William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt William L. Shirer Storia del Terzo Reich Giulio Einaudi editore Q/51
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt William L. Shirer Storia del Terzo Reich Giulio Einaudi editore Q/51
INDICE p. xui 2 13 19 23 34 5° 60 65 68 71 78 85 101 108 irò Premessa Elenco delle abbreviazioni LIBRO PRIMO L'ascesa di Hitler i. La nascita del Terzo Reich L'avvento di Adolf Hitler La giovinezza di Adolf Hitler " II periodo più triste della mia vita " La formazione ideologica di Adolf Hitler il. Nascita del partito nazista L'avvento del " Fiihrer " ni. Versailles, Weimar e il " putsch " della birreria L'ombra di Versailles La Germania divisa in due La rivolta in Baviera II " putsch " della birreria II processo per alto tradimento iv. Hitler e le basi dell'ideologia nazista Le basi storiche del Terzo Reich Le basi ideologiche del Terzo Reich La singolare vita e le opere di H. S. Chamberlain
129 136 142 148 LIBRO SECONDO Trionfo e consolidamento V. La via verso il potere (1925-1931) Entra in scena Paul Joseph Goebbels Un intermezzo romantico e distensivo nella vita di Adolf Hitler La grande crisi del 1929 e il nazismo Vili Indice p. 165 vi. Gli ultimi mesi della Repubblica (1931-1933) 171 Hitler contro Hindenburg 180 II fiasco di Franz von Papen 193 L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher 208 vii. La nazificazione della Germania (1933-1934) 211 L'incendio del Reichstag 216 " Gleichschaltung ": il " coordinamento " del Reich 225 " Non vi sarà una seconda rivoluzione! " 229 L'esordio della politica estera nazista 235 La purga cruenta del 30 giugno 1934 248 La morte di Hindenburg Vili. La vita nel Terzo Reich (1934-1937) La persecuzione delle Chiese cristiane La nazificazione della cultura II controllo della stampa, della radio e del cinema L'educazione nel Terzo Reiah L'agricoltore nel Terzo Reich [L'economia nel Terzo Reich La schiavitù del Pagina 1
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lavoro La giustizia nel Terzo Reich II governo nel Terzo Reich LIBRO TERZO Verso la guerra mondiale 307 ix. I primi passi (1934-1937) 309 La violazione del trattato di Versailles 312 La sorpresa del sabato 318 II colpo di mano in Renania 329 1937: " Nessuna sorpresa " 332 La fatale decisione del 5 novembre 1937 340 x. Uno strano e fatale intermezzo: la caduta di Blomberg Fritsch, Neurath e Schacht 342 La caduta del feldmaresciallo von Blomberg 346 La caduta del generale barone Werner von Fritsch 355 XI. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 358 12 febbraio 1938: l'incontro di Berchtesgaden 364 Quattro settimane di agonia: 12 febbraio - n marzo 1938 370 II crollo di Schuschnigg Indice IX
392 396 401 408 421 427 439 441 451 459 469 471 478 485 xii. Verso Monaco La prima crisi: maggio 1938 I generali esitano Nascita di una cospirazione contro Hitler 15 settembre 1938: Chamberlain a Berchtesgaden Chamberlain a Godesberg: 22-23 settembre L'undicesima ora II " mercoledì nero " e il complotto Halder contro Hitler La resa di Monaco: 29-30 settembre 1938 Le conseguenze di Monaco xiii. La fine della Cecoslovacchia " La settimana dei cristalli " La Slovacchia " conquista l'indipendenza " II dottor Hacha alla prova 498 504 506 510 514 519 525 527 533 540 543 550 552 559 561 566 574 5/8 584 593 599 606 612 617 634
xiv. L'ora della Polonia Una piccola aggressione Ai ferri corti con la Polonia II " caso bianco " La risposta di Hitler a Roosevelt L'intervento della Russia: I II patto d'Acciaio 23 maggio 1939: l'irrevocabile decisione di Hitler L'intervento della Russia: II Piani per una guerra totale L'intervento della Russia: III . Esitazioni fra gli alleati della Germania Ciano a Salisburgo e all'Obersalzberg: n, 12 e 13 agosto xv. Il patto germano-sovietico 14 agosto: la conferenza militare all'Obersalzberg 15-21 agosto 1939: le conversazioni nazi-sovietiche La conferenza militare del 22 agosto 1939 Le trattative alleate a Mosca a un punto morto 23 agosto 1939: Ribbentrop a Mosca xvi. Gli ultimi giorni di pace Mussolini indietreggia Gioia e confusione tra i " cospiratori " Gli ultimi sei giorni di pace La Germania e la Gran Bretagna all'undicesima ora L'ultimo giorno di pace
Indice Pagina 2
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt p. 648 xvii. L'inizio della seconda guerra mondiale 654 L'intervento all'ultima ora di Mussolini 659 Dalla guerra di Polonia alla seconda guerra mondiale LIBRO QUARTO Dai trionfi iniziali alla grande svolta 679 xvin. Il crollo della Polonia 680 L'invasione russa della Polonia 689 xix. Il Sitzkrieg a occidente 692 L'affondamento deWAthenia 695 Hitler propone la pace 704 II " complotto " di Zossen per rovesciare Hitler 709 Un ratto nazista e una bomba nella birreria 712 Hitler parla ai generali 716 II terrore nazista in Polonia: la prima fase 721 Attriti fra i regimi totalitari 732 xx. La conquista della Danimarca e della Norvegia 734 La comparsa di Vidkun Quisling 743 Hitler s'incontra con Sumner Welles e con Mussolini 751 Nuovo insuccesso dei cospiratori 754 L'occupazione della Danimarca e della Norvegia 760 I norvegesi resistono 766 Le battaglie per la Norvegia 775 xxi. Vittoria a occidente 779 Piani contrastanti 782 La guerra delle sei settimane: io maggio - 25 giugno 1940 783 La conquista dell'Olanda 786 La caduta del Belgio e l'intrappolamento degli eserciti anglo-francesi 791 La capitolazione di re Leopoldo 794 II miracolo di Dunkerque 801 II crollo della Francia 802 II " duce " pugnala alle spalle la Francia 804 II secondo armistizio di Compiègne 810 Hitler perora la pace 823 xxii. L'operazione " leone marino " e la fallita invasione dell'Inghilterra 840 La battaglia d'Inghilterra Indice xi " 848 Se l'invasione fosse riuscita 851 Appendice: il complotto nazista per rapire il duca e la duchessa di Windsor 860 xxiil. Barbarossa: il turno della Russia 867 Molotov a Berlino 880 Sei mesi di delusioni 889 " II mondo tratterrà il fiato " 891 Preludio nei Balcani 898 II terrore pianificato 903 La fuga di Rudolf Hess 907 La situazione critica del Cremlino 924 xxiv. La corrente cambia direzione 930 La grande avanzata verso Mosca 943 xxv. Il turno degli Stati Uniti 950 " Evitare incidenti con gli Stati Uniti! " 955 II Giappone fa il suo giucco 961 Alla vigilia di Pearl Harbor 965 Hitler dichiara la guerra agli Stati Uniti 970 ti dicembre: Hitler parla al Reichstag 977 xxvi. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 977 I cospiratori riappaiono 983 Le ultime grandi offensive tedesche 988 L'offensiva tedesca dell'estate 1942 in Russia 994 La prima disfatta: El Alamein e gli sbarchi anglo-americani looo II disastro di Stalingrado LIBRO QUINTO II principio della fine 1015 xxvii. Il Nuovo Ordine 1020 II saccheggio nazista dell'Europa 1024 II lavoro coatto nel Nuovo Ordine Pagina 3
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1029 I prigionieri di guerra 1033 II regime del terrore nazista nei paesi occupati 1040 La " soluzione finale " 1044 I campi di sterminio " II ghetto di Varsavia non esiste più " Gli esperimenti medici 1067 La morte di Heydrich e il massacro di Lidice XII Indice p. 1074 xxvni. La caduta di Mussolini 1094 xxix. Lo sbarco alleato in occidente e il fallito attentato a Hitler 1099 1109 1118 1124 1127 1131 L'" operazione Lampo " La missione del conte von Stauffenberg 6 giugno 1944: l'invasione anglo-americana La cospirazione dell'undicesima ora I preparativi dell'attentato II 20 luglio 1944 La sanguinosa vendetta 1173 "77 1187 LIBRO SESTO La caduta del Terzo Reich xxx. La conquista della Germania L'ultimo disperato tentativo di Hitler II crollo delle armate tedesche 1197 xxxi. " II crepuscolo degli dèi ": gli ultimi giorni del Terzo Reich t 1201 L'ultima grande decisione di Hitler 1205 Gò'ring e Himmler cercano di prendere le redini 1209 Gli ultimi due visitatori del " Bunker " 1214 Le ultime volontà e il testamento di Hitler 1222 La morte di Hitler e della sua sposa 1228 La fine del Terzo Reich 1231 Breve epilogo 1237 1247 Bibliografìa Indice dei nomi PREMESSA Benché abbia vissuto e svolto la mia attività nel Terzo Reich durante la prima metà della sua breve esistenza, e abbia avuto modo di osservare direttamente Adolf Hitler nel corso del consolidamento del suo potere dittatoriale in questa grande, sconcertante nazione, e poi durante la sua marcia verso la guerra e la conquista, pure la mia esperienza personale non mi avrebbe spinto a tentare di scrivere questo libro, se alla fine della seconda guerra mondiale non si fosse verificato un avvenimento unico nella storia. Questo avvenimento è stato il sequestro di tutti gli archivi segreti del governo tedesco, compresi i documenti del Ministero degli Esteri, dell'Esercito e della Marina, del Partito nazionalsocialista e della polizia segreta di Stato di Heinrich Himmler. Mai, forse, prima d'oggi, un fondo di tale importanza era caduto nelle mani degli storici contemporanei. Nel passato ogni grande Stato aveva conservato i propri archivi anche quando era stato sconfitto in guerra e una rivoluzione ne aveva rovesciato il governo - come accadde alla Germania e alla Russia nel 1918-6 alla fine erano stati pubblicati solo i documenti che potevano servire agli interessi del nuovo regime subentrato al vecchio. Il rapido crollo del Terzo Reich nella primavera del 1945 fece cadere nelle mani degli Alleati un'ingente quantità di documenti segreti e di altro materiale di valore incalcolabile: diari privati, resoconti di colloqui e di conferenze di carattere particolarmente riservato, carteggi e perfino registrazioni di conversazioni telefoniche dei capi nazisti compiute da un ufficio speciale del Ministero dell'Aviazione creato da Hermann Goring. Pagina 4
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il generale Franz Halder, per esempio, aveva tenuto un diario voluminoso, stenografato col sistema Gabelsberger, con annotazioni non solo giornaliere ma perfino ora per ora. Esso costituisce una fonte di notizie, in forma concisa, unica nel suo genere, per il periodo 14 agosto 1939-24 settembre 1942, durante il quale Halder, nella sua qualità di capo di Stato maggiore dell'esercito, ebbe quotidiani contatti diretti con Hitler e gli altri dirigenti della Germania nazista. Dei diari tedeschi, esso è senz'alerò il più rivelatore; ma ve ne sono anche altri di grande valore, come quelli del dot-tor Joseph Goebbels, ministro della Propaganda e compagno di partito vicinassimo a Hitler, e del generale Alfred Jodl, capo del reparto operazioni dell'alto comando delle forze armate (OKW). Inoltre, vennero afta luce i
xiv Premessa diari dello stesso OKW e dell'alto comando della marina. I sessantamila incartamenti degli archivi della marina tedesca sequestrati a Schloss Tambach, presso Coburgo, contengono praticamente tutte le segnalazioni, i giornali di bordo, i diari, i memorandum, ecc. della flotta germanica lungo il periodo che va dal 1868, anno in cui fu creata la moderna marina tedesca, sino all'aprile 1945, data in cui tali documenti furono scoperti e sequestrati dagli Alleati. Le quattrocentottantacinque tonnellate di documenti del Ministero tedesco degli Esteri, sequestrate dalla prima armata statunitense in vari castelli e miniere dei monti dello Harz, dove stavano per essere bruciate per ordine di Berlino, non solo coprono tutto il periodo di storia del Terzo Reich, ma risalgono all'inizio del Secondo Reich bismarckiano includendo anche la Repubblica di Weimar. Dopo la guerra, tonnellate di documenti nazisti furono custoditi per molti anni, in casse suggellate, in un grande magazzino dell'esercito statunitense di Alexandria, in Virginia, senza che il nostro governo mostrasse il minimo interesse ad aprire le casse, se non altro per accertare che cosa potevano contenere su un piano documentario di valore storico. Finalmente dieci anni dopo il loro sequestro, nel 1955, grazie all'iniziativa dell'American Historical Association e di alcuni istituti privati, le casse dei documenti di Alexandria vennero aperte e un numero purtroppo esiguo di studiosi, con l'aiuto di un gruppo di collaboratori e con mezzi inadeguati, si mise al lavoro esaminando e fotografando i documenti prima che il governo americano, dimostrando in ciò una gran fretta, li restituisse alla Germania. Risultarono una fonte ricchissima. Grande valore hanno i verbali stenografici parziali di cinquantun " conferenze del Fiihrer " sulla situazione militare, così come fu vista e discussa giorno per giorno al quartier generale di Hitler; nonché il testo completo delle conversazioni che durante l'ultimo conflitto " il signore nazista della guerra " ebbe a tavola coi suoi vecchi compagni di partito e i suoi segre-tari: i primi furono recuperati tra i resti bruciacchiati di alcuni documenti di Hitler a Berchtesgaden da un ufficiale del servizio segreto della centune-sima divisione aereotrasportata statunitense, il secondo fu trovato fra le carte di Martin Bormann. Centinaia di migliaia di documenti tedeschi sequestrati furono raccolti in gran fretta a Norimberga per essere usati come prove nel processo contro i principali criminali di guerra nazisti. Avendo seguito in qualità di giornalista la prima parte del processo, raccolsi fasci di copie ciclostilate, e in seguito mi procurai i quarantadue volumi stampati delle testimonianze e dei documenti, integrati dai dieci volumi delle traduzioni inglesi di molti importanti incartamenti. Prezioso risultò anche il testo dei documenti pubblicati in una serie di quindici volumi dedicati ai dodici successivi processi di Norimberga, benché in tali volumi molti documenti e molte testimonianze siano stati omessi. Oltre a questa raccolta' senza precedenti di documenti, vi sono infine i verbali dei minuziosi interrogatori subiti da ufficiali e funzionari tedeschi del partito e del governo, nonché le loro testimonianze giurate rese più tardi Premessa xv in diversi processi del dopoguerra; esse contengono un materiale mai fornito, a mio parere, da fonti analoghe dopo altre guerre. Naturalmente io non ho letto tutta questa immensa documentazione, trattandosi di un'impresa che va assai oltre le possibilità di una sola persona. Mi sono tuttavia inoltrato in una parte considerevole di essa, anche se il mio lavoro è stato ritardato (come quello d'ogni altro vendemmiatore in questa vasta vigna) Pagina 5
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dall'assenza di indici adatti allo scopo. Stupisce quanto poco quelli di noi - giornalisti o diplomatici - che soggiornarono in Germania nel periodo nazista, conobbero veramente quel che si svolgeva dietro la facciata del Terzo Reich. Per sua natura, ogni dittatura totalitaria lavora nel più grande segreto e sa come nascondere tale segreto agli sguardi indiscreti degli estranei. Era stato abbastanza facile annotare e descrivere gli avvenimenti - singolari e spesso ripugnanti - che si svolgevano nel Terzo Reich: l'assunzione del potere da parte di Hitler, l'incendio del Reichstag, la purga cruenta che costò la vita a Rohm, l'Anschluss austriaco, la resa di Chamberlain a Monaco, l'occupazione della Cecoslovacchia, gli attacchi contro la Polonia, la Scandinavia, l'Occidente, i Balcani e la Russia, gli orrori dell'occupazione nazista, dei campi di concentramento e della liquidazione degli ebrei. Ma le decisioni fatali prese segretamente, gli intrighi, i tradimenti, i moventi e le aberrazioni che condussero a tutto ciò, la parte svolta dietro le quinte dai principali protagonisti, le proporzioni del terrore da essi esercitato e le tecniche usate nell'organizzarlo - queste, e molte altre cose ancora, erano rimaste celate prima che i documenti segreti tedeschi venissero in luce. Qualcuno può ritenere che sia ancora prematuro il tentativo di scrivere una storia del Terzo Reich, e che tale compito spetti a una successiva generazione di scrittori, cui il tempo permetta di vedere le cose nella giusta prospettiva. Questa è l'idea che vidi prevalere soprattutto in Francia. Quando mi recai in quel paese per svolgere alcune ricerche, mi sentii dire che la storiografia non può stabilire nulla di preciso sugli avvenimenti posteriori all'età napoleonica! C'è molta verità in questo punto di vista. La maggior parte degli storici ha fatto passare cinquanta, cento anni e anche più prima di mettersi a trattare di un paese, di un impero, o di un'intera epoca. Ma ciò non è forse accaduto soprattutto perché era occorso tutto quel tempo prima che i documenti corrispondenti venissero alla luce e fornissero agli storici il materiale autentico di cui abbisognavano? E se, da un lato, si veniva così a raggiungere una esatta prospettiva storica, d'altro canto non è forse vero che qualcosa andava perso, cioè la conoscenza diretta, da parte degli autori, della vita e dell'atmosfera dei tempi e delle figure storiche che essi intendevano ricostruire? Nel caso del Terzo Reich - un caso unico davvero - quasi tutto il materiale documentario si è reso disponibile in seguito al crollo della Germania, e.s.'^. arricchito, in seguito, grazie alle testimonianze dei suoi capi militari e civili superstiti, testimonianze rese, in certi casi, prima che fossero giustiziati. •Basandomi su queste fonti eccezionali divenute cosf presto utilizzabili e sui xvi Premessa ricordi della vita nella Germania nazista, delle figure, della condotta e del carattere degli uomini che la governarono - soprattutto di Adolf Hitler -ancor vivi nella mia mente e nel mio cuore, ho dunque deciso di tentare di scrivere la storia dell'ascesa e della caduta del Terzo Reich. " Io ho vissuto tutta la guerra, - notò Tucidide nella sua Storia della guerra del Peloponneso, una delle più grandi opere di storia di tutti i tempi, avendo un'età che mi permetteva di capire gli avvenimenti e su questi concentrando la mia attenzione per conoscerne l'esatta verità ". Non sempre mi è stato possibile, e comunque è stato estremamente difficile, conoscere l'esatta verità sulla Germania di Hitler. Se la valanga del materiale documentario mi ha consentito di procedere lungo la via della verità più di quanto non sarebbe parso possibile vent'anni or sono, la sua stessa vastità può spesso confondere. E in tutti i racconti e in tutte le testimonianze umane sono inevitabili contraddizioni sconcertanti. Non v'è dubbio che di tanto in tanto serpeggino, nelle pagine di questo libro, i miei pregiudizi personali, frutto inevitabile delle mie esperienze e della mia stessa formazione intellettuale. Io detesto per principio ogni dittatura totalitaria e mi sono trovato ad aborrire più che mai quella hitleriana, per essere vissuto in essa e aver assistito personalmente ai suoi odiosi attentati contro lo spirito umano. In questo libro, comunque, ho cercato di essere rigidamente oggettivo, ho lasciato che i fatti parlassero da sé e ho indicato le fonti da me utilizzate per ciascuno di essi. Non vi sono episodi, scene o citazioni dovuti ^lla mia immaginazione; tutto, in questo libro, si basa su documenti, sul racconto di testimoni oculari o su mie osservazioni personali. Nei pochi punti dove ho supplito alla mancanza di fatti con qualche mia congettura, l'ho sempre indicato esplicitamente. Pagina 6
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non dubito che le mie interpretazioni saranno oggetto di molte contestazioni. È cosa inevitabile, perché le opinioni non sono mai infallibili. Quelle che qui mi sono arrischiato a proporre per rendere più chiara ed esauriente la narrazione sono semplicemente le conclusioni più accettabili cui mi è parso di poter pervenire in base alle prove raccolte, alle conoscenze e alle esperienze avute. Probabilmente Adolf Hitler è stato l'ultimo dei grandi avventurieri-conquistatori, sulla falsariga di un Alessandro, di un Cesare e di un Napoleone; e il Terzo Reich l'ultimo degli imperi costruiti lungo la via già intrapresa dalla Francia, da Roma e dalla Macedonia. Il sipario è calato su tali episodi della storia con l'improvvisa invenzione della bomba all'idrogeno, dei missili balistici e dei razzi lunari. Nella nostra nuova era caratterizzata da terribili ordigni letali e che ha soppiantato con tanta rapidità l'epoca precedente, una guerra aggressiva, se scoppiasse, sarebbe scatenata da piccoli pazzi suicidi premendo semplicemente un pulsante elettronico. Una guerra del genere non potrà durare a lungo e sarà certamente l'ultima. Non vi saranno né conquistatori né conquiste, ma soltanto le ossa carbonizzate dei morti su un pianeta deserto. Ringraziamento. Benché per questo libro, come per tutti gli altri da me scritti, io abbia fatto ricerche personali e seguito un mio schema, pure vado debitore a varie persone e istituzioni per il generoso aiuto da esse concessomi durante i cinque anni che mi occorsero per stenderlo. Il compianto Jack Goodman, della casa editrice Simon & Schuster, e Joseph Barnes, redattore della stessa casa, mi hanno spinto ad intraprendere il lavoro, e Barnes, mio vecchio amico del periodo in cui eravamo entrambi corrispondenti di giornali in Europa, mi ha incitato a continuare, nonostante molti miei tentennamenti, aiutandomi ogni volta con utili critiche. Il dottor Fritz T. Epstein, della Biblioteca del Congresso, acuto e autorevole studioso per quel che riguarda i documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati, mi ha guidato in mezzo alle montagne delle carte tedesche. In ciò, anche molti altri mi sono stati d'aiuto, fra cui Telford Taylor, presidente del collegio di accusa nei processi di Norimberga ai criminali di guerra, che ha già pubblicato due volumi sulla storia militare del Terzo Reich. Egli mi ha prestato documenti e libri della sua collezione privata e mi ha dato molti buoni consigli. Il professore Oron J. Hale, dell'Università della Virginia, presidente del Comitato americano per lo studio dei documenti di guerra, creato dall'Associazione Storica Americana, mi ha additato molto materiale utile, compresi i risultati di alcune sue ricerche, e in una calda giornata dell'estate 1956 mi ha reso un segnalato servizio tirandomi via dalla sala dei manoscritti della Biblioteca del Congresso e esortandomi con severe parole a tornare alla stesura del libro, a meno che non volessi passare tutto il resto della mia vita a esaminare i documenti tedeschi, il che avrebbe potuto benissimo accadere. Il dottor G, Bernard Noble, capo della sezione storica del Dipartimento di Stato, e Paul R. Sweet, funzionario dei servizi stranieri del Dipartimento, che è stato uno dei redattori americani che hanno curato l'edizione dei Documents on German Foreign Policy, mi ha parimenti aiutato guidandomi attraverso il labirinto dei documenti nazisti. Aiuti generosi mi sono stati poi dati dalla signora Hildegard R. Boeninger per corrispondenza, e dalla signora Agnes F. Peterson personalmente, l'una e l'altra della Hoover Library della Stanford University. Al Dipartimento dell'esercito il colonnello W. Hoover, capo effettivo dell'ufficio per la storia militare, e un suo collaboratore, Detmar Finke, mi hanno segnalato le relazioni militari tedesche più utili ai miei scopi, fra tutte quelle di cui tale ufficio possiede una collezione unica nel mondo. Hamilton Fish Armstrong, direttore di " Foreign AfFairs ", si è offerto di rivedere personalmente il presente libro: al pari di Walter H. Mallory, allora direttore dell'esecutivo della Commissione per le relazioni con l'estero. Sono assai grato alla Commissione, a Frank Altschul e alla Overbrook Foundation per la generosa elargizione che mi ha permesso di dedicare tutto il mio tempo a quest'opera nell'ultimo anno della sua stesura. Devo anche ringraziare il personale dell'eccellente biblioteca della Commissione, al quale ho dovuto rivolgere molte tediose domande: e ne ho dovute rivolgere anche al Personale della New York Society Library, che tuttavia si è dimostrato assai paziente e comprensivo. Lewis Galantière e Herbert Kriedman sono stati così cortesi da voler leggere in XVIII Pagina 7
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ringraziamento manoscritto gran parte del libro, facendomi poi preziose critiche. Il colonnello Truman Smith, che era stato addetto militare all'ambasciata americana di Berlino quando Adolf Hitler iniziò la sua carriera politica, nei primi anni del '20, e anche dopo che fu salito al potere, ha messo a mia disposizione alcuni dei suoi quaderni e dei suoi rapporti che illuminano i primordi del nazionalsocialismo e certi aspetti che in seguito tale movimento presentò. Sam Harris, già membro del collegio americano di accusa a Norimberga e attualmente procuratore a New York, mi ha dato modo di consultare i volumi degli atti dei processi celebrati a Norimberga contro i principali criminali di guerra (TMWC), insieme a molto altro materiale inedito. Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore generale tedesco durante i primi tre anni della guerra, è stato cosi gentile da rispondere alle mie domande e da indicarmi il modo di pervenire a varie fonti tedesche. Altrove ho già menzionato il valore che ha avuto per me il suo diario inedito, di cui ho tenuto sempre una copia sottomano durante la stesura di gran parte del presente libro. George Kennan, che fu in servizio all'ambasciata americana a Berlino all'inizio della guerra, mi ha rinfrescato la memoria su certi punti di interesse storico. Molti vecchi amici, amiche e colleghi del periodo trascorso in Europa, come John Gunther, M. W. Fodor, Kay Boyle, Sigrid Schultz, Dorothy Thomson, Whit Burnett e Newell Rogers, hanno discusso con me vari aspetti del libro, con mio grande profitto. E Paul R. Reynolds, mio agente letterario, ha saputo incoraggiarmi nei momenti in cui ne avevo maggior bisogno. Infine devo molto a mia moglie, che con la sua conoscenza delle lingue straniere, con i suoi precedenti personali europei e con la sua esperienza della Germania e dell'Austria mi è stata di grande aiuto nella mia ricerca, oltre che nello scrivere e nel verificare le notizie. Le nostre due figlie, Inga e Linda, in vacanza dal collegio, mi sono state assai utili in una quantità di lavori indispensabili ma faticosi. Esprimo la mia riconoscenza a tutti coloro che ho qui nominato e a tutti quegli altri che, in un modo o nell'altro, mi hanno aiutato. Quanto alle deficienze e agli errori del libro, la responsabilità, naturalmente, è soltanto mia. STORIA DEL TERZO REICH Ho spesso provato un'amara tristezza nel pensare al popolo tedesco, un popolo così degno di stima nei singoli individui e cosi miserabile nel suo insieme. GOETHE Hitler era il destino della Germania e questo destino non potè essere arrestato. WALTHER VON BRAUCHITSCH feldmaresciallo e comandante in capo dell'esercito tedesco dal 1938 al 1941 Potranno passare mille anni, ma la colpa della Germania non sarà cancellata. HANS FRANK governatore generale della Polonia: parole da lui pronunciate prima di essere impiccato a Norimberga Coloro che non ricordano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo. GEORGE SANTAYANA Elenco delle abbreviazioni. VBrFP Documents on British Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri britannico. DDI Documenti diplomatici italiani - tratti dagli archivi del governo italiano. DGFP Documenti on German Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. FONA Fiihrer Conferences on Naval Affairs - resoconti sommari delle conferenze avute da Hitler col comandante in capo della marina tedesca. NCA Nazi Conspiracy and Aggression - si tratta di una parte degli atti del processo di No-rimberga. ND Atti del processo di Norimberga. NSR Nazi-Soviet-Relations - documenti tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. TMWC Trial of thè Ma/or War Criminale - documenti e testimonianze del processo di Norim-berga. TWC Trials of War Criminah before thè Nuremberg Military Tribunati. libro primo
L'ASCESA DI HITLER Pagina 8
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I. LA NASCITA DEL TERZO REICH Alla vigilia della nascita del Terzo Reich una tensione febbrile s'impossessò di Berlino. Tutti sentivano che la Repubblica di Weimar stava ormai per scomparire. Il suo rapido sgretolarsi era cominciato più di un anno prima. Il cancelliere, generale Kurt von Schleicher, che sulle orme del suo immediato predecessore, Franz von Papen, poco si era curato delle sorti della repubblica e ancor meno del suo sviluppo democratico, aveva governato con decreti presidenziali, senza far ricorso al parlamento, e dopo soli cinquantasette giorni era venuto a trovarsi in una situazione senza via d'uscita. Cosf il sabato 28 gennaio 1933 von Schleicher venne bruscamente destituito dall'anziano presidente della Repubblica, il feldmaresciallo von Hin-denburg. Adolf Hitler, capo dei nazionalsocialisti, che formavano il più forte partito politico della Germania, chiese per sé la carica di cancelliere di quella stessa repubblica democratica che aveva giurato di distruggere. In quel fatale week-end corsero per la capitale voci e congetture fra le più strane e allarmanti: ma nessuna, nemmeno la più cupa, si dimostrò, alla prova dei fatti, lontana dal vero. Secondo certe informazioni, Schleicher, d'accordo col generale Kurt von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, stava preparando un putsch con l'appoggio del presidio militare di Potsdam allo scopo di arrestare il presidente e instaurare una dittatura militare. Si parlava insistentemente di un putsch nazista. Le truppe d'assalto di stanza a Berlino appoggiate dai simpatizzanti nazisti infiltratisi nella polizia, avrebbero dovuto irrompere nella Wilhelmstrasse, la via ove si trovavano il palazzo presidenziale e i ministeri. Si parlava anche di uno sciopero generale. L'indomani, domenica 29 gennaio, circa centomila lavoratori scesero nel Lustgarten, al centro della città, per confermare la loro opposizione alla nomina di Hitler a cancelliere. Uno dei dirigenti operai cercò di prender contatto col generale von Hammerstein per concertare un'azione comune fra l'esercito e le forze organizzate del lavoro qualora Hitler fosse stato designato a capo di un nuovo governo '. Già in un'altra occasione, all'epoca del putsch di Kapp del 1920, era stato lo sciopero generale a salvare la Repubblica quando ormai lo stesso governo aveva dovuto abbandonare la capitale. Hitler passò quasi tutta la notte tra la domenica e il lunedf misurando in lungo e in largo la sua stanza dell'albergo Kaiserhof, situato nella Reichs6 L'ascesa di Hitler kanzlerplatz, a pochi passi dalla Cancelleria2: malgrado un evidente nervosismo, era assolutamente certo che l'ora culminante del suo destino era ormai scoccata. Da circa un mese conduceva trattative segrete con von Papen e gli altri capi della destra conservatrice. Vista l'impossibilità di formare un governo esclusivamente nazista aveva dovuto accettare un compromesso. Avrebbe potuto essere nominato cancelliere in un governo di coalizione i cui membri - otto non nazisti e tre nazisti - si erano accordati con lui per abolire il regime democratico di Weimar. Soltanto l'anziano e ostinato presidente sembrava tener duro. Ancora il 26 gennaio, due giorni prima di quel fatale week-end, l'anziano feldmaresciallo aveva detto al generale von Hammerstein di " non avere alcuna intenzione di nominare ministro della Difesa, e tanto meno cancelliere del Reich, quel caporale austriaco "3. Ma sotto l'influsso del figlio, maggiore Oskar von Hindenburg, di Otto von Meissner, segretario di Stato del presidente, di von Papen e di altri membri della camarilla di palazzo, il presidente aveva cominciato a cedere; aveva ormai ottantasei anni ed era in piena senescenza. Il pomeriggio di domenica 29 gennaio, mentre Hitler in compagnia di Goebbels e di altri suoi collaboratori prendeva il caffè con pasticcini, irruppe Hermann Gbring, presidente del Reichstag e luogotenente di Hitler nel partito nazista, per recare la notizia ormai certa che l'indomani Hitler sarebbe stato nominato cancelliere ". Lunedf 30 gennaio 1933, poco prima di mezzogiorno, Hitler si recò al palazzo della Cancelleria per un incontro con Hindenburg, incontro che doveva dimostrarsi fatale per lui, per la Germania e per il resto del mondo. Da una finestra dell'albergo Kaiserhof, Goebbels, Rohm e altri capi nazisti guardavano ansiosamente la porta del palazzo da dove di lì a poco sarebbe uscito il Pagina 9
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer. " Dall'espressione del suo viso sapremo com'è andata " -disse Goebbels. Essi non erano ancora completamente sicuri: " I nostri cuori erano divisi tra il dubbio, la speranza, la gioia e la disillusione, - avrebbe annotato Goebbels nel suo diario. - Troppe volte eravamo stati delusi per poter credere senz'altro al grande miracolo "5. Ma pochi minuti dopo, assistettero proprio al miracolo: l'uomo coi baffetti alla Charlie Chaplin, l'antico, irrequieto vagabondo dei tempi di Vienna, l'anonimo soldato della prima guerra mondiale, il derelitto di Monaco di Baviera dei primi amari giorni del dopoguerra, il tragicomico capo del putsch della birreria, il tribuno austriaco (non tedesco!), a soli qua-rantatre anni tornava dal prestare giuramento quale cancelliere del Reich germanico. Percorse in macchina i cento metri che separavano la Cancelleria dall'albergo Kaiserhof per raggiungere i suoi vecchi camerati, Goebbels, Goring e le altre camicie brune che l'avevano aiutato lungo l'ardua e tempestosa strada del potere. " Non ci parlò, e nessuno di noi disse parola, - scrisse Goebbels, - ma i suoi occhi erano pieni di lacrime " '. Dal crepuscolo di quella sera fino a dopo mezzanotte, una massa di truppe d'assalto naziste marciò in perfetta parata al lume delle torce per celeLa nascita del Terzo Reicb 7 brare la recente vittoria. Decine di migliaia di " camerati ", schierati in disciplinatissime colonne, sbucarono dall'oscurità del Tiergarten, passando sotto l'arco trionfale della porta di Brandeburgo e lungo la Wilhelmstrasse, accompagnati dal ritmo vibrante delle marce e dal rullio dei tamburi, scandendo a squarciagola le note dello Horst-Wessel-Lied, il nuovo inno, e di altri antichi inni germanici, facendo risuonare il selciato coi loro pesanti stivali, tenendo in alto le torce che formavano un nastro di fuoco illuminante a giorno la via e scatenando gli applausi degli spettatori che s'ammassavano lungo i viali. Da una finestra del suo palazzo, Hindenburg guardava quella massa in marcia, accompagnando col bastone la cadenza delle marce militari, evidentemente lieto di aver scoperto un cancelliere capace d'infiammare il popolo germanico al modo tradizionale. Non sappiamo se l'anziano generale, ormai rimbambito, fosse in grado di presentire anche lontanamente ciò che lui stesso quel giorno aveva scatenato. Secondo una storiella, probabilmente apocrifa, diffusasi rapidamente a Berlino, Hindenburg, nel corso della parata, si sarebbe rivolto a un vecchio generale dicendogli: " Non sapevo che avessimo fatto tanti prigionieri russi ". Pochi passi più in là, affacciato a una finestra della Cancelleria, in preda all'eccitazione e alla gioia, saltellando, facendo scattare continuamente il braccio nel saluto nazista, si trovava Adolf Hitler, che rideva o sorrideva finché gli occhi non gli si riempivano nuovamente di lacrime. Assistendo quella sera a tali eventi un osservatore straniero provò ben altri sentimenti: " II fiume di fuoco scorreva davanti all'ambasciata di Francia, scrisse l'ambasciatore Andre Francois-Poncet. - Col cuore grosso e pieno di tristi presagi, osservai il suo passaggio luminoso "7. Stanco ma felice, Goebbels quella notte tornò a casa alle tre del mattino. Prima di andare a letto scarabocchiò nel suo diario: "È quasi un sogno... un racconto di fate... Il nuovo Reich è nato. Quattordici anni di lavoro sono stati coronati dalla vittoria; la rivoluzione tedesca è finalmente cominciata! "8. Hitler dichiarò che il Terzo Reich, nato il 30 gennaio 1933, sarebbe durato mille anni', e nel linguaggio nazista esso fu sovente designato come l'" Impero dei Mille anni". In realtà, durò appena dodici anni e tre mesi, ma in questo breve lasso di tempo riuscì a provocare un'eruzione più violenta e devastatrice di ogni altra mai registrata dalla storia, innalzando il popolo tedesco al culmine del potere, fino a un punto sconosciuto in più di un millennio, e facendolo assurgere a padrone dell'Europa - dall'Atlantico al Volga, dal Capo Nord al Mediterraneo - per precipitarlo subito dopo in un abisso di distruzione e di desolazione alla fine di una guerra Mondiale che la nazione tedesca aveva provocato a sangue freddo e duranf la quale fu istituito il regno del terrore sui popoli conquistati, con una,9 diata carneficina di vite umane e un'oppressione dello spirito che s; quella delle più selvagge tirannidi di ogni tempo.
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'ascesa di Hitler II fondatore del Terzo Reich, colui che riuscì a governare la Germania senza pietà e con non comune astuzia, portandola ad altezze vertiginose e poi a una fine tremenda, sebbene malvagio era certamente un uomo geniale. È vero che il popolo tedesco era stato misteriosamente predisposto a quell'evento da secoli di esperienza, e che egli trovò in esso uno strumento naturale che seppe plasmare come volle per raggiungere i suoi fini sinistri; ma non c'è dubbio che senza la personalità demoniaca di Adolf Hitler, senza la sua volontà di ferro, i suoi strani istinti, la sua fredda mancanza di scrupoli, la sua intelligenza eccezionale, la sua potente immaginazione e la sua quasi incredibile capacità di dominare uomini e situazioni fino alla fine, quando ebbro di potere e di successi oltrepassò ogni limite, il Terzo Reich non sarebbe mai esistito. " Hitler è uno dei grandi esempi, - osserva Friedrich Meinecke, eminente storico tedesco, - della singolare incalcolabile potenza della personalità nella vita storica " 10. Alcuni tedeschi e, di certo, la gran parte degli stranieri, videro in lui un ciarlatano che s'era impadronito a Berlino del potere; ma per la stragrande maggioranza dei tedeschi Hitler era già circondato, o doveva esserlo in seguito, dall'aureola di condottiero inviato dalla provvidenza. Quei tedeschi gli ubbidirono ciecamente, come se fosse dotato di una mente divina, nei tempestosi dodici anni che seguirono. L'avvento di Adolf Hitler. Date le sue origini e i suoi precedenti, sarebbe difficile immaginare una figura meno indicata a raccogliere l'eredità di Bismarck, degli imperatori Hohenzollern e del presidente Hindenburg, di questo strano austriaco di origine contadina, nato alle sei e mezzo di sera del 20 aprile 1889 al Gast-hof zum Pommer, una modesta locanda di Braunau sull'Inn, al di qua della frontiera bavarese. Il luogo di nascita sul confine austro-tedesco doveva assumere agli occhi di Hitler un particolare significato, giacché fin dalla prima giovinezza egli fu ossessionato dall'idea che nessuna frontiera avrebbe dovuto dividere i due popoli di lingua tedesca e che entrambi avrebbero dovuto appartenere a un medesimo Reich. La forza e la tenacia di questi suoi sentimenti furono tali che a trentacinque anni, dettando in una prigione tedesca il libro che doveva divenire la " guida " del Terzo Reich, consacrò le primissime righe al significato simbolico da lui attribuito al suo luogo di nascita. Mein Kampf, infatti, comincia con queste parole: Provvidenziale e fortunata mi appare oggi la circostanza che il destino mi abbia assegnato come luogo di nascita precisamente Braunau, sull'Inn. Giace difatti questa cittadina sulla frontiera dei due Stati tedeschi, la cui riunione sembra, se non altro a noi giovani, un compito fondamentale che va realizzato a tutti i costi... Questa piccola città di frontiera mi sembra il simbolo di una grande missione ". 8
La nascita del Terzo Reich 9 Adolf Hitler era il terzo figlio di terzo letto di un modesto doganiere austriaco che, essendo figlio illegittimo, portò nei primi trentacinque anni della sua vita il cognome della madre, Schicklgruber. Il cognome Hitler figura sia fra gli ascendenti materni che fra quelli paterni; tanto la nonna materna quanto il nonno paterno portavano il cognome di Hitler, o sue varianti, il cognome essendo scritto in vari modi: Hiedler, Huetler, Huettler e Hitler. La madre di Adolf era cugina in secondo grado di suo padre, per cui fu necessaria una speciale dispensa vescovile per il matrimonio. Gli antenati paterni e materni del futuro Fùhrer della Germania erano vissuti per intere generazioni nel Waldviertel, un distretto della Bassa Austria compreso tra il Danubio e le frontiere della Boemia e Moravia. In occasione del mio soggiorno a Vienna dovetti talvolta attraversare questa regione per recarmi a Praga o in Germania. Si tratta di un territorio collinoso, coperto di boschi, di villaggi di contadini e di piccole fattorie, e benché si trovi a sole cinquanta miglia da Vienna ha un aspetto alquanto remoto e povero, come se le principali correnti della vita austriaca non l'avessero raggiunto. I suoi abitanti sono inclini all'ostinazione, al pari dei contadini cèchi residenti un po' più a nord. Come nel caso dei genitori di Hitler, fra essi i matrimoni fra consanguinei sono frequenti, e i figli illegittimi numerosi. Gli ascendenti materni di Hitler avevano abitudini alquanto sedentarie; la famiglia di Klara Poelzl viveva da quattro generazioni nel podere agricolo numero 37 del villaggio di Spital12. Completamente diversa era invece l'indole degli antenati paterni; come abbiamo visto, lo stesso cognome era cambiato e con Pagina 11
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esso il luogo di residenza. Fra gli Hitler si può constatare una continua irrequietezza, un impulso a spostarsi da un villaggio all'altro, a cambiare continuamente mestiere, a rifuggire da rapporti umani duraturi e inoltre una condotta piuttosto incostante nei rapporti con le donne. Il nonno di Adolf, Johann Georg Hiedler, era un mugnaio ambulante che esercitava il suo mestiere spostandosi da un villaggio all'altro della Bassa Austria. Cinque mesi dopo il suo primo matrimonio, nel 1824, gli nacque un figlio, ma né la madre né il bambino sopravvissero. Diciotto anni dopo, quando lavorava a Dùrenthal, sposò una contadina di quarantasette anni del villaggio di Strones, Maria Anna Schicklgruber. Cinque anni prima del matrimonio, il 7 giugno 1837, Maria aveva avuto un figlio illegittimo al quale aveva imposto il nome di Alois e che doveva essere il padre di Adolf Hitler. Benché non esistano prove precise al riguardo, è molto probabile che il padre di Alois sia stato Johann Hiedler. È vero che Johann sposò la donna; ma, contrariamente a quanto avviene di solito in questi casi, non si curò di legittimare il figlio dopo il matrimonio. Il bambino crebbe col nome di Alois Schicklgruber. Anna morì nel 1847, e Johann Hiedler scomparve per trent'anni per ricomparire soltanto, ormai ottantaquattrenne, nella città di Weitra, nel Waldviertel, con l'ortografia del nome mutata in Hitler, per dichiarare dinanzi a un notaio e a tre testimoni di essere il padre di Alois Schicklgruber. Per quali ragioni il vecchio abbia atteso tanto a legittimare il figlio, e perché 10 L'ascesa di Hitler alla fine abbia preso tale decisione, non risulta dai documenti a nostra disposizione. Secondo lo Heiden, Alois confidò più tardi a un amico di averlo fatto per poter accedere all'eredità lasciata da uno zio, fratello del mugnaio, che aveva allevato il ragazzo nella propria casa ". Quale che sia la vera ragione, il tardivo riconoscimento avvenne il 6 giugno 1876, e il 23 novembre dello stesso anno il parroco di Dollersheim, alla cui parrocchia venne trasmesso l'atto notarile, cancellò il nome Alois Schicklgruber nel registro dei battesimi sostituendolo con quello di Alois Hitler. Da quel momento, il padre di Adolf venne ufficialmente chiamato Alois Hitler, e il cognome naturalmente passò al figlio. Solo tra il '30 e il '40 alcuni solerti giornalisti viennesi, frugando negli archivi parrocchiali, scoprirono questi fatti sugli antenati di Hitler e, trascurando la tardiva decisione del vecchio Johann Georg Hiedler di agire rettamente riconoscendo un figlio illegittimo, vollero attribuire al capo dei nazisti il nome di Adolf Schicklgruber. La strana vita di Adolf Hitler è ricca di curiosi capricci del destino, ma 11 più bizzarro fu quello che avvenne trent'anni prima della sua nascita; in fatti se l'ottantaquattrenne mugnaio ambulante non fosse ricomparso all'im provviso per riconoscere il figlio ormai trentanovenne, circa trent'anni dopo la morte della madre, Adolf Hitler sarebbe nato come Adolf Schicklgruber. Un cognome forse vuoi dire poco o niente, eppure ho sentito dei tedeschi arzigogolare e chiedersi se Hitler sarebbe o no divenuto il padrone della Germania se fosse stato noto al mondo col cognome Schicklgruber, che in bocca a un tedesco meridionale ha un suono leggermente comico. Si possono forse immaginare le masse frenetiche della Germania acclamare Schicklgru ber con i loro tonanti Heil'? Heil Schicklgruber! Va ricordato che lo Heil Hitler! venne usato dalla folla non solo quale antifona wagneriana e pagana nel fasto mitico delle colossali adunate naziste, ma divenne altresì, durante il Terzo Reich, la forma obbligatoria di saluto fra i tedeschi *. I genitori di Alois, a quanto pare, non vissero mai insieme, neppure dopo sposati; e il futuro padre di Adolf Hitler crebbe con lo zio, che pur essendo fratello di Johann Georg Hiedler, scriveva in modo diverso il proprio cognome ed era noto come Johann von Nepomuk Huetler. Tenuto conto dell'odio irriducibile che il Fùhrer nazista nutrì fin dalla sua prima giovinezza contro i cèchi, di cui in seguito distrusse lo Stato, vai la pena di soffermarsi brevemente a considerare questo nome di battesimo. Johann von Nepomuk (Giovanni Nepomuceno) era il santo patrono della nazione cèca e il fatto che un Hitler abbia portato tale nome starebbe a convalidare l'opinione di alcuni storiografi che vi fosse sangue cèco nella famiglia. Alois Schicklgruber imparò dapprima il mestiere di calzolaio nel villag* Lo stesso Hitler sembra essersi reso conto di tutto ciò. Nella sua giovinezza, infatti, confidò all'unico suo amico d'infanzia che nulla gli era piaciuto tanto quanto il cambiamento di cognome di suo padre. Egli raccontò ad August Kubizek che il cognome Schicklgruber " gli sembrava molto rozzo e goffo, Pagina 12
William oltre ad essere pesante soltanto Hitler suonava Young Hitler I Knew, p.
L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e poco pratico. Hiedler gli sembrava troppo... fiacco; bene ed era facile da ricordare " (AUGUST KUBIZEK, The 40).
La nascita del Terzo Reich 11 gio di Spital, ma essendo irrequieto quanto il padre, partì giovane per Vienna in cerca di fortuna. A diciotto anni s'arruolò nella polizia di frontiera delle dogane austriache di stanza a Salisburgo; divenuto effettivo alla dogana, sposò nove anni dopo Anna Glasl-Horer, figlia adottiva di un impiegato di dogana, che, insieme a una piccola dote, gli procurò un certo elevamento nella scala sociale, secondo le tradizioni della piccola burocrazia austro-ungarica. Ma il matrimonio non fu felice. Lei aveva quattordici anni più di lui e una salute alquanto cagionevole e non gli diede dei figli. Dopo sedici anni si separarono e tre anni dopo, nel 1883, essa morì. Prima della loro separazione, Alois, già legalmente noto col cognome di Hitler, ebbe una relazione con una giovane cuoca d'albergo, Franziska Matz-elsberger, che nel 1882 gli diede un figlio chiamato Alois. Un mese dopo la morte della moglie egli sposò la cuoca e tre mesi più tardi gli nacque una figlia, Angela. Il secondo matrimonio di Alois Hitler non durò a lungo; entro l'anno Franziska morì di tubercolosi. Sei mesi dopo Alois Hitler si sposò per la terza e ultima volta. Klara Poelzl, la nuova sposa e la futura madre di Adolf Hitler, aveva venticinque anni, mentre suo marito ne aveva quarantotto. Si conoscevano da lungo tempo e anche Klara era originaria di Spital, il villaggio degli antenati di Hitler. Suo nonno era Johann von Nepomuk Huetler, presso il quale suo nipote, Alois Schicklgruber-Hitler, era cresciuto. Essendo cugini di secondo grado, Alois e Klara dovettero chiedere, come abbiamo detto, una speciale dispensa vescovile per potersi sposare. Si trattava di una unione che l'impiegato alle dogane aveva progettato già molti anni prima, quando, all'epoca del suo primo matrimonio, aveva accolto Klara come figlia adottiva nella propria casa senza figli. La bambina era vissuta per molti anni con gli Schicklgruber a Braunau e sembra che già durante la malattia della prima moglie, Alois avesse pensato di sposare Klara non appena l'ammalata fosse morta. Alois era già stato legittimato ed era entrato in possesso dell'eredità lasciatagli dallo zio, dal nonno di Klara, quando la ragazza compì i sedici anni, limite minimo di età per potersi sposare legalmente. Ma, o perché la malattia della moglie si protraeva dopo l'avvenuta separazione, o perché nel frattempo Alois s'era messo con la cuoca Franziska Matzelsberger, Klara, a vent'anni, abbandonò la casa e si trasferì a Vienna, dove trovò lavoro come domestica. Tornò dal cugino quattro anni dopo per occuparsi dei lavori di casa, dato che negli ultimi anni di vita anche Franziska aveva abbandonato l'abitazione del marito. Alois Hitler e Klara Poelzl si sposarono il 7 gennaio 1885 e quattro mesi e dieci giorni dopo nasceva il loro primo figlio, Gustav, che al pari di Ida, loro seconda figlia nata nel 1886, morì nell'infanzia. Adolf fu il terzo figlio nato da quel matrimonio. Un fratello minore, Edmund, nato nel 1894, visse soltanto fino all'età di sei anni. La quinta e ultima figlia, Paula, nata nel 1896, doveva sopravvivere al suo celebre fratello. Anche il fratellastro di Adolf, Alois, e la sorellastra Angela, ambedue 12 L'ascesa di Hitler figli di Franziska Matzelsberger, raggiunsero la maggiore età. Angela era una bella ragazza e sposò un agente delle imposte chiamato Raubal. Alla morte di questi, lavorò a Vienna come governante, e se le notizie raccolte da Hei-den sono esatte, anche come cuoca presso una istituzione ebraica di carità H. Nel 1928 Hitler la prese con sé a Berchtesgarden quale sua governante, e da allora si parlò molto, nei circoli nazisti, dei meravigliosi pasticcini viennesi da lei preparati, che il fratello divorava con voracità. In seguito, nel 1936, Angela lo lasciò per sposarsi con un professore di architettura di Dresda. Hitler, che era divenuto cancelliere e dittatore, si sentf offeso e non volle inviarle neppure un regalo di nozze. Sembra che Angela sia stata l'unica parente con la quale Hitler abbia mantenuto stretti rapporti durante i suoi ultimi anni, con una sola eccezione: Angela aveva una figlia, Geli Raubal, una bella ragazza bionda con la quale, come vedremo, Hitler intrecciò l'unica relazione amorosa veramente profonda della sua vita. Adolf Hitler non volle mai sentir parlare del fratellastro, Alois Matzelsberger. Legittimato in seguito come Alois Hitler, costui era diventato cameriere e per molti anni ebbe grane con la giustizia. Lo Heiden riferisce che Pagina 13
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a diciott'anni il giovane fu condannato a cinque mesi di prigione per furto e a vent'anni scontò otto mesi di carcere per un analogo reato. Alla fine si trasferì in Germania, ma anche qui si trovò coinvolto in altri imbrogli. Nel 1924, mentre Adolf Hitler languiva in prigione per aver inscenato una rivolta politica a Monaco, Alois Hitler venne condannato a sei mesi di prigione per bigamia da una corte di Amburgo. Successivamente, secondo lo Heiden, egli si trasferì in Inghilterra dove mise su una famiglia che poi abbandonò15. Con l'avvento al potere dei nazionalsocialisti, Alois Hitler migliorò la sua sorte: apri una Bier• stube - una piccola birreria - in un sobborgo di Berlino, e poco prima della guerra si trasferì nella Wittenbergplatz, nel centro mondano della capitale. La birreria era molto frequentata dai gerarchi nazisti e durante la prima metà della guerra, quando i generi alimentari cominciarono a scarseggiare, il locale ne era sempre abbondantemente provvisto. Io stesso, allora, vi andavo qualche volta. Alois, che in quei giorni stava per compiere i sessant'anni, era un uomo semplice, corpulento e di buon carattere, poco somigliante al suo famoso fratellastro, per niente diverso da tanti e tanti osti proprietari di piccoli spacci di birra della Germania e dell'Austria. Gli affari andavano bene e qualunque fosse il suo passato, era evidente che ora Alois godeva di una vita prospera; la sua unica paura era che in un momento di rabbia o di disgusto il suo fratellastro potesse fargli ritirare la licenza. Qualche volta nella piccola birreria si mormorava che il cancelliere e Fùhrer del Reich si rammaricasse dell'esistenza di questo testimone delle umili origini della famiglia Hitler. Ricordo che lo stesso Alois respingeva ogni conversazione che potesse riferirsi al fratellastro: precauzione quanto mai saggia, è vero, ma alquanto deludente per chi, come me, cercava di chiarire il più possibile gli antecedenti dell'uomo che già allora aveva incominciato a conquistare l'Europa. La nascita del Terzo Reich 13 Rare volte Hitler fece menzione - o acconsentì che si parlasse in sua presenza - della sua famiglia, dei suoi antenati e della sua giovinezza. Unica eccezione, Mein Katnpf, dove però il materiale biografico è scarso, spesso confuso e non privo di fondamentali omissioni. Fin qui abbiamo visto i precedenti familiari del futuro Fiihrer. Dobbiamo ora occuparci della sua giovinezza. La giovinezza di Adolf Hitler. L'anno stesso in cui il padre, cinquantottenne, si ritirò dalle dogane, Adolf, che allora aveva sei anni, si iscrisse alla scuola pubblica del villaggio di Fischlham, a poca distanza da Linz, a sud-ovest della città. Ciò avvenne nel 1895, e nei quattro o cinque anni successivi l'irrequieto vecchio pensionato si trasferì da un villaggio all'altro, sempre nelle vicinanze di Linz. A quindici anni, suo figlio poteva ricordare non meno di sette cambiamenti di domicilio e ben cinque scuole diverse. Per due anni aveva frequentato la scuola del monastero benedettino di Lambach, nelle cui vicinanze suo padre aveva acquistato una fattoria. Là aveva cantato nel coro, preso lezioni di canto e, secondo quanto egli stesso racconta ", sognato di prendere un giorno gli ordini sacri. Infine il doganiere in pensione si stabilì definitivamente nel villaggio di Leonding, sobborgo meridionale di Linz, dove la sua famiglia si era sistemata in una modesta casa con un giardino annesso. A sette anni Adolf venne inviato alla scuola media di Linz: un sacrificio non indifferente da parte del padre, che sta a indicare come questi nutrisse l'ambizione che il figlio, seguendo le sue orme, diventasse a sua volta impiegato statale. Ma era l'ultima cosa che il giovane avrebbe sognato di fare. " Allora ero appena undicenne, - Hitler raccontò più tardi ", - e mi vidi costretto ad opporrai per la prima volta a mio padre... Non volevo diventare un impiegato statale ". La storia della lotta inesorabile e amara del ragazzo, che aveva da poco compiuto gli undici anni, contro il padre rigido e, come lui stesso riferisce, autoritario, è uno dei pochissimi tratti autobiografici che Hitler descrive minuziosamente e con evidente sincerità e verosimiglianza in Mein Kampf. Questo conflitto suscitò le prime manifestazioni di quella sua volontà violenta e inflessibile che doveva condurlo tanto lontano, malgrado ostacoli apparentemente insormontabili, volontà che doveva abbattere chiunque gli sbarrava la strada e lasciare un marchio indelebile in Germania e in Europa. Io non volevo diventare impiegato. Né persuasioni né severe minacce poterono ridurre siffatta resistenza. Io non volevo diventare impiegato, mai e poi mai. Tutti i tentativi di svegliare in me simpatia o gusto per tale carriera, mediante le descrizioni tolte dalla esemplare camera paterna, ottenevano l'effetto opposto. Pagina 14
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sentivo fastidio e sbadigliavo all'idea di dovermi chiudere in un ufficio, legato a un orario, di non essere padrone del mio tempo, anzi, di dover forzare lo scopo della mia vita in moduli da riempire...; ma un bel giorno capii chiaramente che volevo diventare pittore...
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L'ascesa di Hitler Pittore? Artista? Mio padre dubitò della mia intelligenza, credette di avere capito o udito male. Ma dopo che ebbe chiarito tale dubbio, e sentito tutta la serietà delle mie intenzioni, vi si oppose con tutta l'irruenza della sua natura... Pittore, mai, finché io viva. Mai!... Il padre restò sul suo giammai, e io mi trincerai nel mio, malgrado tutto... ". Stando a quello che Hitler riferì in seguito, la conseguenza di questa ostilità fu I'interru2ione dei suoi studi scolastici. " Pensai che una volta che mio padre si fosse reso conto del mio scarso profitto nella scuola media, mi avrebbe permesso, volente o nolente, di consacrarmi al mio sogno " ". Ma queste parole, scritte a distanza di trentaquattro anni, potrebbero anche essere, almeno in parte, un tentativo di giustificare i propri insuccessi scolastici. I voti da lui riportati nelle elementari erano stati tutti buoni, ma alla scuola media di Linz essi furono talmente scadenti che alla fine il giovane dovette essere trasferito, senza avere ottenuto il certificato abituale, alla scuola media statale di Steyr, una cittadina non molto lontana da Linz. Ma non vi rimase per molto e l'abbandonò prima di aver ottenuta la licenza media. Per Hitler il fallimento scolastico costituì un argomento scottante per il resto della sua vita: egli non perdeva occasione per deridere " quegli accademici ", coi loro titoli, i loro diplomi, i loro atteggiamenti professorali. Perfino negli ultimi tre o quattro anni della sua vita, quando al Quartier Generale delle forze armate era oppresso da infiniti problemi di strategia militare, di tattica e di comando, era capace di spendere un'intera serata per ricordare ai suoi vecchi camerati la stupidità dei maestri da lui avuti durante la giovinezza. Sono rimaste alcune delle divagazioni cui si abbandonò il suo genio malato nel periodo in cui, quale comandante supremo, dirigeva personalmente le sue poderose armate dalla Volga fino alla Manica. Quando penso a coloro che sono stati miei professori, mi rendo conto che per la maggior parte erano piuttosto matti; coloro che potevano essere considerati dei buoni maestri erano delle eccezioni. È tragico pensare che tale gente abbia il potere di sbarrare la strada all'avvenire di un giovane [3 marzo 1942] 20. Ho il più sgradevole ricordo dei miei maestri. La loro apparenza esteriore trasudava sporcizia; avevano i colletti trasandati... Erano il prodotto di un proletariato privo di ogni indipendenza di pensiero; caratterizzati da una ignoranza senza pari, erano quindi molto adatti per essere le colonne su cui poggiava un logoro sistema di governo, che grazie a Dio è ormai un ricordo del passato. [12 aprile 1942] 21. Quando ricordo i miei maestri di scuola, mi rendo conto che metà di loro erano anormali... A noi alunni della vecchia Austria si insegnava a rispettare i vecchi e le donne. Ma noi con i nostri professori non avevamo clemenza, per noi essi rappresentavano i nostri nemici naturali. La maggior parte di loro era alquanto anormale e non pochi finirono la loro esistenza come veri dementi... Io godevo di una pessima reputazione presso i miei professori. Non avevo la minima disposizione per lo studio delle lingue straniere, ma avrei potuto acquistarla se il mio professore non fosse stato un idiota congenito. Non lo potevo vedere. [29 agosto 1942] a. I nostri professori erano dei tiranni assoluti. Non avevano alcuna simpatia per la gioventù e il loro unico obiettivo era d'imbottirci il cervello allo scopo di trasformarci in La nascita del Terzo Reich 15 immie erudite come loro. L'allievo che dimostrava la benché minima traccia di originarti veniva incessantemente perseguitato e tutti gli allievi esemplari di cui ho avuto notizia sono stati invariabilmente dei falliti nella vita. [7 settembre 1942] ". È evidente che Hitler non perdonò mai ai suoi maestri i brutti voti che eli avevano dato. La sua distorsione dei fatti rasentava il grottesco. Quando Hitler era ormai diventato un personaggio d'importanza mondiale, alcuni suoi maestri descrissero brevemente l'impressione che ne avevano avuto. Uno dei pochi insegnanti che pare sia piaciuto a Hitler era il professor Theodor Pagina 15
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gissinger, il quale si era sforzato di insegnargli le scienze naturali. Gissinger notò in seguito: " Per quanto mi concerne, Hitler a Linz non lasciò nessuna impressione, né favorevole né sfavorevole. Non era affatto primo della classe. Era snello e eretto, aveva la faccia pallida e affilata, quasi come quella di un tisico, lo sguardo particolarmente fisso e gli occhi splendenti " ". Il professor Eduard Huemer, insegnante di francese - e, pare, " l'idiota congenito " menzionato da Hitler - si recò a Monaco nel 1923 per testimoniare nella causa per tradimento intentata contro il suo ex allievo in seguito al putsch della birreria. Pur lodando le aspirazioni di Hitler, lo Huemer, dopo aver dichiarato di sperare fervidamente che il suo ex alunno riuscisse a realizzare i suoi ideali, tracciò questo ritratto del giovane studente di scuola media: Hitler era certamente ben dotato, anche se solo in alcune materie; ma non sapeva controllarsi e, a dir poco, era considerato un attaccabrighe, un testardo, un presuntuoso di cattivo umore, incapace di sottomettersi alla disciplina scolastica. Non era diligente, altrimenti con le sue doti avrebbe potuto conseguire risultati molto migliori ". C'era stato, alla scuola media di Linz, un insegnante che a suo tempo aveva esercitato sul giovane Adolf Hitler una grande influenza, destinata in seguito a rivelarsi fatale: era un professore di storia, il dottor Leopold Poetsch, originario dell'area meridionale della lingua tedesca, al confine col territorio abitato dagli slavi del Sud. La lotta razziale, propria di quella zona, aveva fatto di quel professore un fanatico pangermanista. Prima di stabilirsi a Linz, egli aveva insegnato a Marburgo, città passata alla Jugoslavia dopo la prima guerra mondiale, e che si chiamava ora Maribor. Benché il dottor Poetsch avesse dato appena la qualifica di " discreto " in storia al suo allievo, fu l'unico maestro cui Hitler rivolse calde parole di lode in Mein Kampf. Hitler ammise volentieri il suo debito verso quest'uomo. ... E può darsi che fosse provvidenziale per tutta la mia vita avvenire il fatto che la fortuna mi avesse destinato precisamente un simile maestro, che capiva e sapeva far trionfare questo punto di vista, sia nell'insegnamento come negli esami. Nel mio professore di storia, il dottor Leopold Potsch della scuola tecnica di Linz, questo ideale si era perfettamente incarnato. Era un vecchio signore dall'aspetto bonario seppure deciso, e sapeva, mediante una eloquenza appassionata, non soltanto attirare la nostra attenzione, ma proprio rapirci. Ancora oggi io ricordo con dolce commozione quell'uomo grigio che nel fuoco della sua esposizione ci faceva a volte dimenticare il tempo presente, ci trasportava mirabilmente nel passato e sapeva estrarre dalla nebbia dei secoli il nudo fatto storico trasformandolo in realtà viva. E noi stavamo a sentirlo a volte infiammati di ardente enr 16 L'ascesa di Hitler tusiasmo, a volte commossi fino alle lacrime... Il nostro giovane fanatismo nazionale gli era diventato un mezzo per la nostra educazione... appellandosi più di una volta al nostro orgoglio patrio... Questo maestro ha fatto per me, della storia, la materia prediletta-Certo, forse suo malgrado, egli fece di me anche un giovane rivoluzionario... M. Circa trentacinque anni dopo, nel 1938, il cancelliere Hitler, durante il giro trionfale in Austria, da lui annessa con la forza al Terzo Reich, si fermò a Klagenfurt per salutare il suo vecchio maestro, allora in pensione. Provò grande piacere nell'apprendere che il vecchio era stato membro dell'organizzazione clandestina delle SS, dichiarata fuori legge quando l'Austria era ancora indipendente. S'intrattenne col vecchio a quattrocchi per un'ora, e più tardi confidò ad alcuni membri del partito: " Non potete immaginare quanto io debba a questo vecchio signore " ". Alois Hitler mori d'emorragia polmonare il 2 gennaio 1903, a sessantacinque anni. L'attacco lo colse durante una passeggiata mattutina. Alois spirò pochi minuti dopo in una locanda tra le braccia di un conoscente. Quando il figlio tredicenne vide la salma di suo padre, s'accasciò e pianse28. La madre, allora quarantaduenne, si trasferì in un modesto appartamento a Urfahr, sobborgo di Linz, dove cercò di mantenere se stessa e i due figli superstiti, Adolf e Paula, con gli scarsi risparmi e la pensione che le era rimasta. Essa si senti obbligata, come rileva Hitler in Mein Kampf, a proseguire l'educazione del figlio secondo i desideri del padre: " in altri termini, secondo le sue parole, - a farmi studiare in vista della carriera d'impiegato Pagina 16
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt statale ". Malgrado l'indulgenza della giovane vedova verso il proprio figliolo, che sembra nutrisse per lei un tenero affetto, egli era " più che mai risoluto, - disse, - a non abbracciare tale carriera ". Cosf, malgrado l'affetto tra madre e figlio, gli attriti non mancavano e Adolf continuò a trascurare i suoi studi. " Allora mi venne improvvisamente in aiuto una malattia e in poche settimane si decise il mio destino e si risolse l'eterna lite familiare " ". La lunga malattia che afflisse Hitler poco prima dei sedici anni lo costrinse a sospendere gli studi per almeno un anno: Adolf fu inviato per un certo periodo al villaggio della sua famiglia, Spital, per rimettersi in salute presso la sorella della madre, una contadina di nome Theresa Schmidt. Una volta guarito, riprese a frequentare per un breve periodo la scuola media di Steyr. Nell'ultima sua pagella, in data 16 settembre 1905, Hitler ha " sufficiente " in tedesco, chimica, fisica, geometria e disegno geometrico, " buono " in geografia e storia e " ottimo " in disegno libero. Hitler si sentì talmente felice al pensiero di lasciare definitivamente la scuola che, per la prima e ultima volta nella sua vita, s'ubriacò. Molti anni dopo ricordava di esser stato raccolto all'alba, disteso per una strada di campagna fuori di Steyr, da una lattaia che l'aiutò a tornare in città. Giurò allora che la cosa non si sarebbe mai più ripetuta *. Almeno in questo egli rimase fedele alla propria * Egli raccontò questo episodio della propria vita in uno di quei momenti particolari in cui si sentiva incline ai ricordi e precisamente la sera tra l'8 e il 9 gennaio 1942 al suo quartier generale (Hitler's Secret Conversations, p. 160). La nascita del Terzo Reicb 17 parola, poiché divenne astemio e vegetariano e abolf il fumo, anzitutto per necessità - quando faceva il vagabondo squattrinato a Vienna e a Monaco di Baviera - successivamente per convinzione. Hitler descrisse i due o tre anni seguenti come i più felici della sua vita *. Mentre sua madre lo pregava e i suoi parenti lo incitavano a lavorare e imparare un mestiere, egli si limitava a sognare un avvenire d'artista e a fare la bella vita lungo il Danubio. Non dimenticò mai la " soffice mollezza " di questo periodo tra i sedici e i diciannove anni quando come " cocco di mamma " godette " la falsità di una vita comoda " w. Mentre la vedova afflitta affrontava grandi difficoltà per sbarcare il lunario, il giovane Adolf si rifiutava di aiutarla trovandosi un impiego. L'idea di guadagnarsi il pane con un qualsiasi impiego fisso gli ripugnava, e questa ripugnanza gli rimase per tutta la vita. Evidentemente la grande felicità provata da Hitler in questi ultimi anni prima di raggiungere l'età virile era legata al fatto di non dover lavorare: ciò che gli permise di almanaccare e sognare in libertà, di trascorrere le sue giornate vagando per le strade della città o in campagna, infervorandosi coi suoi compagni contro i mali del mondo e discutendo il modo di raddrizzarli, mentre la sera leggiucchiava qualche libro oppure ascoltava in piedi, rapito, nel loggione del Teatro dell'Opera di Linz o di Vienna, le opere mistico-pagane di Riccardo Wagner. Un suo amico d'infanzia lo ricorda come un giovane pallido, esile e malaticcio che, malgrado un'abituale timida reticenza, era capace d'improvvisi accessi di furore isterico contro coloro che non andavano d'accordo con lui. Per quattro anni s'invaghì profondamente di un'avvenente fanciulla bionda di nome Stefania, e benché spesso la fissasse con ardore mentre lei passeggiava in compagnia della madre per la Landstrasse di Linz, pure non prese alcuna iniziativa per parlarle, preferendo conservare la sua immagine, con tante altre simili, nel mondo ombroso delle sue sublimi fantasie. Nelle innumerevoli poesie d'amore che scrisse per lei senza mai inviargliene alcuna (una di queste s'intitolava Inno all'amata) e che volle assolutamente leggere al suo paziente amico August Kubizek **, essa diventava infatti una fanciul* " Questi furono i giorni più felici della mia vita; mi sembrarono quasi un sogno... " (Metti Kampf, p. 18). In una lettera in data 4 agosto 1933, sei mesi dopo essere diventato cancelliere, Hitler scrisse al suo amico d'infanzia August Kubizek: " Sarei molto lieto di rivivere... ancora una volta con te questi ricordi degli anni migliori della mia vita " (KUBIZEK, The Young Hitler I knew, p. 273). ** II Kubizek, il quale sembra sia stato l'unico e solo amico che Hitler abbia avuto durante la giovinezza, ha dato nel suo libro The Young Hitler I knew un quadro molto interessante del suo compagno negli ultimi quattro anni prima che questi si abbandonasse, all'età di diciannove anni, al vagabondaggio a Vienna. Questo ritratto non solo colma un vuoto biografico della vita del Pagina 17
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer tedesco, ma in un certo senso rettifica le idee correnti circa il suo carattere da giovane. Kubizek era tutto l'opposto di Hitler: aveva una regolata vita familiare a Linz, faceva il tappezziere come suo padre, lavorando con diligenza, studiando contemporaneamente musica e conseguendo il diploma con lode nel Conservatorio di musica di Vienna. La sua promettente carriera di direttore d'orchestra e compositore venne sconvolta dalla prima guerra mondiale. 18 L'ascesa di Hitler la uscita dalla Walkiria, che in una veste di velluto azzurro scuro cavalcava un bianco destriero in mezzo a prati fioriti31. Benché Hitler fosse deciso a diventare un artista, preferibilmente pittore o almeno architetto, era tuttavia ossessionato dalla politica fin dall'età di sedici anni. In quel tempo si era andato sviluppando in lui un odio violento contro la monarchia asburgica e contro tutte le razze non germaniche del plurinazionale impero austro-ungarico, nonché un amore ugualmente violento per tutto quanto fosse tedesco. A sedici anni era già l'uomo che doveva rimanere fino alla fine: un fanatico nazionalista germanico. Malgrado tutto il suo vagabondare, non sembra che avesse molto dello spirito incurante proprio della gioventù. Era assillato dai problemi del mondo. Kubizek doveva in seguito ricordare: " Egli vedeva dappertutto soltanto ostacoli e ostilità... Era sempre alle prese con qualcosa e in conflitto col mondo... Non l'ho mai visto prendere niente alla leggera..."32. Fu in quell'epoca che il giovane insofferente della scuola, divenne un vorace lettore e s'iscrisse alla biblioteca per l'educazione degli adulti di Linz e alla Società per il museo, prendendone in prestito i libri in grande numero. Il suo giovane amico lo ricorda sempre in mezzo ai libri, tra i quali prediligeva quelli sulla storia e la mitologia tedesche ". Linz era una città di provincia, e non passò molto tempo che Vienna, la splendente capitale barocca dell'impero, cominciò ad esercitare la sua attrazione su quel giovane dotato di tanta ambizione e immaginazione. Cosi nel 1906 subito dopo il diciottesimo compleanno, Hitler s'accinse a passare due mesi nella grande metropoli coi fondi che sua madre e altri parenti gli avevano messo a disposizione. Benché Vienna dovesse diventare in seguito il luogo dove visse gli anni più amari della sua vita, letteralmente sul lastrico, è certo che durante la sua prima visita essa lo avvinse. Vagò per le strade per giorni e giorni, entusiasmandosi dinanzi agli imponenti palazzi del Ring e in continua estasi per ciò che vedeva nei musei, all'Opera e nei vari teatri. Egli, inoltre, s'informò presso l'Accademia delle Belle Arti di Vienna circa le pratiche d'iscrizione e un anno dopo, nell'ottobre 1907, tornò alla capitale per sostenervi l'esame di ammissione, primo passo concreto verso l'agognato sogno di divenire pittore. Aveva diciotto anni ed era pieno di grandi speranze. Esse però furono infrante, come dimostrano queste righe contenute nella graduatoria per l'ammissione all'Accademia. I seguenti candidati hanno ottenuto nella prova risultati insufficienti, o non sono stati ammessi... Adolf Hitler, nato a Braunau sull'Inn il 20 aprile 1889, tedesco, cattolico. Padre: impiegato statale. Quattro anni di frequenza alla scuola media. Scarse attitudini. Prova di disegno: insufficiente34. Hitler si ripresentò l'anno successivo, ma questa volta i suoi disegni furono talmente scadenti che non venne nemmeno ammesso alla prova. Questo incidente, per l'ambizioso giovane, fu un vero fulmine a ciel sereno: a tal punto egli era convinto di venire senz'aitro accettato. Stando a ciò che egli stesso racconta in Metti Kampf, Hitler chiese spiegazioni in proposito al rettore dell'Accademia. La nascita del Terzo Reich 19 Cosi mi presentai al rettore e gli chiesi di chiarirmi i motivi della mia bocciatura; quel signore mi assicurò che dai disegni che avevo presentato risultava con ogni evidenza che non ero assolutamente adatto a fare il pittore, ma che il mio talento mi portava piuttosto verso il campo dell'architettura; non c'era per me altra prospettiva che la scuola di architettura dell'Accademia stessa...3S. Il giovane Adolf fu incline ad accettare il suggerimento, ma presto dovette disilludersi, giacché la mancanza della licenza media costituiva un ostacolo insuperabile per l'ammissione alla scuola di architettura. Nel frattempo la madre si era ammalata di cancro al seno ed egli fu costretto a rientrare a Linz. Da quando aveva interrotto gli studi, Adolf era stato mantenuto per altri tre anni dalla madre Klara Hitler e dai parenti della madre, senza che nessuno di loro potesse vedere i propri sacrifici coronati da Pagina 18
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo. Il 21 dicembre 1908, quando la città cominciava ad assumere un aspetto natalizio, la madre di Adolf Hitler moriva. Due giorni dopo venne seppellita a Leonding accanto a suo marito. Per il giovane diciannovenne la morte di mia madre segnò la fine improvvisa di quei bei piani... quel colpo mi abbattè terribilmente. Io avevo onorato mio padre, ma amavo mia madre... La necessità, una dura realtà, mi costrinsero a prendere una rapida decisione... mi toccava dunque, in un modo o nell'altro, guadagnarmi il pane... ". In qualche modo! Egli era senza un mestiere e aveva sempre disdegnato il lavoro manuale. Non aveva mai cercato di guadagnarsi neppure un centesimo, ma non si perse d'animo. Accomiatandosi dai suoi familiari, ebbe a dire che non sarebbe tornato se non avesse fatto fortuna. Con una valigia piena di vestiti e di biancheria, con un'indomita volontà nel cuore, partii per Vienna. Ciò che era riuscito a mio padre cinquant'anni prima, speravo anch'io di poterlo strappare al destino; anch'io, certo, volevo diventare qualcuno, ma a nessun costo un impiegato!... ". " II periodo più triste della mia vita ". I successivi quattro anni, tra il 1909 e il 1913, sarebbero stati per il giovane conquistatore venuto da Linz un periodo di nera miseria e di sconforto. Nei brevi anni che precedettero la caduta degli Asburgo e la fine di Vienna capitale di un impero di cinquantadue milioni d'abitanti nel cuore d'Europa, la città aveva una gaiezza e un fascino unici tra tutte le capitali del mondo. Vi si respirava un'atmosfera barocca e rococò che nessun'altra città occidentale conosceva, non solo nell'architettura, scultura e musica, ma soprattutto nello spirito colto, gioioso e godereccio dei suoi abitanti. Stesa lungo l'azzurro Danubio presso le colline boscose del Wienerwald ricoperte dal verde giallastro dei vigneti, la sua bellezza naturale incantava i visitatori inducendo i viennesi a credere a un debole della Provvidenza per loro. Ovunque c'era musica nell'aria, la musica dei suoi geniali figli, la più sublime che l'Europa avesse mai conosciuto: Haydn, Mozart, Beethoven e 20 L'ascesa di Hitler Schubert. In quegli anni, vera estate di san Martino della sua esistenza, risuonavano anche i ritmi gai e travolgenti dei valzer viennesi del popolaris-simo Johann Strauss. Per un popolo cosf felice, immerso in uno stile di vita barocco, tutto sembrava un sogno. La brava gente della città passava giorni e notti piacevolmente, ballando e assaporando vini, oppure chiacchierando negli accoglienti caffè, ascoltando la musica e ammirando il mondo fittizio del teatro, dell'opera e dell'operetta, amoreggiando e consacrando una grande parte della propria vita ai sogni e ai piaceri. C'era, è vero, un impero da governare, un esercito e una marina da equipaggiare, le vie di comunicazione da mantenere, c'erano affari da sbrigare e, naturalmente, c'era anche del lavoro, ma pochi a Vienna avevano voglia di applicarsi più del necessario. Ovviamente la medaglia aveva il suo rovescio: come ogni altra città, Vienna aveva i suoi poveri, aveva gente denutrita e mal vestita che abitava in tuguri; ma, essendo il più grande centro industriale dell'Europa centrale e la capitale di un impero, era una città prospera la cui ricchezza raggiungeva vasti strati della popolazione. La gran massa della piccola e media borghesia controllava politicamente la città; e le forze del lavoro non solo si organizzavano in sindacati, ma avevano creato anche un potente partito politico, il Partito socialdemocratico. La vita della città era in fermento, la popolazione a quel tempo aveva raggiunto i due milioni di abitanti; l'idea democratica cominciava a scuotere la vecchia autocrazia degli Asburgo e l'educazione e la cultura s'erano aperte alle masse. Nel 1909, quando Hitler si trasferì a Vienna, un giovane privo di mezzi poteva accedere ai corsi d'istruzione superiore o trovare un lavoro decente e vivere sotto l'influsso civilizzatore della capitale, come il milione di salariati e stipendiati della città. Forse che Kubizek, l'unico amico intimo di Hitler, povero e oscuro quanto lui, non s'era già fatto da solo un nome all'Accademia di Musica? Ma il giovane Adolf rinunciò all'ambizione d'iscriversi alla scuola d'architettura, cui poteva ancora accedere pur non essendo in possesso della licenza media: i giovani che avessero dimostrato di possedere un " talento particolare " erano infatti ammessi anche senza licenza. Per quanto ne sappiamo, Hitler non fece nessuna domanda d'ammissione, né si diede da fare per apprendere un mestiere o trovarsi qualche impiego fisso. Preferì invece sprecare il suo tempo spalando neve, sbattendo tappeti, lavorando come facchino alla stazione ovest e a volte, per qualche giorno, come manovale nei cantieri edili. Nel novembre del 1909, dopo meno di un anno dal suo speranzoso arrivo a Vienna, fu Pagina 19
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sfrattato da una camera mobiliata della Simon Denk Gasse. Questo fu il preludio alle sue successive peripezie: nei quattro anni che seguirono, visse in abitazioni di fortuna, e per qualche tempo anche nel dormitorio pubblico maschile situato al numero 27 della Melde-mannstrasse, nel ventesimo distretto di Vienna, in vicinanza del Danubio, frequentando le varie mense per poveri della città per calmare la fame. Non sorprende quindi che circa vent'anni dopo Hitler abbia potuto scrivere: La nascita del Terzo Reich 21 Vienna, la città che a molti sembra l'ideale della gioia innocente, la residenza di eente felice, rappresenta per me il ricordo vivente del tempo più triste della mia vita. Ancora oggi questa città risveglia in me soltanto grigi pensieri. Il suo nome evoca per me cinque anni di miseria e di desolazione. Cinque anni durante i quali dovetti guadagnarmi il pane come operaio avventizio e più tardi come misero pittore: un pane scarso, che non bastava mai a sfamarmi 3i. Ricordando quei tempi, Hitler non può fare a meno di parlare della fame che ebbe a patire. La fame fu in quel tempo la mia fedele compagna, che non mi abbandonò mai, che divise con me ogni cosa...; la mia esistenza era una lotta continua con questa spieiata amica... 3'. Ma la fame non lo spinse mai agli estremi; non lo costrinse mai a cercare un impiego fisso. Agiva in lui la paura, propria della piccola borghesia, di essere declassato fra le file del proletariato, tra i lavoratori manuali; una paura che in seguito seppe sfruttare, fondando il Partito nazionalsocialista sul consenso della classe media, fino allora trascurata e malpagata, e costituita da milioni di persone senza una guida, che si cullavano nell'illusione di essere superiori ai " lavoratori ", se non altro dal punto di vista sociale. Benché Hitler sostenga di avere provveduto almeno in parte 'al proprio sostentamento lavorando come " pittore di genere ", nella sua autobiografia non fornisce altri particolari riguardanti questa sua occupazione, tranne quando nota che tra il 1909 e il 1910 la sua situazione era talmente migliorata da non dover più lavorare come giornaliero. " In quell'epoca, - egli afferma, - lavoravo per conto mio come acqua-rellista e pittore di genere " ". Quanto precede, insieme alle altre notizie biografiche contenute nel Mein Kampf, può facilmente trarre in inganno. Quantunque non sembri che le testimonianze di coloro che frequentarono Hitler in quel periodo siano più attendibili, è stato possibile raccogliere quanto basta per tracciare di lui un quadro che molto probabilmente è più esatto e certamente più completo *. Che Hitler non sia stato un imbianchino come vollero far credere i suoi avversari politici, è quasi certo. Almeno, non vi sono prove in tal senso. La sua attività consisteva invece nel dipingere quadretti grossolani di Vienna, per lo più vedute di alcuni dei punti più noti della città, come il Duomo di Santo Stefano, l'Opera, il Burgtheater, il Castello di Schonbrunn o le rovine romane del parco di Schonbrunn. Stando a quanti lo conobbero, si trattava di copie di altre opere, giacché sembra che non fosse capace di dipingere dal naturale. Sono quadretti piuttosto pretenziosi e scialbi, qualcosa come gli * Cfr. Das Ende des Hitler-Mythos, di JOSEF GREINER, il quale conobbe Hitler durante una Parte del soggiorno di quest'ultimo a Vienna. Vedi anche Hitler thè Pawn di RUDOLF OLDEN. Il libro delFOlden contiene delle dichiarazioni di Reinhold Hanisch, un girovago proveniente dai sudeti che per un certo periodo era stato compagno di camerata di Hitler nel dormitorio pubblico e cne era anche andato in giro a vendere i quadri di quest'ultimo. Konrad Heiden in p . uer Fùhrer cita anch'egli delle informazioni fornite dallo Hanisch, compresi i verbali giudiziari di una causa intentata da Hitler contro il vagabondo per mancato pagamento della parte a lui spettante della vendita di un quadro che, secondo la querela, Hanisch avrebbe venduto per como di Hitler. 22 L'ascesa di Hitler schizzi trascurati e ancora acerbi d'un architetto debuttante, mentre le figure umane che talvolta introduceva erano talmente scadenti da ricordare i fumetti. Ho trovato una mia nota scritta dopo aver esaminato una cartella di schizzi originali di Hitler: " Alcuni volti. Pittura rozza. Uno dei volti è alquanto spettrale ". Per Heiden " le figure si mantengono in piedi come dei piccoli sacchi imbottiti accanto a palazzi alti e solenni " "'. È probabile che Hitler abbia venduto centinaia di questi miseri quadretti ai Pagina 20
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piccoli commercianti e ai negozianti di cornici, che li impiegavano per riempire cornici vuote in vendita, e ai fabbricanti di mobili che talvolta li applicavano agli schienali di sedie e poltrone di poco prezzo, secondo la moda allora imperante a Vienna. All'occorrenza, quindi, Hitler sapeva dimostrare una certa attitudine commerciale. Spesso dipingeva manifesti pub-blicitari per conto dei bottegai per presentare prodotti d'ogni genere, tra cui uno per il borotalco Teddy e un altro, forse dipinto per racimolare un po' di denaro per Natale, che mostra appunto Babbo Natale nell'atto di vendere delle candele a colori vivaci; mentre un terzo manifesto mostra la cuspide gotica di Santo Stefano (che Hitler non si stancava mai di dipingere) svettante sopra una montagna di saponette. Questo fu il limite dei successi " artistici " di Hitler, benché sino alla fine dei suoi giorni egli si ostinasse a considerarsi " artista ". Negli anni di vagabondaggio a Vienna, Hitler aveva indubbiamente l'aspetto di un bohémien. Chi lo conobbe in quell'epoca ricorda il suo cappotto nero troppo lungo e sgualcito che gli arrivava fino alle caviglie e che aveva piuttosto l'aspetto di un caffettano (dono di un ebreo magiaro, negoziante di vestiti usati, da lui incontrato nel tetro dormitorio e diventato suo amico occasionale), la sudicia bombetta nera che portava tutto l'anno, i capelli ispidi spazzolati all'ingiù sulla fronte, secondo la pettinatura che mantenne anche negli anni successivi, e che gli scendevano dietro sul colletto sporco della camicia. Sembra infatti che egli si facesse tagliare i capelli e radere la barba assai di rado, sicché il suo volto di solito era ricoperto da un principio di barba nericcia. A prestar fede a Hanisch, diventato in seguito un artista da strapazzo, Hitler aveva l'aspetto di " uno spettro, di quelli che raramente si osservano tra cristiani " ". A differenza dei giovani traviati con i quali viveva, Hitler non era dedito a nessuno dei vizi propri della gioventù: non fumava, non beveva alcolici e non aveva nemmeno rapporti con donne; questo non perché fosse affetto da qualche anomalia (non risulta nulla di simile), ma solo a causa della sua innata timidezza. " Io penso, - osservò successivamente in Metti Kampf, in uno dei suoi rari momenti d'umorismo, - che coloro che mi conobbero in quei giorni dovettero prendermi per un eccentrico "4Ì. Essi avrebbero ricordato, come i suoi maestri, gli occhi sfolgoranti e lo sguardo fisso che dominava nel suo volto, esprimendo alcuni elementi essenziali della sua personalità in disaccordo con la meschina esistenza di un vagabondo incurante della pulizia personale. Avrebbero ricordato altresì che, La nascita del Terzo Reich 23 sebbene quel giovane fosse pigro riguardo al lavoro manuale, era invece un lettore accanito che passava gran parte del giorno e della notte a divorare libri su libri. ... Io lessi, in quel periodo, enormemente e anche profondamente. Il tempo libero dal lavoro lo passavo studiando. E in pochi anni raccolsi il capitale di scienza di cui vivo tuttora... ". Sempre in Mein Kampf Hitler discorre a lungo sull'arte del leggere. ... Quando parlo del leggere, però, io intendo dire una cosa molto diversa da coloro che si chiamano normalmente gli intellettuali. Io conosco persone che leggono enormemente, e che pure non vorrei chiamare colti. Essi possiedono naturalmente una gran massa di sapere, ma il loro cervello non è capace di registrare e di distribuire l'enorme materia accumulata... Chi invece possiede l'arte della buona lettura, il suo sentimento Io porta a stare attento a ciò che va conservato per sempre, poiché o è universalmente valido, o serve a qualche scopo preciso... L'arte del leggere, come dell'imparare, è anche qui ritenere l'essenziale e dimenticare il contingente *... Solo così la lettura ha uno scopo e un significato... Visto cosf, il mio periodo di Vienna fu certamente fecondo e positivo... **. Perché positivo? La risposta di Hitler è che dalle sue letture e dalla sua vita tra i poveri e i diseredati di Vienna egli imparò tutto quanto gli sarebbe servito nella sua vita successiva. Vienna rimase però per me la più seria e profonda scuola della mia vita. Io vi ero giunto come adolescente e la lasciai uomo fatto, serio e silenzioso... In quel tempo si formò in me una visione del mondo e della vita, che è diventata il fondamento granitico della mia attività odierna. Né mi toccò di Pagina 21
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiunger poi gran cosa a quello che avevo accumulato allora; né mai dovetti mutarne anche una briciola... **. Cosa aveva mai imparato alla dura scuola delle molteplici vicissitudini che Vienna gli aveva così generosamente riservato? Quali erano le idee tratte dalle letture e dall'esperienza che, a sentir lui, non dovevano subire nessun mutamento sostanziale sino alla fine? Che fossero per lo più superficiali e ristrette, spesso grottesche, sciocche e avvelenate da strambi pregiudizi, risulta evidente anche all'esame più frettoloso. È altrettanto ovvio che tali idee hanno un interesse notevole per la nostra trattazione e per il mondo intero, giacché contribuirono a porre le fondamenta del Terzo Reich, che questo vagabondo dalle idee libresche avrebbe tra breve edificato. La formazione ideologica di Adolf Hitler. Tranne una, le idee di Hitler non erano originali; egli le ricavò in forma grossolana dal turbinoso vortice della politica e della vita austriaca dei primi ?nni del secolo xx. La monarchia danubiana moriva di " disturbi digestivi ". Una minoranza di austriaci di lingua tedesca aveva governato per secoli un lnJpero plurilingue costituito da una dozzina di nazioni diverse, imponendo * II corsivo è di Hitler. 24 L'ascesa di Hitler loro la proprig lingua e la propria cultura. A partire dal 1848 l'impero aveva cominciato a sfaldarsi. L'Austria non fu un crogiolo: non riuscì mai ad assimilare le minoranze. Negli anni immediatamente successivi al 1860 gli italiani si staccarono, mentre nel 1867 i magiari ottennero la parificazione con gli austriaci di lingua tedesca nella cosiddetta " monarchia bicipite ". Proprio allora, agli inizi del secolo xx, i vari popoli slavi - cèchi, sloveni, serbi, croati, ecc. - cominciarono a reclamare la parità di diritti o almeno l'autonomia nazionale. La politica dell'Austria era ormai dominata da aspri conflitti nazionalistici. E questo non era tutto. C'erano anche moti sociali che spesso superavano per asprezza le lotte razziali. Le classi inferiori, prive del diritto elettorale, chiedevano il suffragio universale; mentre i lavoratori insistevano per ottenere il diritto di organizzarsi in sindacati e di ricorrere allo sciopero in caso di necessità, cercando di assicurarsi non solo salari più alti e migliori condizioni di vita ma anche di tradurre in realtà i loro ideali democratici. Uno sciopero generale, infatti, era riuscito a imporre finalmente il suffragio universale maschile, ponendo cosf fine alla supremazia politica degli austriaci di lingua tedesca che costituivano appena un terzo della popolazione nella parte austriaca dell'impero bicipite. Hitler, il giovane fanatico nazionalista austro-germanico di Linz, s'opponeva tenacemente a questi sviluppi. A suo giudizio l'impero stava precipitando in una " lurida palude " e la sola maniera di salvarlo era che la razza dei padroni, i germanici, riaffermasse la sua antica autorità assoluta, poiché le razze non germaniche, specie gli slavi, e soprattutto i cèchi, erano razze inferiori. I germanici erano dunque chiamati a governarli con mano forte. Il parlamento avrebbe dovuto essere abolito: bisognava finirla con le " scioc-chezze " democratiche. Pur non partecipando attivamente alla politica del tempo, Hitler seguiva febbrilmente l'attività dei tre maggiori partiti politici della vecchia Austria: i socialdemocratici, i cristiano-sociali e i nazionalisti pantedeschi. Fu allora che incominciò a formarsi nella mente di questo rozzo frequentatore di mense pubbliche l'acume politico che gli consentf di vedere con sorprendente lucidità le cause della forza e della debolezza dei movimenti politici contemporanei, e che coll'andare del tempo avrebbe fatto di lui il magistrale dominatore della politica germanica. Fin dal principio, Hitler concepì un odio violento contro i socialdemocratici, " Ciò che più suscitava la mia avversione, - scrisse, - era il loro atteggiamento ostile nei confronti della lotta per la preservazione del ger-manesimo [e] la loro vergognosa corte al " compagno " slavo... In pochi mesi arrivai a qualcosa che altrimenti avrebbe richiesto decenni: a cogliere la mascherata di una sgualdrina * pestifera dietro il mantello delle virtù sociali e dell'amore fraterno " "'. * Questa parola fu soppressa nella seconda e in tutte le seguenti edizioni di Mein Kampf, e sostituita col sostantivo " pestilenza ". La nascita del Terzo Reich 25 Ma Hitler era abbastanza intelligente da attenuare il suo odio contro il partito della classe operaia per poter esaminare minutamente le ragioni del suo Pagina 22
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo popolare, arrivando alla conclusione che tali ragioni erano molteplici. Le doveva ricordare e utilizzare anni dopo, organizzando il Partito nazionalsocialista della Germania. In Mein Kampf egli racconta come un giorno assistesse a una dimostrazione di massa dei lavoratori viennesi: " Per circa due ore rimasi in piedi a osservare col fiato sospeso quel gigantesco drago umano che si snodava lentamente. In preda a un'ansia opprimente abbandonai finalmente il mio posto, bighellonando verso casa "4". Una volta a casa, prese a leggere la stampa socialdemocratica, a esaminare i discorsi dei capi, a studiare la loro organizzazione, a riflettere sulle loro tecniche psicologiche e politiche e a ponderare i risultati da loro raggiunti. Arrivò in questo modo a tre conclusioni che spiegavano, secondo lui, il successo dei socialdemocratici: essi sapevano come creare un movimento di massa, senza il quale qualsiasi partito politico diventa inutile; avevano imparato l'arte della propaganda fra le masse; conoscevano infine il valore dell'impiego di ciò che egli chiamò il " terrore spirituale e fisico ". Questa terza conclusione, pur basandosi su osservazioni errate e riflettendo anche i suoi fatali pregiudizi, affascinò il giovane Hitler. Dieci anni dopo avrebbe saputo metterla in pratica per i suoi scopi. Compresi l'ignobile terrore spirituale che questo movimento esercita, in modo speciale sulla borghesia, la quale non è moralmente né mentalmente in grado di tener testa a questi attacchi; esso scatena a un dato momento un'autentica valanga di calunnie e di menzogne contro qualunque avversario che sembri davvero pericoloso, fino al momento in cui i nervi delle persone attaccate crollano... È, questa, una tattica basata sul calcolo preciso di tutte le debolezze umane, e i suoi effetti conducono con certezza quasi matematica al successo... Raggiunsi una uguale comprensione dell'importanza del terrore fisico nei riguardi dell'individuo e delle masse... Cosi, mentre nelle file dei sostenitori la vittoria riportata sembra essere un trionfo della giustezza della loro causa, nella maggior parte dei casi l'avversario battuto dispera del successo di qualsiasi ulteriore resistenza49. È questa l'analisi più precisa che sia mai stata scritta sulla tattica nazista, cosf come in seguito Hitler doveva applicarla. Due erano i partiti politici che esercitavano una forte attrazione sull'ancora inesperto Hitler di Vienna; e ad entrambi egli applicò la sua crescente capacità di fredda e penetrante analisi. Anzitutto si sentiva attratto dal Partito nazionalista pangermanico fondato da Georg Ritter von Schònerer, originario di un paese vicino.a Spital, nella Bassa Austria, la stessa regione della famiglia di Hitler. In quel tempo i pangermanisti avevano ingaggiato una lotta accanita per tutelare la supremazia germanica nell'ambito dell'impero plurinazionale degli Asburgo. Benché Hitler considerasse Schònerer un " pensatore profondo " e ne abbracciasse con entusiasmo i principi basilari (l'esasperato nazionalismo, l'antisemitismo, l'antisocialismo, l'unione del-1 Austria con la Germania, l'opposizione contro gli Asburgo e la Santa Sede) si rese conto ben presto delle cause dell'insuccesso di quel partito: 26
L'ascesa di Hitler L'inadeguata attenzione che questo movimento concede al problema sociale l'ha allontanato dalla massa veramente attiva e militante del popolo, mentre col suo ingresso al parlamento ha perduto il suo impeto potente, risentendo invece delle debolezze proprie di questa istituzione; la sua lotta contro la Chiesa cattolica... lo priva di un gran numero di ottimi elementi che la nazione può chiamare suoi figli *°. Una delle lezioni che Hitler ebbe a imparare nei suoi anni viennesi e che sottolinea esplicitamente nel Mein Kampf, - anche se doveva dimenticarla dopo aver assunto il potere in Germania, - riguarda l'inanità di ogni tentativo d'opposizione alle Chiese da parte di un partito politico. " Indipendentemente dal margine che qualsiasi confessione religiosa lascia alla critica, - egli scrisse, spiegando perché il movimento Los-von-Rom (Liberiamoci da Roma) di Schonerer commetteva un errore di tattica, - un partito politico non dovrebbe perdere di vista neppure per un momento il fatto che nessuna precedente esperienza storica ci mostra un partito esclusivamente politico che abbia mai ottenuto successo nel produrre una riforma religiosa " ". Ma agli occhi di Hitler il maggior difetto del Partito pangermanista era la sua incapacità non solo di risvegliare le masse, ma perfino di capire la psicologia della gente ordinaria. Da questa ricapitolazione delle idee che cominciarono a formarsi nella sua mente quando aveva da poco superato i ventun anni, risulta chiaro che per lui tale incapacità costituiva la debolezza Pagina 23
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondamentale dei pangermanisti. Egli non vi sarebbe incorso nel fondare il proprio movimento politico. Un altro errore dei pangermanisti che Hitler non avrebbe commesso era quello di non essersi assicurato l'appoggio di almeno una delle istituzioni più potenti della nazione: se non proprio della Chiesa, almeno dell'esercito, del gabinetto o del capo dello Stato. Il giovane Hitler s'avvide che è molto difficile o addirittura impossibile, per un partito politico, impadronirsi del potere senza l'appoggio di una di queste istituzioni. Un appoggio di tal genere fu precisamente ciò che Hitler, a Berlino, ebbe l'accortezza d'assicurarsi nei giorni cruciali del gennaio 1933; e soltanto questo aprf a lui e al Partito nazionalsocialista la via del potere. Durante il suo soggiorno a Vienna, agiva nella città un dirigente politico che aveva capito tutto questo e anche la necessità di creare un partito appoggiato dalle masse: era il dottor Karl Lueger, borgomastro di Vienna e dirigente del Partito cristiano-sociale. Egli, pili di ogni altro, divenne il mentore politico di Hitler, benché i due non si fossero mai incontrati. Hitler 10 considerò sempre " il più grande sindaco germanico di tutti i tempi... un uomo di Stato superiore a tutti i cosiddetti " diplomatici " dell'epoca... Se 11 dottor Karl Lueger fosse vissuto in Germania, sarebbe stato annoverato tra le grandi menti del nostro popolo " K. In seguito vi sarebbero stati pochi punti di contatto tra Hitler e questo grasso, disinvolto e gioviale idolo dello strato inferiore delle classi medie viennesi. Certo Lueger, nella sua qualità di capo di un partito fondato La nascita del Terzo Reich 27 sulla piccola borghesia scontenta, divenne l'uomo politico più influente dell'Austria, e in politica trasse, come in seguito lo stesso Hitler, il massimo profitto dal più grossolano antisemitismo. Eppure Lueger, che era cresciuto modestamente e si era procurato col proprio lavoro i mezzi per gli studi universitari, era un uomo di notevole cultura e persino i suoi oppositori, ebrei compresi, erano pronti a riconoscere che, in fondo, era una persona onesta, generosa e tollerante. Stefan Zweig, l'eminente scrittore austriaco d'origine ebrea che passò i suoi anni giovanili a Vienna in quel periodo, ha testimoniato che l'antisemitismo ufficiale di Lueger non gli impedì mai di essere generoso e cordiale cogli ebrei. " II suo modo di amministrare la città, - racconta lo Zweig, - era assolutamente onesto, anzi tipicamente democratico... Gli ebrei che avevano tremato al momento del trionfo del suo partito antisemita continuarono a vivere godendo gli stessi diritti e la stessa stima di prima " ". Questo non piaceva al giovane Hitler, secondo il quale Lueger era troppo tollerante e sottovalutava il problema razziale nei confronti degli ebrei. Non gli garbava, d'altro canto, la mancata adesione del borgomastro al pan-germanesimo e si mostrava contrario al suo clericalismo cattolico e al suo lealismo verso gli Asburgo. Il vecchio imperatore Francesco Giuseppe non si era forse rifiutato ben due volte di approvare l'elezione di Lueger a borgomastro? Hitler però fini per riconoscere l'ingegno di quest'uomo che aveva saputo guadagnarsi l'appoggio delle masse e che dimostrava di avere una vera comprensione dei problemi sociali contemporanei, nonché dell'importanza della propaganda politica e dell'oratoria come mezzi di agitazione di massa. Hitler non poteva non ammirare il modo con cui Lueger trattava una istituzione come la Chiesa: " la sua politica era forgiata con infinita accortezza ". Infine, Lueger " era pronto a usare ogni mezzo disponibile per ottenere l'appoggio delle antiche e stabili istituzioni, ricavando pel suo movimento il maggior vantaggio possibile da tali fonti tradizionali del potere " H. Abbiamo qui in nuce le idee e le tecniche che Hitler doveva usare in seguito per creare il suo partito politico e portarlo al potere in Germania. La sua originalità consiste nell'esser stato l'unico uomo politico di destra ad applicarle in terra tedesca dopo la prima guerra mondiale. Per questo il movimento nazista potè diventare l'unico partito nazionalista e conservatore appoggiato dalle grandi masse. Una volta giunto a tanto, esso ottenne l'appoggio dell'esercito, del presidente della Repubblica e delle associazioni della grande industria: tre "istituzioni di vecchia data" munite di grande autorità, grazie alle quali potè accedere alla carica di cancelliere della Germania. Le lezioni imparate a Vienna si dimostrarono proficue. Il dottor Karl Lueger era un oratore brillante, ma il Partito pangermanista mancava, nel complesso, di abili oratori. Anche di questo Hitler prese nota, e nel Mein Kampf mise bene in risalto l'importanza dell'oratoria in politica. 28
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ... La forza che mette in moto le grandi valanghe sia religiose che storiche, è sempre stata in funzione della magia della parola pronunciata. I larghi strati del popolo soggiacciono sempre alla violenza della parola. E tutti i grandi movimenti sono sempre movimenti di popolo, sono scoppi vulcanici di passioni umane e di sentimenti dell'animo, messi in azione o dalla crudele dea della necessità, o dalla fiaccola incendiata delle parole scaraventate nella massa; ma non sono mai l'espressione gracile di letterati estetizzanti e di eroi da salotto...55. Pur astenendosi dal partecipare alla vita politica dei partiti austriaci, il giovane Hitler cominciò a esercitare la sua oratoria dinanzi a uditori occasionali, nei dormitori pubblici, nelle mense popolari di Vienna e persine agli angoli delle strade. In seguito doveva svilupparsi in lui un vero talento oratorio (io, che ho ascoltato parecchie decine dei suoi più importanti discorsi, posso attestarlo personalmente); un talento unico e insuperato nella Germania tra le due guerre mondiali, e che doveva contribuire in alta misura al suo stupefacente successo. Nell'esperienza viennese di Hitler figuravano infine gli ebrei. A Linz, egli scrisse, c'erano pochi ebrei. " A casa non ricordo di aver mai sentito la parola " ebreo " in tutto il tempo che mio padre rimase in vita ". Alla scuola media c'era un ragazzo ebreo, " ma noi non pensavamo mai alla sua razza... Io li scambiavo persine per tedeschi "56. Secondo l'opinione dell'amico d'infanzia di Hitler ciò non sarebbe vero. " Quando incontrai Adolf Hitler per la prima volta, - disse August Ku-bizek, ricordando i giorni vissuti insieme a Linz, - il suo antisemitismo era già molto spinto... Al suo arrivo a Vienna, Hitler era già un antisemita convinto, e sebbene le sue esperienze viennesi abbiano acuito tale sentimento, non ne furono di certo l'origine "!7. Hitler scrisse: Fu così che venni a Vienna. Gonfio delle impressioni ricevute, schiacciato dal peso del mio destino, non ebbi nei primi tempi la possibilità di guardare pili da vicino le varie stratificazioni che compongono il popolo della gigantesca città. Per quanto Vienna contasse in quegli anni quasi duecentomila ebrei su due milioni di abitanti, io non li vidi affatto... Vedevo nell'ebreo soltanto la religione, e sulla base del principio di tolleranza continuai a non ammettere la possibilità di una lotta religiosa, neanche in questo caso. Perciò il tono della stampa antisemita di Vienna mi pareva indegno della cultura di un grande popolo...ss. Un giorno, racconta Hitler, egli passeggiava nel centro della città: " All'improvviso incontrai una figura avvolta in un caffettano nero e con riccioli neri ai lati della testa. Il primo pensiero che mi venne in mente fu di chiedermi se per caso non fosse un ebreo. Quelli di Linz non avevano di certo un tale aspetto. Osservai l'uomo furtivamente e meticolosamente, e quanto più guardavo quella faccia straniera, esaminandone i tratti a uno a uno, tanto più la mia prima domanda prese una diversa forma. Mi chiesi: Costui è un tedesco? " ". È facile immaginare quale fosse la risposta di Hitler. Egli però sostiene che, prima di giungere a una conclusione definitiva, cercò di " farsi nascere La nascita del Terzo Ketch 29 dei dubbi leggendo dei libri ": s'immerse nella lettura di opere antisemite, opere che allora trovavano un largo smercio a Vienna; poi se ne andò per le strade ad osservare il " fenomeno " da vicino. " Dovunque andassi, - egli afferma, - cominciai a vedere degli ebrei, e quanto più guardavo tanto più netta appariva ai miei occhi la differenza tra loro e il resto dell'umanità... In seguito cominciai a sentirmi nauseato dall'odore che emanavano questi esseri avvolti nel caffettano "60. Successivamente Hitler doveva scoprire la " macchia morale di questo popolo eletto... C'era forse una qualsiasi forma di licenziosità o di sudiciume, specie nella vita culturale, nella quale non avesse parte almeno un ebreo? Se tagliate con cura cedesti ascessi, vi ritroverete sempre, come il verme dentro la carogna, spesso abbagliato dalla luce improvvisa, un miserabile ebreo! " Disse di aver constatato che gli ebrei erano in gran parte responsabili della prostituzione e della tratta delle bianche: " Allorché per la prima volta identificai negli ebrei i freddi dirigenti, svergognati e calcolatori, di questo disgustoso traffico del vizio nella feccia della grande città, un brivido mi attraversò la schiena " ". Vi è una forte dose di sessualità morbosa nei deliri di Hitler riferentisi agli ebrei. Tale era, del resto, la caratteristica della stampa antisemita del tempo, e più tardi dell'ignobile settimanale di Norimberga, " Der Stùrmer ", Pagina 25
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diretto da uno dei compagni favoriti di Hitler, Julius Streicher, gerarca nazista della Franconia, noto pervertito e personaggio fra i più sinistri del Terzo Reich. Mein Kampf è cosparso di turpi allusioni a brutali ebrei che seducono innocenti fanciulle cristiane inquinando in tal modo il sangue della razza. Hitler non risparmiava parole sulla " visione d'incubo offerta dalla seduzione di centinaia di migliaia di ragazze ad opera di ripugnanti, storpi ebrei bastardi ". Come è stato accennato da Rudolf Olden, una delle radici dell'antisemitismo di Hitler potrebbe essere stata la sua tormentosa invidia sessuale. Benché avesse superato da poco i vent'anni, sembra che egli durante il suo soggiorno a Vienna non abbia avuto rapporti di nessun genere con donne. " A poco a poco, - racconta Hitler, - cominciai a odiarli... Quella fu per me l'epoca di maggior elevazione spirituale che abbia mai vissuto: cessai di essere un incerto cosmopolita e diventai un antisemita " ". E antisemita cieco e fanatico egli doveva restare sino alla sua amara fine. Il suo ultimo testamento spirituale, scritto poche ore prima della morte, contiene la maledizione finale degli ebrei, responsabili della guerra che invece lui stesso aveva scatenato e che aveva finito col travolgere lui e il Terzo Reich. Quest'odio cocente che doveva contagiare tanti tedeschi portò in definitiva a un massacro così mostruoso e di tali dimensioni da lasciar sull'umanità intera un'orribile cicatrice che di certo resterà finché l'uomo vivrà sulla terra. L'ascesa di Hitler Nella primavera del 1913 Hitler abbandonò definitivamente Vienna per recarsi a vivere in Germania, dove, cerne egli ebbe a dire, aveva sempre battuto il suo cuore. Aveva allora ventiquattro anni e a tutti, fuor che a se stesso, doveva di certo sembrare un fallito sotto ogni riguardo. Non era riuscito a divenire né pittore, né architetto; non era riuscito a combinare nulla; per ciò che si poteva constatare, non era altro che un vagabondo eccentrico dalle idee libresche. Non aveva amici, né famiglia, né lavoro, né casa. Ma era animato da un'irriducibile fiducia in se stesso e dall'ardente, profonda convinzione di avere una missione da compiere. È probabile che Hitler abbia lasciato l'Austria per sfuggire agli obblighi di leva *. Ciò non per codardia ma perché detestava servire nell'esercito a fianco di ebrei, slavi e altre minoranze etniche dell'impero. Hitler afferma in Mein Kampf di essersi recato a Monaco nella primavera del 1912, ma ciò è inesatto. Infatti, da un registro di polizia, risulta che egli abitò a Vienna fino al maggio del 1913. Le ragioni da lui addotte per spiegare la sua partenza dall'Austria erano molto esaurienti. Nello stesso tempo cresceva sempre pili la mia avversione per lo Stato asburgico... Quel conglomerato di razze che era il quadro della capitale, quella miscela di boemi, di polacchi, di ungheresi, di ruteni, di serbi e di croati mi diventava sempre più odiosa, e soprattutto quei funghi che prosperano in tutte le crepe dell'umanità: ebrei, sempre ebrei... La grande capitale mi appariva come la personificazione dell'incesto... Quanto più durava la mia permanenza a Vienna, tanto più aumentava il mio odio contro quel coacervo di popoli stranieri che corrodeva l'antica città tedesca... Per tutte queste cose si faceva sempre più forte in me la nostalgia di recarmi colà, dove fin dall'infanzia mi attiravano desideri segreti, un segreto amore... ". In quella terra da lui tanto amata, l'attendeva un destino che egli non avrebbe immaginato neppure nei suoi sogni più sfrenati e ardenti. Fino a poco tempo prima di divenire cancelliere, egli nel Reich tedesco, almeno per 10 stato civile, era uno straniero, avendo conservato la nazionalità austriaca. * Fin dal 1910, quando compi i venturi anni, Hitler era soggetto all'obbligo del servizio militare. Secondo lo Heiden, le autorità austriache non riuscirono a rintracciarlo a Vienna; scovatolo infine a Monaco di Baviera gli ingiunsero di presentarsi per l'abituale esame medico a Linz. Josef Greiner, nel suo Das Ende des Hitler-Mythos, pubblica parte della corrispondenza intercorsa tra Hitler e le autorità militari austriache. In essa egli negò di essersi recato in Germania per evitare 11 servizio militare austriaco. Adducendo a giustificazione la mancanza di denaro, chiese di sotto mettersi all'esame medico a Salisburgo, data la vicinanza di questa città a Monaco. Qui venne esaminato il ; febbraio 1914 e dichiarato inabile, per cattiva salute, tanto per Pagina 26
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il servizio militare propriamente detto che per i servizi ausiliari: sembra che fosse ancora affetto da una malattia polmonare. Il fatto di non essersi presentato per adempiere agli obblighi di leva finché le autorità preposte non riuscirono a rintracciarlo quando aveva già ventiquattro anni, doveva infastidire Hitler quando la sua stella cominciò a salire in Germania. Greiner conferma una notizia che cir colava nei circoli nazisti all'epoca del mio soggiorno a Berlino, cioè che quando le truppe tedesche nel 1938 occuparono l'Austria, Hitler ordinò alla Gestapo di rintracciare i documenti ufficiali ri guardanti il suo servizio militare. Le ricerche condotte nei registri militari di Linz ebbero esito negativo, e Hitler montò su tutte le furie. Erano stati trafugati da un membro del governo lo cale, che a guerra ultimata li esibì a Greiner. La nascita del Terzo Reich 31 Aveva raggiunto la maggiore età come cittadino austriaco durante l'ultimo decennio precedente la caduta dell'impero degli Asburgo; incapace di mettere radici nella sua civilissima capitale, aveva abbracciato tutti i più assurdi odi e pregiudizi allora in voga tra gli estremisti di lingua tedesca, senza riuscire a comprendere quanto di buono e d'onesto c'era nella stragrande maggioranza dei suoi concittadini, fossero cèchi, ebrei o tedeschi, poveri o ricchi, artisti o artigiani. Sarebbe difficile affermare che possa esserci stato un altro tedesco, del Nord o della Renania, della Prussia orientale e perfino della Baviera che, dopo esperienze più o meno analoghe, abbia avuto nel sangue e nella mente un miscuglio di idee simile a quello che portò Adolf Hitler fino alle più alte vette. Ma non va dimenticato che in lui vi era anche una buona dose di genio dagli aspetti imprevedibili. Questo genio però non era ancora sbocciato nella primavera del 1913; a Monaco come a Vienna Hitler restò uno squattrinato, senza amici, senza un impiego fisso. Poi nel 1914 venne la guerra, nel cui vortice spaventoso fu afferrato come tanti milioni d'esseri. Il 3 agosto si offerse al re Luigi III di Baviera come volontario in un reggimento bavarese. La domanda fu accettata. Per il giovane vagabondo, quello fu un dono del ciclo: adesso era in grado di soddisfare non solo la brama di servire la sua amata patria d'adozione in una lotta - come egli dice - per la sopravvivenza - " essere o non essere " - ma perché in tal modo poteva superare gli insuccessi e le frustrazioni della sua precedente esistenza. " Per me, - scrisse in Mein Kampf, - quei momenti vennero come la liberazione dalle sventure che mi affliggevano sin dai giorni della giovinezza. Non mi vergogno di dire che, trasportato dall'entusiasmo del momento, caddi in ginocchio e ringraziai con tutto il cuore il Ciclo per avermi accordato il privilegio di vivere in un'epoca come quella... Come per tutti i tedeschi, per me cominciava il periodo più memorabile della vita. Rispetto agli eventi di questa gigantesca lotta, tutto il passato svaniva nell'oblio " ". Per Hitler il passato con tutta la sua miseria, la solitudine e le delusioni doveva restare per sempre nell'ombra, anche se aveva impresso un marchio duraturo sulla sua mente e sul suo carattere. La guerra, che stava per portare la morte a tanti milioni d'esseri, significava per lui, allora venticinquenne, l'inizio di una nuova vita. 1 II memorandum Hammerstein, citato da Wheeler-Bennett nel suo libro The Nemesis of Power, p. 285. Il memorandum fu scritto per Wheeler-Bennett dal dottor Kunrath von Hammerstein, figlio del generale, sulla base di note e diari del padre. S'intitola: Schleicber, Hammerstein e la conquista del potere. JOSEPH GOEBBELS, Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei, p. 2.51. Memorandum Hammerstein, citato da WHEELER-BENNETT, op. cit., p. 280. GOEBBELS, Op. CÌt., p. 250. Ibid., p. 2.52. Ibid. 7 ANDRE FRANCOIS-PONCET, The Fateful Years, p. 48. L'autore fu ambasciatore francese a Berlino dal 1930 al 1938. 8 GOEBBELS, Vom Kaiserhof eco., pp. 251-54. ' Proclama del 5 settembre 1934, letto a Norimberga. Pagina 27
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 10 FRIEDRICH MEINECKE, The German Catastrophe, p. 96. " Le citazioni da Mein Kampf di A. Hitler sono state controllate sulla traduzione italiana dell'opera (Bompiani, Milano 1934). 12 KONRAD HEIDEN, Der Fiihrer, p. 36. Tutti coloro che hanno scritto sul Terzo Reich sono in debito verso lo Heiden per il materiale riguardante il primo periodo della vita di Hitler, da lui fornito. " Ibid., p. 4114 Ibid., p. 4315 Ibid. 16 Mein Kampf, p. 6. " Ibid., p. 8. 18 Ibid., pp. 8-10. 19 Ibid., P. io. 20 Hitler's Secret Conversations 1941-1944, p. 287. 21 Ibid., p. 346. 22 Ibid., p. 54723 Ibid., pp. .566-67. 24 AUGUST KUBIZEK, The Young Hitler I Knew, p. 50. 25 Ibid., P. 4926 Mein Kampf, pp. 14-15. 27 KDBIZEK, op. cit., p. 52 e Hitler's Secret Conversations, p. 567. 28 Ibid., p. 44. 29 Mein Kampf, p. 18. 30 Ibid., p. 21. 31 KUBIZEK, Op. CÌt., p. 59. 32 Ibid., p. 76. 33 Ibid., pp. .54-55. 34 HEIDEN, Der Fiihrer, p. 62. 35 Mein Kampf, p. 20. 36 Ibid., p. 18. 37 Ibid. 38 Ibid., p. 21. 39 Ibid., pp. 21-22. 40 /"e World of Yesterday, p. 63. 54 Afó" Kampf, p. 100. 55 7WJ., p. 107. 56 Ibid., p. 52. 57 KUBIZEK, Op. dt., p. 79. 58 Metti Kampf, p. 5259 Ibid., p. 56. M IW
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt convalescenza dopo una cecità passeggera da cui era stato colpito un mese prima, nel corso di un attacco britannico coi gas sferrato nei pressi di Ypres. Quella domenica mattina il pastore informò i soldati che il Kaiser era fuggito in Olanda dopo aver abdicato al trono. Il giorno prima era stata proclamata a Berlino la repubblica e l'indomani, l'i i novembre, sarebbe stato firmato l'armistizio a Compiègne, in Francia. La guerra era perduta. La Germania si trovava alla mercé degli Alleati. Il pastore si mise a singhiozzare. " Mi era impossibile resistere. Mentre davanti ai miei occhi si levarono di nuovo le tenebre, me ne tornai barcollando verso la camerata, mi buttai sul mio letto e seppellii il capo che mi bruciava nei cuscini... Tutto era stato inutile. Inutili i sacrifici, le privazioni, inutili le ore in cui, attanagliati dalla paura e dalla morte, facevamo il nostro dovere; inutile la morte di due milioni di uomini... Erano forse morti per questo?... Perché un mucchio di criminali ardisse alzare la mano sulla patria?... " '. Per la prima volta da quando era stato in piedi vicino alla tomba di sua madre, Hitler s'abbandonò al pianto. " Non riuscii a frenarmi ", egli scrisse. Come tanti altri milioni di suoi concittadini, allora e sempre si rifiutò di accettare la dura realtà della sconfitta della Germania sui campi di battaglia e della guerra perduta. Come tanti altri milioni di tedeschi, Hitler era stato un soldato coraggioso. In seguito, alcuni suoi avversari politici lo accusarono di essersi comportato da codardo nei combattimenti; ma bisogna riconoscere onestamente che di ciò non si trova traccia alcuna nel suo foglio di servizio. Quale staffetta di collegamento della prima compagnia del 16° reggimento bavarese di fanteria di riserva, venne inviato al fronte verso la fine dell'ottobre 1914, dopo appena tre mesi di addestramento. La sua unità fu decimata in quattro giorni di duri combattimenti nella prima battaglia di Ypres, quando le Nascita del partito nazista 35 truppe britanniche fermarono l'offensiva tedesca avente per obiettivo la Manica. Secondo una lettera scritta da Hitler al suo padrone di casa di Monaco, un certo Popp, sarto, in quattro giorni di combattimenti il suo reggimento s'era ridotto da tremilacinquecento uomini a non più di seicento. Erano sopravvissuti solo trenta ufficiali e quattro compagnie dovettero essere sciolte. Durante la guerra Hitler fu ferito due volte; la prima il 7 ottobre 1916 nella battaglia della Somme, riportando una lesione alla gamba. Dopo un periodo di ricovero in un ospedale in territorio tedesco, egli nel marzo del 1917 fece ritorno al reggimento List, così chiamato dal nome del suo primo comandante. Promosso caporale, prese parte alla battaglia di Arras e alla terza battaglia di Ypres nell'estate di quell'anno. Il suo reggimento si trovò al centro dei combattimenti durante l'ultima massiccia offensiva scatenata dai tedeschi nella primavera e nell'estate del 1918. La sera del 13 ottobre fu colpito durante un pesante attacco coi gas sferrato dagli inglesi in una collina a sud di Werwick durante l'ultima battaglia d'Ypres. " Barcollai e indietreggiai cogli occhi che mi bruciavano, - egli racconta, - tenendo con me il più recente bollettino di guerra. Poche ore dopo i miei occhi erano braci ardenti; intorno a me tutto era diventato buio "2. Fu decorato al valore due volte. Nel dicembre 1914 ricevette la croce di ferro di seconda classe, nell'agosto 1918 la croce di ferro di prima classe: un'onorificenza, questa, concessa raramente a un soldato semplice nel vecchio esercito imperiale. Uno dei commilitoni della sua unità asserf che Hitler aveva ricevuto l'ambita decorazione per avere catturato da solo quindici inglesi; secondo un altro si trattava di francesi. La cronaca ufficiale del reggimento List non fa parola di questa impresa, ma neanche di altre azioni di guerra individuali di molti suoi soldati che furono decorati. Qualunque fosse la motivazione, è indubbio che il caporale Hitler ricevette la croce di ferro di prima classe, decorazione che egli portò con orgoglio fino al termine della sua vita. Secondo quanto fu osservato da più di uno dei suoi commilitoni, come soldato era stato un tipo alquanto strano: a differenza degli altri, non riceveva lettere né pacchi da casa, non chiedeva mai licenze, non dimostrava alcun interesse per le donne, neppure quello solito dei soldati al fronte; non brontolava mai - come facevano anche i più coraggiosi - per la sporcizia, i pidocchi, il fango, il tanfo delle trincee. Fu un soldato davvero entusiasta, terribilmente serio per tutto ciò che riguardava gli scopi della guerra e il sicuro destino della Germania. " Noi gli inviavamo delle maledizioni e non lo potevamo soffrire, - ricordò in seguito uno dei suoi compagni d'armi. - C'era quella cornacchia bianca che Pagina 29
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non si univa a noi quando mandavamo la guerra all'inferno " \ Un altro ce lo descrive seduto " in un angolo della mensa, tenendosi la testa fra le mani, immerso in profondi pensieri. All'improvviso si alzava di scatto in preda a una grande eccitazione, saltellava e correva, affermava che malgrado i nostri grossi cannoni non avremmo raggiunto la vittoria poiché i nemici invincibili interni del popolo tedesco rappresentavano un pericolo mag3 6 L'ascesa di Hitler giore del più potente cannone del nemico "4. E subito prorompeva in un violento attacco contro tali " nemici invisibili ": gli ebrei e i marxisti. Non aveva forse imparato a Vienna che costoro erano la fonte di ogni male? Non aveva forse visto tutto ciò coi propri occhi, nel bel mezzo della guerra, mentre giaceva convalescente nella patria tedesca per la ferita alla gamba? Dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Beelitz, vicino a Berlino, ebbe tempo di visitare la capitale; poi parti per Monaco, incontrando dappertutto dei " mascalzoni " che maledicevano la guerra e che ne desideravano la rapida fine. C'erano imboscati in abbondanza, e chi potevano essere, se non ebrei? " I pubblici uffici, - osservò, - erano pieni di ebrei. Quasi tutti gli impiegati erano ebrei e quasi tutti gli ebrei erano degli impiegati... Nell'anno 1916-17 quasi l'intera produzione era in mano alla finanza ebraica... L'ebreo derubava l'intera nazione e l'opprimeva, tenendola in suo potere... Vedevo avvicinarsi con orrore la catastrofe..."5. Hitler non poteva sopportare la vista di tutto ciò e fu felice - disse - di tornare al fronte. Ancor meno potè sopportare il disastro che si abbattè sulla sua amata patria nel novembre 1918. Per lui, come per la maggioranza del popolo tedesco, la sconfitta era " mostruosa " e immeritata. L'esercito tedesco non era stato sconfitto sui campi di battaglia: era stato pugnalato alla schiena dai traditori, all'interno. Così in Hitler, come in tanti altri tedeschi, maturò una fede fanatica nella leggenda della " coltellata alla schiena ": una leggenda che più di ogni altra cosa doveva minare la Repubblica di Weimar e preparare la via al trionfo definitivo di Hitler. Tale leggenda era assurda. Il generale Luden-dorff, che era il vero comandante in capo, aveva insistito il 28 settembre 1918 perché si chiedesse "immediatamente" un armistizio e il suo superiore nominale, il feldmaresciallo von Hindenburg, aveva appoggiato tale istanza. Nella riunione del Consiglio della Corona tenutasi a Berlino il 2 ottobre e presieduta dal Kaiser, Guglielmo II, Hindenburg rinnovò la richiesta di armistizio immediato formulata dall'Alto comando. " L'esercito, -egli disse, - non può attendere altre quarantotto ore ". In una lettera scritta 10 stesso giorno, Hindenburg dichiarò senza mezzi termini che la situazione militare imponeva in modo categorico " la fine delle ostilità ". Non vi fu alcun accenno alla " coltellata alla schiena ". Solo in seguito l'eroe Hinden burg aderf a quel mito. In occasione di una seduta del comitato d'inchie sta dell'Assemblea Nazionale tenutasi un anno dopo la fine della guerra, 11 18 novembre 1919, Hindenburg fece la seguente dichiarazione: "Come disse un generale inglese, la verità è che l'esercito tedesco è stato pugnalato alla schiena " *. * L'attribuzione della paternità di questo mito a un generale inglese è priva di ogni base reale. Wheeler-Bennett, in Wooden Titan: Hindenburg, ha spiegato ironicamente che due generali britannici - senza saperlo - avrebbero avuto una parte nella nascita della falsa leggenda. " II primo era il maggiore generale Sir Frederick Maurice, autore del libro The Lasi Four Months, pubblicato nel 1919, le cui idee furono grossolanamente deformate dai critici della stampa tedesca: secondo loro in tale libro si sarebbe affermato che l'esercito tedesco era stato tradito dai socialisti sul fronte interno, e non battuto sul campo di battaglia. Il generale si oppose a tale sviNascita del partito nazista 37 A onor del vero, bisogna ricordare che il governo civile presieduto dal principe Max di Baden, il quale fino a tutto il settembre non era stato informato dall'Alto comando del peggioramento della situazione militare, si oppose per diverse settimane alla richiesta di armistizio avanzata da Luden-dorff. Bisogna aver vissuto in Germania nel periodo tra le due guerre per rendersi conto fino a che punto il popolo tedesco prestò fede a questa incredibile fandonia. I fatti crudi che la smentivano si potevano trovare dappertutto, ma i tedeschi di destra non vollero nemmeno prenderli in considerazione. I colpevoli, da essi stigmatizzati senza tregua, erano i " criminali di novembre ": Pagina 30
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'espressione che Hitler s'incaricò d'instillare nella coscienza del suo popolo. Nessuno considerò neanche per un momento il fatto che l'esercito tedesco aveva raggirato astutamente, in modo alquanto codardo, il governo repubblicano per ottenere la firma di un armistizio che i capi militari avevano già insistentemente invocato, consigliando essi stessi al governo di accettare il trattato di pace di Versailles. D'altro canto non si tenne presente che il Partito socialdemocratico nel 1918 aveva assunto con riluttanza il potere al solo scopo di salvare la nazione dal caos che minacciava di condurre al bolscevismo. Quel partito non fu certamente responsabile del collasso tedesco. Responsabile, se mai, era il vecchio regime e gli uomini che ne erano stati alla testa *. Ma milioni di tedeschi si rifiutarono di riconoscere i fatti e si misero a cercare dei capri espiatori per la disfatta e per la conseguente miseria e umiliazione della Germania. Per loro fu facile convincersi che i veri colpevoli erano i " criminali di novembre ", i quali, firmando la capitolazione, avevano istituito un governo democratico al posto dell'antica autocrazia. La grande credulità dei tedeschi è uno dei motivi ricorrenti nel Mein Kampf di Hitler, il quale in seguito doveva servirsene per raggiungere i propri scopi. Per Adolf Hitler, dopo la sera del io novembre 1918, quando il pastore protestante lasciò l'ospedale di Pasewalk, seguirono " giornate terribili e notti ancora peggiori ". " Sapevo, - scrisse, - che tutto era perduto. Soltanto i pazzi, i bugiardi e i criminali avrebbero potuto sperare nella misericordia del nemico. In quelle notti l'odio in me crebbe: odio per i responsamento del suo pensiero da parte della stampa tedesca, ma senza successo. Ludendorfi si servi delle recensioni del libro per convincere Hindenburg... " " L'altro ufficiale, - scrive Wheeler-Bennett, - era il maggiore generale Malcolm, capo della missione militare britannica a Berlino. Una sera Ludendorfi era a cena col generale inglese, e con la sua solita ampollosa eloquenza cercò di spiegare fino a quale punto l'Alto comando avesse sempre sofferto della mancanza di appoggio da parte del governo civile e in quale modo la rivoluzione avesse tradito l'esercito. Per condensare in una sola frase l'eloquio di Ludendorfi, il generale Malcolm gli chiese: " Vuoi forse dire, generale, che siete stati pugnalati alla schiena? " Gli occhi di Ludendorfi s'illuminarono e afferrò subito la frase come un cane si getta su di un osso. " Pugnalati alla schiena? " ripetè. " Proprio così. Siamo stati pugnalati alla schiena " ". * Solo qualche generale ebbe il coraggio di riconoscerlo. Il 23 agosto 1924, la " Frankfurter Zeitung " pubblicò un articolo del generale Freiherr von Schoenaich che analizzava le cause della disfatta tedesca. Costui arrivò " all'irrefutabile conclusione che la nostra rovina è riconducibile alla supremazia delle nostre autorità militari sulle autorità civili... Di fatto, il militarismo tedesco si è semplicemente suicidato " (citato da Telford Taylor nel libro Sword and Swastika, p. 16). 38 L'ascesa di Hitler sabili di questo misfatto... Criminali miserabili e degenerati. Quanto più mi sforzavo in quell'ora di vedere chiaro nel mostruoso evento, tanto più mi bruciava nel cuore la vergogna e l'indignazione. Cosa poteva essere tutto il mio dolore agli occhi a paragone di quella miseria? " Poi " ebbi coscienza del mio destino. Decisi di consacrarmi alla politica " '. La storia in seguito avrebbe mostrato la fatalità di tale decisione per Hitler e per il mondo. Gli inizi del partito nazista. Le prospettive di carriera politica in Germania per quell'austriaco trentenne sprovvisto di amici e di mezzi, senza un mestiere né una professione, che in passato non aveva avuto nessuna occupazione regolare e mancava di qualsiasi esperienza in campo politico, erano tutt'altro che promettenti; e lo stesso Hitler, sia pure per poco tempo, dovette riconoscerlo. " Per quattro giorni, egli racconta, - mi chiesi cosa potevo fare, e la conclusione cui approdava ogni mia meditazione era invariabilmente la stessa: uno sconosciuto come me non disponeva della benché minima base per intraprendere una qualche utile iniziativa "7. Il suo rientro a Monaco verso la fine di novembre del 1918 gli servì solo per constatare che la sua città d'adozione era quasi irriconoscibile. Anche in quella città era scoppiata la rivoluzione. Il re, della dinastia dei Wittelsbach, aveva abdicato. La Baviera era in mano ai socialdemocratici, che avevano fondato uno " Stato popolare " bavarese sotto la direzione di Kurt Eisner, popolare scrittore ebreo nato a Berlino. Il 7 novembre Eisner, figura familiare agli abitanti di Monaco, piccolo di statura, con una lunga barba Pagina 31
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt grigia, gli occhiali a pince-nez e un enorme cappello nero, era sceso in piazza alla testa di poche centinaia di manifestanti, e senza colpo ferire aveva occupato la sede del parlamento e del governo, proclamando la repubblica. Tre mesi dopo fu assassinato da un giovane ufficiale di destra, il conte Anton Arco-Valley. I lavoratori proclamarono allora una repubblica sovietica, che ebbe però breve vita. Il i° maggio 1919 truppe regolari inviate da Berlino e vo-lontari bavaresi (Freikorps) occuparono Monaco abbattendo il regime comunista e massacrando parecchie centinaia di persone, tra cui molti non comunisti, quale rappresaglia per la fucilazione di una dozzina di ostaggi eseguita dal soviet locale. Benché per il momento venisse formalmente restaurato un governo socialdemocratico moderato, sotto la presidenza di Johannes Hoff-mann, in Baviera l'effettivo potere politico passò nelle mani della destra. Durante questo caotico periodo, per destra si doveva intendere l'esercito regolare, la Reichswehr e i monarchici che volevano il ritorno dei Wittelsbach. Era un nucleo di conservatori che disprezzavano la repubblica democratica istituita a Berlino. Col passare del tempo, poi, la destra venne a rappresentare soprattutto la gran massa dei soldati smobilitati per i quali il 1918 aveva significato il crollo: uomini gettati sul lastrico, incapaci ormai I Nascita del partito nazista 39 di trovare lavoro e di rientrare nella società borghese che avevano lasciata nel 1914- Erano gli stessi uomini che la guerra aveva reso duri e violenti e che non potevano liberarsi dalle abitudini contratte nel tempo di guerra. Come ebbe a dire in seguito Hitler, che per un certo tempo fu uno di loro: " Essi diventarono rivoluzionari propugnando una rivoluzione fine a se stessa, la rivoluzione quale stato permanente ". I Freikorps - bande di volontari armati - cominciarono a dilagare per la Germania, segretamente equipaggiati dalla Reichswehr. Dapprima essi vennero impiegati esclusivamente contro i polacchi e i baltici nella lotta per le frontiere orientali tedesche, ma ben presto si diedero a organizzare complotti per provocare lo sgretolamento del regime repubblicano. Nel marzo del 1920 una di tali formazioni, la famosa brigata Ehrhardt, occupò Berlino consentendo al dottor Wolfgang Kapp *, mediocre politicante d'estrema destra, di proclamarsi cancelliere. L'esercito regolare, sotto il comando del generale von Seeckt, stette a guardare, mentre il presidente della Repubblica, seguito dal governo, fuggì nella Germania occidentale. Soltanto uno sciopero generale proclamato dai sindacati valse a ripristinare il regime repubblicano. Un altro colpo di Stato ebbe miglior fortuna a Monaco di Baviera: il 14 marzo 1920, la Reichswehr rovesciò il governo socialista di Hoffmann instaurando un regime di destra capitanato da Gustav von Kahr. Cosi la capitale della Baviera divenne il centro di gravita di tutte quelle forze che in Germania miravano a travolgere la Repubblica, a instaurare un regime autoritario e a denunciare il Diktat di Versailles. I capi dei corpi di volontari, compresi i membri della brigata Ehrhardt, trovavano rifugio e accoglienza in quella città. Anche il generale Ludendorff si stabilì a Monaco, insieme a una massa scontenta di altri ufficiali in congedo **. Nella stessa città si organizzarono assassini politici, come quello di Mathias Erzberger, il politico cattolico moderato che aveva avuto il coraggio di firmare l'armistizio mentre i generali se la svignavano, e di Walther Rathenau, il colto e brillante ministro degli Esteri, odiato dagli estremisti per essere ebreo e per aver voluto attuare una sincera politica mirante ad applicare in pratica alcune almeno delle disposizioni del trattato di Versailles. In tale situazione, a lui così propizia, ebbe inizio la carriera di Hitler. Al momento del suo ritorno a Monaco alla fine del novembre 1918, Hitler trovò che il suo battaglione era in mano al " consiglio dei soldati ". * Kapp era nato a New York il 24 luglio 1868. ** Alla fine della guerra Ludendorif fuggì in Svezia travestito, con basette false e occhiali scuri. Nel febbraio del 1919 fece ritorno in Germania, scrivendo alla moglie: " La più grande stupidità dei rivoluzionari sarebbe di lasciarci tutti in vita. Poiché se mai io tornassi al potere, non ci sarebbe perdono; con la coscienza tranquilla farei impiccare Ebert, Scheidemann e compagni, e mi fermerei a vederli penzolare ". (MARGARITTA LUDENDORFF, Als ich Ludendorffs Frau taar, p. 229). Ebert fu il primo presidente e Scheidemann il primo cancelliere della Repubblica di Weimar. Benché secondo a Hindenburg, Ludendorff era stato virtualmente il dittatore della Germania negli ultimi due anni di guerra. Pagina 32
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 40 L'ascesa di Hitler Ciò ripugnava talmente alla sua natura - secondo quanto egli stesso disse -che decise di " partire al più presto possibile ". Passò l'inverno prestando servizio come guardia in un campo di prigionieri di guerra a Traunstein, nelle vicinanze della frontiera austriaca e tornò a Monaco nella primavera successiva. Nel Mein Kampf racconta di essere incorso nella " disapprovazione " del governo di sinistra e sostiene di esser sfuggito alla prigione spianando la sua carabina contro tre " furfanti " venuti ad arrestarlo. Subito dopo la caduta del governo comunista, Hitler diede inizio a ciò che egli chiamò la sua " prima attività più o meno politica ", che consisteva nel fornire informazioni alla commissione d'inchiesta creata dal 2° reggimento di fanteria per accertare le responsabilità delle persone implicate nel breve regime sovietico instaurato a Monaco. A quanto pare, i servizi resi da Hitler in tale occasione furono tali da indurre l'esercito a utilizzarlo ulteriormente. Venne messo nell'ufficio stampa e informazioni del reparto politico del comando militare distrettuale. Contrariamente alle sue tradizioni, l'esercito tedesco s'era messo a occuparsi di politica, specie in Baviera, dove era finalmente riuscito a insediare un governo di suo gradimento. Per sostenere il proprio punto di vista conservatore, l'esercito organizzava dei corsi di " istruzione politica " destinati ai soldati; a uno di essi partecipò quale attento allievo Adolf Hitler. Un giorno Hitler - secondo quanto egli riferisce - prese parte a una conferenza in cui un tale si era espresso in favore degli ebrei. La polemica antisemita che egli allora sostenne fu assai gradita dai suoi superiori, tanto che provvedettero al suo rapido trasferimento ad un reggimento di Monaco in qualità di ufficiale addetto all'istruzione della truppa (Bildungsoffizier), il cui compito principale era di combattere le idee giudicate pericolose: pacifismo, socialismo, democrazia. Tale era la concezione che l'esercito aveva dei propri compiti nella repubblica democratica che aveva giurato di servire. Fu quello un passo importante nell'attività di Hitler, il primo riconoscimento ottenuto nel campo della politica, cui presto doveva dedicarsi. Fu anzitutto una buona occasione per collaudare le sue qualità di oratore, requisito indispensabile - egli sostenne sempre - per una fortunata carriera politica. " Improvvisamente, - racconta, - mi venne offerta la possibilità di rivolgermi ad un pubblico più vasto, e la convinzione che avevo sempre avuta, senza tuttavia averne le prove, ora trovò conferma: sapevo "parlare " ". Tale scoperta gli procurò un grande piacere ma non lo sorprese troppo. Aveva temuto che il volume della sua voce fosse stato irrimediabilmente compromesso dai gas asfissianti respirati al fronte. Adesso constatava di essersi ristabilito quanto bastava per essere udito " almeno fino in ogni angolo delle stanzette della truppa " ". Questi furono gli esordi di un talento oratorio che avrebbe fatto di Hitler il tribuno più efficace della Germania, col potere magico, allorché parlava alla radio, di dominare milioni d'individui grazie alla sua voce. Un giorno di settembre del 1919, Hitler ricevette l'ordine dal dipartimento politico dell'esercito di occuparsi dell'attività di un piccolo gruppo Nascita del partito nazista 41 politico di Monaco, che si autoproclamava Partito dei lavoratori tedeschi. I militari sospettavano di tutti i partiti operai perché si trattava per lo più di organizzazioni socialiste o comuniste, ma il partito in questione sembrava diverso. Hitler racconta che tale gruppo gli era " completamente sconosciuto ". Eppure conosceva uno degli uomini che, secondo il programma, avrebbe dovuto prendere la parola in una delle riunioni del partito sulle cui attività gli era stato ordinato di investigare. Poche settimane prima, in occasione di uno dei corsi educativi per l'esercito cui abbiamo accennato, aveva ascoltato una conferenza di Gottfried Feder, ingegnere edile e studioso dilettante di problemi di economia politica, il quale era ossessionato dall'idea che il capitale " speculativo ", in opposizione al capitale " creativo " e " produttivo ", fosse radice e causa di gran parte dei mali dell'economia tedesca. Feder sosteneva che era necessario abolire il capitale "speculativo" e nel 1917 aveva creato un'organizzazione per raggiungere tale scopo: la lega combattentistica tedesca per spezzare la schiavitù dell'interesse. Hitler, ignaro di economia, fu assai impressionato dalla conferenza di Feder. Egli vide nell'appello di Feder a " spezzare la schiavitù dell'interesse " una delle " premesse essenziali per la fondazione di un nuovo partito politico ". Nella conferenza di Feder - disse - " trovai uno slogan potente per questa prossima campagna " '. Dapprima però non credette di dover annettere alcuna importanza al Partito Pagina 33
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dei lavoratori tedeschi. Partecipò alla riunione, per eseguire l'ordine ricevuto, ma non ne fu particolarmente colpito. Vi era andato convinto che si trattasse di una noiosa riunione di circa venticinque persone, in una buia stanza dello scantinato della birreria Sterneckerbràu. Scrisse: " Era una nuova organizzazione come tante altre. A quei tempi tutti coloro che non erano soddisfatti della piega presa dagli avvenimenti... si sentivano in dovere di fondare qualche nuovo partito. Tali organizzazioni sorgevano dappertutto, per sparire silenziosamente poco dopo. Io giudicai il Partito dei lavoratori tedeschi alla stregua degli altri "10. Quando Feder ebbe finito di parlare, si alzò un " professore " che, dopo aver messo in dubbio la solidità dei ragionamenti dell'oratore, propose lo sganciamento della Baviera dalla Prussia e la creazione di una nazione tedesca meridionale insieme all'Austria. Tale idea era assai diffusa nella Monaco dell'epoca, ma la sua enunciazione fece andare in collera Hitler che - come ricordò più tardi, - volle scambiare quattro chiacchiere con il " colto gentiluomo ". Il suo intervento fu talmente violento che, secondo lo stesso Hitler, il " professore " abbandonò la sala con l'aria di un cane bastonato, mentre gli astanti guardavano lo sconosciuto oratore " con facce meravigliate ". Qualcuno - Hitler riferisce che non potè ben capire il suo nome - venne d'un balzo verso di lui e gli mise fra le mani un opuscolo. Quest'uomo era Anton Drexler, di professione fabbro, l'uomo che può considerarsi il vero fondatore del nazionalsocialismo. Era un individuo malaticcio, portava gli occhiali, non aveva fatto studi regolari e aveva una niente indipendente sf, ma ottusa e confusa; mediocre scrittore e pessimo 42 L'ascesa di Hitler oratore, Drexler a quel tempo lavorava negli spacci ferroviari di Monaco. Il 7 marzo 1918 aveva organizzato un comitato di lavoratori indipendenti allo scopo di combattere il marxismo in seno ai sindacati e di agitare le coscienze per una " giusta " pace per la Germania. In realtà, si trattava della diramazione di un movimento più vasto della Germania settentrionale, noto come " Associazione per promuovere la pace secondo le direttive della classe operaia " (la Germania era allora, e tale doveva rimanere fino al 1933, piena di infiniti raggruppamenti politici contraddistinti da nomi altisonanti). Drexler non riuscì mai a raccogliere più di quaranta membri, e nel gennaio 1919 fuse il suo comitato con un raggruppamento simile, il Circolo politico dei lavoratori, capeggiato dal cronista di un giornale, un certo Karl Harrer. La nuova organizzazione, che contava meno di cento iscritti, venne designata col nome di Partito dei lavoratori tedeschi, e Harrer ne fu il primo presidente. Hitler, che nel Mein Kampf trova poco da dire su alcuni dei suoi primi camerati i cui nomi sono stati dimenticati, fa a Harrer l'elogio di essere stato " onesto " e " certo in possesso d'una vasta cultura "; deplora però che fosse sprovvisto di " doti oratorie ". Può darsi che Harrer debba la sua fama (sia pure effimera) proprio alla sua tenace convinzione che Hitler fosse un pessimo oratore: opinione che irritava Hitler ancora a distanza di anni, come risulta chiaramente dalla sua autobiografia. Comunque, sembra che Drexler fosse la maggiore forza propulsiva di quel piccolo e anodino Partito dei lavoratori tedeschi. La mattina successiva Hitler si mise a leggere attentamente l'opuscolo che Drexler gli aveva messo fra le mani. Questo episodio è descritto in ogni particolare in Mein Kampf. Erano le cinque del mattino, Hitler si era svegliato e, secondo la sua abitudine - così afferma - era rimasto steso sulla sua branda nella camerata della caserma del 2° reggimento fanteria a guardare i topi che rosicchiavano molliche di pane che lui stesso spargeva tutte le sere sul pavimento. " Ho conosciuto tanta povertà nella mia vita, - osserva, - che potevo ben immaginare la fame, quindi anche il piacere di quelle bestiole nel mangiare ". In quel momento si ricordò dell'opuscolo, lo prese e si mise a leggerlo. Il titolo era // mio risveglio politico. Rimase sorpreso nel riscontrarvi molte delle stesse sue idee cui era giunto nel corso di lunghi anni. L'obiettivo fondamentale di Drexler era la creazione di un partito politico fondato, sì, sulla classe operaia, ma che a differenza della socialdemocrazia avrebbe dovuto essere d'orientamento decisamente nazionalista. Drexler era stato membro del Fronte patriottico ma ben presto s'era stancato dello spirito piccolo borghese di quel movimento, privo di ogni contatto con le masse. Come abbiamo già visto, durante il periodo viennese Hitler aveva imparato a disprezzare la borghesia per la stessa ragione: per la sua assoluta indifferenza di fronte alla classe lavoratrice e ai suoi problemi politici. Le idee di Drexler pertanto destarono in lui il più grande interesse. Lo stesso giorno, un po' più tardi, Hitler fu sorpreso nel ricevere una cartolina in cui gli si comunicava di essere stato ammesso nel Partito dei Pagina 34
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nascita del partito nazista 43 lavoratori tedeschi. " Non sapevo se dovevo adirarmi oppure ridere, - ricorderà più tardi. - Io non avevo l'intenzione di iscrivermi a un partito già costituito, desiderando fondarne uno per conto mio. Ciò che mi si chiedeva era presuntuoso e fuori discussione " ". Era sul punto di scrivere una lettera in tal senso, ma poi " la curiosità prese il sopravvento " e egli si decise a partecipare a una riunione di comitato alla quale era stato invitato, per spiegare di persona le ragioni per cui non poteva aderire a quell'" assurda piccola organizzazione ". La trattoria dove la seduta doveva aver luogo era la vecchia Alte Rosenbad nella Herrengasse; un luogo piuttosto squallido, dove solo di rado capitava qualcuno... Attraversai la sala principale, poco illuminata; non c'era nessuno. Aprii la porta della saletta, ed ecco davanti ai miei occhi la " seduta ". Nella mezza luce di una lampada a gas pressoché fuori uso sedevano attorno a un tavolo quattro giovani, tra i quali vi era l'autore dell'opuscolo; costui mi salutò cordialmente e mi diede il benvenuto come nuovo membro del partito. Io ero piuttosto stupefatto... Venne letto il verbale della seduta precedente, e approvato. Poi fu la volta della relazione di cassa - la società possedeva in quel momento 7 marchi e 50 pfenning - e anche al cassiere fu espressa la fiducia dei membri, e messa a verbale. Poi vennero lette le risposte del primo presidente a una lettera arrivata da Kiel, a un'altra da Diisseldorf e a una terza da Berlino, e anche qui tutti erano d'accordo. Poi venne comunicato l'ordine di arrivo delle risposte a quelle risposte... Disastroso! Disastroso! Non potevo immaginare una riunione più mediocre e inane; e avrei dovuto entrare in una simile organizzazione? 12. Qualcosa, comunque, attirò Hitler nell'atteggiamento di quei poveri diavoli che si riunivano nel male illuminato retrobottega: " il vivo desiderio di un nuovo movimento che fosse qualcosa di più di un partito, nel significato finora dato a questo termine ". Quella sera rientrò in caserma per " affrontare il più grave problema della sua vita: doveva aderire? " La ragione - ammette - gli consigliava di no. E tuttavia... proprio l'irrilevanza dell'organizzazione avrebbe fornito a un giovane energico e dotato di idee chiare l'occasione per svolgere una " vera attività personale ". Hitler si mise a considerare come avrebbe potuto contribuire al compito che il piccolo gruppo si era proposto. Io ero povero, senza mezzi. E se ciò era forse la cosa più lieve da sopportare, più grave però era il fatto che appartenevo al gregge degli anonimi, a quei milioni di individui che il destino lascia vivere e poi richiama dalla vita, senza che la loro esistenza sia comunque presa in considerazione da qualcuno. S'aggiunga a ciò la difficoltà che nasceva dalla mia mancanza di istruzione scolastica. Dopo due giorni di tormentosi pensieri, giunsi finalmente alla convinzione che quel passo era necessario. Fu questa la decisione più importante della mia vita. Da quel momento, io non potevo più tornare indietro ". Cosi Adolf Hitler venne iscritto quale settimo membro nel comitato del Partito dei lavoratori tedeschi. Due membri di quell'insignificante partitino meritano qui di essere menzionati, perché tutti e due avranno una parte importante nell'ascesa di Hitler. Il capitano Ernst Rohm, appartenente al comando del settimo di44 L'ascesa di Hitler stretto militare di Monaco, che aveva aderito al partito prima di Hitler, era un soldato di professione, tozzo, col collo taurino, gli occhi porcini e la faccia sfregiata: la parte superiore del suo naso era stata asportata da un proiettile nel 1914. Possedeva uno speciale intuito politico e doti naturali di organizzatore. Èra pervaso, come Hitler, da un odio violento per la Repubblica democratica e per i " criminali di novembre " che l'avevano creata. Il suo obiettivo era di ricostituire una forte Germania nazionalista, e credeva, come Hitler, che tale compito potesse essere assolto solo da un partito basato sulle classi inferiori della nazione, dalle quali egli, a differenza della maggioranza degli ufficiali regolari dell'esercito, proveniva. Era un uomo ostinato, spieiato e impulsivo. Come tanti altri nazisti della prima ora, era un omosessuale. Ebbe una grande parte nell'organizzazione delle prime squadre armate naziste che dovevano dare origine alle SA, i reparti d'assalto che egli comandò fino all'ultimo, fino a quando nel 1934 fu ucciso per ordine di Hitler. Rohm non solo convogliò nelle file del nascente partito un vasto numero di ex Pagina 35
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattenti e di volontari dei Freikorps (che durante i primi anni formarono il midollo dell'organizzazione), ma nella sua qualità di ufficiale di quell'esercito che teneva sotto il suo controllo la Baviera ottenne, per Hitler ed il suo movimento, la protezione e a volte anche l'appoggio delle autorità. Senza il suo valido appoggio probabilmente Hitler non sarebbe mai riuscito a lanciare la sua campagna per incitare il popolo a rovesciare la Repubblica. È evidente che egli non sarebbe riuscito a farla franca coi suoi metodi di terrore e d'intimidazione senza l'atteggiamento tollerante del governo bavarese e della polizia. Dietrich Eckart, di ventinove anni più vecchio di Hitler, è stato spesso designato come il padre spirituale del nazionalsocialismo. Giornalista non privo di spirito, mediocre poeta e drammaturgo, aveva tradotto il Peer Gynt di Ibsen e scritto un certo numero di lavori teatrali, mai rappresentati. Aveva condotto a Berlino, come Hitler a Vienna, una vita raminga da bohémien, finendo poi alcolizzato e morfinomane. Secondo lo Heiden, era stato anche ricoverato in una clinica psichiatrica, dove potè infine rappresentare i suoi drammi usando i ricoverati come attori. Fece ritorno alla sua nativa Baviera alla fine della guerra. Si esibiva dinanzi a un gruppo di ammiratori e di amici nella cantina Brennessel a Schwabing, il quartiere degli artisti di Monaco, predicando la superiorità della razza ariana, l'eliminazione degli ebrei e la caduta dei " porci " di Berlino. " Abbiamo bisogno di un camerata che ci sia Capo, - Heiden, che in quell'epoca era un solerte giornalista a Monaco, cita le frasi che Eckart declamava agli avventori della cantina di vini Brennessel nel 1919, - di un camerata che sappia sopportare il crepitio della mitragliatrice. La plebaglia ha bisogno di sentire la paura, tanto da farsela sotto. Non possiamo servirci di un ufficiale, perché il popolo non rispetta più gli ufficiali. La migliore soluzione sarebbe un operaio che sappia parlare... A costui non occorrerebbe molto cervello... E dovrebbe essere scapolo, così potremmo avere dalla nostra le donne "14. Nascita del partito nazista 45 Non stupisce quindi .che questo poeta ubriacone* trovasse in Adolf Hitler l'uomo che stava cercando. Eckart diventò il più stretto consigliere del giovane Hitler, che cominciava la sua ascesa nel Partito dei lavoratori tedeschi, gli diede libri in prestito, lo aiutò a migliorare il suo tedesco scritto e parlato, e lo presentò ai suoi numerosi gruppi di amici, tra i quali vi erano non solo molte persone ricche in grado di contribuire al finanziamento del partito e al sostentamento di Hitler, ma anche i suoi futuri aiutanti, Rudolf Hess e Alfred Rosenberg. L'ammirazione di Hitler per Eckart restò immutata e l'ultima frase di Mein Kampf è un'espressione della sua gratitudine per questo bizzarro mentore. Egli fu uno dei migliori - scrive Hitler al termine del suo libro -, " un uomo che consacrò la propria vita al risveglio del suo, del nostro popolo: la consacrò con la penna e col pensiero e, in ultimo, con l'azione " ". Tale era il bizzarro assortimento di individui che fondarono il nazionalsocialismo: senza rendersene conto, essi cominciarono a dar vita a un movimento che nel giro di tredici anni doveva impossessarsi del paese e imporre alla Germania il " Terzo Reich ". Ad esso il fabbro stralunato Drexler aveva fornito il nucleo centrale, il poeta ubriacone Eckart alcuni dei fondamenti " spirituali ", l'eccentrico economista Feder ciò che sembrava un'ideologia, l'omosessuale Rohm l'appoggio dell'esercito e degli ex combattenti; e l'ex vagabondo Adolf Hitler, un uomo di trentun anni completamente sconosciuto, fu colui che si accinse a trasformare ciò che in origine non era stato che un ciarliere circolo da retrobottega in un formidabile partito politico. Tutte le idee che erano germogliate nella mente di Hitler fin dai giorni di fame e solitudine trascorsi a Vienna, trovavano ora uno sbocco: l'energia interna accumulatasi poteva ormai prorompere liberamente. Hitler incitò il timido comitato a organizzare comizi sempre pili numerosi, occupandosi personalmente di battere a macchina e di distribuire gli inviti. In seguito ricordò come una volta, dopo aver distribuito ottanta inviti, " ci sedemmo aspettando l'arrivo della gente convocata che sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro. Il presidente dovette aprire la seduta con un'ora di ritardo. Eravamo sempre in sette, i soliti sette " ". Ma non si scoraggiò per così poco: moltiplicò il numero degli inviti facendoli copiare al ciclostile. Raccolse i pochi marchi necessari per inserire un annuncio sul giornale locale con un invito. " II risultato fu veramente sorprendente. Centoundici persone erano presenti ". Il giovane Hitler pronunciò quella volta la sua prima allocuzione " pubblica ", dopo il discorso principale di un " professore di Monaco ". Harrer, Pagina 36
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt capo nominale del partito, avanzò delle obiezioni. " Questo signore, che peraltro era di provata onestà, - racconta Hitler, - era convinto ch'io fossi sì capace di fare molte cose, ma non di parlare in pubblico. Parlai per trenta minuti. E ciò che prima era una semplice con* Eckart mori per alcolismo cronico nel dicembre del 1923. 46 L'ascesa di Hitler vinzione mai controllata, divenne ora una realtà: sapevo parlare in pubblico! " ". Hitler asserisce che il suo pubblico era letteralmente " elettrizzato " dalla sua oratoria e che l'entusiasmo da lui risvegliato si era tradotto in una colletta di trecento marchi, che almeno pel momento servirono a ridurre le difficoltà finanziarie del partito. Agli inizi del 1920 Hitler s'incaricò della propaganda del partito, attività alla quale aveva dedicato grande attenzione e di cui aveva rilevato l'importanza quando studiava a Vienna il partito socialista e quello cristiano-sociale. Cominciò subito organizzando un raduno che avrebbe dovuto superare di gran lunga tutti gli altri già tenuti dall'insignificante partitino. Doveva aver luogo il 24 febbraio 1920 nella sala delle feste della famosa Hofbrauhaus, che poteva contenere duemila persone. I colleghi del comitato credettero che fosse impazzito. Harrer si dimise in segno di protesta e il suo posto fu preso da Drexler, che però rimase assai scettico*. Hitler dichiara esplicitamente di aver curato di persona tutti i particolari. L'avvenimento aveva per lui una tale importanza che il primo volume di Mein Kampf si chiude con la sua descrizione. Secondo Hitler fu allora che " il partito usci dai ristretti limiti di un piccolo circolo ed esercitò per la prima volta un'influenza determinante sul più potente fattore della nostra epoca: l'opinione pubblica ". Hitler non era l'oratore principale. Tale ruolo era stato riservato a un certo dottor Johannes Dingfelder, un medico omeopatico mezzo pazzo che pubblicava articoli di economia nei giornali sotto lo pseudonimo di " Ger-manus Agricola " e che fu ben presto dimenticato. Il suo discorso lasciò tutti indifferenti. Poi cominciò a parlare Hitler. Ecco come egli descrive la scena: Dopo che il primo oratore ebbe finito, io presi la parola. Pochi istanti dopo grandi-narono le interruzioni, scoppiarono nella sala litigi violentissimi, gruppetti di fedeli camerati di guerra si scontrarono coi disturbatori, e riuscirono gradatamehte a ristabilire la calma. Io potei continuare a parlare. Dopo una mezz'ora, gli applausi soverchiarono le interruzioni e gli insulti... Quando, dopo circa quattro ore, il salone cominciò a sfollarsi e la massa, come un lento fiume, rifluì verso l'uscita, io sapevo che i principi del movimento cominciavano a spargersi nel popolo tedesco, né sarebbe più stato possibile dimenticarli ". Nel corso della sua allocuzione, Hitler enunciò per la prima volta i venticinque punti programmatici del Partito dei lavoratori tedeschi. Essi erano stati frettolosamente elaborati da Drexler, Feder e dallo stesso Hitler. Benché parte dell'uditorio avesse accolto con segni evidenti di disapprovazione l'enunciazione di alcuni punti del programma del partito, l'oratore concluse che tutti i punti potevano considerarsi approvati. Cosi nacque il programma ufficiale del partito nazista, la cui denominazione venne modificata il i° aprile 1920 in Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Nel 1926 Hitler * Harrer si era anche opposto al violento antisemitismo hitleriano, sostenendo inoltre che Hitler si sarebbe alienate le masse lavorattici. Queste furono le vere ragioni per cui rassegnò le dimissioni. Nascita del partito nazista 47 per ragioni tattiche dichiarò che tale programma " non era modificabile ". Si trattava di un vero guazzabuglio, di un'esca per i lavoratori, per gli strati inferiori della classe media e i contadini. Non appena il partito salì al potere, gran parte del programma fu completamente dimenticata. Molti scrittori ne risero e lo stesso capo del nazismo doveva trovarsi più tardi in imbarazzo quando gli vennero ricordati alcuni punti. Ma buona parte dei principi basilari del programma furono, come quelli enunciati nel Mein Kaffipf, messi in pratica nel Terzo Reich, con conseguenze nefaste per milioni di individui dentro e fuori la Germania. Già il primo punto programmatico chiedeva l'unione di tutti i tedeschi in una Grande Germania. Non era forse questo ciò che il cancelliere Hitler volle e raggiunse con l'annessione dell'Austria e dei suoi sei milioni d'abitanti e con quella della zona dei Sudeti coi suoi tre milioni di tedeschi? E non è forse per questo che richiese il ritorno di Danzica tedesca e di altri territori polacchi Pagina 37
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prevalentemente abitati da tedeschi, attaccando a tal fine la Polonia e scatenando cosi la seconda guerra mondiale? E non si dovrebbe aggiungere che una delle sciagure del mondo derivò dal fatto che molti vollero ignorare o ridicolizzare gli obiettivi nazisti che Hitler si era preoccupato di mettere per iscritto nel periodo tra le due guerre? I punti riguardanti l'antisemitismo, nel programma promulgato nella birreria di Monaco la sera del 24 febbraio 1920, rappresentavano invero un terribile monito: gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare i loro incarichi, essere esclusi dal giornalismo e persine perdere la cittadinanza tedesca, mentre tutti colore che si erano stabiliti nel Reich dopo il 2 agosto 1914 dovevano essere espulsi. Buona parte dei punti programmatici costituiva ovviamente un semplice appello demagogico diretto alle classi inferiori in un periodo difficile in cui esse erano inclini ad accettare slogan radicali e persine socialisti. Così, per esempio, il punto 11 esigeva l'eliminazione dei redditi non derivanti dal lavoro; il punto 12, la nazionalizzazione dei monopoli; il punto 13, la compartecipazione dello Stato ai profitti della grande industria; il punto 14, l'abolizione dei fitti fondiari e della speculazione terriera. Il punto 18 chiedeva la pena di morte per i traditori, gli usurai e i profittatori, mentre il punto 16 chiedeva, a tutela di una " salda classe media ", la municipaliz-zazione dei grandi magazzini e il loro appalto a basso prezzo ai piccoli commercianti. Queste richieste erano state inserite in seguito alle insistenze di Drexler e Feder, i quali a quanto pare credettero realmente nel " socialismo " del nazionalsocialismo. Tutte queste idee divennero in seguito imbarazzanti per Hitler, e restarono naturalmente lettera morta quando i denari dei grandi industriali e dei latifondisti cominciarono ad affluire nelle casse del partito. C'erano infine due punti del programma che Hitler doveva mettere in pratica appena diventato cancelliere: il punto 2, che esigeva la denuncia dei trattati di Versailles e di Saint-Germain, e l'ultimo punto, il venticinquesimo, 48 L'ascesa di Hitler che insisteva sulla " creazione di un forte potere centrale dello Stato ". Al pari del i° e del 2°, che propugnavano l'unione di tutti i tedeschi del Reich e l'abrogazione dei trattati di pace, anche questo punto fu inserito nel programma su richiesta di Hitler e sta a dimostrare fino a che punto già allora, quando il suo partito al di fuori di Monaco era quasi sconosciuto, egli avesse di mira ben più vasti orizzonti, a rischio di perdere gli elettori della propria circoscrizione. A quell'epoca il separatismo era molto sentito in Baviera, e i bavaresi, che spesso si trovavano in conflitto col governo centrale di Berlino, aspiravano ad un sistema di minore centralizzazione, affinchè la Baviera potesse autogovernarsi. Ma questa era appunto la situazione esistente in quel periodo: Berlino esercitava un'autorità assai scarsa sugli Stati periferici. Hitler mirava al potere non solo in Baviera ma anche nel Reich; e per possedere ed esercitare tale potere il regime dittatoriale da lui progettato doveva necessariamente godere di una forte autorità centralizzata e sopprimere gli Stati semiautonomi che sotto la Repubblica di Weimar, e anche durante l'impero degli Hohenzollern, disponevano di parlamenti e governi propri. Uno dei suoi primi atti di governo fu di mettere immediatamente in pratica, il 30 gennaio 1933, quest'ultimo punto del programma del partito che ben pochi avevano notato o preso sul serio. Nessuno avrebbe potuto dire che a tale riguardo egli non avesse dato fin dall'inizio un chiaro avvertimento messo in iscritto. Un'oratoria incendiaria e un programma radicale e demagogia), pur essendo di grande importanza per il nascente partito per attirare l'attenzione delle masse e assicurarsi la loro adesione, certamente non bastavano: Hitler, dunque, doveva rivolgere ora la mente ad altri compiti per ottenere di più, molto di più. I primi segni del suo singolare ingegno cominciarono a manifestarsi. Le masse avevano bisogno, secondo Hitler, non soltanto di idee - di poche idee semplici che egli non avrebbe cessato di martellare nelle loro menti - ma anche di simboli che potessero conquistare la loro fede, di riti e di messinscena clic potessero eccitarle. Occorrevano infine atti di violenza e di terrore che, in caso di successo, avrebbero attirato nuovi sostenitori (la maggioranza dei tedeschi non si sentiva forse attratta dall'uomo forte?), creando in loro un senso di dominio sui deboli. Come abbiamo visto, Hitler a Vienna fu impressionato da ciò che chiamò " l'ignobile terrore spirituale e fisico " che credeva fosse applicato dai socialdemocratici contro i loro avversari politici *. Egli ora ricorse proprio ad esso a uso del proprio partito antisocialista. Dapprima si impiegarono gli ex Pagina 38
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattenti per impedire le interruzioni nei comizi del partito, e, se necessario, per malmenare o espellere gli oppositori. Nell'estate del 1920, non appena fu deciso di aggiungere l'aggettivo " nazionalsocialista " alla denominazione " Partito dei Lavoratori Tedeschi ", per cui essa divenne " Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi ", o NSDAP, sigla destinata a grande * Cfr. p. 25Nascita del partito nazista 49 notorietà, Hitler organizzò gruppi di ex combattenti in squadre dal " braccio pesante ", le Ordnertruppen, sotto gli ordini di Emil Maurice, orologiaio ed ex detenuto. Il 5 ottobre 1921, dopo essersi camuffate per breve tempo sotto il nome di Reparto ginnico e sportivo del partito, per non correre il rischio di essere sciolte dal governo di Berlino, le squadre ricevettero ufficialmente il nome di Sturmabteilungen, donde l'abbreviazione di SA. Queste truppe d'assalto dalle uniformi brune furono per lo più reclutate tra gli avventurieri dei corpi di volontari, e poste sotto il comando di Johann Ulrich Klintzich, uno degli aiutanti del noto capitano Ehrhardt che, implicato nell'assassinio di Erzberger, era uscito da poco dal carcere. Questi banditi in uniforme, non contenti di assicurare l'ordine nelle adunate naziste, presto si misero a disturbare e sciogliere i comizi degli altri partiti. Nel 1921 Hitler guidò personalmente le truppe d'assalto in un attacco contro un comizio in cui doveva parlare un federalista bavarese di nome Ballerstedt, che fu bastonato. Per quest'azione Hitler fu condannato a tre mesi di prigione, rimanendo però in cella solo un mese. Fu la sua prima esperienza di tal genere, dalla quale uscì con l'aureola di martire dell'idea e più popolare che mai. " Sta bene, - disse Hitler alla polizia, - abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Ballerstedt non ha parlato ". Come Hitler aveva annunciato in un discorso pubblico tenuto alcuni mesi prima, " il movimento nazionalsocialista impedirà in avvenire senza pietà - se necessario, con la forza - tutti gli assembramenti e le riunioni atti a fuorviare le menti dei nostri concittadini " ". Nell'estate 1920 Hitler, l'artista fallito che stava diventando un maestro della propaganda, ebbe un'ispirazione che può senz'altro essere considerata come un lampo di genio. Ciò che mancava al partito era, secondo lui, un emblema, un vessillo, un simbolo che esprimesse la ragion d'essere della nuova organizzazione; occorreva far appello all'immaginazione delle masse, le quali dovevano avere una bandiera suggestiva da seguire e difendere. Dopo lunghe meditazioni e molti bozzetti egli ideò una bandiera a fondo rosso con in mezzo un disco bianco, sul quale spiccava una svastica nera. Era, questa, la croce uncinata - la Hakenkreuz - che, ripresa da epoche remote, doveva diventare il potente e terribile simbolo del partito nazista e, alla fine, della Germania nazista. Hitler, nella lunga dissertazione inserita nel Mein Katnpf su questo argomento, non spiega come gli venne l'idea di usare la svastica sia come emblema sia come bandiera del partito. La croce uncinata è antica quanto la comparsa dell'uomo sulla terra, essendo stata ritrovata sia nelle rovine di Troia che nelle vestigia cinesi ed egiziane. Io stesso ho avuto modo di notarla in antiche reliquie dell'induismo e del buddhismo. Nei tempi più recenti essa era stata usata quale emblema da alcuni Stati baltici, come l'Estonia e la Finlandia, dove, durante i combattimenti del 1914-19, gli uomini dei corpi volontari tedeschi ebbero modo di vederla. La brigata Ehrhardt aveva la svastica dipinta sugli elmetti d'acciaio quando entrò a Berlino durante il putsch di Kapp del 1920. Hitler l'aveva certamente vista in Austria, essendo l'emblema di alcuni partiti an^o L'ascesa di Hitler tisemiti e forse tale segno gli era rimasto impresso al tempo dell'arrivo della brigata Ehrhardt a Monaco. Egli dice che molti disegni presentatigli da membri del partito recavano invariabilmente una svastica e che un " dentista di Sternberg " gli aveva consegnato un disegno per la bandiera del partito " che non era affatto male e che s'avvicinav molto al mio ". Circa i colori, Hitler respinse naturalmente il nero, rosso e oro della bandiera dell'aborrita Repubblica di Weimar. Non volle nemmeno adottare la vecchia bandiera imperiale, ma i colori di essa - rosso, bianco e nero - gli piacevano non solo perché, secondo lui, formavano " la più brillante armonia immaginabile ", ma anche perché erano i colori della Germania per la quale aveva combattuto. Bisognava però dare una nuova forma alla bandiera, per cui venne ad Pagina 39
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiungersi la svastica. Hitler si rallegrò di quella sua felice creazione. " È un vero simbolo! -esclama in Mein Kampf. - Nel rosso abbiamo l'idea sociale del movimento, nel bianco l'idea nazionalista, nella svastica la nostra missione di lottare per la vittoria dell'uomo ariano "20. Presto venne introdotto il bracciale con la svastica nelle uniformi delle truppe d'assalto e dei membri del partito, e due anni dopo Hitler disegnò gli stendardi nazisti che sarebbero stati portati nelle dimostrazioni di massa e che avrebbero decorato le tribune nelle adunate. Ispirati ad antichi motivi romani, essi consistevano in una svastica di metallo nero in alto, con una corona d'argento sormontata da un'aquila; sotto, le iniziali del partito -NSDAP - su un rettangolo metallico dal quale pendevano cordoni con frange e fiocchi, e una bandiera quadrata con la svastica e il motto " Deutschland erwache! " (Ridestati, Germania!) Forse tutto questo non poteva dirsi " arte ", ma dal punto di vista della propaganda era una trovata di prim'ordine: i nazisti disponevano ora di un simbolo e nessun altro partito poteva contrapporgliene uno simile. La croce uncinata sembrava avere un segreto potere mistico, tanto da spingere gli strati inferiori delle classi medie, fino a quel momento politicamente inde cisi, ad agire in una direzione nuova dopo il disorientamento dei primi cao tici anni del dopoguerra. Questa parte della popolazione cominciò dunque a raccogliersi intorno alla croce uncinata. , L'avvento del "Fuhrer". Durante l'estate del 1921 il giovane agitatore cominciò a dimostrare un talento sorprendente non solo come oratore, ma anche come organizzatore e propagandista, tanto da diventare il capo indiscusso del partito. Già allora egli diede ai suoi più vicini collaboratori un saggio di quella ferocia e di quell'astuzia tattica che dovevano procurargli successi ben più rilevanti nei frangenti molto più gravi in cui si sarebbe venuto a trovare. Al principio dell'estate, Hitler s'era recato a Berlino per prender contatto con gli elementi nazionalisti della Germania settentrionale e parlare al Nascita del partito nazista 51 Club Nazionale, che era il loro centro spirituale. Voleva rendersi conto della possibilità di estendere il suo movimento oltre la frontiera bavarese e di lanciarlo nel resto della Germania. Forse sarebbe riuscito a stringere alcune alleanze utili a tale scopo. Ma durante la sua assenza gli altri membri del comitato direttivo del partito nazista credettero venuto il momento di porre in discussione il potere che aveva nel partito: sembrava loro che Hitler fosse diventato un po' troppo autoritario. Essi proposero di allearsi con altri gruppi similari che svolgevano la loro attività nella Germania meridionale, in particolare col Partito socialista tedesco che un noto " mangiatore di ebrei ", Julius Streicher, fiero nemico e rivale di Hitler, stava organizzando a Norimberga. I membri del comitato direttivo erano convinti che realizzando la fusione con questi gruppi, capeggiati da dirigenti ambiziosi, il predominio di Hitler sarebbe stato ridotto di molto. Avendo avuto sentore del pericolo che correva la sua posizione nel partito, Hitler fece precipitosamente ritorno a Monaco per stroncare le mene di quegli " stupidi pazzi ", come egli li chiamò in Mein Kampf. Presentò le sue dimissioni. Gli altri membri del comitato si resero subito conto che il partito non poteva permettersi di accettarle. Non solo Hitler era il loro più efficace oratore ma anche il migliore organizzatore e propagandista. Inoltre a lui si doveva la maggior parte dei fondi di cui disponeva l'organizzazione, provenienti sia da collette effettuate durante le adunate dove egli prendeva la parola, sia da altre fonti, tra cui l'esercito. Senza di lui, il nascente partito nazista sarebbe senza dubbio andato a rotoli. In ogni modo il comitato non accettò le sue dimissioni. La posizione di Hitler in seno al partito ne uscì talmente rafforzata che egli potè ora richiedere la completa capitolazione degli altri dirigenti: per sé chiese poteri dittatoriali quale unico capo del partito, volle che il comitato direttivo venisse abolito e si mettesse fine agli intrighi intessuti con altri gruppi, come quello di Streicher. Tutto ciò, per gli altri membri del comitato, era evidentemente troppo. Guidati dal fondatore del partito, Anton Drexler, essi stesero un atto d'accusa contro l'aspirante dittatore e lo resero noto attraverso un opuscolo. Si trattava della più drastica accusa proveniente dalle file del proprio partito che Hitler si vide mai rivolgere, accusa mossa da uomini che conoscevano da vicino il suo carattere e il suo comportamento. La sua brama di potere e la sua ambizione personale hanno indotto il signor Pagina 40
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Adolf Hitler a riprendere il suo posto dopo un soggiorno di sei mesi a Berlino, il cui scopo non ci è ancora stato rivelato. Egli pensa che i tempi siano maturi per seminare la discordia e lo scisma tra le nostre file appoggiandosi agli elementi equivoci che stanno dietro di lui, nell'interesse degli ebrei e dei loro amici. Ogni giorno appare sempre più chiaro che egli intende servirsi del Partito nazionalsocialista solamente come di un trampolino di lancio per raggiungere i suoi fini immorali. Vuole averne la direzione per sovvertire la linea del partito nel momento psicologicamente più opportuno. Ciò appare evidente dall'ultimatum da lui inviato pochi giorni addietro ai dirigenti del partito, nel quale arriva a chiedere, tra l'altro, di esercitare una dittatura totale e assoluta nel partito e ad esigere che i membri del comitato, compreso il fabbro Anton Drexler, fondatore e capo del partito, diano le dimissioni... E in quale modo conduce la sua campagna? Come un ebreo. Deformando i fatti... L'ascesa di Hitler Nazionalsocialisti! Imparate a conoscere i personaggi di questo stampo! Non commettete errori! Hitler è un demagogo... Egli crede di potervi... somministrare storie tutt'altro che vere 2I. Anche se inficiate da insulse accuse di antisemitismo (Hitler che si comporta come un ebreo!), le critiche erano fondamentalmente giuste, ma il renderle di pubblica ragione non giovò ai ribelli, come avevano sperato. Hitler querelò immediatamente per diffamazione gli autori dell'opuscolo, e lo stesso •Drexler si vide costretto a ripudiarlo in una riunione pubblica. Hitler impose le sue condizioni nel corso di due sedute speciali del partito. Gli statuti del partito dovettero essere emendati per abolire il comitato direttivo e accordare a Hitler poteri dittatoriali quale presidente del partito. L'umiliato Drexler venne " promosso " presidente onorario e ben presto scomparve dalla scena *, Come disse lo Heiden, si trattò della vittoria dei Cavalieri sui Puritani del partito. C'era tuttavia un'altra novità, più gravida di conseguenze: nel luglio del 1921 venne senz'altro sancito il "principio dell'autorità del Fùhrer " (Fùhrerprinzip) che doveva costituire la legge fondamentale prima del partito nazista, poi del Terzo Reich. La figura del " Fiihrer " era apparsa sulla scena politica tedesca. Il " capo " si mise allora a riorganizzare il partito. La tetra stanza interna della Sterneckerbrau - agli occhi di Hitler " tomba, più che ufficio " -fu abbandonata e i nuovi uffici si trasferirono in un'altra taverna della Cor-neliusstrasse. Questi locali erano più spaziosi e avevano più luce. Si acquistò a rate una vecchia macchina da scrivere, e a poco a poco anche una cassa-forte, degli schedari e dei mobili. Si mise il telefono e si assunse una segretaria fissa. Anche il denaro cominciò ad affluire. Circa un anno prima, nel dicembre 1920, il partito aveva acquistato un giornale già fallito, il " Volkischer Beobachter ", foglio scandalistico antisemita che usciva due volte la settimana. L'esatta provenienza dei sessantamila marchi necessari per perfezionarne l'acquisto fu un segreto che Hitler seppe custodire assai bene. È però nota la parte di Eckart e di Rohm: essi riuscirono a indurre il maggiore generale Ritter von Epp, superiore di Rohm alla Reichswehr e anch'egli membro del partito, a fornire la somma. Molto probabilmente essa proveniva dai fondi segreti dell'esercito. All'inizio del 1923 il " Volkischer Beobachter " divenne un quotidiano; cosi ora Hitler disponeva dello strumento indispensabile per ogni partito politico tedesco : un quotidiano per predicare il vangelo del movimento. Per tenere in vita un quotidiano politico ci volevano però altri denari, e questi vennero forniti da certe fonti che dovettero sembrare per lo meno strane ai membri più " proletari " del partito. La signora Helene Bechstein, moglie del ricco fabbricante di pianoforti, fu una di queste fonti. Fin dal loro primo incontro la signora manifestò un debole * Abbandonò il partito nel 1923, divenendo vicepresidente della dieta bavarese dal 1924 al 1928. Nel 1930 si riconciliò con Hitler, ma non tornò più alla politica attiva. Il destino di tutti i pionieri - osservò lo Heiden - toccò anche a Drexler. Nascita del partilo nazista 53 per il giovane incendiario, l'invitò ad abitare nella dimora dei Bechstein quando si recava a Berlino, organizzò ricevimenti dove egli poteva incontrare la " buona società " e donò somme considerevoli al movimento. Un'altra parte del denaro necessario per il mantenimento del giornale proveniva dalla signora Gertrud von Seidlitz, una baltica azionista di alcune prospere cartiere finlandesi. Pagina 41
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nel mar/o 1923, un diplomatico di Harvard, di madre americana, Ernst (Putzi) Hanfstaengl, la cui ricca e colta famiglia era proprietaria di una casa editrice d'arte a Monaco, fece un prestito di mille dollari al partito in base ad una ipoteca sul "Volkischer Beobachter " *. Tale somma, convertita in marchi in quei giorni d'inflazione, rappresentava una somma favolosa e non v'è dubbio che fu di grande aiuto al partito e al suo quotidiano. Ma le prove di amicizia degli Hanfstaengl andarono al di là dell'aiuto finanziario. La loro fu una delle prime famiglie rispettabili di Monaco ad aprire le porte al giovane agitatore politico. Putzi divenne un buon amico di Hitler, che non mancò di nominarlo capo della sezione della stampa estera del partito. Era * Nelle sue memorie intitolate Unheard Witness, Hanfstaengl rifetisce di essere stato messo in contatto con Hitler da un americano, il capitano Truman Smith, allora addetto militare aggiunto all'ambasciata americana di Berlino. Nel novembre 1922 Smith venne inviato dalla sua ambasciata a Monaco per informarsi su un oscuro agitatore politico chiamato AdoJf Hitler e sul suo partito recentemente fondato, chiamato Partito nazionalsocialista del lavoro. Per essere un giovane ufficiale di carriera dell'esercito americano, il capitano Smith aveva notevoli doti come studioso dei fatti politici. In una sola settimana di permanenza a Monaco, dal i^ al 22 novembre, egli riuscf ad avvicinare Ludendorff, il principe ereditario Rupprecht e una dozzina di dirigenti politici bavaresi, la maggior parte dei quali lo informò che la stella di Hitler era in ascesa e che il suo movimento stava rapidamente divenendo una forza politica sempre più potente. Senza perdere tempo Smith colse l'occasione che gli si presentò di assistere a un'adunata nazista in cui Hitler prese la parola. " Non ho mai visto niente di simile in vita mia! - scrisse subito nel suo diario. - Ho incontrato Hitler che mi ha promesso di ricevermi lunedì prossimo per spiegarmi i suoi obiettivi ". Il lunedì seguente Smith si recò nella abitazione di Hitler, " una nuda camera da letto al secondo piano di una casa diroccata ", ed ebbe un'intervista col futuro dittatore, allora poco noto fuori di Monaco. L'addetto militare aggiunto incominciò quella sera il suo diario con questa frase: " Che demagogo meraviglioso! Poche volte ho sentito un uomo tanto logico e fanatico ". Era il 22 novembre 1922. Quella sera, proprio alla vigilia del suo ritorno a Berlino, Smith vide Hanfstaengl, al quale raccontò il suo incontro con Hitler, consigliandogli di non perdere di vista l'uomo. Quella sera il capo nazista doveva parlare a un'adunata e il capitano Smith cedette il suo lasciapassare da giornalista^ Hanfstaengl. Quest'ultimo, che come tanti altri era stato sconvolto dall'oratoria hitleriana, andò a cercarlo dopo l'adunata e presto si convertf al nazismo. Di ritorno a Berlino, città che a quel tempo poco s'accorgeva dell'esistenza di Hitler, il capitano Smith preparò una lunga relazione che l'ambasciata inoltrò a Washington il 25 novembre 1922. Tenendo conto dell'epoca in cui fu redatta non c'è dubbio che si tratta di un documento notevole. Smith scrisse: " In questo momento la forza politica più attiva in Baviera è il Partito nazionalsocialista del lavoro. Più movimento popolare che partito politico vero e proprio, esso va considerato come la controparte bavarese del fascismo italiano... Recentemente ha acquistato un'influenza politica sproporzionata alla sua attuale forza numerica... " Fin dall'inizio Adolf Hitler è stato la forza dominante del movimento; e la personalità di quest'uomo è senza dubbio uno dei fattori principali del suo successo... La sua abilità neli'in-fluenzare un'assemblea popolare ha del soprannaturale. Nel corso del colloquio privato che ho avuto con lui si è rivelato un forte e logico interlocutore che con la sua serietà fanatica colpisce Profondamente anche un osservatore neutrale ". Il colonnello Smith, che in seguito fu addetto militare a Berlino nei primi anni del regime nazista, ebbe la cortesia di far conoscere all'autore del presente libro il suo diario e le note sul suo viaggio a Monaco. Tale documentazione è stata di grande valore nella stesura di questo capitolo. 54 L'ascesa di Hitler un uomo eccentrico e slanciato, con uno spirito sardonico che in parte compensava la superficialità della sua mente. Hanfstaengl era anche un virtuoso del pianoforte e, pili di una volta, anche dopo che il suo amico ebbe assunto il potere a Berlino, si scusava di lasciare la compagnia di qualcuno di noi per correre all'appello di Hitler. Si diceva che le sue esecuzioni pianistiche egli era solito martellare furiosamente il pianoforte - e le sue pagliacciate avessero la virtù di rasserenare e di rincuorare Hitler dopo qualche giornata particolarmente dura. In seguito questo strano ma gioviale harvardiano, cosi Pagina 42
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come alcuni fra i primi camerati di Hitler, dovette fuggire dalla sua patria per non essere ucciso *. La maggior parte degli uomini destinati a diventare i più stretti collaboratori di Hitler erano ormai membri del partito, o vi sarebbero entrati poco dopo. Rudolf Hess s'iscrisse nel 1920. Figlio di un commerciante all'ingrosso residente in Egitto, Hess aveva trascorso quattordici anni della sua vita in quel paese, trasferendosi poi nella Renania per completare la sua educazione. Durante la guerra era stato assegnato per un certo tempo al reggimento List, come Hitler, anche se a quel tempo i due non si conoscevano di persona; dopo esser stato ferito due volte, divenne pilota. A guerra finita s'iscrisse all'università di Monaco per studiare economia, ma sembra che consacrasse la maggior parte del suo tempo a distribuire opuscoli antisemiti e a prendere parte agli scontri delle varie bande armate che allora operavano liberamente in Baviera. Egli si trovò nel bel mezzo della mischia il i° maggio 1919, quando a Monaco il regime sovietico fu rovesciato, tanto da riportare una ferita a una gamba. Un anno dopo andò ad ascoltare Hitler in un comizio e rimase sconvolto dalla sua eloquenza. S'iscrisse al partito e divenne poco dopo un amico devoto, un fedele seguace e uno zelante segretario del Fuhrer. Fu Hess a far conoscere a Hitler le idee geopolitiche del generale Karl Haushofer, allora professore di geopolitica all'università di Monaco. Hess aveva commosso Hitler con un suo saggio premiato dal titolo Come dovrebbe essere l'uomo che riporterà i tedeschi alla loro antica grandezza. Quando ogni autorità è svanita, soltanto un figlio del popolo può ristabilirla... Quanto più profonde saranno le radici del dittatore fra le larghe masse, rtanto più egli capirà il modo psicologico con cui trattarle, tanto maggiore sarà la fiducia'che in lui avranno i lavoratori, tanti più sostenitori potrà trovare tra le fila più vitali del popolo. Individualmente, non avrà nulla in comune con la massa; come tutti i grandi uomini, egli sarà una personalità... Se le necessità lo imporranno, non indietreggerà dinanzi a spargimenti di sangue. I grandi problemi vengono sempre risolti col sangue e col ferro... Per raggiungere * Hanfstaengl trascorse parte della seconda guerra mondiale a Washington, apparentemente in qualità di internato come nemico, ma in realtà come " consigliere " del governo degli Stati Uniti sulla Germania nazista. Questa parte da lui svolta alla fine della vita, che sembrò tanto biz2arra agli americani, i quali conoscevano bene lui e la Germania nazista, dovette divertirlo assai. Nascita del partito nazista 55 le sue mete egli sarà disposto a passare sopra i suoi amici più intimi... Chi crea un nuovo ordine deve procedere con una terribile durezza... Se necessario, potrà calpestarlo [il popolo] con gli stivali da granatiere... a. Non stupisce quindi che Hitler s'affezionasse al giovane. Forse quello non era proprio il ritratto del capo che egli era in quel momento, ma corrispondeva certamente a ciò che egli voleva diventare e che diventò effettivamente. Con tutta la sua aria solenne e la sua dedizione agli studi, Hess rimaneva un uomo d'intelligenza limitata, sempre pronto ad accogliere le idee più bizzarre e a difenderle con grande fanatismo. Quasi sino alla fine egli doveva restare uno dei seguaci più leali e fidati di Hitler, uno dei pochi disinteressati, privi d'ambizione personale. Alfred Rosenberg, benché spesso considerato il " capo intellettuale " del partito nazista, anzi il suo " filosofo ", era anch'egli un uomo d'intelligenza mediocre. In un certo senso, Rosenberg poteva essere considerato un russo. Come gran parte degli " intellettuali " russi, era un baltico d'origine tedesca. Figlio di un calzolaio, era nato il 12 gennaio 1893 a Reval (oggi Tallin) in Estonia, paese che fin dal 1721 faceva parte dell'impero zarista. Egli preferì studiare non in Germania ma in Russia, prendendo la laurea di architetto nel 1917 all'Università di Mosca. Visse a Mosca durante i giorni della rivoluzione bolscevica e forse è vero quanto in seguito asserirono i suoi nemici all'interno del partito nazista, che cioè egli avesse accarezzato l'idea di divenire un giovane rivoluzionario bolscevico. Comunque, nel febbraio 1918, egli fece ritorno a Reval e si offri come volontario dell'esercito tedesco quando esso entrò nella città. Essendo russo non fu però accettato e alla fine del 1918 si trasferì a Monaco dove si distinse per l'attività da lui svolta nell'ambiente dei russi bianchi emigrati. Fu allora che Rosenberg conobbe Dietrich Eckart e, tramite quest'ultimo, Hitler. S'iscrisse al partito alla fine del 1919. Era inevitabile che un uomo che aveva conseguito una laurea in architettura dovesse fare impressione su chi non aveva potuto essere nemmeno ammesso alla scuola d'architettura. Hitler fu Pagina 43
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt colpito anche dall'" erudiziene " di Rosenberg, e ne apprezzò l'odio per gli ebrei e i bolscevichi. Poco prima della morte di Eckart, verso la fine del 1923, Hitler nominò Rosenberg direttore del " Volkischer Beobachter ", e per molti anni continuò a favorire quell'uomo dalle idee quanto mai confuse, quel superficiale " filosofo ", facendone la guida intellettuale del movimento nazista e una delle principali autorità in fatto di politica estera. Come Rudolf Hess, anche Hermann Gò'ring era arrivato a Monaco poco tempo dopo la guerra per studiare economia all'università, e nemmeno lui seppe resistere al fascino di Hitler. Era stato uno dei maggiori eroi nazionali, l'ultimo comandante della celebre squadriglia Richthofen, insignito della medaglia al valore Pour le Ménte, massima decorazione militare tedesca. Ancor più che per gli altri ex combattenti, per lui era stato difficile reinserirsi nella monotona esistenza borghese del tempo di pace. S'impiegò come pilota dell'aviazione civile prima in Danimarca e poi in Svezia. Una $6 L'ascesa di Hitler volta portò in volo il conte Eric von Rosen nella sua tenuta situata a qualche distanza da Stoccolma. Essendo rimasto in qualità di ospite presso il conte, s'innamorò della sorella di questi, la contessa Garin von Kantzow, nata baronessa Fock, una delle donne più belle della Svezia. Sorsero però alcune difficoltà: Garin von Kantzow era epilettica, già sposata, e per di più madre di un figlio diciottenne. Riuscì tuttavia ad ottenere l'annullamento del primo matrimonio e sposò l'avvenente giovane pilota. Disponendo di una certa fortuna, andò a stabilirsi col nuovo marito a Monaco, dove vissero agiatamente, mentre Goring frequentava senza troppo impegno l'università locale. Ma non per molto. Incontrò Hitler nel 1921, s'iscrisse al partito, contribuì generosamente alle sue finanze (e a quelle personali di Hitler), dedicò la sua instancabile energia all'organizzazione dei reparti d'assalto collabo-rande con Rohm, e l'anno successivo, nel 1922, fu nominato comandante delle SA. Uno stuolo d'individui meno noti, e per la maggior parte di dubbia reputazione, venne a ingrossare il circolo che si stava creando intorno al dittatore del partito. Max Amann, già primo sergente di Hitler nel reggimento List, uomo rozzo e ambiguo, ma abile organizzatore, fu nominato amministratore del partito e del " Volkischer Beobachter ", e riuscì in breve tempo a sistemare le finanze di entrambi. Come sua guardia del corpo personale Hitler scelse Ulrich Graf, lottatore dilettante, garzone di macellaio e noto attaccabrighe. Fece da " fotografo di corte " e per anni e anni fu l'unico ad avere il permesso di fotografare Hitler. Scelse anche lo zoppo Heinrich Hofmann, la cui fedeltà resistette a ogni prova e gli fu così vantaggiosa che finì col diventare milionario. Un altro favorito e attaccabrighe era Christian We-ber, commerciante in cavalli, ex cameriere incaricato di espellere i clienti indesiderabili in una bettola, ritrovo della malavita di Monaco, e allegro bevitore di birra. Molto vicino a Hitler fu a quel tempo Hermann Esser, la cui oratoria rivaleggiava con quella del capo. I suoi articoli pubblicati nel " Volkischer Beobachter ", pregni di un volgare antisemitismo, rappresentavano una delle caratteristiche del giornale. Egli non faceva mistero del fatto che per un certo periodo era vissuto alle spalle delle sue amanti. Esser era un noto ricattatore. Non risparmiava nemmeno i camerati del suo partito se si mettevano contro di lui. Si rese così odioso che alcuni dei membri più anziani e onesti del movimento ne chiesero l'espulsione. " So che Esser è un poco di buono, - rispose Hitler in pubblico, - ma lo terrò vicino finché mi sarà utile "23. Tale doveva essere l'atteggiamento di Hitler di fronte alla quasi totalità dei suoi collaboratori diretti, per oscuro che fosse il loro passato o anche il loro presente. Assassini, ruffiani, degenerati, omosessuali, morfinomani o addirittura gangsters, tutto andava bene per lui, pur che servissero ai suoi scopi. Egli tollerò, per esempio, Julius Streicher quasi fino alla fine. Questo sadico depravato, che iniziò la sua carriera come maestro elementare, fu uno degli uomini più screditati che stettero attorno a Hitler dal 1922 al 1939, Nascita del partito nazista yj anno in cui finalmente la sua stella s'eclissò. Si vantava d'essere un famoso libertino che ricattava persine i mariti delle proprie amanti, e fece la sua fortuna quale antisemita cieco e fanatico. Il suo noto settimanale, " Der Stiirmer ", si dilungava in sinistre storie di crimini sessuali commessi da ebrei e di " assassini rituali " ebrei; la sua volgarità riusciva stomachevole persine a molti nazisti. Streicher fu anche un noto pornografo. Fu conosciuto come " il re non coronato della Franconia ", con Norimberga come centro del suo potere, dove la sua parola era legge. Il carcere o le sevizie incombevano su Pagina 44
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tutti coloro che incrociavano la sua strada o che suscitavano la sua antipatia. Fino al giorno in cui lo vidi sul banco degli imputati a Norimberga, non mi era mai accaduto di incontrarlo senza il frustino in mano o alla cintola. Soleva vantarsi, sghignazzando spavaldamente, delle innumerevoli flagellazioni che aveva eseguito. Tali erano gli uomini che Hitler aveva raccolto intorno a sé in quei primi anni, nella brama di diventare dittatore di una nazione che aveva dato al mondo Luterò, Kant, Goethe, Schiller, Bacii, Beethoven e Brahms. Il i° aprile 1920, lo stesso giorno in cui il Partito dei lavoratori tedeschi divenne il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi - da dove derivò il termine abbreviato " nazismo " - Hitler abbandonò definitivamente l'esercito. A partire da quel momento'egli avrebbe dedicato tutto il suo tempo al partito nazista, dal quale né allora né in seguito accettò mai uno stipendio. Ci si chiederà: come viveva allora Hitler? Anche i suoi camerati del partito talvolta se lo domandavano. Nell'accusa che i membri ribelli del comitato direttivo del partito avanzarono contro di lui nel luglio del 1921, la questione fu posta senza mezzi termini: " Allorché un membro del partito gli chiede come fa a vivere e quale sia stata la sua precedente professione, egli diventa irascibile e si agita. Fino a questo momento egli non ha dato nessuna risposta a tale domanda. Così la sua coscienza non può essere pulita, considerando anche che i suoi stretti rapporti con certe signore, dinanzi alle quali spesso si autoqualificava " re di Monaco ", gli debbono certamente costare molto denaro ". Hitler diede una risposta nel processo per querela che egli intentò contro gli autori dell'opuscolo. Alla domanda precisa della corte sui suoi mezzi di sussistenza, egli rispose: "Quando parlo per il Partito nazionalsocialista non accetto denaro per me. Ma io parlo anche per altre organizzazioni... e, naturalmente, in tali casi accetto un compenso. Del resto faccio colazione con alcuni miei compagni di partito che m'invitano a turno. Sono anche aiutato modestamente da alcuni camerati " ". È probabile che ciò fosse molto vicino al vero. I suoi amici benestanti, tra cui Dietrich Eckart, Goring e Hanfstaengl, gli " prestavano " certamente del denaro per pagare il suo fitto mensile e acquistare cibo e vestiti. I suoi bisogni erano di certo modesti. Fino al 1929, occupò un modesto appartamento di due stanze nella Thierschstrasse, vicino al fiume Isar, in un quartiere abitato dal piccolo ceto medio. D'inverno indossava un vecchio impermeabile che più tardi divenne familiare in Germania per le numerose fotografie pubblicate sui giornali. D'estate appariva spesso in calzoni di cuoio, coi Lederhosen che la maggior parte dei bavaresi indossa quando il tempo è bello. Nel 1923, Eckart e Esser capitarono al Platterhof, una locanda nei pressi di Berchtesgaden che divenne il ritiro estivo di Hitler e dei suoi amici. Hitler s'innamorò del bellissimo paesaggio alpino, e fu là che in seguito si fece costruire una spaziosa villa, il Berghof, che doveva divenire il suo rifugio e dove trascorse gran parte del suo tempo, fino agli anni della guerra. C'era comunque poco tempo per riposare e per distrarsi negli anni tormentosi tra il 1921 e il 1923. C'era un partito da organizzare e da controllare, di fronte alla cupidigia di rivali ingelositi e senza scrupoli al pari di lui. Il NSDAP era soltanto uno dei vari movimenti di destra che si disputavano l'attenzione e l'appoggio del pubblico in Baviera; nel resto della Germania ce n'erano molti altri. Gli avvenimenti si succedevano con ritmo vertiginoso e la situazione era soggetta a mutamenti continui che il politico doveva seguire e valutare per potersene servire ai propri fini. Nell'aprile del 1921 gli Alleati presentarono alla Germania il conto delle spese di guerra, ammontante a 132 miliardi di marchi oro, pari a 33 miliardi di dollari. I tedeschi gridarono di non poter pagare quella somma colossale. Il marco, che in condizioni normali equivaleva a un quarto di dollaro, incominciò a precipitare; nell'estate 1921 il cambio era calato a settantacinque, un anno dopo a quattrocento marchi per dollaro. Erzberger era stato assassinato nell'agosto del 1921. Nel giugno del 1922, c'era stato un attentato contro Philipp Scheidemann, il socialista che aveva proclamata la Repubblica. Lo stesso mese, il 24 giugno, il ministro degli Esteri Walter Rathenau venne ucciso per strada. Tutti e tre i crimini erano stati commessi da uomini dell'estrema destra. Il traballante governo centrale di Berlino si decise finalmente a rispondere alla sfida delle destre promulgando una legge speciale per la protezione della Repubblica, che prevedeva pene severe per il terrorismo politico. Berlino chiese lo scioglimento delle innumerevoli leghe armate e la fine del gangsterismo in politica. Il governo bavarese, Pagina 45
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt persine sotto il moderato conte Lerchenfeld subentrato all'estremista Kahr nel 1921, incontrò difficoltà nelPassecondare il governo centrale di Berlino. Quando cercò di inasprire le leggi contro il terrorismo, le destre bavaresi, delle quali Hitler era ormai uno dei giovani dirigenti più influenti, organizzarono una congiura per abbattere Lerchenfeld, marciare su Berlino e rovesciare la Repubblica. L'oscillante Repubblica democratica di Weimar era in difficoltà: la sua esistenza era minacciata di continuo non solo dall'estrema destra ma anche dall'estrema sinistra. Mein Kampf, pp. 204-5. Ibid., p. 202. HEIDEN, Der Fuhrer, p. 84. RUDOLF OLDEN, Hitler, thè Pawn, p. 70. Mein Kampf, p. 193. Ibid., pp. 205-6. Ibid., p. 207. Ibid., pp. 215-16. Ibid., pp. 210, 213. Ibid., pp. 218-19. 7fóJ., p. 220. Ibid., pp. 221-22. Ibid., p. 224. lè/d, p. 687 n. Ibid., p. 687. Ibid., p. 354. jffoW., p. 355. Ibid., pp. 369-70. KONRAD HEIDEN, A History of National Socialism, p. 36. 1 Afe'" Kampf, pp. 496-97. Il corsivo è di Hitler. HEIDEN, .A History of National Socialism, pp. 51-52, ID., Der Fuhrer, pp. 98-99. ID., A History of National Socialism, p. 52. ID., Hitler, pp. 90-91. III. VERSAILLES, WEIMAR E IL " PUTSCH " DELLA BIRRERIA La proclamazione della Repubblica, avvenuta a Berlino il 9 novembre 1918, apparve a gran parte dei popoli delle nazioni vittoriose dell'Occidente come l'inizio d'una nuova epoca per il popolo e la nazione tedesca. Nello scambio di lettere che portò all'armistizio, Woodrow Wilson aveva insistito sulla necessità di abolire l'autocrazia militarista degli Hohenzollern, e parve che i tedeschi acconsentissero, sia pure a malincuore. Il Kaiser era stato costretto ad abdicare e a fuggire; la monarchia fu abolita e tutte le dinastie tedesche furono soppresse all'atto della proclamazione del regime repubblicano. Tale proclamazione era avvenuta quasi per caso. La sera del 9 novembre 1918 i cosiddetti socialdemocratici maggioritari si erano riuniti nel Reichs-tag di Berlino sotto la guida di Friedrich Ebert e Philipp Scheidemann, in seguito alle dimissioni del cancelliere, principe Max di Baden. Erano molto perplessi sul da farsi, il principe Max avendo appena annunciato l'abdicazione del Kaiser. Ebert, sellaio di professione, era favorevole a una monarchia costituzionale sul modello britannico, per cui patrocinava la successione al trono di uno qualunque dei figli di Guglielmo, ad eccezione del dissoluto principe ereditario: benché capo dei socialisti, egli vedeva con orrore la possibilità di una rivoluzione sociale. " Odio la rivoluzione come il peccato ", - aveva dichiarato una volta. Ma a Berlino la rivoluzione era nell'aria. La capitale era stata paralizzata da uno sciopero generale. Lungo il maestoso viale Unter den Linden, pochi fabbricati oltre il Reichstag, gli " spartachisti " capitanati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht si apprestavano a proclamare, dalla loro cittadella nel palazzo del Kaiser, una repubblica di tipo sovietico. I socialisti radunati nel Reichstag erano costernati di fronte a un simile pericolo. Urgeva quindi prendere qualche iniziativa per precedere gli " spartachisti ". Scheidemann ebbe una felice ispirazione e, senza consultare i compagni di partito, s'affacciò alla finestra sulla Konigsplatz, dove era affluita una grande folla, e senza più Pagina 46
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt indugi, come se l'idea gli fosse venuta in mente proprio in quel momento, proclamò la Repubblica. Il sellaio Ebert era su tutte le furie: egli aveva sperato di poter salvare in qualche modo la dinastia degli Hohenzollern. Cosi, in modo quasi fortuito, era nata la Repubblica tedesca. Se i socialisti non erano dei repubblicani convinti, difficilmente si poteva sperare che Versailles, Wcimar 61 i conservatori lo fossero. Costoro avevano declinato ogni corresponsabilità: in combutta coi capi dell'esercito, cioè con Ludendorff e Hindenburg, essi avevano spinto i riluttanti socialdemocratici ad assumere il potere politico. Così facendo cercavano di gettare sulle spalle dei dirigenti democratici della classe lavoratrice la responsabilità apparente della firma della resa e, quindi, del trattato di pace, esponendoli al biasimo per la disfatta tedesca e per tutte le eventuali sofferenze dovute a una guerra perduta e a un trattato di pace imposto. Era un ignobile espediente che chiunque avrebbe potuto smascherare, ma che in Germania riscosse successo. In tal modo la Repubblica fu condannata fin dal suo nascere. Ciò forse non era inevitabile, in quanto i socialdemocratici, che nel novembre 1918 avevano la maggioranza assoluta, avrebbero potuto porre decisamente le fondamenta di una repubblica democratica duratura. Va rilevato però che per raggiungere tale scopo avrebbero dovuto eliminare o almeno sottomettere definitivamente le forze che avevano sostenuto l'impero degli Hohenzollern e che non erano affatto disposte ad accettare lealmente l'avvento di una Germania democratica: gli junker feudali e le altre caste dominanti; i magnati che controllavano i grandi trust industriali; gli avventurieri a capo dei corpi di volontari; gli alti funzionari dell'amministrazione imperiale e, soprattutto, la casta militare e i membri dello Stato maggiore. Avrebbero dovuto altresì frazionare molte grandi proprietà fondiarie costose e antieconomiche, nonché i monopoli e i trust industriali. Inoltre avrebbero dovuto procedere a un'epurazione della burocrazia, della magistratura, della polizia, delle università e dell'esercito, per allontanare tutti coloro che non intendevano servire in modo leale ed onesto il nuovo regime democratico. I socialdemocratici, formati in gran parte da sindacalisti bene intenzionati, inclini, non meno dei tedeschi delle altre classi, a riconoscere le antiche autorità tradizionali, non seppero decidersi ad agire in tal senso. Fin dall'inizio non si assicurarono un proprio prestigio e riconobbero invece l'autorità della forza che aveva sempre dominato nella Germania moderna, vale a dire l'esercito; il quale, benché vinto sui campi di battaglia, serbava ancora la speranza di mantenere le proprie posizioni nel paese e di sconfiggere la rivoluzione. Prefiggendosi questo scopo, esso prese l'iniziativa in modo rapido e spavaldo. La notte del 9 novembre 1918, poche ore dopo la "proclamazione" della Repubblica, il telefono di Ebert squillò nel suo ufficio della Cancelleria del Reich a Berlino. Era un telefono speciale, collegato per mezzo di una linea privata e segreta al comando supremo avente sede a Spa. Ebert era solo. Appena ebbe sollevato il ricevitore una voce all'altra estremità del filo disse: "Parla Groener ". L'ex sellaio, che era ancora sconvolto per la successione degli avvenimenti di quel giorno e che malvolentieri aveva assunto quel tanto di potere politico che ancora esisteva in una Germania in via di sgretolamento, rimase profondamente impressionato. Il generale Wilhelm Groener era successo a Ludendorff quale sovrintendente all'approv62 L'ascesa di Hitler vigionamento generale dell'esercito. Poche ore prima, a Spa, mentre il feldmaresciallo von Hindenburg non sapeva che fare, era stato proprio lui a comunicare al Kaiser, senza perifrasi, che egli non poteva fare più affidamento sulla fedeltà delle truppe e che quindi doveva andarsene. La casta militare non gli perdonò mai tale atto di coraggio. Ebert e Groener avevano stabilito tra loro un legame di rispetto reciproco fin dal 1916, epoca in cui il generale, che allora dirigeva la produzione bellica, dovette lavorare in stretta collaborazione col capo socialista. Pochi giorni prima, in novembre, avevano conferito insieme a Berlino, nel tentativo di salvare la monarchia e la patria. Ora, nel momento più difficile per la loro patria, essi presero contatto attraverso un telefono segreto: il capo socialista e il vicecomandante dell'esercito tedesco stipularono un patto che doveva essere decisivo per le sorti della nazione. Per molti anni il pubblico non ne seppe nulla. Ebert si impegnò a soffocare l'anarchia e il bolscevismo e a mantenere l'esercito con tutte le sue tradizioni. Dal canto suo Groener dava l'assicurazione che Pagina 47
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'esercito avrebbe aiutato il nuovo governo a consolidarsi e a conseguire i suoi obiettivi. " II feldmaresciallo [Hindenburg] conserverà la sua carica? ", - chiese Ebert. Il generale Groener rispose di sì. " Trasmetta al feldmaresciallo i ringraziamenti del governo ", - replicò Ebert '. L'esercito tedesco era salvo, ma la Repubblica appariva irrimediabilmente condannata nel giorno stesso della sua nascita. Tutti i generali, salvo l'onesto Groener e pochi altri, non l'avrebbero mai servita lealmente, e alla fine, guidati da Hindenburg, l'avrebbero tradita consegnandola ai nazisti. È vero che in quel momento lo spettro di quanto era avvenuto in Russia impauriva Ebert e i suoi compagni socialisti. Essi non volevano essere i Ke-renski della Germania; non volevano essere soppiantati dai bolscevichi. I Consigli dei soldati e dei lavoratori, sorti in ogni parte della Germania, stavano per impadronirsi del potere, proprio come avevano fatto in Russia. Erano stati quei gruppi che il io novembre avevano eletto un Consiglio dei rappresentanti del popolo, con alla testa Ebert, per governare provvisoriamente la Germania. Nel dicembre successivo fu tenuto a Berlino il primo congresso dei soviet della Germania, al quale parteciparono delegati dei Consigli dei soldati e dei lavoratori di tutto il paese. Costoro chiesero la destituzione di Hindenburg, l'abolizione dell'esercito regolare e la sua sostituzione con una milizia civile soggetta all'autorità suprema del Consiglio, i cui ufficiali dovevano essere eletti dalla truppa. Tutto ciò era più di quanto Hindenburg e Groener potessero tollerare. Essi si rifiutarono di riconoscere l'autorità del Consiglio dei soviet e lo stesso Ebert non fece niente per andar incontro a tali richieste. D'altro canto l'esercito, che lottava per sopravvivere, sollecitava il governo, che aveva accettato di appoggiare, a prendere iniziative più drastiche. Due giorni Versailles, Weitnar 63 prima di Natale la divisione della marina popolare, che era passata sotto il controllo dei comunisti spartachisti, occupò la Wilhelmstrasse, irruppe nella Cancelleria e tagliò le linee telefoniche. La linea telefonica segreta che comunicava col quartiere generale dell'esercito si salvò, e così Ebert potè chiedere aiuto. L'esercito promise di inviare la guarnigione di stanza a Potsdam, ma prima che questa arrivasse i marinai ribelli si erano ritirati nei loro quartieri situati nelle scuderie del palazzo imperiale, che gli spartachisti ancora occupavano. Gli spartachisti - alla cui testa c'erano Karl Liebknecht e Rosa Luxem-burg, i due maggiori agitatori della Germania - continuavano a insistere affinchè si proclamasse una repubblica sovietica. Le loro forze armate a Berlino erano aumentate. Alla vigilia di Natale la divisione di marina aveva facilmente respinto un tentativo delle truppe regolari inviate da Potsdam per cacciarla dalle scuderie imperiali. Hindenburg e Groener invocarono insistentemente il rispetto del patto stipulato fra loro ed Ebert, invitando Ebert a sopprimere il bolscevismo, cosa che il capo socialista era ben disposto a fare. Infatti due giorni dopo Natale egli nominò Gustav Noske ministro della Difesa nazionale e a partire da quel momento gli avvenimenti si svolsero con quella sequenza logica che avrebbero dovuto attendersi tutti coloro che conoscevano il nuovo ministro. Noske, un ex macellaio, aveva saputo farsi strada attraverso il movimento sindacale e il Partito socialdemocratico fino a diventare membro del Reichstag nel 1906, quando venne ufficialmente riconosciuto come esperto del partito per le questioni militari. Era anche noto come nazionalista convinto e come uomo duro. Il principe Max di Baden l'aveva scelto per reprimere l'ammutinamento navale scoppiato a Kiel ai primi di novembre e Noske era riuscito a soffocarlo. Era un uomo robusto, dalle mascelle quadrate, energico, dotato di una straordinaria forza fisica, ma d'intelligenza limitata -tutte caratteristiche del suo mestiere, secondo i suoi nemici. Appena nominato ministro della Difesa nazionale, egli dichiarò che " ci voleva qualcuno disposto a fare il cane sanguinario ". Si mise all'opera fin dai primi del gennaio 1919. Tra il io e il 17 (periodo che fu allora denominato, a Berlino, la " settimana di sangue ") le truppe regolari e i corpi di volontari comandati da lui e dal generale von Liittwitz * eliminarono il movimento spartachista. Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht furono imprigionati e poi uccisi dagli ufficiali della divisione della guardia di cavalleria. * II generale barone Walter von Liittwitz, ufficiale reazionario della Pagina 48
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt vecchia scuola, doveva dimostrare in modo palese la sua " lealtà " alla causa della Repubblica, e in particolare nei riguardi di Noske, un anno dopo, quando alla testa dei corpi dei volontari s'impadronì di Berlino Per appoggiare il putsch di Kapp. Ebert, Noske e tutti gli altri membri del gabinetto dovettero fuggire il iì marzo 1920, alle cinque del mattino. Il generale von Seeckt, capo di Stato maggiore dell'esercito, teoricamente agli ordini di Noske quale ministro della Difesa, si rifiutò di ordinare all'esercito di proteggere la Repubblica contro le mire di Liittwitz e Kapp. " Questa notte ha dimostrato il fallimento di tutta la mia politica, - esclamò Noske. - La mia fiducia nel corpo degli ufficiali è morta. Voi tutti m'avete abbandonato " (citato da Wheeler-Bennett nel libro The Nemesi! of Power, p. 77). 64
L'ascesa di Hitler Cessati i combattimenti a Berlino, in tutta la Germania poterono svolgersi le elezioni per l'Assemblea Nazionale incaricata di redigere la nuova costituzione. Le elezioni si tennero il 9 gennaio 1919 e rivelarono che i ceti medi e superiori, nel volgere di poco più di due mesi dalla " rivoluzione ", avevano ripreso coraggio. I socialdemocratici (" maggioritari " e indipendenti), che finora avevano governato da soli, dato che nessun altro gruppo aveva voluto condividere le responsabilità del governo, raccolsero 13 800 ooo voti su di un totale di 30 ooo ooo, assicurandosi cosf 185 dei 421 seggi dell'Assemblea, cifra che era però ben lontana dal costituire una maggioranza. Era evidente che la nuova Germania non poteva essere ricostruita esclusivamente sulla base della classe operaia. I due partiti delle classi medie, cioè il Centro, che rappresentava il movimento politico ispirantesi alla Chiesa cattolica romana, e il Partito democratico nato dalla fusione (realizzatasi in dicembre) tra il vecchio Partito progressista e l'ala sinistra dei nazional-liberali, ottennero complessivamente n 500000 voti, assicurandosi 166 seggi. Entrambi i partiti intendevano appoggiare una repubblica democratica moderata, benché in essi fosse rappresentata una tendenza marcatamente favorevole a un'eventuale restaurazione monarchica. I conservatori - i cui capi in parte s'erano nascosti in novembre, mentre altri, come il conte von Westarp, avevano chiesto la protezione di Ebert dimostrarono che, pur numericamente indeboliti, erano ben lungi dall'essere scomparsi. Dopo aver ribattezzato il loro movimento col nome di Partito nazionale tedesco del popolo, ottennero tre milioni di voti, riuscendo a far eleggere 44 deputati; mentre i loro alleati dell'ala destra, i nazional-liberali, che avevano assunto il nome di Partito tedesco del popolo, raccolsero quasi un milione e mezzo di voti, assicurandosi 19 seggi. Pur costituendo decisa mente una minoranza, i due partiti conservatori erano riusciti a ottenere un numero di seggi che permetteva loro di far sentir la propria voce. Infatti fin dalla prima riunione dell'Assemblea, che ebbe luogo a Weimar il 6 feb braio 1919, i loro capi presero la parola per difendere il nome dell'impera tore Guglielmo II e il modo in cui egli e i suoi generali avevano condotto la guerra. Il capo del Partito tedesco del popolo, Gustav Stresemann, non aveva ancora assunto pubblicamente quell'atteggiamento che in seguito fu considerato come un completo voltafaccia. Nel 1919 egli era ancora noto come l'ex portavoce dell'Alto comando militare nel Reichstag (lo avevano chiamato il " giovane beniamino di Ludendorff "), cioè come acceso fautore della politica di annessioni e fanatico sostenitore della guerra sottomarina ad oltranza e senza restrizioni. II 31 luglio 1919, dopo sei mesi di dibattiti, l'Assemblea approvò la co stituzione; il presidente la ratificò il 31 agosto. Si trattava, sulla carta, del documento più democratico e più liberale fra tutti quelli che avevano visto la luce nel xx secolo. Teoricamente rasentava quasi la perfezione, conteneva articoli ammirevoli e ingegnosi che sembrava potessero garantire il funzio namento di una democrazia pressoché ideale. L'idea di un governo ministeVersatile;, Weimar 6% riale era stata presa in prestito dall'Inghilterra e dalla Francia, quella di una forte presidenza popolare dagli Stati Uniti, quella del referendum dalla Svizzera. Venne stabilito un sistema molto accurato e complicato di rappresentanza proporzionale e di elezioni per lista, allo scopo di evitare la dispersione dei voti, garantendo inoltre alle piccole minoranze il diritto di essere rappresentate al parlamento *. Il tenore della costituzione di Weimar offriva grandi speranze agli spiriti Pagina 49
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sinceramente democratici. Il popolo era stato dichiarato sovrano: " il potere politico proviene dal popolo ". Uomini e donne acquistavano il diritto di voto a vent'anni: " Tutti i tedeschi sono uguali dinanzi alla legge... La libertà dell'individuo è inviolabile... Ogni cittadino tedesco ha il diritto... di esprimere liberamente la propria opinione... Tutti i tedeschi godono del diritto di libera associazione... Tutti gli abitanti del Reich godono di completa libertà di religione e di coscienza... " Nessun uomo al mondo avrebbe potuto essere più libero di un cittadino tedesco, e nessun governo avrebbe potuto essere più democratico e liberale. Almeno sulla carta. L'ombra di Versailles. Prima che la stesura della costituzione di Weimar fosse ultimata, accadde qualcosa d'inevitabile che fece prevedere l'insuccesso di quel documento nonché della Repubblica che esso aveva voluto creare. La causa imprevedibile di ciò fu la pubblicazione del trattato di Versailles. Durante il primo caotico periodo del dopoguerra, e anche quando a Weimar l'Assemblea Nazionale cominciò a deliberare, i tedeschi sembrarono curarsi poco delle conseguenze della disfatta subita. Anche se qualche volta ci pensavano, pareva che volessero adottare un atteggiamento di comoda noncuranza, in quanto, avendo spodestato gli Hohenzollern secondo la richiesta degli Alleati, avendo eliminato il pericolo bolscevico e incominciato a organizzare un governo repubblicano e democratico, essi erano convinti di avere diritto a una pace giusta, basata non sulla disfatta bensì sui famosi quattordici punti del presidente Wilson. * In una struttura tanto bella non mancavano, è vero, delle crepe; e alcune di esse, a lungo andare, diventarono pericolose. Cosi il sistema della rappresentanza proporzionale e la votazione per lista che avrebbero dovuto impedire la dispersione dei voti, ebbero come conseguenza la moltiplicazione all'infinito di minutissimi partitini che, all'occasione, potevano impedire il raggiungimento di una maggioranza stabile al Reichstag, provocando di conseguenza frequenti crisi di governo. Alle elezioni del 1930 parteciparono ben ventotto partiti. La Repubblica avrebbe potuto godere di una stabilità maggiore se alcune almeno delle idee del professor Hugo Preuss, principale artefice della costituzione, non fossero state respinte. Egli aveva proposto a Weimar che la Germania si trasformasse in uno Stato centralizzato e che la Prussia e gli altri singoli Stati venissero sciolti e mutati in province. Purtroppo l'Assemblea respinse le sue proposte. Infine, l'articolo 48 della costituzione conferiva, in caso di emergenza, poteri dittatoriali al presidente. L'uso che i cancellieri Bruening, von Papen e von Schleicher fecero di tale potere eccezionale durante la presidenza di Hindenburg, consenti loro di governare senza dover fare ricorso al Reichstag: e questo, ancor prima dell'avvento di Hitler al potere, rappresentò la fine del regime democratico parlamentare in Germania. 66
L'ascesa di Hitler Sembrava che i loro ricordi non volessero risalire più in là di un anno, e precisamente non oltre il 3 marzo 1918, quando l'alto comando dell'esercito tedesco, allora vittorioso, aveva imposto alla Russia vinta il trattato di Brest-Litowsk, che uno storico inglese considerò vent'anni più tardi - quando le passioni provocate dalla guerra si erano ormai calmate - come un'" u-miliazione senza precedenti e senza pari nella storia moderna "2. Esso aveva tolto alla Russia un territorio grande quasi quanto l'Austria-Ungheria e la Turchia messe insieme, con 56 milioni di abitanti (pari al 32 per cento dell'intera sua popolazione); la privava di un terzo delle sue strade ferrate, del 73 per cento dei minerali di ferro, dell'89 per cento della sua produzione complessiva di carbone e di oltre 5000 stabilimenti manufatturieri o industriali. Inoltre la Russia doveva pagare alla Germania una indennità di guerra di 6 miliardi di marchi. Ma nella primavera del 1919 venne anche per i tedeschi il giorno della resa dei conti. Le clausole del trattato di Versailles, elaborate dagli Alleati senza negoziati con la Germania, vennero pubblicate a Berlino il 7 maggio. Fu quello un duro colpo per un popolo che fino all'ultimo momento aveva voluto illudersi. In tutto il paese vennero organizzate manifestazioni popolari di protesta per reclamare che la Germania si rifiutasse di firmare il trattato. Scheidemann, divenuto cancelliere durante il periodo dell'Assemblea di Weimar, ebbe ad esclamare: " Perisca la mano che firmerà questo trattato! " L'8 maggio, Ebert, allora presidente provvisorio, e il governo affermarono pubblicamente che le clausole del trattato erano " irrealizzabili e intollerabili ". La delegazione tedesca mandata a Versailles scrisse l'indomani all'inflessibile Clemenceau che Pagina 50
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un trattato di quel genere era " intollerabile per qualsiasi nazione ". Che c'era nel trattato di tanto intollerabile? Esso restituiva alla Francia l'Alsazia-Lorena, al Belgio una parte del suo territorio, alla Danimarca (dopo un plebiscito) alcune regioni che un secolo prima erano state tolte a quel paese dopo la sua sconfitta. Restituiva alla Polonia i territori (alcuni soltanto dopo un plebiscito) di cui la Germania si era impadronita dopo la spartizione del paese. Queste erano alcune delle clausole che mandarono su tutte le furie i tedeschi: essi protestarono non soltanto per la separazione della Prussia orientale dalla madre patria per effetto di un corridoio destinato a fornire un accesso al mare alla Polonia, ma perché disprezzavano i polacchi, considerati dai tedeschi una razza inferiore. Ritenevano non meno oltraggioso il fatto che il trattato facesse ricadere su di loro la responsabilità storica di aver scatenato la guerra, e imponesse la consegna agli Alleati del Kaiser Guglielmo II, e di circa ottocento " criminali di guerra ". A prescindere dalle riparazioni, il cui importo sarebbe stato definito in un secondo tempo, tra il 1919 e il 1921, i tedeschi dovevano effettuare un primo versamento di 5 miliardi di marchi-oro; invece di alcuni versamenti in contanti, si doveva procedere a corrispondenti pagamenti in mercé (carbone, navi, legno, bestiame, ecc.). Ciò che maggiormente esasperò i tedeschi fu il fatto che il trattato impoVersatile!, Weimar 67 neva il disarmo virtuale della Germania *, il che, per il momento, le toglieva ogni prospettiva di egemonia in Europa. Ciò nonostante, il tanto deprecato trattato di Versailles, a differenza di quello che la Germania aveva imposto alla Russia, lasciava in gran parte intatto il Reich, sia geograficamente sia economicamente, rispettando la sua unità politica e la sua potenziale forza di grande nazione. Il governo provvisorio di Weimar - ad eccezione di Erzberger, il quale ne consigliava la firma, dato che le sue clausole potevano essere molto facilmente eluse - oppose una strenua resistenza all'acccttazione del Diktat di Versailles, come ora veniva chiamato il trattato. Dietro al governo stava la stragrande maggioranza dei cittadini, dalla destra alla sinistra. E l'esercito? Sarebbe stato in grado, nel caso in cui si fosse respinto il trattato, di resistere all'inevitabile attacco alleato dall'ovest? Ebert si rivolse al comando supremo che aveva appena trasferito il suo quartier generale a Kolberg, in Pomerania. Il feldmaresciallo von Hindenburg, dopo aver sentito il parere del generale Groener, che conosceva la precarietà di una eventuale resistenza militare, rispose il 17 giugno quanto segue: Nel caso di una ripresa delle ostilità noi possiamo riconquistare il territorio di Posen [in Polonia] e difendere le nostre frontiere orientali. Ad ovest, purtroppo, difficilmente possiamo sperare di resistere a una seria offensiva del nemico, data la netta superiorità numerica dell'Intesa e data la possibilità che avrà di attaccarci sui due fianchi. Il successo di tale resistenza è, nel complesso, molto dubbio, ma come militare non posso impedirmi di pensare che sarebbe meglio perire con onore che accettare una pace umiliante. Queste ultime parole del popolare comandante in capo rientravano nella più schietta tradizione militare tedesca; ma si poteva giudicare della loro sincerità solo conoscendo ciò che i suoi compatrioti ignoravano: Hindenburg aveva finito col riconoscere con Groener che la resistenza agli Alleati in quel momento non solo sarebbe stata del tutto vana, ma avrebbe provocato la distruzione del corpo degli ufficiali che entrambi avevano tanto a cuore, e quella della stessa Germania. Gli Alleati finirono per esigere una risposta definitiva. Il 16 giugno, un giorrio prima della risposta scritta di Hindenburg a Ebert, essi inviarono ai tedeschi un ultimatum: se il trattato non fosse stato accettato prima del 24 giugno, l'armistizio sarebbe stato denunciato e gli Alleati si sarebbero ritenuti liberi di " prendere le misure reputate necessarie per far accettare le loro condizioni ". Ebert si rivolse ancora una volta a Groener. Se l'alto comando riteneva che esistesse la benché minima possibilità di resistere con successo agli Alleati, egli si impegnava a far respingere il trattato dall'Assemblea. Esigeva * L'esercito veniva ridotto a 100 ooo volontari arruolati per un lungo periodo, mentre veniva proibito il possesso di aerei e di carri armati. Lo Stato maggiore veniva ugualmente soppresso. La marina avrebbe avuto un valore pressoché simbolico, non potendo costruire sottomarini, né navi superiori alle io ooo tonnellate. Pagina 51
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 68 L'ascesa di Hitler però una risposta immediata. Intanto era arrivato l'ultimo giorno dell'ultimatum, il 24 giugno. Il gabi tto si riunì alle 16,30 per prendere una decisione definitiva. Hindenburg e Groener conferirono ancora una volta. " Ella sa quanto me che ogni resistenza armata è impossibile ", disse l'ormai anziano e stanco feldmaresciallo. Ma ancora una volta, - come il 9 novembre 1918 a Spa, quando non si era deciso a rivelare la situazione al Kaiser, riservando tale triste compito a Groener, - Hindenburg si rifiutò di dire la verità dei fatti al presidente provvisorio della Repubblica. " Ella come me può portare la risposta al presidente della Repubblica ", disse a Groener3. E ancora una volta il coraggioso generale si assunse la responsabilità che incombeva al feldmaresciallo, pur sapendo che sarebbe stato di nuovo il capro espiatorio del corpo degli ufficiali, e trasmise per telefono al presidente il parere del comando supremo. Sollevata da una cosf grave responsabilità, in seguito al parere dei capi militari (un fatto che in Germania fu presto dimenticato), l'Assemblea Nazionale approvò a grande maggioranza la firma del trattato di pace e tale decisione venne comunicata a CÌemenceau quando mancavano appena diciannove minuti alla scadenza dell'ultimatum alleato. Quattro giorni dopo, il 28 giugno 1919, il trattato di pace veniva firmato nella Sala degli Specchi del castello di Versailles. La Germania divisa in due. Da quel giorno la Germania venne a trovarsi divisa in due. I conservatori non volevano accettare il trattato di pace, e tanto meno la Repubblica che l'aveva ratificato. Tale era anche il punto di vista dell'esercito (eccezion fatta per il generale Groener), benché avesse giurato di difendere il nuovo regime democratico e fosse stato esso a prendere la decisione definitiva di firmare il trattato a Versailles. Malgrado la " rivolu2Ìone " di novembre i conservatori mantenevano ancora il potere economico. Essi possedevano le industrie, i latifondi e la maggior parte del capitale del paese. Il loro denaro poteva essere impiegato, come difatti accadde, per sovvenzionare quei partiti e quella stampa politica che si fossero proposti l'affossamento della Repubblica. L'esercito incominciò a contravvenire alle clausole restrittive del trattato di pace prima ancora che l'inchiostro si asciugasse sulla carta. Giuocando sulla timidezza e sull'imprevidenza dei capi socialisti, il corpo degli ufficiali seppe conservare all'esercito le sue tradizioni prussiane, come abbiamo visto, e fece addirittura di esse il vero fulcro politico della nuova Germania. Fino agli ultimi giorni della breve vita della Repubblica, l'esercito non legò i suoi destini a nessun movimento politico; pur ridotto negli effettivi, divenne, sotto la direzione del generale Hans von Seeckt, il brillante creatore della Reichswehr (100000 uomini), uno Stato dentro lo Stato, che esercitava un'influenza sempre crescente sulla politica sia interna che estera della naVersatile!, Weimar 69
I zione, finché l'ulteriore sopravvivenza della Repubblica venne a dipendere dalla volontà del corpo di ufficiali. Come Stato nello Stato, l'esercito seppe mantenersi indipendente dal governo della nazione. Secondo quanto stabiliva la costituzione di Weimar l'esercito era subordinato al gabinetto e al parlamento, come appunto avveniva nelle altre democrazie occidentali. Ma in Germania non lo fu mai, e d'altro canto nessuno volle eliminare dall'esercito le sue tendenze monarchiche e antirepubblicane. Alcuni capi socialisti, come Scheidemann e Grzesinski, furono i soli ad esigere la " democratizzazione " dell'esercito. Essi si erano resi conto del pericolo che comportava l'affidare le forze armate nelle mani di ufficiali educati secondo le vecchie tradizioni autoritarie e imperialiste; ma furono ostacolati con successo non solo dai militari ma anche dai loro stessi compagni socialisti con a capo il ministro della Difesa, Noske. Quest'ultimo, ministro proletario della Repubblica, si vantava pubblicamente di voler risuscitare " i superbi ricordi militari della guerra mondiale ". L'incapacità del governo legittimo nel Pagina 52
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt creare un esercito nuovo, fedele allo spirito democratico e sottoposto al gabinetto e al Reichstag, si rivelò, col passare del tempo, fatale per la Repubblica. Un altro errore fu la mancata epurazione della magistratura. Coloro che avrebbero dovuto amministrare la giustizia si trasformarono in un focolaio controrivoluzionario, degradando la giustizia al fine di perseguire finalità politiche a carattere reazionario. " È impossibile non venire alla conclusione, - dichiarò lo storico Franz L. Neumann, - che la giustizia politicizzata rappresenti la pagina più nera della vita della Repubblica tedesca "4. Nel 1920, in seguito al putsch di Kapp, il governo accusò 705 persone di alto tradimento; ma solamente uno di loro, il questore della polizia di Berlino, venne condannato a cinque anni di reclusione con la condizionale; sebbene lo Stato prussiano gli avesse ritirato la pensione, la Corte di Cassazione gliela restituì. Nel dicembre del 1926 un tribunale tedesco concesse al generale von Liittwitz, capo militare del putsch di Kapp, gli arretrati della sua pensione corrispondenti al periodo in cui aveva preso parte alla ribellione, nonché ai cinque anni di latitanza da lui passati in Ungheria per sottrarsi alla giustizia. Al contrario, centinaia di liberali tedeschi venivano condannati a lunghi anni di prigione sotto l'accusa di tradimento per aver rivelato o criticato sulla stampa le continue infrazioni al trattato di Versailles commesse dall'esercito. Le leggi per la repressione del tradimento vennero inesorabilmente applicate nei confronti dei sostenitori della Repubblica, mentre gli appartenenti alla destra, che si sforzavano di abbattere la Repubblica, venivano assolti o condannati a pene leggere. Adolf Hitler se ne rese conto per tempo. Persino gli assassini, sempre che fossero di destra e che le vittime fossero dei democratici, erano trattati dai tribunali con la massima clemenza; oppure, cosa che spesso avveniva, erano sottratti alla giustizia dagli ufficiali o dagli estremisti reazionari. I socialisti moderati, aiutati dai democratici e dal Centro cattolico, erano dunque gli unici a sostenere la Repubblica, malata di debolezza congenita. Es/o L'ascesa di Hitler si dovettero sopportare tutto: l'odio, le ingiurie e talvolta le pallottole dei loro avversari che si andavano facendo sempre più numerosi e risoluti. Oswald Spengler, il cui libro 77 tramonto dell'Occidente trovò un'eco immediata e notevole, esclamò: " Nel cuore del popolo la costituzione di Weimar è già irrimediabilmente condannata ". In Baviera Hitler capi la forza della nuova corrente nazionalista, antidemocratica e antirepubblicana, e passò all'azione. Egli venne grandemente favorito dagli avvenimenti, e in particolare da due congiunture: dal crollo del marco e dall'occupazione francese della Ruhr. Il marco, come abbiamo visto, aveva incominciato a svalutarsi nel 1921, con un cambio di 75 marchi per un dollaro; l'anno successivo il cambio scese a 400 marchi e all'inizio del 1923 a 7000. Fin dall'autunno del 1922 la Germania aveva chiesto agli Alleati una dilazione nel pagamento delle riparazioni di guerra; il governo Poincaré aveva opposto un netto rifiuto. Quando la Germania non consegnò le partite previste di legname, il primo ministro francese, uomo che non si lasciava ingannare facilmente (era stato presidente della Repubblica per tutto il periodo della guerra), ordinò l'occupazione militare della Ruhr. Cosi il cuore industriale della Germania, che da solo forniva i quattro quinti del suo fabbisogno di carbone e di acciaio, dopo che l'Alta Slesia era stata ceduta alla Polonia, venne staccato dal resto del paese. Questo duro colpo, paralizzando l'economia della Germania, servi a unire istantaneamente tutti i tedeschi come mai si era verificato dopo il 1914. Gli operai della Ruhr dichiararono lo sciopero generale e ricevettero aiuti finanziari da Berlino, che fomentava una campagna di resistenza passiva, mentre l'esercito organizzava, dal canto suo, operazioni di sabotaggio e di guerriglia. I francesi risposero con arresti, deportazioni e persine condanne a morte. Ciò nonostante la Ruhr rimase completamente inattiva. Il soffocamento dell'economia tedesca affrettò precipitosamente il collasso finale del marco. In seguito all'occupazione della Ruhr, nel gennaio 1923 si ebbe il crollo, con 18 ooo marchi equivalenti a un dollaro; il i° luglio con 160000; il i° agosto con un milione di marchi. Nel novembre, allorché Hitler credette che la sua ora fosse scoccata, il dollaro si quotava a quattro miliardi di marchi, e a partire da allora le cifre si tramutarono in migliaia di miliardi. La moneta tedesca aveva perso ogni valore. Il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi si era ridotto a zero. I risparmi della classe media e della classe lavoratrice furono spazzati via. Ma andò anche distrutta qualcosa di più importante: la fiducia del popolo nella struttura economica della società Pagina 53
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesca. Che senso avevano i principi e i costumi di una società che predicava il risparmio e gli investimenti e che prometteva nel modo più solenne una rendita sicura, se lo Stato non era poi capace di far fronte ai suoi impegni? Non si trattava piuttosto di una frode a danno del popolo? E la vera responsabile del disastro non era forse la Repubblica democratica, che si era arresa al nemico e aveva accettato il fardello delle riparazioni? Bisogna riconoscere purtroppo che la Repubblica aveva una parte di responsabilità. L'inflazione avrebbe potuto essere arrestata pareggiando il bilancio, cosa certamente difficile ma non impossibile. Sarebbe stato sufficiente, Versatile*, Weimar 71 a questo scopo, ridimensionare il gettito delle imposte; ma il nuovo governo non ebbe il coraggio di farlo. Non era stato nemmeno possibile coprire parzialmente le spese della guerra - 164 miliardi di marchi - con le imposte dirette: 93 miliardi furono raccolti mediante prestiti di guerra; 29 miliardi mediante buoni del tesoro e il rimanente grazie a nuove emissioni di carta moneta. Invece di imporre delle pesanti tasse ai cittadini che erano in grado di pagate, il governo repubblicano nel 1921 ridusse paradossalmente quelle già esistenti. A partire da allora, spronato dai grandi industriali e dai grandi proprie-tari terrieri che continuavano a mietere lauti guadagni, mentre le masse popolari erano completamente in rovina, il governo repubblicano tollerò di proposito il crollo del marco per liberare lo Stato dal debito pubblico, eludere il pagamento delle riparazioni e sabotare infine finanziariamente l'occupazione francese della Ruhr. Inoltre il crollo monetario permise all'industria pesante di liquidare i propri debiti effettuando i pagamenti in moneta svalutata. Lo Stato maggiore generale (travestito in Truppenamt, cioè ufficio delle truppe, per eludere il trattato) comprese subito che il crollo del marco, sopprimendo i debiti di guerra, non lasciava indebolita la Germania dal punto di vista finanziario nel caso di una nuova guerra. Le masse popolari non capirono, dal canto loro, quanti e quali vantaggi traessero dal crollo economico i magnati dell'industria, l'esercito e lo Stato, Tutto quello che il popolo sapeva era che un grosso conto in banca non bastava per acquistare un miserabile mazzo di carote, cinque chili di patate, un etto di zucchero o mezzo chilo di farina. Una cosa gli era chiara: tutti avevano fallito. Ogni giorno di più la fame lo attanagliava. Nella loro miseria e disperazione, i tedeschi fecero della Repubblica il capro espiatorio di tutti i loro malanni. Un tale concorso di circostanze fu per Hitler un vero dono del ciclo. La rivolta in Baviera. " II governo continua tranquillamente a far stampare quella carta straccia [i biglietti di banca], perché se non facesse cosi sarebbe la sua fine, -osservò Hitler. - Infatti se la fabbricazione di banconote si arrestasse - cosa indispensabile per la stabilizzazione del marco - la frode verrebbe senz'altro smascherata... Credetemi: la nostra miseria continuerà ad aumentare. Ogni scellerato riuscirà però a farla franca. E perché no? Lo stesso Stato è divenuto il primo dei ladri e dei malfattori. Uno Stato di ladri!... Se il popolo si renderà conto, inorridendo, che con tutti questi miliardi in tasca si rischia di morire di fame, dovrà pur venire a questa conclusione: noi non ci sottometteremo pili a lungo a uno Stato basato sulla truffaldina idea della maggioranza. Ciò che noi preconizziamo è una dittatura... "5. T Senza dubbio le dure condizioni di vita e le incertezze create da una catastrofica inflazione spingevano milioni di tedeschi ad accogliere tale con72 L'ascesa di Hitler clusione, e Hitler si accinse a far sì che l'accettassero. Egli infatti si stava convincendo che la caotica situazione determinatasi nel 1923 offriva un'occasione unica per scardinare la Repubblica. Ciò però non gli impediva di scorgere gli ostacoli che si ergevano sulla sua via: se fosse stato lui a dirigere la controrivoluzione, tutto sarebbe andato bene; ma se fosse stato un altro, la cosa allora non l'avrebbe più interessato. Anzitutto, il partito nazista, pur ingrossandosi di giorno in giorno, era ben lungi dall'essere il più importante movimento politico della Baviera, ed era sconosciuto al di fuori di questo Stato. Come poteva quel piccolo partito far cadere la Repubblica? Hitler, che non si lasciava scoraggiare dalle difficoltà, credeva di conoscere il modo per giungere a tanto: raggruppare sotto la sua direzione personale tutte le forze nazionalistiche e antirepubblicane della Baviera. Allora, con l'appoggio del governo bavarese, dei gruppi armati e della Pagina 54
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Reichswehr di stanza in Baviera, avrebbe marciato su Berlino (imitando così la " marcia su Roma " di Mussolini del 1922) per abbattere la Repubblica di Weimar. Il facile successo ottenuto dal dittatore italiano l'aveva certamente impressionato. L'occupazione francese della Ruhr, benché suscitasse nei tedeschi l'odio per il nemico tradizionale riaccendendo il loro spirito nazionalista, non poteva non complicare i progetti di Hitler, giacché il popolo tedesco si sarebbe stretto attorno al governo repubblicano di Berlino qualora esso si fosse mostrato deciso a tener testa alla Francia. Ora, era proprio questo che a Hitler non garbava minimamente. Il suo scopo era abbattere la Repubblica. Alla Francia si sarebbe pensato dopo che in Germania si fosse avuta la rivoluzione nazionalistica e si fosse instaurata la dittatura. Hitler osò dunque assumere un atteggiamento che contrastava con una forte corrente dell'opinione pubblica e disse: " Non gridiamo " Abbasso la Francia ", ma "Abbasso i traditori della patria! " Abbasso i criminali di novembre! Tale deve essere la nostra parola d'ordine "6. Durante i primi mesi del 1923, Hitler si diede instancabilmente a mettere in pratica questo slogan. In febbraio, in parte per merito delle capacità organizzative di Rohm, quattro delle " associazioni patriottiche " armate della Baviera s'unirono ai nazisti per costituire ciò che venne chiamata l'Ar-beitsgemeinschaft der vaterlàndischen Kampfverbdnde (Unione d'azione dei gruppi combattenti della patria) sotto la direzione politica di Hitler. In settembre veniva creato un gruppo ancora più poderoso, sotto il nome di Deutscher Kampfbund (Unione tedesca di combattimento), diretto da un triumvirato di cui Hitler faceva parte. Il Kampfbund era nato dopo un raduno di massa svoltosi il 2 settembre a Norimberga per commemorare la vittoria di Sedan sui francesi del 1870. La maggior parte delle organizzazioni di tendenza fascista della Germania meridionale vi erano rappresentate, e Hitler, che pronunciò un violento discorso contro il governo centrale, fu vivamente applaudito. Gli obiettivi della nuova organizzazione, il Kampfbund, resi noti all'opinione pubblica erano il rovesciamento della Repubblica e l'abolizione del trattato di Versailles. Versailles, Weitnar 73 Durante il raduno di Norimberga, Hitler dalla tribuna d'onore aveva assistito alla sfilata a fianco del generale Ludendorff. Non si trattava di un caso: da qualche tempo il giovane capo nazista era in contatto con l'" eroe " tedesco della guerra, che aveva prestato parte della sua " gloria " agli autori del putsch di Kapp a Berlino. Ludendorff continuava a incoraggiare la campagna controrivoluzionaria scatenata dalla destra; era quindi lecito sperare di poterlo convincere ad appoggiare i piani che cominciavano a delinearsi nella mente di Hitler. Il vecchio generale era completamente privo di senso politico; viveva, a quel tempo, nei dintorni di Monaco senza nascondere il suo disprezzo per i bavaresi, per il principe ereditario Rupprecht, pretendente al trono, e per la Chiesa cattolica; e ciò proprio nello Stato più cattolico della Germania. Hitler conosceva tutti questi particolari, ma per lui erano soltanto dei vantaggi. Egli, certo, non voleva che Ludendorff prendesse la direzione politica della controrivoluzione nazionalista, benché fosse noto che il generale desiderava ardentemente assumere quella funzione, che Hitler aveva invece riservato a se stesso. D'altro canto, il nome di Ludendorff, la sua reputazione tra il corpo degli ufficiali e tra i conservatori della Germania intera rappresentavano un appoggio prezioso per un politicante di provincia, ancora quasi del tutto ignoto al di fuori della Baviera. Hitler cominciò dunque ad assegnare a Ludendorff una parte importante nei suoi progetti. Durante l'autunno del 1923, i rapporti tra la Repubblica tedesca e lo Stato di Baviera giunsero a un punto critico. Il 26 settembre il cancelliere Gustav Stresemann annunciò la fine della resistenza passiva nella Ruhr e la ripresa del pagamento delle riparazioni di guerra da parte della Germania. Stresemann, ex portavoce di Hindenburg e di Ludendorff, conservatore convinto e monarchico nel cuore, si era convinto che la Germania se voleva salvarsi, mantenere la sua unità e ridiventare forte, doveva accettare almeno per un certo tempo il regime repubblicano e accordarsi con gli Alleati per godere di un periodo di tranquillità che le permettesse di riacquistare la sua potenza economica. Continuare a navigare secondo il vento che spirava di momento in momento, avrebbe portato soltanto alla guerra civile e forse alla fine della nazione. La cessazione della resistenza antifrancese nella Ruhr e la riassunzione dell'onere delle riparazioni di guerra, sollevarono un'ondata di proteste iste-riche da parte dei nazionalisti tedeschi: i comunisti, la cui forza era aumentata, s'unirono ai loro furibondi attacchi contro la Repubblica. Stresemann Pagina 55
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt si trovò di fronte a una vera levata di scudi, da parte sia dell'estrema destra sia dell'estrema sinistra. Era però ben preparato e fece dichiarare lo stato di emergenza dal presidente Ebert il giorno stesso in cui annunciò il cambiamento di rotta circa il problema della Ruhr e del pagamento delle riparazioni. Nel periodo tra il 26 settembre 1923 e il febbraio del 1924, in base al decreto sullo stato d'emergenza, il potere esecutivo passò nelle mani del 74 L'ascesa di Hitler ministro della Difesa, Otto Gessler, e del comandante delle forze armate, generale von Seeckt. Di fatto, il generale e le sue truppe divennero i veri padroni del Reich. La Baviera non era affatto disposta ad accettare una simile situazione. Il suo gabinetto, presieduto da Eugen von Knilling, proclamò a sua volta lo stato d'emergenza il 26 settembre, conferendo all'ex ministro Gustav von Kahr, monarchico di destra, la carica di commissario di Stato con poteri dittatoriali. A Berlino si temeva che la Baviera potesse staccarsi dal Reich restaurando la monarchia dei Wittelsbach e formando persine, insieme con l'Austria, una Unione Tedesca del Sud. Il presidente Ebert convocò il gabinetto in seduta d'urgenza e pregò il generale von Seeckt di parteciparvi. Chiese a quest'ultimo quale fosse la situazione dell'esercito. Seeckt gli rispose senza mezzi termini: "L'esercito marcia dietro di me, signor presidente"7. Queste parole agghiaccianti, profferite da quel prussiano inflessibile in monocolo che era il comandante in capo delle forze armate, non spaventarono, come si sarebbe potuto pensare, il presidente né il suo cancelliere. Essi avevano già accettato il fatto che l'esercito fosse uno Stato all'interno dello Stato e non dipendesse da nessuno. D'altra parte si è visto che tre anni prima, quando le forze di Kapp occuparono Berlino e a Seeckt fu indirizzato un appello consimile, l'esercito non aveva marciato dietro la Repubblica, ma dietro il suo generale. L'unico problema, dunque, nel 1923, era di sapere quale fosse l'atteggiamento di quest'ultimo. Fortunatamente per la Repubblica, questa volta egli decise di sostenerla, non perché credesse nei principi repubblicani e democratici, ma per il semplice fatto che, per il momento, l'aiuto concesso al presente regime costituiva una premessa per l'esistenza stessa dell'esercito, minacciato com'era dalla rivolta in Baviera e nel Nord, e per salvare la Germania da una disa-strosa guerra civile. Seeckt, infatti, sapeva che alcuni fra gli ufficiali più in vista della divisione di Monaco propendevano per i separatisti bavaresi; sapeva anche di un complotto ordito nella " Reichswehr nera " dal maggiore Buchrucker, ex ufficiale di Stato maggiore che si proponeva di occupare Berlino e di bandire il governo repubblicano. Così von Seeckt agì con fredda precisione e ferrea determinazione per ristabilire l'ordine nell'esercito e mettere fine al pericolo di guerra civile. La notte del 30 settembre 1923 le truppe della " Reichswehr nera " comandate dal maggiore Buchrucker s'impadronirono di tre fortificazioni ad est di Berlino. Seeckt ordinò all'esercito regolare di circondarle. Dopo tre giorni Buchrucker si arrese, fu accusato di alto tradimento e condannato a dieci anni di reclusione in una fortezza. La " Reichswehr nera " venne sciolta; era stata creata dallo stesso von Seeckt col nome fittizio di Arbeitskommand (Comando di lavoro) per integrare e rafforzare segretamente la Reichswehr, ridotta a soli 10.0000 uomini*. _ -r * Le truppe della " Reichswehr nera ", i cui effettivi ammontavano a circa 20.000 uomini, erano di stanza alla frontiera orientale per difenderla dai polacchi durante i torbidi degli anni Versailles, Weimar 75 Dopodiché, Seeckt s'occupò del pericolo di una ribellione comunista nella Sassonia, nella Turingia, ad Amburgo e nella Ruhr. Bastava che si trattasse di agire contro la sinistra e la fedeltà dell'esercito non lasciava il minimo dubbio: In Sassonia i componenti del gabinetto socialcomunista furono messi agli arresti dal comandante della Reichswehr locale e al loro posto fu insediato un commissario del Reich. Ad Amburgo e in alcune altre regioni i comunisti furono rapidamente eliminati. Così a Berlino si credette che l'eliminazione, realizzata con relativa facilità, del pericolo bolscevico privasse i cospiratori bavaresi del loro pretesto, cioè che la loro resistenza mirasse alla difesa della Repubblica dal comunismo. Una volta scomparso tale pericolo, essi avrebbero dovuto riconoscere l'autorità del governo nazionale. Ma non fu così. La Baviera continuò a sfidare Berlino. Era rimasta sotto la guida di un triumvirato avente pieni poteri, composto da Kahr, commissario di Stato, dal Pagina 56
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt generale Otto von Lossow, comandante della Reichswehr in Baviera, e dal colonnello Hans von Seisser, capo della polizia di Stato. Kahr si rifiutò di ammettere che lo stato d'emergenza proclamato dal presidente Ebert in Germania fosse applicabile alla Baviera, e di eseguire i relativi ordini di Berlino. Avendo il governo centrale ordinato la soppressione del giornale di Hitler, il " Volkischer Beobachter ", a causa dei suoi violenti attacchi contro la Repubblica in generale e contro Seeckt, Stresemann e Gessler in particolare, Kahr si oppose sdegnosamente. Non tenne nemmeno conto di un secondo ordine di Berlino, di arrestare cioè i tre ben noti capi di certe bande armate operanti in Baviera: il capitano Heiss, il capitano Ehrhardt (" eroe " del putsch di Kapp) e il tenente Rossbach (un omosessuale amico di Rohm). Seeckt, perduta la pazienza, ordinò a von Lossow di sopprimere il giornale nazista e di arrestare i tre capibanda. Ma il debole e irresoluto generale bavarese, impressionato dall'oratoria di Hitler e dalla forza persuasiva di Kahr, esitò ad obbedire. Il 24 ottobre Seeckt lo destituì e lo sostituì col generale Kress von Kressen-stein. Ma Kahr non volle piegarsi a questa manifestazione di energia da parte di Berlino. Dichiarò invece che Lossow avrebbe conservato il comando della Reichswehr in Baviera; e sfidando non solo Seeckt ma la stessa costituzione, impose agli ufficiali e ai soldati di presentare un esplicito giuramento di fedeltà al governo bavarese. Tale atteggiamento assunse per Berlino il significato di un alto tradimento non solo politico ma anche militare. Seeckt decise di stroncarlo sotto entrambi gli aspetti ". 1920-23. Questa organizzazione illegale divenne celebre per aver risuscitato gli orrori dei medievali Femegerichte (tribunali segreti di Santa Vehme): essa emetteva arbitrarie condanne a morte contro i tedeschi che rivelavano le attività della " Reichswehr nera " alla commissione alleata di controllo. I tribunali dello Stato dovettero occuparsi di molti di questi crimini brutali. Durante un procedimento giudiziario il ministro della Difesa, Otto Gessler, succeduto a Noske, negò di essere a conoscenza di tale organizzazione, anzi insistette sulla sua inesistenza. Tuttavia, quando uno di coloro che lo interrogavano si stupì della sua pretesa ignoranza, Gessler esclamò: " Chi Parla della " Reichswehr nera " commette un atto di alto tradimento! " 76
L'ascesa di Hitler Comunicò in modo chiaro al triumvirato bavarese, a Hitler e ai corpi di volontari che ogni loro tentativo di ribellione sarebbe stato soffocato con la forza. Il capo nazista non poteva tuttavia retrocedere, in quanto i suoi esagitati seguaci chiedevano ad alta voce di agire. Uno dei comandanti della SA, il tenente Wilhelm Brùckner, chiese insistentemente che si passasse all'offensiva. " Verrà il giorno, - disse, - in cui non potrò più frenare i miei uomini: se non si fa qualcosa adesso, essi ci abbandoneranno". Hitler comprese d'altronde che se Stresemann fosse riuscito a guadagnar altro tempo e a ridare tranquillità al paese, egli avrebbe perduto ogni possibilità di riuscire. Insistè dunque presso Kahr e Lossow perché si prendesse l'iniziativa di marciare su Berlino prima che fosse Berlino a prenderla, mandando forze in Baviera. D'altra parte in lui diventava sempre più forte il sospetto che il triumvirato perdesse coraggio o progettasse un colpo di mano alle sue spalle per distaccare la Baviera dal Reich. Hitler, fanatico sostenitore di un Reich forte, nazionalista e unificato, era del tutto contrario a tale soluzione. Il monito lanciato da Seeckt cominciava a far vacillare Kahr, Lossow e Seisser, poco desiderosi d'imbarcarsi in una avventura che poteva riuscir fatale per loro. Il 6 novembre informarono il Kampfbund, di cui Hitler era il massimo dirigente politico, che essi non si sarebbero lasciati forzare la mano innanzi tempo e che avrebbero scelto di propria iniziativa il momento propizio per agire. Hitler ne trasse la conclusione che doveva assumere da solo ogni responsabilità. Non disponendo dei mezzi per organizzare un putsch e avendo bisogno dell'appoggio dello Stato bavarese, del suo esercito e della sua polizia (era questa la lezione che, come abbiamo visto, aveva imparato nei suoi giorni di vagabondaggio a Vienna) doveva fare in modo che Kahr, Lossow e Seisser fossero costretti ad agire assieme a lui, senza possibilità di tirarsi indietro. S'imponeva l'audacia, anzi la brutalità, e Hitler dimostrò di averla. Decise di impadronirsi dei triumviri e di obbligarli a mettere al suo servizio le forze di cui disponevano. I primi a proporre a Hitler una tale soluzione erano stati due profughi russi, Rosenberg e Scheubner-Richter. Quest'ultimo, che si fregiava del ti tolo nobiliare di sua moglie facendosi chiamare Max Erwin von ScheubnerRichter, era un personaggio equivoco che come Rosenberg aveva trascorso Pagina 57
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la maggior parte della sua vita nelle province russe del Baltico e che, a guerra finita, era fuggito insieme ad altri dalla Russia sovietica per stabilirsi a Mo naco di Baviera, dove s'era iscritto al partito nazista diventando uno dei più intimi confidenti di Hitler. II 4 novembre, giornata dei caduti tedeschi (Totengedenktag), doveva essere celebrato con una parata militare nel cuore di Monaco; la stampa an nunciava che non solo il popolare principe ereditario Rupprecht, ma anche Kahr, Lossow e Seisser avrebbero ricevuto il saluto delle truppe in una tri buna posta in una strada piuttosto angusta che conduceva alla Feldherrnhalle. Scheubner-Richter e Rosenberg suggerirono a Hitler di concentrare in quel punto alcune centinaia di SA da trasportare in camion prima dell'arrivo delVersailles, Weimar 77 le truppe, per bloccare l'accesso della via con le mitragliatrici. Dopodiché Hitler sarebbe dovuto salire sul podio, proclamare la rivoluzione e obbligare i notabili, pistola alla mano, ad aderire alla sua azione facendo causa comune con lui. Il piano incontrò il favore di Hitler, che l'approvò con entusiasmo. Ma il giorno fissato, quando Rosenberg giunse in anticipo sul posto per controllare la situazione, constatò con sua grande costernazione che la stretta strada era già protetta da forti nuclei di polizia armati fino ai denti. Al complotto o, per così dire, alla " rivoluzione ", si dovette rinunciare, almeno pel momento. In effetti, essa fu semplicemente rimandata. Venne elaborato un secondo piano, che non rischiava di andare a monte per la eventuale presenza di forze della polizia strategicamente ben distribuite. La notte dal io ali'11 novembre, le SA e le altre bande armate del Kampfbund avrebbero dovuto convergere sulla landa di Frottmaninger, poco a nord di Monaco, e la mattina dell'i i, anniversario dell'infame e tanto odiato armistizio, si sarebbe dato inizio a una marcia sulla città, ci si sarebbe impadroniti dei punti strategici, si sarebbe proclamata la rivoluzione nazionale e si sarebbe presentato ai Kahr, ai Lossow e ai Seisser il " fatto compiuto ". A questo punto però un fatto, in se stesso di secondaria importanza, indusse Hitler ad abbandonare il piano e a improvvisarne uno nuovo. Si trattava di un breve annuncio fatto uscire sui giornali da alcune organizzazioni commerciali di Monaco : Kahr avrebbe parlato in un raduno alla Bùrgerbrau-keller, una grande birreria alla periferia sudorientale della città. La data fissata era la sera dell'8 novembre. In tale occasione l'oratore doveva esporre il programma del governo bavarese. Il generale von Lossow, il colonnello ; von Seisser e altre personalità - secondo quanto riferiva l'annuncio - avreb: bero partecipato alla manifestazione. Due considerazioni indussero Hitler a prendere una rapida decisione. ; Anzitutto egli sospettava che Kahr cogliesse l'occasione per proclamare l'indipendenza della Baviera e la restaurazione dei Wittelsbach sul trono bavarese. L'8 novembre Hitler cercò invano, per tutta la giornata, di conferire con Kahr, che rinviò il colloquio al giorno dopo. Ciò non fece che aumentare i sospetti del capo nazista. Egli doveva prevenire Kahr. D'altro canto, e questa era la seconda considerazione, il raduno della Bùrgerbrau-keller offriva l'occasione che era venuta a mancare il 4 novembre: quella di mettere le mani sull'intero triumvirato e di costringerlo, all'occorrenza anche con la violenza, a fare la rivoluzione insieme ai nazisti. Hitler decise di agire immediatamente. I piani per la mobilitazione fissata per il giorno io vennero revocati, e rapidamente i reparti d'assalto furono messi in stato d'allarme per fare il loro dovere nella grande birreria. 78 L'ascesa di Hitler II " putsch " della birreria. La sera dell'8 novembre 1923, verso le nove meno un quarto, mentre già da mezz'ora Kahr parlava dinanzi a circa tremila borghesi di Monaco che, seduti dinanzi ai rustici tavolini, gustavano la loro birra in boccali di ceramica bavarese, reparti di SA circondarono la Bùrgerbraukeller, e Hitler fece ingresso nella grande sala. Mentre alcuni dei suoi seguaci piazzavano una mitragliatrice all'ingresso, Hitler salì su di un tavolo e per attirare l'attenzione del pubblico sparò un colpo di rivoltella in aria. Kahr interruppe il suo discorso. L'uditorio si voltò per conoscere la causa dell'interruzione. Hitler, con l'aiuto di Hess e di Ulrich Graf, l'ex macellaio, già lottatore dilettante, divenuto ora guardia del corpo del capo, si fece avanti verso il palcoscenico. Un maggiore della polizia cercò di fermarlo, ma Hitler gli spianò contro la pistola e passò oltre. Kahr, secondo un testimonio oculare, era diventato "pallido e confuso". Scese dalla tribuna e Hitler ne prese il posto. Pagina 58
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " La rivoluzione nazionale è cominciata, - urlò Hitler. - Questo palazzo è ora occupato da seicento uomini in perfetto assetto di guerra. Nessuno può uscire dalla sala. Se non si ristabilisce immediatamente la calma ordinerò che una mitragliatrice venga piazzata sulla galleria. Il governo bavarese e quello del Reich sono stati rovesciati ed è stato costituito un nuovo governo provvisorio. Le caserme della Reichswehr e della polizia sono state occupate. L'esercito e la polizia marciano ora sulla città sotto la bandiera della svastica ". Tutto ciò era completamente falso, era un puro bluff. Ma nessuno, in quella confusione, poteva sapere se fosse vero o meno. La rivoltella di Hitler, però, era vera. Aveva sparato. Vere erano, inoltre, le truppe d'assalto coi loro fucili e le loro mitragliatrici. Hitler ordinò a Kahr, Lossow e Seisser di accompagnarlo in una stanza vicina alla tribuna. Spinti dalle SA, i tre più alti funzionari della Baviera seguirono l'ordine di Hitler mentre la folla guardava, sbalordita. Sbalordita, sì, ma anche con crescente risentimento. Molti commercianti e uomini d'affari consideravano tuttora Hitler come un semplice arrivista. Uno di loro gridò ai poliziotti: "Non siate codardi come nel 1918! Sparate! " Ma la polizia, per l'indecisione dei suoi capi, e vedendo le SA padrone della sala, non si mosse. Hitler aveva provveduto ad avere dalla sua una spia, Wilhelm Frick, proprio nel comando generale della polizia. Frick telefonò alle forze di polizia di servizio nella birreria di non intervenire e di fare soltanto un rapporto. La folla cominciò a protestare in modo tale che Goring credette opportuno salire sul podio per rassicurarla. " Non avete nulla da temere, disse. - Abbiamo intenzioni pacifiche. Perché vi agitate? Continuate a bere la vostra birra! " E li informò che nella stanza accanto si stava costituendo un nuovo governo. Esso, infatti, si costituì sotto la minaccia della rivoltella di Hitler. Dopo aver riunito tutti i membri del triumvirato, egli disse: "Nessuno di voi Versailles, Weimar 79 uscirà vivo da questa stanza senza il mio consenso ". Li informò quindi che essi avrebbero occupato dei posti-chiave sia nel governo della Baviera, sia in quello del Reich, che egli stava organizzando d'intesa con Ludendorff. Con Ludendorff? Nel primo pomeriggio egli aveva inviato Scheubner-Richter a Ludwigshò'he per chiedere al celebre generale, del tutto ignaro della cospirazione nazista, di venire immediatamente alla birreria. A tutta prima i tre prigionieri si rifiutarono persino di parlare con Hitler. Questi continuò ad arringarli, precisando che ognuno di loro doveva unirsi a lui per proclamare la rivoluzione, annunciare il nuovo governo e quindi occupare il posto che avrebbe loro affidato: altrimenti " non avrebbero avuto il diritto di vivere ". Kahr sarebbe stato nominato reggente di Baviera, Los-sow ministro dell'esercito nazionale; Seisser ministro della polizia del Reich. Ma essi non si lasciarono impressionare dall'importanza di tali cariche; e non risposero neppure. Il loro prolungato silenzio rese nervoso Hitler. A un certo punto fece roteare la sua pistola e disse: " Nella mia pistola vi sono quattro pallottole: tre per i miei collaboratori, se intendono abbandonarmi; l'ultima per me stesso ". E puntando l'arma contro la propria terapia, esclamò: " Se non avrò la vittoria entro il pomeriggio di domani, sarò un uomo morto! " Kahr non era molto intelligente, ma non mancava di coraggio fisico. " Signor Hitler, - gli rispose, - voi potete farmi uccidere, o uccidermi voi stesso; che io muoia o no non ha importanza ". Anche Seisser rispose, rinfacciando a Hitler d'aver mancato alla sua parola d'onore nell'ordire quel complotto contro la polizia. " Sì, l'ho fatto, - replicò Hitler. - Scusatemi, ma ho dovuto farlo per il bene della patria ". Il generale von Lossow mantenne un silenzio sprezzante, e quando Kahr si mise a bisbigliargli qualcosa, Hitler s'interpose: " Alto là! Nessuno deve parlare senza il mio consenso! " Fino a quel momento - con il suo monologo - egli non era giunto ad alcun risultato. Nessuno dei tre uomini nelle cui mani era il potere della Baviera aveva deciso di unirsi a lui, neppure sotto la minaccia di una pistola. Il putsch non si stava svolgendo secondo i piani prestabiliti. In quel momento Hitler ebbe un'ispirazione improvvisa. Senza pronunciare più parola, uscì e dalla tribuna annunciò alla folla dei presenti che nella sala vicina i membri del triumvirato si erano dichiarati alla fine disposti a partecipare, insieme a lui, a un nuovo governo nazionale in via di formazione. Pagina 59
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " II ministero bavarese, - esclamò, - è destituito... Il governo dei criminali di novembre e il presidente del Reich sono ugualmente destituiti. Un nuovo governo nazionale sarà costituito oggi stesso a Monaco. Un esercito nazionale tedesco verrà formato immediatamente... Propongo che fino a quando i conti non siano definitivamente regolati coi criminali di novembre, la direzione politica del governo nazionale venga assunta da me. Ludendorff prenderà in mano il comando dell'esercito nazionale tedesco... Il compito del governo provvisorio nazionale tedesco è di organizzare la mar^ 8o L'ascesa di Hitler eia su quella peccaminosa Babele che è Berlino, per salvare il popolo tedesco... Domani avrete in Germania un governo nazionale, oppure ci troverete morti! " Quella non fu né la prima né l'ultima volta che Hitler ricorse con abilità a una menzogna, con pieno successo. Quando la folla apprese che Kahr, il generale von Lossow e il capo della polizia Seisser si erano uniti a Hitler, il suo atteggiamento cambiò immediatamente. Vi furono dei calorosissimi evviva, la cui eco impressionò i tre uomini tuttora rinchiusi nella piccola stanzetta. A questo punto Scheubner-Richter fece apparire, quasi estraendolo dal cappello come un prestigiatore, il generale Ludendorff. L'eroe della prima guerra mondiale era infuriato contro Hitler che gli aveva preparato una tale sorpresa, e quando, in disparte, nella stanza attigua, apprese che l'ex caporale e non lui sarebbe stato il dittatore della Germania, il suo rancore aumentò, tanto che praticamente non rivolse più la parola a quel giovane scalmanato. Ma Hitler non se ne preoccupò troppo. Bastava che Ludendorff prestasse il suo nome famoso per quell'impresa disperata e guadagnasse a Hitler la collaborazione dei tre capi bavaresi recalcitranti che, fino a quel momento, non avevano reagito alle sue esortazioni e alle sue minacce. Infine Ludendorff si decise a intervenire: si trattava di una grande causa nazionale - egli disse - e consigliò i tre signori a collaborare per la sua riuscita. Molto impressionati dall'attenzione che il generalissimo accordava a Hitler, il trio sembrò accondiscendere ad un accordo, benché in seguito Lossow dovesse negare di avere accettato di mettersi agli ordini di Ludendorff. Per qualche istante Kahr tentò di perorare la restaurazione della monarchia Wit-telsbach che gli stava tanto a cuore, ma alla fine si decise a cooperare in qualità di " rappresentante del re ". Il tempestivo arrivo di Ludendorff aveva salvato Hitler. Estremamente felice della piega che avevano finalmente preso gli avvenimenti, egli riaccompagnò gli altri alla tribuna dove ciascuno di essi pronunciò una breve allocuzione, giurando fedeltà ai compagni e al nuovo regime. La folla saltava in un frenetico delirio sui tavoli e sulle sedie. Hitler era raggiante. " Aveva un'espressione ingenua e sincera di felicità che non dimenticherò mai ", raccontò in seguito un eminente storico che era presente a quella scena '. Hitler salì nuovamente alla tribuna per tenere un ultimo discorso : Voglio ora realizzare il voto che formulai cinque anni addietro a me stesso mentre giacevo invalido e cieco in un ospedale militare: di non avere mai riposo né pace fino a quando i criminali di novembre non saranno stati spazzati via, fino a quando dalle rovine miserabili della Germania d'oggi non sorga di nuovo una Germania potente e grande, libera e splendida. La riunione cominciò a sciogliersi. All'uscita Hess e gli uomini delle SA fermarono alcuni membri del gabinetto bavarese e altre personalità che cercavano di andarsene inosservati tra la folla. Hitler non perdeva di vista Kahr, Lossow e Seisser. Si diffuse, allora, la notizia di scontri tra i reparti d'assalto di una delle leghe di combattimento - il gruppo Oberland - e le Versailles, Wcimar 81 truppe regolari, presso le caserme del genio. Hitler decise di recarsi personalmente sul luogo dei combattiménti per regolare le cose di persona, e lasciò la birreria sotto il controllo di Ludendorff. Ciò fu un fatale errore. Lossow fu il primo a dileguarsi, dopo avere detto a Ludendorff che doveva tornare al suo ufficio dello Stato maggiore per impartire gli ordini del caso. Alle obiezioni di Scheubner-Richter, che nutriva sospetti su questa partenza, Ludendorff rispose secco: " Vi proibisco di dubitare della parola di un ufficiale tedesco ". Kahr e Seisser si dileguarono anche loro. Tutto entusiasta, Hitler tornò alla Biirgerbrau per constatare che gli uccelli avevano lasciato la gabbia. Non fu che il primo contrattempo della serata, ma ne rimase già scosso. Egli si attendeva di trovare i suoi " ministri " intenti ad assolvere i loro nuovi compiti, mentre Lossow e Ludendorff Pagina 60
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avrebbero dovuto elaborare i piani per la marcia su Berlino. Ma dovette accorgersi che nulla era stato fatto: né Monaco era stata occupata dalle forze rivoluzionarie. Alla testa di un distaccamento di reparti d'assalto appartenenti a un'altra lega di combattimento, la Reichskriegflagge, Rohm s'impadronì del quartier generale del Ministero della Guerra nella Schónfeldstras-se, ma non riuscì ad occupare nessun altro punto strategico, neppure l'ufficio telegrafico, attraverso i cui fili le notizie del putsch volarono a Berlino; dalla capitale vennero trasmessi telegraficamente gli ordini emanati dal generale von Seeckt all'esercito di stanza in Baviera allo scopo di soffocare la ribellione. Nonostante alcune defezioni verificatesi tra i giovani ufficiali e una parte delle truppe, simpatizzanti con Hitler e Rohm, gli ufficiali superiori, con alla loro testa il generale von Danner, comandante della guarnigione di Monaco, non solo erano disposti a eseguire gli ordini di von Seeckt ma erano assai offesi per il modo in cui Hitler aveva trattato il generale von Lossow. Secondo il codice militare, ogni borghese che puntasse un'arma contro un generale poteva essere ucciso da qualunque ufficiale, che era autorizzato a servirsi delle proprie armi. Dal quartier generale installato nelle caserme del 19° reggimento di fanteria, dove Lossow aveva raggiunto Danner, partirono dei messaggi indirizzati a tutte le guarnigioni periferiche, alle quali fu chiesto l'invio immediato di rinforzi alla città. Verso l'alba le truppe regolari avevano stretto un cordone intorno ai reparti di Rohm asserragliati nel Ministero della Guerra. Già prima Hitler e Ludendorff erano corsi da Rohm al Ministero, per rendersi conto della situazione. Rohm si irritò molto nell'apprendere che era stato l'unico a sferrare l'offensiva militare per occupare i punti vitali della città. Hitler tentò invano di ristabilire il contatto con Lossow, Kahr e Seisser. Vennero inviati dei messi a nome di Ludendorff alle caserme del 19° di fanteria, ma essi non fecero ritorno. Pohner, ex capo della polizia di Monaco, divenuto uno dei maggiori sostenitori di Hitler, fu inviato, insieme al maggiore Hiihnlein e a una banda di SA, ad occupare gli uffici della polizia, ma fu arrestato immediatamente. 82
L'ascesa di Hitler Quanto a Gustav von Kahr, capo del governo bavarese, appena uscito dalla Bùrgerbraukeller riacquistò giudizio e coraggio. Non volendo correre di nuovo il rischio di essere fatto prigioniero da Hitler e dai suoi bravi, Kahr decise di trasferire la sede del governo a Regensburg: non prima però di aver ordinato l'affissione del seguente proclama sui muri di tutta Monaco: L'inganno e la perfidia di camerati ambiziosi hanno finito col trasformare una dimo strazione in favore del risveglio nazionale in una scena di ripugnante violenza. Le di chiarazioni estorte sia a me, sia al generale von Lossow e al colonnello Seisser sotto la minaccia di una rivoltella, sono nulle e senza il minimo valore. Il Partito nazionalsocia lista dei lavoratori tedeschi e i gruppi da combattimento Oberland e Reichskriegsflagge sono disciolti. VON KAHR Commissario Generale dello Stato II trionfo che a Hitler, all'inizio della serata, era sembrato così facile e vicino, s'allontanava sempre più col trascorrere del tempo. Venivano meno quelle basi che, come Hitler aveva più volte asserito, erano indispensabili per il successo di ogni rivoluzione politica: l'appoggio di istituzioni come l'esercito, la polizia e il gruppo politico al potere. Risultò che neppure il magico nome di Ludendorff riusciva ad imporsi alle forze armate dello Stato. Hitler fece osservare che l'attuale situazione poteva forse essere capovolta in favore della rivoluzione se egli e il generale si fossero ritirati in campagna a Rosenheim, per radunare i contadini, unirli alle bande armate e muovere all'attacco di Monaco. Ludendorff respinse subito tale idea. C'era forse un'altra via per evitare il disastro. Il principe ereditario Rupprecht, nemico acerrimo di Ludendorff, non appena ebbe sentore del putsch fece una breve dichiarazione e ne chiese l'immediato soffocamento. Allora Hitler decise di rivolgere un appello al principe esortandolo a intercedere presso Lossow e Kahr allo scopo di giungere a un compromesso onorevole. All'alba il tenente Neunzert, amico di Hitler e di Rupprecht, fu frettolosamente inviato, con una delicatissima missione, al castello di Wit-telsbach, nei pressi di Berchtesgaden. Nell'impossibilità di trovare un'automobile, dovette attendere un Pagina 61
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt treno, per cui arrivò a destinazione soltanto a mezzogiorno, quando gli avvenimenti cominciavano a prendere una piega che Hitler non aveva previsto e che Ludendorff non aveva ritenuto nemmeno lontanamente possibile. Hitler aveva preparato un putsch, non una guerra civile. Malgrado si trovasse in uno stato d'eccitamento febbrile, aveva però abbastanza buon senso per rendersi conto che gli mancavano le forze necessarie per vincere la polizia e l'esercito. Aveva sempre voluto fare la rivoluzione con le forze armate, in nessun caso contro di esse. Cosi, malgrado la sete di sangue manifestata nei suoi recenti discorsi e durante le ore in cui aveva tenuto sotto il controllo della sua rivoltella i triumviri bavaresi, egli si sgomentò all'idea che uomini uniti da un comune odio contro la Repubblica dovessero uccidersi a vicenda. Ludendorff era dello stesso parere. Secondo quanto aveva detto a sua Versailles, Weimar 83 moglie, avrebbe visto volentieri impiccare Ebert " e compagni " e gli sarebbe piaciuto vederli penzolare dalla forca; ma non voleva che si uccidessero poliziotti e soldati che, almeno a Monaco, credevano come lui nella rivoluzione nazionale. LudendorfF propose quindi all'esitante capo nazista un proprio piano che avrebbe certamente portato alla vittoria senza spargimento di sangue. I soldati tedeschi e la stessa polizia - composta, com'era, da ex combattenti - non avrebbero mai osato, ne era sicuro, aprire il fuoco su di un comandante leggendario che li aveva condotti a grandi vittorie, sia sul fronte orientale che su quello occidentale. Egli e Hitler, seguiti dai loro sostenitori, avrebbero marciato sul centro della città per impadronirsi di essa, ed era certo che la polizia e l'esercito non solo non avrebbero osato opporglisi, ma si sarebbero messi al suo fianco e avrebbero combattuto ai suoi ordini. Pur essendo alquanto scettico sulle possibilità di riuscita del piano, Hitler diede il suo consenso. Non c'era apparentemente nessun'altra via d'uscita. Il principe ereditario - ormai era chiaro - non si degnava di rispondere alla sua richiesta di mediazione. Verso le undici di mattino del 9 novembre, anniversario della proclamazione della Repubblica tedesca, Hitler e LudendorfE marciarono dunque alla testa di una colonna di circa tremila uomini d'assalto, che partendo dai giardini della Biirgerbrà'ukeller mossero verso il centro di Monaco. Al loro fianco, in prima fila, marciavano Goring, comandante delle SA, Scheubner-Richter, Rosenberg, Ulrich Graf, guardia del corpo di Hitler, e una mezza dozzina di altri nazisti e di dirigenti del Kampfbund. Una bandiera con la croce uncinata e un'altra del Eund Oberland sventolavano alla testa del corteo. Non lontano dalle prime file procedeva lentamente un camion con mitragliatrici e uomini capaci di usarle. Le truppe d'assalto portavano il fucile in spalla e alcuni avevano inastata la baionetta. Hitler impugnava una rivoltella. Non era certamente una forza formidabile, tuttavia Ludendorff, che aveva comandato milioni di uomini delle migliori truppe tedesche, pensò che sarebbe stata sufficiente per lo scopo. Poche centinaia di metri a nord della birreria i ribelli incontrarono il primo ostacolo. Sul ponte Ludwig, che oltre l'Isar porta al centro della città, un distaccamento di poliziotti armati sbarrava la strada. Goring si fece avanti e parlamentò col comandante delle forze di polizia minacciando di far fucilare un certo numero di ostaggi che, egli disse, si trovavano in coda alla colonna in marcia, qualora la polizia avesse aperto il fuoco sui dimostranti. Nel corso della sera Hess e altri accoliti di Hitler proprio in vista di una tale eventualità erano andati in giro prendendo degli ostaggi, fra cui due ministri del gabinetto. Forse Goring voleva soltanto intimidire i poliziotti; comunque il loro comandante gli credette e lasciò che la colonna attraversasse indisturbata il ponte. Nella Marienplatz la colonna nazista incontrò una grande folla riunitas per ascoltare un discorso di Julius Streicher, l'antisemita di Norimberga che era accorso a Monaco non appena avuto sentore del putsch. Non vo 84 L'ascesa di Hitler lendo restar al di fuori della rivoluzione, egli interruppe bruscamente il suo discorso e si unì ai ribelli, mettendosi dietro a Hitler. Poco dopo mezzogiorno i ribelli s'avvicinarono al loro ultimo obiettivo, il Ministero della Guerra, dove Rohm e i suoi reparti d'assalto erano stati accerchiati dai soldati della Reichswehr. Né gli assediati né gli assedianti avevano, fino a quel momento, sparato un solo colpo. Rohm e i suoi uomini erano tutti ex combattenti e avevano molti camerati dall'altra parte del filo spinato. Nessuna delle due parti aveva il coraggio di sparare. Pagina 62
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Per raggiungere il Ministero della Guerra e liberare Rohm, Hitler e Lu-dendorf! guidarono la loro colonna attraverso l'angusta Residenzstrasse che, un po' oltre la Feldherrnhalle, sbocca nella spaziosa Odeonsplatz. All'estremità di quella stretta strada un distaccamento di un centinaio di poliziotti armati di fucili bloccava la strada. Erano in una ottima posizione strategica e questa volta non li lasciarono passare. Di nuovo i nazisti cercarono di aprirsi il passo parlamentando con la polizia. Uno di loro, la fedele guardia del corpo Ulrich Graf, si fece avanti gridando all'ufficiale che comandava le forze di polizia: " Non sparate! Sua Eccellenza il generale Ludendorff sta per arrivare! " Persine in un momento cruciale e pericoloso come quello, un rivoluzionario tedesco, che per giunta era un lottatore dilettante e un mezzo gangster, non dimenticò di parlare del generale col titolo al quale aveva diritto. Dal canto suo Hitler urlò: "Arrendetevi! Arrendetevi! " Ma lo sconosciuto ufficiale di polizia non si arrese. Evidentemente il nome di Ludendorff non esercitava alcun fascino su di lui; si trattava della polizia, non dell'esercito. Non si è mai potuto stabilire chi cominciò a sparare. Ognuna delle due parti accusò l'altra di avere aperto il fuoco per prima. Un testimonio oculare affermò, più tardi, che Hitler aprì lui stesso il fuoco con la sua rivoltella. Secondo un altro, sarebbe stato Streicher, e diversi nazisti dissero in seguito all'autore del presente libro che Hitler tenne tanto e così a lungo in considerazione Streicher soprattutto per questo fatto *. A ogni modo, subito dopo il primo colpo vi fu una nutrita sparatoria da entrambe le parti che fece svanire in Hitler ogni speranza di successo. Scheubner-Richter cadde mortalmente ferito. Gb'ring s'accasciò per una grave ferita alla coscia. Sessanta secondi dopo il fuoco cessò, ma la strada era letteralmente coperta di caduti: dodici nazisti e tre poliziotti morti o agonizzanti, moltissimi altri feriti. Gli altri, compreso lo stesso Hitler, si erano buttati per terra per sfuggire alle pallottole. Vi fu un'eccezione e se l'esempio fosse stato seguito la giornata avrebbe potuto avere un altro esito: Ludendorff non si gettò per terra, restò in piedi, eretto, secondo le migliori tradizioni militari; insieme al suo aiutante * Alcuni anni dopo, nell'approvare la nomina di Streicher a gerarca nazista della Franconia malgrado l'opposizione di molti suoi camerati di partito, Hitler dichiarò: " Forse ci sono uno o due camerati che non amano la forma del naso del camerata Streicher. Ma quando quel giorno si trovava vicino a me sul selciato della Feldherrnhalle, presi l'impegno di non abbandonarlo finché egli non mi abbandonerà " (HEIDEN, Hitler: A Biography, p. 157). Versailles, Weimar 85 di campo, maggiore Streck, rimasto al suo fianco, continuò ad avanzare calmo tra le canne dei fucili della polizia fino alla. Odeonsplatz. Dovette sembrare una strana figura. Nessuno dei nazisti lo seguì, compreso il loro capo supremo, Adolf Hitler. Il futuro cancelliere del Terzo Reich fu il primo a cercar rifugio. Quando la colonna si era avvicinata al cordone dei poliziotti, aveva messo il braccio sinistro sotto quello destro di Scheubner-Richter (atteggiamento curioso e forse significativo), sicché quando costui cadde mortalmente ferito trascinò Hitler nella caduta. Forse Hitler credette di essere stato ugualmente ferito; egli accusò dolori acutissimi che più tardi risultarono dovuti a un semplice slogamento dell'omero. Secondo la testimonianza di uno dei suoi commilitoni nazisti che si trovava nella colonna, del medico Walther Schulz (la cui testimonianza fu confermata da parecchi altri testimoni), Hitler " fu il primo a rialzarsi e a tornare indietro ", lasciando i suoi camerati morti e feriti sul lastricato. Fu fatto partire in fretta e furia su di un'automobile che aspettava e che lo portò alla casa di campagna di Hanfstaegl, a Uffing, dove la moglie e la sorella di Putzi si presero cura di lui e dove due giorni dopo venne fermato. Ludendorff fu arrestato sul posto. Egli manifestò il suo sdegno per i ribelli che non avevano avuto il coraggio di avanzare insieme a lui, e fu talmente amareggiato dal fatto che l'esercito non era venuto in suo aiuto, che arrivò a dichiarare che non avrebbe mai più salutato alcun ufficiale tedesco e che non avrebbe mai più portato l'uniforme. Goring venne soccorso in un primo momento da un ebreo, direttore di una banca lì vicino, dove era stato trasportato. In seguito con l'aiuto della moglie passò la frontiera austriaca e si fece curare in un ospedale di Innsbruck. Anche Hess fuggì in Austria. Rohm s'arrese nel Ministero della Guerra due ore dopo il fallimento della rivolta. Tutti i ribelli, tranne Goring e Hess, vennero presi e incarcerati nel giro di pochi giorni. Il putsch nazista era terminato con un completo fiasco. Il partito fu Pagina 63
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt messo fuori legge. Tutto faceva credere che il nazionalsocialismo fosse assolutamente finito. Il suo di otico capo, fuggito subito dopo la prima sparatoria, sembrava definitivamente screditato. La sua carriera politica, iniziatasi con la velocità di una meteora, pareva essersi conclusa con la stessa rapidità. Il processo per alto tradimento. Invece gli avvenimenti che seguirono dovevano dimostrare che la sua carriera aveva avuto soltanto una battuta d'arresto, e nemmeno lunga. Hitler capì che il suo processo, lungi dall'essergli fatale, gli avrebbe fornito un nuovo piedistallo dal quale avrebbe gettato il discredito sulle autorità che l'avevano fatto arrestare, e che per tal via - questa era la cosa più importante - avevano reso noto il suo nome oltre i confini della Baviera e della stessa Germania. Egli si rendeva perfettamente conto che i corrispondenti 86 L'ascesa di Hitler della stampa estera e quelli dei più importanti giornali tedeschi sarebbero accorsi in gran numero a Monaco per assistere al processo. Esso ebbe inizio il 26 febbraio 1924 dinanzi a una corte speciale riunitasi nella vecchia scuola di fanteria della Blutenburgstrasse. Quando il processo giunse alla fine, ventiquattro giorni dopo, Hitler era riuscito a trasformare la sua disfatta in un trionfo, mostrando la corresponsabilità di Kahr, Lossow e Seisser, mettendoli sotto una pessima luce, impressionando il popolo tedesco con la sua eloquenza e col fervore del suo nazionalismo e facendo apparire il suo nome sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Benché Ludendorff fosse indubbiamente il più famoso tra i dieci personaggi che sedevano sul banco degli imputati, fu Hitler a dominare immediatamente la scena. Dall'inizio alla fine troneggiò nella sala delle udienze. Il ministro della Giustizia della Baviera, Franz Gùrtner, vecchio amico e protettore del capo nazista, fece sì che con lui la giustizia si mostrasse accondiscendente e indulgente. Hitler potè interrompere le sedute a suo gradimento, controintcrrogare i testimoni a volontà, e parlare in propria difesa in qualunque momento e per tutto il tempo che voleva. Le sue dichiarazioni preliminari durarono quattro ore e costituirono soltanto la prima di altre sue numerose arringhe. Egli ebbe cura di non incorrere nello stesso errore di coloro che, processati per complicità nel putsch di Kapp, si erano messi ad affermare - come Hitler stesso ebbe a dire più tardi - " che non sapevano niente, che non avevano voluto far niente, che non desideravano niente. Era una vigliaccheria tipica del mondo borghese in dissoluzione: non avere il coraggio delle proprie azioni...; invece di presentarsi ai giudici e dire: " Sì, proprio questo volevamo fare: volevamo distruggere lo Stato"". Così, davanti ai giudici e ai rappresentanti della stampa mondiale convenuti a Monaco Hitler proclamò con orgoglio: " Io sono l'unico responsabile. Ma non per questo sono un criminale. Se ora mi trovo qui accusato di essere un rivoluzionario, è perché sono un rivoluzionario nemico della rivoluzione. Verso i traditori del 1918 non si può commettere nessun alto tradimento ". Se sussisteva realmente un capo d'accusa contro di lui, tutti e tre gli uomini che erano a capo del governo della Baviera e che insieme a lui avevano cospirato contro il governo della nazione, dovevano essere giudicati colpevoli e sedere con lui al banco degli accusati, anziché parlare in qualità di testimoni e di accusatori implacabili. Astutamente egli capovolse la situazione a danno dei triumviri che si sentivano in una posizione incomoda e senza la coscienza tranquilla. Una cosa era certa: Lossow, Kahr e Seisser avevano lo stesso nostro obiettivo: sbarazzarsi del governo del Reich... Se la nostra impresa è da considerarsi come un caso di alto tradimento, allora Lossow, Kahr e Seisser hanno commesso alto tradimento nello stesso periodo insieme a noi, perché durante le ultime settimane noi non abbiamo parlato d'altro che delle cose di cui oggi ci si accusa. Versailles, Weimar 87 Difficilmente i tre potevano contestare questa affermazione che corrispondeva alla verità. Kahr e Seisser furono incapaci di parare gli attacchi di Hitler. Soltanto il generale von Lossow seppe difendersi risolutamente. " Io non ero un komitadji disoccupato, - ricordò alla corte. - Occupavo un'alta carica nello Stato ". E il generale riversò tutto il suo sdegno di vecchio ufficiale dell'esercito sul suo ex caporale arrivista e sfaccendato, che dalla sua smisurata ambizione era stato portato al tentativo di imporsi all'esercito e Pagina 64
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt allo Stato. Quanto sembrano lontani i giorni - esclamò il generale - in cui questo demagogo privo di scrupoli si era dichiarato disposto ad essere soltanto " il tamburo " di un movimento patriottico! Un semplice " tamburo "? Hitler non ebbe difficoltà a rispondergli: Come sono meschini i pensieri degli uomini di poco conto! Credetemi, io stimo che non valga la pena di combattere per ottenere un portafoglio ministeriale. Io non considero veramente grande un uomo che pretende di passare alla storia per aver cercato di diventare un ministro. Così si corre il rischio di essere seppellito e dimenticato insieme a mille altri ministri. Il mio fine è stato, fin dall'inizio, di diventare mille volte più di un ministro. Io ho voluto essere il distruttore del marxismo. Questo è il compito che mi sono prefisso, e se ci riuscirò, darmi il titolo di ministro sarà una cosa assurda. Egli portò l'esempio di Wagner. Quando per la prima volta mi trovai vicino alla tomba di Riccardo Wagner, il mio cuore si gonfiò d'orgoglio pensando all'uomo che aveva proibito ogni epitaffio di questo genere: " Qui giace Sua Eccellenza il barone Riccardo von Wagner, consigliere privato e direttore musicale ". Mi sentivo fiero di quest'uomo che, come tanti altri nella storia della Germania, si era accontentato di consegnare il proprio nome alla storia senza titoli. Non fu per modestia ch'io in quei giorni volli essere il " tamburo ". Quella era la mia più alta aspirazione. Il resto non contava. Era stato accusato di voler passare da " tamburo " a dittatore. Egli non respinse l'accusa. Era stato il destino a decidere cosi. L'uomo che è nato per essere dittatore, non è detto che sia costretto a diventarlo. È la sua volontà a decidere. Non è che egli sia spinto in avanti; è lui stesso ad andare oltre. La modestia qui è fuori luogo. È forse immodesto da parte di un lavoratore cercarsi un lavoro pesante? È forse presuntuoso l'uomo di alto intelletto che passa le sue notti lavorando per recare al mondo il dono di una sua invenzione? L'uomo che si sente chiamato a governare un popolo non ha il diritto di dire: se mi volete o se mi chiamate, io collaborerò. No! Il suo dovere è di farsi avanti. Hitler, al banco degli accusati, avrebbe potuto esser condannato a un lungo periodo di carcere per alto tradimento; pure la sua fiducia in se stesso, la sua convinzione di essere chiamato a " governare un popolo ", non vennero mai meno. In prigione, in attesa della sentenza, analizzò le ragioni dell'insuccesso del putsch e si ripromise di non ripetere gli stessi errori in avvenire. Tredici anni dopo, quando ebbe raggiunto il suo obiettivo, ricordando i suoi pensieri d'allora dinanzi ai suoi vecchi camerati convocati nella Biir-gerbaukeller per festeggiare l'anniversario del putsch, disse: " Posso affermare in tutta tranquillità che quella fu la decisione più rapida presa in tutta la mia vita. Se ci penso adesso mi vengono le vertigini... Se oggi vedeste marciare una delle nostre squadre del 1923, vi verrebbe da chiedervi: "Da 88 L'ascesa di Hitler quale asilo di mendicanti sono usciti? "... Ma il destino ci è stato favorevole. Impedì un'impresa che, se fosse riuscita, avrebbe indubbiamente finito col trasformarsi in una disfatta, dato che il nostro movimento allora era ancora intrinsecamente immaturo; anche le sue fondamenta organizzative e ideolo-giche erano manchevoli... Ci siamo resi conto che non basta far cadere il vecchio Stato, ma che occorre anche che il nuovo Stato venga costruito e sia pronto a funzionare sotto il pugno di chi comanda... Nel 1933 non si trattò più di abbattere lo Stato con la violenza; avevamo, nel frattempo, costruito uno Stato nuovo; rimanevano soltanto da distruggere le ultime vesti-gia del vecchio Stato, e per farlo ci bastarono poche ore ". Hitler intravedeva già la costruzione del nuovo Stato nazista mentre nel processo discuteva e rimbeccava giudici e accusatori. La prossima volta avrebbe dovuto anzitutto assicurarsi che l'esercito tedesco fosse con lui, non contro di lui. Nella sua dichiarazione finale s'attardò a considerare l'idea di un'eventuale riconciliazione con l'esercito e non ebbe una sola parola di rimprovero per le forze armate. Credo che giungerà alla fine l'ora in cui le masse che oggi sono nelle vie con la nostra bandiera dalla croce uncinata, si uniranno a quelli che hanno sparato su di loro... Fui lieto di apprendere che era stata la polizia dalle uniformi verdi ad aprire il fuoco, che non era stata la Reichswehr a macchiarsi a tal segno; la Reichswehr rimane senza macchia, come prima. Verrà il giorno in cui la Reichswehr sarà tutta al nostro fianco, ufficiali e soldati. Tale predizione era destinata ad avverarsi. A quel punto però intervenne il presidente del tribunale: " Signor Hitler, lei afferma che la polizia dalle Pagina 65
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt uniformi verdi si è macchiata di una colpa. Non posso tollerare che si dica una cosa simile ". L'accusato non si curò minimamente dell'ammonizione. A conclusione di una perorazione che aveva tenuto l'uditorio col fiato sospeso, Hitler pronunciò queste parole: L'esercito che noi abbiamo formato cresce di giorno in giorno... Spero, col massimo orgoglio, che verrà l'ora in cui queste rudi compagnie diventeranno dei battaglioni, i battaglioni diventeranno a loro volta reggimenti e i reggimenti divisioni, in cui la vecchia insegna sarà innalzata dal fango e le vecchie bandiere sventoleranno di nuovo, allorché si realizzerà la riconciliazione dinanzi a un giudizio finale che noi siamo pronti ad affrontare. Puntando lo sguardo infuocato sui giudici aggiunse: Non sarete voi, signori, a pronunciare la sentenza. La sentenza verrà emessa dal tribunale eterno della storia. Conosco quale sarà la vostra. Ma il tribunale al quale alludo non ci chiederà: avete o non avete commesso un alto tradimento? Il tribunale eterno della storia giudicherà il quartiermastro generale della vecchia armata [LudendorfE], i suoi ufficiali e soldati che come tedeschi hanno voluto soltanto il bene della loro patria e del loro popolo e che hanno ambito unicamente a combattere e morire. Voi potete considerarci mille volte colpevoli, ma la dea del tribunale eterno della storia sorriderà e ridurrà in miseri brandelli la requisitoria del vostro procuratore e la sentenza che voi pronuncerete. Perché la storia ci assolve10. Come scrisse Konrad Heiden, le sentenze pronunciate dai magistrati di allora non furono molto diverse da quel " giudizio della storia ". LudenVersatile!, Weimar 89 dorff fu assolto. Hitler e gli altri accusati furono dichiarati colpevoli. Ma ad onta della legge (articolo 81 del codice penale tedesco) che stabiliva che " chiunque tenti di alterare con la forza la costituzione del Reich tedesco o di uno qualunque degli Stati tedeschi è passibile di essere condannato all'ergastolo ", a Hitler vennero inflitti soltanto cinque anni di reclusione nella vecchia fortezza di Landsberg. Come se ciò non bastasse, i giudici civili protestarono contro l'eccessiva severità della sentenza; ma il presidente del tribunale li assicurò dicendo che Hitler dopo sei mesi poteva godere della condizionale ed essere rimesso in libertà. Gli sforzi della polizia per far espellere Hitler come straniero (egli aveva ancora la cittadinanza austriaca) non ebbero successo. Le sentenze furono pronunciate il i" aprile 1924. Poco meno di nove mesi dopo, il 20 dicembre, Hitler venne rimesso in libertà, per cui potè riprendere la sua battaglia volta al rovesciamento dello Stato democratico. Le sanzioni penali per il reato d'alto tradimento commesso da un uomo appartenente all'estrema destra non furono dunque, malgrado la legge, troppo gravi, e molti avversar! della Repubblica non mancarono di prenderne nota. Benché praticamente il putsch si fosse risolto in un fiasco, esso fece di Hitler una figura nazionale e, agli occhi di molti, un patriota e un eroe. La propaganda nazista provvide a trasformare l'insurrezione in uno dei grandi simboli del movimento. Ogni anno, anche dopo la presa del potere e per-sino dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Hitler la sera dell'8 novembre si recò alla birreria di Monaco per parlare ai suoi camerati della vecchia guardia - gli alten Kampfer, come venivano chiamati - sopravvissuti al fallito putsch, che a quel tempo aveva avuto tutto l'aspetto di un grottesco disastro. Nel 1935, Hitler, divenuto cancelliere, fece riesumare le salme dei sedici nazisti caduti nel corso di quella scaramuccia e li fece seppellire nella Feldherrnhalle, che diventò un sacrario nazionale. Durante la cerimonia inaugurale, Hitler disse, parlando di loro: " Essi entrano ormai nell'immortalità tedesca. Essi vegliano sulla Germania e sul nostro popolo. Qui riposano come fedeli testimoni del nostro movimento ". Non aggiunse il particolare di cui nessun tedesco sembrò ricordarsi, ossia che quegli uomini egli li aveva lasciati morenti per terra, mentre lui, rialzatosi, si era dato alla fuga. Durante l'estate di quell'anno 1924, nella fortezza di Landsberg, vecchio edificio che domina il corso del Lech, Adolf Hitler, trattato come un ospite d'onore - fra l'altro, gli era stata assegnata una stanza speciale, con un panorama magnifico - cessò di ricevere i numerosissimi visitatori che accorrevano per rendergli omaggio e portargli dei doni, convocò il suo fedele Ru-dolf Hess (ritornato alla fine a Monaco e anche lui condannato) e si mise a dettargli, l'uno dopo l'altro, i capitoli di un libro ". * Prima dell'arrivo di Rudolf Hess, Hitler aveva dettato le prime pagine del libro a Emil Maurice, orologiaio e primo comandante delle squadre nazista " dal lungo braccio ", più volte condannato dalla giustizia. Pagina 66
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1 WHEELER-BENNETT, Wooden Titan: Hindenburg, pp. 207-8. 2 Ibid., p. 131. 3 WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, p. $8. 4 FRANZ L. NEUMANN, Behemoth, p. 23. 5 HEIDEN, Der fiihrer, pp. 131-33. 6 Ibid,, p. 164. 7 Tenente generale FRIEDRICH VON RABENAU, Seeckt, aus seinem Leben, voi. II, p. 342. 8 Ibid., p. 371. 9 Karl Alexander von Mùller, citato da HEIDEN, Der Fuhrer, p. 190. 10 Gli atti del processo sono contenuti in Der Hitler Prozess. IV. HITLER E LE BASI DELL'IDEOLOGIA NAZISTA Hitler voleva intitolare il suo libro Quattro anni e mezzo di battala contro le menzogne, la stupidità e la codardia; ma Max Amann, il testardo direttore commerciale delle pubblicazioni naziste, s'oppose alla scelta di un titolo cosi pesante (e così poco commerciale) riducendolo a La mia battala (Mein Kampf). Amann rimase alquanto deluso del contenuto del manoscritto; egli si aspettava un vivace racconto autobiografico in cui Hitler raccontasse in che modo da " sconosciuto lavoratore " a Vienna egli fosse asceso fino alle vette di una notorietà internazionale. Come abbiamo visto, c'era ben poco di autobiografico nel libro. Il direttore commerciale nazista si attendeva anche un racconto sul retroscena del putsch della birreria, le cui circostanze drammatiche e la cui ambientazione avrebbero sicuramente interessato il pubblico. Ma a tale riguardo Hitler ebbe l'accortezza di non muovere la cenere sopra la brace e di sorvolare su fatti che avrebbero dimostrato quanto, allora, il partito era decaduto *. Il mancato putsch viene appena menzionato in Mein Kampf. Il primo volume fu pubblicato nell'autunno 1925. Era un libro di circa quattrocento pagine e costava dodici marchi, circa il doppio del prezzo corrente dei libri pubblicati nella Germania del tempo. Non fu affatto un grande successo librario. Amann pretese di averne venduto 23 ooo copie durante il primo anno e riteneva che le vendite sarebbero continuate a salire; ma gli ambienti antinazisti furono, a tale riguardo, assai scettici. Grazie al sequestro da parte degli Alleati dei resoconti sui diritti d'autore dell'Eher Verlag, la casa editrice nazista, oggi si possono sapere le cifre effettive della vendita di Mein Kampf. Nel 1925 furono vendute 9473 copie. Nei tre anni successivi le vendite calarono a vista d'occhio: 6913 copie nel 1926; 5607 nel 1927; e appena 3015 nel 1928, per entrambi i volumi. Le vendite poi salirono nuovamente fino a 7664 copie nel 1929, * " È mutile, - egli scrisse alla fine del secondo volume, - riaprire piaghe che sembrano appena guarite... è inutile parlare di colpevolezza nel caso di uomini che nel profondo del loro cuore sono forse devoti alla nazione con un uguale amore, e che non poterono capire, o non furono in grado di intuire, quale fosse la strada comune ". Per un uomo vendicativo come Hitler, era un'inaspettata prova di tolleranza nei riguardi di coloro che avevano schiacciato la ribellione da lui guidata e che lo avevano mandato in carcere; se si tiene conto del destino che egli doveva riservare in seguito a Kahr e ad altri suoi avversari, abbiamo qui una manifestazione della sua capacità di autocontrollo, del suo sapersi frenare momentaneamente per ragioni tattiche. A ogni modo, sta di fatto che Hitler evitò le recriminazioni. 92 L'ascesa di Hitler continuarono ad aumentare parallelamente all'affermarsi del partito nel 1930, anno in cui uscì una edizione popolare dell'opera in un solo volume, al prezzo di otto marchi, di cui si vendettero 54 086 copie, calarono lievemente a 50808 copie l'anno successivo e fecero un balzo fino a 90351 copie nel 1932. I diritti d'autore percepiti da Hitler - la sua prima fonte di guadagno, dopo il 1925 - erano rilevanti, considerando la media dei primi sette anni. Ma non furono niente in paragone a quelli percepiti nel 1933, anno in cui divenne cancelliere. Nel corso del primo anno della sua nuova carica, del libro fu venduto un milione di copie, con diritti d'autore corrispondenti a oltre un milione di marchi. Vi fu un aumento dal io al 15 per cento dopo il i° gennaio 1933. Così Hitler divenne l'autore tedesco più fortunato e per la prima volta vide dei milioni *. Eccezion fatta per la Bibbia, nessun altro libro ebbe così Pagina 67
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt largo smercio nella Germania nazista, dove erano ben poche le famiglie che si sentissero sicure quando non ne possedevano una copia, messa bene in evidenza. Era quasi obbligatorio - e comunque assai consigliabile - regalare il volume alle coppie che si sposavano, e quasi tutti gli alunni, a qualsiasi scuola appartenessero, ne ricevevano un esemplare in omaggio alla loro promozione. Nel 1940, un anno dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, ben sei milioni di copie della bibbia nazista vennero vendute in Germania1. Non è detto che tutti coloro che avevano comperato il Mein Kampf lo leggessero. Ho sentito più di un convinto nazista lagnarsi perché il libro era di difficile lettura. Molti mi confidarono (in conversazioni private) di non essere riusciti ad arrivare fino alla fine delle sue 782 pesanti pagine. Ve però da pensare che se molti tedeschi non nazisti l'avessero letto prima del 1933, e se altrettanto avessero fatto gli uomini di Stato all'estero, quando si era ancora in tempo, sia la Germania che il resto del mondo avrebbero potuto essere salvati dalla catastrofe. Qualunque accusa si voglia formulare contro Hitler, non lo si può rimproverare di non aver indicato fin nei particolari, in anticipo, il tipo di Germania che egli si proponeva di costruire qualora fosse giunto al potere, nonché l'ordine mondiale che intendeva istituire per mezzo delle armi tedesche. Il ruolo riservato al Terzo Reich e, cosa ancora più importante, il barbarico " ordine nuovo " che Hitler impose all'Europa conquistata nei suoi anni trionfali, tra il 1939 e il 1945, erano già esposti in tutta la loro inumanità e con dovizia di particolari, nelle pagine di quel libro. Come abbiamo visto, Hitler aveva elaborato le sue idee fondamentali durante il soggiorno a Vienna, quando aveva poco più di vent'anni; egli stesso afferma di aver appreso ben poco nei tempi che seguirono e di non avere mo* Come capita a molti scrittori, anche Hitler ebbe delle difficoltà con l'agente delle tasse; almeno, come vedremo in seguito, fino al momento in cui divenne dittatore della Germania. Hitler e l'ideologia nazista 93 dificato neppure minimamente le sue idee *. Trasferitosi ventiquattrenne dall'Austria in Germania nel 1913, aveva un ardente entusiasmo per il nazionalismo germanico, odiava la democrazia, il marxismo e gli ebrei, era certo che la Provvidenza avesse scelto gli ariani, specie i tedeschi, come razza do-minatrice. In Mein Kampf sviluppò i suoi punti di vista nell'intento di risolvere non solo il problema della ricerca di un posto al sole per una Germania sconfitta e in preda al caos (naturalmente un posto più grande di quello avuto prima), ma anche quello della costruzione di un nuovo tipo di Stato basato sul concetto di razza, che doveva abbracciare tutti i tedeschi che vivevano allora al di fuori delle frontiere del Reich, e sui quali si sarebbe stabilita la dittatura assoluta di un Capo, cioè lo stesso Hitler, assistito da una serie di gerarchi minori che avrebbero ricevuto gli ordini dall'alto trasmettendoli a gerarchi subordinati. Il libro contiene anzitutto un abbozzo del futuro Stato tedesco e dei mezzi con cui esso può diventare il " padrone della terra ", come dice lo stesso autore nell'ultima pagina del libro; in secondo luogo, una concezione del mondo e della vita, ossia per usare una delle parole tedesche più care a Hitler, una Weltanschauung. Inutile dire qual è l'impressione che uno spirito normale del secolo ventesimo ricava da un tale guazzabuglio grottesco, compilato da un nevrotico poco istruito e mentalmente immaturo. Eppure quelle idee furono fanaticamente accettate da milioni di tedeschi, al punto di portare alla rovina milioni di persone innocenti e oneste all'interno e soprattutto all'esterno della Germania. In che modo il nuovo Reich avrebbe dovuto riprendere la sua posizione di potenza mondiale e conquistare il dominio mondiale? Hitler trattò tale problema nel primo volume, scritto in gran parte in prigione nel 1924, e con maggiore ampiezza nel secondo volume, terminato nel 1926. In primo luogo bisognava fare i conti con la Francia, " inesorabile nemico mortale del popolo tedesco ". L'obiettivo della Francia era sempre stato quello di rompere l'unità della Germania, di smembrarla in una quantità di staterelli. Ciò era così chiaro - disse Hitler, "... che se io fossi francese... non potrei e non vorrei agire diversamente da Clemenceau ". Così era necessaria " un'effettiva e definitiva resa dei conti con la Francia... un'ultima decisiva lotta... Soltanto così saremo in grado di mettere fine alla lotta eterna e veramente inutile tra noi tedeschi e la Francia: supponendo, naturalmente, che la Germania consideri la distruzione della Francia come l'unico mezzo per permettere finalmente al nostro popolo di espandersi altrove " \ Pagina 68
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Espandersi altrove? In che direzione? Qui Hitler ci conduce al nucleo centrale delle idee che guidarono così fedelmente la sua politica estera a partire dal momento in cui egli divenne padrone del Terzo Reich. La Germania, dice senza ambagi, deve espandersi verso est, principalmente a spese della Russia. Nel primo volume di Mein Kampf Hitler esamina estesamente questo * Cfr. sopra, p. 23. 94 L'ascesa di Hitler problema del Lebemraum - dello spazio vitale -, argomento che doveva ossessionarlo fino all'ultimo respiro. L'impero degli Hohenzollern - egli dichiara - aveva sbagliato andando a cercare colonie in Africa. " Oggi la politica territoriale non può essere portata a termine nel Camerun ma quasi esclusivamente in Europa ". Però il territorio europeo è già occupato: ciò è vero - riconosce Hitler - " ma la natura non ha riservato questo territorio a nessuna nazione o razza in particolare; al contrario, tali terre sono del popolo che ha la forza di prendersele ". E se gli attuali possessori si opponessero? " Allora interverrà la legge dell'autoconservazione: ciò che non si può conseguire con metodi pacifici bisognerà procurarselo con la forza "3. Continuando a denunziare la cecità della politica estera tedesca dell'anteguerra, Hitler prosegue: " La conquista di nuovi territori è soltanto possibile nell'est... Se vogliamo più territorio in Europa, ciò non può avvenire che a spese della Russia, e ciò significa che il nuovo Reich dovrà rimettersi in marcia sulla stessa strada dei Cavalieri Teutonici per conquistare con la spada tedesca il suolo che l'aratro tedesco coltiverà per dare il pane quotidiano alla nostra nazione "4. Come se non si fosse espresso in modo sufficientemente chiaro nel primo volume, Hitler torna alla carica nel secondo. In questo mondo, soltanto uno spazio sufficientemente vasto può assicurare a una nazione la sua libera esistenza... Senza tener conto di " tradizioni " e di pregiudizi, [il movimento nazionalsocialista] deve trovare il coraggio di riunire il nostro popolo e tutte le sue forze per marciare sulle vie che lo condurranno dal suo attuale ristretto spazio vitale verso nuove terre... Il movimento nazionalsocialista deve sforzarsi di eliminare la sproporzione esistente tra la nostra popolazione e il suo suolo, perché questo deve poterla nutrire e servire da base ad una politica di forza... Noi dobbiamo perseguire il nostro obiettivo senza mai venire meno... per assicurare al popolo tedesco la terra e il suolo ai quali esso ha diritto...5. Qual è lo " spazio " cui ha diritto il popolo tedesco? La borghesia - dice Hitler con sdegno - " che non ha una sola idea politica creatrice concernente l'avvenire ", pretende il semplice ripristino delle frontiere tedesche nel 1914. La richiesta del ripristino delle frontiere del 1914 rappresenta un assurdo politico, le cui proporzioni e conseguenze bastano per giudicarla un crimine. A prescindere dal fatto che esse non erano per nulla delle frontiere logiche, dato che in realtà non erano complete, non abbracciando molte popolazioni di ceppo tedesco, né si adattavano alle necessità geo-militari, le frontiere del Reich del 1914 non erano la conseguenza di un'azione politica ragionata, ma soltanto frontiere provvisorie in una lotta politica che in nessun caso poteva considerarsi conclusa... Con lo stesso diritto, anzi in molti casi con maggior diritto, si potrebbe scegliere a caso un qualunque altro anno della storia tedesca come punto di riferimento e dichiarare che le condizioni allora esistenti rappresentino l'obiettivo da raggiungere in politica estera6. Per l'anno che doveva servire come punto di riferimento, di cui parlava Hitler, ci si poteva ben rifare a sei secoli addietro, cioè all'epoca in cui i tedeschi respinsero gli slavi all'est. La spinta in direzione dell'oriente doveva essere ripresa. " Oggi si contano ottanta milioni di tedeschi in Europa! E tale politica estera sarà considerata giusta soltanto se fra meno di cenHitler e l'ideologia nazista 95 t'anni in questo continente vi saranno duecentocinquanta milioni di tedeschi "7: e tutti all'interno delle frontiere del nuovo e più grande Reich. Era chiaro che altri popoli avrebbero dovuto lasciare il posto a questo numero di tedeschi. Quali popoli? E cosi noi nazionalsocialisti... riprendiamo la via abbandonata seicento anni fa. Noi arrestiamo l'incessante movimento tedesco verso il sud e l'ovest, e puntiamo lo sguardo verso i territori dell'est. Oggi, parlando delle terre dell'Europa, dobbiamo considerare in primo luogo la Russia o gli Stati marginali ad essa soggetti * '. Pagina 69
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il destino, fa osservare Hitler a questo riguardo, è stato molto benigno con la Germania. Ha abbandonato la Russia al bolscevismo, cioè, in realtà, agli ebrei. " II gigantesco impero dell'est, - esclama Hitler, - è ben maturo per crollare. E la fine dell'egemonia ebraica in Russia coinciderà con la fine dello Stato russo ". Così Hitler riteneva che fosse possibile occupare le grandi steppe al momento del crollo della Russia senza doverle pagare troppo care con sangue tedesco. Dopo queste enunciazioni non si può negare che il suo piano sia stato formulato in modo chiaro e preciso. La Francia doveva essere distrutta; essa però rappresentava un particolare secondario rispetto alla spinta tedesca verso oriente. In un primo tempo si sarebbero dovuti occupare i territori orientali prevalentemente abitati da tedeschi. Quali? Ovviamente l'Austria, le terre dei Sudeti in Cecoslovacchia e la parte occidentale della Polonia, compresa Danzica. Poi, la stessa Russia. Perché mai il mondo restò così sorpreso quando il cancelliere Hitler, pochi anni dopo, si mise in moto per realizzare questi fini? Circa la struttura del futuro Stato nazista, le idee di Hitler erano meno precise. Egli però mise in chiaro che non ci sarebbe stato posto per la " idiozia democratica " e che il Terzo Reich sarebbe stato retto dal Fùhrer-prinzip, il principio del capo; in altre parole da una dittatura. Nel libro non si trova quasi nulla circa l'economia. L'argomento annoiava Hitler, il quale non si prese mai la briga di studiare qualcosa al riguardo, eccezion fatta per le idee barocche di Gottfried Feder - uno strano pazzoide, nemico dello " schiavismo economico " - che lo divertivano. Hitler s'interessava esclusivamente al potere politico; sembra credesse che i problemi economici si sarebbero risolti da soli. Lo Stato non ha proprio nulla a che vedere con determinate teorie economiche, o con determinati sviluppi commerciali... Lo Stato è un organismo razziale, e non economico... La forza intima di uno Stato coincide rarissimamente coi cosiddetti apogei economici... anzi, accade spesso che la prosperità stia sulla soglia di una rapida decadenza... Proprio la Prussia dimostra drasticamente che non sono le qualità materiali, ma le * II corsivo è nostro. 96 L'ascesa di Hitler virtù ideali, a contribuire alla formazione di uno Stato. Solo su queste premesse l'economia può fiorire... Ogni volta che ci fu in Germania un'ondata di potenza politica, cominciò a muoversi anche l'economia; ma ogni qualvolta l'economia diventò l'unico contenuto dell'esistenza del nostro popolo, e soffocò le virtù ideali, lo Stato precipitò in rovina e trascinò in rovina anche l'economia... Mai uno Stato fu fondato con pacifici mezzi economici9. Cosf in un discorso pronunciato nel 1923 a Monaco, Hitler dichiarò: " Nessuna politica economica è possibile senza la spada, nessuna industrializzazione è possibile senza la potenza ". Oltre a questa filosofia vaga e quanto mai sommaria, a parte qualche allusione in Mei" Kampj, a " camere economiche ", a " camere immobiliari " e a un " parlamento economico centrale " che dovrebbero " curare il funzionamento dell'economia nazionale ", Hitler evitò di indicare una qualsiasi formula circa l'eventuale base economica del Terzo Reich. E benché nominalmente il partito nazista si proclamasse " socialista ", Hitler fu ancora più vago circa il tipo di " socialismo " da lui concepito per la nuova Germania. Ciò non sorprende, se si tiene presente la definizione di " socialista " che egli diede nel suo discorso del 28 luglio 1922: È socialista chiunque sia pronto a fare sua la causa nazionale fino al punto di non conoscere nessun ideale superiore a quello della nazione; chiunque abbia capito il nostro grande inno nazionale Deutschland tiber Alles, nel senso che per lui non c'è niente nel vasto mondo che stia al di sopra della Germania, del suo popolo e della sua terra 10. Benché egli abbia utilizzato, nella stesura del libro, molti consigli datigli da non meno di tre collaboratori, i quali gli avevano suggerito parecchi tagli, Hitler in Mein Kampf passa da un argomento all'altro. Rudolf Hess, che scrisse sotto dettatura la maggior parte del libro prima nella prigione di Landsberg e poi allo Haus Wachenfeld, nelle vicinanze di Berchtesgaden, fece del suo meglio per rendere presentabile il manoscritto, ma non fu sempre in grado di tener testa al suo capo. Più successo ebbe, a tale riguardo, padre Bernhard Stempfle, già appartenente all'ordine dei Geronimiti, che era divenuto un giornalista antisemita e godeva di una certa notorietà in Baviera. Questo strano prete, di Pagina 70
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cui ci occuperemo più oltre, corresse in parte gli errori grammaticali di Hitler, migliorò alquanto la sua prosa e soppresse alcuni passi, dopo aver convinto l'autore che erano politicamente inopportuni. Il terzo consigliere di Hitler fu Josef Czerny, d'origine cèca, collaboratore del giornale nazista " Volkischer Beobachter " e autore di poesie antisemite che lo resero caro a Hitler. Czerny collaborò efficacemente alla revisione del primo volume di Mein Kampf per la sua seconda edizione, nella quale vennero eliminate o modificate alcune parole & frasi giudicate imbarazzanti. Egli rivide anche le bozze del secondo volume. Ciò nonostante, il libro è pieno di digressioni. In esso Hitler volle dare libero sfogo alle sue idee; ma lo fece in maniera disordinata, affrontando ogni possibile argomento, ivi comprese la cultura, l'educazione, il teatro, il cinema, la caricatura, l'arte, la letteratura, la storia, i problemi sessuali, il matrimonio, la prostituzione e la sifilide. A quest'ultima, Hitler consacra Hitler e l'ideologia nazista 97 non meno di dieci fitte pagine in cui dichiara che è " il compito della nazione, e non solo uno fra tanti altri compiti " *, sradicare la sifilide. Per combattere questa terribile malattia Hitler chiede la mobilitazione di tutti i mezzi di propaganda della nazione. " Tutto quanto, - egli dichiara, - dipende dalla soluzione di questo problema ". I problemi della sifilide e della prostituzione vanno affrontati, e i matrimoni dei giovani devono essere agevolati. A questo riguardo egli anticipò l'idea dell'eugenetica del Terzo Reich: " II matrimonio non può essere considerato come fine a se stesso, - egli scrisse, - ma deve servire a un compito più alto: l'incremento e la conservazione della specie e della razza. In ciò soltanto risiedono il suo significato e il suo scopo " ". Con questa enunciazione del principio fondamentale del razzismo, - la preservazione e il perfezionamento della razza, - arriviamo al secondo capo-saldo del mondo ideale di Hitler, quale ci è rivelato in Mein Kampf: alla Weltanschauung di Hitler, alla sua visione della vita, che alcuni storici, specie in Inghilterra, hanno voluto considerare come una forma di grossolano darwinismo, ma che in realtà, come vedremo in seguito, ha radici profonde nella storia e nel pensiero tedeschi. Come Darwin, ma anche come moltissimi pensatori, storici, re, generali e uomini di Stato tedeschi, Hitler concepisce la vita come una lotta continua ed eterna e il mondo come una giungla dove il più atto sopravvive e dove il più forte governa - " un mondo dove ogni creatura si nutre di un'altra e dove la vita del più forte implica la morte del debole ". Mein Kampf trabocca di aforismi del genere: " In fondo, soltanto il bisogno di autoconservazione può imporsi... L'umanità diventa grande attraverso una lotta eterna, e perisce soltanto nell'eterna pace... La natura... crea in questo mondo gli esseri viventi e osserva il libero giucco delle forze contrastanti. Allora essa conferisce il diritto di dominare al suo figlio prediletto, al più forte nel coraggio e nell'azione... Il forte deve dominare e non mescolarsi col debole tanto da sacrificare la propria grandezza. Soltanto chi è congenitamente debole può trovare crudele tale processo... " Per Hitler la conservazione della civiltà è " legata alla rigida legge della necessità e al diritto alla vittoria dei migliori e dei più forti. Chi vuole vivere deve dunque combattere, in questo mondo di eterna lotta; altrimenti non merita di vivere. Benché sia dura, questa è la verità!'"12. E chi sarebbe il " figlio prediletto della natura, il più dotato in coraggio e attività ", colui al quale la Provvidenza ha accordato " il diritto di dominare "? L'ariano. In questa parte di Mein Kampf ritroviamo il nucleo centrale dell'idea nazista della superiorità razziale, la concezione della razza dei dominatori sulla quale si basarono il Terzo Reich e l'ordine nuovo dell'Europa di Hitler. Ciò che noi vediamo oggi, in materia di cultura o d'arte o di scienza o di tecnica è quasi esclusivamente il prodotto geniale dell'ariano. E ciò ci conduce alla conclusione * Corsivo di Hitler. 98 L'ascesa di Hitler ovvia che egli solo è stato il fondatore dei valori umani più alti, e rappresenta quindi il prototipo di ciò che noi designarne con la parola uomo. Egli è il Prometeo dell'umanità, dalla cui fronte radiosa scoccò in ogni tempo la scintilla del genio, accendendo ogni volta la fiaccola che illuminò di conoscenza la notte del silenzioso mistero; e cosi preparò la strada all'umanità, per dominare le altre creature terrene. ... Da lui derivano le Pagina 71
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondamenta e le mura di ogni umana civiltà ". E in qual modo gli ariani poterono realizzare tanto e diventare così grandi? La risposta di Hitler è semplice: calpestando tutti gli altri. Come tanti altri pensatori tedeschi del secolo diciannovesimo, Hitler fa sfoggio di quel sadismo (e del suo contrario, il masochismo) che agli studiosi stranieri dello spirito tedesco è sempre parso cosi difficile da spiegarsi. La formazione di culture superiori presupponeva l'esistenza di uomini inferiori... Certo, la prima cultura dell'umanità non poggiava tanto sull'impiego degli animali domestici, ma di uomini inferiori. Solo dopo la riduzione a schiavitù delle razze sottomesse, la stessa sorte toccò anche agli animali... Toccò prima al guerriero vinto mettersi all'aratro e solo più tardi al cavallo... Non è dunque a caso, se le prime culture sono nate là dove gli ariani, nell'incontro con popoli inferiori, han potuto sottometterli... Finché tenne fermo il suo principio di dominatore, egli restò non soltanto il padrone, ma anche il conservatore e il promotore della cultura ". Poi intervenne qualcosa in cui Hitler vedeva un monito per i tedeschi. Ma quanto più i soggetti cominciarono a elevarsi, e probabilmente ad avvicinarsi anche linguisticamente al conquistatore, tanto più presto cadde la netta separazione tra padrone e servo. Ma ci fu qualcosa di ancor peggio della comunanza di lingua tra padrone e servo. L'ariano rinunciò alla purezza del suo sangue e, di conseguenza, perse il diritto a soggiornare nel paradiso terrestre che egli stesso s'era creato. Si degradò colla mescolanza delle razze, perdendo man mano le sue qualità di cultura. Secondo il giovane capo nazista, questa fu la colpa fondamentale degli ariani. La mescolanza del sangue e la conseguente caduta del livello della razza è stata l'unica causa del declino delle antiche civiltà: poiché l'uomo non perisce a causa di guerre perdute, ma solo per la perdita di quella forza di resistenza che è peculiare a un sangue puro. Chi non è di buona razza in questa terra, è loglio ". Scorie sono gli ebrei e gli slavi, e quando Hitler divenne dittatore e conquistatore vietò il matrimonio fra i tedeschi e gli appartenenti a queste razze, anche se una qualunque macstrina elementare avrebbe potuto insegnargli che nei tedeschi c'è un bel po' di sangue slavo, specie nelle popolazioni delle province orientali. Anche nell'attuare le sue idee razziste, Hitler - bisogna riconoscerlo - tenne fede alle sue promesse. Nell'ordine nuovo che egli aveva cominciato a imporre agli slavi dell'est durante la guerra, i cèchi, i polacchi, e i russi erano - e dovevano rimanere, qualora il grottesco ordine nuovo si fosse protratto - i taglialegna e i portatori d'acqua dei loro padroni tedeschi. Hitler e l'ideologia nazista 99 Era abbastanza facile, per un uomo così ignorante dei problemi storici e antropologici, fare dei tedeschi gli ariani moderni e quindi la razza superiore. Per Hitler i tedeschi erano " la più alta specie dell'umanità " e tali sarebbero rimasti se invece di " preoccuparsi soltanto dell'allevamento di cani, cavalli e gatti, avessero pensato anche a conservare la purezza del loro sangue " . L'ossessione razziale portò Hitler a enunciare il cosiddetto Volksstaat. Non sono mai riuscito a comprendere che cosa fosse esattamente un tale tipo di Stato (o che cosa avrebbe dovuto essere), benché abbia letto e riletto il Mein Kampf e abbia sentito su questo argomento dozzine di discorsi, pronunciati da Hitler in persona, il quale più di una volta dichiarò il Volksstaat il fulcro della sua dottrina. La parola tedesca Volk non può essere tradotta con esattezza; di solito la si traduce con " popolo " o " nazione ", ma in verità in tedesco essa ha un significato più profondo e alquanto diverso perché indica una comunità etnica originaria basata sull'affinità di sangue e sulla comune terra. In Mein Kampf Hitler si trova in imbarazzo nel definire lo Stato fondato sul Volk, il Volksstaat. Per esempio, in un punto, annuncia la sua intenzione di chiarire il " concetto di Volk ", ma poi lascia la cosa in sospeso e riempie molte pagine di digressioni. Finalmente dice: Al contrario della concezione borghese ed ebraico-marxista, la filosofia del Volk ritiene che l'importanza dell'umanità è legata agli elementi fondamentali della razza. Essa vede nello Stato solo un mezzo per raggiungere un fine: la conservazione della sostanza razziale dell'uomo. Pertanto essa non crede affatto nell'uguaglianza delle razze, ma, insieme alle loro differenze, riconosce una gerarchia di valori e si sente tenuta a favorire la vittoria del migliore e del Pagina 72
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più forte, ad esigere la subordinazione dell'inferiore e del più debole, in conformità con l'eterna volontà che domina l'universo. Così, in linea di massima, appoggia l'idea aristocratica che sta alla base della natura e afferma la validità di questa legge fin per l'ultimo individuo. Essa constata il diverso valore non solo delle razze, ma anche degli individui. Di contro alla massa essa afferma l'importanza della personalità dell'individuo e cosf... suscita una forza organizzatrice. Crede nella necessità dell'idealizzazione dell'umanità, e solo in essa vede la premessa indispensabile all'esistenza della stessa. Però essa non può riconoscere il diritto neppure di un'idea d'ordine etico ove tale idea rappresenti un pericolo per la vita razziale dei propugnatori di una etica superiore; poiché in un mondo bastardizzato e negrizzato i concetti di tutto ciò che è umanamente bello e sublime, tutte le prospettive di un avvenire idealizzato per l'umanità, andranno per sempre perduti... Così una concezione della vita in funzione del Volk è conforme alla più intima volontà della natura, in quanto ripristina il libero giucco delle forze che dovranno portare a una selezione razziale sempre più spinta. I migliori elementi dell'umanità, una volta raggiunto il possesso della terra, avranno finalmente via libera per svolgere un'attività in domini situati in parte al di sopra e in parte fuori di quello a cui l'uomo ha normalmente accesso. Abbiamo tutti il presentimento che in un lontano futuro l'umanità dovrà affrontare problemi che solo una razza superiore, divenuta padrona degli altri popoli e avente a disposizione i mezzi e le possibilità dell'intero pianeta, potrà essere in grado di risolvere ". " Dunque, - dichiara Hitler un po' più oltre, - il più alto scopo dello Stato del Volk è la preservazione degli elementi primordiali della razza, generatori della civiltà e creatori della bellezza e della dignità di un'umanità superiore " ". Poi Hitler passa a altre riflessioni d'ordine eugenetico: ioo
L'ascesa di Hitler Lo Stato nazionale... deve collocare la razza al centro della sua vita. Deve preoccuparsi di preservarne la purezza... Deve fare in modo che solo chi è sano possa procreare, che sia scandaloso mettere al mondo bambini quando si è malati o difettosi, e che in questa rinuncia consista il supremo onore: rinunciare a generare, se è necessario. Ma, viceversa, è da considerarsi biasimevole il privare la nazione di figli sani. A tale riguardo lo Stato deve essere il custode di un millenario avvenire, di fronte al quale il desiderio e l'egoismo dell'individuo appaiono insignificanti e devono piegarsi... Pertanto lo Stato non deve tollerare che il matrimonio continui a rappresentare un perpetuo oltraggio alla razza, deve invece dargli il crisma di una istituzione chiamata a produrre esseri fatti secondo l'immagine del Signore, non di mostri metà uomini e metà scimmie ". Proseguendo nell'esposizione della sua fantastica concezione del Volks-staat Hitler si perde in molte altre verbose considerazioni, la cui applicazione, secondo lui, avrebbe fatto dei tedeschi i signori del mondo. L'idea del dominio germanico era in lui una vera ossessione. Più avanti nel libro egli pretende che il non esser riusciti a mantenere la razza germanica incontaminata, lontana da ogni mescolanza, " ci ha privato del dominio del mondo. Se il popolo tedesco avesse posseduto quell'unità massiccia di cui altri popoli hanno beneficiato, oggi certamente il Reich sarebbe il padrone assoluto del globo "20. Dato che il Volksstaat deve basarsi sulla razza, " il Reich tedesco dovrà comprendere tutti i tedeschi " (ecco un punto essenziale della sua argomentazione, che egli non dimenticò mai e in conformità al quale agf una volta impadronitosi del potere). Poiché lo Stato del Volk deve fondarsi sul " concetto aristocratico della natura ", ne consegue che ogni democrazia va respinta e dev'essere sostituita dal Fùhrerprinzip. Il principio d'autorità, proprio dell'esercito prussiano, dovrà essere adottato dal Terzo Reich: " autorità di ogni capo nei confronti dei subordinati, e responsabilità di fronte a chi sta più in alto ". Non vi sono decisioni di maggioranza, ma solo persone responsabili. Ogni uomo ha al suo fianco dei consiglieri, ma la decisione è affare d'un uomo solo * ... egli solo avrà l'autorità e il diritto di comandare... Anche allora non sarà possibile fare a meno del parlamento, ma questo si limiterà a dare dei consigli... Nessuna camera potrà decidere per votazione. Esse saranno istituzioni di lavoro e non macchine per votare. Questo principio, associando l'assoluta autorità con l'assoluta responsabilità, creerà progressivamente una élite di capi che non è neppure pensabile oggi, nell'epoca del parlamentarismo irresponsabile 21. Queste erano le idee di Adolf Hitler in tutta la loro terribile grossolanità, quali egli stesso le elaborò, seduto vicino alla finestra della prigione di Pagina 73
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Landsberg, da dove si vedeva un orto fiorito che digradava sul fiume Lech**; e in seguito, tra il 1925-26, quando, sul balcone di un moderno al* II corsivo è di Hitler. ** Molto tempo dopo Hitler doveva osservare: " Senza il mio imprigionamento, Mein Kampf non sarebbe stato mai scritto. Tale periodo mi fornì l'occasione di approfondire varie nozioni di cui fino ad allora avevo solo una comprensione istintiva... Dallo stesso periodo data la mia convinzione - che molti dei miei sostenitori non hanno mai ben capito - che noi non possiamo conquistare il potere con la forza. Lo Stato ha avuto il tempo di consolidarsi e dispone delle sue armi " (Hitler's Secret Conversations, p. 235). Quest'osservazione fu fatta ad alcuni suoi camerati al quàrtier generale sul fronte russo la notte dal 3 al 4 febbraio 1942. Hitler e l'ideologia nazista 101 bergo di Berchtesgaden, mentre il suo sguardo, oltre le vette delle Alpi, si portava verso la sua terra nativa, l'Austria, dettava torrenti di parole al fedele Rudolf Hess e sognava il Terzo Reich che avrebbe poi costruito in base ai terribili principi che abbiamo esaminato e dominandolo con un pugno di ferro. Egli non dubitava che un giorno avrebbe creato e governato il suo Terzo Reich, pervaso dall'ardente sentimento di una missione da compiere, un sentimento, a quanto sembra, proprio di tanti geni sorti dal nulla nel corso della storia. Egli voleva unificare un popolo che non aveva mai conosciuto l'unità politica. Voleva purificare la sua razza. Voleva rafforzarla. Voleva fare dei tedeschi i signori del mondo. Darwinismo grossolano? Fantasia sadica? Egoismo sfrenato? Megalomania? Ci fu un po' di tutto questo, ma anche qualcosa di più: l'intelletto di Hitler, la sua passione e tutte le aberrazioni che si erano impadronite del suo cervello febbricitante avevano radici profonde nel passato e nello spirito tedesco. Il nazismo e il Terzo Reich altro non furono che la conseguenza logica della storia stessa della Germania. Le basi storielle del Terzo Reich. Nel clima delirante delle assemblee annuali del partito nazista agli inizi del mese di settembre, fui avvicinato da numerosi venditori ambulanti di cartoline illustrate raffiguranti Federico il Grande, Bismarck, Hindenburg e Hitler con la scritta: " Ciò che il re conquistò, il principe Bismarck lo plasmò, il feldmaresciallo lo difese, il soldato l'ha salvato e unificato ". Così il soldato Hitler veniva presentato non solo come il salvatore e l'unificatore della Germania, ma anche come il successore di quei personaggi famosi che avevano fatto grande la Germania. Tale allusione alla continuità storica della Germania, culminante in Hitler, non sfuggiva di certo alla folla, e lo stesso appellativo di Terzo Reich stava a rinforzare questo concetto: il Primo Reich era stato il Sacro Romano Impero del Medioevo, il Secondo Reich quello creato da Bismarck nel 1871 dopo la vittoria della Prussia sulla Francia. Ambedue avevano aggiunto gloria al nome tedesco, mentre - secondo la propaganda nazista - la Repubblica di Weimar l'aveva trascinato nel fango. Secondo la promessa di Hitler, il Terzo Reich ne avrebbe restaurato il prestigio. La Germania di Hitler veniva quindi presentata come lo sviluppo logico del passato, almeno in tutto quanto questo aveva di glorioso. Tuttavia l'ex vagabondo di Vienna, malgrado la confusione che regnava nel suo spirito, sapeva bene che la storia di quel passato aveva registrato anche degli insuccessi di fronte ai quali stavano le conquiste della Francia e della Gran Bretagna. Egli non dimenticava che verso la fine del Medioevo la Francia e l'Inghilterra erano sorte come nazioni unificate, mentre la Germania era rimasta un bizzarro coacervo di circa trecento Stati indipendenti. Questa mancanza di coesione nazionale determinò in gran parte il corso della storia tedesca, dalla fine del Medioevo fino alla metà del secolo di102 L'ascesa di Hitler ciannovesimo, rendendo la Germania molto diversa dagli altri grandi paesi dell'Europa occidentale. A tale mancanza di unità politica e dinastica andarono ad aggiungersi, nel corso del Cinquecento e del Seicento, le conseguenze disastrose dello scisma religioso dovuto alla Riforma. Dati i limiti del presente libro, non è possibile esaminare in modo adeguato l'immenso influsso che Martin Luterò - il contadino sassone che, dopo esser stato monaco agostiniano, diede l'avvio alla Riforma tedesca, - esercitò sui tedeschi e sulla loro storia. Ci limiteremo a rilevare che Luterò, mente superiore ma singolare, ardente antisemita e antiromano, carattere tempestoso riunente in sé le migliori qualità e i peggiori difetti dei Pagina 74
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedeschi (la grossolanità, la veemenza, il fanatismo, l'intolleranza, la violenza, ma anche l'onestà, la semplicità, la disposizione all'introspezione, la passione per la scienza, la musica, la poesia, e la giustizia dinanzi a Dio) lasciò una traccia profonda nella vita dei tedeschi sia nel bene che nel male: un marchio più indelebile e fatale di quello impresso prima e dopo da qualsiasi altro individuo. Coi suoi sermoni e la sua magnifica traduzione della Bibbia, Luterò creò la lingua tedesca moderna, suscitò nei tedeschi non solo la nuova visione protestante del Cristianesimo ma anche un fervente nazionalismo tedesco. Insegnò ai tedeschi il supremo diritto della coscienza individuale, almeno nel campo religioso. Circostanza tragica per i tedeschi, Luterò si schierò dalla parte dei principi durante le ribellioni dei contadini da lui in gran parte ispirati, e la sua passione per l'autocrazia politica condusse fatalmente alla formazione di un assolutismo provinciale e primitivo che ridusse la grande maggioranza del popolo alla miseria, a uno stato di letargo e di degradante servilismo. Inoltre - e questo forse è il lato peggiore - Luterò contribuì a perpetuare e per-sino ad accentuare le profonde divisioni esistenti non solo fra le classi sociali ma anche fra i diversi raggruppamenti dinastici e politici del popolo tedesco, compromettendone per secoli e secoli l'unificazione. La guerra dei Trent'anni e la pace di Westfalia (1648) che ad essa pose fine, rappresentarono la catastrofe finale della Germania, furono un colpo grave dal quale il paese non riuscì mai a riprendersi del tutto. Quella guerra fu l'ultimo dei grandi conflitti religiosi che lacerarono l'Europa; ma, prima di concludersi, era degenerata, da lotta tra protestanti e cattolici, in una confusa contesa dinastica tra l'Austria cattolica degli Asburgo da una parte, la Francia cattolica dei Borboni e la monarchia protestante svedese dall'altra. Durante i feroci combattimenti tra gli opposti eserciti, le città e le campagne tedesche furono interamente devastate e saccheggiate e la popolazione fu decimata. Stando ai calcoli fatti, un terzo del popolo tedesco perì in quella barbara guerra. La pace di Westfalia fu, per il destino della Germania, quasi altrettanto fatale della guerra. I principi tedeschi che si erano schierati con la Francia e la Svezia videro confermata la loro posizione di sovrani assoluti di piccoli territori (ve n'erano circa 350), e all'imperatore rimase una semplice parvenza di supremazia su tutte le terre tedesche. L'impulso culturale e riforHitler e l'ideologìa nazista 103 malore che aveva innalzato il paese alla fine del Quattrocento e all'inizio del Cinquecento venne soffocato. Durante quel periodo, le grandi città avevano goduto di una certa indipendenza: il feudalesimo era scomparso, le arti e il commercio fiorivano. Persino i contadini delle campagne erano riusciti ad assicurarsi libertà assai superiori a quelle di cui godevano i loro consimili in Francia e in Inghilterra. In breve, si può dire che agli inizi del sedicesimo secolo, la Germania poteva essere considerata una delle fonti della civiltà europea. Orbene, dopo i trattati di Westfalia essa venne a trovarsi nello stesso stato di barbarie che regnava nell'impero moscovita. La servitù della gleba venne ripristinata e introdotta persine in regioni in cui prima non era mai esistita. Le città perdettero la loro autonomia. I contadini, gli operai e i borghesi delle classi medie furono sfruttati al massimo dai principi, che li tenevano in una degradante servitù. La cultura e le arti scomparvero quasi interamente. Ingordi sovrani chiusi a ogni sentimento patriottico nazionale, soppressero ogni traccia di tali sentimenti nei loro stessi sudditi. La civiltà tedesca decadde. Uno storico ha scritto che il Reich " fu artificialmente mantenuto a un livello medievale di disordine e di debolezza "22. I tedeschi non riuscirono mai a risollevarsi. L'accettazione dell'autocrazia e l'obbedienza cieca ai sovrani che li governavano come piccoli tiranni, si radicò profondamente nel loro animo. Il principio democratico del governo parlamentare, che fece cosi rapidi progressi in Inghilterra nei secoli diciassettesimo e diciottesimo ed agì in modo prorompente in Francia nel 1789, non potè germogliare in Germania. Politicamente in ritardo, divisi all'interno in una moltitudine di staterelli che si isolavano dalle correnti del pensiero e del progresso affermantisi in Europa, i tedeschi rimasero molto indietro rispetto agli altri paesi occidentali. La Germania non ebbe uno sviluppo nazionale naturale. È bene tener presente tutte queste premesse, se vogliamo comprendere la via disastrosa su cui doveva avviarsi questo popolo e la mentalità deviata che in esso doveva dominare. Alla fine, la nazione tedesca fu forgiata con la violenza e tenuta insieme grazie all'aggressione. La Prussia si stende ad est dell'Elba. Nella seconda metà del diciannovesimo Pagina 75
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt secolo - il secolo che aveva visto il fallimento dei libera timidi e indecisi che a Francoforte, nel 1848-49, erano riusciti soltanto a creare una Germania vagamente democratica unificata - la Prussia assunse la guida del popolo tedesco. Per secoli essa s'era tenuta fuori dalla corrente principale dello sviluppo storico e culturale germanico. La sua storia sembra dovuta a un capriccio. Gli inizi della Prussia furono quelli di uno Stato lontano, cioè la marca del Brandeburgo, le ingrate terre sabbiose a est dell'Elba, che a partire dal principio dell'undicesimo secolo erano state progressivamente sottratte agli slavi. Sotto i suoi principi regnanti, gli Hohenzollern, che erano poco più che soldati avventurieri, gli slavi, per la maggior parte io4 L'ascesa di Hitler polacchi, vennero a poco a poco respinti verso il Baltico; quelli che resistettero vennero sterminati o ridotti a servi della gleba. La legge dell'impero germanico proibiva ai principi di assumere il titolo di re. Tuttavia nel 1701 l'imperatore permise che il principe elettore Federico III fosse incoronato a Konigsberg re di Prussia. A quell'epoca la Prussia si era elevata con le proprie forze al livello delle prime potenze militari dell'Europa. Non possedeva -nessuna delle risorse di cui disponevano le altre potenze. Il suolo era sterile e sprovvisto di ricchezze minerali, la popolazione era scarsa. Non aveva grandi città, né industrie né cultura. Persino la nobiltà era povera e i contadini, nelle loro poche terre, vivevano come bestie. Ma la grande energia e il genio organizzativo degli Hohenzollern riuscirono a creare in Prussia uno Stato militare di tipo spartano, i cui eserciti disciplinati e bene addestrati riportarono una vittoria dopo l'altra. Essi aumentarono costantemente il loro territorio grazie a una diplomazia machiavellica, a base di alleanze temporanee con le potenze che in un dato momento sembravano più forti. Cosi sorse - in certo modo artificialmente - uno Stato non nato da una forza popolare e neppure da un'idea diversa da quella della conquista, la cui coesione dipendeva soltanto dal potere assoluto del sovrano, da una burocrazia di spirito gretto a lui ciecamente devota e da un esercito sottomesso a una spietata disciplina. I due terzi e talvolta persine i cinque sesti del bilancio annuale dello Stato venivano assorbiti dall'esercito, che" avendo come capo il re finì per identificarsi con lo Stato stesso. " La Prussia, - osservò una volta Mirabeau, - non è uno Stato che ha un esercito, ma un esercito che ha uno Stato ". Lo Stato, governato con l'efficienza e lo spieiato realismo con cui si dirige una fabbrica, finì coll'essere tutto; gli individui erano poco più che semplici elementi dell'ingranaggio dello Stato. Ai singoli fu insegnato, non solo dai re e dai sottufficiali istruttori ma anche dai filosofi, che la loro funzione nella vita consisteva nell'ubbidienza, nel lavoro, nel sacrificio e nel dovere. Lo stesso Kant affermava che il dovere esige la soppressione dei sentimenti umani, mentre dal canto suo il poeta prussiano Willibald Alexis glorificò l'asservimento della popolazione agli Hohenzollern. Per Lessing, che non approvava affatto tale regime, la Prussia era " lo Stato più schiavista d'Europa ". L'unica cosa che la Prussia seppe creare furono gli ]unker, che dovevano svolgere un ruolo di primaria importanza nella storia della Germania moderna. Essi pretendevano di essere una razza di signori. Furono essi a occupare le terre tolte agli slavi e a farli lavorare nei grandi latifondi dopo averli trasformati m servi della gleba, una condizione molto diversa da quella dei contadini occidentali. C'era una differenza essenziale tra il sistema agrario della Prussia e quello della Germania e dell'Europa occidentale. In Europa e in Germania i nobili, proprietari della maggior parte delle terre, riscuotevano i fitti o i diritti feudali pagati dai contadini i quali, pur essendo spesso tenuti in servitù, godevano però di certi diritti e privilegi, potendo accedere gradualmente alla proprietà delle terre e assicurarsi le libertà civiche. Hitler e l'ideologia nazista 105 In Occidente i contadini rappresentavano una solida parte della comunità. I proprietari terrieri dell'Occidente, quali che fossero i loro difetti, seppero indubbiamente profittare dei loro ozi per istruirsi, il che, fra l'altro, condusse a un alto tenore di vita civile, come si può giudicare dalla raffinatezza dei costumi, del pensiero e delle arti. Invece lo Junker prussiano non era un uomo ozioso. Lavorava d'impegno nell'amministrazione della sua vasta azienda, come ai giorni nostri fanno i dirigenti agricoli. I contadini, privi della terra, erano virtualmente trattati come schiavi. Nelle sue estese proprietà terriere lo Junker era signore Pagina 76
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt assoluto. In Prussia non c'erano grandi città e nemmeno quella classe media di tipo occidentale la cui influenza civilizzatrice avrebbe potuto limitarne il potere. A differenza del grand seigneur colto d'Occidente, lo Junker divenne un tipo rude, dominatore e arrogante, senza cultura né istruzione, aggressivo, orgoglioso, spieiato, pieno di pregiudizi, mosso da un'avidità meschina che alcuni storici tedeschi hanno creduto di riscontrare nella stessa vita privata di Otto von Bismarck, il più fortunato degli Junker. Appunto Bismarck, genio politico, l'uomo del " sangue e del ferro " mise fine, tra il 1866 e il 1871, al frazionamento esistente in Germania da quasi mille anni, creando al suo posto con la forza la grande Prussia o ciò che si potrebbe ben chiamare la Germania prussiana. La sua creazione, veramente unica, fu la Germania che abbiamo conosciuto ai nostri giorni, figlia imbarazzante dell'Europa e del mondo per quasi un secolo: una nazione di uomini forti e intelligenti, alla quale prima il grande Bismarck, poi l'imperatore Guglielmo II e infine Hitler, col concorso di una casta militare e di numerosi, singolari intellettuali, riuscirono a inculcare il gusto del dominio e del potere, la passione sfrenata per il militarismo, il disprezzo per la democrazia e per le libertà dell'individuo, il desiderio dell'autorità fine a se stessa. Grazie a questi fattori, il paese raggiunse alte vette, ricadde, si risollevò, per poi ritrovarsi distrutto e abbattuto alla caduta di Hitler, nella primavera del 1945. Ma è forse ancora troppo presto per potersi pronunciare categoricamente a tale riguardo. " I grandi problemi attuali, - dichiarò Bismarck quando divenne primo ministro della Prussia nel 1862, - non saranno regolati con risoluzioni o con votazioni a maggioranza - errore in cui incorsero gli uomini tra il 1848 e il 1849 - ma col sangue e col ferro ". E fu esattamente in tal guisa che egli decise di risolverli. Bisogna tuttavia riconoscere che in ciò mise un granello di finezza diplomatica, sia pure, a volte, del tipo più perfido. Bismarck mirò a scardinare il liberalismo, a rafforzare il conservatorismo (cioè la potenza degli Junker, dell'esercito e della Corona) e a fare della Prussia, contrapposta all'Austria, la potenza preponderante non solo della Germania ma, se possibile, della stessa Europa. " La Germania - ebbe a dire al parlamento prussiano, - non si appoggia sul liberalismo, ma sulla forza della Prussia ". Bismarck cominciò col creare un esercito prussiano, e avendogli la Camera rifiutato i fondi supplementari, se li procurò da solo; procedette allo io6 L'ascesa di Hitler scioglimento della Camera e, sostenuto da un esercito adeguatamente rafforzato, scatenò l'una dopo l'altra tre guerre: la prima contro la Danimarca (che gli procurò, nel 1864, i ducati dello Schleswig e dello Holstein), la seconda contro l'Austria (1866) che ebbe conseguenze di vasta portata. L'Austria, che per molti secoli era stato il primo degli Stati tedeschi, perdette persino il diritto di occuparsi delle faccende tedesche: non le fu permesso di entrare nella confederazione della Germania del nord che Bismarck era ora in procinto di costituire. "Nel 1866, la Germania cessò di esistere, - ha scritto l'eminente scrittore di politica Wilhelm Ropke. - La Prussia si annesse tutti gli Stati tedeschi (tranne la Sassonia) situati a nord del Meno, che avevano combattuto contro di essa: l'Hannover, l'Assia, Nassau, Francoforte e i ducati dell'Elba. Tutti gli altri Stati situati a nord del Meno furono costretti ad entrare nella confederazione della Germania del Nord, dominata totalmente dalla Prussia. Quest'ultima si estendeva ormai dal Reno fino a Konigsberg. In cinque anni, e per effetto della disfatta della Francia di Napoleone III, gli Stati della Germania meridionale, con alla testa il regno di Baviera, entrarono a far parte della Germania prussiana " ". L'impresa che coronò l'opera di Bismarck, vale a dire la creazione del Secondo Reich, ebbe luogo il 18 gennaio 1871, quando il re di Prussia Guglielmo I fu proclamato imperatore della Germania nella Galleria degli Specchi del castello di Versailles. La Germania, che doveva la sua unità all'esercito prussiano, diventava la più grande potenza continentale: l'unica sua rivale, in Europa, era l'Inghilterra. Tale avvenimento portava però in sé un germe che doveva rivelarsi letale. Treitschke l'aveva indicato: l'impero tedesco non era, in realtà, che la dilatazione della Prussia. " La Prussia, - disse senza ambagi, - rappresenta il fattore preponderante... La volontà dell'impero sarà dunque nient'altro che quella dello Stato prussiano ". Tali parole, corrispondenti alla pura verità, mettevano in luce un fatto che avrebbe avuto conseguenze disastrose per gli stessi tedeschi. Infatti dal 1871 al 1933, - si potrebbe anzi dire dal 1871 sino Pagina 77
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alla scomparsa di Hitler nel 1945, - il corso della storia tedesca seguì una linea retta e perfettamente logica, se si eccettua il periodo di transizione costituito dalla Repubblica di Weimar. Malgrado la maschera democratica costituita dal Reichstag, i cui membri erano eletti con suffragio universale maschile, l'impero tedesco rappresentava invero un'autocrazia militarista governata dal re di Prussia, il quale ne era anche l'imperatore. Il Reichstag aveva effettivamente poteri molto limitati; si riduceva a un'assemblea dove i deputati facevano un grande sfoggio di parole oppure mercanteggiavano per ottenere vantaggi più o meno meschini per le classi che rappresentavano. Il potere era nelle mani del monarca, considerato di origine divina. Ancora nel 1910 Guglielmo II poteva proclamare che la corona reale gli era stata " accordata solo da Dio, non dai parlamenti, dalle assemblee o dalle decisioni popolari... Mi considero uno strumento del Signore e proseguo quindi per la mia via ". I Hitler e l'ideologia nazista 107 Egli non era disturbato menomamente dal parlamento. Il cancelliere era nominato dal monarca ed era responsabile soltanto dinanzi a lui e non dinanzi al Reichstag, il quale non poteva né destituirlo né mantenerlo nella carica, essendo questa una prerogativa riservata al monarca. Contrariamente a quanto avveniva negli altri paesi occidentali, il concetto della democrazia, della sovranità popolare e della potestà parlamentare non venne dunque mai adottato in Germania, neppure agli inizi del ventesimo secolo. Senza dubbio è proprio per questo che i socialdemocratici, dopo aver subito per anni le umiliazioni imposte loro da Bismarck e dall'imperatore, diventarono nel 1912 il partito più forte della Germania. Essi chiesero a gran voce l'instaurazione di una democrazia parlamentare, ma senza risultato perché, pur essendo il partito più numeroso, rappresentavano soltanto una minoranza. Le classi medie, che fiorivano grazie al tardivo ma straordinario sviluppo della rivoluzione industriale, stordite dai successi ottenuti dalla politica bismarc-kiana di forza e di guerra, avevano barattato con i profitti materiali l'indipendenza politica alla quale avrebbero ben potuto aspirare *. Esse accettarono l'autocrazia degli Hohenzollern, contente di inchinarsi dinanzi alla burocrazia degli Junker e disposte ad approvare di tutto cuore il militarismo prussiano. La stella della Germania era sorta: quasi tutta la popolazione tedesca faceva entusiasticamente quanto i suoi dirigenti le chiedevano, per mantenerla sempre in alto. Fra costoro si trovava l'austriaco Adolf Hitler; ai suoi occhi il Secondo Reich di Bismarck era, malgrado gli errori e le " terrificanti forze di corruzione " che anche in esso non erano mancate, un'opera magnifica, con la quale i tedeschi avevano ritrovato finalmente il loro destino. Non era difatti la Germania un mirabile esempio di un impero fondato sulla potenza politica? La Prussia, cellula del Reich, era nata grazie a un meraviglioso eroismo, e non attraverso operazioni finanziarie o affaristiche; lo stesso Reich non fu che la ricompensa gloriosa di una direzione politica fondata sulla forza e sul coraggio militare. Già la fondazione del [Secondo] Reich ci appare circondata dalla magia di un avvenimento che sollevò tutta la nazione. Dopo un corteo trionfale di vittorie incomparabili, era sorto un impero, come ricompensa all'eroismo, patrimonio per i figli e per i nipoti-Questo impero, che non doveva la sua esistenza alle manovre delle frazioni parlamentari, s'era innalzato al di sopra degli altri Stati proprio per la sua nobile fondazione: esso è sorto non tra vani discorsi parlamentari ma nel ferro e nel fuoco dell'assedio di Parigi, come solenne affermazione di una volontà comune: che i tedeschi, principi e popoli, erano decisi di essere in avvenire un impero, innalzandone come simbolo, una nuova volta, la corona imperiale... * Le classi lavoratrici tedesche fecero in certo senso un analogo baratto. Allo scopo di arginare il socialismo, Bismarck attuò, tra il 1883 e il 1889, un programma di provvidenze sociali, che era più avanzato di quello di qualsiasi altro paese. Includeva l'assicurazione sociale obbligatoria degli operai contro la vecchiaia, le malattie, gli infortuni sul lavoro e l'invalidità. Organizzata dallo Stato, era finanziata dai contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori. Non si può dire tuttavia che questo programma arrestasse l'avanzata dei socialdemocratici o dei sindacati. Esercitò però un grande influsso sulla classe operaia, giacché la portò ad apprezzare pili la sicurezza che la libertà politica e a vedere nello Stato, malgrado il suo conservatorismo, un benefattore e un protettore. Vedremo come Hitler si valesse fino in fondo di tale mentalità. Pagina 78
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt In questo come in altri campi, egli imparò molto da Bismarck, come del resto riconobbe in Mein Kampf (p. i;;): " Ho studiato la legislazione sociale di Bismarck nelle sue intenzioni, nelle difficoltà da essa incontrate e nei suoi successi ". io8
L'ascesa dì Hitler Questa nascita unica, questo battesimo del fuoco, circondavano il Reich con un alone di gloria storica, quale solo i più antichi Stati, e raramente, avevano avuto in sorte... La libertà verso l'esterno dava a tutti il pane quotidiano nell'interno. La nazione divenne ricca di uomini e di beni materiali. L'onore dello Stato, e con esso quello di tutto il popolo, era protetto da un esercito che lumeggiava chiaramente la differenza dalla vecchia Unione Germanica di altri tempiu. Tale era la Germania che Hitler decise di restaurare. Nel Mein Kampf egli svolge lunghe considerazioni su tutto ciò che, secondo lui, ne aveva causato la caduta: la tolleranza verso gli ebrei e i marxisti; il crasso materialismo e l'egoismo della classe media; la nefasta influenza degli " adulatori e leccapiedi " intorno al trono degli Hohenzollern; la " catastrofica politica tedesca delle alleanze " che legò la Germania agli Asburgo degeneri e agli infidi italiani invece di allearla con l'Inghilterra; e infine la mancanza di una solida politica " sociale " e razziale. Tutti questi erano mali che il nazionalsocialismo - egli promise - avrebbe eliminato. Le basi ideologiche del Terzo Reich. Ma a prescindere dalla storia, da quali fonti Hitler attinse le sue " idee "? I suoi oppositori all'interno e all'esterno della Germania erano troppo occupati in altre cose - o troppo ingenui - per rendersene conto prima che fosse troppo tardi: come tanti altri tedeschi, Hitler aveva assorbito in un modo o nell'altro una strana mescolanza di idee irresponsabili e megalomani professate da alcuni pensatori tedeschi dell'Ottocento. Hitler le attinse di seconda mano da uno pseudofilosofo della statura di Alfred Rosenberg e dal suo amico ubriacone Dietrich Eckart, sposandole con l'entusiasmo frenetico di un neofita. Quel che è peggio, egli decise di metterle in pratica non appena se ne fosse presentata l'occasione. Abbiamo già visto quale fosse questa ideologia all'epoca in cui essa agitò la mente del futuro Fuhrer: la glorificazione della guerra e della conquista; il potere assoluto dello Stato autoritario; la credenza che gli ariani, identificati con i tedeschi, fossero la razza dominatrice; l'odio per gli slavi e per gli ebrei; il disprezzo per la democrazia e l'umanesismo. Non erano dunque idee originali di Hitler, anche se in seguito il modo di metterle in pratica doveva essere inconfondibilmente suo. Esse provenivano da un bizzarro gruppo di filosofi, di storici e di professori, eruditi ma squilibrati; avevano attirato le menti tedesche già un secolo prima che Hitler nascesse, e dovevano avere conseguenze disastrose non solo per il popolo tedesco, ma anche per gran parte dell'umanità. È vero che i tedeschi contano alcuni degli intelletti più insigni del mondo occidentale - Leibniz, Kant, Herder, Humboldt, Lessing, Goethe, Schil-ler, Bach e Beethoven - i quali hanno dato contributi incomparabili al patrimonio della civiltà europea. Ma la cultura tedesca che predominò nel diciannovesimo secolo parallelamente all'ascesa della Germania prussiana, e Hitler e l'ideologia nazista 109 che si protrasse da Bismarck fino e oltre Hitler, si basava anzitutto su Fichte e Hegel, e poi su Treitschke, Nietzsche, Riccardo Wagner e su tutto un gruppo di nomi di minor grandezza, tra cui sorprende trovare anche uno strano francese e un inglese eccentrico. Questi pensatori riuscirono a provocare una frattura spirituale tra la Germania e l'Occidente, che ancor oggi non si è completamente saldata. Nel 1807, dopo l'umiliante disfatta di Jena inflitta da Napoleone alla Prussia, Johann Gottlieb Fichte pronunciò i suoi famosi Discorsi alla nazione tedesca dal podio dell'Università di Berlino, dov'era titolare di una cattedra di filosofia. Essi scossero e riunirono un popolo diviso e sconfitto, e l'eco di questi celebri discorsi perdurò fino al Terzo Reich. La dottrina di Fichte ebbe per la Germania l'effetto di un vino inebriante su un popolo deluso. Per Fichte i latini - in particolare i francesi - e gli ebrei erano razze decadenti. Soltanto i tedeschi avevano la capacità di rigenerarsi; la loro lingua era la più pura; con la supremazia tedesca sarebbe fiorita una nuova era storica che avrebbe rispecchiato l'ordine cosmico. Questa nuova era sarebbe stata guidata da una élite ristretta e libera da ogni inibizione morale a carattere " privato ". Pagina 79
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt È lo stesso genere di idee che ritroviamo in Mein Kampf. Fichte morì nel 1814, e la sua cattedra all'Università di Berlino passò a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, spirito sottile e acuto, la cui dialettica, in seguito, doveva ispirare Marx e Lenin, contribuendo al sorgere del comunismo. Nel contèmpo la sua rimbombante glorificazione dello Stato come autorità suprema della vita umana aprì la via al Secondo Reich di Bismarck e al Terzo Reich di Hitler. Per Hegel lo Stato è tutto, o quasi tutto. Tra l'altro, lo Stato è la più alta rivelazione dello " spirito universale ", esso rappresenta " l'universo morale ", " la realtà dell'idea etica... dello spirito etico... che conosce e riflette se stesso; lo Stato ha un diritto supremo nei confronti dell'individuo, il cui più alto dovere è quello di essere un membro dello Stato... perché il diritto dello spirito universale è al di sopra di ogni privilegio particolare... " Per quanto riguarda la felicità dell'individuo sulla terra, Hegel asserisce che " la storia universale non è il regno della felicità ". I periodi felici " rappresentano pagine vuote della storia, in quanto sono periodi di intese senza conflitti ". " La guerra è la grande purificatrice... " Secondo Hegel, essa favorisce " la salute etica dei popoli guasti da una lunga pace, proprio come il soffiare dei venti preserva il mare dalla putrefazione che deriverebbe da una lunga calma ". Nessuna concezione tradizionale dell'etica e della morale deve turbare lo Stato e gli " eroi " che lo dirigono. " La storia universale occupa un livello più alto... Gli imperativi morali, talvolta irrilevanti, non debbono contrastare le azioni di portata storica e la loro realizzazione. La litania delle virtù private - modestia, umiltà, filantropia e pazienza - non può essere invocata contro tali atti... Un'istituzione tanto forte [lo Stato] non può non schiacciare più di un fiore innocente, non può non mandare in frantumi molte cose che intralciano il suo cammino ". no
L'ascesa di Hitler Tale è lo Stato che Hegel prometteva alla Germania quando essa avesse ritrovato il genio concessole da Dio. Egli annunciò che " l'ora della Germania " sarebbe scoccata e che allora essa avrebbe avuto la missione di rigenerare il mondo. Leggendo Hegel, ci si rende conto fino a qual punto questo pensatore abbia potuto ispirare Hitler, sia pure indirettamente. Soprattutto la sua teoria degli " eroi ", cioè di quei grandi uomini ai quali una Provvidenza misteriosa da l'incarico di realizzare " la volontà dello spirito universale ", sembra aver ispirato Hitler, infondendogli quel travolgente sentimento della " missione " da compiere di cui parleremo alla fine di questo capitolo. In seguito all'università di Berlino fu chiamato Heinrich von Treitschke. Dal 1874 fino alla sua morte, avvenuta nel 1896, egli tenne i suoi corsi di storia presso quell'università e godette di un'enorme popolarità; le sue conferenze erano seguite da un pubblico folto ed entusiasta, che comprendeva non solo studenti, ma anche ufficiali dello Stato maggiore e funzionari della burocrazia Junker. La sua influenza sul pensiero tedesco dell'ultimo quarto di secolo fu enorme, trascese l'epoca di Guglielmo II e giunse fino ai giorni di Hitler. Benché sassone di nascita, divenne il più formidabile prussianiz-zatore: fu più prussiano dei prussiani. Sulle orme di Hegel, anch'egli glorifica lo Stato e lo considera l'ente supremo. Ma il suo atteggiamento è ancora più crudo: il popolo, i sudditi devono essere poco più che schiavi nell'insieme della nazione: " Poco conta quello che pensate, - egli scrive, - purché ubbidiate " Treitschke supera lo stesso Hegel nel proclamare che la guerra è la più alta espressione dell'umanità. Per lui " la gloria guerriera sta alla base di tutte le virtù politiche; nel ricco tesoro delle glorie tedesche, la gloria militare prussiana rappresenta un gioiello non meno prezioso delle più eccelse opere dei nostri poeti e dei nostri pensatori ". Egli sostiene che " il baloccarsi ciecamente con la pace... è diventato la vergogna del pensiero e della moralità della nostra epoca ". La guerra non è solamente una necessità pratica, ma anche una necessità teorica, un'esigenza logica. Il concetto di Stato implica quello di guerra, poiché l'essenza dello Stato è il potere... Che la guerra possa essere sempre bandita dal mondo, è una speranza non solo assurda ma anche profondamente immorale. Ciò porterebbe all'atrofia di molte forze essenziali e sublimi dell'anima umana... Un popolo che si attacca alla chimerica speranza della pace perpetua finisce irrimediabilmente per imputridire nel suo superbo isolamento... Come Goethe, Nietzsche era ben lungi dall'avere un'alta opinione del popolo tedesco*, e anche sotto altri riguardi i farneticamenti di quest'ingenuo megalomane divergono da quelli dei pensatori tedeschi sciovinisti del Pagina 80
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * " Ho spesso provato, - disse Goethe una volta, - un'amara tristezza pensando al popolo tedesco, così degno di stima nei singoli individui e così miserabile se preso nel suo insieme. Un paragone tra il popolo tedesco e gli altri popoli provoca un doloroso sentimento che cerco di superare in ogni modo possibile " (conversazione con H. Luden del 13 dicembre 1813 nei Goethes Gesprache editi da Biedermann; citato da Wilhelm Rbpke nel libro The Solution of thè German Problem, p. 131). Hitler e l'ideologìa ntHÌsta ni diciannovesimo secolo. Egli infatti considerava la maggior parte dei filosofi tedeschi, compresi Fichte e Hegel, un insieme di " truffatori incoscienti " e si burlava delle " tartuffaggini del vecchio Kant ". " I tedeschi, - scrisse nel suo Ecce Homo, - non si rendono conto fino a che punto siano dei vili " e giunge alla conclusione che " dove la Germania penetra, essa distrugge la civiltà ". Egli considerava i cristiani, non meno degli ebrei, responsabili della " morale da servi " che regna nel mondo. Non era mai stato antisemita. Talvolta egli si spaventò per l'avvenire riservato alla Prussia, e nei suoi ultimi anni, prima che la sua intelligenza piombasse nelle tenebre della pazzia, accarezzò perfino l'idea di un'unione europea e d'un governo mondiale. Penso però che a nessuno di coloro che vissero nel Terzo Reich sia sfuggita la profonda influenza esercitata su di esso da Nietzsche. I suoi libri potranno anche essere pieni - come disse Santayana - di " geniali imbecillità " e di " bestemmie puerili ", ma gli scribacchini nazisti non si stancarono mai di attingere ai suoi scritti. Hitler visitò spesso il museo dedicato a Nietzsche a Weimar, manifestando pubblicamente la sua ammirazione per quel filosofo e posando per i fotografi nell'atto di contemplare con profonda commozione un busto di quel grande. Non senza ragione i creatori della Weltanschatiung nazista annoverarono Nietzsche tra i loro precursori, dato che nei suoi aforismi più incisivi il filosofo aveva spesso imprecato contro la democrazia e il parlamentarismo, predicando la volontà di potenza, glorificando la guerra e proclamando l'avvento della razza superiore e del superuomo. I nazisti potevano quindi citare Nietzsche in qualsiasi occasione e su quasi tutti gli argomenti, come infatti fecero. Del cristianesimo Nietzsche scrisse: " II più grande dei mali, la maggiore e più profonda perversione... una vergogna a non finire per l'umanità... Io dico che questo perpetuo sconcio dell'umanità..., questo cristianesimo, non è nient'altro che la tipica dottrina dei socialisti ". Sullo Stato, sul potere e sulla giungla in cui l'uomo si dibatte egli disse: " La società non ha mai considerato la virtù come qualcosa di più di uno strumento di forza, di potenza e di ordine. Lo Stato [è] l'immoralità organizzata... la volontà di guerra, di conquista e di vendetta... La società non ha diritto di esistere per se stessa, ma soltanto come la sottostruttura e l'impalcatura grazie alla quale una razza di esseri scelti può innalzarsi fino ai suoi più alti doveri... Non esiste un diritto alla vita, al lavoro, alla felicità: sotto questo aspetto, l'uomo non è diverso dal verme più miserabile " *. Egli esaltò nel superuomo la bestia da preda, il " magnifico bruto biondo, sfrenatamente avido di vittoria e di bottino ". * Nietzsche, che non aveva mai posseduto nessuna donna, assegna alle donne un posto nettamente inferiore, come fecero anche i nazisti, i quali relegarono la donna in cucina e affermarono che la sua funzione principale dovesse consisteie nel generare figli per i guerrieri tedeschi. Nietzsche espresse questa idea nella seguente forma: " L'uomo è fatto per la guerra e la donna per dare alla luce guerrieri. Tutto il resto sono sciocchezze ". Egli andò anche più lontano: in Cosi parlò Zarathustra si legge: " Vai dalle donne? Non dimenticarti della frusta! ", parole che ispirarono a Bertrand Russell la frecciata: " Nove donne su dieci gli avrebbero tolto la frusta dalle mani; egli lo sapeva, t si tenne quindi lontano dalle donne... " ria L'ascesa di Hitler Circa la guerra, Nietzsche seguf l'opinione di quasi tutti i pensatori tedeschi del diciannovesimo secolo. Nel suo tonante linguaggio da Vecchio Testamento, scrisse, in Così parlò Zarathustra: " Dovete amare la pace come mezzo per una nuova guerra, e la pace breve più di quella lunga. Vi consiglio non di lavorare ma di combattere. Vi consiglio non la pace ma la vittoria... Voi sostenete che una buona causa giustifica la guerra? Io invece vi dico: è la buona guerra a santificare ogni causa. La guerra e il coraggio hanno compiuto azioni più grandi della carità ". C'era infine la profezia di Nietzsche circa l'elite che un giorno avrebbe Pagina 81
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt governato il mondo e dalla quale sarebbe sorto il superuomo. Nella Volontà di potenza egli dice: " Una razza audace e sovrana si sta formando... L'obiettivo dovrebbe consistere nella sovversione di tutti i valori per creare un tipo particolarmente potente di uomo, altamente dotato d'intelletto e di volontà. Quest'uomo e l'elite che lo circonda diventeranno i signori della terra ". Simili infiammate idee d'uno degli spiriti più originali della Germania dovevano naturalmente trovare un'eco favorevole nell'intelletto nebbioso di Hitler. Egli le fece sue per servirsene. Insieme alle idee, riprese la tendenza di quel filosofo all'esagerazione grottesca e le sue stesse parole. L'espressione " signori della terra " è assai corrente nel linguaggio di Mein Kampf. Senza dubbio Hitler credette di essere, in fondo, il superuomo della profezia nietzschiana. " Chiunque voglia capire la Germania nazionalsocialista deve prima capire Wagner ", soleva dire Hitler *. Tale asserzione poteva basarsi solo su di un'errata e frammentaria interpretazione del grande compositore: è vero che Wagner, come Hitler, sbandierava un odio fanatico contro gli ebrei e che avrebbero ambito a conquistare il mondo col denaro; è vero che egli irrideva i parlamenti, il regime democratico, il materialismo e la mediocrità della borghesia; ma è altrettanto vero che Wagner sperava ardentemente che i tedeschi, grazie " alle loro doti speciali " diventassero " non i conquistatori ma i sublimatori del mondo ". Ma non furono gli scritti politici di Wagner, bensì le sue opere grandiose rievocanti così potentemente l'antichità germanica con le sue leggende eroiche, i suoi dèi pagani e i suoi eroi guerrieri, i suoi demoni e i suoi draghi, le sue vendette sanguinose, i suoi costumi tribali primitivi, il suo senso del destino, della luce dell'amore e della vita e della nobiltà della morte -ad alimentare i miti della Germania moderna dando luogo alla Weltan-schauung tedesca che Hitler e i nazisti considerarono come loro legittimo re taggio. Hitler ammirò Wagner fin dai primi giorni della sua giovinezza; e persine quando, nell'umida e buia baracca del quartier generale sul fronte russo, * I miei ricordi personali a tale proposito sono confermati dal libro di OTTO TOLISCHUS, They Wanted War [Volevano la guerra], p. n. Hitler e l'ideologia nazista 113 la sua fine s'avvicinava, e il suo mondo e i suoi sogni incominciavano a crollare, si compiacque di rievocare i momenti in cui aveva gustato le grandi opere wagneriane, e di tornare sull'importanza che avevano avuto per lui, anche quali fonti di ispirazione, i festival di Bayreuth e le sue numerosissime visite allo Haus Wahnfried, la casa del compositore, dove il figlio del Maestro, Siegfried Wagner (che per un certo periodo fu uno degli amici più stimati) viveva ancora con la moglie Winifred, inglese di nascita. " Quanta gioia ho tratto dalle opere di Wagner! ", esclamò Hitler la notte tra il 24 e il 25 gennaio 1942, poco dopo i primi disastri subiti in Russia, mentre conversava coi suoi generali e i suoi camerati di partito, tra cui Himmler, in fondo al rifugio sotterraneo della Wolfsschanze, a Rasten-burg, nella Prussia orientale. Fuori c'erano la neve e un freddo artico, gli elementi che egli tanto odiava e temeva e che avevano contribuito alla prima sconfitta militare tedesca della guerra. Ma nel tepore del Bunker i suoi pensieri tornarono, almeno quella sera, a una delle grandi inspirazioni della sua vita. " Ricordo ancora, - disse, - l'emozione che provai la prima volta che sono entrato a Wahnfried. È troppo poco dire che ero commosso! Nei miei momenti peggiori non hanno cessato di sostenermi, perfino Siegfried Wagner. Con lui ci davamo del tu. Li amavo tutti, e amo anche Wahnfried... I dieci giorni del festival di Bayreuth erano sempre tra i migliori della mia esistenza. E sorrido di gioia al pensiero che un giorno potrò riprendere questo pellegrinaggio!... L'indomani dell'ultimo giorno del festival... mi assaliva sempre una grande tristezza, come quando si spoglia dei suoi ornamenti l'albero di Natale"25. Benché Hitler ripetesse, nel soliloquio di quella sera invernale, che per lui il Instano e Isotta era il capolavoro di Wagner, fu la stupenda tetralogia L'Anello dei Nibelunghi, ispirata al Nibelungenlied, la grande epopea germanica alla quale il compositore aveva lavorato per quasi venticinque anni, a restituire alla Germania, e soprattutto al Terzo Reich, il suo originario mito teutonico. I miti di un popolo rappresentano spesso l'espressione più alta e autentica del suo spirito e della sua cultura e questo si applica in modo del tutto particolare alla Germania. Schelling arrivò persine ad affermare che " la nascita di una nazione è legata a quella della sua mitologia... L'unità del suo pensiero, ossia la sua filosofia collettiva, [è] presente nella sua mitologia; la mitologia esprime dunque il destino d'una nazione ". E un poeta Pagina 82
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt contemporaneo, Max Meli, autore di una moderna versione del Nibelungenlied, ha scritto: " Oggi ben poco rimane degli dèi greci che l'umanesimo volle radicare profondamente nella nostra cultura... Ma Sigfrido e Gri-milde vivono perennemente nell'anima del nostro popolo! " Sigfrido e Grimilde, Brunilde e Hagen furono gli eroi del passato coi quali moltissimi tedeschi moderni vollero identificarsi. Il loro mondo ha sempre esercitato un grande fascino sul popolo tedesco, appagando un profondo anelito della sua anima: il mondo barbarico e pagano dei Nibelunghi - un mondo irrazionale, eroico, mistico, pieno di tradimenti, dominato dalla violenza, insanguinato; un mondo che culmina nel crepuscolo degli dèi, alii4 L'ascesa di Hitler lorché il Walhalla, al quale Wotan ha appiccato il fuoco dopo tutte le sue peripezie, brucia in un'orgia di autodistruzione. Come dice Max Meli, questi eroi, questo primitivo mondo demoniaco vivevano sempre nell'anima del popolo germanico. Cosf l'anima tedesca fu sempre divisa dal conflitto fra 10 spirito della civiltà e lo spirito dei Nibelunghi; e nell'epoca di cui par liamo quest'ultimo sembrò prendere il sopravvento. Non sorprende che Hitter abbia voluto rivaleggiare con Wotan, quando nel 1945 volle la distru zione della Germania perché perisse con lui nelle fiamme! Il mondo di Wagner, genio incommensurabile, artista di incomparabile grandezza, trascende di molto quanto abbiamo or ora indicato. Il conflitto dominante nella trilogia dei Nibelunghi ruota spesso intorno al tema della cupidigia per l'oro, che il compositore identificò con la " tragedia del capitalismo moderno ". Con orrore egli vedeva sparire, a causa di questa bramosia dei nostri tempi, le antiche virtù del passato. Malgrado tutta la sua venerazione per gli eroi del paganesimo, egli non rinnegò mai del tutto il cristianesimo, come fece Nietzsche; provò invece una grande compassione per questa razza umana, eternamente smarrita e lacerata dalle lotte. D'altra parte Hitler non aveva completamente torto quando disse che per capire il nazismo bisognava conoscere Wagner. Wagner aveva conosciuto prima Schopenhauer e poi Nietzsche, subendo l'influenza dell'uno e dell'altro. Nietzsche però finì con l'attaccarlo, perché, a suo giudizio, le opere wagneriane, e in particolare il Parsifal, attestavano una troppo evidente rinuncia di tipo cristiano. Nel corso della sua lunga e tempestosa esistenza, Wagner entrò in contatto con altri due personaggi, un francese e un inglese, assai importanti nel quadro del presente libro, non tanto per l'influenza da essi esercitata su Wagner (benché almeno in un caso, si trattasse di un'influenza considerevole), quanto per l'ascendente che essi ebbero sullo spirito tedesco, contribuendo a predisporlo all'avvento del Terzo Reich. Questi personaggi furono il conte Joseph-Arthur de Gobineau, diplomatico e letterato francese, e Houston Steward Chamberlain, uno dei più strani inglesi che siano mai esistiti. Diciamo subito che nessuno dei due era un ciarlatano. Entrambi possedevano una vastissima erudiziene, una profonda cultura e una grande conoscenza del mondo. Ciò nonostante, ambedue elucubrarono delle teorie razziste così bizzarre che, con la sola eccezione dei tedeschi, nessun popolo, nemmeno 11 loro, li prese sul serio. Per i nazisti le loro discutibili teorie diventarono vangelo. Non si esagera, forse, affermando che Chamberlain è stato il padre spirituale del Terzo Reich, come io stesso ebbi a sentir dire da più d'un se guace di Hitler. Quest'inglese singolare che giunse a vedere nei tedeschi la razza superiore, la speranza del futuro, venerava Richard Wagner, di cui poi sposò una delle figlie; ammirò profondamente Guglielmo II prima e Hitler poi, facendo da maestro ad entrambi. Al termine della sua strabiliante esi stenza potè salutare nel caporale austriaco - molto prima che Hitler raggiun gesse il potere o ne avesse solo la prospettiva - un essere inviato da Dio per Hitler e l'ideologìa nazista 115 condurre i tedeschi fuori dal deserto. Era naturale che Hitler considerasse Chamberlain un profeta, giacché egli lo fu realmente. Quali idee, negli insegnamenti di questi due scrittori, poterono suscitare nei tedeschi tali vaneggiamenti circa la razza e il destino della Germania? L'apporto principale di Gobineau era contenuto in un'opera pubblicata a Parigi in quattro volumi tra il 1853 e il 1855, e intitolata Essai sur l'iné-galité des races humaines. È curioso notare che questo aristocratico Pagina 83
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt francese, che era stato ufficiale della guardia reale, avesse cominciato la sua carriera politica come capo di gabinetto di Alexis de Tocqueville, allorché nel 1848 l'illustre autore de La democrazia in America coprì per breve tempo una carica ufficiale. In seguito fu mandato nello Hannover e a Francoforte come diplomatico. Ma furono i suoi contatti con i tedeschi, più che la sua conoscenza del Tocqueville, a ispirargli le sue teorie sulle disuguaglianze razziali, anche se una volta ebbe a dichiarare d'aver scritto i suoi libri anche per dimostrare la superiorità delle sue origini aristocratiche. Come scrisse egli stesso nella dedica della sua opera al re di Hannover, la razza, per Gobineau, era la chiave della storia e della civiltà. " II problema razziale domina tutti gli altri problemi della storia... la disuguaglianza delle razze basta a spiegare il meccanismo che regola il destino dei popoli ". Tre sono le razze principali : la bianca, la gialla e la nera; la razza bianca è quella superiore. " La storia, - egli disse, - dimostra che ogni civiltà deriva dalla razza bianca e che nessuna civiltà può sussistere senza la cooperazione di questa razza ". Al vertice della razza bianca stanno gli ariani, " quest'illustre famiglia umana, la più nobile in seno alla razza bianca ", originaria, secondo lui, dell'Asia centrale. Disgraziatamente, - rileva Gobineau, - l'ariano moderno risente della mescolanza con altre razze inferiori, come si vede nell'Europa meridionale dei giorni nostri. Comunque, al di là di una linea che a nord-ovest corre all'incirca lungo la Senna e ad est fino alla Svizzera, gli ariani, benché lungi dall'essersi conservati puri, sopravvivono ancora come razza superiore. Il loro gruppo comprende, a suo avviso, una parte dei francesi, la totalità degli inglesi e degli irlandesi, le popolazioni dei Paesi Bassi, della Renania e dello Hannover e infine gli scandinavi. Sembra che Gobineau escludesse la grande massa di tedeschi viventi a est e a sud-est di tale linea di demarcazione; ma per questo i tedeschi, quando adottarono la sua dottrina, trovarono delle scuse. Per Gobineau, comunque, i tedeschi, almeno i tedeschi dell'ovest, erano probabilmente i più autentici ariani, affermazione che i nazisti non contestarono minimamente. Sempre secondo Gobineau, i tedeschi, ovunque andarono, portarono miglioramenti ; e questo persino al tempo dell'Impero romano. I ceppi germanici considerati come barbari che sopraffecero i romani distruggendo il loro impero resero un gran servizio alla civiltà, perché i romani del quarto secolo non erano che bastardi degeneri, mentre quelle erano genti ariane pressoché pure. " II tedesco di razza ariana, - dichiarò Gobineau, - è un essere fondamentalmente dominatore... Tutto ciò che egli pensa, afferma e compie riveste quindi la pili grande importanza ". n6
L'ascesa di Hitler Le idee di Gobineau presero subito piede in Germania. Wagner, che s'incontrò col francese nel 1876 negli ultimi anni della sua vita (Gobineau mori nel 1882), le accolse con grande entusiasmo, e ben presto delle "Società Gobineau " sorsero in tutta la Germania *. La singolare vita e le opere di H. S, Chamberlain. Uno dei membri più zelanti della " Società Gobineau " in Germania fu Houston Steward Chamberlain, la cui vita e le cui opere rappresentano una delle ironie pili suggestive nell'inesorabile sviluppo storico che condusse al trionfo e alla caduta del Terzo Reich. Figlio d'un ammiraglio inglese, nipote di un feldmaresciallo britannico, Sir Neville Chamberlain, e di due generali britannici, in seguito genero di Richard Wagner, egli nacque a Portsmouth nel 1855. Era stato destinato all'esercito o alla marina, ma a causa della sua salute cagionevole dovette dedicarsi ad altre attività. Cosi fece i suoi studi in Francia e a Ginevra, tanto che la lingua principale di cui si valse fu il francese. Tra i quindici e i diciannove anni conobbe due tedeschi, e in breve tempo si sentì irresistibilmente attratto dalla Germania, di cui divenne uno dei pensatori più noti, e di cui assunse la nazionalità. Scrisse in tedesco tutti i suoi numerosi libri, parecchi dei quali esercitarono un'influenza decisiva su Guglielmo II, Adolf Hitler e molte altre figure minori. Nel 1870, all'età di quindici anni, Chamberlain fu affidato a un precettore d'eccezione, Otto Kuntze, prussiano di vecchio stampo, che per quattro anni inculcò nell'anima sensibile e ricettiva del giovanetto le glorie della Prussia militare e conquistatrice, ma anche - evidentemente senza rendersi conto del contrasto - le opere di molti artisti e poeti, tra cui Beethoven, Goethe, Schiller e Wagner. A diciannove anni Chamberlain s'innamorò perdutamente di Anna Horst, anch'essa prussiana, di dieci anni più vecchia di lui, e come lui alquanto nevrotica. Nel 1882, a ventisette anni, si trasferì da Ginevra, - dove Pagina 84
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per tre anni si era dedicato a studi di filosofia, storia naturale, fisica, chimica e medicina - (come disse lui stesso), a Bayreuth, dove s'incontrò con Wagner, che divenne il sole della sua vita, e con Cosi-ma, la moglie del compositore, alla quale rimase appassionatamente devoto fino alla sua morte. Fin dal 1885, - epoca in cui andò a vivere a Dresda per quattro anni con Anna Horst, da lui sposata, - s'era fatto tedesco nei pensieri e nella lingua. Nel 1889 si trasferì a Vienna, dove rimase una decina di anni; e infine, nel 1909, a Bayreuth, dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1927. Nel 190^ egli divorziò dalla già idolatrata moglie prussiana, che allora aveva sessant'anni ed era tìsicamente e mentalmente più malata di lui (la separazione fu cosi terribile che egli disse di avere rasentato la pazzia) e tre anni dopo sposò Èva Wagner, stabilendosi nei pressi di Wahn* Ma non in Francia. Hitler e l'ideologia nazista 117 fried, dove potè vivere vicino alla madre della moglie, l'autoritaria Cosima Wagner, da lui tanto venerata. Ipersensibile e nevrotico, soggetto a frequenti crisi nervose, Chamberlain era convinto d'essere istigato dai demoni a cercare incessantemente nuovi campi di studio e a sviluppare la sua prodigiosa attività di scrittore. Successive ispirazioni lo fecero passare dalla biologia alla botanica e alle belle arti, poi alla musica, alla filosofia, alla biologia e alla storia. Una volta, nel 1896, di ritorno dall'Italia, il richiamo di un demone fu così dispotico che egli dovette fermarsi a Gardone, si rinchiuse in una stanza d'albergo per otto giorni, abbandonò alcune opere musicali da lui iniziate e si dette febbrilmente a scrivere una trattazione biologica, finché scopri il motivo che doveva dominare tutta la sua opera successiva: il rapporto tra razza e storia. Nonostante queste tare, Chamberlain disponeva di vaste e molteplici conoscenze nel campo della letteratura, della musica, della biologia, della botanica, della religione, della storia e della politica. Com'è stato osservato da Jean Réal26, v'è una profonda unità d'ispirazione in tutte le opere da lui pubblicate, che mostrano una notevole coerenza. Nonostante sostenesse d'essere spinto dai demoni, sta di fatto che i suoi libri (su Wagner, Goethe, Kant, il cristianesimo e la razza) furono scritti durante terribili attacchi di febbre, in uno stato di vera trance, di autointossicazione; a tal segno che, come egli stesso afferma nella sua autobiografia (Lebenswege), spesso stentava a riconoscere come sue le proprie opere, a tal punto esse trascendevano i suoi propositi. Menti più equilibrate hanno in seguito demolito le sue teorie sulla razza e sulla storia. Per un germanista della statura del francese Edmond Vermeil, le idee del Chamberlain erano fondamentalmente " scadenti ". Invece il biografo antinazista di Hitler, Konrad Heiden, pur deplorando l'influenza esercitata dalle dottrine di Chamberlain sulla razza, ha visto in lui " uno dei talenti più sorprendenti nella storia dello spirito tedesco, una vera miniera di conoscenze e di idee profonde ". Il libro di Chamberlain che esercitò l'influenza più profonda su Hitler, che mandò in visibilio Guglielmo II e favorf molte aberrazioni razziali naziste, fu Le basi del secolo diciannovesimo (Die Grundlagen des neun-zehnten Jahrhunderts), opera di circa milleduecento pagine scritta, come le altre, in uno stato di possessione " demoniaca ", nello spazio di diciannove mesi, dal i° aprile 1897 al 31 ottobre 1898 a Vienna, e pubblicata nel 1899. Come per Gobineau, per il quale l'autore nutriva una profonda ammirazione, anche per Chamberlain la chiave della storia e la base della civiltà è la razza. Per poter spiegare il diciannovesimo secolo, cioè il mondo contemporaneo, occorre anzitutto tener conto di ciò che in esso è retaggio dei tempi antichi. Secondo il Chamberlain tale retaggio è costituito da tre elementi : la filosofia e l'arte greca, il diritto romano e la personalità di Cristo. Tre collettività ne sono gli eredi: " due razze pure " - gli ebrei e i tedeschi - e i latini, Ceticei del Mediterraneo, " caos etnico ", come egli li chiama. Soltanto i tedeschi sono degni di quello splendido retaggio. È vero che essi sono comparsi assai tardi nella storia, non prima del tredicesimo secolo; ma già prima, 118 L'ascesa di Hitler distruggendo l'Impero romano, essi avevano dimostrato il loro valore. " Non è affatto vero, - scrive Chamberlain, - che i barbari teutonici abbiano provocato la cosiddetta " notte del Medioevo ". Quella notte fu invece la conseguenza del crollo intellettuale e morale cagionato dal caos razziale che il morente Impero romano aveva generato; non fosse stato per i teutoni, una notte eterna sarebbe scesa sul mondo ". All'epoca in cui Chamberlain scriveva queste parole, i Pagina 85
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt teutonici rappresentavano per lui la sola speranza del mondo. Chamberlain includeva tra i " teutonici " i celti e gli slavi; ma i germani, secondo lui, costituivano l'elemento principale. Egli è però molto vago nelle sue formulazioni: a un certo punto dice perfino che " chiunque si comporti da teutone è un teutone, qualunque sia la sua origine razziale " - (a questo punto, forse, Chamberlain si rammentò della propria origine non-germanica). In ogni caso l'elemento teutonico sarebbe, per Chamberlain, " l'anima della nostra civiltà. L'importanza di ogni nazione in quanto potenza vivente dipende, ai giorni nostri, dalla proporzione in cui l'autentico sangue teutonico figura nella sua popolazione... La vera storia ha inizio nel momento in cui il teutone, con la sua mano dominatrice, s'impadronisce del retaggio dell'antichità ". E gli ebrei? Ad essi è dedicato il più lungo capitolo delle Basi. Come abbiamo già visto, Chamberlain pretende che le uniche razze pure rimaste in Occidente siano gli ebrei e i teutoni. E in quel capitolo condanna lo " stupido e disgustoso antisemitismo ". Gli ebrei non sono, secondo lui, " inferiori " ai teutoni, ma soltanto " diversi ". Essi hanno una loro grandezza. Osservano il sacro dovere dell'uomo, che è quello di conservare la purezza della propria razza. Ma procedendo nell'analisi degli ebrei Chamberlain cade proprio nel volgare antisemitismo da lui condannato negli altri, nell'antisemitismo che doveva sboccare nelle trivialità delle caricature di " Der Stiirmer ", la rivista di Julius Streicher che si pubblicava al tempo di Hitler. In effetti, gran parte delle basi " filosofiche " dell'antisemitismo trae origine dal capitolo del libro di Chamberlain. L'assurdità delle idee di Chamberlain appare evidente. Dopo aver dichiarato che la personalità di Cristo rappresenta una delle tre grandi componenti dell'eredità trasmessa dal mondo antico alla civiltà moderna, egli si sforza di " dimostrare " che Cristo non era ebreo. Le sue origini galilee, la sua incapacità a pronunciare correttamente i suoni gutturali dell'aramaico sono, per Chamberlain, " prove evidenti " che Cristo aveva " in larga misura, sangue1 non semitico ". Ed egli giunge a dichiarare categoricamente: " Chiunque sostiene che Cristo era ebreo o è uno stupido, o racconta una menzogna... Gesù non era un ebreo ". Che cos'era, allora? Chamberlain risponde: probabilmente un ariano. Se non interamente nel suo sangue, di certo per quel che riguarda il suo insegnamento morale e religioso, così opposto al " materialismo e al formalismo astratto " della religione giudaica. Era dunque naturale (almeno, così sembrò a Chamberlain) che Cristo dovesse diventare il " dio dei giovani popoli indoeuropei esuberanti di vita ", e soprattutto il dio dei teutoni, " perché nessun Hitler e l'ideologia nazista 119 altro popolo era meglio dotato di quello teutonico per ascoltare la sua voce divina ". Segue una fantastica e particolareggiata storia della razza ebraica a partire dal periodo della mescolanza dell'elemento desertico semitico o beduino con quello ittita brachicefalo o dal " naso ebraico ", e infine con gli amoriti, che sarebbero stati ariani. Sfortunatamente l'elemento ariano (gli amoriti avevano, secondo Chamberlain, statura alta, erano biondi e magnifici) apparve troppo tardi per poter realmente migliorare il " corrotto " ceppo ebraico. In seguito, in contraddizione con tutta la sua teoria della purezza della razza ebraica, il Chamberlain sostenne che la razza ebraica si presenta come una razza " negativa " e " bastarda ", che giustifica il " ripudio " di Israele da parte degli ariani. In effetti, egli accusa gli ariani di aver dato agli ebrei l'" aureola di una falsa gloria ". Sostiene infine che gli ebrei " mancano miseramente di qualsiasi vera religione ". In ultima analisi la salvezza risiede, secondo Chamberlain, nei teutoni e nella loro civiltà; tra i teutoni, i tedeschi sono i più dotati, avendo ereditato le migliori qualità dei greci e degli indo-ariani. Ciò da loro il diritto di essere i signori del mondo. " Iddio oggi costruisce soltanto sui tedeschi, -scrive Chamberlain in un altro punto. - Questa è la certezza, la sicura verità che ha riempito per anni la mia anima ". La pubblicazione delle Basi del diciannovesimo secolo fece grande scalpore in Germania e rese subito famoso questo strano inglese. Nonostante la sua innegabile eloquenza e il suo stile raffinato - Chamberlain era un fine artista - la lettura del libro non era facile. Ma l'opera fu presto assimilata dalle classi superiori, che sembra trovassero in essa le idee a cui volevano credere. Nel giro di dieci anni ne uscirono otto edizioni, con un totale di 60 ooo copie vendute. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, la vendita del libro raggiunse Pagina 86
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt le 100 ooo copie. L'opera ebbe una fortuna ancor maggiore sotto il nazismo: ricordo l'annuncio della sua ventiquattresima edizione nel 1938; fino ad allora se n'erano vendute più di 250 ooo copie. Tra i suoi primi ed entusiasti lettori vi fu l'imperatore Guglielmo IL Egli invitò Chamberlain al suo palazzo di Potsdam, e fin dal loro primo incontro nacque fra i due un'amicizia durata sino alla morte dello scrittore, nel 1927. All'incontro fece seguito una fitta corrispondenza: alcune delle quarantatre lettere che Chamberlain scrisse all'imperatore (Guglielmo rispose a ventitre di esse) erano in realtà lunghi saggi che l'imperatore utilizzò in parecchi dei suoi ampollosi discorsi. " È stato Dio ad inviare il vostro libro al popolo tedesco, e ad inviarvi a me personalmente ", scrisse il Kaiser in una delle sue prime lettere. A volte il servilismo, l'adulazione esagerata di Chamberlain in tali lettere riescono nauseanti. " La Vostra Maestà e i Vostri sudditi, -scriveva, - sono nati in un sacro tempio ", e subito dopo informava il sovrano di aver collocato il suo ritratto nel proprio studio di fronte alla copia del Cristo dipinto da Leonardo, affinchè potesse passeggiare, nelle pause i2o L'ascesa di Hitler del suo lavoro, tra l'immagine del suo salvatore e quella del suo monarca. Tale servilismo non gli impediva di somministrare continuamente i suoi consigli a quel sovrano testardo e petulante. Nel 1908 l'opposizione popolare a Guglielmo giunse a un punto tale che il Reichstag fu costretto a disapprovare il disastroso intervento personale dell'imperatore negli affari esteri. Dal canto suo, Chamberlain lo consigliò a non dar peso all'opinione pubblica, espressione, a suo avviso, di idiozia e di tradimento; Guglielmo rispose che dovevano marciare entrambi uniti: " Voi brandirete la vostra penna, io userò la parola [e] la mia buona spada ". Lo scrittore inglese non tralasciava mai di ricordare all'imperatore la missione e il destino della Germania. " Una volta che la Germania abbia raggiunto il dominio, - scrisse dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, - e ho fiducia che questo accadrà, essa dovrà cominciare subito ad applicare la politica scientifica del genio. Augusto intraprese la trasformazione sistematica del mondo, e la Germania dovrà fare lo stesso... Dotata di armi offensive e difensive, organizzata saldamente e senza incrinature come il suo esercito, superiore a tutti nell'arte, scienza, tecnologia, industria, commercio, finanze e in qualsiasi altro campo: in una parola, maestra, pilota e pioniera del mondo, con ogni uomo al suo posto, dando di sé il massimo per la santa causa - la Germania... conquisterà il mondo, grazie alla sua intrinseca superiorità ". Per aver annunciato una missione tanto gloriosa per la sua patria d'adozione (egli si naturalizzò cittadino tedesco nel 1916, durante la guerra), Chamberlain ricevette dal Kaiser la Croce di Ferro. Fu però solo nel Terzo Reich, - instaurato sei anni dopo la sua morte, ma di cui egli aveva già presagito l'avvento, - che l'influenza di questo inglese raggiunse il suo culmine. Le sue teorie razziali e la sua fede nel destino della Germania e dei tedeschi vennero entusiasticamente accolte dai nazisti, che salutarono in lui uno dei loro profeti. Durante il periodo hitleriano una quantità di libri, opuscoli e articoli esaltò il " fondatore spirituale " della Germania nazionalsocialista. Rosenberg, nella sua qualità di mentore di Hitler, cercò spesso di infondere nel Fùhrer il suo entusiasmo per il filosofo inglese. È probabile che Hitler sia venuto a conoscenza degli scritti di Chamberlain prima di lasciare Vienna, giacché essi erano molto popolari nei gruppi pangermanisti e antisemiti, le cui opere, i quei giorni, egli divorava così avidamente. È anche probabile che abbia letto alcuni degli articoli sciovinisti scritti da Chamberlain durante la guerra. In Mein Kampf Hitler esprime il dolore provato nel constatare che le idee di Chamberlain non avevano trovato orecchie più attente durante il Secondo Reich. Chamberlain fu uno dei primi intellettuali a predire in Germania un grande avvenire per Hitler e nuovi orizzonti per i tedeschi se l'avessero seguito. Hitler s'incontrò con lui nel 1923 a Bayreuth, e benché fosse ammalato, semiparalitico e-deluso dalla disfatta tedesca e dalla caduta delPimHitler e l'ideologia nazista 121 pero degli Hohenzollern - era il crollo di tutte le sue speranze e profezie! -lo scrittore si sentì sollevato dall'eloquenza del giovane austriaco. All'indomani del loro incontro, Chamberlain scrisse a Hitler: " Vi attendono grandi compiti che dovete portare a compimento. La mia fede nel germanesimo non ha vacillato un solo istante, anche se le mie speranze - lo confesso -erano assai calate. In un istante voi siete riuscito a mutare il mio stato d'animo. Il fatto che nell'ora Pagina 87
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del massimo bisogno la Germania sia stata capace di generare un Hitler, è una prova della sua vitalità, proprio come la forza che egli irradia; giacché questi due elementi - la personalità e l'ascendente -vanno sempre insieme... Dio vi protegga! " Questa lettera risale all'epoca in cui Adolf Hitler, coi suoi baffetti alla Chaplin, coi suoi modi grossolani e il suo estremismo violento e fuori luogo, veniva ancora preso in giro dalla maggior parte dei tedeschi. Certamente aveva già dei seguaci, ma l'ipnotico magnetismo della sua personalità ebbe un effetto immediato sul filosofo, vecchio e ammalato: rinnovò la sua fede nel popolo tedesco che egli esaltava. Chamberlain s'iscrisse al giovane partito nazista e cominciò a scrivere sui pressoché sconosciuti periodici del partito nella misura in cui la salute glielo consentiva. In uno di questi articoli, apparso nel 1924, egli salutò in Hitler, allora in prigione, l'uomo destinato da Dio a condurre e dirigere il popolo tedesco. Il destino aveva già prescelto Guglielmo II, ma questi aveva fallito; ora era la volta di Hitler. Il 5 settembre 1925, nel suo settantesimo compleanno, questo interessante scrittore inglese ebbe cinque colonne di elogi dal giornale nazista " Volkischer Beobachter ", che definì le sue Basi " il vangelo del movimento nazionalsocialista". Chamberlain morì sedici mesi dopo, l'i i gennaio 1927, dopo aver sperato ardentemente che tutti i suoi insegnamenti e le sue previsioni fossero messi in pratica sotto l'egida divina del nuovo messia tedesco. Tolto un principe in rappresentanza di Guglielmo II - al quale era stato vietato di ritornare sul suolo tedesco - Hitler fu l'unico uomo politico di rilievo ad assistere al suo funerale. Nel dare l'annuncio della morte di Chamberlain, il " Volkischer Beobachter " dichiarò che il popolo tedesco aveva perduto " uno dei suoi grandi forgiatori di armi, di armi non ancora usate in tutta la loro potenza nella nostra epoca ". Né quel vecchio semiparalitico, ormai in fin di vita, né Hitler, né nessun altro in Germania avrebbero potuto prevedere, in quell'oscuro mese di gennaio del 1927, nel momento in cui le fortune del partito nazista avevano toccato il fondo, che presto, molto presto, le armi forgiate dall'inglese rinnegato sarebbero state adoperate fino in fondo; e nemmeno prevederne le spaventose conseguenze". Ma già allora, come negli anni precedenti, Adolf Hitler pensava alla propria missione con mistico entusiasmo: "È necessario che da un esercito di milioni di uomini... esca un uomo*. Quest'uomo dovrà, con forza apodit* II corsivo è di Hitler. 122 L'ascesa di Hitler tica, con le ondeggianti idee dell'ampia massa forgiare granitici principi e condurrà la lotta per realizzarli fin quando, dalle onde d'un libero mare d'idee, si elevi la bronzea rupe di un'unitaria comunanza di fede e di volontà"28. Egli non consenti mai ai suoi lettori di dubitare che quell'uomo, nella sua visione, fosse lui stesso. Il Mein Kampf abbonda di brevi cenni sul ruolo del genio scelto dalla Provvidenza per guidare un grande popolo (anche se questo popolo in un primo tempo non lo capisce e non ne riconosce la voce), per liberarlo dalle sue angustie e per condurlo alla gloria. Il lettore fa in fretta a rendersi conto che Hitler, trattandone, pensava a se stesso e alla propria situazione attuale. Il mondo non aveva ancora riconosciuto in lui quello che lui era certo di essere. Ma tale è sempre stato, almeno all'inizio, il destino dei geni. Hitler stesso fa osservare che " quasi sempre ci vuole qualche stimolo per spingere un genio alla ribalta. Il mondo allora si rifiuta di credere che quell'individuo, apparentemente uguale a tanti altri, diventi d'un tratto un essere interamente diverso; è un processo che si ripete per ogni mortale che emerga... La scintilla del genio esiste nel cervello dei veri uomini creativi dal momento stesso della loro nascita. Il vero genio è sempre innato, non è mai un prodotto dell'educazione e tanto meno dell'erudiziene " M. In particolare, il grande uomo protagonista della storia rappresenta una sintesi tra genio politico pratico e pensatore. " Solo a grandi distanze di tempo nello sviluppo dell'umanità, può capitare che il politico si congiunga al teorico. Quanto più intima sarà tale fusione, tanto più grandi le resistenze che si opporranno al politico. Egli non dovrà faticare per esigenze che appaiono chiare al primo venuto, ma per scopi che pochissimi comprendono. La sua vita sarà dilaniata da odio e da amore. La ripulsa del tempo presente, che non capisce l'uomo, contrasta col riconoscimento dei posteri, per i quali egli lavora. Quanto più grandi sono le opere di un uomo che lavora per l'avvenire, tanto meno i suoi contemporanei lo sapran comprendere: la sua battaglia sarà più dura e il suo successo più raro "30. Pagina 88
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Queste righe furono scritte nel 1924, quando solo pochi avevano un'idea di ciò che Hitler, allora in prigione e screditato per il fallimento del suo putsch da operetta, aveva in mente di fare. Ma Hitler, lui, non nutriva dubbi. Non si può affermare che egli abbia letto davvero Hegel; dai suoi scritti e discorsi appare tuttavia che egli conosceva qualcosa delle idee di questo filosofo, anche se indirettamente, attrayerso le sue discussioni coi suoi primi maestri: Rosenberg, Eckart e Hess. È comunque certo che le famose conferenze di Hegel pronunciate all'Università di Berlino avevano attratto la sua attenzione, proprio come molti aforismi di Nietzsche. Abbiamo già accennato * alla teoria hegeliana degli " eroi " e alla grande influenza che essa aveva esercitato sullo spirito tedesco. In una delle conferenze da * Cfr. sopra, pp. 109, no. Hitler e l'ideologia nazista 123 lui tenute a Berlino egli spiega come " la volontà dello spirito universale " possa realizzarsi grazie a " individui di incomparabile grandezza nella storia del mondo ". Essi si possono chiamare eroi giacché i loro propositi e la loro vocazione non derivano dal calmo e regolare corso delle cose, sanzionato dall'ordine esistente, bensì da una fonte segreta, da quello spirito interno ancora nascosto sotto la superfìcie, che preme sul mondo esterno come su di un guscio e lo spezza. Tali furono Alessandro, Cesare, Napoleone. Erano uomini pratici, politici. Nel contempo erano uomini di pensiero capaci di comprendere le esigenze del loro tempo, che era maturo per ulteriori sviluppi. Erano in possesso della verità vera, di quella valida per la loro epoca, per il loro mondo... Era loro missione intuire questo principio nascente, questo passo in avanti, immediato e necessario, che il loro mondo doveva fare; farne il loro fine e consacrare le loro energie al conseguimento di tale fine. Gli uomini della storia universale - gli eroi di un'epoca - vanno pertanto considerati come dei veri veggenti; le loro parole e i loro fatti sono i più alti della loro epoca ". È facile rilevare le analogie esistenti tra questo passo di Hegel e la precedente citazione tratta da Mein Kampf. La sintesi tra l'uomo politico e il pensatore produce l'eroe, "la figura dominante la storia universale": un Alessandro, un Cesare, un Napoleone... Una volta che in Hitler si fosse realizzata la stessa sintesi, non poteva considerarsi anche lui una di quelle figure? In Hitler s'incontra spesso l'idea, cara a Hegel e Nietzsche, che ogni grande capo sta al di là della morale dell'uomo comune. Abbiamo visto come Hegel affermasse che le " virtù private " e gli " irrilevanti postulati morali " non debbono ostacolare la via dei grandi condottieri dei popoli, che non bisogna far valere il modo ordinario di giudicare nei riguardi degli " eroi " che, per compiere la loro missione, debbono calpestare o " spezzare " più di un fiore innocente. Nella sua stravagante esagerazione Nietzsche giunse però molto più lontano. Gli uomini forti, i veri signori, ritrovano la coscienza pura delle bestie da preda; mostri felici, essi possono tornare da una spaventosa serie di omicidi, di incendi, di violenze carnali e di torture, col cuore pieno di gioia, con la stessa soddisfazione dell'anima di chi ha partecipato a una baldoria di studenti... Se un uomo è capace di comandare, se è per natura un " signore ", se è un forte nei suoi atti e nei suoi atteggiamenti, che importanza può dare ai trattati?... Per giudicare della moralità in modo giusto, è necessario sostituire a questo concetto due concetti tratti dalla zoologia: l'addomesticamento di una bestia e l'allevamento di una nuova specie M. Questa dottrina, portata da Nietzsche fino all'estremo e adottata entusiasticamente da una folla di tedeschi meno " geniali " di lui, sembra aver esercitato una grande attrazione su Hitler *. Egli ne trasse il principio che un genio investito di una missione sta al di sopra di ogni legge e non è tenuto a rispettare la morale " borghese ". Cosf quando per Hitler venne il momento di agire, egli con detta dottrina potè giustificare gli atti più crudeli commessi a sangue freddo: la soppressione della libertà dell'individuo, l'imposizione brutale del lavoro forzato, gli orrori dei campi di concentramento, * Cfr. sopra, pp. 97, 98 le corrispondenti citazioni da Mein Kampf. 124
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il massacro dei suoi propri sostenitori nel giugno 1934, il trucidamento di prigionieri di guerra e lo sterminio in massa degli ebrei. Quando cinque giorni prima del Natale del 1924 Hitler usci dalla prigione di Landsberg, la situazione era tale che chiunque altro avrebbe rinunciato alla vita pubblica. Il partito nazista e la sua stampa erano stati soppressi, i suoi ex dirigenti erano in disaccordo o stavano allontanandosi dal movimento; e quanto a lui, gli era stato proibito di parlare in riunioni pubbliche. Peggio ancora: pendeva su di lui la minaccia dell'espulsione, del rinvio nel suo paese natale, insistentemente richiesta al Ministero dell'Interno dalla polizia di Stato bavarese. Molti suoi ex camerati pensavano - e questa era, in genere, anche l'opinione pubblica - che Hitler fosse un uomo finito destinato a esser presto dimenticato come tanti altri uomini politici di provincia che avevano goduto d'una effimera notorietà durante gli anni agitati in cui sembrava che la Repubblica fosse sul punto di scomparire *. La Repubblica invece aveva resistito alla tempesta e a poco a poco si era consolidata. Nel periodo in cui Hitler si trovava ancora in prigione, un vero mago delle finanze, Hjalmar Horace Greeley Schacht, era riuscito a stabilizzare la moneta mettendo fine alla disastrosa inflazione. Il fardello rappresentato dalle riparazioni di guerra era stato alleggerito dal piano Dawes. Dall'America cominciarono ad affluire capitali. L'intera economia tedesca si stava consolidando rapidamente. Stresemann cominciava ad aver successo nella sua politica di riconciliazione con gli Alleati. I francesi stavano abbandonando la Ruhr. Si erano intavolate trattative per giungere a un patto di sicurezza che avrebbe aperta la via a un accordo generale europeo (quello di Locamo) e avrebbe fatto entrare la Germania nella Società delle Nazioni. Per la prima volta dopo la disfatta e dopo sei anni di tensioni, di agitazioni e di crisi, il popolo tedesco cominciava a godere di una vita normale. Due settimane prima che Hitler fosse rilasciato da Landsberg i socialdemocratici - i " criminali di novembre ", come egli usava chiamarli - avevano avuto un sostanziale aumento di voti (del 30 per cento, complessivamente circa otto milioni) nelle elezioni generali svoltesi nel segno della Repubblica. Invece i nazisti, alleatisi con altri gruppi razzisti della Germania settentrionale e presentatisi come " Movimento nazionalsocialista per la libertà tedesca ", avevano visto calare i propri voti dai due milioni circa del maggio 1924 a meno di un milione nel dicembre dello stesso anno. Il nazismo sembrava ormai una causa perduta. Aveva prosperato sulle disgrazie del paese, e ora che l'orizzonte si era d'un tratto schiarito sembrava destinato ad estinguersi * Ancora nel 1929, il prof. M. A. Gerothwohl, editore dei diati di Lord D'Abernon, in una nota al resoconto sul putsch della birreria fatto dall'ambasciatore, dopo avere accennato al fatto che Hitler era stato condannato alla prigione, scriveva: " Condannato a cinque anni di prigione, Hitler fu tuttavia amnistiato e scarcerato sei mesi dopo, dopodiché non si senti più parlare di lui ". Lord D'Abernon fu ambasciatore britannico a Berlino dal 1920 al 1926, e in tale qualità si adoperò abilmente a consolidare la Repubblica di Weimar. Hitler e l'ideologia nazista 125 rapidamente. Così almeno credevano molti osservatori tedeschi e stranieri. Adolf Hitler la pensava in modo diverso. Non era tipo da scoraggiarsi tanto facilmente. Se necessario, sapeva attendere. Durante l'inverno 1925, nel suo piccolo appartamento di due stanze situato all'ultimo piano di uno stabile al 41 della Thierschstrasse, egli riprese i suoi piani dal punto dove li aveva lasciati. Venuta l'estate, soggiornò in varie località dell'Obersalz-berg, sopra Berchtesgaden, e le sue riflessioni sulle disavventure del passato e sull'oscuro presente non fecero che rafforzare la sua decisione. In prigione aveva avuto tempo di meditare non solo sul proprio passato, vittorie ed errori, ma anche sul tumultuoso passato, sui trionfi ed errori del popolo tedesco. Ora vedeva in modo molto più chiaro sia gli uni che gli altri. Sentì maturare in lui un più profondo sentimento della propria missione - di fronte a se stesso e di fronte ai tedeschi -, e respinse ogni dubbio. In questo stato d'esaltazione finì la dettatura dei torrenti di parole che avrebbero costituito il primo volume di Mein Kampf, poi passò subito al secondo volume. Il progetto di ciò che l'Onnipotente lo chiamava a fare in questo mondo in ebollizione e la filosofia, la Weltanschauung, che doveva sostenerlo in tale compito, vennero così fissati per iscritto, perché tutti potessero meditarvi su. Per pazzesca che fosse tale filosofia, essa, come abbiamo visto, aveva radici profonde nella vita tedesca. Quanto ai suoi propositi, essi potevano sembrare assurdi alla maggior parte degli uomini del ventesimo secolo, persine in Germania, ma non erano privi di Pagina 90
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt una certa logica. Erano i sogni di un visionario, ma anche lo sviluppo logico della storia tedesca (benché allora pochi se ne rendessero conto) e sembravano preparare la Germania a un glorioso destino. 1 Le cifre riferite sono desunte da uno studio sulle dichiarazioni circa i diritti d'autore di Hitler fatte dalla casa editrice Eher. L'autore di tale studio, uscito nel numero di luglio 19.55 di " The American Historical Review " col titolo Adolf Hitler taxpayer (Adolf Hitler quale contri buente delle imposte), è il professor Oron James Hale. 2 Le citazioni sono tratte da Mein Kampf, pp. 619, 672, 674. 3 Ibid., pp. 138-39. Ibid., p. 140. Ibid., pp. 643, 646, 652. Ibid., p. 649. Ibid., p. 675. Ibid., p. 654-Ibid., pp. 1.50-53. 0 Adolf Hitlers Reden, p. 32, citato da BULLOCK, op. cit., p. 68. 1 Mein Kampf, pp. 247-53. 2 Ibid., pp. 134-35, 28.5, 289. * Ibid., p. 290. 4 Ibid., pp. 295-96. Ibid., p. 296, per questa citazione e per le due altre che precedono. Ibid., p. 646. " Ibid., PP. 383-84. " Ibid., P. 394-" Ibid., pp. 402-4. 20 JWi, p. 396. 21 Ibid., pp. 449-50. 22 A. j. p. TAYLOR, The Course of German History, p. 24. 23 WILHELM RÒ'PKE, The Solution of thè German Problem, p. 153. 24 Mein Kampf, pp. 154, 225-26. " Hitler'* Secret Conversations, p. 198. 26 Cfr. il suo studio su Chamberlain contenuto in The Third Reich, edito da Baumont, Fried e Vermeil. 27 Ciò che precede, partendo da Chamberlain e risalendo a Fichte e a Hegel, si basa sulle opere di tali autori, oltre che su citazioni e interpretazioni contenute in opere come le seguenti: JOHN DEWEY, German Philosophy and Politics; FRIEDRICH MEINECKE, The German Catastrophe; WILHELM ROPKE, The Solution of thè German Problem; BERTRAND RUSSELL, A History of Western Philosophy; Thus Speaks Germany, edito da W. W. Cole e M. F. Potter; The Third Reich, edito da Baumont, Fried e Vermeil; LOUIS L. SNYDER, German Nationalism: The Tragedy of a People; German History: Some New German Views, edito da Hans Kohn; T. L. JARMAN, The Rise and Fall of Nazi Germany; KONRAD HEIDEN, Der fùhrer; A. p. TAYLOR, The Course of German History; EDMOND VERMEIL, L'Allemagne contemporaine; HERMANN PINNOW, History of Germany. Lo studio di E. EYCK, Bismarck and thè German Empire è di eccezionale valore. I limiti di spazio imposti al presente libro mi hanno impedito di trattare della notevole influenza esercitata sul Terzo Reich da un certo numero di altri intellettuali tedeschi i cui scritti erano popolari e sintomatici in Germania, quali Schlegel, J. Goerres, Novalis, Arndt, Jaim, La-garde, List, Droysen, Ranke, Mommsen, Constantin Frantz, Stoecker, Bernhard!, Klaus Wagner, Langbehn, Lange, Spengler. 28 Mein Kampf, p. 381. 29 Ibid., P. 293. 30 Ibid., pp. 212-13. 31 HEGEL, Lectures on thè Philosophy of History, pp. 31-32, citato da BULLOCK, op. cit., p. 351. 32 Citato in The Third Reich, pp. 204-5, edito da Baumont, con riferimento a due opere di Nietzsche: Zur Genealogie der Maral e Der Wille zur Macbt. Libro secondo
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt V. LA VIA VERSO IL POTERE (1925-1931) Furono anni difficili, per Hitler e il movimento nazista, quelli compresi tra il 1925 e il 1929, anno che segnò l'inizio della depressione economica; anni difficili che danno però la misura della tenacia di un uomo che mai perse la fiducia e la speranza, e che nonostante l'eccitabilità della sua natura, e i suoi frequenti attacchi isterici, ebbe la pazienza di attendere e la scaltrezza di capire che il clima di prosperità materiale e il senso di distensione che stavano affermandosi in Germania in quegli anni non erano propizi ai suoi progetti. Era sicuro che i tempi buoni non sarebbero durati. Per quel che si riferiva alla Germania essi infatti dipendevano non tanto dalla forza della stessa Germania, quanto da quella di altri paesi, soprattutto l'America, dai cui colmi forzieri erano affluiti i crediti che avevano creato e conservato la prosperità tedesca. I prestiti tedeschi, tra il 1924 e il 1930, ammontavano a circa sette milioni di dollari e provenivano in massima parte da investitori americani, che poco si preoccupavano del come i tedeschi avrebbero potuto eventualmente rimborsarli. Peraltro, i tedeschi, sembravano darsene ancor meno pensiero. La Repubblica chiedeva prestiti per pagare le riparazioni e per sviluppare i suoi vasti servizi sociali, che si presentavano come un modello per tutto il mondo. Gli Stati, le città, le municipalità contraevano a loro volta prestiti per finanziare non solo le necessarie migliorie, ma anche per la costruzione di aerodromi, di teatri, di stadi sportivi, di grandi piscine. L'industria, che nel periodo dell'inflazione aveva dato un colpo di spugna ai propri debiti, ne contraeva di nuovi, per miliardi, allo scopo di riattrezzare e razionalizzare i processi produttivi. La sua produzione, che nel 1923 era diminuita del 55 per cento rispetto a quella del 1913, nel 1927 risalì al 122 per cento. Per la prima volta dopo la guerra, il numero dei disoccupati nel 1928 scese a meno di un milione, a 650 ooo. Nello stesso anno la vendita al minuto superò del 20 per cento quella del 1925 e l'anno dopo i salari effettivi raggiungevano una cifra superiore del io per cento a quella di quattro anni prima. Alla generale prosperità partecipavano le classi medie inferiori, milioni di negozianti e tutti quei lavoratori a modesto salario dai quali Hitler doveva trarre il suo principale appoggio. 130 Trionfo e consolidamento Proprio in quei giorni, cominciai a conoscere direttamente la Germania. Mi trovavo, allora, a Parigi e di quando in quando a Londra; sebbene queste capitali fossero affascinanti per un giovane americano felice di essere sfuggito all'incredibile tronfia vacuità dell'era di Calvin Coolidge, esse impallidivano alquanto al confronto con Berlino o Monaco. In Germania vi era un meraviglioso fermento. La vita era più libera, più moderna e più eccitante che in qualsiasi altro luogo da me visto. Le arti e la vita intellettuale vi avevano uno slancio come non avevano in alcun altro paese. Nella letteratura contemporanea, in pittura, in architettura, in musica e nel teatro vi erano nuove correnti e ottimi talenti, e dovunque la gioventù era in primo piano. Si stava in piedi tutta la notte insieme ai giovani, nei caffè che davano sulle strade, nei bar eleganti, nei campeggi estivi, sui vapori che solcavano il Reno, o negli studi di qualche artista, tra il fumo delle sigarette, discutendo senza fine sulla vita. Questa gioventù sana, spensierata e adora-trice del sole era profondamente pervasa dalla sete di vivere, e in assoluta libertà. Il vecchio, opprimente spirito prussiano sembrava ormai morto e sepolto. Si era colpiti dallo spirito democratico, liberale e persine pacifista di molti tedeschi - uomini politici, scrittori, editori, artisti, professori, studenti, uomini d'affari, dirigenti sindacali. Di Hitler e dei nazisti non si sentiva quasi parlare, se non per qualche storiella riferentesi di solito al putsch della birreria. Nelle elezioni del 20 maggio 1928, il partito nazista raccolse solamente 810 ooo voti su un totale di trentun milioni di elettori, e ottenne una dozzina dei 491 seggi del Rei-chstag. Anche il partito conservatore nazionalista subì una forte perdita, perché i suoi sei milioni di voti del 1924 si ridussero a quattro milioni e i corrispondenti seggi in parlamento scesero da 103 a 73. Per contro, i socialdemocratici nelle elezioni del 1928 ebbero un aumento di un milione e 250 mila voti e con un totale di oltre nove milioni di voti si assicurarono 153 seggi al Reichstag, il che li fece divenire il partito più importante della Germania. Dieci anni dopo Pagina 92
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la guerra, la Repubblica tedesca sembrò aver trovato una salda base. In quell'anno del decennale - il 1928 - il Partito nazionalsocialista contava in tutto 108 ooo iscritti. Se il numero appariva modesto, esso era però in lento aumento. Alla fine del 1924, due settimane dopo la sua uscita dal carcere, Hitler si era affrettato a incontrare il dottor Heinrich Held, primo ministro della Baviera e capo del partito cattolico bavarese. In base alla sua promessa di buona condotta, Hitler (che era ancora in libertà condizionata) aveva ottenuto da Held la revoca del veto posto al partito nazista e ai suoi giornali. " La belva è sotto controllo, - disse Held al ministro della Giustizia, Gùrtner, - possiamo permetterci di allentare la catena ". Egli fu uno dei primi uomini politici tedeschi, e non certo l'ultimo, a commettere questo fatale errore di valutazione. Il 26 febbraio 1925 il " Volkischer Beobachter " riprese le sue pubblicazioni con un lungo editoriale a firma di Hitler, intitolato Un nuovo inizio. L'indomani l'autore prendeva la parola al primo comizio di massa del riLa via verso il potere (1923-11)31) 131 sorto partito nazista nella Bùrgerbraukeller, che lui e i suoi fedeli seguaci avevano visto per l'ultima volta un anno e mezzo prima, il mattino del 9 novembre, allorché iniziarono la loro sfortunata marcia. All'adunata mancavano molti dei fedelissimi. Eckart e Scheubner-Richter erano morti. Goring era in esilio. Ludendorff e Rohm avevano rotto le relazioni col capo. Rosenberg, in lite con Streicher e Esser, teneva il broncio e si teneva lontano, e così pure Gregor Strasser, che insieme a Ludendorff aveva guidato il Movimento nazionalsocialista della libertà tedesca mentre Hitler stava dietro le sbarre della prigione e lo stesso partito nazista era al bando. Hitler chiese ad Anton Drexler di presiedere la riunione, ma il vecchio fabbro, fondatore del partito, gli disse di andare al diavolo. Ciò nonostante, circa quattromila seguaci si riunirono nella birreria per ascoltare ancora una volta Hitler, il quale non li deluse. Come sempre, la sua eloquenza fu efficace: così efficace, che al termine del discorso, durato due ore, la folla scoppiò in applausi. Hitler precisò che nonostante le numerose diserzioni e le tristi prospettive, egli si considerava sempre come il capo dittatoriale del partito. " Io solo conduco il movimento e finché ne avrò personalmente la responsabilità, nessuno potrà imporrai delle condizioni ". E aggiunse: " Ancora una volta assumo tutta la responsabilità per qualsiasi cosa accada al movimento ". Hitler si era recato alla riunione tenendo presente due obiettivi che d'ora in poi intendeva perseguire. Il primo era il concentramento nelle sue mani di tutti i poteri. L'altro era la ricostituzione del partito nazista come organizzazione politica che doveva conquistare il potere esclusivamente con mezzi costituzionali. Questa sua nuova tattica egli l'aveva esposta a uno dei suoi seguaci, Karl Ludecke, mentre stava ancora in prigione: " Quando io riprenderò la mia attività, sarà necessario perseguire una nuova politica; invece di sforzarci di conseguire il potere con un'azione armata, dovremo turarci il naso e entrare nel Reichstag scendendo in campo contro i deputati cattolici e marxisti. Se il venirne a capo coi voti anziché con le fucilate esigerà maggior tempo, il risultato per lo meno ci sarà assicurato dalla loro stessa costituzione. Ogni procedimento legale è lento... ma prima o poi noi avremo la maggioranza, e dopo di ciò la Germania intera " '. Nel lasciare la prigione di Landsberg, Hitler aveva dato al primo ministro della Baviera l'assicurazione che il partito nazista da allora in poi avrebbe agito nei quadro della costituzione. Ma quando il 27 febbraio riapparve alla Bùrgerbraukeller, Hitler si lasciò trasportare dall'entusiasmo della folla; le sue minacce contro lo Stato furono appena velate. Il regime repubblicano, i marxisti e gli ebrei erano il "nemico". E nella sua diatriba urlò: "Questa nostra lotta ha una sola alternativa: il nemico passerà sui nostri corpi, oppure noi passeremo sul suo! " La " bestia selvaggia ", in questa sua prima apparizione dopo il carcere, non sembrava per nulla " domata ". Di nuovo attaccava con violenza lo Stato, malgrado tutte le promesse di buona condotta. Il governo bavarese immediatamente gli proibì di parlare ancora in pubblico e il divieto doveva 132 Trionfo e consolidamento durare due anni. Gli altri Stati fecero altrettanto. Il colpo era duro per l'uomo che era stato portato cosi avanti dalla sua eloquenza. Hitler ridotto al silenzio era un Hitler sconfitto, come è ridotto all'impotenza un pugile che salga sul ring ammanettato. Cosi, almeno, pensavano molti. Ma ancora una volta essi si sbagliavano. Dimenticavano che Hitler era non Pagina 93
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt solo un organizzatore, ma anche un incantatore. Reprimendo l'ira suscitata in lui dal divieto di parlare in pubblico, egli si mise alacremente al lavoro con l'intento di ricostruire il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi e di farne un'organizzazione come mai se ne era vista una simile* in Germania. Esso doveva rassomigliare a un esercito, essere uno Stato nello Stato. Il primo compito consisteva nel cercare nuovi iscritti che pagassero le quote. Verso la fine del 1925 il loro numero esatto era di 27 ooo. Si andava avanti lentamente, ma ogni anno veniva fatto qualche progresso: i 49 ooo membri del 1926 divennero 72 ooo nel 1927, 108 ooo nel 1928; 178 ooo nel 1929. Più importante era la creazione di una complessa struttura di partito che corrispondesse all'organizzazione del governo tedesco, anzi alla società tedesca. La nazione fu divisa in distretti o Gaue corrispondenti approssimativamente alle trentaquattro circoscrizioni elettorali del Reichstag, e a capo di ognuno di essi fu posto un Gauleiter, designato da Hitler. Inoltre vi erano altre sette Gaue per l'Austria, Danzica, la Saar e i Sudeti della Cecoslovacchia. Ogni Gau era divisa in Kreise (circondari) presieduti da un Kreisleiter. Seguivano le più piccole unità del partito, gli Ortsgruppen (gruppi locali), divisi ulteriormente, nelle città, in cellule secondo le vie e i gruppi di fabbricati. L'organizzazione politica del partito nazista era divisa in due parti: in quella nota come la PO-I, destinata ad attaccare il governo e a minarlo, e la PO-II, che doveva creare uno Stato nello Stato. Questo secondo gruppo era articolato in sezioni per l'agricoltura, la giustizia, l'economia nazionale, gli affari interni e il lavoro, e in vista del futuro anche per la razza, la cultura e l'ingegneria. La PO-I comprendeva sezioni per gli affari esteri e i sindacati operai, oltre a un ufficio stampa del Reich. La sezione per la propaganda costituiva un ufficio a parte assai ben articolato. Sebbene alcuni duri del partito, veterani delle barricate e delle zuffe di birreria, si opponessero all'ammissione delle donne e dei ragazzi nel partito, Hitler poco dopo istituì delle speciali organizzazioni anche per loro. La Gioventù hitleriana raccolse giovani tra i quindici e i diciotto anni, ed ebbe delle sezioni per la cultura, la scuola, la stampa, la propaganda, lo " sport difensivo ", ecc.; invece i ragazzi tra i dieci e i quindici anni erano arruolati nel Deutsches Jungvolk. Infine le ragazze erano inquadrate nel Bund Deutscher Màdel e le donne nelle N. S. Frauenschaften. Studenti, insegnanti, impiegati, medici, avvocati, giuristi - avevano tutti le loro speciali organizzazioni, né mancava un Kulturbund nazista per attrarre intellettuali e artisti. Dopo difficoltà notevoli, le SA furono riorganizzate come un corpo arLa via verso il potere (19.2^-1931,) 133 mato di varie centinaia di migliaia di uomini per proteggere i comizi nazisti, per disperdere i comizi degli altri partiti e, in genere, per terrorizzare coloro che si opponevano a Hitler. Alcuni dei capi delle SA sperarono anzi di vederle soppiantare l'esercito regolare, quando Hitler fosse giunto al potere. In vista di ciò, fu istituito uno speciale ufficio denominato Wehrpo-litisches Amt, posto sotto la direzione del generale Franz Ritter von Epp. Le cinque sezioni in cui era diviso si occupavano di problemi, come quello della difesa interna e esterna, delle forze difensive, del potenziale difensivo nazionale e cosi via. Ma le camicie brune delle SA non furono mai nulla più di un'eterogenea accozzaglia di gente pronta a menar le mani. A cominciare da Rohm, molti dei suoi principali capi erano notoriamente dei pervertiti, degli omosessuali. Il tenente Edmund Heines, che comandava le SA di Monaco, oltre a essere un omosessuale era stato condannato per omicidio. Questi due capi e dozzine di altri, litigavano tra loro divisi in fazioni personali, come può avvenire solo fra uomini con tendenze contro natura e dalle singolari gelosie. Per avere sotto mano una banda più fidata, Hitler creò le SS (Schutzstaf-feln). I membri delle SS indossavano uniformi nere simili a quelle dei fascisti italiani, e prestavano a lui personalmente uno speciale giuramento di fedeltà. Dapprima, esse furono poco più di una guardia del corpo del Fiihrer. Il loro primo comandante fu un giornalista di nome Berchtold. Poiché egli sembrava preferire la relativa quiete della redazione del " Volki-scher Beobachter " al giocare a guardie e ladri, fu sostituito da un certo Erhard Heiden, figura di dubbia fama e già agente provocatore della polizia. Fu solamente nel 1929 che Hitler riuscì a trovare l'uomo che cercava come capo ideale delle SS, nella persona di un allevatore di polli del villaggio di Waltrudering, vicino a Monaco. Costui sembrava un tipo piuttosto timido e la gente lo scambiava (proprio come accadde all'autore, quando lo avvicinò per la Pagina 94
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prima volta) per un maestro di scuola di provincia. Si chiamava Hein-rich Himmler. Quando egli assunse la direzione delle SS, queste contavano circa duecento uomini. Ma quando portò a termine il suo incarico, le SS avevano in mano loro la Germania e bastava il loro nome a terrorizzare tutta l'Europa occupata. Al vertice della piramide della complessa organizzazione del partito stava Adolf Hitler con l'altisonante titolo di Partei- una Oberster-S.A. Fiihrer, Vorsitzender der N.S.D.A.V., titolo che può essere tradotto con " capo supremo del partito e delle SA, presidente dell'Organizzazione nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi ". Annessa direttamente al suo ufficio era la Rei-chsleitung (Direttorio del Reich) costituita dai capi supremi del partito e da funzionari, quali per esempio il " Tesoriere del Reich " e l'" Incaricato d'affari per il Reich ". Chi durante gli ultimi anni della Repubblica avesse visitato la magnifica Casa Bruna di Monaco, quartier generale nazionale del partito, non poteva non avere l'impressione di trovarsi negli uffici di uno Stato nello Stato. E non v'è dubbio, che proprio tale impressione Hitler intendeva suscitare, perché serviva a menomare la fiducia che, nel paese e al134 Trionfo e consolidamento l'estero, si aveva nello Stato tedesco di allora, che egli stava cercando di rovesciare. Ma ad assai più che a suscitare una semplice impressione mirava Hitler. Infatti, in occasione del terzo anniversario della conquista del potere, in un discorso tenuto nella Biirgerbrau ai vecchi combattenti la sera del 9 novembre 1936, egli chiarì i fini che lo avevano guidato nel fare del partito una simile formidabile organizzazione. E ricordando i giorni nei quali il partito, dopo il putsch, fu riorganizzato, disse: "Noi riconoscemmo che non bastava rovesciare il vecchio Stato con la violenza, ma che il nuovo Stato doveva venire precostituito ed essere, per così dire, a portata di mano... Nel 1933, non si trattava già più di rovesciare lo Stato con la violenza; nel frattempo il nuovo Stato era stato costruito e tutto ciò che rimaneva da fare, era distruggere gli ultimi residui del vecchio Stato, e per ciò bastarono poche ore "2. Nondimeno, un'organizzazione, anche la più aggiornata e efficiente, è costituita da esseri umani soggetti ad errare, e Hitler, che in quegli anni stava dando forma al partito per prendere nelle sue mani il destino della Germania, ebbe noie a non finire coi suoi principali luogotenenti, continuamente in lite non solo tra di loro, ma anche con lui. Hitler, che per natura era quanto mai intollerante, diede invece prova di una tolleranza inusitata nei confronti di quell'aspetto dell'uomo che è la condotta morale. Nessun altro partito in Germania seppe attrarre tanti tipi loschi. Come abbiamo già visto, un insieme di mezzani, di assassini, di omosessuali, di alcolizzati e di ricattatori affluì nel partito come nel suo luogo naturale. Ma Hitler non se ne curò finché tutti costoro gli furono utili. Quando uscì di prigione trovò non solo che essi saltavano l'uno alla gola dell'altro, ma che i capi più popolari e rispettabili, come Rosenberg e Ludendorff, chiedevano l'espulsione dal partito dei criminali e specialmente degli invertiti. Ma egli si oppose decisamente. " Non considero compito di un capo politico, - scrisse nel suo editoriale Un nuovo inizio del " Volkischer Beobachter " del 26 febbraio 1925 - il tentativo di migliorare o anche di fondere insieme il materiale umano di cui egli dispone ". Ma nel 1926 le accuse e le controaccuse che i capi nazisti si scambiavano diventarono imbarazzanti a tal segno, che Hitler decise di costituire un tribunale di partito per giudicare in proposito e per impedire ai suoi camerati di lavare in pubblico i loro panni sporchi. Questa istituzione fu conosciuta come l'USCHLA (iniziali di Untersuchung- una Schlichtungsauschuss cioè, Commissione di indagini e di composizione). Il primo capo ne fu un ex generale, Heinemann, che però si dimostrò incapace di capire la vera funzione del tribunale, funzione che non consisteva nel pronunciare sentenze contro coloro che erano accusati di reati comuni, bensì nel farli tacere affinchè non nuocessero alla disciplina del partito o all'autorità del capo. Il generale fu perciò sostituito da un ex ufficiale più sagace, il maggiore Walter Buch, a La via verso il potere (1925-1931) 135 cui furono assegnati due aiutanti. L'uno era Ulrich Graf, ex macellaio che aveva già fatto parte della guardia del corpo di Hitler, l'altro un giovane avvocato nazista, Hans Frank, sul quale torneremo quando si dirà della ferocia da lui Pagina 95
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dimostrata come governatore generale della Polonia occupata, ferocia che a Norimberga doveva procurargli la condanna alla forca. Questo bel triumvirato di giuristi funzionò con piena soddisfazione del Fùhrer. Se un dirigente del partito veniva accusato dei crimini pili nefandi, Buch invariabilmente chiedeva: " Bene, e con questo? " quel che piuttosto voleva sapere era se ciò portava danno alla disciplina di partito o arrecava offesa al Fùhrer. Benché si dimostrasse efficace in migliaia di casi, questo tribunale non era in grado di tenere a posto gli alti papaveri nazisti, ambiziosi e tagliagola. Lo stesso Hitler dovette spesso intervenire personalmente, non solo per mantenere una parvenza di accordo, ma anche per evitare di avere lui stesso la gola tagliata. Mentre Hitler era incarcerato nella prigione di Landsberg, si ebbe l'improvvisa ascesa nel movimento nazista di un giovane di nome Gregor Stras-ser. Farmacista di professione, bavarese di nascita e più giovane di Hitler di tre anni, Strasser, come lui, si era guadagnato la Croce di Ferro di prima classe e durante la guerra era emerso dai ranghi della truppa acquistandosi il grado di tenente. Divenuto nazista nel 1920, fu nominato poco dopo capo regionale della Bassa Baviera. Uomo grosso e tarchiato, con qualcosa del bon vivant e pieno di energia, egli nei comizi si dimostrò un efficace oratore più per la propria personalità che per l'eloquenza di cui invece era dotato Hitler. Inoltre era un organizzatore nato. Di mente e di spirito decisamente indipendente, Strasser rifiutò di strisciare davanti a Hitler e di prendere sul serio la pretesa dell'austriaco di essere il dittatore assoluto del movimento nazista. Ciò per lui doveva costituire, alla lunga, un serio impedimento, non meno del suo sincero entusiasmo per il " socialismo " nel nazionalsocialismo. Malgrado l'opposizione di Hitler allora in carcere, Strasser si unì a Lu-dendorff e a Rosenberg per organizzare un movimento nazista nazionale (vol-kisch) in grado di affrontare le elezioni statali e nazionali della primavera del 1924. In Baviera il blocco ottenne voti sufficienti a farne, come importanza, il secondo partito della regione; in Germania, come si è visto, col nome di Movimento nazionalsocialista per la libertà tedesca esso aveva guadagnato due milioni di voti, assicurandosi trentadue seggi al Reichstag, dei quali uno andò a Strasser. Se Hitler vedeva di malocchio le attività del giovanotto e ancora peggio i suoi successi, dal canto suo Strasser non era affatto disposto a riconoscere in Hitler il " Signore " e intenzionalmente non intervenne alla grande adunata che si tenne a Monaco il 27 febbraio 1925 per il rilancio del partito nazista. Hitler si rendeva conto che, se il movimento doveva divenire veramente nazionale, gli occorreva avere una base nel Nord, in Prussia e soprattutto nella cittadella del nemico, a Berlino. Durante le elezioni del 1924 Strasser aveva intrapreso una campagna nel Nord e aveva stretto alleanze coi gruppi 136 Trionfo e consolidamento ultranazionali colà diretti da Albrecht von Grafe e dal conte Ernst zu Re-ventlow. Così in quella zona ebbe utili contatti personali e si assicurò un certo seguito; fu anzi il solo capo nazista ad averne. Superando il proprio dispetto, Hitler due settimane dopo l'adunata del 27 febbraio mandò a chiamare Strasser e lo indusse a rientrare nell'ovile proponendogli di organizzare il partito nel Nord. Strasser accettò. Era un'ottima occasione per esercitare il suo ingegno senza avere sempre alle cestole l'arrogante e geloso capo. Pochi mesi dopo Strasser fondava nella capitale un quotidiano, la " Ber-liner Arbeiterzeitung ", diretto dal fratello Otto, e un bollettino quindicinale, le " N.S. Briefe ", che avevano lo scopo di tenere informati i funzionar! sulla linea politica del partito. Aveva posto le basi di un'organizzazione politica che si estendeva alla Prussia, alla Sassonia, allo Hannover e alla zona industriale della Renania. Uomo veramente dinamico, Strasser si mise a viaggiare in tutte le regioni del Nord, parlando nelle adunate, nominando dirigenti distrettuali, organizzando una struttura partitica. La sua qualità di deputato del Reich gli dava due vantaggi su Hitler: poteva viaggiare gratuitamente in ferrovia, per cui i suoi spostamenti non provocavano spese né a lui, né al partito; in secondo luogo, godeva dell'immunità parlamentare. Nessuna autorità poteva dunque proibirgli di parlare in pubblico, nessun tribunale poteva intentargli processo per calunnia se gli fosse piaciuto attaccare qualcuno o qualcosa. Come Heiden scrisse sardonicamente: " Con la sua libertà di viaggiare e di calunniare, Strasser partì con una buona ruota di vantaggio sul suo Fùhrer ". Per segretario, Strasser si prese un renano di ventotto anni, Paul Joseph Goebbels, e lo nominò direttore delle " N.S. Briefe ". Pagina 96
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Entra in scena Paul Joseph Goebbels. Questo giovanotto dalla pelle olivastra, di bassa statura e con un piede storpio, mente agile e personalità complessa e nevrotica, non era nuovo al movimento nazista che egli, per così dire, aveva scoperto nel 1922, quando, dopo un discorso tenuto a Monaco da Hitler, che egli udiva per la prima volta, si era convertito alle sue idee e si era iscritto al partito. Ma il partito scoperse lui solo tre anni dopo, allorché Gregor Strasser, udendolo parlare, ritenne di potersi servire di un giovane dall'ingegno così brillante. A ventotto anni, Goebbels si dimostrava già un veemente oratore e un fanatico nazionalista; come ebbe a riconoscere Strasser, era una penna velenosa, e inoltre disponeva di una solida cultura universitaria, cosa rara nei dirigenti nazisti. Proprio allora Himmler per dedicarsi maggiormente all'allevamento del pollame si era dimesso da segretario di Strasser. Questi nominò Goebbels a quel posto. Tale scelta doveva dimostrarsi fatale. Paul Joseph Goebbels era nato il 29 ottobre 1897, a Rheydt, centro dell'industria tessile della Renania che contava circa trentamila abitanti. Suo padre, Fritz Goebbels, era capo operaio in una fabbrica di tessuti del luogo La via verso il potere (1925-1931) 137 e sua madre, Maria Katharina Odenhausen, la figlia di un fabbro. Entrambi i genitori erano devoti cattolici. E ai cattolici egli dovette in gran parte la sua educazione. Frequentò dapprima la scuola elementare parrocchiale cattolica e in seguito il liceo di Rheydt. Una borsa di studio assegnatagli dalla Società Cattolica Alberto Magno gli permise di continuare gli studi passando successivamente attraverso otto università. Infatti, prima di prendere a ventiquattro anni, nel 1921, la laurea in filosofia all'Università di Heidelberg, egli aveva studiato alle università di Bonn, Friburgo, Wiirzburg, Colonia, Francoforte, Monaco e Berlino. In questi illustri atenei, rappresentanti il fiore dell'istruzione superiore tedesca, Goebbels si era dedicato allo studio della filosofia e della storia, della letteratura e delle belle arti, oltre a continuare quello del greco e del latino. La sua aspirazione era divenire scrittore. Lo stesso anno in cui si laureò, egli compose un romanzo autobiografico Michael che a quel tempo nessun editore volle accettare, e nei due anni seguenti portò a termine due commedie in versi, il Pellegrino (su Gesù Cristo) e L'ospite solitario, che nessun impresario volle rappresentare *. Né ebbe maggior fortuna nel giornalismo. Il grande quotidiano liberale " Berliner Tageblatt " gli respinse dozzine di articoli e non accolse la sua domanda di un posto nella redazione. Anche la sua vita privata fu, nei primi tempi, un seguito d'insuccessi. A causa del piede zoppo, non potè prendere parte alla prima guerra mondiale rimanendo così privato di una esperienza che sembrava, almeno da principio, tanto gloriosa ai giovani della sua generazione e che costituiva un requisito per assurgere ai posti di comando nel partito nazista. Goebbels non era nato col piede storpio, come generalmente si credeva. A sette anni aveva avuto un attacco di ostiomielite, cioè un'infiammazione del midollo osseo. Un'operazione al femore sinistro non riuscì, e la gamba sinistra rimase più corta della destra e alquanto rattrappita. Questo difetto, che lo costringeva a camminare zoppicando in modo visibile, lo afflisse per tutta la vita, e fu una delle cause dell'inasprirsi del suo carattere già fin da giovane. Disperato, durante gli anni dell'università e nel breve periodo in cui svolse opera di agitazione contro i francesi nella Ruhr, si fece passare per un invalido di guerra. Neppure in amore ebbe fortuna, benché per tutta la vita scambiasse per grandi amori le relazioni che ebbe nel periodo in cui fu al potere e che tutti conobbero. Nei suoi diari, dal 1925 al 1926, scritti quando aveva ventotto e ventinove anni e quando Strasser lo aveva già lanciato nella politica nazista, vi sono molte espressioni sdolcinate sulle sue beneamate - perché egli ne aveva contemporaneamente diverse**. Ecco degli esempi: * Michael fu finalmente pubblicato nel 1929, dopo che Goebbels divenne noto in tutta la Germania come capo nazista. Il Pellegrino apparve sulle scene dopo la sua nomina a ministro della Propaganda, carica che gli permetteva di controllare il teatro tedesco. Ebbe solo poche rappresentazioni. ** Questi diari, trovati dopo la guerra dal servizio segreto alleato, costituiscono una ricca fonte d'informazioni sul primo periodo della vita di Goebbels. 138 14
Trionfo e consolidamento agosto 1925. Alma mi ha scritto una cartolina da Bad Harzburg. Il suo Pagina 97
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt primo segno di vita dopo quella notte. Questa Alma incantevole e tormentatrice! Ricevuta la prima lettera da Elsa, dalla Svizzera. Solamente la mia cara Elsa può scrivere così... Fra breve andrò in Renania per una settimana, per essere completamente solo. Poi, Elsa verrà... Come sono felice fin d'ora! 15 agosto. In questi giorni penso così spesso ad Anke... Che cosa meravigliosa è sta ta viaggiare con lei. Che stupenda ragazza! Ho nostalgia di Elsa. Quando potrò riaverla tra le mie braccia? Elsa cara, quando ti rivedrò? Alma, o cara, tu che sei leggera come una piuma! Anke, mai potrò dimenticarti! 27 agosto. Tre giorni sul Reno... Non una parola da Elsa... Forse è in collera con me?... Languisco per lei! Sono nella stessa camera dove fui con lei alla Pentecoste. Quali pensieri! Quali sentimenti! Perché non viene? ^ settembre. Elsa è qui! Martedì è tornata dalla Svizzera, grassa, esuberante, sana, gaia, un poco abbronzata dal sole. È tanto felice e di buon umore. È assai cara con me e mi da molta gioia. 14 ottobre. Perché Anke ha dovuto lasciarmi?... Non voglio proprio pensarci. 21 dicembre. Una maledizione pesa su me e sulle donne. Guai a coloro che mi amano. 29 dicembre. L'altra notte sono stato a Krefeld con Hess. Celebrazione del Natale. È una deliziosa, bella ragazza della Franconia. È il mio tipo. Tornato a casa con lei in mezzo a un uragano e alla pioggia. Au revoir! Elsa è arrivata 6 febbraio 1926. Ho il desiderio struggente di una dolce donna. È una sofferenza e un tormento! Goebbels mai dimenticò il suo primo amore, " Anke " - Anke Helhorn, - che aveva conosciuto a Friburgo durante il secondo semestre dell'università. Il suo diario è pieno di espressioni esaltate sulla di lei bellezza biondo-scura e sulla propria successiva delusione, quando ella lo abbandonò. Più tardi, essendo divenuto ministro della Propaganda, rivelò agli amici, con una vanità e un cinismo tipici, per quale motivo ella lo aveva lasciato: " Mi ha tradito perché l'altro giovanotto aveva più denaro di me e poteva permettersi di portarla a pranzo e a teatro. Che stupida!... Oggi avrebbe potuto essere la moglie del ministro della Propaganda! Come deve sentirsi delusa! " Anke sposò " l'altro giovanotto ", poi divorziò, e nel 1934 venne a Berlino dove Goebbels le procurò un posto in una rivista3. Fu il radicalismo di Strasser, fu la sua fede nel " socialismo " del nazionalsocialismo, ad attrarre il giovane Goebbels. Entrambi intendevano costruire il partito su basi proletarie. Il diario di Goebbels di quel tempo, è pieno di espressioni di simpatia per il comunismo. " In ultima analisi, scriveva il 23 ottobre 1925, - per noi sarebbe meglio finire la nostra esistenza sotto il bolscevismo, piuttosto che sopportare la schiavitù del capitalismo ". Sempre nel suo diario, il 31 gennaio 1926 egli scrisse: "Mi pare terribile che noi [i nazisti] e i comunisti ci spacchiamo la testa a vicenda... Dove potremmo incontrarci un giorno coi capi comunisti? " Fu proprio in quel periodo che egli pubblicò una lettera aperta indirizzata a un capo comunista, assicurandolo che nazismo e comunismo erano in realtà una stessa cosa. La via verso il potere (1925-1931) 139 Egli dichiarò: " Voi e io ci combattiamo a vicenda senza che, in realtà, si sia dei nemici ". Per Adolf Hitler, tutto ciò era una pura eresia, ed egli osservava con crescente disagio i successi che i fratelli Strasser e Goebbels conseguivano nella formazione di una vigorosa ala radicale proletaria del partito nella Germania settentrionale. Lasciati a sé, costoro avrebbero potuto impossessarsi del partito, e per dei fini, contro i quali Hitler si opponeva violente-mente. Una chiarificazione era necessaria, ed essa ebbe luogo nell'autunno del 1925 e nel febbraio dell'anno seguente. Fu provocata da Gregor Strasser e da Goebbels in occasione di una mozione che allora fece scalpore in Germania. Si trattava della proposta, avanzata dai socialdemocratici e dai comunisti, che la Repubblica espropriasse le vaste proprietà e i beni della casa imperiale e dei vari sovrani tedeschi spodestati. La cosa avrebbe dovuto esser decisa da un plebiscito popolare, in conformità con la Costituzione di Weimar. Strasser e Goebbels proposero che il partito nazista si mettesse a fianco dei comunisti e dei socialisti e appoggiasse la campagna Pagina 98
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per l'espropriazione dei nobili. Hitler s'infuriò. Molti di questi ex governanti si erano accostati al partito versando sovvenzioni, e un certo numero di grandi industriali cominciava a sostenere finanziariamente il risorto movimento hitleriano, proprio perché questo dava affidamento di combattere efficacemente i comunisti, i socialisti e i sindacati operai. Se Strasser e Goebbels fossero andati avanti coi loro progetti, le fonti di finanziamento sarebbero immediatamente venute meno a Hitler. Strasser però, prevenendo il Fiihrer, indisse a Hannover il 22 novembre 1925 una riunione dei dirigenti del partito dei distretti settentrionali. Il suo scopo non consisteva unicamente nel far sostenere dai nazisti del Nord la tendenza all'espropriazione, ma altresì nel lanciare un nuovo programma economico dove fossero eliminati i venticinque punti " reazionàri " approvati nel 1920. I fratelli Strasser e Goebbels volevano nazionalizzare l'alta industria e le grandi proprietà, e sostituire al Reichstag una Camera corporativa di tipo fascista. Hitler rifiutò di presenziare alla riunione, ma inviò il fedele Gottfried Feder a rappresentarlo e a schiacciare i ribelli. La riunione fu burrascosa: Goebbels chiese che Feder venisse buttato fuori. " Non vogliamo spie! ", egli gridò. Erano presenti diversi capi che in seguito dovevano distinguersi nel Terzo Reich: Bernhard Rust, Erich Koch, Hans Kerrl e Robert Ley, ma solo Ley, l'alcolizzato farmacista, capo del distretto di Colonia, appoggiò Hitler. Ley e Feder protestarono, fecero presente che la riunione non era regolare, che non si potevano prendere decisioni senza il capo supremo, Hitler. Ma Goebbels (secondo Otto Strasser, che era presente) gridò: " Chiedo che il borghesuccio Hitler sia espulso dal partito nazista! " 140 Trionfo e consolidamento II giovane Goebbels che ora si permetteva di insultare Hitler era ben diverso da quello che tre anni prima aveva subito il fascino del Fuhrer, o almeno così dovette sembrare a Gregor Strasser. Parlando dell'impressione avuta la prima volta che sentì parlare Hitler a Monaco, nel giugno del 1922, al Circo Krone, Goebbels aveva detto: " In quel momento mi sentii rinascere! Ora sapevo quale era la mia via... Fu come un comando! " Ancor più entusiasta egli era stato per la condotta tenuta dal capo durante il processo intentato a coloro che organizzarono il putsch di Monaco. Dopo il verdetto, egli scrisse al Fuhrer: Come un astro che sorge, voi siete apparso ai nostri occhi meravigliati, avete compiuto miracoli per illuminare le nostre menti. In un mondo scettico e disperato, ci avete ridato la fede. Vi siete innalzato sulle masse, pieno di fede, certo del futuro, pervaso dalla volontà di liberare quelle masse col vostro amore illimitato per tutti coloro che credono nel nuovo Reich. Per la prima volta abbiamo visto, con gli occhi lucidi, un uomo che ha strappato la maschera dai volti distorti dall'avidità, dai volti mediocri dei parlamentari intriganti... Ai nostri occhi, al tribunale di Monaco, voi siete assurto alla grandezza di una guida. E ciò che voi avete detto è quanto di più grande sia mai stato pronunciato in Germania dai tempi di Bismarck. Avete espresso assai più del vostro tormento... Avete interpretato l'ansia di tutta una generazione che cerca confusamente uomini e compiti. Quanto avete detto, costituisce il catechismo di un nuovo credo politico, nato dalla disperazione di un mondo in rovina, senza Dio... Vi ringraziamo. La Germania vi ringrazierà, un giorno... Ma a un anno e mezzo di distanza, l'idolo di Goebbels era crollato. Egli era divenuto il " borghesuccio " che meritava di essere espulso a calci dal partito. Dissenzienti Ley e Feder, la riunione di Hannover approvò il nuovo programma di Strasser e decise di unirsi ai marxisti nella campagna plebiscitaria per l'espropriazione dei beni degli ex sovrani e dei principi. Hitler seppe attendere; poi, il 14 febbraio 1926, restituì il colpo. Indisse una riunione a Bamberga, nella Germania meridionale, scegliendo astutamente un giorno feriale nel quale sarebbe stato difficile per i capi nazisti del Nord allontanarsi dal loro posto di lavoro. Infatti soltanto Gregor Strasser e Goebbels poterono essere presenti. Ma furono sopraffatti dal gran numero di dirigenti che Hitler aveva raccolto nel Sud. Sotto le pressioni del capo furono obbligati a capitolare e a rinunciare al loro programma. Alcuni storiografi tedeschi del nazismo, come Heiden e Olden, e scrittori non tedeschi che li hanno seguiti, affermano che Goebbels a Bamberga abbandonò apertamente Strasser e passò dalla parte di Hitler. Ma i diati di Goebbels, scoperti dopo l'uscita dei libri di Heiden e Olden, attestano che egli non tradì Strasser in modo così improvviso. Provano invece che Goebbels, pur seguendo Strasser nel sottomettersi Pagina 99
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a Hitler, pensava che questi avesse assolutamente torto e che, almeno sul momento Goebbels, non aveva nessuna intenzione di passare dalla sua parte. Il 15 febbraio, il giorno seguente la riunione di Bamberga, Goebbels scriveva nel suo diario: Hitler ha parlato per due ore. È come se fossi stato picchiato da qualcuno! Ma che specie di Hitler è mai questo? Un reazionario? Estremamente impacciato e incerto. ComLa via verso il potere (1925-1931) 141 ple mente in errore sul problema della Russia. L'Italia e l'Inghilterra nostre naturali alleate! Che orrore!... Noi dobbiamo annientare la Russia!... La questione delle proprietà private della nobiltà secondo lui non dovrebbe nemmeno essere sfiorata. Che orrore!... Non so pronunciare parola. Mi sento come se mi avessero picchiato sulla testa... Questa è certamente una delle più grandi delusioni della mia vita. Non ho più una vera fiducia in Hitler. Questo è appunto il terribile: mi è venuto meno ogni sostegno. Come testimonianza di fedeltà, Goebbels accompagnò Strasser alla stazione cercando di consolarlo. Una settimana più tardi, il 23 febbraio, annotò: "Lungo colloquio con Strasser. Risultato: noi non dobbiamo invidiare alla folla di Monaco la sua vittoria di Pirro. Dobbiamo riprendere la nostra lotta per il socialismo ". Ma Hitler seppe valutare il bollente giovane renano meglio di Strasser. Il 29 marzo Goebbels scrisse: " Questa mattina ho avuto una lettera da Hitler. Dovrò tenere un discorso l'8 aprile a Monaco ". Giunse a Monaco il 7 aprile. " La macchina di Hitler mi stava aspettando. Accolto come un re! Parlerò nella storica Bikgerbràu ". Infatti il giorno dopo parlava dalla stessa piattaforma dalla quale aveva parlato Hitler. Scrisse tutto ciò nella sua annotazione dell'8 aprile: Hitler mi chiama al telefono...; la sua gentilezza malgrado ciò che accadde a Bamber-ga ci fa vergognare. Alle due ci rechiamo in auto alla Biirgerbràu. Hitler era già là. Il cuore mi batte da scoppiare. Entro nella sala. Sono salutato da uno scroscio di applausi-Poi parlo per due ore e mezzo... La gente applaude e acclama. Alla fine Hitler mi abbraccia. Mi sento felice...; Hitler sta sempre al mio fianco. Pochi giorni dopo Goebbels si arrendeva completamente. " 73 aprile. Hitler ha parlato per tre ore. Brillantemente. È cosi abile, da farvi dubitare persine delle vostre opinioni. L'Italia e l'Inghilterra nostre alleate... La Russia vuole divorarci... Lo amo... Egli ha pensato a fondo ogni cosa. Il suo ideale: un giusto collcttivismo e individualismo. Quanto alla terra, appartiene tutta al popolo. La produzione deve avere un carattere creativo e individuale. I trust, i trasporti ecc. ecc., devono essere socializzati... Adesso mi trovo bene con lui. M'inchino all'uomo superiore, al genio politico ". Quando il 17 aprile lasciò Monaco, Goebbels era diventato un uomo di Hitler e sjno all'ultimo respiro doveva rimanere il suo più fedele seguace. Il 20 aprile egli scrisse al Fùhrer un biglietto di augurio per il suo genetliaco: " Caro e venerato Adolf Hitler! Ho imparato tanto da voi... Voi mi avete fatto finalmente vedere la luce ". E la notte stessa annotò nel suo diario: "Ha trentasette anni. Adolf Hitler, vi amo perché voi siete, a un tempo, grande e semplice. Queste sono le caratteristiche del genio ". Goebbels passò una buona parte dell'estate a Berchtesgaden con Hitler, e il suo diario è pieno di altre lodi per il capo. Nell'agosto un suo articolo sul " Vblkischer Beobachter " segnava la sua rottura ufficiale con Strasser. Soltanto ora vi riconosco per quel che voi realmente siete: rivoluzionari a parole ma non a fatti [alludeva ai fratelli Strasser e ai loro seguaci]... Non parlate tanto di ideali e non illudetevi di essere gli inventori e i protettori di questi ideali... Non ci pentiamo di tenerci saldi nelle file di Hitler... Ci inchiniamo dinanzi a lui... col virile, sano orgoglio con cui gli antichi normanni stavano in piedi davanti al loro sovrano feudale. Sentiamo 142 Trionfo e consolidamento che egli è più grande di tutti noi, pili grande di voi e di me. Egli è lo strumento del divino volere che forgia la storia con una nuova passione creatrice. Verso la fine dell'ottobre 1926 Hitler nominò Goebbels Gauleiter di Berlino, ordinandogli di sbarazzarsi delle Camicie Brune litigiose e intriganti che Pagina 100
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano ostacolato lo sviluppo del movimento in quella città, e di conquistare al nazionalsocialismo la capitale. Berlino era " rossa ". La maggioranza degli elettori era socialista e comunista. Goebbels aveva appena compiuto i ventinove anni; in meno di un anno era passato dall'oscurità al rango di uno dei luminari che guidavano il partito nazista e ora si accingeva a svolgere intrepidamente il compito assegnatogli nella metropoli babilonica. Un intermezzo romantico e distensivo nella vita di Adolf Hitler. Come lo stesso Hitler ebbe a dire in seguito, gli anni politicamente infruttuosi per lui furono quelli migliori della sua vita privata. Poiché gli era stato proibito di parlare in pubblico fino al 1927, si mise a terminare il Mein Kampf, e a far progetti circa il futuro del partito nazista e di lui stesso, passando la maggior parte del tempo sull'Obersalzberg, presso il villaggio di Berchtesgaden. Questo rifugio delle Alpi bavaresi era adatto al riposo e alla distensione. Nei monologhi che Hitler tenne nel suo quartier generale al fronte durante la guerra, quando a notte inoltrata si riposava un poco coi vecchi camerati del partito e con le fedeli segretarie, ricorrono i nostalgici ricordi di questo suo eremo di montagna, dove aveva stabilito la sola casa che sentisse sua. In una di queste riunioni, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1942, Hitler esclamò: " Sì, vi sono molti legami tra me e l'Obersalzberg. Tante cose vi sono nate... Ho trascorso lassù le ore più belle della mia vita. Il mio pensiero rimane fedele alla mia prima casa. Là tutti i miei grandi progetti furono concepiti e maturati. In quel tempo avevo periodi di riposo, e quanti amici deliziosi! " Uscito di prigione, durante i primi tre anni Hitler abitò in varie locande dell'Obersalzberg, e in quelle reminiscenze dell'inverno del 1942 egli parlò per circa un'ora su di esse. Infine si stabilì nel Deutsches Haus, dove trascorse la maggior parte dei due anni nei quali finì di dettare il Mein Kampf. Egli dice che sia lui, sia i suoi compagni di partito " amavano moltissimo frequentare il Dreimà'derlhaus, dove c'erano sempre graziose ragazze ". " Questo, - egli aggiunse, - era per me un grande piacere. Specialmente una di loro era una vera bellezza ". Quella sera nel Bunker del quartier generale sul fronte russo, Hitler ricordò ai suoi uditori due preoccupazioni da lui avute durante i piacevoli anni trascorsi a Berchtesgaden. In quel periodo [sull'Obersalzberg] ho conosciuto molte donne. Molte di loro mi erano affezionate. Perché dunque mi sarei dovuto sposare? Per lasciare una donna dietro La via verso il potere (1925-1931) 143 di me? Alla minima imprudenza correvo il rischio di ritornare in carcere per sei anni. Il matrimonio dunque non era cosa per me. Perciò ho dovuto rinunciare ad alcune occasioni che mi si presentavano4. Il timore che Hitler aveva, verso il 1925, di essere rimandato in prigione o di venire espulso dalla Germania, non era privo di un certo fondamento. Egli era sempre in libertà condizionata. Se avesse apertamente violato il divieto di parlare in pubblico, il governo bavarese avrebbe potuto benissimo metterlo di nuovo dietro le sbarre, o spedirlo oltre confine, nella sua nativa Austria. E proprio per la sua prossimità alla frontiera austriaca, egli aveva scelto come rifugio l'Obersalzberg: all'istante stesso in cui avesse avuto sentore di un mandato di arresto, poteva varcare di nascosto la frontiera e sfuggire alla polizia tedesca. Ma il suo volontario o forzato ritorno in Austria avrebbe rovinato i suoi piani. Per diminuire il rischio di una espulsione, Hitler il 7 aprile del 1925 rinunciò formalmente alla cittadinanza austriaca; nel che, egli fu subito assecondato dal governo austriaco. Ma ciò fece di lui uno Staatenloser, un apolide, perché se aveva rinunciato alla cittadinanza austriaca, non aveva però ottenuto quella tedesca, il che, nel Reich, costituiva un ostacolo notevole per chiunque volesse dedicarsi alla politica. Per esempio, egli non poteva ricoprire cariche pubbliche. Hitler aveva dichiarato che non avrebbe mai pregato il governo repubblicano di concedergli la cittadinanza, perché essa gli spettava di diritto per aver servito in guerra la Germania imperiale. Purtuttavia, fra il 1925 e il 1930 egli si diede segretamente da fare per ottenere dal governo bavarese la cittadinanza, senza però venire a capo di nulla. Quanto alle donne e al matrimonio, v'era molto di vero in ciò che Hitler disse quella sera del 1942. Contrariamente all'opinione generale, Hitler amava la compagnia delle donne, specie se belle. Tornò spesso sull'argomento, nelle conversazioni a tavola al quartier generale, durante la guerra. " Quante belle donne ci sono a questo mondo! ", disse ai suoi compagni la notte dal 25 al 26 Pagina 101
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt gennaio 1942. Riferf diverse sue esperienze personali, e si vantò di aver conosciuto a Vienna, nella sua giovinezza, " molte belle donne ". Heiden ha raccontato alcune delle sue romantiche infatuazioni in quegli anni lontani: quella per Jenny Haug, sorella dell'autista di Hitler, considerata come la sua innamorata del 1923; per Erna Hanfstangl, ragazza alta e formosa, sorella di Putzi; per Winifred Wagner, nuora di Riccardo Wagner. Ma, a quanto si sa, l'unico profondo amore di Hitler fu quello per sua nipote. Nell'estate del 1928 Adolf Hitler aveva preso in affitto, per un centinaio di marchi al mese, dalla vedova di un industriale di Amburgo, la villa Wa-chenfeld sull'Obersalzberg, sopra Berchtesgaden. Egli indusse Angela Rau-bal, sua sorellastra, rimasta vedova, a lasciare Vienna per venire a dirigere la prima casa che egli potesse chiamare sua *. Frau Raubal portò con sé le * In seguito, divenuto cancelliere, egli la comprò e la fece ricostruire con lusso e larghezza di mezzi, mutandone il vecchio nome di " Casa Wachenfeld " in " Berghof ". 144 Trionfo e consolidamento sue due figlie, Geli e Friedl. Geli aveva vent'anni, biondi capelli fluenti, bei lineamenti, una voce piacevole e un carattere allegro che la rendeva attraente per gli uomini5. Hitler s'innamorò subito di lei. La portava dovunque con sé, nelle riunioni e nelle conferenze, in lunghe escursioni in montagna, nei caffè e nei teatri di Monaco. Quando nel 1929 prese in affitto un lussuoso appartamento di nove stanze nella Prinzregentenstrasse, una delle arterie più eleganti di Monaco, egli assegnò a Geli una camera per sé. In città e in tutti gli ambienti nazisti nella Germania meridionale, i pettegolezzi su Hitler e la sua bella bionda nipote furono inevitabili, a tal segno che alcuni capi tra i più contegnosi - o invidiosi - dissero a Hitler di cessare di mostrarsi in pubblico con la sua giovane innamorata, ovvero di sposarla. Hitler s'infuriò per simili discorsi, e a causa di una disputa da lui avuta su tale argomento col Gauleiter del Wiirttemberg, egli lo silurò. Molto probabilmente, Hitler intendeva sposare sua nipote. Vecchi compagni di partito che a quell'epoca gli erano molto vicini, ebbero a dire, in seguito, all'autore, che un matrimonio sembrava inevitabile. Non dubitavano che Hitler fosse profondamente innamorato di lei. Ma circa i sentimenti nutriti dalla ragazza, si possono solo fare delle congetture. Che essa si sentisse lusingata per le attenzioni di un uomo che stava ormai divenendo famoso, e che ne avesse piacere, era ovvio, ma che ricambiasse l'amore dello zio non è certo; con ogni probabilità non lo ricambiava, e alla fine di certo non lo ricambiò. Sorsero fra loro profondi dissensi di cui non sono mai state completamente chiarite né l'origine né la natura. Sono state fatte a tale proposito molte supposizioni: ma non si sa nulla di positivo. Sembra che l'uno fosse geloso dell'altra. Geli si sentiva offesa dalle attenzioni che Hitler dimostrava per altre donne, fra cui Winifred Wagner. Lui la sospettava di avere una relazione nascosta con Emil Maurice, un ex condannato che aveva fatto parte della sua guardia del corpo. La ragazza accusò anche lo zio di tiranneggiarla. Hitler non voleva che si facesse vedere in compagnia di nessun uomo all'infuori di lui. Le proibì di andare a Vienna per continuare a prendere lezioni di canto, soffocò la sua ambizione di far carriera sulle scene dell'Opera. Desiderava averla solo per sé. Da alcuni oscuri indizi, pare che le inclinazioni masochistiche del suo amante le ripugnassero; sembra che il brutale tiranno, bramasse essere schiavo della donna amata, ciò che, secondo i sessuologi, non è infrequente in uomini del genere. Heiden parla di una lettera scritta da Hitler alla nipote nel 1929, nella quale egli confessa quali fossero, a tale riguardo, i suoi più profondi sentimenti. La lettera cadde nelle mani del figlio della sua padrona di casa, con conseguenze che furono tragiche per più di una vita6. Qualunque fosse la causa che turbò l'amore tra zio e nipote, le loro liti divennero sempre più violente, e alla fine dell'estate del 1931 Geli annunciò a Hitler la sua volontà di ritornare a Vienna per riprendere i suoi studi di canto. Hitler glielo proibì. Fra i due vi fu una scenata, a cui assistettero i vicini, quando Hitler lasciò il suo appartamento di Monaco per andare ad La via verso il potere (1925-1931) 145 Amburgo, il 17 settembre 1931. Fu udita la ragazza gridare dalla finestra allo zio, mentre questi saliva in macchina: " Allora non vuoi lasciarmi andare a Vienna? " " No! ", fu la risposta di lui. Il mattino seguente Geli Raubal fu trovata uccisa da un colpo d'arma da fuoco nella sua camera. Il giudice istruttore, dopo un'accurata indagine, dichiarò Pagina 102
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trattarsi di suicidio. Il magistrato inquirente constatò che una pallottola era penetrata nel petto della ragazza, sotto la spalla sinistra, raggiungendo il cuore. Sembrava non esservi dubbio che ella si fosse sparata. Ciò nonostante, in seguito per molti anni a Monaco corsero oscure dicerie, secondo le quali Geli Raubal sarebbe stata assassinata, secondo alcuni, da Hitler in un accesso di rabbia, secondo altri, da Himmler per por fine a una situazione divenuta imbarazzante per il partito. Ma nessuna prova attendibile è mai venuta a confermare tali dicerie. Hitler fu schiantato dal dolore. In seguito Gregor Strasser riferì che egli dovette rimanere al suo fianco per due giorni e due notti, per impedirgli di togliersi la vita. Geli venne sepolta a Vienna e una settimana dopo Hitler ottenne dal governo austriaco un permesso speciale per recarsi in quella città, dove pianse sulla tomba dell'amata tutta una sera. Per mesi non si consolò di quella perdita. Tre settimane dopo la morte di Geli, Hitler ebbe il suo primo colloquio con Hindenburg. Era la prima grande possibilità che gli veniva offerta, sulla via verso il cancellierato del Reich. La sua distrazione in una occasione così importante - alcuni dei suoi amici dissero che durante la conversazione egli non sembrava in pieno possesso delle sue facoltà, il che fu di gran danno pel capo nazista - fu attribuita, da coloro che lo conoscevano, al colpo provato per la perdita della adorata nipote. Fu forse questa grave perdita che indusse Hitler a una rinuncia - la sua decisione di non mangiare più carne. Di questa opinione erano alcuni dei camerati più vicini a Hitler. A costoro egli diceva sempre che Geli Raubal era stata la sola donna da lui amata, di lei parlò sempre col massimo rispetto e spesso con le lacrime agli occhi. Il personale di servizio riferisce che la sua stanza nella villa dell'Obersalzberg, anche quando questa venne ricostruita e ingrandita all'epoca del cancellierato di Hitler, rimase come Geli Raubal l'aveva lasciata. E nella camera del Fùhrer, alla villa nonché nella Cancelleria di Berlino, v'erano ritratti * della giovane donna che ogni anno, nell'anniversario della sua nascita e della sua morte, venivano adornati di fiori. In un uomo brutale e cinico come Hitler, che sembrava incapace di amore per qualsiasi altro essere umano, questa passione per la giovane Geli Raubal, rimane uno dei misteri della sua strana vita. Come ogni mistero, esso non può essere spiegato razionalmente, ma semplicemente costatato. D'altronde è quasi certo che Hitler non considerò più seriamente l'idea del matrimonio, fino al giorno che precedette quello nel quale, quattordici anni dopo, egli si tolse la vita. * Dipinti dopo la morte di Geli da Adolf Ziegler, il pittore preferito da Hitler.
146 Trionfo e consolidamento Si potè recuperare la lettera compromettente che Hitler aveva scritto alla nipote e che era in possesso del figlio del padrone di casa, grazie agli sforzi del padre Bernhard Stempfle, prete cattolico geronimita e giornalista antisemita, che aveva aiutato il capo nazista a rivedere il manoscritto del Mein Kampf per la pubblicazione. Il denaro necessario per avere la lettera fu fornito, secondo Heiden, da Franz Xavier Schwarz, tesoriere del partito. Cosi Padre Stempfle fu una delle poche persone che seppe qualcosa dei segreti dell'amore di Hitler per Geli Raubal. Sembra però che egli non abbia tenuto solo per sé ciò che venne a sapere sulla faccenda, e ciò gli costò la vita quando l'autore di Mein Kampf, divenuto dittatore della Germania, un bel giorno saldò i conti con alcuni suoi vecchi amici. La fonte dei redditi di Hitler durante questi anni tanto piacevoli della sua vita privata, quando acquistò la villa a Obersalzberg e un lussuoso appartamento a Monaco, e viaggiava in una vistosa automobile con autista, che gli era costata 20 ooo marchi, non è mai stata accertata. Però le sue cartelle delle tasse ritrovate dopo la guerra gettano un po' di luce sull'argomento7. Fino a quando divenne cancelliere e quindi esente da imposte, Hitler fu sempre in guerra con gli agenti del fisco, e fra il 1925 e il 1933 un numero considerevole di cartelle in mora si ammucchiò nell'Ufficio delle Finanze di Monaco. Questo ufficio il i° maggio 1925 gli notificò la mancata denuncia del reddito del 1924 e del primo trimestre del 1925. Hitler rispose: "Non ho avuto redditi nel 1924 [quando era in prigione] e nemmeno nel primo trimestre del 1925. Ho provveduto alle mie spese personali mediante un prestito bancario ". " E allora Pagina 103
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come avete potuto comperare un'automobile da 20 ooo marchi? ", replicò l'agente delle tasse. Hitler rispose che anche per questo aveva avuto un prestito bancario. In tutte le sue denunce di reddito egli indicava come sua professione quella dello " scrittore " e come tale cercava di mettere una gran parte dei suoi redditi sul conto spese; di certo, egli sapeva come gli scrittori in ogni paese procedono, a tale riguardo. La sua prima dichiarazione di reddito per il terzo trimestre del 1925 accusava un reddito lordo di 11 231 marchi, da cui si dovevano detrarre spese professionali per 6540 marchi e interessi pagati per i prestiti contratti per 2245 marchi, sicché il reddito netto tassabile si riduceva a 2446 marchi. In tre pagine dattiloscritte, Hitler giustificò la forte detrazione per le spese professionali, affermando che sebbene una gran parte di queste apparisse dovuta alle sue attività politiche, tale lavoro gli forniva il materiale di cui abbisognava come scrittore politico, e contribuiva anche ad aumentare la vendita del suo libro. Senza la mia attività politica il mio nome sarebbe rimasto sconosciuto e mi sarebbe mancato il materiale necessario per scrivere un'opera politica... Pertanto nel mio caso di scrittore politico, le spese per la mia attività politica, condizione necessaria della mia stesLa via verso il potere (1925-1931) 147 sa professione di scrittore e anche garanzia del suo successo finanziario, non possono essere considerate come soggette a tassazione... L'Ufficio delle Imposte può constatare che dei proventi del mio libro in questo periodo solo una minima parte è stata spesa per me stesso; non ho in nessun posto, proprietà o altri beni redditizi che io possa dire miei *. Riduco al necessario i miei bisogni personali al punto da rinunciare completamente all'alcool e al tabacco; prendo i miei pasti nei ristoranti più modesti, e a parte la minima spesa per la pigione della mia abitazione, non faccio spese che non possano essere messe a carico di quelle che mi si impongono quale scrittore politico... Anche l'automobile per me è solo un mezzo. Essa mi permette solo di compiere il mio lavoro giornaliero8. L'Ufficio delle Finanze concesse solo metà della riduzione delle tasse. Allora Hitler ricorse alla Commissione di revisione, che però confermò l'accertamento originario. Cosf soltanto la metà della defalcazione fu riconosciuta dal fisco. Egli protestò, ma pagò. Il reddito lordo denunciato dal capo nazista agli effetti delle tasse corrispondeva con una certa esattezza ai diritti d'autore riscossi per Mein Kampf: 19843 marchi nel 1925; 15903 marchi nel 1926; 11494 marchi nel 1927; ii 818 marchi nel 1928; 15448 marchi nel 1929. Dato che gli editori erano soggetti al controllo dell'Ufficio delle Imposte, Hitler non poteva denunciare senza pericolo un reddito inferiore ai diritti d'autore. Ma le altre fonti del reddito? Esse non figurarono mai. È noto che Hider chiedeva e otteneva compensi elevati per i molti articoli che scriveva in quei giorni per la misera stampa nazista. Negli ambienti del partito si mormorava molto per quel che Hitler costava. Tutti questi proventi non figuravano nella dichiarazione per le tasse di Hitler. Negli ultimi anni venti alcuni grandi industriali bavaresi e renani cominciarono a far affluire denaro nel partito, attratti dall'opposizione del suo capo ai marxisti e ai sindacati. Fritz Thyssen, capo del trust tedesco dell'acciaio (Vereinigte Stahlwerke, cioè Acciaierie riunite), e Emil Kirdorf, re del carbone della Ruhr, contribuirono con cospicue somme. Spesso il denaro veniva consegnato direttamente a Hitler. Così probabilmente non si saprà mai quanto egli abbia trattenuto per sé. Però il suo tenore di vita negli ultimi pochi anni che precedettero il cancellierato fa pensare che non tutto il denaro da lui ricevuto dai finanziatori venisse versato nelle casse del partito. Certamente, egli dal 1925 al 1928 si lagnò per le difficoltà che il pagamento delle imposte sul reddito gli procurava; era continuamente in mora e chiedeva sempre nuovi rinvii. Nel settembre del 1926 scrisse all'Ufficio delle Imposte: " Sul momento non sono in grado di pagare le tasse; per far fronte aUe mie spese di sussistenza ho dovuto contrarre un prestito ". In seguito affermò che in quel periodo " aveva vissuto per anni di mele tirolesi ". " Sono incredibili, disse, - le economie che dovemmo fare. Ogni marco risparmiato era per il partito ". E, sempre tra il 1925 e il 1928, egli fece presente all'esattore delle tasse che stava affondando nei debiti. Nel 1926 denunciava spese per 31 209 marchi, contro un reddito di 15 903 mar* II corsivo, in questa dichiarazione, è di Hitler. 148
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt chi, dichiarando che il deficit era stato coperto da nuovi " prestiti bancari ". Poi, nel 1929, sebbene il suo reddito dichiarato fosse considerevolmente inferiore a quello del 1925, la voce " interessi per i prestiti o somme spese per estinguerli ", scomparve miracolosamente una volta per tutte dalle sue denunce di reddito. Come notò il professor Hale, sulle cui ricerche si basa quanto ho ora esposto, " un miracolo finanziario si era verificato, e il Fùhrer aveva cancellato i suoi debiti " '. È doveroso riconoscere che Hitler non sembrò mai dare molta importanza al denaro se ne aveva abbastanza per condurre una vita confortevole, senza dover affaticarsi per raccogliere compensi e stipendi. A ogni modo a partire dal 1930, quando i diritti d'autore per il suo libro si triplicarono improvvisamente rispetto all'anno precedente raggiungendo una cifra equivalente a oltre sette milioni di lire all'incirca, e il denaro cominciò ad affluire dai grossi affari, qualsiasi preoccupazione finanziaria che egli potesse aver avuto era per sempre finita. Ormai poteva dedicare tutte le sue potenti energie e tutte le sue doti all'adempimento del proprio destino. Era giunto il tempo per la corsa finale verso il potere, verso la dittatura su di una grande nazione. La grande crisi del 1929 e il nazismo. La crisi economica verso la fine del 1929 si propagò nel mondo come un grande incendio e diede a Hitler un'occasione da cui egli trasse il massimo vantaggio. Come molti grandi rivoluzionari, egli potè prosperare solo perché i tempi erano calamitosi: dapprima, quando le masse erano disoccupate, affamate e disperate, poi quando la guerra le ebbe avvelenate. Ma sotto un altro aspetto, egli fra i rivoluzionari della storia fu unico nel suo genere. Volle fare la " sua " rivoluzione solamente dopo aver conquistato il potere politico. Per scalare lo Stato non doveva esservi una rivoluzione. Lo scopo doveva esser raggiunto mediante il mandato degli elettori o con il consenso dei governanti della nazione - in breve: con mezzi costituzionali. Per raccogliere voti, bastava a Hitler sfruttare l'occasione offerta dai tempi, che ancora una volta, nei primi anni del '30, videro il popolo tedesco precipitare nella disperazione; per ottenere l'appoggio di coloro che stavano al potere, egli doveva convincerli che solo lui era in grado di salvare la Germania dalla situazione disastrosa in cui era piombata. Al raggiungimento di questo doppio obiettivo, l'astuto e audace capo nazista si consacrò con rinnovate energie negli anni turbolenti compresi tra il 1930 e il 1933. Retrospettivamente può dirsi che gli stessi eventi, oltre che la debolezza e la confusione di un gruppo di uomini legati dal giuramento alla difesa leale della repubblica democratica da essi governata, fecero il gioco di Hitler. Ma tutto ciò non era prevedibile all'inizio del 1930. Il 3 ottobre 1929 moriva Gustav Stresemann. Si era logorato nell'intenso lavoro da lui svolto come ministro degli Esteri durante i sei anni preLa via verso il potere (1923-1931) 149 cedenti per riportare la Germania sconfitta al rango di una grande potenza e per assicurare al popolo tedesco una stabilità politica ed economica. I suoi successi erano stati prodigiosi. Era riuscito a far entrare la Germania nella Società delle Nazioni, aveva concordato il piano Dawes e il piano Young che riducevano le riparazioni a una somma facilmente pagabile dalla Germania e nel 1925 era stato uno dei principali artefici del patto di Locamo che aveva dato per la prima volta la tranquillità, per almeno una generazione, ai popoli dell'Europa occidentale, fiaccati dalla guerra e dominati dalla discordia. Nell'ottobre del '29, tre settimane dopo la morte di Stresemann, a Wall Street crollava la borsa valori. Le ripercussioni in Germania furono immediate e catastrofiche. Le basi della prosperità tedesca erano state i prestiti esteri, principalmente quelli americani, e il commercio internazionale. Quando il flusso dei nuovi prestiti si arrestò e s'impose l'estinzione di quelli antichi, la struttura finanziaria tedesca non potè resistere allo sforzo. Il commercio mondiale ebbe una flessione in seguito alla crisi economica generale e la Germania non fu più in grado di pareggiare con le esportazioni le principali importazioni di quelle materie prime e di quei viveri di cui necessitava. Senza esportazione, l'industria tedesca non poteva mantenere in attività le sue grandi attrezzature, e dal '29 al '32 la sua produzione scese quasi alla metà. Milioni di esseri umani rimasero senza lavoro. Migliaia di piccole imprese crollarono. Nel maggio del 1931 falliva la più grande banca austriaca, la Kreditanstalt, seguita il 13 luglio da una delle principali banche tedesche, la Darmstàdter una Nationalbank, il che costrinse il governo di Berlino a chiudere temporaneamente tutte le banche. Nemmeno l'iniziativa del presidente Hoover, di concedere una moratoria per tutti i debiti di guerra, riparazioni tedesche incluse, moratoria entrata in vigore il 6 luglio 1931, valse ad arginare la marea. L'intero mondo Pagina 105
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt occidentale sembrava percosso da forze che i suoi dirigenti non sapevano capire e che sentivano superiori a ogni controllo umano. Com'era possibile che d'un tratto, in mezzo a tale abbondanza si manifestasse tanta miseria, tanta sofferenza umana? Hitler aveva predetto la catastrofe, ma non ne aveva compreso le cause più degli altri uomini politici; forse la sua comprensione era inferiore a quella di molti perché ignorava le scienze economiche e ad esse nemmeno si interessava. Ma non ignorava di certo, e molto lo interessavano, le favorevoli occasioni che la depressione economica a un tratto gli offriva. La miseria del popolo tedesco che meno di dieci anni prima era stato rovinato dalla svalutazione del marco, non suscitava la compassione di Hitler. Al contrario, nei giorni più neri di quel periodo, quando le fabbriche erano silenziose, quando la cifra ufficiale dei disoccupati superò i sei milioni e in ogni città del paese le code per il pane si estendevano lungo isolati interi, egli potè scrivere nella stampa nazista: " Mai, in tutta la mia vita, mi sono sentito cosi ben disposto e intcriormente contento, come in questi giorni. La dura realtà ha infatti aperto gli occhi a milioni di tedeschi sulle frodi inaudite, sulle menzogne e i tradimenti dei marxisti, di questi ingannatori del Popolo "10. Le sofferenze dei suoi compagni tedeschi non erano qualcosa con 150 Trionfo e consolidamento cui si poteva simpatizzare perdendo il proprio tempo, ma qualcosa da trasformare immediatamente e a sangue freddo in una base politica per realizzare le proprie ambizioni. Hitler si accinse a questa impresa verso la fine dell'estate del 1930. Hermann Mùller, ultimo cancelliere socialdemocratico della Germania e capo dell'ultimo governo basato su una coalizione dei partiti democratici della Repubblica di Weimar, aveva dato le dimissioni nel marzo 1930, a causa di una disputa tra i partiti circa i fondi di assicurazione per i disoccupati. Gli era successo il capo parlamentare del partito cattolico di centro, Heinrich Briining, che durante la guerra si era meritata la Croce di Ferro come capitano di una compagnia di mitraglieri, e che al Reichstag, con le sue vedute sobrie e conservatrici, aveva attratto favorevolmente l'attenzione dell'esercito e in particolare quella di un ufficiale allora sconosciuto al popolo tedesco, il generale Kurt von Schleicher. Vano, abile e ambizioso " ufficiale da tavolino ", già noto ai circoli militari come un intrigante pieno d'ingegno ma privo di scrupoli, Kurt von Schleicher aveva suggerito al presidente Hin-denburg il nome di Briining. Benché, forse, egli non se ne rendesse del tutto conto, il nuovo cancelliere era il candidato dell'esercito. Uomo di eccellenti doti personali, disinteressato, onesto, modesto, scrupoloso, piuttosto austero, Briining sperò di restaurare in Germania un governo parlamentare stabile, tanto da salvare la patria dal precipizio e dal caos politico. La tragedia di questo ben intenzionato patriota democratico fu che proprio nel cercare di venire a tanto, egli scavò involontariamente la fossa alla democrazia tedesca, spianando il terreno per l'avvento di Hitler. Non riuscendo a ottenere la maggioranza nel Reichstag per far approvare alcuni provvedimenti contemplati dal suo programma finanziario, Brùning chiese a Hindenburg di applicare l'art. 48 della costituzione e di far passare un suo progetto di legge sulle finanze mediante un decreto presidenziale, in base ai poteri d'emergenza. Il Reichstag contrattaccò votando una mozione per la revoca del decreto. Il governo parlamentare stava per cedere proprio quando la depressione economica esigeva un regime forte. Per trovare una via d'uscita, Brùning nel luglio del 1930 chiese al presidente di sciogliere il Reichstag. Furono indette nuove elezioni per il 14 settembre. Come da nuove elezioni Briining potesse attendersi una maggioranza parlamentare stabile, questa è una domanda alla quale non potrà mai esser data risposta. Ma Hitler si rese subito conto che per lui la buona occasione era giunta, prima di quanto si aspettasse. Messo a così dura prova, il popolo esigeva che si cercassero rimedi alla sua penosa situazione. Milioni di disoccupati chiedevano lavoro. I negozianti volevano degli aiuti. Circa quattro milioni di giovani che dal tempo delle ultime elezioni avevano raggiunto ora l'età di votare, chiedevano un futuro con prospettive che assicurassero loro almeno i mezzi di sussistenza. Con una travolgente propaganda, Hitler offrì a tutti questi milioni di scontenti ciò La via verso il potere (iy2j-i$ji) 151 che alla loro miseria sembrò già una speranza. Egli avrebbe fatto nuovamente forte la Germania, si sarebbe rifiutato di pagare le riparazioni, avrebbe denunciato il trattato di Versailles, avrebbe posto fine alla corruzione e Pagina 106
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piegato i magnati della finanza (specie se ebrei), avrebbe provveduto affinchè a ogni tedesco non mancasse lavoro e pane. Questo appello non poteva non fare effetto sui disperati e gli affamati in cerca non solo di aiuto ma anche di una nuova fede e di nuovi idoli. Il successo fu tale che quando la notte del 14 settembre 1930 Hitler conobbe i risultati delle elezioni, ne fu lui stesso sorpreso, giacché superavano le sue speranze. Due anni prima il suo partito aveva raccolto 81 o ooo voti, ottenendo 12 seggi al parlamento. Questa volta egli contava di quadruplicare il numero dei voti nazisti, assicurandosi forse cinquanta seggi. Invece il 14 settembre i voti dati al NSDAP salirono a 6409 600, dando al partito 107 seggi al Reichstag e facendo passare tale partito, dal nono al secondo posto in parlamento. Mentre era stato il partito più piccolo, ora era diventato uno dei maggiori. All'altro estremo, anche i comunisti avevano segnato un progresso: i 3 265 ooo voti del 1928 divennero 4 592 ooo, sicché la loro rappresentanza al Reichstag salf da 54 a 77 deputati. Eccetto il Centro cattolico, i partiti moderati delle classi medie persero più di un milione di voti, e lo stesso avvenne per i socialdemocratici malgrado l'afflusso alle urne di quattro milioni di nuovi elettori. I voti dati alla destra nazionalista di Hugenberg, sce-sero da quattro a due milioni di voti. Era chiaro che i nazisti avevano acquistato milioni di aderenti, togliendoli agli altri partiti delle classi medie ed era anche evidente che d'ora in poi sarebbe stato più che mai difficile, per Brii-ning e per chiunque altro, disporre di una maggioranza stabile al Reichstag. Ma senza una tale maggioranza, la Repubblica come avrebbe potuto sopravvivere? L'indomani delle elezioni del 1930, questo problema divenne di estremo interesse per i due pilastri della nazione, l'esercito e il mondo dei grandi industriali e finanzieri, i cui dirigenti non avevano mai realmente considerato la Repubblica se non come un infortunio transitorio della storia tedesca. Incoraggiato dal successo alle urne, Hitler portò la sua attenzione su quei due potenti gruppi proponendosi di guadagnarli a sé. Come abbiamo visto, a Vienna, molto tempo prima, dalla tattica usata dal borgomastro Karl Lue-ger egli aveva imparato a riconoscere l'importanza di avere dalla propria parte " le potenti istituzioni già esistenti ". Un anno prima, il 15 marzo 1929, Hitler aveva tenuto a Monaco un discorso in cui si era rivolto all'esercito, esortandolo a rivedere il suo atteggiamento ostile verso il nazionalsocialismo e l'appoggio da esso concesso alla Repubblica. Il futuro non è dei partiti della distruzione, bensì dei partiti che portano in sé la forza del popolo, che sono preparati e desiderano associarsi all'esercito per aiutarlo, un giorijz Trionfo e consolidamento no, a difendere gli interessi del popolo. Invece vediamo tuttora ufficiali del nostro esercito che si tormentano col problema della misura in cui si può andare d'accordo con la socialdemocrazia. Ma, miei cari signori, credete realmente di aver qualcosa in comune con una ideologia che tende alla dissoluzione di tutto quello che costituisce la base d'esistenza di un esercito? Fu, quella, un'abile mossa per ottenere l'appoggio degli ufficiali dell'esercito, che, com'era convinzione di molti di loro e come ora Hitler ripeteva per la centesima volta, erano stati pugnalati alla schiena e traditi proprio da quella Repubblica che adesso essi stavano sostenendo e che dimostrava anche di non avere nessuna simpatia per la casta militare e per tutto ciò che essa rappresentava. E con parole profetiche per quel che un giorno lui stesso avrebbe fatto, egli ricordò agli ufficiali il destino che li aspettava se i marxisti avessero vinto i nazisti. Disse che, qualora ciò fosse accaduto, Voi potrete ben scrivere: " Fine dell'esercito tedesco ". Perché allora, signori, dovrete definitivamente politicizzarvi... Potrete divenire i boia del regime e commissari politici, e se non filate diritto, le vostre mogli e i vostri figli finiranno dietro le sbarre di un carcere. E se continuerete a non filare diritto, sarete cacciati via e forse anche messi al muro... ". Relativamente poche furono le persone che ascoltarono il discorso, ma allo scopo di farlo conoscere negli ambienti militari il " Vblkischer Beo-bachter " lo pubblicò integralmente in una edizione speciale dedicata alle forze armate. Inoltre esso fu ampiamente commentato nelle colonne del " Deutscher Wehrgeist ", periodico mensile nazista dedicato ai problemi militari, di recente pubblicazione. L'esercito nel 1927 aveva proibito il reclutamento di nazisti tra i 100 ooo Pagina 107
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt uomini della Reichswehr e aveva persine vietato la loro assunzione come civili negli arsenali e nella sussistenza. Ma al principio del 1930 apparve evidente che la propaganda nazista si faceva strada nell'esercito, specialmente fra i giovani ufficiali. Molti di essi erano attratti non soltanto dal fanatico nazionalismo di Hitler, ma anche dalla prospettiva, da lui messa avanti, di un esercito reintegrato nella sua antica gloria e grandezza, il quale avrebbe offerto loro quelle possibilità di ascendere ai più alti gradi che erano inesistenti in un piccolo esercito come l'attuale. L'infiltrazione nazista nei servizi militari assunse tali proporzioni da costringere il generale Groener, ora ministro della Difesa, ad emanare, il 22 gennaio 1930, un ordine che ricordava un analogo monito fatto all'esercito dal generale von Seeckt sette anni prima, alla vigilia del putsch della birreria. Disse che i nazisti erano avidi di potere. " Essi, perciò, circuiscono la Wehrmacht. Al fine di servirsene per gli scopi politici del loro partito, essi tentano di confonderci, facendoci credere che i nazionalsocialisti rappresentano l'unica forza veramente nazionale ". Il generale Groener chiedeva ai militari di astenersi dalla politica e di " servire lo Stato ", tenendosi lontani dalle lotte di partito. Ma poco dopo risultò che vi erano dei giovani ufficiali della Reichswehr i quali non si astenevano affatto dal fare della politica nazista, cosa che pròLa via verso il potere (1923-1931) 153 vocò scalpore in Germania, dissensi negli alti gradi dell'esercito e molta soddisfazione in campo nazista. Nella primavera del 1930, tre giovani tenenti della guarnigione di Ulm, Ludin, Scheringer e Wendt, furono arrestati sotto l'imputazione di aver diffuso dottrine naziste nell'esercito e di aver tentato di convincere gli altri ufficiali a non far fuoco sui ribelli, nel caso di una rivolta armata nazista. Ciò costituiva un alto tradimento, ma il generale Groener, non volendo render pubblico il fatto che nell'esercito covava il tradimento, cercò di soffocare la faccenda, facendo sì che gli accusati venissero giudicati da un tribunale militare per semplice infrazione della disciplina. Questo suo piano fallì a causa della spavalderia del tenente Scheringer, il quale fece uscire di nascosto un articolo incendiario sul " Vòlkischer Beo-bachter ". Così una settimana dopo il successo nazista nelle elezioni del settembre 1930, i tre tenenti furono citati in giudizio alla Corte Suprema di Lipsia per rispondere dell'accusa di alto tradimento. Fra i loro difensori vi erano due promettenti avvocati nazisti: Hans Frank e il dottor Cari Sack*. Ma alla ribalta di questo processo non stavano gli accusati e nemmeno i loro difensori, bensì Adolf Hitler, citato da Frank come testimone. Il suo apparire rappresentava un rischio calcolato. Per lui sarebbe stato imbarazzante sconfessare i tre tenenti, le cui attività provavano il diffondersi dei sentimenti nazisti nell'esercito, cosa che Hitler, naturalmente non intendeva scoraggiare. Però era altrettanto imbarazzante che gli sforzi fatti dai nazisti per sovvertire le forze armate venissero alla luce. E l'accusa, mossa al partito nazista, di essere una organizzazione rivoluzionaria intenta a rovesciare il governo con la forza, non giovava per nulla alla tattica attualmente seguita da Hitler. Per respingere tale accusa, Hitler si accordò con Frank per presentarsi come testimone a discarico. In realtà l'obiettivo di Hitler era assai più importante. Nella sua qualità di capo di un movimento che proprio allora aveva riportato uno sbalorditivo trionfo popolare alle urne, egli voleva convincere l'esercito, e in particolare gli alti ufficiali, che il nazionalsocialismo, lungi dal costituire un pericolo per la Reichswehr, come poteva far supporre il caso dei subalterni nazisti implicati nella faccenda, ne era la salvezza e quella della Germania. Da questo foro nazionale offertogli dal banco dei testimoni, Hitler fece sfoggio di tutte le sue doti oratorie e del suo sottile senso della strategia politica. Che la sua magistrale esposizione fosse disseminata di mistificazioni, pochi in Germania sembrarono accorgersene, persine tra i generali. Mellifluamente Hitler assicurò la corte (e gli ufficiali dell'esercito) che né le SA né il partito facevano guerra all'esercito. Egli dichiarò: " II mio punto di vista è sempre stato che ogni tentativo di prendere il posto dell'esercito è pura follia. Nessuno di noi ha il minimo interesse a soppiantare l'esercito... Quando verremo al potere, faremo si che da ciò che oggi è la Reichswehr sorga un grande esercito del popolo tedesco ". * Entrambi finirono la loro vita sulla forca: Sack, per aver preso parte all'attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, e Frank per i crimini perpetrati in Polonia in nome del Fuhrer. Pagina 108
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Trionfo e consolidamento E alla corte (e ai generali) egli ripetè, che il partito nazista cercava di conquistarsi il potere con mezzi esclusivamente costituzionali e che i giovani ufficiali erano in errore se si aspettavano una rivolta armata. HITLER II nostro movimento non ha bisogno della forza. Verrà un tempo nel quale la nazione germanica conoscerà le nostre idee; allora trentacinque milioni di tedeschi mi seguiranno. Una volta in possesso dei diritti costituzionali, daremo allo Stato la forma che riteniamo essere la migliore. PRESIDENTE DELLA CORTE Anche questo con mezzi costituzionali? HITLER Sf. Ma Hitler, benché si rivolgesse soprattutto all'esercito e agli altri elementi conservatori tedeschi, doveva tener conto dello spirito rivoluzionario dei suoi compagni di partito. Non poteva abbandonarli come aveva fatto coi tre accusati. Così colse subito l'occasione che gli si offri quando il presidente della corte si richiamò a quel che Hitler aveva detto nel 1923, un mese prima del putsch fallito, parlando di " teste che cadranno nella sabbia ". Il capo nazista oggi rinnegava forse tali parole? Hitler rispose: Posso assicurarvi che, se il movimento nazionalsocialista avrà la vittoria in questa lotta, vi sarà anche un tribunale nazionalsocialista. Allora la rivoluzione del novembre 1918 sarà vendicata e molte teste cadranno! I2. Nessuno può negare che Hitler abbia dunque avvertito su quel che intendeva fare una volta giunto al potere. Ma il pubblico dell'aula sembra che accogliesse con gioia quelle parole di minaccia, perché applaudì a lungo e clamorosamente. Il presidente fece sospendere la seduta, ma né lui, né il pubblico ministero trovarono da ridire su quella dichiarazione: dichiarazione che figurò in termini sensazionali nei titoli dei giornali di tutta la Germania e in molti giornali stranieri. Nell'eccitazione suscitata dalle parole di Hitler, il caso fu perduto di vista nei suoi aspetti concreti. I tre giovani ufficiali, sconfessati nel loro zelo per il nazionalsocialismo proprio dal capo supremo del nazionalsocialismo, furono giudicati colpevoli di cospirazione per alto tradimento ed ebbero la mite condanna di diciotto mesi di arresti in fortezza nella Germania repubblicana, sentenze severe per reati del genere erano riservate a coloro che difendevano la Repubblica *. Il settembre del 1930 segnò una svolta sulla via che stava conducendo irresistibilmente i tedeschi verso il Terzo Reich. Lo sbalorditivo successo riportato dal partito nazista nelle elezioni nazionali convinse non soltanto milioni di comuni cittadini, ma anche molti capi dell'industria e dell'esercito, che forse si trattava di un'ondata tale da non poter essere più fermata. Essi potevano non amare il demagogismo del partito e la sua volgarità, ma non * II tenente Scheringer, amareggiato da quello che egli giudicava un tradimento di Hitler, mentre era ancora in prigione usci dal partito nazista e divenne un ardente comunista. Al pari di tanti altri che ostacolarono Hitler, fu messo in lista per essere eliminato nella " purga " del 30 giugno 1934, ma riuscì a scampare, e visse abbastanza a lungo per poter vedere la fine di Hitler. Il tenente Ludin rimase un fanatico nazista, fu eletto al Reichstag nel 1932, divenne ufficiale superiore delle SA e delle SS e fu ministro tedesco nel governo fantoccio della Slovacchia, dove venne arrestato al momento della liberazione; fu poi giustiziato dai cecoslovacchi. La via verso il potere (1925-1931) 155 potevano disconoscere che esso risvegliava anche gli antichi sentimenti del patriottismo e del nazionalismo tedesco, tanto soffocati durante i primi dieci anni della Repubblica. Il nazionalsocialismo prometteva di tener lontano il popolo tedesco dal comunismo, dal socialismo, dal sindacalismo e infine da tutte le inutilità della democrazia. Soprattutto esso si era propagato come un incendio per tutto il Reich. Era un successo. Per questo, e per le assicurazioni date pubblicamente all'esercito al processo di Lipsia, alcuni tra i generali cominciarono a chiedersi se proprio il nazionalsocialismo non fosse ciò che occorreva per unificare il popolo, per restaurare l'antica Germania, per ridare nuova grandezza e potenza all'esercito e per mettere la nazione in condizione di liberarsi dalle umilianti pastoie del trattato di Versailles. I generali si erano compiaciuti della risposta data da Hitler al presidente della corte suprema, quando questi gli aveva chiesto che cosa esattamente intendesse nel parlare di " rivoluzione nazionale tedesca ". " Essa significa unicamente la riscossa della nazione tedesca dall'asservimenlo in cui oggi si trova, - aveva detto Hitler. - La Germania ha i piedi e le mani legati dai trattati di pace... I nazionalsocialisti non Pagina 109
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt considerano questi trattati come delle leggi, ma come qualcosa di imposto alla Germania con la forza. Non possiamo ammettere che le future generazioni, del tutto innocenti, ne abbiano a portare il peso. La nostra protesta con ogni mezzo contro tali trattati ci porta sul sentiero della rivoluzione ". Questo era anche il punto di vista del corpo degli ufficiali. Alcuni dei suoi principali esponenti avevano criticato aspramente il ministro della Difesa, generale Groener, per aver permesso che i tre subalterni venissero processati dalla corte suprema. Il generale Hans von Seeckt, recentemente deposto dalla carica di comandante in capo, e generalmente considerato come il genio del dopoguerra dell'esercito tedesco e come il degno successore di Scharnhorst e di Gneisenau, si lagnò con Groener perché il processo di Lipsia aveva indebolito lo spirito di solidarietà tra gli ufficiali. Il colonnello Lud-wig Beck, che presto doveva divenire capo di Stato maggiore e in seguito un personaggio ancor più importante in tutta questa storia, ma che nel 1930 comandava semplicemente il 5° reggimento di artiglieria a Ulm, reggimento dal quale provenivano i tre tenenti, non solo protestò energicamente presso i suoi superiori per il loro arresto, ma a Lipsia testimoniò in loro difesa. Chiuso il processo, dopo il discorso di Hitler i generali si sentirono meglio disposti verso quel movimento nel quale prima avevano visto una minaccia per l'esercito. A Norimberga il generale Alfred Jodl, capo delle operazioni del comando supremo delle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale, metterà in rilievo proprio ciò che le dichiarazioni fatte a Lipsia dal capo nazista avevano significato per il corpo degli ufficiali, ossia che i vecchi ufficiali fino a quel momento avevano creduto che Hitler tentasse di minare l'esercito, ma che ormai si sentivano rassicurati. Lo stesso generale von Seeckt, dopo esser stato eletto deputato al Reichstag nel 1930, per un certo periodo di tempo si alleò apertamente con Hitler, e nelle elezioni presi-
156 Trionfo e consolidamento deliziali del 1932 indusse la sorella a dare il proprio voto a Hitler invece che al suo vecchio capo, Hindenburg. Cosi cominciò a determinarsi e a palesarsi quella cecità politica degli ufficiali dell'esercito germanico, che alla fine risultò tanto fatale per loro. Ma non inferiore a quella dei generali fu l'inettitudine politica dei magnati dell'industria e della finanza. Essi furono portati all'errata convinzione che se offrivano cospicue somme a Hitler, questi si sarebbe dimostrato riconoscente e, una volta conquistato il potere, avrebbe acceduto alle loro richieste. Molti di loro che negli anni '20 avevano considerato Hitler come un volgare parvenu, dopo la sensazionale vittoria nazista alle urne del 1930 cominciarono ormai a pensare che egli avrebbe potuto prendere sotto controllo la Germania. Walther Punk testimoniò a Norimberga: "Nel 1931, i miei amici industriali e io eravamo convinti che il partito nazista sarebbe venuto al potere in un futuro non molto lontano ". Nell'estate di quell'anno, Punk, ometto grasso dagli occhi furbi e con un viso che sempre ricordava, a chi scrive, quello di una rana, rinunciò al suo redditizio impiego di direttore di uno dei principali giornali finanziari della Germania, la " Borsenzeitung ", si iscrisse al partito nazista e divenne l'anello di congiunzione fra tale partito e un certo numero di importanti uomini d'affari. Come ebbe poi a spiegare a Norimberga, molti fra i suoi amici industriali, specie i più notevoli esponenti dei grandi consorzi minerari della Re-nania, l'avevano sollecitato a unirsi al movimento nazista " allo scopo di indurre il partito a assecondare la linea seguita dall'iniziativa privata ". A quel tempo, i dirigenti del partito avevano idee completamente contraddittorie e confuse in fatto di economia politica. Cercai di assolvere la mia missione col dare personalmente al Fiihrer e al partito la sensazione che come elementi basilari della politica economica del partito dovevano esser riconosciuti l'iniziativa privata, la fiducia in sé dell'uomo d'affari, il potere creativo della libera impresa, ecc. Durante le sue conversazioni con me e coi capi dell'industria, O Fiihrer spesso sottolineò che egli era nemico di una economia di Stato e della cosiddetta " economia pianificata " e che considerava la libera iniziativa e la concorrenza come elementi assolutamente necessari per raggiungere il massimo livello nella produzione ". Come ebbe a dire il suo futuro presidente della Reichsbank e ministro dell'Economia, Hitler aveva cominciato a incontrarsi con gli esponenti della finanza tedesca dicendo loro più o meno ciò che essi desideravano udire. Al Pagina 110
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt partito occorrevano somme rilevanti per il finanziamento della campagna elettorale, per le spese richieste dalla diffusione e intensificazione della propaganda, per pagare i mensili di centinaia di impiegati a pieno orario e per mantenere le armate private delle SA e delle SS, le quali alla fine del 1930 contavano più di centomila uomini - una forza superiore a quella della Reichswehr. Se i banchieri e gli industriali non erano le sole fonti finanziarie del partito - perché questo aveva rilevanti proventi anche dalle quote di iscrizione, dai contributi, dalla raccolta di fondi, dalla vendita dei giorLa via verso il potere (1925-1931) 157 nali, periodici e libri nazionalsocialisti - essi costituivano però la fonte maggiore. E quanto più denaro essi davano ai nazisti, tanto meno ne toccava agli altri partiti conservatori che fino allora essi avevano sostenuto. Otto Dietrich, capo dell'ufficio stampa, prima del partito e poi del Reich, riferisce che " nell'estate del 1931 il Fùhrer decise improvvisamente di concentrare le sue energie per coltivare in modo sistematico le relazioni con i più influenti magnati dell'industria " ". Chi erano questi magnati? La loro identità era un segreto di stretta pertinenza dei circoli più vicini al Fùhrer. Il partito era costretto a destreggiarsi su due fronti. Doveva permettere a Strasser, Goebbels e allo strano Feder di adescare le masse con la parola d'ordine del " socialismo " autentico del nazionalsocialismo, nemico dei baroni dell'oro. Dall'altro lato, si dovevano indurre coloro che disponevano di ampi mezzi a fornire il denaro necessario per mantenere in efficienza il partito. Dietrich dice che nella seconda metà del 1931 " Hitler attraversò la Germania in lungo e in largo, ed ebbe colloqui privati con le personalità più eminenti del mondo degli affari ". Alcuni di questi incontri erano avvolti da una estrema segretezza, fino ad essere tenuti " nella radura di qualche foresta solitària ". Dietrich aggiunge: " Per noi la segretezza era assolutamente necessaria; alla stampa non si doveva fornire l'occasione di far del male. Per questo, avemmo successo ". La politica nazista aveva dunque un corso a zig-zag piuttosto comico. Un giorno, alla fine del 1930, Strasser, Feder e Frick presentarono al Reichstag, in nome del partito nazista, un progetto di legge concernente un limite del 4 per cento da applicarsi a tutti i tassi di sconto, l'espropriazione delle proprietà azionarie " dei magnati della banca e della borsa valori " nonché quella, senza risarcimento, dei beni di " tutti gli ebrei orientali ", e la nazionalizzazione delle grandi banche. Hitler inorridì. Questo non era solamente bolscevismo, ma anche il suicidio economico del partito nazista. Perentoriamente, ordinò al partito di ritirare la proposta. I comunisti allora presentarono parola per parola la medesima proposta, e Hitler ingiunse al suo partito di votare contro. Dagli interrogatori subiti da Funk dopo la guerra nel carcere di Norim-berga è risultato chi furono alcuni degli influenti magnati industriali avvicinati da Hitler. Emil Kirdorf, barone del carbone, nemico feroce dei sindacati, che aveva il controllo sui fondi segreti da usare per scopi politici, noti come il " tesoro della Ruhr ", raccolti dai dirigenti dell'industria mineraria della Germania occidentale, era stato " sedotto " da Hitler al congresso del partito nel 1929; Fritz Thyssen, capo del trust dell'acciaio, che visse per pentirsi della sua follia e per scrivere su di essa un libro dal titolo Pagai Hitler, fu uno dei primi sovvenzionatori. Egli aveva conosciuto il capo nazista a Monaco nel 1923 e, trascinato dalla sua eloquenza, per mezzo di Lu-dendorff aveva subito fatto un primo dono di centomila marchi-oro all'allora quasi ignoto partito nazista. Insieme a Thyssen vi fu Albert Vogler, un'altra potenza delle Vereinigten Stahlwerke. 158 Trionfo e consolidamento In effetti, gli interessi delle imprese del carbone e dell'acciaio furono le sorgenti principali dei fondi che gli industriali, nel periodo compreso fra il 1930 e il 1933, fornirono a Hitler per aiutarlo a superare gli ultimi ostacoli che ancora si frapponevano tra lui e il potere. Ma Punk fece il nome di altre industrie e di altri consorzi i cui dirigenti ] non desideravano rimanere esclusi, nel caso che Hitler avesse finito col trionfare. Benché lunga, la lista è lungi dall'essere completa, a causa dello stato in cui si trovava la memoria di Punk quando fu processato a Norimb berga. Comunque essa comprende: Georg von Schnitzler, uno dei principali Pagina 111
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt | dirigenti della IG-Farben, il gigantesco consorzio chimico tedesco; August Rosterg e August Diehn, dell'industria della potassa (Punk parlò del " positivo atteggiamento verso il Fùhrer degli esponenti di questa industria "); Cuno, della società di navigazione Hamburg-America; gli industriali della lignite della Germania Întrale; gli interessi del gruppo Conti, della gomma; Otto Wolf, potenza industriale di Colonia; il barone Kurt von Schroder, banchiere, pure di Colonia, che doveva avere una parte centrale nella mossa finale che portò Hitler al potere; parecchie grandi banche, tra le quali la Deutsche Bank, la Commerz una Privai 'Bank, la Dresdner Bank, la Deutsche Kreditgesellschaft; la più importante società d'assicurazione tedesca, VAl-lianz. Wilhelm Keppler, uno dei consiglieri economici di Hitler, seppe guadagnarsi un certo numero d'industriali tedeschi del Sud, e fondò anche una speciale associazione di uomini d'affari, devota al capo delle SS, Himmler, chiamata Circolo degli amici dell'economia (Freundeskreis der Wirtscbaft), in seguito nota come il Circolo degli amici del Reichsfiihrer SS, che raccolse milioni di marchi per questo singolare gangster, affinchè egli potesse perseguire le sue " ricerche " sulle origini ariane. Sin dagli inizi della sua carriera politica, Hitler era stato aiutato finanziariamente e anche socialmente da Hugo Bruckman, ricco editore di Monaco, e da Cari Bechstein, il noto fabbricante di pianoforti, le mogli dei quali dimostrarono una commovente simpatia per il promettente giovane capo nazista. Fu nel palazzo Bechstein a Berlino che Hitler s'incontrò per la prima volta con molti dirigenti del mondo degli affari e dell'esercito, e fu nello stesso palazzo che ebbero luogo alcune di quelle segrete riunioni decisive che alla fine dovevano condurlo al cancellierato. Ma non tutti gli uomini d'affari tedeschi saltarono sul carrozzone della banda dopo il successo elettorale nazista del 1930. Funk dice che l'importante gruppo dell'industria elettrica Siemens e AEG, e il re dei fabbricanti di munizioni, Krupp von Bohlen und Halbach, si tennero in disparte. Anzi, Thyssen nelle sue confessioni dichiara che Krupp " si oppose violentemente " a Hitler, e che sino alla vigilia della nomina di Hitler a cancelliere da parte di Hindenburg egli mise insistentemente in guardia il vecchio feldmaresciallo dal commettere una simile follia. Comunque, Krupp non tardò a " scorgere la luce " e, secondo le parole del pentito Thyssen, divenne rapidamente " un supernazista " ". La via verso il potere (1923-1931) 159 Perciò è evidente che nella sua corsa finale al potere Hitler ebbe sostegni finanziari considerevoli da una parte abbastanza vasta del mondo degli affari tedesco. Non si è potuto ancora stabilire in quale misura i banchieri e gli industriali effettivamente sovvenzionarono il partito nazista negli ultimi tre anni prima del gennaio 1933. Punk dice che probabilmente si trattò di non più di " un paio di milioni di marchi ". Thyssen stima invece le sovvenzioni a due milioni annui, aggiungendo che anche lui diede personalmente un milione di marchi. Ma a giudicare dalle grosse somme che il partito aveva a disposizione a quel tempo (anche se Goebbels si lamentava che esse non erano mai sufficienti) i contributi complessivi debbono aver certamente superato di molto queste cifre. Quel che di buono questi uomini del mondo degli affari, politicamente ingenui, dovevano fare in avvenire, apparirà dalla presente esposizione. Uno tra i più entusiasti a quel tempo - e uno dei più amaramente delusi in seguito - fu il dottor Schacht che, dimessosi da presidente della Reichsbank nel 1930 a causa della sua opposizione al piano Young, conobbe Gbring nello stesso anno e Hitler nel 1931, e nei due anni successivi dedicò tutte le sue considerevoli abilità affinchè fra il Fùhrer e i suoi amici banchieri e industriali si stabilissero sempre più stretti rapporti e Hitler si avvicinasse ancor più alla grande meta, al seggio di cancelliere. Nel 1932 questo mago dell'economia, le cui responsabilità per l'avvento del Terzo Reich e per i suoi primi successi sono risultate così gravi, scriveva a Hitler: " Non dubito affatto che gli attuali sviluppi non potranno che farvi divenire cancelliere... Il vostro movimento è guidato intrinsecamente da una così forte verità e necessità interna che la vittoria non può sfuggirvi ancora per lungo tempo... Non importa dove la mia opera potrà portarmi nel prossimo futuro; anche se un giorno dovreste vedermi imprigionato in una fortezza, potrete sempre contare su di me come vostro fedele sostenitore ". Una delle due lettere dalle quali sono prese queste frasi termina così: " Con un vigoroso Reti! " ". La " così forte verità " del movimento nazista di cui Hitler non aveva fatto mistero, consisteva nel proposito di cancellare qualsiasi libertà personale tedesca, compresa quella del dottor Schacht e degli uomini d'affari suoi amici, Pagina 112
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt qualora il partito fosse pervenuto al potere. Doveva passare un certo tempo prima che il geniale presidente della Reichsbank (egli doveva tornare ad essere tale sotto Hitler) e i suoi associati dell'industria e della finanza potessero rendersene conto. E poiché questa storia, come tutte le storie, è piena di una sublime ironia, non doveva passare molto tempo prima che il dottor Schacht risultasse essere un buon profeta non soltanto nei riguardi del cancellierato di Hitler ma anche del suo essere imprigionato, non in una fortezza, ma in un campo di concentramento, il che era peggio, e non come un " fedele sostenitore " di Hitler - in ciò si sbagliava - ma in opposta veste. All'inizio del 1931, Hitler aveva ormai riunito attorno a sé nel partito la piccola banda di uomini fanatici e senza scrupoli che doveva dargli mano 160 Trionfo e consolidamento nella sua corsa finale al potere e che, eccezion fatta di uno, gli sarebbe rimasta al fianco per aiutarlo a esercitare tale potere durante gli anni del Terzo Reich, mentre un altro di loro, il più legato al Fiihrer e forse il più abile e brutale del gruppo, non doveva sopravvivere tìsicamente al secondo anno del governo nazista. A quel tempo, cinque seguaci si distinguevano tra tutti gli altri. Erano Gregor Strasser, Rohm, Gò'ring, Goebbels e Frick. Alla fine del 1927 un'amnistia politica generale, che i partiti di destra appoggiati dai comunisti avevano fatto votare al Reichstag, permise a Gbring di rientrare in Germania. Espulso dalla sua patria per aver partecipato al putsch del 1923, egli aveva trascorso gran parte del periodo di esilio in Svezia. Curato per intossicazione da narcotici all'ospedale di Langbro e ristabilitosi, si guadagnava da vivere lavorando in una società aerea svedese. L'asso della guerra mondiale, già uomo bello e aitante, era divenuto corpulento, però senza perdere minimamente la sua energia e il suo gusto per la vita. Aveva lasciato in Svezia la moglie epilettica e affetta da tubercolosi, che egli amava profondamente, e si era stabilito a Berlino in un piccolo ma elegante appartamento da scapolo della Badischestrasse. Aveva ottenuto un impiego come consigliere di società aeree, fra cui la tedesca Lufthansa, e curava rapporti sociali di notevole livello: essi andavano dall'ex Kronprinz e il principe Filippo d'Assia, che aveva sposato la principessa Mafalda, figlia del re d'Italia, fino a Thyssen e altri magnati del mondo degli affari, nonché a un certo numero di eminenti ufficiali dell'esercito. Proprio queste alte relazioni mancavano a Hitler. Di esse aveva bisogno e Gbring si dette subito da fare per presentare il capo nazista ai suoi amici e per neutralizzare negli ambienti più aristocratici il cattivo odore emanato da qualche ribaldo delle Camicie Brune. Nel 1928 Hitler scelse Gbring come uno dei dodici deputati nazisti rappresentanti il suo partito al Reichstag, del quale egli doveva divenire presidente nel 1932, quando i nazisti divennero il più forte partito tedesco. Fu nella residenza ufficiale del presidente del Reichstag che vennero tenute molte riunioni e intessuti molti intrighi che condussero il partito al trionfo finale, e fu là che, per accelerare alquanto i tempi, fu ordito il piano che permise al Fiihrer di mantenersi al potere dopo la sua nomina a cancelliere: quello di incendiare il Reichstag. Nel 1925 Ernst Rohm aveva rotto le relazioni con Hitler e poco dopo se ne era andato in Bolivia per entrare nell'esercito boliviano col grado di tenente colonnello. Verso la fine del 1930, il Fùhrer lo invitò a ritornare in patria per assumervi di nuovo il comando delle SA che gli sfuggivano di mano. I gregari e gli stessi capi delle SA credevano evidentemente in una vicina rivoluzione nazista da effettuare con la violenza, e sempre più spesso scendevano in piazza per attaccare e ammazzare i loro oppositori politici. Cosi, non vi era elezione nazionale, provinciale o municipale senza violente battaglie da bassifondi. Di passata, dobbiamo menzionare uno di questi scontri, perché esso forni al nazionalsocialismo il suo più grande martire. Uno dei capi delle SA dei sobborghi di Berlino era Horst Wessel, figlio di un cappellano protestante La via verso il potere (1925-1931) 161 che, abbandonati la famiglia e gli studi, era andato a vivere in un quartiere miserabile insieme a un'ex prostituta, dedicando la sua vita alla lotta per la vittoria del nazismo. Molti antinazisti hanno sempre sostenuto che egli si guadagnasse la vita facendo il mezzano, accusa, questa, forse eccessiva; certo è, però, che egli se la faceva con mezzani e prostitute. Nel febbraio del 1930, egli fu assassinato da alcuni comunisti, e, come quella di centinaia di altre vittime delle battaglie di strada di entrambe le parti, la sua morte sarebbe caduta nell'oblio, se non fosse stato per un inno di cui egli aveva composto i versi e la musica. Fu lo Horst-Wessel-Lied, che presto divenne l'inno ufficiale Pagina 113
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del partito nazista e, in seguito, il secondo inno ufficiale del Terzo Reich, subito dopo il Deutschland ùber Alles. Lo stesso Horst Wessel grazie all'abile propaganda del dottor Goebbels divenne uno dei grandi eroi leggendari del movimento, esaltato come il puro idealista che aveva dato la sua vita per la causa. Quando Rohm assunse il comando delle SA, Gregor Strasser era senza dubbio l'uomo numero due del partito nazista. Oratore pieno di energia e brillante organizzatore, egli stava a capo del più importante ufficio del partito, della " organizzazione politica ": carica che gli permetteva di esercitare una grande influenza sui capi provinciali e locali, di cui egli ispezionava i lavori. La sua bonaria natura di bavarese faceva di lui il più popolare dei comandanti del partito, dopo Hitler, e a differenza di questi godeva della fiducia e persine della simpatia personale della maggior parte dei suoi avver-sari politici. A quel tempo un buon numero di persone, entro e fuori il partito, credeva anzi che Strasser avrebbe potuto sostituire con vantaggio lo scontroso capo austriaco dalle decisioni imprevedibili. E questa convinzione era assai viva soprattutto nella Reichswehr e al palazzo del presidente. Il fratello di Gregor Strasser, Otto, era stato messo da parte. Per sua sfortuna, aveva preso troppo sul serio non solo la parola " socialista ", ma anche la parola " lavoratore " figurante nella designazione ufficiale del partito (Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi). Aveva appoggiato alcuni scioperi dei sindacati socialisti e chiesto che il partito si schierasse per la nazionalizzazione dell'industria. Naturalmente per Hitler tutto ciò era una eresia ed egli accusò Otto Strasser di essersi reso colpevole del peccato mortale di "democrazia e liberalismo". Il 21 e il 22 maggio 1930 fece chiamare il suo subordinato ribelle esigendo la sua completa sottomissione. Otto rifiutò e fu espulso dal partito. Allora Strasser cercò di formare un movimento nazionale autenticamente " socialista ": l'Unione dei socialisti nazionali rivoluzionari, nota sotto il nome di Fronte Nero, che però alle elezioni del settembre riuscf a strappare ai nazisti di Hitler soltanto uno scarsissimo numero di voti. Dal tempo della loro rottura, dal 1926, Goebbels, il quarto dei cinque grandi che attorniavano Hitler, era rimasto nemico e rivale di Gregor Strasser. Due anni dopo, gli successe come capo della propaganda del partito, mentre Strasser fu promosso alla carica di capo della " organizzazione politica ". Goebbels era restato a Berlino in qualità di Gavlai*"* ":-:-' -• • 162 Trionfo e consolidamento lui conseguiti nella riorganizzazione del partito, insieme alle sue doti di propagandista, avevano fatto una favorevole impressione sul Fùhrer. La sua parola facile ma mordente, la sua mente pronta non gli avevano procurato le simpatie degli altri principali luogotenenti di Hitler, che non si fidavano di lui. Ma il capo nazista era contentissimo dei dissidi fra i suoi principali dipendenti perché erano già una garanzia che essi non si sarebbero uniti per cospirare contro di lui, quale Fùhrer. Egli, che non si era mai del tutto fidato di Strasser, aveva invece piena fiducia nella fedeltà di Goebbels. Inoltre il piccolo e zoppo fanatico aveva una mente fertile di idee assai utili. Infine l'abilità di Goebbels quale giornalista agitatore - ora egli aveva a Berlino un proprio giornale, " Der AngrifF ", dove poteva blaterare a piacere - e, quale oratore che sapeva trasportare la canaglia, aveva per il partito un valore senza pari. Wilhelm Frick, quinto e ultimo membro del gruppo, era in esso la sola personalità sbiadita. Era un tipico funzionario tedesco. Si era guadagnata la duratura riconoscenza di Hitler quando, giovane ufficiale di polizia a Monaco, prima del 1923 era stato una delle spie di Hitler al quartier generale della polizia. Spesso aveva assunto compiti ingrati. Per l'interessamento di Hitler, fu il primo nazista che riuscì a occupare un ufficio provinciale, nella Turingia, e in seguito divenne capo del gruppo nazista al Reichstag. Era ottusamente fedele ed efficiente, e, grazie alla facciata costituita dal suo carattere riservato e dai suoi modi cortesi, era assai utile nei contatti coi fun-zionari indecisi del governo repubblicano. Altre figure minori del partito dei primi anni del '30 dovevano successivamente acquistare una notorietà e un potere personale spaventoso nel Terzo Reich. Heinrich Himmler, l'allevatore di pollame, che coi suoi occhiali a pince-nez avrebbe potuto esser scambiato per un mite mediocre maestro di scuola - aveva preso il diploma in agronomia all'Istituto tecnico superiore di Monaco stava a poco a poco organizzando il corpo dei pretoriani di Hitler, le SS dalla divisa nera. Ma fuori della sua nativa Baviera, egli era poco conosciuto, anche Pagina 114
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'ambiente del partito, e lavorava all'ombra di Rohm, comandante sia delle SA che .delle SS. C'erano poi il dottor Robert Ley, chimico di professione e ubriacone inveterato, Gauleiter di Colonia, e Hans Frank, giovane brillante avvocato che fungeva da dirigente alla sezione legale del partito. C'era Walther Darre, nato in Argentina nel 1895, abile agronomo, guadagnato al nazionalsocialismo da Hess, che col suo libro 7 contadini come sorgente vitale della razza nordica, attirò l'attenzione del Fùhrer e gli procurò l'incarico di capo della sezione di agricoltura del partito. Lo stesso Rudolf Hess, privo di ambizioni personali e fedelissimo al capo, aveva soltanto il titolo di segretario particolare del Fùhrer. L'altro segretario particolare era un certo Martin Bormann, uomo-talpa che amava rintanarsi nei più oscuri recessi della vita del partito per intesservi i suoi intrighi, e che aveva scontato già un anno di carcere per complicità in un omicidio politico. Il comandante della Gioventù del Reich era Baldur von Schirach, giovanotto dalla mentalità romantica e organizzatore pieno di I La via verso il potere (1925-19)1) 163 energia, la cui madre era americana e il cui bisavolo, ufficiale dell'Unione (nella guerra civile americana), aveva perduto una gamba alla battaglia di Bull Run. A Norimberga, egli disse ai suoi carcerieri americani di esser divenuto antisemita a diciassette anni, dopo la lettura di un libro di Henry Ford dal titolo L'eterno ebreo, Vi era anche Alfred Rosenberg, indigesto e oscuro pseudofilosofo baltico che, come si è detto, era stato uno dei primi mentori di Adolf Hitler e che dopo il putsch del 1923 aveva prodotto un fiume di libri e di libelli confusi nel contenuto e nello stile, per arrivare infine alla nota opera di settecento pagine intitolata // mito del ventesimo secolo. Tale libro era un intruglio di idee mal assimilate circa la supremazia nordica, rifilato come il risultato di ciò che nei circoli nazisti passava per erudiziene. Scherzando, più di una volta Hitler disse di aver tentato senza riuscirvi di leggerlo, e Schirach che s'immaginava di essere anche lui uno scrittore, notò come " nessun altro autore avesse mai venduto tante copie di un libro che nessuno aveva mai letto ", perché nei primi dieci anni dopo la sua pubblicazione, nel 1930, ne erano state vendute più di mezzo milione di copie. Sino alla fine, Hitler ebbe un debole per questo sciocco, noioso e maldestro personaggio che egli ricompensò affidandogli vari incarichi nel partito, tra cui quello di direttore del " Volkischer Beobachter " e di altre pubblicazioni naziste; e nel 1930 lo nominò tra i deputati del partito al Reichstag, dove rappresentò il movimento hitleriano in seno al comitato per gli affari esteri. Questo era il coacervo di uomini attorno al capo dei nazionalsocialisti. In una società normale, essi sarebbero apparsi come un grottesco assortimento di scombinati. Invece negli ultimi caotici tempi della Repubblica, a milioni di confusi tedeschi essi cominciarono ad apparire come dei salvatori. E sui loro avversari avevano due punti di vantaggio: erano guidati da un uomo che sapeva esattamente quello che voleva, ed erano abbastanza senza scrupoli e opportunisti per aiutarlo sino in fondo a raggiungere il suo scopo. L'anno 1931 continuò il suo difficile corso con cinque milioni di salariati disoccupati, con le classi medie minacciate di rovina, con gli agricoltori incapaci di far fronte ai pagamenti delle ipoteche, col parlamento paralizzato, il governo disorientato e l'ottantaquattrenne presidente vicino all'ine-betimento senile. Tutto ciò fece nascere nei cuori dei caporioni nazisti la certezza che essi non avrebbero dovuto aspettare molto. Cosi Gregor Stras-ser non si peritava di affermare baldanzosamente in pubblico: " Tutto quello che serve per accelerare la catastrofe... va bene, va molto bene per noi e per la nostra rivoluzione tedesca ". 1 KURT LUDECKE, I Knew Hitler, pp. 217-18. I BAYNES (a cura di), The Speeches of Adoli Hitler, voi. I, pp. i;;-;6. ' CURI RIESS, Joseph Gpebbels, p. 8. 4 Queste e le altre reminiscenze di Hitler del 16-17 gennaio 1942 circa l'Obersalzberg, da me citate, sono tratte da Hitler's Secret Conversations. 5 Autori, come lo Heiden e il Bullock, riferiscono che i Raubal vennero nella Haus Wachenfeld nel 1925, quando Geli Raubal aveva diciassette anni. Ma Hitler dice esplicitamente di Pagina 115
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aver acquistato la villa solo nel 1928, aggiungendo: " [Allora] telefonai immediatamente a Vien na, a mia sorella, comunicandole la notizia e pregandola di farmi da padrona di casa " (cfr. Hitler's Secret Conversations, p. 177). 6 HEIDEN, Der Fiihrer, pp. 384-86. 7 Vedi l'interessante analisi circa le tasse sul reddito di Hitler fatta dal professor Oron James Hale in " The American Historical Review ", fase, del luglio 1955. 8 Ibid. ' Ibid. 10 HEIDEN, Der Fiihrer, p. 419. II II discorso non figura né nella raccolta dei discorsi di Hitler curata da Beynes, né in quella di Roussy de Sales (HITLER, My New Order). Fu pubblicato integralmente nel " Vblkischer Beobachter " (edizione speciale per la Reichswehr) del 26 marzo 1929, ed è citato per esteso in Blueprint of thè Nazi Underground (" Research Studies of thè State College of Washington ", giugno 1945). 12 Le citazioni sono tratte dalla " Frankfurter Zeitung " del 26 settembre 1930. 13 Nazi Conspiracy and Aggression (che in seguito indicheremo con NCA), Supplemento A, p. 1194 (Nuremberg Document, che in seguito indicheremo con ND, EC-44o). 14 OTTO DIETRICH, Mit Hitler in die Macht. 15 Testimonianza di Punk, NCA, Suppl. A, pp. 1194-1204 (ND, EC-44o), e NCA, V, pp. 478-95 (ND, 2328-PS). Le dichiarazioni di Thyssen sono tratte dal suo libro I Paid Hitler (pp. 79-io8). 16 NCA, VII, pp. 512-13 (ND, EC-456). VI. GLI ULTIMI MESI DELLA REPUBBLICA (1931-1933) In mezzo all'agitazione e al caos della vita tedesca del tempo sorse un curioso e ambiguo personaggio, che più di ogni altro era destinato a scavare la fossa alla Repubblica - un uomo che doveva essere per un breve periodo il suo ultimo cancelliere e che, per ironia del destino, al termine della sua sorprendente carriera, tentò disperatamente di salvarla quando, ormai, era troppo tardi. Questo personaggio fu Kurt von Schleicher, nome che in tedesco significa " intrigante " o " spione ". Nel 1931 egli era tenente generale dell'esercito. Nato nel 1882, era entrato nel servizio militare a diciott'anni come subalterno nell'antico reggimento di Hindenburg, il 3° guardie di fanteria, dove divenne intimo amico di Oskar von Hindenburg, figlio del feldmaresciallo e presidente. Una seconda amicizia gli fu altrettanto preziosa, quella col generale Groener, il quale fu colpito dalle sue brillanti doti dimostrate da studente all'Accademia militare; pertanto questi, quando nel 1918 successe a Ludendorff al quartier generale, prese seco, come aiutante, il giovane ufficiale. " Ufficiale da tavolino ", in sostanza - aveva infatti passato solo un breve periodo al fronte russo - Schleicher in seguito si tenne vicino a coloro che nell'esercito e nella Repubblica di Weimar detenevano il potere, e la sua mente sveglia, le sue maniere affabili e il suo intuito politico furono assai apprezzati, sia dai generali che dagli uomini politici. Alle dipendenze del generale von Seeckt ebbe una parte sempre più importante nella riorganizzazione dei corpi liberi illegali e della ugualmente illegale e segretissima " Reichswehr Nera "; figurò poi come elemento chiave nei negoziati riservati con Mosca, che portarono all'addestramento clandestino nella Russia sovietica di ufficiali tedeschi dei carri armati e dell'aviazione e all'impianto in Russia di fabbriche di armi dirette da tedeschi. Manipolatore assai abile e appassionato per l'intrigo, Schleicher lavorava di preferenza al coperto, nell'oscurità. Fino ai primi anni del '30 il suo nome restò ignoto al gran pubblico, benché da qualche tempo avesse cominciato lentamente ad attirare l'attenzione della Bendlerstrasse, dove era situato il Ministero della Guerra, e Pagina 116
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della Wilhelmstrasse, dove erano situati i ministeri del governo. Nel gennaio del 1928, egli si era giovato della propria crescente influeni66 Trionfo e consolidamento za presso il presidente Hindenburg, al quale la sua amicizia col figlio Oskar l'aveva molto avvicinato, per ottenere che egli nominasse ministro della Difesa il suo vecchio comandante, il generale Groener. Primo militare che occupasse quel posto durante la Repubblica, Groener fece di Schleicher il suo braccio destro nel ministero, affidandogli la direzione di un nuovo ufficio, l'Ufficio ministeriale (Ministeramt), dove egli si occupò dei problemi dell'esercito e della marina aventi relazione con la politica e con la stampa. Groener, che chiamava il suo aiutante " il mio cardinale in politica ", lo incaricò di curare le relazioni dell'esercito con gli altri ministeri e coi capi politici. Per una tale privilegiata posizione, Schleicher non solo era una potenza nel corpo degli ufficiali, ma a poco a poco lo divenne anche in campo politico. Nell'esercito era in suo potere innalzare o liquidare gli alti ufficiali; così cominciò col liberarsi, nel 1930, del generale Blomberg, comandante in seconda dell'esercito, con un colpo d'astuzia, sostituendolo con un suo vecchio amico del 3° guardie di fanteria, il generale von Hammerstein. Nella primavera dello stesso anno, come abbiamo visto, egli fece il primo tentativo di scegliere anche il cancelliere, e con l'appoggio dell'esercito indusse Hindenburg a nominare per quella carica Heinrich Brùning. Con questa vittoria politica, Schleicher compi quello che egli pensava essere il primo passo di un grandioso progetto di riforma della Repubblica: idea, questa, che da qualche tempo aveva preso forma nella sua mente. Come tutti, egli vedeva con sufficiente chiarezza le cause della debolezza del regime di Weimar. I partiti politici erano troppi (nel 1930, dieci di essi raccolsero ciascuno oltre un milione di voti) ed erano troppo presi dai contrastanti progetti e dalla difesa dei loro particolari interessi economici e sociali per poter esser in grado di superare le loro divergenze e di formare una maggioranza durevole al Reichstag a sostegno di un governo stabile in grado di combattere contro la più grave delle crisi che avevano colpito il paese nei primi anni del '30. Il governo parlamentare era divenuto ciò che i tedeschi chiamavano Kuhhandel - il " mercato delle vacche " - con partiti che mercanteggiavano per ottenere vantaggi particolari per i loro elettori, mentre gli interessi della nazione se ne andavano al diavolo. Così non sorprende che quando Brùning assunse il cancellierato, il 28 marzo 1930, fosse divenuto impossibile raggiungere una maggioranza al Reichstag per perseguire una qualsiasi linea politica - di destra, di centro o di sinistra - e che già per far andare semplicemente avanti le faccende governative di ordinaria amministrazione e per far qualcosa contro la paralisi economica, Brùning dovesse ricorrere all'articolo 48 della costituzione, che permetteva, in caso di emergenza, previa approvazione del presidente, di governare con un regime di decreti. Questo era proprio il modo in cui Schleicher desiderava che il cancelliere governasse. Egli era per un governo forte posto sotto l'energica mano del presidente, il quale dopo tutto - così ragionava Schleicher - essendo stato eletto dal popolo rappresentava la volontà della nazione, oltre ad essere appoggiato dall'esercito. Se il Reichstag democraticamente eletto non era in grado di assicurare un governo stabile, ebbene, a tanto doveva esser capace Gli ultimi mesi della repubblica (1951-1953,) 167 il presidente democraticamente eletto. Schleicher era certo che la maggioranza dei tedeschi volesse proprio un governo saldo che li facesse uscire dalla loro situazione disperata. In realtà, come indicarono le elezioni indette da Briining in settembre, la maggioranza dei tedeschi non voleva affatto questo o, almeno, non intendeva esser condotta fuori dal deserto per mezzo di un governo del genere di quello che Schleicher e i suoi amici dell'esercito e del palazzo presidenziale avevano scelto. In verità, Schleicher aveva commessi due gravi errori. Elevando Briining al cancellierato e incoraggiandolo a governare mediante decreti presidenziali, aveva incrinato le basi della forza che l'esercito aveva nella nazione, cioè la sua posizione al di sopra della politica, l'abbandono della quale doveva portare sia alla sua stessa rovina che a quella della Germania. In secondo luogo, aveva commesso un grave errore di calcolo circa l'elettorato. Quando il 14 settembre 1930 sei milioni e mezzo di elettori, contro gli 810000 di due anni prima, Pagina 117
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt votarono per il partito nazista, il generale trasformatosi in uomo politico si rese conto che doveva cambiare rotta. Verso la fine dell'anno si mise in contatto con Rohm, appena ritornato dalla Bolivia, e con Gregor Strasser. E questo fu il primo serio contatto tra i nazisti e coloro che detenevano il potere politico della Repubblica. Gli sviluppi che in soli due anni ne furono la conseguenza, portarono Adolf Hitler alla sua meta, e il generale von Schleicher alla caduta e, infine, alla morte per assassinio. Il io ottobre 1931, tre settimane dopo il suicidio di Geli Raubal, sua nipote e innamorata, Hitler fu ricevuto per la prima volta dal presidente von Hindenburg. Schleicher attivissimo nel tessere la trama di un nuovo intrigo, aveva combinato l'incontro. Al principio di quell'autunno egli aveva conferito con Hitler e aveva ordinato le cose in modo che egli vedesse sia il cancelliere che il presidente. In fondo alla sua mente, e a quella di Briining, vi era il problema di ciò che si sarebbe dovuto fare, quando nella primavera del 1932 il termine del periodo settennale della carica di Hindenburg sarebbe scaduto. Il feldmaresciallo allora avrebbe avuto ottantacinque anni e i suoi periodi di lucidità mentale andavano già diminuendo. Però ognuno si rendeva conto che se egli non avesse riproposto la propria candidatura, Hitler, che legalmente non era cittadino tedesco, poteva riuscire a divenirlo, proporsi lui per la carica, vincere le elezioni e divenire presidente. Durante quell'estate, l'erudito cancelliere meditò per lunghe ore sulla situazione disperata della Germania. Egli si rendeva conto che il suo governo era divenuto uno dei più impopolari che la Repubblica avesse mai avuto: per lottare contro la depressione economica, egli aveva fissato stipendi e salari più bassi, una diminuzione dei prezzi, e aveva imposto serie restrizioni alle aziende, alla finanza e ai servizi sociali. Dai nazisti e dai comunisti egli fu chiamato il " cancelliere della fame ". Eppure egli era convinto di conoscere il modo per ricostruire, alla fine, una Germania salda, libera e prospera; avrebbe cercato di negoziare con gli Alleati una cancel168 Trionfo e consolidamento lazione delle riparazioni, il cui pagamento era stato temporaneamente sospeso dalla moratoria di Hoover. Nella conferenza sul disarmo che secondo il programma doveva cominciare l'anno seguente, egli avrebbe cercato di indurre gli Alleati a mantenere il loro impegno, statuito dal trattato di Versail-les, di disarmare al livello del potenziale bellico della Germania, oppure di permettere alla Germania di perseguire apertamente un modesto programma di riarmo, cosa che del resto si stava già cominciando ad attuare in segreto con la sua connivenza. Così l'ultimo ceppo imposto dal trattato di pace sarebbe stato eliminato e la Germania sarebbe tornata ad essere alla pari con le grandi potenze. Ciò non solo sarebbe stato un vantaggio per la Repubblica, ma, secondo Brùning, avrebbe anche potuto inaugurare una nuova era di fiducia nel mondo occidentale, la quale avrebbe posto fine alla depressione economica apportatrice al popolo tedesco di una così grande miseria. Tutto ciò avrebbe tolto il vento alle vele naziste. Brùning si proponeva di agire audacemente anche sul fronte interno e di apportare un fondamentale cambiamento nella costituzione tedesca, di comune accordo coi maggiori partiti, esclusi i comunisti. Si trattava di restaurare la monarchia. Anche se si fosse riusciti a indurre Hindenburg a presentarsi per essere rieletto, data la sua età non ci si poteva attendere che vivesse sino al termine degli altri sette anni della sua carica. Se fosse morto in capo a uno o due anni, la via restava sempre aperta a Hitler per la sua elezione a presidente. Per prevenire questo pericolo, per assicurare la permanenza e la stabilità della carica di capo dello Stato, Brùning concepì il seguente piano: nel 1932 le elezioni presidenziali sarebbero state rinviate, si sarebbe semplicemente prolungato il termine della carica di Hindenburg, cosa possibile se si disponeva di due terzi dei voti delle due assemblee, del Reichstag e del Reichsrat. Appena ottenuto questo, Brùning avrebbe proposto al parlamento di proclamare la monarchia, col presidente quale reggente. Alla morte di Hindenburg, uno dei figli del Kronprinz sarebbe stato posto sul trono degli Hohenzollern. Anche questa mossa avrebbe tolto il vento alle vele dei nazisti. Anzi Brùning confidava che essa avrebbe significato addirittura la loro fine come forza politica. Ma il vecchio presidente non mostrò interesse per un simile piano. Egli che, come comandante dell'esercito imperiale, in quel triste giorno del novembre del 1918, a Spa, aveva avuto il dovere di dire al Kaiser che doveva andarsene perché la monarchia era alla fine, non poteva logicamente concepire come candidato al trono nessun Hohenzollern che non fosse lo stesso imperatore, il quale viveva ancora in esilio a Doorn, in Olanda. Quando Brùning gli spiegò che i Pagina 118
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt socialdemocratici e i sindacati, con grande riluttanza, gli avevano dato qualche incoraggiamento per il suo piano, se non altro perché esso offriva un'ultima disperata possibilità di fermare Hitler, ma che essi non volevano un ritorno di Guglielmo II o del suo primogenito e che, inoltre, se la monarchia veniva ristabilita, doveva esserlo ad analogia di quella britannica, cioè come una monarchia costituzionale e democratica, il grigio vecchio feldmaresciallo s'indignò a tal segno, da congedare il suo cancelliere Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 169 in modo brusco. Una settimana dopo lo fece tornare, per informarlo che non si proponeva per una propria rielezione. Nel frattempo, prima Briining e poi Hindenburg, avevano avuto il loro primo incontro con Hitler. Ma i due colloqui andarono male per il capo nazista. Egli non si era ancora ripreso dal colpo che per lui aveva rappresentato il suicidio di Geli Raubal; la sua mente era distratta ed egli non si sentiva sicuro di sé. Avendogli Briining chiesto l'appoggio nazista per mantenere Hindenburg nella sua carica, Hitler rispose con una lunga tirata contro la Repubblica che non lasciava dubbi circa la sua intenzione di non assecondare i piani del cancelliere. Con Hindenburg, Hitler si trovò a disagio. Cercò di far colpo sul vecchio gentiluomo con un'ampia arringa, ma senza successo. In questo primo incontro il presidente non fu per nulla impressionato da colui che egli chiamava il " caporale boemo " e disse a Schleicher, che un simile personaggio poteva anche divenire ministro delle Poste, ma mai cancelliere: parole che in seguito, il feldmaresciallo doveva rimangiarsi. Incollerito, Hitler partì subito per Bad Harzburg, dove il giorno dopo, 11 ottobre, prese parte a una dimostrazione massiccia della " opposizione nazionale " contro i governi di Germania e di Prussia. Questa adunata non era tanto dei radicali di destra, rappresentati dai nazionalsocialisti, quanto delle vecchie forze conservatrici reazionarie: il Partito nazionale tedesco di Hugenberg, l'organizzazione paramilitare degli ex combattenti di destra (cioè dello Stahlhelm), la cosiddetta Gioventù di Bismarck, la Lega agraria degli Junker e uno strano assortimento di vecchi generali. Interiormente, il capo nazista si sentiva estraneo a una simile adunata. Egli disprezzava i relitti dell'antico regime, in stiffelius, cappello a cilindro e petto coperto di medaglie. Pensava che sarebbe stato pericoloso associare troppo intimamente tali elementi a un movimento " rivoluzionario " come il suo. Nel discorso che pronunciò, passò in fretta superficialmente da un argomento all'altro e se ne andò prima che avesse luogo la parata dello Stahlhelm, i cui uomini - egli constatò con dispetto erano giunti in numero maggiore delle SA. Il fronte di Harzburg, creato in quel giorno, che rappresentò un tentativo dei conservatori di vecchio tipo per includere i nazisti in un fronte unico capace di condurre l'assalto contro la Repubblica (furono chieste le immediate dimissioni di Briining), era nato morto. Hitler non aveva nessuna intenzione di stare in sottordine di fronte a questi gentiluomini, le cui menti, secondo lui, erano legate a un passato che egli sapeva non sarebbe più risorto. Per il momento, egli avrebbe anche potuto servirsi di loro, se lo aiutavano a minare il regime di Weimar e se gli procuravano, - come effettivamente fecero - nuovi aiuti finanziari. Non intendeva però fare il loro gioco. Dopo pochi giorni, il fronte di Harzburg minacciò di sfasciarsi: ancora una volta, i vari elementi che lo componevano si saltarono alla gola a vicenda. Eccetto che su un punto. Sia Hugenberg che Hitler rifiutarono di aderire alla proposta di Briining circa il prolungamento del termine della carica di Hindenburg. Al principio del 1932, il cancelliere ripetè il tentativo. Con grandi difficoltà era riuscito a convincere il presidente a rimanere in carica 170 Trionfo e consolidamento qualora il parlamento ne prolungasse il termine, evitandogli in tal modo il peso di una dura campagna elettorale. Così Brùning invitò Hitler a venire a Berlino per discutere di nuovo. Il telegramma con l'invito arrivò mentre Hitler stava conferendo con Hess e con Rosenberg a Monaco, nella redazione del " Vòlkischer Beobachter ". Mettendo il telegramma sotto i loro occhi, Hitler esclamò: " Ora li ho in pugno! Mi accettano come partner nelle loro trattative " '. Il 7 gennaio Hitler conferì con Briining e Schleicher. Il io si ebbe un secondo incontro. Brùning rinnovò la proposta che il partito nazista aderisse all'idea di prolungare il termine della carica di Hindenburg. Ottenuto ciò, e non appena avesse risolto il problema della cancellazione delle riparazioni e quello della parità degli armamenti, egli si sarebbe dimesso. Secondo alcune fonti - ma questo è un punto controverso - Briining fece balenare una nuova Pagina 119
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esca: si offrì di suggerire al presidente il nome di Hitler come suo successore2. Hitler non dette subito una risposta definitiva. Prese alloggio all'albergo Kaiserhof e tenne consiglio coi suoi collaboratori. Gregor Strasser si dichiarò a favore del piano di Briining, dicendo che se i nazisti avessero imposto le elezioni, Hindenburg avrebbe vinto. Invece Goebbels e Rohm si dichiararono senz'altro contrari. Nel suo diario, il 7 gennaio Goebbels scriveva: " La presidenza non è una soluzione. Brùning vuole soltanto rafforzare la sua posizione personale per un tempo indefinito... Comincia la partita a scacchi per il potere... L'essenziale è, per noi, mantenerci forti e non accettare compromessi ". La notte precedente egli aveva scritto: " Ve un uomo, nella nostra organizzazione, nel quale nessuno ha fiducia... È Gregor Strasser "3. Lo stesso Hitler non vedeva la ragione di rafforzare la posizione di Briining tanto da prolungare la vita alla Repubblica. Egli era di mente più sottile del testardo Hugenberg, che il 12 gennaio respinse senz'altro il progetto. Scavalcando il cancelliere, Hitler rispose direttamente al presidente, dichiarando che riteneva anticostituzionali le proposte di Brùning, ma che avrebbe appoggiato la rielezione di Hindenburg se il feldmaresciallo avesse respinto il piano Brùning. In un colloquio segreto al Kaiserhof, il capo nazista aveva offerto a Otto von Meissner - lo svelto segretario di Stato alla cancelleria presidenziale, che in tale qualità aveva servito con zelo prima il socialista Ebert, poi il conservatore Hindenburg e che ora cominciava a pensare a una terza conferma nella sua carica, chiunque fosse il presidente, persine Hitler - il suo appoggio a Hindenburg nelle elezioni se prima si fosse liberato di Brùning, avesse nominato un governo " nazionale " e indette nuove elezioni per il Reichstag e la Dieta prussiana. Questo Hindenburg non poteva accettarlo. Irritato dal rifiuto dei nazionalisti e dei nazisti - i primi, suoi amici e suoi supposti sostenitori di risparmiargli le fatiche di una campagna elettorale, Hindenburg acconsentì a ripresentarsi alle elezioni. Ma al suo risentimento contro i partiti nazionalisti si aggiunse una strana animosità contro Brùning, perché pensava che Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 171 costui avesse condotto malamente tutta la faccenda, costringendolo ora a mettersi in contrasto proprio con le forze autenticamente nazionaliste che lo avevano eletto presidente nel 1925, contro i candidati liberali e marxisti. Ormai egli avrebbe potuto vincere soltanto con l'appoggio dei socialisti e dei sindacati, per i quali egli aveva sempre nutrito un non nascosto disprezzo. Una decisa freddezza cominciò a caratterizzare il comportamento di Hindenburg nei confronti del proprio cancelliere, " il migliore, - aveva detto non molto tempo prima, - dopo Bismarck ". Anche il generale che lo aveva fatto ascendere al cancellierato cominciò a manifestare una marcata freddezza verso Brùning. Per Schleicher, l'austero capo cattolico era stato, dopo tutto, una delusione. Era divenuto il cancelliere più impopolare che la Repubblica avesse mai avuto. Era stato incapace di assicurarsi una maggioranza nel paese; non era riuscito a piegare i nazisti o a scalzarli; aveva affrontato alla leggera il problema di mantenere in carica Hindenburg. Per tutte queste ragioni, doveva andarsene e, con lui, forse lo stesso generale Groener, il venerato capo di Schleicher, il quale non sembrava afferrare le idee che lui, Schleicher, aveva in mente per il futuro. Peraltro l'intrigante generale non aveva fretta: Briining e Groener, i due uomini forti del governo, dovevano restare al potere fino alla rielezione di Hindenburg, perché senza il loro appoggio il vecchio feldmaresciallo non avrebbe potuto farcela. Ma dopo le elezioni essi non sarebbero più stati utili. Hitler contro Hindenburg Nella carriera di Adolf Hitler si presentarono un certo numero di occasioni nelle quali, messo di fronte a soluzioni difficili, egli sembrò incapace di prendere una decisione. Una di queste riguardò il problema che dovette affrontare nel gennaio del 1932: doveva o non doveva presentarsi come candidato alla presidenza? Hindenburg sembrava imbattibile. L'eroe leggendario sarebbe stato sostenuto non solo da molti elementi della destra, ma anche dai partiti democratici, che gli erano stati contrari nelle elezioni del 1925, ma che ormai vedevano in lui il salvatore della Repubblica. Porre la sua candidatura contro il feldmaresciallo ed essere battuto, come quasi certamente sarebbe accaduto, non voleva forse dire mettere a repentaglio la fama di invincibilità che i nazisti erano riusciti a costruirsi in una elezione provinciale dopo l'altra, in seguito allo spettacolare trionfo delle elezioni nazionali del 1930? D'altra parte il non presentarsi non era forse una confessione di debolezza, la Pagina 120
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dimostrazione di una mancanza di fiducia verso l'asserzione che il nazismo era alle soglie del potere? Un altro punto era che, sul momento, Hitler non possedeva nemmeno i requisiti necessari per presentarsi come candidato, perché non era cittadino tedesco. Joseph Goebbels lo incitò a presentare la sua candidatura. Il 19 gennaio essi si recarono insieme a Monaco, e la sera stessa Goebbels annotò nel suo diario: " Discussa col Fiihrer la questione della presidenza. Non si 172 Trionfo e consolidamento è ancora deciso nulla. Ho assai insistito per la sua candidatura ". Nel mese successivo le pagine del diario di Goebbels riflettono gli alti e i bassi dello stato d'animo di Hitler. Il 31 gennaio: " II Fiihrer deciderà mercoledì. Non può esservi più dubbio ". Infatti sembrò che il 2 febbraio egli si fosse deciso. Goebbels scrisse: " Ha deciso di presentarsi come candidato ". Ma Goebbels aggiunse che la decisione non sarebbe stata resa di pubblica ragione prima di conoscere la linea di condotta dei socialdemocratici. Il giorno seguente i capi del partito nazista si riunirono a Monaco per udire la decisione di Hitler. "Essi aspettano invano", brontola Goebbels, e aggiunge: " Tutti sono nervosi e tesi ". Quella stessa sera, il piccolo capo della propaganda cerca una distrazione, se la svigna per andare a vedere Creta Garbo in un film e si sente " commosso e scosso " da questa che, per lui, è " la più grande tra tutte le attrici viventi ". Più tardi " alcuni vecchi camerati del partito sono venuti a trovarmi. Sono depressi per la mancanza di una decisione. Temono che il Fiihrer aspetti troppo ". Poteva essere che Hitler aspettasse troppo, ma la fiducia nel suo trionfo finale non gli venne meno. Il diario di Goebbels riferisce che a Monaco una notte il Fùhrer ebbe una lunga discussione con lo stesso Goebbels circa la carica che questi avrebbe avuto nel Terzo Reich. Il capo aveva in mente per lui un " Ministero per l'Educazione popolare che dovrà occuparsi del cinema, della radio, dell'arte, della cultura e della propaganda ". Un'altra sera Hitler discusse a lungo con il suo architetto, professor Troost, i progetti " per una grandiosa trasformazione della capitale nazionale ". Aggiunge Goebbels: " II Fùhrer ha già portato a termine tutti i suoi progetti, parla, agisce e pensa come se fosse già al potere ". Ma non dice ancora se vuole battersi contro Hindenburg. Il 9 febbraio Goebbels annota: " II Fùhrer è tornato a Berlino. Altre discussioni al Kai-serhof sulle elezioni presidenziali. Tutto è lasciato in sospeso ". Tre giorni dopo, Goebbels verifica assieme a Hitler il computo dei voti. " È un rischio, - dice, - ma bisogna correrlo ". Hitler torna a Monaco per meditarvi ancora. Alla fine è Hindenburg a decidere per lui. Il 15 febbraio il vecchio presidente annuncia ufficialmente la propria candidatura. Goebbels è felice. " Ora abbiamo le mani libere. Ora non dobbiamo più nascondere la nostra decisione ". Però Hitler la terrà celata fino al 22 febbraio. In quel giorno, in una riunione al Kaiserhof, " il Fùhrer mi ha dato il permesso, - scrive Goebbels con gioia, - di annunciare la sua candidatura questa sera al Palazzo dello Sport ". Fu una campagna elettorale accanita e confusa. Poiché Goebbels al Reich-stag aveva chiamato Hindenburg " il candidato del partito dei disertori " fu espulso dalla sala per insulto al presidente. A Berlino, il giornale nazionalista " Deutsche Zeitung " che nel 1925 aveva sostenuto l'elezione di Hindenburg, si scagliò contro di lui. " Oggi si tratta di sapere se i traditori internazionalisti e i porci pacifisti provocheranno la rovina definitiva della Germania con l'approvazione di Hindenburg ", scriveva, fra l'altro, il giornale. Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 173 Nell'ardore e nella confusione della battaglia elettorale ogni fedeltà delle classi e dei partiti alle loro tradizioni fu sovvertita. Hindenburg, protestante, prussiano, conservatore e monarchico, ebbe l'appoggio dei socialisti, dei sindacati, dei cattolici del partito di Centro, di Brùning e del resto dei partiti liberali e democratici delle classi medie. Hitler, cattolico, austriaco, ex proletario, " nazionalsocialista ", capo delle classi medie inferiori, fu portato, oltre che dai propri seguaci, dalle classi superiori protestanti del Nord, dagli ]unker agrari e conservatori e da un certo numero di monarchici, fra cui, all'ultimo momento, figurò lo stesso ex principe ereditario. La confusione crebbe ulteriormente con l'entrata in lizza di altri due candidati, nessuno dei quali poteva pensare di vincere, ma ognuno dei quali poteva sperare di raccogliere voti bastanti per impedire ai due principali contendenti di raggiungere la maggioranza assoluta necessaria all'elezione. I Pagina 121
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionalisti presentarono come candidato un ex tenente colonnello, ora comandante in seconda dello Stahlhelm (del quale Hindenburg era il comandante onorario), Theodor Dùsterberg, figura senza rilievo, nella quale i nazisti non tardarono a scoprire con giubilo il pronipote di un ebreo. I comunisti, gridando che i socialdemocratici " stavano tradendo i lavoratori " con l'appoggio concesso a Hindenburg, presentarono come candidato Ernst Thalmann, capo del loro partito. Non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima, che i comunisti, per gli ordini ricevuti da Mosca, correvano il rischio di fare il gioco dei nazisti. Hitler riuscì a risolvere il problema della cittadinanza quando la campagna elettorale era ancora agli inizi. Il 25 febbraio fu annunciato che il ministro nazista degli Interni dello Stato di Brunswick aveva nominato il signor Hitler addetto alla legazione di quello Stato a Berlino. Grazie a questa manovra da operetta il capo nazista divenne automaticamente cittadino del Brunswick, quindi cittadino tedesco, e di conseguenza eleggibile, soddisfacendo alla condizione richiesta per essere proposto alla presidenza del Reich tedesco. Superato questo piccolo ostacolo con facilità, Hitler si gettò con selvaggia energia nella campagna elettorale percorrendo il paese in tutti i sensi, parlando alle folle in un susseguirsi di comizi di massa e aizzandole sino a renderle frenetiche. Goebbels e Strasser, gli altri due incantatori del partito, seguirono il suo esempio. Ma questo non era tutto: essi diressero una campagna propagandistica quale la Germania non aveva mai visto. Fecero attaccare sulle mura delle grandi e piccole città un milione di manifesti dai colori violenti, distribuirono otto milioni di opuscoli e dodici milioni di copie speciali dei loro giornali di partito, inscenarono tremila comizi al giorno, e, per la prima volta in elezioni tedesche, fecero un grande uso di film e di dischi trasmessi da altoparlanti installati su autocarri. Ma anche Briining lavorò instancabilmente per far sì che il vecchio presidente vincesse. Per una volta, quest'uomo solitamente leale mise da parte gli scrupoli e fece riservare tutte le trasmissioni delle reti della radio controllata dal governo alla propaganda della propria parte, il che mandò sulle furie Hitler. Hindenburg parlò un'unica volta in una trasmissione regi174 Trionfo e consolidamento strata, il io marzo, alla vigilia della votazione. Fu un discorso dignitoso come pochi lo furono in tutta la campagna - ed efficace. L'elezione di un uomo di partito, rappresentante di idee estremiste e unilaterali, avrebbe la maggior parte del popolo contraria, esporrebbe la patria a gravi disordini, con conseguenze incalcolabili. Il dovere mi ha imposto di evitare ciò... Se verrò sconfitto, almeno non mi si potrà rimproverare di avere volontariamente abbandonato il mio posto nel momento della crisi... Non chiedo voti a coloro che non vogliono votare per me. Solo per uno scarto dello 0,4 per cento coloro che votarono per lui non raggiunsero la maggioranza assoluta richiesta. Il 13 marzo 1932 le votazioni si chiusero con questi risultati: Hindenburg 18651497 voti, pari al 49,6 per cento Hitler 11339446 30,1 Thalmann 4983341 13,2 Dùsterberg 2 557 729 6,8 Queste cifre delusero entrambe le parti. Il vecchio presidente aveva superato di oltre sette milioni di voti il demagogo nazista, ma non aveva ottenuto la maggioranza assoluta richiesta; ciò rendeva necessaria una seconda elezione, nella quale sarebbe stato eletto un candidato a maggioranza relativa. Sebbene Hitler avesse raccolto cinque milioni di voti in più di quelli ottenuti nel 1930 (circa l'86 per cento in più), pure era rimasto molto indietro rispetto a Hindenburg. La sera delle elezioni a tarda ora, nella casa di Goebbels a Berlino, dove molti dirigenti del partito si erano riuniti per ascoltare alla radio i risultati, regnava una profonda disperazione. " Siamo stati battuti; le prospettive sono terribili, - scrisse Goebbels nel suo diario, quella notte. Gli ambienti del partito sono molto depressi e scoraggiati... Possiamo salvarci soltanto con qualche abile colpo ". Ma nel " Vòlkischer Beobachter " il giorno dopo Hitler annunciava: " La prima campagna elettorale è terminata. La seconda comincia oggi. La condurrò io stesso ". E invero egli si lanciò in essa con lo stesso impeto di prima. Noleggiato un aeroplano civile Junker, volò da un capo all'altro della Germania - il che a quel tempo costituiva una novità in campo elettorale -tenendo tre o quattro discorsi al giorno in adunate di altrettante città. Per guadagnare un maggior numero di voti, egli astutamente cambiò tattica. Nella prima campagna aveva Pagina 122
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt insistito sulla miseria del popolo e sull'impotenza della Repubblica. Ora si mise invece a dipingere un felice avvenire per tutti i tedeschi qualora lui venisse eletto: lavoro per gli operai, prezzi più alti per i prodotti degli agricoltori, maggiori possibilità per gli uomini d'affari, un grande esercito per i militaristi. Una volta, in un discorso tenuto al Lustgarten di Berlino, giunse fino a promettere: " Nel Terzo Reich, ogni ragazza tedesca troverà marito! " I nazionalisti ritirarono Dùsterberg dalla lista elettorale e invitarono i loro seguaci a votare per Hitler. Di nuovo anche il dissoluto ex principe ereditario, Federico Guglielmo, rientrò nei ranghi. Egli annunciò: " Voterò per Hitler ". Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 175 II giorno delle seconde elezioni - il io aprile 1932 - era un giorno nebbioso e piovoso: circa un milione in meno di cittadini andò a votare. I risultati, annunciati a tarda notte, furono i seguenti: Hindenburg 19359983 voti, pari al 53 per cento Hitler 13418547 36,8 Thalmann 3 706 759 10,2 Sebbene i voti complessivi per Hitler fossero aumentati di due milioni e Hindenburg ne avesse guadagnati soltanto uno in più, il presidente aveva una netta maggioranza assoluta. Più della metà del popolo tedesco aveva dunque espresso la propria fiducia nella Repubblica democratica, respingendo decisamente gli estremisti sia di destra che di sinistra. Almeno, così si credeva. Lo stesso Hitler ebbe molto da riflettere. Ciò che aveva raggiunto non poteva non fare impressione: in due anni aveva raddoppiato i voti dei nazisti. Eppure la maggioranza e, con essa, il potere politico da lui bramato, gli era ancora sfuggita. Era forse arrivato al termine della speciale via da lui intrapresa? Nelle discussioni di partito che seguirono le elezioni del io aprile Strasser sostenne apertamente che in effetti Hitler si trovava proprio a quel punto e fece presente l'urgenza di venire a trattative con coloro che detenevano il potere: con il presidente, con il governo di Briining e del generale Groener, con l'esercito. Hitler diffidava del suo principale luogotenente, ma non per questo respinse tale idea. Non aveva dimenticato una delle lezioni apprese quando viveva a Vienna: per raggiungere il potere ci si deve assicurare l'appoggio di alcune delle " potenti istituzioni esistenti ". Ma prima che egli si decidesse circa il passo successivo da fare, una delle " potenti istituzioni ", il governo della Repubblica, gli inferse un colpo. Da oltre un anno il governo del Reich e quelli di vari Stati tedeschi erano venuti in possesso di documenti che provavano come un certo numero di alti gerarchi nazisti, in particolare delle SA, si preparavano ad impadronirsi della Germania con la forza, istituendo il regno del terrore. Alla vigilia delle prime elezioni presidenziali, le SA, ora forti di 400 ooo uomini, erano state mobilitate al completo e avevano formato un cordone attorno a Berlino. Sebbene il capitano Rohm, capo delle SA, avesse assicurato il generale von Schleicher che si trattava di una misura puramente " precauzionale ", la polizia prussiana aveva sequestrato documenti, nel quartier generale nazista di Berlino, i quali attestavano abbastanza chiaramente l'intenzione delle SA di tentare un colpo di Stato la sera dopo l'eventuale elezione di Hitler alla presidenza - tanta era la fretta di Rohm. Ciò che Goebbels annotò nel suo diario la notte dell'i i marzo, conferma che qualcosa vi era in aria: " Si è parlato con i comandanti delle SA e delle SS sulle istruzioni da impartire. Un profondo disagio sta crescendo ovunque. La parola putsch è nell'aria ".
i/6 Trionfo e consolidamento Tanto il governo nazionale che quelli dei vari Stati tedeschi erano allarmati. Il 5 aprile cinque rappresentanti di alcuni di tali Stati, con a capo la Prussia e la Baviera, avevano chiesto che il governo centrale sopprimesse le SA; in caso contrario a ciò si sarebbe provveduto direttamente nei rispettivi Pagina 123
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt territori. Il cancelliere Brùning era assente da Berlino per il suo giro elettorale; ma il generale Groener, che ricevette la delegazione, nella sua qualità di ministro degli Interni e della Difesa promise di agire non appena Brùning fosse tornato, ossia il io aprile, giorno delle seconde elezioni. Tanto Brùning che Groener pensavano che vi fossero ottimi motivi per schiacciare le SA. Ciò avrebbe posto fine al pericolo di una guerra civile e forse avrebbe preluso al tramonto di Hitler come uno degli elementi più importanti della politica tedesca. Certi della rielezione di Hindenburg con un'assoluta maggioranza, essi ritenevano che gli elettori avrebbero loro affidato il compito di proteggere la Repubblica tedesca contro le minacce na-ziste di rovesciarla con la forza. Era ormai venuto il tempo di usare la forza contro la forza. Inoltre, ove essi non avessero agito energicamente, il governo avrebbe perduto l'appoggio dei socialdemocratici e dei sindacati che avevano fornito a Hindenburg la maggior parte dei voti e che costituivano il principale so egno per la sopravvivenza del governo di Brùning. Il gabinetto, riunitosi il io aprile, proprio mentre le votazioni erano in corso, decise di sopprimere immediatamente gli eserciti privati di Hitler. Ci fu qualche difficoltà per ottenere da Hindenburg la firma del decreto -Schleicher, che dapprima aveva dato la sua approvazione, cominciò a sussurrare obiezioni al presidente - ma alla fine questi acconsentì a firmare, il 13 aprile, e il decreto fu promulgato l'indomani. Fu un colpo terribile per i nazisti. Rohm e alcune teste calde del partito insistettero che si opponesse resistenza. Ma Hitler, più avveduto dei suoi luogotenenti, ordinò che si obbedisse al decreto. Non era, quello, il momento adatto per una ribellione armata. Inoltre vi erano notizie interessanti circa Schleicher. Goebbels quello stesso giorno, cioè il 14 aprile, annotò nel suo diario: " Siamo stati informati che Schleicher non approva l'azione di Groener... " E più tardi, lo stesso giorno: "... una telefonata di una ben nota dama, intima amica del generale Schleicher. Ella dice che il generale vuoi dimettersi " ". Goebbels si mostrò interessato, pur rimanendo scettico. Aggiunse: " Forse si tratta solo di una manovra ". Né lui, né Hitler, né alcun altro - certamente non Brùning e ancor meno Groener, a cui Schleicher doveva la sua rapida ascesa nell'esercito e nei consigli del governo, - supponevano ancora quale fosse l'infinita capacità di tradimento dell'intrigante generale dedicatosi alla politica. Ma essi presto dovevano apprenderlo. Ancor prima che fosse promulgato l'ordine di scioglimento delle SA, Schleicher, che era riuscito a guadagnarsi l'ottuso comandante della Reich-swehr, generale von Hammerstein, informò confidenzialmente i comandanti dei sette distretti militari che l'esercito si sarebbe opposto a tale misura. Poi persuase Hindenburg a scrivere un'aspra lettera a Groener, il 16 aprile, Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 177 chiedendogli perché la Reichsbanner, organizzazione paramilitare dei socialdemocratici, non fosse stata soppressa insieme alle SA. Schleicher fece un passo ulteriore per minare la posizione del suo capo. Ispirò una maligna campagna diffamatoria contro il generale Groener spargendo la voce che stava troppo male di salute per poter restare in carica, che si era convcrtito al marxismo e perfino al pacifismo, affermando inoltre che come ministro della Difesa aveva disonorato l'esercito perché aveva avuto un figlio dalla moglie solo dopo cinque mesi dal suo recente matrimonio - il bambino, egli disse a Hindenburg, era stato soprannominato " Nurmi " negli ambienti dell'esercito, con riferimento al veloce corridore finlandese distintosi nelle Olimpiadi. Nel frattempo Schleicher riprese contatto con le SA. Ebbe colloqui con il capo di esse, Rohm, e col conte von Helldorf, capo delle SA di Berlino. Il 26 aprile Goebbels annotò nel suo diario che Schleicher aveva informato Helldorf di " voler cambiar rotta ". Due giorni dopo Schleicher vide Hitler e Goebbels riferisce che " il colloquio andò bene ". In questa stessa fase del gioco era evidente che, circa un punto, Rohm e Schleicher stavano cospirando alle spalle di Hitler. Entrambi volevano che le SA venissero incorporate nell'esercito a titolo di " milizia ", al che il Fùhrer si era sempre decisamente opposto. Su tale argomento Hitler aveva avuto spesso degli alterchi col capo di Stato maggiore delle SA, il quale negli uomini dei reparti d'assalto vedeva una forza militare potenziale in grado di rafforzare il paese, mentre Hitler le considerava unicamente come una forza politica, come delle bande che dovevano terrorizzare nelle vie i suoi avversar! politici e mantenere alto l'entusiasmo politico nelle file naziste. Ma nelle sue conversazioni coi capi nazisti Schleicher aveva in mente un duplice obiettivo. Pagina 124
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Voleva che le SA venissero aggregate all'esercito, perché così egli avrebbe potuto controllarle; ma voleva anche avere nel governo, dove sarebbe stato lui a tenerlo a bada, Hitler, l'unico nazionalista conservatore che avesse un qualche seguito fra le masse. La proibizione delle SA impediva il perseguimento di tutti e due questi obiettivi. Alla fine della prima settimana di maggio del 1932 gli intrighi di Schleicher raggiunsero uno dei loro vertici. Il 4 maggio Goebbels annotò che " le mine di Hitler cominciano a scoppiare. Prima Groener e poi Brùning debbono andarsene ". L'8 maggio Goebbels riferì nel suo diario che Hitler aveva avuto " un colloquio decisivo col generale Schleicher e con alcuni personaggi assai vicini al presidente. Tutto va bene. Fra pochi giorni, Brùning cadrà. Il presidente gli toglierà la sua fiducia ". Poi parlò del piano che Schleicher e la camarilla del presidente avevano tracciato insieme a Hitler: scioglimento del Reichstag, costituzione di un gabinetto presidenziale e Revoca di tutte le proibizioni contro le SA e il partito nazista. Per evitare di destare, in Brùning, dei sospetti circa ciò che si stava preparando, Goeb-°els dice che Hitler si sarebbe tenuto lontano da Berlino. E quella sera, sul tardi, egli spedì il suo capo nel Meclemburgo, in un luogo che poteva servir-§U eventualmente da nascondiglio. 178 Trionfo e consolidamento L'indomani Goebbels annotava che i nazisti consideravano come un mero interini il gabinetto presidenziale. Egli scrisse che un tale " incolore " governo di transizione " ci spianerà la via. Quanto più sarà debole, tanto più facilmente ci si potrà sbarazzare di esso ". Naturalmente, questa non era l'idea di Schleicher, il quale sempre sognava un nuovo governo che facesse a meno del parlamento, fino al momento in cui la costituzione sarebbe stata modificata, e lui, Schleicher, avrebbe dominato. Come è chiaro, lui e Hitler credevano già di poter avere ciascuno la meglio sull'altro. Ma per il momento Schleicher aveva un asso da giocare; poteva assicurare lo stanco, vecchio presidente di esser in grado di offrire quel che Briining non poteva offrire: un governo sostenuto da Hitler, ma senza l'inconveniente di avere in esso il fanatico demagogo. Cosi tutto era pronto, e il io maggio, due giorni dopo il suo incontro con Hitler e con gli uomini vicini a Hindenburg, Schleicher diede il colpo. Lo diede nel Reichstag. Il generale Groener si alzò a difendere il bando alle SA, e fu violentemente attaccato da Goring. Malato di diabete e amareggiato per il tradimento già intessuto da Schleicher, il ministro della Difesa cercò di difendere se stesso il meglio che potè, ma la sua voce fu subissata da un coro di ingiurie partenti dai banchi dei nazisti. Esausto e umiliato, mentre si accingeva a lasciare l'aula, incontrò il generale von Schleicher che lo informò freddamente come egli " non godesse più della fiducia dell'esercito, per cui doveva dimettersi ". Groener ricorse a Hindenburg, per il quale si era lealmente esposto - e accollato gravose responsabilità - in momenti cruciali, dapprima nel 1918, quando disse al Kaiser di andarsene, poi nel 1919, quando consigliò al governo repubblicano di firmare il trattato di Ver-sailles. Ma il vecchio feldmaresciallo, a cui i suoi obblighi verso l'ufficiale più giovane di lui tuttora pesavano, rispose che " gli dispiaceva " di non poter far nulla a tale riguardo. Amareggiato e deluso, il 13 maggio Groener rassegnò le dimissioni*. Quella sera Goebbels annotò nel suo diario: " Abbiamo ricevuto notizie dal generale Schleicher. Tutto va conformemente al nostro piano ". Per prima cosa il piano chiedeva la testa di Briining, e non passò molto tempo che il connivente generale fu in grado di farla rotolare sul ceppo. La caduta di Groener aveva rappresentato un grave scacco per la traballante repubblica; unico, quasi, fra tutti i militari, egli l'aveva servita abilmente e devotamente, e nell'esercito non c'era nessuno, con la sua statura e la sua lealtà, che potesse sostituirlo. Ma il tenace Briining, uomo capace di lavorar sodo, era sempre al potere. Si era assicurato l'appoggio della maggioranza dei tedeschi per la rielezione di Hindenburg e - così egli credeva -per la continuazione della repubblica. Gli sembrava di essere alla vigilia del raggiungimento di successi sensazionali in politica estera, a proposito della * Qualche mese dopo (il 29 novembre) Groener scrisse a Schleicher: " Sono sconvolto dall'indignazione e dalla rabbia perché sono stato ingannato da voi, mio vecchio amico, mio discepolo e mio figlio adottivo " (cfr. GORDON A. CRAIG, Reicbswebr and National-Socialism: thè Policy oi Wilhelm Groener, in " Politicai Science Quarterly ", giugno 1948). Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 179 cancellazione delle riparazioni come della parità negli armamenti fra il Reich e le altre nazioni. Ma, come si è visto, il vecchio presidente aveva ricompensato Pagina 125
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con estrema freddezza gli sforzi sovrumani fatti dal cancelliere per ottenere un prolungamento della sua carica. Il suo atteggiamento si fece ancor più freddo quando Briining propose che lo Stato rilevasse, dietro un generoso risarcimento, un certo numero di proprietà fallimentari degli Junker della Prussia orientale per distribuirle fra i contadini senza terra. Quando Hindenburg alla metà di maggio prese le vacanze pasquali e si recò a Neudeck, la proprietà della Prussia orientale che gli Junker, con l'appoggio finanziario degli industriali, gli avevano offerto come regalo per il suo ottantesimo compleanno, ne sentì di tutti i colori, dai nobili suoi vicini, i quali chiedevano a gran voce le dimissioni di un cancelliere che ora essi chiamavano " un bolscevico in agricoltura ". Certamente per mezzo di Schleicher, i nazisti seppero prima di Brùning che il cancelliere stava per andarsene. Il 18 maggio Goebbels tornò a Berlino da Monaco e, notando che lo " spirito pasquale " si protraeva, scrisse nel suo diario: " Solo per Briining l'inverno è cominciato. Il buffo è che egli non se ne rende conto. Non può trovare uomini per il suo gabinetto. I topi stanno abbandonando la nave che affonda ". Sarebbe stato più esatto dire che il topo principale, lungi dall'abbandonare la nave dello Stato, stava semplicemente preparandosi a dare ad essa un nuovo capitano. L'indomani Goebbels annotò: " II generale Schleicher ha rifiutato di assumere il Ministero della Difesa ". Era vero, anche se non del tutto esatto. Briining aveva effettivamente fatto l'offerta a Schleicher dopo averlo rimproverato per aver minato la posizione di Groener. Schleicher aveva risposto: " Accetterò, ma non sotto il vostro governo "!. Il 19 maggio Goebbels annotò nel suo diario: " Messaggio da Schleicher. La lista dei ministri è pronta. Per un periodo di transizione, non è tanto importante ". Così con almeno una settimana d'anticipo su Briining i nazisti seppero che la loro focaccia era già cotta. La domenica 29 maggio Hindenburg convocò Briining chiedendogli bruscamente di dare le dimissioni, il che egli fece l'indomani. Schleicher aveva trionfato. Ma non solo Brùning era caduto; con lui, la stessa Repubblica democratica era caduta anche se la sua agonia durerà altri otto mesi, prima del colpo di grazia finale. Le responsabilità di Briining per la sua fine non sono piccole. Pur essendo democratico sino in fondo, egli si era lasciato spingere in una posizione in cui si trovò costretto a governare, per lungo tempo, in base a un decreto presidenziale, senza il consenso del parlamento. Si deve riconoscere che furono molti gli incentivi che lo indussero a compiere un simile passo; nella loro cecità, i politicanti lo avevano reso inevitabile. Eppure ancor il 12 maggio egli era riuscito a ottenere dal Reichstag un voto di fiducia per la sua legge sulla finanza. Ma per tutte le cose in cui il parlamento non poteva essere d'accordo con lui, egli, per governare, era ricorso all'autorità del presidente. Ormai su tale autorità non poteva più contare. Da quel momento, dal giugno 1932 al i8o Trionfo e consolidamento gennaio 1933, tale autorità doveva esser conferita a due uomini di pili piccola statura che, pur non essendo nazisti, non sentivano l'esigenza di conservare una repubblica democratica, almeno nella forma in cui allora essa esisteva in Germania, Ormai in Germania il potere politico non era più del popolo e del corpo rappresentativo designato dalla volontà del popolo, cioè del Reichstag, come si era avuto a partire dalla nascita della Repubblica. Esso era concentrato nelle mani di un presidente senile, ottantacinquenne, e di quelle poche persone superficiali e ambiziose che lo circondavano e che determinavano il corso della sua stanca, labile mente. Hitler riconobbe chiarissimamente tale situazione, che si accordava coi suoi propositi. Sembrava assai improbabile che egli potesse mai assicurarsi una maggioranza in parlamento. Il nuovo orientamento di Hindenburg gli offriva la sola occasione che gli restava per arrivare al potere. Naturalmente, non subito, ma presto. Da Oldenburg, dove si trovava e dove il 29 maggio i nazisti avevano ottenuto l'assoluta maggioranza nelle elezioni per la locale Dieta, Hitler si affrettò a recarsi a Berlino. L'indomani fu ricevuto da Hindenburg, il quale approvò i punti fondamentali del progetto che l'8 maggio il capo nazista aveva elaborato segretamente con Schleicher: revoca della proibizione delle SA, costituzione di un gabinetto presidenziale i cui membri sarebbero stati scelti da Hindenburg, scioglimento del Reichstag. Hitler avrebbe sostenuto il nuovo governo? - chiese Hindenburg. Hitler rispose di sì. La sera di quel giorno, il 30 maggio, Goebbels aggiornò le annotazioni del suo diario: " II colloquio di Hitler col presidente è andato bene... Come cancelliere, si fa il nome di von Papen. Ma ciò poco interessa. L'importante è che il Reichstag è sciolto. Elezioni! Elezioni! Pagina 126
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Appello diretto al popolo! Siamo tutti molto felici " '. // fiasco di Franz von Papen. Comparve ora per un breve periodo al centro della scena politica, una figura inaspettata e ridicola. L'uomo che il generale von Schleicher aveva fatto scegliere di soppiatto al presidente ottantenne e che il i° giugno 1932 fu nominato cancelliere della Germania era il cinquantatreerme Franz von Papen, rampollo di una nobile, ma decaduta famiglia della Westfalia, già ufficiale di Stato maggiore, balzano gentiluomo appassionato all'equitazione, uomo politico cattolico dilettantesco del partito del Centro, che mai aveva avuto successo, ricco industriale per matrimonio e personaggio poco noto al pubblico tranne che per essere stato addetto militare all'ambasciata di Washington, da dove era stato espulso durante la guerra per complicità in azioni di sabotaggio, quali il far saltare in aria ponti e linee ferroviarie quando gli Stati Uniti erano ancora neutrali. " La scelta del presidente lasciò tutti increduli, - scrisse l'ambasciatore Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 181 francese a Berlino. - Non vi è nessuno che non abbia sorriso, sogghignato o riso perché von Papen aveva la specialità di non essere preso sul serio né dagli amici né dai nemici... Veniva considerato superficiale, stordito, insincero, ambizioso, vanitoso, astuto e intrigante "7. M. Francois-Poncet non esagerava, e fu a un tale uomo che Hindenburg, per suggerimento di Schlei-cher, affidò i destini della Repubblica nel momento in cui essa si trovava in una situazione cosf intricata. Papen non aveva appoggi politici di alcun genere. Non era nemmeno deputato al Reichstag. In politica, era giunto al massimo ad assicurarsi un seggio al Landtag prussiano. Alla sua nomina quale cancelliere, il suo stesso partito, il partito di Centro, indignato per il tradimento da lui consumato ai danni del capo di esso, Brùning, lo espulse per decisione unanime. Ma il presidente gli aveva detto di formare un governo al di sopra dei partiti, cosa che egli era in grado di far subito, perché Schleicher aveva già pronta una lista di ministri. Era il gabinetto che divenne noto come " il gabinetto dei baroni ". Cinque membri di esso appartenevano alla nobiltà, due erano direttori di grandi società, e uno, Franz Gùrtner, nominato ministro della Giustizia, era stato il protettore di Hitler nel governo bavarese, durante le torbide giornate di prima e dopo il putsch della birreria. Nominandolo ministro della Difesa, Hindenburg fece uscire il generale Schleicher dalla sua posizione preferita, cioè da dietro le quinte. Il " gabinetto dei baroni " fu accolto da gran parte del paese come uno scherzo, benché alcuni suoi membri, come il barone von Neurath, il barone von Eltz-Riibenach, il conte Schwerin von Krosigk e il dottor Giirtner, riuscissero tenacemente a mantenersi a galla molto a lungo, anche nell'era del Terzo Reich. Il primo atto di Papen fu di tener fede al patto stipulato da Schleicher con Hitler. Il 4 giugno egli sciolse il Reichstag e indisse nuove elezioni per il 31 luglio; inoltre, dopo qualche sollecitazione da parte dei nazisti sospettosi, egli revocò, il 15 giugno, la messa al bando delle SA. L'effetto immediato fu una ondata di violenze e di assassini quale la Germania non aveva mai visto in precedenza. Le truppe d'assalto (le SA) percorrevano le vie desiderose di battersi e di spargere sangue, e spesso le loro provocazioni furono raccolte, specie dai comunisti. Fra il i° e il 20 giugno nella sola Prussia si ebbero nelle strade ben 461 violente battaglie che costarono la vita ^ 82 persone, mentre 400 furono i feriti gravi. Nel luglio, su 86 persone uccise nei tumulti vi furono 38 nazisti e 30 comunisti. La domenica del io luglio 18 persone furono colpite a morte nelle vie e la domenica successiva, quando i nazisti, scortati dalla polizia, organizzarono una marcia attraverso Altona, sobborgo proletario di Amburgo, 19 persone furono uccise e altre 285 furono ferite per colpi di arma da fuoco. La guerra civile, per arrestare la quale era stato formato il gabinetto dei baroni, stava divampando peggio di prima. Eccetto i nazisti e i comunisti, tutti i partiti chiedevano al governo di intervenire per ristabilire l'ordine. Papen rispose prendendo due misure. Proibf tutte le parate politiche durante la quindicina precedente le elezioni del 31 luglio. In secondo luogo,
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182 Trionfo e consolidamento prese un'iniziativa che mirava non soltanto a placare i nazisti ma anche a distruggere uno dei pochi pilastri della Repubblica democratica che ancora esistevano. Il 20 luglio depose il governo prussiano e nominò se stesso commissario del Reich per la Prussia. Era, questa, una mossa audace nella direzione di quel governo autoritario che egli stava cercando per tutta la Germania. La scusa accampata da Papen fu che le sommosse di Altona avevano dimostrato come il governo prussiano non fosse in grado di mantenere l'ordine pubblico e di far rispettare la legge. In base a " prove " frettolosamente fornite da Schleicher, egli accusò anche le autorità prussiane di essere in combutta coi comunisti. I ministri socialisti dichiararono che non si sarebbero dimessi se non di fronte all'uso della forza, e Papen cortesemente prov-vedette a ciò. A Berlino fu proclamata la legge marziale e il generale von Rundstedt, comandante della locale Reichswehr, mandò un tenente con una dozzina di uomini per effettuare gli arresti più urgenti. Questo modo di procedere non doveva essere dimenticato dagli uomini della destra che avevano assunto il governo federale, né mancò di essere notato da Hitler. Non c'era ormai più da temere che le forze della sinistra e che lo stesso centro democratico opponessero serie resistenze al rovesciamento del regime democratico. Nel 1920 uno sciopero generale aveva salvato la Repubblica da simile destino. Ora una tale misura venne discussa dai capi sindacali e dai socialisti, che però finirono col respingerla, ritenendola troppo pericolosa. Così con la deposizione del governo prussiano costituzionale Papen aveva conficcato ancor un chiodo nella bara della Repubblica di Weimar. Egli si vantò dichiarando che a ciò era bastato un plotone di soldati. Da parte loro, Hitler e i suoi luogotenenti avevano deciso di rovesciare non soltanto la Repubblica, ma anche Papen e i suoi baroni. Nel suo diario, il 5 giugno Goebbels indicò il loro scopo: " Dobbiamo staccarci il più presto possibile da questo gabinetto borghese di transizione ". Quando Papen vide Hitler per la prima volta, il 9 giugno, il capo nazista gli disse: " Considero il vostro gabinetto unicamente come una soluzione temporanea, e continuerò ad adoperarmi per fare del mio partito il più forte partito del paese. Allora il cancellierato passerà a me "8. Le elezioni al Reichstag del 31 luglio erano le terze elezioni nazionali tenute in Germania in cinque mesi, ma i nazisti, lungi dall'essere stanchi dopo tante campagne elettorali, si gettarono nella lotta con più fanatismo che mai. Malgrado la promessa fatta da Hitler a Hindenburg, ossia che i nazisti avrebbero sostenuto il governo von Papen, Goebbels lanciò aspri attacchi contro il ministro degli Interni, e già il 9 luglio Hitler si recò da Schleicher per fare decise rimostranze a causa della linea d'azione seguita dal governo. Folle oceaniche assistevano ai comizi di Hitler: apparve evidente che i nazisti stavano guadagnando terreno. In un solo giorno, il 27 luglio, Hitler parlò a sessantamila persone a Brandeburgo, a quasi altretGli ultimi mesi della repubblica (ipii-ipj}) 183 tante a Potsdam e la stessa sera a centoventimila uomini ammassati nel gigantesco stadio di Berlino-Griinewald, mentre altre centomila persone all'esterno dello stadio ascoltavano la sua voce dagli altoparlanti. Le elezioni del 31 luglio si risolsero in una clamorosa vittoria del partito nazionalsocialista. Con 13 745 ooo voti, i nazisti si assicurarono 230 seggi al Reichstag, formando il più numeroso partito del parlamento, anche se ancora lontano dal costituire la maggioranza in una Camera di 608 deputati. Certamente a causa della timidezza dimostrata in Prussia dai loro dirigenti, i socialdemocratici perdettero dieci seggi, riducendosi a una rappresentanza di Pagina 128
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 133 deputati. Le classi operaie passarono ai comunisti, che guadagnarono dodici seggi e divennero il terzo partito del Reichstag, con 89 deputati. Il Centro cattolico fece qualche progresso, con 73 seggi invece di 68, ma gli altri partiti delle classi medie e lo stesso partito nazionale tedesco di Hu-genberg, il solo che avesse sostenuto Papen nelle elezioni, furono travolti. Era evidente che, tranne i cattolici, le classi medie e quelle superiori erano passate dalla parte dei nazisti. Il 2 agosto Hitler fece il bilancio della sua vittoria a Tegernsee, presso Monaco, dove conferì coi dirigenti del proprio partito. Dal tempo delle ultime elezioni al Reichstag, tenutesi due anni prima, i nazionalsocialisti avevano guadagnato più di sette milioni di voti e portato la loro rappresentanza al parlamento da 107 a 230 deputati. Nei quattro anni dopo le elezioni del 1928 i nazisti avevano guadagnato circa tredici milioni di nuovi voti. Tuttavia mancava ancora la maggioranza che avrebbe potuto portare Hitler al potere. Egli aveva soltanto il 37 per cento del totale dei voti. La maggioranza dei tedeschi era tuttora contro di lui. Hitler deliberò coi suoi luogotenenti fino a tarda notte. Goebbels ricordò i risultati della discussione nelle annotazioni scritte il 2 agosto nel suo diario: " II Fiihrer si trova di fronte a difficili decisioni. Seguire la legalità? Andare insieme col Centro? " Insieme col Centro i nazisti, al Reichstag, avrebbero potuto formare una maggioranza. Ma per Goebbels ciò era " inconcepibile ". Le annotazioni continuano con le parole: " II Fùhrer non è venuto a una decisione definitiva. Occorrerà un po' di tempo affinchè la situazione maturi ". Ma non occorse molto tempo. Eccitato dalla sua vittoria, ancorché non decisiva, Hitler mordeva i freni. Il 4 agosto corse a Berlino per vedere non il cancelliere von Papen ma il generale von Schleicher, e, come Goebbels annotò, per " avanzare le proprie richieste, che, - aggiungeva Goebbels, -non saranno troppo moderate ". Il 5 agosto nella caserma Fùrstenberg, vicino a Berlino, Hitler comunicò al generale von Schleicher i punti principali delle sue condizioni: il cancellierato per lui stesso; per il suo partito, la carica di primo ministro della Prussia e i ministeri dell'Interno del Reich e della Prussia, nonché i ministeri del Reich per la Giustizia, per l'Economia e l'Aviazione, oltre a un nuovo dicastero per Goebbels, il ministero per la Cultura popolare e la propaganda. Come regalo, a Schleicher Hitler promise il Ministero della Difesa. Inoltre Hitler disse che avrebbe chiesto al Reich184 Trionfo e consolidamento stag l'autorizzazione di governare per un certo periodo col sistema dei decreti: se il Reichstag rifiutava, lo si sarebbe " mandato a casa ". Hitler tornò dal colloquio con la convinzione di aver guadagnato Schlei-cher al suo programma, e con grande euforia partf per il Sud, per raggiungere il suo ritiro montano sull'Obersalzberg. Sempre cinico nei riguardi dell'opposizione e sempre diffidente nei riguardi dei generali che facevano politica, Goebbels, invece, non era tanto sicuro. Dopo aver ascoltato la relazione ottimistica del capo sul suo incontro con Schleicher, egli il 6 agosto scrisse nel suo diario: " Sarà bene mantenersi scettici, quanto agli ulteriori sviluppi ". Però di una cosa Goebbels era sicuro: " Una volta che avremo il potere, non lo lasceremo più. Dovranno portar via i nostri cadaveri dai ministeri ". Ma tutto non andò così liscio, come Hitler sembrava credere. L'8 agosto Goebbels scrisse: " Chiamata telefonica da Berlino. Corrono dicerie d'ogni genere. Tutto il partito è pronto ad assumere il potere. Gli uomini delle SA stanno abbandonando i loro posti di lavoro per tenersi a disposizione. I capipartito si preparano per la grande ora. Bene, se tutto andrà bene. Ma se le cose andranno male, vi sarà un terribile contraccolpo ". L'indomani Strasser, Frick e Punk raggiunsero l'Obersalzberg portando notizie che non erano davvero incoraggianti. Come un verme, Schleicher si era girato daccapo da un'altra parte. Ora egli insisteva che, se Hitler avesse ottenuto il cancellierato, doveva governare col consenso del Reichstag. Punk riferì che i suoi amici del mondo degli affari erano preoccupati per la prospettiva di un governo nazista. Aveva un messaggio di Schacht, che lo confermava. Infine il terzetto disse a Hitler che la Wilhelmstrasse era turbata dall'idea di un possibile putsch nazista. Questo timore non era infondato. L'indomani, io agosto, Goebbels apprese che a Berlino le SA erano " in armi, pronte a intervenire... Le SA stanno chiudendo Berlino in un anello sempre più saldo... A causa di ciò, la Wilhelmstrasse si è assai innervosita. Ma proprio a questo mira la nostra mobilitazione ". Il giorno dopo, il Fiihrer non potè sopportare di attendere ancora. Partì in auto per Pagina 129
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Berlino. Goebbels dice che a Berlino Hitler si sarebbe " eclissato ", ma che d'altra parte si sarebbe tenuto pronto qualora fosse stato chiamato. Se la chiamata non fosse venuta, avrebbe chiesto lui stesso di vedere il presidente. Però prima doveva vedere Schleicher e Papen. L'incontro ebbe luogo il 13 agosto, a mezzogiorno. Fu un incontro burrascoso. Schleicher si era allontanato dalle sue posizioni di una settimana prima. Sostenne Papen nell'insistere che il vicecancellierato era il massimo che Hitler potesse sperare. Hitler fu indignato. Voleva essere o cancelliere, o nulla. Papen chiuse il colloquio dicendo che avrebbe lasciato la " decisione ultima " a Hindenburg *. * Nelle sue memorie, Papen non dice che Schleicher fosse presente a tale incontro, ma da altre fonti risulta chiaramente che egli vi prese parte. È questo un punto importante, se si considerano i successivi avvenimenti. Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 185 Pieno di collera, Hitler si ritirò nel vicino albergo, nel Kaiserhof. Alle tre del pomeriggio gli fu telefonato dall'ufficio del presidente. Qualcuno -probabilmente Goebbels, a giudicare dal suo diario - chiese: " La decisione è stata già presa? In tal caso, non è necessario che Hitler venga ". Ai nazisti fu detto che il presidente " prima desidera parlare col Fiihrer ". Il vecchio feldmaresciallo ricevette il capo nazista nel suo studio, in piedi, appoggiato al suo bastone, creando così un'atmosfera gelida per il colloquio. Nonostante i suoi ottantacinque anni, e la grave amnesia che dieci mesi prima per oltre una settimana gli aveva completamente offuscato la mente, Hindenburg dimostrò un'intelligenza sorprendentemente lucida. Ascoltò pazientemente Hitler che ripetè la sua richiesta del cancellierato e dei pieni poteri. Otto von Meissner, capo della cancelleria presidenziale, e Goring, che aveva accompagnato Hitler, furono i soli ad assistere alla conversazione; benché Meissner non sia una fonte di cui ci si possa interamente fidare, le dichiarazioni da lui fatte a Norimberga costituiscono l'unica testimonianza di prima mano esistente su ciò che si svolse nello studio di Hindenburg. Essa ha un certo accento di verità. Hindenburg rispose che per via della situazione tesa non poteva, in buona coscienza, rischiare il trasferimento dei poteri del governo a un partito nuovo che, come quello nazionalsocialista, non disponeva di una maggioranza, ed era inoltre intollerante, rumoroso e indisciplinato. A questo punto Hindenburg, dimostrando una certa eccitazione, si riferì a parecchi recenti episodi - scontri fra nazisti e polizia, atti di violenza commessi da seguaci di Hitler contro chi aveva opinioni diverse dalla loro, eccessi contro gli ebrei e altri atti illegali. Tutti questi incidenti avevano rafforzato la sua convinzione che nel partito vi fossero molti elementi violenti e incontrollati... Dopo un'ampia discussione, Hindenburg propose a Hitler di. acconsentire a collaborare con gli altri partiti, in particolare con la destra e col Centro, abbandonando la pretesa unilaterale di avere tutto il potere. Hindenburg disse che collaborando con altri partiti Hitler avrebbe potuto mostrare che cosa sapeva fare e quali miglioramenti poteva apportare allo stato presente delle cose. Se i risultati fossero stati positivi, egli avrebbe potuto assicurarsi una influenza crescente, anzi predominante, anche in una coalizione governativa. Hindenburg disse che questo sarebbe anche stato il miglior modo per eliminare il timore, assai diffuso, che un governo nazionalsocialista avrebbe fatto un cattivo uso del potere e avrebbe represso e poi gradualmente eliminato ogni altro punto di vista politico. Hindenburg dichiarò di esser bensf pronto ad accogliere Hitler e i rappresentanti del suo movimento in un governo di coalizione, l'esatta composizione della quale avrebbe potuto essere negoziata, ma che non poteva assumersi la responsabilità di affidare il potere al solo Hitler... Però Hitler fu irremovibile nel rifiutare di accordarsi coi capi degli altri partiti ai fini della formazione di un governo di coalizione '. Cosi la discussione ebbe termine senza che si venisse a un accordo, però non senza che il vecchio presidente, sempre in piedi, desse una severa lezione al capo nazista. Secondo il testo del comunicato ufficiale emesso subito dopo, Hindenburg " era spiacente che il signor Hitler non si sentisse in grado di sostenere un governo nazionale tale da godere la fiducia del presidente del Reich, come egli aveva assicurato prima delle elezioni al Reich-stag ". Secondo il venerabile presidente, Hitler non aveva tenuto fede alla sua parola, per cui ci si doveva guardare da lui nel futuro. Inoltre il comunicato diceva che " il presidente aveva esortato seriamente il signor Hitler 186
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a condurre l'opposizione del Partito nazionalsocialista in un modo cavalieresco e a tener presente la sua responsabilità di fronte alla patria e al popolo tedesco ". Il comunicato che dava la versione di Hindenburg dell'incontro sottolineando che Hitler aveva richiesto " il completo controllo dello Stato " fu pubblicato cosf in fretta da cogliere alla sprovvista la macchina propagandistica di Goebbels, danneggiando molto la causa di Hitler non solo presso i generali ma presso gli stessi nazisti. Invano Hitler affermò di non aver chiesto i " pieni poteri " ma soltanto il cancellierato e qualche ministero. In genere, la versione di Hindenburg godette di maggior credito. Nel frattempo, le truppe d'assalto mobilitate mordevano i freni. Hitler ne convocò i capi e parlò con loro quella stessa, sera. Goebbels notò: " II compito è difficile. Chi sa se si potranno tenere insieme le loro formazioni? Nulla è più difficile che dire a truppe già montatesi la testa per l'idea della vittoria, che tale vittoria è stata loro tolta di mano ". Quella notte, a tarda ora, il piccolo Doktor (Goebbels) cercò di consolarsi leggendo le lettere di Federico il Grande. L'indomani si affrettò a prendersi una vacanza, e si recò sulle rive del Baltico. Egli scrisse: " Fra i camerati del nostro partito regna una grande disperazione ". Non volle lasciare la sua stanza nemmeno per parlare con loro. " Per almeno una settimana non voglio sentire più parlare di politica. Desidero solamente sole, luce, aria e pace ". Hitler si ritirò sull'Obersalzberg per godere anch'egli di questi elementi naturali e per riflettere sull'immediato futuro. Come Goebbels aveva detto, " la prima grande occasione era andata perduta ". Hermann Rauschning, allora capo dei nazisti di Danzica, trovò il Fuhrer immerso in tetre meditazioni sulla cima della sua montagna. " Dobbiamo essere spieiati ", Hitler gli disse, e partf in una tirata contro Papen. Tuttavia non aveva perduto ogni speranza. In alcuni momenti parlò come se fosse già cancelliere. " II mio compito è più arduo di quello di Bismarck, - disse. - Devo creare la nazione ancor prima di poter affrontare i compiti nazionali che ci stanno davanti ". Che fare, nel caso che il nazionalsocialismo fosse stato schiacciato da una dittatura militare capeggiata da Papen e da Schleicher? D'un tratto, Hitler chiese a Rauschning se Danzica, che allora era una città-stato libera sotto la protezione della Società delle Nazioni, aveva, con la Germania, un accordo in fatto di estradizione. A tutta prima, Rauschning non capf la domanda, ma in seguito apparve chiaro che Hitler cercava un posto che potesse servirgli di rifugio10. Nel suo diario Goebbels annotò che " secondo alcune dicerie, il Fuhrer rischierebbe di essere arrestato ". Eppure Hitler, malgrado lo smacco subito a opera del presidente del Reich e del governo di Papen e Schleicher, e malgrado il suo timore che il partito nazionalsocialista venisse messo fuori legge, era sempre deciso a seguire la via della " legalità ". Egli smentf tutte le voci di un putsch progettato dalle SA. A parte qualche accesso passeggero di depressione, egli confidava sempre di raggiungere il suo scopo, non con la forza e neppure mediante una maggioranza parlamentare, ma con gli stessi mezzi che avevano portato al culmine Gli ultimi mesi della repubblica (ly^i-i^jj) 187 Schleicher e Papen: con intrighi dietro le quinte, gioco di cui entrambi erano maestri. Presto egli potè dimostrare di non essere da meno. Il 25 agosto Goeb-bels conferì con Hitler a Berchtesgaden e scrisse questa nota: " Abbiamo preso contatto col partito di Centro, se non altro per esercitare una pressione sui nostri avversari ". L'indomani Goebbels era di ritorno a Berlino, e qui scoprì che Schleicher aveva già avuto sentore dei " nostri contatti col Centro ". L'indomani andò a trovare il generale per sincerarsene. Gli sembrò che Schleicher fosse preoccupato per la prospettiva che Hitler e il Centro cattolico si mettessero insieme, dato che, uniti, avrebbero avuto la maggioranza assoluta al Reichstag. Quanto a Schleicher, Goebbels scrisse: " In lui, non so che cosa sia sincero e che cosa sia falso ". I contatti col partito del Centro, anche se, come Goebbels disse, non avrebbero dovuto mai essere altro che un mezzo per esercitare una pressione sul governo di Papen, favorirono una farsesca manovra al Reichstag, che segnò il principio della fine per il cancellierato dell'ex ufficiale di cavalleria. Nella riunione del 30 agosto i deputati del Centro si associarono ai nazisti per eleggere Gbring presidente del Reichstag. Così per la prima volta un nazionalsocialista ricopriva tale carica quando il Reichstag tornò a riunirsi, il 12 settembre, per iniziare i suoi lavori. Goring sfruttò al massimo l'occasione. Il cancelliere von Papen aveva ottenuto in anticipo dal presidente Pagina 131
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un decreto per lo scioglimento della Camera: era, questa, la prima volta che una condanna a morte del Reichstag veniva firmata ancor prima che esso si riunisse per i suoi lavori. Ma egli si astenne dall'eseguirla in questa prima sessione. Invece von Papen portò con sé il testo di un discorso in cui era delineato il programma del suo governo, avendo avuto l'assicurazione che uno dei deputati nazionalisti, d'accordo con la maggior parte degli altri partiti, si sarebbe opposto alla votazione sulla mozione di sfiducia al governo che i comunisti avrebbero probabilmente presentato. In tal caso, l'opposizione di uno solo dei circa seicento deputati era sufficiente per rimandare la votazione. Però quando Ernst Torgler, capo dei comunisti, presentò la sua mozione come un emendamento all'ordine del giorno, né un deputato nazionalista né qualsiasi altro deputato si alzò per opporvisi. Infine Frick da parte dei nazisti chiese mezz'ora di sospensione del dibattito. " La situazione ormai era seria, - scrisse Papen nelle sue memorie, - e io ero stato preso alla sprovvista ". Si affrettò a mandare un messo alla Cancelleria per prendere l'ordine di scioglimento del Reichstag. Nel frattempo Hitler, dall'altro lato della strada, nel palazzo del presidente del Reichstag, conferiva col gruppo parlamentare del proprio partito. I nazisti si trovavano di fronte a un dilemma, ed erano perplessi. Sentivano che i nazionalisti li avevano imbrogliati, non essendosi mossi per far rimandare la votazione. E ora il partito di Hitler per abbattere il governo di Papen avrebbe dovuto votare coi comunisti e per una mozione comunista. Hitler decise di ingoiare la pillola di questo ripugnante connubio. Ordinò ai suoi r88 Trionfo e consolidamento deputati di votare per l'emendamento comunista e di rovesciare von Papen prima che il cancelliere potesse sciogliere il Reichstag. Naturalmente, Gbring quale presidente dell'assemblea doveva organizzare rapidamente qualche bel trucco di procedura parlamentare. L'ex asso dell'aviazione, uomo audace e dalle molte risorse che in seguito doveva dimostrare le sue doti su ben più vaste tribune, era all'altezza della situazione. Quando l'assemblea tornò a riunirsi, comparve Papen col noto astuccio dei documenti rosso in cui, secondo la tradizione, portava l'ordine di scioglimento, da lui così affrettatamente compilato. Ma quando chiese la parola per leggerlo, il presidente del Reichstag fece in modo di non accorgersi di lui, benché Papen, rosso in volto, stette in piedi brandendo il documento di fronte a tutta l'assemblea. Non volle vederlo Gbring, che sorridendo voltò la testa da un'altra parte chiedendo che si procedesse subito alla votazione. Alcuni testimoni oculari affermano che, per la rabbia, il volto di Papen da rosso divenne bianco. Si diresse a gran passi verso il tavolo del presidente e gettò su di esso l'ordine di scioglimento. Gbring non vi fece caso e ordinò che si procedesse alla votazione. Seguito dai suoi ministri, nessuno dei quali faceva parte del parlamento, Papen usci a fieri passi. 513 deputati votarono contro il governo, 32 per esso. Solo allora Gbring prese nota del documento gettato con tanta collera sul suo tavolo. Lo prese, lo lesse all'assemblea e dichiarò che esso era privo di validità essendo firmato da un cancelliere che, in base al voto di una maggioranza costituzionale, non era più in carica. Non apparve subito chiaro quali elementi, in Germania, avessero da guadagnare e quali da perdere - e in che misura - da questo episodio farsesco. Non v'era dubbio che il dandy von Papen aveva fatto piuttosto la parte dello stupido; ma non era una parte inconsueta per lui, perfino - come disse l'ambasciatore Fran?ois-Poncet - di fronte ai suoi amici. Era abbastanza evidente che il Reichstag aveva dimostrato che la grandissima maggioranza dei tedeschi era contro il governo presidenziale imbastito da Hindenburg. Ma simili sviluppi non avevano forse indebolito ancor più la fiducia della nazione nel sistema parlamentare? Quanto ai nazisti, essi non avevano forse dimostrato ancora una volta non solo di essere irresponsabili, ma di essere anche pronti a connivenze coi comunisti pur di raggiungere i loro scopi? Inoltre i cittadini non si erano forse stancati delle elezioni, e i nazisti non avrebbero corso il rischio di perdere voti nelle inevitabili nuove elezioni, le quarte in un anno? Gregor Strasser e perfino Frick pensavano che tale pericolo fosse reale e che una perdita di voti avrebbe potuto avere conseguenze disastrose per il partito. Tuttavia - come Goebbels riferì quella stessa sera - " Hitler era fuor di sé dalla gioia. Di nuovo, egli aveva preso una decisione chiara e inequivocabile ". Il Reichstag accettò rapidamente il proprio scioglimento, e per il 6 novembre furono indette nuove elezioni. Esse, per i nazisti, presentavano alcuGli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) Pagina 132
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ne difficoltà. Da un lato, come Goebbels notò, la gente era annoiata dei discorsi politici e della propaganda. Nel suo diario, il 15 ottobre, egli ammise che perfino i propagandisti del partito " erano molto innervositi per via di queste eterne elezioni... Erano oberati di lavoro ". Vi erano anche difficoltà finanziarie. Le grandi aziende e l'alta finanza stavano mettendosi al seguito di Papen, che aveva fatto loro alcune concessioni. Come Punk avvertì, cresceva in essi la sfiducia, in seguito al rifiuto di Hitler a collaborare con Hinden-burg e a quel che sembrava un suo sviluppo in senso radicale; per di più, il recente episodio al Reichstag aveva dimostrato la sua disposizione a collabo-rare perfino con i comunisti. Goebbels prese nota di tutto ciò nell'annotazione del 15 ottobre del suo diario: " È straordinariamente difficile procurarsi denaro. Tutti i signori " per bene " stanno col governo ". Pochi giorni prima delle elezioni i nazisti si erano uniti coi comunisti per organizzare uno sciopero dei lavoratori dei trasporti a Berlino, sciopero disapprovato dai sindacati e dai socialisti. Ciò provocò un ulteriore arresto dei finanziamenti da parte degli uomini d'affari, proprio quando al partito nazista abbisognavano più che mai dei fondi da buttare in un ultimo vorticoso sforzo elettorale. Il i° novembre Goebbels annotò lugubremente: " La scarsezza di denaro è divenuta la nostra malattia cronica. Manchiamo di quanto occorre per svolgere una campagna in grande. Molti ambienti borghesi si sono spaventati e allontanati da noi a causa della nostra partecipazione allo sciopero. Perfino molti dei nostri camerati di partito cominciano ad avere dubbi ". E il 5 novembre, alla vigilia delle elezioni, scrisse: " È l'ultimo attacco. Sforzi disperati del partito contro la disfatta. Siamo riusciti a procurarci diecimila marchi all'ultimo momento. Li getteremo nella campagna elettorale del pomeriggio di sabato. Abbiamo fatto tutto quel che si poteva fare. Ora lasciamo che il fato decida ". Il fato - e l'elettorato tedesco - il 6 novembre decisero in ordine a diverse cose, delle quali però nessuna aveva una importanza determinante per il futuro della Repubblica che franava. I nazisti perdettero due milioni di voti e 34 seggi al Reichstag, riducendosi a una rappresentanza di 196 deputati. I comunisti guadagnarono 750 ooo voti, e i socialdemocratici ne perdettero altrettanti per cui i seggi dei primi salirono da 89 a zoo, mentre quelli dei socialisti scesero da 133 e 121. Il Partito nazionale tedesco, l'unico che avesse appoggiato il governo, guadagnò circa un milione di voti in più evidentemente, tolti ai nazisti - e ora aveva 52 seggi invece di 37. Malgrado che i nazionalsocialisti fossero ancora il più grande partito del paese, la perdita di ben due milioni di voti rappresentava un grave scacco. Per la prima volta, la grande marea nazista aveva perduto livello, e, a dir vero, dopo esser stata vicina ad assicurarsi la maggioranza. La leggenda della invincibilità nazista era stata sfatata. Hitler si trovava ora, per negoziare il potere, in una posizione più debole di quella in cui si fosse mai trovato dal luglio. Rendendosi conto di ciò, Papen mise da parte quella che egli chiamava la sua " ripugnanza personale " per Hitler e il 13 novembre gli scrisse una lettera invitandolo a " discutere con lui la situazione ". Però nella sua rispo190 Trionfo e consolidamento sta Hitler pose tante e tali condizioni, che Papen lasciò ogni speranza di intendersi con lui. L'intransigenza del capo nazista non sorprese l'allegro e. incompetente cancelliere; invece lo stupì la nuova linea che ora il suo amico e mentore, Schleicher, si proponeva di seguire. Infatti l'infido facitore di re era giunto alla conclusione che Papen non gli era più utile: come già non Io era stato, prima di lui, Briining. Nuovi piani stavano germinando nella sua fertile mente. Il suo buon amico, Papen, doveva andarsene. Il presidente doveva esser lasciato completamente libero di trattare coi partiti politici, specialmente col più grande di essi. Cosi sollecitò le dimissioni di Papen, e il 17 novembre Papen e il suo gabinetto si dimisero. Hindenburg fece subito chiamare Hitler. Il loro incontro, avvenuto il 19 novembre, fu meno freddo di quello del 13 agosto. Questa volta il presidente disse a Hitler di sedersi e gli permise di intrattenersi con lui per più di un'ora. Hindenburg lasciò a Hitler la scelta fra il cancellierato, se fosse riuscito ad assicurarsi una maggioranza efficiente nel Reichstag su un programma ben definito, e il vicecancellierato sotto Papen, in un altro gabinetto presidenziale che avrebbe governato mediante decreti di emergenza. Hitler tornò a vedere il presidente il 21 novembre e scambiò anche diverse lettere con Meissner. Ma non si giunse a un'intesa. Hitler non poteva contare, al parlamento, su una maggioranza efficiente. Sebbene il partito di Centro acconsentisse a sostenere Hitler alla condizione che egli non aspirasse a una dittatura, Hugenberg gli rifiutò la collaborazione dei Pagina 133
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionalisti facenti capo a lui. Cosi Hitler tornò a chiedere per sé il cancellierato di un governo presidenziale, cosa a cui il presidente non poteva accondiscendere. Se doveva esservi un gabinetto che governasse con dei decreti, Hindenburg preferiva che a capo di esso stesse Papen, suo amico. In una lettera inviata a suo nome da Meissner, egli disse che a Hitler non si poteva dare una tale carica " perché un simile gabinetto non può non dar luogo a una dittatura di partito... Di fronte al mio giuramento e alla mia coscienza non posso prendermi una simile responsabilità " ". Il vecchio feldmaresciallo fu profetico più circa il primo punto che non circa il secondo. Quanto a Hitler, egli aveva bussato di nuovo alla porta della Cancelleria e l'aveva vista socchiudersi, ma solo per poi vedersela sbattere in faccia. Era quel che Papen si era proprio aspettato, e quando insieme a Schleicher si recò da Hindenburg la sera del i° dicembre, egli era sicuro di esser nuovamente nominato cancelliere. Poco sospettava quel che l'intrigante generale stava meditando. Schleicher aveva preso contatto con Strasser e gli aveva fatto intendere che se i nazisti non volevano partecipare a un gabinetto facente capo a Papen, avrebbero forse potuto entrare in un gabinetto di cui lui stesso, Schleicher, fosse il cancelliere. Fu chiesto a Hitler di venire a Berlino per delle consultazioni col generale, e secondo una versione ampiamente diffusa dalla stampa tedesca e in seguito accettata dalla maggioranza degli storici che si sono occupati di quel periodo, il Fiihrer a Monaco prese effettivamente il treno della sera per Berlino, ma nel cuore della notte a Gli ultimi mesi della repubblica (ig)i-i^))) 191 Jena sarebbe stato prelevato da Gò'ring e condotto a Weimar per un convegno dei gerarchi nazisti. Cosa sorprendente, la versione nazista di questo episodio è probabilmente più precisa. Nell'annotazione del suo diario del 30 novembre Goebbels riferisce che Hitler ricevette un telegramma con cui gli si chiedeva di venire subito a Berlino, ma che egli decise di far aspettare Schleicher e andò a conferire coi suoi camerati a Weimar, dove, secondo il programma, egli doveva aprire la campagna elettorale per la Turingia. In quella riunione, tenutasi il i° dicembre, a cui presenziavano i cinque grandi del partito, Goring, Goebbels, Strasser, Frick e Hitler, sorsero gravi dissensi. Sostenuto da Frick, Strasser chiese che il Partito nazionalsocialista accordasse per lo meno un appoggio esterno a un governo di Schleicher, se pur, come lui stesso riteneva opportuno, non avesse voluto entrarvi. Goring e Goebbels presero violentemente posizione contro un simile orientamento, e Hitler si schierò dalla loro parte. L'indomani Hitler avvertì un certo maggiore Ott, inviatogli da Schleicher, di consigliare il generale a non assumere il cancellierato: ma era troppo tardi. Papen si era reso ben poco conto dell'intrigo che Schleicher stava ordendo alle sue spalle. Pieno di fiducia, all'inizio del suo colloquio del i° dicembre col presidente, egli aveva tracciato i suoi progetti per il futuro. Avrebbe continuato a essere il cancelliere, avrebbe governato mediante decreti e per un certo tempo avrebbe mandato a casa il Reichstag per poter " apportare un emendamento alla costituzione ". In effetti, Papen desiderava " emendamenti " che riportassero il paese ai tempi dell'impero e ripristinassero il dominio delle classi conservatrici. Nella sua deposizione a Norimberga e nelle sue memorie egli ammise quanto aveva già detto allo stesso feldmaresciallo; ossia che le sue proposte comportavano " un'infrazione all'attuale costituzione a opera del presidente ", ma assicurò Hindenburg che lui, Hin-denburg, " poteva essere giustificato, perché così avrebbe posto il bene della nazione al di sopra del suo giuramento alla costituzione ", come già aveva fatto Bismarck " in nome del paese " u. Con grande sorpresa di Papen, Schleicher sollevò obiezioni. Fece leva sull'evidente riluttanza del vecchio presidente a rompere il suo giuramento alla costituzione, se ciò poteva essere evitato - e il generale riteneva che si poteva evitarlo. Credeva possibile formare un governo che nel Reichstag avesse la maggioranza, quando lui stesso ne fosse il capo. Era sicuro di poter staccare da Hitler Strasser e per lo meno sessanta deputati nazisti. A questa frazione nazista avrebbe potuto aggiungere i partiti delle classi medie e i socialdemocratici. Pensava perfino che i sindacati l'avrebbero sostenuto. Hindenburg fu scandalizzato da una simile idea e, rivolgendosi a Papen, gli chiese di procedere subito alla formazione di un nuovo governo. " Schleicher, dice Papen, - sembrò sbalordito ". Dopo aver lasciato il presidente, Papen ebbe una lunga discussione con Schleicher, senza giungere a un accordo. Nel separarsi, Schleicher, ripetendo le famose parole rivolte a Luterò quando partì per recarsi alla fatale Dieta di Worms, disse a Papen: " Monacello, avete scelto Pagina 134
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un difficile sentiero ". 192 Trionfo e consolidamento Quanto esso fosse effettivamente difficile, Papen lo apprese la mattina dopo alle nove, in una riunione del gabinetto da lui convocata. Papen racconta: Schleicher si alzò in piedi e dichiarò che non v'era possibilità alcuna di applicare le direttive che il presidente mi aveva dato. Qualsiasi tentativo di attuarle avrebbe spinto il paese nel caos. La polizia e i servizi armati non potevano garantire i trasporti e gli approvvigionamenti nel caso di uno sciopero generale, né erano in grado di assicurare il rispetto della legge e l'ordine nel caso di una guerra civile. A tale riguardo, lo Stato maggiore aveva fatto compiere uno studio sulla situazione e aveva disposto che il maggiore Ott (l'autore di tale studio) si mettesse a disposizione del gabinetto e presentasse un rapporto ". Dopodiché, il generale fece venire il maggiore. Se i rilievi di Schleicher avevano scosso Papen, il rapporto presentato nel momento giusto dal maggiore Eugen Ott (che in seguito sarebbe stato l'ambasciatore di Hitler a Tokio) lo fece crollare. Ott dichiarò senz'altro: " II compito della difesa delle frontiere e del mantenimento dell'ordine contro nazisti e comunisti supera le possibilità delle forze a disposizione del governo federale e di quelle dei Ldnder. Viene dunque raccomandato che il governo del Reich si astenga dal proclamare lo stato di emergenza " ". Papen fu dolorosamente sorpreso nel constatare che l'esercito tedesco, il quale aveva già mandato a casa il Kaiser e che più recentemente, per istigazione di Schleicher, aveva eliminato il generale Groener e il cancelliere Brùning, ora stava per silurare anche lui. Si recò subito da Hindenburg con la notizia, sperando che il presidente togliesse a Schleicher il Ministero della Difesa e mantenesse lui, Papen, nella carica di cancelliere. E fu appunto ciò che egli chiese. " Caro von Papen, - rispose il vecchio presidente, - penserete male di me se vi dico di aver cambiato idea. Ma io sono troppo vecchio e sono passato attraverso troppe vicissitudini per assumermi la responsabilità di una guerra civile. La nostra sola speranza è di lasciare che Schleicher tenti la sua fortuna ". Papen giurò che, nel dir questo, " due grosse lacrime " scesero sulle guance di Hindenburg. Poche ore dopo, mentre il cancelliere congedato sgombrava il suo tavolo da lavoro, gli giunse, dal presidente, una fotografia con la scritta: " Ich hatt' einen Kameraden! " L'indomani il presidente di propria mano gli scrisse dicendogli quanto " si sentisse triste " per avergli tolto la carica, confermandogli però che la sua fiducia in lui " restava incrollabile ". Era vero, e fra breve se ne doveva avere la prova. Il 2 dicembre Kurt von Schleicher fu nominato cancelliere: era il primo generale a occupare tale posto, dopo il generale conte Georg Leo von Ca-privi de Caprara de Montecuccoli, successo a Bismarck nel 1890. Con i suoi tortuosi intrighi Schleicher era infine giunto alla suprema carica, in un momento in cui la depressione economica del paese, di cui ben poco capiva, aveva raggiunto il suo vertice, in cui la Repubblica di Weimar, che egli tanto aveva contribuito a minare, stava già sgretolandosi, in cui nessuno Gli ultimi mesi della repubblica (igji-ic>j^) 193 aveva più fiducia in lui, nemmeno il presidente, che egli aveva raggirato per così lungo tempo. Quasi tutti erano convinti che i suoi giorni al sommo della gerarchla politica fossero strettamente contati: solo lui non se ne rendeva conto. Invece i nazisti ne erano sicuri. Il 2 dicembre Goebbels annotò nel suo diario: " Schleicher è stato nominato cancelliere. Non durerà a lungo ". Lo pensava anche Papen. La sua vanità ferita e k sua sete di rivincita nei riguardi del suo " amico e successore " - come egli lo chiama nelle sue memorie - lo faceva soffrire. Per levarsi di mezzo Papen, Schleicher gli offrì la carica di ambasciatore a Parigi, ottenendo un rifiuto. Papen dice che il presidente desiderava che egli rimanesse a Berlino, " a portata di mano ". Quello era il luogo strategicamente più adatto per tessere la propria rete di intrighi contro il superintrigante. Industrioso e agile come un ragno, Papen si mise all'opera. Verso la fine di quell'anno così pieno di lotte, il 1932, Berlino divenne un luogo di intrighi e di intrighi all'interno di intrighi. Óltre a quelli di Papen e di Schleicher, se ne intesseva uno nel palazzo del presidente, dove il figlio di Hindenburg, Oskar, e il suo segretario di Stato, Meissner, esercitavano la loro influenza da dietro il trono. Un altro intrigo si svolgeva nell'albergo Kaiserhof, dove Hitler e gli uomini intorno a lui complottavano non solo per Pagina 135
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impossessarsi del potere, ma anche gli uni contro gli altri. Ben presto la rete degli intrighi divenne così fitta, che al principio del nuovo anno, il 1933, nessuno di questi tessitori di intrighi sape più chi tradiva e chi veniva tradito. Ma non occorse molto tempo per saperlo. L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher. Una volta Schleicher disse all'ambasciatore francese, che lo ascoltava attentamente: " Non sono rimasto al potere che cinquantasette giorni e in tale periodo sono stato ingannato cinquantasette volte. Non venite a parlarmi della " lealtà tedesca "! " ". La sua carriera e le sue gesta avevano certamente fatto di lui un'autorità in proposito. Egli iniziò il proprio cancellierato con l'offrire a Gregor Strasser la carica di vicecancelliere della Germania e di primo ministro della Prussia. Non essendo riuscito a guadagnare Hitler al suo governo, egli ora cercava di provocare scissioni fra i nazisti adescando Strasser. Vi erano ragioni di credere che la mossa sarebbe riuscita. Strasser era l'uomo numero due del partito, e fra gli elementi dell'ala sinistra, tra quelli che credevano sinceramente in un socialismo nazionale, egli era più popolare di Hitler. Come capo del settore organizzativo del partito, era in contatto diretto con tutti i dirigenti provinciali e locali e sembrava essersi conquistata la loro fedeltà. Era ormai convinto che Hitler aveva portato il movimento su di un binario morto. I seguaci più radicali stavano passando al comunismo. Lo stesso partito era, finanziariamente, in bancarotta. Nel novembre Fritz Thyssen aveva avvertito che 194 Trionfo e consolidamento non poteva finanziare ulteriormente il movimento. Non vi erano fondi per i mensili di migliaia di funzionari del partito e per mantenere le SA, che da sole costavano due milioni e mezzo di marchi alla settimana. Le tipografie dove si stampavano le numerose pubblicazioni naziste minacciavano di non lavorare più per il partito, qualora le fatture da tempo presentate non venissero pagate. Goebbels accenna a questo punto nell'annotazione dell'11 novembre nel suo diario: " La situazione finanziaria dell'organizzazione di Berlino è disperata. Non vi sono che debiti e obbligazioni ". E in dicembre deplorava che gli stipendi del partito dovessero venir ridotti. Infine le elezioni provinciali tenutesi nella Turingia il 3 dicembre - il giorno in cui Schleicher aveva convocato Strasser - registrarono una perdita del 40 per cento dei voti per i nazisti. Almeno a Strasser, era ormai evidente che i nazisti non sarebbero mai giunti al potere per mezzo delle schede. Per questo egli aveva fatto pressioni su Hitler che abbandonasse la sua politica del " tutto o nulla " e, unendosi a Schleicher in un governo di coalizione, si assicurasse tutto il potere che fosse riuscito a ottenere. Egli temeva, altrimenti, che il partito andasse in pezzi. Strasser aveva insistito su questi punti per alcuni mesi. Nel diario di Goebbels del periodo compreso fra la metà dell'estate e il dicembre abbondano amari riferimenti alla " infedeltà " dello stesso Strasser nei riguardi di Hitler. Si venne a un chiarimento il 5 dicembre, in una riunione dei capi del partito tenutasi al Kaiserhof di Berlino. Strasser richiese che i nazisti, per lo meno, " tollerassero " il governo di Schleicher, nel che ebbe l'appoggio di Frick, capo del gruppo parlamentare nazista al Reichstag, molti membri del quale temevano di perdere i loro seggi e i loro emolumenti di deputati qualora Hitler avesse provocato nuove elezioni. Gbring e Goebbels si opposero risolutamente a Strasser ed ebbero Hitler dalla loro parte. Hitler non avrebbe " tollerato " il regime di Schleicher, ma - egli disse - era sempre pronto a " negoziare " con esso. Di ciò egli però incaricò Gò'ring: Goebbels riferisce che Hitler aveva già saputo della conversazione privata di Strasser col cancelliere svoltasi due giorni prima. Il 7 dicembre, al Kaiserhof, Hitler e Strasser ebbero un colloquio che degenerò in un'aspra lite. Hitler accusò il suo principale luogotenente di cercare di pugnalarlo alle spalle, di togliergli la direzione del partito e di provocare la frattura del movimento nazista. Strasser si riscaldò, respinse l'accusa, giurò di essere rimasto fedele accusando però Hitler di portare il partito verso la distruzione. Sembra che non abbia detto tutte le cose che si agitavano nel suo petto fin dal 1925. Tornato nella sua stanza all'albergo Excelsior, egli mise però tali cose per iscritto in una lettera a Hitler, che si concludeva con le sue dimissioni da tutte le cariche nel partito. Come dice Goebbels nel suo diario, la lettera, che Hitler ricevette l'8 dicembre, " fece l'effetto di una bomba ". L'atmosfera del Kaiserhof era quella di un cimitero. Goebbels annotò: " Siamo tutti abbattuti e depressi ". Era il peggiore colpo che Hitler avesse ricevuto da quando, nel 1925, aveva ricostituito il partito. Ora, mentre stava alle soglie del potere, il suo prinPagina 136
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 195 cipale seguace lo abbandonava e minacciava di distruggere tutto ciò che in sette anni egli aveva costruito. Goebbels scrisse: La sera il Ftihrer è venuto a casa nostra. È difficile mostrarsi allegri. Siamo tutti depressi, specie per il pericolo che l'intero partito si sfasci e che tutta la nostra opera risulti inutile... Telefonata dal dottor Ley. La situazione, nel partito, peggiora d'ora in ora. Il Fiihrer deve tornare immediatamente al Kaiserhof. Goebbels fu invitato a raggiungerlo in quell'albergo, alle due della mattina. Strasser aveva trasmesso un resoconto della vicenda ai giornali della mattina, che proprio allora stavano apparendo nelle vie. Goebbels descrive come segue la reazione di Hitler: Tradimento! Tradimento! Tradimento! Per ore, il Fiihrer va su e giù per la stanza dell'albergo. È amareggiato e profondamente ferito per questo tradimento. Alla fine si ferma, e dice: Se il partito va a pezzi, metterò un termine a tutto in tre minuti, con un colpo di pistola. Il partito non si sfasciò e Hitler non si sparò. Strasser avrebbe potuto provocare l'una e l'altra cosa, - il che avrebbe mutato radicalmente il corso della storia, - se nel momento cruciale egli non fosse venuto meno. Con l'autorizzazione di Hitler, Frick si mise a cercarlo per tutta Berlino, essendosi accordati che la controversia doveva essere, in qualche modo, composta per salvare il partito da un disastro. Ma Strasser, che ne aveva fin sopra i capelli, aveva preso il treno per andarsene in vacanza sotto il sole dell'Italia. Hitler, che sapeva sempre a meraviglia sfruttare la situazione quando scopriva una debolezza in un suo avversario, colpì subito e duramente. La direzione dell'" organizzazione politica ", che Strasser aveva creato, fu assunta dallo stesso Fùhrer, col dottor Ley, Gauleiter di Colonia, come suo capo di Stato maggiore. Si fece una purga degli amici di Strasser e tutti i dirigenti del partito furono convocati a Berlino per firmare una nuova dichiarazione di fedeltà a Hitler. Essi firmarono. L'astuto austriaco si era tirato fuori ancora una volta da un brutto impiccio, che avrebbe potuto facilmente avere conseguenze disastrose. Gregor Strasser, che tanti avevano creduto essere un uomo più grande di Hitler, fu presto demolito. " È un cadavere ", disse di lui Goebbels nell'annotazione del 9 dicembre del suo diario. E ciò sarebbe stato fin troppo vero due anni dopo, quando Hitler decise di regolare i conti. Il io dicembre, una settimana dopo che il generale von Schleicher gli aveva fatto lo sgambetto, Franz von Papen cominciò a tessere la propria rete d'intrighi. Dopo un discorso da lui tenuto quella sera, nello Herrenklub, il chiuso circolo aristocratico, fra i cui membri aveva reclutato i componenti del suo gabinetto dalla breve vita, egli ebbe un colloquio privato col barone Kurt von Schroeder, banchiere di Colonia che aveva fornito fondi al Partito nazionalsocialista. Propose al finanziere di far in modo che si incontrasse con Hitler di nascosto. Nelle sue memorie Papen afferma che, invece, fu Schroeder a fargli quella proposta; comunque, dice di avere aderito. Per una strana 196 Trionfo e consolidamento coincidenza, Wilhelm Keppler, consigliere economico di Hitler e una delle persone incaricate di mantenere i contatti col mondo degli affari, fece la stessa proposta, da parte del capo nazista. I due uomini, che solo fino a poche settimane prima si erano trovati in cosf aspro contrasto, si incontrarono la mattina del 4 gennaio nell'abitazione di Schroeder, a Colonia, certi che tutto si svolgesse nel più grande segreto. Papen fu stupito nel vedere qualcuno che lo fotografava nell'atto di entrare, ma fino al giorno dopo diede poco peso alla cosa. Hitler era accompagnato da Hess, Himmler e Keppler, però lasciò i suoi aiutanti in salotto e si ritirò nello studio di Schroeder, rimanendovi chiuso per due ore con Papen e il loro anfitrione. La conversazione non ebbe un buon inizio - Hitler si lamentò assai per il modo con cui Papen aveva trattato i nazisti quando era cancelliere; tuttavia presto prese un diverso sviluppo, in un senso che doveva dimostrarsi fatale sia per i due uomini che per il loro paese. Per il capo nazista, quello fu il momento cruciale. Con uno sforzo sovrumano egli aveva salvato l'unità del partito dopo la defezione di Strasser. Aveva viaggiato su e giù pel paese tenendo tre o quattro comizi al giorno ed esortando i dirigenti del partito a restare stretti intorno a lui. Ma il morale, fra i nazisti, rimaneva basso e, finanziariamente, il partito era in bancarotta. Molti dicevano che, per Hitler, Pagina 137
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era ormai finita. Questo sentimento generale si riflette in quel che Goeb-bels scrisse nel suo diario nell'ultima settimana dell'anno: " II 1932 è stato, per noi, un anno di continua sfortuna... Il passato era stato difficile e il futuro si presenta oscuro e tempestoso; sparite interamente ogni prospettiva e ogni speranza ". Così Hitler, per negoziare il potere, si trovava in una posizione assai meno favorevole di quella dell'estate e dell'autunno precedenti. Ma ciò valeva anche per Papen; egli non aveva più una carica. Nell'avversità, le loro menti s'incontrarono. È controverso in che termini esse s'incontrarono. Al processo di Norim-berga e nelle sue memorie Papen ha sostenuto che, sempre fedele verso Schleicher, egli si limitò a suggerire a Hitler di associarsi al governo del generale. Tuttavia, data la lunga serie degli inganni da lui orditi, dato il suo naturalissimo desiderio di presentarsi, a Norimberga e nel suo libro, nella luce più favorevole e dati gli avvenimenti che seguirono, sembra certo che il resoconto, affatto diverso, che a Norimberga Schroeder diede dell'incontro sia il più veritiero. Il banchiere affermò che quel che Papen suggerì era di sostituire al governo di Schleicher un governo Hitler-Papen, in cui entrambi fossero pari. Ma Hitler... disse che, qualora fosse stato nominato cancelliere, egli avrebbe dovuto essere il capo del governo, mentre i sostenitori di Papen potevano entrare nel governo in qualità di ministri solo se erano disposti a seguirlo in una politica intesa a cambiare molte cose. Questi cambiamenti includevano l'eliminazione dei socialdemocratici, dei comunisti e degli ebrei dai posti direttivi della Germania e il ripristino dell'ordine nella vita pubblica. Von Papen e Hitler raggiunsero un accordo di massima... Furono d'accordo che si dovessero elaborare ulteriori particolari, cosa che poteva essere fatta a Berlino o in altro luogo adatto ". Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 197 Naturalmente, il tutto nel più grande segreto. Grande fu quindi la costernazione di Papen e di Hitler quando la mattina del 5 gennaio i giornali di Berlino uscirono con titoli cubitali sull'incontro di Colonia, e con articoli di fondo che attaccavano Papen per il suo comportamento sleale nei confronti di Schleicher. L'astuto generale, col suo solito acume, aveva appostato delle spie; una di esse - come in seguito Papen venne a sapere - era l'individuo che lo aveva fotografato quando era entrato nella casa di Schroeder. A parte le trattative con Papen, Hitler nell'incontro di Colonia apprese altre due cose che per lui avevano una grande importanza. Seppe dall'ex cancelliere che Hindenburg non aveva dato a Schleicher la facoltà di sciogliere il Reichstag. Ciò significava che i nazisti con l'aiuto dei comunisti avrebbero potuto rovesciare il generale non appena l'avessero voluto. In secondo luogo, nell'incontro si fece capire a Hitler che gli uomini d'affari della Germania occidentale avrebbero assunto l'onere dei debiti contratti dal partito nazista. Due giorni dopo il colloquio di Colonia Goebbels rilevò " favorevoli progressi nello sviluppo politico ", pur continuando a deplorare la " brutta situazione finanziaria ". Dieci giorni dopo, il 16 gennaio, riferì che " dalla sera alla mattina la posizione finanziaria del partito era fondamentalmente migliorata ". Intanto con un ottimismo che era, per lo meno, miope, il cancelliere Schleicher cercava di costituire un governo stabile. Il 15 dicembre fece, alla radio, un appello alla nazione chiedendo agli ascoltatori di dimenticare che egli era un generale e assicurando loro che egli non sosteneva " né il capitalismo né il socialismo " e che " concetti, come quelli dell'economia privata o dell'economia pianificata avevano cessato di impaurirlo ". Disse che il suo compito principale sarebbe stato procurar lavoro ai disoccupati e rimettere economicamente in piedi il paese. Non vi sarebbero stati né aumenti di tasse né ulteriori riduzioni di salari. In effetti, egli aveva anzi revocato l'ultima decurtazione dei salari e dei sussidi stabilita da Papen. Inoltre aveva abolito le quote agricole fissate da Papen a vantaggio dei grandi proprietari terrieri, studiando invece il progetto di acquistare 800 ooo acri delle terre degli Bunker dell'Est in bancarotta per distribuirle a 25 ooo famiglie di contadini. Si sarebbe stabilito anche un severo controllo sui prezzi dei generi di consumo essenziali, come il carbone e la carne. Egli chiedeva così l'appoggio proprio a quelle masse che fino ad allora aveva disprezzato e alle cui rivendicazioni si era opposto, e continuò questa tattica in conversazioni coi sindacati, dando ai loro dirigenti l'impressione di considerare un futuro nel quale le organizzazioni del lavoro e l'esercito sarebbero stati i due pilastri della nazione. Ma i rappresentanti dei lavoratori non erano così ingenui da lasciarsi abbindolare da un uomo nel quale non avevano Pagina 138
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alcuna fiducia; pertanto rifiutarono la collaborazione. D'altra parte, gli industriali e i grandi proprietari terrieri scesero in campo contro il nuovo programma del cancelliere, gridando che esso era né pili 198 Trionfo e consolidamento né meno che un programma bolscevico. Gli uomini d'affari erano costernati per le improvvise simpatie di Schleicher per i sindacati. I grandi proprietari erano infuriati per la riduzione della protezione agricola di cui godevano e lividi per la prospettiva di un frazionamento delle proprietà fallimentari della Germania orientale. Il 12 gennaio il Landbund, cioè l'associazione dei grandi agricoltori, attaccò violentemente il governo, e i loro dirigenti, fra i quali si trovavano anche due nazisti, si recarono dal presidente a protestare. Hindenburg che era diventato lui stesso uno Junker proprietario terriero, chiamò il suo cancelliere, a rendere conto del proprio operato. Schleicher rispose minacciando di pubblicare un rapporto segreto del Reichstag sui prestiti per la Osthtlfe (Aiuti alle regioni orientali): come tutti sapevano, si trattava di uno scandalo in cui erano coinvolte centinaia delle più antiche famiglie degli Junker, le quali avevano " unto le ruote " per ottenere dal governo " prestiti " a fondo perduto, e che indirettamente aveva coinvolto lo stesso presidente, dato che le proprietà della Prussia orientale a lui donate erano state illegalmente intestate a suo figlio per evadere la tassa di successione. Malgrado il tumulto degli industriali e dei proprietari terrieri e malgrado la freddezza dei sindacati, Schleicher era inesplicabilmente convinto che tutto andava bene. Il primo dell'anno nuovo, cioè del 1933, si recò insieme al suo gabinetto in visita dal vecchio presidente, il quale gli espresse la sua gratitudine per il fatto che " le maggiori avversità erano state superate e che si apriva la via di una nuova ripresa ". Il 4 gennaio, lo stesso giorno in cui Papen e Hitler conferivano a Colonia, il cancelliere fece in modo che Hindenburg ricevesse Strasser, di ritorno dalle sue ferie sotto il sole d'Italia. L'ex numero due del nazismo, incontrandosi col presidente pochi giorni dopo, si dichiarò pronto ad entrare nel gabinetto Schleicher. Questa mossa gettò nella costernazione il campo nazista, in quel momento impegnato nel piccolo Lana di Lippe dove Hitler e i suoi principali aiutanti si battevano furiosamente per ottenere un successo nelle elezioni locali al fine di rafforzare la posizione del Fiihrer nei suoi negoziati con Papen. Goebbels riferì nel suo diario l'arrivo di Goring alla mezzanotte del 13 gennaio e insieme le brutte notizie della decisione di Strasser, raccontando come i dirigenti del partito avessero discusso tutta la notte la faccenda e riconosciuto che se Strasser avesse avuto una carica ciò avrebbe significato un grave scacco per il partito. È quel che anche Schleicher pensava, e quando il 15 gennaio Kurt von Schuschnigg, allora ministro austriaco della Giustizia, gli fece visita, egli gli assicurò che " il signor Hitler ha cessato di costituire un problema, il suo movimento non rappresenta pili un pericolo politico, tutta la questione è risolta, non è più che una cosa del passato " ". Ma Strasser non entrò nel gabinetto, né vi entrò il capo del Partito nazionalista, Hugenberg, che il giorno prima, il 14, aveva assicurato Hindenburg che lo avrebbe fatto. L'uno e l'altro dopo non molto tornarono a Hitler, Strasser per essere freddamente respinto, Hugenberg con maggior successo. Il 15 gennaio, proprio mentre Schleicher si vantava con Schuschnigg per Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1^3) 199 la fine di Hitler, i nazisti riscossero un successo locale nelle elezioni dello staterello di Lippe. Non era una gran cosa. Su 90 ooo voti i nazisti ne riscossero 38 ooo, cioè il 39 per cento, con un aumento di circa il 17 per cento rispetto alla precedente votazione. Ma, sotto la guida di Goebbels, i dirigenti nazisti fecero un gran chiasso intorno alla loro " vittoria " e, cosa strana, sembra che riuscissero a impressionare un certo numero di conservatori, comprese le persone che stavano dietro Hindenburg, di cui le principali erano il segretario di Stato Meissner e Oskar von Hindenburg, figlio del presidente. La sera del 22 gennaio questi due signori lasciarono di nascosto la residenza presidenziale, fermarono un taxi (Meissner disse: per evitare di essere notati) e con esso si recarono nell'abitazione suburbana di un nazista fino ad allora sconosciuto, Joachim von Ribbentrop, che era amico di Papen -erano stati insieme sul fronte turco durante la guerra. Là incontrarono Papen, Hitler, Goring e Frick. Secondo Meissner, fino a quella sera fatale Oskar von Hindenburg si era opposto a ogni baratto coi nazisti. Hitler può averlo saputo; comunque egli insistette per aver con lui un colloquio " a quattrocchi ", e con grande sorpresa di Meissner il giovane Hindenburg acconsentì e si ritirò con Hitler in Pagina 139
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'altra stanza rimanendo con lui per un'ora. Non si è mai saputo che cosa Hitler disse al figlio del presidente, il quale non era noto per essere una mente sveglia e per avere un forte carattere. Nell'ambiente nazista si credette che Hitler gli avesse fatto sia offerte che minacce: minacce di rivelare al pubblico che Oskar era coinvolto nello scandalo degli aiuti alle regioni orientali (Osthilfe) e il modo con cui si erano evase le tasse che avrebbero colpito la proprietà degli Hindenburg. Quanto alle offerte, se ne può giudicare solo dal fatto che pochi mesi dopo cinquemila acri di terra libera da imposte furono aggiunti alle proprietà della famiglia Hindenburg a Neudeck e che nell'agosto del 1934 Oskar passò di colpo dal grado di colonnello a quello di maggiore generale dell'esercito. Comunque, non v'è dubbio che Hitler abbia prodotto una viva impressione sul figlio del presidente. In seguito, nella sua deposizione a Norim-berga Meissner riferì: " Tornando in taxi, Oskar von Hindenburg fu quanto mai silenzioso e l'unico rilievo da lui avanzato fu che non c'era nulla da fare: bisognava prendere nel governo i nazisti. La mia impressione fu che Hitler era riuscito a fargli subire il suo ascendente ". A Hitler restava soltanto da far lo stesso col padre. Ciò era evidentemente più difficile perché, malgrado la sua mente un po' svanita, l'età non aveva corroso il carattere granitico del vecchio feldmaresciallo. Era più difficile, ma non impossibile. Affaccendato come un castoro, Papen ogni giorno si lavorava il vegliardo. Ed era facile vedere che Schleicher, malgrado tutta la sua astuzia, vacillava tanto da esser quasi sul punto di cadere. Non era riuscito a vincere i nazisti e neppure a provocare una scissione fra di essi. Non riusciva ad ottenere l'appoggio né dai nazionalisti, né dal Centro o dai socialdemocratici. Così il 23 gennaio Schleicher andò a trovare Hindenburg, ammise di non 2oo Trionfo e consolidamento essere riuscito a formarsi una maggioranza nel Reichstag e chiese lo scioglimento di esso nonché la concessione dei poteri di emergenza per governare mediante decreti, secondo l'art. 48 della costituzione. A credere a Meissner, il generale avrebbe anche chiesto " l'eliminazione temporanea " del Reichstag confessando francamente il suo intento di trasformare il proprio governo in una " dittatura militare " ". Malgrado tutte le sue tortuose manovre Schleicher ora si trovava allo stesso punto in cui al principio di dicembre si era trovato Papen, ma con le parti invertite. Allora Papen aveva richiesto i poteri di emergenza e Schleicher gli si era opposto, offrendosi di formar lui un governo di maggioranza con l'appoggio dei nazisti. Ora il generale insisteva che si istituisse un governo dittatoriale, mentre quella volpe astuta, che era von Papen, assicurava il feldmaresciallo di poter cattivare Hitler per un governo che al Reichstag avrebbe avuto la maggioranza. Una vera altalena di furfanti e di intriganti! Hindenburg ricordò a Schleicher le ragioni da lui addotte il 2 dicembre per rovesciare Papen e lo informò che esse erano sempre valide. Lo pregò di darsi di nuovo da fare per formare una maggioranza al Reichstag. Era la fine, per Schleicher, ed egli lo sapeva: come lo sapeva chiunque fosse addentro alle segrete cose. Goebbels, che era uno di questi pochi iniziati, l'indomani commentò: " Schleicher cadrà da un momento all'altro; lui, che ha buttato giù tanti altri ". La sua fine ufficiale fu segnata il 28 gennaio, giorno in cui si recò dal presidente per rassegnare le dimissioni del suo governo. " Ho già un piede nella tomba, - disse Hindenburg al generale disilluso, - e non sono certo che in seguito, in ciclo, non rimpiangerò una simile azione ". Schleicher rispose: " Non sono certo, signore, che dopo questo tradimento voi andrete in cielo ", e spari rapidamente dalla storia tedesca ". A mezzogiorno dello stesso 28 gennaio il presidente incaricò Papen di accertare quali possibilità vi fossero per formare un governo capeggiato da Hitler " nel quadro della costituzione ". Per un'intera settimana quell'uomo astuto e ambizioso aveva accarezzato l'idea di scavalcare Hitler per tornare nuovamente al cancellierato in un governo presidenziale sostenuto da Hu-genberg. Il 27 gennaio Goebbels scrisse: " È tuttora possibile che Papen venga nominato di nuovo cancelliere ". Il giorno prima Schleicher aveva mandato dal presidente il generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, per dissuaderlo dallo scegliere Papen. In quella Berlino, labirinto di intrighi, Schleicher, all'ultimo momento, si era deciso a favore di Hitler per soppiantarlo. Hindenburg assicurò il comandante in capo di non aver nessuna intenzione di nominare " quel caporale austriaco ". Pagina 140
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'indomani, domenica 29 gennaio, fu una giornata cruciale; i cospiratori giocarono disperatamente le loro ultime carte diffondendo nella capitale le dicerie più allarmanti e contrastanti, alcune delle quali, tuttavia, non erano affatto infondate. Ancor una volta Schleicher si servì del fedele Hammerstein, per agitare le acque. Il capo dell'esercito andò a trovare Hitler per avvertirlo daccapo che Papen avrebbe potuto piantarlo in asso e che per il Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 201 capo nazista sarebbe stata cosa più saggia allearsi col cancelliere caduto e con l'esercito. Hitler non si interessò molto a tale comunicazione. Tornò al Kaiserhof a bere un caffè e a mangiare delle paste coi suoi aiutanti, e fu durante questo piccolo trattenimento che Goring apparve con la notizia che il Fiihrer sarebbe stato nominato cancelliere l'indomani. Mentre quella sera i caporioni nazisti festeggiavano il grande avvenimento a casa di Goebbels, sulla Reichskanzlerplatz giunse un altro emissario di Schleicher con notizie sensazionali. Era, questi, Werner von Alvensleben, persona così amante delle cospirazioni che, quando non ne esistevano, ne inventava una lui. Egli informò l'allegra compagnia che Schleicher e Ham-merstein avevano messo in stato di allarme la guarnigione di Potsdam, che si accingevano a spedire il vecchio presidente a Neudeck e a istituire una dittatura militare. In ciò vi era molta esagerazione. Era ben possibile che i due generali accarezzassero una tale idea, però di certo non avevano preso nessuna iniziativa. Comunque, questo allarme mise i nazisti in uno stato di isterismo. Con tutta la velocità che il suo grosso corpo gli permetteva, Goring attraversò la piazza e corse ad avvertire il presidente e Papen. Ciò che Hitler fece, lo descrisse lui stesso in seguito. La mia reazione immediata a questo piano di un putsch militare fu di ordinare al comandante delle SA di Berlino, conte Helldorf, di mettere in stato d'allarme tutte le formazioni SA della capitale. Oltre a ciò, il maggiore Wecke, che godeva la nostra fiducia, fu incaricato di prevedere, in caso di bisogno, un'occupazione di forza della Wilhelm-strasse con sei battaglioni della polizia. Feci avvertire per mezzo di von Papen il vecchio maresciallo delle intenzioni della cricca di Schleicher. Infine, essendo diventata definitiva la scelta di Blomberg a ministro della Reichswehr, feci sapere a questi che, subito dopo il suo arrivo a Berlino, previsto per le 8 del mattino del 30 gennaio, doveva presentarsi da Hindenburg per prestare giuramento. Una volta comandante supremo della Reichswehr, avrebbe avuto il potere di soffocare immediatamente qualsiasi nuovo tentativo di putsch ". Alle spalle di Schleicher e del comandante in capo dell'esercito - in quel folle periodo ogni cosa veniva compiuta alle spalle di qualcuno - il generale Werner von Blomberg era stato richiamato da Ginevra, dove egli rappresentava la Germania alla conferenza per il disarmo, non da Hitler, che non era ancora al potere, ma da Hindenburg e da Papen, per essere nominato ministro della Difesa nel gabinetto Hitler-Papen. Come Hitler in seguito disse, von Blomberg era una persona che già godeva della sua fiducia e che era caduto sotto l'ascendente del proprio capo di Stato maggiore della Prussia orientale, il colonnello Walter von Reichenau, dichiarato filonazista. Quando arrivò a Berlino nel primo mattino del 30 gennaio, Blomberg trovò alla stazione due ufficiali dell'esercito con ordini contrastanti. Uno era l'aiutante di Hammerstein, un certo maggiore von Kuntzen, e questi gli trasmise l'ordine di recarsi a rapporto dal comandante in capo dell'esercito. L'altro era il colonnello Oskar von Hindenburg, aiutante di suo padre, che ordinò al disorientato Blomberg di andare a rapporto dal presidente della Repubblica. Blomberg si recò dal presidente, prestò subito giuramento quale ministro della Difesa, ottenendo l'autorità necessaria non solo per stroncare 2O2 Trionfo e consolidamento qualsiasi colpo di mano dell'esercito, ma anche per far sì che i militari appoggiassero il nuovo governo, che sarebbe stato nominato qualche ora dopo. Hitler fu sempre riconoscente verso l'esercito per averlo appoggiato in quel momento cruciale. In un'adunata del partito, non molto tempo dopo, egli disse: " Se in quei giorni della nostra rivoluzione l'esercito non fosse stato al nostro fianco, oggi noi non ci troveremmo qui ". Fu una responsabilità che doveva gravare pesantemente sul corpo degli ufficiali nei giorni a venire; fu una decisione di cui alla fine l'esercito si doveva pentire fin troppo. In quel mattino d'inverno del 30 gennaio 1933 si concludeva la tragedia della Repubblica di Weimar, tentativo raffazzonato, protrattosi per quattordici anni pieni di delusioni, di rendere la democrazia operante in Germania: ma non prima Pagina 141
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, proprio all'ultimo momento, quando il sipario cadde definitivamente, avesse luogo una piccola farsa fra il gruppo multi-colore dei cospiratori riunitisi per seppellire il regime repubblicano. Ecco come, in seguito, Papen la descrisse: Verso le dieci e mezzo i membri del gabinetto proposto si riunirono da me e poi attraversarono il giardino per raggiungere il palazzo presidenziale dove rimanemmo ad attendere nell'ufficio di Meissner. Hitler rinnovò subito le sue rimostranze per non essere stato nominato commissario per la Prussia. Pensava che ciò limitasse grandemente i suoi poteri... Io gli dissi ... che quella nomina poteva essere rimandata a più tardi. Allora, Hitler rispose che se i suoi poteri dovevano subire una tale limitazione, egli avrebbe dovuto insistere perché venissero indette nuove elezioni al Reichstag. Ciò veniva a creare una situazione del tutto nuova e la discussione si fece accesa. Hugenberg, in particolare, si oppose all'idea di nuove elezioni; Hitler cercò di calmarlo affermando che egli non avrebbe apportato mutamenti al gabinetto, qualunque fossero stati i risultati... Intanto le undici, ora fissata per il nostro colloquio col presidente, erano da tempo passate, e Meissner disse di por termine alla discussione, perché Hin-denburg non era disposto ad aspettare ancora. Vi era stato un tale improvviso scontro di opinioni che io temevo che la nostra nuova coalizione si spezzasse ancor prima di nascere... Alla fine fummo accompagnati dal presidente e io feci le necessarie presentazioni ufficiali. Hindenburg tenne un breve discorso sulla necessità di una piena collaborazione nell'interesse della nazione; dopodiché, giurammo. Il gabinetto Hitler era stato formato21. In tal guisa, per la porta di servizio, grazie a una meschina combutta politica con reazionari della vecchia scuola, da lui intimamente detestati, l'uomo che era già stato un vagabondo venuto da Vienna, il derelitto della prima guerra mondiale, il violento rivoluzionario, divenne il cancelliere di una grande nazione. Certo, i nazionalsocialisti nel governo erano in decisa minoranza; avevano soltanto tre degli undici posti del gabinetto, e, a parte il cancellierato, non si trattava nemmeno di posti chiave. Frick era ministro agli Interni, ma, a differenza di quel che è d'uso nella maggior parte dei paesi europei, non controllava la polizia; in Germania la polizia era in mano ai singoli Stati. Il terzo nazista membro del gabinetto era Gbring, ma per lui non si potè trovare una carica specifica; fu nominato ministro senza portafoglio, con l'intesa che egli sarebbe divenuto ministro dell'Aviazione non appena la Germania avesse avuto un'aviazione militare. Si diede poco rilievo al fatto Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933,) 203 che Gbring era stato anche nominato ministro dell'Interno della Prussia, il che gli assicurava il controllo della polizia prussiana; per il momento, l'attenzione generale era concentrata sul gabinetto del Reich. Con sorpresa di molti, il nome di Goebbels non figurò nella lista; per il momento era stato lasciato fuori. I ministeri più importanti toccarono ai conservatori, i quali erano sicuri di aver accalappiato i nazisti tanto da potersene servire ai loro fini: Neurath continuò ad essere ministro degli Esteri; il ministro alla Difesa fu Blomberg; Hugenberg assunse i ministeri riuniti dell'Economia e dell'Agricoltura; Seld-te, capo dello Stahlhelm, fu fatto ministro del Lavoro; gli altri ministeri furono dati agli " esperti " indipendenti che Papen otto mesi prima aveva nominato. Lo stesso Papen ebbe il posto di vicecancelliere del Reich e di primo ministro della Prussia, e Hindenburg gli aveva promesso che non avrebbe mai ricevuto il cancelliere se non accompagnato da lui quale vicecancelliere. Con questa posizione unica nel suo genere, Papen era sicuro di poter tenere in freno il radicalismo del capo nazista. Non solo: quel governo era stato concepito da Papen, era la sua creazione, ed egli confidava che con l'aiuto del vecchio presidente, suo fido amico, ammiratore e protettore, e con l'accorto sostegno dei suoi colleghi conservatori, il cui numero soverchiava in un rapporto da otto a tre quello dei nazisti recalcitranti, egli avrebbe potuto assicurarsi il predominio nel governo. Ma questo frivolo, connivente uomo politico non conosceva Hitler - nessuno conosceva realmente Hitler - né aveva un'idea dell'entità delle forze che l'avevano vorticosamente portato alla sommità del potere. Come tutti gli altri, a eccezione di Hitler, Papen non si rendeva nemmeno ben conto dell'inesplicabile debolezza, ormai confinante con la paralisi, delle istituzioni esistenti l'esercito, le chiese, i sindacati, i partiti politici - e altresì di quello della vasta classe media non nazista e del proletariato cosi bene organizzato Pagina 142
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, come Papen rilevò molti anni dopo con tristezza, dovevano " arrendersi tutti senza combattere ". Non v'è classe o gruppo, in Germania, che non abbia avuto la sua parte di responsabilità nella liquidazione della repubblica democratica e nell'avvento di Adolf Hitler. I tedeschi che si opponevano al nazismo commisero l'errore fondamentale di non far fronte unico contro di esso. Nel luglio 1932, quando godevano del massimo favore popolare, i nazionalsocialisti non avevano raccolto che il 37 per cento dei voti. Ma il 63 per cento dei tedeschi che votarono contro Hitler era troppo diviso e troppo miope per coallzzarsi contro il pericolo comune rappresentato da una forza che - essi avrebbero dovuto saperlo li avrebbe sopraffatti se, almeno temporaneamente, non si fossero uniti per batterla. Seguendo le istruzioni di Mosca, i comunisti sostennero fino all'ultimo la stupida idea che bisognava anzitutto distruggere i socialdemocratici, i sindacati socialisti e tutte le residue forze democratiche delle classi medie, basandosi sulla problematica teoria che, anche se una simile opera avrebbe condotto a un regime nazista, un tale regime sarebbe stato soltanto temporaneo e avrebbe provocato inevitabilmente il 2O4 Trionfo e consolidamento crollo del capitalismo; dopodiché i comunisti avrebbero assunto la direzione istituendo la dittatura del proletariato. Secondo la concezione bolscevico-marxista, il fascismo rappresentava l'ultimo stadio del capitalismo in agonia: dopo, sarebbe venuto il diluvio comunista. Nella Repubblica, quattordici anni di potere politico spartito, e di condiscendenza a tutti i compromessi, pur di mantenere in vita dei governi di coalizione, avevano fiaccato il vigore e l'entusiasmo dei socialdemocratici, finché il loro partito divenne poco più di un'organizzazione usata per esercitare pressioni al momento opportuno, pronta a mercanteggiare concessioni a favore di quei sindacati sui quali si basava in larga misura la sua potenza. Può esser vero quel che dissero certi socialisti, ossia che la fortuna non aveva loro arriso: i comunisti, privi di scrupoli e antidemocratici, avevano spezzato l'unità della classe operaia; la depressione economica aveva ulteriormente danneggiato i socialdemocratici, indebolendo i sindacati e facendo perdere al partito il sostegno di milioni di disoccupati che nella loro disperazione passarono al comunismo o al nazismo. Ma la tragedia dei socialdemocratici non si può spiegare soltanto con la cattiva fortuna. Nel novembre del 1918 si era loro presentata l'occasione di prendere la direzione della Germania e di creare uno Stato basato sul sistema che essi sempre avevano difeso: su di una democrazia sociale. Ma ad essi era mancata la forza di decisione a ciò necessaria. Ora, all'alba degli anni trenta, essi erano un partito stanco e disfattista, nelle mani di persone vecchie, animate certo da buone intenzioni, ma per lo più mediocri. Rimasero fedeli alla Repubblica sino all'ultimo, ma alla fine furono troppo incerti e troppo timidi per correre i rischi necessari per salvarla: quando Papen mobilitò una squadra di militari per distruggere -il governo costituzionale in Prussia, essi non seppero neppure muovere un dito. Mancò, in Germania, fra la sinistra e la destra, una classe media politicamente forte, classe che in altri paesi - in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti - aveva dimostrato di essere la spina dorsale della democrazia. Nel primo anno della Repubblica i partiti della classe media, i democratici, il Partito popolare e quello del Centro, avevano raccolto un totale di dodici milioni di voti, appena due milioni meno di quello dei due gruppi socialisti. Ma dopo la loro forza andò scemando perché la base che li sosteneva cominciò a gravitare intorno a Hitler e ai nazionalisti. Nel 1919 i democratici avevano avuto 74 deputati al Reichstag; nel 1932 non disponevano più che di due seggi. La forza del Partito popolare scese dai 62 seggi del 1920 agli ii seggi del 1932. Solo il Centro cattolico dispose sino alla fine di un forte elettorato. Nelle prime elezioni repubblicane del 1919 il Centro aveva avuto 71 deputati al Reichstag; nel 1932 ne aveva 70. Però a partire dai tempi di Bismarck il partito di Centro aveva seguito, in larga misura, una politica opportunistica, perfino più di quella dei socialdemocratici, sostenendo qual-siasi governo che intendesse fare concessioni favorevoli ai loro particolari interessi. E benché tale partito sembrasse fedele alla Repubblica e aderisse alla sua democrazia, pure, come si è visto, i suoi dirigenti negoziarono coi Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 205 nazisti per dare a Hitler il cancellierato, prima di venir soppiantati da Pa-pen e dai nazionalisti quali migliori offerenti. Pagina 143
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma se la Repubblica tedesca era priva di una classe politica che tenesse la via di mezzo, essa mancava anche della stabilità garantita, in molti altri paesi, da un vero partito conservatore. Nel 1924, quando si trovavano all'apogeo, i nazionalisti tedeschi avevano raccolto sei milioni di voti mandando al parlamento 103 deputati, in modo da costituire, per grandezza, il secondo partito politico. Ma sia allora che durante quasi tutto il regime di Weimar essi rifiutarono di assumere una posizione di responsabilità nel governo o all'opposizione, con la sola eccezione di una loro partecipazione a due gabinetti dalla breve vita negli anni '20. Ciò che voleva la destra tedesca, che dette in larga misura i suoi voti ai nazionalisti, era la fine della Repubblica e il ritorno a una Germania imperialista in cui fossero ripristinati tutti i suoi antichi privilegi. Di fatto, la Repubblica aveva trattato la destra, come singoli individui e come classe, con un'estrema generosità, anzi, a considerare i fini perseguiti dalla stessa destra, con un'eccezionale tolleranza. Come si è visto, aveva permesso all'esercito di continuare a costituire una specie di Stato entro lo Stato, aveva dato modo agli uomini di affari e ai banchieri di realizzare ampi profitti e agli Junker di mantenere le loro proprietà improduttive mediante prestiti del governo, che non venivano mai pagati e che solo di rado venivano usati per la miglioria delle loro terre. Eppure in tutti costoro queste generosità non avevano destato né gratitudine né lealismo nei riguardi della Repubblica. Con una ristrettezza mentale, con un insieme di pregiudizi e con una cecità che, retrospettivamente, a noi che scriviamo la cronaca di quel periodo, sembra inconcepibile, essi scalzarono le fondamenta della Repubblica finché, in lega con Hitler, la abbatterono. Nell'ex vagabondo austriaco le classi conservatrici pensavano di aver trovato un uomo che, pur rimanendo loro prigioniero, li avrebbe aiutati a raggiungere i loro fini. La distruzione della Repubblica era soltanto il primo passo. Quel che essi desideravano era una Germania autoritaria che all'interno mettesse fine all'" assurdo " della democrazia e alla potenza dei sindacati, e che in campo internazionale distruggesse il verdetto costituito dal trattato di pace del 1918, spezzasse i ceppi di Versailles, ricostituisse un grande esercito e assicurasse, col potere militare, il suo " posto al sole " al paese. Questi erano anche i fini di Hitler. E benché egli avesse con sé ciò di cui i conservatori mancavano, il seguito delle masse, la destra era convinta di riuscire a tenerlo in proprio potere: nel gabinetto del Reich essa forse non aveva, su di lui, una maggioranza di otto a tre? Una simile posizione di preminenza avrebbe anche permesso ai conservatori di realizzare i loro fini senza la barbarie di un nazismo scatenato: almeno, è quel che essi pensavano. Erano uomini onesti e timorati di Dio, questa era, almeno l'opinione che essi avevano di se stessi. L'impero degli Hohenzollern era stato costruito sulla base dei trionfi delle armate prussiane, la Repubblica tedesca su quella della disfatta inflitta 200 Trionfo e consolidamento alla Germania dagli Alleati dopo una grande guerra. Invece il Terzo Reich non dovette nulla alle fortune della guerra o a influenze straniere. Fu inaugurato in tempo di pace e pacificamente, a opera degli stessi tedeschi, delle loro stesse debolezze e energie. Furono i tedeschi a imporre a se stessi la tirannide nazista. Molti di essi, forse la maggioranza, non se ne rese conto in quel mezzogiorno del 30 gennaio 1933, quando il presidente Hindenburg, agendo in modo perfettamente costituzionale, affidò a Hitler il cancellierato. Ma presto se ne sarebbero accorti. 1 Secondo HEIDEN, Der Fiihrer, p. 433. 2 HEIDEN, History of National Socialism, p. 166. 3 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 19-20. 4 Ibid., pp. 80-81. s WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, p. 243. 6 Le citazioni di cui sopra sono tratte da GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 81-104. 7 FRANCOIS-PONCET, Op. CÌt., p. 23. 8 FRANZ VON PAPEN, Memoirs, p. 162. 9 NCA, Suppl. A, p. .508 (ND, 3309-PS). 10 HERMANN RAUSCHNING, The Voice of Destructioti. 11 Goebbels non fu colto alla sprovvista, come già gli era successo Pagina 144
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il 13 agosto. Trasmise subito alla stampa la corrispondenza, che fu pubblicata nei giornali del mattino del 2j novembre. Essa figura nel " jahrbuch des òffentlichen Rechtes ", voi. XXI, 1933-40. 12 PAPEN, op. cit., pp. 216-17. " Ibid., p. 220. 14 Ibid., p. 222. 15 FRANCOIS-PONCET, op. cit., p. 43. Egli dice erroneamente " settanta giorni ". " NCA, II, pp. 922-24. 17 KURT VON SCHUSCHNIGG, Faretaell, Austria!, pp. 165-66. 18 Dichiarazione giurata di Meissner, NCA, Suppl. A, p. jn. " Memorandum Hammerstein, in WHEELER-BENNETT, Nemesis, p. 280. 20 Hitler's Secret Conversations, p. 404. 21 PAPEN, op. cit., pp. 243-44. VII. LA NAZIFICAZIONE DELLA GERMANIA (1933-1934) La convinzione che Hitler si era formato nella sua modesta vita a Vienna, e che egli non aveva mai abbandonato - e cioè che per un movimento rivoluzionario la via al potere è l'alleanza con alcune delle più potenti istituzioni dello Stato - ora era stata praticamente convalidata assai più di quanto egli avesse calcolato. Il presidente, appoggiato dall'esercito e dai conservatori, l'aveva nominato cancelliere. Però il suo potere politico, per grande che fosse, non era completo. Hitler lo divideva con queste tre fonti dell'autorità a cui doveva la carica, le quali erano al di fuori del movimento nazionalsocialista e che, in una certa misura, diffidavano di tale movimento. Così il compito più immediato di Hitler era di eliminare quelle forze dai posti di comando, e di far del suo partito il padrone assoluto dello Stato, per poi attuare la rivoluzione nazista col potere di uno Stato autoritario e della sua polizia. Erano passate appena ventiquattro ore dal suo insediamento che egli fece la prima mossa decisiva, preparando una trappola ai suoi creduli " guardiani " conservatori e mettendo in moto una catena di avvenimenti di cui riusci a mantenere il controllo, avvenimenti che nel giro di sei mesi dovevano portare alla completa nazificazione della Germania e alla sua ascesa a dittatore del Reich, Stato unificato e non più federale per la prima volta in tutta la storia tedesca. Il 30 gennaio 1933, alle cinque pomeridiane, cinque ore dopo aver giurato, Hitler tenne la prima riunione del suo gabinetto. I resoconti di tale riunione, affiorati a Norimberga fra le tonnellate dei documenti segreti sequestrati, dimostrano la rapidità e l'abilità con cui Hitler, assistito dall'astuto Goring, cominciò a preparare lo sgambetto ai conservatori suoi colleghi*1. Hindenburg aveva nominato Hitler capo non di un gabinetto presidenziale, ma di un gabinetto basato su di una maggioranza del Reichstag. * Naturalmente questa riunione di gabinetto ebbe carattere privato. Come nella maggior parte delle conferenze, svoltesi spesso nella massima segretezza, tenute da Hitler e dai suoi aiutanti politici e militari durante il Terzo Reich, i verbali delle decisioni non furono accessibili al pubblico prima che i documenti tedeschi venissero sequestrati ed esaminati al processo di Norimberga. A partire da questo punto gran numero di tali discussioni strettamente confidenziali con le relative decisioni - tutte riguardanti segreti di Stato servirà da base per la cronaca tracciata nel presente libro, il quale ha utilizzato sino alla fine, in larga misura, i verbali stesi a loro tempo. Anche a rischio di appesantire le pagine con un gran numero di note, citerò regolarmente tali fonti. Nessun'altta storia di una nazione risulta cosi ampiamente documentata, per un dato peLa nazificazione della Germania (1933-1934) 209 Senonché i nazisti e i nazionalisti, unici partiti rappresentati nel governo, avendo solo 247 dei 583 seggi del parlamento, non disponevano della maggioranza. Per raggiungerla, abbisognavano dell'appoggio del partito di Centro, che aveva 70 seggi. Nelle primissime ore del nuovo governo Hitler aveva incaricato Goring di conferire coi capi politici del Centro. Ora riferì al gabinetto che il Centro esigeva " alcune concessioni ". Allora Goring propose che il Reichstag venisse sciolto e che si tenessero nuove elezioni. E Hitler aderì. Hugenberg, uomo dalla mentalità rigida malgrado tutti i successi avuti nel mondo degli affari, si Pagina 145
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt oppose all'ammissione del Centro nel governo ma, d'altro canto, si oppose anche a nuove elezioni, ben sapendo che i nazisti, con tutte le risorse dello Stato a loro disposizione, avrebbero ottenuto la maggioranza assoluta e sarebbero quindi stati in grado di far a meno dei suoi servizi e di quelli dei conservatori suoi amici. Egli propose semplicemente di sopprimere il partito comunista; una volta eliminati i cento seggi di questo partito, i nazisti e i nazionalisti sarebbero stati in maggioranza. Ma Hitler per il momento non voleva spingersi cosi lontano, e alla fine si decise che lo stesso cancelliere avrebbe conferito coi dirigenti del partito di Centro la mattina seguente e che se il colloquio non avesse dato frutti il gabinetto avrebbe chiesto di indire nuove elezioni. A Hitler riuscì facile far sì che il colloquio non desse risultati positivi. Per invito di Hitler, monsignor Kaas, capo del partito di Centro, presentò quale base della discussione un elenco di richieste, ponendo come condizione la promessa, da parte di Hitler, di governare nei limiti della costituzione. Ma Hitler imbrogliò sia Kaas che i membri del proprio gabinetto, riferendo a quest'ultimi che il Centro aveva fatto richieste impossibili e che non vi erano prospettive per un accordo. Propose dunque che il presidente scio-gliesse il Reichstag indicendo nuove elezioni. Hugenberg e Papen furono presi in trappola, ma dopo una solenne assicurazione, da parte del capo nazista, che il gabinetto sarebbe rimasto immutato qualunque fossero stati i •risultati delle elezioni, accettarono di stare dalla sua parte. Le nuove elezioni furono fissate per il 5 marzo. Ora, per la prima volta, il partito poteva impiegare tutte le vaste risorse del governo per guadagnare voti in queste elezioni che dovevano essere le ultime elezioni relativamente libere che la Germania ebbe. Goebbels giubilava. Il 3 febbraio scrisse nel suo diario: "Ora sarà facile condurre la nostra battaglia, perché possiamo aiutarci con tutte le risorse dello Stato. La radio e la stampa sono a nostra disposizione. Insceneremo un capolavoro di propaganda. E, naturalmente, questa volta il denaro non mancherà "2. Ai grandi uomini di affari, contenti del nuovo governo che avrebbe messo al loro posto le organizzazioni operaie e che avrebbe lasciato i dirigenti gestire le aziende come meglio credevano, si chiese di sputare quattrini. Essi riodo, come quella del Terzo Reich, e all'autore è sembrato che l'omettere i riferimenti ai documenti avrebbe grandemente diminuito il valore che il presente libro può avere come esposizione storica veritiera. 210 Trionfo e consolidamento aderirono alla richiesta in una riunione tenutasi il 20 febbraio al palazzo del presidente del Reichstag, che ora era Goring, riunione nella quale il dottor Schacht fece da anfitrione e Goring e Hitler indicarono le direttive a un paio di dozzine di magnati della Germania, fra cui si trovavano Krupp von Bohlen, divenuto dalla sera alla mattina un fervente nazista, Bosch e Schnit-zler, della IG-Farben, e infine Vogler, capo delle Vereinigte Stahlwerke. Il resoconto di questa riunione segreta è conservato. Hitler cominciò un lungo discorso per cattivarsi gli industriali. Disse: "Nell'era della democrazia, non è possibile mantenere l'impresa privata; essa è concepibile solo se il popolo ha una sana idea dell'autorità e della personalità... Tutti i beni terreni che possediamo li dobbiamo alla lotta di una élite... Non dimentichiamoci che tutti i benefici della civiltà debbono essere introdotti, più o meno, con un pugno di ferro ". Promise agli uomini d'affari di "eliminare" i marxisti e di ricostruire la Wehrmacht (a ciò erano soprattutto interessate quelle industrie, come i Krupp, le Vereinigte Stahlwerke e l'IG-Farben, che più avevano da guadagnare dal riarmo). " Ci troviamo dinanzi alle ultime elezioni", concluse Hitler, e assicurò gli ascoltatori che " qualunque sarà il loro esito noi non ci ritireremo ". Se non avesse vinto coi voti, sarebbe rimasto al potere "con altri mezzi... usando altre armi". Attenendosi maggiormente al problema più immediato, Goring sottolineò la necessità di " sacrifici finanziari " che, " per l'industria, sarebbero stati certamente più facili da sostenere se essa si rendeva conto che le elezioni del 5 marzo sarebbero state sicuramente le ultime dei prossimi dieci anni, probabilmente perfino dei prossimi cento anni ". Tutto questo fu detto ben chiaro agli industriali convenuti, ed essi reagirono con entusiasmo alla promessa che la si sarebbe fatta finita con le infernali elezioni, con la democrazia e col disarmo. Krupp, il re delle munizioni che, secondo Thyssen, il 29 gennaio aveva fatto pressioni su Hinden-burg affinchè non nominasse Hitler, balzò in piedi e espresse al cancelliere la " gratitudine " degli uomini di affari " per aver loro dato un quadro così chiaro della situazione". Quindi il dottor Schacht fece il giro Pagina 146
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della colletta. A Norimberga dichiarò: "Raccolsi tre milioni di marchi"3. Il 31 gennaio 1933, ossia il giorno dopo che Hitler era stato nominato cancelliere, Goebbels scrisse nel suo diario : " In una conferenza col Fùhrer abbiamo fissato le linee per la lotta contro il terrore rosso. Per il momento ci asterremo da immediate contromisure. Occorre che prima il tentativo rivoluzionario bolscevico divampi. Al momento giusto, colpiremo". Malgrado le crescenti provocazioni delle autorità naziste, non c'era segno alcuno che una rivoluzione, comunista o socialista, scoppiasse nel corso della campagna elettorale. Al principio di febbraio il governo di Hitler aveva vietato ogni comizio comunista e aveva messo a tacere la stampa comunista. Le adunate dei socialdemocratici vennero ugualmente vietate, oppure disperse dalle bande delle SA, e i principali giornali socialisti subirono contiLa nazificazione della Germania (1933-1934) 211 nue sospensioni. Perfino il partito cattolico di Centro non fu risparmiato dal terrore nazista. Stegerwald, capo dei sindacati cattolici, fu pestato dalle Camicie Brune quando tentò di prender la parola in un comizio, e Brùning fu costretto, in un altro comizio, a chiedere la protezione della polizia, dopo che uomini delle SA avevano ferito un certo numero di suoi seguaci. Complessivamente durante la campagna elettorale si contarono cinquantun antinazisti uccisi, mentre i nazisti pretesero che diciotto dei loro erano stati colpiti a morte. Ora si cominciò a riconoscere la posizione chiave che Gbring occupava, quale ministro agli Interni della Prussia. Ignorando le prudenti raccomandazioni di Papen, che come primo ministro di Prussia avrebbe dovuto essergli superiore, Goring destituì centinaia di funzionari repubblicani sostituendo ad essi dei nazisti, per lo più ufficiali delle SA e delle SS. Ordinò alla polizia di evitare " ad ogni costo " urti con le SA, le SS e lo Stahlhelm, ma, nel contempo, di non aver pietà per coloro che " erano ostili verso lo Stato ". Esortò la polizia " a far uso delle armi da fuoco " e avverti che coloro che se ne fossero astenuti sarebbero stati puniti. Era un invito esplir cito alla polizia di uno Stato (la Prussia), che controllava i due terzi della Germania, a sparare su tutti coloro che si opponevano a Hitler. Affinchè il lavoro fosse fatto a fondo, il 22 febbraio Goring istituì un corpo ausiliario di polizia di 50 ooo uomini, 40 ooo dei quali erano stati reclutati dalle file delle SA e delle SS, e il resto dallo Stahlhelm. Cosi in Prussia le funzioni della polizia furono espletate in gran parte da canaglie naziste. Bisognava che un tedesco avesse un bel coraggio per rivolgersi a una tale " polizia " per essere protetto di fronte ai terroristi nazisti. Malgrado tutto il terrore, la " rivoluzione bolscevica " attesa da Hitler, Goebbles e Goring non " divampò ". Se non si poteva provocarla, non si poteva forse inventarla? Il 24 febbraio la polizia di Goring fece irruzione nel Karl-Liebknecht-Haus, quartier generale comunista a Berlino. Era stato abbandonato qualche settimana prima dai dirigenti comunisti, un buon numero dei quali si erano già nascosti oppure erano fuggiti clandestinamente in Russia. Ma nello scantinato erano stati lasciati mucchi di opuscoli di propaganda, cosa sufficiente per dar modo a Goring di annunciare, in un comunicato ufficiale, il sequestro di " documenti " che provavano come i comunisti fossero sul punto di scatenare una rivoluzione. Tale notizia lasciò scettico il pubblico e perfino alcuni dei conservatori al governo. Era ovvio che si doveva trovare qualcosa di più sensazionale per mettere in agitazione il pubblico prima delle elezioni del 5 marzo. L'incendio del Reichstag. La sera del 27 febbraio quattro degli uomini più potenti della Germania si incontrarono a cena a Berlino in due luoghi separati. Nello Herrenklub 212 Trionfo e consolidamento della Vosstrasse - il chiuso circolo aristocratico - il vicecancelliere von Pa• pen s'intrattenne col presidente von Hindenburg. Nel contempo, il cancelliere Hitler si era recato nell'abitazione di Goebbels per un pranzo in famiglia. Secondo Goebbels, l'atmosfera era distesa, si suonavano dischi al grammofono e si raccontavano storielle. Nel suo diario Goebbels in seguito scrisse: " A un tratto, telefonata dal dottor Hanfstangl: " II Rèichstag è in fiamme! " Sono sicuro che è una panzana, e al Fiihrer io non ne parlo nemmeno " ". Ma i due personaggi che cenavano allo Herrenklub si trovavano proprio dirimpetto al Rèichstag. In seguito von Papen scrisse: A un tratto notammo un rosso bagliore dietro le finestre e udimmo grida nella via. Uno dei domestici venne in fretta da me sussurrando: " II Rèichstag è in f mme! ", e io lo dissi al presidente. Egli si alzò in piedi e dalla finestra Pagina 147
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potemmo scorgere la cupola del Rèichstag che sembrava illuminata da riflettori. Di tanto in tanto vampate e turbini di fumo ne offuscavano il profilo5. Il vicecancelliere accompagnò a casa il vecchio presidente con la propria macchina, poi si affrettò a raggiungere l'edificio in fiamme. Nel frattempo Goebbels, a quanto racconta, aveva ripensato alla " panzana " di Putzi Hanfstangl, aveva fatto alcune telefonate e appreso che il Rèichstag era veramente in fiamme. In pochi minuti lui e il Fùhrer correvano in macchina " a sessanta chilometri all'ora per la Charlottenburger Chaussée, verso la scena del delitto ". Era un delitto, un delitto comunista, essi dichiararono immediatamente, una volta giunti sul luogo. Goring, ansante e sudato, fuori di sé dall'eccitazione, era già là, in prima fila, proclamando dinanzi al ciclo - come Papen in seguito ricordò - che " era un crimine comunista diretto contro il nuovo governo ". Al nuovo capo della Gestapo, Rudolf Diels, egli gridò: " La rivoluzione comunista è iniziata! Non v'è un minuto da perdere! Saremo senza pietà. Ogni funzionario comunista deve essere fucilato sul posto. Ogni deputato comunista deve essere impiccato questa notte stessa " '. Probabilmente non si verrà mai a sapere l'intera verità circa l'incendio del Rèichstag. Quasi tutti coloro che furono al corrente della cosa ormai sono morti, per la maggior parte uccisi da Hitler nei mesi che seguirono. Perfino a Norimberga il mistero non ha potuto essere completamente svelato, benché vi fossero prove sufficienti per stabilire, seppure con minimo margine di dubbio, che furono i nazisti a progettare l'incendio e a eseguirlo per i loro fini politici. Dal palazzo del presidente del Rèichstag, che allora era Goring, un passaggio sotterraneo, costruito per le condutture del riscaldamento centrale, portava all'edificio del Rèichstag. Attraverso questa galleria, Karl Ernst, ex inserviente d'albergo divenuto capo delle SA di Berlino, la notte del 27 febbraio aveva guidato un piccolo reparto di uomini dei reparti d'assalto nel Rèichstag, dove essi sparsero benzina e sostanze chimiche autocomburenti, tornando poi rapidamente nel palazzo da cui erano venuti. Nello stesso tempo un comunista olandese semideficiente che aveva una mania per La nazificazione della Germania (1933-1934) 213 gli incendi, Marinus van der Lubbe, era penetrato nel gigantesco edificio, da lui non conosciuto e immerso nell'oscurità; per conto suo aveva appiccato qua e là qualche fuoco. Per i nazisti, questo piromane semideficiente sembrò inviato dal ciclo. Era stato fermato dalle SA un paio di giorni prima, essendo stato sorpreso mentre si vantava in un bar, di aver tentato di dar fuoco a diversi edifici pubblici e diceva che prossimamente avrebbe tentato di incendiare il Reichstag. La coincidenza che i nazisti avessero trovato un incendiario comunista demente il quale intendeva fare esattamente quanto essi stessi avevano deciso di attuare può ben sembrare incredibile; eppure ve ne sono delle prove. Quasi certamente l'idea dell'incendio era nata nelle menti di Goebbels e di Goring. Hans Gisevius, a quel tempo funzionario del Ministero prussiano degli Interni, ha testimoniato a Norimberga che " fu Goebbels a pensare per primo a dar fuoco al Reichstag ", e in una sua testimonianza giurata Rudolf Diels, capo della Gestapo, ha aggiunto che " Goring sapeva esattamente come l'incendio doveva essere appiccato ", e che a lui aveva ordinato " di preparare, prima dell'incendio, una lista di persone da arrestare subito dopo di esso ". Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore tedesco durante la prima parte della seconda guerra mondiale, ricordò, a Norimberga, come in una occasione Goring si fosse vantato del suo atto: Nel 1942 a pranzo, nel genetliaco del Fuhrer la conversazione si portò sul palazzo del Reichstag e sul suo valore artistico. Udii con le mie stesse orecchie che Goring, interrompendo la conversazione, gridò: " L'unico a sapere davvero qualcosa sul Reichstag sono io, perché fui io ad appiccarvi il fuoco! " E si battè la coscia con la palma della mano *. Sembra chiaro che van der Lubbe sia stato uno strumento dei nazisti, che lo incoraggiarono a cercar di dar fuoco al Reichstag. Ma il lavoro principale naturalmente, senza che lui lo sapesse - doveva essere compiuto dagli uomini dei reparti d'assalto. In effetti al successivo processo, tenutosi a Lipsia, risultò che l'olandese semideficiente non poteva avere i mezzi necessari per dar fuoco cosi rapidamente a un edificio talmente grande. Due minuti e mezzo dopo che vi entrò, la grande sala centrale era tutta in fiamme. Come esca, egli aveva unicamente la sua camicia. Secondo le perizie degli esperti interpellati al processo, nei punti principali l'incendio era stato provocato da una notevole Pagina 148
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quantità di sostanze chimiche e di benzina. È ovvio che un'unica persona non avrebbe potuto portare tutto ciò nell'edificio e appiccare il fuoco in tanti punti sparsi qua e là in così breve tempo. Van der Lubbe era stato arrestato sul luogo. Come disse aUa corte, Goring avrebbe voluto che lo si impiccasse subito. L'indomani Ernst Tor-gler, leader parlamentare dei comunisti, si costituì alla polizia avendo udito che Goring sosteneva la sua partecipazione all'incendio. Qualche giorno dopo Georgi Dimitrov, comunista bulgaro che in seguito divenne primo ministro della Bulgaria, e due altri comunisti bulgari, Popov e Tanev, fu* Sia negli interrogatori che al processo a Norimberga, Goring negò fino all'ultimo di aver avuto una parte nell'incendio del Reichstag. 214 Trionfo e consolidamento tono arrestati dalla polizia. Il corrispondente processo, celebratosi dinanzi alla corte suprema di Lipsia, si concluse più o meno con un fiasco per i nazisti, specie per Goring, perché Dimitrov, avendo assunto la propria autodifesa, ebbe facilmente modo di far fare a questi una brutta figura con una serie di irritanti controdomande. Secondo il verbale del tribunale, a un dato momento Goring urlò al bulgaro: " Via di qua, canaglia! " GIUDICE (all'ufficiale di polizia) Conducetelo via. DIMITROV (portato via dalla polizia) Avete forse paura delle mie domande, signor presidente dei ministri? GORING Aspetta solo che ti abbiamo fuori da quest'aula, canaglia! Torgler e i tre bulgari furono assolti, anche se il capo comunista tedesco fu immediatamente messo sotto " custodia protettiva ", e in tale stato egli rimase sino alla sua morte, avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Van der Lubbe fu riconosciuto colpevole e decapitato7. Malgrado la servilità dimostrata dalla corte nei confronti delle autorità naziste, il processo fece nascere molti sospetti sulla persona di Goring e dei nazisti; ma ormai era troppo tardi perché ciò avesse un qualche effetto pratico. Infatti Hitler non aveva perduto tempo per sfruttare al massimo possibile l'incendio del Reichstag. L'indomani dell'incendio, 28 febbraio, egli s'impose al presidente Hin-denburg e gli fece firmare un decreto " per la protezione del popolo e dello Stato ", col quale venivano soppressi i sette articoli della costituzione che garantivano le libertà individuali e civili. Presentato come " una misura difensiva contro gli atti di violenza commessi dai comunisti a danno dello Stato ", esso statuiva che restrizioni della libertà personale, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà della stampa, del diritto di riunione e di associazione; violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private; mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni della proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore. In più il decreto autorizzava il governo del Reich ad assumere i pieni poteri negli Stati federali qualora ciò fosse necessario, e a imporre la pena di morte per un certo numero di delitti, comprendenti quello di " gravi turbamenti della pace " a opera di persone armate '. Con un unico colpo, Hitler fu dunque in condizione non solo di imbavagliare e di far arrestare a piacere i suoi avversari in via legale, ma con l'inventare e presentare in forma, per così dire, ufficiale, la strombazzata minaccia comunista, seminò il panico fra milioni di appartenenti alle classi medie e contadine, convincendoli che se non avessero votato per il nazionalsocialismo nelle imminenti elezioni, i bolscevichi avrebbero preso il sopravvento. Circa quattromila funzionar! comunisti e un gran numero di dirigenti socialdemocratici e liberali furono arrestati, e tra questi anche membri del Reichstag che, per legge, avrebbero dovuto godere dell'immunità. Questa fu la prima esperienza che i tedeschi fecero del terrore nazista appoggiato dal La nazificazìone della Germania (1933-1934) 215 governo. In autocarri, le truppe d'assalto percorrevano le vie di tutta la Germania e irrompevano nelle case scegliendo le loro vittime e trasportandole nelle caserme delle SA, dove venivano percosse e torturate. La stampa e i comizi politici dei comunisti furono proibiti; i giornali socialdemocratici e molti giornali liberali furono sospesi e i comizi dei partiti democratici furono o vietati, o sciolti per l'intervento dei nazisti. Solo ai nazisti e ai nazionalisti loro alleati fu permesso di svolgere indisturbati la campagna elettorale. Con tutte le risorse del governo nazionale e di quello della Prussia a loro Pagina 149
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disposizione e con gli abbondanti mezzi finanziari forniti dalle grandi aziende i nazisti organizzarono una propaganda elettorale senza precedenti in Germania. Per la prima volta la radio dello Stato trasmise le voci di Hitler, Gbring e Goebbels, che così raggiunsero ogni angolo del paese. Le vie, ornate di bandiere con la svastica, risuonavano dei passi pesanti degli uomini dei reparti d'assalto. Vi furono adunate di massa, parate con torce, frastuono di altoparlanti nelle piazze. Le mura erano tappezzate di vistosi manifesti nazisti, e di notte falò illuminavano le colline. L'elettorato da una parte era captato dalle promesse di un paradiso tedesco, dall'altra intimidito dal terrore bruno che si scatenava nelle vie e impaurilo dalle " rivelazioni " circa la " rivoluzione " comunista. L'indomani dell'incendio del Reichstag il governo prussiano aveva pubblicato una lunga relazione dove si affermava che erano stati trovati i " documenti " dei piani comunisti: Gli edifici del governo, i musei, i palazzi e gli impianti principali dovevano essere bruciati... Per proteggerli, davanti a gruppi di terroristi si sarebbero dovuti mandare donne e bambini... L'incendio del Reichstag doveva essere il segnale di una insurrezione cruenta e della guerra civile... È stato accertato che oggi in tutta la Germania avrebbero dovuto essere compiuti atti terroristici contro determinati individui, contro la proprietà privata e contro la vita e i membri della popolazione pacifica, dando quindi inizio a una guerra civile generale. Fu promessa la pubblicazione dei " documenti attestanti la cospirazione comunista "; ma tale promessa non fu mai mantenuta. Comunque il fatto che lo stesso governo prussiano ne garantisse l'esistenza e l'autenticità fece impressione a molti tedeschi. Coloro che titubavano, forse furono anche impressionati dalle minacce di Gò'ring, che il 3 marzo, alla vigilia delle elezioni, a Francoforte gridò: Compagni tedeschi, nessuna considerazione legalitaria andrà a paralizzare le misure che intendo prendere... Non ho da preoccuparmi della giustizia; la mia sola missione è distruggere e sterminare, nient'altro che questo!... Certo, miei cari comunisti, sfrutterò al massimo i poteri dello Stato e della polizia; non fatevi delle illusioni. Però la lotta a morte, in cui la mia mano vi afferrerà per il collo, la condurrò con questi uomini che vedete - con le Camicie Brune '. Quasi non fu udita la voce dell'ex cancelliere Briining, che parlò anche lui in quello stesso giorno, dichiarando che il suo partito, il partito del Centro, si sarebbe opposto a ogni rovesciamento della costituzione, che avrebbe preteso un'inchiesta sulla faccenda sospetta dell'incendio del Rei2i8
Trionfo e consolidamento Possa l'antico spirito di questo celebre sacrario pervadere la generazione di oggi, possa esso liberarci dall'egoismo e dalle lotte di partito e riunirci in una autocoscienza nazionale per la felicità di una Germania fiera, libera e compatta. L'abile risposta di Hitler era stata studiata per guadagnarsi simpatie e assicurarsi la fiducia degli esponenti dell'antico ordinamento così brillantemente rappresentati nella cerimonia. Né il Kaiser, né il governo, né la nazione vollero la guerra. Fu solo il crollo della nazione a costringere una razza fiaccata ad addossarsi la colpa di questa guerra, contro le sue convinzioni pili sacre. Poi, rivoltosi a Hindenburg seduto rigidamente in una poltrona di fronte a lui, a pochi passi, disse: Nelle ultime settimane grazie a un rivolgimento senza pari il nostro onore nazionale è stato ripristinato e grazie alla vostra comprensione, signor Feldmaresciallo, si è celebrata l'unione fra i simboli dell'antica grandezza e le nuove forze. Vi rendiamo omaggio. La Provvidenza che ci protegge vi mette a capo delle forze nuove della nostra nazione ". Ostentando una profonda umiltà verso il presidente che egli si proponeva di privare del potere politico prima della fine della settimana, Hitler andò incontro a Hindenburg, si inchinò profondamente dinanzi a lui e gli prese la mano. E fra i flash dei fotografi e il fruscio delle macchine cine-matografiche piazzate, insieme a microfoni, nei punti strategici da Goebbels, fu registrata, affinchè la nazione e il mondo potessero vedere o udire descritta la solenne stretta di mano fra il feldmaresciallo tedesco ed il caporale austriaco con cui la vecchia Germania si univa con la nuova. L'ambasciatore francese, che era stato presente alla scena, in seguito scrisse: "Dopo lo splendido impegno preso da Hitler a Potsdam, uomini siffatti Hindenburg e i suoi amici, gli Junker e i baroni monarchici, Hu-genberg e i suoi nazionalisti tedeschi, gli ufficiali della Reichswehr - come avrebbero potuto Pagina 150
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non abbandonare l'apprensione con cui avevano cominciato ad assistere agli eccessi e agli abusi del partito? Come potevano esitare a riporre in lui tutta la loro fiducia, ad andare incontro a tutte le sue richieste, a concedergli i pieni poteri che chiedeva? " ". La risposta la si ebbe due giorni dopo, il 23 marzo, nel palazzo dell'Opera Kroll a Berlino, dove il Reichstag si riunì. Al parlamento fu presentato il decreto di concessione dei pieni poteri, - " legge per l'eliminazione dello stato di bisogno del popolo e del Reich " ( Gesetz zur Behebung der Nat von Volk una Reicb), come ufficialmente venne chiamata. Coi suoi cinque brevi paragrafi essa toglieva al parlamento il potere legislativo, incluso il controllo sul bilancio del Reich, l'approvazione di trattati con Stati stranieri e l'iniziativa di apportare emendamenti alla costituzione, e trasferiva tale potere al gabinetto del Reich per un periodo di quattro anni. Inoltre il decreto stabiliva che il cancelliere doveva tracciare lo schema delle leggi emanate dal gabinetto e che esse " potevano divergere dalla costituzione ". Nessuna legge doveva " pregiudicare la posizione del Reichstag " - questa, fra La nazificazione della Germania (1933-1934) 219 tutte, era di certo, la farsa più crudele - e i poteri del presidente restavano " inalterati " ". Hitler tornò su questi due ultimi punti in un discorso inaspettatamente moderato tenuto ai deputati riuniti nel teatro riccamente decorato dell'Opera, da tempo specializzatosi in spettacoli di musica leggera, le cui quinte erano ora occupate da uomini dei reparti d'assalto delle Camicie Brune. Le loro grinte facevano capire che non sarebbero stati tollerati scherzi, da parte dei rappresentanti del popolo. Hitler fece queste promesse: II governo userà questi poteri solo in quanto ciò sarà necessario per attuare misure di vitale importanza. Né l'esistenza del Reichstag, né quella del Reichsrat è minacciata. La posizione e i diritti del presidente restano inalterati... Non si sopprimerà l'esistenza distinta degli Stati federali. I diritti delle Chiese non saranno diminuiti e le loro relazioni con lo Stato non saranno modificate. Il numero dei casi in cui esiste una necessità interna per ricorrere a tale legge è, in se stesso, limitato. Da parte del focoso capo nazista, queste dichiarazioni apparivano moderate e quasi modeste; era troppo presto, nella storia del Terzo Reich, perché gli stessi membri dell'opposizione potessero conoscere a pieno il valore delle promesse di Hitler. Eppure uno di essi, Otto Wels, leader socialdemocratico, del partito di cui la polizia aveva " trattenuto " una dozzina di deputati, si alzò in piedi sfidando l'aspirante dittatore fra il chiasso degli uomini dei reparti d'assalto che, fuori, gridavano: " Pieni poteri, o guai a voi! " Parlando con calma e con grande dignità, Wels dichiarò che il governo poteva anche togliere ai socialisti la loro libertà ma non avrebbe mai potuto toglier loro l'onore. In questo momento storico noi socialdemocratici tedeschi ci dichiariamo solennemente per i principi di umanità e di giustizia, di libertà e di socialismo. Nessun decreto può darvi il potere di distruggere idee eterne e indistruttibili. Infuriato, Hitler balzò in piedi, e allora l'assemblea potè formarsi una prima idea di ciò che egli veramente fosse; Hitler gridò: Siete in ritardo, eppure vi fate ancora avanti!... Non v'è più bisogno di voi... La stella della Germania sorgerà e la vostra tramonterà. Per voi, la campana suona a morto... I vostri voti non mi occorrono. La Germania sarà libera, ma non per opera vostra! (Applausi frenetici). I socialdemocratici, su cui gravava una grave responsabilità per l'indebolimento della Repubblica, per lo meno si tennero fermi ai loro principi e se caddero, questa volta caddero con fierezza. Non così il partito di Centro, che un tempo, in occasione del Kulturkampf, si era opposto con successo persino al Cancelliere di Ferro. Il capo del partito, monsignor Kaas, aveva chiesto a Hitler la promessa scritta di rispettare il diritto di veto del presidente; ma benché a ciò si fosse acconsentito prima della votazione, la promessa scritta non fu mai data. Nondimeno il capo del partito del Centro si alzò, annunciando che il partito avrebbe votato per la legge. Briining restò in silenzio. La votazione fu rapida e dette per risultato 441 voti favorevoli e 84 voti contrari (tutti socialdemocratici). I deputati nazisti balzarono in 22O Trionfo e consolidamento piedi gridando e battendo i piedi in una specie di delirio; poi, unendosi agli uomini dei reparti d'assalto, intonarono l'inno di Horst Wessel, che presto si sarebbe posto a fianco del Deutschland ùber Alles come uno dei due inni Pagina 151
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionali: In alto le bandiere! Tenetevi in schiere serrate! Gli uomini dei reparti d'assalto marciano con un fermo, calmo passo! Così in Germania la democrazia parlamentare fu definitivamente sepolta. A parte l'arresto dei deputati comunisti e di alcuni deputati socialdemocratici, tutto fu fatto in una perfetta legalità, anche se fiancheggiata dal terrore. Il parlamento aveva ceduto a Hitler la sua autorità costituzionale e con ciò si era suicidato, benché il suo corpo dovesse sussistere, per cosi dire, imbalsamato sino alla fine del Terzo Reich, limitandosi a far di tanto in tanto da cassa armonica ad alcune tonanti diatribe di Hitler; da allora, i suoi membri furono reclutati dal partito nazista, perché non dovevano più esservi vere elezioni. Fu soltanto la legge di conferimento dei poteri assoluti a dare una base legale alla dittatura di Hitler. A partire dal 23 marzo 1933 Hitler fu il dittatore del Reich, libero da ogni vincolo posto dal parlamento e anche, praticamente, dallo stanco vecchio presidente. Certo, molto restava da fare per mettere l'intera nazione e tutte le sue istituzioni sotto il tallone nazista, ma, come vedremo, ciò fu anche attuato con una rapidità tale da togliere il respiro, mediante rozzezza, inganni e brutalità. Secondo le parole di Alan Bullock, " i banditi da strada avevano preso il controllo delle risorse di un grande Stato moderno, i bassifondi erano saliti al potere ". Ma - come Hitler non cessò mai di proclamare - " legalmente ", con una maggioranza schiacciante di voti del parlamento. I tedeschi non avevano da incolpare altri che se stessi. A una a una, le più potenti istituzioni della Germania cominciarono ora ad arrendersi a Hitler per poi passare nel nulla, silenziosamente, senza una protesta. I L'ànder, che avevano tenacemente conservato i loro poteri autonomi nel corso di tutta la storia tedesca, furono i primi a cadere. La sera del 9 marzo, due settimane prima dell'approvazione del decreto, il generale von Epp, per ordine di Hitler e Frick e con l'aiuto di pochi uomini dei reparti d'assalto, abbattè il governo della Baviera istituendo un regime nazista. In una settimana, furono scelti i commissari del Reich che assunsero il potere negli altri Stati, ad eccezione della Prussia, dove Goring si teneva già saldamente in sella. Il 31 marzo Hitler e Frick fecero uso per la prima volta dei pieni poteri e promulgarono una legge che scioglieva le diete di tutti gli Stati, tranne quella prussiana, e che ordinava di ricostituirle in base alla distribuzione dei voti delle ultime elezioni del Reichstag. I seggi dei comunisti non dovevano essere coperti. Ma questa soluzione non fu seguita che per una sola settimana. Lavorando con una fretta febbrile, il cancelliere La nazificazione della Germania (1933-1934) 221 il 7 aprile promulgò una nuova legge che nominava, per tutti gli Stati tedeschi, dei governatori del Reich (Reicbsstatthalter) col potere di eleggere o sciogliere i governi locali e le diete, di nominare e congedare i funzionari dello Stato e i giudici. Ognuno di questi nuovi governatori era un nazista e si affermò che essi erano " necessari " per attuare " la politica generale fissata dal cancelliere del Reich ". Così entro una quindicina di giorni dalla concessione dei pieni poteri da parte del Reichstag Hitler realizzò quel che Bismarck, Guglielmo II e la Repubblica di Weimar non avevano mai osato tentare: abolì i poteri distinti degli Stati storici e li assoggettò all'autorità centrale del Reich, che era nelle sue mani. Per la prima volta nella storia tedesca, egli aveva-realmente unificato il Reich distruggendo la sua struttura federale antica di secoli. Il 30 gennaio 1934, primo anniversario della sua nomina a cancelliere, Hitler volle completare formalmente la sua opera mediante la legge per la ricostruzione del Reich. Le " assemblee popolali " degli Stati furono abolite, i poteri sovrani degli Stati furono trasferiti al Reich, tutti i governi degli Stati vennero sottoposti al governo del Reich, e i governatori degli Stati all'amministrazione del ministro degli Interni del Reich '". Frick, nella sua qualità, appunto di ministro degli Interni, dichiarò: " D'ora in poi i governi degli Stati sono semplici corpi amministrativi del Reich ". Nel preambolo alla legge del 30 gennaio 1934 fu affermato che essa era stata " promulgata con voto unanime del Reichstag ". Era vero, perché ormai tutti i partiti politici della Germania, tranne quello dei nazisti, erano stati rapidamente eliminati. Non si può davvero dire che essi morirono combattendo. Il 19 maggio 1933 i socialdemocratici - quelli che non si trovavano ancora in prigione o che non erano andati in esilio - approvarono al Reichstag la politica estera di Hitler, Pagina 152
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt senza un solo voto di dissenso. Nove giorni prima la polizia di Goring aveva occupato gli edifici del partito, ne aveva confiscato le proprietà e sequestrato i giornali. Ciò nondimeno i socialisti cercarono ancora di placare Hitler. Denunciarono quei loro compagni che all'estero attaccavano il Fùhrer. Il 19 giugno elessero un nuovo comitato del partito, ma tre giorni dopo Frick pose termine ai loro tentativi di venire ad un compromesso con lo scioglimento del Partito socialdemocratico, dichiarato " sovversivo e nemico dello Stato ". Paul Lobe, il superstite capo, e diversi deputati socialdemocratici del Reichstag vennero arrestati. Naturalmente, il partito comunista era stato già soppresso. Così restarono i partiti della classe media, ma non per molto tempo. Il Partito popolare cattolico bavarese, il cui governo era stato cacciato via dal colpo di mano nazista del 9 marzo, il 4 luglio annunciò il proprio scioglimento, e il suo alleato, il partito di Centro, che aveva sfidato con tanta energia Bismarck ed era stato un baluardo della Repubblica, l'indomani seguì il suo esempio, lasciando la Germania, per la prima volta nell'era moderna, senza un partito politico cattolico - fatto, questo, che però non dissuase il Vaticano dal firmare due settimane dopo un concordato col governo di 222 Trionfo e consolidamento Hitler. Il vecchio partito di Stresemann, il Partito del popolo, segnò la propria condanna il 4 luglio: è quel che una settimana prima avevano già fatto i democratici della Staatspartei. Come stavano le cose circa il partito che, nel governo, era socio dei nazisti, cioè il Partito nazionale tedesco, senza l'appoggio del quale l'ex caporale austriaco mai sarebbe venuto legalmente al potere? Malgrado gli stretti legami che esso aveva con Hindenburg, con l'esercito, con gli Junker e con le grandi aziende, e malgrado ciò di cui Hitler gli era debitore, finf come tutti gli altri partiti, e dimostrò la stessa supinità. Il 21 giugno la polizia e gli uomini delle truppe d'assalto occuparono, in tutto il paese, i suoi uffici, e il 29 giugno Hugenberg, l'arcigno leader del partito che sei mesi prima aveva aiutato Hitler a scalare il cancellierato, si dimise dal governo e i suoi aiutanti sciolsero " volontariamente " il partito. Rimase soltanto il partito nazista, e il 14 luglio una legge statuì quanto segue: II Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi costituisce l'unico partito politico della Germania. Chiunque sostenga la struttura organizzativa di un altro partito politico o formi un nuovo partito politico sarà punito coi lavori forzati fino ad un massimo di tre anni o con la reclusione da sei mesi a tre anni, ove il fatto non comporti pene maggiori previste da altre leggi15. Così lo Stato totalitario a partito unico era stato realizzato, senza nemmeno l'ombra di una opposizione o di una rivolta, nel corso dei quattro mesi che seguirono alla legge con cui il Reichstag aveva rinunciato alle sue responsabilità democratiche. I sindacati liberi che, come abbiamo visto, già una volta eran riusciti a sventare il putsch fascista di Kapp dichiarando lo sciopero generale, furono eliminati non meno facilmente dei partiti politici e degli Stati - anche se solo dopo esser stati l'oggetto di una ben studiata mistificazione. Per mezzo secolo il i° maggio era stato il giorno tradizionale della festa dei lavoratori tedeschi e anche europei. Per blandire i lavoratori e i loro dirigenti prima di assestare il colpo, il governo nazista proclamò il i° maggio 1933 festa nazionale, col nome di " giorno del lavoro nazionale ", preparandosi a celebrarlo come mai prima era stato celebrato. I capi sindacali si lasciarono ingannare da questa inaspettata dimostrazione nazista di simpatia verso la classe operaia e cooperarono entusiasticamente col governo e col partito per la riuscita di quella festa. I dirigenti dei gruppi operai furono portati in aereo a Berlino da tutte le parti della Germania, sventolarono migliaia di bandiere, a salutare la solidarietà del regime nazista con l'operaio, e sul campo di Tempelhof Goebbels inscenò la più grande dimostrazione di massa che la Germania avesse mai visto. Prima che si svolgesse l'imponente adunata, lo stesso Hitler ricevette i delegati degli operai dichiarando: " Vedrete quanto falsa e ingiusta è l'affermazione che la rivoluzione è diretta contro i lavoratori tedeschi. È proprio il contrario ". Poi, nel suo discorso tenuto all'aeroporto a più di centomila lavoratori Hitler enunciò la formula: " Onore al La nazificazione della Germania (1933-1934) 223 lavoro e rispetto per il lavoratore! " promettendo che il i° maggio sarebbe stato celebrato per onorare il lavoro tedesco " attraverso i secoli ". Pagina 153
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sul tardi, quella stessa notte, Goebbels, dopo aver descritto nel suo diario con la prosa più infocata l'entusiasmo delirante degli operai per questa celebrazione del i° maggio da lui così brillantemente inscenata, aggiunse una strana frase: " Domani occuperemo le sedi dei sindacati. Incontreremo ben poca resistenza " * ". E così avvenne. Il 2 maggio in tutto il paese le centrali dei sindacati furono occupate, i loro fondi furono confiscati, le organizzazioni sindacali di-sciolte e i loro dirigenti arrestati. Molti di essi furono percossi e messi in campi di concentramento. Theodor Leipart e Peter Grassmann, presidenti della confederazione dei sindacati, si erano impegnati esplicitamente a cooperare col regime nazista. Non servì a nulla, furono arrestati. Il dottor Ro-bert Ley, l'alcolizzato dirigente del partito di Colonia incaricato da Hitler di schiacciare i sindacati e di istituire il Fronte tedesco del lavoro, disse: " I Leipart e i Grassmann possono professare ipocritamente quanto vogliono la loro devozione per il Fiihrer, ma è meglio che stiano in prigione ". E fu là che finirono. Però, a tutta prima, sia Hitler che Ley cercarono di convincere gli operai che i loro diritti sarebbero stati protetti. Nel suo primo proclama Ley disse: " Lavoratori! Per noi nazionalsocialisti le vostre istituzioni sono sacre. Io stesso sono figlio di un povero contadino e capisco la miseria... Mi è noto lo sfruttamento che voi subite ad opera del capitalismo anonimo. Lavoratori! Vi giuro che non solo conserveremo ciò che già esiste, ma che svilupperemo ulteriormente tutto quanto riguarda la protezione e i diritti degli operai ". Nel corso di tre settimane apparve la falsità di quest'altra promessa nazista, dato che Hitler promulgò una legge che poneva fine ai contratti collettivi e disponeva che da allora in poi dei " fiduciari del lavoro ", da lui nominati, avrebbero " regolato i contratti di lavoro " al fine di assicurare la tregua nel campo dell'economia ". Poiché le decisioni dei fiduciari avevano una forza legale vincolante, con la legge si veniva di fatto ad abolire il diritto di sciopero. Ley promise di " ripristinare l'autorità assoluta del capo naturale di ogni azienda, cioè del datore di lavoro... Solo il datore di lavoro può decidere. Per anni, molti datori di lavoro hanno dovuto andare a chiedere ordini al " padrone di casa ". Ora saranno di nuovo essi il " padrone di casa " ". Sul momento, i dirigenti delle aziende si rallegrarono. I contributi generosi che tanti datori di lavoro avevano largito al Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi stavano dando i loro frutti. Senonché, perché gli affari * Da un documento venuto alla luce a Norimbeiga risulta che i nazisti per un certo tempo progettarono di distruggere i sindacati. Un ordine segreto in data 21 aprile, firmato dal dottor Ley, contiene istruzioni dettagliate per realizzare il " coordinamento " - Gleichschaltung - dei sindacati il 2 maggio. Uomini delle SA e delle SS avrebbero dovuto " occupare le proprietà dei sindacati " e " tenere in custodia protettiva " tutti i loro dirigenti. I fondi dei sindacati dovevano essere sequestrati ". Il 2 maggio i sindacati cristiani non furono molestati. Per loro, la fine venne solo il 24 giugno. 224 Trionfo e consolidamento prosperino è necessaria una certa stabilità sociale; invece, durante tutta la primavera e la prima parte dell'estate la legge e l'ordine in Germania andarono in aria, dato che le bande frenetiche delle Camicie Brune invadevano le vie arrestando, pestando e talvolta uccidendo chiunque a loro piacesse, con la polizia che stava a guardare senza muovere un dito. Il terrorismo nelle strade non era l'effetto del crollo dell'autorità dello Stato, come nel caso della Rivoluzione francese; esso invece si svolgeva con l'incoraggiamento dello Stato e spesso per ordine di esso, l'autorità dello Stato non essendo mai stata, in Germania, così grande e accentrata come allora. I giudici erano intimoriti: temevano per la loro vita se dichiaravano colpevole e condannavano un uomo delle truppe d'assalto, anche nel caso di un omicidio a sangue freddo. Come Gbring disse, ora la legge era Hitler, e ancor nel maggio e nel giugno del 1933 il Fùhrer proclamò: " La rivoluzione nazionalsocialista non si è ancora conclusa ", essa " sarà completa e vittoriosa solo quando sarà educato un nuovo popolo tedesco ". In gergo nazista, " educare " significava " intimidire ", fino al punto in cui tutti avrebbero accettato docilmente la dittatura nazista e la sua barbarie. Come aveva dichiarato pubblicamente un migliaio di volte, per Hitler gli ebrei non erano dei tedeschi, e sebbene egli non li sterminasse subito (solo un numero relativamente piccolo di essi, cioè qualche migliaio, fu depredato, pestato o ucciso durante i primi mesi), pure egli promulgò leggi che li escludevano dalle cariche pubbliche, dalle università e dalle professioni. E il i° aprile 1933 proclamò il boicottaggio nazionale dei negozi ebrei. Pagina 154
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli uomini di affari, che si erano tanto entusiasmati alla distruzione dei molesti sindacati, ora stavano accorgendosi che i nazisti dell'ala sinistra, davvero fiduciosi nel socialismo del loro partito, cercavano di impadronirsi delle associazioni dei datori di lavoro, di distruggere i grandi magazzini e di nazionalizzare l'industria. Migliaia di molesti funzionari del partito calarono nelle aziende di coloro che non avevano sostenuto Hitler, talvolta minacciandoli di arresto, talaltra chiedendo posti ben retribuiti nelle direzioni. Ora il dottor Gottfried Feder, economista pazzoide, insisteva che il programma del partito venisse attuato: nazionalizzazione delle grandi aziende, ripartizione dei profitti, abolizione dei redditi " non guadagnati " e della " schiavitù degli interessi del denaro ". E come se ciò non fosse sufficiente per spaventare gli uomini d'affari, Walther Darre, nominato di recente ministro dell'Agricoltura, metteva in subbuglio i banchieri promettendo agli agricoltori una forte riduzione dei prestiti da restituire, nonché un abbassamento al 2 per cento degli interessi sul rimanente. E perché non prendere queste misure? Dal giugno del 1933 Hitler era divenuto il padrone della Germania. Ormai poteva attuare il suo programma. Nonostante tutta la sua astuzia, Papen era stato messo in disparte, e i calcoli suoi, di Hugenberg e degli altri difensori dell'Ordine Antico - costituenti una maggioranza da otto a tre nel gabinetto rispetto ai nazisti -miranti a controllare Hitler e a valersene anzi per la realizzazione dei pro-pri fini di conservazione, erano andati a monte. Lui stesso era stato privaLa nazificazioHe della Germania (1933-1934) 225 to della carica di primo ministro della Prussia, assunta da Goring. Papen continuava bensì ad essere il vicecancelliere nel gabinetto del Reich, ma, come egli riconobbe più tardi rammaricandosene, " la sua posizione era divenuta un'anomalia ". Hugenberg, l'esponente delle grandi aziende e della finanza, se ne era andato, il suo partito si era sciolto. Goebbels, la terza delle persone più importanti del partito nazista, era stato aggregato al gabinetto il 13 marzo a titolo di ministro per la Cultura popolare e la propaganda. Darre, che al pari di Goebbels veniva considerato come un " radicale ", era il ministro dell'Agricoltura. Il dottor Hans Luther, presidente conservatore della Reichsbank, che come tale occupava la posizione-chiave del sistema economico tedesco, fu silurato da Hitler e spedito a Washington come ambasciatore. Il 17 marzo 1933 andò a sostituirlo lo svelto dottor Schacht, già capo della Reichsbank e ora devoto seguace di Hitler, avendo riconosciuto "la verità e la neces sità " del nazismo. Nessuno, in Germania, contribuì più di lui all'organiz zare la potenza economica del Terzo Reich e a promuovere il suo riarmo per la seconda guerra mondiale: in seguito egli divenne anche ministro del l'Economia e plenipotenziario generale per l'economia di guerra. È vero che poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale egli si ribellò al suo idolo, fu messo da parte e esonerato da tutte le sue cariche, giungendo ad unirsi a coloro che cospirarono per assassinare Hitler: ma era ormai troppo tardi per arrestare la corsa del capo nazista, a cui era stato fedele per tanto tempo e che egli aveva sostenuto col proprio prestigio e con le proprie pa lesi qualità. £ " Non vi sarà una seconda rivoluzione!" Hitler aveva conquistato la Germania con la massima facilità, ma quando venne l'estate del 1933 restava da affrontare una quantità di problemi. I maggiori erano per lo meno cinque: prevenire una seconda rivoluzione; sistemare le difficili relazioni esistenti fra SA ed esercito; trarre il paese fuori dal marasma economico e trovar lavoro per sei milioni di disoccupati; ottenere, alla conferenza di Ginevra per il disarmo, la parità di armamenti della Germania e accelerare il riarmo del Reich, iniziatosi in segreto negli ultimi anni della Repubblica; infine decidere chi avrebbe dovuto succedere a Hin-denburg malato, se moriva. Fu Rohm, capo delle SA, a coniare la formula della " seconda rivoluzione " e ad insistere che essa venisse compiuta. A lui si associò Goebbels, che il 18 aprile 1933 scrisse nel suo diario: "Tutti parlano di una seconda rivoluzione che dovrà venire. Ciò significa che la prima rivoluzione non è giunta a termine. Ora dobbiamo regolare i conti con la " reazione ". La rivoluzione non deve fermarsi in nessun punto " ". I nazisti avevano distrutto la sinistra, ma la destra sussisteva: le grandi imprese e la finanza, la nobiltà, i proprietari terrieri Junker e i generali prusPagina 155
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 226 Trionfo e consolidamento siani, che tenevano saldamente in mano l'esercito. Rohm, Goebbels e gli altri " radicali " del movimento volevano liquidare anche loro. In giugno, Rohm, i cui reparti d'assalto avevano raggiunto la cifra di circa due milioni di uomini venti volte di più della forza dell'esercito - pronunciò parole am-monitrici: Sulla via della rivoluzione tedesca è stata riportata una vittoria... Le SA e le SS, su cui pesa la grande responsabilità di aver messo in moto la rivoluzione tedesca, non permetteranno mai che essa venga tradita a metà cammino... Se i filistei credono che la rivoluzione nazionale abbia durato troppo... ebbene, è tempo che la rivoluzione nazionale finisca e divenga una rivoluzione nazionalsocialista... Continueremo la nostra battaglia, con loro o senza di loro; se necessario, contro di loro... Noi siamo i garanti incorruttibili del compimento della rivoluzione tedesca20. E in agosto, in un discorso, egli aggiunse: " Ancor oggi vi sono, in posizioni ufficiali, persone che non hanno la minima idea dello spirito della nostra rivoluzione. Ci sbarazzeremo inesorabilmente di loro se oseranno mettere in pratica le loro idee reazionarie ". Ma Hitler la pensava diversamente. Per lui, gli slogan socialisti del nazismo erano stati nient'altro che propaganda, un mezzo per guadagnarsi le masse lungo la sua via al potere. Ora che il potere lo aveva, Hitler se ne disinteressava. Gli occorreva del tempo per consolidare la propria posizione e quella della nazione. Almeno per il momento, doveva tenersi amica la destra - il mondo degli affari, l'esercito, il presidente. Non poteva portare la Germania alla bancarotta e quindi mettere in pericolo la stessa esistenza del suo regime. Non doveva esserci una seconda rivoluzione. Ciò lo disse chiaramente agli stessi capi delle SA e delle SS in un discorso tenuto a loro il i° luglio. Dichiarò che quel che ormai occorreva alla Germania era l'ordine. " Soffocherò ogni tentativo di turbare l'ordine esistente così come agirò senza riguardi nei confronti della cosiddetta seconda rivoluzione, che ci spingerebbe soltanto nel caos ". E ripetè l'ammonimento ai governatori nazisti degli Stati tedeschi, riunitisi nella Cancelleria il 6 luglio: La rivoluzione non è una situazione permanente, e non si deve permettere che essa dia luogo a una tale situazione. La corrente della rivoluzione, una volta messa in moto, va guidata entro i saldi canali di una evoluzione... Così noi non dobbiamo metter fuori un uomo di affari, se è un buon uomo d'affari, nemmeno nel caso che egli non sia nazionalsocialista, specie se il nazionalsocialista che dovrebbe prenderne il posto non sa nulla circa il mondo degli affari. In tale mondo, l'unico criterio deve essere l'abilità... La storia non ci giudicherà in base all'avere estromesso e imprigionato il maggior numero possibile di uomini dell'economia, ma in base al nostro esser riusciti nell'opera di procurar lavoro... Le idee del nostro programma non ci obbligano ad agire come degli sciocchi e a sovvertire tutto, ma ci impongono di attuare in modo giudizioso e attento i nostri principi. A lungo andare, il nostro potere politico sarà tanto più saldo, quanto più riusciremo a consolidarlo economicamente. Perciò i governatori degli Stati debbono badare a che nessuna organizzazione del partito assuma funzioni governative, licenzi date persone e ne nomini altre per le varie cariche, ciò essendo di esclusiva competenza del governo del Reich e, per quel che riguarda le aziende, del ministro all'Economia del Reich a. Mai era stata fatta una dichiarazione cosi autorevole, che la rivoluzione nazista era una rivoluzione politica, e non economica. A conferma delle sue La nazificaziohe della Germania (1933-1934) 227 parole, Hitler licenziò un certo numero di nazisti " radicali " che avevano cercato di prendere sotto il loro controllo le associazioni dei datori di lavoro, e rimise nei posti direttivi di queste Krupp von Bohlen e Fritz Thyssen, disciolse la Lega di combattimento dei commercianti della classe media che aveva creato noie ai grandi empori, e al posto di Hugenberg quale ministro dell'Economia nominò il dottor Karl Schmitt. Schmitt, il più ortodosso fra gli uomini d'affari e direttore generale dell'Allianz, la massima compagnia di assicurazioni della Germania, non perse tempo a por fine ai progetti di quei nazionalsocialisti che erano stati cosf ingenui da prender sul serio il programma del loro partito. Grande fu la disillusione fra le fila naziste, specie fra gli uomini delle SA che costituivano il nucleo principale del movimento di massa hitleriano. Molti di essi avevano fatto parte dell'esercito straccione dei diseredati e degli insoddisfatti. Le esperienze della vita avevano fatto di loro degli anticapitalisti, ed essi credevano che la rivoluzione per la quale avevano Pagina 156
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattuto nelle zuffe di piazza avrebbe procurato loro guadagni e buoni posti nelle aziende o nel governo. Dopo gli inebbrianti eccessi della primavera, le loro speranze erano ora svanite. A conservare i posti o a tener sotto controllo i posti, sarebbe stata invece la vecchia banda, che essa fosse formata, o meno, da membri del partito. Ma questi sviluppi non erano la sola ragione di agitazione tra le SA. Si era riaccesa l'antica disputa fra Hitler e Rohm per quel che riguardava la posizione e gli scopi delle SA. Fin dai primi giorni del movimento nazista Hitler aveva sostenuto l'idea che le truppe d'assalto dovevano essere una forza politica e non militare; con le violenze fisiche e col terrore esse dovevano spianare al partito la via al potere politico. Invece per Rohm le SA non erano state soltanto la spina dorsale della rivoluzione nazista ma avrebbero anche dovuto diventare il nucleo della futura armata rivoluzionaria che per Hitler avrebbe rappresentato quel che gli eserciti dei coscritti francesi erano stati per Napoleone dopo la Rivoluzione francese. Era tempo di spazzar via i generali reazionari prussiani - quei " vecchi tonti ", come Rohm sprezzantemente li chiamava - e di formare una forza rivoluzionaria di combattimento, un'armata del popolo, guidata da lui e dai " duri " suoi aiutanti che avevano trionfato nelle piazze della Germania. Nulla avrebbe potuto essere maggiormente lontano dalle idee di Hitler. Assai meglio di Rohm e di qualsiasi altro nazista egli si rendeva conto che non sarebbe potuto venire al potere senza l'appoggio o l'acquiescenza dei generali dell'esercito e che, almeno per il momento, non avrebbe potuto continuare a reggere il timone dello Stato senza il loro sostegno, dato che essi possedevano pur sempre il potere fisico di cacciarlo qualora l'avessero voluto. Hitler previde anche che in quel momento cruciale, certamente non molto lontano, in cui il comandante in capo dell'esercito, l'ottantaseienne Hindenburg, sarebbe passato a miglior vita, la fedeltà dell'esercito alla sua persona gli sarebbe stata indispensabile. Infine il capo nazista era consapevole che soltanto il corpo degli ufficiali con tutte le sue tradizioni e qualità 228 Trionfo e consolidamento guerriere, era in grado di realizzare il fine a cui egli mirava: la creazione in breve tempo di potenti e ben disciplinate forze armate. Le SA non erano che una marmaglia, buona per le lotte di strada ma di ben poco valore come esercito moderno. Inoltre esse avevano già assolto il loro compito e ormai dovevano essere fatte uscire con tatto dalla scena. Le vedute di Hitler e di Rohm erano dunque inconciliabili, e dall'estate del 1933 al 30 giugno dell'anno successivo fra questi due veterani del movimento nazista, che erano anche intimi amici (Ernst Rohm fu l'unico uomo a cui Hitler diede familiarmente del " tu ") si accese una vera lotta a morte. Rohm espresse il profondo senso di delusione delle file delle SA in un discorso da lui tenuto il 5 novembre 1933 a quindicimila ufficiali di quel corpo nel Palazzo dello Sport di Berlino. " Si sente spesso affermare... che le SA avrebbero perduto ogni ragion d'essere ", egli disse, avvertendo però di non condividere affatto tale idea. Ma Hitler fu irremovibile. A Bad Go-desberg il 19 agosto aveva detto: " Le relazioni delle SA con l'esercito debbono essere simili a quelle di una guida politica nei confronti di esso ". E a Norimberga il 23 settembre si espresse in modo ancor più chiaro: In questo giorno dovremmo soprattutto ricordarci della parte avuta dal nostro esercito, perché noi tutti sappiamo che se l'esercito nei giorni della nostra rivoluzione non fosse stato al nostro fianco, noi oggi non ci troveremmo dove stiamo. Possiamo assicurare all'esercito che questo non lo dimenticheremo mai, che in esso noi vediamo l'esponente della tradizione delle nostre antiche annate e che con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze terremo alto lo spirito di quelle armate. Qualche tempo prima Hitler aveva dato segretamente alle forze armate assicurazioni tali, che molti alti ufficiali passarono dalla sua parte. Il 2 febbraio 1933, tre giorni dopo aver assunto la carica, egli aveva tenuto un discorso di due ore ai più alti generali e ammiragli in casa del generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito. L'ammiraglio Erich Raeder a Norimberga riferì quale fu il tenore di quel primo incontro del cancelliere col corpo degli ufficiali ". Disse che Hitler liberò l'elite militare dal timore che le truppe venissero chiamate a prender parte a una guerra civile, e promise che l'esercito e la marina avebbero ormai potuto dedicarsi, senza incontrare ostacoli, al compito essenziale, ossia al rapido riarmo della nuova Germania. L'ammiraglio Raeder ammise che egli molto si rallegrò per il progetto di una nuova marina da guerra e il generale von Blomberg, la cui frettolosa nomina a Pagina 157
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ministro della Difesa il 30 gennaio 1933 aveva soffocato ogni tentazione dell'esercito di opporsi a un cancellierato di Hitler, dichiarò in seguito nelle sue memorie inedite che il Fiihrer aveva dischiuso " un campo di attività che offriva grandi prospettive per il futuro ". Inoltre Hitler, per accrescere l'entusiasmo dei capi militari, già il 4 aprile creò il Consiglio della difesa del Reich al fine di accelerare l'attuazione di un nuovo programma segreto di riarmo. Tre mesi dopo, il 20 luglio, il cancelliere promulgava una nuova legge sull'esercito con la quale si aboliva la giurisdizione delle corti civili sui militari e si metteva fine alla rappresentanza elettiva dalle truppe, ripristinando le antiche prerogative del corpo La nazificazione della Germania (1933-1934) 229 degli ufficiali. Molti generali e ammiragli cominciarono allora a vedere la rivoluzione nazista sotto una diversa, più favorevole luce. Per acquietare Rohm, Hitler il i° dicembre lo nominò - assieme a Ru-dolf Hess, " sostituto del Fiihrer " nel partito - membro del gabinetto, e il giorno di Capodanno del 1934, indirizzò al capo delle SA una lettera amichevole e affettuosa. Pur ripetendo che " l'esercito deve garantire la protezione della nazione contro il mondo al di là delle nostre frontiere ", egli riconosceva che " il compito delle SA è di assicurare la vittoria della rivoluzione nazionalsocialista e l'esistenza dello Stato nazionalsocialista " e che il successo riportato dalle SA era " dovuto, prima di tutti ", a lui, Rohm. La lettera finiva così: Al termine dell'anno della rivoluzione nazionalsocialista sento dunque il dovere, mio caro Ernst Rohm, di ringraziarti per i servizi imperituri da te resi al movimento nazionalsocialista e al popolo tedesco e di assicurarti tutta la riconoscenza che ho verso il destino che mi ha permesso di chiamare amici e commilitoni uomini come te. Con vera amicizia e gratitudine tuo ADOLF HITLER . La lettera, che dunque usava il familiare " tu ", fu pubblicata il 2 gennaio 1934 nel principale quotidiano nazista, il "Vòlkischer Beobachter ", e sul momento servì molto per calmare il risentimento delle SA. Nell'atmosfera di cordialità regnante nelle vacanze di Natale e Capodanno, la rivalità fra le SA e l'esercito furono sospese e le grida dei nazisti radicali invocanti la " seconda rivoluzione " temporaneamente si acquietarono. L'esordio della politica estera nazista. Nel commentare la facilità con cui Hitler aveva conquistato il potere e nazificato la Germania nel 1933, Oswald Spengler osservò: " Non è stata una vittoria, perché mancavano i nemici ". Al principio dell'anno l'autore del Tramonto dell'Occidente scriveva: " Con diffidenza vedo celebrare ogni giorno con tanto rumore cotesta presa del potere. Sarebbe meglio riservare tutto ciò al giorno di successi veri e definitivi, ossia di successi nel campo delle relazioni con l'estero, perché di veri successi non ve ne sono altri " u. Il filosofo della storia che per un breve periodo era stato un idolo dei nazisti, anche se in seguito ci fu un raffreddamento dei loro rapporti, non aveva alcuna ragione di essere impaziente. Hitler doveva conquistare la Germania prima di poter iniziare la conquista del mondo. Ma dopo aver liquidato i suoi avversar! tedeschi - o, meglio, dopo la loro autoliquidazione -egli non perse tempo, e si dedicò a quel che lo aveva sempre maggiormente interessato, le relazioni con l'estero. Nella primavera del 1933 la posizione della Germania nel mondo non avrebbe potuto essere peggiore. Il Terzo Reich era isolato diplomaticamente e impotente militarmente. Tutto il mondo era insorto contro gli eccessi nazisti, specie contro la persecuzione degli ebrei. I vicini della Germania, in particolare la Francia e la Polonia, erano ostili e diffidenti, e fin dal marzo 230 Trionfo e consolidamento 1933, in occasione di una dimostrazione militare polacca a Danzica, il maresciallo Pilsudski fece presente ai francesi l'opportunità di unirsi in una guerra preventiva contro la Germania. Perfino Mussolini, benché esteriormente avesse dato il benvenuto all'avvento di una seconda potenza fascista, in realtà non era entusiasta dell'ascesa di Hitler al potere. Il Fuhrer di una nazione potenzialmente tanto più forte dell'Italia avrebbe presto messo in ombra il " duce ". Un Reich fanaticamente pangermanista avrebbe avuto mire sull'Austria e sui Balcani, paesi su cui il dittatore italiano aveva già avanzato delle pretese. Ovvia era poi l'ostilità verso la Germania nazista dell'Unione Pagina 158
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sovietica, la quale dal 1921 era stata l'unica amica della Germania repubblicana. Il Terzo Reich si trovava invero senza amici in mezzo a un mondo ostile. Era disarmato, o almeno relativamente disarmato in confronto con le nazioni vicine superarmate. Pertanto la strategia e la tattica della politica estera più immediata di Hitler furono dettate dalla dura realtà, cioè dalla posizione di debolezza e di isolamento della Germania. Ma, ironicamente, questa situazione precisava i fini naturali della Germania, che corrispondevano ai più profondi desideri di Hitler e della grande maggioranza del popolo tedesco: liberarsi dai ceppi del trattato di Versailles senza provocare l'applicazione di sanzioni, riarmare senza correre il rischio di una guerra. Solo dopo aver raggiunto questo duplice fine a breve scadenza Hitler avrebbe avuto la libertà e il potere militare per perseguire una diplomazia a lunga scadenza i cui obiettivi e i cui metodi erano stati fissati così apertamente e particolareggiatamente nel Mein Kampf. Ovviamente la prima cosa da fare era irretire gli awersari europei della Germania predicando il disarmo e la pace e stare ben attenti a ogni punto debole della loro armatura collettiva. Il 17 maggio 1933 Hitler tenne al Reichstag il suo " discorso della pace ", uno dei migliori di tutta la sua carriera, capolavoro di propaganda ingannatrice, che commosse profondamente il popolo tedesco e lo fece schierare dietro di lui unito, mentre produceva un'impressione viva e favorevole all'estero. Il giorno prima il presidente Roosevelt aveva inviato un vibrante messaggio ai capi di Stato di quaranta-quattro nazioni, in cui tracciava i progetti e le speranze degli Stati Uniti riguardo il disarmo e la pace e proponendo l'abolizione di tutti i mezzi d'attacco - bombardieri, carri armati e artiglieria pesante mobile. Hitler si affrettò a rispondere all'appello del presidente per trame il massimo profitto. La proposta fatta dal presidente Roosevelt, di cui sono venuto a conoscenza ieri sera, ha provocato il più vivo compiacimento del governo tedesco, il quale è pronto ad aderire a questo tentativo di superare la crisi internazionale... La proposta del presidente è un raggio di luce che conforta tutti coloro che desiderano cooperare al mantenimento della pace... La Germania è senz'altro pronta a rinunciare a tutte le armi di attacco se, da parte loro, le nazioni armate distruggeranno quelle che posseggono... La Germania sarebbe anche assolutamente pronta a liquidare tutto il suo apparato militare e a distruggere il piccolo quantitativo di armi che le sono rimaste, qualora i suoi vicini fossero disposti a fare altrettanto... La Germania è anche pienamente disposta ad aderire a qualsiasi patto solenne di non aggressione, perché essa non pensa ad attaccare ma unicamente a garantire la propria sicurezza. La nazificazione della Germania (1933-1934) 231 II discorso, che con la sua moderazione e la sua professione di amore per la pace sorprese gradevolmente un mondo inquieto, conteneva molte altre cose. La Germania non voleva la guerra. La guerra era " una pazzia senza limiti ". Essa " provocherebbe il crollo dell'attuale ordine sociale e politico ". La Germania nazista non intendeva " germanizzare " altri popoli. " La mentalità del secolo scorso, che fece pensare a qualcuno di poter trasformare in tedeschi dei polacchi o dei francesi, ci è estranea... I francesi, i polacchi e gli altri popoli sono nostri vicini, e noi sappiamo che una tale realtà non può esser mutata da alcun evento storicamente concepibile ". Vi era un unico avvertimento. Specie in fatto di armamenti, la Germania esigeva la parità di trattamento rispetto a tutte le altre nazioni. Non ottenendo ciò, essa avrebbe preferito ritirarsi sia dalla conferenza per il disarmo che dalla Società delle Nazioni. Nella generale esultanza destata in tutto il mondo occidentale dall'inaspettata ragionevolezza di Hitler l'avvertimento fu dimenticato. Il " Times " di Londra convenne che la richiesta di parità avanzata, da Hitler era " inoppugnabile ". Il " Daily Herald " di Londra, organo ufficiale del partito laburista, chiese che Hitler fosse preso in parola. Il settimanale londinese conservatore " Spectator " concludeva che Hitler aveva steso la mano a Roosevelt e che questo gesto dava luogo a nuove speranze in un mondo tormentato. A Washington, secondo quanto riferì l'agenzia stampa ufficiale tedesca, il segretario del presidente aveva dichiarato: " II presidente è entusiasta che Hitler abbia accettato le sue proposte ". Da quel tizzone acceso che era il dittatore nazista non erano venute, come tanti si erano aspettati, brutali minacce, bensì dolci e luminose parole. Il mondo era affascinato. E al Reichstag perfino i deputati socialisti, quelli che non erano in prigione o in esilio, votarono compatti tanto da rendere unanime l'approvazione dell'assemblea alla dichiarazione di Hitler sulla politica Pagina 159
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt estera. Ma l'avvertimento di Hitler non era stato un vano parlare. Quando ai primi di ottobre apparve chiaro che gli Alleati avrebbero insistito sul periodo stabilito di otto anni prima di ridurre i loro armamenti al livello di quello tedesco, Hitler il 14 ottobre annunciò bruscamente che, essendo stata negata a Ginevra la parità di diritti della Germania con le altre potenze, essa si ritirava immediatamente dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni. Simultaneamente compì altre tre mosse: sciolse il Reichstag, annunciò che avrebbe sottoposto a un plebiscito popolare la sua decisione di lasciare Ginevra, e ordinò al generale von Blomberg, ministro alla Difesa, di impartire alle forze armate direttive segrete per far fronte a un attacco armato qualora la Società delle Nazioni avesse adottato delle sanzioni2S. Questa azione precipitosa rivelava l'ipocrisia del discorso conciliante tenuto da Hitler in primavera. Fu il primo aperto gioco d'azzardo di Hitler nel campo degli affari esteri. Esso stava a significare che d'ora in poi la Germania nazista intendeva riarmarsi ad onta di ogni accordo sul disarmo e del trattato di Versailles. Fu un rischio calcolato - il primo fra molti - e le di232 Trionfo e consolidamento retrive segrete impartite da Blomberg all'esercito e alla marina, venute alla luce a Norimberga, rivelano non solo che Hitler aveva giocato d'azzardo, poiché vi era la possibilità di sanzioni, ma che, se queste fossero state applicate, la posizione della Germania sarebbe stata disperata*. Le direttive fissavano precise linee difensive a occidente contro la Francia e a oriente contro la Polonia e la Cecoslovacchia, e alle forze tedesche era stato ordinato di tenere tali linee " il più a lungo possibile ". Dagli ordini di Blomberg risultava chiaro che almeno i generali non si facevano illusioni circa la possibilità di poter difendere anche per un tempo brevissimo le posizioni di frontiera. Peraltro, questa fu la prima delle molte crisi che si ebbero in un periodo che sarebbe durato tre anni, finché cioè nel 1936 i tedeschi rioccuparono la riva sinistra smilitarizzata del Reno. Adesso gli Alleati avrebbero ben potuto applicare delle sanzioni, non per il ritiro di Hitler dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni, bensi per le violazioni delle clausole di disarmo contenute nel trattato di Versailles, violazioni che si andavano compiendo in Germania almeno da due anni, perfino prima dell'avvento di Hitler. Che gli Alleati, a quel tempo, avrebbero facilmente avuto ragione della Germania è tanto certo, quanto è certo che una tale azione avrebbe posto fine al Terzo Reich nell'anno stesso della sua nascita. Ma un aspetto del genio di quell'ex derelitto austriaco consisteva appunto nella sua capacità di conoscere da tempo il coraggio dei suoi avversari all'estero con la stessa sconcertante esattezza con cui aveva saputo valutare quello dei suoi nemici all'interno. Come nelle crisi più gravi che dovevano susseguirsi in rapida successione fino al 1939, gli Alleati non intrapresero alcuna azione essendo troppo divisi, troppo inerti e anche troppo ciechi per poter cogliere la natura o la direzione di ciò che si stava imbastendo di là dal Reno. A tale riguardo, i calcoli di Hitler erano essenzialmente giusti, come lo erano stati nei confronti del suo stesso popolo. Egli ben sapeva che cosa il popolo tedesco avrebbe detto nel plebiscito, fissato insieme alle nuove elezioni per il Reichstag nazista a partito unico, al 12 novembre 1933, l'indomani dell'anniversario dell'armistizio del 1918, giornata nera il cui ricordo ancora avvelenava l'animo dei tedeschi. Il 4 novembre a Breslavia in un comizio elettorale Hitler disse: " Fate si che questo giorno sia in seguito registrato, nella storia del nostro popolo, come il giorno del riscatto - che di esso si possa dire: in un undici novembre il popolo tedesco perdette formalmente il suo onore; quindici anni dopo, in un dodici novembre il popolo tedesco ridette a se stesso il suo onore ". Alla vigilia delle elezioni, l'i i novembre, il venerando Hindenburg in un discorso trasmesso dalla radio alla nazione confermò il proprio appoggio: * Alcuni mesi prima, l'i i maggio, Lprd Hailsham, segretario di Stato inglese alla Guerra, aveva ufficialmente dichiarato che qualsiasi tentativo di riarmo da parte della Germania avrebbe significato una violazione del trattato di pace e, in conformità a tale trattato, avrebbe dato luogo a sanzioni. In Germania si pensava che tali sanzioni avrebbero portato all'invasione armata del territorio tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 233 " Dimostrate, domani, la vostra salda unità nazionale e la vostra solidarietà col governo. Con me e col cancelliere del Reich sostenete il principio della parità dei diritti e della pace onorevole, mostrate al mondo che noi abbiamo Pagina 160
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ritrovato l'unità tedesca e che, con l'aiuto di Dio, la manterremo! " La reazione del popolo tedesco dopo quindici anni di frustrazioni e di risentimento per le conseguenze di una guerra perduta, fu quasi unanime. Circa il 95 per cento degli elettori iscritti nelle liste votò, e il 95 per cento di essi approvò il ritiro della Germania dalla Società delle Nazioni. I voti a favore della lista unica nazista dei candidati al Reichstag (comprendente Hu-genberg e una mezza dozzina di altri non-nazisti) furono il 92 per cento. Perfino nel campo di concentramento di Dachau, su 2242 prigionieri 2154 votarono per il governo che li aveva internati! È vero che in diverse comunità furono fatte minacce a coloro che non avessero votato o che non avessero votato come si voleva; in molti casi vi fu il timore che chi avesse votato contro il regime sarebbe stato scoperto e punito. Ciò nonostante, malgrado tali riserve, le elezioni, che almeno quanto al conto dei voti furono oneste, per Adolf Hitler rappresentarono una sbalorditiva vittoria. Non v'era dubbio che in quella che era stata la sua sfida al mondo esterno, Hitler ebbe in misura assolutamente preponderante l'appoggio del popolo tedesco. Tre giorni dopo il plebiscito e le elezioni, Hitler mandò a chiamare l'ambasciatore polacco, Josef Lipski. Alla fine del loro colloquio fu diffuso un comune comunicato che stupì non solo il pubblico tedesco ma anche quello straniero. Il governo polacco e quello tedesco si erano accordati per " regolare i problemi interessanti i due paesi mediante negoziati diretti, rinunciando a qualsiasi uso della forza nelle relazioni reciproche, per il consolidamento della pace europea ". I tedeschi odiavano e disprezzavano la Polonia ancor più della Francia. Per loro, il crimine più nefando commesso da coloro che avevano fatto la pace di Versailles era stato la separazione della Prussia orientale dal Reich con la creazione del corridoio polacco, il distacco di Danzica e l'assegnazione ai polacchi della provincia di Posen e di una parte della Slesia, che, pur avendo una popolazione prevalentemente polacca, era stata un territorio tedesco fin dall'epoca della spartizione della Polonia. Durante la Repubblica, nessuno statista tedesco aveva voluto considerare definitiva la cessione di tali terre alla Polonia. Stresemann si era perfino rifiutato di prendere in considerazione un patto di Locamo per le frontiere orientali con la Polonia, come supplemento dell'accordo di Locamo per quelle occidentali. E fin dal 1922 il generale von Seeckt, padre della Reichswehr e arbitro nel campo della politica estera durante i primi anni della Repubblica, aveva espresso al governo la sua convinzione che " l'esistenza della Polonia è intollerabile, è incompatibile con le condizioni più essenziali della vita della Germania ", aggiungendo che " essa deve sparire e sparirà ". La sua distruzione " sarà uno dei principi fondamentali della politica tedesca... Con la scomparsa della 234 Trionfo e consolidamento Polonia cadrà uno dei più saldi pilastri della pace di Versailles, cioè l'egemonia della Francia " ". Hitler riconobbe che prima di poter distruggere la Polonia occorreva staccarla dall'alleanza con la Francia. La linea di condotta ora iniziata offriva diversi vantaggi immediati, a parte quello finale. Col rinunciare all'uso della forza nei riguardi della Polonia, Hitler poteva rafforzare la sua propaganda per la pace e mitigare i sospetti destati nell'Europa occidentale e orientale dalla sua affrettata uscita dalla Società delle Nazioni. Inducendo i polacchi a condurre negoziati diretti, egli poteva scavalcare la Società delle Nazioni e poi indebolirne l'autorità. Inoltre poteva non solo dare un colpo alla concezione societaria della " sicurezza collettiva ", ma anche minare le alleanze francesi nell'Europa orientale, dove la Polonia faceva da bastione. Dato il suo odio tradizionale per i polacchi, il popolo tedesco poteva anche non capire la sua tattica, ma per Hitler uno dei vantaggi della dittatura rispetto alla democrazia era che, in ultima istanza, una politica impopolare, ma che prometteva importanti risultati finali, poteva essere temporaneamente seguita senza che all'interno si facesse chiasso. Il 26 gennaio 1934, quattro giorni prima che Hitler convocasse il Reichs-tag nel primo anniversario della sua ascesa al potere, fu annunciata la firma di un patto decennale di non aggressione fra la Germania e la Polonia. Da quel giorno, la Polonia, che sotto la dittatura del maresciallo Pilsudski stava eliminando anch'essa le ultime vestigia della democrazia parlamentare, cominciò a staccarsi gradualmente dalla Francia, sua protettrice fin dalla rinascita nel 1919, e ad avvicinarsi sempre di più alla Germania nazista. Era la via che doveva condurre alla sua distruzione assai prima che scadesse il trattato di " amicizia e di non aggressione ". Pagina 161
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quando il 30 gennaio 1934 Hitler parlò al Reichstag, egli potè volgere lo sguardo indietro su di un anno di successi senza pari nella storia tedesca. In un periodo di dodici mesi aveva rovesciato la Repubblica di Weimar, alla democrazia di questa aveva sostituito la propria dittatura personale, aveva distrutto tutti i partiti politici a eccezione del suo, aveva eliminato i governi dei singoli Stati tedeschi e i loro parlamenti unificando il Reich ed eliminando il sistema federale, aveva spazzato via i sindacati, soppresso ogni genere di associazione democratica, cacciato gli ebrei dalla vita pubblica e dalle professioni, abolito la libertà di parola e di stampa, soffocato ogni indipendenza dei tribunali e " coordinato " sotto il potere nazista la vita politica, economica, culturale e sociale di una nazione antica e colta. Grazie a tutte queste realizzazioni e per la sua azione decisa nel campo delle relazioni internazionali, che aveva portato al distacco della Germania dal concerto delle nazioni a Ginevra e alla proclamazione del suo diritto a essere trattata alla pari con le grandi potenze, egli fu sostenuto - come dimostrarono il plebiscito e le elezioni d'autunno - dalla stragrande maggioranza del popolo tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 235 Eppure mentre si iniziava il secondo anno della sua dittatura fosche nubi stavano oscurando l'orizzonte nazista. La purga cruenta del 30 giugno 1934. L'oscurarsi dell'orizzonte politico era dovuto alla mancata soluzione di tre problemi reciprocamente connessi: il continuo agitarsi dell'ala radicale e dei capi delle SA che volevano la " seconda rivoluzione "; la rivalità fra SA ed esercito; il problema della successione del presidente Hindenburg, la cui vita, col venire della primavera, sembrava ormai avvicinarsi al termine. Rohm, il capo di Stato maggiore delle SA, che ormai assommavano a due milioni e mezzo di uomini, non aveva accantonato i suoi disegni, nonostante l'abile mossa di Hitler che l'aveva fatto entrare nel governo, e l'amichevole lettera personale scrittagli dal Fiihrer il primo dell'anno. Nel febbraio egli presentò al gabinetto un lungo memoriale, in cui proponeva di fare delle SA la base di un nuovo esercito popolare e di porre le forze armate, le SA e le SS, nonché tutti i raggruppamenti degli ex combattenti, alle dipendenze di un unico Ministero della Difesa, al quale - ciò appariva chiaramente sottinteso - lui, Rohm, avrebbe dovuto sovrintendere. Il corpo degli ufficiali non avrebbe potuto immaginare un'idea più rivoltante, pertanto i membri più anziani non solo respinsero la proposta all'unanimità, ma si rivolsero a Hindenburg affinchè li sostenesse. Tutta la tradizione della casta militare sarebbe stata distrutta se Rohm, quel tipaccio, con le sue litigiose Camicie Brune avesse preso sotto il suo controllo l'esercito. Inoltre i generali erano scandalizzati per le voci, sempre più diffuse, circa la corruzione e la dissolutezza della cricca di omosessuali che stava intorno al capo delle SA. Come in seguito testimoniò il generale von Brauchitsch, " il riarmo era una cosa troppo seria e ardua perché si potesse tollerare la partecipazione di malversatori, di ubriaconi e di omosessuali ". Sul momento Hitler non poteva permettersi di offendere l'esercito, per cui non appoggiò affatto la proposta di Rohm. Anzi il 21 febbraio disse riservatamente a Anthony Eden, venuto a Berlino a discutere sull'impasse del disarmo, che egli si proponeva di ridurre di due terzi gli effettivi delle SA e di accettare un sistema di ispezioni per accertare che il resto delle SA non ricevesse né armi, né addestramento militare: cosa che, quando si venne a sapere, inasprf ulteriormente Rohm e le SA. All'avvicinarsi dell'estate del 1934 le relazioni fra il capo di Stato maggiore delle SA e il comando supremo dell'esercito continuarono a peggiorare. Nel gabinetto, si ebbero delle scene tempestose fra Rohm e il generale von Blomberg, e nel marzo il ministro della Difesa presentò a Hitler una protesta per il fatto che le SA stavano formando un numeroso corpo di guardia speciale armato di mitragliatrici pesanti: non solo ciò costituiva una minaccia per l'esercito, ma -aggiungeva von Blomberg - una iniziativa cosf sfacciata poteva pregiudica236 Trionfo e consolidamento re il riarmo clandestino della Germania sotto gli auspici della Reichswehr. Era chiaro che in tale situazione Hitler, a differenza del testardo Rohm e dei suoi accoliti, aveva pensato da tempo al giorno in cui Hindenburg malato avrebbe esalato l'ultimo respiro. Egli sapeva che, al pari dell'esercito e delle altre forze conservatrici della Germania, il vecchio presidente era propenso a una restaurazione della monarchia degli Hohenzollern al momento della sua morte. I piani di Hitler erano ben diversi, e quando ai primi di aprile a lui e a Pagina 162
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Blomberg giunse segretamente, ma per via ufficiale, da Neudeck, la notizia che i giorni del presidente erano contati, egli si rese conto che occorreva fare senza indugio un audace colpo di mano. Per essere sicuro del successo, al Fùhrer occorreva l'appoggio del corpo degli ufficiali; pur di ottenere tale appoggio, egli era pronto a fare qualsiasi cosa. L'occasione di discussioni confidenziali con l'esercito non tardò a presentarsi. L'i i aprile il cancelliere, accompagnato dal generale von Blomberg e dai comandanti in capo dell'esercito e della marina, generale barone von Fritsch e ammiraglio Raeder, partì da Kiel alla volta di Kbnigsberg a bordo dell'incrociatore Deutschland per assistere alle manovre di primavera che si svolgevano nella Prussia orientale. I comandanti dell'esercito e della marina erano stati informati dell'aggravarsi delle condizioni di salute di Hindenburg, e Hitler, appoggiato dall'acquiescente Blomberg, propose senz'altro che, con l'approvazione della Reichswehr, si designasse lui stesso a succedere al presidente. In cambio dell'appoggio chiesto all'elemento militare, Hitler promise di soffocare le velleità di Rohm, e di ridurre drasticamente gli effettivi delle SA, garantendo all'esercito e alla marina che esse sarebbero rimaste, nel Terzo Reich, le uniche forze in possesso di armi. Pare che Hitler prospettasse a Fritsch e a Raeder una ingente espansione dell'esercito e della marina, qualora fossero stati disposti ad assecondarlo. Il servile Raeder avrebbe senz'altro accettato, ma Fritsch, uomo più duro, volle prima consultarsi con i generali anziani. Tale consultazione ebbe luogo il 16 maggio a Bad Nauheim, e dopo che venne spiegato loro il " patto del Deutschland " gli ufficiali superiori dell'esercito tedesco approvarono all'unanimità la successione di Hitler a Hindenburg 27. Per l'esercito, cotesta decisione politica doveva avere una importanza storica. Accettando di mettersi volontariamente nelle mani di un dittatore megalomane sfrenato, l'esercito suggellò il proprio destino. Quanto a Hitler, egli sapeva che la transazione avrebbe reso assoluta la sua dittatura. Sbarazzatosi dell'ostinato feldmaresciallo, scongiurata la prospettiva di una restaurazione degli Hohenzollern, Hitler, capo sia dello Stato che del governo, poteva andar per la sua via da solo e senza ostacoli. Il prezzo da pagare per l'ascesa al potere supremo era quasi trascurabile: occorreva il sacrificio delle SA. Una volta che fosse in possesso di ogni autorità, egli non ne avrebbe avuto più bisogno. Esse erano una vile marmaglia che poteva solo intralciarlo. In .quella primavera, il disprezzo di Hitler per la ristrettezza mentale dei generali deve essere nettamente cresciuto. Essi si vendevano a un prezzo sorprendentemente modesto - deve aver pensato. Tranne che in La nazificazione della Germania (1933-1934) 237 un brutto momento, in giugno, questo suo giudizio restò immutato sino alla fine - la fine sua e loro. Eppure al sopraggiungere dell'estate le preoccupazioni di Hitler erano ancor lungi dall'essere svanite. Una pericolosa tensione cominciò a pervadere Berlino. Le voci circa la " seconda rivoluzione " si moltipllcavano, e non solo Rohm e i capi delle truppe d'assalto, ma lo stesso Goebbels, in discorsi e nella stampa da lui controllata, vi fecero eco. Dalla destra conservatrice, dagli Junker e dai grandi industriali intorno a Papen e Hindenburg fu chiesto che si ponesse un termine alla rivoluzione, che gli arresti arbitrar!, la persecuzione degli ebrei, gli'attacchi contro le chiese, il contegno arrogante degli uomini dei reparti d'assalto venissero frenati e che si mettesse fine al generale terrore organizzato dai nazisti. All'interno dello stesso partito nazista si era accesa una nuova, spieiata lotta per il potere. I due più potenti nemici di Rohm, Gò'ritig e Himmler, si erano uniti contro di lui. Il i° aprile Himmler, capo delle SS dalle nere uniformi, che facevano ancora parte delle SA ed erano al comando di Rohm, fu nominato da Goring capo della Gestapo prussiana, ed egli cominciò subito a costruire il proprio potere personale nell'ambito della polizia segreta. Goring, che Hindenburg nel precedente agosto aveva nominato General der Infanterie (benché fosse ministro dell'Aviazione), fu lieto di cambiare la sua brutta divisa bruna delle SA con quella, ben più vistosa, della sua nuova carica, e tale cambiamento fu simbolico: come generale e come appartenente a una famiglia che proveniva dalla casta militare, egli subito fiancheggiò l'esercito nella lotta contro Rohm e le SA. Per proteggersi in quella giungla pericolosa, anche Goring reclutò un suo corpo personale di polizia, la Landes-polizeigruppe General Goring, forte di diverse migliaia di uomini, che egli concentrò a Lichterfelde, nell'antica scuola degli allievi ufficiali (egli stesso era entrato nell'esercito attraverso questa scuola), situata in una posizione Pagina 163
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt strategica nei sobborghi della capitale. Dicerie su complotti e controcomplotti aumentarono la tensione. Il generale von Schleicher, incapace di vivere in una onesta oscurità e dimentico del fatto che, non godendo più della fiducia di Hindenburg, dei generali e dei conservatori, egli non aveva più alcun potere, aveva cominciato di nuovo a immischiarsi nella politica. Si manteneva in contatto con Rohm e con Gre-gor Strasser, e vi erano voci, - alcune delle quali raggiunsero Hitler, - che egli si desse un gran da fare per giungere a un'intesa, in base alla quale egli sarebbe divenuto vicecancelliere al posto del suo antico nemico, von Papen, Rohm sarebbe divenuto ministro della Difesa e le SA sarebbero state fuse con l'esercito. " Liste " di gabinetti circolavano a dozzine, a Berlino; in alcune di esse Bruning figurava quale ministro degli Esteri e Strasser quale ministro dell'Economia. Queste voci avevano un ben scarso fondamento, ma portavano acqua al mulino di Goring e di Himmler che, desiderosi ognuno per le proprie ragioni di distruggere Rohm e le SA e, nel contempo, di regolare i conti con Schleicher e coi conservatori scontenti, vi ricamarono sopra e le riferirono a Hitler, sempre pronto a insospettirsi ad 238 Trionfo e consolidamento ogni minimo stimolo. Ciò che Goring e il suo capo della Gestapo divisavano non era soltanto una purga delle SA ma altresf la liquidazione degli altri avversari della sinistra e della destra, compresi quelli che si erano opposti a Hitler in passato e che si erano ritirati dall'attività politica. Alla fine di maggio Brùning e Schleicher furono avvertiti che i loro nomi stavano in una lista di persone da assassinare. Briining, travestito, abbandonò silenziosamente il paese, Schleicher andò in vacanza in Baviera, ma tornò a Berlino verso la fine di giugno. Al principio di giugno Hitler ebbe con Rohm una spiegazione che, secondo quanto egli stesso riferì in seguito al Reichstag, durò quasi cinque ore e " si trascinò fino a mezzanotte ". Hitler disse che fu " il suo ultimo tentativo " di venire a un'intesa con colui che, nel movimento, era il suo più intimo amico. Lo informai che innumerevoli voci e molteplici dichiarazioni di antichi e fedeli membri del partito, nonché di capi delle SA, mi avevano dato l'impressione, che elementi senza coscienza stavano preparando un'azione di bolscevismo nazionale la quale avrebbe potuto rappresentare solo un indicibile disastro per la Germania... Lo implorai per l'ultima volta di rinunciare volontariamente a una simile pazzia e di usare invece la sua autorità per prevenire sviluppi che, in ogni caso, non potevano finire altro che con una catastrofe. Secondo Hitler, Rohm si era congedato da lui " assicurandolo che egli avrebbe fatto tutto il possibile per mettere le cose in ordine ". In seguito Hitler pretese che, invece, Rohm cominciò a fare preparativi " per eliminarlo personalmente ". Quasi certamente, ciò non era vero. Benché, come per l'incendio del Reichstag, probabilmente non si verrà mai a conoscere tutta la vera storia della purga del 30 giugno, i documenti venuti alla luce non contengono indicazione alcuna che il capo delle SA abbia mai complottato per sbarazzarsi di Hitler. Purtroppo gli archivi sequestrati non hanno gettato, sulla faccenda della purga, una luce maggiore che su quella dell'incendio del Reichstag; è probabile che in entrambi i casi tutti i documenti incriminati siano stati distrutti per ordine di Goring. Qualunque sia stata la vera natura della lunga conversazione svoltasi fra i due veterani nazisti, un giorno o due dopo che essa ebbe luogo, Hitler ordinò alle SA di andare in permesso per tutto il mese di luglio, e in tale mese agli uomini dei reparti d'assalto fu proibito di portare le uniformi e di figurare in parate o in esercitazioni. Il 7 giugno Rohm annunciò di andarsene lui stesso in permesso per motivi di salute, ma nel contempo lanciò un insolente monito: " Se i nemici delle SA sperano che le SA, dopo il permesso, non saranno più richiamate in servizio, ovvero saranno richiamate solo in parte, noi possiamo permettere loro di godersi questa breve speranza. Essi avranno la loro risposta nel momento e nella forma che appariranno necessari. Il corpo delle SA è e resta il destino della Germania ". Prima di lasciar Berlino Rohm invitò Hitler a conferire coi capi delle SA nella stazione climatica di Wiessee, vicino a Monaco, il 30 giugno. Hitler fu La nazificatone della Germania (1933-1934) 239 pronto ad aderire e mantenne infatti l'appuntamento, anche se in un modo che Rohm non avrebbe mai potuto immaginarsi, e che, forse, nemmeno lo stesso Hitler Pagina 164
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt in quel momento poteva prevedere. Infatti, come più tardi disse al Reichstag, egli esitò " più e più volte prima di decidere definitivamente... Nutrivo ancora la segreta speranza di poter risparmiare al movimento e alle mie SA la vergogna di un tale contrasto e di allontanare il male senza gravi conflitti ". Egli aggiunse: " Bisogna confessare che in quegli ultimi giorni di maggio continuamente venivano in luce fatti sempre più inquietanti ". Erano realmente inquietanti? In seguito Hitler pretese che Rohm e i suoi congiurati avevano fatto preparativi per impadronirsi di Berlino e per arrestarlo. Ma se cosf stavano le cose, come mai tutti i capi delle SA lasciarono Berlino ai primi di giugno e, punto ancor più importante, perché Hitler partì dalla Germania proprio in quel momento così da offrire ai capi delle SA l'occasione di prendere sotto il loro controllo lo Stato durante la sua assenza? Infatti il 14 giugno Hitler si recò in volo a Venezia per avere la prima delle sue molte conversazioni col suo collega dittatore fascista, Mussolini. Fra l'altro, il colloquio non andò troppo bene per il capo tedesco, che, col suo impermeabile sporco e il cappello floscio sgualcito, si sentiva a disagio alla presenza del " duce ", risplendente nella sua uniforme nera fascista coperta di medaglie, più esperto e propenso ad assumere un atteggiamento di semplice accondiscendenza nei riguardi dell'ospite. Hitler tornò in Germania assai irritato e convocò i capi del suo partito nella cittadina di Cera, in Turingia, per la domenica 17 giugno, onde riferire circa i suoi colloqui con Mussolini e per sistemare la situazione all'interno che andava peggiorando. Il destino volle che quella domenica avesse luogo, a Mar-burgo, vecchia città universitaria, un'altra riunione che, in Germania e anche nel mondo, attirò maggiormente la generale attenzione e che contribuì a portare al limite la situazione critica. Papen, uomo politico dilettante che era stato messo senza riguardi in una posizione subordinata da Hitler e da Goring, ma che nominalmente era pur sempre il vicecancelliere e godeva della fiducia di Hindenburg, ebbe il coraggio di pronunciarsi pubblicamente contro gli eccessi del regime che lui stesso aveva tanto aiutato ad affermarsi in Germania. In maggio era andato a Neudeck a trovare il presidente malato - fu l'ultima volta che vide vivo il suo protettore - e il vecchio feldmaresciallo grigio e indebolito gli aveva detto: " Le cose stanno andando male, Papen. Veda cosa si può fare per sistemarle ". Incoraggiato da ciò, Papen aveva accettato l'invito di tenere un discorso all'Università di Marburgo il 17 giugno. In gran parte, il discorso fu steso da uno dei suoi consiglieri personali, Edgard Jung, brillante avvocato e scrittore di Monaco, protestante, benché alcune idee fossero state suggerite da uno dei segretari del vicecancelliere, Herbert von Bose, e da Erich Klau-sener, capo dell'Azione Cattolica - collaborazione, questa, che presto costò a tutti e tre la vita. Era un discorso coraggioso e, grazie a Jung, eloquente 240 Trionfo e consolidamento nello stile, dignitoso nel tono. Invocava che si ponesse termine alla rivoluzione e al terrore nazista, che si tornasse a una linea di correttezza e si ripristinassero alcuni diritti, specie quello della libertà di stampa. Rivolgendosi al dottor Goebbels, ministro alla Propaganda, Papen disse: Un regime di discussioni franche e virili sarebbe assai più utile al popolo tedesco che non, per esempio, lo stato attuale della stampa. Il governo deve ricordarsi dell'antica massima: " Solo i deboli non tollerano la critica "... I grandi uomini non vengono creati dalla propaganda... Se si desiderano stretti contatti e una unità col popolo, non si deve sottovalutare la sua intelligenza. Non lo si deve guidare eternamente con le dande... Da sola, a lungo andare, nessuna organizzazione, nessuna propaganda, anche se eccellente, può conservare la fiducia. La fiducia e la devozione possono essere conservate non con gli incitamenti... e nemmeno con le minacce alla parte debole della nazione, ma soltanto discutendo ogni cosa con la gente. La gente trattata da stupida non ha una fiducia da dare... È tempo di unirsi nell'amicizia fraterna e nel rispetto per tutti i nostri concittadini, onde evitare di turbare le fatiche degli uomini seri e far tacere i fanatici28. Appena fu reso noto, il discorso ebbe ampia eco in Germania, ma cadde come una bomba nel piccolo gruppo di capi nazisti riunitisi a Cera. Goebbels si dette subito da fare affinchè venisse conosciuto il meno possibile. Proibì alla radio di trasmetterne la registrazione, in programma per quella stessa sera, e alla stampa di farne un qualsiasi cenno; inoltre diede ordine alla polizia di sequestrare le copie già in distribuzione della " Frankfurter Zeitung " dove erano riportati brani del testo. Ma perfino i poteri assoluti del ministro della Propaganda non furono in grado di impedire che in Germania e all'estero si venisse a conoscere il contenuto di quel discorso, il quale era quasi una sfida. Pagina 165
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'astuto Papen ne aveva trasmesso in precedenza ai corrispondenti e ai diplomatici stranieri residenti a Berlino il testo, e migliaia di copie ne furono immediatamente stampate nella tipografia del giornale di Papen, " Germania ", e distribuite segretamente. Quando seppe del discorso di Marburgo, Hitler andò su tutte le furie. In un discorso tenuto quello stesso pomeriggio a Cera egli denunciò " il pigmeo che s'immagina di poter arrestare, con poche frasi, il gigantesco rinnovamento della vita di un popolo ". Anche Papen era infuriato, per il boicottaggio fatto al suo discorso. Il 20 giugno si precipitò da Hitler, gli disse che non poteva tollerare un simile divieto da parte di " un ministro subalterno ", dichiarò di aver parlato " come l'uomo di fiducia del presidente " e rassegnò subito le dimissioni, avvertendo che " avrebbe informato immediatamente Hindenburg della cosa " ". Questa minaccia naturalmente preoccupò Hitler, che da alcuni rapporti era venuto a sapere come Hindenburg fosse tanto poco contento della situazione da considerare la possibilità di proclamare la legge marziale e di rimettere i poteri all'esercito. Per accertare che cosa di serio vi fosse in questo progetto minacciante la stessa continuazione del regime nazista, egli l'indomani, 21 giugno, si recò in volo a Neudeck, a trovare Hindenburg. L'udienza valse solo ad aumentare i suoi timori. Fu ricevuto dal generale von Blomberg, e notò subito come l'abituale attitudine da lacchè, nei suoi confronti, del ministro alla Difesa fosse d'un tratto scomparsa. Blomberg ora La nazificazione della Germania (1933-1934) 241 si presentava come un severo generale prussiano; disse bruscamente a Hitler di essere stato autorizzato dal feldmaresciallo a informarlo che ove non si fosse posto rapidamente fine all'attuale stato di tensione in Germania, il presidente avrebbe proclamato la legge marziale e affidato all'esercito il controllo dello Stato. A Hitler fu permesso di vedere per pochi minuti, alla presenza di Blomberg, il vecchio presidente, il quale gli confermò tale ultimatum. Per il cancelliere nazista le cose prendevano una piega disastrosa. Non solo era in repentaglio il suo progetto di succedere al presidente, ma se l'esercito avesse preso la direzione della cosa pubblica, ciò avrebbe significato la fine, per lui e per il governo nazista. Tornato in volo a Berlino quello stesso giorno, egli deve aver riflettuto ed essersi convinto che, se voleva sopravvivere, v'era un'unica via da seguire: doveva tener fede al patto stipulato con l'esercito, sopprimere le SA e impedire quella continuazione della rivoluzione su cui insistevano i capi delle truppe d'assalto. Ovviamente questo era il meno che l'esercito, sostenuto dal venerando presidente, avrebbe accettato. Eppure in quell'ultima, cruciale settimana di giugno Hitler esitò, se non altro sul grado di drasticità delle misure da prendere nei confronti di quei capi delle SA a cui egli tanto doveva. Ma Gò'ring e Himmler ora lo aiutarono a prendere una decisione. Avevano già fissato i conti che intendevano regolare, compilando lunghe liste di nemici di oggi e di ieri da liquidare. Dovevano solo convincere il Fiihrer della enormità del " complotto " ordito contro di lui e della necessità di un'azione rapida e spieiata. Secondo la testimonianza resa a Norimberga da Wilhelm Frick, ministro degli Interni e uno fra i più fedeli seguaci di Hitler, fu Himmler che infine riuscì a convincere Hitler che " Rohm voleva fare un putsch ". E il Fiihrer " ordinò a Himmler di soffocare il putsch ". Frick aggiunse che Himmler ricevette istruzioni per soffocarlo in Baviera, e Gbring a Berlino M. Anche l'esercito incitò Hitler, e pertanto ebbe la sua parte di responsabilità per le atrocità che dovevano presto seguirne. Il 25 giugno il generale von Fritsch, comandante in capo dell'esercito, mise le truppe in stato d'allarme, sospendendo tutte le licenze e consegnando i reparti nelle caserme. Il 28 giugno Rohm fu espulso dalla Lega degli ufficiali tedeschi: chiaro avvertimento, questo, che il capo di Stato maggiore delle SA si trovava nei guai. E affinchè nessuno - e Rohm per primo - si illudesse su quale parte l'esercito si sarebbe schierato, Blomberg prese una iniziativa senza precedenti e il 29 giugno fece uscire sul " Volkischer Beobachter " un suo articolo firmato in cui affermava che " l'esercito... sta dietro ad Adolf Hitler... che resta uno dei nostri ". Peraltro, l'esercito insisteva a che si procedesse alla purga; senza però volersi macchiare le mani. Essa doveva essere effettuata da Hitler, Goring e Himmler, con le loro SS dall'uniforme nera e con la polizia speciale di Gbring. Il 28 giugno Hitler lasciò Berlino alla volta di Essen, per assistere alle nozze di un Gauleiter nazista locale, Joseph Terboven. Questo viaggio e la Pagina 166
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 242 Trionfo e consolidamento ragione di esso fanno ritenere poco probabile che egli sentisse avvicinarsi una grave crisi. Lo stesso giorno Gbring e Himmler ordinarono a speciali reparti delle SS e della Goring-Polizei di tenersi pronti. Con Hitler assente dalla città, essi evidentemente si sentivano liberi di agire di propria iniziativa. L'indomani, il 29, il Fiihrer fece un'ispezione nei campi del Servizio del Lavoro della Westfalia e tornò nel pomeriggio a Godesberg, sul Reno, dove scese in un albergo sulla riva del fiume gestito da un suo antico camerata del tempo di guerra, Dreesen. Quella sera Goebbels, che sembra avesse esitato circa la parte da cui schierarsi (era stato segretamente in contatto con Rohm), arrivò a Godesberg; ormai egli si era deciso e riferì notizie da Berlino, che Hitler in seguito doveva chiamare " minacciose ". Karl Ernst, ex inserviente d'albergo, poi incaricato di buttar fuori i clienti rissosi in un caffè frequentato da omosessuali, e infine nominato da Rohm capo delle SA di Berlino, aveva messo in stato di allarme gli uomini dei reparti d'assalto. In quel momento e nelle ventiquattro ore all'incirca che gli restavano da vivere, Ernst, giovane, bello, ma poco intelligente, credette di essere di fronte a un putsch della destra, e doveva morire gridando fieramente " Heil Hitler! " In seguito Hitler pretese che fino a quel giorno, il 29 giugno, aveva semplicemente deciso di " togliere al capo di Stato maggiore [Rohm] la sua carica, di tenerlo sotto custodia e di far arrestare un certo numero di capi delle SA sui crimini dei quali non v'erano dubbi ". Rivolgendo agli altri un serio appello, " avrebbe loro ricordato il proprio dovere ". Il 13 luglio egli disse al Reichstag: Ma... all'una di notte ricevetti da Berlino e da Monaco due messaggi urgenti su adunate delle SA messe in stato di allarme. Anzitutto a Berlino era stata ordinata una di tali adunate per le quattro pomeridiane... e alle cinque doveva cominciare l'azione, con un attacco di sorpresa; gli edifici del governo dovevano essere occupati... In secondo luogo, a Monaco l'allarme era stato già dato alle SA che dovevano riunirsi alle nove della sera... Era un vero ammutinamento!... In tali circostanze non potevo prendere che un'unica decisione... Forse solo un intervento cruento e spieiato poteva ancora soffocare l'espandersi della rivolta... Alle due del mattino partii in volo per Monaco. Hitler non rivelò mai da chi avesse ricevuto i due " messaggi urgenti ", ma è da supporsi che gli furono inviati da Gbring e da Himmler. Quel che resta certo, è la grande esagerazione delle notizie. A Berlino, tutto ciò che Ernst aveva concepito di drastico, era d'andarsene in macchina, quel sabato, a Brema con la sua sposa per imbarcarsi per Madera in luna di miele. E nel Sud dove si erano concentrati i " cospiratori " delle SA? Alle due del mattino del 30 giugno, mentre Hitler con Goebbels al suo fianco partiva dall'aeroporto di Hangelar, vicino a Bonn, il capitano Rohm e i suoi luogotenenti delle SA dormivano pacificamente nei loro letti nell'albergo Hanslbauer a Wiessee, sulle rive del Tegernsee. Edmund Heines, SA-Obergruppenfuhrer della Slesia, già condannato per assassinio e noto omosessuale, con una faccia da ragazza su di un corpo muscoloso da scaricatore di porto, stava a letto con un giovane. I capi della SA sembravano La nazificazione detta Germania (1933-19)4) 243 cosf lontani dal pensare a inscenare una rivolta, che Rohm aveva lasciato le sue guardie del corpo a Monaco. Di fatto, risultò che i capi delle SA facevano molto baccano, ma non si trovò alcuna traccia di un complotto. Hitler col suo piccolo gruppo ( a cui si erano uniti Otto Dietrich, capo del suo ufficio stampa, e Victor Lutze, fedele ma incolore capo delle SA di Hannover) raggiunsero Monaco alle quattro del mattino di sabato 30 giugno, e constatarono che si erano già prese alcune misure. Il maggiore Wal-ther Buch, capo dell'USCHLA, cioè del tribunale del partito, e Adolf Wag-ner, ministro degli Interni della Baviera, aiutati da alcuni vecchi compagni di Hitler, quali Emil Maurice, ex condannato e rivale di Hitler nell'amore per Geli Raubal, e Christian Weber, commerciante di cavalli e poi anche lui, come Ernst, addetto a tenere l'ordine in un cabaret, avevano arrestato i capi delle SA di Monaco, compreso ì'Obergruppenfuhrer Schneidhuber, che era anche il capo della polizia di questa città. Hitler, che ormai andava sempre più eccitandosi, fino all'isteria, incontrò i prigionieri nel Ministero degli Interni. Affrontò Schneidhuber, che era già stato colonnello dell'esercito, gli strappò i distintivi del partito nazista e lo maledì per il suo " tradimento ". Poco dopo lo spuntar del giorno Hitler e il suo gruppo lasciarono Monaco alla Pagina 167
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt volta di Weissee, in una lunga colonna di auto. Là trovarono Rohm e i suoi amici ancora profondamente addormentati, nell'albergo Hansl-bauer. Il loro, fu un brutto risveglio. Heines e il suo giovane amico furono tirati via dal letto, portati fuori dall'albergo e senz'altro ucdsi per ordine di Hitler. Secondo il racconto di Otto Dietrich, Hitler entrò da solo nella camera di Rohm, gli diede una vestaglia e ordinò che venisse ricondotto a Monaco e rinchiuso nella prigione di Stadelheim, dove il capo delle SA era già stato, dopo la sua partecipazione al putsch della birreria del 1923. Dopo quattordici anni burrascosi i due amici, che più di tutti gli altri erano i responsabili del varo del Terzo Reich, con tutti i suoi atti di terrorismo e di degradazione, che malgrado le loro frequenti divergenze erano rimasti insieme nelle ore delle crisi, delle sconfitte e delle delusioni, si trovarono dinanzi a un bivio e il butterato, rissoso paladino di Hitler e del nazismo era giunto alla fine della sua vita piena di violenze. Con un ultimo gesto, che sembra egli considerasse come una grazia, Hitler dette ordine che sul tavolino del suo antico camerata venisse lasciata una pistola. Rohm si rifiutò di usarla. Si dice che abbia esclamato: " Se devo essere ucciso, che sia Adolf a farlo ". Allora, secondo un testimone oculare, un tenente di polizia che depose ventitre anni dopo in un processo del dopoguerra celebratosi a Monaco nel maggio del 1957, due ufficiali delle SS entrarono nella cella e spararono a bruciapelo su Rohm. Questo testimone disse: " Rohm aveva cercato di dire qualcosa, ma l'ufficiale delle SS con un gesto lo fece stare zitto. Rohm si mise sull'attenti - era nudo fino alla cintola - col volto pieno di disprezzo " *. Così egli morf, in modo violento * II processo celebrato a Monaco nel maggio del 1957 fu la prima occasione in cui veri testimoni oculari e partecipanti alla purga del 30 giugno 1934 parlarono in pubblico. Durante il 244 Trionfo e consolidamento come era vissuto, disprezzando l'amico che egli aveva aiutato a salire ad altezze mai raggiunte da alcun altro tedesco, e quasi certamente senza avere al pari di centinaia di altre persone uccise quel giorno, al pari di Schneidhuber che avrebbe gridato: " Signori, non so che diavolo succede, ma sparate dritto " - una idea chiara di quanto avveniva né dei motivi, sapendo solo essere, quello, un tradimento che lui, uomo vissuto così a lungo fra i tradimenti commettendone lui stesso in abbondanza, non si era aspettato da Hitler. Nel frattempo a Berlino Gò'ring e Himmler si erano dati da fare. Circa 150 capi delle SA furono prelevati, messi al muro nella scuola degli allievi ufficiali di Lichterfelde e fucilati da plotoni delle SS di Himmler e della polizia speciale di Gbring. Fra essi vi era Karl Ernst, il cui viaggio di nozze era stato interrotto da SS che spararono contro la sua auto quando giunse nelle vicinanze di Brema. La sua sposa e l'autista rimasero feriti. Lui stesso fu colpito, perse i sensi e fu riportato in aereo a Berlino per esservi giustiziato. In quella sanguinosa fine settimana d'estate gli uomini delle SA non furono i soli a cadere. La mattina del 30 giugno un gruppo di SS in borghese suonò alla porta della villa del generale von Schleicher, alla periferia di Berlino. Non appena il generale si affacciò essi gli spararono uccidendolo. Accorse la moglie, che Schleicher aveva sposato solo diciotto mesi prima - fino ad allora, egli era rimasto scapolo - e anche lei fu uccisa sul posto. La sera, il generale Kurt von Bredow, amico intimo di Schleicher, fece la stessa fine. Gregor Strasser fu arrestato nella sua abitazione di Berlino a mezzogiorno del sabato e ucciso poche ore dopo, per ordine personale di Goring, nella prigione della Gestapo nella Prinz Albrechtstrasse. Papen ebbe maggior fortuna. Fuggì e si salvò la vita. Ma il suo ufficio fu devastato da una squadra di SS; Bose, suo principale segretario, fu ucciso mentre era seduto allo scrittoio; il suo intimo collaboratore, Edgar Jung, arrestato qualche giorno prima dalla Gestapo, fu fatto fuori in prigione, un altro collaboratore di Papen, Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu ucciso nel suo ufficio al Ministero delle Comunicazioni e il resto del suo gruppo, compresa la sua segretaria privata, la baronessa Stotzinger, fu spedito in un campo di concentramento. Quando Papen andò a protestare da Gbring, questi, che in quel momento non aveva tempo da perdere con inutili Terzo Reich ciò non sarebbe stato possibile. Sepp Dietrich, di cui l'autore del presente libro ha un ricordo personale come dell'uomo più brutale del Terzo Reich, nel 1934 comandava la guardia de) corpo di Hitler formata da uomini delle SS, e diresse le esecuzioni che ebbero luogo nel carcere di Stadelheim. Divenuto Pagina 168
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt durante la guerra colonnello generale dei reparti combattenti delle SS (Waffetì SS), fu condannato a venticinque anni di reclusione per complicità nell'assassinio di prigionieri di guerra americani durante la battaglia della Bulge, nel 1944. Rilasciato dopo dieci anni, nel 1957 fu processato a Monaco e condannato il 14 maggio a diciotto mesi di prigione per la parte avuta nelle esecuzioni del 30 giugno 1934. La sua condanna e quella di Michael Lippert, che risultò essere uno dei due ufficiali delle SS che uccisero Rohm, furono le prime in-flitte ai carnefici nazisti responsabili della purga. La nazificazione della Germania (1933-1934) 245 chiacchiere - come lo stesso Papen ricorda - lo mise " più o meno " alla porta e lo tenne agli arresti nella sua villa, che venne circondata da uomini delle SS armati di tutto punto. La linea telefonica fu tagliata e gli fu proibito di avere qualsiasi contatto col mondo esterno, altra umiliazione che il vicecancelliere della Germania seppe ingoiare abbastanza bene. Infatti, dopo meno di un mese egli si insudiciò con l'accettare dai nazisti assassini dei suoi amici un nuovo incarico: fu nominato ministro tedesco a Vienna, dove proprio allora i nazisti avevano ucciso il cancelliere Dollfuss. Non si è mai potuto stabilire con esattezza quante persone furono ammazzate in questa purga. Il 13 luglio Hitler nel suo discorso al Reichstag dichiarò che erano sessantuno, compresi diciannove " alti ufficiali delle SA ", che altre tredici persone erano state uccise perché " ribellatesi a coloro che dovevano arrestarle " e che tre " si suicidarono ", con un totale, dunque, di settantasette persone. Il Libro bianco della purga, pubblicato da emigrati tedeschi a Parigi, afferma invece che i morti furono 401, individuandone però solamente 116. Al processo di Monaco del 1957 fu data la cifra di " più di mille " uccisi. Molti furono soppressi per semplice vendetta, perché in passato si erano opposti a Hitler; altri sembra che venissero ammazzati perché sapevano troppe cose e, almeno uno, perché scambiato per un altro. Il cadavere di Gustav von Kahr, che, come abbiamo riferito, ebbe parte nella repressione del putsch della birreria del 1923, e che da tempo si era ritirato dalla politica, fu trovato in una palude nelle vicinanze di Dachau; sembra che fosse stato ucciso a colpi di piccone. Hitler non lo aveva né dimenticato né perdonato. Il corpo di padre Bernhard Stempfle, dell'Ordine geronimita, che, come si ricorderà, aveva collaborato all'edizione di Mein Kampf e che in seguito aveva parlato troppo, forse su quel che sapeva intorno alle cause del suicidio di Geli Raubal, l'innamorata di Hitler, fu trovato nella foresta di Harlaching, vicino a Monaco; aveva il collo spezzato e tre pallottole nel cuore. Heiden dice che la banda di assassini che lo uccise era guidata da Emil Maurice, l'ex condannato che aveva anch'egli fatto all'amore con Geli Raubal. Fra coloro che " sapevano troppe cose " vi erano anche tre uomini delle SA, che si pensò fossero stati i compiici di Ernst nell'incendio del Reichstag. Essi furono liquidati assieme allo stesso Ernst. Un altro assassinio merita di essere menzionato. Alle 7,20 della sera del 30 giugno il dottor Willi Schmid, eminente critico musicale della " Mùn-chener Neueste Nachrichten ", uno dei principali quotidiani di Monaco, suonava il violoncello nel suo studio mentre la moglie preparava la cena e i suoi tre bambini, di nove, otto e due anni, giocavano nella stanza di soggiorno del loro appartamento della Schackstrasse, a Monaco. Suonò il campanello, si presentarono quattro uomini delle SS che senza dare spiegazione alcuna portarono via il dottor Schmid. Quattro giorni dopo U suo corpo fu restituito alla famiglia in una bara, con l'ordine della Gestapo di non aprire la bara in nessun caso. Il dottor Willi Schmid, che mai aveva preso parte alla vita politica, era stato scambiato dagli sgherri delle SS per 246 Trionfo e consolidamento Willi Schmidt, un capo locale delle SA, che nel frattempo era stato arrestato e ucciso da un altro reparto delle SS *. Ci fu, davvero, un complotto contro Hitler? A tale riguardo, tutto si riduce alle asserzioni del Fiihrer contenute nei comunicati ufficiali e nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio. Ma egli non addusse mai la minima prova. Rohm non faceva nessun mistero delle sue ambizioni, del suo desiderio di trasformare le SA nel nucleo essenziale del nuovo esercito, di cui egli stesso fosse il capo. Era stato certamente in contatto con Schleicher nello studiare il progetto, da entrambi discusso la prima volta quando il generale era cancelliere. Come Hitler affermò, probabilmente Gregor Strasser " ne era al corrente ". Ma queste conversazioni non potevano certo costituire un tradimento. Pagina 169
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lo stesso Hitler era in contatto con Strasser, e, secondo Otto Strasser, ai primi di giugno gli aveva offerto la carica di ministro dell'Economia. Anzitutto Hitler accusò Rohm e Schleicher di aver cercato l'appoggio di una " potenza straniera " - ovviamente, della Francia - accampando che il generale von Bredow fungeva da loro intermediario " in politica estera ". Questo era un aspetto dell'accusa, ad essi rivolta, di " tradimento ". Benché Hitler ripetesse l'accusa nel suo discorso al Reichstag e parlasse sarcasticamente di " un diplomatico straniero [non poteva essere che Frangois-Poncet, l'ambasciatore francese] il quale aveva affermato che il suo incontro con Schleicher e con Rohm era stato del tutto innocuo ", egli non fu in grado di dare una base concreta a tale accusa. Il suo debole argomento fu che, nel Terzo Reich, avere degli incontri con diplomatici stranieri all'insaputa del Fùhrer era un delitto, per ogni tedesco che fosse in una posizione di responsabilità. Se in Germania tre traditori combinano... un incontro con uno statista straniero... e danno l'ordine che a me non se ne faccia parola, io faccio fucilare tali uomini perfino se risultasse vero che in tale conversazione, che per me doveva rimanere segreta, si parlò soltanto del tempo, di monete antiche e di simili argomenti. Franc.ois-Poncet protestò energicamente contro l'insinuazione di una sua partecipazione al " complotto " di Rohm, il Ministero tedesco degli Esteri informò allora ufficialmente il governo francese che l'accusa era priva di ogni fondamento e che il governo del Reich sperava che l'ambasciatore restasse al suo posto. L'autore del presente libro può attestare che, a dir vero, Francois-Poncet continuò ad avere, con Hitler, relazioni personali migliori di qualsiasi altro inviato di uno Stato democratico. * La vedova di Willi Schmid, Kate Èva Horlin, narrò la storia dell'assassinio di suo marito in una testimonianza giurata del 7 luglio 1945 a Binghamton, negli Stati Uniti. Aveva acquistato la cittadinanza americana nel 1944. Per mettere a tacere l'atrocità commessa, lo stesso Rudolf Hess fece visita alla vedova, scusandosi per lo " sbaglio " e assegnandole una pensione, pagata dal governo tedesco. Il testo della testimonianza si trova nel Nuremberg Document L-I35, NCA, VII, pp. 883-90. La nazificazione della Germania (1933-1934) 247 Nei primi comunicati, specie nella raccapricciante versione data al pubblico, in base a testimonianze oculari, da Otto Dietrich, capo dell'ufficio stampa del Fùhrer, e nello stesso discorso di Hitler al Reichstag, fu dato grande rilievo ai costumi depravati di Rohm e degli altri capi uccisi delle SA. Dietrich affermò che la scena dell'arresto di Heines, colto in letto a Wiessee con un giovane, era " indescrivibile ", e Hitler, parlando a Monaco ai capi sopravvissuti dei reparti d'assalto, a mezzogiorno del 30 giugno, subito dopo le prime esecuzioni, dichiarò che già solo per la loro moralità corrotta quegli uomini avevano meritato la morte. Eppure Hitler aveva sempre saputo, fin dai primissimi giorni del partito, che un gran numero dei seguaci a lui più vicini e più importanti, erano dei pervertiti sessuali e degli assassini. Ad esempio, era noto che Heines usava mandare uomini delle SA in tutta la Germania per trovargli amanti di sesso maschile. Tutte queste cose Hitler non solo le aveva tollerate, ma anche difese: più di una volta aveva ammonito i suoi camerati del partito, dicendo loro di non essere troppo schizzinosi per quel che riguardava la moralità personale, sempreché si trattasse di uomini che combattevano fanaticamente per il movimento. Il 30 giugno 1934, egli espresse invece la sua indignazione per la degenerazione morale di alcuni dei suoi più antichi luogotenenti. Nel pomeriggio del i° luglio, che era una domenica, la strage era quasi terminata, e Hitler, tornato in volo a Berlino da Monaco la notte precedente, fece da anfitrione a un té offerto nei giardini della Cancelleria. Il lunedì il presidente Hindenburg ringraziò Hitler per la sua " azione decisa e per il suo ardito intervento personale che aveva soffocato in germe il tradimento e salvato il popolo tedesco da un grande pericolo ". Si congratulò anche con Goring per la sua " azione energica e ben riuscita " contro un " alto tradimento ". Il martedì il generale von Blomberg espresse al cancelliere le congratulazioni del gabinetto, che " legalizzò " il massacro come una misura necessaria " per la difesa dello Stato ". Anche Blomberg emanò un ordine del giorno per l'esercito, in cui esprimeva il compiacimento del comando supremo per il corso che avevano preso gli avvenimenti e prometteva di stabilire " relazioni cordiali con le nuove SA ". Era naturale che l'esercito fosse lieto dell'eliminazione del suo rivale, il corpo delle SA; ma che pensare del sentimento di onore, per non dire di decoro, Pagina 170
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di una casta di ufficiali che non solo assolveva ma lodava apertamente un governo per aver effettuato un massacro senza precedenti nella storia tedesca, massacro nel quale due dei suoi principali ufficiali, il generale von Schleicher e il generale von Bredow, erano stati marcati a fuoco come traditori e assassinati a sangue freddo? Solo le voci dell'ottantacinquenne feldmaresciallo von Mackensen e del generale von Hammerstein, già comandante in capo dell'esercito, si alzarono a protestare contro l'assassinio dei due ufficiali loro colleghi e contro le accuse di tradimento avanzate per giustificare 248 Trionfo e consolidamento tale assassinio *. Un simile comportamento del corpo degli ufficiali ha costituito una macchia per l'onore dell'esercito tedesco, oltre a dimostrare la sua incredibile miopia. Nel fare causa comune con l'illegalità, anzi col banditismo di Hitler e della sua azione del 30 giugno 1934, i generali si misero in una posizione che impedì loro di opporsi ai successivi atti del terrorismo nazista, non solo in patria ma anche di là dalle frontiere, perfino quando ne furono vittime gli appartenenti al loro gruppo. Infatti l'esercito aveva appoggiato la pretesa di Hitler, di esser lui la legge, come sostenne ad esempio nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio: " Se qualcuno mi rimprovera e mi domanda perché non sono ricorso ai tribunali regolari, posso dire solo questo: in quell'ora ero responsabile del destino del popolo tedesco, ed ero quindi il suo giudice supremo (oberster Gerichtsherr) ". E, ad ogni buon conto, Hitler aggiunse: " Ognuno deve sapere una volta per tutte che se alzerà la mano contro lo Stato, la morte certa sarà il suo destino ". Era, questo, un avvertimento che doveva valere anche per i generali, fino al giorno in cui, dieci anni dopo, i più disperati di essi osarono alzare la mano per abbattere il loro " giudice supremo ". Inoltre il corpo degli ufficiali si illudeva se pensava che il 30 giugno li avesse liberati per sempre dal pericolo che il movimento nazista rappresentava per le sue prerogative e i suoi poteri. Alle SA subentrarono infatti le SS. Il 26 luglio, come ricompensa per aver effettuato le esecuzioni, le SS furono rese indipendenti dalle SA e il loro Reichsfuhrer, Himmler, fu responsabile solo di fronte a Hitler. Ben presto questo corpo assai più disciplinato e fidato oveva divenire più potente di quanto le SA fossero mai state, e quale antagonista dell'esercito doveva riuscire nel conseguimento di quei fini, che le rozze Camicie Brune di Rohm non avevano saputo raggiungere. Ma per il momento i generali erano trionfanti e fiduciosi. Come Hitler ripetè nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio, l'esercito doveva rimanere " la sola organizzazione armata ". Per ingiunzione del comando supremo, il cancelliere si era sbarazzato delle SA che avevano osato discutere questa decisione. Era ora l'esercito che doveva mantenere gli impegni del " patto del Deutschland ". , La morte di Hindenburg. Durante tutta l'estate lo stato di salute di Hindenburg, di quest'uomo che sembrava indistruttibile, peggiorò sempre più e il 2 agosto, alle nove del mattino, il feldmaresciallo morì, all'età di ottantasette anni. A mezzo* I due ufficiali di grado superiore continuarono ad adoperarsi per riabilitare i nomi di Schleicher e di Bredow, e in un incontro segreto dei capi del partito e dell'esercito tenutosi a Berlino il 3 gennaio 1935 fecero si che Hitler ammettesse che l'uccisione dei due generali era stato un " errore ", e annunciasse che i loro nomi sarebbero stati rimessi nell'albo d'onore dei loro reggimenti. Questa " riabilitazione " non fu mai resa pubblica in Germania, ma il corpo degli ufficiali l'accettò in quella forma (cfr. WHEELER-BENNETT, The Nemesis of Power, p. 337). La nazificazione della Germania (1933-1934) 249 giorno, cioè tre ore dopo, fu annunciato che in base a una legge approvata dal gabinetto il giorno prima, le cariche di cancelliere e di presidente erano state unificate e che Adolf Hitler aveva assunto i poteri di capo dello Stato e di comandante supremo delle forze armate. Il titolo di presidente fu abolito; da allora in poi Hitler fu chiamato Fùhrer e Cancelliere del Reich. La sua dittatura cosi era divenuta completa. Per ogni evenienza, Hitler richiese da tutti gli ufficiali e da tutti gli uomini delle forze armate un giuramento di fedeltà non alla Germania, non alla costituzione che egli aveva violato non indicendo le elezioni per la successione di Hindenburg, ma alla sua persona. La formula era: Con questo sacro giuramento giuro dinanzi a Dio di obbedire incondizionatamente a Adolf Hitler, Fiihrer del Reich e del popolo tedesco, Pagina 171
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comandante supremo delle forze armate, e di essere pronto ad offrire in ogni momento, da bravo soldato, la mia vita per tener fede a tale giuramento. A partire dall'agosto 1934 i generali, che fino a questo momento, se avessero voluto, avrebbero potuto rovesciare facilmente il regime nazista, si legarono dunque alla persona di Adolf Hitler, riconoscendolo come la suprema autorità legittima del paese e vincolandosi a lui con un giuramento di fedeltà che essi ritennero di dover rispettare, in nome del loro onore, in qualsiasi circostanza, anche quando si trattò di cose degradanti per loro e per la patria. Fu un giuramento che doveva turbare la coscienza di ben pochi alti ufficiali, quando il loro capo riconosciuto si mise a percorrere una via che, secondo il loro modo di sentire, poteva solo condurre alla distruzione della nazione e che quindi incontrava la loro opposizione. Fu anche un impegno che permise a un assai maggior numero di ufficiali di scaricarsi di ogni responsabilità personale per i delitti senza nome da loro commessi per ordine del comandante supremo, la vera natura del quale avevano avuto modo di conoscere nel massacro del 30 giugno. Una delle peggiori aberrazioni del corpo tedesco degli ufficiali derivò, a partire da quel momento, da cotesto senso dell'" onore ": parola che, come l'autore del presente libro può attestare per esperienza personale, spesso era sulle labbra degli ufficiali e di cui essi avevano un curioso concetto. Spesso in seguito col mantenere per onore il loro giuramento essi si disonorarono in quanto esseri umani e gettarono nel fango il codice morale del loro corpo. Alla morte di Hindenburg il dottor Goebbels, ministro della Propaganda, annunciò ufficialmente che non era stato trovato il testamento del feldmaresciallo o qualche documento indicante le sue ultime volontà, e che si doveva supporre che non ve ne fossero. Invece il 15 agosto, quattro giorni prima del plebiscito con cui al popolo tedesco si chiedeva di approvare l'assunzione della carica di presidente da parte di Hitler, il testamento politico di Hindenburg venne fuori, e fu consegnato a Hitler proprio da Papen. Le sue parole di lode per Hitler dettero a Goebbels armi preziose negli ultimi giorni della campagna per il plebiscito, e a ciò si aggiunse, alla vigilia delle votazioni, una radiotrasmissione del colonnello Oskar von Hindenburg, che fra l'altro disse: 250
Trionfo e consolidamento Anche mio padre aveva visto in Adolf Hitler il suo diretto successore quale capo dello Stato tedesco, e io agisco secondo le intenzioni di mio padre se ora chiamo tutti gli uomini e le donne tedesche a votare per la trasmissione della carica di mio padre al Fiihrer e cancelliere del Reich *. Quasi certamente ciò non era vero, perché, secondo le testimonianze più attendibili, Hindenburg aveva raccomandato, come sua ultima volontà, la restaurazione della monarchia dopo la sua morte. Questa parte del testamento, Hitler la soppresse. Almeno in parte, il mistero che copriva la verità circa il testamento del vecchio presidente venne chiarito dopo la guerra grazie all'interrogatorio subito da Papen a Norimberga e, più tardi, grazie alle memorie dello stesso Papen. Anche se Papen non è un testimonio ineccepibile, anche se egli può non aver detto tutto ciò che sapeva, pure le sue dichiarazioni non possono essere ignorate. Fu lui a scrivere il primo abbozzo delle ultime volontà di Hindenburg, secondo lui, dietro richiesta del feldmaresciallo. Nelle memorie di Papen si legge: Nel mio abbozzo veniva raccomandata l'istituzione, dopo la sua morte, di una monarchia costituzionale, e a me importò sottolineare l'inopportunità di riunire in un'unica carica quelle di presidente e di cancelliere. Per evitare di offendere in qualche modo Hitler, vi erano anche certi riferimenti laudativi ad alcune realizzazioni positive del regime nazista. Papen dice di aver consegnato la minuta dell'abbozzo a Hindenburg nell'aprile del 1934. Qualche giorno dopo mi disse di tornare da lui, e mi comunicò di aver deciso di non approvare il documento nella forma da me suggerita. Egli riteneva... che la nazione nel suo insieme doveva decidere circa la forma di Stato da essa desiderata. Perciò egli desiderò che come testamento valesse un rendiconto dei servizi da lui resi allo Stato; le raccomandazioni circa il ritorno della monarchia avrebbero dovute essere espresse, come sue ultime volontà, in una lettera privata a Hitler. Naturalmente, con ciò veniva meno il punto essenziale di quanto io avevo suggerito, la raccomandazione circa la monarchia non essendo più rivolta alla nazione. Da ciò, Hitler, in seguito, seppe trarre il massimo vantaggio. Nessun tedesco era in condizione migliore di Papen per rilevare in che modo Pagina 172
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler ne trasse profitto. Ero tornato a Berlino dopo i funerali di Hindenburg a Tannenberg, e Hitler mi telefonò. Mi chiese se esisteva un testamento politico di Hindenburg e se sapevo dove fosse. Gli risposi che avrei interrogato in proposito Oskar von Hindenburg. " Vi sarei obbligato, - disse Hitler, - se mi assicuraste al più presto il possesso di questo documento ". Allora incaricai il mio segretario privato, Kageneck, di recarsi a Neudeck per chiedere al figlio di Hindenburg se il testamento esisteva ancora e se io potevo averlo per passarlo a Hitler. Non avendo più visto Hindenburg da quando egli aveva lasciato Berlino alla fine di maggio, non avevo nessuna idea se egli avesse distrutto il testamento o se l'avesse conservato. Oskar, che non era riuscito a trovare l'importante documento dopo la morte del padre, d'un tratto lo rinvenne. Come risulta dalla testimonianza * È interessante, e forse anche indicativo, il fatto che Oskar ottenne ora da Hitler la promozione dal grado di colonnello a quello di maggiore generale. Cfr. sopra, p. 199. La nazificazione della Germania (1933-1934) 251 resa dal conte von der Schulenburg, aiutante di Hindenburg, al processo a Papen per i suoi crimini nazisti, ciò non deve essere stata un'impresa troppo difficile. Von der Schulenburg ha rivelato che il presidente l'i i maggio firmò due documenti, il suo testamento e le sue ultime volontà. Il primo era indirizzato " al popolo tedesco ", il secondo al " cancelliere del Reich ". Quando Hindenburg lasciò Berlino e si recò per l'ultima volta a Neudeck, Schulenburg prese con sé i documenti. Papen dice che a quel tempo egli nulla sapeva di essi. Ma a tempo debito il suo segretario ritornò da Neudeck e, da parte di Oskar von Hindenburg, gli rimise due plichi suggellati. Il 15 agosto Papen li trasmise a Hitler, a Berchtesgaden. Hitler lesse entrambi i documenti con grande attenzione, poi ne discusse con noi il contenuto. Era ovvio che le raccomandazioni di Hindenburg nel documento con le sue ultime volontà andavano contro le intenzioni di Hitler. Così egli approfittò della circostanza che la busta recava l'intestazione: " Al cancelliere del Reich, Adolf Hitler ", e disse: " Queste raccomandazioni del defunto presidente sono rivolte a me personalmente. Deciderò in seguito il tempo e il modo della loro eventuale pubblicazione ". Invano io 10 pregai di pubblicare entrambi i documenti. Il solo da lui trasmesso al capo del suo ufficio stampa perché fosse pubblicato, fu il rendiconto di Hindenburg sui servizi da lui resi, dove figuravano le lodi di Hitler31. Che cosa ne fu del secondo documento in cui si raccomandava che non Hitler ma un Hohenzollern divenisse il capo dello Stato, ciò Papen non lo dice e forse lo ignora. Dato che esso non è mai venuto fuori fra le centinaia di tonnellate di documenti segreti nazisti sequestrati, è probabile che Hitler, senza perdere tempo, l'abbia distrutto. Del resto, le cose forse non sarebbero andate molto diversamente anche se Hitler fosse stato tanto coraggioso e onesto da pubblicarlo. Perfino prima della morte di Hindenburg egli aveva fatto approvare dal gabinetto una legge che gli conferiva i poteri del presidente. Ciò era avvenuto il i° agosto, 11 giorno prima che il feldmaresciallo morisse. Che tale " legge " fosse ille gale, anche questo poco importava in una Germania in cui l'ex caporale austriaco era divenuto lui stesso la legge. Che fosse illegale, era ovvio. Il 17 dicembre 1932, durante il governo Schleicher, il Reichstag aveva appro vato, con la necessaria maggioranza dei due terzi, un emendamento alla co stituzione, in base al quale il presidente dell'alta corte di giustizia, e non il cancelliere, avrebbe dovuto fare da presidente fino alle nuove elezioni presidenziali. E la legge di conferimento dei pieni poteri, costituente la base " legale " della dittatura di Hitler, se riconosceva al cancelliere il diritto di fare leggi non conformi alla costituzione, gli proibiva formalmente di mano mettere l'istituto della presidenza. Ma ormai che cosa importava la legge? Non importava a Papen, che passò allegramente a servire Hitler come ministro a Vienna, appianando le difficoltà provocate dall'assassinio del cancelliere Dollfuss a opera dei nazisti. Non importava ai generali, che si dettero alacremente alla creazione dell'esercito di Hitler. Non importava agli industriali, entusiasti degli affari redditizi offerti loro dal riarmo. Conservatori della scuola antica, tedeschi " onesti " Pagina 173
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come il barone von Neurath, ministro degli Esteri, e il dottor Schacht, 252 Trionfo e consolidamento della Reicbsbank, non si dimisero. Nessuno si dimise. Anzi il dottor Schacht il 2 agosto, giorno in cui Hitler assunse i poteri del presidente morente, accettò, in più, la carica di ministro dell'Economia. E il popolo tedesco? Il 19 agosto circa il 95 per cento degli iscritti alle liste elettorali, si recò alle urne, e il 90 per cento, più di trentotto milioni, votò approvando l'usurpazione del completo potere politico da parte di Hitler. Solo quattro milioni e un quarto di tedeschi ebbe il coraggio - o l'intenzione - di votare con un " no ". Non stupisce che, quando il 4 settembre il congresso del Partito nazionalsocialista si riunì a Norimberga, Hitler avesse l'animo pieno di fiducia. Lo vidi la mattina del giorno dopo percorrere a gran passi come un vittorioso imperatore la navata centrale della grande Luitpold Halle imbandierata, mentre la musica intonava la Marcia di Badenweil e trentamila mani si alzavano facendo il saluto nazista. Pochi minuti dopo egli siedeva fieramente al centro dell'ampio palcoscenico, con braccia incrociate e occhi sfavillanti, mentre il Gauleiter della Baviera, Adolf Wagner, leggeva il proclama del Fuhrer: Per i prossimi mille anni, la forma della vita tedesca è ormai definitivamente fissata. Con noi, si è chiusa quell'era nevrastenica, che è stato il xix secolo. Nei prossimi mille anni non vi sarà nessun'altra rivoluzione, in Germania! Essendo un mortale, Hitler non sarebbe vissuto mille anni, ma finché era vivo avrebbe dominato quel grande popolo come il più potente e spieiato autocrate che esso abbia mai avuto. Non c'era più il venerando Hindenburg per contrapporsi alla sua autorità, l'esercito era nelle sue mani, tenuto ad obbedirgli in forza di un giuramento che nessun soldato tedesco avrebbe spezzato alla leggera. In realtà, tutta la Germania e tutti i tedeschi erano nelle sue mani macchiate di sangue, ora che gli ultimi recalcitranti erano stati eliminati o erano scomparsi per sempre. " È meraviglioso! ", disse Hitler a Norimberga, esultante, ai corrispondenti dei giornali stranieri, alla fine di una spossante settimana di parate, di discorsi, di cortei idolatranti e di una adulazione frenetica, quale l'autore del presente libro mai aveva visto. Prodigiosa era la strada che Adolf Hitler aveva percorso, da quando viveva nei bassifondi di Vienna. Aveva soltanto quarantacinque anni, e questo non era che il principio. Chi fosse tornato in Germania per la prima volta dopo la fine della Repubblica avrebbe potuto constatare come, quali che fossero stati i suoi delitti contro l'umanità, Hitler avesse liberato una forza dinamica di incalcolabili proporzioni che era andata accumulandosi da tempo nel popolo tedesco. A qual fine, egli lo aveva già chiarito nelle pagine del Mein Kampf e in centinaia di discorsi che erano passati inosservati, o erano stati sottovalutati e ridicolizzati da tanta gente - quasi da tutti - all'interno del Terzo Reich, e soprattutto fuori di esso. 1 2
NCA, III, pp. 272-75 (ND, 35I-PS). GOEBBELS, Kaiserhof, p. 256. 3 Cfr. la dichiarazione giurata di Georg von Schnitzler, NCA, VII, p. 501 (ND, £€-439); per i discorsi di Goring e Hitler, NCA, VI, p. 1080 (ND, D-2O3J; per l'interrogatorio di Schacht, NCA, VI, p. 46) (ND, 3725-PS); per l'interrogatorio di Punk, NCA, V, p. 495 (ND, 2828-PS). 4 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 269-70. s PAPEN, Op. dt., p. 268. ' RUDOLF DIELS, Lucifer ante porta!, p. 194. 7 Per le fonti circa le responsabilità dell'incendio del Reichstag, vedi la deposizione giurata di Halder, NCA, VI, p. 635 (ND, 374O-PS); la trascrizione del controintcrrogatorio di Gisevius del 2; aprile 1946, Trial nf thè Major War Criminals (che d'ora in poi indicherò con TMWC), XII, pp. 252-53; la deposizione giurata di Diels e la contestazione del fatto da parte di Goring, TMWC, IX, pp. 432-36 e NCA, VI, pp. 298-99 (ND, 3593-PS); WILLY FRISCHAUER, The Rise and fall of Hermann Goring, pp. 88-95; DOUGLAS REED, The Burning of thè Reichstag; JOHN GUNTHER, Pagina 174
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Inside Europe (Gunther assistette al processo di Lipsia). Esistono molti presunti testamenti e con fessioni di persone che pretendono di aver preso parte all'incendio appiccato dai nazisti al Reich stag, o di sapere qualcosa di certo a tale riguardo, ma, per quanto io sappia, nessuno di essi ha avuto una conferma. Fra tali memorandum, è stato dato un certo credito a quelli compilati da Ernst Oberfohren, deputato nazionalista, e da Karl Ernst, capo delle SA di Berlino, entrambi sop pressi dai nazisti pochi mesi dopo l'incendio. 8 NCA, III, pp. 968-70 (ND, I390-PS). ' NCA, IV, p. 496 (ND, I856-PS). 10 NCA, V, p. 669 (ND, 2962-PS). 11 Dokumente der deutschen Politik, I, 1935, pp. 20-24. 12 FRANgOIS-PONCET, Op. C!t., p. 6l. 11 Pel testo della legge: NCA, IV, pp. 638-39 (ND, 2ooi-PS). 14 Leggi del 31 marzo e del 7 aprile 1933 e del 30 gennaio 1934, tutte in NCA, pp. 640-43. 15 NCA, III, p. 962 (ND, I388-PS). 16 GOEBBELS, Kaiserhof, p. 307. 17 NCA, III, pp. 380-85 (ND, 392-PS). 18 Legge del 19 maggio 1933: NCA, III, p. 387 (ND, 4O5-PS). 19 GOEBBELS, Op, dt., p. 3OO. 20 " N. S. Monatshefte ", n. 39 (giugno 1933). 21 Per le citazioni del i° e del 6 luglio, cfr. BAYNES, I, pp. 287, 865-66. 22 Da uno studio intitolato My Relations with Adolf Hitler and thè Party, scritto dall'am miraglio Raeder a Mosca dopo che fu fatto prigioniero dai russi. Esso fu prodotto a Norimberga, NCA, Vili, p. 707. 23 BAYNES, I, p. 289. 24 SPENGLER, Jahre der Entscheidung, p. vili. 25 Per le direttive di Blomberg; TMWC, XXXIV, pp. 487-91 (ND, C-i4p). 26 Citato da TELFORD TAYLOR, Sword and Swastika, p. 41. I documenti di Seeckt si trovano ora negli Archivi Nazionali di Washington. 27 La fonte per il " Patto della Deutschland " è il Weissbuch iiber die Erschiessung des 30. Juni 1934 (Paris 1935), pp. 52-53. Nel suo libro The German Army, pp. 222-23, Herbert Rosinski conferma i termini del patto. Bullock e Wheeler-Bennett li riproducono nei loro libri su quel periodo. La fonte sull'incontro dei generali che ebbe luogo il 16 maggio è JACQUES BÉNOIST-MÉCHIN, Histoire de l'armée allemande depuis l'armistice, II, pp. 553-54. 28 Rede des Vizekanzlers von Paperi vor dem Universitàtsbund, Marburg, am 17. Juni 1934 (Germania-Verlag, Berlin). 29 PAPEN, op. cit., p. 310. 30 NCA, V, pp. 654-55 (ND, 2950-PS). 31 PAPEN, Op. dt., pp. 330-33. Vili. LA VITA NEL TERZO REICH (1934-1937) Fu in questo periodo, verso la fine dell'estate 1934, che venni a vivere e a lavorare nel Terzo Reich. Molti erano gli aspetti della nuova Germania che impressionavano, sconcertavano e turbavano l'osservatore straniero. I tedeschi, nella stragrande maggioranza, non sembravano dispiacersi che la loro libertà personale fosse stata soppressa, che tanta parte della loro cultura fosse stata distrutta e sostituita da una ottusa barbarie, o che la loro vita e il loro lavoro fossero stati irreggimentati a un grado mai prima raggiunto neppure da un popolo, come quello tedesco, abituato da generazioni a un avvilente servilismo. Dietro tutto ciò si nascondeva, di certo, il terrore della Gestapo e dei campi di concentramento per coloro che non rigavano diritto o che erano stati Pagina 175
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comunisti, socialisti, troppo liberali o troppo pacifisti, o per gli ebrei. La purga di sangue del 30 giugno 1934 fu un avvertimento di quanto i nuovi capi potessero essere spietati. Pure furono relativamente pochi, nei primi anni, i tedeschi la cui vita risenti del terrore nazista, e l'osservatore appena arrivato nel loro paese restava alquanto sorpreso nel constatare come i suoi abitanti non sembrassero sentire l'avvilimento e l'oppressione derivanti da una dittatura brutale e senza scrupoli. Al contrario: questa dittatura essi la sostenevano con un vero entusiasmo. In un certo senso, essa infondeva loro una nuova speranza, una nuova fiducia, una sorprendente fede nell'avvenire del loro paese. Hitler stava liquidando il passato, con tutte le sue umiliazioni e delusioni. Un passo dopo l'altro e rapidamente (come vedremo più oltre particola-reggiatamente) egli liberava la Germania dalle catene di Versailles, sconcertava gli Alleati vittoriosi, e ridonava alla Germania la forza militare. Questo era quanto desiderava la maggior parte dei tedeschi, e, pur di ottenerlo, essa era disposta a sopportare i sacrifici richiesti dal capo: la perdita della libertà personale, una alimentazione spartana (" prima i cannoni, poi il burro ") e un duro lavoro. Nell'autunno del 1936 il problema della disoccupazione era già stato in larga misura risolto. Quasi tutti avevano di nuovo un lavoro * e si udivano gli operai, che erano stati privati dei diritti * Dal febbraio 1933 alla primavera del 1937, il numero dei disoccupati registrati scese da sei milioni a meno di un milione. La vita nel Terzo Ketch 255 sindacali, dire scherzando, davanti alle loro gavette piene, che almeno sotto Hitler non c'era più la " libertà di morire di fame ". Gemeinnutz vor Eigen-nutz (l'interesse collettivo al di sopra di quello personale) - era, in quei giorni, un popolare slogan nazista e, sebbene molti capi del partito, Goring soprattutto, stessero segretamente arricchendosi e i profitti delle imprese salissero, non c'era dubbio che le masse fossero conquistate dal nuovo " socialismo nazionale " che pretendeva di anteporre il benessere della comunità al profitto personale. Le leggi razziali che escludevano gli ebrei dalla comunità tedesca apparivano all'osservatore straniero un pauroso salto indietro nei secoli. Siccome, però, le teorie razziali naziste proclamavano che il popolo tedesco è il " sale della terra " e la razza dominatrice, esse erano tutt'altro che impopolari. Si potevano trovare ben pochi tedeschi, già socialisti, liberali 0 devoti cristiani delle antiche classi conservatrici, che fossero disgustati o inorriditi dalla persecuzione degli ebrei; e, sebbene in alcuni singoli casi si prodigassero per alleviare le sofferenze dei perseguitati, essi non facevano però nulla per contribuire ad arrestare la marea. Del resto, che potevano mai fare? Spesso ponevano a noi tale domanda, a cui non era certo facile rispondere. Attraverso la stampa e la radio, per quanto censurate, i tedeschi avevano un qualche sentore dello sdegno suscitato all'estero dal regime nazista, ma si osservava che esso non impediva agli stranieri di affluire in massa nel Terzo Reich e di godersi, a quanto sembrava, la sua ospitalità. La Germania nazista, infatti, molto pili della Russia sovietica, era aperta a tutti gli osservatori stranieri *. L'industria del turismo prosperava e faceva entrare ingenti quantitativi di valuta straniera, di cui la Germania aveva tanto bisogno. In apparenza i dirigenti nazisti non avevano niente da nascondere. Uno straniero, per quanto antinazista, poteva venire in Germania e vedere e studiare ciò che voleva, ad eccezione dei campi di concentramento e, come in tutti i paesi, delle zone militari. E molti vi entravano e molti ne ripartivano se non proprio convcrtiti, almeno più tolleranti verso la nuova Germania e convinti di aver visto, come dicevano, " risultati concreti ". Perfino un uomo perspicace come Lloyd George, che aveva condotto l'Inghilterra alla vittoria sulla Germania nel 1918 e che in quell'anno aveva lanciato la parola d'ordine: " morte al Kaiser ", potè far visita a Hitler ad Obersalzberg nel 1936 e ripartire affascinato dal Fùhrer al punto da elogiarlo pubblicamente come " un grande uomo " che aveva le vedute e la volontà necessarie per risolvere 1 problemi sociali di una nazione moderna: soprattutto quello della disoc cupazione; tale piaga allignava ancora in Inghilterra e il grande leader libe* Inoltre, a differenza della Russia sovietica, la Germania nazista permise a tutti i suoi cittadini, meno poche migliaia i cui nomi si trovavano sul libro nero della polizia segreta, di viaggiare all'estero; questa libertà era d'altronde ridotta notevolmente dalle restrizioni valutarie, causate dalla Pagina 176
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt scarsità di valuta estera nel paese. Queste restrizioni non furono più rigorose di quelle per i cittadini britannici dopo il 1945. Il fatto è che i governanti nazisti non sembravano preoccuparsi che il tedesco medio potesse essere contaminato dall'antinazismo visitando i paesi democratici. 256 Trionfo e consolidamento rale del tempo di guerra, con il suo programma " Possiamo vincere la disoccupazione " aveva suscitato in patria ben poco entusiasmo. I giochi olimpici svoltisi a Berlino nell'agosto del 1936 offrirono ai nazisti un'occasione d'oro per impressionare il mondo con i successi del Terzo Reich, ed essi la sfruttarono nel migliore dei modi. Le insegne ]uden uner-wunscht (gli ebrei non sono graditi) scomparirono silenziosamente dai negozi, dagli alberghi, dalle birrerie e dai luoghi di divertimento. La persecuzione degli ebrei e delle due Chiese cristiane venne temporaneamente sospesa e il paese si adeguò disciplinatamente alle esigenze del momento. Mai in precedenza i giochi avevano visto una organizzazione così spettacolare, né un tale sfoggio di grandiosi festeggiamenti. Gbring, Ribbentrop e Goebbels dettero sontuosi ricevimenti ai visitatori stranieri. La " Notte italiana " del ministro della Propaganda, sulla Pfaueninsel presso il Wannsee, raccolse a pranzo più di mille ospiti in uno scenario da Mille e una notte. I turisti, specialmente inglesi e americani, furono fortemente impressionati da ciò che videro: a quanto pareva, un popolo felice, sano, cordiale, unito sotto Hitler; un quadro ben diverso, dissero, da quello che si erano fatti leggendo le corrispondenze da Berlino. Eppure sotto le apparenze, nascosta ai turisti durante quegli splendidi giorni di fine autunno delle Olimpiadi di Berlino, e in verità non considerata dai tedeschi nella sua giusta importanza o accettata con una sorprendente passività, era in atto, almeno agli occhi degli stranieri, una degradante trasformazione della vita tedesca. Non c'era niente di segreto, naturalmente, riguardo alle leggi che Hitler decretava contro gli ebrei o alla persecuzione attuata dal governo contro quel popolo infelice. Le cosiddette leggi di Norimberga del 15 settembre 1935 privarono gli ebrei della cittadinanza tedesca, riducendoli alla condizione di " soggetti ". Proibirono anche il matrimonio tra ebrei e " ariani ", come pure le relazioni extramatrimoniali, e vietarono agli ebrei di assumere in servizio donne " ariane " al di sotto dei trentacinque anni di età. Negli anni seguenti altri tredici decreti a complemento delle leggi di Norimberga mettevano gli ebrei del tutto fuori legge. Già nell'estate del 1936, quando la Germania ospitò i giochi olimpici, affascinando i turisti occidentali, gli ebrei erano stati esclusi, dalla legge o dal terrore nazista (di solito questo precedeva la prima), dagli impieghi pubblici e privati, al punto che almeno la metà di loro non aveva più i mezzi di sussistenza. Nel primo anno del Terzo Reich, il 1933, essi erano stati scacciati dai pubblici uffici, dalla pubblica amministrazione, dal giornalismo, dalla radio, dall'agricoltura, dall'insegnamento, dal teatro, dal cinema. Nel 1934 furono esclusi dalla borsa e, sebbene la proibizione di esercitare la professione in campo giuridico e medico o di dedicarsi agli affari non venisse legalmente sancita fino al 1938, essi praticamente erano già stati estromessi da questi campi, prima che si concludesse il primo quadriennio del potere di Hitler. Furono inoltre loro negati, non solo la maggior parte del superfluo, ma spesso persine lo stretto necessario. In molte città gli ebrei trovavano diffiLa vita nel Terzo Ketch 257 cile, se non addirittura impossibile, acquistare il cibo. Sulle porte delle drogherie, delle macellerie, delle panetterie e delle latterie, vi erano insegne: " Gli ebrei non sono ammessi ". In molte località gli ebrei non potevano procurarsi il latte nemmeno per i bambini. Le farmacie non vendevano loro medicamenti o rimedi. Gli alberghi non davano loro ospitalità. E sempre, dovunque andassero, vi erano le iscrizioni ingiuriose " Severamente proibita la presenza di ebrei in questa città ", oppure " Gli ebrei hanno accesso in questo luogo a loro rischio ". A una curva molto stretta della strada in prossimità di Ludwigshafen c'era un avviso così concepito: " Guidate prudentemente! Curva pericolosa! Gli ebrei a 120 km all'ora! "*. Questa era la situazione degli ebrei al tempo in cui aveva luogo in Germania il festival dei giochi olimpici. Non era che l'inizio di una strada che avrebbe presto condotto alla loro eliminazione fisica. La persecuzione delle Chiese cristiane. La guerra dei nazisti contro le Chiese cristiane cominciò in maniera più Pagina 177
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt moderata. Per quanto Hitler, nominalmente cattolico, avesse inveito contro il cattolicesimo politico nel Mein Kampf e attaccato entrambe le Chiese cristiane per il loro rifiuto di riconoscere il problema razziale, pure, come abbiamo visto, egli aveva ammonito nel suo libro che " un partito politico non deve in nessun modo perdere di vista il fatto che mai, in alcuna precedente esperienza storica, un partito puramente politico era riuscito ad attuare una riforma religiosa ". L'articolo 24 del programma del partito aveva richiesto " la libertà per tutte le confessioni religiose nello Stato, fintantoché non costituiscano un pericolo per... i sentimenti morali della razza tedesca. Il partito si dichiara per un Cristianesimo positivo ". Nel suo discorso del 23 marzo 1933, rivolto al Reichstag, allorché l'istituto legislativo della Germania cedette le sue funzioni al dittatore, Hitler rese onore alle confessioni cristiane come " elementi essenziali per salvaguardare l'anima del popolo tedesco ", promise di rispettare i loro diritti, dichiarò che " l'ambizione del suo governo era di raggiungere un accordo pacifico tra Chiesa e Stato " e aggiunse - mirando ai voti del partito cattolico di Centro, che infatti ottenne - che " noi speriamo di migliorare le nostre relazioni amichevoli con la Santa Sede ". Appena quattro mesi più tardi, il 20 luglio, il governo nazista concluse un concordato con il Vaticano, nel quale si garantiva la libertà della religione cattolica e il diritto della Chiesa a " regolare i propri affari ". L'accordo firmato per la Germania da Papen e per la Santa Sede dal segretario di Stato del Vaticano monsignor Pacelli, il futuro papa Pio XII - era stato appena sottoscritto, che già il governo nazista cominciava a non rispettarlo. Il * L'autore fu violentemente attaccato dalla stampa tedesca e dalla radio, e minacciato di espulsione, per aver scritto in una corrispondenza che alcune di queste insegne antisemitiche si stavano togliendo in vista dei giochi olimpici. 258 Trionfo e consolidamento concordato, però, giungendo proprio in un momento in cui i primi eccessi del nuovo regime della Germania avevano provocato lo sdegno di tutto il mondo, procurò senza dubbio al governo di Hitler molto di quel prestigio * di cui aveva tanto bisogno in quel momento. Il 25 luglio, cinque giorni dopo la ratifica del concordato, il governo tedesco promulgava una legge sulla sterilizzazione che offendeva in particolar modo la Chiesa cattolica. Cinque giorni dopo, si compivano i primi atti per sciogliere la Lega dei giovani cattolici. Negli anni seguenti, migliaia di cattolici, sacerdoti, suore e dirigenti laici furono arrestati, molti sotto false accuse di " immoralità " e di " contrabbando di valuta straniera ". Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu, come abbiamo visto, assassinato nell'epurazione del 30 giugno 1934. Dozzine di pubblicazioni cattoliche vennero soppresse, e perfino la santità del confessionale fu violata dagli agenti della Gestapo. Nella primavera del 1937 la gerarchla cattolica in Germania che, come gran parte del clero protestante, aveva dapprima tentato di col-laborare con il nuovo regime, fu completamente delusa. Il 14 marzo 1937, papa Pio XI promulgava un'enciclica, Con cocente dolore, nella quale il pontefice accusava il governo nazista di " evasione e violazione " del concordato oltre che di seminare " il germe del sospetto, della discordia, dell'odio, della calunnia, e di una fondamentale ostilità, nascosta e palese, verso Cristo e la sua Chiesa ". All'" orizzonte della Germania " il papa vedeva addensarsi " nuvole temporalesche, foriere di funeste guerre religiose... il cui unico scopo è... lo sterminio ". Il reverendo Martin Niembller aveva personalmente ben accolto l'avvento al potere dei nazisti nel 1933. In quell'anno era stata pubblicata la sua autobiografia Dal sommergibile al pulpito. La storia di come questo comandante sommergibilista della prima guerra mondiale fosse divenuto un eminente pastore protestante, aveva ricevuto una lode speciale dalla stampa nazista e il libro era divenuto un best-seller. Per il pastore Niemoller, come per molti altri sacerdoti protestanti, i quattordici anni della Repubblica erano stati, come egli diceva, " anni di oscurità "', e al termine dell'autobiografia egli si mostrava soddisfatto che la rivoluzione nazista avesse finalmente trionfato e che avesse condotto alla " rinascita nazionale ", quella rinascita in vista della quale egli stesso aveva lungamente combattuto, e, per un certo tempo, proprio nei corpi di volontari dai quali provenivano tanti capi nazisti. Ma egli avrebbe provato ben presto una terribile delusione. I protestanti in Germania, come negli Stati Uniti, appartenevano a confessioni diverse. Solo pochissimi - circa 150 ooo su 45 ooo ooo - erano * In una allocuzione al Sacro Collegio, il 2 giugno 1945, papa Pio XII difese il concordato da lui firmato, ma descrisse il nazionalsocialismo, quale Pagina 178
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt egli l'aveva conosciuto in seguito, come " l'arrogante apostasia da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera di redenzione, il culto della violenza, l'idolatria della razza e del sangue, la distruzione della libertà e della dignità1 dell'uomo". La vita nel Terzo Ketch 259 membri delle varie Chiese libere quali la battista e la metodista. Gli altri erano suddivisi fra ventotto chiese luterane e riformate, la più grande delle quali era la chiesa della Vecchia Unione Prussiana con 18 milioni di fedeli. Con il sorgere del nazionalsocialismo ebbe luogo un'ulteriore suddivisione tra i protestanti. I nazisti più fanatici organizzarono, nel 1932, il movimento religioso dei cristiani tedeschi il cui capo più estremista era un certo Ludwig Mùller, cappellano del distretto militare della Prussia orientale: un devoto seguace di Hitler che aveva favorito i primi contatti del Fùhrer col generale Blomberg quando questi comandava il distretto. I " cristiani tedeschi " sostenevano con ardore le dottrine naziste sulla razza e il principio della supremazia del Fiihrer; volevano anzi che diventassero articoli di fede di una Chiesa del Reich destinata a raccogliere in un unico organismo tutti i protestanti. Nel 1933 i " cristiani tedeschi " contavano circa tremila pastori su un totale di diciassettemila, sebbene i loro seguaci laici rappresentassero forse una più alta percentuale di fedeli. In opposizione ai " cristiani tedeschi " vi era un altro gruppo di minoranza che si definiva " la Chiesa confessionale ". Questa aveva circa lo stesso numero di pastori ed era stata retta, a suo tempo, da Niembller. Si opponeva alla nazificazione delle chiese protestanti, respingeva le teorie razziali naziste e denunciava le dottrine anticristiane di Rosenberg e di altri capi nazisti. Tra le due stava la maggior parte dei protestanti, troppo timorosa per unirsi all'una o all'altra delle parti in dissidio e disposta a tenere il piede in due staffe; alla fine tuttavia i più si gettarono nelle braccia di Hitler, accettando il suo intervento negli affari della Chiesa e obbedendo, senza un'aperta protesta, ai suoi voleri. È difficile comprendere la condotta della maggioranza dei protestanti tedeschi nei primi anni del nazismo, se non si tiene conto di due cose: la loro storia e l'influsso di Martin Luterò*. Il grande fondatore del protestantesimo fu tanto un appassionato antisemita quanto un feroce sostenitore del-l'obbedienza assoluta all'autorità politica. Egli voleva che la Germania venisse liberata dagli ebrei e, quando questi furono cacciati, suggerì che fossero privati di " tutto il loro denaro, dei gioielli, dell'argento e dell'oro "; " che le loro sinagoghe e le loro scuole, - disse, - siano bruciate e le loro case demolite e distrutte...; e che essi siano costretti a vivere come zingari sotto un tetto o in una stalla... in miseria e schiavitù, poiché si lamentano e si dolgono continuamente di noi con Dio ": consiglio che fu letteralmente eseguito, quattro secoli più tardi, da Hitler, Goring e Himmler2. In quella che fu forse l'unica rivolta popolare nella storia della Germania, il sollevamento dei contadini del 1525, Luterò consigliò ai principi di adottare le più spieiate misure contro i " cani idrofobi ": cosi egli chiamava i poveri, sfruttati contadini. Qui, come nelle sue espressioni riguardanti gli ebrei, Luterò usava una grossolanità e una brutalità di linguaggio rimaste * Ad evitare ogni malinteso, può essere utile avvertire a questo punto che l'autore è protestante. a6o Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditari e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di Pagina 179
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Mùl-ler vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo sull'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Miiller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Miiller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemoller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemoller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Miiller e quello di Niemoller, che pretendevano Pagina 180
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemò'ller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica, II partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e O popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fiihrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Ketch 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale" furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Pagina 181
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Niembller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fiihrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264
Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Meìn Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19. Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica 5. La nazificazione della cultura. Pagina 182
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock EUis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo così alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottopo o al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Pagina 183
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Mendelssohn perché ebreo (tutte le opere di compositori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli
260 Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditar! e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Miiller vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo suU'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Mùller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, Pagina 184
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Mùller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemòller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemòller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Mùller e quello di Niemòller, che pretendevano entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemoller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica. Il partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e il popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fùhrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli Pagina 185
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Reich 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale " furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Niemoller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fùhrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264
Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. Pagina 186
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Mein Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19, Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica '. La naziftcazione della cultura. La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza. dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock Ellis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone Pagina 187
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo cosi alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottoposto al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Mendelssohn perché ebreo ( tutte le opere di composi • tori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli 266 Trionfo e consolidamento scrittori, la maggior parte delle figure rappresentative della musica tedesca preferf rimanere nella Germania nazista e mise il proprio nome e il proprio talento al servizio del Nuovo Ordine. Wilhelm Furtwàngler, uno dei migliori direttori d'orchestra del secolo, rimase in Germania. Egli rimase in disgrazia per un anno, a causa della sua difesa di Hindemith, ma continuò la sua attività per tutto il restante periodo del governo di Hitler. Richard Strauss, forse il più eminente compositore vivente del mondo, rimase in Germania e divenne per un certo tempo presidente della Camera per la musica del Reich, prestando il suo grande nome all'opera di prostituzione della cultura effettuata da Goebbels. Walter Gieseking, l'illustre pianista, passò gran parte del suo tempo in tournées nei paesi stranieri; esse erano organizzate e approvate dal ministro della Propaganda per favorire la conoscenza all'estero della " cultura " tedesca. Ma, sia per la rinuncia ad emigrare da parte dei musicisti, sia per la grande tradizione tedesca nel campo della musica classica, si potè udire, anche nei giorni del Terzo Reich, musica sinfonica e operistica in esecuzioni d'alto livello. In questo campo, primeggiarono l'Orchestra Filarmonica di Berlino e l'Opera di Stato. L'eccellente livello della musica contribuì in parte a far dimenticare la degradazione delle altre arti e di tanti aspetti della vita sotto il nazismo. Anche il teatro conservò molta della sua perfezione finché si attenne alle opere classiche. Max Reinhardt, naturalmente, se n'era andato, assieme a tutti gli altri impresari, registi ed attori ebrei. I commediografi nazisti erano così comicamente scadenti che il pubblico si teneva lontano dalla loro produzione che aveva invariabilmente vita breve. Il presidente della Camera per il teatro del Reich era un certo Hans Johst, commediografo fallito; costui una volta si era pubblicamente vantato di sentire la sua mano attratta dal revolver allorché in sua presenza si pronunciava la parola " cultura ". Ma neppure Johst e Goebbels, che decidevano che cosa si dovesse recitare e a chi dovesse essere affidata la recitazione e la regia, furono in grado di impedire al teatro tedesco di offrire ammirevoli rappresentazioni delle opere di Goethe, Schiller e Shakespeare. Cosa strana, si permise nella Germania nazista la rappresentazione di qualche commedia di Shaw - forse perché egli si prendeva gioco degli inglesi e satireggiava la democrazia, o forse anche perché il suo spirito e le sue vedute politiche di sinistra sfuggivano alla mentalità nazista. Il caso più strano fu quello del più grande commediografo tedesco, Ge-rhart Hauptmann. Un tempo ardente socialista, le sue commedie erano state bandite dai teatri imperiali all'epoca dell'imperatore Guglielmo IL Durante la Repubblica, egli era stato il commediografo più popolare della Germania e tale posizione conservò di fatto nel Terzo Reich; le sue commedie continuarono ad essere Pagina 188
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rappresentate. Non dimenticherò mai la scena all'uscita dalla prima della sua ultima commedia, La figlia della Cattedrale, quando Hauptmann, figura venerabile con la fluente chioma bianca ricadente sul mantello nero, uscì dal teatro a braccetto del dottor Goebbels e di Johst. Egli, come tanti altri eminenti tedeschi, si era riconciliato con La vita nel Terzo Reicb 267 Hitler, e Goebbels, uomo astuto, si era valso di ciò per un'efficace propaganda, facendo notare instancabilmente al popolo tedesco e al mondo esterno che il più grande commediografo tedesco vivente, già socialista e paladino del popolo, non soltanto era rimasto nel Terzo Reich, ma aveva potuto continuare a scrivere e a far rappresentare le sue commedie. Si può arguire quanto fosse sincero, o opportunista o semplicemente mutevole questo ormai anziano commediografo, da quanto successe dopo la guerra. Le autorità americane, reputando che egli avesse servito i nazisti con troppo zelo, bandirono le sue opere dai teatri del loro settore nella Berlino Ovest. I russi allora lo invitarono, lo accolsero come un eroe e organizzarono a Berlino Est un festival delle sue commedie. E il 6 ottobre 1945 Hauptmann inviò un messaggio al " Kulturbund per la rinascita democratica della Germania " controllato dai comunisti, esprimendo ad esso i suoi auguri e la speranza che sarebbe riuscito a fomentare una " rinascita spirituale " del popolo tedesco. La Germania che aveva dato al mondo un Dùrer e un Cranach, non aveva eccelso nel campo delle arti figurative nell'epoca moderna, sebbene l'espressionismo pittorico tedesco e l'architettura della Bauhaus di Monaco costituissero dei movimenti interessanti e originali, e gli artisti avessero avuto parte in tutte le evoluzioni e le rivoluzioni del xx secolo rappresentate dall'impressionismo, cubismo e dadaismo. Per Hitler, che si considerava un vero artista nonostante i suoi fallimenti viennesi in questo campo, tutta l'arte moderna era degenerazione e nonsenso. Nel Mein Kampf si era lasciato andare a una lunga tirata su questo argomento, e una delle sue prime misure, una volta raggiunto il potere, era stata quella di " epurare " la Germania dalla sua arte " decadente " e di tentare di sostituirla con una nuova arte " germanica ". Circa 6500 pitture moderne - non solo opere di tedeschi quali Kokoschka e Grosz, ma anche di Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso e molti altri - furono allontanate dai musei tedeschi. Ciò che doveva sostituire quelle opere fu esposto nell'estate del 1937, quando Hitler inaugurò ufficialmente a Monaco la " Casa dell'arte tedesca ", in uno squallido edificio pseudoclassico al cui progetto egli aveva collabo-rato e che definì " impareggiabile e inimitabile " per l'architettura. In questa prima esposizione d'arte nazista erano ammassate circa novecento opere, scelte tra le 15 ooo proposte: i peggiori rifiuti che l'autore di questo libro abbia mai visto in alcun paese. Lo stesso Hitler fece la selezione finale e, secondo la testimonianza di alcuni compagni di partito che lo accompagnavano in quell'occasione, egli fu tanto irritato da alcuni dei dipinti accolti dalla giuria nazista - presieduta da Adolf Ziegler, un mediocre pittore, presidente della Camera per l'arte del Reich* - che non solo ordinò che fos* Ziegler doveva la sua posizione alla circostanza fortunata di aver dipinto il ritratto di Geli Raubal. •lol 268 Trionfo e consolidamento sero buttati fuori, ma ne prese a calci parecchi facendovi dei buchi con gli stivali. " Ho sempre nutrito la ferma intenzione, - disse nel lungo discorso di inaugurazione della mostra, - qualora il destino ci avesse dato il potere, di non discutere queste cose [di giudizio artistico] ma di deciderle ". E cosi aveva fatto. Nel suo discorso, pronunciato il 18 luglio 1937, egli dettò le direttive naziste per " l'arte tedesca ": Le opere d'atte che non si possono comprendete, ma tichiedono una quantità esagerata di spiegazioni per provare il loro diritto di esistenza come tali e per giungere a quei neurotici che sono sensibili a tali stupide e insolenti assurdità, non capiteranno più pubblicamente tra le mani dei cittadini tedeschi. Che non vi siano illusioni! Il nazionalsocialismo ha intrapreso l'epurazione del Reich tedesco e del nostro popolo da tutte quelle influenze che ne minacciano l'esistenza e il carattere... Con l'apertura di questa esposizione è giunta la fine della follia artistica e della contaminazione del nostro popolo nel campo Pagina 189
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'arte... Ciononostante almeno alcuni tedeschi, specialmente in quel centro artistico tedesco che era Monaco, preferirono essere artisticamente corrotti. In un'altra zona della città, in una diroccata galleria, che si raggiungeva salendo un'angusta scaletta, vi era una mostra di " arte degenerata ", organizzata dal dottor Goebbels per mostrare al popolo da che cosa Hitler lo stava salvando. Essa conteneva una splendida collezione di pitture moderne: Koko-schka, Chagall e opere dell'espressionismo e dell'impressionismo. Il giorno in cui la visitai, dopo aver percorso boccheggiante le sale della deprimente " Casa dell'arte tedesca ", la galleria era affollata e una lunga fila occupava le scale scricchiolanti e la strada adiacente. La folla che l'assediava divenne infatti così imponente che il dottor Goebbels, irritato e imbarazzato, ben presto ordinò la chiusura dell'esposizione. 77 controllo della stampa, della radio e del cinema. Ogni mattina, i redattori dei quotidiani di Berlino e i corrispondenti di quelli stampati in altre città del Reich si riunivano al Ministero della Propaganda per farsi dire dal dottor Goebbels, o da uno dei suoi aiutanti, quali notizie stampare e quali tacere, come scrivere le notizie e come intitolarle, quali campagne rimandare o quali lanciare, e qual era l'articolo di fondo desiderato per quel giorno. A evitare malintesi, venivano fornite, assieme alle istruzioni orali, direttive scritte giornalmente. Ai piccoli giornali periferici e ai periodici, le direttive venivano inviate per telegrafo o per posta. Per fare il redattore nel Terzo Reich, un giornalista doveva essere, anzitutto, politicamente e razzialmente " illibato ". La legge per la stampa del Reich del 4 ottobre 1933, che fece del giornalismo una "professione pubblica " controllata dalla legge, stabiliva che tutti i redattori dovessero possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana e non sposati con ebrei. L'articolo 14 della legge per la stampa ordinava ai redattori di " tener lonLa vita nel Terzo Reich 269 tano dai giornali qualsiasi cosa che in qualche modo possa indurre il pubblico in errore, confonda il bene personale con il bene comune, o tenda a indebolire la forza del Reich tedesco all'esterno e all'interno, la volontà collettiva del popolo tedesco, la difesa della Germania, della sua cultura e della sua economia... oppure offenda l'onore e la dignità della Germania ". Un tale editto, se fosse entrato in vigore prima del 1933, avrebbe condotto all'esclusione di tutti i redattori nazisti del paese e di tutte le loro pubblicazioni. In questo periodo, esso condusse all'eliminazione di quei giornali e giornalisti che non erano nazisti o rifiutavano di diventarlo. Uno dei primi giornali costretti a smettere la loro attività fu la " Vossi-sche Zeitung ". Essendo stato fondato nel 1704 e annoverando tra i suoi collaboratori del passato nomi come Federico il Grande, Lessing e Rathenau, era diventato il più importante giornale della Germania, paragonabile al " Times " di Londra e al " New York Times ". Ma era un giornale liberale, e apparteneva alla casa editrice Ullstein, ditta ebrea. Dovette cessare la sua attività il i° aprile 1934, dopo 230 anni consecutivi di pubblicazione. Il " Berliner Tageblatt ", altro giornale liberale di fama mondiale, resistette un po' più a lungo, fino al 1937, ma il suo proprietario, l'ebreo Hans Lack-mann-Mosse, era stato costretto a cedere la sua cointeressenza al giornale nella primavera del 1933. Anche il terzo grande giornale liberale tedesco, la " Frankfurter Zeitung ", continuò ad essere stampato dopo essersi disfatto del proprietario ebreo e di tutti i redattori ebrei. Rudolf Kircher, il corrispondente da Londra, anglofilo e liberale, ne divenne il redattore capo e, come Karl Silex - redattore della conservatrice " Deutsche Allgemeine Zeitung " di Berlino, anch'egli già corrispondente da Londra, allievo di Rho-des, ardente ammiratore degli inglesi e liberale - si mise al servizio dei nazisti, rivelandosi spesso, come aveva detto una volta Otto Dietrich, capo della stampa del Reich, a proposito dei " giornali d'opposizione " dei tempi passati, " più papista del papa ". La sopravvivenza di questi tre giornali fu dovuta in parte all'influenza del Ministero degli Esteri tedesco, per cui questi giornali, intemazionalmente noti, erano una specie di cartellone pubblicitario, necessario per bene impressionare l'opinione pubblica straniera. Essi conferivano infatti una certa rispettabilità della Germania nazista, e allo stesso tempo le facevano una lenta e costante propaganda. In questa situazione, in cui tutti i giornali tedeschi ricevevano istruzioni su che cosa stampare e su come redigere le notizie e gli articoli, era Pagina 190
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt inevitabile il sopraggiungere di una mortale monotonia nella stampa nazionale. Perfino un popolo cosi irreggimentato e così propenso ad accettare l'autorità, alla fine si stancò di questi quotidiani. Diminuì la diffusione perfino dei fogli nazisti più importanti quali il " Volkischer Beobachter " del mattino e " Der Angriff " della sera. E la tiratura complessiva di tutti i giornali cadde rapidamente a misura che questi, uno dopo l'altro, soccombevano o venivano rilevati dagli editori nazisti. Nei primi quattro anni del Terzo Reich, il numero dei quotidiani discese da 3607 a 2671. Ma la perdita, da parte del paese, di una stampa libera e varia, rappre270 Trionfo e consolidamento sento, almeno finanziariamente, un guadagno per il partito. Max Amann, sergente maggiore di Hitler durante la prima guerra mondiale e capo del-l'Eher Verlag, la casa editrice del partito, divenne il dittatore finanziario della stampa tedesca. In qualità di capo della stampa per il Reich e presidente della Camera per la stampa, egli era legalmente autorizzato a sopprimere qualsiasi pubblicazione, e poteva di conseguenza acquistarla per quattro soldi. In breve tempo l'Eher Verlag divenne un gigantesco impero editoriale, forse il più imponente e redditizio del mondo *. Nonostante la diminuzione di vendita di molte pubblicazioni naziste, i quotidiani posseduti o controllati dal partito o da privati nazisti avevano raggiunto, all'epoca dello scoppio della seconda guerra mondiale, i due terzi della tiratura quotidiana complessiva di venticinque milioni. In una dichiarazione fatta a Norimberga, Amann descrisse la sua tattica: Quando il partito ebbe preso il potere nel 1933... molte delle imprese che, come la casa Ullstein, erano possedute o controllate da gruppi finanziari ebraici o da gruppi politici e religiosi ostili al partito, trovarono conveniente vendere i loro giornali o cedere le loro attività all'Eher Verlag. Non vi era mercato libero per la vendita di queste proprietà e l'Eher Verlag era di solito l'unico offerente. Con questo procedimento, l'Eher Verlag, insieme ad altre imprese editoriali da esso stesso possedute o controllate, crebbe fino ad avere il monopolio dell'attività editoriale in Germania, nel campo dei giornali... Gli investimenti del partito in queste imprese editoriali ebbero ottimi successi finanziari. Corrisponde alla verità dire che lo scopo fondamentale del programma nazista per la stampa era quello di eliminare tutti i giornali di opposizione '. A un certo momento del 1934, sia Amann che Goebbels fecero appello ai redattori asserviti perché rendessero i loro giornali meno monotoni. Amann disse di deplorare " l'attuale tanto estesa uniformità della stampa, che non è dovuta alle misure del governo né conforme alle sue intenzioni ". Un redattore sconsiderato, Ehm Welke del settimanale " Crune Post ", commise l'errore di prendere sul serio Amann e Goebbels. Egli rimproverò il Ministero della Propaganda per la sua burocrazia e per la soggezione in cui teneva la stampa rendendola così insignificante. La sua pubblicazione fu subito sospesa per tre mesi, ed egli stesso fu destituito da Goebbels e relegato in un campo di concentramento. Presto la radio e il cinema furono pur essi imbrigliati al servizio della propaganda dello Stato nazista. Goebbels aveva sempre considerato la radio (la televisione non era ancora arrivata) il più efficace strumento di propaganda della moderna società e, servendosi della sezione radio del suo Ministero e della Camera per la radio, si assicurò un completo controllo sulle trasmissioni asservendole ai propri fini. Il suo compito fu reso più facile dal fatto che in Germania, come in altri paesi europei, la radiodiffusione era un monopolio posseduto e diretto dallo Stato. Nel 1933 il governo nazista si trovò automaticamente in possesso dell'Ente Radiofonico del Reich. * II reddito personale di Amann salf rapidamente da 108 ooo marchi nel 1934 a 3 800 ooo nel 1942. (Da una lettera all'autore del professor Oron J. Hale, autore di uno studio basato sui documenti superstiti della casa editrice tedesca). La vita nel Terzo Reich 271 II cinema rimase in mano ad imprese private, ma il Ministero della Propaganda e la Camera per i film controllavano ogni settore di questa industria, il loro compito essendo quello, secondo le parole di un commento ufficiale, " di elevare l'industria cinematografica al di sopra dei principi economici liberali... mettendola così in grado di assumere quei compiti che essa è tenuta ad adempiere nello Stato nazionalsocialista ". Il risultato, in entrambi i campi, fu quello di affliggere il popolo tedesco Pagina 191
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con programmi radiofonici e film altrettanto vuoti e tediosi che i quotidiani e i periodici. Anche un pubblico abituato ad accettare senza proteste che si stabilisse dall'alto cos'era adatto per lui, finì per ribellarsi. Gli spettatori si astenevano in massa dall'andate a vedere i film nazisti, e affollavano le sale dove si davano i pochi film stranieri (per lo più film di Hollywood di seconda categoria) che Goebbels permetteva fossero proiettati sugli schermi tedeschi. Verso la metà del decennio 1930-40, i film tedeschi venivano così frequentemente fischiati, che Wilhelm Frick, ministro degli Interni, pronunciò un severo monito contro " il comportamento sedizioso del pubblico dei cinematografi ". Similmente, i programmi radio venivano così apertamente criticati, che il presidente della Camera per la radio, un certo Horst Dressler-Andress, dichiarò che tale atteggiamento era " un insulto alla cultura tedesca " e non sarebbe stato più tollerato. In quel tempo un ascoltatore tedesco poteva ancora sintonizzare la radio su una stazione straniera senza rischiare la testa, come avvenne più tardi una volta iniziata la guerra. Ed erano forse parecchi a farlo, sebbene fosse mia opinione, come osservatore, che il dottor Goebbels avesse sempre più ragione, nel corso degli anni, nel considerare la radio di gran lunga il più efficace strumento di propaganda del regime, che contribuiva più di ogni altro mezzo di comunicazione a uniformare il popolo tedesco ai fini di Hitler. Io stesso avrei dovuto sperimentare quanto sia facile essere ingannati da una stampa e da una radio insincere e censurate, in uno Stato totalitario. Sebbene, a differenza di quasi tutti i tedeschi, io potessi prendere visione giornalmente dei giornali stranieri - specialmente quelli di Londra, Parigi e Zurigo, che arrivavano il giorno seguente a quello della pubblicazione - e sebbene ascoltassi regolarmente la BBC e altre trasmissioni straniere, la mia attività richiedeva che impiegassi giornalmente molte ore nello spoglio della stampa tedesca, nell'ascolto della radio locale, in colloqui con funzionari nazisti e frequentando le adunate del partito. Sorprendeva, e talvolta impressionava, constatare come, nonostante avessi modo di conoscere la situazione e malgrado l'innata diffidenza verso le notizie di fonte nazista, una costante somministrazione, per anni e anni, di falsificazioni e deformazioni, avesse un certo effetto sulla mente e spesso la fuorviasse. Nessuno, se non è vissuto per anni in un paese totalitario, può rendersi conto di quanto sia difficile sfuggire alle paurose conseguenze della propaganda ben studiata e incessante di un regime. Spesso, in una casa o in un ufficio tedesco, e talvolta durante una conversazione occasionale con uno sconosciuto al ristorante, in una birreria o in un caffè, mi è capitato di trovarmi di fronte alle 272 Trionfo e consolidamento asserzioni più strane da parte di persone apparentemente istruite e intelligenti. Era chiaro che esse stavano ripetendo automaticamente qualche assurdità sentita alla radio o letta nei giornali. Qualche volta si cedeva alla tentazione di farlo notare, ma si era accolti in questo caso da un tale sguardo di incredulità, da una tale reazione di silenzio (come se si fosse bestemmiato contro l'Onnipotente) che si capiva quanto fosse inutile perfino tentare di prendere contatto con una mente ormai deformata, per la quale la realtà delle cose era divenuta quella che Hitler e Goebbels, cinicamente incuranti della verità, indicavano come tale. L'educazione nel Terzo Reich. * II 30 aprile 1934 Bernhard Rust, un Obergruppenfuhrer delle SA, un tempo Gauleiter di Hannover, membro del partito nazista e amico di Hitler fin dai primi anni dopo il '20, fu nominato ministro del Reich per la Scienza, l'Istruzione e la Cultura popolare. Nel bizzarro, scompigliato mondo del nazionalsocialismo, Rust era adattissimo al suo compito. Dal 1930 in poi, egli era stato un maestro elementare di provincia disoccupato, essendo stato destituito in quell'anno dalle locali autorità repubblicane di Hannover per certe manifestazioni di squilibrio mentale (per quanto la sua espulsione fosse probabilmente dovuta, almeno in parte, al suo fanatico nazismo). Il dottor Rust infatti predicava il vangelo nazista con lo zelo di un Goebbels e con la meticolosità di un Rosenberg. Nominato ministro prussiano per la Scienza, l'Arte e l'Istruzione nel febbraio del 1933, egli si vantava di essere riuscito, in poche ore, a " liquidare la scuola come istituto di acrobazie intellettuali ". A un uomo così superficiale veniva ora affidato un controllo dittatoriale sulla scienza tedesca, le scuole pubbliche, gli istituti di cultura superiore e le organizzazioni giovanili. L'educazione nel Terzo Reich, infatti, come la vedeva Hitler, non doveva essere relegata nelle opprimenti aule scolastiche, bensf essere integrata con un sistema spartano di graduale addestramento Pagina 192
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt politico e militare, nei singoli gruppi giovanili, per poi raggiungere l'apice, non tanto nelle università e negli istituti tecnici riservati soltanto a una piccola minoranza di giovani, ma prima, per i ragazzi di diciott'anni, nel lavoro obbligatorio, e poi, per i coscritti, nel servizio militare. Il disprezzo di Hitler per i " professori " e per l'intellettualismo accademico aveva condito le pagine del Mein Kampf, nel quale egli aveva esposto alcune delle sue idee sull'educazione: " Tutta l'educazione impartita da uno Stato nazionale, - aveva scritto, - deve mirare principalmente non a riempire la testa di sapienza, ma a formare un corpo tìsicamente sano fino al midollo ". Ma, cosa ancor più significativa, egli aveva sottolineato nel suo libro l'importanza di attrarre prima e poi allenare la gioventù al servizio " di un nuovo Stato nazionale ". Argomento, questo, su cui ritornò spesso dopo esser divenuto il dittatore della Germania. " Quando un avversario La vita nel Terzo Reich 273 dichiara: non verrò dalla vostra parte, - egli disse in un discorso il 6 novembre 1933, - io rispondo con calma: Tuo figlio è già dei nostri... Che cosa sei tu? tu morrai. Ma i tuoi discendenti stanno già nel nuovo campo. Tra breve essi non conosceranno altro che questa nuova comunità ". E il i° maggio 1937 egli dichiarò: " Questo nuovo Reich non cederà a nessuno la sua gioventù, ma la prenderà egli stesso, le darà la propria educazione e l'alleverà a proprio modo ". Non era un'oziosa vanteria: era precisamente ciò che stava accadendo. Le scuole tedesche, dalle elementari fino all'università, furono rapidamente nazificate. I libri di testo furono riscritti in tutta fretta, i programmi di studio furono cambiati, il Mein Kampf divenne, secondo le parole di " Der deutsche Erzieher ", organo ufficiale degli educatori, " l'infallibile stella che da l'orientamento alla pedagogia ", e gli insegnanti che non riuscirono a vedere la nuova luce furono gettati fuori. Gran parte degli insegnanti erano stati più o meno di sentimenti nazisti, se non addirittura iscritti al partito. Al fine di rafforzare la loro ideologia, essi furono inviati in scuole speciali per un'istruzione intensiva sui principi del nazionalsocialismo, con particolare attenzione alle dottrine razziali di Hitler. Tutte le persone che esercitavano la professione di insegnante, dalla scuola materna fino all'università, furono obbligate ad iscriversi alla Lega nazionalsocialista degli insegnanti, che, per legge, era tenuta " responsabile del coordinamento ideologico e politico di tutti gli insegnanti, secondo le direttive nazionalsocialiste ". Il decreto sulla pubblica amministrazione, del 1937, richiedeva agli insegnanti di essere " gli esecutori della volontà dello Stato appoggiato dal partito " e di essere pronti " in qualsiasi momento a difendere senza riserve lo Stato nazionalsocialista ". Un decreto precedente li aveva classificati impiegati statali, e quindi assoggettati alle leggi razziali. Gli ebrei, naturalmente, non potevano insegnare. Tutti gli insegnanti dovevano prestare giuramento di " fedeltà e ubbidienza ad Adolf Hitler ". Più tardi, nessuno poteva insegnare se non aveva servito nelle SA, nell'organizzazione di lavoro o nella Gioventù hitleriana. I candidati per i posti di docente all'università dovevano frequentare per sei mesi un campo di osservazione dove le loro concezioni e il loro carattere venivano studiati da esperti nazisti che ne riferivano al Ministero dell'Educazione, questo rilasciava licenze di insegnamento, fondate sull'" affidamento " politico che davano i candidati. Prima del 1933, le scuole pubbliche tedesche erano sotto la giurisdizione delle autorità locali, e le università sotto quella dei singoli Stati. Ora furono poste tutte sotto il ferreo comando del ministro del Reich per l'Educazione che nominava anche i rettori e i decani delle università, fino allora eletti dal consiglio dei professori delle singole facoltà. Egli nominava anche i dirigenti dell'unione degli studenti universitari, alla quale dovevano appartenere tutti gli studenti, e dell'unione degli insegnanti, che comprendeva tutti i docenti. L'associazione NS dei docenti universitari, sotto lo stretto controllo di esperti nazisti, ebbe un ruolo decisivo nella scelta di coloro che dovevano insegna274 Trionfo e consolidamento re controllando che gli insegnamenti fossero conformi alle teorie nazista. Il risultato di una nazificazione spinta a tal punto, fu catastrofico per l'istruzione e la cultura tedesca. La storia fu talmente falsificata nei nuovi libri di testo e nelle lezioni degli insegnanti, che divenne una cosa ridicola. L'insegnamento delle " scienze razziali ", che esaltavano i tedeschi come la razza dominatrice e descrivevano gli ebrei come la causa di quasi tutti i mali del mondo, fu ancora più catastrofico. Nella sola Università di Berlino, dove Pagina 193
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano insegnato nel passato tanti illustri studiosi, il nuovo rettore, membro dei reparti d'assalto, di professione veterinario, istituì venticinque nuovi corsi di Rassenkunde (scienza razziale) e, quando ebbe completamente disintegrata l'università, istituì ottantasei corsi legati alla sua professione. L'insegnamento delle scienze naturali, nelle quali la Germania aveva eccelso per generazioni, peggiorò rapidamente. Grandi professori come Eins-tein e Franck per la fisica, Haber, Willstatter e Warburg per la chimica, furono licenziati o si dimisero. Quelli che rimasero, o almeno molti di essi, furono contagiati dalle aberrazioni naziste e cercarono di applicarle alla scienza pura. Cominciarono ad insegnare ciò che chiamavano la fisica tedesca, la chimica tedesca, la matematica tedesca. Infatti, nel 1937 uscì un giornale intitolato " Deutsche Mathematik " il cui primo articolo proclamava solennemente che l'idea che la matematica potesse essere giudicata indipendente dalla razza, portava " in sé il germe della distruzione della scienza tedesca ". Le farneticazioni di questi scienziati tedeschi divennero incredibili anche per un profano. " La scienza tedesca? - chiese il professor Philipp Lenard dell'Università di Heidelberg, uno degli scienziati del Terzo Reich pili colti e rispettati in campo internazionale. - Ma, si risponderà, la scienza è e rimane internazionale. Ebbene, ciò è falso: in realtà la scienza, come ogni altro prodotto umano, è legata alla razza e condizionata dal sangue ". Il professor Rudolph Tomaschek, direttore dell'istituto di fisica di Dresda, si spinse più oltre: " La fisica moderna, - egli scrisse, - è uno strumento del giudaismo mondiale per la distruzione della scienza nordica... La vera fisica è creazione dello spirito tedesco... Infatti tutta la scienza europea è frutto del pensiero ariano, o meglio tedesco ". Il professor Johannes Stark, capo dell'Istituto nazionale tedesco di scienze fisiche, aveva lo stesso modo di vedere le cose. " Si potrebbe constatare, - egli disse, - che gli iniziatori della ricerca nel campo della fisica e i grandi inventori da Galileo a Newton, fino ai pionieri della fisica del nostro tempo, furono quasi esclusivamente ariani e, in numero predominante, appartenenti alla razza nordica ". Ci fu anche il professore Wilhelm Muller, del Politecnico di Aquisgrana, che in un libro intitolato 11 giudaismo e la scienza immaginò un complotto mondiale ebraico per contaminare le scienze e, di conseguenza, distruggere la civiltà. Per lui Einstein, con la sua teoria della relatività, era l'arcidemo-nio. Secondo questo singolare professore nazista, la teoria di Einstein, su cui si basa tanta parte della fisica moderna, " mira dal principio alla fine a trasformare, come per stregoneria, il mondo vivente - e cioè quello non La vita nel Terzo Ketch 275 ebraico - nato dalla madre terra e basato sul sangue, in un'astrazione spettrale in cui tutte le differenze individuali dei popoli e delle nazioni, nonché le caratteristiche più intime delle razze si perdono nell'irrealtà, e in cui sopravvive soltanto una insostanziale diversità di dimensioni geometriche, che produce tutti gli avvenimenti con la coartazione della sua atea soggezione alle leggi ". Il consenso mondiale ottenuto da Einstein con la pubblicazione della sua teoria sulla relatività, dichiarò il professor Mùller, fu in realtà soltanto una manifestazione di giubilo per " l'approssimarsi di un dominio ebraico sul mondo che avrebbe dovuto ridurre la virilità tedesca, irrevocabilmente ed eternamente, al livello di un'inerte schiavitù ". Per il professor Ludwig Bieberback, dell'Università di Berlino, Einstein era un " ciarlatano straniero ". Anche secondo il professor Lenard: " all'ebreo manca fondamentalmente la capacità di capire la verità..., essendo egli sotto questo punto di vista molto diverso dal ricercatore ariano, dotato dell'attento e serio desiderio di cercare la verità... La fisica ebraica è quindi un fantasma e un fenomeno di degenerazione della fondamentale fisica tedesca "7. Eppure dal 1905 al 1931 dieci ebrei tedeschi avevano avuto il premio Nobel per il loro contributo alla scienza. Durante il Secondo Reich, i professori di università, al pari del clero protestante, avevano appoggiato ciecamente il governo conservatore e le sue mire espansionistiche, e le aule delle lezioni erano state fucine di virulento nazionalismo e antisemitismo. La Repubblica di Weimar aveva voluto, in campo accademico, una completa libertà. Ne era risultato, tra l'altro, che quasi tutti gli insegnanti universitari, decisamente antiliberali, antidemocratici e antisemiti, avevano contribuito a minare il regime democratico. La maggior parte dei professori erano nazionalisti fanatici che desideravano la restaurazione di una Germania conservatrice e monarchica. E sebbene prima del 1933 i nazisti fossero considerati da molti di loro troppo rumorosi e violenti per conquistarsi la loro simpatia, pure gli insegnamenti di questi professori contribuirono a Pagina 194
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preparare l'avvento del nazismo. Già nel 1932 la maggior parte degli studenti sembrava entusiasta di Hitler. Fu sorprendente constatare quanti membri delle facoltà universitarie accettarono supinamente la nazificazione della cultura superiore, dopo il 1933. Sebbene cifre ufficiali indichino in 2800 (circa un quarto della totalità) il numero dei professori e dei docenti licenziati durante i primi cinque anni del regime, la proporzione di coloro che persero il posto per aver sfidato il nazionalsocialismo fu - come constatò il professor Wilhelm Rò'pke, anch'egH radiato dall'Università di Marburgo nel 1933 - "quanto mai scarsa". Ciò nonostante, tra quei pochi si trovavano nomi famosi nel mondo accademico tedesco: Karl Jaspers, E. I. Gumbel, Theodor Litt, Karl Barth, Julius Eb-binghaus e vari altri. I più emigrarono prima in Svizzera, Olanda e Inghilterra, e in seguito in America. Uno di loro, il professor Theodor Lessing, 276 Trionfo e consolidamento fuggito in Cecoslovacchia, fu rintracciato dai sicari nazisti e assassinato a Marienbad il 31 agosto 1933. La grande maggioranza dei professori, tuttavia, rimase al suo posto e, già nell'autunno del 1933, circa 960, guidati da luminari della scienza quali il professor Sauerbruch, chirurgo, Heidegger, filosofo esistenzialista, e Pinder, studioso di storia dell'arte, dichiararono pubblicamente il loro appoggio a Hitler e al regime nazionalsocialista. " Fu una scena di prostituzione, - scrisse più tardi il professor Rbpke, che ha macchiato la storia onorevole della cultura germanica "8. Come disse il professor Julius Ebbinghaus, rievocando nel 1945 quel cataclisma, " le università tedesche non vollero, finché erano in tempo, opporsi pubblicamente, con tutta la loro influenza, alla distruzione del sapere e dello Stato democratico. Esse non vollero conservare acceso il faro della libertà e della giustizia durante la notte della tirannide "9. Il costo di questa viltà fu grande: dopo sei anni di nazificazione il numero degli studenti universitari diminuì di più della metà - da 127920 a 58 325. La diminuzione delle iscrizioni agli istituti tecnici, che fornivano alla Germania i suoi scienziati e ingegneri, fu ancor più notevole - da 20 474 a 9554. Il livello culturale accademico scese vertiginosamente. Nel 1937 non si notava soltanto una scarsità di giovani nelle facoltà di scienze e ingegneria, ma anche una decadenza nel grado della loro preparazione. Molto prima dello scoppio della guerra, l'industria chimica, occupatissima a collaborare all'incremento del riarmo nazista, si lamentava attraverso il suo organo ufficiale, " Die Chemische Industrie ", che la Germania stava perdendo il primato nella chimica. Non solo l'economia - osservava - ma anche la difesa nazionale era in pericolo, e attribuiva lo scarso numero dei giovani scienziati e la loro preparazione scadente al basso livello degli istituti tecnici. Lo svantaggio della Germania fu, come si vide poi, un vantaggio per il mondo libero, specialmente nella gara per la realizzazione della bomba atomica. La storia dei fortunati sforzi dei capi nazisti, guidati da Himmler, per ostacolare il programma atomico, è troppo lunga e complicata per essere raccontata in queste pagine. Fu però un'ironia del destino che la realizzazione della bomba atomica negli Stati Uniti dovesse tanto a due uomini che erano stati esiliati dalle dittature nazista e fascista per cause razziali e politiche, Einstein dalla Germania e Fermi dall'Italia. Per Hitler avevano importanza non tanto le scuole pubbliche, che egli stesso aveva abbandonato così presto, quanto le organizzazioni della Gioventù hitleriana, con le quali egli contava di educare ai suoi fini la gioventù tedesca. Negli anni della lotta sostenuta per il potere dal partito nazista, il movimento della Gioventù hit riana aveva avuto scarsa importanza. Nel 1932, ultimo anno della Repubblica, gli iscritti erano solo 107 956, rispetto ai circa dieci milioni di giovani appartenenti alle varie organizzazioni riunite nel Comitato del Reich per le Associazioni della Gioventù Tedesca. In nesLa vita nel Terzo Reich 277 sun paese del mondo vi era stato un movimento giovanile cosf imponente per numero e vitalità. Hitler, sapendo ciò, era ben deciso ad impossessarsene e a nazificarlo. Il principale esecutore di questo compito fu un bel giovane, di mente mediocre ma di grande attitudine al comando, Baldur von Schirach, che, preso dall'incantesimo di Hitler, si era iscritto al partito nel 1925, a diciott'an-ni, e nel 1931 era stato nominato capo della gioventù del partito nazista. In mezzo alle sfregiate, litigiose Camicie Brune, egli aveva il curioso Pagina 195
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aspetto di uno studente di college americano, fresco ed immaturo, e ciò era forse dovuto al fatto che egli aveva, come abbiamo visto, antenati americani (tra cui due firmatari della Dichiarazione di Indipendenza)10. Schirach fu nominato " capo della Gioventù del Reich tedesco " nel giugno 1933. Scimmiottando la tattica dei più anziani capipartito, la sua prima azione fu quella di mandare una banda armata di cinquanta affiliati alla Gioventù hitleriana, ad occupare gli uffici centrali del Comitato del Reich per le Associazioni Giovanili Tedesche; in questa spedizione un vecchio ufficiale dell'esercito prussiano, il generale Vogt, capo del comitato, fu scacciato. Subito dopo Schirach assalì uno dei più famosi eroi della marina tedesca, l'ammiraglio von Trotha che era stato capo di Stato maggiore della flotta d'alto mare nella prima guerra mondiale, e che ora era presidente dell'associazione giovanile. Anche questo stimato ammiraglio fu messo in fuga, la sua carica abolita e la sua organizzazione sciolta. Proprietà del valore di milioni di dollari furono confiscate, soprattutto negli ostelli per la gioventù disseminati in tutta la Germania. Il concordato del 20 luglio 1933 si era particolarmente preoccupato di assicurare la continuazione indisturbata dell'associazione della gioventù cattolica. Il i" dicembre 1936, Hitler decretò che si mettessero fuori legge questa e tutte le altre organizzazioni giovanili non naziste. ... Tutta la gioventù tedesca del Reich fa parte dell'organizzazione della Gioventù hitleriana. ' La gioventù tedesca, oltre ad essere allevata nella famiglia e nelle scuole, verrà educata tìsicamente, intellettualmente e moralmente nello spirito del nazionalsocialismo... nella Gioventù hitleriana ". Schirach, il cui ufficio prima dipendeva dal Ministero dell'Educazione, ora divenne responsabile direttamente verso Hitler. Il mediocre giovanotto di ventinove anni, che scriveva versi leziosi in lode di Hitler (" questo genio che rasenta le stelle ") emulando Rosenberg nel suo stravagante paganesimo e Streicher nel suo virulento antisemitismo, era divenuto il dittatore della gioventù del Terzo Reich. Dai sei ai diciotto anni, età in cui cominciava la coscrizione per il lavoro obbligatorio o nell'esercito, i giovani d'ambo i sessi, erano organizzati nei diversi quadri della Gioventù hitleriana. I genitori che risultavano colpevoli di aver tentato di impedire che i loro figli entrassero a far parte dell'organizzazione, erano passibili di gravi condanne detentive anche se, in qualche caso, essi si opponevano semplicemente a che le fanciulle entrassero in organiz278 Trionfo e consolidamento zazioni in cui i casi di gravidanza avevano assunto proporzioni scandalose. Dai sei ai dieci anni, i bambini compivano una sorta di apprendistato prima di entrare nella Gioventù hitleriana, in qualità di Pimpf. A ognuno era dato un libretto personale in cui venivano registrati i suoi progressi, anche in campo ideologico, durante tutto il periodo della sua appartenenza al movimento giovanile nazista. A dieci anni, superato uno speciale esame di atletica, campeggio e storia nazificata, egli entrava a far parte del Jungvolk (Giovane popolo) ove prestava il seguente giuramento: In presenza di questa bandiera di sangue che rappresenta il nostro Fuhrer, giuro di dedicare tutte le mie energie e la mia forza al salvatore del nostro paese, Adolf Hitler. Sono disposto e pronto a dare la mia vita per lui, con l'aiuto di Dio. A quattordici anni il ragazzo entrava nella Gioventù hitleriana propriamente detta e vi rimaneva fino ai diciott'anni, quando passava al lavoro obbligatorio o nell'esercito. La Gioventù hitleriana era un'organizzazione molto vasta e di tipo paramilitare simile alle SA, e in essa i giovani che tra poco sarebbero stati uomini ricevevano un'istruzione sistematica, non solo nel campo dello sport, del campeggio e dell'ideologia nazista, ma anche in quello dell'arte militare. Più d'una volta chi scrive questo libro fu interrotto nelle sue scampagnate di fine settimana nei dintorni di Berlino da giovani hitleriani vaganti per i boschi o attraverso la brughiera, con i fucili puntati e pesanti zaini militari sulle spalle. Qualche volta anche le ragazze giocavano ai soldati, dato che il movimento della Gioventù hitleriana non trascurava l'altro sesso. Dai dieci ai quattordici anni, le fanciulle tedesche venivano arruolate come Jungmàdel - letteralmente "giovani ragazze": portavano anch'esse un'uniforme, composta di una blusa bianca, una gonna blu scuro, calzini e pesanti scarpe da montagna (non certo Pagina 196
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt molto femminili). Il loro addestramento assomigliava molto a quello impartito ai ragazzi della stessa età, e comprendeva lunghe marce con pesanti fardelli ogni fine settimana e il solito addottrinamento in " filosofia " nazista. Si metteva però in particolare rilievo il compito delle donne del Terzo Reich: essere innanzi tutto sane madri di sani figli. Su questo punto si insisteva ancor più quando le ragazze, a quattordici anni, entravano a far parte del BDM - Bund Deutscker Màdel (Lega delle fanciulle tedesche). A diciotto anni molte migliaia delle ragazze del BDM (dove rimanevano fino ai ventun anni) andavano a lavorare, per un anno, nelle aziende agricole: era il loro cosiddetto Landjahr, equivalente al lavoro obbligatorio dei giovani. Era loro compito aiutare sia in casa che nei campi. Le ragazze vivevano a volte nelle fattorie, e spesso in piccoli accampamenti nei distretti rurali dai quali, ogni mattina di buon'ora, venivano condotte in camion alle fattorie. Sorsero presto problemi morali. La presenza di una graziosa ragazza di città alle volte disgregava la famiglia di un contadino, e si cominciarono ad udire vivaci proteste da parte di genitori le cui figlie erano state rese madri nelle fattorie. Ma non era il solo problema: di solito, un campo di ragazze era situato vicino a un campo di lavoro per giovani. Anche questa viciLa vita nel Terzo Ketch 279 nanza sembra fosse causa di molte gravidanze. Un distico ironico, ispirato dal motto del Fronte del Lavoro " La forza mediante il piacere ", ma che si applicava particolarmente bene al Landjahr delle ragazze, fece il giro di tutta la Germania: Nei campi e nelle brughiere persi la forza nel piacere. Analoghi problemi morali sorgevano anche durante l'anno di esperienza domestica, per raggiungere la quale circa mezzo milione di ragazze hitleriane passavano un anno al servizio presso una famiglia cittadina. Veramente, i più convinti nazisti non li consideravano affatto problemi morali. Più volte ebbi occasione di udire dirigenti femminili del BDM - invariabilmente di aspetto insignificante e di solito nubili - che catechizzavano le ragazze affidate alla loro custodia sul dovere morale e patriottico di mettere al mondo figli per il Reich di Hitler: legittimi qualora fosse possibile, illegittimi se necessario. Alla fine del 1938, la Gioventù hitleriana contava 7 728 259 iscritti. Per grande che fosse questo numero, circa quattro milioni di giovani erano riusciti a rimanere estranei all'organizzazione, e nel marzo 1939 il governo emanò una legge per la coscrizione di tutti i giovani nella Gioventù hitleriana, con lo stesso criterio del richiamo alle armi. I genitori che cercavano di opporsi furono ammoniti: i loro figli sarebbero stati sottratti alla famiglia e messi in orfanotrofi o in altre istituzioni. La svolta finale per l'educazione nel Terzo Reich venne con l'istituzione di tre tipi di scuole per l'istruzione dell'elite: le scuole Adolf Hitler, sotto la direzione della Gioventù hitleriana, gli Istituti Politici Nazionali per l'Educazione, e i Castelli dell'Ordine; questi ultimi due sotto l'egida del partito. Le scuole Adolf Hitler accoglievano i ragazzi più promettenti dello Jung-volk, all'età di dodici anni, e impartivano loro, per un periodo di sei anni, un addestramento intensivo per i posti di comando nel partito e nei pubblici servizi. I giovani vivevano in queste scuole secondo una disciplina spartana, e, ottenuto il diploma, potevano essere ammessi all'università. Dieci di queste scuole furono fondate dopo il 1937, di cui la principale era la Akade-mie di Brunswick. Lo scopo degli Istituti Politici di Educazione era quello di ripristinare il tipo di educazione già impartito nelle vecchie accademie militari prussiane. Ciò, secondo un commento ufficiale, serviva a coltivare " lo spirito militaresco con i suoi attributi di coraggio, senso del dovere e semplicità ". Si aggiungeva a ciò una speciale istruzione dei principi nazisti. Le scuole erano soggette alla supervisione delle SS, che fornivano loro i direttori e la maggior parte degli insegnanti. Tre di queste scuole furono fondate nel 1933; divennero trentuno alla vigilia della guerra. Tre di queste erano femminili. Proprio in cima alla piramide stavano i cosiddetti Castelli dell'Ordine, a8o Trionfo e consolidamento gli Ordensburgen. In questi, nell'atmosfera dei castelli dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici del quattordicesimo e quindicesimo secolo, era educata l'elite dell'elite nazista. L'ordine cavalieresco dei Cavalieri Teutonici era stato fondato sul principio dell'ubbidienza assoluta al " maestro ", VOrdens-meister, e aveva consacrato la sua attività alla conquista, da parte Pagina 197
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt germanica, delle terre slave dell'est, e all'asservimento dei loro abitanti. I Castelli dell'Ordine nazisti avevano disciplina e scopi simili. Soltanto i più fanatici giovani nazionalsocialisti vi erano ammessi, scelti di solito dai ranghi più elevati dei graduati delle scuole Adolf Hitler e degli Istituti Politici. Vi erano quattro castelli, e ogni giovane li frequentava tutti, in periodi successivi. Il primo dei sei anni, lo studente lo passava nel castello specializzato in " scienze razziali " e in altri aspetti dell'ideologia nazista. La maggior cura era data all'esercizio e alla disciplina mentale e poi, in linea subordinata, all'esercizio fisico. Questa graduatoria era capovolta il secondo anno, in un castello in cui avevano il primo posto l'atletica e gli sport, inclusi l'alpinismo e il lancio col paracadute. Il terzo castello, in cui gli studenti passavano l'anno e mezzo successivo, impartiva un'educazione politica e militare. Infine, nel quarto e ultimo stadio della sua educazione, lo studente era inviato a trascorrere un anno e mezzo all'Ordensburg di Marienburg nella Prussia orientale, vicino alla frontiera polacca. Lì, proprio tra le mura dello stesso castello dell'Ordine che era stato, cinque secoli prima, una fortezza dei Cavalieri Teutonici, la sua istruzione politica e militare veniva centrata sulla " questione orientale " e sul bisogno (e diritto!) della Germania di espandersi entro terre slave nella sua eterna ricerca di Lebensraum (spazio vitale). Eccellente preparazione, come risultò e così certo doveva risultare, per gli avvenimenti del 1939 e degli anni successivi. In tal modo venivano preparati i giovani per la vita, il lavoro, la morte nel Terzo Reich. Sebbene la loro mente venisse deliberatamente avvelenata, gli studi regolari interrotti, la famiglia largamente sostituita nell'opera di " educazione ", i ragazzi e le ragazze e i giovani dei due sessi sembravano immensamente felici, pieni di entusiasmo per la loro vita di affiliati alla Gioventù hitleriana; e, senza dubbio, la consuetudine di riunire assieme i figli di tutte le classi sociali e di tutti gli strati della vita nazionale, così che tutti, provenienti da un ambiente povero o ricco, dalla casa di un operaio, di un contadino, di un commerciante o di un aristocratico, dividessero compiti comuni, era in sé buona e salutare. Per lo più non nuoceva a un ragazzo o a una fanciulla di città passare sei mesi nell'organizzazione di lavoro obbligatorio, dove vivevano all'aria aperta e apprendevano l'importanza del lavoro manuale e della convivenza con persone di diverso ambiente. Chi viaggiava su e giù per la Germania in quei giorni e parlava con i giovani nei loro campi, e li osservava lavorare e giocare e cantare, non poteva non rendersi conto, per quanto negativi fossero gli insegnamenti impartiti, che ci si trovasse di fronte a un movimento giovanile straordinariamente dinamico. La vita nel Terzo Reich 281 I giovani del Terzo Reich crescevano con un corpo forte e sano, una fede nel futuro del loro paese e in se stessi, e un senso di fratellanza e cameratismo che distruggeva tutte le barriere di classe, economiche e sociali. Ripensai a questo più tardi, nel maggio del 1940, quando sulle strade tra Aquisgrana e Bruxelles notai il contrasto tra i soldati tedeschi, robusti e abbronzati per aver trascorso la gioventù al sole e con una sana alimentazione, e i primi prigionieri britannici, con i loro toraci scavati, le spalle curve, il colorito pallido e i denti guasti, tragici esempi di quella gioventù che l'Inghilterra aveva trascurato, con cosi poco senso di responsabilità, negli anni tra le due guerre. L'agricoltore nel Terzo Reich. Quando Hitler salì al potere nel 1933, gli agricoltori, come in quasi tutti i paesi, si trovavano in ristrettezze disperate. Secondo un collaboratore della " Frankfurter Zeitung ", essi attraversavano la peggiore situazione dai tempi in cui la disastrosa guerra dei contadini del 1524-25 aveva devastato le campagne tedesche. Il reddito dell'agricoltura aveva subito, nel 1932-33, un ribasso senza precedenti: esso era inferiore di oltre un miliardo di marchi a quello dell'anno più sfortunato del dopoguerra, il 1924-25. I contadini avevano dodici miliardi di debiti, quasi tutti contratti negli ultimi otto anni. L'interesse di questi debiti sottraeva circa il 14 per cento del reddito agricolo complessivo, e a ciò era da aggiungere un onere proporzionale di tasse e contributi per i servizi sociali. " Miei compagni di partito, mettetevi bene in mente una cosa: vi è solo un'ultima, estrema speranza per l'agricoltura tedesca ", ammoni Hitler all'inizio della sua carica di cancelliere, e, nell'ottobre 1933, dichiarò che " la rovina dell'agricoltura tedesca 'sarebbe stata la rovina del popolo tedesco ". Per anni il partito nazista aveva cercato di guadagnarsi l'appoggio degli Pagina 198
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt agricoltori. L'articolo 17 dell'" inalterabile " programma del partito prometteva loro una " riforma fondiaria..., una legge per la confisca di terre, senza compenso, per fini comuni; l'abolizione dell'interesse sui prestiti agricoli, e misure per impedire ogni speculazione sulla terra ". Come la maggior parte degli altri punti del programma, le promesse agli agricoltori non furono mantenute, ad eccezione dell'ultimo provvedimento circa la speculazione sui terreni. Nel 1938, dopo cinque anni di governo nazista, la distribuzione della terra era tuttora più sproporzionata che in qualsiasi altro paese occidentale. Le cifre pubblicate quell'anno nell'annuario statistico ufficiale dimostrarono che i due milioni e mezzo di piccole fattorie possedevano complessivamente una quantità di terreno inferiore all'uno per cento delle grandi proprietà fondiarie. Al pari dei governi socialisti e borghesi della Repubblica, la dittatura nazista non osò frazionare le immense proprietà feudali degli Jurtker, a est dell'Elba. 282 Trionfo e consolidamento Ciò nonostante, il regime nazista inaugurò un programma agricolo completamente nuovo, accompagnato da una grande propaganda a base sentimentale che parlava di Blut una Boden (sangue e suolo) e definiva il contadino il sale della terra e la principale speranza del Terzo Reich. Per portare a compimento questo programma, Hitler designò Walther Darre, uno dei pochi capi partito che conoscesse bene il suo mestiere, nonostante la sua fede in gran parte dei miti nazisti. Ottimo specialista in materia agricola, con una adeguata preparazione accademica, egli era stato funzionario presso i Ministeri dell'Agricoltura di Prussia e del Reich. Costretto ad allontanarsene per disaccordi con i suoi superiori, si era ritirato nel 1929 nella sua casa in Renania a scrivere un libro intitolato II contadino, fonte di vita per la razza nordica. Un tale titolo doveva per forza attirare l'attenzione dei nazisti. Rudolf Hess condusse Darre da Hitler, il quale ebbe di lui un'impressione così favorevole che lo incaricò di tracciare un programma agricolo idoneo per il partito. Con il licenziamento di Hugenberg nel giugno 1933, Darre divenne ministro degli Approvvigionamenti e dell'Agricoltura. In settembre egli era pronto con i suoi piani per riformare l'agricoltura tedesca. Due leggi fondamentali promulgate in quel mese riorganizzarono l'intera struttura della produzione e del mercato, coll'obiettivo di assicurare agli agricoltori prezzi più alti e allo stesso tempo creare nuove condizioni di vita per il contadino tedesco: questo secondo scopo si sarebbe realizzato, in modo paradossale, riportando il contadino stesso a quell'arcaica condizione, propria dei tempi feudali, in cui le fattorie venivano assegnate in eredità obbligatoria, e gli agricoltori e i loro successivi eredi forzatamente legati al proprio pezzo di terra (purché fossero tedeschi ariani) fino alla fine dei secoli. La legge sull'ereditarietà dei poderi del 29 settembre 1933 costituì un interessante compromesso tra il ritorno forzato dei contadini ai tempi medievali, e la protezione loro concessa contro gli abusi dell'economia monetaria moderna. Tutti i poderi fino a 308 acri (125 ettari) che potevano fornire i mezzi di sussistenza per la vita di una famiglia, furono dichiarati patrimonio ereditario, soggetto alle antiche leggi di trasmissione ereditaria. Non potevano essere venduti, divisi, ipotecati o congelati per debiti. Alla morte del proprietario, essi dovevano essere trasmessi al maggiore dei figli, o al più giovane, secondo gli usi locali, o al parente maschio più vicino, il quale era obbligato a provvedere ai mezzi di sostentamento e all'educazione dei fratelli e delle sorelle fino alla maggiore età. Soltanto un cittadino tedesco di razza ariana, che potesse provare la purezza del suo sangue fin dal 1800, poteva possedere un tale podere. E soltanto lui, diceva la legge, poteva portare il " titolo onorato " di Bauer o contadino, che avrebbe perso se commetteva qualche infrazione al " codice d'onore del contadino ", o cessava di dedicarsi attivamente all'agricoltura per incapacità o altri motivi. In tal modo l'agricoltore tedesco, gravemente indebitato all'inizio del Terzo Reich, fu protetto contro la perdita della proprietà per ipoteche e contro il suo continuo spezzettamento (non era più necessario venderne un pezzo per La vita nel Terzo Reich 283 pagare un debito), ma allo stesso tempo si trovò legato alla terra, irrevocabilmente, come i servi della gleba dei tempi feudali. Ogni aspetto della sua vita e del suo lavoro era severamente regolato dalla Pagina 199
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Corporazione Alimentare del Reich, istituita da Darre con la legge del 13 settembre 1933, una vasta organizzazione che aveva autorità su ogni ramo immaginabile della produzione agricola, del mercato e del consumo dei prodotti, e che egli stesso dirigeva in qualità di capo degli agricoltori del Reich. I principali obiettivi di questa organizzazione erano due: ottenere prezzi stabili e vantaggiosi per il contadino, e rendere la Germania autosufficiente nel campo dell'alimentazione. Quale fu il risultato di tale politica? All'inizio certamente l'agricoltore, che per tanto tempo si era sentito trascurato da uno Stato che sembrava preoccuparsi soltanto degli interessi delle aziende e dei lavoratori, fu lusingato di essere scelto come oggetto di tanta attenzione, e proclamato eroe nazionale e cittadino onorato. Fu ancora più soddisfatto dell'aumento dei prezzi, che Darre aveva ottenuto semplicemente fissandoli ad arbitrio a un conveniente livello. Nei primi due anni di governo nazista, i prezzi all'ingrosso dei prodotti agricoli aumentarono del 20 per cento (l'aumento fu un po' più accentuato per le verdure, i prodotti derivati dal latte e il bestiame), ma questo vantaggio fu in parte annullato da un analogo rialzo nel prezzo degli articoli che il contadino doveva comprare, soprattutto macchine e concimi. Quanto all'autosufficienza in campo alimentare, giudicata necessaria dai capi nazisti che, già, come vedremo, preparavano una guerra, la meta non fu mai raggiunta, né, data la qualità e la quantità del suolo tedesco in raffronto alla sua popolazione, avrebbe mai potuto esserlo. Il meglio che il paese potè fare, nonostante gli sforzi compiuti dai nazisti nella tanto strombazzata " campagna per la produzione ", fu di raggiungere l'83 per cento di autonomia, e fu solo grazie alla conquista di territori stranieri che la Germania potè procurarsi viveri sufficienti per resistere così a lungo durante la seconda guerra mondiale. L'economia nel Terzo Reich. Il successo di Hitler si basò, nei primi anni, non solo sui suoi trionfi in politica estera che permisero tante conquiste senza spargimento di sangue, ma pure sulla ripresa economica della Germania che, nei circoli del partito e anche in alcuni ambienti economici stranieri, fu accolta come un miracolo. E invero avrebbe potuto sembrare tale a molti. La disoccupazione, calamità che funestò il decennio 1920-30 e i primi anni di quello successivo, fu ridotta, come abbiamo visto, da 6 milioni nel 1932 a meno di un milione quattro anni più tardi. La produzione nazionale crebbe del 102 per cento dal 1932 al 1937, mentre il reddito nazionale fu raddoppiato. A uno spettatore la Germania degli anni intorno al 1935 sembrava un grande alveare: 284 Trionfo e consolidamento le ruote dell'industria ronzavano e ognuno era affaccendato come un'ape. Nel primo anno la politica economica nazista, diretta in gran parte dal dottor Schacht (Hitler, da parte sua, detestava interessarsi di economia, scienza che ignorava quasi totalmente), mirò soprattutto a ridare un lavoro ai disoccupati, promuovendo lavori pubblici di vasta portata e dando nuovo impulso all'iniziativa privata. Il credito governativo fu fornito con la emissione di speciali buoni di disoccupazione, e furono concesse generose agevolazioni fiscali alle imprese che aumentavano il loro capitale e incrementavano la mano d'opera. Ma la vera base su cui si fondò la ripresa tedesca fu il riarmo, verso il quale il regime nazista orientò lo sforzo delle imprese e dei lavoratori (come pure dei generali) dal 1934 in poi. L'intera economia tedesca fini con l'essere definita, nel linguaggio nazista, Wehrwirtschaft o economia di guerra, e fu deliberatamente predisposta non solo per i tempi di guerra, ma anche per la pace che a quella guerra conduceva. Il generale Ludendorff, nel suo libro Guerra totale (Der Totale Krieg), titolo mal tradotto in inglese come La nazione in guerra, stampato in Germania nel 1935, aveva sottolineato la necessità di mobilitare l'economia della nazione sulla stessa base totalitaria degli altri settori del paese, per prepararsi convenientemente alla guerra totale. Questa non era un'idea del tutto nuova per i tedeschi, poiché già in Prussia, durante il xvm e xix secolo, circa i cinque settimi del reddito del governo, come abbiamo visto, venivano spesi per l'esercito, e l'intera economia nazionale era sempre considerata anzitutto uno strumento non già del benessere del popolo, bensì della politica militare. Diventò compito del regime nazista ripristinare la Wehrwirtschaft nel terzo decennio del xx secolo. I risultati furono fedelmente riassunti dal maggior generale Georg Thomas, capo di Stato maggiore per l'economia militare: " La storia avrà solo pochi esempi di nazioni che, anche in tempo di pace, abbiano Pagina 200
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt organizzato deliberatamente e sistematicamente tutte le loro forze economiche in funzione delle necessità della guerra, come fu costretta a fare la Germania nel periodo tra le due guerre mondiali " ". La Germania, naturalmente, non era " costretta " a prepararsi per la guerra su cosi vasta scala: tutto ciò fu una precisa decisione presa da Hitler. Nella legge segreta per la difesa del 21 maggio 1935, egli nominò Schacht plenipotenziario generale per l'economia di guerra, ordinandogli di " cominciare il suo lavoro già in tempo di pace " e conferendogli l'autorità di " dirigere i preparativi economici per la guerra ". L'impareggiabile Schacht non aveva aspettato fino alla primavera del 1935 per cominciare ad organizzare l'economia tedesca in vista della guerra. Il 30 settembre 1934, meno di due mesi dopo esser divenuto ministro dell'Economia, sottopose al Fiihrer una relazione intitolata " Rapporto a tutto il 30 settembre 1934 sullo stato dei lavori per la mobilitazione economico-militare ", nella quale egli faceva orgogliosamente notare che il suo ministero " è stato incaricato di organizzare la preparazione economica per la guerra ". Il 3 maggio 1935, quattro settimane prima di essere nominato plenipotenziario per l'economia di guerra, Schacht La vita nel Terzo Reich 285 aveva consegnato a Hitler un memorandum personale; esso iniziava affermando che " l'attuazione del programma per un veloce e imponente riarmo, è il problema [il corsivo è suo] della politica tedesca; ogni altra cosa perciò dovrà essere subordinata a questo scopo... " Schacht spiegò a Hitler che, poiché " l'armamento doveva essere mascherato completamente fino al 16 marzo 1935 (data in cui Hitler doveva annunciare la coscrizione per un esercito di 36 divisioni) era necessario usare la zecca per finanziarne la prima fase. Egli sottolineò anche, con un certa allegria, che i fondi confiscati ai nemici dello Stato (in massima parte ebrei) e altri derivanti dai depositi ban-cari stranieri bloccati, avevano contribuito a pagare i fucili di Hitler. " In tal modo, - egli si vantò, - i nostri armamenti sono in parte finanziati con i crediti dei nostri nemici politici " ". Sebbene al processo di Norimberga egli si dichiarasse innocente dell'accusa di aver partecipato alla cospirazione nazista per scatenare una guerra di aggressione (aveva fatto proprio il contrario, dichiarò!), rimane il fatto che nessun singolo individuo fu responsabile quanto Schacht dei preparativi economici della Germania per la guerra provocata da Hitler nel 1939. Ciò fu spontaneamente riconosciuto dall'esercito. In occasione del sessantesimo compleanno di Schacht, la rivista militare " Militar-Wochenblatt ", nel numero del 22 gennaio 1937, lo salutava come " l'uomo che rese economicamente possibile la ricostruzione della Wehrmacht ", aggiungendo: " Le forze della difesa devono alla capacità di Schacht e alla sua grande abilità se, a dispetto delle difficoltà finanziarie, esse hanno potuto raggiungere la presente potenza, partendo da un esercito di zoo ooo uomini ". Tutta la ben nota scaltrezza di Schacht nel campo finanziario fu messa in opera per poter alimentare i preparativi di guerra del Terzo Reich. La stampa di banconote fu solo uno degli artifici. Egli compiva tali giochi di prestigio con la valuta tedesca che a un certo momento alcuni economisti stranieri calcolarono che questa aveva 237 valori diversi. Egli condusse a buon fine trattative di scambio sorprendentemente vantaggiose per la Germania con dozzine di paesi, e, tra lo stupore degli economisti ortodossi, dimostrò felicemente che più si era in debito con un paese, più si facevano affari con esso. La creazione, da parte sua, di un credito in un paese che aveva poco capitale liquido e quasi nessuna riserva finanziaria, fu un'opera geniale, o, come disse qualcuno, l'opera di un autentico prestigiatore. La sua invenzione dei cosiddetti buoni " Mefo " ne fu un buon esempio. Si trattava di buoni emessi dalla Reichsbank e garantiti dallo Stato, usati per pagare i fabbricanti d'armi. Questi titoli erano accettati da tutte le banche tedesche e scontati dalla Reichsbank. Poiché non comparivano né nelle quotazioni della banca nazionale, né nel bilancio del governo, essi permettevano di mantenere segreta la misura del riarmo tedesco. Dal 1935 al 1938 furono usati esclusivamente per finanziare il riarmo e raggiunsero un totale di dodici miliardi di marchi. Nel descriverli a Hitler, il conte Schwerin von Kro-sigk, ministro delle Finanze, alquanto imbarazzato da questa situazione, notò che rappresentavano semplicemente " un mezzo per stampare moneta " ". 286 Trionfo e consolidamento Nel settembre del 1936, con l'inaugurazione del piano quadriennale sotto il ferreo controllo di Goring, che aveva sostituito Schacht in qualità di dittatore economico, nonostante fosse, nel campo degli affari, ignorante quasi quanto Pagina 201
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler, la Germania adottò completamente un'economia di guerra. Lo scopo del piano era di rendere la Germania autosufficiente entro quattro anni, in modo che il blocco conseguente a una guerra non potesse soffocarla. Le importazioni furono ridotte al minimo indispensabile, furono introdotti controlli sui prezzi e sui salari, i dividendi vennero ridotti al 6 per cento, furono impiantate grosse fabbriche per la fabbricazione della gomma sintetica, dei tessili, dei combustibili e di altri prodotti derivati da fonti di materie prime appartenenti alla Germania, e furono fondate le gigantesche acciaierie Hermann Goring per ricavare l'acciaio dai minerali poveri del paese. In breve, l'economia tedesca fu mobilitata per la guerra; gli uomini d'affari, sebbene i loro utili salissero, divennero semplici rotelle nell'ingranaggio della macchina di guerra e il loro lavoro fu limitato da tante restrizioni e da tanti moduli da riempire, che il dottor Punk, succeduto a Schacht nel 1937 come ministro dell'Economia e nel 1939 come presidente della Reichsbank, fu costretto ad ammettere con rincrescimento che " la corrispondenza ufficiale costituisce ora più della metà dell'intero scambio di lettere di un industriale tedesco " e che " il commercio tedesco di esportazione comporta giornalmente quarantamila operazioni diverse, mentre ognuna di queste richiede la compilazione di quaranta diversi moduli ". Sepolti sotto montagne di pratiche burocratiche, guidati dallo Stato circa il tipo, la quantità e il prezzo della loro produzione, carichi di tasse sempre più elevate e spolpati da pesanti e incessanti " contributi speciali " destinati al partito, gli uomini d'affari, che avevano accolto il regime di Hitler con tanto entusiasmo nella speranza che esso eliminasse le organizzazioni dei lavoratori e permettesse agli imprenditori di gestire le loro aziende liberamente e senza impedimenti, furono gravemente delusi. Tra questi industriali si trovava Fritz Thyssen, che era stato uno tra i primi e i più importanti finanziatori del partito. Fuggito dalla Germania allo scoppio della guerra, egli riconobbe che " il regime nazista ha distrutto l'industria tedesca ". E a tutti quelli che incontrava all'estero dichiarava: " Che sciocco (Dummkopf) sono stato! " ". All'inizio, tuttavia, gli uomini d'affari sperarono che il regime nazista portasse alla realizzazione di tutti i loro desideri. Certamente, l'" inalterabile " programma del partito, con le sue promesse di nazionalizzazione dei consorzi, di ripartizione degli utili nel commercio all'ingrosso, di " munici-palizzazione dei grandi magazzini e locazione degli stessi a piccoli commercianti, a basso prezzo " (come diceva l'articolo 16), di riforma fondiaria e abolizione degli interessi sulle ipoteche, era stato male accolto. Ma gli industriali e i finanzieri compresero ben presto che Hitler non aveva la minima intenzione di tener fede ad uno solo degli articoli economici del programma del partito: le promesse radicali erano state inserite solo per attirare più voti. Nei primi mesi del 1933, alcuni radicali del partito tentarono di assuLa vita nel Terzo Reich 287 mere il controllo delle organizzazioni commerciali, rilevare i grandi magazzini, e istituire uno Stato corporativo secondo le linee che Mussolini stava tentando di fissare. Ma furono subito estromessi da Hitler e sostituiti con uomini d'affari conservatori. Gottfried Feder, il primo mentore di Hitler in materia economica, l'eccentrico che voleva abolire la " schiavitù dell'interesse ", ebbe un posto di sottosegretario al Ministero dell'Economia, mentre il suo superiore, il dottor Karl Schmitt, magnate delle assicurazioni, che aveva passato la vita a prestar denaro e ricavarne l'interesse, non gli affidò alcun compito; quando il ministero fu rilevato da Schacht, Feder venne esonerato dalla sua carica. I piccoli commercianti, che erano stati uno dei più validi sostegni del partito e che si aspettavano grandi cose dal cancelliere Hitler, si trovarono ben presto, e in gran numero, ad essere rovinati o retrocessi al rango di salariati. Le leggi dell'ottobre 1937 scioglievano tutte le società con capi tale inferiore a 40 ooo dollari, e proibivano che se ne costituissero delle nuove se il capitale non superava i 200 ooo dollari. In breve tempo, ciò segnò la fine di un quinto di tutte le piccole aziende commerciali. D'altro canto i grandi trust, che già erano stati favoriti dalla Repubblica, furono resi ancora più potenti dai nazisti. Con la legge del 15 luglio 1933, infatti, essi divennero obbligatori. Al Ministero dell'Economia fu conferito il potere di istituire nuovi cartelli obbligatori e di costringere le aziende ad unirsi a quelli esistenti. II sistema di tenere in vita un'infinità di associazioni commerciali, isti tuito durante la Repubblica, fu mantenuto dai nazisti, per quanto la legge fondamentale del 27 febbraio 1934 avesse riorganizzato queste associazioni in base al nuovo " principio autoritario " e sotto il controllo dello Stato. Tutte le aziende furono obbligate a divenirne membri. All'apice di una strut Pagina 202
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tura incredibilmente complessa stava la Camera dell'Economia del Reich, il cui capo veniva nominato dallo Stato, che controllava sette gruppi econo mici nazionali, ventitre camere economiche, cento camere d'industria e com mercio e settanta corporazioni dei mestieri. In mezzo a questo labirinto di superorganizzazione e alla moltitudine di uffici, centrali e distaccati, del Mi nistero dell'Economia, incalzato dal piano quadriennale e dalla marea di decreti e leggi speciali, perfino l'uomo d'affari più astuto spesso si perdeva, ed era necessario l'impiego di legali specializzati per rendere possibile il funzionamento di un'azienda. La corruzione necessaria per giungere ai funzionari in posizioni-chiave che potevano prendere decisioni dalle quali di pendevano gli ordini, o per cercare di eludere le serie interminabili di norme e regolamenti del governo e delle organizzazioni commerciali, assunse, poco prima del 1940, proporzioni astronomiche. "Una necessità economica" la definì all'autore un commerciante. Nonostante questa vita tribolata l'uomo d'affari prosperava. Le industrie pesanti, principali beneficiane del riarmo, videro i loro utili aumentare dal 2 per cento nel 1926, anno del rialzo, al 6,5 per cento nel 1938, l'ultimo anno di pace. Perfino la legge che limitava i dividendi al 6 per cento non a88 Trionfo e consolidamento danneggiò le società stesse. Al contrario: secondo la legge, ogni somma eccedente doveva essere investita, almeno in teoria, in obbligazioni governative - e non c'era pericolo di confisca. In pratica: la maggior parte delle aziende riinvestiva gli utili non distribuiti nell'azienda stessa: questi utili salirono da 175 milioni di marchi nel 1932 a cinque miliardi di marchi nel 1938, anno in cui i depositi complessivi presso le casse di risparmio ammontarono a solo due miliardi, cioè a meno della metà degli utili non versati e in cui gli utili distribuiti sotto forma di dividendi raggiunsero solo i 200 ooo ooo di marchi. Oltre che da questi piacevoli utili, l'uomo d'affari era rallegrato dal modo in cui i lavoratori erano stati " messi al loro posto " sotto il regime di Hitler. Non si avevano più irragionevoli richieste di salari. Al contrario, i salari furono leggermente ridotti, nonostante un aumento del 25 per cento nel costo della vita. E, soprattutto, non vi erano più scioperi dispendiosi. Anzi, non vi erano affatto scioperi: tali manifestazioni di indisciplina erano verboten nel Terzo Reich. La schiavitù del lavoro. Privato dei sindacati, dei contratti collettivi e del diritto di sciopero, il lavoratore tedesco nel Terzo Reich divenne un servo dell'industria, legato al padrone, al datore di lavoro, quasi come il contadino medievale al signore del feudo. Il cosiddetto Fronte del Lavoro, che teoricamente avrebbe dovuto rimpiazzare i vecchi sindacati, non rappresentava il lavoratore. Secondo la legge del 24 ottobre 1934, che lo aveva creato, esso rappresentava " l'organizzazione dei tedeschi che usano la mente o il braccio in attività creative ". Esso abbracciava non soltanto i salariati e gli stipendiati, ma anche i datori di lavoro e i professionisti. Si trattava in realtà di una vasta organizzazione propagandistica e, secondo quanto dicevano molti lavoratori, di una gigantesca frode. Il suo scopo dichiarato, secondo la legge, non era quello di proteggere il lavoratore, ma di " creare una vera comunità sociale e produttiva di tutti i tedeschi; il suo compito è di far sì che ogni singolo individuo sia in grado... di rendere il massimo nel campo del lavoro ". Il Fronte del Lavoro non era un'organizzazione amministrativa indipendente, ma, come quasi ogni altra associazione della Germania nazista, ad eccezione dell'esercito, una parte integrante del NSDAP o, come disse il suo capo, dottor Ley (" l'ubriacone balbuziente ", per usare l'espressione di Thyssen), " uno strumento del partito ". Infatti, la legge del 24 ottobre stabiliva che i suoi funzionari provenissero dai ranghi del partito, dalle vecchie unioni naziste, dalle SA e SS; e cosf era in realtà. Precedentemente, la legge del 20 gennaio 1934, che regolava il lavoro nazionale - nota come " Carta del Lavoro " - aveva rimesso i lavoratori al loro posto e ridato al datore di lavoro la sua antica posizione di padrone assoluto naturalmente subordinato a sua volta allo Stato onnipotente. Il proprietario divenne la " guida dell'impresa ", gli impiegati il " seguito ", o La vita nel Terzo Reìch 289 Gefolgschaft. Il 2° paragrafo della legge stabiliva che " il capo dell'impresa prenderà le decisioni per gli impiegati e gli operai in tutte le questioni che riguardano l'impresa stessa ". E, proprio come nei tempi antichi il signore era ritenuto responsabile del benessere dei suoi sudditi, così, sotto la legge Pagina 203
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazista, il datore di lavoro fu reso " responsabile del benessere dei suoi impiegati e operai ". In cambio, diceva la legge, " gli impiegati e gli operai gli debbono fedeltà " - dovevano cioè lavorare sodo e a lungo, senza commenti e borbottamenti, neppure a proposito del salario. I salari erano stabiliti
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fra il 1933 e il 1939 i 300000 braccianti agricoli passarono a lavori relativi all'industria o al commercio. Per i lavoratori dell'industria però la legge fu fatta rispettare. Vari decreti governativi, a cominciare dalla legge del 15 maggio 1934, limitarono fortemente la libertà del lavoratore di passare da un lavoro a un altro. Dopo il giugno 1935, gli uffici statali del lavoro ebbero l'esclusivo controllo sugli impieghi: essi decidevano chi dovesse essere assunto, per quale lavoro, e con quale retribuzione. Nel febbraio 1935 fu introdotto il "libretto di lavoro " e nessun lavoratore potè essere più assunto se non ne era in possesso. Vi si trovavano annotazioni sulle sue capacità e sul suo curriculum: il libretto di lavoro non soltanto forniva allo Stato e al proprietario dell'azienda dati sempre aggiornati su ogni singolo dipendente in tutta la nazione, ma serviva anche a legare il lavoratore al suo posto di lavoro. Se egli voleva andarsene per trovare un altro posto, il datore di lavoro poteva trattenere il suo libretto, e così non gli era possibile avere legalmente un altro impiego. Infine, il 22 giugno 1938, un decreto speciale emesso dall'ufficio per il piano quadriennale istituf la coscrizione al lavoro, che obbligava ogni tedesco a lavorare dove lo Stato lo aveva assegnato. Coloro che si assentavano dal lavoro senza una scusa La vita nel Terzo Ketch 291 più che plausibile, erano passibili di multe e pene detentive. C'era naturalmente anche il rovescio della medaglia: un lavoratore assunto in tal modo non poteva essere licenziato dal padrone senza il consenso dell'ufficio governativo del lavoro. Egli aveva un lavoro assicurato, ciò che assai raramente avveniva sotto la Repubblica. Oppressi da tanti controlli, con un salario di poco superiore al minimo necessario per sopravvivere, i lavoratori tedeschi, come il proletariato romano, disponevano di circhi equestri messi a loro disposizione dai governanti con l'intento di distrarre la loro attenzione dal misero stato in cui si trovavano. " Dovevamo deviare l'attenzione delle masse dai valori materiali a quelli morali, - spiegò un giorno il dottor Ley. - È più importante nutrire l'anima degli uomini che non il loro stomaco ". Cosi egli istituì l'organizzazione detta Kraft durch Freude (la forza attraverso la gioia). Essa offriva quello che si potrebbe chiamare un riposo regolamentato. In una dittatura totalitaria del xx secolo, come forse sotto dittature precedenti, si stimava necessario controllare non solo le ore di lavoro, ma anche quelle di ricreazione dell'individuo. E questo faceva l'organizzazione del dottor Ley. Prima del nazismo, la Germania aveva decine di migliaia di associazioni di tutti i tipi, da quelle per giocatori di scacchi e di calcio, a quelle per la protezione degli uccelli. Sotto il nazismo non si permise l'esistenza di alcuna associazione organizzata di carattere sociale, sportivo o ricreativo, se non sotto il controllo e la direzione della Kraft durch Freude. Per il tedesco medio del Terzo Reich, questa colossale organizzazione ricreativa ufficiale era senza dubbio meglio che niente, visto che lo Stato non permetteva al singolo di fare a modo suo. Per esempio, essa offriva agli appartenenti al Fronte del Lavoro escursioni in campagna o al mare a prezzi convenientissimi. Il dottor Ley fece costruire due navi da 25 ooo tonnellate, a una delle quali diede il suo nome, e ne noleggiò altre dieci, destinandole a crociere marittime per gli appartenenti alla Kraft durch Freude. L'autore di questo libro prese parte a una di queste crociere: sebbene la vita a bordo così minuziosamente organizzata dai capi nazisti fosse un supplizio, almeno per lui, i lavoratori tedeschi sembravano invece passarsela molto bene. E a prezzi di vera occasione! Una crociera a Madera, ad esempio, costava solo 25 dollari, compreso il biglietto ferroviario di andata e ritorno fino al porto tedesco di partenza; altre gite erano ugualmente convenienti. Spiagge sul mare o ai laghi venivano rilevate per esser messe a disposizione di migliaia di villeggianti estivi (una a Rùgen sul Baltico, non ancora ultimata allo scoppio della guerra, offriva sistemazione alberghiera per ventimila persone), mentre in inverno si organizzavano speciali escursioni sciistiche sulle Alpi Bavaresi al prezzo di 11 dollari la settimana, compreso trasporto in auto, alloggio e pensione completa, noleggio degli sci e lezioni di un maestro. Gli sport, ogni ramo dei quali era controllato dalla Kraft durch Freude, erano organizzati su vastissima scala; vi prendevano parte ogni anno, secondo cifre ufficiali, più di sette milioni di persone. L'organizzazione metPagina 205
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 292 Trionfo e consolidamento teva anche a disposizione, a prezzi di favore, biglietti per il teatro, l'opera e i concerti, rendendo in tal modo accessibili al lavoratore spettacoli di livello intellettuale molto elevato, cosa che i funzionari nazisti facevano spesso notare con compiacimento. La Kraft durch f rende aveva anche la sua orchestra sinfonica di novanta elementi, che percorreva in lungo e in largo il paese, suonando spesso in centri minori dove di solito non era facile ascoltare buona musica. Infine l'organizzazione incorporò i duecento e più istituti di educazione per adulti che avevano prosperato in Germania durante la Repubblica (si trattava di un movimento di origine scandinava) e li mantenne in attività, pur mescolando abbondantemente l'ideologia nazista all'istruzione vera e propria. Alla fine, naturalmente, erano i lavoratori che venivano a pagare questi loro svaghi. Il reddito annuale per i contributi pagati al Fronte del Lavoro raggiunse i 160000000 di dollari nel 1937, e superò i 200000000 allo scoppio della guerra: questo secondo le dichiarazioni del dottor Ley, ma la contabilità era estremamente vaga, essendo tenuta non dallo Stato, ma dall'ufficio finanziario del partito, che non pubblicava mai i suoi bilanci. Il io per cento dei contributi era assegnato alla Kraft durch Freude; ma le quote individuali per i viaggi e i trattenimenti - pur così convenienti - ammontarono, nell'anno precedente la guerra, a i 250 ooo ooo di dollari. E c'era un'altra spesa rilevante per i salariati: essendo la più grande organizzazione di partito, con 25 milioni di iscritti, il Fronte del Lavoro divenne un enorme apparato burocratico, con decine di migliaia di impiegati a orario completo. Si è infatti calcolato che le spese di amministrazione assorbivano dal 20 al 25 per cento dei suoi proventi. Vale la pena di ricordare a questo punto una singolare truffa commessa da Hitler ai danni dei lavoratori tedeschi: si tratta della Volkswagen (la macchina per il popolo). Ogni tedesco, o almeno ogni lavoratore tedesco - egli disse doveva possedere un'automobile, proprio come negli Stati Uniti. Fino a quel giorno, in questo paese dove vi era solo una macchina per ogni cinquanta abitanti (in America una per ogni cinque), l'operaio aveva usato per i suoi spostamenti la bicicletta o i trasporti pubblici. Ora Hitler decretava che si costruisse per lui un'automobile, che sarebbe costata soltanto 990 marchi (396 dollari al cambio ufficiale). Si diceva che egli stesso avesse collaborato al progetto della macchina, che fu affidata alla supervisione dell'ingegnere austriaco dottor Ferdinand Porsche. Poiché l'industria privata non era in grado di produrre un'automobile per 396 dollari, Hitler ordinò che la costruisse lo Stato, e ne affidò l'incarico al Fronte del Lavoro. L'organizzazione del dottor Ley intraprese prontamente, nel 1938, a costruire a Fallersleben, presso Braunschweig, la "più grande fabbrica di automobili del mondo ", attrezzata per produrre un milione e mezzo di macchine all'anno - " più della Ford ", dissero i propagandisti nazisti. Il Fronte del Lavoro anticipò 50 milioni di marchi di capitale, ma non doveva essere questo il finanziamento maggiore; l'ingegnoso piano del dottor Ley era che i lavoratori stessi fornissero il capitale, per mezzo di La vita nel Terzo Reicb 293 quello che fu chiamato il piano di rateizzazione " con pagamento anticipato ": cinque marchi la settimana, o, se qualcuno se lo poteva permettere, dieci o quindici. Quando erano stati pagati settecentocinquanta marchi, l'acquirente riceveva un numero d'ordine, che gli dava diritto ad entrare in possesso di una macchina non appena fosse uscita dalla fabbrica. Sfortunatamente per i lavoratori, non una sola macchina uscì mai per alcun cliente durante il Terzo Reich. Decine di milioni di marchi furono sborsati dai salariati tedeschi e nemmeno un pfennig sarebbe stato mai loro restituito. Quando scoppiò la guerra, le industrie della Volkswagen furono convertite per la fabbricazione di prodotti più utili all'esercito. Truffato in questa e in altre circostanze, ridotto, come abbiamo visto, a uno stato di asservimento all'industria con paghe minime, e meno proclive di ogni altra classe della società tedesca ad accettare il nazismo e a lasciarsi irretire dalla sua incessante propaganda, il lavoratore tedesco, bisogna lealmente riconoscere, non sembrava dispiacersi troppo del suo stato di inferiorità nel Terzo Reich. La grande macchina bellica che si abbattè sulla Pagina 206
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt frontiera polacca all'alba del i° settembre 1939 non avrebbe mai potuto essere costruita senza l'importantissimo contributo datole dall'operaio tedesco. Egli era irreggimentato e talvolta terrorizzato, ma anche gli altri erano nelle stesse condizioni, e secoli di irreggimentazione l'avevano abituato, come tutti gli altri tedeschi, a lasciarsi guidare. Sebbene non sia forse prudente tentare di generalizzare su queste cose, l'opinione che l'autore di questo libro si fece sui lavoratori di Berlino e della Ruhr fu che, sebbene alquanto scettici circa le promesse del regime, essi non avessero maggiore desiderio di rivolta di ogni altra categoria di persone nel Terzo Reich. Disorganizzati e senza una guida, che potevano fare? Spesso essi stessi ve lo chiedevano. Ma il motivo più profondo per cui il lavoratore tedesco accettava il suo ruolo nella Germania nazista, era il posto di lavoro finalmente assicurato e la eertezza di poterlo conservare. Un osservatore un po' al corrente delle sue condizioni precarie durante la Repubblica, poteva comprendere come mai egli non si dolesse troppo per la perdita della libertà politica e persine dei sindacati, in cambio di un impiego sicuro e continuo. Nel passato, per tanti, per ben sei milioni di uomini e per le loro famiglie, questi diritti di uomini liberi in Germania erano stati oscurati, come essi dicevano, dalla libertà di morire di fame. Eliminando quest'ultima libertà, Hitler si era assicurato l'appoggio della classe lavoratrice, probabilmente la più abile e industriosa e disciplinata nel mondo occidentale. Questo appoggio veniva concesso, non alla sua mediocre ideologia o alle sue cattive intenzioni, come tali, ma a ciò che contava più di tutto: la produzione di materiale bellico. 294 Trionfo e consolidamento La giustizia nel Terzo Reich. Fin dalle prime settimane del 1933, quando cominciarono gli arresti ar-bitrari in massa, le bastonature e gli assassini da parte di coloro che avevano preso il potere, la Germania nazionalsocialista cessò di essere una società basata sulla legge. " Hitler è la legge ", proclamavano orgogliosamente i lu-minari del diritto della Germania nazista, e Goring sottolineò questa frase quando disse ai magistrati prussiani, il 12 luglio 1934, che "la legge e la volontà del Fùhrer sono una cosa sola ". Era vero: la legge era ciò che stabiliva come tale il dittatore, e nei momenti di crisi, come durante la " purga di sangue ", egli stesso, come abbiamo visto nel suo discorso al Reichstag immediatamente dopo quel sanguinoso evento, proclamava di essere il " giudice supremo " del popolo tedesco, col potere di mandare a morte chiunque egli volesse. Nei giorni della Repubblica, la maggior parte dei giudici, come pure del clero e dei docenti universitari, avevano cordialmente detestato il regime di Weimar e con le loro sentenze, secondo l'opinione di molti, avevano scritto la pagina più nera della vita della Repubblica tedesca, contribuendo in tal modo alla sua caduta. Ma almeno, sotto la costituzione di Weimar i giudici erano indipendenti, soggetti solo alla legge, protetti contro trasferimenti arbitrar!, e tenuti, almeno in teoria, in base all'articolo 109, a salvaguardare l'uguaglianza di fronte alla legge. La maggior parte dei giudici avevano simpatizzato con il nazionalsocialismo ma non erano molto preparati al trattamento che fu loro subito riservato sotto il nuovo regime. La legge sul servizio dello Stato del 7 aprile 1933 fu dichiarata applicabile a tutti i magistrati, e subito eliminò dall'ambiente giudiziario non solo gli ebrei, ma tutti coloro la cui fede nel nazismo era giudicata dubbia, o, come diceva la legge stessa, che " lasciavano capire di non essere disposti a intervenire in ogni circostanza a favore dello Stato nazionalsocialista ". Non furono certo molti i giudici eliminati con questa legge, che tuttavia servì a indicar abbastanza chiaramente quale fosse il loro dovere. Per accertarsi che l'avessero capito, Hans Frank, ministro plenipotenziario e capo della giustizia del Reich, disse ai giuristi nel 1936: " L'ideologia nazionalsocialista è il fondamento di tutte le leggi basilari, come è precisato nel programma del Partito e nei discorsi del Fiihrer ". E continuò a spiegare la sua idea: Non esiste l'indipendenza della legge di fronte al nazionalsocialismo: per ogni decisione che prendete, dovete dire a voi stessi: " Come deciderebbe il Fiihrer al mio posto? " Ad ogni decisione chiedetevi: " È questa decisione compatibile con la coscienza nazionalsocialista del popolo tedesco? " Avrete allora una ferrea base che, insieme all'unità dello Stato nazionalsocialista e al riconoscimento da parte vostra della natura eterna del volere di Adolf Hitler, conferirà alla vostra decisione l'autorità del Terzo Reich, e così per sempre ". Ciò sembrava abbastanza chiaro, come era chiara la nuova legge sul servizio Pagina 207
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di Stato dell'anno seguente (26 gennaio 1937), che ordinava il licenLa vita nel Terzo Reicb 295 ziamento di tutti i funzionati, compresi i giudici, che " non dessero affidamento in campo politico ". Inoltre, tutti i giuristi furono obbligati a iscriversi alla lega dei giuristi nazionalsocialisti tedeschi, dove spesso venivano loro ricordati i passi del discorso del dottor Frank. Alcuni giudici, per quanto antirepubblicani, non risposero con sufficiente entusiasmo alle direttive del partito. Alcuni almeno, tentarono infatti di basare sulla legge i loro giudizi. Uno degli esempi peggiori di questa tendenza, secondo il punto di vista dei nazisti, fu la decisione del Reichsgericht, la corte suprema tedesca, di assolvere per mancanza di prove tre dei quattro comunisti nel processo per l'incendio del Reichstag nel marzo 1934 (solo Van der Lubbe, l'olandese minorato che confessò, fu riconosciuto colpevole). Ciò esasperò talmente Hitler e Gbring, che nello spazio di un mese, il 24 aprile 1934, il diritto di giudicare casi di tradimento, che fino ad allora era stato sotto l'esclusiva giurisdizione della corte suprema, fu tolto a quell'augusto consesso e trasferito a una nuova corte, la Volksgerichtshof, la Corte del Popolo, che presto divenne il più temuto tribunale del paese. Esso era rappresentato da due giudici di professione e da cinque altri scelti tra fun-zionari del partito, delle SS e delle forze armate, per assicurare a questi giudici la maggioranza dei voti. Non c'era appello alle decisioni e sentenze di questa corte e di solito le sue sedute si tenevano in camera di consiglio. Di tanto in tanto tuttavia, a scopo di propaganda, nei casi in cui si dovevano emettere sentenze relativamente lievi, i corrispondenti stranieri erano invitati a presenziare. L'autore ebbe così occasione di assistere a una causa dinanzi alla Corte del Popolo, nel 1935. Più che di un processo di corte civile, gli fece l'impressione di una sbrigativa corte marziale. Il processo non durò più di un giorno, praticamente non vi fu modo di presentare i testimoni a difesa (se pure ve n'era qualcuno che osasse comparire in difesa di un uomo accusato di " tradimento "), e gli argomenti degli avvocati della difesa, anch'essi nazisti " qualificati ", apparivano assurdamente deboli. Dalla lettura dei giornali, che comunicavano soltanto il verdetto, si aveva l'impressione che la maggior parte degli infelici accusati fosse condannata alla pena di morte (non però il giorno in cui fu presente l'autore). Non si pubblicavano mai cifre ufficiali; nel dicembre del 1940 comunque, Roland Freisler, il temutis-simo presidente della Corte del Popolo (che perdette la vita durante la guerra, quando una bomba americana demolì l'aula dove presiedeva un processo) affermò " che solo il 4 per cento degli accusati veniva condannato a morte ". Ancor prima della sinistra Corte del Popolo era stato istituito il Son-dergericht, il Tribunale Speciale, che si riservava, togliendole ai tribunali comuni, le cause per crimini politici e, secondo le .parole della legge del 21 marzo 1933 che istituiva il nuovo tribunale, i casi " di attacchi insidiosi contro il governo ". I tribunali speciali erano composti da tre giudici, sempre fidati membri del partito, senza giuria. Un magistrato nazista poteva scegliere se presentare le cause del genere dinanzi a un tribunale comune o dinanzi al Tribunale Speciale, e invariabilmente, per ovvie ragioni, sceglieva 296 Trionfo e consolidamento quest'ultima possibilità. Gli avvocati della difesa dinanzi a questo tribunale, come dinanzi alla Volksgerichtshof, dovevano essere ammessi da funzionari nazisti. Talvolta, anche se ammessi, si trovavano a mal partito, come accadde agli avvocati che accettarono di rappresentare la vedova del dottor Klause-ner, il capo dell'Azione Cattolica assassinato durante la Purga di Sangue, nella causa per danni contro lo Stato: essi furono spediti senza indugio al campo di concentramento di Sachsenhausen, dove furono tenuti finché non ritirarono ufficialmente la loro costituzione in parte civile. Hitler, e per un certo tempo Goring, avevano il diritto di sospendere la procedura penale. Tra i documenti di Norimberga " venne alla luce una causa in cui il ministro della Giustizia sosteneva caldamente l'opportunità di processare un alto funzionario della Gestapo e un gruppo di appartenenti alle SA che egli reputava, in base alle prove, sicuramente colpevoli delle più orribili torture ai danni di internati in un campo di concentramento. Egli inviò a Hitler la documentazione: il Fùhrer ordinò che l'azione fosse abbandonata. Anche Goring, al principio, aveva questo potere. Una volta, nell'aprile del 1934, egli arrestò la procedura penale contro un ben noto uomo d'affari; poco dopo si seppe che l'accusato aveva passato a Goring qualcosa come tre milioni di marchi. Come Pagina 208
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt commentò più tardi Gerhard F. Kramer, un eminente avvocato berlinese del tempo, " fu impossibile stabilire se fu Goring a ricattare l'industriale oppure questi a corrompere il primo ministro prussiano " ". Ciò che fu però accertato è che Goring archiviò effettivamente la pratica. Rudolf Hess, " sostituto del Fùhrer ", fu invece autorizzato ad " agire senza pietà " nei riguardi degli accusati che a suo giudizio erano usciti dal processo con condanne troppo lievi. Gli veniva inviato un resoconto di tutte le condanne inflitte ai colpevoli di attentati contro il partito, il Fùhrer e lo Stato, ed egli, se giudicava la condanna troppo mite, poteva decidere l'azione " spieiata ", che consisteva di solito nel gettare la vittima in un campo di concentramento o nel farla uccidere. Talvolta, bisogna dirlo, i giudici del Sondergericht dimostravano spirito di indipendenza e anche devozione alla legge. In questi casi entravano in scena Hess o la Gestapo: un esempio già visto fu il caso del pastore Niemol-ler. Quando fu prosciolto dal Tribunale Speciale dalle accuse principali e condannato solo a una breve pena detentiva, già scontata in attesa del processo, la Gestapo si impadronì di lui mentre usciva dal tribunale e lo spedì in un campo di concentramento. Anche la Gestapo infatti, come Hitler, rappresentava la legge. Essa era stata istituita dapprima da Goring in Prussia, il 26 aprile 1933, in sostituzione del reparto IA della vecchia polizia politica prussiana. Goring intendeva in un primo tempo designarla semplicemente dipartimento di polizia segreta (Geheimes Polizei Amt), ma le iniziali tedesche GPA rassomigliavano troppo alle russe GPU. Un oscuro impiegato postale, cui era stato chiesto La vita nel Terzo Reich 297 un timbro di affrancatura per il nuovo ufficio, suggerì che lo si chiamasse Geheime Staatspolizei, cioè semplicemente " polizia segreta dello Stato " -abbreviato in GESTAPO - creando così inconsapevolmente un nome destinato, col suo solo suono, a ispirare terrore, dapprima entro i confini della Germania e più tardi anche fuori di essi. Da principio la Gestapo era poco più di uno strumento personale di terrore di cui Goring si serviva per arrestare e assassinare gli oppositori del regime. Fu solo nell'aprile del 1934, allorché Goring nominò Himmler vicecapo della polizia segreta prussiana, che la Gestapo cominciò ad espandersi come braccio delle SS, e a divenire, guidata dal genio del suo nuovo capo (l'ex allevatore di polli dai modi dolci ma dall'animo sadico) e da Reinhard Heydrich, giovane di aspetto diabolico20, capo del servizio di sicurezza delle SS (l'SD, Sicherheitdienst), un temibile flagello, con diritto di vita o di morte su ogni cittadino tedesco. Già nel 1935, la corte suprema prussiana di amministrazione, in seguito a pressioni naziste, aveva decretato che gli ordini e le azioni della Gestapo non fossero soggette a revisione giudiziaria. La legge speciale per la Gestapo, promulgata dal governo il io febbraio 1936, poneva l'organizzazione della polizia segreta al di sopra della legge. I tribunali non erano autorizzati a interferire in alcun modo nella sua attività: come spiegò il dottor Werner Best, braccio destro di Himmler nella Gestapo, " fintantoché la polizia agisce secondo la volontà dei capi, agisce legalmente "21. Fu data uria veste di " legalità " agli arresti arbitrari e alle incarcerazioni delle vittime nei campi di concentramento; la definizione era Schutzhaft (custodia protettiva) e l'attuazione era basata sulla legge del 28 febbraio 1933 che, come abbiamo visto, sopprimeva le clausole della costituzione che garantivano le libertà civili. Ma la custodia protettiva non proteggeva l'individuo, come in altri paesi più civili, contro eventuali pericoli, bensì lo puniva relegandolo dietro al filo spinato. I primi campi di concentramento spuntarono come i funghi durante il primo anno del governo di Hitler: già alla fine del 1933 ve n'erano una cinquantina, quasi tutti istituiti dalle SA per dare alle loro vittime una buona bastonatura, e farle quindi riscattare dai parenti o dagli amici per una somma proporzionata alle loro possibilità. Per lo più non era che una grossolana forma di ricatto. Talvolta invece i prigionieri venivano assassinati, quasi sempre per puro sadismo o brutalità. Al processo di Norimberga vennero alla luce quattro di questi casi, avvenuti durante la primavera del 1933 nel campo di concentramento dèlie SS a Dachau, presso Monaco. In ognuno di essi un prigioniero era stato assassinato a'sangue freddo: uno era morto per fustigazione, un altro per strangolamento. Perfino il pubblico ministero di Monaco aveva protestato. Pagina 209
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Poiché dopo la Purga di Sangue del giugno 1934 non vi era stata più resistenza al regime nazista, molti tedeschi pensarono che gli arresti in massa per " custodia protettiva " e la reclusione di migliaia di persone nei campi di cóncentramento sarebbero cessati. La vigilia di Natale 1933, Hitler aveva 298 Trionfo e consolidamento annunciato un'amnistia per ventisettemila internati dei campi, ma Goring e Himmler trovarono modo di eludere quest'ordine, e soltanto pochissimi furono effettivamente rilasciati. Più tardi Frick, il meschino burocrate che era Ministro degli Interni, aveva tentato, nell'aprile del 1934, di ridurre gli abusi dei sicari nazisti, con decreti, emessi segretamente, che avrebbero dovuto limitare l'eccesso di arresti per Schutzhajt e ridurre gli invii ai campi di concentramento; ma Himmler l'aveva persuaso a lasciar cadere la cosa. Il capo delle SS comprendeva molto meglio del ministro che scopo dei campi di concentramento non era solo quello di punire i nemici del regime, ma anche quello di terrorizzare la gente con la loro stessa esistenza, per dissuaderla da ogni velleità di resistenza nei confronti del nazismo. Poco dopo la purga di Rohm, Hitler mise i campi di concentramento sotto controllo delle SS, che si dettero a organizzarli con l'efficienza e la spietatezza caratteristiche di questo corpo scelto. Il servizio di guardia fu affidato esclusivamente alle unità " Teste di morto " (Totenkopfverbànde), i cui componenti venivano reclutati tra gli elementi più fanaticamente nazisti, prestavano servizio per dodici anni, e portavano la nota insegna del teschio sulla casacca nera. Il comandante del primo distaccamento di Totenkopfver-bànde, primo comandante del campo di Dachau, Theodor Eicke, fu incaricato del funzionamento di tutti i campi di concentramento. I campi da cui si poteva evadere vennero chiusi, e se ne costruirono altri più grandi; i più importanti erano (fino all'inizio della guerra, quando furono diffusi anche sui territori occupati), Dachau presso Monaco, Buchenwald presso Weimar, Sachsenhausen che sostituì il campo di Oranienburg, già famoso, presso Berlino, Ravensbriick nel Meclemburgo (per donne) e, dopo l'occupazione dell'Austria nel 1938, Mauthausen presso Linz. Questi nomi, assieme a quelli di Auschwitz, Belsec e Treblinka, campi istituiti più tardi in Polonia, erano destinati a diventare fin troppo familiari in quasi tutto il mondo. In questi campi, prima che sopraggiungesse pietosamente la fine, milioni di infelici venivano fatti morire e milioni di altri erano sottoposti a degradazioni e torture quasi inimmaginabili da mente umana. In un primo tempo, tuttavia, negli anni precedenti la guerra, la popolazione dei campi di concentramento nazisti non contò mai probabilmente più di venti-trentamila individui contemporaneamente, e molti degli orrori perpetrati più tardi dagli uomini di Himmler erano ancora sconosciuti. I campi di sterminio, i campi di lavoro forzato, i campi dove gli internati venivano usati come cavie per le " ricerche mediche " naziste, dovevano attendere lo scoppio della guerra. Anche in quei primi campi però non vigeva certo un trattamento molto umano. Ho davanti a me la copia del regolamento redatto per Dachau, in data i° novembre 1933, dal suo primo comandante, Theodor Eicke; una volta divenuto capo di tutti i campi Eicke applicò tale regolamento ovunque, senza eccezione. Articolo n. Sarà impiccato, come agitatore, chiunque faccia della politica, tenga discorsi e comizi di incitamento, formi associazioni, si indugi con altri; chi, al fine di fornire alla propaganda dell'opposizione episodi di atrocità, raccolga informazioni vere o La vita nel Terzo Ketch 299 false sul campo di concentramento; riceva queste notizie, le conservi, ne parli ad altri, le propali di nascosto fuori del campo fornendole ai visitatori stranieri, eccetera. Articolo 12. Sarà fucilato sul posto o impiccato, come reo di ammutinamento, chiunque colpisca tìsicamente una guardia o un appartenente alle SS, rifiuti di ubbidire o di lavorare trovandosi in distaccamento... o schiamazzi, urli, inciti o tenga discorsi in marcia o al lavoro. Condanne più miti (ad esempio, due settimane di segregazione e venticinque frustate) venivano inferte a " chiunque facesse commenti di disprezzo, in lettere o altri documenti, riguardo ai capi nazionalsocialisti, allo Stato, o al governo... [o] lodasse i capi marxisti o liberali dei vecchi partiti democratici ". Collegato alla Gestapo era il Servizio di Sicurezza, il Sicherheitsdienst o SD, altra sigla che riempiva di terrore tutti i tedeschi e più tardi i popoli occupati. Creata originariamente da Himmler nel 1932 come ramo di informazione Pagina 210
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della SS e posta sotto la direzione di Reinhard Heydrich (più tardi noto in campo internazionale come " il boia Heydrich "), la sua funzione iniziale era stata quella di sorvegliare i membri del partito e riferire ogni loro eventuale attività sospetta. Nel 1934 divenne anche l'organo d'informazione per la polizia segreta, e nel 1938, una nuova legge le attribuì questa funzione nei riguardi dell'intero Reich. Sotto la mano esperta di Heydrich (già ufficiale del servizio informazioni della marina, congedato dall'ammiraglio Raeder nel 1931, all'età di ventisei anni, per aver rifiutato di sposare la figlia di un armatore che egli aveva compromesso) il SD allargò subito la sua rete sull'intero paese, assumendo circa 100 ooo informatori a orario libero con l'ordine di spiare i movimenti di ogni cittadino del paese e riferire il più insignificante commento o la più trascurabile attività che si potesse giudicare ostile al nazismo. Nessuno che non fosse pazzo, diceva o faceva niente che potesse essere interpretato come " antinazista ", senza essersi prima ben accertato che le sue parole non fossero registrate da microfoni nascosti dal SD o udite da un suo agente. Il vostro stesso figlio, o vostro padre, o vostra moglie, o vostro cugino, il vostro migliore amico, o il vostro capufficio o la vostra segretaria, potevano essere informatori dell'organizzazione di Heydrich: non potevate esserne certi, e, se avevate giudizio, nulla doveva parervi sicuro. I segugi del SD a impiego fisso non furono probabilmente mai più di tremila prima del 1940, e la maggior parte di essi veniva reclutata tra i giovani intellettuali sbandati, laureati che non avevano potuto trovare un posto adatto o una sistemazione sicura nella normale società. In tal modo, tra queste spie professionali regnava sempre una bizzarra atmosfera di pedanteria. Nutrivano un grottesco interesse per cose fuori del comune quali lo studio dell'archeologia teutonica, i crani delle razze inferiori e l'eugenetica della razza dominatrice. Un osservatore straniero tuttavia trovava difficoltà a mettersi in contatto con questi strani individui, sebbene si potesse qualche volta incontrare lo stesso Heydrich, tipo arrogante, glaciale e spieiato, in un night-club di Berlino circondato da alcuni dei suoi giovani e biondi sicari. Essi si 300 Trionfo e consolidamento tenevano nell'ombra non solo per la stessa natura del loro lavoro, ma anche perché nel 1934 e 1935, alcuni di loro che avevano avuto la funzione di spie contro Rohm e i suoi seguaci dell'SA, erano stati uccisi da una banda segreta che si autodefiniva " i vendicatori di Rohm " e che aveva avuto cura di appuntare quel nome sui loro cadaveri. Uno dei compiti interessanti, se pure di minore importanza, del SD era di accertare chi votava " no " ai plebisciti di Hitler. Fra i numerosi documenti di Norimberga si trova un rapporto segreto del SD di Kochem sul plebiscito del io aprile 1938: Si allega copia col numero delle persone che dettero voto negativo o nullo a Kappel. Il controllo fu effettuato nel modo seguente: alcuni membri del comitato elettorale contrassegnarono con dei numeri tutte le schede. Durante le votazioni venne fatta una lista dei votanti. Le schede furono distribuite in ordine numerico, perciò fu possibile più tardi... identificare le persone che avevano dato voto negativo o nullo. Il contrassegno era stato fatto sul retro della scheda con latte scremato. Si acclude pure la scheda consegnata dal parroco protestante Alfred Wolfers22. Il 16 giugno 1936, per la prima volta nella storia della Germania, fu istituita una polizia unificata per l'intero Reich (in precedenza la polizia era stata organizzata separatamente da ciascuno Stato), e Himmler fu nominato capo della polizia tedesca. Ciò equivaleva a mettere la polizia nelle mani delle SS, il cui potere era rapidamente cresciuto dopo la soppressione della " rivolta " di Rohm. Non solo era diventata la guardia pretoriana, l'unico braccio armato del partito, l'elite dai cui ranghi venivano scelti i futuri capi della nuova Germania, ma possedeva ora il potere poliziesco. Il Terzo Reich, com'è inevitabile nello sviluppo di tutte le dittature totalitarie, era divenuto uno Stato poliziesco. // governo nel Terzo Reich. Sebbene la Repubblica di Weimar fosse stata abbattuta, la costituzione di Weimar non fu mai ufficialmente abrogata da Hitler. In effetti, e per ironia, Hitler basava la " legalità " del suo governo sulla disprezzata costituzione repubblicana. Perciò migliaia di decreti legge - non vi erano altre leggi nel Terzo Reich - fecero esplicito richiamo al decreto presidenziale di emergenza del 28 febbraio 1933 "per la protezione del popolo e dello Stato", che Hindenburg aveva firmato in base all'articolo 48 della costituzione. Si Pagina 211
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ricorderà che l'anziano presidente fu indotto con l'inganno a firmare il decreto il giorno successivo all'incendio del Reichstag, quando Hitler lo assicurò che c'era grave pericolo di una rivoluzione comunista. Il decreto, che sospendeva tutti i diritti civili, rimase in vigore per tutta la durata del Terzo Reich, permettendo al Fùhrer di governare con una specie di continua legge marziale. Il secondo pilastro della " costituzionalità " del governo di Hitler fu la legge che il Reichstag aveva votato il 24 marzo 1933 con la quale cedeva al La vita nel Terzo Reich 301 governo nazista le sue funzioni legislative. Questa legge fu da allora regolarmente rinnovata ogni quattro anni da un Reichstag esautorato: mai pensò infatti il dittatore ad abolire questa istituzione un tempo democratica, ma solo a renderla non-democratica. Il Reichstag si riunì solo dodici volte prima della guerra, " promulgò " solo quattro leggi *, non tenne mai dibattiti o votazioni, e non ascoltò mai nessun discorso se non di Hitler. Dopo i primi mesi del 1933 cessarono nel gabinetto le discussioni importanti, le riunioni divennero sempre più rare dopo la morte di Hindenburg nell'agosto del 1934, e dopo il febbraio del 1938 il gabinetto non fu mai convocato. Tuttavia, i singoli membri del gabinetto godevano del notevole privilegio di essere autorizzati a promulgare decreti che, con l'approvazione del Fùhrer, divenivano automaticamente leggi. Il consiglio segreto di gabinetto (Geheimer Kabinettsrat), istituito con grande clamore nel 1938, forse per fare impressione sul primo ministro Chamberlain, esistette solo sulla carta: non si riunì neppure una volta. Il Consiglio di Difesa del Reich (Reichsverteidigungsrat], istituito nei primi tempi del regime in qualità di comitato per i programmi di guerra, sotto la presidenza di Hitler, si riunì ufficialmente solo due volte, sebbene alcune delle sottocommissioni fossero anche troppo attive. Molte delle funzioni del gabinetto furono delegate a speciali sezioni, quali l'Ufficio del sostituto del Fùhrer (Hess, e più tardi, Martin Bormann), l'Ufficio dei plenipotenziari per l'economia di guerra (Schacht) e l'amministrazione (Frick) e l'Ufficio del delegato per il piano quadriennale (Goring). Inoltre vi erano quelli noti col nome di " uffici supremi del governo " e " uffici amministrativi nazionali ", molti dei quali erano organizzazioni superstiti della Repubblica. Vi erano in tutto circa quarantadue uffici esecutivi del governo nazionale sotto la diretta giurisdizione del Fùhrer. Le diete e i governi dei singoli Stati della Germania furono aboliti, come abbiamo visto, durante il primo anno di regime nazista, quando il paese fu accentrato, e le amministrazioni degli Stati, ridotti a province, furono nominate da Hitler. L'autogoverno locale, l'unico campo in cui era sembrato che i tedeschi stessero facendo reali progressi verso la democrazia, fu pure abolito. Una serie di leggi, emesse tra il 1933 e il 1935, privarono le municipalità della loro autonomia locale, ponendole sotto il diretto controllo del ministro degli Interni del Reich, che nominò i loro sindaci (se avevano una popolazione superiore ai 100 ooo abitanti) e le riorganizzò in base al principio autoritario. Nelle città inferiori ai 100 ooo abitanti, i sindaci venivano nominati dai governatori provinciali. A Berlino, Amburgo, e Vienna (dopo il 1938, anno in cui l'Austria fu occupata) Hitler concesse il diritto di nominare propri borgomastri. Gli uffici attraverso i quali Hitler esercitava i suoi poteri dittatoriali consistevano in quattro cancellerie: la cancelleria del presidente (sebbene il tito* La legge per la ricostruzione del 30 gennaio 1934, e le tre leggi antisemitiche di Norim-berga del 15 settembre 1933. 3O2 Trionfo e consolidamento lo cessasse di esistere dopo il 1934), quella del cancelliere (titolo abbandonato nel 1939), quella del partito, e una quarta conosciuta come la cancelleria del Fiihrer, che si occupava dei suoi affari personali e adempiva compiti speciali. In verità, Hitler si annoiava delle piccole e monotone incombenze del governo e, dopo aver consolidato la sua posizione in seguito alla morte di Hindenburg, le lasciò largamente ai suoi aiutanti. A vecchi compagni di partito come Gbring, Goebbels, Himmler, Ley e Schirach fu data carta bianca per crearsi sfere di potere personale e, quasi sempre, di profitto. A Schacht fu data dapprima l'autorità di usare qualsiasi artificio per procurare il denaro richiesto dalle spese del governo sempre in aumento. Ogni qualvolta questi uomini si scontravano nella suddivisione del potere o del bottino, interveniva Hitler: al Fiihrer queste dispute non dispiacevano, anzi spesso le incoraggiava, perché esse davano Pagina 212
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più importanza alla sua posizione di supremo arbitro e impedivano coalizioni contro di lui. Così egli sembrava dilettarsi allo spettacolo di tre persone in lotta tra di loro nel campo della politica estera: Neurath, ministro degli Esteri, Rosenberg, capo del dipartimento degli affari esteri del partito, e Ribbentrop, che aveva il suo personale " Rib-bentrop Bureau ". Ognuno di questi tre uomini era alle prese con gli altri due, e Hitler li tenne in questa situazione, conservando i loro uffici rivali, finché alla fine scelse l'ottuso Ribbentrop quale ministro degli Esteri ed esecutore dei suoi ordini nel campo degli affari esteri. Tale era il governo del Terzo Reich, organizzato da cima a fondo in base al cosiddetto principio dell'autorità del Fuhrer (Fùhrerprinzip). La sua vasta e ipertrofica burocrazia aveva ben poco dell'efficienza di solito attribuita al popolo tedesco: avvelenato com'era dalla corruzione, assediato da una costante confusione e da micidiali rivalità aumentate dalla disordinata interferenza dei potentati del partito e reso spesso impotente dal terrore della Ge-stapo. Alla sommità di questa struttura gerarchica stava il vagabondo austriaco di un tempo, divenuto ora, ad eccezione di Stalin, il più potente dittatore del mondo. Come fece presente il dottor Hans Frank a una riunione di avvocati nella primavera del 1936, " esiste ora in Germania una sola autorità, l'autorità del Fuhrer " ". Con questa autorità Hitler aveva rapidamente distrutto coloro che gli si opponevano, unificato e nazificato lo Stato, irreggimentate le istituzioni e la cultura del paese, soppresso la libertà individuale, abolito la disoccupazione e messo in movimento le ruote dell'industria e del commercio: conquiste non trascurabili dopo solo tre o quattro anni di potere. Ora egli si volgeva, anzi si era già volto, alle due grandi passioni della sua vita: indirizzare la politica estera tedesca verso la guerra e la conquista, e creare una potente macchina militare che gli permettesse di raggiungere la meta propostasi. È ora giunto il momento di venire al racconto - documentato più di ogni altro nella storia moderna - di come quest'uomo straordinario, a capo di una nazione così grande e potente, si sia accinto a perseguire i suoi fini. 1
LEO STEIN, / Was in Hell with Niemotter, p. 109. 2 NEUMANN, Behemoth, p. 109. Egli dice che le citazioni sono tratte dal programma delle ricerche sull'antisemitismo dell'Istituto di Ricerche Sociali, pubblicato in Studies in Philosophy and Social Science, 1940. 3 RAUSCHNING, The Voice of Destruction, p. 54. 4 STEWART w. HERMAN, JR, It's Your Souìs we Want, pp. 157-58. Herman fu pastore della Chiesa americana di Berlino dal 1936 al 1941. 5 II testo è dato da HERMAN, op. cit., pp. 297-300; si trova anche nel " Times " di New York del 3 gennaio 1942. 6 Deposizione giurata del 19 novembre 1945: NCA, V, pp. 735-36 (ND, 3oi6-PS). 1 La maggior parte dei corrispondenti da Berlino teneva una collezione di tali gemme. La mia l'ho persa. Le citazioni sono tratte da PHILIPP LENARD, Deutsche Physik, prefazione; WALLACE DEUEL, People under Hitler; WILLIAM EBENSTEIN, The Nazi State. 8 WILHELM RÒPKE, The Solution of thè German Problem, p. 61. ' Citato in FREDERIC LILGE, The Abuse of Learning: thè Fatture of thè German University, P- 170. 10 Gli antenati americani di Schirach sono stati indicati da Douglas M. Kelley, psichiatra americano che svolse la sua attività nella prigione di Norimberga durante il processo dei principali criminali di guerra, nel suo libro: 22 Cells in Nuremberg, pp. 86-87. " " Reichsgesetzblatt ", 1936, parte prima, p. 933. Citato in NCA, III, pp. 972-73 (ND I392-PS). 12 Dal suo libro Basic Facts far a History of German War and Armament Economy, citai in NCA, I, p. 350 (ND, 23"-PS). " Per il rapporto del Ministero del 30 settembre 1934: NCA, VII, pp. 306-9 (ND, EC-I28' pel rapporto di Schacht del 3 maggio 1935: NCA, III, pp. 827-30 (ND, u68-PS); per il tesi della legge segreta per la difesa del Reich: NCA, IV, pp. 934-36 (ND, 226i-PS). 14 NCA, VII, p. 474 (ND, EC-4I9). 15 THYSSEN, I Paid Hitler, pp. xv, 157. Pagina 213
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Citato da NEUMANN, Behemoth, p. 432. EBENSTEIN, Op. CÌt., p. 84. NCA, III, pp. 568-72 (ND, 787, 788-PS). The Third Reich, ed. da Baumont eoe., p. 630. 20 Frase di Eugen Kogon. Cfr. il suo libro Der S.S.-Staatdas System der deutschen Konzentrationslager, di cui è uscita in inglese una traduzione alquanto abbreviata col titolo The Theory and Practice of Hell. È il miglior studio sui campi di concentramento nazisti finora apparso. In essi Kogon trascorse sette anni. 21 Citato in NCA, II, p. 258 (ND, i8j2-PS). 22 NCA, Vili, pp. 243-44 (ND, R-i42). 23 " Volkischer Beobachter " del 20 maggio 1936. 16 17 18 19
libro terzo
VERSO LA GUERRA MONDIALE
IX. I PRIMI PASSI (1934-1937) Le direttrici fondamentali dell'azione di Hitler nei primi due anni di potere furono tre: predicare la pace, prepararsi segretamente alla guerra e procedere, in politica estera e nel riarmo clandestino, con tale prudenza da evitare un intervento militare preventivo contro la Germania da parte delle potenze vincitrici che avevano imposto la pace di Versailles. Hitler passò un brutto momento quando il 25 luglio 1934 i nazisti assassinarono a Vienna il cancelliere austriaco Dollfuss. Verso mezzogiorno, 154 elementi dell'89* Slanciarle delle SS, indossanti uniformi dell'esercito austriaco, irruppero nella Cancelleria federale e spararono a bruciapelo su Dollfuss colpendolo alla gola. Nel frattempo, a pochi isolati dalla Cancelleria, altri nazisti si erano impadroniti della stazione radio e diffondevano la notizia delle dimissioni di Dollfuss. Hitler apprese queste notizie mentre assisteva alla rappresentazione dell'Oro del Reno, all'annuale festival wagneriano di Bayreuth. Esse ebbero un notevole effetto su di lui. Friedelind Wagner, nipote del grande compositore che sedeva nell'attiguo palco di famiglia, ne fu testimone. In seguito essa riferì che due aiutanti di Hitler, Schaub e Briick-ner, restarono in comunicazione con Vienna per mezzo di un telefono installato all'entrata del palco della famiglia Wagner, e comunicarono a bassa voce le ulteriori notizie a Hitler. Dopo la rappresentazione il Fiihrer continuò ad essere eccitatissimo. L'euforia aumentò man mano che ci comunicava le terribili notizie... Sebbene non riuscisse a togliersi dal volto quell'espressione agitata, Hitler, come al solito, ordinò il pranzo al ristorante con ogni cura. " Devo andarmene per un'ora a farmi vedere in giro, - disse, - altrimenti penseranno che ho qualcosa a che fare con tutta questa faccenda " '. Né si sarebbe stati lontani dalla verità. Si ricorderà che nel primo paragrafo del Mein Kampf, Hitler aveva scritto che la riunione dell'Austria alla Germania era " un compito da perseguirsi con ogni mezzo, per tutta la nostra vita ". Appena divenuto cancelliere, egli aveva nominato un deputato al Reichstag, Theodor Habicht, ispettore del partito nazista austriaco, e poco dopo aveva insediato a Monaco Alfred Frauenfeld, il capo-partito austriaco in esilio volontario, perché ogni sera alla radio incitasse i suoi camerati di Vienna ad abbattere Dollfuss. Nei mesi precedenti il luglio 1934, i nazisti 308 Verso la guerra mondiale austriaci avevano diffuso il terrore in Austria facendo saltare ferrovie, stazioni elettriche ed edifici governativi con dinamite ed armi fornite dalla Germania, e assassinando i sostenitori del regime clerico-fascista di Dollfuss. Infine Hitler aveva approvato la formazione di una legione austriaca, che, forte di parecchie migliaia di uomini, si accampò in Baviera nelle vicinanze della frontiera, pronta a varcarla e ad occupare l'Austria al momento opportuno. Dollfuss morì per le ferite riportate alle sei del pomeriggio. Il colpo di mano nazista però fallì, soprattutto per l'imperizia dei cospiratori che si erano impadroniti della Cancelleria. Le forze governative, guidate dal dottor Kurt von Schuschnigg, ripresero rapidamente il controllo della situazione, e i Pagina 214
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ribelli, nonostante la promessa di salvacondotto per la Germania, ottenuta per l'intervento dell'ambasciatore tedesco, vennero arrestati. Tredici di loro furono impiccati più tardi. Nel frattempo Mussolini, al quale Hitler soltanto un mese prima a Venezia aveva promesso di lasciar in pace l'Austria, provocò una certa inquietudine a Berlino facendo schierare quattro divisioni al Brennero. Hitler fece subito marcia indietro. La versione della notizia preparata per la stampa dall'agenzia di informazioni ufficiale tedesca, DNB, in cui ci si rallegrava per la caduta di Dollfuss e si annunciava che il sorgere della " più grande Germania " ne sarebbe stata l'inevitabile conseguenza, fu frettolosamente ritirata a mezzanotte, e sostituita con un altro comunicato che esprimeva rammarico per il " crudele assassinio " e dichiarava trattarsi, in ogni caso, di fatti riguardanti esclusivamente l'Austria. Habicht fu destituito, l'ambasciatore tedesco a Vienna fu richiamato e congedato, e von Papen, che appena un mese prima solo per miracolo non aveva fatto la stessa fine di Dollfuss durante la purga del 30 giugno in cui Rohm fu eliminato, venne spedito d'urgenza a Vienna per ristabilire " normali e amichevoli relazioni " secondo le istruzioni di Hitler. L'euforia di Hitler aveva intanto ceduto il posto al timore; secondo Papen, col quale ebbe uno scambio di idee sul modo migliore per superare la crisi, egli avrebbe gridato: "Ci troviamo di fronte a una nuova Sara-jevo "2. Il Fùhrer aveva imparato la lezione. Al pari del putsch della birreria di Monaco del 1923, anche quello nazista di Vienna era stato prematuro. La Germania non era ancora militarmente abbastanza forte per sostenere con le armi una simile impresa: diplomaticamente era poi troppo isolata. Perfino l'Italia fascista si era unita alla Gran Bretagna e alla Francia nel sostenere l'indipendenza dell'Austria. Inoltre, l'Unione Sovietica mostrava per la prima volta un certo interesse ad unirsi all'Occidente in una Locamo dell'Europa orientale, volta a scoraggiare ogni spinta della Germania verso est. Nell'autunno l'URSS entrò nella Società delle Nazioni. In quel cruciale 1934, la prospettiva di dividere le grandi potenze appariva più che mai problematica. Tutto ciò che Hitler potè fare fu di predicare la pace, continuare il suo riarmo segreto e aspettare, tenendo d'occhio le buone occasioni. Oltre al Reichstag, Hitler aveva un altro mezzo per condurre all'estero I primi passi 309 una propaganda falsamente pacifista: la stampa straniera, i corrispondenti, i redattori e i direttori di giornali esteri che cercavano continuamente di intervistarlo. Fra essi vi era Ward Price, l'inglese dal monocolo, col suo giornale, il " Daily Mail " di Londra, sempre pronto a parlare del dittatore in termini a lui graditi. Cosi nell'agosto del 1934, in un'intervista (prima d'una serie che doveva durare fino alla vigilia della guerra), Hitler disse a Price e ai suoi lettori che " non vi sarà più guerra ", che la Germania aveva riportato " un'impressione più profonda di ogni altro paese dei mali derivanti dalla guerra ", che " i problemi della Germania non si possono risolvere con la guerra "3. In autunno, egli ripetè queste dichiarazioni a Jean Goy, capo degli ex combattenti francesi e membro della Camera dei Deputati, che le divulgò in un articolo del quotidiano parigino " Le Matin " ". La violazione del trattato di Versatile*. Intanto Hitler perseguiva infaticabilmente il programma di ricostituzione delle forze armate, cercando di procurarsi le armi necessarie. L'esercito ricevette l'ordine di triplicare entro il io ottobre 1934 i suoi effettivi, portandoli da zoo ooo a 300000 uomini, e nell'aprile di quell'anno il generale Ludwig Beck, capo di Stato maggiore generale fu segretamente informato che il i° aprile dell'anno seguente il Fiihrer avrebbe apertamente istituito la coscrizione generale e denunciato pubblicamente le limitazioni militari imposte dal trattato di Versailles5. Fino ad allora si sarebbe però dovuto mantenere il più rigoroso segreto. Si ammonì Goebbels perché non lasciasse mai comparire nella stampa il termine " Stato maggiore generale ", giacché a Versailles questo corpo era stato proibito. L'annuale lista degli ufficiali dell'esercito tedesco a partire dal 1932 non fu più pubblicata, per evitare che l'aumento dei quadri rivelasse ù vero stato delle cose agli osservatori stranieri. Il generale Keitel, presidente del comitato permanente del Consiglio di Difesa del Reich, così ammoniva i suoi aiutanti fin dal 22 maggio 1933: "Non si dovrà perdere alcun documento, altrimenti la propaganda avversaria ne farà buon uso. Le comunicazioni fatte a voce non possono essere provate; esse si possono sempre negare "'. Anche alla marina si raccomandò di tenere la bocca chiusa. Nel giugno del 1934, Raeder ebbe una lunga conversazione con il Fiihrer e prese i seguenti Pagina 215
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt appunti: Istruzioni del Fiihrer: non si deve parlare di navi da 25-26 ooo tonnellate, ma solo di navi da io ooo tonnellate migliorate... Il Fuhrer esige il massimo segreto per tutto ciò che riguarda la costruzione dei sommergibili7. La marina aveva infatti iniziato la costruzione di due incrociatori da battaglia da 26 ooo tonnellate (superanti di 16 ooo tonnellate il limite posto a Versailles), noti in seguito coi nomi di Scharnhorst e Gneisenau. Durante la Repubblica di Weimar parti di sommergibili - navi la cui costru310 Verso la guerra mondiale zione era stata proibita a Versailles - erano state fatte costruire segretamente in Finlandia, Olanda e Spagna. Ora Raeder cominciò a far montare a Kiel le parti e gli scafi di una dozzina di sommergibili; e quando vide Hitler nel novembre del 1934, gli chiese il permesso di costruirne sei " in tempo per far fronte alla situazione critica del primo trimestre del 1935 " (evidentemente anche Raeder era al corrente di ciò che Hitler intendeva fare in quell'epoca), ma il Fiihrer rispose semplicemente che " lui stesso gli avrebbe detto quando la situazione sarebbe divenuta propizia per l'inizio del montaggio " '. Nello stesso incontro avendo Raeder notato che, a parte il personale marittimo triplicato, il nuovo programma di costruzioni navali avrebbe richiesto molto più denaro di quanto ve ne fosse a sua disposizione, Hitler gli disse di non preoccuparsi: in caso di bisogno, avrebbe chiesto al dottor Ley di mettere a disposizione della marina 120-150 milioni del Fronte del Lavoro; " perché anche in tal modo il denaro sarebbe andato a beneficio dei lavoratori " '. Così i contributi dei lavoratori tedeschi furono destinati a finanziare il programma navale. Anche Gbring, in quei giorni, ebbe molto da fare per organizzare l'aeronautica militare. Come ministro dell'Aviazione - aviazione civile, ufficialmente - egli fece lavorare i costruttori a progetti di aerei da guerra. Inoltre cominciò subito l'addestramento dei piloti militari, dietro il paravento della cosiddetta " lega per gli sport aerei ". Visitando in quei giorni le zone industriali della Ruhr e della Renania si restava colpiti dagli intensi preparativi di riarmo, specialmente da parte della Krupp, la quale da tre quarti di secolo era la principale fabbrica d'armi tedesca, e della IG-Farben, il grande trust di prodotti chimici. Sebbene gli Alleati avessero vietato ai Krupp di continuare a fabbricare armi, dopo il 1919 la società non era rimasta in ozio. Come Krupp ebbe a vantarsi nel 1942, allorché l'esercito tedesco occupò la maggior parte dell'Europa, " i principi fondamentali dell'armamento e il disegno della torretta dei carri armati erano già stati elaborati nel 1926... Delle armi in uso nel 1939-41, le più importanti erano già pronte nel 1933 ". Nella prima guerra mondiale, quando il rifornimento normale di nitrati dal Cile fu impedito dal blocco britannico, gli scienziati della IG-Farben avevano salvato la Germania da un disastro prematuro con l'invenzione di un processo per fissare l'azoto dell'atmosfera, ottenendo nitrati sintetici. Ora, sotto Hitler, questo trust si impegnò a rendere autosufficiente la Germania nel settore della benzina e della gomma, senza le quali era impossibile combattere una guerra moderna e che, fino allora, erano state importate. In effetti il problema di ricavare la benzina sintetica dal carbone era stato già risolto dai chimici della società prima del 1930. Dopo il 1933 il governo nazista diede il via alla IG-Farben, che ebbe l'ordine di far salire la sua produzione di carburante sintetico a 300 ooo tonnellate annuali entro il 1937. Prima di questa data, la società aveva anche trovato il modo di produrre la gomma sintetica dal carbone e da altri prodotti di cui la Germania disponeva a sufficienza, ed era stato I primi passi 311 installato a Schkopau il primo di un gruppo di quattro impianti per la produzione su vasta scala della buna (così era denominata la gomma artificiale). All'inizio del 1934, il comitato operativo del Consiglio di Difesa del Reich approvò il piano di militarizzazione di circa 240 ooo impianti destinati alla produzione bellica. Alla fine di quello stesso anno il riarmo, in tutte le sue fasi, era divenuto così imponente che non c'era più modo di nasconderlo alle sospettose e inquiete potenze che avevano dettato la pace di Versailles. Queste potenze, con alla testa la Gran Bretagna, erano già propense a riconoscere come un fatto compiuto il riarmo tedesco, ormai palese nonostante le speranze di Hitler. Esse avrebbero concesso a Hitler una completa parità di armamento in cambio della partecipazione della Germania a una sistemazione generale dell'Europa che contemplasse una Locamo orientale, per garantire ai Pagina 216
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt paesi dell'est - specialmente alla Russia, alla Polonia e alla Cecoslovacchia una sicurezza pari a quella di cui godevano le nazioni occidentali in base al trattato di Locamo; naturalmente anche la Germania avrebbe avuto le stesse garanzie di sicurezza. In effetti nel maggio del 1934, Sir John Simon, ministro degli Esteri britannico, che doveva degnamente precedere Neville Chamberlain nell'incapacità a comprendere le vere intenzioni di Hitler, propose la parità di armamento per la Germania. I francesi respinsero recisamente tale proposta. I progetti per un equilibrio generale, che includesse anche la parità d'armamento e la convocazione di una Locamo orientale, furono riproposti di concerto dai governi britannico e francese nei primi giorni del febbraio 1935. Il mese prima, e precisamente il 13 gennaio, gli abitanti della Saar avevano votato quasi unanimemente (477 ooo voti contro 48 ooo) per il ritorno al Reich del loro piccolo territorio, ricco di carbone, e Hitler aveva colto tale occasione per dichiarare pubblicamente che la Germania non aveva ulteriori rivendicazioni territoriali da avanzare nei confronti della Francia, il che significava implicitamente l'abbandono delle pretese tedesche sull'Alsazia e la Lorena. Nell'atmosfera di ottimismo e di buona volontà determinata dalla restituzione pacifica della Saar alla Germania e dalle dichiarazioni di Hitler, vennero ufficialmente sottoposte a Hitler le proposte anglo-francesi, all'inizio del febbraio 1935. La risposta di Hitler del 14 febbraio fu alquanto vaga e, dal suo punto di vista, giustificata. Egli dimostrò di apprezzare il fatto che si lasciasse alla Germania la libertà di riarmarsi apertamente, ma fu evasivo circa l'accoglimento da parte tedesca della proposta di una Locamo orientale. Ciò per Hitler avrebbe significato legarsi le mani proprio in quell'area dove, secondo quanto egli aveva sempre sostenuto, la Germania poteva trovare il suo Lebensraum. Non si sarebbe potuta staccare, in quest'occasione, la Gran Bretagna dalla Francia che, con i suoi patti di mutua assistenza con la Polonia, la Cecoslovacchia e la Romania, era la potenza più direttamente interessata alla sicurezza nell'Europa orientale? Hitler probabilmente pensò a tale possibilità perché nella sua cauta risposta propose che conversazioni bilaterali precedessero le conferenze ufficiali, sicché invitò gli inglesi a Ber312 Verso la guerra mondiale lino per trattative preliminari. Sir John Simon fu subito d'accordo e si stabilì un incontro a Berlino per il 6 marzo. Due giorni prima di tale data, la pubblicazione di un libro bianco inglese provocò alla Wilhelmstrasse un'ondata di simulata indignazione. In realtà, tale libro bianco colpì la maggior parte degli osservatori stranieri a Berlino come documentazione oggettiva sul riarmo clandestino della Germania, che, accelerandosi, aveva spinto la Gran Bretagna a procedere a un modesto aumento del proprio. Comunque pare che Hitler si adirasse assai per tale pubblicazione. Proprio alla vigilia della sua partenza per Berlino, Neurath informò Simon che il Fùhrer aveva un " raffreddore " e che le conversazioni dovevano essere rinviate. Fosse o no indisposto, Hitler ebbe di certo un lampo di genio: sarebbe stato imbarazzante avere intorno a sé Simon e Eden alla vigilia dell'audace iniziativa che egli stava per prendere. Hitler, infatti, pensò di aver trovato un pretesto per assestare al Diktat di Versailles un colpo mortale. A causa della scarsità di giovani leve nate durante la prima guerra mondiale, il governo francese proprio allora aveva presentato un progetto di legge per prolungare il servizio militare da diciotto mesi a due anni. Il io marzo Hitler compì una mossa diplomatica per saggiare l'animo degli Alleati. Fu chiamato a Berlino l'accomodante Ward Price, al quale Goring in un colloquio dichiarò ufficialmente ciò che ormai tutto il mondo già sapeva, ossia che la Germania possedeva un'aviazione militare. Hitler attese fiduciosamente la reazione di Londra a questa trasgressione unilaterale dei patti di Versailles. Fu proprio la reazione che egli si aspettava: Sir John Simon annunciò ai Comuni che contava sempre di recarsi a Berlino. La sorpresa del sabato. Sabato 16 marzo (gran parte delle sorprese preparate da Hitler caddero di sabato), il cancelliere promulgò una legge che istituiva la coscrizione generale e decretava la formazione di un esercito per il tempo di pace composto di dodici corpi d'armata e di trentasei divisioni: circa mezzo milione di uomini in tutto. Ciò significava la fine delle restrizioni militari di Versailles, a meno che la Francia e la Gran Bretagna, reagendo, non fossero intervenute. Come Hitler si era aspettato, Francia e Inghilterra protestarono, ma non agirono. Anzi il governo britannico si affrettò a chiedere se Hitler intendesse ancora ricevere il suo ministro degli Esteri, domanda alla quale il dittatore rispose con Pagina 217
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt condiscendenza in senso affermativo. Il 17 marzo - era una domenica - fu per la Germania una giornata di entusiasmo e di celebrazioni. Le catene di Versailles, simbolo della sconfitta e dell'umiliazione della Germania, erano state spezzate. Anche se parte dei tedeschi potevano detestare Hitler per il suo modo piratesco di agire, pure era giocoforza riconoscere che il Fùhrer aveva portato a compimento ciò che nessun governo repubblicano aveva mai osato tentare. Per la maggior I primi passi 313 parte dei tedeschi l'onore della nazione era stato riscattato. Quella domenica era anche il giorno della commemorazione degli Eroi - lo Heldenge-denktag. Recatomi a mezzogiorno all'Opera di Stato dove si svolgeva la cerimonia potei assistere a una scena quale la Germania non aveva più vista dal 1914. L'intera platea era un mare di uniformi: le grige uniformi sbiadite e gli elmetti chiodati del vecchio esercito imperiale mescolati alle divise del nuovo esercito, comprese quelle azzurro ciclo della Luftwaffe che pochi conoscevano. Al fianco di Hitler stava il feldmaresciallo von Mackensen, l'ultimo superstite, nel suo grado, dell'esercito del Kaiser, che indossava la suggestiva divisa degli Ussari della Morte. Potenti riflettori illuminavano il palcoscenico, dove giovani ufficiali, immobili come statue, reggevano le bandiere di guerra della nazione. Dietro di loro, su di un enorme sfondo, pendeva una immensa Croce di Ferro in nero e argento. Formalmente, doveva essere una cerimonia in onore dei caduti tedeschi, ma in realtà fu l'entusiastica celebrazione della fine di Versailles e della rinascita dell'esercito tedesco. I generali erano immensamente felici, come dimostrava l'espressione dei loro volti. Come tutti gli altri erano stati colti di sorpresa, perché Hitler, che aveva trascorso i giorni precedenti nel suo ritiro di montagna di Berch-tesgaden, non si era dato la pena di informarli delle sue intenzioni. Secondo quanto il generale von Manstein testimoniò in seguito a Norimberga, egli e l'ufficiale comandante del Wehrkreis IH (il terzo distretto militare) di Berlino, generale von Witzleben, avevano appreso per la prima volta la decisione di Hitler il 16 marzo dalla radio. Lo Stato maggiore generale avrebbe preferito cominciare con un esercito più ridotto. Manstein testimoniò : Se il suo parere fosse stato richiesto, lo Stato maggiore generale avrebbe proposto la creazione di venturi divisioni... Il numero di trentasei divisioni fu una spontanea decisione di Hitler '". A questo punto si ebbe una serie di vuote azioni dimostrative delle altre potenze, che avrebbero dovuto servire d'ammonimento a Hitler. L'i i aprile, gli inglesi, i francesi e gli italiani si riunirono a Stresa, condannarono l'azione della Germania e riconfermarono la loro volontà di difendere l'indipendenza dell'Austria e il patto di Locamo. A Ginevra il consiglio della Società delle Nazioni espresse anch'esso la sua disapprovazione per la precipitosa azione di Hitler e nominò una regolare commissione col compito di suggerire le misure atte a impedire il ripetersi di simili sorprese da parte del dittatore. La Francia, rendendosi conto che la Germania non avrebbe mai dato la sua adesione a una Locamo orientale, firmò in tutta fretta con la Russia un patto di mutua assistenza, mentre Mosca firmava un analogo patto con la Cecoslovacchia. Queste prese di posizione contro la Germania non sembrarono molto incoraggianti; esse impressionarono un certo numero di personalità dell'ambiente del Ministero degli Esteri tedesco e dell'esercito, ma non certo Hit-
314 Verso la guerra mondiale ter. Dopo tutto, il suo gioco era riuscito. Non bisognava però riposare sugli allori: era venuto di nuovo il momento di ostentare amore per la pace, e di considerare il modo per minare e incrinare l'unità delle potenze schieratesi contro di lui, Hitler. La sera del 21 marzo * Hitler al Reichstag tenne un altro discorso " pacifico ", forse il più eloquente e certo uno dei più abili e capziosi tra quanti l'autore di questo libro, che li ascoltò quasi tutti, abbia sentito pronunciare. Hitler sembrava tranquillo; egli ispirava fiducia, e, con sorpresa in chi lo ascoltava, appariva tollerante e conciliante. Non ci furono né risentimenti né sfide nei riguardi delle nazioni che avevano condannato la sua violazione delle clausole militari del trattato di Versailles. Vi fu invece, da parte sua, l'assicurazione che desiderava soltanto pace e comprensione basate sulla giustizia verso tutti. Egli respingeva l'idea stessa della guerra: oltre che Pagina 218
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orribile, essa è cosa assurda e inutile. Il sangue versato nel continente europeo durante gli ultimi trecento anni, è sproporzionato a quel che ne è derivato per ogni nazione: in fondo la Francia è rimasta la Francia, la Germania la Germania, la Polonia la Polonia, l'Italia l'Italia. Ciò che con lo spargimento di fiumi di sangue è stato conseguito dall'egoismo dinastico, dalla passione politica, dal cieco patriottismo, in fatto di mutamenti politici, anche se in apparenza considerevoli, ha solo toccato la superficie delle nazioni, nel campo dei sentimenti nazionali; non ha sostanzialmente modificato i caratteri fondamentali di esse. Se questi Stati avessero dedicato anche una piccola parte dei loro sacrifici a scopi più sensati, i risultati sarebbero stati certamente maggiori e più duraturi. La Germania, dichiarò Hitler, non aveva la più lontana intenzione di assoggettare altri popoli. Le nostre teorie razziali considerano ogni guerra che miri alla soggezione e alla dominazione di un altro popolo come un'impresa che, prima o poi, muterà e indebolirà intimamente il vincitore e che alla fine lo porterà alla disfatta... Non essendovi più spazi vuoti in Europa, ogni vittoria... può consistere al massimo in un aumento quantitativo degli abitanti di un paese. Nel caso che le nazioni ritengano questo aumento qualcosa di molto importante, esse possono ottenerlo senza lacrime e in un modo molto pili semplice e naturale, incoraggiando la prolificità del popolo. No! In base alle sue convinzioni fondamentali la Germania nazionalsocialista vuole soltanto la pace. E la vuole anche perché si rende conto del fatto, assai semplice ed elementare, che nessuna guerra potrebbe mutare essenzialmente i problemi europei... L'effetto principale di ogni guerra è la distruzione del fiore della nazione... La Germania ha bisogno di pace e vuole la pace! * Qualche ora prima, quello stesso giorno, Hitler aveva già promulgato la legge segreta per la difesa del Reich, che - come abbiamo visto - poneva il dottor Schacht a capo dell'economia di guerra e riorganizzava completamente le forze armate. La Reichsweht dei giorni di Weitnar diede luogo alla Wehrmacht. Hitler, quale Fùhrer e cancelliere, divenne il comandante supremo delle forze armate e Blomberg, ministro alla Difesa, ebbe il nuovo titolo di ministro della Guerra oltre quello di comandante in capo delle forze armate (fu il solo generale che abbia mai avuto questo titolo in Germania). Ognuna delle tre armi ebbe un proprio comandante in capo e un proprio Stato maggiore. Al falso nome di Truppenamt (ufficio per l'esercito) si sostituì quello vero, di Stato maggiore, e il capo di quell'ufficio, il generale Beck, assunse il titolo di capo di Stato maggiore. Questa carica però non aveva lo stesso significato dei tempi del Kaiser, quando il capo di Stato maggiore era effettivamente il comandante in capo dell'esercito tedesco alle dirette dipendenze del " signore della guerra ". / primi passi 315 Hitler continuò a battere su questo punto. Alla fine fece tredici proposte I specifiche per il mantenimento della pace: tali proposte sembrarono meravigliose tanto da creare, non solo in Germania ma anche in tutta l'Europa, un'impressione profonda e favorevole. Ad esse fece precedere un riferi-] mento concreto: La Germania ha solennemente riconosciuto e garantito le frontiere francesi, nei ter-I mini della decisione del plebiscito della Saar... In quell'occasione abbiamo rinunciato a ogni pretesa sull'Alsazia-Lorena, terra per la quale avevamo combattuto due grandi guerre... Senza tener conto del passato, la Germania ha concluso un patto di non-aggressione con la Polonia... Noi terremo fede incondizionatamente a tale patto... Noi riconosciamo nella Polonia la patria di un popolo grande e con una viva coscienza nazionale. Per quanto riguardava l'Austria Hitler disse: La Germania non intende né desidera interferire negli affari interni dell'Austria, non vuole annettersi l'Austria e venire a un Anschluss. I tredic punti di Hitler abbracciavano problemi molto vasti. La Ger mania non poteva ritornare a Ginevra finché la Società delle Nazioni non avesse lasciato cadere il trattato di Versailles. Quando ciò fosse avvenuto e si fosse riconosciuta la piena " uguaglianza di tutte le nazioni ", solo allora - Hitler lasciò capire - la Germania sarebbe rientrata in quella Società. La Germania avrebbe comunque " incondizionatamente rispettato " le clausole non militari del trattato di Versailles, " comprese le disposizioni territo riali ". " In particolare, manterrà e soddisferà tutti gli obblighi derivanti dal trattato di Locamo ". Hitler si impegnò anche a mantenere la zona smi Pagina 219
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt litarizzata della Renania. Sebbene disposta " in ogni momento " a parteci pare a un sistema di sicurezza collettiva, la Germania preferiva il sistema degli accordi bilaterali ed era pronta a concludere patti di non-aggressione con gli Stati confinanti. Era anche disposta ad aderire alle proposte inglesi e francesi per perfezionare con un accordo aereo il trattato di Locamo. Quanto al disarmo, Hitler si dichiarava pronto ad andare fino in fondo: II governo tedesco è disposto ad accettare ogni limitazione che conduca all'aboli zione delle armi pesanti, più adatte a una aggressione, come l'artiglieria pesante e i carri armati pesanti... La Germania si dichiara disposta ad accettare qualsiasi limitazione ri guardante il calibro dell'artiglieria, le navi da battaglia, gli incrociatori e le torpediniere. Il governo tedesco è anche pronto ad accettare una restrizione del tonnellaggio dei sot tomarini, o ad abolirli del tutto... A tale proposito, Hitler lanciò un'esca speciale destinata alla Gran Bre-tagna. Egli si disse disposto a limitare la nuova marina tedesca al 35 per cento delle forze navali britanniche. Con ciò - egli rilevò - i tedeschi resteranno ancora al di sotto del tonnellaggio francese nella misura del 15