ANNA FREUD
OPERE
VOLUME SECONDO
PAOLO BORINGHIERI
Lo
tr~duzione
Tr:aduzione di Ad~ Cina!o de! $2Uio Mfndi<:llioni P"" l'~n~li1i t dello Studio Polier:amma
infJntile~
Prima edizione 1979
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Frnd
C)1979 Editore Borilljlhieri socieU per ozioni, Torino, CL 61-681l·l
(OI'JO
Vittorio Emanuele 86
INDICE
Indicazioni per !"analisi infantile (1945)
403,
Lo studio psic:oanalitico dei disturbi infantili dell'alimentazione (1946)
4~1
Alcuni tipi e stadi di disadattamento sociale (1949)
449
Alcune dillicolti: nel rapporto de1 preadolescente con i cenitori (1949)
465
Il contributo deUa psicoanalisi alla p5icologia genetica (1950)
477
Osservazioni sullo sviluppo infantile (1950)
505'
Un espci"imento di educazione di gruppo (195'1)
5'2.3
Il concetto di "madre che respinge• (1954)
573
Il contributo cbto alla psicoanalisi dall'osservazione diretta de.i bambini (1957)
589
Ossetvazione del bambino e previsione dello sviluppo: conferenza commemoratiw. in onore di Emst Kris (1957)
597
Adolescenza (1957)
6a5
Pwblemi di tenninilzione nell'analisi infllntile (1957)
649
PfOietti di ricerca della Hampstead Child-Therapy Clinic (19571960)
66s
Risposte a domande di pediatri (1959)
679
La funzione della regressione nello sviluppo psichico (1963)
703
Commenti sul trauma psichico (1964)
715
Bibliografia
733
Cronologia degli scritti di Anna Freud
741
Piano delle "Opere di Anna FreudN
7SS
AVVERTENZA EDITOII.IALE d~&li scritti di Anno Freud o-nsono m:ondo ol titolo e lo datazione dello prescntccdizione(vtdiclcneoop.?•4l). L'indicean•litieo,.ncnlcèal fondo del temo volume.
Le cit.azioni
INOICAZIONI PER L'A.'iAUSI INFANTILE
Indicazioni per l'analisi infantile 194S
Fin dai1C)05, quando per la prima volta fu sottoposto a trattamento psicoanalitic:o un caro di fobia di un bambino di cinque anni - con il padre che agiva da intermediario fra il bambino e l'analista l'analisi infantile come metodo terapeutico ha awto una vita burrascosa e molto movimentata.1 Si può quasi dire che non esiste un solo suo punto che non sia stato contestato o che in questo o quel momento non abbia dato avvio a una controversia. Controversie Per certi aspetti l'analisi infantile ha subìto le stesse obiezioni che il trattamento psicoanalitico degli adulti aveva dowto affrontare e superare un buon decennio prima. Il pregiudizio sessuale Alla line del secolo scorso la conce2:ionc che la nevrosi degli adulti avesse un'origine sessuale doveva combattere contro tutti i pregiudizi dell'epoca. Ma, sebbene l'opinione medica e quella profana non volessero concedere alla sessualità degli adulti l'importanza patogena che meritava, nessuno ouw andare tanto in là da negarne l'esistenza; invece tutti avversavano violentemente la possibilitl dell'esistenza di una vita sessuale nell'infanzia. La psicoanalisi si era esposta al rimprovero di aver sopravvalutato la funzione della sessualiti nell'adulto e all'accusa di aver inventato una vita sessuale infanb1e, in contrasto con i fatti allora noti e accettati dal mondo medico e da quello pedagogico. Quindi bisognava stabilire e provare l'esistenza 'Vedi S. Freoi(lto8).
4o6
IND:U;A'II0NI.U.L'.u1ALI5IIIIPAIII'U.Z
della scssualità infantile al tempo stesso in cui occorreva dimostrare la funzione di tale vita sessuale nelle nevrosi dell'infanzia.' Il timore che il trattamento psicoanalitico potesse avere come conseguenza l'immoralità Un secondo argomento addotto da principio contro il trattamento p$icoanalitico di nevrotici adulti si basava su un fraintendimento dello stesso processo psicoanalitico. Si pensava che l'occuparsi costan· temente delle tendenze pulsionali, che è inerente al lavoro analitico, la liberazione di tali tendenze dalla rimozione, e il loro conseguente emergere alla coscienza potesse avere un solo effetto: la loro traduzione in azioni, vale a dire ]'appagamento dei desideri pulsionali (sessuali e aggressivi) che erano stati tenuti sotto rimozione prima del trattamento. n trattamento psicoan:~litico quindi avrebbe portato di· rettamente all'immOTalità e alla licenziosità. Ci vollero molta pa· zienza e lunghissime dim0$trazioni per convincere la gente che le cose non stavano cosi; che al contrario le tendenze inconsce venivano private della maggior parte della loro forza quando si apriw lOTo l'accesso al pensiero conscio: relegate nell'inconscio tali spinte puJ. sionali erano state irraggiungibili; dissotterrate e sollevate al livello conscio cadevano immediatamente sotto il controllo del paziente e potevano essere trattate coerentemente con le sue idee migliori e i suoi ideali. Le stesse obiezioni che erano state validamente confutate a proposito dei pazienti adulti risorsero con tutta l~ loro fOTZa quando l'ana· lisi infantile fece la sua prima apparizione. Ora l'argomentazione era che non ci si poteva sicuramente fidare che il bambino trattasse le risvcgiiate tendcn%C pulsionali con lo stesso discernimento dell'a· dulto. Certamente il bambino avrebbe voluto usare appieno della libertà totale offertagli nella situazione analitica e lasciare le redini alle sue spinte pulsionali sia neii'Olll dell'analisi che fuori. E che anche se le sue intenzioni fossero state diverse. i tentativi di contenere e adeguate il suo comportamento sarebbero stati semplicemente travolti dalle forze pulsionali lasciate libere per effetto del tratta· mento analitico. Tim01i di questo tipo erano manifestati non sol· tanto da medici, insegnanti e genitori, ma erano condivisi fino a un certo punto anche da taluni analisti i quali ritenevano che l'analisi infantile necessitasse, come complemento, del costante affiancamento •VcdiFrcud(•~s).
ININCAZIONIPBilL0ANALIIIDirA111'1LB
di una qualche speciale forma di guida educativa. Ma l'esperienza ha provato che questo non occorreva tanto spesso quanto si era creduto. :Il: stato ripetutamentc dimostrato che quando in un bambino J'Io e il Super-io sono entrambi sufficientemente severi da generare una nevrosi infantile, si pub anche ritenere che siano in grado, con qua1che aiuto, di affrontare gli impulsi sessuali e aggressivi emersi dalla rimozione dopo la riuscita analisi della nevrosi. Timori di questo genere sono più giustificati quando il soggetto dell'analisi infantile non è un nevrotico, ma un carattere asociale, delinquente o carente sotto qualche altro aspetto. Controversie sulla tecnica dell'analisi infantile Un fatto· immediatamente chiaro era che la tecnica analitica clas· sica non era applicabile ai bambini, perlomcno non prima dell'età della puberti o al massimo della prepuber~. Il metodo delle associa· zioni libere, fondamento della tecnica analitica, doveva essere messo da parte; i bambini piccoli non desiderano e non sono in grado di impegnarvisi. Cib comporta delle conseguenze anche riguardo all'in· tcrprctazione dei sogni, il secondo accostamento fondamentale all'inconscio. I bambini raccontano liberamente i loro sogni; ma senza l'uso delle associazioni libere, l'interpretazione del contenuto onirico manifesto è meno fruttuosa e convincente. Molto spesso è l'ana· lista infantile che deve fornire il nesso tra il contenuto manifesto del sogno e i pensieri" onirici latenti, basandosi sulla propria intima conoscenza delle condizioni interne del bambino al momento del sogno. Inoltre è impossibile stabilire la stessa situazione esterna di regola per la seduta analitica. Non si possono costringere i bambini a sdraiarsi sul divano deJI'analista per avere una concentrazione rilassata senza conseguire l'effetto contrario di renderli del tutto muti. Nel loro caso parola e azione non possono essere separate. Né si pub escludere totalmente dall'analisi la famiglia del paziente. Rendersi conto della gravità della nevrosi, decidere di cominciare e di conti· nuare il trattamento, persistere nonostante la resistenza oppure quando si diano passeggeri aggravamenti del male, sono tutte cose al di là delle possibilità del bambino e ad esse devono sopperire i genitori. NeJI'analisi infantile il buon senso dci genitori ha la stessa funzione che la parte sana della personaliU. conscia del paziente ha durante l'analisi dell'adulto per salvaguardare e mantenere la conti· nuazionc della cura. Per stabilire tecniche adatte alle variabili esigenze delle diverse fasi
408
JIIPICAZIO~I
PII L'AIIALI$! JIII'A111'1LI.
dell'infanzia divenne quindi necessario creare.innanzitutto degli ido· nei mezzi sostitutivi delle associazioni libere. La prima divergenza di opinione tra gli analisti infantili si ebbe proprio su questo punto. Taluni analisti infantili (Hug·He11muth a Vienna, Melanie Klein a Berlino e poi a Londra) svilupparono la cosiddetta tecnica del gioco, un metodo cl1e prometteva di dare un accesso più o meno diretto all'inconscio del bambino. In questa tecnica la libera associazione veniva sostituita con la spontanea attività Iudica del bam· bino, eseguita con materiale da gioco messo a disposizione dall'analista perché il bambino se ne servisse liberamente durante l'ora analitica. Le singole azioni del bambino in rapporto a questo materiale venivano considerate equivalenti ai singoli pensieri o immagini di una catena di associazioni libere. In questo modo la produzione di materiale per l'interpretazione diventava ampiamente indipen· dente dalla volenti o capacità del bambino di esprimersi vcrbal· mente. Altri analisti infantili (sia in Europa che negli Stati Uniti) furono riluttanti ad adoperare nella s~ misura questa tecnica del gioco. Questo metodo d'interpretazione, che pure consente qualche sprazzo di pcnetrazione diretta nell'inconscio de] bambino, sembrava loro aperto a obiezioni di vario tipo. Come qualunque interpretazione di simboli (per esempio l'interpretazione puramente simbolica del sogno), l'interpretazione con tale metodo tende a diventare rigida, im. personale e stereotipata, senza possibilità di conferma da parte del bambino; essa mim a mettere a nudo gli strati più profondi dell'inconscio del bambino senza elaborazione delle resistenze e deforma· zioni preconsce e consce. Inoltre questi analisti rifiutarono di accettare tali attività come veri equivalenti delle associazioni libere. Le libere associazioni del paziente adulto sono prodotte nella prevista situazione di traslazione analitica e, sebbene libere dalle normali li· mitazioni del pensiero logico e conscio, avvengono sotto l'influenza di una meta che le governa: quella di essere curati con l'analisi. L'attività Iudica del'bambino non è governata da un intento simile. Ciò porta all'ulteriore questione, aperta e controversa, se la relazione del bambino con l'analista sia vemmcnte governata totalmente da una situaziQne di traslazione. Anche se una parte della nevrosi del bambino si trasfonna in nevrosi di traslazione, cosi come accade nel· l'analisi dell'adulto, un'altm parte del suo comportamento DeMOtico resta raccolta attorno ai genitori, che sono gli oggetti originari del suo passato patogeno.
IIIINCAZIO!n Ua ~·~II'ALISIINFAIITILI.
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Per considerazioni di questo genere, un buon numero di analisti infantili SVIlupparono tecniche di tipo diverso. Essi si misero a operare sui vari derivati deJI'inconscio del bambino quali si davano nei sogni e nelle fantasticherie, nel gioco d'immaginazione, nei disegni ecc., comprese le reazioni emotive del bambino durante la seduta analitica e al di fuori di essa. Il compito, come neJI'analisi degli adulti, era abolire le varie rimozioni, deformazioni, spostamenti, condensazioni ecc., causati dai meccanismi di difesa nevrotici, fintantoché, con l'attivo aiuto del bambino, il contenuto inconscio del materiale veniva messo allo scoperto. Tale cooperazione col bam· bino naturalmente presuppone un ampio uso del linguaggio,, Il metodo dell'interpretazione simbolica dell'attività Iudica che Melanie Klein escogitb per la propria tecnica fu in seguito adottato dagli psicoterapeuti e ampiamente usato in Inghilterra e in America con il nome di .,terapia del gioco•. Ma fu privato in questi casi del suo pieno significato originario poiché era impiegato senza riferimento a una situazione di traslazione analitica, Controversie riguardanti l'età adatta all'analisi infantile Le differenze nei modi in cui era praticata l'analisi infantile ton· dussero inevitabilmente a differenze d'opinione circa l'età a cui il metodo terapeutico era applicabile. Sotto questo riguardo il fattore decisivo era la capacità di parlare. Mclanie Klein e i suoi seguaci espressero ripetutamentc l'opinione che, con l'aiuto della tecnica del gioco, si possono analizzare bambini di qualunque età dalla primissima infanzia in avanti. Se invece la capacità di padare del bambino è ritenuta d'importanza capitale per il trattamento, è chiaramente impossibile pensare a un'analisi prima dei due o tre anni. La mag· gioranza dei casi trattati con le tecniche di Vicnna, Praga e Berlino (in quanto diverse dalle tecniche kleiniane) aveva infatti un'età considcrcvolmente maggiore; molti furono analizzati al culmine del complesso edipico {quattro o cinque anni), oppure nel periodo di latenza. Controversie riguardanti il campo di applicazione dell'analisi infantile Anche a questo proposito esiste un ampio divario di opinione fra la scuola di Melanie Klein e la vecchia scuola viennese di analisti 1ResocontiJIIrticobreailtidcicluedivenitipidianaliiiinfaD.tileiRIIIOC!Onttalltiin Mebnie lCiein (19)1) e Anna Fmul, lntrodu1io.ae •Ila tecnica cle!Fan•lisl Jnf111tile (192G).
infantili, molti dci quali lavorano attualmente in America. Gli analisti infantili di scuola klciniana sono dell'idea che tutti i bambini passino durante la primissima infanzia attraverso fasi di grave anor· maliti (stati psicotici, depressioni ecc,) e che si pub preservare meglio il nonnale sviluppo nelle fasi successive con un trattamento precoce che analizzi, tutte le volte che le circostanze esterne 'lo consentano, i residui psicotici del primissimo stadio. La scuola viennese, invece, è dell'idea che l'applicazione dell'analisi infantile debba essere limitata solo ai casi più gravi della nevrosi infantile attraverso la quale prima o poi passano tutti i bambini prima di entrare nel periodo di latenza. In tutti gli altri casi l'applicazione de11a conoscenza analitica al modo di condurre l'educazione dei bambini pub dimostrarsi sufficiente a guidarli nel labirinto del loro sviluppo pulsionale ed emotivo. Valutazione deJJe nevrosi infantili Selezione dei casi. Coloro che non condividono l'opinione che l'analisi dovrebbe essere applicata a tutti i bambini si trovano di fronte al compito di selezionare i casi, vale a dire di stimare la gravitll delle varie manife.. stazioni di nevrosi infantile. In pratica gli analisti infantili di oggi hanno ben poche opportunità di definire la questione a loro giudi· zio. Di solito se un bambino deve essere analizzato o meno lo decide per loro qualcun altro, e abbastan7.a spesso con r.agioni incongrue. Bambini che sono gravemente ammalati non vengono messi in cura perché i loro genitori, cui spetta decidere, conoscono troppo poco dell'analisi o quel poco che conoscono li spaventa; perché sono rilut· tanti di fronte al fatto che all'analista siano esposti i lati intimi della loro vita; perché temono l'istruzione sessuale del bambino; perché, specialmente le madri, non sono disposte a vedere un estraneo che riesce con il loto figlio li dove esse non sono riuscite. A volte le ragioni date sono molto superficiali: le ore dell'analisi non combi· nerebbero con quelle di scuola o porterebbero via il tempo dedicato a11o sport, ad aUiviti pratiche, o a qualche altra occupazione, da cui perb il bambino non tr;e onnai nessun beneficio proprio a causa del suo disturbo nevrotico. n fattore decisivo è più frequentemente quello de1 tempo e della distanza. Accompagnare tutti i giorni un bambino all'ora di analisi, e venir1o a riprendere, è un peso gr;ve per
una ma.dre; se poi le forti distanze aggravano il problema, questo fattore diventa spesso proibitivo. D'altra parte un certo numero di lmnbini vengono messi in analisi non perché soffnlno di una forma esagerata di nevrosi infantile, ma. perché i genitori sono essi stessi dei pazienti in cura analitica, o perché sono analisti e quindi meglio di altri in grado di scoprire e valutare i segni di un comportamento nevrotico appena compaiono. Questi decidono prontamente per la cura analitica, a uno stadio molto precoce, per evitare ai loro bambini forme più gravi di sofferenza nevrotica, che essi conoscono fin troppo bene per esperienza personale. Ma la loro decisione positiva per la cura, come quella negativa menzionati. sopra, è basata più su un atteggiamento personale che su una valutazione obiettiva del disturbo del bambino. l casi di bambini che vengono trattati attualmente sia nei reparti infantili delle cliniche psicoanalitiche che negli studi privati, rappresentano quindi una scelta più o meno casuale, e non una selezione rappresentativa delle nevr~»i infantili che banno maggior bisogno deJI'aiuto terapeutico. C'è da attendersi che questa situazione cambieià quando la conoscenza. dello sviluppo psicbico dei bambini sarà più diffusa, wle a dire quando i genitori c i medici comprendenmno l'importanza dei ritardi pulsionali, emotivi o intellettuali ncllo sviluppo del bambino almeno quanto capiscono oggi delle sue malattie fisiche. Allora la valutazione del disturbo e la decisione se intraprendere o mcmo il trattamento saranno lasciate allo psichiatra o allo psicoanalista come aggi sono lasciate al pediatra in tutti i casi di disturbi organici. L'elemento della sofferenza nevrotica. Che un adulto nevrotico si metta o meno in analisi è questione che dipende dall'entit~ delle sofferenze che i suoi sintomi ncvrotici gli procurano. Per questa ragione i nevrotici si sottopongono al trattamento più volentieri, ad esempio, che i pervertiti, La perversione sconvolge la vita nonnale quanto la nevrosi. Ma la perversione comporta soddisfacimento, mentre i sintomi nevrotici sono dolorosi. Questa è un'affennazione che si pub sostenere non~»tante sia vero che ogni nevrosi è anche fonte di piacere per l'individuo che ne è alletto. Il piacere che il paziente deriva dal soddisfacimcnto distorto dei desideri rim~»si, cioè dai suoi sintomi, non è sperimentato come piacere dal suo sistema conscio. D'altra parte il piacere conscio di cui il nevrotico spesso gode, dovuto all'attenzione che riceve dal
INDICA'I:IOJIIPnL'AIIAUSIIMPAIITILS
prop1io ambiente, al senso d'impo1tanza ecc., ~ di second'ordine e non veramente intrinseco aUa malattia. Quando però questo secondario tornaconto della malattia diventa maggiore della stessa sofferenza nevrotica, il paziente sarà inadatto al 'trattamento, oppure, nella maggior parte dei casi, si rifiuterà apertamente di farsi curare. L'esistenza della sofferenza nevrotic:a ~ un requisito importante, se non indispensabile, per l'atteggiamento di tenacia e di decisione di cui il paziente ha bisogno per passare attlliVCI$0 le difficoltà di una cura analitica. Trattando casi di nevrosi infantile ci si rende conto che questa sofferenza nevrotica non esiste nella stessa misura nel bambino e che, quando esiste, ~ divisa in parti uguali tra bambino e genitori. In taluni casi ~ soltanto la reazione dei genitori al sintomo che, indirettamente, fa capire al bambino che egli soffre di quel certo sintomo. Questo ~ il caso, ad c:sempio, che si rivela nei frequenti disturbi dell'alimentazione dell'infanzia. l bambini che mangiano poco lo fanno per ragioni che l1anno origine nel primo rapporto con l:. madre, nelle loro reazioni contro le proprie tendenze sadico-orali ecc. La normale ingestione del cibo viene coslresa difficile o impossibile per 1agioni nevrotiche. Il bambino, lasciato a sé stesso, sopporterebbe volentieri il suo sintomo e mangerebbe meno. Ma le madri soffrono acutamente dell'angoscia causata da questo comportamento del bambino e a loro volta gli procurnno sofferenze con rimproveri, sgridate, energici provvedimenti ecc. La stessa cosa avviene nel caso dell'enuresi nevrotica dell'infanzia. I bambini al di sotto di una certa età tendono a essere completamente indifferenti verso questo sintomo, mentre l'ambiente degli adulti soJfre moltissimo per questa causa.; l'entità della pena che provoca nel bambino dipende dalla reazione dell'ambiente, I terrori notturni dei bambini (pavor nocturnus) di solito causa.no costernazione e angoscia nei genitori, mentre il bambino che ne ~afflitto li dimentica. I capricci furiosi disturbano la famiglia, ma per il bambino sono spesso uno sfogo benefico. Manifestazioni nevrotiche di flggi'Cssivit~ c distruttività, come se ne verificano negli stadi iniziali delle nevrosi osscssive, sono sintomi di grande disturbo per la famiglia; il bambino invece ci si bea. Sotto questo profilo il suo atteggiamento assomiglia di più a quello dell'adulto perverso che dell'adulto nevrotico. · La sofferenza nevrot:ica acuta ~ sentita dal bambino in tutte le situazioni angosciose finché non si è insta11rata in lui una compatta difesa. Allorché l'angoscia ~ tenuta a bada da meccanismi fobici o
ossessivi, l'entità dclla sofferenza del bambino dipende di nuovo dalle reazioni dell'ambiente. Molte madri temono l'angoscia del bambino quanto il bambino stesso. Di conseguenza non soltanto non si oppongono agli accorgimenti fobici o ossessivi del bambino, ma aiutano attivamente in molti modi a rinforzarli. Per aiutare n bambino a evitare la situazione pericolosa nella quale insorgerebbe l'angoscia, indulgono ai cerimoniali osressivi del momento di andare a letto, del mangiare, vestirsi, lavarsi ecc. Il loro scopo è di risparmiare al bambino la sofferenza comportata dall'angoscia e contemporaneamente evitare i violenti sfoghi che si hanno ogni volta che un atto ossessi\'O o una precauzione fobica viene contrastata o prevenuta. Esistono cosi molte fobie infantili e nevrosi ossessive celate sotto la superficie che, sebbene causino infinite preoccupazioni alla madre, non sono molto dolorose per il bambino. In Inghilterra, nel 1910, al tempo dci grandi sfollamenti, molti bambini divennero softerenti di nevrosi dopo la separazione dai genitori. Sarebbe errato concludere che avevano tutti acquisito una nevrosi a causa delle loro esperienze traumatiche. In molti casi, semplicemente, la nevrosi non era stata evidente finché avevano vissuto con le madri; l'angoscia acuta, la sofferenza ccc. comparvero quando furono costretti a vivere con gente che era meno disposta o capace a mostrare coosidcrazione per i loro accorgimenti fobici o ossessivi. Riassumendo: la presenza o l'assenza di sofferenza non può esser~ considerata un fattore risoluti\'0 quando si decide circa il trattamento di un bambino. Vi sono parecchie torbe nevrotiche gravi che il bambino sopporta tranquillamente; ve ne sono di meno gravi che gli causano dolore. Poiché la decisione di cercare un aiuto per il bambino viene normalmente presa dai genitori, è molto più probabile che un caso di nevrosi infantile sia messo in cura quando i sintomi disturbano l'ambiente. l genitori si lasciano guidare, nella loro valutazione della gravità della situazione, dall'effetto che la nevrosi del bambino ha su di loro. Dimostrano maggiore preoccupazione, ad esempio. per g]i stati aggressivi c distruttivi che per le inibizioni; g]i atti ossessivi vengono considerati con minore apprensione che gli attacchi di angoscia, sebbene in realt~ rappresentino uno stadio più avanzato dello stesso disturbo. I bambini che bagnano il letto vengono portati ai controlli ambulatoriali più regolarmente di qualsiasi altra categoria di casi; invece gli stadi iniziati di passivit~ femminile in masehietti, sebbene siano spesso decisivi per una toro futura totale anonnalità, non sono quasi mai presi in considerazione.
L'elemento del disturbo delle capadtli normali. La nevrosi deJl'adulto non viene valutata solo soggettiwmcnte in base alla sofferenza, ma anche obiettivamente in base alla misura in cui danneggia le due principali capacità dell'individuo: la capacità di condurre un:~ normale vita amorosa c sessuale c la capacità di lavorare. l pazienti di solito decidono di sottoporsi al trattamento quando una delle due o entrambe queste funzioni sono gravemente minacciate. Il problema che sorge è se vi siano nella vita del bambino funzioni il cui disturbo sia un indice ugualmente significativo della gravitli della nevrosi infantile. La vita amorosa e sessuale del bambino è, come ha dimostrato la psicoanalisi, non meno ampia c certamente non meno intensa di quella dell'adulto. Ma, dopo che hanno avuto luogo le prime gravi rimozioni della prima infanzia, essa è inibita nelle sue mete. Sebbene abbia un centro per quanto riguarda gli oggetti (complesso edipico), css:~ è dispersa per quanto riguarda le manifestazioni (pulsioni parziali), non organizzata sotto il primato di nessuna di esse. Inoltre tra le sue C5pressioni manca l'orgasmo, il disturbo del quale potrebbe essere assunto come indice del disturbo della funzione. Il bambino, data la natura della sua organizzazione sessuale, è impotente; il che signi6c-o1 che è pib difficile giudicare dell'integritli della sua sessualità che non di quella dell'adulto. Per misurare la sua capacità di amore oggettuale possiamo soltanto misurare i suoi impulsi libidici diretti verso il mondo esterno confrontandoli con le sue tendenze narcisistiche. Normalmente, dopo il primo annO, l'amore oggettuale dovrebbe essere maggiore del narcisismo; il soddisf:~cimcnto tratto dagli oggetti dovrebbe diventare progressivamente maggiore del soddisfacimento autoerotico. Una nevrosi infantile può interferire seriamente in queste propor:zioni, ma la wlutazione di questi fattOTi nella diagnosi è troppo sottile e complicat:~ per esSere di aiuto immediato come indicazione per la cura. Ugualmente difficile è trovare nella vita del bambino qualche cosa che possa paragonarsi a un disturbo della capacitli di lavoro. Molti autori hanno sostenuto che per il bambino il gioco è tanto importante quanto il lavoro per l'adulto e che quindi una prova della capaciti del bambino nel gioco è indicativa dell'entità del suo disturbo. Questa concezione sembra essere originata dal fatto che i bambini nevrotici sono invariabilmente disturbati nella loro attività Iudica. In certi tipi di nevrosi vi è un esagerato gioco immaginativo,
IIIDLt;AZIOIII Plll. ~'AHAlJSI INPAittiLB
a scapito di quello costruttivo. Agli inizi ciò è talvolta ritenuto un bene dai genitori, un segno di immaginazione particolarmente viva, e di doti artistiche, Ma l'elc:mt:nto nevrotico diventa inequivocabile quando tale: gioco si fa ripetitivo, monotono, e interferiste con ogni altro tipo di attività. Questo è UJJ segno che il bambino è fissato a un determinato punto del suo sviluppo libidico. Sebbene la capacità del gioco costruttivo sia, nella vita del bambino, il sostituto più prossimo della capacitill di lavoro dell'adulto, le due funzioni rimangono c:osl discoste l'una dall'altra che non è giustificato "dar loro un ugual posto nella diagnosi. Poiché il gioco è governato dal principio di piacere, il disturbo di ognuna delle due funzioni ha un diverso significato clinico. L'elemento del disturbo dello s11iluppo normale. Per la valutazione della nevrosi infantile è dunque impossibile servirsi degli stl!:5si criteri che si applicano nel caso di un adulto. L'infanzia è un processo sui generis, una serie di stadi di sviluppo in cui ogni manifestazione ha la sua importanza in quanto fase di tnlnsizione c non come sbocco finale. I suoi compiti e le sue realizzazioni non possono perciò essere paragonati con quelli dello stadio più statico della maturitil. Vi è un so1o elemento nell'infanzia la cui importanza è cosl cruciale da richiedere un'azione immediata quando venga menomato dalla nevrosi: è la capacità del bambino di svilupparsi, di non rimanere fissato a una fase di sviluppo prima che il processo di maturazione sia stato concluso. · Si suggeriste perciò di valutare la gravità della nCVI05i infantile non secondo il danno che in qualche modo particolare o in qualche dato momento provoca alle attività o agli atteggiamenti del bambino, ma secondo la misura in cui impediste al bambino di SVIlupparsi ulteriormente. Lo sviluppo libidico La successione dello sviluppo libidico. Sulla base delle nostre attuali conoscenze è possibile stabilire, anche con un rapido esame, se lo sviluppo libidico di un bambino corrisponde al suo livello di etil. Conosciamo più o meno i limiti d'età delle organizzazioni pregenitali della libido, più quelli di qualche suddivisione all'interno di tali stadi. Un rilevante perturbamento nell'ordine degli eventi o l'incapaciU di procedere avanti da uno qualsiasi di questi stadi transitori, in bambini che non siano organicamente o psichicamente carenti, indicano una seria interferenza nevrotica.
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INDICAZIOIIIPEIL'AIIIoL!51111P.utriLE
Ma la grande variabilità individuale e la sanità delle nostre conoscenze non ci consentono, su questa base, che di fare stime abbastanza grossolane. Dobbiamo tener conto, di nonna, del fatto che vi è un'ampia sovrapposizione delle varie organizzazioni. La fase omle, per esempio, persiste ancora per mesi dopo che è comparsa l'organizzazione sadico-anale; le manifestazioni sadico-anali non spariscono con l'inizio della fase fallica. Il periodo di latenza, di solito, perdura uno o due anni prima che le tendenze del primo periodo infantile svaniscano nello sfondo. Sarebbe, ad esempio, errato deduue che il bambino non è riuscito a raggiungere il livello fallico dal fatto che nel quarto e nel quinto anno persistono forme di soddislacimento autoerotico orale o anale. Non accade mai che tutta la libido si esprima soltanto nelle manifestazioni dell'ultima fase di sviluppo; qualche parte di essa rimane invariabilmente legata a precedenti modi di espressione. Per assicurare la normalità ~ sufficiente che la corrente principale della libido raggiunga l'organizzazione appropriata all'età del bambino. Le manifestazioni di questo livello predominano allora su quelle precedenti, anche se mai così completamente come le tendenze genitali della vita sessuale adulta prcdomi· nano sulle tendenze pregenitali. Vi sono dati più attendibili sui quali si potrebbe, teoricamente, ba· sare un'opinione circa lo sviluppo libidico del bambino, e precisa· mente le fantasie che accompagnano le attiviti masturbatorie infan· tili. Ma, praticamente, questo è di ben poco aiuto per la diagnosi. Tali fantasie sono sempre segrete, molto frequentemente inconsce, e affiorano soltanto nel corso di un'analisi, non durante una semplice consultazione. L'integrità dello sviluppo Jibidico. La nonnaliti libidica del bam· bino si giudica, inoltre, in base al destino subito dalle sue singo]e pulsioni parziali. Ci si aspetta che nessuna delle pulsioni parziali sia completamente assente dal quadro clinico (se il bambino non ~ organicamente o psichicamente carente) eca:tto nel caso di grave disturbo nevrotico. Ma, di nuovo, la variabl1ità individuale ~ abbastanza ampia da am· monirci di andare cauti con le conclusioni. Le pulsioni parziali (che includono tendenze come l'esibizionismo e la scopofilia), o piuttosto le loro manifestazioni, non sono visibili nella stessa misura in tutti i bambini; né un singolo bambino ci presenta un quadro ugualmente chiaro di tutte le diverse tendenze libidiche. Di solito talunc delle
puls.ioni parziali sono chiaramente evidenti mentre altre rimangono vaghe e indistinte. In taluni bambini può sembrare che la crudelti, l'esibizionismo, o l'ingordigia non abbiano awto una parte apprezzabile nella loro vita; in altri questi impulsi possono essere inequivocabili, mentre altre pubioni parziali si notano solo a un'osservazione più attenta. Le differenze individuali di questa natura sono basate su fattori costituzionali, e non sono dovute a interferenza ncvrotica; ma esse creano dei punti di speciali interessi Iibidici nella vita del bambino, i cosiddetti punti di fissazione, che hanno una funzione importante nel successivo sviluppo nevrotico. Infedelenza nevrotiCll nello sviluppo libidico; l'elemento della guarigione 5p0nfanea. Nell'adulto la nevrosi danneggia l'integrità dell'organizzazione sessuale; la nevrosi infantile interferisce anche direttamente con il progresso della libido. Nello stadio iniziale di un conflitto nevrotico, la libido, per evitare l'angoscia insorta a un livello più alto di organizzazione sessuale, fluisce all'indietro (regressione) e si lega di nuovo a desideri libidici precedenti (punto di fissazione). L'lo del bambino in questo modo si trova di fronte a desideri primitivi (orali, aggressivi, anali) che non è preparato a sopportare. Si difende contro il pericolo pulsionale con l'aiuto di vari meccanismi (rimozione, formazione reattiva, spostamento ccc.), ma, se queste difese non hanno successo, si manifestano sintomi nevrotici che rappresentano il soddisfacimento del desiderio, distorto nella sua forma dall'azione delle forze rimoventi. Finché questi sintomi persistono sono essi l'espressione centrale della vita libidica del bambino. Dal punto di vista dello sviluppo non è importante se questi sintomi sono più o meno dolorosi. Ciò che conta è che con l'insediarsi del disturbo nevrotico la libido è arrestata nel suo corso. Anziché muovere in avanti verso livelli più adulti, è forzata all'indietro, e perciò importanti acquisizioni vanno perdute. Le qualitil e i risultati che dipendono direttamente dallo stadio dello sviluppo della libido sono perduti. Il bambino che regrcdisce al livello orale, ad esempio, ritorna simultaneamente agli atteggiamenti emotivi che vi sono connessi: diventa nuovamente insaziabile, esigente, impaziente dell'appagamento del desiderio, •come un lattante". La regressione dal livello fallico al livello sadico-anale distrugge gli attributi, recentemente acquisiti, della generosiU, mascolinità c protettività e sostituisce ad essi la possessività prepotente che appartiene allivello libi-
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dico precedente. Ma al tempo stesso vengono fatti dci progress.i in altre sfere, che non sono inHucnzate direttamente dalla nevrosi Il bambino diventa più grande e pià capace, e il suo sviluppo diventa disarmonico perché il suo corpo e la sua mente che crescono sono legati a una vita pulsionale cd emotiva che non è in grado di stare alla pari con loro. A questo stadio la necessità del trattamento appare molto urgente, non perché sia grave la nevrosi, ma perché la sua presenza ostacola lo sviluppo della libido. D'altra parte questa impressione di grave interruzione è spesso ing:mnevolc. Dopo una persistenza più o meno lunga i sintomi possono improvvisamente perdere d'importanza, la fissazione pub dissolversi c la libido, libera da restrizioni, riprendere il suo nonnale flusso progressivo. Il bambino, come si dice popoJaTmente con rifCJimento agli abiti, è ftdiventato troppo grandeN per la sua nevrosi e l'aiuto terapeutico non è più necessario. Come analisti che raccolgono ptove dai casi di adulti, noi non crediamo molto facilmente alla guarigione spontanea della nevrosi; e quando ne veniamo informati consideriamo la cosa con diffidenza. Noi sappiamo che le nevro5i, al massimo, possono mutare le loro manifestazioni. L'angoscia nevrotica per esempio pub sparire, ma soltanto per riapparire più tardi, centrata attorno a un oggetto o ;~rgomcnto diverso. Cambiamenti nelle cirto5tanzc della vita pOS!OnO alleviare una condizione nevrotica in vari modi. La sofferenza ncvrotica pub essere sostituita da una sofferenza normale; per esempio la perdita reale di un oggetto dovuta alla morte pub prendere il posto della perdita immaginaria dell'amore da parte di quell'oggetto, e così rendere· non più necessario un determinato sintomo. Un desiderio masochistico, che in un certo periodo si manifesta con sintomi nevrotici, in un altro periodo pub trovare appagamento in una ma· lattia organica. Inibizioni o restrizioni ossessive che paralizzano l'attività del paziente possono scomparire quando la stessa persona è, per esempio, in prigione oppure in un campo di concentramento, cioè quando ;ive in condizioni di impedimento e di inibizione. Una nevrosi pub inoltre essere eliminata mediante la separazione dall'og. getto d'amore sul quale ha trasferito i suoi problemi centrali; ma tale soJiicvo sari temporaneo, e la nevrosi si ristabtlirà completamente non appena avrà avuto luogo una nuova traslazione. Fatti di questo genere, sebbene spesso descritti come guarigioni spontanee, sono semplicemente fluttuazioni all'interno dello stesso accomoda· mento nevrotico.
In base alla nostJa conoscenza teorica, vi sono ben poche ragioni di aspettarsi che le nevro5i degli adulti scompaiano spontaneamente. Il sintomo nevrotico. che l: un compromesso tra due forze opposte, può cambiare soltanto quando hanno luogo trasformazioni decisive o nelle tendenze.pulsionali o nell'lo e nel Super·io dell'individuo. Nessuno di questi tipi di trasformazione ~ probabile che abbia luogo nell'adulto. Il desiderio infantile, al quale il paziente~ regredito, continuerà a rimanere potente. L'lo continuerà a mantenere la sua energia di rimozione (a meno che non si instauri un grave processo di deterioramento). Inoltre tutto il processo è ancorato nell'inconscio, e perciò inaccessibile all'inAuenza da livelli consci. e in questo che le condizioni della nevro5i infantile sono completamente diverse. L'organizzazione libidic:a del bambino è, come abbiamo detto prima, in uno stato fluido, in cui la libido muove continuamente verso nuove posizioni. Una pulsione parziale investita di libido in una fase, può essere privata d'interesse in un'altra. Non è detto che il bambino debba rimanere assolutamente legato a quel qualsiasi punto di fissazione al quale è stato riportato dalla regrcssione. Se la fissazione non è eccessivamente forte, la libido ha una buona possibilit;\ di liberarsi nuovamente, e di essere portata avanti dalla successiva ondata di sviluppo. Questa possibilità diventa m;tggiorc tutte le volte che le spinte biologiche hanno una forza sPeciale, come accade all'atto dcll'instaurnrsi della fase fallica (tra i quattro e i cinque anni) e della pubertà.
e errore comune credere che, a causa del rafforzamento dell'Io. i bambini diventino più nevrotici nel periodo di latenza. Al contrario il periodo di latenza segna una chiara diminuzione delle nevrosi infantili. In questo periodo, la forza dci desideri sessuali infantili viene meno, in parte per ragioni biologiche, in parte per la frustrazione dci desideri edipici del bambino. Ciò diminuisce la necessità di difesa contro le pulsioni, e trasforma le formazioni di compromesso tra l'lo e l'Es che sono alla radice della formazione dei sintomi. Molte ne\"TOsi infantili perciò spariscono più o meno a quest'epoca, e la loro guarigione spontanea è dovuta a tali cambiamenti quantitativi. La pubert.l è considerata a ragione il periodo in cui ci si aspetta Che compaiano parc:c:chi disturbi nevrotici. t meno noto che anche la pubertà elimina certi sintomi ncvrotici tipici degli anni precedenti. Questo riguarda specialmente il comportamento nevrotico di ragazzi che, durante tutta la prima infanzia c la latenza, hanno lottato con-
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tro desideri rimossi di tipo femminile passivo. 11 loro comportamento è caratterizzato dall'angoscia dovuta. ai loro desideri d'evirazione rimossi c da una superficiale e rumorosa aggressività che è una reazione contro la sottosta.nte passività. La pubertà comporta un aumento biologico dclla mascolinità genitale, che, finché dura, pone fuori gioco le tendenze :inali, passive e femminili. Qui si ha una guarigione spontanea nel vero senso della parola: non si ha una pura e semplice trasformazione della nevrosi, ma sono le stesse forzi: inconsce !Ottosta.nti a subire alterazioni. Dipenderà dai futuri sviluppi se la precedente costeJlazione di pulsioni verrà alla ribalta di nuovo nella vita adulta. In questo caso saranno reinstaurate le difese nevrotiche contro di essa. Vi sono altri tipici esempi di nevrosi infantili che spariscono quasi sempre prima dcll'adolescenza: l'enuresi e certi comuni disturbi dell'alimentazione. Anch'essi sono spazzati via dai cambiamenti libidici che si verificano prima o durante la pubertà. Taluni disturbi che co1piscono la potenza sessuale e certe nevrosi gastriche possono ricomparire, molto più tardi, nella loro propria sede, se l'organizzazione sessuale genitale adulta non è abbastanza forte da mantenersi stabile. Riassumendo: per decidere se un ~mbino ha bisogno o meno di trattamento tcrapeutico ci si pub basare sulla situazione del suo sviluppo libidico. Una nevrosi infantile può essere trattata come un disturbo transitorio finché l'organizzazione libidica del bambino rimane ftuida e mostra tendenza a progredire. Le nevrosi infantili scompaiono ogni volta che si ha un normale movimento in avanti della libido, abbastanza forte da annullare la regressione nevrotica e la fissazione. Quando le costellazioni libidiche diventano rigide, stabilizzate, e monotone nelle loro espressioni, vi è pericolo che la nevrosi diventi permanente. Ciò significa che il trattamento è indicato. L'idea che l'analisi infantile wda usata con moderazione e solo in casi in cui la'speranza di guarigione spontanea è molto tenue o non esiste, si contrappone all'opinione sostenuta da molti analisti che l'analisi infantile si debba usare profilatticamente per eliminare i punti di fissazione patogeni. L'interferenza della nevrosi con lo sviluppo dell'lo La minaccia che l'instaurarsi di una neVrosi infantile costituiKe per lo sviluppo libidico dell'individuo è cosl evidente che non è sfuggita
IIIIUCAZlOI'I Plll L0AI
a nessuno. Lo stesso pericolo è meno evidente in relazione allo svi· luppo deJI'Jo. Al contrario, si ritiene generalmente, che lo sviluppo nevrotico nei bambini si abbini a un fiorire particolarmente buono e spesso particolannente precoce di questa parte della personaliU. del bambino. Rimane apetta la questione se l'accentuazione delle forze dell'lo sia uno dei risultati della nevrosi o se sia invece una precoce maturlllzione dell'Io che predispone il bambino a una grave nevrosi infantile. Quanto diremo in seguito è un tentativo di prendere in esame que. sti problemi: se la nevrosi infantile aiuti o danneggi lo svi1uppo dell'Io; quali interazioni vi siano trlll i due processi; se la misura del danno procurato all'lo possa servire da ulteriore indicazione per l'uso terapeutico dell'analisi infantile. L'elemento quanfitativo nello sviluppo deJJ'Io. Una nevrosi può colpire l'Io q\lantitativamente, vale a dire nella sua forza. L'espressione "forza dell'Io~ non è intesa a indicare una q\lantità assoluta di forze dell'lo, che in quanto tali non sono misurablli. Essa indica l'efficienza relativa dcll'lo rispetto ai contenuti dell'Es (i moti pulsionali) c alle forze ambientali con cui l'lo deve avere a che fare. La forza dell'Io varia parecchie volte nel corso dello sviluppo normale. All'inizio della vita i moti pulsionali banno una forza preponde. rante e le prime cristallizzazioni dell'Io sono completamente sotto il loro dominio e al loro servizio. La crescente consapevolezza del mondo esterno da parte del bambino, il primo formarsi della capacità di conservare e collegare tracce mnestiche, di prevedere eventi, di trarre da essi conclusioni ccc., vengono impiegati esclusivamente al fine del soddisfacimento pulsionale. Migliore è lo sviluppo dell'Io di un bambino piccolo,. migliori sono le sue possibilità di soddisfare i desideri e di servirsi del mondo esterno per appagarli. Ma questo regno indiscusso delle pulsioni non dura oltre la primissima infanzia. Per effetto dei forti legami emotivi con i genitori, il bambino comincia presto a tener conto dei loro desideri, che sono di frequente opposti ai suoi. Nella misura in cui egli è capace di identificarsi con i genitori, il suo lo sviluppa atteggiamenti ostili \'CJSO le sue richieste pulsionali e tenta di contrastarle e di guidarle. Allo stesso tempo l'lo comincia a correlare emozioni c tendenze in conflitto, anzicb& esprimerle alternativamente. Ciò significa sopprimere l'uno o l'altro lato di esse (l'amore oppure l'odio, i desideri
passivi o quelli attivi ecc.), e questo crea nuovi conftitti tra l'lo c
l'E.I. Ma sebbene tutti questi sforzi siano fatti dall'Io per affermare é stesso contro le pulsioni, nel primo periodo dell'infanzia non si stabilisce nessuna reale superiorit.l dell'Io. La spinta dell'appagamento del desiderio è ancora troppo forte, c il principio che governa la vita del bambino rimane in larga misura il principio di piacere. & soltanto la de6nitiva frustrazione dei desideri edipici, con la conseguente Scomparsa delle prime organizzazioni libidiche, elle cambia la situazione in modo decisivo a favore della forza dell'Io. Mentre le pulsioni sessuali rimangono latenti (periodo di latenza), l'lo afferma la sua superioritll, dirige le azioni del bambino, stabilisce il principio di realtà, cd effettua il primo reale adattamento alle esigenze del mondo esterno. L'Io e l'Es hanno ora invertito le loro posizioni. Ma questo nuovo ordine non è affatto permanente. La superiorità dell'Io è nuovamente abbattuta non appena appaiono i primi segni dell'adolescenza. A causa dello sviluppo biologico delle tendenze prcgenitali durante la· prepubcrtà, c delle tendenze genitali duflllntc la pubert.l, le forze libidiche aumentano la loro fot%ll. Durante tutta l'adolescenza, le forze dell'Io e le forze dell'Es lottano l'una contro l'altra per il sopravvento, una lotta che è responsabile di molte delle manifestazioni conll.ittuali e anormali di tale periodo. 2 impossibile, prima che l'adolescenza termini, prevedere se l'individuo emergerà da questa lotta con un lo forte o debole, ma tale incertezza è normale e necessaria. 2 essenziale per lo sviluppo di una personalità ricca e vigorosa, che questa parte della formaziOne del carattere (lo stabilirsi di una de6nita proporzione tflll forza dell'Es e forza dell'lo) non termini troppo presto. Il Russo mutevole dello sviluppo libidico dovrebbe, linché dura, aver modo di esprimersi, almeno temporaneamente, senza essere paralizzato dai dettami di un Io forte, D'altra parte ogni nuovo vantaggio acquisito dall'Io dovrebbe contribuire in qualche misura a mutare l'equilibrio tra l'lo e l'Es e segnai-e un passo avanti nel perfezionamento di un assennato controllo delle pulsioni.4 La personalit! del bambino si mlupper! fintantoché il raPPorto tra l'Io e l'Es rimarda ll.uido e mutevole. L'intervento della nevto5i infantile opera come un processo di calcificazione in un organismo vivente. Ogni sintomo nevrotico rappre•una !.1111bino diquallro•nni e mezzo,•lbqualccn 1111o ridlieltodi eorai'D'tllrsi bene in uno ~rlaDa:llsiooein ..,; Il pocnonle m:usente,rispo~e mollo sensata· mcnle: •Credo tbc potdlconlrolbJmi.•
senta un tentativo di stabilire un equilibrio artificioso tra un desiderio pulsionalc e le forze di rimozione dell'Io, un equilibrio rigido, che una volta stabilito non è più suscettibile di correzione. Se i sintomi si moltiplicano e la nevrosi si organizza in una struttura compatta, tutta quanta la relazione tra l'Io e l'Es viene paralizzata irrimediabilmente. Un altro modo più diretto con cui le nevrosi infantili riducono la forza dell'Io sta nella regressione, che si manifesta inevitabilmente quando ha inizio la formazione dei sintomi. La regressione libidica è sempre accompagnata da una certa entità di regressione dell'Io; la fOiza dell'Io è in una certa misura dipendente dalla fase di sviluppo libidico. L'organi:zzazione orale della libido, per esempio, è sempre associata con un particolare urgere dci desideri e con l'impazienza di appagarli. Ciò significa, praticamente, che un bambino d1e regredisce dal livello genitale a quello orale regredisce simultaneamente da una situazione di forza dell'Io a una situazione di debolezza dell'Io. O, per dirla in modo diverso, la regressione dal livello genitale al livello orale implica la regressione dal principio di realtà al principio di piacere. A prima vista sembra quindi cl1c il bambino nevrotico possegga un lo forte. Ma è soltanto un'apparenza. Il suo Io ha degli atteggiamenti definiti e irreversibili verso i moti pulsionali allo scopo di mantenere il delicato equilibrio necessario per la formazione dei sintomi. In realtà è più debole dell'Io di un bambino nonnalc, poiché le forze dell'Es hanno conquistato una vittoria più o meno durevole dissimulandosi nella formazione sintomatica. L'elemento qualitativo nello svilUppo dell'Io. Dai primi mesi di vita in poi l'Io si sviluppa da pura e semplice stazione ricevente di stimoli confusamente percepiti in untro organizzato dove le impres· sioni sono ricevute, vagliate, registrate e interpretate, e dove è intra· presa l'azione appropriata. Una parte distinta dell'Io- il Super-ioadempie al compito della supervisione, dal punto di vista morale, dei pensieri e delle azioni. Le funzioni eMenziali dell'lo sotto questo riguardo sono: l'esame della rcalt:\ interna ed esterna, la costruzione della memoria, la funzione di sintesi dell'Io e il controllo dell'Io sulla motilità. Durante tutta l'infanzia opera un processo di mat\1razione che, al servizio di un.l conoscenza e di un adattamento alla realtà sempre migliori, ha lo scopo di perfezionare tali funzioni, di rendcrle sempre più obiettive e indipendenti dalle emozioni, finché
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riescono a diventare tanto accurate c attendibili quanto un apparato meccanico. In ultima analisi l'efficienza individuale nella Yita {c, in condizioni JDCDO civilizzate, addirittura la possibilità della sopraVYivenza) è determinata dalla perfezione o dall'imperfezione di queste funzioni dell'Io. Ma insieme a questo processo di maturazione opera nel bambino un'altra tendenza, anche più potente. Le acquisi:r.ioni dell'Io gli sono interamente accettabili in quanto serYOno al soddislacimento puls.ionale e forniscono un certo dominio sull'ambiente. Ma diventa ben presto chiaro che questo nuoYo modC? di fun:r.ionare comporta una quantità di sofferenza, di disagio e di angoscia almeno uguale se non cnonnementc maggiore. Infatti, ognuna delle nuove funzioni ha i suoi sgradcYOii effetti. L'esame accurato e la registrazione della realtà esterna rivelano all'lo l'esistenza di innumerevoli allarmanti possibilità: il mondo esterno si dimostra pieno di frustra:r.ioni, delusioni, minacce. L'esame della propria realtà intema rivela al bambino la presenza di tendenze proibite e pericolose che offendono il concetto che egli ha di sé stesso e perciò gli causano angoscia. II wglio e l'interpretazione degli stimoli, via via che auivano, porta a tracciare una netta linea di distinzione tra il sé del bambino e gli oggetti esterni; prima che questa facoltà si SVJ1uppassc il bambino era stato capace di sentire sé stesso come un tutt'uno col mondo circostante, di ascrivere a sé stesso qualunque cosa fosse piacevole e di attribuire a un "al di fuori" qualunque cosa fosse disturbante. Anche lo sviluppo della fun:r.ionc della memoria è di disturbo, percM mira a conservare tracce mnestichc senza riguardo alla loro qualità; il lattante invece era solito dare la preferenza ai ricordi piacevoli c a ri6utare quelli spiacevoli. Quanto alla funzione sintetica dell'Io, che tende a unificare e centralizzare tutti i processi psichici, essa si contrappone alla maniera libera e facile in cui il bambino usava vivere, simultaneamente o altematiwmente, le sue più divergenti emozioni e spinte pulsionali, come per esempio amare i genitori e odiarli, e.ssere un bambino passiVo che ha bisogno delle cure della madre in un momento e il momento dopo porsi di fronte a lei come un amante attivo e protettore, distruggere le cose che possiede c immediatamente dopo desiderarle con violenza e tenerle preziose. Da ultimo, un rigoroso controllo dell'Io sulla motilità priva permanentemente le forze pu1siona1i dell'Es della loro precedente libera espressione, Un modo di funzionare di questo genere, tanto dgidamente obiettivo, aumenta i sentimenti di tensione e di angoscia dell'lo. Da una
parte le forze libidiche dell'Es, rappresentate dalle pulsioni parziali della scssualità infantile, reclamano clamorosamente di estere soddi· sfatte. Dall'altra, gli adulti del mondo esterno sono sentiti come persone che minacciano punizioni o la perdita dell'amore se il bam· bino dovesse abbandonaiSi ai desideri e alle azioni sessuali e aggressive proibite. Da parte del Super-io, infine, vale a dire dall'interno, l'lo è invaso da sentimenti di colpa e di autocritica ogni volta che non riesce a vivere secondo i suoi modelli, L'Io debole e immaturo del bambino non riesce a fronteggiare l'urto di questi pericoli. Di conseguenza cerca di annu1lare quanto è riusdto ad acquisire non appena l'ha conseguito. Cerca di non vedere la realtà esterna com'è (diniego), di non registrare e di non rendere consci i rappresentanti cleg1i impulsi interni che vengono inviati dall'Es (rimozione), sovrappone a impulsi indesiderati il loro opposto (formazione reattiva), sostituisce fantasie piacevoli a fatti penosi (fuga nella fantasia), attribuisce ad altri le qualità che non desidera vedere in sé. stesso (proiezione), e si appropria di cib che degli altri gli pare accettabile (introiezione). Questi mezzi sono di regola impiegati con moderazione nell'infanzia di ognuno per difendere L'lo dall'angoscia. Un certo movimento retrogrado nello sviluppo delle acquisizioni dell'lo è percib la regola. Esso serve solo a produrre una certa misura di funzionamento sogget:· tivo e imperfetto che di solito viene superato all'inizio del periodo di latenza, quando la posizione dell'lo è rafforzata e l'angoscia diminuisce. Ma le cose assumono una forma diversa se sopravviene un con8itto nevrotico acuto nella fase preedipica o durante la fase edipica. Di fronte a un'angoscia eccessiva l'lo impiega i meccanismi di difesa a sua disposizione esageratamente e ben più a lungo. Percib il danno fatto alle funzioni dell'lo diventa notevolmente maggiore ed è di effetto più duraturo. Esempi di un uso esagerato del diniego della realtll esterna si possono trovare quando il bambino si trova a fronteggiare il fatto della differenza. dei sessi, che fa insorgere l'invidia del pene e. l'angoscia di evirazione. Sotto la pressione di queste dolorose emozioni l'lo abbandona l'esame di realtÌI, pretende di vedere cib che non esiste (per esempio il pene nella madre), oppure ignont ciò che è in piena vista. (Una bambina, osservando il pene del fratellino appena nato, disse con soddisfazione alla sorella: "Ha un ombelico proprio come
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il nostro", sottolineando così la somiglianza invece di ammettere l'ovvia differenza tra loro.) Il diniego prevale ancora di più suU'esame di realtà quando è implicato conie principale oggetto d'osservazione l'atto sessuale dei genitori. Sotto l'influenza della gelosia edipica i bambini rifiutano di riconoscere che i genitOii hanno insieme una vita sessuale e sostengono questo diniego nonostante tutti gli altri progressi nella conoscenza di fatti biologici come la riproduzione degli animali, o addirittura di fatti della vita sessuale che riguardano estranei. La prova di un tale diniego si può trovare in innumerevoli fiabe, miti, credenze religiose ecc. In situazioni di nevrosi questo .diniego spesso pennane al di Li del periodo di latenza e dell'adolescenza e continua anche durante la vita adulta. Ma anche normalmente, finché i bambini evitano di ammettere la rcalt~ sotto questo rispetto cosl importante, non sono liberi di serviui a pieno della loro intelligenza per prendere conoscenza della realtà esterna. (Un adulto nevrotico, che di professione faceva il medico, cominciò la propria cura analitica con le seguenti parole: •I miei genitori non avevano mai dei rapporti sessuali." Poiché faceva parte di una lunga fila di fratelli e sorelle, era evidente che la sua era un'enunciazione falsa, ma conteneva la chiave del suo comportamento nevrotico e bizzarro che, in certa misura, rendeva imprevedibili e instabili le sue relazioni con il mondo reale.) La conoscenza di casi di uso eccessivo della rimozione è, ormai, generale. La timozione si verifica invariabilmente quando un bambino si trova di fronte all'intollerabile frustrazione delle pulsioni parziali della sua precedente vita pulsionale. Per il bambino infatti diventa più facile fronteggiare la richiesta di soddisfacimento che proviene dall'Es quando ai rappresentanti delle pulsioni è interdetto l'accesso al conscio, quando ci~ sono rimossi. Poiché tutte le manifestazioni pulsionali sono collegate tra loro, la rimozione si fa sempre più estesa, fino al punto in cui l'Io e l'Es diventano completamente estranei l'uno all'altro. Cosl ciò che il bambino nevrotico conosce della propria Vita interiore è molto spesso trascurabile e, nella mi· gliore delle ipotesi, molto scarso e impreciso. In simili condizioni non si pub sostenere che vi sia consapevolezza della realtl interna. L'esempio più istruttivo del danno arrecato da una difesa nevrotica a una funzione dell'Io è la completa obliterazione dci ricordi infan. tili dovuta alla rimozione. Per sostenere la convinzione dell'asessualità dei genitori, o cancellare l'osservazione di un coito, o di scene di seduzione, vengono rimosse dalla coscienza tracce mnestiche di in-
tcri periodi della vita, danneggiando così l'obiettività della funzione ddla memoria c interrompendo la relazione dell'individuo col proprio passato. Normalmente tutti i bambini rimuovono le tracce dci loro primissimi anni in questo modo, per risparmiare a sé stessi il ricordo delle loro primordiali reazioni infantili aggressive, crudeli e sessuali; ma quest'amnesia infantile non dovrebbe estendersi oltre i primi anni di vita. (Una agazzina ncvrotica riusciva a ricordare la maggior parte della sua infanzia, a eccezione di due anni del periodo di latcnza, le cui tracce mncstiche erano completamente assenti. L'analisi rivelò che durante quel periodo sua madre, vedova, era stata "infedele• al padre morto, un fatto che la bambina aveva tentato di ignorare.) Un esagerato impiego della proiezione è di solito fatto dai bambini nevrotici quando sono presi da sentimenti ostili contro il padre e la madre. Ascrivono allora queste tendenze ai genitori stessi, o a un altro bambino, o a un animale. Quando è usata in misura nonnale, questa difesa ~ un importante sostegno temporaneo nello sviluppo della personalità. Usata smodatamente, annebbia la distinzione appena istituita ta il bambino e il mondo esterno. (Una bimba di due anni e mezzo era soggetta a violenti capricci rivolti contro la sostituta della madre; gridava e gettava oggetti contro di Ici. Quando cominciò a fare dei "tentativi per liberarsi da questi capricci, prendeva improvvisamente il cavallo a dondolo ndla stanza dei bambini e lo lanciava contro la bambinaia gridando: "Cattiva Janc, Jiji adesso ti mOJde.· Quando la bambinaia diceva: "Oh, no, il cavallo non mi morde, non è arrabbiato con me, sei tu c:he sei arrabbiata•, la bambina rideva dicendo: "No, non io arrabbiata, solo Jiji.") Allo stesso modo i bambini attribuiscono i loro cattivi sentimenti al "lupo mannaro" oppure a qualche altro agente esterno, col risultato chesi possono sentire completamente "buoni" e amorevoli. Un'altra difesa contro il lato negativo dell'ambivalenza infantile verso i .genitori è la scissione della personalità, con il risultante danno per la funzione sintetica dell'Io. Durante certi periodi parecchi bambini arrivano fino al punto d'inventare nomi speciali per il loro sé "buono" e il loro sé "cattivo•, sebbene sappiano. nonnalmente, che entrambi i bambini, quello buono e quello cattivo, sono sempre loro, tanto che dmanc in essi una vaga sensazione di responsabilità per entrambi. In un caso notevole di questo tipo, una bimba di sei anni si riferiva sempre al proprio lato cattivo come al
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"diavolo" e aveva cessato di provare qualsiasi cosciente responsabilità per le azioni o i pensieri del "diavolo". Uno dei più importanti passi nello sviluppo dell'lo durante la prima infanzia è il controllo delle azioni da parte dell'lo stesso. Questo controllo viene ritirato quando troppe azioni sono investite di significato simbolico sessuale o aggressivo. L'lo cerca allora prima di inibirle e poi, se non ci riesce, si distacca comp]etamcnte da certe fonne di attività, lasciando n controllo della motilità a loro riguardo alle forze dell'&. Il bambino allora presenta un quadro in parte di inibizioni e in parte di funzionamento incerto, imprevedibile, che non è adatto alla realt.i. (Una bimbetta di tre anni non riusciw quasi a servirsi delle mani per qualsiasi occupazione pratica. Le allungava c:lavanti a sé e le sollevava in alto con le dita aperte come se volesse difendersi. In questo modo si impediva di commettere le aggressioni contro i piccoli compagni di cui la sua mente fantasticava costantemente.) Molti maschictti sono gravemente disturbati nella funzione urinaria dal senso di colpa che insorge quando sono costretti a toccare i genitali. Si ritraggono dall'azione pereM per essi implica n desiderio di masturbarsi. Un ragazzo di otto anni non riusciva a servirsi del coltello a tavola perché aveva avuto la fantasia di tagliare con esso la madre; ma n ritrarsi da questa azione gli serviva a poco, poiché i suoi desideri aggressivi dominavano altri atti, per esempio tenere in mano un bastone; di conseguenza, molte attivit.i improvvisamente assumevano il significato di attacchi appassionati contro la madre. La comune fuga nella fantasia, che è tra i maggiori sostegni per ogni bambino., viene usata eccessivamente sotto la pressione di conRitti nevrotici, e pub diventare la base per un completo ritiro ed estraniamento dal mondo reale e dalle sue esigenze. Questa interferenza con le funzioni dell'lo ha nell'infanzia un'importanza maggiore di quella che avd, in condizioni per altri versi simili, nella nevrosi del.l'adulto. Essa si verifica mentre il processo di maturazione dell'lo è ancora in corso. La funzione attaccata piò. direttamente dalla nevrosi infantne viene, perlomcno temporaneamente, trattenuta dall'ulteriore sviluppo, mentre le altre continuano a maturore. Conseguentemente lo svnuppo dell'Io diventa unilaterale e disannonic:o. Il pa(ticolare meccanismo di difesa impiegato e il conseguente danno all'Io dipendono dal tipo della nevrosi infantile. Nelle varie
forme di nevrosi isterica l'angoscia è tenuta a bada con l'aiuto pre· dominante de1la rimozione. Questo può spiegare n fatto che i bambini di tipo isterico possiedono di solito una memoria imprecisa e poco valida che comporta difficoltà nello studio; il danno alla funzione della memoria è andato al di U. dei ricordi emotivamente pedcolosi con i quali l'Io cercava di interferire. l bambini ossessivi di solito hanno una memoria eccellente e non disturbata, ma a causa dell'eccessiva interferenza deJI'Io con la libera espressione delle loro tendenze sadico-anali. essi sono estraniati dalle loro stesse emozioni e sono considerati freddi e poco reattivi, anche quando si tratta di manifestazioni diverse dalle primitive manifestazioni aggressivo· sessuali. I bambini fobici si liberano dalle loro angosce ritraenclos.i dai loro "punti di pericolo". Essi tendono a ritrars.i da molte forme di attivitA e a limitare la motilità ben al di là dell'originale campo di estensione del pericolo nevrotico. Di conseguenza spesso diven· tano timidi e goffi nelle loro azioni, e manifestano appassionate e imprevedibili esplosioni di attività ogni volta che la motilità è governata dalle forze dell'Es invece che dell'Io. Tenendo presenti tutti questi aspetti, è possibile valutare la gra· vità di una nevrosi infantile, e di conseguenza la necessità del trat· tamento, in modo indiretto, sulla base del danno fatto alle funzioni dell'lo dall'esteso impiego di uno o più meccanismi di difesa nevrotica. Non vi è ragione di allarmarsi o d'interferire quando l'una o l'altra acquisizione dell'lo è ridotta o ritardata nello sviluppo o resa temporaneamente inattiva. Questo è un evento normale e inevitabile. Ma i ritardi possono diventare duraturi; parecchie oppure tutte le funzioni importanti dell'lo possono essere gravemente attaccate allo stesso tempo. Se un bambino mostra una conoscenza di· fettosa del mondo esterno, molto al di sotto del livello della sua intelligenza, se è gravemente estraniato dalle sue emozioni, se ha dei vuoti nel ricordo del suo passato, che vadano al di là del campo normale dell'amnesia infantile, se ha una scissione della personalità, se la sua motilitll è fuori dal controllo dell'lo, allora vi sono ben pochi dubbi che esiste una grave nevrosi e che è tempo d'intraprendere l'azione terapeutica. Conclusione Nelle pagine precedenti si è fatto il tentativo di trovare indicazioni per l'uso terapeutico dell'analisi infantile non tanto nclle mani-
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festazioni nmotiche in sé, quanto nella loro relazione con i processi di maturazione che hanno luogo nel singolo bambino. L'accento è stato quindi spostato dagli aspetti puramente dioici di un caso all'aspetto dello sviluppo. Per fare delle diagn.osi da questo punto di vista, l'analista infantile, o lo psichiatra infantile, deve conoscere tanto intimamente la normale successione delle fasi di sviluppo del bambino quanto i suoi disturbi nmotici o psicotici. Il suo compito, in effetti, è valutare la normalità del processo di sviluppo. Quale aiuto possa venire dalla psicologia accademica a diagnmi di questo genere è un problema aperto. I vari reattivi mentali finora escogitati valutano aspetti circoscritti dello sviluppo dell'Io. Essi sono quasi indispensabili nei casi in cui occorre fare una diagnosi differenziale tra deficienza mentale e ridotta consapevolezZa della realtà a causa di ec;eessivo diniego. Le tavole di Rorschach consen· tono di andare più avanti nell'esame dello sviluppo libidiCo e dei suoi disturbi. Altri reattivi cercano di scoprire la vita fantastica del· l'individuo. Ci si può attendere che col tempo verranno inventati altri dispositivi, che riguardino una gamma sempre più estesa di elementi su cui basare una soddisfacente diagnosi delle nevrosi infantili. La nostra attuale conoscenza analitica dci processi di sviluppo della libido e dcll'lo è ancora molto incompleta. Inoltre si sa ben poco di come interagiscano fra loro, a parte il fatto che un Io precoce è particolarmente intollerante quando associato con le primitive pulsioni parziali pregenitali. Stiamo solo lentamente imparando a riconoscere le varie caratteristiche che contraddistinguono il disturbo nevrotico transitorio rispetto a quello permanente, sebbene si tratti di una disti0%ione di estrema importanza per le nostre diagnosi. Non conosciamo abbastanza del rapporto tra lo sviluppo di fattori puramente intellettuali e altre importanti funzioni dell'Io. Fino a quando queste lacune non ~ranno colmate da un maggior numero di dati clinici forniti dall'indagine psicoanalitica di .singoli bambini, ocConed non limitarsi a esami con mezzi spicci di alcun genere, per quanto utili possano essere nel procurare dati aggiuntivi, ma attenersi ai vecchi metodi, lunghi, laboriosi, incerti e sperimentali, dell'accostamento individuale.s
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LO STUDIO PSICOANALITICO DEl DISTURBI INFANTIU DELL'ALIMENTAZIONE
Lo studio psicoanalitico dei disturbi infantili dell'alimentazione
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Nello studio psicoanalitico dei bambini si è frequentemente puntato l'interesse sull'uno o l'altro dei problemi relativi all'alimenta· zione nei primissimi anni di vita e nell'infanzia. in generale. I primi disturbi di questo tipo che attirarono l'attenzione degli autori psicoanalitici furono le turbe che intervengono ncll'alimentlzionc dopo lo svezzamento (Freud, 1915-17; Abraham, 1916; Bcrnfeld, 19Z5). All'inizio furono investigati indirettamente, attraverso g1i effetti po· steriori che avcwno sulla vita emotiva del singolo individuo come si manifestavano durante il trattlmento analitico in eti adulta; in seguito furono esaminati direttamente nel corso dell'osservazione e del tratt;mento di bambini piccoli. Altri problemi relativi all'ali· mentazione entrarono gradualmente nel campo visivo della psico-analisi. Andrew Peto (19)7) dedicò un articolo all'atteggiamento emotivo della madre come fattore importante nel successo dell'altat. tamento al seno. Merrel P. Middlemore (1941) condusse uno studio sistematico circa La "situazione dell'allattlmento" tra madre e neo-nato, interpretando alcune delle sue scoperte alla luce delle teorie di Melanie Klein sui conAitti della fase orale. Edith J.ackson (1945') e C. J. Mohr (19z8) sottolinearono l'importanza dei fattori emotivi nel lavoro di nutrizione degli infanti e dci bambini. Editha Stcrba (1935) richiamb l'attenzione sui rapporti reciproci tra l'educazione .:~Ila pulizia. e i disturbi dell'.aliment;zione; Otto Feniche! (1915'), James Strachey (19]0), Mclitta Schmideberg (1934), e altri, sulla connessione tra le inibizioni relative al mangiare e le inibizioni delle a_ttivitÌI intellettuali. Emmy Sylvcster (1915') descrisse, in un caso di anoressia psicogena, l'inAucnza del rapporto madre-bambino sull'origine e il corso del disturbo. Il rifiuto del cibo a causa della ri· mozione del sadismo orale e dell'introiezione orale ba avuto una
grossa parte nella teoria psicoanalitica degli stati depressivi e della melanconia (vedi Freud, 1915; Abraham, 19:14; Klein, 193:1). Gli studi psicoanalitici di qucisto genere sono serviti a gettar luce sull'origine e sul significato di speci&ci disturbi dell'alimentazione, specialmente dei tipi più gravi e di quclli che compaiono come sintomi singoli nel quadro generale di una malattia nevrotica. Poca attenzione si è prestata invece alle difficoltà comuni del mangiare clte vi sono nella vita quotidiana di bambini altrimenti normali. Né le scoperte dei vari autori sono mai state correlate e applicate sistematicamente al vasto campo dei problemi re1ativi all'alimentazione che si estende da manifestazioni quali le semplici fluttuazioni dell'appetito e i temporanei capricci "rispetto al cibo, fino ai gravi disturbi che compromettono la salute del bambino, e talvolta la sua vita. La funzione del mangiare serve pri~riamente al bisogno fisico biologico di nutrimento e opera in armonia con le forze dell'Es e le forze dell'lo che sono unitamente dirette verso l'autoeonservazìone dell'individuo. La funzione del mangiare come tale sta perciò al di fuori della sfera del conAitto psicologico Oa sfera libera da conflitto di Hartmann, 1939). D'altra parte, il mangiare può essere investito di significato sessuale e aggressivo e cosl, secondariamente, divenire il rappresentante simbolico di foae dell'Es a cui l'lo si oppone. Il bisogno di nutrimento si annuncia alla consapevolezza del bambino con sensazioni di fame. La penosa tensione creata dalle sensazioni di fame induce il bambino a fare l'azione appropriata (annuncia la fame all'ambiente che lo circonda piangendo e urlando, più tardi chiedendo da mangiare o cercando di anivare al cibo). L'acquetamento della fame con l'ingestione di cibo è sentito come soddisfacimento ed è accompagnato da piacere. Poiché il comportamento del lattante è dominato dalla spinta a evitare la sofferenza e il disagio"e a conseguire piacere, l'impulso all'autoconservazione mediante il mangiare è rafforzato dall'impulso a conseguire piacere mediante l'alimentazione. Secondo queste condizioni, vi sono tre modi principali in cui la funzione del mangiare è suscettibile di disturbo: 1) per cambiamenti nell'organismo che direttamente o indiretta· mente hanno effetto sull'impulso dell'organismo a sopravvivere, o sul bisogno di nutrizione (disturbi organici deJJ'aJimentazione);
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per cambiamenti nel carattere piacevo1e del1a funzione (disturbi
non organici del
puJsionale stesso); 3) per sessualizzazione o uso aggressivo del1a funzione, che coinvolge l'attività del mangiare in conflitti con le forze dell'lo e conduce a stati di angoscia nevrotica, inibizione e formazione di sintomi (disturbi newotic1). proces50
Disturbi organici dell'alimentazione I disturbi organici dell'alimentazione stanno fuori dei campi deil'interesse analitico a eccezione dei ca~ in cui diventano la base di disturbi non organici o si combinano altrimenti con essi. In stati di grave ma1attia fisica, debolezza, esaurimento, tensione, e in certi stati di convalescenza, l'organismo è costretto a un livello più basso di adattamento (Gesell e llg,. l9:J7, p. uz), e il bisogno di obo, con le sensazioni di fame che lo accompagnano, è ridotto. Taluni. bambini mostrano un costante e sostenuto appetito anche quando sono ma1ati o indisposti (Gesell e Ilg. 1937); ma nella maggioranza l'appetito scende a un livello buso con la conseguente riduzione dcll'ingestione di cibo. Questi bambini, in questi periodi, "mangiano poco• per tagioni fisiologiche, Quando è necessario, per ragioni mediche, spingere n bambino a mangiare al di là dei limiti del suo appetito, o quando le madri, per propria rassicuraz.ione, costringono il bambino a mangiare contro la sua volontà, possono intervenire fattori emotivi in una situazione di alimentazione altrimenti semplice. Il mangiare diviene allora si~bolo di una lotta tra madre e bambino nella qua1e il bambino può trovare uno sbocco alle sue tendenze passive o attive, sadiche o masochistiehe verso la madre. Averla vinta in questa battaglia può essere per il bambino più importante che soddisfare l'appetito che ritorna. In tali casi la fase del "mangiare poco" dura molto più a lungo. delle fasi di malattia e di convalescenza, e può divenire il punto di partenza di permanenti disturbi non organici dell'alimentazione. Se si può permettere al bambino, durante la malattia, di adattare il suo mangiare al livello del suo appetito, egli ritornerà ai liveDi normali precedenti non appena il bisogno di cibo ritornerà allivello nonna1e.
... Disturbi del processo pulsionale Il soddisfacimento de1la fame costituisce la prima esperienza di gratificazione pulsionale nella vita ciel bambino. Un lattante che riesce a nutrirsi bene è un bimbo soddisfatto e "felice". Per quanto la madre, provvedendo al nutrimento, garantisce tale socldisfacimento e procura cosl un'esperienza piacevole, il bambino. il suo bisogno pulsionale c l'ambiente sono tutti in perfetta armonia. D'altra parte, nessuna madre dà cibo al bambino senza imporgli allo stesso tempo un regime alimentare che costituitte la prima seria
interferenza da parte dell'ambiente con un dcside~io puls:ionalc del bambino stesso. Gli orari correnti per l'alimenta2:ione nel primo anno di vita si basano su una dettagliata conoscenza fisiologica del funzionamento 6sico del lattante. Il numero di madri che non seguono i consigli
o del loro pediatra o dei medici e delle assistenti dei consultori specializzati diminuisce di anno in anno sia in lnghiltena che negli Stati Uniti. La dieta mista dei bambini di uno-due anni è scelta, nelle classi medie, in osseJvanza a tali consigli; neg]i strati più poveri della popolazione è lasciata quasi interamente al buonsenso delle madri, e determinata dalle abitudini e circostanze alimentari degli altri membri della famiglia. Con i bambini più grandi puc) essere nuovamente introdotta una piani6cazionc scienti6ca di dieta bilanciata quando il bambino consuma i suoi pasti all'asilo o a scuola. Alcuni regimi alimentari si basano quindi su conoscenze medicoigieniche. altri sono il risultato di idee preconcette, talvolta ragionevoli, talvoJta superate e spesso superstiziose, trasmesse alle madri dalla generazione precedente. In ogni caso sono l'espressione di cib che uno speci6co ambiente crede essere salutare. vantaggioso e adatto pelle varie età. l!: caratteristica comune di tutti i regimi alimentari correnti nella nostra civiltil, che in essi si tiene il massimo conto delle es.igenze·del COlpO per la salute, la crescita e lo sviluppo 6sioIogici, e scarso o nessun conto del piacere che dovrebbe sempre accompagnare il processo dell'alimentazione ed essere un incentivo ad esso. L'entitil del piacere che un singolo bambino trae dal mangiare dipende solo in parte dall'appagamento adeguato delle esigenze 6sichc; pcl una parte altrettanto grossa dipende dal modo in cui il cibo è dato. Il bambino trae nmassimo piacere dal cibo quando pub
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mangiare cib che gli piace, tanto o poco a sua scelta e ne1 modo che più gli aggrada. Il regime alimentare medio che regola i pasti del bambino secondo la qualiti, quantiti, frequenza e procedimento, intCJferisce percW inevitabilmente con l'elemento di piacere in tutti questi aspetti. Negli ultimi decenni gli orari dell'alimentazione per i lattanti hanno teso a una regolazione igienica fissa e rigida, e lasciato poco spazio alle fluttuazioni individuali. Recentemente molti autori hanno mostrato una tendenza crescente a sottolineare l'importanza dell'in· dividuali:w.zione ne1 controllo dell'alimentazione del lattante (vedi Gescll e Ilg, 1937), e ad ammettere un certo adattamento degli orari al singolo bambino. Ma anche con un regime alimentare più flessi· bile di questa natura l'interferenza con il processo naturale resta considerevole. € inevitabile, nelle condizioni di alimentazione consuete, che i lattanti e i bambini piccoli vengano fatti smettere di mangiare quando ancora si sentono insoddisfatti, o che li si spinga a continuare quando sentono di averne abbastanza, o che si diano loro dei cibi considerati necessari dal punto di vista dietetico ma che essi non gradiscono, oppure che si offrano loro dei dolci quando preferirebbero cose salate, o cose salate quando preferirebbero dci dolci; che la temperatura dei liquidi o la consistenza dei solidi non corrisponda ai loro gusti, che siano nutriti passivamente a un'età in cui desiderano manipolare attivamente il cibo, o siano costretti a usare qualche posata quando preferiscono usare le dita ecc. In tutte queste occasioni il bambino si sente scontento, frustrato, a disagio e collega tali sensazioni spiacevoli con il processo dell'alimentazione. Ulteriori discrepanze tra un programma alimentare imposto e i desideri del bambino sorgono riguardo all'incidenza dell'alimentazione. Il programma prevede i pasti a ore stabilite, mentre i desideri sono rivolti al cibo, o al soddisfacimento ad esso collegato, anche per altri motivi: per alleviare l'angoscia,la solitudine, la nostalgia,la noia, la stanchezza o qualche altro turbamento emotivo. Cib significa che per il bambino il cibo svolge la funzione di importante confortatore generale, funzione di cui la maggior parte degli schemi di alimentazione non tiene conto. Quando il desiderio di cibo· del bambino resta inappa· gato in momenti simili, egli si sente- profondamente insoddisfatto. Una discrepanza analoga esiste tra il bambino e l'ambiente riguardo alla determinazione dci tempi per i pasti. La concezione dell'adulto della lunghezza del tempo d'attesa dopo che si sono manifestate le sensazioni di fame è diversa da quella del bambino
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piccolo. Nella vita infantile i bisogni pubionali sono di un'urgenza incontrollabile. Non vi è un lo organizzato capace di posporre l'ap· pagamento del desiderio con l'aiuto dei processi di pensiero o di altre funzioni inibitorie. Perciò, nulla diminuisce la spiacevole e penosa tensione del bisogno se non il soddisfacimento immediato. Se lattanti o bambini piccoli affamati devono stare ad aspettare d1e si dia loro da mangiare, anche se solo per pochi minuti, essi pro· \'ano un dolore acuto che può impedire loro di godere poi del pasto quando infine arriva.
In tutte le occasioni che abbiamo enumerate il bambino sperimenta sensazioni di natura sgradevole e dolorosa anziché un piacere. Se le deJusioni, le insocldislazioni e le frustrazioni connesse con le esperienze dcll'alimcntazionc diventano troppo frequenti, possono, col tempO, pesare più che i piaceri e in ultima analisi compromettere l'atteggiamento del bambino verso l'intero processo dcll'alimcn. tazione. Spinti dal bisogno fisiologico del corpo e dalla pressione dell'am· biente, i bambini continuano a mangiare anche quando il processo del mangiare si è dissociato dalla patente urgenza di piacere che caratterizza originariament~ ogni moto pulsionale. Ma le ore dei pasti perdono allora l'attrazione che avevano precedentemente e diventano compiti fastidiosi, lavoro forzato anziché occasione di appagamenti di desideri, l bambini mangiano allora lentamente in\'ece che con aviditi; sono facilmente distratti dal pasto o richiedano di essere intrattenuti mentre mangiano; protestano per più tipi di cibo e sono più diffidenti verso cibi nuovi; hanno bisogno di essere molto incitati per arrivare a ingerire un nutrimento sufficiente; e, come dicono le madri, "è sempre una seccatura farli mangiare• o sona "troppo immeni nel gioco" per farli venire a mangiare. Essi sono diventati dei "cattivi mangiatari" a causa della perdita del piacere che tale funzione comporta.' Se i dottori, le madri e le bambinaie hanno ragione di considerare la brama di cibo del bambino come una cieca fom pulsianale, che non conosce la discriminazione a l'autoregolazione che costituiscono i fattori essenziali nelle parallele situazioni di alimentazione dci pjc.. coli animali, è allora inevitabile che l'imposizione dall'esterno di 'la una disausione di 'I.IICiti prabll!mi nel 19JJ, Ctde Bibrialllllleanè elle la ridy. aio:aedelpioeert!dim:~~~Fare,IPOitodi8UII(Jlllb:ambinieuropcldclvcnlesiiPOsecolO,
era prob:abamenlc una con~q~~enq ddb m:samlc rilidili ri&aordo qli orari dr:n'alimmtWuncdrib:arnbinipiccoli.
programmi e orari per l'alimentazione dia luogo a una perdita di piacere e che ne conseguano disturbi relativi al mangiare. D'altra parte, studi recenti fatti in condizioni completamente diveJse di alimentazione non confennano tale sfiducia rispetto alle capacità di autoregolazione dell'appetito del bambino. In esperimenti condotti in ambiente ospedaliero con lattanti, bambini in età di svezzamento e bambini più grandi, Clara M. Davis (1928, 19353,b) ha dimostrato che i lattanti e i bambini piccoli possono, in condizioni regolate, essere ritenuti in grado di fare la loro scelta quantitativa e qualitativa tra cibi selezionati ricchi di elementi nutritivi essenziali alla crescita, e che in tali condizioni hanno più appetito, mangiano di più e le ore dei pasti sono più felici che per i bambini nutriti nella maniera usuale. Il piacere che essi ottengono dal soddisfacimento dell'appetito si mantiene completamente e costituisce un elemento essenziale in un agevole funzionamento del proce.uo dell'alimentazione. Disturbi nevrofici dell'alimentazione Il mangiare, più che ogni altra funzione corporea, ~ attratto nella cerchia della vita emotiva del bambino c usato come sbocco di tcn· denze libidiche e aggressive.
La relazione tra il mangiare e gli stadi dell'amore oggettuale Il bimbo neonato ~ egocentrico e autosufficiente come un essere quando non ! in uno stato di tensione. Quando si trova sotto la pressione di urgenti bisogni fisici come, ad esempio. la fame, cg]i stabilisce periodicamente delle connessioni con l'ambiente, che ritira nuovamente dopo che i bisogni sono stati soddisfatti e la tensione alleviata. Tali occasioni sono la prima introduzione del bambino alle esperienze dell'appagamento dei desideri e del piacere. Stabiliscono dei centri d'interesse ai quali l'energia libidica si attacca. Un lattante che si nutre in modo soddisfacente •ama" l'esperienza dell'alimentazione (amore natcisistico). Quando la coscienza del bambino .ri SY11uppa in misura sufficiente da poter discernere altre qualità oltre quelle della sofferenza e del piacere, l'investimento libidico passa dall'esperienza piacevole della nutrizione al cibo che ! la fonte del piacere. Il lattante in questo secondo stadio "ama" il latte, il seno o il biberon. (Poiché a questo livello di sviluppo il bambino non fa distinzioni precise tra sé stesso
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e l'ambiente, questo attaccamento libidico costituisce uno stadio di transizione fra il narcisismo e l'amore oggettuale.) Quando le sue capaciti\ di percezione permettono al bambino di farsi un concetto della persona per opera della quale egli è nutrito, il suo "amore" si trasferisce su chi gli procura il cibo, cioè sulla madre o una persona sostitutiva (amore oggettuale). Non è difficile seguire la linea di sviluppo che porta da questi inizi mdimentali di attaccamento oggettuale alle forme successive di amore. Il prìmo amore del lattante per la madre è diretto al soddisfacimento materiale (amore •viscerale", amore interessato, amore egoistico; "essere nutrito"). Ne11o stadio sutteSSivo l'amore oggcttuale è ancora egoistico ma volto a soddisfacimenti non materiali, vale a dire a ricevere amore, affetto, approvazione dalla madre; "essere amato". Col progredire del bambino dal livello orale e anale a qucllo fallico, l'attaccamento oggettuale perde il suo carattere egoj.. stico; le qualità dell'oggetto acquistano maggiore importanza libidica, mentre diviene meno importante il beneficio immediato che si trae dalla relazione. Lo stadio successivo e superiore de1lo sviluppo è la capacit~ di amare l'oggetto indipendentemente dal beneficio (amore altruistico). Quando un bambino è allattato al seno c latte e seno sono di fatto parte della madre e non semplicemente simboli di lei come è per i bambini allattati con il biberon, la transizione dal narcisismo all'amore oggettuale è pill faCile e piana. L'immagine del cibo e l'immagine della madre restano fuse in una unica finché n bambino non è divezzato dal seno. Gli autori psicoanalitiei sono stati più volte accusati di esagerare le torbe nella situa2ione dell'alimentazione causate dallo svezzamento (vedi ad esempio Gescll e llg. 1937). Pediatri e psicologi sottolineano il fatto che se lo svezza.mento avviene a stadi lenti con la graduale introdu-zione di altri cibi e di altri modi per mangiare (cucchiaio, scodella), n bambino non ne prova alcuno shock. A mio avviso, cic) è sicuramente vero soJo se lo svezzamento ;awiene nel primo periodo del godimento narcisistico del mangiare, se le reazioni contrarie del bambino sono legate ad alterazioni della condizione del mangiare che si~ dimostrata soddisfacente, e se i turbamenti possono prevenirsi evitando i cambiamenti improvvisi. Negli stadi piò. avanzati della relazione oggettuale in sviluppo, lo svezumento signi-
fica, oltre ai cambiamenti nel cibo e negli oggetti per mangiare, l'cm· trata in una nuova fase della relazione con l3 madre, alla quale certi bambini sono incapaci di adattarsi tranquillamente. Le difficoltà dal lato emotivo possono sfociare in difficoltà di adattamento al nuovo cibo. Sebbene cibo c madre vengano separati nella mente cosciente di tutti i bambini dal secondo anno in poi, l'identità tra le due immagini permane per quanto riguarda l'inconscio del bambino. Spesso il comportamento conflittuale del bambino vmo il cibo deriva non dalla perdita dell'appetito o da un diminuito bisogno di mangiare ccc:., ma da emozioni conftittuali verso la madre trasferite sul cibo, d1e è un simbolo di Ici. L'ambivalenza verso la madre puèl esprimersi in Ruttuazioni tra il mangiare troppo e il ri6.uto del cibo; i sentimenti di colpa verso la madre e una conseguente incapacità di godere del suo affetto, in un'incapacità di gustare il cibo; ostinatezza e ostilità verso la madre in un'opposizione all'essere nutriti. La gelosia dell'a· more della madre per gli altri figli puèl trovare sfogo nell'ingordigia e nell'insa:ziabilità. Nello stadio della rimozione del complesso edipico il rifiuto del cibo puèl accompagnare o sostituire il rifiuto interno delle tendenze sessuali falliche verrola madre. Disturbi dell'alimentazione di questo tipo normalmente scompaiono nell'adolescenza quando le rimozioni del rapporto infantile con i genitori sono rivedute c le soluzioni vanno ricercate a un liveJio diverso. Se i disturbi dell'alimentazione con origine dalla relazione madre-bambino sono stati particolarmente gravi, possono ripresentarsi nella vita adulta sotto fanna di malattie psicosomatiche dello stomaco o del tratto digerente. Le madri, pur non provocando queste difficoltà di alimentazione nei loro figli, possono tuttavia comportarsi in un modo che aggrava gli elementi patogeni nella situazione. Sotto l'inftusso delle proprie fantasie inconsce esse spesso continuano molto più del necessario ad agire da anello di collegamento tra nbambino e il cibo, e da parte loro a trattare il cibo che oJirono come se fosse una parte di loro stesse; sono compiaciute e aHettuose quando il bambino accetta il cibo, e come offese quando n cibo è rifiutato, quasi che n loro amore per il bambino ne soffrisse una mortificazione; pregano il bambino che man· gia poco che mangi "per amore loro" ccc:. Questo atteggiamento della madre coincide con l'atteggiamento inconscio del bambino e rafforza cosi le tendenze emotive inconsce che sono una minaccia all'alimentazione. Le madri non possono alterare le fantasie inconsce
dci loro figli. Ma possono, con le loro azioni, raffOizare i moti salutari consci verso lo stadio successivo dello sviluppo. Esse possono cioè dare al bambino accesso diretto al cibo quanto più presto possibile, fidare nelle capacità di autoregolazione dcl suo appetito entro limiti ragionevoli,· e cosl ritirarsi sempre più dalla situazione del mangiare nella misura in cui n bambino impara a destreggiarsi da solo. Nei bambini in fase preedipica, i disturbi dell'alimentazione con tale origine normalmente scompaiono quando il bambino è separato dalla madre Oontano da casa, nella scuola materna, in ospedale). In tutte le fasi successive, i conftitti insorgenti dalla relazione con la madre persistono come conftitti interni indipendentemente dalla presenza o dal compOitamento deJia madre. l disturbi dell'alimentazione che ne sono dipendenti si trasferiscono poi automaticamente su ogni altro sostituto materno. Rapporto tra l'alimentazione c i piaceri orali La connessione tra l'alimentazione e la componente orale della sessualità infantile è cosl stretta e la sua inBuenza patogena cosl evidente che gli analisti fanno spesso l'errore di diagnosticare automaticamente tutti i disturbi infantili dell'alimentazione come •disturbi orali". D;ll'inizio deJI'allattamento il bambino trae dal Russo del latte due diverse specie di soddisfacimento: uno dal plaeamento della fame, l';ltro dalla stimolazione delle membrane mucose della bocca. Il se· condo soddisfacimento, orale, si accompagna costantemente, da allora in poi nella vita, ad ogni situazione in cui si mangia. Quando inizia un regime alimentare misto, il soddisfacimento orale è ottenuto dal gusto e dalla consistenza delle varie sostanze alimentari e ha una parte importante neJia formazione delle varie preferenze o ripulse individuali relative al cibo (predilezione per i dolci o per i cibi salati, per liquidi caldi o freddi ecc.). Questo ottcnimento di piacere libidico da una fuiazione corporea altrimenti non libidica è uno stimolo aggiuntivo per l'alimentazione del bambino, di cui non si sottolineen\ mai abbastanza il significato. Un regime alimentare del lattante e del bambino piccolo in cui questo elemento sia trascurato (cioè una dieta noiosa, monotona o in cui troppi ingredienti sono "disgustosi" per il bambino) manca al suo scopo in quanto riduce l'acquisizione totale di soddisfacimento dall'ingestione del cibo con la conseguente diminuzione dell'appetito del bambino.
Nella fase orale dello sVIluppo libidico, il piacere orale, bencM originariamente scoperto in combinazione con la nutrizione, è ricercato e riprodotto indipendentemente dalla situazione dell'alimentazione nelle innumerevoli fonne del succhiarsi il pollice, in quanto attività orale autoerotica. Come tale può essere perseguita dal bambino piccolo come un sostituto del mangiare (mentre aspetta di mangiare o quando questo deve essere interrotto prima che il bambino sia pienamente soddisfatto). Può entrare in competizione con il mangiare (se i bambini piccoli non vogliono ritrarre il pollice dalla bocca per prendere il cape%ZO]o o il biberon o il cucchiaio pieno di cibo). Inoltre ha una parte importante, completamente indipendente dall'alimentazione, come generatrice di benessere in generale (similmente al cibo) prima del sonno, quando il bambino ~ solo, annoiato ecc. Attraverso l'intima connessione tra piacere della nutrizione, piacere orale e le radici del rapporto oggettuale, le tendenze orali diventano i primi veicoli dell'attaccamento libidico alla madre. Gli atteggiamenti orali sono conseguentemente tanto decisivi nella formazione del rapporto madre-bambino quanto quest'ultimo è decisivo nel determinare l'atteggiamento del bambino verso il cibo. I piaceri orali sono un elemento positivo per l'alimentazione finché il bambino può goderne senza interferenza da parte dell'ambiente o delle forze del proprio lo. Se vengono rimossi o altrimenti respinti dall'lo, ne derivano serie torbe dell'alimentazione. € impossil»le per il bambino abbandonare o respingere l'elemento del godimento orale senza perdere simultaneamente il godimento del cibo e il desiderio di mangiare." Rapporto tra il mangiare e la pulsione aggressiva Dalla pubblicazione dello studio di Abraham sulla fase sadicoorale dello sviluppo libidico, il significato aggressivo del mangiare ha ricevuto un'attenzione costante nella letteratura psicoanalitica. Secondo Abraham (1924), il sadismo orale giunge al culmine dopo la dentizione, quando il mangiare simboleggia un'azione aggressiva contro il cibo. che in questo mOdo è aggredito e consumato, oppure contro l'oggetto amoroso che è rappresentato dal cibo. Melanie Klein e i suoi seguaci sottolineano il significato delle fantasie aggressivo-orali nella prima infanzia e i loro effetti posteriori sullo sviluppo successivo normale e anormale. (Secondo Melanie Klein,
un significato aggressivo è annesso anche alle prime esperienze di nutrizione del bambino, indipendentemente dai denti.) Le fantasie sadico-orali (cannibalesche) non sono in alcuna circostanza tollerate nella coscienza, nemmeno quando l'lo è immaturo. Esse sono respinte con l'aiuto di tutti i meccanismi di difesa disponibili al bambino in questo primo pcriodo"di vita. Le conseguenze per la nutrizione sono le inibizioni nel mangiare, il rifiuto di mordere, masticare o ingoiare il cibo. Tali disturbi dell'alimentazione possono raggiungere il loro culmine in età di unodue anni, sebbene a quest'epoca il bambino ancora usi liberamente i denti per un mordere aggressivo,. come arma nelle zuffe con altri bambini, o per esprimere lllbbia e risentimento contro la madre. Ovc non riescano ad avere un successo completo la rimozione o altri meccanismi di difesa usati contro i desideri cannibaleschi, il bambino rimane angosciato per il suo sadismo orale,. non solo nella fase Olllle ma per tutto il periodo infantile, con conseguenze gravi per il piacere provato nel mangiare. l bambini di questo tipo si sentono colpevoli se gustano il cibo e mangiano soltanto sotto la pressione del bisogno o se costretti da chi li circonda, c senza alcun abbandono o libertà. Mangiano lentamente, e talvolta tengono in bocca il cibo non masticato per lungo tempo. Essi mostrano certe ben note avversioni e capricci più o meno rilevanti rispetto al cibo che hanno origine dalla paura di ferire o distruggere una creatura vivente. Essi osservano ansiosamente le uova per vedere se magari ne spunta un pulcino; sono allo stesso tempo attratti e ripugnati dall'idea di mangiare dolci, biscotti, torte ecc. che riproducano la forma di un corpo umano, di un animale o di una qualunque parte riconoscibile di esso; non riescono a mangiare polli, conigli, maiali ecc. che hanno visto vivi. Talvolta una sorta di vegetarianismo coatto diviene l'ultima salvaguardia prima che si stabilisca un'estesa inibizione nel mangiare. In esempi estremi, la difesa contro il sadismo orale conduce a un nevrotico autOridursi alla fame, In questo caso il meccanismo usato è quello del distogliere l'aggressività dagli oggetti per volgcrla sul proprio corpo, che è in tal modo seriamente minacciato o addirittura distrutto. Rapporto tra il mangiare e i piaceri anali Mentre i lattanti rono nutriti passivamente, essi accompagnano tale processo con certi movimenti delle mani o delle dita che indi-
cano un impulso all'azione. Se sono inCOiaggiati ad aiutarsi a man· giare o a maneggiare il cucchiaio, diviene evidente che la loro inten· zione non è rivolta al nutrirsi ma a manipolare il cibo, a giocarci, a spalmado sulla tavola, a imbrattarsene ecc:. l!: sb;gliato ascrivere questo impiastricciarsi del bambino piccolo a una sua mancanza di abilità. Le azioni del bambino a tale riguardo sono deliberate e intenzionali. Sono motivate dal piacere d'impiastricciare, un'attività erotico-anale trasferita dagli escrementi ili cibi, simili per consistenza, colore, temperatura ecc. Un comportamento di questo tipo inizia approssimativamente all'età di undici mesi e si acutizza al massimo nel momento culminante della fase anale dello sviluppo libidico. Se è tollerato dall'ambiente, il piacere anale conseguito da queste azioni contribuisce in maniera considerevole al piacere della nutrizione. Il manipolare il cibo, che negli stadi iniziali è semplicemente un ma· nipolare pasticciato e possessivo, si trasforma gradualmente in azioni intese a nutrirsi da sé. Il cibo che dapprima è soltanto tenuto stretto o schiacciato nel pugno, trova la via della bocca del bam· bino ecc. l bambini a cui si permette di sviluppare metodi propri di autoalimentazionc, sulla base di questo atteggiamento piacevole e anale verso n cibo, diventano abili nel mangiare usando le proprie mani c le proprie dita più presto di altri, c poco tempo dopo passano facilmente all'uso del cucchiaio. Quando n pasticciare col cibo è troppo severamente ostacolato da parte dell'ambiente e si impedisce al bambino di aggiungere il pia· cere anale agli altri piaceri della nutrizione, l'appetito ne soffre. Im· pedirc a un bambino in fase anale d'imbrattare col cibo vuoi dire tencrlo in uno stato di alimentazione passiva per un periodo prolungato, che, secondariamente, ha un inftusso sfavorevole sulla selezione autonoma definitiva del cibo, sul rapporto del bambino con la madre ccc. Nel periodo in cui le tendenze anali sono rimosse e relegate nell'in· conscio, compare tutta una serie di difficolt~ relative alla nutrizione specialmente in quei casi in cui l'educazione alla pulizia è stata troppo improvvisa o troppo severa. La formazione rcattiva del di· sgusto, stabilita nella coscienu per impedire il ritorno dall'incorucio di desideri precedenti a giocare con gli escrementi, a metterli in bocca ecc., è trasferita a tutte quelle sostanze alimentari che all'a· spetto, al tatto o per l'odore rammentano al bambino la materia sporca ora proibita. Come risultato, molti bambini sviluppano violente avversioni per cibi molli e unti, per smtanze verdi o marrone,
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11151VUI INP.\HTIU HLL'ALtMBHrOZICII
per salumi, talvolta per ogni tipo di salsa o crema indipendente· mente dal gusto. Quando i bambini sono costretti a mangiare i cibi che provocano in loro disgusto, essi reagiseono secondo la forza delle rimozioni anali, con vomito. perdita dell'appetito, rifiuto di molti cibi ecc. Se il loro disgusto è intcipretato come un effetto inevitabile della difesa dagli impulsi anali, e se i capricci relativi al cibo sono tollerati, i disturbi restano limitati a certe sostanze e hanno carattere transitorio. Se le rimozioni anali sono solidamente fondate, l'angoscia riguardo alle tendenze inconsce sottostanti diminuisce, e il bambino riammctte nel suo regime alimentare la maggior parte dci cibi temporaneamente "ripugnanti". Nell'interesse dell'appetito del bambino si dovrebbe lasciare che il piacere anale entri in combinazione con il piacere della nutrizione e, per questa ragione e altre analoghe, si dovrebbe condurre con gradualità e indulgenza l'addestramento alla pulizia. Ciò è in contrasto con l'atteggiamento convenzionale ma psicologicamente dannoso secondo cui i bambini dovrebbero controllare il più presto possibile le loro funzioni escretorie e acquisire le buone maniere a tavo1a. L'intima connessione tra questi due aspetti del comportamento del bambino è dimostrabile sperimentalmente. Quando i bambini nel periodo di latenza vengono spinti a fare un repentino progresso nelfe loro maniere a ta\IOla, quasi invariabilmente essi reagiscono con una regrcssione all'imbrattarsi e a sporcarsi al gabinetto, o viceversa. Altre intrusioni anali nella situazione dell'alimentazione sorgono da un collegamento, fatto durante la transizione dall'oralitil all'analità, tra le idee d'ingestione del Cibo e l'espulsione degli escrementi, e tra gli ori6zi del corpo che servono alle due funzioni. l disturbi dell'alimentazione che ne traggono origine sono del tipo descritto nell'articolo di Editha Sterba (1935) (trattenimento del cibo in bocca come equivalente della ritenzione delle feci nell'ano). Rapporto tra il mangiare e alcune fantasie tipiche della fase fallica Alcune fantasie della fase prcedipica ed edipica hanno un'in8uenza specifica sui disturbi nevrotici del mangia(e. Durante i con8itti e le lotte del complcuo edipico, molti bambini sfuggono all'angoscia regredendo dal livello fallico ai primi livelli prcgenitali dello sviluppo libidico. Ciò porta alla concezione del rapporto sessuale tra i genitori con la bocca, fantasia che è frequentemente rafforzata dall'osservazione reale di atti di fcllaiio. La
conseguente sessualizzazione della bocca (mediante la libido sia Benitale sia orale), con le rimozioni che vi fanno seguito. compro· mette la funzione del mangiare producendo sintomi isterici come, ad esempio. il bolo isterico e il vomito isterico. In una delle teorie infantili tipiche sulla s6sualili, si immagina che i bambini siano concepiti attraverso la bocca (concezione orale) e nascano attraveno il retto (nascita anale); gli intestini sono sosti· tuiti all'utero, L'angoscia c il sentimcno di colpa che si collegano a q11este fantasie relative alla nascita portano al rifiuto del cibo (tenendo a bada il desiderio di essere ingravidati), a un orrore di ingras· sare (come difesa dalla fantasia del11 gravidanza). Se le fissazioni al livello orale e la regressione ad esse sono parti· colannente potenti, il desiderio di essere ingravidati assume la forma di una paura di eSsere avvelenati, con conseguenti gravi inibizioni nel mangiare. Sentimenti di colpa sorgenti dalla competizione sessuale con i ge-nitori c dai desideri di morte nei loro confronti portano al desiderio masochistico di non crescere, che pub esprimersi per mezzo del rifiuto del cibo. L'invidia del pene della bambina piccola che può condurre alla fag.. tasia di mordere strappando il genitale maschile combina elementi sadiCOoOl'lllli con clementi fallici. Di frequente causa sintomi come il vomito isterico senza riferimento a cibi specifici. Conclusioni l vari tipi di disturbi dell'alimentazione che in questo articolo sono stati separati gli uni dagli altri allo scopo di darne una valutazione teorica, sono invariabilmente mescolati e interconnessi se li si CIS" setw clinicamente. Disturbi organici dell'alimentazione diventano la base di tipi non organici. Disturbi nevrotici insorgono più facilmente quando il terreno sia stato preparato da una perdita di piacere nella funzione del mangiare. Un attento modo di trattare l'alimentazione del bambino, con una parte ragionevole di autodctenninazione, per salvaguardare l'appetito del bambino, rende meno vulnerabile la funzione della nutrizione e meno favorevole il terreno per SOVIa· strutture nevrotiche.z 1 [i'Han'ullnioreebbanzioueeoncdluledeifltloricbepvemanoalistacll-se.. CUtiridc\PfOUSMdell'alimeutozione,vàiileoncdlod.ilinteeooluli..einA,Ficud, NDDn~lid e poloJotia ndreu iniMtile (•91is).]
ALCUNI TIPI E STADI DI DISADATTAMENTO SOCIALE
Alcuni tipi e stadi di disadattamento sociale 1949
Disadatfainento socGde basato su un disturbo precoce dell'amore oggcUuale Nell'introduzione al suo libro Gioventù traviata {1925), August Aichhorn sottolinea il significito patogeno per il disadattamento sociale di un difettoso m1uppo dell'lo e del Super-io. l fattori interni ed esterni che impediscono la normale erescita delle varie funzioni dell'lo agiscono da ostacolo alla "primitiva capacità di adattamento alla realtà" che Aichhorn considera il fondamento indispensabile di ogni sviluppo sociale. D'altra parte, i fattori interni ed esterni che interferiscono con lo sviluppo emotivo del bambino e gli impediscono di legare i suoi sentimenti a oggetti amorosi permanenti {i genitori o i loro sostituti) impediscono, come spiega Aiehhorn, il passo successivo nello sviluppo sociale, cioè l'adattamento al1e norme civili della comuniti di cui il bambino dOYr~ far parte. QuandO mancano i nonnali legami emotivi, viene anche a mancare nel bambino la motivazione a plasmare sé stesso sul modello del mondo adulto che lo circonda. Egli non riesce a formare le identificazioni che dovrebbero divenire il nucleo di un Super-io forte ed efficiente, fare da barriera contro le forze pulsionali e guidarlo a comportarsi in conformità con le norme sociali. Da quando sono state pubblicate le osservazioni che hanno condotto a questo primo tentativo di spiegazione del comportamento asociale, molti operatori e autori in tutti i paesi hanno confermato ed esteso le teorie di Aichhom. La separazione dei bambini dai genitori, l'assenza prolungata o la morte dei genitori. la perdita dell'amore o detla fiducia nei genitori, ii ripetuto cambiamento di famiglie affidatarie, la vita istituzionale che non di la possibilità di wiluppare attaccamenti personali, tutti questi fattori sono stati messi in rilievo, in conformit~ con Je scoperte di Aichhom, come i fattori ehe si riscontrano più_ frequentemente se si esaminano le storie di
bambini asociali o delinquenti. Tra queste scoperte uno speciale riconoscimento è stato dato ai fattori che riguardano il rapporto del lattante con La madre. Il primo anno di vita è la fase cruciale in cui dovrebbe avvenire il passaggio di vitale importanza dal narcisismo primario all'amore oggettuale, una transizione che si compie solo per gradi. In ragione dell'esperienza costantemente ripetuta del soddisfacimento dei primi bisogni corpDTei, l'interesse libidico del bam· bino si ritrae in misura crescente dall'esclusiva concentrazione su ciò che accade nel suo proprio corpo e si dirige verso quelle persone del mondo esterno (la madre o chi la sostituisce) dalle quali deriva il soddisfacimento. Nei casi in cui la madre è distratta o trascurata, o emotivamente instabile e ambivalente, e perciò manca di essere una fonte costante di soddisfazione, o nei casi in cui le cure prestate al lattante sono insufficienti, o impersonali, o di persone sempre di''ersc, la trasformazione della libido narcisistica in libido oggettuale si compie in modo inadeguato. Pedrulne in tutta la vita futura una più forte tendenza a ritirare la libido dagli oggetti d'amore rivolgendola su di sé ogni volta che il mondo oggcttuale si dimostra deludente. Il corpo e i suoi bisogni mantengono un'importanza maggiore di quanto sia normale, come è dimostrato dalla più intensa accentua· zione dei piaceri autoeroticl (dondolarsi, succhiare, masturbarsi ecc.). Il danno allo sviluppo libidico che deriva da queste privazioni precoci fa sl inoltre che il bambino non vincoli adeguatamente i suoi impulsi distruttivi.1 Normalmente, gli impulsi distruttivi del bam· bino si associano con le sue espressioni di amore oggettuale ai livelli pregenitali dello sviluppo sessuale infantile dando CO$l forza e vigore all'attaccamento preedipico alla madre e alle manifestazioni del com· plcsso edipico. Quando la vita amorosa del bambino è carente, i moti distruttivi restano pit\ isolati e si manifestano pit\ indipendentemente in vari modi che vanno dal sovraccentuare semplicemente l'aggressi· vitl fino a una sfrenata distruttivi~. si manifestano cioè in atteggia. menti che sono in sé stessi le fonti pit\ frequenti della delinquenza e dclla crimifaaliU.. Vi ~ dunque un'ampia varietà di disadattamenti sociali che si basa essenzialmente su disturbi molto precoci dello sviluppo dell'amore oggettuale c sul conseguente indebolimento delle funzioni dell'Io e del Supc:r-io. Tali disadattamenti generalmente fanno la loro com· parsa all'inizio del periodo di latenza, cioè nel momento in cui il 1 Vedi
A. Fread., L'IURSSiri" in rebziDne •Ilo ,.-1/uppo emotivo: -male c Jllio-
fDsico(1947J.
nPI.&rAOIIDJOISI.ti.AT'rAMtJ
comportamento del bambino comincia a dipendere principalmente dalle inteuelazioni tra le istanze al suo interno, e quando le sue azioni aggressive cominciano a dirigersi verso l'ambiente più ampio, al di fuori dell'immediata cerchia familiare. Altri tipi di disadattamento sociale Il lavoro teorico e pratico sui problemi del comportamento del tipo sopra descritto ha distratto l'interesse, in questi ultimi anni, da altre forme significative di disadattamento sociale che sono di origine diversa, sebbene insorgano approssimativamente nello stesso periodo (prima metà del periodo di latenza) e mostdno una sintomatologia simile. Questi altri disturbi del funzionamento sociale, che sono il tema di questo scritto, si basano non sull'atro6a precoce dell'amore oggettuale, ma su conAitti che rientrano nella sfer.l normale degli attaccamenti emotivi ciel bambino, e specialmente nell'ambito delle manifestazioni del complesso edipico di cui essi sono derivati e defonnazioni. Non traggono origine da un indebolimento delle fun· zioni e identificazioni dell'lo, sebbene secondariamente la loro esistenza possa nuocere all'integritìa dell'lo. Questi disadattamenti sociali sono perciò, nel contenuto, più vicini alle anormalitìa nevrotiche che a quelle asociali comuni. D'altra parte essi non possono classificarsi con le nevrosi poiché le loro manifestazioni non sono, come i sintomi nevrotici, formazioni di compromesso designate a mantenere l'equilibrio interno tra le forze cleli'Es e dell'Io, ma sono piuttosto inuzioni di materiale libidico e aggtessivo più o meno in· deformato nella sfera dei rapporti dell'individuo con l'ambiente reale. Ci si avvicina meglio alla comprensione di questa varietà di disadattamento sociale attraverso certe difficoltà e certi fallimenti nella socializzazione che appaiono durante lo sviluppo infantile come normali fenomeni di transizione. Il disadattamento sociale come fare transitoria normale In genere, noi non definiamo asociali i contrasti emotivi che si verificano tra il bambino piccolo e il suo ambiente, anche re si tratta di turbc consistenti in un comportamento disordinato e dirompente elle è di estremo disturbo per la famiglia, cioè per la prima comunità sociale a cui il bambino appartiene. Non si può dire che il
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bambino risponda in modo .,sociale" o "asociale" prima che abbia acquisito una cetta capacità di percepire e capire in modo oggettivo l'ambiente che lo circonda c le regole che lo governano. Prima che il bambino abbia sviluppato il suo senso di realtà" (Ferenczi, 1913), è normale e inevitabile che egli fraintenda e defonni ciò che percepisce del mondo esterno, Il bambino passa attraveuo stadi in cui idcnfilica clementi del mondo esterno con la propria persona o il proprio corpo, in cui proietta impulsi interni sgraditi nel mondo esterno, e in cui percepisce e pensa in conformità con i propri desideri e non in conformitll con le realtll oggettive. Finché l'identificazione e la proiezione, il pensiero determinato dal desiderio e clall'onnipotenza magica dominano il funzionamento della sua mente, egli pub vedere l'ambiente solo soggettivamente, non oggettivamente. Il bambino reagisce quindi a ciò che egli sente esistere nel mondo esterno più che a una realtll attuale. La sua conseguente indisponibilità ad accettare restrizioni, a rinunciare o a posporre l'appagamento dci desideri, la soprawalutazione o sottovalutazione dei propri poteri (stntimenti di grandezza, senso d'inferiorità) costituiscOno tutti insieme l'intrinseco disadattamento sociale del bambino piccolo che gradualmente, con l'evolversi del senso di realtll, cede il posto a un crescente adattamento sociale. Quando tali modalitll infantili di funzionamento mentale (residui del processo primario?) persistono oltre il loro periodo normale, il comportamento che su di esse si basa è allora classi6cato come asociale. Uno di questi casi, e in particolare 1:1. deformazione della realtà a caUJa della proiezione degli impulsi interni propri dell'individuo sul mondo estemo, e il conseguente comportamento ostile, aggressivo e ansioso verso il mondo esterno è stato studiato e descritto minutamente da Melanie Klein c dai Sltoi seguaci. Traslazionc della situazione familiare come fonte di disadattamento soci;;de Un disadattamento transitorio all'ambiente nasce inoltre dalla tendenza del bambino a spostare gli atteggiamenti libidici e aggressivi da1le persone emotivamente importanti, in rapporto alle quali sono insorti, su persone meno importanti o addirittura indifferenti, t!: normale che il bambino nei primi due o tre anni di vita guardi all'in· tero mondo che è alla sua Portata come un'estensione della sua
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famiglia. Primariamente i bambini piccoli nella loro immaginazione attribuiscono a tutti gli adulti le stesse qualità che sono divenute loro familiari nei genitori, e da tutti si aspettano lo stesso tratta· mento che ricevono in famiglia. Come il bambino prende più con· tatto con persone al di fuori della famiglia, anche l'emozione inerente ai cruciali rapporti prcedipici ed edipici si trasferisce nei rapporti del bambino con gli estranei. Considerato dal punto di vista della f:~miglia, ciò porta a un allentamento dell:~ tensione che, specialmente nelle famiglie non numCIOSe, può altrimenti raggiungere livelli insopportabili. Considerato dal punto di vista de1l'ambientc, lo spastamento dell'emozione (trasluione) crea nel bambino un at· teggiamcnto irrealistico verso l'ambiente che fa da barriera al suo adat· tamento. Nella norma, il bambino impara per esperienza a differen· ziare tra gli adulti che si trovano in rapporto positivo o invece indifferente verso di lui, c il rendersi conto di "questo riduce graduai· mente la sua tendenza a trasferire indiscriminatame~te l'emozione. Anzicha trasferire semplicemente sentimenti e conflitti che nell':~m· biente costituiscono Una fonte costante di frizione, il bambino acquista la capacitA di avere contatti nuovi c diversi, di guardare alle persone per i loro meriti prOpri c non come nuove edizioni dei genitori, e di profittare di questo ampliamento della sua vita emotiva. Questa tappa nello mluppo, nella quale il bambino dalla cerchia familiare si inserisce in una più ampia comunità, non ~ raggiunta quando gli atteggiamenti preedipici cd edipici sono troppo violenti e restano irrisolti. In tali casi l'ambiente è semplicemente- per tutto il periodo di latcnza e talvolta per sempre - una sorta di campo di battaglia sul quale vengono riportati gli antichi conflitti familiari. In ques~o difficile compito di crescere superando i rapporti familiari, il bambino riceve un aiuto mutevole, spesso insufficiente. da parte degli adulti che si occupano della sua educazione. Molti genitori, specialmente della classe media, sono abituati a in· segnare al bambino piccolo che gli adulti, anche se conosciuti solo superficialmente, sono "zii" e "zie". Essi stessi hanno difficoltà ad ac· ccttare il fatto che il bambino, per loro perfetto, sia semplicemente tollerato dagli estranei e spesso considerato una seccat\lra. In tali casi, genitori e bambino sono cosl mossi dallo stesso impulso: .trattare tutto l'ambiente come un'estensione della famiglia. Il giardino d'infanzia o asilo nido dei tempi passati si basava sullo stesso principio di essere semplicemente un ampliamento dc1la CCT· cliia familiare. Dire che la maestra giardiniera era una persona gcn·
... tile e materna, che riusdva a creare una calda atmosfera familiare
nella sua classe era farle la massima lode. In certi paesi i bambini si rivolgevano ufficialmente alla maestra giardiniera chiamandola "zia• Oa Kindergarten-Tante). Lo svantaggio di un sistema che invitava lo spostamento delle reazioni alla famiglia negli ambienti nuovi sarebbe stato ancora più ovvio se i metodi formali della disciplina e dell'occupazione, applicati a quei tempi, non avessero represso tutte le espressioni emotive spontanee del singolo bambino oscurandone cosl i risultati. Le moderne scuole materne sono impostate su basi completamente divene. La persona adulta s.i comporla nell'asilo come una maestra ed evita' deliberatamente di svolgere un ruolo materno. Essa limita il contatto fisico con gli alliev~ evita, ove esista un altro aiuto, di assistere il bambino nelle sue funzioni corporee, non accarezza il bambino o lo coccola, non se lo prende in grembo ccc. Anziché dare al bambino soltanto affetto e genhlezza, gli propone occupazioni interessanti e affascinanti di tipo più sottile c indiretto (sublimato). Quando una scuola materna è organizzata in questo modo, il comportamento dei b;lmbini è considerevolmente diverso dal comporta· mento che essi hanno in famiglia. Rispondendo alla nuova atmosfera e al nuovo modo di avvicinarsi alle loro facoltà, essi reagiscono in modi nuovi. La maestra della scuola materna non prende nella loro vita il posto di un sostituto materno per la gratificazione delle emozioni insoddisfatte, ma quello di una figura ideale, pi\llontana dalla vita pulsionalc, c:on i cui interessi e richieste sublimati il bambino può identificarsi.a Le scuole per bambini in periodo di Jafenza si sono sviluppate, sotto questo riguardo. nel modo opposto. Le scuole del tipo tradizionale abitualmente tenevano tanto poco conto della vita emotiva e dei c:onRitti del bambino che, specialmente nei collegi, il passaggio improvviso dall'atmosfera familiare a una vita di gruppo completa· mente nuova e più impersonale aveva un effetto di shock e ritardava •11 b'fOftl svvllo DCI periodo bellico DCIII bambini ll:llZII fami.llil (Hompstcld NurHrics. 1940o45l ha petme$SO lo pfCWII sperimeal:lle di quel~ alennniome. In S.nrbini RnZifamillia (1<;14J)Ieautrici,AnnaFmlcleDcnothyBurlinJblm,scriVOlla:•tmalto inkrmlnte
G~Rm~re
111 dillerm!ll di camparlllmento dimaltral:l dai bambini in 01.aede
iati~neldnianicollleloftlpredilcttevicelllldridauaaporte.econbmnsll'adel.araPP
ncU"asila dlll"llill'a. Da qoesto puala di vista ci vitne spesso in mente 111 dilkrmra di COIIIp(lll:lmmtachemDJ~~aaoihllllbinichevivauiR&mitlii:aqundositfonnoaJ.
l"asilodiarao.Qaakllevoltlsona(ICI"fellllmentehaoniesocinoli.lll:ll"asilaeasai dillit~1i in e1111. Questa non~ dovuto al fauod:!eb madre""""' tnlltare il bambiao e Ùl!lllalrllsl.comesembrmoc:reclm:IIICIItemaestred"aJila.tclcwutalibdilerenza fralerilpoltcemoti .... olo:lbgmbinoall"unaean·auTa•(pp.J•JJI.).
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SI'ADI DI DISADA.TTAMIIffO &OCIAU.
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l'adattamento interiore ai nuovi ambienti. Non vi erano né sbocchi né possibilità di tras1azione dci sentimenti a oggetti amorosi adulti, circostanza che comporta il rischio che la. libido in passato usata in relazione con i genitori sia ritirata su sé stessi, dove è ora usata per sovraccentuare le attività autoerotiche, o si rivolge troppo violente· mente ai coetanei. Le modeme scuole progressiste per le stesse età stanno tentando di rimediare a questi errori, ma spesso sembrano cadere nell'estremo opposto. Anziché costringere il bambino a inserirsi nell'ambiente, mirano a conformare un ambiente flessibile ai bisogni del singolo bambino, in modo da oftrire alle capacità dell'allievo il massimo spazio possibile per esprimersi. In molti casi, i bambini usano questo più ampio spazio non per sviluppare le loro capaciU., ma per spostare e trasferire gli amori, gli odi, le gelosie, le angosce e i conDitti che sono i residui dei loro rapporti familiari irrisolti. Quando ciò accade, il risultato è un estraniamento dalla realtà, e il bambino è allora incapace di profittare delle occasioni positive che gli offre la. scuola. moderna. Il suo sviluppo procede :llllora a cerchi anziché in modo progressivo e si deteriora in una serie di ripetizioni dell'esperienza emotiva. Traslazione di fantasie come fonte di disadattamento sociale Gli insegnanti hanno una migliore capacità di capire i loro aUievi se conoscono il meccanismo psicologico di spostamento delle emozioni c quindi di traslazionc degli atteggiamenti del primo rapporto con la madre e dei conflitti del complesso edipico nell'ambiente sco· lastico. Un comportamento che sembra insensato e inesplicabile come reazione all'ambiente scolastico reale, e ai metodi educativi applicati dall'insegnante, diviene significativo se visto in termini di ambiente familiare del bambino. Osservando il bambino a scuola gli insegnanti imparano a trarre conclusioni circa la sua famiglia, e a verificare le loro supposizioni attraverso il contatto con i genitori. La conoscenza raccolta in questo modo puc) fornire, in qualche caso, la chiave per la comprensione del disadattamento dell'allievo nella classe, del suo comportamento iperattivo o eccessivamente passivo, dell'inibizione della sua intelligenza, del suo atteggiamento aggressivo o troppo remissivo verso gli insegnanti e i compagni di classe.1 1Molti blmbini iD etli do StUDia materna mab110 comJiletamcnle il loro o:ompotb. menlovenoio:ompqnidiclasseediwenbnoleloai,aono:ollabonlno,1irisentono DISCe an altRI qlio. La ~ura di 1111 padre eccessivamente RVUQ 11
Q.IUIIdo iD fomi11ia
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TIPI l STAD.I DJ DI54114TTANBNfO SOCIALI
D'altra parte, gli insegnanti non dovrebbero fare troppo assegnamento su tali interpretazioni del comportamento dei loro allievi. Le conclusioni tratte circa la vita familiare del bambino sono tanto svianti in alcuni casi quanto possono essere precise in altri casi. Molti bambini appaiono atterriti e deprmi a scuola pur non essendo maltrattati in famiglia. Molti sono iperansiosi ne:l rapporto con l'insegnante, inibiti nei compiti che devono svolgere, e hanno paura dei brutti voti o delle critiche, anche quando non sia fatta su di loro alcuna indebita pressione da parte dei genitori. Altri si sentono improvvis:imente respinti dai compagni di classe e dagli insegnanti senza che sia accaduto alcunché in famiglia a spiegare il loro mutato atteggiamento. Le emozioni con le quali il bambino risponde 'nella comunità sono, in tali casi, non traslate dalla vita familiare reale ma dalle fantasie consce e inconsce che accompagnano lo sviluppo deUe sue relazioni oggettuali. Le immagini aggressive e distruttive della fase orale, le fantasie sadomasochistiche della fase anale, le fantasie esibizionistiche c la difesa contro di esse. le paure di evirazione fantasticate, il "romanzo familiare" con il relativo sentimento dell'essere isolati e non amati, tutto questo deforma l'immagine che il bambino ha dell'insegnante come, originariamente, deformò l'immagine dci genitori. Una traslazione di simili fantasie nella scuola non puèl che agire da ostacolo all'adattamento sociale. Aut.iché rispondere all'ambiente reale c trarre beneficio dalle opportunità che puèl offrire, moJti bambini vivono per lunghi periodi in un mondo fantastico doloroso, che si creano essi stessi e che turba il normale procedere dello sviluppo. Pub considerarsi segno di pericolo quando i bambini, senza ragioni apparenti, lamentano, persistentemente, che contro di loro gli insegnanti fanno discriminazioni e li trattano male, o hanno antipatia nei loro confronti, oppure li mettono in ridicolo di fronte agli altri bambini. Cambiare scuola, in questi casi, non fa alcuna differenza. Generalmente, dopo un breve intervallo di relativo adattamento, le fantasie traslate· si riaffermano e, come prima, turbano i rapporti del bambino con il nuovo ambiente. I disturbi dell'adattamento sociale che si basano su una tale traesprime in pauro. cldl'insqnante.lliti&i fq i ICnilori, il cliw:orzio elci lftlitori mmo qaosi inevitab11mente una tcndcnu 1 meUc1e imqnmti c lftli!OI'i 1li uni conbo ali
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slazione delle fantasie preedipiche ed edipiche sono profondi e di ampia portata, ma di regola non causano esplosioni asociali violente. Danno una certa colorazione all'atteggiamento del bambino verso l'ambiente, lo rendono lunatico, ansioso, propenso ai risentimenti, inibito e apparentemente arcattivo. Ma simili ripercussioni riguardano primariamente la vita emotiva interiore del bambino e solo secondariamente i suoi rapporti con il mondo esterno. Messa in atto di fantasie come fonte di disadattamento sociale: comportamento psicopatico
l!. un passo ulteriore verso il dis~dattamento sociale quando le fantasie, spostate sull"ambicnte, non rimangono nella sfera del pensiero c del sentimento ma portano a un'azione diretta. L'ambiente allora è compreso non semplicemente in termini di fantasia ma trattato sulla stessa base. La vita in tali circostanze è una forma di psicodramma in cui il bambino fa contemporaneamente la parte del regista e del personaggio principale. Gli altri membri della comunità, sia gli adulti che i bambini, sono usati da lui come attori che devono recitare sulla scena le parti prescritte secondo i suoi dettami. Se prendiamo come esempio bambini che, per costrizione interiore, mettono in atto fantasie passivo-femminili o masochistiche nella scuola, essi riescono effettivamente a essere puniti più spesso o più severamente di altri. Provocano gli insegnanti comportandosi in maniera insolente o aggressiva, o facendo errori vistosi nei loro compiti scolastici, o riuscendo a farsi scoprire in tutti quei piccoli misfatti correnti che normalmente passano inosservati. Si attirano l'antipatia dei loro compagni di scuola a un punto tale che di\•entano bersaglio della loro aggressività e anche persecuzione. Nei giorni di scuola, non è raro vedere un bambino di questo tipo correre a perdifiato verso casa con tutta un'orda di inseguitori alle calgagna. Nei collegi, le azioni persecutorie degli altri· possono raggiungere il culmine all'ora di andare a letto o in scene segrete di angherie. Talvolta il maltrattamento è attribuito a un singolo insegnante o a un compagno di classe particolarmente forte e attivo, oppure è imputato più diffusamente all'intero corpo insegnante e a tutti gli scolari indistintamente. In assenza di persecutori personali il maltrattamento può essere ascritto a fattori impersonali. Tali bambini al mattino corrono a scuola a perdifiato, perseguitati dall'idea di essere in ritardo; si sentono costantemente preoccupati dalla mancanza di tempo per finire
un compito. oppressi da sentimenti d'incapacità e d'inferiorità, dal loro lavoro in generale ecc. A casa, a scuola e nell'ambiente più ampio essi vivono come in un mondo popolato da oppressori, c di fatto riescono a essere tfllttati con scortesia, severità, sospetto, ostilità. Le corrispondenti fantasie sadiche sono gencra1mcnte messe in atto avendo come oggetti sia degli animali sia bambini più piccoli. Il maltfllttamento degli animali si è sempre osservato in bambini nel periodo di latenza. Quando questo impulso è diretto verso piccoli insetti, ad esempio le mosche, può assumere la fonna di una deliberata e intricata tortura. (Ad esempio: voltare sul dotSO gli insetti e divertirsi a osservame i disperati sforzi per Illddriuarsi; Jtlllppare le ali alle mosche e osservare la loro impotenza; permettere a un insetto di scappare solo per riacchiapparlo all'ultimo momento e sottoporlo a nuova tortura.) Con animali più grossi come cani, gatti ecc., di solito le azioni sadiche sono accompagnate daDa paura di una rappresaglia. Poiché la vittima è meno indifesa ci si aspetta che in qualunque momento possa graffiare, mordere ccc. per difendersi. Questa paura di un contfllttacco scmbfll semplicemente aumentare il piacere del bambino nel far male all'animale. Alcuni bambini provano un piacere particolare nello spaventare gli animali (acl esempio i polli); altri sono affascinati dall'idea di affogare gli animali (gattini), e si divertono a OSSCMire il loro dibattersi nell'acqua. Molti bambini sono attratti dall'idea o dalla vista dell'uccisione di un maiale. Azioni sadiche simili sono dirette verso bambini più deboli in forma di prepotenze e angherie di vario genere. Fantasie sadiche possono anche essere vissute nella parte dello spettatore, quando altri bambini sono criticati o puniti. Alcuni insegnanti credono che tali scene richiamino il senso di giustizia degli allievi e servano a stab!.1ire i valori mor.ali, la distinzione tfll giusto c sbagliato. Essi agiscono in questo modo ignorando il fatto che la punizione di f10ntc alla classe serve da stimolo a certi atteggiamenti scopofili neJI'appagare una fantasia in cui il bambino è testimone di una scena sadica che si svolge davanti ai suoi occhi. Ove tali fantasie abbiano una parte importante nella vita emotiva del bambino, tali scene di "delitto c castigo" possono essere le pii:l cospicue c memorabili della sua esperienza scolastica. La vita comunitaria di una classe scolastica offre speciali opportunità per una messa in atto di fantasie esibizionistiche. AlcuDi bambini riescono a concentrare continuamente l'attenzione della classe su di sé o per il loro eccellente rendimento scolastico o nei giochi, o
nll B &rADI. DI UISAIIA1TAMBNI'O &IICIALB
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per un qualche comportamento eroico, tenendo testa all'insegnante, battendosi con i più arroganti, difendendo i diritti dei più deboli, mostrandosi indifferenti al pericolo, al dolore fisico, alla punizione. Quando l'espressione di fantasie esibizionistiche dirette è inibita, la meta esibizionistica è perseguita in maniera mascherata. Anziché essere l'eroe della sua classe, il bambino può fare lo stupido persistentemente, mettendosi in ridicolo anziché suscitare ammirazione e in tal modo concentrando l'attenzione su di sé in maniera altrettanto efficace, sebbene negativa. La messa in atto di fantasie esibizionistiche positive pub incanal:trsi in senso sociale e così SCJVire allo scopo dell'adattamento alla comunitili: comportamento eroico, altruistico, buona esecuzione di compiti difficili ccc. Ma anche in questi casi vi è un elemento socialmente disgregante in quanto l'impulso a simili esibizioni è coatto. Quali che siano le circostanze, sotto la pressione di questa fantasia, il bambino deve eccellere a tutti i costi, il suo interesse si concentra primariamente sul mettersi in evidenza; le attiviti che lo aiutano a raggiungere il suo scopo sono di secondaria importanza. In modo simile, i bambini si trovano a essere coinvolti in continue battaglie con il loro ambiente quando osservazioni di coito, o fantasie rig11ardanti il coito tra i genitori hanno avuto un effetto traumatico sul loro SV11uppo sessuale. InHuenzato dai propri impulsi pregenitali primitivi, il bambino piccolo interpreta il rapporto sessuale come un atto violentemente aggressivo, sadico, che si prolunga. finché uno dci partner, o entrambi, non sono gravemente danneggiati. Le fantasie che esprimono tale idea sono allora spostate sull'ambiente c messe in atto. Questi bambini impressionano la comunità perché sono bellicosi, truculenti, litigiosi, sempre ribelli contro qualcosa o qualcuno, sempre pronti ad attaccar lite su qualunque cosa di minima importanza ca proseguire implacabilmente le loro liti. Facilmente vengono alle mani con altri bambini e si impegolano in battaglie verbali senza fine con gli adulti. e significativo n fatto che essi non evitano i loro nemici", né tentano di liberarsene in qualche altro modo. l loro rapporti di odio sonO altrettanto importanti quanto quelli amorosi per i bambini nonnali, e cioè, il nemico odiato è, per n loro inconscio, il raPPresentante del partner sessuale. Se esaminiamo la gamma di fantasie che sono messe in atto nell'ambiente in questo modo (fantasie masochistiche, sadiche, scopofile, esibizionistiche, di coito aggressivo). riconosciamo che n loro 6
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S'rADI DI DISAIIATI'AIIIDITCI SOCIAI.E
contenuto è quello delle ben note e comuni fantasie di masturbazione delle fasi pregcnitali. Nel passare attraverso le fasi orale, anale e fallica, il bambino sviluppa nonnalmente queste immagini e fantasie che rappresentano, a ciascun livello, le tendenze principali della sua vita pulsionale. L'lo del bambino normalmente respinge tali fantasie, e il risultato è che esse vengono rimosse dalla coscienza, proiettate nel mondo esterno, rovesciate nell'opposto, spostate, sublimate ecc. Nel momento in cui il bambino ha superato il vertice del complesso edipico ed è entrato neJ periodo di latenza, tutto ciò che di esse rimane è una singola immagine o fantasia nella quale è stata compressa tutta l'epoca passata deJia sessualit! e aggressività infantile. La natura di questa fantasia varia a seconda dei punti di fissazione principali nella vita pulsionale de] bambino, cioè a seconda di quale dei primi socidisfacimenti, delle frustrazioni e delle esperienze traumatiche ha avuto l'influenza più forte sul suo sviluppo. Questa fantasia pregc:nitale residua sopravvive. cosi al primo periodo dell'infanzia e ne diviene l'espressione e il rappresentante segreto. Da allora in poi è l'unico veicolo della sessuolità del bambino e trova il suo sbocco fisico nella masturbazione fallica. Non conduce, a questo stadio, a una messa in atto. n~ turba l'adattamento alla realtà in altri modi. Di fatto si manifesta tanto poco nelle ordinarie attività dell'Io che è impossibile indovinare i contenuti della fantasia di inasturbazione di un bambino dall'osservazione del suo comportamento. Ma questo stato di cose cambia l'atteggiamento del bambirio verso la masturbazione fallica. La lotta contro il bisogno di masturbarsi comincia prima, ma generalmente raggiunge l'apice all'inizio del periodo di latenza. Essa è basata, come sappiamo, non solo sulle proibizioni dall'esterno ma anche sui conflitti interni, I desideri pulsionali che trovano un loro sbocco nella masturbazione sono, in molti casi, incompatibili gli uni con gli altri. l desideri di morte \'erso i genitori si scontrano con i legami positivi di tenerezza, gli impulsi aggrnsivi e distruttivi si scontrano con i desideri sessuali di possesso ecc. Tutto il mondo sotterraneo deJia fantasia, nella sua natura rozza e primitiva, è inaccettabile ai livelli dell'lo e del Super-io che il bambino ha raggiunto. L'lo del bambino· adotta perciò un atteggiamento difensivo contro le fantasie di masturbazione e le attivitirr fisiche che vi sono connesse. La psicoanalisi ba sempre sottolineato la parte svolta dal con· flitto relativo alla mash1rbazione nello sviluppo nevrotico, In uno
TIPI l &TAM IIIIII&ADA1TANIIITO HGCIALI
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sviluppo normale, gli clementi, gli stadi e le variazioni de] conflitto sono fattori potenti nel determinare la formazione del carattere nel periodo di latenza. NeJlo sviluppo dell'adattamento sociale alcuni aspetti del conBitto relativo alla masturbazione hanno una parte specifica. La lotta del bambino contro la masturbazione è diretta da un lato contro il contenuto della fantasia, che come risultato pub scomparire dalla coscienza, e d'altro lato contro l'atto fisico stesso, una battaglia che è stata studiata e descritta in molte analisi di adulti e di bambini. La proibizione interna pub riguardare l'uso delle mani nello stimolare i genitali. (Cib provoca molte inibizioni nell'uso delle mani, una go&aggine nevrotica, ossessioni riguardanti il contatto manuale, precauzioni ossessive contro lo sporcarsi le mani ecc.) Oppure la proibizione pub essere diretta contro il punto della stimolazione (pene, clitoride), cosi che l'attivit~ masturbatoria si sposta su un'altra parte del corpo. (Questa è l'origine di altre manifestazioni: tirarsi il lobo dell'orecchio, frugarsi il naso, mangiarsi le unghie, sfregarsi ritmicamente ecc, come equivalenti della masturbazione.) Ma nonnalmente questa lotta contro la masturbazione, qualunque direzione e forma assuma, ~ almeno parzialmente fallimentare. Per tutto il periodo di latenza il bisogno di masturbarsi si riaffcrma periodicamente come impulso ·potente. In tali momenti, le difese dell'Io sono sopraffatte e un sollievo fisico, accompagnato da fantasie coscienti o inconsce, è ottenuto mediante una stimolazionc fallica volontaria o involontaria. (Le reazioni del bambino in periodo di latenza a queste involontarie irruzioni, i suoi conseguenti sentimenti di colpa, le autopunizioni, le depressioni ci sono familiari.) In certi casi, d'altra parte, questa lotta contro la masturbazione ha un esito anormale. L'Io, solitamente sotto l'influenza deJl'angoscia di evirazione, inibisce anche gli sfoghi masturbatori occasionati e che procurano soUievo. Il risultato è che la fantasia di masturbazione è privata di ogni scarica fisic:a, l'energia libidica e aggressiva ad essa legata è completamente bloccata e accumulata, e alla fine è spostata in piena fow dalla sfera della Vita sessuale a quella delle attivitA dell'Io. Le fantasie di masturbazione sono allora messe in atto nci rapporti con n mondo esterno, che diviene COJl sessualizzato, defonnato e disadatto. La messa in atto di·fantasie (passive o attive, sadiche o masochistiche, esibizionistiche o scopo6Je) è percib un derivato della masturbazione fallica e, in questi casi, ne è il sostituto e rappresentante.
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Tale origine spiega certe. caratteristiche di questa forma speciale di adattamento sociale. La forza motrice che vi sta dietro, che associa adulti e bambini dell'ambiente nella messa in atto. ~ la forza piena della seswalità infantile; la monotonia e ripetitività del comportamento dcl bambino corrispondono all'inlinita monotonia delle rozze fantasie che accompagnano gli atti masturbatori; il carattere coattivo e periodico della messa in atto conisponde al bisogno periodico della masturlmione che nasce dall'Es c appare nell'lo del bambino come un corpo estraneo dissociato. RiepJ!o&o
Alcuni tipi di disadattamento sociale dovrebbero essere interpretati non come conseguenza di un disturbo precoce e del relativo indebolimento dell'amore oggcttuale, ma come accadimenti all'interno della sfera dei normali attaccamenti emotivi del bambino. Una prima fase di normale disadattamento sociale ~ causata daU'uso di meccanismi primitivi quali la proiezione, l'introiezione, il pensiero magico in rapporto con il mondo oggettuale. Una seconda fase regolare di disadattamento sociale pub farsi risalire alla tendenza. del bambino e spostare (traslare) i suoi rapporti oggettuali, Un disturbo grave dell'adattamento sociale deve farsi risalire alla repressione completa della masturbazione fallica, per la quale l'lo è sommerso da contenuti pulsionali. Tale scssualizzazione delle atti· viti dell'Io produce alcune forme di comportamento psicopatico universalmente conosciute.
ALCUNE DIFFICOLTÀ NEL RAPPORTO DEL PRF.ADOLESCENTE CON l GENITORI
Alcune difficoltà neJ rapporto deJ preadoJescente con i genitori
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L'applicazio~e dei principi e dei metodi psicoanalitici allo studio dei bambini non ci ha lasciato aiClln dubbio circa l'importanza enonne dei primi accadimenti nella vita e delle prime esperienze. Seguendo le nuove scoperte, mo1ti genitori e operatori in questo campo hanno· maggiormente concentrato i loro sforzi, che prima dirigevano sui bambini più grandi, sulla comprensione e il trattamento affettuoso dell'infante e del bambino in etl presc:olare, Per quanto benclico sia questo cambiamento di posizione, non dobbiamo )asciarci sviare a pensare che gli avvenimenti posteriori nella vita di un individuo non contribuiscano per niente alla formazione finale della · sua personalità e alle sue potenziali anormalità. Mentre gli avvenimenti dei primi cinque anni pongono le fondamenta dello Mluppo nevrotico, sono le esperienze della seconda decade dc11a vita che determinano quanto della nevrosi infantile sad riattivato o conservato e diverrà o resterà minaccia permanente alla salute mentale: Guidare l'individuo attraVerso le angosce e i conBitti dei periodi della prcadolesc:enza e dell'adolescenza resta perciò un compito si· gnificativo c gratificante per l'educatore o lo psicologo, un compito secondo in importanza solo a quello del guidare il bambino piccolo attraverso le prime difficolti del suo sviluppo pulsionale e dell'Io. Il cedimento della moralità infantile nella preadolescenza
La transizione dal periodo di latenza alla preadolescenza è segnata, nella vita di un bambino, da una serie di perturbamenti. I genitori e gli educatori, abituati a valutare lo stato del bambino solo in base al suo comportamento. vivono questi ac:c:adimenti come passi regressivi più che progressivi nello sviluppo. Si allarmano nel costatare che tutte
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le acquisizioni faticosamente ottenute negli anni precedenti sono minacciate una dopo l'altra. Mentre il bambino in periodo di la-
tenza (approssimativamente dai cinque agli undici-dodici anni) aveva cominciato a mostmre tratti di carattere e una personalità precisi e ben circoscritti, il preadolescente (all'incirca dag]i undici, dodiciquattordici anni) è ancora una volta imprevedibile. U dove il bam· bino in periodo di btcnza è divenuto modesto, ragionevole e bene educato riguardo al cibo, il preadolescente teagiscc con avidit~ e prc·
tcnziosità; l'insaziabiliU nella preadolcscenza porta frequentemente a furti di cibo e dolci. Cambiamenti simili si verificano in quasi tutte le sfere della vita del bambino. I maschi preadolcscenti in particolare sono notoriamente trascurati nelle abitudini che riguardano la pu1izia e nell'abbigliamento. Azioni crudeli c prepo-
tenti sono molto comuni; cosi come lo sono la masturbazione reciproca, la seduzione di bambini più piccoli c il compiacimento ses· suale nei confronti dei compagni di gioco più vecchi; atti distruttivi, furti e rubcrie sono compiuti da soli o in compagnia di altri. All'interno della famiglia il preadolescentc provoca disarmonia con il suo egoismo e la sua "sconsideratezza; a scuola ~ frequentemente nei guai per la sua mancanza d'interesse negli argomenti di studio, la sua incapacitl di concentrarsi, la sua irresponsabilitl e insubordinazione. In breve: tutto il processo di adattamento all'ambiente che si prospettava in precedenza sembra essersi improvvisamente arrestato. Genitori ed educatori si trovano di fronte ancora una volta all'influsso pieno e integro delle forze pulsionali interne al bambino. IJ ritorno del rimouo nella preac;folescenza
Gli scritti di Freud (1905), Jones (19n), Aichhorn (1925), Meng (193+ 1943), P6ster (1910, lQZZ), Zulliger (1935• 1950. 1951) (come i capp. u e 12 di A. Freud, L'Io c i meccanismi di difesa, 19)6) ci hanno reso familiare la concezione psicoanalitica secondo la quale questo cedimènto detla moralitl infantile quando il bambino si avvicina alla puberti ~ un fatto inevitabile, detenninato dai processi evolutivi in quanto tali. Durante il periodo di latenza, la parte pulsionale della personaliti infantile ~ stata relativamente poco in evidenza a causa del normale decrescere dci moti libidici e aggressivi in quest'epoca. Questo stato di cose termiria nella preadolescenza quando si veri6ca un aumento quantitativo degli impulsi, riattivando ogni singo1a pulsione parziale
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della sessualità e dell'aggressività infantile e creando un bisogno soverchiante di appagamento di questi des.ideri. L'Io del preadolescente non è attrezzato per far fronte a queste aumentate esigenze dall'interno e sotto la loro pressione egli non riesce più a mantenere l'equilibrio precedentemente stabilito della sua personalità. I risultati sono delle aisi di angoscia con sforzi maggiori di difesa dell'Io che portano a un comportamento nevrotico e alla formazione di sintomi oppure, mancando questi, a interYCIIti della vita pulsionalc rimossa sotto forma o di manifestazioni sessuali perYCTSe o di azioni asociali. Il preadolescente si trova quindi in uno stato di disarmonia interna, angosciato, inibito, depresso e in disattordo con il suo ambiente. Questa condizione mentale non solo ~ penosa e sfa\'OJ'e\IOle in sé stessa, ma prefigura anche turbe dell'adolescenza vera e propria stabilendo atteggiamenti che possono lasciare segni più duraturi, quali ad esempio tendenze asociali, una scelta oggcttualc omosessuale e coslvia. J fallimenti di una guida educativa nella preadolescenza In nessun altro periodo della vita il bambino in evoluzione ha più bisogno di aiuto e di guida che in questo stadio transitorio con i conOitti interni cd estani quasi schiaccianti. E, ne1lo stesso momento, non vi è altro periodo in cui sia i genitori che gli educatori si trovano altrettanto impotenti se vogliono essere d'aiuto. I metodi di guida che sono stati sufficientemente potenti nei confronti del bambino piccolo hanno onnai perso in questo periodo la loro efficacia. Il preadolescente poco si rura delle lodi o delle critiche, dei premi o delle punizioni. Egli non dipende più esclusivamente dalle figure adulte presenti nella sua vita per l'appagamento dei suoi bisogni; né la sua opinione di sé dipende più dai genitori e dai maestri. Il suo senso autoaitico e l'apprezzamento o il rifiuto da parte dei suoi coetanei sono per lui più importanti che i segni di approvazione o dinpprowzione da parte degli adulti. Il potere dei genitori sul bambino è basato - cOme sappiamo sull'attaccamento emotiYO del bambino ad essi e varia col variare della forza di tale attaccamento. Nella preadolescenza il bambino da un lato incomincia a perdere questi YCCChi legami, c, d'altro lato, non ha ancora formato quegli attaccamenti nuovi che caratterizzc.. r:anno c stabilizzeranno gli anni a venire dell'adolescenza: gli attaccamenti agli eroi e ai capi scelti personalmente, agli amici più congc-
niali, a ideali impersonali c cosl via. Il prcadolcscente è tipicamente debole e oscillante rispetto alle sue fedeltà; è solitario, narcisistico, egocentrico. Ed è proprio questo impoverimento dei suoi attaccamenti oggettuali che lo rendono meno accessibile a un aiuto c a un'influenza da parte dell'ambiente di quanto sia mai stato in passato o sarà nuovamente in futuro. Rifiuto dei genitori a causa del ritorno delle fantasie edipiche rimosse Le pulsioni parziali deJia sessualità infantile che ritorlllllno dalla rimozione portano con sé le fantasie del periodo preedipico ed cdi· pico dirette verso la madre e il padre come primi oggetti d'amore del bambino piccolo. Tali fantasie contengono elementi orali, anali e fallici, desideri aggressivi, tracce mnestiche di soddisfacimenti, delusioni, frustrazioni, rivalità e brame collegate con le persone dei genitori. Questo guazzabuglio di emozioni, moti pulsionali e affetti ha riempito la coscienza del bambino piccolo, il quale vi ha reagito con angoscia e senso di co1pa, li ha proiettati nell'ambiente, li ha rimossi, ro\'csciati nel contrario, ha - in breve - fatto tutto quanto era in suo potere per rinnegare che esistessero nella sua mente. t più cl1e naturale che il preadolescente non possa fronteggiare con equanimità una rinascita di queste fantasie rimosse. I loro contenuti lo riempiono dello stesso orrore e della stessa angoscia che sentiva prima, e tanto più in quanto il suo lo, se mai, è divenuto più intollerante verso le aspirazioni infantili nel periodo intercorso. n preadolescente è incapace di impedire l'insorgere di questi primiti\·i c temuti desideri; tutto quello che può fare è di impedire che si colleghino con le persone dei genitori, i quali ne erano gli oggetti nel passato. Fatto caratteristico è che i contenuti manifesti dei sogni di questo periodo presentano frequentemente scene sessuali intime con i genitori, a malapena mascherate o defonnate dal lavoro oni· rico. Per coiltro, la vita vigile del preadolescente è dominata da tendenze opposte: egli evita i genitori, ne sfugge la compagnia, diffida delle loro opinioni, deprezza i loro interessi e ciò che fanno, si ribella alla loro autori~. prova "repulsione per il loro aspetto personale e le loro caratteristiche fisiche; in breve, manifesta in tutte le sue azioni il desiderio di liberarsi a forza dalla schiavitù emotiva di cui le fantasie infantili sono le temute superstiti. Queste paure si placheranno molto più tardi quando l'adolescente sarà riuscito a le-
gare le sue tendenze genitali mature a un oggetto al di fuori della famiglia. Le relazioni con i genitori allora diverranno anCOU! una \"Olta positive e i genitori potranno addirittura riguadagnare qualche residuo della funzione c dei diritti di un tempo. Ma ne1lo stadio de1la preadolescenza il bambino non può concepire o anticipare questa evoluzione posteriore. I genitori. quindi, sbagliano quando si considerano i compagni naturali e i consiglieri dei loro.ligli eh~ crescono. La loro persona è al centro stesso del conftitto del bambino, un simbolo del pericolo stesso contro il quale l'Io del bambino si sforza di difendersi. Ogni avvicinamentO da parte dei genitori, per quanto sia bene intenzionato, serve semplicemente ad aumentare il pericolo pulsionale e per-. ciò le angosce e le reazioni negative del figlio. Qualunque persona estranea ha una migliore probabilità di aiutare, a meno che non si · sviluppi rapidamente un rapporto di traslazione e renda la sua persona altrettanto pericolosa quanto que1la dei genitori stessi. .2 di scarsa consolazione dire ai genitori che il comportamento del figlio verso di loro non è altro che una reazione contro il proprio pro· fondo e appas~onato attaccamento a loro. Questo non muta né il loro sentimento di inettitudine né il reale turbamento della pace nella vita familiare. Altre ragioni per rifiutare i geuitori: ii' romanzo familiare
La ribellione aperta contro i genitori e le reazioni ostili ai loro tentativi di avvicinamento non sono i soli fattori presenti nel rap· porto genitore-figlio di questo periodo, benché possano essere quelli che dominano il quadro in superficie. Altri sviluppi, più sottili, si verificano simultaneamente. Durante tutto il periodo di latenza, la crescita de1la funzione critica. dell'intelletto del bambino ha spianato la strada che conduce a una nuova e più realistica valutazione dei genitori, non più basata sulle emozioni de) bambino verso di loro ma su un confronto più obiettivo delle loro personalità Con quelle di altri adulti. Visti con ocehi nuovi, i genitori appaiono tanto diversi dalle immagini createsi nella mente del bambino nei suoi primi anni di vita che gradualmente emerge un sogno a occhi aperti cosciente de1l'esistenza di due gruppi di genitori: gli uni ricchi, nobili, potenti, che assomigliano ai personaggi dei re e delle regine delle favole (i genitori del passato); gli altri umili, normali, soggetti a tutte le comuni av-
versità, privazioni e restrizioni (i genitori come sono visti nel presente). La fantasia del bambino affenna che lui stesso è realmente di nobile nascita, abbandonato dai suoi incantevoJi genitori per qualche ragione, c affidato alle cure di quelli umili dai quali cg]i saril riscattato e rcinstallato nei suoi diritti e priVIlegi in un'epoca successiva. Questo cosiddetto romanzo familiare, cbe inizia poco dopo il dissolvimento o il dec:~dimento del complesso edipico, riflette il progressivo piDCeSSO del "diventare troppo grandi per i genitori" com· binato con il profondo anelito regrcssivo al ritorno del rapporto rassicurante, consolante dei giorni della prima infanzia, quando i geni· tori erano pensati onnipotenti, onniscienti, ineguagliati in perfezione, in breve pensati come misura di tutte le cose. Il romanzo familiare è il piCCUrsore della disillusione più completa, più spietata a riguardo dci genitori che caratterÌZ7.3 la preadolescenza. Il prcadolescente non solo vede la p05izionc sociale del padre c i suoi risultati professionali in una luce realistica che riduce la figura un tempo smisurata a piOporzioni umane normali; egli si vendica anche sul padre per il disappunto e la disillusione causati da questa trasformazione, e il suo atteggiamento ipercritico, le sue osservazioni sprezzanti e che feriscono, i suoi modi di comportarsi sono testimonianza della profondi~ della delusione. Il "crescere oltre" la dipendenza infantile dai genitori e la loro soprowalutazione è inseparabile dal normale processo della formazione dell'lo e del Supcr-io e, valutato dal punto di vista dello sviluppo, è un passo puramente progressivo. e semplicemente un piodotto secondario della situazione che tale passo intensifichi anche l'amarezza esistente aggiungendo alcuni elementi realistici alle critiche e accuse fantastiche rivolte dai figli ai loro genitori in questa fase. e facile capire perch6 ai genitori, ora doppiamente svalutat~ rimane scarsa o nessuna autori~ da poter esercitare a beneficio del figlio. Altre ragioni delle difficoltà nel rapporto genitori-liglio: la fantasia dello scambio delle p;arti Ci sono attualmente molti genitori ragionevoli, con una buona comprensione dell'inevitabtlit~ e della natura dolorosa di questi problemi, che cercano di andare incontro ai figli adattando il proprio comportamento ai bisogni dell'individuo che cresce. Fin dai primi anni essi cercano di scoraggiare la credenza del 6glio nella loro annipotenza e perfezione, ammettono liberamente la propiia debolezza
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c i propri cuori c accolgono favorevolmente nel figlio che cresce ogni segno di una certa indipendenza e fiducia in·~. Senza aspettare che s.ia il figlio a richiederlo, essi rinunciano a molta della loro posizione di autorità per assumere un atteggiamento di uguaglianza con il figlio, c accettano le qualità, gli atteggiamenti e le idiosincrasie del giovane individuo. Vale la pena notare che questo comportamento tollerante da parte dei genitori non serve un gran che a ridurre le difficoltà della preadolescenza benché po55a mitigarne alcune delle espressioni a un grado esiguo. Diventa evidente che il preadolesccnte esige più di quanto possa concedere anche il più accomodante dei genitori. Il suo impulso a una futura indipendenza, per quanto possa apparire realistico in superficie, serve simultaneamente a nascondere motivazioni fantastiche che hanno origine dal passato e rappresentano tendenze incOnsce rimosse. Le nostre indagini analitiche di adulti e bambini ci hanno insegnato che il desiderio "di essere grande" inizia nei primissimi anni di vita e trae origine dal rapporto libidico con padre e madre c dall'identi&caz.ione con essi, le persone "grandi" di questo periodo della vita. Nella sua attivit~ fantastica il bambino prende il posto dell'una o dell'altra di queste persone, ne usurpa i diritti c fa la loro parte.· L'OS5Crvaz.ionc diretta dci bambini di due o tre anni rivela una particolare dedizione a questa fantasia di sostituzione, o identificazione. Durante il rapporto con la madre che precede il complesso edipico, i bambini di frequente fanno il seguente gioco: scambiano le parti con la madre. fanno la parte della madre, mentre la madre deve fare il bambino; poi eseguono sulla persona della madre tutte quelle attività a cui devono sottomettersi passivamente nella vita reale (come essere nutrito, lavato, svestito, essere messo a letto ccc.). In un gioco s.imilc con il padre, il bambino lo sveste degli articoli che sono i simboli del suo potere e della sua forza (come il cappello, il bastone da passeggio, l'oroJogio ecc.), se ne appropria, e fa fare al padre La parte del bambino, simbolicamente indebolito e impoverito. I detti dci bambini come le loro azioni in questa fase dello sviluppo tradiscono che l"' essere grandi" signi6ca per loro scambiare il posto con gli adulti. Secondo il ragionamento del bambino, egli deve essere piccolo mentre i genitori sono grandi; quando sarà cresciuto, i genitori dovranno diventare piccoJi, saranno di fatto i suoi bambini. Cii esempi che seguono sono tratti dall'osservazione diretta di bam· bini piccoli alle Ilampstcad Nurseries.
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Un bambino di tre anni disse alla sua bambinaia: "Quando sarb grande, ti spingerò nella c:auoz.zina." Un bambino di tre anni e tre mesi disse alla Stia bambinaia prediletta nel darle la buona notte: "Quando sarb la tua bambinaia, starò seduto con te per tanto tempo alla ~a ..: S:ub tanto grande che la mia testa toccherà n soffitto e tu sarai molto piccola ... Quando sarb grande, ti farò sempre fare il bagno nella vasca grande." . Un altro bambino, anch'egli di tre anni e tre mesi, disse: "Tiricordi ancora di quando eri piccolo e io ero grande? Tu eri un bravo bambino e non rovesciavi mai la cioccolata." Un bambino di quattro anni, in una crisi di collera, urlò alla sua bambinaia: "Tu diventerai sCmpre più piccola finché non sarai più alta da terraditantocosll" Sono desideri di questo genere che il bambino riattiva nella prea.dolescenza e che aggiungono peculiari elementi aggressivi e intollerabili per i genitoti al rappcnto che è in ogni caso precario. Sulla base di queste tendenze infantili il bambino che cresce esige più che uguaglianza con i genitori. Crescere in forza, maturare, diventare intelligente è automaticamente tradotto da l11i in caduta e declino dci genitori. Quando si sente grande, padre e madre gli appaiono infantili; quando si sente orgoglioso del proprio sapere, i genitori gli sembrano stupidi; la propria mascolinità è per il ragazzo sinonimo dell'impotenza del padre, n proprio successo sociale equivale a considerare il padre come un fallimento. Nelle immaginazioni elle governano il rapporto fra bambino piccolo e adulto, solo uno dei due pub essere grande, potente, intelligente: o il genitore o il figlio. Sulla base di questa fantasia il bambino che cresce si aspetta che i genitori rinuncino del tutto al loro status di adulti maturi e ragionevoli, cosl che egli pub investire sé stesso di questi stessi attributi alloro posto. l!: comprensibile che anche i genitori meno rigidi e meno autoritari trovino difficile soddisfare i desideri del figl~o fino a questo punto. · Conclusione Genitori e insegnanti si accostano ai conRitti della prea.dolescenza in modo diverso se hanno acquisito una certa comprensione delle loro detenninanti inconsce. Il bambino non si propone deliberatamente il declino della sua moralidl, lo scarso rendimento scolastico e il turbato adattamento alla famiglia e alla collettivitll; il bambino
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soffre, molto più che il suo ambiente, del riemergere dei suoi antichi desideri puls.ionali rimossi. Cib di cui ha bisogno in questo periodo della sua vita carico di conAitti è un aiuto nell'affrontare e nel com~ prendere i suoi processi interni, e non biasimo, severità, o punizione, che non fanno altro che aumentare ulteriormente il suo senso d'lsobmcnto e di amarezza. Per le ragioni sopra esposte, questo aiuto dovrebbe essere dato da educatori con preparazione analitica, e non dai genitori, i quali sono essi stessi al centro dei conAitti.
IL CONTRIBUTO DELLA PSICOAlllALISI ALLA PSICOLOGIA GENETICA
Il contributo della psicoanalisi alla psicologia genetica:
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Nel programma di oggi, predisposto per celebrare il sessantesimo anniversario di fondazione della Ciark University, si è reso onore alla psicoanalisi dando1e un posto preminente nel dibattito scientifico. In quanto relatrice per la psicoanalisi in questo Simposio, desidero iniziare ricordando al pubblico che già una volta in passato, nel celebrare il suo ventesimo anniversario, la Clark University offrl udienza alla psicoanalisi. In quell'occasione fu G. Stanley Hall, al· lora presidente della Clark University, che estese l'invito, e fu il fondatore della psicoanalisi che, ospite della Clark University, espose le sue nuove teorie al suo primo pubb1ico americano. Introduzione storica Se ripcrcorriamo col pensiero i quarant'anni che separano l'occa· sione presente da quclla memorabile introduzione della psicoa.nalisi nella vita scientifica americana, è difficile tiOYare tenDini abbastanza forti per descrivere la differenza tra la situazione passata e quella presente. Nelle sue Cinque conferenze sulla pricoanalisi (1909), Freud dice che quando arriYC) alla Clark Univc:rsity fu sorpreso di scoprire che la psicoanalisi, che egli riteneva essere sconosciuta. negli Stati Uniti, era nota ai lettori di alcuni dipartimenti dell'università e che i suoi scritti erano menzionati nelle lezioni agli studenti. Egli era ben consapevole del fatto chC questo m un esempio isolato e che per tutti i fini pratici le teorie psicoanalitiche erano a quel tempo inesistenti per i membri delle facoltà di psichiatria e psicologia negli Stati Uniti. !: vero che Yi erano già alcune persone singole che ave\'llno cominciato a prestare attenzione alla nuova scienza. 11 dottor A. A. Brm, il pioniere degli analisti americani, praticava la psico-
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analisi a New York gi~ dal1908; a Boston, il professar J. J. Putnam, uno dei più coraggiosi sostenitori della psicoanalisi, aveva scritto il suo primo saggio sull'argomento nei19Q6. G. Stanley HaU sfidò i pregiudizi e gli attacchi slenati da molte parti legando il suo nome e quello della Clark University alla psicoanalisi. Una .. psicologia dina. mica~ stava per essere introdotta in almeno due ospedali psichiatrici di New York. Ma a parte tali sforzi pionieristici, non vi era nel1909 alcun movimento psicoanalitico negli Stati Uniti, non esisteva una letteratura psicoanalitica, e soprattutto, non vi era addestramento di analisti. Ora, dopo quarant'anni, la situazione è mutata al di là di ogni previsione. Vi sono oggi più p5icoanalisti negli Stati Uniti che in tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. Vi sono ben tredici societ~ affiliate all'Associazione psicoanalitica internazionale,. e, co}. legate ad esse, da dieci a tredici istituti di addestramento per la formazione dci futuri analisti, e il loro numero va crescendo di anno in anno. Molti periodici scientifici sono disposti ad accogliere con· tributi psicoanalitici. Libri sull'argomento sono cosl prolifici che an· che l'operatore più diligente in questo campo ha difficoltà a tenere aggiornata la sua conoscenu della letteratura. Le Cinque conferenze alla Clark University sull'origine e lo svi· luppo della psicoanalisi non presentarono all'uditorio che i pdnclpi basilari della ps.icoanalisi: la scopeita dell'inconscio con le sue qualit1 dinamiche rivelate da varie manifestliiZioni della psiche normale e anonnale; i concetti di rimozione e resistenza; la spiegazione dci sin· tomi ncvrotiei come risultato dci compromessi tra forze in conflitto nella psiche; e la base pulsionale dei disturbi nevrotici come fu sco· perta con l'aiuto della tecnica psicoanalitica, vale a dire, la sessualit~ infantile e il complesso edipico. Questi erano a quel tempo concetti nuovi, rivoluzionari e inquietanti, e da quaSi nessun uditorio ci si poteva aspettare che fossero accettati. In contrasto con tale atteg· giamento, gli uditori americani oggi sono disposti a seguire le lezioni di psicoanalisi' addentrandosi nei più complicati ed elaborati dettagli teorici e tecnici. Vi sono altri aspetti significativi dello sviluppo psicoanalitico du· rante gli ultimi quarant'anni. Nel 190'), e per molti degli anni successivi, gli psicoanalisti lavorarono in isolamento. Anche se gli espo· nenti di altre discipline scientifiche si interessavano occasionalmente della psicoanalisi, il loro atteggiamento era perlopiù negativo e di rifiuto. I canoni psicoanalitici erano criticati come ascienti"iici, fan·
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tastici e immeritevo1i dell'interesse di un operatore accademico serio. Benché svantaggioso per alcuni aspetti, questo trattamento permise alla giovane scienza di svilupparsi indisturbata. Gli analisti di quel periodo non tentarono di convincere gli estranei della verità delle loro scoperte c non entrarono in polemiche che si sarebbero dimostrate un'ingrata e disperata impresa. Essi erano liberi di concentrarsi sulle proprie esplorazioni e di perfezionare la propria tecnica, senza riguardo per il biasimo o l'approvazione dall'esterno. Lavorando tra di loro, svilupparono altrcsl un linguaggio scientifico proprio. Dovevano ancora passare molti anni prima che si stabilissero relazioni con altri 11mi della scienza. Uno dei primi passi fu l'applicazione di alcune scoperte psicoanalitichc alla psichiatria, ove le nuove conoscenze contribuirono a spiegare sintomi c fanne di comportamento fino ad allora misteriosi c modificarono il trattamento dei pazienti psicotici. L'applicazione all'a11evamento dei bambini fu un altro passo che portò a rivoluzioni inattese. Nel corso degli anni, la psicoanalisi si trovò collegata non solo con la psichiatria, la pedagogia, la medicina (sotto il titolo di medicina psicosomatica), ma anche con la sociologia, l'antropologia, la criminologia, la psicologia accademica ecc. In alcuni casi (come la medicina generale) le relazioni restarono uni1aterali, con la sola applicazione delle scoperte psicoanalitichc al campo aflinc; in altri cas.i, Ja psicoanalisi ebbe un rapporto di &re c aVCie, come, ad esempio, nell'interscambio con l'antropologia culturale e la sociologia, ove Ja nuova comprensione analitica del comportamento e delle produzioni di gruppo (mitologia, religione ecc.) contribui a sua volta a illuminare ulteriormente l'analisi delle reazioni individuali e infantili. Una volta gettato il ponte tra la psicoanalisi e le altre scienze, gli psicoanalisti emersero gradualmente dalla concentllzione esclusiva sui loro interessi specifici. Il lavoro nella psicoanalisi applicata comportava l'obbligo di acquisire il linguaggio scientifico dei vari campi di ap· plicazione c di formulare i risultati del lavoro analitico in tennini scientifici pid generalmente comprensibili. Lo sviluppo delle relazioni tra psicoanalisi e psicologia accademica
Il contatto tra la psicoanalisi e la psicologia accademica avvenne relativamente tardi e fu di genere e grado d'intimità assai diveJsi, an-
,,, dando dalla semplice recensione clelle pubblicazioni all'intersc:ambio e mescolanza delle idee. Quella che segue è una schematica rassegna di questi aceo5tamenti reciproci, raggruppati in parte cronologicamente, in parte secondo la vicinanza, con uno o più autori e pubblicazioni elencati a illustrazione caratteristica di ciascun gruppo. Riesami e comp1azioni
Pressappoco dal 1920 in poi, singoli psicoanalisti cominciarono a interessarsi attivamente della psicologia attadmlica e si assunsero il compito di operare da ufficiali di co1lcgamento tra i vari campi, interpretando le teorie genetiche per i loro colleghi analisti in termini ps:icoanalitici e cercando simultaneamente di rifonnularc le
scoperte analitiche in tennini accademici. Uno dei primi rappresentanti di questo gruppo fu il dottor Raymond de Saussure allora a Ginevra, ora a New Yodt, il quale, neltQH, pubblicò un articolo dal titolo Psycbologie gc!nétique et psycl1analyse nel quale tracciava un attento confronto fra le teorie di Freud e quelle di Piaget, stabilendo un paialle1o temporale tJa le fasi dello sviluppo libidico infantile e la formazione de1 Super-io descritte da Freud e le fasi dello sviluppo Jazion;le, logico nell'infanzia descritte da Piaget. Un anno dopo (1934) Siegfried Bernfcld, allora a Vienna, 013 a San Fnncisco, compl un'operazione simile in un articolo sulla psicologia della Gcstalt di Kurt Lewin. In seguito, H. G. van der Waals (1Qi7) di Amsterdam, segul, in parecchi saggi critici, lo sviluppo della teoria dell'esistenzialismo di Sartre, presentata e reinterpretata dal punto di vista psjcoanaJitico. Nel 1933 J. C. Flugcl, pioniere dei critici obiettivi, dedicò alla psjcoanalisi un capitolo del suo esauriente compendio Hundred Years of Psychology. Il più importante tra i tentativi recenti, da parte accademica, è la Dynamic Theory of Personality (1944) di Mowrer e Kluckhohn, saggio in cui gli autori tracciano un parallelo fra la p.dcoanalisi, l'antropologia sociale e la psicologia de]l'apprendimcnto, esponendo i principi fon"damentali delle tre discipline per il tramite di una tenninologia unificata. Gli eclettici Dove la battaglia tra la psicoanalisi e le scuole di psicologia più tradizionali era al culmine, la conoscenza della psicoanalisi da parte di uno studioso dell'argomento generalmente portava o al completo rifiuto o alla completa accettazione dei suoi· concetti. Ciò
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accadeva in particolare nel continente europeo dove le facoltà di psicologia escludevano completamente l'insegnamento della psicoanalisi. Nei circoli accademici degli Stati Unit~ d'altra parte, si andb manifestando un atteggiamento nuovo e diverso verso la psicoanalisi. Alcuni eminenti psicologi accademici cominciarono a interessarsi delle scoperte analitiche e ne accettarono alcune come ipotesi utili nel proprio laVOIO, ri6.utandone altre. Tale atteggiamento selettivo non cra apprezzato dagli psicoanalisti, i qu:llli sostenevano che nella struttura del sapere psicoanalitico, i vari concetti basilari sono interdipendeitti e perdono signi6.c:ato se tolti dal loro contesto per essere combinati con concetti psicologici d'ordine diverso. Per quanto possa essere giustificata tale obiezione, un'impostazione di questo tipo dava prova che, nella valutazione di questi autori accademici, la psicoanalisi era collocata sullo stesso piano delle altre psicologie. La pubbli· cazione più rappresentativa di questo tipo eclettico ~ forse il libro di Ilcnry Mumy Explorations in Personality (1938). Ireattiviproiettivi Con la graduale penctrazionc delle infmmazioni circa le scoperte psicoanalitiche nei circoli accademici, fu soprattutto la teoria analitica riguardante l'esistenza c il funzionamento della psiche inconscia che impegnO l'attenzione degli psicologi e ne provocò una risposta negativa o positiva. Freud aveva scoperto, come dice J. C. F1ugcl, "una vasta Jegionc che in precedenza si sospettava esistere ma che non era mai stata penetrata dagli scienziati". Secondo Freud e i suoi seguaci, questa regione dell'inconscio poteva essere penetrata applicando la tecnica psicoanalitica classica della libera associazione, l'interpretazione dei sogni, l'analisi delle resistenze c del comportamento di traslazionc. Quando gli psicologi cominciarono a escogitare metodi propri per accedere all'inconscio, questi procedimenti nuovi segnarono un puso importante nelle relazioni tra la psicoanalisi c la psicologia generale. Sebbene gli operatmi nei due campi facessero uso di processi diversi, avevano almeno cominciato a lavorare sulla base di un assunto comune, quello dell'esistenza di una psiche inconscia, e in direzione di una meta simile, q11ella dello svelare le parti inconsce della psiche. I procedimenti in questione sono i ben noti rcattivi proicttivi, usati dagli psicologi accademici, per mezzo dci quali all'individuo sotto osservazione si oHre, secondo le parole di L. K. Frank (19391), "un campo (oggetti, materiale, esperienze)..... tale che egli "pub proiettare
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su quel campo plasmabile... i suoi significati, le intenzioni, i modelli, e specialmente i sentimenti", sia consci che inconsci. l reattivi proiettivi che hanno ottenuto il più ampio riconoscimento a questo riguardo sono il rcattivo di Rorschach, il cui autore lo concepl dopo aver acquisito conottenza dell'inconscio per mezzo della tecnica analitica; il rcattivo di appercezione tematica (TAT) elaborato da Henry ~unay; il reattivo di Szondi; e varianti del TAT come quelle applicate da Masserman, Balkcn, Erikson e altri. Mentre per mo1ti anni gli analisti dubitarono dcll'cfticienza di tali scorciatoie veTSO l'inconscio, successivamente le opinioni mutarono notevolmente in loro favore. Oggi alcuni analisti usano regolarmente il reattivo di Rorschach, ad esempio, come strumento supplementare per facilitare la diagnosi e la prognosi dei loro pazienti prima dell'inizio del trattamento analitico. Verifica delle proposizioni psicoanalitiche Il dimostrare la possibilità di stabilire un contatto con l'inconscio mediante tecniche diverse da quella psicoanalitica aveva importanza per lo psicologo accademico al di là del suo valore ai fini dell'uso di rcattivi. Ne nacque l'aspettativa che le scoperte psicoanalitiche in generale potessero essere suscettibili di vetifica con metodi di lavorazione oggettivi, e potessero così acquisire uno status diveTSO nella considera· zione dello scienziato. La psicoanalisi, come lamentava Robcrt Scars ncl1943. "si basa su tecniche che non ammettono la ripetizione dell'osservazione. che non hanno alcuna validità assiomatica o denotativa, c clte sono inficiate in grado sconosciuto delle suggestioni proprie dell'osservatore" (p. IJJ). Come dichiarò David Rapaport (IQop). all'incirca nello stesso periodo, "le osservazioni psicoanalitiche, essendo osservazioni della vita, sono difficili da accostare speri· mentalmente" (p. z67). I vari c laboriosi tentativi di dare una tale impostazione sono stati riesaminati da Sears in due pubblicazioni consecutive (1943, 1944), nelle quali egli discute l'applicazione dei metodi oggettivi e di laboratorio alla tentata verifica non solo delle tendenze inconsce, ma anche dei meccanismi difensivi e reattivi impiegati dall'lo senza essere consciamente percepiti dall'individuo. 11 lavoro di Sears ha attratto molta attenzione e ha portato a molti tentativi simili da parte di altri autori. Ilartmann e Kris dicono a questo riguardo (1945): "la verifica di tali ipotesi {dinamiche) è pervenuta a una posizione tanto indipendente che si tende a parlare di 'psicoanalisi sperimentale' come di un campo specifico" (p.lJ).
... Attività di ricetca compiute da psicoanalisti
Molti analisti dc1la presente generazione hanno usato il loro contatto con le istituzioni e i metodi accademici per creare un nuovo tipo di lavoro di ricerca che consiste nella combinazione dcll'atteggiamcnto di un O$$eMlore preparato psicoanalitic:amente con l'uso di tecniche sperimentali e statistiche accademicamente approvate. I principali rappresentanti di questo gruppo negli Stati Uniti sono David Levy (1928, 1934) del quale sono ampiamente noti gli studi sugli animali e sui bambini piccoli; Margaret Ribble (1939• 1943> 1944) che ha fatto osservazioni del comportamento degli infanti; Rcné Spitz (1945; Spitz e Wolf, 19of6. 1949). il quale ha fatto ri-
cerche sull'angoscia di separazione e sull'inRusso della relazione con la madre sullo sviluppo del lattante; e Margaret Fries (1944, 194;. Fries e Lewi, 1938), che ha compiuto studi longitudinali dello sviluppo del bambino. Una ricerca simile sugli effetti dell'angoscia di separazione nei bambini piccoli è stata intrapresa da John Bowlby (t9~P) di Londra. Correlazione metapsicoJogica In anni recenti sono stati fatti alcuni tentativi estremamente interessanti per creare ulteriori punti d'incontro tra psicologia genetica e psicoanalisi, non a live11o di esplorazione e ricerca pratica ma a livcllo di teoria psicoanalitica. Questi tentativi comportano una riformul:J.zione de11a metaps.icologia analitica in concetti di psicologia genetica e viceversa. Il lavoro del primo tipo viene svolto in una serie di saggi teorici basilari, pubblicati dagli psicoanali5ti Harbnann, Kris e Loewenstein (1Q46.1949), Hartmann (t9501,b), Kris (19503), Locwenstein (1950). lll:J.voro del secondo tipo è legato soprattutto al nome di David Rapaport, uno psicologo la cui formazione comprende sia i metodi academici sia quelli psicoanalitici; il suo Emotions and Mcmory (194z) rappresenta un riuscito tentativo di correlazione delle due scienze. Attuale relazione tra psicoanalisi e psicologia academica
La precedente rassegna schematica delle pubblicazioni ba dimostrato al di là di ogni dubbio che, ai giorni nostri, es.iste un'ampia zona di confine tra la psicoanali5i e la psicologia academica entro la quale viene svolto un comune lavoro sotto forma di riesami,
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confronti, valutazioni c integrazione dei fatti da entrambe le parti, Gli autori che dedicano i loro sforzi a questi vari fini sono i veri esperti in questo campo; perciò uno qualunque fra i membri. dei sei gruppi sopra menzionati avrebbe potuto trattare questa parte del distorse per il convegno di oggi meglio di me che non ho mai dato alcuna prpva di conoscere da vicino la psicologia accademica, che non ho mai trattato dell'argomento in alcuna pubblicazione c cbe non ho fatto alcuno sforzo di mediazione tra i due campi. Se, nonostante tutti questi svantaggi, la Clark University mi ha affidato questo compito, interpreto tale gesto nel senso che il pubblico è disposto ad ascoltare le opinioni di una psicoanalista che guarda alla situazione dal suo proprio punto di vista, per quanto prevenuto pOOsa sembrare ad altri. Cib che segue, quindi, non è tanto un tentativo di dare una valutazione obicttiVll del lavoro che è stato fatto nel campo comune, quanto la mia opinione personale circa il suo successo o il suo fallimento; sul grado di somiglianza o differenza tra le due discipline; sulle concordanze e contraddizioni basilari; e sui malintesi inevitabili o evitabili che sono nati tra di esse. Vi è un legame di somma importanza tra le scienze della psicoanalisi e della psicologia genetica che ha causato il crearsi del ter· reno comune. Come dichiara Lawrence Frank (I9S1), vi è un interesse primario in entrambe: considerare il presente in termini del passato, spiegare il comportamento attuale e l'esistenza attuale come un'evoluzione delle possibilit~ date in un tempo passato. Per quanto tale interesse guida il lavoro, le due discipline hanno uno scopo identico. Le differenze incominciano quando aniviamo al modo di procedere e riguardano quasi ogni punto di esso. Il tipo di ricerca condotto nella psicologia genetica è la cosiddetta .. ricerca pura"; ciò significa che a tale scopo si stabilisce una situazione artificiale o di laboratorio, che l'operatore si concentra esclusivamente sul compito di ricerca specifico, e che in questo contesto non sono intraprese altre azioni se non quelle che servono allo scopo specifico della "Jicerca. La posizione, per quanto riguarda le espio· razioni psicoanalitiche, è di natura opposta. Qualunque scoperta sia stata fatta in campo psicoanalitico, questa si è verifiata più o meno per aso, come prodotto collaterale dell'attività terapeutica dell'analista, nella situazione di vita che si determina tra l'analista e il paziente nel contesto analitico. Le esplorazioni analitiche appartengono perciò al tipo della cosiddetta "ricerca attiva". Queste differenze tra i due tipi di ricerca assumono una speciale
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importanza in quanto determinano una differenza ulteriore, quella tra i soggetti che sono selezionati per l'indagine. Poiché la ricerca psicoanalitica è fatta in collegamento con il lavoro terapeutico, è inevitabile che l'analista si trovi di fronte a reazioni anonnali, e solo secondariamente a manifestazioni normali in quanto si mescolano con quelle anonnali, Quando lo psicoanalista "seleziona• i suoi soggetti, egli lo fa in ngione della loro psicopatologia. Questa situazione, che esiste nel lavoro psicoanalitico per rlgioni pratiche, dà luogo a una particolare tendenza che è divenuta cantteristica delle indagini psicoanalitiche fin dall'inizio, e cioè la tendenza a stabilire e ricostruire i fatti della psicologia normale a partire dalle deformazioni ed esagerazioni che presentano le manifestazioni patologiche. D'altra parte, lo psicologo accademico, nel suo tipo di attività di ricerca, è libero di scegliere i soggetti senza secondi motivi e ha concentrato i suoi sforzi quasi esclusivamente sui fenomeni nonnali. Il contnsto t11 l'ambiente artificiale di laboratorio dell'operatore accademico e la situazione di vita tra l'analista c il paziente, nclla quale sono trasfeJite le emozioni più intense, determina, inoltre, una notevole differenza nel canttere delle manifestazioni sottoposte a indagine. Ad esempio, una ricerca accademica che riguardi la frustra· zione nell'infanzia, pub procedere misurando le reazioni ·dei bambini quando viene loro mostrato un giocattolo desiderato che pero non viene loro dato. Lo studio ps.icoanalitico della frustrazione, d'altra parte, pub essere condotto sulla reazione di un individuo aDa perdita precoce della madre. Si potrebbe obiettare che la differenza t11 i due eventi è semplicemente d'ordine quantitativo, ma quando si tratta di un'esperienza emotiva, la differenza quantitativa si trasfonna in una differenza di qualib\. L'espCJienza clinica dimostra che l'Io del bambino ha mezzi diversi a sua disposizione quando affronta eventi fondamentali rispetto a quando affronta eventi d'importanza appa· rentemente minore. La delusione, la collera, la furia, la disperazione o l'indifferenza che un bambino pub dimostnrc di fronte all'allon· tanamento del giocattoJo non ci permettono di prevedere realmente come lo stesso bambino reagirebbe dovendo fronteggiare la perdita di un oggetto d'amore importante. Poiché non possono essere predisposte in laboratorio le situazioni di vita più importanti, non sembra esserci, fino a ora, una via di avvicinamento alla loro misurazione da parte dell'operatore accademico. . Questa affennazione deve essere modificata per quei casi in cui lo frustrazione minore è pCI il bambino simbolica di una frustra-
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zione più nlcvante, Ma, senza una conoscenza intima dell'individuo in esame, è difficile determinare quando cib accada e quali avvenimenti, per quanto poco importanti, acquistino tale significato simbolico o sessualizzato. Alcuni dei principali metodi di ricerca accademica 1 sono l'osserva-
zione casuale o sistematica, la biografia, la storia clinica, il questionario, le misurazioni dirette e i reattivi semp]ici, i reattivi di funzioni complesse, le classificazioni, il controllo mediante un piano di sperimentazione comprendente considerazioni statistiche; i metodi principali dell'indagine psicoanalitica sono costituiti dalla tecnica analitica con la sua combinazione, sopra menzionata, di libera associazione, interpretazione dci sogni, analisi della resistenza c del comportamento di traslazionc. La differenza tra i due procedimenti si spiega col fatto che la ricerca accademica è finalizzata alla registrazione delle manifestazioni mentali consce e del comportamento manifesto dei soggetti in esame, mentre l'indagine analitica è volta alla scoperta dcllo sfondo inconscio dei fenomeni consci. Ovviamente ciascun procedimento può perdere la sua validità se applicato per raggiungere gli obiettivi dell'altro campo. Mentre l'operatore academico spesso è in grado di fare affidamento su un'attrezzatura di misurazione e registrazione delle reazioni, e cJi quantificare i suoi dat~ l'investigatore psicoanalitico conta esclusivamente sulle facoltà di registrazione della propria mente, e valuta le sue scoperte qualitativamente secondo il suo giudizio personale. L'operatore accademico cerca di ridurre il margine d'errore migliorando la sua attrezzatura, pianificando e ripiani6cando il suo campo d'indagine, restringendo l'ambito di variazione nel suo esperimento, ed escludendo i fattori di disturbo. L'operatore analitico cerca di migliorare il suo unico strumento, sé stesso, la propria capaciti di osservare e capire le manifestazioni dcll'inconscio, sottoponendosi all'analisi egli stesso. NeJla ricerca accademica, la personaliti dell'operatore e le sue reazioni soggettive al lavoro non sono considerate elcincnti legittimi della situazione sperimentale. Sono, se mai, fattori estranei disturbanti che devono essere esclusi per garantirc.la validiti dell'esperimento. In antitesi con tale atteggiamento, nell'indagine analitica la persona dell'analista è inc1usa nella situazione strutturale a cui il soggetto è destinato a reagire, e ne è addirittura parte integrante. Che l'analista reagisca in modo personale c 15Nondo l'eleocuionc di Tohn E. Andnwa (19)1).
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soggettivo è dato per scontato; invero, uno degli scopi dell'analisi personale dell'analista è che egli diventi consapevole di tali reazioni,
impari a controllarle e in tal modo si renda idoneo alla parte che deve svolgere nella situazione di traslazione. Egli deve diventare, in un certo senso, lo schermo sul quale il paziente proietta l'immagine del proprio mondo interno. Questo diverso accostamento all'elemento personale nella situazione, insieme con il fatto che l'analista ha una parte attiva nel processo medesimo sul quale sta indagando, è anche il moti,•o di molta della sfiducia con cui parettl1i psicologi accademici considerano il lavoro analitico (Hartmann, 195oa). Tenuto conto delle differenze che ho enumerate riguardo a metodo, obiettivi, temi e atteggiamenti, non sorprende che gli esponenti dei due campi spesso non riescano a comprendere ciò che gli uni e gli altri vogliono dire. Solo una ristretta minoranza di psicoanalisti ha una preparazione supplementare nel campo della psicologia accademica; alcuni psicologi accademici hanno avuto una preparazione psicoanalitica, benché spesso non sufficiente ad aiutarli a orientarsi nel labirinto di termini, concetti, ipotesi e teorie psicoanalitici. Nonostante gli sforzi individuali, sopra menzionati, per ritradurre una scienza nei termini dell'altra, la terminologia acc:Jdemica continua a rimanere vaga e difficile da afferrare per l'analista, mentre la terminologia analitica, per usare le parole di Henry Murray, spesso appare all'operatore accademico una serie di uaffcrmazioni prive di significato". David Rapaport (194l) riassume così la posizione che ne è derivata: la "teoria e i concetti della psicoanalisi furono sviluppati indipendentemente dallo sviluppo teorico c concettuale della psicologia generale, e generalmente senza tcncrne conto; quindi è discutibile che i concetti e le conclusioni dell'una c dell'altra siano comparabili" (p. 140}; "si è comunemente dato per scontato, sulla base delle formulazioni identiche o simili, che i concetti della teoria psicoanalitica siano identici a quelli della psicologia generale. Tale assunto è ingiustificato; nei concetti psicoanalitici, parole cl1e sono termini comunemente usati in psicologia, come 'dolore', 'piacere', 'inibizione', 'inconscio', assumono un significato tecnico specifico" (p. 267). Quanto sia grave questo stato di cose si pone in evidenza quando viene avviata un'elaborata ricerca accademica per verificare proposizioni apparentemente psicoanalitiche che, in realtà, non coincidono affatto con i concetti psicoanalitici se non nella pura nomenclatur.:~.
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A questo riguardo Robert Sears critica una ricerca accademica sulla rimozione condotta con l'uso di reattivi per esaminare la dimenticanza di impressioni spiacevoli. Eg]i dice (1943, p. no): •sfortunatamente un buon numero di investigatori non ha indagato troppo da vicino sul significato della parola 'spiacevole' e gran parte della ricerca che include la relazione del sentimento di piacere e di dispia· cere con la memoria non ha alcuna pertinenza con il problema della rimozione." Ciò che è vero per termini quali dolore, piacere, inibizione, inconscio, spiacevole, rimozione eCc., è ugualmente vero quando siano coinvolti concetti psicoanalitici piò. elaborati. Vi è un grave fraintendimento della teoria psicoanalitica quando ad esempio Henry Murrny (Mumy e altri, 1938) dice che il "complesso di evirazione è, secondo molti analisti freudi!mi, al centro di ogni angoscia patologica" (p. 39.f.). L'angoscia patologica o nevrotica è, nel pensiero psicoanalitico, la reazione dell'Io a qualunque minaccia o pericolo che insorgano dai desideri pulsionali rimossi, sia sessuali che aggressio,:i, L'angoscia di evirazione non è che uno fra i tanti esempi di questo gen"ere. Significa non fare nessun conto della teoria psicoanalitica della sublimazione quando Taylor (1933) investiga la validità della "subii-· mazione" e usa come prova negativa l'esame di "quaranta brillanti giovanotti sani ed esteticamente raffinati" i quali, benché non sposati, "ottenevano tutti abitualmente un soddisfacimento sessuale diretto o con un'attività autoerotica o eterosessuale illecita". Questi uomini, dice Taylor, "erano deUa categoria che ne fa chiari casi di sublimazione, ma non esisteva una siffatta agenitalità". Di fatto, la sublimazione nel senso piscoanalitico non è in alcun modo collegata con il fatto dell'agcnitalità o basata su di essa. Sublimazione significa spostamento di un moto pulsionale dalla sua meta originale, proibita, a un'altra socialmente approvata. Le pulsioni che normalmente più contribuiscono alla sublimazione non sono l'impulso sessuale genitale, ma le sue componenti pregenitali infantili primitive, che sono per la maggior parte escluse dall'appagamento una volta stabilitasi la normale genitaliti adulta, Per· usare ancora un esempio tra i molti: secondo la teoria psicoanalitica, non si può verificare il concetto di proiezione (Sears, 19+1-) esaminando degli adulti normali per stabilire l'incidenza di questo meccanismo. La proiezione. nel senso psicoanalitico del termine, è un meccanismo dell'Io che compare nonnalmente in epoca infantile precOce c, per un certo tempo, svolge una parte importante nel governare
il tappotto del bambino con l'ambiente. Perde tale ruolo quando
entrano in gioco altri meccanismi importanti quali la rimozione, la formazione teattiva ecc. Piò: tardi nella vita, la proiezione potrA nuovamente aVCJ'e una parte di ~trema importanza in stati patologici come la paranoia. L'assenza di segni manifesti di proiezione nell'adulto normale non è quindi una prova contro la validità del concetto di proiezione. La confusione che concerne i fatti e le definizioni analitiche si riAette nei giudizi contrastanti e contraddittori pronunciati sull'argomentO dagli psicologi accademici, sia da coloro che accettano alcune parti selezionate delle tCOiie, come pure da coloro che dedicano tempo c sforzi per farne una verifica oggettiva. Riguardo al wlore della psicoanalisi per la ricerca psicologica generale; Henry Murray afferma a conclusione del suo scritto ExpJorations in Personalify (1938): "'Ma forse la ragione più forte per .scegliere l'impostazione freudiana era che noi volevamo, anzitutto, investigare la personalità come serie di esperienze genetiche, e le teorie di Freud sembravano offrire se non l'aiuto prodigioso, l'apriti sesamo. ii solo schema ampio e coerente per affrontare gli eventi e le fantasie dell'infanzia" (p.7z2). Robert Sears nella Prefazione al suo Survey of Objective Studicr of Psychoa~aJytie Concepts (1913) menziona il signilicato della "psicoanalisi come guida alla pianificazione della tic:erc:a sulla personalità". Nell'Introduzione allo stesso libro A. T. Poffenberger dice che "Freud ha dato il massimo contributo nella nostra epoca allo studio dell'uomo in relazione a sé stesso e agli altri", Riguardo alla teoria sessuale. Murray (1938) dice: "Se le teorie di Freud... non avessero attirato in modo shockante l'interesse del mondo, potevano passare generazioni prima che uno psicologo accademico fosse onesto e audace abbastanza da dare al sesso più che una considerazione fredda e superficiale" (p. 7a3). Questi sono commenti molto elogiativi da patte degli stmi autori c:l1e per altri versi trovano molti aspetti da biasimare nella psicoanalisi, che criticano che "'per i criteri delle scienze fisiche non sia [la psicoanalisi] una buona scienza" (Sears, 19+3· p. 133); che "la descrizione di Freud dello mluppo sessuale è imprecisa e incompleta" (p. 137); che lamentano "l't:ffetto distorcente del pansmualismo'" (Murray, 1938, p. 72.4), la •disposizione a una ipersemplificazione'" (p.7zs), la "minimizza.zionc dei fattori sociologici'" (p.725), la "tra-
scuranza di cib che l'uomo comune considera i fattori principali nella sua psicologia" (p. 725). D'altra parte, nonostante le dichiarazioni negative, Sears (1943) dice che "le altre scienze sociali e psicologiche devono acquisire tante ipotesi e intuizioni quante possibili dalla psicoanalisi• (p. 1.43), che gli "spcrimentalisti sarebbero probabilmente saggi se cogliessero tutte leprcmonizioni,le intuizioni e l'esperienza possibili dalla psicoanalisi". Scars riassume la situazione affermando che vi è "un crescente interesse per gli scritti di Freud da parte degli studiosi preparati secondo la tradizione sperimentale" (p. 1x). La psicoanalisi come psicologia genetica
Prima che possiamo valutare il contributo dato dalla psicoanalisi alla psicologia genetica, dobbiamo determinare 6no a che punto la psicoanalisi stessa rappresenti una teoria p$icologica genetica. Come spiegano Hartmann e Kris in un esauriente scritto sull'Impostazione genetica in psicoanalisi (1945), a cui mi riferisco, la teoria psicoanalitica consiste di due serie di ipotesi, una dinamica e una genetica. Le ipotesi dinamiche attengono al comportamento umano in una determinata situazione; le ipotesi genetiche riguardano l'indagine delle sue origini, Questi autori fanno rilevare che è un equivoco presumere che nella psicoanalisi il comportamento sia semplicemente fatto risalire a tali situazioni primordiali. Ed è ugualmente fuorviante considerare la psicoanalisi solo come una psicologia dinamica. Un'indagine psicoanalitica completa del comportamento comprende tre aspetti: la descrizione di una reazione sped6ea come risultato di un'interazione di forze (aspetto dinamico), la riconduzione del suo accadere a situazioni precoci (aspetto storico), e l'esplorazione delle questioni relative al quando, perché e come questa particolare forma di comportamento si è stabilita primariamente (aspetto genetico). La tecnica .analitica, come affennano Kris e Hartmann, è un processo di ricerca storica nel passato dell'individuo. Poiché la spiegazione del comportamento "riconduce regolarmente ad avvenimenti che in parte non si possono ricordare" (avvenimenti rimossi, divenuti inconsci), tale ricerca usume t'aspetto di un'esplorazione della psiche inconscia. Per facilitare t.a ricerca, il paziente è posto in circostanze che lo portano a rivivere il suo passato trasferito nella situazione psico.analitica, un procedimento tecnico che consente all'investigatore
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di osservare il passato dimenticato attraverso la sua ripetizione come esperienza emotiva presente. Se questa tecnica psicoanalitica è usata coaettamente, dovrebbe fornire una serie più completa di dati genetici di quella fornita da altre tecniche di osseru.zione che si appli· cano a individui adulti. Nei campi di applicazione, le varie tecniche psicoanalitiche vengono accolte in modi diversi. Attualmente molti dei concetti dina· miei della psicoanalisi sono accettati e usati in medicina e psichiatria, mentre molti dei concetti genetici incontrano ancora obiezioni da parte della maggioranza degli autori "in quanto indebitamente sottolineati nella psicoanalisi". In psicoterapia, nell'ambito della psichiatria sociale, della previdenza e assis~nza sociale ecc., spie· gazioni puramente dinamiche sono ampiamente accettate e se ne fa la base di tecniche terapeutiche che differiscono in modo caratteristico dalla tecnica psicoanalitica. Mentre in questo procedimento "lo scopo finale è cogliere il rimosso" (p. 16), vale a dire fornire dati genetici, gli altri procedimenti mirano a interferire direttamente con l'intcrazione dinamica delle forze come si manifestano "qui e ora", indipendentemente dalla loro origine. La "psicologia dinamica" ap· plicata in questi campi di lavoro rappresenta perciò un'immagine dclla teoria e pratica psicoanalitiche spogliate del loro contenuto. e metodo genetici. Nel campo dell'allevamento e dell'educazione del bambino, d'altra parte, l'impostazione psicoanalitica genetica ha acquisito un'influenza considerevole. Kris e Hartmann affermano tuttavia che l'inftuenza delle ipotesi genetiche "in ambiti pratici ha però finora di gran lunga superato la loro importanza nella ricerca sistematica. Lo studio accademico della psicologia e dello sviluppo infantile non ha fatto abbastanza attenzione all'impostazione genetica della psicoanalisi • (p. 13). Nella storia della psicoanalisi, l'investigazione genetica procedette dallo studio dello sviluppo libidico a quello delle foiZe inibenti, c stabill cosl il quadro di due principali linee di crescita simultanea e parallela nella personaliU umana. Seguendo i dettami della tecnica analitica, gli investigatori nell'intervista analitica petmisero alla loro attenzione di alternarsi fra i derivati dell'inconscio (nella libera associazione, sogni, comportamento di traslazione) e le manifestazioni inibenti dell'Io c del Supcr-io (come si rivelano nelle resistenze). l dati genetici ottenuti da questa osservazione bilaterale nelle sedute analitiche scrvl ad allargare la conoscenza dell'origine e dello SVlluppo dei due lati della per.ronaliU umana. Dal lato dei moti pulsionali
questo lavoro portò in quel tempo alla ricostruzione delle fasi pregenitali dello sviluppo libidico (orale, anale, fallica) e, in un tempo successivo, dello sviluppo concomitante dell'impulso aggressivo, Dal lato dell'Io e del Super-io portò alla graduale comprensione dell'origine e del dispiegarsi di queste parti della personalità, da un mero punto centrale di consapevolezza per le sensazioni di piacere e dispiacere alla complessa organizzazione dell'lo incaricata di importanti funzioni (quali la percezione, la memoria, l'esame di realtà, la sintesi dell'esperienza; il controllo della motilità), con il compito e5tremamente importante di attuare la mediazione fra mondo interno e mondo esterno; per quanto riguarda il Super-io, suo compito ~ di rappresentare e raHorure i dethlmi morali dell'ambiente sociale all'interno della personalità. individuale, Poiché, come si è detto prima, l'osservazione psicoanalitica è collegata agli scopi terapeutici, essa prende come proprio oggetto le situazioni di vita penose, drammatiche e patogenc quali si ripresentano alla memoria o si riproducono nella seduta analitica. L'esplorazione dello sviluppo pulsionalc e dell'lo ha proceduto perciò da quei punti in cui i rappresentanti di queste due parti della personalità. si scontrano gli uni con gli altri. Ciò accade tipicamente nei seguenti casi: quando la sinte5i dell'esperienza all'interno' dell'lo produce un'opposizione dolorosa tra impulsi incompatibili quali amore e odio, atti· vitA e passività, desideri maschili e femminili; quando l'Io, poiché tiene conto dei pericoli dell'ambiente, si oppone all'appagamento del desiderio nell'interesse della salute; quando le tendenze aggressive e sessuali insorgono contro le obiezioni morali sollevate dal Supcr-io. Come dice Hartmann in Psicoanalisi e psicologia dello sviluppo (19~. p. us): "Nel caso dell'analisi, ciò che il suo metodo ha reso accessibile all'osservazione, e in molte occasioni reso evidente per la prima volta, si incentra nella sfera del conRitto" (sue radici parzialmente inconsce, e suo sviluppo: con8itto tra l'Io c i moti pulsionali, conflitto·tra l'lo e il Super·io e conRitto con la realtà). Abbondanti prove clinicl1e hanno insegnato agli ps.icoanalisti a con· siderare questi conRitti non come accadimenti accidentali incresciosi che potrebbero essere evitati, ma come eventi nonnali e regolari inseparabili dal processo di crescita; come ultima risorsa essi sono le collisioni tra ciò che ~ "ereditato, acquisito con la nascita, fissato costituzionalmente" (le pulsioni, il ncontenuto dell'Es") e ciò che~ dovuto alla considerazione ck11a Jealtll e "al rapporto del bambino
con i suoi genitori", che include "non soltanto il modo di essere personale dei genitori, ma anche l'inB.ucnza - da essi trasmessa della tradizione, della razza e della nazione, come anche le esigenze dell'ambiente sociale che essi rappresentano Pe forze dell'lo e del Super-io]" (Freud, 1938). Sulla base delle loro osservazioni, gli analisti credono nella natura severa de1la lotta tra i due lati della personalità infantile. Per acqui· sire le norme stabilite dall'ambiente, i desideri pulsionali dell'individuo devono subire varie trasformazioni. Dappdma sono contenuti, ristretti, ridotti, negati, spostati, rimossi, frustrati ecc., dall'am· biente, in seguito dalle attivit~ dell'lo e del Super-io dell'individuo. Processi come questi non avvengono senza causare al bambino sofferenza e angoscia. Le scoperte degli analisti non coincidono a questo riguardo con affermazioni del tipo di quella seguente fatta da Frank (1939b): "Se l'istruzione a questi modelli di condotta richiesti è impartita con gentilezza e rassicurazione il bambino impara la condotta richiesta senza sentimenti di resistenza, risenti· mento, ostilità o aggressività" (p. 24). L'indagine analitica ha rintracciato l'origine dei disturbi nevrotici nell'effetto patogeno dei conflitti della prima infanzia, Ciò non implica che per mantenere la sanit~ psichica del bambino queste esperienze - in ogni caso inevitabili - debbano essergli risparmiate. Per la 3alute o la malattia mentale è decisiva non tanto la presenza o l'assenza di disaccordo interno, quanto piuttosto le soluzioni - utni o nocive - che l'lo individuale adotta pet risolvere tale disaccordo. Alcune di tali soluzioni sono prescritte al bambino dai genitori e dall'ambiente culturale; ove non esistano soluzioni tipiche pet certi conRitti in una civiltà particolare, questi devono essere risolti con uno sforzo individuale spontaneo. L'educazione nel senso pià ampio potrebbe essere considerata come il tentativo di far adottare al bambino quelle soluzioni del conflitto tra l'Es e le forze dell'lo che sono accettabili all'ambiente.2 La sottomissione del bambino sotto questo riguardo assicura l'adattamento sociale; la salute mentale sarà salvaguardata se le soluzioni adottate non san~nno troppo frustn~nti per i de5ideri dell'Es. La psicoanalisi nelle sue indagini genetiche cerca quindi di stabilire tre sequenze di sviluppo: la sequenza degli stadi nello sviluppo 'Se.ondoan'osservuionediHafter(•<:IS~).
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P&ICO ... ALIII.P&ICOLOCIACIN!riC.\
pulsionale, libidico e aggressivo; la sequenza delle fasi nello sviluppo dell'lo e del Super-io; e. almeno per approssimazione, una tem sequenza delle interazioni succcssive.tra queste due linee di sviluppo . .Ricostruzione e previsione nella psicoanalisi Se esaminiamo i vari punti d'interazione tra lo sviluppo pulsionale e quello dell'Io, ci rendiamo conto che il numero di variabili t molto minore dall'una parte che dall'altra. Una grande varietà di meccanismi dell'lo t messa in azione per fronteggiare una sfera relativamente piccola di pulsioni parziali. Questo t dd tutto consono con il fatto che l'investigazione degli individui attraverso l'analisi dimostra che le differenze tra le "tendenze dell'Es sono trascurabili. t!:. la diffe.. renza nella struttura dell'Io e del Super-io che spiega l'infinita varietà di personalitill umane e dci quadri clinici. Sono relativamente pochi i rapporti misti tra le specifiche tendenze infantili e i metodi dell'Io determinati a influire su di essi. Le osservazioni cliniche mostrano ampie reluioni tempora1i che spiegano una certa regolarità nei risultati prodotti. Prendiamo come esempio la trasformazione dell'aggressivitill orale: nello stadio di sviluppo in cui l'ingordigia e l'aggressività sono tendenze centrali dal lato libidico, sappiamo che il meccanismo di proiezione svolge una parte centrale tra gli atteggiamenti dell'Io. Ciò spiega la comparsa, più tardi nella vita, di specifiche deformazioni caratteristiche ne1le relazioni di alcuni individui con il loro ambiente. Queste persone lamentano che gli alhi "li trattano male", fanno discriminazioni coutro di loro, hanno mire sulla loro proprietà, o li perseguitano in alhi modi. L'esplorazione analitica scopre dietro tali lamentele i propositi orali precoci dell'individuo, proiettati su alhe persone e sentiti come rivolti contro sé stesso. D'altra parte, l'interazione fra le tendenze orali e i meccanismi della proiezion~ - per quanto importante sia come elemento nella formazione del carattere e come fattore patogeno - non t in alcun modo esclusiva o regolare. Frequentemente l'aggressiviU. orale viene rimossa con successo nei primi anni, e da allora in poi cessa di ma· nifestars.i apertamente. In molti casi l'Io la fronteggia per mezzo di fonDazioni reattive, con il risultato che tendenze opposte quali l'ascetismo, l'autopriwzione, la mancanza di esigenze diventano tratti do· minanti della pcrsonaliU.. In altri casi, i desideri orali persistono, e sono semplicemente spostati dalle loro mete originarie a un interesse
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spedale per attività quali il mangiare, baciare, fumare; oppure sono subli:Jnati nella "sete" di con05cenza, nella "VOTacità" per la lettura, ecoslvia. L'esito di altre costellazioni pulsionali infantili è similmente imprevcdil»le. La curiosità sessuale. che è una delle pulsioni paniali della fase fallica, può portare, con uguale probabilit~, alla perversione della scopofilia (se vi è una regressione ad essa nella vita posteriore), alla pseudodebilitl (se gravemente rimossa), alla discrezione o indif· ferenza veno i problemi di altre persone (se contenuta mediante formazioni reattive), alla prontezza intellettuale e all'atteggiamento dell'investigatore scientifico (se sublimata). Le tendenze esibizionistiche della fase fallica possono creare personalità tanto divergenti l'una dall'altra quanto lo sono quelle di un timido individuo solitario, di un attore dotato, di un volgare istrione, di un censore ficcanaso, a seconda dei meccanismi dell'lo che vi hanno avuto a che fare. Similmente. le furti tendenze aggressive banno una parte dominante tra gli impulsi dell'Es non solo di personalità criminali, bru· tali, di avventurieri spietati ecc., ma anche di persone con un eccellente adattamento sociale come insegnant~ infermiere, chirurghi, filantropi, pacifisti ecc. Tali considerazioni hanno un rapporto con la ricerca accademica i11 quanto concerne i tentativi per convalidare l'esistenza degli impulsi infantili attraverso l'indagine dei residui dai quali essi sono rappresentati nella memoria dell'adulto. Prendiamo come esempio le aspirazioni del complesso edipico: poiché esiste un certo numero di soluzioni dei conflitti della fase edipica, non è possil»le verificare la preferenza che il bambino mostra per la madre ponendo domande agli adulti o con l'osservazione diretta del loro comportamento manifesto. Il bambino può rimuovere il suo amore per la madre e cancellarlo dalla memoria. La sua risposta a un questionario in eU più tarda potrebbe essere: "Non ho un attaccamento particolare a mia madre. e non ricordo di essere mai stato particolannente attaccato a Ici," Egli pub costruirsi una fonnazione reattiva contro questo amore, e allora la risposta al questionario sarebbe: "Ho sempre avuto una particolare antipatia per mia madre.'" Pub proiettare le sue tendenze sull'ambiente, il che gli farebbe rispondere: .. Mia madre non mi ha mai interessato molto; non riesco a capire perché tanti altri trovino la madre cosl importante." Pub regredire dalle angosce nate dalla competizione con il padre per l'amore della madre, sviluppare un attaccamento passivo-femminile verso il padre c rispondere da adulto:
... .. Preferivo molto più mio padre che mia madre." Solo una mino-
ranza di uomini conserva la fissazione infantile alla madre e non ha difficoltà a ricordarla e ammetterla rispondendo a un questionario.
In assenza di rapporti fissi tra moti pulsionali specifici e specifici atteggiamenti dell'Io, non è inoltre p05sibile basare delle previsioni su metodi di ricerca che rivelano soltanto un contenuto inconscio. Un b::Jmbino o una bambina pub svelare ad esempio, in un rcattivo proicttivo, la presenza di paure di evirazione, o di invidia del pene, o di rivalità con fratelli e sorelle, o desideri ostili contro i genitori, Questo di per sé non diagnostica quale rilcvanza abbiano tali preoccupazioni subconscc nella vita di quel particolare bambino o bambina. Se sono o si dimostreranno essere fattori patogeni, element-i nocivi o bene&ci nella formazione del carattere, sarà determinato
non solo dal fatto che esistono nell'inconscio, e neanche da1la loro forza, ma dall'atteggiamento che l'Io e il Supcr·io del bambino o della bambina hanno adottato o adotteranno in un tempo futuro verso tali preoccupazioni., Come la presenza di una speci6ca tendenza inconscia non ci consente di concludere con quali atteggiamenti o qualitill essa si manifesterll apertamente nel compoJtamento. cosl un comportamento aperto simile o identico non è invariabilmente ricond11cibile alle stesse tendenze basilari. Hartmann e Kris (II)fS) dicono sotto quest'ultimo rispetto: "l'esperienza dimostra che particolari di comportamento che in un'analisi trasversale appaiono indistinguibili possono essere differenziati chiar.amente con l'indagine genetica. Viceversa, particolari di comportamento che in un'analisi trasversale appaiono diversi e sono realmente antitetici possono avere una stessa radice e autorizzare una stessa prognosi. Il pàci6smo pub essere in certi casi una fonnazione reattiva al desiderio di aggredire e in altri una manifestazione della paura di essere aggrediti da un nemico pitJ forte. L'estrema aggressiviU può essere in certi casi reazione alla paura o •Aic!mircattivioliappcrcuionclmaatica(complcbmentodiut~nccalltoodiuu
fr.ase) rWebllo, oltre che elmumti pubionaU c inconsci, b 1a1icmc del bambiao ad
essi. Anam. una volta. aan si dovrebbe qui olimeotiare che l bilmbilli ~a rt:oeire olill'creotemcaleMI\cprOda~oniolclla\aroiaiiDIIIinuione(ltoric,disqni,fanWil)e nelle 1ituuioni della vita reale. Un Nmbioo oli ei 11111i, ad aempio, quando lattaw. con ISIIOidtslolcriesenlimcnliOIIilid'inlcrioriltlncompcltaoneconllllfratcllumiiiiiR, reqidillduemnoliopposti:nellerulfanla1iceltoriccl)icnllncsplor.aloledlcriusciw. lfllperu$tutliiperioo\i,~alinimolitd•lllli«:e.;i110\trelico$1rulllll'clabo
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un modo di nasconderla e in altri manifestazione diretta di desideri sadici~ (pp. 19sg.). D'altra parte, la prospettiva di una previsione dello sviluppo e di una diagnosi del contenuto inconscio a partire dall'osservazione del comportamento manifesto non ~ cosi sistematicamente oscura come gli esempi addotti prima potrebbero far pensare. Vi ~ pcrlomeno una costellazione infantile in cui la correlazione tra forze dell'Es e forze dell'Io rimane abbastanza costante, quella della fase sadico-anale, che ricorre approssimativamente nell'età compresa tra l'anno e mezzo e i tre anni-tre anni e mezzo. A parte gli sviluppi patologici da esaminare al di Li dell'ambito di questo contdbuto, gli impulsi libidici e aggressivi di questo stadio sono fronteggiati da tre meccanismi dell'Io: la rimozione, la formazione rcattiva e la sublimazione. Quando l'ambiente, l'lo e il Super-io sono tolleranti verso di essi e vi~ abbastanza tempo per trasfonnarli, gran parte degli impulsi anali viene sublimata, vale a dire spostata su attività quali il giocare con la sabbia, l'acqua, la creta, i colori ccc. Quando la trasformazione deve avvenire rapidamente, cioè sotto una pressione ambientale o dell'Io, entra in uso la rimozione; quando gli impulsi tentano di riemergere alla coscienza, essi sono contenuti mediante formazioni reattive che creano una manifesta copertura di 05tinazione, disgusto per le cose sporche, un estremo ordine, la puntiglios.it;\ per quanto riguarda il tempo e il denaro (quest'ultima in contrasto con la sporcizia, il disordine ecc. precedenti dell'individuo); a questi atteggiamenti se ne accoppiano altri di piet;\ e simpatia con chi soffre, di rettitudine in questioni morali e una generale mancanza di espressione libera, sana., aggressiva (in contrasto con i precedenti impulsi sadici). Questo cosiddetto carattere anale, tipico e regolare nel presentarsi, ~ ben determinato dall'esperienza continuamente ripetuta nell'analisi. Ove si riscontrino come tratti manifesti l'ordine, la puntualitil, la parsimonia, se ne possono dedurre con certezza impulsi anali inconsci frustrati. Quando gli impulsi anali si manifestano con vivacitil particolare nei primi anni,· abbiamo buone ragioni per aspettarci che si determini il tipo di fonnazione caratteralc sopra descritta, a meno che l'ambiente e l'Io e il Super-io mostrino una particolare tolleranza. Vi ~ un'altra gamma di rapporti 6ssi tra elementi dell'Es ed clementi dell'Io, espressi dai cosiddetti simboli comuni. Il termine simbolo ~ usato per quelle trad11zioni permanenti di un contenuto inconscio in manifestazioni coscienti, il cui uso non ~ ristretto a un
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UICOA!tAU&IBPIK:OI,OçiAc;JIIIITIC.\
individuo, a una singola classe o a un'unica razza, e che sono state stabilite non soltanto dall'indagine psicoanalitica, ma simultaneamente da studiosi dell'uso comune e poetico del linguaggio, del folclore, del mito, della religione, dei riti antichi ecc. La conoscenza di tali simboJi peunette all'osservatore di trarre conclusioni immediate circa la base genetica di alcune delle più dilluse paure e angosce, azioni sintomatiche e atteggiamenti di un individuo verso il Suo ambiente. Alcuni dei simboli in questione sono: serpenti, pesci, armi appuntite, rubinetti, fontane, pennelli, matite ecc. come simboli maschili; bottiglie, scatole, portafogli, stanze, case, ricettacoli di tutti i generi ec:c. come simboli femminili; il volare e il salire le scale come simboli del rapporto sessuale; insetti e piccoli animali come simboli di fratelli e sorelle, bambini piccoli; personaggi come imperatori, re, regine, capi come simboli dei genitori ecc. Un terzo gruppo di manifestazioni evidenti che permettono conclusioni immediate circa la loro base pulsionale comprende tutti quegli atteggiamenti semplici o compkssi, modelli di comportamento, sintomi comuni ecc. che vaste e costantemente ripetute prove cliniche hanno dimostrato essere radicati in una sola costellazione inconscia. Esempi di questo tipo, oJtre a quelli gil menzionati come attinenti al "carattere anale", sono tratti di carattere quali l'ambizione (basata su impulsi uretrali), interesse eccessivo per le disgrazie altrui (aggressività rimossa), la buffoneria (basata su un destino specifico degli impulsi fallici); sintomi comportamentali come la nostalgia di casa (basata sull'ambivalenza verso i genitori), la noia (radi· cata nei conflitti della masturba:tione),l'ipcrscnsibilità al "cattivo trattamento• da parte di altri bambini,.collcghi ecc. {che respinge tendenze passive), il vegetarianismo come capriccio relativo al cibo (rimozione de] sadismo orale), e altri esempi, il cui numero si am· plia con il ripetersi delle prove cliniche basate su trattamenti psicoanalitic:i. Questi tre B!UPPi di manifestazioni evidenti, oltre che servire da aiuti di~gnostici nella pratica psicoterapeutica e psicoanalitica, possono servire a uno scopo per la ricerca accademica e cioè, nei termini di Hartmann (195011., p. 366), come "funzione di segno dai dati del comportamento•. Essi rappresentano i punti d'interazione tra le forze pulsionali e gli atteggiamenti dell'lo dove il numero di variabUi dal lato dell'lo~ ridotto. Perciò possono offrire lo spunto per una verifica e validazione delle scoperte analitiche su temi che, nelle manifestazioni individuali, sono soggetti a minore variazione.
Cons;,Ji e conclusioni 11 consig]io sopra espresso è solo uno fra i tanti di cui sono portavoce gli autori che si interessano alla zona di con6ne tra la psicoanalisi. e la psicologia dello sviluppo, e che mirano sia a mig]iorare il rapporto tra le due scienze sia a rendere più efficaci gli studi obiettivi delle scoperte psicoanalitiche. llilgard (1949) consiglia che la ricerca accademica sce]ga come oggetto i meccanismi dell'Io piuttosto che il contenuto dell'Es. Hartmann parla della necessiti! di "studi comparati che usino sia i dati della ricostmzione sia i dati dell'osservazione diretta N, Scars sostiene che le ipotesi che stanno alla base del lavoro di veri6ca obiettiva dovrebbero essere controllate in tutti i particolari da parte psicoan.alitica ecc, Tutti gli autori sembrano concordare sulla necessiti o di una strettissima cooperazione tra i rappresentanti dei. due campi. o di operatori istruiti con uguale compiutezza sui princlpi teorici e sui metodi pratici delle due discipline. Ncl loro recente scambio con gli operatori accademici, gli psicoanalisti sono stati inclini a sottolineare i limiti del loro metodo più . che a esaltarne i meriti. Per quanto salutare possa essere questo atteggiamento verso il proprio lavoro, esso non basta a dissipare i fraintendimenti e i pregiudizi che ancora circondano il lavoro analitico :zgli occhi degli altri. Non si dovrebbe dimenticare che, dopo tutto, fu la tecnica analitica, e nessun'altra, che, come dicono gli psicologi accademici, "sc:oprlla regione dell'inconscio", "rivelò agli psicologi tutta una serie di problemi nuovi", "fornì uno schema per affrontare gli eventi e le fantasie dell'infanzia" e fece da "guida alla piani6cazione di una ricerca sulla penonalitil". Se gli psicoanalisti dovranno sostenere in futuro la loro funzione passata di produttori di "prcmoni· zioni", "intuizioni", scoperte, teorie e ipotesi utilizzabili dalle altre scienze sociali e psicologiche, dovranno farlo, fondamentalmente, sulla base della propria tecnica. D'altra parte è importante ricordare che una quarantina d'anni fa, molto prima che una cooperazione con gli operatori accademici potesse assumere un qualche rilievo, lo stesso studio psicoanalitico del bambino aveva giil oltrepassato gli stretti con6ni deJia tecnica e della situazione psicoanalitiche e aveva creato, in modo suo proprio, un campo d'osservazione diretta. t vero che tutti i dati importanti su cui la psicoanalisi ha costruito la sua visione dell'infanzia, inclusa la basilare sequenza maturazionale delle fasi libidiche pregenitali,
furono deri~ti dal contesto ps.icoanalitico stesso. attraverso la ricostruzione compiuta nelle analisi di adulti, e in seguito di bambini. Ma, immediqtamente dopo che venivano fatte tali scoperte, una moltitudine di osservatori si pone\'ll allanxo al di fuori del contesto psicoanalitico, in modo invcro non sistematico, e seguendo le opportuniU: offerte dalle situazioni di vita quando si presentavano, ma fornendo gradualmente una massa di dati utili che scr.-ivano a verificare e riscontrare:, ad accrescere o a confutare le scoperte analitiche vere e proprie. l primi tra questi osservatori furono i genitori con conoscenze analitiche o analizzati essi stessi (loro primo rappresentante fu il padre del "piccolo Hans", il bambino di cinque anni la cui fobia fu la prima JJCVrosi infantile trattata analiticamente), i quali raccoglievano informa· :zioni durante l'a11evamento dei loro figli c i dati si riferiscono per· lopiù al regno recentemente scoperto della sessualità infantile, dci complessi edipico e di evirazione. Ad essi si aggiunsero presto molti operatori infantili e insegnanti analizzati, che avevano ampia opportunità di osservare le reazioni dei bambini mentre cercavano di applicare le scoperte analitiche basilari nel loro lavoro. Dati ulteriori, raccolti da operatori professionisti analizzati atti\·i nell'ambito della consulenza per l'infanzia e della delinquenza minorile, diedero confenna delle scoperte analitiche riguardanti la forza e la debolezza dell'Io e l'inft1Jenza dclle relazioni libidiche precoci sulla forza dd Super-io. Le. attività di ricerca più sistematicamente orientate, intraprese da alcuni analisti sia di bambini che di adulti (come si è detto in precedenza). procurarono dati favorevoli sulle controverse scoperte analitiche riguardanti la fase preverbale dell'infanzia, circa le esperienze relative all'alimentazione, al succhiarsi il pollice, al primissimo rapporto con la madre, all'angoscia di separazione ecc.4 Nel periodo recente della guerra s.i è offerta agli osservatori analitici l'opportuniU {A. Freud e Burlingham, Bambini piccoli in tempo di gucrm, 1942; B"ambini senza famiglia, 1943) di seguire nei particolari la storia della vita di molti bambini nei primi cinque anni di vita. L'interesse speciale di tale studio sta nella possibiliU di proseguire il lavoro mediante l'analisi success.iva di alcuni dei bambini seguiti singolarmente, il che fornisce la rara opportunit~ di fare una verifica •ICrir{I~SOO)badelinatouaqudroconrinm~tc del modo in c:ui i cbli di osscJYazioncric:l""lidaquntenrieloalisionoc:onlinllllftl:ntcinte,ra~iconq""Uianeqealiatl bwJro~n~lilico.
PSICO""ALISI K PSICOLOGIA CUI&nc:A
SCII
tra i risultati dc11'osservazionc diretta c i risultati della ricostruzione
psicoa.nalitica. Un altro campo promettente per l'oucrvazione analitica che finora è stato soltanto sfiorato e non usato pienamente, comprende quegli esperimenti accidentali c involontari determinati dal destino, che dimostrano le azioni particolari di fattori che normalmenU: si considerano operanti solo in congiunzione con una serie di altri fattori. L'ultima guena ci ha fornito una serie di situazioni di questo tipo, al di là e al di sopra delle opportuniU. di cui avremmo disposto in circostanze normali. Ne conosco alcune per esperienza personale e ne ho fatto uso per l'osservazione c lo studio. Ne d.arb qualche esempio. La situazione dei bambini nei campi di concentramento in Europa, separati dai genitori poco tempo dopo la nascita e cresciuli: senza sapere nulla dei loro genitori. In questi casi il fattore del rapporto libidico tra infanU: c madre era escluso dalla situazione di vita del bambino. La situazione dei bambini evacuati dalle zone pericolose e quindi separati dalle famiglie dopo il primo anno di vita. In questi casi il desiderio libidico del bambino era stato risvegliato nel modo normale e successivamente soggetto a una sorta di inedia libidica totale o parziale. La situazione dei bambini orfani o altrimenti istituzionalizzati che trascorsero i primi anni di vita una sitWizione di gruppo anziché familiare, con la conseguente assenza di una situazione edipica nell'ambiente reale e con il primo adattamento sociale fatto rispetto a un gruppo di coetanei anziché alla famiglia. La situazione dei bambini nei quali, avendo il normale sviluppo libidico subito interferenze per l'una o l'altra: delle ragioni enumerate, gli impulsi aggressivi si sviluppano senza fondersi nel modo normale con le tendenze 1ibidiche.5 In conclusione, è forse legittimo presumere che un possibile incontro d'interessi fra la ricerca psicoanalitica e la ricerca accademica avù. luogo. in un tempo futuro, non nel regno del lavoro ·psicoanalitico in sé, ma in questo campo ausiliario e secondario di studio del bambino basato sull'osservazione diretta con un orientamento ps:icoa.nalitico. '(Alcuni! di QIICIIe aped6dle pn~poste oli ricera scmo rtlle nel fratlanpo pollale avanti; vedi, ad esempio, lltllmon(•9h),Cyommi(zo6J), Provelll>l!eLipton(I96>J, RitYoe•ltn(lo6)).]
OSSERVAZIONI SULLO SVILUPPO lNFAMTlLE
Osservazioni sullo sviluppo infantile 195'0
In una stimolante introduzione a questo simposio,' Emst Kris (1951) ha tracc:iato un quadro dell'ambito entro il quale pub dimostrarsi ffuttuoso uno scambio d'idee circa i problemi correnti della psicologia psicoanalitica infantile. PoicM il mio contributo personale a1Ia discussione si riferisce a un'osservazione diretta di bambini piccoli compiuta .nelle Hampstcad Nurserics durante la guerra (A. Freud c Burlingham, Bambini piccoli in tempo di guerra, uu:a; Bambini senza famiglia, 1943), gli sono particolarmente grata per i suoi commenti relativi a un lavoro di questa natura. Per lo (»icoanalista che abitualmente ha a che fare con un materiale latente, rimosso e inconscio, che deve essere riportato alla coscienza con i laboriosi mezzi della tecnica analitica, uno spostamento d'interesse sull'osservazione del comportamento aperto e manifesto segna un passo che si compie non senza apprensioni. Come psicoanalisti noi non siamo interessati ai dati compmtamcntali per sé stessi. Noi ci chiediamo se il lavoro d'osservazione al di fuori della situazione ana· litica possa o no portare a nuove scoperte circa la tendenza e i processi basilari, e possa cosl integrare i dati raccolti attravcno le ana· lisi di adulti c bambini. È perdb utile che ci venga ricordato che la nostra conoscenza analitica dei bambini non è imperniata cosl esclusivamente sulla situazione analitica tra analista e paziente come siamo talvolta inclini a credere. È vero cl1e i dati fondamentali ri· guardanti le fasi dello sviluppo libidico e i complessi edipico e di evirazione furono ricavati durante l'esplorazione psicoanalitica di adulti e bambini normali, nevrotici o psicotici, vale a dire con l'aiuto della tecnica analitica della libera associazione, l'interpretazione 1Tra l r~hotori a quc110 siarpoaio vi Cl'liiiO Ern1t Kri1 (1951}, Oorothr lhotlin.rham h951}, Putnara c•llri(l951).
,.. dci sogni e delle manifestazioni di traslazione. Ma in fasi successive a questo corpo di conoscenze furono aggiunti molti dati che proveni· vano da fonti non cosi puramente analitiche. Quando la conoscenza riguardante la sessualità infantile e le sue trasformazioni si fu diffusa nella cerchia degli operatori psicoanalitici, iniziò l'osservazione di· retta dei bambini, Tali osservazioni furono compiute dapprima da genitori, sia in analisi sia analisti essi stessi, sui loro figli, e furono regolarmente· riportate in rubriche speciali delle riviste psicoanalitiche dell'epoca. Quando la psicoanalisi comi,nciò a essere applicata all'allevamento dci bambini, l'analisi di insegnanti e operatoti di scuola materna divenne un fatto frequente. Il lavoro d'osservazione di que5tc persone, addestrate professionalmente, 2VeVlll il vantaggio di essere intrapreso con maggiore obiettività e piò. distacco cmo· tivo di quanto non potmero avere dei genitori di fronte al comportamento dei propri figli. Aveva inoltre il \"antaggio di applicarsi non solo a individui ma a gruppi. Un'ulteriore fonte d'informazioni si ebbe quando la psicoanalisi incominciò a essere applicata non solo al normale lavoro educativo ma al lavoro con bambini delinquenti e criminali, e quando, poi, gli operatori in questo campo furono analizzati, preparati, contro11ati e incomggiati a osservare. La caratteristica comune di tutte queste categorie d'investigatori era che il loro lavoro di osservazione era compiuto sulla base delle loro analisi personali e del loro addestramento psicoanalitico ed era collegato con le attività pratiche svolte con i bambini (educazione, insegnamento, terapia). I risultati contribuivano ad accrescere il corpo di conoscenze analitiche esistenti, anche se, come dice Kris, non apportavano novità. Questa, dunque, è la categoria a cui appartengono le osservazioni compiute nelle Hampstead Nurscries (1910"1945). Lungi dall'essere ·una forma qualsiasi di ricerca pianificata, furono non più che il prodotto secondario di un lavoro intensivo e filantropico ne1 periodo ~llico, e finanziate come tali.z Poiché fallirono tutti gli sforzi per ottenere fondi aggiuntivi ai fini dell'osservazione, registrazione e classificazione del materiale ecc., tutte queste attività dovettero essere relegate ai ritagli di tempo libero degli operatori e furono intraprese come loro sforzQ volonbrio. A parte questo inconveniente, tale istituzione of. friva un ambiente ideale ai fini de11'osservazione. La scelti del materiale c:asistico era completamente affidata agli organizzatori; a loro 2 11 &naaziameato p!'OYeiiMI dal Foster Patenti Pbon far War Chilclren di Ncw York. o~t~nizzaziofte &bniRipic:a •meric:an•.
O&SUVU1 ...1SV.I.L0$Y1LUPPOtiiPAIIIILI
50')
erano anche affidate le incombente pratiche per la vita dci bambini. Il contatto con i bambini era di ventiquattr'ore su ventiquattro. Le condizioni generali resero possibile ammettere bambini a partire dall'età di dieci giorni in su, e di tenere molti di loro per tutto il periodo de1la guena. Approssimativamente un quinto dei bambini furono ammessi insieme con le madri, che rimasero nelle Nurseries per periodi varianti da qualche giorno a qualche anno. Questa variazione nel materiale casistico consentì di osservare i bambini, quasi dalla nascita, neJ contatto con le madri o privati delle cure materne, nutriti al seno o al biberon, sofferenti per la separazione o ricongiunti con i loro oggetti perduti, in contatto con i sostituti materni e gli educatori, e nello sviluppo di rapporti con i loro coetanei. Si poterono seguire da vicino gli stadi dello sviluppo libidico e aggressivo, il processo e gli effetti dello svezzamento e deJI'educazione alla pulizia, l'acquisizione della parola e delle diverse funzioni dell'lo con le loro varianti individuali. Le circostanze anomale in cui vivevano i bambini servirono a porre in risalto l'importanza di alcuni fattori attraverso l'inRusso deformante esercitato dalla loro assenza (mancanza del padre, di una situazione familiare, di una normale osservazione sessuale dei genitori, dell'imitazione di essi e dell'identificazione con essi ecc.). Un altro fattore favorevole fu che, a parte un piccolo gruppo di persone altamente qualificate (cinque o sei su una popolazione residenziale di ottanta infanti e bambini piccoli), il personale era costi· tuito da giovani, desiderosi di avventurarsi nel campo dell'educazione e dell'osservazione, non addestrati per questo tipo di lavoro ma neanche addestrati a metodi contrari ad esso. Mentre erano istruiti su come trattare i bambini, venivano anche istruiti in materia di psicologia ps:icoanalitica infantile per quanto il materiale ne era dimostrativo, cioè negli elementi essenziali. Essi non erano stati analizzati in precedenza, sebbene per molti di loro il lavoro ne11e Hampstead Nurserics fu il preludio di una successiva analisi personale e di un successivo addestramento nel campo della terapia analitica infantile., Il lavoro d'osservazione non era condotto in base a un piano preordinato. Emulando l'atteggiamento deJI'analista ne1l'osservazione del •Sarebbe lntiuslo atmiverc i diletti e le """"dttvokzzc lkl bvam ollc pavissimc condilionibefliehc~hcnrpvanoinlnghiltcrraaqucll'cpoca.Alcoatrario,l'apcrimq
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•iproclancincondizionidipoo:e.
paziente durante l'ora analitica, l'attenzione veniva tenuta liberamente fluttuante, e il materiale era seguito ovunque conducesse. Il fatto che, di volta in volta, fossero al centro dell'attenzione gli efictti di una separazione precoce dalla madre, le a}?itudini.alimentari, l'educazione a1la pulizia, il sonno, l'angoscia ecc., era determinato da ciò che accadeva tra i bambini, non predeterminato da interessi fissi degli osservatori. Benché questa sia una descrizione veritiera dell'atteggiamento degli organizzatori e dei loro colleghi qualificati, la posizione era diversa per quanto riguarda gli operatori studenti. Cii argomenti sulle cartelle di osservazione che arrivavano a ll.usso continuo dal personale - materiale sul quale si basa il presente contributo - \'ariavano a seconda degli argomenti discussi nelle lezioni, nei seminari e nelle riunioni generali del personale. Una volta aperti gli occhi sull'azione dell'uno o deJI'altro fattore specifico neJia vita del bambino, l'attenzione degli operatori si concentrava per un certo tempo su questo aspetto particolare, Alcuni autori possono esSCie dell'opinione che un tale atteggiamento tradisca la natura soggettiva delle osservazioni e ne riduca il valore. lo non sono di questo parere. Osservazioni come quelle qui descritte non sono comunque "obiettive• nel veto senso della parola. Il materiale che si presenta non è visto né misurato da uno strumento, né da una mente vuota e quindi senza pregiudizi, ma sulla base di conoscenze preesistenti, di idee e · atteggiamenti personali precostituiti (che tuttavia dovrebbero essere coscienti nel caso de1l'osservatore analizzato). Esistendo tali inclina· zioni mentali, i partecipanti all'esperimento sapevano che il loro lavoro non era tanto queJio di registrare dati quanto di verificare il comportamento dei bambini rispetto agli assunti analitici circa le tendenze nascoste nella mente iilfantile. Per l'analista ebe deriva la sua convinzione della validità delle scoperte analitiche dal fatto di usare il microscopio della tecnica psicoanalitica, è un'esperienza eccitante lavorare per una volta a occhio nudo e scoprire fino a che punto ciò eh~ accade negli strati piò. profondi- se questo si ricercasi riflette realmente nel comportamento. D'altra parte, nel giudicare il valore di tale lavoro, che non può definini n~! analitico n6 puramente d'osservazione, sarà necessario averne bene in mente i limiti nei due sensi. Tenuto conto dei fini di questo particolare simposio, presenterò in cib che segue alcuni tipi di dati racco1ti nelle IIaiJipstead Nurse· ries, raggruppati secondo la loro appropriatezza a ntustrare, confer· mare, emendare o ampliare le conoscenze analitiche esistenti.
Illustrazioni e conferme Fasi dello sviluppo libidico riAesse nel comportamento del bllmbino Ernst Kris ha ripetutamente richiamato l'attenzione sul fatto che la ricostruzione precisa delle fasi dello sviluppo pregcnitalc a partire dall'analisi dei nevrotici adulti è una delle conquiste più rilevanti del lavoro psicoanalitico ai suoi inizi, Sebbene ogni analista abbia avuto ampia opportuniti di ripetere tale scoperta nel suo lavoro quotidiano con i pazienti, continua a essere per noi una confenna auspicata quella che ci viene dall'osservazione diretta. Nell'analisi degli adulti, la sesrualiti infantile è offuscata, è vista in retro5pettiva, è ricostruita in base ai residui consci e inconsci che costituiscono clementi disturbanti della genitaliti adulta. Nell'analisi dei bambini nevrotici, d'altra parte, l'analista si trova di fronte a quadri di 6ssazione c rcgressione a una particolare fase libidica che, per la sua SO· vracccntazione patogena, nasconde l'importanza di tutte le altre. Nessuna di queste esperienze durante il lavoro analitico regge perciò al confronto per viv:idezza, coloritura e forza convincente con le impressioni che riceviamo quando seguiamo la crescita e lo sviluppo graduali di un gruppo di bambini piccoli normali, c vediamo gli im· pulsi pregenitali determinare una vera e propria vita sessuale indisturbata dal sovrapporsi di strati successivi, Nell'osservare l'andirivieni delle manifestazioni di pregenitnlità nella loro inesorabile sequenza, l'osservatore non può fare a meno di sentire che ad ogni studioso di psicoanalisi dovrebbe essere data l'opportunità di osservare questi fenomeni nel momento in cui si veri6cano in modo da acquisire un quadro rispetto al quale poter controllare le sue successive ricostruzioni analitiche. Nella letteratura analitica sull'argomento dello sviluppo libidico si sottolinea ripetutamente che le fasi orale, anale e fallica si fondono l'una con l'altra nei punti di transizione e che dovrebbero essere concepite come distinte l'una dall'altra solo nel senso che in ciascuna fase uno degli impulsi parzia1i riceve un alto investimento libidico ed è perciò preminente, mentre gli altri impulsi, le tendenze primarie come pure quelle più tarde, anche se sono presenti, hanno un basso investimento e sono perciò di minore importanza. Simili avvertimenti sono utili all'analista al quale le fasi libidichc appaiono spesso come entità chiuse se viste in un esame retrospettivo. Le osservazioni che fummo
in grado di fare, d'altronde, confermarono pienamente questa teoria. Cib che ci colpì particolarmente fu l'ampio sovrapporsi dello stadio orale con quello anale. Nel nostro caso cib poteva essere in gran parte attribuito alle privazioni orali che molti dei nostri bambini avevano dovuto subire quando erano stati separati dalle madri. Ma anche quelli che erano stati allattati al seno dalle madri nel nostro asilo e che erano rimasti in stretto contatto con loro, mostrarono una sopravvivenza di desideri orali, di avidib\ orale, e di attiviti orali che sembravano protrarsi più a lungo rispetto alle nostre aspettative. Questi bambini continuavano a succhiarsi il pollice come massima soddisfazione autoerotica, c a mordere, come principale espressione aggressiva, ancora in fase anale inoltrata, e indulgevano a tali attività oltre che ai loro interessi anali. In confronto, la linea di demarcazione tra gli interessi anali e fallici sembrava essere molto più netta. D'altra parte, nonostante questa sovrapposizionc di soddi1fazioni pregenitali, possibile distinguere chiaramente tra le fasi libidiche sulla base del comportamento verso In madre o di chi la sostituiva. Una dipendenza avida (orale), una possessività tormentante c molesta (anale), un continuo certare di ottenere attenzione e ammira· zione, insieme con un'indulgente protcttività verso l'oggetto d'amore (fallica): questi atteggiamenti erano espressi dai bambini nel loro comportamento ogni giorno, ogni ora e di minuto in minuto. In quanto aperte espress.ioni di fantasie sessuali sottostanti, queste fonne di amore (o di odio) per la madre sembravano strettamente legate alle fasi a cui appartenevano, cd esclusivamente ad esse. Scoprimmo che il progresso da una fase libidica a quella successiva era genera). mente preceduto da un cambiamento. da un tipo di comportamento manifesto aJI'altro. Nell'analisi degli adulti, sebbene attraverso le libere associazioni, i sogni e le manifestazioni di traslazione risorgano le fonne prime del rapporto oggettuale, esse banno ormai perso molto della lOro particolarità e invariabilmente ritornano dall'incon· scio mescolate con reazioni successive e distorte da esse. Ad esempio una dipendenu orale del paziente dall'analista non è mai priva di elementi anali, fallici e genitali, cioè elementi di posizioni più tarde dalle quali è partita la regressione, Per quanto riguarda questa parti· colare correlazione tra stadio evolutivo e modello di comportamento, chi osserva direttamente i bambini si trova perciò in posizione più favorevole dell'analista..
era
Prove del processo primario nel secondo anno di vita Uno dei princlpi basilari dclla metapsicologia è la distinzione tra processo primario e processo secondario, cioè fra i modi di funzionamento psichico rilevanti per l'Es e per l'Io. Di questo difficile brano della teoria diamo dimostrazione agli analisti in addestramento, nei nostri istituti, con lo studio dei sogni, dove le caratteristiche principali del processo primario (mancanza di sintesi e negazione, condensazione. spostamento dell'investimento, interesse esclusivo per l'appagamento dei desideri) sono evidenziate nel lavoro onirico. Nell'osservare gruppi di bambini dai dodici ai diciotto mesi di et~. si resta colpiti dal fatto che il loro comportamento è dominato dai prindpi che noi conosciamo attraverso l'interpretazione dei sogni e dal fatto che l'ouervazione di esso può servire bene come fonte aggiuntiva d'informazione c d'illustrazione per lo studente. In questa fase dello sviluppo dell'lo, il bambino è sul punto di acquisire la parola e, insieme, gli elaborati modi di pensiero e di ragionamento logici che formano la base indispensabile per il processo secondario. Ma queste nuove capacità, benché si pongano già in evidenza, non sono ancora abbastanza forti da mantenere il controllo della motilità e da guidue le azioni per un tempo prolungato. In un certo momento, perciò. il bambino piccolo agisce impulsivamente, senza rapporto con i pericoli della realtà e un momento dopo, non inftuenzato da ess~ egli aggredisce una persona amata o distrugge un giocattolo, e un istante dopo, si aspetta di trovarli illesi, come oggetti dei suoi sentimenti positivi; la sua rabbia si muove facilmente da una persona o da una causa all'altra; il suo unico motivo all'azione è una ricerca di piacere. D'altra parte, una certa comprensione e un certo riguardo per le conseguenze delle azioni, un ragionamento,. un'integrazione dei sentimenti ambivalenti verso l'oggetto d'amore, possono apparire a intermittenza come rappresentanti· di un'attivit~ superiore dell'lo e interferire con le espressioni pulsionali, libere del bambino. Il suo comportamento alterna perciò manifestazioni dei processi primari con il principio di piacere e manifestazioni del processo secondario con l'inizio del principio di real~. rendendo estremamente istruttivo il contrasto tra le due forme di funzionamento. Chiamiamo "imprevedibile" il c:omportamento in questa fase poiché noi non sappiamo mai se, in una data situazione, il bambino
reagirill completamente in accordo con il processo primario o se farà uso del funzionamento secondario. Tra i diciotto e i ventiquattro mesi t possibile dimostrare la crescita c il raftOIZamcnto dcJie elaborazioni secondarie e vedere che le reazioni primarie, pulsionali, c il principio di piacere recedono sullo sfondo. L'05servazione a questo livello colpiri lo studente in particolare per l'importanza dell'aspetto quantitativo. poiché è facile dimostrare che si verificano ricadute al modo di funzionamento precedente ogniqualvolt.a la tensione dcri· vantc da un impulso insoddisfatto sia particolarmente dcvata. Impasto delle pulsioni, considerato dal punto di vista del comportamento Un'altra serie di osservazioni, piò. importante se sad. confermata dal lii'IOTO futuro, riguarda un punto relativo alla teoria delle pul· sioni di morte e di vita, cioè l'impasto di energie libidiche cd ener· gie aggressive. Nel nostro asilo, come in altre case per bambini senza tetto e orfani di madre, alcuni bambini sviluppavano un ammontare di Bg· giC$Sivit;\ e distruttivit;\ che non solo era maggiore di qualunque ma· nifestazione conosciuta in passato per questa età, ma altres~ inaccessibile alle usuali misure educative come le regole, le lodi, le punizioni ecc. La distruzione inscnsata di giocattoli e mobili, le aggressioni aperte o subdole ad altri bambini, il mordere, lo sporcarsi frequentemente, erano al di Ili del controllo dall'esterno e non gradualmente condotti sotto il controllo dell'Io come accade nonnalmente. Poiché si pub dimostrare che nelle vite di questi bambini l'usuale stimolante per il normale sviluppo libidico, e cioè un rapporto materno, era mancato, sembra lecito supporre che la causa del disturbo non fosse che gli impulsi aggressivi di questi singoli bambini erano più forti del nonnale, ma che, data l'atro6a del loro sviluppo emotivo, la "loro libido era più debole, cosl che l'impasto delle pulsioni non poteva aver lubgO nel modo normale-. Cib che i bamiMni dispiegavano era percib un'aggressività "in coltura pura", inadatta ai fini positivi della vita. Per verificare la nostra diagnosi, cessammo ogni tentativo di com· battere l'aggressività dei bambini direttamente, c concentrammo i nostri sforzi sulla stimolazione del lato emotivo che era rimasto in· dietro. I risultati confermarono che con lo m1uppo di buoni raPPorti oggettuali, l'aggressività diveniva legata c le sue manifestaziorii si
riducevano a quantiU normali. Si dimostrò possibile ottenere dei risultati tetapeutici, per emi dire, realizzando il necessario impasto delle-due pulsioni. Alcune divergenze tra le ipotesi analitiche e l'ossen'azione del comportamento Quelli che seguono sono i punti nei quali il comportamento manifestato dai bambini sotto osservazjone suggerì revisioni ed emendamenti delle spicgazjoni preesistenti. Fenomeni di JC8ressione totale Uno degli elementi indispensabili della teoria psicoana1itica delle nevrosi è il concetto di regressione. L'individuo, nel cOJSO del suo sviluppo pulsionale, acquista dei cosiddetti punti di fissazione ai quali parte delle sue energie pulsionali resta attaccata, mentre altre quantitil progrediscono ulteriormente e raggiungono stadi successh·i di sviluppo. Quando· in questi stadi successivi l'individuo sperimenta una frustrazione dO\'uta a un pericolo esterno e interno, aUa priva· zjone e all'angoscia, la nuO\'a posizione libidica o aggressiva è nuovamente abbandonata e l'i~dividuo ritorna a desideri precedenti, più primitivi, cioè regredisce ai punti di fissazjone. Ma poiché queste forlf.lc regressive di gratificazjone non sono compatibili con i suoi atteggiamenti relativamente più maturi dell'Io e del Supcr-io, insorgono conftitti che devono essere risolti con formazioni di compromesso, cioè con sintomi nevrotici. Ncll'esplorazione analitica delle torbe caratteriali, degli stati psicopatici ccc., è stato inoltre dimostrato cile la regressione può verificarsi non solo dal lato puls.ionale ma anche dal lato dell'lo, mostandosi il fenomeno in gradi varianti per ogni lato della personaliU. Ma né l'analisi delle nevrosi né quella delle turbe caratteriali ci dà occasione di vedere quella che si potrebbe chiamare una "regressione totale", processo che ci divenne familiare nel nostro asilo. Tra i nostri bambini, la regressione per la forza d'urto delle esperienze traumatiche (perdita dei genitori per morte o separazjone) era all'ordine del giorno; e tuttavia non abbiamo quasi mai osservato un processo regressivo cl1e non riguardasse atteggiamenti dell'lo c anche pulsioni; Abbandonato dalla madre neJI'ambiente estraneo dell'asilo, un bambino nella fase anale rcgrediva a queJia orale, un bambino nella fase fallica allo stadio anale, Queste regressioni
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OS&IIVAZIONISUUOSVILUPPIIIIIFAIITILIO
erano sempre accompagnate dalla perdita di importanti acquisizioni dell'Io. 2 forse superHuo dire che i bambini in queste condizioni perdevano il controllo sfi.ntcrico anale c urctrale; vale la pena notare che molti di quelli che avevano già imparato a parlare quando erano in famiglia persero tale capacità. Perdevano forme di locomozione acquisite di recente e divenivano più maldestri c meno coordinati nei movimenti. Divenivano altrcsl più primitivi nei loro modi di giocare. Specialmente nei casi in cui gli atteggiamenti libidici ritornavano alla posizione orale, si osservava un simultaneo e pieno ritorno a un funzionamento dominato dal principio di piacere. Questo fi!DQmeno di rcgrcssione totale spiega perché i bambini non sviluppavano sintomi neVIOtici quando rcgredivano a fasi libidichc precedenti c diventavano semp1icemente degli esseri più primitivi, annullando lo sviluppo che si era verificato. Non vi era motivo che insorgesse un conHitto patogcno tra le loro forme rcgrcssivc di gratificazioni c i loro atteggiamenti dell'lo ugualmente rcgressivi. Osservando questi fenomeni, gli oSSCIVatori furono indotti a trarre alcune conclusioni attinenti al grado di vulnerabiliti dimostrato dall'Io, Sembrava che le acquisizioni recenti deJI'Io avessero meno probabilità di reggere sotto l'inHusso della regressione nella sfera pulsionale che le acquisizioni dell'Io di j,iù lunga durata. Ad esempio, un bambino che a\'CVa acquisito l'uso della parola un anno prima o più non lo perdeva quando rcgrediva da una fase all'altra dello sviluppo libidico; se tale capacità non era esistita per più di tre-sei mesi, andava perduta in queste condizioni. Lo stesso valeva per la locomozione, le conquiste sul piano del senso morale ecc. Alla luce di queste osservazioni potrebbe valere la pena d'indagare più approfonditamente circa gli accadimenti che si rivelano neU'analisi del nevrotico adulto c ricercare le prove di perdite simili dell'Io regolarmente riscontrabili prima che esploda una nevrosi. Queste perdite riguarderebbero le tarde acquisizioni dell'lo come le sublimazioni, le idealizzazioni, gli adattamenti sociali, mentre resterebbero intatti gli 'atteggiamenti dell'lo più antichi e pjù klsilari. Ricostruzione e osservazione: l'incastro degli avvenimenti Esperienze traumatiche precoci. Le esperienze traumatiche precoci, quando sopravvivono nella coscienza di una persona, vi sopravvivono sotto fonna di ricordi di copertura. Nella ricostruzione analitica ~ compito dell'analista rendere reversibili le deformazioni, le conden· sazioni, gli ~postamenti e i rovesciamenti che hanno costruito un
OSSEaYAZIOlii'SUttOSYitUPI'OIIIFAI<Tit&
particolare riconlo di copertura con il materiale traumatico, e ra,._ vivare il ricordo deJI'avvenimento originario. L'impressione a cui aniviamo è di solito che non uno solo ma due o più avvenimenti patogeni hanno conttibuito e sono stati condensati a fonnare il ricordo di copertura. L'osservazione diretta degli stessi processi nel momento in cui si verificano suggerisce una correzione di questo punto di vista per quanto concerne la molteplicit~ degli accadimenti patogeni. Un'azione che noi vediamo ripetere cento volte da un bambino piccolo può essere rappresentata in un tempo posteriore della sua vita come un unico accadimcnto traumatico. Noi vediamo il bambino giocare con i suoi escrementi, insudiciarsi, cercare di mctterseli in bocca, per periodi di settimane, o anche di mesi; il paziente adulto può ricordare questo periodo nel corso dell'analisi come un evento singolo di elevato valore emotivo. Il ricordo di una caduta traumatica, di una ferita traumatica può coprire tutta la serie di incidenti più o meno gravi che accadono quasi ogni giorno nella vita di un bambino, Una p101bizione o una punizione traumatica, ricordata o ricostruita, diventa il rappresentante delle centinaia di frustrazioni che sono state imposte al bambino; una più lunga separazione dalla madre viene ad avere l'effetto combinato delle innumerevoli volte in cui il bambino è stato lasciato solo nel suo lettino, nella sua stanza, prima di addormentarsi ecc. Sebbene come analisti ci rendiamo conto che l'esperienza passata è soggetta a questo tipo di incastri, corriamo il pericolo di sottovalutare la portata del fenomeno se non ce la ricordasse il risultato dell'osservazione diretta.• Esperienze autoerotiche. Un processo simile di incastri, sebbene più in semo qualitativo che quantitativo, riguarda le attivit~ autoerotiche. I dati raccolti dall'ossenoazionc dei nostri bambini durante i primi cinque anni di vita mostrano una di.nribuzione relativamente uguale di pratiche come il dondolarsi, il succhiarsi il pollice, lo sfregarsi ritmico di varie parti della pelle, e il masturbarsi, con una prevalenza delle prime più che delle seconde. Durante la ricostruzione della sessualità infantile nell'analisi di un adulto. la prevalenza è solitamente quella opposta: sebbene siano ravvivati gli episodi delle prime pratiche autoerotiche, raramente queste reggono al confronto per vividezza e importanza patogena con i ricordi della masturbazione at· torno alla quale si concentrano le fantasie edipiche e di evirazione •Vcdilo5tlldiodill~nt11. E. Ko:anl!dy(aosol.eompiuiOK&UI:Ddo ildec!orsoSU
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c i sentimenti di colpa che le riguardano. Tenendo conto della differenza che n dondolarsi, parte del succhiarsi n pollice, e un certo er!'tismo cutaneo del bambino esprimono tendenze narcisistiche e non libidiche ogget:tuali, e possono perciò avere avuto un'importanza eccessiva nei nostri bambini senza cau" e relativamente privi di attaccamenti, resta la possibilitll che la masturbazione fallica, come tendenza più recente, sia investita dell'alto valore emotivo di tutte le altre attività che ne erano gli equivalenti nelle fasi precedenti, e lo "'copra". M
Differenze cronologiche Altri punti S\IÌ quali i nostri osservatori si trovarono a divergere con i risultati analitici provati, riguardavano la cronologia. L'invidia del pene che ci aspettavamo di costatare nelle bambine nella fase fallica, compariva con estrema violenza secondo alcuni dei nostri protocolli in bambine tra i diciotto e i ventiquattro mesi. In questi casi "il fat· tore detenninante può essere stato l'intimità fisica tra bambini e bambine quale esiste in un asilo residenziale dove le occasioni di guardarsi quando si viene lavati, \'CStiti, messi sul wsino ecc. sono innUmerevoli. Meno facilmente si spiega perché in alcuni casi i lattanti mostrassero chiare reazioni di disgusto prima che fosse iniziata l'educazione alla plllizia, come pure reazioni di vergogna molto prima che vi fosse stata interferenza stlll'esibizionismo..1 Nuovi problemi, idee, impressioni Una manifestazione di "autoaggressivitll" Come è stato riferito in Bambini sen7.a famiglia (t94J), abbiamo avuto ampie opportunità di osservare una pratica che ricorre nei bambini di due anni, e cioè •ii battere la testa". 1 bambini che ne sono afRitti battono la testa contro oggetti rigidi (le sbarre dei loro lettini, il pavimento ecc.) quando sono in uno stato di frustrazione e di collera impotente. Benché sia di lieve entitll in alcuni casi, tale abitudine raggiunge. in altri, un'intensità considerevole e talvolta pericolosa. Sebbene questo battere con la testa sia ben noto alle madri e ai pediatri e lo si riscontri in bambini che vivono nelle più normali amdizioni familiari, si presenta con frequenza maggiore in ambienti 'llortrnonn h9SOII b fntaliani.
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istituzionali dove sono inevitabili le privazioni gravi e dove la pratica può diffondersi per contagio da un solo bambino a tutto il gruppo dellastessaeamera.ta. Il fattore che questa pratica e le pratiche autoerotiebe (come il dondolarsi) hanno in comune ~ un ritmo che può arrivare fino a un punto cubninante, sebbene nel caso del lnttere la testa sia un culmine di autodistruzione. Poiché &nora non ~ stata avanzata alcuna spiegazione analitica di questa tormentosa abitudine, venne in mente agli osservatori che potCJSC essere una manifestazione precoce. nel comportamento, di un'aggressività e distruttività rivolta contro di sé, cioè l'equivalente aggressivo dell'autoerotismo. Se questa inteJprctazione dovesse essere confermata dal futuro lavoro analitico, il battere la testa pottebbe acquistare un posto importante nella teoria analitica come uno dei rari rappresentanti di una pura espressione distruttiva in cui l'impasto delle puls.ioni ~ incompleto, o che si verifica dopo che è avvenuto un dis.impasto. Gioco del coito senza 055ervazioni della scena primaria; reazioni edipiche senza esperienze edipiche; problema degli atteggiamenti innati I dati piò. sconcertanti del nostro asilo furono quelli che registravano un gioco, tra i bambini più piccoli, che ogni analista avrebbe valutato al primo sguardo come risultato c imitazione di osservazioni del coito nella camera da letto dei genitori, Ciò accadeva nonostante il fatto che questi bambini fossero arrivati all'aSl1o direttamente dagli ospedali ostetrici all'eti di dieci giorni e da allora avessero sempre vissuto qui senza ritornare aJie loro famiglie; che non avessero mai visto i loro genitori insieme da soli e non -al'dsero mai conosciuto una camera da letto privata; e che non c'era alcuna possibilità che avessero visto degli adulti in intimi~ sessuale. Esclusa cosl una stimolazione dall'esterno, un gioco di questa natura appare essere l'espressione di atteggiamenti innati, prcfonnati, istintuali, un'indicazione che - se si scoprirà essere vera - metterà in dubbio alcune delle nostre ricostrUzioni analitiche dell'essere precocemente testimoni di una scena primaria. Come abbiamo detto in Bambini senza famiglia (19-Jl}, no.i fummo altrettanto sconcertati quando 055ervammo .i nostri masehietti nel periodo di transizione dalla fase anale alla fase fallica. Nel cambiamento completo che si verifieb nel loro comportamento verso le persone sostitutive delle madri a quell'epoca, essi sviluppavano qua-
lità maschili e non atteggiamento protettivo, spesso prepotente, talvolta indulgentcmente affettuoso verso la donna: un atteggiamento che, in condizioni normali, sarebbe stato invariabilmente classificato come stretta imitazione del padre e identificazione con lui. Questi bambini vivevano senza padri e, nei casi a cui ci si riferiva, non avevano avuto alcuna opportunità di OS!CI'Vare l'atteggiamento del loro padre nei confronti della madre. Si è perciò suggerita la spiegazione che il fenomeno in questione fosse la manifestazione comportamentale delle tendenze falliche, con o senza identificazione col padre. In questo caro. naturalmente, una stimolazionc esterna per l'occ:asionalc osservazione di altri uomini, o di altri padri, non puù essere esclusa completamente. L'ipotesi che esistano nel bambino atteggiamenti innati, precostituiti, non originati ma solo stimolati e sviluppati dalle esperienze della vita, fu inoltre suggerita da una serie di osservazioni che rivelava la disposizione del bambino ad adattarsi alle condizioni emotive della vita familiare. Costatammo che molto diversamente vanno le cose se un bambino piccolo è sottratto all'ambiente familiare a cui è abituato ed è inserito in una comunità di bambini, o se il cambiamento radicale nella sua vita si veri6ca nella direzione opposta: e cioè se è tolto dalla comunità nella quale ha trascorso i suoi primi anni di vita ed è collocato in una famiglia. Nel primo caso l'adattamento al gruppo richiede un tempo lungo, settimane o mesi, poicM le risp03te sociali devono essere acquisite passo per passo, con una certa sofferenza. Nel secondo caso, quando un bambino piccolo (sempre, ovviamente, prima del periodo di latenza) viene affidato a genitori adottivi, oppure è in visita di prova presso una famiglia, puù sviluppare atteggiamenti di tipo familiare nel corso di qualche giorno senza che vi siano state esperienze in tal senso. Il nostro caso più istruttivo sotto questo riguardo fu un bambino che em entrato all'asilo da neonato, non aveva mai conosciuto la sua famiglia (o un'altra famiglia) e che, all'età di quattro anni e mezzo, fu affidato a una famiglia disposta ad adottarlo. I futuri genitori erano una coppia affiatata, molto desiderosa di adottare un bambino. Il secondo o terzo giorno, alla prima colazione, quando l'uomo baciù la moglie prima di andare al 1avoro, n bambino ebbe un attacco di gelosia "edipica" e cercb di "'separare i genitori•. In condizioni equi· valenti, ci sarebbe voluto almeno un anno perché un bambino svi· luppasse reazioni di simile forza e adeguatezza emotiva in un gruppo.
SviluPPO dell'lo. e dd Super-io in condizioni di gruppo L'osservazione di un gruppo di bambini fra gli uno e i due anni di eti. indirizm la nostra attenzione sulle differenze nello sviluppo ddi'Io e del Supcr-io quando questo avviene sotto l'inRuenza dell'amore per i genitori e in identificazione con esso, oppure in una comunità di bambini della stessa etìa, sulla base della necessità di mantenere il proprio status e la propria esistenza nel gruppo. Dall'abbondante materiale, in parte pubblicato altrove, sembra non esserci dubbio che le reazioni sociali, la restrizione della soddisfazione immediata della pulsione e un adattamento al principio di realtà possano essere acquisiti in entrambe le condizioni. Resta aperto l'interrogativo, a cui potrà rispondere un lavoro di ulteriore ricerca, se le reazioni sociali apprC5c in un gruppo restino puri atteggiamenti dell'Io o se si incorporino nella struttura della personalitìa costituendo una parte del Super-io che, secondo la nostra conoscenza attuale, è costruito sullil base dei legami emotivi con i genitori e le identi&cazioni che ne risultano.' 'Lo •toso problema ~ riprc10 in A. Fmld, Un nprrirnmto di N'uCIIziD.ne di IRIJIPII C•9s•Jfquioltre,pp. szJqr.J.
UN ESPEII.Il\IENTO DI EDUCAZIONE DI GRUPPO
Un espeiimento di educazione di gruppo 1951
L'esperimento al quale s.i riferiscono queste note è il risultato non di un progetto artificiale e deliberato ma di una combinazione di fatidiche circostanze esterne. l sei bambini coinvolti in tale esperimento sono orfani ebrei tedeschi, vittime del rtgime di Hitler, i cui genitori, poco tempo dopo la loro nascita, furono deportati in PoJonia c uccisi nelle camere a gas. Nel corso del primo anno di vita, le esperienze dei bambini furono diverse; vennero trasferiti da un rifugio all'altro finché arrivarono uno a uno, in età varianti pressappoco dai sci ai dodici mesi, nel campo di concentramento di Theresienstadt in Moravia. U essi furono ricoverati nel reparto per bambini senza madre, dove furono accuditi con molta cura e tenuti sotto controJio medico, entro i limiti delle restrizioni esistenti riguardo al cibo e allo spazio vitale. Non vi erano giocattoli e la loro sola possibilità di vita all'aperto era un nudo cortile. Il personale del reparto era costituito da infermiere e aiutanti che erano esse stesse internate nel campo di concentramento e in quanto tali sottonutrite e sovraccariche di lavoro. Poiché il campo di Theresienstadt era un campo di transito, le deportazioni erano frequenti. All'incirca due o tre anni dopo l'internamento, nella primavera delt915• i sei bambini, liberati dai russi, insieme con altri, furono condotti in un castello della Cecoslovacchia dove ricevettero cure speciali c un'abbondante c adeguata nutrizione. Dopo un soggiorno di un mese, i sei furono inclusi nel trasporto di tre· cento bambini piò. grandi e di adolescenti, tutti superstiti di campi di concentramento, i primi di mille bambini per i quali il ministero degli Interni britannico aveva concesso il visto di entrata. Essi furono trasportati in Inghilterra su aerei da bombardamento e nell'agosto 1945 arti\'liiOno nel ben organizzato campo di raccolta di Winder-
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mcre, nel Westmorcland,• dove rimasero per due mesi. Quando questo campo fu sgombrato e i bambini piò. grandi sistemati in vari ostelli e istituti di formazione professionale, si ritenne opportuno lasciare insieme i sei bambini più piccoli, allontanarli dalla confusione che è inevitabile ne11a vita di un'ampia comunit~ di bambini, c fornire loro un ambiente paci&co e quieto ovc, almeno per un anno, avessero la possibilità di adattarsi gradualmente al paese nuovo, alla nuova lingua e alle mutate condizioni della loro vito. Questo ambizioso progetto fu u:alizzato grazie agli sforzi congiunti di alcune persone. Un'amica. delle Hampstead Nurseries, la signora Ralph Clorke, moglie del deputato per l'East Grinstead (Sussex) mise a disposizione dei bambini, per un anno, una casa di campagna con un campo e un bosco attiguo, chiamata "Bulldogs Bank•, a West lJoathly (Sussex), che comprendeva due camere da letto per i bambini, con stanze da bagno contigue, una grande stanza per i giochi, le camere necessarie per il personale, una veranda che correva per tutta la lunghezza della casa etm salario. Il Foster Parents' Pian for War Children di New Ymk, che aveva patrocinato le Ilampstead Nurseries durante la gucua dal 1910 al 19
IIaompaeraarpnizz:ltoedirdtoob0saor Fricdmonn,oramo:mbroaare~~todclla
Socil:tl Plli<wNiitiQ brilannia, cobAiicc Coldbcrter, in p:pAto sovrinlcndcutc nelle Hampdad Nuncriet. ' Nulli t 11ato aombiato ai fini delb publtlimdane «MIO i nomi do:i bambini. Socondoun:r.rqolaoozisb,llllli i bombini ebre.id....:..,noporbrenomi)lfCiiobii"Antico Teslomento.QucotisonosbtiiOdituiticonaltrinonlibiblici. Al mammto dell"immipn:ionc la rqistruioae afliciale dci !tombini non cvntcnenoaltro che i loro nomi, b d;ta e il 1110&0 d.i !USCiti. Alcune informazioni ~giuntiYC oui sei bombini di lholld,..1 Bank luoono fomite piilo tlnli peolctten oblb li1nora Martba \~nscr. inlem:lla Ici 1tn11 nel cmpo di conccntr.~mento che li el':l oecupa1:1 di questi bonobinindrepartoo:k'&liarlaaidimdrea"lb!llftiCR$hldt.
Et.li~n·arrivoa Et:l.aft'arrivoa ThtRrienttldtBulldotslbnk
O.tuluoco di,llliiCib
John
18.u.19<11 Genitori di classe operaia, Pusumibil- 3 anni e 10 Vienna ebreiortodossi.Deportati mentemeno mesi di 1:z mesi in Polonia e uccisi.
Ruth
Genitori, un fratello di 7 Alcuili mesi 3 anni e 6 annieunasorclladi4demesi portati e uccisi quando Ruth aveva pochi mesi. Ricoverata in un asilo ebraico a Vienna, fu poi trasferita a Theresienstadt con l'asilo.
Paul
2.3·4·1942. Berlino
Leahe un fratello erano Alcunimc:5i 3 anni es illegittimi, nascosti dalla mesi. Arrinascita.fgnol::llatinedelwtaseisettimane dola madre e del fratello. po gli altri Fratello presunto ucciso. a causa di trico6tiasi
2.1.5-1942. Berlino
Famiglia sconosciuta.
Miriam 18.8.19<12. Berlino
Peter
u mesi
Famigliadicetomediosu- 6 mesi periore. Padre morto in campo di concentramento,maclreimpauita;dapprima ricoverata in un ospedale psichiatrico a Vienna, poi in un reparto psichiatrico a Theresienstadt dove mori.
2.2..10.1942 Genitori deportati e ucci- Meno di u siquandoPeteravev:apo- mesi chigiornidivita.llbambino, trovato abbandonato in un parco pubblico, fu ricovex;.to dapprima in un convento; più tardi, scopertosi che era ebn:o,. fu ricovex;.to nell'ospedale ebraico di Berlino, poi portatoaTheresienstadt.
3 anni e s mesi 3 anni e :z mesi
3 anni
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urutlolllml(l.llUIUCo\ZLCIIIIDlcaurro
Per quanto scarsi siano questi frammenti d'infonnazione, provano alcuni fatti rilevanti riguardo alla storia di questo gruwo di bambini: 1) quattro di essi (Ruth, Leah, Miriam, Peter) persero la madre alla nascita o immediatamente dopo; uno (Paul) prima dei dodici mesi, un altro (John) in data non specificata; 1) dopo la perdita della madre tutti i bambini vagabondarono per un certo tempo da un luogo all'altro, con vari cambiamenti totali dell'ambiente adulto (Bulldogs Bank era la sesta stazione nella vita di Peter, la quinta per Miriam ecc. I vagabondaggi di John, Leah e Paul prima del loro arrivo a Theresienstadt non sono registratQ; 3) nessuno dci bambini aveva conosciuto altre circoltanze di vita se non quelle di una situazione di gruppo; ignoravano che cosa fosse una "famiglia"; 4) nessuno dei bambini aveva esperienza di una vita normale al di fuori di un campo o di un grande istituto.3 Comportamento verso gli adulti aU'arrivo Nel lasciare il campo di raccolta di Windennere, i bambini reagirono male al nuovo cambiamento d'ambiente. Non mostravano alcun piacere per tutto ciò che era stato disposto per loro e si comportavano in modo selvaggio, inquieto e incontrollabilmentc chias· soso. Nei primi giorni dopo l'arrivo essi distrussero tutti i giocattoli e fecero vari danni ai mobili. Verso il personale si comportavano o con fredda indifferenza o con attiva ostiliti, senza fare eccezione per la giovane assistente Maureen che li aveva accompagnati da •un attacnmmto 1 un sostitaiO malclno ~ fflillrato per an solo b:arabino. M01tho Wencer, ntlb ldtcra sapn citata. .eri"' di llutk: "lluth mi era mollO alczionata c pcrcitlmillllttnaandoeraale.Qu;ndoqualcunaltrofam-ailtunoodinotteconibombini. Ulll donnM tnnquilbmente; q111ndo tocava a mc, 1ta"' aveslia e mi cost•inlftl a sbr Kduta xcanto alti." Non stillO mcm.ionali rapporti onolo&hla ricaardo degli altri bombini. Mottho Wen,c:r dia! di Jobn ~elle ea timpotico 1 tutti~, di hter che •s; atc~ttiw.n b be~evolenra di tutti nn b wa piezra, l"imp&vidilt, le biridtin11t!~. l'erilraloa~~~dicc:~Pouobenissimaapireehcibnnbinio:li111eresienstadtlilnn
lbli mollo diftiali all"ini1iD e continuino 1 essere ditliali da trattare. Per aanuno di laroe"~qaoiCOI:I.dlena:nva.ditli<:Dltlehesarcbberottale$pilnatcleeaia-.ra1Y1110 uaoYitaoDmlale.ATite~aietubciiOIIIUIIOCCICI..,dilaoorareilmcnopossiblleper
<:Dmpenwe la 111111caaza di un"adcpata nullilinne. Nel repo110 dei bnnbitoi 01faai di madre c"ea Rmpre ltoppD lmlro e paehe persone cbo mi aiullsscrll. Ollre 1 bollore ai bombiai.daveva111DpreoccapateideiloloYatiliecc.,ilcbcprendeva1110llntcmpo.Ci oc:cupa•a1110 del be~nsere 6ticl0 dri barabini qualllo piill pouibtlc. riuscimmD o 111loarli dai parusiU per tre anni, e li nah'im11111 quanto meeliD en passibile ùte le ciiCOibnze. Ma non h passib~e CICCIIpofli dci loro oltri hi$opi. Non IVCYIIIIO certo il tempo di 1iaareconloro.•• •
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Windermere e che era il loro unico collegamento con l'immediato passato. Talvolta ignoravano gli adulti tanto completamente che nessun bambino alzava lo sguardo quando un adulto entrava nella stanza. Si rivolgevano a un adulto quando avevano qualche bisogno immediato, ma tornavano nuovamente a trattare la stessa persona come se non esistesse una volta che il bisogno era soddisfatto. In collera, picchiavano gli adulti, mordevano o sputavano. Soprattutto, gridavano, strillavano e usavano parolacce. A quell'epoca parlavano tedesco con una commistione di parole ceche, e un numero sempre maggiore di parole inglesi. Quando erano di buon umore chiamavano "Tante" [zia] i membri del personale come facevano a Theresienstadt; di cattivo umore, dicevano invece ~b!Ode Tante" [scema, stupida zia]. La loro ingiuria favorita era ~blOder Ochs" [lett. "stupido bue", cioè scemo, stupido] espressione tedesca che continuarono a usare più a lungo di ogni altra.4
Reozioni di gruppo Aggrapparsi al gruppo I sentimenti positivi dei bambini si concentravano esclusivamente nel proprio gruppo. Era evidente che si volevano molto bene e clte niente e nessun altro li interessava. Non avevano altro desiderio che quello di rimanere insieme e si rattristnano se venivano separati anche solo per poco. Nessun bambino acconsentiva a sto.re al piano di sopra mentre gli altri erano al piano di sotto o viceversa, e nessun bambino voleva andare a passeggio o a fare commissioni senza gli altri. Se accadeva qualcosa del genere, il singolo bambino chiedf:l.•a in continuazione degli altri, mentre il gruppo si agit:Jva perché un bambino era assente. Questa insistenza sul rimanere insieme rese impossibile all'inizio trattare i bambini individualmente o introdurre varianti nella loro vita a seconda dci bisogni specifici. A Ruth, ad esempio, non piaceva fare passeggiate, mentre gli altri preferivano molto di più andare a passeggio che giocare in casa. Ma era molto difficile persuadere gli altri a uscire e lasciare che Ruth rimanesse a casa. Un giorno uscirono '[Qui di SC:JUito di:lmo ditctbmentc in itali:lno le fr>•i dei bambini in in'le>e piil o meno COfTCtto, monito, O>"C ciò sio rit.,uto nc~rio per ana miglòore com]»"ensionc del l?6<:~tivi o lia"o una mcscolanz:t di inslc..,, tcd=o e ecco. In quest'ultimo a10 le parolctedcsc:beiOnoincorli•o.)
veramente senza di lei, ma continuarono a chiedere di lei finché, dopo una ventina di minuti, John non potendo pib. sopportare la sua assenza, si accinse a tornare a prenderla. Gli altri si unirOno a lui c ritornarono tutti a casa, salutarono Ruth come se fossero stati lontani per tanto tempo e poi la presero con sé per fare una passeggiata, dimostrando nei suoi confronti una grande e speciale premura. Era ugualmente difficile prendere le misure necessarie per la salute dei bambini se non si app]icavano ad ognuno. Quando anivarono, i bambini erano in condizioni fisiche abbastanza buone, benché fossero un po' pallidi, flaccidi, con addome sporgente, capelli secchi e fibrosi, tagli c graffi sulla pelle tendenti a infettarsi. A tutti veniva dato dell'olio di fegato di merluzzo e altre vitamine, che tutti prendevano con facilità e volentieri. Ma era quasi impossibile tenere a letto singoli bambini per lievi indisposizioni, o, ad esempio, far fare un sonnellino pomeridiano a Miriam e Peter che ne avewno biso· gno, mentre gli altri non avevano alcun desiderio di riposare. Talvolta questi due bambini si addormentavano esausti nel bel mezzo del chiasso che facevano gli altri. Di notte, tutti i bambini avevano un sonno inquieto; Ruth non riusciva ad addormentarsi, Paul c Peter si svegliavano gridando. Chiunque fosse sveglio disturbava naturalmente il sonno degli altri. Lo sconforto di essere separati era tanto grande che, alla fine, i bambini che avessero un raffreddore non furono più tenuti al piano superiore. L'unico bambino che una volta rimase a letto per due giorni con una leggera bronchite fu Paul. Un'altra volta tre· bambini dovettero essere isolati qualche giorno per stomatite. L'unica altra bambina che ebbe bisogno di una cura fisica individuale fu Lcah. Aveva un brutto strabismo, le si sottoponevano quotidianamente gli occhi a un tmttamcnto, ma l'operazione fu rimandata di sei mesi per darle il tempo di adattarsi meglio a una nuova sepamzione. L'incapacitil di separarsi dal gruppo si manifestava con la massima evidenza nei casi in cui singoli bambini venivano scelti per uno speciale divCrtimento, situazione che i bambini desiderano ardentemente in circostanze nonnali. Paul, ad esempio, reclamò gli altri bambini quando lui solo fu scelto per fare un giro sul calesse tirato dal pony, sebbene altre volte tali corse f0$Sero per lui come per gli altri particolarmente eccitanti. In un'altra occasione, successiva, l'intero gruppo di bambini fu invitato a visitare un altro asilo nelle vicinanze. Poiché l'automobile non era abbastanza grande per portarli tutti, Pau) e Miriam furono portati prima in autobus. Cii altri
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quattr!), in automobile, continuarono a chiedere di loro per tutto il \'iaggio e non ~iuscirono a godersi la gita e le cose piacevoli preparate per loro P,ncM non furono riuniti. Tipo di formazione del gruppo Quando erano insieme, i bambini forma\-ano un gruppo saldamente unito, di cui ognuno era membro in condizione paritaria; nessuno assumeva il ruolo di capo per un tempo prolungato, ma ciascuno esercitava una forte inDuenza sugli altri in virtù delle qualità e peculiarità individuali o per il semplice fatto di appartenere al gruppo stesso. All'ini· zio, John, che era il più grande, sembrò "essere il capo indiscusso durante i pasti. Bastava che spingesse via il suo piatto perché tutti gli altii smettessero di mangiare. Petcr, benché il più pic:colo, era il più fantasioso di tutti e assumeva il comando nei giochi, che lui stesso inventava e organizzava . .,.oche Miriam 3VCYll un ruolo impor· tante, in un suo modo peculiare. Era una bambina graziosa e gussot· tclla., con capelli rossi, piena di lentiggini e sempre pronta al sorriso. Si comportava nei confronti degli altri bambini come se fosse un csscresuperioreesilasciava set'liree viziare da loro come se le fosse dOYuto. TaiYOita sorrideva ai bambini in compenso dei loro scnrizi, mentre accettava che Leah fosse serviziCYOie verso di lei senza dar segno di riconoscenza. Ma neanche lei dirigeva o governaw il gruppo. La situazione era piuttosto che essa aYCYa bisogno di un tipo speciale d'attenzione e che gli altri bambini percepivano questo bisogno e facevano de1 loro meglio per soddisfarlo. Que1li che seguono sono alcuni esempi che abbiamo annotato di questo rapporto reciproco fra Miriam e il gruppo. Novembre J94S· Durante una passegiata, Miriam ha trovato un piccolo fi01e rosa, lo tiene in mano, ma presto lo perde. Si mette a gridare ~fiOJel~ e John c Paul corrono a prenderglielo, cosa difficile poiché indossano dqli spessi guanti. Miriam lascia cadere il fiore più volte e non fa mai n tentativo di raccoclierlo lei stessa; grida semplicemente "fiore!• e i bambini corrono a prenderglielo. Marzo J9.f6. Fin dall'ini~io a Miriam piacque star seduta su comode sedie. Nell'inverno trascinava una sedia accanto al camino. metteva i piedi sul parafuocoegiocaw stando in quella posizione. Quando riprese la vita all"aperto, Miriam aveva una sedia nel recinto di sabbia. Essa aiutò addirittura a ripulire il giardino dalle erbacce stando seduta su una sedia. Ma non accadeva spesso che dovesse andarsi a prendere una sedia lei stessa: di solito la portavano in giardino per lei gli altri bambini. Un giorno, dopo 1a cena, Miriam e Pau! giocavano nel recinto con la sabbia.
I&PIIIINI.ml DJ !IMU;O.ZICI!I:r. DICIIU•ro
Improvvisamente Pau) comparve in casa a prendere la sedia di Miriam. Quando gli fu detto che la semta stava diventando t(OppO fredda per giocare fuori c che avrebbero fatto mqlio a rientmre tutti e due, qli semplicemente assunse un'Aria sconcertata e disse: "Ma Miriam vuole la sedia, apri la porta in fretta." MlftiO 1946. Miriam lascia cadere il tovq:liolo, si guarda intorno e dice; •Lo prenda su, qualcuno." Leah glielo racco&lie. Lut:lio 1946. Miriam entra in cucina c grida: "La sedia per Miriam, subito. • Assume un'aria indQ:nata quando vede che non c'è nessun bambino nella cucina e che nessuno obbedisce ai suoi ordini. Non si prende la sedia lei stessa ma esce di nuovo. Agosto 1946. Un mattino Ruth è trovata nel letto di Miriam; le si chiede di alzarsi. Invece di Ruth risponde Miriam: "Oh no, è molto meglio che stia qui. Deve npettare di allacciare i bottoni di Miriam." Ago$to 1946. Miriam batte la mano sul tavolo e dice a John: "Non puoi star zitto quando io voglio parlare?" Jobn smette di parlare. la sensibilità dei bambini per gli attcggiamc:nti e i sentimenti l'uno dell'altro era altrettanto impressionante per ciò che riguardava Lcah. Dei sei bambini, Leah era l'unica ritardata, d'intelligenza lenta, al
di sotto della media, s.enza qualità preminenti che le dessero una posizione speciale nel gruppo. Come ho menzionato prima, l'arrivo di Leah a Bulldogs Bank fu ritardato di sei settimane per un'infezione da tigna. Durante questo periodo g]i altri cinque bambini si erano fatti un primo adattamento al luogo nuovo, avevano imparato un po' d'inglese, avevano stabilito qualche contatto con il personale e diminuito in parte la precedente irrequietezza. Con la venuta di Lcah, l'intero gruppo, identificandosi con lei, si comportò ancora una volta come se tutti fossero dei nuovi venuti. Di nuovo usarono l'impersonale "Tante" anziché i nomi dc:i membri del personale. Ripresero a parlare sola tedesca, gridavano e urlavano, ed erano nuova· mente incontrollabili. Questa regressiane durò all'incirca una setti· mana., evidentemente per la durata di tempo che occorse a Leah per scntirs.i più a SIIO agio nel DIIOVO ambiente. Relazioni positive all'interno del gruppo: assenza di invidia, ge]osia, rivalità, competizione L'inconsueta dipendenza emotiva dei bambini l'uno dall'altro era messa ulterionnente in luce dalla quasi comp]cta assenza di gelosia, rivalità e competizione, quali normalmente si sviluppano tra fratelli c sorelle o in un gruppo di coetanei provenienti da famiglie normali. Non c'era motivo d'incitare i bambini a "fare i tumi"; essi lo facc-
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C:~UPPO
vano spontaneamente perché erano desiderosi che ognuno potesse partecipare. Poiché gli adulti a quell'epoca non avevano alcuna parte nella loro vita emotiva, essi non erano in competizione l'uno con l'altro per averne favori o riconoscimenti. Non si facevano la spia, e prendevano la difesa l'uno dell'altro automaticamente ogniqual. volta ritenevano che un membro del gruppo fosse trattato ingiusta· mente o altrimenti minacciato da qualcuno estraneo al gruppo. Avevano estremo tiguardo per i sentimenti l'uno dell'altro. Non si invidiavano tra loro per le cose che possedevano (con una sola ecce. zionc che dirò in seguito), al contrario se le prestavano l'un l'altro con piacere. Quando uno di Imo riceveva un regalo in qualche negozio, chiedeva la stessa cosa per ognuno degli altri bambini, anche in loro assenza. Quando andavano a passeggio si preoccupavano per la reciproca sicurezza in mezzo al traffico, badavano ai bambini che rimanevano indietro, si aiutavano ad attraversare i fossi, si scostavano i lllmi l'un l'altro per aprirsi un passaggio nei boschi e portavano il cappotto l'uno per l'altro. Nella stanza dei giochi lllccoglievano i giocattoli l'uno dell'altro. Dopo aver impalllto a giocare, si assiste· vano l'un l'altro silenziosamente nel fare le costruzioni e si esprime· vano ammirazione per ciò che riuscivano a fare. Durante i pasti, porgere il cibo al vicino era più importante che mangiare. Un comportamento di questo tipo elll la regola, non l'eccezione. Gli esempi che seguono intendono semplicemente offrirne un'ilio· Stlllzione e non sono in alcun modo premiMnti. Sono scelti a caso nei primi sette mesi di soggiorno dei bambini a Bulldogs Bank. Ottobre l94S'· John, che cammina immerso nelle sue fantasticherie, va quasi a sbattere contro un bambino che passa. Paul immediatamente prende le sue parti e rivolgendosi al passante, gli urla: MBU!der Ochs, meine Jobn, blilder Ochs Dul• Novembre 1945· Un mattino John si ri6.uta di alzani, c restando corj.. cato nel letto, strilla c tira calci. Ruth gli porta i vestiti e gli chiede: ~wmst Du anziehen1~ (ted.: "Non vuoi vestirti1•J Miriam gli olfre la sua bambola con un dolcissimo sorriso. John si calma subito e si alza. Novembre I94S'· John si mette a piangere perché la torta~ 6.nita e non può averne una seconda fetta. Ruth e Miriam gli offrono quello che ri-mane delle loro porzioni. Mentre John mangia i loro petzi di toita, esse lo coccolano e commentano, soddisfatte, su ci~ che gli hanno dato. Novembre l94S'· I bambini venaono accompagnati a casa della signora Clarke per ascoltare della musica. Peter resta indietro. Quando i bam· bini entrano nel viale, cominciano a gridare •musica, musie~!", ansiosi ed eccitati, e si mettono a conen:. Ma Paul si ferma, torna indietro verso Peter, gli dice "musica Me arriva con lui nella c:~sa.
S'J~
ESPUIMDn'ODIEDVCA-EDIC~VPI'O
Novembre 194$· Paul divide il suo pezzo di cioccOlato con gli altri, o a:liclodà tutto intero. · . Dicembre 1945. Paul ha un piatto pieno di pezzcttini di torta. Quando comincia a mangiarli, anche gli altri bambini ne vogliono. Paul d' i due pezzetti piò. grossi a Miriam, i tre di media dimensione agli albi bambini,eluisimancia ilpezzettopiò.piccolo. Dicembre 1945. I..eah com: dentro la locanda, si anampica sul banco e comincia a camminarci sopm, avanti c indietro, con grande fastidio del locandiere. Essa viene rimandata a casa dalla passeggiata e Ruth torna indietro con Ici; entrambe sembra che si &Odano un divertimento speciale. · Dicembre 19-fS"· Paul perde i guanti dunnte una passegiata. John eli dà i propri cuanti e non si lamenta mai di avere le mani fredde. Dicembre l9-f.J. Miriam getta la palla che w a colpire in faccia sistcr Sophie,s facendole lacrimare gli occhi. Miriam guarda sorpresa. Paul, che con gli altri bambini è occupato a spo5tate dei mobili, si allontana da loro, guarda sistCI Sophie, poi Miriam, e dice: "Biodcr Ochs, Sophie• e cerca di consolare Miriam con un giocattolo. Poich6 lei non lo prende, egli ripete: "Blodcr Ochs, Sophie~, e ritorna dagli allri bambini. Dicembre 1945· Durante una passeggiata, Miriam rimane indietro e canta: "Miriam ani va, Miriam arriva." Poieh6 nessuno si ferma o le presta attenzione, il suo canto diventa sempre piò. sti..uoso: ~Miriam :u:rivaaaal" Tutt'a un tratto, i maschietli si accorcono che è stata lasciata sola e corrono indietro da lei. fohn e Peter la conducono avanti, Pau! sta in coda, tutti e quattro i bambini cantano insieme: "Miriam arriva!" Gennaio 1946. Un visitatore dà dei dolci ai bambini in cucina. Pctcr e Leah immediatamente chiedono un dolce per Miriam che è sola nell'altra stanza. Gennaio 1946. Maurccn va alla stazione con i bambini portandosi una carrozzina per ritimre un grosso pacco. Pau!, che quel giorno ha particolari problemi di orinazione, incomincia a piangere. Maurcen gli propone di sedersi nella earrozzina e spiega agli aJtri bambini che Pau! non si sente bene. Tutti sono pieni di comprensione. Pctcr cammina a fianco di Pau), vezzeggiandolo per tutta la strada verso casa (una mcz.. .z'orn circa). Quando i bambini passano dawnti alla bottega del panct· tiere, il panettiere dil una foc:aceina a og:nuno. Mentre Pau! mangia la sua focaecina, ocnuno dqli allri gli dà in pib un pezzo della propria. John gliene dil pib della mctil. Marzo 1946. Aprendo una porta s.ister Ccrtrud urta John che stava dietro di essa. Un'altra volta, quando entra nella stanza, Ruth e Petcr le lanciano contro dci blocchetti urlando: "You naughty boy hit Johnl'" (Tu, bambino eattivo, hai fallo male a Johnl] Marzo 1946. John ha uno scoppio di collera quando una coccinella che egli ha catturato, se ne vola via. Leah corre verso lui, gli aecareua 1P.,r..,modit:li,liPirladisiiW$oploicDaan in lo:ru persoaabonch~1ial''atria:di .q!,ll:lliappanti, [Mantcniomol'inlksc"siJter",c:~poinlcrmina,perSop]•ieeCcrtrud Dlnn.J ·
E$1U1>III
i capelli, Plende su il suo cestino e tutte le carote che lui ha lasciato c:adcre. Ritornando verso casa essa porta entrambe le ceste piene, la sua e quella di fohn. M~rzo 1946. Un cane si avvicina ai bambini che sono molto spaventati. Ruth, benché sia terrorizzata, si avvicina· coraggi~mente a Peter che sta shillando e l!lli di il proprio conidietto per confortado. Poi consola John prestandQ~li la propria collana. Marzo 1946. Paul.riceve un pacco con abili, l!lÌOcattoli e dolci d;~i suoi genitori adottivi americani, un'esperienza nuova nella vita di questi bambini. Vi ~ una pande eccitazione ma nessun sqno d'invidia. I bambini lo aiutano ad aprire il pacco, tengono in mano qualunque cosa Paul dia loro da tenere, pu:ndono contenti cib che egli di loro in regalo, ma accettano il fatto che egli è, e resta, il proprietario della mag.ior parte del contenuto del pacco. Quando in seguito a!Tivauo pacchi anche per :litri bambini, si ripete ogni volta la stessa scena di eccilllzione e piacere.' Non accade mai che tutti vogliano appropriaJSene. Aprile 1946. Sulla spiaa:ia di Brighton, Ruth lancia dei sassolini nell'acqua. Peter ha paura delle onde e non si anischia ad avvicinarsi. Nonostante la sua paura, egli improvvisamente COlTe verso Ruth e grida: •water coming, water comingl" (l'acqua airivando, l'acqua a!Tivando!], e la trascina indietro per sicurezza. Magcio 1946. Miriam ha morso Leah più volte durante la cena; le si chiede di prendersi il piatto e di spostarsi da un'altra parte della terruza cosi che Leah possa mangiate in pace. Essa obbedisce con calma c incomincia a mangiare al suo nuovo posto, SOITidcndo grazios;~mente agli altri bambini. Petersposta allomla sua sedia e il suo piatto vicino a Miriam; John, Pau! e Ruth lo seguono. Alla fine Leah rimane sola al tavolo con sister Sophie. Maggio 1946. I bambini trovano una coccinella p~ta su un'ortica. fohn vorrebbe prenderla ma lo si avvisa che l'ortica lo puqed. Poco dopo John compare con la coccinella e Pau! dice ra~&iante d'orgoglio: •Jo pesto l'ortica che punge per John e ..: e... c fohn preso la coccinella e l'ortica non ha falto male e Pau! pesta l'orlic;.a _per fohn.~ Discriminazione fra i membd del gruppo. Antipatie e amicizie Sebbene le reazioni positive dei bambini si estendessero a tutti i membri del gruppo, non mancavano le preferenze individua1i o il loro opposto. Vi era una certa discriminazione contro Leah da parte delle altre bambine, come indicano le seguenti annotazioni. Febbraio 1946. Quando Miriarn piange. Leah COlTe subito a consolarla, bench6 Miriam ogni volta ~~:ridi: •No, non J..eah•, e accct:ti poi consoL1!ionedagli altri bambini. 'Conun'eccuionethcsarJdacriUapiila.-anti.
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llri~IIOIE:li'ODIIDUC.OI!OOr.f,Dieau,.o
Aprile 1946. Ruth è molto servizievole verso Leah. bada a lei quando vanno a passcu:io e la :aiuta a vestirsi c spoglillrsi. Ma il suo comportamento indica che queste uioni sono dei doveri, imp05ti dalla relativa golfauine di Leah, più che atti di amicizia. Vi erano inoltre amicizie intime e strette tra singoli bambini, come, ad esempio, tra Pau! e Miriam. Ottobre 1945. La prima sera ehc trascorre a Bulldogs Bank, Paul va a letto dicendo con un J)lOfondo sospiro: ~Mia Mirillm. • Ottobre 1945· Paul è molto :affezionato a Miriam. Le dl i giocattoli e la serve dumnte i pasti. Talvolta prende la sua bambola, se la porta in giro per la stanza e poi gliela restituisce. Ottobre 1945. l bambini sentono cantare un gallo e chiedono che cos'è. Alla risposta che è un gallo, John dice: Meine cock• (il mio plloJ. E Pau!, immediatamente: •t, il pllo di Miriam." Ottobre 1945· A Pau! piace molto mangiare i &occhi di avena. Ha appena cominciato a mangiare quando Miriam, che è seduta vicino a lui, lascia cadere il cucchiaio. Pau! smette immediatamente di mangiare e le tira su il cucchillio prima di continuare. Novembre 1945. Miriam ha spinto il cucchiaio sotto la tela cerata che ricopre la tavola e non riescearitirarlo fuori. Sta sedutadawntial suo budino aspettando di riavere il c:ucchiaio. Gli altri cercano di ricuperarlo per lei ma non ci riescono. Paul, che tenta con più impegno di chiunque altro, infine si alza da tavola e si avvicina a sister Sophic traseinandola e gridando disperatamente: •sophie, cucchiaio!" Urla tutto eccitato quando Sophie riesce a ricuperare il cucchillio e lo porge a Miriam. Novemlne 1945. Al suo teiZO giomo a Bulldogs Bank, Miri:am aveva ricevuto una bambola dalla qWIIe era divenuta inseparabile sia di giorno che di notte. Nessun altro bambino aveva il permesso di tocearla eccetto Pau!, il quale talvolta la prendeva c se la pmtava in giro per la stanza. L'Il novembre Miriam dlla bambola a Pau! quando va ad augurargli la buona notte e w 11 dormire senza di essa. li u novembre gli dl nuovamente la bambola alla sera, ma più tardi piange nel suo letto. Pau!, che ha la bambola con ~ nel letto, si aha e attraveuo la porta chiusa la chiama: •Miriam, la bambolaiN Mi1iam prende la bambola e Paul se ne torna a letto senza. Dicembre l945· Dopo .IIVCl avuto la bambola di Miriam per qualche sera c due volte per un'intera notte, Paul la considera come una cosa p!Opria. Ora qli·è tanto inseparabile dalla bambola quanto lo era Mi· riam prima. l bambini omla chiamano •bambola di PauiN. Gennaio 1!}46, Miriam è in isolamento per stomatite. Pau! la saluta agitando la mano dalla porta tutte le volte che può. Dopo IIVCl dotmito per un po' di tempo, si sveglia c grida: • Ich mach wave die Miriam" (saluto Miriam con la mano). Dopo che è stato portato a salutare Miriam egli si colma e si riaddormcnta. 8
Reazioni aggressive all'interno del gruppo I bambini, a eccezione di uno, non si attaccavano o aggredivano l'un l'altro nei primi mesi L'unica aggressività a cui davano sfogo all'interno del gruppo era verbale. Litigavano all'infinito durante i pasti e nelle passeggiate, pcrlopiù SCD%a una visibile provocazione. Quello che segue è un campione di queste battaglie verbali nel periodo in cui infutiarono tra l'ottobre e il gennaio. Dicembre 1945: John: •rs bot" (fa caldoi. Ruth: •rs nicht hot" [non fa caldo]. John: "b bot." Ruth (urJ;mdo): "b nis hot." John (trionfante): "fs hot." Paul: "Is nis hot, hl&ler Ochs." John: "BJoder Ochs, Pau)". Paul: "Nicht b!Od'er Ochs Paul, hkidu Ochs John." fohn (urlando): "BlOder Ocbs, Pauli" John strilla cml forte che gli altri bambini incominciano a ridere; an· cheluisiassociaallerisate. Le dispute finivano talvolta in un tumulto generale, talvolta in un attacco concertato a qualunque adulto avesse cercato d'interferire e di placare i litigi; perlopiù i litigi si estinguevano semplicemente quando qualcosa di nuovo distraeva l'attenzione dei bambini. Una volta che i bambini cominciarono ad avere rapporti emotivi più normali con gli adulti e divennero più indipendenti l'uno dall'altro, le battaglie verbali diminuirono e furono sostituite in certa misura dalle zuffe normali per questa età. Questa seconda fase durb pressappoco da gennaio a luglio, quando le relazioni tra i bambini diven· nero nuovamente pacifiche su una nuova base. L'unica che avesse reazioni non conformi al comportamento generale del gruppo era Ruth. Si comportava come gli altri in quanto a essere inseparabile dal gruppo, non voleva essere lasciata sola e si preoccupava per i bambini assenti, Faceva anche lei la sua parte nel consolare gli altri o nell'aiutare Leah, specialmente dopo che Leah incomincib a chiamarla •ta mia Ruth ". Ma a parte queste reazioni, era mossa da sentimenti d'invidia, gelosia e competizione che gli altri bambini non avevano e che facevano risaltare le sue azioni come esempi isolati di cattiveria e malignitill. A questo proposito è interes·
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2S. . ~ININTODIEDUCAZlOIIaDIC:aUI70
sante ricordare che Ruth è l'unica nel gruppo che abbia una storia documentata di appassionato attaccamento a un sostituto matetno? Questa prova non è sufficiente a dimostr.ue con certezza che sia questo pa55ato rapporto materno che le impedì di fondersi completamente col gruppo e che suscitò in lei quella che sarebbe una normale rivalità tra fratdli e sorelle. D'altra parte, la differenza tra il suo comportamento e quello degli altTi bambini insieme con la differenza nelle loro storie emotive sembra troppo vistosa per essere una semplice coincidenza. Quelli che seguono sono esempi del comportamento negativo di Ruth nel gruppo. Tra l'ottobre e il gennaio questi episodi divennero quotidiani. Diminuirono considerevolmente quando la bambina fonnb un nuovo attaccamento per sister Gertrud, e scomparvero quasi del tutto dopo n giugno. OUofm: 1945. I bambini raccolgono &:hiande nei loro cestini. Ruth sta ferma, in piedi, sucehiandosi le dita e reclamando delle ghiande. Di quando in quando ne prende una che le viene fatta notare. Sister Gertrud l'aiuta riempiendolc il cestino di &:hiandc. Ruth
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contenta.
Poco dopo Peter s'inciampa e, cadendo, urta inavvertitamente contro Ruth. Essa reqiscc c:on furia, picchia Petcr, rovescia il proprio cestino c vcdenèlolo vuoto lo guarda con espressione seonc:ertata. Improvvisan•cnte Ruth atteccia il viso a una smot&a trionfante e spadc:volc: essa afferra il cestino di Miriam e ne rovescia il contenuto nel proprio. Cerca di fan: la stessa cosa con quello di John, ma lui si difende in tempo e tira Ruth per i capelli. Pnul che ha osservato la zuffa, sopraggiullF in difesa di John. Petcr piange c va a cercare protezione presso sister Gcrtrud. I bambini si calmano e continuano a raccogliere: Ruth, con un'espressione adirata in volto, prende di quando in quando dai cestini degli altri. Tutto a un tratto appare Pau!, svuota il suo cestino in quello di Ruth e dice con un pio soniso: • Alle fili Ruth; ich &mi viele, viele, pnz, pnz alleine• {led.: "tutte per Ruth; io trovo tante, tante, tutte da soloJ. Ruth continua a perdere le sue ghiande, o apposta o per sbaglio, econtinuaapundcrnedqlialtricestini. Ottobre 1945•• Ruth fa male agli altri bambini di nascosto, dando loro deicalciodandopizzicottidisottoaltavolo. Ottobre 1945. Ruth prende i giocattoli degli altri bambini, assumendo espressioni compiaciute e trionfanti. Ottobre 1945. Peter deve portare un berretto per p10teggere la benda 'La siporina Ali..: Coldbcrt
primlnatte,t'a-consabto_,orulaanopic.:olalllrllaniarabaa:I.Daalloninpoi
Rulh $i metteva a donzore per lti, le si oamppo.,.. oani volta che la incontraYlll ecc. un compor!llmitnlo d~e IIIIJIIW:,..amuno dqli altri bambini.
tsrUI..CIIITODIIDIICioiiOII'IIIIt•IIPrO
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ricopre un taglio sulla testa. Ruth eli tira via il berretto più volte. Novembre 194)· Petcr, mentre f1 il bqno, si fa andare dcl sapone ne-
che eli
eli occhi e si melle a piangere. Ruth sta a suardarlo. Quando lui ha quasi smesso di piangere, la sua espressione osservativa si muta improvvi~ samente in un'espressione cattiw. Essa afferra il pezzo di sapone e cerca di meUerlo negli occhi a Peter. Novembre 194)· Ruth tira via il piatto di Pau! mentre lui sta maneiando. Novembre 194)· Ruth interferisce in qualunque cma facciano i bambini. Novembre 1945. Ogni bambino riceve un dolce. Ruth conscrw il proprio 6nch6 tutti 11i altri non hanno 6nito di mangiare i loro. Poi ollrc il suo dolce a tutti, uno dopo l'altro, ritraendolo non appena qualcuno arriva a toccarlo. Ripete la cosa per venti minuti e di nuovo più tardi 6nch6 i bambini smettono di prestarlc attenzione. Novembre 1945. Pau) e Pcter, durante il pranzo, si divertono a far finta di mordersi l'un l'altro. Quando smettono, Ruth li incoraggia a continuare, e quando ripreadono il gioco. essa mangia con le dita il cibo che è nel piatto di Peter, benché il suo piatto sia anCOlll pjcno. Novembre 1945. Ruth non si rallegra dci regali che ha ricevuto per la festa ebraica della hanukkah. Vuole ciò che hanno gli altri. Dicembre 1945. Una signora porta dci giocattoli per i bambini. Di nuovo, Ruth vuole i repli degli altri. Dicembre 194). Ruth spezza le matite color.ite di tutti. Gennaio 1946. Ruth di calci a Peter sotto il tavolo. Questo non era più successo per qualche tempo. Gennaio 1946. Ruth ha di nuovo un'ondata di cattiveria acgressiva. Disturba e picchia eli altri bam~ini, morde John. . Gennaio 1946. fohn, Miriam c Petcr sono isolati per stomatitc. Ruth non può sopportare che essi siano curati in modo speciale e sloga la sua gelosia su Pau) e I..cah picchiandoli e mordendoli. La sua aggressiviU cessa quando i malati sono guariti. Marzo 1946. Ruth rovescia tutte le costruWni che fa Pcter e infastidisce gli altri bambini. Masgio 19of6. Ruth reclama la bantbola che Petcr le ha preso e che si rifiuta di restituirle. Leah la prende a Petcr c la restituisce a Ruth. Ruth, con un'espressione cattiva, la dl di nuovo a Pcter e immediatamente incomincia apiangercperriavcrla. Magio J946. l bambini raccolJono dci fiori che crescono dietro delle alte ortiche. Si dice loro di fare attenzione a non pungersi. fohn continua ma si muove e raccoglie con attenzione. Dopo un po', essendosi punto, grida: •Die Ruth, die Ruth push• (la Ruth, la Ruth spiJIIC). Ruth è in piedi dietro di lui, e lo spiflll: tra le ortiche con un'espressione c:u.ttivasulviso. · Agosto J9-f6. Pau! riceve un dono dall'America. Ruth è molto gclos:l e piuttmto irritabile durante quel &iorno. Alla sera, dopo essere andata a letto, chiede di andare al gabinetto dando sqno della massima urgenza.
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liPniNI!n'ODIIDUCAZIOIIID\CIUPro
Nel bagno, essa alfena il nuovo giocattolo di Petet che lui ha lasciato vicino alla vasca, e cerca di romperlo. Impedita dal farlo, ritorna a letto imbronciata. Aggressività verso gli adulti Come si è detto prima, i bambini ebbero un comportamento di fOite e incontroJiata aggressività verso g1i adulti fin dal loro arrivo. Questa aggressività aveva un carattere impersonale, non era diretta contro qualcuno in particolare, e non era da considerarsi come un segno d'interesse per il mondo adulto. I bambini non facevano che reagire in modo difensivo verso un ambiente che vivevano come estraneo, ostile e intCiferente. Appena arrivati, ci colpì il fatto che la fonna di espressione dell'ag· gressività usata dai bambini fosse di gran lunga al di sotto di quella normale per la loro età. Come arma usavano il mordere, alla maniera in cui lo usavano i bambini piccoli, dai diciotto ai ventiquattro mesi. Il mordere raggiunse la sua punta massima in Pcter, il quale mordeva chiunque e qualunque cosa quando era arrabbiato; meno pronunciato era in Leah, che nell'insieme mostrava pochissima aggressività. Per diverse settimane, John e Ruth sputavano verso gli adulti, Ruth anche sulla tavola, sui piatti, sui giocattoli, guardando gli adulti con espressione di sfida. Similmente, Peter, quando voleva sfidare qualcuno del personale, orinava nella scatola dei blocchetti di legno, sullo scivolo, nell'acquaio, o si bagnava i calzoncini. Dopo qualche settimana, quando i bambini erano in collera piechiavano c davano schiaffi ag1i adulti. Questo accadeva specialmente quando, durante una passeggiata, si risentivano delle restrizioni loro imposte a causa dcl traffico. Urlare e fare chiasso erano comportamenti usati deliberatamente come sfogo dell'aggressività verso gli adulti, anche se i bambini stessi non gradivano il rumore. Verso la primavera questi modi aggressivi molto infantili furono sostituiti dalle abituali aggressioni verbali usate dai bambini fra i tre e i quattro anni. AnzicM picchiare, i bambini minacciavano di farlo, o dicevano: "Naugbty boy, I make noise at you" (Bambino cattivo, io ti faccio chiasso], e poi urlavano con quanta voce avevano in gola. Altre minacce usate dai bambini erano: "Doggy bite you• (Il cagnolino ti morde]. Peter una volta di55e: "Froggy bite you" (Il ranocchio ti morde]. Dopo una gita a Brighton in aprile, dove Pcter era stato spaventato dalle onde, i bambini usarono un'altra
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minaccia: "Tu vai in un'acqua." Talvolta cercavano dell'acqua come per mettere in atto la minaccia. Dall'estate del 1946 in poi, i bambini usavano frasi copiate dagli adulti per esprimere disapprovazione. come, ad esempio: "Non sono contento di te." 1 seguenti campioni di comportamento aggressivo sono scelti tra una quantità di esempi di simile o identica natura durante i primi tre mesi. Ottobre t94S· La signora X del villaggio riporta la biancheria lavata. John e Peter le sputano addosso quando entra nella stanza dei bambini. Ottobre J94S· Un imbianchino lavora nella stana dei bambini con un'alta scala. Peter, che sale sulla scala, è fatto scendere da sister Certrud. Egli le sputa addosso e grida: "BIOde Tante. bloder Ochsl" Ottobre t94S· L'imbianchino chiede a John di non toccare la vernice bagnata. John gli sputa addmo gridando: •BJoder Oehs!" OUobte t94S· John picchia ripetutamente la signora Clarke. Novembre t94S· Pau! ha mangiato cavoli in due occasioni, ma li ri6uta alla terza. Quando sister Sophie gli chiede almeno di assagciarli:
alla sera, ma non ne chiede una diversa. senza vedere sister Sophie dice: "Biode Sophie." Lo dice di nuovo quando si sveglia al mattino. Novembre 194S· Sister Certrud lucida le scarpe e dice a Ruth di non giocare col lucido da scarpe. Ruth le sputa addosso, getta giù. dalle scale la scatola del lucido e comincia a correre per la casa urlando: "B!Oder Ochs, Gertrudl"
Prime relazioni positive con gli adulti I primi approcci pC»itivi dei bambini verso gli adulti furono fatti sulla base dci loro sentimenti di gmppo c difEeriwno nella qualità. dall'usuale comportamento esigente e possessivo che i bambini piccoli mostrano nei confronti delle madri o dei sostituti materni. I bambini cominciarono a insistere perché i membri del personale avessero i turni e compiti precisi; mi divennero sensibili ai loro sentimenti, si identificarono con i loro bisogni e divennero premurosi nei loro confronti. Volevano aiutare gli adulti nelle loro occupazioni e, in cambio, si aspettavano di essere aiutati da loro. Erano scontenti qlllllndo qualcuno del personale era assente e volewno sapere dove l'uno o l'altro era stato e che cosa aveva fatto durante
l'assenza. In breve, essi cessarono di considerare gli adulti come degli estranei, li inclusero nel loro gruppo e, come mostrano gli esempi, in~inciarono a trattarli più o meno come si trattov.:~no l'un l'altro. Compartecipazione con gli adulti Natale 1945· I bambioi sono invitati a una festa di Natale a casa della signor.a Clarke. Essi ricevono i loro regali con grande eccitamento. E sono altA:ttanto emozionati quando vengono loro consegnati i regali per il personale; essi gridano "per Gertrud~, "per Sophie•, molto compiaciuti, e tornano corA:ndo dalla signora Clarke a prendere altri regali P"lo
DicembA: I94S- Quando la sil;nora Clarke, che a venuta a trovare i bambini, sta per andanenc, Ruth le chiede un bacio. Dopodich6 tutti i bambini vogliono essere baciati. Poi John e Ruth reclamano o gran voce:"un bacio perSophie'". Dicembre 194S· In un n~io danno ai bambini delle caramelle ed essi chiedono ~una ClUameUa per Sophic"'. Dopo essere usciti dal nego." zio, vogliono essere sicuri che essa abbia ricevuto la caramella. Sister Sophie apre la bocca perché possano controllare c cosi facendo le cade la canmella. I bambini sono dispiaciuti come se avessero perduto loro stessi la caramella. John le oftre la sua, ma sister Sophie dice che può aspettare di averne un'altra quando saranno tornati a casa. Giunti a casa, dopo una passeggiata di un'ora piena di episodi distraenti, Peter si precipita immediatamente sulla sa~tola delle car:~mellc per portame una a Sophie, Sollecitudine verso gli adulti Novembre 1945- Quando si dice ai bambini che una deJle assistenti ha un giorno libero e può donnire più a lungo nella mattina, essi cercano di stare quieti. Se qualcuno se ne dimentica, gli altri gli gridano: "Tu zitto. Certtud donne profondamente. • Novembre uus- Sistet Sophie ha detto ai bambini che il dottore le ha proibito di sollevare grossi pesi. Pau!, o&ni volta che la vede con un vassoio o un secchio, le chiede: "'Non è troppo pesante?~ Maggio 1946, Le:r.h, benché sia una bambina chiassosa, cerca volonterommente di stare quieta quando la SUD Judith è stanca. Uguaglianza Con gli adulti: volontà di essere d'aiuto Dicembre J94S· I bambini si rendono utili andando a prendere dalla cucina ciò che serve, e si SOIIO appassionati per questa attivit6. TIBsportano pezzi di legno. sistemano sedie e tavoli, Collaborano nel vestini e svestirsi e a mettere in ordine. Gennaio 1946. Ruth vede per str:1da una donna con una borsa della spesa.. Le si avvicina e, senza dire nulla, prende un manico della borsa per aiutarla, Aprile 1946. Dopo la prima colazione i bambini sono soli nella loro
ESPPIIIIE!fiODI!g)U(:AZIOIIB DI.GilUIPO
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stanza. Ruth e Peter prendono ognuno una scopa e .spazzano i rifiuti. Quando sister Sophie rientra, le gridano: •Noi puliamo bene. • M.iggio 1946. Miriam comincia ad aiutare Sophie in cucina quando Sophie viene chiamata altrove. Quando ritorna, Miriam ha asciupto qlllttro gr:andi piatti, dodici scodelle, sedici cucchiai, e li ha collocati ordinatamente su un vassoio. In un'occasione simile,. troviamo Miriam in piedi su una sedia di fronte all'acquaio. le br.~ccia immerse nell'acqua insaponata fino al comito, che ha quasi finito di lavare le stovillie. M~ggio 1946. Peter scopa e cerca di raccogliere la spazzatura con la paletta; poi cerca di appendere paletta e scopa nell'armadio della cucina, ma non riesce a mggiungere il gancio. Dice allora ad alta voce: •t meglio aiutare Peter, i giocattoli dei grandi troppo in alto." Giugno 1946. I bambini sono occupatissimi dopo la cena, mentre uno di loro sta facendo il bagno c'l! chi ~iuta in cucina, chi mette in ordine l~ stanza dei bambini, chi il recinto con la sabbia; un altro mette a posto i giocattoli, un altro ancora le sedie e i tavolini per •Ja colazione di domani mattina". Ai bambini piace fare questo lavoro da soli e po.i gridano: "'Vieni, ti faccio vedere!"' Agosto 1946. I bambini aiutano sister Sophie i togliere i fiori secchi dai gambi delle piante di lavanda. Peter dice: •Tu contenta che ti aiutiamo con la lavanda. Tu non giochi da sola. • Sensibilità verso gli adulti: identificazione Marzo 1946". Rnth e John, dnrante una passeggiata. restano molto indietro. Quando infine raggiungono gli altri, Peter dice loro: "'Bambini cattivi, voi camminate lenti; Sophie ha chiamato e chiamato e chiamato. Vo.i non anivate, e Sophie è triste e di cattivo umore!" Poi volgendosi a Sophie le dice a bassa voce:-"'Sei ancon arrabbiata e triste?" Quando essa accenna di si, Peter ripete il suo discorso. Maa:io 19,6. Mentre i bambini stanno raccogliendo delle campanule, sister Sophie l! intenta ad ascoltare il richiamo degli uccelli. Paul improvvisamente mette le proprie mani nelle sue e dice: •Tu sei arrabbiata con tutti?"' Benché essa gli assicuri che non 6 ambbiata, ma è distratta in altri pensieri, egli continua a tenere le proprie mani nelle sue per consolarla. Seconda fase delle relazioni positive con gli adulti: rapporti personali Alcune settimane dopo l'arrivo a Bulldogs Bank apparvero i pdmi segni di attaccamento personale individuale con gli adulti, insieme con i rapporti basati sui sentimenti di comunità e sovrapposti ad essi. Questi nuovi attaccamenti avewno molte delle qualità che conosciamo bene dal rapporto dei bambini piccoli verso le madri o i sostituti materni. Atteggiamenti quali la possessività, il desiderio di
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essere posseduti, un aggrapparsi esclusivo, erano presenti, ma senza l'intensità e l'inesorabilità che sono tra le caratteristiche principali della vita emotiva a quell'età. Durante l'anno del loro soggiorno a Bulldogs Bank questi legami dei bambini con gli adulti non raggiunsero in alcun modo l'intensità dei legami che avevano gli uni con gli altri. I bambini passarono, per cosl dire, attraverso i moti e gli atteggiamenti dei rapporti materni, ma senza il pieno investimento libidico degli oggetti che avevano scelto allo scopo. Esempi del sentimento di possedere e di appartenere Miriam fu la prima a dire NMeJ"ne Sophie, my Sophie" alla fine di ottobre. Peter, il più piccolo, fu il secondo a mostrare un attaccamento personale. Alla fine di novembre, si mise a pianscre in varie ota5ioni quando sister Gerbud usciva dalla stanza. Cominciò a dire "Mcine Gcrtrud", e poco tempo dopo chiamava si! stesso "Peter di Gertrud". Raccoglieva fiori per lei ed era contento che fosse lei a fargli il b3gno. Ma il suo attaccamento non era allatto esclusivo e non si lamentava se stava con qualcun altro. Aveva grande simpatia anche per sister Sophie e fu di· spiaciuto della sua patlenza. Ruth dimoslrb molto presto una prima prelCienza per la signm Clarke. Comincib col dimostrare piacere nel vederla, una volta la baciò spontaneamente e in un'altra occasione disse: NJs hin Mn Cbrke's Ruth" [lo sono Ruth di Mn Clarke]. Lcah era una bambina che tendeva ad aggrappani, che faceva approcci con oa:ni visitatote e persino con la gente che passava per la strada. Si attaccà all'assistente Judith, la teneva per mano quando andavano a passeggio, raccoclieva dei fiori per lei talvolta cantava, per l'intera giornata: "La mia Judith mi fa il bagno sempre!" Ma l'evidente calore di questo rapporto era mascherato dal fatto che essa si att:lccava a qualunque persona estranea. fohn chiamava la giovane assistente la ~sua" Maureen. Il suo att:lccamento mostmva più calore che quello degli altri ma fu di nuovo interrotto, sfortunatamente, dalla partenza di Maureen.
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Esempi di rapporti conftittuali Alcuni bambini ebbero notevoli difficoltà a scegliersi dei sostituti materni, poiché i loro se~imenti positivi oscillavano in modo incerto tta le figure adulte. John, dopo essere stato abbandonato da Maureen, si attaccò a sister Certrud, e poco tempo dopo si innamorb di sister Sophie. Né l'uno né l'altro rapporto fu esclusivo o molto appassionato, e di conseguenza egli non sembrb avere difficoltà a mantenerli entrambi simultaneamente. Al contrario, Miriam, la
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quale era ugualmente attaccata a Sophie e Gertrud, soffriva molto del conseguente conflitto sentimentale. Viveva in un costante stato di tensione senza trovare sollievo e soddisfazione nei suoi rapporti. Durante l'assenza di sister Sophie, essa "scrisse" e dettò lunghe lettere indirizzate a Ici e dimostrò una grande felicità al suo ritorno. Ma la preferenza per sister Sopl1ie che in quel momento sembrava ben radicata, lasciò il posto ancora una volta a una preferenza per sistcr Gcrtrud nel giro di poche settimane. Esempi di risentimento delle separazioni Anche se gli attaccamenti dci bambini ai loro sostituti materni stavano in secondo piano nella loro vita emotiva, essi risentivano profondamente delle assenze o delle partenze degli adulti.' Gennaio 1946. Sistcr Sophie è uscita di casa con la signora Clarke. Quando ritorna, qualche ora più tardi, Peter si rifiuta di darle la buona notte. Si gira dall'altra parte e dice: ~Tu vai, tu vai da una signora C\arke." Marzo 1946. Quando Sophic ritornò a Bulldogs Bank dopo un'assenza di due mesi, Peter non le permise di fare niente per lui per una settimana, non accettava da lei nemmeno del pane o dei dolci. Ogni volta che lei usciva di casa le chiedeva: "Vai a una Londra?" Egli ricuperò il suo affetto per lei attraverso un processo d'identificazione con i suoi interessi. Cinque settimane dopo il suo ritorno, i bambini giocavano a prendere l'autobus per Londra. Quando fu loro chiesto che cosa volevano fare a Londra, Peter disse: "Andare a casa di una signorina X."' Petcr si informa: "La signorina X sta meglio?~ Da allora in poi, egli chiamò la paziente "signorina X di Pcte;", abbracciava c baciava sister Sophie e la teneva per mano quando andavano a passeggio, sebbene i bambini abitualmente preferissero camminare per proprio conto. Aprile 1946. Dopo la parten~ di Maurcen, John non dimostrò immediatamente quanto sentisse la sua mancanza, sebbene talvolta dicesse "la mia Maureen" e mostrasse una certa aggressività verso gli altri bambini. Egli appariva molto sconsolato e depresso, ma non dette alcun segno preciso di ciò che lo preoe<:upava lino a dodici giorni dopo la parterua di Maureen. Al suo risveglio quella mattina restò seduto nel letto, non volle vestirsi c quando gli si chiese se voleva essere vestito, cominciò a gridare "la mia Maureen ". A pranzo si tirò i riccioli sulla faccia come so\eva fare qualche volta Maureen. Fece lo stesso alla sera. 0 Si.t01 Sophie rim•se aSl~Dic nei meli dl gennaio e febl>f:lio per assistere una J>a· ziente a ~ndra. JT.laureen partl da Bulldo~ Bank nell'aprile de\1')46. '4 pn~ntc di 1ist~r S<:lphic.
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Il giorno successivo si portll un bastone per andare a passegio e con quello percosse ora gli alberi e i ~ori, ora i bambini. Nelle quattro settimane squenti manifestò svariati disturbi, pfelldeva i ciocattoli degli altri bambini, oppure li offendeva in altri modi.
Esempio di completo investimento di un sostituto mat'erno L'uniCa a scegliere un reale sostituto matemo fu Ruth, un'eccezione che si spiega facilmente sulla base del suo attaccamento passato alla sovrintendente del reparto infantile a Theresienstadt.IO Oggetto del suo attaccamento divenne sister Certrud, e verso di lei essa sviluppò le stesse pretese, la stessa possessività aggressiva e lo
stesso desiderio di attenzione esclusiva che avevano Clllltterizzato il suo rapporto precedente, un misto di emozioni che conosciamo bene nei bambini nei primi mesi di vita, e in quelli più grandi che hanno avuto un'esperienza di perdita, separazione, rifiuto o delusione nei loro primissimi rapporti oggettuali. La mancanza di soddisfazione e l'insicurezza di Ruth si esprimevano, riguardo a sister Certrud, nella frase, continuamente ripetuta: "E Ruth? E Ruth?" Esempio di un appassionato rapporto paterno L'uQica che cosÌitul un appassionato rapporto con una 6gura paterna fu MirLam. Poich6 Miriam arrivò a Thercsicnstadt a sei mesi di eU: e suo padre era stato ucciso qualche tempo prima, non si può presumere che essa effettuasse il trasferimento di un rapporto paterno precedente su un nuovo oggetto; fu piuttosto il bisogno di un padre che trovò un primo sbocco in questo modo. Gcnn1io 1946. D signor E., un vicino di casa, viene in visita al nostro asilo per un intero pomeriggio e insegna ai bambini delle canzoni. In quel momento Miriam sembri. più assorbiti dal suo libro illustrato che interessata alla sua penona. Ma all2 sera comincia a piangere e chiede di lui. Si sveglia due volte dunnte la notte e lo chiama. Questo si ripete nei due siorni successivi. Marzo 1946.·Miriam ultimamente ha visto più spC5SO il signor E. Una volta, alla sen, lui le ba spazzolato i capelli ed essa insiste perché lo faccia di nuovo. Le sere in cui egli non viene, i suoi capelli non vengono spazzolati poiché essa non permette a nessun albu di toc:carli. Arrossisce ogni volta che lo vede. Venti volte al giorno essa dice: ~Meine Mr E.- meine Sophie" [il mio sisnor E. -la mia Sophie). Marm rg,f6. Il signor E. dice di Miriam: "Non bo mai visto niente di simUe. Questa bambina ansima e palpiti con passione." 11 V«li topr~ b lettm eli
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Wenll6 (nota J).
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Aprile 1946. I bambini incontrano per strada il vicario. Tutti dicono: •Buongiorno!" Miriam Io guarda e dice: "Non signor E. di Miriam, un altro signorE." 11 si;nor E. parli dal villaggio poco tempo dopo, ma Miriam non lo dimenticò. Ogni YOita che riceve'Ila qualcosa di particolarmente bello, come un nuovo giocattolo, un nuovo vestitino, o se troww un 6me nuOYO, diceva: "Lo faccio vedere al signor E. di Miriam." Una volta ricevette da lui una cartolina e la portb con sé per settimane, spesso sotto la maglietta o le mutandine; la teneva con sé anche a letto. Quando Ruth strappò la cartolina, Miriam cercò di accomodarla c:on del nastro adesiYO e continuò ad accarezzarla e a scarabocchiarci sopra la sua risposta. Continuò a custoc:lirla sotto il cuscino quando ormai non m altro che un sudicio pezzo di carta. Apparentemente essa non Yisse la partenza del si&;nor E. con risenti· mento n~ la considerò come un rifiuto.
Erotismo orale, masturbazione Un altro fattore spiegaw. la diminuita capacità dei bambini 11 formarsi nuovi rapporti oggettuali. In quanto bambini per i quali il mondo oggettuale si era dimostrato deludente, e che avevano speri· mentato le piò. gravi priwzioni dalla fase orale in poi, essi aYCYano dOYUto ritornare in larga misum alla consolazione c rassicurazione fornite dal loro corpo. Perciò le soddisfazioni erotico-orali persistei· tcro, in una forma o nell'altra, in ogni bambino. Ruth aveva in più l'abitudine di gr;ttarsi ritmicamente fino a sanguinare e a sporcarsi col sangue. Uno dei bambini, Paul, soflriw di masturbazione coatta. Peter, Ruth, John e Leah erano tutti inYCtemti sutthiatori del pollice, Peter c Ruth per tutto n giorno rumorosamente e incessantemente, John e Lcah più moderatamente, riducendo gradualmente tale attività solo al momento di addormentarsi. Miriam si succbia,·a la punta dclla lingua, rigirandola contro i denti finché non si ad· donnentaYa. Nel caso di Peter, il succhiare fu sostituito, nella pri· mavcra, dal •fumare", cosa che faceva con bastoncini di 6ammiferi, rametti, fili d'erba; riprende:w poi a succhiarsi il pollice quando era contrariato c arrabbiato. o solo al momento di addormentarsi. Nel casa di Ruth, il succhiare persistew anche quando staw sYOigt:ndo qualche attività interessante come: quando infilava perline o giocava con lap]astilina. Poiché i bambini si·succhiavano il pollice rumorosamente, spesso si sentivano fare da passanti, o nei negozi, osservazioni del tipo che, se non smettevano, gli avrebbero "tagliato il pollice". Contraria·
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mente alla loro abituale ipersensibilità, in queste occasioni essi restavano del tutto indifferenti e non avevano neanche bisogno di assicurazione. Il succhiare era una parte tanto integrale e indispensabile della loro ·vita libidica che non avevano sviluppato alcun sentimento di co1pa o atteggiamento conRittuale rispetto a questo. Che un eccesso nel succhiare fosse in proporzione diretta con l'instabiliti dei loro rapporti oggcttuali fu confermato alla line dell'anno quando i bambini appresero che dovevano partire da Bulldogs Bank e quando il succhiare durante il giorno divenne di nuovo predominante in tutti loro. Questo persistere delle soddisfazioni orali, più o meno normale in tali circostanze, e oscillante a seconda delle relazioni dci bambini con l'ambiente, contrastava fortemente con il comportamento di Pau) nel cui caso il succhiare OS5essivo c la masturbazione si manifestavano come sintomi complessi c, in questo periodo, inaccessibili.11 Pau), nei suoi periodi buoni, era un ottimo elemento del gruppo, cordiale, premuroso e servizievole verso bambini c adulti, capace di amicizia come dimostrano gli esempi sopra citati (pp. 533sg.). Pur non essendo lui stesso aggressivo, cr.a sempre pronto a venire in socc:orso di un altro bambino e a scendere in campo contro un aggressOTe. Ma quando si trovava in una delle sue fasi di succhiamento o di masturbazione ossessivi, tutto l'ambiente circostante, inclusi gli altri bambini, perdeva per lui di significato. Cessava di badare a loro, cosl come cessava di mangiare o di giocare. Non gli importava più di prendere parte alle attività comuni che preferiva come distribuire la biancheria o accendere il fuoco. Non difendeva più sé stesso né altri, piangeva solo passivamente quando qualcosa o qualcuno lo rendeva infelice. Aveva questi attacchi in qualunque momento del giorno, mentre giocava, mentre stava mangiando a tavola, e durante il lavoro, Eia libero dalla masturbazione solo quando andava a passeggio, quando talvolta si succhiava il pollice, ma per il resto mostrava un atteggiamt:.nto del tutto mutato, allegro e interessato. Nel masturbarsi, Paul usava le mani, i giocattoJi di pezza, i libri illustrati, un cucchiaio; oppure si sfrcgava contro un mobile o contro un'altra persona. Quando succhiava, la sua passione erano gli asciugamani o i tovaglioli di flanella, che succhiava ]asciandoli appesi ai 11 1'1111 1\"C\"11 UNI &torio precedente di matu1b11ZiDne cceesriY;o a Then:sicml:lclt. Mllt!aaWcniCrKI'ilsedilui:•l'l.,\aimntudiii'IIIIIDitoealulqO.Dowcvl!lloi!IDblre il suo kllino da queDo lllq:li 1\tri buabini percl1~ "on ai ucora-o dclb coa e si cco:itostrro.•
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loro ganci. Usava anche un angolo della sua tuta, del giubbotto e le
braccia di una bambola, che succhiava tenendola pendente dalla bocca. Per un periodo di parecchie settimane egli trattb i tovaglioli o i bavaglini usati degli altri bambini come altrettanti feticci, sfregandose1i ritmicamente sul naso mentre li succhiava, trattenendo tutti e sei i tovaglioli tra le braccia, o premendosene uno o più d'uno tra le gambe. Quando era a passeggio, talvolta pensava a quci momenti di estasi con appassionato eccitamento, e ritornato a casa si precipitava nella stanza dei bambini esclamando gioiosamente "Bavaglini. bavaglini!" Poiché era indifferente agli stessi bavaglini quando erano appena lavati, si pub concludere che la sua eccitazione erotica fosse connessa con l'odore attinente a una s.ituazione di nutrizione. Vi erano altre indicazioni in questo senso. Pau) era Usolutamente imprevedibile riguardo al mangiare: le sue preferenze e le sue avversioni cambiavano direzione in modo violento. Per qualche mese non toccò altro che cibi amidacei e mostrb un'espressione disgustata per qualunque altra cosa gli fosse offerta. Nel marzo, dimostrò di gustare i suoi pasti per qualche settimana, e accettò il pesce, la carne, e le barbabietole per una quindicina di giorni. Ma ri6utava qualche piatto in un pasto e mangiava tre o quattro porzioni deJio stesso cibo al pasto successivo. Ad esempio, non toccava neanche un pa· nino al mattino e ne chiedeva un settimo o un ottavo al pomeriggio. Spesso gridava tutto d'un 6ato: "Ancora, non mi piace." Aprile 1946. I bambini giocano al negozio; ognuno "compraN una foclia che è, nella linzionc, un pezzo di cioccolato. Pau! restituisce la SIJa: "Non mi piace. • Quando sister Sophie gli dice: "Non importa, non mangiarla" egli grida: "la voglio", se la riprende, la getta via e poi piange perché vuole riaverla. Agosto r946. In una lettera di addio alla signora Clarke, prima di partire da Bulldogs Banl:, Paul detta: "Il caro PaiJI ieri ha mansiato Cl· rote, non le vuole ocgi, il caro Pau] può volere carote domani." L'atteggiamento ambivalente di Paul verso il cibo si estese alla tecnica del mangiarlo. Gridava: "Date qualcosa a Pauli" e non appena quakuno cercava di dargli da mangiare, gridava: •Paul fecd hcrself" [Paul mangia da sola]. Ogni volta che Paul da un periodo di masturbazione tornava a un periodo di succhiamento, regrediva anche da un comportamento più attivo a un comportamento infantile passivo, accompagnato da un nuovo riliuto di qualunque cibo che non fosse un amidaceo e da
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frequenti accessi di pianto. Il feticcio del ba~ino, insieme a questi accessi regressivi e all'ambivalenza verso il cibo, possono alludere all'azione continuata di qu~lche esperienza (soddisfacente o scoraggiante) al livello orale a cui il bambino è fissato e che egli riattiva coattivamente e a cui si accompagna apertamente una pratica autoerotica. Un'ulteriore connessione con la situazione della nutrizione mostra un cambiamento totale dal passivo all'attivo. Benché non si riwcisse a far smettere Pau! di mastmbarsi per andare a mangiare (anche le sue pietanze preferite), dette prova di poterlo fare per dar da mangiare agli altri bambini. Novembre l94S· Paul sta disteso sul pavimento e si masturba. Quando compare il cibo, si ane5ta, viene a tavola e porse le scodelle con la zuppa ai suoi vicini. Senza mangiare lui stesso (benché la zuppa sia in quel periodo il suo piatto preferito), si tira a:iù i cal~ncini e continua a masturbarsi. Quando i bambini sono pronti per una seconda porzione, Pau! smette di nuovo e 1i serve, poi continua come prima.
In feblnaio, Pau] fece tre diversi tentativi di collegare le sue pratiche autoerotiche con delle rclaz.ioni oggettuali, rivelando cosl, forse, parti delle fantasie sottostanti. In due occasioni, per uno scopo indefinito, esibl il pene di fronte a Leah. La sua intenzione fu espressa esplicitamente durante la stessa settimana verso sister Gertrud per la quale in quel periodo mostrava una vaga preferenza. Quando lei gli dava il bacio della buonanotte, egli voleva essere ancora coccolato, e poi si tirava giù il pigiama e le chiedeva di baciargli il pene. Questo desiderio che gli si b:lciasse (o succhiasse) il pene può essere la fantasia che collega il suo succhiare ossessivo con la mastu·rba:r.ione. Nello stesso mese Paul fece un ultimo tentativo di combattere la masturbazione. Sister Gertrud, che lo vestiva, interruppe la sua masturbazione. Paul, che contemporaneamente giocava con la sua bambola (la bambOla di Miriam), disse: "Bambola. può farlo": mise il braccio della bambola tra le gambe di q\lesta e cominciò a muoverlo ritmicamente facendo i r!!mori che solitamente accompagnavano la sua masturbaz.ione. Questa azione sembrò soddisfarlo e anche liberarlo da questa coazione per quel giorno. Ma il sollievo durb poco. Qualche giorno dopo gli cadde la bambola nel bagno e per un'intera notte ne fu disperato finché la bambola non fu di nuovo asciutta. Di nuovo, alcuni giorni dopo, perse la bambola nel bosco. Questa
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volta non dimostrO preoccupazione, ma disse semplicemente ..l'ho persa", sebbene fosse stato inseparabile da questa bambola per dieci settimane. Aveva evidentemente cercato di spostare la masturbazione sulla bambola insieme con i sentimenti di colpa dei quali non diede mai prove manifeste. Scomparsa la bambola, la masturbazione ritornO in pieno vigore. Abitudini rispetto al mangiare Poiché il godimento del cibo da parte di un bambino si basa in primo luogo sulle esperienze soddisfacenti avute nella fase orale, indisturbate da cambiamenti violenti e radicali, non era sorprendente che tutti e sei i bambini di Bulldogs Bank avessero dillicolt:i riguardo al mangiare. In più, a Theresienstadt, erano stati nutriti quasi esclusivamente con cibi moJli, monotonamente amidacei, con l'unica eccezione di qualche dolce ricevuto occasionalmente come consolazione dopo un controllo medico o una iniezione. Di conseguenza, non avevano alcun interesse per il cibo, erano riluttanti a masticare e non disposti a provare nuovi gusti e nuove pietanze. All'arrivo, e per vari mesi in seguito. essi ri6utarono qualunque cibo che non fosse amidaceo. La carne, il pesce, le verdure e il formaggio erano presi e gettati sul pavimento. A eccezione di Pau!, la cui ambivalenza verso il cibo esprimeva un più profondo conAitto sottostante, i bambini acquisirono gradualmente un nioderato gusto per le pietanze nuove. Un passo intermedio decisivo verso questa meta fu la grati6cazione del loro desiderio di zucchero che poteva avere ragioni sia 6siche che psichiche. Non v'è dubbio che nei tuionamcnti del campo di concentramento la loro dieta aveva contenuto una quantit:i insufficiente di zucchero. Simultaneamente il grande desiderio di un sapore eccessivamente dolce pub essere stato l'espress.ione della brama mai appagata di soddisfazioni orali. In ogni caso, il c:mpargere di zucchero cibi nuovi come le verdure crude o le insalate ne rendeva più facile l'accettazione da parte dci bambini, Per qualche tempo ess.i misero lo zucchero persino sulla carne, sul pesce e sul fonnaggio.'z D'altra parte, i pasti non erano soltanto momenti di routine. Benché il loro interesse per il cibo fosse ridotto e con8ittuale, appassionati interessi erano legati a fattori apparentemente minori come i "O~~ate s~ e.t.a per lo 111tthno furona possibili per i rcaolari ~ u,.Jo inriltidaiFosh!rhuals'PiondiNewYorl:.
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DI nue•z•aNa rneauna
dettagli del servire, la sistemazione dei posti a tavola, le posate ecc. Dopo una prima settimana di pasti turbolenti in cui ognuno si rifiutava di sedersi e volavano piatti e posate, uno degli atteggiamenti di gruppo dci bambini contribui a migliOiare i modi di stare a ta· vola. Poiché si preoccupavano che ognuno avesse la sua parte, co. minciarono a tiOYare divertente l'abitudine di passarsi i piatti. Ogni bambino intenompeva di mangiare, persino una pietanza prediletta, per passare al vicino ciò che gli occorreva. Dopo qualche settimana, i progressi compiuti in destrezza resero più tranquiDi i pasti. l bambini si divertivano a servirsi da soli dai piatti di portata e talvolta assaggiavano cibi nuovi per avere questo divertimento. Li interessava specialmente zuccherare da sé il cibo nel proprio piatto,. un'occasione nella quale il gradimento per il sa· pore del cibo si combinava con successo all'interesse nel proseguire l'attivitili desiderata. Un interesse molto appassionato durnnte i pasti riguardava i cucchiai. Dei cucchiai, alcuni avevano un marchio con la "cresta" reale che i bambini chiamavano "bicicletta"; altri avevano una N maiu· scola, che, tenuta orizzontale, essi chiamavano "upstairs" [il piano di sopra]. Le emozioni più violente si accentravano attorno ad alcuni cucchiai che non mostravano altro che linee indistinte,. chiam:1.te dai bambini le "cosine". Questa era l'unica occasione in cui l'atteggiamento comunitario si guastava completamente e dava luogo a chiassosi litigi, imbrogli e inganni. Anziché darsi il turno nella maniera abituale, ogni bambino che entrava nella stanza per prima cosa ag· guantava rapidamente una "cosina"; ognuno affermava che era il suo turno, anche se non era vero. John arrivò al punto di nascondersi addosso uno di questi cucchiai e poi di aiutare gli altri a cercarlo dovunque nella stanza. Che il cibo e persino l'avversione per il cibo fosse in certa misura emotivamente meno importante di questi elementi, era ulteriormente provato dal fatto che se un bambino rifiu. tava abitualmente varie pietanze, con la "cosina" invece li mangiava, come Paul, ad esempio, con la frutta cotta o il budino di riso al latte. D'altra parte, certe avversioni importanti non erano mitigate dall'uso delle •cosine", e i cibi venivano rifiutati in ogni circostanza (come la verdura da Pau!, le uova sode da Miriam). Il significato dei cucchiai restò un enigma finché un testimone oculare di Theresienstadt non ci riferl che nel campo i cucchiai erano le uniche proprietà personali dei bambini come degli adulti. Ogni internato aveva un cucchiaio che portava le sue iniziali {nel
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caso dei bambini, illOIO segno) inciso sul manico. Molti dei bambini più grandi erano soliti portare con sé il proprio cucchiaio dal mattino alla sera. Le "cosine" erano perciò per i bambini simboli di un passato per il resto dimenticato. Poiché i pasti erano i momenti della maggior parte delle battaglie verbali, e frequentemente scoppiavano risse per i cucchiai, il mangiare non era un processo pacifico, Si sviluppò gradualmente l'abitudine di far sedere i bambini che erano stati vittime di attacchi da parte di altri, vicino alla persona adulta che mangiava con loro; questa pratica si adattava bene all'inequietezza iniziale dei bambini e alla loro avversione a star seduti a lungo nello stesso posto. Durante certi pasti, i posti erano scambiati tanto spesso che alla fine nessun bambino sedeva più al posto in cui aveva incominciato a mangiare. Sappiamo bene da altre osservazioni delle abitudini e difficoltà alimentari dei bambini che, quando l'iniziale piacere orale per il cibo e per il soddislacimento dclla fame è disturbato, gli interessi e i conAitti sono spostati sulle disposizioni sussidiarie esteriori del pasto (posti a sedere, colore e forma dei piatti, buone maniere a tavola ecc.). Abitudini rispetto alla pulizia personale Secondo il rapporto da Theresienstadt, tutti i bambini avevano avuto un elaborato proces50 di addestramento alla pulizia, ultimato con buon esito, nel periodo di pcnnanenza nel reparto dei bambini senza madre. Martha Wenger attribuiva il prolungarsi e la difficoltà di questo procedimento, che includeva il far alzare alcuni dei bam· bini due o tre volte per notte, alla "dieta acquosa". Da parte nostra, noi riconosciamo questa battaglia protratta per la pulizia come caratteristica dei bambini istituzionalizzati che non acquistano il controllo sfintcrico sulla base di un rapporto esclusivo con la madre o un rostituto materno stabile, Secondo Martha Wenger, i sei bambini arrivarono a tenersi completamente puliti e asciutti giorno e notte dalla primavera .del 1945' fino alla loro liberazione. L'effetto disturbante di questi cambiamenti successivi d'ambiente è testimoniato dal fatto che in quattro dei bambini il risultato di un tale addestramento alla pulizia fu interamente o parzialmente annullato. Come sempre, non vi era una semplice corrispondenza diretta fra la misura del disturbo emotivo e la perdita dell'abitudine alla pulizia. I due bambini più profondamente disturbati, Paul e Ruth, mantennero l'abitudine alla pulizia, :tenza regressioni, manifestando
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PRII.IN!In'O DI BDUCUIOIII DI CII.V. .O
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i loro conflitti e le loro anormalitl per altri canali. John, Leah Peter si bagnavano regolarmente durante la notte con frequenti incidenti durante il giorno; Leah e Peter rcgredirono, 6no all'insudiciarsi, per brevi periodi. Miriam perse semplicemente la sua sicurezza in fatto di pulizia personale e aveva frequenti incidenii. La stretta connessione del bagnarsi con il rapporto verso il mondo degli adulti era dimostrata nella maniera più convincente dal comportamento di Peter. Usava deliberatamente l'orinare sia in modo difensivo sia come s6da nei confronti del personale, e come espres. sionc di emozioni quali la rabbia o un sentimento di frustrazione. Come è abbastanza tipico dci bambini con questo tipo di enure~i, una svolta decisiva nelle abitudini di Peter riguardo alla puliJ:ia av· \'Cnne quando i genitori adottivi americani gli mandarono in dono dei calzoncini nuovi con le bretelle. Questo regalo personale lo eccitò molto, faceva molta attenzione a non bagnare questi calzoncini e, sulla base di questi sentimenti positivi, riacquistò il perduto controllo vescicale. Deviazioni dalla norma negli atteggiamenti dell'lo
A Theresienstadt, cioè fino all'eU di tre anni· tre anni e mezzo, i bambini avev:ano condotto l'esistenza dei ricoverati di un reparto, rinchiusi in uno spazio ristretto, con pochi giocattoli o nessuno, senza opportunità di muoveni liberamente, di avere contatti con animali, di osservare la natura. Non avevano condiviso o osservato la vita della gente normale e, in assenza di forti legami emotivi con le persone che si prendeVllnO cura di loro, erano mancati i normali incentivi a imitare gli adulti e a identificarsi con essi. Di conseguenza, la loro conostenza ciel mondo esterno, la loro capacitl di capirlo e di affrontarlo, erano molto al di sotto del loro livello di età c d'intelligenza. Le attività in. casa e all'aperto Durante le prime settimane a Bulldogs Bank i bambini furono incapaci di usare il materiale per il gioco. Gli unici giocattoli che attirarono la loro attenzione fin dall'inizio furono i giocattoli di pezza, le bamboJe, e gli orsacchiotti che furono adottati come proprietà personali e non tanto per giocarci quanto piuttosto per ottenere un soddisfacimento autoerotico (succhiare, masturbani),ll o in "Vedibb:unboJadi hul,pp. nors.
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sostituzione di esso. Tutti i bambini, senza eccezione, portavano a letto con s6 le bambole o gli orsacchiotti. Se un bambino non lo faceva, invariabilmente si svegliava nel mezzo della notte piangendo per la mancanza di quell'oggetto. La prima attività di gioco che i bambini svolsero con appassionato entusiasmo fu quella di spostare i mobili, un'occupazione di solito prediletta dai bambini che hanno appena imparato a camminare. Al mattino incominciavano la .loro giornata spingendo le sedie nella stanza dei bambini e ritornavano a questa attività di quando in quando durante il giorno, ogni volta che erano liberi di farlo. Dopo a\-er imparato a giocare nel recinto con la sabbia, usarono la sabbia allo stesso scopo, spingendo un cumulo di sabbia lungo tutta la ve· randa per mettO di una sedia messa al contrario. Si mettevano a spostare mobili anche quando ritornavano a casa da lunghe passeg· giate, o quando erano stanchi. Un graduale progresso nella loro capacità fisica di manipolare gli oggetti c di amministrare cib che possedevano coincise con la cre-scita dell'interesse emotivo dei bambini per n mondo adulto. Questo portb al desiderio di Haiutare", di condividere il lavoro degli adulti e, come è stato sopra descritto (pp. S42 sg.), di andare a prendere c trasportare sedie, sistemare i !;;n'Oli ecc., attività che svolgevano con sorprendente precisione. Per un breve periodo, il desiderio di essere uguali agli adulti in queste faccende provocb una sorta di fre· nesia d'indipendenza, come mosha il seguente esempio. In novembre, i bambini sono portati a fare il loro primo viaggio in autobus. La situar.ione eta sl:lta spiegata loro in precedenza, compreso il fatto che la COlSI sarebbe stata breve e che alla fermata dell'autobus. avrebbero dovuto scendere in fretta. Essi hanno promesso di cooperare, e si alzano dai loro posti al momento giusto. Ma quando il conducente c un passeuero cercano molto centilmente di aiutarli a scendere dai gradini, essi li spingono via. urlando e strillando perch6 vogliono fare da soli. Alla fine, Miriam si Uova per terra con la faccia quui livida di mbbia, Paul, seduto accanto a lei, tira calci e grida, gli altri piangono e singhiozzano. Mentre una tale fase d'indipendenza ebbe come risultato un note· vole aumento di destrezu e di livello nelle attiviti dei bambini, in periodi caratterizzati da emozioni di natura opposta i progressi sem· brarono andare perduti ancora una volta. In gennaio, tutti i bambini attraversarono una fase di completa passività e dipendenza dagli adulti, corrispondente al cambiamento dei loro rapporti con gli
adulti stessi per il passaggio dai più impersonali sentimenti comunitari ad attaccamenti personali più intensi. Durante questo periodo essi rifiutavano di fare alcunché da soli, volevano essere imboccati, vestiti ecc., e non cooperavano nel lavoro. 11 loro atteggiamento ambivalente verso gli adulti, il protendersi emotivamente verso di loro e il ritiro delle emozioni da loro, si rifletteva nella sfera delle attività attraverso le violente esigenze di essere aiutati c accuditi come dei bambini piccoli e inerti, e allo stesso tempo con il rifiuto ugualmente violento di accettare le cure. In questi stati d'animo i bambini correvano via quando li si stava vestendo, sposta\'3no sedie e tavoli non appena erano stati sistemati per il pasto, si rifiutavano di trasportare persino le loro cose ccc. Dopo all'incirca sei mesi a Bulldogs Bank, queste ribellioni violente fecero posto a modi più comuni e più stabili di progresso. Nel marzo del 1Q16, i bambini cominciarono a perdere interesse per i giocattoli di pezza e cominciarono a portarsi a Ietto dci libri illustrati per "leggerliN. Per qua1che tempo ognuno dei bambini si accontentò di avere un libro qualunque. Dall'aprile in poi, i bambini richiesero i libri che li interessavano particolarmente. Quando Miriam ricevette la cartolina dal signor E. e ci "scrisse" sopra la sua risposta prima di andare a dormire. il ~leggere" ebbe termine, e Io "scrivere" ne prese il posto. Vari bambini avevano ricevuto lettere e pacthctti dai genitori adottivi americani e. a letto, "scrivevano• ad essi. Dapprima usarono le matite indisc:riminatamente, dopo un po' si scelsero i loro colori. Le lettere immaginarie scritte in quel periodo trattavano argomenti quali l'assenza di sistcr Sophie, contenevano notizie circa gli animali, i fiori ect., ci~ gli interessi per il mondo esterno che avevano preso il posto delle attività autoerotic:he esclusive prima di addormentarsi. Nella seconda metà dell'anno che trascorsero a Du]ldogs Bank, i bambini divennero sempre pii\ interessati alle occupazioni abituali di una scuola materna. Alla fine dell'anno erano diventati capaci di concentrarsi sù una determinata attività per un'ora intera. Erano capaci di maneggiare forbici, matite, pennelli, aghi, e si divertivano a dipingere, tagliare, fare i giochi di pazienza e a infilare le perline. Anche allora essi preferivano il "lavoro da grandi" alle occupazioni clelia stanza dei bambini, e lo facevano con molta eflic:icnza. Dopo questi inizi, che avevano R'lCHtrato un ritardo dei bambini nel gioco a un'età di diciotto mesi- due anni, fu tanto più impres· sionante osservare la mpidità con la quale essi passarono attraverso
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stadi consecutivi de1l'attiv:ità di gioco ricupe[i.ndo lo sviluppo che era mancato.14 L'assenza di un'esperienza adeguata, con la conseguete arrel:r.ltczza nella comprensione e nel comportamento, era anco[i. più evidente fuori casa. I bambini non avevano la conoscenza che hanno i bambini di città, del traffico, dei negozi, delle strade piene di gente, né la familiarità con gli animai~ gli alberi, i fiori e tanti tipi di lavoro che hanno i bambini nati in campagna. Non conoscevano altri ani· mali che i cani, che erano oggetti. di tenore. Non conoscevano il nome di nessuna pianta e non avevano mai [i.ccolto o maneggiato dci fiori. Sembravano non conoscere alcun veicolo,15 e non avevano alcun senso dei pericoli delle strade. Di conseguenza, le passeggiate per le strade di campagna, attraverso il villaggio, i vicoli e i sentieri erano avvenimenti eccitanti durante i quali si affollavano su di loro innumerevoli impressioni nuove. Parallelamente alla rapidità dello sviluppo nella sfera del gioco, i bambini attraversarono rapidamente i vari stadi di esperienza e di comportamento riguardo agli eventi esterni alla casa, stadi che abitualmente sono attraversati tra i due e i quattro anni. Una volta risvegliato l'interesse per gli animali, esso fu accompagnato dal solito giocare agli animali, dall'identilicazionc con gli animali e dall'osservazione degli animali.16 L'interesse per le automobili passò dal terrore de]l'auto che "fa tuu-tuu" all'orgoglio di essere in grado di cavarsela negli incroci, di insegnare ad altri come fare, e di distinguere i vari tipi di automobili. Prima di partire da Bulldogs Bank i bambini avevano acquisito le esperienze normali per dci bambini di campagna della loro età. Conoscevano per nome la maggior parte degli alberi e praticamente tutti i fiori comuni e chiedevano informazioni quando trovavano specie nuove. Distinguevano le erbacce dalle piantine; raccoglievano i fiori con il gambo lungo ••Vqi a qunto ripatdo l'articoiD di Lotte DaaziDPr e Lisclalte Flankl 1•914> •ui risulrati dqli CSIDii fatti a IMrrlllilli albmni i qual~ sceondo b CD11$11Ctudiae, tnscorraaa il loro prima anna di l'ili Jea;lti rWlalaro culla. Le autrici OISCn'IIKIIIII alami dique~tilmnbiniche..minnotirati.luariobllacuDaelasciotiPacarecandcisio
Ciltlall McntredoppriiRI i brarnbiaiaJIIIIIIinnnestrcmomeatsarldlati inconlrontacon altribombinl,lamaoquaiaUaJIIIricon.cssi(scbbcrlcnan_,plcbmcnte)dapad.., oYCWann siacota coa i siacottali per IDio pache ore. Come spieanicme k 111trid ,..,_ ltriltanacheiproc:eaiiatemidimlliiTIZia.aeennniiWftlllliql!l:ll'lDPratre944. Jvhn dice: •n cnamna man1i1 crbo, ala, ertx., e il latte Yicne l~~ari di
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:mziché strapparli in cima come facevano aU'inizio. Furono molto aiutati a ricuperare il tempo perduto dall'interesse della gente del villaggio, che faceva loro vedere gli animali, li lasciava entrare nei giardini, dava loro dCi fiori, spiegava come erano fatti i vari strumenti, pennettew loro di guardare dentro i furgoni, o dietro i banchi dci negozi, tutte esperienze nuove d'importanza unica per questi bambini.
Ritardo nei modi di pensiero Di froDte alla massa di esperienze che si affollavano su di loro, i bambini rivelarono, durante le prime settimane, alcune peculiari ca· ratteristiche che sono degne di nota in individui della loro eU.. La prima percezione di un oggetto o l'esperienza di un evento, insieme col dare ad essi un nome, lasciavano sulle loro menti un'impressione che superava in modo significativo per forza ed efficacia tutte quelle successive. Ne abbiamo avuto chiare dimostrazioni in varie occariODi. Un pony ne] campo era stato indicato per errore ai bambini come un asino, e le prime anatre che incontrarono erano state chiamate oche. In entrambi i casi ci vo11ero parecchie settimane per annullare la connessione sbagliata tra l'oggetto e la parola. Nonostante i ripetuti sforti di COIICzione, i bambini si attenevano strettamente ai nomi connessi con la prima immagine dell'animale. La prima foglia mostrata ai bambini fu un foglia d'edera. Per tutto un mese ogni foglia verde fu chiamata edera. Quando i bambini videro per la prima volta un aereo nel ciclo e chiesero dove andava, fu loro detto che andava in Francia. "Andare in Francia" restò un attributo fisso di ogni aereo da allora in poi. Durante tutto l'anno essi esclamavano "aeroplano va in Francia'", ogni volta che sentivano passare un aereo. La prima volta che lo scrivere letterC era entrato nella vita dei bambini fu ip occasione dell'assenza di sister Sophie. Tutte le lettere successive, immaginate o dettate da loro, mantennero le frasi iniziali che avevano usato allora: "Cara Sophie in una Londra nella casa di una signorina x•, nonostante il fatto che sister Sophie fosse tornata da parecchio tempo e che le lettere fossero indiriuate ad altre persone. La prima canzone inglese che i bambini impararono a Bulldogs Bank fu "Bah bah black sheep", Pur avendo imparato a cantare molte altre poesiole per bambini durante il loro soggiorno, "Bah bah
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black sheep" mantenne un posto a sé stante. Essi la cantavano sia quando erano allegri sia per festeggiare qualcuno in occasioni speciali. Quando parlavano della gente i bambini denominavano le persone secondo i loro attributi più interessanti o secondo cib che posscde\'ano, Oppure chiamavano questi oggetti col nome delle persone. La signora Clarke, ad esempio, aveva due cagnolini che furono i primi cani affettuosi che i bambini conoscessero e che ebbero una parte impOJtante nell'aiutarli a superare il loro tenore dci cani. A dicembre tutti i bambini chiamavano la signora Clarke: "cagnolini di Miss Clarkc". Cii oggetti che essa dava ai bambini erano chiamati con lo stesso nome. Una grande cucina elettTica che proveniva dalla sua casa fu chiamata da Peter: "cagnolini di Miss Clarke". Le scodelle da zuppa verdi che essa diede loro come regalo di Natale furono da tutti chiamate "Mrs Clarke". Dicembre J94S· Mentre sta lavando le storiglie, John dice: "Tu lavi Mrs Clarkc. Io asciugo Mrs Clarkc. Guarda qui, le Mrs Clarkc sono tutte asciutte." Gennaio J9,f6. Ruth p:lta per terra la scodella verde di Pcter. Tre blmbini gridano: "Mrs Clarke kaputt, povera Mrs Clarke tutta kaputt." Gli esempi citati in questo paragtafo rivelano modi primitivi di pensiero quali si mostrano in bambini di due anni. La forza sovercbiante dcl primo collegamento tra un oggetto o un avvenimento e il suo nome è caratteristica dclt'epcca in cui i bambini cominciano a imparare a parlare, o - per dirla in termini metapsicologici - dell'epoca in cui le rappresentazioni verbali sono aggiunte per la prima volta alle immagini (rappresentazioni oggettuali) nella mente del bambino. L'incapacità di distinguere tra attributi esrenziali e non essenziali di un oggetto appartiene alla stessa età (vedi l'esempio degli aeroplani). l casi di denominazione in cui questa è diretta non a un singolo oggetto limitato ma a un'intera idea ad esso connessa (vedi l'esempio dei cagnolini di .. Miss Clarke") sono forme di "condensazione", note nei processi primari che normalmente si rivelano nell'attività onirica e continuano nel secondo anno di vita come un modo del pensiero vigile.l7 Che questi infantilismi nella sfera del pensiero non fossero basati
...
su un ritardo mentale generale nei bambini sotto osservazione era messo in evidenza dal loro ragionamento e comportamento adeguati c adattati nelle situazioni che erano loro familiari (come i lavori domestici, le faccende dclla c:omunit~ ecc.); che non fossero semplicemente una funzione di un rovesciamento nel loro sviluppo emotivo è indicato dal fatto che essi li superarono ptima che i loro attaccamenti libidici cambiassero decisamente. Che la rapida crescita dell'esperienza di vita producesse un progresso ugualmente rapido nei modi di affrontada psichicamente indica piuttosto che fu l'estrema scarsità di nuove percezioni e d'impressioni diverse nei loro anni più imptcssionabili che privò i bambini dell'opportunità di esercitare le
proprie funzioni mentali in misma normale e conseguentemente pro. dusse un'atrofia dello sviluppo del pensicro.11
Paure e angosce I bambini erano cresciuti in un'atmosfera carica di paura e di angoscia. Thcrcsieustadt era un campo di transito e anche se alcune persone vi rimasero dal giorno del loro arresto fino alla fine del re·
gime nazista, migliaia. di altre, sia. adulti che bambini, ci passavano attraveno sulla via che li conduceva ai campi di stenninio in Polonia, soggiornando a Theresienstadt per qualche giorno, settimana o mese. Essere chiamati per un altro trasporto, che equivaleva a una sen· tenza di morte, era il tenore costante della popolazione del campo, da cui nessun internato era esente. Arrivi e partenze avvenivano con· "Uaaltroesempiodi qucslllam:sto dello sviluppo al secondo 111nodi Yil:li,ma dal btoemotivo,l'iparàYal'atteaiamcatodeibllmbiniYeiSCibptedelpaese,chcessi trllti:IY3ao wmplicemellte come alellrioni dqli adulti della loro easa. Mcnlfe il c:om· poftlmenlo qarmivo YCIIO il pcnDQI\c era al1110 culmine, i bambini apulavlno aaebc contra 1li opmi ebe si b'CWll....., aclla CliSI, tirav~no mki ai pu~~nli per b llrado, c urla\'1110 - P o n i intolenti a tatti. Quando la loro relazione con il pmoNie di· 'lftlne positiva. asi ii scntiy;,no nlrcaunncnk oliai Id. opi manmna d'inlacssc o di affetto da Plrll.dttli arranei. AaitaYaDO la mmo ili SCinO di ululo a tutte le aa\omabili cb• pasSaWUID, llptl!andosi elle b Fflle rirpondase Il ululo. En alrciDIIIIetll
... tinuamente, specialmente di notte. Internati che sfuggirono personalmente al trasporto persero genitori, mariti, mogli e figli. Accadeva quotidianamente che membri deJia comunità scomparissero e non ricomparissero più,. specialmente nell'ultimo anno prima della libc· razione quando il campo fu sgombrato di decine di migliaia di internati nel corso di vari mesi. Inoltre, per tutto il tempo vi fu una lunga lista di morti dovute a epidemie, altre malattie, deboJczza e vecchiaia, e le sepolturc erano all'ordine del giorno. Vi erano alcune migliaia di bambini a Tiu~resienstadt che vivevano una vita relativamente protetta in dormitori stipati, accuditi da loro
compatrioti. Il Reparto per bambini senza madre era uno di questi ostelli, BencM gli operatori faccsseio del loro meglio per proteggere i bambini dall'agitazione e dalle miserie della vita in un campo di concentramento, le inquietudini, le paure, i dolori e le perdite non potevano non penetrare nell'atmosfera del loro asno. I bambini, e gli adulti che badavano a loro. vivevano insieme in una tale stretta prossimità che non vi era spazio per una vita privata. Nel cortile i bambini incontravano gli internati di altri 05telli, adulti e bambini, e devono aYCine ascoltati i discorsi. Benché non avessero ricordi coscienti di queste cose, alcuni dei loro atteggiamenti sembravano essere testimonianza delle impressioni ricevute a quell'epoca.•• Paure basate sui ricordi Paurn dci cani. L'unico animale che i bambini avessero con05Ciuto a Thercsienstadt era un cane da guardia che apparteneva a una delle guardie tedesche e che, a loro dire, era temuto da tutta la popolazione. Non sappiamo se i bambini avessero veramente visto questo cane o se ne avessero solo sentito parlare. Fatto sta che tutti c sei i bambini erano terrorizzati dai cani. Strillavano, si aggrappavano agli adulti c impallidivano ogni volta che giungevano in vista di un cane. John si faceva bianco in viso c talvolta gli venivano le lacrime agli "La rea:nte 11111isi èli uo litro blmbino prom~ie:alc ùl campo èli Tberaimstaèll. ~nin.loaWilulcnnercaii'I:UèliQUIIlronnicKimii:Si,hariveblounaiJfallèll:quan· titièlifont:lsiesadicbccbcDelbJuomealcsillltltOllonnoconricorèlienccoali,ùiti perauo,èliscilèlati.fuciluioai,l'llccislcmeèliiUirnaèlrcelltreatroc:iU. Una blmbina, che a\ICWI sette anni c mezzo ~1 suo arrivo a Winèlmnerc. descrisse
le &ve primtimpressioni come sepe: •Ricordi elle Q.lllndosillmoanivati lll!llaasa, c'en t:lnto centc dae piauce.,,• Quuèlo le si non~~~entò che erano sola i blmbini pila piacolidaepi:anaevana.dletuttile:randicrauolclicidiaccollinciniiOYiYenll.ti,ESII èlissc: •Penavo che ca uaa priaiauc c do, tutta la ceotc denlro e:rièl• c piace perda~ Q.UIItuiiCIIi uocièler.lo .•. Vedi, io, sono venut:l ùlb C~:~~~~aola èiOYe metlft;rno lllftlle in ~=:'inc ~~u:::;;.no. c noi li scnli.,mo urlare c pio~, io - SlpCVO che ~
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occhi; Ruth, Paul e Peter tremavano di paura. Una volta, incontrando un gro55o cane durante una passeggiata, John nel suo terrore si morse un l:~bbro e quando cominciò a sanguinargli, pensò che l'avesse morso il cane. Questa paura assomigliava, per intensità, alle fobie dei cani che appaiono tanto frequentemente nei bambini di questa età. Vi erano, perb, alcuni aspl!:tti che indicavano una fonte esterna dell'angoscia in tutti loro, o in uno di loro dal quale poteva essersi propagata agli altri per contagio emotivo. La paura dei cani non aveva parte alcuna se non in presenza dell'oggetto temuto; non impediva ai bambini di uscire e di entrare nelle zone di pl!:ricolo e fu possibile superada lasciando che i bambini avessero a che fare con cani amichevoli. Nel giocar!!: con questi piccoli animali innocui ("i cagnolini di Miss Clarke") i bambini si eccitavano molto, a meU. spaventati e a meti divertiti del fatto che i cani avessero realmente paura di loro. Essi li accarezzavano in modo alquanto aggressivo, faccwno chiasso intorno a loro, li cacciavano mentre loro stessi cor· rcvano via, tutti atteggiamenti che conosciamo bene nei bambini quando giocano agli animali e nelle loro fantasie sugli animali. Mentre gli altri bambini superarono gradualmente la paura del cani, nel caso di Pcter il cane temuto divenne simbolo di conftitti e pericoli interni verso il quale egli Svih1ppb un vero e proprio atteggiamento fobico. Paura dei pennufi. Un'altra paura di natura simile che esisteva tra i bambini era rivolta ai pennuti. Tutti i bambini erano teiiorizzati quando vedevano penne o pl!:nnuti, gridavano di paura, impallidivano o tremavano. Pl!:ter urlava piO. volte durante la notte "Feder'" ("penna") e lo si trovava tremante di paura. Quando gli si dovette cambiare una medicazione per un taglio sulla testa, dapprima pianse normalmente, ma quando venne il momento in cui sentl più male urlò •Feder, Federi" BencM tutto facesse pensare a una loro espl!:rienza comune nel passato, non fu possibile in questo caso colmàre tale lacuna nel ticordo. Paura del furgone. Il grande interesse positivo dl!:i. bambini per il traffico e i veicoli di ogni genere era in netto contrasto con la reazione di Ruth a un grosso furgone grigio-verde scuro cl1e un giorno, nel mese di maggio, si fermò all'angolo della strada. Ruth lo guardò terrorizzata e si fece pallidissima, Quando John, a cui interessava molto, volle avvicinarsi, Ruth tremò, cominciò a battere i piedi e urlb con orrore: "John, John, du nis go near, come bere quickly" Uohn, John, tu non andare vicino, vieni qui presto]. Era fuori di sé
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dalla pauta, SO(Cia a qualunque rassicurazione, e si ceteò di far pro· seguite ai bambini la lOI'o passeggiata il più presto possibile. Essa continub a singhiozzare per un certo tempo: "John, nis go ncar, R 11 th so stocking!" (volendo dire .. shocking") [John, non andare vicino, Ruth tanto spaventata!]. Su1la strada di casa essa guardb fur· tivamente dietro l'angolo c disse con grande sollievo: "Grande fur· gonc brutto è andato." Si pub presumere in questo caso che il furgone avesse rievocato un improwiso ricordo di un furgone di gas o da tmporto a Thctesienstadt, comunque il ricordo di qualcosa che era stato oggetto di terrore per gli adulti del campo. Paura del volare. Nel febbraio, sister Gertrud disse ai bambini che sarebbe andata a Londra per un giorno. Tutti presero interesse alla cosa a eccezione di Ruth che aYCYa l'aria preoccupata. John comincib a piangere e disse: "You nis go in aeroplane, aeroplane will fall down [Tu non andare in aereo, l'aereo cadrà giù]. Sister Gertrud gli assicurb che sarebbe andata e tornata in autobus. Egli pianse per un po' e poi disse: "!eh go in aeroplane yestcrday-aber-aber·abet· und it made so noise • und ich cry and cty and cry ali the time" (lo vado in aeroplano ieri, ma... ma ... ma... e faceva cosl rumore ... e io piango e piango e piango tutto il tempo]. A poco a poco si uni· rono gli altri e dissero che anche loro aYCVllnO pianto quando erano suU'aereo ieri. Nessuno di loro riuscl a ricordare chi altri ci fosse sull'aereo, né alcun altro particolare. Angosce. A parte queste paure che aYCYano una patte impattante, i bambini mostravano la wrietà consueta di passeggere angosce individuali che sono espressione manifesta di sottostanti conflitti e diffi· coltà nonna li per la loro· età. Vi erano esempi di paura del buio (Miriam), delle mosche (Paul), delle onde (Peter), di attraYCrsare i ponti, di tnware dci peli nell'acqua del bagno o nel cibo (Pa1d). A parte la paura dei cani, non vi era alcuna paura dci grossi animali, di cavalli, mucche, maiali ecc. Cosa abbastanza sorprendente, queste comuni forme di angoscia non erano più notCYOii o diffuse che nei bambini che crescono in condizioni normali; erano, se mai, meno in evidenza. Resta senza risposta la domanda circa il perché l'atmosfera di angoscia e di terrore nella quale i bambini aYCYanO trascorso i loro primi anni non li avesse predisposti a più violenti stati d'angoscia specifici. Lattanti e bambini piccoli sono, come sappiamo, profonda· mente inBuenzati dalle paure e dalle angosce consce c inconsce delle loro madri. La spiegazione pub essere che questi bambini, pur es· tendo vissuti in stretta vicinanza con i loro custodi adulti, non cbN
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bero quel contatto emotivo intimo con essi che dà luogo al contagio dci sentimenti tra madre e figlio. Forse il fatto che non avessero mai conosciuto ambienti c luoghi pacifici li rendeva più indifferenti agli orrori che accadevano intorno a Ioro.zo Un'altm spiegazione possibile è forse collegabile a1 fatto che i bambini avevano forti difese contro l'angoscia neJio stretto tapporto gli uni con gli altri che agiva da rassieurazione e da protezione. Quest'ultimo punto è messo in luce dal fatto che essi divenivano insicuri e angosciati non appena erano separati l'uno dall'altro. Una risposta migliore a questo problema sad. data, col tempo, speriamo, dalla futura analisi di questi bambini o di altri ehe abbiano vissuto esperienze di questa natura. Problemi di lingua Mentre attraversavano le fas.i di sviluppo-sopra descritte, i bambini avevano il compito in più d'imparare una nuova lingua, necessità questa che rese più difficile l'adattamente! poiché più difficile era per loro esprimersi nel periodo di transizione. Parlavano tedesco all'arrivo, misto con il ceco, che avevano imparato dopo essere par· titi da Thcrcsicnstadt. P..arlicolarmcnte difficile da capire era la mc· scolanza che faceva Ruth di tedesco e ceco. I membri del personale incominciarono a parlare inglese in presenza dei bambini e con loro dopo una settimana, e cessarono del tutto di parlare tedesco dopo all'incirca sette settimane. Cosa sorprendente, non vi fu alcun rifiuto violento da parte dei bambini di adottare la ni10Y3 lingua. L'unico ad avere scoppi d'ira al riguardo fu Paul. In ottobre, mentre ripeteva delle parole inglesi, cosa che gli piaceva fare, improvvisamente si infuriò: "ls nicht motor car, is Auto, biOd'e Tante!" "Nicbt good. morning Paul, gufen Morgen Pauli." D'altro canto, Paul fu il primo a rendersi conto che la nuova lingua era essenziale per entrare in rapporto con la gente del paese. All'epoca in cui gli altri bambini avevano ancora un'aria infelice e schiva, egli attirava l'attenzione di tutti per il suo amabilissimo sorriso. La gente gli sorrideva e lo salutava con la mano, •Vedi an ese~~~pico dell"ottobre 1045' un mattina Miriam trova il !ello oli R11th ~Ilota. Durante la notte lluth ~stilla portata in un'1ltra ttanl:l perchf non olist11tbasK ali lillri CCIII i ruoi pianti. Qaonolo Il: ti cllitolc dove N 3ncbta Rulh, Miriam b apalluccc, ..alp Il: moni an'insil illUR tipico ICIIo ebraico e dice' ~tal" (morto).
,., benché eg1i potesse solo dire • hallo N in risposta. Pronuncib la sua prima frase inglese in uno sforzo deliberato di fare amicizia. Nel dicembre, i bambini passarono di fronte a una villetta la cui proprietaria si avvicinò al cancello e dette loro dei &ori. Pau) disse: •aowers"
c dopo aYelci pensato un po' su: "lovely flowers" [bei .fiori], e poi "Many Jove)yftowers, thank youl" [molti bei fiori, araziel], La donna fu COSÌ COD· tenta che gli dette un bacio.
Dopo Paul, anche John e Peter cominciarono a usare le parole inglesi che conoscevano per attirare su di sé l'attenzione, e presto usarono più nomi inglesi che tedeschi. In una fase di transizione usarono nomi composti, fatti di entrambe le lingue, come "Aufocar", "doggy-Hund" [cane], "dolly-Puppe" [bambola], "UJifclspoon" [cucchiaio] ecc. Le bambine, che complessivamente parlavano peggio, seguirono molto più lentamente. l primi aggettivi e avverbi furono usati dalla quinta settimana in poi. Era un'evidente preoccupazione dci bambini che la differenza nella rapidità di apprendimento dell'inglese causasse differenze tra di loro mentre pdma c'm stata. unità. Molte delle loro battaglie verbali erano centrate attorno a questi punti, come dimostrano gli esempi che seguono. Dicembre (durante il pasto): Leah: ·orot• [pane]. Ruth: •Js bread." Leilb: "Brot." Rutb (quasi pjangcndo): "Nis Brot, is bread ... Leab (urlando): "Brot." Rutb (piangendo): "ls btad. • Pau!: •1s bread, bJOd'er Ocl1s Lcab." John: "ls nis b/tlder Ochs." Pau l (;ridando): "ls bli:lder Oclu John. • fohn (urlando): "ls nis bJOdcr Ochs.• Sister Sopbie: "Non piaqete, nessuno è un bklder Ochs. • Paul (più /orte che può): "Bklder Ochs du, bl&fcr Ochs Sophic." fohn: "Sophic is nis bklder Ochs." Peter (tutto sorrisi): "Nis bl&fer Ochs Sopbie." Paul: "ls hau dich" [ti picchio] (si volge contro Pctcr). Pcter: ~Pieasc brcad." Pau! prende del pane per Peter e &lielo passa. Gennaio (durante il pasto): Pau!: "Lool:., ich big TeiJer, sichst du?" [Guarda, io grosso piatto, vedi?] John: "Nis Teller, is plate. •
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ISPIJINR.'fJODIHIHJCA'I-IDICJVPI'O
Paul: "Oh nein. • John: "Is nis Teller, is in endlish (english7) plate. ~ Paul (grida): "Oh nein, ~ Sister Sophie: "John ha ngione, Te!Jer a plate in inglese." Paul: "l.ool:, ich big plate.'' John: "Clever boy John" [bambino intelligente John). Peter: "No, clever boy Sophie" ecc. Queste differenze scomparvero nuowmente dopo gennaio, quando tutti i bambini del gruppo cominciarono a parlare inglese, sia tra di loro che con gli adulti. Cercavano di esprimere ogni cosa in inglese, usando un linguaggio pittoresco dove l'assenza dei verbi rendeva difficile l'espressione. Gennaio J9.f6. Peter cerca di descrivere come una bambina avesse raccolto dci &;attini di nocciuolo da un'alta siepe: "Sheila and 11 jump (salto], and a jump, and a jump, and a hazel-otkin (gattino)." Gennaio 1946. Mostrando una toppa sulla scarpa ripanta, Peter dice: "Questa scarpa di eabolaio", poi mostrando la vecehia parte della suola: "'E questa scarpa di Peter". l verbi cominciarono a essere usati da gennaio in poi e posero grandi difficoltà ai bambini. Anziché usare i tempi conettamcnte, incominciarono a ••sare il participio presente da solo: "You writing?" rru scrivendo?) "Doggy barking, we not crying" [Cane abbaiando, noi non piangendo). "You should not nicht talking a lot, you talking awfully mucb" rru non dovresti parlando tanto, tu parlando terribilmente tanto). Da aprile furono in grado di usare correttamente il tempo presente, ma avevano difficoltà con l'imperfetto e il passato: .,Sea did make so noise, water dici come so nearer, Peter did cry." "I did told you you must not do that." "l did helpcd in the kitchen, I did cooked the beans." "Die Mr B is coming; oh no, she did wcnt aWay,• Vi erano molti usi errati delle parole che i bambini avevano fatto abitualmente in tedesco e !!he tmsfcrirono 'invariati nell'inglese. Essi usavano "up" [su) e "down" [giù), "open• [aperto] e "shut" (chiuso] al contrario. Inoltre usavano l'articolo o il pronome fem· minile [tedesco] per gli uomini, e le espressioni "clever boy", .,naughty boy" sia per le femmine che per i maschi. "Die John dress hersclf, clever boy die John." "Die Mr B... " "Naughty boy, Gertrud."ll 11 Ciii aon
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UI. .IMBI<JODIBDUCAZIOHIDICIIUPIO
Per un lungo periodo i bambini rimasero fenni all'avverbio nega· tivo tedesco nicht (che deve a\-er avuto una parte enormemente grande neJle restrizioni in cui visserO). Per alcune settimane, in pri· mavera, lo usarono ins.ieme al suo cmrispondente inglese, risultan· done un "not-nicht", finché non l"abbandonarono. L'unica parola tedesca che i bambini mantennero per tutto l'anno fu meine (mia). Benché i bambini conoscessero e usassero l'equiva· lente inglese, ritornavano al tedesco mcine per essere particolar· mente affettuosi: "meine Gertrud", "meine dolly". Verso agosto erano scomparse le ultime parole tedesche, con quest'unica eccezione, benché la comprensione della lingua tedesca come tale fosse cessata molto prima. Quando un visitatore in aprile parlò ai bambini in tedesco essi risero come se fosse sta~ uno scheiZO. In maggio un prigioniero di guerra tedesco si rivolse a Ruth in tedesco, ed essa lo guardò con aria del tutto inespressiva. In giugno, un altro visitatore che aveva cono!ciuto i bambini a Windermere, parlò loro in tedesco; non vi furono assolutamente reazioni. Con l'adattamento alla nuova lingua i bambini avevano fatto un altro passo decisivo verso una rottura con il loro passato, che ora scompariva completamente dalla loro coscienza.22 Conclusione Gli "esperimenti" di questo tipo, consentiti dal destino, non hanno la soddisfacente nitidezza e delimitazione di una situazione arti6ciale. ~ difficile, o impossibile, distinguere l'azione delle variabili oepenti m01h~no d!e b ]ora curiDsitli e le IDio teorie riSW~rdllnli questo afiiiJnti!IO ermoDor....liperbloroctli: Feblnlio r,..ci. Job si esami~~:~~ ~tlentlmmte il pcae. •..tbe:r, 1hr, ober, 111!1w is il li!tle hole? (Ma, perdi~ .!l buco pic.:olo?l Rispom: ~Qui .!l oli tl....e esce b 1111 pipl." Jolm:•Biliobabet,lber,•llnnQCOIIIQo""ollitllellale•[LapopbpcrbiiCNinceobl buco piccolo), Rispastl: •No, b 11111 pap6 esce da un buchetto Ul ptl pii) pORO qui dietro.• Jo&n (oerCIIIdo fatKosamente oli ftlkrlo): •wo, is bna uis see• (Dove,JIOIIIImkn:]. EYide:nteiiiCII!e e1li trJnnise b 5111 naon. COIIDJO:nra, paich~ 1101 xra eli qaald.e Pm>a dopo, udimmo per CISD 1111 ~e~ae:nle -w:nuicme tn i bunbilli. l'eta:: •Pater lueh [anche) litUe hole,. Pllul1uah li!Ue hole,. Joha 1uah little ltole. MirUm •uah litllehole.~ •Miriamui$1ittlehole,. Miriamalln,aber,lbcrllur (solo)litllebilbiacr hole(buc!letlollllpo'pii)arossaJ.• Una quindicina oli Pomi oJapa, durante una jUSSqlilola, Miriam dille bisalno oli orinare. Jahn b aumb e olioc: •cirls nn'l oJa llllu, on]J hil job• [Le bambine na11 P* IOIIOfarepipi,IOiopop6).QuaaoJallisio!icechlpciSIDIIO!u]abeuissimo,r;ipen• unpo'laepaiolice:•Well,!bcyeondolulawitbhii!Db•(lleDc,pciiiODOfarepipl C011lapop6]. • uun•nnoe mezzoclopo,quoruloq•lfmlod!i...,a l'cterllllmefOIRonivltoo Wlrulcr~~~~:re.Peterrispose:•uaoDonclaniva,tutliSODCinatin.•
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l'una dall'altra, come è dimostrato nel nostro caso dagli effetti mescolati di tre fattori fondamentali: l'assenza di una madre o di un mpporto parentale, l'abbondanza dell'influenza comunitaria, e la ridotta quanti~ di gratificazione di tutti i bisogni, dalla fase orale in poi. Ovviamente, è impossibile modificare l'esperimento. Nel
nostro caso, inoltre, si dim05trb impossibile venire a conoscenza di tutti i fattori che hanno influito sullo sviluppo. Restavano dei periodi oscuri nella vita di ogni bambino e si dovettero usare congetture, illazioni e conclusioni per colmare le lacune. In circostanze simili, non si pub rivendicare alcun diritto di esattezza per il materiale qui presentato, ed esso non offre alcuna base per delle considerazioni statistiche. Benché sia un esperimento a~ prontato dal destino, nel senso che accentua l'azione di alcuni fattori nella vita dcl bambino (sia per la loro assenza sia per l'esagerata presenza), esso ha poco o niente da offrire aUo psicologo
sperimentale. Aiuta invece a creare impressioni che o confennano o confutano gli assunti dell'analista riguardanti lo sviluppo infant:s1e, impressioni che possono essere verificate e a loro volta confennate o respinte nel lavoro analitico particolare con i singoli individui. Secondo i risultati dell'analisi infantile e la ricostruzione che si compie nelle analisi degli adulti, il rapporto del bambino con fratelli e sorelle è subordinato al suo rapporto con i genitori, ne è - di fatto - una funzione. Fratelli e rorelle sono normalmente acce5SOfi ai genitori, le relazioni con loro sono governate da atteggiamenti di rivalitl, invidia, gel0$ia e competizione per l'amore dei genitori. L'aggressivitl, che è inibita nei confronti dei genitori, è liberamente espressa verso fratelli e sorelle; i desideri sessuali, che non possono rendersi manifesti nel rapporto edipico, sono vissuti, passivamente o attivamente, con fratelli e sorelle sia più grandi che piò: piccoli. li rapporto basilare con fratelli e sorelle è quindi un rapporto negativo (risalente alla prima infanzia quando tutti i figli non erano che semplici rivali per l'amore materno), con una sovrapposizione di sentimenti positivi quando fratelli e sorelle sono usati per la scarica de1le tendenze libidiche deviate dai genitori. Quando le relazioni tra i figli di una stessa famiglia diventano infine manifestamente positive, cib accade secondo i princlpi della formazione di gruppo, sulla base della loro comune identificazione con i genitori. Il fratdlo rivale è tollerato in quanto appartiene alla madre; in casi speciali - che portano a p05teriori atteggiamenti omosessuali - il fratello rivale
... diventa addirittura un oggetto d'identi&cazione in quanto prediletto della madre, Il primo accostamento del bambino all'idea della giustizia si effettua durante questi sviluppi del rappodo con fiatelli e sorelle, quando la rivendicazione di essere personalmente prediletti si tramuta nella richiesta che nessuno sia prediletto, cioè che i diritti siano uguali per tutti. Poiché i coetanei al di fuori della famiglia sono trattati come i fratelli e le sorclle, questi primi rapporti fraterni diventano fattori importanti nel dctenninare gli atteggiamenti
sociali dell'individuo. ~ pienamente conforme con tali punti di vista che il nostro ma· teriale dimostri che le relazioni fra i bambini a Bulldogs Bank erano totalmente diverse dagli atteggiamenti che si manifestano abitualmente tra fratelli e sorelle. I bambini erano senza geni· tori nel senso pià pieno della parola, cioè non solo erano orfani all'epoca dell'osservazione, ma per la maggior parte non avevano al-
cuna prctedente immagine materna o paterna nella parte inconscia della loro psiche a cui potessero essersi attaccate le prime tendenze libidiche, Di conseguenza, i compagni della stessa età erano i loro reali oggetti d'amore e le relazioni libidiche con essi mno di natura diretta, non semplicemente i prodotti di laboriose formazioni reattivc e di difese contro l'ostilità. Questo spiega perché i sentimenti dei sei bambini l'uno verso l'altro dimostrano un calore e una spontaneità che altrimenti non riscontriamo ne11e ordinarie relazioni tra bambini piccoli coetanei. Non è che una conferma di qllC5ta teoria lo scoprire che gli attaccamenti a una figura materna in singoli casi disturbano queste relazioni positive, come nel caso di Ruth. O quando John, triste per l'assenza di Maurcen, si rivolse contro i compagni e cominciò a far loro dcl male. In questi esempi l'attaccamento libidico positivo era diretto verso la persona adulta; gli altri bambini passavano in tal modo dalla posizione di amici e di oggetti d'amore a quella di nemici e rivali. Lavorando con i bambini ddle Hampstead Nurseries (A. Freud e Burlingharn, Bambini senza famiglia, 1943), una delle autrici ha descritto alcuni atteggiamenti di disponibllit~ a rendersi utili, di cooperazione, d'identificazione e amicizia che apparvero in un gruppo di bambini piccoli {tra i quindici mesi c i due anni e mezzo di et~) che erano stati temporaneamente privati delle cure delle loro madri. I sei bambini di Bulldogs Bank, come provano le osservazioni, mostrano questi atteggiamenti in eccesso. la differenza quantitativa tra
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UPUIM1i!fi'O DI
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loro e il gruppo delle IJampstead Nuueries corrisponde .alla diffe.. renza tra !'.assenza: totale e l'assenza parziale di un rapporto parentale. L'alto grado d'idc.ntificaz.ione dei bisogni l'uno dell'a:ltro ci è noto da un altro r::otpporto in giova:nc cb\: quello tra i gemelli identici. In un recente studio su questo tema Dorothy Burlingha:m (195'1b) dimostra l'importanza emotiva: dei gemelli l'uno per l'a:ltro, il modo in cui il gemello è tr::ottt.ato come un'estensione di sé, investito d'a· more narclsistico come pure d'amore oggcttualc. L'identificaz.ione con il gemello prospera. sulla base dei bisogni comuni, delle comuni angosce, dei comuni desideri, in breve sulle reaz.ioni simili di due esseri della stessa età che vivono in stretta vicinanza nelle stesse condizioni esterne, Mentre nel caso dci gemelli il rapporto fra di essi è conOittuale rispetto al rapporto con i genitori e deve adattarsi ad esso, all'interno del nostro gmppo di orfani coetanei l'atteggiamento verso il compagno .aveva la supremazia assoluta. Che i bambini fossero capaci di legare la libido ai loro compagni c al gruppo come tale, aggirando, per cosi dire, il rapporto parentale che è la via normale per acquisire atteggiamenti sociali, è un fatto cbe merita una certa attenzione in relazione ad alcuni assunti psico· analitici. Nel lavoro analitico recente le esperienze del primo anno di vita, l'importanza del rapporto con la madre durante la fase orale, e il collegamento di queste esperienze con gli inizi dello sviluppo del· l'Io hanno assunto un grosso significato. Le indagini in questa dire· zione hanno portato alla convinz.ione, sostenuta da molti autori, che ogni disturbo del rapporto materno durante questa fase vitale è in· variabilmente un fattore patogeno di valore specifico. Gravi carenze nello sviluppo dell'Io, la mancanza o la perdita della parola nei primi .anni, il ripiegamento su sé stessi, l'apatia, gli atteggiamenti .autodistruttivi, le manifestazioni psicotiche, sono stati tutti ascritti al cosiddetto •rifiuto" da parte della madre, un termine con ampia connotazione che include ogni disturbo del rapporto materno, dalla perdita della madre per la sua morte, alla separazione permanente o temporanea, al trattamento trascurato o crudele, &no alla mancanza di comprensione, iall'ambivalenza, alla preoccupazione o alla man· canza di calore affettivo da parte della madre.u l sei bambini di Bulldogs Bank ·sono senza dubbio dei bambini "rifiutati" in questo senso del termine. Essi furono privati dell'amore materno, delle soddisfazioni orali, della stabilità nei loro rapporti e "[l'eruftldisamillllpartimbrca:iato,w:diJICOIK't'ttodi"lll'ldtedlcrnpince"(I
quiallfe,PP.57JJU.J
nell'ambiente circostante. Passarono di mano in mano nel loro primo anno di vita, vissero in un gruppo di coetanei anziché in una famiglia nel secondo e terzo anno di vita, e furono nuovamente sradicati per tre volte nel corso del loro quarto anno. Una descrizione delle anomalie che tale destino produsse nella loro vita emotiva e dei ritardi in alcuni atteggiamenti deli'Io 14 è contenuta nel materiale presentato. I bambini erano ipersensibili, in<juieti, illlggressivi, difficili da tnattare. MostniVano un elevato illlutoerotismo e alcuni di loro un principio di sintomi nevrotici. Ma non erano né deficienti, né delinquenti, né psjcotici. Essi avevano trovato una collocazione alternativa per la loro libido e, in forza di questo, avevano padroneggiato alcune delle loro angosce e sviluppato atteggiilllmenti sociali. L'acquisizione di una nuova lingua in mezzo a tanti cambiamenti radicali è testimonianza di un contatto con l'ambiente fonda.mentalmcnte non danneggiato. Le autrici sperano che un contatto ulteriore con questi bambini o con bambini che abbiano avuto esperienze simili possa dare indicazioni di quanto tali anomalie emotive dei primi anni di vita influiscano sulla conformazione della fase edipica, sullo sviluppo del Super·io, sull'adolescenza e sulle possibilitìa di una vita amorosa adulta normale.z5
Il concefto di "madre che respinge" . 195"4
Quando rièevetti dal vostro presidente l'invito a intervenire al convegno annuale della Child Welfare League of America, lo considerai un segno di riconoscimento della stretta relazione reciproca che esiste oggi tra il vostro campo di ricerca e il mio, tra il lavoro di assistenza sociale e quello psicoanalitico. Ormai è stato accettato come un dato di fatto da molti che il lavoro di assistenza sociale per l'infanzia deve, per essere efficace, attingere abbondantemente ai risultati della psicologia analitica. lo credo che, reciprocamente, la psicologia infantile non possa pcrmettersi, per ottenere i suoi migliori risultati, di trascurare l'inesauribile fondo di materiale che è a disposizione deJI'assistente sociale sotto forma di impressioni, osservazioni, esperienza pratica. Un generoso sostegno da parte americana mi ha consentito, in quanto analista, di avventurarmi ripetutamente nel regno dell'assistenza sociale.' In tali imprese mi si è imposto all'attenzione il valore dcll'ottenimento di un'intima comprensione di entrambi gli aspetti di un duplice compito: quello del costruire un corpo di conoscenze concernente lo sviluppo emotivo del bambino e quello di applicare tali conoscenze, arduamente acquisite, allo scopo di "proteggere la salute emotiva dei nostri bambini". Rel?:zioni tra psicoanalisi e assistenza sociale all'infanzia Storicamente, la signifiaitiva cooperazione tra i due campi inizib con la scoperta analitica che nulla di cib che accade nella Yita poste1LI J""bon Nusery di Vieana, lld IQ,S.iiQ, ICIItenUia dalla clottoraN Editb ]ICÙ<Jn di New Hm:n. Le HaiRJIIItad. Nuncrits a Lorulra, nel 19~~ sostenute clal. Foster I'Jscnb' Pian for War Chihlten di Ne. Yorlr. La Hampslad Child·ThlllliPr Clinic di Londra_ IO!Itenub dalla Fidd. FOIIIICI&tion di New Yoslc, dal 195~.
riore di un individuo ha la stessa importanza, per la sua salute mentale, che gli avvenimenti dei suoi primi cinque anni di vita. Fu questo spostamento d'accento dall'esperienza adulta a quella del· l'infanzia che dimostrò l'importanza dell'assistenza sociale all'in· fanzia per la prevenzione dei disturbi mentali, dandole così uno status molto speciale fra i servizi sociali. Segui da parte analitica la scoperta del complesso edipico. cioè l'esplorazione delle relazioni d'amore e di odio del bambino all'interno della famiglia, che pongono le fondamenta della sua vita amorosa e del suo adattamento morale alla socicti. In risposta a questo, gli enti preposti alla famiglia cominciarono a interessarsi delle "famiglie disgregate• e indirizzarono i loro sforzi al mantenimento dell'integrità e, se possibne, dell'unità della famiglia, ai fini della nonnalitl. L'analisi scopri che non vi è nevrosi nella vita adulta che non sia stata preceduta da una nevrosi infantile. Questo portò all'istituzione di centri di trattamento c di cliniche per la psicoterapia infantile. L'analisi scavò più a fondo nella genesi dei problemi del bambino e dimostrò le avverse conseguenze di certi atteggiamenti parentali come il rifiuto d'informazioni sulla sessualità, un'educazione troppo severa alla pulizia o metodi sbagliati di alimentazione; questo portò, nella sfera sociale, a una campagna per l'istmr.ione dei genitori. Quando si pose in luce che un modo sbagliato di trattare i bambini picco1i non è dovuto alla mancanza di conoscenze ma a difficoltà interne da parte delle madri, si iniziò un lavoro casistica con le madri per studiare le loro ansietà e porvi rimedio. In breve, nell'evolvere verso una nuova ed efficace forma di igiene mentale, il lavoro di assistenza all'infanzia sembra essere gradualmente divenuto altrettanto dipendente dalla psicologia analitica infantile quanto l'igiene fisica lo è da1la medicina e dalla ricerca medica. L'analogia includ.e anche gli errori compiuti da entrambe le parti. Gli scienziati, sia che studino i segreti del corpo sia che studino quelti della psiche, talvolta rendono pubbliche le loro scoperte quando ancora si trovano allo stadio sperimentale. Gli operatori nel campo deJI'igiene, sia fisica che mentale, ansiosi di alleviare o prevenire le sofferenze, non sempre sono sufficientemente attenti e discriminanti nell'applicarle, Questo pericolo è ancora maggiore dal lato psicologico per la natura meno obiettiva dei risultati, per il linguaggio meno preciso con cui l'analista li esprime e infirfe, cosa non meno importante, per il loro richiamo emotivo.
IJ riliuto come fattore patogcno Una volta enunciati e riconosciuti i fatti della sessualità infantile, i complessi edipico e di evirazione, i problemi dello sviluppo de1l'Io e del Super-io, e il ruolo de1l'aggressivit~. lo studio J»icoanalitico si volse poi al primo anno di vita del bambino, cioè all'inizio del fun· zionamento mentale e al primo contatto emotivo del lattante con il suo ambiente. Ciò mise in luce in modo particolare quanto siano essenziali per il bambino la penona della madre e il suo atteggiamento verso di lui. Fu dimostrato che tutti i vantaggi di una vita familiare successiva possono andare sprecati per un bambino a cui sia mancato inizialmente un rapporto affettuoso e soddisfacente con la madre. Le condizioni necessarie perché si stabilisca questo primo contatto nel modo più vantaggiOlo sono state descritte da molti autori.1 In questa condizione .associativa primaria, quella tra il neo· nato e la madre, le richieste sono tutte da una parte (quella del neonato) mentre gli obblighi sono tutti dall'.altra parte (quella de11a madre). 2. compito della madre essere attenta .ai bisogni del bambino (di cibo, sonno, calore, movimento, consolazione, compagnia), .a non fraintenderli o confonderli l'uno con l'altro, e a socldisfarli non secondo i propri ritmi ma adattando le pTOpiie azioni ai ritmi del bambino. Il lattante è dipendente dalla madre per ottenere i suoi soddislacimcnti. Se essa prova di essere soddisfacente e accomodante nel provvedere ai suoi bisogni urgenti, egli comincia ad amare non solo le proprie esperienze di app.agamento dci desideri, ma anche la persona di lei. In questo modo lo stato originario di egocentrismo del lattante si muta in un atteggiamento d'interesse emotivo per l'.ambiente che lo circonda, ed egli diventa capace di amare, dapprima la madre e - dopo di lei - il padre e altre figure importanti nel suo mondo esterno. Molti analisti sostengono che dipende totalmente dalla madre di un lattante che si veri&chi o meno questo sviluppo favorevole. Quando la madre accoglie benevolmente la prima effusione di senti· mento del bambino verso di Ici e vi risponde, essa favorisce il suo progresso dall'egocentrismo .all'amore oggcttuale. Se essa f.allisce in qualche punto rispetto a questo compito e respinge quindi gli approcci del bambino, può distruggere nel figlio una potenzialità di 'Melliodiocnialtrodi!Winniaminunsuonotissimoopuscolo(1940).
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somma importanza, con conseguenze disastrose per un suo sano m1uppo futuro.
Quest'ultimo sviluppo deUa teoria analitica non mancò di colpire gli assistenti sociali nel solito modo. Rendendosi conto del vantaggio di indirizzare i loro sforzi verso i primi anni di vita, e quindi, forse, all'inizio di tutti i disturbi, essi cominciarono a prendere in seria considerazione il vitale legame che esiste fra madre e lattante, a protcggerlo dalle interruzioni forzate, a favorirne l'esistenza ove lo rittovassero, e a sollecitare le madri a essere più disponibili sentimentalmente ove apparissero riluttanti. Queste erano le legittime applicazioni di una nuova conoscenza. Ma, o per difetto degli analisti troppo enfatici nelle loro affermazioni, o per difetto degli operatori nell'ambito della ricerca casistica, troppo inclini a scambiare una moltitudine di cause del disturbo mentale con un singolo e semplice fattore causale, l'idea dell'essere "respinti dalla madre" incominciò improvvisamente a invadere i campi del lavoro clinico e del lavoro sul caso. Dal lato clinico, si giunse sempre più ad attribuire i disturbi più gravi alla presenza di un "rifiuto" (ad esempio l'autismo, lo sviluppo atipico e psicotico, il ritardo mentale, il ritardo della parola tce.). Da parte degli operatori nel campo della casistica, si cominciò a definire un numero sempre maggiore di madri fredde, non espansive, non reattive, prive d'amore, cariche di odio, insomma madri N che rifiutano" i loro figli, Questo causò molte angosce e anche molte autoaccuse specialmente fra le madri di bambini anormali. Indagine sul concetto di madre che rcspjnge Non .mancano prove, ovviamente, del fatto che si verifichi un rifiuto verso i bambini pictoli. Molti lattanti, anziché essere tenuti il pià vicino possibllc alla madre, trascorrono molte ore della giornata da ioli; molti sono soggetti a traumatiche separazioni dalle loro madri; molti, alla fine della prima infanzia, hanno buone ragioni per sentirsi abbandonati quando nasce un altro bambino; molti sono effettivamente indesiderati. Ciò nonostante, dietro a questi acc:adimenti vi è una varietà di determinanti che ne decide il loro esito. Non vi è un tipo unico di madre che respinge, ve ne sono molti. Ci sono madri che sono responsabili del proprio atteggiamento rifiutante, che possono essere esortate, consigliate e aiutate
ço!OCI;'I'TO DI•MADU CIIIBUPIIICB•
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per meglio adattarsi al loro figlio; ci sono anche quelle per le quali il rifiutare è al di U del loro controllo. 1 bambini sono privati della compagnia e delle cure delle loro madri per ragioni fisiche esterne e per ragioni psichiche, interne; oppure, in altri casi, entrambi i fattori sono incstricabilmcnte interconnessi. Inoltre, nessun bambino è totalmente amato. L'idea del "rifiuto" nella sua forma presente è imprecisa, vaga e abusata fino a divenire quasi priva di significato. Nulla all'infuori della definizione e classificazione dei gradi e tipi di distacco dell'amore materno dal lattante può reintegrarlo nella sua utilità iniziale. Da qui la presente indagine sul concetto di madre che respinge. Riliufo per indisponibilif.ili della madre Chiunque s.ia stato impegnato anche solo per breve tempo nel la\'Oro di assistenza all'infanzia non neghen\ che vi sono "cattive ma· dri" nello stesso senso in Cui vi sono cattivi partne~ in ogni tipo di rapporto umano, siano madri o padri, mogli o mariti. Come ho sopra descritto, il rapporto di una madre con il figlio lattante è un rapporto che richiede molto. & troppo aspettarsi che essa adempia al suo compito se non ha scelto volontariamente la maternità, se vi è stata costretta. Questo pone da un lato sotto la classificazione di madri "non disponibili• tutte quelle madri che nOn avevano intenzione di avere un figlio o non intendevano avere figli nel particolare momento in cui sono rimaste incinte. Le ragioni della loro non disponibilità possono essere d'ordine esterno: difficoltà finanziarie, mancanza di una casa propria, o di spaziO, il pe5o di una famiglia già numerosa, l'illegittimità delle relazioni con il padre del bambino. Vi sono ragioni emotive quali la mancanza d'affetto per il marito, estesa al figlio. Oppure le ragioni, razionalizzate semplicemente alla supe~ficie dalle condizioni esterne, possono trovarsi più in profondità nclla natura della madre. Vi sono molte donne incapaci di sentimenti materni a causa di un carattere mascolino. Esse possono desiderare di avere dei figli per ragioni d'orgoglio e di possessivitill, ma l'umiliazione nello scoprirsi femmine, le loro ambizioni di carriera, la competizione con il marito precludono ogni reale godimento del o per il bambino piccolo. Vi sono poi delle madri che oscillano tra il rifiuto e l'accettazione del ruolo materno. Durante la gravidanza una donna pub essere totalmente indisponibile e poi essere sedotta c tentata dal bambino
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stesso finché non è coinvolta in un rapporto affettivo; in tali casi la presenza viva del bambino fa sorgere in lei ciò che siamo soliti chiamare "istinto materno•.
Oppure pub esservi conll.itto tra pressione interna ed esterna. Questo ci è ben noto dal lavoro d'indagine casistica con madri nubili che ri6utano i lOi"o figli per considerazioni sociali mentre li accettano
emotivamente. ~ altresl interessante notare che influenze totalmente esterne sono capaci di interferire con il legame della madre con il bambino, Quando una madre e un bambino piccolo sono separati per lunghi
periodi e la madre è sollevata da ogni responsabilitll nei riguardi del bambino, come accadde in Inghilterra durante la guerra per ragioni
di sicurezza, o come accade negli ospedali dove o la madre o il bambino devono essere isolati, si è osservato che, in queste condizioni, le madri perdono il loro attaccamento verso il figlio e sono impreparate a ricupera.rlo. Tali esperienze ci fanno ritenere che l'attaccamento della madre sia legato al richiamo esercitato dall'impotenza di un lattante e dal suo bisogno urgente di cure piuttosto che essere un mero "istinto". Ciò spiegherebbe anche perché le madri che affidano la cura del figlio a una bambinaia pagata sono tanto spesso descritte come madri "che respingono". Tutto sommato, non ~ la madre veramente indisponilxle che esercita le influenze più disastrose sul futuro del bambino. Quando essa s.i rifiuta complessivamente di fare la sua parte, vi è la poss.ibilitll che sia accettato un sostituto materno, come si verifica nelle famiglie adottive o nelle famiglie affidatarie. la madre che oscilla tra rifiuto e possessiviti quella che reca n danno più irreparabile al figlio costringendolo a un'associazione imptoduttiva nella quale egli non riesce a sviluppare le sue capaciti di amore oggettuale.
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Rifi'uto per anormaliU della m:~dre La non disp0nibilitll, per ragioni consce o inconsce, ad assumere il compito speciale della matcmiti non dovrebbe CSSCIC confusa con il generico fallimento nello stabilire normali mpporti sociali, come riscontriamo nelle donne la cui personalitll sia distorta da elementi ps.icotici o che soffrono di una psicosi delimitata. L'influsso di una madre psicotica sullo sviluppo del suo bambino ~ stato preso in in esame di frequente e da molti autori in questi ultimi anni. Non c'è dubbio che i lattanti possano reagire alla mancanza di una
.•. calda espansività della madre come se essa li "rifiutasseQ. D'altra parte, possiamo osservare anche conseguenze dannose di natura opposta. La madre psicotica può includere il bambino nel proprio mondo di reazioni e sentimenti egocentrici (narcisistici), conside-
randoJo come una parte del proprio Sé. La normale simbiosi fra madre e bambino {vedi Mahler, 1952) può allora prolungarsi in maniera normale, e madre e bambino possono diventare una coppia isolata in un mondo esterno apparentemente ostile. Un simile stato di cose ritarda, o impedisce, il normale adattamento all'ambiente sociale del bambino che cresce (vedi Bonnard, 1919). Ri6uto per separazione All'opposto di questi primi due gruppi vi sono i rapporti madre-
bambino nei quali si riscontra un buon inizio sotto ogni riguardo. La madre ~ devota, felice del be!X!, accettante e partecipe. Il bam-
bino risponde alle sue cure e compie i primi passi verso un attaccamento emotivo. Poi segue un rifiuto provocato da un'improvvisa separazione della coppia. Tali separazioni possono essere colpa della madre (quando ad esempio essa affida il bambino a degli estranei per ragioni banali quali un viaggio, una visita ecc.), ma possono anche non dipendere da lei. PltÒ succedere che la madre si ammali, che debba andare in ospedale, sottoporsi a un'operazione, aver bisogno di convalescenza. Può accadere che la madre si allontani dal bambino per la malattia di un figlio più grande o per necessitl del pa· dre. Possono interferire le condizioni esterne, come accadde in tempo di guerra. Può succedere che la madre muoia c lasci il figlio orfano. Tali separazioni agiscono sul bambino indipendentemente dalle loro cause. Poich~ il bambino piccolo non può afferrare la ragione della scomparsa della madre, ogni separazione equivale per lui a un abbandono da parte sua. Prima che si sviluppi il suo senso del tempo, la pressione dei suoi bisogni rende tormentosamente lungo ogni periodo di attesa: perciò egli non fa distinzione fra separazioni di breve c di lunga dur:~ta. Tutti siamo automaticamente partecipi e comprensivi verso il bambino piccolo la cui madre muore; se la madre è semplicemente assente per qualche settimana, il nostro interesse è molto minore. Siamo in torto: noi sappiamo che la madre ritornerà, il bambino no. Le separazioni tra madre e neonato sono rifiuti, sia che avvengano per ragioni buone o cattive, siano esse lunghe o brevi. Il bambino piccolo, staccato dalla stretta associazione con la madre,
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CO!OCnTO DI "toUnl Cllli aiUIMC"~
è reso emotivamente orfano, anche se pub essere un orfano "artifi.
ciale" con la madre viva (vedi A. Freud e Burlingham, 1942.). & istruttivo apprendere, ad esempio, nel corso delle analisi di adulti che abbiano perso la madre. morta nel periodo della loro prima infanzia, che, inconsciamente, essi non hanno mai cessato di rimpro\·erarle l'abbandono. Lo studio compiuto da Dorothy Budingham e da me in tempo di guerra sui Bambini senza famiglia (1943), il lavoro di John Bowlby sull)ngoscia di separazione (l9Sl), il film di James Robertson su un bambino di due anni che va in ospedale (1952.), gli studi di René Spitz (1947) ecc. hanno ril-elato alcune delle conseguenze del "ri· fiuto per separazione". Qui non posso far altro che riassumere i risul· tati. Lo shock de1la separazione è sovente espresso da disturbi delle funzioni corporee quali turbe del sonno, de]l'alimentazione, dell'apparato digerente; in questi periodi vi è talvolta anche una maggiore prcdisposizione al contagio. Inoltre, molti bambini piccoli fanno passi indietro nel loro sviluppo: qucl1i che hanno appena imparato a parlare, smettono di farlo; quelli che hanno appena incominciato :1 muoversi da soli, smettono di camminare; quelli che hanno già compiuto l':~ddestramento alla pulizia, ricominciano a bagnarsi e spor· carsi. Quasi invariabilmente, è l'acquisizione più recente nello S\i· luppo che va perduta per prima. Dal punto di vista emotivo, sono state descritte tutte le variazioni, dal pianto incessante alla disperazione silenziosa. Per il bambino piccolo ritirare i propri sentimenti dalla persona amata sembra essere altrettanto penoso quanto lo è per un adulto in lutto. La differenza principale fnt i due stati emotivi sembra essere che l':~dulto è capace di ritirare i suoi sentimenti dentro sé stesso e di legarli a un'im· magine interna dell'oggetto perduto, mentre il bambino piccolo ha bisogno di una petSOna viva nel mondo esterno che sia capace di soddisfare i suoi bisogni materiali costituendo inoltre un oggetto d'amore: egli non pub vivere senza un sostituto materno. Percib, l'intervallo friJ il ritiro dell'affetto dalla madre e la ricerca di un altro oggetto d'amore è un intervallo breve. Ma questa capacità, o piuttosto questo bisogno del bambino piccolo di farsi dci nuovi legami, non dovrebbe ingannarc:i circa la serietà di cib che è accaduto. Il primo tentativo di amore oggettuale è stato distrutto; il prossimo non sarà proprio de1la stessa qualitil, m:~ sarà più esigente, più teso ad appagamenti di desiderio immediati, cioè più lontano dalle forme più mature dell"'amore". Un ripetuto "rili.uto per separa·
... zione" intensi&ca questo processo di deterioramento e produce indi· vidui che sono insoddisfatti, superficiali c, nel peggiore dei casi,
promiscui nei loro rappodi. A Londra stiamo attualmente conducendo studi su simili disturbi in bambini che provengono da istituti, i quali, da piccoli, passarono di mano in mano. Rifiuto per incostanza di sentimenti
Vi sono molti bambini piccoli che mostrano gli effetti del rifiuto pur non essendo mai stati soggetti a una separazione fisica dalla madre, Il fatto è che i bambini piccoli esigono più che la presenza fis.ica della madre.: essi esigono anche che i rigui.rdi della madre per loro non siano soggetti ad alcuna Auttuazionc nell'intensitl. Quanto più il bambino è piccolo, tanto maggiore è la sua sensibilità per ogni riduzione d'amore da parte della madre, anche se questo è un fenomeno del tutto temporaneo. Anche quando la madre non si rende affatto conto di un tale cambiamento d'intensitl nei suoi sen· timent~ il bambino invece lo avverte bcniss.imo. In un altro mio" scritto più specifico sull'argomento, Sul perdere e l'essere perduti (19H). ho potuto mostrare come reagiscano i bambini piccoli se si sentono meno amati, L'amorevole interesse della madre per il bambino lo lega a lei ed egli si sente al sicuro in un'atmosfera che è carica del suo affetto. Quando la carica (l'investimento libidico, per usare il termine tecnico) diminuisce, interviene l'insicurezza, e il bambino si sente "perduto". Quando il bambino è abbastanza cresciuto da essere capace di muoversi autonomamente, può anche perdersi fisicamente; egli può cioè allontanarsi dalla madre avventurandosi ""fuori dei limiti" normali per lui e non ri· trovare la via per tornare indietro da Ici. Vi è qui un'interessante analogia fra il nostro attaccamento alle cose che possediamo e l'attaccamento di una madre al suo bambino piccolo. Noi andiamo soggetti a perdere le cose che possediamo se ritiriamo l'interesse da este, se "la nostra mente è altrove", Le madri, nelle stesse condizioni, possono perdere la loro presa emotiva sui figli; e questo, a sua \"Olta, può indurre il bambino ad allontanarsi, a perdersi, a scappare. Visto dalla parte della madre, è irragionevole pretendere che non vi siano fluttuazioni nell'intensiU dei suoi sentimenti verso il bambino. La sua emotivitl è messa alla prova in molti altri modi. La madre più devota può avere figli più grandi con esigenze da più tempo; ci
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sono le richieste del marito da soddisfare c i bisogni variano. Le madri possono soffrire per la perdita di un altro figlio o per la per· dita dci propri genitori. Se ciO accade, i loro sentimenti si distaccano dal bambino piccoJo e sono presi nel lutto. I bambini reagiscono a tali attadimenti come ai rifiuti e agli abbandoni, con una malattia, con ancSti o regressioni nello sviluppo, con un'aumentata cattiveria e aggressività verso la madre. Lo stesso succede se la madre cade in una depressione morbosa, o se vi è un cambiamento nella sua vita amorosa, o se i rapporti coniugali sono turbati ed essa è assorbita da questi. 11 rifiuto per abbandono sembra altresl essere il fattore più potente nel tumulto emotivo del bambino quando nasce un altro figlio. Per quanto riguarda la madre,· niente è più naturale, sano e anche biologicamente necessario che il fatto che essa volga la sua attenzione al figlio neonato. Ma qualunque cons.iglio psicologico dato alle madri su come comportarsi con il fi.glio maggiore in tale circostanza, tutti gli espedienti del dargli una bambola a cui fare il bagno, di farsi aiutare neJI'accudire il neonato, di. dirgli che lui è già un bambino grande, tutto questo non gli impedirà di vedere il fatto di somma importanza che la madre ha ritirato libido da lui. La spiegazione propria del bambino di tale "rifiuto" è invariabilmente che lui i! inutile, o che la madre è inutile: entrambe le versioni provocano angoscia, sentimenti di colpa, e regressione nel comportamento. Quando il ritiro dell'amore è causato dalla nascita di un altro figlio o da qualche episodio nella vita amorosa della madre, il bambino reagisce con una normale ge]osia. Quando ne sono causa un lutto o una depressione, i bambini di solito reagiscono con un ritiro e con depressioni patologiche proprie, immediate o successive. Alternanza di rifiuto e accettazione 2 più che naturale che il rapporto di una madre con il figlio oscilli insieme con le 'sue fasi di sviluppo. Certe madri durante la gravidanza sentono orgoglio, possessività e amore per l'essere che deve nascertj atteggiamenti, questi, elle non riavranno mai più in seguito. Altre si dedicano totalmente al piccolo bebè indifeso e ritirano questa dedizione quando il bambino incomincia a muoversi e a fare da sé. Per la maggior parte delle madri, il richiamo del bambino affamato è del tutto diverso dal richiamo (o dalla mancanza di richiamo) del bambino che si è sporcato o che strilla. Certe madri hanno diffi·
.•. coltà a tollerare l'insorgente mascoliniUI di un bambino di tre anni, e si distaccano da lui in un periodo in cui altre madri si volgono al bambino con aumentato e orgoglioso affetto. Una madre può essere ~rifiutante" verso il bebè nei suoi primi stadi di vita e divtn· tare accettante ne11o stadio in cui il bambino è più ricettivo (vedi
Coleman, Kris e Provence, 1953) e cosi via. Tali alternanze fra rifiuto e accettazione (non del bambino nel suo complesso ma dci suoi aspetti mutevoli) sono ancomte nel profondo della psiche di una madre. Essa non può fare a meno di reagire al
bambino (cioè di "respingerlo") se il suo comportamento risveglia vecchi conllitti propri. Le richieste orali del bambino nei suoi confronti risvegliano ancora una ,-o)ta le lotte con la propria madre nella primissima infanzia. Lo sporcarsi del bambino e la necessità che lei si occupi dci prodotti del suo corpo risvegliano fantasie e battaglie della fase anale. La sua reazione allo sviluppo fallico del bambino sarà determinata dal proprio complesso di evirazione c dalla propria invidia del pene. In breve, il rapporto con il bambino che si svi· luppa sconvolge la sua personalità fino alle fondamenta. Il suo comportamento verso il bambino è meglio comprensibile se lo consideriamo nei termini dei con8itti suoi. Essa "respinge" quando difende le proprie rimozioni, ed è :lCCCttante quando il comportamento dd bambino soddisfa segreti desideri c fantasie sue proprie che essa può tollerare. Acade di frequente che una madre sia tanto fissata a una certa fase libidica del proprio sviluppo che la sua evidente predilezione per essa agisee sul bambino come una seduzione. Così, madre c figlio come coppia possono incontrarsi sulla base di un rapporto sadomasochistico esagerato, che spinge entrambi a contrasti senza fine. Oppure il loro rapporto può rimanere prevalentemente entro la sfera ddle fantasie orali; in quest'ultima eventualità, la loro associazione diventa il terreno che alimenta reazioni patologiche, come le battaglie relative al cibo, i disturbi nel mangiare e di stomaco. c atteggiamenti di brama e di dip~enza coatta. Il riliuto nollOltante Ja dedizione
Benché, come ho detto prima, nessun essere umano sia totalmente amato, ci sono donne che si avvicinano molto a una simile toble dedizione verso i loro figli, Emotivamente esse sono più madri che mogli, con pochi altri legami e interessi, per le quali avere un figlio
... significa l'appagamento dei loro più profondi desideri. Esse si danno senza riserve al bambino; non si separano mai dal bambino e non permettono che altre esigenze diminuiscano la loro attenzione. Il
loro bebè spesso rimane il loro unico figlio. Ma, sorprendentementc, neanche loro sfuggono al rimprovero di essere "dfiutanti" agli occhi
dei loro figli. Si fa nuova luce sul fattore del"rifiuto• se ci rendiamo conto che nessun grado di dedizione da parte della madre pub far fronte alle sconfinate richieste che le sono poste dal bambino. Vi è un altro fattore, più intricato, che non dobbiamo sottovalutare. Ogni buona madre di un bambino piccolo ne condivide le espe· rienze. Non solo essa soddisfa ai suoi bisogni ma gli è anche vicina qmando il bambino non sta bene, ha male e soffre. Non è ragionevole aspettarsi che il bambino colleghi la sua persona solo con i propri piaceri. In quanto prima rappresentante del mondo esterno in cui il bambino deve ìmpa:rare a orientarsi, essa diventa il simbolo sia della frustrazione el1e del soddisfacimcnto, del dolore come del piacere.3 Quanto più essa è vicina al bambino, tanto più i due ruoli le saranno addossati con convinzione. Paradossalmente, la madre più devota può divenire in questo modo La madre più rifiutante per il bambino. In realtà, saremmo dovuti essere preparati a un tale risultato per le precedenti ossen'azioni sul ruolo dato al padre nel complesso edi· pico del maschio. Anche qui, i padri più gentili e ben intenzionati sono soggetti a deformazione nelle fantasie consce e inconsçe dei bambini fino ad assumere l'aspetto di mostri e orchi, ci~ di figure spaventose, teJ:rificant~ castranti. L'analisi ha dimostrato che il padre assume questo aspetto per il bambino in quanto rappresentante di una civilti nella quale l'incesto con la madre è proibito. Egli ~ né più né meno che il simbolo del codice morale vigente. lo credo che possiamo dire che la madre di un bambino piccolo è anch'essa, per tutti i suoi aspetti di realtl, un simbolo. Nel valutare le circostanze, noi, osservatori, non dobbiamo condividere il delirio dei bambini piccoli. Dobl»amo guardarci dall'errore di confondere gli aspetti inevitabilmente frustranti della vita extrautcrina con le azioni e gli atteggiamenti di rifiuto di singole madri. Questo studio sul concetto di madre el1e respinge non è stato com· piuto con lo scopo di scoraggiare l'assistente sociale. AI contra~ la •ve& • questo ric1111rdo il concetto di Mcbnie Klcin {•~:~Ja) di madre "'buopa" e
nudrc"'cattiva".
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discriminazione tra fattori di realtà e f~ttori di fantasia, tra atteggi3menti di tr:~scuranza intenzion:~lc c situazioni ineluttabili, dc. terminate dal destino, mi sembra di prim~ri~ importanza per aprire la via a un'azione che possa avere sempre maggiore successo nelle difficili, delicate c sconcertanti situazioni che incontriamo nei campi della terapia c dell'assistenza sociale.
IL CO.'n'li.IBUTO DATO ALLA PSICOANALISI DAU.'OSSEII.VAZIONE DIII.ETTA DEI BAMBINI
11 contributo dato alla psicoanalisi dall'osservazione diretta dei bambini 1957
Il valore dell'osservazione diretta dei bambini per la psicoanalisi non è più stato preso in esame da quando nel 19;o se ne discusse in un incontro fn analisti di adulti e analisti infantili a Stockbridge (Massachusetts) sotto il titolo ProbJem! of Child DeveJopment (vedi Sympo.Uum, 1951). Mi auguro che i membri del presente gruppo vogliano prendere come uno dei punti di partenza le Osservazioni in· troduffive sulla psicologia psJ"coanaJitica infantile che Emst Kris prc· scntb in queli'OCCilsione e che furono pubblicate nel volume 6 della coJiana "'The Psychoan:alytic Study of the Child N (1951). Emst Kris fa due distinzioni che possono servirei a "delimitare l'ambito del nostro dibattito: una è la distinzione fra l'osservatore di formazione analitica da una parte (cioè, l'analista nella funzione temporanea di osservatore diretto) e l'osservatore accademico, non analista, dall'altra; la seconda è la distinzione fra l'ambiente di ricerca o d'osservazione, in cui l'osservatore stesso svolge una parte vitale (come la stessa seduta analitica, o qualunque !ituazione di vita che l'osservatore analista condivida con il bambino) e l'ambiente di esame o di ricerca costruito artificialmente. in cui lo psicologo che osserva rimane al di fuori, con obiettività e non interferendo. Ritengo sia ovvio che i membri di questo gruppo si occuperanno quasi esclusivamente deU'osservatore analista e della situazione d'osservazione del primo tipo. Tesi pro e contro l'osservazione diretta
!: mia intenzione !imitarmi a esaminare le ragioni che-g;Usti6aano l'osservazione diretta dei bambini più che discuterne ed enumerarne
i risultati. Sulla base della mia esperienza personale, ritengo che
la posizione che gli analisti assumono su questo problema teorico dipenda ampiamente dalle opportunità di lavoro pratico che si sono loro offerte. Quando partecipai al simposio di Stockbridge, avevo alle spalle un'esperienza di lavoro pluricnnale in un istituto per bambini che dava l'opportunità di compiere osservazioni dei bambini sul lungo periodo c per quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Naturalmente, ero impressionata dalle aggiunte alla nostra comprensione che, specialmente riguardo ai processi di maturazione, una tale opportunità offre, c approfittai dell'occasione per riferire in maniera particolareggiata circa le conferme c le modifiche c le contraddizioni delle nostre conoscenze analitiche da cui ero stata colpita. D'altra parte, vengo al dibattito di oggi dopo parecchi anni di lavoro in una clinica per bambini, che mi dà la possibilità di seguire il trattamento analitico di moltissimi casi di bambini di tutte le età e di tutti i tipi. Sono percib in8ucnzata dalla viva impressione dell'enonne vantaggio del metodo analitico stesso su tutti gli altri mctodi d'osservazione, e sono incline, come tendono a esserlo gli analisti, a guardare con un certo senso di superiorità a tutti gli altri modi e mezzi per acquisire accesso aJia psiche del bambino, Fortunatamente, tuttavia, il lavoro in una c:linica per bambini offre svariate opportunità. Ad esempio, lo studio di un comportamento eccezionale nei bambini, compiuto sia dall'angolo visuale dell'ossern~zione sia da quello analitico, indica i vantaggi e i limiti dci due metodi, usati parallelamente o contrapposti l'uno all'altro. Delinizione del materiale "analitico" Per quanto mi riguarda, ritengo impossibile addentrarmi nella disamina del valore dell'osservazione diretta senza far riferimento all'analisi stessa e alla classilicazione del materiale cosi come emerge nell'ora anali'tica. Non v'è dubbio che anche in tale contesto, abbia un suo posto l'osservazione diretta o comune. Gli sviluppi recenti nell'ambito della tecnica psicoanalitica sono andati nella direzione di classificare addirittura ciò che il paziente ha da offrire scc::ondo la sua validità analitica; di assegnare un valore relativamente basso all'osservazione dei ricordi degli atteggiamenti e del comportamento coscienti, e alle associazioni ad essi attinenti; di centrare l'attenzione analitica soltanto su quelle manifestazioni che sono espres-
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sioni dirette o indirette della traslazione. Lascio da parte la valutazione di questa selettivit~, che discuterò in altra sede.1 AI momento vorrei concentrarmi sul fatto storico che, molto tempo fa, quando nacque la tecnica analitica, si dovette clecidere se gli analisti dovevano restringere il loro campo d'osservazione al materiale fornito dai pazienti stessi su di sé, o integrarlo con le informazioni fornite dai parenti e persino con osservazioni dirette dell'analista dell'ambiente familiare. La scelta del primo dci suddetti modi di procedere avvenne, nonostante gli evidenti svantaggi, sulla base di convinzioni teoriche profondamente radicate. Il lavoro analitico è sempre proceduto, e continua a procedere, in analogia con l'interpretazione dei sogni. Noi ci aspettiamo che i pazienti ci fomiscano il contenuto manifesto, cioè un materiale che ha subito un'elaborazione secondaria, deformante, nella loro psiche conscia. ~ allora compito dell'analista, insieme con il paziente, quello di annullare le deformazioni a cui il contenuto latente è stato soggetto e di aniVllre gradualmente alle sottostanti tendenze dell'Es che ci interessano. Da questa definizione della tecnica analitica risulta ovvio che un andamento piano del modo di procedere dipende dalla presenza di un lo funzionante che, in primo luogo, deforma il materiale dell'Es, e in secondo luogo, coopera all'annullamento retroattivo dei processi secondari. Gli analisti incontrano quindi difficoltà in tutti quei casi in cui l'Io è deteriorato o non funzionante, come nelle psicosi; quando è immaturo, come in tutti i bambini; o quando si trova nello stadio preverba.le, come nei bambini piccoli. Nella situazione classica, noi ci aspettiamo che il materiale passi attraverso il Vllglio dell'autosservazione del paziente, indipendentemente da quanto cambi o da quanto si conservi attraverso questo processo. Ove cic) non possa accadere, l'analista sente il bisogno d'integrare la comprensione e la tecnica analitiche con forme supplementari d'osservazione. Questo puc) spiegare perché nella maggior parte delle forme di analisi infantile, gli analisti abbiano difticoltll a ]IIVOJllre senza aggiungere al materiale propriO del bambino le osservazioni quotidiane del comportamento che fa la madre tra l'una e l'altra seduta analitica. Puc) attresl spiegare il nostro atteggiamento rispetto a gran parte della nostra ignoranza riguardo al primo anno di vita. '(.\anaFrcvd.ri,I-I""'IOMalolnuaoiCfiltodaltitoloCaPKit)dia&nOstid.ec loJOacl!;'it.nelhpsieotllllid(at6J).J
Per ciò che concerne questo periodo della vita, durante il quale non esiste l'autosservazione del soggetto, è forte la tentazione a colmare le lacune per mezzo dell'osservazione diretta. Trappole e protezioni nell'osservazione diretta Per sfortuna dell'osservatore diretto, alcuni processi secondari che deformano e mascherano il contenuto dell'Es (per esempio le difese primitive), si sviluppano prima di altre funzioni dell'Io (per esempio l'autosservazione) che incanalano e riassumono il materiale. L'osservatore diretto dei bambini piccoli s.i trova perciò di fronte a un'enorme quantità di quadri di coniportamento manifesto che non devono essere presi per il loro valore apparente, ma per i quali sembra non eSSCJci una chiave interpretativa. In questa situazione d'imbarazzo, gli analisti reagiscono in due modi diversi: gli uni interpretano ciò che osservano in analogia con il materiale fatto emergere nella situazione analitica, e questo a me sembra sbagliato poiché corrisponde a un'analisi "selvaggia" o all'inteq»retazione del contenuto manifesto dei sogni senza le associazioni personali del sognatore. AJtri si dichiarano SCODfitti e ammettono che vi è una lacuna fra il materiale interno e il comportamento alla superficie che non può essere colmata se non attraverso le manifestazioni di traslazione nelle sedute analitiche. Questa mi sembra essere una valutazione troppo pess.imistica. Vorrei invece avanzare l'idea che se si esercita una certa attenzione, sono possibili alcune ipotesi che portano direttamente dalle fmme specifiche del comportamento in superficie agli speci&ci elementi inconsci sottostanti. Questa costituirebbe, se sperimentata, )"'osservazione diretta" in senso psicoanalitico. Per usare ancora una volta l'analogia con l'intcq»retazione dei sogni: oltre agli elementi del contenuto manifesto del sogno che devono essere districati con l'aiuto delle associazioni, ve ne sono altri che possono tradotti direttamente, c cioè i simboli che rappresentano le relazioni fisse tra la superficie e il profondo. Vi sono inoltre deg]i elementi manifesti tipici quali i sogni di volare, dell'essere nudi ecc. che tradiscono il loro contenuto latente. Cià che apprendiamo dai sogni vale inoltre per sintomi specifici c per elementi specifici del carattere. 2 vero che i comportamenti manifesti quali il rubare, il mentire, l'ipersensibUit~. l'enuresi ecc. possono avere un qualunque significato incontcio fra i numcrosissimi possibili
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e non sono suscettibili di traduzione senza il lavoro analitico. Ma la stessa cosa non vale per atteA:iomenti come l'ordine, la puntigliositi, l'ostinazione, che indicano. invariabilmente e inequivocabi1mente, i con8itti della sfera anale che stanno dietro ad essi. Ora io sostengo, ai fini dell'odierna discussione, che noi conosciamo più connessioni invariabili di questo genere di quanto non siano rappresentate dagli elementi del carattere orale, anale o uretrale, e che tali immagini possono essere usate quando Si osservano. In realtà, questo è precisamente ciò che succede ogniqualvolta si debba fare la diagnosi del caso di un bambino, poiché in tale procedimento il bambino medio è generalmente del tutto incapace di cooperazione. Ai fini di una diagnosi, noi "osserviamo" il bambino, e spesso, senta rendercene conto. siamo guidati, nelle nostre ipotesi, da una serie di dati comportamentali, alcuni dei quali sono suscettibili di traduzione. Lavorando sulla diagnosi dei disturbi dell'infanzia, ho cercato di enumerare, in varie occasioni, questi dati, attentamente selezionati dal comportamento dei bambini riguardo all'alimentazione, al sonno, alla malattia fisica, al gioco ecc. Questi dati, riscontrati in bambini più grandi, possono essere estesi, io credo, a fornire indizi circa gli accadimenti dei primi anni di vita, e verificati rispetto ag1i assunti analitici che abbiamo acquisito con la ricostruzione. · Conclusione Questo è tutto per quanto riguarda il mio contributo personale in questa sessione, Altri probabilmente affronteranno l'argomento seguendo itinerari completamente diversi. Sarebbe soprattutto auspicabile che qualcuno tra i partecipanti si concentri non sulla giustificazione di questo modo di procedere, ma sui suoi risultati.
OSSEII.VAZIONE DEL BAMBINO E PREVISIONE DELLO SVILUPPO: CONFERENZA COMMEMOIL\nYA lN ONOllE DI EIUlST KRIS
Osservazione del bambino e previsione dello sviluppo: conferenza commemorativa in onore di Emst Kris 1957
Sono grata ai miei amici e colleghi americani per avermi invitata a questo convegno dedicato alla memoria di Ernst Kris permettendomi di esprimere i comuni sentimenti di stima, di debito e di perdita che muovono tutti noi nel pensare alla sua morte. Sono lieta della decisione che questa commemorazione assuma la forma di un simposio, che si estenda a tutte le rami6cazioni e impli· azioni dell'opera di Emst Kris, offrendo cosi a ciascuno l'opportunit~ d'intervenire scegliendo di trattare que11o che gli sembra persomlmente l'aspetto pi~ .importante e pi~ interessante delle sue attivit~ e di dibatterne i punti principali come se ancora se ne discutesse con lui. "Note sullo .wiluppo e su alcuni problemi correnti della psicologia psicoanalitica infantile• di Emst Kiis In questo spirito, scelgo come mio punto di partenza un saggio scritto da Ktis come contributo a una tavola rotonda sul tema "Psicoanalisi e psicologia evolutiva", pubblicato con il modesto titolo di Note sullo sviluppo e su alcuni problemi correnti della psicologia psicoanalitica infantile (19501). Era il periodo in cui Ernst Kris incomincib a interessarsi dei metodi di osservazione diretta del bambino, elaborati dagli analisti, e a S05tencre la legittimit~ di tali procedimenti entro l'impianto concettuale delle indagini psicoanaIitiche. Fu occupandosi di tale argomento che, un anno dopo, egli si dispose a organiuaiC e a presentare il cosiddetto dibattito di Stockbridge a cui parteciparono molti anaJisti infantili e analisti che si occupavano dello stesso argomento (vedi S,•mposium, 1951).
... Le due fasi della psicologia psicoanalitica infantile: la duplice
impostazione dell'indagine Nel saggio che scelgo di prendere qui in esame, Emst Kris incominciava col distinguere due fasi nello sviluppo della psicologia psicoanalitica infantile ponendo una linea di divisione cronologica tra di esse nei "primi anni venti" ed enumerando, come nuovi punti
salienti della seconda fase, la nuova teoria dell'angoscia, l'introduzione del punto di vista strutturale, il ricomncimento dell'aggressività come pulsione indipendente, c la legittimità di una psicologia psicoanalitica dell'Io. Egli sottolineava la particolare importanza che quota divisione in due fasi riveste per il rapporto tra le due serie di dati sui quali è basata la nostra presente psicologia psicoanalitica infantile: i dati ottenuti con la ricostruzione durante il tratbimento analitico e quelli ottenuti con l'osservazione diretta. Egli dimostro che, nella prima fase, i dati forniti dall'osservazione diretta rimanevano d'interesse solo marginale, più importanti per le applicazioni della psicoanalisi (come l'educazione, la rieducazione ecc.) che per gli analisti stessi, mentre nella seconda fase, tali dati si elevarono alla dignitl dcllo studio analitico vero e proprio e divennero sempre più integrabili con il materiale derivato dalla ricostruzione nelle analisi degli adulti e dei bambini. A tale proposito Ernst Kris contestava, con piena ragione, una mia affermazione pessimistica riguardante la funzione de1l'osservazione diretta del bambino. L'atteggiamento che avevo assunto era che questo lavoro è utile poiché serve a provare o confutare la correttezza delle 1105tre ricostruzioni ma che non "apporta nulla di nuovo". Ernst Kris sostenne energicamente la tesi opposta, affermando: "Sarebbe sbagliato gener:alizzare [...] che tutto cib che lo studio osservativo dell'infante e del bambino potr.l! mai fornire non sad che una verifica delle ipotesi psicoanalitiche, una conferma o una confutazioi'le di esse [...J Ma questa non è certamente la funzione unica e dominante dell'osservazione del bambino" (pp. 74 sg.). Se è usata in modo appropriato e se la sua relazione con la psicoanalisi è utilizzata in pieno, "i dati ricavati dall'osservazione e dalla ricostruzione" saranno comparabili; e mentre i primi certamente non rimpiazzerebbero i secondi, essi però sarebbero completamento, integrazione, controllo c ampliamento del quadro in vari modi. Egli continuava esponendo quelle che considerava essere le condizioni
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ottimali per l'osservazione del bambino: non periodi brevi di osservazione intensiva, cioè non osservazioni occasionati; non un'osservazione limitata a sezioni trasversali, ma sistematici studi longitudinali, organiuati dell'evolversi della vita di un numero selezionato di bambini singoli, integrati c controllati in vari punti con l'indagine analitica. Ciò che aveva in mente era un doppio accostamento: da un lato con la ricostruzione analitica, d'altro lato con l'osservazione diretta, per comparare e correlare poi i dati risultanti; in breve, la tecnica di ricerca per la quale da allora è diventato famoso il Child Study Center della Yale Univcrsity (vedi M. Kris, 1957).' Ernst Kris come storico, ricercatore e elinico Fin qui Ernst Kris ci ha mostrato in questo saggio due aspetti della sua opera che ci sono familiari. Uno nella sua qualità di cronista e di storico della psicoanalisi come movimento scientifico e come teoria, funzione nella quale si era gii distinto nella sua notissima Introduzione (1950b) alle lettere di Freud a Fliess; l'altro aspetto è la sua inclinazione alla compiutezza e all'esattezza accademica, nella sua qualitA di psicologo intento a raccogliere dei fatti, e a controllarli e ricontrollarli e veri6carli in modo crescente. Quanto maggiore era l'attcndibilit:li elci suoi dati basilari, tanto più forte era la sua speranza di poter ottenere per essi considerazione e Iiconoscimento anche tra quegli operatori scienti&ci, esterni al campo psicoanalitico, che respingono i dati ricostruttivi in quanto scientificamente non dimostrati c non pertinenti. Noi tutti conosciamo per esperienza personale le capaciti di Ernst Kris nello studio del dettaglio. Ne diede prova in molte occasioni, nel suo lavoro di storico dell'arte in un passato più remoto, quando si occupava di minute differenze e somiglianze nell'identificare oggetti, c, più recentemente,. nel suo lavoro analitico, quando seguiva pazientemente i processi psichici dalle loro radici pulsionali fino alle più alte sublimazioni, districandone le vicende nei lunghi c intricati sentieri che attraversano la struttura della personaliti. Ma, divcrsamente dalla maggior parte degli altri operatori psicoanalitici che possiedono questa capaciti, egli non si perse mai nel particolare. Non permise mai che il suo interesse per un argomento particolare lo sottraesse al suo interesse per ciò che sentiva essere il tutto: ci~ in questo caso, la funzione im· 1
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portante che, a suo avviso, la psicologia psicoanalitica infantile era destina.taasvolgercnellatcoriaenellaterapiapsicoanalitic:he, Per quanto istruttivi siano questi due punti per lo studioso clelia materia, né le distinzioni storiche né la difesa dell'osservazione diretta nella fonna in cui dovrebbe essere impiegata sono esclusive di questo saggio. Al contrario, rgli riprese e trattllle prime su più ampia scala in occasione del dibattito di Stockbridge (Symposjum,1951] un anno dopo, fonnulò la seconda in forma esemplificativa nel saggio che fu letto dopo la sua morte al Congreuo di Parigi del19~. in cui era descritto e giustificato il suo programma di ricerca per il Child Study Center della Yale (M. Kris. 1957). Fino a questo punto rimaniamo su un terreno familiare. Ma vi è un aspetto aggiuntivo che. per me, conferisce un carattere specifico ed eccibnte a queste Note sullo sviluppo. Etnst Ktis proseguiw il discorso riprendendo in esse i motivi ispitatori della sua ricerca c - cosa abbastanza sorprendente - i motivi addotti non sono né quelli dell'indagine accademica né quelli dell'indagine mctapsic:ologica. Egli appare improvvisamente nel suo tCTZO ruolo: quello di clinico e di terapeuta. E senza dichiararlo esplicitamente, e pur tuttavia abbastanza chiaramente, egli rivela che ciò che pensava di fare realmente- e che fece alla Yale- era di usare clinicamente la sua ricerca osservativa-ricostruttiva allo scopo d'investigare le variazioni cleJla salute mentale da una parte e di riconoscere precocemente la pato1ogia dall'altra. Previsione e dilemma diagnostico Devo delle scuse a Emst Kris per averci impiegato tanto tempo ad accettate il termine "previsione" che egli usava per designare i fini della sua ricerCa. Per me. e per molti altri colleghi, questo tenDine era fuorviante poiché rivestiva un significatO solo vago e comportava il sospetto di una speculazione teorica riguardo al futuro. Una tale preoccupazione è fondamentalmente estranea alla mente addestrata analiticamente Poiché il nostro interesse per gli avvenimenti passati giganteggia su tutte le altre preoccupazioni. Ciò che fummo lenti a riconoscere; nonostante le prove contenute in queste Note, fu che "previsione" significava per Emst Kris il prevedere clinicamente l'evoluzione e che ciò che lo motivava nei suoi studi osservativi teorici era né pi6. né meno che un appassionato interesse per uno dei nostri problemi pratici pi6. pressanti: la questione della valutazione c della diagnosi dei disturbi dell'infanzia,
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Ernst Kris era perfettamente consapevole delle difficoltà di diagnosi che circondano l'analista infantile c del modo in cui noi tutti ci dibattiamo, piO o meno impotentemente, nella massa dei disturbi infantili che vengono a nostra conrucenza attraverso i genitori, i pediatri, la scuola, i consultori infantili e la pmtica analitica. Egli si rammaricava, come facciamo noi tutti, che le nostre valutazioni siano inesatte, che le nostre diagnosi di solito avvengano troppo tardi, quando il disturbo è divenuto massivo c si è radicato, e che troppo facilmente non si afferri la linea di demarcazione tra normalità e patologia. Egli sapeva che le nrutre categorie diagnostiche erano divenute quanto mai inadeguate poicllé il concetto di "nevrosi infantile~ aveva cessato gradualmente di serYirci da punto focale. La nuova psicologia dell'Io ci aveva fatto conoscere un ulteriore numero di variazioni e deviazioni di struttura, aveva aggiunto alla nostra lista gli sviluppi atipici e autistici, c confuso precedenti distinzioni appa1cntemente sicure come quelle tra disturbi emotivi e disturbi intellettivi, dei quali i secondi appaiono ora semplicemente come un'appendice o una funzione dei primi. Gli studi compiuti sul primo anno di vita e sulle conseguenze del rapporto madre-bambino nei primi mesi, avevanO 1ivelato che molto di ciò che precedentemente si considerava innato p.W essere :1cquisito dal lattante, ponendosi COli fuori gioco ancora altre nostre categorie diagnostiche basllari. Nessuna meraviglia che il risultato foue caotico e che gli psichiatri e gli analisti infantili avessero difficoiU a ritrovare la propria strada in un campo affollato da manifestazioni quali i disturbi delle funzioni vitali {donnite, maltgiare, apprendere): il ritardo delle attività dell'Io {motiliti, linguaggio); i fallimenti di certe operazioni (addestramento alla pulizia); le fissazioni e le regressioni (riguardanti specialmente una piana transizione nello sviluppo di fase): tutto questo in aggiunta alle più note angosce, inibizioni, difese, manifestazioni nevrotiche, psicoticheedicasial]imite. Era a questa situazione che Ernst Kris cercava di rimediare, io credo, ponendo l'indagine sui fatti nella ricerca osservativa al ser· vizio della diagnosi. Per usare le sue stesse parole, egli cercava di •prevedere, dai dati ricavati dall'osservazione, che esiste una patologia in un dato bambino", e si chiedeva "con quale prontezza possiamo riconoscerla dal comportamento del bambino, da quello dell'uniti familiate, o dalla storia di madre e bambino?" (p. 71). Divenne sua ambizione •riConoscere questa sintomatologia o una simile prima
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che si renda manifesta, [...] distinguere il pericolo prima che appaia" (p.68).' Le diflicoltll della piCVisione
Naturalmente non voglio dire che Emst Kris si ingannava circa le difficoltà della previsione clinica, o che considerava facile la previsione. l suoi propri pronunciamenti sono prova sufficiente del contrario, sostenuti inoltre dalle convincenti illustrazioni del suo lavoro da parte di Marianne Kris (1957). Fu Ernst Kris stesso che richiamò la nostra attenzione sulle scarse prospettive di una tale previsione clinica in quella che descrisse come la prima fase della psicologia psicoanali· tica infantile. Finché non conoscevamo circa le sequenze predestinate dello sviluppo altro che le fasi libidiche e alcuni "conflitti cruciali e situazioni di pericolo tipiche connesse con la sequenza matulllzionale" (p. 6o), la previsione non elll possibile. Vi erano troppi fatti sconosciuti che determinavano l'esito delle reazioni del bambino alle sue esperienze e le loro interrelazioni genetiche, economiche e dinamiche. f: vero che tutto ciò sembrò ambiare nella seconda fase. Divenne possibile, come osserva Ernst Kris, "esaminare l'interazione delle pulsioni libidiche e aggressive in ognuna delle situazioni di pericolo tipiche dell'infanzia [...J prendere in considerazione gli stadi di sviluppo dell'Io e del Super·io. In un certo numero di asi almeno, fu possibile correlare l'uso di alcuni meccanismi di difesa con alcune situazioni e fasi evoJutive" (pp. 6o sg.). Inoltre, arrivammo a capire la misura in cui il conftitto, il pericoJo e la difesa sono "'fattori concomitanti essenziali e necessari del processo di crescita", allo stesso modo della "funzione adattiva della difesa" (p. 61). Se a questo aggiungiamo la crescente comprensione della "unicitll della madre nella vita umana", cioè delle esperienze preedipiChe del bambino, abbiamo un grosso numero di fattori aggiuntivi che possono essere presi in considerazione nella nostra valutazione della condizione immediata di un bambin.o o delle sue prospettive per il futuro. Nonostante tali progressi (e sono certa che Kris concorderebbe con questa precisazione~ vi sono ancora molti fattori che rendono la preveggenza clinica, cioè la previsione, difficile e azzardata. Ne nomino tre: 1) non vi è gar.anzia che il ritmo di progresso matullltivo dal lato 1 tillkrcslonti:IIOtlre•qi!Btoripordothcpiilldiwent'anlliprimaAich.._(I<JJI) fcccdùtiiiZialll!inllllldaoimilelfadÌRIICÌI!Iitt.•bitmte•edissclcillitt.•JIIIInifest:o•.La
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... dello sviluppo dell'Io e deJio sviluppo pulsionalc sali un ritmo regolare; e ogniqualvolta un aspetto della struttura distanzia l'altro nella crescita, seguiri una varietà d'inaspettate e imprevedibili deviazioni dalla nonna; 2) non vi t ancora un modo di accostare il fattore quantitativo nello sviluppo pulsionale o di prcvederlo; ma la maggior parte delle soluzioni del conflitto all'interno della personalità saranno dcterminate, come ultima risorsa, da fattori quantitativi più che da fattori qualitativi; 3) gli accadimenti ambientali ne1la vita di un bambino rimarranno sempre imprevedibili poiché non sono governati da alcuna legge conosciuta. Marianne Kris (J9S7) ci ha dato un esempio interessante di come si possa tenere conto di questo inamovibile ostacolo alla previsione -ne11o studio longitudinale e addirittura usado esplicitamente per misurare l'abilità dell'osservatore "che prevede". Ernst Kris stesso attestò la presenza delle forze ignote e inconoscibili, attive nello sviluppo, con le seguenti frasi: "Le qualità autocurative dello sviluppo ulteriore sono poco conosciute", e noi non sappiamo quanto "possono fare la latenza, la prcpubertà o l'adolescenza per mitigare una precedente deviazione o per rendere manifesta la predisposizione a tali disturbi" (p. 71). Applicazioni pratidre della duplice imp»fazione ddfindagine
2 opportuno ora, io credo, mettere da parte le varie argomentazioni cd esaminare la duplice impostazione dell'indagine (l'ossenuionc e la ricostruzione) per il suo influsso sul nostro lavoro clinico con i bambini, come già lo avvertiamo o ci aspettiamo di sperimenta.rlo nel futuro. Cii esempi di materiale che uso a questo scopo sembreranno una raccolta miscellanea, scelti a caso, quali essi sono, tra gli svariati problemi che si presentano quotidianamente in una clinica per bambini, riguardo al trattamento, alla diagnosi, alla prognosi, alla comprensione e valutazione dei fattori evolutivi e ambientali, al loro valore relativo e alle loro interazioni. Il valore della diagnosi precoce per gli scopi del trattamento Cominciamo dal trattamento. Emst Kris riteneva che l'integrazione dei dati dell'osservazione con quelli ricostruttivi ci avrebbero insegnato qualcosa di più circa le sequenze tipiche nello sviluppo infantile e che tale conoscenza supplementare ci avrebbe consentito, a sua volta, di pccvedere c anticipare la patologia, almeno nei casi tipici. Se cib si avvercril, assisteremo veramente a una rivoluzione delle
condizioni dell'analisi infantile c di qualunque forma nota di terapia analitica infantile. Anche al punto in cui ci troviamo ora, abbiamo ampia prova che il momento in cui iniziamo l'azione terapcutica è di estrema importanza, Con i bambini, di solito, l'intervallo tra l'esplosione della malattia c l'inizio del trattamento è relativamente lungo. In passato cib era dovuto alla s6ducia e alla paura dell'analisi da parte dei genitori, che li induceva a sperimentare ogni possibile strumento educativo o medico prima di rivolgersi, in ultimo, e spesso troppo tardi, all'aiuto analitico. Attualmente le cause sono della specie opposta: cosl tanti sono i genitori che cercano aiuto per i loro figli che le liste di attesa per il trattamento sono ~essivamentc lunghe. Comunque stiano le cose, l'esperienza ci ha insegnato che l'inizio della terapia, immediatamente dopo la comparsa della malattia, abbrevia la durata del trattamento di molti mesi. Ne abbiamo avuto prova ripetutamente in relazione a disturbi come quelli dd sonno e dell'ali· mentazionc, alle fobie, alle inibizioni e ai moti regressivi improvvisi nello SVlluppo, come la perdita dell'aggressività attiva, delle qualitil falliche, o - in ct1 ancora più giovane - della parola. 2 più facile, terapeuticamcnte, inteiVenirc in un processo di formazione di sin· tomi allo stato fluido che trattare sintomi già consolidati. Non vi è analista infantile, io credo, che non accoglierebbe volentieri il successivo passo avanti verso una situazione in cui l'intervento tera· peutico si verificasse in eU. ancora più precoce, e precisamente prima che sia fatto ricorso ;Ila fonnazione di sintomi. Citerb alcuni esempi tratti dalla mia esperienza personale. 1) Ebbi occasione d'incontrare, molti anni fa, un ragazzino che manifestava un tic facciale da uno o due giorni, d'indovinarnc il signi· fi.cato e di far scomparire il tic quasi immediatamente per mezzo dell'interpretazione analitica. In questo intervento fui guidata non solo dai dati clinici forniti dal bambino, ma ancbc dalla fortunata opportuniti di un'osservazione .,longitudinalc" della sua storia personale, Egli era uno di quei bambini di cui avevo in precedenza seguito da vìcino le fortune e le disgrazie f.:~miliari in tempo di guerra. Sapevo della sua intimità con la madre nella prima infanzia quando era rimasto solo con lei; conoscevo la sua implacabile ostiliti verso il padre quando questi ritornb, ferito, dalla guCira; la sua immensa ge· losia quando nacque un altro &glio, c la sua completa mancanza di un'angoscia manifesta quando la madre si ammalb c mori in relazione .:1 un'ulteriore gravidanza, Un anno dopo la morte della madre, il bambino, di sci anni, sviluppò il tic in seguito. a una lieve emorragia
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nasale. Il tic era in due tempi c consisteva nel tirare su col naso e nel soffiare attraverso le narici, ripetuti a brevi intervalli. · Mi sembro legittimo combinare le informazioni passate con quelle presenti allo scopo dell'azione analitica. Non sembrava esservi dubbio che il tic rappresentasse il culmine e tentasse la soluzione dci molti conRitti della sua storia passata: paura di lesione al suo corpo, aumentata dai desideri di morte nei confronti del padre e del fratello, ora rivolta contro sé stesso; le sue tendenze inconsce alla femminiJitl c la paura di esse; il risentimento per essere trascurato e "respinto" da1la madre; il suo assumere su di sé il ruolo della madre nell'arrestare il sangue dal naso (con l'aspirazione) c nel provarne ripetutamentc il risultato per rassicurarsi {col soffiare dalle narici). Fu questo secondo signi6cato, io credo, che determinò la scelta del sintomo. Il bambino aveva ritirato la libido dal mondo oggettualc, in conseguenza della triplice delusione nei confronti della madre (ritorno del padre, arrivo di un fratellino, morte della madre) e ne aveva invece investito il proprio corpo, dando quindi un'importanza esagerata, ipocondriaca, alle pro· prie indisposizioni 6siche. Il suo tic rappresentava un modo patologico di giocare a madre-e-bambino con il proprio corpo; q!:li assumeva il ruolo della madre in funzione confortante e rassicurante, mentre il suo corpo si rappresentava nel ruolo del bambino impaurito e sofferente. !. istruttivo sott~orre questa storia dioica molto abbreviata al metodo di ragionamento di Emst Kris, Io penso che molto giustamente egli avrebbe argomentato nel modo seguente: era veramente necessario far aspettare questo bambino 6nché ci fmse un'esplosione manifesta della patologia nella fanna della formazione sintomatica? Non è questa una di quelle sequenze tipiche che, secondo la nostra conoscenza, dell'evolversi della vita dei singoli, era destinata a causare una patologia? Non avremmo potuto scoprire la patologia in questo caso "prima che apparisse", semplicemente (come sopra citato) '"dal comportamento del bambino, da quello dell'uniti familiare, o dalla storia di madre e bambino"? Non vi è che svantaggio- avrebbe sostenuto Kris - nell'aspettare a iniziare la terapia &no a che tutta la moltitudine di idee e di impulsi in conBitto nel bambino sia compressa in un sintomo, e per di più un sintomo che è notoriamente difficile da eliminare con l'analisi una volta che si è radicato e ha potuto persistere per un certo periodo di tempo. 2) Il secondo esempio che voglio presentare non è molto dissimile. In questo caso, l'osservazione longitudinale mi fu offerta dall'analisi
di un parente nella cui vita la bambina era importante e che, nel materiale analitico, apportò una quantili di fatti più o meno significativi riguardanti il suo sviluppo. La bambina era, agli occhi dei genitori, una bambina ideale, sana, felice, affettuosa e intelligente, apparentemente del tutto priva di nevrosi. Essi furono tanto più turbati quando improvvisamente, all'eù. di sci anni, dopo due anni di scuola che non avevano causato alcun fastidio, essa sviluppb una fobia della scuola con violenti accessi di angoscia. Dopo un breve periodo di battaglia durante il quale essi cercarono invano di portarla a scuola nonostante la sua protesta, dovettero dichiararsi sconfitti e acconsentircalasciarlarimanereacasa. Io non fui tanto sorpresa della comparsa di tale patologia. Sebbene a occhi inesperti tutto fosse proceduto pianamente nello sviluppo della bambina, io, nel mio ruolo di "osservatore in ombra" della famiglia, per citare un'appropriata espressione di Ernst Kris, la pensavo diversamente. Avevo visto la bambina troppo costantemente affettuosa, con una cospic111. assenza di aggressività e ostilità. Il suo rapporto con la madre aveva ricalcato troppo persistentcmente il modello prcedipico, e il passo verso il cambiamento edipico (investimento posjtivo del padre e rivalità aggressiva con la madre) era troppo lento a venire. Vi era stato almeno un turbamento ingiustificato negli anni prestolari circa un bambino •cattivo" che essa voleva evitare nel parco giochi, Ino1trC, all'incirca lei mesi prima dell'erompere della fobia, si erano manifestati lievi cambiamenti del carattere: la felicib\ della bambina era divenuta meno radiosa, il suo aggrappani alla madre era divenuto lievemente piìl. insistente, una certa ansietà riguardo agli argomenti della morte e della malattia era divenuta evidente. La madre, pur non essendo personalmente analizzata, ineomincib a consultanni a riguardo dello stato della bambina. Le sue descrizioni dei distOTsi, dei giochi e delle immaginazioni della bambina erano fedeli e ~se. Questo, insieme con i lievi segnali di pericolo sopra elencati, mi aiutb a comprendere il contenuto inconscio della fobia. Eta un esempio di tipica nevrosi infantile organizzata intorno all'esperienza edipica. Da un lato vi era la concezione sadica della bambina del rapporto sessuale e della gravidanza come assalto e immolazione; da questo traeva origine Ja sua paura del ruolo femminile e il suo dfiuto di esso. D'altro lato vi era il suo impulso alla fcmminiliU, che portava inesorabJ1mente a11a rivalitl con la madre amata e a desideri di morte nei suoi confronti. Le due minacce insieme inibivano
il progresso libidico e fissarono la bambina ai rapporti preedipici meno conflittuali e meno generatori d'angoscia. Tuttavia, poiché le forze deJla maturatione non permettevano, in questa bambina poten· zialmente nonnale, un semplice arresto nello SVIluppo, la situazione di pericolo e il conBitto furono allontanati dalla famiglia, donde avevano origine. e furono trasferiti sulla scuoJa, dove l'angoscia dovette essere rationalizzata e si collegò successivamente ai compagni di gioco, agli insegnanti, alle prove di rendimento ecc. Dopo che tutto questo era divenuto evidente, fui in grado di guidare la madre a dare interpretazioni alla bambina con accuratezza e moJto gradualmente; l'aggressività, i desideri di morte, la curiosità sessuale, le fantasie circa il rapporto sessuale dci genitori divennero manifesti nella coscienza della bambina durante le settimane successive. Con la loro apparizione, scomparve la fobia, e la bambina ritornò a scuola. Cosa ancora pii\ importante. essa abbandonò la posizione preedipica e progredl alla normale re1azione edipica triangolare. Se confrontiamo questo caso con quello precedente, costatiamo che la previsione della patologia era una faccenda più dclicata; i segni di pericolo erano meno gravi, benché, per un esperto, non meno tipici. Seguendo Ernst Kris, noi come analisti e osservatori analitici possiamo essere convinti che anche questa bambina avrebbe avuto bisogno di aiuto in precedenza, e che, dato questo, la fobia disgregante e disturbante non sarebbe comparsa. Ma questo pone un problema u]. teriore, che va aggiunto alla nostra precedente argomentazione rela· tivamente alla previsione. Quali sono le possibiliti dell'osservatore di trasmettere queste convinzioni della futura patologia all'ambiente di un bambino? Con l'attuale difFusione delle conoscenze sullo sviluppo infantile, molti genitori sono onnai istruiti circa l'inevitabilità delle oscillazioni d'umore, dei con8itti, delle angosce nel COISO normale degli eventi. Di quanto dovrà procedere o1tre questa istruzione per aiutare i genitori a distinguere queste forme normali di turbe infantili da quelle più pericolose? 3) Il: interessante notare che esistono anche casi nei quali le posi· zioni descritte dei genitori e del diagnostico professionista sono rovesciate, cosl che quest'ultimo non vede alcuna causa di allanne mentre i primi sono all'erta perché avvertono il pericolo. Cib accade di solito quando uno dci genitori o entrambi si sono sottoposti a un'analisi terapeutica, o quando la conoscenza di qualche malattia ereditaria nella famiglia li rende particolannente vigili. Espongo due casi separati di questo tipo, osservati recentemente: si
tratta di due mascbietti nel primo periodo di la,tenza. Molti anni prima i loro padri si erano sottoposti ad analisi con esito positivo, liberandosi, dopo una dura lotta, delle disturbanti nevrosi che pregiu. dicavano la loro cllicienza nella vita sessuale e nel lavoro. In ciascun caso, il figlio, dopo una partenza promettente e attiva nella vita, di· mostrò i primi lievi segni di calo: una diminuzione del rendimento scolastico, un lieve rallentamento delle azioni; un nuovo tono lamentevole nella voce; mancanza di coraggio di fronte alla sofferenza; ·la. mentele di essere molestati dai compagni di gioco. In ciascuno di questi casi la madre negò energicamente che vi fossero cambiamenti o motivi di preoccupazione. I padri, d'altra pa1te, non avevano diffi· colti a riconoscere le prime indicazioni tipiche di un ripicgamento dalla mascolinit~ fallica e di una regressione alle tendenze femminili passive della fase anale. Essi vedevano ripetersi segni pericolosi delle proprie difficolt~ psicosmuali nei loro &gli, e sostennero l'opportu· nità di un trattamento analitico. Non avevo dubbi che le loro osservazioni fossero esatte e le loro richieste giustificate; ma fu interessante per me vedere che persino in una clinica per bambini, orientata analiticamente, essi ebbero non poche difficoltà a convincere un personale riluttante che non sta· vano semplicemente dando la caccia a dei fantasmi. La verità 6 che, al punto in cui si trova attualmente la conoscenza, è difficile delineare il limite tra una previsione deila patologia basata su autentici segnali di pericolo e una iperansiosità diffusa e indiscri· minata, originata fin troppo facilmente da ogni lieve deviazione da1lo stato ottimale e dalla norma. Ciò di cui abbiamo bisogno per decidere sul problema è l'ulteriore indagine sistematica delle possibiliti e limitazioni della previsione clinica, Speriamo di trovare le risposte nella ricerca sulla previsione condotta al Child Study Center della Yale, ora diretto da Mariannc Kris(1957)..
Alcune caratteristiche del primo rapporto madre-bambino Nel saggio di cui ci stiamo occupando, Ernst Kris dice che "le prime caratteristiche del rapporto madre-bambinoN sono «]'area in cui le tecniche d'osservazione banno dato il maggiore contributo durante gli ultimi decenni" {p. 7-f). Noi possiamo aggiungere che questo è anche l'area in cui i risultati di una duplice impostazione della ricetta sono più ovvi e meno controversi per gli analisti.
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Prendiamo come esempio pertinente il concetto di madre «buona" c madre "cattiva". Questi termini entrarono nell'uso come risultato dell'analisi di Melanie Klein delle esperienze del lattante in relazione al seno materno: il seno 8 buono", soddisfacente, prepara la via all'immagine della madre "buona", il seno vuoto o frustrante crea allo stesso modo l'immagine della madre ..cattiva". Melanie Klein dimostrò fino a che punto queste esperienze reali del lattante diYCntino sempre più complicate c siano ricoperte dai processi d'introiczione e di proiezione che avvengono simultaneamente; essi intensificano le immagini cat· tive aggiungendo alla frustrazione sperimentata le proiezioni degli impulsi aggressivi e distruttivi propri del bambino. Nella nostra prOspettiva analitica abituale, che a me personalmente l: più familiare, lo stesso processo è rappresentato non dal concetto di una doppia immagine interna, ma da quello di una duplice tendenza di impulsi, quali l'amore e l'odio, legati insieme e diretti YCrso lo stesso e unico oggetto: in breve, dal ben noto concetto dell'ambivalenza umana. Occupandosi degli stessi dati clinici, Ernst Kris ha dimostrato che questi due aspetti lasciano ancora spazio per un terzo che può essere aggiunto alle esposizioni precedenti come risultato di osservazioni longitudinali. In uno scritto prodotto dal Child Study Ccnter, Kris e i suoi collabomtOTi (vedi Colernan, Kris c Provence, J953) prc· sero in esame 8 l'elemento adattivo nel rapporto genitore-figlio" c postularono che queste wriazioni negli atteggiamenti parentali, che possono notarsi anche nella primissima infanzia, hanno una funzione nello sviluppo della personalitl del bambino. lo penso che possiamo presumere che oltre ad avere altre conseguenze, esse aggiungano anche un consideteYOle ammontare di rcaltl esterna alle forze interne responsabili delle immagini contrastanti della madre o dei contrastanti sentimenti verso di lei. Per seguire quanto più da vicino poss:ibi1e il pensiero di Ernst Kris: in un'analisi succcssiw, molte cose appaiono come un quadro unificato, organizzato in quanto tale, a causa del modo particolare in cui funziona la memoria umana. Quelli che nella rievocazione analitica. appaiono come accadimenti passati simultanei possono essere stati, nell'esperienza reale, CYenti successivi. Cosl, le variazioni reali nell'atteggiamento di una madre (amorosa, indulgente, possessiva, critica, esigente, frustrante) e le reazioni del lattante ad esse possono incastrarsi, sovrapporsi l'una all'altra, e contribuire alla creazione delle immagini materne composite e conflittuali che ci si presentano nell'analisi.
Vi è un altro aspetto del primo rapporto madre-fig]io che ha tratto grande beneficio dallo studio osservativo di questi ultimi anni, c precisamente la reazione del lattante alla depressione o al distacco emotivo della madre. Emst Kris ha detto che non si sarebbe potuti arrivare a quest'ipotesi mediante l'osservazione; l'osservazione non ha fatto altro che confennada. Allo stesso tempo egli pose in risalto i vantaggi de1la duplice impostazione a questo riguardo, e cioè il fatto che gli studi osservativi condotti da Margaret Ribble (1943), Margaret Fries (1946) e Spitz (1945; Spitz e Wolf, 1946) 3 ci hanno aiutato "a comprendere in pieno che in casi estremi la mancanza di adeguate relazioni oggettuali nella primissima infanzia pub minacciare la vita dell'infante, pub causare cambiamenti gravi e anche irreversibili nelle aree della maturazione, e creare disturbi psicosomatici di cui non conosciamo ancora pienamente l'estensione e l'incidenza" (Kris, 195011, p. 65). In realti, l'aggiunta del metodo osservativo a quello ricostruttivo ha innalzato questa scoperta, nel corso di meno di vent'anni, dallo status di ipotesi a quello di una quasi CCiteua. D'altra parte le n0$tre convinzioni a questo riguardo non implicano ancora che noi siamo in grado, o nemmeno disposti, a passare all'azione, Non vi è quasi nessuna situazione nello sviluppo di un bambino in cui sia più difficile intervenire. Una madre emotivamente ripiegata su sé stessa, che sia parzialmente o totalmente incapace di soddisfare i bisogni emotivi del proprio figlio piccolo non è in grado di profittare della guida o del consiglio a causa della profonditi stessa del suo disturbo. Essa pub trarre beneficio da un trattamento, ma prima che i risultati benefici si facciano sentire, la prima infanzia del figlio pub essere storia passata. In alcuni casi pub essere p055ibile disporre che subentri una madre sostitutiva all'interno della famiglia (la nonna, una zia o un'aiutante pagata); in altri casi la cosa sarà impossibile per ragioni pratiche. Si aggiunga a questo che viviamo in un periodo in cui è diventata un'impresa impopolare separare la coppia madre-figlio. Anche per le madri gravemente disturbate, un O$pcdalc psichiatrico moderno pub oggigiorno prendere disposizioni affinché esse vengano ricoverate insieme ai loro figli neonati o molto piccoli.• Questa misura si basa sulla comprensione della precaria situazione libidica della madre, per la quale il figlio e le cure da prestargli possono rappresentare l'ultimo 'Dowmarno
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... filo prezioso che la lega alla realtà e al mondo ogget.tuale. Ma cib che si dimostra benefico per il trattamento e la guarigione della madre non saril necessariamente di vantaggio per il bambino. L'intimiti con una madre in fase depressiva o durante un episodio schizofrenico pub dare luogo in un lattante non necessariamente a una patologia immediatamente visibile,. ma a quel tipo di effetto postumo che si pone in evidenza anni dopo e che si tivela nell'analisi dell'adulto come I'init:io della malattia psichica. Per tornare ancora una volta alla situazione dell'O$servazione: presso la sezione medicopsicologica per neonati, annessa alla nostra Hampstead Child-Therapy Clinic, la nostra pediatra, dottoressa Josefine Stross, segue periodicamente un lattante {dai due mesi in poi) la cui madre mostra indicazioni di un atteggiamento insoddisfacente verso il bambino. Vi è un'evidente mancanza di autentico calore, nessun orgoglio visibile per l'aspetto esteriore o l'abbigliamento de1 bebè, una riluttanza ad accarezzare il corpo del bambino o a giocare con lui, e una pronunciata goffaggine ne] distinguere tra i bisogni del bambino (nutrimento, conforto fisico, compagnia o in trattenimento). Allo stesso tempo il piccolo è curato adeguatamente e coscienziosamente ne1le faccende riguardanti il corpo e non vi è negligenza in senso stretto. Dai colloqui con la madre, si rivela il suo atteggiamento depresso e distaccato verso la vita, benché non nel grado sul quale si basano le diagnosi psichiatriche. Le risposte del bebè sono prevalentemente normali, fino a questo punto, benché le sue reazioni sociali (risposte di sorriso ecc.) siano talvolta un po' al di sotto del livello previsto per lasuaetìa. 1!: qui che comincia il nostro dilemma. La nostra sensibiliU basata sulla nostra conoscenza dello sviluppo tipico, ci indica che questo bambino sta subendo un certo danno e che le conseguenze si renderanno manifeste in qualche momento futuro. Ma questa previ· sione è sostenuta da prove sufficienti a giustificare un intervento? In più: quali sono i criteri per scegliere tra i diversi modi d'inter~ vento, come il tu.ttamento della madre (che può essere per lei sgradito), l'introduzione di una seconda figura materna (che può dimo~ strarsi irrealizzabile). o, se si arriva agli estremi, la separazione della madre dal figlio (che può danneggiare la madre)? Oppure la risposta è che in questi casi noi dobbiamo forse aspettare a intenrenire finché le relazioni tra causa ed effetto in questioni psichiche si siano tanto saldamente stabilite e allontanate dal dubbio quanto lo sono oggi
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sotto l'aspetto fisico, ad esempio quando trattiamo un'infezione tubercolare trasmessa dalla madre? Valutazione delle sublimazioni Non è possibile discutere l'opera di Ernst Kris senza far riferimento ad almeno alcuni aspetti della sublimazione. Egli si occupò ripetutamente c in modo approfondito dcl problema della sublimazione, che considerava una via importante per la comprensione della creativiUartistica. Insieme con Heinz Hartmann, egli acacbbe la nostra capacità di penebazione nella metapsieoJogia del processo di sublimazionc. Partendo dal concetto di sublimazione come spostamento di energia pulsionale, i due autori aggiunsero a questo la nozione di un cambiamento qualitativo neJI'cnergia stessa, un cambiamento che pone l'attività da essa conservata sotto il dominio dell'Io (dcsessualizza. zione, neutralizzazionc). Essi inoltre fecero distinzione fra un im· piego permanente dell'Io di tale energia neutralizzata (la "riserva" dCSCTitta da Hartmann, 1955), e le aggiunte temporanee o transitorie ad essa, fomite dalle tendenze pulsionali spostate (descritte da Kris eome "fluttuazione"). Il primo si avvicina, io credo, a ciò che eravamo soliti descrivere come "capacit~ di sublimazione" dell'individuo. Per evitare confusione tra lo spostamento della meta da una parte, e la trasformazione dell'energia dall'altra, Kris sugged nel 195'2 di risenoare ancora una volta il termine "sublimazione" all'uno e di usare il nuovo termine di "neutralizzazione" esclusivamente per l'altra. Quando, infine, nel195'4 Kris aggiunse alcuni studi di 055CTYazione della sublimazione nei bambini piccoli al suo lavoro di ricostruzione nell'analisi, lo fece nella speranza di far luce su un certo numero di problemi riguardanti sia lo spostamento sia la trasformazione deJl'energia. Egli ccrcb di scoprire fino a che punto un impasto riuscito tra libido e aggressivit.l nei mpporti oggettuali primari inHuisca sulla neutraJizzazione; esaminò l'influenza delle identificazioni primarie sul processo di neutmlizzazione; segui le sublimazioni nel corso della loro fonnazione; e ossenoò il loro crescere e decrescere nella personali!~ non ancora formata e immatura. Sono questi ultimi tentativi che ci riportano ancora una volta in· dietro ai nostri problemi di diagnosi precoce e alla valutazione deJia normaliti e dclla patologia in un dato momento de]lo sviluppo. La presenza o l'assenza di sublimazioni, e pill ancora, il grado al quale
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le capacità di sublimazione e di neutralizzazione sono state sviluppate in un bambino sono estremamente signilicativi per le possibilità di questo individuo di rimanere "nonnale". Non solo le attività sublimate in sé hanno rilevanu. per l'adattamento sociale e per determinare l'ampiezza e i limiti della personalit;\ nel suo insieme; molto pii! importante resta il fatto che la capacità di sublimazione implica la disposizione del1'lo ad accettare soddisfazioni sostitutive di valore simbolico 5 quando la via alle mete sessuali e aggressive originariamente desiderate sia bloccata. Questo diminuisce la pressione esercitata dagli impulsi e agisce da protezione contro il costruirsi di frustrazioni patogcne con le risultanti angosce, difese, moti regressivi, che conduco~ alla fonnazione sintomatica. Con tanta comprensione metapsicologica a nostra disposizione, dovremmo avere facilità ne11e diagnosi a valutare l'incidenza e la probabile stabilità delle sublimazioni presenti in un bambino. In realtà non è cosi. Ne1 lavoro diagnostico scopriamo che i tentativi di sublimazione, cioè gli spostamenti di energia pulsionale, nei bambini piccoli sono notoriamente labili e transitori; e lo sono le ncutralizzazioni dell'energia pulsionale che possono tornare alla loro rozza natura pulsionale ogniqualvolta il bambino sia SOVTastimolato, esasperato o affaticato. Inoltre, ciò che vale per il bambino molto piccolo, vale ugualmente per i bambini più grandi con disturbi classificati come casi al limite. Per gli uni e per gli altri, le linee di demarcazione tra l'Es e l'lo sono insullicientemente deJinite e l'lo è mal protetto dalle intrusioni dell'Es. Perciò, resta diffia1e distinguere nel quadro clinico tra le origini di vere sublimazioni che si dimostreranno di valore durevole, le sessualizzazioni di funzioni e attività dell'lo, o addirittura gli interessi coatti che iniziano la patologia. . Quelli che seguono sono esempi intesi a illustrare le difficoltà della discriminazione clinica sotto questo riguardo. L'esempio 1 è tratto dal caso di un bambino che ebbe un cambiamento di personalità all'età di tredici anni, caratterizzata da un ritito dall'ambiente, da un'opprimente attivib\ fantastica, da un'incapacit;\ di apprendimento, da una certa confusione di orientamento nella realtà.• Egli fu preso in trattamento come tipico caso al limite con 1QueslvPIIntoiOUecibur>collfrontoconaliKfiltiiiiSuanlsaaa(19Ul.Mebnir Jacin(•tJsl.Morio:QMilner(•ts:al.Ryerolt(•ts6leallrid!eopermoaLcmdn. 'Quntiobti-olmtiùinpportilfiSaraJCutllosenfcllf.CGnllllauto.fiP:nionr.
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progno$i incerta. Scoprimmo che era interamente assorbito in un elaborato mondo di insetti che controllava per mezzo dell'intelletto. AI centro di questo c'era il suo interesse per le api e le vespe di cui studiava le abitudini in ogni particolare; le sue ricerche principa1i erano dirette alla composizione e all'azione dei loro pungiglioni. Testimonianu del suo difettoso esame di realtà era il fatto che egli dicesse che il suo unico amico intimo "sosteneva di possedere veramente anche lui un tale pungiglione". In questo caso, la natura sessuale della fantasia, il suo uso per scopi difensivi e la sua posizione centrale in un complesso stato patologico sono evidenti. Nella lunga analisi che segul, si rese possibile ricostruire la storia della fantasia del "pungig]ione-dente-pene pieghevole" dai suoi aspetti orali e preedipic:i primari nel rapporto con la madre al suo significato fallico, edipico. Divenne altresl possibile rischiarare la confusione del ragazzo tra reaiU. interna e realti esterna e dimostrare il modo in cui diniego, proiezione, identificazione, intellcttualiz:zazione e restrizione dell'lo erano state impiegate congiunta· mente a produrre la fantasia della vespa come loro risultato finale. D'altra parte, questa struttura evidentemente patologica conteneva anche vari aspetti di una vera sublimazione. A parte l'iniziale spostamento della curiosit~ sessuale allo studio del mondo degli insetti, il ragazzo aveva raggiunto un notevole grado di neutralizzazione dell'energia nel seguire l'interesse spostato che gli consentiva di leggere, astrarre, riassumere e classificare. Benché durante il trattamento egli rimanesse emotivamente al limite tra la nevrosi e lo stato prepsicotico, questa neutralizzazione dell'energia divenne sempre più indipendente dalle pressioni interne, nella misura in cui erano interessati gli argomenti scelti, la biologia e la botanica. Cosl, cib che ci coJpl nei coJJoqui diagnostici come sintomo centrale pub infine dimostrare di essere l'unico collegamento attendibile tra il suo lo e il mondo esterno. L'esempio 2.. non ~ dissimile: un ragazzo di dieci anni e nove mesi, anche lui preso in trattamento come caso al limite nella Hampstead Child-Therapy Clinic.7 Aveva vissuto per molti anni in identificazione con un treno della ferrovia sotterranea e passava le giornate nene riunicmi di oJiJcassiDne clei osi 3tb H3mpstnd Cliild-Tha:apy Cli11ic (Yeili Kllt lloseafelde$p•incc.•96J). 'Q..nti dati. 10110 tratti con ~utorizaziaae dell'aulliCC. doi suoi nppa~ti nelle •iunioni di diKussionc dei nsi olia fbmpshi'ad Cbild-Tha:aPI' Clinic (ftdi Sinpr, 196o).
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distaccato dalla realtl, o imitando l'azione di questi treni o real· mente passeggiando sui binari della sotterranea, mettendo cosl in pericolo la sua vita. La sua attività intellettuale (che era un po' al di sotto della media') si esauriva nella lettura di mappe e nell'impa· rare a memoria nomi di stazioni, strade ecc. Cito questo caso per la ragione che anche questa minacciante dif· fusione di patologia in un bambino conteneva alcuni elementi di sublimazione e neutralizzazione che si dimostrarono importanti per la prognosi. t vero che lo spostamento d'interesse dalle cavità del corpo umano al sistema dei tunnel sotterranei difficilmente poteva chiamarsi una sublimazione all'epoca della diagnosi; ~ ugualmente vero che il suo occuparsi di mappe e di nomi in quel periodo era totalmente funzionale alla sua ossessione, Ciò nonostante, quest'ultima raggiunse un certo grado di neutralizzazione; in un lo, dal funzionamento per altri aspetti scarso, l'imparare a memoria divenne un punto forte. estendendosi dai nomi delle strade ai nomi della gente ecc. t stato interessante per me leggere cinque anni più. tardi, dopo averlo avuto in trattamento, un rapporto scritto su di lui da un centro di orientamento professionale. In quel momento molte altre manifestazioni della sua patologia, profondamente radicata, erano scomparse dalla superficie; ma lo psicologo industriale nella sua descrizione notò, tra le altre cose, che questo ragazzo avew "un debole per le mappe" e raccomandò (tra le altre possibilit.i) un "lavoro attinente alla distribuzione o alla raccolta'", trattando cosl la pasmta ossessione {di cui naturalmente era all'oscuro), come la base di un'attività neutralizzata, diretta dall'lo. Forse, col tempo, impareremo a scoprire siffatti sostegni potenziai· mente utili per l'Io e i legami con la realtà anche ·ove essi appaiano nel mezzo di una patologia grave e siano funzionali ad essa. L'esempio 3 ~di natura diversa. Lo cito traendolo dall'osservazione longitudinale di un ragazzino, intrapresa dal padre. che ~ personalmente un noto educatore {Hill, 1926, p. 47). Secondo gli appunti del padre. questo bambino mostrò dapprima un interesse per l'acqua all'eU. di dodici mesi quando cominciò a non aver bisogno di pannolini durante ngiorno; lo si scopriva occasionalmente battere a piccoli colpi su una pozza d'acqua che aveva fatto sul pavimento. "Anche le 1 Dai •attiri d'intcDi&enz:o, il sua Ql en 78 prima dd tnltamento e 101 dapo il
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piccoJe pozzanghere di pioggia suscitavano il suo interesse, e si diVCJtiva a schia&eggiare l'acqua nel bagno o nel lavabo. A quattordici mesi si divertiva molto a mettere e togliere i tappi dell'acqua. Quando lo si portava al gabinetto, osservava il getto dell'acqua con grande interesse. All'età di due anni stava per ore a cont:Jollare i rifornimenti d'acqua, a guardare come venissero riempiti e svuotati secchi, vasche, vasi, teiere. bottiglie per l'acqua calda. Voleva sapere da dove veniva l'acqua della vaschetta de] gabinetto. Se veniva portato in un gabinetto all'apertO per uomini, insisteva sempre per vedere il buco da cui veniva l'acqua, e la cisterna che forniva l'acqua. A due anni e mezzo seguiva ogni tubo che potesse vedere; tubi dell'acqua, delle fognature, dell'acqua piovana, del gas. Passava ore ad aprire e chiudere i beccucci del gas." Il bambino non aveva ancora tre anni quando il padre dovette rimuovere il coperchio della cisterna della fognatura· per soddisfare la sua curiosiU. "Per una quindicina di giorni, passò una mezz'ora circa, ogni giorno, ritto su una sporgenza in cima alla cisterna..• Riempiva la cisterna lincllé non traboccava, e voleva sapere la funzione di ogni particolare del meccanismo." Il padre prosegue nel racconto descrivendo come l'interesse de] bambino si diffuse da qui alle prese antincendio, alle autopompe, alle officine del gas e alle fogne. Alla scuola materna, all'eU di qualtro anni e mezzo, quando gli fu raccontata la storia di Mosè abbandonato fra i giunchi di papiro e gli fu chiesto di fare un disegno di MDSa nella sua culla, egli tracciò dalla culla una lunga linea che rapprcsentaw "un tubo di scarico" verso l'esterno. Per l'osservatore diretto dei bambini, un quadro comportamentale di questo genere fa sorgere un certo numero d'importanti problemi. Egli non avri difficolU a diagnosticare la sottostante presenza di forti interessi prcgenitali con speciale preponderanza di una curiosiU indirizzata verso la funzione urinaria e (come nell'esempio a) l'interno del corpo umano. Meno sicuro si sentirà rispetto al grado di desessualimzione (cioè di neutralizzarione) della curiosità raggiunto dal bambino. Di conseguenza, egli sarà incerto se ciò che vede debba essere valutato come l'inizio di una vera sublimazione che arricchisce l'Io, o come l'inizio di una fissazione a un livello pregenitale primitivo che restringerà l'Io e porterà prima o poi a una patologia. ~ procedimento corretto cooperare alle ricerche del bambino (come ha fatto il padre in questo caso) oppure il bambino doveva essere aiutato a staccarsi dall'interesse opprimente per qualcosa
...
di specifico e a svilupparsi verso livelli ulteriori, come farebbe, con tutta probabilità, un trattamento analitico? Nel caso in questione, la risposta ci è data dall'evoluzione posteriore di questo ragazzo. Nei trent'anni trascorsi da quando fu fatta questa osservazione, egli è divenuto un fisico di straordinaria capacità e p05izione; gli eventi ricordati non rappresentavano evidentemente che i primi passi in direzione di questa durevole sublimazionc. Questo non signi&ca, a mio avviso, che altri quadri, quasi identici, visti per formulare una diagnosi, non avrebbero potuto portare a risultati opposti. Nonostante tutti i progressi teorici a riguardo dc1la sublimazione, noi siamo ancora impressionati - come Ernst Kris - dalla fluidità e incertezza di questi processi evolutivi, Forse apprenderemo che non è il processo di subJimazione quello sul quale possiamo regolare il nostro modo di procedere, in quanto stati o forme identiche di sublimazione possono portare a risultati diversi; piuttosto, dobbiamo ricercare le nostre prove nelle circostanze e condizioni concomitanti in quel quadro totale della personali~. Ad esempio, il giocare con l'acqua, del tipo descritto sopra, pub acquisire un aspetto diverso e meno favorevole se Il accompagnato da enuresi notturna. Comunqu~ sia, una corretta valutazione de]la sublimazione nel bambino piccolo resta una questione difficile; e lo Il anche la prognosi del modo futuro e appropriato di tr.~ttare il bambino in base ai nostri giudizi. Per come stanno ora le cose, noi non siamo in grado di fare che troppo poco per i bambini nei quali le fissazioni e lo sviluppo patologico sono in fonnuione. D'altra parte, vi l} anche il pericolo che noi interferiamo troppo o troppo presto e in questo modo (come qualcuno ha detto scherzosamente nel dibattito) "di· struggiamo in germe i futuri fisici". Valutazione degli eventi traumatici Vi è ancora un'area ulteriore - e ultima in questa relazione - in cui la "previsione" nel senso del tennine usato da Ernst Kris po. trebbe dimostrarsi preziosa per i nostri interessi clinici. Mi riferisco alle esperienze traumatiche della prima infanzia e alla valutazione della loro influenza sullo sviluppo. Ernst Kris vi fece allus.ione nelle sue Note sullo sviluppo, trat· tando delle differenze tra i dati sulla storia personale ottenuti con l'osservazione diretta e i dati forniti dalla ricostruzione psicoana· litica, Egli pose in rilievo il caattere oggettivo. non selettivo dei primi e disse.che, per contro. i "dati ottenuti con la psicoanalisi
sono ovviamente selettiv:i. Non solo contengono informazioni più precise sulle arce di coinvolgimento conflittuale che sulle aree libere da conftitti (...) essi indicano cib che fu importante in senso eliologico e quando divenne importante'" (p. 75). Egli amplic) considerevolmente queste affermazioni nel 1955 in un saggio in cui si occupb della dinamica della memoria. Qui, segulle tracce degli avvenimenti dal loro reale verificarsi nella vita di un bambino, attraverso i cambiamenti a cui sono soggetti nella psiche, fino alla loro ricomparsa alla superficie nell'analisi. Come risultato di tali confronti egli giunse ad affermare che n significato traumatico di un evento non si stabilisce nel momento in cui si veri· fica ma che "il corso ulteriore della vita sembra detenninare quale esperienza pub acquistare il significato di esperienza traumaticaN (pp.:z6;sg.). 2 utile tenere a mente queste affermazioni quando ricerchiamo l'etiologia del disturbo di un bambino. La storia personale di un paziente bambino, quale ci è fornita dai genitori, è il risultato di un'osservazione esterna. Nel migliore dei casi, contiene fatti ogget· tivi; più spesso, ovviamente, è resa soggettivamente,. con omissioni, deformazioni e selezioni dei fatti che sono determinate dai bisogni c dai limiti emotivi propri dei genitori. Percib, il materiale biografico non può (o non dovrebbe) essere usato come norma in quanto all'importanza patogcna di episodi passati. Il materiale è •appesantito• (per usare l'espressione di Kris) secondo le tensioni interne dei genitori e non del bambino.' Non c'è diflicoltà a confermare questo con materiale clinico. Una madre, ad esempio, faceva risalire il disturbo del figlio a un incidente d'auto del padre che era stato traumatico per entrambi i genitori; l'analisi del bambino d'altra parte, dimostrò che nella sua mente questo avvenimento era completamente oscurato dalla partenza di una ragazza amata, partenza che era avvenuta nello stesso tempo e che per lui era stata traumatica; questo avvenimento, a sua volta, era stato scartato i:lalla memoria della madre come irrilevante. Molte madri citano la perdita del nonno o della nonna come evento decisivo nella vita del figlio; l'analisi successiva dimostra generalmente che il bambino ha ignorato la morte come tale, ma ha reagito violentemente al lutto, alla depressione e al distacco emotivo della madre seguiti all'avveni~ento. 1 La •torilo J~CQD~Uie di un paziente ~dulto, qa1le ci 6 deserilta ob lui Jteno. 6 il prodotto della 111a PfOpria memoria c perd!l illamin1a~
... Ove si tratti di malattie &siche, le madri sono solite riferire come importanti quelle che furono oggettivamente pericolose o che susci· tarono la loro propria angoscia; il bambino da parte sua, pub reagire patologicamente a qualunque disturbo minore della salute in base alla sofferenza, al disagio, all'angoscia, alle restrizioni alimentari e motorie sentite come intolleral»li, alla passività imposta. Un'analoga discordanza nella valutazione esiste riguardo al tempo: le separazioni possono sembrare brevi e percib trascurabili dal punto di vista deg]i adulti eppure essere interminabili c percib traumatiche per il bambino (vedi A. Freud e Bergmann, Bambini in ospedale, tg65). Nel complesso, tali confronti tra materiale biografico e materiale analitico costituiscono un'istruttiva lezione pratica circa il divario esistente tra realt~ (psichica) esterna e interna.
Concordo con Ernst Kris che noi non possiamo fare previsioni in base alle osservazioni esterne, né possiamo dire, nel momento in cui accadono, quali avvenimenti si riveleranno importanti per la futura patologia. Vorrei aggiungere che noi non sappiamo neanche quale aspetto o elemento di una data esperienza sarà scelto per l'investimento c il coinvolgimento emotivo (vedi oltre, Commenti sul trauma psichico, 1964). Quest'ultima affennazione è confermata ·dalle nostre analisi di bambini che furono soggetti a esperienze di guCira e di campo di concentramento. Ove ci aspettavamo di portare alla luce ricordi seppelliti di morte, distruzione. violenza, odio ecc., trovammo di solito le tracce di separazioni, restrizioni motorie, privazioni (di giocattoli, di piaceri) insieme con tutte le consuete sofferenze emotive che sono inseparabili dalla vita di ogni bambino. Fui colpita a questo riguardo dalla storia di un bambino che a quattro anni e mezzo era scappato con la famiglia da un tCiritorio occupato dal nemico. Un'analisi successiva dimostrb quale elemento dell'esperienza era stato isolato e aveva assunto valore traumatico: egli aveva subito un grave shock per il fatto che gli invasori avevano preso l'auto a suo padre. Questo per lui significb che il padre era stato derubato della sua potenza. Accanto a questa esperienza edipica di somma importanza, qualunque altra cosa (perdita della casa, della sicurezza, degli amici) sbiadiva fino a divenire insigni6cante. Un ultimo esempio che pub servire per moltri altri. :E: il caso di una bambina che. all'età di quattro anni, era stata testimone dell'o·
,, micidio della madre ad opera del padre in un attacco delirante di
rabbiosa gelosia. L'analisi della bambina, iniziata sei mesi dopo, fu trascritta dalla sua tcrapeuta, Mary E. Bergen, sottc i1 titolo Tbc
ERcct ol Severe Trauma on a Four-Year.Oid Child (1958). In questo scritto l'autrice seguì. dettagliatamente le tracce del tentativo della bambina di assimilare "un atto di violenza che in pochi minuti
aveva travolto i suoi genitori e la sua famig]ia e che cambiò irrevocabilmente il corso della sua vita" (p. 407). Il merito di que$ta trascrizione è che essa lllumina, sotto il microscopio dell'analisi, come un elemento dopo l'alho dell'orrendo avvenimento sia stato coinvolto nel mondo fantastico proprio della bambina; in questo modo rice-
vendo peso dall'investimento emotivo. Cosi, il senso preedipico di frustrazione, la gelosia e la rabbia della bambina, e la sua ricerca di una madre "buona", ideale, trovò un appagamento colpevole nel suo trasferimento in una nuova famiglia adottiva. I suoi desided di morte verso tre fratelli più piccoli erano al servizio della sua identi6cazione con il padre violento ma amato. Al)ivello edipico, l'uccisione della madre dette realti al desiderio, carico di colpa, di eliminare il genitore rivale. In realt•, tutti gli elementi deJia posizionC edipica apparvero con pieno vigore: l'amore per il padre, la rivaliU con la madre, il senso di colpa per il desiderio di separare i genitori e di farli litigare, gli eHctti di una prolungata osservazione della scena primaria. Questo determinb il profondo coinvolgimento della bambina con quel particolare momento della tragedia in cui la donna minacciata freneticamente tentb di allontanare la bambina dalla scena del delitto gridandole: .. Esci di quil" Nell'analisi, questo dettaglio si rivelò simbolizzare l'insulto sommo, poich6 la madre fu vissuta iael tentativo di escludere collericamente la bambina dall'intimità dei genitori. Non posso fare a meno di chiedermi se- senza analisi- il destino di questo particolare dettaglio sarebbe stato quello di assumere un signi6cato traumatico pennanentc. Conclusione: relazione fra previsione e prevenzione llo cercato 6n qui di seguire alcune delle linee di ragionamento di Ernst Kris per quanto riguarda i suoi studi osservativi. Considererò riuscito il mio tentativo se sali servito a ridurre la riluttanza di molti analisti nell'accettare l'osservazione del bambino e la previsione dello sviluppo come interessi rilevanti e se li convinCC1i dell'importanza di tali studi per il lavoro clinico e diagnostico.
... ti: implicito in una tale accettazione dell'opera di Ernst Kris adot· tare un diverso atteggiamento anche rispetto al concetto di pre-
venzione. Il desiderio di usare la comprensione analitica non solo a scopi
terapeutici ma anche a scopi preventivi ha avuto una sua parte fin dagli inizi dell'analisi. Noi pensavamo che il modo migliore per attuare la prevenzione ~ quello di applicare le conoscenze ana1iticltc ai principi dell'allevamento dei bambini, Ma da allora abbiamo imparato che anche il più saggio dei modi di trattare un bambino non può impedire la tensione; i conDitti c l'eventuale patologia, essendo tutti inseparabili dagli azzardi dello sviluppo; abbiamo dunque bi-
sogno che vi sia disponibiliU all'azione terapeutica. ti: su questo punto che le affermazioni di Ernst Kris circa la "previsione della patologia" c la precoce "scoperta del pericolo .. colgono nel segno, La previs.ione serYirà a1la prevenzione se ci insegnerà (per usare le sue parole) "quali misure terapeutiche siano appropriate per ogni ]ivello di età e i suoi disturbi, o per ogni gruppo tipico di disturbi".
Adolescenza 195'7
!.'adolescenza nella teoria psicoanalitica Ritorno sul tema dell'adolescenza dopo un intervallo di vent'anni. In questo lasso di tempo molte cose sono accadute nel lavoro analitico che hanno gettato nuova luce sui problemi attinenti e hanno influito sulle condizioni di vita dei giovani, sia normali che anormali. Tuttavia, nonostante i pattiali piOgressi, la posizione in cui ci troviamo riguardo allo studio analitico dell'aclolescenza non è una posizione felice, ed è insoddisfacente speciaJmente se confrontata con quella riguardante la prima infanzia. Per questo periodo ci sentiamo su terreno sicuro, e in possesso di una grande riccheua di materiale e d'informazioni, che ci consente di avere una certa autoriti e di applicare i risultati analitici ai problemi pratici dell'allevamento dei bambini. Quando arriviamo all'adolescenza, invece, ci sentiamo incerti e, di conseguenza, non p<miamo soddisfare i genitori o gli operatori nel campo dell'educazione che si rivolgono a noi e alle nostre conoscenze per averne aiuto. Sentiamo dire frequentemente che l'adolescenza è un periodo trascurato, un figliastro, per quanto riguarda il pensiero analitico. Queste lamentele, che ci vengono da due parti, sia dai genitori sia anche dagli stessi operatori analisti, mi sembrano giustificare uno studio e un'indagine più appiOfonditi di quanto non abbiano ricevuto finora. L'adolescenza nella letteratura psicoanalitica
Lo studio psicoanalitico dell'adolescenza inizib, com'è noto, nel 1905 con il saggio che vi attiene dei Tre saggi sulla teoria sesiuale di Freud, Qui la puberti era descritta come l'epoca in cui "subentrano i cambiamenti che debbono condurre la vita sessuale infantile alla sua definitiva strutturazione" (p. 514). Gli avvenimenti principali elen-
... c:ati erano: la subordinazione delle zone erogene al primato della zona genitale, l'istituzione di nuove mete sessuali, diverse per maschi c femmine, e il ritrovamento di nuovi oggetti sessuali al di fuori della famiglia. Mentre questa esposizione spiegava molte caratteristiche del processo e del comportamento dell'adolescente, prima inspicgate, la nozione, sviluppata di recente, deJI'esistenza di una vita sessuale infantile non poteva che riduue il significato dell'ado1escenza agli occhi degli studiosi Prima deJia pubblicazione dei Tre saggi, l'adolescenza aveva derivato la sua importanza primaria dal
fatto di segnare l'inizio della vita sessuale ne11'individuo; dopo la scoperta della sessualiU infantile, lo status dell'adolescenza fu ridotto a quello di un periodo di trasfonnazioni dclinitive, una transizione e un ponte tra la sessualiti infantile diffusa e la sessualit~ adulta centrata sulla genitalit~. Dicianette anni dopo, nei19U, Ernest Jones pubblicò uno scritto su Alcuni problemi dell'adolescenza nel quale si soffermava, come punto di primaria importanza, sulla "correlazione tra adolescenza e infanzia". Seguendo l'affermazione contenuta nei Tre saggi che la fase di sviluppo corrispondente al periodo tra i due e i cinque anni deve essere considerata come un importante precursore della successiva organizzazione definitiva, Jones dimostrb in modo approfondito come "l'individuo ricapitola cd espande nel secondo decennio di vita, lo sviluppo che ha subito durante i primi cinque anni di vita" (p. 403). Egli ascrisse la differenza alle "circostanze diversissime in cui ha luogo lo sviluppo", ma arrivò al punto di auardarc "la legge... secondo cui l'adolescenza ricapitola l'infanzia, e i1 modo preciso in cui una data persona subirà gli stadi necessari dello svi· luppo nell'adolescenza in grande misura è determinato dalla forma del suo sviluppo infantile" (P-10S)· In breve: "questi stadi vengono attraversati a livelli diversi nei due periodi dell'infanzia e dell'adolescenza, ma in modi molto simili nello stesso individuo" (p.
... estende molto al di là dcl limite di tempo normale per le caratteri-
stiche dell'adolescente, ed è cospicuo per le "tendenze verso la produttivit~.
siano esse artistiche, letterarie o scientifiche, e per una
forte inclinazione verso mete idealistiche e valori spirituali..• " Come dati di supporto per le sue ipotesi, Bcrnfcld pubblicò, in coUaborazione con W. Hoffer, una quantitil di materiale consistente in auto5servazioni di adolescenti, diari, composizioni poetiche ccc. Mentre Bemfeld spiegava in questo modo le c1aborazioni dei normali processi adolescentiali in base all'effetto delle frustrazioni interne e delle pressioni esterne, ambientali, August Aichhorn, an-
ch'egli a Vienna, prendeva in consideraz.ione il problema dall'angolazione dello sviluppo antisociale e criminale. Il suo lavoro si svolse con quei giovani che rispondono alle stesse pressioni con l'incapacitil di adattarsi, un insufficiente sviluppo dd Super-io, e rivoltandosi contro la collettività. Il suo libro, Gioventù traviata (1915), acquistb fama mondiale come eminente tentativo pionicristico di portare le conoscenze psicoanalitiche nel difficile regno dei problemi della dc· linquenza giovanile. Conoscendo bene le opinioni di Bernfeld e avendo seguito da vicino gli studi di Aichhorn scrissi nel 1936 due contributi dal titolo "L'lo e l'Es nella pubert~~ e ..Angoscia pulsionale nella pubert~".• Nel mio caso, l'interesse per i probJemi dell'adolescenza derivava dal mio studio delle lotte dell'lo per padroneggiare le tensioni e le pressioni che originano dai derivati pulsionali, lotte che in caso normale portano alla fonnaziOne del carattere, e nel loro esito patologico alla fonnazione di sintomi nevrotici. Descrissi come questa battaglia tra l'lo e l'Es tennini dapprima con una tregua all'inizio del periodo di latenza ed esploda nuovamente più tardi con il primo avvicin;usi della pubertà, quando la distribuzione delle forze all'interno dell'individuo è sconvolta da cambiamenti quantitativi e qualitativi nelle pulsioni. Minacciato dall'angoscia con lo SV11uppo pulsionale, l'lo, come si è formato nell'infanzia, entra in un conRitto per la sopravvivenza nel quale tutti i metodi di difesa disponibili sono messi in gioco e sottoposti alla massima tensione. l risultati, cioè i cambiamenti di personalità conseguit~ variano. Nonnalmente l'organizzazione dell'lo c del Super-io si altera sufficientemente da accogliere le nuove, mature forme della sessualiU.. In casi meno favorevoli, un lo rigido, immaturo riesce a inibire o defonnare la 1Vcdi A. Fread, L'lo c i mrcanWni di dilca (19}6) copp. n eu.
·~ maturità sessuale; in questi casi gli impulsi dell'Es riestOno a creare enonne confusione c caos in quello che è stato un Io Oidinato e socialmente orientato durante il periodo di latenz:a. Ho sostenuto che, più che in ogni altra epoca della vita, l'adolescenza, con i suoi conflitti tipici, fornisce all'analista quadri istruttivi dell'azione reciproca e della sequenza di pericolo interno. angoscia, attività difensiva, formazione sintomatica transitoria o permanente, c il collasso psichico. L'interesse è aumentato negli anni post-bel,ici, apportando una
moltitudine di contributi, specialmente dagli Stati Uniti. Fortunabmente per lo studioso dell'argomento, Leo A. Spiegel ha pubblicato (195'1) un'ampia rassegna elci contributi alla teoria psicoanalitica
dell'adolescenza. Bencltl! il suo tentativo di costruire una teoria integrata a partire da posizioni spesso ampiamente divergenti avesse scarse possibilità di successo, lo scritto sen-e a uno scopo della massima utilità in qUiilnto seleziona, riassume e classifica il materiale. Egli raggruppò le pubblicazioni sotto i seguenti tito1i: "Classificazione della fenomenologia" (Bernfeld, Hartrnann, Kris e Loewenstein, Wittcls) "Relazioni oggettuali" (8einfeld, Buxbaum, Hclene Deutsch, Erikson, Fenichel, Anna Freud, Hoffer, Jones, Anny Katan, Landauer) "Meccanismi di difesa" (Bernfeld, Helene Deutsch, Fenichel, Anna Freud, Phyllis Greenacre, Kris) "Creatività" (Bemfdd, Anna Freud) "Attività sessuale" (Balint, Bemfeld, Buxbaum, Helene Oeutsch, Federo, Ferencz~ Freud, Jeanne Lampi-de Gt:oot) "Aspetti del funzionamento dell'Io" (Fenichel, Anna Freud, Harnick, Hoffer, Landauer) "Trattamento" (Aichhorn, Eissler, Anna Freud, Gitelson, Anny Katan, Melanie Klein, Landauer, Annie Reich). Una dettagiiata bibliogra.6a annessa alla rassegna conteneva nel complesso quarantun contributi di trentaquattro autori, che appgrentemente abbracciano ogni aspetto teorico, clinico e tecnico ciell'argomento. Ma nonostante questo eoonne elenco di contributi e di autori la nostra insoddisfazione rispetto alle conoscenze acquisite in questo campo restb immutata, né aumentb la nostra fiducia o quella dei genitori nella nostra abiliti analitica con pazienti adolescenti. Ave-
,,, vamo ora molte pubblicazioni che provavano il contrario; cib nonostante, l'adolcscc:nza rimaneva, come m stata prima, una 6gliastra nell'ambito della teoria psicoanalitica. Alcune diflicolti; d'indagine sui fatti riguardanti l'adolescenza Ci sono due cause diVCISe, io credo, che possono forse spiegare la nostra peiplessjti quando ci troviamo di fronte a tutte le complessiti e agli intricati fenomeni del processo adolescenziale. Quando, nella nostra qualità di analisti, noi indaghiamo gli stati psichic.i, ci basiamo, fondamentalmente, su due metodi: o sull'analisi di individui i quali presentano in quel momento un particolare stato mentale, o sulla ricostruzione di quello stato nel trattamento analitico intrap~eso in un tempo successivo, I risultati di questi due modi di procedere, usati o singolarmente o in combinazione l'uno con l'altro, ci banno insegnato tutto ciò che noi conosciamo, in quanto analisti, circa gli stadi evolutivi della psiche umana.2 Questi due procedimenti, che ci sono serviti ottimamente per tutti gli altri periodi della vita, s.i dimostrano meno soddisfacenti e meno produttivi di risultati quando li app]ichiamo agli adolescenti. Ricostruzione dell'adolescenza nell'analisi dell'adulto. Per quanto riguarda la ricostruzione, mi colpisce il fatto che molto raramente nel trattamento dei casi di adulti io riesco a far rivivere le loro esperienze adolescenziali con piena forza. Non intendo con questo dire che i pazienti adulti abbiano un'amnesia sulla loro adolescenza che assomiglia per profondità o estensione all'amnesia circa la prima infanzia. Al contrario, i ricordi degli avvenimenti del periodo adolescenziale sono, normalmente, trattenuti nella coscienza e raccontati all'analista senza apparente difficoltil. La masturbazione nella prcadolescenza e nell'adolescenza, i primi passi verso il rapporto sessuale ecc., possono svolgere anche una parte dominante nei ricordi coscienti dei pazienti e, come ci è ben noto, possono essere usati per coprire e celare i conflitti della masturbazione rimossa e le sepolte attivitil sessuali dcUa prima infanzia. Inoltre, nelle analisi di uomini sessualmcnte inibiti, che lamentano la perdita della potenza erettiva, è abbastanza facile ricuperare i ricordi deUe pratiche fisiche a cui erano dediti nell'adolescenza - spesso pratiche molto rozze c crudeli 1 1'ubeaereatileriamlarealltttauaquestopropositocbeloDDStaco!ICISOenzadci prac:essl p:~ichic:i della pri!NI !nbnW ~ rtata dcd~ata diUe ricolltruzioal Delle aaalbl dqlildllltieAG~~fucheconfennataealllpliataiDsecuitoamleauliliole infant~e.
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... che in quel momento servitono a impedire le erezioni o a reprimerle non appena iniziavano. D'altra parte, questi ricordi non contengono altro che puri fatti, accadimenti e azioni, separati dagli affetti che li accompagnavano in quell'epoca. Ciò che di regola non riusciamo a ristabilire è l'atmosfera nella quale l'adolescente vive: le sue angosce, l'euforia o la profonda depressione, i facili entusiasmi, l'estrema disperazione, le
appassjonate - o in altri momenti sterili - preoccupazioni intellettuali e filosofiche, le smanie di libert1, il senso di solitudine, il sentimento di oppressione dei genitori, le rabbie impotenti o l'odio attivo verso il mondo adulto, le infatuazioni erotiche - sia omosessuali che eterosessuali - le fantasie suicide ecc. Queste sono oscillazioni d'umore elusive, difficili da r.~vvivare, e che, a differenza dcgJi stati affettivi del periodo dell'allattamento e della prima infanzia, sem-
brano riluttanti a riemergere e a essere rivissute in connessione con la persona dell'analista. Se questa impressione, che io ho rac:c:olto dai casi con i quali ho avuto personalmente a che fare, fosse confermata da altri analisti di adulti, una simile inc:apacitl - o parziale inc:apacitl - a ricostruire l'adolescenza potrebbe spiegare alcune delle lacune presenti nella nostra comprensione dei processi psicbici durante questo periodo. L'analisi dumnte J'adoJesc:enza. Nell'c:s:tminare i contributi che trattano della tmpia analitica dc:gli adolescenti, Spiegel (1951) dcplorb quello che g]i pareva essere un indebito pessimismo da parte di alcuni autori. Egli rilevb il bisogno di adattare la tecnica analitica alla situazione particolare deJI'adolesc:ente cd espresse una certa sorpresa per l'assenza di disamine esplicite di una fase preparatoria "analoga a quella usata per i bambini e per i delinquenti". In rea!~. dal1951 ad oggi, sono stati pubblicati altri contributi sull'argomento della tecnica. Due trattano della fase iniziale (Fraiberg, 1955; Noshpitz. 1957), un terzo di quella tenninale (Adatto, 1958).3 Mentre questi autori presentavano un materiale che dilucidava le speciali difticoltà tecniche incontrate all'inizio e alla fine della terapia, il lavoro compiuto con adolescenti nella nostra Hampstead Child-Therapy Clinic: pose in rilievo le speciali diffic:ol~ tc:oniche che si incontrano nel centro stmo della terapia, cioè nel momento critico in cui si veri6ca il passaggio dalla preadolescenza all'adolescenza vera e propria, quando la ribellione contro i genitori '!Vedi anche Eisskr (•~sll. Celeerd l•~sll.l
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è anticipata nella traslazione e tende a provocare una rottura con l'analista, cioè un'interruzione brusca e indes.iderabne del trattamento da parte del paziente. Quindi, in base all'esperienza, si incontrano difficoltà particolari all'inizio, nel mezzo e in connessione con la fine del trattamento. In
altre parole, ciò può significare solo che il trattamento analitico degli adolescenti è un'impresa rischiosa dall'inizio alla fine, un'impresa nella quale l'analista deve fronteggiare resistenze di forza e wrietà inconsuete. Ciò è confennato dal confronto dell'adolescente con i asi adulti. Nell'analisi degli adulti, noi siamo abituati ad affrontare le diffiCili situazioni tecniche che si creano con certi pazienti isterici i quali non sono in grado di sopportare frustrazioni nella traslazione e cercano di costringere l'analista ad agire con loro i riattivati sentimenti d'amore e di odio in un rapporto personale reale. Noi siamo abituati a stare in guardia dalla tecnica dei pazienti ossessivi dell'isolare le parole dall'alletto e d'indurci a interpretare il contenuto inconscio mentre è separato dal suo investimento emotivo. Noi cerchiamo di contenere il distacco narcis.istico degli schizofrenici classificati come casi al limite, le proiezioni dei pazienti paranoidi che trasformano il loro analista in nemico persecutore, la disperazione distruttiva dei depressi che dichiarano incredulitili per ogni esito positivo dello sforzo analitico; le tendenze alla messa in atto e la mancanza d'introspezione dei caratteri delinquenti o psicopatici. Ma nei disturbi sopra nominati noi incontriamo o l'una o l'altra di queste diflicoltili tecniche, e possiamo adattare la tecnica analitica alla resistCIJza che è specifica di quel tipo di malattia mentale. Non cosl per l'adolescenza, ove il paziente può cambiare rapidamente passando dal1'una all'altra di queste posizioni emotive, esibirle tutte simultaneamente, o in rapida Succes5ione, lasciando poco tempo e poco spazio all'analista per riordinare le sue forze e cambiare il proprio modo di trattare il caso in rapporto con il bisogno mutato. Ostacoli nell'economia Jibidica: confronto con gli stati del Juuo e dell'amore infelice. L'esperienza ci ha insegnato a prendere in seria considerazione queste importanti e ripetute inadeguatezze della tecnica analitica. Esse non possono essere spiegate in modo soddisfacente in base alle caratteristiche individuali dci pazienti in trattamento o per fattori accidentali o ambientali che le si frappongono. Né possono essere superate semp]icemente con un accresciuto sforzo, con abiliti~~ e tatto maggiori da parte dell'analista. Devono invece essere prese come indicazioni che nella struttura interna dei disturbi
... stessi qualcma si differenzia notevolmente dal modello di quelle malattie per le quali è stata originariamente escogitata la tecnica analitica e alle quali essa è pii\ frequentemente applicata (Eissler, 1950). Noi dobbiamo comprendere pià a fondo queste differenze di patologia prima di essere in grado di rivedere la nostra tecnica. Ove si tratti dell'analisi di bambini, di delinquenti e di certi stati classificabili come casi al limite. questo è giill avvenuto. Ciò di cui la tecnica analitica doveva occuparsi in questi casi era l'immaturità e la debolezza dell'Io dei pazienti, la più bassa soglia di tolleranu della frustrazione, e la minore importanza della verbalizzazione con un'aumentata importanza dell'azione (messa in atto) per la loro economia psichica. Resta da mettere in rilievo quali fattori COTTÌ·
spandenti siano caratteristici dei disturbi adolescenziali, cioè a quale situazione interna specifica dei pazienti debba essere adattata la nostra tecnica per far sl che gli adolescenti siano pib. accessibili al trattamento analitico. Per quanto mi riguarda, mi colpisce una somiglianza fra le risposte" di questi giovani p:~zienti e quelle di altri due tipi di turbamento psichico che ben conosciamo, e cioè le reazioni al trattamento durante relazioni amorose infelici e durante periodi di lutto. In entrambi questi stati, vi è una grossa sofferenza psichica e, di regola, il desiderio urgente di essere aiutati; nonostante questo, in nessuno dei due stati si registra una buona rispondenza alla terapia analitica. La nostra spiegazione teorica di questa relativa intrattabilit~ è la se· guente: lo stato dell'innamoramento, come pure quello del lutto, sono stati emotivi nei quali la libido dell'individuo è totalmente impegnata nella relazione con un oggetto amoroso reale del presente, o di un recentissimo passato, e la sofferenza psichica è causata dal difficile compito di ritirare l'investimento e di abbandonare una posizione che non offre più alcuna ulteriore speranza di un ritorno d'amore, cioè di un soddisfacimento. Mentre l'individuo è impegnato in questa lotta, la quantiU di libido disponibile è insufficiente a investire la peisona dell'analista o 1 rifluire rcgressivamente e rein· vestire oggetti e posizioni precedenti. Di conseguenza, n~ gli eventi della traslazione né il passato diventano tanto significativi da produrre materiale per l'interpretazione. Aflin"ch~ la terapia ana1itica possa divenire efficace deve essere abbandonato l'oggetto immediato (d'amore o di lutto). A mio avviso, la posizione libidica dcll'adolescente ba molto in comune con i due stati sopra descritti. Anche l'adolescente è impe-
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gnato in una lotta emotiva, che è inoltre di estrema urgenza e immediatezza. La sua libido sta per staccarsi dai genitori c investire altri oggetti. Un certo lutto per gli oggetti del passato c!: inevitabile; tali sono le "cotteN, cioè le relazioni amorose felici" o infelici per adulti al di fuori della famiglia, o per altri adolescenti, siano essi del proprio sesso o di sesso opposto; tale è. inoltre, un certo ammontare di ritiro libidico che colma la lacuna durante i periodi in cui non c!: investito alcun oggetto esterno. Quale che sia la soluzione libidica in un dato momento, sarà sempre una preoccupazione per il tempo presente e, come detto sopra, con scarsa o nessuna quantiti libidica disponibile per un investimento o del passato o dell'analista. Se questa supposizione circa la distribuzione libidica nella personalità adolescenziale può essere accettata in quanto costatazione esatta, può servire a spiegare alcuni aspetti del comportamento dei nostri giovani pazienti in trattamento quali ad esempio: la n1uttanza a cooperare, la mancall%a di coinvolgimento nella terapia o nel rap-porto con l'analista, le loro battaglie per ridurre le sedute settimana!~ la non puntualità, n mancare alle sedute preferendovi attiviU all'aria ape!"ta, l'improvvisa. interruzione del trattamento nel suo complesso. Noi apprendiamo qui, per contrasto, quanto debba la continuità dell'analisi dell'adulto medio al semplice fatto che l'analista sia oggetto di un elevato investimento libidico, prescindendo totalmente dalla funzione essenziale svolta dalla traslazione ne11a produzione di materiale. Ci sono ovviamente dei casi in cui l'analista stesso diviene il nuovo oggetto d'amore dell'adolescente, cioè oggetto della "cotta", una costellazione che aumenta la voglia del giovane paziente di essere H trattato", Ma a parte la maggiore frequenza e puntualit~. cib pub signi6care semplicemente che l'analista viene a trovarsi di fronte a un'altra delle difficolU rpec:i&che dell'analisi degli adolescenti, c precisamente l'urgenza dei loro bisogni, l'intolleranza alla frustrazione e la loro tendenza a trattare qualunque rapporto si m1uppi come un veicolo di appagamento di desiderio e non come fonte d'introspezione e miglioramento intellettuale. In queste condizioni, non sorprende che oltre alla terapia analitica siano state sviluppate e praticate molte forme alternative di trattamento per gli adolescenti, quali la manipolazione dell'ambiente, il trattamento residenziale, l'istituzione di comunitl tcrapeutiche ecc. Per quanto siano validi questi procedimenti sperimentali dal punto di vista pratico, non ci si pub aspettare, ovviamente, che contribui-
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scano direttamente a una nostra più approfondita comprensione teorica dei contenuti inconsci della p$iche dell'adolescente, della struttura dei suoi disturbi tipici o dei particolari dei meccanismi psichici mediante i quali questi sono mantenuti. Al)plicazioni cliniche Oò che segue è un tentativo di applicare almeno alcune delle conoscenze elle ci è stato più arduo acquisire a tre dei problemi più pressanti relativi all'adolescenza.
Sono inevitabili le torbe dell'adolescente? Si pone anzitutto la questione se lo sconvolgimento radicale dell'adolescente s.ia auspicabile e benefico in quanto tale, se sia necessario e, ancor più, inevitabile. Su questo punto l'opinione psicoanalitica è decisa c unanime. Le persone che nella famiglia e nella scuola valutano lo stato del bambino sulla base del compOitamento, possono deplorare le torbe dell'adolescente che, per loro, significano la perdita di preziose qualiti, della stabilit~ del carattere e dell'adattamento sociale. In quanto analisti, che valutano le personalib\ dal punto di vista strutturale, noi la pensiamo diversamente. Noi sappiamo che la struttura caratteriale di un bambino alla fine del periodo di latenza rappresenta lo sbocco di conflitti, protrattisi a lungo, fra le forze dell'Es e le forze dell'lo. L'equilibrio interno conquistato, benché caratteristico di ogni individuo e per lui prezioso, l: soltanto preliminare e pruario. Non permette un auinento quantitativo dell'attivit;\ pulsionale, o cambiamenti di qualit~ delle pulsioni, entrambi inseparabili dalla pubertà. Di conseguenza, tale equilibrio deve essere abbandonato per pennettere che la sessualit;\ adulta sia integrata neJia pcrsonaliti dell'individuo. l cosiddetti tumulti adolescenziali non sono altro che le indicazioni esterne del fatto che stanno verificandosi siffatti accomodamenti interni. D'altra parte, tutti conosciamo casi singoli di bambini che poi all'età di quattordici, quindici o sedici anni non presentano alcuna prova evidente d'inquietudine interna. Essi restano, come sono stati nel periodo di latenza, dei bambini "buoni", integrati nel rapporto con la loro famiglia, figli solleciti verso la madre, sottomessi al padre, in armonia con l'atmosfera, le idee e gli ideali del loro ambiente infantile. Per quanto cib possa essere opportuno, significa tuttavia un ritardo dello sviluppo normale e in quanto tale l: un segno da pren·
,, di:re in seria considerazione. La prima impressione che si riporta da simili casi può essere quella di una deficienza quantitativa di dotazione pulsionale, sospetto che generalmente si dimostrerà infondato. L'indagine analitica rivela che questa riluttanza a "'crescere• deriva non dall'Es ma dagli aspetti dc11'Io. e del Super-io della personaliti. Si tratta di bambini che hanno eretto difese eccessive contro le loro attività pulsionali e che sono ora pamlizzati dai risultati, che agiscono da bauicre contro i normali processi maturazionali dello sviluppo adeguato alla fase. E:Hi hanno, forse pila degli altri, bisogno di un aiuto terapcutico per eliminare le restrizioni interne e aprire la strada a uno sviluppo normale, per quanto possa rivelarsi "in-
quietante". Sono prevedibili le torbe dell'adolescente? Una seconda domanda, a cui siamo spesso chiamati a rispondere, riguarda il problema se il modo in cui un dato bambino reagirà, nell'adolescenza, possa essere previsto in base alle caratteristiche del suo comportamento nella prima infanzia o nel periodo di latenza. Oltre alla risposta affermativa più generale data da Ernest Jones (1921), solo uno degli autori sopra menzionati ba fatto asserzioni chiare e concrete a questo riguardo. Siegfried Bernfeld (1913), trattando del tipo maschile di adolescenza protratta e delle sue caratteristiche, indicò i collegamenti fra questa forma di pubertà e il tipo specifico di sviluppo infantile basato sulle seguenti tre condizioni: a) la frustrazione dei desideri sessuali infantili è stata distruttiva per il narcisismo del bambino; b) le fissazioni incestuose ai genitori sono state di eccezionale forza e si sono mantenute per tutto il periodo di latenza; c) il Super-io si è instaurato precocemente, si è nettamente delineato rispetto all'lo e gli ideali in esso contenuti sono altrettanto investiti di libido narcisistica quanto di libido oggettualc. Altre risposte, meno precise, allo stesso interrogativo, si trovano sparse nella letteratura. Troviamo l'opinione che, nella maggioranza dei casi, le manifestazioni del processo adolescenziale non sono prevedibili poiché dipendono quasi totalmente dalle relazioni quantitativc, cioè dalla forza e dalla subitaneità dell'aumento pulsionale, essendo il corrispondente aumento dell'angoscia la causa di tutto il resto del tumultuoso cambiamento. Affermavo, nel 1936, che l'adolescenza produce occasionalmente qualcosa di sostanzialmente simile a una guarigione spontanea. Ciò
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si verifica in bambini le cui attività e caratteristiche pregcnitali sono rimaste dominanti per tutto il periodo di latenza, Jinché l'aumento che interviene ne1la libido genitale non produce una benefica diminuzione nell'ambito della pregenitalitil. Quest'ultima circostanza, d'altra parte, può essere pareggiata da una cmrispondente che pro· duce l'dfr:tto opposto: quando le caratteristiche falliche sono rimaste dominanti nel periodo di latenza, l'aumento di libido genitale produce l'effetto di una mascolinit:li esagerata e minacciosamente aggressiva. Sembra generalmente ammesso che una forte fissazione alla madre, risalente non solo a un attaccamento edipico ma a un attaccamento preedipico a lei, renda particolarmente difficile l'adolescenza. Quest'ultima affermazione, d'altra parte, deve essere c:onelata con due scoperte recenti di diversa natura che dobbiamo al lavoro svolto nella nostra Hampstead Child-Therapy Clinic. Uno di questi r~~;~l· tati è derivato dallo studio di bambini rimasti orfani che furono pri\'ati del rapporto con una figura materna stabile nei loro primi anni di vita. Questa mancanza di una fissazione alla madre, ]ungi dal rendere più facile l'adolescenza, costituisce un reale pericolo per tutta la coerenza interna della personalità durante questo periodo. In tali casi l'adolescenza l: di frequente preceduta da una frenetica ricerca di un'immagine materna; il possesso e l'investimento interno di una simile immagine sembrano essere essenziali perché ne risulti un normale processo di distacco della libido da essa per un trasferimento a nuovi oggetti, cioè a partner sessuali. Il secondo risultato a cui accennavo sopra l: derivato dalle analisi di adolescenti gemelli, in un caso bambini il cui rapporto di gemelli nella prima infanzia era stato osservato e trascritto in protocolli dettagliati (Burlingham, 1951b). Nei loro trattamenti emergeva che la •ri\"Olta adolescenziale• contro gli oggetti d'amore della prima infanzia richiede la rottura del legame con il gemello in misura non minore che la rottura del legame con la madre. Poiché questo investimento libidico del Semello (sia narcisistico sia oggettuale) l: radicato nello stesso profondo strato della personalità che il primo attaccamento alla madre, il suo ritiro l: accompagnato da un uguale ammontare di cambiamento strutturale, turbamento emotivo e conseguente fonnazione sintomatica. D'altra parte, ove il rapporto gemellare sopravviva aJJa fase adolescenziale, possiamo aspettarci che si verifichi un ritardo nell'inizio della maturità oppure un inigidimento restrittivo del carattere del periodo di latenza simile ai casi sopra menzio..
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nati ~ci qua1i l'amore infantile per i genitori oppone resistenza ai violenti assalti della fase adolescenziale. RitOI"nando al p~oblema iniziale: sembra che noi siamq in grado di predire le reazioni dell'adolescente in alcune costellazioni speciliche e tipiche ma certamente non per tutte le variazioni individuali della struttura della personalitl infantile. La nostra comprensione degli sviluppi tipici potri: accrescersi aumentando il numero degli adolescenti che si sottoporranno all'analisi. Patologia nell'adolescenza Questo ci lascia con un terzo problema che, a mio avviso, ~ ancora più importante dei precedenti per quanto riguarda la rilevanza clinica e teorica, Mi riferisco alla difficoltà di tracciare una linea di demarcazione, nei casi di adolescenti,. fra nonnalitl e patologia. Come ho detto sopra, l'adolescenza costituisce per. definizione l'interruzione di una crescita pacifica che assomiglia, in apparenza, a una varietà di altre turbe emotive e sconvolgimenti strutturali.4 Le ma. nifestazioni adolescenziali si avvicinano molto alla formazione sintomatica d'ordine nevrotico, psjcotico o asociale e si confondono quasi impercettibilmente con gli stati casi al limite, con le fonne iniziali, frustr:ate o complete di quasi tutte le malattie mentali. Conscgucn· temente, la diagnosi differenziale fra turbe dell'adolescenza e patologia vera diventa un compito molto arduo. Per la discussione di questo problema diagnostico lascio che siano i tanti altri autori in questo campo a par1arne personalmente, e rias· sumo le mie proprie impressioni basate sull'esperienza clinica passata e presente. Quando nel 1936 ac:costai lo stesso argomento sotto l'aspetto delle difese, mi occupai della somiglianza fr:a i disturbi dell'adolescenza e altri disturbi emotivi più che delle differenze fra di essi. Dissi che le turbe adolescenziali assumono l'aspetto di una nevrosi se la situa· zione di pericolo iniziale e patogena si colloca nel Super-io con il risultato che l'angoscia è sentita come colpa: che esse assomigliano ai disturbi psicotici se il pericolo sta nell'aumentato potere dell'Es stesso, che minaccia l'esistenza o l'integriti dell'Io. Il fatto che poi •L'adolescena, owiameate, POne l'u11ico periodo dello vil:l in wi le alteruioni di aatu~ iliolotir::a caUIIIIO dirtarbi dell'equilibrio paicbico. Lo stesso aCDde lP Dilli pillo tmti ael paiodo dd dimllcrio; e recentemente Crete Bibria1 Leh11er (1959) ha lbtvUDII.'CinYincenledetailioPediUPdoruoegia~ntniOI!IIIIDpaU'equilibriaddlefone
pridliche durmte la anvicbnra.
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un singolo adolescente ci dia l'impressione di essere ossessivo, fobico, isterico. ascetico, schizoidc, paranoidc, suicida e cosl via, dipended da un lato dalla qualit~ c quantità dei contenuti dell'Es che assalgono l'Io, e, d'allto lato, dalla selezione dci metcanismi di difesa che l'Io impiega. Poiché neJI'adolescenza gli impulsi di tutte le fasi pregenitali salgono in superficie e si mettono in opera tutti i meccanismi di difesa dai vari livelli di rozzezza e complessità, i risultati patologici - benché identici nella struttura - sono più vari e meno stabilizzati che in altre epoche della vita. Attualmente mi sembra che questa descrizione strutturale debba essere ampliata, non in vista della somiglianza dei disturbi adolescenziali rispetto ad altri ma in quanto alla loro natura specifica, Vi è almeno un elemento aggiuntivo, nella loro etiologia, che può
essere considerato c:ome esclusivo di questo periodo e di esso caratteristico: e precisamente il fatto che il pericolo sentito è localizzato non solo negli impulsi e nelle fantasie dell'Es ma nell'esistenza stessa degli oggetti d'amore del passato edipico e preedipico dell'individuo. L'investimento libidico di essi si è protratto dalle fasi infantili ed è stato semplicemente abbassato di tono o inibito nella meta durante la latenza. Perciò le brame pregenitali risvegliate, o - peggio ancora - i desideri genitali di recente acquisizione, corrono il rischio di rapportarsi ad essi, conferendo una nuova e minacciosa realtà alle fantasie che sembravano estinte ma che di fatto sono semplicemente rimosse.s Le angosce che sorgono su questo terreno sono dirette a eliminare gli oggetti infantili, a rompere cioè i legami con C$Si. Anny Katan (I9J7) ha preso in esame questo tipo di difesa, c:be mira soprattutto a cambiare i personaggi e la scena del conflitto. definendolo con il tennine di .. allontanamento". Un tentativo simile pub riuscire o fallire, parzialmente o totalmente. Comunque, io sono d'accordo con Anny Katan che l'esito sarill decisivo per il successo o il fallimento dell'altra, piò. familiare serie di misure difensive che sono dircÙe contro gli impulsi stessi. Qualche caso illustrativo rcrvirill a chiarire meglio il significato di questa ipotesi. •Un importonte etempiD dinir:o di que.l
padohle chcpabporl:lreall'incdia.
... .otl.'ESA CONTRO l LEGAMI OCCETTtJ4Ll INFANl'IÌ.J
Difesa per spostamento della libido. Molti adolescenti affrontano l'angoscia provocata dall'attaccamento ai loro oggetti infantili con il semplice mezzo della fuga. Anziché permettere un processo di graduale distacco dai genitori, ritirano da essi la loro libido all'improvviso e completamente. Questo lascia in loro un appassionato desi· dcrio di compagnia che essi riescono a trasfaire sull'ambiente circostante al di fuori della famiglia. Le soluzioni adottate sono varie. La libido può essere trasferita, in forma più o meno immutata, su sostituti parentali, purclté queste nuove 6gure siano diametralmente opposte sotto ogni aspetto (personale, sociale, culturale) a quelle originarie. Oppure può crearsi un attaccamento ai cosiddetti "capi", genc'ralmente persone in età compresa fra quella della gene-
razione dell'adolescente e quella dei genitori, che rappresentano degli ideali. Ugualmente frequenti sono gli appassionati nuovi legami con persone coetanee, sia del sesso proprio che di quello opposto {cioè amicizie sia omosessuali che eterosessuali) e gli attaccamenti a gruppi di ado1cscenti (o "bande"). Qualunque sia la soluzione scelta fra quelle tipiche, il risultato è che l'adolescente si sente "libero" e gode di un nuovo prezioso sento d'indipendenza dai genitori che sono a1lora trattati con un'indifferenza che rasenta l'insensibilità e la durezza. Sebbene la direzione presa dalla libido in questi casi sia, in sé stessa, su basi di normalità, la subitancità del cambiamento, il contrasto accuratamente rispettato nella selezione oggettuale e la sovraccentazione delle nuove fedeltà la caratterizzano come difensiva. Questo corso rappresenta un'anticipazione quanto mai affrettata della crescita normale più che un normale processo evolutivo. Non ha poi molta importanza per la situazione emotiva che la fuga libidica sia seguita da una fuga reale, cioè che l'adolescente si "al· lontani" fisicamente dalla famiglia. Se non lo fa, egli rimane nella propria casa con l'atteggiamento di un pensionante, di so1ito di uno privo di riguardi nei confronti dei membri più giovani e più vecchi della famiglia. D'altra parte, il ritiro dell'investimento dai genitori ha conseguenze d'importanza decisiva per il resto dei processi difensivi. Una volta che gli oggetti infantili sono spogliati della loro importanza, gli impulsi pregenitali e genitali cesnno di essere minacciosi nella stessa
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misura. Conseguentemente, il senso di colpa e l'angoscia diminuiscono e l'lo diventa più tollerante. Desideri sessuali e 1111ggtessivi precedentemente rimossi emergono alla superficie e in base ad .essi si agisce, le azioni essendo compiute al di fuori della famiglia nel piò. vasto ambiente circostante. Se questa .messa in atto avverrà su basi innocue, o ideaJistiche, o invece antisociali o addirittura criminali è un fatto che dipende essenzialmente dai nuovi oggetti a cui l'adolescente si è legato. Generalmente, gli ideali dd capo del gruppo o della banda di adolescenti sono accettati generosamente e senza critica. Adolescenti di questo tipo possono esserci inviati in trattamento dopo che le loro azioni li hanno portati in conHitto con la scuola, o i loro datori di lavoro, o con la legge. Per quanto riguarda la terapia psicoanalitica, essi sembrano ofhire scarse possibilità di un'allçanza terapeutica fra analista e paziente senza la quale la tecnica analitica non può procedere. Qualunque rapporto con l'analista e, soprattutto. la traslazione con lui, ravviverebbe gli attaccamenti infantili che sono stati accantonati; percib l'adolescente. rimane incapace di risposta. Inoltre, lo sfuggire a questi attaccamenti ha sospeso il sentimento di conAitto interno, almeno temporaneamente; di conseguenza, l'adole· sccnte non sente il bisogno di un aiuto psicologico. Aichhorn aveva presenti questi aspetti quando affennava che gli adolescenti del tipo antisociale e criminale avevano bisogno di un lungo periodo di preparazione e di riordinamento interno prima di poter essere accessibili al trattamento analitico. Egli sosteneva che quest'ultimo avrebbe avuto successo solo se durante questa preparazione in una struttura residenziale. l'adolescente faceva una nuova traslazione dell'amore oggettuale, riattivava i suoi attaccamenti infantili, interiorizzava ancora una volta i suoi con8itti: in breve. se diventava nevrotico. Cercare di analizzare un adolescente in questa fase di riuscito distacco dal passato sembra essere un'impresa destinata al fallimento. Dilesa mediante inversione dell'affetto. Una seconda reazione tipica alLt stessa situazione di pericolo, benché sia meno cospicua esteriormente, è di n3tura più infausta internamente. Anziché spostare la libido dai genitori - o, pill probabilmente, dopo non emrc riuscito a farlo -l'Io dell'adolescente pub difendersi volgendo le emozioni sentite verso i genitori stessi nel loro opposto. Questo cambia l'amore in odio, la dipendenza in ribe11ione. il rispetto e l'ammirazione in disprezzo e derisione. Sulla base di un tale rovesciamento dell'affetto l'adolescente si immagina di essere "libero", ma, sfortunatamente per la pace della sua mente e il senso di
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conftitto, tale convinzione non va più in U. dello strato superficiale conscio della sua psiche. Per tutti gli intenti e i propositi più profondi egli rimane tanto .saldamente legato alle figure parentali quanto lo è stato prima; la messa in atto rimane all'interno della famiglia, e ogni alter1zione raggiunta con la difesa si volge a suo svantaggio. Non vi sono piaceri positivi che possano essere derivati da rapporti inversi, solo soft'erenza, sentita come fosse imposta. Non vi è spazio per l'indipendenza dell'azione,. o della crescita; un'opposizione coattiva ai genitori si dimostra essere altrettanto paralizzante sotto questo riguardo quanto pub esserlo un'obbedienza coattiva ad essi.' Poiché il senso di colpa e l'angoscia non sono diminuiti, è necessario un costante rafforzamento della difesa. Due sono i metodi principali per attenerlo: il diniego (del sentimento positivo) e le formazioni reattive (atteggiamenti volgari, antipatici. dispregiativi). Il quadro comportamentale che emerge in questo stadio è quello di un adolescente non collaborativo e ostile. Gli ulteriori sviluppi patologici di questo stato di cose meritano di essere considerati. L'ostilità e l'aggressiviti, che all'inizio servono come difesa dall'amore oggettuale, presto diventano intollerabili all'lo, sono sentite come minacce e sono respinte in quanto tali. Ciò può avvenire per mezzo della proiezione; in questo caso l'aggressione è attribuita ai genitori, che di conseguenza. diventano i principali oppressori e persecutori dell'adolescente. Nel quadro clinico, questo si pone dapprima in evidenza nella sospettosità dell'adolescente e, quando le proiezioni aumentano, in un cOmportamento paranoidc. V'u:eversa, tutta l'ostilitill e l'aggressione può essere distolta dagli oggetti e impiegata internamente contro il Sé. In questi casi, gli adolescenti mostrano un'intensa. depressione, tendenze all'autodegradazione e all'autolesionismo, e sviluppano, o addirittura tentano di realizzare desideri suicidi. Durante tutti gli stadi di questo proces!O, la sofferenza. personale è grande e n desiderio di essere aiutati è intenso. In ~ questo non costituisce una garanzia che l'adolescente in questione si sottometta alla terapia analitica. Non lo farà di certo se il trattamento è sollecitato e avviato dai· genitori. Ogniqualvolta ciò si veri.6ca, l'adolescente considera l'analisi come un loro strumento, estende la sua ostilità o i suoi sospetti ineludendovi la persona dell'analista e rifiuta ogni cooperazione, Le po55ibilità sono migliori se è l'adolescente 'Molti ann.i b
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•disobbà;ca,.. CCIIItl.in• fu Pll$tl in rimto di Fcrelleli.
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stesso che decide di cer~re aiuto e ricorre all'analisi in opposizione, per cost dire, ai desideri dei genitori. Ma anche in questa eventuali~. l'alleanza con l'analista non può essere di lunga durata. Non appena si sviluppa una vera traslazione e le fantasie infantili positive accedono alla coscienza, tende a ripetersi la stessa inven:ione affettiva nella situazione analitica. Anzich~ rivivere interamente il tumulto di sentimenti con l'analista, molti pazienti adolescenti fuggono. Essi ricusano i loro sentimenti positivi, sebbene appaia all'analista che essi intenompano il trattamento in una traslazionc negativa fortemente opprimente. Difesa mediante ritiro della libido vena il Sé. Per procedere nella direzione di una crescente patologia: il ritiro della libido dai genitori non ne determina di per sé, come ho detto prima, l'uso o il destino ulteiiore. Se le angosce e le inibizioni bloccano la strada vcrso nuovi oggetti al di fuori della famiglia., la. libido rimane all'interno dd Sé e può essere impiegata per investire l'Io e il Super-io, provocando cosl una loro inft.azione. Clinicamente ciò significa che appariranno idee di granderza, fantasie di un potere illimitato sug]i altri esseri umani o di grandi risultati e primati in un campo specifico o in campi diverSi. Oppure l'lo sofferente e perseguitato dell'adolescente assume proporzioni mcssianiche con fant3sie corrispondenti di salvare il mondo. D'altra parte, l'investimento può applicarsi solo al corpo dell'adolescente e far sorgere quelle sensazioni e quei sentimenti ipocondriaci dei cambiamenti fisici che clinicamente conosciamo molto bene rispetto agli stadi iniziali della malattia. psicotica. In ogni caso, la terapia analitica è altrettanto indicata quanto urgente. Il trattamento dissiperà l'impressione di una grave anormalità se riaprirà un cammino alla libido, sia. per rifluire all'indietro c reinvestire gli oggetti infantili originari, sia per fluire in avanti, nella direzione sopra descritta, a investire dci sostituti meno spaventosi trovati nell'ambiente circostante. Ciò che meite a dura prova l'abilità tecnica dell'analista in questi casi è lo stato di distacco del paziente, cioè il problema di stabilire il primo rapporto e un'iniziale traslazione. Una volta realizzato questo, il ritorno all'investimento oggcttuale dal distacco narcisistico sad di sollievo per il paziente, almeno temporaneamente. Io credo che molti siano i casi nei quali l'analista sarebbe saggio se si accontentasse di un tale successo parziale senza sollecitare una continuazione del trattamento. Un ulteriore c più profondo coinvol·
.., gimento nella traslazione può facilmente suscitare tutte le angosce sopra descritte e provocare una subitanea interruzione dell'analisi dovuta alla reazione di fuga dell'adolescente. Difesa mediante regressione. Quanto maggiore è l'angoscia suscitata dai legami oggettuali, tanto più elementare e primitiva è l'at-
tiviti di difesa impiegata dall'Io dell'adolescente per sfuggire ad essi. Quindi, all'apice dell'angoscia, le relazioni con il mondo oggettuale possono essere ridotte allo stato emotivo noto come "identificazione pdmaria" con gli oggetti. Questa soluzione, che noi conosciamo bene nelle malattie psicotiche, implica dei cambiamenti regressivi in
tutte le parti della personaliti, cioè sia nell'lo sia nell'organizzazione libidica. I confini dell'lo' si allargano &no ad abbracciare parti dell'oggetto insieme con il Sé. Questo crea nell'ado1escente dei cam-biamenti sorprendenti deJic qualità, degli atteggiamenti e persino dell'aspetto esteriore. La sua fedeltà a persone al di fuori di sé stesso si sveJa in queste alterazioni deJia sua propria personalità (cioè nelle sue identificazioni) più che in un emusso di libido. Le proiezioni, in~ sieme con tali identificazioni, dominano la scena e danno luogo a un compromesso fra il Sé e l'oggetto che ha ripercussioni su importanti funzioni dell'lo. Ad esempio, la distin2:ione fra il mondo esterno e il mondo interno (cioè l'esame di realtl) diventa temporaneamente trascurabile, una ead11ta nel funzionamento dell'lo che si manifesta nel quadro clinico come uno stato di confusione. Una regressione di questa specie può apportare un transitorio soJ~ lievo all'Io svuotando le fantasie edipiche (e molte di queJle pn::edi~ piche) del loro investimento libidico,' ma questa riduzione dell'an~ goscia non avrà lung;I vita. Un'angoscia diveua e più profonda presto ne prenderà il posto: quella che in una precedente occasione bo de. finito paura dell'abbandono emotivo, con la concomitante paura di una perdita dell'identità.' DIFESA CONTIIO CLI IMPULSI
Se le difese contro i legami oggettuali edipici e preedipici non riescono a raggiungere il loro scopo. risultano dei quadri clinici che si avvicinano molto al limite della malattia psicotiea. L'adolescente "ascetico'". Ho descritto in precedenza uno di questi, 'Vedi Fcclcrn (•<JS2)c. bcenologliscguito, Frecman c olh'i (•osll.
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J'adoJescente "ascetico", come uno che lotta contro tutti i suoi impulsi, prcedipici ed edipici, sessuali e aggressivi, estendendo-la difesa persino all'appagamento dci bisogni fisiologici di cibo, sonno e benessere del corpo. Questa mi sembra essere la reazione caratteristica di un lo mosso dalla paura cieca di schiaccianti quantità dell'Es, un'angoscia che non lascia spazio alle più sottili distinzioni fra soddisfacimenti vitali o mer:amente piacevoli, fra piaceri sani e morbosi, fra piaceri moralmente pennessi o proibiti. Una guerra totale è condotta contro il perseguimento del piacere in quanto tale. Coerentemente, la maggior parte dei normali processi di soddisfacimento pulsionale e dei bisogni subisce interferenze ed è paralizzata. In base all'osservazione clinica, l'ascetismo adolescenziale è, per fortuna, un fenomeno transitorio, Per l'osservatore analitico è un fenomeno che fornisce una prova preziosa del potere de1la difesa, cioè della misura in cui i derivati pulsionali sani e normali sono suscettibili a un'interferenza paralizzante da parte dell'lo. Complessivamente, il trattamento analitico del tipo ascetico non presenta tante difficoltà tecniche quante ci si aspetterebbe. Forse in questi individui, la difesa contro gli impulsi è tanto massiccia che essi pcmono permettersi un qualche rapporto oggettuale con l'analista e quindi entrare in tTJslazione. L'adolescente "che non fa compromessi•. Un altro adolescente, ugualmente anormale, può essere descritto nel migliore dei modi come tipo "che non fa compromessi". Il termine, in questo caso, si riferisce a qualcosa di più che la nota posizione conscia e inflessibile adottata da molti giovani i quali sostengono "' spada tratta le loro idee, ri6utano qualunque concessione rispetto agli atteggiamenti più pratici e realistici dei più anziani, e sono orgogliosi dei propri principi morali ed estetici. Il "compromesso", per questi adolescenti, comprende dei processi essenziali pèr la vita quali, ad esempio, la cooperazione tTJ gli impulsi, l'armonizzarsi di opposte tendenze, l'attenuazione di tendenze dell'Es per interferenza da parte dell'lo. Ho avuto modò di osservare in analisi un adolescente il quale faceva il mmimo possibile, perseguendo questo scopo impossibile, per prevenire ogni interferenza della psiche sul corpo, della sua attività sulla passività, dei suoi amati sui suoi odi, delle sue realtà sulle fantasie, delle richieste esterne su quelle interne, in breve, del suo lo sull'Es. Nel trattamento, questa difesa si poneva come forte resistenza con· tro ogni "cura", idea che egli disprezzava nonostante che soffrisse
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intensamente. Egli comprendeva bene che la salute mentale si basa in ultima analisi sull'armonia, cioè proprio sulle formazioni di com· promesso che cercaVa di evitare. li concetto di normalità nell'adolescenza Nel trattare dell'adolescenza, sembra più facile descriverne le manifestazioni patologiche che i processi normali, Ciò nonostante, vi sono nell'esposizione precedente almeno due asserzioni che possono dimostrarsi concettualmente utili: 1) l'adolescenza è per sua natura un'interruzione di una crescita pacifica; z) il mantenimento di un equilibrio stabile durante il processo adolescenziale è in sé anormale. Una volta che abbiamo accettato per l'adolestenza una disarmonia all'interno della struttura psichica come nostro fatto basilare, la
comprensione diventa più facile. Cominciamo a vedere le inquietanti battaglie che esp]odono fra l'Es e l'Io come tentativi benefici di reinstaurare pace e armonia, I metodi difensivi che sono impiegati o contro "gli impulsi o contro l'investimento oggettualc c:ominciano ad apparire legittimi e normali. Se producono dei risultati patologici, c:ib non ac:cade perché abbiano un c:arattere pernicioso nella loro natura, ma perché tali metodi sono abusati, sovrac:<:entuati, o usati in isolamento. In realtà ognuno dei tipi anormali di sviluppo adolescenziale, c:ome è stato sopra descritto, rappresenta anc:he un modo potenzialmente utile per riguadagnare la stabilità psic:hic:a, normale se c:ombinato c:on altre difese, c se usato moderatamente. Per spiegare quest'affermazione in modo più approfondito: io presumo che sia normale per un adolescente c:omportarsi, per un periodo di tempo notevolmente lungo. in maniera incoerente e imprevedibile, c:ombattere i propri impulsi c accettarli, riuscire a respingcrli ed esserne sopraffatto, amare i genitori e odiarli, ribellarsi ad essi e dipendere da loro, vergognarsi profondamente di apprezzare la propria madre di fronte ad altri e, inaspettatamente, desiderare c:olloqui molto aperti c:on lei, crescere nell'imitazione e identi6c:azione con altri cercando incessantemente una propria identità, essere più idealista, più artista, più genCIOSo e altruista di quanto non sarà mai più, .ma anche l'opposto: egocentrico, egoista, alc:olatore. Simili fluttuazioni fra gli estremi opposti sarebbero giudicate estremamente anormali in qualunque altro periodo della vita. In questo periodo non possono signi6care altro che una struttura adulta della personalità ric:hiede un lungo·tempo per emergere, che l'lo dell'individuo
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in questione non cessa di sperimentare e non ha alcuna fretta di chiudersi tutte le possibilità. Se le .roluzioni temporanee sembrano anormali a citi guarda dall'esterno, tuttavia lo sono meno delle af.
frettate decisioni prese in altri casi di uni1aterale repressione, o
ribellione, o fuga, o distacco, o regrcssione, o ascetismo. che sono responsabili degli sviluppi veramente patologici sopra descritti, Quando un adolescente è incoerente e imprevedibile nel com-
portamento, probabilmente prova sofferenza, ma a me non sembra che abbia bisogno di un trattamento terapeutico. Io penso che gli si debba dare tempo e spazio per elaborare u~ sua soluzione. Invece, pub darsi che siano i suoi genitori ad aver bisogno di aiuto e di
consiglio per essere in grado di sopportarlo. Sono poche le situazioni nella vita più difficili da fronteggiare che quclla nella quale ci si trova quando un figlio o una figlia adolescente fanno il tentativo di "liberarsi". Riepilogo
In questo mio contributo ho preso in rassegna c riassunto una parte degli scritti fondamentali sull'adolescenza 10 come pure le mie opinioni personali sull'argomento. La mia descrizione precedente dei processi difensivi nell'adolc:scen:u è stata ampliata per includere le attiviU difensive speci&che dirette contro i legami edipici e precdipici.
10 [Ila qa~ndo quc.to contributo la Jeritto, molti altri itadi psico::lulilici iUII'adGI~ tcenu lbti pubbli~ti. Vedi li:iuler (tOsBl. Gelecrd (to~BJ. Heltman l•11sll. Eribon (19m, Sol11it (19m, Lllmpl-de Croot l•oiSol.. Jac:ob.on (1951, 1o'4). 8la1 l•o'al. Lonnd e Schneer (ao'a), SpriiiQI (11)6J), Fr3nkl (196J), P.osenblltt l•o'J). Lllafcrl•o6t,•v6s,•v66.•968J.Rc•ford(aofii5),Dcutsch(aofi7l.1Gtstenbq(•~8).)
PllOBLEMI DI TEII.MINAZlONE NELL'ANALISI INFANTILE
Problemi di terminazione nell'analisi infantile 1957
Noi sappiamo indubbiamente di più circa il momento giusto in cui iniziare l'analisi di un bambino di quanto non sappiamo circa il momento ottimale in cui porvi termine. Percib non possiamo presentare ora che alcuni dati e pensieri che aprono la via a ulteriori considerazioni che col tempo possono apportare una maggiore si-
La durata del trattamento nell'analisi infantile e nell'analisi degli adulti Quando l'anaUsi infantile fece la sua prima comparsa in scena, ci si aspettava che il trattamento di un bambino si sarebbe concluso piò rapidamente di quello di un adulto. Un tale ottimismo era basato sull'idea che data l'immaturiti della personaliti di un bambino, l'analista si sarebbe trovato di fronte a una sovrastruttura meno consolidata nella mente del paziente, avrebbe awto da elaborare terapeuticamentc meno strati super&ciali prima di arrivare al contenuto inconscio, e che, conseguentemente, sarebbero state raggiunte più rapidamente le opportunità d'interpretazione, di elaborazione e l'effetto terapeutico de&nitivo. & di dominio pubblico fra gli analisti oggigiorno che queste speranze non si sono avverate. Anche se n materiale inconscio e le deformazioni dell'Io erano piò facili da svelare, non si riscontrb alcuna differenza nella rapidità dei processi terapeutici in sé quali l'allentamento delle fissazioni o l'inversione delle regressioni. Inoltre, cosa de]la massima importanza dal punto di vista della guarigione di un bambino, la ripresa progressiva dello m1uppo procede a ritmo lento e segue leggi interne che ri&utano di essere affrettate o
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I'IIMLUCI DI 'II:JMI:I'A'IIO"IIII'liU.'AIIALIII
accelerate dagli sforzi dell'analista. NeJI'insicme, dunque, i risultati che si ottengono nell'analisi infantile non si ottengono più rapidamente che nell'analisi degli adulti. 1'erminazi'one prematura nell'analisi infantile
La paura di faUire di ogni analista infantile si concentra sulla preoccupazione che per una ragione o per l'altra il trattamento del suo giovane paziente possa giungere prematuramente a un tennine, Questa preoccupazione è tealistica poichf! la maggior parte dei bambini è in condizioni peggiori di prima dopo un'analisi non terminata; sono stati sprecati tempo, sforzi, denaro; la reputazione dell'analista ne è danneggiata; e, oltre a ciò, la reputazione della stessa analisi infantile può essere seriamente compromessa a causa di simili evenienze. Poiché queste non sono rare (sebbene fortunatamente stiano diventando meno frequenti), vale la pena di fare uno sforzo per indagarne le cause, che sono molteplici. Traslazione negativa in relazione alla tenninazione dell'analisi Abbiamo ormai abbandonato la convinzione che ogni periodo di traslazione negativa nell'analisi di un bambino costituisca un pericolo decisivo per la continuazione del trattamento; che i bambini, in tali periodi, o intentano una battaglia con i genitori quando devono essere portati allo studio dell'analista, o inducono i genitori a interrompere il trattamento. Noi sappiamo ora che i bambini possono elaborare queste fasi quasi quanto gli adulti, e che le manifestazioni di tr.~slazione negativa aggiungono altrettanto materiale prezioso quanto nell'analisi di un adulto. Può essere sorprendente, ma vi sono addirittura descrizioni di casi infantili nei quali la tmslazione negativa ha dominato la stena dall'inizio alla fine senza precludere un esito favorevole. Ciò non significa che gli analisti infantili non interpretino le reazioni di tmslazione negativa più prontamente dei loro riscontri positivi, per impedire che Illggiungano quantità tali da sfuggire all'interpretazione e allontanino il paziente dalla possibilitll di ogni alleanza con l'analista. Ma, nell'insieme, se è trattata correttamente, non è la ttaslazione negativa che causa la fine subitanea in casi di analisi infantile altrimenti potenzialmente suscettibili di
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""'"' La questione è diversa se si tratta di quelle tendenze ostili che non sono spostate da oggetti precedenti sull'analista ma sono evocate
riiCIIUNI DI 'UBNIII/aiOII"I IIILL'AII.U,ISI
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dagli approcci compiuti verso il bambino durante la seduta analitica che attualmente noi annoveriamo fra gli errori tecnici. I bambini reagiscono sfavorevolmente ogniqualvolta. le difese dell'Io contro un contenuto inconscio sgradito sono attaccate troppo aU'improvviso (anziché essere attirate nella coscienza gradualmente e cautamente~ con il risultato che l'angmcia suscitata va molto al di là della quantità a cui il bambino può far fronte. Sono molti i casi di bambini che si sono rifiutati inftessil»lmente di ritornare dall'analista dopo che era loro capitato questo. Altre manifestazioni di trasbzione relative alla terminazione D'altra parte, non occorre che la traslazione sia negativa per costituire una minaccia potenziale all'analisi di un bambino. Altri aspetti di essa, quali la quantità o la qualitÌI determinata dalla fase, possono indurre l'analista a considerarla con apprensione. Alcuni bambini trasferiscono i loro sentimenti positivj per la madre o il padre sull'analista in una misura che fa sorgere in loro penosi conRitti di fedeltà, come pure una giusti6.cata gelosia nei loro genitori, ed entrambi gli atteggiamenti mettono in pericolo la continuazione del trattamento. Quando non vi siano genitori efficaci nella famiglia del bambino, questo eccesso di traslazione trasforma l'analista in un oggetto reale troppo importante per il paziente, evoluzione che si oppone a un uso tecnico appropriato delle manifestazioni traslate e, di nuovo, ne costituisce una minaccia. l!: un dato di fatto, inoltre, che non tutte le varianti della traslazione sono di uguale beneficio per il processo analitico. Come ho cercato di tracciare in altro contesto,• ogni fase evolutiva conferisce al rapporto di trasJazione le qualità specifiche Che la caratterizzano. Cosl, la traslazione di elementi orali è responsabile della dipendenza dcl paziente dall'analista, della sua fiducia in lui, ma anche delle insaziabili esigenze che talvolta trascendono cib che può essere trattato con l'interpretazione, La trasJazione di tendenze sadicoanali spiega le battaglie fra il bambino e l'analista e il conseguente delicato compito sia di liberare sia di contenere l'aggressività del bambino nel trattamento cosl da prevenire che n processo analitico ne venga completamente compromesso. Solo le trasJazioni derivanti dallo stadio fallico sono totalmente pro6.cue per l'analisi, poiché 'Vedi A. Ffcucl. Nornulit.t e Pllolotil neJreU infJnlile (196s).
oltre a dare preziosi ragguagli (come tutte le altre), forniscono anche clementi favorevoli quali la dispwizione alla collaborazione, il desiderio di compiacere, una disposizione a dare e avere, una riduzione dell'ambivalenza rispetto al partner ecc. La nostra esperienza ci ha insegnato che la traslazione cmtituiscc una minaccia all'analisi quando lo sviluppo emotivo del bambino si sia auestato allive11o del 59Cidisfacimento dd bisogno (cioè allivello dci rapporti per appoggio), sia stato questo do\'Uto a una mancanza completa di cuTe materne dalla nascita in poi, oppure a separazioni improvvise. a una perdita improvvisa della madre per la sua morte ecc. Non che il rapporto oggettualc per appoggio non si presti alla traslazione sull'analista, ma simili rapporti sono superficiali c, soprat· tutto, qualitativamente egocentTici c pcTciò unilaterali. Il paziente è esigente, insaziabile e intollerante de1la conseguente frustrazione dei desideri traslati. Egli è incapace di sopportare sia il dispiacere o l'angmcia provocati dalle interpretazioni, sia di fare un qualsiasi sforzo per rispondere o elaborare le interpretazioni. Il non permet· terc che il trattamento di simili casi giunga a u"na fine subitanea e infruttUQ.Ja è un difficilissimo compito tecnico cbe è implicitamente altrettanto spesso fallimentare quanto il contrario, Un di\-erso tipo di traslazionc minaccia d'insorgere con abbastanza regolarità nell'analisi degli adolescenti. A1 limite fra preadolesccnza c adolescenza, fa la sua comparsa la cosiddetta ribcllionc·adolcscenziale e quasi inevitabilmente è trasferita su11'analista. Specialmente quando sia stata preceduta nel trattamento da una fase di traslazionc positiva, l'analista può essere il primo oggetto Sld quale la ribe11ione si sfoga. In luogo del giovane paziente che si allontana dai genitori, o muta il rapporto dipendente verso di loro, tutto il suo interesse può trasformarsi nel desiderio di allontanaiSi dall'analisi e dall'analista e di conquistarsi così la sua indipendenza. Attualmente, noi stiamo raocoglierido materiale ed esperienza riguardo al trattamento di si· tuazioni di ·questa natura.1 Tuttavia, molto frequentemente è la quantità più che la qualità della rivolta che determina questo sia un materiale valido che. porta alla comprensione e al sollievo, o se, nonostante la potenziale utilità della TClllzione. la sua importanza sia troppa perché l'analista la risolva c il paziente la tolleri.
se
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Vedi Appmdir, in Wrilinp o! An1111 Freud, vol. s (lntcmatioaol Uni\'Cr•
•ilic:rl'lcl'lat69Jpp.84'11-l
'" Accordi e disaccordi riguardanti la terminazione nell'analisi infantile
Idealmente, il paziente, l'analista e i genitori dovrebbero decidere insieme su quale sia il momento più proficuo in cui l'analisi di un bambino ha raggiunto il suo tenninc, In pratica questa fe1ice condiz.ione non si verifica troppo frequentemente, e vale la pena di esaminare per quali ragioni l'uno o l'altro dei partner che hanno stipulato un contratto di trattamento è o troppo contento o troppo contrariato di essere escl1rso da esso. Per includere qualche cifra in rapporto a questo problema: nei tre anni precedenti la prima presentazione di questo contributo (1954'" 19;:7) abbiamo terminato, nell;a llampstead Child-Therapy Cli-
nic, quarantanove casi. Di questi solo diciassette ebbero fine per mutuo accordo fra paziente, terapeuta e genitore. Ci restano trentadue casi nei quali o le tre parti interessate non riuscirono ad accor-
darsi, o circostanze esterne più che interne ne decisero la tenninazione. Di fatto, cinque pazienti si allontanarono per la loro ribellione adolescenziale contro l'analisi; tredici trattamenti dovettero esseri chiusi perché i ragazzi furono messi in collegio o perché la famiglia lasciava Londra trasferendosi in un'altra citt!; undici terapeuti infantili se ne andarono dopo aver completato i quattro anni di addestramento. Per quanto riguarda la lunghezza dcll'analisi, le cifre sono approssimative, ma una stima globale mostra che i casi tcrmipati per reciproco accordo sono stati in analisi per due-tre anni, mentre gli altri in media per un anno e mezzo..due anni. 3 Ragioni dei genitori per porre termine all'analisi Una delle ragioni più frequenti per le quali genitori e analisti non concordano circa la durata del trattamento di un bambino è la loro diversa valutazione della rinfomatoJogia manifesta. Come analisti noi sappiamo che la sintomatologia manifesta è di dubbio valore quando si valuta lo stato evolutivo di un bambino o la sua salute mentale in genere. Inoltre, i bambini possono migliorare molto con
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P~OaL.Ioll DIT~DII,AZIDNBIIILL0AIIALISI
sintom~ o viceversa i sintomi possono scomparire senza che il bambino sia guarito. Non si dovrebbe dimenticare, d'altra parte, che ove i genitori non siano bene informati circa tali questioni, essi hanno pochi motivi o nessuno per condividere la valutazione dell'analista. Essi portano n bambino al trattamento non per il suo disturbo psicologico o evolutivo profondo, ma per il sintomo che si presenta, non rendendosi conto che questo non ne è altro che una manifestazione superficiale. Quando i sintomi scompaiono, i genitori si sentono giustilicati a poue termine al trat-
il trattamento pur persistendo i loro
tamento, che in molti casi comporta per loro notevoli sacrifici per
quanto riguarda il tempo e lo sfottO (anche se non il denato). Fiequentemente, essi si oppongono all'insistenza clell'analista che la terapia è incompleta e deve essere continuata come a un diSCOISo irrcalistico. Posso citare qui a scopo illustrativo un caso di fobia della scuola che mi si è presentato nella pratica privata. ~ il caso di una bambina di sei anni che preoccupava molto i suoi genitori poichl! reagiva con attacchi di panico quando doveva andare a scuola. I genitori richiesero un appuntamento urgente perché questa questione fosse affron· tata il più presto possibile. Ma dopo aver preso tutti gli ac:cord~ ri· cevctti una sorprendente telefonata dal padre. Mi riferl che la figlia si era calmata e sembrava disposta ad andare a scuola il giorno dopo. In tal caso, la madre avrebbe oYYiamente annullato l'appuntamento, ed essi avrebbero fatto del loro meglio per non parlare mai piÌI. di tutta la faccenda. Non vi era alcun indizio di comprensione da parte sua che il rifiuto di andare a scuola non era altro che la manifestazione in superficie di angosce giacenti in profondiU e che sarebbe valsa la pena di liberamc la bambina. Ma io suppongo che non vi sia alcuna ragione di essere troppo sorpresi quando incontriamo reazioni di questo genere da parte dei geni· tori. Sono frequentissime quando si verifichino arresti riguardanti l'abitudine alla pulizia, altre fobie, disturbi dell'apprendimento ecc. Una ragione molto diversa per la quale i genitori pongono fine all'analisi di un bambino contro il consiglio del terapeuta si riscontra quando n soggetto in trattamento sia un caso atipico, autistico o caso al limite. Noi siamo stati messi in guardia qui da un pericolo specifico, specialmente con i bambini che, nonostante un disturbo o una disfunzione grave, ci sembravano presentare almeno una limitata speranza di miglioramento. l n un certo numero di casi le nostre speranze terapcuticbe furono
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condannate ad essere disattese quando, a volte dopo pochissimi mesi, a volte dopo un anno di sforzi da parte nostra, i genitori ponevano termine improvvisamente al trattamento. Poich6 questo accadeva sempre dopo che si erano resi visibili dei segni di miglioramento nel trattamento, le esperienze di questo tipo richiedevano una spiega. zione. Respingemmo l'idea, sostenuta da alcune parti, che la madre in questione avesse bisogno di avere un fig]io anormale per soddisfare qualche scopo inconscio suo proprio; o che la famiglia nel suo insieme si era adattata all'anonnalit~ del bambino a un punto tale da
non ammettere un cambiamento. Nessuna di queste spiegazioni ci pareva coincidere con i fatti. Molto più vicino al reale stato delle cose ci pareva essere n fatto che questi bambini atipici e gravemente ritardati erano casi nei quali le madri si erano date una pena infinita per sovrapporre all'anonna-
litl del figlio una sottile vernice di adattamento sociale, come l'addestramento alla pulit:ia e una certa misura di comportamento contro11ato. Anche te questi erano solo il risultato di un'esercitazione meccanica - un tipo di addestnmento che non fa niente per lo sviluppo della personalità del bambino - serviva perb a11o scopo limitato di permettere alla madre di tenere il bambino all'interno della cerchia familiare, di mitigare un rifiuto completo del figlio da parte del padre ecc. Sfortunatamente, questo rigido modello di conformismo fungeva anche da camicia di forza dentro la quale erano confinate tutte le altre potenzialità. Niente poteva essere fatto n bambino senza eliminare tali restrizioni. Tuttavia, eliminarle produceva come primo effetto uno stato precedente, per la madre estre· mamente indesiderabile, che en più di quanto essa potesse sopportare. Ne era un esempio una bambina atipica, ritardata, forse autistica la cui VCJbalitil era limitata all'ecolalia. Essa fece dei progressi nel trattamento, usb per la prima volta nella sua Yita il pronome "'io•, e cominciò a YCrbalizzare le sue esigenze YCrso l'ambiente. Questo passo nello SYiluppo della capacità di parlare fu accompagnato da un suo generale liberani dalle restrizioni che le erano imposte. Incominciò nuovamente a sporcarsi, come aYeva fatto finché la madre non era riuscita ad addestrarla al controllo sfinteJico dopo ardue lotte. Noi eravamo fiduciosi che questa non foste che una fase passeggera, che la capacità di parlare potesse permanere e sYiluppani ulteriormente mentre l'abitudine alla pulizia sarebbe stata ricuperata. Ma
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P&CIILIMI DI TMIMillo\ZIO>II IIUL'AIIAU&I
non potevamo prevedere quale intervallo di tempo sarebbe statO necessario. e questo si dimostrò essere troppo lungo per la madre, la quale crollb sotto lo sforzo e allontanò il bambino. L'atteggiamento dell'analista infantile rispetto alla terminazione dell'analisi· Chiunque lavori iri una clinica psicoanalitica per bambini o insegni l'analisi infantile in un istituto psicoanalitico, sa per esperienza che gli analisti infantili sono estremamente riluttanti a porre termine al trattamento dei loro pazienti; e più ancora: essi sono frequentemente sospettati di rimandarne il termine indebitamente, con il rischio di fare di ogni analisi infantile un'analisi "interminabile•, lo non ho alcun dubbio che simili accuse siano una questione seria e che debbano essere analizzate quanto più comp]etamente possibile per impedire che acquistino credibilità tra il pubblico più vasto. 2 sospetto comune dei genitori che l'analista, mentre lavora con il loro bambino, gli si affezioni eccessivamente, assuma il ruolo di padre o madre e ritardi la fine del trattamento per ritardare la separazione. Se cib fosse vero, sarebbe certamente un problema serio, e giustamente farebbe sentire i genitori estremamente riluttanti a iniziare l'intero processo di trattamento analitico. "t giusto quindi informare tutti i genitori che le loro preoccupazioni in questo senso sono tanto ben conosciute quanto infondate. Gli analisti infantili (come tutti gli analisti) sono in analisi personale per tutto il periodo dei loro quattro anni di addestramento, e cib dovrebbe essere di per sC una sufficiente salvaguardia da ogni iperemotività in relazione ai loro pazienti e indurre a un esame e a una revisione costanti delle proprie motivazioni. 2 vero naturalmente che tutti gli analisti infantili si affezionano ai loro pazienti nel corso del lavoro che compiono con essi. Ma questa situazione non è diversa da quella di altri operatori che professionalmente sono in contatto con i bambini, quali, ad esempio, gli insegnanti o le i~fermiere negli ospedali. Eppure, noi non sentiamo parlare di insegnanti che impediscano ai loro allievi di passare alla classe successiva percllé trovano troppo difficile staccarsi da loro, o di infermiere che tengano a letto i loro pazienti anziché rnandarli a casa quando sono guariti. La sola eccezione è costituita dalle bambinaie in case private le quali non di rado mantenevano i piccoli loro affidati in uno stato d'impotenza e di dipendenza per assicurarsi di essere personalmente indispensabili ad essi. Ma queste ultime non
erano addestrate in modo tanto approfondito quanto lo sono gli analisti infantili; esse non erano analizzate, né il loro lavoro era soggetto a supervisione, né erano messe in guardia dall'indulgere alla messa in atto delle proprie emozioni. Penso di poter rassicurare il pubblico che qualunque analista infantile che abbia completato il proprio addestramento c che si renda colpc\.-olc, uomo o donna che sia, di simili attaec:amenti personali ai pazienti sarebbe rapidamente sconfessato da qualunque istituto degno di fiducia. · Ma pur scartando qUesta affermazione, restano molte ragioni og. getti\"e per le quali ogni analista infantile dOYrebbe diffidare dci trattamenti brevi, e naturalmente in particolare dei trattamenti interrotti all'improvviso, cioè ragioni per le quali le analisi infantili dOYrebbero richiedere tanto tempo quanto ne richiedOno attualmente. Se risaliamo alle ragioni che indicano perché sia consigliabile l'analisi di un bambino, La risposta all'intera questione del termine suona illusoriamente semplice. l bambini hanno bisogno ur· gente di una terapia analitica quando il nonnale sviluppo progressh·o si arresti o si rallenti considerevolmente, ne sia la ragione una formazione sintomatica, o un\~ccessiva attività difensiva, o un'angoscia indifesa, o un'estesa regressione e cosl via. Da ciò consegue che dovrebbero essere considerati guariti non appena le forze evolutive siano state nuovamente rese libere e siano pronte a prevalere. Ma per quanto affascinante s.ia in teoria questa soluzione, nella pratica non è affatto facile determinare quando precisamente avvenga questo auspicato cambiamento nella personalità del bambino e dove esattamente sia operante nella sua struttura. Molte sono le componenti nella persona di un bambino. L'analista può aver avuto successo nell'eliminare un'importante regressione libidica in modo tale che il b:lmbino è aiutato a raggiungere una posizione libidica precedentemente abbandonata. Ciò non implica necessariamente che tutti i cambiamenti avvenuti nell'organizzazione del SIIO lo siano annullati simultaneamente e che sia assicurata una sua risposta totale a un livello superiore. Oppure: l'analisi può essere riuscita a mitigare l'effetto paralizzante di un'eccessiva attività difensiva (come fonnazioni reattivc di potenza osscssiw); questo fa ritornare viwce un bambino totalmente represso, libera la sua attività aggressiva, spesso le sue capacitlli di apprendimento cee. Ma, se non è sonetto con la continuazione della terapia, questo moto positivo può essere di breve durata e lasciare via libera a una nu01.·a e ancora più improduttiva attiviti di difesa, o a un comportamento
nCIJILDII Pl TJ:ININAZICI~& HBU.0ANALISI
che,. se mai, è ancora più lontano da un progressivo adattamento all'ambiente. Vi sono anc:hc altre e addirittura più serie questioni che l'analista deve soppesare nella sua mente quando per la prima voJta appare all'orizzonte il problema di concludere al trattamento. Pub darsi che il bambino in terapia sia un bambino piccoJo il quale,. a causa di un'eccessiva angoscia di evirazione,. è regredito dal livello fallico al livello sadico-anale, c dopo la regressione ha adottato una di queste due soluzioni possibili: o quella di ac:c:ettare il proprio S6 degradato, passivo, crudele, sporco. inattivo, provocatorio, evirato. oppure di difendersi strenuamente contro di esso con l'aiuto di meccanismi quali la rimozione, le fonnazioni reattive, la scrupolosità, la pulizia, la pietà ecc. Entrambe le soluzioni, evidentemente, inibiscono l'ulteriore sviluppo, e devono decidersi come conseguenza dell'analisi quando, con fortuna, il bambino può essere restituito ai suoi genitori come il bambino mascolino che prometteva di essere prima che si manifestasse il disturbo. I genitori non possono certo essere biasimati se si sentono soddisfatti di questo risultato e allontanano il bambino. D'altra parte, possiamo essere biasimati noi analisti se avanziamo qualche altro dubbio e interrogativo? Noi sappiamo per esperienza che l'angoscia di evirazione non è un problema semplice e che in molti casi è sovrapposta ai desideri di evirazione che sono l'espressione della femminilità passiva insita nel bambino. Il progresso può riprendere una volta che sia stato analizzato il complesso edipico positivo; ma rimane incerto se procederl inostacolato ove non abbiamo svelato anche le tendenze edipiche negative che ad esso sottostanno, anche se non sono stati gli agenti attivi nel produrre il disturbo per cui il bambino è stato preso in terapia. Il problema cui ci troviamo di fronte in questo caso domina anche tutti quegli altri casi nei quali le minacce al progresso normale sono situate o in fasi precedenti dello sviluppo o in strati più profondi della personalità. Il fatto che in quest'arca genitori e terapeuti non concordino su quando terminare è ovviamente dovuto al fatto che i genitori tengono d'occhio i fattori manifesti mentre gli analisti hanno in mente gli agenti nascosti, latenti, potenzialmente patologici. Ma gli analisti banno anche buone ragioni per non volere un indebito prolungamento del processo tcrapeutico. Mentre per il bambino è ridotta la pressione durante il trattamento e lo sviluppo
pulsionale ne beneficia, l'attività difensiva dell'lo non è sorretta dalla terapia dopo l'iniziale eliminazione di un'attività difensiva ececssiva e quindi pa13lizzante. Una volta giunti a questo punto, noi ci rendiamo conto del fatto che siamo del tutto ignol3nti riguardo ai modi in cui il bambino tl3tterà gli impulsi riattivati dopo il completamento della terapia. L'attiviti difensiva ~ in certo qual modo sospesa dul3nte l'analisi, in parte perché questi proee5si abitualmente operano nel buio e Dspondono malamente alla costante esplo13zione e allo svelamento, in parte perché il costante tentativo di analizzare le fantasie e di annullare le difese disturba il loro essersi struttul3te in costruttivi meccanismi di fronteggiamento. Questa è una difficoltà che diviene evidente specialmente al confine tl3 il periodo della ptima infanzia e la fase di latenza. Possiamo vedere un bambino fare passi avanti verso la latenza dul3nte l'analisi, ma di solito questa fase non è dominante prima che l'lo del bambino sia nuovamente reintegrato nei suoi diritti. Questo può coinvolgerci in molti errori quando valutiamo la capacità di un bambino di farcela da solo dopo una guarigione completa. Ritorniamo' 013 alle altre ragioni per le quali gli analisti infantfli non hanno fretta di dimettere i loro pazienti. Durante il trattamento, l'analista infantile diventa invariabilmente una figu13 molto importante nella vita del bambino e deve questa posizione non solo alla traslazione che si è instaurata e nel corso della quale il bambino sposta su di lui molte delle reazioni passate e presenti verso i suoi genitori che, a rigore, fanno parte dell'azione reciproca con essi. Come ho spiegato altrove (in Normalità e patologia nell'età infantile, 196s), egli è anche una persona "reale" nella vita del bambino, un adulto in cui avere fiducia, da ammil3re o contro il quale ribellarsi, un oggetto d'identificazione, una figura potente, spesso piò potente dei genitori e - anche quando non vi sia alcuna intenzione di assumersi questo ruolo - una guida nella direzione presa dallo sviluppo del bambino. Quando il trattamento è finito, queste ultime funzioni ritornano complessivamente ai genitori del bambino, indipendentemente dal fatto che essi siano in grado di adempierle e dalla misura della loro capaciti! in questo senso. Abbiamo il diritto di concludere che i genitori il cui figlio o figlia abbia avuto bisogno di tl3ttamento, o non sono stati in un primo tempo all'altezza del compito di allevare e guidare la loro prole o si sono trovati di fronte .a costellazioni patologiche di una ta1e impor-
tanza che nessun genitore, con i mezzi che normalmente ha a sua disposizione, poteva essere in grado di fronteggiare. In ogni caso il bambino resterà vulnerabile anche dopo un successo terapeutico e forse avrà bisogno di cure ancora maggiori nel modo di essere trattato. Il terapeuta che rimette il bambino ancora una volta all'ambiente familiare ed esce daUa situazione può chiedersi, non senza ragione, che cosa accadrà al suo paziente c se forse uno sconsiderato modo di trattarlo non distruggerà gli effetti dei suoi sforzi analitici; quanto pii\ il bambino è piccolo, tanto maggiore è questa preoccupazione: da qui l'incertezza. Ma l'analista infantile nutre simultaneamente legittimi dubbi che l'ulteriore salvaguardia (cioè la guida educativa) di un suo passato paziente rientri veramente nel suo ruolo. Fino ad oggi, nessuno ha detto esplicitamente se e quale tipo di cura successiva dovrebbe seguire all'analisi del bambino, e, in tal caso, chi sarebbe la persona giusta a farsene carico. Concezioni diverse riguardo alla funzione dell'analisi infantile Altre questioni restano aperte riguardo al problema della tcnninazione di un trattamento che sono radicale nelle idee e nelle concezioni stesse che stanno alla base dell'analisi infantile. Non tutti guardano a queste ultime con gli stessi occhi. Vorrei iniziare qui con una petizione rivolta agli analisti infantili di non dimenticare la distinzione fra il ptimissimo sviluppo della personalità da un lato e la malattia mentale dall'attro. lt divenuta ambizione dell'analista quella di trascurare scmptc più i Conflitti manifesti e di scavare in profondità fino alle radici della personalità, cioè fino al primo anno di vita durante il quale si pongono le premesse dei tratti successivi della personalità. Nell'imbarcarsi in questa impresa, che per sua natura ptolunga la durata de1l'analisi infantile, l'analista può trovarsi coinvolto in tentativi d'invertire dei processi primari per scoprire solo che sono irrevcrsiblli. A mio avviso, queste primisSime influenze ambientali sul bambino creano degli stati che sono paragonabili alle malattie da carenza alimentare dal lato fisico. Mentre gli effetti di una tale privazione iniziale possono essere mitigati da successive influenze favorevoli, essi non possono essere annullati o invertiti o risolti in un nuovo modo più adeguato all'età come possono esserlo i conflitti: ciò significa che essi non sono nel vero senso del tennine un oggetto legittimo dello sforzo analitico. Qui il lavoro dell'analista incontra uno stadio di
... trandzione fra un primo assestamento della struttura e l'inizio dci
conAitti intersistemici dai quali detiverà la nevrosi infantile. Potremmo fonnulare 1a cosa anche in termini diversi: ogniqualvolta l'analista trascenda l'arca dcllc nevrosi infantili o dci conBitti nevrotici che la precedono, si trova nell'area degli "erroti fondamentali" (Balint, 1958) - gli arresti, le irregolarità di sviluppo, cioè i disturbi non nevrotici dell'infanzia -arce in cui i suoi sforzi analitici possono facilmente diventare "interminabili", Vi sono altre concezioni dell'analisi infantile a cui non tutti guardano con gli stessi occhi. Per alcuni analisti, l'analisi infantile non è altro che un'estensione dell'area a cui la terapia analitica può essere applicata, cioè a individui umani immaturi anziché maturi. Per contro, altri sono interessati all'analisi infantile soprattutto in quanto metodo di prevenzione, cioè come tecnica per distruggere in gcnne una potenziale patologia, molto prima che s.i sia consolidata in fenomeni che sono o diffioli o impossibili da rendere reversibili e risolvere. Altri ancora sono dell'opinione che non v'è bisogno di alcuna patologia, anche se esiste solo come potenzialitil, a rendere indicata l'applicazione dell'analisi per un bambino; che, di fatto, l'analisi infantile è un potente strumento che aiuta a formare la pcrsonalitil di un singolo bambino ed è necessaria come estensione delle forme più tradizionali di alle\'llmento dci bambini. In quanto tale deve essere di lunga durata e accompagnare il bambino attraverso i rischi evolutivi, cercare di annullare le fissazioni ancora prima che abbiano avuto il tempo di radicarsi, impedire le regressioni, in· somma trattare, ad ogni li\'CllO dello sviluppo, i potenziali residui che possano costituire ostacoli a un lineare progresso nel h1turo. Possiamo essere giustificati nell'affermare che chiunque considCii l'analisi infantile in questa luce non si accontenteril di veder1a terminare prima che lo stesso processo evolutivo abbia raggiunto la sua meta e sia stata conseguita la maturità. Ogni singolo analista infantile dovril esaminare il proprio atteggiamento verso queste diverse valutazioni del processo e scegliere la propria posizione. Molti di noi sono restii a sottoscrivere le rivendicazioni estreme del gruppo nominato per ultimo e risemno all'analisi infantile soltanto lo status di misura tcrapeutica e preventiva. E anche per ciò che riguarda la prevenzione abbiamo buoni motivi per guardarci da un ottimismo estremo. ti: vero che i bambini, i quali siano stati sottoposti a terapia analitica per liberarli dell'effetto paralizzante di una na·rosi infantile, possono essere in certo modo meglio
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equipaggiati di altri nell'affrontare le tensioni che sorgono in fasi successive. D'altra parte, i vanbggi ottenuti con un bambino in analisi possono essere controbilanciati dalle cicatrici che ogni malattia lascia. Per includere qui un confronto con ciò che accade dal lato lisico: i pazienti che sono guariti da una malattia grave nella prima infanzia possono, in alcuni casi, aver acquistato un certo grado di immunità; altri non sono cerbmente favoriti rispetto a coloro che non sono mai stati soggetti a una malattia manifesta e che la malattia stessa ba poi reso più sensibili e vulnerabili di quanto non sa· rebbcro stati se non l'aveSSCio awta. Soprattutto, l'esperienza ci insegna che ogni fase evolutiva contiene rischi specifici che di essa sono caratteristici; che le tensioni e i traumi ambientali sono imprevedibtli, e che nessuna riuscita soluzione di un con8itto a un singolo livello può costituire salvaguardia e immunizzazione dai conAitti e dalle difficoltà che si serbano all'in· dividuo nel futuro. Nonostante queste argomentazioni, vi sono prove che anche quelli fra noi che hanno aspettative piÌI. modeste rispetto ai risultati dell'analisi infantile non sono del tutto indifferenti ai suoi aspetti piil. ambiziosi. Siamo d'accordo, in fin dei conti, che l'analisi, a qualunque eti sia applicata, ~ uno strumento potente nell'alterare la configurazione di base di una personalitll. Concordiamo inoltre sul fatto che le deviazioni dalla nonna, siano esse nell'area delle pulsioni o dell'Io, sono più facili da inftuenzare prima che siano più saldamente radicate. Sappiamo che qualunque cosa accada a un primo livcllo muterà e deformerà (o aggiusterll) ciò che accadrà a un livello successivo. Non r!~ dubbio che queste linalitll stiano sullo sfondo deJle nostre menti anche se la terapia, cioè il sollievo dalla pressione patologica nel presente, è il nostro scopo dichiarato. Tutte queste ambizioni non possono essere date se non è concesso al processo ter.apeutico un tempo lungo per dispiegare le sue potenzialità. Quindi, quale che sia la nostra posizione teorica, nessuno di noi voterebbe, buona coscienza, a favore di un abbreviamento del trattamento analitico. Piuttosto, riassumendo il problema della terminazione diremmo: può essere che teniamo alcuni bambini troppo a lungo in trattamento, ma sono cosi pochi che numericamente non vi è confronto con quelli che non battiamo abbastanza a lungo.
con
PROGETTI DI RICERCA DELLA HAMPSTEAD CHILD-'fHERAPY CLINIC
Progetti di ricerca della Hampstead Chi ld -Therapy Clinic 1957•196o
Il problema della ricerca pianificata in analisi Si è spesso rimproverato agli analisti di non interessarsi della ricerca pianificata e dci metodi che sen·ono ad essa; di fare le loro scoperte per caso c incidentalmente; di non scegliere il loro materiale secondo un progetto; di lavorare individualmente e non in gruppo; di permettere che il materiale casistico sia perso di vista senza seguirlo nel decorso successivo. Tutti questi difetti esistono, o sono esistiti, ma devono essere attribuiti alle condizioni del passato, quando la psicoanalisi era totalmente una questione di pratica privata ed era vincolata dalle difficoltà c dalle restrizioni imposte dalle circostanze di quest'ultima. Furono queste condizioni che non permisero una selezione pianificata dci casi, che imposero limiti alla pubblicazione indeformata del m.:Jteriale e che fecero dipendere la possibilità di seguire i decorsi posteriori dalla buona volontà di pazienti passati. Il fatto che sia stata possibile una costante accumulazione di reperti anche in queste condizioni, così sfavorevoli come appaiono ora, fu dovuto solo al fortunato caso che in psicoanalisi il metodo della terapia è identico al metodo dell'indagine. Questa rara combinazione non permetteva un lavoro di routine nell'analisi e conferiva il potenziale di un caso di ricerca ad ogni paziente che entrasse in analisi per suoi scopi terapeutici privati. Le condizioni mutarono sotto questo riguardo quando gli psieoanalisti cominciarono a prendere contatti con centri di ricerca ufficiali e quando si fondarono le prime cliniche psicoanalitiche. Esempi di questa nuova attività di ricerca furono riportati nella letteratura. C: abbastanza interessante notare che le primissime iniziative di questa natura non erano confinate entro il campo della psicoanalisi vera e propria ma esploravano le frontiere tra la psicoanalisi e la medicina organica da un lato, e tra la psicoanalisi e la psicologia
...
genetica accademica dall'altro. In entrambi i casi, tecniche di ricerca estranee venivano associate al metodo analitico o sostituite ad esso a fini di esattezza. Rimaneva questione aperta e dibattuta se si potesse effettuare una ricerca pianificata anche all'interno dell'analisi stessa, su temi d'interesse puramente analitico, svolta da analisti che impiegano soltanto il metodo analitico, senza sacrificarne alcuna parte. 2 a quest'ultimo interrogativo che gli operatori della Hampstead Child-Thmpy Clinic si sono avviati a dare una risposta affermativa. n: ancora troppo presto per riferire circa i risultati dei progetti di ricerca che sono in corso; dovremo aspettare fino a che le indagini siano più avanzate o concluse e tradotte in fonna pubblicabile.1 L'intenzione ora è solo quella di usare queste attivitl come esempi
e illustrazioni della possibilitìa di ticerca all'interno del campo analitico. Nello stesso tempo si avanza la questione circa quali strumenti possano essere usati legittimamente in una clinica analitica peT condurre dei progetti di ricerca. Prcnderb in esame due di questi stru· nienti: 1) la messa in comune del materiale clinico in un gruppo di operatori analitici; 2) b. selezione pianificata dei casi; cib che si SO· steneva era che un coerente impiego di entrambi, singolarmente o in combinazione l'uno con l'altro, migliora le condizioni d'indagine sui fatti in misura considerevole e introduce nuove occasioni di va· lutare, confrontare e verificare i dati. La messa insieme del materiale e la selezione piani&cata dci casi sono usate anche per annullare gli svantaggi per la ricerca che sono insiti nel lavoro analitico. quali la relativa assenza di specializzazionc e l'impo.ssibllità di nvviare esperimenti. Si pub cosi.' dimostrare cbe i progetti della Hampstead Clinic Danno una duplice motivazione: da un lato, mirano ad arricchire la conoscenza dei processi e dei contenuti psichici, e le tecniche del loro trattamento nella terapia; d'altro lato, a eliminare o ridune alcuni degli svantaggi più comuni dei quali sono vittime gli analisti quando lavorano privatamente, senza aiuti e in condizione d'isolamento. L'auenza di specializzazione nell'analisi.
Messa in comune del
materiale come rimedio Una ricerca di materiale definita e finalizzata si contrappone alla tecnica analitica secondo la quale l'attenzione dell'analista dovrebbe 1 [DI qundo questo f11 scritto molte di tali indqini- sbtc pubblicate. Vedi IOPfll, P.6u,notaa.J
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essere liberamente fluttuante e ricettiva rispetto a tutte le divagazioni associative e di atteggiamento dci pazienti. Perciò la specialiuazione, che comporta inevitabilmente un concentrarsi dell'attenzione su temi selezionati, non è incoraggiata nell'addestramento c nella pratica
analitici, per quanto essenziale pwsa essere ai fini della ricerca in altri rami di lavoro. Pur con c:a:czioni, resta un fatto raro per un analista trattare simultaneamente più di due o tre casi dello stesso tipo e della stessa diagnosi, a parte, naturalmente, le più ampie divisioni in analisi di adulti, analisi infantile, analisi di delinquenti o di
psicotici. Il rimedio nella pratica clinica è semp]ice: anziché essere un solo analista a trattare da otto a dieci casi di tipo simile nello stesso tempo, gli otto-dieci pazienti sono distribuiti fra un uguale numero di analisti, e n loro materiale clinico viene confrontato in un gruppo di discussione settimanale e con re1azioni settimanali e bimensili. Questo metodo intensifica il contrasto fra i tratti tipici e quelli individuali e aiuta a ridurre clementi soggettivi introdotti nel materiale oggettivo dalle persone dci singoli analisti o dalle variazioni di tecnica. Fino a questo momento due prOgetti della Hampstead Clinic si sono basati su questo principio. Indagine sul trattamento analitico degli adolescenti Contenuto e scopo del progetto. Fra gli analisti esiste un consenso abbastanza considerevole riguardo alla natura e alla portata dci conRitti consci e inconsci ehe sottostanno alle ribellioni nevrotiche o prcpsicotiche dell'adolescenza. Nonostante questa conoscenza il modo tecnico di trattare gli adolescenti in analisi è rimasto un probJema poiché né la tecnica de1l'analisi infantile né la tecnica usata per gli adulti possono essere interamente applicabili. Lo strumento tecnico della libera associazione non può essere applicato nella maggioranza dei casi; anche la comune onestà, cioè il condividere l'esperienza cosciente con l'analista, rimane generalmente incompleta. Le aumentate difese contro le irruzioni dall'inconscio rendono inespugnabili, in molti casi, le resistenze. La traslazione tende a essere agita, come accade con i pazienti cas.i al limite e psicotici. A causa di queste difficoltà, gli adolescenti interrompono il trattamento nei momenti piò. inopportuni in misura numericamente maggiore di qualunque altro tipo di caso. Secondo la nostra esperienza, i pazienti analitici che iniziano il trattamento nella preadolescenza, invariabil-
mente se ne allontanano quando inizia l'adolescenza vera e propria, cioè quando la tipica ribellione contro i genitori come oggetti d'a· more è messa in atto nei confronti dell'analista. Quando l'analisi inizia nel periodo adolescenziale vero e proprio, l'analista ha una possibilità migliore di completare il trattamento. Scopo di questo studio è di stabilire con uno sforzo comune le caratteristiche più tipiche del processo adolescenziale e di basare su di esse le modifiche e gli adattamenti tecnici necessari.1 Indagine sull'analisi dei casi al limite (in periodo di latenza e nella preadolcscenza) Contenuto e scopo dello studio. Il materiale cmtituito da questi casi è rivisto e riesaminato specialmente sotto l'aspetto a) dell'uso del linguaggio e dciii;~ sua deformazione; b) della messa in atto di impulsi primitivi o della loro vcrbalizzazione; c) della profusione della vita di fantasia c del suo uso difensivo; d) del confronto fra le funzioni e le attività dell'Io e quelle dei b3mbini normali o nevrotici; e) della natura specifica dei legami oggettuali e loro traslazione. Lo studio mira a fornire materiale utile per migliori diagnosi differenziali fra i disturbi nevrotici e quelli casi al limite. L'a.uenza di sperimenta:zione in psicoanalisi. Uso suggeiito delle situazioni sperimentali otlerte dalla natura o dal destino La tecnica analitica in quanto tale preclude l'organizzazione di esperimenti; l'unica approssimazione è costituita dallo stabilire la situazione analitica: stessa che funge da invito per il paziente ad agire la sua nevrosi sotto gli occhi dell'analista e accentrata attorno alla sua persona. Ma questa ripetizione del processo nevrotico ne1la traslazione rappresenta" per il paziente una nuova e complessa situazione di vita e non oiJre alcuna possibilità d'isolamento artificiale dei fattori in gioco. · D'altra parte, questo •emb3rgo" sulla sperimcntazione, a cui ogni analista si è rassegnato, può essere compensato dalla selezione per il trattamento dei casi nei quali o la natura o il destinò hanno causato o l'eliminazione o l'esagerazione di un fattore specifico innato o ambientale. Due progetti della Hamp.stead Clinic si sono fondati su questo principio. •Pcrulto:riaripaflicobrisaiiiiiiiiD~IIovd.iiiiOialntopreliminatcdill.e
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Ind~gine
sullo sviluppo dei bambini orfani di madre
Metodo: analisi nel periodo di latenza, nella preadolescenza e adolescenza. Soggetto di questa indagine sono bambini separati dalle loro madri o dalle loro famiglie, alla nascita o nel cono dei primi due anni di vita: orfani, bambini nati in tempo di guerra, e alcuni bambini nati in campo di concentramento provenienti dall'Europa continentale e allevati in Inghilterra. Scopo dello studio. Questa indagine mira a verificare l'ipotesi che l'assenza continuata delle cure materne dai primi mesi di vita in poi causa gravi anormaliU. Lo studio analitico di questi casi rivela: a) le varie reazioni emotive alla perdita della madre a età diverse; b) le conseguenze patologiche di questa esperienza; c) i modi in cui alcuni bambini fronteggiano la perdita c ri~scono a formarsi una personalità relativamente normale; d) d'altra parte, le deviazioni nello sviluppo della personalità in assenza di un rapporto materno stabile mettono molto in luce, e accentuano per confronto, la funzione svolta normalmente dall'immagine materna nello sviluppo pulsionale, emotivo e dell'Io del bambino Risultati si ottengono specialmente studiando le reazioni di traslazione.di questi bambini rimasti orfani che rivelano: a) il carattere primitivo dei loro legami oggettuali all'adulto; b) i legami sostitutivi a taluni coetanei o a un gruppo; c) la ricerca di un vero rapporto materno nell'adolescenza prima di poter fare il passo verso l'eU adulta. Studio analitico di bambini ciechi dalla nascita Metodo: lavoro di gruppo in prep:uazionc dell'analisi del bambino; analisi del bambino. Contenuto dello studio. € assunto comune che le impressioni visive abbiano una funzione integrante nel primo contatto dell'individuo con l'ambiente esterno, cioè nelle sue relazioni oggettuali e nelle introiezioni e identificazioni che su di esse si costruiscono, come pure nei processi mentali della memoria, del sogno e della vita di fantasia. Molte infonnazioni aggiuntive sull'argomento possono essere acquisite ovc la parte svolta dalle immaginazioni sia isolata per la loro totale assenza dalla personalità.
.,, Secondariamente lo stesso studio mira a una pcnetlllzionc analitica circa i processi di compensazione che si riscontrano nello sviluppo di bambini totalmente ciechi e circa l'origine di certi atteggiamenti e qualità del cieco quali le variazioni nei legami oggettuali, nell'uso del linguaggio, nei metodi di rievocazione ccc. DiliicoiU dello studio.~ importante non sopravvalutare l'isolamento dei fattori che si possono acquisire in questo modo. L'analista del bambino cieco deve elaborare, in senso terapeutico, tutta una serie di fattori secondari complicanti· c districarne l'clfctto sullo sviluppo del bambino dag1i e&etti veri e propri della cecitll, prescindendo totalmente dalla frequenza di un secondo difetto complicante. I fattori secondari sono: a) l'influenza sul bambino della depressione della madre e della ribellione emotiva conseguente alla scoperta del difetto del bambino; b) la grave restrizione della mobilità che generalmente si verifica nel secondo anno di vita per salvaguardare il bambino ciecoo c) le numerose ospedalizzazioni, gli interventi chirurgici sugli occhi, e le separazioni traumatiche dalla madre che costituiscono la regola nel caso dci bambini ciechi nel modo di trattarli adottato e consigliato attualmente. Suggerimenti per altri studi Si suggerisce che studi analitici paralleli potrebbero essere intrapresi su bambini nati sordi, al fine di stabilire le deviazioni nello sviluppo del processo di pensiero secondario, della formazione del S11per-io e di altri processi ps.ichici normalmente COllruiti su una percezione uditiva. Altri studi potrebbero concentTlilrsi sui bambini che sono nati con una grave menomazione fisica. Nelle analisi di bambini di questo tipo, abbiamo potuto delineare ciò che accade al loro sviluppo quando le paure, normalmente presenti, di essere mutilati ed evirati non sono fantasie ma realti. Studi com~rativi basati su un lavoro analitico di gruppo Analisi simultanea di madre e bambino allo scopo d'indagare l'intcrrelazione fra malattie ncvrotiche e psic:otiche delle madri e dei loro figli Metodo: analisi dell'adulto, analisi del bambino. L'opinione analitica corrente ascrive quasi ogni anormaliti di un bambino a un'anormalità latente o manifesta della madre, assunto,
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questo, che ha bisogno di essere ulteriormente esaminato e conw-
lidato.
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altresl necessaria una dimostrazione particolareggiata dei
vari modi in cui la vita ps.ichica della madre, la sua attivitÌI fantastica, le sue angosce, i suoi sintomi ecc, raggiungano e inlluenzino i processi psichici del bambino. Noi riteni:amo che le interrelazioni
di questa natura possano meglio rivelarsi se madre e bambino sono studiati per mezzo dello stesso metodo analitico, cioè se raggiungiamo la stessa profonditi di materiale psichico in entrambi. E ciò non si può realizzare se solo uno dci partner ne1la coppia madrebambino è analizzato mentre l'altro partner è semplicemente osserv;~to e intervistato. Il metodo scelto è l'analisi simultanea di en-
trambi i partner. Procedimento. L'analista de1la madre e il terapeuta analitico del
bambino comunicano settimanalmente il materiale dei loro rispettivi pazienti a un terzo analista, che funge da coordinatore, per stabilire le correlazioni e i confronti. In alcuni casi, non esiste alcuna comunicazione fra i terapeuti stessi; in altri casi privjlegiati, tale comunicazione è consentita per scopi sperimentali. Studi di verifica (confronto dei dati oue1112tivi con i d'ati analitici) Confronto del materiale emerso nelle analisi di bambini più grandi con i dati osservativi registrati nei loro primi due anni divjta Nello stabilire l'evoluzione della vita di un paziente del materiale analitico che a lui si riferisce, ogni analista auspicherebbe una conferma delle sue ricostruzioni, almeno per quanto riguarda i dati storici e ambientali. Solitamente una tale conferma dall'esterno dipende dal caso. Per ovviare alla mancanza di confronto fra realt\ esterna e realtl interna, è stato recentemente intrapreso uno studio longitudinale neg]i Stati Uniti (da Ernst Kris al Child Study Center della Yale University) per racccgliere tutti i dati osservativi disponibJli a riguardo dello sviluppo di un certo numero di lattanti per un confronto con il risultato delle loro analisi nella tatda infanzia. La Hampstead Clinic ha a disposizione un materiale simile. In raPJIOrto a uno studio di gemeJii identici, è stato compilato un protocollo dettagliato delle osservazioni su un certo numero di lattanti, da parte di alcuni degli operatori della clinica durante il lavoro svolto in tempo di guerra alle Hampstead Nurseries. Le analiJi di quattro
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Paol
bambini, ora adolescenti, che espongo qui di seguito, offrono un materiale riveJatore e costruttivo riguardante i processi di elaborazione interna di eventi esterni, la deformazione dei ricordi attraverso i processi evolutivi, la formazione di ricordi di copcrtura.1 Indagine sulla difficoltili di diagnosi comparando le impressioni ottenute nei colloqui diagnostici e il materiale emerso nel corso dc11'analisi 4 Uno studio di bambini eroi, compiuto con una combinazione di metodi Il materiale casistico della clinica comprende prevalentemente esempi di cedimenti, regressioni e disfunzioni nello sviluppo deJI'Io e del Super-io. In contrasto con tali casi nevrotici e casi al limite, è interessante studiare il fenomeno opposto, cioè i bambini nei quali qualiti come l'altruismo, la responsabilitili sociale e la capacità di autosacrificarsi si sviluppano precocemente in modo o in misura anormale. Bcnch~ non ritroviamo questi bambini nelle cliniche, essi richiamano su di sé l'attenzione nclla \'ita sociale per il compimento di azioni eroiche, e sono trattati come dei "bambini prodigio" in senso morale. Dopo aver racco1to testimonianze di questo genere. abbiamo iniziato nella clinica uno studio in tre parti, delle quali finora sono state completate solo la prima e la seconda. La prima parte consiste in una rassegna di trenta bambini (di età dai quattro anni all'adolescenza) che hanno compiuto atti reali di salvataggio, sah-ando la vita ad altri bambini dal fuoco, dall'acqua, o da incidenti stradali. Essi sono stati presi in esame secondo lo sfondo familiare e parentale, l'intelligenza e il comportamento manifesto, le prestaZioni scolastiche, l'adattamento sociale ecc. La loro storia evolutiva è stata investigata nei limiti del pwsibile con i metodi dell'intervista e dei questionari. Si è usato pure il rcattivo di Rorschach. La seconda· parte è costituita da una rassegna parallela di fantasie e sogni di salvatagio raccolte da sessanta casi in trattamento analitico presso la clinica. Poich.~ questo materiale fa parte delle analisi di bambini, è possibile raggrupp;:are queste fantasie di salvataggio •Pcrioilultatidiquello(IIVIdiDvcdiilresDCDIIIDprc\imillll>ediDorothyllaolinlha>ll (19SBI. . •Per i ~icDiari di qiOCito llfDICIIa vedi iiTCsDCDIIID poe\imiiWt di L. Frankll•tsll. Vcdianchclt..Frcad.VIIatui-ddlapoiDJocionell'inl~nrio(l961-tioil. •
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secondo la loro motivazione inconscia, cioè caratterizzarle secondo la loro naturlll di manifestazioni impulsive, di formazione rcattiva
eretta a difesa contro atteggiamenti ostili e desideri di morte, identificazioni con un padre o una madre protettivi ecc. Nessuno dci bambini studiati per la preminenza di fantasie di salvataggio ha realmente compiuto azioni di questo genere. La terza parte consiste nell'analisi di un piccolo numero di casi selezionati. di bambini realmente eroici. Avremo cosi la possibilità di dctenninare il rapporto tra fantasia e azione di salvataggio, d'investigare se lo sfondo inconscia delle due manifestazioni è identico, e di fornire materiale per uno studio più intensivo dello sviluppo precoce di atteggiamenti sociali molto elewti qu:~li l'altruismo, la capacità di sacrilicio, il responsabilizzarsi al posto di altri a proprie spese ecc. Messa in comune del materiale. Un progetto metodologico Come ho accennato prima, il materiale di tutti i casi in trattamento analitico è reso accessibile a tutti gli altri membri della Hampstead CJinic con i resoconti riassuntivi settimanali e bimensili. Esso è cosi proprietà comune per quanto riguarda lo studio e la di· scussione; per tutti gli altri scopi, specialmente ai fini della pubblicazione, resta proprietà dell'operatore analitico che ha condotto il trattamento e non dovrebbe essere usato o citato senza permesso o attestazione espliciti. Indice del materiale analitico Per rendere più prontamente accessibile tutto il materiale analitico a disposizione della clinica ai fini dd suo uso da parte degli operatori che conducevano la ricerca, si è progettato un piano per classi· fi.care i dati e per riassumerli nella forma di un indice degli argomenti.5 Un lavoro di questo genere non è stato fatto finora sistema· ticamente da nessun gruppo di analisti. Noi ci troviamo in una · posizione favorevole per tentarlo ·poiché: a) i membri del nostro gruppo di lavoro sono in strettissima colla· borazione l'uno con l'altro e possono cosl mettere insieme il loro materiale e avere un comune schema di riferimento; b) il materiale è registrato sistematicamente in note settimanali e rapporti bimensili; • Per i !Wiicolllri di cr.unto prosctto wcdi il mocoato prc:li111inaR di C. lk Mon· eh~ ...
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,,. e) il mateiiale è poi classificato dai terapcuti sotto la supervisione diretta di un piccolo gruppo di persone con più lunga espericn'l.ll.
Ai fini dell'Indice il materiale amlllitico di ogni caso individuale è suddiviso nei suoi elementi. Sebbene si tenga conto di alcune categorie quali i fattori ambientali, la storia personale, il comportamento manifesto da un lato, e d'altro lato di fattori interni quali il contenuto pulsionale, le attivitl dell'lo, le relazioni oggettuali, le fantasie, le angosce, le difese, le fmmazioni di compromesso ecc., non adottiamo nessun sistema rigido di categorie; queste vengono rivedute e aggiunte a seconda del materiale che il caso presenta, Noi speriamo che fare la schedatura di un numero relativamente vasto di casi consenta ai ricercatori di avere un quadro globale di ciò che ha rivelato il trattamento di un particolare bambino o di una
serie di bambini. Può altrcsl consentire ai ricercatori di seguire le ramificazioni analitiche di un particolare argomento in un modo che può portare a una migliore e più chiara formulazione dei concetti. Può anche rendersi possibile seguire le tracce di certe associazioni all'interno di un dato argomento. ad esempio se un certo tipo di materiale analitico è associato cOn certi fattori di realtà, esperienze traumatiche ecc. L'Indice può anche indicare con precisione alcune importanti differenze fra l'analisi de1 bambino e l'analisi degli adulti. Cito due esempi: a) la funzione minore che riveste ncll'analis.i infantile la vcrbalizzazione come veicolo per il materiale inconscio (preconscio): un fatto che diventa evidentissimo nelle nDStre ricapitolazioni; e, al contrario, b) la maggiore frequenza ncll'analis.i infantile delle csprcss.ioni di. rette, cioè non modificate degli impulsi sessuali e aggressivi durante la seduta analitica. (La frequenza di questi esempi può essere colta a coJpo d'occhio nell'Indice.) Applicazione dci fatti. Ricerca sulla prevenzione della malattia mentale
In quanto analisti e analisti infantili riteniamo di possedere una prezi05a conoscenza riguardante la prima infanzia e lo sviluppo de1la pcrsonalitll, e vorremmo vedere questa conoscenza applicata effettivamente nel campo dell'igiene mentale, specialmente per quanto riguarda i servizi per i bambini. Siamo convinti che molte delle anormalità psicologiche posteriori possano essere prevenute purché
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le comuni turbe evolutive e i probJemi della crescita psichica siano battati correttamente al loro inizio nell'infanzia; purcllé i primi segni di disturbo ps.ichico siano ricono5ciuti, diagnosticati e trattati prima che abbiano il tempo di dare origine a sintomi organizzati, e purché, ove la mal3ttia lo renda necessario, sia 3ccessibile un tratta. mento clinico completo negli stadi iniziali piuttosto che negli stadi finali di una malattia specifica. Sotto il titolo La Child Guidancc CJinic come centro di profilassi e consulenza: (1957) ho recentemente cercato di dCSCJivere il lavoro preventivo che potrebbe essere fatto nella società con organizzazioni coqae la nostra. Nello stesso saggio sostenevo che l'utilità di una qWIIunque clinica· è direttamente proporzionale all'ampiezza delle conoscenze su cui si basa il lavoro pratico che vi si svolge. Guidata da queste idee, io sono sicura che qualsiasi corpo di operatori addestrati, come il nostro, ha un duplice dovere: da una parte di applicare le conoscenze esistenti circa lo sviluppo infantile al lavoro pratico con i bambini; d'altra parte, di lavorare coerentemente per aumentare le conoscenze indagando su problemi che sono stati finora insufficientemente studiati. Percib, alla base delle no5tre varie attivitll sia il duplice scopo di applicare i fatti e d'indagare su fatti ulteriori. Sebbene apparentemente il nostro lavoro terapeutico, educativo e di consulenza sia orientato verso il primo di tali scopi, e i nostri progetti di ricerca verso il secondo, si può facilmente dimostrare che essenzialmente tutte le parti del lavoro servono a entrambi gli scopi, anche se in proporzioni diverse. Fino ad oggi, la psichiatria preventiva, e soprattutto la psichiatria infantile, l: stata ostacolata nella sua efficienza perché l'interesse generale si concentrava sui tipi tradizionali di psicopato1ogia. Come ho cercato di dim0$trare, io sono convinta che i fattori rilevanti nella determinazione della malattia mentale potrebbero essere studiati meglio se i casi insoliti fossero conosciuti meglio. l casi insoliti rappresentano variazioni de1la nonna, CJusate o dalla natura o dal destino che- quasi come negli esperimenti compiuti in laboQ.toriofanno luce specialmente su specifici fattori innati o ambientali, o eliminandoli o accentuandone l'azione. Noi abbiamo dim05trato il valore di tali casi ai fini dello studio nelle analisi di bambini ciechi, con deformazioni fisiche, o rimasti orfani. lo ritengo che vi s.ia la possibilità di migliorare ulteriormente i no-
,,, stri risultati iniziando uno schema di "ricerca sulla prevenzione della malattia mentale con lo studio dei casi atipici n, cioè un progetto che' ci dia libertà di accettare per l'indagine analitica qualunque caso di bambino, adolescente o genitore che prometta di consentire un'ulteriore penetrazione nell'intrincato gro~iglio della vita psichica.6 •Un tale ,tu
num~ro
di anni. lo !Olto-
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RISl'OST.E A DOMANDE DI PEDIATKI
Rispos:fe a domande di pediatri 1959
Quando sono venuta qui oggi pomeriggio sono venuta del tutto impreparata o, si potrebbe dire, preparata al peggio, e cioè pronta a rispondere a domande alle quali, in sé, sar1 difficile rispondere. Ogni domanda che sarà qui posta troverebbe probabilmente una più facile risposta in un contesto più ampio. Perciò ho pensato che fosse utile per me avere in mente un'idea mia su come affrontare i vostri interrogativi. Ci sarà un tempo nel futuro, io spero, in cui tutta la medicina avrà un duplice orientamento, e cioè un orientamento diretto simultaneamente al corpo e alla psiche. Ciò presupporrà allora che tutti coloro che praticano la medicina riceveranno anche un duplice addestramento: ehe essi studieranno approssimativamente in ugual misura il corpo e la mente. In questo futuro, per quanto lontano e improbabile ci appaia ora, le persone tratteranno questioni di questo genere in un modo specilico. Faranno appello al loro duplice sapere c soppeseranno, l'una rispetto all'altra, le richieste del corpo e quelle della psiche; conoscendo abbastanza bene tutti i lati della personalità umana, saranno in grado di farlo. Fino ad allora si è costretti a far uso della propria immaginazione, e io cercherò quindi di dare le mie risposte come farebbe questo perfetto medico generico o specialista dcl futuro; nei suoi pensieri, egli commisurerebbe qualunque cosa facesse al corpo di un bambino alle sue ripercussioni sulla psiche; e ogniqualvolta egli interferisse sulla psiche del bambino, penserebbe al corpo nello stesso tempo. Ritiene che l'uso di supposte sia giustificabile come procedimento medico, ad esempio di supposte di aminolillina all'inizio di un attacco asmatico, o Ja somministrazione di medicine per via retta:le,
come si fa frequentemente in Francia? Vi è differenza nel modello culturale in Francia per cui questo è tollerato, ed è qualcosa di nocivo o no? Vom:i applic:are il punto di vista sopra accennato a questo problema particolare. Perché si parla di supposte, e perché in generale si pone questa domanda? Si sonG somministrati supposte e clisteri e si è misurata la temperatura nell'ano dei bambini per tantissimi anni senza che si ponesse un simile intenGgativo. • Poi vennero le scoperte di coloro che studiando la psiche del bam· bino costatarooo che questG particolare ori6zio del corpo ha un cctto numero di funzioni. Una è una funzione puramente corporea, c cioè que1la dell'eliminazione; ma vi è anche una funzione secondaria, che è di procurare al bambino un eccitamento e, specialmente a certe età e stadi di sviluppo (pressappoco fra i due e i quattro anni), eccitamenti di tipo molto forte e piacevole. Quindi, ogniqual· volta un mcdicG, un'infermiera o una madre, per ragioni puramente mediche, interferisce su queila parte del corpo del bambino, un eRetto sccondariG è messo in moto. Il bambino si sente eccitato; questo è piacevole finché non apprende che questo nQn è una specie tanto bella di piacere. DGpo di che· si sente violentemente turbato da una simile interferenza sul suo corpo. Questa reazione è divenuta col tempo abbastanza largamente conosciuta e ha portatG ad essere più guardinghi dall'interferire su tale ori6zio del corpo. Poi si è aggiunta un'ulteriore informazione: queste azioni non solo danno un eccitamento corporeo al momento, ma l'e«itamento COI· porco accumulato nella regione anale può causare certe tendenze di sviluppo che in seguito saranno malaccette. Esse rafforzano l'importanza di queste sensazioni anali e le fanno continuare in un'epoca in cui il bambino dGVrcbbe averle 511peratc e aver sostituito ad esse altri eccitamenti, ad esempiG eccitamenti genitali. QuestG è, direi, il punto in cui si trova la conoscenza in questo momentG. Ritorno ora' al medico che tiene conto simultaneamente del soma e della psiche. Egli dQVrà chiedersi in ogni caso: è necessario che io compia quest'azione particolare? Se è necessario, devo allora rischiare che si sviluppi un qualunque effetto eo11aterale. Posso invece urnre un qualche procedimento medico che non abbia simili effetti collaterali? Se è cosl, preferisco adottare quello. La domanda, quindi, dGVrebbe avere una risposta divena in occasioni diverse. Se possiamo misurare la temperatura sotto il braccio,
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non c'è alcun bisogno di eccitare il bambino analmente. Se devono somministrarsi delle supposte per qualche importante ragione, dobbiamo farlo, e si devono rischiare gli effetti collater.di.
Nel nostro attuale stato imperletto di conoscenza e di preparazione la salvaguardia migliore sta nel fatto che i genitori oppure i medici non si agitino troppo quando riconoscono che possoro arrecare qualche danno? Un atteggiamento iperscrupoloso che racchiuda tanta
angoscia nascosta ma non la esprima come preoccupazione può essere in ogni momento altrettanto nocivo. Mi sembra: che sia molto importante non farsi prendere da una specie di atteggiamento osscssivo nel quale il male è conosciuto e non si osa applicare il rimedio ma si vorrebbe farlo, e non si sa che cosa fare con sicurezza. Questo è forse un atteggiamento che si riscontra più nei genitori che nei medici. Tuttavia, si può talvolta: rassicurare i genitori e permettere-
IOIO di fare la C05a: sbagliata con fermezza e serenità se è ciò ehe essi sentono di dover fare. Io posso capire ciò che l'interrogante intende dire, ma penso anche che ciò che è stato descritto come ansietà eccessiva sia conseguenza della novità della nostra conoscenza psicologica. Se iml'haginiamo persone che per anni e generazioni hanno eseguito determinate azioni senza rendersi conto dei loro effetti sulla psiche del bambino, non è tanto difficile immaginare che, una volta aperti gli occhi di fronte ad alcune delle possibili conseguenze, possano divenire iper~ ansiose. Se questo è nocivo, forse l'atteggiamento opposto è ugual~ mente nocivo. Tanto è stato fatto per cosl tanti anni senza riAettere che una certa iperansietà negli stadi preliminari della conoscenza circa la psiche può essere un segno salutare dell'emergere di conoscenze nuove. Una volta che il nuovo sapere sia saldamente radicato, non dovrebbe esserci spazio pe( l'iperansietà. Oggigiorno, noi ·pos: siamo scegliere molto spesso, negli atteggiamenti dei genitori, solo frn la mancanza di ri8essione da parte loro, i!IOIO non curarsi affatto di ciò che accade, o il curarsene troppo. Supponendo di trovarsi di fronte a un bambino soRerenfe di asma, lei pensa che sia meno dannoso mettcrgl'i una supposta benché egli opponga resistenza, che fargli un'iniezione endovenosa incontrando la sua resistenza? E più dannoso somministrare una supposta senza resistenza da parte sua dze fargli un'iniezione senza te5Ìiifenza da
parte sua? Le darò un esempio particolare di una bambina cianotica per l'asma. Nella stanza accanto c'era sua madre con un bebè di un giorno; questa bambina era assolutamente furibonda per questa situazione. lo le ficcai una supposta nel sedere c me ne andai dicendo ;l medico generico di farmi sapere se non losse migfior.ata, e non ebbi più notizie. In quelle cin:ostanze sarebbe stato meglio se avessi lottato con Jei - e sarebbe stata una lotta - per farle un'irùezione di aminoliJiina in vena? lo sono qui sia per rispondere a delle domande che per porne, e c'è qui posto per una domanda intermedia, chiedendosi che tipo di effetto collaterale riscontriamo dopo le iniezioni. Una volta risposto a questo, tutto ciò che dobbiamo fare è di soppesaìe gli effetti delle iniezioni con g]i effetti delle supposte. Ci sono bambini che ;ccettano l'iniezione senza grande turbamento e che si oppongono vio· lcntcmente all'inserimento di una supposta, ma ci sono anche dei bambini che accettano senza contrasti una supposta e urlano vio· lentemente quando gli si fanno delle iniezioni. Noi sappiamo che ci sono soldati grandi e grossi i quali svengono quando si fa loro un'iniezione. Confrontiamo le due circostanze. Sappiamo Ofll che le supposte hanno un effetto inatteso sulla mente del bambino, rappresentando per il bambino stesso, non per l'adulto che fa l'azione. un'interfe. renza con un ori6zio del corpo, perciò un'aggressione di un certo tipo. Per altri individui anche le iniezioni rappresentano un'aggres· .sionc, ma di un tipo diverso: non su un ori6zio del corpo, ma un'aggreuione con uno strumento pungente, lungo, appuntito. I due accadimenti hanno un signi6cato simbolico: l'uno rappresenta un'ag. gressione anale, l'altro rappresenta un'aggressione sessuale di altro ge· nere, e cioè un'aggressione fallica. Come ho detto prima, ci sono individui indifferenti all'una ed estremamente suscettibUi all'altra e viceversa. E ruttavia sappiamo che le iniezioni devono essere fatte; ma io penso che i medici che conoscono il signilicato possibile delle iniezioni per il bambino sapranno come meglio prepatarlo, come ttanquillizzarlo e come diminuire n possibile shock. Tra l'altro, è un esperimento interessante per chiunque voglia farlo, osservare come reagiscono bambini diversi della stessa etA alle iniezioni pmticate abitualmente: il loro comportamento varia dal panico completo all'eroica indifferenza. Queste reazioni, se impariamo a con-
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frontade. ci danno preziose informazioni circa la personalità di quel particolare bambino. La mia risposta all'ultima domanda è dunque la seguente: in certi momenti difficili, quando sia necessario intervenire immediatamente, può non essere possibile valutare gli effetti collaterali l'uno con l'altro; dopo, il pediatra avrà l'opportunità di \'edere se il bambino è turbato o meno, di rill.ettere e di addivenire alla stessa conclusione o a una conclusione di,·ersa riguardo al paziente successivo. Si è posto in risalto, in Francia, che l'uso delle supposte sarebbe più nocivo nei. maschietti che nelle bambine perché favorirebbe wte tendenze latenti all'omorcs.11ualità. Vorrei avere Ja sua opinione su questo. g assolutamente vero. Gli effetti postumi sono più pericolosi per i marchietti che per le femmine. La manipolazione rettale è sconsigliabile particolarmente fra i due e i quattro anni oppure in periodo precedente dell'infanzia o in periodo più tardo, o è una proibizione relativa generale?
La possibflità di effetti collaterali esiste a tutte le eti. Fra i due e i quattro anni la manipolazione rettale si accorda più immediatamente con le inclinazioni proprie del bambino; se fra i bambini cercate quelli che più si toccano neJia zona anale, li troverete probabilmente in questa fascia d'etil. Perciò in quest'epoca potete ottenere un'accettazione de] bambino per tale manipolazione; in stadi posteriori po· tete incontrare una violenta ribcllione ad essa, il che significa che il bambino crescendo ha superato questa zona di eccitamento e che lotta contro la tentazione di regredire ad essa. Appena mi sono specializzato, pensavo che un buon medico fosrc un fisiologo applicato, e poi rifiettendo un po' di più, ho pensato che un buon medico fosse un fisiologo applicato che era anche gentile e compren.rivo. Poi ho cambiato ancora parere e ho pensato che un buon medico era una persona gentile e comprensiva che conosceva anche un po' di lisiologia. Ora, molti di noi cercano, forse abbastanza tardi nella loro vita, di applicare questo anche aJJa fisiologia delle emozioni, ma non ne sappiamo molto poiché siamo dei dilettanti. Ci sono probabilmente delle sifuazjoni nelle quali un dilettante che si occupa di un problema ne crea uno peggiore, o scopre un problema
peggiore, e la genblezza, la comprensione e una conoscenza elementare della fisiologia delle emozioni non può essere sufficiente a fronteggiarlo. Può darci qualche suggerimento su come evit.ue questo o la domanda è troppo ingenua e semplicistica? Io penso che la domanda non sia né semplicistica né ingenua; penso che sia piò. che legittima. Ricordo che in un piccolo gruppo di discussione con alcuni pediatri, con i quali abbiamo avuto contatto negli ultimi anni, la stessa domanda ~ stata posta molto sovente senza che noi siamo arrivati a dare ad essa una risposta. Ricordo anche che da parte dei membri di questo gruppo di discussione si chiedeva in che modo un pediatra, che probabilmente ~ - come lei dice - Un buon 6sio1ogo e una persona gentile e comprensiva, possa acquisire una preparazione per ciò che lei chiama fisiologia delle emozioni, ciò che noi chiameremmo p5icologia. Essi chiedevano, ad esempio, se un corso estivo intensivo di psicologia non sarebbe di grande aiuto ai medici. La mia risposta era che servirebbe ai medici pressappoco quanto servirebbe a me, che non sono medico, frequentare un corso estivo intensivo di medicina. Resterei una perfetta dilettante, e penso che un medico resterebbe esattamente nella stessa condizione. lo non penso che, per com'~ attualmente la specializzazione medica, questa situazione possa realmente essere evitata. Potd essere evitata in futuro nel modo che ~ già messo in pratica in alcune delle grandi università americane, e cio~ impartendo agli studenti di medicina un'istruzione psicologica a partire dal primo o secondo anno di studi medici, con l'intento d'introdurre l'aspetto psicologico non come una spiegazione tardiva da aggiungere al sapere medico, ma da integrare in esso fin dall'inizio. Si spera che i prodotti di queste scuole di medicina si distingueranno sotto importanti riguardi dai prodotti attuali dell'istruzione medica. Ma finché ciò non accadrill, e finché non accadrill in molti luoghi, io penso che Solo una stretta simbi0$i fra coloro che hanno una com· pleta preparazione medica e coloro che hanno una ct~mpleta prepa· razione psicologica porterà a risultati simili. Entrambi .sono dei dilettanti nel campo dell'altro, ma entrambi possono contribuire favorevolmente alla soluzione di problemi individuali, Sarebbe altrctt:mto sbagliato, secondo me, da parte dei medici oltrepassare certi limiti quanto lo sarebbe per chi non ~ medico somministrare un trattamento medico.
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Ho raramente avuto occasione di sentire che si discutesse del coccolare i bambini piccoJi, e a me sembra che questo sia molto im· portante nelle relazioni umane fra genitori e figli nei primi anni di vita, Si nota qmmdo si chiede alle madri o ai padri se i loro ligJi amano essere coccolati, quale enorme variabiliti di risposte vi sia. Lo si nota con i propri figli, Ci sono bambini che amano essere coc-
colati in un graziosissimo modo puerile, .almeno in certi momenti della giornata, lino all'incirca i cinque, sei o sette anni di cb\; altri, spesso forse masc:hietti, non lo gradiscono mai. La madre did che ~ un bambinefto molto carino. che non ha mai avuto problemi con lui, ma no, che lui, neanche da neonato, ha mai gradito esse~e coccolato, Ovviamente l! un'immensa soddisfazione per molti genitori a~ un figlio che ama emrc coccolato. Vonebbe prendere in esamelaquestionedelcoccolare?
Ne11e discussioni che si sono svolte fra psicologi in questi ultimi anni, la questione del "vezzeggiare" o "coccolare" ha nuovamente ottenuto il suo giusto riconoscimento: e, direi, con tutta forza. Ci fu un periodo qui in Inghilterr.1, il periodo di Truby King, in cui si scoraggiava il coccolare i bambini nell'allevarli, e in cui non si riteneva necessario dare al bambino piccolo soddisfazioni e attenzioni 6siche supplementari oltre a queJle azioni che sono necessarie per la ·salute e la crescita fisiche. Gli sviluppi recenti nel campo della psicologia e della: psicoanalisi hanno presentato un quadro molto diverso. e precisamente che con la. crescita e lo sviluppo, i bisogni di contatto dei bambini con gli altri individui del loro ambiente diventano altrettanto imperativi quanto i bisogni di cibo, sonno e calore (cioè quanto i bisogni fisici basila.rQ, e che i bambini i cui bisogni fisici basila.ri sono soddisfatti non crescono bene se non sono soddisfatti allo stesso tempo i corrispondenti bisogni emotivi. :&: verissimo che il bisogno di essere coccolati, cioè di uno stretto contatto piacevole con i genitori, special· mente con la. madre nei primissimi anni di vita, non ~ espresso in ugual misura da tutti i bambini. Penso che una madre sia tanto felice di avtire un figlio che ama le sue coccole perché essa può sentirsi sicur.1 che questo bambino ha un buon r.1pporto con lei. Con il bambino che rifiuta di essere coccolato, Ja madre sente che questo non è solo un rifiuto di una cc:rta forma di contatto epidermico, di calore fisico e d'intimiti, ma che può essere la mancanza di un buon contatto emotivo con lei in com-
plesso. Se cml fosse, vorrebbe dire che vi è una grave carenza nello sviluppo della personaliU. di quel particolare bambino. In realtà, se ossenrate le storie della prima infanzia di bambini gravemente anormali, quelli cosiddetti atipici o autistici, verrete a sapere invariabilmente che essi non sono mai stati propensi a farsi coccolare, che non hanno mai mggiunto una normale intimità con la madre nel primo e seconclo anno di vita, e questo indica una carenza più profonda. Ciò non significa che tutti i bambini i quali non amino molto essere coccolati siano anormali. Quando una madre lamenta, ad esempio. che il figlio non gradisce molto i veueggiamenti, io penso che porrei altre domande. Chiederei se il bambino cerca contatto con la madre in altri modi, se vuole sempre vedere la madre e seguida con gli occhi, o se vuole sempre sentire la madre ed è impaurito quando non la sente almeno muoversi nella stanu accanto. Voglio dire che il bambino può esprimere il suo desiderio d'intimiU: con la madre in forme diverse. L'essere coccolato è uno dei modi, un modo normale certamente nei primi due anni di vita. E io penso che non recherebbe danno ai pediatri indagare, almeno con ogni bambino difficile, come stanno le cose sotto questo particolare riguardo. Vorrei sollevare il problema sempre presente del lattante che piange. La maggior parte di noi ci si trova di fronte di tanto in tanto. Noi troviamo varie cause - l'alimentazione, una colica, dei genitori iperansio.l:i e così via - ma molti di noi alla fine si riducono alla solita prescrizione di barbiturici. Ho avuto recentemente un paziente che ha cambiato casa, credo una decina di volte, a causa delle lamentele dei vicini. Non c·~ birogno di sottolineare l'importanza di questo eRetto sul bambino. Come possiamo, in quanto pediatri, fare indagini su questo problema al nostro livello? Oppure questo problema dovrebbe CS$el'C affidato a uno studio psicoanaJitico più accumto, e in quale fase? Il lattante che piange è un problema che si pone ugualmente a voi e a noi, e demandarne l'investigazione a un livello psicoanalitico è poco promettente perclté non è tanto facile studiare i lattanti dal punto di vista psicoanalitico. Scoprirete, perciò, che il nostro ragionamento quando una madre viene da noi col suo bambino per questo problema è molto simile al vostro. E precisamente, il nostro primo
... pensiero è che vi sia una ragione fis.ica. Vi è qualche disturbo 6sico che la madre non ha scoperto, che il pediatra non ha scoperto, e che fa stare male il bambino? Dobbiamo allora veri6care che tutte queste possibilità siano escluse provando con l'alimentazione, istruendo la madreccosìvia. C'è poi un'altra domanda che ci poniamo: forse questa madre è in· capace di dare al bambino il conforto che altre madri sono t:~:paci di dare? Noi tutti sappiamo che non è insolito che i bambini abbiano dci momenti di sconforto c di pianto, ma la situazione normale è che se non vi è alcuna ragione fisica, la madre sarà in grado di confortare c acquietare il bambino. Qui, io credo, arriviamo allo stadio in cui cerchiamo la ragione o nella madre o nel bambino, e il caso meno grave sarebbe che sia neJia madre. Ho recentemente avuto occasione di SCOirerc le schede del pediatra della D05tra clinica riguardanti i contatti con i bambini nel primo anno di vita. Quando trassi fuori le schede dei bambini che piangevano che alla fine ebbero bisogno di pillole sonnifcre, pensai per uno o due casi che il bambino avesse bisogno di questo rimedio fisico per un'incapacità da parte della madre; un'altra madre sarebbe forse stata in grado di provvedere a ciò a cui deve qui supplire il fannaco - un effetto calmante, soporifero - ma qualcosa nella madre, un'inquietudine, un'angoscia, un'incapacità di porsi in rapporto col bambino, possono averle impedito di farlo. lo penso che sarebbe interessante qui mettere insieme le risorse. Io sono molto contraria alla facile soluzione che ogniqualvolta vi sia qualcosa che non va nel lattante, vi sia qualcosa·che non va nella madre: io penso che non sia affatto vero. l lattanti hanno diritto ad avere i loro disturbi: sono delle persone. Ma il lattante che piange è, io credo, uno dei molti casi in cui dobbiamo approfondire la situazione molto attentamente e confrontare i metodi usati da una madre per confortare il figlio con quelli di altre madri. Mi è capitato d'incontrare l'altro giorno,· in un negozio, un bambino piangente, che anzi urlava in modo veramente selvaggio. Era uno splendido bambino di circa undici mesi. La madre l'aveva portato nella carrozzina in un grande negozio dove stava per comprargli un giubbetto primaverile azzurro: un gran giorno per il bambino. Ma essa lascib la carrozzina col lxlmbino al fondo del negozio per andare alla cassa, dall'altro lato, dove doveva attendere il suo turno. Il piccolo si sentl abbandonato e comincib a urlare. Non si sarebbe riconosciuto che lei era la madre del bambino urlante; essa non voltò
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mai la testa. Alla 6ne, la gente che era nel negozio ne fu tanto disturbata che la madre andb a prendere n bambino ed egli si acquietb. Poi tutto ricominciò da capo nel momCIJto d'indossare il giubbetto; ogni volta che la madre faceva la cosa giusta il bambino era calmo; se invece non ci riusciva, il bambino urlava. Era chiaramente una battaglia fm i due: la madre pensava: "Vedrò chi la vince• e il bambino: "vedrò io chi la vince•. Questa
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una rozza illustlllzione e non si adatta completamente
al nostro caso, se non perché io credo che l'incapacità di una madre di arrestare il pianto di un bambino pub avere cause di cui non si rende afflitto conto. per cui i due intentano l'uno con l'altro una battaglia che può ripetersi molte volte. Questa diagnosi sarebbe la meno grave; inoltre io penso che ci sono bambini piccoli che non
possono essere confortati per ragioni psicologiche, esattamente come altri non possono essere acquietati a causa di un disturbo organico, per· ché c'è in loro qualcosa che non funziona. C'è qualcosa che non funziona nel loro sviluppo, sono ipersensibili, diventano più ansios~ più eccitati, più spaventati, più turbati dagli avvenimenti di un bambino normale. Percib questo tipo di pianto nei primi mesi e anni di vita pub indicare realmente gravi anormalità. D'altra parte, spesso riscontriamo ne1la storia di bambini con gravi anormalità che essi hanno avuto nel primo anno di vita simili sfoghi di pianto irrefrenabile. Questo è il punto a cui siamo giunti con le nostre spiegazioni. So che non siamo andati molto lontano, Quand'è che ri dovrebbe avere una sorta di prova di forza con un bambino1 Penso in particolare ai disturbi del sonno: al bambino che non vuole coricarsi se la madre non si mette a letto con lui, non si corica accanto 3 lui; oppure al bambino che si sveglia dur:ante la notte, che urla, che ri acquieta quando entra la madre e poi ricomincia di nuovo a urlare. E questo si protrae per settimane, magari con una scarsi.uima reazione a pesanti sedativi per un breve periodo. Quando ri dovrebbe lasciar piangere Il bambino e per quanto tempO lo si dovrebbe lasdareì' Ci si chiede spesso se si debba consigliare questo tipo di fr.l:ttamento. Questa è una di quelle domande a cui è difficile rispondere percM non esiste un unico tipo di disturbo del sonno: ce ne sono molti. Potrebbe essere bene lasciare che il bambino "si sfoghi piangendo" in un caso, e potrebbe essere molto nocivo in un altro caso. Non mi
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piace mai il tennine "prova di forza" perché significa che madre e liglio sono gii coinvolti in una grossa battaglia; e una volta che cib si è veri.6cato, qualunque azione si intraprenda è generalmente sbagliata. Nella maggior parte di queste "prove di foru" è il bambino che vince, di solito perché la situazione è gii deteriorata. Potrei forse darne un'illustrazione in base alla mia esperienza personale. Durante la guerra abbiamo diretto un asilo residenziale con cinquanta bambini piccoli, in etA dai dieci giorni di vita. ai cinque anni, e poiché i bambini erano destinati ad avere un posto nel dormitorio del nostro rifugio, ci trovammo ovviamente di fronte a numerose difficolti di sonno, specialmente difficoltA dell'addormentarsi. Il come trattare tali difficoltà fu alla base di molte discussioni tra di noi, dato che, a quell'epoca "stavamo istruendo un certo numero di giovani bambinaie. Ricordo di essermi sentita molto orgogliosa del nostro addestramento una volta che udii per caso una di queste giovani bambinaie dare le consegne per la notte a colei che le succedeva dicendole: "Se questo bambino piange, non andare da lui. A forza di piangere si addormenta sempre. Non faresti che disturbarlo. Lasciato piangere per una ventina di minuti e poi si addonnenterà, Ma se piange quel bambino, va immediatamente da lui, perché piangerà &no ad essere preso dal panico, e se non lo calmi, non ci saril sonno per nessuno questa notte." Cib significa che essa riconosceva le differenze, sulla base del suo addestamento a osservare i bambini: per il primo bambino. il piangere era solo un segno cl1e aveva difficolti a staccarsi da1le attività della giornata e dalle persone alle quali era affezionato, e che aveva un breve periodo di sconforto prima che lo sopraffacesse il sonno; mentre l'altro bambino aveva evidentemente deDe angosce reali, che, se non gli venivano alleviate, provocavano urla e panico. Quindi io suggerirei che le madri cerchino di capire in queste occasioni che cosa significa il pianto per il bambino, e di adattare i loro modi di trattarlo di conseguenza. Poiché stiamo parlando di disturbi del sonno, vonei appunto menzionare una scoperta che ci é capitato di fare ne1 corso della ricerca al Child Sfudy Center, quando abbiamo costatato che molti bambini (in un campione nonnale di popolazione) che avevano gij cominciato a dormire bene per tutta Ja notte all'eti consueta, che potrebbe essere intorno ai due, tre o quattro mesi, poco tempo dopo ricominciawno a svegliarsi durante la notte e a piangere volendo i
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genitori. TalvoJta vi era una ragione chiara di questo, ma molto spesso non vi era una l'llgione chiara che la madre potesse fornirci. Vi è qualche fattore inerente allo sviluppo dci bambini Ira i cinque c gli otto o uove mesi che spieghi questo? In secondo luogo. il trattamento dei disturbi di questo genere è, owiamcnte, un problema: per i genitori. Ci è stato appena ricordato, opportunamente, che ciò che si adatta a un bambino non si adatteli a un altro, e naturalmente è molto facile che i genitori sentano che il disturbo sta diventando un'abitudine, come accade realmente se non è trattato cfficaccmenfe. Allora, qual è il modo migliore per affrontare la questione? Si batta di sperimentare per prove cd errori con il singolo bambino? Oppure vi è un metodo ciJc è in generale migliore di altri?
Questo problema si inserisce in realti nel piò. ampio contesto dello studio dei disturbi del sonno e l'argomento non è per niente facile. I disturbi del sonno hanno certamente qualcosa a che fare con l'età e lo sviluppo. C'è una fonna semplice di sonno del lattante che noi conosciamo e che noi e molti altri hanno studiato. Il lattante donne quando tutti i suoi bisogni sono appagati, e si sveglia quando è disturbato da qualche esigenza fisica interna. 11 piccolo lattante si addormenta poi di nuovo quando l'eccitamento è eliminato. Questo è il modeUo fisiologico più semplice. Tutto il problema del sonno diventa complicato con lo sviluppo dell:a personalità. Quando si sviluppa la persona dd bambino, quello che chiamiamo il suo Io, si sviluppano pure la conoscenza dell'ambiente e l'attaccamento all'ambiente, e questi interferiscono con la facilità di addormentarsi. Cenmlmente in questo periodo una madre deve lottare di più per rar addonnentarc il bambino. Probabilmente conoscete tutti i vecchi metodi per far dormire un bambino, i metodi che eliminano qualunque stimol.azione esterna, come se si dices5e al Lattante: non c'è niente intorno a te; guarda, è buio, non c'è nessun rumore, non c'è nessuno in giro, non ti manca niente, potresti anche addormentarti. Quando le persone facevano questo in modo mo1to coerente, penso che il bambino credesse loro e si addormentasse. Ma in realtà il lattante è vigile ai segni di vita che ci sono intorno a lui e vuole prendere parte, e la difficoltà in questa età è quclb. di conseguire un distacco dall'ambiente cireo5tante. Ecco perché il succhiotto era un aiuto tanto utile per far addormentare il bambino, perché sostituiva tutti i piaceri c i soddisfacimenti offerti dall'am-
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biente, qualcosa che il bambino poteva prendere con sé nel suo Jet· tino. I bambini che non hanno il succhiotto usano, come sappiamo, il proprio pollice per succhiare, o qualche altJa parte del loro corpo per avere soddislacimento, o, come ha spiegato Winnicott (1953), usano qualche giocattoJo, un oggetto cosiddetto transizionale, qualC051 che non è né il corpo né il mondo esterno, per faalitarsi questa transizione dalla vita vigile al sonno. lo penso che molti dei disturbi evo1utivi del sonno possano essere spiegati con qualche ragionamento di quest9 genere. Può il bambino staccarsi sufficientemente da cancellare tutta la vita interna, che, in fin dci conti, è ciò che il sonno significa? Sono in opera anche altre influenze. l bambini non solo hanno difficoltà ad addonnentarsi, ma spesso si svegliano ne1la notte e poi non riescono a riaddonnentarsi. Se non è un disturbo fisico a turbare il sonno. deve allora esserci qualche eccitamento Iimasto in sospeso dal giorno che è tr.~scorso, un eccitamento che non riescono a fronteggiare. Di nuovo prendo a illustrazione i nostri bambini del tempo di guerra fra l'uno e i due anni di età, che vivevano una vita molto eccitante, in un gruppo nel quale vi era troppa battaglia, troppa aggressione deJI'uno contro l'altro. Essi si svegliavano dur.~nte la notte e combattevano le loro battaglie, gridavano "no! no!", si difendevano da un aggressore, proteggevano qualcosa che possedevano e cosi via. Ciò che voglio dire è che la difficoltà del distacco dall'ambiente e i residui della vita vigile agivano da perturbatori del sonno. Con ogni bambino occorre sperimentare, per prove ed errori, per scoprire che cosa può servire. Penso che i genitori siano molto rassicurati dall'idea che non è solo il loro figlio ad avere queste difficoltà, che queste sono fasi evolutive. Ritengo che quas.i nessun bambino sfugga alle difficoltà di sonno, benché le madri siano diversamente abili e capaci nell'affrontare tali difficoltà e perciò il problema non sempre arriva fino alla porta del loro pediatra; in gran parte è combattuto in famiglia. Le sarei gr.~to se volesse indicare qualche norma riguardo al bambino clu; rifiuta di mangiare. Noi tendiamo a procedere a lume di naso, cercando di indurre i genitori a mostrare indiRerenza, cercando di com-incedi ad abbandonare la battaglia o a mandare il figlio a vivere con la nonna. Ma ci troviamo di fronte a coloro che persjstentcmente hanno qualcosa che non va. Ci troviamo di fronte a
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quelli che cadono in stati di grave malnutrizione. Ho visto un bambino in uno stato di anoressia llClV0$3 indistinguibile da quello che si riscontra in bambini più grandi; e non penso proprio che in queste situazioni ce la caviamo bene. Sono .sicuro che tutti le saremmo molto grafi per una o due parole di consiglio. Vorrei che una o due parole di comiglio servissero a eliminare i disturbi dell'alimentazione. Questo è veramente un grcmo capitolo, almeno nei nostri libri, e penso che dovrebbe essere un grosso apitolo anche nei YOStri libri. ~ una questione relativamente semplice se si è in grado di organizzare l'alimentazione del bambino 6n dall'inizio e di guidare la madre attraverso le varie fasi della nutrizione al seno o al biberon, del bere dalla tazza o con il cucchiaio, dell'introduzione di alimenti solidi, di cibi diversi e ne1l'ossemne le preferenze e le avversioni del baml»no. Se il pediatra o lo psicologD guida una madre attmverso queste fasi, probabilmente auesterà molti disturbi dell'alimenta· zionc sul principio. Le situazioni che gli si presentano quando un bambino rifiuta il cibo in modo assoluto per ragioni non organiche sono già dei risultati finali, solitamente di anni di battaglia fra madre e figlio. Molte persone hanno sctitto circa i disturbi dell'alimenta· :zione e io sono tra queste (vedi A. Freud, Lo studio psicoanalitico dei ditturbi infanhli dell'alimentazione, 1()46; L'instaurarsi di abitudini alimentari, 1947). Non è argomento facile, né è facile riassumerlo. Ma è forse utile tenere presente che, ancora una volta, il cibo non è per il bambino solo una questione materiale, Ne1 primo anno di vita, il cibo e la madre sono pii\ o meno la stessa cosa. Il bambino non pub nutrirsi senza la madre, e la fame, la vista della madre e l'esperienza del soddisfacimento diventano un tutt'uno per il bambino. La madre stessa se ne rende conto. Essa sente che quando il bambino rifiuta il cibo rifiuta anche le~ e la prende come un'offesa personale, molto spesso con piena ragione, poiché questa stretta unità fra madre. e cibo investe il processo alimentare di tutte le dif· ficoltà del rapporto materno. ~ la madre che dà il cibo, che rifiuta il cibo, e che è tifiutata dal bambino. Moltissimi bambini sanno che il contro1lo de11a madre è loro possibile attraverso il mangiare o il non mangiare. Penso perdb che un tipo di disturbo dell'alimentazione vada considerato sotto l'aspetto del rapporto fra madre e bambino. Nei· metodi moderni di alimentazione si cerca di combattere questa
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unità fra cibo e madre stimolando il bambino a nutrirsi da solo quanto più presto possibile. Almeno diamo al bambino una via diretta al cibo, aggirando l'ostacolo della madre, nel secondo anno di vita, e tuttavia sarà ancora la madre che dà il cibo o lo rifiuta. Fui molto colpita quando lessi nel rapporto Platt, nella discussione circa l'alimentazione dei bambini negli ospedali, che mentre molti bambini si rifiutano di mangiare in ospedale quando sono separati dalle madri, un pari numero di bambini mangiano in ospedale anche se presentano difficoltà di alimentazione con le proprie madri. Questo è verissimo; vi sono molti bambini cl1e mangiano in assenza delle loro madri e non mangiano in loro presenza. Questo è il segno diagnostico,
io credo, che potete U$llre quando volete determinare se il disturbo dell'alimentazione che vi si presenta è del tipo strettame~te collegato con la madre. Ce ne sono ovviamente altri tipi. Vi è un disturbo dell'alimentazione che sorge tempestosamente fra i due e i quattro anni, nell'epoca in cui il bambino si interessa eccessivamente dei prodotti anali e poi si rivolta contro l'intera materia; gran parte del disgusto delle fed può trasferirsi· sul cibo ed escludere certe forme, consistenze, colori nel cibo stesso. Questi sono i bambini che improvvisamente si rifiutano di mangiare spinaci o cioccolata o passati di frutta di ogni genere, che sono molto sospettosi riguardo a cose di colore manone e a certe forme. Ricordo un bambino di tre o quattro anni che venendo a tavola, nel nostro asilo, trovò nel proprio piatto delle piccole salsicce e della mostarda: guardò il piatto con onore, prese delicatamente la salsiccia e con espressione di disgusto la posò sul pavimento, dove, secondo lui, doveva stare. La sua sensazione era che non fosse mangiabile e che neanche dovesse essere toccata. I disturbi compresi in questo gruppo non sono gravi poiché i bambini superano la fase del disgusto, di solito quando hanno pienamente acquisito l'abitudine alla pulizia. In uno stadio un po' più tardo possiamo incontrare un altro tipo di disturbo dell'alimentazione che è connesso con le idee del bambino riguardo al concepimento, alla gravidanza e alla nascita. A un certo lil·ello dello sviluppo sessuale i bambini credono che i bebè crescano nello stomaco della madre perché lei ha mangiato qualcosa di particolare (come in alcune favole molto popolari), e tali fantasie, se respinte, possono portare al rifiuto del cibo e alla paura di ingrassare. Altri bambini possono sentire che il mangiare sia un atto aggressivo che distrugge il cibo, e possono limitare il loro regime alimen-
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tare a una dieta vegetariana per paura di essere degli • assassini ... In altri bambini le tendenze aggrersiw: e distruttive sono volte contro i1 proprio corpo. Nell'anoressia nervosa, che ben conosciamo, il rifiuto del cibo è posto al servizio di impulsi autodistruttivi e suicidi che abbastanza spesso arrivano a raggiungere il loro scopo. Un lungo cammino intercorre fra questi comuni disturbi primari dell'alimentazione basati sul rapporto con la madre e que$te strutture patologiche posteriori molto complesse. Come vedete, è impossibile dare prescrizioni generali per il trattamento dei disturbi dell'alimentazione, emi come è impossibile prescrivere le stesse medicine per i disturbi di stomaco o la febbre; il loro trattamento dipende non dalle loro manifestazioni superficiali ma
dal significato profondo di cui sono espressione. Come pediatri noi siamo, naturalmente, sempre più collegati con gli ostetrici sia ili quanto consulenti sia per la responsabilit;\ clinica. Mi riferisco naturalmente alla pessima organizzazione generale dei reparti o.stctrici e della sistemazione dei neonati. Quale ragionevole consiglio ci darebbe per aiutarci a essere pi1ì convincenti con gli ostetrici affinché arrivino gradualmente a una situazione ideale che migliori, in o.spedale, il rapporto madre-figlio? E fino a che punto lei pensa davvero che, alla luce della p.ticologia, il bambino richieda, nelle prime settimane di vita, una considerazione particolare o speciale riguardo alle cure genernli, non solo alfa nutrizione? E penso che Ici potrebbe anche includere nelle sue osservazioni una piccola nota sul rapporto frn madri, Jcvatrici, medici e il neonato. Non voglio fingere di sapere più di quanto so, e percièl posso solo dire, in risposta, cib che ho sentito rc:ccntemente in discussioni su tale questione, Probabilmente sapete che negli Stati Uniti vi è stato un forte movimento diretto verso un ritorno a una condizione pita naturale agli inizi della vita condivisa fra madre e neonato nell'ospedale. j!; il cosiddetto progetto Mrooming-inN, attuato alla Yalc sotto la direzione della dottoressa Edith Jackson, che è una nostra collega negli Stati Uniti. Essa scopd nel corso del suo lavoro che la situazione fra una giovane madre e il piccolo neonato è molto spesso rovinata nel momento in cui i due sono messi insieme e arrivano a casa, tm l'altro essendo stato il padre fino ad allora escluso dalla situazione. Essa riuscì ad aprire un reparto o.spcdaliero alla Yale nel quale
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si ricreavano le condizioni familiari naturali tenendo insieme ma· dre c neonato fin dal primo giorno di vita, garantendo alla ma-
dre l'aiuto del personale infermieristico lasciando al padre libero accesso alla madre e al figlio. Questo progetto è stato attuato per circa dieci-quindici anni, c i risultati sono stati studiati e pubblicati. t!. stato molto interessante costatare che le richieste di ammissione a
quel reparto speciale sono state molto numerose. Per contro, po5SO citare la storia della madre di un piccolo paziente che ancora ricorda con intenso sentimento di colpa che una notte, in ospedale, si alzò dal letto, non vista dall'infermiera, andò fudivamente nella stanza in cui erano tenuti i neonati, sfuggendo ancora
una volta alla sorveglianza dell'infermiera, e cercò di allattare il suo bambino percM lo aveva udito piangere attraverso il corridoio. Pensò di aver commesso un atto spaventoso, ma non aveva potuto farne a meno, Bene, io penso che qualunque regola ospedaliera che divida madre· e neonato in questo periodo non sia una buona disposizione. In fin dei conti, la cur.a successiva del lattante dipende dagli atteggiamenti empatici della madre verso il bambino; impedirli per una settimana o dieci giorni e poi aspettarsi che siano presenti come se niente fosse successo non è molto r.agionevole. Questa sarebbe la mia risposta, In questi giorni sono assillato da moltissime madri le quali mi .tem· brano soHrile per un'inlonnazione psicologica sbagliata. Cé la madre tanto an.riosa di allattare al seno, perché le hanno detto che è la cosa giusta psicoJogicamente, che non ci riesce. Si sente quindi colpevole di aver distrutto per sempre un rapporto molfo importante con il suo bambino. Poi r!è la madre che manca di sollecitare i primi segni di abitudine alla pulizia nel suo bambino, perché ha letto da qualche parte che un'educazione precoce e cocn:.itiva alla pulizia è una cosa negativa, Oppure la madre che ha un bamlMno in ospedale e dopo che ne é uscito non riesce mai a trattare il bam· bino in modo naturale perché è terrorizzata dal fatto che c'é stata "separazione". Ora, al povero pediatra che cerca di rassicur.are queste madri, si dice immediatamente: "L'ho sentito per televisione", oppure "l'ho letto su un giornale o in un libro", e la parola stampata ha molto più valore di qualunque cosa egli possa rispondere. Vorrei sapere se riconosce questo pericolo, e che cosa possiamo fare noi per proteggere le madri da esso.
6v8
ai$P0$1'Z.I.DOMAIIDIDIPRIATAI
Certo che noi riconosciamo questo pericolo. Spesso mi capita di pensare che le madd con bambini piccoli sono le persone pià ma). trattate ndla nostra collcttiviti, perché sono considerate responsabili di qualunque cosa succeda al bambino, di qualunque cosa si riscontri nel bambino, senza che abbiano la possibilità di fare qualche cosa di positivo al riguardo o almeno di difendersi. Le madri giovani sono generalmente insicure. Sono sempre insicurc se non hanno alle spalle una forte tradizione sociale che dica loro che cosa fare senza avere dubbi. Le nostre giovani madri di oggi non hanno una simile tradizione sociale alle loro spatle. Hanno invece detle opinioni p5i· cologichc conflittuali, quelle che sentono, come dice lei, per televisione o per radio. Ciò che vogliono è un'autoritA rassicurante che dica loro che cosa fare, e, come lei probabilmente sa, ne hanno trovata una. Forse non le sue pazienti che hanno investito lei dell'autoritA necessaria, ma molte altre madri guardano al dottor Spock quando hanno bisogno di consigli. E lui, del tutto intenzionalmente, accetta questa funzione. Egli cerca di porsi come una figura autoritada, benevola c allo stesso tempo ferma, al 6.ne di ridare alle madri la fiducia in sé stesse che hanno perduto. Ho avuto occasione di discutere su questo con il dottor Spock una volta in cui espressi un altro punto di vista. Dissi che pensavo che tutti questi consigli alle madd non erano realmente cià che occorreva; ciò che è necessario è che si diffondano le conoscenze. Egli rispose, e io credo che avesse ragione, che la diffusione delle conoscenze sarebbe andata molto bene se non fosse stata cosl con8ittuale. Come fa la madre a sapere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato? Vuole qualcuno che decida per lei. Sarebbe forse giusto dire che le madri si trovano in una simile situazione d'imbarazzo perché si sono fatte guidare da fonti pubbliche quali la radio, la televisione, c i libri divulgativi, e perché i pediatri non sono stati abbastanza attivi nell'assumersi la funzione lasciata vacante dalla religione e dalla tradizione sociale? 2!: qui che il pediatra deve stabilire una nuova autoritìa, indicare alle madri ciò che··· è giusto e ciò che è sbagliato, in senso sia medico che psicologico. Le madri sarebbero ben contente di seguire una guida. Ma se una tale guida quali6.cata non sarÌI offerta da persone autorevoli, le madri saranno in una posizione estremamente infelice, che sad resa peg· giore dal fatto che nei scrvizi sociali è esistita una fase transitoria, e in qualche misura esiste ancora, nella quale tutto il biasimo che in un più remoto passato si era riversato sui bambini cattivi ricade ora
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sulle madri cattive. Io credo che sia ormai tempo che noi superiamo· quel periodo. Vone.i chiedere se rispetto a quello che ha appena detto. lei cono-sce uno studio comparato dei disturbi comportamentali dell'infanzill negli Stati Uniti e qui in Inghilterra. Va benissimo dire che il pediitra dovrebbe fare questo e quest'altro, fornire continuità di scr· vizio ecc., ma il pediatra ha modo di vedere una minoranza piccolissima di neonati e lattanti. In questo paese essi sono affidati alle cure mediche dei medici generici e sono loro proprietà. Io non so se negli Stati Uniti le madri registrino i figli prima della nascita, ma certamente nel giro di qualche on dopo la nascita essi hanno un pediatra che oRre continuiti di servizio, e san\ lui, insieme con il dottor Spock, che fornirà continuità di servizio. Mi chiedevo perciò se la sua ~ una tesi che sostiene l'analisi. Negli Stati Uniti vi è più continuiti e coerenza nel modo di procedere per tutto il tempo, a dilferenza della cqua:lità di procedimento in questo paese, dove il medico generico può dare qualche consiglio, il medico del centro di assistenza sociale pu6 consigliare qualcosa di molto diverso, e poi il paziente giunge in ospedale dove riceve ancora un terzo tipo di consiglio.
A questo riguardo posso solo dire che se io fossi pediatra, lotterei perché i pediatri abbiano influenza fin dall'inizio. n caso che si presenta al pediatra chiamato a consulto è spesso in un tale stato avanzato di disturbo che non sono più applicabili le misure che inizialmente sarebbero state utili. Ho notato che lei ha usato una o due volte il termine bambini "anormali". Noi accettiamo il fatto che alcuni bambini nascono con un QI basso o alto, con capelli rossi o neri, e che possono sviluppare una costituzione fisica robusta o esile. Accettiamo 1l fatto che alcuni bambini nascano con un temperamento facile e altri con un temperamento difficile? Di fronte ad alcuni dei problemi che abbiamo discusso oggi, possiamo accettare l'idea che alcuni di questi bambini disturbati siano dillicl1i fin dalla nm:ita7 Talvolta riscontriamo eSempi vistosi che si presentano neJ bel mezzo di una famiglia con figli facili, dove la madre non ha mai avuto diffico.lfi nell'allevare Ja maggior parte dei ligli, e poi uno, dal momento in cui nasce, rifiuta fallattamento al reno, l! dillicile in ogni senso, ed 1!, come si
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ai$P05TIADDNAIIDZDI•IDIATal
espresse una madre molto appropriatamente, "sanguinario" fin dal~ finizio. Lei accetta il fatto clzc vi siano bambini che nascono sanguinari e crudeli, e che sia realistico accettare questo fatto e non cercare di addurre dei fattori amlMentali per spiegare quello che è realmente una malattia congenita? Non ho dubbi sul fatto che esist:mo differe11ze congenite, a parte le grandi malattie congenite. Ma in dibattiti di questo genere non serve molto porre in rilievo le differenze congenite. Possiamo essere sicurissimi di trovarle al fondo di tutte le situazioni che studiamo se arriviamo fino al punto di poter capire che cosa è accaduto durante la l'ita del bambino. D'altra parte, studi recenti hanno rivelato che nei primi sei mesi della vita di un bambino molto accade che determina il suo comportamento posteriore, ad esempio la sua inclinazione ad aprirsi verso il·mondo esterno oppure a ritirarsi in s~ stesso. a mostrare liberamente la propria aggressività o a volgerla contro sé stesso, a essere facile o difliale da nutrire e cosi via. Prima che studiassimo più da vicino gli inizi della vita, eravamo sempre pronti a dire che queste tendenze sono ereditarie. Io penso che non sia male esplorare queste inftuenze iniziali sul bambino fin dove ci è possibile. Resta il fatto che si nasce diversi. Adesso ho io una domanda da porre ai pediatri, e probabilmente non è una domanda che troverete di facile risposta. Quando discutevamo il programma di questo particolare gruppo di studio, sono stata molto colpita dal vostro crescente interesse per le malattie psicosomatiche; ciò significa che vi state interessando molto alla reazione del corpo alla psiche. Non tutti i disturbi che si manifestano come fisici - dite voi ora - hanno cause fisiche; alcuni di questi disturbi sembrano avere origini psichiche. Certe cose che si svolgono nella psiche hanno determinate ripercussioni ne1 corpo, e su questo vorrestesapercdipiù, lo mi chiedo sempre perché non siate ugualmente interessati all'altro aspetto della situazione, e cioè a quali siano le ripercuuioni che hanno i disturbi veramente organici, di cui voi vi occupate, sulla psiche del bambino. Spesso mi rammarico che i pediatri si occupino più dell'aspetto psicosomatico e meno si interessino degli effetti psicologici postumi della malattia fisica. Esistono problemi come questi: prendiamo, ad esempio, un disturbo digestivo nel primo anno di vita., con grossa sofferenza e scon-
forto, un disturbo che blocca il piacere della nutrizione, proprio di quell'età. La cosa avri un e_ffetto duraturo sulla personalità del bambino? Vi è stata sofferenza in un periodo in cui ci sarebbe do· vuto essere piacere; è stata data un'eccessiva importanza all'apparato digerente; vi sono stati periodi di repulsione per il cibo o di fame insoddisfatta. lo credo che in qualunque momento voi abbiate a che fare con un disturbo fisico di questo genere, dobbiate chiedCJVi allo stesso te~po che cosa significhi in termini psicologic~ esattamente come avete chiesto oggi che cosa significhi in termini psicologici la manipola· zione rettalc. Ogniqualvolta interferite sul corpo di un bambino in modo consistente, dovreste chiedervi: che cosa significherà per il bambino? Forse prima o poi vi sarà un altro gruppo di studio che si occuperà esclusivamente deJI'altro aspetto del problema, e cioè della questione di ciò che significa la malattia e l'interferenza medica in termini di sviluppo psicologico del bamb.ino.1 '(l'crun"ulterioredis;~IDinadiquestoprablenuediq..ellilldcuocollea>ti.vedi
A. Freud.. L"inlum Mila 1111btN irica llllla Yihl psichic. dd bombino h9JO) c A. Freud elcrpnann.Bimhiniiqospcdlle(•OJ6S).J
LA. FUNZIONE DELLA RECII.ESSIOl
La funzione della regressione nello sviluppo psicllico 1 1963
La psicoanalisi come campo clinico e teorico offre ai suoi operatori possibilità molteplici che Yanno dalla ps.icologia dello sYiluppo a quella normale e anormale. Ma gli psicoanalisti hanno sempre avuto la reputazione di spingersi nel loro lavoro, al di là dei propri contini e, con lo scopo di "applicare" le loro teorie, di entrare in contatto con altre discipline. La psichiatria, l'educazione, le scienze sociali, la mitologia, la religione, la letteratura, l'ade ecc. sono fra i primi regni di applicazione. La medicina generale (sotto il tennine di psi· cosomatica) e la pediatria sono fm quelli posteriori. In ognuna di tali occasioni, il graduale accostamento fm i due campi dipese da poche figure pionieristiche, attive neJI'uno o nell'altro campo. In pediatria il nome di Milton Senn JeSterà legato al lavoro di fondazione per un tale collegamento con l'analisi. Ci si rende conto da molto tempo che il pediatra e l'analista infantile hanno molto terreno comune. Entrambi hanno come oggetto della loro OSSCJVazione l'indiYiduo immaturo che si ttOYa in uno stato fluido di sYiluppo incomp]eto, caratterizzato da cambiamenti rapidi, in cui l'interazione fra le inlluenze innate e quelle ambientali è più Yisibilc di quanto non lo sali nella maturità. Percib, entrambi deYono fare i conti non solo con il bambino stesso ma col modo di trattarlo. Per entrambi, le esperienze acquisite con il bambino malato conducono automaticamente a un'applicazione al bambino sano e a metodi di prevenzione.2 Nella terapia, entrambi sono swntaggiati dalla non cooperazione dei loro pazienti, poiché i piccoli pazienti 1
(LosleslolrtOIIImtotrllblocanlnalisl.i,pillcbecon~ialriinmDdosp«iico,
fu disc:ulso ob Anna Freud in La R'&mlione come un prineipio nello ft'iluppo mm12le (l')liJ).]
•CDmeneiconwltDJipsiCO!nCdieipcrl'infanzill.
,.. rar.amente, o mai, cercano aiuto attivamente o sono pronti a
descrivere i loro sintomi, Per quanto riguarda la sintomatologia, in entrambi i casi, la somiglianza fra il bambino e l'adulto ~ di frequente una somiglianza solo superficiale, una stessa manifestazione patologica ha un peso e un'apparenza diversi nell'individuo che cresce. Sia il pediatra che lo psicoanalista sono in una situazione in cui le forze della maturazione operano simultaneamente ai loro sforzi terapeutici, e in cui nel risultato 6nale della guarigione non è
facile distinguere fino a che punto il paziente abbia reagito positivamente al trattamento e fino a che punto i suoi malanni siano stati "superati con l'età", Soprattutto, si pub dire legittimamente che entrambi, sia il pediatra sia l'analista infantile, soccorrono i fattori curativi che sono normalmente attivi nel giovane organismo. La
terapia tende a liberare il bambino dagli "ostacoli che si frappongono alla sua crescita cosl che possa muoversi con ragionevole sicurezza attraverso i successivi stadi evolutivi",, Mentre queste iclentitl in sé avrebbero potuto portare le due professioni a collegarsi proficuamente gil in passato, vi sono altre e teoricamente più essenziali difterenze che hanno avuto l'effetto di mantenerle sepa"rate. Il pediatra che. nella sua fonnazione ha impa· rato a conoscere le condizioni regolanti la crescita organica non si abitua tanto prontamente ai princlpi diversi che regolano la psiche. Istruito alla chimica, biochimica, biologia, anatomia, fisiologia, genetica, egli ha acquisito grande stima per i metodi e gli esperimenti di laboratorio che non sono validi nell'altro regno. Educato alla scienza esatta, egli nutre un naturale pregiudizio verso un campo nel quale - a suo avviso - regnano supremi gli assunti, le conclusioni, le ipotesi e le interpretazioni soggettive. A lungo andare, fu solo il comportamento "illogico" dei pazienti infantili stessi che colpl i pediatri: sintomi di conversione quali il mal di testa, fe varie soffe.. renzc fisiche, la stitichezza, i disturbi digestivi senza una visibile causa organica;_asm.a ed eczemi con Auttuazioni d'intensitl e un'origine ignota; i disturbi del sonno e dell'alimentazione del bambino; l'anoressia dell'adolescente; l'enuresi e l'incontinenza quando sono puramente funzionali. Nonostante la sua prontezza a diagnosticare e curare, in modo esatto c scientifico, questi disturbi psicosomatici del bambino (come li si chiama ora) lasciavano il pediatra impotente e gradualmente più preparato di prima a prendere in cons.ide-
ne
•Vedi, per qual• e alcune fo111ulnioni pr«edcnli, Dilp>DJI:~ Procea in Cllild Psycl!illry,l\eporl N. J8. del Croup for the Mva~eemenl of Psychiall)r (1957) p. Jl6.
razione un modo di affrontare i problemi che pur essendo in sé inesatto e ad ogni apparenza eccentrico, si dimostra capace di seguire i piccoli pazienti nelle loro complessità psicologiche. 1!: oggetto di' questa mia relazione la descrizione particolareggiata del processo di regressione, essendo questo uno dei princlpi spcd6ci che opera solo in senso psichico e in quanto tale è estraneo al medico. Riconoscere c imparare a diagnosticare i risultati del processo regressivo può contribuire a una migliore conOS(:enza da parte del pediatra delle manifestazioni psichiche del bambino, sia normale che anormale, che altrimenti restano inesplicabili. Il medico conosce bene i processi di crescita sotto l'aspetto organico. Le ossa, un:a volta formate e sviluppate, non riprendono la loro primaria apparenza infantile; i processi 6siologici o neurologici si mantengono a un certo livello una volta che l'hanno raggiunto; l'azione ghiaridolare matura, perde le forme infantili e ne sostituisce delle altre. I live1li più maturi dello sviluppo rimpiazzano quelli precedenti. In breve, la crescita procede su una linea retta progress"iva fino alla maturità, invalidata solo da eventuali malattie o lesioni gravi, e alla fine, dai processi distruttivi e involutivi della vecchiaia. Il pediatra può presumere automaticamente che lo stesso valga per l'equipaggiamento psichico ed emotivo "del bambino, cioè che anche in questo caso l'individuo selezioni una linea evolutiva e la segua fino alla sua conclusione.4 Ma le aspettative di questo tipo non sono confermate dai fatti, e le azioni tcrapeutiche che su di esse si basano falliranno. Il che non imp]ica che comunemente la maturazionc manchi di svolgere la sua parte nello sviluppo pulsionale, o nel graduale perfezionamento della parte razionale della personalità del bambino, cioè dell'Io. Questo significa semplicemente che la progressione non è la sola forza in azione, e che uguale attenzione va prestata ai moti regrcssivi che ne sono l'accompagnamento e la con· troparte inevitabile. Regcessione nello sviluppo pulsionale e nello sviluppo Jibidico Per quanto riguarda lo sviluppo sessuale, ad esempio, osserviamo nei bambini la sequenza, ormai ben conosciuta, degli stadi libidici, ognuno denominato secondo ia zona del corpo che è predominante in quanto a stimolazione autoerotica, cioè sessuale: lo stadio orale, • [Per una dis:lmina dettq:lioto d~l arao:etto di linee evolutive_ vedi A. Freud, Il cono:eltodiJineceoolalive(•ti§Jl.)
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nCaa5lOlQIII$YlLVPPOr.IICIIICO
anale, fallico. Ad ognuno dei livelli libidici dello sviluppo riscon· triamo altrcsl, coordinate con esso anch~ in termini di maturazione, le corrispondenti manifestazioni della pulsione aggressiva: il mordere durante il periodo orale, il sadismo e la distruttivit~ durante il periodo anale, la prepotenza competitiva nello stadio fallico. Questa linea COI:risponde inoltre a una distinta sequenza di atteggiamenti emotivi verso il padre, madre, fratelli, sorelle ecc.: la dipendenza, l'impotenza, le infinite esigenze, l'avidit~ dello stadio orale lasciano il posto all'attaccamento e alla possessiviti del bambino anale; queste, a loro volta, alle gelosie, rivalità, espansività nella fase fallica, essendo quest'ultima l'equivalente fisico delle esperienze emotive che appartengono ai complessi edipico e di evirazione. Fin qui, si tratta di linee di progresso, paragonabili per la direzione progressiva a qualunque linea evolutiva simile dal punto di vista organico. Ora per l'altro aspetto del quadro. La nostra concezione di questo sviluppo è che le posizioni consecutive (e le persone che vengono utilizzate come oggetti soddisfacenti ad ogni stadio) sono investite di energia pulsionale, e che questa energia (libido, aggressiviti) si muove in avanti da una posizione all'altra successiva. Ma nonostante che si verifichi un movimento in avanti, nessuna delle tappe di questo cammino viene vissuta completamente come lo è sotto l'aspetto organico. Mentre una parte dell'energia pulsionale segue il proprio corso in avanti, un'altra parte - di quantit~ variabile rimane indietro. Ad esempio, il bambino che si succhia il pollice non cesser.\ automaticamente di interessarsi a questo succhiamento se la maggior parte delle sue energie pulsionali si accentrano già attorno alla sfera anale; parte del piacere precedente per l'erotismo orale rcster~ intatta e sopravviver!\. Similmente, alcuni degli interessi anali sopravvivcranno alla transizione del bambino allo stadio fallico. In breve, nessuna posizione pulsionale, una volta acquisita, per quanto possa apparire superata, sarà realmente abbandonata. Non è qui c;ssenziale se le sopravvivenze degli stadi precedenti restano nella coscienza o sono relegate nell'inconscio rimosso. In en· trambi gli stati esse sono capaci di legare e ritenere l'energia pulsionale. Ogniqualvolta si presentino difficohil, delusioni, frustrazioni, allora, in una data successiva, queste stazioni del passato, o '"punti di fissazione .. come vengono chiamati, si impongono nuovamente esercitando un'attrazione retrograda sulle energie posteriori. La libido riAuir~ ad esSi, a impoverimento dei livelli posteriori. Questo crea gli sconcertanti quadri in cui bambini più grandi, o adolescenti,
&K. .SSIONililSVILUnOPSICII&eCI
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o adulti perdono interesse per gli sfoghi libidici o aggressivi che sono appropriati alle loro eU e ritornano sui desideri e sug]i interessi dell'infanzia. Una tale regressione può essere temporanea, le pulsioni- dopo un intetvallo patologico - possono seguire nuovamente il loro corso in avanti. Più spesso si tratta di una regressione pennanente, con complicazioni durevoli, ripercussioni e danno a11a normalità sessuale dell'individuo o aU'impiego costruttivo e adeguato all'età, dei suoi poteri aggressivi. Certo, non v'è nulla sotto l'aspetto organico dello sviluppo umano che prepari il medico alla valutazione dell'importanza di tali punti di fissazione e niente che compensi la trazione regressiva esercitata suU'organismo da questa forma:r:ione.5
La regressionc nello svjJuppo dell'Io La regressione appare diversa quando si verifichi dal lato dell'Io del bambino benché in questo processo siano attivi gli stessi prin· clpi: il ritorno a strutture mentali precedenti e, con esso, il ritorno a modi più primitivi di funzionamento, rappresentazione cd espressione. Rcgrcss.ioni temporanee nello sviluppo normale Vi è, in primo luogo, la regress.ione come normale e immancabile accompagnamento di tutte le recenti acquisizioni del bambino, come sanno bene tutte le rnadr~ le infermiere, o i maestri dei più piccoli. Essi la considerano scontata come una caratteristica del com· portamento infantile e in quanto tale è raramente menzionata. Nella loro crescita psichica, i bambini non seguono un cammino rettilineo, ma come si dice popolannente, "fanno due passi avanti e uno in· dietro". E questo si riferisce a tutte le loro funzioni, dal controllo della motilità, linguaggio. controllo degli sfi.ntcri, buone maniere. fino alle virtù etiche quali il controllo degli impulsi, la capacità di aspettare, l'adattamento sociale, l'onestà, la cortesia ea:. La capacità di funzionare a un live1lo superiore di acquisizione non è di per sé •Pub es:s~~ utile l'Cf il pcdilln blmbino incontr~ nel S1IO IYihappo,
apc~e ~hr.
a prcseindCI'c d1i •isdli ol
oani intcrlerena deliberata can
tit,disoddisfl~irncniOinqualllllquestodiopu~musatedeipuntidili$suioM.NeJODo
C$0!mpillprivuiollcCOmepurel'euessivaillduiiCaalldiiiCidoditQttareilbllnbino àpartedellamadreinaenerale,odop:~ttcdelmeolico:l'ilnponeun:~dietocomepti\'ao ~ione nella fase onle. i diste1~ le tuppg•te come lperstimob~ione nella Wc anale ecc.
una garanzia che la prestazione sali stabile; al contrario, è più nor· male cd è garanzia migliore di una successiva sanità mentale, se il bambino durante lo stato di crescita, ritorna occasionalmentc a modi di comportamento più infantili prima che questi siano abbandonati: dall'abitudine alla pulizia all'insudiciarsi, da un parlare sensato al discorso priYO di senso, dal gioco con giocattoli al gioco col corpo, dalla costruttività alla distruttività, e dall'adattamento sociale al puro egoismo. Cib che le madri descrivono come sorprendenti nei colloqui diagnostici non sono queste ricadute ma, al contrario, quegli altri casi in cui i loro figli hanno fatto un unico passo avanti che, per una volta, non ha subito un'inversione. Questo può essere stato un'improvvisa transizione d:tll'allattamento al seno al biberon, o dal biberon alla tazza; nell'educazione alla pulizia un singolo epi· sodio, dopo il quale non "vi sono più stati pannolini sporchi~; un incidente all'ora di andare a letto dopo il quale non vi furono più "le giida di richiamo"; nelle abitudini un'improwisa disassuefazione al succ:biotto, ·o al pollice, o al dormire con un giocattolo prediletto ecc. Questi accadimenti sono visti come eccezioni, e noi sappiamo che in generale non sono da considerarsi favorevoli. Usare il metodo per prove ed errori, la progressione, e il temporaneo rovesciamento è più appropriato a una sana crescita mentale. Temporanea regressionc deJl'lo sotto tensione Altro fatto ben noto agli educatori è che le conquiste dell'Io non sono mantenute al loro massimo quando i bambini sono sotto l'in· flusso della fatica, dell'angoscia, di una sofierenza: o di un altro tipo di tensione. Ogni madre sa che un bambino stanco al momento di mettersi a letto per dormire si comporta come un bambino molto più piccolo; benché sia bene adattato durante la giornata, può incominciare a irritarsi, a piagnucolare, a balbettare parole insensate, a essere irragionevole, appiccicoso c a esigere le attenzioni fisiche che richiedeva nei primi mesi di vita. Ogni maestra di Scuola materna sa che i suoi allievi alla fine della mattinata sono meno concentrati che all'inizio, che i giochi di costruzioni sono buttati in giro, che le collere sono meno brevi, le buone maniere decadono, e l'associazione con i compagni di gioco finisce piò. facilmente in litigi. Le madri e le infermiere sanno bene che la sofierenza:, la febbre, il disagio fisico e la paura della visita medica riportano n bambino allo stato del lat· tante. Non tutti i pazienti bambini che sono irrequieti nella sala d'attesa de] pediatra o che tirano calci e urlano durante le visite sono
realmente arretrati nell'educazione o nel comportamento. Il pediatra che visita i bambini, pur essendo capace di registrare un accurato resoconto della crescita organica del bambino, raramente è in grado di osservare i suoi pazienti al meglio della loro condizione psichica. Per quanto riguarda le loro abitudini alimentari e di sonno, la pulizia, le loro occupazioni e il comportamento, i bambini malati sono di solito dei bambini regrediti, essendo sospese molte delle funzioni. adeguate alla loro c~. La regressione è stata anche studiata in bainbini piccoli che sono separati dai genitori, in istituti del tempo di guerra o in ospedali. In tali casi lo stato di sconforto, causato in loro dall'esperienza, si rivela in varie forme, fra le quali la perdita di funzioni quali la parola o la pulizia è una perdita impottante. Che in regressioni di questo genere essi ritornino ·passo per passo sul cammino compiuto precedentemente in uno sviluppo progressivo, è confermato dal fatto che invariabilmente sono le acquisizioni più recenti a essere perse per prime. Queste cadute rcgressive suscitano scarsa attenzione se sono temporanee. Il bambino sano sarà, il mattino dopo, a casa o alla scuola materna, nuovamente in pieno possesso delle sue facoltà. 11 banibino malato ricupererl il suo stato precedente quando sarà guarito. I bambini ospedalizzati o quelli separati per altre ragioni possono metterei più tempo a superare gli infantilismi nel comportame"nto, specialmente l'aggrapparsi c l'essere esigenti, se la separazione è stata di lunga durata ed è stata traumatica. Ma nell'insieme, la regressione sotto tensione è un meccanismo nonnale c si basa sulla immatura Ocssibilitl dell'individuo. Essa è utile come risposta alla tensione del momento e come tentativo di adattarsi ad essa; è sempre a disposizione del bambino come risposta alla frustrazione che sarebbe altrimenti troppo difficile da sopportare. In quanto risposta di questo tipo essa è di breve durata e reversibile. Forse, sul piano fisico, un espediente paragonabile ad essa è la capacità di alcuni bambini di ridurre tutte le loro reazioni durante una malattia e di "superarla dmmendo". Regressione dell'Io connessa con regressioni pulsionali
Le regressioni nell'ambito dell'Io perdono il loro aspetto bene6co c diventano una minaccia allo sviluppo e alla salute psichica. non
appena diventano permanent~ cioè irreversibili. Neg]i individui im· maturi, cib accade prevalentemente in seguito a una regressionc nel· l'ambito delle pulsioni. Quando l'energia pulsionale riAuisce - come sopra descritto dopo frustrazioni nella fase fallica a punti di fissazione nell'oralità o nell'analiti, l'Io, cioè quella parte del bambino che rappresenta l'adattamento, la moralità e l'intelligenza, deve scegliere fra reazioni alternative. Egli pub accondiscendere alle circostanze, accettare an· cora una volta i desideri c le fantasie infantili e primitivi che ritor· nano dall'inconscio, e, insieme, ridune tutte le richieste poste a sé stesso e i suoi livdli di prestazione. Il risultato sarà cib che sia il pediatra sia l'analista infantile definiscono "infantilismo". Bambini di questo tipo sembrano più giovani dell'cti che hanno e, benché non se ne possa riscontrare alcuna ragione "OYYia ", essi restano in· dietro rispetto ai coetanei nel comportamento, nelle abitudini, nel gioco, nelle prestazioni scolastiche o nell'adattamento generale all'ambiente. Possono insudiciarsi o bagnarsi con indifferenza, aggredire e ferire altri bambini senza sentime compassione o rimorso, possono distruggere oggetti inanimati, essere egoisti e irresponsabili, appropriarsi di C05e che non appartengono loro ecc.; il peggio è che generalmente nessun inBusso educativo risulta utile nei loro riguardi. Le pulsioni regredite hanno trovato un accordo con l'Io regredito, e in assenza di conflitto fra di loro non Yi è alcun incentivo sufficiente perché si comportino diversamente. Tale incapacità deriva da uno stato psichico che deve intendersi come il risultato di una "regressione totale" (o piuttosto di una regressione parziale dell'Es piil una rcgressione parziale dell'Io). Il non essere "adeguati all'età" caratte· rizza la natura essenziale del loro disturbo. La reazione alternativa di un bambino le cui pulsioni sono regredite è la seguente: il suo Io rimane fermo e non cede all'esigenza di soddisfazioni primitive, per quanto grande possa essere la pres· sionc YCJSO di esse. Egli mantiene il suo funzionamento ragionevole precedente, il 'Iivdlo delle sue acquisizioni, le richieste morali ed etiche che sono poste al suo comportamento dalla sua coscienza morale (Super-io), Ma questo atteggiamento, benché piò. ambizioso e in senso evolutivo più appropriato di quello precedente, porta altret· tanto inevitabilmente a una pato1ogia, sebbene di un tipo 'diverso. Il b:lmbino diviene preda di gravi angosce e conBitti interni nei quali l'Io e il Super·io entrano in lotta con le pulsioni. Il risultato è una nevr0$i infantile costruita sul modeJio delle DCYrosi dell'adulto, con
una fOimuione sintomatica che si pone come compromesso fra le istanze interne in conftitto.' Da ciò che precede è ovvio che è il bambino più evoluto, con una personaliti meglio organizzata che tende a produrre non infantilismi ma sintomi nevrotici. Il valutare quest'ultimo fatto può servire ai pediatri a essere più to11eranti e più comprensivi verso la psicopatologia nevrotica dei loro giovani pazienti con i quali, non senza ragione, essi si sentono spesso in disarmonia. Riepilogo Abbiamo descritto i mutui interessi fra pediatri e analisti infantili e indicato gli ostacoli a una mutua comprensione. Il processo mentale della regressione è stato descritto allo scopo di estendere l'applicazione dei concetti psicoanalitici alla pediatria. La regressione nello sviluppo pulsionale e Jibidico e nello sviluppo dell'Io è presa in esame al fine di illuminare gli stati psichici della sanità e della malattia nello sviluppo del bambino. Benché le regressioni temporanee siano caratteristiche di uno sviluppo sano, le regrcssioni permanenti sono collegate con uno sviluppo deviante.
6Put. et:~ere oactto di coafllsiane per il pcoliatn che anche in que~ti e~si ncvrotici, •&ancvdisinloDiipsieolosicicomplessi.sipresentinomonifeslazionipsicviOIIIIIicM sanplici;iiiOltre,chcpartediqucstasilll
COMMENTI SUL TRAUMA PSICHICO
Commenti sul trauma psichico 1 1964
1.
Osservazioni generali
Molti argomenti sono gil stati trattati estesamente dalle relazioni cd esposizioni precedenti c dall'illuminante riepilogo fatto da Robcrt Waelder. Di conseguenza, estmggo da queste. nel mio intervento, rolo gli aspetti che mi paiono più importanti per un'ulteriore c costruttiva riftessione sul tema di cui ci occupiamo. Come hanno fatto prima di me tutti gli altri partecipanti a questo dibattito, colgo con piacere questa occasione per indagare più da Yicino su quello che è l'uso corrente del termine "trauma", c forse per ri· scattarlo dall'estensione e dall'abuso che sono il fato odierno di molti altri termini tecnici in psicoanalisi e che nel COISo del tempo portano inevitabilmente a una confusione del significato e infine all'abban· dono e alla perdita di concetti validi e prezi0$i. Siamo in grado di dimostrare questo tipico processo in riferimento alla definizione del trauma, che sj estende attualmente dalla nozione originaria di sfon· damcnto della barriera contro lo stimolo a un capo estremo, 6.no alle nozioni di trauma cumulativo, da tensione, retrospettivo, di copertura, 6.nché diYenta difficile, all'altro capo estremo, distinguere fra inDuenzc aYYCISe e patogene in generale e il trauma in particolare. Nello scegliere una mia strada in mezzo a questo sconcertante labirinto di idee, prendo in esame quattro aspetti del problema che propongo per un'ulteriore considerazione in questo dibattito.
'[Giilllri por1Kipaali3 quato1imposiofurona SidnerS.FatSt.Lcollaal(dl. Pcltr Mlrianne tcris, Joseph S1rulkr, Albcrt J. Solnil e RobertWaeNtr(ndiFunt.aoiS,).]
B. Neabauer.l'llrllil
Creea:a-.
,., Lacerazione dello schermo protettivo o barriera contro lo stimolo
Come ha fatto Peter Neubauer, io parto dall'affermazione di Freud (1925) che l'essenza di una situazione traumatica è un'esperienza d'impotenza da parte dell'Io di fronte a un accumulo di eccitamenti, d'origine sia esterna che interna. Tale formulazione mi sembra essenziale poiché da un Iato designa l'lo come la vittima centrale nell'episodio traumatico, c, d'altro lato, implica che non esiste un'unica barriera (contro gli stimoli ambientaJi) ma due schermi protettivi contro due tipi di pericoli minaccianti sia dal mondo interno sia dal mondo esterno. Questi includono naturalmente le occasioni neJle quali degli accadimenti esterni altrimenti innocui ricevono un signilicato minaccioso sulla base delle costellazioni intcme esistenti. In forza di questo punto di vista, l'intera organizzazione diferuiva dell'Io è dotata delle caratteristiche di uno schermo protettivo e immessa nell'orbita di un potenziale attacco traumatico. Qualsiasi avvenimento per n quale le misure difensive di un individuo non siano sufficientemente adeguate diventa potenzialmente tiaumatico. f: vero, e altri l'hanno posto in rilievo, che per questo particolare modo di considerare il trauma l'evento deve essere caratterizzato da due requisiti e&stiJtiali: 1) la sua subitancità e imprevedibilit.l che non permettono spostamenti, aggiustamenti o altre manovre difensive, e a) un effetto posteriore visibile e immediato dell'avvenimento come segno tangibile della rottura, che si ~ verificata, dell'equilibrio dell'lo (Greenacre, Waelder). 2. anche vero che questa nozione restrittiva non lascia spazio ai traumi retrospettivi e di copertura, mentre la tensione e l'accumulazione appaiono in questa luce come ac. cadimenti preparatori introducono l'evento traumatico ma non lo rappresentano in quanto tale. Livcllo di tolleranza individuale agli eccitamenti (aspetto economico del trauma) DiRerenze individuali. Io condivido, naturalmente, l'opinione degli Ol8tOii che mi hanno preceduto, che gli individui differiscono ampiamente l'uno dall'altro in quanto al grado di stimolaaione esterna c interna che essi possono fronteggiare abitualmente senza essere danneggiati. Noi riconosciamo differenze basilari, cio~ costituzionali
sotto questa riguardo e ad esse aggiungiamo quelle differenze di tollmnZlll o d'intollcl'llnZlll al dispiacere, all'angoscia, o al pericolo che sono acquisite con un'esperienza dolorosa, cioè pet sensibiliwzione. Della. massima importanza a questo riguardo mi sembl\l l'aflcnnazione di Pbyllis Greenacre che nessun avvenimento veramente tn.umatico è mai totalmente digerito, che ne rimane inevitabilmente un'aumentata vulnel'llbilità, c che l'individuo in questione è incline ad avere un cedimento in un'epoca posteriore, anche se questo rischio è limitato a que11e occasioni nelle quali egli si trova di fronte a una ripetizione non solo quantitativa ma anche qualitativ.a o a una stretta ripetizione dell'offesa originaria. Differenze in eti divene. Concordo anche totalmente con Leo Rangell il quale rileva che • i fattori economici stessi sono soggetti al processo evolutivo genetico e subiscono modifiche specifiche di fase con lo sviluppo e la matul'llzione... per l'intero ciclo dclla vita". Noi sappiamo che la. tolleranza all'afflusso di stimoli esterni turbanti e alle sensazioni interne di dispiacere per frustrazione, priv.azione ecc., aumenta di pari passo con il graduale maturarsi e petfezionarsi degli apparati e delle funzioni dell'Io; inoltre, che l'individuo è più vulnerabile dopo la nascita e nella primissima infanzia, cioè prima che dal substrato indifEerenziato dell'organismo si sia cristallizzato l'Io. Durante questo periodo, la madre, nella sua fum:ione di Io ausiliario, è l'unico schermo protettivo di cui il lattante dispone, e questo lo lascia alla mercé del danno causato dal cosiddetto .. trauma cumulativo" (Khan, 11}63), ogniqualvolta il rapporto madre-lattante non funzioni in modo piano. Inoltre è affatto logico che il compito, spettante al bambino piccolo, di costruire la barriera contro lo stimolo e un'organizzazione difensiv.a sia reso enormemente piil difficile se deve soPJI:Odare esperienze traumatiche durante il periodo critico della matum:ione e dello sviluppo, esattamente come le mura di sostegno di una casa sono piil danneggiabili durante le operazioni di costruzione che dopo completate. Il punto di vista di Phyllis Greenacre dell'estrCmo danno arrecato all'organismo da una sovraeccitazione in tutto il periodo pregenitale si accorda con questo schema di pensiero. Inoltre, Leo Rangell ci ha rammentato che ciò che cambia da un periodo d'etll a quello successivo è non solo 1a tollerarm della stimolazione ma anche il bisogno di essa, nel senso che le quantità adeguate pet un'etll avarmta costituiscono un rifornimento trauma-
ticamente basso nell'infanzia e nell'adolescenza, un punto da prenders.i in considerazione sotto l'aspetto esaminato qui di seguito. Adattamento alla stimolazione e Rutfuazione dei livelli di tolleranza. Fin qui non è stato detto nella discussione che noi possiamo altresì osservare alterazioni nei livelli di tolleranza che non sono dovute né alle differenze individuali né alle differenze di età, ma che si collegano alle caratteristiche della situazione esterna (spesso di comunità). L'adattamento di un individuo alle sue circostanze ambientali include, ovviamente, l'adattamento alle tensioni e ai pericoli ad esse inerenti, siano le condizioni di vita quelle di un esploratore avventuroso, del soldato o del marinaio, di un civile in una città bombardata o durante un'epidemia, di un internato in un campo di concen· tramento, di un membro di passate generazioni, ad esempio nel Medioevo, durante la guerra dei Trent'anni in Europa centrale ecc. (Freud). Noi non sappiamo con quali mezzi gli individui riescano, in tali condizioni, a erigere la loro barriera contro gli stimoli, cioè ad acquietare o a temprare la loro sensibilità a salvaguardia dai crolli e dalle crisi. Sappiamo, d'altra parte. che è facile commettere errori di giudizio quando giudichiamo la tolleranza di qualcuno all'eccitamento dall'angolo visuale privilegiato di una situazione esterna totalmente diversa nella quale le barriere contro gli stimoli sono erette a un livello diverso. È ciò che ac:cadde durante la guena quando gli americani, considerando la maggiore sicurezza della loro scena nazionale, pensavano che gli amici britannici, sotto i bombardamenti, fossero esposti a una traumatizzazione continua, o fmsero "eroici", mentre in Gran Bretagna, in quel tempo, le barriere erette contro gli stimoli includevano il pericolo come un dato comune e non trau· matico. D'altra parte, i cambiamenti di questo tipo non sono acquisizioni permanenti. Con il ritorno delle condizioni di pace, questi stessi individui, guardando indietro agli anni di guerra, vedono sé stessi come erano visti all'estero in quell'epoca: vittime di circostanze intollerabili, potenzialmente traumatiche. Simili errori di giudizio e fraintendimenti si verificano quando vivono in stretta comunanza esseri umani che non condividono Io stesso livello di tolleranza alle eccitazioni. Non solo essi soffrono dell'essere esposti a quantiti di stimoli che non corrispondono ai loro bisogni o capacità di assimilazione, come Rangell ha dimostrato, ma sono altresl in disarmonia gli uni con gli altri, come possiamo osSCIYare frequentemente nei matrimoni fra individui con personalità isteriche od ossessive. L'ossess.ivo non riesce a capire come l'isterico
tolleri il bailamc emotivo costante che, per lui, sarebbe traumatico, mentre l'isterico non ha comprensione per il grado di difesa protettiva che è essenziale, per il carattere ossessivo, al fine del proprio benessere. Nell'a11evamento dei bambini, in cui rientrano la frustrazione, la critica e la punizione, sappiamo bene che il singolo bambino tende ad adattarsi al live11o del modo di trattare dei genitori e reagisce traumaticamente solo a cib che gli è inatteso, cioè non familiare. Un aspro rimprovero o uno schiaffo da parte di un genitore abitualmente tollerante può avere un effetto disastroso, "traumatico" su un bambino, mentre lo stesso trattamento è assimilato in modo assai meno drammatico dai bambini che hanno genitori esigenti e severi. Il fenomeno che incontriamo in questo caso è owiamente l'esatto contrario della molto discussa sensibilizzazione alla traumatizzazione. Se consideriamo, sotto questa luce la paziente d.i Sdtnit, Margaret, possiamo chiederei perché essa reagisca in modo tanto traumatico alla minaccia di abbandono e perché non fosse riuscita a erigere la barriera contro gli stimoli nonostante la costante espasizione a una madre sempre critica e priva di riguardi. Provocazione del trauma Che il sistema difensivo de1l'lo funga da protezione contro la traumatizzazione si rende evidente ogniqualvolta un individuo trovi impedimento a usare una difesa abituale in una situazione che rappresenta per lui un pericolo specifico. Lo si può vedere nel modo pià chiaro nei casi di diniego o di evitamento fobico, meccanismi, entrambi, sui quali possono inB.uire degli agenti esterni (contrariamente a1la regressione, rimozione, formazione reattiva, trasformazione del passivo in attivo, rivolgimento contro la propria persona ecc., meccanismi lontani dall'influenza esterna). Il paziente fobico che è posto di fronte all'oggetto della sua angoscia (anziché evitarlo) è costretto, indifeso, a entrare in una situazione traumatica e spro· fonda nel panico; lo stesso accade all'indiyjduo il quale ha respinto un fatto doloroso della realtl rinnegandolo (cecità incipiente, cancro. minaccia di perdita d'oggetto) ed è costretto a prenclerne atto contro le proprie intenzioni. Benché noi non compiamo esperimenti con esseri umani in situazioni di siffatta ampiezza, vi sono situazioni di laboratorio, al di fuori della sfera umana, importanti sotto questo riguardo. Si ricorderà la
sperimentazione compiuta con dei gatti e dell~ scimmie sulla quale riferisce Ma55erman (1943) in cui gli animali erano resi "nevrotici", a quanto si dice con l'esposizione alla scelta tra l'evitare uno stimolo doloroso e il raggiungerne uno desiderato. A mio avviso, la ragione era diversa. A me sembrava che la scimmia, esposta allo stimolo do· loroso, avesse a disposizione soltanto una reazione, e cio~ la difesa della fuga. Dato che questa non poteva essere attuata nelle condizioni del laboratorio che non lasciavano via di scampo, l'animale si confondeva, era preso dal panico e traumatizzato. Considerazioni qualitative Il problema della qualità contrapposto alla quantità delle eccitazioni ~ stato preso in esame sotto l'aspetto dell:i sensibilizzazione al trauma da Greenacre, Rangell, Solnit e Waelder. Come afferm'a Grcenacre, ne55un trauma precedente, per quanto sia stato apparentemente superato bene, rested inattivo se sarà sfiorato da episodi aventi la stessa qualità psichica. Questo ci crea l'obbligo di considerare gli avvenimenti traumatici dal punto di vista del loro aspetto qualitativo e, se possibile. di stabilire una gerarchia tra di essi. Per cominciare dalle inHuenze traumatiche esterne, cib che ~ inRitto agli esseri umani dal di fuoti, in forma troppo perturbante per poter essere superato, può essere il risultato di forze naturali al di là. del controllo umano oppure il risultato di accidenti, malattie, frustrazioni, primoni, e cosl via; oppure può essere inHitto su di essi intenzionalmente sotto forma di aggressione, insulto, o punizione. Simili traumi esterni si volgono in traumi interni se sJi.orano, coincidono o simboleggiano l'appagamento o di angosce profondamente radicale o di fantasie di desiderio. Nel primo caso, l'episodio traumatico è sperimentato come un annientamento (in estremo pericolo di vita), come abbandono da parte dell'oggetto (come nel caro di Margaret), come evirazione (operazioni, minaccia di cecità.). In quest'ultimo caso, i desideri appagati (cioè sovrappagati) dal trauma posrono essere desideri aggressivi (come desideri di morte contro fratelli o sorelle o i genitori) o desideri sessuali (seduzioni), e questi a loro volta possono essere in sintonia o in discordanza con l'lo, adeguati o inappropriati alla fase. Quando l'episodio traumatico appaga un desiderio inappropriato alla fase, il risultato è una disgregazione della sequenza evolutiva (Greenacre); se appaga desideri discordanti con
toN>BllriSULTUUNArSICHICO
l'Io, i risultati sono esplosioni di panico, i cui prototipi nella vita nonnalc sono i sogni d'angoscia, gli incubi e cosl via. Resta un problema aperto se i traumi di un tipo rendano sensibile un individuo soltanto aJic ripetizioni degli eventi della stessa qualità specilica, o a una traumatizzazione in generale. Resta altresl problema irrisolto se gli awenimenti interni in quanto tali possano causare traumi (Rangell), senza che il turbamento sia fatto scattare da accadimenti esterni. Infine non posso fare a meno di aggiungere qualche commento sul "trauma costruttivo" a cui fa cenno Robert Waelder, concetto che mi è difficile assimilare. Possiamo paragonado a un terremoto che scuote una città. Se questa citt1 è in seguito ricostruita su strutture migliori, la ricostruzione è indubbiamente positiva. Ma, secondo me, la nozione di costruttività attiene agli sforzi della città stessa, e non all'evento di per sé, che rimane sconvolgente, cioè distruttivo. Entriamo cosl nel problema della guarigione dopo il trauma, di cui mi occuperb nelle mie "enervazioni conclusive (vedi S 3). a. Osservazioni relative al dibii:Uitoz Traumatizzazione nel cieco.
La cecità ci pone di fronte al quadro clinico di una condizione anormale che è presente fin dall'inizio della vita cd esiste per un notevole periodo di tempo come condizione non traumatica. Assume la qualità di un trauma solo quando sono raggiunti due diversi stadi di sviluppo: sotto l'aspetto dell'Io, occorre che le varie funzioni maturino sufficientemente perché il bambino si renda conto che gli manca la vista e che per questo è diverso dalle persone nonnali; per cib che riguarda le pulsioni, bisogna che sia raggiunto lo stadio fallico perché tale consapevolezza assuma le sembianze di uno shock di evirazione. Quando ambedue i passaggi occorrano simultaneamente, la consapevolezza della minorazione visiva pub diventare un'esperienza traumatica. Per il trattamento terapeutico di una tale situazione, possiamo dedurre da questo l'indicazione che ogni sforzo deve essere compiuto per aiutare l'lo deJ OOmbino cieco ad assimilare il fatto della cecità prima che subentri lo stadio fa11ico. •LeouervazianlcontcnaleiiiQIIe:slopanlfJfofuronalllllcbllcillrispasblolomanole e alennn:iani dq:li ~ltri porteaponli al Jlmpasio.
Concetto di trauma e risultati dell'evento traumatico Vorrei dtornare ai due diversi processi desaitti prima da Robert Waelder con i tennini di "evoluzione" e "rivoluzione": possiamo forse includere sotto il tennine di evoluzione quegli accadiment:i, all'interno dell'apparato psichico. che si verificano sotto l'egida dell'Io. mentre la rivoluzione designa uno stato in cui l'lo, nella sua funzione di mediatore, è sopraffatto e mmo fuori gioco. Quello che accade dopo questo momento - il momento tmumatico - merita una considaazione a parte. Ciò che possiamo qui introdurre è il concetto di guarigione dal trauma. Commisurato con l'offesa sublta dall'lo, lo spazio temporale fino al ristabilimento del· l'attivitl dell'lo è di varia lunghezza, e i problemi che si pongono non sono solo relativi a quando avvenga la guarigione, ma se essa avvenga, in quale forma e su quale base; se lo stato dell'individuo dopo tale guarigione sia regrcdito o, magari, avanzato, in confronto allostatoprctraumaticoecosìvia. Il periodo fra il trauma e la guarigione è statO descritto da Leo Rangell come uno stato d'impotenza. Vorrei qui sottolineare che tale impotenza non deve mere considenta uno stato dell'lo, ma uno stato di disorientamento e d'impotenza in cui l'organismo si trova quando gli viene a mancare la mediazione de11'Io. Come ba dimostrato Phyllis Greenacre, l'organismo ricade allora in meccanismi precedenti all'Io, poiché l'Io è divenuto temporaneamente incaPace di assolvere il suo compito. Da un punto di vista logico, si arriva alla conclusione che, invece di essere esteso, com'è attualmente, sarebbe Pita proficuo restringere il concetto di tmuma a quegli stadi della vita umana nei quali è avvenuta una struthirazione e la. mediazione dell'Io è all'ordine del giorno. Mentre il lattante è ancora un essere indifferenziato, egli esperimenta uno stato di sconforto, non un trauma nel senso stretto del termine. M;a tale sconforto del bambino piccolo è probabilmente identico all'impotenza dell'individuo, più avanti negli anni, prima di aver superato il trauma. Ciò che entrambi hanno in comune è l'assenza di un lo funzionante. Cause interne e cawe esterne del trauma (In risposta a Robert Wae1der, il quale poneva in rilievo le difli· colti di ricostruire gli avvenimenti esterni e di distinguere quali fossero i fattori ~tenanti, ad esempio un attacco cardiaco.].
CON>IUOI'ISUL'IUUNAP&ICIIICO
Questo non è altro che il problema~ a noi ben noto, della serie complementare. La domanda può essere rifonnulata nel modo seguente: vi sono avvenimenti esterni che causano patologia senza che vi contribuiscano elementi interni? Oppure avvenimenti interni che hanno lo stesso effetto senza una provocazione esterna? Ai capi opposti della serie possono esserci eventi di tale importanza da poter cawarc, di per sé, la patologia, ma di questo non abbiamo alcuna
ce....... Nella nostra clinica, siamo attualmente preoccupati dal caso di una ragazza di tredici anni la quale fu violentata dal padre all'età di cinque anni. 11 padre ebbe un processo giudiziario e fu condan· nato a un lungo periodo di detenzione. Durante la sua assenza, la bambina si sviluppò bene, cominciando poi ad avere disturbi quando il padre, chiaramente paranoico, usd di prigione e riprese contatto con lei. Essa sa che suo padre è stato in prigione per un reato commesso contro di lei, "ma non so quale, e non mi dicono quale sia stato". t difficile decidere sulla base del quadro attuale se i sintomi che essa sviluppa ora -scarso rendimento scolastico ccc. - siano un esito diretto dell'avvenimento passato, che potrebbe: a ragione essere stato traumatico, o se siano semplicemente il risultato del mistero che essa percepisce, vaghi sentimenti di colpa sul proprio ruolo nell'imprigionamento del padre, l'avvento dell'adolescenza accompngnata da un'aumentata sensibiliU verso le questioni sessuali ecc. Benché la seduzione sessuale in sé sia senza dubbio un avvenimento esterno di grande importanza, sembra impossibile separnrlo dalle ripercussioni interne per quanto riguarda la patogenesi. Bambini trasculati A mio avviso, questi sono bambini che hanno subito gravi privazioni,' che per l'assenza di opportunit~ e di reazione da parte del mondo esterno, non hanno sviluppato relazioni oggettuali nonnali nella prima infanzia, cioè bambini nei quali potenzialitl affettive molto importanti sono rimaste bloccate. Quando infine si offre un oggetto, i bambini rispondono in modi che appartengono a un periodo evolutivo precedente. Non riesco a vedere in questo alcuna somiglianza con un trauma. La privazione in s~ può essere stata traumatica nel senso inteso •[PcterNeulaiiCthodescrittolambiniacaisonomancotelecmematernendPiimi dae1111nidivito.)
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da Phyllis Greenac:re, ma vogliamo realmente allargare il concetto fino a includere questo? Nei bambini descritti da Peter Neubauer, il danno priinario è alla libido, non all'Io. Tuttavia, quando un bambino reagisce con atteggiamenti libidici primitivi, questi sono accompagnati da una regressione a reazioni primitive dell'lo. Queste ultime assomigliano alle regressioni che si verificano dopo un trauma, ma la somiglianza è superficiale e non trasforma l'evento stesso in un trauma. Modi per affrontare gli avvenimenti traumatici Nel19s6, Erna Furman pubblicò il caso di una bambina che a tutti gli effetti dava l'impressione di essere gravemente ritardata e mentalmente deficiente. ma la cui analisi rivelò che era stata vittima di seduzione. Dal momento traumatico della seduzione in poi, la bambina aveva cessato di sviluppare tanto la libido quanto l'Io, e niente era successo in seguito se non infinite ripetizioni mascherate dell'episodio stesso, nel modo classico di una nevrosi traumatica. Mary Bergen (1958) pubblicò una storia clinica riguardante l'effetto di un graYe trauma su una bambina di quattro anni. In questo caso ci si sarebbe potuti aspettare che l'episodio fosse ancora più traumatico di quanto non si dimostrò essere. In realti, Ila bambina era di fronte a· due fatti, entrambi ugualmente diffiCili da assimilare: sua madre era stata uccisa e il padre, da lei tanto amato, era un assassino. Fu permesso sia a lei che ai suoi fratelli di far visita al padre rinchiuso in un ospeclale psichiatrico, ed essi non mostrarono né paura né orrore nei suoi confronti, si sedettero sulle sue ginocchia, furono affettuosi con lui. Ciò non0$tante, si doveva prevedere che in epoca successiva il rendersi conto del reato paterno avrebbe potuto· acquisire un'infl.uenza traumatica. In q11el momento, la cosa non era evidente. Ciò che aveva costituito l'urto traumatico era stato il fatto che la madre avesse Urlato alla bambina "va vial" poco prima di essere uccisa: un fatto che fummo in grado di dedurre dal comportamento di traslazione della bambina. Essa ebbe un'eccellente traslazione con la sua terapeuta e in questo rapporto ripeté tutte le diflicoltl che aveva sperimentato con la madre, le sue gelosie, le disobbedienze ecc. Costituiva un problema anche il doversene andare via al termine della seduta. Più tardi, al culmine della sua traslazione positiva, improvvisamente si mostrò pronta a fare ciò che per lei
era il sacrificio più grande affennando appassionatamente: "E io devo sempre andarmene quando lei a:te lo dice." Questa fu considerata da noi la prova che l"' andare via", l'H uscire", era il punto centnle per lei dell'esperienza tragica che aveva vissuto. Questa bambina, come molti altri dei nostri bambini che avevano vissuto l'esperienza dei bombardamenti in tempo di guerra, ripeteva la sua esperienza nel gioco, mentre i bambini che sono totalmente tnumatizzati sono bloccati nel gioco e rivivono invece l'evento in Iuoio di un comportamento realistico. Sono perfettamente d'accordo con Phyllis Greenacre che nessuna esperienza aci tipo subito da questa bambina (e neanche le esperienze di minore importanza) pwsono essere assimilate senza lasciare un segno, una cicatrice, visib!.le o meno: e non v'è cicatrice nella vita psichica che non possa riaprirsi in condizioni specifiche. Se ciò accade, l'intera struttura della personalità ne è scossa fino in fondo. L'essenza della tnumatizzazione
t vero che la nozione di una barriera contro lo stimolo è una metafora, ma i processi patologici che si verificano per effetto deU'irruzione attraverso tale barricn sono molto reali. Che l'lo sia messo fuori combattimento è un fatto e in questo sta, secondo me, l'es· senza del trauma. Un bambino può far fronte a un'esperienza piCgiudizievole più importante senza esserne traumatizzato, cioè può venirne a capo con l'aiuto dell'uno o dell'altro meccanismo dell'lo. Quando ciò accade non dovremmo parlare di traumatizzazione. A questo proposito cito ancora un caso fra quelli della nostn esperienza in tempo di guerra. Un bambino di tre anni e mezzo aveva perso il padre che era rimasto ucciso dunnte un bombardamento aereo. Per giorni e giorni la madre, sconvolta, era andata da un capo fabbricato all'altro per ritrovare il marito, tnscinando con ~ il fi.. glio. Infine, quando il cadavere fu trovato e identificato, essa ebbe un crollo ps.ichico e fu ricoverata in un ospedale psichiatrico nel quale rimase. Il bambino arrivò al nostro asilo residenziale, apparentemente normale, e si inserl nella vita e nei giochi degli altri bambini. Non dava alcun segno dell'esperienza che aveva vissuta, non riuscivamo a fargliela verbalizzare, n~ a riprodurla nel gioco. L'unico sintomo che ri manifestò fu una tendenza ad avere un interesse ipocondriaco riguardo a sé stesso. Temeva di prendersi un nffreddore e si avvOup-
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COMMU!n SUl. TRAUMA •SlCSICO
pava nel cappotto e con una tciarpa, anche se faceva caldo. Se gli si diceva di non imbacuccarsi tanto, rifiutava semplicemente con la spiegazione: "Mia mamma non vorrebbe che mi prendessi un raffreddore." Evidentemente, cg1i usava il meccanismo dell'Io d'identi· fi.carsi con la madre assente e faceva da madre a s~ stesso. Per sei mesi egli visse cosl, esternamente normale, ma internamente interpretando, in una, la parte di madre e figlio. Poi, in occasione di una lieve malattia ricorrente, quando era confortevolmente sistemato neU'infermcria affidato alle cure dell'infermiera, comineib a giocare al bombardamento servendosi dei piccoli giocattoli che gli venivano dati su un vassoio. Gradualmente gli avvenimenti furono riammessi ne11a coscienza: la morte del padre, la scomparsa della madre, la quale, nella sua mente, era andata a raggiungere il padre morto. Poté allora vcrbalizzare eib che, fino a quel momento, era stato contenuto nel sintomo ipocondriaco. Il problema che si pone qui è se questo bambino sia stato traumatizzato ne1 vero senso del termine. In linguaggio comune, saremmo propensi ad affermarlo. Dal punto di vista metapsicologico non· c'è dubbio che il suo Io rimase in azione e che fu usato un meccanismo dell'lo Q'identificazione) per far fronte all'esperienza. Noi rincontrammo il nostro ragazzino dopo un intervallo di quasi vent'anni. Allevato dai nonni in Irlanda, dopo aver lasciato il nostro asilo, egli era diventato un soldato grande e grosso, nel quale nes· suno avrebbe potuto riconoscere il delicato bambino di un tempo. Tuttavia, è facile immaginare che non fosse immune da crolli psi· chici, data l'esperienza di una guerra e dci bombardamenti che è ;maloga alla sorte del padre o, forse, l'incidenza della malattia mentale e la perdita oggettuale di una moglie che ripete la malattia della madre e l'abbandono di lui. Ripetizione Riguardo all~"elaborazione ripetitiva'", dovremmo distinguere fra due tipi di ripetizione. Una è un meccanismo dell'lo, che ripete un'esperienza con variazioni utili aJia sua assimilazione, come il volgere un'esperienza passiva in esperienza attiva. L'altra è un processo precedente alla formazione dell'Io, cioè la coazione a ripetere pura e semplice.
:J· Riepilogo Dnale
Vorrei riassumere le mie ultime affermazioni in forma personale, riepilogando sotto un numero limitato di titoli le acquisizioni che ho derivate dalla nostra discussione sul trauma. Definizione del concetto di trauma Come chiunque altro, sono stata incline fino ad oggi ad usare il termine •trauma• in modo piuttosto vago, ma in futuro mi sari. più facile evitare di farlo. Ogni volta che sarb tentata di definire "traumatico" un avvenimento nella vita sia di un bambino sia di un adulto, mi porrò qualche ulteriore domanda. Penso che l'episodio sia stato perturbante? Che sia stato importante nell'alterare il corso dello sviluppo successivo? Che sia stato patogeno? Oppure intendo traumatico nel senso stretto del termine, cioè sconvolgente, distruttivo, causa di disgregazione interna per aver interrotto il funzionamento dell'Io e hl mediazione dell'lo? Prove del trauma Se teniamo ferma l'eventualiti che ho nominata per ultima, si pongono in primo piano alcuni problemi ulteriori, e precisamente quelli che riguardano le prove contenute nel materiale clinico. Considererei prova di un avvenimento traumatico realmente verificatosi, come reazione immediata ad esso, uno stato di paralisi dell'azione, di torpore del sentimento; nel caso di un bambino, uno scoppio di collera, risposte fisiche attraverso il sistema nervoso vegetativo in luogo di reazioni psichiche. Cib che tutte hanno in comune è che sono «sub-nonnali" dal punto di vista dell'Io, e percib significano che il funzionamento dell'Io è stato fennato e che l'orpnismo è stato riS05pinto all'uso di modi di funzionamento arcaici, precedenti all'Io. Caratterizzazione dell'offesa all'Io Se hl prova di una o più di tali reazioni è sufficiente e definisce, secondo me, l'incidenza del trauma, altri aspetti devono essere chiariti. Da quale direzione è stato lanciato l'attacco di cui l'lo è caduto vittima? La minaccia - insupembile - provcniw, in prima istanza, dal mondo esterno, oppure era presente una costellazione. nel mondo interno, che l'lo non riuscl a sormontare tanto da crollare completa-
mente? Sono stati soltanto gli accadimenti interni a darC un significato a quelli C$terni, o viceversa? Da un punto di vista teorico è della massima importanza l'attribuzione della responsabilità patogena al settore giusto, ma, dal punto di vista clinico, è uno tra gli interrogativi a cui è più difficile rispondere. · Problemi di qualità Nel valutare il significato interno dell'evento traumatico, devo rammentare di non )asciarmi confondere dalla valutazione data dalla vittima dell'avvenimento. Il trauma può essere derivato da una privazione. da una ferita, da un incidente, da un'aggressione, o da una punizione dcliber:atamente in8itta da persone dell'ambiente circostante. Internamente, può essere inteso cOme realizzuionc di una paura della fantasia, o come appagamento eccessivo di una fantasia di desiderio. quest'ultima in sintonia o in distonia con l'lo, adeguata o inappropriata alla fase. Non mi aspetterei che questo significato intemo si riveli se non durante il processo analitico. Portata del risultato traumatico Vorrei inoltre determinare la misura in cui l'Io è stato messo fuori combattimento dall'evento traumatico, e cioè la durata del disturbo e la sU:J. portata. La disfunzione è soltanto parziale oppure genera· lizzata? Ci sono parti del funzionamento dell'Io rimaste intatte, e quali sono? .E soprattutto, resta operante qualche difesa o, fone, tutta l'organizzazione difensiva è ridotta semplicemente al livello più primitivo? Tali regressioni non dovrebbero essere confuse con una sospensione totale del funzionamento dell'Io e confutare l'accadimento di un trauma nel senso più stretto del termine. Guarigione dal trauma Un altro aspetto importante che va preso in considerazione è il modo in ·cui si supera un evento traumatico, cioè il possibile ripristino del funzionamento dell'lo dopo la sua sospensione. Farò ricorso a prove cliniche per dare risposta a problemi come: la guarigione è istantanea, rapida, lenta, oppure -ancora più importante- può esserci guarigione? Con quali mezzi viene ottenuta, e la transizione da un funzionamento precedente l'Io a un funzionamento dell'Io (ad esempio, dalla coazione a ripetere al diniego, o dal meccanismo passivo a un meccanismo attivo) è una transizictne subitanea oppure
graduale? Mi sarà probabilmente difficile, in molti casi, distinguere fra un residuo funzionamento dell'lo c il ricupero della funzione, che potrebbe apparire uguale in base al materiale clinico. Stato posteriore alla guarigione Sarà mio compito successivo confrontare la condizione del paziente (bambino o adulto) dopo la guarigione con il livello di sviluppo de11a personalità che esisteva prima che intervenisse il trauma. Specialmente nel caro dci bambini, occorre rispondere alle seguenti domande: la guarigione ~ completa per quanto riguarda il livello evolutivo? Il funzionamento dell'lo ~ ripreso a un livello regredito, oppure i risultati traumatici devono considerarsi "costruttivi" nel senso che, durante il periodo di sospensione dell'lo, sono stati fatti progressi evolutivi, come talvolta accade che si verifichino anche durante il sonno, una malattia ecc.? In altre parole, in che misura l'attività dell'lo ~ stata interrotta, danneggiata, o invece aiutata dal trauma? Considerazioni dello sviluppo Inoltre, nel caso dei bambini, sarà necessario porre l'evento traumatico in rapporto con l'insieme del processo evolutivo c detenninare fino a che punto la maturazione e lo sviluppo progressivo come tali sono stati colpiti nel loro corso. cioè anestati, distorti, deviati dalla sequenza cronologi<:a. consueta dci livelli, stadi e fasi progressivi sotto l'aspetto pulsionale e dell'lo, Sarà più pntdente, a questo riguardo, non contare su una correlazione diretta fra l'importanza del trauma e u.n'interruzione corrispondentemente grave dello sviluppo. Considerazioni diagnostiche Riguardo alla categorizzazione diagnostica, occorre badare di non confondere un episodio traumatico con il suo potenziale risultato, cioè la nevrosi traumatica. Per mio uso personale sono decisa a riservare il tennine di "nevrosi traumatica" a quei casi nei quali tutta la patologia, o almeno la maggior parte di essa, deve essere considerata conseguenza diretta dell'evento traumatico e corrisponde a tentativi di assimilarlo. Nella pratica clinica, non dobbiamo sorprenderei di scoprire che simili casi puri sono molto più rari di quegli stati misti nei quali l'evento traumatico diventa patogeno principalmente facendo scattare un .comune conRitto nevrotico o una nevrosi che restava inattiva.
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Scritti 1922-1943 PrcscntnioMcliLottieM.Ne..lftln Fanllsitcli pcu:0151: e *"l"i a occhi apali (19n} QuUro con~u:nzc sull'analisi inflnl~e (1916) Quttro c:on~rnze eli p$icooa1lisl per inscenanti e pnitoti h9sol L'inlv»> dtlb malaUil Dica sulla Yila psichica del bombino h9sol L'la e i mecanismi eli difesa (19!16) l'roblemlden'anaUslclidattica(•9Jil Bambini scna fami&lia h941l
Volume 2 Scritti 1945-1~ lnclicaUcmipcrl'onolis.iiafanU1e(s94sl Lo stllclio Jllil:ooulilico 4ei o!istarbi lnfant~i deU'alimentaz;ane ho~G) Alcunitiplclt.lo!icliclilaobll:llllcntosoc:il\c(l949) Alcaneclillicolll nel npparto del pradolcsceatecon ipnitori (1949) li contributo clelb JMicoanalirialb JllicolOiia pnctiu (1950) Osserw.ionisullosviluppaillbntile(s9tol Un esperimcntodiNac:~ziD:QediP11ppa(a9S•I llcoac:attocii•mailrt:theni:Spinae•(•9W IIC1111tributoobtoollapsiclwplisi4ai1'11$>1!MZionecliu:ttadeibilllbini(1957) Otscrvnione del bambino c pmoisione dello t"ilupPO: conferma commelnlh'ltio:~ in 01101e ciiEmstXri1(1951) Adolatc:~~a(l957)
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Risposte a doNndo:di jdiatri (low) La f1111~ione della rqrnsiau nello sYiluppo psichi«~ 1•96JI
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Cure miden1ioli e care del bombino ill allidll111tnto (19UJ L'adoiCKCnza
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Mc:~t~inmlto(•o67l
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