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L'Ancora della fede di Epifania
Epifania di Salamina, nato verso il 315 presso Eleuteropoli in Palestina, fu vescovo e paladino del credo niceno contro l'arianesimo. Mori durante il viaggio di ritorno dal Sinodo della Quercia (403). Il trattato "Ancoratus, («L'Ancora della fede , l è, col " Panarion "• tra le sue opere piu famose. In essa vengono esposti i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo. Spiegando il titolo, l'A. stesso afferma di aver voluto " consolidare, e quasi ormeggiare ad àncora sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore"· La struttura del trattato è quella di una lettera indirizzata alla comunità di Suedri in Pamfilia turbata dall'eresia nascente degli pneumatomachi, coloro cioè che " combattono lo Spirito Santo "· Straordinaria è la lucidità con cui Epifania definisce la retta dottrina a tale proposito, non sostenendo una sua particolare opinione. ma fondando quella sulla fede dei Profeti e degli Apostoli, della Chiesa e dei Padri. Forse nessun orientale ebbe tanta chiarezza. La pneumatologia dell'« Ancoratus " fu perciò argomento fondamentale per la soluzione della questione del " filioque , che divise la Chiesa d'Oriente da quella d'Occidente. da Carlo Magno a Fazio e al Concilio di Firenze. La pastorale che emerge da questa epistola-trattato, dove raramente la polemica si trasforma in invettiva, appare dettata da un cuore pieno di carità. Epifania vi appare soprattutto quale zelante pastore d'anime e maestro di spiritualità. Pochi scrittori cristiani antichi, anzi, rivelano tale radicazione nella fede aliena da personali interessi e avversa a mitizzazioni filosofiche. Per tutto ciò risulta estremamente fruttuosa la lettura di quest'opera, ora per la prima volta in traduzione italiana a cura del Prof. Calogero Riggi.
COLLANA DI TESTI PATRISTICI diretta da ANTONIO QUACQUARELLI 9
Epifani o
L'ANCORA DELLA FEDE Traduzione introduzione e note a cura di Calogero Riggi
città nuova editrice
INTRODUZIONE
l. Il trattato di Epifania di Salamina Ancoratus prende il suo titolo da un antico simbolismo. È sottinteso o l6gos, come espressione umana del L6gos divino, o piuttosto come suggerisce il Quasten 1 anthropos cioè l'uomo nel cui spirito in cerca di verità riecheggi la voce del Verbo rivelantesi alla « santa Chiesa di Dio fondata sulla fede ortodossa» (Haer. 69, 27) 2, la Verità illuminante quaggiu la « civitas spiritualis » 3: Cosi-è per la celeste assemblea dei santi, e cosi-sia per la terrena comunità dei fedeli 4• L'esposizione dottrinale clell'Ancoratus ha per oggetto i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione passione morte e risurrezione del Signore, come li ha fatto conoscere la Verità del Padre
Con approvazione ecclesiastica
©
1977, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192 Roma
1 J. Quasten, Initiation aux Pères de l'Eglise, Parigi 1963, III, p. 543. 2 Indicheremo gli articoli del Panarion (cassetta di medicinali) con l'abbreviazione latina del termine eresia: « Haer. ''· 3 L'ideale che sant'Agostino esprime nella sua Città di Dio. 4 Dio-Verità è l'Amen per eccellenza (emet), che realizza in sé l'Essere in pienezza; l'amen umano è partecipazione alla Verità-Vita di Dio; quindi la liturgia delle tre Divine Persone è modello dell'amen di fede. Ma l'amen ha valore indicativo se cantato lassu dalla Chiesa trionfante, invece ha valore ottativo (génoito, cosi sia) se pronunziato quaggiu dalla Chiesa militante, cf. Ancora della fede, c. 73.
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che è nei cieli, cwe il Figlio che dapprima ha parlato per mezzo dei Profeti e degli scrittori ispirati nell'A. T., infine nella pienezza dei tempi si è incarnato e continua a parlare nella sua Chiesa secondo quel che a lei è stato trasmesso dagli Apostoli. Spiegando il titolo, l'autore stesso afferma di aver voluto scrivere un libro sull'« Ancora della fede allo scopo di consolidare, e quasi ormeggiare ad àncora sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore >> (Haer. 69, 27). L'immagine del Verbo-àncora che ci prepara l'ingresso al cielo, già in Ebrei 6, 19-20, fu largamente utilizzata nei monumenti cimiteriali cristiani dei primi tre secoli 5, spesso accompagnata da simboli che connotano variamente il Cristo: l'agnello o la pecora, l'albero o la nave, il pesce o il leone, la croce o l'arca, un delfino o una stella, il tipo di Gesu risorto Giona e il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore. I cristiani specificamente con l'àncora intendevano quello che genericamente avevano indicato i pagani: sostegno, protezione e salvezza. H a significato cristiano l' àncora in forma di croce talora figurata tra pesci significanti il Signore Ichtys e i suoi pisciculi 6• Il simbolo marinaresco trova il suo corrispettivo classico e biblico in quello di nave (o arca), utilizzato da Epifania per significare la Chiesa multiforme ma una nella fede (Haer. 61, 3; 69, 27 ). L'immagine della nave ancorata sta allo sfondo di tutto il trattato, e in un certo senso giustifica ed unifica tante digressioni, ripetizioni o divagazioni esegetiche. La divisione che vien proposta in due parti ( 1-74: dottrina trinitaria; 75-119:
incarnazione e risurrezione di Cristo e nostra) non corrisponde ad un'effettiva esposizione organica. Epifania non conosce altra unità che quella fondata sullo Spirito Santo, il quale « dettando dentro >> dove e quando vuole e quasi moltiplicandosi resta sempre il vincolo di unità delle Persone Divine e delle relative tre componenti umane partecipate 7 • Vogliamo dire che l'esposizione della fede trinitaria e cristologica, e gli stessi excursus polemici esegetici e storici appaiono unitariamente ispirati. L'Ancoratus propone l'ascolto della confessione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 8, nel Cristo, speranza escatologica. Percorre tutto il trattato il leit-motiv che non c'è altra àncora di salvezza al di fuori della Trinità e del Cristo, che se Dio non fosse trino, se il Cristo non fosse veramente Dio e uomo, la nostra fede sarebbe totalmente vana.
s Specialmente nella iconografia come si legge nei dizionari specializzati sotto la voce àncora. 6 È noto che le sei lettere di ichthys ( = pesce) costituiscono le iniziali di << Gesu Cristo Figlio di Dio Salvatore », e che << pisciculi » ( = piccoli pesci) sono per Tertulliano i cristiani (De baptismo, 1).
7 L'unità creata e restaurata col battesimo (sigillo della confessione) si modella per la grazia (dell'uomo-ad-immagine) nell'Unità delle tre Persone Divine. s Cf. Ancora della fede, c. 16. 9 Rimandiamo al nostro articolo La figura di Epifania nel IV secolo, in <<Studia patristica >>, VIII, Berlino 1966, pp. 86-107.
2. Anche la speculazione biblica, per Epifania, non deve disancorarsi dai principi fondamentali di questa << semplice » fede, gli elementi strutturali di una vera mistica dell'ascolto e di ogni teologia della predicazione. Pochi scrittori cristiani antichi rivelarono tale radicazione nella fede aliena da personali interessi e avversa a mitizzazioni filosofiche. Per questo Epifania è stato accusato 9 dai moderni di limitatezza d'ingegno e di mania antiellenica. A nostro giudizio egli fu soltanto estremamente coerente alla sua formazione. Pur
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pretendendo di rimanere nella via di mezzo 10, simpatizzò per una teologia antropologica che vedeva nell'uomo l'immagine della Trinità e nella Trinità una natura triadica simile a quella dell'uomo ( 81) 11 • Se verso la fine della sua vita Giovanni di Gerusalemme poté accusarlo di antropomorfismo 12, dovette darne in qualche modo l'appiglio. La scuola ermeneutica che lo formò in Egitto fu mediana tra l'allegorismo e il letteralismo. Li dovette essere educato tra i monaci a non trascurare gli strumenti filologici forniti da Origene senza però dimenticare che l'uomo è incapace di trascendere il sensibile (Haer. 70, 7). Di tale scuola le fonti tacciono o troppo poco ci dicono, ma la testimonianza indiretta di Epifania ci autorizza a parlarne. Nei suoi scritti, infatti, troviamo elementi sufficienti a caratterizzarla: uno spiccato senso del tipologico identificato quasi col mistico; una teologia trinitaria e cristocentrica particolarmente convergenti nell'economia dell'uomo <(dalla unica Energia creato e risanato » 13, un sinergismo di marca alessandrina con connotazioni peculiari di concretezza antropocentrica ed ecumenica 14 • Tale teologia dovette insegnare Epifania per trent'anni ( 335-365) come presbitero del cenobio da lui fondato ad Eleuteropoli, dove fu stimato tra i maestri IO Per E. la Via Regia che percorreva longitudinalmente la Transgiordania (Num. 20) è il tipo della Chiesa che non« devia né a destra né a sinistra»; cf. Haer. 59, 11-12. Il I numeri tra parentesi si riferiscono ai capitoli dell'Ancora della fede. 12 Cf. la lettera di E. a Giovanni vescovo di Gerusalemme, tradotta da Girolamo, da cui appare che mentre il Nostro predicava contro Origene, Giovanni parlava contro gli antropomorfìti alludendo all'avversario (Ep. 51, 11 di Girolamo). 13 Cf. Ancora della fede, c. 71. 14 Cf. il proemio al Panarion e il suo finale (De fide), che possono considerarsi un trattato sul mistero della Chiesa da Adamo al Cristo e dall'Avvento in poi.
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cristiani piu illustri. La fama di dottrina e di santità lo fece chiamare a reggere la sede episcopale di Costanza, l'antica Salamina, l'odierna Famagosta. Né il suo insegnamento dovette restringersi alla metropoli cipriota 15 • Egli si rese presente dovunque in oriente e persino in occidente, fino al momento della morte, per caso proprio su di una nave, il suo simbolo preferito. I suoi interventi non erano stati forse sempre opportuni, soprattutto nell'affare dello scisma di Antiochia e nel caso di Origene 16; ma sappiamo bene, e i suoi scritti lo dicono, quanto fosse stata richiesta la sua opera. La sua teologia non era stata dunque giudicata del tutto debole benché trasmessa in opere scritte in una forma trascurata 11• Le compose frettolosamente nel periodo in cui fu vescovo, e sono espressione della sua pastorale. Si è soliti vedere in esse l'eresiologo o il raccoglitore di notizie peregrine; e di fatto ad esse frequentemente si ricorre quando, non altrimenti documentati, dobbiamo far luce su certe zone di ombra della storia della Chiesa. Ma non bisogna dimenticare che in lui c'è soprattutto il maestro di spiritualità 18• 15 Le Chiese cipriote però ai tempi di E. avevano come metropolita il vescovo di Antiochia; furono sottratte alla dipendenza di Antiochia, anche per merito di E., nel concilio di Efeso (settima sessione). 16 Nella questione dello scisma di Antiochia Epifania parteggiò per Paolina, antiariano in comunione con Roma ed Alessandria; fu a Roma nel 385 per ottenere da Papa Giulio una decisione favorevole per l'eustaziano Paolino, senza tentare un accomodamento con i Semiariani. Anche nel caso di Origene non cercò vie mediane. n Gli eruditi ammirarono gli scritti di Epifanio propter res (per il contenuto); gli altri propter verba (per la forma espressiva). I postrinascimentali invece hanno seguito il giudizio negativo di Melantone che ne giudicò negativamente le opere. Js Cf. R. Tandonnet, Doctrine spirituelle, in Dict. de spiritualité, s. v. Epiphane, cc. 857-860.
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Non per nulla il concilio di Firenze in suo nome vorrà l'unione delle chiese d'occidente e d'oriente. Senza cadere nella ripetizione panegirica delle antiche esaltazioni, non vogliamo neppure soggiacere acriticamente ai pregiudizi classicistici di Fazio. l difetti formali dei suoi scritti, dovuti soprattutto alla mancanza di lima, non possono farci trascurare i pregi di contenuto. 3. Quanto alle sue opere poi, se esse soprattutto ci rivelano il << cacciatore di eresie » 19, hanno sempre come protagonista il << pastore di anime » 20: le due qualifiche convergono in quella che cronologicamente fu la prima, nell'Ancoratus. Vi è già in essa come il preludio dell'opera maggiore che prenderà il titolo dalla << cassetta di medicinali » (Panarion, prontuario appunto di contravveleni contro gli 80 serpenti delle eresie). Punto focale dell' Ancoratus è l'ermeneutica totalizzante che sempre lo distinguerà. Egli propone l'esegesi consona alla scuola teologica in cui dovette trovare ancoraggio il suo realismo giudeo-cristiano 21 • Per lui l'immagine consiste in tutto quello che il Signore ha elargito all'uomo fornendolo di energia intellettuale ed etica, spirituale e materiale, nell'ordine della natura e in quello della grazia, in ogni tempo della economia per la totale salvezza dell'anima e del corpo nel giorno della risurrezione finale 22 • Per questo forse egli, in un gruppo di tre scritti Contro le immagini, considererà demoniaca ogni raf19 Epifania è stato giudicato cacciatore di eresie piu che zelante della purità della fede. 20 Dello zelo pastorale di Epifania non dubitano coloro che guardano ad una certa sua prudenza nell'amministrazione della propria chiesa. 21 Il suo ascetismo fu di fatto longanime, e la sua teologia antropocentrica. 22 Cf. Ancora della fede, ai cc. 55-57, ed Haer. 44, 3-4; Haer. 70, 2-6.
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figurazione umana del divino 23 • Per lui l'immagine è tensione dinamica, riverbero dell'energia creatrice e risanatrice che dal Padre celeste ci viene partecipata per il Cristo si che tendiamo verso lo Spirito di unità. l primi 54 capitoli della lettera-trattato svolgono in tal senso la tematica di Dio come speranza appunto partecipata cui dobbiamo collaborare, in attesa escatologica col Padre che parla in noi ( 4; 5), col Figlio che illumina la sua Chiesa, con lo Spirito Santo che scruta i cuori e le parole profetiche (12-15); con tutti e tre « fonti per noi dell'unica energia creatrice e risanatrice » (71 ). Perciò l'esortazione alla preghiera <<del Padre perché ci riveli il Figlio ... , del Figlio perché ci riveli il Padre ... , del Padre perché ci conceda il Figlio e lo Spirito Santo'' ( 16). Allora tutte e tre le Persone Divine vitalizzano l'uomo come pianta di olivo o vite o fico, dando ad essa il vigore di produrre frutti non soltanto terreni ma di vita eterna: le olive spirituali per l'olio delle nostre lampade, le uve in cui già si colora il vino celestiale e i fichi che quaggiu addolciscono il palato e ci fanno gustare le cose del cielo ( 66). La matrice di ogni virtu, che precede e fonda ogni opera buona, per Epifania, è però l'unione con Dio nell'inabitazione delle tre Persone Divine per cui l'umana persona si fa una, non dissociata cioè dallo yeser o spirito di divisione 24 e aggressività, che è tutto l'opposto dello Spirito vincolo di unione (Haer. 74, 11). Nell'unità Dio si partecipa come speranza in frutti di vita eterna ( 66), << di vaso in vaso espandendo aromi 23 Oltre i tre trattati da noi qui appresso citati, esistono frammenti negli atti conciliari e nelle opere del Damasceno, di Teodoro Studita, di Niceforo. 24 Per Epifania, di formazione giudeocristiana, si può parlare di una fede nello Spirito Santo come contrapposto a quello dall'apocalittica giudaica (specie del romanzo pseudoclementino) chiamato spirito della divisione, antitetico ail'Amen fedele e veridico di 2 Cor. l, 19.
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di santificazione, dei quali si arricchisce la terra purché lo voglia accogliere in sé » ( 40). Tra la tensione intima della Trinità Divina e quella creata delle tre componenti umane, di tutto l'uomo, il rapporto sacramentale avviene col sigillo battesimale. Ma il mistero dell'immagine trinitaria ed unitaria, ineffabile, per lui è solo paragonabile al sacramento eucaristico, per cui sotto le specie visibili non v'è piu né pane né vino ma è presente il corpo e il sangue di Cristo (56-57): se Dio l'ha detto noi siamo veramente a sua immagine. Epifania identifica l'immagine trinitaria dell'uomo con la tensione delle tre componenti mente anima e corpo all'assimilazione nel Cristo delle tre Persone Divine. A questa tematica sembra consacrata soprattutto la seconda parte dell'Ancoratus. Ritorna sui precedenti argomenti per approfondirli sub luce resurrectionis, alla luce cioè della restaurazione escatologica della quale fu anticipo quella del Cristo ( 64-65). Il principio della speranza che sostiene il mondo deve tradursi in teologia della speranza 25; se quello è comune a fedeli ed infedeli, questa contraddistingue la fede rivelata e compendia la dottrina della salvezza ( 101), che ci fa distinguere i veri fedeli dai pagani e dagli eretici (ibid.). 4. Per il Santo l'eresia dissocia dallo Sposo Divino e dalla unità 26 e disgrega i due momenti inscindibili dell'immagine, la fede e la speranza: la prima vissuta 25 Soltanto l'unione mistica può raddrizzare la radicale alienazione dal mondo, opera buona del Dio buono. 26 La cornice del Panarion (proemio e finale) identifica le 80 concubine della Cantica (6, 8-9) nelle eresie, in quanto queste non sono fedeli all'unità sponsale con Dio. Come le concubine sono donne (phelég) a metà (éstha), cosi anche le eresie sono verità a metà.
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come tensione alla Verità partecipata, la seconda come attesa del lume della gloria. Ogni cristiano quindi non potrebbe non temere tale divisione per sé e per la Chiesa, non essere per conseguenza cacciatore vigile dell'errore. E ciò sia nella meditazione della Parola rivelata che nella predicazione al popolo di Dio, in entrambi i casi nel santo timor di Dio che dopo averci creati e redenti sarà infine il nostro giudice e premio. Solo chi nega la risurrezione può illudersi di evitare la sanzione finale; ma nega la risurrezione solo chi non vuole ammettere la condanna del Giusto Giudice 27 • Egli visse la missione di «cacciatore di eresie » con la passione dell'eroico lottatore da Dio chiamato alla liberazione del mondo dai mostri (appunto le ottanta eresie). Dovette sentirsi piu direttamente chiamato a tale missione dopo l'esperienza giovanile che egli ricorda in Haer. 26, 17. Il fatto avvenne probabilmente quando aveva già la fede, ma non l'aveva ancora rinsaldata nel cenobio. Dall'esperienza gnostica, di cui egli si confessa in Haer. 26, 17, sembra abbia imparato un sovrano distacco dai beni terreni per quelli del cielo e lo sdegno contro i seguaci dello gnosticismo in cui era incappato 28 • Della triste vicenda si ricorda ancora da vescovo, con la deplorazione del fascino demoniaco delle belle donne frustrate nel loro tentativo di seduzione: « Ohimè - andavano sussurrando - non abbiamo potuto salvare il povero giovane dalle mani dell'Arconte!"· A tale ricordo forse sono da ricollegare certe sue posizioni antifemministiche e l'esaltazione del modello Sarra, nell'Ancoratus, dove egli dice che le pie donne debbono esemplare la loro condotta sulla moglie di 27 28
Cf. Ancora della fede, c. 83. Cf. E. Buonaiuti, Lo gnosticismo, Roma 1907, pp. 244-245.
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Abramo, perché non alzò neppure lo sguardo sugli ospiti 29 • In altri punti il suo atteggiamento verso la donna è ben piu crudo. Per lui, come per certi antichi anacoreti misogini, il sesso femminile non solo è instabile ed incline all'errore, ma costituzionalmente incapace di elevarsi ed elevare ad alti pensieri. La donna cioè « reificata » e « strumentalizzata » dal diavolo, che imperversa sul sesso maschile attraverso il femminile soprattutto quando non riesce altrimenti a far presa su di esso 30 • Né la sua fu o si rivelò mai un'aggressività provocata da frustrazione sessuale. Benché nella polemica antignostica Epifania non rifugga da espressioni ambiguamente analitiche, la sua confessione non è mai compiaciuta. La narrazione procede con distacco dai contenuti scabrosi. Il suo antifemminismo si placa davanti alla « sempre Vergine Maria», collaboratrice del Verbo nella «fucina>> del suo seno, per la formazione del suo santo corpo 31 • Sarà forse l'approfondimento della teologia mariana a fargli attenuare l'antifemminismo. Nella questione, per esempio, del divorzio non la metterà come Basilio su un piano inferiore rispetto al marito, ma riconoscerà responsabili potenziali della frattura coniugale sia l'uomo che la donna 32 • Ciononostante, in genere, sentiamo il solito sottofondo ostile, quasi il bisogno di esorcizzare il ricordo di quelle donne che l'avevano tentato. Egli era si << sfuggito a quelle mani fatali >>, ma senza « avere uguagliato la virtu del giusto Giuseppe>> (ibid.). Si può dire che il « cacciatore di eresie >> si sia per la prima volta rivelato quando in quella occasione denunziò al vescovo del luogo circa 80 gnostici: quasi 29 30 31 32
Cf. Ancora della fede, c. 39. Cf. Haer. 37, 2. Cf. Ancora della fede, c. 40. Una concezione che si ritrova in molti Padri.
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identificherà poi con le distorsioni gnosticheggianti ogni falsità; anche l'alienazione dai contenuti nella retorica sofistica 33 • Allo scrittore innamorato della biblica semplicità davvero, purtroppo, manca il « lucido ordine >> che illumina gli scritti dei Padri formati alla retorica classica 34 • 5. L'Ancoratus è rivolto particolarmente alla comunità di Suedri in Pamiìlia turbata dall'eresia na· scente degli Pneumatomachi, quelli, cioè, che combattevano lo Spirito Santo. L'Autore vi espone nei capitoli 2-75 la dottrina ortodossa sulla Trinità contro gli Ariani e gli Pneumatomachi, a partire dalla formula battesimale (8), dal trisagio angelico ( 10-26) e da numerosi passi biblici. Lo Spirito Santo (5-7), come il Figlio da sempre generato ( 45-63), è vero Dio; i capitoli 65-71 parlano della consustanzialità del Figlio, e i susseguenti 72-74 della consustanzialità dello Spirito Santo; i capitoli 27-38 e 75-82 riprendono la tematica dei precedenti 27-38 contro Apollinare sull'incarnazione del Verbo; quelli da 83 a 86 contro i pagani e 87-100 contro gli Origenisti svolgono il tema della risurrezione della carne, e si concludono da 100 a 109 con una esortazione alla conversione dei gentili. Connesse con tali argomenti sono le confutazioni dei Manichei e dei Marcioniti, delle eresie giudaizzanti e sabelliane. Il trattato si conclude con le due formule di credo, la prima piu breve quella in uso a Salamina e la seconda piu lunga che con qualche modifica sarà adottata come professione di fede nel concilio costantinopolitano I e in tutto l'oriente. Il Manicheismo fu considerato da Epifania come 33 Retorica e gnosi furono poste da E. sullo stesso piano, cf. Haer. 25, 4. 34 La scuola pagana fu valorizzata dai Padri negli elementi formali.
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prodotto dell'Ellenismo deteriore 35, dissociante i figli della luce da quelli delle tenebre. La conoscenza che egli ne ebbe rimontava forse ai tempi della sua formazione in Egitto, certo a quelli del suo presbiterato nel cenobio di Eleuteropoli, quando dovette perseguirne le forme « acuanite » 36 • Egli li coinvolge qui nella medesima confutazione con i Marcioniti perché gli uni e gli altri negatori dell'Antico Testamento, ciechi ermeuneuti della Genesi e del Vangelo di Giovanni. Epifania chiama i Manichei porci (Haer. 66, 55), giuocando forse sul termine porc che in copto significa (( conoscenza'' e in latino tutto l'opposto. Egli era pentaglotta 37, conosceva il greco, l'ebraico, il siriaco, il copto e il latino. Talora combatte su di un unico fronte Manichei e Lucianisti (15-33), associandoli forse per la loro credenza in una processione del Verbo per emanazione dalla volontà del Padre (53), dello Spirito Santo per emanazione dal Grande Architetto ( 83). Gli uni e gli altri sono condannati come distruttori dell'unità nella Trinità e dissociatori dell'unica economia di salvezza. In Haer. 66, 36 egli denunzierà forse quei medesimi palestinesi acuaniti che conosciuti di presenza tanto tempo prima ebbe già a confutare in Ancoratus 14 ss., 60, 69, 83, 119. Non solo fiuto da (( cacciatore » ma acume teologico dimostra, qui nel trattato sull'Ancora della fede 35 Le eresie sono tanto piu infedeli quanto piu si allontanano da Gerusalemme e si avvicinano a Babilonia. Per conseguenza infedelissima, fu secondo Epifania, l'eresia del Manicheismo, fondata appunto dal sedicente profeta di Babilonia. 36 Cf. Haer. 66, 1: << Acuaniti, dal nome di un veterano di nome Acua che dalla Mesopotamia portò ad Eleuteropoli la sua esiziale dottrina "· 37 Fu chiamato « pentaglotta » dal << trilingue » Girolamo, cf. Apologia adv. libros Ruphini (PL 23/462), e Liber contra Ioannem Hieros. (PL 23/362-363).
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e poi nel sintagma o grande armadio dei contravveleni, nell'individuare e perseguire l'Apollinarismo. Di recente nato tra gli stessi niceni avversari del Lucianismo (( aristotelico » 38, esso era caduto nelle platoniche sottigliezze che estremizzavano la cristologia alessandrina del logos-carne. Epifania avverti subito che Apollinare negava la piena umanità del Cristo e quindi il valore salvifico della redenzione. Ma allo sfondo del nostro trattato sentiamo agitarsi credenze ellenistiche; teologie origeniane variamente assunte e trasformate da eretici o ortodossi; pratiche orgiastiche camuffate in forme misterico-salvifiche; liturgie restie a deporre le forme giudaizzanti 39 • In tale mondo in fermento si staglia la figura di Epifania, il monaco-vescovo erudito e mistico, pastore zelante e missionario infaticabile. Uomo sempre ancorato alla fede, egli si dimostrò soprattutto monaco nell'accezione etimologica del termine, (( dalla vita unificata » 40, anche nella sua concezione della Chiesa che abbraccia il mondo secondo la simbologia a lui cara della Cantica. Al centro, il Cristo e la Chiesa (Sposo e Sposa della Cantica); attorno, le anime pagane disponibili alla fede (le innumerevoli fanciulle),· piu lontane, le anime deviate dall'eresia (le ottanta concubine) 41 • Di qui la carità di Epifania, severa soltanto nel condannare il veleno di Babilonia. Nelle innumerevoli fanciulle senza fare eccezione alcuna 42 vide tutti gli 38 E. condannò i sillogismi di Aristotele in quanto ne abusarono gli eretici, soprattutto gli Ariani. 39 Cf. Ancora della fede, c. 67. 40 Monaco si può chiamare ogni cristiano dalla vita unificata, alieno da ogni forma di dissociazione. 41 Cf. De fide, S-6, ecc.; Cantica, l, 7. 42 Cf. C. Riggi, Epifania e il biblico dialogo coi non cristiani nella cornice del Panarion, in << Salesianum » 1974 (36, 2), pp. 249 ss.
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uomini che da Adamo in poi benché devianti in qualche modo dall'unità primigenia si sono però sempre mostrati disponibili alla fede, almeno con quell'adesione a Dio unico e rimuneratore che è necessaria e sufficiente per la salvezza. 6. In tal senso converrà giudicare l'avversione del Santo contro Origene, che permea gran parte del trattatello in esame, si che ci è difficile talora distinguere l'oggetto preciso della controversia. La lotta avrà il suo culmine nell'ultima fase della vita pastorale di Epifania, quando egli già ottuagenario si opporrà alla teologia sospetta di Giovanni vescovo di Gerusalemme e dei cosiddetti << Fratelli Lunghi», rifugiatisi infine dalle vessazioni persecutorie di Teofilo sotto la protezione del mite e grande Giovanni Crisostomo. Tale avversione e tale lotta hanno nuociuto alla fama del santo di Salamina, giudicato vittima inconsapevole dell'astuzia di Teofilo. Ma la crociata di Epifania non fu condotta alla cieca né dovette scoppiare inattesa, perché di fatto egli aveva sempre nell'origenismo denunziato il pericolo dell'ortodossia. Gli si rimprovera l'intemperanza del 393, quando nella cappella del Santo Sepolcro il pastore di Salamina predicò contro il vescovo del luogo Giovanni, il quale a sua volta si scagliò nel suo sermone contro gli Antropomorfiti alludendo - come già detto - al pastore di Salamina (Contra Ioh. Hier. 11). Ma la polemica fu portata al punto di rottura da Giovanni stesso che ebbe l'infelice idea di ricorrere all'arbitrato di Teofilo di Alessandria. Benché questi fosse uomo di mondo piu che di chiesa, prefetto piu che vescovo 43, Epifania aveva di che congratularsi con lui in quanto aveva 43
Cf. G. Lazzati, Teofilo d'Alessandria, Milano 1936, pp. 7 ss.
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abbandonato l' origenismo, fino a schierarsi contro i Fratelli Lunghi e Rufina di Aquileia. Già nell'Ancoratus e nel Panarion (Haer. 64), circa vent'anni prima della lotta aperta con l' origenismo dei Fratelli Lunghi e di Giovanni vescovo di Gerusalemme, egli aveva veduto nella tesi trinitario-cristologica dell'Alessandrino la matrice dell'eresia ariano-lucianistica, nociva per la Chiesa, non soltanto in Egitto, sua terra d'origine, ma in ogni parte del mondo. È l'eresia << capace di far tralignare uomini di eminentissime virtu, peraltro professanti sinceramente e santamente la vita ascetica nella perfetta povertà. Piu dannosa di ogni altra eresia, quindi, perché chiunque si ispiri ai suoi principi avalla la piu riprovevole delle dottrine anche se non conduce una vita condannabile. La proterva ideologia di Origene, infatti, ha dato empiamente l'abbrivo ad Aria e ai suoi epigoni, ha la temerarietà di affermare come principio di tutte le cose solo il Padre, che il Figlio non potrebbe neppure vedere allo stesso modo con cui lo Spirito Santo non può vedere il Figlio » ( ibid. 64, 4). Dal grande Origene, secondo il Nostro, sarebbe stato affermato che « il Figlio non è della usia del Padre ma una sua creatura, Figlio per grazia e diverso dal Padre» (ibid.). Tornano poi nel Panarion le accuse mosse già nell'Ancoratus, con maggiore precisione per quanto riguarda la creazione dell'uomo e la risurrezione dei morti. N an diremo dunque che l' antiorigenismo del Santo fu improvvisa espressione di uno << spirito torbido e inquieto» ( Amand), strumentalizzato da Teofilo che gli avrebbe fatto credere, alla fine del secolo, vero pericolo della fede quello che era invece soltanto uno <<spauracchio», per ingannare la innocente << stupidità» del vescovo di Salamina (Cavallera). Notiamo che l'Ancoratus e il Panarion furono scritti circa 20
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anni prima del << caso di Origene ». I « Lunghi » ( Ammonio, Dioscoro, Eusebio, Eutimia) erano giovani asceti nei monasteri d'Egitto, probabilmente a Sceti o alle Cellule o a Nitria. Certamente li vivevano fin da allora dei monaci origenisti, che con pessimismo platonico consideravano la vita come prigionia dell'anima nel corpo e facevano consistere quindi la virtu nel risvegliare lo spirito addormentato e nel riaccendere nell'anima il fuoco ormai spento per il cielo. In tal senso Epifania nell'Ancoratus confuta la interpretazione origeniana nei fratelli devianti della Tebaide 44 e soprattutto l'allegoria delle «tuniche di pelle » che portava a considerare la vita come pena e la virtu come « desiderio di morte » 45• Egli protesterà di non odiare Origene ma l'Origenismo; certo però non comprese il grande Alessandrino e lo giudicò negativamente, senza dargli atto dell'immenso progresso che aveva fatto segnare alla speculazione teologica. E troppo tardi si accorse della « gaffe » persecutoria 46 • Ma certo per lui non si era trattato di questione personale: « Origene - egli scrisse a Giovanni di Gerusalemme - non è mio contemporaneo né mi sento da lui derubato; non mi san messo contro di lui per terreno interesse, né ho mai aspirato alla sua eredità» 47 • 7. Possiamo far quindi nostro il giudizio di Girolamo: sia da presbitero ad Eleuteropoli sia da vescovo a Costanza, egli non fu mai amante di contese teologiche, ma semplice araldo della fede, un capo zelante della Chiesa. Anche i suoi avversari lo dovettero rico44
Cf. Àncora della fede, c. 82. Da Platone, Fedro 81, i Padri mutuarono il principio ascetico della vita esercizio di morte. 46 Cf. J. Steinmann, Saint Jérome, Parigi 1958, pp. 243 ss. (sulle « gaffes » di Epifania). 47 Cf. la citata epistola a Giov. di Ger., CSEL 54/406. 45
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nascere e di fatto mai lo attaccarono: << tantae enim venerationis semper fuit » 48 • E anche significativo il fatto che in lui non abbia visto un pericolo di divisione lo stesso potere imperiale arianeggiante. Né ciò sembra da ascrivere ad un'adesione di Epifania ai principi di teologia politica del secolo: egli fa le lodi di Costanzo 49, ma i suoi toni sono ben diversi da quelli di Eusebio di Cesarea. Comunque, è altrettanto significativo che fra i torbidi teologici del secolo nessuno gli abbia addebitato parzialità o faziosità, benché tutti non ne abbiano condiviso le impostazioni teologiche e soprattutto la politica ecclesiastica. Secondo la testimonianza di Girolamo (De script. 94), non dovette essere di intelligenza troppo limitata e di zelo piuttosto fanatico. V ero è che la sua dottrina è resa talora oscura dalle non levigate forme espressive, e la sua attività pastorale sovente oggi ci appare non sia stata sempre opportuna. L'Ancoratus non sembra accreditare le critiche dei moderni; non ci presenta quell'uomo dall'aria burbanzosa e dall'ottusità fanatica che ancor oggi qualche scrittore in maniera divertita ama dipingere ( Steinmann, Murphy, ecc.). La pastorale che emerge dall'epistola ai vescovi e presbiteri di Suedri sembra dettata da un cuore pieno di carità. La polemica raramente si trasforma in invettiva e la metodologia catechetica si ispira al dialogo. Maestro di teologia trinitaria, cristologica e pneumatologica, Epifania offre anche un saggio di metodologia del dialogo con gli infedeli. Invita ad adoperare con i pagani argomenti adatti a renderli coscienti della verità soggiacente ai loro stessi miti e a convertirli dalla loro fede implicita all'esplicita. 48 49
Girolamo, Contra loannem ... , l, 4. Cf. Haer. 89, 12.
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È lo schema catechetico ormai in uso: « Primo quidem ut ab idolis et ab omnibus voluptatibus recedant ... Deinde credendum illis I esum Christum... Spiritum Sanctum... unum baptisma... resurrectionem mortuorum in eadem carne, iudicium Dei futurum » (anonimo del IV secolo PG 43) 50 • Il santo di Salamina perciò esorta i confratelli a questa missione liberatrice facendo in modo che i pagani da sé stessi, avendo prima deposto la superbia di una vana saggezza, « vedano con i propri occhi e sentano con le proprie orecchie quanto sia stolta ed empia la loro condotta,, 51 • Anche la sua catechesi riflette il suo spirito di carità. Vuole che i pagani siano convinti delle loro assurdità, prima di ammetterli al simbolo della fede e al lavacro battesimale 52 • Con la traditio symboli si chiude l'Ancoratus dopo avere svolto i temi fondamentali per la conversione dalla eresia e dal paganesimo 53 alla biblica semplicità in coerenza di vita.
8. Fra le grandi controversie trinitarie e particolarmente pneumatologiche attorno al 374, la figura di Epifania brilla infine di luce propria per la sua peculiare concezione dinamica. Dello Spirito Santo dice: <
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5 Cf. pure il testo edito da F. Blatt, Un nouveau texte d'une apologie anonyme chrétienne, in « Dragma » (dedicato a P. Nilsson), Lund Gleerup- Lip sia 1939, pp. 71 ss. 51 Cf. Àncora ... , cc. 83 ss. sz Cf. Àncora ... , c. 106. 53 lbid., c. 83.
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sempre anche in quelle ad extra (8, 9, 15, 28, 67, 70, 71, ecc.). Forse nessun altro orientale ebbe tanta chiarezza. La pneumatologia dell'Ancoratus fu perciò argomento fondamentale per la soluzione della questione del Filioque che divise la chiesa d'oriente da quella d' occidente, da Carlo Magno a Fazio e al concilio di Firenze 54 • Il santo di Salamina segui la tradizione, ed il suo merito consiste nella lucidità con cui la espresse fondandola sulla fede dei Profeti e degli Apostoli, della Chiesa e di tutti i suoi Padri, senza interruzione (Haer. 69, 27). Perciò si atteggiò non a sostenitore di una sua particolare opinione, ma a custode fedele del deposito minacciato da Macedoniani e Semiariani. Né ci sorprende il fatto, comurw a tutti i Padri, che abbia univocamente visto nell'eresia pneumatomaca un movimento dell'arianesimo. Anche qui fu il successore di Atanasio, fin dal 360 martello di quei negatori della divinità dello Spirito Santo che chiamò Tropici 55 • In conclusione, dalla lettura dell' Ancoratus la figura di Epifania risulta soprattutto fondata sulla Parola rivelata e sul sensus fidelium. Sozomeno ci parla della stima che egli godette in vita e dopo morte 56; e quei di Suedri non si sarebbero diversamente affidati alla sua dottrina: non fa parte soltanto del t6pos il loro elogio iniziale. l suoi devoti dopo la morte gli eressero un tempio dove troneggiava la sua immagine 57 , benché a lui fosse contestato il gesto iconoclasta con cui aveva stracciato un velum dove « contra auctoritatem Scrip54 Noteremo i testi piu importanti utilizzati dal concilio di Firenze. ss Cf. Atanasio, Epistole IV a Serapione vescovo di Thmuis, l, 10. 56 Storia ecclesiastica 7, 27, GCS 50/342 ss. 57 Cf. D. Papebroch, Acta S. Epiphanii, l, PG 41/115.
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turarum >> era proprio stata dipinta un'immagine (del Cristo o di un santo) 58• Lo aveva fatto per fedeltà appunto alla Scrittura e per coerenza giudeocristiana alla tradizione ecclesiale, ma fors'anche per liberarsi dell' accusa fattagli da Giovanni di Gerusalemme di antropomorfismo. N ella lotta contro Giovanni, invero, il Santo forse si lasciò troppo trascinare dallo spirito di parte; né ci convince la sua condotta quando contro le vigenti norme giuridiche ordinò Paoliniano presbitero del cenobio bettlemita 59 • Non sono forse infondati i motivi che egli adduce di necessità pastorale. Anche contro il canone di Nicea relativo alla data della Pasqua aveva dovuto trovare simili cavillazioni. Per difendere l'abbiezione di coscienza dei suoi fedeli, dovette agire in maniera cosi poco disciplinata che Atanasio intervenne per metterlo a tacere 60 • 9. Nella nostra traduzione abbiamo seguito in linea di massima il testo critico di Karl Holl (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, 25/ 1-149) Epiphanius, Ancoratus und Panarion, I, Lipsia 1925. Ma vanno pure ricordate come valevoli le precedenti quattro edizioni: di lo. Oporinus (1544), Dio. Petavius (1622}, Fr. Hoehler (1859-1861), Vil. Dindorf (1859-1862). La fonte manoscritta di maggior rilievo è il Laurentianus VI 12 ( saec. XIV), esemplare migliore della classe rappresentata dal codice di Iena ( 1304), da cui dipende il Rhedigerianus 240 già proprietà del Bessarione. Cf. Ep. a Giovanni di G., cit., c. 9. Secondo l'epistola di Epifanio a Giovanni vescovo (semiariano ed origenista) di Gerusalemme, tradotta da S. Girolamo. 6o PG 92/76 C. 58
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Non ci consta che esistano versioni in lingua italiana anteriori alla nostra. Due traduzioni in lingua tedesca sono reperibili in Bibliothek der Kirchenvater 1880 e 1919, la prima di C. Wolfsgruber, Kempten 1880, pp. 35-229, la seconda di l. Hormann, Kempten-Monaco 1919, pp. 6-182. Abbiamo cercato di dare alla versione una forma accessibile al lettore moderno, il quale certamente ha ben altra struttura psicolinguistica della nostra. La stessa traduzione in lingua latina del Petau (riprodotta dal Migne, PG 43/ 1-236), che ha utilizzato la precedente interpretazione del Cornarius, non ha potuto essere « letterale >>. Non siamo d'accordo con quelli che disprezzano la forma espressiva di Epifania, concordiamo invece con i giudizi dati dall'editore critico K. H oll. Ma siamo meno disposti di Holl a vedere guasti nella tradizione manoscritta e quindi meno proclivi nell'indulgere a tante aggiunte o soppressioni. Pur tenendo poi conto della plurivalenza semantica nella transizione dal linguaggio classico a quello bizantino, e pur non prescindendo dal peculiare ambiente etnico-linguistico che lo condizionò, giudichiamo inoltre il suo comportamento espressivo particolarmente ispirato al modello lessicale della Bibbia dei Settanta. Occorrerebbe per la piena comprensione di tutti gli argomenti che implica la nostra Àncora della fede un piu vasto commento. Accompagniamo infatti la nostra versione quasi soltanto con la segnalazione delle principali fonti bibliche (altre però ne risuonano nel discorso epifaniano), lasciando al lettore il compito di spiegare l'autore con l'autore. Per ciò rimandiamo soprattutto al confronto dell'Àncora della fede con gli altri scritti del Santo, con i sei riconosciuti autentici:
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l) Panarion, la sua massima fatica, composta dal
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375 al 376 (PC 41/ 173-1200; 42/ 10-832; GCS, I, 25/151-464; Il, 31/1-524; III, 37/I-527); Contro le immagini, gruppo di tre scritti che furono raccolti da Karl Hall in Gesammelte Aufsatze zur Kirchengeschichte 2, Tubinga 1928, pp. 351-387; Le misure e i pesi, che possediamo per intiero in versione siriaca, ma si può riscontrare parzialmente in greco in PC 43/237-239; Le dodici gemme, che abbiamo integralmente in versione georgiana, in riassunto soltanto in PC 43/293-304; 79/311 ss.; Scoli nelle catene greche; Lettere, pervenuteci tutte frammentarie tranne quella contro gli Antidicomarianiti (da lui riportata in Haer. 78, 2-25) e due tradotte da S. Girolamo (51, 91).
Sono opere soprattutto polemiche, il Panarion considerato il suo capolavoro, lo stesso Ancoratus e i tre scritti contro le immagini. Ma alla controversia soggiace una genuina sistemazione teologica, sostanzialmente equilibrata ed umana. La sua concezione mariana presenta particolare interesse, anche perché si integra nella sua visione kerigmatica. La sua dottrina spirituale emerge in maniera particolare dalle linee che traccia in questo trattato sull'Àncora della fede, cioè della verità divina partecipata agli uomini mediante la Chiesa. 10. L'Ancoratus è preceduto da una Sinossi che contiene notizie sulla vita del Santo. Converrà confrontarle con quelle di Sozomeno e di Girolamo, soprattutto con gli spunti autobiografici del corpus epi-
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phanianum e con le stesse notizie romanzesche di una biografia bizantina. Il Santo nacque in Palestina attorno al 315 a Besanduche presso Eleuteropoli. La Vita di Epifania (PC 41/24-116), lo dice nato da un modestissimo lavoratore dei campi e da un'umile casalinga tessitrice di lino; avrebbe avuta una sorella di nome Callitropo e gli sarebbe stato padrino di battesimo prima e superiore religioso poi un tal Luciano: giovinetto modello di verità e di giustizia, prima di convertirsi al cristianesimo sarebbe divenuto figlio adottivo ed erede universale del ricchissimo giudeo Trifone, ma si sarebbe disfatto delle ingenti ricchezze quando il suddetto monaco Luciano, per divina carità privatosi della sopravveste per darla ad un povero sarebbe stato ricoperto di una bianca veste da un angelo disceso dal cielo. Se ridimensioniamo i dati leggendari, possiamo scorgervi come sottofondo storico i riflessi di un' antica tradizione che in Epifania venerava l'eroe o il santo giudeocristiano. Di fatto la polemica antigiudaica dei suoi scritti non ha mai gli accenti dei Padri che lo precedettero (da Giustino allo Pseudobarnaba a Tertulliano ed a Cipriano) e di quelli a lui coevi, dal Nazianzeno al Crisostomo. Come appare dalla Sinossi che precede l'Ancoratus, ricevette la sua formazione in Egitto. Sozomeno afferma che ivi si sarebbe ritirato per un lungo periodo (ibid.), ma non è certo che vi fosse andato già cristiano. L'avevano forse mandato i suoi genitori come erano soliti farlo i cristiani che volevano i figli educati in un convento. Come abbiamo detto, quello dove fu educato il Nostro dovette essere di tipo antiorigenista e antiellenico. Secondo la nostra Sinossi egli sarebbe ritornato in Palestina a 20 anni, noi crediamo phi tardi. Ma si può prestar fede alla suddetta biografia che lo dice (PC
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41 l 33 A-B) già monaco prima di diventare fondatore e capo del cenobio di Eleuteropoli, dove la fama di Ilarione aveva già reso '"familiare il monachesimo. Per circa 30 anni ( 335?-365?) ad Eleuteropoli rivolse le sue cure anche alle chiese viciniori, non rimanendo inerte dinnanzi al turbine che sconvolgeva il popolo di Dio per l'imperversare dell'Arianesimo. Il cenobio che ebbe come capo Epifania dovette essere la roccaforte del nicenismo in Palestina. E pifanio andò a far visita ad Eusebio di Vercelli, esiliato a Scitopoli in segno di solidarietà a tutti i perseguitati dell'ortodossia nicena. L'articolo 300 del Panarion ne riferisce in un excursus autobiografico, che è anche un documento del giudeocristianesimo palestinese nel IV secolo. Mentre si muoveva per combattere l'Arianesimo non trascurava di segnalare ai fedeli il pericolo dell'Ebionismo (delle regioni a nord e a sud di Damasco), che - dice il Chronicon paschale - pretendeva dirsi cristiano pur seguendo le usanze dei giudei (PC 92/ 76 C).
Fu vescovo per 36 anni. Fu ritenuto come « nuovo Giovanni » e << nuovo apostolo della sua generazione ». La morte lo sorprese nel viaggio di ritorno dal Sinodo della Quercia alla sua sede il 12 maggio del 403.
Epifani o
L'ANCORA DELLA FEDE
Sinossi dell'Ancorato Il gran padre Sant'Epifania di cui qui parliamo fu originario di Eleuteropoli di Palestina, dove fu pure padre di monaci. Dopo essersi ritirato per la prima ascesi in Egitto ed esservi rimasto fino a vent'anni di età, fece poi ritorno nel sobborgo di Eleuteropoli, fondando li un monastero. Il suo trattato ha per titolo «Ancorato» perché a modo d'àncora regge lo spirito in cerca di ciò che dà vita e salvezza, contenendo esso la somma dei punti principali della fede: consustanzialità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, vera e propria incarnazione di Cristo, risurrezione dei morti e vita eterna, giudizio unico per la carne e per l'anima. Contiene parzialmente ciò che serve per combattere gli idoli, le eresie, i giudei, ecc. Contiene pure i nomi delle ottanta eresie, e fa la messa a punto di altre questioni sulla Sacra Scrittura. Fu scritto per quei di Suedri di Pamfilia che gliene avevano fatto richiesta con le lettere riportate qui prima del trattato. Ciò avvenne quando Diocleziano era al novantesimo anno di età, Valente al decimo, Graziano al sesto 1•
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l L'anno della composizione è il 374. Per le notizie, cf. la nostra introduzione al n. 10. Nel margine sono apposti i numeri dei paragrafi secondo le annotazioni di K. Holl.
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Lettera di t'Epifania da Suedri e Figlio e sima fede.
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Epifania
Ancora della fede
Tarsino, Matidio ed altri presbiteri a Sanvescovo di Costanza città di Cipro, scritta in Pamfilia per quesiti sulla fede nel Padre Spirito Santo e su altri punti della mede-
Al riverito da Dio il signor vescovo Epifania Matidio e Tarsino, Neone e Numeriano, presbiteri della chiesa cattolica di Suedri, salute nel Signore Iddio. In diversi modi il diavolo nemico degli uomini è solito suscitare torbidi e spargere la sua sementa tra i meno provetti e ancora non pienamente rassodati nella fede della santa Trinità. «Tuttavia le solide fondazioni- come sta scritto- tengono, portando il sigillo del Signore che conosce i suoi» 2 • Ma gli eretici in tutto corrivi, appena smesso di bestemmiare Gesti, si danno ad offendere con altra empietà Dio, mostrandosi « arroganti nella lingua » contro lo Spirito Santo e « parlando perversamente contro l'Altissimo,, 3• Ciononostante, benché siano stati moltissimi a cedere, per grazia di Dio noi siamo restati saldi nella vera fede senza farci smuovere assolutamente in nessun punto dalla retta e sana dottrina. Anzi molti di quelli che sembravano farsi trarre in inganno, per grazia di Dio, hanno ripreso vigore con le lettere del santo vescovo di felice memoria Atanasio e del tuo piissimo collega nel sacerdozio Procliano. Ma poiché perdurano ancora tra certuni i racemi della malvagia dottrina e urge l'opera di esperti agricoltori come voi o per innestarli in buon olivo o per reciderli una volta per sempre, perciò ci rivolgiamo con questo scritto per implorare la tua pietà reverendissima di voler stilare per la 2 2 Tim. 2, 19. Sul demonio seminatore di zizzania, cf. Mt. 13, 25; sul sacerdote agricoltore ad immagine del Padre, cf. Rom. 11, 17-22. 3 Sal. 11 (12), 5; 72 (73), 8.
Lett. Palladio; risp. Epifania
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nostra Chiesa un'epistola che, con un'esauriente rassegna, esponga i principì della retta e sana fede. Possano confermarsi per le tue sante parole i meno provetti ed ancora esitanti, e possa andare scornato per le tue sante orazioni il diavolo nemico della Chiesa. Con gli auguri che goda per lunghi anni buona salute, ricordandoci a Dio nelle preghiere. 1
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Lettera scritta dal magistrato della stessa città di Suedri Palladio ed inviata allo stesso Sant'Epifania per le medesime richieste. Al principe dell'anima mia da Dio onorato il vescovo Epifania salute nel Signore Iddio da Palladio governatore di Suedri. Quei che navigano per l'immenso mare aperto, fin- l ché c'è un vento mite a guidare la rotta della nave, poco si curano dei porti che possono offrire le spiagge pensando che la traversata dell'imbarcazione non debba avere fastidi; ma appena soffi impetuoso in senso con- 2 trario un vento che da ogni parte sollevi altissimi i marosi sommergendo la nave, sospirano il porto sicuro, scrutano intorno la terraferma vicina e, non riuscendo ad approdare in nessun modo, accostano ad un'isola qualsiasi circostante per trovare scampo per sé in qualunque modo; avvicinatisi ad essa e messisi al riparo dei promontori che formano insenature, riescono infine a mala pena a sfuggire ai rischi del naufragio. Come loro anche noi viviamo in tali frangenti, 3 o principe della chiesa; ammaestrati dalla parola salvifica di Dio e impegnati ad evitare la tempesta del mondo, vogliamo portare al sicuro la nostra imbarcazione nel porto del Cristo. Siamo venuti a conoscenza di questioni a nostro giudizio vane ed assurde sullo Spirito Santo. Alcuni pretendono negargli la dignità
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Epifania
divina e sovrana, e lo abbassano a livello di servo e apostolo; dicono che le lodi da noi tributategli sono insensate o ridicole. Perciò ci siamo sentiti inghiottire 4 come dai terribili marosi d'un mare in tempesta, né potendo trovare scampo in alcuno dei nostri capace di sciogliere le questioni e di farci una sana esposizione della fede, eccoci qui indotti a rimettere alla tua pietà i nostri problemi, elevando anche noi quel grido: «Maestro, salvaci » 4 • Imploriamo dunque quella fede pura e retta che 5 la buona fama da cui sei preceduto e testimoni degni di fiducia garantiscono e annunziano. Non ti dispiaccia accogliere con benignità la nostra preghiera, secondo la missione dal Salvatore a te assegnata. Non ti sia discaro esporci in un tuo venerabile trattato la fede nella santa Trinità con piu ampia e precisa rassegna, e mandarcela perché possiamo confermati in essa ottenere quel che desideriamo: che abbiano a gioirne quanti già nutrono con essa la loro pietà, e che siano guariti, se è possibile, quanti da essa sono decaduti; sicché « in tutti sia glorificato Iddio » 5•
',,l' Lettera scritta ai presbiteri di Suedri in Pamfìlia Matidio, Tarsino, Neone e Numeriano e al magistrato Palladio sulla fede nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo e su altri punti della fede, sulla resurrezione dei morti e l'incarnazione di Cristo, nell'anno novantesimo di Diocleziano, nel mese di luglio, sui temi richiesti dalle loro lettere, secondo i soggetti da esse proposti. A voi miei veneratissimi fratelli e colleghi nel sacerdozio, signori Matidio, Tarsino, Neone, Numeriano, e agli altri in comunione con voi; a voi, nostri carissi4 Le. 8, 24; Mt. 8, 25. s l Pt. 4, 11.
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Ancora della fede 1, 1-4: Preambolo
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mi figli Palladio e Severiano, che ardenti di santo zelo avete scelto la vita santa e desiderabile della fede cattolica e della perfetta comunione secondo le parole del Salvatore «Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri » 6 e le altre « Vendevano quel che possedevano e ne portavano il ricavato ai piedi degli apostoli» 7 ; a voi, che vi curate di provvedere per le vostre anime tutto quello che è opportuno anzi le cose migliori, Epifania minimo tra i vescovi coi miei fratelli nel Signore Iddio augura salute.
1. Preambolo del trattato: argomenti richiesti
Già mi san potuto reputare fortunato, carissimi, per l il solo fatto che non essendo noi da tanto nei confronti dei santi che infiammati di divino zelo hanno scelto una vita perfetta 8, dai medesimi siamo stati ritenuti degni di essere stimolati, destati spiritualmente e drizzati per le opere di bene. Il mio povero spirito infatti 2 era solo desideroso di tranquillità 9 , né si protendeva con l'impegno di progresso proprio di quelli che meditano intensamente l'ammonimento dell'Apostolo di stare, appunto, «protesi in avanti» (non però «oltre la misura del modello che ci ha dato Iddio come metro ») 10 ; ma ora voi mi avete costretto a farlo. I voti 3 Mt. 16, 16. Mt. 16, 17. . . L'ideale dei destinatari è di tendere alla perfezwne, m fervore di Spirito Santo nei riguardi dei fratelli, cf. Mt. 5, 48; Col. 1, 24. 9 Il giusto biblico fa dapprima consister~ la santit~ nella autosegregazione dal mondo, cf. 2 Cor. 6, per Il combattrmento contro il demonio ed il ritorno al Paradiso di Adamo: qadosh= hdgios =santo= semplice. ro San Paolo dice di << dimenticare il cammino percorso e 6
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infatti per ogni via espressi con divino zelo dal pritaneo - cosi per dire - vostro e degli altri con voi concordi nello ;el o per l'ortodossia (quale il nostro figlio Ipazio che per questo viene a me dalla terra d'Egitto) mi hanno disposto a deporre ogni pigrizia e ogni esitazione, a non stare piu al coperto o in seconda fila, e a scrivervi sulla fede dal momento che voi e i nostri fratelli me ne chiedete punti capitali per la nostra salvezza, gli elementi fondamentali e solidi della fede secondo la Sacra Scrittura: sul Padre sul Figlio e sullo Spirito Santo e su ogni altro argomento relativo alla nostra salvezza in Cristo; sulla risurrezione dei morti e l'avvento nella carne dell'Unigenito; sulla Sacra Scrittura dell'antico e del nuovo patto ed altri temi ancora riguardanti la salvezza. Accolgo cosi una simile proposta di non poche ri- 4 chieste, che mi ha pure fatta il fratello mio collega nel sacerdozio Canape assieme ai suoi fedeli. Me l'hanno fatta altri oltre voi, reverendi figli carissimi; anzi il nostro figlio Ipazio viene da me proprio per questo: sono infatti - lo vedo - molti che desiderano trattati gli stessi temi. Ho però deciso di farlo subito perché mi avete toccato il cuore e la mente voi con le vostre lettere di richiesta, alle quali io, benché impari a compiere il vostro desiderio, dovevo pur rispondere volente o nolente con una mia. Cedo quindi a richieste cosi pressanti vostre e dei vostri.
Ancora della fede 2, 1-6; 3, 1-5
2. La richiesta dei destinatari è stata mossa dallo Spirito Santo
Davvero sono tutto preso da immensa ammirazione per la provvidenza del no~tro ~ignare. Iddio, con incommensurabile bontà elargitore m ogm. eve~t~ del suo Spirito Santo a chi ve:ament~ lo c~rch1. ~rchreste invero come quelle fattemi da VOI e dm vostn per. le~ tera, carissimi, non potevano essere giudic~te no.n Ispirate. Di fatto subito le ho stimate mosse m ~OI dall~ grazia di Dio che possedete. Davvero infatti quanti, nutrendo la fede ortodossa nel Figlio di D~o e n~ll? Spirito Santo, in armonia piena :on Pietro 1! ?eat~ssi mo apostolo hanno imparato a dire: « Tu s.ei Il Cnsto figlio del Dio vivente» 11 , saranno proclamati. dallo stesso Signore beati, come lo fu appunto San PI.et_ro a.llo.rquando si senti dire: «Beato tu bar Iona >>, cwe « figho di Giona » 12• • Suo padre si chiamava infatti ?iona, e. « bar » m lingua ebraica significa figlio. Quest esp~essi?ne f_u- P.arola di vita, di quella che il Figlio Um,gemto d1 D:o diede di fatto ai suoi discepoli « perche - ~ta ~cnt~ to -avessero in sé la vita» 13 , di quella vit~ d1. cm egh parlava dicendo: «Affinché conoscano te l umco v~ro Dio e colui che tu hai mandato Gesti Cristo» 14 • Col dire « solo vero Dio » ci portò alla monarchia, cioè a no~ essere piu «schiavi degli elementi del mondo», perch~ non regnasse piu tra di noi il politeismo ma l.e ~enti umane non piu disperse nelle vie della form~azwn~ aderissero alla fede nell'unità del solo .vero ,DI?.; pOIché sta scritto che « la prima fornicaziOne e lmvenzione degli idoli» 15 • L'espressione seguente «che tu 11
stare tutto proteso in avanti », Fil. 3, 13. Il termine epéctasi, ossia tensione, adoperato in senso mistico dalla teologia spirituale, è di origine paolina; cf. 2. Cor. 10, 13.
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Mt. 16, 16. Mt. 16, 16. Gv. 3, 15-16; 10, 10; 17, 2. Gv. 17, 3. Sap. 14, 12.
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~ai ~andato Gesti Cristo» a quale altro Gesti Cristo si n~ensce se non a Dio? Se si riferisce poi a Gesti Cristo DIO, come dice Giovanni « Iddio Unigenito che è nel sen?, del Padre, ed ha parlato a noi » 16, per conseguenza VI~ un solo Dio Padre, unico vero Dio, e I'Unigenito aneh esso Dio. Egli non è quindi fuori della divinità e dell'unità· 6 ma poiché è figlio del Padre, per ciò stesso è solo Di~ vero. Non però come alcuni dei Greci hanno detto fossero dèi le false divinità, per nulla divine, ma è solo vero ~~o perché solo da solo, l'Unigenito e cosi pure lo Spinto Santo. La Trinità nell'unità è un solo Dio Padre e Figlio e Spirito Santo. '
3. L'Antico e Nuovo Testamento testimoniano le tre Persone
Severa l'ammonizione a coloro che non hanno me- 1 ritato lo Spirito Santo: « Nessuno può dire "Gesti è Sign~re", se non per ispirazione dello Spirito Santo» 17 • POiché anche i Giudei pronunziano il nome di Gesti 2 ma non lo dicono Signore. Anche gli Ariani lo chiama~ no col nome di Dio, ma lo dicono figlio adottivo e non vero, perché non prendono la fede dallo Spirito Santo. Se uno infatti non la prende dallo Spirito Santo, non 3 c~nfessa Gesu vero Signore e vero Dio, vero Figlio di DIO e vero re dei secoli. . Ne accolgano l'insegnamento quanti per pregiudi- 4 ZIO pensano che egli non abbia mai voluto attestare ass_ol~tamente di essere l'Unigenito Figlio di Dio; perche d1 fatto ha detto nel Vangelo: «Se io do testimo- 5 16 17
Gv. 1, 18. l Cor. 12, 3.
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Ancora della fede 3, 6-9; 4, 1-5
nianza a me stesso la mia testimonianza non è vera, ma vi è un altro che mi dà testimonianza» 18 • E chi è quest'altro se non colui che tuonò dal cielo: «Questo è il mio Figlio diletto in cui mi sono compiaciuto» 19 ? Inoltre se prima disse: «Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non è vera», poi però aggiunse: «Anche se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza è vera» 20 • Ma disse ancora: «Le opere stesse che il Padre mi ha dato da compiere mi danno testimonianza'' 21 , e poi: « Mosè ha scritto di me», « Mosè dà testimonianza di me » 22 • La prima espressione « Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non è vera» vuoi dire che l'umana affermazione non può vantare di fondarsi sulla propria autorità, come capita a molti da cui egli vuoi recidere l'insolente millanteria di fondarsi sulla propria autorità. La seconda invece « Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza è vera » dimostra che la sua non è dichiarazione umana, ma di Dio che è verace nella sua attestazione. Vero Dio dunque il Padre, vero Dio il Figlio e vero Dio lo Spirito Santo, « Spirito di Dio » e « Spirito di verità», nella Trinità una per il santo nome di Dio. Lo stesso Figlio dice del Padre: « Perché conoscano te solo vero Dio». È perciò degna di fede la testimonianza di colui che si adagiò sul petto del Figlio 23 , quando lo disse Dio; non chiamò espressamente l'Unigenito «Dio vero » come fece per il Padre, ma come del Padre scrisGv. 5, 31. Mt. 3, 17; 17, 5. Gv. 8, 14; 5, 36. Gv. 5, 46; cf. Gv. 5, 39. 36. 22 Gv. 5, 46. 23 Gv. 13, 23-25. La conoscenza perfetta è dono genito che è nel seno del Padre "• cf. Gv. 1, 18. 18
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dell'Uni-
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se che è « Dio vero », cosi del Figlio disse che è « Dio Unigenito »; come del Padre scrisse che« Dio è luce» 24 cosi del Figlio disse che « era la luce vera » 25 • '
4. Le tre Persone sono verità e luce
Ecco come va spiegata esattamente la Scrittura. .Padre si dice che è Luce, non Luce vera; del Figlio SI d1ce che è Luce vera, né alcuno osa esprimersi diversament.e .. Ma .chi pazzamente o piuttosto per acquisirsi la quahflca d1 leso mentale oserà far sua l'opinione blasfema di chi dice il Padre Luce non vera, per il fatto c~e non trova li l'attributo «vera »? Se infatti il Figho veramente da lui generato è vera Luce, colui che ha gener.ato il Figlio indubbiamente è Luce vera, generando .lm da sempre e fuori del tempo la Luce vera. Come poi non dobbiamo negare al Padre il titolo di Luce vera (~nche se li non è ~ggiunto l'attributo «vera») perché PI~~ente non possmmo pensare altrimenti né dubitare mm~mamente sul fatto che egli sia Luce vera, se non voghamo perderei, cosi pure accumuleremmo su di noi acc.use di pazzia se, per il fatto che del Figlio non sta scntto « il Figlio è Dio » (perciò neppure è detto es?re~samente « Dio vero »), temerariamente bestemmiassimo contro di lui, non confessando il Figlio « Dio vero» (benché l'espressione dalla Scrittura non gli sia stata attribuita). ~isogna infatti riferire ad ogni Persona tutto ciò che e comune alla Trinità, intendendo che cosa dicia~o aff~r.mando che dal Padre è il Figlio Dio vero, e .lo Sp1~1to. ~ero: Con l'una e l'altra espressione propomamo sigmficati parimenti corrispondenti a verità. Al
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Padre si dà l'appellativo di Dio vero e al Figlio quello 6 di Dio, d'altra parte al Padre quello di Luce e al Figlio quello di Luce vera, con il collegamento delle due espressioni con cui onoriamo la divinità (per il Padre, Dio vero, e per il Figlio, Luce vera; per il Padre, Luce, e per il Figlio, Dio) confessando l'unica divinità chiamata Luce e Dio, e l'unità indissolubile della sua poten· za, chiamata Dio vero e Luce vera.
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24 Gv. 17, 3 (Dio vero); l, 5 (Dio luce); l, 18 (Dio unigenito). 25 Gv. 1, 9.
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5. Lo Spirito Santo non abita in noi senza il Padre e il Figlio
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Cosi pure dello Spirito Santo Gesti disse: « Se io 26 non me ne vado non verrà lo Spirito di verità>> , e di 27 se stesso: « Io sono la verità >> • Del Padre disse: « È lo 28 Spirito del Padre mio che parla in voi>> , e dello Spi29 rito: « Il mio Spirito abita in mezzo a voi>> • Ma lo Spirito ineffabilmente opera col Figlio. Fu lo Spirito a spingerlo nel deserto «perché fosse tentato dal diavolo>> 30 , ed egli stesso afferma: «Lo Spirito del Signore mi ha unto>> 31 • Lo Spirito Santo parlò pure per mezzo dei profeti, come sta scritto: «Questo dice il Signore onnipotente>>, «il Signore che parla per mezzo dei pro32 feti >>, « che forma il tuono e crea il vento >> (il tuono che risuona nelle orecchie degli uomini e il vento che trasporta le piogge da Dio mandate sulla terra). L'espressione « che forma il tuono e crea il vento >> riguarda le cose create; l'altra «annunziando il suo
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Gv. 16, 7. 13. Gv. 14, 6. Mt. 10, 20. Ag. 2, 5. Mt. 4, 1; Mc. 1, 12. Le. 4, 18; Is. 61, l. Am. 4, 13.
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Ancora della fede 6, 1-10; 7, 1
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Cristo agli uomm1 » riguarda l'annunzio non di una creatura ma di colui che è vero Figlio del Padre, increato, non soggetto a mutazione e variazione, eterno da eterno, come dicono Mosè e Giovanni. Mosè aveva profetato: «Colui-che-è mi ha mandato» 33 , e Giovanni affermando di lui: « Colui-che-è nel seno del Padre ha parlato » 34 chiamò Colui-che-è il Padre, Colui-che-è il Figlio (Colui-che-è presso Colui-che è, da lui generato; Colui-che-è non per mescolanza col Padre, non perché ha cominciato ad essere, ma perché è Figlio vero del Padre, come il Padre da sempre genera il Figlio). Non ci fu mai infatti un tempo in cui il Padre non fosse Padre, né mai un tempo in cui il Figlio non fosse con l'unico Padre. Se vi fosse stato un tempo in cui il Padre non fosse padre, allora il Figlio avrebbe avuto un altro padre, anteriore al Padre dell'Unigenito. Sicché coloro che credono di essere perfettamente pii verso il Padre finiscono con essere empi. Poiché in Dio non vi è né tempo né momento, neanche un istante o una minima frazione di ora, anche se breve come lampo d' occhio o movimento di pensiero. Tu ogni volta che vuoi elevare la mente con il pensiero e con la fede al Figlio, abbi presente anche il Padre. Lo dice il nome stesso: quando pronunzi figlio, dicendo figlio pensi ad un padre perché il concetto di padre è correlato a quello di figlio; quando pronunzi padre tu intendi il rapporto col figlio, poiché il nome di padre non può assolutamente non essere relativo a quello di figlio.
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Es. 3, 14. Gv. 1, 18.
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6. Trinità non dice una vaga unità nella pluralità, ma tr.e sussistenti in relazione nell'unica usia divina
Di qual tempo osi parlare affermando c?e il Pa~ l dre prima non era padre, con la tracotanza di.vo~erg~I negare la compresenza del Figlio? Tu non osi d1r~ ~l Padre suscettibile di crescita in dignità (poiché la divinità è sempre identica a se stessa, non è sog~ett~ ad addizioni o sottrazioni di dignità); impara qumd1 « a non bestemmiare » impugnando la fede per non farti piuttosto transfuga dalla fede, ma credi. se~1.1j::-e nel 2 Padre che dall'eternità veramente genera 1l F1g. . w. Anche il Figlio è da sempre veramente in relazion~ ~l Pa- 3 dre che realmente è, benché generato, come flgho da sempre. Non è commisto al Padre, non è suo fratello, ma vero figlio da lui generato, figlio per natu.ra non per adozione, Figlio consustanziale al Padre, umto no? accomunato nella sostanza, generato non proiettato dal Padre, come vanno cianciando certuni che lo vogliono figlio per adozione e non per natura. Quello che ci lega nella fede, è il consustanziale. 4 Perché se tu dici consustanziale dissipi la baldanza di Sabellio; almeno dove il termine consustanziale signifì- 5 ca « di una sola sostanza>>, s'intende in questa sostanza unica il Padre, in questa sostanza unica il Figlio e in questa sostanza unica lo Spirito Santo. Quando si 6 dice consustanziale non si vuol dire nulla di estraneo alla divinità stessa, ma che il Figlio è Dio da Dio e che lo Spirito Santo è Dio, non tre dèi ma una ident~ca divinità: uno è il nostro Dio, dice il beato Mose: « Il 7 Signore Dio tuo è un solo Signo.re >>~·.Non. parli~~o 8 di dèi ma diciamo Dio Padre, Dw F1gho, Dw Spinto Santo: non dèi; perché in Dio non vi sono molti dèi. 35
Deut. 6, 4.
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Con i tre nomi si esprime l'unica divinità del Padre e Figlio e Spirito Santo. Né si t~att~ di due figli 36 , perché l'unico Figlio è 9 a~pu?to ur:ngemto, mentre lo Spirito Santo, Spirito di DIO, e colm c~e da sempre è col Padre e col Figlio, non estraneo a DIO essendo da Dio, «procedendo dal Pa37 d.r~ » e« p~e?dendo dal Figlio» 38 • Benché incompren- 10 siJ:Ile, lo Spmto Santo (come incomprensibile è il Figho Unigenito) è da Dio, non estraneo al Padre e al Figlio. Non unito al Padre e al Figlio per commistione è nella Trinità sempiterna della stessa usia: non vi è al~ tra usia nella divinità né altra divinità nell'usia· identic~ divinità da identica divinità sia il Figlio eh~ lo Spinw Santo.
7. Lo Spi~i~o Santo fu mandato ad annunziare il Figlio, a sant1f1care le anime e a sigillare in Cristo come unità di collegamento delle menti e dei cuori
. Lo Spirito Santo è spirito e il Figlio è figlio, Io Spi- 1 nto procede dal Padre 39 e prende dal Figlio 40 ; « scrutando le ~r?fond~tà di Dio>> 41 annunzia il Figlio al mondo e santifica gh uomini nel segno della Trinità dove è terzo nell'ordine dei nomi (poiché la Trinità' è del Pa~re del Figlio e dello Spirito Santo, secondo sta scntto: «Andate e battezzate nel nome del Padre del F.iglio e dello ~pirito Santo >> 42 ), ma proprio come sigillo della grazia; legame nella Trinità non estraneo al 36
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Cf. qui sotto al c. 71. Gv. 15, 26. Gv. 16, 14-15. Gv. 15, 26. Gv. 16, 14-15. 1 Cor. 2, 10. Mt. 28, 19.
Ancora della fede 7, 2-8; 8, 1-5
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suo numero né separato nella enumerazione; non estraneo al suo dono in quanto unico Dio dell'unica fede, un solo Signore di un'unica grazia, nell'unica Chiesa da un solo battesimo 43 • Poiché da sempre la Trinità è trinità, e giammai può avere aggiunte al di fuori di questo numero, Padre e Figlio e Spirito Santo. Trinità non di esseri mescolati e separati nella propria unione, ma di sussistenti perfetti, Padre perfetto, Figlio perfetto e Spirito Santo perfetto, Padre, Figlio e Spirito Santo datori dei doni attribuiti allo Spirito: «Vi sono bensi vari carismi, ma un medesimo Spirito; e vi sono vari ministeri, ma un medesimo Signore; e varie operazioni, ma un medesimo Dio che opera ogni cosa in tutti >> 44 • Non cadiamo da dove siamo stati elevati, non distacchiamoci dalla verità. Noi non stiamo a difendere Dio, ma coltiviamo pensieri di pietà per non perderei, e parliamo non per voler comprendere, ma come uomini che dicono ciò che hanno appreso. L'onore che rendiamo a Dio infatti non è facilmente comprensibile, anzi sorpassa di mille miglia le capacità nostre di magnificarlo col pensiero. Del resto Dio se lo dà da sé, né può essere aggiunta lui gloria o tolta proprietà. Poiché nella Trinità non v'è nulla di creato o di aggiungibile; il Padre genera il Figlio, ma non vi fu mai un tempo in cui non vi era il Figlio. Il Padre infatti non si chiamò padre in un tempo determinato, ma fu da sempre padre ed ebbe con lui sempre un Figlio, non un fratello ma un figlio generato ineffabilmente (cosi chiamato per motivi incomprensibili), da sempre col Padre senza mai cessare di essere. Il Padre dunque è ingenerato e increato, incomprensibile; il Figlio generato ma non creato, incom-
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Ef. 4, 5. l Cor. 12, 4-6.
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prensibile; lo Spirito Santo eternamente non generato né creato, non fratello né zio, non proavo né nipote, ma della identica usia del Padre e del Figlio, Spirito Santo perché « Dio è spirito » 45 •
8. Un solo Dio opera con tre distinte attribuzioni in un solo battesimo
Ognuno di questi predicati è proprio di un solo 1 nome, né si può ripetere per l'altro. Poiché il Padre è padre e non ha chi con lui si possa paragonare o a lui accomunare come ad un altro padre si da farne due dèi. Il Figlio Unigenito è Dio vero da Dio vero, 2 non ha il nome di Padre ma non è estraneo al Padre, bensi Figlio del Padre; Unigenito cui solo compete il nome di Figlio, e Dio da Dio si che un solo Dio si chiama Padre e Figlio. Anche lo Spirito Santo è come uni- 3 genito, ma non ha nome di Figlio né appellativo di Pa~ dre, bensi di Spirito Santo non estraneo al Padre. Se- 4 condo le parole dell'Unigenito egli è « Spirito del Padre» 4{\, «che procede dal Padre» 47 ; «prenderà dal mio» 48 , egli dice, perché non lo si credesse estraneo né al Padre né al Figlio, ma della stessa usia, della stessa divinità. Spirito divino, « Spirito di verità », lo Spirito di Dio si chiama Spirito Paraclito, appellativo questo che spetta propriamente a lui solo. A lui non si può accomunare o eguagliare nessun altro spirito; né egli ha il nome di Figlio o il nome di Padre. Predicati spettanti ad uno solo non possono essere comuni. Per lui si usano pure le espressioni « Dio nel Pa- 5 dre » « Dio nel Figlio », « Dio nello Spirito Santo ,, « di 45 %
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Gv. Mt. Gv. Gv.
4, 24. 10, 20. 15, 26. 16, 14-15.
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Dio », « Dio », « Spirito del Padre », « Spirito del Figlia ''• non per addizione in un composto, come avviene in noi per il corpo e l'anima, ma in quanto egli è mediano tra il Padre e il Figlio, dal Padre e dal Figlio, pur essendo terzo nel nome; secondo quanto sta scritto: «Andate e battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 49 • Ora se è il Padre che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; se è il Figlio che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; chi oserà dire da autentico nemico della sua anima lo Spirito Santo estraneo alla divinità? Poiché se noi siamo segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, lo siamo nell'unico segno della Trinità e nell'unica notenza di Dio trino. Se Dio è una sola cosa, distinto~ da tutto il resto che essendo creato non è divino, in che modo avviene l'unione di Dio col resto mediante il sigillo di perfezione? Secondo l'opinione di quei blasfemi, noi saremmo segnati solo nel nome regale del Padre e in quello non regale di due creature, quindi ancora servi degli elementi e delle creature 50 ; per essi, il solo nome del Padre non avrebbe potuto salvare, e quindi egli avrebbe creato e unito a sé due Elementi perché la sua divinità solo assumendo altre potenze avrebbe potuto salvare col segno del battesimo liberando l'uomo da lui creato con il lavacro per la remissione dei peccati 51 •
Mt. 28, 19. I codici Laurenziano e Ienese hanno la lezione << di Dio >>, nel senso ovviamente di << del Padre"· Ausgg. perciò ha Ietto Epifanio mutando la lezione piu difficile nella piu facile << del Padre>>. 49
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Gal. 4, 3.
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9. Pietro e Paolo concordano nel dire lo Spirito Santo Dio dal Padre e dal Figlio
Ahimè che follia, che bestemmia! Donde è piovuta sul mondo questa mancanza di fede di nuovo genere, anzi questa profanazione della fede? Profanare la fede è peggio che esser privi di fede: chi infatti non ha la fede la può ricevere convertendosi, ma chi profana la fede è incorreggibile o difficilmente salvabile, se non interviene dall'alto una speciale unzione di grazia 52 • San Pietro disse ad Anania: « Come mai vi ha tentato Satana si da indurvi ad ingannare lo Spirito Santo?»; «Non hai mentito agli uomini ma a Dio» 53 , cosi dichiarando che lo Spirito cui avevano mentito falsifìcando il prezzo è Dio dal Padre e dal Figlio. La medesima cosa affermò anche San Paolo dicendo: «Voi siete tempio di Dio, e lo Spirito di Dio abita in voi, 54 : col dire che saranno chiamati tempio di Dio i santi in cui inabita lo Spirito Santo, dichiarò che lo Spirito è Dio. Il che corrisponde a quanto testimoniato dal Principe degli Apostoli, per la rivelazione fattagli dal Padre proclamato dalla bontà del Signore beato 55 • Fu proclamato beato, dico, per la rivelazione fattagli dal Padre sul suo vero Figlio e per la rivelazione che poi avrebbe fatta sullo Spirito Santo lui stesso, il primo degli Apostoli, la solida pietra « sulla quale è stata fondata la Chiesa, contro cui non prevarranno le forze dell'inferno » 56 • Le porte dell'inferno sono le eresie e gli eresiarchi, mentre quel che da ogni parte consolida e sostiene la fede sta nella chiave da lui ricevuta del cielo,
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con la quale egli scioglie sulla terra e lega in cielo 57 ; per cui certe sottili questioni sono quisquiglie di fronte alla fede. Egli l'aveva rinnegata tre volte spergiurando prima che il gallo cantasse (lui che si credeva forte per l'immensità di amore del suo Signore troppo umanamente confessata con quelle parole: « Anche se tutti ti rinnegheranno, io non ti rinnegherò »),ma per essa egli pianse all'udire la voce del gallo, confessando Figlio di Dio colui che era stato veramente catturato nella sua concreta umanità e non già in apparenza (confessava col suo pianto anche l'uomo realmente tradito dai Farisei e catturato) 58 • Orbene, egli era tornato in Galilea assieme a colui che aveva riposato sul petto del Signore 59 (da questi apprendendo e ricevendo il dono d'una particolare forza di penetrazione nella conoscenza che avrebbe poi rivelata). Pietro, eretto dal Padre a solido fondamento della fede, aveva accondisceso all'invito di andare apescare e spogliatosi di tutte le sue vesti pescava sul mare di Tiberiade 60 su di una barca assieme al discepolo prediletto del Signore, poiché li aveva rassicurati il Salvatore, dopo aver ad essi chiesto se avessero qualcosa da mangiare, dicendo loro: «Buttate le reti a destra della nave e troverete» 61 • A Pietro ammirato per l'avveramento di quella parola Giovanni il prediletto di Gesti allora disse: « È il Signore ,, 62, confessandolo cosi vero Dio e vero uomo, vero figlio realmente incarnatosi da Maria e venuto dal cielo per opera dello Spirito. Lo confessò a Pietro il quale udi da Gesti quelle parole 57
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Cf. l Gv. 2, 20; Le. 24, 49. Atti, 5, 3-4. l Cor. 3, 16. Mt. 16, 17. Mt. 16, 18.
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Mt. Mt. Gv. Gv. Gv. Gv.
16, 19. 26, 33-34. 74-75; Mc. 14, 29-30. 71-72; Le. 22, 61. 13, 23. 21, 7. 21, 5-6; cf. Le. 5, 4-11. 21, l.
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Pasci i miei agnelli » 63 e guidò felicemente il gregge affidatogli per straordinaria grazia del suo Signore dacché per rivelazione del Padre ebbe professato la sua fede nell'incarnazione del Figlio e nella identica divinità dello Spirito; e trovò «conferma ad ogni sua parola attraverso tre testimoni» 64 , dando la destra della comunione con Giacomo e Giovanni 65 a Paolo e a Barnaba. <<
10. Onorando una sola delle tre Relazioni Sussistenti si onorano tutte insieme
Nulla infatti può essere testificato senza la testimonianza di due o tre persone. A ciò si riferisce quanto attestato per enigma nella Legge, dove si riconosce un solo Dio, il Padre, con la potenza del Figlio e con quella dello Spirito Santo, terza testimonianza che perfeziona la conoscenza, nel triplice grido dei Cherubini e dei Serafini: «Santo, santo, santo» 66 • Poiché anche nel cielo non si glorifica Dio ripetendo «santo>> due o quattro volte. Gli stessi santi e invisibili viventi spirituali non pronunziano quattro o una sola volta la parola glorificatrice, ma ognuno ripete tre volte « Santo, santo, santo ». Non dicono « santi, santi, santi >> ma, per non travisare l'unità pluripersonale nascondendone la trinità numerica, celebrano per tre volte la lode di santità attribuendola al solo ed unico Nome che esclude la pluralità degli d è i. Vi è un solo Dio, il Padre nel Figlio, il Figlio nel Padre con lo Spirito Santo. Perciò Dio è anche detto « il Santo che riposa tra i Santi» 67 , sussistente il Padre 63
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Gv. 21, 15; cf. Le. 5, 10. Deut. 19, 15; Mt. 18, 16. Gal. 2, 9. Is. 6, 3. Is. 57, 15.
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vero, sussistente il Figlio vero, sussistente lo Spirito Santo vero; tre sussistenti in una sola divinità, in una sola usia e in una sola celebrazione di lode; un solo Dio. Quando tu nomini il Figlio, lo intendi compreso 6 nella Trinità; quando ricevi lo Spirito Santo, sei fatto degno di partecipare alla potenza del Padre e del Figlio di Dio; quando glorifichi il Padre, indichi pure il Figlio e lo Spirito Santo. Non fai confusione tra i tre, poiché 7 il Padre è Padre, il Figlio è Figlio, e lo Spirito Santo è lo Spirito Santo. Però non dividi la Trinità dall'Unità medesima, ma onori il Padre come Padre, onori il Figlio come Figlio, e onori lo Spirito Santo come Spirito di verità e Spirito di Dio. Sicché l'Unigenito dice: « Chi onora il Padre onora anche il Figlio » 68 ; e tu col dire 8 Padre indichi il Figlio, onori il Figlio. Ma è pure scritto che « chi onora il Figlio onora il Padre », e tu col nominare il Figlio onori il Padre non dicendo il Cristo inferiore al Padre. 11. Vestigi della Trinità nel mondo visibile ed invisibile
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Infatti neppure tra di noi uomini manca tale sen- 1 timento di unità. Se noi non vogliamo che i figli siano onorati in misura inferiore o meno dei padri (giacché il disonore dei figli ridonda sui padri), a maggior ragione Dio Padre non può mai voler giudicato inferiore suo Figlio. Chi dunque dice il vero Figlio del Padre 2 estraneo alla gloria del Padre, ovviamente pensando da ignorante, rende non onore ma disonore al Padre. Cosi pure come, rivelando il Padre, il Figlio disse che 3 « nessuno conosce il Padre se non il Figlio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre» 69 , io oso aggiungere 68
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Gv. 5, 23. Mt. 11, 27; cf. sotto al c. 73.
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che nessuno conosce lo Spirito Santo se non il Padre e il Figlio, da cui egli procede 70, e prende 71 • Come mai osano dire lo Spirito estraneo a Dio? Sono presi da follia e non mossi dalla verità, nulla imparando dalla voce di San Paolo. L'Apostolo è degno di fede, avendogli dato la mano 72 il Principe degli Apostoli Pietro giudicato degno di ricevere la chiave del Regno 73 • Egli poi, quando udi la voce del cielo « Saulo Saulo perché mi perseguiti? » 74 , fu fatto degno di sentire « parole ineffabili, che non è lecito dire ad un uomo» 75 , delle cose che «nessuno tra gli uomini conosce tranne che non parli in lui lo Spirito che inabita nell'uomo'' 76 • Annunziò quindi cose di lassu adattando i paradigmi dell'uomo al modello divino, rivelando cosi in parte cose superne. Tutta la creazione infatti (compresi gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, comprese le milizie celesti, del cielo e della terra, in terra in cielo e sotto terra, compresi i luminari e gli astri, il secco e l'umido, tutto quello che in una parola v'è nel cielo e nella terra) 77 non può esprimere né essere assimilata al suo Signore neppure in senso figurato. Per grazia infatti all'uomo viene concessa l'immagine, secondo quel che dice la Scrittura: «Dio fece l'uomo, ad immagine di Dio lo fece» 78 • Ogni uomo dunque ha l'immagine per grazia, ma nessuno sarà uguagliato al suo Signore, il visibile all'invisibile, il mortale all'immortale. Dio è la fonte di ogni sapienza e padrone dell'universo 70 Gv. 15, 26. n Gv. 16, 14-15. 72 Gal. 2, 9. 73 Mt. 16, 19. 74 Atti, 9, 4. 75 2 Cor. 12, 4. 76 l Cor. 2, 11. n Cf. Fil. 2, 10. 78 Gen. l, 27; cf. introduzione ai nn. 2-3.
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che in lui ha la perfezione; l'uomo invece anche rivestito di grazia, non è per ciò già perfetto del tutto: il Signore concede la perfezione secondo che vuole e secondo i meriti di chi si impegna a far fruttificare i suoi carismi.
12. Lo Spirito Santo in noi scruta le Scritture, ma è tradito dagli eretici
Lo stesso Santo Apostolo pertanto ebbe a dire in modo paradigmatico: «Nessun uomo conosce i pensieri dell'uomo, all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui; cosi parimenti le cose di Dio nessuno le conosce '' 79 • In questa seconda espressione non aggiunge «all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui»; si limita a dire «all'infuori dello Spirito di Dio» perché non si pensi all'essere divino come a composto di parti messe insieme. Disse « all'infuori dello Spirito di Dio », anche perché «è lo Spirito di Dio che sonda ogni cosa, persino le profondità di Dio» 80 • Non diremo quindi estraneo a Dio il suo Spirito che sonda anche le profondità di Dio. La Santa Scrittura ci ammonisce: « Pensa a quanto ti è stato ordinato, infatti non ti importa ciò che è nascosto», ovvero: «Non cercare cose piu alte di te; non scrutare ciò che è piu profondo di quel cui tu possa giungere » 81 • Certamente non possiamo applicare allo Spirito Santo le parole di condanna della vana curiosità; dobbiamo solo dire che fa parte della sua natura scrutare le profondità di Dio: dove e perché infatti scruterebbe le profondità di Dio quasi curiosando o spiando altrove -
l Cor. 2, 11. so 1 Cor. 2, 10. 81 Eccli. 3, 22. 79
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Ancora della fede 13, 1-8; 14, 1-4
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oh follia - , quasi per concupiscenza oh bestemmia - di quel che non gli appartiene? Al contrario, poiché lo Spirito Santo s'è degnato di inabitare nel cuore dei santi, dal momento in cui lo Spirito Santo, dico, dimora in loro, fa ad essi la grazia di scrutare in sé stessi le profondità di Dio, perché possano glorificarlo dal profondo, come dice David («Dal profondo gridai a te Signore ») 82 e in estensione infinita, non con piccineria e grettezza come fanno tra i cristiani Ariani di ogni setta e tra i pagani tanti altri. Da quando Dio diede la Legge per mezzo di Mosè e prima dell'Incarnazione del Cristo, si contano undici lacerazioni ereticali; dopo l'incarnazione, altre sessanta. Non parlo di quelle prima della Legge, in tutto cinque; non conto le quattro elleniche, con le quali le eresie prima della Legge sarebbero nove. Tutte nel complesso, comprese le cinque eresie madri, raggiungono il numero ottanta 83 • Le cinque eresie madri sono le seguenti: Barbarismo, Scitismo, Ellenismo, Giudaismo, Samaritismo. Immediatamente derivate dall'Ellenismo, le quattro eresie dei Pitagorici, Platonici, Stoici, Epicurei. Posteriori alla Legge e prima dell'incarnazione di Cristo undici eresie; di cui sette giudaiche: Scribi, Farisei, Sadducei, Ossei, Nasarei, Emerobattisti, Erodiani; quattro samaritane: Goroteni, Sebuei, Esseni, Dositei. Quindi la somma di quelle nate dopo la Legge dal Giudaismo e dal Samaritismo è di undici.
Sal. 129 (130), l. La distinzione originale delle forme ereticali secondo il numero delle 80 concubine della Cantica (20 prima e 60 dopo l'Incarnazione) ha come sfondo il concetto ecumenico di Cristianesimo e di Chiesa. Soltanto lo Pseudo-Tertulliano e Filastrio contano fra le eresie alcune sètte religiose prima di Cristo. 82
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13. Le sessanta eresie dopo l'avvento di Cristo
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Dunque tutte le eresie prima dell'incarnazione del l Cristo, da Adamo all'Avvento, sono venti. Dall'incarnazione del Cristo fino all'impero di Valentiniano Valente e Graziano, tutte le eresie che hanno usurpato il nome di Cristo sono sessanta, cosi elencate 84 : Sirnoniani, Me- 2 nandriani, Satornili, Basilidiani, Nicolaiti, Gnostici (detti anche Stratiotici o Fibioniti e da alcuni Secundianiti da altri Socratiti, da alcuni ancora Zacchei e da altri Coddiani o Borboriti), Carpocratiti, Cerintiani o 3 Merintiani, Nazarei, Ebioniti, Valentini, Secondiani (cui aderirono Epifane e Isidoro), Tolemeoniti, Marco- 4 si, Colorbasi, Eracleoniti, Ofiti, Caiani, Setiani, Arcontici, Cerdoniani, Marcionisti, Lucianisti, Apelleiani, Seve- 5 riani, Taziani, Encratiti, Frigiasti (o Montanisti o Tascodurgiti), Pepuziani (o Priscilliani o Quintiliani, cui aderiscono gli Arto tiri ti), Quartadecimani, che celebrano la Pasqua sempre nello stesso giorno dell'anno, Alogi, che ripudiano il Vangelo e la Apocalissi di Giovanni, Adamiani, Sampsei o Elcesei, Teodoziani, Melchisedeciani, Bardesianisti, Noeziani, V alesi, Catari (o Navaziani o come li chiamano a Roma Montesi), Angelici, Apostolici o Apotatti, Sabelliani, Origenisti spudorati, 6 Origenisti seguaci dell'Adamanzio, seguaci di Paolo di Samosata, Manichei o Acuaniti, Ieraciti, Meliziani (gli scismatici d'Egitto), Ariani o Ariomaniti, Audiani 7 85 (piuttosto scismatici, non veramente eretici) , Fotiniani, Marcelliani, Semiariani, Pneumatomachi bestem- 8 mia tori di Dio Spirito Santo, Aeriani, Aezi (o Anomei, cui aderi Eunomio, piuttosto degno del nome di Ano84 Forse dal Sintagma di Ippolito, da cui sembrano dipendere oltre Epifania anche lo Pseudo-Tertulliano e Filastrio. 85 Il termine « eresia , presso i Greci ebbe talora significato neutro, per es. nel caso di sètta filosofica; in E. ha il senso di sequela deviante dal modello della fede rivelata.
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mo), Dimeri ti (la cui confessione sulla umanità del Cristo non è perfetta; si chiamano Apollinari), coloro che negano la verginità di Maria Santissima (dopo la generazione del Salvatore si sarebbe unita a Giuseppe; noi li abbiamo chiamati Antidicomarianiti), coloro che nel nome di lei celebrano un'offerta di pane biscottato (collira) e perciò vengono chiamati Colliridiani, Messaliani (cui accedono i Martiriani di origine greca nonché gli Eufemiti e i Sataniani).
14. Le eresie sono originate dalla superbia dissociatrice non dallo Spirito di unità
Davvero mi è sempre dispiaciuto e ho ripugnanza 1 ad elencare e a contare tante eresie, e ancor piu ad esporne il malfare contrario alla legge divina. Due sono 2 soltanto scismi: quello dei Meliziani in Egitto che si s?no staccati da noi senza cadere in eresia pe;ché abb_Iamo accolto (mantenendoli nel loro grado ministenale dopo la penitenza) quelli che erano caduti nella persecuzione; quello degli Audiani in Mesopotamia, an- 3 ch'essi separatisi senza professare dottrina estranea alla fede perché si ostinano ad interpretare l'uomo fatto ad immagine in maniera grossolana benché non irriducibile alla fede 86 , volendo poi vivere per conto loro la vita perfetta rifiutano la comunione a quei vescovi e presbiteri che posseggono oro ed argento, ed a costo di separarsi ed estranearsi dall'unità della Chiesa ortodossa celebrano la Pasqua nel tempo in cui la osservano i Giudei. Ora, tanto quelli che si sono piegati a tali eresie 4 quanto quelli che per gingillarsi con siffatte questioni sono caduti nello scisma, privi dello Spirito Santo, non
Ancora della fede 14, 5-6; 15, 1-7
hanno imparato a scrutare le profondità di Dio; disertori dalla verità, battono infatti le vie piu diverse, pensando chi in una maniera e chi in un'altra. Perché ciò 5 sia avvenuto ce lo spiega il santo Apostolo: « Noi abbiamo ricevuto lo Spirito che viene da Dio, onde poter conoscere i doni che Dio ci ha elargito; ne parliamo non con parole che insegna la sapienza umana, ma con quella che insegna lo Spirito Santo, adattando a cose spirituali parole spirituali, ecc.» 87 • La sapienza è dello Spirito di Dio che non è estraneo a Dio (se fosse estraneo a Dio, come potrebbe scrutare le profondità di Dio?); quando perciò tu parli solo 6 in cerca di vana gloria ti contraddici, anzi contraddici lo Spirito Santo di Dio. Perché, vanaglorioso, fai guerra a colui che è invincibile? Perché attacchi colui che è inespugnabile? « È duro per te ricalcitrare allo stimolo,, 88 : tu danneggi te stesso, non il Verbo; perdi te stesso, non lo Spirito; estranei te stesso dalla grazia di Dio; non il Figlio dal Padre né lo Spirito Santo dal Figlio.
15. Lo Spirito Santo scruta se stesso e l'uomo
Tu violenti davvero il senso delle parole della l Scrittura. Tale forzatura ermeneutica ho sentito fare a certi folli, eversori della verità insegnataci dal nostro Dio Salvatore sino alla bestemmia: « Egli scruta - dicevano- ma non conosce le profondità di Dio», cosi mettendo una zeppa all'espressione dell'Apostolo che dice soltanto: «Scruta le profondità di Dio», non ag2 giunge: «ma non conosce». È una vera follia! 89 •
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Cf. introduzione al n. 3.
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1 Cor. 2, 12-13. Atti, 9, 5; 26, 14. Cf. l Cor. 2, 10; Haer. 74, 13.
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Che bisogno poi, o stonato, ci sarebbe di aggiungere dopo « scruta >> « possiede la conoscenza »? Te ne intendi tanto da dire che il testo risulterebbe mutilo se~1Za quel~'aggiun_ta? Ma non ne hai neanche un appi- 3 gho, perche la Scnttura, per chi la interpreta piamente, offre nel suo contesto la verità. . Sta inf~tti scritto di Dio onnipotente che « egli esamma le rem », «scrutando i segreti del ventre, 90 • Esa- 4 mina le reni, non perché sconosca quel che esamina; il suo conoscere non dipende assolutamente dall'esaminare. Perciò I'espressione « scrutando i segreti del ventre » non è seguita da « ne possiede la conoscenza "· Ed amrr:-esso pure che io qui alla prima espressione non abbia voluto far seguire la seconda che attribuisce allo Spirito la conoscenza, non sarebbe forse da pazzi pensare che per questo, per non avere aggiunto alla prima espressione la seconda che riguarda la conoscenza, per ciò io meriterei la morte? Noi dunque affermia- 5 mo pure con la Sacra Scrittura che lo Spirito Santo s~ruta, senza sentire il bisogno di aggiungere che posSiede la conoscenza. Con la prima espressione la Scrittura dice già che nello Spirito Santo vi è la conoscenza di Dio e delle profondità di Dio. Anche se essa non dice che «ne possiede la conoscenza», tu pensa cosi e non macchiarti l'anima. Come del Padre non si deve avere la temerità di 6 affermare che egli scruta e non possiede la conoscenza (poic?~ è il Creatore dell'uomo non senza il Figlio e lo Spinto Santo, nella Trinità che è sempre Trinità senza mai ricevere qualcosa in piu), cosi bisogna pure pensare dello Spirito Santo. Le parole della Scrittura 7 « Facciamo l'uomo » (oppure « In principio Dio creò il 90
Prov. 20, 27: i segreti del ventre o penetrali del cuore· Ger. 11, 20; 17, 10: le reni, sede dei moti affettivi o intellettivi dell'anima.
Ancora della fede 15, 8-9; 16, 1-8
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cielo e la terra ») 91 ci fan sentire la voce del Padre che chiamava alla creazione. Dicendo « facciamo » si rivolgeva non solo, dico, al Figlio ma anche allo Spirito Santo. Sta scritto infatti: « Con la Parola del Signore fu- 8 rono consolidati i cieli e con il Soffio della sua bocca tutto il loro prestigioso apparato » 92 • Dunque il Verbo concrea assieme al Padre, lo Spirito Santo concrea con loro. Perciò Dio, onnipotente 9 creatore dell'uomo, «scrutando i secreti del ventre» non li conosce? Anzi, cosi dicendo, la Parola di Dio suggerisce che la sua conoscenza è somma, e vuole mettere soltanto in guardia ciascuno di noi quando pecca dal pensare che qualcosa gli sia nascosta, perché egli conosce l'uomo e le profondità dell'uomo» 93 •
16. Bisogna chiedere alla SS. Trinità che ci riveli il Figlio e lo Spirito Santo
Dunque il Padre scruta e conosce i secreti del ven- 1 tre; lo Spirito Santo scruta e conosce le profondità di Dio, è lui che rivela ai santi i misteri di Dio, insegna come onorare dal profondo Dio e fa comprendere a quelli che sono suoi la sua incomprensibilità. Lo Spiri- 2 to infatti non è estraneo a Dio, perché gli Angeli o gli Arcangeli, secondo la Scrittura, non scrutano le profondità di Dio, perché - come dice il Figlio di Dio « nessuno conosce né il giorno né l'ora, neppure gli Angeli del cielo e neanche il Figlio, ma solo il Padre» 94 • Gli insensati, privi di Spirito Santo, qui pensano si 3 intenda che nel Padre ci sia qualcosa che non c'è nella divinità del Figlio. Ma dice la santa Parola di Dio in 91 92 93
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Gen. l, l. 26. Sal. 32 (33), 6. Gv. 2, 25; l Cor. 2, 10-11; cf. Giob. 11, 11. Mc. 13, 32; Mt. 24, 36.
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persona: «Come il Padre ha la vita in se stesso cosi ha la vita in se stesso il Figlio » 95 , e piu in là: « Tutto quello che è del Padre è mio » %. Che cosa è il Padre 4 se non Dio come è Dio il Figlio, Vita come Vita è il Figlio, Luce come Luce veramente è il Figlio, Immortale come lo è parimenti il Figlio, Ineffabile come pure il Figl.io?. Si, tutto quello che è del Padre è del Figlio. 5 Se qumdi tutto quello che è del Padre è anche suo la conoscenza del Padre è comune al Figlio (e allo Spirito Santo). Colui che qui pensasse si intenda che il Fi- 6 glio non conosce il giorno mi ascolti, l'ignorante, e non bestemmi piu. Non riesci a comprendere concetti cosi sublimi carissimo? Ti chiamo carissimo, perché io non odio 'che il diavolo e le sue opere, la profanazione della fede; e per te prego, che giunga alla verità divina e non abbia a~ a~d~r perduto bestemmiando Dio. Le sante parole 7 di Dw mvero sono profonde e se ne conosce il significato con la grazia dello Spirito Santo, come sta scritto: << Ad uno infatti sono concesse parole di sapienza, ad un altro p~role di dottrina, eccetera; ma tutto è opera del medesimo Spirito che le distribuisce a ciascuno come vuole» 97 • Dico che lo Spirito Santo ha tutto il 8 potere di concedere come vuole e quando vuole i suoi doni a tutti: perciò invoca il Padre perché ti riveli il Figlio, e invoca il Figlio perché ti riveli il Padre· ma anche invoca il Padre perché ti conceda il Figlio' e ti conceda lo Spirito Santo, ti conceda di averlo in te perché una volta a te concesso lo Spirito Santo ti riveli tutta la conoscenza del Padre del Figlio e dello Spirito Santo; perché tu possa imparare come non v'è nessuna ignoranza nel Figlio e nello Spirito Santo. 95 96 97
Gv. 5, 26. Gv. 16, 15; cf. Gv. 17, 10. 1 Cor. 12, 8. 11.
Ancora della fede 17, 1-6; 18, 1-3
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17. Il Figlio è uguale al Padre, inferiore solo come filiazione dal Padre ingenerato
L'inferiorità infatti degli Angeli rispetto alla natura e alla conoscenza non va assolutamente attribuita, non sia mai, al Figlio di Dio e allo Spirito Santo. Il Figlio, il santo Verbo venuto a noi dal Padre, qui parla in senso spirituale. Gli uomini terreni saranno condannati 98 per non aver intesa la saggezza del Figlio o piuttosto il Verbo che è Saggezza. Ora ti domando, e tu rispondimi. Che cosa è piu grande il Padre o quel giorno di cui egli parla? Non oserai negare che il Padre è piu grande. Ora, se il Padre e piu grande di quel giorno e di quell'ora, di tutte le cose che anzi che sono state o saranno create, se nessuno lo conosce tranne il Figlio, che cosa è piu grande conoscere il Padre o conoscere quel giorno? È evidente la risposta: conoscere il Padre. Come dunque colui che conosce il piu può sconoscere il meno? Se poi il Figlio conosce il Padre, conosce certo anche quel giorno, non essendo assolutamente inferiore a lui nella conoscenza. Ma insisterai dicendo che non il Figlio ma il Padre, di lui piu grande, conosce tutto, perché il Figlio stesso ha detto: « Il Padre è piu grande di me» 99 • Niente affatto. Il Figlio disse cosi per onorare il Padre. Ma egli deve essere ancor di piu onorato dal Padre come Figlio veramente generato da lui. Egli non poté non onorario, proprio per mostrare di essergli vero Figlio. Ma tu come lo concepisci piu grande? Per misura di superficie e di volume, di tempi e momenti, o per dignità e divinità, per immortalità ed eternità? Non pensare cose del genere, poiché per la divinità non c'è 98 99
1 Cor. 2, 14-15. Gv. 14, 28.
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nulla di disuguale nel Figlio. Il Padre è tale in quanto Padre e il Figlio è tale in quanto è generato veramente: perciò egli onora suo Padre. La divinità non ha 6 un'estensione si che il Padre si possa dire superiore in volume, né soggiace al tempo si che il Padre si possa dire piu grande di età; il Padre non si colloca in una parte superiore, perché egli contiene tutto e non è contenuto da nessuna cosa; né si può pensare che il Figlio abbia passato i suoi confini quando si è assiso alla destra del Padre - come sta scritto - essendo andato al Padre. Ecco come cade l'eresia di Sabellio e come viene fatto fuori il linguaggio blasfemo diArio 100 •
18. Il Figlio è buono come Dio e come uomo . Perciò non indagare quel che non è oggetto di in- 1 dagme, ma onora il Figlio per onorare il Padre. Ci è stato rivelato che nessuno al di fuori di Dio è buono 101 • Per il fatto che il Figlio onora il Padre al di sopra di tutto non ne consegue però che noi dobbiamo negare al Figlio la bontà. Sarebbe una logica assurda! Egli infatti disse il Padre buono non certo al fine 2 di negare la propria bontà. Per meglio manifestare la bontà del Padre (cui certo non voleva usurpare l'onore che gli devono rendere gli uomini) volle riferire al Padre tutto l'onore, ma in modo che la bontà del Padre ~acesse in misura maggiore cogliere quella del Figlio, m quanto generato dal Padre buono. Sarebbe non solo assurdo ma anche futile arroc- 3 carsi come fanno costoro alle parole della Scrittura: «Uno solo è buono, Dio».
° Cf. Haer.
10
69, 43-47. 53 (contro gli Ariomaniti). 18, 19; cf. Mc. 10, 18; Haer. 69, 57. Il ragionamento dr E. sr svolge secondo la tematica di Gv. 5, 41; Mt. 19, 17. •
101 ~c.
Ancora della fede 18, 4-6; 19, 1-5
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La Bibbia infatti è fonte di dottrina ma i suoi am- 4 maestramenti sono molti, e molteplici sono i sensi del termine buono. Ora essa chiama buono « il giovane mendico ma sapiente » 102 e dice Samuele « buono con Dio e con gli uomini» 103 , ora predica la bontà di « Saul figlio di Cis della tribu di Beniamino, piu alto dalle spalle in su in tutto Israele» 104 • Dice buono «l'andare alla casa del lutto anziché del simposio» 105 , invita apre106 gare: « Apri, o Signore del cielo, il tuo buon tesoro » e sentenzia: «La parola vale piu di un buon dono», 107 « Un cane vivo è piu buono di un leone morto » , « È 108 cosa buona essere in due e non in uno» , «È cosa 109 buona essere alla fine di una cosa piu che all'inizio» , « Voi sapete dare doni buoni (cioè - diceva - del pe110 sce e del pane) ai vostri figli anche se siete cattivi» • È assurdo pensare che il Figlio abbia esaltato la 5 bontà del Padre si da negare la propria e non rendere cosi al Padre l'onore p ili degno. Affermò la sua bontà; anzi sapendo dette colla bocca e non col cuore le pa- 6 role rivoltegli «Maestro buono» m, gliene mosse rimprovero, rinfacciandogli l'insincerità, dimostrando di non credere alle sue labbra e di condannarne il cuore. Altra volta piu espressamente fece questo rimprovero: « Perché mi dite Signore Signore e non osservate le mie parole? » 112 • Nel nostro caso in colui che gli aveva detto «Maestro buono» riprovò una fede cosi scarsa da non averlo indotto ad aver fede nella sua bontà. Eccle. 4, 13. 1 Sam. 2, 26. 104 1 Sam. 9, 2. 1os Ecci e. 7, 2. 106 Deut. 28, 12. 101 Eccli. 18, 17; Eccle. 9, 4. 1os Eccle. 9, 9. 109 Eccle. 7, 8. 11o Mt. 7, 11. 111 Mc. 10, 17. 112 Le. 6, 46.
102 103
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19. lo Spirito Santo soltanto, attraverso la S. Scrittura, potrà suggerirei il mistero del Cristo che conosce il Padre, non il giorno e l'ora
Lo stesso santo Verbo dunque vive e sussiste in Dio, Re celeste, Figlio realmente generato, sempiterno con il Padre. Da lui procede, « splendore della sua gloria e figura della sua sostanza» 113 , vera immagine del Padre. Egli siede sul trono con Colui che l'ha generato, « il cui regno non avrà fine » 114, « giudice dei vivi e dei morti » 115 , Sapienza da Sapienza, Fonte da Fonte (come sta scritto: «Hanno abbandonato me fonte di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate ») 116 , fiume perenne « che allieta con i suoi canali la città di Dio '' 117, del quale è scritto che «dal suo ventre scorrono fiumi di acqua viva » 118 , scettro di David, radice di lesse e fiore da essa germinato, leone e re della tribu di Giuda, pecorella e parola, pietra viva, angelo del gran consiglio, cioè fatto vero uomo pur restando vero Dio, senza mutare natura o alterare la divinità, ma generato nella carne come fatto uomo. Vive nella carne «il Verbo (che) carne si è fatto e fu fatto» 119, non «il Verbo fatto o creato». Nel vangelo vi è prima il soggetto, «il Verbo "• poi a ragion veduta è posto il complemento predicativo « carne » seguito immediatamente dal copulativo « si è fatto, fu fatto»: si è fatto carne il Verbo che procede dal seno del Padre, fu fatto carne da Maria il Verbo che è disceso dall'alto. 113
Ebr. l, 3.
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Le. l, 33.
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Atti, 10, 42. Ger. 2, 13. Sal. 4S (46), S. Gv. 7, 38. Gv. l, 14.
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Orbene lo stesso santo Verbo, Dio vivente dal Pa- 6 ' . dre « angelo del gran consiglio » che ci ha annunzmto ' la volontà del Padre, «padre del seco lo f uturo » 120 , h a detto che « nessuno conosce il giorno e l'ora, neppure gli Angeli del cielo » 121 • Ignorino per il momento il _se~so superiore dell'aggiunta« tranne il Padre», e ragwmno: se il Figlio conosce il Padre e il Padre è piu grand~ 7 del giorno e dell'ora, né se ne può dubitare, come mai chi conosce il piu non conosce anche il meno? « Nessuno infatti conosce il Padre se non il Figlio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre» 122 ; come grande è il Padre perché conosce il Figlio, cosi grande è il Figlio perché conosce il Padre. Ora, ,se conosce il ~ad:e, cosa 8 questa piu grande, come puo sconoscere 1~ gwrno e l'ora cosa ben piccola? Indaga le Sacre Scntture e attingi' li quel che devi apprendere con l'aiuto dello_ Spirito Santo, perché è lo Spirito Santo che conosce 1l Padre e il Figlio. Lui ti rivelerà la conoscenza del Ver?~ Figlio di Dio, perché non abbia a traviare dalla venta e non abbia a perdere l'anima.
20. la conoscenza del Signore è operativa ed intellettiva: Egli opera quel che conosce
Due sono secondo la Sacra Scrittura i modi di co- l nascere e di sapere, uno operativo e l'altro intellettivo. Mi esprimerò partendo da paragoni che ~onte~gano una parte di vero, per analogia, allo scopo d1 rett1fica~e co~ ogni argomento possibile il pensiero ~uo e degl~ altn fuorviati come te. Ascolta quel che dice la Scnttura. 2 Di Adamo sta scritto che egli e la sua compagna «erano nudi nel Paradiso, ma non se ne vergognava120
121 122
Is. 9, S. Mc. 13, 32. Mt. 11, 27.
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no» 123 • Eppure non erano ciechi. Avevano gli occhi per guardare; altrimenti, se non avessero guardato, come avrebbero potuto vedere l'albero «buono da mangiare e attraente per avere intelligenza »? E ancora: « La donna avendolo preso ne mangiò e ne diede al suo uomo che era con lei» 124 • Forse che erano ciechi? no, avevano gli occhi aperti. Eppure nudi non si vergognavano a guardare e si conoscevano, ma si conoscevano in modo intellettivo, non operativo. Poiché solo quando furono scacciati dal Paradiso per aver mangiato dell'albero, dopo molto tempo,« Adamo conobbe sua moglie Eva». Come sarà stato? Benché quando erano nudi si fossero vicendevolmente conosciuti, si erano conosciuti cogli occhi non con atti. Il fatto di unirsi l'uno con l'altra è chiamato dalla Scrittura conoscenza; ma essa distingue tra cognizione e cognizione. Ancora infatti si legge: « Giacobbe conobbe sua moglie Lia ed avendo concepito generò» 125 ; ovviamente già la conosceva prima, perché con lei era stato a pascolare le pecore di Labano suo padre per sette anni, ma si era trattato di conoscenza per via degli occhi e dell'intelletto, non ancora per rapporto intimo. Cosi leggiamo che egli «conobbe pure sua moglie Rachele » 126 • Leggiamo poi altrove: « Davide era invecchiato e lo ricoprivano di vesti, ma egli non si riscaldava; perciò dissero che si cercasse una vergine formosa per il re»; fu trovata Abisac la Sunamitide e « fu portata al re, giacque con lui e lo riscaldava, ma Davide non la conobbe » 127, benché stesse con lui corpo a corpo, fianco a fianco. Di quale conoscenza qui parla la Scrittura? Di quella intellettiva o di quella operativa? Quando la 123 124 125 126
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Gen. 2, 25. Gen. 3, 6-7. Gen. 29, 31-32. Gen. 30, 22. l Re, l, 4.
Ancora della fede 20, 10; 21, 1-5; 22, 1
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Scrittura dice che «il Signore conosce quelli che sono suoi » 12s, forse vuol dire che sconosce quelli_ che non lo sono? No, anche se sta scritto: « Andate ~Ia da n;e, operatori d'ingiustizia, perché non vi ho mm conosciUti » 129 ; forse che il Figlio di Dio è ignorante?
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21. Le due conoscenze nel Padre, che ha giudicato, e nel Figlio cui il Padre ha rimesso il giudizio
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L'Unigenito del Padre che ne compie l~ volontà, l parlò infatti del Padre che vede tutto compmto ~ conosce il giorno e l'ora con quella conoscenza c~e ~ a~ che onerazione. Egli conosce tutto, anche che Il F1gho 13 disse:~« Il Padre ha rimesso ogni giudizio al Figlio » ~, ma non giudica personalmente per avere ri_messo Il giudizio al Figlio. Dio però non è estraJ?-e~ di fatto al giudizio di coloro che vi sono sottomessi; 1l Padre non giudica ha già giudicato. . , Il Figlio sa quando verrà quel gwrno, l?erch~ e~so 2 sarà determinato, attuato e compiuto da lm; anzi dice la Scrittura che «questo giorno potrà sorprendere come un ladro di notte,, 132, ma non noi perché- dice« non siamo nella notte perché questo giorno ci possa sorprendere nelle tenebre , 133 • Se allora i servi del Cri- 3 sto lo conosceranno come figli del giorno, forse che lo
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2 Tim. 2, 19; Num. 16, 11.
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Le. 13, 27. Am. 3, 2. Gv. 5, 22. 2 Pt. 3, 10; l Tess. 5, 2. Gv. 12, 35; l Tess. 5, 4.
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ignorerà il Figlio protagonista di quel giorno? Potrà rimanere sorpreso, o già fin da ora conosce quel giorno per poterlo compiere? Pensando del Padre e del Figlio in modo assolutamente sconveniente, non si ragiona in maniera blasfema? Il Padre conosce il giorno e l'ora in due modi in- 4 tellettivo e pratico. Egli ha già giudicato con l'aver' determinato che giudichi il Figlio, e conosce quel giorno come fatto compiuto. Il Figlio di Dio, invece, ne co- 5 nasce il quando, anzi anch'egli lo compie e non l'ignora, ma non l'ha ancora compiuto secondo la sua cognizione, cioè non l'ha ancora conosciuto con cognizione operativa. Adesso gli empi continuano ad operare empiamente, i non credenti a non credere, gli eretici a bestemmiare, il diavolo ad impossessarsi di loro; perciò si fanno peccati e l'iniquità trionfa; il giudizio pazientement~ li attende, finché verrà il Figlio a conoscere operativamente, facendo giustizia degli iniqui e salvando quelli che veramente hanno sperato in lui, senza bestemmiare la divinità sua, del Padre e dello Spirito Santo.
22. Gli Angeli di quel giorno non posseggono nessuna delle due cognizioni divine. Esegesi letterale secondo lo Spirito nell'unica Chiesa
La dignità di siffatta duplice conoscenza manca ai 1 santi Angeli, perché l'avranno soltanto quando la riceveranno per grazia dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo. Per sé essi non l'hanno, non sanno cioè quando quello che è predeterminato si compirà. Il Padre per la sua potenza stabili i tempi 134, e se il Padre è nel Fi-
Ancora della fede 22, 2-7; 23, 1-4
glio e il Figlio nel Padre, non manca al Figlio la potenza del Padre; ma manca agli Angeli, perché Angeli, Arcangeli e Potestà sono creature, mentre il Padre è increato, il Figlio è increato, lo Spirito Santo è increato. Perciò gli Angeli non hanno né la conoscenza intellettiva né quella operativa del giorno e dell'ora. Non sanno infatti quando il Padre il Figlio e lo Spirito Santo vorranno compiere per conoscenza operativa quel giorno, perché non hanno ancora ricevuto l'ordine di andare a raccogliere le zizzanie per farne giustizia, legandole a fasci a fasci perché siano bruciate dal fuoco inestinguibile 135 • E siccome non hanno operato non sanno quel che invece Dio sa e ha compiuto, che il Figlio sa ma ancora non ha compiuto. Questo il significato di quanto è scritto: «tranne il Padre, neanche gli Angeli, neppure il Figlio » 136 • Osserviamo il significato profondo della Scrittura, perché la lettera non sia per noi la morte, poiché è scritto che « la lettera uccide, lo Spirito vivifica » 137• Attacchiamoci dunque allo Spirito per ricevere giovamento dalla lettera; poiché non è per sé la lettera ad uccidere, anzi in essa sta la vita. Essa uccide chi procede senza intelligenza e senza possedere Colui che per lei parla, lo Spirito che apre la lettera e rivela ciò che essa contiene 138 • Questa conoscenza il Divin Padre l'affidò alla santa sua Chiesa, perché riconoscesse concorde nel vincolo di perfezione il suo vero Figlio Unigenito e il suo Santo Spirito, sf che potessimo nel nome di Dio Padre perfetto e nel nome di Dio Figlio perfetto e nel nome di Dio Spirito perfetto ricevere il sigillo. Oh Trinità santa, Trinità nell'unità del nome divino; unità non dualità né Mt. 13, 30. Mt. 24, 36. m 2 Cor. 3, 6. 138 Gv. 5, 39. 135 136
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unità di singoli separati; unità nella trinità e trinità nell'unità, un solo Dio di un solo ordine e nome, Padre nel Figlio, Figlio nel Padre con lo Spirito Santo! 23. La lode dei tre fanciulli nella fornace anticipava quella che Cristo offrf al Padre
Chiamiamo a testimonianza della verità, richiamiamo alla mente i fanciulli usciti salvi dalla fornace di Babilonia, condannati ad essere buttati nel fuoco ma non consumati dalle sue fiamme ardenti (nessuno poté sospettarli di chissà quali strane macchinazioni perché stavano dentro le fiamme: tra le fiamme non si consumarono, appunto, perché la loro fede era retta). Per loro infatti Dio ci insegnò a distinguere tra creature e Creatore, tra quello che è stato fatto e quello che non è stato fatto, tra quello che è da sempre e quello che ne riceve l'essere creato. I fanciulli cosi liberati vollero manifestare i loro sentimenti di gratitudine verso quel Dio che li aveva salvati, nel quale avevano sperato fin dal principio e per cui non avevano esitato a rifiutarsi di piegare il collo dinanzi alla statua cedendo alla violenta tirannide del re. E volendo dare a Dio la giusta lode, scrutarano le profondità del cuore nello Spirito Santo. Da veri santi videro che il cielo con tutto quello che c'è in esso, la terra con tutto quello che c'è sotto di essa, l'universo intero non è degno di essere offerto in ablazione di lode a Dio. Poiché ancora non potevano infatti offrire a Dio quel che supera le umane possibilità, vollero cantare a Dio un inno che almeno fosse adeguato alla sua dignità e alle loro possibilità, secondo quanto sta scritto: « Offrite un sacrifizio di lode » 139 , « Il sacri-
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fizio di lode mi onorerà» 140 • Perciò piuttosto che l'Antico Testamento seguirono il Nuovo, cedendo a un impulso dello Spirito Santo; non ebbero bisogno infatti di immolare vittime o di fare olocausti, secondo quanto sta scritto: «Non esisterà un luogo dove offrire frutti, né sacrifizio, né altare» 141 • Di tutto ciò essi fecero a 5 meno, volendo offrire tale sacrificio di lode. L'offrirono umilmente mettendo da parte i timori suscitati dalla loro pochezza, poiché « chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato » 142 , e ricevettero cosi colla grazia della liberazione anche il dono dell'umiltà. Offrendo poi a Dio la lode senza timore, ma senza confi- 6 dare nelle povere loro capacità, intonarono l'ineffabile inno di lode per Iddio invitando il creato ad innalzare con loro la lode; passarono in rassegna tutte le creature, ad esse unendo le loro voci.
24. Enumerando le creature, i tre fanciulli furono ispirati a lodare la Trinità come gli Angeli
Fecero le debite differenze tra opere fatte ed il loro l Fattore, tra cose create ed il loro Creatore, dicendo: « Benedite opere tutte del Signore il Signore >> 143 ed elencandole tutte, senza trascurarne nessuna. Le enu- 2 merarono tutte, mossi dallo Spirito Santo che dava al loro canto l'impronta distintiva della gnosi perfetta, fondata sulla differenza tra essere divino ed esistenti da Dio creati, sulla non confusione tra eterno e non esistente che viene all'esistenza; perché non perdessimo questi concetti che loro rivelò lo Spirito Santo. Non per nulla erano per grazia di Dio insieme con gli 3 140 141
139 Sal. 106, 22, per l'argomento che svolge una tematica biblica cf. Dan. 3.
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Sal. 49 (50), 23. Dan. 3, 38. Le. 18, 14. Dan. 3, 57; cf. Dan. 3, 58 ss.
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Angeli; coinquilini degli Angeli, non potevano ignorare le cose del cielo come quelle della terra, ciò che vi è sotterra come tutto il resto. Dunque i santi tre fanciulli, dopo aver detto: « Benedite opere tutte del Signore il Signore», presero ad enumerarle con le debite differenze tra qualità delle creature e natura del Creatore, di colui che opera e di ciò che è fatto. Fecero la rassegna del cielo e della terra, delle acque superiori e inferiori, del cielo e degli Angeli (perché anche gli Angeli sono creature), dei Troni e delle Potestà (anche queste, creature), del sole e della luna (perché anche questi esseri sono stati fatti, non sono increati), delle nubi e delle piogge, dei venti, delle nevi, dei lampi, dei tuoni, della terra, del mare, delle fonti, degli abissi, dei fiumi, di ogni razza umana, dei monti, degli uccelli del cielo, del bestiame e degli altri animali, delle anime dei santi e degli spiriti giusti, di Anania Azaria Misaele, dei sacerdoti e dei servi di Dio. Tutti questi esseri infatti sono stati fatti e creati, posti alla esistenza da Dio mediante il Verbo e lo Spirito Santo, come sta scritto: « Con la Parola del Signore i cieli furono creati, e con il Soffio della sua bocca tutto il loro apparato>> 144 • Bada bene, fratello carissimo, come essi, ispirati dallo Spirito Santo nella loro enumerazione di ogni creatura, tra le creature non misero né il Figlio né lo Spirito Santo, ma in loro riconobbero la stessa divinità nella Trinità e la medesima Trinità nell'unica divinità, glorificando il Padre nel Figlio, il Figlio nel Padre con lo Spirito Santo. Una sola proclamazione di santità, un solo oggetto di adorazione, una sola divinità e una sola gloria.
25. l tre fanciulli non fecero menzione esplicita del Figlio e dello Spirito Santo, ma ne parlarono per sineddoche
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A questo punto il diavolo osa suscitare tra gli uomini questa ingannatrice obiezione, attribuendo questa temeraria negazione della fede ai santi fanciulli: non avrebbero saputo parlare dello Spirito Santo, perché erano giudei, e perché giudei non avrebbero riconosciuto neppure il Figlio. Le ereticali suggestioni però si rivelano subito falsificazioni e negazioni della fede. Poiché dice lo stesso contesto che «l'aspetto del quarto era simile a Figlio di Dio» 145 • Dunque la Scrittura non ignora il nome di Figlio di Dio. Inoltre prima del tempo in cui fu buttato nella fornace, Daniele fu ripieno di Spirito Santo e disse: « Sono puro del sangue di costei», e trascinò tutti al tribunale 146 • Giudicò quindi i seniori ispirato dallo Spirito Santo. Ma certo che conoscevano il Figlio e con il Padre anche lo Spirito Santo. Ne tacquero i nomi per un prudenziale riserbo, non per ignoranza. Lo dimostra il fatto stesso che dissero: «Benedite opere tutte del Signore il Signore »; non: «Benedici Figlio di Dio il Signore » ovvero: « Benedici Spirito Santo il Signore», ma soltanto: «Benedite opere tutte del Signore il Signore ». Il fatto poi che non siano stati nominati neanche i Cherubini e i Serafini, tra le creature di cui Dio è l'artefice, non può dare appiglio a dire che essi non siano creature come le altre. La Sacra Scrittura provvide a difenderci da chi macchinasse tali trappole, in tutto il contesto, anche in previsione dell'oltraggio che cosi si sarebbe fatto ai fanciulli. 145
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Dan. 3, 92. Dan. 13, 46.
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Per tre volte, infatti, i medesimi santi giovanetti 5 ripeterono l'inno della lode a Dio, invitando tutte le creature, dapprima dicendo: «Benedetto sei tu Signore, Dio dei nostri padri; è degno di lode, ed esaltato il tuo nome in eterno» 147; poi dopo un poco: «Sei benedetto tu che siedi sui Cherubini» 14S; in terzo luogo: «Sei benedetto tu che siedi sul trono della tua sovranità» 149 • Quando poi dissero: «Sei benedetto tu 6 che scruti gli abissi, seduto sui Cherubini » 150 , vollero che tu intendessi per trono anche i Serafini e i Cherubini e che includessi con i Cherubini abissi e santo trono e ogni altro essere ivi nominato, in quanto le attività degli uni convengono con quelle degli altri si che i loro nomi possono essere sommati come nello stesso numero. Perciò, chiamando poi in blocco tutte le cose a cantare l'inno di lode, dissero: « Benedite opere tutte del Signore il Signore» 151 , invitando cosi anche Gabriele e Michele a benedire il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
26. Il trisagio dei fanciulli, unitario e trinitario, corrisponde a quello insegnato da Gesu e dallo Spirito Santo rivelato alla Chiesa come messaggio del Padre
Gli Angeli santi in cielo cantano con i i Cherubini, l'inno di trionfo, glorificando con uguale lode, nello stesso ordine per la natura, dicendo: « Santo, santo, santo » 152 , 147 148 149 150 151 152
Dan. 3, 52. Dan. 3, 54. Dan. 3, 55. Dan. 3, 54. Dan. 3, 57. Is. 6, 3.
Serafini e 1 la Trinità medesima ripetendo
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tre volte lo stesso attributo, una sola parola per molti nomi; senza ripetere una quarta volta il termine « santo » per non aggiungere un quarto nome alla Trinità, e neppure dicendo «santo» due volte, per non mutilare l'inno della perfetta lode: lo ripetono tre volte per attribuire la santità con la medesima lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Non dicono «santo» e poi « semisanto », ma ripetono «santo» allo stesso modo per glorificare la Trinità nell'Unità e l'Unità nella Trinità con una sola parola, con una sola espressione, con un solo termine eminentemente positivo. Questa la conoscenza che l'Unigenito di Dio è venuto ad impartirci, questa la sapienza che lo Spirito Santo ci ha annunziata, questa la perfezione che il Padre ci ha rivelata. Questa davvero la vita di cui il Verbo incarnato ci ha fatto dono; questa l'abitazione che lo Spirito Santo ci ha edificata. « Non si costruìsce su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legname, fieno, stoppia ... » 153 • Poiché non c'è altro fondamento, «nessuno infatti può porre altro fondamento, oltre quello che vi sta di già; e questo è Gesti Cristo » 154, il Figlio di Dio, « di cui siamo edificio e di cui siamo il campo», « sovraedificati sul fondamento dei Profeti e degli Apostoli» 155 • Sicché sappiamo che il nostro edificio è davvero solido, il nostro fondamento è eterno, né ha mai avuto inizio. Però « la conoscenza non è in tutti » 156 , come dice l'Apostolo, bensi in quelli soltanto cui lo Spirito Santo si è degnato concedere la scienza dei misteri di verità. Perciò il Verbo nel rivelare se stesso, suo Padre e lo Spirito Santo, ebbe a rimproverare alcuni restii alla 153 154 155 156
l Cor. 3, 12. l Cor. 3, 11. Ef. 2, 20. l Cor. 8, 7.
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conoscenza, dicendo: «Non conoscete le Scritture né il loro significato», ovvero: «Chi ha orecchi da intendere intenda» 157, e alla Samaritana: «Se tu sapessi chi è colui che ti domanda l'acqua da bere, gliela chiederesti tu » 158 , e altrove: « Non sapete di che Spirito siete» 159 • È vero dunque che «la conoscenza non è in tutti » 160 , e che « ognuno ha i suoi doni da Dio in 8 misura differente» 161 • La Divina Parola afferma: «A chi più fu dato, più sarà domandato» 162 ; ma forse che alcuni ricevono una vista corta, altri nessuna in modo assoluto, altri infine quella più acuta?
27. l Giudei come gli altri eretici che non riconoscono la divinità del Cristo trovano scandalo nella Scrittura per non esaminarne il senso riposto Questa la lettera della Sacra Scrittura, che tutti l possono riscontrare; però la Sacra Scrittura contiene un senso spirituale, specialmente per quanto riguarda la nostra vita che è conoscenza del Signore. Dal momento che si tratta di parole più profonde, che superano mentre garantiscono il nostro spirito, esse sono di scandalo a quelli che non hanno ricevuto da Dio la conoscenza. Lo dice il profeta Osea: << Chi è saggio da 2 intendere queste cose? A chi sarà data la conoscenza della parola del Signore? Poiché le vie del Signore sono diritte e i giusti le percorreranno, mentre i trasgressori inciamperanno in esse» 163 • Le vie sono dav- 3 157 158 159
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Mt. 22, 29; 11, 15. Gv. 4, 10. Le. 9, 55. l Cor. 8, 7. l Cor. 7, 7. Le. 12, 48. Os. 14, 10.
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vero diritte, né i trasgressori inciampano in esse perché il Signore le abbia create per inciampo degli uomini. Chi inciampa quindi nella pietra di scandalo, inciampa per negligenza: « Inciamparono nella pietra di scandalo», scandalizzandosi, dapprima i Giudei. Essi videro l'Unigenito Figlio di Dio nella carne compiere miracoli, ma non accolsero la grazia della celeste conoscenza, giungendo a dire: «Chi è quest'uomo che proferisce bestemmie? ,, 164, e altra volta: « Se quest'uomo fosse da Dio non trasgredirebbe il sabato, 165 • Perciò non ne riconobbero la divinità e lo credettero un semplice uomo soltanto. Ma anche gli altri che hanno intravisto in lui Dio senza riconoscerne la perfetta divinità, non intendendo le misteriose parole dette su di lui né comprendendo l'economia in atto della nostra salvezza, poiché appunto non ammettono la sua divinità hanno una fede corrotta. Si fanno fuorviare dalla ragione, quella che ingannò i Giudei che sentirono con le loro orecchie. Anch'essi ascoltano, eppure si ingannano. Quelli infatti vedevano quanto predetto dai Profeti, ma sconvolti nella mente non riconobbero l'avvento nella carne avveratosi nel Cristo; questi pure ascoltano ciò che è stato predetto per la medesima economia, ma sconvolti nella mente e superficiali nel considerare le parole volgono a perdizione quanto detto per nostra edificazione. Si appigliano all'espressione: «Io me ne vado al Dio mio e al Dio vostro, al Padre mio e al Padre vostro » 166 ; ma evidentemente, considerandolo una delle creature, ne parlano temerariamente e in maniera blasfema.
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Le. 5, 21; cf. Rom. 9, 32; l Gv. 4, 2-3. Gv. 9, 16. Gv. 20, 17.
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28. 11 Verbo incarnato della seconda creazione è Io stesso Verbo della prima. L'uomo ad immagine della Trinità
Poiché sfugge loro l'economia dell'avvento nella carne, risalgano agli inizi ed interroghino i tempi e i momenti, perché - come sta scritto - «la sua origine è da molto prima, dai giorni piu antichi» 167 • Rifacciamoci anzi alle prime parole della Bibbia, dove il Padre dice: « Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza». Non disse: «Voglio fare l'uomo a mia immagine». Correggiti o indurito di cuore - ti chiamo cosi secondo la Scrittura che dice «Ma fu indurito il loro cuore » 168 - ed apprendi che il Figlio è da sempre presso il Padre, anche dal fatto che il verbo «facciamo,, non è detto da una persona singolare, ma dal Padre che parla al Figlio. Correggiti tu che affermi il Figlio dissimile dal Padre, perché con il dire « a nostra immagine » il Padre non distinse la sua immagine da quella del Figlio, né fece distinzione tra l'identità sua e quella del Figlio. La Scrittura non dice infatti né «a mia immagine» né «a tua immagine», con ciò rivelando che è una sola la sostanza e la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Perciò le parole « a nostra immagine e somiglianza " dicono che una è la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e che l'uomo è creato ad immagine dell'unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Correggiti anche tu, Ario, e ascolta il Padre che parla al Figlio per chiamarlo a creare con lui: « Facciamo "· Dico questo anche ad altri che ho udito spesso ripetere che il Figlio non ha creato ma è stato lo strumento della creazione. No; come è vero (l'ho chiara-
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mente sottolineato) che le cose furono fatte per lui, è anche vero che le fece anche lui: il Verbo Sommo 5 Artefice 169 creò tutte le cose con il Padre che operò per mezzo suo. Ascoltino infatti le sue chiarissime parole: « Il Padre mio continua ad agire ed anch'io aO"isco » 170 • Con queste parole egli chiama suo Padre c~ncreatore; né si svii il tuo pensiero a credere il Figlio 6 suo servo e non vero Signore. Se infatti fosse servo e non vero Signore, perché diciamo che egli rimase nella sua natura divina quando discese a noi per prendere la forma di schiavo? come poté svuotarsi di perfezione se non era in possesso della perfezione? 171 • Perciò accostati al Figlio come a Dio perfetto, vero Figlio del Padre.
29. Il Figlio è risposta creatrice del Padre, ma la creazione è da ascrivere alla SS. Trinità come ad unico principio
Né potrai sofisticare arzigogolando che sarebb_e 1 stato il Padre a dire al Figlio «facciamo», e che Il Figlio non avrebbe detto al Padre «facciamo»; che il Figlio poi non avrebbe detto «io opero e mio Padre opera », per collocare in prima posizione il ~adre nelle parole e nei fatti. Questo è davvero un disco~s? ~~ 2 pazzi che ad ogni costo vogliano dividere la divmita in piu categorie. No, uno è il principio e una è la divinità, né _mai il Figlio dice «Dio mio» in tal senso; non c~e e~h neghi come Figlio onore al Padre, anzi lo esige Il suo essere Dio. 169
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Mie. 5, 2; cf. Gen. l, 26. Gv. 12, 40; Mc. 6, 52.
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Sap. 7, 21; Gv. l, 3. Gv. 5, 17. Fil. 2, 6 s.
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Leggiamo che «Adamo senti Dio che passeggiava nel giardino verso sera » 172 , non il Figlio che diceva: « Dio mio e Dio vostro ». Si parla soltanto di « Dio ». Leggiamo inoltre che « Dio parlò a Noè » 173 , e anche qui nulla si dice del Figlio. Leggiamo che « Dio apparve ad Abramo, assiso alla quercia di Mambre, e vide tre uomini, corse loro all'incontro, si prostrò fino a terra, dicendo: - Se ho trovato grazia ai tuoi occhi» 174 , ma anche qui si parla di un solo Dio perché gli altri due al suo seguito erano Angeli. Ancora si legge che «Dio si accomiatò da Abramo» 175 , e rivoltosi a lui gli disse: « Devo nascondere ad Abramo mio servo qualcosa? Il grido contro Sodoma e Gomorra ha colmato dinanzi a me la misura, ecc.» 176 , ma in nessuna parte di questi luoghi si dice: « Dio mio e Dio vostro ». « Poi i due Angeli arrivarono a Sodoma », perché Dio era salito in alto lasciando in basso Abramo e i due che andarono a Sodoma per la sua distruzione. Ora, di colui che se n'era salito la Scrittura dice: «Il Signore fece piovere su Sodoma e Gomorra, dal Signore, fuoco e zolfo » 177, ma anche qui non ci fu bisogno di adoperare l'espressione «Dio mio e Dio vostro». Infine Mosè nel suo cantico disse: 178 « Si prostrino a lui tutti gli Angeli di Dio » ; e quest'espressione «Angeli di Dio» (non soltanto « Angeli », come sopra aveva detto « dal Signore, fuoco »), vuoi indicare che uno solo è il regno del Padre e del Figlio, che gli Angeli non ne condividono il dominio, ma essendo « Angeli di Dio » si prostrano dinanzi al Figlio che è Dio: un Angelo non si prostra dinanzi ad Gv. 20, 17; Gen. 3, 8. Gen. 6, 13; 7, 1; 9, 12. 174 Gen. 18, 1 ss. 175 Gen. 19, 1 ss. 176 Gen. 18, 17; 18, 20. m Gen. 19, 24. 178 Deut. 32, 43 (Settanta). 172
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un Angelo, e non si dice mai nel caso degli Angeli «Dio mio e Dio vostro».
30. L'Emmanuele Dio-con-noi, come tale, non invoca il Padre; il Cristo Io invoca come uomo, e noi per grazia col Cristo
Davide cosi si espresse: « Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché ponga i tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi » 179 • Il Signore, quindi, parla al suo Signore, secondo l'economia dell'incarnazione non ancora attuata, quando ancora non poteva dire « Dio mio e Dio vostro ». Neanche quando preannunziò: « Ecco, la vergine concepirà nel suo .se,no e partorirà un figlio che chiamerà ~mman~ele, ~10e Dio-con-noi» 180 , egli poteva ancora d1re « Dw mw e Dio vostro ». Cosi pure quando profetò: «Tu, Betlemme, terra di Efrata, sei pur cosi piccola di consistenza ~ra grup: pi di mille di Giuda, ma da te mi deve us.ci.re ~olm cui spetterà la signoria in Israele; la sua ongme e da molto prima, dai giorni piu antichi» 181 ; ovvero secondo altri esemplari: « E tu, Betlemme, in nessun modo sei minima fra le grandi città di Giuda; da te infatti nascerà un capo che sarà pastore del mio popolo, Israele''· Evidentemente egli anche allora non poteva dire: « Dio mio e Dio vostro ». Ma quando si compi la profezia di Geremia ed Isaia, ed il Verbo cosi fu generato prendendo carne da una Veniine (come predetto da Geremia, «vero uomo, e chi potrà conoscerlo? » 182 ), dopo che si fu incarnato
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Sal. 109 (110), 1. Is. 7, 14; Mt. 1, 23. Mie. 5, 2; cf. Mt. 2, 6. Ger. 17, 9.
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e senza opera di seme umano si plasmò il santo suo corpo prendendolo da Maria Madre di Dio, «fatto da donna » 183 secondo la Scrittura, dopo che prese cioè la nostra natura, allora in quanto uomo disse: « Dio mio»; mentre per la sua natura eterna di Figlio con- 5 tinuava a dire: «Padre mio». Quando elargf la grazia ai suoi discepoli, aggiunse: «Padre vostro», mentre per i naturali rapporti dei discepoli con la divinità sua e del suo eterno Padre diceva «Dio vostro». Il Padre è perciò Dio dei discepoli: Padre del Si- 6 gnore per natura e Padre dei discepoli per grazia; Dio del suo Figlio secondo la carne e suo Padre per la sua eterna ed ineffabile vera generazione; vero suo Padre che lo genera fuori del tempo e dell'inizio dei tempi secondo la divinità. Ma doveva chiamarlo suo Dio se- 7 condo la carne per l'economia nei nostri riguardi, perché, sebbene eterno rispetto al Padre e Verbo generato fuori dell'inizio dei tempi, prese carne alla fine dei giorni da Maria, dalla sempre vergine Maria, per opera dello Spirito Santo.
31. Delle umane passioni il Verbo assunse quelle funzionali per la nostra salvezza
Comprendiamo dunque le profondità del disegno di 1 Dio, e non corrispondano alla sua grazia da ingrati, giudicando la nostra salvezza disonorante per la natura ineffabile ed incomprensibile di Dio. Ma, insistono, di Dio è scritto che« non ha né fame 2 né sete, e la sua sapienza è inscrutabile » 184 ; mentre del Figlio si dice che, tentato, ebbe fame nel deserto 185 • Essi 183 184 185
Gal. 4, 4. Is. 40, 28. Mt. 4, 2; Le. 4, 2.
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citano pure le parole: «Il nostro Dio non si stanca» 186 , con quelle secondo le quali il Signore Gesti si stancò lungo il cammino 187 , opponendo anche« il Dio che non sonnecchia né dorme, custode d'Israele» 188 , al Signore che dormi sulla nave 189 • Oh, da quali sciocchi presupposti partono coloro che fanno tali accostamenti! Il santo Verbo, infatti, venne a prendere su di sé per noi ogni nostro carico, anche la nostra carne; per essa si sottopose ad essere da noi toccato, identificato come uomo, catturato dagli Scribi, sicché poté dire: «Ho consegnato il dorso ai flagellatori, non ho nascosto la faccia agli oltraggi e agli sputi» 190 • Secondo l'inserzione del Vangelo di Luca, che manca negli esemplari non corretti, egli pianse; e Sant'Ireneo usa questa espressione nel libro contro le eresie, per confutare coloro che parlavano di un Cristo fattosi visibile solo in apparenza. Gli ortodossi però l'hanno pure espunta perché non hanno compreso la grande importanza di quello che essa vuoi dire: si legge p~opri? che« in preda all'angoscia sudò, e il suo sudore divento come gocce di sangue», ed anche che «gli apparve un • Angelo che lo confortava» 191 • Del resto non è questo il solo fatto che ne dimostra l'umanità. Come uomo per Lazzaro domandò: « Dove l'avete deposto» 192 , e per l'emorroissa: « ~hi mi h~ toc: cato? » 193 • A quelli che lo cercavano chiese: «DI ch1 Is. 40, 28. Gv. 4, 6. 188 Sal. 120 ( 121), 4. 189 Mt. 8, 24; Mc. 4, 38; Le. 8, 23. 190 Is. 50, 6. 191 Le. 22, 41 ss.; 19, 41. Il ricordo evangelico è conserv~t~ soltanto in Luca; è stato eliminato in tutti gli altri manoscntt1 greci perché ritenuto scandalizzante; cf. Ireneo, Adv. Haer. 3, 22, 2. 192 Gv. 11, 34. 193 Le. 8, 45; Mc. 5, 30. 186 187
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andate in cerca?» 194 ; come uomo pure domandò ai suoi discepoli: « Chi dicono gli uomini io sia, il Figlio dell'uomo?» 195 • Un'altra volta chiese: «Quanti pani avete con voi?» 196 • Di fatto si stancò camminando e si se- 7 dette al pozzo di Samaria 197• Sta scritto poi che Gesti «fanciullo crebbe e s'irrobusti progredendo in età e sapienza » 198 ; era stato anzi predetto che « da bambino gli sarebbero state portate le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria, prima che imparasse a dire papà e mamma» 199 • Eppure egli è la Saggezza, colui «che 8 insegna agli uomini la scienza ed innesta l'orecchio all'uomo » 200, che articola le parole per i figli degli uomini e « rende eloquente la lingua dei balbuzienti » 201 • A tutto questo si assoggettò per amor nostro, per noi puntualmente attuando tutta l'economia dell'incarnazione senza venir meno alla verità, cioè a se stesso.
32. Gli uomini conoscono I'Emmanuele attraverso l'Uomo-Dio e il Padre attraverso il Figlio
Ma non voglio lasciare senza spiegazione alcuni 1 punti della Sacra Scrittura raccolti da certi cattivi suoi interpreti e da essi addotti a testimonianza del loro errore; ne parlerò evidenziando il senso nascosto che in ciascuno di essi sta sotto il velo dell'umano linguaggio. Accennerò quindi a quella espressione «Dio mio 2 e Dio vostro», il cui senso dà lo stesso contesto, sol 194
Gv. 18, 4. Mt. 16, 13. 196 Mc. 6, 38. 197 Gv. 4, 6. 198 Le. 2, 40. 199 Is. 8, 4. zoo Sal. 93 (94), 10. 9. 201 Sap. 10, 21. 195
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che ci si faccia giustamente illuminare dalla vera scienza esegetica. Non per nulla sta scritto pure: «Egli fu un uomo, ma chi lo conoscerà?» 202 • La medesima espressione addita e dimostra due verità: una visibile e una non visibile. Egli disse giustamente « Dio mio » riferendosi al senso visibile, e « Padre mio » in senso non visibile, l'uno e l'altro per nulla in contrasto alla ragione. In quanto uon1o, come avrebbe potuto non essere oggetto di conoscenza? e in quanto non uomo, come avrebbe potuto dirsi uomo? Non c'è dubbio infatti che ogni nato da uomo è conosciuto umanamente, da colei che l'ha generato, dai parenti del sangue, dai familiari, dai vicini, dai coinquilini e dai concittadini; e che perciò il non essere conosciuto non poté affatto riguardare il semplice uomo, ma si avverò nel Verbo Divino, Figlio di Dio. Sta scritto infatti che fu veramente uomo, ma in quanto Dio non fu partecipe della natura umana e non poté essere conosciuto, perché Dio inconoscibile agli uomini, incomprensibile. Eppure fu veramente uomo, generato senza seme umano da Maria, come aveva predetto molto prima il Profeta: «Ecco la vergine concepirà nel suo seno e partorirà un figlio» 203 • Essa rimase vergine, né l'economia della gravidanza fu opera umana. Lo aveva detto già prima il Profeta ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal profondo e dall'alto » 204, anche se dicendo umilmente: «Non lo chiederò e non tenterò il Signore Dio mio>>, rifiutò di chiedere un segno. Ma appunto perché egli si rifiutò di chiedere un segno immediato, Dio che concede in misura sovrabbondante i doni della sua grazia agli uomini, dall'alto mandò il suo Verbo, per libera scelta sua e dello stesso Verbo; dal basso 2o2
zo3 204
Ger. 17, 9. Is. 7, 14. Is. 7, 11-12.
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gli diede un corpo, per volontà di beneplacito sua e del Verbo protagonista dell'economia. D'altra parte dice la Scrittura: «Gli imporranno per nome Emmanue- 10 le » 205, non « Gli imporrò ». Gli uomini infatti dovevano imporgli il nome di Emmanuele, cioè di Dio che essi già conoscevano anche se non ne avevano avuto la piena rivelazione. Né quel nome per essi era nuovo, perché già Dio aveva detto: «Lo chiameranno (non: lo chiamerò) Emmanuele ».
33. L'antropologia cristologica è stata tradita dal docetismo manicheo e dalla ermeneutica di Luciano e diArio
Come già da me detto, le parole «generato da donna » 206 dicono con chiarezza a tutti che il Verbo eterno s'incarnò assumendo tutta la natura umana nella sua interezza, quella che hanno i generati da donna. Si dice prima che il Verbo di Dio non avrebbe provato la sete, poi, che il Figlio veramente ebbe fame e sete 207 • Fu una necessaria conseguenza della divina economia per noi. Non avremmo potuto verificare la attuata economia nella vera carne se egli non si fosse sottoposto alle normali necessità della natura umana assunta. In questo modo ci diede la via per risolvere le questioni sollevate dagli eretici. La parola di Dio cosi dissolse in anticipo le suggestioni di Manicheo, col dire che egli mangiò e bevve dimostrando reale la sua carne. Sciolse pure i nodi dei Lucianisti e di Aria, di Luciano e dei suoi seguaci, tutti concordi nell'affer205
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Is. 7, 14. Gal. 4, 4. Mt. 4, 2; Le. 4, 2.
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mare che il Figlio di Dio avrebbe assunto non l'anima ma solo la carne, per non attribuire al Verbo Divino le passioni: sete e fame, stanchezza e pianto, dolore e turbamento, e quanto comportò la carne da lui assunta. Sarebbe invero poco intelligente attribuire alla divinità del Figlio di Dio passioni del genere. Anzi è an- 5 che vero quel che essi affermano, che in lui non fu la carne il soggetto del mangiare, del bere, dello stancarsi e di qualsiasi altra azione. Qui mi trovano d'accordo, perché non fu la carne il soggetto di predicamenti del genere. Soggetto fu il Verbo venuto ad assumere la 6 totale economia della carne, compresa l'anima e tutto quello che è dell'uomo, comprese le espressioni dell'anima e del corpo come farne e stanchezza, sete e dolore, eccetera. Proprio quel suo pianto confuta l' er- 7 rare di Manicheo, perché dimostra che egli si rivesti di un corpo non apparente ma vero; la sua sete prova che egli prese non solo il corpo ma anche l'anima. Non fu la sua divinità ad avere sete, ma la sua anima soggetta a sete e a stanchezza lungo il cammino per i riflessi del corpo sull'anima.
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34. La morte e la discesa nell'inferno furono libere scelte di Cristo, anche allo scopo di vincere il demonio
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Siano le parole di Dio, dell'Antico e del Nuovo Te- l stamento, a convincerli che il Verbo è venuto ad assumere un'anima ed un corpo; perché a quel che dice David corrisponde perfettamente quel che afferma Pietro in conformità a quanto detto prima dal medesimo David. Le parole « Non abbandonerai la mia anima all'inferno, non farai che il tuo santo veda la corruzio-
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ne » 208 dicono che il Signore come uomo è composto, ed esattamente che da una parte durante i tre giorni della sepoltura la sua divinità rimase unita alla sua anima, dall'altra questa restò sempre santa e compi assieme alla divinità liberamente il gesto misterioso di scendere nel regno dei morti. Poiché come dice anche un'altra testimonianza, «fra i morti egli fu libero » 209 , libero cioè da ogni potere dell'inferno su di lui. Fu libero prima per esservi disceso con l'anima di sua assolutamente spontanea volontà, poi anche - come dice Pietro - « perché non era possibile che egli rimanesse in potere degli inferi » 210 • Del resto lo stesso Salvatore l'aveva già detto: «Ho il potere di dare l'anima mia e di riprenderla » 211 , « Io sono il buon pastore che dà l'anima per le sue pecore» 212, «Ora l'anima mia è turbata. E che devo dire? (nota la forma dubitativa «Che debbo dire»): Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora» 213 • Vedi come la sua divinità venne spontaneamente a quest'ora, e che l'essersi l'anima sua turbata fu un segno caratteristico della reale incarnazione di una presenza vera, non apparente per una incarnazione apparente. A questo modo un re potente che fa la guerra ad uno piu debole, se viene a sapere che il suo nemico rifiuterà la battaglia al vederlo avanzare con tutta la potenza della sua forza e volgendosi in fuga devasterà molte delle sue stesse regioni, maschera con ogni accorgimento il potenziale bellico di cui dispone e fugge dinanzi al nemico ( voltandogli le spalle finché esso non abbia preso animo e si sia convinto della codardia 2os 209
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Sal. 15 Sal. 87 Atti, 2, Gv. 10, Gv. 10, Gv. 12,
(16), 10; Atti, 2, 27. (88), 6. 24. 18. 11. 15. 27.
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e della inefficienza del re) al solo scopo di poteri o attaccare, con un repentino spostamento in direzione opposta di tutte le sue forze, in condizioni di inferiorità, con poche milizie e in scontro frontale. Cosi pure nostro Signore non ebbe timore della morte. Quando prima di giungere alla passione lungo il cammino dichiarò che il Figlio dell'uomo doveva essere tradito e crocifisso per poi risorgere dopo tre giorni, e Pietro gli disse: « Non sia mai Signore; questo non ti accadrà» egli lo rimproverò: «Indietro, Satana - gli disse - perché non ti preoccupi delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini '' 214 • Colui però che aveva predetto la sua morte e che era venuto proprio per questo, come mai poté pregare poi che passasse il calice, per non berlo? Se prima di morire aveva cosi parlato della sua morte, anche per non essere convinto di menzogna non avrebbe dovuto pregare che passasse il calice. Eppure lo fece, per suscitare in questo modo quasi per sfida nel nemico il sospetto che il Salvatore temesse di fatto la morte, per cosi infliggergli la morte, con la salvezza daìla morte compiendo l'economia. Ogni volta che senti parlare della morte del Signore, sappi bene distinguere in che cosa egli abbia potuto patire e subire la morte. Te lo spiega Pietro, il principe degli Apostoli, il quale dice cosi dell'economia della sua morte: « Fu ucciso si quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito>> 215 • Poiché la sua divinità, che ha assunto con la carne ciò che è passibile, è impassibile, fu impassibile e rimase impassibile, non essendosi mutata l'impassibilità né perduta l'eternità.
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Mt. 16, 21-23; 26, 39; Mc. 14, 36; Le. 22, 42. l Pt. 3, 18.
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35. Il genere letterario dei luoghi biblici che parlano dell'anima di Gesu non consente altro traslato che la sineddoche
Vana è poi un'altra obiezione. Parlo di alcuni che 1 mi dicono: Non ci convinci con le tue parole a credere che il Cristo abbia assunto veramente un'anima; perché anche altre volte la Sacra Scrittura parla di anima ma metaforicamente. Isaia fa dire a Dio Padre dell'Unigenito: « Questo è il mio figlio diletto in cui io ho posto le mie compiacenze, che la mia anima ha amato» 216 • Forse che con ciò si può pensare che il 2 Padre anche lui abbia assunto un'anima, che abbia in sé un'anima? Chi è cosi insipiente da affermare questo del Padre? Ma che cosa vanno dicendo? È evidente che li il discorso è figurato. Ma se essi affermano che le parole 3 del Padre hanno senso figurato, non debbono per ciò stesso interpretare a quel modo anche le parole del Figlio: «La mia anima è turbata» 217 , «Ho il potere di dare la mia anima e di riprenderla » 218 • Obiettando 4 che qui assumere l'anima è detto in senso figurato, credono di ragionare seconda saggezza; ma la verità non deve evincersi da argomenti estranei al contesto: essa si regge da sé. Ogni traslato infatti è originato da un certo modo di considerare la realtà. Parlando del Padre non si può concepire senza temerarietà che egli, il quale non ha assunto neanche la carne, abbia un'anima. Parlando invece del Cristo Lucianisti ed Ariani sono d'accordo nell'affermare che certamente la sua carne è reale. Ribattono: la Scrittura dice che il Verbo «si fece 5 216 217 218
Is. 42, l; Mt. 3, 17. Gv. 12, 27. Gv. 10, 18.
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carne » 219 ; non che il Verbo si fece carne ed anima. Ma posso ritorcere contro di loro questo sciocco modo di ragionare. Come la Scrittura dice che Dio« fece l'uomo (dalla polvere della terra) » 220 e il verbo « fare » regge come oggetto l'uomo totale; cosi pure la Scrittura dice che il Verbo si fece carne, e anche qui si parla di tutto l'uomo. Con il loro modo di ragionare dovrei invece 6 dire addirittura che secondo la Scrittura Dio dell'uomo non fece il fegato, il polmone, il cuore, le vene, i nervi, né le altre membra del corpo, quasi che l'uomo fosse come un sol blocco di metallo senza parti. Ciò per il semplice fatto che la Scrittura non ha specificatamente parlato delle parti anche minime che compongono la totalità del vivente! No, perché secondo il comune modo di parlare si comprende il tutto per la parte, ed è evidente che nel discorso del Signore la carne comprende anche l'anima.
36. Come l'uomo di cui si sia insudiciato il vestito si dice sudicio, cosi di Dio in cui l'umanità assunta pati si dice che ha patito, ma senza diminuzione della divinità
Se però, come sopra detto, Dio ha assunto col l corpo anche l'anima, non segue che la sua divinità ne sia stata sminuita, quasi che la sua natura identica a quella del Padre fosse rimasta imprigionata nelle passioni e avesse subito la sete, la stanchezza, la fame e quanto connesso con le umane necessità. Per il fatto 2 che il Salvatore si stancò 221 (contrariamente a quanto sta scritto « Non si stancherà, la sua sapienza non Gv. l, 14. Gen. 2, 7. 221 Gv. 4, 6: Gesti camminando per la Samaria fece sosta al pozzo di Giacobbe perché era stanco. 219 220
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scruterà » 222 ), non si può dire che egli non sia rimasto il Verbo disceso dal cielo, della natura del Padre. Non pati stanchezza la natura scesa dall'alto, ma quella corporea. Dovette stancarsi nella carne, perché noi credessimo vere e non apparenti la carne e tutte le sue proprietà: il lasciarsi prendere dal sonno, il dormire come ogni altro uomo, anche il sottoporsi al tatto. A ciò sobbarcandosi fu riscontrato uomo: «Abbiamo trovato il Messia di cui profetò Mosè » 223 • Certo quelli che ne verificarono la presenza, non ne poterono riscontrare la natura incomprensibile (quella che s'incarnò) perché appunto incomprensibile, e perciò lo catturarono. Sicché preso dagli Scribi, « offri ai flagelli le sue spalle e non sottrasse all'oltraggio degli sputi la sua faccia'' 224 • Pianse ed infine attuò quanto era di lui predetto come uomo, perché nessuno avrebbe potuto flagellare, schiaffeggiare e coprire di sputi il celeste Verbo di Dio nella sua natura ineffabile ed incomprensibile. Ma fu l'impassibile Verbo di Dio a subire tali patimenti nella sua natura corporea: si che fossero da una parte non attribuibili alla sua impassibilità, e dall'altra realmente a lui attribuibili secondo il suo beneplacito. Benché quindi in un certo senso Dio non abbia patito, di fatto a lui fu attribuita la passione. Analogamente la macchia di un vestito non insudieia il corpo di colui che lo veste, eppure la macchia del vestito è attribuita a chi lo porta. Cosi la passione del corpo di Cristo non fece affatto soffrire la sua divinità, eppure la passione della carne assunta dalla divinità fu attribuita alla divinità, perché con la sua divinità si attuasse la nostra salvezza 225 •
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Is. 40, 28. Gv. l, 45. Is. 50, 6. Cf. Haer. 77, 33, e qui sotto al c. 93.
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37. L'agonia e il sudore di sangue sono da prendere in senso letterale; l'Angelo confortatore deve piuttosto dirsi adoratore della divina economia misericordiosa
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Veniamo ora a spiegare in qualche modo quel passo della narrazione del vangelo di Luca, dove troviamo scritto che «preso dall'angoscia, sudò e il suo sudore diventò come gocce di sangue; e gli apparve un Angelo del Signore che lo confortava» 226 • Vanno messi in luce tali significati riposti perché, come son solito dire, chi non li intende nel loro vero significato non ne trae vantaggio ma danno. Nessun'altra pericope, davvero, è piu meritevole di attenzione. Col dirlo infatti «preso dall'angoscia " la Scrittura proclamò l'Uomo-Dio vero uomo. Per dire che egli era vero uomo e che l'agonia non fu della divinità, essa aggiunge: « Sudò, e il suo sudore diventò come gocce di sangue», ovviamente nel suo corpo non nel suo spirito. « Gli apparve un Angelo del Signore che lo confartava », non perché egli avesse bisogno del conforto dell'Angelo, essendo superiore agli Angeli colui «cui si piega ogni ginocchio in cielo in terra e nell'inferno " 227 , Dio, eterno Verbo che da sempre è presso il Padre e da lui generato; ma perché si doveva adempire quanto detto da Mosè nel grande cantico del decreto con le parole: « Tutti i figli di Dio si prostrino innanzi a lui e gli Angeli di Dio affermino la sua forza» 228 • Non dice che gli daranno forza ma che ne affermeranno la forza, perché si tratta di preghiera di lode che attesta la forza di Dio; di fatto sempre gli Angeli del cielo e i viventi spirituali gridano in preghiera: «Tua è la potenza, tuo 226
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Le. 22, 44. 43. Fil. 2, 10. Deut. 33, 43.
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è il dominio, tua la forza» 229 • Ecco come va intesa la Scrittura; essa stessa spiega cosa significhi prostrarsi ed affermare la sua forza: rendergli la giusta lode per il dominio della sua forza. Qui volle dire solo che apparve un Angelo in atto di prostrarsi dinanzi al suo Signore al cospetto dei discepoli e, non ignorando 6 l'economia della misericordia che allora toccava il suo vertice, affermò la forza di colui che con immensa mansuetudine sconfiggeva il diavolo e fiaccava il pungiglione della morte 230 , trionfava sui Principati e sulle Potestà e spezzava i vincoli del peccato 231 • Al colmo 7 dell'ammirazione l'Angelo in preghiera di lode si prostrò dicendogli: «Tua è la forza, Signore, perché sei cosi forte contro la morte l'inferno e il diavolo, da fiaccare il loro stimolo e rimuoverlo dall'umanità».
38. Dio nella Bibbia domanda non per sapere, ma per richiedere all'uomo la fede o il pentimento; l'interrogazione ed altre espressioni difficili vanno intese nel contesto
Alcune espressioni invero potrebbero far pensare 1 a passioni umane, per esempio quando di Lazzaro domandò: «Dove l'avete deposto?» 232 , e per l'emorroissa: «Chi mi ha toccato?» 233 , ovvero: «Chi cercate? >> 234 , « Chi dicono gli uomini che io sia, il Figlio dell'uomo? >> 235 • Sta poi scritto: «Il fanciullo cresceva l Cron. 29, 11-12; cf. Apocrifo di Giovanni 5, 12-13. l Cor. 15, 55. 231 Col. 2, 14-15: Epifanio segue il nesso del discorso paolino: Cristo sulla croce cancellò il debito e spogliò di ogni forza gli spiriti (dominatori nell'antica economia), demoni e angeli. 232 Gv. 11, 34. 233 Le. 8, 45; Mc. 5, 30. 234 Gv. 18, 4. 25. 235 Mt. 16, 13.
Ancora della fede 38, 2-8; 39, 1
e s'irrobustiva » 236 , « Progrediva in età e in sapienza » 237 , « Prima che il bambino sapesse chiamare babbo e mamma» 238 • Ma anche da questi passi sgorga una sublime dottrina, quella che ci fa cogliere in profondità fino a che punto egli incarnandosi si fece uomo; come il Verbo, venendo a compiere quanto nell'Antico Testamento detto per bocca di Dio Padre per nostra esortazione (nascosto alla nostra ignoranza ma ben noto a Dio), non fece che agire in conformità alle sue parole: «Il Padre mio lavora da tanto e anch'io lavoro » 239 • Arrivato vicino al luogo dove avevano seppellito Lazzaro, domandò: « Dove lo avete deposto? » 240 • Ma prima di giungervi, senza sentirlo da qualcuno, disse ai suoi discepoli: «Lazzaro il mio amico dorme» 241 • Egli dunque che nel cammino, a tanta distanza, sapeva già della morte di Lazzaro, quando fu sul luogo poté ignorarlo? Per nulla; volle solo con ciò confermare nella fede quelli che non credevano perfettamente in lui dando prova della sua immensa generosità per noi. Non avrebbero dovuto obiettare: « E morto da quattro giorni e puzza » 242 • Non dovevano andare a mostrare il loro dubbio, ma dire: « Tu sai tutto, e se vuoi egli vivrà»; perciò egli pianse anche sulla durezza del cuore umano, domandò non perché ignorava ma perché scuotendoli voleva usar loro misericordia. Quando domandò: «Chi mi ha toccato?» 243 , non ignorava chi l'avesse toccato; né lo fece per ostentare
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Le. 2, 40. Le. 2, 52. Is. 8, 4. Gv. 5, 17. Gv. 11, 34. Gv. 11, 11. Gv. 11, 39. Le. 8, 45; cf. Gv. 11, 34-35.
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il miracolo da lui operato, ma perché essa rispondesse alla sua domanda manifestando la grazia fattale e potesse sentirsi dire dopo la sua confessione: «La tua fede ti ha salvata» 244 , cosi inducendo altri alla fede e alla guarigione. Cosi pure avvenne quando egli rivolse 7 la domanda: « Chi dicono che io sia, il Figlio dell'uomo?» 245 , come aveva fatto nell'Antico Testamento domandando in persona del Padre: « Adamo dove sei?» 2%, mentre sapeva dove era, tant'è vero che subito gli fece quel rimprovero: «Hai mangiato dell'albero» 247 • Anche a Caino aveva domandato: «Dov'è tuo 8 fratello?'' 248 , ma domandò ben sapendo perché soggiunse: «Tu sei maledetto sulla terra che per la tua mano si è spalancata per ricevere il sangue di tuo fratello; ecco il suo sangue grida a me'' 249 • Colui quindi che cosi parlava di questo grido del sangue non domandò perché ignorasse, ma perché col «sollecitarlo » a difendersi volle dargli lo spunto del ravvedimento 250 • 39. Il Verbo interrogò Mosè per rivelargli la sua essenza, Abramo per proporgli un modello di modestia e carità, Pietro per sollecitarne la confessione sulla quale si fonda la fede della Chiesa
A questo punto impugnano per ostinato spirito di l polemica l'attribuzione di simili espressioni dell'Antico Testamento al Figlio, ma in un modo che è presto smascherato. 244 245 246 247 248 249 250
Mc. 5, 34; Le. 8, 18. Mt. 16, 13. Gen. 3, 9. Gen. 3, 11-23. Gen. 4, 9. Gen. 4, 11. Ebr. 12, 17.
Ancora della fede 39, 2-8; 40, 1-3
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Cominciamo dall'identificare colui che domandò a Mosè: «Che cosa hai in mano?>> 251 • È lo stesso che aveva detto: «Sono colui che sono>> 252 , e il Signore poi espressamente disse ai Sadducei a proposito della risurrezione: «Quanto ai morti che risorgeranno, Dio disse espressamente: - Io sarò il Dio di Abramo, di Isacco, il Dio di Giacobbe; dunque non è Dio dei morti, ma dei viventi'' 253 • Molte volte Dio parlò nell'Antico Testamento in persona del Padre o in persona del Figlio e spesso in persona dello Spirito Santo. Fu il Figlio di Dio a discendere dall'alto con due Angeli. Domandò ad Abramo dove fosse sua moglie 254 , ma non era certo allo scuro di quanto domandava; se lo fosse stato, non avrebbe potuto dirgli: « Per questo Sarra ha riso là dentro» 255 • Domandò per affermare che Sarra fu un modello di donna santa, e che coloro le quali vogliano dimostrarsi veramente pie, debbono accogliere i pellegrini pagando di persona nel servirli, ma gelose della loro santità, senza mettere in mostra la propria persona davanti ad uomini. Cosi fece la santa, che apparecchiò ogni cosa di tutto punto, ma dopo avere apparecchiato si sottrasse dal cospetto degli Angeli, proponendo tale modello di santità alle future generazioni. D'altra parte volle dimostrare di essere dovunque presente, chi veramente è, dicendo il nome della donna pur essendo ospite da poco; poiché non poteva ignorare quel nome colui cui non sfugge né immagine né pensiero dell'uomo. Quando poi domandò: «Chi dicono gli uomini che 256 10 sia, il Figlio dell'uomo? >> , volle confermare che 251 252 253
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Es. 4, 2. Es. 3, 14. Mc. 12, 26; Le. 20, 37. Gen. 18, 9. Gen. 18, 10. Mt. 16, 13.
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~/rima come figlio dell'uomo e non pensassero a in(; , .-rogarlo sulla sua invisibile natura. Perciò gli rispo,/':/ ;.)~o: Elia, Geremia, Giovanni 207 • Invece quando do/ / , ~/-ndiJ: «Voi chi dite che io sia», volle sollecitare la t//~ >_pclélmazione beatificante: «Tu sei il Cristo, il Figlio tfl~:;f//~- DJ') vivente» 258 • Non domandò infatti perché igno- 8 ~ /> ç_;se, ma per dimostrare che è dal Padre la dottrina tJ~t' -Y /;f;;, l :~a ?hiesa _che a~nunzia il suo vero Figlio; perché LP~ / :::~~1 het~o si sentisse costretto a professare quanto ~~~&r; :--~> ;-tahgh dai Padre.
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Il progredire di Gesu
Ncm ti stupiscano le sue parole: «Verranno al Pa- 1 P':r mezzo mio>> 259 , quasi che esse inducano a ere-P
Ia ~tt~atto >> 2,w; dur:qu~, ~a ~:ma parte il Padre por," . '/1! al hgho, dali altra Il F1gho mtroduce al Padre: ciò 1 , ;~ 1 :J.OStra che la divinità è unica e identica. . V(:niamo alle parole « Progrediva in età e sapien- 2 261 >> - Osserva che essendo egli la Sapienza di Dio, . p .Il manca di sapienza. Ma siccome egli si esinani pren/ J' ndo forma di schiavo 262 , si svuotò non per subire / '~';~J~;-:J.iilltzione dalla sua pienezza, ma per mostrarla tra/f/,J.Sa dal cielo nell'umanità, nella fucina di Maria. La 3 ; / J c? ~~ittt,ra infatti dice: « Profumo esinanito è il tuo no/ · f.; >> 26 : (non « profumo che si spande »); « profumo ,~:::
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261
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lVIt. lVI t.
16, 14. 16, 15-16. 14, 6. 6, 44. te. 2, 52. lìil. 2, 7. Can t. l, 2.
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che si esinani » venendo dal cielo sulla terra; dalla terra su Maria; da Maria in cui fu concepito nell'incarnazione a Betlemme dove fu generato; da Betlemme a Nazaret dove venne ad abitare; da Nazaret a Cafarnao; da Cafarnao a Gerusalemme e sul suo mare. Camminò sulle acque, venne nelle parti di Tiro, a Naim e in Giudea, a Gerico e in Betfage, in Betania e a Gerusalemme, al tempio e sul monte degli Olivi, al Getsemani e in casa di Caifa, al pretorio e in casa di Erode, al luogo detto Golgota, al sepolcro, e persino all'inferno; sulla terra dopo la risurrezione e infine in cielo. Ecco come Dio si esinani di vaso in vaso, lasciando il suo odore in ogni recipiente; come l'avvento del Cristo dal cielo santificò sulla terra quelli che veramente lo accolsero. Egli è la montagna, come dice Daniele, la grande montagna, già piccola « pietra staccatasi senza l'intervento di mani » 264 (tipo della concezione senza intervento di seme virile), poi diventata sempre piu grande. Questa pietra prese dimensioni sempre piu grandi e diventò grande montagna. Non circoscritta da luogo, essa riempie di sé tutta la terra. Cosi egli, la Sapienza fattasi uomo, estende la sua potenza sul mondo cospargendo tutta la terra di grazia ancora « progredendo in età e sapienza ». Eppure della Sapienza del Padre (che insegna agli uomini la scienza della parola, innestando in loro l'orecchio si che possano udire) si dice che da bambino non seppe «chiamare babbo e mamma», acquistò « le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria » e altro ancora. Come mai? Perché fu generato dal seno di una donna. Se avesse subito parlato distintamente e avesse pronunziato le parole chiaramente come un bambino già cresciuto, lo si sarebbe creduto non un 264
Dan. 2, 34.
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vero uomo, bensi un essere straordinario con apparenza di uomo non concepito però nella carne. Sopportò invece di essere piccolo in età per non fare scomparire i segni connessi con la sua vera umanità.
41. Il Padre è garante del Figlio, Pontefice tra Dio e l'uomo, come un re lo è della sua prole regale
Andando a caccia di altri passi della Sacra Scrittura per impugnarli, non fanno che imbastire obiezioni senza costrutto. Vanno blaterando: in che senso mai sta scritto <> 266 • Davvero ci meraviglia molto il fatto che essi si applichino ad accostamenti del genere senza comprendere il vero significato dei passi. L'espressione infatti << Considerate il Sommo Sacerdote, fedele a colui che l'ha costituito tale >> non ha nulla a che vedere con la sua divinità. Nella Sacra Scrittura parla sempre lo stesso Dio che venne ad incarnarsi. Egli parla sempre senza distorsioni e tortuosità, ma solo « quelli che hanno intelligenza l'hanno presente e ne trovano retta la scienza>>. Di qui l'invito: «Preferite la dottrina all'argento >> 267 ; perché chi non accoglie la divina dottrina, cioè la vera fede, trova tutto «tortuoso e perverso>>, mentre chi la comprende e conosce rettamente trova tutto retto ed irreprensibile. L'Apostolo per smentire le loro insinuazioni cosi si espresse: «Ogni Sommo Sacerdote, il quale è as-
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sunto di tra gli uomini, viene costituito a vantaggio degli uomini, affinché offra doni e sacrifici» 268 • L'Uni- 6 genito è perciò venuto per essere Sommo Sacerdote a vantaggio degli uomini; ha assunto la nostra carne perché, essendo egli uno di noi, potesse a vantaggio nostro offrire se stesso a Dio suo Padre e « chiamare fratelli » 269 i suoi discepoli. In quale funzione poté effettivamente farlo? In quella di Sommo Sacerdote; come sta scritto: «Considerate il Sommo Sacerdote, fedele a colui che l'ha costituito tale » 270 • Per usare un esempio, piuttosto impari, interpel- 7 liamo un re sulla identità del proprio figlio, osando cosi interrogarlo: «Chi è costui?». Dopo aver sentito dal padre la giusta dichiarazione, che veramente è suo figlio, insistiamo: «Ma proprio figlio per il fatto che tu l'hai generato? ». Alla sua protesta che si, insistiamo ancora: <
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Ebr. 3, l. Atti, 4, 10. Prov. 8, 9-10.
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Ebr. 5, 1. Ebr. 2, 11. Ebr. 3, l. Cf. l-I aer. 68, 39.
Ancora della fede 42, 7; 43, 1-10
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42. Nella Scrittura ora si parla di Sapienza increata ed ora di sapienza creata; l'espressione " la sapienza mi creò " è forse da intendere nel senso positivo di virtli creatrice impersonale di Dio
A questo punto si appigliano all'espressione biblica « Il Signore mi creò all'inizio delle sue vie per le sue opere » 272 In primo luogo questi pretenziosi non sanno neanche il titolo del libro che è appunto « Parabole di Salomone», e nella parabola ciò che si dice non coincide totalmente con ciò che si vuoi significare. Basti pensare alle parabole che raccontò nostro Signore Gesti Cristo. Evidentemente il significato letterale delle parabole non corrisponde a quanto ci si vuoi proporre. Prendiamo quella che dice « il regno dei cieli simile a un granello di senapa » 273 , ed esaminiamola per parti secondo le nostre modeste capacità. È chiaro che per regno dei cieli letteralmente s'intende un luogo dagli spazi immensi; ma forse che un granello di senapa può contenere come un luogo vero e proprio il regno di Dio Padre, del Divin Verbo suo Figlio, dello Spirito Santo Dio, gli Angeli e gli Arcangeli con le altre milizie spirituali, Abramo e Isacco, Giacobbe e tutti i santi? n linguaggio metaforico si esprime per figura, anche quello delle parabole evangeliche: della donna che aveva dieci dracme, ne perdette una e col lume acceso la ritrovò 274 ; della rete lanciata in mare 275 ; del seme sparso nella terra 276 • Poiché il senso delle Parabole è espresso per figura, non dobbiamo prendere quello letterale. Noi quindi non sappiamo se veramente Salo-
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mone, autore delle «Parabole», nel passo surriferito si riferisca al Figlio di Dio. C'è sapienza e sapienza. L'Apostolo ne conobbe di- 7 verse: quella di cui parlò dicendo che « il mondo non conosce Dio con la sapienza di Dio» 277 ; quella di cui parlò dicendo che « Dio condannò come pazzia la sapienza del mondo» 278 , ovvero affermando di esprimersi « non con la sapienza della carne ma nella potenza di Dio » 279 Salomone invece parlò di quella sapienza del cui fascino s'innamorò e che fece sua sposa 280 (Giobbe si domandava: « da che parte trovarla, in quale luogo della saggezza») 281 • Ma parlò di quella «disprezzata del povero » 282 , della « sapienza raddrizzata da lui » 283 , oppure della «Sapienza del Padre che è l'Unigenito ,, ?284 •
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43. La sapienza dei Proverbi è da intendere in senso positivo, ma ora come dono creato ora come Persona Divina: fu creata e fondata oppure generata e mandata dal Padre
Che dire allora? Secondo loro la Sapienza è il Pa- l dre e il Figlio non procede dal Padre come Dio Verbo e Sapienza; il Padre in se stesso non avrebbe ma sa- 2 rebbe la Sapienza perché diversamente non si potrebbe spiegare l'espressione « solo sapiente Iddio invisibile , 28s, cioè Sapienza assolutamente superiore all'umana comprensione e investigazione. Di fatto Dio elargi 277
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Prov. 8, 22. Mt. 13, 31. Le. 15, 8. Mt. 13, 47; 13, 24. Mt. 13, 3 ss.
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1 Cor. l, 20-21. 1 Cor. 1, 25. 2 Cor. l, 12; l Cor. 2, 4. Sap. 8, 2. Giob. 28, 20. Eccle. 9, 16. Sap. 7, 15. 1 Cor. l, 30; Prov. 29, 3. 1 Tim. 1, 17.
Ancora della fede 44, 1-6; 45, 1-2
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la sapienza a Salomone, ricolmò di sapienza Beseleel 236 , e sta scritto che « i sapienti nascondono per pudore la loro scienza» 287, e sono scritte tante altre cose sulla sapienza, che mi astengo dal citare; tuttavia la sapienza del Padre è unica nel suo genere, né a lei si può paragonare altra sapienza. Che il passo di Salomone si riferisca a Dio-Sapienza non posso assolutamente affermarlo o negarlo; solo Dio lo sa, e !asciamone a lui il sapere. Tuttavia il discorso su Dio che« la creò all'inizio delle sue vie per le sue opere, la stabili generandola dai primordi e la generò prima di tutti i monti '' 288 a mio parere sarebbe evidentemente forzato e contraddittorio se applicato al Verbo. Se poi è generata, come può dirsi creata? Se è creata non è generata, perché, per noi, ciò che è generato non è creato e ciò che è creato non è generato; noi, e le cose che vengono da noi, siamo creature. In Dio increato ciò che è generato è increato; infatti in quanto genera non crea. Se si dice che l'ha generata dopo averla creata, mi domando come si possa generare in un secondo tempo quello che in un primo è stato creato, tranne che non si parli del Verbo nell'economia della carne. In tal senso la Scrittura porrebbe prima quello che è prossimo alle creature e in seguito quello che è dal principio. Avrebbe cosi cominciato col parlare della carne per convincere gli uomini, piu prossimi alla carne, perché dalla carne creata assieme all'anima nel seno di Maria 289, quando il Verbo appunto si fece per noi carne, ebbero inizio le vie della giustizia annunziata dal Vangelo. Poi avrebbe detto che il Dio supremo alla fine dei tempi assumerà tutto ciò che è inferiore. Ma
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se parliamo del Verbo disceso sulla terra dal seno del Padre celeste che verrà di nuovo per porre fine alla nostra economia alla fine dei tempi, allora il Verbo non è creatura, non sia mai; né la Sacra Scrittura, nella maniera piu assoluta, ha ingenerato nella nostra mente tale stortura.
4 44. Il testo di Aquila e quello ebraico possono concordare; il primo forse dice " creò , nel senso che ha in ebraico il verbo: " si acquisf" come mediatore
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Gli ermeneuti però non si trovano di fronte ad un termine sicuramente tradito. Aquila infatti scrive « il Signore mi acquistò>>, perché nel testo ebraico lesse « Adonai kanani >> che significa proprio questo. Cosi pure l'uso ci fa dire invece di generare « comprare un figlio ». Ma neanche Aquila centrò il vero significato. L'espressione « Adonai kanani » infatti può anche interpretarsi «il Signore mi allevò da bambino>>, nel senso in cui Pietro riferi esplicitamente le parole « questo Gesu che voi avete crocifisso>> 290 , «questo Gesu >>, al celeste Verbo Divino che prese umana carne nel seno di Maria, al Signore del cielo che si deve dire uomo perché nato da Maria; in Gesu infatti si compi allora la creazione: «Nella morte della carne- dice Pietro e nella nuova vita secondo lo spirito» 291 , « il Cristo ha per noi sofferto nella carne>> 292 , «Cristo appunto soggiunge Paolo - quanto alla carne '' 293 • Lo stesso Salvatore poi nel Vangelo disse: «Voi cercate di uccidere l'uomo in me che vi ha detto la verità 294 udita dal Pa-
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Es. 31, 3; l Re, 4, 25. Prov. 10, 14. Prov. 8, 22. Gv. l, 14; Prov. 16, 7.
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Atti 2, 36. 1 Pt. 3, 18. l Pt. 4, l. Rom. 9, S. Gv. 8, 40.
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dre » 295, sottolineando il fatto che non pati come Figlio del Padre disceso dal cielo ma solo nella natura umana e terrena. Il che concorda con l'espressione di Pao- 5 lo, l'apostolo santo: «C'è un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, un uomo, Gesti Cristo» 296 , «lui che non riputò una preda l'essere uguale a Dio; esinanf invece se stesso, prendendo forma di schiavo» 297 • Evidentemente si rivelò uomo: però non sem- 6 plicemente uomo, ma anche «mediatore tra Dio e gli uomini» in quanto sta di mezzo tra l'uno e gli altri; in rapporto a suo Padre Dio che lo ha veramente generato e in rapporto agli uomini di cui assunse la natura nascendo da Maria senza seme virile. In tal modo mediatore tra Dio e gli uomini, pur fattosi uomo resta Dio, e benché Dio immutabile per essenza, media tra l'una e l'altra natura perfettamente distinte.
45. Gesu è Dio non in senso metaforico; metaforicamente invece è detto via, porta, ecc.
Tornano ad insistere e si appigliano fraintenden- l dolo al passo biblico che dice: «Non riputò appropriazione per rapina il farsi uguale a Dio ». Citano queste parole che non intendono affatto solo per polemizzare. Ora la Scrittura non vuoi dire che « si appropriò per rapina», ma dice che «non riputò appropriazione per rapina il farsi uguale a Dio ''· Egli cioè era per natura 2 uguale a Dio (se non lo fosse stato, infatti, perché dire che prese forma di schiavo?), e l'espressione che citano dice tutto lo stupore per un fatto cosi nuovo e straordinario. Era infatti uguale a Dio e si umiliò prendendo forma di schiavo, non per rendere schiava la libertà,
Ancora della fede 45, 3-5; 46, 1-6; 47, 1
ma per liberare dalla schiavitu coloro di cui prendeva la natura purché gli corrispondessero. Anche i Giudei ne diedero testimonianza. Quando 3 infatti egli senza timore o esitazione si proclamò davanti a loro uguale a Dio proclamando con sicurezza e so298 lennità: « Se non lo dicessi sarei come voi bugiardo» , essi gli risposero: «Non ti uccidiamo per un'opera buo299 na, ma perché tu, essendo uomo, ti fai uguale a Dio» • A questo punto si trincerano dietro il senso meta- 4 forico. Dicono 300 di doverlo fare anche in questo caso solo perché la Scrittura è solita spesso parlare di lui metaforicamente. Né si può negare che egli sia stato detto per figura porta e pietra, colonna e nube, leone e pecora, lucerna o lampada o sole, angelo e verme, roccia angolare e via, toro e vitello, e simili. Ovviamente nean- 5 che noi neghiamo che tali attribuzioni siano vere solo in senso metaforico; sappiamo però in quei casi perché cosi si è espressa la Scrittura: è via per la quale camminiamo verso il Regno, all'incontro di lui e del Padre; è porta perché per lui vi entriamo; è colonna in quanto su di lui si basa la nostra fede; è roccia in quanto niente lo può smuovere; è pietra in quanto è stato posto alle fondamenta; è sole di giustizia perché ha illuminato le nostre menti ottenebrate. 46. L'umanità creata del Verbo incarnato è reale come la sua divinità per generazione fuori del tempo e della passibilità
Allora si appigliano a un altro punto della Scrittu- 1 ra che parla della sua umanità creata, per esso confermandosi nel dirlo creatura. Ho già spiegato 301 l'uso di 298
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Gv. 15, 15. l Tim. 2, 5. Fil. 2, 6 s.
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Gv. 8, 55. Gv. 10, 33. Cf. Haer. 69, 34 ss. L'argomento sarà svolto in Haer. 69, 36.
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Ancora della fede 47, 2-5; 48, 1-7
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certi attributi a lui dati in modo per sé enigmatico ma perspicuo se considerati nel senso reale che hanno in rapporto a noi. Ma ci dicano che vantaggio c'è nel dirlo creatura. Dirlo per metafora porta ovviamente ci aiuta a vedere in lui l'accesso a Dio; dirlo via serve ad intendere che non c'è altra via per non errare che quella che percorriamo con lui. Ma dirlo creatura perché mai? Forse che ci è utile? Si, risponde il petulante controversista; perché altrimenti, non chiamando lui creatura, attribuiresti al Padre le svariate passioni che di fatto ha chiunque genera: moti di tensione, rilassamento, distensione, eiaculazione, erezione e cose del genere. Oh, che pensieri perversi, e per nulla aderenti alla realtà divina. Su Dio chi potrebbe pensare tali follie? Con che temerarietà fantasticare cosi? Certo neppure un demonio; egli non sottilizza a questa maniera. Quando si confessa il Padre, si crede soltanto che egli ha generato il Figlio, non che la divinità abbia subito erezioni o che sia stato fisicamente gravido; resta sempre vero quanto sta scritto: « Dio è spirito » 302 ; e lo spirito non è soggetto ad eiaculazione, perdita di parti, tensioni, detrazioni, distensioni e cose del genere. Come il Padre è spirito, cosi ha generato spiritualmente il Figlio, Dio e Verbo, fuori del tempo, di ogni comprensibilità e di ogni inizio.
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47. Il Padre come sole irradia il Figlio, ma senza perdere nulla della sua energia
Per convincere di falso costoro che cosi argomen- l tana, prenderemo le parole che essi adoperano per dimostrare il contrario di quello che essi dicono e dichiarare le loro infami argomentazioni assolutamente prive di valore probante.
La creatura è incommensurabilmente, infinitamente diversa dal suo Signore. Prendiamo l'esempio di tanti che nel deserto non avendo piu fuoco sanno procurarselo. Riempito d'acqua un recipiente di vetro e messavi vicino della materia infiammabile di lino o di stoppa, espongono tutto ai raggi del sole, sicché il fuoco dei raggi sul vetro passi al materiale posto vicino. Esso certo, da una parte, procede dal sole; dall'altra, si appicca alle cose 303 ; ma forse che il sole di cui esse partecipano è stato decurtato, scemato, diminuito? No, risponderanno. Se quindi il sole che è una creatura non subisce diminuzioni, quanto meno Dio, che è infinito, incomprensibile, incorruttibile nel generare da sé. Non per passione, non per divisione né per deficienza, ma con quella perfezione che è degna di lui, il Perfetto genera il Perfetto. Da un solo fuoco naturale prendono molte luci, senza diminuzione del primo fuoco che alle seconde si comunica; eppure la natura di esso può essere composta di molte parti luminose, come di lumi e fiaccole. Non cosi la divinità, non sia mai 304 • Perché il Verbo non viene ad aggiungersi per accessione al Padre; ma il Padre rimane sempre Padre; il Figlio, Figlio; lo Spirito Santo, Spirito Santo.
Gv. 4, 24.
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48. Il creazionismo biblico si oppone all'emanatismo manicheo, e considera le creature come frammenti del pane moltiplicato da Cristo o come raggi del medesimo sole creato da Dio
Pazzesco è il discorso che fanno i Manichei sulle l orme di Mani. Dicono che le anime procedono dalla coE. qui mostra di conoscere bene l'usanza dei beduini. Il creazionismo si oppone all'emanatismo platonico o gnostico-manicheo e al materialismo stoicizzante. 303
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Ionna di luce facendo un sol corpo con essa e poi, liberate dai corpi, ritornano a formare una sola sostanza nella medesima colonna, secondo una maniera di concepire la creazione davvero fantastica. No, non questo dice il Vangelo dei cinque pani che il Signore fece spezzare per sfamare cinquemila, senza permettere che ne andassero perduti i resti, secondo che sta scritto: « Raccogliete i frammenti affinché nulla si perda>> 305 • Raccolsero una gran quantità di frammenti - sta scritto - e in un insieme unico ma di molte ceste. Non è qui nostro proposito presentare a mo' di tipo o di allegoria il detto episodio evangelico, confrontandolo col riferito esempio del sole. Perché non consideriamo le anime alla stregua di detti pani e frammenti, non sia mai, né vogliamo considerare Dio uguale al sole da lui creato, o l'Unigenito uguale all'irradiazione del sole su quella stoppa. Ma vi è un punto di somiglianza con la realtà delle anime, generate (non per ricongiungersi all'unica anima, non sia mai) per raggiungere le dimore divine di cui sta scritto: « Presso il Padre vi sono molte dimore » 306 ; non ammucchiate in un coacervo, ma ognuna con la propria individualità. D'altra parte, quando diciamo che Dio ha generato il suo Figlio Unigenito, non gli attribuiamo, come essi bestemmiano perversamente, alcuna passione. Poiché chiunque genera si svigorisce nello sfogo della sua passione, ed è vero pure che non bisogna parlare di creatura e di generato nel senso che essi danno a tali termini, per non attribuire a Dio né fatica né passione. Ma siamo andati a prendere noi da qualche parte il nome di Figlio? Perché, insomma, egli ha il nome di Figlio? Non abbandoniamoci a quesiti della ragione umana, a ragionamenti terreni. Non è certo saggezza, ma empietà parlare di Dio attribuendogli le nostre
Ancora della fede 48, 1-5; 50, 1-4
umane passioni, poiché la divina sapienza dice: pensieri non sono come i vostri >> 307 e ancora: come uomo lui, Dio» 308 •
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49. Il Figlio non è dell'ordine creaturale; scelse per incarnarsi Maria e in lei scelse la casa di Giacobbe: egli è eletto per natura
Quindi la finiscano di bestemmiare ed apprendano dallo stesso Padre chi è il Figlio: «Questo è il mio figlio diletto in cui ho posto le mie compiacenze>> 309 ; e prima che si incarnasse: « Tu sei il mio figlio diletto, il mio eletto>> 310 ; e nella Cantica: «Eletto fra miriadi >> 311 • Dicano loro da che parte sia avvenuta l'elezione, ma senza stoltamente interpretare l'elezione nel senso di una scelta per grazia. Essi negano che sia eletto per natura. Mi dicano chi c'è simile a lui, perché possa dirsi esaminato e poi scelto tra molti. Se infatti il Figlio è Unigenito, non c'è chi a lui possa dirsi uguale o paragonabile: « Chi sarà simile al Figlio tra i figli di Dio?>> 312. La Scrittura infatti conosce dei figli per grazia, ma nessuno che a lui si possa eguagliare nell'essere figlio per natura. È evidente poi da chi è stato scelto e da parte di chi è avvenuta l'elezione. Molte miriadi di donne c'erano sulla terra, ma solo Maria « trovò grazia >> 313 presso Dio che in essa scelse la sua santa carne. Per il suo Figlio invece disse «mi sono compiaciuto>>, come David aveva detto (in persona degli Apostoli che cre307 308 309 310
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Is. 55, 8-9. 1 Sam. 15, 29. Mt. 3, 17. Is. 42, 1; 44, l; Mc. l, 11. Cant. 5, 10. Sal. 88 (89), 7. Le. l, 30.
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dettero nel Signore e ne annunziarono alle genti lietamente la grazia): « Soggiogò i popoli sotto di noi, il vanto di Giacobbe che predilesse» 314, profetando della 6 purezza di colui che è e fu il vanto di tutta la casa di Giacobbe, della carne prescelta perché vi fosse per opera dello Spirito Santo concepito da Maria. Questa la economia della carne di cui il Padre proclamò il compimento dal cielo a Giovanni Battista. Il Padre infatti si era compiaciuto di quella carne assunta dal Cristo, rimasto Dio di natura infinita pur dopo il suo avvento in essa.
50. Cristo è il prediletto, per se m quanto vero Figlio del Padre, per noi in quanto in lui siamo amati da Dio; la Scrittura non lo dice mai creato
L'Apostolo lo dice «Figlio diletto»: «Egli ci ha sottratti al potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo Figlio diletto » 315 • Qui gli stolti, non comprendendone il significato, dicono che l'espressione suppone un progressivo amore per il Figlio da parte del Padre. Non sanno, gli ignoranti, confrontarla con un'altra espressione in cui l'Apostolto afferma che Dio ama noi nel Cristo 316 (cioè nel suo diletto vero Figlio unigenito), poiché il Padre è Amore come il Figlio è Amore: Amore da Amore. Quindi il « Figlio diletto » è il Figlio dell'Amore per se stesso, ed anche per noi perché il Padre ci amò in lui fino a dare per noi il suo Figlio Unigenito. Egli né si affatica creando, né patisce generando. Non affastellino bestemmie, cosi vaneggiando a loro danno; perché se il Figlio fosse una creatura non do314 315 316
Sal. 46 ( 47), 4-5. Col. l, 13. Ef. 2, 4; 2 Cor. 5, 19; l Gv. 4, 10-11; Gv. 3, 16.
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vrebbe essere adorato (proprio come essi pretendono), dato che è pazzesco adorare una creatura, non osservare il primo comandamento: «Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo» 317 • Se il Verbo di santità è oggetto di adorazione non 5 è una creatura. Ora, di fatto fu adorato dai discepoli ed è adorato dagli angeli: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio» 318 , «Ti adorerò, Signore, mia forza» 319 • Dunque la cosa che noi affermiamo non ha bisogno di 6 tante prove ed è inoppugnabile di fronte a qualsiasi possibile contraddittore. Ne indichi qualcuna chi odia a tal punto il Figlio di Dio da volerne scovare il fondamento nell'Antico o nel Nuovo Testamento; se ce l'ha la produca: dove sta scritto che il Padre abbia detto «Ho creato mio figlio», o che il Figlio abbia detto «il Padre mi ha creato»? Nei 1162 capitoli dei 4 Vangeli, da cima a fondo, il Figlio parla, e a lui il Padre, ma non si è mai sentito dire, al Figlio: «Mio Padre mi ha creato», e al Padre: «Mi son creato un figlio» oppure: « Ho creato mio Figlio ».
2 51. Il corpo di Cristo va adorato come va onorata la porpora ovvero il trono di un re
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Ma il presuntuoso si metterà ad altercare cosi: - 1 Che ne pensi dunque del corpo assunto da Maria? Maria era o non era una semplice creatura? Certo, gli rispondo, lo ammettiamo anche noi; era una creatura, generata da un uomo e da una donna. Allora, egli insiste, adori o non adori il Salvatore nel corpo che egli ebbe da Maria? Come no? - rispondo - Se non lo adorassi non potrei avere la vita. Ecco, conclude, tu adori il corpo che è una creatura. 317
Deut. 6, 4.
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Sal. 96 ( 97), 7. Sal. 17 (18), l.
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Questo è proprio un discorso da pazzi. Tutti infatti 320 si prosternano pure davanti all'imperatore rivestito di porpora, ma nessuno si domanda se oggetto di adorazione sia la porpora o piuttosto l'imperatore. È evidente che oggetto di adorazione è l'imperatore, ma con lui veneriamo la porpora che egli porta; quando poi se la toglie e la mette al suo posto, nessuno si prosterna dinanzi alla porpora. Inoltre quando spesso l'imperatore siede sotto il baldacchino sul suo trono, quelli che debbono fare l'adorazione vengono a prosternarsi 321 dinanzi all'imperatore in trono con il suo baldacchino, ma quando egli si sia alzato nessuno piu si prosterna dinanzi a quel baldacchino o al suo trono. Nessuno poi, quando vuoi fare l'adorazione dell'imperatore sotto il suo baldacchino, è cosi pazzo da dirgli: « Esci dal tuo baldacchino, perché ti possa prestare adorazione ». Similmente nessuno può dire all'Unigenito: «Esci dal tuo corpo, perché io possa adorarti ''• ma ognuno adora l'Unigenito col suo corpo, l'Increato col santo tempio che è venuto ad assumere. Nessuno dice all'imperatore di alzarsi dal suo trono per essere da solo oggetto di adorazione, ma ognuno con l'imperatore adora il suo trono. Quindi si adora il Cristo con quel corpo che fu sepolto e risuscitò.
Ancora della fede 52, 2-5; 53, 1-2
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52. La generazione del Figlio di Dio è di ordine tutto suo proprio
Dici dunque - obiettano - che il Padre generò il 1 Figlio per atto della volontà? o senza atto di volontà? Ma il Verbo fu da sempre e prima del Verbo non esisteva il tempo! L'analogia ovviamente è conforme in minima parte alla realtà dell'unione ipostatica. 321 Il costume di prosternarsi per adorare l'imperatore è qui considerato pacifico. 320
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Anche gli Ariani 322, infatti, dicono che il Figlio di Dio è stato generato fuori del tempo, benché lo facciano per illudere. Negano la generazione eterna e si limitano a dire che non ci fu « una volta » quando non c'era, quasi che la locuzione « una volta » non indichi «un tempo». Basta riflettere sul senso letterale per 2 convincerli di ignoranza: « una volta » infatti nel lessico ha il significato di tempo. Dicendo dunque che non esprima tempo cadono in contraddizione con quel che la loro mente pensa, e sono anzi in malafede. Usano le parole come cavilli pervertitori del pensiero, come armi da impugnare contro il Figlio di Dio, senza arrossire della loro credenza assolutamente opposta al concetto di divinità per la natura del Padre. Questi generò il Figlio per atto della volontà o sen- 3 za atto di volontà? 323 Dicendo « senza atto di volontà » i~sinuiamo che la divinità sia sottoposta a necessità; dicendo « per atto della volontà » ammettiamo che prima del Verbo ci fu la volontà, antecedente al Verbo sia pure di un istante, di un momento, di una minima frazione di ora o di tempo. Ma cosi cadiamo nel loro errore. Dicendo «generò senza atto di volontà» però si sottomette la natura divina alla necessità, quasi che essa non abbia il libero arbitrio. Quindi nessuna delle 4 tue due ipotesi, superbe, possono farsi per Dio; non sono dell'ordine della natura divina. Dunque generò né per atto di volontà né senza atto di volontà, ma per eminente vigore di natura, di quella divina natura che supera lo stesso volere, non soggetta a tempo, non sottoposta a necessità. Cf. Haer. 69, 26. 70. Cf. Haer. 69, 9, dove è riportata la lettera di Ario ad Eusebio di Nicomedia: « Noi diciamo che il Figlio non è affatto ingener~to o parte di Ingenerato o da supposta materia, ma affermiamo che egli è e sussiste per volontà e decisione del Padre». 322 323
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In noi infatti non v'è nulla che non passi all'atto: 5 « una volta » non eravamo, << prima » vogliamo e << poi » eseguiamo ciò che facciamo, ovvero se non vogliamo non c'è quel che « non ancora >> abbiamo fatto. In Dio invece tutto è in atto, pacifico, perfettamente compiuto; egli generò colui che è da sempre senza un atto della volontà, generò da sé il suo santo Verbo che è Dio per quel vigore di natura che è di ordine eminente, ineffabile.
53. Le proprietà della natura divina sono incomprensi- 1 bili ali 'esistente
Mi viene da fare le piu alte meraviglie, o figli della fede e della Chiesa, dinanzi agli errori di questi litigiosi quando stravolgono in senso figurato la verità secondo lettera, e in senso letterale ciò che è detto in senso figurato. Infatti, si rifiutano di dare alla generazione del Figlio il senso letterale, dicendo che è generato ma non come gli altri generati; e invece quanto 2 all'attributo di creato, seppure gli fosse mai dato, lo interpretano in maniera estranea alla sua divinità. Con la verità della lettera distruggono la verità del senso. Infatti leggiamo di Isaia che disse di « aver veduto il Dio degli eserciti >> 32\ del << Signore che apparve a Mosè >> 325 , del <<Signore che apparve ad Abramo» 326 , di « Daniele che scorse in visione l'Antico dei giorni >>m, e simili. Leggiamo che ad Ezechiele apparve il Signore e disse: <> 328 • Costoro afferma324
325 326 327
328
Is. 6, 1. S. Es. 3, 2. Gen. 12, 7. Dan. 7, 9. Ez. l, 4. 26 s.
Ancora della fede 53, 3-8; 54, 1-3
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no che ciò non corrisponde alla realtà, quasi che i Profeti intendano trarre in inganno. Partono dal fatto che nel Vangelo il Signore ci insegna che «nessuno ha visto mai Dio » 329 e propongono questo dilemma. Se l'Unigenito ha affermato che nessuno l'ha visto e i Profeti affermano di averlo veduto, o deve aver detto il falso l'Unigenito o debbono aver detto il falso i Proti. Secondo questo loro ragionamento, identico a quello dei Manichei, ovviamente le parole dei Profeti sarebbero menzognere. Ma i Profeti non ingannano. Che essi dicano la verità lo affermò il Salvatore che disse: << Eccomi, sono quello stesso che vi ha parlato attraverso i Profeti » 330 • E se è cosi, è questione di intelligenza che deve scoprire il vero sotto il velo del linguaggio figurato. Cosi spesso del resto va compresa la Scrittura. Vediamo il mare o da un monte o da una pianura, e affermiamo con verità di averlo visto; però se uno dicesse di non averlo veduto, non direbbe una menzogna ma la verità, in quanto non ha ottenuto la piena conoscenza della sua estensione in profondità e in superficie, in volume e in massa. Cosi pure per una fessura guardiamo un uomo, ma non ne cogliamo tutta l'estensione; a chi dica di averlo visto non si nega che l'abbia visto, e ad un altro che dica di non averlo visto non si nega che non l'abbia visto. Non abbiamo infatti veduto la verità che nella misura delle nostre capacità; non l'abbiamo veduta come essa è in tutta la sua realtà. Alla stessa maniera i Profeti ricevettero la grazia di vedere come per la fessura stretta della natura corporea non di vedere la vera e reale economia nella infinita totalità; per cui le espressioni della Sacra Scrittura si integrano perfettamente tra di loro, sia che esse 329 330
Gv. l, 18. Agraphon.
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Ep:ifanio
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dicano che i Profeti videro (e videro veramente) sia che per bocca del Salvatore dicano che « nessuno ha mai veduto Dio>> 331 (perché nessuno ne ha veduto tutta la realtà). Ma egli ne vede non con occhi mortali la natura, e diede all'uomo secondo le sue capacità di poter vedere per grazia la sua totale economia.
54. l Profeti videro parzialmente ma veramente, con la mente e con gli occhi, come vide San Paolo il paradiso terrestre
Ma perché nessuno avesse a ciarlare come un istrio- 1 ne, affermando che i Profeti videro con la mente e non con gli occhi, cioè percependo come di notte e quindi non vedendo, Isaia si espresse in proposito apertamente: «Oh, me infelice! Sono stordito, uomo dalle labbra immonde tra un popolo di labbra immonde: eppure ho veduto il Signore degli eserciti >> 332 • Disse «vidi con gli occhi>>, non «vidi con la mente». I Profeti, quindi, videro e non videro, in quanto colsero la realtà infinita della verità rivelata veramente, ma secondo le loro capacità. Molti spiegano allegoricamente anche il paradiso 2 terrestre; e quell'invasato di Origene pretese annunziare al mondo la vera interpretazione fantasticando che esso non sarebbe da collocare sulla terra. Si basa sulle 3 parole del santo Apostolo: «So di un uomo, che quattordici anni fa, fu rapito ad un terzo cielo, non so se col corpo o fuori del corpo, ecc.,, 333 • Non leggere e non parlare di un « terzo cielo >> al di sopra della terra. Egli infatti disse « ad un terzo cielo>>, come per dire che ne parlava una terza volta, 331 332 333
Gv. l, 18. Is. 6, S. 2 Cor. 12, 2-3.
Ancora della fede 54, 4-7; 55, 1-8
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non perché ne contasse tre. Perciò aggiunse subito: 4 « So di tale uomo che fu rapito nel Paradiso e udi parole che un uomo non può ripetere ». Sia gloria a Dio 5 onnipotente che fra tanti modi ha scelto questo per chiaramente suggerirei con queste minuzie il vero senso dell'espressione. In essa non è riferito senz'altro il termine «cielo» a «Paradiso>>; ma prima disse: «So di un uomo rapito ad un terzo cielo » e poi parlò di sé «rapito nel Paradiso>>. Il secondo nome con l'articolo determinativo corrisponde al primo che indica pure un luogo. Il cielo o Paradiso è sito come tra un monte e una 6 pianura che si stende tutta attorno al monte. Il proprietario che voglia raggiungere il luogo di siffatta pianura dall'altra parte del monte, può benissimo fare la sua strada per la medesima pianura onde arrivare dove vuole aggirando senza toccarlo il monte; ma può diversamente, se vuole, prima salire sul monte e poi raggiungere quel punto della pianura al di là del monte. Intendi in questo senso le parole dell'Apostolo. In tal 7 senso prima dice di essere salito al cielo e poi di esserne disceso. Cosi pure sta scritto: « Il mio diletto è sceso nel Paradiso >> 334 ; e il Salvatore disse: « Oggi sarai con me in Paradiso» 335 •
55. Tutto il racconto della creazione va inteso letteralmente, nell'accettazione dell'ineffabilità del Creatore. Il mistero dell'immagine di Dio nell'uomo
Ma se il Paradiso non fosse stato sulla terra, quan- l to scritto nel Genesi non corrispùnderebbe a verità, ma sarebbe da intendere allegoricamente, anzi niente risul334
335
Cant. 7, l. Le. 23, 43.
Epifani o
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terebbe vero anche nel seguito e tutto andrebbe spiegato in senso allegorico. Le parole « In principio Dio creò il cielo e la terra » 336 non hanno un senso allegorico, ma esprimono cose visibili. Poi creò realmente il firmamento e il mare, i germi e gli alberi, le erbe e le graminacee, gli animali, pesci ed uccelli, tutto il mondo visibile. Creò l'uomo veramente, e lo pose nel Paradiso dopo averlo plasmato. Lo plasmò ad immagine, ad immagine di Dio. Non indagare indiscretamente i doni che Dio per grazia ha dato all'uomo. Ci basti non negare che ogni uomo è ad immagine di Dio, ma non siamo curiosi di sapere come siamo ad immagine. Noi non pensiamo che consista negli elementi con cui siamo stati plasmati ovvero nell'anima o nella mente o nella virtu. Molti fattori ci impediscono di pensarlo. Ma, d'altra parte, non possiamo affermare che l'essere ad immagine non riguardi sia il corpo che l'anima. Chi ha la fede non può negare che la Scrittura lo affermi; chi non ha la fede non fa che « rendere nullo il dono di Dio » 337 • Dunque l'uomo in qualche modo è ad immagine, ma il come lo sa lui, Dio. Sebbene infatti affermiamo che egli ha creato l'uomo a sua immagine, non ignoriamo che Dio è invisibile e incomprensibile, quindi non possiamo pensare che l'immagine si riferisca al corpo. Come potrebbe questo che è visibile, percettibile, soggetto al tatto, essere immagine dell'invisibile e incomprensibile? Neghiamo che il corpo sia ad immagine in quanto - come dice la Scrittura - Dio lo plasmò « con la polvere del suolo » 338 e chiamò l'uomo formato di terra non di anima. Infatti solo in un secondo momento « soffiò sul suo volto un alito di vita, e cosi l'uomo divenne un essere vi-
Ancora della fede 55, 9; 56, 1-5; 57, 1-3
2
vente » 339 • Intendiamo che Dio creò sia l'anima che il 9 corpo, ma come? La Scrittura dice «soffiò», _m~ nor: possiamo dire che l'anima sia una particella d1 Dw, ne affermare che essa sia estranea a quel soffio. Coi?e con tutta precisione ciò vada inteso, lo sa solta..nto Dw.
3 56. L'uomo è l'immagine di Dio
4 5
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Noi crediamo in Dio sempre verace, senza indagini 1 curiose e devianti. Se tu affermi che l'essere creato ad immagine si riferisce all'anima, io ti ricordo che l'Ap?: stola dice: «Viva è la parola di Dio ed efficace e plll tagliente di ogni spada a doppio ta~lio_ e pe~etrante ~no a divisione dell'anima» 340 • Se qumd1 l amma sub1sce 2 divisione e invece Dio è indivisibile, come può l'anim~ essere ad immagine? L'anima infatti non conosce Il futuro invece Dio sa tutto; vediamo naturalmente quel che ci 'sta dinanzi e ignoriamo quel che ci sta indietro. Eppure se ne concludessi che l'anima no~ è ad ~mma gine, andresti contro la Scritt~ra che ~hmma l uom~ anima, assolutamente, benché l uomo sm composto di anima e corpo. . . . . Allora dirai che l'essere ad immagme s1 nfensce 3 alla mente; ma la Scrittura dice: « Sento un'altra legge che mi combatte e mi tiene prigioniero nella mente 341 del peccato che sta nelle mie membra» • Ora,_ come potrebbe essere tenuto prigioniero ciò che è ad Immagine? Sta pure scritto: «Canterò con la mente e can. "to » 342 . tero, con l o spin . , . . Se dicessi che l'essere ad immagme e Il vivere se- 4 condo virtu, obietterei. Dimmi, quale virtu esercitò 339
336 337 338
Gen. l, l. Gal. 2, 21. Gen. 2, 7.
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341 342
Gen. 2, 7.
Ebr. 4, 12. Rom. 7, 23. 1 Cor. 14, 14-15.
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EpHanio
Adamo prima che Dio lo formasse? La virtu infatti quando Dio lo fece ad immagine, all'inizio, non c'era ancora. Eppure se con ciò dicessi che l'essere ad immagine non consiste nella virtu, non diresti bene. Poiché in quale altra cosa meglio che nella virtu si potrebbe identificare l'immagine? Eppure, l'uomo fu fatto ad immagine prima che fosse stato compiuto un atto di virtu; infatti ancora Adamo non aveva cominciato a vivere virtuosamente, anzi non era stato ancora creato. Se dicessi che l'essere ad immagine consista nel- 5 l'essere battezzati, ti domanderei se i santi che non hanno. ricev~to. il ba~tesimo siano stati ad immagine; fin dar tempi di Mose, per la prima volta, il mare fu tipo del battesimo, la cui grazia fu rivelata da Giovanni, il cui dono fu definitivamente dato dal Cristo. 57. ~n che cosa consista l'essere ad immagine di Dio, meffabile, non è definibile; ma ce ne fa fede fa sua parola
In tutti gli uomini dunque c'è l'immagine, ma que- 1 sta non è un dono naturale. Essi sono ad immagine, ma la natura umana non è uguale a quella divina. Dio infatti: è incomprensibile, inconcepibile, perché Spi~ito ~l di sopra di ogni spirito, Luce al di là di ogni luce; l uomo mvece è soltanto privilegiato da Dio. Non ne- 2 ghiamo che sia a sua immagine, ma affermiamo che ques~a real.tà è un dono di grazia. Per avere una qualche Idea .dr tale realtà partiamo da un fatto analogo. Leggiamo nel Vangelo che il Salvatore prese nelle 3 sue mani gli alimenti della tavola, dopo averli presi ringraziò e disse: «Questo è proprio il mio ... », ne diede ai suoi discepoli ripetendo: «Questo è proprio il mio ... » 343. 343
M t. 26, 26 ss.; Mc. 14, 22; Le. 22, 14 ss.
Ancora della fede 57, 4-6; 58, 1-8
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Né per questo allora apparve alcunché di uguale o di 4 simile alla sua forma corporea che potesse far pensare alla invisibile divinità; neppure qualcosa che avesse i caratteri delle sue membra. Quel che vediamo ha una forma rotonda, è inerte, passivo: eppure Dio operò di 5 fatto per sua benignità quanto disse con le parole « questo è il mio, ecc.». Nessuno nega fede ad esse, poiché chi non lo crede verace in quelle parole decade dalla grazia e dalla salvezza. Se egli parla, noi gli crediamo; 6 e crediamo perché egli l'ha detto. Quindi là riconosciamo nostro Signore, onniveggente e onnisciente, onninamente Dio; Colui che tutto muove, tutto opera, tutto illumina; il Verbo del tutto incomprensibile, eppure per sua grazia datosi a noi. 58. Quel che dice la Scrittura sui fiumi Fison Geon Tigri ed Eufrate, sulla prima coppia umana, è da intendere in senso letterale
Adamo dunque fu posto nel Paradiso o giardino e l mangiò di quell'albero. Del giardino la Scrittura dice che era« nell'Eden, a oriente», e che «dall'Eden saliva una fonte» 344 • Non dice« discendeva» perché non pensassimo che discendesse dal cielo; infatti se fosse stata sul cielo avrebbe detto « discendeva una fonte ». Sta scritto pure che dall'Eden il fiume « esce» (non « discende »), quindi « si divide in quattro bracci; e il primo si chiama Fison », come noi possiamo vedere 2 con i nostri occhi (perché il Fison è il fiume che gli Indi e gli Etiopi chiamano Gange, i Greci invece chiamano In do); « gira intorno a tutta la terra di Evilat », cioè intorno alla piccola e grande Etiopia (le terre appunto di Evilat), attraversa la grande Etiopia, scende verso il sud e va a sfociare presso Cadice nel grande Oceano. 344
Gen. 2, 8. 10 ss.
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Epifania
Il secondo fiume è il Geon. Lo possiamo vedere per- 3 ché è un fiume reale, non allegorico: scorre infatti giu per l'Etiopia; attraversata la piccola Etiopia, l'Anubitide, la Blemmia, l'Assomitide, bagna la Tebaide e l'Egitto e va a sfociare nel nostro mare. Se qualcuno non ci vuoi credere, senta Geremia che dice: «Perché voi e la terra d'Egitto andate a bere le torbide acque del Geon? » 345 • « Il terzo fiume è il Tigri, che nasce e scorre dinan- 4 zi alla regione d'Assiria» 346 , perché- vuoi dire la Scrittura- dopo aver tagliato in due le regioni dell'Anatolia scorre sotterraneo, ma riemerge dall'Armenia tra le regioni dei Cardiei e degli Armeni come una nuova sorgente, per attraversare l'Assiria. Il quarto fiume poi è l'Eufrate 347, il quale scorre 5 dapprima sotterraneo proprio alla stessa maniera del Tigri; con esso poi riemerge dall'Armenia e bagna la Persia. Ora, se il giardino non fosse stato reale, non sareb- 6 be stata reale neppure la fonte. Se non vi fosse stata fonte non vi sarebbe stato fiume; se non vi fosse stato fiume 348 non vi sarebbero i suoi quattro bracci. Se non fosse reale il Fison non sarebbero reali né il Geon né il Tigri; se fosse allegorico il Tigri sarebbe allegorico l'Eufrate. Se diciamo che non fu reale l'Eufrate dicia- 7 mo pure che non furono reali il fico con le sue foglie, Adamo cui fu offerto da mangiare, Eva senza la quale egli non avrebbe mangiato dell'albero. Se nessuno man- 8 giò dell'albero allora Adamo non fu Adamo; e senza di lui non ci sarebbero uomini. Allora la verità sarebbe una favola e tutto l'universo un'allegoria. Eppure Ada345
Ger. 2, 18. Gen. 2, 18. 347 Gen. 2, 14. 348 Epistola a Giovanni di Gerusalemme, in Epist. di Girolamo 51, 5, 6, CSEL 54, l. 346
Ancora della fede 59, 1-4; 60, 1-2
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mo ci fu, perché da lui proveniamo; siamo tutti sua progenie per successione, e attraverso tante successioni in lui ci riconosciamo.
59. Le generazioni degli uomini ad immagine secondo la Scrittura
Adamo infatti generò Set che aveva il suo aspetto, 1 a sua immagine. È la scrittura che dice «aveva il suo aspetto, a sua immagine'' 349 ; perché non si pensi che il protoplasto fosse diverso da quelli da lui generati. Set generò Enos; Enos, Cainan; Cainan, Maleleel; Maleleel, Iaret; Iaret, Enoch; Enoch, Matusala; Matusala, Lamech; Lamech, Noè 350 : fu allora che avvenne il diluvio, non allegoricamente ma realmente, e mori ogni vivente, rimanendo vivi solo « otto anime » cioè otto uomini 351 • Sentendo parlare di anime, non pensare che 2 non avessero corpi; poiché nominando una delle due componenti umane si vuole indicare tutto l'uomo. La Scrittura infatti dice che Giacobbe discese in Egitto con 75 anime 352 , non certo per escludere i loro corpi, perché di fatto lo seguirono le anime coi relativi corpi. Cosi pure lo scrittore degli Atti degli Apostoli, Luca, dice: « Le anime a bordo eravamo circa ottanta » 353 • Siamo anche soliti chiamare gli schiavi «corpi "• e per- 3 ciò si dice di un padrone che ha cento corpi, ovviamente con altrettante anime: ma si dice cosi perché i padroni umani sono signori dei corpi, non delle anime. Chiamando gli schiavi << corpi » anche se animati, voGen. 5, 3. Gen. 5, 6 ss.; Le. 3, 36-38. l Pt. 3, 20. 352 Atti, 7, 14-15: Stefano accetta la cifra risultante dalla versione dei Settanta, superiore di cinque a quella del testo ebraico, cf. Gen. 46, 27; Es. l, 5. 353 Atti, 27, 37. 349 350 351
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Epifani o
gliamo però dire che i padroni ne utilizzano solo i corpi. Noè dunque usci dall'arca dopo che aveva genera- 4 to Sem, Cam e lafet. Sem poi generò Arfaxad; Arfaxad, Cainan; Cainan, Sala; Sala, Eber; Eber, Falek; Falek, Ragau; Ragau, Seruch; Seruch, Nachor; Nachor, Tarra; Tarra, Abramo; Abramo, Isacco; lsacco, Giacobbe; Giacobbe, Giuda; Giuda, Fares; Fares, Esrom; Esrom, Aram; Aram, Aminadam; Aminadam, Naassom; Naassom, Salmon; Salmon, Booz; Booz, Iobed da Rut; lobed, lesse; lesse, il re David; David, Salomone dalla moglie di Uria; Salomone, Roboam; Roboam, Abia; Abia, Asaf; Asaf, losafat; losafat, loram; loram, Geozia; Ocozia, Gioas; Gioas, Amesia; Amesia, Ozia; Ozia, loatam; loatam, Acaz; Acaz, Ezechia; Ezechia, Manasse; Manasse, Amos; Amos, losia; losia, Ieconia; leconia, Salatiel; Salatiel, Zorobabel; Zorobabel, Abiud; Abiud, Eliakim; Eliakim, Asor; Asor, Sadok; Sadok, Achim; Achim, Eliud; Eliud, Eleazar; Eleazar, Mattia; Mattia, Giacobbe; Giacobbe, Giuseppe 354 •
60. l tempi da Giuseppe sposo di Maria a quelli di Graziano
Giuseppe era vecchio, vedovo della sua prima mo- 1 glie, dalla quale aveva avuto quattro figli maschi Giacobbe, detto «fratello del Signore» per essere stato con lui allevato, Simone, Giuda e Giose - e due figlie, Anna e Salame. Vecchio e vedovo, Giuseppe fu de- 2 stinato dalla sorte a sposare la Santa Vergine Maria, «da cui fu generato» secondo la carne, per opera di Spirito Santo e senza seme virile o corporeo contatto, nostro Signore Gesti Cristo 355 • Poiché i figli primogeniti 354 355
Gen. 11, 10 ss.; Le. 3, 34-36. Mt. 1, 16.
Ancora della fede 60, 3-5; 61, 1-7
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di sesso maschile e femminile venivano consacrati nel tempio, e si tiravano le sorti perché le suddette vergini del tempio andassero spose a qualcuno, vedovo o celibe, della propria tribu. Quindi il Signore Dio fu secon- 3 do la carne della tribu di Giuda, nato dal seme di David e di Abramo, l'anno quarantaduesimo dell'impero di Augustd 56 • Augusto regnò cinquantasei anni e sei mesi; a lui 4 successe nell'impero il figlio Tiberio che regnò per 23 anni; dopo Tiberio, Gaio fu imperatore per 3 anni 9 mesi e 22 giorni; dopo Gaio, Claudio per 13 anni; dopo Claudio, Nerone per 13 anni; dopo Nerone, Vespasiano per 9 anni; dopo Vespasiano, suo figlio Tito per 2 anni; dopo Tito, suo fratello Domiziano per 15 anni e 5 mesi; dopo Domiziano, Nerva per 1 anno e 4 mesi; dopo Nerva, Traiano per 19 anni; dopo Traiano, Adriano per 21 anni; dopo Adriano, Antonino Pio per 22 anni; dopo Antonino, Marco Aurelio Antonino detto anche Vero per 19 anni; Commodo per 13 anni; Pertinace per 6 mesi; Severo per 18 anni; Antonino suo figlio per 7 anni; Macrino per l anno; Antonino Secondo, per 4 anni; Alessandro, non il Macedone, per 13 anni; Massimino per 3 anni; Gordiano per 6 anni; Filippo per 6 anni; Decio per l anno; Gallo e Volusiano per 3 anni; Galliena per 15 anni; Claudio Secondo per un anno; Aureliano per 4 anni; Tacito per 6 mesi; Probo per 6 anni; Caro, Carino e Numeriano per 2 anni; Diocleziano per 20 anni; dopo Diocleziano: Massimiano, Licinnio, Costanzo, Co- 5 stantino, Costante, Costanzo e Costantino, Giuliano, Gioviano, Valentiniano, Valente, Graziano. Quest'anno si compiono 70 anni dalla morte di Diocleziano; quest'anno è infatti il novantesimo di Diocleziano, il decimo di Valentiniano e Valente, il sesto di Graziano, il terzo del consolato di Graziano Augusto e dell'illustrissimo Equizio, il secondo di lndizione. 356
Rom. l, 3-4; Le. 2, l.
Epifania
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Ancora della fede 61, 8-9; 62, 1-9
61. La storia dell'umanità prende ongme dai fatti narrati nelle prime pagine della Bibbia, da intendere tipologicamente
Come abbiamo detto, dunque, siamo tutti discendenti da Adamo, secondo un ordine di successione che ci è pervenuto; né quanto Dio opera va inteso allegoricamente. Quindi Adamo è esistito, sono esistite le foglie di fico, il fico, l'albero della scienza del bene e del male, l'albero della vita posto in mezzo al giardino, il serpente, la disobbedienza, l'obbedienza. Sono esistiti i fiumi, è esistita Eva; e tutto è stato veramente fatto da Dio, perché « tutto è possibile a lui » 357, che può rendere incorruttibili le cose corruttibili e perfette nell'incorruttibilità le cose della terra. Nessuno può farsene meraviglia; egli infatti ce ne ha dato prova venendo a vestire la sua divinità di una carne corruttibile per offrirei in questa carne da lui assunta un modello di incorruttibilità. Chi contrasterà il suo operato? 3ss. Guardiamo ora ad un'altro aspetto esegetico. La Scrittura dice che Dio li scacciò dal giardino e pose due Cherubini con la spada fiammeggiante per custodire l'ingresso all'albero della vita 359 , sicché Adamo ed Eva presero ad abitare dirimpetto al giardino, esclusi dal Paradiso. Ma ciononostante - nessuno si faccia trarre in inganno da parole vuote - « Dio che può suscitare i suoi figli dalle pietre » 360, poté cambiare esseri corruttibili in incorruttibili e può sempre quando lo vuole fare della terra il luogo della quiete, del Paradiso. Poiché terra e cielo non hanno un Dio diverso, ma tutto è suo, ed egli elargisce come vuole ad ogni essere il dono dell'incorruttibilità. 357 358 35 9 360
Mt. 19, 26. Sap. 12, 12. Gen. 3, 24. Mt. 3, 17.
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Sappiamo che il corpo di Adamo fu formato di 8 quella terra di cui anche sono formati i nostri corpi, e abbiamo la speranza di una vita eterna e di una eredità incorruttibile, perché il corpo del Salvatore nato da Maria mirabilmente s'è unito all'incorruttibilità del Verbo celeste. Abbiamo collegato e proposto Adamo e Cristo non 9 per voler fare degli aggiustamenti a quanto leggiamo nella Scrittura, ma piuttosto per !asciarci da essa guidare con semplicità. Vogliamo dimostrarci fedeli a Dio proponendo quel che veramente egli ci ha lasciato scritto, allo scopo di offrirei la via della verità per la nostra salvezza. Quanto al comprenderlo non posso che affidarmi a Dio il quale soltanto penetra l'incomprensibile.
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62. Il significato allegorico da Origene dato alle " tuniche di pelle " è gratuito, perché quello letterale non è per nulla in contrasto con il contesto biblico 5
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Origene propone una lettura mitologica o ben di- 1 versamente tipologica 361 • Secondo questa allegoria (Dio gli perdoni la fantasticheria ammannita all'umanità) le tuniche di pelle che - dice la Scrittura - Dio forni ad Adamo e ad Eva non sarebbero state vere tuniche di pelle. La Scrittura parlerebbe invece di questo corpo di 2 carne, perché il corpo è come una tunica di pelle. Secondo lui infatti Dio avrebbe rivestito le anime di questo corpo, di questa carne, dopo che i nostri progenitori disobbedirono mangiando dell'albero. Esegesi davvero del tutto insensata! Ecco infatti l'argomento che 3 lo stesso Origene porta: forse che Dio era un pellaio per potere conciare delle pelli, confezionare delle tuniche per Adamo ed Eva? 361 Cf. Haer. 64, 63; Metodio, De resurrectione l, 29; Epistola a Giovanni di G. (Girolamo, Ep. 51, 5, 2).
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Epifani o
Simile argomento è da animali senza ragione, de- 4 gno di quegli animali delle cui pelli egli parla. Che cosa era piu facile per Dio: fare dal nulla il cielo e la terra oppure delle tuniche di pelle? Quando mai Dio ha voluto fare qualcuno dei suoi miracoli e non vi è riuscito? Quando mai ha trovato impossibile mutare l'inanimato in animato? Egli cambiò la verga di Mosè 362 , di 5 legno secco, in un serpente vivo che l'inseguiva e da . 363 , per d'Imostrare ch e il prodigio era reale cm. f uggiVa non frutto di fantasia. Come mai per il suo popolo, in quarant'anni, le vesti non si sbrindellarono, i capelli non si allungarono a dismisura, i sandali non si consumarono? 364 • Me lo dicano gli stolti seguaci di questa 6 pazzia di Origene. Quando il Salvatore risuscit-ò dai morti e lasciò nel sepolcro i pannilini 365 , come dice la Scrittura, e si fece vedere da Tommaso in carne ed 7 ossa, mostrandogli le mani e il costato, ovviamente non era senza vesti 366 • E chi dunque gliele aveva confezionate dopo la risurrezione? Dirai forse che egli si era 8 creato degli abiti spirituali. Ma se poté per sé creare tali indumenti, non poté creare le tuniche di pelle per Adamo ed Eva con un solo atto della sua volontà? In realtà, l'allegoria di Ori gene non si sostiene. Ma am- 9 messo che la carne di Adamo fosse stata creata dopo che egli mangiò dell'albero, di dove Dio avrebbe preso, prima che egli potesse mangiare, quella costola per cui, risveglia tosi come da un'estasi disse: « Questa è osso delle mie ossa, carne della mia carne» 367 ?
362 363 364 365 366 367
Es. 4, 3. Cf. qui sotto al c. 96. Deut. 29, 5. Gv. 20, 6. Gv. 20, 27. Gen. 2, 23.
Ancora della fede 63, 1-7; 64, 1-2
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63. Non bisogna credere ad Origene piu che a Cristo che ci giudicherà, agli eretici piu che ai Padri della Chiesa
D'ora in poi nessuno mi dia molestie » 368 • Questa è la fede che vanta fin dalle origini la santa Chiesa di Dio, né nel giorno del giudizio sarà Origene il nostro avvocato . Veramente mi meraviglio come si tolleri tale bestemmiatore del Signore. Leggano i « Principì » di Origene 369 e di li imparino a condannarlo coloro che vogliono essere ancora figli della Chiesa cattolica. Nessuno osi separare il Figlio dalla divinità del Padre, come si è permesso di fare Origene. Egli afferma contra quanto sta scritto sul Figlio che vede il Padre, che il Figlio non può vedere il Padre, né lo Spirito Santo può vedere il Figlio, che gli angeli non possono vedere lo Spirito Santo, né lo Spirito Santo può vedere il Figlio. Illuso, ha ingannato chi da lui si è fatto portare fuori strada, certo non chi s'è fatto guidare dall'intelligenza della fede, dalla fede fondata sulla verità e la dottrina spirituale. Smettila dunque, Origene! E smettetela voi pure, discepoli di Origene. Poiché gli Apostoli e i Profeti sono nella verità, piu di voi e del vostro maestro. La smettana gli Gnostici, per la loro vita piuttosto catagnostici. La smettano i Valentiniani, i Manichei e i Marcioniti, tutti assolutamente fuori dalla retta via. La smettano gli Ariani e gli Anomei, i Sabelliani, gli Pneumatiti o Pneumatomachi, i Dimeriti, dementi nel rifiutare a Cristo la mente. La Sacra Scrittura infatti dice sempre la verità, e a noi tocca per conoscerla adoperare l'intelligenza an«
Gal. 6, 17. Cf. Haer. 64, 4 e la nostra introduzione. Cf. Origene, Periarchòn l, 8; 25, 16 ss. 368
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corata alla fede in Dio, in lui e nelle sue parole, nei doni 370 che ci ha elargito e ci elargirà, sperando nella promessa che egli ci ha fatto della nostra totale risurrezione. Se non accoglieremo con la grazia dello Spirito Santo la tradizione dei Padri custodita nella santa Chiesa cattolica di Dio, ci lasceremo davvero trascinare in errore da ogni eresia.
64. l rimanenti capitoli esauriranno gli argomenti trinitari trattati in connessione con altre nozioni fondamentali della fede, per via di opportuni riferimenti biblici Torneremo ora sugli argomenti trattati per com- 1 pletarli secondo le nostre povere possibilità 371 • Pur nella nostra grande meschinità e povertà, ci sentiamo però (chiamati da Dio nella sua santa Chiesa cattolica) in possesso delle verità fondamentali che brevemente e nei limiti della nostra pochezza esponiamo a chi voglia interessarsi della sua vita. Sarebbe bastato l'aver 2 trattato nei termini essenziali quelle sul Padre, sul Figlio e sullo Spirito Santo; ma per illuminare i fedeli di maggiore luce e confermarli nella piena conoscenza, cercheremo di raccogliere di qua e di là dalla Sacra Scrittura altre testimonianze da offrire alla loro lettura. Ciò che raccoglieremo qua e là, però, potrà offrire come un lauto banchetto, fonte di letizia; perché torneremo sugli stessi argomenti trattandoli alla luce della ferma e sicura speranza in Dio di cui già siamo animati, una volta fondati sulla fede nella uguale e consustanziale Santa Trinità, del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. 370 371
l Cor. 2, 12. Qui ha inizio la seconda parte dell'Ancora della fede.
Ancora della fede 64, 3-5; 65, 1-6
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Non esponiamo infatti una dottrina attinta dovun- 3 que o frutto di nostri approfondimenti, ma quella che sta a fondamento della vita di noi tutti, che fu preannunziata dai Profeti, annunziata dal Salvatore nella sua venuta, elargita dalla sua bontà per gli uomini. Poiché 4 egli è già venuto, è venuto per essere la nostra vita; e avendoci trovati nell'errore ci ha di nuovo fatto risplendere la luce. Si, davvero eravamo superbi, bestemmiatori, simili agli idoli che adoravamo, immersi nella diabolica negazione di Dio, in tutti i misteri della perversione. Da tale infame battesimo in cui eravamo 5 sommersi, al di là della nostra volontà (poiché « non facevo il bene che volevo, ma commettevo il male che non volevo » 372 ; cosi operava in me il peccato), il Padre di santità ci ha salvati, mandando il suo Figlio santo per sua misericordia, e affrancandoci da ogni corruttela. 65. La giustificazione per la fede e per il battesimo di Cristo ci fa vivere nel suo corpo mistico « Si è manifestata infatti la grazia del nostro Si- 1 gnore e Salvatore e ci ha dato degli insegnamenti, perché rinnegando l'empietà e le passioni mondane, vivessimo in questo secolo con temperanza pietà e giustizia, nella attesa che si realizzi la beata speranza e la manifestazione gloriosa del grande Iddio e Salvatore nostro Gesti Cristo; il quale sacrificò se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e acquistarsi un popolo puro, suo proprio, pieno di fervore per le opere buone» 373 • « Egli cancellò il nostro certificato di debito che 2 m tutti i suoi punti era contro di noi, e lo tolse di 372
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Rom. 7, 15. 19. Tit. 2, 11-14.
Ancora della fede 65, 7-11; 66, 1-3
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mezzo inchiodandolo alla croce; egli ha spogliato i principati e le potestà e li ha esposti a pubblico spettacolo, facendone ornamento del trionfo di lui » 374 • « Egli spezzò le porte di bronzo e frantumò le spranghe di ferro » 375 , e ci rivelò di nuovo la luce della vita, porgendoci la mano, aprendoci la via, additandoci la scala per il cielo e aggiudicandoci di nuovo la dimora del Paradiso. Perciò « è venuto ad abitare in mezzo a noi ,, 376 e concedendoci secondo lo Spirito « ciò che prescriveva la Legge" 377 ha fatto si che noi conoscessimo Lui e la Legge di Vita che in Lui ha principio e fine, « legge che ci addita la giustizia», « legge della fede », « legge dello spirito », libero « dalla legge del peccato e della carne, 378 • Perciò « io mi diletto, seguendo l'uomo interiore, della legge di Dio " 379 • Cristo abita dentro di noi, poiché egli ha scelto la nostra dimora 380 • Egli infatti morendo si è fatto nostra vita, perché « noi che viviamo non viviamo piu per noi stessi, ma per colui che mori e risuscitò per noi" 381 , per lui che è principio di vita. « Egli ricordò in eterno la sua alleanza>>, come scrisse David 382 , e « Dio per mezzo di Cristo riconciliò il mondo con se stesso, non imputando agli uomini le loro colpe, 383 , «perché piacque a lui di fare abitare in Cristo tutta la pienezza e per mezzo suo riconciliare a sé tutte le cose, facendo pace per virtu del sangue della sua croce " 384 • 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384
Col. 2, 14-15. I s. 45, 2; cf. Sal. 105 ( 106), 16. Gv. l, 14. Rom. 8, 4; cf. Rom. 7, 22. Rom. 8, 4; 9, 31; 3, 37; 8, 2; 7, 25. Rom. 7, 22. 1 Cor. 3, 16. 2 Cor. 5, 15. Sal. 104 ( 105), 8. 2 Cor. 5, 19. Col. l, 19-20.
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Venne dunque « per l'economia della pienezza dei tempi,,, come era stato annunziato ad Abramo e agli altri santi, « per ricondurre a un unico capo, in lui, tutte le cose, quelle che sono in cielo e quelle che sono sulla terra" 385 • V'era stata rottura ed inimicizia «nel tempo della pazienza divina», «ma ci riconciliò nel corpo in cui s'incarnò», «per mezzo di esso facendo dei due solo un popolo ,, (venne infatti per essere « la nostra pace ,, ) , « abbattuto il muro che li separava (l'inimicizia) e abolendo con i suoi ordinamenti la legge dei comandamenti, per formare dei due un sol uomo nuovo ,, 386 ; «volle anche i pagani ammessi allo stesso corpo, alla stessa compartecipazione e alla stessa eredità della promessa», e disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e aggravati, ed io vi darò riposo » 387 • Dunque, « quello che era impossibile alla carne » lo fece Dio mandandomi il Salvatore « in una carne simile a quella del peccato», compiendo pienamente tale economia «per riscattarmi » dalla schiavitu, dalla corruzione, dalla morte, e facendosi per me « giustizia e santificazione e redenzione » 388 • Giustizia, perché con la sua fede ci ha affrancato dal peccato; santificazione, perché ci ha liberato con l'acqua con lo Spirito e con la sua parola; redenzione, per il sangue sparso da lui vero Agnello per il mio riscatto quando si consegnò come offerta propiziatrice per la purificazione del mondo intero, del cielo e della terra, «mistero nascosto ai secoli e alle generazioni passate ,, e compito nei tempi prestabiliti 389 • Egli « trasfigurerà il nostro corpo di miseria conformandolo al suo corpo di 385 386 387 388 389
Mt. 11, 18; Ef. l, 10. Rom. 3, 26; Ef. 2, 6. 14. 15. Ef. 3, 6; Mt. 11, 28. Rom. 8, 3; Gal. 4, 5; l Cor. l, 30. Col. l, 26.
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gloria, con la forza con cui egli può anche sottomettere a sé tutte le cose » 390 , « poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» 391 • 66. Come l'acqua il Verbo divino
Ricettacolo dunque della sapienza e della divinità, l il Cristo mediatore «ha tutto riconciliato a Dio per mezzo di lui, non imputando agli uomini le loro colpe», e mandando a compimento i misteri di fede nascosti nel Nuovo Testamento preconizzato dalla Legge e dai Profeti, che avevano preannunziato il Figlio di Dio chiamandolo figlio di David. Egli è infatti entrambe le cose, Dio e uomo, « mediatore tra Dio e gli uomini » 392 , vero « abitacolo di Dio » e « sacerdozio santo » datore dello Spirito Santo che rigenera e rinnova tutto nell'integrità primitiva. Dacché «il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi», «noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria che ha come unigenito del Padre » 393 • La pioggia si congiunge sino a fare una cosa sola 2 con gli alberi e le piante, maturandone i tessuti e i frutti secondo la proprietà della pianta: nell'ulivo, essa diventa pingue oliva acquistandone la natura; nella vite, essa prende già i colori del dolce vino; nell'albero di fico si fa dolce e addolcisce il fico; in ciascun seme essa incrementa il vigore di crescenza secondo la specie di ognuno. Parimenti, penso, il Verbo di Dio si fece 3 carne in Maria; e riscontrarono in lui un uomo del seme di Abramo secondo che sta scritto: «Abbiamo infatti trovato il Messia di cui scrisse Mosè » 394 • 390
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Fil. 3, 21. Col. 2, 9. 2 Cor. 5, 18-19; 1 Tim. 2, 5, l Pt. 2, 5; Gv. l, 14. Gv. l, 14. 41. 45.
Ancora della fede 66, 4-12; 67, 1
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In tal senso Mosè aveva detto: «La mia Parola discenda come la pioggia», e David: «Scenda come pioggia sul falciato, come rovescio che irriga la terra» 395 • Avvenne come quando il bestiame, ricevendo e inzuppandosi di rugiada incrementa la produzione del vello 3%; come quando la terra imbevuta di acqua incrementa la sua fertilità e produce i frutti speranza degli agricoltori (perché per comandamento del Signore ricevendo la pioggia, la terra da sé naturalmente diventa produttiva, e rimanendone intrisa da essa prende maggior stimolo a produrre). Cosi pure la Vergine Maria, quando obiettò «In che modo potrò conoscere? Come avverrà questo? » si senti rispondere: «Lo Spirito del Signore scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, perciò anche il bambino che da te nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo» 397 • Fu Cristo a parlare per bocca dell'Angelo, e fu il Signore a plasmare se stesso nella sua creatura, «prendendo forma di schiavo» 398 • Maria non fece che concepire il Verbo, come la terra si imbeve della pioggia; il Verbo di Dio poi si rivelò come suo santo frutto, aggregando alla natura divina quella mortale. Suo frutto, perché lei come la terra e il vello ne rimase imbevuta; frutto atteso dai santi come seme della vera speranza; perciò Elisabetta le disse: « Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo ventre» 399 • Il Verbo si aggregò questo frutto, prendendo dall'umanità per patire pur essendo impassibile! per dare come « pane vivo disceso dal cielo »400 la vita. Questo il frutto del vero 395 3% 397 398
399 400
Deut. 32, 2; Sal. 71 (72), 6. La rugiada nella Bibbia è figura della fecondazione. Le. 1, 18. 34-35. Fil. 2, 7. Le. 1, 42. Gv. 6, 51.
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olivo, l'olio dell'unzione e della composizione di cui Mosè aveva annunziato il tipo 401 ; questa «la vera vite » 402 che solo il Padre coltiva e che produce grappoli di gioia; questa «l'acqua viva di cui qualunque assetato beve senza avere piu sete, zampillando essa in lui dall'interno per la vita eterna » 403 ; questa l'acqua, cui attingono i nuovi agricoltori per farne partecipe il mondo, e che gli antichi agricoltori avevano o prosciugata o corrotta con la loro incredulità. Colui che santifica col suo sangue le genti, riconduce col suo Spirito al cielo gli eletti, quanti cioè « vengono mossi dal suo Spirito » 404 e vivono per Dio. Quanti invece non lo sono perché ancor oggi giudicati degni di morte sono chiamati animali e carnali. Di qui il comando di rinunziare alle opere della carne, roccaforte del peccato, di mortificare con il suo aiuto le membra di morte, di ricevere lo Spirito Santo di cui siamo stati privi; perché se sono morto egli mi vivifica, ma se non Io accolgo morrò, anzi senza il suo Spirito ognuno di noi è già morto: «Se dunque il suo Spirito abita in voi, colui che risuscitò lui dai morti vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito, che abita in voi'' 405 • Ovviamente penso che nell'uomo giusto abitano entrambi: il Cristo e lo Spirito Santo.
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Se la fede mi dice che Cristo è dal Padre, lo Spi- 1 rito dal Cristo anzi da entrambi (come dice il Cristo: 402 403 404 405
Es. 30, 22-24. Gv. 15, l. Gv. 4, 10. 13-14; 7, 38. Rom. 8, 14. Rom. 8, 11.
Egli procede dal Padre 406 ... e prende dal mio » 407 ), che Cristo è opera dello Spirito Santo (secondo la voce dell'Angelo: «Quel che è in lei è opera dello Spirito Santo » 408 ), debbo comprendere il mistero della mia redenzione unicamente credendo, ascoltando ed amando lui che a me è venuto. Poiché è Dio che si conosce, il Cristo che si annunzia, lo Spirito Santo che si disvela ai santi. La Trinità ci dà notizia di sé attraverso le parole della Sacra Scrittura, e la nostra fede deve essere semplice, aliena da polemiche, secondo che la sua voce ci si propone all'ascolto. La giustificazione nella grazia per la salvezza è opera di questa fede. «La fede, senza le opere della legge " 409 , dice la Scrittura, è frutto dell'ascolto, e dona ai chiamati a salvezza lo Spirito di Cristo. Fu annunziata al mondo per la voce dei suoi araldi, riecheggiata dalle Scritture come fede, a quel che io penso, nella Trinità: tre Santi, tre in unità Santi; tre sembianti, ma apparsi col medesimo sembiante; tre agenti, ma in un'unica azione; tre sussistenti ma in unità sussistenti; l'uno in relazione all'altro. Questa che chiamiamo Trinità Santa è unica armonia di tre nell'unica divinità di una sola usia, di una medesima divinità, di una stessa sostanza, benché in essa simile da simile operino in modo uguale la grazia, Padre e Figlio e Spirito Santo. Come ciò sia spetta a loro insegnarcelo, « perché nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e quello cui il Figlio voglia rivelarlo " 410 , e questi lo rivela attraverso lo Spirito Santo. Sono dunque tre in tensione da, per e verso; ten«
67. Le tre Persone rivelate per immagini neii'A.T. ora rivelate in noi
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406 407 408 409 410
Gv. 15, 26. Gv. 16, 14. Mt. l, 20. Rom. 3, 28. Mt. 11, 27.
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sione da pensare in ciascuno dei tre in maniera ad essi degna e secondo il modo in cui si rivelarono, come luce, come fuoco, come vento e - penso - in altre simili apparizioni di cui l'uomo servo di Dio fu trovato degno. Dunque fu Dio che al principio disse: << Sia 7 fatta la luce » 411 , e la luce visibile fu fatta da lui perché potessimo vedere << la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo » 412 , come cantato da Davici: <<Manda la tua luce e la tua verità,. 413 • Di tale luce il Signore disse: << Negli ultimi giorni io riverserò il mio Spirito su ogni carne e allora i vostri figli e le vostre figlie diverranno profeti, e i vostri giovani vedranno visioni,, 414 • Ecco la liturgia delle Tre Persone di una sola usia. 68. Il Figlio e lo Spirito Santo mandati dal Padre, a loro volta, fanno dei credenti i missionari nel mondo
<< Si, lo affermo: Cristo si è fatto ministro dei cir- 1 concisi, in ossequio alla veracità di Dio, per avverare le promesse » 415 , e con lui si è fatto ministro lo Spirito Santo. Lo abbiamo appreso dalle Sacre Scritture: il Cristo viene mandato dal Padre, e lo Spirito Santo è pure mandato dal Padre; nei santi parla il Cristo e parla lo Spirito Santo; sana il Cristo e sana lo Spirito Santo; santifica il Cristo e santifica lo Spirito Santo; battezza in suo nome il Cristo e battezza pure lo Spirito Santo. Cosi dicono le Scritture: <<Manderai il tuo Spirito 2 e rinnoverai la faccia della terra » 416 ; espressione pa411 412 4!3 414
415 416
Gv. 1, 3. Gv. 1, 9. Sal. 42 (43), 3. Gioe. 2, 28. Rom. 15, S. Sal. 103 (104), 30.
Ancora della fede 68, 3-14
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rallela all'altra: «Manderai il tuo Verbo e farai liquefare la brina» 417 • Infatti, « durante un servizio liturgico, mentre per Gesti facevano un digiuno, lo Spirito Santo disse loro: - Riservate per me Barnaba e Saulo perché li ho destinati a una missione» 418 ; espressione parallela alle altre: « E il Signore disse: - Entra in città ed io ti farò dire li quel che devi fare » 419 ; « Quelli dunque che erano stati mandati dallo Spirito Santo scesero a Seleucia » 420 : «Ecco, io vi mando - disse Cristo - come pecore in mezzo ai lupi » 421 • « Era infatti sembrato bene allo Spirito Santo di non imporre alcun altro gravame all'infuori di quello » 422 • Il gravame forse era questo: «Ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito» 423 • « Essi poi attraversarono la Frigia e il territorio della Galazia, essendo loro stato proibito dallo Spirito Santo di diffondere la Parola nell'Asia; e arrivati di fronte alla Misia, si disponevano ad incamminarsi verso la Bitinia, ma lo Spirito non lo permise loro » 424 • Il che richiama le parole di Cristo: «Andate e battezzate tutte le genti» 425 , «senza portare né bisaccia, né bastone, né sandali » 426 ; e le altre: « Ed essi dicevano a Paolo per ispirazione dello Spirito Santo di non salire piu a Gerusalemme » 427 • Agabo aveva ricevuto tale ordine per <
423 424 425 426 427 428
Sal. 147, 16-18. Atti, 13, 2. Atti, 9, 6. Atti, 13, 4. Mt. 10, 16. Atti, 15, 28. l Cor. 7, 10. Atti, 16, 6-7. Mt. 28, 19. Mt. 10, 10; Mc. 6, 8; Le. 10, 4. Atti, 21, 4. Atti, 21, 11.
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Simili le parole di Paolo: « Se volete avere una prova che Cristo parla in me» 429 , «tenete presente quel detto del Signore che non è tanto il prendere quanto il dare » 430 , « io cammino ora avvinto dallo Spirito ,, 431 • Il che ricorda le sue dichiarazioni: « Paolo prigioniero di Gesti Cristo » 432 e le parole: « Lo Spirito mi è testimone ingiungendomi di andare di città in città ,, 433 ; « Mi è testimone che non mentisco il Signore>>434, «che è costituito nella potenza secondo lo Spirito santificante » 435 , « colui che siede santo tra i santi » 436 . Simili le parole sulla « circoncisione del cuore nello Spirito » 437 cioè sulla '' circoncisione fatta non per mano d'uomo con lo spogliamento del corpo carnale, ma dal battesimo in Cristo » 438 . L'espressione: «se lo Spirito di Dio abita in voi » 439 è affine all'altra « come avete ricevuto il Cristo, in lui vivete » 440 • Le affermazioni « Lo Spirito del Signore ha parlato in me» 441 , «il suo Verbo è sulla mia bocca» 442 , «avendo le primizie dello Spirito » 443 sono da collegare a quella che dice « Cristo primizia 444 , il cui Spirito intercede per noi »445 , « che sta alla destra di Dio ed interpella 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443
2 Cor. 13, 3. Atti, 20, 35. Atti, 20, 22. Filem. l; Ef. 3, 1. Atti, 20, 23. Gal. l, 20. Rom. 1, 4. Is. 57, 15. Rom. 2, 29. Col. 2, 11. 1 Cor. 3, 16. Col. 2, 6. 2 Sam. 23, 2. l Re, 23, 2. Rom. 8, 23. 444 l Cor. 15, 23. 445 Rom. 8, 26.
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per noi, 446 , «affinché i pagani diventino un'offerta accetta, santificata nello Spirito Santo» 447 ; secondo che similmente sta scritto: «Il Signore vi santificherà, affinché siate puri e senza colpa per il giorno di Cristo» 448 . «Lo rivelò a noi Dio per opera del suo Spirito, 449 , sicché dice Paolo: «Piacque a colui che mi ha scelto fin dal seno di mia madre mediante la sua grazia di rivelare in me il Figlio suo » 450 ; «noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio» 451 ; «esaminatevi quindi per vedere se Cristo è in voi » 452 ; « siete tempio di Dio, e lo Spirito di Dio abita in voi» 453 . La Scrittura aveva predetto: «Abiterò e camminerò in mezzo ad essi, sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo» 454 .
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69. Fonte di grazia per la Chiesa sono le tre Divine Persone, nella giustificazione, nei carismi e nei ministeri
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Paolo afferma pure che la giustificazione e la gra- l zia ci vengono da entrambi: «Foste santificati nel nome del nostro Signore Gesti Cristo e dallo Spirito del nostro Dio » 455 ; « giustificati in virtti della fede, noi siamo in pace con Dio grazie al Signore nostro Gesti Cristo, 456 ; ma «nessuno può dire che Gesti è Signore, 2 446
447 448 449 450 451 452
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Rom. 8, 34. Rom. 15, 16. Fil. 1, 10. l Cor. 2, 10. Gal. l, 15. 1 Cor. 2, 12. 2 Cor. 13, 5. l Cor. 3, 16. 2 Cor. 6, 16. l Cor. 6, 11. Rom. 5, l.
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se non per ispirazione dello Spirito Santo» 457 , e « nessuno può ricevere lo Spirito Santo se non dal Signore; vi sono bensi vari carismi, ma un medesimo Spirito; e vi sono vari ministeri, ma un medesimo Signore; e vi sono varie operazioni, ma è il medesimo Dio che opera ogni cosa in tutti » 458 ; « ricevendo tutti dal Signore che è Spirito, di gloria in gloria » 459 • Perciò sta scritto: «Non contristate lo Spirito Santo col quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione » 460 , espressione parallela a questa: « Vorremmo noi provocare ad ira il Signore? Siamo forse piti potenti di lui? » 461 • Le parole « lo Spirito apertamente dice » 462 ovvero « questo dice il Signore onnipotente » 463 si corrispondono, come quelle « il mio Spirito sta in mezzo a voi » 464 e le altre « se qualcuno mi apre la porta, verremo presso di lui io e il Padre, e dimoreremo presso di lui » 465 • Isaia aveva detto: « Su di lui riposerà lo Spirito di Dio » 466 , e Cristo vi si riferisce: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha unto» 467 • « Gesu di Nazaret, unto da Dio con Spirito Santo » 468 è quello di cui Isaia aveva detto: «Ora il Signore ha inviato me insieme con il suo Spirito » 469 • Chiara poi è l'espressione dei Serafini « Santo,
Ancora della fede 69, 8-10
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santo, santo il Signore degli eserciti » 470 • Pensa a Cri- 8 sto che, «elevato al cielo mediante la destra di Dio, da lui ricevette lo Spirito Santo promesso » 471 ; pensa alle sue parole: « Aspettate la promessa del Padre di cui vi ho parlato» 472 , cioè dello «Spirito che lo aveva spinto nel deserto» 473 , e di cui disse: «Non preoccupatevi di ciò che dobbiate dire, perché parlerà in voi lo Spirito del Padre mio» 474 ; «Io scaccio i demoni per virtti dello Spirito di Dio» 475 , «chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono, ecc.» 476 • Non pensare qui alle parole: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito» 477 ; «Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito » 478 • Pensa alle altre: « Gesti, pieno di Spirito Santo, tornò dal Giordano » 479 ; « Gesti tornò in virtti dello Spirito » 480 ; « Ciò che è nato dallo Spirito è Spirito » 481 , vale a dire: « Quello che in lui s'è fatto carne era la Vita » 482 ; « Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore, lo Spirito di verità» 483 • Pietro perciò protestò contro Anania: «Come mai Satana si è impossessato del tuo cuore da indurti a ingannare lo Spirito Santo?» e aggiunse: «Tu non hai ingannato creature umane, ma Dio» 484 •
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l Cor. 12, 3. l Cor. 12, 4-6. 2 Cor. 3, 18. Ef. 4, 30. l Cor. 10, 22. l Tim. 4, l. Ag. l, 2; 2, 11. Ag. 2, 5. Ap. 3, 20; Gv. 14, 23. Is. 11, 2. Le. 4, 18. Atti, 10, 38. Is. 48, 16.
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479 480 481 482 483 484
Is. 6, 3. Atti, 2, 33. Atti, l, 4. Mc. l, 12. Mt. 10, 19. Le. 11, 19. Mc. 3, 29. Le. 23, 46. Le. l, 80. Le. 4, l. Le. 4, 15. Gv. 3, 6. Gv. l, 3-4. Gv. 14, 16-17. Atti, 5, 3-4.
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Perciò lo Spirito Santo è Dio da Dio, perché a Dio mentirono quelli che avevano trattenuto una parte del ricavato del loro tenimento. Cristo « si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito» 485 • A prova della divinità del Figlio non posso citare passo piu importante di questo dell'Apostolo: « Il Cristo, disceso dai 9 Patriarchi secondo la carne, è Dio al di sopra di tutto» 486 • Perciò, «abbraccia la fede del Signore Gesu, e ti salverai » 487 , disse Paolo, e « ad essi espose la parola del Signore »; il carceriere poi « li fece salire in casa sua, fece apparecchiare la mensa e festeggiò con tutta la famiglia la sua fede in Dio » 488 • Sta scritto: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, ed il Verbo era Dio» 489 , perché tutti «facciano onore all'insegnamento del nostro Padre Dio» 490 , «la cui grazia si è manifestata come principio di salvezza a tutti gli uomini per ammaestrarci» 491 , «nell'attesa che si realizzi la beata speranza nella manifestazione gloriosa del grande Dio e Salvatore nostro Cristo Gesu »492 • « Questo infine è il ministero affidatovi dallo Spi- 10 rito e dal Verbo: - Abbiate cura di voi stessi e di tutto il gregge in cui dallo Spirito Santo siete stati posti quali vescovi per pascere la Chiesa di Dio » 493 ; « io rendo grazie perciò a colui che mi rese forte, a Cristo Gesu Signore nostro, perché mi stimò degno di fiducia, ponendomi nel ministero» 494 •
485 486 487 488 489 490 491 492 493 494
l Tim. 3, 16. Rom. 9, 5. Atti, 16, 31. Atti, 16, 32. 34. Gv. l, l. Tit. 2, 10. Tit. 2, 11. Tit. 2, 13. Atti, 20, 28. l Tim. l, 12.
Ancora della fede 70, 1-8; 71, 1
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70. Sinergismo " ad extra " e " ad intra " delle tre Persone Divine
Il Figlio e lo Spirito Santo quindi, come già detto, agiscono insieme al Padre: «con il Verbo infatti del Signore i cieli furono creati e con lo Spirito della sua bocca tutto il loro apparato» 495 • Lo Spirito Santo poi deve essere adorato «perché chi adora Dio deve adorarlo nello Spirito e nella Verità» 496 • Tutti e tre agiscono insieme, ma non operano ovviamente come creature, perché la divinità non è come le cose create circoscritte e commisurate, essendo Dio illimitato, non contenuto né dallo spazio né dalla mente; Dio non è compreso ma comprende il creato. La creatura non è oggetto di adorazione perché sta scritto che « sono stolti quelli che rendono adorazione alla creatura in cambio del Creatore» 497 ; né potrebbe essere diversamente, poiché chi dissennatamente prende la creatura per Dio trasgredisce il primo comandamento: «Ascolta, Israele, il Signore Dio tuo, il Signore, è uno solo » 498 ; «non ci sarà in te dio straniero » 499 • Nella Sacra Scrittura vi sono appellativi diversi per il Padre, Figlio e Spirito Santo: il Padre è chiamato « Padre onnipotente, Padre di tutto, Padre di Cristo»; il Figlio è detto «Verbo, Cristo, Luce vera»; lo Spirito Santo, « Paracleto, Spirito di verità, Spirito di Dio, Spirito di Cristo». Indistintamente però Dio è concepito come Padre, come Luce che supera ogni altra luce, Potenza, Sapienza, Vita. Se perciò il Padre è Luce; il Figlio é Luce da Luce «che abita in una luce inaccessibile » 500 • Senza distinzione si dice che Dio 495 496 497 498
499 500
Sal. 32 (33), 6. Gv. 4, 24. Rom. 1, 25. 22. Deut. 6, 4. Sal. 80 ( 81), 10. 1 Tim. 6, 16.
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è Potenza, « Signore delle potenze » 501 • Senza distinzione si dice che Dio è Sapienza, ed il Figlio perciò è detto Sapienza da Sapienza « in cui si nascondono i tesori della Sapienza » 502 • Senza distinzione si dice che Dio è Vita, e quindi il Figlio è Vita da Vita, come egli ha detto: «Io sono la Verità e la Vita» 503 • Lo Spirito Santo procede da entrambi, Spirito da 7 Spirito: « Dio infatti è Spirito » 504 • Egli è datore dei carismi della divinità, veracissimo fonte di luce, consolatore e interprete dei voleri del Padre. Dello Spirito 8 Santo infatti, come il Figlio « ammirabile angelo consigliere» 505 del Padre, sta scritto: «Abbiamo ricevuto lo Spirito che viene da Dio, onde poter conoscere i doni che Dio ci ha elargito, e di cui noi parliamo non con parole che insegna la sapienza umana, ma con quella che insegna lo Spirito, adattando a cose spirituali parole spirituali » 506 •
71. Relazioni ed attributi sono indicati dalla Scrittura con parole terrene, da cogliere secondo la tradizione ecclesiale
Mi obbietterai che cosi veniamo a parlare di due 1 Figli, e che allora l'Unigenito non sarebbe piu tale. Ma «chi sei tu per disputare con Dio?» 507 • Egli chiama Figlio quello che è da lui generato, e Spirito Santo colui che procede da entrambi. Tutti e tre sono percepiti dai santi per via di fede: uno dona, un altro riceve 501
5°2 503 504 505 506 507
Sal. 58 (59), 6. Col. 2, 3. Gv. 14, 6. Gv. 4, 24. Is. 9, 6. l Cor. 2, 12. Rom. 9, 20; e cf. il contesto con Haer. 73, 5.
Ancora della fede 71, 2-8; 72, 1-2
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la Luce; per sé luminosi entrambi della luce del Padre. Ascolta con le orecchie della fede: il Padre è veramente Padre del Figlio; il Figlio è veramente Figlio del Padre (l'uno è tutto Luce e l'altro Luce da Luce, ma non in senso univoco a quello che diamo alle parole quando parliamo di esseri fatti o creati); lo Spirito Santo è veramente Spirito di verità, Luce che procede dal Padre e dal Figlio come terza. Tutti gli altri appellativi sono dati per convenzione di chiamarli in una data maniera, senza che abbiano una vera relazione con la specifica loro attività di potenza e con la loro luce di pensiero. Sicché si dice del Padre che « ha cresciuto ed esaltato dei figli ,, 508 e degli uomini che sono tutti « divini e figli dell'Altissimo » 509 : «Egli genera le gocce di rugiada» 510 , « da Lui prende nome ogni paternità in cielo e sulla terra» 511 , «è Lui che consolida il tuono e crea il vento» 512 • Il vero Padre non cominciò certo ad essere padre per non esserlo poi piu col passare del tempo, come avviene agli altri padri e come avvenne ai patriarchi. Anzi se il Padre avesse cominciato ad essere padre, allora egli (prima di generare il suo Figlio Unigenito) come i padri creati avrebbe dovuto essere figlio di un altro padre, nel modo in cui consideriamo ogni padre a sua volta figlio di chi l'ha generato, all'infinito finché non si giunga ad un vero capostipite. Lo Spirito di verità non fu creato o fatto come gli altri spiriti; anche se è chiamato «l'Angelo dell'ammirabile consiglio » 513 , non lo è come uno degli altri Angeli. Poiché nel mondo ciò che spira ha inizio e fine, 5os Is. l, 2. 509 510 511 512 513
Sal. 81 (82), 6. Giob. 38, 28. Ef. 3, 15. Am. 4, 13. Is. 9, 6.
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Ancora della fede 72, 3-8
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ma Egli spira in modo incomprensibile ed è Principio e Potenza creatrice dell'universo, in quanto cooperatore del Padre dall'eternità che spira dove vuole tra le creature. Dagli esseri creati e risanati per sua grazia è adorato, in quanto essi l'adorano come una delle tre fonti dell'unica energia creatrice e risanatrice, da lui saranno giustamente giudicati, perché egli è l'Autore del giusto giudizio, da lui vivendo nel tempo dipendono perché egli è fuori del tempo. Traendo però la loro luce da tutta la Trinità, essi si professano dipendenti dalla Trinità che a tutto il mondo elargisce la luce; infanti chiamati ai vertici della crescita, dalla Trinità riconoscono di attingere lo stato e il nome di perfetti; confessando di ricevere per grazia dalla Trinità universale dispensatrice di grazia, le creature inneggiano alla santità di Colui che sta nel cielo dei cieli e in ogni altro luogo anche invisibile; e le tre fonti di Santità sono esaltate in quanto concedono i loro doni ai santi.
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72. Il termine "spirito, nella S. Scrittura ha accezioni positive o negative rispetto alle creature
Il Vangelo parla di quelli che lo « supplicavano di 518 non comandar loro di andarsene nell'abisso» • Cristo comandò anche agli altri spiriti; metteva in fuga gli spiriti con la sua parola, e « non permetteva loro di parlare ,, 519 • Si parla anche di « spirito di giudizio e 3 spirito di sterminio » 520 , di uno spirito del mondo ( « noi perciò non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ») 521, di uno spirito dell'uomo ( << chi infatti conosce i pensieri dell'uomo, all'infuori dello spirito del523 l'uomo?») 522 , di uno« spirito che va e non torna » , di uno « spirito che trascorre su di lui senza rimanervi » 524 , di «uno spirito che verrà ritirato da loro, per cui morranno » 525 , di « spiriti dei profeti sottomessi ai 4 profeti » 526 , di uno « spirito menzognero in piedi al cospetto del Signore, che richiese di ingannare Acab, diventando uno spirito menzognero in bocca dei suoi 528 profeti » 527 , di uno « spirit~ di torpo.r~ » ,. di. ~no 5 529 «spirito di timidezza» , di uno «spinto dr divma531 zione » 530 , di uno « spirito di fornicazione» •• di uno 532 « spirito dell'uragano » , di uno « spirito. di loqu~ cità » 533 , di uno « spirito di infermità » 534 , d1 uno « sp1Le. 8, 31; Mc. 5, 10. Mc. l, 34; Le. 4, 41. 520 Is. 4, 4. 521 1 Cor. 2, 12. 522 l Cor. 2, 11. 523 Sal. 77 (78), 39. 524 Sal. 102 ( 103), 16. 525 Sal. 103 ( 104), 29. 526 1 Cor. 14, 32. 527 1 Re, 22, 21-22. 528 Rom. 11, 8; Is. 29, 10. 529 2 Tim. l, 7; Sal. 10 (11), 6; Giob. 8, 2. 53o Atti, 16, 16. 531 Os. 4, 12. 532 Sal. 10 (11), 6. 533 Giob. 8, 2. 534 Le. 3, 11.
518
Nella Scrittura moltissime volte ricorre il termine 1 spirito. Sta scritto: « È lui il creatore degli spiriti dei suoi Angeli e la fiamma ardente dei suoi ministri » 514 ; 515 « Spiriti tutti lodate il Signore » • Dio elargisce il 2 dono del discernimento degli spiriti 516 • Alcuni sono spiriti celesti, che « si rallegrano del trionfo della verità>> 517 ; altri terrestri, che provocano deviazioni ed errori; altri sotterranei, che sono progenie dell'abisso e delle tenebre. 514 515
516 517
Sal. 104 (105), 4. Sal. 150, 6. 1 Cor. 12, 12. 10. l Cor. 13, 6.
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rito impuro » 535, di uno « spirito sordo » 536, di uno 537 « spirito muto » , di uno « spirito bleso » 538 , di uno «spirito tremendo chiamato legione» 539, di «spiriti del male » 540 • I dotti che leggono la Scrittura di spiriti ne riscontreranno ancora tanti altri. Insomma, come tutti per linguaggio convenzionale 6 ci chiamiamo figli di Dio ma non nel senso di una vera e propria generazione (perché abbiamo un principio e una fine e siamo peccatori), cosi pure per simile convenzione di linguaggio chiamiamo spiriti anche moltissimi che sono soggetti al peccato, ma Spirito Santo il solo Spirito Santo, Spirito dal Padre e dal Figlio, « Spirito di verità » 541 , « Spirito di Dio », « Spirito di 542 Cristo» , «Spirito di grazia» 543 • Egli infatti a eia- 7 scuno in misura differente elargisce per grazia ciò che è bene: «a uno lo spirito di sapienza, a un altro lo spirito di scienza; a uno lo spirito di forza, a un altro lo spirito delle guarigioni; a uno lo spirito di profezia, a un altro lo spirito di discernimento; a uno il dono delle lingue, a un altro quello della loro interpreta544 zione » • Cosi si dica pure degli altri doni, di cui « il medesimo Spirito è l'unico distributore, a ciascuno come vuole» 545 • Dice David: «Il tuo Spirito di bontà, 8 Dio, mi guiderà», «spirando dove vuole» 546 ; e con queste parole ci dimostra che lo Spirito Santo è quel 535 536 537 538 539
540 541 542 543 544 545 546
Mt. 12, 43; Mc. l, 23. 26; Le. 4, 36; 6, 18; ecc. Mc. 9, 25. Mc. 7, 32. Mc. 7, 32. Mc. 5, 9; Le. 8, 30. Ef. 6, 12. Gv. 14, 17. Rom. 8, 9. 14. Ebr. 10, 29. l Cor. 12, 8-10. l Cor. 12, 11. Sal. 142 (143), 10.
Ancora della fede 72, 9; 73, 1-7
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Soggetto sussistente, « di cui senti la voce, ma non sai donde venga e dove vada» 547 e di cui sta scritto: <'Se non sarete generati dall'acqua e dallo Spirito» 548 • Paolo in sintonia con queste parole afferma: <' Io infatti vi ho generati in Cristo Gesu ,, 549 ; e il Signore aveva già 9 espressamente dichiarato: «Quando verrà il Paracleto che vi manderò, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli testimonierà per me» 550 , «ho da dirvi ancora molte cose, ma adesso non siete in condizione di portarle; quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi introdurrà a tutta la verità, perché egli non parlerà per conto suo, ma dirà quanto ascolta e vi annunzierà le cose da venire; egli mi glorificherà, perché prenderà del mio per comunicarvi tutto» 551 •
73. Mosè annunziò il messaggio dell'unità di Dio; i Profeti, quello del Padre e del Figlio; il Vangelo, quello della SS. Trinità
Il Signore, quindi, afferma che lo Spirito Santo l procede dal Padre 552 e prende da lui 553 • Egli dice: « Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e il Figlio se non il Padre» 554 ; ed io ardisco aggiungere: nessuno conosce lo Spirito se non il Figlio da cui egli prende, e il Padre da cui egli procede; nessuno conosce il 2 Figlio e il Padre se non lo Spirito Santo. Egli glorifica entrambi, insegnandone tutta la dottrina di verità 555 ; 547 548 549 550 551 552 553 554 555
Gv. 3, 8. Gv. 3, 5. 1 Cor. 4, 15. Gv. 15, 26. Gv. 16, 12-14. Gv. 15, 26. Gv. 16, 14. 15. Mt. 11, 27. Gv. 14, 26.
Ancora della fede 73, 8-9; 74, 1-5
EpHanio
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poiché, procedendo dal Padre e dal Figlio, è per noi testimone 556 e guida unica di verità, esegeta delle loro sante leggi e precettore di norme spirituali. Egli fu guida dei Profeti e maestro degli Apostoli; è luce delle verità evangeliche e discernitore dei santi, perché vera luce da vera luce. Come il vero Figlio lo è per naturale generazione, cosi anche lo Spirito Santo. Unico Dio col Figlio, però, si chiama Spirito. Questo il Dio che si glorifica nella Chiesa: sempre Padre, sempre Figlio, sempre Spirito Santo; altissimo da altissimo, pensiero pensante, cui va una gloria infinita perché egli di gran lunga sopravanza tutte le cose create o fatte, tutte assolutamente da lui commisurate e definite una ad una. Mosè portò il messaggio dell'unità di Dio; i Profeti puntarono con vigore sull'annunzio di due sussistenti divini; i Vangeli rivelarono la Trinità. Essa sempre piu adattandosi secondo i tempi e le generazioni si è infine svelata al giusto per la conoscenza e la fede. Conoscere invero la Trinità è di chi gode l'immortalità; credere in essa è di chi ha ottenuto la figliolanza di Dio. La Trinità volle dapprima esporre, con Mosè, le opere di giustificazione secondo la carne, ridestando l'uomo esteriore come nel recinto del suo tempio; in un secondo tempo volle svelargli, con gli altri scritti. profetici, le opere che giustificano l'anima, adornandolo come nel suo santuario; infine, con i Vangeli, gli diede la giustificazione secondo lo Spirito, armonizzandone propiziatorio e santo dei santi alla sua inabitazione. La Trinità prende possesso come in santo abitacolo e in santo tempio solo del giusto in cui siano vive le opere di giustificazione. Viene ad abitare in lui un solo Dio, infinito e incorruttibile, quel solo Dio che la
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nostra mente non può pensare e comprendere, ineffabile e invisibile; che solo conosce se stesso e si rivela a chi vuole; che suscita i suoi testimoni, chiamandoli e predeterminandoli, glorificandoli e a sé innalzandoli dagli inferi, santificandoli e facendo di tre una sola cosa per la sua gloria nell'unica fede: delle cose del 8 cielo della terra e degli inferi; di spirito anima e carne; di fede speranza e carità; del passato presente e futuro; del secolo dei secoli, dei secoli dei secoli e del sabato dei sabati; della circoncisione della carne del cuore e del Cristo « nello spogliamento del corpo carnale e delle nostre colpe ,, 557 • La Trinità purifica tutto per sé: 9 le cose visibili e invisibili; troni, dominazioni, principati, potestà e virtu; e tutti cantano con una medesima voce di gloria in gloria « santo, santo, santo , 558 al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, glorificandone il dominio nei secoli dei secoli, dicendo «cosi è»; mentre chi ancora è nello stadio della fede dice « cosi sia, cosi sia"·
74. La Chiesa militante si unisce al coro della Chiesa trionfante
Ho tentato una qualche silloge di luoghi biblici l riguardanti la trinità consustanziale di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, addossandomi un compito superiore alle mie deboli e povere forze. Fondandomi però non su «umana abilità, di ragionamento ma su testimonianze raccolte dalla Sacra Scrittura, ho fatto una cosa inadeguata ma utile a chi voglia confrontare la propria fede per impugnare gli errori degli eretici e degli infedeli. 557
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Gv. 15, 26.
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Col. 2, 11. Is. 6, 3.
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Ancora della fede 74, 6; 75, 1-8
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Grande importanza ha la fede nello Spirito Santo, in modi differenti ma dappertutto presente nell'annunzio della Sacra Scrittura. Ma, poiché la fiducia nella nostra salvezza e il fondamento della nostra speranza ci sono dati dalla certezza della fede nel nostro Salvatore veramente fatto uomo e realmente venuto ad incarnarsi, e hanno come oggetto la risurrezione dei morti e il nostro rinnovamento finale, ci soffermeremo un poco in questa ultima parte proprio su entrambi questi temi offrendovi l'impegno di un piu attento esame e raccogliendo in supplemento alla precedente silloge altri luoghi scritturistici. Ci dà questo impegno lo stesso nostro Signore, che - come già detto - nel suo Vangelo affidò questa missione ai suoi discepoli: « Andate ed istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » 559 • Parlava il santo, sussistente Verbo venuto dal Padre, per mezzo del quale sono stati creati i secoli, i tempi e i momenti. Non ci fu infatti momento o tempo prima del Figlio; perché se vi fosse stato un tempo anteriore al Figlio, la Scrittura non avrebbe potuto affermare: « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto di ciò che fu fatto » 560 • Se ogni creatura è stata creata per mezzo di lui ed egli è increato, sempiterno; è chiaro che sempiterni con lui sono il Padre e il suo Spirito Santo. Se infatti vi fosse stato un tempo anteriore al Figlio, dovremmo cercare pur sempre per mezzo di chi sia esistito questo tempo anteriore al Figlio; e infinite ipotesi, proponibili in sede di umana immaginazione, potrebbero (passando dai recessi della fantasia a quelli della ragione) tra559 560
Mt. 28, 19. Gv. l, 3.
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volgerei in concezioni bastarde, non certo degne della pura sapienza. Non vi fu quindi un tempo anteriore al Figlio, per- 6 ché non sono mai esistiti dei tempi in cui fu fatto il Figlio; ma è da sempre il Figlio per mezzo del quale furono fatti i tempi, gli angeli e tutte le cose create. Non vi fu un tempo quando il Figlio non c'era; e neppure vi fu un tempo in cui lo Spirito non c'era.
75. Il Cristo, vero Dio e vero uomo, venne nella pienezza dei tempi per salvare l'uomo totale
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Alcuni poi 561 , che fanno la collazione dei passi senza saperii leggere e comprendere, pensano che l' espressione « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e nulla di quanto fu fatto lo fu senza di lui » 562 sia incompleta, prendendone motivo per bestemmiare contro lo Spirito Santo. Sbagliando a leggere, dalla lezione errata e non genuina sono stati indotti a interpretare: « Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e nulla di quanto fu fatto per mezzo di lui lo fu senza di lui»; il che significherebbe solo che le cose da lui create furono fatte per mezzo di lui. No, perché come da sempre il Padre è padre, cosi da sempre lo Spirito spira dal Padre e dal Figlio 563 ; non è creatura il Figlio, non è creatura lo Spirito Santo. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono prima d'ogni altra cosa creata o fatta. Le cose non esistevano prima di venire all'esistenza per volontà del Padre (col Figlio e lo Spirito Santo) per mezzo del Verbo sempiterno, con lo Spirito sempiterno. Dunque tutte le cose
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Cf. Haer. 69, 56. Gv. l, 3. Concilio di Firenze IX, 610 E.
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create sono state fatte per mezzo del Verbo re del cielo, del Verbo in sé sussistente, del Salvatore nostro benefattore. Per operare la nostra salvezza, infatti, lo 5 stesso santo Salvatore si degnò di scendere dal cielo, di plasmarsi un corpo nella verginale fucina; nacque una seconda volta da Maria, in lei concepito di Spirito Santo, da lei avendo preso la carne. Il Verbo s'incarnò senza mutazione della natura divina, si fece uomo rimanendo Dio; perfettissimo per parte del Padre, ne compi perfettamente l'economia venendo nel mondo per noi e per la nostra salvezza, associando alla per- 5 fezione procedente dal Padre la carne e l'anima umana e facendosi uomo come uno di noi non in apparenza ma nella realtà: si fece da sé perfettamente uomo, con la collaborazione di Maria madre di Dio e per opera dello Spirito Santo. Il Verbo non si uni allora all'uomo 7 come prima aveva fatto parlando per mezzo dei Profeti, abitando e operando in essi in virtu della sua potenza; ma si fece carne lui stesso, immutato nella sua divinità e senza cambiare la divinità in umanità. Nella pienezza della propria divinità vesti la sua sostanza individua (Dio Verbo sussistente) di umana esistenza e delle condizioni che questa comporta, dico dell'uomo 8 pienamente uomo con tutte quante le dimensioni e qualità che fanno dell'uomo un uomo. L'Unigenito venne ad assumere questo uomo per operare divinamente per mezzo della natura umana integralmente assunta una piena e totale salvezza dell'intera umanità, non esclusa nessuna sua componente, perché ciò che egli ha assunto non sia piu condannato a divenir pasto del diavolo 564 •
Ancora della fede 76, 1-6; 77, 1-4
76. Cristo pienamente uomo
Quando certuni insistono nel dire che egli assunse la sola carne e non l'anima, non fanno che raccontar favole, intessendole sull'ordito della Scrittura per distorcerne il senso. Partiamo dall'espressione: «Noi abbiamo ricevuto la mente di Cristo» 565 , di cui essi non intendono il senso. Chi dice di avere la mente di Cristo non nega di avere una sua mente né vi ha rinunziato; ma se continua ad avere la propria mente, ha assieme ad essa quella di Cristo, e in lui agiscono tutte e due, quella di Cristo che lo potenzia con la grazia a meglio pensare, quella propria per sé capace di rettamente pensare. Bisogna parimenti ammettere che il Cristo come Dio è mente sussistente in sé e come uomo ha assunto con la carne e l'anima anche la mente. Perciò come uomo non si privò della mente umana, ma ne divenne il signore, il reggitore, il miglioratore. Come prese la carne senza farsi vincere dalla carne cosi prese la mente senza subordinarsi ad essa. Tutto al contrario e piu di quanto costoro possano pensare: fanno proprio pena quando si contraddicono cosi. Perché la Sacra Scrittura dal principio alla fine precisamente non fa che gridare contro la malignità della carne ma non della mente. Denunzia « i frutti della carne che sono la fornicazione, l'adulterio, la dissolutezza e cose simili » 566 , « coloro che essendo carnali non possono piacere a Dio» 567 , «la carne che ha voglie opposte allo spirito» 568 • Per la mente al contrario è scritto: «Canterò con lo spirito, ma canterò pure con la mente» 569 • Ma 565 566 567
564
La redenzione fu operata dal vero Dio e dal vero Uomo.
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1 Cor. 2, 16; cf. Haer. 77, 27. 33. Gal. 5, 19. Rom. 8, 8. Gal. 5, 17. 1 Cor. 14, 15.
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Ancora della fede 77, 5-7; 78, 1-5
sta pure scritto che « la mia mente può ricavare e non ricavare frutti » 570 • Questa infatti è la natura della mente da Dio crea- 6 ta, che la Scrittura di solito chiama cuore: nostra guida e nostro auriga nel comportamento, la mente in noi distingue il bene dal male ed esamina come giudice il nostro stesso operato: «la mente infatti distingue i suoni delle parole come il palato gusta i cibi » 571 • La mente dell'uomo invero ha la capacità di discernere e di non consentire.
77. Mente, spirito, anima, corpo sono tutte facoltà dell'uomo e del Cristo Verbo di Dio incarnato
Perché dunque eliminare la mente dal Signore umanato? E che utilità hanno creduto di portare al mondo? L'hanno anzi rivoluzionato e sovvertito. Che vantaggio o svantaggio costituirebbe per noi questa specie di salvataggio della dignità del Cristo? Quale grande benemerenza nei suoi riguardi pretendete voi esservi acquistata con l'affermare che egli non avrebbe assunto la mente, « o Galati dementi » 572 , « Cretesi sempre bugiardi » 573 , « Efraim colomba demente »? 574 • Nostro Signore, facendosi uomo per il bene dell'umanità, assunse tutte le componenti dell'uomo; anzi, si plasmò da sé quel corpo che assumeva, e ad esso ispirò egli stesso l'anima che assunse. Pretendendo incompleta l'incarnazione e non piena l'attuazione in lui dell'economia, non so quanto rettamente certuni usino della loro mente. Negano a Cri570 571 572
573 574
l Cor. 14, 14. Giob. 12, 11. Cf. Haer. 77, 23. 25; De fide 15; Gal. 3, 1. Tit. l, 12. Os. 7, 11.
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sto la mente non come mente; dicono di negargliela perché la concepiscono come sussistente distinto. Osano appellarsi alla Scrittura che di solito parla dello ' spirito dell'uomo, prendendo però alla lettera l'espressione dell'Apostolo « Che tutto il vostro essere, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesu Cristo » 575 • Se si deve iden- 5 tificare lo spirito con la mente e la mente con lo spirito, come essi pure pensano, e l'anima fosse una sostanza diversa dalla mente o spirito, l'uomo non sarebbe piu un composto di anima e corpo, né in esso sussisterebbe la sola anima con il corpo. Secondo noi, invece, essi cosi vengono ad ammettere nell'uomo quattro diverse sostanze: la mente per sé sussistente, l'anima per sé sussistente, lo spirito per sé sussistente, il corpo per sé sussistente. Anzi, spingendo 6 cosi il ragionamento, ve ne sarebbero ancora di piu; poiché l'uomo ha ricevuto molte denominazioni; tali quelle di« uomo interiore» e di« uomo esteriore», che la Scrittura gli attribuisce in senso spirituale per farci pensare a non trascurare in nulla la salvezza e a non avere l'appiglio di deflettere dal nostro proposito. L'uno e l'altro, infatti, esistono nell'uomo; ma non bisogna investigarne troppo la natura. Ad ogni modo, per seguire il loro modo di ragia- 7 nare, se la mente è spirito e lo spirito è mente, come negare all'uno e all'altra la concreta sussistenza nell'anima? Ma come mai la Scrittura dice: «Pregherò con lo spirito e pregherò anche con la mente » 576 ? Con queste parole l'Apostolo mostrò chiaramente che lo spirito non è mente e la mente non è spirito.
575 576
1 Tess. 5, 23. 1 Cor. 14, 15.
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Epifania
78. Cristo fu perfetto uomo, come tale soggetto alle leggi della vita corporale, animale e intellettiva Sta scritto pure che «l'anima peccatrice mor- 1' 577 rà » , né c_redo qui si parli dell'anima separata dal corpo. Leggramo che « a bordo vi erano in tutto circa settanta ani~e » 578 , né si tratta di anime senza corpi, ma colle amme sono inclusi i loro corpi. Parimenti si è soliti per indicare l'uomo denotare una parte della sua umanità, come quando si dice uno padrone di otta~ta corpi per dire ottanta schiavi, non certo privi di amma. Quando perciò la Scrittura dice che il Verbo si 2 fece carn~ 579 non volle dire che non prese pure l'anima e ogm altra facoltà umana. Infatti dicendo anima ~on intende escludere il corpo, e dicendo corpi non mtende escludere le anime. Ma quale estro li ha indotti ad escludere la mente 3 dall'anima? E che bene hanno fatto con ciò alla Chiesa? Non l'hanno piuttosto sovvertita? Come non pensare che un tale ragionamento viene a privare del suo valore la nostra salvezza? Non possiamo infatti concepire la mente diversa 4 dall'anima come sussistente per sé. La mente è nell'uomo piuttosto l'armonia tra ragione e pensiero (parI~ de~l'uomo eh~ non abbia perduto come loro per cosi dire Il ben dell mtelletto); essa è nell'anima come crli occhi nel corpo. Per dirla senza abilità sofistica e ln semplicità di linguaggio, essa è la facoltà che ha l'uomo di ragionare. Ma che cosa intendo per uomo? L'anima, il corpo, 5 la mente e ogni altra facoltà dell'uomo. Quale di tali facoltà il Signore venne dunque a salvare? L'uomo nella sua assoluta intierezza; perciò assunse tutti gli ele577 578 579
Ez. 18, 4. Atti, 27, 37. Gv. l, 14.
Ancora della fede 78, 6-9; 79, 1-5
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menti costitutivi dell'uomo. Diversamente, come si sarebbero avverate le profezie e le tipologie? Esse riguardavano tutto l'uomo; doveva assumere mente, corpo, anima e tutto ciò che esigeva il farsi uomo, escluso il peccato. La Parola di Dio ce lo dice espressamente: «Ecco, comincerà ad intendere il mio servitore, il mio eletto, di cui gioisce la mia anima; su di lui porrò il mio Spirito, ecc. » 580 • Dove ebbe sede la facoltà d'intendere che si andava attuando? Se nella divinità, la divinità si potrebbe concepire priva di intendimento? Non sia mai! Queste parole si avverarono nell'uomo nostro Signore. E se si sono avverate nell'uomo nostro Signore, come la sua umanità poté avere la facoltà d'intendere senza la mente? Non sarebbe stato possibile. Indubbiamente infatti l'espressione « comincerà ad intendere» va riferita a Cristo, a Cristo Verbo Divino disceso dall'alto per prendere la carne da Maria, come dice la Scrittura, incarnatosi «per conversare tra gli uomini» 581 • Non c'è quindi dubbio che abbia compito l'economia con la mente, senza la quale non avrebbe potuto intendere. Anzi il Vangelo dice di lui che per essa «egli progredi in sapienza e in età» 582 • Non poté essere suscettibile di età o mancante di sapienza la sua divinità, assoluta Sapienza; ma avanzò in sapienza la sua umanità. La sapienza del Salvatore non poteva non aver sede fuori della mente, in quanto senza la mente non avrebbe potuto agire con umana sapienza. Avanzò anche in età man mano che il fanciullo cresceva, e la sua crescita fu una realtà.
580 581 582
Is. 42, l; cf. Haer. 77, 26. 30. Bar. 3, 38. Le. 2, 52.
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Ancora della fede 80, 1-8
Epifania
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79. Cristo, vero uomo, non fu però dominato dalle passioni
Se assumere la mente volesse dire cadere sotto il dominio del peccato, a maggior ragione lo sarebbe stato assumendo la carne, al di fuori della quale difficilmente si trova perpetrata la colpa: «è infatti ben noto ciò che produce la carne» 583 • Assolutamente parlando allora, prendendo la carne, per essa avrebbe dovuto secondo l'Apostolo peccare perché egli dice: «So che il bene non dimora in me, vale a dire nella mia carne » 584 • No, nessuno oserà dire il Salvatore soggetto alla carne di peccato, per il fatto che egli la assunse. Non fu soggetto ai moti irrazionali della carne, e alle conseguenze che ognuno esperimenta nel suo corpo, parimenti perverse, perché assunse una carne immune da ciò che è proprio dell'umanità decaduta. Il Divin Verbo, infatti, benignandosi di discendere dal Padre per prendere umana carne, volle mantenere il pieno dominio del proprio corpo, si da esserne arbitro ed operare con esso con piena libertà, padrone di astenersi e di concedersi quel che voleva e come voleva. Si concesse quelle cose che erano secondo ragione e non ripugnanti alla sua divinità. Né infatti la sua mente, reale come quella di tutti gli altri uomini, ebbe mai propensioni contro ragione o cooperò alle attività della carne come capita a noi quando facciamo o pensiamo. Egli operò come conveniva a Dio fattosi veramente carne da Maria Vergine, in corpo anima mente e tutta l'umana realtà; ma come Dio Verbo sussistente dal Padre, pur disceso dal cielo in terra fra gli uomini. Nessuno poi può legittimamente pensare che egli abbia detto in senso improprio la preghiera: «Porgi
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orecchio alla voce del mio grido » 585 • Il linguaggio della preghiera nel Profeta fu figurato, ma evidentemente in bocca al Verbo incarnato ebbe un senso letterale; come ebbe senso proprio l'espressione «avanzava in età''·
80. L'umanità del Signore simile a quella degli uomm1 tranne che per il peccato non venne meno dopo la spiritualizzazione del corpo risorto
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Noi affermiamo che il Cristo fu pienamente uomo l compresa quindi anche la mente; temono forse costoro che lo diciamo per non essere sospettati di dirlo caduto- non sia mai- in peccato? No, perché sappiamo che sta scritto: « Egli non fece peccato e nella sua bocca non fu trovato inganno» 586 • Se egli infatti infuse la sua virtu nei santi, e quelli 2 che a lui si ispirano con una vita irreprensibile danno testimonianza di vita santa e giusta, quanto piu lui, il Verbo «in cui la Divinità si compiacque di abitare in tutta la sua pienezza» 587 , (anche dopo che dalla sempre vergine Maria ebbe preso una vera carn~, e un~ vera anima umana, nonché la mente e tutto CIO che e proprio dell'uomo) dovette dominare tutte le sue facoltà in maniera degna della sua divinità, si che nulla risultasse in lui malamente corrotto dalla colpa o schiavo del piacere per effetto della caduta di Adamo? Perciò l'Apostolo lo disse « nato da donna e nato 3 sotto la legge » 588 e che tutti « verificarono di aspetto simile all'uomo » 589 , « simile » all'uomo benché la nascita da una donna e la sua soggezione alla Legge fos585 586 587
583 584
Gal. 5, 19. Rom. 7, 18.
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588 589
Sal. 5, 2. l Pt. 2, 22; cf. Is. 53, 9. Col. 2, 9; cf. Le. l, 6-7. Gal. 4, 4. Fil. 2, 7.
Ancora della fede 81, 1-8
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sero stati reali; da entrambi i passi di Paolo si deduce che la sua natura umana fu integrale e il suo dominio delle passioni lo dimostrò integro: esprimono l'integralità le parole «nacque da una donna e sotto la Legge»; l'integrità immune da peccato quelle «di aspetto simile », cioè simile all'ideale di fermezza ( « simile all'uomo», perché aveva un corpo non apparente). Cosi stanno le cose. Nessuno quindi si faccia fuorviare da discorsi vani. Generato veramente in cielo dal Padre, fu generato veramente in terra da Maria. Se in cielo annunzia la verità, l'annunzia anche in terra; se in cielo mancasse di perfezione, ne mancherebbe anche in terra. Ma se è in cielo perfetto, è pure perfetto sulla terra; non venne ad abitare in un uomo già maturo, ma si plasmò da sé fino a diventare uomo assolutamente maturo. Dopo la sua risurrezione 590, egli non condivise piu la sua divinità con un corpo nel sepolcro e con un'anima negli inferi; né per sé fu soggetto al tatto o imprigionato dallo spazio, e poté perciò entrare a porte chiuse; eppure si fece palpare da Tommaso 591 perché non fosse creduto un fantasma ma un uomo vero. Tommaso credette infatti dopo che si furono avverate le parole profetiche: « Con le mie mani ricerco il Signore, e non m'inganno » 592• Credette nello stesso tempo in Dio e nell'uomo: in colui che non aveva operato una confusione, ma un'aggregazione delle due nature in perfetta unità. Credette in colui che non era venuto ad annientare, ma a corroborare il corpo terreno unendolo alla divinità, si da farne una sola fonte di energia insieme all'unica forza motrice di Dio; in un solo Signore, un solo Cristo, non in due Cristi o in due Dèi. Vide il suo corpo spiritualizzato (non la sua divinità incomprensibile) colui che aveva patito e non si
era corrotto, ma che ormai non può piu patire, perché non può piu corrompersi essendo assolutamente incorruttibile. Riconobbe il suo Dio e Signore che presto si sarebbe assiso alla destra del Padre senza lasciare la carne. Di fatto egli siede alla destra del Padre con la stessa carne inscindibilmente unita alla sua divinità. 4
81. La formula del battesimo sottolinea la distinzione delle tre Persone Divine, che la trinità corpo anima e spirito non esprime sufficientemente
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L'Unigenito perfetto e increato, immutabile, inal- l terabile, incomprensibile, invisibile si è quindi fatto uomo per noi, come uno di noi; è risorto, e in virtu dello Spirito « non morrà piu ». Non è piu povero, benché «ricco qual era, si è fatto povero per arricchire noi » 593 ; è tutto spirito, benché alla sua divinità abbia associato la nostra carne. È il solo Signore e Re, Cristo figlio di Dio che siede alla destra del Padre « sopra ogni principato potestà potenza dominazione e ogni altro titolo che potrebbe essere nominato» 594 • Leggiamo nel Vangelo che egli disse: «Andate, dunque, e battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 595 • Quell'« e » inter- 2 posta anzitutto non denota un qualunque rapporto del Figlio col Padre; con la congiunzione egli precisa che il Padre è suo vero Padre; con quella congiunzione ancora egli dice di se stesso che è il Verbo veramente sussistente, e dello Spirito Santo che è « Spirito di verità » 596 sussistente, increato, immutabile e inalterabile. Previde e volle insomma evitare che si insidiasse la 3 593
590 591 592
Cf. Haer. 77, 28-29. Cf. Gv. 20, 26-27. Sal. 76 (77), 3.
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2 Cor. 8, 9. Ef. l, 21. Mt. 28, 19. Gv. 15, 26; cf. Haer. 65, l; Haer. 71, 2.
Ancora della fede 81, 9; 82, 1-3; 83, 1-4
Epifanie
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verità con dubbi ed attacchi, perché egli è «Dio che scruta i cuori e le reni » 597 • L'eretico insiste: « Ma io credo che il Padre è P adre, che il Figlio è Figlio, che lo Spirito Santo è Spirito Santo; confesso tre ipostasi in una sola usia, e affermo che né nella divinità vi è una diversa usia né nell'usia una diversa divinità; dico però che l'espressione usia ha l'unico preciso scopo di affermare della Trinità in genere che non vi sono diversi gradi di divinità ». Fa un tal discorso con sottintesi che nascondono il suo vero pensiero, come detto, con astuzia insidiosa. Crede - dice - che il Padre è padre, il Figlio è figlio, lo Spirito Santo è spirito santo; ma sottintende che bisogna pensare della divinità quello che è proprio di noi uomini; dice in cuor suo che Dio è composto come l'uomo, composto appunto di corpo anima e spirito: il Padre sarebbe come il suo aspetto, il Figlio come l'anima nell'uomo, lo Spirito come quello che spira dentro l'uomo. Cosi infatti precisamente pensando della divinità, pretendono trarci in inganno. No, non questo abbiamo appreso dal Padre. Egli dal cielo fece sentire chiara la sua voce nel Giordano quando diede testimonianza al Figlio au cui dall'alto discese lo Spirito Santo in forma di colomba 598 • Lo Spirito Santo prese quella forma da sé come Spirito sussistente, per nulla diverso dal Padre e dal Figlio sussistenti, anzi della identica usia, ipostasi dall'ipostasi del Padre e dall'ipostasi del Figlio. Quanto al Padre che siede nel cielo, egli « siede» non in senso umano, ma in modo ineffabile e incomprensibile; anche quanto al Figlio che- dice la Scrittura - « siede alla destra del Padre» 599 , si deve inten597
598 599
Sal. 7, 10. Mt. 3, 16-17. Ebr. 10, 12.
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dere solo che sali al Padre. In tal senso pure sono da 9 intendere le parole dell'Unigenito sullo Spirito Santo: « Io me ne vado » 600 ; « verrà lui, lo Spirito Santo, lo 601 Spirito di verità! ma se non vado, non verrà lui» • Quanto allo Spirito, il Figlio volle dichiararlo a sé congiunto non in una maniera qualsiasi ma denotando con le parole « Io me ne vado e verrà lui » che le loro due distinte Ipostasi sono una sola cosa nella divinità, un solo vero Dio.
5 82. La cristologia è fondamento dell'ecclesiologia, in quanto la Chiesa è un sol corpo col Cristo
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Avrei cosi finito di porgere a chi ne voglia appro- 1 fittare il sommario delle verità necessarie alla vita, che la Chiesa cattolica professa sul solido fondamento della Legge e dei Profeti, dei Vangeli e degli Apostoli, dai tempi degli Apostoli ai nostri giorni, custodendole incorrotte: questa è la fede fonte della nostra speranza e salvezza. Le eresie di tanto in tanto si son messe a com- 2 batterle, pazzamente ribelli; ma ciononostante l'unica vera fede, ha resistito per la stessa forza della verità. Le eresie poi di tanto in tanto si sono venute contaminando a vicenda, sempre piu allontanandosi dalla Chiesa. Recentemente abbiamo sentito parlare di certi 3 602 asceti che sembravano tra i primi in Egitto , nella Tebaide o in altre regioni, eppure si sono messi a se-
8 Gv. 16, S. Gv. 16, 7. Cf. 6, 1: Ieraca, letterato, medico ed astrologo, parlav~ di una risurrezione della sola anima e ripudiava le nozze. DIceva scopo dell'Incarnazione il messaggio alla vita monacale. Come Origene, spiegava allegoricamente il Paradiso di Adamo; credette rettamente del Figlio, « ma identificò » lo Spirito Sa~ to con Melchisedec. Fra le molte pratiche ascetiche, prescn600
601 602
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Epifani'o
Ancora della fede 83, 5; 84, 1-6; 84, 1-2
guire il pensiero degli Ieraciti, al punto di parlare della risurrezione della carne in modo diametralmente opposto al nostro. Stravolti, si sentono impegnati a stravolgere con vuote favole le verità da Dio rivelate a fondamento della nostra speranza. Per questo motivo siamo costretti a proseguire in tal senso il nostro discorso.
83. Greci ed eretici negano la risurrezione, ma il giorno, i frutti, le locuste, le unghie e i capelli insegnano il contrario Quelli che non hanno fede infatti negano la risurrezione totale; quelli che hanno una fede corrotta, finiscono col pensare della risurrezione alla stessa maniera storpiando o pazzamente banalizzandone la verità che è il fondamento della speranza. I Greci sono di coloro che, perpetrando empietà di tante specie contro la lagge divina, appunto per ciò negano la risurrezione in modo totale. Negano accanitamente la risurrezione perché con essa vedono legata la loro ignominiosa condanna per non avere accolto Dio e le sue leggi, come se anche nolenti non dovessero pur risorgere. Tutta la creazione è una inequivocabile (benché implicita) confutazione del loro errore, in quanto rivela ogni giorno che passa in che modo si possa risorgere. Cade infatti il giorno, misterioso annuncio di morte se ne interpretiamo bene il percorso; rispunta poi il giorno che risvegliandoci ci rivela il mistero della risurrezione. Si raccolgono i frutti dalla pianta (la quaveva quella dell'astensione dagli animali. E. lo dice << segnato nella coscienza dal marchio bruciante della schiavitu » (Haer. 67, 8; l Tim. 4, 2), cioè «falsificatore» del messaggio evangelico.
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le perché viene recisa dal resto significa ~n q~alch~ modo la nostra separazione dal corpo), ~a.~ suoi se~I piantati germogliano nella terra, perche cio che patisce la morte dopo quella separazione risorge. Muore la locusta che ha sepolto sotterra il suo feto dopo averlo espulso, ma la terra a suo tempo lo .restituisce .dal sepolcro. Sono sparsi i semi delle p1a~te e pnm~ muoiono perché poi possano portare altn frutti, pOIché senza la morte non si può generare la vita 6()3. Nelle 5 venti unghie delle mani e dei piedi Dio ci ha da~o al: trettanti segni della risurrezione, confermandoci .essi con la loro testimonianza che noi risorgeremo. Ne1 capelli della chioma che ci inghirlanda il capo, i.n parte già evidentemente morti, v'è pur~ ~n annunziO. della nostra risurrezione, in quanto taghatl crescono ~l nuovo e fanno crescere in noi la speranza della nsurrezione.
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84. 11 colombo, il ghiro, lo scarabeo e soprattutto l'Araba Fenice segni di risurrezione
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Infinite altre prove si potrebbero portare per cor:- l vincere gli increduli. Sono li a convincerli, fra l'al~ro, ~~ colombo selvatico tra i volatili e il ghiro fra tanti a!tn animali; questo dopo sei mesi e quello quara~ta gwrni dopo la morte risorgono infine a nuova vita, no~ appena passato quel tempo. Gli sca;a~ei sul punto d1 2 morire si avvolgono di sterco a mo d1 pallottole, eh~ seppelliscono dopo aver scavato per terra, per trovarsi cosi poi restituiti alla vita che nasce dal loro stesso sperma. 603 1 Cor. 15, 36. La vita del corpo mortai~ è però in~om parabilmente inferiore a quella del corpo glo.noso, come Il seme in cui è latente la vita è inferiore alla pm~ta ~he d~ esso germoglia: questo il pensiero paolino che Eprfamo sviluppa (anche Paolo polemizza con le idee pagane).
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Ep,ifanio
Sulla Fenice 604, l'arabo uccello di cui tanti avranno 3 sentito parlare, non voglio aggiungere molto. Ci credano o no, ecco che cosa di essa dicono all'incirca. Quando essa all'età di cinquecento anni sa prossimo il momento della sua morte, con aromi si costruisce una c~llett~ .che va a portare nella città d'Egitto Eliopoli (m egiziano e in ebraico detta On), dove a furia di 4 flagellarsi il petto con le proprie ali fa sprizzare dal suo co.rpo una fiamma che incendia il materiale soggiacente m quel luogo, facendo cosi bruciare tutto il suo corp?, la carne e le ossa; poi interviene da una provvi- 5 denzmle nube una pioggia che spegne il fuoco che ha ingoiato il corpo dell'uccello già morto e arrostito nella parte superiore; spentosi poi il fuoco, i resti della car- 6 ne di quel corpo già scomparsi dopo un giorno generano un verme, che poi mette le ali diventando un uccellino, e dopo tre giorni cresce, cresciuto quindi si esp.one agli sguardi di coloro che prestano la loro opera m quel posto, per poi volare di nuovo alla volta della sua patria e qui fermarsi.
85. Le mitiche risurrezioni delle favole greche
Io son solito ammirare, benché assolutamente er- 1 ronee, le idee degli infedeli greci o barbari quando esse SJ?~ss? si r~vestono. di miti che presentano inequivocabih simboli della risurrezione. Spesso ne scrivono nei 2 loro canti, dove narrano di Alcesti 605 figlia di Pelia, n:orta. per su~ marito poi da Eracle tre giorni dopo riSUSCitata e riportata su dagli aditi infernali; di Pelo604 Il mito della Fenice, da tempo cristianamente assunto come ~mmagine escatologica, era stato trattato da molti autori pagam. 605 Alcesti, figlia di P elia (Il. 2, 175), fu tolta per forza dall'Ad~ _coll'aiuto di Eracle e ricondotta allo sposo Admeto. Cf. Eunp1de, Alcesti.
Ancora della fede 85, 3-5; 86, 1-3
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pe 606 figlio di Tantalo, le cui carni furono imbandite da suo padre ai loro falsi dèi; di Amfiarao 6ffl figlio di 3 Ecleo, da Esculapio richiamato in vita; di Glauco 608 figlio di Minasse risuscitato da Poliide figlio di Cerano con un'erba; di Castore 609 per opera di suo fratello Poiluce che volle liberamente con lui per un giorno cambiare la vita; di Protesilao 610 per opera di Laodamia. Inoltre, di Sisifo, Tantalo e delle Erinni figlie di Cau- 4 caso nonché di Tiresia 611 dicono che furono tutti incar606 Pelope era stato dal padre ucciso, tagliato a pezzi, cucinato e dato in pasto agli dèi; questi diedero nuova forma e vita al fanciullo. Cf. Pindaro, Olimpica I, 25 ss. 6ff/ Amfiarao fu col suo carro di guerra inghiottito dalla terra presso l'Ismeno, nella lotta contro i Tebani; ma dagli dèi fu reso immortale, e riapparve come dio. Cf. Pindaro, Nemea 9; Erodoto 5, 67. 608 Glauco, figlio di Minasse e di Pasifae, da fanciullo inseguendo un topo cadde in un barile e mori; Poliide venne rinchiuso col suo cadavere e gli ridonò la vita mediante un'erba miracolosa. Cf. Apollodoro 3, 3, l; 2. 609 Castore, domatore di cavalli, era uomo, figlio di Tindaro; Polluce suo fratello, valente nel pugilato, era invece figlio di Giove immortale. Per amore del fratello mortale, Poiluce se ne stette un giorno nell'Olimpo e un giorno nell'Ade; ambedue furono onorati come divinità della luce: « vivono e muoiono un giorno l'uno e un giorno l'altro, alternati; e tuttavia godono onori simili agli dèi ». Cf. Iliade 3, 236; Pindaro, Odi 11, 298. 610 Protesilao fu ucciso nella guerra di Troia (Iliade 2, 695 ss.); sua moglie Laodamia, appresane la morte, pregò gli dèi che potesse ritornare nel mondo per tre ore; e allorché egli mori per la seconda volta, mori anch'essa. Cf. Erodoto 7, 33; 9, 166. 611 Sisifo incatenò la morte, si che fino alla sua liberazione nessuno mori; morto ingannò l'Ade e tornò per qualche tempo nel mondo. Una tradizione poneva le pene di Tantalo nel mondo. Le Erinni (vendicatrici dei delitti contro il vincolo del sangue) si mostrano sulla terra, ma sono abitatrici dell'Averno (cf. Virgilio, Eneide, passim, e Ovidio, Metamorfosi 4, 451; 481). Tiresia possiede nell'Ade i sensi e l'intelletto; perciò a lui Circe inviò Ulisse. Cf. Omero, Odissea 10, 492; 11, 90.
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Epifanio
cerati nel Tartaro per ivi scontare la pena, chi con un masso chi con una ruota e chi diversamente punito ancora, non annientati neanche nel corpo per subire quelle pene; se infatti non avessero il corpo come potreb- 5 bero subire quelle pene del masso o della ruota? Di simili miti si potrebbe parlare a lungo, per sostenere la vostra fede e a prova delle loro false credenze.
86. Solo il corpo che muore sarà risuscitato; gli stessi riti funebri dei pagani lo confermano
Anche gli eretici, che in armonia con gli infedeli 1 parlano di risurrezione dell'anima e non del corpo, come i Greci appunto affermano pensano e credono, facendo dei discorsi non da persone assennate ma proprio da vaniloqui 612 • Se infatti gli eretici parlano di risurrezione attri- 2 buendola nel senso proprio soltanto alle anime, è una vera e propria balordaggine; perché come può mai risorgere l'anima se essa non muore? Nelle tombe non seppelliamo le anime ma i corpi; perché non vi cadono 3 che i cadaveri; chiamiamo di fatto dopo morte cadaveri 613 (dal verbo cadere) i corpi non le anime. Ora, chi dice di professare la fede nella risurrezione è evidente che parla di risurrezione non dell'anima ma del corpo caduto nel disfacimento. 612 Cf. Haer. 66, 86. Mani da l Cor. 5, 1-5 deduceva che non c'è salvezza per la carne, ma solo per lo spirito. Risponde Epifanio: «No, egli non sa, non avendo conoscenza di tutta la dottrina, che le opere della carne sono la fornicazione, l'adulterio, le scostumatezze (Gal. 5, 16-25) e quello che a ciò si può assimilare; quindi non della carne vera e propria si parla, ma delle opere della carne ». 613 Il giuoco di parole s6mata-pt6mata richiama Girolamo, In Matthaeum 34, 29.
Ancora della fede 86, 4-8; 87, 1-6
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D'altra parte, i Greci che negano la risurrezione totale si confutano da sé quando nei giorni detti del popolo portano alle tombe cibi e bevande, bruciando interamente i cibi e col vino facendo libazioni. Benché facciano nessun bene ai morti e male piuttosto a sé stessi, tuttavia questa usanza non può non esprimere la loro fede nella risurrezione. Quando infatti si radunano là dove hanno deposto i cadaveri dei morti, chiamano per nome i sepolti invocandoli per nome: « Alzati, mangia e bevi, possa tu goderne »614 • Fors'anche pensano che le anime permangano li dove hanno sepolto i resti dei morti; e codesta credenza sulle anime è buona. Per i figli degli Elleni, esse infatti comunque aspettano il giorno che verrà (la risurrezione nel tempo della restaurazione), in cui riprenderanno i loro corpi ricomposti ed uniti, quella carne che essi giudicano oggi spregevole, destinata a finire per sempre e senza speranza di ritorno alla vita. Se cosi non fosse, perché determinano pene per le anime, di natura superiore, e onori senza speranza per i resti mortali? Mi si risponda. No, evidentemente credono che le anime non stanno nei sepolcri ma in certi repositori assegnati da Dio a ciascuna secondo la sua vita privata e pubblica, e che i corpi stanno nei loculi per i cadaveri o per le ossa, dove ciascuno dei propri cari li ha deposto con le sue mani. Sarebbe una balordaggine se tra gli infedeli si negasse questa verità universalmente ammessa e non avesse vigore ciò che Dio ha reso possibile per la nostra speranza.
614 Nei giorni del popolo si offrivano ai parenti deceduti vittime espiatorie; se ne chiamavano per nome dall'Averno i Mani e venivano adornate di bende e corone le loro tombe.
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Ancora della fede 88, 1-8; 89, 1-2
87. La carne risorgerà per essere compartecipe della pena o della gloria
Penso che basteranno i pochi esempi sopra proposti; ma se ne potrebbero fare molti altri. Aggiungerò qualcosa per quelli che pur seguendo Origene continuano a credersi cristiani 615 • Essi professano la fede nella risurrezione dei morti per quanto riguarda la carne santa che il Signore assunse da Maria, ma per la nostra dicono che non risorgerà quella che abbiamo adesso; ne avremo un'altra che allora Dio ci darà. Indubbiamente questa loro idea, assolutamente empia, è piu balorda di quella dei Greci. Se infatti, come dicono, dovessimo risorgere con una carne diversa da quella che abbiamo adesso, anzitutto non risulterebbe giusto il divino giudizio. Verrebbe ad essere punita una carne diversa da quella che ha peccato; verr~bbe premiato nella gloria del regno dei cieli un corpo diverso da quello che ha portato il peso di digiuni di veglie di persecuzioni per il Signore. Oppure, secondo tale ereticale criterio, dovrebbe forse venir condannata sola l'anima, senza quel corpo che le fu compagno nel peccare? Ma, in tal caso, l'anima non potrebbe forse contestare il giudizio di Dio col dire che fu il corpo a commettere i peccati? Né benché a torto potrebbe avere penuria di argomenti di genere giudiziario. Potrebbe dire per esempio: «Non sono stata io a peccare, ma il corpo; infatti dacché sono uscita dal corpo non ho commesso né fornicazione né adulterio, né furto né omicidio, né atto idolatrico né azione sconveniente ». Tale difesa non si potrebbe dire del tutto irragionevole; ma che cosa diremo veramente abbia di ragionevole? O diremo forse infondato il giudizio di Dio? No, perché sta scritto 616 che Dio non fa pesare mai ingiustamente la sua collera sull'uomo.
88. A Dio è possibile raccogliere visione di Ezechiele 1 2
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Cf. Haer. 64, 71 e qui sopra la nostra introduzione. Rom. 3, 5.
resti del corpo; la
Sappiamo che tutto è possibile a Dio 617, e che come poté plasmare il corpo senza l'anima cosi può riportare in vita i corpi già dissolti o scomparsi, può farli anzi muovere da sé senza l'anima quando lo voglia. Attuò già questa economia col santo profeta Ezechiele, quando disse a questo grande santo: « Figlio dell'uomo, di' che si raccolgano osso dopo osso, uno corrispondente all'altro» 618 • Potè allora ammirare la potenza di Dio, perché pur senza le anime le ossa aride non solo ricevettero la capacità di muoversi all'ordine di Dio, ma anche di riprendere pienamente quella conoscenza e sapienza che non avevano piu. Infatti le ossa dei piedi non si collocarono al posto di quelle vicine alla testa, perduta la memoria della loro posizione; le vertebre del collo non si sbagliarono nel cercare la loro, andando a finire tra le giunture dei talloni; ma ogni osso si agitò e si mosse con intelligenza, andando a collocarsi al posto delle proprie giunture. Dio quindi può, se lo vuole, ridestare un corpo senza dargli l'anima. Manifestò tale sua potenza di fatto la prima volta operando questa risurrezione, mai sognata dagli uomini, facendone dare l'ordine ad Ezechiele. Né gli disse: « Figlio dell'uomo, ordina prima allo spirito di venire», ma gli fece prima raccogliere i corpi (con questo agevolandogli mediante la fede la difficoltà dell'impresa) e poi impose alle anime di rientrare nei loro corpi; e allora - dice la Scrittura - « si drizzò in piedi una grande assemblea » 619 • È dunque possibile a Dio ridestare un corpo anche senza l'anima, come egli stesso ci ha fatto vedere. Non è invece pos617 618
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Mt. 19, 26. Ez. 37, 4. 7. Ez. 37, 19-20.
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sibile che Dio giudichi il solo corpo senza l'anima perché anch'esso avrebbe di che giustamente scagionarsi dinanzi a Dio giudice, dicendo: «Non a me ma all'ani- 7 ma che era con me è da ascrivere il peccato; infatti dacché io ne fui liberato ed essa si è dipartita da me, io non ho piu commesso né adulterio, né fornicazione, né furto, né idolatria, né altri peccati del genere ». Ammettendo tali ipotetiche argomentazioni, i nostri avversari non dovrebbero dire inattuabile il giudizio di Dio. No, come l'uomo fu creato da Dio composto di cor- 8 po e di anima, cosi pure sarà giudicato dal Giusto Giudice nel corpo da lui ridestato e nell'anima da lui restituita. Il giudizio di Dio sarà giusto a condizione che egli accomuni corpo e anima, entrambi, alla pena per il peccato o al premio per la virtu nella futura liturgia dei santi.
89. La risurrezione della carne ci sollecita a fare il bene; soffrendo nel tempo ci acquistiamo dei meriti per il cielo
Abbiamo presentato questa verità fondamentale 1 della nostra speranza, nei lineamenti essenziali e a nostro giudizio sufficienti, pochi punti tra i molti che si potrebbero esporre. Poiché, però, alcuni insistono nel dire che risorgeremo con un corpo diverso da quello che è morto, aggiungeremo qualcosa a quanto ci siamo sforzati di dire, per venire in aiuto di quelli che, volendo comprendere, cercano di non mettere in pericolo la loro salvezza. Possa questa fatica, che affron- 2 tiarno nell'estrema nostra pochezza ed incapacità, giovare a noi e a tutti, sicché nessuno abbia a negare la risurrezione della nostra carne, in cui è la somma di tutti i tesori, il principio di ogni saggio progetto, il fon-
Ancora della fede 89, 3-5; 90, 1-6
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damento di speranza per ogni buona azione, secondo che sta scritto: <<noi che portiamo questo tesoro in vasi di creta, ecc. » 620 • Viviamo, infatti, deboli una disci- 3 plina ascetica, meschini una vita casta, poveri l'impegno dell'elemosina; perché aspettiamo di ricevere la ricompensa nella risurrezione dai morti. Su questa base 4 si fondano e si reggono la fede la speranza e la divina carità, la testimonianza del nome di Dio nelle persecuzioni e la pazienza nelle prove e afflizioni che dobbiamo subire a causa degli uomini, tutte le virtu proprie di chi non nega la risurrezione della nostra carne perché crede che quanto seminato nella terra sarà risuscitato 621 • Tra le piu evidenti espressioni della Sacra Scrit- 5 tura ve ne sono due che si integrano in modo da indurci ad accogliere il seme della speranza nella nostra risurrezione e a non farci fuorviare dalle vuote parole degli uomini che coi loro scritti hanno tratto in errore il mondo. Ne tratterò brevemente, tralasciandone tante altre. Infatti tanti altri passi del Nuovo e dell'Antico Testamento parlano della risurrezione e confermano la nostra speranza.
90. Il corpo risuscitato sarà spiritualizzato nella gloria come quello del Cristo, pur rimanendo lo stesso nostro corpo
Se dovessimo risorgere come dicono alcuni con un l corpo diverso, l'Apostolo non avrebbe detto di << questo corpo mortale » che << deve rivestirsi di immortalità» 622 • Poiché i corpi dei santi risorgendo nella gloria 2 diventeranno splendidi di quella luce di cui sta scritto: 62° 621 622
2 Cor. 4, 7. 1 Cor. 15, 42. 1 Cor. 15, 53.
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Ancora della fede 91, 1-6; 92, 1-4
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Risorgeranno nella gloria » 623 • Ecco dunque l' espressione della Sacra Scrittura che ce ne dà sicurezza, confermandoci nella speranza: «Insensato! Quello che tu semini non riprende vita se prima non muore; e quel che tu semini non è il corpo che dovrà nascere, ma un nudo chicco di frumento, ad esempio, o di qualsiasi altra specie; è Iddio che gli dà un corpo secondo che ha voluto '' 624 • Questa prima espressione riguarda la gloria dei risorti nello splendore. Ma per chiarire come il chicco debba cooperare per la sua gloria, il Vangelo spiega quel che Paolo dice 625 sulla risurrezione con questa seconda espressione: « Se il chicco di frumento non cade in terra e vi muore, resta solo; se invece muore, porta molto frutto» 626 • L'Apostolo quindi parlava di un chicco e il Salvatore parlò del medesimo chicco per indicare con esso il corpo. Non ti pare? Non risorse dunque quel suo stesso corpo seminato sotterra come un chicco di grano? Il corpo che risorse dal sepolcro per virtu propria dopo tre giorni era un altro? No, di esso gli angeli annunziarono « È risorto, non è qui» 627 ; di esso parlava a Maria dicendole di non tenerlo stretto perché non era ancora asceso al Padre 628 • A Tommaso poi mostrò le mani e il fianco dicendogli: «Non volere essere incredulo, ma credente» 629 • Dell'incredulo è negare nella forma piu assoluta che è risorto; del credente a metà, dire che è risorto, ma non lo stesso corpo; del credente affermare che è risorto quello stesso corpo, e per questo stesso
corpo con cui è risorto si è posto a fondamento della nostra speranza.
«
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l Cor. 15, 43. 2 Cor. 15, 36-38. 2 Cor. 13, 3. Gv. 12, 24. Mc. 16, 6. Gv. 20, 17. Gv. 20, 27.
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91. La sottigliezza e l'incorruttibilità qualità del corpo risorto dì Cristo
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Per darne prova egli non fece scomparire i segni né dei chiodi né della lancia, benché quel corpo che entrò a porte chiuse dopo la risurrezione fosse ormai spirituale perché la divinità cui era unito lo rendeva ormai adorno della sottigliezza propria dello spirito 630 • Se non fosse diventato sottile come uno spirito, il corpo per quanto rimpicciolito quale interstizio nella solida materia avrebbe potuto trovare per penetrarvi? Volle allora dimostrare il corruttibile veramente rivestito di incorruttibilità, il mortale di immortalità 631 ; entrò quindi a porte chiuse proprio per far vedere il suo corpo diventato sottile e fatto da corruttibile incorruttibile. Volle convincere i non credenti nella nostra salvezza, cioè nella risurrezione, rendendo sottile il suo corpo e forgiandolo nelle condizioni di risorto; ma non cancellò le cicatrici dei chiodi e il segno della lancia, per far vedere che era risorto non con un altro corpo ma con quello stesso che aveva patito sulla croce; che non si era plasmato un nuovo corpo impassibile quasi in una nuova generazione, ma era rimasto con il corpo medesimo che aveva patito, chicco morto e risorto immortale. Perché poi non lo credessimo solo parzialmente risuscitato, per il fatto che esso non fu affatto soggetto alla corruzione (come sta scritto: « Non lascerai che il mio santo veda la corruzione » 632 ), la Scrittura dice 630 631 632
Gv. 20, 25-27. l Cor. 15, 53. Sal. 15 (16), 10; Atti, 2, 27.
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Ancora della fede 92, 5-8; 93, 1-8
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della risurrezione assolutamente: «È risorto e non è qui, 633 • Dire che ridestatosi non era piu Ii, vuoi dire 6 che era veramente risorto. La Scrittura, nostra vita, non può cadere in errore. E perché gli erranti non trovassero pretesto a cadere in errore 634 , si mostrò in carne ed ossa a Tommaso e agli altri suoi discepoli, dicendo: «Guardatemi, sono proprio io! Uno spirito infatti non ha carne ed ossa, come vedete che ho io» 635 •
92. Ciò che è detto delle qualità del corpo di Cristo risorto vale per quelle del nostro corpo nella risurrezione finale
Si potrebbe sofisticare ed obiettare che ciò vale solo per il nostro Salvatore, speciale in quanto concepito solo da Maria senza concorso di seme virile; ma anche il corpo di Adamo fu fatto senza concorso di seme virile, né per ciò alcuno si permette di dirlo e dimostrarlo diverso dal nostro. Alcuni tornano a ribattere che solo il corpo del Cristo non quello degli altri si potrebbe dire risorto in senso assoluto, con lo stesso corpo di prima. Ma allora come mai leggiamo che « Cristo risorse, primizia di quelli che sono addormentati nel sonno di morte, 636 ? È detto primizia di quelli che si sono addormentati, perché il suo corpo è perfettamente simile al nostro. Come egli sia primizia di quelli che sono addormentati, lo si può apprendere da tutto il contesto biblico, che assolutamente mai bisogna avere la stoltezza di giudicare fallace: non si facciano impigliare in altri errori del genere. Prima il Cristo aveva risuscita633 634 635 636
Mc. 16, 6. Gv. 20, 27. Le. 24, 39. l Cor. 15, 20; cf. Haer. 64, 65.
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to Lazzaro, il figlio della vedova di Naim; Elia aveva richiamato in vita un morto ed Eliseo due, uno che veniva portato e l'altro che era stato deposto nel sepolcro. Ma costoro, risuscitati, sono morti daccapo e sono in attesa come tutti dell'unica universale risurrezione; Cristo invece, primizia di quelli che si sono addormentati, « risorto non morrà piu, perché la morte non ha nessun potere sopra di lui ,, 637 , cosi dice la Scrittura. È morto una sola volta soffrendo per noi, sottomettendosi alla passione per le nostre passioni. Una sola volta il Verbo ha gustato la morte e «la morte di croce , 638 , spontaneamente assoggettandosi alla morte per noi e per far morire con la morte la morte; lui, il Verbo fatto carne 639 , non patendo nella divinità si accomunò all'umanità nel patire; e la sua passione contò come meritoria perché egli rimaneva nell'immortalità o, per meglio dire, era tutto immortalità. Aveva infatti proclamato: « Io sono la vita» 640 • Certo egli è la nostra speranza non per la carne; poiché sta scritto: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, egli sarà come tamarisco selvatico» 641 •
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3 93. Cristo non progredi fino a diventare Dio, ma restò Dio facendosi uomo per meritare a noi la divinità
Come dire dunque che Cristo non fu uomo? Ab- l biamo già detto e tutti hanno potuto vedere che nel Signore confessiamo il Verbo Divino che si è fatto veramente e realmente uomo, benché non un uomo che sia progredito fino a diventare Dio. 4 637 638 639 640
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Rom. 6, 9. Rom. 6, 10; Ebr. 9, 26 ss.; Fil. 2, 8. Gv. l, 14. Gv. 11, 25. Ger. 17, 5-6.
Ancora della fede 94, 1-9
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La speranza della nostra salvezza, infatti, non è fondata sull'uomo; poiché nessun altro uomo tra i discendenti di Adamo poteva operare la salvezza, all'infuori del Divin Verbo umanato. La nostra speranza non è quindi nell'uomo ma nel vero Dio vivente fatto uomo. Secondo che era stato scritto ( « ogni sommo sacerdote assunto tra gli uomini viene costituito a vantaggio degli uomini'') 642 venne a darci la salvezza Dio, il Signore venuto ad assumere la carne dalla nostra carne e fattosi benché Verbo di Dio simile a noi come uomo. Pati infatti per noi con l'umanità dissolvendo la passione con la sua passione e dando morte alla morte con la sua morte, perché la passione fu ascritta alla divinità benché impassibile, essendosi cosi compiaciuto di fare lui, il Verbo, che è Dio santo e impassibile. Lo paragoneremo a chi indossi un abito sporco di sangue 643 • Quando quest'abito si sia macchiato di sangue, anche se il sangue non giunge al corpo di chi l'indossa, noi ne diciamo macchiato indifferentemente l'abito e l'uomo che lo indossa. In maniera analoga diciamo che ha patito nella carne il Cristo senza distinguere dalla divinità del santo Verbo l'umanità da lui assunta quando il Signore se la plasmò venendo dal cielo. Sicché San Pietro lo disse « ucciso quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito » 644 cosi esortandoci: «Avendo Cristo sofferto nella carne, armatevi anche voi della medesima convinzione» 645 • Il sangue è attribuito a chi lo versò, la passione alla sua divinità impassibile; perciò il mondo non spera nell'uomo, ma nell'umanità assunta dal Signore. La sua divinità ac-
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cettò gli venisse attribuita la passione, perché D_io rimanendo impassibile desse al mondo la s~l':ezza, perciò consideriamo la divinità per sé impass1blle soggetto della passione subita mediante la carne, ~econdo l~ Scrittura che dice: « Non avrebbero mes~o m croce 6~1 Signore della gloria se l'avessero conoscmta, ecc. ''
94. La risurrezione del Crocifisso secondo l'economia dell'A. Testamento
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Fu dunque davvero crocifisso il ~ignare; ~ noi lo 1 adoriamo crocifisso, sepolto, risorto Il te_rzo gwrno e asceso al cielo. Questo è «l'abisso della ncchezza, d~l 647 la sapienza e della scienza di Dio» , ~che conosc~- 2 mo in parte e che annunziamo ir:- modo 1:Uperfetto » · Di tale divina conoscenza infatti possediamo sol? una minima stilla, e ci serviamo di analogie per. attmgere l'economia della nostra speranza, dono e1ar~Ito secondo il mistero del piano divino per beneplaCito del Padre, per volere del Figlio e dello ~p~rito Sar:-to. Tutta la Scrittura conteneva gia m parte Il :nessag- 3 gio della risurrezione, benché quello perfetto sm sta~o riservato ai tempi dell'avvento dello ste~so V~rbo m sé sussistente come è scritto: «Cristo e la pienezza della Legge, ~49. In quale punt? infa~ti della S~cra 4 Scrittura non v'è traccia della nsurrezwne? _Ne diede il primo annunzio il sangue di Abele, che - ~~ legge continua a parlare anche dopo la sua morte; Il secondo diede Enoc che, trasportato in un luogo non veduto lo ' ' ch e P er orda nessuno, non vide la morte 65o ; poi• N oe, 646
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Ebr. 5, l. Cf. Haer. 77, 33; e qui sopra al c. 36. l Pt. 3, 18. l Pt. 4, l.
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1 Cor. 2, 8. Rom. 11, 33. 1 Cor. 13, 9. Rom. 10, 4. Ebr. 11, 4-5; cf. Gen. 5, 24.
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Ancora della fede 95, 1-5; 96, 1-4
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dine di Dio fece fabbricare l'arca per perpetuare la vita attraverso lui e la sua casa 651 • Abramo ebbe un figlio nella sua vecchiaia, quando « il suo corpo era quasi morto» ed era morto soprattutto «il seno di Sara »; ma Dio cosi volle confermare la speranza della risurrezione dai morti, in quanto quella fonte inaridita che secondo il solito processo di esaurimento femminile era ormai «invecchiata e vicina alla scomparsa», di nuovo riprese vigore, sicché Sara concepi e da vecchia rimase incinta come una fanciulla 652 • Anche Isacco fu restituito al padre come da morte a vita 653 • anche in questo caso Dio infatti volle annunziare la s~eranza della risurrezione dei morti, restituendo al padre il figlio che era figura del Cristo. Giacobbe annunciò la medesima dottrina quando ebbe somma cura che le sue ossa non andassero perdute perché sperava che sarebbero tornate in vita; se ne prese cura infatti dicendo che si preoccupassero di portarle in patria dalla terra d'Egitto. Lo stesso fece ?iu~eppe dicendo: « Raccoglierete le mie ossa, perché Il Signore verrà a visitarvi e il suo sguardo si poserà su di voi » 654 • Se non ci fosse la speranza nella risurrezione, a che pro tale cura delle ossa? perché comandarne ai giusti la cura se si trattasse di ossa morte una volta per sempre? Prima di tutto ce ne dà testimonianza la voce di Dio che udf Mosè: « Io sono il Dio di Abramo il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe » 655 , di quelli cioè che sono morti per il mondo ma sono vivi per me. Lo Spirito che parlò nella Legge è il medesimo unico Spinto che predica nel Vangelo, perciò il Salvatore espres651 652 653
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Ebr. 11, Ebr. 11, Ebr. 11, Gen. 49, Es. 3, 6.
7; cf. Gen. 6, 13-32. 11; cf. Gen. 18, 10-15. 17-18; cf. Gen. 22, 1-14. 29 ss.; 50, 25; Es. 13, 19.
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se la medesima dottrina dicendo ai Sadducei: «Eccomi sono io colui che ha parlato per mezzo dei Profeti » 656 • 95. Dio che porta a maturazione i viventi nel tempo dovuto, fece rinverdire e fruttificare in una notte la verga di Aronne, figura della risurrezione
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Portiamo ad esempio anche la verga di Aronne, 1 secca forse da molti anni e lasciata nel tabernacolo dalla sera all'aurora 657 • Mentre gli altri alberi che sono in vita impiegano dodici mesi di stenti per produrre ad anno finito dei frutti, col calore del sole, con la linfa delle piogge, con l'umore della rugiada che li_ ri~opre, con ciò che li nutre di notte e di giorno, Idd1o mvece operò in una sola notte quello che è di solito il frutto 2 di tanta fatica senza che altro gli venisse in aiuto. Quell'arida verga infatti germogliò e produsse foglie e frutti già maturi; significativo esempio della risurrezione che Dio opererà similmente in futuro. Cosi, 3 mentre nel santo matrimonio istituito dal Signore, dal primo momento della concezione (nell'utero materno del seme versato nel modo che vuole il Signore) al tempo della maturazione del seme deposto ~el ~entre: i concepiti debbono maturare per nove mesi pnma di nascere (per nove mesi dico dal momento della concezione), diversamente e in un momento Dio opererà 4 nella risurrezione; « squillerà la tromba, infatti, e i 658 morti risorgeranno incorruttibili » • Il Signore dimostrò nel tabernacolo della testimonianza che i frutti, soliti a maturarsi negli alberi vivi
656
Agraphon.
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Num. 17, l ss. 1 Cor. 15, 52.
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Ancora della fede 96, 5-7; 97, 1-8; 98, 1
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in dodici mesi, possono spuntare ricchi di vigore e in gran quantità germinando da un arido legno in una sola notte 659 • Condusse a piena evoluzione nel breve 5 momento di una sola ora detto processo che di solito si compie in dodici mesi. Alla stessa maniera renderà rapido nel breve momento della risurrezione il processo solito a compiersi nel ventre materno in nove lunghi mesi di maturazione del feto.
96. Dio nel trasformare il bastone arido di Mosè in vivo animale manifestò la sua onnipotenza, che si rivelerà nella risurrezione e nel giudizio finale
Possano gli increduli sentirsi sollecitati a credere nella potenza di Dio ( « alla cui volontà nessuno resiste ») 660 da questo fatto esemplare capitato a Mosè. Il Signore gli aveva domandato: « Che cosa hai in mano», ed egli gli aveva risposto: <
Num. 17, 6 ss.
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Rom. 9, 19. Es. 4, 2. Es. 4, 3. Cf. sopra al c. 62. Cf. Es. 4, 3.
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serpente; non sarebbe infatti fuggito se non l'avesse riconosciuto vero. Quindi non hanno motivo di negarne la realtà certi 5 critici fanatici che negano si sia trattato di una vera e propria verga. Dicono: «Dio volle darle un corpo seco~ do che ha creduto bene» 665 ; ma non possono mettere m discussione il fatto che Egli trasformò in un essere vivente proprio quella verga arida, non un'altra. Né 6 qui c'è da pensare che Dio abbia voluto mettere sotto accusa il serpente in cui aveva trasformato la verga, perché egli non ritiene colpevole nessun an~mal~, _di nessun genere e specie. Attraverso la verga cm egh d1e- 7 de vita si che si poté muovere da sé come tutti gli animali Dio ci volle solo dare una prova della risurrezione una testimonianza di quella onnipotenza di Dio cui è possibile operare quel che vuole. Con il fatto di totalmente trasformare e quasi risuscitare l'intiera verga con un solo atto della sua volontà volle insomma rinsaldare e rendere incrollabile la nostra fede nella risurrezione totale.
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97. Perché Mosè augurò la vita a Ruben sepolto da centoventi anni
Che veramente per i morti ci sia fondata speranza l di vita eterna e di risurrezione dal sepolcro ne dà anche altrove testimonianza Mosè, degnissimo di fede. Ascoltalo. Il santo patriarca Giacobbe infatti aveva maledetto il figlio Ruben, resosi colpevole, dicendogli: « Ruben, mio primogenito e primizia della mia virilità, che torto mi hai fatto! Non essere bollente come l'acqua! Salendo sul letto di tuo padre, hai violato il 666 giaciglio sul quale eri venuto al mondo » ! Accetto 2 665 666
1 Cor. 15, 38. Gen. 49, 3-4.
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Epifania
deaspirandola la lezione dell'ebraico elthothar, che senza spirito significa appunto « non essere bollente » (ma la parola cosi com'è vuoi dire <<non ritornare non aggiungere, non eccedere »), perché è quella trà: dita dai settanta interpreti. Nota che il testo si riferisce alla risurrezione, an- 3 che se Mosè parla della maledizione di morte scagliata dal padre contro il figlio colpevole. Egli stesso ne sottolinea chiaramente il significato quando si sofferma sulle benedizioni delle dodici tribu fino a Ruben e Levi 4 (mostrando pure di conoscere il profetico significato del sacerdozio di Levi, del potere cioè di sciogliere e di legare i peccati). Di Ruben disse: «Viva Ruben e non 667 muoia» ; e certo questo augurio di vita non riguarda- 5-6 va la vita spentasi in lui sepolto da centoventi anni, ma quella che ci sarà nell'universale risurrezione. Conosceva pure una seconda morte di dannazione, quella del giorno del giudizio; volle quindi augurargli la futura liberazione dalla pena, cioè di vivere in Dio la vita della risurrezione (sapeva infatti che tutti vivranno) e 7 di non morire in quanto condannato da Lui alla seconda morte del supplizio eterno. Se egli però allora gli 8 avesse augurato soltanto di evitare la pena di morte a causa del peccato, gli sarebbe bastato dire: <>; ma poiché parlava anche dell'universale risurrezione, disse: «Viva Ruben e non muoia».
98. Nella Scrittura non vi sono esempi di risurrezione parziale
Ancora della fede 98, 2-8; 99, 1-2
Né si obietti per stupido puntiglio che la risurrezione potrà avverarsi solo per alcune particolari parti del corpo, ma non per tutti nell'intiero corpo. Quali queste parti speciali che risorgerebbero? Perché non per tutti l'intero corpo? Perché ci dovrebbe essere siffatta accezione di persone? In Dio - sta scritto 668 non c'è accezione di persone. Cerchiamo dove e quando i santi siano risuscitati da morte in parte e non in tutto il loro corpo. Il figlio della vedova di Sarepta risuscitò integralmente e non in parte; il figlio della Sunamitide risuscitò in tutto, e nessun suo membro rimase escluso dalla risurrezione 669 • Il Signore risuscitò Lazzaro 670, che non lasciò nel sepolcro proprio nulla, neanche le fasce e gli altri suoi indumenti con cui venne fuori - nel giorno del giudizio non ci sarà assolutamente bisogno di vesti -; interamente risuscitarono il figlio della vedova di Naim 671 , la figlia del principe della sinagoga 672 , la figlia del centurione 673 • Vedi quanto sia stolto pensare diversamente, credere che risorga solo una parte del corpo e che il resto rimanga nel sepolcro. Ma guardiamo anche ai fatti corrispondenti dell'Antico Testamento alla luce del Nuovo. Enoc fu trasferito interamente e non ha ancora conosciuto la morte 674 ; Elia fu assunto interamente con tutto il corpo e non ha ancora conosciuto la morte 675 • Tutti e due vivendo ancora col corpo ci confermano nella fede in una perfetta e completa risurrezione; perché nessuno avesse a dubitarne, Dio mostrò in questi due antenati come 668
Tenterò adesso di fare una sommaria sintesi di 1 testimonianze che riguardano la nostra speranza, cioè la risurrezione. Molti sono i passi riguardanti questo evento reale e non apparente che ci attende. 667
Deut. 33, 6.
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Rom. 2, 11. l Re, 17, 17 ss.; 2 Re, 4, 18 ss. Gv. 11, 44. Le. 7, 11 ss. Mc. 5, 22 ss. M t. 8, 5 ss. Ebr. 11, 5; Gen. 5, 22. 24; Eccli. 44, 16; 49, 14. 2 Re, 2, l ss.
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Ep>ifanio
due diversi tipi della nostra risurrezione: Enoc fu non circonciso, perciò l'essere incirconciso non impedisce la risurrezione a quanti come lui continuano nella loro vita terrena a non sottoporsi alla circoncisione; Elia fu circonciso, ma la risurrezione è universale e non discrimina tra circoncisi ed incirconcisi. Elia fu vergine, ma 8 solo per testimoniare con la singolare sua verginità l'immortalità e incorruttibilità del corpo; Enoc non fu vergine, ma casto nel procreare dei figli, per cosi annunziare che la risurrezione o la permanenza nel corpo non è solo riservata al ceto eccezionale dei vergini. Entrambi vivono ancora in anima e corpo aspettando per noi l'attuazione della speranza. 99. Altre testimonianze veterotestamentarie di risurrezione dei buoni e dei peccatori
Perché poi nessuno avesse da dubitare, Dio fece ca- l dere negli inferi alcuni con il corpo. La terra infatti apri le sue fauci ed inghiotti Datan, Abiron e i figli di Kore e di Auna, che perciò ancora viventi in anima e corpo precipitarono nell'inferno 676 • Condannati subito infatti non solo nell'anima ma anche nel corpo, furono interamente sottoposti alla pena; non liberati dal corpo, non furono condannati solo in una parte e nel resto no. Giobbe dice: «Fino al giungere del mio turno, 2 quando questo corpo che è straziato da queste sofferenze risorgerà, e tu mi rinnoverai» 677 • Sta anche scritto: «La tua giovinezza si rinnoverà come aquila»; e Isaia soggiunge: « Vivranno di nuovo i tuoi morti e risorgeranno dai sepolcri» 678 • Ora, è già venuto colui che
Ancora della fede 99, 3-6; 100, 1-4
«fa uscire i prigionieri in prosperità come gli esacerbati che dimorano nei sepolcri» 679 • Quanto però disse Giobbe dell'uomo che «una volta sepolto non si risveglierà » ( « né piu se ne rintraccia il luogo ») 680 , si avvera oggi; perché la risurrezione non è fatto di ogni giorno, ma di quel giorno determinato. Egli anzi da profeta mostrò di conoscere quale giorno determinato aspettava, rispondendo a quella questione nel medesimo contesto: « finché dura il cielo non si ricomporrà» 681 • Fino a quando infatti esisteranno il cielo e la terra, i corpi rimarranno sulla terra; solo quando « colui che arrotola i cieli come un libro » 682 verrà a scardinare il mondo, allora« coloro che dormono nella terra si desteranno» 683 • Perciò ad Ezechiele Dio disse: «Figlio dell'uomo, di' alle ossa che si avvicinino ciascuno all'altro corrispondente » 684 • Cosi avvenne, ed « apparvero sulle ossa i nervi e le vene, la carne e i capelli e le unghie». Poi Dio disse: «Figlio dell'uomo, di': - Vieni, o spirito, dai quattro angoli della terra », cioè dai luoghi assegnati alle anime 685 • Perché il Signore non disse lui, ma fece dire all'uom o quelle parole? Perché il Signore con la sola sua parola opera quel che dice in modo tale che le sue opere siano stabili in eterno. Allora pose le sue parole nella bocca d'un uomo perché si trattava di una risurrezione temporanea, preannunziatrice di quella che è oggetto della nostra speranza; ma infine l'opera del Signore non si dissolverà come quella dell'uomo. Infatti quelle ossa allora chiamate a risorgere ritornarono allo stato 679 680 681 682
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Num. 16, 32 ss. Giob. 14, 14; 19, 26. Sal. 102 ( 103), 5; I s. 26, 19.
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Is. 26, 19. Giob. 14, 12; Sal. 102 (103), 16. Giob. 14, 12. Is. 34, 4. Dan. 12, 2 (Teodozione). Ez. 37, 4. 7. Ez. 37, 8-9.
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Ancora della fede 100, 5-7; 101, 1-7
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di ossa morte; ma quando sarà il Signore a dir loro di risorgere, si desteranno per non mai piu morire, perché la parola del Signore non verrà mai meno.
100. Anche i morti risuscitati dal Signore morirono di nuovo per partecipare alla finale risurrezione Perciò anche quando il Signore venuto nella carne liberò alcuni dai vincoli della morte, operando appunto per via della carne, li fece risorgere in modo che essi fossero di nuovo assoggettati al riposo della morte. Quando invece chiamerà tutti i morti a risorgere per mai piu morire, ed egli non dirà piu ad un morto singolo: « Sorgi 686 e vieni fuori » 687 , al singolare « Sorgi », ma al plurale « Sorgete, tutti», allora chiamando tutti alla risurrezione appunto universale e totale opererà secondo la sua potenza: di Dio, Risurrezione e Vita. Subito dopo la sua risurrezione richiamò totalmente in vita alcuni uomini morti da poco tempo; risuscitarono assieme a lui - sta scritto - « molti corpi di santi morti che apparvero a tanti», «con lui entrando nella città dello Sposo>>, secondo l'espressione del Vangelo 688 ; e non si legge che abbia risuscitato quei santi solo in una parte, bensi con tutto il loro corpo. Sta pure scritto che« apparvero a tanti>>; cioè avevano non, una forma diversa da quella di prima, ma la stessa, si da poter essere riconosciuti con tutte le caratteristiche che essi avevano dianzi prima di morire. Nostro Signore anche con altri aveva dimostrato quanto fosse facile per lui quel miracolo che compi allora, impossibile per gli uomini. Giunto in casa della
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Le. 8, 54. Gv. 11, 43; cf. Gv. 11, 25. Mt. 27, 52-53; cf. Mt. 25, 10.
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figlia del capo della sinagoga quando la fanciulla era morta da poco (nell'ora stessa in cui egli stava per muoversi), le disse con bontà: « Fanciulla, levati » 689 , e subito la sua potenza restitui l'anima a quel corpo già sul letto di morte. Con maggiore rapidità operò col 5 figlio della vedova di Naim, che risuscitò J?ent_re ve~ niva portato al sepolcro su una bara. Non disse mfattl niente al fanciullo, ma solo «toccò la bara» 690 , e appena egli l'ebbe toccata il fanciullo risorse. Molto superio- 6 re ad ogni umana aspettativa, e di gran lunga la piu piena di mistero fu la risurrezione di Lazzaro morto da quattro giorni. Appena giunto, non gli disse « L~ vati »,né toccò con la mano il suo sepolcro, ma semplicemente con la sua potenza subito lo richiamò in vita dicendogli: «Lazzaro, vieni fuori» 691 • Il risuscitare con 7 le parole « Vieni fuori » diceva espressamente maggiore capacità e potenza che il risuscitare con il contatto; e questo a sua volta manifestò maggiore potenza del venire a dire alla figlia dell'archisinagogo: «Fanciulla, levati». Ma tutto operava il santo Verbo di Dio, per darci il modello di quella risurrezione che è oggetto della nostra speranza. 101. La speranza nella risurrezione della carne distingue la Chiesa dei martiri dal paganesimo e dall'eresia ribelle La mia scarsa e misera capacità mentale non mi l permette di essere esauriente nel_ raccogliere. da _tutt~ la Sacra Scrittura i passi adeguati. Del resto Il mw discorso si è già molto prolungato, e mi converrà tirare le somme. La dottrina della salvezza si può compendia689 690 691
Le. 8, 54. Le. 7, 14. Gv. 11, 43.
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re in quella che sola ne riassume tutto l'annunzio, quella della speranza cioè nella risurrezione. Eppure 2 questa viene impugnata dagli infedeli e storpiata dagli eretici; proprio questa non è accettata dai pagani contestatori ed è rifiutata dai seguaci di vane opinioni. Che a tutti costoro ottenebrati nella mente voglia Dio usare misericordia e concedere luce! I Greci non hanno invero ricevuto lo Spirito Santo. 3 Ve lo abbiamo chiaramente detto già sopra, o figli della santa Chiesa di Dio e della Fede ortodossa, portando tutte le prove che abbiamo potuto per testimoniare la verità. L'abbiamo detto prima che agli altri a voi che, 4 avendo ricevuto lo Spirito Santo e fatti degni del dono di parlare opportunamente con «libertà di parola» 692 , per sua grazia dimostrate nel vostro insegnamento di essere discepoli di Cristo « principe dei pastori » 693 e « sovrano delle nostre anime >> 694 • Accumulate infatti per gli armenti del suo popolo soprattutto questo alimento, preoccupandovi del gregge di Dio come di voi stessi, e cercate di nutrire chi voglia veramente ricever soccorso con le primizie di quella santa terra di cui 5 Mosè parla simbolicamente. Chi tra i ben pensanti ne può dubitare guardando alla vostra pura fede, o veri credenti e figli della Chiesa? Parlando quindi a voi p o· chi, includo tutti 695 quelli che la Scrittura chiama fi. gli della verità. Voi invero siete figli di quella donna 6 saggia e fortissima, della cui dignità Salomone disse: «Chi troverà una donna forte?>> 696 • Rara infatti anzi unica è questa donna! Voi, scegliendola c~me mi~liore e amandola come colei che a voi si confà, pensate di 7 692 693 694 695 696
Ef. 6, 19. l Pt. 5, 4. l Pt. 2, 25. Mc. 13, 37. Prov. 31, 10.
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appartenerle. La Chiesa di Dio è la vostra madre, la donna forte di cui nessun'altra è piu forte, perché capace di morire ogni volta che la si perseguita, per il nome del suo Sposo. 102. Per entrare nella Chiesa bisogna deporre zari del peccato e dell'empietà idolatrica
cal-
È costei quindi la splendida donna della Cantica che, dice la Scrittura, domanda con premura al suo sposo: «Dove pascoli? Dove riposi a mezzogiorno?>> 697 • È Cristo colui che pascola, e quella terra è santa. Egli pascola e vuole che i suoi pastori depongano i calzari 698 • Per primo fece scalzare Mosè perché da lui prendeste la consegna anche voi, con mano sicura iniziando anche gli altri da voi introdotti al sapere divino a deporre prima i calzari. Ognuno di noi porta invero calzari differenti, in quanto ognuno si lega i piedi dentro propri calzari, cioè si fa vincere dalle proprie abitw;lini. Per sciogliersene debbono prestare orecchio alle vostre esortazioni, a voi discepoli di Cristo e buoni pastori. Cosi si è sciolto chiunque s'era fatto avvincere dall'idolatria, chi s'era legato nell'adulterio, nella fornicazione, nel furto, nell'avarizia. Di fatto, chiunque accoglie il richiamo delle vostre parole, benché dure e severe, si fa guidare al pascolo della beata speranza. « Sotto la potente mano >> 699 del Buon Pastore e per mezzo di voi buoni, ognuno si manterrà ben lontano dall'errore, avendo sotto gli occhi la verità. Condannate gli idoli e denunziate apertamente il loro errore. Voi non li stimate infatti neanche morti, perché non sono mai vissuti; dovunque e a tutti insegnate chiaramente 697 698 699
Cant. l, 7.
Es. 3, 5. 1 Pt. 5, 6.
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che si tratta di cose vuote e sciocche; insussistenti, mai esistite e che non possono neanche essere quel che si dice siano. Essi sono prodotti dei démoni malvagi e 6 della mente umana ridondante di impulsi a godere, perché ognuno di noi è portato a fare della propria passione oggetto di venerazione. Cosi in principio nacque l'idolatria per malvagia 7 opera dei demoni e per concezione umana per via di una commistione che si chiamò « la prima fornicazione» 700 • Dapprima cominciarono a disegnare le figure degli idoli, poi presero a dare ai propri figli come oggetti di venerazione degli dèi plasmati di materiale vario, secondo l'arte che ognuno aveva per provvedere colle proprie mani al proprio sostentamento: il vasaio con la creta, il falegname col legno, chi lavorava l'oro con l'oro, chi l'argento con l'argento.
103. Impulsi malvagi divinizzati dai Greci e ipostasi teriomorfiche degli Egiziani; critica di Diagora ai miti
I Greci non fecero che disegnare nelle immagini 1 degli dèi le proprie peculiari passioni 701 , quasi per poterle contemplare con gli occhi: la sua passione il sanguinario chiamò Ares; l'adultero e l'adultera, Afrodite promiscua; il tiranno, Vittoria alata. Lo squallido 2 tutto preso dalla cupidigia degli averi disegnò come suo archetipo Crono; l'effeminato, Cibele altrimenti chiamata Rea, credo per il fluire degli umori nei contatti ses- 3 suali; colui o colei che andavano sempre affannosamente in giro efrì.giarono come loro tipo Artemide cacciatri7oo Sap. 14, 12. 701
Sap. 12, 24.
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ce; l'ubriacone, Dioniso; chi andava incontro a molti travagli, Eracle; chi si accoppiava con chiunque, Zeus e Apollo. Ma è inutile fare l'enumerazione di tante passioni che agitano gli uomini. Piu di tutti deviarono dalla verità gli Egiziani, che non solo adorarono le loro passioni, ma « permutarono » 702 il supremo Ordinatore con alati e quadrupedi, con animali di terra o di acqua, selvatici e feroci, con le bestie insomma che il Dio di santità aveva loro date perché essi se ne servissero. Piu degli altri deviarono perché in maniera assolutamente irrazionale giunsero a divinizzare gli animali delle loro regioni, né tuttora hanno vergogna nell'adorare il cane che abbaia o la puzzola che si pasce di rettili, il capro tipo d'incontinenza e la pecora simbolo di debolezza, il coccodrillo smisurato e terribilmente triste ovvero l'ibis che si nutre di veleno, il nibbio o lo sparviero o il corvo che tra gli animali sembrano i piu abietti ed il serpente che striscia tortuosamente e fa proprio ribrezzo. Dovrebbero insomma avere a disdoro piu che altro il fatto davvero incredibile che non vedono ciò di cui danno testimonianza gli stessi loro occhi, né sentono ciò di cui li avvertono le stesse loro orecchie, né comprendono ciò di cui si illumina lo stesso loro intelletto. Non capendo la stoltezza con cui agiscono, si dimostrano colpiti davvero da una ben deplorabile disgrazia, quella di non sentire il bisogno di farsi illuminare dai loro stessi filosofi 703 , di non farsi con essi attenti osservatori della verità. Ascoltino ora da me l'insegnamento di Diagora. Avendo bisogno egli di legna da bruciare si rivolse con questo frizzo al suo Eracle di legno: « Orsu, Eracle, vieni qui a compiere la tua tredicesima fatica, cuocimi quel che debbo mangiare». 1oz Rom. l, 25. 703
Cf. Clemente Alessandrino, Protrettico 24, 3.
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Lo prese, lo fece in pezzi aggiungendo ai fatti lo scherno. Scherzò infatti su quel legno che non era certo un dio mentre lo faceva servire perché gli preparasse il pasto; poi celiando si mise a mangiare.
104. Critica del politeismo ellenico dei miti egizi: ApideSerapide e lside
Un altro, Eraclito, disse agli Egiziani: « Se essi sono dèi, perché li piangete?». Essi infatti piangono come se fossero dei congiunti Tifone ed Osiride con le altre divinità ctoniche cui cantano le loro dolci trenodie. Ad essi tutti si riferi con l'espressione intera: «Se essi sono dèi 704 , perché li piangete? E se essi sono morti, perché inutilmente piangerli? ». Un altro, il comico Eudemone, diceva: « Se essi fossero dèi, non potrei parlare delle loro qualità distintive, della specifica natura che tante cose mi impediscono di conoscere». Omero giunse ad obiettare che « non sarebbe davvero cosa buona un regno affidato a tanti sovrani»; anzi Filemone, un altro comico, ad asserire che soltanto « chi onora un unico Dio ha buone speranze di salvezza » 705 • Apide, d'altra parte, fu veramente un vitello che si pasceva di paglia, ferito poi al fianco con una spada dal re di Assiria Cambise; se quindi il sangue scorreva da quella ferita, vuol dire che non era dio (cosi pure quando gli adoratori di Crono non negano che questo loro dio sia stato legato con catene di ferro, non riflettono cosi pensando che di un dio cosi stretto da vincoli non solo denunziano l'inferiorità - rispetto a un 704 705
Cf. Teofilo, Ad Autolico 3, 7. Ibid.
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dio superiore - ma anche le malefatte per cui sarebbe stato incatenato). Ma parliamo di Iside, prima chiamata Attide e Io, figlia del cappadoce Apide detto pure Inaco, benché venga la vergogna a fare il loro cantastorie o nunzio. Ma non dovrò aver pudore nel denunziare ciò che essi spudoratamente adorano. Si vergognino gli Egiziani adoratori di Iside (come si dovrebbero vergognare quelli della dea nata dalla spuma del mare), che incitano le loro figlie, mogli e sorelle ad imitare le gesta della loro dea. Le sacerdotesse ripetono i gesti di Iside smaniante di amore per il suo fratello Osiride e per l'altro fratello Tifone. Militano sotto le insegne fraterne, dei fratelli l'un con l'altro. Svergognatamente la dea Iside non sente il pudore di guardare e toccare il proprio fratello, ma pazza di desiderio, quasi non le bastassero i maschi estranei alla famiglia, giunge a perseguire il proprio fratello. Anche le sacerdotesse sembrano spinte dall'insaziabile passione a simulare di infliggere agli amatissimi fratelli la morte. Poiché Iside aveva avuto un solo figlio, Oro, di cui non era riuscita ad accertare se il vero padre fosse realmente Tifone oppure Osiride. Se infatti diceva Tifone, questi metteva in dubbio la sua paternità; se diceva Osiride, nessuno avrebbe potuto affermarlo con certezza. Una madre siffatta avrebbe fatto da maestra a si bel dio, educandolo a Tiro per i dieci anni in cui fu li a fare la meretrice. Quei di Sinope, infine, divinizzarono il re Apide col nome di Serapide mostrandosi piu schiavi del tiranno che servi della verità 706 •
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Idem, ibid. 52, 6; 14, l; 33, 6; Aristide, Apologia 12.
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Ancora della fede 105, 9-10; 106, 1-9
105. l miti greci di Crono e di Zeus; gli amori femminili e maschili di Zeus
Di tali miti si fregiano gli Egiziani, onorando gli dèi di cui ho fatto cenno; sarebbe una perdita di tempo dilungarsi. Sono caduti piu in basso i Greci, che credono di valere tanto, amanti a parole della saggezza che non praticano e tanto :fieri della loro lingua. Fanno discendere Crono 707 da Urano, raccontando che Crono, figlio generato da Urano, amputò i genitali al proprio padre (oh, azione malvagia e disegno infame!), perché se non glieli avesse amputati sarebbero nati una infinità di Cronioni. Crono quindi, questo eroe generoso che fece al padre Urano si bel servizio, non si contentò della prima empietà, ma come aveva recato tale ingiuria al padre da giovane, cosi fece ingiuria ai propri :figli da vecchio. Aveva già ingoiato Poseidone e Plutone, poi cercando di fare lo stesso con Zeus, fu ingannato da Rea che gli fece ingoiare invece del bambino una grossa pietra avvolta nelle fasce. Lo poté fare, forse perché era un dio! Zeus 708 (questo il nome del bambino) fu per cosi dire degno figlio di tanti genitori. Egli (come del resto suo figlio Ermes) rischiò di farsi marito di tutte le donne, marito non legittimo e adultero sempre briccone; magari non fosse stato cosi! Per corrompere Penelope, infatti, si fece capro per la libidine; si fece cioè capro, credo, per il vigore che dimostra nel congiungimento questo irsuto animale. Per Danae si fece oro; con l'oro cioè poté corrompere una fanciulla peraltro saggia e chiusa nella propria stanza (non avrebbe mai potuto divenire lui oro t); briccone qual era, quindi fece cadere la vergine coprendola di doni d'oro. Per Leda poi 707
Cf. lo Pseudo-Clemente dell'omilia 4, 16.
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Ibid. 5, 12 ss.; e cf. Clemente Alessandrino, Protretti-
co 32, 4.
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si fece cigno; per lei cioè volò quasi sulle infuocate ali del piacere. In tal senso si fece aquila; non che si si~ 9 veramente trasformato in tale pennuto, ma perche avendo il primato come maestro dei corruttori della gioventu, su una nave veloce chiamata _aquila ?er la sua velocità navigò verso Troia per rapire Gammede, figlio del re di Troia, e ne divenne il corruttore. Per Pa- 10 sifae infine, come pure per Europa, si fece toro.
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106. Ipotesi di Zeus, Atena, Artemide, Dionisio, Eracle; divinizzazioni di amasi, come Antinoo, Timagene, Canobo, Marna e Casio
Ma a quale scopo quest'elenco delle innumerevoli imprese di questo forte corruttor~ e maestro di c,?rruzione? Non pochi ne conoscono Il sepolcro, nell1sola di Creta sul monte Lasio 709 dove ancora è segnato a dito. Di Zeus, però, non ve n'è uno solo, ma due o tre 710 : uno è il figlio di Crono del qua~e abbi_amo 0 quattro arlato che mandò agli inferi suo padre sm monti del P 712 d . Caucaso' 71 1. un altro ch.1amato Laz1are a cui. ebb ero 713 origine i ~ladiatori; un terzo tragedo, ,_ che si_ bruciò una mano dimenticando forse benche d10 che 1l fuoco brucia e non avendo la preveggenza raccomandata dal fuoco al capro Satira, scopritore di esso, avvicinatosi per baciarlo: <
709 Cf. Clem. Al., 110 Cf. 111 Cf. 112 Cf.
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Ancora della fede 107, 1-7; 108, 1-2
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una sola: una, girovaga ed errabonda attorno alla palude Tritonide; un'altra, figlia di Oceano; una terza, figlia di Crono; e molte altre ancora. Molte pure le dee di nome Artemide 716 : una di Efeso, un'altra figlia di Giove, e tante altre ancora. Vi è Dioniso 717 di Tebe e un altro figlio di Semele, che fu ridotto in pezzi dai :fitani, venerato dai Coribanti e dai Cureti che se ne dividono le carni. Di Eracle 718 , da loro chiamato fugatore dei mali, tacerò le altre gesta, per accennare solo a quella che fra tutte da loro forse fu piu esaltata, il cui annunzio essi credono sia già bastante per la salvezza del mondo! Perché, se non avesse stuprato in una notte cinquanta vergini, come avrebbe potuto essere salvo il mondo? Sarebbe davvero perito! Insomma, ti confesso che resto nauseato ad elencare tali orrori. Però non tacerò di quei re tiranni che divinizzarono gli amasi disonestamente favoriti. Non potendo piu fare altro per amor loro, li continuarono a favorire morti e sepolti, in memoria di questi mortali innalzando sepolcri e istituendo culti come se fossero dèi 719 • Ne diedero anche pessime motivazioni traendo in errore i loro sudditi ed il mondo intero. 'Cosi per esempio Adriano dichiarò dio Antinoo 720, seppellendolo nella città che porta appunto il suo nome sulla sua nave da diporto. Ricorderò pure Timagene venerato in Asia; il nocchiero di Menelao Canobo e sua moglie Ermenutis venerati nel loro sepolcro di Alessandria sulla spiaggia del mare a dodici leghe di distanza; Marna il servo di Asteria di Creta nelle vicinanze di Gaza ed il nocchiero Casio presso Pelusio. ' 716 717 718 719
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Cf. Cf. Cf. Cf. Cf.
Cicerone, De natura deorum 3, 58. Clem. AL, ibid. 12, 2. 19, ecc. ibid. 13, 4. Sap. 14, 15. Clem. AL, ibid. 49, l; Teofilo, ibid. 3, 8.
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107. La vita cristiana e il suo impegno missionario. Norme per il catecheta 5
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Quando vi trovate a fare il punto su queste dottrine nelle spiegazioni alle vostre chiese, cercate di liberare coloro che operano ancora secondo tali esempi di morte, convertendoli dall'adulterio alla castità, non solo distogliendoli dagli amori furtivi ma anche facendo loro tenere a vile quelli legittimi, esortandoli alla continenza, perché «il tempo è breve», come dice l'Apostolo santo 721 • Catechizzate i fornicatori mettendoli in guardia dalle pene riservate a coloro che operano contro la legge di Dio e la convivenza umana, e facendo di tutto con le parole e con le azioni per trasmettere questi insegnamenti. Persuadeteli ad accoglierli prima di tutto col vostro esempio presentandovi come modelli di quel che dite. Date credito coi fatti alle vostre parole, dimostrando che predicate prima a voi stessi e poi a quelli che da voi imparano. Anche quando tacete insegnate, imitando l'esempio del sole che tutti dovunque ammaestra senza parlare (dal suo primo sorgere il sole, infatti, pur tacendo insegna ad ogni uomo la propria arte). Mentre quindi impartite queste ed altre utili dottrine ai vostri figli e fedelissimi fratelli, spingeteli a camminare sulla terra tenendo una condotta celeste 722 • Cercate anzi di suscitare in moltissimi l'amore per la vita monastica; ma abbiate in abominio le forme ereticali opponendo ad esse quelle solidamente ancorate alla pura vostra fede. Mettete a tacere Manichei, Marcioniti e simili; o tenendoli lontani dal divino recinto, confutatene gli argomenti. Imponete insomma il silenzio a quelli che vanno temerariamente blaterando contro Dio e i suoi santi Profeti, assolutamente privi 721 722
l Cor. 7, 29. 2 Tim. 2, 2.
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di Spirito Santo 723 • Parlano in maniera blasfema contro il Creatore dell'universo e i beni che Dio ha elargito a tutti gli uomini e rivelato per mezzo dei suoi santi Profeti, perché sono uomini terreni ed animali. Bestem- 7 miano, perché non sanno accostare la loro mente alla profondità della Legge e dei Profeti che a loro danno odiano. Siate solleciti nel controbattere con argomenti veraci gli errori già penetrati nelle menti di coloro che li hanno ascoltati. Se parlerete voi, infatti, uomini cosi insipienti saranno travolti quali fuscelli nella corrente di un fiume ricco di acque 724 •
108. Il Padre e il Figlio, nell'A. e nel N. Testamento, domandano non per sapere, ma per stimolare alla conversione o alla testimonianza oppure per sottolineare un dato di fatto o un errore
Hanno osato dire che non è buono il Dio dell'An- 1 tico Testamento, perché avrebbe per ignoranza domandato ad Adamo «Dove sei?» 725 , a Caino «Dov'è tuo fratello Abele?'' 726 , ad Abramo <
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ha toccato?» 729 , «Avete con voi dei pani?» 730 , «Cosa volete?» 731 , «Chi cercate?» 732 • Rispondere a tale obiezione è agevole; perché il Padre sempiterno e immutabile, nell'A. T., fece quelle domande precisamente come poi le fece il Figlio che tutto prevedeva. Prendiamo ad esempio le parole: «Dove avete posto Lazzaro?» 733 • Le domande dell'Antico e Nuovo Testamento non denotano ignoranza. Se Gesti domandò «Dove l'avete posto?» 734, lo fece per denunziare in Marta e nella sua famiglia la mancanza di quella fede in Dio, che ebbe invece la Sunamitide credendo al santo profeta Eliseo che pur era un uomo. Quanto poi alla domanda « Chi mi ha toccato? » 735 , non la fece perché ignorava, ma perché sapeva. Voleva stimolare la donna a confessarlo lei Figlio di Dio; non voleva testimoniare e glorificare lui se stesso 736 • Cosi pure, la domanda «Avete con voi dei pani? » 737 la fece perché tutti prima osservassero quanto esiguo fosse il numero di quei pani e poi ammirassero la grandezza del miracolo di sfamare tanta folla con si pochi pani. Quando infine domandò « Chi cercate? » 738 , volle dire che coloro i quali allora lo cercavano (ma ingannandosi sulla sua identità) lo cercavano quasi come coloro che poi avrebbero« cercato Gesti» 739 (che vuol dire medico e salvatore) 740 per ucciderlo, non per il desiderio di ottenere la salvezza. 729 730 731 732 733 734
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FiL 3, 20. l Cor. 2, 14. Gen. 3, 9. Gen. 4, 9. Gen. 8, 9; Gen. 18, 9. Gv. 11, 34.
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Le. 8, 45. Mc. 6, 38 (8, 14). Mt. 20, 32. Gv. 18, 4. Gv. 11, 34. Gv. 11, 34. Le. 8, 45. Cf. Gv. 5, 31 ss. Mc. 6, 38 (8, 14). Gv. 18, 4. Gv. 18, S. Mt. 1, 21; e cf. Eusebio, Dimostrazione evangelica 4, 10.
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Ancora della fede 109, 6; 110, 1-7
109. Le divine domande dell'A. T. ad Adamo, a Caino, ad Abramo vanno spiegate alla luce dell'economia
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Le parole di Gesti, abbiamo detto, umanamente significarono una particolare economia della nostra salvezza, non una mancanza di previsione. Non si può infatti saggiamente affermare che egli ignorasse dove avevano posto Lazzaro quando vi era vicino (anche se pose la domanda nel modo che abbiamo detto) mentre, lontano, in Galilea, prima aveva egli stesso detto che Lazzaro era morto 741 • Cosi pure con la medesima saggezza dobbiamo interpretare le parole divine dell'Antico Testamento. La domanda « Adamo dove sei? » 742 non fu dettata da ignoranza, ma dallo scopo di far vedere ad Adamo in quale abisso era turpemente precipitato da sf sublime altezza. Quella «Dov'è tuo fratello Abele?» 743 voleva dire: Giace qui a terra da te abbattuto colui che tu avresti dovuto tenerti stretto sempre al cuore, vicino a te. Furono evidentemente parole di rimprovero e non frutto di ignoranza. Lo dimostrano i testi immediatamente vicini: «Maledetta sia la terra per quel che hai fatto», «Maledetto sii tu lungi da questa terra che per la tua mano ha spalancato la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello » 744 , « Sento la sua voce gridare dinanzi a me » 745 • Non fu neanche dovuta ad ignoranza la domanda «Dov'è Sarra tua moglie? » 746 • Come avrebbe potuto ignorarlo colui il quale la sapeva in casa a sorridere!
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Interrogò non perché ignorasse ma per additarla come esempio alle sue future figlie, « donne che professano la devozione verso Dio» 747 ; perché ancor oggi si sappia quale deve essere la condotta delle donne che servono piamente i santi. Essa infatti in tale servizio dopo aver 6 confezionato da sé i pani azzimi cotti sotto la cenere e dopo aver apparecchiato con le sue serve quanto occorreva, non volle neppure guardare in faccia coloro per cui aveva approntato il servizio. Oh, che esempio di saggezza e di decoro ha lasciato alle nostre generazioni! Ma basti quanto detto per confutare delle obiezioni che non hanno veramente senso.
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110. Gli Ebrei giustamente sottrassero agli Egiziani quanto loro defraudato per piu di 215 anni di lavoro. Le tappe delle peregrinazioni nella Cananea e in Egitto furono preordinate da Dio
Altra obiezione contro il Dio della Legge è questa: l egli non sarebbe stato buono 748 in quanto al suo popolo insegnò a defraudare gli Egiziani e a spogliare l'Egitto prima di allontanarsene 749 • Risponderò che essi dimostrano insipienza ed ignoranza. Per Dio infatti nulla cade inosservato, essendo egli il giusto giudice 750 « che non si lascia schernire » 751 •
1 Tim. 2, 10. Cf. Haer. 66, 83; cf. pure Agostino, Contra Faustum 22, 4-5: i Manichei rimproveravano al Dio dell'A.T. anche l'ira, la crudeltà per futili motivi e lo strano esclusivismo nei riguardi del popolo eletto. 749 Es. 3, 22; 12, 36. 1so Atti, 7, 7. 751 Gal. 6, 7. 747 748
741 742 743
744 745 746
Gv. 11, 11. Gen. 3, 9. Gen. 4, 9. Gen. 3, 17; 4, 11. Gen. 4, 10. Gen. 18, 9.
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Erano stati ingiusti invero gli Egiziani a far la- 2 vorare senza mercede gli Ebrei, non per poco tempo ma per 215 anni da Giuseppe in poi (dopo i 215 anni dalla promessa). Il soggiorno in terra straniera fissato da Dio per 3 Abramo e per la sua stirpe- secondo quanto sta scritto: «i tuoi discendenti dimoreranno in terra straniera '' 752 - doveva durare e durò di fatto per 430 anni. Egli nella sua misericordia volle dividere in due fasi il 4 tempo della peregrinazione: per i primi 215 anni li fece restare in terra di Canaan, per gli altri 215 li fece stanziare in Egitto. Conto 753 il numero degli anni della pri- 5 ma fase, si che essa risulti analoga alla seconda. Sommando infatti i 25 anni che intercorsero dal settantacinquesimo anno di Abramo alla nascita di suo figlio Isacco con i 60 trascorsi prima che da Isacco nascesse Giacobbe, con gli 89 prima della nascita di Levi da Giacobbe e con i 37 prima che Giacobbe discendesse in Egitto che aggiungo ai precedenti centosettantaquattro (Levi allora aveva quarantasette anni, e al quarantaquattresimo anno d'età aveva generato Caat), ottengo per questa fase la somma di 211 anni; ne prendo 4 da quella degli anni passati dagli Ebrei in Egitto, per fare cosi la cifra tonda di 215 anni. Per conseguenza la seconda fase della peregrina- 6 zione israelitica secondo il mio computo risulta di altri 215 anni. Caat a 65 anni di età, dopo la discesa in Egitto, generò Abramo padre di Mosè (280 anni dopo che il primo Abramo compi i suddetti 75 anni, 65 anni dopo l'inizio della loro residenza in Egitto); poi da 7 quando nacque il secondo Abramo alla nascita di suo figlio Mosè, passarono 70 anni (350 anni dopo il primo Abramo, 135 anni dopo l'inizio della residenza in Egit-
Ancora della fede 110, 8-10; 111, 1-5; 112, 1-3
to); Mosè aveva 30 anni quando parti con gli Israeliti 8 dall'Egitto, attraversando a piedi il Mar Rosso (380 anni dopo il primo Abramo, 135 anni dopo la discesa in Egitto); dopo avere attraversato il Mar Rosso e prima 9 che si offrisse ai loro sguardi la Palestina, furono in cammino per 50 anni (non per la lunghezza del viaggio, ma per gli assalti che dovettero sostenere e per le difficoltà che dovettero subire da parte delle genti che incontrarono lungo la strada). In tutto, dall'anno set- 10 tantacinquesimo del grande Abramo, dall'anno cioè della premonizione a lui fatta da Dio, fino a Mosè e all'entrata degli Israeliti in Palestina passarono 430 anni; dalla discesa in Egitto fino all'arrivo in Palestina, 215 anni.
111. L'economia divina nel cosiddetto furto perpetrato dagli lsraeliti a danno degli Egiziani
Orbene, poiché gli Israeliti avevano lavorato per l tanti anni senza mercede, non era forse giusto, secondo Dio e secondo gli uomini, che benché tardi alla fine fosse loro data? Dio, certo, quando liberò il suo popolo non fece nessuna ingiustizia nel fargli prendere ciò di cui era stato depredato. Chi poi sul mio computo degli 2 anni avesse qualche dubbio, lo confronti con quanto ne dice Mosè: «La permanenza dei figli d'Israele in Canaan e in Egitto fu di quattrocentotrenta anni» 754 • Co- 3 munque non si può dubitare della giustizia di Dio, che si curò della giustissima mercede che toccava al suo popolo. Che cosa hanno ancora da obiettare? Come pretendere di levare biasimi contro il Dio di santità, il Dio di verità? Egli non può mai essere oggetto di biasimo; chi biasima lui finisce col biasimare se stesso.
:sz Gen. 15, 13. . ,3
Non conosciamo la fonte di tali computi singolari.
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Es. 12, 40 .
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Non è poi meno sciocca un'altra obiezione 755 che 4 fanno certuni contro la bontà del Dio della Legge ingiusto contro i Cananei, secondo loro, per avere assegnato agli Israeliti « case che non avevano edificato, oliveti, ficheti, vigneti che non avevano piantato, cioè la terra di Canaan » 756 • Dirò anche a costoro: - Stolti, se Dio 5 fosse un uomo, dimenticherebbe quel che si dice o si fa oggi; ma poiché « è Dio e non uomo » 757, non dimentica di punire anche dopo molte generazioni i peccati che si commettono contro di lui. Chi ancora non lo sapesse, apprenda come stanno le cose.
112. La giustizia di Dio nel diluvio universale e la conseguente ripartizione del mondo tra i figli di Noè
Tutti sanno 758 che il giusto Noè rimase nel mondo 1 dopo il diluvio, essendo stato trovato per l'appunto giusto (lui con i suoi tre figli, timorati di Dio per la cura che egli se n'era preso). Aveva educato i suoi figli in modo che non incorressero nei mali in cui erano caduti quelli sommersi dal diluvio. Li formò al timore di Dio richiedendo non solo parole di promessa ma il giuramento che ognuno di essi si sarebbe diportato bene nei confronti del proprio fratello secondo che lui 2 come erede del mondo ne faceva allora la divisione a nome di Dio. Assegnò a ciascuno dei suoi tre figli in retaggio una porzione di tutto il mondo, una parte per uno 759. Al primogenito Sem toccò in eredità la parte che 3 va dalla Persia, dalla Battriana e dall'India fino alla 755 756 757 758 759
Cf. H aer. 66, 83-84. Deut. 6, 11. Os. 11, 9. Cf. Haer. 66, 83. Cf. Il libro dei Giubilei 8-9 e il Chronicon Paschale 26-28.
Ancora della fede 112, 4; 113, 1-7; 114, 1-2
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regione di Rinocoruri, che è sita tra l'Egitto e la Palestina di fronte al Mar Rosso; al secondogenito Cam, 4 la parte che va da Rinocoruri fino a Cadice verso il meridione; al terzogenito Iafet, la parte che va dalla Media fino a Cadice verso il settentrione.
113. Era ingiusta nei riguardi di Sem l'occupazione dei figli di Cam, e quindi fu giusta la conquista israelitica della terra promessa
Dopo la divisione Sem generò dei figli, e questi a loro volta altri fino alla confusione delle lingue secondo le loro divisioni in tribu e regni: Elimei, Peoni, Lazoni, Cossei, Gasfeni, Indi, Siri, Arabi o Taiani, Ariani, Mardi, Ircani, Magusei, Trogloditi, Assiri, Germani, Lidi, Mesopotamici, Ebrei, Celeni, Battriani, Adiabeni, Cameli, Saraceni, Sciti, Chioni, Ginnosofisti, Caldei, Parti, Eeti, Cordileni, Massini, Fenici, Madianiti, Commageni, Dardani, Elamaseni, Cedrusi, Elamiti, Armeni, Cilici, Cappadoci, Pontici, Bioni, Calibi, Lazi, Iberi. Anche il secondogenito Cam ebbe dei figli e questi 32 discendenze fino alla stessa divisione delle lingue: Etiopi, Trogloditi, Angei, Teeni, Sabini, Ittiofagi, Ellanici, Egizi, Fenici, Marmaridi, Cari, Psilliti, Mossinici, Frigi, Maconi, Macroni, Sirtiti, Leptimagniti, Bitini, Nomadi, Lici, Mariandeni, Pamfili, Moschesidi, Pisideni, Augalei, Cilici, Maurusi, Cretesi, Magardi, Numidi, Afri o Bizaceni, Nasamoni, Fasgheni, Mazici, Garami, Getuli, Blemmii, Assomiti. Essi occuparono le regioni dall'Egitto all'Oceano e le isole di Cursula, Lopadusa, Gaulo, Ride, Melita, Cercira, Mene, Sardanide, Gortina, Creta, Clauco, Tera, Carianto, Astipalea, Chio, Lesbo, Tenedo, Imbro, Iaso, Samo, Coo, Cnide, Nissiro, Meghiste e Cipro.
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Il terzogenito Iafet, infine, ebbe figli e figli dei figli 5 in numero di quindici, fino alla medesima divisione delle lingue: Medi, Albani, Gargiani, Armeni, Arrei, Amazoni, Coli, Corzeni, Beneageni, Cappadoci, Galati, Paflagoni, Mariandeni, Tibareni, Calibi, Mossinici, Colchi, .Melancheni, Sauromati, Germani, Meoti, Sciti, Tauri, Traci, Basterni, Illiri, Macedoni, Elleni, Libi, Frigi, Pannoni, Istri, Uenni, Dauni, Iapigi, Calabri, Ippici, Latini o Romani, Tirreni, Galli, Acuitani, Illiriani, Basanti, Canni, Cartani, Lisitani, Uacchei, Brettanici, Scoti, Spani. Essi occuparono le isole di Bretannia, Sicilia, 6 Eubea, Rodi, Chio, Lesbo, Citera, Zacinto, Cefalenia, Itaca, Cercira, Cipro. Nell'enumerare nazioni o isole talora è stato ripe- 7 tuto lo stesso nome; ma ciò non deve suscitare dubbio o meraviglia perché di fatto alcune di quelle parti toccarono in eredità all'una e all'altra gente, essendone comuni i confini ovvero per peregrinazioni temporanee oppure per occupazione come quella di Cam, che fece ingiustizia a Sem invadendone il territorio avuto in eredità 760 • 114. Gli Amorrei discendenti di Cam colmarono la mi· sura dell'ingiustizia e dello spergiuro
A questo modo dunque le stirpi dei tre figli di Noè 1 s'erano propagate in tre parti separate del mondo, secondo il giuramento ad essi richiesto da loro padre di non invadere l'uno la porzione del proprio fratello, sot- 2 to la pena di mandare in rovina sé e la propria razza se si fosse trasgredito il patto giurato 761 • Cf. Il libro dei Giubilei 10, 29. Cf. Il libro dei Giubilei 8, 30; 9, 14; ed Haer. 66, 84. Dio promise la terra di Canaan ad Abramo (Gen. 12, 5-8; 13, 15, ecc.) e di fatto la concesse molto tempo dopo (Gios. 13, 6, ecc.); ma la Bibbia non parla di punizione dello spergiuro cananeo. 760 761
Ancora della fede 114, 3-8; 115, 1-4
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Ora, poiché eredità di Sem era la Palestina con tutte le sue adiacenze, Canaan figlio di Cam commise ingiustizia quando in seguito occupò contro ogni diritto la terra di Palestina oggi chiamata Giudea. Dio aveva pazientato con i figli di Canaan, concedendo loro il tempo per rinsavire, aspettando che si pentissero e restituissero ai figli di Sem la loro eredità. Poiché non si convertirono, quando fu piena la misura della loro malvagità Dio giustamente li puni per la trasgressione del giuramento. « L'iniquità degli Amorrei arrivò al suo colmo » 762 dopo molte generazioni. Sem infatti generò Arfaxad, e Cam generò Canaan; Canaan generò dopo quella soverchieria Amorreo, Gergeseo, Ferezeo, Eueo, Arucheo, Aradio e Sidonio: queste le generazioni fino alla vendetta da parte dei figli di Sem 763 • Sem, che tale ingiustizia aveva subito, generò Arfaxad di cui abbiamo detto; Arfaxad, Cena; Cena, Sala; Sala, Eber ai tempi della costruzione della torre; Eber, Falek ai tempi della divisione delle lingue; Falek, Ragau; Ragau, Seruc; Seruc, Nacor; Nacor, Tarra; Tarra, Abramo; Abramo, Isacco; Isacco, Giacobbe che ebbe il soprannome di Israele per cui i suoi successori si chiamarono Israeliti; Giacobbe, Giuda; Giuda, Fares; Fares, Naasson; Naasson, Salmon: questa la generazione dei figli di Sem 764 • Dio infine reintegrò nel loro diritto quelli che erano stati ingiustamente depredati del loro territorio, sterminando i figli di Canaan rei di spergiuro. I figli di Sem riacquistarono il loro territorio, dunque Dio non fece che rendere giustissimamente ad ognuno il suo: egli infatti, come ho detto, «non si lascia schernire» 765 •
762 763 764 765
Gen. 15, 16. Gen. 10, 10-22. Le. 3, 32-36. Gal. 6, 7.
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115. La progressiva spogliazione di Mosè e dei Profeti da Geremia a Giovanni Battista, di Gesu e dei suoi discepoli
. . . Sta scritto nell'Esodo che Dio volle quasi dare 1 m~z-1~ con ~osè alla sua assemblea, dicendogli: « To-
ghtl 1 sandah dai piedi » 766• Chi infatti si prepara al lavacro di purificazione, comincia a liberarsi da simili legami. Ma doveva passare molto tempo prima che Dio ri- 2 ve~asse il battesimo di rigenerazione; ognuno sarebbe pnma andato «smarrito per la propria strada, 767 e la stessa Sinagoga sarebbe rimasta per tanto tempo nei suoi peccati. Infine, dopo tanti anni di economica dilazione, il santo battesimo fu rivelato totalmente alla santa Chiesa 768 • Dapprima Dio aveva detto a Mosè di 3 togliersi i calzari, poi ai Profeti di deporre la tunica esteriore, a Geremia di restare col solo perizoma 769 e a Gi?vanni di deporre ogni abito del mondo per sostitmrlo con quello di peli di cammello 770 ; infine Dio per bocca del Salvatore e dei suoi discepoli ci ha comandato di spogliarci definitivamente di ogni «abito del mondo » 771 perché lui ci rivesta di abiti celesti scendendo dall'alto, nelle acque purificatrici del F~oco e dello Spirito 772 • Ma gli Israeliti, pur avendone sott' occhi la grazia 4 operante nel battesimo, non lo hanno riconosciuto Dio. Perciò il Profeta, mosso da cordoglio perché avrebbero 766 767 768 769 770
771 772
Es. 3, 5.
Ancora della fede 115, 5-8; 116, 1-8
disonorato il Salvatore, li riprese: « Cosi agisci con il Signore, popolo insensato e insipiente? » 773 • Non compresero infatti che « era fin da principio», che con lui si consultò il Padre dicendo: « Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza,, 774 • Il Padre non disse il verbo al singolare, ma « facciamo » al plurale perché si consultava col Figlio e con lo Spirito Santo; poiché «con la parola del Signore i cieli furono creati e con lo Spirito della sua bocca tutto il loro apparato » 775 • Non sono riusciti a capire neppure quest'altra indubbia espressione della Scrittura: « Il Signore fece piovere dal Signore sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal cielo» 776 • «Fece piovere dal cielo fuoco il Signore», lo stesso Signore disceso ad Abramo « dal Signore del cielo » che lo aveva mandato. Non hanno compreso neppure che fu lui a liberarli dall'Egitto, e di lui parlò il Profeta dicendo: « E tu, Betlemme, non sei la minima (come era possibile chiamare minima una città che comprendeva colui che non possono comprendere il cielo e la terra?); da te mi deve uscire colui cui spetterà la signoria » 777 (se esce da Betlemme è un uomo; eppure come è detto Dio?).
5 6
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116. Gesu è vero Dio e vero Uomo; antitipo del sabato e della circoncisione
Per essi è sconvolgente parlare di un Dio-Uomo, l mettere insieme le due espressioni. La prima che riguarda «la sua origine dal principio, prima della crea-
Is. 53, 6. Tit. 3, 5. Ger. 13, l. Mt. 3, 4. l Cor. 7, 31. Mt. 3, 11.
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Deut. 32, 6. Gen. 1, 26. Sal. 32 (33), 6. Gen. 19, 24. Mie. 5, 2 ss.
Ancora della fede 116, 9·11; 117, 1-7
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zione del mondo» 778 , non si può fare di un uomo, ma di Dio; la seconda, di cui non si ricordano, si dice dell'uomo di cui sta scritto: «Ecco, la Vergine concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio che chiameranno Emmanuele » 779 • Lo chiameranno cosi i santi e i fedeli figli della Chiesa. I cristiani infatti, al quesito dei Giudei deicidi «Come mai credete in un Salvatore crocifisso?», sono soliti cosi risnondere: «Siete voi che lo avete crocifisso; ma per noi egli è Dio '' 780 • Essi rifiutano la testimonianza dei santi, perché non ascoltano o non lo riconoscono nelle parole che David pronunziò guardando per grazia dello Spirito Santo e tremando alla visione della futura economia del medesimo Signore: « Il Signore disse al mio Signore: - Siedi alla mia destra » 78 1, con quel che segue. Si, ormai è finito il sabato « con tutto ciò che è antico e passato » 782 • Noi annunziamo il vero Sabato. Ha finito il suo scopo l'antica circoncisione che consisteva nel taglio d'una sola e minima parte del corpo. È in atto ormai tra di noi con piena efficacia la celeste Circoncisione che consiste nel segnare e purificare tutto il corpo dell'uomo, nel liberare da tutti i mali. È quindi la santa Chiesa che ha ereditato questi misteri. Essa resiste ai suoi nemici, anche ai cosiddetti « nemici di casa » 783 che con mostruoso rifiuto si separano dalla vera fede del Signore, dalla fede degli Apostoli: «se infatti fossero dei loro, sarebbero rimasti con essi » 784 • Questi figli spuri, razza bastarda, vogliono ancora cibarsi con malsana ingordigia dei pesci, fichi e altri ali778 779
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78 1 782 783 784
Mie. 5, 2. Is. 7, 14. Cf. Mt. l, 23. Sal. 109 ( 110), 1. 2 Cor. 5, 17. Mt. 10, 36. l Gv. 2, 29.
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menti d'Egitto 785 , e non fanno altro dal principio alla fine che bestemmiare il Figlio di Dio. Tali gli Ariomaniti 786 , già sopra da me condannati; tali i Sabelliani che, 9 negando la sussistenza del Figlio e dello Spirito Santo, affermano che lo stesso Padre è anche Figlio e Spirito Santo. Dicendo non sussistenti il Figlio e lo Spirito Santo, sono deicidi come i Giudei, come questi da condannare. Gli Ariomaniti peraltro sono piu empi di tutti 10 perché separano la sostanza del Padre da quella del Figlio, temerariamente affermando che l'una è estranea all'altra: rifiutano al Figlio l'onore dovuto al Padre, negando che il Figlio sia generato dalla sostanza del Padre. I successori degli Ariomaniti di cui ho parlato non 11 sono meno blasfemi, anzi negano pure lo Spirito Santo; come i Giudei, e come i Sadducei o i Samaritani 787 sono morti alla conoscenza e alla fede •
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117. Gesu è il Figlio diletto, colui che è nel Padre ed a cui il cielo e la terra debbono la gloria e la benedizione; la Scrittura stessa confuta Sabelliani ed Ariani
Non voglio prolungare questo mio lavoro « di car- l ta e d'inchiostro » 788 indugiandomi oltre nella confutazione di queste eresie. Per non infastidire i lettori, mi restringerò quindi a poche testimonianze della Scrittura che ne fanno già la confutazione. Quanto ai Sabelliani, basterà tra tutte ricordare la testimonianza del Giordano 789 • Come ho già detto so785 786 787 788 789
Num. 11, 4-5. Cf. Haer. 62, 1. Atti, 23, 8; cf. Haer. 14, 8. 2 Gv. 12. Mt. 3, 17; cf. sopra ai cc. 3. 39.
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pra, fu il Figlio di Dio fatto uomo che venne al Gior- 2 dano. Rimase immutabile nella sua divinità anche dopo essersi fatto uomo; fu concepito senza seme virile per opera dello Spirito Santo; ebbe un vero corpo e fu in tutto uomo, composto di anima e corpo. Non il Padre venne dunque al Giordano da Giovanni, ma l'Uomo-Dio, 3 l'unico e medesimo Figlio, il Cristo Signore. Il Padre dall'alto a gran voce gliene diede testimonianza tuonando sul Giordano: «Questo è il mio Figlio dilet790 to » ; lo Spirito Santo scese in forma di colomba su 4 di lui venuto a farsi battezzare in quelle acque, allo scopo di dichiararle purificate per coloro che vi sarebbero stati immersi nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Per gli Ariani, mi basterà aggiungere a quanto det- 5 to la testimonianza dello stesso Figlio: « Io sono nel Padre, ed il Padre è in me» 791 ; parole che dimostrano la sua uguaglianza e la sua figliolanza rispetto al Padre. Per gli eredi degli Ariani che negano lo Spirito 6 792 Santo , basteranno le altre due testimonianze che abbiamo sopra lumeggiate: quella presa da Daniele dei 7 fanciulli nella fornace ardente, Sedrac Misac Abdenago, che cantavano a Dio invitando cosi a lodarlo tutte le sue creature: «Benedite, tutte opere del Signore il Si?nore » 793 • Enumerarono i cieli e gli angeli, la luna e Il sole, le potenze, la terra e il mare con tutti i loro abitanti, ma giammai contarono tra le creature né il Figlio né lo Spirito Santo. I Serafini poi proclamarono la Trinità ugualmente santa, con il dire «santo» tre volte, non una, due o quattro volte 794 •
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Mt. 3, 17. Gv. 14, 17. Cf. sopra ai cc. 23 s. Dan. 3, 57. Is. 6, 3; cf. sopra al c. 10.
Ancora della fere 118, 1-14
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118. Pietro, gli Apostoli e i Padri insegnarono la Trinità delle Divine lpostasi
Li redarguisca ancora Pietro con le parole che usò per riprovare Anania: «Avete tentato lo Spirito Santo » 795 ; « Non avete mentito ad un uomo, ma a Dio » 7%. Conosceva quel che ben sapeva l'Apostolo - come ripetutamente detto 797 - che non è estraneo alla Divinità Colui che « scruta anche le profondità di Dio » 798 : se non fosse della sostanza di Dio non ne potrebbe infatti «scrutare le profondità''· Noi dunque sappiamo che il Padre è Padre, che il Figlio è Figlio e che lo Spirito Santo è Spirito Santo, Trinità nell'Unità. Una sola, infatti, è l'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Una sola l'usia, una sola la sovranità, una sola la volontà; come una sola è la sua Chiesa, uno solo il suo battesimo, una sola la sua fede 799 • La smettano una buona volta di impugnare la santità della Chiesa, madre nostra e vergine immacolata, sposa santa del Cristo. I suoi figli, infatti, hanno ricevuto dai santi Padri ed Apostoli questa fede da custodire e tramandare ai loro figli. Dei quali anche voi, veneratissimi fratelli, siete parte, col dovere di consegnare ai vostri figli la medesima dottrina. Tramandatela intatta attenendovi a quanto si deduce dalla Sacra Scrittura. Costantemente confermatevi nella fede e confermate con voi colui che vi ascolta, ammaestrandolo, guidandolo, catechizzandolo. Non deflettete mai dalla fedeltà all'ortodossia; continuate a custodire questa fede santa che alla Chiesa cattolica santa ed unica vergine di Dio hanno consegnata i santi 795
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Atti, 5, 9; cf. sopra al c. 9. Atti, 5, 4. Cf. sopra ai cc. 12 ss. l Cor. 2, 10. Ef. 4, 5.
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Ancora della fede 119, 1-14
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Apostoli del Signore. Questa è la fede che dovete annunziare a tutti i catecumeni in procinto di ricevere il santo battesimo come a vostri propri figli in Cristo; cosi siete sempre tenuti ad insegnare secondo la formula convenuta che professa la medesima maestra e madre vostra, nostra e di tutti: « Crediamo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili; e in un solo Signore Gesti Cristo, figlio di Dio unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli, cioè della sostanza del Padre, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, quelle del cielo come quelle della terra; il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e si incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine, si fece uomo e fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, pati e fu sepolto, risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture e sali al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Crediamo nello Spirito Santo Signore che dà la vita e procede dal Padre; che col Padre e col Figlio è insieme adorato e glorificato, e ha parlato attraverso i Profeti. Crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica; confessiamo un solo battesimo per la remissione dei peccati. Aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del secolo futuro. Amen. La Chiesa cattolica ed apostolica scomunica quelli che affermino vi sia stato un tempo quando il Figlio non c'era o non vi sia stato prima di essere generato, dicendolo fatto dal nulla e di ipostasi o usia diversa, ovvero Figlio di Dio per emanazione o mutazione». Questa la fede tramandata dai santi Apostoli alla Chiesa, la santa città, e confessata per piu di 310 anni sempre alla stessa maniera da tutti i vescovi.
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119. La formula del credo niceno adattata dalla Chiesa per difendere la fede dagli attacchi ereticali
Poiché nel nostro secolo da Nicea fino ad oggi (decimo anno dell'impero di Valentiniano e di Valente, sesto dell'impero di Graziano, novantesimo di età del tiranno Diocleziano) 800 si sono succedute ininterrottamente tante altre eresie, volta per volta abbiamo cercato di rimediare (noi con voi e tutti i vescovi custodi dell'ortodossia), usando per lo piu e facendo recitare da coloro che accedono al santo battesimo la seguente formula di fede, piu atta a combattere gli insorgenti errori, benché conforme a quella determinata dai suddetti santi Padri. Eccola: « Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose invisibili e visibili; e in un solo Signore Gesti Cristo, Figlio di Dio, unigenito generato da Dio Padre, cioè della stessa usia del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, consustanziale al Padre, per mezzo del quale tutto è stato creato nel cielo e nella terra, visibile o invisibile; che per noi uomini e per la nostra salvezza discese e si incarnò, generato perfettamente dalla santa semprevergine Maria per opera dello Spirito Santo, fattosi uomo assumendo tutto l'uomo, anima corpo mente e tutto quello che è dell'uomo eccetto il peccato; che non generato da seme virile da se stesso si plasmò la carne con la medesima facendo una santa unità, non come si era unito ai Profeti da lui ispirati parlando ed operando in essi, ma perfettamente urnanato, "Verbo che si fece carne" 801 senza subire mutazione né mutare la sua divinità in umanità, ma unen-
14 800 Per la data di composizione dell'Ancora della fede, cf. sopra al c. 60. 801 Gv. l, 14.
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Epifania
dola alla sua santa e perfetta divinità, poiché non vi sono due ma un solo Gesu Cristo: lo stesso, Dio; lo stesso, Signore; lo stesso, Re, che pati nella carne, risorse e ascese al cielo con lo stesso corpo, e si è assiso gloriosamente alla destra del Padre per poi venire con lo stesso corpo nella gloria a giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Crediamo nello Spirito Santo, che ha parlato nella Legge e portato l'annunzio attraverso i Profeti, è disceso nel Giordano, ha parlato attraverso gli Apostoli e abita nei santi; nel quale erediamo come a Spirito Santo, Spirito di Dio, Spirito perfetto, Spirito consolatore, Increato che procede dal Padre e prende dal Figlio, oggetto della nostra fede. Crediamo nella Chiesa una, cattolica ed apostolica, in un solo battesimo di conversione, nella risurrezione dei morti, nel giusto giudizio dell'anima e del corpo, nel regno dei cieli e nella vita eterna. La Chiesa cattolica ed apostolica, madre vostra e nostra, scomunica chiunque affermi che vi sia stato un tempo quando il Figlio e lo Spirito Santo non c'erano, definendoli fatti dal nulla o da ipostasi ed usia diversa, dicendo il Figlio di Dio e lo Spirito Santo mutati e mutevoli. Parimenti scomunichiamo quelli che non professano la fede nella risurrezione dei morti, nonché tutte le eresie che non si fondino su questa retta fede ».
Ancora della fede 119, 15-16
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Fin qui, amati fratelli, ha potuto arrivare la po- 15 chezza e la debolezza della nostra povera mente 002 • È stata la vostra cortese umanità a cacciarci in una opera superiore alle nostre forze; alla quale abbiamo atteso, bisognosi sempre di chi ci venisse in aiuto: ma è fedele colui che nel cielo tutto conosce. Del resto, 16 pace a chiunque cammina secondo questa regola della vera e retta fede, all'Israele di Dio 803 • Salutate tutti i santi nel Signore. Vi salutano i servi del Signore, specialmente io, Anatolia, che ho trascritto questo libro che dal suo contenuto prende il titolo di Àncora della fede. Anch'io vi auguro di star bene nel Signore.
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Speriamo che voi e i vostri figli (beati se aderite 13 a questa fede e operate secondo i suoi precetti) vogliate pregare per noi perché aderiamo alla fede onde 14 aver parte all'eredità della medesima ed entrare in possesso della sorte di chi ne osserva i comandamenti. Pregate per noi, voi e tutti quelli che avete questa fede e osservate i comandamenti di Dio in Cristo Gesu Signore nostro, per cui ed insieme al quale sia gloria al Padre con lo Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen. soz Cf. sopra al c. l. sm Gal. 6, 16.
INDICE DEl NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Abdenago: 222 Abele: 187, 208, 210 Abia: 128 Abiron: 194 Abisac: 68 Abiud: 128 Abramo: 82, 99, 118, 129, 137, 138, 188, 208, 213, 217, 219 Acab: 153 Acaz: 87, 128 Achim: 128 Acuaniti: 57 Acuitani: 216 Adamanzio: 57 Adamiani: 57 Adamo: 67, 82, 98, 124, 127, 130-132, 168, 184, 207, 210 Adiabeni: 215 Adriano: 129, 206 Aeriani: 57 Aezi: 57 Afri: 215 Afrodite: 200 Agabo: 143 Albani: 216 Alcesti: 174 Alessandria: 206 Alessandro: 129 Alogi: 57
128, 212,
126, 186,
Amazoni: 216 Amesia: 128 Amfiarao: 17 5 Aminadam: 128 Amorrei: 217 Amorreo: 217 Anania: 74, 147, 222 Anatolia: 126 Anatolia: 227 Angli: 215 Angelici: 57 Anomei: 57, 133 Anomo: 57 Antidicomarianiti: 58 Antinoo: 206 Antonino: 129 Anubitide: 129 Apelleiani: 57 Apide: 202, 203 Apollinari: 58 Apostolici: 57 Apotatti: 57 Aquila: 107 Arabi: 215 Aradio: 217 Aram: 128 Arcontici: 57 Ares: 200 Arfaxad: 128, 217 Ariani: 57 Aria: 64, 80, 88
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Ariomaniti: 57, 221 Armeni: 126, 215, 216 Armenia: 126 Aronne: 189 Arrei: 216 Artemide: 200, 206 Artotiriti: 57 Arucheo: 217 Asaf: 128 Asia: 143, 206 Asomitide: 126 Asor: 128 Assiri: 215 Assiria: 126, 202 Asterio: 206 Astipalea: 215 Atanasio: 34 Atena: 205 Attide: 203 Audiani: 57, 58 Augalei: 215 Augusto: 129 Auna: 194 Aureliano: 129 Azaria: 74 Babilonia: 72 Barbarismo: 56 Bardesianiti: 57 Barnaba: 52, 143 Basanti: 216 Basilidiani: 57 Basterni: 216 Battriana: 214 Battriani: 215 Beneageni: 216 Beseleel: 106 Betania: 101 Betfage: 101 Betlemme: 83, 101, 219 Bioni: 215 Bitini: 215 Bizaceni: 215 Blemmia: 126 Blemmii: 215
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Booz: 128 Borboriti: 57 Bretannia: 216 Brettanici: 216 Caat: 212 Cadice: 125, 215 Cafarnao: 101 Caiani: 57 Caifa: 101 Cainan: 127, 128 Caino: 98, 208 Calabri: 216 Caldei: 215 Calibi: 215, 216 Cam: 128, 215-217 Cambise: 202 Cameli: 215 Canaan: 212-214, 217 Cananei: 214 Canni: 216 Canobo: 206 Cappadoci: 215, 216 Cardiei: 126 Cari: 215 Carianto: 215 Carino: 129 Caro: 129 Cartani: 216 Casio: 206 Castore: 175 Catari: 57 Caucaso: 175, 205 Cedrusi: 215 Cefalenia: 216 Celeni: 215 Cena: 217 Cerano: 175 Cercira: 215, 216 Cerdoniani: 57 Cerintiani: 57 Chio: 215, 216 Chioni: 215 Cibele: 200 Cilici: 215
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Cipro: 34, 215, 216 Citera: 216 Claudio: 129 Cnide: 215 Coddiani: 57 Colchi: 216 Coli: 216 Colliridiani: 58 Colorbasi: 57 Commageni: 215 Commodo: 129 Conope: 38 Coo: 215 Cordileni: 215 Coribanti: 206 Corzeni: 216 Cossei: 215 Costante: 129 Costantino: 129 Costanza: 34 Costanzo: 129 Creta: 205, 206, 215 Cretesi: 162, 215 Cronioni: 204 Crono: 200, 202, 204, 205, 206 Cureti: 206 Cursula: 215 Damasco: 101 Danae: 204 Daniele: 75, 101, 118, 222 Dardani: 215 Datan: 194 David: 56, 66, 68, 83, 89, 113, 128, 129, 136, 138, 139, 142, 154, 220. Dauni: 216 Decio: 129 Destra del Padre: 64, 83, 147, 169, 170, 225 Diagora: 201 Diavolo: 35, 160, ecc. Diluvio: 127 Dimeriti: 58, 133
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Dio, attributi comuni: 42, 43, 47, 48, 52, 53, 110, 149152, ecc.; vince il demonio in astuzia: 90-91; solo degno di adorazione: 115, 149; amore: 114; s'adatta all'uomo: 156, 157; ascolto di: 141; bontà di: 64, 65 Diocleziano: 33, 36, 129, 225 Dionisio: 201, 206 Discernimento degli spiriti: 152 Discesa agli inferi: 90 Disciplina ascetica: 181 Docetismo: 85, 90, 94 Domiziano: 129 Dositei: 56 Dottrina di vita: 134 Dualità: 71 Eber: 128, 217 Ebioniti: 57 Ebrei: 212, 215 Ecleo: 175 Economia divina: 79, 80, 8385, 87-89, 91, 96, 106-107, 114, 119, 127, 137, 160, 165, 171, 174, 187, 211, 218, 220221 Eden: 125 Eeti: 215 Efeso: 206 Efraim: 162 Efrata: 83 Egitto: 38, 57, 58, 126, 212, 213, 215, 219 Egiziani: 201, 204, 211, 212, 215 Elamaseni: 215 Elamiti: 215 Elcesei: 57 Eleazar: 128 Eleuteropoli: 33 Elia: 100, 185, 193-194
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Indice dei nomi e delle cose notevoli
Eliakim: 128 Elimei: 215 Eliopoli: 17 4 Elisabetta: 139 Eliseo: 185, 209 Eliud: 128 Ellanici: 215 Emerobattisti: 56 Emmanuele: 83, 88, 220 Emorroissa: 85 Encratiti: 57 Enoc: 127, 187, 193, 194 Enos: 127 Epicureismo: 56 Epifane: 57 Epifania: 33-35, 37 Equizio: 129 Eracle: 174, 201, 206 Eracleoniti: 57 Eraclito: 202 Eresie: 33-34, 56, 88, 134, ecc. Erinni: 175 Ermenutis: 206 Ermes: 204 Erodiani: 56 Esculapio: 175 Esron: 128 Esseni: 56 Etiopi: 125 Etiopia: 125-126 Eubea: 216 Eucaristia: 124-125 Eudemone: 202 Eueo: 217 Eufemiti: 58 Eufrate: 126 Eunomiani: 57 Europa: 205 Eva: 126, 130-132 Ezechia: 128 Ezechiele: 118, 179, 195 Falek: 128, 217 Fares: 128, 217
Farisei: 51, 56 Fasgheni: 215 Fede: 34-36, 50, 172, 182, ecc. Fenice: 174 Fenici: 215 Ferezeo: 217 Fibioniti: 57 Figlio (Dio), non fratello: 45, 47; increato: 49, 115; eletto e diletto: 113-114; Sommo Sacerdote: 102103; Consustanziale: 33, 45; angelo: 67; ministro: 142; immagine del Padre: 66; irradiazione del Padre: 111; non commisto né confuso nella Trinità: 53; concreatore: 61, 81, ecc. Filemone: 202 Filippo: 129 Fison: 125-126 Formula battesimale: 169 Fornicazione: 39, 200 Fotiniani: 57 Frigi: 215-216 Frigia: 143 Gabriele: 76 Gaio: 129 Galati: 162, 216 Galazia: 143 Galilea: 51, 210 Galli: 216 Galliena: 129 Gallo: 129 Gange: 125 Ganimede: 205 Garami: 215 Gargiani: 216 Gasfemi: 215 Gaulo: 215 Gaza: 206 Generazione Divina: 116-117
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Geon: 126 Geremia: 83, 100, 126, 218 Gergeseo: 217 Gerico: 101 Germani: 215, 216 Gerusalemme: 101, 143 Gesu Cristo: 33-38; realmente catturato: 51; montagna: 101; concepito verginalmente: 101; sua vera carne: 166; sue cicatrici: 183; angelo: 67; ministro: 142; sac~rdote: 102-103; sua cenosi: 100-101, 108. Getsemani: 101 Getuli: 215 Giacobbe: 58, 99, 104, 114, 127, 128, 188, 191, 212, 217 Giacomo: 52 Gimnosofisti: 215 Gioas: 128 Giobbe: 105, 194-195 Giordano: 147, 170, 221, 222, 226 Giorni del popolo: 177 Giose: 128 Giovanni Battista: 44, 100, 114, 124, 218, 222 Giovanni Apostolo, 51, 52, ecc. Gioviano: 129 Giuda: 66, 83, 128, 129, 217 Giudaismo: 56 Giudea: 101, 217 Giudei: 33, 58, 75, 79, 109, 220, 221 Giudizio Divino: 33, 69, 70, 178, 180, 192 Giuliano: 129 Giuseppe: 58, 128 Giustificazione: 145; dal battesimo dell'empietà (135) al battesimo di rigenerazione: 218, 222-226; conversione dalla malignità
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della carne (161, 166, 185), roccaforte del peccato: 140 Glauco: 175, 215 Gnosi perfetta: 73; conoscenza dello Spirito Santo di Dio: 60-63, 67-69, 71, 77-79, 87, 99, 134, 141-142, 187, ecc. Gnostici: 57, 133 Golgota: 101 Gomorra: 82, 219 Gordiano: 129 Goroteni: 56 Gortina: 215 Graziano: 33, 57, 225 Greci: 40, 125, 172 ss. Iafet: 128, 215, 216 Iapigi: 216 Iaret: 127 Iaso: 215 Iberi: 215 Idoli: 33, 200, ecc. Ieconia: 128 Ieraciti: 57, 172 lesse: 66, 128 Illiri: 216 Illiriani: 216 Imbro: 215 Immagine: 58, 80, 123-125,
127 Inabitazione di Dio nell'uomo: 140, 145-146, ecc. Inaco: 203 Incomprensibilità divina : 61, 87, 94, 110, 124, 168 Indi: 125, 215 India: 213 Indizione: 129 Indo: 125 Infallibilità della S. S.: 184, ecc. Inferno: 90, 101 Inno: 72, 73, 76, 82, 95
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Indice dei nomi e delle cose notevoli
Integralità e integrità umana nel Cristo: 168 Interpolazione biblica: 159 Io: 128 Ioatan: 128 Iobed: 128 Ioram: 128 Iosia: 128 Ircani: 215 !sacco: 99, 104, 128, 188, 212, 217 Isaia: 83, 92, 118, 120, 146, 194 Iside: 203 Isidoro: 57 Israele: 83, 102, 115, 213, 227 Israeliti: 213, 214 Istri: 216 Itaca: 216 Ittiofagi: 215 Kore: 194 Labano: 68 Lamech: 127 Laodamia: 175 Lasio: 205 Latini: 216 Lazi: 215 Laziare: 205 Lazzaro: 85, 96, 97, 185, 193, 197, 208-210 Leda: 204 Leptimagniti: 215 Lesbo: 215, 216 Levi: 192, 212 Lia: 68 Libi: 26 Lici: 215 Licinnio: 129 Lidi: 215 Lisitani: 216 Liturgia: 142, 180 Lopadusa: 215 Luca: 85, 95, 127
Lucianisti: 57, 88, 92 Luciano: 88 Macedoni: 216 Maconi: 215 Macroni: 215 Madianiti: 215 Magardi: 215 Magusei: 215 Maleleel: 127 Mambre: 82 Manasse: 128 Mani: 88, 89, 111 Manichei: 57, 111, 119, 133, 207 Marcelliani: 57 Marcioniti: 57, 133, 207 Marco Aurelio: 129 Marcosi: 57 Mardi: 215 Maria: 58, 66, 84, 87, 100, 106-108, 113, 114, 115, 128, 131, 138, 139, 160, 165-168, 178, 184, 224, 225 Mariandeni: 215, 216 Marmaridi: 215 Marna: 206 Marta: 209 Martiriani: 58 Massimiano: 129 Massimino: 129 Massini: 215 Matidio: 34, 36 Matusala: 127 Mattia: 128 Maurusi: 215 Mazici: 215 Medi: 216 Media: 215 Meghiste: 215 Melancheni: 216 Melchisedeciani: 57 Melita: 215 Meliziani: 57, 58 Mene: 215
Indice dei nomi e delhi cose notevoli
Menelao: 206 Meoti: 216 Merintiani: 57 Mesopotamia: 58 Mesopotamici: 215 Messaliani: 58 Messia: 94, 138 Michele: 76 Minosse: 175 Misac: 222 Misaele: 74 Misia: 143 Missione: 158 Missioni: 46-47, 142-143 Montanisti: 57 Montesi: 57 Moschesidi: 215 Mosè: 44, 45, 56, 82, 94, 95, 99, 118, 124, 132, 138-140, 156, 188, 190-192, 199, 212, 213, 218. Mossinici: 215, 216 Naasson: 128, 217 Nachor: 128, 217 Naim: 101, 185, 193, 197 Nasamoni: 215 Nature non confuse nel Cristo: 168 Nazarei: 57 Nazaret: 101, 146 Nemici di casa: 220 Neone: 34, 36 Nerone: 129 Nerva: 129 Nicea: 225 Nicolaiti: 57 Nissiro: 215 Noè: 82, 127, 128, 187, 214, 216 Noeziani: 57 Nomadi: 215 Novaziani: 57 Nudità di Adamo e di Eva: 67, 68
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Numeriano: 34, 36, 129 Numidi: 215 Oceano: 125, 206, 215 Ocozia: 128 Odiare il peccato non il peccatore: 62 Ofiti: 57 Olivi, monte degli: 101 Omero: 202 On: 174 Origene: 120, 131-134, 178 Origenisti: 57, ecc. Oro: 203 Osea: 78 Osiride: 202, 203 Ossei: 56 Ozia: 128 Padre, concetto di: 44; Dio Padre: 33, 34, 36, 38, ecc. Paflagoni: 216 Palestina: 213, 215, 217 Palladio: 35, 36, 37 Pamfili: 215 Pamfilia: 33, 34 Pannoni: 216 Paolo, apostolo: 52, 54, 55, 102, 107, 108, 143-145, 148, 155, 167, 182 Paolo di Samosata: 57 Parabole: 104-105 Paracleto: 155 Paraclito: 48 Paradiso: 67, 120-122, 125, 130, 136 Parti: 215 Pasifae: 205 Pasqua: 57, 58 Passione, liberamente scelta da Gesti: 90 Passioni: 89, 110, 167-168 Pastorale, ministero: 148 Patriarchi: 148, 151 Pelia: 174
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Indice dei nomi e delle cose notevoli
Pelope: 174 Pelusio: 205 Penelope: 204 Pepuziani: 57 Peoni: 215 Persia: 126, 214 Pertinace: 129 Pianto di Gesti: 85, 89 Pietra di scandalo: 79 Pietro: 39, 50-52, 54, 89-91, 100, 107, 186, 223 Pisideni: 215 Pitagorici: 56 Platonici: 56 Plutone: 204 Pneumatiti: 133 Pneumatomachi: 57, 133 Poliide: 175 Politeismo: 39, ecc. Polluce: 175 Pontici: 215 Ponzio Pilato: 224 Poseidone: 204 Potestà: 71, 74, 96 Predestinazione: 157 Principati: 96 Priscilliani: 57 Probo: 129 Procliano: 34 Profeti: 79, 87, 118, 120, 133, 134, 153, 156, 160, 171, 20t 208, 218, 21~ 225, 226 Progresso, di Gesti: 85, 166; non del Padre: 114 Protesilao: 175 Psilliti: 215 Quartadecimani: 57 Quintiliani: 57 Rachele: 68 Ragau: 128, 217 Rea: 200, 204 Regno dei cieli: 104 Ride: 215
Rinocoruri: 215 Risurrezione della carne: 33, 38, 198, ecc. Roboam: 128 Rodi: 216 Roma: 57 Romani: 216 Rosso, mare: 213, 215 Ruben: 191, 192 Rut: 128 Sabato: 79, 220 Sabelliani: 57, 133, 221 Sabellio: 45, 64 Sabini: 215 Sacrificio: 72, 73 Sadducei: 56, 99, 189, 221 Sadok: 128 Saggezza: 53, 85, 100, 101, 105, 165 Sala: 128, 217 Salatiel: 128 Salmon: 128, 217 Salomone: 104, 105, 128, 198 Salvezza: 38, ecc. Samaria: 85, 101 Samaritana: 78 Samaritani: 221 Samaritismo: 56 Samo: 215 Sampsei: 57 Sapienza: 59, 159; c'è sapienza e sapienza: 105-107 Saraceni: 215 Sardanide: 215 Sarepta: 193 Sarra: 99, 188, 208, 210 Satana: 147 Satiro: 205 Satornili: 57 Saulo: 143 Sauromati: 216 Schiavi: 127, 128, 154 (sono detti corpi, ma gli uomini sono anime: 127, 164)
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Scisma: 58 (diverso dall'eresia: 33, 34, 88, 134) Sciti: 215, 216 Scitismo: 56 Scoti: 216 Scribi: 56, 94 Scrittura: 33, 38, ecc. Sebuei: 56 Secondiani: 57 Secundianiti: 57 Sedrac: 222 Seleucia: 143 Sem: 128, 214, 215, 216, 217 Semele: 206 Semiariani: 57 Senso letterale e spirituale: 71, 78, 86, 87, 92, 93, 95-97, 102, 105, 118-134, 166-167 Serafini: 52, 54, 75, 76, 146, 222 Serapide: 203 Seruch: 128, 217 Set: 127 Setiani: 57 Settanta: 192 Severiani: 57 Severiano: 37 Severo: 129 Sicilia: 216 Sidonio: 217 Similitudine: 112 Simone: 128 Simoniani: 57 Sinagoga: 218 Sineddoche: 93, 164 Sinergismo: 149, 150, 161, ecc. Sinope: 203 Siri: 215 Sirtiti: 215 Sisifo: 175 Socratiti: 57 Sodoma: 82, 219 Sole-maestro: 207
237
Somiglianza: 80 Sottigliezza del corpo risuscitato: 182 ss. Spani: 216 Spirito, diversi generi di: 152-154; sono spiriti gli Angeli (54, 61, 63, 67, 70, 71, 74, 76, 82, 83, 85, 95, 96, 99, 104, 159, 182); gli Arcangeli (54, 61, 71, 104); i Cherubini (52, 54, 75, 76, 130), ecc. ma nessuno eguaglia Dio (63, 64, 67) Spirito Santo: scruta le profondità di Dio: 55-56; conosciuto solo dal Padre e dal Figlio: 54, 155; esegeta: 156; ab utroque: 49, 50, 150, 156, 170; procede dal P. e prende dal F.: 141, 155, 226; è legame tra il P. e il F.: 46, 48, 54; non è fratello, né nipote, né zio o proavo: 48; è Spirito di verità, Spirito di Dio: 41, ecc. Stoicismo: 56 Stratiotici: 57 Sudore di sangue: 85, 95 Suedri: 33-36 Sunamitide: 68, 193, 209 Tacito: 129 Taiani: 215 Tantalo: 175 Tarra: 128 Tarsino: 34, 36 Tartaro: 176 Tascodurgiti: 57 Tauri: 216 Taziani: 57 Tebaide: 126, 171 Tebe: 206 Teeni: 23, 200
238
Indice dei nomi e delle cose notevoli
Tempi dell'economia, stabiliti dal Padre: 74, 80, 137, 158, 159 Tempio (la storia umana): 156; chiesa e chiese: 35, 71, 100, 133, 136, 156, 164, 171, 198, 199, 207, 218, 220, 223' 224' 226 Tenedo: 215 Teodoziani: 57 Tera: 215 Testimonianza dell'Avvento: 38, 41 Tibareni: 216 Tiberiade: 51 Tiberio: 129 Tifone: 202, 203 Tigri: 126 Timagene: 206 Tipo e figura: 11, 120, 187 Tiramide: 72 Tiresia: 175 Tiro: 101, 203 Tirreni: 216 Titani: 206 Tito: 129 Tolomeoniti: 57 Tommaso: 132, 168, 182, 184 Traci: 206 Tradizione: 134 Traiano: 129 Trinità, diversa dalle componenti triadiche dell'uomo: 170; tre sussistenti, il Padre col Figlio nello Spirito Santo: 52, 53, 71, 74, 76, 77, 152, 222, 223; conoscenza del mistero: 60, 61, 62, 63, 67, 68, 69, 71, 77, 78, 87, 99, 134, 141, 142, 187; il consustanziale ci lega nell'unica fede: 33, 45; il F. e lo S.S. non sono elementi: 49
Tritonide: 206 Trogloditi: 215 Troia: 205 Trani: 74 Trono e baldacchino dove si adora l'imperatore: 76, 116; si adora l'imperatore (116) come il Verbo nella carne, nell'anima e nella mente di Cristo: 92, 94; l'abito insanguinato: 186; analogia: 187 Tuniche di pelle: 131 ss. Uacchei: 216 Uenni: 216 Umanità di Gesu: 84, 85, 86, 87, 90, 92, 95, 101, 103, 107, 160, 225, ecc. Umiltà: 73 Unità del Cristo: 168, 169 Uomo: 164 (definizione) Uomo-nostro-Signore: 165 Urano: 204 Usia: 160, ecc. Valente: 33, 57, 129, 225 Valentini: 57 Valentiniani: 133 Valentiniano: 57, 129, 225 Valesi: 57 Verità - Gesu: 85 Vespasiano: 129 Visibilità relativa di Dio: 118; non antropomorfismo: 104, 109, 110, 122; metafore: 92 Volta, una: 117 Zacchei: 57 Zacinto: 216 Zelo pastorale: 198, 199, 200; pastori, agricoltori della semplice fede: 4,
Indice dei nomi e delle cose notevoli
141; cura la figliolanza di Dio per grazia: 113; esorta al timore di Dio giudice onnipotente: 33, 63, 64, 69, 70, 158, 178, 180, 192; forma nel cuore del fedele (mente, intelletto e vo-
239
lontà: 122) la pratica armonia tra pensiero e ragione (occhi dello spirito): 164; mediatore il Cristo: 108, 138 Zeus-Giove: 201, 204, 206 Zorobabel: 128
INDICE SCRITTURISTICO
Antico Testamento Genesi l, l : 61, 126 l, 26 : 61, 80, 219 l, 27 : 54
2, 7 : 93, 122, 123 2, 8 ss. : 125
2, 14.18 : 126 2, 23 : 132 2, 25 : 68 3, 5 : 218 3, 6.7 : 68 3, 8 : 82 3, 9 : 98, 208, 210 3, 11-23 : 98 3, 17 : 210 3, 24 : 130 4, 9 : 98, 208, 210 4, 10 : 210 4, 11 : 98, 210 5, 3 ss. : 127 5, 22 : 193 5, 24 : 187, 193 6, 13 : 82 6, 13-32 : 188 7, l : 82 8, 9 : 208 9, 12 : 82 10, 10-22 : 217 11, 10 ss. 128 12, 7 : 118 15, 13 : 212
15, 16 : 217 18, l ss. 82 18, 9 : 208, 210 18, 9-10 : 99 18, 10-15 : 188 18, 17 : 82 18, 20 : 82 19,1ss.:82 19, 24 : 82, 219 22, 1-14 : 188 29, 31-32 : 68 49, 3-4 : 191 49, 29 ss. 188 so, 25 : 188
Esodo
3, 2 : 118 3, 5 : 199 3, 6 : 188 3, 14 : 44, 99 3, 22 : 211 4, 2 : 99, 190 4, 3 : 132, 190 12, 36 : 211 12, 40 : 213 13, 19 : 188 30, 22-24 : 140 31, 3 : 106
Numeri 11, 4-5 : 221 16, 11 : 69
16, 32 ss. : 194 17, 1 ss. : 189 17, 6ss. : 190
Deuteronomio 6, 4 : 45, 115, 149 6, 11 : 214 19, 15 : 52 28, 12 : 65 29, 5 : 132 32, 2 : 139 32, 43 : 82 33, 6 : 192 33, 43 : 95
l Samuele 2, 26 : 65 9, 2 : 65 15, 29 : 113 2 Samuele
23, 2
144
l Re l, 4 : 68 4, 25 : 106 17, 17 ss. 193 22, 21-22 : 153 23, 2 : 144
Indice scritturistico
242
2 Re 2, l ss. 193 4, 12 ss. : 193
l Cronache 29, 11-12 : 96
Giobbe 8, 12 : 153 11, 11 : 61 12, 11 : 162 14, 12 : 195 14, 14 : 194 17, 1 : 115 19, 26 : 194 28, 20 : 105 38, 28 : 151
Salmi 5, 2 : 167 7, 10 : 170 10, 6 : 153 11, 5 : 34 90, 188 15, 10 32, 6 : 61, 74, 149, 219 42, 3 : 142 45, 5 : 66 46, 4-5 : 114 49, 23 : 73 58, 6 : 150 71, 6 : 139 72, 8 : 34 76, 3 : 168 77, 39 : 153 80, 10 : 149 81, 6 : 151 87, 6 : 90 88, 7 : 113 93, 9.10 : 86 96, 7 : 115 102, 5 : 194
102, 103, 103, 104, 104, 105, 106, 109, 120, 129, 142, 147,
16 : 195 29 : 153 30 : 142 4 : 152 8 : 136 16 : 136 22 : 72 l : 83, 220 4 : 85 l : 56 10 : 154 16-18 : 143
Proverbi 8, 9-10 : 102 8, 22 : 104, 106 10, 14 : 106 16, 7 : 106 20, 27 : 60 29, 3 : 105 31, 10 : 198
Ecclesiaste 4, 13 : 65
7, 7, 9, 9,
2 : 8 : 4 : 9 : 9, 116
65 65 65 65 : 105
Cantica 1, 2 : 100 1, 7 : 199 5, 10 : 113 7, l 121
Sapienza 7, 15 : 105 7, 21 : 81 8, 2 : 105 10, 21 : 86
12, 12, 14, 14,
12 24 12 15
: : : :
130 200 39, 200 206
Indice scritturistico
11, 13, 17, 17, 17,
20 : 60 l : 218 5-6 : 185 9 : 83, 87 10 : 60
55 : 65 : 193 : 193
Isaia l, 4, 6, 6,
2 : 151 4 : 153 l 118 3 : 52, 76, 147, 157, 222 6, 5 : 118, 120 7, 11.12 : 87 7, 14 : 83, 87, 88, 220 8, 4 : 86, 97 9, 5 : 67 9, 6 : 150, 151 11, 2 : 146 26, 19 : 194, 195 29, 10 : 153 34, 4 : 195 40, 28 : 84, 85, 94 42, l : 92, 113, 165 44, l : 113 45, 2 : 136 48, 16 : 146 50, 6 : 85, 94 53, 6 : 218 53, 9 : 167 55, 8.9 : 113 57, 15 : 52, 144 61, l : 43
Geremia 2, 13 : 66 2, 18 : 126
Michea 5, 2 : 80, 83, 220 5, 2 ss. : 219
Aggeo
Ecclesiastico 3, 22 : 18, 17 44, 16 49, 14
243
Baruc 3, 38 : 165
1, 2 : 146 2, 5 : 43, 146 2, 11 : 146
Ezechiele l, 4.26.27 : 118 18, 37, 37, 37,
4 : 164 4.7 : 179, 195 8-9 : 195 19-20 : 179
Daniele 2, 34 : 101 3, 38 : 73 3, 52.54.55.57 : 76 3, 57 : 73, 222 3, 92 : 75 7, 9 : 118 12, 2 : 195 13, 46 : 75
Osea 4, 12 : 153 7, 11 : 162 11, 9 : 214 14, 10 : 78
Gioele 2, 28 : 142
Amos 3, 2 : 69 4, 13 : 43, 151
Nuovo Testamento
Matteo l, 16 : 128 l, 20 : 141 l, 21 : 209 l, 2, 3, 3, 3,
23 : 83, 220 6 : 83 4.11 : 218 16 : 170 17 : 41, 92, 113, 130, 170, 221, 222 4, l : 43 4, 2 : 84, 88 5, 48 : 37 7, 11 : 65 8, 5 ss. : 193 8, 24 : 85 8, 25 : 36 10, 10 : 143 10, 16 : 143 10, 19 : 147 10, 20 : 43, 48 10, 36 : 220 11, 18 : 137 11, 27 : 53, 67, 141, 155
11, 28 : 137 12, 43 : 154 13, 3 ss. : 104 13, 24 : 104 13, 25 : 34 13, 31 : 104 13, 47 : 104 16, 13 : 86, 96, 98, 99 16, 14 : 100 16, 15-16 : 100 16, 16-17 : 37, 39, 50 16, 18 : 50 16, 19 : 50, 51, 86 16, 21-23 : 91 17, 5 : 41 18, 16 : 52 19, 26 : 179 20, 32 : 209 25, 10 : 196 26, 26 ss. : 124 26, 33-44 : 51 26, 39 : 91 26, 74-75 : 51 27, 52-53 : 196 28, 19 : 46, 49, 143, 158, 169
Marco l, 11 : 113
1, 12 : 43, 147 l, 23.26 : 154 l, 34 : 153 3, 29 : 147 4, 38 : 85 5, 10 : 153 5, 22 ss. : 193 5, 30 : 85, 96 5, 34 : 98 6, 8 : 143 6, 38 : 86, 209 6, 52 : 80 10, 17 : 65
244 10, 12, 13, 13, 14, 14, 14, 14, 15, 16, 19,
Indice scritturistico
18 : 64 26 : 99 32 : 61, 67 37 : 198 22 : 124 29-30 : 51 36 : 91 71-72 : 51 26 : 169 6 : 182, 184 17 : 64
Luca l, l, l, l, l, l, l, 2, 2, 2, 3, 3, 3, 3, 4, 4, 4, 4, 4, 4, 4, 5, 5, 5, 6, 6, 7, 7, 7, 8, 8,
6-7 : 167 18 : 139 30 : 113 33 : 66 34-35 : 139 42 : 139 80 : 147 l : 129 40 : 86, 97 52 : 97, 100, 165 11 : 153 32-36 : 217 34-36 : 128 36-38 : 127 l : 147 2 : 84, 88 4-11 : 51 15 : 147 18 : 43, 146 36 : 154 41 : 153 9 : 154 10 : 51 21 : 79 18 : 154 46 : 65 11 ss. : 193 14 : 197 32 : 154 18 : 98 23 : 85
8, 24 : 36 8, 31 : 153 8, 45 : 85, 96, 97, 209 8, 54 : 196, 197 9, 25 : 154 9, 55 : 78 10, 4 : 143 11, 19 : 147 12, 48 : 78 13, 27 : 69 13, 30 : 71 15, 8 : 104 18, 14 : 73 18, 19 : 64 19, 26 : 130 19, 41 : 85 20, 37 : 99 22, 14 ss. : 124 22, 41 ss. : 85 22, 42 : 91 22, 43-44 : 95 22, 61 : 51 23, 43 : 121 23, 46 : 147 24, 36 : 61, 71 24, 39 : 184 24, 49 : 50
Giovanni l, l : 148 1, 3 : 81, 142, 147, 158, 159 l, 4 : 147 l, 9 : 42, 142 l, 14 : 66, 93, 106, 136, 138, 164, 185, 225 1, 18 : 40, 44, 119, 120 1, 41 : 138 l, 45 : 94, 138 2, 25 : 61 3, 5 : 155
3, 3, 3, 3, 4, 4, 4, 4, 4,
6 : 147 8 : 155 15-16 : 39 16 : 114 6 : 85, 86, 93 10 : 78, 140 13-14 : 140 17 : 222 24 : 48, 110, 149, 150 5, 17 : 81, 97 5, 22 : 69 5, 23 : 53 5, 26 : 62 5, 31 ss. : 41, 209 5, 36 : 41 5, 39 : 41, 71 5, 41 : 69 5, 46 : 41 6, 9 ss. : 112 6, 12-13 : 112 6, 51 : 139 7, 38 : 66, 140 8, 14 : 41 8, 30 : 154 8, 40 : 107 8, 55 : 109 9, 16 : 79 10, 10 : 39 10, 11.15 : 90 10, 18 : 90, 92 10, 33 : 109 11, 11 : 97, 210 11, 25 : 185, 196 11, 34 : 85, 96, 97, 208, 209 11, 35 : 97 11, 39 : 97 11, 43 : 196, 197 11, 44 : 193 12, 24 : 182 12, 27 : 90, 92 12, 35 : 69 12, 40 : 80 13, 23-25 : 41, 51
245
Indice scritturistico
14, 2 : 112 14, 6 : 43, 100, 150 14, 16 : 147 14, 17 : 147, 154 14, 23 : 146 14, 26 : 155 14, 28 : 63 15, 1 : 140 15, 15 : 108 15, 26 : 46, 48, 54, 141, 155, 156 16, 7 : 43, 171 16, 12-14 : 155 16, 13 : 43 16, 14 : 141, 155 16, 14-15 : 46, 48, 54 16, 15 : 62, 155, 171 17, 3 : 42 17, 10 : 62 17, 23 : 39, 41 18, 4 : 86, 96, 209 18, 5 : 209 18, 25 : 96 20, 6 : 132 20, 17 : 79, 82, 182 20, 20-27 : 168 20, 25-27 : 183 20, 27 : 132, 184 21, l : 51 21, 5-6 : 51 21, 7 : 51 21, 15 : 52
Atti degli Apostoli l, l, 2, 2, 2, 2, 4, 4,
4 : 147 7 : 70 24 : 80 27 : 80, 183 33 : 147 36 : 107 3-4 : 50 10 : 102
5, 3 : 147 5, 4 : 147, 223 5, 9 : 223 7, 7 : 211 7, 14-15 : 127 9, 4 : 54 9, 5 : 59 9, 6 : 143 10, 38 : 146 10, 42 : 66 13, 2 : 143 13, 4 : 143 15, 28 : 143 16, 6-7 : 143 16, 16 : 153 16, 31 : 148 16, 32.34 : 148 20, 22.23 : 144 20, 28 : 148 20, 35 : 144 21, 4 : 143 21, 11 : 143 23, 8 : 221 26, 14 : 59 27, 37 : 127, 164
Romani l, l, l, 1, 2, 2, 3, 3, 3, 3, 5, 6, 7, 7, 7, 7, 7,
3-4 : 129 4 : 144 22.25 : 149 25 : 201 11 : 193 29 : 144 5 : 178 26 : 137 27 : 136 28 : 141 l : 145 9.10 : 185 15.19 : 135 18 : 166 22 : 136 23 : 123 25 : 136
8, 2 : 136 8, 3 : 137 8, 4 : 136 8, 8 : 161 8, 9-14 : 154 8, 11 : 140 8, 14 : 140 8, 23 : 144 8, 26 : 144 8, 34 : 145 9, 5 : 107, 148 9, 19 : 190 9, 20 : 150 9, 31 : 136 9, 32 : 79 10, 4 : 187 11, 8 : 153 11, 17-22 : 34 11, 33 : 187 15, 8 : 142 15, 16 : 145
1 Corinzi l, l, 2, 2, 2,
20.21.25 : 105 30 : 105, 137 4 : 105 8 : 187 10 : 46, 55, 59, 61, 145, 223 2, 11 : 54, 55, 61, 153 2, 12 : 134, 145, 150, 153 2, 12-13 : 59 2, 14 : 208 2, 14-15 : 63 2, 16 : 161 3, 11.12 : 77 3, 16 : 50, 136, 144, 145 4, 15 : 155 6, 11 : 145 7, 7 : 78
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246 7, 10 : 143 7, 29 : 207 7, 31 : 218 8, 7 : 77, 78 10, 22 : 146 12, 3 : 40, 146 12, 4-6 : 47, 146 12, 8 : 62 12, 8-10 : 154 12, 10.12 : 152 12, 11 : 62, 154 13, 6 : 152 13, 9 : 187 14, 14 : 162 14, 14-15 : 123 14, 15 : 161, 163 14, 32 : 153 15, 20 : 184 15, 23 : 144 15, 36 : 173 15, 38 : 191 15, 42 : 181 15, 43 : 182 15, 52 : 189 15, 53 : 181, 183 15, 55 : 96
2 Corinzi l, 12 : 105 3, 6 : 71 3, 18 : 146 4, 7 : 181 5, 15 : 136 5, 17 : 220 5, 18-19 : 138 5, 19 : 114, 136 6, 16 : 145 8, 9 : 169 10, 13 : 38 12, 2-3 : 120 12, 4 : 54 13, 3 : 144, 182
13, 5 : 145 15, 36-38 : 182
3, 20 : 208 3, 21 : 138
Galati
Colossesi
l, l, 2, 2, 3, 4, 4, 4, 5, 5, 6, 6, 6,
l, l, l, l, 2, 2, 2, 2, 2,
15 : 145 20 : 144 9 : 52, 54 21 : 122 l : 162 3 : 49 4 : 84, 88, 167 5 : 137 17 : 161 19 : 161, 166 7 : 211, 217 16 : 227 17 : 133
13 : 114 19-20 : 136 24 : 37 26 : 137 3 : 150 6 : 144 9 : 167 11 : 144, 157 14-15 : 96, 136
l T essalonicesi
5, 2.4 : 69 5, 23 : 163
Efesini
l Timoteo
l, 10 : 137
l, l, 2, 2, 3, 4, 6,
l, 2, 2, 2, 3, 3, 3, 4, 4, 6, 6,
21 : 169 4 : 114 6.14.15 : 137 20 : 77 l : 144 6 : 137 15 : 151 5 : 47, 223 30 : 146 12 : 154 19 : 198
12 : 148 17 : 105 5 : 108, 139 10 : 211 16 : 148 l : 146 16 : 149
2 Timoteo l, 7 : 153 2, 2 : 207 2, 19 : 34, 69
Fili p pesi
Tito
1, 2, 2, 2,
l, 2, 2, 3,
10 : 145 6 : 108 6-7 : 81 7 : 100, 108, 139, 169 2, 8 : 185 2, 10 : 54, 95 3, 13 : 38
12 : 162 10.11.13 : 148 11-14 : 135 5 : 218
Filemone 1 : 144
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Ebrei
l Pietro
l Giovanni
1, 3 : 66 2, 11 : 103 3, l : 102, 103 4, 12 : 123 5, l : 103, 185 9, 26 ss. : 185 10, 12 : 170 10, 29 : 154 11, 4-5 : 187 11, 5 : 193 11, 7 : 188 11, 11 188 11, 17-18 : 188 12, 17 : 98
2, 2, 2, 3, 3, 4, 4, 5, 5,
l, 2, 2, 4, 4, 5,
5 : 138 22 : 167 25 : 198 18 : 91, 107, 186 20 : 127 l : 107, 186 11 : 36 4 : 198 6 : 199
5.18 : 42 20 : 50 29 : 220 2-3 : 79 10-11 114 46 : 41
2 Giovanni 12 : 221
2 Pietro
Apocalisse
3, 10 : 69
3, 20 : 146
INDICE
Introduzione . Sinossi dell'Ancorato . l. Preambolo del trattato: argomenti richiesti 2. La richiesta dei destinatari è stata mossa dallo Spirito Santo 3. L'Antico e Nuovo Testamento testimoniano le tre Persone . 4. Le tre Persone sono verità e luce 5. Lo Spirito Santo non abita in noi senza il Padre e il Figlio 6. Trinità non dice una vaga unità nella pluralità, ma tre sussistenti in relazione nell'unica usia divina 7. Lo Spirito Santo fu mandato ad annunziare il Figlio, a santificare le anime e a sigillare in Cristo come unità di collegamento delle menti e dei cuori 8. Un solo Dio opera con tre distinte attribuzioni in un solo battesimo 9. Pietro e Paolo concordano nel dire lo Spirito Santo Dio dal Padre e dal Figlio 10. Onorando una sola delle tre Relazioni Sussistenti si onorano tutte insieme
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11. Vestigi della Trinità nel mondo visibile pag. 53 ed invisibile . 12. Lo Spirito Santo in noi scruta le Scrit» 55 ture, ma è tradito dagli eretici 13. Le sessanta eresie dopo l'avvento di 57 Cristo 14. Le eresie sono originate dalla superbia » 58 dissociatrice non dallo Spirito di unità 15. Lo Spirito Santo scruta se stesso e » 59 l'uomo 16. Bisogna chiedere alla SS. Trinità che ci 61 riveli il Figlio e lo Spirito Santo 17. Il Figlio è uguale al Padre, inferiore solo » 63 come filiazione dal Padre ingenerato » 64 18. Il Figlio è buono come Dio e come uomo 19. Lo Spirito Santo soltanto, attraverso la S. Scrittura, potrà suggerirei il mistero del Cristo che conosce il Padre, non il 66 il giorno e l'ora . 20. La conoscenza del Signore è operativa e » 67 intellettiva: Egli opera quel che conosce 21. Le due conoscenze nel Padre, che ha giudicato, e nel Figlio cui il Padre ha rimes» so il giudizio . 69 22. Gli Angeli di quel giorno non posseggono nessuna delle due cognizioni divine. Esegesi letterale secondo lo Spirito nell'uni70 ca Chiesa 23. La lode dei tre fanciulli nella fornace an72 ticipava quella che Cristo offri al Padre 24. Enumerando le creature, i tre fanciulli furono ispirati a lodare la Trinità come » 73 gli Angeli 25. I tre fanciulli non fecero menzione esplicita del Figlio e dello Spirito Santo, ma 75 ne parlarono per sineddoche ))
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26. Il trisagio dei fanciulli, unitario e trinitario, corrisponde a quello insegnato da Gesti e dallo Spirito Santo rivelato alla Chiesa come messaggio del Padre pag. 76 27. I Giudei come gli altri eretici che non riconoscono la divinità del Cristo trovaFlO scandalo nella Scrittura per non esaminarne il senso riposto . » 78 28. Il Verbo incarnato della seconda creazione è lo stesso Verbo della prima. L'uomo ad immagine della Trinità . » 80 29. Il Figlio è risposta creatrice del Padre, ma la creazione è da ascrivere alla SS. Trinità come ad unico principio » 81 30. L'Emmanuele Dio-con-noi, come tale, non non invoca il Padre; il Cristo lo invoca come uomo, e noi per grazia col Cristo » 83 31. Delle umane passioni il Verbo assunse quelle funzionali per la nostra salvezza » 84 32. Gli uomini conoscono l'Emmanuele attraverso l'Uomo-Dio e il Padre attraverso il Figlio » 86 33. L'antropologia cristologica è stata tradita dal docetismo manicheo e dalla ermeneutica di Luciano e di Ario . » 88 34. La morte e la discesa nell'inferno furono libere scelte di Cristo, anche allo scopo di vincere il demonio » 89 35. Il genere letterario dei luoghi biblici che parlano dell'anima di Gesti non consente altro traslato che la sineddoche . » 92 36. Come l'uomo di cui si sia insudiciato il vestito si dice sudicio cosi di Dio in cui l'umanità assunta patf si dice che ha patito ma senza diminuzione della divinità » 93 37. L'agonia e il sudore di sangue sono da
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prendere in senso letterale; l'Angelo confortatore deve piuttosto dirsi adoratore della divina economia misericordiosa pag. 95 Dio nella Bibbia domanda non per sapere, ma per richiedere all'uomo la fede o il pentimento; l'interrogazione ed altre espressioni difficili vanno intese nel )) 96 contesto Il Verbo interrogò Mosè per rivelargli la sua essenza, Abramo per proporgli un modello di modestia e carità, Pietro per sollecitarne la confessione sulla quale si )) 98 fonda la fede della Chiesa )) 100 Il progredire di Gesti Il Padre è garante del Figlio, Pontefice tra Dio e l'uomo, come un re lo è della )) 102 sua prole regale . Nella Scrittura ora si parla di Sapienza increata ed ora di sapienza creata; la espressione « la sapienza mi creò » è forse da intendere nel senso positivo di )) 104 virtti creatrice impersonale di Dio La sapienza dei Proverbi è da intendere m senso positivo, ma ora come dono creato ora come Persona Divina: fu creata e fondata oppure generata e man)) 105 data dal Padre Il testo di Aquila e quello ebraico possono concordare; il primo forse dice « creò » nel senso che ha in ebraico il )) 107 verbo: «si acquisi » come mediatore Gesti è Dio non in senso metaforico; metaforicamente invece è detto via, por)) 108 ta, ecc. L'umanità creata del Verbo incarnato è reale come la sua divinità per generazio-
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pag. ne fuori del tempo e della passibilità 47. Il Padre come sole irradia il Figlio, ma )) senza perdere nulla della sua energia 48. Il creazionismo biblico si oppone all'emanatismo manicheo, e considera le creature come frammenti del pane moltiplicato da Cristo o come raggi del me)) desimo sole creato da Dio 49. Il Figlio non è dell'ordine creaturale; scelse per incarnarsi Maria e in lei scelse la casa di Giacobbe: egli è eletto per )) natura 50. Cristo è il prediletto per sé in quanto vero Figlio del Padre, per noi in quanto in lui siamo amati da Dio; la Scrittura )) non lo dice mai creato 51. Il corpo di Cristo va adorato come va onorata la porpora ovvero il trono di )) un re 52. La generazione del Figlio di Dio è di or)} dine tutto suo proprio 53. Le proprietà della natura divina sono )} incomprensibili all'esistente . 54. I Profeti videro parzialmente ma veramente, con la mente e con gli occhi, )} come vide San Paolo il paradiso terrestre 55. Tutto il racconto della creazione va inteso letteralmente, nell'accettazione dell'ineffabilità del Creatore. Il mistero )) dell'immagine di Dio nell'uomo . )) 56. L'uomo è l'immagine di Dio . 57. In che cosa consiste l'essere ad immagine di Dio, ineffabile, non è definibile; )) ma ce ne fa fede la sua parola 58. Quel che dice la Scrittura sui fiumi Fison Geon Tigri ed Eufrate, sulla prima cop-
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pia umana, è da intendere in senso letterale . pag. 125 59. Le generazioni degli uomini ad immagine secondo la Scrittura . . . . . » 127 60. I tempi da Giuseppe sposo di Maria a quelli di Graziano » 128 61. La storia dell'umanità prende origine dai fatti narrati nelle prime pagine della Bibbia, da intendere tipologicamente . » 130 62. Il significato allegorico da Origene dato alle « tuniche di pelle » è gratuito, perché quello letterale non è per nulla in contrasto con il contesto biblico » 131 63. Non bisogna credere ad Origene piu che a Cristo che ci giudicherà, agli eretici piu che ai Padri della Chiesa . . . » 133 64. I rimanenti capitoli esauriranno gli argomenti trinitari in connessione con altre nozioni fondamentali della fede, per via di opportuni riferimenti . . . . . » 134 65. La giustificazione per la fede e per il battesimo di Cristo ci fa vivere nel suo corpo mistico )) 135 66. Come l'acqua il Verbo divino )) 138 67. Le tre Persone rivelate per immagine nell'A.T. ora rivelate in noi . » 140 68. Il Figlio e lo Spirito Santo mandati dal Padre, a loro volta, fanno dei credenti i missionari del mondo » 142 69. Fonte di grazia per la Chiesa sono le tre Divine Persone, nella giustificazione, nei carismi e nei ministeri )} 145 70. Sinergismo « ad extra » e « ad intra » delle tre Persone Divine . » 149 71. Relazioni ed attributi sono indicati dalla Scrittura con parole terrene, da cogliere
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secondo la tradizione ecclesiale . pag. 150 72. Il termine «spirito» nella S. Scrittura ha accezioni positive o negative rispetto alle creature )} 152 73. Mosè annunziò il messaggio dell'unità di Dio; i Profeti, quello del Padre e del Fi)} 155 glio; il Vangelo, quello della SS. Trinità 74. La Chiesa militante si unisce al coro del)} 157 la Chiesa trionfante . 75. Il Cristo, vero Dio e vero uomo, venne nella pienezza dei tempi per salvare )} 159 l'uomo totale )} 161 76. Cristo pienamente uomo 77. Mente, spirito, anima, corpo sono tutte facoltà dell'uomo e del Cristo Verbo di » 162 Dio incarnato 78. Cristo fu perfetto uomo, come tale soggetto alle leggi della vita corporale, ani» 164 male e intellettiva 79. Cristo, vero uomo, non fu però dominato )} 166 dalle passioni 80. L'umanità del Signore simile a quella degli uomini tranne che per il peccato non venne meno dopo la spiritualizza» 167 zione del corpo risorto 81. La formula del battesimo sottolinea la distinzione delle tre Persone Divine, che la trinità corpo anima e spirito non )} 169 esprime sufficientemente 82. La cristologia è fondamento dell'ecclesiologia, in quanto la Chiesa è un sol » 171 corpo col Cristo 83. Greci ed eretici negano la risurrezione, ma il giorno, i frutti, le locuste, le unghie )} 172 e i capelli insegnano il contrario 84. Il colombo, il ghiro, lo scarabeo e soprat-
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tutto l'Araba Fenice segni di risurrezione pag. 173 85. Le mitiche risurrezioni delle favole greche » 174 86. Solo il corpo che muore sarà risuscitato; gli stessi riti funebri dei pagani lo confermano . » 176 87. La carne risorgerà per essere compartecipe della pena o della gloria » 178 88. A Dio è possibile raccogliere i resti del corpo; la visione di Ezechiele » 179 89. La risurrezione della carne ci sollecita a fare il bene; soffrendo nel tempo ci acquistiamo dei meriti per il cielo . » 180 90. Il corpo risuscitato sarà spiritualizzato nella gloria come quello del Cristo, pur rimanendo lo stesso nostro corpo » 181 91. La sottigliezza e l'incorruttibilità qualità del corpo risorto di Cristo » 183 92. Ciò che è detto delle qualità del corpo di Cristo risorto vale per quelle del nostro corpo nella risurrezione finale . » 184 93. Cristo non progredi fino a diventare Dio, ma restò Dio facendosi uomo per meritare a noi la divinità » 185 94. La risurrezione del Crocifisso secondo l'economia dell'A. Testamento » 187 95. Dio che porta a maturazione i viventi nel tempo dovuto, fece rinverdire e fruttificare in una notte la verga di Aronne, figura della risurrezione . » 189 96. Dio nel trasformare il bastone arido di Mosè in vivo animale manifestò la sua onnipotenza, che si rivelerà nella risurrezione e nel giudizio finale . » 190 97. Perché Mosè augurò la vita a Ruben sepolto da centoventi anni » 191
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98. Nella Scrittura non vi sono esempi di risurrezione parziale pag. 192 99. Altre testimonianze veterotestamentarie di risurrezione dei buoni e dei peccatori » 194 100. Anche i morti risuscitati dal Signore morirono di nuovo per partecipare alla finale risurrezione » 196 101. La speranza nella risurrezione della carne distingue la Chiesa dei martiri dal paganesimo e dall'eresia ribelle . » 197 102. Per entrare nella Chiesa bisogna deporre i calzari del peccato e dell'empietà idolatrica » 199 103. Impulsi malvagi divinizzati dai Greci e ipostasi teriomorfiche degli Egiziani; critica di Diagora ai miti » 200 104. Critica del politeismo ellenico dei miti egizi: Apide-Serapide e Iside . » 202 105. I miti greci di Crono e di Zeus; gli amori femminili e maschili di Zeus » 204 106. Ipostasi di Zeus, Atena, Artemide, Dioniso, Eracle; divinizzazioni di Amasi, come Antinoo, Timagene, Canobo, Marna e Casio » 205 107. La vita cristiana e il suo impegno missionario. Norme per il catecheta » 207 108. Il Padre e il Figlio, nell'A. e nel N. Testamento, domandano non per sapere, ma per stimolare alla conversione o alla testimonianza oppure per sottolineare un dato di fatto o un errore » 208 109. Le divine domande dell'A. T. ad Adamo, a Caino, ad Abramo vanno spiegate alla luce dell'economia » 210 110. Gli Ebrei giustamente sottrassero agli Egiziani quanto loro defraudato per piu
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di 215 anni di lavoro. Le tappe delle peregrinazioni nella Cananea e in Egitto furono preordinate da Dio . . . . pag. 211 111. L'economia divina nel cosiddetto furto perpetrato dagli Israeliti a danno degli » 213 Egiziani . . . . . 112. La giustizia di Dio nel diluvio universale e la conseguente ripartizione del mondo tra i figli di Noè . . . » 214 113. Era ingiusta nei riguardi di Sem l'occupazione dei figli di Cam, e quindi fu giusta la conquista israelitica della terra promessa . . . . . . . . » 215 114. Gli Amorrei discendenti di Cam colmarono la misura dell'ingiustizia e dello spergiuro . . . . . » 216 115. La progressiva spogliazione di Mosè e dei Profeti da Geremia a Giovanni Battista, di Gesu e dei suoi discepoli . » 218 116. Gesu è vero Dio e vero Uomo; antitipo del sabato e della circoncisione . » 219 117. Gesu è il Figlio diletto, colui che è nel Padre ed a cui il cielo e la terra debbono la gloria e la benedizione; la Scrittura stessa confuta Sabelliani ed Ariani » 221 118. Pietro, gli Apostoli e i Padri insegnarono la Trinità delle Divine ipostasi . . » 223 119. La formula del credo niceno adattata dalla Chiesa per difendere la fede dagli attacchi ereticali » 225 Indice dei nomi e delle cose notevoli
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Indice scritturistico .
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città nuova editrice collana T ES T l P A T R l S T l C l 1 • Origene COMMENTO AL CANTICO DEl CANTICI a cura di M. Simonetti pp. 288 L. 3.900 2 • Atanasio L'INCARNAZIONE DEL VERBO a cura di E. Bellini pp. 140 L. 2.000
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in preparazione
10 - Salviano di Marsiglia CONTRO L'AVARIZIA a cura di E. Marotta
l Padri costituiscono ancora oggi un indispensabile punto di riferimento per l'esperienza cristiana. Testimoni profondi e autorevoli della piu immediata tradizione apostolica, per la partecipazione diretta alla vita della comunità cristiana, in loro la tematica pastorale è ricchissima, lo sviluppo del dogma illuminato da un particolare carisma, la comprensione delle Scritture guidata dallo Spirito. La penetrazione del messaggio cristiano nel contesto socio-culturale della loro epoca, imponendo la trattazione di problemi i piu vari e scottanti, porta in loro alla indicazione di soluzioni che si rivelano per noi straordinariamente attuali. Di qui, il " ritorno ai Padri "• con una iniziativa editoriale che cogliesse le esigenze piu vive, e talvolta anche piu dolorose, in cui si dibatte la comunità cristiana di oggi, illuminandole alla luce delle prospettive e delle soluzioni che i Padri offrirono alle loro comunità. Il che può, oltretutto, costituire un criterio di certezza, in un momento in cui forme di malinteso pluralismo possono ingenerare dubbi e incertezze nell'affrontare vitali problemi. La collana, diretta dal prof. Quacquarelli, ordinario di letteratura cristiana antica nell'Università di Roma, è curata da docenti qualificati e specializzati nelle singole opere, che in una prosa piana e moderna traducono tutta la spontaneità con cui i Padri scrivevano.
7249 • TIPOGRAFIA CITTA NUOVA DELLA PAMOM - 21-10-1977 00165 ROMA - LARGO CRISfiNA DI SVEZIA 17 • TEL 5813475182
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