qualità sostanzialmenteinvariate fino al xrr secolo(Hayes, 1992, pp. 53-6o). Almeno nei suoi aspetti generali il panorama ceramologicodella capitale bizantina tra v e vrr secolo non sembra dunque discostarsi di molto da quello ricostruibile per altre aree del Mediterraneo orien2f4
(Hayes, |972, pp. 4|7-22; rea alessandrina che avevano il loro fulcro flussi commerciali ^;;h; ; i";io tuggio poi i ri*ovad.l fvf.dii.rrur,"o"ori..,Ià1e testimoniano .;;;"; ;ll; produzione di mensa da ai *"teriali menti ormai ,ron piJ,ótuJiti (Fulford' 1989)' tir"*r"" *ff. it"t. britanniche da trasporto' il cui conténitori i per anche uìlt Discorso u.tutogo e nella produzione nella ";" continuità panorama vede da ";-i;; "dffi;;;. di traegiziane ed' ;s"e, me.diorientali a.i ,ipili^;;f";' fabbricadi centri dei ipti.^rsi dizione tardoantica,'drh;lr;;;.r"-ot anzadi una frammentatestlmoni a trasporto' da zione dei contenitori e distributivo delle derate che alimenta zione del sistema p.J;;;; con una prwalente direttriflussi commerciali a .oa" . -.aio raggio ar.e l"gricole dell'Egitto e.della Siria -Ji ce Sud-Nord, dalle l"uairio"uti impe.onru-o ruotanti intorno alla capitale verso i nuovi centr, aggiornata afra bibliogr con riale (Abadi.-R.ytui' ì9à9; Pu"tlla, .r 993' di produzioni fram^nulogo-q"adro uo lí'' sui singoli rirrorr"-",ti infine anche rimandano .ab"ot"ggio menrate . di co--àr.i'àipi.."ro secolo), ove vr (primo--q.r"tro del le anfore d.l ..litto ài vrrri Ada però in un attestati tipi Lndamèntali' dt;;; compaiono.o't.r,itJ sembrerebbero che dimensionali srande numero ai ,^.ir*i r"r-"ti " di merci di diversa provenienza .;-posito ;";;;" ilrt-";;"I (Bass,Van Doorninck, l98z)' . , situazione per quel che riMeno omogeneasi presenta-lnveceia e da cucina, per le quali le produzioni ..i^i-ti.l'. ;.;;; ,"";;;'i; rispetto alle regionali giocarono un ruolo certamente'p"pottdétunte per la catestimoniano importazioni. tut..rt..-i .orrt"rti di Saraghàne che qualità, alta di di materiali pitale la presenzaà;J;;;;rtu.,t" del centri maggiori i verso solo in qualche caso appaiono.€sportati conpochi i secolo vr dal partire Mediterraneo(Flayes' r98o), già -a. denunciano situazioni ben igi""i"atU'impero if"t i" testi anahzz",i diverse.Ciòrisultaevidentesoprattuttonell'areabalcanica_peraltro di'irrd"gini sufficientemenresistematiche l,unica che sia "";"";;;;;; r98o; Kuzmanov' 1987) in questo,.tro (iloiiZn,^t975' Aupert' -etnica slava,legata a quel in cui la presenzadi una foú. .o-ponente 215
INTRoDUzIoNE Ar_l',tncnroLocrA
BIZANTINA
7.
frlor:r" di progressivo insediamenro ne'e province di confine di cui abbiamo avuto modo di prrl".. i'precedenza, determinòl,intro_ duzione di metodi produttivi "rrri p.*i,ivi che ,o.ro utt,origine dei rozzi marciali che il panorama ceramologico
regionet" .r, or"r.T,l1'lfiXlano
LA CULTURA
FIGURA 8I I principali tipí di anfore in circolazione
MATERI,{LE
in età medio e tardobizantina
t quella
Lo scarto ffa il oanorama ceramologico deta capitale bizantina e cue]'1 delte regioni
p..li;.h;;;d* ancora più nettamenrenel periodo immediatamente successivo ata grande crisi del vrr secolo. Nei contesti di saraEhan. i .oriJd.tti J".ori oscuri si riverano infatti dal punto di vista ceiamorogic. ,;;;i;;"o critici di quanto appaiain altri settori deta vita bizaniina, [-;;i;, p* dil;il;io"piogr.rri_ vamente continuano ad essere attestatr
maggioritarie (dall,a5% aarrr-uri'r..or. r,tl"lr"TT:;l
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e depongono per una sosranziare continuitàder sistema iÎl-y-"".") or approwigíonamento dela capitare, tesrimoni""p.iJ*l"che dal_ la sufficientevitarità.h. i p"rii.ori""ii..p"rirani conservano ancora
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der conrenirori da trasporto e testimónianio .on-lu^ì"'r."ir"rira i. trinseca del manteni-..rto di un livello ,,urbano,, .o-'rqrr. nella Co_ stantinopolidell'vrn-x secolo(Hayes, ,99r, pp. 3_e. Per quel che concern. l. "nffr. (É. sr, r), il panorama dei contesti riconducibili an'vrrr-rx secolo è contrassegnatoa saraghane dalla massicciapresenzaa .onr."itoii che dar punro di vista morfologico
sembranJ .o[o.a"i ;;ú-L;'*rr"iù'aJ-ìip'i
i'i". v*ri Ada z e che sono caîatteîizzati d"u'"-;;; corpo groburare, con coto strettoe piutrosroallungatoda cui si dìstaccano té urr. ii..r*, ,.u_ lnzan in un'argillab.n"depurar","l;ir*r"".dei quali (t992, Hayes pp. 7r.-.3,rrc. z3) ha distintorr tipi morfologici]"".fr11""o","*_ sunodi essiappareperaltroancora ;d;;ùii;i;.;;i';;di;"r.. qynrg riguàrdainvecef. .ir"-i1ne da mensa,al di '-ir,r,^-i:r là del dato quantitativo,è l'aspe*o quaritativo che sembra,.g;À ì., ra decisivajl n3npr,uma ceramàlogico a"ttu capitarebilantinaì, q.r.st'epoca.AIIa definitivascompa^à iir,.rru _d.[. sigi[arei-p.""i.'] origineche avevano,
j:il'#1Î:X"'fi::; tro-r,aff.rma*;i;il:'^)'il":ii!otfu,',l,1l::_,, ceramica:quelladelreinveiriatea impasro biurr.à tcú'ú-Vuì w" cwlv), le cui prime.artesrazionirisargono già agriinizi derseco1es: lo precedenree che costiruiràarmeno àio "t, fine der xrr secolo
Legenda:r Saraghane35 (vu sec.); z. S 54 (x-xr sec.);3. S 47 (x-xr sec.); +. S t6 (xr sec.); I. S 67 (xrr-xrrr sec.);6. S 61 (xII-xnr sec.);7. Gúnsenin r (x-xr sec.);8. Gùnsenin z (x-xr sec.);9. Gùnsenin I = S 6r (xn, xIu sec.);ro. Gùnsenin 4 (xn-xn sec.). Fonte: Hayes (r992); Gùnsenin (r989).
zt6 2t7
()DUZIONE
ALL'ARCHEOLOGIA
BIZANTINA 7,
I'elemento più.-significativonel panorama della produzione e della distribuzione della ceramicanel mondo bir"rrtirro. L1 "yy, già riconosciura e anarnzau nel corso degli scavi del Grande Palazzo(Talbot Ri..,. r93o; Brr.r, ", al., 1947, pp. 3r_q; pp. rro-zo) . ír, ,.guito oggettodi numerosi T."19*.Rice, _1958, sru_ dí (bibliogra& rn.1fi_."in Hayes,,gii, p notar al cen. 3), è 424, una ceramicafine da mensa,atresratasia in forire "i*. ,i""i" forme chiuse e carattenzzata.da ú" n". ,*pr"" ú;;;;;-,".i_p.*. a" una invetriatura piombifera generalm.nt. sottire e morto resistente. Benché sul territorio costanrLop;r;;;; e negri immediati dintorni non siano srate ancora ritrovate manifatture .?r"".i-rp*ia.ua.rrr. a quesraproduzione, lu -urri..iu presenza di cww in tutti ,O:rliT, r contestl archeorogiciu1baru.della capitale (in particorare nen,area del Grande palazio, u,lurughÀ.;,;* recenremenre,anche nella zona dellaSantalrene; peschrow,,9fir, r'";*-;';;iì.à'.'ir-i .or,testi di materiali "conco*enti" e ru- récrnte individuazione di forme interpretabilicome preparatorie(Hayer, ,992, p. rr) permettono di concludereche si tratti di una esresapro alíió,[ rci^lG;;à:"-."te destinataal consumo.urbano ., irr'.ir.rr, _i"or" ;;;;;unque "rip"rr".. significativa, all'esportazione.Allo stesso q,.ruaro r._Ur".. inoltre Ie prime anarisi.hi,ni.o-firi.h. iànoo*.. su campioni di impasti di cww riferibili genericamenrea erà -.diobirurrtií",'.i;^rr"".r" individuato .o-. portibile area frou."i".,r" d.ir;ffiu-iipi.gutu Ia regionedel Bosforo tnf.g",r, _di l.rii"-nrr, Analogamentea quanto-è ^ouduto píri. anfore, anche in quesro caso Ia ncchezzadi materiari ,r.n. ,tr"tifitazioni der s. porieucto (or_ tre 2o'ooo frammenti).ha-permessoad Hayes ai ri".a... r.--crusrificaziorrj precedenti h4i"r.dy"ldo quatrro gruppi principalf fi.: ,rn quinto ancora in fase di definizione, .h. coprono un arco cronorogico di almeno sei secoli (per i dati a.rr" i"it" Iì.n., in pririrÈ.."rr^. con le *onologie próport. du Huy.r, li.. p.r.í,ro'i-.gzil. T'r.."li vrrr e rx sono particorarmente caratterizzati daila iir"rí"". di un primo {uppo di invetriate(cww r; Hayes, 1992, pp.r5_g), caratte_ r::zate da un impasto di colore """ proiìiu-.r,t. tiur,.ó | .i.op..ro da una patina tendenteal marrone che àetermin, d.lr. o-br.-g'girture scure nella vetrina dai toni orivastri o seppiati. Attestata in una prima fase soprarturto in forme chiuse . "o"'a'.loiur..l" pr"arri"". si. orienta in seguito verso.le for-. ,p..te _ in particolaregrandi piatti con alto piede ad anello- .t. pi"r."tr'o ,[,irrt.rnJlir"a..o_ razione a motivi eeomerricì,a gtrrarto .on ,.-pri.i fig*;;;l-."li' Molto diffuse iella. capitare,"queste invetriare, probabilmen;;ì;. te anche a causa della difficil. rit.r"riàrr. generareaÉrti-p.i", ".. zr8
LA CULTVRA
MATERIALE
sembrano aver avuto grande fortuna negli alffi territori bizantirrt. Particolarmente significativo è il ritrovamento di alcuni esemplari di cww r tra le suppellettili di bordo del relitto di Yassi Ada, la cui datazione alla metà del terzo decennio del vrr secolo (Bass, Van Doorninck, r98z) costituisceun importante punto di riferimento cronologico per l'awio di questa produzione, mentre le attestazioniepisodiche in altre aree non sembrano comunque in quest'epocaancora riconducibili a quei flussi commerciali che troveranno un definitivo consolidamentosolo in una fase successiva(per i casi di Cipro e di Otranto cfr. Hayes, r98o e Patterson,r99z). Assai diverso si presentainvece il panorama delle regioni periferiche dell'impero sia per quanto riguarda le anfore sia per le ceramiche da mensa e da cucina: in Italia la presenzadei contenitori da trasporto declina bruscamentecon la metà del vrr secolo e già nei decenni immediatamentesuccessivila loro attestazionenei contesti archeologici è del tutto episodica (Arthur, 1989; Panella, 1993, p. 67o, con bibliografia sui singoli siti), con qualche eccezioneper le regioni meridionali che, sia pure in forma assairidotta, continuarono a far parte del sistema disributivo bizantino incentrato sul Mediterraneo orientale. Altrettanto evidente è la cesura nel campo delle ceramiche fini, in cui al cessaredelle importazioni africane non fa riscontro né un significativo flusso di importazioni dalle regioni orientali dell'impero né I'awio di una produzione locale di buona qualità. Analoghi sintomi di tendenza all'autoconsumo delle derrate alimentari e di sviluppo di produzioni locali di ceramiche d'uso comune di qualità spessoassaimodesta emergono dalle regioni balcaníche (Donòeva-Petkova,1977) e in Grecia, dove i dati relativi alla prima fase delle produzioni locali di Corinto alla metà del x secolo sembrano potersi estendere anche all'epoca immediatamente precedente (Mackay,1967, pp. z7z-5). Anche dal punto di vista ceramologicol'età mediobizantina si caratterizza come fase di ripresa e di wiluppo, soprattutto nelle regioni periferiche dell'impero. Almeno per quel che riguarda Costantinopoli, i secoli della cosiddetta rinascenzamacedoneprima e quindi la grande fase di espansionecoincidente con il dominio della dinastia dei Comneni non sembrano infatti far registrare cambiamenti sostanzialinella produzione e nella disribuzione dei materiali ceramici: le anfore continuano a rappresentarelo strumento preferito per il trasporto e lo stoccaggiodelle derrate alimentari e la loro percentuale di attestazione si mantiene intorno al 5oo/o dei frammenti per tutta I'epoca coper2t L)
rt\ INTRODUZIONE,
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
ta dai contesti di SaraEhane;dal canto loro le ceramiche da mensa continuano a essererappresentatein maniera pressochéesclusivadalla cww, che proprio in età mediobizantina giunge alla sua fase di massimaespansionecon l'elaborazionedei tipi raccolti da Hayes nei gruppi cww rr, rrr E rv. Per quanto riguarda i contenitori da trasporto, il panorama dell'età macedoneè contraddistinto soprattutto dalla presenzain quantità assairilevanti (dal 3o al 5oo/odei frammenti) di un'anfora di non grandi dimensioni, dal massicciocorpo globulare segnato all'esterno da serie di solcature parallele (r'rc. 8r, z), attestatain una notevole serie di varianti tipologiche (Hayes, 1992, pp. 73-4, :i;po j4, FrG. z4), che si ritrova assai diffusa tra x e xr secolo un po' in tutte le regioni del Mediterraneo orientale e soprattutto in Crimea e in Grecia. A partire dal xrr secoloanche le forme più evolure di anfore tipo S 54 appaiono progressivamentesoppiantate da altri contenitori, in particolare le forme S 6r e 6z: la prima è caratterizzta da un alto corpo piriforme, con fondo arrotondato e lungo collo troncoconico cui si connettono le lunghe e grosseanse verticali (n'rc. 8r, 9) la seconda,che costituisceun ulteriore sviluppo del tipo S 54, presenta un corpo piriforme più allargato,con fondo arrotondato, basso collo cilindrico oltrepassatodalla curvatura delle anse.Anche in quesro caso si tratta di anfore frequentementeattestatein altre aree del mondo bizantino e che, insieme con i tipi caratteristici dell'età macedone, costituiscono quindi eccellenti indicatori di quella ripresa dei flussi commerciali lungo le rotte del Mar Nero e dell'Egeo che rappresentò un elemento determinante nella rinascita economica dell'impero in età mediobizantina. Per quanto riguarda invece le ceramiche fini da mensa I'epoca delle dinastie macedonee comnena è segnatasoprattutto dalla rapidissima espansionedella produzione delle invetriate a impasto bianco, in particolare di quelle inserite da Hayes nel gruppo cww rr (t992, pp. 18-29), che rappresentanola fase di completaevoluzione di questatipologia e che risultano quelle più frequenrementeamestate sia nei contesti di Saraghane,sia tra i materiali dell'area del Grande Palazzo(Talbot Rice, r93o; 1958; Brett et al., ry47). Realizzatecon un impasto molto raffinato di colore bianco ricoperto da una invetriatura che può vaiare dal giallo chiaro al verde intenso, le ceramiche di questo gruppo vennero prodotte su larga scala a Costantinopoli per quasi tre secoli,forse già a partire dalla fine del rx per giungere agli ultimi decenni del xrr, in una grande varietà di forme aperte e chiuse, soprattutto piatti - quelli più frequentemente attestati anche in ragione del minore indice di frammentarietà-, caratteristici
7.
LA (;tlL'l'(,RA MA'l'Í.R
scaldavivandee coppe semplici o ansate. Molte delle forme aperte più recano all'interno .rnu decoiarione impressa a stampo per lo anche reali o fantastici, motivi geometrici "-un.urro o nffigurazioni di animali stile classicheggiante nello rese .t*utre Egrrt" di casi non se (noro 4z mediobizantina cultura della aspètti molti di ."rutt.rirti.o argilla con o-D - o dipinta in bruno, teahzzataracciando i motivi liq,ridu di càlore rosso direttamente sul biscotto prima dell'invetriatuÍ4.
A partire dall'xr secolo e poi soprattutto nel xtr, la famiglia delle invetriàte a impasto bianco si'arriccirisce di altri due gruppi, identificati da Hayesìo-" c** rlr e cw\t rv, che attendono ancora una partidefinitiva sístemazionetipologica (Hayes, 1992, PP-.2933). In è cacolare il gruppo cww rrr, attestato so^prattuttoin forme .aperte' rr e cww ratteri"zito àà "" impasto meno raffinato di quello della rrregoe da una invetriatura verdastra, normalmente piuttosto spessa rv' lare che riveste tutto l'oggetto compresa la base' Il gruppo Gww è produzioni, che nel corso del "r, ,..-Jo sembra soppiantarele altre da ricoperto più friabile invece caratterizzatoda un impasto -i.r..o spessouna decorazioquale compare la sotto inveffiatura sottile una una ne dipinta in bruno o in nero e verde, consistenteper-lo più in si sviluppa marezzaturauniforme su tutto il corpo, ma-che ,.-pfr.. in ornati vegetali e figurazioni animali semplificati e resi in tulvàlta lurgh. pennellate.AÀ.oru alla grande fanlS]]a delle.invetriate a impa' a ,ìo" Ui"".o si ricollega infine il gruppo delle cosiddette ceramiche assai percentuali à..o.rriorr. policroma, costantemente attestate in (intàrno all'tó/oa SaraEhane),che costituirono senzadubbio ;;;.;;. e un manufatto di alta qualità, forse prodotto in più- di un. centro impiegate destinato a un consumà e[tario, e le cui tecniche furono (coche de la anche nella rcahzzazionedi materiali a uso decorativo Fene, t957; HaYes,r992, PP. 35-7)' proA díÉe|enza'di quanto eru a..adrrto nei secoli precedenti, le ima invetriata duzioni costantinopoitane di ceramiche da mensa in nelle p""" Éi"".o dei àcoli xr e xrr trovarono una vasta diffusione i.gi."i p.riferiche e al di fuori dei confini dell'impero. Le ceramiche riflribili al gruppo c\r/w rr sono infatti fortemente attestatenei livelli À.diobiru"ú.ri dl Cori.rto, nei quali compaiono peralto in misura si(Morgan' anche materiali rifeiibili al gru-ppo Gww .rv g;À.utiuu "1942, Otranto testimonianoper PP. 36-63, 7o-t), mentre i dati--di úna'sensibile crescita delle esportazioniverso le regioqíJrió;;di tti d.ll'ituliu meridionale (Patterson, ry92) ' q.r.r," fase di forte ripresa della circolazione delle merci è testimoniata in misura ancofa maggiore da un'altra classedi ceramiche
INTRoDUzIoNn llr,'lncrrroLoc;rA
BrZ,{NTTNA
fini, le cosiddette inverriare a impasto rosso (Grazed Red tvare, cnw), caratterizzate.appunto da un impasto normalmenteben depurato di colore rosso-bruno rivestito da una ingobbiatura chiara, decorata a graffito o con semplici motivi dipinti (ooro 4r. c_fl. Benché 1 suoi raggruppamenti tipologici - essenzialmenrebasari iulle varianti della tecnica e del partito decorativo - siano ancora in corso di definitiva sistemazione,nondimeno nel suo complesso questa classe è emersa fin dai primi studi sulla ceramica bizantina (Talbot Rice, r93o, pp. 3r-jr; Morgan, r94z) come una delle più significativenel panoramadei manufatti di età mediobizantina(Vogt, ,íg).La cnw venne probabilmenteprodotta in più aree diverse:-Hayes-(r9 pp. 92, 4r-8) ne escludeuna produzione cosranrinopolitana .'pt"pólaé p., una derivazionedall'area egeo-orientaledei materiali rinvenuti a saraghane;i rinvenimenti di scarti di fornace ne attestantouna ricca produzione a corinto (Morgan, ry42). Nelle sue diverse varianti decorative essa è assai frequentemente attestata nei livelli mediobizantini dell'areametropoliranadella capitale (Brett et al., 1947, pp. 3r_63; meno aftestatanei conresri di Saraghane)e un po' in tutté le iegloii dell'impero: dall'arcabalcanica(Bàrnea, t9a9), alla Russiameridionale (Zalesskaya,ry89), all'AsiaMinore (S.oi, Kamilli, rggr), all'E_ g_eo(particolarmenre significativi sono i relitti di pelagoíneso e di castellorizo che hanno restituito materiali di questa claise in grande copia; Ioannidaki-Dostoglou,r9g9; philoteou, Mi.huilido,r, rglg), ul_ l'Italia (Milella Lovecchio, -9é9i G"ll.hi, r99rb). An.ora í-q,r.rru famiglia fa infine riferimento una produzioi. ai lusso, la zeuxtppus '\[/are (poro 4z g h), dal luogo di rinvenimentonell'area delle terme di Zeuxippo- (Megaw, ry68; ry89; Hayes, 1992, p. carutteúzza_ -gt^ifrt^ 47), ta da una elaborata e mffina:* decorazione e'dlpinta, ^.rrru di cui sembra accertatal'origine costantinopolitana.-Essat.ou, úiffirrione quantitativamente limitata ma qualitativamente interessante in molte aree dell'impero (per l'impiego in funzione di decorazione architettonicanelle chieseitalianeó{r.-Berti, Tongiorgi, t9gt, pp. 273_ 6; Gelichi, r99rb), e la cui produzione e disribulion" t.-ttu inóltrarsi nel primo quarto del xlrr secolo; all'epoca della domin azione latina di Costantinopoli. L'occupazione della capitale bizantina nel corso della quarta crociata e soprattutto il profondo mutamento dell'organizzazionèeconomicae commercialeche ne seguì,particolarmentedópo h riconquista di costantinopolida parte dei sovranipaleologhie la concessiànedi privilegi mercantili a veneziani e Genovesi, segnanoun punto di svolta fondamentale anche per quel che riguarda"la produzion. . la distri222
buzione delle merci e dei materiali ceramici. Benché i dati archeologici a disposizionesiano ancheper quest'epocaancorascarsie frammentari - i contesti di SaraEhanesi fermano ow'iamente al momento della distruzione della chiesa, agli inizi del xrrr secolo, e i materiali editi provengono spessoda musei o da ritrovamenti occasionalie decontestualizzati- i manufatti ceramici sembrano sottolineare alcuni degli aspetti più significativi del panorama produttivo e commerciale del mondo bizantino. L'uso delle anfore per il trasporto delle derrate alimentari declina rapidamente tra la metà e la fine del xrrr secolo, per scomparire definitivamente nel successivo,mentre il panorama delle ceramichefini da mensasembra c^îatterizzato da una progressiva decadenzadei ttadizionali centri produttivi, che cessanole esportazíoni di manufatti di lusso verso le regioni occidentali, e dalla nascita di un buon numero di nuove manifatture regionali. I prodotti di queste ultime hanno un'area di distribuzione relativamente limitata ed entrano in concorrenza con i materiali provenienti sia dall'Occidente mediterraneo(particolarmentedurante il regno latino di Costantinopoli e nei decenni immediatamentesuccessivi)sia soprattutto dall'Orienteislamico (Gelichi, r99rb; Vogt, r99z). Per quanto riguardale anfore (cfr. nrc. 8r), le ultime attestazioni relative a contenitori di grandi dimensioni, dal corpo conico in basso e dalla spalla arrotondata,con breve collo e anse che olrepassano l'orlo cui si raccordano(Gi:nsenin, rq8g, pp. 274-6, tipo 4, con bibliografia relativa alle attestazioni),provengono dall'area del Mar Nero, assurtacome si è visto a particolare importanza nella prima metà del xrrr secolo allorché Trebisonda divenne la capitale del principato dei Grandi Comneni. Dalla fine dello stessosecolo, per il trasporto delle denate solide e liquide, anche le fonti sembrano attestarel'abbandono dell'uso delle anfore in favore dei contenitori lignei introdotti dai mercanti occidentali(Bakirtzis, t989a; r9s9b). Per quanto riguarda invece le ceramiche da mensa il panorama appare assaipiù articolato: a una produzione probabilmente costantinopolitana vanno riferite le inveuiate a impasto arancio-bruno, con decorazioni graffite e/o dipinte che sembrano ricollegarsiper qualche verso alla ZeuxippusWare e che caratterizzano,insieme alle invetriate impasto rosso con elaborata decorazione incisa (ElaborateIncised a 'W'are, Talbot Rice, r93o, pp. 34-40) il panoramaceramologicodella capitale imperiale nei livelli di età latina e paleologa fino agli ultimi decennidel xrv secolo(Hayes, 1992, p.a8). Al di fuori dell'area metropolitana questi materiali sembrano invece piuttosto rari mentre prevalgono quelli delle diverse produzíoni locali, in particolare dell'area greca dove, dopo il rapido declino di Corinto in seguitoall'occu221
JZIONE ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
pazionecrociata, vanno affermandosinuove manifatture: da quelle di Tessalonica(noro 4z iJ),le cui fortune in età paleologasono testimoniate anche dallo svilupparsi di una produzione di vasellameda mensa di alta qualità dai peculiari motivi decorativi (Bakirtzis, Papanikola Bakirtzis, r98r), a quelle di centri minori i cui prodotti trovano in generediffusioneassailimitata (Gregory, 1989).
I materiali " tJ?"ti"t
e edilizie
Individuato già all'epoca degli scavi del Grande Palazzo e del quartiere delle Mangane come uno dei campi di indagine più fecondi per l'archeologiabizantina (Demangel,Mamboury, 1939; Ward Perkins, in Talbot Rice, 1958, pp. 52-ro4), lo studio dei materiali e delle tecniche costruttive impiegati nel mondo bizantino nelle diverse epoche non ha poi goduto di quella fortuna che sarebbestato lecito presagiree solo di recente una serie di studi di carattere settorialene ha riproposto la centralità. A una trattazione sistematicadell'argomento si oppongono inoltre alcune evidenti difficoltà, dettate in primo luogo dalla stessaestensionegeograficadell'impero, dalla diversità delle tradizioni cosruttive che vi confluirono, legate a loro volta alla reperibilità dei singoli materiali, e dal lunghissimo arco cronologico in cui si svolsela vicenda bizantina. Né va inoltre sottaciuta una ulteriore limitazione di ordine metodologico, costituita dalla qualità stessadelle evidenzeconservate,un corpuscostituito pressochéesclusivamenteda edifici pubblici, per 1o più religiosi, che, in particolare per quel che riguarda i grandi centri urbani, possono fornire dunque un profilo solo parziale dell'effettiva pratica costruttiva nelle città del mondo bizantino (Mango, 1974, PP. 9-rr). Ciò nonostante,lo studio delle tecniche edilizie si sta sempre più rivelando un valido metodo di approccio alla conoscenzadei complessiedificati, nonché uno strumento assaiutile nel definirne le cronologie relative e assolute(Peschlow, 1977, appendiceu; Aran, r98r). Già le grandi fasi edilizie legate alla politica evergeticadi Anastasioe di Giustiniano mettono in evidenzaquelli che sembrano esserei due caratteri distintivi dell'arte del costruire nel mondo bizantino: la netta rottura con la tradizione edilizia romana in favore del recupero dei moduli costruttivi della tradizione greco-ellenisticae orientale e la sostanzialedivisione dell'impero in due grandi aree di diversa cultura edihzia,quella legata all'uso della pietra da taglio - Africa settentrionale, area siro-palestinese,Asia Minore e Grecia peninsulare - e 224
7.
t . A c t ' 1 , ' lt , l l . A M A l l ' l l { l A l , l ' l
quella legatainvece all'uso del laterizio,lungo_|'arcoche va dalla pe,rirola bai.anica, alla Grecia continentale e a Costantinopoli' Gli edifici in mattoni di epoca protobizantina hanno ben poco a che fare con I'opera latetizia a cortina e concrezione di tradizione ,o*urru, sia nella qualità dei materiali impiegati sia nelle tecniche di posa in opera. I mattoni, quadrati, di dimensioni sempre piuttosto variabili e genericamentecompresetra i 35 e i 38 cm di lato e tra i spessore(DeicÉmann,1979, pp' 525'7;per il.proble4 e i j..""a matico fapporto con le unità di misura attestatenel mondo bizantino - , piede : 3r,23 cm - cfr. Schilbach'r97o, PP'..r336).,vengono impiegati interi - non più quindi tagliati-in triangoli per rivestire un ,r.r.l.J di cementizio, com'era proprio dell'opuslatericiumromano e per tutto lo spessoredel ,rorÀd."."re disposii in più fiie càmphnari muro, mentre asiai rari sono i casi di cortina laterizia in mattoni quadrati posta a rivestire un nucleo cementizio (per I'esempio_del S. òiouunrri di Efeso, cfr. De Bernardi Ferrero, 1985, P' ro3)' La mal,u ^pp^r. normalmente di qualità-piultosto scadente,molto friabile, ghiaia e frammenti laterif.iuà^ai pozzolanae ricca invece di sabbia, ,i arr.h. .ron minutissimi, che le conferisconoun caratteristicocolore grigio-rosato;essaè inoltre dispostaper letti di posa molto alti, quasi J.Àpr" pari o superiori allo stessospessoredei mattoni, in parte mascheìati^alf'ert.r.rbda una lisciatura di malta più fine e-omogenea, rifinita ,p"rro da stilature oblique che scoprono la base del mattone sovrastante. I mattoni bizantini, sopfafiutto quelli impiegati a costantinopoli' nei vicini centri della ,pondu asiaticà e, limitatamente al v secolo, a (Mango, r95o; Tessalonica,erano abbàstanzafrequentementebollati Vickers, r97).Tale pratica t.tttbtu awiarsi già con-il rv secolo e raggiungerÉ'l-amusri-u diffusione proprio con il v e il vI, quando la p"??""tifl. dei mattoni bollati ruggi,rr,g. circa l'roó del totale dei laierizi censiti (nello scavo del S. Polieucto sono stati recuperati ben r.zr7 bolli; Hill, 1986), mentre meno-facileè definire il momento in cui cessòI'uso di apporre tali stampigliature.Bolli comp-aionoancora sia negli edifici di èia mediobizantina (per esempio nelle sostruzioni à.Uu !t i.ru del Myrelaion o nell'esonartecedel complesso del Pan(per esempio nei tokrator) sia in sffuuure databili ad età paleologa restauri della Porta d'Oro lungo le mura terrestri), anche se in questi casi il frequenre urilizzo di màttoni di reimpiego rende incerto il valore dell'attestazione. I bolii laterizi bizantini - nori in alcune migliaia di esemplari ma mai pubblicati in un corpus organico che ne fornisca un adeguato i.rq.radramento cronologlóo - rispondono sostanzialmentea tre tipo225
INTRODUZIONE
FIGURA
ALL,{RCHEOLOGIA
BIZANTINA
82
Esemplificazione dei principali tipi di bolli laterizi bizantini
6-A rffi\ @,ffiD WEZ
ury/
logie (nrc. 8z): quelli anepigrafi,per lo più circolari con motivi decorativi geometrici o cruciformi, particolarmenteattestati'nei pavimenti degli edifici religiosi giustinianei, soprattutto nei Ss. Sergio e Bacco; quelli monogrammatici,talvolta cruciformi, che presentano strette analogieformali con i sigilli e che si prestano spessoa letture controverse (per le frequenti attestazioni a SaraEhane,cfr. Hill, 1986); e quelli rettangolariche recanoiscrizioni su una o più righe e che sono di gran lunga quelli maggiormente attestati. Le iscrizioni, per lo più abbreviate,riportano in rari casi I'indicazionedell'edificio al quale Ia partita di mattoni era destinata (ben noti sono in particoevidentementeriEKKLESIAS, lare i bolli recanti la dicitura MEGALES feribili alla Santa Sofia giustinianea),in altri casi l'indicazionedi un nome (particolarmente numerosi quelli con il nome di Giustiniano provenienti dalle fortificazioni di Mesembria in Bulgaria; Nessebrer, pp. ro9-2oi per altri casi da contesti costantinopolitanicfr. Hill, 1986;;Peschlow,1977, pp. z4-6), mentre più spessoprevedono I'indicazionedell'indizionee, secondoI'ipotesi di Mamboury G949), che ha trovato sostanzialema non completaaccettazioneda parte di altri studiosi (Mango, r95o), del nome del responsabiledella fabbricazione. Nell'edilizia pubblica costantinopolitanadi età protobizantinala tt6
muratura in laterizio (r'oro 43 a) si trova impiegata da sola già a partire dalla metà del v secolo,nella chiesa della Theotokos di Chalkoprateia, e diviene in seguito caratteristica soprattutto negli edifici religiosi e civili di epoca giustinianea, dalle chiese dei Ss. Sergio e Bacco e della Santa Sofia - in quest'ultima sono realizzatiin pietra i grandi pilastri che sorreggonola cupola - alle grandi cisterne coperte, le cui serie di volte a crocierain mattoni rappresentanouno degli esempipiù raffinati di questotipo di tecnica(Mango, 1974, pp. Í23' g). Sempre intorno alla metà del v secoloil laterizio appare impiegacon la pietra da taglio nella tipica apparecto anche in associazione chiatura a corsi alternati che caratterizza sia alcuni edifici religiosi, in particolare S. Giovanni di Studio, sia soprattutto le mura terrestri fatte erigere da Teodosio rI (poro $ b).In quest'ultimocaso fasce passanti di cinque filari di laterizi e quattro letti di malta (altezza complessiva4z-45 cm) sono utilizzate a intervalli più o meno regolari per rinforzare il muro congiungendo tra loro le due cortine in conci di pietra che racchiudono un conglomerato cementizio di notevole spessorema di scarsaconsistenza.Quest'ultimo appare assaidiverso dal tradizionale opus caementiciumromano - di cui non conserva né la tessiturauniforme, né la consistenzaquasi rocciosa,né le proprietà strutturali - ed è c^îattetizzato invece dalla presenza di frammenti lapidei anche di grandi dimensioni legati da una malta ancora più friabile di quella che compare di norma nelle murature laterizie, rivelandosi pensatoesplicitamenteper costituirela massainerte di poderose strutture murarie. Al di fuori della capitale,in epocaprotobizantina,I'opera muraria in laterizio appare impiegata,come si è accennato,soprattutto nelle regioni occidentali dell'impero. Nell'area danubiana essacarattetízza tufii gli interventi edilizi riconducibili alla ricostruzione giustinianea, tanto nelle fortificazioni del limes quanto nelle città dell'interno, a partire da Carióin Grad-IustinianaPrima; in entrambi i casi l'uso della muratura totalmente laterizia si alterna a quello di murature a corsi alternati di filari di laterizi e di filari di pezzarni di pietra schistica (Duval, Popovió, r984; Bavant et al., r99o; Nessebre r, pp. rz3-51. In Grecia I'uso del laterizio è diffuso nell'area tessalonicensee soprattutto nel centro principale che vide nel corso del v secolola costruzione di importanti edifici religiosi. Ancora ben attestate nell'Asia Minore nordoccidentale,le murature in laterizio sono presenti, sia Nella Siria pure in misura limitata, anche nell'area siro-palesdnese. settentrionalecompletamentein laterizio erano teahzzatele mura di alcuni insediamentifortificati lungo I'Eufrate (per esempioBalis'Mes))-
INTRoDUzIoNr,trl,.tncrrroLot;rA
BTZANTTNA 7.
kene..e Sura-Surya; Deichmann, 1979, revv. 165, 16g), menffe nel già discusso caso di Qasr-ibn-tù7 uídín, così come nel vicino castram
t el-Anderin, non ancora fatto oggetto di indagini.ffijo'at. (Deichmann, 1979, .TAv. ,64), comiare impiegai, "rtÉrrrlrrumenre una muratura a corsi alternati di evidente derivazionecostantinopoli_ tana e del tutto estranea all,atradizione costruttiva locale (de, Maffei, in corso di stampa).In altri casi l'uso del mattone rpp"r.ir,.etro a determinate strutture architettoniche (soprattutto copefture a volta, per esempio nel praetorium di Zenobia-Halebiyye ó "rr.o' in un gruppo omogeneodi chiese monastichedella regi,cnedel Tur ,Abdin ). o dettato da particolari esigenzedi soridità rp.". .r.-piollìh grurrde cisterna di Dara, dove cómpare ancora una volta una tessitura a corsi alternati), e spessoin significativarelazione .on lu àii.io ."-mittenza imperiale e con le installazioni militari (Deichmann, ,gZù. AI di là delle eccezioni cirare, l'architettura civile, militare e religiosa delle regioni orientali e meridionali dell'impero appare contrassegnara dall'uso estensivodella muratura in pietra^d, t"iúo, ",i.ri"o l" a". tipi principali; il muro pieno in opéra quadrutí u gr""ai.;r,.i. it muro a doppia corrina di blocchi .ò., truil.o interno"in .orrgloo,..u,o cementizio. La prima tecnica, impiegata _sopra*urto per edifici di piccole e T..d. dimensioni, conrinua-evidentemente ia 'adizion .àrt.rttiu" ellenisticae romana di quelle regioni e, soprattutto ner caso di edifici pubblici di qualche rilievo, la regoraritànèl taglio a.i .ri.i J l,u...r_ ratezzanella messain op_eradene murature di época p.o,ouir""ri"" e tale che risulta assaidiffi.cile, se non impossibilè, JJú;;ril-u..o"pertinenza scopicamenteda quelle di epoca antica. In artri casi la di una costruzioneo di qalti all,epocaprotobizantinì è segnalata {1essa dall'uso estensivo di blocchi di reimpiego, sovente anche de-corati, talvolta posti in opera rispettandone ui.J.ro in parte I'orisinaria fun_ zione ma più spessonutilizzati come sempli.. pi.tru au tulioìHur.ison, r985). Il tipo di materiale litico impiegato va.ja sensibilmentedi zona in zona e la scelta sembra dettata-esòlusivamentedulla dirfonitilita sul sito di cave facilmente sfrutrabili: nel caso di ouru, p.i lr.Àpio, il materiale necessarioalla cosrruzionedella città fu .*."iro d;;;; p. ste nelle immediate adiacenze-dellemura, utrlizzateir, ,"g,rito'.o_. fossato;.in altri casi, due insediamenti posti a pochi .hilori.t.i di distanzal'uno dall'alrro .comele già citaie Amidia . M;.t "p;l;s attestano il primo l'uso della pietra tasaltica, il secondol'usó di un calcare biancastroe piuttosto tenefo. In alffe aree, evidentem."i. ,pro*izz8
LA
CIJLTU RA MATERIALE
ste di legname in quantità sufficiente, l'uso di grandi lastre di pietra sia di origine sedimentariache vulcanica è attestato anche per coperture a tetto (per esempio in chiese ed edifici civili della regione siriana del MassiccioCalcareo;Mango, 1974, pp. r4o-4; Tate, r993b), per coperture piramidali (per esempio sul sito di Umm el-Jimal, nella regione dell'Hawran, in Giordania; De Vries, r98r) o anche per la realizzazionedi semamentidi porte e finestre (Dauphin, r9g3). Più caratteristicae più facilmente riconoscibile è la tecnica a doppia cortina, impiegata soprattutto nella rcalnzazione di murature di notevole spessoree particolarmente nelle opere di fortificazione (r'oro 43 c-d). Anche in questo caso il conglomeratocementizio che costituisce il nucleo del muro è di scarsaqualità, rcahzzatocon grandi quantità di frammenti litici di diversa natura - ciottoli fluviali, laddove disponibili, ma soprauutto pezzamiderivanti dalla lavonzione dei conci delle cortine e spessoblocchi di reimpiego anche di grandi dimensioni - legati da una malta piuttosto povera e friabile. Cortine e nucleo cementizio venivano di norma rcalizzaticontemporaneamente, distribuendo il conglomerato per gettate successivesubito dopo la posa in opera di ogni singola assisedi conci; il legame ra cortine e nucleo veniva spessoassicurarodalla presenza di lunghi blocchi disposti per testa e affondati nel cementizio retrostante. In qualche caso, per esempio nelle mura anastasianedi Dara, particolarmente sviluppate in altezza,la struttura è ulteriormente irrobustita dalla presenza di blocchi passanti sovrapposti che formano una sorta di iinghiature verticali che collegano direttamente tra loro le due cortine (Zantni, r99o). Il panorama delle tecniche edilizie in età mediobizantina appare assai meno nettamente scandito in aree territoriali e se una prima distinzione preliminare può essereistituita essa sembra riguardare da un lato il rapporto tra capitale (o capitali) e periferia e dall'alno il livello delle singole costruzioni. L'edihzia costantinopolitana di età macedone e comnena, a noi nota, come si è detto, solo attraversoalcuni edifici religiosi, è caratterizzata dall'uso pressochéesclusivo del mattone. Già una delle più antiche chiese conservatesidi quest'epoca,il Myrelaion (Bodru- Ò"mi, 9zo circa), realizzataintegralmentein laterizio tanto nelle sostruzioni che nell'elevato, testimonia con l'uso di mattoni di forma semicircolare.appositamenteprodotti per rcalizzarele sue peculiari partizioni architettoniche la continuità o quantomeno la ripresa della fabbricazionedei laterizi nell'areametropolitana(Striker, r98r, p. ry). In questo contesto, la già citata presenzadi bolli lateúzi in situ nelle 2zL)
JzroNE Ar-r-'.tncrrrolocr^
BTZANTTNA
sostruzioni dell'edificio sembrerebbe accreditarel'ipotesi della continuità della pratica della bollatura almeno ancora nella prima età macedone. Forse già nella secondametà del x o agh.inzi dell'xr secolo potrebbe aver fatto la sua comparsanell'edilizia pubblica costantinopoli"a mattone arretrato" (Fotana l' appatecchiaturalaterizia cosiddetta To 43 e), rcahzzatadisponendo alternatamentei filari di mattoni su due piani sfalsati e mascherandoin seguito i filari più arretrati con lisciature di malta, ottenendo così una tessituramuraria assaielegante e afratto particolare in cui i mattoni a vista sembrano legati da uno suato di malta altissimo, ben levigato e sottolineato da stilature orizzontah. L'esistenza di un perduto prototipo costantinopolitano così precoce sembra essere postulata dalle prime attestazioni di questa tecnica in alcune chieserusse (Desyatinnayae Santa Sofia a Kiev e la Trasfigurazionedi Cernigov), tutte databili entro il primo quarantennio dell'xr secolo e probabilmente rcahzzatecon l'apporto di maestranzedella capitale, dove l'uso del mattone arreffato è documentato per la prima volta nelle sostruzioni della chiesa di S. Giorgio alle Manganefatta erigereda Costantinorx Monomaco (ro4z-55; Vocotopulos, 1979), Al di là del problema dei suoi esordi, questo tipo di apparecchiatura muraria è ben attestato sia nella capitale che in molte delle regioni periferiche soprattutto nell'arco di tempo che va dalla metà dell'xr alla fine del xrr secolo e costituisce dunque un significativo anche se non inoppugnabile punto di riferimento per la datazione di complessiarchitettonici dalla storia costruttiva particolarmenteoscura (Sch?ifer,1973, pp.77-8r). A Costantinopoliessacomparesoprattutto negli edifici civili e religiosi legati alla diretta committenza degli imperatori comneni - dalla chiesadel Cristo Pantepoptesal complesso del Pantokrator, ai tratti delle mura assegnabili a Manuele I (rr43-8o) -, mentre al di fuori della capitale si trova difhrsa, oltre che in Russia, anche nella regione nordoccidentaledell'Anatolia (per esempio in lunghi matti delle mura di Nicea databili intorno al ro65), nell'area balcanica e greco-continentale(soprattutto in Tracia e Macedonia, con significative attestazioni nell'edilizia monumentale di Tessalonica)e con particolare frequenza nell'isola di Chio (Vocotopulos, rg79). Benché reladvamentediffusa, la tecnica a mattone arretrato caratterizza dunque soprattutto gli edifici religiosi dei grandi centri e la sua applicazione in altri contesti, per esempio le opere di difesa, è limitata a due casi (Costantinopoli e Nicea) in cui gli aspetti monumentali dovevano certamente prevalere sulle destinazioni funzionali 230
7.
LA (:ttLTI"rRA MATERI^LE
(Foss,lvinfield, 1986, pp. rr5-7). Al di fuori dei grandi centri urba' ,ri, ,ré[e province-m"ttò^dit"rtr-enre collegate-con.la capitale e co*lrrqn" in tutti quegli edifici in cui il cafattere funzionale è prevalente, I'epoca medioÈizàntinasembra invece cantterizz ta, in linea gene,ri., à"il'"dozione di una muratura mista, in pietra e laterizio, con largo uso di materiali di reimpiego.dell'impero in Questa tecnica è attestata.rn po' in _tuttele regioni fondamentatre tipi a ,r.r-à.or. varianti riconducibili essenzialmente di. pieffa irregolari pezzatni li: le tessiture irregolari, con largo uso di piani di posa, i e sporadico impie'go -p.i dei mattoni per regolarizzare normalmente e esempio nella regione anatolica ,rrui fr"qrr.nt" riservatoì cosguzioni di modesto rilievo; le tessiture a corsi alternati, c^fatteÍizzate in questa fase dall'uso di conci di pietra piuttosto- pic.ofi .lr..golari da fascedi lateizi di reimpieg_od-aifilari spessoforteirrEgohri, frequentemente attestate nelle fortificazioni anatoli;.";. (poro $-f), .À" (Forr,"r9Sz); e le ressirurecosiddettea cloisonné i singoli blocincorniciare c^t^tterizz te-dall;usodi mattoni disposti a della ecclesiastica chi di pierra, particolarmente diffuie nell'edilizia comin epoca che ma Grecia ieninrrrlìre e insulare già dal x secolo, nena si ritrovano impiegate, sL pur in maniera non estensiva,anche negli impianti fortificati dell'Asia Minore (Múller-\X/iener, 196r, n. rz6). Le tradizioni costruttive dell'epoca mediobizantina sembrano trovafe una sostanzialecontinuità nell'ultima fase dell'impero di Costantinopoli. In particolare nelle regioni dell'Asia Minore le murature miste'i" e laterizio, turr"to,r.ll" varianti più. ser.nplièiquanto in ìi.,r"-. q".U. più raffinat e, cantteizzano infatti sia l'edilizia militare sia qrr"ll^ .^iuil. . religiosa di età tardobizantina (Buchwald, 1979; Foss' si sviluppanosenzasoislgb; Rheidt, r99r), le tessiturea^cloisonné l.;i""" di continuità nell'area greca fino all'epocapostbizantina,menffe la stessatecnica del mattone arretrato trova ancora attestazionein piena epoca paleologa(Ousterhout, 1984)' per quanto riguírda invece i grandi centri urbani, I'ultima grande fase edilizia legatl alla committenza della corte paleologaè contrassegt ata dull'adoiiorr. di un nuovo tipo di tessitura muraria assairaffiiut" (uoro +l g) in cui fasce di blocchetti di calcare, regolarmente . ,ppl."..hiati, si alternano a fasce di laterizi nuovi o frutto ;;[*i le dimensioni coviste di'un reimfiego particolarmente selezionato, che sotregolare ritmo un sranti e h à"a]lita^degliimpasti secondo dal frevolta a sua esaltato tolinea I'effÉtto decor"ativoiella bicromia, invetriamateriali e laterizi in quente inserimento di motivi decorativi 23r
JZIONE ALL ARCHEOLOGIA
8
BIZANTTNA
ti (Aran, ry79, pp. zz4-8). Presentein diverse varianti in tutti gli edifici di età paleologadi Costantinopoli - a partire dal palazzo imperiale del Tekfur Saray, per arrivare alle piccole cappelle private quali il Bogdan Saray, dove la si rirova forse nella sua versione più regolare - questa tecnica edilnia è ben attestata anche al di fuori della capitale, soprattutto a Tessalonica,e in alcuni centri della Tncia e della Bulgaria assurti a particolare importanza politica ed economica nell'estremafase di vita dell'impero bizantino (Ousterhout, t986; r 9 9 r) .
Il prossimo decennio: l
1
probleml e prospettlve
Poco più di dieci anni or sono, Cyril Mango - uno dei maggiori bizantinisti viventi -, facendo il punto sullo stato delle conoscenzee delle prospettive della ricerca storica sul mondo bizantino, poteva concluderecon una punta di pessimismo:<<maciò che ci serve e è l'investigache difficilmente potremo avere nel prossimo futuro idrauliche opere e fattorie, castelli e villaggi, di città zione sistematica province delnelle differenti industriali installazioni e viarie, nonché parlare con potremo fatto ciò aver dopo Solo l'impero bizantino. portata)> sua della e bizantina civiltà livello della del qualche sicurezza ( M a n g o ,r 9 9 r , p p . r z - 3 ) . Oggi, a quasi quindici anni di distanza, queste affermazioni ri-"ngò.ro vafiàe almeno nella prospettiva generale, ma si può forse fare professionedi maggiore ottimismo, anche se la npida espansione viisuta dall'archeologiabizantina nell'ultimo ventennio non è valsa ancora a sanaredel tutto alcune delle lacune che ne hanno segnatolo sviluppo già a partire dalla sua fase formativa agh'inizi del xx secolo. In particolare, come anche i capitoli precedenti stanno a dimostfare, "i-u.. ancora evidente la tendenza a privilegiare le ricerche sui siti abbandonati di età protobizantina rispetto a quelle su insediamenti di epoca successiva,per i quali la natura stessadella stradficazione,la còntinuità di frequentazionein epoca turca e spessofino ai giorni nostri, nonché la mancanzadi un reale supporto del sistema delle fonti rendono assaipiù problematici tanto la conduzione dell'inquanto il processo di ricostruzione storica (Rautdagine sul .campo man, r99o). Altrettanto evidente rimane poi una sensibiledisomogeneitàterritoriale, per cui a regioni meglio conosciute- per esempio alcuni distrefii d;['Africa settentrionale, dell'area siro-palestinese,dei Balcani o della Grecia - fanno fiscontro regioni orientali e occidentali (tra queste ultime in maniera significativa I'Italia; Christie, r989b), in cui g1i esiti pur importanti della dominazione bizantina o del prolungato 232
23t
ODUZIONE
ALL'ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
contatto con quella civiltà appaiono ancora non suficientemente in_ dags dal punto di vista arc-Éologico. E anche all'interno degli ambiii cronorogicie territoriari più sistematicamentestudiati rimangonoancorain ombra -rr,i "rp.'"i anche importanti della civiltà bizlntina. imperiale,non riusciamo . .Fatta in parte eccezioneper la.capitale 'g..r..ule'le infatti a seguire se non in linea urr"i linee ai-r',ii.rppo . uasformazionedei grandi insediamenti'urbani nei secoli centrali e fi_ nali del millennio bizantino. La nostra conoscenza del pu.raggio ,rr_ bano delle città bizantine è di fatto rimitata quasi esclusivamentearl'edilizia religiosae,pochissimoruppiu-à d.ilà ;iprlrs*'dleiì .difi.i residenziali,di quelli di serviz,ioe'ji queili " d.J;;;i;;.-i?lau*iuu all'inrerno de[e ìitta (per le. boneghe'di s-a], iir-ó'."ùí.a, .rn* per
la recnicacosrruriivadelle siradedi C;;;r-^ffirir'iilu,
.r.. Vann, ry82). E insieme ai luoghi e ai modi della vita conrinuano a sfuggirci anche i luog,i e i modi de'a morte, dato .h. ;;;;;i;oLgiu a.[. sepolture nel mondo_bizantino e prutilamente ancora tutta da costruire. Fatti salvi g-li studi sulle iepolture privilegiate deila prima epoca bizantina (Sodini, e re recenti -Humph*y, indugiii s,ri ciÀiteri ai ..-986) Anemurium e Cartagine(Russell, 1983; ì;8g),^_ur.".ro infatti ancon dati in qualche -irir-"ti.ndibili sulla localizzazione delle aree cimiteriali dei grandi ...riri *br.,i, sulu upolog;^lit. ,._ polture e degli eventualilorredi, mentre-ancora der irrtto"pio.ri..irtrche sono le indagini pareobioÍogi.rr.- ,"i resti scheleuiJ- isodini, . 1993,p. 156). Al di fuori dei centri.urbani il problema si fa ancora più acuto; al gi là decli aspeni,legati.alla difesaà ir.purr. all'amministrazione de[e orvefse.reglonr, I'orgatizzazione territoriale dell'impero bizantino è 3r:gru in larga misura ignota. per quanro riguarda i p".run*ilurali e i. ut[rgg], disponiamo,ùme abbiaÀ" uirto'J-;;;';;i"....u.r,ri dati archeologiciper parte armenodela regione ,iro-píÉrtiio-"-i., .ta qlotgbizanlina, ma per le altre regioni e lJ altre "p"iÀ.1r-Àr.,.urr, clr nscontri è pressochéassolura -(Tate, ryyb); lo stessou"È--p., l. fonti relative a questo aspe*o dela so.i.tíÉ"uni-n^,- ri riirìrjrro ai nume_ro-equalità accettabilesoro per regioni d.l t"tio-f.rii;;iJr. ."_ me l'Italia meridionaredi età -.àiobiràrr,ina (Lefort, iarr,-if'r99., Martin, Noyé, r99r). Per quanto risuarda poi. g1i aspetti relativi alra produzione, ana
distribuzione e aliottrrr-t aJ[. -.i.i, ,ùuir-o gia'""*r" ..-.
r. ricerche più recenti abbiano gemarole basi p., ,ir rapido *iiuppo delle conoscenze,soprartu*o attraverso ruriu-J""."iì"rÈrirrt."t 234
8. rr, pnossrlro DEcENNTo
sufficientemente articolate su base regionale e sovraregionale dei principali indicatori archeologici, a partire dalla ceramica da ftasporto e da mensa (Spieser, r99r; Hayes, r99z). Ancora allo stadio embrionale restano invece le ricerche su altri aspetti importanti del sistema economico-produttivo del mondo bizantino, a partire per esempio dalle indagini sull'esrazione e la commercializzazione del marmo (Sodini, Lambraki, KoZely, r98o; Sodini, r989b; Barsanti, r99ob) e degli alri materiali litici o sulle attività minerarie e metallurgiche che pure dovevano occupare un ruolo di rilievo nelI'economiaimperiale. Dificoltà e disomogeneitàdi approfondimento permangono infine anche in alcune discipline filologiche srettamente correlate con la ricerca archeologica:a una consolidata radizione di studi sulla produzione e la circolazione monetaria nel mondo bizantino (Grierson, r98z), ha fatto per esempiorisconffo fino ad anni assairecenti, come si è visto nel ctp. 2, un singolare ritardo nelle ricerche epigrafiche, mentre la filologia testuale continua a mantenere il suo tradizionale predominio tra le discipline bizantinistiche. Pur all'interno di un panorama così articolato e per certi versi disomogeneo, i prossimi decenni si preannunciano tuttavia ricchi di potenzialità per l'archeologiabizantina nel suo complesso,tanto sul versante dell'approfondimento metodologico, quanro su quello della pratica operativasul terreno. Per quel che riguarda gli aspetti metodologici, I'archeologia bizantina sembra infatti ar,ryiataa superare le íncertezzedi una disciplina in formazione per occupare un posto ben definito nel panorama della bizantinistica. Ne fanno fede da un laro la sempre maggiore attenzione agli aspetti archeologicida parte degli studiosi delle discipline affini (in particolare la storia e la storia dell'arte), dall'altro lo svilupparsi di un rinnovato dibattito reorico a proposito delle finalità e metodologie operative proprie della disciplina, in particolare sulle pagine di alcune riviste di fondazione reladvamente recente (per "Travaux "Byzantinische "Byesempio et Mémoires", Forschungen", "Mediterranean zantine Studies/Etudes Byzantins", Archaeology") che si stanno affermando come sedi privilegiate di un confronto anche teorico sempre più articolato. Per quanto riguarda invece le indagini sul campo, va in primo luogo sottolineato come la continua opera di rinnovamento delle strutture urbane delle principali città del bacino orienrale del Meditenaneo offra importanti opportunità per lo sviluppo di una vera archeologiatrrbanaclel mondo bizantino. Dalla stessaIstanbul giungo-
uzroNE ar,r,',tncrrrorocrA
BTzANTTNA
no in questo sensosegnaliancora contrastanti ma non privi di indicazioni positive: al discutibile intervento di restauro e ricosrruzionedelle mura teodosiane,che ha sensibilmentealterato l'aspetto complessivo di uno dei monumenti più significativi della Costantinopoli bizantina, fanno infatti risconmointerventi museali e urbanistici di notevole valore archeologico.È il caso, per esempio,del nuovo restauro dei mosaici pavimentali del peristilio del Grande Palazzoimperiale, la cui risistemazionemusealesi è trasformata in un'occasioneper una indagine archeologicaminuziosa frnalizzata alla soluzione dei numerosi problemi (non ultimo quello cronologico) connessia un'opera di importanza eccezionale(Jobst, Vetters, ry92). O ancora della liberazione dalle fatiscenti superfetazionidi epoca moderna delle mura marittime lungo il Corno d'Oro e in parte lungo la Propontide, restituite alla leggibilità per lunghi tratti e ora in attesadi una indagine archeologica adeguata almeno nei loro settori più significativi (Mango,
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più efficaci di cui l'archeologia bizantina si può awalere per colmare quei vuoti e quelle disomogeneitàdi conoscenzacui si è appena ac..rr.r"to. Adottando una strategia di ricerca che non privilegi la scoperta e la documentazionedi ogni singolo elemento di evidenza archeologicapertinente a un determinato sito, ma che sia invece orientat^ a r^ccogliere dati e informazioni sufficienti per condurre a conclusioni (o alm.no a formulare ipotesi credibili) sui caratteri generali di un temitorio (Gregory, 1986; Rtpp, ry86), appare oggi possibile cominciare a fornire delle risposte storiche a quelle che appaiono, almeno dal punto di vista archeologico,le questioni fondamentali delI'evoluzione del mondo bizantino.
1992).
Un ulteriore e fondamentalecontributo di conoscenzepuò inoltre continuare a venire dalla tradizionalearcheologiadegli insediamenti e dall'indagine sui siti abbandonati, soprattutto se saranno più chiaramente recepite le istanze poste dalla ricerca storica sul mondo bizantino, intesa nel suo sensopiù lato. Appare infatti particolarmentenecessarioche le indagini archeologichesi orientino su siti-campione,in prospettiva tanto cronologica quanto tipologica, privilegiando quelle epoche e quelle aree territoriali che sono state in passatooggetto di minore attenzione e indirizzando Ia ricerca soprattutto sui centri minori e sulle sffutture produttive. Assai promettenti in questo senso sembrano alcune delle indagini archeologichegià awiate, per esempio quelle cui si è appena accennatosugli insediamenti minori nelle regioni dell'Italia meridionale in età mediobizantina,o quelle sulla città di Amorio, in Frigia, uno dei centri più significativi dell'Anatolia in età mediobizantina (Harrison, ry92). Ma il settore della ricerca archeologicache promette i risultati più interessantiin prospettiva storica appare oggi quello dei grandi progetti integrati, in cui le pratiche della ricognizione intensiva, della prospezionee dello scavo stratigrafico condotto per campioni vengono uulizzate in maniera coordinata al fine di ricostruire il profilo archeologico- ma anche quello ambientalee sociale- di territori sufficientementevasti per essererappresentatividi intere regioni (Rosser, ry79;Bintkff, Snodgrass,1985; 1988; Runnels,Van Andel, ry87). In particolare la pratica della ricognizione intensiva - che ha dalla sua anche il pregio di comportare costi economici e umani assaisopportabili - appare in questa fase delle ricerche uno degli strumenri 236
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INTRODUZIONE
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTIN.{
ro. (r986b), Procopius'Desciptian of Dara, Proceedingsof Colloquium held at the University of Sheffield, April 1986 (B.A.R., Int' Ser., 297), Ox' ford, pp. 737-83. ro. (1949), Procopiasand Antiocb, in D. H. French, C' S. Lighdoot (eds.) Thé Eastern Frontier of tbe Roman Empire, Proceedings of a colloquium held at Ankara in Septemberr9s8 (B.A.R', Int. Ser., 553), Oxford, pp. ,37'53. c.1. G979), Historbal and TopogtapbbalNoteson Early Medieaal *tó.r^ú "Papers of the Bdtish School at Rome", 47, pp. SoutbEtruria (part rù, in 66"gs. r. G93z),Palmyra, z voll., Berlin. wTEGAND \r/rcHrMAN c. 1. (1989), Tbe DanescasGate,Jerusalem(B.A.R., Int' Ser., 5r9), Oxford. wTLLTAMSc. (1989), Anenuriutn. Tbe Ronan and Early ByzantinePottery (Subsidia Mediaevalia, ró), Toronto. "Anatolian Stu' o. G977), Tbe Northerx RoutesacrossAnatolia, in ryTNFTELD d i e s " , 2 7 ,p p . r 5 r - 6 6 . desfrùhen Byw. (r99o), Quellcn zur Geschicbte F., BRANDES \r/TNKELMANN (4.-9. Amsterdam' Problene, und Bestand zanz Jabrbunderù. wrsEMANy. n. (1984), Tbe City in MacedoniaSecunda,inVilles et peuplement, pp. 289-3t4. "American 4t Stobi,t97r, it wrsEMANJ., MANo-zrssro1. (:'972), Excauations Journal of Archaeolo5y", 76, pp' 4o8'24. v/ooD R. G753\, The Ruins of Palmyra, OtbenoiseTednor in iln Desett, Lon' don. zALEssK,tyAv.s. (1989), La céranique byzantinedes xtf et xrÚ sièclesdc in Déroche, Spieser(établi par) (1989), pp' 143-49. Cbersonèse, zANrNr n. (1988), Confinee frontiera: íl lines danubianonel vr secolo,in Atti della giornata di studio (Roma 1986) (Milion. studi e ricerche d'arte bizantiÍa, r), Roma, PP, 257-73. ro. (r99o), La cinta nutaia di Dara. Materiali per un'analisistratigraftca,in e I'arte delle prwince orientali (Milion. Studi e ricerche d'arCoiinti*pai te bizantina,z), Roma, pp, zz9-64. ro. (in corso di stampa), Il rcstaurogiustinianeodelle mara di Palmira, in Arte profana e alte sacfa a Bisanzio, Atti del convegno internazionale di studi (Ro-" r99o) (Milion. Studi e ricerche d'ane bizantita, 3), Roma, pp. 3 8r - 4 o r . ro.-(1994), voce Costantinopoli, lJrbanisticae architettura, in Enciclopediadel' I'Arte Medieoale,v, Roma, pp. 38r-4or. ro. (in corso di stampa), voce Bizantini, arclteologia,n EnciclopediaArcheologica, t, Roma. ro. (in corso di stampa), Ncognizione arclteologicain Siria: il sito di Hautarin, in Studi in onore di F. de' Mafei, Roma.
266
Indice dei luoghi
Abruzzo, 7r, t96 Achyraous, zo4 Adana,78 Adrianopoli, 77 Adriatico, 7o-2, 76 A f r i c a ,2 0 , 3 2 , 3 5 , 4 r , 4 3 , 4 7 , i r - 2 , 66-7o, 7t, 78-8o,83-4, r33, r73, r9t-6, t95, 2r3, 224, 233; FIGG. 16-t7 Africa Proconsolare,66, x9z Albenga, r97 Alessandria, 29, 78, rt8-zr, r29, zro; mcc. 35-36 Algeria, r93 Amida, zr-2, r88-9o, zz8; rrc. 69; roro 38 Amorio, t6o, 236 Anatolia, 22, 3r-2, 5r, 78, 8r-4, 2oo, 2jo, 2361'Ytc. 13 Anemurium, 3Í, 163, 2rr, 234; FrG.57 Ankara, 77, 16o, 2or; Frc. 77 frntalya, zo4 Anthendon, 73 A n t i o c h i a ,2 3 , 4 7 , 6 2 , 7 8 , r t 8 , r z t 5, f29, f42, r44; FIGG. 37-39, 49; FoTo 2r Apamea, z7-8, t39-4r, r44, r58; rrcc. 46, 47, 49i Foro 23 Aquileia, r97 Argo, 166 A r m e n i a r, 9 , 1 r , 7 t l , l l t
Arta, 83 Asia Minore, 17, r9-2o, 23, 29, 4r, 4 7 , 5 j , 6 r - 4 , 7 3 , 8 o - 3 , 1 6 o ,t 6 5 , 186, zoo, 2o4, 2r), 222, 224, 227, 23L; FÍGG. 13, 23
Askra, r'rc. z Atene, 23, 29, 166-8 Attica, 8z Aueria, r87 Balcani,64-6, 76-7, 8o-2, rz9, r8z, 2rg, 222, 227, 233; F[GG.f5, 23 Balis, zz7 Barbalissos,r87 Behyo, rrc. 7 Belus, 29, 54-7, 229) rrcc. 7-8; roro9 Bin Bir Kilise, zz, 63, 8z; Foro 14 Bizacena,66, r9z Bosforo, 85, rr3, zr8 Bosman, t79-8o; rrc. 64 Bosra, 3r, 78 Bntannia, 44 Bulgaria, ;.r, 232 CaesareaMaritima, 73, 234i FIG. 20 Calabria,x96, x99 Callinicum, r87 Campania,196 Cappadocia,8z Caia, zo6
267
INTRODUZIONE
ALL.ARCHEOLOGIA
S. Giorgio alle Mangane, ro7, 230 S. Giovanni di Studio, 16, 98-
Cariòin Grad, cfr. lustiniana Ptima Cartagine, 3r, 52, 69, 78-9, t9z, r95, 234 Castellotizo, zzz Castrum Pertice, Frc. 75 Óernigov, z3o Cesareadi Palestina,78 Chio, z3o Cilicia, 47, 2Í3 Cina, 44 Cipro, 73, 8o, zt5, zr9 Circesium,r87 Cirenaica,ir-2, 78 Classe,7r, Í3r-4 Cordova. 8o C o r i n t o ,2 3 , 3 2 , 7 3 , 8 r , t 6 6 , r 8 z - 4 , 2fo, 2r9, 22r-3; FIGG.58,66 Corsica,r96 Costantinopoli,r5-8, 2o , 23, 27, 3r, 38, 4o-r, 45-6, 49, 52, 63, 69, 7 6 - 8 ,8 o , 8 2 , 8 5 - r t 5 , t t 7 - 8 , x 3 r , t5o, t6o, 168, r9o, 2o7, 2fo'r, z 1 6 , z r 9 - z o , 2 2 4 - 7 ,2 2 9 ' 3 t , 2 3 6 ; Frcc. r, 25-34;F'OTOr, 5'7, 17-
9, 227i FfG. 27
Santalrene, ror, ro5, zr8 S. Maria Pammakaristos,rro S. Polieucto, 27, 88, ro2-3, 2rr-2r, 225; FrG. I Ss. Sergioe Bacco, 225, 227 Santa Sofia, 16, 18, zo, 88-9o, 9 5 , 9 7 ,r o r , r r 3 , r 5 3 , Z Z 6 ' 7 ; FrG. 29
20
acquedotto di Valente, 88, roo Augusteion,93-6, ror, rr4 Chalké, 94, 96 chiese BasilicaA di Beyazit, to3-4 Bogdan Saray,rr5, z7t Cristo PantePoptes,rro Cristo PhilanthroPos, to9, 23o Gi.il Cami. rrz Isa Kapisi Mescidi, rr5 KalenderhaneCamí, 27, rtz-3 Manastir Mescidi, r15 Myrelaion, 27, to7-8, 225, 229; FrG. 32 Nea Ekklesia, 96, to6 Salvatore di Chora, 27, Ír2' rÎ4-5; FrG. 34 Ss.Apostoli,63, 9t, ro4, rro S. Demetrio, 96 S. Elia, 96 S. Eufemia, îo3-4; FrG' to z(t8
INDICE
BIZANTINA
Sinan PagaMescidi, rr5 Theotokos di ChalkoPrateia, 98, zz6; rrc. z8 Vefa Kilise Cami, rro cisterne di Aspar, roo Binbirdirek, ro4 di Ezio, roo di S. Mocio, roo Yerebatan Saray, ro4 C o r n od ' O r o , 8 i , g r , 9 3 , r o 8 - r o ' tt3, rr5 Crisotriclinio, 96 fori di fucadio, 95 di Costantino,9r, 95 Forum Bovis, 95 Forum Taun,95 ippodromo, 16, 2c , 2), )o, 95'7, IOI
Magnaura, 94-6 Mese,9r, 93, 95, ro7 Mílion, 95 monasteri di Costantino LiPs, 27, to6; FIG. JI Pantokrator, 16, 27, rro, 225, 23o; FrG. 33 mura marittime, 88, 92-3, ro5, 236; noro 18 mura teodosiane, 87-8, 9r-2, ro9, rr4, 227, 236; roro x7 palazzi
DEI LUO(;I{I
Data, 42, 146, r5o-7, t87, zztl-<1; FrGG.5r-2; FOTO28 Dayr Kita, Foro 4 Deit Zafran, Foro rt Diporto, 73 Djerdap, cfr. Danubio DobrugSa,r77 Dyrrachium, 76,8o
di Antioco, ro3 delle Blacherne,16, ro8-9, r14 Boucoléon,95;Foro 19 Grande Palazzo, 23, 27, 3r, 89-9o,94-7,rot, ro4-5, ro8ro, fr4, 2ro-4, zI B, zz4, 236; Yoro 6'7 Tekfur Saray,9r, rt4, 23r; Fo' TO 20
Topkapr SaraY,9o, 99 Philadelphion,9r, 9r, Íor porte di Charisius o di AdrianoPoli,
Edessa,r88; roro 37 Efeso, 23, 63, ro4, t6o, t6z, zor, 22r; F[GG.14, 55i Foro 12 E g e o ,1 5 , 7 6 , 8 3 - 4 , 2 o 4 , 2 2 o , 2 2 2 Egitto, 18, 38, 4r, 47, 5x-2, 78, 8o, r18, zr5; r'rc. 6 El-Anderin, r9o, zz7-8 Ellesponto, zo4 Emesa,78 Emilia, 7o Epiro, 8z-3 Eufrate, 2r, 153-4,186-7,zz7; rtc' 68
92-3 d'Oro, 9Í-3, rÍ4, 225 di Pegé o di Silivri, 9z di S. Romano, 9z porti Drongario, rr3 Néorion, r13 Pérama,rr3 quaftieri Blacherne,9r, ro8-ro, r14 Galata, gr, rÍ5 Hormisdas, 95 Mangane, 23, to8, ro9, 224;
Filattiera, rg7; FrG. 75 Focea,zr3
FOTO 5
P e r a ,9 r , r r 5 SaraEhane,27, 3r, ro5, 2ro, zt8, zz3-6; rtc. r Senato,go-r,94-r, roo Stratègion, 9o Terme di ZeuxiPPo, 9o , 95, ror,
Galha, 7z Gamzigtad, 65 Gaza,57, zr3 Gerasa, 78 Gerusalemme,44, 78, tt8,
222
F[GG. 39-4r;
Tetrapylon, 9r Torre del Cristo, r15 Creta, 15, 7j, 8o-2 Crimea,z6'7, 5t, zzo Cynhus, r87
Dacia, r79 Dalmazia,8o Damasco,78, r86 Danubio, 26, 5r, 64, 76' 8o, r73, t75-t1z; lrl(;. 6t
rz5-9;
FOÎO 22
Giordania, 3r'3, 229 Giordano, 58 Giudea, 6z; noro rr Golan, 58 G r e c i a ,r j , r 8 , 2 o ' r , 2 3 , 3 r - 2 , 4 r ' rz9, 47, 5r, 64-6, 73, 76-7, 8t-4, ú5-6, r7a, 2Í5, 2r9-2o, 224, 2 3 Í , 2 ) 3 ; F . r G1. 5 .227, Hajduóka Vodenica, r8o; rrc. 65 Harput, r89
26<1
INTRODUZIONE
ALL-'\RCHEOLOGIA
Hawtan, 22, 229 Henchir el-Gueciret, FrG. 7Í Heraclea Pontica, zo5'6; Ytc. 78 Heraclea Lyncestis, 76 Illirico, 39, 53, 64-6, 76-7, r29, r37-9, t46-5o, 173, 2oo Ionia. zo6 Israele, ;-8, 73 Istria, 7o Itaha, 19, 4Í, 43-5, 48-9, 5r,69-73, 8o, r3r-2, r34, r73, t96-9, zr;o, 2r9, 22r-2, 233-4,236; rrc. 18 Iustiniana Prima, z3-4, 26, 64, r29, r38, t46-5o, 227; FrGG. 49-ro; roro z6-7 Kaukana, 7r Kausiye,rzr Kenchreai, 3z Khirbet el-Quneitira, Foro rr Kiev, z3o Kladovo, z6 K6m el-Dikka, cft. Alessandriad'Egitto Konia,77 Korikos, zo4 Lacedaemonia,8r, 166, r7o Lazio,7o, t97 Leptis Magrra, t95-6i FrG. 73 Licaonia,63 Lidra, zo6 Liguria, 7o-r, t96-9; Frc. 74 Lopadium, zo4 Luri, ry7 Macedonia,rz9, r38, z3o Madaba, 44; roro 8 Maghreb, rg2, 2r3 Magnesiasul Sipilo, 83, t7o, zo5 Makronisos, 73 Manzikert, 8r, zo3
Mar di Marmara, 83, 8j, 95, 98, ro8, r85, zo4, zo6 Mar Nero, 26, 76, 78, 83, 85, r7o, t89, zo6, 22o, 223 Mar Rosso, 78 Marche, 7o-r Martyropolis, r88, r9o, zz8; noro 39 Marzamemi, 29, 7), 74-6 MassiccioCalcareo, cfu. Belus Mauretania, 66, t9z Mediterraneo,rj-8, 5x-2, 69, 7z-6, 78,8t, 85, 87, tr3, xr8, 133-4, 136, zt3-5, 2r9-2o; FIGG.2r-22 Melanoudion, zo6 Mesembria,zz6 Mesia, r79 Mesopotamia,r8-2o, 4r-2, 47, 78, r-46,t73, r87 Milano, r3r Mileto, 16o-2, zox1,rtc. 76 Milutinovac, r79i FrG. 63 Miriocefalon, 8r Misia, zo4 Mistrà, 2o,83, rzo-r; Frc. 60 Monemvasia, 166 Mons Admirabilis, 6r, rz4 Monte Athos, 38 Monte Nebo, 3r Morea, 2r,83-4, t66
Naissus, 76, 146 Negev, 54, 58i FIG. 9; Foro ro Nicea,77, 82, tr8, t34-6, 16o,zo7, 23o; FrG. 45; FoTo 2 Nichoria, 3r, 166 Nicomedia, 77 Nilo, 44, rr7 Ninfeo, 83, zo5 Numidia, 66, r9z
Oronte, f2r, f23 Ortona, r99 270
INDICE
BIZANTINA
DEI LUOGHI
Serdjilia, Foro 9 Shinta, Foro ro Sicilia,29, 7o-t, 76, 196, r99; rrc. f9 Sinai, 6z; FIG. 12 Singidunum, 76 Siria, 17, rg-2o, 23, 29, 32, 4r, 47, j3-62, t2r, r39, r43, t46, t53, x 5 6 , t 5 9 , r 7 3 , 1 8 6 - 7 ,2 r 5 , 2 2 4 , 227, 233; Frcc. 6, 24i r oîo 3 Sirmium, 65, tz9, 137-8 Smirne, r7o, 2o4 Smorna, r.oîo 3j S p a g n a5, r , 5 3 , 7 2 , 8 o Stobi, 76, r38 Sura, r87, zz8 Svetinja, roro 36
Otranto, r9g, 2r9, 22r Palestina, 17, 4r, 54, 57-9, rr7, x87, zr5, 224, 233; rtcc. 6, z4 Palmira, 17, 22, t4z-4, t53, x87, 196; rrc. 48; roro z4-25 Patrasso,r66 Pegae,zo6 Pelagonneso,zzz Pella, Sr 2r, 47,83-4, r8z Peloponneso, Persia,19, 78 Pisidia, 8z Ponte NepesiÍro, r97 Propontide, út. Mar di Marmara Prrglia,8o, 196, r99 Qal'at Sem'an, 6c-2, r24; Frcc. roII
Qasr-ibn-\ùíardan, r90-r,
zz7-8;
FrG. 7oi FOTO 40
Ravenna, 38, 7r, tr8, t3t'4, r97; F[GG.4)-44 Resafa, 62, t46, t56-9; Ytcc. 49, 54; Foro 32-34 Roma, 52, 7r, 87, 90, roo, rr7, r97; noro 16 Romania, r75 R u s s i a\,6 , 4 7 , 2 2 2 , 2 3 o Samala,16o Sangazio,Foro rt Sardegna,66, t96 Sardi, 29, 160, zoo, 2ro, 234; r.ÍG' 56 Sava,r37 Scupi, 76 SeleuciaPieia, 78, rz3, r58 Selimbria,r85 S e r b i a ,2 t , 6 i , 1 4 6 , t 7 5 SergeLimant, zro Serdica,76
Tahata,r77; Frc. 62 Tebe, 8r, 166 Termopili, t8z, t84 Tessaglia, 47,82 Tessalonica,45, 47, 64, 76-7, 8r, 83-4, rr8, rz8-3x, x68, t8z, zz45, 23Q, 232' , FlG. 42
Tevere, 7r Thamugadi, rg3-4; FrG. 72; Foro 4f
Thisbe, 3z Tigri, zr, 186 Ting|tana, 66 Tncia, 8z-4, r8z, r85, z3o, z3z; rrc.67 Trebisonda,82, x7o, 2or, 223; FrG. 59 Tripolitania, 66, r95 'Abdin, 22,64, 228 Tur Turchia, 22,29, t5o, 164, zr5 Ulpiana, 66 Umbria, 7o Umm el-Jimal, zz9 Varigotti, r97; Frc. 7i
27r
INTRODUZIONE
Veneto, 196 Venezia, 15 Ventimiglia, r97
Yassi Ada, 29, 73-6, 2rj, 2rg
ALL ARCHEOLOGIA
BIZANTINA
Zalebiyye, t54-6; roro 3r Zanes-Diana,r77 Zenobia, t46, 153-6, zz8; r.rcc. 49, 5t; FOîO,29-3r Zignago,t97; FrG. 7j Zrkrin,58
Indice dei nomi
Agazia, 39-40, 89 Al-Idrisi, 46 Al-Muhndir, r59 Alessior, ro8-9, zo4 Alessio rrr Angelo, 9z Ammiano Marcellino, 39 Anastasio,5r, roo, r4r", rjo, ri4, r84, zz4 Andronico r, 9z Anicia Giuliana, Ío2 Anna Comnen , 4c.,r.o9 Antemio di Tralle, r53 Aureliano, r4z-3 Basilio r, 8o, 96, ro5-6 Basilio tt, 8r, 9z Bell G., zr-2, 64 Beniamino di Tudela, 46, rr3 BuondelmontiC., 15-6 Ciriaco d'Ancona, 15-6 Corippo, 4j, 69 Cosroer, rz3 Cosroe rr, r2r Costante fi, Í99, 2or Costantinor, 87, 97, ror, r2r Costantinorx Monomaco, ro7, 23o CostantinoLips, ro7 Costantinov, 9z Costantinovrr Porfirogenito,15, 415, tì9' 9t
Costantino vfir, 92 Costanzoil, 95, 97, ror, r88 Davide Comneno, zo6 De Vogùé M., 19 Diehl C., zo Dione Cassio,9o Eraclio, 8o Erodiano, 9o Esichio di Mileto, 89 Eudocia, rz5 Eusebio di Cesarea,4o Evagrio, 4o Galerio, rz9 Giorgio di Cipro, 44, rr7 Giosuè Stilíta, r5o Giovanni Cinnamo, 4o Giovanni Crisostomo, 97 Giovanni da Efeso, 4o Giovanni rr, 8r, ro8, zo4 Giovanni rrr Vatatze, 83, r35 Giovanni vfir,92, Ír4 Giovanni Malala, 40, 89 Giustiniano, 24, j8, 4o-2, ,Í, 54, 6 4 , 6 6 , 8 9 , 9 6 , r o o - 5 ,r z 3 , r z 5 - 6 , r34, r38, r4r-2, t46, 148-9,156, r75, r8z, r84, r9o, r92, 224, zz6
INTRODUZIONE
ALL,,TRCHEOLOGIA
BIZANTINA
Giustino r, roo Giustino u, 92, 96, too Grandi Comneni, 82, r7o, zo5-6, 223 Gregorio Magno, 39 Gsell S., zo GyllesP., 17
Paolo Diacono, 46 Pescennio Nigro, 85 Poidebard A., z3 Prisco, 39 Procopio di Cesarea, 3j-6, 39-42, j2, 6j, 66,69,89, rot, rr7, r42, t86-7, r97
Harun-ibn-Yahya, 46 Herdeld E., zr
Ramsay\7. M., zz, 64 RobertsonJ., zo Romano r Lecapeno, ro7-8 Romano rv, 2o3
Ibn-trGurradadhbih, 46 Ierocle Grammatico, 43, u7 Isacco Comneno, rr2 Isidoro di Mileto, r53, Leone rrr Isaurico, 92, 136 Leone vr, 43, ro7 Liutprando di Cremona, 46 Mansi G. O., 39 Manuele 4 8r", 92, ro8-9, 23o Maometto rr, 87 Marcellino Comes, 89 Mavnzio,43 Menandro Protettore, 39-4o Michele Angelo, 83 Michele m, 136, zo3 Michele vrrr, rr3-4 Millet G.,46 Niceforo r, zo3 Niceta Coniate, 4o Onorio, r3r OrlandosA. C., zo Panvinio, 96
Sachau8., r9 SargentonGalichon A., zr-z SarreF., zr Settimio Severo, 8r, 9o, 97 StrzygowskiJ., zo-z
Teodorico, r3r Teodora, r87 Teodoro Metochite, rr4-5 Teodoro r, 136 Teodosio r, r38 Teodosio rr, 16, 44, gr-3,97, roj, tz5, r84, zzz Teofane il Confessore,4c.,89 Teofilatto Simocatta, 39-40, 89 Teofilo, ro5 Texier C., r9 Tiberio r Costantino, 96
Valentiniano fit, r3r. Van Berchem M., zr-z
ZaccaÀa di Mitilene, r5o Zenobia, r4z Tnsimo, 39
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