WILBUR SMITH. L'OMBRA DEL SOLE. Congo Belga, anni Sessanta. Un gruppo di mercenari guidati da Bruce Curry deve trarre in...
79 downloads
1110 Views
836KB Size
Report
This content was uploaded by our users and we assume good faith they have the permission to share this book. If you own the copyright to this book and it is wrongfully on our website, we offer a simple DMCA procedure to remove your content from our site. Start by pressing the button below!
Report copyright / DMCA form
WILBUR SMITH. L'OMBRA DEL SOLE. Congo Belga, anni Sessanta. Un gruppo di mercenari guidati da Bruce Curry deve trarre in salvo la popolazione di un piccolo villaggio di bianchi rimasti isolati nel territorio in mano ai ribelli. Ex avvocato in fuga dal suo doloroso passato, Bruce ignora che lo scopo della sua missione non è soltanto umanitario: in realtà, nel villaggio che fu sede dell'Union Minière è rimasta una cassetta di diamanti che fa gola a molti. Insieme ai suoi compagni Bruce affronterà un allucinante " viaggio all'inferno ", al termine del quale, dietro la disperazione e la violenza, sembra poter rinascere un nuovo sentimento di dignità e speranza. Wilbur Smith è ormai considerato il più grande scrittore di avventure del nostro tempo. Tra i suoi romanzi di grande successo ricordiamo: La notte del leopardo, I fuochi dell'ira, L'orma del Califfo, La voce del tuono, Dove finisce l'arcobaleno, L'ultima preda, La Volpe dorata e Cacciatori di diamanti. WILBUR SMITH. L'OMBRA DEL SOLE. Traduzione di Carlo Brera. Titolo originale The Dark of the Sun. L'OMBRA DEL SOLE " CHE idea balorda! " berciò Wally Hendry. Poi ruttò e, prima di continuare il discorso, raccolse il saporino con la lingua. " Non mi va. Sento puzza di cadavere. " Era sdraiato su uno dei letti, col bicchiere in equilibrio sul petto nudo che sudava abbondantemente nell'afa del Congo. " Il guaio è che ci tocca andarci lo stesso ", disse Bruce Curry senza alzare lo sguardo dal necessario per radersi che stava tirando fuori dallo zaino. " Dovevi dirgli di arrangiarsi, che noi non ci muoviamo da Elisabethville. Perché non gliel'hai detto, eh? " Hendry prese il bicchiere e ne tracannò il contenuto. " Perché non mi pagano mica per discutere. " Bruce parlava con indifferenza, guardandosi allo specchio sopra il lavabo, picchiettato di cacche di mosca. La faccia che vedeva era molto abbronzata. I capelli neri, cortissimi: se fossero stati più lunghi, avrebbero avuto la tendenza ad arricciarsi in disordine. Le sopracciglia nere ai lati piegavano
in su: gli occhi erano verdi, incorniciati da ciglia folte, e la bocca inalberava un'espressione a metà strada tra il sorriso e la grinta. Bruce guardò senza alcun compiacimento quei lineamenti gradevoli. Era un pezzo che non provava più emozioni del genere. Restò indifferente anche davanti al nasone, veramente un po. grifagno, che dandogli un'aria da pirata riscattava la sua faccia da un'avvenenza eccessiva. " Cristo! " sbraitò Wally Hendry dal letto. " Ne ho piene le palle di 'sto esercito di negri. Va bene combattere, ma una spedizione di centinaia di chilometri per andare nella giungla a recuperare un branco di profughi... " "E' la naia ", commentò assente Bruce, insaponandosi la faccia. La schiuma lo faceva sembrare ancora più nero, per contrasto. I muscoli delle braccia e delle spalle guizzavano a ogni movimento sotto una pelle che sembrava lucida d'olio. Fisicamente era molto in forma, forse più di quanto lo fosse mai stato, ma ciò non gli dava maggior consolazione della bellezza della sua faccia. " Dammi da bere, André ", disse Wally lanciando il bicchiere vuoto all'uomo seduto a capo del letto. Ubbidiente, il belga si alzò e andò al tavolino. " In questo, mettici più whisky e meno birra ", l'istruì Wally, poi tornò a rivolgersi a Bruce e tirò un altro rutto. " Ecco cosa ne penso io, di questa idea del cavolo. " Mentre André versava il whisky nel bicchiere, e poi aggiungeva la birra, Wally giocherellava con la fondina della pistola che gli penzolava tra le gambe. " Quando si parte? " chiese. " Domani mattina. Troveremo allo scalo merci un treno di cinque vagoni e locomotiva. Si carica e si va. " Bruce cominciò a radersi tracciando solchi nella saponata. " Dopo tre mesi di combattimenti con quei nani unti dei gurkha, credevo di avere il diritto di divertirmi un po. Non sono neanche riuscito a farmi una scopata... E, adesso che c'è la tregua, il secondo giorno ci mandano via! " " C'est la guerre ", borbottò Bruce con la faccia storta, impegnato nel contropelo. " Cos'hai detto? " domandò Wally, sospettoso. " E' la guerra ", tradusse Bruce. " Bravo, parla come mangi. " Questo la diceva lunga su Wally Hendry: dopo sei mesi in Congo Belga non era capace di dire, né di capire, una parola in francese. Ci fu di nuovo silenzio, rotto solo dalle raspatine del rasoio di Bruce e dagli scatti metallici del quarto uomo che, in un angolo della stanza d'albergo, stava pulendo e oliando il fucile FN. " Bevi un bicchiere, Haig ", l'invitò Wally. " No, grazie ", disse Michael Haig alzando gli occhi, senza cercare di nascondere l'antipatia che provava per
Wally. " Ecco un altro bastardo pieno di sussiego. Non vuoi bere con me? Ma se perfino quell'aristocratico del capitano Curry ci sta a bere con me. Chi credi di essere? " " Lo sai che non bevo ", disse Haig tornando a occuparsi dell'arma che maneggiava con disinvoltura. Per tutti loro i brutti fucili automatici erano diventati un'appendice del corpo. Anche radendosi, Bruce doveva solo abbassare la mano per afferrare il proprio, appoggiato al muro, mentre i due uomini seduti sul letto l'avevano posato sul pavimento. " Ah, non bevi ", ridacchiò Wally. " Allora com'è che hai quel nasone rosso che pare una prugna matura in mezzo alla faccia? " Haig smise di pulire il fucile e si irrigidì. " Piantala, Wally ", disse Bruce con calma. " Haig non beve ", sfotté Wally, dando un colpo di pollice nelle costole del piccolo belga, " hai capito, André? Beve solo tè! Come il mio vecchio; e per due o tre mesi di fila magari ci riusciva. Poi però una sera tornava a casa fatto, e menava la vecchia al punto che si sentivano sbattere i denti dall'altra parte della strada. " Rise tanto da farsi venire la tosse; poi continuò il discorso. " Scommetto che anche tu sei un astemio dello stesso genere, Haig. Basta un bicchiere per farti partire per la tangente. Ho indovinato, eh? Un bicchierino solo. La mogliera si riempie di lividi e i bambini saltano il pasto per un paio di settimane. Ah ah! " Haig posò piano il fucile sul letto e guardò Wally a denti stretti, ma lui non se ne accorse. Proseguì tutto allegro. " André, prendi la bottiglia di whisky e mettigliela un po. sotto il naso, a quell'astemio di Haig. Lo vedrai sbavare e tirar fuori due occhi come palle di bulldog. " Haig si alzò in piedi. Aveva il doppio degli anni di Wally: era sui cinquantacinque, con i capelli grigi e tante rughe che tuttavia non riuscivano a cancellare l'originaria finezza di lineamenti. Aveva braccia da pugile e spalle larghe e possenti. " E' ora che qualcuno ti insegni l'educazione, Hendry. Alzati! " " Vuoi ballare? Dillo ad André, io non ballo il valzer. Ma vedrai che lui ci sta, vero André? " Haig era in punta di piedi. Strinse i pugni e li alzò un tantino. Bruce Curry appoggiò il rasoio sul lavabo e con calma girò intorno al tavolo, per poter intervenire subito. Poi aspettò, guardandoli. " Alzati, faccia di merda! " " Ma hai sentito che parolacce che dice, André? " " Alzati, che vediamo subito cos'hai al posto del cervello, stronzo! "
" Ma è un comico naturale, questo ragazzo ", rise Wally, con una nota un tantino stonata. Bruce capì allora che non intendeva battersi. Era grande e grosso, coperto di un vello rossiccio fin sul ventre concavo: sulla faccia larga spiccavano due occhietti crudeli da mongolo. Aveva collo taurino e bicipiti potenti, ma non si sarebbe battuto. Bruce rimase perplesso. Sapeva che non era un vile, perché ricordava bene un certo scontro notturno intorno al ponte, e si chiese come mai non raccoglieva la sfida di Haig. Mike Haig si avvicinò al suo letto. " Lascia perdere, Mike ", parlò per la prima volta André. Aveva una vocina sottile da ragazza. " Scherzava, non voleva offendere. " " Guarda che io ti meno anche se stai sdraiato; non sono mica un gentleman. Vedi di non sbagliarti su questo punto. " " Ma senti! " borbottò Wally. " Non è solo un pagliaccio, ma anche un fottuto eroe, il ragazzo. " Haig fece un altro passo avanti e gli spianò sotto il naso, come un martello, il grosso pugno chiuso. " Haig! " disse Bruce a voce bassa ma con decisione. L'altro si fermò. " Ora basta ", continuò Bruce. " Ma 'sto pezzo di merda... " " Lo so. Lascia perdere! " disse ancora Bruce. Il pugno sempre alzato, Mike Haig esitò. Nessuno si mosse nella stanza. Il tetto di lamiera ondulata, dilatandosi al calore meridiano del Congo, emise uno schiocco secco che si sovrappose al respiro pesante di Haig. Aveva la faccia tutta congestionata. " Per piacere, Mike ", sussurrò André. " Non ha fatto apposta. " Pian piano l'ira di Mike si trasformò in disgusto; abbassò il pugno, girò sui tacchi e andò a riprendere il fucile che aveva lasciato sul letto. " Qua c'è troppa puzza. Ti aspetto giù al camion, Bruce. " " Vengo subito ", gli disse questi mentre imboccava la porta. " Non sfidare la fortuna, Haig ", gli gridò dietro Wally. " La prossima volta non te la cavi così a buon mercato. " Sulla soglia, Mike Haig si girò di scatto, ma Bruce gli mise la mano sulla spalla e lo indusse a proseguire. " Lascia perdere, Mike ", disse, chiudendo la porta. " Può ringraziare il cielo che è un vecchietto, se no lo conciavo per le feste ", ringhiò Wally. " Ma sicuro ", disse Bruce. " Sei stato proprio bravo a lasciarlo andare. " Il sapone gli si era seccato in faccia. Bagnò il pennello per rifare un po. di schiuma. " Come si fa a picchiare uno così vecchio? " " Già ", ridacchiò Bruce. " Ma non preoccuparti, l'hai
spaventato a morte. Non ci riproverà più. " " Gli conviene, perché se no l'ammazzo di botte, quel vecchio frocio. " E invece no, pensò Bruce, ti tirerai indietro ancora come hai fatto adesso e tante altre volte: io e Mike possiamo sempre metterti a posto, come una bestia feroce che può mostrare i denti al domatore, ma allo schiocco della frusta si ritrae impaurita. Ricominciò a radersi. Effettivamente nella stanza c'era una gran puzza. Il caldo li faceva sudare, e a quegli effluvi si mischiava il fumo ristagnante e l'alcool. " Dove andate tu e Mike? " chiese André, mettendo fine al lungo silenzio. " A vedere se riusciamo a farci dare i rifornimenti necessari per il viaggio. Se ce la facciamo, li lasciamo allo scalo merci con una guardia armata di Ruffy per la notte ", gli rispose Bruce lavandosi la faccia. " Quanto tempo staremo via? " Bruce alzò le spalle. " Una settimana, dieci giorni. " Seduto sul letto, infilò un anfibio. " Se tutto va liscio. " " Perché non dovrebbe? " chiese preoccupato André. " Be', dal nodo ferroviario di Msapa Junction in poi ci sono trecento chilometri e passa di territorio nemico formicolante di baluba. " " Ma noi siamo in treno e quelli hanno solo arco e frecce: non ci possono far niente. " " Vedi, André, ci sono sette fiumi da attraversare, di cui uno grosso, e si fa in fretta a buttare giù un ponte. Anche i binari sono facili da sabotare. " Bruce cominciò ad allacciare gli stivali da giungla. " Non credo che sarà un pic nic parrocchiale. " " Cristo. Sento puzza di cadavere ", ripeté tristemente Wally. " Ma perché, poi, ci andiamo? " " Perché ", cominciò paziente Bruce, " sono tre mesi che gli abitanti di Port Reprieve sono tagliati fuori dal resto del mondo. Ci sono donne e bambini. Stanno esaurendo le scorte di cibo e quant'altro è necessario per vivere. " Bruce s'interruppe per accendere una sigaretta, poi ricominciò a parlare soffiando fuori il fumo. " Tutt'intorno a loro la tribù dei baluba è in aperta ribellione: bruciano, stuprano e uccidono indiscriminatamente. Per il momento non hanno ancora attaccato il paese, ma prima o poi lo faranno. Se poi è vero che nella parte settentrionale del territorio si sono formate bande di disertori di entrambi gli eserciti, shufta armati fino ai denti che fanno continue scorrerie, capirai che, pur se non si hanno notizie precise su quello che sta succedendo laggiù, si può scommettere che non è niente di buono. Sicché ci tocca andare a salvare quei poveracci. " " Ma perché non ci pensano quelli dell'ONU? Potrebbero mandare un aereo ", osservò André.
" Non c'è pista. " " Allora degli elicotteri. " " Troppo lontano. " " Per quello che mi pagano, quei bastardi possono anche marcire là ", borbottò Wally. " Se ai baluba piace la carne umana, cosa c'entriamo noi? Tutti hanno diritto ai propri gusti e, finché non vogliono mangiare me, dico: buon appetito! " Sghignazzando, piazzò il piede in mezzo alla schiena di André e allungò di scatto la gamba, mandando il belga a ruzzolare sul pavimento. " Va' giù a prendermi una bella fighetta. " " Non ce ne sono, Wally. Ti porto da bere. " André si rialzò e fece per prendere il bicchiere vuoto di Wally, che gli afferrò il polso. " Ho detto una bella fighetta, Andrè, non da bere. " " Non so dove trovarla, Wally ", disse André in tono disperato. " Non so neanche cosa dirle... " " Non fare il cretino, ragazzo, o ti rompo il braccio ", minacciò Wally torcendogli il polso. " Sai benissimo che giù al bar ce n'è un sacco. Lo sai, no? " " Ma cosa devo dirgli? " André aveva la faccia stravolta dal dolore. " Imbecille di un mangia-rane, basta che gli fai vedere un bigliettone, no? Non devi dirgli proprio niente. " " Wally, mi fai male. " " Davvero? Non scherzare! " Wally gli sorrise, torcendogli ancora di più il polso. Aveva gli occhietti annebbiati dal liquore, e in essi Bruce scorse una luce divertita. " Allora ci vai, ragazzo? Deciditi: o mi porti su una fighetta o ti rompo il braccio. " " Va bene, se è questo che vuoi. Ci vado. Lasciami andare per piacere. Vado ", farfugliò André. " E' proprio quello che voglio, sì ", disse Wally, lasciandolo andare. André prese a massaggiarsi il polso. " Bada che sia pulita e non troppo vecchia. Hai capito? " " Sì, Wally, adesso vado a prenderla. " André andò alla porta e Bruce notò la sua espressione. Era molto più mesto e addolorato di quanto giustificasse il male al braccio. Che amabili creature, pensò Bruce. E io sono uno di loro. Be', non proprio. Sono uno spettatore disgustato di una cattiva commedia. André uscì. " Un altro bicchierino, compare? " chiese Wally, gioviale. " Te lo verso io stesso! " " Grazie ", disse Bruce, e s'infilò l'altro anfibio. Wally gli portò il bicchiere e lui l'assaggiò. Era forte. Il whisky non andava affatto d'accordo con la birra dolciastra, ma lo bevve lo stesso. " I più dritti siamo noi due ", dichiarò Wally, " che beviamo perché vogliamo, non perché dobbiamo. Viviamo come desideriamo noi, non come altri vorrebbero che vivessimo.
Abbiamo molto in comune io e te, Bruce. Dovremmo essere amici. Siamo simili... " Aveva la voce già un po. impastata dall'alcool. " Ma certo che siamo amici, Wally. Ti considero uno dei miei più cari amici ", disse solennemente Bruce, senz'ombra di sarcasmo. Almeno esteriore. " Senza scherzi? " chiese Wally, compito. " Dici davvero? Cristo, avevo sempre pensato che non ti piacevo. Cristo, non si può mai dire, eh? Non si può mai dire. " Si mise a scuotere la testa, reso improvvisamente sentimentale dal whisky. " E' proprio vero allora, eh? Ti sto simpatico. Sì, potremmo diventare amici. Che ne dici, Bruce? Tutti hanno bisogno di un amico. Un punto fermo, un porto sicuro nella vita. " " Ma certamente ", confermò Bruce. " Siamo amici, allora. Che te ne pare, eh? " " D'accordo, compare! " esclamò Wally profondamente commosso: e io non provo niente, pensò Bruce, né disgusto, né pietà, niente. Così non si rischia niente: non possono deluderti, non possono disgustarti, non possono farti star male, e non possono più farti del male. Entrambi alzarono lo sguardo, quando André fece entrare la ragazza in camera. Aveva un bel faccino sexy, con le labbra grosse dipinte di scarlatto sul volto color dell'ambra. " Bravo, hai scelto bene, André ", applaudì Wally, guardando il corpo della ragazza. Aveva tacchi alti e un vestitino rosa che non le arrivava alle ginocchia. " Vieni qua, biscottino ", disse Wally tendendole la mano, e lei attraversò la stanza senza esitare, con un bel sorriso professionale. Wally se la tirò vicino sul letto. André rimase impalato sulla soglia. Bruce si alzò e s'infilò la giubba e il cinturone, con la fondina della pistola pendente sulla coscia destra. " Esci? " Wally stava dando da bere alla ragazza dal proprio bicchiere. " Sì. " Bruce si mise il berretto. I colori vivaci del Katanga - rosso, verde e bianco - gli conferivano un'aria allegra. " Resta un momento... Dài, Bruce. " " Mike mi sta aspettando. " Bruce prese il fucile. " Fregatene. Sta' qua che ci divertiamo un po. " " No, grazie. " Bruce andò alla porta. " Ehi, Bruce. Da' un'occhiata. " Ribaltò la ragazza sul letto, la tenne giù con una mano sul petto e, mentre lei fingeva di dibattersi, le alzò la gonna fin sopra la vita. " E adesso dimmi se hai ancora voglia di andar via! " La ragazza era nuda sotto il vestitino. Aveva l'inguine rasato, e il sesso piccolo e gonfio sembrava imbronciato. " Forza, Bruce! " rise Wally, " Prima tu. E poi di' che non sono un amico! "
Bruce guardò la ragazza che si dimenava ridacchiando a gambe aperte. " Mike e io saremo di ritorno prima del coprifuoco. Non voglio ritrovarla qui ", disse Bruce. Niente più desiderio, pensò guardandola. Queste cose per me sono finite. Aprì la porta. " Curry! " gridò Wally. " Sei un loffio anche tu. E io che ti credevo un uomo! Cristo, sei come gli altri. Andrè frocio, Haig rincoglionito e tu cos'hai, compare? Ti fanno schifo le donne? Sei un bell'attrezzo da manicomio anche tu! " Bruce chiuse la porta e si fermò un momento in corridoio. Lo sfottò gli aveva bucato la corazza ed egli cercò di attutire la trafittura con la ragione. E' tutto finito. Quella là non può più farmi del male. Se lo ripeté con decisione, ricordando la donna... Non quella che aveva appena lasciato in camera, l'altra che era stata sua moglie. " Puttana! " ringhiò, e poi subito, come pentito: " Non la odio. Niente odio, niente desiderio, niente " 2. L'Atrio dell'hotel Grand Leopold II era affollato. C'erano poliziotti che ostentavano le armi, parlando a voce alta, appoggiati ai muri: con loro, donne di vario colore, dal nero al caffellatte, qualcuna già ubriaca; -alcuni belgi con lo sguardo incredulo dei profughi, una donna che piangeva cullando fra le braccia un bambino piccolo; altri bianchi in abiti civili, ma con l'occhio attento e vivo dell'avventuriero, che parlavano con africani in abiti europei; un gruppo di giornalisti in maniche di camicia che aspettavano, seduti a un tavolo, osservando con pazienza di avvoltoi. Tutti sudavano abbondantemente. Due piloti sudafricani, dall'altra parte dell'atrio, si misero a chiamare Bruce con larghi gesti. " Ciao, Bruce. Bevi un bicchiere? " " Ciao Dave, ciao Carl ", rispose questi salutando con la mano. " Adesso ho fretta. Stasera, magari. " " Andiamo via 'sto pomeriggio ", scosse la testa Carl Engelbrecht. " Torniamo la settimana prossima. " " Allora rimandiamo ", annuì Bruce, e uscì nell'Avenue du Kasai. Come mise piede fuori, gli intonaci bianchi degli edifici gli rifletterono tutto il caldo in faccia. Bruce sussultò e sentì il sudore colare forte sotto la tuta mimetica. Prese gli occhiali neri dal taschino e se li mise, poi attraversò la strada diretto al camion dove Mike lo aspettava, un Chevrolet da tre tonnellate. " Guido io, Mike. " " Okay. " Mike si fece da parte e Bruce salì sul camion. Partì subito.
" Mi dispiace per la scenata, Bruce. " " Niente di male. " " Non dovevo arrabbiarmi. " Bruce non rispose, stava guardando le case abbandonate di Avenue du Kasai. Erano state quasi tutte saccheggiate e segnate dal colpi di mortaio. Qua e là c'era una macchina bruciata, nera come uno scarafaggio morto. " Non dovevo lasciarmi provocare da quello stronzo. Ma sai com'è, la verità fa male. " Bruce restò zitto, limitandosi ad accelerare un tantino. Non voglio ascoltare, pensava. Non sono mica il tuo confessore. Non voglio sentire. Svoltò in Avenue l'Etoile, diretto verso lo zoo. " Aveva ragione, mi ha azzeccato al millimetro ", insisté Mike. " Abbiamo tutti i nostri guai, se no non saremmo qui. " E poi, per fargli cambiare umore: " Noi happy few, pochi e felici, tutti fratelli ". Mike sorrise e di colpo parve un ragazzo. " Almeno abbiamo la distinzione di svolgere la più antica professione maschile del mondo. Che bello fare il mercenario! " " Preferisco l'altra, quella femminile, è più divertente e meglio pagata ", rise Bruce, fermando il camion nel cortile di una casa a due piani. Scese. Fino a poco tempo prima era la residenza dell'amministratore delegato dell'Union Minière du Haut, ma adesso alloggiava la Special Striker Force, sezione D, comandata dal capitano Bruce Curry: le forze speciali d'assalto. Una mezza dozzina dei suoi soldati negri sedevano sul muretto della veranda, e quando Bruce salì i tre gradini gli urlarono il saluto diventato di moda da quando erano intervenute le forze dell'ONU. " U.N. Merde! " berciarono. " Ah! " ridacchiò Bruce, assaporando lo spirito di corpo che si era formato fra loro negli ultimi mesi. " La crema dell'esercito katanghese! " Offrì in giro le sigarette e si fermò a chiacchierare pigramente per qualche minuto prima di chiedere: " Dov'è il sergente maggiore? " Uno dei soldati gli indicò la porta a vetri e Bruce entrò seguito da Mike. Sui mobili di lusso era accatastata una quantità di materiale militare. Il camino di pietra era stracolmo di bottiglie vuote, un soldato russava sdraiato sul tappeto persiano, e uno dei quadri a olio appesi alla parete era stato tagliuzzato a colpi di baionetta e mostrava il bianco della tela. Un tavolino di legno pregiato aveva una gamba rotta e l'aria puzzava di soldati sporchi e sigarette da pochi soldi. " Ciao, Ruffy ", disse Bruce. " Arrivi giusto in tempo, capo ", sorrise il sergente maggiore Ruffararo dalla poltrona in cui stava spaparanzato. " Questi maledetti arabi non hanno più un soldo da
scommettere con me ", disse, indicando i soldati seduti al tavolo con lui. " Arabo " era l'insulto preferito da Ruffy e non aveva alcun rapporto con la nazionalità del soggetto. L'accento di Ruffy era sempre uno shock per Bruce. Parlava americano puro, perché era reduce da tre anni di studio in California, dove si era laureato in agraria, aveva contratto una sete prodigiosa di birra in bottiglia (preferibilmente Schlitz, ma anche tutte le altre andavano bene) e un tremendo scolo. Quest'ultimo ricordino, che costituiva il dono d'addio di una studentessa di Los Angeles, soleva tormentarlo più dolorosamente quando tracannava birra: riusciva a consolarsi soltanto buttando fuori dal bar il più vicino americano disponibile. Per fortuna succedeva di rado che un cittadino americano capitasse alla presenza di Ruffy insieme agli ettolitri di birra necessari a risvegliare il razzismo latente del sergente maggiore. L'espulsione degli sporchi bianchi yankee dai bar a opera di Ruffy costituiva un'esperienza indimenticabile sia per le vittime sia per gli spettatori. Bruce ricordava vividamente la notte all'hotel Lido in cui aveva assistito a uno dei più memorabili eventi di tal genere. Le vittime - tre - erano giornalisti di famose testate. Con l'avanzare della notte parlavano sempre più forte: un accento americano è così penetrante che Ruffy lo colse fin dall'altra parte della terrazza del bar dell'albergo. Si zittì, e in silenzio bevve l'ultimo enorme boccale di birra necessario a far traboccare il vaso della sua pazienza. Fatto ciò, si forbì il labbro superiore della schiuma e si alzò dal tavolo fissando il gruppetto di americani. " Ruffy, calmati. Ehi! " Fu come se Bruce non avesse neanche parlato. Ruffy si avviò verso la terrazza. I tre lo videro avvicinarsi e piombarono in un silenzio gravido di preoccupazione. E primo fu una specie di tiro di prova. Inoltre, il " missile " non era tanto aerodinamico avendo un pancione non certo uscito da una galleria del vento. Il lancio non superò i sei metri. " Ruffy, lasciali perdere! " aveva gridato Bruce. Nel getto successivo Ruffy mostrò qualche progresso, perché evidentemente si stava scaldando: ma gli venne a pallonetto, se non addirittura a campanile. Dieci metri. Il giornalista volò fuori della terrazza e atterrò sul prato sottostante col bicchiere vuoto ancora in mano. " Scappa, coglione! " gridò Bruce al terzo, ma questi era paralizzato dal terrore. Sicché Ruffy poté fare il record. Impugnatolo ben bene per la collottola e il fondo dei pantaloni, scagliò " l'attrezzo " a tutta forza, conscio di attingere il primato con un lancio perfetto, urlando " Gonorrea! " con trionfale potenza esplosiva.
Qualche tempo dopo, quando Bruce ebbe consolato i tre americani, e costoro si furono rimessi a sufficienza per apprezzare il fatto di aver partecipato a dei lanci da record, misurarono tutti insieme le distanze. Nei tre giornalisti nacque addirittura una simpatia da reduci per Ruffy, e passarono il resto della serata a offrirgli birra e a vantarsi dell'impresa di cui erano stati partecipi con tutti i nuovi venuti. L'ultimo, che era stato scagliato più lontano, voleva addirittura dedicare a Ruffy un articolo con foto e tutto. Verso la fine della serata si era montato la testa a sufficienza per caldeggiare l'inclusione del " lancio dell'uomo " nel programma dei giochi olimpici. Ruffy accolse lodi e birre con modesta gratitudine. E, quando il terzo americano si offrì quale attrezzo di un nuovo lancio, rifiutò adducendo che non scaraventava mai due volte la stessa persona. Nel complesso era stata una serata memorabile. A parte questi scivoloni occasionali, Ruffy era dotato del fisico più possente e del morale più gaio che Bruce avesse mai riscontrato in un mortale: non si poteva non apprezzarlo. Nel rifiutare il suo invito a una partita, non riuscì a trattenere un sorriso. " Abbiamo da fare adesso, Ruffy. Un'altra volta. " " Siediti, capo ", ripete il sergente, e Bruce sogghignò, rassegnato, accomodandosi sulla sedia di fronte al sottufficiale. " Facciamo solo un paio di giochetti intanto che parliamo di lavoro. " Mescolò e rimescolò le tre carte che aveva in mano. " Quanto vuoi scommettere? " disse chinandosi verso il suo comandante. " Un mille ", rispose Bruce in francese, mettendo la banconota da mille franchi sul tavolo: " Finiti questi, si va ". " Non c'è fretta ", lo tranquillizzò Ruffy. " Abbiamo tutta la giornata. " Mise sul tavolo le tre carte coperte. " Qui in mezzo c'è il vecchio re cristiano: basta che lo scopri e ti porti a casa il mille più facile che ti sei mai guadagnato, boss. " " E' in mezzo ", suggerì in un sussurro il soldato dietro a Bruce. " E' quella in mezzo. " " Non dar retta a quell'arabo rincoglionito, stamattina ha già perso cinquemila ", consigliò Ruffy. Bruce voltò la carta a destra. " Che scarogna ", sfotté Ruffy. " La donna di cuori! " Prese la banconota e se la mise nel taschino. " Quella bella puttana ci gode a farti sbagliare! " Ghignando, voltò la carta in mezzo mostrando il fante di picche, con baffetti e sguardo maligno. " Si fa scopare dal ganzo proprio sotto il naso del vecchio re. " Lo girò. " Vedi che stronzo, è pure voltato di là. " Il monarca infatti guardava dall'altra parte.
Bruce fissò le tre carte e sentì di nuovo la solita fitta. Lì c'era tutta la storia, compreso il nome dell'altro che era per l'appunto Jack. Non aveva i baffetti ma la barba, oltre a una jaguar rossa: e la sua donna di cuori non aveva affatto lo sguardo innocente della carta. Bruce parlò, seccato. " Ora basta, Ruffy. Prendi dieci uomini e vieni con me. " " Dove andiamo? " " Al magazzino a ritirare del materiale speciale. " Ruffy annuì e abbottonò la tasca dove teneva il mazzo di carte. Poi scelse i soldati che dovevano accompagnarli. Quindi chiese a Bruce: " Che dici, capo, avremo bisogno di un po. di vaselina? " Bruce esitò. Delle dieci casse di whisky che avevano preso come bottino di guerra in agosto, ne rimanevano soltanto due. Il potere d'acquisto di una bottiglia di vero Scotch era enorme, e Bruce esitava a servirsene se non in circostanze eccezionali. Ma ormai capiva che la possibilità di ottenere il materiale che gli serviva era diventata quanto mai remota, a meno che non avesse avuto qualcosa di irresistibile da proporre al sopracciò del magazzino. " Hai ragione, Ruffy. Prendi una cassa. " Ruffy si alzò dalla poltrona e s'infilò l'elmetto. I cinturini di cuoio pendevano ai lati del faccione nero e tondo. " Tutta una cassa? " ghignò guardando Bruce. " Cosa vuoi comprare, una nave da guerra? " " Quasi ", annuì Bruce. " Dài, va' a prenderla. " Ruffy scomparve nel retro della casa e tornò quasi subito con una cassa di Grant's Standfast sotto il braccio e una mezza dozzina di bottiglie di birra Simba nell'altra mano. " Se poi magari ci vien sete ", spiegò. I soldati salirono sul camion sbattendo le armi e lanciando scherzose maledizioni a quelli che restavano in veranda. Bruce, Mike e Ruffy si strinsero nella cabina. Ruffy mise la cassa di whisky sul pavimento e ci piazzò sopra i piedoni stivaluti. " Allora, com'è la storia, capo? " chiese, mentre Bruce svoltava di nuovo in Avenue l'Etoile. Bruce gli disse tutto e alla fine Ruffy fece un grugnito, senza compromettersi con ulteriori commenti. Poi stappò una birra coi denti. Un fiotto di schiuma gli cadde sulle cosce. " Ai ragazzi non piacerà affatto ", commentò offrendo la bottiglia aperta a Mike Haig, che rifiutò scuotendo la testa. " E chissà che casino scoppierà a Port Reprieve, quando preleveremo i diamanti. " Bruce girò la testa, guardandolo sbalordito. " Quali diamanti? " " Quelli che l'Union Minière draga dalle paludi ", rispose Ruffy. " Non crederai mica che ci mandino fin là per salvare quei pellegrini... Vogliono i diamanti, è chiaro. " All'improvviso Bruce si spiegò tante cose che l'avevano
lasciato perplesso. Gli tornò in mente una conversazione con un ingegnere dell'Union Minière. Gli aveva parlato delle tre draghe che lavoravano nel letto delle paludi di Lufira. La loro base era Port Reprieve, dove chiaramente avevano fatto ritorno allo scoppio della guerra. Sicché dovevano essere ancora lì. Con a bordo chissà quanti diamanti, frutto di quattro mesi di dragaggio. Poteva benissimo esserci qualcosa come mezzo milione di sterline in pietre grezze. Ecco perché il governo katanghese dava tanta importanza a quella spedizione: ecco perché mandava le forze speciali e non si rivolgeva all'ONU per la " missione umanitaria " di salvare i profughi. Bruce sorrise sardonicamente al ricordo delle nobili parole propinategli dal ministro degli Interni nell'incaricarlo della missione. " E' nostro dovere, capitano Curry. Non possiamo lasciare quella gente alla mercé dei baluba in rivolta. Abbandonarli ai cannibali sarebbe indegno di persone civili. " Tanti altri erano rimasti tagliati fuori, in remote missioni e avamposti governativi di tutto il Kasaì meridionale e il Katanga: della loro sorte non si sapeva niente da mesi, ma evidentemente il loro benessere era più che secondario a paragone di quello degli abitanti di Port Reprieve. Bruce portò nuovamente alle labbra la bottiglia di birra, guidando con una mano sola cercando di non perdere di vista la strada. Va bene, noi li andiamo a prendere e li riportiamo qua; poi qualcuno caricherà una cassetta di munizioni su un charter per Zurigo, e i diamanti finiranno in qualche conto numerato. Cosa me ne frega? Mi pagano per questo. " Non credo che sia consigliabile parlare dei diamanti ai ragazzi ", disse tristemente Ruffy. " Anzi, credo che sarebbe una pessima idea. " Bruce rallentò. Erano arrivati alla zona industriale, oltre i binari della ferrovia. Guardò gli edifici mentre passava, riconobbe quello che cercava e si fermò davanti al cancello. Suonò il clacson e una guardia venne a controllargli i documenti con grande attenzione. Soddisfatta, gridò infine qualcosa a qualcuno e il cancello si aprì. Bruce entrò in cortile e fermò il camion. Ce n'era già un'altra dozzina. Tutti inalberavano le insegne del Katanga ed erano circondati da soldati in uniformi madide di sudore. Un tenente-bianco si sporse da un altro camion e gridò: " Ciao, Bruce! " " Come va, Sergio? " gli rispose Bruce. " Roba da matti! Roba da matti! " Bruce sorrise. Per l'italiano, tutto era " roba da matti ". Bruce ricordava che in luglio, durante i combattimenti intorno al ponte, l'aveva dovuto coricare sul cofano di una Land Rover per estrargli con la baionetta una scheggia di granata dalla chiappa
pelosa. Anche quella era " roba da matti! " " Ci vediamo ", lo salutò poi Bruce, e andò con Mike e Ruffy al magazzino. Sulla porta c'era il cartello DEPOT ORDINANCE - ARMEE DU KATANGA e subito dentro, in un bugigattolo a vetri, sedeva un maggiore con un paio d'occhiali cerchiati d'acciaio, alla Gandhi, e una faccia nera da rospo gioviale. Alzò gli occhi su Bruce. " Non ", disse con decisione. " Non, non. " Bruce gli mise sotto il naso l'ordine di consegna e il maggiore lo scostò con gesto sprezzante. " Non abbiamo a disposizione questa merce. Non so cosa dirle. Niente da fare. Niente da fare. Ci sono priorità, circostanze da considerare. Impossibile, mi dispiace. " Tirò fuori un grosso incartamento dal cassetto e si mise platealmente a studiarlo, ignorando Bruce. " Questo ordine è firmato da Monsieur le Président ", fece notare con calma Bruce, e il maggiore mise giù l'incartamento e uscì dal bugigattolo. Si piazzò davanti a Bruce, con gli occhi all'altezza del suo mento, e dichiarò: " Fosse firmato dal Padreterno in persona, non servirebbe a niente lo stesso. Mi spiace, mi spiace molto davvero ". Bruce alzò gli occhi e per un attimo li lasciò vagare sulle montagne di materiale che conteneva il magazzino. Da dove si trovava riusciva a individuare almeno una ventina di articoli che gli servivano. Il maggiore notò quell'occhiata e cominciò a parlare in francese con tale concitazione che Bruce riuscì a capire solo " Non ". Lanciò un'occhiata significativa a Ruffy e il sergente maggiore fece un passo in avanti e mise un braccio sulla spalla dell'ufficiale, che continuava a berciare in francese. Amichevolmente, se lo portò fuori fino al camion. Aprì la porta della cabina e il maggiore con la faccia da rospo vide la cassa di whisky. Pochi minuti dopo, tolto il coperchio con la baionetta, controllato il sigillo dei tappi, tornarono dentro il magazzino con la cassa. " Capitano ", disse il maggiore prendendo la distinta che aveva lasciato sdegnosamente sul piano della scrivania. " Ora capisco che prima mi ero sbagliato. E' vero, qui c'è proprio la firma di Monsieur le Président. E' mio dovere darle la precedenza. " Bruce mormorò qualche ringraziamento e il maggiore gli fece un sorriso radioso. " Vi farò aiutare dai miei uomini. " " Troppo buono. Ma non si disturbi, ho qua i miei. " " Benissimo ", dichiarò il maggiore, e fece un largo gesto indicando il magazzino. " Prenda pure tutto quello che le serve. " 3
ANCORA una volta Bruce guardò l'orologio. Mancavano venti minuti alle sei dei mattino, la fine del coprifuoco. Fino ad allora avrebbe dovuto limitarsi a guardare Wally che finiva di far colazione. Era uno spettacolo abbastanza privo di fascino, perché Hendry era un mangiatore metodico ma disordinato. " Ma perché non tieni la bocca chiusa? " scattò Bruce, incapace di trattenersi oltre. " Mi occupo forse degli affari tuoi? " disse Hendry, fissandolo. Aveva le guance coperte da una peluria rossastra, e rossi erano anche gli occhi, dopo gli stravizi della sera prima. Bruce distolse lo sguardo e controllò un'altra volta l'ora. La tentazione suicida di ignorare il coprifuoco e avviarsi subito per lo scalo merci era molto forte. Ci voleva uno sforzo per resistere. Il meno che ci si potesse aspettare avventurandosi fuori prima dell'ora prevista era un arresto da parte di qualche pattuglia, con relativo ritardo di una dozzina di ore per chiarire la propria posizione. Il peggio era uno scontro a fuoco con i soldati di un altro reparto. Si versò un'altra tazza di caffè e lo bevve pian piano. L'impazienza, rifletté, è sempre stata uno dei miei difetti. Quasi tutti gli errori che ho commesso sono stati provocati da quella. Ma con gli anni sono un po. migliorato... A venti, volevo vivere la vita intera in una settimana. Adesso mi accontenterei di un anno. Finì il caffè e guardò l'ora un'altra volta. Mancavano cinque minuti. Si poteva rischiare, ormai. Ci volevano tutti solo per arrivare al camion. " Se siete pronti, signori... " disse, alzandosi dalla sedia e mettendosi lo zaino in spalla. Poi si avviò verso la porta. Ruffy li aspettava seduto su una pila di casse in un magazzino dello scalo merci dal tetto di lamiera. I suoi uomini, seduti intorno a una dozzina di fuochi accesi sul pavimento di cemento, stavano preparandosi la colazione. " Dov'è il treno? " " E' una buona domanda, capo ", si congratulò con lui Ruffy. Bruce emise un grugnito. " Doveva essere arrivato già da un pezzo! " protestò Bruce, e Ruffy alzò le spalle. " Doveva essere arrivato è un conto. E' arrivato è tutta un'altra cosa ", osservò. " Maledizione! Dobbiamo ancora caricare. Saremo fortunati se riusciremo a partire prima di mezzogiorno ", berciò Bruce. " Adesso vado dal capostazione. " " E' meglio che gli porti un regalino, capo. Abbiamo ancora una cassa. " " No, per l'inferno! " ruggì Bruce. " Vieni con me, Mike. " Lui e Mike attraversarono i binari, diretti verso la stazione
passeggeri. In fondo al marciapiede un gruppo di ferrovieri chiacchierava tranquillamente e Bruce piombò loro addosso, furente. Due ore dopo Bruce era sulla locomotiva col macchinista, un mezzosangue. Si avvicinavano lentamente allo scalo merci, sbuffando vapore. Il macchinista era un ometto grassoccio, con la pelle troppo scura per attribuirla a una semplice abbronzatura, e una bella dentiera di plastica bianca e rossa. " Monsieur, non vorrà mica andare a Port Reprieve? " gli chiese ansiosamente. " Sì. " " Chissà in che condizioni è la linea. Non ci passa un treno da quattro mesi. " " Lo so. Bisognerà procedere con cautela. " " C'è una barriera delle Nazioni Unite vicino al vecchio aeroporto ", protestò l'uomo. " Abbiamo il lasciapassare ", sorrise Bruce per tranquillizzarlo. Adesso che aveva il treno, il cattivo umore era passato. " Fermati vicino al primo magazzino. " Nel sibilo dei freni a pressione Bruce saltò giù, sul marciapiede di cemento. " Tutto bene, Ruffy. Cominciamo a caricare. " Bruce fece piazzare i tre carri scoperti dalle fiancate d'acciaio in testa al treno, come più facili da difendere. Da dietro il parapetto, che era dell'altezza giusta, i soldati potevano spazzare con i mitra i lati e i binari davanti. Seguivano poi i due vagoni passeggeri, che servivano da alloggio ufficiali e al ritorno avrebbero accolto i profughi. La locomotiva spingeva il convoglio da dietro, dove sarebbe stata meno vulnerabile e non avrebbe affumicato tutti. Le provviste furono caricate in quattro scompartimenti con i finestrini e le porte sbarrate. Poi Bruce dispose le difese. Sul tetto del primo vagone passeggeri ordinò di piazzare una mitragliatrice Bren circondata da sacchetti di sabbia e ne fece la sua postazione. Di lì dominava i carri merci scoperti, la locomotiva dietro, e anche il panorama circostante. Le altre mitragliatrici Bren le sistemò sul primo carro merci e ne affidò il comando a Hendry. Aveva ottenuto dal maggiore del magazzino tre dei nuovi apparecchi radio chiamati walkie-talkie: ne diede uno al macchinista, un altro a Hendry in testa al treno, e il terzo lo tenne per sé. In questo modo poteva considerare risolto il problema delle comunicazioni. Questi preparativi finirono verso mezzogiorno: Bruce si rivolse allora a Ruffy, che sedeva sui sacchetti di sabbia vicino a lui. " Tutto a posto? " " Tutto a posto, capo. " " Quanti soldati mancano? " Con l'esperienza aveva imparato
che era un sogno disporre di tutta la forza presente sulla carta. " Otto, capo. " " Fanno tre più di ieri; così ci restano solo cinquanta uomini. Credi che si siano dati alla macchia? " Cinque soldati avevano disertato con le armi il giorno del " cessate il fuoco ". Ovviamente erano andati nella giungla a unirsi alle bande di shufta dedite al brigantaggio lungo le strade maestre, che assalivano le auto isolate, picchiando i viaggiatori fortunati e ammazzando quelli che lo erano meno, violentando quando potevano e, in generale, divertendosi un sacco. " No, capo. Non credo, questi tre sono bravi ragazzi, Saranno andati a divertirsi alla cité indigène: scommetto che si sono dimenticati di guardare l'orologio. " Ruffy scosse la testa. " Ci vuole mezz'ora per andarli a recuperare: basta fare il giro dei casini. Vuoi che vada? " " No, non ne abbiamo il tempo se vogliamo arrivare a Msapa Junction prima di sera. Li andremo a cercare al ritorno. " Bruce si chiese se, dai tempi della guerra boera, ci fosse mai stato un altro esercito che trattava la diserzione con tanta disinvoltura. Prese in mano la radio e schiacciò il bottone per trasmettere. " Macchinista. " " Signorsì. " " Procedi, molto lentamente, fino al posto di blocco delle Nazioni Unite. Bada di fermarti nettamente al di qua del blocco. " " Signorsì. " Uscirono sferragliando sugli scambi dallo scalo merci, lasciando alla propria destra la zona industriale con i posti di blocco dell'esercito katanghese all'incrocio con Avenue du Cimetière, e inoltrandosi poi nei sobborghi finché Bruce distinse davanti a loro le posizioni delle Nazioni Unite e provò una certa inquietudine. Il lasciapassare che aveva nel taschino era firmato dal generale Rhee Singh, ma in quella guerra era già successo che gli ordini di un generale indiano non fossero stati trasmessi da un capitano sudanese a un sergente irlandese. L'accoglienza che potevano riservargli le truppe dell'ONU era talmente imprevedibile da autorizzare un po. di batticuore. " Spero che siano informati di noi. " Mike Haig si accese una sigaretta facendo sfoggio di indifferenza, ma studiò con grande attenzione i cumuli di terra di riporto dietro cui stazionavano le truppe. " Quei ragazzi hanno i bazooka e sono arabi irlandesi ", brontolò Ruffy " E credo sia la più folle qualità di arabi che ci sono in giro. Ti andrebbe un bel razzo sul muso, capo? " " No, grazie, Ruffy ", rifiutò Bruce, e schiacciò il pulsante della radio.
" Hendry! " Sul primo vagone, Wally Hendry prese in mano il walkie-talkie e si voltò verso Bruce. " Curry? " " Di' ai mitraglieri di star lontani dall'arma, e ai soldati di posare il fucile. " " Bene. " Bruce li vide eseguire l'ordine sollecitati energicamente da Wally Hendry. La tensione sul treno che si avvicinava piano alla barriera dell'ONU era palpabile. I soldati posavano il fucile con riluttanza e guardavano stolidamente a mani nude le linee delle Nazioni Unite. " Macchinista! " parlò nuovamente Bruce alla radio. " Rallenta. Fermati cinquanta metri prima della barriera. Ma se senti sparare, dai tutto vapore e portaci di là. " " Signorsì. " Davanti a loro non c'erano segni di comitati di ricevimento. Solo la barriera ostile di pali e bidoni sui binari. Bruce si mise in piedi sul tetto e alzò le mani in segno di neutralità. Ma fu un errore; quel movimento mutò l'umore dei suoi soldati, fino a quel momento passivo. Anche uno di loro alzò le braccia, ma con i pugni serrati. " U.N. - merde! " gridò, e immediatamente gli altri ripresero il grido. " U.N. - merde! U.N. - merde! " Era un grido bellicoso, e lo lanciarono dapprima ridendo, ma poi sul serio, con voce sempre più acuta. " Zitti, maledetti! " gridò Bruce e schiaffeggiò il soldato più vicino, ma quello non se ne accorse neanche. Nei suoi occhi brillava l'isteria contagiosa cui l'africano va così spesso soggetto; aveva raccolto il fucile e lo teneva stretto a torace; gridando, già il suo corpo cominciava a sussultare ritmicamente in frenesia. Bruce gli infilò le dita nell'elmetto e lo spinse in avanti di scatto per coprirgli gli occhi e scoprirgli la nuca, su cui assestò poi un colpo di judo. Il soldato lasciò andare il fucile e cadde sui sacchi di sabbia. Bruce alzò disperato lo sguardo. Sui vagoni scoperti in testa al treno l'isteria si stava diffondendo. " Fermateli! Hendry, de Surrier, fateli smettere, per l'amor di Dio! " Ma il grido di guerra soffocava le sue parole. Un soldato raccolse il fucile dal pianale. Bruce lo vide farsi largo a gomitate per affacciarsi al parapetto con l'intento di sparare, dopo aver inserito un proiettile in canna. " Mwembe! " Bruce lo chiamò per nome, ma la sua voce non riusciva a farsi udire. In due secondi la situazione poteva precipitare in un pandemonio di traccianti e colpi di bazooka. Sull'orlo del tetto, Bruce si fermò un attimo a valutare il salto, poi si lanciò. Atterrò giusto sulle spalle del soldato, sbattendolo a picchiar la faccia sul parapetto del vagone:
poi entrambi rotolarono sul pianale. Il soldato aveva il dito sul grilletto e, perdendo il fucile, fece partire il colpo. Un silenzio totale si abbatté sul treno dopo lo sparo, e Bruce ne approfittò per rialzarsi estraendo la pistola dalla fondina di tela. " Forza! " ansimò, minacciando i soldati che lo circondavano. " Fatemela adoperare! " Scelse un sergente e lo guardò negli occhi. " Tu! Sto aspettando te. Provati a sparare! " Alla vista della rivoltella l'uomo si rilassò pian piano e la luce di follia gli sparì dal volto. Abbassò gli occhi sbuffando, a disagio. Bruce guardò Ruffy e Haig sul tetto e alzò la voce. " Teneteli d'occhio e sparate al primo che ricomincia! " " D'accordo, capo. " Ruffy puntò il mitra sui soldati. " Allora, chi vuole andare all'altro mondo? " chiese allegramente, guardandoli. Ma già l'umore era cambiato. L'atteggiamento di sfida aveva lasciato il posto a un imbarazzo pecorile, mentre una conversazione fatta di bisbigli si sostituiva al silenzio. " Mike ", gridò Bruce, ancora preoccupato. " Chiama il macchinista! Vuole forzare lo sbarramento! " Infatti, aveva sentito il colpo e stava eseguendo gli ordini. Il treno filava sferragliando verso la barriera dell'ONU. Mike Haig afferrò il walkie-talkie, gridò l'ordine e subito si sentì il sibilo dei freni: il convoglio si fermò una trentina di metri prima della barriera. Pian piano Bruce montò di nuovo sul tetto del vagone coperto. " C'è mancato un pelo ", disse Mike. " Mio Dio! " Bruce scosse la testa, accendendosi una sigaretta con le mani che gli tremavano. " Altri venti metri e... " Poi si voltò e guardò freddamente i soldati. " Canaille! La prossima volta che avete voglia di suicidarvi fatelo da soli! " Il soldato che aveva steso stava rialzandosi a sedere sul pianale, massaggiandosi un brutto ematoma sull'occhio. " Amico mio ", Bruce si rivolse a lui, " più tardi faremo i conti, perché con te non ho ancora finito! " Poi guardò l'altro soldato, nel cerchio di sacchetti di sabbia accanto a lui, che si stava accarezzando la nuca. " E questo vale anche per te! Prendi i nomi, sergente maggiore. " " 'Gnorsì! " ruggì Ruffy. " Mike. " La voce di Bruce era tornata calma. " Vado a piedi fino al posto di blocco, quando ti do il segnale fai partire il treno. " " Non vuoi che venga con te? " chiese Mike. " No, tu resta qui " Bruce prese il fucile, se lo mise in spalla, scese dal treno per la scaletta e si avviò lungo i binari, facendo crocchiare la ghiaia sotto gli stivali. La spedizione cominciava bene, pensò. Una tragedia
evitata per un pelo prima ancora di lasciare la periferia della città. Meno male che gli irlandesi non avevano contribuito alla rissa con qualche colpetto di bazooka. Bruce guardò avanti, e oltre la trincea di terra battuta cominciò a distinguere degli elmetti. Adesso che non sentiva il vento in faccia aveva ricominciato a sudare. " Si fermi pure lì, mister ", gli disse una voce dal forte accento irlandese dal limite della trincea. Bruce si fermò su una traversina, in pieno sole. Adesso distingueva la faccia dei soldati sotto gli elmetti: erano ostili, niente affatto sorridenti. " Perché quello sparo? " gli chiese la voce. " Un incidente. " " Veda che non si ripeta o qualche sbaglio del genere possiamo farlo anche noi. " " Sarei il primo ad andarci di mezzo ", disse Bruce con un sorrisetto. L'irlandese continuò seccamente: " Qual è la vostra missione? " " Ho un lasciapassare, lo vuol vedere? " Bruce prese il foglio di carta dal taschino. " Qual è la vostra missione? " ripeté l'irlandese. " Andare a Port Reprieve a dar man forte agli abitanti che sono rimasti tagliati fuori. " " Sappiamo già di voi ", annuì l'irlandese. " Mi faccia vedere il permesso. " Bruce uscì dal binario, si arrampicò sullo spalto di terra battuta e porse il foglietto rosa all'irlandese. Era un capitano. Guardò rapidamente il foglio e poi parlò al sottufficiale che aveva al fianco. " Bene, sergente, faccia levare il blocco. " " Posso chiamare il treno? " chiese Bruce, e il capitano annuì ancora. " Ma badi che non vi siano altri incidenti. Sa, a noi non piacciono gli assassini prezzolati. " " Ma bravo! E poi che ve ne frega, a voi? Non è mica la vostra guerra. " Ciò detto, voltò le spalle al capitano e scese dalla piattaforma di terra. Poi segnalò a Mike Haig di far avanzare il treno. Il sergente irlandese e la sua squadra avevano liberato i binari e, mentre il treno sferragliava procedendo verso di lui, Bruce cercò di dominare la propria irritazione. L'offesa del capitano gli bruciava ancora. Assassino prezzolato: quello era, ovviamente. Può un uomo cadere più in basso? Quando il treno gli passò davanti, Bruce ci salì al volo, fece un saluto ironico al capitano irlandese e si arrampicò di nuovo sul tetto del vagone. " Nessun problema? " chiese Mike. " Un battibecco, ma niente di serio ", rispose Bruce, prendendo in mano la radio.
" Macchinista. " " Signore? " " Non dimenticare le mie istruzioni. " " Non supererò i quaranta all'ora e starò sempre pronto a una fermata d'emergenza. " " Bravo! " Bruce spense la radio e si sedette nel cerchio dei sacchetti di sabbia, tra Ruffy e Mike. Bene, pensò, eccoci finalmente in viaggio. Sei ore fino a Msapa Junction. Dovrebbe essere facile, fin lì. E più avanti.. Più avanti, lo sa Dio, lo sa solo Dio. C'era una curva, oltre la quale non si videro più le case bianche di Elisabethville, coperte dagli alberi. Erano già nella foresta. Dietro di loro, il fumo nero della locomotiva rotolava di lato fra gli alberi; da sotto saliva il ritmo delle ruote sui giunti. Davanti, i binari proseguivano dritti per chilometri e chilometri, scomparendo per effetto della prospettiva nel verde oliva della foresta. Bruce alzò gli occhi. Metà del cielo era sereno e dipinto dell'azzurro dei tropici, ma verso nord si vedevano delle nuvole sotto le quali c'era la cupezza della pioggia. Spuntò l'arcobaleno. Le nuvole grigie si spandevano sopra la terra come un branco di bufali pigri al pascolo. Bruce si slacciò la cinghia dell'elmetto e posò il fucile. " Gradisci una birra, capo? " " Ce l'avresti? " " Come no! " Ruffy chiamò un soldato che scese dentro il vagone e tornò con una dozzina di bottiglie. Ruffy ne apri due coi denti, versandone in schiuma una buona metà. " 'Sta birra è rabbiosa come una donna ", grugnì nel passare una bottiglia a Bruce. " Bagnata è bagnata ", disse Bruce' assaggiandola. Era calda, troppo dolce e piena di gas. " Questo sì! " disse Ruffy. Bruce guardò il vagone scoperto pieno di soldati. Si stavano sistemando per il viaggio. A parte i mitraglieri ai Bren, erano tutti quanti sdraiati o accucciati, nel rilassamento più totale. Molti erano in mutande. Un magrolino si era già addormentato sul pianale, col sole tropicale che gli batteva in faccia, servendosi dell'elmetto per cuscino. Bruce finì la birra e scagliò la bottiglia giù dal treno. Ruffy ne aprì un'altra e gliela mise in mano senza dire niente. " Perché andiamo così piano, capo? " " Gliel'ho ordinato io al macchinista, così possiamo fermarci in tempo se hanno divelto le rotaie. " " Già. I baluba potrebbero averlo fatto. Sono arabi infuriati. " La birra calda bevuta al sole aveva un effetto intorpidente su Bruce. Si sentiva più tranquillo, libero dalla necessità
di prendere decisioni e partecipare alla vita circostante. " Ascolta il discorso del treno ", disse Ruffy, e Bruce si concentrò sul clic-clac delle ruote sulle rotaie. " Sì, lo so. Puoi fargli dire quello che ti pare ", concordò Bruce. " E sa anche cantare! " continuò Ruffy. " C'è dentro della vera musica, senti! " Fece un profondo respiro, gonfiando il barile del torace, e cominciò a cantare. La sua voce era profonda, con una risonanza che destò l'attenzione degli uomini sul vagone scoperto, sotto. Quelli che si erano addormentati si svegliarono stirandosi. Un'altra voce si unì al canto, dapprima esitando, poi con più sicurezza: quindi altri si misero a cantare. Le parole non importavano, era al ritmo che non sapevano resistere. Avevano cantato insieme già tante volte, e, come in un coro affiatato, ogni voce trovava il suo posto, coi più bravi che guidavano il canto, cambiando tempo e improvvisando, accelerando, finché la canzone originaria si perse e diventò un canto tribale, che Bruce riconobbe per un canto di piantatori. Era uno di quelli che preferiva, e stette ad ascoltarlo beato, con la birra calda in mano, lasciandosi avvolgere dalla musica che, tra cori e assoli tenorili, chiamate e risposte, saliva a ritmiche ondate. E il treno continuava ad andare verso il settentrione grigio di nuvole e pioggia. A un tratto André uscì dal vagone coperto e, facendosi strada tra i soldati, raggiunse Hendry. I due cominciarono a parlare. André guardava intento e serio l'uomo più alto. " Bambola ", l'aveva chiamato Hendry, ed era una descrizione abbastanza appropriata di quella faccia effeminata dai grandi occhi nocciola: l'elmetto d'acciaio sembrava più grosso delle spalle. Chissà quanti anni ha, pensò Bruce, vedendolo scoppiare improvvisamente a ridere, col viso ancora rivolto in su verso quello di Hendry: forse non più di venti, e non ho mai visto uno che somigliasse meno a un killer prezzolato. " Come cazzo fa uno come de Surrier a trovarsi qua in mezzo? " diede voce ai pensieri, e di fianco a lui Mike rispose. " Quando è scoppiata la guerra era a Elisabethville e non poteva tornare in Belgio. Non so per quale ragione, ma credo di carattere personale. La sua ditta ha chiuso subito e immagino che questo sia l'unico lavoro che ha trovato. " " Quell'irlandese al posto di blocco mi ha chiamato assassino prezzolato. " Pensare al ruolo di André nella vicenda gli aveva fatto tornare in mente i fatti propri. " Prima non ci avevo mai pensato, ma credo che abbia ragione lui. E' quello che siamo. " Mike Haig tacque un momento, poi parlò con voce dura.
" Guarda queste mani! " Senza volerlo, Bruce le guardò subito, e per la prima volta si accorse che erano mani strette, dalle dita lunghe e affusolate, e possedevano una loro bellezza: mani da artista, insomma. " Guardale ", ripeté Mike flettendole un po. " Erano fatte per uno scopo ben preciso, per impugnare un bisturi, per salvare delle vite. " Le lasciò cadere sul mitra che aveva sulle cosce. Le dita lunghe e delicate contrastavano col metallo brunito dell'arma. " Ma guarda cosa impugnano ora! " Bruce si contorse, a disagio. Non aveva avuto la minima intenzione di provocare un altro psicodramma di Mike. Vecchio stronzo, cosa ti salta in testa? lo maledisse. Doveva saperlo benissimo, come tutti, che nell'esercito mercenario del Katanga non si parla del passato. Era tabù. Non esisteva. " Ruffy ", berciò Bruce. " Non vuoi far mangiare gli uomini? " " Subito, capo. " Ruffy aprì un'altra birra e la passò a Bruce. " Intanto prendi questa come aperitivo. " Sempre cantando, scese poi dal tetto del vagone. " Tre anni fa... Mi sembra che sia passata un'eternità ", continuò Mike, come se non fosse stato appena interrotto. " Tre anni fa ero un chirurgo e adesso... " Nel suo sguardo cupo passò un'ombra di desolazione. E Bruce provò pietà per il vecchio, giù nel profondo, dove teneva imprigionate tutte le emozioni. " Ero anche bravo. Uno dei migliori. Royal College. Harley Street. Guy's. " Mike rise amaramente. " Te lo figuri Mike Haig scarrozzato in Rolls dall'autista per andare al Royal College a tenere una lezione sulla mia tecnica avanzata di colecistectomia? " " Cosa ti è capitato? " La domanda gli era uscita da sola, e Bruce si accorse che la compassione stava raggiungendo il livello di guardia. " No, non dirmelo. Sono affari tuoi, non voglio saperlo. " " Ma io te lo dico, Bruce. Ci tengo, a volte serve sfogarsi. " All'inizio, pensò Bruce, anch'io ne volevo parlare, per sciacquar via il dolore con le parole. Mike tacque per qualche secondo. Sotto di loro il canto andava e veniva, mentre il treno continuava a correre nella foresta. " Mi ci sono voluti dieci anni di duro impegno per arrivare, ma alla fine ci sono riuscito. Lavoravo bene, lavoravo tanto e ne traevo le giuste soddisfazioni. Avevo una moglie di cui qualunque uomo avrebbe potuto andar fiero, una bella casa, molti amici, forse troppi; perché successo chiama amici, come una cucina sporca chiama scarafaggi. " Mike tirò fuori il fazzoletto e si asciugò la nuca dal sudare. " E quel genere di amici significa ricevimenti ", continuò.
" Ricevimenti alla fine della giornata di lavoro, quando sei stanco e hai bisogno dello stimolo che può darti così facilmente la bottiglia. Con l'alcool non ti accorgi di fregarti finché non sei fregato; finché non hai la bottiglia nel cassetto della scrivania; finché a un tratto anche il lavoro ne risente. " Mike tormentò il fazzoletto con le dita continuando ostinatamente a raccontare. " Poi di colpo te ne rendi conto. Quando al mattino ti trema la mano, e per colazione hai voglia solo di quello, e non puoi aspettare l'ora di pranzo perché prima devi operare e quello è l'unico modo di tornare ad aver la mano ferma. Ma te ne accorgi sul serio quando il bisturi ti scappa, tagli un'arteria e vedi il sangue sprizzare addosso a te, che stai li come paralizzato, mentre quello ti colora tutto il camice di rosso e si raccoglie a pozzanghere sul pavimento della sala operatoria. " La voce gli si ruppe, prese una sigaretta dal pacchetto e l'accese, ingobbito, con gli occhi cupi per il rimorso. Poi si raddrizzò e ricominciò a parlare con voce chiara. " L'avrai letto sul giornale, ne hanno parlato tutti per giorni. Ma allora non mi chiamavo Haig. Ho preso il nome dal whisky. " Gladys non mi abbandonò, naturalmente; era un tipo fatto così. Venimmo in Africa. Avevo ancora abbastanza da pagar l'anticipo per una piantagione di tabacco vicino a Salisbury. Due raccolti buoni ed ero fuori dal bere. Gladys aspettava il nostro primo figlio, che avevamo tanto desiderato entrambi. Tutto stava ricominciando ad andar bene. " Mike rimise il fazzoletto in tasca, e la voce minacciò di mancargli di nuovo: diventò bassa e roca. " Poi un giorno presi il camioncino e andai in paese. Sulla via del ritorno mi fermai al club. C'ero già stato spesso, ma stavolta fu diverso. Anziché mezz'ora, rimasi fino alla chiusura, quando mi sbatterono fuori: e tornando a casa avevo una cassa di whisky sul sedile accanto a me. " Bruce voleva farlo star zitto: immaginava il seguito e non voleva ascoltare. " Proprio quella sera cominciarono le piogge e i fiumi in piena inondarono la zona. Caddero i pali telefonici e restammo isolati. Alla mattina... " Mike si interruppe di nuovo e guardò Bruce. " Penso sia stato lo shock di rivedermi in quello stato, ma alla mattina Gladys entrò in travaglio. Era il primo figlio, e lei non era più giovanissima. Il travaglio non finì neppure il giorno dopo, solo che Gladys non aveva più la forza di gridare. Mi ricordo di aver provato una gran pace quando smise di gridare e di chiedere aiuto a me. Vedi, lei sapeva che avevo tutti gli strumenti necessari. Mi scongiurava di aiutarla. Me lo ricordo ancora: la sua voce, nella nebbia del whisky. Credo di averla odiata, allora. Credo di
ricordarmi che la odiavo: tutto è molto confuso, le urla, il liquore. Ma alla fine tacque. Non credo d'aver capito che era morta. Ero solo contento che tacesse e non desse più fastidio. " Abbassò gli occhi staccandoli da quelli di Bruce. " Ero troppo ubriaco per andare al funerale. Poi ho incontrato uno in un bar, non ricordo dove. Forse nel Copperbelt. Reclutava gente per l'esercito di Ciombé. Mi sono arruolato: non mi pareva ci fosse nient'altro da fare. " Nessuno dei due parlò finché un soldato portò da mangiare, panini al burro imbottiti di carne in scatola e cipolle sott'aceto. Mangiarono in silenzio ascoltando il canto dei soldati, e poi Bruce disse: " Non c'era bisogno di raccontarmelo ". " Lo so. " " Mike... " Bruce s'interruppe. " Sì? " " Volevo dirti che mi dispiace, se può esserti di qualche conforto... " " Lo è ", disse Mike. " Serve sempre non... Non sentirsi completamente soli. Tu sei simpatico, Bruce. " Aveva detto in fretta, di cuore, le ultime parole, e Bruce sobbalzò come se gli avessero sputato in faccia. Stupido, si rimproverò aspramente, ti sei scoperto troppo. A momenti lo lasciavi entrare nella guardia! Spietatamente, ricacciò la compassione, sbalordito per come era difficile, e quando prese in mano la radio ogni simpatia era svanita dal suo sguardo. " Hendry ", berciò nell'apparecchio, " non parlare troppo. Ti ho messo lì a guardare le rotaie. " Sul primo vagone Wally Hendry alzò gli occhi e gli indirizzò un gesto osceno, poi però si rimise a guardare in avanti. " E' meglio che vai a dargli il cambio ", disse Bruce a Mike. " Mandamelo qui. " Mike Haig si alzò e guardò in faccia Bruce. " Di che cosa hai paura? " gli chiese, perplesso. " Ti ho dato un ordine, Haig. " " E io lo sto eseguendo. " 4. L'APPARECCHIO li individuò nel tardo pomeriggio. Era un caccia a reazione Vampire dell'aviazione indiana e veniva da nord. Sentirono il rombo lontano e poi lo videro brillare in cielo come una scheggia di mica, sopra le nuvole temporalesche, davanti a loro. " Scommetto mille franchi contro uno stronzo di cane che questo qua non sa niente di noi ", disse Hendry eccitato, guardando il jet che virava puntando su di loro.
" Adesso ci ha visti, però ", disse Bruce. Rapidamente studiò le nuvole davanti a loro. Erano vicine: altri dieci minuti e le avrebbero raggiunte. Una volta là, sarebbero stati al sicuro dagli attacchi dal cielo, perché le nuvole erano plumbee e la pioggia fitta. Il caccia non li avrebbe più visti. Accese la radio. " Macchinista, avanti a tutto vapore. Portaci dentro il temporale. " " Oui, monsieur ", rispose quello, e quasi subito il ciufciuf della locomotiva accelerò il ritmo. Anche quello delle ruote sui binari cambiò. " Guarda che viene ", ruggì Hendry. Sullo sfondo plumbeo delle nubi il caccia era una macchia che ingrossava in fretta. Bruce girò la manopola della sintonia per trovare la frequenza del pilota. Provò quattro lunghezze d'onda e su ognuna sentì solo scariche elettrostatiche. Ma la quinta gli portò la cantilena gentile dell'indostano. Bruce non capiva niente, salvo che il tono del pilota era perplesso. La radio tacque mentre il pilota ascoltava la risposta dalla base di Kamina, che loro non riuscivano a captare; poi si sentì una breve risposta affermativa. " Viene a darci un'occhiata da vicino ", disse Bruce, alzando la voce. " Tutti al riparo, e restateci. " Non intendeva rischiare un'altra spontanea manifestazione di amicizia. Il jet arrivò a mezza forza, ma ugualmente velocissimo, lasciandosi molto indietro il suo stesso rumore. Sembrava uno squalo sopra la foresta. Poi Bruce distinse nell'abitacolo la testa del pilota, e riuscì perfino a coglierne la fisionomia. Era molto scuro di pelle e aveva dei baffetti da fante di picche sotto il casco argenteo. Era così vicino che Bruce si accorse del momento esatto in cui capiva che erano katanghesi, mostrando per un attimo il bianco degli occhi e curvando le labbra in un'imprecazione che la radio di Bruce raccolse nello stesso istante. Ma già il reattore impennava, virando, mostrando la gonfia pancia bianca e i razzi sotto le ali. " Devono essergli venuti i capelli bianchi di colpo ", rise Hendry. " Dovevi lasciare che gli sparassi subito. A questa distanza lo beccavo dritto nell'occhio sinistro. " " Provaci quando torna ", lo rassicurò amaro Bruce. La radio gracchiava, costernata, mentre il jet faceva il giro del cielo. Bruce tornò in fretta sulla loro frequenza. " Macchinista, non puoi andare un po. più forte? " " Monsieur, non vorrei sbiellare, non è mai andato così forte sa? " Ancora una volta Bruce si sintonizzò sul caccia e risentì la voce eccitata del pilota. Era a una quindicina di chilometri, e stava virando. Bruce diede un'occhiata alle nuvole. Si avvicinavano, ma con maestosa solennità. " Se torna ", gridò Bruce ai soldati, " non è certo per
darci un'altra occhiata. Sparate appena è a tiro. Non risparmiate le munizioni, bisogna cercare di fargli sbagliar mira. " Tutti guardavano in su, provando l'inferiorità di chi, legato alla terra, vede un padrone del cielo. André inghiottiva a denti stretti, con gli occhi spalancati. " Forza, stronzo, vieni giù! " ringhiava Hendry, impaziente. Si sputò sul palmo della mano destra e poi se lo pulì sulla camicia. " Vieni, vieni che ti aspettiamo. " Col pollice continuava a mettere e togliere la sicura del fucile. A un tratto la radio tornò a gracchiare. Due parole soltanto - ovviamente la risposta a un ordine -, e una Bruce la capì. Gli si era stampata in mente in un'altra indimenticabile occasione. Era la parola attacco, in indostano. " Va bene, attenti ", disse alzandosi. " Arriva! " Il vento gli sbatteva le falde della camicia. Allacciò bene l'elmetto e inserì un caricatore nel suo FN. " Vai sotto, Hendry ", ordinò. " Da qui ci vedo meglio. " Hendry se ne stava accanto a lui, a gambe larghe per assorbire gli scossoni del treno. " Come vuoi. Ruffy, va' al riparo. " " Fa troppo caldo in quella scatoletta ", ghignò il grosso negro. " Sei un arabo matto anche tu ", disse Bruce. " Sicuro, siamo tutti arabi matti. " Il caccia picchiò sulla foresta e si preparò ad attaccarli dal fianco. Era ancora lontano qualche chilometro. " Questo qui è un pivello. Se era furbo veniva basso da dietro, faceva fuori la locomotiva e ci guardava spararci addosso. Invece, così, possiamo provarci tutti a buttarlo giù ", gongolò Hendry. Silenziosamente, rapidamente, l'aereo si avventava su di loro, quasi sfiorando la cima degli alberi. Poi di colpo il cannoncino sul muso brillò sparando scintille giallo limone, e l'aria si riempì del rumore di mille frustate. Immediatamente, tutte le armi del treno risposero al fuoco. I traccianti delle mitragliatrici Bren si rincorrevano per incontrare il caccia e i fucili automatici si univano al fracasso che cancellava quello del cannoncino. Bruce mirò con cura, ma senza riuscire a inquadrare bene l'apparecchio per via degli scossoni del treno. Poi premette il grilletto e il mitra gli rimbalzò sulla spalla. Vedeva volare via i bossoli con la coda dell'occhio: l'odore della cordite gli colpì le nari. L'apparecchio, deviò leggermente per evitare il torrente di fuoco. " E' un cagasotto! " berciò Hendry " Quel bastardo se la fa addosso! " " Sparate! " ruggì Ruffy. " Continuate a sparare! " Il caccia sollevò il muso, sparando quindi alto col cannoncino. Ma poco dopo tornò ad abbassarlo e fece partire
i quattro razzi che aveva sotto le ali. Di colpo dal treno quasi tutti smisero di sparare e cercarono di ripararsi: solo dai tre sul tetto del vagone continuò il fuoco difensivo. Sibilando come quattro diavoli imbrigliati insieme, lasciandosi dietro quattro scie parallele di fumo bianco, i razzi percorsero mezzo chilometro nel tempo che ci vuole per fare un respiro profondo, ma il pilota aveva avuto troppa fretta di sparare. Colpirono la massicciata. L'esplosione fece cadere Bruce all'indietro. Rotolando, cercò invano, disperatamente, di attaccarsi al tetto liscio, le dita trovarono infine la gronda ed egli ci rimase attaccato con una mano, mezzo strangolato dalla cinghia del mitragliatore, vedendo fuggir via le traversine sotto di sé. Ruffy lo prese per il bavero e lo tirò su come un bambino. " Dove volevi andare, capo? " Aveva il faccione rotondo tutto grigio di polvere, ma rideva contento. Bruce ebbe la sensazione che per farlo sobbalzare bisognasse fargli scoppiare sotto il naso almeno una cassa di dinamite. Inginocchiato sul tetto del vagone, Bruce cercò di riprendersi un po. Vide che la fiancata di legno del vagone vicino al punto in cui era esploso il razzo, era mezzo sfondata, e il tetto era pieno di terra e ciottoli. Hendry era seduto accanto a lui, scuoteva la testa piano qua e là, con un rivolo di sangue sulla guancia e gli occhi attoniti. Anche sul vagone i soldati erano nelle stesse condizioni, ma il treno continuava a correre verso le nuvole temporalesche, e il fumo dell'esplosione era ormai parecchio dietro di loro. Bruce si alzò freneticamente in piedi e cercò l'apparecchio in cielo. Lo vide molto alto, sopra la massa di nuvole. La radio non aveva risentito dell'esplosione, protetta dai sacchetti di sabbia. Bruce la prese e schiacciò il pulsante di trasmissione. " Macchinista, tutto bene? " " Macché, sono preoccupatissimo! C'è... " " Non solo tu ", tagliò corto Bruce. " Pensa a far filare il treno. " " Oui, monsieur. " Poi passò alla frequenza del caccia. Anche se gli fischiavano ancora le orecchie per lo scoppio, notò una differenza nel tono di voce del pilota. Parlava più lentamente, come se a volte gli mancasse il fiato. E' spaventato o ferito, pensò Bruce, ma fa in tempo a fare un altro attacco prima che arriviamo alle nuvole. Ormai il cervello gli si stava schiarendo in fretta, e comprese l'assoluta impreparazione dei suoi uomini. " Ruffy! " gridò. " Rimettili in piedi! E pronti a far fuoco! L'aereo torna subito! " Ruffy saltò nel vagone scoperto e Bruce sentì il rumore degli schiaffi che distribuiva ai soldati per riscuoterli dallo stordimento. Bruce lo seguì e andò a fare lo stesso lavoro nell'altro carro scoperto.
" Haig, dammi una mano, bisogna che si sveglino! " Questi soldati, più lontani dal punto dell'esplosione, si ripresero con più facilità e si affollarono alla fiancata, ricaricando le armi, bestemmiando, senza l'espressione attonita di poco prima. Bruce si voltò indietro. " Ruffy, ci sono feriti lì? " " Un paio di graffi, niente di grave. " Sul tetto del vagone, Hendry si era rialzato in piedi con la faccia insanguinata e il mitra imbracciato. Guardava l'apparecchio. " Dov'è André? " chiese Bruce a Haig incontrandolo in mezzo al vagone. " Là davanti. Credo sia ferito. " Bruce proseguì e trovò André raggomitolato in un angolo, con le mani sulla faccia e il mitra abbandonato sul pianale. Scuoteva le spalle come in preda a un gran dolore. Gli occhi, pensò Bruce, è ferito agli occhi. Lo raggiunse e gli tirò via le mani dalla faccia, aspettandosi di vedere il sangue. Andrè stava piangendo, le guance tutte bagnate e le ciglia imperlate di lacrime. Per un attimo Bruce rimase a guardarlo, poi lo prese per il bavero e lo tirò in piedi. Raccolse il mitra di André: era freddo, non aveva sparato neanche un colpo. Spinse il belga da una parte e gli rimise il mitra in mano. " De Surrier ", ringhiò, " la prossima volta ti starò vicino. Se lo rifai, ti sparo. Hai capito? " " Mi spiace, Bruce. " André aveva le labbra gonfie: se le era morsicate. Aveva la faccia molle di pianto e bianca di paura. " Mi dispiace, non sono riuscito a evitarlo. " Bruce l'ignorò e tornò a dedicare la sua attenzione al caccia. Stava virando per attaccare di nuovo. Viene ancora di fianco, pensò, e stavolta ci frega. Non può sbagliare due volte di seguito. Lo guardarono ancora scivolare silenziosamente tra due alte montagne di nuvole bianche e allinearsi appena sopra gli alberi della foresta. Piccolo, agile e mortale, volava rapidamente incontro al treno. Uno dei mitraglieri aprì il fuoco col Bren, sparando traccianti come infilasse una collana di perline. " Troppo presto ", mormorò Bruce. " E' fuori tiro di almeno due chilometri. " Ma l'effetto fu immediato. Il caccia oscillò, rischiò di schiantarsi sugli alberi, corresse esageratamente l'assetto e perse la linea di tiro. Dal treno si alzò una salva di derisione che si perse subito nel fracasso delle armi che sparavano tutte insieme. Il caccia sparò i rimanenti razzi senza neanche mirare, alla cieca, disperatamente. Poi subito cabrò, entrando nelle nuvole ormai quasi sopra di loro. In breve non si sentì neanche più.
Ruffy stava eseguendo una danza di trionfo e agitava il mitra sopra la testa. Hendry, sul tetto, insultava le nuvole in cui era svanito l'apparecchio, mentre una mitraliatrice sparava ancora brevi raffiche trionfali. Qualcuno lanciava il grido di guerra dei katanghesi, altri lo riprendevano. Si unì lanciando un fischio anche il macchinista, e lo ripeté più volte, emanando bianchi sbuffi di vapore. Bruce mise il fucile in spalla, tolse l'elmetto e si accese una sigaretta, guardando gli uomini abbandonarsi alla gioia dello scampato pericolo. Vicino a lui, André si sporse dalla fiancata e vomitò. Un piccolo fiotto gli uscì anche dal naso. Si pulì col dorso della mano. " Scusami, Bruce. Mi dispiace, mi dispiace proprio ", sussurrò. Ed eccoli sotto le nuvole. Il fresco improvviso li investì come lo spiffero di un frigo aperto. I primi goccioloni colpirono Bruce sulla guancia e poi lavarono via tutto, polvere e puzza di cordite, sudore e paura. La faccia di Ruffy tornò a splendere come un pezzo di carbone lucido. Bruce sentiva la camicia incollata alla schiena. " Ruffy, due serventi a ogni mitragliatrice. Gli altri possono entrare nei vagoni coperti. Cambio ogni ora. " Girò il fucile con la canna verso il basso. " De Surrier, puoi andare dentro, e anche tu, Haig. " " Resto con te, Bruce. " " Va bene. " I soldati rientrarono ridendo e scherzando nel vagone, e Ruffy venne a portare un telone per ripararsi. " Le radio sono al coperto e se non hai bisogno di me, capo, adesso entrerei anch'io. C'è li uno di 'sti arabi che ha in tasca quasi ventimila franchi, e penso di insegnargli qualche giochetto con le carte. " " Uno di questi giorni spiegherò bene ai ragazzi la storia del re cristiano. Gli farò notare che le probabilità sono tre a uno ", minacciò Bruce. " Non te lo consiglio ", disse serio Ruffy. " Non gli fa bene avere in tasca tutti quei soldi, li aiuta soltanto a cacciarsi nei guai. " " Allora va' pure. Ti chiamo dopo ", concesse Bruce. " Digli che sono stati bravi e che sono orgoglioso di loro. " " Sì, glielo dirò ", promise Ruffy. Bruce prese la radio. " Macchinista, rallenta o fai scoppiare la caldaia! " Il treno si mise al trotto e Bruce, avvolgendosi nel telone, si sporse a vedere il danno prodotto dal razzo. " Tutti i finestrini rotti da questa parte e la fiancata un sfondata ", borbottò. " Ma l'abbiamo scampata bella." " Che miserabile guerra da operetta ", berciò Mike Haig. " Ha ragione quel pilota: perché rischiare la pelle,
se non sono affari tuoi? " " Era ferito ", buttò lì Bruce. " Credo che l'abbiamo preso al primo passaggio. " Poi restarono zitti, mentre la pioggia sbatteva sulle loro facce, stringendo gli occhi a guardare i binari davanti al treno. Gli uomini alle mitragliatrici si coprirono coi teli mimetici, ormai dimentichi del giubilo trionfante di dieci minuti prima. Sono come i gatti, pensò Bruce guardandoli ripararsi. Non sopportano di bagnarsi. " Sono già le cinque e mezzo ", disse infine Mike. " Ce la facciamo ad arrivare a Msapa Junction prima di sera? " " Con questo tempo alle sei farà buio. " Bruce guardò le nuvole basse che portavano l'oscurità anzitempo. " Non intendo rischiare di viaggiare col buio. Siamo quasi in territorio baluba e non possiamo usare il faro della locomotiva. " " Allora ci fermiamo? " Bruce annuì. Che domanda stupida, pensò irritato. Poi capì che l'irritazione era una reazione al pericolo appena passato, e parlò per fare ammenda. " Ormai non possiamo essere più tanto lontani. Se ripartiamo domattina presto, raggiungeremo Msapa prima che il sole si alzi troppo. " " Dio mio, che freddo ", si lamentò rabbrividendo Mike. " O fa troppo caldo o troppo freddo ", concordò Bruce. Sapeva che era il sollievo a renderlo così garrulo. Ma non cercò di trattenersi. " E' una delle belle cose di questo nostro pianeta: non c'è niente di moderato. O fa troppo caldo o troppo freddo, o hai fame o hai mangiato troppo, o sei innamorato o odì il mondo intero... " " Come te? " chiese Mike. " Maledizione, Mike, sei peggio di una donna! Non sei capace di fare un discorso senza metterci subito qualcosa di personale? " sbottò Bruce. Capì che stava per arrabbiarsi. Aveva freddo, era troppo irritabile e aveva voglia di fumare. " Le teorie oggettive hanno sempre bisogno di applicazioni e conferme soggettive ", osservò Mike con un sorriso divertito che aleggiava tra le rughe del volto. " Sì, ma finiamola, non ho voglia di parlare di cose personali ", sbottò Bruce: ma subito si mise a farlo. " L'umanità mi fa star male, non appena ci penso un po. troppo. De Surrier che vomita il cuore per la paura, quella bestia di Hendry, tu che cerchi di star lontano dall'alcool, Joan... " Si interruppe di colpo. " Chi è Joan? " " Ti chiedo forse gli affari tuoi? " disse Bruce facendo ricorso alla replica standard a tutte le domande di carattere personale in vigore nell'esercito mercenario del Katanga. " No, sono io che ti chiedo i tuoi... Chi è Joan? "
E va bene, glielo dirò. Visto ebe lo vuol sapere, glielo dirò. Era arrabbiato. " Joan è la puttana che avevo sposato. " " E' questo allora! " " Sì, proprio questo. E adesso lo sai, sicché puoi lasciarmi in pace. " " Ragazzini? " " Due... Un maschio e una femmina. " La rabbia era sfumata dalla voce di Bruce, e il dolore nudo e crudo tornò a investirlo, per un momento. Poi si riprese e parlò in tono normale. " E niente di tutto ciò importa niente. Per quello che mi riguarda l'intera razza umana - tutti quanti - può andare al diavolo. Non mi interessa più. " " Quanti anni hai, Bruce? " " Ma lasciami in pace, maledetto te! " " Quanti anni hai? " " Trenta. " " Parli come un adolescente. " " E mi sento molto, molto vecchio. " Mike non aveva più l'espressione divertita quando chiese: " Cosa facevi prima di arruolarti? " " Dormivo, respiravo, mangiavo... E mi facevo mettere i piedi in testa. " " Di che ti occupavi per vivere? " " Legge. " " Avevi successo? " " Cosa intendi? Se guadagnavo soldi? Allora, la risposta è sì. " Abbastanza da pagare la casa e la macchina, pensò amaramente, contendere legalmente la custodia dei bambini, e infine permettermi il divorzio. Ma per questo, naturalmente, ho dovuto cedere lo studio. " E allora vedrai che tutto si sistemerà ", gli disse Mike. " Se hai avuto successo una volta, saprai riottenerlo non appena superato lo shock. Quando avrai risistemato la tua vita accogliendovi persone capaci di renderti di nuovo forte. " " Io sono forte adesso, Haig. Sono forte proprio perché nella mia vita non c'è nessuno. E' l'unica maniera in cui si può essere sicuri, star soli. Liberi e soli. " " Forte! " Per la prima volta nella voce di Mike vibrò l'indignazione. " Da soli non si è un bel niente! Da solo sei così debole che potrei spazzarti via con una pisciata! " Poi l'ira svanì e Mike proseguì con calma: " Ma lo scoprirai tu stesso... Sei uno dei fortunati. Tu attrai le persone. Non sei condannato alla solitudine. " " Be', comunque sarà questa la mia condizione d'ora in poi. " " Vedremo ", mormorò Mike. " Sì, vedremo ", concordò Bruce, sollevando il telo che
copriva la radio. " Macchinista, per stanotte ci fermiamo qui. E' troppo buio per proseguire con sicurezza. " 5. RADIO BRAZZAVILLE arrivava appena udibile, tra le scariche elettrostatiche provocate dalla pioggia che ancora cadeva e dai tuoni che rotolavano per il cielo come il carico nella stiva di una nave destinata ad affondare. " ... Il nostro corrispondente da Elisabethville ci informa che oggi elementi dell'esercito katanghese nella regione del Kasai meridionale hanno violato la tregua sparando contro un caccia dell'ONU. L'apparecchio, un Vampire dell'aviazione indiana, è comunque riuscito ad atterrare alla base di Kamina. Le condizioni del pilota, ferito da armi leggere, sono abbastanza buone. " Il comandante delle truppe dell'ONU nel Katanga, generale Rhee, ha inviato un'energica nota di protesta al governo katanghese... " La voce dell'annunciatore fu sovrastata dalle scariche. " L'abbiamo beccato! " esclamò tutto contento Waly Hendry. La scalfittura sulla guancia aveva formato una crosta nera dagli orli rossi. " Sta' zitto ", sbottò Bruce. " Stiamo cercando di sentire qualche notizia. " " Tanto adesso non si sente un cazzo. André, c'è una bottiglia nel mio zaino. Va' a prenderla! Voglio bere alla salute di quel cinesino con una pallottola su per il... " La radio smise di scaracchiare e la voce dello speaker risuonò chiara. " ... Alla missione di Senwati, a settanta chilometri dal porto fluviale di Port Reprieve. Un portavoce del governo centrale congolese ha negato che in questa zona operino truppe regolari, e si teme che si tratti di una grossa banda di disertori armati dediti al brigantaggio che approfittano dell'instabilità della regione... " Ancora una volta le scariche elettrostatiche sommersero la trasmissione. " Maledetta radio del cazzo ", imprecò Bruce, cercando di sintonizzarla meglio. " ... Ha dichiarato oggi che ricognizioni aeree confermano la rimozione da Cuba delle apparecchiature missilistiche sovietiche... " " Non c'è altro che ci può interessare ", disse Bruce spegnendo la radio. " Che casino! Ruffy, dov'è la missione di Senwati? " " Al margine delle paludi, vicino al confine rhodesiano. " " A settanta chilometri da Port Reprieve ", ripeté Bruce, senza curarsi di mostrare la propria preoccupazione. " In linea d'aria, capo; per la strada saranno almeno il doppio. "
" Sicché con questo tempo, e considerato che si fermeranno spesso a saccheggiare qua a là, ci metteranno tre o quattro giorni ", calcolò Bruce. " Possiamo fargliela sotto il naso. Se arriviamo a Port Reprieve domani sera e riusciamo a ripartire la mattina dopo... " " Perché non tiriamo dritto, stanotte? " chiese Hendry staccandosi un attimo dalla bottiglia. " E' meglio andare avanti che star qui a farsi mangiare dalle zanzare. " " Invece restiamo, perché non sarebbe un grande affare far deragliare il treno per colpa del buio ", disse Bruce. Poi si rivolse nuovamente a Ruffy. " Stanotte guardie di tre ore, sergente maggiore. Il tenente Haig comanderà il primo turno, Hendry il secondo, de Surrier il terzo e io quello dell'alba. " " Okay, boss. Intanto vado a sincerarmi che i ragazzi non dormano. " Lasciò lo scompartimento. Sotto i suoi piedi, nel corridoio, crocchiarono i vetri rotti dei finestrini. " Vado anch'io ", disse Mike, alzandosi e mettendosi il telo in spalla. " Non consumare le batterie dei riflettori, Mike. Da' un'occhiata in giro ogni dieci minuti o che. " " Okay, Bruce. " Mike si rivolse a Hendry. " Ti chiamo alle nove. " Wally annuì, sfottendo il suo accento da Circolo della Caccia. " Pevché dovvà pavlave sempve così quel vecchio stvonzo? " Nessuno gli rispose. Tirò su la camicia sulla schiena. " Cos'è che ho qui dietro, André? " " Un foruncolo. " " Forza allora, schiaccialo. " Bruce si svegliò a notte alta, tutto sudato, con le zanzare che gli ronzavano intorno alla faccia. Fuori stava ancora piovendo. Di tanto in tanto il riflettore sul tetto illuminava di rimbalzo l'interno. Mike Haig era sdraiato su uno degli ultimi sedili. Aveva la faccia lucida di sudore e continuava a rigirare la testa sul cuscino. Digrignava i denti, un rumore cui Bruce si era ormai abituato, e che preferiva al russare di Hendry. " Povero cristo ", sussurrò. Sul sedile vicino, André de Surrier gemette. Nel sonno sembrava un bambino, col ciuffo soffice di capelli neri sulla fronte. 6. SMISE di piovere all'alba e il sole cominciò a scottare ancor prima di essere sorto del tutto. Dalla foresta gocciolante si alzò una foschia tiepida. Man mano che si proseguiva verso nord la vegetazione diventava sempre più fitta, una vera giungla dove gli alberi e il sottobosco sembravano
quasi impenetrabili rispetto ai dintorni di Elisabethville. Nella nebbiolina Bruce distinse il serbatoio dell'acqua di Msapa Junction che si ergeva come un faro sopra quel mare verde, argenteo, con venature color ruggine. Dietro l'ultima curva le poche case del paese apparvero tutte. Avevano l'aria desolata che sogliono avere le abitazioni umane quando stanno per essere inghiottite dalla giungla. Accanto ai binari sorgeva la torre dell'acqua e la carbonaia in cemento. Poi veniva la stazione, di legno e lamiera, con la grossa insegna sopra la veranda: MSAPA JUNCTION - M 963 slm Un viale di casia flora con le foglie verde scuro e fiori arancione e, al limitare della foresta, una fila di casette. Una era ridotta a un cumulo di rovine carbonizzate. I giardinetti abbandonati da tre mesi si distinguevano appena dalla giungla. " Macchinista, fermati a fare rifornimento d'acqua. Hai un quarto d'ora per riempire la caldaia. " " Grazie signore. " Con un ultimo sbuffo esausto la locomotiva si piazzò di fianco alla torre. " Haig, prendi quattro uomini e va' a dare una mano al macchinista. " " Okay, Bruce. " Bruce riprese in mano la radio. " Hendry " " Olà. " " Prendi sei uomini e va' a vedere se in quelle case c'è qualcuno. Da' un'occhiatina anche ai margini della foresta, non vorrei che ci capitassero visite inaspettate. " Wally Hendry segnalò di aver capito con un gesto della mano dal vagone di testa, e Bruce proseguì: " Passami de Surrier ". Guardò Hendry porgere la radio ad André. " De Surrier, in assenza di Hendry sei responsabile della difesa dei vagoni. Copri Hendry ma non perdere di vista l'altro lato della foresta perché potrebbero venire anche di lì. " Bruce spense la radio e si rivolse a Ruffy. " Sta' qua sul tetto, Ruffy. Vado a far sbrigare quelli che fanno acqua. Se vedi qualcosa di strano, non stare a mandarmi una cartolina, comincia subito a sparare. " Ruffy annuì. " To', portati dietro un po. di colazione ", disse dandogli una bottiglia di birra sturata coi denti. " Meglio che uova al bacon ", accettò Bruce. Poi scese sul marciapiede della stazione. Sorseggiando la birra, costeggiò il treno fino alla torre dell'acqua, su cui vide il macchinista con Mike. " E' vuota? " gridò. " Mezza piena, sufficiente per una bella doccia, se
vuoi ", rispose Mike. " Non tentarmi! " L'idea era molto attraente, perché già si accorgeva di puzzare, e aveva gli occhi cisposi e gonfi per le punture delle zanzare. " Il mio regno per un bagno! " Si passò le dita sulle guance ispide di barba. Li guardò far arrivare sopra la locomotiva il bocchettone della pompa di tela gommata. Il macchinista grassoccio si arrampicò per inserirlo nella caldaia. Un grido alle spalle fece voltare di scatto Bruce. Vide la pattuglia di Hendry tornare dalle case. Avevano fatto due prigionieri. " Si nascondevano nella prima casa ", gridò Hendry. " Hanno cercato di scappare nella foresta. " Ne pungolò uno con la baionetta. La bambina lanciò uno strillo e si contorse tra le mani del soldato che la teneva. " Ehi, basta ", disse Bruce mentre Hendry si preparava a punzecchiarla ancora con la baionetta. Andò loro incontro. Diede un'occhiata ai due ragazzini. La bambina era prossima alla pubertà, aveva seni appena accennati che sembravano punture di insetti, gambette sottili con le ginocchia troppo grosse a paragone delle cosce e dei polpacci magri. Indossava solo un gonnellino di tela stampata fermato con una cintura di corteccia. I tatuaggi tribali le segnavano di fiere cicatrici il torace, le guance e la fronte. " Ruffy ", chiamò Bruce. " Riesci a parlare con loro? " Ruffy prese il maschietto e lo fece salire in cima al treno. Se lo mise sulle ginocchia. Era più piccolo della bambina, sette od otto anni al massimo. Aveva la pelle molto scura ed era completamente nudo. Dall'espressione del viso si capiva che era terrorizzato. Ruffy berciò un ordine e il soldato lasciò andare la bambina. Restò lì, tremante, senza cercare di scappare. Poi, con voce calma e profonda, Ruffy prese a parlare col ragazzino, sorridendo e accarezzandolo sulla testa. Pian piano un po. di paura gli passò, e cominciò a rispondere con una vocetta acuta. Bruce non capiva assolutamente niente. " Cosa dice? " chiese Ruffy. " Crede che lo vogliamo mangiare ", rise Ruffy " Ma qui non c'è abbastanza carne per una colazione decente ", disse tastandogli il braccio magro e grigio di polvere. Poi diede un ordine a un soldato, che scomparve dentro il vagone e uscì con del cioccolato. Parlando, Ruffy ne scartò una tavoletta e la ficcò in bocca al bambino. Appena sentì il sapore, questi spalancò gli occhi tutto contento e si mise a masticare in fretta, rispondendo alle domande di Ruffy a bocca piena. Alla fine Ruffy guardò Bruce. " Nessun problema, capo. Vengono da un piccolo villaggio a un'ora di cammino da qui. Sono solo cinque o sei
famiglie, senza guerrieri. Questi ragazzini sono venuti qui a dare un'occhiata alle case abbandonate, pensando magari di rubacchiare qualcosa, ma questo è tutto. " " Quanti uomini ci sono in quel villaggio? " chiese Bruce, e Ruffy tornò a rivolgersi al bambino. In risposta alla domanda, il piccolo alzò le mani con le dita aperte senza smettere di masticare. " Sa se la linea è ininterrotta fino a Port Reprieve? Se hanno bruciato i ponti o divelto le rotaie? " Entrambi i bambini non seppero rispondere a queste domande. Il ragazzino mandò giù l'ultimo boccone di cioccolato e guardò Ruffy con aria affamata. Il sergente maggiore gli riempì nuovamente la bocca. " Gesù ", brontolò disgustato Hendry. " Sembra la festa degli orfanelli. Poi facciamo un bel girotondo. " " Sta' zitto ", sbottò Bruce, e poi, rivolto a Ruffy: " Chiedigli se hanno visto dei soldati ". Le due testine negarono solennemente all'unisono. " Hanno visto compagnie di guerrieri della loro tribù? " Altra solenne risposta negativa. " Va bene, dagli il resto del cioccolato ", disse Bruce. Avevano detto tutto quello che potevano dirgli, e insistere era una perdita di tempo. Tornò a guardare la torre dell'acqua e vide che Haig e il macchinista avevano finito il rifornimento. Studiò il ragazzino ancora un momento. Aveva circa la stessa età di suo figlio: erano ormai dodici mesi che... Bruce si impose di non pensarci, altrimenti impazziva. " Hendry, riportali ai margini della foresta e lasciali andare. Sbrighiamoci, abbiamo già perso abbastanza tempo. " " Pare anche a me! " grugnì Hendry, e fece cenno ai due bambini di seguirlo. Hendry alla testa e due soldati ai fianchi, i ragazzini trottarono via ubbidienti scomparendo dietro l'edificio della stazione. " Macchinista, siamo pronti a partire? " " Oui monsieur, quando vuole. " " Forza fuochista, spala il carbone, portaci avanti a tutto vapor. " Bruce sorrise all'ometto, la cui efficienza gli piaceva. " Pardon, monsieur? " " Era una filastrocca, scherzavo! Scusami. " " Ah ah, uno scherzo! " Il panzone dell'ometto si mise a sobbalzare allegramente. " Okay, Mike! " gridò Bruce. " Tutti a bordo, che siamo già... " Gli troncò la frase una raffica di mitra. Veniva da dietro la stazione, e risuonò nell'afa della tarda mattinata con tale violenza che Bruce restò paralizzato per un istante.
" Haig! " gridò. " Salta in testa al treno e rileva de Surrier! " Era il punto debole della loro difesa, e tutta la squadra di Mike si avviò di corsa lungo il treno. Ma Bruce li richiamò. " Voialtri sei, con me! " Controllò con un'occhiata la situazione del treno. Dalle fiancate e dai finestrini spuntavano numerose le canne: sul tetto, Ruffy stava girando la mitragliatrice in direzione degli spari. Il convoglio sembrava abbastanza sicuro. Con una simile potenza di fuoco si poteva respingere anche l'attacco di mille baluba. " Andiamo! " gridò Bruce avviandosi di corsa verso il riparo della stazione. Dopo la prima raffica non ce n'erano più state, e ciò significava o che si trattava di un falso allarme o che la squadra di Hendry era stata immediatamente liquidata. La porta dell'ufficio del capostazione era chiusa a chiave. Bruce l'aprì con un calcione. Ho sempre avuto voglia di farlo, pensò tutto contento nell'eccitazione, da quando l'ho visto fare a Gable nel film San Francisco. " Voi quattro, dentro! Copriteci dalle finestre. " Corsero nella stanza col mitra già imbracciato. Dalla soglia Bruce vide il telegrafo su un tavolo contro la parete di fronte. Ticchettava, azionato dai messaggi trasmessi sulla linea Elisabethville-Jadotville. Com'è che nell'eccitazione la mia mente nota sempre le cose senza importanza? si domandò. Poi osservò che non aveva importanza neanche il fatto di averci fatto caso. " Forza, voi due, venite con me. " Li guidò lungo la parete esterna, tenendosi rasente e fermandosi prima di girar l'angolo per togliere la sicura e controllare se c'era il colpo in canna. Regolò l'arma sul fuoco a raffica. Esitava. Cosa vedrò dietro l'angolo? Cento selvaggi nudi che danzano sui corpi mutilati di Hendry e i suoi soldati, o che altro? Piegato in due, pronto a balzare indietro, il mitra alzato, con tutti i muscoli tesi allo spasimo, Bruce si affacciò dall'altra parte. Vide Hendry e i due soldati fermi in mezzo alla strada polverosa, davanti alla prima casa, che chiacchieravano tranquillamente. Hendry stava mettendo nel mitra un altro caricatore, con le manacce coperte di peluria rossastra accesa dal sole. Gli pendeva una sigaretta dalle labbra, e a un tratto si mise a ridere, gettando la testa all'indietro e sporcandosi la camicia di cenere. Bruce notò le grosse mezzelune di sudore sotto le ascelle. I due bambini giacevano trenta metri più avanti nella polvere della strada. Bruce provò un senso di gelo improvviso nel cuore e nelle viscere. Lentamente si raddrizzò e si avviò verso i bambini, in silenzio, sentendo solo il rumore del proprio respiro che sembrava quello di una bestia ferita che lo tallonasse.
Superò Hendry e i due soldati senza guardarli: ma loro smisero di conversare, guardandolo a disagio. Raggiunse prima la bambina e si inginocchiò accanto a lei, posando il mitra e girandola delicatamente sulla schiena. " Non è vero ", sussurrò. " Non può essere vero. " Il proiettile le aveva portato via metà del torace, facendo un buco grosso come una tazza da caffè, in cui il sangue si muoveva ancora, ma con lentezza, pigramente, riempiendolo con la viscosità del miele novello. Bruce andò accanto al bambino. Provava una sensazione quasi onirica di irrealtà. " Non è vero, non è vero ", ripeteva, come per disfare il fatto a parole. Tre pallottole avevano colpito il ragazzino: una gli aveva troncato un braccio sotto la spalla. Dalla ferita usciva un bianco spuntone d'osso. Le altre pallottole l'avevano quasi segato in due. Gli venne da lontano, come il rombo di un treno che si stia avvicinando in una galleria. Bruce sentì il suo essere scuotersi per la forza dell'emozione. Chiuse gli occhi e ascoltò il rombo crescergli nella testa, vedendo rosso, rosso, rosso a palpebre serrate. " Resisti! " gli urlava una vocina nella testa rombante. " Non lasciarti andare, resisti, resisti come hai imparato a fare. " E si aggrappò come un naufrago alla pagliuzza della sanità mentale, mentre tutt'intorno impazzava il rombo intollerabile. Che poi si allontanò come un tuono, smorì come un sussurro: passato. Il gelo gli tornò addosso, un gelo più vasto della piena di poco prima. Aprì gli occhi e ricominciò a respirare, si alzò in piedi e andò verso Hendry e i due soldati. " Caporale ", apostrofò uno degli uomini accanto a Hendry, notando con sorpresa di avere la voce calma, senza alcuna traccia dell'ira che poco prima aveva rischiato di travolgerlo come un'ondata. " Caporale, va' al treno e di' al tenente Haig e al sergente maggiore Ruffararo di venire qui. " L'uomo se ne andò con un sospiro di sollievo, e Bruce si rivolse a Wally Hendry, parlando con lo stesso tono spassionato. " T'avevo detto di lasciarli andare ", disse. " Così tornavano a casa e ci tiravano le orde addosso. Questo volevi? " Hendry si era ripreso e ormai ghignava, strafottente. " Così invece hai pensato di assassinarli. " " Assass... Ma sei impazzito, Bruce? Quelli erano baluba, no? Pericolosi cannibali baluba! " gridò Hendry rabbioso, senza più ghignare. " Ti deve mancare qualche rotella
a te. E' la guerra, caro mio, la guerra! C'est la guerre, come mi hai insegnato a dire tu stesso l'altro ieri! " Poi di colpo si calmò. " Non parliamone più. Ho fatto quello che era giusto fare, non pensiamoci più. Cosa vuoi che siano due baluba morti con le stragi che ci sono state in questa guerra? Dimenticali. " Bruce non rispose, si accese una sigaretta e guardò oltre Hendry se arrivavano gli altri. " Allora, Bruce? " insisté Hendry. " Ce ne dimentichiamo e basta, va bene? " " Niente affatto, Hendry; ti giuro solennemente e chiamo Dio a testimone... " Bruce non lo guardava, non si fidava di poterlo guardare senza ammazzarlo sul posto. " ... Ti prometto che ti farò impiccare per quello che hai fatto; non fucilare, impiccare come un delinquente comune. Ho mandato a chiamare Haig e Ruffararo, perché testimonino. La prima cosa che farò quando saremo tornati a Elisabethville sarà consegnarti alle autorità competenti. " " Vuoi scherzare! " " Non ho mai parlato così sul serio in vita mia. " " Gesù, Bruce ... ! " Arrivarono Haig e Ruffy, di corsa. Come videro la scena si bloccarono, e continuarono a guardare ora Bruce ora i cadaveri dei due bambini. " Cos'è successo? " chiese Mike. " Hendry li ha fatti fuori. " " E perché? " " Solo lui lo sa. " " Intendi dire che... Niente, gli ha sparato una raffica così, per niente? " " Sì. " " Mio Dio ", disse Mike, e poi ancora, con voce scossa dallo shock: " Mio Dio ". " Va' a dargli un'occhiata da vicino, Haig. Voglio che poi te li ricordi bene. " Haig andò a guardarli da vicino. " Anche tu Ruffy. Dovrai testimoniare al processo. " Mike Haig e Ruffy si avviarono a fianco a fianco, si fermarono e guardarono attentamente l'orrida scena di morte. Intanto Hendry strascicava i piedi, a disagio, giocherellando col caricatore del mitra. " Ma per l'amor di Dio! " sbottò dopo un po. " Quante storie per un paio di baluba! " Mike Haig si girò lentamente a guardarlo. Aveva la faccia giallastra, solo il naso e le guance erano un pò rosse per i capillari rotti del bevitore, ma le labbra erano livide. Ogni respiro gli produceva un raschio in gola. Si avviò verso Hendry, sempre respirando così e muovendo le labbra come chi cerchi invano di parlare. Nell'avvicinarsi prese in mano il fucile. " Haig! " lo richiamò seccamente Bruce.
" Stavolta io ti... Maledetto... Questa è l'ultima che... " farfugliava Haig. " Stai molto attento ", l'avvertì Hendry facendo un passo indietro. Mike Haig abbassò la baionetta all'altezza della pancia di Hendry. " Haig! " gridò Bruce, e Haig partì incredibilmente in fretta per un uomo della sua età, piegandosi in avanti, puntando con la baionetta allo stomaco di Hendry, il farfuglio incoerente trasformato ormai in un urlo belluino. " E va bene allora! " esclamò Hendry andandogli incontro. Quando si scontrarono, Hendry gli spostò la baionetta con una mossa del fucile. Evitata la lama, i petti si urtarono e Hendry retrocesse per la carica di Haig. Buttò a terra il fucile e afferrò Haig per il collo con entrambe le mani, una presa che lo costringeva ad alzare la testa. " Attento Mike, ora ti incorna! " Bruce aveva riconosciuto la mossa, ma l'avvertimento arrivò troppo tardi. La testa di Hendry scattò in avanti e Mike sbuffò quando l'elmetto d'acciaio dell'altro lo colpì sul naso. Il fucile gli cadde di mano. Si passò le mani sulla faccia insanguinata. Ancora una volta la testa di Hendry scattò in avanti come un martello, e ancora una volta Mike gemette sotto il colpo dell'acciaio sulla faccia e sulle dita. " Tiragli un calcio nelle palle, Mike! " gridò Bruce, cercando di prendere una posizione che gli consentisse di intervenire; ma i due giravano su se stessi e non ci riuscì. Hendry, a gambe aperte, tirò indietro la testa per colpire ancora, ma in quell'attimo Mike alzò il ginocchio di scatto e mise in pratica il consiglio di Bruce. Hendry si piegò in due e scivolò a terra con un gemito strozzato. Stordito, con la bocca piena di sangue, Mike cercava di slacciare la cinghia della fondina di tela per prendere la pistola. " T'ammazzo, maledetto assassino. Eccolo con l'arma in mano, nera, brutta e tozza. Bruce gli scivolò dietro, trovò col pollice il nervo del gomito e schiacciò forte. La pistola cadde dalla mano paralizzata di Mike e restò appesa alla catenella assicurata al calcio, sbattendogli contro il ginocchio. " Ruffy, bloccalo ", gridò Bruce, notando che Hendry stava cercando penosamente di raggiungere il fucile, caduto nella polvere. Ruffy si limitò a piazzarci sopra il piede e Hendry non riuscì nemmeno a muoverlo. " Prendigli la pistola ", ordinò Bruce. Ruffy si piegò rapidamente sul corpo che strisciava ai suoi piedi e in un attimo aprì la cinghia e sfilò la pistola dalla fondina, spezzando la catenella senza neanche accorgersene. Per un po. rimasero fermi così: Bruce che teneva Haig da dietro, Hendry steso ai piedi di Ruffy. L'unico rumore per parecchi secondi fu l'ansito dei respiri.
Bruce sentì svanire con l'ira l'irrigidimento di Mike. " Lasciami andare, Bruce. E' passata. " " Sei sicuro? Non ho voglia di spararti. " " Sì, è passata. " " Se ricominci, dovrò spararti addosso. Lo capisci? " " Sì, ma è tutto finito. Ho perso la testa, prima. " " Dico anch'io ", confermò Bruce, e lo lasciò andare. Fecero circolo attorno a Hendry, in ginocchio, e Bruce parlò. " Se la lite ricomincia, ne risponderai, mi senti? " Hendry alzò lo sguardo annebbiato dal dolore. Non rispose. " Hai capito? " ripeté Bruce. Hendry annuì. " Molto bene. D'ora in avanti considerati agli arresti. Non posso certo sprecare soldati per farti sorvegliare: se vuoi scappare accomodati, la società locale organizzerà sicuramente un bel banchetto in tuo onore. " Hendry ghignò, rivelando denti coperti di macchie verdastre. " E ricordati quello che ti ho promesso: appena tornati a... " " Wally, Wally, sei ferito? " Era André che arrivava di corsa dalla stazione. Si inginocchiò accanto a Hendry. " Va' via, lasciami in pace ", berciò Hendry, e Andrè sussultò. " De Surrier, chi ti ha dato il permesso di abbandonare il tuo posto? Torna subito al treno. " André alzò gli occhi incerto, poi tornò a guardare Hendry. " De Surrier, mi hai sentito? Via! " insisté Bruce. " E tu va' con lui, Haig. " Li guardò girare dietro l'angolo della stazione e poi diede un'ultima occhiata ai due bambini. Il maschietto aveva la guancia sporca di sangue misto a cioccolato, e gli occhi sbarrati in un'espressione di stupore. Già arrivavano nugoli di mosche sui due cadaverini. " Ruffy, procurati dei badili e falli seppellire sotto quegli alberi ", disse indicando il viale. " Ma fa' in fretta. " Parlava in tono brusco per nascondere l'emozione. " Okay, boss, ci penso io. " " Andiamo, Hendry ", ordinò seccamente. Wally Hendry si rialzò in piedi e lo seguì mesto verso il treno. 7. DA Msapa Junction proseguirono lentamente verso nord, attraverso la foresta. Gli alberi sembravano tutti uguali, addirittura fatti con lo stampino. Slanciati e graziosi, ingeneravano però nella loro moltitudine un effetto di sorda monotonia. Sopra gli alberi si apriva un sentiero celeste dove le nuvole momentaneamente disperse tornavano ad aggregarsi per un altro attacco, e il caldo umido della foresta
li faceva sudare anche nel vento del treno che andava. " Come va la faccia? " chiese Bruce, e Mike Haig si palpò i bernoccoli lacero-contusi sulla fronte. " Mica male, in fondo. " Alzò gli occhi e guardò Wally Hendry sul carro merci scoperto in testa al treno. " Non dovevi fermarmi, Bruce. " Bruce non rispose, ma si mise a guardare anche lui Wally Hendry che, appoggiato in modo insolito al parapetto del vagone - evidentemente le palle gli facevano ancora male -, chiacchierava con André. Non li guardava. " Dovevi lasciarmelo ammazzare ", continuò Mike. " Uno che è capace di assassinare due bambini piccoli come quelli a sangue freddo e poi farsi una bella risata ... ! " Mike lasciò inespresso il resto, ma aprì e chiuse più volte i pugni in grembo. " Non sono affari tuoi ", disse Bruce, sensibile all'implicita critica. " Chi credi di essere? Un angelo vendicatore di Dio? " " Ah, dici che non sarebbero affari miei? " Mike si girò a guardarlo in faccia. " Dio mio, ma che razza di uomo sei? Spero per te che non la pensi davvero così! " " Allora ti dirò che uomo sono in parole facili facili ", gli rispose piatto Bruce. " Sono uno che si occupa degli affari suoi, e lascia vivere gli altri. Per impedire che siano violati i codici di comportamento imposti dalla società sono disposto a prendere misure ragionevoli, ma non di più. Hendry ha commesso due omicidi: una cattiva azione, sono d'accordo, e quando saremo tornati a Elisabethville lo denuncerò alle autorità competenti. Ma non intendo certo mettermi a citare la Bibbia, sbavando e agitando gagliardetti. " " Questo è tutto? " " Tutto. " " E non ti dispiace per quei due poveri bambini? " " Sì. Ma la pietà non sana i buchi delle pallottole. Riesce soltanto a sconvolgere me. Quindi cerco di farne a meno. Tanto a quei due là non serve. " " Non provi neanche orrore, disgusto o ira nei confronti di Hendry. " " Per la stessa ragione ", spiegò Bruce, ricominciando a perder la pazienza. " Se mi abbandonassi a un'orgia di emozioni come fai tu, mi creerei un sacco di fastidi inutili. " " Sicché preferisci trattare con tolleranza indifferente un malvagio come Hendry? " " Gesù Cristo! " sbottò Bruce. " Cosa diavolo vorresti che facessi? " " Vorrei che la smettessi di fare il morto. Che riconoscessi il male e lo distruggessi. " Anche Mike stava perdendo la pazienza: era tesissimo. " Magnifico! Dimmi dove si compra un bel costume da
crociato e un bel cavallo bianco, che parto lancia in resta, da solo, per combattere ignoranza e crudeltà, vizio e avidità, odio e miseria... " " Non è questo che io... " cercò d'interrompere Mike, ma Bruce non lo lasciò parlare. Il suo viso abbronzato e attraente era congestionato per la collera. " Vuoi che distrugga il male ovunque lo individui. Vecchio imbecille, non sai che ha cento teste e che per ognuna che tagli ne crescono altre cento? Non sai che il male è anche in te, e che per distruggerlo devi distruggere te stesso? " " Sei un vile, Curry! Appena ti scotti un dito, scappi e vai a farti una corazza d'amianto! " " Non mi piace essere insultato, Haig, tieni a freno la lingua. " Mike s'interruppe e la sua espressione cambiò. Sorrise. " Scusami, Bruce. Volevo solo insegnarti... " " Grazie ", berciò con voce tagliente, per nulla placato dalle scuse. " Vuoi insegnarmi, grazie tante. Ma cosa puoi insegnarmi tu? 'Come ottenere il successo e la felicità', corso in dieci lezioni del professor Cuorcontento Haig, approdato dopo brillante carriera al grado di tenente nell'esercito negro del Katanga... Ti va il titolo del corso, o ne preferisci uno più tecnico tipo 'Applicazioni dell'alcool nella ricerca spirituale'? " " Va bene, Bruce. Smettila, starò zitto. " Bruce vide che l'aveva ferito, e se ne pentì. Desiderò non aver detto quello che aveva detto, ma questa è una cosa che com'è noto non si può fare. Di fianco a lui, Mike Haig parve di colpo molto più vecchio e stanco. Le rughe sembravano esserglisi scavate in faccia un po. di più, e dagli occhi era svanito l'ultimo barlume di vivacità. Fece una risatina secca e niente affatto divertita. " Bisogna dire che se la metti così, la cosa sembra davvero abbastanza buffa. " " E' stato un colpo un po. basso ", ammise Bruce, " e forse dovevo lasciartelo ammazzare davvero. Per Hendry è una pallottola sprecata: ma se ne hai tanta voglia... " Tirò fuori la rivoltella e la porse a Mike per il calcio. " To', adopera la mia! " Gli rivolse un sorriso disarmante, e anche Mike si mise a ridere. Non che fosse una gran battuta, ma si ritrovarono a sghignazzare insieme come matti. I lineamenti tirati di Mike Haig si distesero e vent'anni gli caddero di dosso. Bruce, rovesciato sui sacchetti di sabbia, la rivoltella ancora in mano, sussultava per le risate. In quello scoppio d'ilarità c'era qualcosa di febbrile: era come se provassero a spazzar via con un'alluvione di allegria il sapore dell'odio e del sangue. Erano risate di disperazione. Sotto di loro, gli uomini sul carro merci si girarono a
guardarli, dapprima perplessi, poi cominciando a ridacchiare per contagio. " Ehi, capo ", gridò Ruffy. " E' la prima volta che ti vedo fare una risata come si deve! " si complimentò. L'epidemia si diffuse dappertutto. Perfino André de Surrier sorrideva. Solo Wally Hendry non ne fu contagiato. Taciturno e astioso, rimase nel suo angolo a guardare gli altri con occhietti indifferenti. Arrivarono al ponte sul Cheke a metà pomeriggio. La strada e la linea ferroviaria attraversavano il fiume a fianco a fianco, ma sull'altra riva tornavano subito a divergere e la strada piegava a sinistra. Sulle due rive del fiume la vegetazione era foltissima, di color verde scuro. Un sottobosco inestricabile di rovi e felci, con gli alberi grandi che, sopra, si allargavano a ombrello nella luce. " E' un buon posto per un'imboscata ", mormorò Mike Haig guardando quella muraglia verde ai lati dei binari. " Incantevole, eh? " concordò Bruce. Anche i soldati erano nervosi: chiaramente pensavano la stessa cosa. Il treno avanzò piano nel sottobosco della riva, come un serpente d'acciaio sulle tracce di un coniglio, e appena arrivarono al fiume Bruce prese in mano la radio. " Macchinista, fermati al di qua del ponte. Voglio dargli un'occhiata prima di salirci col treno. " " Oui, monsieur. " In quel punto il fiume Cheke era largo una sessantina di metri, profondo e rapido. La piena aveva sommerso quasi tutti i sabbioni. Era color verde bottiglia striato di fango, e intorno ai piloni di pietra si formavano dei mulinelli. " Sembra a posto ", commentò Haig. " Quanto manca a Port Reprieve? " Bruce dispiegò la carta tra le gambe sul letto del vagone, e trovò segnato il ponte fra i meandri dei fiume. " Noi siamo qui ", disse indicando il punto sulla carta. Poi segui la linea ferroviaria fino a Port Reprieve. " Ci sono ancora una cinquantina di chilometri, circa un'ora di strada. Arriveremo prima di sera. " " Quelle sono le colline di Lufira ", disse Haig indicando le alture cerulee che si intravedevano appena sopra la foresta che si stendeva davanti a loro. " Dal passo vedremo la città ", osservò Bruce. " Il fiume scorre parallelo alle colline, dall'altra parte, e le paludi da cui nasce sono laggiù in fondo a destra. " Piegò la carta e la diede a Ruffy, che la rimise nella custodia di plastica. " Ruffy, il tenente Haig e io andiamo avanti a dare un'occhiata al ponte. Tu tieni d'occhio il lato della giungla. " " Sì, capo. Vuoi portarti dietro una birretta? "
" Grazie. " Bruce aveva sete e ne bevve metà prima ancora di scendere dal treno. Col fucile in pugno, guardando a disagio il fitto degli alberi, i due si affrettarono verso il ponte e con sollievo si spinsero fino in mezzo al fiume. " Sembra abbastanza solido ", commentò Mike. " Nessuno l'ha toccato. " " E' di legno ", disse Bruce saltando sulle rozze travi di mogano. Dello spessore di quasi un metro, erano verniciate perché non marcissero. " E allora? " chiese Mike. " Il legno brucia ", spiegò Bruce. " Sarebbe molto facile distruggere il ponte. " Appoggiò i gomiti sul parapetto, finì la bottiglia di birra e la scagliò nel fiume, dieci metri sotto. Aveva un'espressione pensierosa sul volto. " Molto probabilmente ci sono dei baluba, sulla riva, che adesso ci stanno osservando. Potrebbe venirgli l'idea di bruciare il ponte. Che sia il caso di lasciare qualche soldato di guardia? " Mike si affacciò al parapetto di fianco a lui ed entrambi guardarono la successiva curva del fiume, duecento metri a valle. Proprio su quel gomito cresceva un albero alto il doppio dei suoi vicini. Era dritto, col tronco coperto di corteccia liscia e argentea, e in cima una fronzuta guglia verde che si stagliava contro le nuvole. Mentre consideravano la situazione, attirò lo sguardo di tutti e due. " Chissà che albero è. Non ne ho mai visti prima, fatti così. " Bruce era stato momentaneamente distratto da quell'albero monumentale. " Sembra un blue gum gigante. " " E' davvero imponente ", concordò Mike. " Mi piacerebbe andar giù a dargli un'occhiata da vicino... " A un tratto si irrigidì e parlò con voce un po. allarmata.indicando. " Bruce, guarda là! Cosa c'è su quei rami bassi ... ? " " Dove? " " Appena sopra la prima diramazione, a sinistra ... " Improvvisamente anche Bruce lo vide. Per un attimo pensò fosse un leopardo, ma poi si rese conto che era troppo lungo e troppo scuro. " E' un uomo ", esclamò Mike. " Un baluba ", precisò Bruce, che ora distingueva il gonnellino di code, la pelle nera e il copricapo di piume. A cavallo del ramo, si appoggiava al tronco e li stava osservando. Aveva un lungo arco in spalla. Bruce si girò a guardare il treno. Hendry aveva notato la loro agitazione e, seguendo la direzione del braccio di Mike, aveva individuato a sua volta il baluba. Bruce capì cosa stava per fare e aprì bocca per gridare, ma la raffica di Hendry lo precedette. " Quello stronzo se non sparacchia non è contento ", berciò Bruce, e guardò di nuovo l'albero da cui volavano
schegge di legno bianco e cadevano fronde tranciate dai proiettili. Ma il baluba non si vedeva più. La raffica finì di colpo e si sentì Hendry gridare tutto eccitato. " L'ho preso, l'ho preso quel bastardo! " " Hendry! " anche la voce di Bruce era vibrante, ma di rabbia. " Chi ti ha detto di sparare? " " Era un maledetto baluba grande e grosso! Non l'hai visto? Non l'hai visto tu? " " Vieni qua, Hendry. " " L'ho beccato, quel bastardo ", esclamò Hendry " Sei sordo? Vieni qua! " Mentre Hendry scendeva dal treno e si avvicinava, Bruce chiese a Haig: " L'ha preso? " " Non saprei. Per me è saltato giù apposta. Sai, non è caduto all'indietro come capita di solito. " " Lo so ", disse Bruce. Un proiettile di FN aveva un impatto di oltre una tonnellata. Quando si colpiva qualcuno, non potevano restar dubbi di sorta. Dunque il baluba era ancora in circolazione nei pressi. Arrivò Hendry, spavaldo, sogghignando eccitato. " Allora l'hai preso, eh? " " L'ho fatto secco, sì. " " Riesci a vederlo? " " Ma no, è caduto nel sottobosco. " " Vuoi andare a cercarlo, Hendry? Non ti va un bel trofeo di orecchie? " Sono il miglior trofeo che si può ricavare da un uomo, non certo bello come il manto di un leone nerocrinito o le corna di un bufalo, ma sempre meglio di uno scalpo. Uno scalpo africano è qualcosa di meschino: lanoso, di difficile manutenzione. Bisogna salarlo e stirarlo rovesciato sopra un elmetto: e come puzza! Le orecchie danno meno fastidi, e Hendry era un avido collezionista. Non era l'unico nell'esercito katanghese: anzi, la pratica era molto diffusa. " Sì che le voglio. " Staccò la baionetta dalla canna del fucile. " Adesso vado giù a prenderle. " " Non puoi lasciarlo andare, Bruce. Neanche se è lui ", obiettò con calma Haig. " Perché no? Se l'è guadagnato il suo trofeo, no? " " Ci metto un minuto ", disse Hendry, saggiando col pollice il filo della baionetta. Dio buono, vuole andarci davvero, pensò Bruce: infilarsi in quell'intrico per un paio di orecchie! Non è che sia coraggioso, è che manca di immaginazione. " Torno subito ", disse ancora Hendry, avviandosi. " Non lo lascerai mica andare sul serio ", intervenne Haig. " No, infatti ", ammise Bruce. Bloccò Hendry afferrandolo rudemente per le spalle.
" Ascoltami bene! Questa è l'ultima che mi combini. D'ora in poi ti curo, Hendry, e alla prossima iniziativa ti sistemo io. Stai molto attento. " L'espressione di Hendry si indurì. " Non provocarmi, pivello! " " Torna sul treno e portalo sul ponte ", ordinò secco Bruce. Poi si rivolse a Haig. " Adesso siamo obbligati a lasciare qualcuno di guardia. Sapendo che abbiamo attraversato il fiume cercheranno senz'altro di bruciare il ponte. Era meglio beccarlo, quel baluba. " " Chi intendi lasciare qui? " " Una decina di uomini al comando di un sergente. Siccome torneremo stasera o domattina al massimo, non dovrebbero correre un gran rischio. E' difficile che ci siano parecchi guerrieri da queste parti, il grosso sarà intorno alla città. " " Speriamo che tu abbia ragione. " " Speriamolo ", disse distrattamente Bruce, che già pensava al problema della difesa del ponte. " Tireremo giù dal treno i sacchetti di sabbia e li disporremo a formare una trincea qui sul ponte, in mezzo alla carreggiata. Lasceremo due riflettori a batterie e una cassa di razzi illuminanti, una mitragliatrice e un paio di casse di bombe a mano. Cibo e acqua per una settimana. Se la caveranno benissimo. " Il treno si avvicinava lentamente. E d'improvviso, dalla giungla, si alzò una freccia. Pian piano si impennò e poi prese a cadere a parabola verso il convoglio, sempre più veloce, finendo in mezzo agli uomini sul primo carro merci. Dunque Hendry aveva fatto cilecca e il baluba aveva risalito il fiume nascosto nel folto, per tirare una freccia come rappresaglia. Bruce corse al parapetto e, appoggiandoci il mitragliatore, cominciò a sparare brevi raffiche nella giungla alla cieca, facendo crepitare fogliame e rametti. Anche Haig si mise a sparare sulla zona da cui era partita la freccia. Ormai il treno li aveva raggiunti e ci montarono sopra. Bruce andò subito alla radio. " Macchinista, ferma il treno coi vagoni coperti in mezzo al ponte ", ordinò, poi spense l'apparecchio e cercò con lo sguardo Ruffy. " Sergente maggiore, piazza 'sti sacchetti di sabbia in mezzo alla carreggiata. " Il treno avrebbe coperto i soldati al lavoro. " Okay, capo. " " Kanaki. " Bruce scelse il sergente più fidato. " Ti lascio qui con dieci uomini a tenere il ponte fino al nostro ritorno. Prendi una mitragliatrice, due riflettori e... " Rapidamente Bruce gli diede gli ordini e poi ebbe il tempo
chiedere ad André: " La freccia ha colpito qualcuno? " " No, ma per un pelo. Eccola qua. " " Meno male. " Bruce prese la freccia e la esaminò. Era di canna, leggera, con le alette di foglie, rudimentali, e la punta di ferro legata con una sottile striscia di cuoio. Sembrava fragile e inoffensiva, ma la punta era tinta di una sostanza secca e scura. " Ma che bellezza ", disse Bruce, rabbrividendo. Già se l'immaginava piantata nella carne, col veleno che intorno l'arrossava sempre più. Aveva sentito dire che non era affatto una morte piacevole. La canna dalla punta d'acciaio gli sembrò d'improvviso maligna e repellente. La spezzò in due e la gettò nel fiume, poi saltò giù dal treno a vedere come procedeva la preparazione del ridotto difensivo. " I sacchetti non bastano, capo. " " Tira via tutti i cuscini dai sedili, Ruffy. " Coperti di cuoio, avrebbero fermato senza difficoltà le frecce avvelenate. Un quarto d'ora dopo la postazione era completata: una specie di scatolone di sacchetti di sabbia e cuscini, alto fino alle spalle, che poteva contenere dieci uomini armati ed equipaggiati. Dalle due feritoie si poteva tenere sotto il tiro della mitragliatrice Bren ogni imbocco del ponte. " Torneremo domattina presto, Kanaki. Non lasciar allontanare per nessun motivo gli uomini dalla postazione. Fatela nei buchi tra le assi! " " Staremo benissimo, capitano. Solo che ci manca la grande consolazione... " " Ruffy, lasciagli una cassa di birra. " " Tutta una cassa? " Ruffy non provò nemmeno a nascondere la sua stupita disapprovazione di fronte a un ordine tanto prodigale. " Cosa c'è, hai paura che non possa pagare? " " Nessuno discute il tuo credito, capo. " Poi continuò in francese, per dare un tono più ufficiale alla protesta." Quello che mi preoccupa è l'approvvigionamento di un bene così prezioso. " " Perdi tempo, Ruffy! " 8. DAL ponte a Port Reprieve erano circa cinquanta chilometri. A una decina di chilometri dalla città ritrovarono la strada, che incrociava la ferrovia e aggirando le alture giungeva a Port Reprieve per la via più facile. Invece la linea ferroviaria si arrampicava sulle colline e si affacciava sulla città dal valico, a trecento metri d'altezza. Sulle pendici rocciose la flora non trovava molto alimento, sicché gli alberi non impedivano la vista.
In piedi sul tetto dei treno, Bruce guardò la distesa delle paludi di Lufira verso settentrione. Erba e canne di un verde malsano e specchi d'acqua a perdita d'occhio: tutto poi si confondeva nella caligine azzurrina distorta dalle onde di calore. Dall'estremità meridionale delle paludi usciva il fiume Lufira, largo quasi un chilometro, color verde oliva, increspato dal vento e assediato dalle canne. Nella lingua di terra fra la palude e il fiume sorgeva la città, quattro case strette fra il porto naturale e uno stagno minore. La strada girava a destra delle colline, superava lo stagno grazie a un argine ed entrava in paese dalla parte opposta, diventandone l'unica via. Proprio in centro c'erano tre grandi edifici, di fronte allo scalo merci, con tetti di lamiera che brillavano al sole. Raggruppati intorno a quelli ce n'erano un'altra cinquantina col tetto di paglia. Davanti al porto si trovava un lungo capannone, evidentemente una fabbrica o un cantiere, da cui due pontili si spingevano in acqua. Lì erano ancorate le draghe dei diamanti: tre chiatte tozze, nere, dalla sovrastruttura alta e complessa. Era un posto di febbri, afa e puzze di palude, uno squallido paesetto vicino a un fiume verde e serpentino. " Bel posto per andarci in pensione ", grugnì Mike Haig. " O aprirci delle terme ", disse Bruce. Dall'altra parte dell'argine, sulla terraferma, c'era un altro gruppo di case, di cui si vedevano solo i tetti che emergevano tra gli alberi. Si distingueva, ricoperta di rame, una chiesa. " Una missione ", indovinò Bruce. " La missione di St. Augustine ", disse Ruffy. " Il fratello minore della mia prima moglie ha studiato lì. Adesso fa il segretario di qualche ministro a Elisabethville e sta diventando ricchissimo. " Si vantava un po. " Beato lui ", disse Bruce. Il treno iniziò la discesa verso la città. " Be', fin qua ci siamo arrivati, capo. " " Lo vedo anch'io: adesso dobbiamo solo riuscire a tornare. " " Signorsì. Altro non c'è da fare. " E calarono sulla città. Sul marciapiede della stazione li aspettava una folla di una quarantina di persone. Saremo carichi, al ritorno, pensò Bruce guardando la gente. Qua e là si vedevano i vestiti chiari delle donne. Bruce ne contò quattro. Altra complicazione: un giorno spero proprio di trovare qualcosa che vada esattamente come previsto, liscia fino a una conclusione logica e giusta. Ridacchiò. Era una speranza assurda. Dai saluti della gente era palese il grande sollievo che
tutti provavano nel vederli arrivare. Le donne piangevano e gli uomini correvano di fianco al treno come ragazzini. Erano tutti di sangue misto, notò Bruce. Il loro colore variava dal caffellatte al nero carbone. Senza dubbio i belgi avevano lasciato una notevole impronta. In disparte, pieno di sussiego, un quasi-europeo - un mulatto molto chiaro - aspettava con l'aria inconfondibile dell'autorità. Aveva al fianco un donnone pettoruto della sua stessa età, piuttosto avanzata, di pelle più scura della sua: ma Bruce capì subito che era la moglie. All'altro fianco stava una figura in jeans e camicia bianca aperta sul collo, che in un primo tempo Bruce prese per un ragazzo: poi si girò, rivelando una gran chioma bruna e i rigonfiamenti dei seni. Il treno si fermò e Bruce scese. Ridendo, si fece largo tra la folla, dirigendosi verso l'autorità belga. Nonostante si trovasse in Congo ormai da un anno, Bruce non si era ancora abituato a esser baciato da uno che non si rade da due o tre giorni, ha mangiato aglio e fuma tabacco nero. Questa atrocità gli fu inflitta una buona dozzina di volte prima che arrivasse dal belga. " Dio la benedica per esserci venuto in aiuto, signor capitano ", disse questi porgendogli la mano. Bruce gliela strinse con sollievo, perché si aspettava un altro abbraccio. " Lieto di essere arrivato in tempo ", rispose. " Mi consenta di presentarmi. Sono Martin Boussier, direttore locale dell'Union Minière, e questa è mia moglie, Madame Boussier. " Era un uomo alto, molto meno in carne, però, di sua moglie. Aveva i capelli bianchi e la pelle floscia e vizza per aver passato la vita all'equatore. A Bruce riuscì subito simpatico. Madame Boussier premette la sua morbida massa su Bruce e lo baciò cordialmente. I suoi baffi non erano abbastanza ispidi da dar fastidio a Bruce, e odorava di sapone, il che parve un netto miglioramento al capitano. " Mi consenta altresì di presentarle Madame Cartier ", e per la prima volta Bruce guardò bene la ragazza. Un certo numero di osservazioni si stamparono nello stesso istante nella sua mente: la sua pelle pallida, che non era malsana, ma presentava una freschezza opaca che gli faceva venir voglia di toccarla; la grandezza degli occhi che sembravano riempirle mezza faccia; l'inconscia provocazione delle labbra; e infine la qualifica di Madame. " Capitano Curry dell'Esercito del Katanga ", disse Bruce. E troppo giovane per essere sposata, avrà diciassette anni al massimo. Ha ancora addosso la freschezza bambine, e scommetto che odora di latte. " Grazie di esser venuto, monsieur. " Aveva la voce leggermente rauca, come se stesse per scoppiare a ridere o per far l'amore, e Bruce aggiunse alla stima della sua età
due o tre anni. Non era una voce da bambina, né erano gambe da bambina quelle contenute nei jeans; inoltre, le bambine avevano meno roba nella camicetta. Tornò a guardarla in faccia e vide che adesso c'era un po. di colore nelle guance, e un barlume d'irritazione negli occhi. Mio Dio, si rese conto, l'ho guardata come un marinaio appena sbarcato. Rivolse precipitosamente la sua attenzione a Boussier, ma anche la sua stessa voce era rauca quando gli domandò: " Quanti siete? " " Quarantadue, di cui cinque donne e due bambini. " Bruce annuì, era la stima che aveva già fatto lui. Le donne e i bambini potevano salire sul vagone passeggeri. Si girò a dare un'occhiata alla stazione. " C'è la piattaforma girevole per voltare la locomotiva? " chiese a Boussier. " No, capitano. " Avrebbero dovuto tornare a marcia indietro fino a Msapa Junction, un'altra complicazione. Diventava più difficile tener d'occhio i binari davanti, e sarebbero stati affumicati dalla locomotiva. Un viaggio alquanto scomodo. " Che misure difensive ha preso contro un eventuale attacco? " " Inadeguate, capitano ", ammise Boussier. " Non ho abbastanza uomini per difendere la città. La maggior parte degli abitanti l'hanno abbandonata prima della guerra. Ho messo delle sentinelle su tutte le vie d'accesso e ho fortificato il più possibile l'albergo, perché è li che intendevamo resistere. " Bruce annuì ancora e guardò dov'era il sole. Già rosso, e piuttosto basso sull'orizzonte. C'erano forse altre due ore di luce. " Monsieur, ormai è troppo tardi per caricare tutti sul treno e partire prima di sera. E' meglio caricare subito la roba, dormire qui e partire domattina presto. " " Siamo tutti impazienti di andarcene: abbiamo visto ai margini della giungla due grosse orde di baluba. " " Capisco benissimo ", disse Bruce. " Ma è più pericoloso mettersi in viaggio di notte che aspettare altre dodici ore. " " La decisione spetta a lei ", consentì Boussier. " Cosa desidera che si faccia, ora? " " La prego di organizzare il carico della roba. Temo che sarà possibile portar via solo le cose essenziali. Saremo un centinaio di persone in tutto. " " Ci penserò io ", gli assicurò Boussier. " E poi? " " E' quello l'albergo? " Bruce indicò un edificio a due piani più grosso degli altri, a una settantina di metri di distanza. " Sì, capitano. " " Bene, è abbastanza vicino. La gente può passare la
notte lì, starà più comoda che sul treno. " Tornò a guardare la ragazza: lo osservava con un sorrisetto. Era un sorriso divertito, quasi materno, come se vedesse un ragazzino giocare ai soldati. Ora toccò a Bruce irritarsi. Si sentì improvvisamente imbarazzato dall'uniforme, dalle armi e dall'elmetto. " Avrei bisogno che qualcuno che conosce la zona mi accompagnasse a ispezionare le difese ", disse a Boussier. " Può fargliele vedere la signora Cartier ", suggerì non senza malizia la moglie di Boussier. Naturalmente, pensò Bruce, ha notato sguardi e sorrisetti. Le donne hanno un fiuto incredibile per quelle cose lì. " Vuoi andare col capitano, Shermaine? " chiese la signora Boussier. " Come il capitano desidera ", disse la ragazza col solito sorrisetto. " Allora d'accordo ", disse Bruce rudemente, per celare l'imbarazzo. " Ci vediamo fra dieci minuti all'hotel, quando avrò dato qualche ordine qui. " Tornò a rivolgersi a Boussier. " Può cominciare subito a caricare, monsieur. " Poi andò al treno. " Hendry ", gridò, " tu e de Surrier restate a bordo. Partiamo domattina, ma la gente comincia subito a caricare la roba. Sistemate i riflettori in modo da illuminare i due lati della linea e badate che le mitragliatrici siano in posizione. " Hendry grugnì una conferma senza guardare in faccia Bruce. " Mike, prendi dieci uomini e va' all'albergo. Ti voglio lì, se scoppiassero dei casini stanotte. " " Okay, Bruce. " " Ruffy. " " Comandi! " " Prendi una squadra e va' ad aiutare il macchinista a fare acqua e carbone. " " Okay, boss. Ehi, boss! " " Sì? " Bruce tornò a voltarsi verso di lui. " Quando vai all'albergo, guarda se c'è qualche cassa di birra. Stiamo per finirla. " " Me ne ricorderò. " " Grazie, boss. " Ruffy sembrava sollevato. " Mi scoccerebbe morir di sete in questo buco. " Gli abitanti tornavano verso l'albergo. Shermaine era insieme ai Boussier, e Bruce sentì Hendry schiamazzare: " Gesù, guarda cos'ha quella bellezza nei pantaloni! Qualunque roba sia, una cosa è sicura: è rotondo e diviso in due pezzi che si muovono come se proprio non si conoscessero! " " Non hai niente da fare Hendry? " berciò Bruce. " Cosa c'è che non va, Curry? " ghignò Hendry in risposta. " Vuoi fartela tu? "
" E' sposata ", disse Bruce, e immediatamente si stupì di averlo detto. " Sicuro ", rise Hendry. " Le migliori sono tutte sposate: ma non significa un cazzo, non significa proprio un cazzo! " " Al lavoro, al lavoro! " troncò Bruce, e poi a Haig: " Sei pronto? Allora vieni con me ". 9. QUANDO arrivò all'albergo, trovò Boussier che l'aspettava sulla veranda. Questi prese da parte Bruce e gli parlò con calma. " Monsieur, non vorrei fare dell'allarmismo, ma ho appena ricevuto notizie inquietanti. Un folto gruppo di briganti armati fino ai denti scende saccheggiando da nord. Hanno attaccato la missione di Senwati, a trecento chilometri da qui. " " Sì ", disse Bruce, " l'abbiamo sentito alla radio anche noi. " " Dunque vi sarete resi conto che potrebbero piombare qui da un momento all'altro. " " Non credo che possano farcela prima di domani pomeriggio, e allora noi saremo in viaggio verso Msapa Junction. " " Io spero vivamente che lei abbia ragione, monsieur. Le atrocità perpetrate da questo sedicente generale Moses a Senwati superano ogni immaginazione. Pare che nutra un odio quasi patologico per ogni persona di discendenza europea. " Boussier esitò un istante prima di continuare. " A Senwati c'erano una dozzina di suore bianche. Ho sentito dire che le hanno... " " Sì ", l'interruppe precipitosamente Bruce: non voleva sentire. " Posso immaginarlo. Cerchi di evitare che queste storie circolino tra la gente, non vorrei che cadano in preda al panico. " " Naturalmente ", annuì Boussier. " Lei sa di che forza dispone questo generale Moses? " " Non più di un centinaio di uomini, ma, ripeto, tutti dotati di armi moderne. Ho sentito dire che hanno perfino un cannone, non so di che calibro, ma questo mi sembra improbabile. Viaggiano in convoglio su veicoli rubati: a Senwati hanno preso un'autobotte di benzina di una compagnia petrolifera. " " Capisco ", disse Bruce. " Mantengo ferma la decisione di partire domattina, però. " " Come vuole, capitano. " " Ora, monsieur ", cambiò argomento Bruce, " ho bisogno di un mezzo di trasporto. Funziona quella macchina? " Indicò una station-wagon Ford Ranchero verde pisello parcheggiata vicino alla veranda. " Sì. E' della mia ditta. " Boussier gli porse le chiavi. " Il
serbatoio è pieno. " " Molto bene ", disse Bruce. " Ora se vedessi Madame Cartier... " L'aspettava nell'atrio dell'albergo. Come li vide entrare, si alzò. " E' pronta, signora? " " A sua disposizione ", rispose lei, e Bruce la scrutò attentamente per un istante. Un barlume di malizia negli occhi azzurri faceva capire che'cra consapevole del doppio senso. Andarono alla macchina e Bruce le aprì la portiera. " Lei si che è gentile, monsieur. " Si accomodò sul sedile. Bruce fece il giro della macchina e si mise al volante. " E' quasi buio ", disse. " Prenda a destra per la strada di Msapa Junction, un po. più avanti c'è il posto di guardia. " Bruce attraversò la città fino all'ultima casa prima dell'argine. " Siamo arrivati ", disse la ragazza, e Bruce si fermò. Vide subito i due uomini armati di fucili da caccia. Bruce parlò con loro. Non avevano visto nessun guerriero baluba, ma erano molto preoccupati. Bruce prese una decisione. " Tornate all'albergo. I baluba avranno visto arrivare il treno: non attaccheranno certo in forze stanotte, per cui credo che siamo al sicuro in paese, mentre due uomini distaccati qui possono rischiare una sorpresa da parte di qualche tagliagola. " I due mezzosangue raccolsero le loro cose con evidente sollievo e si incamminarono verso il centro. " Dove sono gli altri? " chiese Bruce alla ragazza. " Il posto di guardia successivo è al distributore di benzina, sulla riva del fiume. Là ci sono tre uomini. " Bruce seguì le sue indicazioni. Una o due volte, guidando, le diede un'occhiata di straforo. Sedeva rannicchiata nell'angolo, con le gambe ripiegate sotto il sedere. Stava perfettamente immobile, notò Bruce. Mi va una donna che non si agita, pensò: ti calma. Poi sorrise: questa qua non è mica tanto calmante. Anzi, molto conturbante! La ragazza si voltò di scatto e lo colse mentre la guardava, ma stavolta sorrise. " Lei è inglese, vero, capitano? " " No, sono rhodesiano ", rispose Bruce. " E' lo stesso ", disse la ragazza. " Parla francese così male che dev'essere inglese per forza. " Bruce rise. " Forse il suo inglese è migliore del mio francese ", la sfidò. " Non può essere tanto peggiore ", gli rispose nella sua lingua. " E' diverso quando ride, meno tetro e anche meno eroico. Giri a destra. " Bruce svoltò verso il porto. " Lei parla chiaro, eh? " le disse. " E parla benissimo inglese. "
" Lei fuma? " gli chiese, e, quando lui annuì, accese due sigarette e gliene passò una. " Lei è anche molto giovane per fumare già, e per essere sposata. " La ragazza smise di sorridere e tirò giù i piedi dal sedile. " Ecco il distributore ", disse. " Le chiedo scusa, non avrei dovuto dirlo. " " Non ha importanza. " " Sono stato impertinente ", continuò Bruce. " Non importa. " Bruce fermò la macchina e aprì la portiera. Salì sul pontile di legno e andò verso la baracca delle pompe, facendo cigolare le assi. Dalle canne che orlavano il porto si alzava la foschia, e le rane gracidavano con cinquanta tonalità diverse. Parlò agli uomini nell'unica stanza della stazione di servizio. " Se vi sbrigate, riuscite a raggiungere l'albergo prima di buio. " " Oui, monsieur ", accettarono subito. Bruce li guardò avviarsi per la strada prima di risalire in macchina. Girò la chiave e, mentre l'auto partiva, la ragazza gli chiese: " Come si chiama di nome, capitano Curry? " " Bruce. " Lei lo ripeté, pronunciandolo un pò a modo suo, e poi gli chiese: " Perché fa il militare? " " Per tante ragioni ", cercò di tagliar corto lui. " Con tutti i suoi gradi e i suoi nastrini, non ha affatto l'aria di un soldato, anche se è armato e non fa che berciare comandi. " " Può darsi che non sia un gran che come militare. " Le sorrise. " Sei molto efficiente e direi quasi torvo, tranne quando sorridi. Ma io sono contenta che tu non abbia un'aria militaresca ", gli disse. " Dov'è l'altro posto di guardia? " " Lungo la linea ferroviaria. Lì ci sono due uomini. Gira a destra in fondo alla strada, Bruce. " " Anche tu sei molto efficiente, Shermaine. " Tacquero per un momento. Bruce sentiva che fra loro era nata una simpatia, calda come pane appena sfornato. Però ha marito, pensò. Chissà dov'è, chissà che tipo è. Perché non è qui con lei? " E' morto ", gli disse subito. " Quattro mesi fa, di malaria. " Per lo shock della risposta di Shermaine alla domanda inespressa, e la notizia che gli aveva dato, Bruce rimase per un attimo senza parole. Poi: " Mi dispiace ". " Ecco il posto di guardia ", gli disse lei, " in quel cottage dal tetto di paglia. " Bruce fermò l'auto e spense il motore. Nel silenzio
completo la donna ricominciò a parlare. " Era un brav'uomo, molto gentile. Lo conoscevo da pochi mesi, ma era un brav'uomo. " Sembrava molto piccola, seduta nel buio del crepuscolo a parlare di malinconie, e Bruce si sentì pervadere da un empito di tenerezza. Avrebbe voluto abbracciarla, per scacciare la tristezza. Cercò qualche parola da dirle, ma prima che riuscisse a trovarle parlò ancora lei, in tono oggettivo. " Bisogna sbrigarsi, perché qua vien buio. " All'albergo, l'atrio era pieno di dipendenti di Boussier. Haig aveva piazzato una mitragliatrice a una finestra del primo piano, da cui si dominava la strada principale, e messo due uomini di guardia nelle cucine per coprire il retro. I civili erano riuniti in gruppetti e chiacchieravano tranquilli, guardando Bruce con una fiducia talmente cieca e sconfinata da metterlo in imbarazzo. " Tutto a posto, Mike? " chiese questi bruscamente. " Sì, Bruce. Dovremmo essere in grado di difendere l'edificio in caso di un attacco di sorpresa. Anche Hendry e de Surrier, alla stazione, non dovrebbero avere problemi. " " Questa gente ha caricato i bagagli? " " Sì, è già tutto sul treno. Ho detto a Ruffy di dargli da mangiare attingendo alle nostre provviste. " " Molto bene. " Bruce provò sollievo: fin lì non c'erano state altre complicazioni. " Dov'è il vecchio Boussier? " " Nel suo ufficio, dall'altra parte della strada. " Mentre ci andava, Shermaine lo raggiunse. Non gliel'aveva chiesto, ma fu contento di averla vicina. Quando entrarono nel suo ufficio, Boussier alzò la testa. La luce forte della lampada a petrolio gli accentuava le rughe e una certa calvizie. " Martin, non ti sarai mica rimesso a lavorare! " esclamò Shermaine, e lui le sorrise, con la serenità dell'uomo anziano. " Ma no, cara, sto solo riordinando un po. di cosette. Accomodatevi, prego. " Si alzò dalla scrivania, liberò da alcuni pesanti libri mastri rilegati in pelle le poltrone e li mise in una cassa di legno sul pavimento; poi tornò a sedersi, aprì un cassetto della scrivania e ne trasse una scatola di sigari che porse a Bruce. " Non so dirle quanto sia felice del suo arrivo, capitano. Questi ultimi mesi sono stati molto duri: il dubbio, l'ansia... " Accese un fiammifero e lo portò al sigaro di Bruce. " Ma ora tutto sta per finire, se Dio vuole. Mi sento sgravato da un gran peso. " Poi il tono divenne più tagliente. " Siete arrivati giusto in tempo. Ho appena sentito dire che questo generale Moses e i suoi uomini hanno lasciato
Senwati diretti a sud. Saranno a duecento chilometri da qui e, se continuano così, arriveranno domani. " " Chi gliel'ha detto? " chiese Bruce. " Uno dei miei uomini, ma non mi chieda come fa a saperlo. In questo paese c'è un sistema di comunicazioni che in tanti anni non sono ancora riuscito a capire. Saranno i tamburi: stasera si sono fatti sentire, ma di preciso non so. Tuttavia, di solito danno notizie attendibili. " " Non li facevo così vicini ", mormorò Bruce. " Se l'avessi saputo prima, forse avrei rischiato di viaggiare di notte, almeno fino al ponte. " " Credo che la sua decisione di passare la notte qui sia stata giusta. Il generale Moses non si muoverà col buio - i suoi uomini non vorranno certo correre questo rischio - e le condizioni della strada di Senwati, dopo tre mesi di completo abbandono, saranno tali che non ci vorranno meno di dieci o dodici ore per coprire quella distanza. " " Spero che abbia ragione ", disse Bruce, preoccupato. " Ma non sono affatto sicuro che non sia meglio partire subito. " " Anche quello sarebbe un rischio, capitano ", gli fece osservare Boussier. " Sappiamo che ci sono guerrieri intorno alla città, sono stati visti. Avranno certo notato il vostro arrivo, e magari hanno pensato di svellere i binari per impedirvi di ripartire. Tutto considerato, penso che la sua decisione originaria sia ancora la migliore. " " Forse. " Bruce succhiava il sigaro, sulle spine, seduto sull'orlo della poltrona di pelle. Ma quasi subito si rilassò. " Non possiamo rischiare che questo Moses ci piombi addosso all'improvviso. Piazzerò un posto di guardia sull'argine, in modo da poterlo bloccare lì almeno per il tempo necessario a far salire la gente sul treno. " " Penso anch'io che sia la cosa migliore ", concordò Boussier. Fece una pausa, guardò fuori delle finestre aperte e proseguì a voce bassa. " C'è un'altra cosa, capitano, che gradirei sottoporre alla sua attenzione. " " Dica. " " Come sa, l'attività della mia ditta a Port Reprieve consiste nel dragaggio di diamanti dalle paludi di Lufira. " Bruce annuì. " Ho in cassaforte ", proseguì Boussier indicandola col pollice - una grossa porta d'acciaio incassata nel muro alle sue spalle - " novemila e cinquecento carati di gemme grezze e ben ventiseimila di pietre industriali. " " Lo immaginavo ", disse Bruce in tono indifferente. " Già che ci siamo, potremmo parlare del trasporto delle pietre. " " Come sono imballate? " chiese Bruce. " Sono in una cassetta di legno. " " Di che dimensioni e peso? " " Le faccio vedere. "
Boussier andò alla cassaforte, voltò loro le spalle e formò la combinazione girando le manopole. Nell'attesa, Bruce si rese conto all'improvviso che, dopo i primi saluti, Shermaine non aveva più parlato. La guardò, e lei gli sorrise. Mi piace una donna che sa quando è il caso di tener la bocca chiusa. Boussier aprì la cassaforte e tirò fuori una piccola cassa di legno che appoggiò sulla scrivania. " Ecco qua ", disse. Bruce la esaminò. Quaranta centimetri di lunghezza, venticinque di larghezza e quindici di altezza. Provò a sollevarla. " Una decina di chili ", giudicò. " Il coperchio è sigillato. " " Sì, con la ceralacca, come vede ", disse Boussier indicando i quattro bolli. " Bene ", annuì Bruce. " Non mi sembra il caso di attirarci indebite attenzioni affidandola a delle guardie. " " Sono perfettamente d'accordo. " Bruce guardò la cassa ancora qualche momento e poi chiese: " Che valore hanno queste pietre? " Boussier alzò le spalle. " Diciamo cinquecento milioni di franchi. " Bruce rimase impressionato. Mezzo milione di sterline, una cifra per cui valeva la pena di rubare e magari anche uccidere. " Le propongo di infilare la cassetta nel suo bagaglio, monsieur, per esempio avvolta nelle coperte. Dubito che ci sia pericolo di furto prima di arrivare a Msapa Junction. Una volta lì, penseremo a qualche altra soluzione migliore per la sua sicurezza. " " Molto bene, capitano. " Bruce si alzò, consultando l'orologio. " Sono già quasi le sette. Devo andare a piazzare il posto di blocco sull'argine. La prego di assicurarsi che tutti siano pronti a salire sul treno domattina prima dell'alba. " " Certo. " Bruce guardò Shermaine, che si alzò immediatamente. Mentre le apriva la porta, un pensiero lo colse. " Quella missione... St. Augustine mi pare che si chiami... Non ci sta più nessuno, vero? " " No ", disse un po. vergognoso Boussier. " Ci sono ancora padre Ignazio e, naturalmente, i pazienti dell'ospedale. " " Grazie tante di avermelo detto! " deprecò Bruce. " Mi scusi, capitano, mi era uscito di mente. Ci sono tante cose a cui pensare. " " Sai la strada per la missione? " chiese secco a Shermaine. " Sì, Bruce. " " Hai voglia di insegnarmela? " " Ma certo. " Anche lei sembrava sentirsi in colpa. Bruce chiuse la porta dell'ufficio di Boussier e si incamminò
di buon passo verso l'albergo, mentre Shermaine arrancava per non farsi lasciare indietro. Non ci si può fidare di nessuno, pensava lui intanto, proprio di nessuno! Poi vide Ruffy sbucare dalla stazione, simile a un grosso orso bruno. Be' con qualche eccezione, si corresse Bruce. " Sergente maggiore. " " Olà, capo. " " Questo generale Moses è più vicino di quanto pensavamo. Sulla strada di Senwati, a duecento chilometri da qui. " Ruffy fece un fischio tra i denti. " Allora tagliamo subito la corda, capo? " " No, piazziamo una postazione all'imbocco dell'argine. Se arrivano, dovremmo riuscire a bloccarli lì per il tempo necessario a partire col treno. La comanderai tu. " " Me ne occupo subito. " " Intanto io vado alla missione, c'è rimasto un prete bianco. Il comando, mentre son via, passa a Haig. " " D'accordo, capo. " 10. " MI SPIACE tanto, Bruce, avrei dovuto ricordarmene io. " Shermaine si raggomitolò vergognosa sul sedile della macchina. " Non pensarci ", le disse Bruce. " Abbiamo cercato in tutti i modi di convincere padre Ignazio a venire in città, ma lui non vuole. Anche Martin gliel'ha detto cento volte. " Bruce non rispose. Imboccò l'argine, guidando con attenzione. Dalla palude si alzava la nebbia, lambendo la massicciata di cemento. Miriadi di insetti, accecati dai fari, si spiaccicavano sul parabrezza. Il coro delle rane era assordante. " Ti ho chiesto scusa ", gli mormorò. " Sì, ho sentito, non è il caso di ripeterlo. " Lei tacque un po., poi in inglese gli chiese: " Ma sei sempre così scorbutico? " " Sempre ", le rispose secco Bruce, " è una di quelle parole che andrebbero cancellate dal vocabolario. " " Ma siccome c'è ancora, continuerò ad adoperarla. E non mi hai risposto: sei sempre così scorbutico? " " Non mi piacciono 'sti casini imprevisti ", rispose, e dovette spiegarle: " Errori, improvvisazioni, situazioni complicate dall'inefficienza, o da qualcuno che non adopera la testa ". " Tu, di casini, non ne combini mai, Bruce? " " Se fossi in te, userei qualche altra espressione. Non si addice alle giovani signore ben educate ", le rispose in francese, ridendo. " Non commetti mai errori? " si corresse lei. Bruce non
le rispose. Ne aveva commessi anche troppi, e si ritrovava incasinato fino ai capelli. Shermaine si raddrizzò sul sedile. " Mi sembri Napoleone ", disse. " Freddo, silenzioso, efficiente. " " Non ho affatto detto che non... " cominciò Bruce, sulla difensiva. Poi alla luce del cruscotto scorse la sua espressione divertita e non riuscì a trattenersi dal sorridere. " Hai ragione, sto comportandomi come un bambino. " " Vuoi una sigaretta? " gli chiese. " Sì, grazie. " L'accese e gliela passò. " Dunque, gli errori non ti piacciono. E cos'è che ti piace? " " Ah, tante cose ", disse Bruce. " Dimmene qualcuna. " L'argine finì. Sull'altra riva, Bruce poté accelerare. " Mi piace stare in montagna quando tira vento, mi piace il sapore del mare. Mi piacciono Sinatra, l'aragosta, i fucili da caccia e le risate delle bambine piccole. Mi piacciono la prima boccata di una sigaretta accesa a un fuoco di legna, il profumo del gelsomino, e mi piace toccare la seta; mi piace alzarmi tardi e, a scacchi, mangiare la regina col cavallo. Anche le ombre e le luci del bosco mi piacciono. E, ovviamente, mi piace il denaro. Ma in particolar modo mi piacciono le donne che non fanno troppe domande. " " Tutto qui? " " No, ma per cominciare direi che basta. " " E a parte i... Gli errori, quali sono le cose che non ti piacciono? " " Le donne che fanno troppe domande ", e la vide sorridere. " L'egoismo, tranne il mio, la zuppa di rape, la politica, il pelo pubico biondo, il whisky scozzese, la musica classica e il mal di testa che viene dopo aver bevuto troppo. " " Sono sicura che anche qui c'è dell'altro. " " Direi di no, sai? " " Sei molto sensuale. Hai parlato solo di cose dei sensi. " " Sono d'accordo. " " E non di persone. Perché? " " E' qui che si gira per la missione? " " Sì, va' piano che la strada è brutta. Perché non parli dei tuoi rapporti con gli altri? " " E tu perché fai tante domande? Forse un giorno te lo direi da solo. " Lei tacque un momento e poi gli chiese a bassa voce: " E cosa vuoi dalla vita? Solo le cose di cui hai parlato prima? E' tutto qui quello che vuoi? " " No, non voglio nemmeno quello. Non voglio niente e
non mi aspetto niente: in questo modo non si resta mai delusi. " A un tratto lei si irritò. " Non solo ti comporti da bambino, ma ragioni anche da bambino. " " Ah, ecco un'altra cosa che non mi piace: le critiche. " " Sei giovane, hai cervello, bell'aspetto... " " Grazie, così va un po. meglio. " " ... E sei uno sciocco! " " Mi correggo, non va meglio. Ma a te, scusa, cosa te ne frega? " " Proprio niente, sta' tranquillo! " berciò lei, piccata. " Puoi anche... " S'interruppe per cercare qualcosa di dirompente... " andare a gettarti fuori del lago! " " Vorrai dire dentro il lago. " " Dentro, fuori, di fianco, non m'importa! " " Be', sono contento che almeno questo problema è risolto. E' quella la missione? Vedo una luce. " La donna non rispose, se ne rimase raggomitolata nel suo angolo, respirando pesantemente e illuminando l'interno della Ford con la brace della sigaretta. La chiesa era immersa nell'oscurità, ma accanto c'era un lungo edificio basso. A una finestra Bruce vide muoversi un'ombra. " E' l'ospedale? " " Sì. " Seccamente. Bruce fermò la macchina davanti alla veranda e spense motore e luci. " Non vieni dentro? " " No. " " Gradirei che mi presentassi padre Ignazio. " Per un momento lei non si mosse, poi aprì la portiera e salì i gradini della veranda senza voltarsi a guardare Bruce. La seguì dentro l'ufficio, nel corridoio, oltre l'infermeria con la piccola sala operatoria e finalmente in corsia. " Ah, Madame Cartier. " Padre Ignazio, chino al capezzale di un paziente, si alzò e le andò incontro. " Ho sentito che il treno dei soccorsi è arrivato a Port Reprieve. Pensavo che ve ne foste già andati tutti. " " Non ancora, padre. Domani mattina. " Ignazio era alto quasi due metri, e magro. Come concessione al clima, portava la tonaca con le maniche corte, mostrando braccia ossute e senza peli, con vene azzurre e sporgenti. Aveva grosse mani nodose, e anche i piedi erano grandi e ossuti nei sandali. Come gran parte degli uomini alti e magri, aveva le spalle curve. La faccia non era niente di straordinario, una faccia comune, con gli occhiali cerchiati d'acciaio su un naso abbastanza informe. Non era né giovane né vecchio, aveva capelli castani senz'ombra di grigio e sprigionava da lui la serenità olimpica che non di rado hanno gli uomini di Dio. Rivolse la sua attenzione a Bruce, studiandolo attraverso gli occhiali.
" Buona sera, figliolo. " " Buona sera, padre. " Bruce era a disagio: gli capitava sempre coi religiosi. Ah, potessi mai esser sicuro di una cosa, nella vita, come quest'uomo è sicuro di tutto! " Padre, questo è il capitano Curry " Il tono di Shermaine era freddo, ma poi a un tratto sorrise di nuovo. " Poiché se ne frega degli altri, è venuto per portarla in salvo. " Padre Ignazio gli porse la mano e Bruce sentì che era secca e fresca, rendendosi conto che la sua era invece tutta sudata. " Un pensiero gentile ", disse il religioso, avvertendo la tensione fra i due. " Non vorrei passare per un ingrato, ma temo di non poter accettare la sua offerta. " " Siamo venuti a sapere che un gruppo di banditi armati si trova a duecento chilometri e sta venendo qui. Arriveranno domani o dopo. Lei è in grave pericolo: si tratta di criminali spietati ", gli disse Bruce. " Sì, l'ho sentito dire anch'io ", annuì padre Ignazio. " Prenderò le misure che ritengo necessarie. Mi nasconderò nella giungla con tutti i collaboratori e i pazienti. " " Vi inseguiranno ", disse Bruce. " Credo di no ", scosse la testa Ignazio. " Non vorranno perder tempo. Cercano bottino, non malati. " " Bruceranno la missione. " " In tal caso dovremo ricostruirla, quando se ne saranno andati. " " La giungla brulica di baluba, finirete in pentola ", ci riprovò in un altro modo Bruce. " No ", scosse la testa Ignazio. " Quasi tutti i membri della tribù prima o poi sono stati ricoverati in questo ospedale. Da loro non ho niente da temere, sono amici. " " Senta un po. padre, non ho intenzione di discutere: ho l'ordine di riportarla a Elisabethville e quindi devo insistere. " " E io ho l'ordine di restare qui. Ammetterà che il mio ordine viene da un'autorità più elevata. " Ignazio sorrise dolcemente: Bruce aprì bocca per ribattere, ma poi si mise a ridere. " Non faccio obiezioni. Ha bisogno di qualcosa che io potrei fornirle? " " Ha medicine? " chiese Ignazio. " Acriflavina, morfina, disinfettante. Poca roba, temo. " " Servirà. Avete cibo? " " Sì, vi darò tutte le provviste che posso ", promise Bruce. Una paziente in fondo alla corsia gridò così all'improvviso che Bruce sussultò. " Prima di domattina sarà morta ", spiegò sottovoce Ignazio. " Non posso farci proprio niente. " " Cos'ha? "
" E' in travaglio da due giorni. Ci sono complicazioni. " " Non può operarla? " " Figliolo, io non sono un dottore. Prima ne avevamo uno, ma allo scoppio della guerra è tornato a Elisabethville. Purtroppo... " disse con un tono in cui si avvertiva tutto il rammarico per le sofferenze dell'umanità " ... Morirà. " " Haig! " esclamò Bruce. " Mi scusi? " " Padre, voi qui avete una sala operatoria. E' equipaggiata di tutto il necessario? " " Sì, credo di sì. " " Anestetico? " " Abbiamo del cloroformio e del pentothal. " " Bene ", disse Bruce. " Vi procurerò io il dottore. Vieni, Shermaine. " 11. " E' 'STO caldo, 'sto maledetto caldo! " berciò Wally Hendry asciugandosi la faccia col fazzoletto sporco e stravaccandosi sul sedile ricoperto di pelle verde. " Hai notato che Curry ci lascia a cuocere sul treno, mentre Haig alloggia in albergo e lui va a spasso con la pollastrella francese? Se ne frega di farci sudare, basta che stiano comodi lui e il suo amico Haig. L'hai notato, vero? " " Qualcuno deve pur restare sul treno, Wally ", disse André. " Sì, e a chi tocca? Sempre a noi due. I signori dell'alta società si favoriscono a vicenda. Bisogna riconoscerglielo, sanno difendere bene i loro privilegi. " Guardò fuori del finestrino. " Il sole tramonta, ma basta ancora a friggere due uova su un badile. Berrei un sorso. " Si slacciò gli stivali, tolse anche le calze e si guardò i piedoni con disgusto. " 'Sto maledetto caldo mi ha risvegliato anche il piede d'atleta. " Tolse le pellicine dagli interstizi fra le dita. " Hai ancora un po. di quella pomata, André? " " Sì, te la vado a prendere. " André la prese nello zaino e tornò da Wally, sdraiato sul sedile dello scompartimento. " Mettimela su ", istruì Wally stendendosi e porgendo il piede. André sedette, appoggiò il piede del compagno in grembo e si mise al lavoro. Wally accese una sigaretta e soffiò il fumo in alto, guardandolo disperdersi. " Cazzo, che voglia di bere. Una bella birretta gelata, con quattro dita di schiuma... " Si appoggiò sul gomito e si mise a osservare André che gli spalmava la pomata tra le lunghe dita prensili. " Come va? " " Ho quasi finito, Wally. " " In che stato sono? "
" Meglio dell'altra volta, non si è formato il siero. " " Prudono da bestia. Non crederesti quanto. " André non rispose e Wally gli tirò un calcio nelle costole con la pianta dell'altro piede. " Hai sentito cosa ti ho detto? " " Sì, hai detto che ti prude. " " E allora rispondimi, quando ti parlo. Mica parlo da solo. " " Scusami Wally. " Wally grugnì e tacque un momento, poi: " Io ti piaccio, André? " " Lo sai bene, Wally. " " Siamo amici, no, André? " " Certo, e tu lo sai, Wally. " Un'espressione astuta aveva sostituito l'aria annoiata di Wally di poco prima. " Non ti dispiace farmi dei servizietti come spalmarmi la pomata fra le dita dei piedi vero? " " No, certo. E' un piacere, Wally. " " E un piacere? " Adesso il tono di Wally era pungente. " Ti piace farmelo? " André alzò lo sguardo, preoccupato. " Non mi dispiace. " I suoi grandi occhi nocciola fissarono gli occhietti mongolici di Wally. " Ti piace toccarmi, André? " André smise di spalmare la pomata e si pulì nervosamente le dita su una salvietta. " Ho detto se ti piace toccarmi, André. Certe volte gradiresti che ti toccassi io? " André cercò di alzarsi in piedi, ma il braccio di Wally scattò e lo prese per il collo, costringendolo a restare seduto. " E rispondimi, maledetto! Ti piace? " " Mi stai facendo male, Wally ", sussurrò Andrè. " Ma che vergogna! Una vera vergogna! " Wally ghignava. Strinse le dita intorno al collo dell'altro. " Wally, per piacere, ti prego ", mugolava André, agitandosi a faccia in giù contro il sedile. " Ti piace un sacco eh? Forza, rispondimi! " " Sì, va bene, sì. Per piacere, non farmi male, Wally. " " Adesso dimmi la verità, bambolo: l'hai già preso nel culo, é? Sul serio, dico. " Wally piazzò il ginocchio sulla spina dorsale di André, spingendo con tutto il suo peso. " No! " squittì André. " Mai! Ti prego, Wally, non farmi male. " " Tu mi stai dicendo una bugia, André. Non farlo. " " Va bene. Era una bugia. " André cercò di girarsi a guardarlo, ma Wally gli spinse la faccia contro il sedile. " Parlamene, allora. Forza, dimmi tutto, bambolo. " " E' successo una volta sola, a Bruxelles. "
" E chi era il disgraziato? " " Il mio padrone. Lavoravo per lui... Aveva un'agenzia di import-export. " " E poi ti ha licenziato, bambolo? Quando si è stufato di te, ti ha licenziato? " " No, tu non capisci! " negò André con improvvisa veemenza. " Non capisci. Lui mi proteggeva... Avevo la casa, la macchina, tutto. Non mi avrebbe mai abbandonato se... se non fosse successo quello che è successo. Non ha potuto evitarlo, ma era sincero con me. Te lo giuro, mi amava! " Wally si mise a ridere. Adesso si divertiva. " Ti amava! Gesù Cristo! " Lanciò indietro la testa sghignazzando a stranguglioni. Dopo una ventina di secondi riuscì a chiedergli: " Allora, cos'è successo tra te e il tuo innamorato così sincero? Come mai non vi siete sposati e avete fatto tanti bambini, eh? " Il suo stesso improbabile umorismo lo indusse a strafocarsi di nuovo in risatacce convulse. " C'è stata un'inchiesta. La polizia... Ooh! mi fai male, Wally! " " Continua a raccontare, madmuasèl! " " La polizia... Lui non aveva scelta. Era un uomo con una posizione, non poteva permettersi lo scandalo. Non c'era altro modo di uscirne... Non c'è mai, per noi. Non c'è speranza, non c'è felicità... " " Basta con le stronzate, bambola, raccontami solo i fatti. " " Mi ha trovato un lavoro nel Congo, mi ha dato dei soldi, il biglietto aereo, tutto... E continua a scrivermi, si interessa ancora di me. " " Ah, che bello. Un caso di vero amore. Mi fai venir voglia di piangere. " Poi la voce di Wally cambiò tono, e divenne più dura. " Be', bambolo, sentì questa, e ricordatela: non mi piacciono i froci! " Affondò ancora le dita nel muscolo del collo, e André squittì. " Ora te la racconto io una storia. Quand'ero al riformatorio, un frocio ha cercato di toccarmi. Un giorno l'ho beccato alle docce col rasoio, un normalissimo Gillette. Nelle altre docce c'erano una ventina di ragazzi che cantavano e gridavano. Si è messo a gridare anche lui, come fanno tutti quando vien giù l'acqua fredda. Nessuno gli ha badato. Voleva essere una donna... E io l'ho aiutato. " Il tono di Hendry diventò rauco e nostalgico. " Gesù! Sussurrò. " Quanto sangue! " Adesso André piangeva, tutto scosso dai singhiozzi. " Io non... per piacere, Wally. Non è colpa mia. E' capitato solo quella volta. Per piacere, lasciami andare. " " Ti piacerebbe che aiutassi anche te, André? " " No! " strillò André. E Hendry si stufò. Lo lasciò andare,
accasciato sul sedile, e si mise le calze. " Vado a bermi una birra. " Si allacciò gli stivali e si alzò. " E tu ricordatelo bene ", disse minaccioso, incombente sul ragazzo sdraiato. " Non farti strane idee su di me. " Prese il fucile e uscì dallo scompartimento. Wally incontrò Boussier sulla veranda, che chiacchierava con un gruppo di suoi dipendenti. " Dov'è il capitano Curry? " gli disse. " E' andato alla missione. " " Quando è partito? " " Circa dieci minuti fa. " " Bene ", disse Wally. " Chi ha la chiave del bar? " Boussier esitò. " Il capitano ha ordinato che il bar resti chiuso. " Wally tirò giù il fucile che portava in spalla. " Non faccia storie, amico mio. " " Mi spiace, monsieur, ma devo ubbidire agli ordini del capitano. " Per un minuto si fissarono, e il più anziano non manifestò alcun segno di cedimento. " Faccia come vuole ", disse Wally, e proseguì per l'atrio fino alla porta del bar. Con un calcione l'aprì al primo colpo. Entrò e andò subito dietro il banco a prendere la birra. La prima bottiglia la scolò d'un fiato. Fece un gran rutto di soddisfazione e ne prese subito un'altra, stappandola e mettendosi a guardare la schiuma che usciva dal collo. " Hendry! " Wally alzò gli occhi e vide Mike Haig sulla soglia. " Ciao, Mike ", disse sogghignando. " Cosa credi di fare? " l'affrontò Mike. " Tu cosa pensi? " Wally alzò la bottiglia e brindò alla sua salute. " Bruce ha ordinato di non lasciar entrare qui nessuno! " " Oh, Cristo, Haig, smettila di comportarti da vecchia zitella. " " Vattene subito, Hendry. Sono io il comandante qui! " " Mike ", gli sorrise Wally, " vuoi proprio farmi morire di sete? " Appoggiò i gomiti al bancone. " Dammi due minuti, che finisco di bere. " Mike Haig si girò e vide un gruppo di curiosi seguire la scena dall'atrio. Entrò nel bar e chiuse la porta, piazzandosi di fronte a Hendry. " Va bene, hai due minuti, poi te ne vai ", disse in tono deciso. " Non sei cattivo, Mike. Fra noi ci sono stati soltanto dei malintesi, e ti dirò che me ne dispiace. " " Forza, bevi! " disse Mike. Senza voltarsi, Hendry prese dallo scaffale una bottiglia di cognac Remy Martin. La stappò coi denti, prese un bicchiere adatto con la mano libera e ci versò una buona dose del denso liquido ambrato.
" Fammi compagnia, Mike ", disse, e gli mise davanti il bicchiere. Haig lo guardò, prima con viso inespressivo, poi come se i lineamenti cominciassero a crollare. Si forbì le labbra con la lingua, di nuovo con l'aria da vecchio stanco. Con uno sforzo fisico distolse lo sguardo dal bicchiere. " Che tu sia maledetto, Hendry ", disse con voce innaturalmente bassa. " Il diavolo ti porti. " Con una manata mandò il bicchiere a infrangersi contro la parete lontana. " Cos'ho fatto di male, Mike? " gli chiese a voce altrettanto bassa Hendry. " Ti ho solo offerto da bere, ecco tutto. " L'odore del cognac rovesciato, penetrante, fruttato, con dentro il calore dell'uva, indusse Mike a forbirsi ancora le labbra. L'acquolina irresistibile che gli era venuta in bocca, la necessità che gli ardeva nella pancia, diffondendosi a macchia d'olio, riuscirono ben presto e ottunderlo. " Maledetto te ", sussurrava. " Maledetto te, maledetto te ", implorava ora, mentre Hendry riempiva un altro bicchiere. " Da quanto tempo non bevi, Mike? Un anno, due anni? Fatti un bicchierino, oppure un sorso solo magari. Ricordati come ti tiene su. Forza, forza. Sei stanco, hai lavorato duro. Bevine uno. Ecco. Beviti solo questo con me. " Mike si pulì la bocca col dorso della mano, tutto sudato sulla fronte e sul labbro superiore, per la gran voglia che gli ardeva in corpo. " Forza, ragazzo mio. " La voce di Wally era rauca per l'eccitazione di punzecchiare, persuadere, tentare. La mano di Mike si chiuse intorno al bicchiere, muovendosi per suo conto, portandolo alle labbra che a un tratto si erano messe a fremere. Negli occhi, il desiderio combatteva con l'odio per l'alcool. " Solo questo ", sussurrava Hendry. " Solo un bicchiere. " Mike lo tracannò con uno scatto improvviso del braccio, in un sol sorso. Chinò la testa sul bicchiere vuoto, impugnato a due mani. " Ti odio. Mio Dio, come ti odio! " Parlava a Hendry, a se stesso e al bicchiere vuoto. " Bravo, bravo! Allegria! " si congratulava laido Wally. " Adesso sì che sei tornato un uomo. To', ti riempio il bicchiere. " 12. BRUCE entrò in albergo a grandi passi, seguito quasi di corsa da Shermaine. Nell'atrio c'erano una dozzina di persone, e sembravano tese. Boussier era tra loro, e raggiunse subito Bruce. " Mi spiace, capitano, non sono riuscito a fermarli.
Quello là coi capelli rossi è un violento, ha imbracciato a fucile e penso che lo avrebbe usato. " " Di che sta parlando? " chiese Bruce, ma, prima che Boussier rispondesse, dal bar si sentì la risataccia di Hendry. " Sono là dentro da un'ora ", disse Boussier. " Maledizione. Proprio adesso! Che Dio maledica quel mascalzone! " Si mise quasi a correre e irruppe nel bar. Hendry era appoggiato alla parete di fronte con il bicchiere in una mano e il fucile mitragliatore nell'altra, impugnato come una pistola, che descriveva con la canna pigre e incerte evoluzioni. Sul banco del bar Mike Haig stava costruendo una piramide di bicchieri. Era giusto intento a piazzare quello al vertice. " Ciao, Bruce, vecchio pistola! " l'accolse, salutandolo con un esagerato sventolio del braccio. " Sei arrivato giusto in tempo per l'esercitazione di tiro. Ma prima tocca a Wally. Bisogna stare alle regole e fare le cose democraticamente, senza barare. Qua il grado non conta, vero Wally? " I lineamenti di Haig si erano come confusi. Pareva che gli si stesse squagliando la faccia. Aveva le labbra pendule e molli, le guance flaccide e cascanti e gli occhi attoniti. Prese un bicchiere mezzo pieno dal banco, vicino a una bottiglia di cognac Remy Martin. " Ottimo, questo vecchio brandy, davvero squisito. " Aveva la voce impastata e dovette ripetere. Poi rivolse un bel sorriso a Bruce, con gli occhi incrociati. " Togliti di mezzo, Mike ", disse Hendry, alzando l'arma per sparare alla pila di bicchieri. " Sempre si vince. Accomodati ", disse Haig allontanandosi barcollando dalla linea di tiro. " Hendry, piantala! " " Vaffanculo ", disse Hendry, e sparò. Il fucile gli rinculò contro la spalla e la piramide esplose in mille frammenti, mentre nel locale echeggiava lo sparo. " Il signore ha vinto una bottiglia ", farfugliò Mike. Bruce attraversò il locale con tre passi rapidi e tolse di mano l'arma a Hendry " Ora basta, scimmione ubriaco. " " Vai a fare in culo ", ringhiò Hendry, massaggiandosi il polso stortato dallo strappo del fucile. " Capitano Curry ", disse Haig da dietro il bar. " Hai sentito cos'ha detto il mio amico? Vattene a letto e non scocciare più. " " Sta' zitto, Haig. " " Stavolta ti sistemo lo, Curry ", ruggì Hendry. " E' troppo tempo che rompi i coglioni! " " Sia gentile, capitano, non rompa i coglioni al mio amico. Che dico, al mio fratello di sangue! Smetta subito di
perseguitarlo. " " Fatti sotto, Curry. Fatti sotto! " esortò Wally. " Bravo, Wally. Dagli una lezione ", disse Haig versandosi da bere. " Non lasciarti mettere i piedi in testa. " " Vieni avanti, Curry. " " Sei ubriaco ", disse Bruce. " Fatti avanti, non parlare, stronzo! Devo proprio cominciare io? " " No che non devi cominciare tu ", disse Bruce alzando di scatto il fucile e colpendolo col calcio, duramente, sotto il mento. Hendry andò a sbattere con la testa contro il muro. Bruce lo guardò negli occhi e constatò che molto probabilmente la voglia di fare a botte gli era passata. Lo prese per le braccia e lo scaraventò su una sedia. Devo evitare che Haig beva ancora, ragionò, non ho tempo di mandare a chiamare Ruffy e non posso lasciare la cosa in sospeso mentre mi lavoro Haig. " Shermaine ", chiamò. Era sulla soglia e venne subito da lui. " Sai usare una pistola? " Lei annuì. Bruce tirò fuori la sua Smith & Wesson dalla fondina e gliela porse. " Spara addosso a quest'uomo, se cerca di alzarsi dalla sedia. Mettiti qui dove non riesce a raggiungerti. " " Bruce... " cominciò lei. " E' una bestia pericolosa. Ieri ha assassinato due bambini e, se glielo lasci fare, ucciderà anche te. Devi trattenerlo qui, mentre mi occupo dell'altro. " La ragazza puntò la pistola su Hendry, tenendola a due mani, col volto ancora più pallido del solito. " Ti sentì in grado di farlo? " le chiese Bruce. " Adesso sì ", rispose lei, tirando su il cane. " Ascoltami bene, Hendry ", disse Bruce prendendolo per il ciuffo e voltandogli la faccia in su. " Se ti alzi da questa sedia lei ti spara. Hai capito? Ti fa fuori. " " Va' a farti fottere. Tu e la tua puttanella francese, che del resto devi esserti già fatto prima, in macchina... " L'ira divampò così violentemente in Bruce da sbalordire lui per primo. Torse il ciuffo di Hendry così forte da sentirsi restare i capelli in mano. Hendry emise un gemito di dolore. " Chiudi quella fogna di bocca o ti ammazzo subito. " Diceva davvero, e Hendry se ne accorse. " Okay, per l'amor di Dio, okay. Lasciami andare, però. " Bruce lasciò la presa e si raddrizzò. " Mi spiace, Shermaine ", le disse. " Non preoccuparti. Va' dall'altro. " Bruce andò al banco del bar. Haig lo guardava. " Cosa vuoi, Bruce? Beviti un bicchiere. " Era impaurito. " Beviti un bicchierino anche tu, come gli altri. Ci stavamo divertendo, cosa c'è di male? Non ti arrabbiare. "
" Metti giù quel bicchiere ", disse Bruce, girando attorno al banco. Haig arretrò. " Cosa vuoi fare? " " Ora lo vedrai ", disse Bruce e lo prese per il polso, voltandolo e storcendogli il braccio dietro la schiena. " Ehi, Bruce, mi hai fatto rovesciare il bicchiere! " " Bene ", disse Bruce facendoglielo saltare di mano. Haig cominciò a dibattersi. Era ancora un uomo forte, ma il liquore l'aveva indebolito, e Bruce non fece fatica a costringerlo in punta di piedi, torcendogli ulteriormente il braccio. " Vieni, amico ", disse Bruce, spingendolo verso l'altra porta del bar. Girò la chiave con la mano libera e aprì la porta. " Per di qua ", disse spingendo Mike nelle cucine. Chiuse la porta col piede e trascinò Haig al lavandino. " Bene, Haig, e adesso vomita ", gli ordinò, e rapidamente cambiò la presa, spingendogli la testa nel lavandino. Poi prese uno strofinaccio, lo appallottolò e coi pollici costrinse Haig ad aprire la bocca. Ci infilò lo straccio, tra i molari. " Sputa fuori tutto ", disse, ficcandogli l'indice in gola. Sentì il vomito salire caldo e viscido sulla sua mano, e insisté, lottando contro la nausea. Alla fine aprì il rubinetto dell'acqua fredda e ci spinse sotto la testa di Haig, lavando la sua faccia e la propria mano. " Adesso ho un lavoretto da farti fare, Haig. " " E lasciami in pace, maledetto ", farfugliò Haig appena comprensibilmente. Bruce lo tirò su e lo mise contro il muro. " C'è una donna che deve partorire, alla missione. Sta per morire, Haig, e morirà se non le fai il cesareo. " " No ", sussurrò Haig. " Non questo un'altra volta. " " Ti ci porto. " " No, per piacere, no. Non ce la faccio... Non vedi che non ce la faccio... " Le venuzze rosse sul naso e le guance spiccavano in vivo contrasto col pallore del viso. Bruce gli diede una sberla in faccia, facendo volar via dai capelli una spruzzata di gocce d'acqua. " No ", farfugliò. " No, Bruce, ti prego, no. " Bruce gli diede altri due sberloni, osservandolo attentamente. Vide balenare finalmente un accenno di reazione irata. " Maledetto Bruce Curry, va' all'inferno! " " Ce la farai! " esclamò trionfante Bruce. " Grazie a Dio ce la farai. " Spinse di nuovo Haig nel bar. Shermaine stava ancora tenendo a bada Hendry con la pistola. " Vieni, Shermaine. Lascialo perdere adesso, ci penso io al ritorno. " Attraversando l'atrio Bruce le chiese: " Sai guidare la
macchina? " " Sì. " " Bene ", disse Bruce. " Eccoti le chiavi, andiamo alla missione. Io salgo dietro con Haig. " Haig perse l'equilibrio sui gradini dell'ingresso e a momenti cadde, ma Bruce lo prese al volo e lo trascinò quasi di peso alla macchina. Lo spinse sul sedile di dietro e si sedette vicino a lui. Shermaine si mise al volante ed eseguì una conversione a " U ". " Non puoi obbligarmi a farlo, Bruce. Non ci riesco, non ci riesco proprio ", implorava Haig. " Si vedrà. " " Tu non sai cosa vuol dire. Non puoi saperlo. Morirà sul tavolo operatorio. " Gli fece vedere le mani che tremavano forte. " Come posso riuscirci? " " Se non provi, muore lo stesso ", disse Bruce con voce dura. " Sicché tanto vale che la mandi subito all'altro mondo tu. " Haig si portò le mani alla bocca e si pulì le labbra. " Fammi almeno bere un bicchiere, Bruce. Mi aiuterà. Ci proverò, se mi lasci bere un sorso. " " No ", disse Bruce, e Haig si mise a imprecare, rovesciando su Bruce un torrente di insulti, con la faccia stravolta dall'ira. Maledisse Bruce, maledisse se stesso e maledisse Dio, sputando una serqua di oscenità che Bruce non aveva mai sentito prima. Poi di colpo afferrò la maniglia della portiera e cercò di aprirla. Ma Bruce, che se l'aspettava, lo prese per la collottola e lo tenne seduto sul sedile. Quasi subito Haig smise di dibattersi e si accasciò singhiozzando. Shermaine andava forte. Percorse l'argine, e dopo la salita svoltò nella strada secondaria, forando il buio coi fari, facendo fischiare il vento contro l'auto. Haig continuava a singhiozzare accasciato sul sedile di dietro. Poi tra gli alberi si videro ammiccare le luci della missione e Shermaine rallentò, passò davanti alla chiesa e si fermò di fronte all'ospedale. Bruce aiutò Haig a scendere. Proprio in quella, dalla missione uscì padre Ignazio con una lanterna a riflettore. Il potente bagliore li illuminò, proiettando ombre grottesche dietro di loro. La luce cadeva con speciale crudeltà sulla faccia di Haig. " Ecco il suo dottore, padre ", annunciò Bruce. Ignazio alzò la lanterna e guardò Haig da dietro gli occhiali. " Sta male? " " No, padre ", rispose Bruce. " E' ubriaco. " " E' ubriaco? Allora non può operare? " " Sì che può! Può e come! " Bruce portò Haig fino alla porta, per il corridoio e alla sala operatoria. Ignazio e Shermaine lì seguirono fin là. " Shermaine, va' col padre e aiutalo a portare qui la
donna ", ordinò Bruce, poi rivolse di nuovo l'attenzione a Haig. " Sei ancora così infognato in quella merda da non capirmi? " " Non posso farcela, Bruce. Non serve a niente. " " E allora morirà. Ma tu ci proverai, questo è poco ma sicuro. " " Devo bere qualcosa, Bruce. " Haig si leccò le labbra. " Ho un gran bruciore dentro, devi darmi da bere. " " Finisci il lavoro e te ne darò una cassa intera. " " Devo bere qualcosa subito. " " No. " Bruce parlò con decisione. " Da' un'occhiata agli strumenti che hanno qui. Bastano? " Alzò il coperchio dello sterilizzatore e ne sbuffò una nuvola di vapore. Haig ci guardò dentro. " C'è tutto quel che serve. Mi manca solo un po. di luce e un bicchiere. " " Ti procurerò la luce. Intanto, comincia a lavarti le mani. " " Bruce, per piacere, lasciami... " " Sta' zitto! " berciò Bruce. " Li c'è il lavabo, preparati. " Haig andò al lavabo. Barcollava meno, e aveva i lineamenti un po. più distesi. Vecchio figlio di puttana, pensò Bruce, speriamo che tu ce la faccia. " Muoviti, Haig, non abbiamo tutta la notte a disposizione. " Bruce uscì dalla stanza e percorse rapidamente il corridoio, diretto alle corsie. Le finestre della sala operatoria erano ermeticamente chiuse e Haig poteva battersela solo dal corridoio. Bruce sapeva di essere in grado di bloccarlo agevolmente, se ci provava. Guardò Ignazio e Shermaine che, con l'aiuto di un'infermiera africana, caricavano su un lettino a rotelle la donna. " Padre, abbiamo bisogno di più luce. " " Posso darvi un'altra lanterna e basta. " " Sarà sufficiente. Vada a prenderla, porto là io la donna. " Padre Ignazio scomparve con l'infermiera, e Bruce aiutò Shermaine a spingere il carrello verso la sala operatoria. La donna gemeva di dolore, piano, con la faccia grigia. I negri diventano di quel colore quando sono molto spaventati, o stanno per morire. " Non le resta molto da vivere ", disse Bruce. " Lo so ", annuì Shermaine. " Dobbiamo sbrigarci. " La donna si contorceva sul lettino, farfugliando parole sconnesse. Ansimava, e la montagna del ventre saliva e scendeva; ricominciò a gemere. Haig era ancora nella sala operatoria. Si era tolta la giubba da combattimento e, in maglietta, stava lavandosi
scrupolosamente le mani, insaponandosi e fregando fino ai gomiti. Quando portarono dentro la donna, non si voltò. " Mettetela sul tavolo ", disse continuando a lavarsi. Usando la coperta, fu facile trasferire la paziente sul tavolo operatorio. " E' pronta, Haig ", disse Bruce. Haig si asciugò le mani in una salvietta pulita e si girò. Andò dalla donna e la guardò. Chiaramente non era in sé: aveva gli occhi aperti ma non vedeva nulla. Tirò un profondo sospiro. Il sudore gli imperlava la fronte. La barba lunga era tutta striata di grigio. Tolse il lenzuolo. La donna indossava un camice bianco, aperto davanti. Il pancione, con l'ombelico estroflesso. sembrava durissimo. Aveva le ginocchia leggermente alzate, e le gambone da contadina spalancate per il travaglio. Proprio in quella le vennero di nuovo le contrazioni. Bruce vide annodarsi i muscoli sottopelle, nel tentativo di espellere il feto intrappolato nell'utero. " Sbrigati, Mike! " Bruce era agghiacciato dall'orrore. Non sapeva che il parto potesse essere una faccenda del genere: partorirai nel dolore, sta scritto, ma così tanto! Un'altra serie di gemiti ormai esausti uscì dalle labbra grigiastre, aride e gonfie. Bruce si girò di scatto verso Mike Haig. " E sbrigati, maledetto! " Mike Haig cominciò a palpare il pancione con le mani che risaltavano bianche sulla pelle scura. Dopo un po. smise e si tirò indietro. Arrivarono, con altre due lampade, Ignazio e l'infermiera. Ignazio fece per dire qualcosa, ma subito avvertì la tensione e lasciò perdere. Tutti guardavano in faccia Mike Haig. Aveva gli occhi chiusi, e la faccia, spietatamente illuminata dalle lanterne, tutta contratta. Ansimava rumorosamente. Non bisogna più incitarlo, seppe per istinto Bruce; io l'ho trascinato fin sull'orlo del fosso, ma il salto deve farlo da solo. Mike aprì gli occhi e parlò. " Taglio cesareo ", disse, come se pronunciasse la sua stessa condanna a morte. Poi smise di ansimare. Aspettarono un po. e lo sentirono trarre un profondo respiro. " Ci provo ", disse. " Camice e guanti? " domandò seccamente Bruce a Ignazio. " Sono lì dentro ", rispose questi indicando un armadio. " Li prenda! " " Dovrai aiutarmi, Bruce. E anche tu, Shermaine. " " Sì, dimmi cosa devo fare. "
Rapidamente, si lavarono e si infilarono un camice. " Portatemi qua quella vaschetta ", ordinò Mike aprendo lo sterilizzatore. Con una pinza mise gli strumenti fumanti sulla vaschetta nominandoli a uno a uno. " Bisturi, divaricatore, pinzette. " Nel frattempo l'infermiera sfregava con dell'alcool il pancione della donna e sistemava il lenzuolo. Mike preparò l'iniezione di pentothal e alzò la siringa in controluce. Non era più l'uomo che conoscevano: il viso mascherato, il berretto verde, il camice che arrivava fino alle caviglie. Fece sprizzare un po. di liquido dall'ago. Guardò Bruce con occhi spiritati, da sopra il bavaglio. " Pronti? " " Pronti. " Mike si chinò sulla donna e le praticò l'endovenosa. Subito la paziente smise di gemere e il respiro diventò lento e regolare. " Vieni qui ", ordinò Mike a Shermaine, che era in fondo al tavolo operatorio con la maschera e il tampone imbevuto di cloroformio. " Mettigliela, quando te lo dico. " Annuì. Cristo, che begli occhi che ha, pensò Bruce guardandola, prima di tornare al compito affidatogli. " Bisturi ", disse Mike dall'altra parte del tavolo, indicando lo strumento sul vassoio, e Bruce glielo porse. Quello che successe poi si confuse nella mente di Bruce, come un sogno. La ferita che si apriva sotto il bisturi, la pelle tesa che si ritirava, i piccoli vasi sanguigni che cominciavano a sanguinare. Muscoli rosa orlati di bianco: strati giallo burro di grasso sottocutaneo; poi, più giù, le spire bluastre dell'intestino. Tessuti umani, molli e pulsanti, che luccicavano al gran chiarore delle lampade a petrolio. Il divaricatore e le pinzette si affollarono sulla ferita come insetti venuti a suggere un fiore. Le mani di Mike, dall'aspetto inumano inguantate di giallo, presero a muoversi nel buco aperto dell'addome. Frugavano, spostavano, tagliavano, legavano. Poi apparve il sacco purpureo dell'utero, subito inciso dal bisturi. E infine, incredibilmente, il bambino arricciolato in una palla grigiastra di gambette e braccine, con la testa grossa e apparentemente sproporzionata, e il serpente roseo della placenta che l'avviluppava. Mike lo prese per i piedi e lo tirò fuori. Sembrava un pipistrello, piccolissimo, ancora legato alla madre dal cordone ombelicale. Un colpo di forbici e fu libero. Mike continuò per un attimo l'opera, e il bambino vagì. Strillava con furia minuta, indignato e vivace. Shermaine si mise a ridere felice, battendo le mani come un bambino
al teatro dei burattini. A un tratto anche Bruce si mise a ridere. Era una risata a lungo compressa, che veniva da profondità abissali. " Prendilo tu ", disse Haig, e Shermaine lo prese in braccio, fradicio e agitato, mentre Mike ricuciva la donna. Bruce, guardando la ragazza col bambino, si sentì morire in gola la risata, e gli venne il magone. Haig richiuse il taglio, cucendo come un'abile ricamatrice che segua un disegno complicato. Ben presto rimarginò la pelle e ci applicò strisce di cerotto bianco. Coprì la donna col lenzuolo, si tolse la mascherina e guardò Shermaine. " Possiamo andare a ripulirci ", disse con voce fiera e decisa. Andarono al lavabo. Bruce si tolse il camice e uscì dalla sala operatoria e dalla missione. Appoggiato alla macchina, nel buio della notte, si accese una sigaretta. Stasera ho riso di nuovo, si disse stupito, e poi a momenti mi son messo a piangere. E tutto a causa di una madre e di un bambino. La finzione è finita, ormai. Il mio ritiro dal mondo... Che grossa commedia. C'è stata più d'una nascita, qui, stanotte. Ho ricominciato a ridere, ho provato la necessità di ridere ancora, e il desiderio di piangere. Una donna e un bambino: tutto il senso che ha la vita. L'ascesso è scoppiato, il veleno è uscito fuori. Adesso era pronto a guarire. " Bruce, Bruce, dove sei? " Sulla porta comparve la ragazza. Bruce non le rispose, perché lei aveva visto la brace della sigaretta e già si avvicinava. Rimasero vicini, nel buio. " Shermaine... " disse Bruce, e s'interruppe. Aveva voglia di stringerla, stringerla forte. " Sì, Bruce. " Nel buio il suo viso era un ovale pallido, vicinissimo a lui. " Shermaine, vorrei... " disse Bruce e di nuovo si interruppe. " Sì, anch'io ", gli sussurrò lei, e poi, scostandosi: " Vieni, andiamo a vedere cosa sta facendo adesso il tuo dottore ". Lo prese per mano e lo condusse di nuovo dentro. Aveva la mano asciutta e fresca, con dita lunghe e affusolate. Mike Haig e padre Ignazio erano chini sulla culla che ora stava vicino al tavolo operatorio. La donna baluba era adesso sotto una coperta di lana. Respirava sommessamente, con un'espressione di profonda pace sul volto. " Bruce, vieni a dargli un'occhiata, è una bellezza ", gridò Haig. Sempre tenendosi per mano, Bruce e Shermaine si avvicinarono alla culla. " Quattro chili li pesa tutti ", annunciò orgoglioso Haig. Bruce guardò il bambino. I neonati negri sono più belli dei nostri, non hanno mai quell'aria flaccida e grinzosa.
" Peccato che non è una trota ", mormorò Bruce. " Sarebbe un bel record. " Haig lo guardò perplesso un attimo, poi si mise a ridere. Era un suono consolante. Era molto cambiato, aveva una baldanza tutta nuova, che dava una sensazione di compiutezza. " Vuoi da bere? Te l'avevo promesso ", lo saggiò Bruce. " Bevi tu, Bruce, io questo brindisi lo salto. " Non erano solo parole, pensò Bruce, guardandolo in faccia: adesso non ne ha bisogno per davvero. " Me ne berrò uno doppio appena arrivo in albergo. " Bruce guardò l'orologio. " Sono le dieci passate, è meglio andare. " " Devo star qui finché si sveglia dall'anestesia ", ricalcitrò Haig. " Puoi tornare a prendermi domattina. " Bruce esitò. " D'accordo allora. Vieni, Shermaine. " Tornarono a Port Reprieve, vicini, nella buia intimità della macchina. Non parlarono fino all'argine, quando Shermaine disse: " E' un brav'uomo, il tuo dottore. Assomiglia a Paul ". " Chi è Paul? " " Paul era mio marito. " " Ah. " Bruce era imbarazzato. Quella menzione aveva lacerato il serico tessuto del suo umore. Shermaine proseguì sottovoce, fissando la fila di lampioni che si riflettevano nella palude. " Paul aveva la stessa età. Era abbastanza vecchio da aver imparato la comprensione: gli uomini giovani sono così cattivi... " " Tu l'amavi. " Bruce parlò con indifferenza, cercando di nascondere ogni traccia di gelosia. " L'amore ha tante sfaccettature ", gli rispose lei. E poi: " Sì, avevo cominciato ad amarlo. Presto l'avrei amato abbastanza da... " S'interruppe. " Continua ", l'invitò Bruce con la voce roca. Ricomincia, pensava: ecco che ridivento vulnerabile. " Siamo stati sposati soltanto quattro mesi, prima che... lo pigliasse la febbre. " " E allora? " Era ancora rauco, e fissava la strada. " Volevo farti sapere una cosa... Devo spiegarti tutto. E' molto importante. Sarai paziente con me mentre te lo racconto? " Nel suo tono c'era una nota implorante a cui Bruce non seppe resistere, e la sua espressione si ammorbidì. " Shermaine, non sei mica tenuta a raccontarmi niente. " " Devo. Voglio che tu sappia. " Esitò un attimo, e quando ricominciò a parlare la sua voce era più ferma. " Io sono orfana, Bruce. I miei genitori sono morti in un bombardamento tedesco. Avevo pochi mesi quando successe, e non me li ricordo affatto. Niente di niente: non è
rimasta neanche una fotografia. " Per un momento la voce le tremò, ma subito si riprese. " Sono cresciuta dalle monache. La mia famiglia erano loro, ma è ben diverso: non ho mai avuto niente che veramente mi appartenesse, niente di proprio mio. " Bruce le prese la mano, e lei non la ritrasse. Adesso hai me, pensava l'uomo, adesso hai me, sono tutto tuo. " Poi, a suo tempo, le monache presero accordi con Paul Cartier. Era ingegnere minerario e lavorava nel Congo per l'Union Minière du Haut: un uomo serio, che aveva una posizione; un buon partito per un'orfana. " Prese l'aereo, venne a Bruxelles e ci sposammo. Non ero infelice, perché anche se era vecchio - vecchio come il dottor Mike -, era un uomo buono e gentile, molto comprensivo. E lui non... " S'interruppe e si voltò di scatto verso Bruce, afferrandogli la mano fra le proprie, chinando il volto commosso e turbato, su cui piovve la morbida massa della chioma bruna, verso di lui, e parlando con sentimento. " Bruce, hai capito quello che sto cercando di dirti? " Bruce fermò la macchina davanti all'albergo, spense il motore e parlò con decisione e serietà. " Sì, credo proprio di sì. " " Grazie ", disse lei aprendo la portiera e scappando sui gradini di corsa. Bruce la guardò entrare in albergo. Poi si accese una sigaretta, sbuffò il fumo contro il parabrezza, e a un tratto si sentì molto felice. Aveva voglia di rimettersi a ridere forte. Buttò via la sigaretta quasi subito e uscì dalla Ford. Guardò l'ora: era mezzanotte passata. Dio mio, che stanchezza. Quante cose sono'successe oggi. La rinascita è una fortissima emozione. E rise forte di nuovo, abbandonandosi alla gioia. Boussier lo aspettava nell'atrio. Indossava una vestaglia e aveva la faccia mezzo addormentata. " Ha terminato i preparativi, monsieur? " " Sì ", gli rispose il vecchio. " Le donne e i due bambini dormono di sopra. Madame Cartier è appena andata a letto. " " Lo so ", disse Bruce; e Boussier proseguì: " Come vede, gli uomini sono tutti qui ". Indicò gli addormentati sparsi qua e là nell'atrio e nel bar. " Molto bene ", disse Bruce. " Domattina partiremo alle prime luci. " Sbadigliò, poi si massaggiò gli occhi con la punta delle dita. " Dov'è il mio ufficiale coi capelli rossi? " A tornato al treno, molto ubriaco. Ci ha dato ancora fastidio dopo la sua partenza. " Boussier esitò, un po. in imbarazzo. " Voleva andare di sopra, dalle donne. " " Maledetto ", imprecò fra i denti Bruce, sentendosi tornare addosso la rabbia. " Cos'è successo, poi? "
" Il sergente maggiore, quello grosso, l'ha dissuaso e l'ha portato via. " " Meno male che c'era Ruffy. " " Le ho riservato un posto per dormire ", disse Boussier, indicandogli una comoda poltrona di cuoio. " Dev'essere stanchissimo. " " Molto gentile da parte sua ", lo ringraziò Bruce. " Ma prima devo andare a ispezionare le difese. " 13. BRUCE Si svegliò. Shermaine, china sulla poltrona, gli faceva il solletico sul naso. Era completamente vestito, tranne l'elmetto e il fucile appoggiati sul pavimento a portata di mano: si era limitato a slacciare gli stivali senza toglierseli. " Non russi, Bruce ", si congratulò lei ridacchiando con la solita voce un po. rauca. "E' una bella cosa. " Lui cercò di riscuotersi, oppresso com'era dal sonno. " Che ore sono? " " Quasi le cinque. Ti ho preparato la colazione in cucina. " " Dov'è Boussier? " " Si sta vestendo, poi comincerà subito a far salire la gente in treno. " " Ho la bocca cattiva come se ci avesse dormito dentro una capra. " Si passò la lingua sui denti. " Vorrà dire che non ti darò il bacino del buongiorno ", ridacchiò lei, " mon capitaine. " Si raddrizzò con gli occhi ancora ridenti. " Ma in cucina troverai tutto il necessario per fare toeletta. Ho mandato uno dei tuoi soldati a prender la roba in treno. Puoi lavarti nell'acquaio. " Bruce si allacciò gli stivali e la seguì in cucina, scavalcando i dormienti. " Non c'è acqua calda, purtroppo ", si scusò Shermaine. " Questa è l'ultima delle mie preoccupazioni ", disse Bruce andando a prendere rasoio, pettine e sapone. " Ho derubato la cooperativa dei polli per amor tuo ", confessò Shermaine. " Ma ho trovato solo due uova. Come le vuoi? " " Bollite poco: un minuto. " Si tolse lacca e camicia, andò al lavandino e lo riempì d'acqua. Si lavò la faccia con gusto, bagnandosi la testa e sbuffando contento. Poi appese al rubinetto lo specchietto per radersi e si insaponò le guance. Shermaine, seduta sul piano di lavoro del lavello, lo guardava senza celare il proprio interesse. " Mi spiacerà vederti senza barba ", gli disse. " Sembrava pelo di lontra, mi andava a genio. " " Magari un giorno me la farò crescere per te. " Bruce le sorrise. " Hai gli occhi azzurri, Shermaine. " " Ci hai messo un sacco di tempo ad accorgertene ", disse lei facendo una smorfia drammatica. Aveva la pelle
serica e dall'aspetto, fresco, le labbra rosee, e non un filo di trucco. I capelli bruni, ravviati indietro, sottolineavano gli occhi grandi e gli zigomi alti. " In India, sher significa tigre ", le disse Bruce, guardandola con la coda dell'occhio. Immediatamente, lei cambiò smorfia, scoprendo i denti che erano piccoli, bianchissimi e lievemente irregolari. Sbarrò gli occhi e li incrociò in maniera allarmante, ruggendo. Preso alla sprovvista, Bruce scoppiò a ridere e quasi si tagliò. " Non ammetto che una donna faccia la pagliaccia prima di colazione, mi rovina la digestione ", scherzò Bruce. " La colazione! " ricordò Shermaine, saltando giù e correndo alla stufa. " Appena in tempo ", disse guardando l'orologio. " Un minuto e venti secondi... Mi perdonerai? " " Stavolta sì, ma che non si ripeta mai più ", sorrise Bruce. Poi si lavò via dalla faccia la schiuma residua. Si pettinò e venne a tavola. Lei gli aveva preparato la sedia. " Quanto zucchero vuoi nel caffè? " " Tre cucchiaini, per piacere. " Bruce spezzò il guscio dell'uovo mentre lei gli portava la tazza fumante. " Mi piace prepararti la colazione. " Bruce non le rispose, era un discorso pericoloso. Shermaine sedette di fronte a lui, i gomiti sul tavolo e il mento tra le mani. " Mangi troppo in fretta ", gli annunciò, e Bruce alzò un sopracciglio. " Però mastichi a bocca chiusa, bravo. " Bruce cominciò a mangiare il secondo uovo. " Quanti anni hai? " chiese la ragazza. " Trenta ", disse Bruce. " Io venti... Quasi ventuno. " " Età matura e avanzata. " " Cosa fai? " " Faccio il soldato ", le rispose. " Ma va'. " " D'accordo. Sono avvocato. " " Devi essere intelligente ", disse con solennità lei. " Un vero genio: ecco perché sono qui. " " Sei sposato? " " No, lo ero. Cos'è, un interrogatorio formale? " " E' morta, lei? " " No. " Cercò di non rivelare il proprio dolore nell'espressione del volto: diventava sempre più facile. " Oh! " disse Shermaine. Prese in mano il cucchiaino e si mise a mescolargli il caffè. " E' bella? " " No... Sì, penso di sì. " " Dov'è? " e subito dopo: " Scusa, non sono affari miei ". Bruce prese la tazza di caffè e bevve. Poi guardò l'orologio. " Son quasi le cinque e un quarto. Devo andare a prendere
Mike Haig. " Shermaine si alzò in fretta. " Sono pronta. " " Conosco la strada, ormai. E' meglio che tu vada alla stazione. " " Voglio venire con te. " " Perché? " " Perché si... Cioè, voglio rivedere quel bambino. " " D'accordo. " Bruce prese lo zainetto e insieme attraversarono l'atrio. Boussier era lì, già vestito ed efficiente. I suoi uomini erano quasi pronti a partire. " Io e la signora Cartier andiamo alla missione a prendere il dottore, torneremo fra una mezz'ora e voglio trovare tutti sul treno, mi raccomando. " " Benissimo, capitano. " Bruce chiamò Ruffy, che si trovava sulla veranda. " Hai fatto caricare quelle provviste per la missione? " " Sono già in macchina. " " Bene. Richiama tutte le sentinelle e portale al treno. Di' al macchinista di mettere la locomotiva sotto pressione e prepararsi a dar manetta, voglio che si parta appena torniamo con Haig. " " Okay, capo. " Bruce gli diede lo zainetto. " Portamelo in treno tu, Ruffy. " Poi gli caddero gli occhi su un gran mucchio di cartoni ai piedi di Ruffy. " Che roba è? " Ruffy assunse un'espressione vagamente imbarazzata. " Un paio di bottiglie di birra, capo. Mi è venuto in mente che sulla via del ritorno potrebbe venirci un po. sete. " " Bravo ", sogghignò Bruce. " Mettile in un posto sicuro e cerca di non bertele tutte prima del mio ritorno. " " Te ne lascerò una o due ", promise Ruffy. " Vieni, tigre ", disse Bruce a Shermaine, e salirono sulla Ford. Stava un po. più vicino a lui del giorno prima, ma sempre coi piedi ripiegati sotto il sedere. Sull'argine accese due sigarette e gliene passò una. " Sono contenta di andarmene da 'sto posto ", disse guardando la palude su cui l'alba spargeva una nebbiolina bianca che confondeva i papiri. " Da quando ci è morto Paul, lo odio. Odio la palude, le zanzare e la giungla tutt'intorno. Sono contenta che ce ne andiamo. " " Dove andrai? " le chiese Bruce. " Non ci ho ancora pensato. Tornerò in Belgio, credo. Via dal Congo, comunque. Sono stufa di questo Paese dove non si riesce a respirare dal caldo; ne ho abbastanza di aver paura, di vedere malattie. Vorrei andare in un posto da cui domani sono sicura di non dover scappare. Dove la vita umana abbia significato, dove non si continui a uccidere, a bruciare e a violentare. " Aspirò quasi con fierezza dalla sigaretta, guardando la muraglia verde della foresta davanti a loro.
" Io sono nato in Africa ", disse Bruce, " quando la legge non era ancora il fucile, e non si votava con le armi da fuoco. " Parlava sottovoce, con rimpianto. " Molto prima di tutto questo odio. Ma adesso non so. Anch'io non ho pensato tanto al futuro, finora. " Tacquero per qualche tempo. Raggiunsero la deviazione per la missione e l'imboccarono. " E' cambiato tutto così in fretta... Non me ne ero reso conto, prima di venire in Congo. " " Hai intenzione di restarci, Bruce? Dico: nel Congo. " " No ", rispose lui, " ne ho abbastanza. Non so neanche perché combatto. " Buttò il mozzicone fuori del finestrino. Erano arrivati alla missione. Bruce fermò la macchina e scesero insieme. " Ci sarà pure qualche altra terra ", le sussurrò, " e se c'è la troverò. " Si avviarono a fianco a fianco verso l'ospedale: la mano di lei sfiorò la sua, e lui la prese subito, sentendosi restituire la stretta delle dita. Shermaine era alta un po. più della sua spalla, ma non tanto. Mike Haig e padre Ignazio erano insieme nella corsia delle donne, troppo occupati per accorgersi dell'arrivo della Ford. " Buon giorno, Michael ", gridò Bruce. " Cosa fai vestito da prete? " Indossava una vecchia tonaca bruna. " Me l'ha prestata padre Ignazio. Trovo sia meno fuori posto, in corsia, della tuta mimetica. " " Ehi, ti sta bene, dottor Mike ", disse Shermaine. " Che bello sentirsi chiamare ancora così! " Il sorriso si allargò sul viso di Haig. " Immagino tu voglia dare un'occhiata al bambino, vero Shermaine? " " Sta bene? " " Stanno benissimo tutt'e due, madre e figlio ", le assicurò guidandola per la fila di letti da cui teste nere li guardavano con grandi occhi curiosi. " Posso prenderlo in braccio? " " Ma sta dormendo, Shermaine! " " Dài, per piacere! " " Be', non l'ammazzerà di certo. Va bene, prendilo pure, allora. " " Vieni a vedere che carino, Bruce! " Strinse il corpicino nero al petto e il bambino fece il gesto di succhiare, cercando immediatamente il seno. Bruce gli diede un'occhiata. " Bellissimo ", disse, e tornò a rivolgersi a Ignazio. " Ho portato le provviste promesse, pensa lei a farle scaricare? " Poi guardò Mike Haig. " Meglio che ti cambi, adesso, Mike. Fra un momento si parte. " Senza guardarlo in faccia, giocando con lo stetoscopio appeso al collo, Mike scosse la testa. " Non credo che verrò
con te, Bruce. " Sbalordito, Bruce lo fissò. " Come? " " Credo che starò qui con Ignazio. Mi ha offerto un lavoro. " " Devi essere impazzito, Mike. " " Può darsi ", annuì Haig prendendo il bambino a Shermaine e rimettendolo nella culla vicino al letto di sua madre. " Ma può anche darsi di no. " Coprì il bambino col lenzuolo e indicò i letti, tutti quanti occupati. " Anche qui c'è un sacco di lavoro da fare, devi ammetterlo. " Bruce lo guardò sperduto, poi si rivolse a Shermaine. " Convincilo tu a venir via con noi. Forse tu riuscirai a dimostrargli la futilità dell'idea. " Shermaine scosse la testa. " No, Bruce, io non gli dico niente. " " Mike, ragiona, per l'amor di Dio. Non puoi restare in queste paludi mefitiche, non puoi... " " Ti accompagno alla macchina, Bruce. So che hai molta fretta... " Li guardò salire sulla Ford. Bruce gli porse la mano e Mike la strinse forte. " Addio, Bruce. Grazie di tutto. " " Addio, Mike. Immagino che adesso ti farai anche prete, per diventare un dispensatore di salvezza patentato... " " Non so ancora, ma ne dubito, Bruce. Vorrei solo un'altra possibilità di fare l'unico lavoro che conosco. Spero di riuscire, in extremis, e riequilibrare un tantino la bilancia, facendo risollevare il piatto del male che ho fatto in vita mia. " " Ti darò disperso, reverendo. Butta la divisa nel fiume ", disse Bruce. " Senz'altro. " Mike fece un passo indietro. " E tanti auguri a voi due colombi! Trattatevi bene, mi raccomando. " " Non capisco proprio cosa intendi dire ", lo rimbeccò Shermaine cercando di non mettersi a ridere. " Dài, che hai capito benissimo ", le strizzò l'occhio Mitre. " Io comunque vi benedico. " Bruce ingranò la marcia e la Ford si avviò. " Ciao ragazzi, che Dio vi protegga! " Mike li salutò sventolando la mano, con un sorriso radioso. " Au revoir, dottor Michael! " " Addio, Mike. " Bruce lo guardò nel retrovisore, alto e imponente anche nell'abito da prete fuori misura. Lo salutò un'ultima volta con la mano e tornò in fretta dentro l'ospedale. Nessuno dei due parlò finché non furono quasi arrivati al bivio sullo stradone. Shermaine si appoggiava contro Bruce, sorridendo a se stessa, guardando gli alberi che sfilavano lungo la strada. " E' un brav'uomo, Bruce. "
" Fammi un piacere, accendimi una sigaretta, Shermaine. " Non aveva voglia di parlare. Era una di quelle cose che le parole riescono solo a rovinare. Rallentando prima di svoltare sullo stradone, Bruce mise la seconda, dando automaticamente un'occhiata a sinistra per vedere se aveva via libera. " Oh mio Dio! " esclamò. " Cosa c'è, Bruce? " chiese Shermaine, allarmata, alzando gli occhi dalla sigaretta che stava accendendo. " Guarda là! " Un centinaio di metri prima del bivio, parcheggiati al margini della foresta, c'erano sei grossi automezzi in colonna. I primi cinque erano camion pesanti per il trasporto di truppe, coperti da teloni verde oliva, il sesto era un'autobotte gialla e rossa della Shell. Sul primo camion era caricato un cannoncino anticarro, la lunga canna puntata arditamente verso il cielo. Intorno agli automezzi una sessantina di soldati armati e abbigliati in maniera quanto mai eterogenea, con divise diverse e un armamento che andava dal mitra al vecchio moschetto semiautomatico, si stavano sgranchendo le gambe. Molti orinavano sul ciglio della strada altri fumavano e chiacchieravano a gruppetti. " Il generale Moses! " disse Shermaine con voce sconvolta per la sorpresa. " Sta' giù ", le ordinò Bruce, e con la mano la spinse sul fondo dell'auto. Poi accelerò a tavoletta e la Ford imboccò sbandando lo stradone, alzando una nuvola di polvere e rombando forte. Bruce controllò la sbandata e guardò nello specchietto retrovisivo. I banditi correvano da tutte le parti, lanciando grida che sovrastavano il fracasso del motore. Bruce guardò davanti: mancava un centinaio di metri alla prima curva della discesa che portava all'argine. Shermaine si mise in ginocchio e tirò su la testa per guardare dietro. " Sta' giù, porca malora! " berciò Bruce, spingendole la testa in basso senza tanti complimenti. In quella, accanto a loro si alzarono dalla strada una trentina di fontanelle di polvere. Subito dopo si sentì scaracchiare la mitragliatrice. La curva era a pochi secondi di strada, ma prima una raffica investì fragorosamente la macchina. Il parabrezza diventò un ricamo lattiginoso. L'orologio del cruscotto esplose mandando pezzetti di vetro in testa a Shermaine. Due proiettili sventrarono i sedili dell'auto facendone uscire l'imbottitura come budella di un animale ferito. " Chiudi gli occhi! " gridò Bruce, e tirò un pugno al parabrezza, sfondandolo. Da quel buco riuscì a vedere di nuovo la strada. Sterzò e si gettò a capofitto nella discesa, mordendo l'erba sul ciglio della curva e strisciando la fiancata sui rovi. Ormai fuori tiro, filavano adesso verso l'argine.
" Tutto bene, Shermaine? " " Sì, e tu? " Si tirò su: aveva una guancia insanguinata dalle schegge di vetro, e gli occhi sbarrati per la paura. " Speriamo che Boussier e Hendry siano pronti a partire subito, quei bastardi arriveranno cinque minuti dopo di noi. " A cento all'ora attraversarono lo stagno sull'argine piombando sulla strada principale di Port Reprieve. Bruce si mise a suonare il clacson a più non posso. " Dio del cielo, fa' che siano pronti ", ripeteva. Con sollievo vide che le vie erano deserte; anche l'albergo lo sembrava. Alzando un polverone incredibile, piombarono strombazzando sulla stazione. Quasi tutti erano ancora sul marciapiede. Boussier, con la moglie e le altre donne, aspettava vicino all'ultimo vagone. Bruce si mise a gridare dal finestrino aperto. " Faccia salire sul treno quelle donne, gli shufta ci sono alle calcagna, bisogna partire immediatamente. " Senza discutere né domandare alcunché, il vecchio Boussier raggruppò le donne e le fece salire in fretta sul carro merci per la scaletta d'acciaio. Intanto Bruce proseguiva gridando: " Tutti a bordo! Cristo, sbrigatevi Stanno arrivando. " Frenò vicino alla cabina locomotiva e sbraitò al macchinista: " Parti! Non perdiamo un secondo di più, parti a tutto vapore! C'è una banda di shufta a cinque minuti di qui. " La testa calva del macchinista scomparve dentro la cabina senza nemmeno il solito educato " oui, monsieur ". " Vieni, Shermaine ", disse Bruce prendendola per mano e tirandola fuori dall'auto. Insieme corsero fino a uno dei vagoni coperti, e Bruce la spinse su per la scaletta. Ma proprio in quella il treno sobbalzò così violentemente da farle perdere l'appiglio, sicché ricadde addosso a Bruce. Colto alla sprovvista, anche lui finì ruzzoloni nella polvere del marciapiede, con lei. Frattanto il treno prendeva velocità. Ricordò l'incubo che aveva sempre da bambino: correva dietro a un treno e non lo prendeva mai. Dovette tenere sotto controllo il panico mentre si rialzava con Shermaine, ansimando, tenendola per la vita, accanto alle carrozze che sfilavano sferragliando a ritmo sempre più accelerato. " Corri! " le gridò. " Corri! " e, le gambe molli per l'ansia, riuscì appena appena ad aggrapparsi al mancorrente del secondo vagone, restando appeso al treno, con un braccio intorno alla vita di Shermaine. Li salvò l'intervento del sergente maggiore Ruffararo, che venne a prendere per la collottola Shermaine depositandola quindi sul vagone come fosse un gattino. Poi afferrò Bruce. " Ehi, capo, un giorno o l'altro ti lasceremo a terra, se continui a combinare di questi pasticci. "
" Scusami, Bruce ", gli sussurrò Shermaine stringendosi a lui. " Niente di male ", le rispose, riuscendo a sorriderle. " Adesso voglio che vai in quello scompartimento e ci rimani finché non te lo dico io. Hai capito? " " Sì, Bruce. " " Va'. " Si rivolse a Ruffy. " Sul tetto, sergente maggiore! Fra poco cominceranno i fuochi artificiali. Quei banditi hanno un cannone e saremo in piena vista finché non scolliniamo. " Arrivarono sul tetto del vagone passeggeri che il treno era uscito da Port Reprieve e affrontava la prima salita. Il sole era già alto e aveva dissipato la nebbia, sicché ai loro piedi si vedeva perfettamente tutto il paese. La colonna del generale Moses aveva già superato l'argine, imboccando la strada principale di Port Reprieve. Mentre Bruce guardava il camion di testa, con sopra il cannone, quello si mise di traverso e si fermò in mezzo alla strada. Subito intorno alla lunga canna formicolarono degli uomini, che tolsero il telone e cominciarono a puntarla. " Spero che quei dannati arabi non siano un granché come artiglieri ", grugnì Ruffy. " Temo che lo sapremo presto ", rispose tetro Bruce, e guardò il treno. Nell'ultimo vagone Boussier raccoglieva protettivamente intorno a sé il gruppetto di donne e bambini, come un cane da pastore. Riparati dietro la fiancata del carro merci, Andrè de Surrier e una mezza dozzina di soldati stavano preparandosi a sparare con le mitragliatrici Bren. Anche nell'altro carro merci i soldati si accingevano ad aprire il fuoco. " Cosa cazzo aspettate? " ruggì Ruffy. " Mirate su quel cannone, coglioni! " Aprirono il fuoco coi mitra, poi si unirono le mitragliatrici di grosso calibro. A ogni raffica, ad André scivolava l'elmetto sugli occhi, e doveva smettere di sparare per sistemarlo. Sdraiato sul tetto del primo vagone, Wally Hendry sparava brevi raffiche professionali. Gli shufta intorno al cannone si sparsero, lasciando un caduto in mezzo alla strada, ma dietro lo scudo corazzato i serventi erano già al pezzo: Bruce distingueva gli elmetti. A un tratto dalla volata del cannone si alzò uno sbuffo lungo di fumo bianco. Come un gigantesco fagiano, il proiettile sorvolò il treno. " Lungo! " disse Ruffy. " Corto! " quando il secondo tiro abbatté degli alberi sotto di loro. " E il terzo ce lo becchiamo addosso ", sentenziò Bruce. Ma il proiettile colpì il retro del treno. Essendo un proiettile anticarro, gli effetti della bordata non sembrarono dirompenti. Bruce cercò ansiosamente di valutare il danno. Nell'ultimo vagone, donne e soldati sembravano
scossi ma incolumi, sicché gli venne un sospiro di sollievo, che subito però si trasformò in un gemito, orrore appena capì che cos'era accaduto. " Si è sganciato il vagone! " Il varco stava allargandosi. L'ultimo vagone cominciava ad andare giù per la discesa, separato dal resto del treno come la coda tagliata di una lucertola. " Saltate giù! " gridò Bruce, con le mani a megafono. " Saltate, prima che acceleri! " Forse non lo sentirono, forse erano troppo storditi per obbedire: fatto sta che nessuno si mosse. Il vagone arretrava, sempre più veloce, obbedendo alla legge di gravità, giù per la discesa verso il paese e la banda di desperados del generale Moses. " Cosa possiamo fare, capo? " " Niente ", disse Bruce. Nessuno sparava più: tutti, compreso Wally Hendry, guardavano il vagone che scendeva sempre più forte. Con un nodo alla gola Bruce vide il vecchio Boussier chinarsi a tirar su la moglie, affacciarsi al bordo del carro merci e guardare il treno che si allontanava. Boussier alzò il braccio in un gesto d'addio, poi rimase completamente immobile. Dietro di lui, André de Surrier aveva lasciato andare la mitragliatrice e si era tolto l'elmetto. Anche lui stava guardando Bruce, ma senza salutare. A intervalli il cannone continuava a sparare, ma Bruce quasi non lo sentiva più. Stava guardando gli sbufta correre verso la stazione per accogliere il carro merci. Arrivò rallentando nell'ultimo tratto piano e si fermò di colpo contro i respingenti in fondo al binario. I banditi ci sciamarono sopra come formiche nere su uno scarabeo morto e Bruce sentì gli spari lontani, vide brillare al sole le baionette. Si voltò dall'altra parte. Ormai loro avevano quasi raggiunto la cresta delle colline; si sentiva il treno accelerare. Ma non provò alcun sollievo. Gli tremavano irrefrenabilmente gli angoli degli occhi e aveva il magone. " Poveri diavoli ", commentò Ruffy, accanto a lui. " Poveri diavoli. " Ed ecco un altro schianto contro il treno, un altro centro del cannone anticarro. Stavolta in testa, sulla locomotiva. Sibilo di vapore che si sprigiona, il treno che rallenta a corto di potenza. Ma ormai erano in cresta, già il paese non si vedeva più, e pian piano, per la discesa dall'altra parte del valico, il convoglio riprendeva velocità. Ma dalla locomotiva, sprizzavano getti incongrui di vapore, bianchissimi, e Bruce capì subito che avevano ricevuto un colpo mortale. Prese in mano la radio. " Macchinista, mi sentì? Quant'è grave il danno? " " Non riesco a vedere niente, capitano, c'è troppo vapore. Ma il manometro indica che la pressione sta scendendo in fretta. "
" Metticela tutta in questa discesa. E' importantissimo riuscire a superare il passaggio a livello prima di fermarci. Bisogna assolutamente superarlo, perché se ci blocchiamo al di qua possono raggiungerci coi camion. " " Ci proverò, capitano. " Schizzarono giù per la discesa a tutto gas, ma appena furono in pianura la velocità cominciò a diminuire sensibilmente. Tra gli sbuffi di vapore, Bruce intravedeva la striscia beige della strada non lontana: l'attraversarono che andavano ancora a una quarantina di chilometri l'ora, per fortuna. Quando infine il treno si fermò pian piano, Bruce giudicò che avevano superato di sei o sette chilometri il passaggio a livello, ed erano ben celati dalla foresta circostante e da tre o quattro curve della strada. " Dubito che ci possano trovare, qui, ma l'unico modo in cui possono farlo è seguendo la strada ferrata. Quindi torneremo indietro un paio di chilometri e tenderemo un'imboscata lungo i binari ", disse Bruce. " Quegli arabi non ci inseguiranno di certo, capo. Hanno preso le donne e un bar pieno di liquori. Ci vorranno due o tre giorni prima che il generale Moses possa correrci dietro, passata la sbornia. " " E' facile che tu abbia ragione, Ruffy, ma non voglio correre rischi. Prepara l'imboscata, poi penseremo al modo di tornare a casa. " A un tratto gli venne in mente una cosa: Martin Boussier aveva con sé i diamanti. A Elisabethville non ne sarebbero certo stati contenti. Ma subito Bruce ebbe orrore di sé. I diamanti erano di gran lunga la cosa meno importante che si erano lasciati dietro, a Port Reprieve. 14. ANDRE' DE SURRIER stringeva al petto l'elmetto, così come si tiene il cappello ai funerali. Nei capelli bruni madidi di sudore soffiava il vento, fresco e carezzevole. Gli fischiavano ancora le orecchie per la cannonata che aveva fatto sganciare il vagone dal treno. Sentiva a malapena il pianto di un bambino, e la voce amorevole della madre che cercava di consolarlo. Guardò il treno che si allontanava e distinse la gran sagoma di Ruffy accanto a Bruce Curry, sul tetto del secondo vagone. " Ormai non possono più aiutarci ", disse Boussier tranquillamente. " Non c'è niente da fare. " Alzò rigidamente il braccio in una specie di solenne saluto militare e poi lo riabbassò. " Abbi coraggio, mia cara ", disse alla moglie. " Ti prego, abbi coraggio. " La moglie si aggrappò a lui. André lasciò cadere l'elmetto, che rotolò rimbalzando sul pianale. Si asciugò il sudore dalla fronte con mano tremante
e poi lentamente si girò a guardare il paese. " Non voglio morire ", sussurrò. " Non così, non adesso, ti prego, non adesso. " Uno dei suoi soldati si mise a ridere sprezzantemente, scostò André col braccio e prese a sparare raffiche di mitragliatrice sui banditi che si affollavano di corsa alla stazione. " No! " strillò André. " Non farlo, non provocarli, se no ci ammazzano... " " Tanto ci ammazzano lo stesso ", rise il soldato, e vuotò il caricatore con una lunga raffica disperata. André fece per gettarglisi contro, forse per togliergli l'arma di mano, ma la risolutezza lo abbandonò subito. Gli caddero le braccia. Continuava a stringere freneticamente i pugni. Gli tremavano le labbra. Alla fine riuscì a esprimere tutto il suo terrore. " No! " urlò. " Per piacere, no, no! Oh, Dio, abbi pietà. Ti prego, salvami, fa' che non mi succeda questo, ti prego, Dio. Oh, mio Dio! " Si arrampicò sul bordo del carro merci che ormai rallentava, sul marciapiede della stazione. A cavalcioni del parapetto, vide accorrere degli uomini urlanti, armati di fucile, con le facce nere tutte eccitate, le fauci rosa che si aprivano in ululati degni di una muta di cani. André saltò giù dal vagone. Il cemento del marciapiede lo fece restare senza fiato nell'urto. Cercò di rialzarsi, con le mani sulla pancia. Il calcio di un fucile lo colpì tra le scapole ed egli andò di nuovo a terra. Sopra di lui una voce gridava in francese. " E' un bianco, tenetelo per il generale. Non ammazzatelo. " Ancora una volta il calcio del fucile lo colpì, stavolta in testa. André giacque fuori combattimento nella polvere, in bocca il sapore del suo sangue, e vide i banditi tirare giù gli altri dal vagone. Senza cerimonie spararono ai soldati negri, poi ridendo si disputarono il privilegio di infierire sui cadaveri a baionettate. Anche i due bambini morirono subito, strappati alle madri, presi per i piedi e scaraventati contro il vagone d'acciaio. Il vecchio Boussier cercò di impedir loro di strappare i vestiti alla moglie e fu pugnalato rabbiosamente alla schiena - poi finito con due colpi di pistola nella testa, a terra. Tutto questo era successo nei primissimi secondi, prima dell'intervento dei capi della banda. André e le quattro donne erano i soli ancora vivi dopo questa esplosione di violenza. André giaceva dov'era caduto, guardando con raccapriccio le donne a cui, sghignazzando, i banditi facevano a pezzi i vestiti, afferrandole in quattro o cinque e poi spingendole avanti lungo la banchina di cemento come manzi da marchiare, ridendo in faccia a quelle che accennavano penosi tentativi di difesa, disputandosi la precedenza,
spingendosi a vicenda, slacciandosi la cintura dei pantaloni già quasi tutti lordi di sangue. Ma poi due uomini con più autorità degli altri - e dei nastrini rossi sul petto a indicare la loro qualità di ufficiali - si unirono al gruppo. Uno di loro sparò un colpo di pistola in aria per attirare l'attenzione dei banditi, e poi si misero a gridare entrambi, riuscendo pian piano a interessarli. Le donne furono rimesse in piedi e avviate verso l'albergo. Uno degli ufficiali venne vicino ad Andrè, steso per terra, si chinò su di lui e lo guardò in faccia prendendolo per i capelli. " Benvenuto, mon ami. Il generale sarà molto contento di vederti. Peccato che i tuoi amici bianchi siano riusciti a scapparci, ma uno è sempre meglio che niente. " Lo fece sedere, lo guardò in faccia e a un tratto gli sputò negli occhi con violenza improvvisa. " Portatelo via. Lo interrogherà il generale, più tardi. " Legarono André a una colonna della veranda dell'albergo e lo lasciarono lì. Lui avrebbe potuto voltarsi a vedere attraverso le grandi finestre dell'atrio cosa stavano facendo alle donne, ma poi preferì non farlo. Si sentiva già abbastanza. A mezzogiorno, le urla erano diventate gemiti sommessi; a metà del pomeriggio, non si udiva più niente. Ma la coda di sbufta era ancora lunga fuori della porta. Qualcuno l'aveva fatta tre o quattro volte. Erano già tutti ubriachi. Un tipo dall'aria gioviale aveva in una mano una bottiglia di Parfait Amour e nell'altra una di whisky Harpers. Tutte le volte che si metteva in coda passava davanti ad André e si fermava a guardarlo. " Bevi con me, ragazzino bianco? " gli chiedeva. " Certo che sì! " si rispondeva subito, da solo. Si riempiva la bocca di liquore e glielo sputava in faccia. Ogni volta provocava una allegra sghignazzata da parte degli altri briganti in coda. Di tanto in tanto qualcun altro si fermava davanti ad André, arretrava di qualche passo, gli puntava la baionetta in faccia e poi scattava, schivandolo all'ultimo momento e limitandosi a sfregiarlo. André non riusciva mai a trattenere un urlo di terrore, che faceva divertire come matti gli astanti. Verso sera cominciarono a bruciare le case della periferia. Un gruppo, sazio di alcool e stupri, si riunì in fondo alla veranda e si mise a cantare. Le loro voci profonde e belle portavano in sé tutta la malinconia selvaggia dell'Africa, e continuarono a cantare finché davanti all'albergo una lite fra due shufta non degenerò in un duello a coltellate. La nenia dolce e malinconica delle voci accompagnava l'ansare dei duellanti a torso e piedi nudi, e lo scalpiccio rapido dei piedi nella polvere della via. Quando infine si abbrancarono per il macello finale, il canto si levò alto e
forte, con una nota di trionfo. Uno dei due fece un passo indietro. Il braccio teso che impugnava il coltello aveva colpito l'altro nella pancia. Il perdente cadde, pian piano, mentre il coltello scivolava fuori e il canto s'affievoliva con la vita in lui, triste, lamentoso e nostalgico, fino al silenzio. Vennero a prendere André a buio fatto. Quattro banditi meno ubriachi degli altri. Lo spinsero agli uffici dell'Union Minière, dove al posto di Boussier sedeva, solo, il generale Moses. Non c'era niente di sinistro in lui: sembrava un vecchio impiegato, un ometto dalla testa grigia e un paio d'occhiali cerchiati di corno. Sul petto aveva tre file di medaglie, e a tutte le dita si affollavano gli anelli che dovevano impedirgli di fletterle: diamanti, smeraldi, qua e là il bagliore rosso di un gran rubino. Erano quasi tutti anelli da donna, ma tagliati e allargati per consentirgli di infilarli alle dita tozze e nere. Il viso era quasi bonario, se non fosse stato per gli occhi. Erano occhi vacui da pazzo, senza vita e senza espressione. Sulla scrivania, davanti a lui, c'era la cassetta di legno grezzo dell'Union Minière con dentro i diamanti. Il coperchio era aperto, e, mentre André veniva introdotto nella stanza dai banditi, il generale Moses tirava fuori un sacchetto di tela dalla cassa, scioglieva il nodo e versava sul piano della scrivania una grigia cascata di diamanti industriali. Li frugò pensosamente con l'indice, alla luce della lampada a petrolio che ne traeva qualche spento bagliore. " Era l'unica cassetta che c'era sul vagone? " domandò senza alzare la testa. " Oui, mon général. Era l'unica che c'era ", rispose uno dei banditi che circondavano André. " Sei sicuro? " " Oui, mon général. Ho cercato io stesso dappertutto. " Il generale Moses prese un altro sacchetto di tela dalla cassetta e lo vuotò sul piano della scrivania. Quando vide altre pietre industriali, grugnì dal disappunto. Prese un altro sacchetto, e poi un altro ancora, arrabbiandosi sempre più al vederli sciorinare soltanto sassolini grigiastri. Ben presto sotto il suo naso si creò un mucchietto rispettabile di diamanti industriali. " Hai aperto la cassetta? " ringhiò. " Non, mon général. Era sigillata, ha visto anche lei i sigilli di ceralacca ancora intatti. " Il generale Moses grugnì ancora, coi lineamenti induriti dalla delusione. Ancora una volta infilò la mano nella cassetta e sorrise di sollievo. In un nido di ovatta, scintillanti, scomponendo la luce della lanterna a petrolio nei colori dell'iride, aveva trovato le gemme. Il generale Moses ne prese in mano una e la guardò in controluce tra indice e pollice.
" Che bella ", mormorava. " Che bella pietra. " Allontanò con la mano i diamanti industriali e si mise a contare quelli più pregiati a uno a uno, sorridendo, accarezzandoli, mettendoli in fila. " Che belli ", continuava a ripetere sottovoce. " Bon... quarantuno, quarantadue. Che belli. Tesorucci miei! Quarantatré. " Poi, di colpo, li raccolse nella mano e li infilò in una borsina di tela, strinse il nodo, se la mise in tasca, sopra le medaglie, e chiuse il bottone sul risvolto della tasca. Posò le mani nere e ingioiellate sulla scrivania e alzò lo sguardo su André. Aveva gli occhi giallastri, con l'iride nera al centro delle lenti degli occhiali. Avevano un'aria opaca e sognante. " Toglietegli i vestiti ", disse con voce ancor più inespressiva degli occhi. Spogliarono rudemente André e il generale Moses guardò il suo corpo. " Com'è bianco ", mormorò. " Perché è così bianco? " Di colpo le mascelle cominciarono a contrarglisi nervosamente, e sulla fronte gli apparvero luccicanti gocce di sudare. Girò intorno alla scrivania. Era un uomo basso, ma emanava un'intensità che sembrava raddoppiarne le dimensioni. " Bianco come i vermi che banchettano nella carne viva dell'elefante. " Avvicinò la faccia a quella di André. " Dovresti essere più grasso, verme, dopo aver mangiato tanto e tanto bene. Dovresti essere molto più grasso. " Toccò il corpo di André, accarezzandogli languidamente i fianchi. " Ma ormai è troppo tardi, vermetto biancastro ", disse, e André rabbrividì per il suo tocco e la sua voce. " Perché l'elefante si è scrollato i vermi dalla ferita, e ora li schiaccerà sotto il piede. Scoppierai, verme, scoppierai calpestato. " Parlava ancora a voce bassa, con la faccia imperlata di sudore, ma già lo sguardo sembrava più nero, acceso e vivace. " Vedremo ", disse facendo un passo indietro. " Vedremo, verme ", ripeté, e alzò il ginocchio di scatto, a tutta forza, colpendo Andrè ai genitali. Il dolore folgorò il basso ventre di André, come un ferro arroventato. Gli attanagliò lo stomaco, contraendoglielo in uno spasimo analogo al parto, lacerò la muscolatura del torace e gli scoppiò nel cranio con un biancore abbagliante. " Tenetelo ", comandò il generale Moses, con la voce improvvisamente acuta e fremente. Due soldati presero André per i gomiti e lo costrinsero in ginocchio, così che i genitali e il basso ventre fossero alla comoda portata degli stivali del generale. Era una cosa che avevano fatto spesso. " Per tutte le volte che mi avete messo in galera! " E il
generale Moses colpì André col piede stivaluto. Il nuovo dolore si mescolò al vecchio, troppo forte perché André riuscisse a urlare. " E questo per gli insulti ", e André sentì i testicoli spaccarsi sotto il calcio. Ma il dolore era ancora troppo forte, la voce non gli usciva. " Questo per tutte le volte che ho dovuto umiliarmi. " Il dolore aveva superato la soglia massima: ormai poteva urlare. Aprì la bocca e si riempì i polmoni. " Questo per tutte le volte che ho patito la fame. " Adesso doveva urlare. Che male, oh, buon Dio, devo gridare, ti prego fammi urlare. " Questo per la giustizia dei bianchi. " Perché non ci riesco, voglio urlare, per favore. Oh, no! No... Per pietà... Oh, Dio, oh Dio mio, ti prego. " Questo per le vostre prigioni! " Adesso i calci piovevano veloci come i colpi di tamburo di un suonatore pazzo, come pioggia su un tetto di lamiera. André sentì che gli si lacerava qualcosa nella pancia. " E questo, questo, questo! " La voce saliva in uno strillo acuto, mentre nel ventre di André si spargeva il flusso caldo dell'emorragia interna. Ormai il dolore diminuiva: il corpo si chiudeva a difesa, e lui non aveva mai gridato. Questa consapevolezza gli diede un senso di esaltazione. Riuscirò a fare quest'ultima cosa, ci riuscirò, riuscirò a morire senza urlare. Cercò di rialzarsi, ma lo tennero giù. Inoltre non sentiva più tanto le gambe, erano dall'altra parte del torpido tepore del ventre. Alzò la testa e guardò l'uomo che lo stava uccidendo. " Questo per la puttana bianca che ti ha partorito, e questo, e questo... " I colpi non facevano più parte della realtà, gli sembrava di essere vicino a un uomo che abbatta un albero a colpi di scure. Andrè sorrise. Stava ancora sorridendo, quando lo lasciarono cadere a terra a faccia in avanti. " Credo che sia morto ", disse un soldato. Il generale Moses si voltò e tornò a sedersi alla scrivania. Tremava come dopo una gran corsa, e ansimava forte. La camicia militare era tutta bagnata di sudore. Si lasciò andare in poltrona e il suo corpo sembrò accasciarsi; lentamente dagli occhi svanì ogni vivacità e di nuovo si velarono di una patina opaca e sognante. I due soldati si accucciarono con pazienza di fianco al corpo di André: sapevano che avrebbero dovuto aspettare un bel po. Dalla finestra aperta entravano a tratti grida, risate di ubriachi, e il crepitio e i bagliori aranciati delle fiamme. 15. DAL binario, Bruce osservava con occhio critico il limitare
della foresta a destra e a sinistra della linea ferroviaria. Dopo un bel po. riuscì a individuare la canna della mitragliatrice Bren che sporgeva di qualche centimetro di tra le foglie del sottobosco e l'erba degli elefanti. Anche se sapeva dov'era piazzata, gli ci erano voluti quasi due minuti per scorgerla. " Va bene, Ruffy ", decise. " Meglio di così non serve fare. " " Penso anch'io, capo. " Bruce alzò la voce. " Mi sentite tutti? " Brusii affermativi si alzarono dai due lati della foresta, e Bruce continuò a parlare. " Se vengono, lasciateli arrivare fin qui prima di sparare. Adesso vi segno il posto. " Strappò un ramo da un cespuglio e lo buttò sui binari. " Lo vedete? " Ancora una volta gli uomini nascosti nella giungla risposero di sì. " Stasera manderò e rilevarvi, fino allora state all'erta. " Il treno era nascosto dietro una curva, a un chilometro di distanza. Bruce ci tornò con Ruffy. Il macchinista li aspettava chiacchierando con Wally Hendry sull'ultimo vagone. " Allora, cosa mi racconti? " " Mi dispiace dirle, mon capitaine, che la macchina è irreparabilmente danneggiata. La caldaia perde in due punti e le tubazioni di rame sono quasi tutte partite. " " Grazie ", annuì Bruce. Non era né sorpreso né contrariato: la diagnosi era uguale a quella che, dopo un sommario esame della locomotiva, aveva subito fatto anche lui. " Dov'è Madame Cartier? " chiese Wally. " Madame sta cucinando il pranzo, 'monsiur' ", gli rispose sarcastico Wally. " Perché me lo chiedi? Sei di nuovo arrapato? Hai voglia di passera al volo, per pranzo? " Bruce soffocò un empito d'ira e andò avanti. Trovò Shermaine con quattro soldati nella cabina della locomotiva. Avevano raccolto il carbone della fornace sul pavimento d'acciaio della macchina e ci stavano arrostendo sopra patate e cipolle. I soldati stavano ridendo di qualcosa che aveva detto Shermaine. Le sue guance di solito pallide erano arrossate dal calore; sulla fronte aveva un segno nero, di morchia. Alzò gli occhi e alla vista di Bruce si illuminò e sorrise subito. " Stiamo facendo il gulasch: carne in scatola, cipolle e patate. " " Potrei nominarti aiuto-cuoca volontaria senza paga. " " Troppo buono ", disse lei, facendogli la lingua. Era una linguetta rosa appuntita, Come quella dei gatti. Bruce avverti il vecchio e familiare irrigidimento delle gambe, e
la gola secca al vederla. " Shermaine, la locomotiva è guasta e non si può riparare. Non ci servirà più. " Le parlava in inglese. " Per cucinare va bene ", scherzò lei. " Sii seria. " L'ansia lo rendeva irritabile. " Siamo inchiodati qua, finché non ci viene qualche idea per andarcene. " " Ma Bruce, sei tu il genio. Ho una cieca fiducia in te. Sono sicura che tirerai fuori un'idea meravigliosa. " Aveva un'espressione solenne, ma non riusciva a nascondere un barlume di strafottenza nello sguardo. " Perché non vai a chiedere in prestito i camion al generale Moses? " Bruce strizzò gli occhi accigliato. " Bada a far da mangiar bene o ti declasso a sguattera ", la minacciò scherzosamente, poi scese dalla locomotiva e tornò in fretta indietro, lungo il treno. " Hendry, sergente maggiore, venite qui per favore. Voglio discutere una faccenda con voi. " I due lo raggiunsero e si riunirono in uno scompartimento. Hendry si stese sulla cuccetta piazzando i piedi sopra il lavabo. " Una vera sveltina stavolta, eh? " ridacchiò dietro l'ispida barbetta rossastra. " Sei il più meschino e volgare figlio di puttana che abbia mai conosciuto, Hendry ", disse freddamente Bruce. " A Elisabeth-ville, prima ti spacco la faccia e poi ti mando alla corte marziale per assassinio. " " Oh povero me ", rise Hendry. " Che paura mi fai! Mi hanno sempre atterrito le chiacchiere, Curry, fanfarone che non sei altro. " " Non fare che t'ammazzi subito, per favore: ho ancora bisogno di te. " " Cosa c'è fra te e quella francesina, eh? L'ami o sei solo infoiato da quel bel culetto tondo? Perché non possono essere le tette... Non ha quasi niente lì. " Bruce scattò verso di lui, ma subito si trattenne e si voltò a guardar fuori del finestrino. Parlò con voce strozzata. " Facciamo una bella cosa, Hendry, lasciamoci in pace a vicenda fino a Msapa Junction. Poi puoi fare e dire tutto quello che ti pare, e se non ti ammazzo subito cerco di farti impiccare dalla corte marziale. " " E perché dovrei starci? Io faccio quello che mi pare e piace, Curry, e quando mi sarò stufato di scherzare mi metterò a fare sul serio senza chiederti nessun permesso. Perché lascia che te lo dica subito, puffo, io non ho bisogno né di te né di nessuno. Quando verrà il momento, anima bella, ti sistemerò io, con tutta la tua puzza sotto il naso. E non dire che non ti ho avvertito. " Hendry era seduto sulla cuccetta, con le mani sulle ginocchia, pronto a scattare: aveva la faccia distorta dalla veemenza del discorso.
" Allora facciamo i conti subito ", disse Bruce girandosi e chinandosi appena, irrigidendo le mani a lama, come un karateka. Il sergente maggiore Ruffararo si alzò dall'altro sedile con agilità e rapidità sbalorditive per un uomo della sua stazza. Si mise tra loro. " Non avevi qualcosa da dirci, capo? " Lentamente, Bruce si rilassò di nuovo. Irritato, allontanò il ciuffo dalla fronte, come a spazzar via con quel gesto anche Wally Hendry dalla mente. " Sì ", disse controllandosi a fatica, " volevo parlare della nostra prossima mossa. " Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e l'accese, aspirando profondamente. Poi contemplò un attimo la cenere e proseguì con voce normale. " Non è possibile riparare la locomotiva, sicché bisogna trovare qualche altro mezzo di trasporto per andarcene da qui. O ci avviamo a piedi verso Msapa Junction, quasi quattrocento chilometri di marcia tra i baluba, o torniamo a casa coi camion del generale Moses! " Fece una pausa per far digerire l'idea ai due. " Hai intenzione di fregargli i camion? " chiese Ruffy. " Ho idea che non sarà tanto facile, capo. " " No, Ruffy, è impossibile fregarglieli sotto il naso. Quel che dobbiamo fare è attaccare la città e spazzarlo via. " " Tu sei matto da legare ", esclamò Wally. " Sei da neurodeliri. " Bruce l'ignorò. " Calcolo che Moses abbia circa sessanta uomini. Con Kanaki e nove soldati di guardia al ponte, Haig e de Surrier e altri sei dispersi, ci restano trentaquattro soldati. Giusto, sergente maggiore? " " Esatto, capo. " " Benissimo ", annuì Bruce. " Dovremo lasciare una decina di uomini a tender l'imboscata a Moses nel caso ci faccia inseguire, o a difendere il treno dai baluba. Quelli che restano sono troppo pochi, lo so, ma bisognerà correre il rischio e attaccare. " " Quasi tutti i civili hanno dei fucili da caccia ", disse Ruffy. " Sì ", concordò Bruce. " Dovrebbero essere in grado di badare a se stessi. Avremo una forza di ventiquattro uomini per attaccare, dunque: una proporzione di circa tre a uno. " " Quegli sbufta saranno così sbronzi che una buona metà non starà neanche in piedi. " " E' proprio su questo che conto: l'ubriachezza e la sorpresa. Li investiremo e cercheremo di farli fuori tutti prima che capiscano cosa sta succedendo. Non credo che si siano accorti di averci messo la locomotiva fuori uso: probabilmente pensano che siamo già lontanissimi. " " Quando vuoi attaccare, capo? " " Siamo a diciotto chilometri da Port Reprieve, diciamo
sei ore di marcia notturna. Attaccherei domattina alle prime luci, ma vorrei trovarmi in posizione per mezzanotte. Dunque bisogna partire di qui verso le sei, un po. prima di buio. " " Sarà meglio che vada subito a scegliere i ragazzi. " " Okay, Ruffy. Da' a ciascuno dieci bombe a mano e munizioni in abbondanza. E portiamoci dietro una bella scorta di granate. " Si rivolse per la prima volta a Hendry, guardandolo in faccia. " Vai col sergente maggiore, Hendry, e dagli una mano. " " Gesù, questa si che sarà una festa ", sogghignò Wally, pregustandola. " Con un po. di fortuna mi farò una bella raccolta di orecchie. " Scomparve dietro a Ruffy nel corridoio, e Bruce si sdraiò sul sedile, togliendosi l'elmetto. Chiuse gli occhi e rivide Boussier e la moglie abbracciati sul vagone che filava giù per la discesa, vide il gruppetto di donne terrorizzate, e André che lo guardava, a capo scoperto, con gli occhioni mansueti. Gemette piano. " Perché tocca sempre ai buoni, ai deboli, agli inoffensivi? " Sentì bussare e si mise subito a sedere. " Sì? " " Ciao, Bruce. " Era Shermaine, con due gavette. " E' ora di mangiare. " " Di già! " esclamò Bruce guardando l'orologio. " Buon Dio, è l'una passata. " " Hai fame? " " E' un secolo che ho fatto colazione. " " Bene ", disse lei abbassando il ripiano sotto il finestrino e servendo il cibo. " Ha un buon odorino. " " Sono una grande cuoca. E mio gulasch alla carne in scatola è richiesto da tutte le teste coronate d'Europa. " Mangiarono in silenzio perché entrambi avevano una gran fame. Una volta incrociarono lo sguardo e si sorrisero, ma tornarono subito al cibo. " Com'era buono ", sospirò Bruce alla fine. " Vuoi il caffè? " " Sì, grazie. " Versandolo, gli domandò: " Allora cosa succede adesso? " " Intendi dire cosa succede adesso che siamo soli? " " Piano, monsieur... Volevo dire, come facciamo ad andarcene di qui. " " Seguirò il tuo suggerimento: chiederò in prestito al generale Moses i mezzi di trasporto. " " Tu scherzi, Bruce! " " No ", disse lui, e le spiegò in breve il piano. " Sarà molto pericoloso, no? Rischi di morire. " " Sono sempre i migliori a morire giovani. " " Ecco perché mi preoccupo. Per favore, abbi cura di te... Comincio a pensare che non mi piacerebbe se ti... " Il suo viso era pallido e serissimo. Bruce la raggiunse subito,
si chinò su di lei e la fece alzare in piedi. " Shermaine, io... " " No, Bruce. Non parlare. Non dire niente. " Aveva gli occhi chiusi, le lunghe ciglia intrecciate, il mento sollevato e il tenero collo esposto. Bruce lo toccò con le labbra, e lei emise un mugolio di gola che le fece vibrare la pelle. Il corpo di Shermaine si schiacciò contro il suo e le dita gli si chiusero tra i capelli della nuca. " Oh, Bruce, mio Bruce, per piacere non restare ucciso. Non lasciare che ti uccidano. " Con desiderio ora, e impaziente, la bocca di Bruce risalì dal collo, e quella di lei le si fece incontro, preda volontaria. Le sue labbra rosee e senza rossetto si aprirono alla pressione della lingua dell'uomo, sentì la punta del suo naso fresca contro la propria guancia. La sua mano risalì lungo la schiena di Shermaine e le si chiuse intorno alla nuca, sui morbidi capelli come di seta dietro le orecchie. " Oh, Bruce... " gli mormorò in bocca. Bruce discese con l'altra mano fino alla soda, seppure spaccata, rotondità delle natiche, e attirò contro di sé la parte inferiore del suo corpo: lei trasalì quando sentì oltre il tessuto la sua virilità arrogante. " No ", gemette cercando di staccarsi, ma lui la trattenne finché non tornò a rilassarsi. Shermaine scuoteva la testa: " Non, non ", ma gli offriva pur sempre la bocca, e la sua lingua gli rispondeva. La mano che le teneva la nuca discese, le sfilò la camicia dalla gonna, si insinuò sotto, accarezzandola sulla schiena e sui fianchi snelli, facendola fremere e inducendola a stringersi a lui ancora di più. Accarezzava la sua pelle di velluto tesa sulla carne soda, cercando le scapole, le spalle, e poi le ascelle dai serici peli, che lo eccitarono alla follia, - e poi subito i seni, seni piccoli dalla punta molle che al suo tocco si induriva. Adesso Shermaine si dibatteva per davvero, tirandogli pugni sulle spalle, scostando la bocca, e Bruce s'interruppe, abbassando la mano a circondarle la vita, tenendola abbracciata ma scostata da sé. " Questo non era bene, Bruce. Diventi subito cattivello. " Era tutta rossa in viso, e gli occhi azzurri erano incupiti: aveva le labbra ancora umide del bacio, e la voce malferma, come la sua quando le rispose: " Mi dispiace, Shermaine. Non so che cosa mi ha preso... Non volevo spaventarti ". " Tu sei molto forte, Bruce. Ma non mi spaventi, non più di un pochino. Mi spaventano i tuoi occhi, quando mi guardano senza vedermi. " Lui si redarguì. Un fine innamorato davvero... Bruce Curry, il peso massimo, campione di lotta libera e stupratore patentato... Si sentiva scosso, gli tremavano le gambe e respirava a fatica.
" Non porti il reggiseno ", le disse senza pensarci tanto, e subito se ne pentì; ma lei ridacchiò sommessamente, rauca. " Pensi che ne avrei bisogno, Bruce? " " Assolutamente no ", protestò immediatamente, ricordando la carezza di poco prima. Tacque, risparmiando parole, cercando di controllare l'ansito e il desiderio che l'aveva preso. Lei lo guardò negli occhi. " Adesso ci vedi di nuovo. Forse ti permetterò di baciarmi ancora. " " Sì, te ne prego ", disse lui, e Shermaine tornò a stringerlo. Vacci piano adesso, Bruce. La porta dello scompartimento si aprì di colpo e loro si separarono in fretta. Sulla soglia era comparso Wally Hendry. " Bene, bene, bene ", disse contemplando la scena con gli occhietti maligni. " Ma che bravi! " Shermaine stava cercando di rimettersi a posto camicia e pettinatura nello stesso tempo. Wally ridacchiò. " Non c'è niente di meglio dopo mangiato, dico sempre io. Stimola la digestione. " " Cosa vuoi? " scattò Bruce. " Su quello che vuoi tu non ci sono dubbi ", ribatté Wally. " E sembra che lo stavi ottenendo, anche. " Guardò con calma il corpo di Shermaine, poi la faccia. Bruce lo spinse fuori dello scompartimento e richiuse la porta. " Allora, cosa vuoi? " ripeté. " Ruffy voleva sottoporti i preparativi, ma posso dirgli che hai da fare. Possiamo rimandare l'attacco a domani sera, se preferisci. " Bruce fiammeggiava. " Digli che arrivo fra due minuti ", ringhiò. Wally si appoggiò alla porta. " Okay, glielo dirò. " " Cosa aspetti? " " Niente, niente ", sogghignò Wally. " Allora vaffanculo! " berciò Bruce. " Okay, okay; non prendertela, che ti scoppiano le palle, puffo. " Si allontanò ciondolando per il corridoio. Shermaine era rimasta dove l'aveva lasciata Bruce, ma stava piangendo di rabbia. " Un porco, quello là. Un porco schifoso. " " Non val la pena di prendersela per uno come lui. " Bruce cercò di abbracciarla di nuovo, ma lei non volle. " Lo odio. Fa sembrar tutto così sporco e volgare... " " Fra noi niente potrà mai esserlo ", disse Bruce, e subito lei si calmò. " Lo so, Bruce. Ma lui lo fa sembrare tale. " Si scambiarono un bacino. " Devo andare, hanno bisogno di me. " Per un attimo
Shermaine si strinse a lui. " Stai attento. Promettimi che starai attento. " " Te lo prometto ", disse Bruce; e la donna lo lasciò andare.
16. PARTIRONO prima di buio, ma nel pomeriggio il cielo si era coperto e ora le nuvole incombevano basse sulla foresta, intrappolando l'afa. Bruce era in testa, Ruffy in mezzo alla fila e Hendry di retroguardia. Arrivarono al passaggio a livello mentre cadeva la notte. Cominciò anche a piovere, goccioloni tiepidi come lacrime. L'oscurità era completa. Bruce si toccava il naso e non riusciva a vedere la mano. Per mantenere il contatto con la rotaia usava un bastone, come un cieco. A ogni passo la ghiaia della massicciata gli scricchiolava sotto i piedi. L'uomo che gli stava dietro gli teneva una mano sulla spalla, e Bruce percepiva attraverso di lui la presenza degli altri che lo seguivano come il corpo di un serpente, facendo poco rumore. I rabbuffi di Ruffararo si abbattevano, sussurrati ma non meno terribili, su chi si azzardava a imprecare inciampando, o a far sbattere le armi. Attraversarono la strada e cominciò la salita. Dovevano superare le colline di Lufira. In cima ci riposeremo un po., pensò Bruce. Di lì avrebbero visto le luci del paese. La pioggia cessò di colpo, e su di loro si stese un silenzio sorprendente. Adesso Bruce sentiva benissimo l'ansimare del soldato che lo seguiva. Dalla foresta vicina giunse il gracidare argentino di una rana arboricola: pareva il tintinnare di biglie d'acciaio in un bicchiere di cristallo. Era un suono puro e bellissimo. Tutti i sensi di Bruce vigilavano per compensare l'inutilità della vista in quel frangente; l'udito; l'odorato, che gli faceva avvertire il profumo dolciastro dei fiori della giungla e quello delle foglie in decomposizione; il tatto, che gli segnalava le gocce che gli cadevano addosso e l'aderenza degli indumenti al corpo; infine, un sesto senso animale l'avvertì che davanti a loro, nel buio totale, si parava un pericolo. Si fermò di colpo, con lo stomaco contratto dalla paura. Il soldato che lo seguiva gli sbatté contro, sbilanciandolo. Per tutta la fila si trasmise una breve e sommessa confusione, poi tornò il silenzio. Tutti aspettavano. Bruce tese l'orecchio, piegato in due, col fucile mitragliatore imbracciato. C'era qualcosa là, lo sentiva. Pregò Dio che non avessero piazzato una mitragliatrice in cima alla salita. Avrebbero potuto farli a pezzi.
Si girò con cautela e cercò con la mano la testa di chi lo seguiva per sussurrargli una cosa nell'orecchio. " A terra. State fermi e zitti. Passa parola. " Bruce attese, puntando come un cane da caccia e cercando di perforare con gli occhi il buio totale. Il soldato dietro gli batté sulla spalla. " Tutti a terra ", gli sussurrò all'orecchio. " Bene, ora vado a vedere cosa c'è. " Bruce prese in mano una bomba, tolse la linguetta di sicura e se la mise nel taschino. Poi, tastando le traversine col piede, si avviò di nuovo. Dopo dieci passi tornò a fermarsi. Aveva sentito uno scricchiolio poco più avanti. Gli si chiuse la gola. Respirava a fatica. " Gli siamo capitati in bocca. Dio mio, se si mettono a sparare... " Centimetro per centimetro, tirò indietro la mano che ora impugnava la bomba. Devo tirare vicinissimo. Cinque secondi sono troppi.. La sentiranno cadere e cominceranno a sparare. Rischio anche che scoppi in faccia a me. La mano era in posizione di lancio. Piegò le ginocchia e si abbassò. Ora vediamo, pensò, e proprio in quell'attimo un fulmine serpeggiò nel cielo. Alla sua luce, Bruce poté vedere davvero. Sotto il grigioverde delle nubi, le colline si stagliavano nere: le rotaie brillarono. La foresta, ai lati, era alta e fitta, e... C'era un leopardo, un leopardo proprio li davanti, bello grosso, giallo e nero. Alla fulminea luce si guatarono sbalorditi, poi la notte tornò a chiudersi sopra di loro. Il leopardo tossì, possente, nel buio, e Bruce cercò disperatamente di imbracciare il fucile, ma era a sinistra e lui nella destra aveva una bomba a mano innescata. Stavolta è fatta, pensò, stavolta non la racconto. Fu con un senso di incredulità che sentì il leopardo entrare rumorosamente nel sottobosco e allontanarsi schiantando rametti. Si stese sulla schiena, con la bomba innescata sempre in mano, e una risata isterica che gli si affacciava in gola. " Tutto bene, capo? " si azzardò a chiedere Ruffy, preoccupato da quel rumore incongruo. " Era un leopardo ", rispose Bruce, stupendosi dello squittio che gli era uscito. Dalla fila si alzò un brusio di stupore. Tutti si rialzarono sbattendo le armi, qualcuno rise. " Basta coi rumori ", berciò Bruce rialzandosi. Trovò in tasca la linguetta della bomba a mano e la rimise a posto, rendendola nuovamente insensibile agli urti. Tornò indietro a tentoni, ricuperò il bastone e riprese posizione in testa alla fila. " Andiamo ", disse.
Aveva la bocca secca, il respiro corto e la faccia che scottava per lo shock di quel bizzarro incontro. " Ho fatto il pieno di adrenalina, stavolta ", sogghignò Bruce nel buio. E prima di stasera chissà quante altre volte avrò paura. Continuarono a salire lungo la linea ferroviaria, un serpente di ventisei uomini carichi di tensione. Bruce se ne accorgeva dai passi, dalla stretta della mano sulla spalla, dalle zaffate di sudore che ogni tanto lo coglievano provenienti da dietro, e che sapevano di acido che morda il metallo. Davanti a loro, le nuvole che incombevano sulla cima delle alture si alzarono un po. e Bruce riuscì a distinguere la cresta. L'oscurità era un po. diminuita: un bagliore debolmente aranciato si rifletteva sul ventre delle nubi, impallidiva e scuriva, incostante. Per un attimo Bruce rimase perplesso, e il fatto di pensare l'aiutò a vincere la tensione. Si mise a guardare fisso quei fluttuanti bagliori. Il cammino divenne più ripido: erano arrivati all'ultimo chilometro prima del passo, sul quale infine sbucarono. " Buon Dio ", esclamò forte Bruce: da lì vedeva la ragione dei bagliori che si riflettevano sulle nubi. Port Reprieve bruciava. I capannoni lungo la banchina ardevano e proprio in quella Bruce vide crollare un tetto. La struttura di legno continuò a bruciare all'interno, illuminando le finestre delle pareti in muratura. Anche la stazione stava bruciando, anche le case del personale dell'Union Minière, tra la sede e l'albergo. Bruce guardò in direzione della missione. Buio pesto: là, niente fumo, niente fiamme, e nemmeno luci. Provò un po. di sollievo. " Forse se ne sono dimenticati, sono troppo occupati a saccheggiare il paese ", pensò tornando a guardare Port Reprieve, col groppo in gola. " Ciechi, furiosi bastardi. " Assistendo alla distruzione della città, gli nacque in petto l'ira. " Cosa sperano di guadagnarci, bruciando il paese? Altri fuochi presero a divampare vicino all'albergo. Bruce si rivolse al soldato più vicino. " Ci fermiamo qui a riposare, ma niente sigarette e niente chiacchiere. " Sentì passar parola lungo la fila, e i rumoretti degli uomini che posavano armi e bagagli, stanchi e contenti della sosta. Bruce tirò fuori il binocolo dalla custodia. Lo mise a fuoco sulla città in fiamme. Alla luce dell'incendio riusciva quasi a distinguere i lineamenti degli uomini che si aggiravano per le vie. Si muovevano a gruppi, armati fino ai denti e frenetici. Molti avevano in mano delle bottiglie e barcollavano. Bruce cercò di valutarne il numero ma era impossibile, continuavano ad apparire e sparire, confondendosi, nei vari edifici. Posò il binocolo per far riposare gli occhi e sentì un
movimento al suo fianco, nel buio. Guardò. Era Ruffy, ancora più enorme per il carico che portava: il fucile su una spalla, sull'altra una cassetta di munizioni, e al collo quattro o cinque zainetti pieni di bombe a mano. " Pare che si stanno divertendo, eh capo? " " Pare il giorno di Capodanno ", annuì Bruce. " Non ti riposi un po? " " Perché no? " Ruffy posò la cassetta di munizioni e ci mise sopra il culone. " Riesci a vedere qualcuno dei nostri del vagone? " gli chiese. Bruce alzò di nuovo il binocolo e si mise a perlustrare la zona della stazione. Lì era più buio, ma riuscì a individuare la sagoma del carro merci in mezzo a un andirivieni di ombre. " Il carro merci è ancora lì ", mormorò, " ma non riesco a vedere... " In quel momento il tetto di paglia di una delle casette vicine s'infiammò, esplodendo come una palla di fuoco. A quella luce il carro merci apparve chiaramente alla vista. " Sì ", disse Bruce. " Adesso li vedo. " Erano caduti tutt'intorno al carro, dove li avevano subito massacrati. Sembravano pupazzi buttati via. " Sono morti? " chiese Ruffy. " Sì. " " Le donne? " " E' difficile dirlo ", rispose Bruce aguzzando lo sguardo. " Ma mi pare che lì non ci siano. " " Già ", disse Ruffy con voce bassa e fonda. " Non le avranno sicuramente sprecate. Vedrai che le hanno portate all'albergo e violentate a turno. Erano solo quattro... non durano certo fino a domattina. Quei bastardi sono capaci di tutto. " Sputò per terra. " Cosa hai intenzione di fare, capo? " Bruce non gli rispose subito. Fece un altro giro di perlustrazione col binocolo. Il cannone era ancora dove l'avevano visto al mattino, con la canna puntata proprio verso di loro. I camion erano parcheggiati davanti agli uffici dell'Union Minière: si vedeva benissimo anche l'autobotte. Spero che sia piena, pensò Bruce, avremo bisogno di un sacco di benzina per arrivare a Elisabethville. " Ruffy, di' ai ragazzi di stare attenti a non colpire l'autobotte, se no dobbiamo farcela tutta a piedi. " " Glielo dirò ", grugnì Ruffy. " Ma li conosci anche tu, sono arabi scatenati, quando cominciano a sparacchiare non la piantano più, e se ne sbattono di dove vanno a finire le pallottole. " " Quando arriveremo giù, ci divideremo in due gruppi. Tu e io attraverseremo un tratto di palude coi nostri uomini ed entreremo in paese dal lato opposto. Va' a chiamare Hendry. " Bruce continuò quando furono di nuovo lì tutti e tre.
" Hendry, ti metterai coi tuoi uomini all'inizio della strada principale, e aspetterai nascosto nel buio da questa parte della stazione. Per l'amor di Dio, bada che non sparino prima che io e Ruffy attacchiamo dall'altro lato del paese. Se si mettono a far casino prima che noi siamo fuori delle canne non ci serviranno più i camion ma delle bare, hai capito bene? " " Okay, okay, so quello che faccio ", borbottò Wally. " Speriamo ", disse Bruce, e proseguì. " Li attaccheremo domattina alle quattro, appena prima dell'alba. Ruffy e io entreremo in paese e assalteremo l'albergo con le bombe a mano: è lì che dormiranno quasi tutti. Le granate li staneranno e, appena in strada, li farete fuori; ma non sparate prima che escano allo scoperto, è chiaro? " " Gesù ", deprecò Hendry " Devi credermi proprio un fesso o un pivello. " " E fuoco incrociato dei due gruppi d'assalto dovrebbe spazzarli via quasi tutti ", proseguì Bruce, ignorando l'interruzione. " Ma non bisogna dare ai superstiti la possibilità di asserragliarsi. Bisogna colpire duro, e appena tornano al coperto seguirli e finirli subito. Se non riusciamo ad avere la meglio entro i primi cinque o dieci minuti siamo nei guai, perché loro sono molti di più: è fondamentale sfruttare a fondo l'elemento sorpresa. " " Sfruttare a fondo l'elemento sorpresa! " sfotté Wally. " Ma parla come mangi, Cristo! Bisogna far fuori tutti quei bastardi prima che si sveglino. " Bruce sogghignò nel buio. " Hai ragione, bisogna far fuori quei bastardi ", ammise. " E cerca di far più presto che puoi. " Si alzò e cercò di legger l'ora esponendo l'orologio ai riflessi dell'incendio. " Le dieci e mezzo, bisognerò muoversi. Vieni con me, Hendry, che formiamo i due gruppi. " Bruce e Wally risalirono la fila parlando a turno ai soldati. " Tu andrai con il tenente Hendry. " " Tu vieni con me. " Si assicurò che i caporali che parlavano inglese fossero con Hendry, formò i due gruppi e fece distribuire le bombe a mano e le munizioni da Ruffy. Poi, sempre in fila indiana, cominciarono la discesa. " Qui ci separiamo, Hendry ", sussurrò Bruce. " Occhio a non sparacchiare prima del tempo, aspetta di sentire le nostre bombe a mano. " " Okay, okay, so tutto. " " In bocca al lupo ", augurò Bruce. " In culo alla balena, capitano Curry ", disse di rimando Wally, e si avviò. " Andiamo, Ruffy. " Bruce guidò gli uomini giù dalla riva, nella palude. Subito la fanghiglia arrivò loro al ginocchio, poi alla vita, poi alle ascelle, creando a ogni passo
sciacquii, risucchi e rumori schifosi, e sollevando bubbole di metano che scoppiavano puzzolenti sul pelo dell'acqua marcia. Le zanzare formavano delle vere e proprie nuvole intorno alle facce. Bisognava stare attenti a non inspirarle, e continuare a sbatter gli occhi per cacciarle fuori. Da sotto l'elmetto colava il sudore, incollando capelli e ciglia, mentre i papiri si avviluppavano intorno ai piedi intralciando il cammino. Il drappello procedeva con molta lentezza, e a un certo punto Bruce non vide più le luci del paese, nascoste dalle canne, per un buon quarto d'ora. Dovette orientarsi col riflesso dell'incendio sulle nuvole. In un'ora fecero metà strada. Bruce si fermò per riposare un po., con l'acqua alla vita e le braccia indolenzite per la fatica di tenere in alto il mitra. " Mi fumerei una sigaretta, adesso, capo ", grugnì Ruffy. " Anch'io ", gli disse Bruce, e si pulì la faccia con la manica. Era gonfio e in preda al bruciore per i morsi delle zanzare. " Che s'ha da fare per campare ", sussurrò. " Chi camperà sarà fortunato ", rispose Ruffy. " Ho idea che prima di sera a molti toccherà crepare. " Ma la paura della morte era sommersa dal disagio fisico. Bruce si era quasi dimenticato che andavano in battaglia: attualmente la sua maggiore preoccupazione erano le sanguisughe che, risalendo dentro le gambe dei pantaloni, gli salassavano le cosce. Temeva di ritrovarsele da un momento all'altro tra le palle. " Usciamo dal brago, Ruffy ", sussurrò. " Di' ai ragazzi di non far rumore. " Si avvicinò alla riva, con l'acqua nuovamente alle ginocchia. L'avanzata era leggermente più rumorosa, a ogni passo si produceva uno sciacquio e i papiri si sfregavano contro di loro. Raggiunsero l'argine dalla parte opposta del paese verso le due di notte. Bruce lasciò i soldati nascosti tra le canne mentre, tenendosi all'ombra del ponte di cemento, lui procedeva a una furtiva ricognizione. Approdò finalmente all'asciutto e vide che non c'erano sentinelle. Non si sentiva alcun rumore, salvo il crepitio delle fiamme, e il paese era immerso in un torpido e alcolico sopore. Bruce tornò indietro a chiamare gli uomini. Tra le prime case del paese li accoppiò. Aveva imparato subito che in quella guerra era meglio non lasciarli agire singolarmente: soprattutto di notte, quando gli spiriti vagano nel buio, non c'è niente che tolga il coraggio al soldato africano come la solitudine. A ogni coppia diede istruzioni particolareggiate. " Appena sentite scoppiare le bombe a mano, sparate su tutti quelli che vedete scappare per strada o affacciarsi
alle finestre. Quando avrete via libera, dirigetevi verso quella casa là, buttando bombe a mano in ogni finestra, e aspettate l'arrivo del tenente Hendry e dei suoi dall'altra parte. Avete capito? " " Capito. " " Sparate mirando bene, non come avete fatto l'altra volta al ponte, e in nome di Dio non colpite l'autobotte, che ci serve la benzina per tornare a casa. " Erano ormai le tre. Da quando avevano abbandonato il treno erano passate otto ore, e Bruce non dormiva da ben ventidue. Ma non era stanco, gli facevano un po. male le ossa, gli bruciavano gli occhi, ma aveva la mente lucida e acuta come una fiamma. Si stese vicino a Ruffy sotto un cespuglio alla periferia di Port Reprieve. La brezza notturna spingeva su di loro il fumo degli incendi. Bruce non era stanco. Sto andando all'ennesimo appuntamento con la paura. La paura è donna, pensò, coi mille volti e le mille voci di una donna. Poiché è donna, e io sono un uomo, debbo continuamente tornare a lei. Solo che stavolta vorrei evitare l'appuntamento. Non vorrei proprio andarla a trovare. So che è maligna, so che dopo averla avuta mi sentirò nauseato e scosso. Dirò: " E' l'ultima volta, mai più ". Ma con la stessa certezza so che poi tornerò da lei, odiandola, temendola, ma anche non potendone fare a meno. Sono andato a cercarla sulle montagne: le pareti rocciose di Dutotts Kloof, Watling Wall, Devil's Tooth e Turret Towers. E ce l'ho trovata, vestita di granito e di abissi verticali. Aveva la voce del vento che soffiava contro la roccia nuda. Crocchiava come il ghiacciaio che si crepa sotto i piedi, sussurrava come la fune di nailon che sbatte libera in aria, geme come la roccia che ti si spacca in mano. L'ho seguita nella boscaglia in riva al Sabi e al Luangwa, ed era là che aspettava, ferita, nel sembiante di un bufalo col sangue alla bocca. Il suo odore era quello acre del mio stesso sudore, il suo sapore era quello di pomodori marci che sentivo in bocca. L'ho cercata in acque profonde al di là della barriera corallina, nella muta da sub: e l'ho vista, verdastra, con la pinna nera sul dorso e la bocca a mezzaluna con file di denti bianchi - il suo tocco era freddo come l'oceano, il suo sapore salato e inquinato di mille putrefazioni. L'ho cercata sull'autostrada, accelerando a tavoletta, ed era lì che mi cingeva le spalle col braccio freddo: aveva la voce-rombante del motore, il sibilo del vento, il fruscio delle gomme sull'asfalto. Con Colin Butler al timone (un uomo che non la trattava da amante, ma con qualche disdegno, da sorellina fastidiosa) sono andato a trovarla su una piccola barca a vela. Indossava un vestito verde acqua, con pizzi di schiuma e una collana di scogli neri e aguzzi. La sua voce era il fragore dell'oceano
che si abbatteva sulla scogliera. Ci siamo incontrati nel buio, a quel ponte. I suoi occhi brillavano come baionette. Lì non l'avevo cercata io, come stanotte. La odio, pensò, ma lei è donna e io sono un uomo. Bruce alzò il braccio per guardar l'ora ai bagliori dell'incendio. " Manca un quarto alle quattro, Ruffy. Andiamo a dare un'occhiata. " " Buona idea, capo ", sorrise Ruffy, mostrando un lampo di denti bianchi nel buio. " Hai paura, Ruffy? " gli chiese a un tratto. Voleva saperlo, perché a lui il cuore batteva in petto come un tamburo di guerra e aveva la bocca secchissima. " Capo, certe domande non si fanno a un uomo. " Ruffy si alzò lentamente, piegato in due. " Andiamo a vedere, allora? " Si avviarono correndo curvi per le vie del paese, rasente i muri, cercando di tenersi nell'ombra e guardando rapidamente da tutte le parti, respirando in fretta, coi nervi tesi come molle. Arrivarono all'albergo. Alle finestre non c'erano luci e sembrava deserto: poi Bruce scorse gli uomini che dormivano ammassati sulla veranda. " Quanti saranno, Ruffy, secondo te? " " Mah. Dieci o quindici. " Ruffy respirava a bocca aperta. " Gli altri saranno dentro. " " Dove saranno le donne? Bisogna stare attenti. " " Chissà quanto tempo è che sono morte. Credimi. " " Va bene, entriamo da dietro. " Bruce tirò un profondo respiro e poi mosse rapidamente allo scoperto, nella via illuminata dalle fiamme, fino all'angolo dell'albergo. Si fermò nell'ombra e aspettò Ruffy. " Voglio dare un'occhiata nell'atrio, ho idea che saranno quasi tutti lì. " " Le camere sono solo quattro ", concordò Ruff - " Diciamo che ci stanno gli ufficiali, di sopra, e gli altri nell'atrio da basso. " Bruce girò l'angolo in fretta e diede un calcio a qualcosa di molle, che subito si mosse. " Ruffy! " chiamò sottovoce, perdendo l'equilibrio. Aveva calpestato un uomo, che dormiva per terra accanto al muro. Era a torso nudo e aveva ancora in mano una bottiglia: si rizzò a sedere, tossendo penosamente; si pulì la bocca col dorso della mano. Bruce riacquistò l'equilibrio e alzò il fucile per usare la baionetta, ma Ruffy lo precedette. Mise un piede sul petto dell'uomo e lo stese nuovamente a terra, poi, chino su di lui, usò la baionetta come un giardiniere che zappetti a terreno, affondandogliela in gola. Il corpo si irrigidì e si contorse. Si sentiva il fiato uscire sibilando dalla gola tagliata. Poi, quasi subito, subentrò
l'immobilità della morte. Ancora col piede sul petto, Ruffy tirò fuori la baionetta e scavalcò il cadavere. C'è mancato pochissimo, pensò Bruce, soffocando l'orrore di quella esecuzione. L'uomo era rimasto con gli occhi sbarrati in un'espressione di stupore quasi comica, la bottiglia ancora in mano, il torso nudo, la patta dei calzoni sbottonata e impiastricciata di sangue... Non suo, pensò con rabbia Bruce. Proseguirono oltre le cucine. Bruce ci guardò dentro e vide che erano vuote, le piastrelle bianche che riflettevano i bagliori dell'incendio, e pile di piatti e tegami sporchi negli acquai e sui tavoli. Poi arrivarono al bar. Sul banco, una lampada a gas diffondeva una luce giallastra; la puzza di liquore usciva dalla finestra aperta a folate, sugli scaffali non c'erano più bottiglie. Riversi sul banco dormivano degli ubriachi, altri per terra, come cani, in mezzo ai cocci di vetro e alle sedie rovesciate. Qualcuno aveva vomitato, fuori della finestra, lasciandoci una traccia schifosa. " Sta' qua ", sussurrò Bruce all'orecchio di Ruffy. " Io entro dall'altra parte, dove posso attaccare contemporaneamente la veranda e l'atrio. Aspetta di sentire scoppiare la prima bomba a mano. " Ruffy annuì e appoggiò il mitra al muro. Impugnò due bombe e sfilò le linguette coi denti. Bruce scivolò rapidamente dietro l'angolo e lungo il muro laterale. Raggiunse le finestre dell'atrio. Erano chiuse e dovette sbirciare da una fessura. Un po. di luce proveniente dalla lampada a gas accesa nel bar bastava a illuminare l'interno. Anche nell'atrio c'erano uomini sdraiati dappertutto, sulle poltrone e sui divani. Erano almeno una ventina, a giudicare dal rumore che facevano russando. Bruce sogghignò, senza divertirsi affatto. Tra un momento, lì, avrebbe fatto un macello. Poi qualcosa ai piedi delle scale attirò il suo sguardo e il sogghignò gli si impietrì sul viso. Strinse gli occhi, scoprendo i denti ancora di più. Era un ammasso di corpi nudi, le quattro donne, ammonticchiate da una parte per far spazio ai dormienti ora che non servivano più. Giacevano l'una sull'altra in un groviglio di membra, capelli e carne nuda. Dalla posizione, Bruce capì che erano tutte morte. La paura si trasformò in ira dentro di lui. Non avrebbe avuto pietà. No, nessuna pietà ora! Mise il mitra in spalla e si riempì le mani di granate, levando le linguette coi denti. Poi, rapidamente, andò all'angolo, da cui poteva dominare tutta la veranda. Fece rotolare due bombe a mano come bocce sul pavimento di cemento, fra gli addormentati. In fretta tornò alla finestra dell'atrio, prese altre due bombe e le scagliò violentemente, pronte a esplodere, contro i vetri che si infransero proprio mentre scoppiavano le bombe a mano sulla veranda.
Nell'atrio qualcuno gridò, un urlo di sorpresa e di allarme, poi sopra Bruce, che si era accucciato, i vetri esplosero, innaffiandolo di schegge e mezzo assordandolo. Gettò altre due bombe nel foro. Dentro, si sentivano urla e gemiti. Anche Ruffy si era messo a tirare granate nel bar. Scoppiarono le altre due: urla e lamenti nell'atrio cessarono di colpo. Ne buttò dentro ancora, poi, impugnando il mitra, tornò ad affacciarsi alla veranda. Proprio in quella, dal muretto cadeva un ferito, inciampato correndo con le mani insanguinate sugli occhi. Bruce gli sparò a bruciapelo nel petto. Proiettato indietro dal colpo, cadde a terra dove giacque immobile a gambe e braccia aperte. Bruce si guardò intorno e vide altri due che scappavano per la strada, ma prima che potesse alzare l'arma li falciarono i suoi soldati in agguato. Bruce saltò sul muretto della veranda. Urlò, emettendo un verso inarticolato e completamente privo di senso. Esultava, senza paura, impaziente di entrare nell'albergo, di piombare in mezzo a loro. Calpestò i morti della veranda. Una raffica di mitra proveniente dalla strada gli sfiorò la testa, ne sentì la ventata sulla faccia. Erano i suoi uomini! " Coglioni! " gridò loro senza rabbia e senza paura, tanto per dar voce a ciò che gli urgeva nel petto. Irruppe nell'atrio dalla porta d'ingresso. Era buio, ma riuscì a vedere anche in quella polverosa oscurità. Sulle scale c'era un uomo che gli tirò una raffica. Bruce sentì il morso della pallottola nella coscia e sparò a propria volta, senza mirare; non colpì l'avversario e lo vide scappare gridando su per la scala. Prese una bomba a mano e la lanciò in alto, la vide rimbalzare contro il muro e cadere dietro l'angolo delle scale. Lo scoppio in quell'ambiente chiuso risultò fortissimo: alla luce del lampo, vide l'uomo proiettato fuori del riparo, giù dal pianerottolo, a terra nell'atrio. Su a tre gradini per volta, nel corridoio delle camere da letto; un altro uomo nudo e attonito che barcolla mezzo addormentato o ubriaco, un colpo nella pancia, scavalcarlo e tirare una bomba nel vetro sopra la porta di una camera, fare lo stesso nella successiva, e aprire con un calcio la terza mentre le bombe scoppiano nelle prime due. Lì lo aspettava un uomo con la pistola spianata: spararono insieme. Il gran colpo sull'elmetto d'acciaio, la testa proiettata indietro, il corpo che gira sbattendo contro il muro, la raffica che però Bruce riesce a sparargli, colpendolo con ogni proiettile, sicché l'uomo pare ballare una danza grottesca, finendo poi appeso al muro dalle pallottole. Bruce si ritrovò in ginocchio, stordito, con le orecchie che fischiavano come un milione di zanzare impazzite, le
mani goffe e lente nell'inserire un altro caricatore, le gambe di gomma: ma eccolo tornare uomo, il mitra di nuovo carico in mano. Fuori nel corridoio, un altro gli si scaglia addosso, un'immensa ombra nera nel buio: ammazzalo! ammazzalo! " Non sparare, capo! " Ruffy, grazie a Dio, Ruffy. " Ce ne sono ancora? " " Tutti morti, capo, hai fatto piazza pulita. " " Quanti sono? " gridò Bruce sopra il fischio assordante delle orecchie. " Saranno quaranta. Gesù, che macello! C'è sangue dappertutto. Queste bombe a mano... " " Devono essercene altri. " Sì, ma non qua dentro, capo. Andiamo a dare una mano ai ragazzi là fuori. " Corsero giù per le scale. Il pavimento dell'atrio era scivoloso e bagnato, c'erano morti dappertutto: si sentiva puzza di macello, sangue e budella sparse qua e là. Uno stava cercando di strisciare fuori a quattro zampe. Ruffy lo stese con due fucilate. " Non uscire dalla porta, capo, se no ti stecchiscono i nostri. Saltiamo dalla finestra. " Bruce si tuffò a capofitto dal varco, atterrò sulla veranda con una capriola e si stese al riparo del muretto. Si sentiva forte e invulnerabile. Ruffy era sdraiato accanto a lui. " Ecco che arrivano i ragazzi ", disse Ruffy, e Bruce li vide avanzare lungo la via, fermarsi a lanciare una granata, a sparare una raffica, per poi subito ripartire all'attacco. " Ed ecco laggiù gli uomini del tenente Hendry. " Bruce li vide venire avanti nello stesso modo dalla parte opposta, tirando bombe a mano nelle finestre, con Wally in testa che correva sparando raffiche che lo scuotevano tutto. Come un uccello che prende il volo davanti ai battitori, uno degli shufta abbandonò il riparo di un negozio e se la diede a gambe disarmato in mezzo alla strada, a testa bassa, mulinando i gomiti al ritmo delle gambe. Bruce era abbastanza vicino da leggergli il panico in faccia. Sembrava correre al rallentatore, e le fiamme lo illuminavano crude, proiettandogli davanti un'ombra distorta. Quando i proiettili lo crivellarono rimase a lungo in piedi, correndo in circolo, mulinando le mani come chi cerchi di scacciare uno sciame di vespe, mentre le pallottole si abbattevano con orridi tonfi su di lui, alzando dai vestiti nuvolette di polvere. Ruffy prese la mira e gli sparò nella testa il colpo di grazia. " Devono essercene ancora ", ripeté Bruce. " Dove si saranno nascosti? " " Direi negli uffici. "
Bruce si girò subito a guardare la sede dell'Union Minière. Le finestre erano buie ma, mentre guardava, gli parve di scorgere un movimento. Osservò di nuovo gli uomini di Wally e vide che quattro si erano avvicinati molto a lui, che avanzava di corsa. " Attento, Hendry! " gridò con tutto il fiato che aveva. " A destra, dagli uffici! " Troppo tardi. Nelle finestre buie brillarono le vampe delle raffiche e il gruppetto di uomini in corsa si disintegro. Bruce e Ruffy spararono insieme, spazzando quelle finestre, vuotandoci dentro interi caricatori. Nel ricaricare, Bruce guardò il gruppetto di Wally. Incredulo, vide che Wally era l'unico ancora in piedi: stava attraversando la strada correndo a zig zag, inseguito dalle pallottole che tempestavano nella polvere. Si tuffò a pesce dietro il muretto della veranda, quasi addosso a loro. " Sei ferito? " chiese Bruce. " Neanche un graffio. Quei bastardi non colpirebbero un goldone a sborrarci dentro ", sghignazzò trionfante Wally, e la sua voce acuta risuonò nell'aria improvvisamente silenziosa. Gettò via il caricatore vuoto e ne inserì un altro. " E adesso glielo faccio io il culo, a quei bastardi. " Appoggiò la canna al muretto e, restando al riparo, spedì brevi raffiche precise nelle finestre dell'Union Minière. " Era quello che temevo ", disse Bruce a voce alta per farsi sentire tra gli spari. " Adesso abbiamo una sacca di resistenza in pieno centro. Là dentro ci devono essere una ventina di uomini, possono resistere per giorni. " Lanciò un'occhiata avida e disperata ai camion fermi davanti alla stazione. " Da lì possono coprirli, e appena capiscono le nostre intenzioni faranno saltare l'autobotte e ci fotteranno. " Sull'autobotte rossa e gialla danzava il riverbero delle fiamme. Lì allo scoperto aveva un'aria quanto mai ingombrante e vulnerabile. Bastava una pallottola delle mille che erano già state sparate per porre fine a quell'esistenza incantata. Bisogna attaccare subito, decise. Al di là della sede della ditta mineraria i superstiti del gruppo di Wally si erano messi al riparo e continuavano a sparare nelle finestre degli uffici. Il gruppo di Bruce aveva preso posizione, invece, dietro le finestre dell'albergo conquistato. " Ruffy ", disse Bruce prendendolo per il braccio. " Aggireremo gli uffici con quattro uomini. Da quella casa là ci sono solo quindici metri di terreno scoperto da superare. Una volta addossati al muro, non potranno farci niente e li staneremo con le granate. " " Quei quindici metri li mi sembrano un po. tanti ", mugugnò Ruffy, ma prese lo zainetto di bombe a mano e
cominciò a strisciare dietro il muretto della veranda. " Va' a prendere i quattro soldati ", ordinò Bruce. " Okay, capo. Ti aspettiamo in cucina. " " Hendry, ascoltami. " " Cosa c'è? " " Quando raggiungerò quell'angolo là fuori ti farò segno. Saremo pronti ad attaccare, e voi copriteci. Teneteli lontani dalle finestre. " " Okay ", disse Wally, e sparò un'altra breve raffica. " Attenti a non colpire noi, quando andiamo sotto. " Wally si girò a guardarlo sogghignando maligno. " Sai, di errori se ne fanno. Non posso promettere niente. Farai un figurone, inquadrato nel mio mirino. " " Non scherzare ", disse Bruce. " E chi scherza? " rise Wally mentre Bruce si avviava. Trovò Ruffy e i quattro soldati in cucina. " Andiamo ", disse subito. Passarono per i retrocortili, tra i puzzolenti gabbiotti di lamiera delle latrine, girarono l'angolo e attraversarono la strada ben lontano. Dietro l'ultimo angolo si raggrupparono per darsi coraggio a vicenda. Bruce sbirciò fuori, valutando la distanza. " Non è lontano ", dichiarò. " Dipende dai punti di vista ", grugnì Ruffy. " Da questa parte ci son solo due finestre. " " Perché, non bastano? " " Insomma, Ruffy, si crepa una volta sola, no? " " Anche quella basta e avanza ", disse Ruffy. " Be', capo, piantiamola con le chiacchiere. Servono solo a cagarsi addosso. " Bruce si affacciò di nuovo all'angolo. Sventolò il braccio verso l'albergo e credette di scorgere un cenno d'intesa in fondo alla veranda. " Tutti insieme ", disse; fece un profondo respiro, aspettò un secondo e si lanciò allo scoperto. Si sentiva piccolo piccolo ora, non più eroico e invulnerabile, e gli pareva di muovere le gambe con pazzesca lentezza. Si sentiva addirittura fermo, e le finestre nere lo guatavano. Adesso, pensò, adesso muoio. Dove? pensò, non nella pancia, ti prego, Dio, non nella pancia. E le gambe mulinavano rigide sotto di lui, portandolo a metà strada. Ancora dieci passi soltanto, pensò, ancora un fiume, un fiume soltanto prima del Giordano. Ma non nella pancia, Dio, ti prego, non nella pancia. Gli si accapponava la pelle in previsione del colpo, aveva la pancia in dentro e gli addominali contratti mentre correva. E a un tratto le finestre nere si illuminarono a giorno, alte e strette sull'edificio scuro, e i vetri scoppiarono verso l'esterno come saliva spruzzata parlando da un vecchio sdentato. Poi tornarono nere, e fumanti, mentre lo scoppio
continuava a risuonargli nelle orecchie. " Una bomba a mano! " Bruce era sbalordito. " Qualcuno lì dentro ha tirato una bomba a mano! " Raggiunse la porta posteriore, che si aprì un attimo prima che lui la investisse di corsa. Si trovò nella stanza, sparando, tossendo per il fumo, facendo fuoco sui moribondi che si muovevano appena. Nella semioscurità, qualcosa di lungo e chiaro giaceva al piedi della parete opposta. Un corpo, il corpo nudo di un bianco. Andò a guardare. " André ", disse, " è stato André a tirare la bomba. " Gli si inginocchiò accanto. 17. RANNICCHIATO sul fondo di cemento, André stava morendo per l'emorragia interna. Ma aveva la mente ancora lucida quando sentì scoppiare le bombe a mano di Bruce all'albergo, le sparatorie per strada, i banditi che scappavano di corsa. Sentì grida e spari anche molto vicino, nella stessa stanza. Aprì gli occhi. Appostati dietro le finestre c'erano degli uomini che ogni tanto si affacciavano e sparavano-fuori. La stanza era piena di fumo, c'erano una gran puzza di cordite e un fracasso del diavolo. André aveva freddo' e il suo corpo era freddo quasi dappertutto. Anche le mani giunte al petto erano torpide e diacce. Solo la pancia era calda, calda e tremendamente gonfia. Faceva molta fatica a pensare: anche la mente era attanagliata dal gelo e frastornata dagli spari. Guardò con distaccata indifferenza gli uomini alle finestre e pian piano il suo corpo perse ogni peso. Gli parve di fluttuare per l'aria, e di guardare la stanza dal soffitto. Aveva le palpebre pesanti, pesanti; cercò di riaprirle e si ritrovò nuovamente nel suo corpo. D'improvviso una grandinata di pallottole si abbatté sulla parete, sopra di lui, riempiendo l'aria di polvere e calcinacci. Un uomo fu proiettato via dalla finestra e cadde all'indietro - perdendo il fucile che sbatté rumorosamente sull'impiantito -, rotolò due volte e si fermò a faccia in giù vicino ad André. Penosamente, André si sforzò di analizzare quanto andavano registrando i suoi occhi. Qualcuno sparava da fuori. L'uomo caduto li vicino era morto, e dal buco che aveva in fronte colava piano del sangue che gocciolava sul pavimento. André chiuse di nuovo gli occhi. Era stanchissimo e si sentiva gelare. La sparatoria si interruppe all'improvviso e sul campo di battaglia cadde quel silenzio che in simili casi sembra addirittura mostruoso. E in quella pausa André sentì una
voce che gridava lontano. Non capì le parole, ma la riconobbe, e spalancò gli occhi. Ricevette una sferzata di energia, perché quella che aveva appena udito era la voce di Wally. Si mosse leggermente, stringendo i pugni, e il suo cervello cominciò a cantare. Wally è tornato a prendermi... è venuto a salvarmi!. Girò la testa, pian piano, e nel ventre il sangue gorgogliò. Devo aiutarlo, non devo fargli correre dei rischi, questa gente vuole ammazzarlo. Devo fermarli. Non devo lasciare che uccidano Wally. E poi vide le granate appese alla cintura del morto che gli era caduto vicino. Ci mise sopra gli occhi e cominciò silenziosamente a pregare. " Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. " Fece un altro piccolo movimento, tendendo il corpo allo spasimo. " Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù. " Tese la mano nella pozza di sangue, e gli spari gli riempirono la testa, così che non si udì più pregare. Avanzando sulle dita, la mano strisciava nel sangue come una mosca invischiata nella melassa. " Benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù. O Gesù... Prega per me. Adesso e nell'ora. Piena di grazia. " Sfiorò l'acciaio liscio e sfaccettato della bomba. " Noi peccatori... Nel giorno, e nell'ora. Questo giorno... Il nostro pane quotidiano. " Trovò il moschettone e armeggiò con le dita rigide e fredde. " Sia santificato... Sia santificato il Tuo... " Riuscì a sganciarlo e chiuse le dita intorno alla bomba. " Ave Maria, piena di grazia. " Tirò a sé la granata prendendola sul petto con due mani. La portò alla bocca e coi denti strappò la linguetta metallica. " Prega per noi peccatori ", sussurrò, esausto. " Adesso e nell'ora della nostra morte. " E cercò di lanciarla. Gli cadde di mano e rotolò sul pavimento. Il dispositivo di scoppio si staccò. Il generale Moses si girò dalla finestra e la vide... Aprì le labbra e gli occhiali lampeggiarono sopra il buco roseo della bocca. La bomba gli era finita tra i piedi. Un attimo dopo scoppiò. Poi, tra fumo e calcinacci, frantumi di vetro, gemiti e arrancare di moribondi, André si ritrovò ancora vivo. Il corpo del morto l'aveva riparato dall'esplosione. C'era ancora abbastanza vita in lui da fargli riconoscere Bruce Curry che si chinava a soccorrerlo, anche se non sentiva più le sue mani che lo toccavano. " André! " disse Bruce. " E' stato André a tirare la bomba!
" " Diglielo... " mormorò André e s'interruppe. " Sì, André ... ? " chiese Bruce. " Non sono ... Oggi e nell'ora. Ho dovuto... Stavolta non... " Stava spegnendosi come una candela al vento, e Bruce si avvicinò prendendogli la faccia tra le mani. " Cosa dici, André? Cosa devo dirgli? " Era la voce di Bruce, ma lontanissima ormai. " A causa sua... Stavolta... Non per altro l'ho fatto. " Si interruppe ancora e cercò di radunare le estreme energie. Mentre si sforzava di parlare, gli tremavano le labbra. " Da uomo ", sussurrò, e la fiammella si spense. " Sì ", disse Bruce, abbracciandolo. " Stavolta ti sei comportato da uomo. " Abbassò pian piano la testa di André sul pavimento, poi si rialzò e guardò il suo corpo orrendamente mutilato. Si sentì vuoto dentro, come dopo aver fatto l'amore. Andò alla scrivania. Fuori, le raffiche stavano esaurendosi come applausi svogliati. Dopo un'ultima scarica cessarono del tutto. Vicino a lui, Ruffy e i quattro soldati si agitavano eccitati in mezzo ai morti, ridendo e scherzando con la gioia sfacciata e clamorosa di chi è appena scampato a un pericolo mortale. Slacciandosi l'elmetto con le dita intorpidite, Bruce tornò a guardare il corpo di André contro il muro. " Sì ", ripeté mormorando fra sé. " Stavolta sei stato un uomo. E tutte le altre non contano più, hai pareggiato il conto. " Le sigarette erano bagnate per la gita nel brago, ma ne trovò una passabile in mezzo alle altre e la raddrizzò goffamente. Scovò l'accendino e lo fece scattare. Di colpo la mano cominciò a tremargli forte. Dovette fermarla con l'altra per accendere la sigaretta. Aveva le dita lorde di sangue, sangue fresco, appiccicoso. Chiuse l'accendino e aspirò il fumo. Era amaro. La saliva gli inondò la bocca. La inghiottì, con un vago senso di nausea, e cominciò a boccheggiare un po. Non era stato così le altre volte, ricordò, neanche quella notte al ponte, quando i nemici avevano sfondato sul fianco e loro avevano dovuto respingerli in corpo a corpo, nel buio, alla baionetta. Prima nulla aveva significato, ma adesso sento, sento ancora. Sono ancora vivo. All'improvviso provò la necessità di star solo. " Ruffy. " " Sì, capo? " " Fa' pulizia. Prendi delle coperte all'albergo per de Surrier e le donne, e anche per i morti sul marciapiede della stazione. " Era come se fosse un altro a parlare; sentiva la sua voce come se venisse da molto lontano. " Ti sentì bene, capo? " " Sì. "
" E la testa? " Bruce toccò l'elmetto deformato da una grossa ammaccatura. " Non è niente. " " La gamba? " " Un graffio. Fa' quello che ti ho detto. " " D'accordo, capo. E di questi altri, che ne facciamo? " " Buttali nel fiume ", disse Bruce, e uscì per strada. Hendry e i suoi soldati erano ancora sulla veranda dell'albergo. Ridendo e schiamazzando nervosamente, stavano già facendo raccolta di orecchie con le baionette. Bruce attraversò la strada e andò allo scalo ferroviario. Albeggiava. La luce progrediva come una lastra d'acciaio che esce dal laminatoio, prima purpurea e violetta, poi rossa sopra la foresta. La Ford Ranchero stava ancora dove l'aveva lasciata. Aprì. La portiera, si mise al volante e guardò l'alba mutarsi in giorno. 18. " CAPITANO, dice il sergente maggiore di venire a vedere una cosa. " Bruce alzò la testa reclinata sul volante. Non aveva neppure sentito il soldato avvicinarsi. " Vengo. " Prese elmetto e fucile sul sedile accanto e seguì il soldato verso gli uffici dell'Union Minière. I soldati stavano caricando un morto su uno dei camion, facendolo oscillare per le gambe e per le braccia. " Uno, due, tre... " una risataccia e il cadavere volava addosso agli altri sul pianale. Il sergente Jacque uscì tirando un morto per i piedi. La testa rimbalzò sui tre gradini, lasciando una scia di sangue. " Come un maiale ", rise Jacque. Era il cadavere di un ometto dalla barba grigia, magro, coi segni degli occhiali sul naso e due file di decorazioni sulla camicia. Bruce notò il nastro bianco e rosso della Military Cross, un bottino alquanto incongruo nel Congo. Jacque lasciò andare i piedi del morto, tirò fuori la baionetta e gli tagliò le orecchie con due incisioni esperte. Sotto i capelli grigi comparvero due cerchietti di carne rosea con al centro il buco nero del timpano. Bruce entrò nell'ufficio vacillando alla zaffata di macelleria. " Da' un'occhiata a 'sta roba, capo ", disse Ruffy dalla scrivania. " Quanto basta a comprarti un ranch a Hyde Park ", ghignò Hendry, di fianco a lui. In mano aveva una matita trasformata in spiedino per una dozzina di orecchie. " Già ", disse Bruce, guardando il mucchietto di diamanti
industriali e pregiati sul piano della scrivania. " Li avevo già visti. Contali, Ruffy, e poi rimettili nei sacchetti. " " Non vorrai mica riconsegnarli? " protestò Hendry. " Gesù, se ce li dividiamo noi tre diventiamo altro che miliardari! " " No, ci mettono al muro ", disse Bruce, tetro. " Cosa ti fa pensare che i signori di Elisabethville non sappiano che ci sono e perfino quanti sono? " Tornò a rivolgersi a Ruffy. " Contali e impacchettali. Sono affidati a te, non perderne neanche uno. " Bruce guardò il fagotto contro il muro che era stato André de Surrier. " Hai formato una squadra per seppellirli? " " Sì, capo. Sei soldati stanno già scavando la fossa. " " Bene ", annuì Bruce. " Hendry, vieni con me. Andiamo a dare un'occhiata ai camion. " Mezz'ora dopo Bruce abbassava il cofano dell'ultimo camion. " Questo è l'unico che non va più. Il carburatore è fuori uso. Recuperiamo le ruote come scorta. " Si pulì sui calzoni le mani sporche di morchia. " Per fortuna l'autobotte c'è ancora ed è a posto. Ci sono dentro duemila litri di benzina, più che sufficienti per il viaggio di ritorno. " " Prendi anche la Ford? " chiese Hendry. " Sì, potrebbe venir buona. " " E sarà molto più comoda per te e quella cosina francese, eh? " disse Hendry con pesante sarcasmo. " Proprio così ", rispose Bruce con tutta calma. " Sai guidare? " " Cosa credi? Che sono un cretino totale? " " Ce l'hanno sempre tutti con te, eh? Cercano tutti di fregarti, non puoi mai fidarti di nessuno, eh? " gli rispose a voce bassa Bruce. " Proprio così! " ribatté Hendry. Bruce cambiò discorso. " André voleva dirti una cosa, prima di morire. " " Ah, il bambolo. " " E' stato lui a tirare la bomba a mano. Lo sapevi? " " Sì. Lo sapevo. " " Vuoi sapere cos'ha detto? " " Frocio una volta, frocio tutta la vita. L'unico frocio buono è il frocio morto. " " Bene ", disse Bruce, accigliato. " Fatti aiutare da un paio di uomini a rifornire i camion di benzina. Abbiamo già perso fin troppo tempo. " Seppellirono i loro morti in una fossa comune, in fretta e furia. Poi rimasero silenziosi e imbarazzati a contemplare la montagnetta di terra. " Vuoi dire qualche cosa, capo? " chiese Ruffy, e tutti gli sguardi puntarono sul capitano.
" No ", disse lui voltandosi e avviandosi ai camion. E cosa puoi dire, pensò irosamente. La morte non è mica una cosa su cui si possa far conversazione. Tutto quello che puoi dire è: " Questi erano uomini: deboli e possenti, buoni e cattivi, e tanti così così. Ma adesso sono morti, come maiali macellati ". Si girò a chiamare gli altri. " Forza, andiamo via. " La colonna si avviò lentamente sull'argine che attraversava lo stagno. Bruce in testa, sulla Ford senza parabrezza: ma nemmeno il vento in faccia riusciva a sconfiggere l'afa e l'umidità della palude. Il sole era alto sopra la foresta quando passarono davanti al bivio per la missione. Bruce diede un'occhiata alla stradina che vi conduceva. Sperava che Mike Haig e padrie Ignazio fossero sani e salvi, ma resisté alla tentazione di dare l'alt alla colonna e accertarsene. Se c'erano altri orrori da vedere, se gli sbufta avevano imperversato anche lì, uccidendo e stuprando, non c'era più niente da fare, e preferiva ignorarlo. Meglio confidare che siano sani e salvi, nascosti nella giungla. Meglio credere che dopo questo macello rimarrà ancora qualcosa di buono. Affrontò la salita senza più voltarsi indietro. Valicarono il passo e cominciarono la discesa verso il passaggio a livello. A un tratto gli venne in mente un'altra cosa, e su quella si soffermò un poco, più contento. Quattro uomini erano venuti a Port Reprieve, uomini senza speranza, uomini abbandonati da Dio. E avevano imparato che non era troppo tardi, che forse non è mai troppo tardi. Perché uno di loro aveva trovato la forza di morire da uomo, benché avesse vissuto tutta la vita con debolezza. Un altro aveva riscoperto il rispetto di sé perduto per via, e con ciò la possibilità di ricominciare da capo. Il terzo aveva trovato... Esitò. Sì, il terzo aveva trovato l'amore. . E il quarto? Il sorriso di Bruce svanì quando pensò a Wally Hendry. Era una bella scalata per tutti, tranne che per Wally Hendry. Cos'aveva trovato lui? Una schidionata di orecchie umane? 19. " NON riesci a ottenere una pressione sufficiente a riportare pian piano il treno al passaggio a livello? Sono pochi chilometri. " " Sono desolato, monsieur, ma questa non fa più neanche un singhiozzo. E' un colabrodo ormai. " Il macchinista allargò le braccia in gesto d'impotenza. Bruce esaminò i buchi nella caldaia. Il metallo era squarciato, aperto dalla
pressione interna a petali di fiore. Be, aveva detto così per dire. " Molto bene, faremo in un altro modo. " Ringraziò il macchinista e si rivolse a Ruffy. " Dovremo portare tutto in spalla ai camion. Un'altra giornata persa. " " E un bel po. di strada, meglio cominciare subito ", concordò Ruffy. " Quante provviste ci restano? " " Mica tante. Ci sono molte più bocche da sfamare, e ne abbiamo date un sacco alla missione. " " Quanto dureranno? " " Un paio di giorni ancora. " " Dovremo farcela. " " Capo, vuoi portare proprio tutto ai camion? Riflettori, munizioni, coperte... Tutto quanto? " Bruce ragionò un momento. " Penso di sì. Potrebbero servirci. " " Ci vorrà tutta la giornata allora. " " Sì ", ammise Bruce. Ruffy si incamminò subito, ma Bruce lo richiamò. " Ruffy! " " Capo? " " Non dimenticare la birra! " " Pensi che sia proprio il caso di portarla? " rispose ghignando il sergente maggiore. Si fecero una bella risata. Stava per calare la notte, quando caricarono le ultime cose sui camion. Il tempo scappa di mano, ancor più della ricchezza. Non c'è banca che possa tenere al sicuro questa cosa preziosa, che spendiamo così prodigalmente in banalità. Ora che abbiamo mangiato e dormito e ci siamo spostati da un luogo all altro, ci resta ben poco tempo a disposizione per vivere. Bruce provò il solito futile risentimento che provava sempre quando ci pensava. E se si toglie il tempo che si passa a una scrivania in ufficio, cosa resta? Mezza giornata alla settimana. Ecco quanto vive l'uomo medio! Ecco quanto inferiore al suo potenziale è, in effetti, la nostra vita. Ma diciamo di più: siamo capaci di utilizzare solo una parte della nostra energia fisica e mentale. Solo sotto ipnosi riusciamo a impiegare più di un decimo di quello che abbiamo dentro. Sicché dividi pure per dieci quella mezza giornata alla settimana, e tutto il resto è spreco! Uno spreco tremendo! " Ruffy, hai già organizzato i turni di guardia per stanotte? " " Non ancora. Stavo per... " " Allora fallo, fallo immediatamente! " Ruffy guardò Bruce, perplesso, e pur nella sua rabbia Bruce si pentì di essersela presa proprio con quella montagna di energia, per sfogare la propria frustrazione.
" Dove cazzo è Henry? " sbraitò. Senza parlare, Ruffy indicò un gruppo di uomini intorno a un camion in fondo alla colonna, e Bruce andò da loro. Improvvisamente in preda all'impazienza, si mise a gridare, assegnando a ciascuno un compito diverso e facendoli scattare. Poi andò su e giù per la colonna a vedere che le sue istruzioni fossero eseguite alla lettera, controllando le postazioni delle mitragliatrici Bren e dei riflettori, assicurandosi che il fuoco da campo fosse adeguatamente schermato per non essere visto da occhi baluba, fermandosi ad assistere al rifornimento di benzina dei camion e così via. I soldati evitavano il suo sguardo e si dedicavano ostentatamente al lavoro. Da nessuna parte si udivano grida o risate. Ancora una volta Bruce decise di non viaggiare di notte. Aveva la tentazione di farlo, ma non poteva ignorare la stanchezza dei soldati, che non dormivano da un giorno e mezzo. In simili condizioni era meglio non correre rischi inutili. " Partiamo domattina presto ", disse Bruce a Ruffy. " Okay, capo ", annuì Ruffy, e poi, cercando di confortarlo: " Sei stanco. E' quasi pronto da mangiare, poi potrai dormire ". Bruce lo guardò e fece per rispondergli male, ma si trattenne. Girò sui tacchi e andò a fare quattro passi fuori del campo, nella foresta. Trovò un tronco caduto, si sedette e accese una sigaretta. Ormai era buio e ben poche stelle si vedevano nel cielo coperto. Dal campo giungevano voci attutite, ma non si vedeva nessuna luce, come aveva ordinato lui. Il fatto che la sua rabbia non avesse bersagli su cui sfogarsi peggiorava le cose. Alla fine se la prese con se stesso. Riconobbe la depressione che stava per coglierlo, cupa e vaga. Era una cosa che da tempo non gli capitava: quasi due anni. Da quando il suo matrimonio era finito e aveva perso i bambini. In seguito era sempre riuscito a soffocare tutte le emozioni e si era allenato a non partecipare alla vita che gli si svolgeva attorno. Ma ora queste barriere erano cadute, non c'erano più porti sicuri, doveva cavalcare i cavalloni. Imbrogliare le vele e lasciar passare la tempesta. La rabbia era sfumata. Ma almeno nella rabbia c'era calore: quest'altra emozione, invece, era fredda. Gelide onde di cupezza gli frangevano addosso, sballottandolo, e si sentiva piccolo e insignificante in quella morsa. Cominciò a pensare ai suoi bambini, e la solitudine gli fischiò alle orecchie come un vento polare. Chiuse gli occhi e ci appoggiò sopra le mani. Rivide i loro volti. Christine, con le gambotte rosa sotto la gonnella, e il viso da cherubino pensoso sotto i capelli alla paggetto.
" Ti voglio bene più di tutti ", detto con molta serietà, stringendogli la faccia con le manine impiastricciate di gelato. Simon, anche nel naso un Bruce in miniatura. Ginocchia escoriate e faccia sporca. Da lui niente dimostrazioni di affetto, ma qualcosa di ancor meglio, un'amicizia e una complicità che andavano ben oltre i suoi sei anni. Lunghe discussioni su ogni cosa, dalla religione (" Perché Gesù non si faceva la barba? ") alla politica (" Quand'è che diventi primo ministro, papà? "). E la solitudine adesso era una cosa palpabile, come le spire di un serpente attorcigliato addosso. Bruce schiacciò la sigaretta sotto il tacco e cercò rifugio nell'odio per la donna che era stata sua moglie. La donna che glieli aveva portati via. Ma anche l'odio era una cosa che non dava calore. Cenere amara. Perché sapeva che non era tutta colpa di lei. Era un altro dei suoi fallimenti: forse se ci avessi provato con maggiore impegno, forse... Sì, magari ci riuscivamo, può darsi. Ma non era andata così. Tutto era finito, tutto finito: E adesso sono solo. Non c'è condizione peggiore; non c'è stato di maggior desolazione. E' il deserto. Qualcosa si mosse accanto a lui nel buio, un fruscio sull'erba, una presenza più avvertita che vista. Bruce si irrigidì. La destra si chiuse sul fucile e l'imbracciò in fretta, scrutando nell'oscurità. Un altro movimento, più vicino stavolta. Un rametto che si spezza sotto i piedi. Bruce alzò lentamente il fucile, e puntò in quella direzione schiacciando il grilletto, col pollice sulla sicura. Che imbecille era stato a uscire dall'accampamento! Se l'era voluta, e adesso pagava. I baluba! Adesso vedeva l'ombra che avanzava cautamente tra gli alberi, alla luce delle poche stelle. Si chiese quanti fossero. Se faccio fuori questo, chissà quanti me ne tiro addosso. Devo correre il rischio. Una rapida raffica e poi via di corsa. Sono un centinaio di metri fino al campo, posso anche farcela. L'ombra si era fermata, ora: parevá tendesse l'orecchio. Bruce distingueva i contorni della testa... Niente elmetto, non può essere uno di noi. Puntò il fucile. Non riusciva a vedere il mirino, ma a quella distanza non poteva sbagliare. Respirò profondamente, preparandosi a sparare e scappare. " Bruce? " Era la voce di Shermaine, spaventata, quasi un sussurro. Alzò di scatto la canna del fucile. Dio, c'era mancato un pelo. A momenti l'ammazzava. " Sì, sono qua. " Aveva la voce rotta. " Ah, sei lì! " " Cosa diavolo fai fuori dell'accampamento? " le domandò furioso, appena la rabbia sostituì lo shock. " Scusami, Bruce, sono venuta a vedere cos'avevi. Sei via da un bel po. "
" Be', torna subito al campo, e non fare mai più una simile sciocchezza. " Un lungo silenzio, poi lei tornò a parlare, piano, senza celare di essere rimasta male. " Ti ho portato da mangiare. Pensavo avessi fame. Mi spiace, se ho fatto qualcosa che non va. " Venne da lui, si chinò e gli mise il piatto davanti, per terra. Poi girò sui tacchi e se ne andò. " Shermaine. " Voleva che tornasse, ma l'unica risposta fu il fruscio dell'erba che si smorzava. Poi, silenzio. Era di nuovo solo. Prese il piatto. Cretino, si disse. Cretino, sventato e ignorante che non sei altro. La perderai, e te lo sarai meritato. Hai meritato tutto quello che ti è successo, e altro ancora. Non impari mai, eh, Curry? Non imparerai mai che c'è una punizione per l'egoismo e l'irresponsabilità. Guardò il piatto che aveva in mano. Carne in scatola e cipolla a fette, pane e formaggio. Sì, ho imparato, si rispose con improvvisa determinazione. Non rovinerò anche questo: non rovinerò ciò che è nato fra questa ragazza e me. Quella è stata l'ultima volta: ora sono un uomo adulto, e metterò da parte le cose puerili, come l'ira e l'autocommiserazione. Mangiò quel cibo, improvvisamente affamato. Mangiò in fretta, come un lupo. Poi si alzò e tornò verso il campo. Una sentinella gli gridò l'" alto là " e subito lui rispose. Di notte i soldati erano nervosi e sempre col dito sul grilletto. L'" alto là " era una cortesia insolita. " E' imprudente andare nella foresta da solo di notte ", lo rimproverò la sentinella. " Perché? " gli chiese Bruce, che aveva cambiato umore. La depressione era passata. " E' da pazzi ", ribadì l'uomo' restando nel vago. " Ci sono gli spiriti? " sfotté Bruce, ridendo sotto i baffi. " Lo zio del marito di mia sorella è scomparso nel nulla a un tiro di sasso dalla mia capanna. Senza gridare e senza lasciar tracce. Io ero a pochi passi. Non c'è da dubitarne ", disse l'uomo con dignità. " Sarà mica stato un leone? ", lo provocò Bruce. " Se lo dice lei. Io so quello che so. E le ripeto che non è saggio sfidare le usanze di questa terra. " Improvvisamente commosso dalla preoccupazione del soldato per lui, Bruce gli mise la mano sulla spalla e strinse in un gesto affettuoso. " Me ne ricorderò. L'ho, fatto senza pensarci. " Rientrò nell'accampamento. Il fatterello gli confermò qualcosa che vagamente sospettava, ma che prima non gli importava: i soldati gli volevano bene. Ne aveva osservato tanti altri indizi, ma con disinteresse, perché per lui non
faceva differenza. Ma adesso ci pensò con piacere, perché era un'altra dimostrazione che non era affatto solo. Superò il gruppetto di soldati seduti intorno al fuoco e andò in testa alla colonna, dove c'era la Ford. Guardò dentro e vide Shermaine avvolta in una coperta sul sedile posteriore. Picchiettò sul vetro: lei si alzò e abbassò il finestrino. " Sì? " gli chiese, gelida. " Grazie del rancio. " " Non c'è di che ", rispose lei con un accenno di cordialità. " Shermaine, certe volte mi capita di dire cose che non penso affatto. Prima mi hai fatto spaventare. A momenti ti sparavo addosso. " " E' stata colpa mia. Non dovevo seguirti. " " Sono stato maleducato ", insisté lui. " Sì. " Adesso rise, la sua solita risatina rauca. " Sei stato maleducato, ma con buona ragione. Non parliamone più. " Gli mise la mano sul braccio. " Devi riposare, sono due giorni che non dormi. " " Domani viaggi con me sulla Ford? Per dimostrarmi che son perdonato? " " Ma certo ", annuì lei. " Buona notte, Shermaine. " " Buona notte, Bruce. " No, decise Bruce stendendosi nella coperta accanto al fuoco, non sono solo. Non lo sono più. 20. " SI FA colazione, capo? " " Possono mangiare per strada. Da' un barattolo di carne in scatola a testa, abbiamo già perso fin troppo tempo in questo viaggio. " Il cielo sopra la foresta stava schiarendosi, rosato. Bruce riuscì a legger l'ora. Erano le cinque meno venti. " Falli muovere, Ruffy. Se arriviamo a Msapa Junction prima di sera possiamo proseguire di notte e arrivare domani all'ora di colazione. " " Adesso sì che parli bene, capo. " Ruffy si calcò l'elmetto in testa e andò a svegliare i soldati addormentati tra i camion. Anche Shermaine dormiva. Bruce si chinò a guardarla dal finestrino. Una ciocca di capelli le copriva la bocca, alzandosi e abbassandosi col respiro. Le faceva il solletico al naso: nel sonno fremeva come un coniglietto. Bruce provò un empito di tenerezza per lei. Con un dito le scostò i capelli dalla faccia. Poi sorrise fra sé. Se vai in brodo di giuggiole già prima di colazione, sei un caso disperato, si disse. Sai una cosa? ribatté a se stesso. E' una sensazione che mi
piace. " Ehi, pigrona! Svegliati ", le disse tirandole delicatamente il lobo dell'orecchio. La colonna si avviò alle cinque e mezzo. C'era voluto un bel po. per svegliare i sessanta uomini e riuscire a farli salire sui camion. Ma quella mattina Bruce non considerò più tanto grave la faccenda. Quattro ore di sonno su quarantotto di combattimento e marcia non bastavano davvero. Si sentiva la testa leggera, esausto ma anche un po. allegro perché il più era fatto. La strada per Elisabethville era sgombra e non era poi lunghissima. Sarebbero arrivati l'indomani per colazione! " Arriveremo al ponte in meno di un'ora ", disse, a Shermaine seduta accanto a lui. " Ci hai lasciato delle sentinelle? " " Dieci uomini ", rispose Bruce. " Li caricheremo senza neanche spegnere il motore e la prossima fermata sarà al Grand Hotel Leopold II, avenue du Kasai, stanza 201. " Sorrise nostalgico. " Ah, che bel bagno mi farò! Vestiti puliti, una bistecca alta così con una buona insalata alla francese, e una bottiglia di Liebfraumilch. " " A colazione! " si scandalizzò Shermaine. " A colazione, sì! " confermò tutto contento Bruce. Poi tacque per un po., assaporando l'idea. La strada davanti era tigrata dalle ombre degli alberi, lunghe per il sole ancora basso. La brezza che nessun vetro parava era fresca e profumata. Bruce si sentiva benissimo. Quella mattina, le responsabilità del comando non gli pesavano affatto; aveva una bella ragazza accanto, era una mattinata stupenda, e gli sembrava di andare a un picnic, quasi immemore degli orrori delle giornate trascorse. " A che cosa stai pensando? " chiese a un tratto alla ragazza. Era immobile da qualche tempo sul sedile. " Stavo pensando al futuro ", gli rispose lei, sottovoce. " Non conosco nessuno a Elisabethville, e non intendo restarci. " " Pensi di tornare a Bruxelles? " le chiese. Era una domanda senza senso, perché Bruce Curry aveva dei progetti molto precisi per il futuro immediato, e contemplavano Shermaine. " Sì, credo di sì. Dove potrei andare, sennò? " " Hai parenti laggiù? " " Una zia. " " Siete molto legate? " Shermaine fece una risata amara. " Legatissime. Pensa che una volta è venuta a trovarmi all'orfanotrofio. Una volta, in tutti quegli anni. Mi ha portato un giornalino a fumetti, di quelli approvati dal vescovo, e mi ha detto di lavarmi i denti e spazzolare i capelli tutti i giorni. " " Non hai nessun altro? " chiese Bruce.
" No. " " Allora perché vuoi tornare? " " Che altro posso fare? " gli domandò lei. " Dove potrei andare? " " Hai una vita da vivere e un mondo da vedere. " " Questo è il tuo programma? " " Esattamente, e lo attuerò, a cominciare da un bel bagno caldo. " Bruce sentiva quello che c'era tra di loro. Lo sapevano tutti e due, ma era prematuro parlarne. L'ho baciata una volta sola, eppure si vede che basta. Cosa succederà? Ci sposeremo? La mente recalcitrò con violenza davanti all'idea del matrimonio, poi tornò a considerarla, esitando, come chi si avvicini a una belva feroce, pronto a darsela a gambe appena mostri i denti. Per qualcuno il matrimonio è una buona cosa. Rinsalda gli incerti; consola i solitari; indirizza gli errabondi; sprona chi è privo d'ambizioni... E poi, naturalmente, c'era l'argomento ultimo e incontrovertibile a favore. I bambini. Ma ci sono alcuni che, nella cella grigia del matrimonio, riescono solo a fremere e intristire. Senza spazio per volare, le ali si atrofizzano; guardando vicino, cala la vista; e, quando tutte le comunicazioni col resto del mondo avvengono attraverso le pareti di vetro della cella, se ne traggono contatti limitati. E io ho già dei bambini. Ho una figlia e un figlio. Bruce distolse gli occhi dalla strada e guardò la ragazza accanto a sé. Non riesco a trovarle nessun difetto. E' bella, in quel modo fragile quasi, e delicato, che è tanto migliore e più duraturo di quello delle bionde dai seni grossi. Non è viziata: ha conosciuto le durezze della vita fin da bambina, imparando gentilezza e umiltà. E' matura, conosce il mondo; conosce la morte e la paura, la malvagità degli uomini e la loro bontà. Non credo sia mai vissuta nel bozzolo di rosee illusioni che quasi tutte le ragazze amano crearsi. E tuttavia non ha disimparato a ridere. Forse, pensò, forse. Ma è ancora troppo presto per parlarne. " Come sei serio ", ruppe il silenzio Shermaine, col riso a fior di pelle. " Sei ancora napoleonico, eh? E quando sei serio, ti viene un nasone ancora più grifagno e crudele. Ma non si adatta al resto della faccia. Credo che fosse un fondo di magazzino. Quando hanno finito il resto, si sono accorti che era rimasto solo quel naso lì. E' troppo grosso', si son detti, 'ma non ce n'è altri, e poi quando sorride non è mica male.' E te l'hanno ficcato sulla faccia. " " Non ti hanno mai detto che non sta bene prendersi gioco delle debolezze altrui? " ribatté Bruce, tastandosi assorto il nasone. " Debole quella proboscide? Macché! " Rise e gli si avvicinò
un po. di più. " Te ne approfitti perché non temi rappresaglie, dall'alto del tuo nasino perfetto. " " Mai fidarsi di un uomo così pronto a far complimenti. Chissà a quante ragazze li ha già fatti. " Si avvicinò a lui ancora un po.: ormai quasi si toccavano. " Stai sprecando il tuo talento, mon Capitaine. Io sono immune dal tuo fascino. " " Tra un momento fermo la macchina e... " " Non puoi ", disse Shermaine indicandogli con un cenno della testa i due soldati seduti dietro. " Cosa penserebbero, Napoleone? Sarebbe un grave colpo per la disciplina. " " Disciplina o non disciplina, adesso mi fermo e prima di baciarti ti do una bella sculacciata. " " Una minaccia non mi spaventa, ma l'altra mi induce a lasciare in pace il tuo povero naso. " Si scostò un po. e ancora una volta Bruce si girò a guardarla in faccia. Sotto quell'esplicito esame lei entrò in agitazione, arrossendo. " Scusa, sai, ma non ti hanno mai detto che non sta bene fissare? " Dunque sono ancora una volta innamorato, pensò Bruce. E' solo la terza volta, capita in media ogni dieci anni. Un po. mi spaventa perché so che c'è sempre anche da soffrire. Il dolore squisito di amare, l'agonia della perdita. Comincia dai lombi ed è una sensazione ingannevole perchè la scambi per l'altra, la solita, che ogni bel paio di seni o natiche sa provocare. E un piccolo prurito: " grattati ", pensi. Spalmaci sopra il rimedio che ben conosci e passerà in men che non si dica. Invece ti si diffonde per tutto il corpo. Comincia a scottare anche la pancia, poi si infiamma il cuore. E lì la faccenda diventa pericolosa: quando il disturbo ci arriva, diventa incurabile, puoi grattare e grattare e riesci solo ad aggravarlo sempre più. Poi c'è l'ultimo stadio, quando aggredisce il cervello. Lì non fa male, gravissimo segno. Si aguzzano i sensi: vedi meglio, il sangue circola più veloce, il sapore del cibo migliora, hai voglia di gridare, di correre. Poi sopravvengono le illusioni di grandezza: sei l'uomo più intelligente, più forte e virile dell'universo, e ti senti alto tre metri. Quanto sei alto, Curry? si chiese. Neanche due metri, e peso quasi cento chili, rispose, e per poco non scoppiò a ridere forte. E come finisce? Finisce in parole. Le parole sanno uccidere qualunque cosa. Finisce con parole gelide; o parole infuocate, che incendiano la struttura e guizzano consumandola, carbonizzandola e facendola crollare in fumanti rovine. Finisce nel sospetto di cose non fatte, e nella certezza di cose fatte e ricordate. Finisce nell'egoismo, nell'indifferenza, e nelle parole, sempre le parole.
Finisce col dolore, col grigiore, e lascia segni e cicatrici che non guariscono più. Oppure finisce senza furia né tempesta. Si sgretola e vola via come polvere trascinata dal vento. Ma il dolore della perdita c'è sempre. Conosco bene entrambi questi modi di finire, perché ho amato due volte, e adesso amo ancora. Forse stavolta non succederà. Forse stavolta durerà. Niente dura per sempre, pensò. Niente dura per sempre, nemmeno la vita, e forse stavolta se ne ho gran cura, e lo tengo caro, durerà tanto, quanto la vita. " Siamo quasi arrivati al ponte ", disse Shermaine di fianco a lui, e Bruce sobbalzò. Aveva fatto molti chilometri senza accorgersene, e adesso la foresta si stava infittendo. Si abbassava, anche, e diventava di un verde più scuro in prossimità del fiume. Bruce rallentò la marcia mentre sopra la strada si chiudeva, a volta, la foresta. Sbucarono dall'ultima curva e dagli alberi nel punto dove la strada incontrava la linea ferroviaria e correva appaiata ai binari verso l'imbocco del ponte, una struttura di grosse travi di legno. Bruce fermò la macchina, spense il motore e tutti restarono seduti e zitti a contemplare la muraglia verde dall'altra parte del fiume, da cui pendevano liane e rampicanti che la corrente verde lambiva. Tutti guardavano i due tronconi del ponte che si protendevano ai lati del fiume come braccia di amanti separati. In mezzo c'era a vuoto, drammaticamente sottolineato dai monconi carbonizzati delle travi, che fumavano ancora. Il fumo seguiva a valle le acque verdi. " Non c'è più ", disse Shermaine. " L'hanno bruciato. " " Oh, no ", lamentò Bruce. " Oh Dio, no! " Con uno sforzo, distolse gli occhi dalle rovine fumanti del ponte e scrutò i margini vicinissimi della giungla, che cominciava a non più di trenta metri tutt'intorno a loro. Era silenziosa, ostile. " Non uscire dalla macchina ", tuonò non appena Shermaine impugnò la maniglia. " Tira su il finestrino, presto! " Lei obbedì. " Ci stanno aspettando, lì dentro ", disse indicando il folto degli alberi. Dietro di loro sbucò nella radura il primo camion. Bruce saltò giù dalla macchina e gli andò incontro di corsa. " Non scendete, state dentro ", gridò continuando la corsa per avvertire tutti quanti. Quando raggiunse la cabina dove viaggiava Ruffy, saltò sul predellino, aprì la portiera ed entrò in fretta. " Hanno bruciato il ponte. " " Cosa è successo ai nostri che erano di guardia? " " Non lo so, ma lo scopriremo presto. Avvicinati agli altri camion in modo che possa parlare con tutti. "
Dai finestrini semiaperti diede gli ordini necessari a tutti gli autisti e nel giro di dieci minuti i veicoli avevano formato il cerchio difensivo, uno schieramento tradizionale, il laager che gli antenati di Bruce avevano utilizzato chissà quante volte nel secolo scorso. " Ruffy, fai mettere i teloni sui camion, quelli tirano frecce. " Ruffy scelse una mezza dozzina di soldati e si mise al lavoro. " Hendry, piazza un paio di uomini sotto ogni camion, e posta le mitragliatrici Bren in modo da poter respingere un eventuale attacco in massa. " L'urgenza di difendersi era tale che Wally non rispose con la solita battuta sprezzante, ma chiamò subito i suoi. Strisciando, si piazzarono sotto i veicoli col fucile imbracciato e puntato contro la giungla silente. " Radunate qua in mezzo gli estintori, a portata di mano. Potrebbero usare un'altra volta il fuoco. " Due soldati corsero a svitare gli estintori dai camion. " Cosa posso fare? " chiese Shermaine a Bruce. " Sta' tranquilla e togliti di mezzo ", rispose Bruce correndo a dare una mano a Ruffy, che montava i teloni. Ci volle mezz'ora di assiduo lavoro per completare l'assetto difensivo in maniera soddisfacente per Bruce. " Così dovremmo riuscire a respingerli ", disse questi al centro del cerchio con Ruffy e Hendry, osservando la copertura a soffitto dello spiazzo rotondo tra i veicoli avvicinati al massimo. La Ford era dentro il cerchio, accanto all'autobotte, perché le sue dimensioni non avrebbero costituito un ostacolo serio per i baluba all'assalto. " Sarà una piazzetta calda e affollata ", disse Hendry. " Sì, lo so anch'io ", assentì Bruce guardandolo. " Se preferisci star fuori... " " Siamo spiritosi, eh? " sogghignò Wally. " E adesso cosa facciamo, capo? " disse Ruffy, esprimendo quel che si stava chiedendo anche Bruce. " Io e te andiamo a dare un'occhiata al ponte ", disse. " Sarai bellissimo con una freccia piantata nelle chiappe ", ridacchiò Wally. " Che risate mi farò! " " Ruffy, va' a prendere una dozzina di mantelle impermeabili in tela gommata pesante. Indossandone un bel po. per ciascuno, e naturalmente l'elmetto, penso che saremo abbastanza riparati dalle frecce. Sono leggere, e tirate da una certa distanza... " " Bene, capo. " Era come far la sauna, sotto i sei strati di spessa tela gommata. Bruce sentiva sprizzare il sudore dai pori a ogni passo, e scorrere a rivoli sulla schiena e sui fianchi, mentre usciva dal cerchio di camion e si incamminava per la strada verso il ponte. Accanto a lui, Ruffy, diventato ancor più gigantesco,
sembrava una specie di dinosauro incinto. " Hai caldo, Ruffy? " gli chiese Bruce, tanto per scherzare un po. In realtà trovarsi così circondato dalla giungla lo rendeva abbastanza nervoso. Forse aveva sottovalutato la potenza di una freccia baluba... Benché l'asta fosse di canna leggera, la punta dentellata era in metallo, dura e intinta nel veleno. " Anzi, ho i brividi ", grugnì Ruffy, mentre perdeva qualche ettolitro di sudore. Molto prima di raggiungere la rampa del ponte, il sentore di putrefazione li raggiunse. Per Bruce, ogni odore aveva un colore, e questo era verde, il verde delle muffe che decompongono la carne. Era una puzza tremenda, quasi palpabile, che s'appiccicava addosso e si annidava in fondo al palato. " Non c'è da sbagliarsi ", disse Ruffy, sputando per togliersi il saporaccio dalla bocca. " Ma dove sono? " mugolò Bruce, che cominciava a boccheggiare per il caldo torrido e l'aria impestata. Raggiunsero la riva e la domanda di Bruce ebbe risposta appena guardò in basso, sulla spiaggetta. C'erano i resti di una dozzina di fuochi da campo, proprio in riva all'acqua, mentre un po. più su, presso il costone, c'erano due rozze strutture di pali. Per un attimo Bruce non capì che cosa fossero, poi se ne ricordò. Quel palo orizzontale, incastrato tra altri quattro incrociati, l'aveva già visto nei safari: serviva a sbudellare comodamente le prede appese per le zampe, a pancia in giù. Questa era dunque la fine che avevano fatto i suoi soldati, benché fossero uomini e non bestie. Contò le liane servite per appenderli e vide che non si era salvato nessuno: erano finiti li sopra tutti e dieci. " Coprimi, Ruffy, vado giù a dare un'occhiata. " Era una punizione che Bruce si infliggeva: erano i suoi uomini, era stato lui a comandarli lì. " Okay, capo. " Bruce imboccò il sentiero che scendeva all'acqua. Qui la puzza era quasi insopportabile, e ne trovò l'origine. Tra i pali rizzati in riva al fiume c'era una massa scura e informe. Brulicava di mosche. A un tratto si involarono ronzando e Bruce vide un ammasso di resti umani, ma sarebbe stato più giusto chiamarli avanzi, su cui subito i nugoli di mosche tornarono a posarsi. Una mosca ronzò intorno alla testa incappucciata di Bruce e poi gli si posò sulla mano. Il corpo blu metallico, le alette ripiegate all'indietro, ancorata alla sua pelle, si strofinava laboriosamente le zampette. Bruce fu colto da un accesso di vomito. Sbatté la mano, e la mosca saettò via. C'erano ossa sparse tutt'attorno ai fuochi, e ai suoi piedi un cranio spaccato per gustarne il contenuto.
Un altro accesso di nausea colse Bruce, e stavolta il vomito gli arrivò in bocca, caldo e acido. Mandò giù, girò sui tacchi e tornò sulla riva dove lo aspettava Ruffy. Restò lì, boccheggiando, finché non riuscì a parlare senza dar di stomaco. " Va bene, ho visto quello che c'era da vedere ", disse, e si avviò verso il cerchio dei camion. Bruce sedette sul cofano della Ford e aspirò forte la sigaretta, cercando di cancellare i saporacci di morte. " Devono essere arrivati a nuoto di notte, arrampicandosi sui piloni. Kanaki e i suoi se li saranno visti piombare addosso dai parapetti all'ultimo momento. " Tirò un'altra boccata e soffiò il fumo fuori dalle narici, tanto per fare un suffumigio disinfettante al retrobocca. " Dovevo pensarci, dovevo avvertire Kanaki di stare attento anche a questa possibilità. " " Vuoi dire che se li sono mangiati tutti e dieci? Gesù! " Perfino Wally Hendry era impressionato. " Mi piacerebbe dare un'occhiata a quella spiaggia. Dev'essere un qualcosa di... " " Benissimo ", disse Bruce seccamente. " Sei incaricato del seppellimento. Prenditi una squadra e va' giù a seppellirli prima che si cominci a lavorare al ponte. " E Wally non discusse. " Vuoi che lo faccia subito? " chiese. " No ", berciò Bruce. " Prima tu e Ruffy prendete, due camion e tornate a Port Reprieve a prelevare il materiale necessario per riparare il ponte. " Entrambi guardarono Bruce con crescente meraviglia e contentezza. " E chi ci avrebbe mai pensato! " disse Wally. " E' vero! C'è un sacco di legname laggiù. Le travi del tetto dell'albergo e dell'Union Minière! " rise Ruffy. " Chiodi ", aggiunse Wally, come chi apporti un prezioso contributo. " Serviranno chiodi. " Bruce tagliò corto. " Sono le due del pomeriggio. Prima di sera arrivate a Port Reprieve, domattina prendete il materiale e tornate qui per domani sera. Prendete quei due camion lì, fate il pieno e partite con una quindicina di uomini, diciamo cinque soldati e dieci profughi. " " Dovrebbero bastare ", ammise Ruffy. " Portate qua anche una dozzina di fogli di lamiera ondulata. Serviranno da scudo contro le frecce mentre si lavora. " " Buona idea. " Chiarirono tutti i particolari, scelsero gli uomini, caricarono i camion e partirono, mentre alle loro spalle il cerchio di automezzi si stringeva. Bruce li guardò sparire verso Port Reprieve, e subito dopo fu sopraffatto dalla stanchezza e dalle emozioni. Fece un'ultima ispezione delle difese, chiacchierò un po. coi soldati e poi s'infilò nella
Ford, posò elmetto e fucile, appoggiò le braccia al cruscotto e la testa alle braccia e immediatamente si addormentò.
21. SHERMAINE venne a svegliarlo con una scatoletta di carne e una birra. Era già buio. " La carne è fredda perché non abbiamo acceso il fuoco, in compenso la birra è calda. Non è una cena molto appetitosa, temo. " Bruce si strofinò gli occhi. Sei ore di sonno servivano: erano molto meno infiammati di prima. Però il mal di testa c'era ancora. " Non ho fame. 'Sto caldo... Grazie, comunque. " " Devi mangiare, Bruce. Su, una cucchiaiata alla volta. " Gli sorrise. " Bisogna dire che il riposo ti fa bene. Adesso dici 'grazie' invece di 'togliti dai piedi'. " Bruce sogghignò. " Devi essere una di quelle donne col registratore incorporato, per rinfacciare a un poveraccio ogni parola. " Le accarezzò la mano. " Scusami. " " Scusami... " ripeté lei. " Mi piacciono le tue scuse, mon Capitaine. Sono completamente virili, come tutto il resto di te. Sei tutto maschio, tu, a volte in maniera addirittura travolgente. " Lo guardò negli occhi, provocante, e lui capì che parlava della scenetta sul treno poi interrotta da Wally Hendry " Assaggiamo 'sta roba ", disse, e subito dopo: " Mica male. Che brava cuoca sei ". " Stavolta i complimenti falli tutti al signor Heinz. Ma un giorno giuro che ti faccio i tournedos au Prince, la mia specialità. " Nel cerchio di camion aleggiava un brusio di conversazioni punteggiate qua e là da una risata. Si sentivano tutti abbastanza protetti dai teloni e dai camion. Gli uomini dormivano raggomitolati nelle coperte oppure chiacchieravano sottovoce a gruppetti. Bruce pulì il piatto. " Adesso devo tornare a ispezionare le difese. " " Uffa. Napoleone è sempre chiamato dai suoi doveri. " Shermaine sospirò, rassegnata. " Non starò via molto. " " T'aspetto qui. " Bruce prese elmetto e fucile e stava scendendo dalla Ford quando nella giungla cominciò a echeggiare il suono del tamburo. " Bruce! " esclamò Shermaine, aggrappandosi a lui. Tutte le conversazioni si interruppero immediatamente dando luogo a un silenzio atterrito, mentre il tamburo
scandiva il buio della notte. Era così cupo e gravido di echi da farti vibrare le budella. L'aria densa e tiepida ne sembrava increspata come un brodo. Non proveniva da un punto preciso, ma sembrava riempire tutto lo spazio, battendo monotono, insistente, come il polso della creazione stessa. " Bruce! " tornò a sussurrare -, Shermaine. Tremava, e le sue dita gli si conficcarono nel braccio con la forza del terrore. Ma quel gesto ebbe il risultato di farlo subito passare a lui. " Baby, baby ", la consolò, stringendola a sé. " rumore di due pezzi di legno battuti da un selvaggio nudo. Qui dentro non ci possono toccare, lo sai benissimo. " " Oh, Bruce, è orribile, sembra una campana a morto. " " Fesserie ", disse allontanandola e guardandola negli occhi. " Vieni con me. Aiutami a calmare gli altri, saranno terrorizzati. Devi aiutarmi. " La spinse dolcemente fuori dalla macchina e, cingendole la vita, s'incamminò tranquillo verso il centro del recinto di camion. Stava intanto chiedendosi cosa poteva neutralizzare l'influenza rimbecillente del tamburo, il suo ritmo ipnotico. Del baccano, concluse, del baccano fatto da noi. " Joseph, M'pophu! " chiamò allegramente. Erano i migliori cantanti de gruppo. " Fate sentire a 'sto batterista del cazzo come cantano bene i bambala. I baluba hanno bisogno di lezioni, non hanno mai capito un cavolo di musica. " I soldati si mossero. Avvertì che la tensione calava. " Forza, Joseph! " Il soldato si riempì i polmoni e attaccò un canto di piantatori, volutamente stonato, come per dare ai nemici un cazzotto nelle orecchie. Qualcuno si mise a ridere. Pian piano la voce di Joseph si spiegò, sempre più intonata e forte. Entrò M'pophu, il basso, fornendo al tenore dolce e vibrante solide fondamenta. Sincopando il ritmo del tamburo, i soldati si misero a battere le mani, al buio; e Bruce immaginava di vederli già dimenare il corpo a tempo. Shermaine aveva smesso di tremare, Bruce la strinse e la sentì aderire al suo corpo. Adesso ci vuole un po. di luce, pensò Bruce. Una lampada da notte per i miei bambini che hanno paura del buio e del tamburo. Sempre abbracciato a Shermaine, andò dal sergente Jacque. " Capitano? " sussurrò fievolmente. " Perlustra i margini della foresta coi riflettori. " " Oui, tout de suite ", rispose già più rinfrancato. Bruce sapeva che c'erano due batterie di ricambio per riflettore: otto ore di luce a batteria, sicché bastavano per quella notte e l'indomani.
Dai lati del campo i fasci di luce si proiettarono nel buio, illuminando il margine della giungla e anche, indirettamente, l'interno del recinto di camion. Si distinsero le facce dei soldati. Bruce vide che avevano riacquistato la padronanza di sé. Gli spiriti se n'erano andati. " Bravo Napoleone! " gli disse Shermaine, e Bruce si accorse che i suoi uomini sogghignavano al vederlo abbracciato alla ragazza. Fece per togliere il braccio, ma cambiò idea e ce lo lasciò. Diamine, bisogna pur dargli qualcos'altro a cui pensare. La ricondusse alla macchina. " Sei stanca? " le domandò. " Un pochino ", ammise lei. " Ora ti abbasso i sedili. Una coperta sui finestrini ti darà un po. di intimità. " " Tu resterai vicino? " gli chiese in fretta. " Certo, dormirò qui fuori. " Sganciò il moschettone che fissava la fondina della pistola al cinturone. " Meglio che d'ora in poi la tieni tu. " Solo che le arrivava al ginocchio. " Mi sembri Giovanna d'Arco ", sfotté Bruce per vendicarsi. Lei gli fece la lingua e strisciò nella station-wagon dall'apertura posteriore. Un bel po. di tempo dopo lo chiamò sottovoce, mentre il tamburo e i canti continuavano. " Bruce. " " Sì. " " Volevo assicurarmi che eri lì. Buona notte. " " Buona notte, Shermaine. " Coricato su una coperta, Bruce sudava. Il canto era finito da un pezzo ma il tamburo continuava, sempre uguale, bum bum bum, nella giungla. I riflettori andavano regolarmente avanti e indietro, a volte illuminando l'interno del laager e a volte lasciandolo nel buio. Bruce sentiva intorno a sé i rumori del sonno, il respiro dei soldati, una tossettina. Una conversazione sussurrata, i gemiti di quelli che sognavano. Ma lui non riusciva a dormire. Giacque sulla schiena con una mano sotto la nuca, fumando, guardando i teloni tesi tra un camion e l'altro. Gli avvenimenti degli ultimi giorni continuavano a ripresentarglisi alla mente. Brani di conversazione, la morte di André, Boussier al fianco di sua moglie sul vagone, lo scoppio delle bombe, le mani insanguinate, la puzza di morte, la violenza e l'orrore. Si agitava sempre più. Sbattè via la sigaretta e si coprì gli occhi con la mano, non riuscendo ovviamente a scacciare i ricordi. Continuavano a ballargli davanti come un film che pian piano perdeva di significato ma non d'orrore. Ricordò la mosca che gli si era posata sulla mano, strofinandosi le oscene zampette, repellente. Continuava a
voltarsi di qua e di là sulla coperta. Sto diventando matto, pensò, devo assolutamente smetterla. Balzò a sedere, stringendo al petto le ginocchia, e i ricordi svanirono. Ma adesso era triste, triste e solo, senza uno scopo al mondo, sperduto. Si sentì raggricciare la pelle, gli parve di diventare sempre più piccolo, spaventato e meschino. Adesso mi metto a piangere, pensò, ho già il groppo in gola. E, come un bambino che si è fatto male e corre in grembo alla madre, andò a tastoni in fondo alla stationwagon da Shermaine. " Shermaine! " sussurrò, cercandola nel buio. " Bruce, cos'hai? " disse la ragazza, sedendosi immediatamente sul giaciglio. Era chiaro che anche lei non riusciva a dormire. " Dove sei? " chiese Bruce, con voce spaventata. " Sono qua! Cosa c'è? " La trovò e goffamente l'abbracciò. " Stringimi, Shermaine, per piacere stringimi forte. " " Tesoro. " Era preoccupata. " Che c'è? Dimmelo, tesoro mio. " " Stringimi e basta, Shermaine, non parlare. " Si aggrappò a lei, affondando la faccia nel suo collo. " Ho tanto bisogno di te... Oh, mio Dio! Quanto ho bisogno di te! " " Bruce. " Capiva: le sue dita gli accarezzavano la nuca, tranquillizzanti, dolci. " Bruce mio ", disse stringendolo forte. Istintivamente si mise a dondolare il corpo, calmandolo come fa la madre col bambino. Pian piano Bruce si rilassò, e sospirò avvinto a lei... Un gemito, quasi. " Bruce, Bruce mio. " Alzò la, camicetta di cotone leggero - l'unico indumento che indossava - e per istinto, nel rito ancestrale della consolazione, gli offrì il seno. Sempre stringendolo, gli guidò la bocca ai capezzoli, la testa protettivamente china su di lui, coprendolo coi capelli. Il duro corpo di lui aderente al proprio, i dolci baci sui seni, sapendo che stava dando forza all'uomo che amava, Shermaine si rese conto di non essere mai stata così felice. Non aveva conosciuto la felicità, prima d'allora. Subito dopo, il suo stato d'animo cambiò, e provò una nuova urgenza. " Sì, Bruce, sì! " Ora gli parlava in bocca, nella bocca affamata di lui, che la cercava, montandole addosso, non più bimbo ma di nuovo uomo fatto. " E' così bello, così caldo. " La voce di lui era stranamente rauca: lei rabbrividì per l'intensità del desiderio che sentiva. " Dài, dài, Bruce, presto. " Le sue mani crudeli e innamorate,
che frugavano, che trovavano. " Dài Bruce, dài! " incalzò protendendo il grembo. " Ti farò male. " " No... Sì, voglio che mi fai male. " Sentì la resistenza del proprio corpo alla penetrazione e sbottò impaziente. " Vieni! Spingi! " e poi: " Ahi, brucia ". " Ora smetto. " " No, no! " " Tesoro. E' troppo. " " Sì... Non ce la... Oh, Bruce. Il cuore... Mi hai toccato il cuore. " Lo picchiò sulla schiena coi pugni stretti. E lui tornò a premere contro l'ostacolo elastico che con riluttanza cedeva, poi via, poi di nuovo, poi via, poi ancora dentro il nucleo di ogni esistenza, e via, e di nuovo pian piano lì, a spingere, a sentirlo fremere, e poi ancora via. " Sto cadendo. Oh Bruce! Bruce! Bruce! " Insieme nell'abisso... Tutto era svanito. Non c'era più niente, né il tempo, né lo spazio, né il fondo dell'abisso. Niente e tutto. Completo. Nella giungla, il tamburo continuava a risuonare. Dopo, molto tempo dopo, si addormentò con la testa sul suo petto; e lui, sveglio, l'ascoltava dormire. Il suo respiro sommesso, così sommesso da essere quasi inaudibile... a meno di non amarla come me, pensò. Sì, credo di amare questa donna... Ma devo esserne sicuro. Per giustizia nel suoi confronti e nei miei devo esserne ben sicuro, perché non posso rivivere una fine come l'altra, e poiché l'amo voglio che le sia risparmiata la terribile ferita di un cattivo matrimonio. Meglio, molto meglio lasciarla subito, se non ha la forza di durare. Bruce girò lentamente la faccia, affondandola nei capelli di lei, che gli strofinò il volto sul petto nel sonno. Ma è tanto difficile capirlo, pensò. E' tanto difficile capirlo, all'inizio. E' così facile confondere pietà e solitudine con l'amore, ma adesso non posso assolutamente permettermelo. Così devo cercare di riflettere con lucidità sul mio matrimonio con Joan. Sarà difficile, ma ci devo provare. Era così con Joan all'inizio? E' stato tanto tempo fa, sette anni, non lo so, si rispose con sincerità. Tutto quello che mi resta di quei giorni sono ricordi di luoghi, e brani di parole posatesi dove il vento e il dolore non hanno potuto spazzarle via. Una spiaggia con la nebbia marina che ci dilagava lentamente sopra, un albero approdato da chissà dove, bianco di sale, semisepolto nella sabbia, un cestino di fragole comprato per via, che davano sapore ai nostri baci. Ricordo una canzone che cantavamo insieme: " Le campane della missione mi hanno detto che non devo restare a sud della frontiera, sulla via del Messico ". Ho dimenticato quasi tutte le altre parole.
E ricordo vagamente com'era il suo corpo, e la forma dei suoi seni prima che nascessero i bambini. Ma è tutto quello che mi rimane oggi dei tempi belli. Gli altri ricordi sono chiarissimi - sono frustate, sono punture. Mi ricordo tutte le parole crudeli, e il tono in cui le ha dette. I pianti notturni, il trascinarsi grigio per tre lunghi anni dopo il colpo mortale, e noi due che cercavamo di tirare avanti con tutte le nostre forze per via dei bambini. I bambini! Oh, Dio, non devo pensare ai bambini adesso. Fa troppo male. Senza i bambini a complicare la cosa, devo pensare a quella donna per l'ultima volta, e finirla con Joan. Sicché ora basta, ora basta con questa donna che mi ha fatto piangere. Non la odio perché è scappata con un altro. Meritava un altro tentativo di felicità. Ma la odio per via dei bambini, e per aver sciupato l'amore che potevo offrire a Shermaine nuovo di zecca. La compatisco, anche, per la sua incapacità di trovare la felicità che persegue con tanta baldanza. La compatisco per la sua freddezza di corpo e di mente, la compatisco per la sua bellezza ormai quasi sfiorita (comincia a creparsi intorno agli occhi, come una pittura a olio) e la compatisco per il suo divorante egoismo che le farà perdere l'amore dei bambini. I miei bambini! Non i suoi! I miei! E questo è tutto, Joan è finita; adesso ho Shermaine che è l'opposto di lei. Anch'io merito un'altra possibilità. " Shermaine ", le sussurrò girandole delicatamente la testa per baciarla. " Shermaine, svegliati. " Lei si mosse mugolando sul suo petto. " Svegliati. " Le mordicchiò il lobo dell'orecchio. Aprì subito gli occhi. " Buongiorno, madame. " Le sorrise. " Bonjour, monsieur ", rispose lei, e tornò a chiudere gli occhi per affondare il viso nel suo petto. " Sveglia, sveglia, ho una cosa da dirti. " " Sono sveglia, ma prima dimmi se sto ancora sognando. Ho la netta impressione che questa non possa essere la realtà. " " Non stai sognando. " Sospirò dolcemente e lo strinse di più. " Adesso dimmi pure l'altra cosa. " " Ti amo ", le disse. " No. Ora sto sognando. " " Davvero ", disse lui. " No, non svegliarmi. Non potrei sopportare di svegliarmi proprio adesso. " " E tu? " le chiese. " Lo sai... " gli rispose. " Non c'è bisogno di dirtelo. " " E' quasi l'alba ", le disse. " C'è pochissimo tempo. " " Allora lo adopererò per dirtelo... " La strinse forte, mentre glielo sussurrava all'orecchio. No, pensò, adesso sono sicuro. Non potrei sbagliarmi così
di grosso. Questa è la mia donna. 22. Il tamburo smise di suonare all'alba, e dopo il silenzio parve greve. Ma non c'era rimedio. Si erano abituati a quel ritmo spezzato, e adesso curiosamente ne sentivano la mancanza. Muovendosi per il laager, Bruce si accorse del malessere dei soldati. Temevano che stesse per piombare loro addosso la sventura. Si muovevano con cautela esagerata, come se non volessero attirare l'attenzione su di sé. Le risate erano brevi e nervose, come sfuggite a qualcuno in chiesa. E nessuno staccava mai gli occhi dal limitare della giungla. Bruce si ritrovò ad augurarsi l'attacco. Anche lui era stato contagiato dalla generale apprensione. Se attaccassero! si disse. Se si facessero vedere, uomini e non fantasmi! Ma la giungla restava silenziosa. Sembrava aspettare, guatandoli. Sentivano sulla pelle l'impatto degli occhi nascosti, la presenza maligna che si addensava, di pari passo col caldo, su di loro. Bruce andò qua e là per il campo, cercando di comportarsi con naturalezza. Giunto al lato sud sorrise al sergente Jacque, accucciato accanto a lui, e intento a guardare i resti del ponte. " I camion torneranno presto ", disse. " Non ci vorrà molto a riparare il ponte. " Jacque non rispose. Aveva la fronte alta e intelligente corrugata, e la faccia lucida di sudore. " E l'attesa, capitano. L'attesa rammollisce. " " Torneranno quanto prima ", ripeté Bruce. Se si preoccupava quello, che era il migliore del mazzo, chissà la paura che avevano gli altri. Bruce guardò in faccia il soldato più vicino a Jacque. Era addirittura atterrito. Se attaccano adesso, sa Dio come va a finire. Gli africani riescono facilmente a concepire la propria morte, si limitano a stendersi e morire. Adesso stanno arrivando a questo stadio: se c'è l'attacco, o si scatenano a combattere come pazzi o si rannicchiano gemendo in attesa di morire. Non si può mai dire. Sii onesto con te stesso... Neanche tu sei tanto allegro adesso, vero? Già, ammise Bruce. E' l'effetto dell'attesa. Dal ciglio della radura, dall'altra parte del laager di camion, si alzò un urlo terribile, disumano, selvaggio. Bruce sobbalzò e si girò subito in quella direzione. Per un attimo tutti sembrarono in preda al raccapriccio. L'urlo ricominciò, come una frustata sui loro nervi scoperti. Fu immediatamente subissato dalle raffiche di venti fucili. Bruce si mise a ridere, gettando indietro la testa, una risata
di pancia. La sparatoria cessò e altri soldati scoppiarono a ridere. Quelli che avevano sparato ridacchiarono imbarazzati e si misero a ricaricare laboriosamente le armi. Non era la prima volta che gli capitava di sobbalzare sconvolto per il verso improvviso di un uccello. Era un bucero giallo. Ma le risate avevano avuto qualcosa di isterico. " Volevi le sue penne per il tuo berretto? " sfotté qualcuno, e tutti scoppiarono a ridere di nuovo. La tensione calò, mentre i soldati riprendevano a chiacchierare. Anche Bruce riacquistò il pieno dominio di sé. Niente di male, pensò. Un'ora di sollievo da questa tensione val bene il costo di una cinquantina di colpi. Tornò da Shermaine. Sorrideva anche lei. " Che rancio ci propinerai? " le chiese. " Hai in programma qualche altro miracolo culinario? " " Carne in scatola. " " Con cipolle? " " No, quelle sono finite. " Bruce smise di ridere. " Quanta ne rimane? " le chiese. " Una cassa. Basterà fino a domani a mezzogiorno. " Occorrevano almeno due giorni per riparare il ponte, dopo di che c'era un'altra giornata di viaggio. " Va be', vorrà dire che arriveremo a casa un po. affamati. Cerca di farla durare il più possibile: d'ora in poi, mezze razioni. " Era così assorto nelle sue riflessioni a proposito della nuova complicazione che non sentì il lontano ronzio che si avvicinava. " Capitano! " gridò Jacque. " Hai sentito? " Bruce tese l'orecchio. " I camion! " esclamò pieno di sollievo. Subito una grande animazione si sparse per il recinto. L'attesa era finita. Sbucarono rombando nella radura. Erano carichi fino all'inverosimile, molto bassi sugli assali, col legname che sporgeva dietro. Ruffy mise la testa fuori del finestrino e gridò: " Ciao, capo. Dove scarichiamo? " " Direttamente al ponte. Aspetta un momento che vengo con te. " Uscì dal cerchio di automezzi e salì rapidamente sul camion di Ruffy. Gli si rizzavano i capelli sulla nuca, e fu lieto di chiudersi la portiera alle spalle. " Non mi andrebbe di fermare una freccia ", dichiarò. " Hai avuto fastidi mentre eravamo via? " " No ", rispose Bruce. " Ma sono qui. Hanno suonato il tamburo nella giungla, tutta la notte. " " Chiamavano altri guerrieri ", grugnì Ruffy, e lasciò la
frizione. " Ci sarà da divertirsi prima di finire 'sto ponte. Ci metteranno un paio di giorni a decidersi, ma vedrai che alla fine ci attaccheranno. " " Fermati a marcia indietro all'imbocco del ponte, Ruffy ", disse Bruce tirando giù il finestrino. " Farò segno a Hendry di piazzarsi vicino a noi. Scaricheremo nello spazio tra i due camion e cominceranno subito a piazzare il riparo di lamiera. " Mentre Hendry faceva manovra, Bruce si costrinse a dare un'occhiata giù, sulla spiaggia del carnaio. " Coccodrilli! " esclamò con sollievo. L'orrenda montagna di carne umana non c'era più. Ma il fetore e le mosche continuavano ad aleggiare sul posto. " Sono venuti stanotte ", giudicò Ruffy, dando un'occhiata ai solchi che avevano lasciato sulla sabbia. " Meno male. " " Già, sarebbe stato un lavoro penoso e scoraggiante per i soldati. " " Mandiamo qualcuno a smontare quei pali e a gettarli nel fiume, però non voglio averli sotto gli occhi mentre si lavora al ponte. " " Brutti, eh? " concordò Ruffy, guardandoli. Bruce scese nello spazio tra i camion. " Hendry. " " Sì! Chi mi vuole? " Wally si affacciò sfottente al finestrino. " Mi spiace deluderti, ma i coccodrilli hanno già fatto il tuo lavoro. " " Ho visto, non sono mica guercio. " " E neanche paralitico, quindi pensa a far scaricare i camion. " " Bell'affare ", mugugnò Hendry, ma scese e cominciò a gridare ordini ai soldati. " Forza, saltate giù! " " Che travi avete trovato, Ruffy? " " Venti per dieci di spessore al massimo, ma tantissime. " " Basteranno ", stabilì Bruce. " Per i sostegni principali ne legheremo insieme un bel po. " Accigliato, teso, Bruce cominciò a organizzare il lavoro. " Hendry, voglio le travi accatastate secondo lo spessore. Fa' rizzare un riparo di lamiera lì. " Scacciò le mosche con la mano. " Ruffy, quanti martelli abbiamo? " " Dieci, capo, e ho trovato anche un paio di seghe adatte. " " Bene. Come stiamo a corda e chiodi? " " Ne abbiamo un sacco, non ti preoccupare. " Nessuno si accorse di un profugo, un mulatto, che aveva abbandonato il riparo dei camion. Fece una dozzina di passi verso il ponte e si fermò. Poi con calma cominciò a sbottonarsi i calzoni. Bruce alzò gli occhi.
" Cosa diavolo sta facendo? " urlò, e l'uomo sussultò con aria colpevole. Non capiva l'inglese, ma il tono di Bruce era abbastanza chiaro. " Monsieur ", cominciò, " devo... " " Torni al riparo! " ruggì Bruce. L'uomo esitò, confuso, poi cominciò a riabbottonarsi. " Si sbrighi, coglione! " Ubbidiente, l'uomo cercò di affrettare l'operazione. Tutti avevano interrotto il lavoro e lo guardavano. Era imbarazzatissimo e non riusciva a ricomporsi. " Lasci perdere! " urlò Bruce. " Venga qua di corsa! " La prima freccia si alzò pigramente dal folto sulla riva del fiume, descrivendo una parabola silenziosa. Prendendo velocità in discesa cominciò a sibilare, e cadde tra i piedi dell'uomo, piantandosi per terra. Una freccetta di canna leggera, che pareva un giocattolo da bambini, stabilizzata con delle foglie. " Scappi! " urlò Bruce. L'uomo guardava la freccia incantato. Bruce scattò per andare a prenderlo, ma la mano di Ruffy si chiuse sulla sua spalla e lo bloccò. Lui cercò di liberarsi, berciando, ma niente da fare, non lo mollava, e non lo guardava nemmeno. Ed ecco alzarsi un nugolo di frecce, da tutte le parti, volare sibilando e abbattersi come locuste intorno all'uomo che alla fine si metteva a correre. Bruce smise di dibattersi e guardò. Cominciarono a piovere sulla lamiera del camion, e tutt'intorno all'uomo che correva. Poi, come una banderilla ben piantata, una lo prese proprio in mezzo alle scapole. Gli ricadde sulla schiena, e lui cercò orripilato di strapparsela di dosso, senza riuscirci. " Mettetelo a terra ", gridò Bruce appena il mulatto arrivò al riparo. Due soldati gli saltarono addosso e lo stesero immediatamente a pancia in giù. Farfugliava atterrito mentre Bruce accorreva ad afferrare la freccia. Solo metà della punta seghettata si era piantata nella carne, per un centimetro circa; ma quando Bruce tirò, la freccia si spezzò subito lasciando la punta conficcata nella schiena dell'uomo. " Coltello ", gridò Bruce, e qualcuno gli mise in mano una baionetta. " Occhio a quelle punte, capo, non graffiarti. " " Ruffy, pensa a organizzare la difesa se ci saltano addosso ", sbraitò Bruce, e strappò la camicia. Per un attimo fissò la punta d'acciaio lavorata a mano, rozzamente, col veleno incollato sopra come cioccolato fuso. " E' già morto ", disse Ruffy dopo un'occhiata. " Solo che non ha ancora smesso di respirare. " L'uomo gridò e si dibatté sotto Bruce, che fece la prima incisione ficcando la punta della baionetta ben sotto la
freccia. " Hendry, dammi una tenaglia. " " Ecco qua." Bruce afferrò la punta seghettata con la tenaglia e cominciò a tirare. Ma la carne non mollava, anzi si sollevava a piramide. Bruce tagliò un lembo di quella piramide con la baionetta. Ma ancora non veniva via. Era più difficile che toglier l'amo di bocca a un pescegatto. " Capo, stai perdendo tempo ", disse Ruffy con la tipica imperturbabilità africana di fronte alla morte violenta. " Questo ragazzo è bell'e andato. Non è un cavallo, ed è già pieno di veleno di serpente. E' fregato. " " Sei sicuro, Ruffy? " alzò gli occhi Bruce. " Sei sicuro che è veleno di serpente? " " E' quello che adoperano, misto a farina di kassava. " " Hendry, dov'è il siero antiofidico? " " Al campo, nella cassetta del pronto soccorso. " Bruce tirò ancora una volta e la punta venne via, lasciando un buco nero tra le spalle dell'uomo. " Tutti nei camion, dobbiamo riportarlo al campo. Non perdiamo un secondo. " " Guarda che occhi ", grugni Ruffy. " Quell'iniezione non gli farà un bel niente. " Le pupille si erano contratte a capocchia di spillo. L'uomo tremava irrefrenabilmente, mentre il veleno si diffondeva in circolo. " Caricatelo sul camion. " Lo fecero, e poi tutti salirono a bordo. Ruffy accese il motore, inserì la marcia indietro e a quel modo percorse la cinquantina di metri che li separava dal laager. " Tiratelo giù e portatelo al riparo. " L'uomo stava sbavando, tutto coperto di sudore. Gli scorreva a rivoli giù per la faccia e il torso nudo. Dalla ferita quasi non usciva sangue, solo un rivoletto denso e brunastro. Bruce pensò che il veleno fosse di tipo coagulante. " Bruce, stai bene? " Shermaine gli corse incontro. " Io sto benissimo. " Stavolta riuscì a frenare la lingua. " Ma uno è stato colpito. " " Posso aiutarti? " " No, non voglio che tu veda. " Le girò le spalle. " Allora, Hendry, dov'è 'sto maledetto siero? " urlò. Avevano depositato l'uomo su una coperta, all'ombra di un camion. Bruce andò da lui e gli si inginocchiò vicino. Prese la scatola di latta rossa che Hendry gli porgeva e l'aprì. " Ruffy, pensa a rimettere quei due camion nei cerchio e di' ai ragazzi di stare all'erta. I baluba saranno ringalluzziti dal successo e magari si decidono ad attaccare. " Bruce applicò l'ago alla siringa. " Hendry, fa' fare qua intorno un paravento di coperte.
" Col pollice e l'indice ruppe la fiala e riempì la siringa di siero giallino. " Tenetelo ", disse a due soldati. Alzò un lembo di pelle sotto la ferita e ci infilò l'ago. La pelle dell'uomo pareva quella di una rana, viscida e rugosa. Iniettando il siero, Bruce cercò di calcolare il tempo che era passato dalla penetrazione della freccia. Sette od otto minuti circa: e il veleno del mamba uccide in meno di un quarto d'ora. " Giratelo ", disse. La testa dell'uomo ciondolò da una parte e dall'altra. Respirava ansimando e la bava gli usciva dagli angoli della bocca, scorrendogli sulla faccia. " Ma guarda che roba! " mormorò turbato Wally Hendry, e Bruce gli diede un'occhiata. Aveva un'espressione che sembrava di profondo godimento sensuale, e ansimava come il moribondo. " Va' a dare una mano a Ruffy ", gli ordinò Bruce, in preda a un conato di vomito. " Neanche morto. Questa non me la perdo. " Bruce non aveva tempo di discutere. Alzò la pelle della pancia dell'uomo e ci iniettò del siero. In quella, il moribondo scaricò involontariamente l'intestino. " Gesù ", sussurrò Hendry " Va' via! " sbraitò Bruce. " Non puoi lasciarlo morire senza sbavargli addosso, almeno? " Ormai privo di speranza, iniettò del siero anche sul torace, sopra il cuore. Mentre vuotava la siringa, l'uomo si contorse violentemente e l'ago gli si ruppe dentro. " Adesso crepa ", bisbigliò Hendry. " Sta crepando. Ah, che spettacolo! " A Bruce tremavano le mani. Una cappa nera scese a oscurargli la mente. " Porco schifoso! " sbottò, tirando a Hendry un manrovescio che lo mandò a sbattere contro l'autobotte. Poi lo prese per il collo, affondando i pollici nella massa elastica della strozza. " Non c'è niente di sacro per te, laido animale ", gli gridò in faccia. " Non puoi lasciar morire uno senza... " Intervenne Ruffy. Gli prese le mani, le staccò facilmente dal collo e si interpose tra di loro, tenendoli separati. " Lascia perdere, capo. " " Questa... " ansimava Hendry, massaggiandosi il collo. " Te la farò pagare. " Bruce, scosso e in preda a vergogna, si voltò verso l'uomo steso a terra. " Copritelo ", disse con voce tremante. " Caricatelo su uno dei camion. Domani lo seppelliamo. " 23.
PRIMA di sera avevano completato il riparo di lamiera ondulata. Era una semplice struttura a quadrilatero, senza tetto. Un lato era apribile, e a intervalli regolari la lamiera era bucata per consentire la difesa. Abbastanza grande da alloggiare comodamente una dozzina di uomini, abbastanza elevata da riparare anche il più alto, e larga esattamente come il ponte, non era certo un capolavoro d'architettura. " Come faremo a spostarla, capo? " chiese Ruffy guardandola dubbioso. " Te lo mostrerò. Adesso torniamo al campo, così domattina possiamo cominciare a lavorare. " Bruce scelse dodici uomini che entrarono nel quadrilatero, e poi richiusero il lato apribile. " Okay, Ruffy. Porta indietro i camion. " Hendry e Ruffy fecero marcia indietro fino al laager, lasciando all'imbocco del ponte la baracca di lamiera senza tetto. Dentro, Bruce dispose gli uomini a intervalli regolari. " Prendetela per le traversine della base ", ordinò. " Siete pronti? Issa! " Lo scudo mobile si alzò oscillando di una decina di centimetri. Dal campo vedevano gli stivali dei soldati chiusi dentro. " Tutti insieme, ora ", ordinò Bruce. " Avanti! " Rollando e beccheggiando sul terreno ineguale, la struttura mosse verso il cerchio di camion come un millepiedi di latta. Nel campo, i soldati cominciarono a lanciare urla allegre, dando sfogo alla gioia, e anche dal carro armato casereccio e portatile i millepiedisti fecero sentire le loro sghignazzate. Tutti si divertivano un mondo, completamente dimentichi delle frecce avvelenate e dei fantomatici guerrieri baluba in agguato nella giungla. Arrivarono vicino ai camion e depositarono il parallelepipedo, che vibrava con rombo di tuoni lontani. Poi a uno a uno sgusciarono dall'apertura al riparo del laager, accolti da grandi risate e pacche sulle spalle. " Be', pare che funzioni, capo ", si congratulò Ruffy. " Già. " Poi alzò la voce. " Basta casino, ragazzi! Calmatevi. Tornate tutti ai vostri posti. " Le risate finirono e l'ordine tornò a regnare nel campo. Bruce si recò in mezzo allo spiazzo e si guardò attorno. Il silenzio era totale. Tutti gli occhi puntavano su di lui. Quante ne ho lette' rise tra sé, di eroiche allocuzioni ai soldati la vigilia della battaglia. Speriamo di non dire cazzate. " Avete fame? " domandò a voce altissima in francese, e ricevette il chiassoso assenso di tutti. " Stasera a cena c'è carne in scatola. " Sghignazzate. " Anche domattina, carne in scatola ", continuò Bruce,
poi fece una pausa d'effetto. " E poi basta, non ce n'è più. " Adesso tacevano tutti. " Sicché avremo una fame della malora quando riusciremo ad attraversare 'sto fiume. Prima finiamo il ponte e prima ci riempiamo la pancia. " Be' calchiamo pure un po. la mano, pensò Bruce. " Avete visto tutti cos'è successo all'uomo che oggi è uscito allo scoperto, dunque mi sembra inutile dirvi che è meglio non farsi vedere da quelli là. Il sergente maggiore sta risolvendo il problema delle latrine con dei bidoni tagliati a metà. Sono sicuro che a nessuno verrà voglia di fare il lavativo stando seduto su 'sti cessi più del necessario. " Risatine. " Ricordatevi sempre che nel campo o dietro il riparo di lamiera non possono farci un bel niente. Non c'è assolutamente da aver paura. Possono suonare il tamburo e aspettare finché vogliono, ma non possono farci alcun male. " Brusii d'assenso. " E prima finiamo il ponte, prima ce ne andiamo. " Bruce guardò in faccia i soldati e fu soddisfatto di quello che vedeva. La costruzione del riparo mobile in lamiera aveva risollevato sensibilmente il morale. " Bene, sergente Jacque. Appena fa buio accendi i riflettori e sorveglia il limite degli alberi! " Bruce aveva finito il discorso e tornò accanto a Shermaine. Si slacciò la cinghia dell'elmetto e se lo tolse. Aveva i capelli madidi di sudore. " Sei stanco ", mormorò Shermaine guardando le occhiaie che gli erano venute e le rughe della tensione agli angoli della bocca. " Ma no, sono a posto ", negò lui: ma gli facevano male tutti i muscoli per la fatica e le preoccupazioni. " Stanotte devi farti una bella dormita ", dichiarò lei. " Ti farò il letto in macchina. " Bruce le lanciò un'occhiata. " Con te? " le chiese. " Sì. " " Non t'importa che vedano tutti? " " Non mi vergogno affatto di noi due ", dichiarò fiera. " Lo so, ma... " " Una volta hai detto che fra noi due non potrà mai esserci niente di sporco. " " Infatti. Solo che credevo... " " Bene, dunque. Io ti amo e d'ora in poi divideremo il letto ", disse con decisione. Ieri era vergine, pensò sbalordito, e adesso... Adesso è pronta a tutto. Quando si scatena, una donna è molto più indifferente alle conseguenze di un uomo. Sono creature fatte così, all'ingrosso. Ma naturalmente ha ragione lei. E la mia donna e ha ogni diritto di stare nel mio letto. E al diavolo
gli altri e quello che possono pensare! " Allora fa' il letto, ragazzuola. " Le sorrise, tenero. Due ore dopo il tramonto il tamburo ricominciò a suonare. Giacquero insieme, abbracciati, e l'ascoltarono. Adesso non infondeva alcun timore, perché erano caldi e sicuri, nello splendore che segue la passione. Era come starsene in un letto vero, al calduccio, a sentire la pioggia che si abbatte, impotente, sul tetto. 24. ALL'ALBA andarono al ponte, attraversando il terreno scoperto nel riparo mobile, come una tartaruga metallica a più zampe. Dentro, gli uomini scherzavano e ridevano, ancora divertiti dalla novità dell'aggeggio. " Bene, però adesso basta chiacchierare ", berciò Bruce. " Bisogna cominciare a lavorare. " E cominciarono. Nel giro di un'ora il sole trasformò la scatola di lamiera in un forno. Tutti si misero a torso nudo, colando sudore: Lavoravano di gran lena, avvertendo l'urgenza, dimentichi di tutto ciò che non avesse a che fare con le travi rozzamente segate che gli conficcavano schegge nelle mani. Lavoravano nel caldo bestiale, tra il fracasso dei martelli e la puzza di segatura. Dopo le prime istruzioni, il lavoro procedeva da solo, tra sporadici richiami di Ruffy e Bruce. Per mezzogiorno i quattro longheroni principali, che dovevano chiudere il varco in mezzo al fiume, erano pronti. Bruce ne saggiò la rigidità appoggiandone uno a un'estremità e facendo montare tutti gli uomini in mezzo. La trave composita, sotto quel peso, cedette di due soli centimetri. " Cosa ne dici, capo? " chiese Ruffy, scettico. " Quattro potrebbero anche bastare. Ci metteremo sotto dei pali di sostegno ", rispose Bruce. " Mah, chissà. L'autobotte pesa parecchio. " " Non è un bruscolo ", ammise Bruce. " Ma bisognerà correre il rischio. Faremo passare prima la macchina, poi i camion e l'autobotte per ultima. " Ruffy annuì e si asciugò il sudore con l'avambraccio. I muscoli sotto le ascelle guizzarono. Non c'era flaccidità alcuna nel suo pancione sporgente sopra la cintola. " Mi farei volentieri una birretta ", disse sporgendo le labbra. " La sete mi divora. " " Ne hai? " chiese Bruce, strizzandosi le sopracciglia col dito e facendosi colare il sudore sulla faccia. " Io viaggio sempre con due cose, i calzoni e la scorta di scura spumeggiante. " Raccolse il sacchetto in un angolo del riparo, facendo tintinnare i vetri. " Sentito che bel rumorino, capo? " " Musica ", sorrise Bruce. " Va bene, ragazzi, dieci minuti
di riposo. " Ruffy apriva le bottiglie e le passava in giro, una ogni tre soldati. " Questi arabi non la sanno apprezzare, dargliene di più sarebbe uno spreco ", spiegò a Bruce. Era calda e gasatissima, e non servì che ad accrescere la sete di Bruce. Scolò una bottiglia e la fece volare oltre il riparo. " Va bene, ragazzi ", disse alzandosi. " Posiamo 'sti pali. " " Per essere dieci minuti, mi sembrano passati in un lampo ", commentò Ruffy. " Avrai l'orologio guasto. " L'insetto di lamiera avanzò sulla testa di ponte, con dentro i travoni, faticosamente. Nessuno più rideva. Tutti ansimavano e imprecavano tra i denti. " Legateci le corde! " ordinò Bruce. Andò a controllare personalmente i nodi, poi guardò Ruffy annuendo. " Vanno bene. " " Forza, bastardi! " ruggì Ruffy. " Issate! " Il primo travone si alzò perpendicolare e restò ritto, oscillando, come un albero della cuccagna con le corde pendenti dalla cima. " Due uomini a ogni corda ", ordinò Bruce. " Posatelo piano piano. " Si guardò intorno per verificare che tutti fossero pronti. " Se lo fate cadere in acqua, vi ci butto dentro subito dopo ", ammonì Ruffy. " Calate! " gridò Bruce. Il travone si abbassò sul varco fino all'altro troncone annerito dal fuoco, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente a causa della forza di gravità. " Tenetelo, dannazione, tenetelo forte! " ruggì Ruffy, ingobbito per la tensione. Tutti tiravano le corde con il massimo impegno, ma il travone li trascinava via, cadendo. Finì sull'opposta testa di ponte alzando una nuvola di polvere e schegge, e lì giacque oscillando. " Caro mio, credevo proprio di averlo perduto, questo qua ", esclamò Ruffy prima di urlare ai soldati: " E voi, bastardi, fate più attenzione col prossimo, se non volete fare il bagno nel fiume! " Ripeterono l'operazione col secondo travone, e ancora una volta non riuscirono a frenare la caduta verso la fine. Ma stavolta non ebbero fortuna. L'estremità sbatté contro la testa di ponte, rimbalzò e cadde di lato. " Se ne va! Tirate, bastardi, tirate! " urlò Ruffy. Il travone si abbassò, greve, e infine cadde in acqua, dove cominciò subito la discesa a valle, finché non lo frenarono le corde. Non fu roba da poco tirarlo a riva e ricominciare tutto il procedimento da capo. Cadde in acqua una mezza dozzina
di volte, tra le imprecazioni di Bruce e Ruffy, e sempre nel momento più critico. Nonostante le molte sue virtù, Ruffy era a corto di maledizioni e insulti, sicché gli toccava ripetersi. Bruce se la cavò meglio. Ricordò qualcosa che aveva già sentito, altro inventò. Quando finalmente riuscirono a recuperare il palo, Ruffy si rivolse a Bruce con sincera ammirazione. " Sacramenti davvero bene ", gli diede atto. " Non l'avevo mai sentito prima, ma non c'è dubbio, te la cavi benissimo! Com'era quella della vacca? " Bruce gliela ripeté, un po. civettuolo. " L'hai inventata tu? " chiese Ruffy. " Sull'ispirazione del momento ", ridacchiò Bruce. " Credo sia la più sporca che abbia mai sentito ", disse Ruffy senza celare l'invidia. " Sai capo, dovresti scrivere un libro. " " Prima finiamo di aggiustare 'sto ponte ", disse Bruce. " Poi ci penserò. " Stavolta il travone si dimostrò servizievole. Calò sulla testa di ponte e giacque accanto al suo gemello. " A saraccare come si deve anche le cose obbediscono ", annunciò saggio Ruffy. " Credo sia stata quella della vacca a convincerlo, capo. " Calati i primi due pali, avevano fatto il più difficile. Gli altri ce li trascinarono sopra, sempre riparandosi nello scatolone di lamiera, e venuta sera li avevano già assicurati saldamente con corde e chiodi. Quando il millepiedi di latta tornò al campo, gli uomini erano esausti. Gli sanguinavano le mani per le schegge, ma erano anche molto soddisfatti di sé. " Sergente Jacque, illumina il ponte col riflettore, stanotte. Non vorrei che ai nostri amici venisse in mente di bruciarlo un'altra volta. " " Ci sono ancora poche ore di luce nelle batterie ", gli ricordò Jacque a voce bassa. " Adoperane uno solo ", replicò Bruce senza esitare. " Bisogna assolutamente sorvegliare il ponte tutta la notte. " Poi: " Credi si possa regalare una bottiglia di Birra a testa ai ragazzi che hanno lavorato al ponte oggi? " " Una bottiglia a testa! " disse scandalizzato Ruffy. " Mi sono rimaste solo un paio di casse. " Bruce lo guardò con occhio severo e Ruffy ridacchiò. " Okay, capo. Penso che se la siano meritata. " Bruce rivolse la sua attenzione a Wally Hendry. Seduto sul predellino di uno dei camion, stava pulendosi le unghie con la punta della baionetta. " Tutto a posto qui, Hendry? " gli chiese freddamente. " Sicuro, cosa vuoi che succeda? Che venga a trovarci l'arcivescovo? Che crolli il cielo? Che la tua cosina francese partorisca dei gemelli? " Alzò gli occhi dalle unghie a
Bruce. " Perché non pensate a finire il ponte più presto che potete, invece di venire a farmi delle domande del cazzo? " Bruce era troppo stanco per arrabbiarsi. " Stanotte sei di guardia, Hendry ", disse, " da ora fino all'alba. " " Ma ti sembra giusto? E tu cosa fai stanotte? O è una domanda indiscreta? " " Dormo, ecco cosa faccio. Non me ne sono rimasto al campo a non far nulla tutto il giorno. " Hendry piantò la baionetta nell'erba, tra i piedi, e tirò su col naso. " Be', dalle un po. di quel sonno anche da parte mia, pufoò. " Bruce lo lasciò lì e andò alla Ford. " Ciao, Bruce. Com'è andata oggi? Mi sei mancato ", lo accolse Shermaine, illuminandosi al vederlo. E' bello essere amati; Bruce si sentì subito un po. meno stanco. " Abbiamo quasi finito. Ci vorrà ancora una mezza giornata. " Le sorrise. " Io invece non ti dirò una balla: ho avuto troppo da fare per sentire la tua mancanza. " " Come ti sei conciato le mani! " esclamò lei, prendendogliele. " Sono in uno stato terribile. " " Non sono più tanto carine, eh? " " Adesso vado a prendere un ago e ti tiro fuori le schegge. " Dall'altra parte del laager Wally Hendry incontrò lo sguardo di Bruce e fece un segno allusivo sotto la cintura. Poi, al cipiglio iroso di Bruce, gettò indietro la testa e si mise a ridere divertito. 25. STANDO accanto al fuoco l'indomani mattina con Ruffy e Hendry, Bruce sentiva la pancia borbottare. Nella luce ancora scarsa dell'alba riusciva appena a distinguere il ponte in fondo alla radura. Il tamburo suonava ancora nella giungla, ma ormai non se ne rendevano quasi neanche più conto. Era una cosa scontata, come le zanzare. " Le batterie sono esaurite ", grugnì Ruffy. Il fascio di luce giallastra dei riflettore accarezzava stancamente i travoni. " E' arrivato a stento fino al mattino ", concordò Bruce. " Cristo, che fame ", lamentò Hendry " Mi farei una bistecca alta due dita e un paio di uova fritte. " A questa battuta la bocca di Bruce si riempì d'acquolina. Cercò di non immaginarsi le leccornie evocate da Wally. " Non ce la faremo a passare di là oggi ", disse, e Ruffy si dichiarò d'accordo. " Riusciremo al massimo a finire il ponte. " " Allora senti cosa facciamo ", continuò Bruce. " Io mi occupo dei lavori del ponte. Tu, Hendry, ci coprirai dal campo come ieri. Intanto tu, Ruffy, con una dozzina di
soldati, prenderai un camion e andrai verso Port Reprieve, sulle colline dove la foresta è meno fitta e non ti possono saltare addosso all'improvviso. Lì farai legna, ceppi grossi da bruciare tutta la notte. Illumineremo il perimetro del campo con una serie di falò. " " L'idea è sensata ", concesse Ruffy, " ma per il ponte come si fa? " " Dovremo metterci delle sentinelle ", disse Bruce, e l'espressione dei loro volti cambiò. Si sapeva a cosa stavano pensando. " I ragazzi nella giungla non vedono l'ora di fare un altro banchetto ", ringhiò Hendry " Io la notte su quel ponte non ce la passo di certo. " " Nessuno te lo chiede ", sbraitò Bruce. " Va bene, Ruffy. Va' a far legna; ma tantissima, mi raccomando. " Bruce completò la riparazione del ponte nel tardo pomeriggio. Il periodo più spinoso fu intorno a mezzogiorno, quando con quattro uomini dovette uscire dal riparo e calarsi sulla base dei piloni per applicarci quelli nuovi, a livello del fiume. Qui si trovavano esposti al tiro di frecce dalla riva. Ma non ne arrivarono e tornarono al ponte quasi delusi. Inchiodarono le traversine ai travoni e poi legarono il tutto in una massa compatta. Bruce si allontanò un tantino e contemplò il frutto di quei due giorni di lavoro. " Funzionale ", decise, ad alta voce. " Ma certo non vinceremo nessun premio di ingegneria. " Raccolse la camicia e se l'infilò. Adesso che il sole stava calando aveva quasi freddo sul torso sudato. " A casa, signori ", disse, e i soldati scattarono in posizione dentro il riparo di lamiera. Il riparo metallico girò attorno al laager, posandosi ogni trenta passi come una vecchia che si accinga ad andar di corpo. Tutte le volte che si spostava, si lasciava dietro un falò acceso. Il cerchio di fuochi fu completato prima di buio e il riparo tornò presso il cerchio di camion. " Sei pronto, Ruffy? " chiamò Bruce da dentro il riparo mobile. " Tutto a posto, capo. " Seguito da sei soldati armati fino ai denti, Ruffy schizzò nel riparo mobile e poi si avviarono verso il ponte che avrebbero dovuto sorvegliare. Prima di mezzanotte nel riparo di lamiera cominciò a far freddo. Il vento soffiava sul fiume, e non c'erano nuvole basse a tenere imprigionato il calore dell'insolazione diurna. I soldati aspettavano, rannicchiati nelle mantelle di tela gommata. Bruce e Ruffy, seduti a fianco a fianco contro la parete di lamiera, osservavano il ponte dai fori, alla luce
delle stelle. " Tra un'ora spunta la luna ", mormorò Ruffy. " E' un quarto, ma ci sarà un po. più di luce ", rispose Bruce, e guardò in basso. Aveva fatto togliere una delle traversine e contemplava il buco nero che dava sull'acqua. " Perché non dai un'occhiata con la pila? " disse Ruffy. Bruce se la passò nell'altra mano. " No. L'accenderò quando li sento. " " Potresti anche non sentirli affatto. " " Se discendono il fiume a nuoto e si arrampicano sui pali di sostegno, li sentiamo di sicuro. Sgoccioleranno ", disse Bruce. " Kanaki e i suoi non li hanno sentiti ", fece osservare Ruffy. " Perché non se l'aspettavano ", disse Bruce. Per un po. tacquero. Uno dei soldati si mise a russare sonoramente e Ruffy gli assestò una pedata nel sedere. L'uomo gridò e si mise subito in ginocchio, guardandosi intorno smarrito. " Hai fatto dei bei sogni? " gli chiese Ruffy, sfottente. " Non stavo dormendo ", protestò l'uomo. " Stavo pensando. " " Be', fai meno rumore un'altra volta, pensatore ", ribatté Ruffy. " Sembrava che stessi segando il ponte. " Un'altra mezz'ora si trascinò via con la lentezza di uno storpio. " I falò bruciano bene ", commentò Ruffy, e Bruce si girò a guardare la fioritura di fuochi sulla radura, intorno ai camion. " Sì, dovrebbero durare fino a mattina. " Di nuovo silenzio, rotto solo dalle zanzare e dallo sciabordio del fiume contro i piloni. Shermaine ha ancora la mia pistola, si ricordò Bruce con un soprassalto di preoccupazione; dovevo farmela ridare. Sganciò la baionetta dalla canna del fucile e l'infilò alla cintola. Se si arrivava al corpo a corpo, era facile perdere il fucile. " Cristo, che fame che ho ", borbottò Ruffy accanto a lui. " Sei troppo grasso, ti fa bene un po. di dieta ", ribatté Bruce. E ricominciarono ad aspettare. Bruce guardò nel buco nero dell'assito. Nel buio, gli occhi intessevano fantasie: vaghe forme si muovevano come cose indovinate sotto il pelo dell'acqua in mezzo al mare. Gli si contrasse lo stomaco e combatté l'impulso di accendere la pila e guardare meglio. Chiuse gli occhi per riposarli un po. Conterò lentamente fino a dieci, decise, poi guarderò ancora. La mano di Ruffy si chiuse sul suo braccio; la stretta delle dita trasmetteva allarme come una corrente elettrica. Bruce spalancò gli occhi. " Ascolta ", gli bisbigliò all'orecchio Ruffy.
Bruce sentì. Un beve gocciolio d'acqua sull'acqua, sotto di loro. Poi qualcosa sbatté contro il ponte, ma così piano che sembrava un rumore immaginario. " Sì ", bisbigliò Bruce. Avvertì con la mano il soldato più vicino, che si irrigidì al tocco. Respirando a fatica, con la bocca secca, Bruce attese che tutti i soldati fossero avvertiti. Poi infilò la canna del fucile mitragliatore nel buco, respirò profondamente e accese la torcia elettrica. La scena che gli si presentò era inquadrata dalle assi come un'illustrazione. Corpi neri, nudi, lustri d'acqua, tutti tatuati. Una faccia levata a fissarlo, fronte alta e curva sopra occhi bianchissimi e naso schiacciato. La lama lunga e scintillante di un panga, il machete africano. Umanità a grappoli abbarbicata ai piloni come zecche intorno alle zampe dei bufali. Braccia, gambe e torsi lucidi si confondevano in un solo organismo, orrido come qualche viscido mostro marino. Bruce sparò nel mucchio. Il fucile mitragliatore gli rimbalzava contro la spalla, e la vampa lampeggiante rendeva la scena ancor più spaventosa. I corpi ammassati si dibattevano disperatamente come topi in trappola. Cadevano nel fiume, si aggrappavano ai pali, si contorcevano investiti dalle pallottole, urlavano e gemevano tra gli spari. Bruce finì il caricatore e ne cercò un altro con la mano. Ruffy e i soldati si sporgevano dal ponte e sparavano di sotto, spazzando i piloni con lunghe raffiche, i volti accesi dalle vampe che stagliavano contro il cielo la loro figura. " Ne arrivano ancora! " gridò Ruffy. " Non lasciateli salire sul ponte! " Dal buco ai piedi di Bruce spuntò la testa e il torso nudo di un uomo con un panga in mano. Abbagliato dalla torcia elettrica, vibrò un colpo mirando alle gambe di Bruce, che saltò indietro e riuscì a evitare per un pelo un rovinoso colpo di mannaia al ginocchio. Il guerriero ne approfittò per strisciare fuori dal buco, urlando in preda a esaltazione bellicosa. Bruce vibrò a quel volto deformato un colpo con la canna del fucile scarico, mettendoci tutta la forza. La canna penetrò nell'occhio del baluba, mirino e tutto, sparendo per una decina di centimetri nell'orbita, e fermandosi solo contro l'osso. Dal globo oculare infranto scorreva sull'acciaio brunito della canna un liquido incolore. Muovendo il fucile, Bruce cercò di liberarlo, ma non ci riuscì, il mirino glielo impediva come un dente di fiocina. Il baluba aveva lasciato andare il panga e aveva afferrato la canna con le mani. Gemeva, coricato sulla schiena, la testa che sbatteva qua e là ogni volta che Bruce cercava di recuperare il fucile. Dietro di lui un altro baluba si affacciò fuori del buco. Bruce lasciò andate il fucile e raccolse il panga. Scavalcò il corpo del primo baluba, che si contorceva ancora, e a
due mani levò il pesante coltellaccio sopra la testa. Il guerriero era intrappolato nel buco, mezzo fuori e mezzo dentro, impotente a difendersi. Guardava Bruce a bocca aperta. Come chi spacchi legna, Bruce gli calò un fendente sulla testa con tutta la sua forza. Il contraccolpo li indolenzì le spalle. La lama si spezzò all'impugnatura e restò conficcata nel cranio del baluba. Ansimando forte, Bruce si rialzò e si guardò freneticamente intorno. Da un lato del ponte i baluba salivano formicolando sulla carreggiata. La loro pelle nera e bagnata rifletteva la luce stellare. Uno dei suoi soldati giaceva in una pozza scura, con la testa arrovesciata all'indietro e il fucile ancora in mano. Ruffy e gli altri stavano ancora sparando di sotto, affacciati all'altro parapetto. " Ruffy! " gridò Bruce. " Guarda dietro! Stanno salendo! " Buttò via il manico del panga e scattò verso il fucile del soldato morto. Ne aveva bisogno. Prima che riuscisse ad afferrarlo, fu assalito da un guerriero nudo. Schivò il suo fendente e l'abbracciò in corpo a corpo. Viscido e sinuoso, il guerriero cercava di divincolarsi. Puzzava di burro rancido. Caddero a terra. Bruce trovò il punto giusto, sotto il gomito con cui l'avversario stringeva il panga, e ci scavò dentro col pollice. Il baluba urlò e lasciò cadere la rozza scimitarra. Bruce gli passò il braccio intorno al collo e con l'altro tentò di impugnare la baionetta, mentre il guerriero baluba cercava di cavargli gli occhi. Riuscì a dargli un bel graffio sul naso, ma ormai Bruce era armato. Puntò la baionetta contro il torace del guerriero e spinse. L'acciaio cozzò contro una costola, e a quella puntura il baluba raddoppiò l'impeto della lotta. Bruce girò la lama, lavorando di polso, e strangolando il baluba con l'altro braccio. La punta della baionetta trovò il varco tra le costole. Come chi prenda una vergine, a un tratto non ci fu più resistenza alla penetrazione, e la lama scivolò tutta dentro. Il baluba fu squassato dalle contorsioni della morte. Il manico del pugnale sbatteva nel palmo di Bruce. Questi non aspettò che morisse. Tirò fuori la lama, vincendo il risucchio dei tessuti che aderivano, e si rialzò in tempo per vedere Ruffy che, afferrato un baluba per i piedi, lo scagliava nel fiume di peso. Strappò il fucile di mano al morto e si girò. Altri baluba stavano scavalcando il parapetto, freneticamente, gridando e calpestandosi a vicenda. Bruce li investì con una lunga raffica, spazzandoli via come una fila di corvi da uno steccato, pensò con tetraggine. Poi si affacciò e innaffiò di piombo anche i piloni. Il fucile si scaricò. Inserì un caricatore nuovo che aveva in tasca e guardò giù, ma era tutto finito. Cadevano nel fiume, o si buttavano, riemergendo molto più a valle. Tutti i
piloni erano sgombri. Abbassò il fucile e si guardò intorno. Tre soldati stavano finendo il guerriero ferito da Bruce, che ancora gemeva, mentre i tre infierivano a colpi di baionetta. Distolse lo sguardo. La luna si affacciava proprio allora sopra la cima degli alberi. Si vedeva un corno solo, circondato da un alone rossastro. Bruce si accese una sigaretta e dietro di lui gli orridi rumori cessarono. " Tutto a posto, capo? " " Sto bene. E tu, Ruffy? " " Muoio di sete. Spero che non abbiano fregato la birra. " Dal primo sparo all'ultimo, calcolò Bruce, saranno passati quattro minuti al massimo. Così è la guerra: sette ore di attesa e di noia, poi quattro minuti di impegno strenuo. Non solo la guerra, è così anche la vita, pensò. Poi le gambe presero a tremargli e gli venne la nausea. Era cominciata la reazione. " Cosa succede? " Era Hendry che gridava dal campo. " Va tutto bene? " " Li abbiamo respinti ", gridò Bruce. " Tutto bene, puoi tornare a dormire. " Bisogna che mi metta subito seduto, si disse. A parte i tatuaggi sulle guance e sulla fronte, i lineamenti dei baluba morti non erano molto diversi da quelli dei bambala e dei bakuba che militavano con Bruce. Guardò il cadavere alla luce della pila. Braccia e gambe erano magre ma muscolose, la pancia sporgente per gli anni di denutrizione. Era un fisico brutto, storto e rachitico. Bruce tornò a illuminare la faccia. Le ossa del cranio sottopelle formavano piani spigolosi, il naso schiacciato e i labbroni davano un'impressione di brutalità ripugnante. Adesso quelle labbra scoprivano in una smorfia d'agonia i denti limati e appuntiti a mo' di squalo. " Questo è l'ultimo, capo. Adesso lo sbatto nel fiume. " Ruffy parlò nel buio accanto a lui. " Bene. " Ruffy si chinò grugnendo e gettò il cadavere in acqua. Poi si pulì le mani sul parapetto e andò a sedersi vicino a Bruce. " 'Sti maledetti scimmioni. " Il tono di Ruffy era carico dell'amarò antagonismo tribale africano. " Quando i rompicoglioni dell'ONU se ne andranno, bisognerà fare pulizia. Questi fottuti baluba hanno bisogno di una dura lezione. " Così vanno le cose, pensò Bruce. Ebrei e gentili, cattolici e protestanti, bianchi e neri, bambala e baluba. Guardò l'orologio: mancavano ancora due ore all'alba. La reazione nervosa al combattimento gli stava passando:
la mano che reggeva la sigaretta non tremava più. " Non tornano di sicuro ", disse Ruffy. " Se vuoi adesso puoi farti una dormitina, capo, starò sveglio io. " " No, grazie, ti faccio compagnia. " Non era ancora abbastanza rilassato da poter dormire. " Allora, che ne diresti di una birra? " " Grazie! " Sorseggiandola, Bruce guardò i fuochi intorno al cerchio di camion. Stavano spegnendosi, ma Ruffy aveva ragione: per quella notte i baluba non avrebbero più attaccato. " Allora, dimmi un po. che te ne pare della libertà? " " Come, capo? " Ruffy non capiva la domanda, e lo guardava sconcertato. " Non sei contento, adesso che i belgi se ne sono andati? " " Mi sembra una bellissima cosa. " " E se Ciombé fosse costretto ad arrendersi al governo centrale? " " Quegli sporchi arabi vogliono soltanto il nostro rame ma saranno cazzi da cagare per loro ", berciò Ruffy. " Qui comandiamo noi. " Era la gran giostra del potere in Africa. Sono in sella, prova a disarcionarmi! Come in tutte le questioni di mera sopravvivenza, le considerazioni morali e ideologiche non c'entravano un bel niente, salvo per qualche spettatore interessato di Londra, Mosca, Washington e Pechino. Arrivano tempi duri, pensò Bruce. Anche il mio Paese, quando salterà in aria., farà sembrare la guerra d'Algeria un vero scherzetto. 26. IL sole era sorto e gettava sulla radura ombre lunghissime. Bruce, accanto alla Ford, guardava il ponte e il riparo mobile di lamiera sull'altra riva. Si rilassò un attimo, riesaminando con calma tutti i preparativi del passaggio. Aveva dimenticato qualcosa? C'era qualche accorgimento tale da rendere più sicuro l'attraversamento del ponte? Nel riparo, sull'altra riva, c'era Hendry con una dozzina di uomini pronti a respingere un eventuale attacco da quella parte. Shermaine avrebbe passato il ponte per prima con la Ford. Poi i camion, vuoti, per render minimo il rischio che il ponte crollasse sotto il loro peso, o cedesse rendendo problematico il passaggio dell'autobotte. Man mano che i camion fossero arrivati di là, avrebbe pensato Hendry a far salire gli uomini al riparo dello scudo di lamiera e dei teloni. L'ultimo camion sarebbe passato carico. Era pericoloso
ma inevitabile. Infine, Bruce stesso si sarebbe messo alla guida dell'autobotte e l'avrebbe portata di là. Non per fare l'eroe, anche se era il compito più pericoloso che li aspettava quel mattino, ma perché non si fidava di nessun altro per questo, neanche di Ruffy. La benzina dell'autobotte costituiva il loro lasciapassare per Elisabethville. Aveva già fatto il pieno a tutti i camion, ma non bastava nemmeno ad arrivare fino a Msapa Junction. Guardò Shermaine al volante della Ford. " Tienila in prima e procedi lentamente ma regolare. Qualunque cosa succeda, non fermarti sul ponte. " Lei annuì. Era tranquilla, e gli sorrise. Bruce, guardandola, provò un empito d'orgoglio. Era minuta e carina, ma oggi stava facendo il lavoro di un uomo. Continuò il discorso. " Appena sarai sull'altra riva, ti manderò dietro un camion. Hendry ci farà salire sopra i primi sei uomini e poi verrà a prendere gli altri. " " Signorsì, Napoleone. " " Stanotte me la paghi ", l'avvertì. " Adesso vai. " Shermaine lasciò la frizione e la Ford si avviò sobbalzando sul terreno ineguale. Prendendo un po. di velocità, imboccò il ponte. Bruce trattenne il respiro, ma quando la macchina passò sul tratto riparato ci fu solo un leggero dondolio della struttura. " Meno male ", disse Bruce tirando il fiato, e guardò Shermaine che si avvicinava al riparo di lamiera sull'altra riva. " Allez! " gridò Bruce all'autista negro del primo camion. Quello sorrise, salutò con la mano e partì. Guardando ansioso il passaggio, Bruce s'accorse che i travoni cedevano visibilmente, scricchiolando sotto il peso. " Non va mica tanto bene ", borbottò. " Già ", annuì Ruffy. " Capo, perché non fai guidare l'autobotte a qualcun altro? " " Ne abbiamo già discusso ", gli rispose Bruce senza girar la testa. Dall'altra parte del fiume Hendry stava trasferendo gli uomini dal riparo in lamiera sul camion. Poi la casupola di latta cominciò il noioso viaggio di ritorno per accompagnare gli uomini del secondo camion. Ci vollero quattro ore a far passare tutti i camion, e Bruce diventò sempre più impaziente. La cosa più lunga erano gli avanti-indietro degli uomini protetti dal riparo di lamiera. Ogni volta ci voleva un quarto d'ora. Finalmente restarono da questa parte solo l'ultimo camion e l'autobotte. Bruce accese il motore e inserì. La prima ridotta, poi suonò il clacson. L'autista del quinto camion alzò la mano
in un gesto d'intesa e partì. Il camion arrivò sul ponte. Era carico: c'erano venti uomini a bordo. Arrivò in mezzo, sul tratto rifatto, e rallentò, quasi fermandosi. " Avanti! Avanti! Non fermarti, coglione! " gridava Bruce, pieno di rabbia impotente. L'autista aveva dimenticato le sue raccomandazioni. Procedeva lentissimamente, e il ponte cedette in maniera allarmante sotto il peso quasi statico che ci gravava sopra. Il telone cominciò a oscillare. Si sentivano i gemiti delle travi sopra il rombo dei motori accesi. " Stronzo, stronzo, stronzo ", berciava tra i denti Bruce. A un tratto si sentì fin troppo solo e indifeso lì sulla riva nord, mentre il ponte veniva massacrato dall'incompetenza dell'autista del camion. Si avviò verso l'imbocco. L'altro guidatore era ormai in preda al panico. Faceva urlare il motore, e le ruote motrici giravano all'impazzata alzando il fumo nero delle gomme. Una traversina si schiantò. Poi il camion schizzò avanti e guadagnò rombando l'altra riva. All'imbocco del ponte Bruce frenò e si mise a riflettere in fretta, esitando. La cosa giusta da fare era riparare il danno al ponte prima di rischiarci sopra la pesante autobotte. Ma ciò significava un altro giorno di ritardo. Nessuno aveva mangiato dal mattino precedente. Era il caso di azzardare? Le probabilità erano equivalenti: testa, riusciva a passare; croce, finiva nel fiume con l'autobotte. Non fu lui a prendere la decisione. Dalla riva meridionale la mitragliatrice Bren aprì il fuoco. Bruce saltò sul sedile e si guardò intorno. Le fucilate seguivano i traccianti che si abbattevano sulla sua riva, di fianco all'autobotte. Da principio non riuscì a capire. Le cose erano precipitate troppo in fretta. Tutto era confusione e caos. Un movimento attirò il suo sguardo nello specchietto retrovisivo. Bruce sussultò e si voltò scavezzandosi il collo. " Cristo! " imprecò impaurito. Dalla giungla ai due lati della radura centinaia di baluba si riversavano correndo nella sua direzione, allo scoperto, i copricapi di piume oscillanti, i perizomi di pelli sulle gambe mulinanti, i grossi panga levati. Una freccia colpì il, serbatoio metallico dell'autobotte. Bruce accelerò, strinse forte il volante con entrambe le mani e scese a imboccare il ponte. Sopra gli spari sentiva lo strillo lacerante dei baluba, l'urlo di battaglia di duecento guerrieri esaltati. Erano vicinissimi. Diede una guardatina allo specchietto retrovisivo, e si spaventò tanto che quasi schiacciò l'acceleratore a tavoletta. Il baluba più vicino era a meno di dieci passi di distanza. Si distinguevano le cicatrici rituali sulla faccia e sul petto.
Controllandosi a stento, imboccò la parte rabberciata del ponte a trenta all'ora. Cercò di chiuder la mente agli strilli incalzanti e alle raffiche di mitra che vedeva divampare furiosamente dalle canne dei suoi soldati dall'altra parte del fiume. Le ruote anteriori salirono sul tratto rabberciato e Bruce sentì gemere forte e piegarsi i travoni. L'autobotte procedette e anche le ruote posteriori scaricarono il peso sul ponte. Il gemito delle travi diventò un incessante crepitio. L'autobotte rallentò mentre il ponte cedeva; le ruote giravano senza far presa, scivolando da una parte. Un forte schianto segnalò la rottura di una delle travi longitudinali, e Bruce sentì l'autobotte sedersi. Guardava col muso in alto e scivolava indietro. " Salta giù! " gli strillava il cervello. " Salta giù, sta cadendo! " Afferrò la maniglia della portiera, ma proprio in quella il ponte crollò. L'autobotte si ribaltò sul fianco. Bruce fu sballottato nella cabina da una forza irresistibile. Andò a finire coi piedi sotto il sedile del passeggero, le braccia impigliate nella cinghia del fucile. L'autobotte volò nel fiume, e Bruce sentì lo stomaco andargli in bocca come su un gigantesco otto volante. La caduta durò solo un attimo, poi l'autobotte urtò l'acqua. Subito svanirono le urla dei baluba e gli spari. La cabina affondò. Ora Bruce vedeva la massa fredda e verdastra dell'acqua torbida, come in un acquario. Con un beve dondolio l'autobotte si inabissava nel fiume verde. " Mio Dio, che brutta fine! " esclamò cercando di rialzarsi dal pianale della cabina. Aveva nelle orecchie i sibili e i gorgoglii delle bolle d'aria che sfuggivano dalla cabina, salendo lungo i finestrini verso la superficie in nuvole d'argento. L'autobotte stava ancora affondando, e Bruce capì dal male alle orecchie che nella cabina la pressione aumentava. Aprì la bocca e inghiottì convulsamente più volte, riuscì a compensare la pressione sui timpani ronzanti e il dolore passò. L'acqua entrava a schizzi dal pianale e dagli strumenti del cruscotto. La cabina si stava rapidamente allagando. Bruce aprì la maniglia e spinse forte la portiera con la spalla. Non si mosse di un millimetro. Ci riprovò facendo leva coi piedi sul cruscotto, spingendo fino a farsi uscire gli occhi dalla testa, ma niente da fare. L'immensa pressione dell'acqua circostante la teneva bloccata. " Il parabrezza ", gridò. " Devo romperlo! " Afferrò il fucile. L'acqua gli arrivava alla vita. Imbracciò l'arma e appoggiò la canna al vetro. Stava per fare fuoco, ma ci ripensò. Era un suicidio. Il colpo, in quell'ambiente ristretto e supercompresso, gli avrebbe sfondato i timpani, e subito
dopo la pressione dell'acqua gli avrebbe sparato tutti i vetri in faccia, accecandolo nel migliore dei casi. Posò il fucile, disperato. Il panico svaporava pian piano nella gelida certezza della sconfitta. Era intrappolato in fondo al fiume, a venti metri di profondità. Non c'era modo di uscirne. Pensò di tirarsi un colpo in bocca, per affrettare la fine inevitabile, ma rifiutò subito l'idea. Non in quel modo, mai in quel modo! Sferzò la mente, per sottrarla alle grinfie della disperazione e al gelo della morte prevista e sicura. Doveva esserci il modo. Pensaci, maledizione, pensaci! L'autobotte stava ancora beccheggiando, dunque non si era adagiata sul fondo. Da quanto tempo era sott'acqua? Almeno una ventina di secondi. Doveva essere arrivata giù da un pezzo. A meno che... Bruce si sentì nuovamente pervadere dalla speranza. Ma sì! ma sì, perdio! Quell'attrezzo doveva galleggiare per forza. Il serbatoio da tremila litri, ormai, ne conteneva solo settecento: e sia l'aria sia la benzina sono più leggere dell'acqua. Si trovava a bordo di una grande boa, dal dislocamento di quasi diciotto tonnellate. A conferma del ragionamento sentì crepitare i timpani. La pressione diminuiva! Stava tornando a galla. Guardò l'acqua verde fuori del finestrino. Non c'erano più nuvole argentee che salivano: le bolle sembravano ferme oltre il vetro. L'autobotte, dopo essere affondata per lo slancio, adesso risaliva alla stessa velocità dell'aria. Vacqua si scolorì pian piano fino al verdino della Chartreuse. E Bruce scoppiò a ridere istericamente. Appena se ne accorse, ammutolì di colpo. L'autobotte riemerse. Dietro l'acqua che colava sui vetri della cabina Bruce distinse il profilo distorto della riva meridionale. Afferrò la maniglia e stavolta la portiera si aprì subito. L'acqua irruppe in cabina e Bruce uscì vincendo quel fiotto. Con un'occhiata valutò la propria posizione. Era una cinquantina di metri a valle del ponte. I baluba non si vedevano più: probabilmente erano tornati a nascondersi nella giungla. Si tuffò verso la riva meridionale, sentendo vagamente le grida d'incoraggiamento dei suoi soldati. Dopo una dozzina di bracciate capì di essere nel guai. Gli stivali e l'uniforme lo tiravano sotto. Riuscì a togliersi l'elmetto, poi cercò di levarsi anche la giubba e dovette immergersi quattro volte prima di riuscire a liberarsene. Gli andò dell'acqua nei polmoni. Sentiva le gambe pesanti e senza forza. La riva era troppo lontana. Non ce l'avrebbe mai fatta.
Tossendo dolorosamente, cambiò direzione e cercò di raggiungere il ponte controcorrente. Affondava. A ogni bracciata faceva più fatica a tirar fuori le mani. Qualcosa cadde nell'acqua molto vicino a lui. Non gli prestò la minima attenzione. Tutt'a un tratto una grande indifferenza si era abbattuta su di lui: era il primo segno dell'annegamento. Respirò fuori tempo e gli andò altra acqua nei polmoni. Il male lo fece tossire convulsamente di nuovo. Annaspava penosamente ormai, sputacchiando e tossendo. Ancora una volta qualcosa gli cadde vicino, e stavolta alzò la testa. Una freccia lo sorvolò. Subito tante altre cominciarono a piovergli intorno. Erano i baluba nascosti nella vegetazione della riva che gli tiravano addosso. Una pioggerella di frecce si abbatteva intorno alla sua testa. Bruce si rimise a nuotare, lottando disperatamente contro la corrente. Ma ben presto non riuscì più a stare a galla. Gli stivali lo tiravano sotto. Alzò la testa. Il ponte era vicino, a una quindicina di metri, ma sapeva che per lui valevano mille chilometri. Non ce l'avrebbe fatta. Le frecce che gli piovevano intorno non gli infondevano più terrore, solo una leggera irritazione. Ma perché non mi lasciano in pace? Non gioco più. Voglio solo rilassarmi un po. Sono stanco, sono stanchissimo. Smise di muoversi e sentì l'acqua fredda chiudersi sopra il naso e la bocca. " Resisti, capo. Arrivo! " Il gridò penetrò nella nebbia grigia che oscurava la mente dell'uomo sul punto di annegare. Scalciò e la testa riemerse ancora una volta dall'acqua. Guardò il ponte. Completamente nudo, il pancione che sobbalzava a ogni passo, le gambotte mulinanti, il gran malloppo dei genitali allegramente sbattuto qua e là, nero come un ippopotamo alla carica, il sergente maggiore Ruffararo correva lungo il ponte. Raggiunse il varco aperto dal crollo e montò sul parapetto. Le frecce piovevano intorno a lui sibilando come tafani infuriati. Una gli sbatté sulla spalla senza pungerlo e lui la scrollò via infastidito, poi saltò pesantemente in acqua. " Dove cazzo sei, capo? " Bruce esalò una risposta strozzata e Ruffy venne alzando spruzzi altissimi, in pessimo stile, al suo soccorso. Lo raggiunse. " Sempre nei pasticci! " grugnì. " Certa gente non impara proprio mai! " Lo acciuffò per i capelli. Dibattendosi appena, Bruce sentì la testa andare a incastrarsi
sotto l'ascella di Ruffy. Ora veniva trascinato per l'acqua. Ogni tanto coglieva al volo l'occasione di respirare, ma generalmente aveva la faccia sotto. Perdeva lentamente i sensi. La coscienza se ne andava, se ne andava. Sbatté la testa contro qualcosa di duro, ma era troppo debole anche per alzare la mano. " Svegliati, capo. Potrai fare una dormitina dopo. " Era la voce di Ruffy che gli tuonava nelle orecchie. Aprì gli occhi e vide il pilone del ponte. " Forza. Non posso issarti io li sopra. " Ruffy si era messo al riparo dalle frecce, ma la corrente tirava, minacciando di portarli via. Ormai privo di forze, Bruce ciondolava nell'acqua. " Forza, svegliati. " Ruffy gli tirò uno sberlone in faccia. Lo shock lo riscosse: Bruce tossì e un miscuglio d'acqua e vomito gli salì nel naso e in bocca. Poi ruttò dolorosamente e vomitò di nuovo. " Come va, adesso? " gli chiese Ruffy, pulendogli la faccia con un po. d'acqua. Meglio di prima. " Okay? Ce la fai? " Bruce annuì. " Allora andiamo. " Aiutato in qualche modo da Ruffy, si arrampicò sul pilone aggrappandosi alle corde che univano i pali. Sentiva i polmoni gorgogliare a ogni respiro. " Sentimi bene, capo. Sul ponte saremo allo scoperto. Pioveranno altre frecce e non sarà il caso di sedersi a prender fiato, okay? Bisognerà anzi scavalcare in fretta il parapetto e partire di corsa verso riva, hai capito? " Bruce annuì ancora. Vide sopra di sé le traversine della carreggiata. Si aggrappò, ma non aveva la forza di issarsi sul ponte. " Sta' li ", gridò Ruffy, e con un pesante volteggio montò sul ponte. Le frecce ricominciarono a piovere. Una si piantò nel palo a una decina di centimetri dalla faccia di Bruce, e restò li vibrando. Pian piano, lui perdeva le forze. Non ce la faccio a resistere, pensava. Adesso cado. Ma la manona di Ruffy gli si chiuse intorno al polso e lo sollevò di peso. Bruce vide l'acqua scorrere cinque o sei metri sotto. Fu tirato in salvo per un braccio. La camicia si strappò contro il parapetto, il torace si escoriò, ma in qualche modo ruzzolò sul ponte. Sentì vagamente le raffiche di copertura dalla riva amica, le frecce che cadevano intorno, e la voce di Ruffy. " Forza, capo, alzati. " Si sentì trascinare in avanti. Aveva le gambe di gomma e vacillava stordito accanto a Ruffy. Poi non arrivarono più frecce nei pressi: i piedi calcarono terra e non più assi. Su di lui voci e mani che lo sollevarono e lo depositarono
a faccia in giù sul pianale di un camion. Una pressione ritmica sul torace: qualcuno gli faceva la respirazione artificiale. Il fiotto caldo dell'acqua rigurgitata in gola, la voce di Shermaine. Non riuscì a capire cosa diceva, ma gli bastò sentirla per considerarsi in salvo. Oscuramente, nella nebbia dell'incoscienza, comprendeva che quella voce era il suono più importante della sua vita. Vomitò un'altra volta. Dapprima lentamente, poi sempre più in fretta, Bruce tornò dai confini dell'oblio. " Basta, basta ", farfugliò sottraendosi al sergente Jacque che gli stava praticando la respirazione artificiale. Il movimento scatenò un altro accesso di tosse. Sentì la mano di Shermaine posarglisi sulla spalla. " Bruce, devi riposarti, ora. " " No. " Si agitò per rimettersi seduto. " Bisogna tagliare subito la corda ", sbraitò. " Non c'è fretta, capo. Abbiamo lasciato i baluba sull'altra riva. Tra noi c'è un fiume. " " Come fai a saperlo? " lo sfidò Bruce. " Be'... " " Non puoi ", dichiarò Bruce. " Potrebbero essercene anche di più da questa parte. " Tossì di nuovo, dolorosamente, e poi proseguì. " Bisogna partire entro cinque minuti, di' che si preparino. " " Okay. " Ruffy fece per andarsene. " Ruffy! " " Capo? " Si girò, in attesa. " Grazie. " Ruffy fece un sorrisetto compunto. " Non c'è di che. Tanto avevo bisogno di un bagno. " " A casa ti offrirò da bere. " " Non lo dimenticherò ", l'avvertì serioso Ruffy, e scese dal camion. Bruce lo sentì gridare ordini agli uomini. " Pensavo di averti perduto. " Shermaine gli cingeva ancora le spalle col braccio e Bruce per la prima volta la guardò. " Cara ragazza, non credere di liberarti di me così facilmente ", le assicurò. Si sentiva già molto meglio. " Bruce, voglio... Non so spiegarti... " Incapace di trovare le parole, si chinò a baciarlo sulla bocca. Quando si separarono, il sergente Jacque e i due soldati ridevano allegramente. " Adesso stai benissimo, eh, capitano? " " Già ", ammise Bruce. " Su, preparatevi alla partenza. " Dal sedile del passeggero della Ford, Bruce lanciò l'ultima occhiata al ponte. Il pezzo riparato da loro pendeva come un ponte levatoio infranto nell'acqua. Al di là giacevano dei guerrieri baluba morti, che in distanza sembravano bamboline di
plastica illuminate dal sole. Molto più a valle l'autobotte, trascinata dalla corrente, si era arenata sul sabbione, e giaceva semisommersa su un fianco. Si vedeva chiaramente l'insegna gialla e rossa della Shell. E il fiume continuava a scorrere, verde e imperscrutabile, con la giungla che lo serrava da presso. " Andiamo via di qui ", disse Ruffy. Shermaine accese il motore e la colonna di veicoli si mosse. Superato il folto in riva al fiume, sboccò in una foresta un po. più rada. Bruce guardò l'orologio. L'interno era annebbiato. Lo portò all'orecchio. " Sta caffettiera non va più. Che ore fai? " " L'una meno venti. " " Abbiamo perso mezza giornata ", deplorò tristemente Bruce. " Arriveremo a Msapa Junction prima di buio? " " Senz'altro no. Per due buone ragioni: primo, è troppo tardi; secondo, non abbiamo abbastanza benzina. " " Cosa intendi fare? " gli chiese con calma, come avesse cieca fiducia in lui. Mi chiedo quanto durerà, si domandò Bruce cinicamente. All'inizio sei un dio, privo di debolezze umane. Ti impongono un livello di perfezione assoluta. E non appena le deludi, il loro mondo crolla. " Penseremo a qualcosa ", le assicurò. " Ne sono certa ", assentì compiacente, e Bruce sogghignò. Il guaio era che ci credeva davvero, e perfino lui ci credeva! Quando ci si innamora, ci si sente alti tre metri. Passò all'inglese, per escludere dalla conversazione i due soldati seduti dietro. " Sei la cosa più bella che mi sia capitata in trent'anni. " " Oh, Bruce. " Lei si voltò a guardarlo, e l'intensità della sua espressione, amorosa e confidente, colpì l'uomo in maniera quasi fisica. Terrò in vita questa cosa, si ripromise. La nutrirò con cura e la proteggerò dai pericoli dell'egoismo e dell'abitudine. " Oh, Bruce, ti amo tantissimo, sai? Stamattina, quando... Quando credevo di averti perduto, quando ho visto l'autobotte precipitare nel fiume... " Deglutì, gli occhi pieni di lacrime. " Era come se se ne fosse andata la luce per me. Era tutto buio, tutto buio e freddo senza di te. " Assorta in quello che stava dicendo, Shermaine dimenticò la guida e fece sbandare la macchina. Riuscì a tenerla in strada per miracolo. " Ehi, sta' attenta! " l'ammonì Bruce. " Per quanto anch'io ti ami tanto, devo dire che sei una pessima guidatrice. Fermati, che guido io. " " Ti sentì abbastanza bene? " " Ma sì, fermati li. " Andarono avanti piano per tutto il pomeriggio, vincolati dalla bassa velocità dei camion. Due volte attraversarono
dei villaggi baluba deserti, dove le capanne d'erba si stavano disintegrando e i campetti coltivati erano pieni di erbacce. " Dio, che fame. Mi ha fatto venire il mal di testa. Ho l'impressione di aver la pancia piena di acqua calda ", lamentò Bruce. " Non credere di esser l'unico. E' la dieta più tremenda che abbia mai fatto, devo aver già perso due chili! Purtroppo dimagrisco sempre nei punti sbagliati, mai sul sedere ", disse Shermaine. " Benissimo! " esclamò Bruce. " A me piace così, non perdere neanche un etto lì! " Si girò a guardare i due soldati. " Avete fame? " chiese in francese. " Mon Dieu! " esclamò il più grasso. " Se non mangio, stanotte non riuscirò a dormire. " " Forse qualcosa riusciamo a rimediare ", disse Bruce dando un'occhiata al paesaggio circostante, che negli ultimi cento chilometri era cambiato. " Sembra una zona ricca di selvaggina, ho visto un sacco di tracce sulla strada. Tenete gli occhi aperti. " Gli alberi erano alti e ben distanziati, e in mezzo cresceva l'erba. I rami non si intersecavano e sopra si vedeva il cielo. Qua e là si aprivano radure paludose piene di canne, erba grassa e palmizi. " C'è ancora una mezz'ora di luce, magari incontriamo qualcosa. " Guardò la colonna di camion nello specchietto retrovisivo. Ormai dovevano essere quasi senza benzina. C'era però il vantaggio che erano usciti dalla giungla, e mancavano un centinaio di chilometri a Msapa Junction. Guardò l'indicatore: il serbatoio era mezzo pieno. La macchina ci poteva arrivare, i camion no. Ma certo! Quella era la soluzione. Bisognava accamparsi in un posto adatto, e proseguire con la Ford in cerca di soccorsi. Senza i camion a rallentarlo, poteva arrivare a Msapa Junction in due ore. Alla stazione c'era il telegrafo, anche se l'operatore era scappato come tutti gli altri. " Dall'altra parte di questo torrente ci fermiamo ", disse Bruce rallentando per imboccare la discesa al guado. L'acqua era bassissima, non arrivava neanche ai mozzi. Passarono sobbalzando sui sassi del fondo. Dall'altra parte Bruce accelerò per risalire sulla sponda alberata. " Là! " gridò uno dei soldati sul sedile di dietro, e Bruce guardò nella direzione indicata. Nei pressi della strada, intenti a pascolare vicini, a testa bassa, le corna funereamente curve, le groppe nere e imponenti, c'erano due grossi bufali maschi. Bruce frenò sbandando e afferrò il fucile. Schizzò fuori dalla macchina. Con uno sbuffo e uno scrollone della testa cornuta i bufali
si avviarono al galoppo. Bruce mirò al primo, all'attaccatura del collo. Sparò e sentì la pallottola andare a segno con un tonfo carnoso. Il bufalo rallentò, rompendo l'andatura. Le zampe anteriori cedettero e sbatté il muso a terra, rotolando e scalciando. Proseguendo armonicamente il movimento, senza abbassare il fucile, Bruce inquadrò nel mirino il secondo bufalo al galoppo e sparò ancora. Di nuovo udì l'impatto del proiettile nella carne del bestione. Il bufalo cadde, ma dopo un istante si rialzò e continuò a galoppare come un grottesco cavallo a dondolo. Era molto grosso, con chiazze di calvizie sul pancione. Bruce tornò a puntare alla spalla e sparò altre due volte in rapida successione, mirando basso, al cuore, e colpendo giusto, perché il bufalo era così vicino da poter vedere le ferite aprirsi sulla pelle. Il galoppo si trasformò in un trotto ancor più sbilenco, testa bassa, bocca spalancata, zampe che cominciavano a cedere. Mirando bene al muso, Bruce sparò di nuovo. Il bufalo muggì - un verso triste e solitario - e poi crollò nell'erba. " Bel colpo, capo! " applaudì Ruffy. " Voglio farmi un pezzo di trippa grosso come un lenzuolo! " " Prima accampiamoci, però ", disse Bruce, le orecchie che ancora gli fischiavano per gli spari. " Fai disporre in cerchio i camion. " " Ci penso io. " Bruce si avvicinò al primo bufalo e restò un momento a guardare mentre una dozzina di soldati lo giravano a fatica e comiciavano a macellarlo. Nelle pieghe della pelle dell'animale fra ventre e zampe, c'erano grappoli di zecche bluastre. Notò meccanicamente che la testa sarebbe stata un buon trofeo. Lampiezza delle corna era sugli ottantacinque centimetri. " Quanta carne, capitano! Stasera si mangia! " gli sorrise un soldato prima di chinarsi sulla carcassa con il coltello. " Meno male, eh? " disse Bruce compiacente, poi tornò alla macchina. La caccia è bella nell'emozione del momento, quando il calcio del fucile ti sbatte contro la spalla e lo stomaco si chiude per l'eccitazione. Ma poi Bruce si sentiva un po. sporco, triste e pentito come dopo esser stato con una donna senza amore. Salì in macchina e Shermaine si scostò un po. da lui. " Com'erano grossi e brutti... belli ", disse sottovoce. " Quella carne ci serviva. Non li ho ammazzati per divertirmi. " Ma tanti altri sì, pensò con un po. di vergogna. " Sì ", ammise lei. " Avevamo bisogno della carne. " Svoltò fuori strada e segnalò agli autisti dei camion di formare il cerchio intorno all'auto.
27. Poi, tutto si sistemò. Da una dozzina di fuochi si levava, col fumo, l'odore appetitoso della carne arrosto: gli alberi scuri si stagliavano contro il blu del cielo trapunto di stelle. Nel campo rallegrato dai falò si scherzava a voce alta, si cantava, si ascoltavano i rumori della selva: cicale e rane dal torrente. Era bello aver davanti un piatto colmo di fegato o filetto alla griglia, una bottiglia di birra della riserva di Ruffy, e starsene all'aria finalmente un po. più fresca, con un venticello che teneva lontane le zanzare, e Shermaine vicino, seduta sulla coperta. Ruffy li raggiunse con in mano uno spiedino carico di carne succulenta e una bottiglia di birra. " Ti va un'altra birra, capo? " " Basta, basta ", alzò la mano Bruce. " Sono pieno fino agli occhi. " " Stai invecchiando, questo è il guaio. Io e i ragazzi abbiamo deciso di finire quei due bufali o scoppiare nel tentativo. " Si accucciò vicino a lui e cambiò tono. " I camion sono a secco, capo. Tra tutti non ci sarà dentro neanche un secchio di benzina. " " Recuperala tutta, Ruffy, e versala nella Ford. " Ruffy annuì e addentò un brandello di carne abbrustolita. " Domattina io e te andiamo avanti fino a Msapa con la macchina, lasciando qua gli altri agli ordini del tenente Hendry " " Stai parlando di me? " Wally si avvicinò da un altro fuoco. " Sì. Ti lascio al comando mentre vado con Ruffy a Msapa Junction a cercare aiuto ", disse Bruce senza guardarlo per non lasciar trasparire il proprio disprezzo. " Ruffy, va' a prendere la carta topografica, per favore. " La spiegarono per terra e ci si affollarono intorno. Ruffy reggeva la pila. " Direi che siamo da queste parti ", indicò Bruce, toccando la riga nera che rappresentava la strada. " A un centinaio di chilometri da Msapa. Per andare e tornare basteranno cinque ore. Però se il telegrafo non funziona ci toccherà proseguire finché non incontriamo una pattuglia o troviamo qualche altro modo di far arrivare un messaggio a Elisabethville. " Quasi parallela alla strada, e a quattro centimetri circa sulla carta a scala abbastanza grande, correva la linea rossa che indicava la frontiera rhodesiana settentrionale. Wally Hendry la guardò con gli occhietti ancor più porcini del solito. " Perché non lasciare qui Ruffy? Vengo io con te ", disse guardando Bruce. " Ho bisogno di Ruffy. Può tradurre se incontriamo per la strada qualche africano. " E poi, pensò Bruce, non voglio
finire sul ciglio della strada con una pallottola nella testa mentre tu vai avanti in macchina fino a Elisabetbville. " D'accordo ", grugnì Hendry. Abbassò gli occhi sulla carta. Una sessantina di chilometri al confine. Una giornata di marcia poteva bastare. Bruce parlò rapidamente in francese a Ruffy. " Nascondi i diamanti nel cruscotto del tuo camion. Così siamo sicuri che mandano una spedizione di soccorso anche se dovessimo proseguire fino a Elisabethville. " " Parla inglese, puffo ", berciò Hendry, ma Ruffy annuì e rispose sempre in rapido francese. " Li affiderò al sergente Jacque. " " No! " sbraitò Bruce. " Non dirlo a nessuno! " " Ehi, piantatela! Voglio capire tutto quello che vi dite! " ringhiò Hendry " Partiamo domattina all'alba ", aggiunse Bruce in inglese. " Posso venire anch'io? " Shermaine parlava per la prima volta. " Non vedo perché no ", le sorrise subito Bruce, ma Ruffy tossicchiò imbarazzato. " Non mi sembra una buona idea, capo. " " E perché? " chiese Bruce, voltandosi a guardarlo già un po. irritato. " Be', capo ", disse Ruffy con qualche esitazione, ma poi continuò deciso: " Ai ragazzi farebbe un brutto effetto vedere noialtri tre partire insieme per Elisabethville. Potrebbero sospettare che non abbiamo nessuna intenzione di tornare a toglierli dai guai ". Bruce ci ragionò su un momento. " Ha ragione ", interloquì Hendry. " Potrebbe saltarvi in mente di tirar dritto e chi s'è visto s'è visto. Lasciala qua, sarà una specie di garanzia per tutti gli altri. " " Non m'importa di restare, Bruce, non avevo pensato a questi problemi. Rimarrò qui. " " Avrà quaranta bravi ragazzi a farle la guardia, non correrà rischi ", assicurò Ruffy a Bruce. " E va bene, faremo così. Non staremo via molto, Shermaine. " " Vado a vuotare i serbatoi dei camion ", disse alzandosi Ruffy. " Ci vediamo domattina, capo. " " E io vado a mangiarmi ancora un pò di carne ", disse Wally prendendo con indifferenza la carta. " Cerca di dormire un po. stanotte, Curry. Non spomparti troppo. " Esasperato, Bruce non si accorse che Hendry aveva portato via la carta geografica. 28. QUALCHE ora prima dell'alba cominciò a piovere, e Bruce, sdraiato sul retro della station-wagon, sentiva tambureggiare le gocce sul tettuccio metallico. Era un suono cullante,
ed era una bellissima sensazione starsene sdraiato accanto alla donna che amava, ascoltare la pioggia abbracciandola. La sentì svegliarsi contro di lui, il cambiamento del respiro, i primi movimenti lenti del suo corpo. A colazione c'erano bistecche di bufalo, ma niente caffè. Mangiarono in fretta e poi Bruce chiamò Ruffy. " Sei pronto? " " Andiamo, capo. " Salirono in macchina: Ruffy sembrava occupare tutto l'abitacolo. L'elmetto sulla nuca, il fucile che spuntava fuori dal buco dov'era stato un tempo il parabrezza, e i piedoni sulla cassetta di birra, si accomodò a suo bell'agio. Bruce accese il motore e lo fece scaldare un po., quindi si rivolse a Hendry che aspettava vicino al finestrino. " Torniamo questo pomeriggio. Non lasciar uscire nessuno dal campo. " " Okay. " Hendry soffiò in faccia a Bruce il fiato mattutino. " Tienili occupati, altrimenti si annoiano e cominciano a litigare. " Prima di rispondere, Hendry guardò attentamente dentro la macchina. Poi fece un passo indietro. " Okay ", ripeté. " Potete andar via tranquilli. " Bruce ardò oltre di lui, dove sedeva Shermaine, sul cassone di un camion, e le sorrise. " Bon voyage! " gli gridò lei, e Bruce lasciò andare la frizione. Si avviarono sobbalzando fra un coro di saluti amichevoli da parte dei soldati intorno ai fuochi, e Bruce si impegnò nella guida. Nel retrovisore vide i camion sparire dietro la prima curva. La strada era piena di pozzanghere, ma il cielo si stava rasserenando. " Che ne dici di una birra, capo? " " Al posto del caffè? " " Non c'è nulla di meglio per le budella ", grugnì Ruffy, e si chinò ad aprire la cassetta. Wally Hendry alzò l'elmetto e si grattò la testa. I capelli rossi e corti erano incollati dal sudore, e c'era un punto che gli prudeva sopra l'orecchio destro. Si grattò teneramente. La macchina sparì dietro la curva, nascosta dagli alberi, e poco dopo non si sentì più nemmeno il rombo del motore. Okay, non si sono portati via i diamanti. Ho guardato bene. Avevo indovinato, del resto, che li avrebbero lasciati qui. Forse la ragazza sa dove sono. No, è improbabile. Comunque, se glielo chiedessi si metterebbe a strillare come un'aquila. Hendry lanciò un'occhiata di traverso a Shermaine. Stava guardando in direzione della strada dov'era scomparsa
la macchina. Puttanella stronza! Adesso che Curry glielo dà, se lo cova con gli occhi. Buffo come questi tipi istruiti gradiscano le donne senza tette. Però ha un bel culo. Le darei un colpetto volentieri anch'io. Gesù! Questo sì che gli brucerebbe al signorino Gran Classe, io che mi faccio la sua bella. Sarà difficile, però. Questi negracci lo considerano un Dio o roba del genere. Mi farebbero a pezzi, se la toccassi. Dimenticala! Prendi i diamanti e fila oltre frontiera. Hendry si rimise l'elmetto in testa e si avvicinò come per caso al camion che guidava Ruffy il giorno prima. Ho la carta geografica, la bussola, un po. di caricatoti, adesso mi servono solo i cocci... Salì in cabina e si guardò un po. intorno. Scommetto una sterlina contro un pezzo di merda che li hanno nascosti su questo camion, da qualche parte. Non sono preoccupati, credono di avermi incastrato qua. Non gli è venuto in mente che lo zio Wally può filare via. Sono sicuri che stia qui ad aspettare che vengano a consegnarmi alla polizia militare, negracci fottuti che non vedono l'ora di mettere le mani addosso a un bianco. Be', ho una novità per te, signor parlabene Curry! Frugò nello scomparto dei documenti e lo richiuse. Va be', non sono lì dentro. Vediamo sotto i sedili. Il confine non è sorvegliato, ci vorranno magari tre o quattro giorni per arrivare a Port Rosebery, ma avrò le tasche piene di diamanti e potrò prendere l'aereo per Ndola e il resto del mondo. Poi si comincia a vivere alla grande! Non c'era niente sotto i sedili, tranne un cric tutto impolverato e un cerchione. Hendry guardò il pianale. Peccato dover lasciar perdere quel bastardo di Curry. Avevo dei progetti per lui. 'Sto rompicoglioni, sempre così sicuro di sé. E' uno di quelli là. Ti fa sentire una merda... parla bene, ha un bel faccino, le mani morbide. Cristo, come lo odio. Arrabbiato, strappò via il tappetino di gomma e la polvere lo fece tossire. Perché è andato all'università, crede di essere qualcosa di speciale. Bastardo. Avrei dovuto metterlo a posto da un pezzo... Quella notte al ponte a momenti lo stendevo, una bella raffica nel buio e chi s'è visto s'è visto. Un errore, quanti ne capitano. Nessuno avrebbe avuto niente da dire. Avrei dovuto farlo quella volta là. Oppure a Port Reprieve, quando ha attraversato la strada per assaltare l'ufficio della compagnia mineraria. Il grande eroe. Il grande amatore. Scommetto che ha sempre avuto tutto quello che voleva, suo papà gli dava il grano. E ti guarda sempre come se fossi un verme che striscia fuori da una bistecca andata a male. Hendry si raddrizzò e afferrò il volante, stringendo i denti per l'astio. Guardò fuori del finestrino. Passava Shermaine Cartier, con un accappatoio e una
borsetta di plastica rosa in mano. A ogni passo la fondina della pistola le sbatteva sulla coscia. Il sergente Jacque si allontanò dal fuoco e andò a intercettarla. Parlarono un po., poi Shermaine toccò la pistola ridendo. Il sergente Jacque si accigliò, preoccupato, scuotendo la testa. Shermaine rise ancora, gli voltò le spalle e proseguì verso il torrente. La chioma nera, fermata da un nastro senza pretese, le ricadeva sulle spalle coperte dalla camicetta rosa: la grossa fondina sottolineava in maniera inconsapevolmente provocante il suo ancheggiare. Scomparve sul sentiero che portava al fiume. Wally Hendry ridacchiò e si leccò le labbra con un guizzo della lingua. " Così sarà perfetto ", sussurrò. " Non avrebbero potuto servirmi meglio di così! " Impaziente, tornò alla ricerca dei diamanti. Infilò la mano sotto il cruscotto, nel groviglio di fili elettrici, e trovò i sacchetti di plastica che Ruffy ci aveva nascosto. " Venite dallo zio Wally ", ridacchiò. Liberò i sacchetti, se li mise in grembo e prese a controllarne il contenuto. Il terzo sacchetto che aprì conteneva le gemme di maggior valore. " Ah, che bel gruzzolo ", bisbigliò vedendo scintillare le pietre nel sacchetto. Lo richiuse con il laccio e se lo mise nel taschino della camicia, chiudendo il bottone. I sacchetti dei diamanti industriali li nascose alla meglio sotto il sedile; poi prese il fucile mitragliatore e scese dal camion. Tre o quattro soldati lo guardarono incuriositi passare tra i fuochi da campo. Si massaggiava la pancia, facendo una faccia strana. " Ieri sera ho mangiato troppo! " Il soldato che capiva l'inglese rise e tradusse la battuta agli altri. Risero tutti, e uno esclamò qualcosa in un dialetto che Hendry non capiva. Lo guardarono allontanarsi tra gli alberi. Appena fu fuori vista, Hendry si mise a correre, puntando verso il torrente con un largo giro. " Sarà un piacere! " Rise forte. 29. A UNA cinquantina di metri dal guado Shermaine trovò una pozza circondata dalle canne, con una bella spiaggetta di sabbia bianca da una parte, cosparsa di massi levigati. L'acqua era caldissima e così limpida da veder chiaramente dei pesciolini microscopici che mordicchiavano le alghe sui massi sotto il livello dell'acqua. A piedi nudi sulla sabbia, si guardò intorno attentamente. Era ben nascosta dalle canne: e poi aveva chiesto a Jacque di non lasciar andare nessuno al fiume per un po. Si svestì, mettendo gli indumenti su un masso, e col sapone
in mano entrò nell'acqua della pozza, dove si sedette. L'acqua le arrivava al collo, e la sabbia le massaggiava piacevolmente il sedere nudo. Per prima cosa si lavò i capelli, poi si allungò nell'acqua, rilassandosi, godendosi la lenta corrente che l'accarezzava come morbida seta. I pesciolini, però, presero coraggio e vennero a mordicchiarla, facendole il solletico. Si scosse e li scacciò alzando spruzzi d'acqua. Infine si immerse, e a occhi chiusi si sciacquò riguadagnando la spiaggetta. Mentre si chinava a prendere l'accappatoio, la mano di Wally Hendry le tappò la bocca. L'altro braccio la strinse alla vita da dietro. " Se gridi ti rompo il collo ", le ringhiò nell'orecchio. Sentiva il suo fiato pestilenziale in faccia. " Fa' finta che sono il vecchio Bruce, e vedrai che ci divertiamo tutti e due ", ridacchiò. La mano scese rapidamente a frugarla e lo shock la spinse a dibattersi freneticamente. Tenendola ferma con facilità, Hendry continuava a ridacchiare. Shermaine aprì la bocca all'improvviso e un dito ci finì dentro. Lo morsicò con tutta la forza che aveva, sentì la pelle lacerarsi e il sangue che si riversava in bocca. " Troia! " Hendry liberò la mano con uno strattone e lei cercò di gridare, ma prima che ci riuscisse le arrivò un pugno in faccia, e subito dopo un altro. Si accorse di cadere. Stordita dai colpi, stesa sulla sabbia, non riusciva a credere a quello che le stava succedendo, finché il ginocchio di lui non si introdusse brutalmente fra i suoi. Allora ricominciò a lottare, cercando di sottrarsi alla sua bocca e al suo fiato puzzolente. " No, no, no. " Lo ripeteva continuamente, a occhi chiusi per non dover vedere quella faccia su di lei, scuotendo la testa sulla sabbia da una parte e dall'altra. Era troppo forte, era fortissimo. " No ", disse, e poi " Uaah! " per il dolore, il dolore penetrante che le bruciava dentro, e il peso che le si agitava addosso. E per tutto il tempo di quell'incubo gravante, sbattente, ansimante, continuò a sentire la sua puzza, mentre il sudore dell'uomo le gocciolava ininterrottamente in faccia, senza che lei potesse sottrarsi. " Non finiva più. Ma poi, a un tratto, il peso si alleggerì, l'uomo si tolse, e lei riaprì gli occhi. Era sopra di lei che si riabbottonava, con espressione assente. Si pulì la bocca col dorso della mano, e notò che gli tremavano le dita. Quando parlò, la sua voce era stanca e indifferente. " Ne ho avute di meglio. " Svelta, Shermaine rotolò sulla sabbia e afferrò la pistola
appoggiata sopra i vestiti. Hendry le bloccò il polso pestandolo violentemente con lo stivale. La donna sentì l'osso piegarsi e gemette. Ma poi, pur nel dolore, gli sussurrò: " Porco, porco schifoso ", e lui le diede un gran manrovescio sulla faccia, rimandandola giù contro la sabbia. Poi prese la pistola e l'aprì, seminando le pallottole in giro; sganciò la catenella e scagliò l'arma lontano. " Di' a Curry che di te può tenersi anche la mia parte ", le disse, e si allontanò in fretta tra le canne. La sabbia bianca ricopriva il corpo bagnato di Shermaine come zucchero glassato. Si rizzò lentamente a sedere, tenendosi il polso, mezza faccia tutta rossa che cominciava a gonfiarsi. Si mise a piangere, singhiozzando sommessamente. Calde, abbondanti lacrime le sgorgavano dagli occhi, lustrandole le lunghe ciglia scure. 30. RUFFY alzò la bottiglia marrone e la guardò attentamente. " Basta un sorso a vuotarle. " La tirò fuori del finestrino, mandandola a schiantarsi contro un tronco. " Così poi ritroveremo la strada seguendo i vuoti ", rise Bruce, meravigliandosi per l'ennesima volta della capienza di quell'uomo. Be', si vedeva anche. Mentre Ruffy si chinava a prendere un'altra bottiglia, gli guardò il panzone. " Come andiamo, capo? " Bruce guardò il contachilometri. " Ne abbiamo fatti un centinaio, ormai dovremmo arrivare. " Ruffy annuì. Tacquero. Il vento li investiva in faccia. L'erba che cresceva tra i solchi delle ruote frustava il disotto della macchina, producendo un fruscio continuo. " Capo... " parlò infine Ruffy. " Sì? " " Il tenente Hendry... E i diamanti. Forse abbiamo sbagliato a lasciarlo là. " " E' bloccato in mezzo alla boscaglia, anche se li trovasse dove può andare? " " Forse hai ragione. " Ruffy bevve un sorso di birra e poi continuò. " Ma di quello là non c'è da fidarsi affatto. " Si picchiettò la tempia con un dito che sembrava un salsicciotto. " C'è qualcosa che non va in lui. E' uno degli arabi più scatenati che abbia mai conosciuto in tanti anni. " Bruce grugnì tetro. " Devi guardarti da lui, capo ", osservò Ruffy. " Adesso può saltarti addosso in qualunque momento. Già lo vedo succedere. Si sta montando apposta. E' un arabo pazzo. " " Starò in guardia ", disse Bruce. " Ti conviene. " Tacquero ancora un bel po., ascoltando i rumori del vento e della macchina. " Ecco la linea ferroviaria ", disse Ruffy indicando la
massicciata grigia tra gli alberi. " Siamo quasi arrivati, allora ", disse Bruce. Sbucarono in un'altra distesa paludosa, in fondo alla quale si vedeva il serbatoio dell'acqua di Msapa Junction che spuntava sopra gli alberi della foresta. " Eccoci qua ", disse Ruffy scolando la bottiglia che aveva in mano. " Speriamo solo che la linea telegrafica non sia interrotta e che ci sia un operatore in ascolto a Elisabethville. " Bruce rallentò entrando nel paesino. Le case erano come se le ricordava, abbandonate e fatiscenti. Strinse i denti passando davanti ai due mucchietti di terra dove avevano seppellito i bambini. Anche Ruffy li notò, ma non parlarono. Bruce si fermò davanti alla stazione. Scesero e si sgranchirono le gambe fino alla veranda. Ci salirono e l'impiantito di legno risuonò sotto i loro passi pesanti. Andarono alla porta dell'ufficio. Bruce l'aprì e guardò dentro. Le pareti erano dipinte di un verdino deprimente da ufficio pubblico, per terra c'erano cartacce dappertutto, la scrivania aveva i cassetti aperti, e su ogni cosa c'era uno strato di polvere grigiastra. " Eccolo là ", disse Ruffy indicando la macchinetta d'ottone e legno verniciato su un tavolino accanto alla parete di fronte. " Sembra tutto in ordine ", disse Bruce. " Basta che non abbiano abbattuto qualche palo. " Come a rassicurarlo, la macchina cominciò a ticchettare. " Meno male ", sospirò Bruce. Si avvicinarono al telegrafo. " Tu sai far funzionare 'sta roba? " chiese Ruffy. " Speriamo ", rispose Bruce appoggiando il fucile al muro. Fu piuttosto contento di vedere la tabella dell'alfabeto Morse a pesa alla parete. Era un pezzo che non faceva quei giochetti: da quando si era congedato dai boyscout. Mise la mano sul tasto e guardò la tabella. Il segnale in codice per Elisabethville era EE. Compose goffamente il segnale e aspettò. Quasi subito la macchinetta si mise a ticchettare vertiginosamente la risposta. Solo che non capiva niente, e il rotolo di carta su cui il telegrafo gliel'avrebbe anche scritta era esaurito. Bruce si tolse l'elmetto e laboriosamente trasmise: " Vai piano ". Fu una faccenda lunga. Ogni momento doveva ricorrere al segnale in codice " non ricevuto ", ma finalmente riuscì a far intuire all'operatore di Elisabethville che aveva un messaggio urgente per il colonnello Franklin dello Stato Maggiore del presidente Ciombé. " Attenda ", tornò laconica la risposta.
E attesero. Aspettarono un'ora, poi due. " Quel fottuto bastardo si è dimenticato di noi ", grugnì Ruffy e andò alla Ford a prendere la cassetta di birra. Bruce tamburellava con le dita sul tavolino del telegrafo. Riesaminava tra sé tutte le ragioni per cui aveva lasciato il campo in mano a Wally Hendry; ancora una volta concluse che non c'erano rischi. Non poteva far troppi danni. Sennonché... C'era Shermaine. Ma no, era impossibile. Quaranta soldati fedeli la proteggevano. Cominciò a pensare a Shermaine e al futuro. Sul suo conto presso la Crédit Banque Suisse di Zurigo si era accumulato un anno di paga da capitano dei mercenari: circa duemilacinquecento sterline. Poteva camparci un paio d'anni, dunque era in grado di concedersi una vacanza prima di ricominciare a lavorare. Avrebbero potuto affittare una casetta in montagna: in quella stagione avrebbero trovato neve ottima. Bruce sogghignò. Neve croccante come zucchero, e una trapunta di dieci centimetri sul letto. La vita tornava ad avere uno scopo e un indirizzo. " Perché sorridi, capo? " chiese Ruffy. " Stavo pensando a un letto. " " Ah sì? Val la pena di pensarci. Si comincia di lì, ci si nasce, ci si passa la maggior parte della vita, ci si diverte un sacco, e se si è fortunati ci si crepa pure. Ti va una birra? " Il telegrafo si animò a fianco di Bruce, che si voltò subito. " Curry, qui Franklin ", ticchettava. Bruce si figurò l'ometto energico dalla faccia rossa all'altro capo del filo. Ex maggiore della terza brigata della Legione Straniera, tra i fondatori dell'OAS, aveva una grossa taglia sulla testa per l'attentato a De Gaulle. " Qui Curry ", batté laboriosamente in risposta. " Treno fuori uso. Camion fermi senza benzina su strada Port Reprieve. Posizione... " Lesse le coordinate sul foglio dove le aveva annotate. Una lunga pausa e poi: " Beni UMC in mano vostra? " Ecco una domanda formulata con delicatezza. " Affermativo ", fu lieto di poter assicurare Bruce. " Rifornimento aereo arriva quanto prima. Passo. " " Ricevuto, chiudo. " Bruce sì rialzò con sollievo dall'apparecchio. " Fatto, Ruffy. Ci paracaduteranno giù la benzina con un Dakota, probabilmente domattina. " Guardò l'orologio. " E' l'una meno venti, torniamo indietro. " Bruce canticchiava sottovoce tornando verso il campo con la Ford. Era contento. Tutto era finito. L'indomani la benzina sarebbe arrivata appesa ai grandi paracadute gialli. (Ah,
doveva ricordarsi di predisporre i fuochi di segnalazione.) Dieci ore più tardi sarebbero arrivati a Elisabethville. Poche parole con Carl Engelbrecht sarebbero bastate per procurarsi due posti su uno dei Dakota diretti all'estero. Dopo di che, la Svizzera e lo chalet coi ghiaccioli alle finestre. Un lungo riposo, prima di decidere dove ricominciare da capo. La Louisiana che codice aveva? Anglosassone o napoleonico? Boh. Magari avrebbe dovuto ridare gli esami da procuratore, ma la prospettiva non lo scoraggiava affatto, anzi gli sorrideva. Sarebbe stato un divertimento. " Non ti ho mai visto così contento ", grugnì Ruffy. " Non ne avevo ragione ", ammise Bruce. " E' una donna a posto. Giovane... Puoi insegnarle tutto. " Bruce sentì affacciarsi l'irritazione, ma poi si mise a ridere. " Hai intenzione di arruolarla con firme, anelli e tutto, capo? " " Potrei anche farlo. " Ruffy annuì, compunto. " Un uomo deve avere un po. di mogli. Io ne ho tre, me ne servirebbe un altro paio. " " Credo che a me ne basti e avanzi una. " " Ah! Una è complicata. Due è già più facile. Con tre puoi cominciare a rilassarti. Quattro è l'ideale, sono così occupate fra loro che non ti danno più nessun fastidio. " " Magari ci provo. " " Sì, fallo! " Fra gli alberi, in fondo al rettilineo, videro comparire il cerchio di camion. " Eccoci qua ", borbottò Ruffy. Poi si dimenò, un po. a disagio. "E' successo qualcosa. " Gli uomini erano in piedi, a capannelli. Dal loro atteggiamento si capiva che qualcosa non andava: erano preoccupati, tesi. Due soldati corsero incontro alla macchina. Gridavano qualcosa, ma Bruce non capì. Gli si chiuse lo stomaco nella morsa gelida della paura. Il sergente Jacque farfugliava qualcosa di incoerente correndo di fianco alla macchina. " E tenente Hendry.. Il fiume... Madame... è scappato. " Qualche parola in francese, come tronchi nel fiume del dialetto. " La tua ragazza ", tradusse Ruffy. " Hendry gliel'ha fatta. " " E' morta? " la domanda uscì da sola dalla bocca di Bruce. " No. Le ha fatto male. L'ha... Mi hai capito. " " Dov'è? " " Su quel camion. " Bruce scese a fatica dalla macchina. Tutti tacevano ora, raggruppati, evitando il suo sguardo.
Bruce andò pian piano al camion. Aveva freddo, si sentiva torpido. Le gambe si muovevano per conto loro. Scostò il telone e montò sul pianale. Nella penombra gli riuscì difficile vedere subito. Giaceva avvolta in una coperta, piccola e immobile. " Shermaine ", ripeté, e si inginocchiò accanto a lei. Aveva un grosso livido gonfio in faccia. Non si girò a guardarlo, continuò a fissare il telone in alto. Le toccò la faccia e la sentì fredda, come la paura che gli attanagliava il ventre. Quel gelo lo indusse a ritirare la mano di scatto. " Shermaine. " Stavolta era un singhiozzo. Gli occhi, i suoi grandi occhi incantati, si girarono verso di lui senza vederlo, e provò un gran sollievo che non fosse morta. " Mo Dio! " proruppe, e la strinse forte tra le braccia, fragile e minuta. Sentiva il battito lento e regolare del suo cuore. Scostò la coperta e non vide sangue. " Tesoro, sei ferita? Dimmelo, sei ferita? " Non gli rispose. Rimase ferma tra le sue braccia, senza vederlo. " E' lo shock ", mormorò lui. " E' soltanto lo shock. " Le scostò i vestiti. Con tenerezza esaminò il suo corpo liscio e pallido: era molle e bagnato, ma non ferito. La coprì di nuovo e la depose lentamente sul pianale. Si rialzò e la cosa dentro di lui cambiò natura. Sempre gelida era, ma ora scottava come ghiaccio secco. Ruffy e Jacque l'aspettavano fuori del camion. " Dov'è andato? " chiese Bruce a voce bassa. " Ha tagliato la corda. " " Verso dove? " " Di là. " Jacque indicò il sudest. " Ho seguito le tracce per un po. " Bruce andò alla Ford e raccolse il fucile. Poi prese un paio di caricatori dal cruscotto. Ruffy lo seguì. " Ha fregato i diamanti, capo. " " Sì. " Bruce controllò che il fucile fosse carico. I diamanti non avevano importanza. " Gli vai dietro? " Bruce non rispose. Guardò il cielo. Il sole era a metà della discesa, circondato di nuvole fitte. " Ruffy, stalle vicino ", gli disse piano. " Cerca di consolarla. " Ruffy annuì. " Chi è il nostro miglior segugio? " "Jacque. Prima della guerra lavorava nei safari. " Bruce si rivolse a Jacque. La cosa era ancora gelidissima in lui, con tentacoli che si diramavano in tutte le estremità del suo corpo e della sua mente. " Quando è successo? " " Circa un'ora dopo la vostra partenza ", rispose Jacque. Un vantaggio di otto ore. Erano tante. " Segui le sue tracce ", disse sottovoce Bruce.
31. IL terreno era molle per la pioggia della notte precedente, e le tracce ben marcate. Si potevano seguire in fretta e con facilità. Guardando il sergente Jacque al lavoro, Bruce provò un pò di sollievo. Si vedeva che sapeva il suo mestiere. Certo, per ora era facile. Nella foresta rada, con l'erba che cresceva tra un albero e l'altro, Hendry si dirigeva dritto verso il confine rhodesiano. Dopo le prime due ore Bruce capì che non stavano affatto guadagnando terreno. Era sempre otto ore davanti a loro e, al passo che teneva, quel vantaggio rappresentava una distanza di quasi cinquanta chilometri. Bruce guardò a sole, incuneato fra due imponenti cumuli. Quei nuvoloni e la notte potevano sconfiggerlo. Aveva a disposizione altre due ore di luce al massimo. Col buio avrebbero dovuto fermarsi. E se pioveva... Proprio in quella, un fulmine schiattò dentro uno dei cumuli plumbei, seguito dopo dieci secondi dal tuono... Se pioveva, l'indomani mattina non ci sarebbero state più tracce da seguire. " Bisogna allungare il passo ", disse Bruce. Il sergente Jacque alzò gli occhi da terra e guardò Bruce come un estraneo. Si era dimenticato della sua esistenza. " Il terreno si sta indurendo ", disse indicandogli le impronte. Nell'ultima mezz'ora il suolo si era fatto più compatto e sassoso. I tacchi di Hendry non rompevano più la crosta di terra secca. " Non è saggio affrettarsi su una pista così incerta. " Ancora una volta Bruce guardò i nuvoloni che si stavano addensando in cielo. " Bisognerà correre il rischio ", decise. " Come vuoi ", grugnì Jacque, spostando il fucile sull'altra spalla, tirando la cintola e calcandosi l'elmetto in testa. " Allez! " Si misero a trotterellare fra gli alberi sempre in direzione sudest. Nel giro di un chilometro Bruce si abituò all'andatura e lasciò vagare la mente. Pensava a Wally Hendry, rivedeva i suoi occhietti ravvicinati e grinzosi, la bocca dalle labbra strette e spietate, la barbetta rossastra e oscena. Gli pareva di risentire il fetore di quell'uomo dal pelo rosso, sporco e ripugnante di corpo e di mente. Il suo odio per Wally Hendry era una cosa tangibile. Lo sentiva farsi groppo in gola, prudere sui polpastrelli, dargli forza alle gambe. Ma c'era dell'altro. A un tratto sogghignò, scoprendo i
denti in una smorfia da lupo. Quel prurito ai polpastrelli non era soltanto odio, era in piccola parte anche eccitazione. L'uomo è compiaciuto, pensò. Non prova mai una sola emozione: ce n'è sempre qualcun'altra a confondere le cose. Eccomi qui a dar la caccia a ciò che più odio e disprezzo, e un pò mi ci diverto pure. L'emozione di dar la caccia alla preda più pericolosa e astuta di tutte, l'uomo, non c'entra proprio niente col mio odio. La caccia mi ha sempre appassionato, pensò. Ce l'ho nel sangue, essendo nato in Africa da gente che se l'è conquistata con le armi. Dar la caccia a quest'uomo è un piacere. Se mai qualcuno ha meritato di morire, questo è Wally Hendry. Io sono il querelante, il giudice e anche il boia. Il sergente Jacque si fermò così di colpo che Bruce gli finì addosso e a momenti caddero per terra. " Cosa c'è? " gli chiese ansimando Bruce, tornando alla realtà. " Guarda! " Il terreno lì davanti era tutto pesto e rotto. " Zebre! " berciò Bruce, riconoscendo le impronte tondeggianti degli zoccoli. " Maledizione! Che scalogna marcia! " " Un grosso branco ", annuì Jacque. " Sparpagliato a pascolare. " Dappertutto, il branco aveva cancellato le tracce di Hendry. " Bisognerà proseguire alla cieca in questa direzione ", ringhiò Bruce, disperato per la contrarietà. Con la baionetta segnò la corteccia dell'albero più vicino, per marcare la fine della pista, sfogandosi a quel modo. " Manca un'ora al tramonto ", sussurrò. " Fa' che riusciamo a ritrovare le tracce prima di buio. " Il sergente Jacque stava già muovendosi, seguendo la direzione ideale di Hendry sul suolo frantumato da migliaia di zoccoli. Bruce si affrettò a portarsi al suo fianco. Proseguirono zigzagando per un pò, scostandosi e riavvicinandosi di continuo, a tappe di un centinaio di metri. Ed eccole di nuovo! Bruce cadde in ginocchio per sincerarsene. Era proprio la punta dello stivale di Hendry che sporgeva, quasi invisibile, dall'impronta di un vecchio maschio di zebra. Bruce fischiò a fatica, con la bocca secca, e subito Jacque accorse. Gli bastò uno sguardo per confermare. " Sì, ha piegato un pò verso destra. " Alzò gli occhi e individuò un albero perfettamente in linea con la nuova direzione delle tracce. Si avviarono di nuovo. " Ecco là il branco ", disse Bruce, indicando un balenare grigio tra gli alberi. " Le zebre ci hanno fiutato. "
Una stronfiò, e subito dopo si sentì il rombo lontano degli zoccoli. Scappavano via. Fra i tronchi si vedevano sfrecciare di quando in quando gli animali del lato più vicino a loro. Erano troppo lontani per distinguere le strisce: galoppavano come pony grigiastri e grassocci, la criniera nera oscillante come aci annuire, le orecchie ritte. Ben presto scomparvero e anche il galoppo non si sentì più. " Meno male che hanno deviato dalla nostra pista ", borbottò Bruce. " Maledetti somari! Ci hanno fatto perdere un'ora, come minimo. Un'ora preziosa. " Con fretta disperata proseguirono nella stessa direzione. Il sole era sceso dietro gli alberi: già l'aria rinfrescava, nel breve crepuscolo africano. Ancora un quarto d'ora e sarebbe venuto il buio. Poi di colpo la foresta fini e sbucarono in riva a un vlei. Si estendeva per circa tre chilometri e sembrava una campagna coltivata, con l'erba verde che arrivava alla vita. Qua e là c'erano gruppetti di palme dai tronchi aggraziati incoronati dagli ispidi festoni di foglie. Ai margini della radura razzolavano chiocciando delle faraone, mentre dalla parte opposta un branco di bufali nereggiava dietro un volo di aironi bianchi. Sopra la foresta oltre la radura, un kopjè di granito si alzava di un centinaio di metri. I grandi costoni di roccia dalle pareti a picco e la sommità piatta parevano un castello diroccato. Il sole basso lo illuminava di un chiarore aranciato. Ma Bruce non aveva tempo di ammirare il panorama. Guardava per terra, in cerca, delle impronte di Hendry. Alla sua sinistra il sergente Jacque fischiò, e Bruce sentì un empito di eccitazione in petto. Corse dal sottufficiale accucciato. " E' sbucato qui. " Jacque indicò la traccia che si stendeva davanti a loro come una collana di perle, costeggiando l'orlo del vlei. Sulla terra grigia e sabbiosa ogni impronta spiccava chiaramente piena d'ombra. " Troppo tardi ", imprecò Bruce. " Colpa di quelle maledette zebre. " La luce stava andando via così in fretta che pareva un effetto scenico. " Segui la traccia ", ringhiò Bruce, esasperato dal senso d'impotenza. " Seguila finché puoi. " Mezzo chilometro più avanti Jacque si rialzò e gli parlò. Di lui si vedevano ormai soltanto biancheggiare i denti. " Se proseguiamo, perdiamo le tracce. " " Va bene. " Bruce si tolse il fucile di spalla con rassegnazione. Sapeva che Hendry aveva ancora una quarantina di chilometri di vantaggio, e l'avrebbe aumentato se continuava a camminare anche di notte. Le tracce non erano fresche e in un'altra situazione Bruce avrebbe sicuramente lasciato perdere.
Guardò il cielo. Verso nord le stelle erano gialle e brillanti, ma sopra di loro e verso sud non se ne vedevano. Nuvolaglia nera. " Che non piova ", sussurrò. " Ti prego, Dio, fa' che non piova. " La notte fu lunga. Bruce dormì forse due ore, e poi la forza del suo odio lo svegliò. Giacque supino guardando il cielo. Era tutto nero di nuvole; solo ogni tanto faceva capolino qualche stella. " Non deve piovere. Non deve piovere. " Lo ripeteva come una preghiera, guardando il cielo oscuro, concentrandosi come se potesse controllare gli elementi con la forza del pensiero. Giravano per la foresta, a caccia, dei leoni. Sentì ruggire il maschio, che si avvicinava da sud, e una volta le sue due leonesse gli risposero. Poco prima dell'alba uccisero una preda, e Bruce, steso a terra, udì il loro giubilo. Poi, quando cominciarono a mangiarla, tornò il silenzio. Che io possa avere lo stesso successo, pensò. Non chiedo spesso favori, o Signore, ma questo concedimelo. Non lo chiedo solo per me, ma anche per Shermaine e gli altri. Rivide i due bambini stesi dove Hendry li aveva falciati con una raffica, il sangue che si mischiava al cioccolato sulla faccia del maschietto. Merita la morte, pregò Bruce; sicchè, per favore, fa' che non piova. Per quanto lunga fosse stata la notte, l'alba poi arrivò, fulminea. Un'alba grigia, triste di nuvole basse. " Ci vedi ora? " chiese Bruce per la ventesima volta a Jacque, accucciato vicino all'impronta. Il sergente alzò la testa. " Si può provare. " Si avviarono lentamente, Jacque in testa, piegato in due per guardare le tracce da vicino, e Bruce dietro, indiavolato dall'impazienza e dall'ansia che ogni due passi gli faceva alzare gli occhi al grigio soffitto di nubi. La luce aumentava e pian piano si cominciava a vedere più lontano. Scorsero, a un centinaio di metri di distanza, le palme stagliarsi contro il cielo nuvoloso. Jacque accelerò il passo e davanti a loro apparve il limitare della foresta, al termine della grande radura. Altri duecento metri dopo si alzava massiccio il kopje, che nella luce incerta dell'alba sembrava più che mai un castello turrito dalle mura verticali. C'era qualcosa di formidabile in quella collina rocciosa. Sembrava incombere minacciosamente su di loro, e Bruce, a disagio, ne distolse lo sguardo. Gelido e greve come uno schiaffo, un gocciolone s'infranse contro la guancia di Bruce. " Oh, no! " protestò, fermandosi. Jacque fece lo stesso e si mise a guardare il cielo. "E' finita. Tra cinque minuti non ci sarà più niente da
seguire. " Un'altra goccia colpì il volto levato di Bruce, che ricacciò a stento lacrime di rabbia e frustrazione. Adesso la pioggia cominciava a cadere più forte, battente, sulle spalle e sull'elmetto. " Forza ", gridò Bruce. " Segui le sue tracce finché puoi. " Jacque aprì la bocca per dire qualcosa, ma prima che ci riuscisse fu proiettato violentemente indietro, come colpito da un pugno invisibile. L'elmetto gli volò via e il fucile cadde rumorosamente a terra. Nello stesso istante Bruce sentì la pallottola sfiorarlo. Lo spostamento d'aria gli appiattì la camicia contro il petto, mentre il forte sibilo gli esplodeva nelle orecchie, frastornandolo. Guardò il sergente caduto. Giaceva a braccia spalancate e non aveva più il mento: al suo posto, un buco sanguinoso in cui spiccava il bianco dell'osso. Il torso stava contorcendosi spasmodicamente, e le mani si agitavano come uccelli presi al laccio. Ultimo, giunse il rumore dello sparo. Il kopje, urlò mentalmente Bruce, è appostato sul kopje! E partì di corsa, scartando. 32. WALLY HENDRY era sdraiato in cima al torrione. Era rigido e infreddolito per la notte all'addiaccio, e la roccia era dura sotto di lui, ma quei disagi non gli impedivano di ragionare. Si era costruito un parapetto di macigni che poi aveva mascherato con qualche frasca. Aveva appoggiato il fucile al parapetto e teneva a portata di mano i caricatori di riserva. Era un pezzo che si era appostato lì, dal pomeriggio del giorno precedente. Adesso era l'alba e le tenebre stavano dissipandosi; nel giro di pochi minuti avrebbe dominato tutta la radura sottostante. Potevo aver già attraversato il fiume, pensò, potevo essere a sessanta chilometri di qui. Non provò ad analizzare l'impulso che l'aveva indotto a giacere lì immobile per quasi venti ore. Lo sapevo che Curry mi avrebbe seguito, e sapevo anche che si sarebbe portato dietro una sola guida negra. Questi tipi istruiti hanno le loro regole... Una questione personale da uomo a uomo, e quelle balle li... Ridacchiò ricordando le due figurette che aveva visto sbucare dalla foresta al crepuscolo, la sera prima. Il bastardo ha passato la notte nella radura. L'ho visto accendersi una sigaretta e farsi una fumatina... be'. Speriamo che se la sia gustata, era l'ultima. Wally scrutò ansiosamente la semioscurità dell'alba. Adesso si muoveranno, attraverseranno la radura. Devo beccarli prima che si infilino tra gli alberi da questa parte.
Sotto di lui la radura era un grigiore lebbroso in mezzo alla foresta buia. Quel figlio di puttana! Senza preavviso l'odio tornò a invadere Hendry. Stavolta non riuscirà ad ammannirmi le sue belle chiacchiere. Non potrà trattarmi dall'alto in basso a parole. La luce aumentava. Distinse il gruppetto di palme sullo sfondo di erba arida della radura. " Ah! " esclamò. Eccoli là, come due formichine, macchioline scure che si muovevano in mezzo all'erba. Si appiattì dietro il fucile, forbendosi le labbra. Quanto tempo che ci pensavo! Sono sei mesi che aspetto questo momento. Poi vado giù e gli taglio le orecchie. Levò la sicura, godendone lo scatto metallico. Il negro sta davanti, Curry dietro. Mi toccherà aspettare che si girino. Non voglio far fuori prima il negro. Prima Curry poi il negro. Li inquadrò nel mirino, respirando più forte, emozionato. Deglutì a stento, raschiandosi la gola come se avesse inghiottito pane secco. Una goccia gli cadde sulla nuca, facendolo sobbalzare. Guardò subito il cielo e capì che stava per venire un diluvio. " Merda! " imprecò, poi tornò a guardare la radura. Curry e il negro erano così vicini da confondersi in una macchia sola nella luce fievole. Non c'era modo di distinguerli. La pioggia cominciò a cadere più forte, e di colpo Hendry fu investito dal vecchio, abituale senso d'inferiorità; sentiva che tutto, perfino gli elementi, cospirava contro di lui; e pensò che non poteva mai vincere, nemmeno quella volta avrebbe vinto. Sempre loro, Dio e il resto del mondo. Quelli che gli avevano dato per padre un ubriacone. Una squallida topaia come casa, e una madre col cancro alla gola. Quelli che l'avevano mandato al riformatorio, l'avevano licenziato da una trentina di lavori, l'avevano umiliato, deriso, imprigionato due volte... Loro, sempre loro - Bruce Curry li rappresentava tutti in quel momento - avrebbero vinto ancora. Neanche stavolta, neanche stavolta doveva riuscire a regolare i conti. " Maledizione ", imprecò in preda a un'ira senza speranza e senza nome. " Maledetti, maledetti tutti quanti ", e sparò alla macchia scura inquadrata nel mirino. 33. CORRENDo, Bruce si rese conto che mancava un centinaio di metri agli alberi.
Si sentì sfiorare da un'altra pallottola. Se spara a raffica, mi prende anche da trecento metri. Si mise a correre come una lepre a zigzag. Il sangue gli rombava nelle orecchie, la paura gli metteva le ali ai piedi. Poi tutt'intorno a lui l'aria sembrò esplodere, frustandolo e facendolo barcollare, mentre una maligna grandinata di proiettili gli rimbombava in testa. Non posso farcela. Altri settanta metri fino al riparo degli alberi. Settanta metri di campo aperto, dominato dall'altura del kopje. Con la prossima raffica mi prende. Adesso spara. E scartò così violentemente che a momenti cadeva. Ancora una volta l'aria stessa andò in frantumi accanto a lui. Non può durare! Adesso deve prendermi per forza! Vide un formicaio, un monticello di creta, un foruncolo sulla distesa erbosa. Ci si tuffò dietro con tanto impeto da restare senza fiato per il colpo. La raffica successiva investì il monticello facendogli piovere la terra sulla schiena. Mi riparerà? Sarà abbastanza grosso? La raffica successiva si abbatté sul formicaio, alzando un'altra fontana di terra ma lasciandolo incolume. Sono salvo. Se ne rese conto con improvvisa esaltazione, che spazzò via ogni paura. Ma sono impotente, ribatté in lui l'odio. Inchiodato qui finché vorrà Hendry. La pioggia gli cadeva sulla schiena. La giubba madida lo faceva rabbrividire. Rivoli gelati gli ruscellavano dietro le orecchie. Girò la testa di lato, non osando sollevarla di un centimetro, e la pioggia prese a investirlo sulla guancia. La pioggia aumentava! Era sempre più fitta. Cadeva dalle nuvole come un velo. Una cortina di pioggia. Un sipario grigio che si addensava sul limitare della foresta, confondendo in una nebbia perlacea tutte le forme solide. Sempre ansimante, ma in condizioni già un pò migliori di poco prima, Bruce alzò la testa. Il kopje era una vaga ombra verdazzurra davanti a lui, subito inghiottita dagli scrosci mulinanti della pioggia. Si rialzò in ginocchio e gli venne il capogiro per la botta al torace che aveva preso tuffandosi al riparo. Adesso! pensò. Adesso, prima che diminuisca! E si rimise goffamente in piedi. Per un attimo restò fermo, stringendosi il petto con le mani, respirando a fatica l'aria piena di pioggia, poi si avviò barcollando verso il bordo della foresta. Le gambe gli si rinfrancarono, il respiro diventò più facile, e a un tratto si trovò al riparo tra gli alberi. Gli si chiusero intorno, protettivi. Bruce si appoggiò alla ruvida corteccia di un tronco e si strofinò la faccia con
la mano. Gli tornava l'energia, e con essa l'eccitazione e l'odio. Imbracciò il fucile e si allontanò dall'albero con decisione, ben piantato sui piedi. " Adesso, amico mio ", sussurrò, " combatteremo ad armi pari. " Infilò un caricatore nell'FN e si avviò verso il kopje, arditamente, sentendo il peso dell'arma che impugnava, con la mente improvvisamente acuta e chiara, la vista precisa, avvertendo la propria forza e mancanza di paura come un inno guerresco interiore. Tra gli alberi gocciolanti distinse la massa del kopje e l'aggirò da destra. C'è un sacco di tempo, pensava. Posso permettermi di far le cose nel modo migliore. Completò il giro dell'altura rocciosa. Aveva scoperto che aveva la forma di un vascello che sta affondando di prua. Per la precisione, un galeone, con un doppio castello a poppa e il ponte inclinato a immergersi nel mare. Quella discesa era cosparsa di macigni e di una densa macchia di cespugli intricati che arrivavano appena ad altezza d'uomo. Bruce si accucciò sui talloni e guardò in su, il fucile in mano. Ora pioveva già meno, e distinse subito il doppio torrione del kopje. Hendry era là in cima. Bruce sapeva che avrebbe scelto il punto dominante. L'altezza fa sentir l'uomo invulnerabile, lo spinge a credersi un dio. E da come aveva sparato doveva trovarsi nel torrione vicino alla radura, che era appunto quello un pò più alto, col ciglio incoronato da cespugli secchi, di quelli con cui si fanno le ramazze. Dunque ora so esattamente dov'è; aspetterò mezz'ora. Forse perde la pazienza e si muove; in tal caso gli sparo da qui. Strinse gli occhi, valutando la distanza. " Circa duecento metri. " Regolò il mirino del fucile e controllò ancora una volta che fosse carico, tastò i caricatori di scorta che aveva in tasca, e si mise comodo per aspettare. " Curry, figlio di puttana, dove sei? " Il grido di Hendry echeggiò tra i piovaschi e Bruce s'irrigidì. Avevo ragione, è proprio in cima al torrione di sinistra. " Vieni fuori, signorino, è da un giorno che ti aspetto. " Bruce alzò il fucile e provò a puntarlo su una macchia nera del roccione. Sarebbe stato un tiro difficile, nella pioggia, col fucile viscido e bagnato, le gocce sul mirino e negli occhi. " Ehi, Curry, come sta la tua fighetta francese? E' bella calda, eh? " Le mani di Bruce si irrigidirono sull'arma. " Ti ha raccontato come gliel'ho dato? Ti ha detto come le è piaciuto? Dovevi sentirla ansimare come una locomotiva!
Te lo dico io, Curry, a quella li non basta mai! " Bruce si accorse che cominciava a tremare. Strinse i denti finché non gli fecero male. Fermo, Bruce, non fare quello che vuole lui. Gli alberi gocciolavano forte mentre una folata di vento faceva ondeggiare la macchia sul declivio. Bruce aspettò, aguzzando lo sguardo per distinguere il minimo movimento in cima al torrione roccioso di sinistra. " Cosa c'è? Hai paura, Curry? Sei un vigliacco. Non te la sentì di venire su fin qui, eh? " Bruce corresse leggermente la posizione, preparandosi a un tiro istintivo. " Va bene, coniglio, tanto posso aspettare, ho tutto il giorno. Penserò a come mi sono fottuto la tua francesina. Una scopata da ricordare, sai. Su e giù, dentro e fuori; ah, che bella scopata! " Bruce si alzò cautamente in piedi dietro un tronco d'albero e di nuovo studiò la forma della collina. Se riesco a salire al coperto fino alla base del torrione di destra, per di là posso arrivare in cima. Allora saremo a non più di una trentina di metri di distanza, e tutto finirà in un momento. Respirò profondamente e lasciò il riparo del tronco. Wally Hendry notò il movimento fra gli alberi sotto di sé: un lampo bruno, troppo rapido per poter sparare. Si pulì il volto dalla pioggia e si affacciò un pò più sul ciglio del colle. " Vieni, Curry. Finiamola con le stronzate ", gridò, piantando il calcio del fucile contro la spalla. Continuava a forbirsi le labbra con la punta della lingua guizzante. Ai piedi della discesa vide un cespuglio muoversi leggermente, in assenza di vento. Sogghignò acquattandosi ancora di più. Sta venendo, gongolò. Sale, nascosto nella macchia. " Lo so che mi aspetti giù, Curry. Okay, sono capace anch'io di aspettare. " A metà salita un altro cespuglio si mosse. Le foglie superiori si scostarono e poi si riavvicinarono delicatamente. " Sì! " sussurrò Wally. " Sì! " e tolse la sicura al fucile. Tirò fuori la lingua e se la passò lentamente sulle labbra, da un angolo della bocca all'altro. " Ce l'ho in pugno, è fatta. Dovrà attraversare quel tratto di terreno scoperto. Sono un paio di metri, non di più, ma basteranno. " Si spostò di qualche centimetro, infilando il fucile tra due sassi e puntando il varco con il selettore sul fuoco a raffica e l'indice sul grilletto. " Ehi, Curry, mi sto scocciando. Se non hai voglia di venire su, raccontami qualche barzelletta, o cantami una canzone." Bruce Curry si acquattò dietro un grosso macigno grigio.
Davanti a lui c'erano tre metri di terreno scoperto e il riparo di un'altra roccia. Era arrivato quasi in cima piendio e Hendry non l'aveva ancora individuato. Superato il varco, si arrivava non visti fin sotto il torrione di destra. Per passare non ci volevano più di due secondi, e poteva darsi che Hendry stesse sorvegliando l'inizio della china. Si preparò come uno scattista sui blocchi di partenza. " Via! " Si tuffò nel varco, e in una grandinata di pallottole. Una gli colpì il fucile, strappandoglielo di mano con una tal forza che il braccio gli restò paralizzato fino alla spalla; un'altra lo ferì al torace. Poi si ritrovò al riparo. Si stese dietro il secondo macigno, ansimando per lo shock, mentre Hendry cantava vittoria. " Ti ho fregato, coglione! Ti avevo visto salire fin lì. " Bruce si portò il braccio sinistro contro la pancia. L'effetto della botta stava passando e riusciva ancora a muoverlo. Ma ogni movimento aumentava il dolore. Gli era saltata via la punta del pollice, incastrata nella guardia del grilletto: adesso il sangue usciva a fiotti densi e lenti dal mozzicone. Sangue scuro, color marmellata. Con la destra, Bruce frugò in tasca in cerca del fazzoletto. " Ehi, Curry, vedo ancora il tuo fucile. Fra poco ne avrai bisogno. Perché non provi a prenderlo? " Bruce legò strettamente il fazzoletto intorno al pollice mozzo e il flusso del sangue diminuì. Poi diede un'occhiata al fucile, caduto a tre metri da lui. La stessa pallottola che gli aveva amputato il dito aveva fatto saltar via il mirino e deformato la camera di scoppio. Era danneggiato irreparabilmente. " Farò un po' di tiro a segno ", gridò Hendry dall'alto, e si sentì un'altra raffica di colpi. E fucile di Bruce scomparve in una nuvola di polvere e frantumi di roccia. Quando lo rivide, aveva il calcio in mille pezzi. Bene, eccomi qua, pensò Bruce. Il fucile è perduto, Shermaine ha la pistola, e mi è rimasta una sola mano buona. Sarà interessante. Si sbottonò il giubbotto e guardò la ferita al torace. L'aveva preso di striscio, dall'alto. Sembrava una scudisciata, rossa e bruciante, ma non grave. Si riabbottonò. " Okay, Bruce, piccolo mio, il tempo degli scherzi è finito. Adesso vengo giù a prenderti. " La voce di Hendry era forte e roca, piena di fiducia. Bruce si riprese immediatamente. Si guardò attorno. Da che parte vado? Su, così dovrà arrampicarsi per venirmi a prendere. Salgo sul torrione di destra per il versante riparato e l'aspetto in cima. Freneticamente, spronato dalla condizione di preda in cui ormai si trovava, proseguì la salita, tenendo la testa bassa per ripararsi tra la vegetazione e i massi.
Raggiunse la parete del torrione di destra e ci girò intorno, trovò il cornicione a spirale che aveva visto dal basso e ci salì, come una mosca su un muro, completamente esposto, la schiena contro la roccia, avanzando lateralmente sul cornicione largo trenta centimetri e, sotto, il precipizio che a ogni passo si faceva più profondo. Adesso era a cento metri d'altezza sopra la foresta, e in fondo alla distesa verde cupo vedeva un'altra catena di colline rocciose all'orizzonte. Non pioveva più, ma le nuvole coprivano ancora tutto il cielo. Il cornicione si allargò, diventò una piattaforma, e Bruce corse a girar l'angolo, ritrovandosi bloccato. Il sentiero finiva lì. Era in trappola su una parete laterale del roccione: la cima era irraggiungibile e sotto di lui si stendeva un abisso. Se Hendry fosse disceso fino al piano della foresta e avesse girato intorno al kopje, l'avrebbe visto e l'avrebbe avuto alla propria mercé, perché su quel cornicione stretto non c'erano ripari. Avrebbe fatto un altro pò di tiro a segno. Bruce si addossò alla roccia e cercò di controllare il respiro. Aveva la gola secca come chi è stanco e atterrito. Tale infatti si sentiva. Il pollice gli faceva un gran male, e se lo esaminò di nuovo. Nonostante il rozzo bendaggio sanguinava ancora, a goccia a goccia. Sanguinava! Bruce deglutì un pò di saliva collosa guardò da dove era venuto. Sulla roccia grigiastra le gocce di sangue spiccavano chiaramente. Aveva lasciato a Hendry una bella traccia da seguire. Va bene, allora; forse è meglio così. Almeno avrò la possibilità di mettergli le mani addosso. Se lo aspetto dietro quest'angolo, posso saltargli al collo appena imbocca la piattaforma e cercare di buttarlo giù. Bruce si appiattì contro la parete di granito, invisibile dalla piattaforma, e tese l'orecchio per cogliere il primo indizio dell'avvicinarsi di Hendry. Nel settore orientale del cielo le nuvole si aprirono e fece capolino il sole, illuminando un lato del kopie. Meglio morire al sole, pensò Bruce, come una vittima sacrificale gettata giù dal tempio; e sorrise meccanicamente, aspettando con pazienza e dolore. I minuti cadevano come gocce nella pozza del tempò, scandendo lentamente la razione di vita che gli era toccata in sorte. Anche il battito del cuore che gli risuonava piano nelle orecchie, anche il respiro lento e sommesso gli misuravano il tempo. Quanto gliene restava? Dovrei pregare, pensò, ma dopo stamattina, quando ho pregato che non piovesse, e poi la pioggia è venuta e mi ha salvato, non avrò più la presunzione di dire al Vecchio cosa deve fare. Lo sa meglio di me. Sia fatta la Tua volontà, pensò invece, e subito i nervi gli si tesero come la lenza quando abbocca il pesce spada. Aveva sentito un rumorino inconfondibile di tela che fruscia
contro la roccia. Trattenne il respiro e ascoltò, ma sentiva soltanto il sangue pulsare e il vento che stormiva fra gli alberi sottostanti. Quello del vento era un rumore solitario. Sia fatta la Tua volontà, ripeté senza fiatare, e sentì Hendry respirare vicino, dietro l'angolo di roccia. Si scostò dalla parete e attese. Poi vide spuntare l'ombra di Hendry sul cornicione, proiettata dal sole appena sorto. Un'ombra lunga e sbilenca sulla roccia grigia. Sia fatta la Tua volontà. E girò rapidamente l'angolo, levando la mano tesa a lama e carica di tutto il peso del corpo. Hendry era a un metro, il fucile di traverso contro il torace, completamente addossato alla parete rocciosa; l'elmetto calato sugli occhietti malvagi e la barba rossastra imperlata di sudore. Cercò di puntargli il fucile, ma Bruce era troppo vicino. La mano gli si abbatté contro la gola a dita rigide, e Bruce sentì lo schianto della cartilagine che cedeva. Poi Hendry cadde all'indietro sulla piattaforma di roccia con Bruce addosso. Il fucile rimbalzò e cadde di sotto, mentre i due giacevano abbrancandosi in un'orribile parodia dell'atto d'amore. Un atto con cui non si procrea ma si distrugge! La faccia di Hendry, sopra la gola ferita, era rossa e gonfia. Boccheggiava cercando di respirare, investendo Bruce col suo alito fetido. Con uno scatto Bruce divincolò la destra e la vibrò come una scure sul setto nasale di Hendry. Due fiotti di sangue uscirono dalle narici e gli calarono nella bocca aperta. Con un gemito soffocato il corpo di Hendry si inarcò violentemente e Bruce andò a sbattere contro la parete di roccia con tale violenza che rimase per un attimo stordito. Wally, in ginocchio, lo guardava con le pupille annebbiate, respirando con un rantolo che spruzzava fuori una nuvola rosa di sangue. Stava cercando di estrarre la pistola dalla fondina, con due mani. Bruce attirò le gambe al petto e scalciò a piedi uniti, come un mulo. Prese Hendry nella pancia e lo scaraventò fuori della piattaforma. Il suo urlo soffocato durò fino all'impatto col suolo, quando si interruppe di colpo. Poi si udì soltanto lo stormire degli alberi nel vento. Per un bel pò Bruce, senza nemmeno la forza per pensare, rimase seduto sulla piattaforma, con la schiena appoggiata alla parete di roccia. Sopra di lui le nuvole si erano raggruppate da una parte e metà del cielo era azzurro. Guardò di sotto e vide la foresta lussureggiare, lucida di pioggia. E sono ancora vivo. Questa consapevolezza gli scaldava la mente come il primo sole stava scaldandogli il corpo. Voleva gridarlo forte alla foresta. Sono ancora vivo!
Alla fine si alzò, si affacciò al ciglio e scorse il suo avversario sfracellato sulle rocce, piccolissimo. Si voltò e si trascinò, tutto ammaccato, giù per il cornicione. Gli ci vollero venti minuti per trovare Wally Hendry tra le rocce sparse e i cespugli alla base del torrione di granito. Giaceva su un fianco, con le gambe raccolte come se dormisse. Bruce si chinò su di lui e sfilò la pistola dalla fondina di tela verde oliva; poi sbottonò il taschino e prese i diamanti. Si rialzò in piedi, aprì il sacchetto di tela bianca e frugò i diamanti con l'indice. Soddisfatto, richiuse il sacchetto col cordino e se lo mise in tasca. Da morto è ancora più ripugnante che da vivo, pensò senza rimorsi dando un'occhiata al cadavere. Le mosche si affollavano nelle narici insanguinate e intorno agli occhi. Poi parlò a voce alta. " Dunque Mike Haig aveva ragione e io torto. Si poteva distruggerlo. " Senza voltarsi indietro, si allontanò. Non sentiva più la stanchezza. 34. CARL ENGELBRECHT si affacciò dalla cabina di pilotaggio del Dakota. " Allora, siete contenti voi due? " chiese gridando per sovrastare il rombo grave dei motori; e subito il suo faccione abbronzato si illuminò in un sorriso. " A quanto pare, sì! " Bruce gli restituì il sorriso, stringendo a sé più forte Shermaine. " Fila via! Non vedi che siamo occupati? " " Sentì che faccia tosta, per essere un volgare autostoppista! Dovrei farti scendere e mandarti a piedi ", borbottò sedendosi accanto a loro sulla panca che correva lungo tutta la fusoliera. " Vi ho portato caffè e panini. " " Meno male, stavo morendo di fame ", disse Shermaine prendendo il thermos e i panini incartati. Il livido sulla faccia stava sparendo: aveva già dieci giorni, e non era più che un'ombra dai bordi giallastri. Con la bocca piena di sandwich al pollo, Bruce diede un calcetto alle casse di legno saldamente assicurate al pianale dell'apparecchio con delle funi. " Cosa c'è lì dentro, Carl? " " E chi lo sa ", disse Carl versando il caffè in tre tazze di plastica. " In questo ramo non si fanno domande. Si incassa, si decolla e basta. " Bevve il caffè e si alzò subito in piedi. " Bene, ora vi lascio soli. In un paio d'ore arriveremo a Nairobi, sicché avete tutto il tempo di farvi una dormitina... Diciamo così. " Gli strizzò l'occhio. " Mentre facciamo
rifornimento dovrete stare a bordo. Ma si riparte nel giro di un'ora, e dopodomani, a Dio piacendo e tempo permettendo, vi depositeremo a Zurigo. " " Grazie, vecchio pirata! " " Non c'è di che. Tanto paga Ciombé. " Scomparve nella cabina di pilotaggio, chiudendosi il portello alle spalle. Shermaine guardò Bruce per un momento e poi scoppiò a ridere. " Come sei cambiato! Adesso sì che sembri un avvocato. " Alzando un sopracciglio, Bruce si aggiustò la cravatta. " Devo ammettere che mi sembra strano esser di nuovo in giacca e cravatta. " Diede un'occhiata al vestito blu di buon taglio, l'unico che gli era rimasto, e poi tornò a guardare Shermaine. " Anche tu sei quasi irriconoscibile con quel vestito. " Indossava un bell'abitino di cotone verde mela, fresco ed elegante, e scarpe bianche coi tacchi. Era un pò truccata, per nascondere il livido in faccia. Una donna bellissima, si disse Bruce con piacere. " Come va il pollice? " gli chiese, e Bruce alzò il moncherino dal turbante di cerotto. " Me n'ero quasi dimenticato. " A un tratto l'espressione di Shermaine cambiò, e indicò tutta eccitata ciò che si vedeva dal finestrino accanto alla spalla di Bruce. " Guarda, siamo sul mare! " Molto sotto di loro, azzurro e verde nei punti più profondi, increspato da quelle che da lì parevano ondine, era incorniciato da una lunga spiaggia bianca. " E' il lago Tanganika ", rise Bruce. " Ci siamo lasciati alle spalle il Congo. " " Per sempre? " chiese lei. " Per sempre! " le garantì. L'aereo virò leggermente, avvicinandoli ancora di più, mentre Carl, avvistati i punti di riferimento, piegava a nordest. Milletrecento metri più in basso, l'insetto nero della loro ombra saltabeccava stiracchiandosi sulla superficie dell'acqua.
Finito di stampare nel mese di marzo 1994 per conto degli Editori Associati S.p.A. dal Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche - Bergamo Printed in Italy