IT DI P
OLl I
Enzo Siciliano
VITADI PASOLINI •
•
\
r~
•
Prima edizione: gennaio 1995 Prima riscampa: febbraio 1995
ISBN 8S-()9·2060S·S © 1995 Giunti Gruppo Editoriale, Firenze
I I
I
I
•
,
VITA DIPASOLINI
•
•
•
PreJazione
A distanza di sedici anni dalla prima, la nuova edizione di questo libro presenta ovvie novita di aggiornamento e qualche correzione di stile. Non ho pensato di intervenire sullasostanza del testo, poich6 Ie ragioni per cui 10 scrissi sono rimaste inratte.
Lavorai allibro nel convincimento di chiarire, anzitutto a me stesso, cosa fosse avvenuto suI campo dell'Idroscalo di Ostia, la notte del due novembre 1975. Era stato uccis" un poeta, un amico verso il quale nutrivo profonda devozione. Quella notte, peri>, entrava nel novero delle lante notti al buio delle quali si an nod a la fatica a esserci, a crescere, della democrazia italiana. Sono convinto che in s6 il delitto Pasolini non fu un delitto politico: fu piuttosto I'esca a una revulsione collettiva, a uno strano, quasi ininterrotto, esame di coscienza, 0 a una revisione di giudizio cui la figura di Pasolini, ormai consegnata alia storia, costrinse, costringe aneora moltissimi. Perch6 Pasolini era stato ucciso in quel modo? Quale il significato di quell a morre? Cosa egli aveva rappresentato come scrittore e uomo d'azione intellettuale? Questi alcuni degli interrogativi di superficie che seguirono allo strazio pravato per quell'assassinio. Alcuni decisera che Pasolini era morto perch6 cos) egli aveva desiderato. Scrissi questa libra nella convinzione che in lui
non c'era mai srata I'ombra di una decisione simile. Ma era vero pure che il suo destino, nella morte, proprio in quella morte, aveva reovato un paradossale com pimento. Pasolini aveva mostrato un insolito coraggio: tutta la sua opera dichiarava che egli non aveva avuto rnai paura della fine. In •
7
•
,I
termini di filosofia, Pasolini non aveva previsto per s6 una eonclusione secca della propria esistenza, dall'egoismo persona Ie res a simile al calare di un impenetrabile sipario. Era accaduto con Pasolini, in modo vistoso, provocatoria· mente palese, che un llama avesse real mente sacrificato la propria esistenza individuale aile necessita della sua propria essenza. E quest'uomo era un poeta, uno scrittore che non aveva mai taduto su quanta vedeva accadere intorno a lui, nella soeieta ferita e travagliata che 10 aveva partorito. Di qui l'equivoco politico. Quella sua morte, cosllegata aile zone private e insondabili della sua vita, finl col provoeare un eolleniyo psicodramma. L'accadimento di essa venne strappato alia easualira che apparriene al singolo e interpretato alia luee della necessit,L Quella morre orribile riveto, dunque, un'essenza umana necessaria, qualcosa di cui un'intera comunid. nazionale 5i appropriava, quasi pot esse esserne la proiezione anamorfica, frantumando gli stessi steeeati ehe Pasolini in vita aveya ereato attacno a se. Si vide in Pasolini, dapprincipio oscuramente, il poeta ehe .. . . . .,
-
supera agnl mtenzlOne egOlstlca per consacrarSl a un opera comune. Pasolini, morendo nei modi in cui mOrl, sembro non essersi limitato a rappresentare l'azione morale di un eroe, positivo 0 negativo' che fosse, rna a compiere in se stesso il piu tra-
gieo dei sacrifieL In vita Pasolini non cereo la morte: in morte la sua immagine trOYO pero una dr.mmatiea perfezione. Fra questi due pianj andarono scavando e continuano a scavare gli interrogativi cui ho fatto eenno. Le risposte che a essi disegno questo libro mi paiono tuttora appropriate. Tale it motivo di una sua nuova edizione .
I
I •
1, •
I
•
I , I•
I I
•
I
8
I
•
•
Ringraziamenti
Quesco libra e staco scritto con I'affettuosa partecipazione degli Eredi Pasolini, di Susanna Pasolini Colussi, di Graziella Chiarcossi e di Nico Naldini in particolare, che hanno cons entico all'aucore di esaminare i fascicoli di inediti pasoliniani e I'intera, vasCO corpus bibliografico in loro posses so. Agli Eredi Pasolini va il suo ringraziamento. L'autore ringrazia aluesl Laura Betti che gli ha apeTto la consultazione dell'Archivio dell"'Associazione• Fondo Pier Paolo Pasolini". II suo ringraziamento va anche a tutti coloro che con ricordi person ali, anche pronunciati fOrtuLCamente, 0 con testi 0 let·
tere da loro posseduti gli hanno permesso di ricostruire nei limiti possibili I'esistenza di Pier Paolo Pasolini. II suo pensiera grato va in particolare a: Alberto Arbasino, Adriana Asti, Anna Banti, Mariella Bauzano, Gaspare Barbiellini Amidei, Giorgio Bassani, Dario Bellezza, Giovanna Bemporad, Attilio Bercolucci, Bernardo Bertolucci, Alfredo Bini, Gianni Borgna, Cesare Bortotto, Giulio Cattaneo, Suso Cecchi D'Amico, Vincenzo Cerami, Pietro Citati, Sergio Citti, Ninetto Davoli, Federico Fellini. Marcella Ferrara, Franco Fortini, Augusto Frassineti, Cesare Garboli. Livio Garzanti. Sergio Graziani. Paolo Lepri. Dacia Maraini. Nino Marazzita, Fabio Mauri, Ferdinando Mautino, Elsa Morante. Alberto Moravia, Ottiero Ottieri, Silvana Mauri Ottieri. Piero Ottone. Niccolb Pasolini Dall'Onda, Toti Scialoja, Vittorio Sereni. Luciano Serra, Tonuti Spagnol, Giacinto Spagnoletti, Antonello Trombadori, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto, Giuseppe Zigaina. L'aucore vuole esprimere anche la sua gratitudine a Laura
9
Mazza e a Valerio Magrelli, che 10 hanno aiutato nelle ricerche
di
emeroteca.
Per questa flllova edizione ('autorc ringrazia per I'aiuto e i consigli ricevuti Arnalda Colasanti, Emanuele Trevie Giorgio Vitale.
,
•
10
,
'
'
,
.
Moi! moi qui me suis dif mage ou ange, dispense de foule morole, je suis rendu au sol,
avec un devoir achercher; et /a rea/ifl rugueuse aItreindre! Arthur Rimbaud
•
•
• •
-
-
PROLOGO
-
•
,
•
-
L'Jdroscalo di Ostia
AIl'Idroscalo di Ostia si arrivava, lasciato il lungomare voltato a nord verso Fiumicino, per una strada che taglia prati e mondezzai. Dopo una piazza, case basse, bar di periferia; eome puntando di nuovo verso Roma, si girava a sinistra. Quando ci sono andato la prima volta, settembre 1976, lit suI prato, dietto un riparo di tavole inehiodate, si alzavano Ie fabbriche grigie di tre quattro palazzi. • Un bivio, poi l'asfalto riprendeva in parallel a la linea delIa c o s t a . ' Era un pomeriggio di sciroeco, nuvole basse; un 'aria greve, soffocante. Un rudimentale campo di calcio: la casetta imbiancata degli spogliatoi. Giocavano la partitella: ragazzi e uomini rincorrendosi col fiato corto su un prato spelacehiato, soleato da qualche pozza d'acqua. Una rete Ii divideva dalla strada. Questo, verso il mare. Un'aria di pioggia si avvoltolava su Roma, e da quellato il margine della strada seguiva sterri profondi, erbacce, tovesci di rifiuti in una teoria all'apparenza infinita. La borgata prendeva forma, oltrepassato il campo da gioco, nel eongiungersi di quella mondezza a certe casette allineate suI traecialo di una traversa in perpendicolo alia strada. Una casa ancora in costruzione, rna l'unica abitata. Le altre, portoncini d'un qualche vezzo, colonnine di gesso, fi-
15
nestre risolte col cartone inchiodato, erano sparse e solitarie, in mezzo al fango, in mezzo a carreggiate senza sensa. Fra quei tracciati, tre alberelli tesi e spogli, indecifrabiIi, attomo a una panchina di pietra scura, sui piano della quaIe il vento accarezzava un pugno di polvere. Oggi, tutto questa e sparito. Come in un film di Pasolini: una donna era uscita dalla casa ancora da ultimare, e diceva lamentosa: "C'e una bomba, c'e una bomba: non t'avvicinare; arrivano i carabinieri». Un "bambino correva sui ciglio di una buca; e pare che la dentro ci fosse, tra barattoli, cocci e resti di cibo, qualcosa che poteva assomigliare a un ordigno esplosivo. Poi arriva la "gazzella" dei carabinieri. Ma la donna giii badava a noi. Ero andato Iii con alcuni ragazzi della Federazione giovanile camunista romana: preparavana un videotape col quaIe ricordare Pier Paolo Pasolini, alcuni luoghi della sua vita, un cenno delle opere. La donna, guardando con due occhieni ispidi e solleciti, diceva adesso a noi: «Siete venuti per lui?». E indica la panchina. "Come gridava quella notte. "Mamma, mamma: m'ammazzano." Gridava COS): poveraccio.» Detto questo ci spia, quasi a misurare il tasso di credibilitit delle proprie parole: poi si allantana. Che Fosse menzogna, 0 verid, quella sua testimonianza, non si poteva discutere. Erano parole gia trascritte su un copione preparato ne! giro di vari mesi, dettato dall'aspirazione ingenua a sentirsi in qualche modo partecipe d'un evento tagliato in grande dalla vita.. Si allantanava [rettolasa, verso it bambino e i carabinieri, improvvisamente noncurante del proprio credito, coinvolta da una diversa novita.
•
La panchina era piantata di traverso sulla terra battuta, a segnare il punta dove era stata ritrovato il corpa di Pasoli-
,
, 16
ni: un passo dalla palizzata, ancora eretta con Ie tavolette rosa e verdine fra cui una servl al massacro. Il vento tirava indietro i tronchi sottili degli alberelli. AI di Ii di un dosso, quasi una curva da cui sfiatava un cam ion, un altro campetto, dove correvano dei ragazzini urlando: un cam petro per niente regolamentare, una striscia di prato stretta fra una fila di baracche lontane e questa stradicciola che portava forse ad esse. Un'altra partitclla, un'altra gara. Dunque: il corpo rovesciato sui punto della panch ina. L'auto parcheggiata piu in Hi. Le case risucchiate e spaziate in un disordine raccapricciante. Il buio, rotto da una ftIa di lampioni: troppo lontani per illuminare altrimenti che con una bava incerta di luce 10 spiazzo fra la strada asfaltara e il campetto. •
••
Sui «Messaggero» di luned] 3 novembre 1975 sono riportate Ie parole di Maria Teresa Lollobrigida, casalinga di 46 anni, moglie del manovale edile Alfredo Principessa di 48 anni: «II morto rho scoperto io. Siamo venuti qui domenica .mattina aile sei e mezzo can la nostra Citroen. Veniamo a passare tutte Ie domeniche qui, e dopo pranzo lavoriamo tutti per costruirci una casetta per I'estate. II terreno e demaniale. D'estate c'e aria buona. Quando siamo arrivati ho norato qualcosa davanti alia nostra casa. Ho pensato che fosse immondizia e ho detto a mio figlio Giancar10: "Ma tu vedi sti fiji de 'na mignotta che ce vengono a burd!. davanti a ccasa la monnezza". Mi sono avvicinata per . vedere come si poreva ri pulire la zona e ho scoperto che si trattava del corpo di un uomo. Aveva la testa fracassata. I . capelli impastati di sangue. Stava a faccia in giu, can Ie mani satta. Era vestito male. Aveva una canottiera verde a maniche corte, un blue-jeans macchiato di grasso di macchina, stivaletti marrone alti fino alia caviglia, una cintura marrone. Ho chiesto a mio marito di fare marcia indietro e di
17
.
avvisare subito la polizia. Aile 6,40 eravamo tutti al com•
•
ffilssanato»).
La trascrizione giornalistica non rende ragione, forse, al vibrato colloquiale di Maria Teresa Lollobrigida. Cib che resta e la posizione del corpo di Pasolini: testa in giu, capelli impastati di sangue, la canottiera, gli stivaletti, la cintura marrone.
Ayeva il volto sfigurato, un orecchio reciso 0 quasi. Le fotografie sui giornali ritraggono l'asciuttezza del suo carpo stracciato in terra, il braccio destro sotto il petto. Altre fotografie, con gli agenti della polizia scientifica intorno, 10 mostrano supino: Ie mani e Ie dita abrase; qualcosa di monco nell'espressione arresa e soffocata del yolto; il torace slargato e informe, senza pili la snellezza che gli era propria. Nella notte fra il sabato l' novembre e la domenica 2, circa all'una e mezzo, un'auto del nucleo mobile dei carabinieri aveya incrociato, sui lungomare Duilio di Ostia, una Giulia 2000 Alfa Romeo GT grigia che correya a velocira sostenuta. Viene predisposto 10 sbarramento per un controllo. La Giulia 2000 mostra d'ayvertire l'inseguimento accelerando I' andatura: sbanda, sfiora il marciapiede. L'inseguimento e duro, finche l'auto dei carabinieri riesee a stringere l'Alfa contro la recinzione di uno stabilimento balneare. A bordo c'e un r.gazzo, che tenta di fuggire a piedi. I militi di altre auto scendono e 10 fermano. E Giuseppe Pelosi, 17 anni e quattro mesi. Ha precedenti penali: furto , d'auto e atti di teppismo. E uscito da Casal del Marmo, iI c.rcere minorile romano, Ia terz. e ultima volta il 13 settembre 1975. L'auto sulla quale e stato sorpreso e di P.solini. Durante l'interrogatorio, Pelosi chiede gli sia restituito I'accendino, il pacchetto delle sig.rette lasciati in macchin. al momento in cui e stato catturato, e un anello, un ane!-
• 18
10 ornata da una pietra rossa e la scritta «United States». II particalare sembra senza impartanza: e camunque iscritta a verbale. Verso Ie quattra del mattina, il ragazza viene calta da, una crisi. Pare gridi: «Casa ha fatta, mamma. Casa ha fatta». Quindi cade addarmentata..
I carabinieri andarana a casa Pasalini. I telefani, nella zona, erana fuori usa: un atrentata alia central ina dell'Eur Ii aveva resi inurilizzabili. In cas a Pasalini, c'e Graziella Chiarcassi, figlia di una cugina di Pier Paolo: vive can lui e Susanna Pasolini Colussi da anni, lasciata la famiglia in Friuli, contrattista presso la facalta di Lettere dell'Universita romana. Graziella avverte Ninetta Davoli. Ninetta ha cenata can Pasolini al ristorante "Pommidara", .1 Tiburtino: si sana lasciati da poche are. La Giulia 2000, fino a quel punta, non era stata rubata. • ,
E natte inaltrata, Pasalini non e rientrato a casa. Rientrava salitamente tardi: e vera. Questa volta, pen), c'e I'arriva dei carabinieri in casa, I'automobile rubata e ritravata can illadra a bordo. Ninetta Davoli si rivolge ai carabinieri. Di Pasolini non c'e notizia. Verso Ie sette del mattina, la segnalaziane dal Com missariata di PS di Ostia: e stata ritravata un cadavere nella zana dell'Idrascalo. ' I carabinieti invitana Ninetta Davoli can lora al sopralluoga. La scomparsa di Pasolini pravoca agni ipatesi . . ENinetta a riconascere, nel cadavere baccani sulla sterrata, Pier Paala marta. Pelosi ha chiesta dell'anella smarrita: e I'anello e stata ritravata presso il marta dagli agenti di palizia che vanna rilevanda reperti sulla terra battuta della stradicciala e del , campetta sportlva. •
19
Accanto a una porta di questo, limitata da tubi metallici, c'" la camicia insanguinata di Pasolini, raccolta a mucchio, due spezzoni di un asse di legno, anch 'essi insanguinati e intrisi di materia cerebrale. I giornali riferiscono che intorno al mezzogiorno del2 novembre Giuseppe Pelosi confessa d'avere ucciso Pasolini. Dapprincipio il ragazzo sostiene d'avere avuto la GT in prestito da un amico, quindi d 'averla trovata, chiavi ne! quadro, in un parcheggio al Tiburtino, presso un cinema. Gli viene contestata la presenza dell'anello accanto al cadavere. A quel punto Pelosi cominda a raccontare che verso Ie died della sera precedente, mentre con alcuni amici si attardava sotto i portici del piazzale della Stazione Termini, era stato avvicinato da un «frocio., un signore fra i trentacinque e i cinquant'anni, al volante dell'auto GT. Ci sono dubbi che Pelosi faccia "marchette". I portici delIa Stazione costituiscono il tempio di quell'eros che si stende come un alone intorno ai riti degli arrivi e delle partenze: l'instabilita e la precarieta, suggerite dai viaggi appena conc1usi 0 imminenti, fanno da afrodisiaco, alimentano l'anonimaro di cui quegli incontri pili 0 menD furtivi hanno bisogno.
,
Pasolini non amava il furtivo, n6 in questioni erociche ne in altro. Doveva amarlo, nei portici della Stazione Termini, l'umanita mista, il paesaggio variato e caotico, quella specie di borgata metropolitana che vi si raduna, stimolata dalla compravendita del corpo. Era un frequentatore abitaale di quel luogo? Si e fatta l'ipotesi 10 frequentasse per una raccolta di materiale da elaborare ne! romanzo che andava scrivendo da olere due anni, e che provvisoriamente aveva intirolato Petrolio prima e poi Vas. Gli amplissimi srralci finiti e semirifiniti che restano di questo gran libro-progetto possono suffragare in qualche
20
,
modo I'ipotesi, considerando il margine di documentarismo che la narrativa pasoliniana contempla: ma non c'e in essi alcuna letterale allusione a quella piazza romana. ,
E stata mossa anche la supposizione che Pasolini avesse gia incontrato Pi no detto dagli amici "Ia rana"; ma niente la confofta. Di acquisito immediatamente c'e, dunque, I'arrivo di Pasolini in piazza dei Cinquecento, una volta lasciato Ninetto Davoli all'uscita del ristorante "Pommidoro"; e I'incontro con Pelosi. Pelosi ha tutti i caratteri fisici del "tipo pasoliniano", del ragazzo di vita. Le fotografie apparse sui quoddiani il mattino appresso al rinvenimento del cadavere all'Idroscalo 10 ritraggono in strada, appoggiato a un albero, giubbetto, jeans attillati, la fronte stretta e incorniciata di riccetti, mani in tasca, un sorrisetto fra aperto e malandrino. Ma • in quel viso, se non sorride, c'e qualcosa di murato e triste. Che Pasolini abbia avvicinato proprio lui non sorprende, conoscendo quanto 10 scrittore fosse fedele fino all'ossessione ai propri paradigmi plastici. La scelca dei voId, nei suoi film, 10 mostra in modo chiaro. Pino Pelosi avrebbe poruro apparire nel Decameron, nelIe Millet una notte. Enzo Ocone, direttore di produzione degli ultimi film pasoliniani, una volta avvenuto I'assassinio, si e dato a una rice rca scru polosa fra i provini delle eomparse utili aile scene di massa, sieuro ehe il ragazzo fosse passato al vaglio di Pasolini: e stata una ricerea senza esito. L'aecanimento di Ocone riprova peri) quanto Pelosi rientrasse nell'ieonografia pasoliniana . . II racconto di Pelosi e sommario. II «froeio» al volante della GT 10 avvieina; Lui si allontana verso il chiosco-bar di piazza dei Cinqueeento. Dopo pochi minuti la GT e II che 10 tallona. II «frocio» ne discende: gli si avvicina, gli offre di fare un giro,promettendo un «bel regalo».
21
•
Nessuna proposta concreta; rna Pelosi ha capito cosa gli e richiesto. • Segue la partenza sull'auto; l'arrivo in una trattoria vicina alia basilica di San Paolo. Pino beve una birra, mangia un piatto di spaghetti e un quarto di pallo; il «signore» non man• • gla mente. Fra Ie ventitre e le ventitre e trenta i due salgono in auto; sosta a una pompa di benzin. di via Ostiense: subitodopo viene imboccata la strada per il mare. Durante il percorso, dice Pelosi, il «signore» parIa di un campetto isolato: sarebbeto andati Ii a «fare qualche cosa», ventimila lire di regalo. Quanto accade dopa e cosl esposto, sulla base del verbale presentato dai carabinieri, nella sentenza del 26 aprile 1976, Tribunale dei minori di Roma, firmata dal presidente Alfredo Carlo Moro, e depositata in cancelleria il21 maggio 1976: .Aggiungeva il Pelosi che l'uomo 10 aveva portato al campo sportivo; che gli aveva preso il pene in bocca per un minuto rna non aveva completato "il bocchino"; che 10 aveva fatto scendere dana macchina e gli era venuto dietro premen dolo dal di dietro e eereando di abbassargli i pantaloni; ehe gli aveva detto di smettere e lui invece aveva raccolto un paletto del tipo di quelli che recingono i giardini e voleva infilarglielo nel sed ere a per 10 men a 10 aveva appoggiato Contra il sedere senza nemmeno abbassargli i pantaloni; che esso Pelosi si era girato e gli aveva detto "ehe ti sei impazzito"; ehe il Pasolini si era allora tolto gli oechiali che aveva lasciati in macchina e nel vederlo in vi so gli era sembra. ta una faccia da matto tanto ehe aveva avuto paura; che era seappato via rna era inciampato e caduto; che si era sentito add ossa il Pasolini che 10 aveva colpito alla testa con un bastone; ehe aveva afferrato il bastone e aveva searaventato lontano da se il Paolo; che era nuovamente fuggito ed era stato nuovamente raggiunto e eolpito ana tempia e in varie parti del corpo; che aveva vista per terra una tavola, l'aveva raccolta e gliela aveva rotta in testa; che gli aveva anche da-
22
•
to due calci "nelle pal Ie"; che il Paolo sembrava non aver sentito neppure questi calci; che allora 10 aveva afferrato per i capelli e gli aveva ancora dato una bastonata sui naso; che non ci aveva visto pill e 10 aveva ripetutamente colpito con la tavola finche non 10 aveva sentito cad ere a terra rantolante; che era scappato in direzione della macchina portando con se i due pezzi di tavola e il paletto che aveva buttato vicino alia macchina; che subito dopo era sal ito in macchina ed era fuggito con quella; che non sapeva se nel fuggire era passato 0 non con l'auto sui corpo del Paolo; che non aveva investito volontariamente il corpo di Paolo ne si era accorto di esserci passato sopra perche era sotto choc; che sulla strada alia prima fontanella si era fermato per lavarsi e togliersi Ie macchie di sangue; che durante i fatti erano stati sempre soli lui e il Paolo •. La prosa burocratica, cavata dal verbale dei carabinieri, tradisce concitazione, e mette a nudo evidenti• lacune e contraddizioni. Pelosi quando fu sorpreso dalla "gazzella" dei militi non sembrava venir fuori da una rissa: trascurabili Ie tracce di sangue, neppure disordine negli abiti. Per via di questo, il Tribunale sostiene che la piena confessione dell'imputato «non impedisce la ricerca della veritii sostanziaIe.: una «verita. che riguardi tempi, movimenti, la meccanica del fatto. . In modo particolare, Ie perizie condotte durante il corso dell'istruttoria hanno dissolto la credibilita del racconto di Pelosi. . Anzitutto, gli indizi intorno alia presenza di terzi nella lotta sulla stradicciola e al campetto dell'Idroscalo. Quando Pelosi venne fermato dai carabinieri, sui sedile posteriore dell'auto di Pasolini fu trovato un golf verde. Era un golf, anche se un po' logoro, in buone condizioni: un golf dozzinale, di quelli che si vendono sulle bancarelle dei mercatini rionali. La sua taglia non corrispondeva ne a quella di Pasolini, ne a quella del ragazzo.
•
23
Sempre nella macchina, fu trovaro un plantare di scarpa destra: anche questo non di Pasolini 0 di Pelosi. Ne, come il golf, poteva trovarsi nell'auto prima di que I giorno. Graziella Chiarcossi ha dichiarato in istruttoria di aver pulito la GT di Pier Paolo la manina del 31 otrobre: non ha visto golf o plantare. Nell'automobile non vennero ritrovari, peraltro, il paeehetto di sigarette Marlboro e I'aecendino che Pelosi richiese al momento del fermo. E ppure sostenne di averveli lasciati dentro. La supposizione della sentenza e che una terza persona «nella confusione Ii abbia presi e portati via con se}}. Altre risultanze rese dalla polizia scientifica: «SuI terreno dell'area di rigore della porta sinistra del rudimentale campo da gioco [dell'Idroscalol esistevano delle impronte di scarpe sicuramente non lasciate ne dalle scarpe di Pasolini ne dalle scarpe di Pelosj,>. Si trana di impronte di suola gommata, scarpe da tennis probabilmente . • La pros a della sentenza dice: «E da escludersi che Ie impronte forografate possano essere state lasciate suI terre no dai ragazzi che giocavano a pallone nella mattina del 2 novembre. I rilievi, come si evince dal verbale (Vol. 6), sono stati effettuati aile ore 7,30 e comunque prima che arrivassero suI posto i ragazzi ehe poi giocarono a palla». Non solo Ie impronte delle scarpe da tennis, rna sempre nell'area della porta, «nurnerose altre irnpronte»: quante Ie persone, insomma, in quella notte suI carnpetto dell'Idroscalo? L:interrogativo non ha risposta: rna e importante che possa venir formulato. Aneora: suI tetto della GT, dalla parte dello sportello del passeggero, risultano incrostazioni tenui di sangue: sangue, per la perizia, appartenente a Pasolini. Se fosse stato il capo di Pier Paolo a picchiare suI tetto dell'auto, oltre alle tracce ernatiche, vi sarebbero state anche irnpronte di capelli, presenti in tutti i reperti. Se si fosse trat-
24
.
tato di sangue schizzato, quelle tracce sarebbero state assai pili consistenti. N6 esse poterono venir stampate dalle mani di Pasolini, se, come racconta Pelosi, Pasolini, durante la lotta, non si avvicino mai alia GT. Uipotesi e che quelle macchie siano state impresse dalle mani di un aggressore . • Ma chi e questo aggressore? E Pelosi? Pelosi sostiene di essere salito in macchina e di aver guidato dopa la colluttazione: quindi, se cosl, e emrato per I'altro sportello che non quello presso il quale vi sono Ie in• • crostazlOfiI. Basta questo a rendere pili credibile I'ipotesi che can Pino "la rana" dovesse esservi per 10 menD un'altra persona, la quale e sal ita sulI'auto aprendo la portiera dalla parte del passeggero, appoggiandosi istintivamente con una mana • sulla capote. .
Si faccia il caso che Ie macchie di sangue siano state stampate dalle mani di Pelosi: dunque, Pelosi, lasciato Pasolini rantolante suI terreno, corre verso I'auto, fa per salirvi, preme casualmente una rna no sui tetto della carruzzeria e si accorge di avere sbagliato. Per fuggire deve entrare dalla parte opposta dell'auto: richiude 10 sportello del passeggero e passa alIa sportello del guidatore. Se tanto fosse avvenuto, doveva lasciare, forse ancora pili tenui, altre tracce di sangue, sia sulla portiera di destra della GT sia suI volante. Niente di questa, invece. Conclude la semenza: «Due sale ipotesi sana possibili: a Pelosi aveva Ie mani sporche di sangue ed entro nella macchina dalla parte del passeggero, mentre altra persona guido la mac china nella fase del sormontamento del corpo del Pasolini e poi fino alia fontanella ove Pelosi si lava (rna sembra poco probabile che anche i complici del Pelosi siano arrivati con lui fino alIa fontanella); 0 i1 complice can Ie mani sporche di sangue si sedette al posto del passeggero aprendo 10 sportello di sinistra mentre il Pelosi, che non aveva Ie mani sporche di sangue, si sedette alla guida della macchi-
2S
na. In un caso come neWaltro appare sicuro che insieme al Pelosi entro nella macchina altra persona che con lui aveva partecipato all'aggressione» . •
In favore di questa tesi - non un solo aggressore rna pill d'uno -, gioca il fatto che Pelosi, negli abiti e nel corpo, era quasi netto del sangue di Pasolini; mentre Pasolini, prima di ricevere il calcio allo scroto che gli provoco una violenta emorragia interna, ebbe dal capo, per i col pi ricevuti, una altrettanto violenta emorragia esterna: «non vi fu una semplice fuoriuscita di sangue rna vi furono veri e propri "schizzi" di sangue». La cosa eo dimostrata, come ho detto, dalla quantita di materia ematica di cui era intrisa la camicia abbandonata a terra. La perizia ha aeeertaro ehe Pelosi aveva sangue di Pasolini suI pols ina sinistro della maglia a carne (per tre eentimetri), suI fondo del pantalone a destra e satta la suola di una scarpa. Se la colluttazione Fosse stata corpo a corpo, cosl come il ragazzo ha sostenuro nella «confessione», tutti i suoi obiti dovevano risultare sporchi, non solo di sangue rna anche d'altro, cos) come aWesame sono risultati il bastone e i due laeerti di tavola serviti a lui quali armi di offesa. Ma Pelosi esce indenne dalla lotta. . Pasolini resta al suolo col vol to stigurato, profonde ferite al cranio, l'orecchio quasi strappato, Ie mani raschiate, Ie unghie maciullate. Pelosi ha solo una piccola ferita sull'alto della fronte dal lato sinistro, verso il sopracciglio; ed e una ferita che ripona per la brusca frenata cui eo costretto quando la "gazzeIla" dei carabinieri 10 bloeehera sullungomare Duilio. Pelosi barte la fronte suI volante della Giulia GT, e niente , altro. E proprio questo che riduce all'incredibilita il raccontoconfessione di Pino "Ia rana". Quel raceonto, wtto tempi stretti, pare dettato da una lucida drammawrgia: possiede una sua allucinata coerenza; rna quella coerenza eo scredita,
26
ta da una congerie di dati cui Pelosi stesso, nel dibattimento processuale, ha offerro spiegazioni divagate. I vuoti, Ie incongruenze, nelle parole del ragazzo, hanno corso fin dal momento in cui egli narra il proprio inconteo con Pasolini ai portici della Stazione Termini. Daile testimonianze raccolte e accertato che Pasolini arriva davanti al bar di quei portici, e non scende dall'auto. Parla con un gruppo di ragazzi di vita con diffidenza e prudenza; dice di aspectare un amico. Quelli tentano con lui un approccio pill suerto, fanno per prendergli la mano: lui mette la ~icura allo sportello e serra il veteo. Intanto, uno dei ragazzi, di nome Seminara, entra nel bar, chiama Pelosi, e gli suggerisce di avvicinarsi alia Giulia GT. A questo puntO la diffidenza di Pasolini muta segno. Pa, solini accoglie nell'auto il ragazzo presentatosi ultimo. (E per la rispondenza iconologica di Pelosi a una ossessione fi• sica ed estetical) Pelosi sale sull'Alfa. L'Alfa si allontana da piazza dei Cinquecento per mezz'ora. In questa mezz'ora Pelosi convince Pasolini a ritornare alia Stazione, e si fa promettere d'essere riaccompagnato, una volta concluso l'incontro, a casa, al Tiburtino III. Seppur minorenne, il ragazzo guida di straforoo si permette una utiliraria «in condominio» con due ragazzi; in quel momento e lui ad averne Ie chiavi, deve passarle agli altri 1. . Al ritorno a piazza dei Cinq uecento, Pelosi chiede agli amici di non farsi.vedere dall'uomo della Giulia GT: con la scusa delle chiavi dell'automobile pari a con loro, rna non si sa cosa dica. .. A questo punto la GT parte alia volta di Ostia. ,
E Pasolini a conoscere gil l'Idroscalo, 0 e Pelosi? Nessuno sa se Pasolini avesse mai frequentato ilposto. La sen-
27
tenza del Tribunale di prima istanza prospetta l'ipotesi che Pelosi 10 conoscesse: non a caso avrebbe trovato la fontanella di piazza Scipione I'Africano a Ostia dove lavarsi Ie mani e . l'odo dei calzoni imbrattato di sangue, parcheggiando I'auto in una strada appartata come via delle Caserme. Comunque, e ne! momento della seconda partenza da ·piazza dei Cinqueccnto che deve essersi disegnato l'Idroscalo quale puntO terminale del viaggio, seppure non si sa in chi. Le tappe: la trattoria "Biondo Tevere" sulla via Os dense; nPasolini e conosciuto, ed e riconosciuto. Quindi, un distributore di benzina: anche n, da un c1iente occasion ale, Pasolini e riconosciuto. Sembra una sera come tante altre. C'e un ragazzo che mangia in trattoria un piatto di spaghetti aglio e olio, e un'auto che si rifornisce di carburante a un distribu• tore auto matico. C'e forse anche una macchina che·segue I'Alfa GT, e l'aspetta non vista aile soste? L'ipotesi dell'agguato, sostenuta a pill voci, trova corpo negli accertamenti delle perizie legali. Quegli accertamenti mettono in luce crepe e contraddizioni della «confessione» di Pelosi: spingono l'indagine all'interno della medesima «confessione» e sottolineano quel che Ie parole svelano nascondendo. Lunedl 3 maggio 1976, il cronista di «Paese sera» Franco Rossi pubblica una lettera che gli e stata recapitata in anonimo (di medesimo tenore, anche l'avvocato Nino Marazzita, di parte civile al processo presso il Tribunale dei minori di Roma, ne ha ricevuto una). La lettera recapitata a Rossi sostiene che la sera del sabato·! novembre, la GT di Pasolini, lasciata piazza dei Cinquecento, fu seguita da una macchina targata Catania: a bordo, quattro persone che i ragazzi dei portici della Stazione conoscevano benissimo. Chi scrive la Iettera e uno di questi ragazzi. La lettera dice: «Quei quattro eranO molto conosciuti da noi perch" di solito vengono e ci pestano di botte e ci fregano i soldi gua0
28
•
dagnati col nostro lavoro. E ci dicono che dobbiamo farla finita col nostro lavoro perch" gli roviniamo la piazza delle lora donne)).
E ancora: «I giudici del tribunale hanno fatto una grande infamita a condannare il Pelosi, perche pili di tre anni per furto d 'auto non meritava visto e considerato che noi ragazzi di vita, per non dire marchettari, sappiamo che Pino Pelosi e assalutamente innocente. Quei quattro l'hanno minacciato di morte se diceva una sola parola di tutto». L'agguato. L'emozione per I'uccisione di Pasolini fu enorme: e I'idea che egli fosse stato ucciso in un agguato "politico" si diffuse subito presso moltissimi. Lui il polemista, pubblico accusatore del "Potere", del regime trentennale che governava l'Italia, veniva "liquidato", messo violentemente a tacere, e a tacere nel modo pili sofisticato e screditante: su un campetto di calcio, periferia tomana, per mana d'un ragazzo di vita cui voleva "fare il culo". Non il col po di pistol., la sventagliata di mitr. al mattino, al salire in macchina, al portone di casa: niente di questo, secondo 10 schema del delitto politico, divenuto consueto nei torbidi, canvulsi anni Settanta. A Pasolini sarebbe stata riservata una messa in scena diabolicamente casuale, • suo modo perfetta, persuasiva: una mess. in scena in cui egli si sarebbe trovato invischiato fino al collo per il suo «noto masochismo», il suo «autolesionismo». ..
A questa interpretazione, che sfruttava certa vulnerabilira esistenziale di Pasolini, rispose Alberto Arbasino: «Macch6 masochismo! Macche. autolesionismo! C'e un limite! Anzi, ce ne sono due. Uno: it rispetto della propria figora pubblica ingaggiata in una battaglia civile: in questi casi non ci si puo permettere neanche it modesto lusso di farsi sorprendere dietro un cespug[io con Ie mutande in mano. E questo, il nostro amico [0 sapeva bene: come anche i pili spericolati cavalieri <jel [avoro sanna bene i modi e i "giri" per
29
non lasciarsi "beccare sui fatto". L'altro: che un minimo di riguardo per la letteratura, un minimo di affetto per i titoli dei propri libri, non consentono - proprio! e pili forte di turto! - che questi diventino titoli di giornali, usati magari come calembours di cattivo guSto, in occasione poi della propria morte! Non c'e davvero niente che torna: e meno che meno in tutti quei raccontini cosl precisini, temini in cia sse referenziati come una domestica tuttofare. Mai, nella storia giudiziaria italiana, tutto e apparso cosllogico e definitivo e "ne varietur" in poche ore domenicali» 2. ' •
L'agguato. Oi fronte a un agguato la vulnerabilita esistenziale di Pasolini diventava forza morale. Colpire la cultura italiana in Pasolini poteva accendere una miecia, con conseguenze imprevedibili. II «Potere», quel potere contro cui Pasolini polcmizzava dalle colonne del «Corriere della Sera» con i suoi scrirri «corsarh) 0 «luterani», sa mettere a tacere ogni cos a con mezzi finissimi: il potere rischia sempre il minimo in casi simi Ii. 0 rischia su un altro piano, complicando e adulterando i fatti: rna allora abbiamo la strage di piazza Fontana, la strage dell"'ltalicus". Sfrutta, senza aver bisogno di nulla sollecitare, tutto il possibile tra Ie zone oscure della nostra vita civile. Eppure un agguato sembrerebbe delinearsi nelle cose. E possibile avanzare pili d'una supposizione intorno alia sua natura. Allo stato presente, I'unico dato di fatto e quanto Pelosi certamente tace. Un agguato di quamo "pappa", partiti dalla Stazione Termini per una tipiea ritorsione di malavita sfociata poi in un delicto? Tutto pub essere credibile - cosl che I'assassinio "politico" prende consistenza solo in un senso traslato, metaforico; nel senso che ogni atto umano pub e deve essere sottratto alia mera casualidl per venir trascritto in termini razionali. Questo assassinio, in obiecto, e stato "politico", per la rilevanza della public figure dell'assassinato. ,
30
•
Detto questa, Ie uniche certezze che gettano luce sulla notte del\'Idroscalo sono segnate nel corpo di Pasolini, nelIe ferite molteplici che 10 hanno ucciso e della cui dina mica non sembra responsabile solt_nto Pino "Ia ran.". Dunque: I_ GT .rriva all'Idroscalo, fa sosta al buio. Pino Pelosi dice d'aver acceso una sigaretta, d'averla fumata. Poi Pasolini gli accarezzo i genitali: «Mi prese il pene in bocca per circa un minuto». Ci fu un coito orale. Dopo di questo, sempre dal verbale della deposizione Pelosi, Pelosi rim.ndo la richiesta delle venti mila lire patmite: .Pensavo che dovevo chiedergliele quando avevamo finito tutto». Pelosi, percio, sa che l'incontro non e concluso. Cosa potra svolgersi, a questo punto, fra i due? Pasolini dovette slacciarsi la cintura, aprirsi la lampo dei pantaloni, e predisporsi a far l'amore. Pelosi dice d'essere sceso dalla macchina, ed' essersi appoggiata i. una rete metallica di recinzione. Perch.:? gli e stata chiesto nel corso del dibattimento. Rispose: .Cosl, per vedere». Pervedere cosa, in un buio pesta? Pelosi sostiene che Pasolini, fuori dell' auto, 10 ha inseguita con un paletto, e con esso ha tentato di creare un rapporta erotico: ecco il trauma, e il furore, la cagione del raptus che 10 ha portato a uccidere. Ma Ie fasi della lotta sono due, non una come Pino "Ia rana" afferma. Qui, il silenzio del ragazzo si fa impenetrabiIe e colpevole. / La mattina dopa, a Casal del Marmo, in cella, a un vicino, il primo venuto, dice: .Ho ammazzata un uomo e precisamente Pasolini». Ancora non 10 ha detto negli interrogatori, ancora non ha "confessato" - e commenta: «Tanto tea poco 10 vengono a sapere; mica so no deficienti quel1i». Intanto non ha confessata. Intanta ha data una pausa aIle indagini: lui che dichiarera d'avere ucciso per legittima
31
difesa. Quell'uomo, quel «frocio» 10 aggrediva: 10 aggrediva con un paletto; voleva «fargli iI cuIo» con que! paletto. Un buio pes to. L'agguato pub essere avvenuto menue Pasolini era chino sugI'inguini del ragazzo, ancora dentro I'auto: possono averlo preso di schiena, preso e tirato fuori. Pelosi pub essere uscito via: andato alIa rete, voItando Ia schiena a que! che accadeva, «cosi, per vedere». La Iotta comincia n, a settanta metri daI punto in cui e stato ritrovato iI cadavere. PasoIini e coIpito vioIentemente aI capo, e Ie sue ferite sanguinarono abbondantemente. Ebbe tempo di sfiIarsi Ia camicia di flanella, di asciugarsi con essa iI sangue e di ripiegarla a mucchio, lit alIa porta del campetto da gioco. La camicia e integra in ogni sua parte: non gIi fu strappata: Pasolini Ia sbottono, se Ia sfilb. Con quali armi fu colpito? Sullo sterrato dell'Idroscalo sono stati trovati un bastone e i due pezzi di tavoletta; rispettivamentc a 56 e a 90 meeri dal cadavere. Per la lora consistenza essi sarebbero stati insufficienti a produrre Ie ferite al capo ehe Pasolini ha ricevuto. Probabilmente. egli e staw colpito da altro. Comunque, a questa puntO gronda sangue in faccia. II cuoio eapelluto e riceo di vasi sanguigni: Ie lesioni sono tali da presupporre che vennero offesi anche i vasi arteriosi; non poterono mancare forme emorragiche "a nap po" . Tali zampilli di sangue non poterono non raggiungere gli aggressori o I'aggressore: certo non Pelosi. E Pasolini dovette reagire: 10 suggerisce 10 stato abraso delle sue mani. II tentativo di tamponamento del sangue ehe egli fece con la camicia segna iI concludersi della prima fase della lottao Una sosta, un vuoto. Poi, il percorso dei settanta metri, gli ultimi settanta metri vissuti da Pasolini.
32
Se Ie ferite.al capo costituiscono il momento culminante della prima fase di lotta, un calcio ai testicoli e l'attimo decisivo della seconda fase. Pasolini dovette perdere i sensi: la percossa gli aveva provocato al basso ventre un profondo ematoma. La sentenza Moro suppone che il ca1cio «venne assestato da una persona mentre altre tenevano ferma la vittima perch6 subisse il col po di grazia». Pelosi ha detto d'avere agito su Pasolini col bastone e la tavoletta, spezzatasi in due fra i colpi; ha detto d'averli poi «d'istinto» raccolti e gettati via, fuggendo, presso la macchina. Ma prima di questa fuga vi fu un'altra fuga: quella di Pasolini dalla porta del campo sportivo verso illuogo dove infine cadde. Una ciocca dei suoi capelli e stata ritrov.ta sulla strada di terra battura. Lo inseguirono, 10 raggiunsero, 10 afferrarono per i capelli. Forse fu quello il momento del calcio allo scroto. . •
Ed ecco la fuga dell'auro. Pelosi sostiene di non esscrsi accorto, guidando, d'avere invcstito Pasolini esanime a terra. Pasolini e stato ueeiso cosl: il euore scoppiato sotto la pressione dei pneumatici della GT. Dunque, Pelosi non ha visto: eppure quel corpo non era un ostacolo traseurabile. Pelosi dice d'esser stato sconvolto, obnubilato: Ma, intanto, aveva lanciato lontano dal cad averc il bastone e i due tronconi della tavoletta di legno. Ne si mostro obnubilato mezz'ora pill tardi davanti ai carabinieri, ai quali seppe dare risposte a loro modo precise; certamente svianti su quel che poi disse era aceaduto. Si preoccupb delle sigarette, dell'accendino, e di quell'anello trovato accanto al corpo del morto come a predisposta controfirma dell'assassinio. ---La Giulia parte deliberata a schiacciare Pasolini rantolante in terra: Pasolini non occupava naturalmente la strada
33 •
nella sua ampiezza: restavano oltre otto metri su cui I'auto . poteva andare senza ostaeoli. Invece l'auto investe quel corpo e 10 "finisce". Dice Pelosi, nel corso dell'interrogatorio: "Pensai solo di andarmene: non pensavo ehe fosse morto rna in quel momenta, poieh6 il motivo preminente era quello di andare a riprendere la mia macchina, non mi interessava la possibilita che a seguito delle ferite Pasolini, abbandonato, potesse morire». Era fuggito. II suo anello gettato a terra. Pelosi sostiene che nella latta gli e stato strappato dal dito. Ma sui dito quell'anello andava stretto: al mattino ne restava ancora il cerchio rosso inciso sull'epidermide - 10' strappo sarebbe dovuto avvenire nel corso di un corpo-a-eorpo da cui Pelosi non poteva uscire del tutto indenne. Pasolini era uomo asciutto e forte, abituato a un settimanale allenamento sportivo: il gioco del calcio era la sua passione, la sua distrazione, il suo relax: una gioia adolescenziale 10 prendeva se ne parlava; e rendeva attivo questo suo piacere giocando con gli uomini della propria [Coupe cinematografica, can i ragazzi conosciuti in borgata. Giocava can grinta, can futore, can estro. II suo corpo, insomma, non poteva cedere e fiacearsi nel corso d'una colluttazione quale quella descritta da Pelosi. Pelosi non dice con esattezza quando, come I'anello gli e stato sftlato. L'anello, n, vicino al cadavere: un uomo che sta morendo, ridotto alia semicoscienza da un calcio ai genitali, non puo avere avuto la forza di tirar via dal dito di un ragazzo, animato da un raptus omicida, un anello che «va stretto».
-
L'assurdo di quell'indizio, di quella prova inconfutabile di colpevolezza, ha alimentato Ie supposizioni pili diverse. Tutte concludono su un interrogativo: e stato costruito un omicidio perch6 quel ragazzo del Tiburtino III ne risultasse indubitabilmente il colpevole, lui che per I'eeil minore poteva cavarsela can una condanna tutto sommato mite?
34
,
Vanello, che sembra gettato II dal caso, solleva, forse, dubbi, su quanto e avvenuto allo sterrato dell'Idroscalo la notte fra ill' e il2 novembre 1975, assai piu concreti di tlltti gli altri sollevati dallo stringato racconto di Pelosi. Perche Pelosi, una volta catturato, parla ai carabinieri dell'anello perduto? Perche lanciare un segno cosl evidente della propria colpevolezza?
II segno, pero, lanciato appunto can tanta evidenza, puo svolgere un ruolo contrario a quanta ho detto fin qui. Dalla notte dell'Idroscalo puo uscire un Pelosi diabolicamente accorto, diabolicamente istruito; rna anche un Pelosi stupidamente, sinisuamente disarmato, che da solo ha ucciso, dominato da una sciagurata semicoscienza. Puo uscirne uno di quei «giovani infelici. di cui Pasolini stesso ha scritto: Non c'e gruppo di ragazzi, incontrato per strada, che non potrebbe essere un gruppo di criminali. Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale Ii caratterizzi da dentro. La stereotipia Ii rende infidi. II 10TO silenzio pub precedere una trepida domanda . di aiuto (che aiuto?) 0 puo precedere una coltellata. Essi non hanna pi" la padronanza dei loro atti, si direbbe dei lora muscoli. Non san no bene qual e la distanza tra causa ed effetto. Sono regrediti - sotto l'aspetto esteriore di una maggiore educazione scolastica e di una mi-
gliorata condizione di vita - a una rozzezza primitiva. Se da una parte parlano meglio, ossia hanna assimilato i1 degradante it.liano medio - dall'altra so no quasi afasici: parl.no vecchi dialetti incomprensibili, 0 addirittura taeciano, lanciando ogni tanto urH gutturali e interiezioni tutte di carattere osceno. Non sanna sorridere 0 ridere.
Sanno solo ghignare a sghignazzare3•
Dunque: e Pelosi un criminale che non sa d'esserlo perche non controlla i propri muscoli, perche non conosce «la distanza fra causa ed effetto.: un mostro, un automa sgu-
35
sciato fuori dallo «sviluppo •• italiano, dall'eca italiana del «benessere»? Ha certo studiato meglio dei suoi padri; si e nutrito meglio di loro: rna questo ragazzo, per tali miglioramenti, ha pagato uno scotto atroce: e regredito ~a una rozzezza primitiva». La illude que! che luccica: ha ucciso un uorna, e mezz'ora dopa, anchilosato dai propri miti, cio di cui parla e un anello, un anello ehe porta incastonata una pietra rossa e stampigliata sopra una seritt. che evidentemente 10 indirizza ad altri miti, a sogni inesplorati, «United States», quello che portavano i Marines. ' Per quanto ha fatto, costui non puo essere accusato d'alcUna menomazione specifica, individuale: la sua menomazione e sociale - e colletti va. Cio significa altresl che Pasolini e stato coinvolto, I'ultima norte della sua vita, da una stereotipia. Pelosi sembrava uno dei tanti ragazzi can i riccetti e la fronte stretta da lui incontr.ti fino a quel momenta - rna non 10 era. II suo «silenzio» puo aver illuso il narratore di Ragazzi di vita: que! silcnzio egli 10 ha interpretato come «una domanda di aiuto»; ne ha rieevuto«una coltellata». Soltanto questa considerazione puo dissolvere l'ipotesi, pur cosl tangibile, delI'agguato. Dunque: Pelosi e apparso a Pasolini, satta i portici delIa piazza dei Cinquecento. Prima di tutto tu sei, e devi essere, moho carino. Ma-
gari non in sensa convenzionale. Puoi anche essere un po' minuto e addirittura un' po' miserello di corporatura.
puoi gia avere nei lineamenti il marchio che, in Iii can gli anni, ti rendera fatalmente una maschera. PerC. i tuoi acchi devono essere neri e bril1anti, la tlla bocca un po' grossa, il tuo visa abbastanza regolare, i cuoi capelli devono essere corti su11a nuea e dietro Ie orecchie, mentre non
ho difficolta a concederti un bel ciuffo, alto, guerresco e magar; anche un po' esagerato e buffo sulla fronte. Non
•
36
mi dispiacerebbe che tu fossi un po' sportivo, e che quin~
di fossi stretto di fianchi e solido di gamba
4
•
.
Questi era il Gennariello del trattatello omonimo, che Pasolini intraprese a scrivere nella primavera del '75 e lascio a mezzo. II testo avcva scopi didattici; il suo fine: salvare dal «genocidio antropolagica», in quelle isole d'ltalia dove ancora fasse possibile, la genuinita e la creatural ita dei ragazzi sanaproletari. Pelosi, in qualche misura, pateva rispandere fisicamente al ritratta. Ma, da quella immagine ideale, Pasalini era ormai lantana. Aveva serino, in un articala intitolata Abiura dalla «Tnlogia della vita» (ta data e dellS giugna 1975), il proprio «adia» per «i carpi e gli argani sessuali dei nuavi giavani e ragazzi italiani». Aveva scritta che quei corpi e quegli organi sessu.li non avrebbe mai piu patuta rappresentarli cinem.tograficamente con la dolce adesiane can cui Ii aveva rappresentati nel Decameron, nel Canterbury, in Le mille e una notte. Nelle sue parole c'era furore: it furore del disinganno, un furore «retroattivo». Per qualche anno mi e stata possibile iIIudermi. II presente degenerante era compensato sia dalla oggettiva sapravvivenza del passato che, di conseguenza, dalla possibilit. di rievocarlo. Ma oggi la degenerazione dei corpi e dei sessi ha assunto valore retroattivo. Se col oro chea/lora erano cosl e
COS!,
hanno potuto diventare ora cosl e
cas1, vuol dire che 10 erano gia potenzialmente: quindi anche illoro modo di essere di alfora e, dal preSente, svalutato. I giovani e i ragazzi del sattoproletariato romano - che son poi quelli che io ho proiettato nella vecchia e resistente Napoli, e poi nei paesi poveri del Terza Mondo - se om sana immondizia umana, vuol dire che anche aI/ora potenzialmente 10 erano: erano quindi degli im. becilli costretti a essere adorabili, degli sq uallidi criminali costretti a essere santamente innocenti, ecc. ecc. ,
La canelusiane, nel crolla di questa idealira che aveva animato per anni il poeta di Ragazzi di vita come un religia-
37
so credo, era amarissima, e bruciante: «La vita e un mucchio
di insignifieanti e ironiehe rovine. 5•
Tra quelle rovine «ironiche. c'era la morte. Ci si chiede, a questo punto: cosa e accaduto perche, una volta riapparso il Gennariello di weno, vero 0 falso che fosse, I'abiura dal suo corpo avesse perduto forza sui sensi di Pier Paolo? II richiamo del sesso e perentorio, 10 sappiamo. Ci si chiede: quella notte di novembre agl soltanto un tale richiamo, 0 si lascio che esso agisse su Pier Paolo per il fine atroce e preordinato dell'assassinio? •
..
La notte dell'Idroscalo non e definitivamente lacerata. E chiaro ormai che la disamina della sua verita va a vanificarsi, nella rete delle induzioni: quanto importa, e invade 10 schermo in primo piano, e la sua realta. Non che verita e realta si oppongano, rna la seconda assorbe a se la prima. Pier Paolo e morto, e ilfixing della sua morte sembra incollare caso e necessita cancellando ogni cronaea, sfoeando l'immagine di Pelosi, del bastone, della tavoletta spaccata in due, dell'anello con la pietra rossa, del golf abbandonato dentro l'Alfa GT. Tocna alia mente la sequenza del sogno in Accattone: giovani eorpi nudi, mezzi sepolti sotto maeerie; il sole che sbianca ogni eosa; un sentimento di dilapidazione e irresoluta angoscia; un silenzio allucinato. ,
Eeco, dunque, il terreno vago, rognoso dove questa morte si e consumata. I tre alberelli, la panchin·a, dedicati al poeta da Laura Betti ~ divelti, poi, spariranno. II paesaggio di baracehe, pozzanghere, immondizie pare intoecato: un luogo di rifiuto e di emarginazione, un luogo di macerie. Nel suo orrore, l'Idroscalo e anche un luogo di pieta, un luogo religioso. I suoi connotati so no ormai solarizzati dal destino che vi si e compiuto.
38
Alberto Arbasino ha rifiutato di considerare la cosa, come si e visto, alia stregua di una maca bra, sofisticata messa in scena. Ma la questione e appunto questa: che la messa in scena sia stata possibile con tale puntualita, con tale perfezione. C'e una fatalita raccapricciante ne! fatto che Pasolini sia morto n, al punto dove erano piantati la panch ina e gli aI, bereIli, su quella traccia di terreno incerto, e Ie baracche e il campo di calcio vicino. La fatalita da raccapriccio anche se fosse pravato che Pasolini e stato trascinato su quello sterro da un agguato. Moravia ha detto che, al primo vederlo, ha riconosciuto qUe!luogo come 10 avesse giil. vis to altre volte: «Infatti (Pasolini) I'aveva giii descritto sia nei suoi due ramanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta, sia nel suo primo film Accattonc» 6. Questa coincidenza, che e segno di un destino, e che nulla toglie aile ipotesi che si possono pron\lnciare suI delitto, esige una spiegazione, 0 se non una immediata spiegazione, un accertamento. La vita e l'opera di Pasolini, religiosamente, ne racchiudono il senso e il mistera .
•
•
39 .
•
•
PARTE PRIMA .
•
•
,
•
Tal cour di un lru!
UNA CITAZIONE
«II vivere sempre alia presenza di se stesso, sulla punta della spada, e I'incantarsi davanti alia vita, bloccata in episodi chiusi e stupendamente nostalgici, del suo paese, era forse dovuto al suo essere in parte straniero.» Pagina d'autobiografia: la pill vera che Pasolini abbia serino della sua giovinezza friulana: non la niccolse mai in volume; e rimasta chi usa in un fascicolo, I'VIII, di «Botteghe oscurc», la rivista che Marguerite Caetani dirigeva e che Giorgio Bassani curava come redattore. II titolo di quelle pagine e I parianti: Friuli, luogo magico, e «srraniero», per la scoperta della glottologia e della storia. Pasolini aveva scritto parte di quei fogli nel1948: Ii puhblicava nel 195/'. II nobile sangue ravennate di suo padre (nella sua immagi nazi one: un vecchio palazzo nel euore di Ravenna, consunto e sbiadito come in una vecchia stampa, e poi, •
dietro a una rapida e accorata visipne di mare - Porto Cor~ sini -, un interno, fOSSO e malinconico net suo fasto O(tocentesco, dove una vecchia contessa sua remota parente con versa con il Carducci) era venuto a confluire con il
sangue casarsese dei Colussi (a sua volta, nell'immaginazi one: un vecchio barga del paese, grigio e immerso nella pill sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal stiono senza tempo della campana).
43
rv1a sua nanna, la madre di sua madre, proveniva da Casale Monferrato; un Piemonte dipinto di rosa acceso,
come nell' Adante della sua infanzia che avvolgeva di una scorza ardente e preziosa, Ie immobili vicende della famiglia di sua nonna: una casa di rieovero, una festa da ha1lo, sua nanna giovinetta che si pettinava, una casa
svuatata, ingigantita e annerita dalla mise ria. 1\1a dalle eoUine del Monferrato, che egli non aveva mai visto, alitava nella sua vita una brezza verde e serena, conservata come artificialmeote in una memoria senza piu funzione, sopravvissuta. Era a questa punta, quando pensava al name Monferroto, nome guerresco, a cui poi si foode-
va qualche ferrea vicenda feudale - appresa per cas a e con lieto argaglia al Ginn.sio - che si present.va alia sua immaginazione ormai tradizionale la Polonia. La bisnonna di sua madre era infatti una ebrea polacca - da cui sua madre aveva ereditato it nome di Susanna - sposata e portata in Friuli da un suo antenato, soldato di Na-
poleane. L. Polania che casl autamaticamente e felicemente compariva ai SUOL occhi di ragazzo, era di un colore grigio-topo, ed era tuua venata di tiote e musiche risorgimentali: ad un tratto si squarciava e net suo centro si formava la vecchia immagine del suo trisavolo, che i~ mezzo a una ca1cinante distesa di neve, uccide il suo cavallo, gli squarcia la panda e vi si caccia dentro per ripa-
rarsi dal freddo •martale . Lasciamo adessa la ricreaziane fantastica e affettuosa della mitolagia familiare. La sua musica resti come melodia in eco oltre quel che sta per raccontare. Casa c'era nell'animo di questa bambina «straniero», che sognava la gesta domestica sui colari dell'atlante scalastico? . TAL eOl.iR DI UN FRUT •
Tal courdi un/rut: ne! euare di un fanciullo. Cos a c'era nel euore di Pier Paolo Pasolini fanciulla, nato a Balogna il 5 marzo 1922?
44
•
Bambino elegante, gli occhi scuri e malinconici; la frangena ben pareggiata sulla fronte; un golf alia marinara bianco con disegni geomeuici all' arlo e al bavero; Ie gambe piene dentro calzettoni di fila candido; scarpe di vernice; pantaloni di velluto al ginocchio. Oppure: cappello can la falda arrotonda!a in giro al capo, e pelliccio!to aperto: la fodera deve essere a colori vivaci, geometrizzante, deco. Pier Paolo puo avere due, massimo tre anni. Nella studio del fotagrafo, il fondale dipinto finge un parco, una balaustra e un viale di platani. II bambino e sistemato in piedi su una sedia imbottita, spalliera ad angola reno: la madre 10 tiene per il braccio. Susanna Pasolini nata Colussi: nella fota ha un 'aria di ragazza. Poua avere trentatre anni (e nata ne! 1891): eppure, nella positura del capo, nell'occhio vivace, nel modo in cui indossa gli abiti, mosua una freschezza vitale che e quella d'una gioventli appena assaporata. I capelli sono ragliati corti, non sfumati all'altezza delle orecehie, seriminati sulla de• . sua; alia gala, un vezzo di perle; pelliecia di lapin a spalle easeanti, ampio bavero, abbottonatura studiosamente trasandata, braeeio sinistro rilassato in tasea: in quell'abbandono c'e un sentimento di inappartenenza, e insieme possesso, ehe desta sospeno in chi osservi con serupolo. Quella pellieeia e portata con fatale fragilita, eon pili d'una traccia di esibizionismo e, anche, con geloso senso di proprieta. La pelliccia arriva al ginocchio; di sono, la gonna a tubo, lunga fila di bottoncini suI fianco, calze nere che appaiono alia eaviglia; searpe con tacco sottile, seollate e col einturino. Susanna tiene il bambino a desua, sottabraccio. La sua aria spavalda si spiega in quella vicinanza al bambino: 10 offre, 10 mette in mostra, se ne serve a difesa; Ie sue labbra ben disegnate, ritaccate di rossetto, sono strette in una mossa che dichiara tutto quanto una madre puo provare di bene e di orgoglio investiti in un figlio. Nel euore di quel bambino e affiorata la malinconia. C'e malinconia in una foto di lui ancora pili piccino, in grembo •
45
•
alia nonna Pasolini, una vecchia dalle na·rici dilatate e iI setto nasale schiacciato, simili a quelli di Pier Paolo. La vecchia Pasolini somigliava a suo figlio Carlo Alberto. . Queste fotografie parlano di un ceto sociale piccolo borghese, I'ltalia dei primi anni del fascismo. II 1922 e I'anno in cui Mussolini va al potere. Pasolini nasce in un paese che cambia faccia: che distrugge 0 potenzia la propria rradizione risorgimentale (questo a parere di due schiere opposte di interpreti). La realea del fascismo fu, 10 sappiamo, piccolo borghese: un'intera compagine soci.le si oblitero in essa. Da un I.to, vi si obliterarono i grandi agrari e gli industriali; dall'altro, parte non trascurabile del proletariato urbano e contadino: i primi nella speranza di sventare il «pericolo rosso»; gli altri in quella di rendere possibilmente meno equivoca una incertezza di impiego e lavoro diventata cronica. Ma !'Italia si allontanava a una velocitii geometricamente progressiva dall'Europa; aveva cercato di nutrirsi di essa al tempo delle belle speranze romantiche e postromantiche: e molti, moltissimi consentirono al colpo di stato delle camicie nere nell'ipotesi di farlo strumento ai propri particola• n IOtereSSI. Non fu cos.: nessuno domino iI fascismo, nel senso che nessuno puo dominare Ie proprie pulsioni negative se non Ie riconosce per tali. Sappiamo che I'ubiqua piccola borghesia italian a espresse nella dittatura, non paradossalmente, un metodico riliuto della storia: e la sua ideologia fu un sol vente che animo poi quanto e stato chiamato «consenso». La dittatura fascista non fu un'innocua invenzione, 0 una temporanea malattia dello spirito: fu il denominatore comune, politico e ideologico, per un paese che soffriva di un feroce complesso d'inferiorita in ogni strato, e che trovo nello scarto "a destra", nel populismo e nell'autarchia, il trucco 0 il punto di fuga per non dirsi verita necessarie, ingrate, dolorose. . •
•
46
Per gli italiani, acquistare coscienza antifascista non fu ·semplice. 0 10 consentivano motivazioni "di c1asse": rna il proletariaro cosciente della propria funzione e dei propri disegni etico-politici era, allora, numericamente esiguo, e pertanto accerchiato nella sua esiguitiL 0 10 consentivano motivazioni e riflessioni squisitamente culturali, di {lite. Pier Paolo Pasolini arrivD all'antifascismo amaverso Ie strade della cultura, e quando gia la Resistenza era al proprio culmine. Suo padre era fascista .. CARLO ALBERTO PASOLINI
Figlio di Argobasta Pasolini Dall'Onda, Carlo Alberto era nato a Bologna, 1892. Orfano di padre, rimase accanto alia madre, donna dal carattere bene inciso: nelle scolorite fotagrafl,e: un vol to aspro, senza sorriso, la bocca rinserrata fra Ie guance come suo figlio (e come appunto sara di Pier Paolo); a suo modo snella, e1egante nell'abita di broccato, una corona comitale . di brillantiniappuntata al soggolo (in questa fota, degli anni Novanta, Carlo Alberto, sui quattro anni, vibra in mano un frustino). La van ita comitale fu di Carlo Alberto (in qualche modo, repressa e svelata solo a tratti fugaci, appartenne anche a Pier Paolo). In una fotografia, Carlo Alberto non ancora diciottenne, seduto su una leggcra sedia imbottita (giacca doppiopetto scura, ampiamente sciallata, chi usa da un fermaglio in vita, calzoni bianchi a righe, camicia fantasia con colletta inamidato bianco e cravattino di raso scuro, anello all'indice delIa desera e cercbietto al mignolo della sinistral, forte d'ossatura, i tratti marcati: somiglia nelle linee di un frettoloso abbozzo a suo figlio. Sui retro, la cartolina, stampata presso 10 «Stabilimento fotagrafico F.lli Pasquini di Bologna e Bagni
47
Porretta», porta un timbro blu con corona e la dicitura .Pasolini Carlo Alberto». . II ragazzo aveva ereditato aleuni beni di famiglia, rna pare abbia dissipato tutto - si parla di una irrefrenabile passione per il gioco. Altre foto: un ciuffo ribelle, un profilo colto dalJlou de!l'obbiettivo cosl che la guancia risahi scavata, l'occhio cerchiato, la basetta una Ii eve pennellata ad arco. Oppure: sulla spiaggia dell'Adriatico, costume da bagno intero di maglia, maniche corte, braca a mezza coscia, sigaretta accesa fra l'indice e il medio della mano destra appoggiata in vita, la sinistra e ripiegata dietro la schiena: una po. sa spa valda, i capelli sollevati dalla brezza. II corpo non e snello rna asciutto, membruto in ogni parte, l'inguine pesante mente rigonfio, pettorali e polpacei erti, sopracciglia aggrondate: un italiano puro sangue, nelle anche senz'ahro basse, 0 nella psicologia tutta fisicita che trasuda. Ridotto in mise ria, Carlo Alberto abbraccia la vita militare, parte per la Libia. E in fanteria. II 19151'Itaiia interviene nel conflitto europeo. In zona d'operazioni, per meriti di guerra, il sergente Pasolini viene promosso sottotenente. In que! periodo, in Friuli, a Casarsa, conosce una ragazza e se ne innamora: Susanna Colussi. Che un tale uomo potesse diventare fascista non sorprende: sorprenderebbe il contrario. II fascismo apparteneva a Carlo Alberto Pasolini antropologicamente: apparteneva alia sua van ita, al suo evidente vitalismo, all'ombrosita de! suo sguardo; e apparteneva, ancor di pili, all. sua dissestata configurazione soeiale, alia sua aristocrazia di sangue respinta verso Ie terre desolate della piccola borghesia. L' essersi fatto militare e un segno non equivoco, per la tradizione auroritaria, antipopolare di cui, al tempo, l'esercito italiano era portavoce; per il modo col
48
quale quella carriera sopperiva a un destino di degradazio•
ne economlca.
Carlo Alberto Pasolini visse tutta la vita ne! .ogno di una idealita militare, anche quando fu congedato: era un «ufficiale» in famiglia; come presso la famiglia di sua moglie, che divento a ogni bisogno la sua famiglia; non dimisemail.altera comportamento del «conte». Incuteva rispetto, anche quando la propria autorevolezza lui stesso indeboll col bere. Eppure, fragile e innocuamente vanesio, fu uomo generosa, animato da un rigore d'altri tempi. Era pazzo per suo figlio, mostrandogli contrastatamente il proprio amore. Insomma, uno di quei padri italiani educati a falsi valori virili e risorgimentali, nei quali era deposta comunque la piccola scaglia d'oro di una personale onesta.
I COLUSSI
•
C'e testimonianza della famiglia Colussi, a Casarsa, nella stemma di un architrave aperro sui portone di un lungo sottoportico 1 ingresso alia corte di un' antica casa, oggi restauratissima, e la cui rustica bellezza e sepolta dalla facciata intonacata. Restano I'arco basso e quello stemma: una ruota di carro al centro di un ovale, a sua volta incorniciato dentro il perimetra di una punta di lancia rovesciata. In basso, la divisa dice: «Iaco di Colus - MDCV». Famiglia contadina: la ruota di carro 10 illustra. E di Colussi, Casarsa e piena:ne fan no fede Ie tante lapidi iscritte a quel nome nel cimitero. Dopa Vincenzo, che diciannovenne emigro in America, , Susanna e second age nita ma privilegiata. E terza Chiarina, zitella, comunista da sempre dicono in cas a: ha vissuto un'esistenza errabonda in Cirenaica, prima di stabilirsi a Casarsa per poi morire a San Vito al Tagliamento. Seguono: Enrichetta, sposata Naldini; Gino, antiquario aRoma; Giannina,
49
l'ultima, vispa e zitella, gran narr.trice orale, maestro elementare, ha fatro scuola a Pier Paolo. La leggenda che la riguarda contempla vigorose simpatie femminili, anche fughe, negli anni Quaranta e Cinquanta, con motocicliste fra i pioppeti della pianura di qua e di Iii Eal Tagliamento. Rugosa, asciutta, la voce sgranata, la risata secca, i capelli tinti, l'occhiata penetrante, diffidente, Giannina era pronta a leggerti in faccia peccati che non avevi. Enrichetta, invece, ha il sorriso do1cissimo: la testa bianca, il fisico abbandonato in una mollezza da buona madre di famiglia - una corporatura che addita una positiva sensibilita. Susanna, pili simile a Giannina: anch'essa maestra - pri-. rna di sposarsi insegnava: pili simile per l'asciuttezza del corpo, e 10 sguardo acuto, un'aJlegria leggermente spiritata era diversa dalle sorelle per la trasognatezza di cui sapeva anche avvolgere ogni gesto. I Colussi son 0, dunque, d'antica origine contadina: sono piccoli proprietari di terra, conducono in proprio illavoroo Scarsi esempi bracciantili, risalendo agli antenati. II padre Domenico aveva, pero, tentato il saIto qual itativo: si era promosso produttore di grappa: una piccola distilleria, can macchinari di poco canto ma che fornivano un profitto non trascurabile. Aveva anche una trebbiatrice: i rari mezzi meccanici, utili ai lavori agricoli, producevano un ricavato da non sotrovalutare. Tutto questo accadeva negli anni Dieci. II ramo Colussi, cui apparteneva Susanna, poteva considerarsi a quel tempo la prima famiglia di Casarsa. Poi vi fu la guerra - e C.poretto. Al momenta della ritirata di Caporetto, i Colussi sfollarono: si rifugiarono a Ferrara pressoi Naldini, la famiglia del fidanzato di Enrichetta. Al ricorno, Ie case, economicamente, non and arona pili come prima. Comincio per i Colussi la decadenza: la distil-
50
leria, Ie altre attivita, tutto venne investito da una crisi finanziaria da cui fu difficile sollevarsi. CiG non significa che la famiglia si ridusse in poverta: Ie donne di casa lavorarono. Enrichetta aprl una cartoleri" accanto al portoncino d'ingresso. Famiglia macriarcale. La madre, Giulia, aveva nelle mani il cuore di tutti: l'alleanza fu con Ie figlie, cos. che gli uomini di casa ne ricevettero liberta e soggezione. Sono, quesci uomini, figure sfumace ne! contorno: nei racconti dei nipoti sono profili appena accennaci. Si confondono, come nella processione di un carnevale friulano, con Ie donne: uomini in abiti femminili, donne in abiti virili. La casa. La casa non" quella che porta sull'arco del soc• toportico 10 stemma della ruota. E una piccola, vecchia cas a a pochi passi dall'incrocio con la Pontebbana: c'" la via che • conduce alIa chiesa di Casarsa e al centro del paese, e n sulla sinistra si apre il portoncino dei Colussi. In faccia, erano prati e frutceti - oggi, c't un caseggiato a diversi pi ani, tutto maioliche rossicce. Attorno, Casarsa pretende ormai un voIco di citta, ed e rimasta solo la casa Colussi, affacciata sulla strada principale, a testimoniare la vecchia fisionomia delle costruzioni contadine, piccole finestre, muri sottili: e appoggiata a un cubo, solo pianterreno, dove •
••
ora aglsce una t1ntona.
•
Questo cubo venne edificato, col contributo di Carlo Alberto Pasolini, per ospitarvi, ne!1946, l'Academiuta di lenga fur/ana, l'associazione letteraria di poeti e scrittori fondata da Pier Paolo. SuI lato opposto della Pontebbana, la strada prosegue per San Giovanni di Casarsa, e di 11t a Versuta. I campi di San Giovanni e di Versuta - filari di pioppi che appaiono tra Ie nebbiette primaverili come fantasmi, vigneti e frutteci; Ie case coloniche dai poggioli di antico disegno seicentesco -
51
costiruiscono i luoghi deputati della poesia del Pasolini friulano, iversi di La meglio gioventu, i capitoli del Sogno di una coso. BREVE STORIA DI UN MATRIMONIO
Susanna, graziosissima, minura, fragilissima, una nuvola di scuri capelli castani, si amava fin da ragazza. Una srudiata indulgenza verso se stessa la disegna nell'adolescenza. Nei ricordi di famiglia, c'e un grande amore che la travolse, prima dell'incontro con Carlo Alberro - un grande amore infelice (non si sa di che infelicitil). Ma e anche una ragazza allegrissima: ama la scuola e Ie lettere, affina se stessa, canta e inventa vi/ole, inventa fiabe.
Forse, l'amore infelice accentuo in lei una bovaristica trepidazione. Poi, l'incontro col cadetto Pasolini. Una fotografia 10 stringe nei panni grigioverdi del fantaccino, breve suI petto il nastro delle decorazioni: dalle sue dita sana spariti gli anellini. Sparita l'aria spavalda dai suoi occhi: i capelli sono tagliati corti, all'Umberto, spessi e tesi. Se i due si incontrarono durante la guerra, la guerra Ii divise. Terminato il conflitto, Carlo Alberto torno da Susanna: era innamorato follemente di quella donna ironica e forse persa dietro a pill di una fantasticheria: pare scrives• se racconn. Susanna nicchiava. Carlo Alberto insisteva. La sposo .per rapina» -I'espressione- si spiega col dire che Carlo Alberto forzo, con la sua irruenza anche sessuale, Susanna al •
•
matnmonlO.
D'altra parte, Susanna aveva ormai trent'anni: si avviava ad essere zitella e, dati i tempi, la cosa poteva immalinconi ria. Una considerazione essenzialmente pratica dovette spingerla aile nozze.
52
In questa duplice forzatura fu la nascita di un rancore, dapprima latente, poi via via pili esplicito, che segno il rapporto di lei verso il marito - e la conseguente disperazione di lui, il cercare altre donne, e Ie liti, gli abbandoni e i rientri in famiglia. Nel corso degli anni, Carlo Alberto «adoro» sua moglie litigando con lei. Lei, sempre pill elegante, passava Ie ore a ttuccarsi, a farsi pill che mai bella - ptobabilmente per negarsi a lui e insieme irretirlo. Un corteggiamento inconsapeyote, rna che rendeva ferace la vita in casa. Carlo Alberto prosegulla sua carriera militare, e la famiglia 10 accompagno nei trasferimenti: Bologna, Parma, Belluno, Conegliano, Sacile, Cremona, Scandia no, di nuovo Bologna. Pier Paolo nacque ana prima tappa del vagabondaggio. D'estate, la famiglia, Carlo Alberto in licenza,• si affacciava a Casarsa. Fra moglie e marito Ie turbolenze non avevano mai fine. I! sorriso di Susanna poteva essere una sfida per Carlo Alberto. Carlo la abbandonava per qualche tempo: poi tornava. Gli abbandoni erano per Susanna offese sanguinose: rna pure sapeva spiegarli. Col tempo, Susanna si prese in cas a Annie, la nipote, figlia dei Naldini. Annie viveva con i Pasolini ovunque andassera: studiava, e accudiva i cugini. Nel1925 era nato, secondogenito, Guido. Dunque, Carlo Alberto era andato via di cas a da una settimana - era no a Bologna, poteva essere il 1933 0 il 1934-; come per scusare suo marito, Susanna disse ad Annie: «Lui ha bisogno di donne». Intendeva che fra lora non c'erano pill rapporti sessuali? I due coniugi Pasolinidormivano in uno stesso letto. Ciononostante, e pensabile che Susanna si rifiutasse a Carlo Alberto.
53
•
Vamore di Susanna era tutto per i figli - in specie per Pier Paolo. Un amore che ebbe subito del morboso. In Pier Paolo, Susanna rimise ogni ideale, rna anche un trasporto di natura essenzialmente erotica. II rancore nurrito verso suo marito, col crescere di que! figlio, si arricchiva evidentemente di motivi: il figlio soddisfaceva a ogni esigenza affettiva nella fertile immaginazione della donna. II madelia matriarcale della famiglia Colussi si replicava esasperato dentro di lei - Susanna non penso mai di tradire Carlo Alberto can altri uomini. La sua fantasia 10 tradiva quotidianamente can Pier Paolo; e Pier Paolo ricambio la passione. II ragazzo viveva intensamente il rancore di sua madre per il padre, senza rendersi canto che h violenza di lui (su lei) era la ragione biologica de! suo stesso esistere. Per altro verso, I'ingenuo accertamento di cio pate anche essere la radice della tenerezza pili che filiale nutrita da Pier Paolo per Susanna e per il mondo fantastico e morale di lei. Una mezza pagina scritta a macchina, trovata postuma fra Ie carte (forse una dichiarazione dettata per una qualche intervista), dice: Ogni volta che mi chiedono di raccontare qualcosa su mia madre, di ricordare qualcosa di lei, sa irnmagine che mi viene in mente.
e sempre la stes-
Siamo a Sacile, nella primavera del 1929 0 del 1931, mia mamma e io camminiamo per il sentiero di un prato abbastanza fuori dal paese; siamo soli, completamente soli. Intorno a noi ci sana i cespugli appena ingemmati, rna con I'aspetto aneora invernale; anche gli alberi sana nudi, e, attraverso Ie distese dei tronehi neri. si intravedo-
no in fondo Ie montagne azzurre. Ma Ie primule sono gia nate. Le prode dei fossi ne sono piene. Cio mi do una gioia infinit. che .nche .desso, mentre ne pario, mi soffoc •. Stringo forte il braccio di mi. madre (cammino infatti a braccetw con lei) e affondo la guan-
54
cia nella povera pelliccia che essa in doss a: in quella pelliccia sento il profumo della primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questa odore della povera pelliccia di mia madre e I'odore della mia vita. La memoria dell 'infanzia puo confondere realt1t e sogno. In queste righe c'e la trascrizione in chi ave proustiana di una amOrosa intermittenza. II tepore della pelliccia, it viso che vi affonda metaforizzano una tensione indubbiameme incesmosa: rna Pasolini non si trasse mai indietro di frome a un tale rischio della sua immaginazione e della sua sensibilita. Ne accetto, fino all'ultimo giorno di vita, i comraccolpi, Ie torture, I'assenza persino. Un'altra fotografia. Puo essere una strada di Casarsa: e inverno, gli alberi so no spogli, c'e un leggero lume di sole. Pier Paolo bambino porta un pellicciotto bianco, calzetroni • che gli fanno da ghette sulle scarpine. Susanna gli sorride, il viso chino. I rapporti fra madre e tlgJio furono sempre i piu teneramente straziami. Negli ultimi anni Pier Paolo tendeva il suo braccio sulle sp.lIe d. uccelletto di Susanna: Susanna sorrideva beata: era un replicarsi di diminutivi, di vezzeg• • • gtatlVI. Su un foglio a quadretti di quaderno, scritto in recto etverso, si leggono questi versi, firmati in calee «Bologna 1939, 10 marzo, Pier Paolo»:
Mamma, ti vedo Iriste: e10 stillicidio delle picco/e cose d'ogni giorno, che tliste
Ii china /a fronte, e Iristi Ii piega Ie labbra. E ttl sei nata, mamma, per essere una lodoletta: dare un wlpetto di beceo qua uno la,
55
e poi fare uno fru!!atina pel cielo seuzo tcoppo stancarti; oppure come una fariaI/o tieve volare senza una meta precisa pei /lroti, dimenticare il gigtio e il giaggiolo, se tu beva il netlare del/a rosa! ll1a non essen lrisle piiJ bella sei se ti earezza il riso! Sorridi, giacehi 10 vila, 10 earo vita che tu m 'hai dato, do Ie gioie, come i proti i fiori: • Sf uno oppasstsce un altro fiorisee. Se un giorno hoi riso ne! tuo grembo trastullandomi, ora mi ridi se ti prendo in braccio e ti faccio girare i gin' di un va/zer! E poi non somigli ai castani ehe in autunno sana gli u!timi a sfiorire?
•
Si potrebbero scremare in questi versi movenze pascoliane, rna non sarebbero essi importanti. Piu importanre e la testimonianza diretta di un sentimento filiale che, una volta cristallizzato, si manrenne sempre idenrico. Quello di un giovane diciassettenne certamenre nutrito della «poesia delIa tradizione», che cereamenre ebbe «Iacrime ... per un'ottava del Cinquecenro», che trasali per «il verso di un anonimo poeta simbolista morto nel» 2: rna che ha codificato anche una duratura, impassibile al tempo, immagine della madre, «ingenua, eternamenre giovane». Quell'immagine pateva essere stata suggerita al figlio dal bavarismo della madre medesima: e certo che egli se ne fece uno scuda di virtu sublimi, specie nell'adolescenza. La memoria ha dettata questi altri versi - il citala, per nulla evasivo, e Un'educazione sentimenta!e:
56
Ghi fui? (. .. ) (... ) ero appena partonto a un mondo dove /0 dedizione d'un adoleseente - buono come sua madre, improvvido f
•
ammo.w, most11losamente
timido, e ignaro d'ogni oltra omena ehe non fosse ideale - era avvilente segno di scandala, san/ita ndieola (. .. )3.
Tale la sua «educazione»: e I'adolescente «mostruosamente timido», eccolo vestito alia "russa", calzoni cosacchi e stivali, can un violino satta il braccio destro, I'archetto nel, la mano, la sinistra poggiata sui fianco. E il 1936: i Pasolini vivo no a Scandiano, Pier Paolo frequenta la scuola a Reggio Emilia: studia il violino, che lascera quakhe mese dopa per dedicarsi al pianoforte. (Quella della musica fu una brevissima avventura.) La timidezza e nel sorriso appena accenriato, un sorriso sparso sugli zigomi triangolati (come quelli di Susanna). La tirnidezza, ah:ra,
e in una foro scattata a Firenze suI piazza~
Ie Michelangelo, con suo padre: e lui, il ragazzo, porta i calzoni alia zuava, una giacchetta forse troppo ampia, i capelli , lustrati di brillantina e spioventi su gli occhi socchiusi. E 10 stesso ragazzo di quinta ginnasio, fotografia di classe, che pare pio piccino dei com pagni, ancora da sviluppare, can una mestizia contadina dentro Ie pupille, che puo esser quella di Susanna - mesta e sognatrice per il proprio esser "bambina" a vita.
Nel 1960, nel volume Donne di Roma, un insieme di testi ehe aceompagnavano 104 fotografie di Sam Waagenaar, Pasolini seriveva: «Com'e piecolina mia mamma, piccolina come una scolara, diligente, impaurita, rna deeisa a com piere fino in fondo it suo dovere». Giii nel tenersi pill che mai fedele al voeabolo "mamma", piuttosto che a "madre", Pasolini sottolinea un legame fisiologico, viscerale eui non rie-
57
sce a negarsi (nella scelta nitida del suo lessico). E questo legame 10 porta a rappresentare sempre che pub la manieristica (ai suoi occhi) "giovinezza" di Susanna. Susanna, fedele at «suo dovere», (~fino in fondo}), e SO~ lerte, (diligente», «impaurita»,
0
«triste», per <do stillicidio
delle piccole cose d'ogni giorno»: e la Susanna vittima del proprio uomo, che la passione del figlio intende salvare. La macchia vergognosa che Pier Paolo vuole riscattare nel candore di Susanna e quella prodotta dall'irruenza paterna: irruenza, violenza (che il vi no in tarda eta tramutera in misantropia, in paranoia) erano quelle del maschio che abusa e pretende. La storia del matrimonio fra Carlo Alberto e Susanna si convert! ben presto in quella dei modi con i quali Pier Paolo tollerb, 0 decifrb la loro unione: e tutto per volonta non confessata, inconscia, di Susanna. Si pub dire che Pier Paolo negb sempre al proprio io di ospitare l'immagine del padre: ragazzo non se ne aecorse; poi ne fu del turto consapevole. Non ho mai usato una sola parola usata dai miei padri (eccetto che per ougurargli I'lnferno). La loro criminalita e illoro odio per 10 ragione sono dei puri e semplici pesi nella mia vita. Aneh'io naturalmente percorso un fungo cammino ntl ventre di min madre, e sonG giunto. come un borboro indecifrobi!e, efornito di ogni squisitezza - di unO strano e inammissibile ma/unto - su questa IC17"O, Non fui aceo!to con amore. Non mi si guordo con oechi figlioli. Non ci si stup; per 10 mio aco/ba sapienza. Ebbi su me oechi di padri... Mo basta, con questa storio. Sono morti, accompagnati dallo mio maledizione, dalla mia [indijferenza o dol/a mia piela ( .. ,)'.
"0
Se qui si parla di «padri», la corretta lettura del simbolo ne vuole la trasposizione al singolare.
58
Eppure Carlo Alberto fu sempre orgoglioso di suo figlio: si pub dire che egli 10 fu secondo il cod ice piccolo borghese, per cui si e orgogliosi dei figli se illustrano il cod ice in atto; ma non Ii si ama per que! che essi sono. Carlo Alberto amava che suo figlio avesse successo negli studi; non ne amb, e gliene venne una crisi quando non pote ignorarla, l'omosessualita. Non poteva amarla, lui militare, fascista biologicamente, eccetera. Doveva detestarla poiche rappresentava sia un rifiuto tangibile a lui sia, convertito in un eros tutto sommato misterioso, il sodalizio fra madre e figlio: era il modo vistoso, ossessivamente vistoso, col quale il figlio 10 metteva sotto accusa: metteva sotto ace usa non solo la sua virilita ma la sua stessa presenza esistenziale. PADRE E FIGLIO .
In una intervista resa a Dacia Maraini, Pasalini offre indizi Franchi e spassionati suI proprio rapport" col padreS. «Nei primi tre anni della mia vita per me lui e stato pili importante di mia madre. Era una presenza rassicurante, forte. Un vero padre affettuoso e protettivo. Poi improvvisamente, quando aveva circa tre anni, e scoppiato il canflitta. Da allora c'" sempre stata una tensione antagonistica, drammatica, tragica fra me e lui.» A tre anni, la crisi - prima di allora, il padre era apparso anche «allegro'>. In seguito, diventa «violento, possessivo, tirannico». Da tre anni in poi, la tensione e «antagonistica, tragica»: padre e figlio, rivali. Difatti. La crisi esplode mentre Susanna e incinta di Guido. «Quando mia madre stava per partorire ho caminciato a soffrire di bruciore agli occhi. Mio padre mi immabilizzava suI tavolo della cucina, mi, apriva l'occhio con Ie di. ta e mi versava dentro il colli rio. E da que! momenta "simbalico" che ho cominciato a non amare pili mio padre.» Tutto" chiarissimo. «Ricardo mia madre incinta e io che chiedevo: "Mamma come nascono i bambini?". E lei, mite-
59 •
mente, dolce mente, mi ha risposto: "Nascono dalla pancia della mamma". Una cosa a cui allora pero non ho voluto credere, naruralmente.>,
Naturalmente dovette crederci: per 10 meno ne intese il senso oscuro: e la rivalid col padre non ebbe remore. Una notizia, il cui controllo e difficile: che Pier Paolo abbia sorpreso nella scena prima ria padre e madre, proprio in cue ina. Per induzione si puo dire non sia un caso che egli, ne! ricordo-racconto, identifichi nel «tavolo della cucina. il luogo sui quale suo padre consumava ai suoi danni la replica di quella scena, versandogli nell'occhio il collirio (occhio e collino possono esser letti facilmente come simboli sessuali). . Cio che importa, pero, non e la leggibilita analitica dei fatti (dal «bruciore agli occhi. al collirio versato): tutto e cos. trasparente che pare predisposto a quella lettura. Cio che importa e intendere I'intero racconto come il risultato di • un'autoanalisi durata l'intera vita. E significativo che, intorno alla nascita di suo fratello Guido, Pier Paolo abbia fatto ruotare una erisi cosl determinante: Ia madre partorisce un nuovo figlio, e il primogenito partorisce una nevrosi. In quello stesso tempo Pier Paolo sente di essere fisicamente colpito dal corpo dei ragazzi che giocavano nella piazza davanti casa. Dice: «Ero attratto dalle loro gambe, anzi precisamente dall'incavo dei lora ginocchi ... Questo sentimenta di affetto I'avevo chiamata Teta-veleta. Qualche anna fa Contini mi ha fatta osservare come in greco Tetis voglia dire sesso (sia maschile che femminile) e come Teta-veleta sia un reminder del tipo che si usa nei linguaggi arcaici. Questo stesso sentimento di Teta-veleta 10 pravavo per il seno di mia madre» 6. •
Nel corso della crisi, il padre, da affettuoso e protettivo, diventa «antagonista e tirannico»: nella fantasia infantile del figlio, diventa stupratore. E a quel punta, se il viaggio ver-
60
so la madre era stato fatale e inconsapevole, e all'improvviso un viaggio che si svolge alia luce del sole pieno. La scopena del Teta-veleta mette a nudo la verita: «Da allora tutta la mia vita e stata imperniata su [mia madre]». I
1:an no dopo comincia a sognare di perderla: di rincor, rerla su per una scala. E nevroticamente sconvolto dana paura che il cuore gli si fermi ne! petto - e questo accade, a quattro anni per la prima volta, mentre suo padre era «in mezzo ai guai» per debiti. «Mia madre era tomata a fare la maestra. In quell'epoca dormivo nclletto can lei.» Anche a quel tempo scopre, contro suo padre, l' «antifascismo» di Susanna. I Pasolini sono a Belluno: il re e in visita alia citta. La popolazione 10 accoglie con qualche ostilira. Susanna «che era antifascista e teneva inge'nuamente per il re, ha gridato da sola nel silenzio "Viva il• rei". Questo "Viva il re" me 10 ricordo bene. 10 pero non mi ero accorto che la popolazione era ostile. Avevo solo notato la bella voce infantile di mia madre". '" Delle idee politiche del padre dice invece: «Mia padre era un uomo passionale, sensuale, disorientato e ne! , momenta che ha abbracciato I'ordine, I'ha fatto sui serio. E diventato nazionalista fascista». Rivalitil fra padre e figlio. II padre 10 vuole letterato, poetao Aveva un fratello, proprio di nome Pier Paolo, che seriveva poesie: morl a vent'anni affogato in mare .• 10 fino a sedici anni volevo fare I'ufficiale di marina. Lui [il padre] invece diceva che dovevo fare lettere. Poi naturalmente i suoi incoraggiamenti si so no ritorti contro di lui.» Perch" mai «contro di lui»? La risposta di Pasolini, a questa punto, e parzialmente simulatoria: .Perch" lui attribuiva alia poesia un carattere ufficiale. Non pensava che potesse essere eversiva, scandalosa. Lui pensava a Carducci, a D'Annunzio».
61
Amaverso la poesia, e la cultura, Pier Paolo si affrancava dal mondo morale del padre, dando voce a quello della madre (<<Mia madre era come Socrate per me. Aveva e ha una visione del mondo cenamente idealistica e idealizzata. Lei crede veramente nell'eroismo, nella carita, nella pieta, nella generositiL E io ho ass orb ito tutto questo in maniera quasi patologica»). Tale affranc.mento e servito per lanciare in faccia al padre un mito personale del tutto "scandaloso" -Ia poesia come veicolo per esprimere contro di lui, e contro ogni volto dell'autorita, il vero dell'esser "diverso", il vero del rapporto con Susanna, il tragico corollario dell' infantile Teta-veleta,I'omosessualita.
Infine, la «storia del matrimonio» .• Tutta la mia vita e stata influenzata dalle scenate che mio padre faceva a mia madre. Quelle scenate hanno fatto nascere in me il des iderio
di morire.»
Susanna, delicata e pass iva, poteva apparire come la vittima, colei che soccombeva, in queUe scenate. Carlo Alberto Ie rimproverava fmiliti!, «il bicchiere fuod POSIO, l'asciugamano non lava to, il cibo troppo salato. ( ... ) La rimproverava di avere la testa fra Ie nuvole. Ma non era vero. II fatto e che lui era fascista e lei no. Fra di loro non parlavano mai di politica, rna mio padre sapeva che mia madre pensava di Mussolini che era un "culatta", cioe "chiappe grosse" come 10 chiamava gaddianamente mia nonna. Stare neUe nuvole comunque per lui voleva dire essere anticonformista, in contrasto con Ie leggi dello stato, in dissidio can l'opinione dei potenti». . Quindi, era in discussione, perennemente in crisi, una idea dell'autorita, la scala medesima dei valori. In tale dissesto, dove era chiaro il senso «di rapina» dell'unione matrimoniale, l'unica scappatoia nevrotica appariva natural mente «il desiderio di morire». La soluzione espressiva doveva venir dopa - anche se Pier Paolo aveva cominciato a scrivere poe-
62
sie fin dall'edi dei sette anni, e fu bocciato in italiano alia quinta elementare per un componimento «troppo poetico •. Tirannico in cas a, Carlo Alberto era buono con i propri dipendenti - e Pasolini spiega questa difformitii. di compore tamento con la paranoia e l'ubriachezza (<<e tipico dei paranoidei, e degli uomini che bevono.). Comunque, la vita dell'ufficiale di fanteria Pasolini non fu felice: fu dostoevskianamente straziata dalla passione per sua moglie (<<mio padre era innamorato pazzo di mia madre ma in un modo sbagliato, passionale, possessivo.). Lo strazio si risolse in vi no, in gioco, in una deriva che 10 scoppio della seconda guerra mondiale temporaneamente interruppe: parti per il fronte, fu prigioniero nel Kenia, tomb in Italia al finire del 1945. Investito dal dramma di Pier Paolo, dallo «scandalo.: 10 accettb con dolore. Gliene venne una sorta di follia: accreb• be il bere - e la notre gridava che sua moglie non 10 amava; morl di cirrosi epatica il 19 dicembre del 1958, aRoma. Pier Paolo ha parlato di lui in una poesia, ma, per un lapsus mai corretto, ne ha posticipato la morte di un anno, a «un soleggiato giorno d'inverno del cinquantanove •. I versi, datati 30 gennaio 1963, furono pubblicati come append ice a II padre selvaggio, sceneggiatura d'un film progetrato, da girarsi in Africa e mai girato. (Scrive Pasolini: «I~: stato il processo alia Ricotta per vilipendio alia religione che mi ha impedito di realizzare JI padre selvaggio. II dolore che ne ho avuto-e che ho cercato di esprimere in questi ingenui versi di "E l'Africa?" - ancora mi brucia dolorosamente».) Nei versi e un colloquio fra Pasolini e il produttore Alfredo Bini: un colloquio turto onirico nel quale vanno a mescolarsi i dati fatruali che impedirono la realizzazione del film: Avevo speso troppo denaro per mJfinatezze innti/i, e, inoltre, avevo toccato suscettibilitJ di grandi,
63 .
. innocenti, amite loro, nella loro glonosa vita pnvata. Lo ascoltavo. Non esplodeva, ancora: oncAe /0 sua gola di Lanzichenecco era uno gola di ragaz:::o, e anche Ii, al nmprovero, si mescolavano sorde lacnme (... ).
II volto del produttore amico, nell'ira, gli pare gonfiarsi «di isterismo», farsi TOSSO «come un prepuzio di sangue» - e sdoppiarsi: ( ... ) que//'altro, II, che per osmosi era uscita dol costa/o di Bini, era mio padre.
II padre non nominato, non n'cordato dol dicembre del cinquantanove, anno in cui mori. Ora era Ii; padrone quasi benevolo: ma subito nfu il mio coetaneo goriziano di pc/o rosso, Ie man; in saccoccio. pesante come un paracadutista dopo il rando ( ... ).
•
La metamorfosi non cess a: come I'ombra di Banquo, il padre riappare: si rimpossessa, «con la sua pelle grigia di . ubriaco e di morentc», delle fattezze «rosse» di Bini: questi non ha pili bisogno di parlare e spiegare perch': il film non si possa pili girare. I perche delle condannc, i perch': del vilipendio ... Ah, padre onnai non mio, padre nient'altro che padre, che vai e vietli nei sogni, quando vuoi,
come un cinghiale appeso a un uncino, grigio di vino e morte presentandoti a dire cose tel7ibili, a ristabilire vecchie veritii,
col gusto di chi Ie ha spenmentate, morendo nel vecchio letto matnmoniale da pochi soldi, vomitando il sangue delle viscere sui lenzuoli, vidggiandosene per /Ina notte e un giorno in uno cassa do morfo verso I'inospitale Friu/i di un soleggiato giorno d'inverno del cinquantanovel II mondo ela realta che ta hai sempre paternamentevoluto ( ... ).
II conflitto fra padre e figlio, cioe, non e cessato: anche se morto, il padre torna a incarnarsi in forme di autoritari-
64 ,
smo che prefigurano «ragioni di forza maggiore», quelle forme repressive della vita (Pasolini Ie etichetto come «borghesi») che impediscono alia verita di essere pronunciata. E questa verira e verita di corpo, e percio d'anima: rna il corpo che parla e quello che ha sublto violazione ed esige una parol a che valga una bestemmia, la bestemmia che libera . ogni energia vitale, la bestemmia della "vera" religione. II padre e colui che tirannicamente vuole - nell'isteria e diventato persino «un prepuzio di sangue» - «ristabilire vecchie veritii». Sono verita degradate, da rifiutare, stracciare: verica che la storia ha rovesciato 0 sta per rovesciare in menzogne. La vita e altrove. Ecco: in quell'evento, qualunque esso real mente sia stato, che I'immaginazione di Pasolini racconta come bruciore d'occhi e violenza di suo padre sui tavolo della cucina nel medicarlo col col/ino, in quell'evento si e fissata a nucleo, a bulbo, la nevrosi creativa del poeta. Ne e nata l'~sigenza di un gesto che sublimasse la risposta violenta a quella violenza. In quel punto si e fissata la vocazione di Pier Paolo Pasolini, come bisogno di dar voce all'inesaudito, all'implacato della "stu pro" paterno. Dice Paul Valery in Le timetiere marin: «rendre la lumiere suppose d'ombre une morne moiM•. Alia luce dovra esser porrato cio che l'ombra improvvisamente addensatasi sull'esistenza ha nascosto - alia luce della parola, alia luce dell'espressione. Cos) sol tanto la vita bruciata, incenerita, potra essere assolta, perdonata in altra vita. ' .. •
II padre, col suo gesto «tirannico» e «violenco» (ed era un gesto d'affetto, poiche desiderava curare il figlio d'un male) si e mutato inpatrigno: la tragedia che esplode nel figlio e quell a di un risarcimento affettivo che non ha pili luogo. L'apparizione della madre, a questo punto, anche se centrale e determinante, anche se assorbe a se tutta la vita, e apparizione surrogatoria, sostitutiva: la madre e figura ultrice,
65
simbolo di vendetta. La vera perdita e quella del padre: ed e perdita mortale. (Ogni volta che padre e madre litigano, il figlio si sente irresistibilmente attirato dalla morte.) Dalla sofferenza di questa sparizione il poeta sara "chiamato"; rna il bambino segnato per sempre. Questo, tal cour di un/rut. Padre murato in patrigno; figlio murato in figliastro. II destino e qucllo di Oreste, 0 quello di Amleto. Nella lotta contro l'aurorita, che il pa/rigno fisicamente rappresenta, il motivo personale ne simbolizzera uno politico (<
In ness un a]tro modo si ama meglio che nel sogno:
ameremo cosl i nosfri indimenticabil; padri sognandoli, E ci raccon/,remo i sogni (.. }. E ancora, sempre per bocca di Oreste:
Andro a pregare sulla /omba del mio povero padre. , folon fho dimenticato egli e ora nei miei so~ni! e nei sogni mi parla con parole di grazia (... ). " J
Poteva Pasolini dire che suo padre, fi nal mente morto, gli parlava «can parole di grazia»? Probabilmente sl. Ormai, «il terri bile, I sanguinario, puro, disperato amore» (ancora da Pilade) nato dall'odio si era svelato per que! ehe era. Potremmo chiederci: quale rapporto avrebbe Pasolini desiderato avere con suo padre? Alia risposta soeeorre un'altra fra Ie tragedie seritte come in un raptus durante la primavera del 1966, AfJabulazionc. Quella primavera, come si'vedra, Pasolini era con vale•
66
scente: una violenta emorragia da ulcera gastrica 10 aveva costretto a letto per poco pili di un mese. (Vogliamo intendere quella convalescenza come una seconda nascita? II male era stato grave, per alcuni giomi Ie sue condizioni di salute disperate: scrisse, una sull'altra, Ie prime stesure di sei tragedie; e non credo sia casuale che il tema del rapporto padre-figlio in esse torni ad affacciarsi reiteratamente.) In AfJabulazione e un padre in crisi che desidera spasmodicamente rendere reale il proprio rapporto eol figlio, superarne l'odio, il rigetto. Decide di offrirgli la propria nuditil, il proprio sesso «senza utilita ... come neUe rnasrurbazioni», «quando il ragazzo si sente, nel pugno, un sesso di padre, I rna privo del privilegio e del dovere di fecondare, I come un grande albero senza ornbra •. Cia che Pasolini chiedeva a suo padre e di essere que! grande albero senza ombra: un padre senza carisrpa, riceo d 'un earisrna pili grande - queUo ehe e attribuito solitarnente alIa divinita. Un padre eui il sesso non appartiene. Un padre che non feconda rnaterialrnente, rna feeonda nella spirito. A questo punto il padre reale, il patrigno, si trasforrnava in un padre possibile, in una utopia; e il «terribile, sanguinario, puro arnore del figlio» trovava una soluzione - sia pure una soluzione soltanto letteraria .
•
67
•
'-
II tempo de!l'Analogica
il':FANZIA, ADOLESCENZA, GUIDO •
I:asilo dalle suore, a Belluno, Le suore chiedono ai bambini di scavare una buca in giardino: in fondo c'l: un tesoro. Pier Paolo scava per pili giorni, poi si stanca, per la de!usione rifiuta di tornare all'asilo: e ce l'ha vinta. Era un bambino capriccioso, testardo, ingenuo, credulone, facilmente entusiasta: 10 dice lui stesso. Ma era anche timido, impacciato. Si inebriava dei colori reticolati nell'Adante geografico, e su esso compiva meravigliosi viaggi im• • magman. Gli piaceva sentirsi raccontare storie e favole: e Susanna raccontava. ,
La prima elementare a Conegliano. E tra i pili bravi delIa c1asse. Alia scuola premiavano i pili bra vi. e lui I: premiato: torna a casa mostrando a sua madre un fiocco verde, il fiocco della medaglia. II bisogno dell'affermazione scolastica I: spasmodico. Que! bambino I: un entusiasta della studio e del sapere, cosl come di lui desiderava Susanna. Ma e anche serissimo nell'applicazione, accutato: anche in questo testardo. Confessa d'aver cominciato a dire «bugie». Susanna gli dice di non scendere in strada a giocare, e lui ci va: ma tace. Confessa che gli piaceva in questo modo almanaccare fra se e se Ie proprie bugie.
68
La seconda e1ementare la frequenta a Casarsa: fu il momento in cui «scoprl» il Friuli, la terra materna. Vive per la prima volta in una casa «sua»: non prova pill il senso di provvisorietii. che gli alloggi militari dovevano suscitare in lui. Zii, zie, la nonna, i cugini: si innamora di sua cugina Franca. Il nonno Colussi era morta quell'anno: della distilleria non c'era pill traccia. La terza elementare a Sacile: e il momento delle prime poesie. Sono poesie .elette», gia petrarchesche, dai metri complicati: Pier Paolo diceva di conservare una intera cassapanca piena di scritti infantili. Poi la quarta elementare a. Idria, e il maestro prova antipatia per lui: lui ne soffre. Confessa che a quel tempo era diventato «un po' Pierino», e que-
sta rischiava di alienargli Ie simpatie altrui. Legge. Legge libri di avventure, il cow-boy Morning Star, • Salgari: letture meravigliose. Dovrii. arrivare a quattordici anni per scoprire altre letture: e sara il Macbeth a schiudergli un mondo tutto diverso. A q uel punta nascedla passione per i libri, i libri di seconda mano comperati sui banchetti bolognesi ai Portici della Morte. Per la quinta elementare, ritorno a Sacile. I com pagni di terza son a cresci uti: in loro non trova la confidenza di una volta. Si sente esc1uso, vive a disagio. Agli esami di quinta, la bocciatura in italiano. Fu un colpo: era abituato a continui successi nella composizione scrittao In ottobre superb la prova, e prese a frequentare il ginnasio di Conegliano. Da Sacile andava a Conegliano con il trenD. Partiva di casa prestissimo, e arrivava prestissimo a scuola: non c'era nessuno: soltanto lui, i suoi libri e il panino della colazione involtata nella carta. Il resta del ginnasio inferiore a Cremona. A Cremona fin] I'infanzia; aveva tredici anni. «Cominciava l'estate del '34, •
69
finiva un periodo della mia vita, concludevo un'esperienza ed eeo pronto a cominciarne un'altra. Quei giorni che hanno preceduto I'estate del '34 sono stad tra i pili belli e gloriosi della mia vita» (cos) nell'intervista a Dacia Maraini) .. Infanzia, «periodo eroico della vita»: Pasolini dice d'averla rimpianta per trent'anni, «disperatamente». Forse fu I'arrivo aRoma che gliela cancellb dall'immaginazione. Da Cremona a Scandiano: Pier Paolo frequenta la scuola a Reggio Emilia, per un anno. Quindi, dal1936, illiceo e I'universitil. a Bologna. A Bologna i Pasolini son a infine ri• tornat!. Que! ragazzetto timido che entra nelle classi superiori e uno sportivo: a Cremona ha frequentato un corso di scherrna. L'anno di Scandiano e stato I'anno della musica. II radicamento nella letteratura avviene a Bologna. Intanto 10 cattolico, al modo di tami ragazzi italiani: una re!igiositil. tima di superstizione. Fa la comunione se la eugina Annie 10 sollecita: se iI eompito in classe si prospetta difficile. Per searamanzia tiene in tasea un pennino marea Campanile spumato: quando 10 interrogano 10 stringe ne! pugno: e il suo ponafonuna. La religiositil. ritualistica degli italiani spar) da lui imorno ai quattordici anni. Fu decisivo l'incomeo con la letteratura, appunto con 10 Shakespeare del Macbeth . •
Intanto disegna: fa ritratti in famiglia; 0 dipinge piccoli paesaggi. Ritrae sua madre mentre si trucca. La passione di Susanna per i bei vestiti e per i cosmetici non poteva non colpirlo. . Ma aeeamo a lui c'e Guido. ,
Guido era nato a Belluno. E ,un bambino esuberante, la stessa esuberanza di suo padre. E un ragazzo forte di membra; tutto sommato, pili minuto di Pier Paolo. I due si so,
70
•
migliano vagamente: stesse lab bra, stesso nasa; rna gli occhi di Guido non sana cosl slontanati fra loro come quelli di Pier Paolo. Ecco i due fratelli, fotografati in una auto mobil ina a pedali, pill chiaro di capelli Guido: la dolce aria imbronciata e di tutti e due. Ma Guido -era un ragazzo normale» (sana parole di Pier Paolo nell'intervista Maraini). Ad esempio: soffriva delle liti fra madre e padre, «ma non ne faceva una tragedia». Ammirava Pier Paolo perche era bravo a scuola, perche era pill grande e perche era pill forte. Gli voleva anche molto bene. I due fratelli erano amici, anche se litigavano spesso come accade tra fratelli. •
La segreta sofferenza di Guido aveva radice nella svi• scerata passione di Susanna per Pier Paolo. II secondogenito cerca di far meglio che puo a scuola, ma non arriva a essere bravo come Pier Paolo: non arriva ad avere la media dei voti alti tutti gli anni, alia promozione. Accadde che una versione in latina di Pier Paolo -liceo Galvani di Bologna - fosse stata portata in giro nelle classi per una squisitezza sintattica, un'attrazione modale, risolta can tale particolarid! da venir stimata esemplare. Tali vertici non erano di Guido. II ragazzo doveva supporre che i motivi che muovevano Susanna a preferire Pier Paolo fossero essenzialmente scolastici: quindi ce la metteva tutta. Ne ricavo qualche frustrazione. Ma la sua natura vitale, una nativa generosita, riuscirono a salvarlo. Amava la caccia, spendeva tutti i propri spiccioli al tiro a segno. Una sua fotografia, calzoni corti, appoggiato a un tronco di , quercia, fucile in mano: 10 si vede tutto preso dalla mira. E un bambino quasi: ha indosso un'aria pill adolescente dei suoi anni. Cosl, pure, in due fotografie del 1943: una del mar-
71
zo, giacchetta e calzoni un po' larghi, trasandati: nell'orto di Casarsa, suI retro della casa, zappa. Un'altra dell' estate, pantaloni corti, canottiera, i calzini ricadenti sugli scarponi, una fronda verde nella sinistra, nella destra una pistola a tamburo: ha i capelli ondulati, gli occhi fieri. Della sofferenza di Guido, della frustrazione segreta di cui poteva patire, c'e traccia in un episodio familiare. , ,E il 1943. Guido, Pier Paolo e Susanna vivono a Casarsa. E aceaduto qualeosa a Guido, e Susanna d1t scarsa imporcanza al fatto. Guido ebbe un atcaceo di disperazione e pianto al punto di cad ere in terra da seduto che stava. Fu una scena drammatica. Pier Paolo provava un velato senso di rimorso per questa situazione: il privilegio di cui god eva presso sua madre, se si eonfrontava al fratello, 10 metteva a disagio. . A Bologna, qualche anno avanti, Guido 10 aveva difeso aceanitamente, Pier Paolo era scato ingiuriato in presenza di Guido: ne venne fuori una scazzottata fra ragazzi piuttosto dura. Guido ebbe il setto nasale rotto. Pier Paolo fu sollecito di cure e affetto. Guido disse ehe non avrebbe mai creduto che il fratello 10 amasse «tanto». GRUPP I DI AMICI •
Era facile amare Pier Paolo: can gli anni aumentava il suo magnetismo, sia in famiglia sia a scuola. Nel reero della fotografia di classe della seconda liceo (gli studenti sono tutti fotografati con una paglietta sulle ventiere in testa), si leggono dediche simili: «AI ragazzino dal mesto sorriso di uomo stanco della vita., «Possa tu eccellere nella musica come eccelli nell'arte della letteratura., .0 casto e puritano Pasolini., «Quando penso a Pier Paolo penso a una brava bestiola piena di carita per tutto e per tutti •. Op-
72
pure: «Hai due demoni in te: attento al terzo». E ancora: «AI potentissirno mediano». Pier Paolo e bravo negli studi, rna spende malta di se nello sport, nel football, dapprima come mediano, poi come attaccante. Era studioso, sportivo, rna «puritano»: e il distacco che ostentava nelle cose del sesso era anche ragione di sottile ascendenza presso i com pagni. Aveva, lin dalliceo -10 ha serino Franco Farolli' - sugli amici, un influsso maieutico, era lora natural mente «maestro»: indicava letture extrascolastiche, il Circolo Pickwick, Taras Burba, Dostoevskij. Oppure Ii guidava al cinema, alIa scoperta di John Ford; 0 Ii seduceva col suo spirito agonistico, per via del quale pare non si sottraesse mai ad alcuna slida, fosse pure 10 slidante pill forte e pill alro di lui. Farolli: «La sua vita era un gioco e I'amico accettava spontaneameme la sua auto rita e la sua iniziativa, che nascevano da una forza fantastica in perpetuo moto». Accanto a F arolli, alliceo, gli fu vicino Ermes Parini, che Pier Paolo chiamava scherzosamente Paria. Parini marl in Russia, per la cui "campagna" si era arruolato volontario, ed Ermes fu il nome di partigiano che, in suo ricardo, prese Guido Pasolini. Rivale nella media dei voti a Pier Paolo era Agostino Bignardi, futuro segretario del Part ito liberale italiano negli anni Senama: la gara era serrata, aile calcagna. A Pasolini non piaceva perdere. Concluso illiceo, la cerchia d'amicizie diventa pill squisitamente letteraria. Compaiono Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Fabio Mauri (pill giovane d'anni, rna giil. dotato d'un intuito penetrante), sua sorella Silvana, Luciano Serra, Fabio Luca Cavazza, Mario Ricci, Sergio Telmon, Achille Ardigo, Gio, vanna Bemporad. ' . ,", '.:' '
73
Sono ragazzi che sfiorano un ben nutrito gruppo di adulti: Francesco Arcangeli, Renata Vigano, Alfonso Gatto, Paolo Grassi, Antonio Meluschi. I ragazzi fanno campeggi, gite in bicicletta, d'inverno sciano in montagna. Pier Paolo sci.va bene. Fotografie di una corsa in bicicletta per I'Emilia e la Romagna, nell'estate del 1939: a Gradara, Ravenna, Riccione. , E appena finito illiceo: in calzoni corti, via a pedalare sulle strade della Bassa in un viaggio che vuole essere certamente sportivo e di "apprendistato". . Piccole cerchie di amici formatisi a scuola: si coagulano per un bisogno assillante di cultura, di conoscenza. I rapporti col fascismo sono quelli che si possono immaginare. II milieu sociale cui questi studenti appartengono (: naturalmente fascista. Tunavia, proprio per gli interessi culturali che nutrono, essi cominciano ad avvertire diffidenze e incredulita nei confronti del regime. Partecipano ai raduni sportivi di partito, ai littoriali, rna in quell'orizzonte custodiscono e chiariscono idee e sentimenti che da esso Ii allontanano. Testimonianza tarda, ma diretta di questo stato di cose: una lettera a Franco Farolfi del 1941. Pasolini scrive: «Prelittoriali della Cultura. Ho partecipato ai prelittoriali di Cri' tica Stilistica, classificandomi primo,lodato da eminenti critici quali il Bertocchi, il Guidi, Corazza ecc. Avrei dovuto andare a S. Remo, per partecipare ai Littoriali, rna questi sana stati sospesi per quest' anno, con mio grande livore. La cosa pill bella di tutte: torneo di calcio fra Ie Facolta. 10 ero capitano della squadra di lettere»2. •
Pier Paolo iscritto dun que alia facolta di Lettere. Le ombre di Carducci, di De Bartholomaeis, ancora sono presenti per Ie aule bolognesi. C'(: Roberto Longhi che, freschissimo d'energie, di novid metodologiche e stilistiche (umane e letterarie), polarizza I'attenzione.
74
Carlo Calcaterra eo il titolare di Storia della letteratura italiana: fa studiare in modo pedissequo i classici, da Tasso ad Alfieri. Pier Paolo recalcitra. Sona, ora, preSQ nel vonice di una nuova occupazio-
ne, I'esercitazione d'italiano: Ie Rime del Tasso dopo S. Anna: la bibliografia e immensa, sono ormai in totale quattro ore di lavoro in biblioteca, solo per annotare e ~uardare
che libri vi siano intorno a questo argomento.
E q uesto il classico lavoro universitario, fatto per puro sensa di retorica e di erudizione, che io aborro e che stronchero, con atto di coraggio, sui visa stesso al prof.
Calcaterra, quando pronuncero la mia relazione. Cosa - puo importare a me, che idolatro Cezanne, che sento for-
te Ungarecti, che coltivo Freud, di queUe migliaia di versi ingiaUiti ed afoni di un Tasso minore? Vado spesso a giocare a pallacanestro: sono schiappone, rna mi diverto moito. La sport e veramente la mia pura, continua, spon3 · tanea conso IaZlOne . . ,
E 10 stralcio da una lettera 1940 a Farolfi - ed e gia tutto detto, sia pure con ingenuita, del carattere e degli interessi culturali di Pasolini. L:accanimento a perfezionare un compito preso; il rifiuto di metodi che si configurassero come $vianti a confronto di finalid pili urgenti; I' «atto di coraggio» per porre a nudo la propria verita, ben consapevole che essa non scaturisce dal caso rna da convincimenti che nessuno puo prendere sottogamba; il contrasto saperc-erudizione; la passione profonda, quasi in un bisogno di adeguamento a segreti ritmi naturali, per 10 sport; I'uso infine dell'aggettivo «puro-, a indicare I'inestimabile valore della vita, I'incontaminata sua scaturigine. L:estate, come sempre da luglio a settembre, i ragazzi Pasolini vanno a Casarsa. Oi Iii Pier Paolo spedisce lettere, poesie, confessioni. Parla di ragazze. Sl, ci sono tante ragazze in queste lettere (a F arolfi, a Serra): ragazze che gridano un complimento passando in bi-
7S
cidetta. C'e quaJche bacio strappato a viva forza. C'e la storia di una «Nerina, dattilografa; con una rarissima chioma bionda per natura; snella; di buona famiglia». Dice Pier Paolo: «Ho nutrito verso di lei una piccola passioncella. Per molte sere [,ho accompagnata a casa, dal suo ufficio. Ho goduto Ie pili doJci promesse amorose. Ma poi (vedi prosaico egoismo e pigrizia che mi regolano!), ho rinunciato a lei per l'orario del suo ufficio, impossibile, it quale mi costringeva a rinunciare alia pallacanestro, alia casa del soldato, allo studio. Forse cambiera ufficio, e in conseguenza orario: allora io ricomincero adottando una qualunque scusa» (lettera del 1941, a Farolfi). •
Queste ragazze sanD una sorta di schermo nell'amicizia, it veicolo attraverso il quale tenersi vicino agli amici: ['eros. Ma, mentre ne parla, Pier Paolo dichiara la propria astenia, uno spleen inequivoco- «allora io ricomincero adottando una qualunque scusa-. Quel che maggiormenre gli preme e [' «amicizia». Scrive nelluglio del 1941 a Serra: «La nostra amicizia eal di fuori della letteratura, altrimenri non sarebbe amicizia: la lette. ratura che facciamo insieme esiste in quanto esiste un'amicizia che ci lega» 4. Se, per lettera, sottolinea ogni evenro d'una marcata delusione esistenziale (<
76
Spedito da San Vito di Cadore, il 31 maggio 1941, e il racconto, per Luciano Serra, di un'escursione solitaria alia Forcella Grande: «Ho fatto in 2 are quello che mi assicurano dovesse esser fatto in 3: pari a di cammino a marcia». , E felice del suo «silenzio», della sua «solitudine»: una volta in alto, una volta riposato, e I'aria si e fatta grigia, il sole sparito nelle nuvole, spaventato, fa il cammino inverso a perditiato. -La stessa impressione I'avevo provata da bambino, quando restato solo dentro Ie acque verdi del Tagliamento, mentre i luoghi erano perfettamente deserti, mi pa· reva di essere afferrato per i piedi dal feroce e silenziosissimo nume di quei gorghi. Son scappato fuori, nudo goccio5 lante can grida appena represse, e felici .• La giovinezza, Ie sue contrastanti e ardenti emozioni: tutto e al proprio culmine. E c'e anche quel diniegoall'esistere che Leopardi sapeva cogliere con tanto acume nelI'animo adolescente - il punto in cui «if gioyane» non ha ancora _deposto la tenerezza verso se stesso», non ha ancora «fatto I'abito e il calla aile contrarieta., ed e quindi pronto a voltare tutta la propria energia vitale «a procurarsi I'in6. felicitS.» , E questa la perfezione della stato embrionale: I'intera potenzialita di un carattere pronto allo sviluppo. Ancora a Luciano Serra, il 22 luglio 1943: «La serenitS. ha assunto if volto di una ragazza di Valvasone, grassa e avvenente, che sta tra un tiore di magnolia e un porno di San Pietro. La bacio e Ie tolgo il respiro tutte Ie sere, e lei non mi chiede altro in compenso che teneri a allegra. Sono belle sere, Luciano». Nella stessa lettera, poco appresso: «Ho voglia di essere nel Tagliamento e lanciare i miei gesti uno dopo I'altro nella lucente concavita del paesaggio. II Tagliamento qui e larghissimo. Un torrente enorme, sassoso, candido come uno scheletro •. Racconta d'esserci arrivato il giorno avanti in bicic1etta can un arnica di nome Bruno. C'erano dei «soldati
77
stranieri»: hanno osservato con curiosidl i due ragazzi che si tuffavano «in quell'acqua gelida e per loro misteriosa». Poi e sopraggiunto un temporale: «era un temporale livido come un pene eretto. Siamo fuggiti - vestendoci in fretta - rna a meta ponte it vento ci ha fermati. II Tagliamento • era scomparso, come in mezzo alia nebbia». E una tromba d'aria: il cielo e nero, poi giallo, infine bianchissimo e tutto placato. Nella pace sopraggiunta, appaiono «tre, quattro carrozzoni di zingari»: «fuggivano come noi il temporale, che muggiva ormai, con qualche brivido di gocce, verso Codroipo. Dentro un carrozzone celeste un ragazzo zingaro suona•
va a distesa con una tromba»
7 •
E questa una smaltata pagina di prosa, il cui gusto figurale den uncia una sottile elaborazione espressiva: Pasolini aveva gia letto Sandro Penna, Attilio Bertolucci e Alfonso Gatto, e si pub ben comprendere come quelle letture potessero essergli and ate a sangue. Ma 10 zingarello che suona la tromba nel carrozzone «celeste», la nube in cielo «Iivida come un pene eretto», a ritraso, disegnano una specifica simbologia immaginativa. C'e da credere che Ie ragazze di cui Pier Paolo scriveva non fossera pOl• vere ragazze. Gli amici non sapevano dell'omosessualita di lui, e essa non poteva non essersi gia rive lata. Se tra ragazzi organizzavano recite e Pier Paolo si drappeggiava tal volta con gusto femmineo, cib non era interpretato come un segno che 01trepassasse il gioco. Pare che nei giorni delliceo Agostino Bignardi abbia raccontato a Pier Paolo del processo sublto da Oscar Wilde per omoerotia: il racconto 10 turbo; 10 turbo l'idea che quanto poteva accadere con naturalezza sui sassi del Tagliamento potesse comportare addirittura un processo . •
II confronto, fra adolescenti, dei recipraci genitali: finanche masturbazioni reciproche - sono facti che apparten-
78
gono alia vita di campagna, un rituale che scandisce Ie ap· pozzate nelle acque dei fiumi e dei torrenti. So no farti che possono essere vissuti con innocenza, 0 con retrospettivi .. entimenti di colpa, a stratificati e cristal· lizzati nell'inconscio cosl da costruirvi sopra turta intera la propria sensibilira. Forse Ie nuotate nell'acqua del Tagliamento, il riparar. si fra i salici del greta, i rapporti franchi, «puri», con ira· gazzi dei dintorni, la costituzione di un universo nel quale i ritmi naturali e biologici erano assecondati al di Iii di qual. siasi diaframma morale, turto questa puo aver consolidaro in Pasolini la sua istintiva e creaturale visione del mondo, quella che, giii tessuta di rimpianti e nostalgie, fascia Ie Poe· sie a Casarsa. La sua omosessualitii appartiene ancora aile cifre, a agli emblemi lirici. In una lettera del 1940, a Farolfi, Pasolini scrive, can tocchi poeticizzanti che non lasciano supporre 10 scritrore di poi: ( ... ) Andiamo mia tenera greggia: il monte elargo, umida 10 selva. 10 vifaro miti schiavi, ed il piit bello (quale fra voi?), lucidi i capelli se ne stara drifto presso 10 mia coppa. E primavera. 10 sono il principe. Andiamo.
E ancora: Vergini impubi, e voi nel viso guardarmi non ardite: I'impudico segreto della mia adalta vita si vergogna! Vi narreri!, colsuono del mio /fauto, delle trascorse nudita notturne 10 cupida violenza.
Altre parole da una lettera a Farolfi dell'anno appresso, . i11941, tradiscono sintomi di un io che si squama, di un io che si ritrae in sospetro da se stesso, nel bisogno di raggiun. gere un'era di emozioni adulte, mentre avanzano Ie ombre di os cure ipoteche: .Spezzare i vincoli che legano al pas sa·
79 •
,
to can un atto di pura volont"-? E quello che io tento di fare. 10 voglio ammazzare un adolescente ipersensibile e malato che tenta di inquinare anche la mia vita di uomo, ed e gi1i quasi moribondo, ma io sarb crudele verso di lui, anche se in fondo 10 amo, perche e stato la mia vita fino aile soglie dell'oggi» ' .. Parole trasparenti. Ancora pili trasparenti se si pone mente alia decisa scissione che il ragazzo avverte in se stesso, e sa parlare dell'altro da se in una terza persona che non lascia dubbi. (Quasi avverti la traccia 0 la trama della schizofrenia.) Poi, la conciliazione dell'amore- «in fondo 10 amo» -, dove l'indulgenza verso se stessi, autocompiacimento giovaniIe, serve a salvezza, se non a guadagnare la fmura sal me. , E gii'l sofferta in segreto e con allarme la vita della propria sensualita (<
E del 1941 un episodio bolognese. Pier Paolo regala a un bambino vicino di casa qualche caramella. II padre del . bambino 10 accusa di pederastia. Pier Paolo giura di non aver avuto intenzioni perverse. Pub aver destato sospetti un suo modo esrremamente dolce, una "Sua maniera di carezzevole amorevolezza.
80
LA LETTERATURA Pasolini scrisse la sua prima poesia a sette anni, a SaciIe. Sua madre gli mostro «come la poesia possa essere materialmente scrilla, e non solo letta a scuola» 9. , Susanna protagonista anche in questa. Mostro a Pier Paolo un sonelto, scritto da lei, il cui tema era il suo amore per lui - e la poesia finiva, chissa per quale giro di rime, con queste parole: «di bene te ne voglio un sacco». II bambino, stimolato dall'esempio, e ancora di pili - si puo dire - dall'amore materno, scrive dopa qualche giorno la sua prima poesia. Confess a d'avervi usato Ie parole «rosignolo», «verzura»: non aveva letta Petrarca, natural mente: «non so dove avessi imparato il cod ice classicislico dell'eJezione e della selezione linguistica» 10. •
L'adolescenza 10 porto al poema epico, al teatro in versi, alia frequentazione naturale di Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli e O'Annunzio. II nutrimento della letteratura ha corso, si direbbe, normale. ,
.
Ma veniamo a Bologna. E J'anno scolastico 1938-1939: alliceo Galvani, un professore supplente di storia dell'arte legge in aula una poesia di Rimbaud. Era Antonio Rinaldi, poeta (Pier Paolo resto sempre suo devoto lettore; e trovava nei versi di lui, alquanto periferici al ciima ermetico di cui erano nutriti, quelle anomalie che gli accendevano l'esuo critico).
Macbeth, Rimbaud: prime scoperte. Poi fu la volta dei poeti italiani contemporanei. La determinante lettura dei Conti del popolo greco di Tommaseo - con questo siamo gia ne! 1943. . Ma e necessaria tornare al22 giugno 1942, giorno in cui quattro studenti della facolta di Lettere fondarono a Bolo-
81
gna una rivista dal titolo «Eredi»: Pasolini, Leonetti, Roversi e Serra. Eredi di cosa? Di quella tradizione della modern ita che si raccoglieva ne; nomi di Ungaretti, Montale, Cardarelli, Luzi, Gatto, Sereni, Sinisgalli, Bertolucci, Betocchi, Penna, De Libero. Racconta Serra" che i quattro ragazzi coltivavano una spasmodica volonta a essere poeti. Passavano Ie serate in lunghe discussioni animate, mangiando castagnaccio e bevenda vino sardo. Pasolini aveva la passione del teatro e allestiva spettacoli: il Furfantel/o de/I'Ovest di Synge e gli atti unici di Thornton Wilder. I ragazzi erano srati molto colpiti dalla rappresentazione di Picco/aatta, protagouisti Elsa Merlini e Renato Cialente: uno spettacolo che lascio memoria anche ne! dopoguerra, punto di riferimento per un teatro libero da accademismi. Coltivazione ingenua della propria intelligenza: fu tale, indubbiamente, quella rivisrina. Sappiamo che Pier Paolo leggeva tutto il possibile, da Billy Budd a periodici come «Frontespizio», (La [uara», «Letteratura». Seguiva Longhi sui Fatti di Masolino e Masaccio, discuteva con Francesco Arcangeli. La comunione letteraria si interrompeva d'estate: rna soccorrevano gli scambi epistolari. Pier Paolo era geloso degli amici. In una lettera del 29 agosto 1941, a Serra: «Ricordatevi di "Eredi", delle nostre giornate; io, per la vostra, ho sacrificato molte amicizie, ho rinunciato ad appro fond ire molte conoscenze, per paura di •
essere SVlato».
Puro terrorismo giovanile; rna in lui I'amicizia era totalira, rapiva fino in profondo ogni sentimento. Aile riunioni di «poesia" che gli amici indicevano a Bologna, Fabio Mauri a esempio era tal volta assente perche preferiva and are per ragazze. Pier Paolo, in quelle occasioni,lo rimproverava: «Se
82
Ie ragazze sostituiscono la poesia vuol dire che la poesia e poco amata» -Ia poesia e un amore esdusivo! • E chiaro che la scelta non si poneva cosl come Pasolini suggeriva: in lui parlava altro: parlava I'ideale della piccola, socratica schiera, I'ideale d'una comunanza di fede dove I'eros, nell'animo in cui viene obI it erato, si potenzia e tutto coinvolge, tuno assorbe. Dopo «Eredi» venne «II setaccio»t2. «II setaccio» fu ideato da un pittore di nome Italo Cinti: tuni quei giovanissimi che avevano energie imellenuali da sprecare: fu la rivista della GIL bolognese. II fascio Ii ten eva insieme ancora, semplice funzione associativa -l'antifascismo era ancora da esplicitarsi nelle lora coscienze. Siamo a11942, alia prima meca del 1943. Direttore del periodico fu Giovanni Falzone. Consulente, Cinti; viceconsulente, Pasolini; redanori, Mario Ricci, • Fabio Mauri, Luigi Vecchi.
•
Arte, letteratura, musica, poesia, teatro, cinema, anche politica: tali gli argomenti messi a "setaccio". Mauri scrisse di De Chirico; Cavazza di cinema (critico negativamente la riduzione cinematografica di Malombra, regista Mario Soldati); Giovanni Mascio valorizzava I'opera di uncineasta come Duvivier; apparivano i nomi di Lang, di Pabst, di M umau . . «II setaccio» pubblica traduzioni da Saffo, Goethe, Hoelderlin (traduttrice Giovanna Bemporad, che, per ragioni razziali, si firmava Giovanna Bembo), da Machado (grande passione pasoliniana), da Baudelaire. Ardigo ragiona di estetica; Vecchi, che era cattolico, affaceia idee pauperistiche ed evangeliche che van no a eolludere in un vago "etemo" marxismo. Pasolini pubblica versi friulani, e dialoghi in versi italiani ehe anticipano il dima dell' Usignolo della Chiesa Catfotica. Ma vi scrive anche di critica letteraria: su Ungaretti, su Luzi, sull'antologia Lirici •
83
nuovi di Luciano Anceschi. Sembra perseguitato da un bisogno di «umana comunicativita» - di Vngaretti isola «una illogicita di sogno», «un ritmo di schietto e semplice insegnamento».
Meglio deli nita, sia pure nell'acerbita adolescente, appare una riflessione sui ruolo dell'intellettuale e della scrittore in que! momento di crisi morale e bellica. Di questo Pasolini ha seritto in J giovani e /'aftesa (novembre 1942); in Ragionamento sui dolore civile (dicembre 1942); in Gulfura italiana e cultura europea a Weimar (gennaio 1943; Pier Paolo aveva partecipato al convegno organizzato dalla Germania nazista nell'autunno '42: anche Vittorini, fra gli altri italiani, vi ando); in Ultimo discorso sugh intellettuali (marzo 1943). Da I giovani e I'attesa:
•
Noi sentiamoche la nostra rice rea ulteriore dovra svolgersi in solitudine: amici 0 gruppi di amici non cesse~ canna mai di esistere, perche non verranno mal menD la simpatia umana e la corrispondenza degli affetti, rna noi consideriamo non solo tramontata, rna remotissima. I'epoea del1e riviste, delle correnti, degli 'Iismi", insomma. C .. ) Come non siama faseisti, se scnza mutare il sensa della parol a, possiamo chiamarci italiani, COS! non vo- , gliamo chiamarci, genericamente, ne moderni ne tra~i zionalisti, se modernitil 0 tradizione non significano altco che viva aderenza a]]a vita vera.
In Ragionamento sui d%re civile Pasolini spiega q uanto Ie sue parole siano alonate dal terrore della guerra e dei suoi lutti - rna scaccia da s6 ogni tetorica, insiste sui bene che e la solitudine ("questa solitugine poetica, questa turris eburnea esiste: rna non e peccato. Non e peccato perche dal deserto che e nostro - dove siamo soli - noi non deviamo, s bandati da un 'incomposta, retorica piet1i verso gli uomini che ci sono intorno, rna piuttosto Ii assumiamo, parte della nostra stessa natura, ad un amore che da egoistico - senza tradirsi, •
•
84
rna anzi rimanendo fermo nella tradizione della sua unica esistenza - diviene civile»).
•
Sl
Nell'articolo sui viaggio a Weimar l'idealita antiretorica • precIs a: La tradizione non e un obbligo, una strada, e neanche un sentimento 0 un amore: bisogna ormai intendere questa termine in un sensa antitradizionale, doe di continua e infinita trasformazione, ossia antitradizione, scandita da
una linea immutabile, che e simile alla storicita per la Sto· , ria. E del tutto antistorica, allora, quella tradizione uffi·
ciale che, ora, in tutte Ie nazioni, si va esaltando da una malintesa propaganda, come unica risoluzione in arte
dell' odie rna condizione politiea e soeiale europea. Basterebbero queste affermazioni per comprendere co· me in quel momenta Pasolini coltivasse intellettualmente un proprio, personale a·faseismo. • 13 Retrospettivamente ha testimoniato che non era pili fascism «naturale» dal giorno in cui aveva ascoltato la poe· sia di Rimbaud letta da Rinaldi. Ma antifascista militante non era.
'
Giovanna Bemporad, ebrea e percio perseguitata, fu la prima a paclargli di una opposizione politica al regime. La Bemporad, giovanissima, era una sorta di prodigio letterario. Giil. nota per Ie rraduzioni dal greco e dal tedesco, la precocissima cultura letteraria e singolari abitudini di vi· ta avevano fatto di lei un personaggio freak avanti lettera: abiti bislacchi, laceri; svagato disordine e comportamenti af· fatto anomali in una ragazza che sfiorava i vent'anni. Pier Paolo la cerco: lei frequentava la scuola a Bologna, alliceo Galvani: Pier Paolo Ie offrlla collaborazione al "Setaccio». I due divennero amici, e si incontrarono anche spesso nella cas a bolognese di lei - un enorme stanzone, un tavo· 10 vastissimo e carico oltre misura di libri. In uno di questi incontri Giovanna chiese a Pier Paolo: «Sei fascista?». E gli
85
parlo dell'antifascismo; e delle tragiche responsabilita del • regIme. Al liceo non erano mancati insegnanti che avessero tenuto discorsi non conformistici; rna, probabilmente, fu il rapporto, 0 il confronto, con i coetanei che in Pasolini pote accentuare una tendenza, e portare a soluzione un chiarimento gia avviato da Ietture e riflessioni. Pasolini, a Farolfi, per Iettera, aveva consigliato la lettura de! volume di Enzo Paci, L'esistenzialismo - non a caso. Non a caso quella lettura poteva contribuire a una maturazione morale in cui fosse compreso un giudizio negativo sui regime politico del paese. II pensiero esistenzialista arrivava a mettere a nudo il «punto acerbo» del vivere, di Iii da ogni trionfalismo e vital is mo. Cosl, nell' Ultimo discorso sagl; intellet/uali, Pasolini scriveva: «GIi intellettuali possono dar corpo alia loro fede in mille altri modi che con la propaganda (0, peggio, il silenzio); ( ... ) da essi, come dai notai 0 dai muratori, e Iecito pretendere che manifestino la loro fede in nessun altro modo se non intensificando il lavoro che e di loro competenza ... ». I1lavoro intellettuale e dunque anzitutto «mestiere», il cui valore etico consiste nella strenua, difficile fedelta a se stesso: q uesto il suo vero impegno, la sua moral ita. La sottomissione della letteratura ana «propaganda» e alia politi- . ca appare in que! momento a Pasolini un tradimento. ,
E questo I'a-fascismo pasoliniano di quegli anni. Chiarissimo nella lunga chi usa «privata», dettata in parentesi, al medesimo articolo del marzo 1943:
10 e mia madre sediamo dentro la stanza che-ha protetco prima la sua infanzia, e poi la roia. Ed ecco dentro
questa stanza, dal buio della notte si ode echeggiare una voce: e un ragazzo, soffermato davanti alia porta di casa nostra, che chiama un arnica. E que! grido, come una vol-
86
ta, non mi sllscica nostalgia del passato, di me fancillllo, o vaghi tremori, rna mi richiama con nuovo dolore ai mornenti che viviamo.:tvn mostra pill vivi, per un attimo, davanti agli occhi i volti di miD padre, e del mio pili cara amico, che la guerra mi ha portato via. II primo sono due anni che non 10 veda. Del secondo non so piiJ nulla, e passo Ie rnie piu tristi ore a immaginarlo. in Russia, ferito, disperso, prigioniero ... E qui davanti ho it doloroso sguardo di mLa madre; e vorrei esprimere tutto questo, rna non e possibile: e troppo vivo, violento, doloroso.
Cos'altro si legge in queste parole, pero? L'addio all'infanzia e ai suoi miti. La conquista del .punto acerbo» dell'esistere non e stata semplice. Alcuni fatti: Carlo Alberto Pasolini nel 1941 e stato richiamato in guerra, e partito per l'Africa Orientale. Laggiu sad fatto prigioniero dagli inglesi. A Farolfi Pier Paolo scrive: «Mia babbo e partito l'altro ieri per Roma, da dove proseguira per l' AOI: non ti descrivo, perche ti immaginerai bene, 10 stato di case che e sopraggiunto tra di noh,l4. Nello stesso anna Ermes Parini e partito per la Russia. Sempre in una lettera a Farolfi: .Partenza di Paria e Melli. Ore tristissime senza incentivo di speranze: son rimasto abbattuto e senza voglia di far niente, indecisissimo se far do. e parnre . anc h" 10» 15 . man da d I· vo Iontano L'estate appresso e al corso di allievo caporale, per esercitazioni paramilitari che 10 porta no ne! luglio a Porretta. Scrive a Serra: «Sana affranto di esistenza: e questa uno di quei vaghi momenti in cui la poesia torna come una memoria lontana, e l'unico senso presente e certo e quello della propria umana solitudine. ( ... ) Oggi e venuta mia madre a trovarmi, ed e partita da poco. Pensando a lei provo una dolorosa fitta d'amore; mi vuol troppo bene, ed anch'io. 10 sono poeta per lei. Mi ha scritto I'altro giorno una lettera che mi ha fatto sal ire alia gola una vampata di pianto» 16.
87
Cade il fascismo il 25 luglio 1943. Serra, dalla seuola AIlievi Uffieiali di Casagiove a Caserta, scrive di aleuni dubbi suoi e non solo suoi. Serra pari a di guerriglia, e Pier Paolo risponde: «Che discorsi mi fai di "guerriglieri" e di "guerriglie": non so se ridere 0 aver rabbia. Se hai poea stima del tuo sangue, tienilo da conto, per ora, e se mai spargilo per qualeosa di meglio che guerrigliare con quei buoni craati. L'ltalia ne ,yra bisogno, eeeome, di sangue: rna e la mia terra che deve essere bagnata. Ha bisogno di una dilagazione di sangue - 0 di lacrirne - che distrugga tutto un secolo di errari. rnonarchici, liberali, fascisti e neoliberali. L'Italia ha bisogno di rifarsi completarnente, ab irno, e per questo ha bisogno, rna estremo, di noi, che nella spaventosa ineducazione di tutta la gioventu ex-fascista, siamo una rninoranza diseretarnente preparata. C .. ) Anche per la mia singolace ed intimissirna especienza poetica, questi giorni sono di una portata irnrnensa. La liberta e un nu~vo orizzonte, che fantasticavo, desideravo sl, rna che ora, nella sua acerbissirna attuazione, civela aspetti cosl irnpensati e commoventi, che io rni sento Come cidivenuto fanciullo» ". L'a-fascisrno di pochi rnesi pcima ha disegnato in Pasolini l'idea del rinnovamento. Oi n a poco l'ltalia si bagnera di sangue, e di lacrirne: rna lui intuisce che l'icreparabile tcavaglio portera con sc una novita grande. Nella lettera a Serra e anche detto: «Ho sentito in me qualeosa di nuovo sorgere e affermacsi, con un'imprevista importanza: l'uomo politico che il fascismo aveva abusivamente soffocato, senza che io ne avessi la coscienza».
-
Inverno 1942-1943. Susanna decide di sfollare a Casarsa, pec via dei bombacdamenti che colpiscono tutte Ie gcandi citta italiane. Pier Paolo pensa di laurearsi con Roberto Longhi in Storia dell'arte con una tesi sui Baracco. Pubblica intanto Poesie a Cosorso. . •
88
«POESIE A CAsARSA» .
, Un volume di liriche provenzali, con buona traduzione italiana in calce -10 ricorda Attilio Bertolucci -, correva per Ie aule universitarie bolognesi di via Zamboni, materia di studio per gli studenti di Filologia romanza, editore Zanichelli. Pote essere un modello, quella versione stampata in corsivo a pie di pagina: un modello che Pier Paolo tenne a mente nel comporre, anche tipograficamente, il proprio primo libra. ,
Poesie a Casat'Sa vide la luce i114luglio 1942, per i ripi della Libreria antiquaria Mario Landi, piazza San Domenico S, Bologna. II gruppo di «Eredi», in quell' anno, col medesimo editare, debuttava in letteratura: accanto a Pasolini, Sopra una perduta estate di Francesco Leonetti, Poesie di Roberto Ro• versi, Canto di memorie di Luciano Serra. •
II volume pasoliniano, quarantasei pagine in trecento copie numerate pill sertantacinque fuori commercio, porta la dedica «A mio padre. - non casuale, e dove va letto, di I. dall'occasione, un gesto d'amore per nulla ovvio. pier Paolo sap eva bene quanta in Carlo Alberto ci fosse di orgoglio per la sua passione poetica e letteraria: e forse intuiva che in quell'orgoglio si mescolasse l'acuto struggimento di non possedere interamente il cuore del figlio. Eppure, l'ho scritto poc'anzi, il 10 luglio di que! 1942, dal campo di addestramento militare, a Serra, Pier Paolo aveva spedito spassionate parole per sua madre: «10 sona paeta per lei». ' Potremmo pensare che la dedica al padre sve!asse la vera natura (conflittuale, .malata») della «vampata di pianto» che in Pier Paolo era I'amore per la madre? Potremmo in, terpretare quella dedica come una sorta di rimorso e perduta, rimassa nostalgia? ,
89
IIlibro uscl, e dopo una quindicina di giorni Pasolini ricc:vette una cartolina di Gianfranco Contini: il libro gli era piaciuto e l'avrebbe recensito. «Chi potra mai descrivere la mia gioia? Ho saltato e ballato per i portici di Bologna: e quanta alIa soddisfazione mondana cui si pub aspirare scrivenda versi, quella di que! giorno di Bologna e stata esaustiva: ormai posso benissimo fame sempre a meno.» . . La recensione di Contini non fu stampaca su .Primato» come promesso, rna suI «Corriere di Lugano» del 24 aprile • 1943. «II fascismo - con mia grande sorpresa - non am metteva che in Iralia ci fossero dei particolarismi locali, e degli idiomi di oscinati imbelli. Cosl (... ) la mia "lingua pura per poesia" era stata scambiara per un documento realistico provante l'esistenza obiettiva di poveri contadini eccentrici 0, per 10 meno, ignari dell'esistenza idealistica de! Centro.»18 Contini segnalb con partecipazione, di «questo fascicoletto», .Ia prima accessione della letteratura "dialettale" alI'aura della poesia d'oggi, e pertanto una modificazione in profonditi\ di quell'attributo». Aggiungeva: «Basti senz'altro raffigurarsi innanzi il suo mondo poetico, per rendersi canto dello scandalo ch 'esso introduce negli annali della letteratura dialettale». II critico usb per primo una parola che segno intera la vicenda umana e letteraria della scrittore Pasolini: «scanda10». Col suo espressionismo lessicale, Contini divinava un destino; e quella parol a che poteva apparire lieve nella stessa sua evidenza, 0 dilatante uno stato di cose trascurabile, suona orma!• come un oroscopo. Scandalo: 10 scandalo era anzirutto nell'uso medesimo de! dialetto, il dialetto della riva destra del Tagliamento, di cd da /'aga (di qua dall'acqua), venato di colore veneto: un friulano particolare, che scampava alIa fissita da gergo locale di cui era segnato il friulano scritto fino a allora, sulla linea tradizionale di un Colloredo, di uno Zorutti (il primo un secentista, il secondo un romantico) . •
90
II friulano delle Poesie a Casarsa era scandaloso perch" nato da una «koine letteraria» determinata dalla necessitii. di rendere a una lingua fino a quel punto orale la dignita, la necessita della lingua scritta. La studio di U ngaretti edell' ermetismo noserano, accanto ai provenzali, accanto a certi spagnoli come Jimenez o Machado, provoca un suono, un risolvimento di analogie che in Poesie a Casarsa portano fuori dal paesaggio noto delIa Ii rica dialettale novecentesca: i pascolismi, i dannunzianesimi, i materiali di riporto appartenenti a una versificazione tutta di secondo grado. Quando si dice, sui conto di questa lingua p.solini.na, «koine letter.ria» si vuol dire della sua autonomia all'interno della letteratura, e non stabilire limiti a servitu. Ma Contini pari a di contenuti; allude «a qucl centro di ascesi dell'uomo sui proprio corpo che fa l'equilibrio del li• bretto». Lo straziato narcisismo di questi versi, la loro segreta e insieme palese omoerotia, l'urgenza a guadagnare una dolorosa maturita (<
91
-
•
In una mattinata dell'estate 1941 io stavo sui poggio10 esterno di legno dell. casa di mi. madre. II sole dolce e forte del Friuli battev. su tutto quel caro materiale rustico. Sulla mia testa di beatnik degli anni Quaranta, diciottenne; sullegno tarlato della scala e del poggiolo appoggiati al muro granuloso che portava dal cortile al granaio: al camerone. II cortile, pur nella profonda intimita del suo sale, era una specie di strada privata, perche vi . aveva diritto di passaggio, fin dagli anni precedenti la mia nascita, la famiglia dei Petron: il cui casolare era la, iIIuminato dal suo sole, un poco piu misterioso, dietro un cancello dallegno pi" tarlato e venerando .ncora di que!. 10 del poggiolo: e si intravedevano, sempre in cuore a quel sole altrui, i mucchi di Ietame, la vasca, la bella erbaccia che circonda gli orti: e lontano, in fondo, se si tirava il collo; come in un qu.dro del Bellini, an cora intatte e azzurre Ie Prealpi. Oi cosa si parlava, prima della guerra, prima cioe che succedesse tutto, e la vita si presentasse per quello che e? Non 10 so. Erano discorsi sui piu e suI menD, certo, di pura e innocente affabulazione. La gente, prima di essere quello che realmente e, era ,ugualmcntc, a dispetto di tutto, come nci sogni. Comunque e certo che io, su que! poggiolo, 0 stavo disegnando (con dell'inchiostro verde, 0 col tubetto dell'ocra dei colori a olio su del cellophane), oppure scrivendo versi. Quando risuono la parola ROSADA. Era Livio, un'ragazzo dei vicini ~Itre la strada, i Socolari, a parlare. Un ragazzo alto e d'ossa grosse ... Proprio un contadino di quelle parti ... Ma gentile e timido come 10 sono certi figli di famiglie ricche, pieno di delicatezza. Poiche i contadini, 5i sa, 10 dice Lenin, so no dei piccolo-borghesi. Tuttavia Livio parlava certa di case semplici e innocenti. La parola "rosada" pronunciata in quella mattinata di sole, non era che una punta espressiva della sua vivacitll. orale. . Certamente quella parola, in tutti i secali del suo usa nel Friuli che si stende al di qua del Tagliamenta, non era ma; stota seritto. Era stata sempre e solamente un suono. «Qualunque cosa quella mattina io stessi f.cenda, dipingendo 0 scrivendo, certo mi interruppi subito: questo . , "
92
•
\
fa parte del ricordo allucinatorio. E scrissi sub ito dei versi, in quella parlata friulana della dema del Tagliamento, che fino a quel momento era stata solo un insieme di
suoni: cominciai per prima cos a col rendere grafica la parola ROSADA. «Quella prima poesia sperimentale e scomparsa: e rimasta la seconda, che ho scritto il giorno dopo: Sero imborlumido, tol fossol o ifes I ,ogo (...) 2 • 0' '
•
II racconto, per usare un aggettivo pasoliniano, e certamente tutto «affabulato.: rna cio non ne diminuisce il valore di testimonianza: un universo morale vi traspare intero. Pasolini vi decanta la propria visione del mondo cristiana e contadina, vi promuove una simhologia di purezza e innocenza. In questa visione si ritagliano sia «intatte e azzurre Ie Prealpi» sia Ie voci ingenue dei parlanti rurali: fra esse quella del giovane Livio. La sua bocca da esca alia reverie se• mantlca. La poesia .di su i confini» si delinea nella geografia fisica e linguistica: Ie Alpi sono laggiu, il Tagliamento anche. Tutto pare semplice e inerente all'atmosfera di candore che un mattino soleggiato rischiara .. In I por/onti21 Pasolini ha ripercorso in modo proustiano Ie strade del suo viaggio al cuore della lingua materna. Vita can ragazzi, discorsi raccold sulle labbra loro e dei loro parenti (10 scrittore ha appreso tecniche di rilevamento e modi espressivi dai classici della glottologia italiana, I'Ascoli, il D'Ancona): La madre di Stefano stava appoggiata alia spond. del letto, interloquendo con grazia e vivacitil, assistita dal tepore dei suoi occhi neri e dall'inconscio vezzo di ripie-
gare il c.po con un gesto di bambina imb.razz.ta rna non timida, e, nel parl.re, si copriv. la bocca con I. mano gonfia (altra fonte di commozione), certo per tener nascosti almena in parte i suoi errori di alJogJotta, certi mi dolce-
93
mente veneti .1 posta del friul.najo, certi dalci th che, sostituendo l's sonora, davano aIle parole non so che intonazione fanciullesca».
. Que! ehe pili appassiona Pier Paolo e la creativita che coglie sullo baeca di quei eantadini, I'effrazione alla norma, a, meglia, «I'attenersi alle regole d'anore della lingua ... senza temere di variarla can personali e azzardate invenzioni>,. Lo appassiana I'usa distonico di eerti vaeaboli -I'esempio pili cospicuo e quella di «ineredibile» adaperato per «scettico» e «incredulo». II Friuli si dispiega ai suoi occhi (a cominciare da que! 1943) come un campo da percorrere in lungo e largo e scrutinare. «Nel Friuli occidentale, special mente Basso, era possibile in dieci minuti di bicicletta passare da un'area linguistica a un 'altra piu arcaica di cinquant'anni, 0 un secolo, 0 anche due secoli.» • La bieicletta diventa uno strumento di lavora intelletwale; e Wtto doveva essere immediata gioia espressiva. Ma «in questa gioia immediata, che egli cere.va di sagr, in sagra, di gioventli in gioventli, persisteva pero sempre un fonda di angosci" una tetra sensazione di non pater mai giungere al centro di quella vita che, cosl accorante e invidiabiIe, si svolgeva ne! cuore di quei paesi» ". Scrivere poesia in friulano legava il po eta al nucleo di quella «vita», ma,insieme, vistosamente segnava la sua lontananza e divers ita da essa. Solo uno «str,niero» avrebbe poWto tr,scegliere suo no da suono, vocabolo da vocabolo nelIe praprie vergini orecchie. _
Venni 01 mondo 01 tempo dell'Analogica . . Opera; in quel campo, do apprendista (. . .)'3
COSI, in perfett' coscienza, Pasolini scrivev, 'gli inizi degli anni Sessant' in Una disperata vitalitO. L' Analogic, che
94
domina Poesie a Casarsa punta a e1udere il diarismo. Pasolini non era ancora il paeta perseguitato da «un immaderato desideria di confessione»Z4, quanta da un immaderata desiderio opposta - di trasposiziane, di simulazione lirica. Eppure, il campa delle sue «analogie» e giil esigua. La confessiane non e esplicita, ma sfiarata tormentasamente, anche se la musicalita casarsese la slontana, la spinge «ai confini», in un vagheggiamenta di patria perduta (patria delIa poesia, una Promsa dell'immaginazi.one: I'acchiello del libretto e tratto da Peire Vidal). . Cion/ant 01 me spiili ciantant mi peteni .. , 01 rit tal me vuli il Diaul peciadiJr.
•
Sunait, mfs ciampanis parailu indavour ( ... )
.
Cantanda al mio specchio, cantando mi pettina ... - ride nel mio occhia - il diavQlo peccatore. - Suanate mie campane - cacciatela indietro... . . Fuori di agni analagia, il raccanto crudele delle vissute giornate di paese, e delle angasce ehe ne nascevana, si addensa came una suppuraziane secca nei versi di Una disperata vitalita. Tutto Iii e chiaro, tutto e pronunciato, la squisitezza letteraria abbandonata: resta nudo il sentimenta, e una divarante passiane che annienta: Ricardo che fu ... per un amore che m 'invadeva gli occhi castani e gli onesti co/zoni, /0 coso e 10 campagna, il sole del mattino e il sole del/a sera ... nei sabati buoni del Friuli, nelle ... Domeniche ... An, non posso neanche pronunciare questa parola delle passioni vergini, della mia mone (vista in un fosso secco, formica/ante di primu/e,
95
Ira filari lramorlili dalForo, a ridosso di casolari scuri contro un azzurro sublime}. Ricordo che in que/I'amon mostruoso giungevo a gridare di dolore per Ie domeniche quando dovro splendere .sopra ifigli deifigli, il solei». Piangevo, nellettuccio di Casarsa, nella camera che sapeva di orina e bucato in que/Ie domeniche che splendevano a moTte ... Lamme incredibili! Non solo per quello che perdevo, in quel momento di struggente immobilito de/lo splendore, rna per queI/o che avni perso! ( ... ) E un dopopranzo, 0 una sera, urlando sono corso, per Ie strode della domenico, dopo 10 paTtita, 01 cimitero vecchio, fa dietro 10 ferrovia, a campiere, eo ripetere,fino 01 sangue I'atto pia dolce della vita, io solo, sopra un mucchietto di terra di due 0 tre tombe di soldati italiani 0 tedeschi senza nome sulle croci di assi - sepolti Ii dol tempo del/'altra guerra. •
E 10 noffe, poi, tra Ie secche lamme i corpi sanguinanti di quei poveri iguoti vestiti di panni grigioverdi •
vennero in grappolo sopra il mio letto dove dormivo nudo e rollolato,
'1'
a sporcarmi di sangue, fino al/'aurora. Avt'Vo vent'ann;, neonche - diciotto, diciannove ... ed era gio passato un secolo docchl ero vivo, una intera vito
96
consumoto dol dolore dell'ideo
.
che non ovrei po/uto dore il mio amore
se non 0110 mio mono, 0 all'eroa dei fossi, o mogori 01 terriedo di una tomba incustodito ... Yen/'anni, f, con 1o suo sloria umana, e il suo cicio .
~..,
U
ul poena, erO conclusa uno Vtto .
Ascesi del corpo. Ma ho detto omoetotia: cio che rese sempre pill vera la metafora letteraria dei «confini», 0 la distrusse come tale, fu il tormento della masturbazione, della «diversita.. Quei vent'anni, per quanta 10 desiderassero, non riuscivano a dare I'addio a se stessi: e questo il drammatico contenuto di Poesie a Cosarsa, la sua reale novidt . 2' espresslva .
•
,
, ,
97
La «pUTa Iuce» della Resistenza
I TURCS TAL FRIUL «II '43 resta uno degli anni pill belli della mia vita: "mi joventud, veinte aiios en tierla de Castilla Susanna can i figli vive, dunque, a Casarsa. Trascarrono Ie stagioni «simili aile ombre delle nuvole che passano sui sassi del Tagliamenta» serive Pier Paolo a Franco Farolfi. E anehe: «La guerra non mi e mai sembrata tanto schifosamente orribile come ora: ma non si e mai pensato eos'e una
,"'.»
vita umana?».
«Uno degli anni pill belli della vita»: un grido ricaleato sui versi di Machado. La bellezza della scoperta del Friuli - una scoperta non pill condotta col dizionario alia mano. Poesic a Casarsa era stato seritto col Pi rona, dizianario friulano-italiano, accanto. Adesso Pasolini, accasato nella terra materna, scriveva con naturalezza nel dialetto parlato: avvicinava piu che mai il dettato e 10 stile alia viva voce dei parlanti. La pianura e uniforme nella luce azzurra: uniforme ne!Ie rogge orlate dai pioppeti, nel reticolo equilibrato delle vigne. Quanta mai complessa, invece, e la sua geografia linguistica, tutta seni e golfi, nei quali ora il veneto emerge ora sparisce, con una ricchezza di prospettive foniche da stordire e irretire un filologo.
98
•
Pier Paolo si lascio stordire e irretire, pedalando in bi. cicletta. Scrisse «VIVA LA LIBERTA» la sera del 25 luglio 1943 su un muro: rischio di passare la notte in camera di sicurezza con suo fratello e l'amico Cesare Bortotto. Convinse il maresciallo dei carabinieri a lasciarli liberi con la litania della sua dialettica.1l sottufficiale ripeteva sconsolato: «10 non ho ordini ... » - gli pareva pili che giusto che di liberta non si dovesse pariare. In una passeggiata compiuta d'estate col cugino Nico Naldini, Pier Paolo era arrivato a Versuta, due chilometri da Casarsa. Versuta e un villaggio di poche case, a sud della Pontebbana. Pier Paolo si innamora di una di quelle case - l'abitazione caratteristica del contadino friulano. La)unga costruzione di pietra grigia, la stalla, il poggiolo di legno. La contadina, Ernesta, gli affitto una stanza: doveva essere una sorta di studiolo in campagna, discreto ritiro per una esistenza di riflessioni e letture. Pier Paolo e Nico cariearono un carretto di libri, e, ancora a piedi, per due chilometri, trascinarono volumi di Du Bos, Cecchi, Bartolini, Longhi, insieme a classici greci e latini. Era un modo per vivere la cultura pili eletta e squisita nel mezzo di un arcadico paradiso linguistico. In quell'estate 1943, Pier Paolo ancora coltivava l'ambizione di laurearsi con Longhi. . A Versuta, i due cugini si dettero a pratiche di archeologia rurale. Nico era quattordicenne, rna gia seguiva Pier Paolo nelle impervie avventute della spirito. Sfregando con la cipolla una parete dal colore neutro, in una edicola abbandonata del villaggio, portarono alia luce tre figure d'un antico affresco.
99
A spezzare l'equilibrio dorato di quest'Arcadia fu it richiamo militare. 111 settembre 1943 Pier Paolo dovette presentarsi a Pisa~ La ferma duro una settimana. L'S settembre 10 sorprese Iii. I tedeschi, avvenuto I'armistizio, bloccarona il reparta cui Pasalini era stato assegnato. La fila delle redute venne avviata a un trena per la departaziane in Germania. 0
Tutta si svalge pressa un canale, fra Pisa e Livarna. Gli disse un vicino: «Sta' attenta, quando la guardia va avanti, ia mi getta nel fossa. Tu, se vuai, fa' pure cos1-. Pier Paolo, che aveva tolto la sicura al fucile, pronto a far fuaca sui tedeschi, si getto nel fossa. Lacero, stravalto, una scarpa diversa dall'altra, il terrore di finire camunque nelle mani dei nazisti, un centinaia di chilametri a piedi, aveva can s6 materiale gia raccalto per la propria tesi di laurea e 10 z perse : arrivo a Casarsa salvo. Violentissimo 10 spa vento retrospetnvo. •
•
Questa fu la sua unica esperienza di guerra. «Oa allora passai la vita nascosto e braccato - e malta terrorizzato, perche allora avevo una paura decisamente patologica della morte - continuamente ossessionato dall'idea di finire uncinato: che cosl finivano ne! Litorale Adriatico i giovani renitenti alia leva a dichiaratamente antifascisti 3• ~ Eppure, quello era stato uno degli anni pilI belli della • sua vIta. Nell'estate il suo erotismo si era espresso can pilI scioltezza che nel passato - in un 'ansa del fiume, una sorta di laghetto, dove i giovani maschi dei borghi casarsesi prendevano il bagno. , ,
,
Qualche anna prima sembra che Pier Paolo avesse fatta I'amare can un ragazzetto, dietro una siepe: una donna 10 vide, 10 rimprovero. E lui vi sse per qualche tempo col terrore
100
d'un. denunci •• i c.r.binieri. La COS,, per allora, non ebbe • segmto. La felicitil erotic. di quell'estate non pote essere piena: timore e sentimento di colpa dovev.no venarl •. Ma la promiscuitil giov.nile in cui si espresse gli diede slancio. Per Pier P.olo, quell. felicitil, 0 quel gioco felice, prolungavano l'adolescenza: e se essi .trofizzavano il bisogno di m.turita che egli provav••cutamente (<<10 voglio amm.zzare un adolescente ipersensitivo e malato che tenta di inquinare anche la mia vita di uomo»), il compenso era offerto da un ipertrofico esercizio dell'intelligenza e dell'espressione letter.ria. Scrive poesie, italiane e friul.ne. Scrivera anche un testo per il teatro, I tures tal FriUl (nel m.noscritto, datato «maggio 1944»). •
Epica contadina, istintivamente cristian.: cre.curalitil naturale, elogio dell. solid.ried comunitari •. II Friuli e terr. di "confine": e stata segnat. d. diverse invasioni ne! corso dell. sua stori., diversi eserciti l'hanno attr.versata e resa luogo di un qualche leggendario resistenziale, dall'inv.sione degli Unni di Attila fino al trascorrere degli eserciti austriaci per l'intero Ottocento, fino .1Ia prima guerra mondiale. La forte identita linguistic. della regione non poteva non sviluppare nella psicologia degli abitanti un sentimento di estr.neita • quelle reiterate bufere belliche. Anche i turchi app.rvero in Friuli. Un. lapide murata nella chiesa di Santa Croce a C.s.rsa ne e testimoni.nz •. Dice I. lapide:
«1499 AD! 30 7BRE / NEL SOPRAD. MILES 1-
MO FURONO Ll TURCHI/IN FRIULl ET PASORONO PER DESOPRA LA VILA / ET NO! MATIA DE MONTICO ET ZUANE / COLUSO FESIMO AVODO DE FAR QUES / TA SANTA CHIESA SE LORO NON NE / DAVANO DANO ET PER LA GRATIA DELA / NOSTRA ,
•
,
101
,
1
DONNA FUSSIMO ESAUDITI ET / NOI CON LO COMUN FESSIMO LA PRES / ENTE CHIESA NO! CAMERAT! BAST! / AN DE !ACUZ ET ZUAN DE STEFANO / GAMB!L!M FESS!MO DIPINZER DEL / 1529 ADI 7 SETEMBRE».
Evidentemente, all'epica comunitaria dovette unirsi I'orgoglio d'un'epica familiare: la presenza, nella resrimonianza scritta, di quel «Zuane Coluso», Giovanni Colussi, che per voto , pronunciato si fece promotore della fabbrica della chiesa. E dunque il voto, e la ricreazione di quella paura dello straniero, a diventar materia di teatro nella fantasia pasoliniana. A questo si un'la sintonia col presente. Come i turchi, i nazisti minacciavano, per razzie e deportazioni, Ie comunitil friulane. Oi tali incursioni il timore era continuo. Guido partecipava gia di gruppi partigiani, dapprima comunisri poi azionisri: nascondeva armi in casa. Una volta dovette fuggire, e confesso alia zia Enrichetta di aver nascosto sotto il pavimemo della sua stanza pistula e carieatori. La zia fece appena in tempo, in antieipo sulla perquisizione, a gettare il materiale nell'orto. Altra volta e Pier Paolo che deve nascondersi: e con Nico si rifugia sulla torre campanaria della chiesa marrice di Casarsa. Ci stettero rre giorni lassu, a spiare la pianura: Pier Paolo aveva con s6, e leggeva, la storia letteraria di Francesco Flora.
I tures tal Friiil: il modello della sagra paesana dil contenuto, piu che forma allungo atto unico del testo. E una sera qualsiasi: al villaggio, mentre tutti attendono agli umili e consueti lavori, arriva un messaggero: i turchi hanno artraversato l'Isonzo seminando il terrore, e sono gia quasi al Tagliamento. La famiglia Colussi, la guida del paese, dibatte il da farsi: Pauli, il primogenito, e arreso al desrino; Meni, il secondogenito, organizza una banda di resi•
102
•
stenti. La madre, Lussla, preyede, scorata, la [ragedia. E la tragedia si avvera. I [urchi si ritirano da Casarsa, il paese e salvato: Zuan Colussi ha fatto yoto di erigere la chiesa aUa Vergine se la cornu nita fosse stata risparmiata - rna fra i bagliori tossi del tramonto risuona il canto fermo del nemico; tornano i giovani portando a braccio il corpo esanime di Meni, ucciso dalla sua generosita, dalla sua dedizione al bene comune. •
La lettura in chiave autobiografica di questo testa sarebbe facilissima: facilissimo leggervi i1 presagio della tragedia che si abbatt6 sulla famiglia Pasolini con I'uccisione di Guido. Ma e necessario procedere oltre. II contrasto fra i due fratelli fu un reale conteasto. La passione per la liberti!, il rifiuto del nazismo e del fascismo in Pier Paolo non si traducevano in azione - 0, per 10 meno, si traduceyano in altra azione che non er~ quella della lotta armata. In Guido, al contrario, la suggestione della lotta armata fu violenta: yiolento il desiderio, iI bisogno, di spend ere 1a vita nella guerra di liberazione. Nel wsto dei Turcs «i due fratelli Meni e Pauli (con con: tinuo suggestivo richiamo ai due fratelli reali) non sembrano due presenze dicotomiche, rna due anime intercambiabili, come per chiasmo» 4. Ne La religione del mio tempo, iI poemetto nel quale Pasolini avrebbe rivissuto in una prospettiva dolorosamente adulta quella fase gioyanile, e scritto: La giovenfi) bendata rozza, retta delle famiglie borbore che andavano emigrando, per /0 sommesso selva 0 I'allogata plaga consolavono la sofitudine del mio let/yeao, della mia strada.
103
La storia, la Chiesa, fa vicissitudine d'unofamiglio, cosi, non SOtlO
che un po' di sole pro/llmalo e nudo, che riscalda una vigna in abbandono, qua/che filo di fimo Ira i boschefti corrasi, qlJolche coso tramortita 01 sZlono .
delluampane ... J giovinetti antichi, ess; soltonto vivi, St pieni della primavera ebbero i petti nelle eta pia belle, erano insieme sogni del sesso e immagini bevute dal/a vecchia carta del poema
me di volume in volume, in mute /ebbri di novito. suprema - erano Shakespeare, Tommaseo, Carducci ... /aceva d'ogni mia fibra un solo /remit05.
C'era in Pier Paolo ragazzo un'ingenua furia romantica: il furore di un poeta che crede senza esitare nella forza educatrice della poesia - essa sola pub dare vital ita a un popo10, a una comunica. II diale[[o che si [rasforma in lingua, se viene adoperato a esprimere grandi sentimenti, a esprimerc non pili icastici motti di spirito paesani, e si fa storia e cultura attraverso la forma e 10 stile d'un poeta: quel dialetto, quella lingua, e pari a un'arma. Erano questi i convincimenti denati da un vago swricismo, mescolati a uno spassionawamordeloinh: Pasolini tendeva a vivificare una tradizione di cultura locale dove poveri contadini, segnati da secoli ·di soggezione, potessero riconoscersi, farsi uomini. L'anonita arcaicita d'espressione e di costumi che caratterizzano non solo il Friuli di co. da /'aga poteva, in qualche modo, venir redenta. Egli si senti va votaw a questa missione: non a quella delle armi.
104
I tllres tal Fnul, di Iii da ogni veggenza familiare, rientra in un simile piano di "cosrituzione culturale", per la formazione d'una "scuolan friulana di poesia.
Una poesia e una cultura non nascono dal nulla: prendono profilo su esempi; su quegli esempi va a calarsi un linguaggio, e si forma uno stile. Un tale processo, all'immaginazi one di Pasolini, era chiarissimo. Eforse illibro che egli tenne maggiormente presente a tale scopo fu I canti del popolo greco di Niccolb Tommaseo (I'edizione Einaudi, curata da Guido Martellotti, che aveva visto la luce iI febbraio 1943). La coralit~ di quei Canti, Ie cento voci che vi dialogano, Ie cento storie che vi si intrecciano (d'amore, di morte, di guerra) compongono I'affresco di un mondo popolare ideale, trascritto in una lingua vibrante, non calcificata. I contenuti di questi Canti sollecitavano I'immaginazione "dialettale" del giovane poeta; alimentavano in lui la no- ~ . • stalgia d'un universo esprimibile attraverso un linguaggio mai toeeato da inehiostro. Pasolini definir~ questa "posizione" ne! saggio 1952 su La poesia dia/etta/e del Novecento scrivendo dell' "autore di POtsie a Casarsa.: «Bisognava forse, per portare il Friuli a un livello di coscienza che 10 rendesse rappresentabile, esserne sufficientemente staccati, marginali, non essere troppo friulani, e, per adoperare con liberta e con un senso di verginitil. la sua lingua, non essere troppo parlanti. II "regresso", questa essenziale vocazione del dialettale, non doveva com piersi denIm il dialetto: da un pari ante (il poeta) a un parlame presumibilmente pill puro, pill felice: assolutamente immediato rispetto allo spirito dell';nventllm; rna essere causato da ragioni pill complesse, sia all'interno che all'esterno: compiersi da una lingua (I'italiano) a un'altra lingua (il friulano) divenuta oggetto di aceorata nostalgia, sensuale in origine (in tutea I'estensione e la pro fond ita dell'attributo) rna coincidente poi con la nostalgia di chi viva - e 10 sappia - in una civiltil. giunta a una sua crisi linguistica, al desolato, e violento,
105
''je ne sais plus parler' rimbaudiano» 6. Ebbene, retrocedere aHa "lingua materna" appare a un tal poeta "straniero" l'unico modo per esprimere tutti i momenti sentimentali e appassionati dell'esistenza. Ma quella lingua non e assunta in se: e adoperata per rinverdire antichi modelli, tutti i modelIi illustri, ne gergali ne dialettali, possibili. Ecco, quindi, i Conti tommaseani: La scolta grid!! dal/a vedetta: ,Ragazzi prendete /'armi, raccogliete i capelli; Che ci sopraggiunge Turchesia fino a dieci migliaia». ,flirromara gridiJ dagli al/oggiamenti: «Ragazzi fate cuon; quest'oggi mostrotevi. I Turchi dileguiamo; qui !rovino tomba». Come leoni ruggirono, e Ie spade afferrano: I Turchi piglian di fronte, Ii tempestano e so/fian via. Si tratta appena di un breve episodio, non vi e alcuna certezza che esso possa esser stato di esempio per I turcs tal Friitl: importa sapere che I Canti del popolo greco valevano a quel tempo per Pasolini quale livre de chevet. Gli echi di una tale assiduita possono ritrovarsi anche in quei canti d'epos familiare, compresi nella seconda parte di La meglio giovent": e sonG appunto echi, non calchi diretti. Echi che si mescolano a quelli delle canzoni epico-liriche della poesia popolare italiana (<
Ho parlato di «immaginazione didascalica». In Pasolini era fortissima la tensione idealistica del maestro, modulo su-
106
blimato d'una pulsione omoerotiea. Questa tensione nutriva anche un possibile concetto di letteratura: 10 nutriva d'un certo qual volontarismo. II poeta desiderava .il ritorno a una lingua piil vicina al mondo» 8 - tuttavia, il mondo non intendeva scoprirlo individualmente, rna in comunita, coralmente. A questo fine si profilo la scuola. Aiutarono Ie eccezionali contingenze belliche. II perico10 e l'incertezza delle comunicazioni ferroviarie spinsero alcuni studenti di Casaisa a non affrontare il viaggio per il ginnasio a Udine 0 a Pordenone. Per pochissimi alunni Pasolini aprl seuola a Casarsa, in casa. Insegno ai ragazzi, aceanto ai classici italiani, greci e latini, come scrivere poesia friulana: la lirica pura e la vi/ota. «Fulminea» la durata della vi/ota: .alla base di tale improvvisa capacidi di "rivelazione", e quasi sempre un concreto e come liturgico senso di colpa: e alIa l)lee di questa Sehensucht- quasi il senso di poverta e di ingiustizia si liberassero dagli apriorismi dell' obbligato ria mente allegra rassegnazione - il mondo del paese friulano appare intorno velato da una tristezza profonda, con Ie sue grigie case di sassi aggruppate sopra un desolato monticello, 0 tra vuoti magredi, 0 tra i verdi gelseti delle risorgive 9.» Chiuso, passivo, rinunciatario, seppure isola linguistica originale, il Friuli appare a Pasolini abitato da un popolo «insieme COSt nordico, nel suo moralismo, e cost meridionale, nel suo abbandono melico, insieme goffo e agile, duro e allegro; vivente in una sorta, per cos} dire, di substrato politico, di rustieo mondo a s6, a suo modo nobile. C.. ) Senza una grande tradizione democratica comunale (qua Ie la "dioeesi' di Aquileia), e senza una grande tradizione risorgimentale, questo popolo non ha tuttavia ness uno di quei vizi sociali che caratterizzano appunto i popoli privi di tali tradizioni. 0 per 10 meno si avverte, di quei vizi, un solo vago sapore, Hi magari dove e piil grigia e fredda la miseria, nelle "aree de-
107
presse" della Carnia 0 delle Basse, ma se esso implica I'azio~ ne 0 la scelta politica conformista di quelle popolazioni, non intacca una loro nativa nobiltii. e dirittezza di costume: reIO moto forse nel tempo come illoro sopravvissuto ladino. • In questo ambiente, fra questa gente, Pasolini dii. il via alia propria "azione". La scuola e gratuita, gli allievi giovanissimi. I ragazzi, scrisse Pasolini ricordando in seguito quei momenti «accettarono da me con 1a necessaria suggestione i suggerimenti e Ie pressioni estetiche come se fossero essenzialmente indubitabili: in somma trovarono n la loro tradizione. ". t
La scuola. Pier Paolo chiese aiuto ai suoi amici di Bologna: servivano insegnanti. Venne Giovanna Bemporad .. Giovanna arrivava con la sua leggenda umana e letteraria: creatura erratica: si truccava di bianco il viso per spallidirsi; rifuggiva la vita per una inesprimibile sublimazione • estettca. Pier Paolo provava verso lei sentimenti sottilmente critici e insieme solleciti. Nella vita bisogna avere Ie carte in regola, Ie diceva con do1cezza persuasiva. Lei gli rispondeva con intellettualistiche professioni di sregolatezza. Parlavano del sesso, dell'amore. Nel corso di una passeggiata, all'ascolto di qualcosa che Ie parve sentimentalmente azzardato, Giovanna rispose a Pier Paolo, sempre in spregio delle convenzioni: «Sono lesbica». Giovanna aveva avuto fiuto per la "diversitii." di Pier Paolo? Gliela ribaltava iperbolicamente in visa, per una inconsci a ironia, assumendola su di se? Probabilmente no. Ma la sensibilitii. di Giovanna poteva aver avvenito nell'erotismo di Pier Paolo la presenza dell'.anello che non tiene •. Pier Paolo sosteneva di essere vergine. La sua verginitii. stupiva i coetanei: cio che non stupiva era la sua innocenza palese. Facevano scuola di mattina. II pomeriggio passeggiavano per i campi: un gran parlare di poesia e libri, rna ancora
108
di pill, come fra giovani di buone letture, della vita e della morte. La morte era una presenza ossessiva, obbligata, manieristica, nell'immaginazione di Giovanna. AlIa morte Pasolini, in quell'anno, aveva dedicato alcuni pensieri. Restano un centinaio di fogli manoscritti di un quaderno commerciale. L'intestazione dice Saggi, suddivisi in Saggio suiprosiero della morte, Religione e Italia e Alcuni sug-
gerimenti della campagna casarsese.
Leopardi vi e modello di stile.•Pensare cosl insistentemente alia morte e un'abitudine tra Ie pill dolci che io abbia salvato dall' adolescenza.» E ancora: «Il canto degli uccelli mi suggerisce il pensiero della morte mescolato all'infinito •. La sostanza di questa meditazione fa presto a svelarsi; e il suo nucleo e di stampo alia lontana nevrotico: «Altissimo e il senso della morte quando penso con affetto a mia madre •. Il tempo e passato, Susanna non e pill giovanissima: «Che senso di morte io sento dentro di me, segnare tutte Ie ore! Sento tutte Ie ore che ho perduto; soprattutto il mio immenso amore di fanciullo per lei. Ho paura che muoia.1l mio amore e divenuto tutto pieta». Tale pied era la naturale sortita delle sue risorse vitali. C'era in Pasolini una possibilita di violento recupero sulla nevrosi - e in queste pagine giovanili essa si esprime in modo per nulla schermato, sia pure idealisticamente: «Non sono rari i momenti di gioia, e allora il senso della morte e vinto. ( ... ) Vivo perche penso. La morte cosl non puo ne consumarmi ne uccidermi, perche non il momento, il paesaggio, l'ora rna io stesso sona eterno) ..
Il sentimento dell'eternita portava il colloquio fra i due amici verso i territori della fede e della religione. Giovanna facev. professione di ateismo. Pier Paolo si mostrava esteticamente amatto dalla ritualira cattolica. Gli piacevano i canti· dei chierichetti, il profumo dell'incenso, 1a melanconica scena della recita serale del rosario.
109
La passeggiata pomeridian. finiv. di frequente in chiesa, proprio per assistere a quella recita: verso essa Pier Paolo non mostrav. alcuna devozione; si inebriavaall'ascolto del latino mormorato ingenuamente dalle bocche friulane. Forse, se qualcosa della liturgia cattolica 10 colpiva, era il senso latente del peccato e non il sensa del sacro. Una sera porto Giovanna a leggere una frase del De Profundis, nel testo conservato in sacrestia: «Si iniquitate obser-
vaveris, Domine, / Domine, quis substinebit?». Certo,l'idea del peccato 10 perseguitava, gli rendeva inquieta la coscienza - e un possibile suo dialogo can Oio, tante volte tentato letterariamente in quegli anni, in italiano e in friulano, probabilmente fu inibito dall'angoscia delIa colpa. Se gli incontri estivi con i ragazzi suI greto bianco del Tagliamento furono parzialmente liber.tori, I'inverno portava di necessita impedimenti: e, can gli impedimenti, un torturante esame di coscienza. Accanto a questo, grandi bevute, grandi tavolate: Ie corse in bicicletta. A cena, in casa - Giovanna mangiava can i Pasolini, e dorm iva presso alcuni loro parenti -, era una gara a scrivere vilote. Pier Paolo ne dett.v. una vi. l'altr•. Insegnavano ai loro studenti quelle canzoni. Altro divertimento: amavano entr.mbi il Foscolo: delle Grazie versificavano Ie parti incompiute. E fra i due era un punta d'onore scrivere il perfetto endecasillabo: piil legata al formalismo neoc1assico Giovanna, piil Iibero nell'invenzione Pier Paolo. Si dicevano-l'un l'altro che sarebbero stati i poeti della loro generazione. It racconto puo avere il sap ore dell'idillio. It poeta sollevava sua madre tra Ie braccia, la girava in tondo, la chiamava «Cicciona» - e Susanna era leggera e sottile come un • gmnco.
110
Una delle vilote scritte da lui diceva: Zovinuto bloncio e rosa con che! stms di vestidin, 10 to muso doloroso a somejo 01 me destin. Giovanna Bemporad aveva dettato la musica per altre due quartine, dedicate ai cinquecento anni della parrocchia di Casarsa:
o Clisiuto tal to grin quanciu muors c'a an preat! Sincsenl Dins che nu i savin di vei cil patit e amat.
opais do; vecius muors vu'; beas tal Paradis, dis tu, a lour, cu Ii ciampanis, c'a si pensin do; so its. •
Musica profana, sempre della Bemporad, per quest'al• tra q uartma: Dols orient imbarlumit tal seren color di rosa jot s"ridi plan 10 sposa tal so omp indurmidit.· Al fine di togliere alia Bemporad Ie sue «vesd mostruose., per cui militari e ragazzini la inseguivano per Ie strade e la fischiavano, Pier Paolo disegno un abiro canonico: «gonna di velluto rigato nero, camicetta bianca, cravatta sottile nera, calzettoni grigi e rosa, pullover rosa antico». Un gioco. Ma un·gioco che simulava un giudizio. Ungiudizio che si fece chiaro quando, dopo la guerra, Giovanna pubblice i propri versi e alcune traduzioni nel volume dal titolo Esercizi. SuI «Matti no del popolo» di Venezia, il 12 settembre 1948, Pasolini cite Cocteau: «I gesd devono sembrare assurdi a coloro che non sanno che egli cam-
111
mina sui vuoto e sulla mone». Le assurdid di abitudini e modi di Giovanna apparivano a Pier Paolo furme di difesa psicologica ed espressiva, la poesia di Esercizi gli sembro «non ancora del tutto affrancata da una sorta di dannunzianesimo e da una certa corporeita acquisita dalla lingua italiana attraverso una tradizione troppo letteraria». Eppure, nella Bemporad, Pasolini trovava una positiva avversione al costume borghese, anche se per preconcetto intellettuale. E I' «imprudenza disorientante» del tono "alto" della sua lirica, quella stessa gli sembrava positiva. Scriveva a Serra, il26 gennaio 1944, partita la Bemporad da Casarsa: «Ho passato con lei molti bei giorni poetici, e fatto belle discussioni, rna in compenso in quanti pasticci mi . ha messo qui in paese» 12. Le letture, frattanto, erano Dilthey, Schopenhauer, L'immoraliste di Gide, l' Uomo 01 punto di Daniello Bartoli, Villiers de L'Isle-Adam, Barbey d'Aurevilly. I Conti di Maldoror poterono, a loro modo, tissare nell'avido lettore il simbolo eversivo del Cristo croci tis so, il Cristo dello scandalo, che avrebbe preso forma nei versi italiani dell'Usignolo del-
Ia Chiesa Cattoliea. Nella piccola aula casalinga di Casarsa, Giovanna Bemporad trascinava gli uditori leggendo i Sepolcri foscoliani. Anche Guido Pasolini era fra loro e a occhi sgranati seguiva la lettura e il commento, per intero dominato dall'idea "bella" del morire per la patria. Pier Paolo spiegava il Consalvo leopardiano; e, per insegnare I'inglese, traduceva il Faust di Marlowe. Intanto progettava una tesi di laurea su Pascoli, da discutere con Carlo Calcaterra, sfumato il disegno longhiano, e data I'impossibili13 ta di frequentare con continuita gli istituti universitari • I ragazzi versavano alia scuola una piccola tassa: utile a pagare l'aftitto del locale dove avvenivano Ie lezioni. So-
112
pravvennero complicazioni burocratiche. II Provveditorato agli Studi di Udine, sulla base di notizie raccolte, diffido Pasolini dal proseguire nella sua attivita. Tra il gennaio e il febbraio 1944, i ragazzi disertarono: la Bemporad appunto parti. Ma si era cementato un piccolo gruppo d 'amici, fra cui la violinista Pina Kalz, il pittore Rico De Rocco, Riccardo Castellani, Cesare Bortotto. Si profila quel che sara la futura Academiuta di lenga furlana. Ecco: datato .Ciasarsa - Avril MCMXLIV», il primo Stroligutdi eli da raga, il piccolo almanaceo «di qua da I'aequa», riva destra del Tagliamento. Una rivistina, seritta in easarsese, con prose e versi, e cronache poetiehe di avvenimenti quotidiani.
II Stroligut ha successo: provoca discussioni nel piccolo ambiente filologico friulano. A Pasolini alcuni poeti in dialetto spediscono i propri versi in lettura. • Nico Naldini scrive. non pili sollecitato dalla scuola, quattro prose poetiehe, rna non ha coraggio di mostrarle al cugino. G JieJe mostred la nonna. , E domenica mattina. Pier Paolo chiama Nico a far due passi con lui, e Nico, quindici anni, e in soggezione, anche se ha col eugino grande eonfidenza . • Pereh6 hai seritto? Per imitare qua1cuno 0 per una cua personale necessita?» II rapporto fra i due cugini ebbe una svolta. Pier Paolo parlo della stile e dei sacrifici che costa; parlo di Ungaretti, di Penna e di Montale. Dette all'adolescente da leggere Dedalus e il saggio di Alfredo Gargiulo sU D' Annunzio. Gli parlo di Sereni e di Caproni. e del Conseroatono di Santa Teresa. Nico prese a partecipare cosl aile conversazioni fra Pier Paolo e la Kalz. Senti parlare di musica: rna anche dei Tn saggi sulla sessuafitli di Freud, che la Kalz leggeva in tedesco, e Pier Paolo, in stralci. su dispense universitarie.
113
II caso di Naldini non fu certo unico. Nell'immaginazione di Pasolini, il piccolo ambiente di Casarsa doveva di necess ita mutarsi in una "officina" di poesia, attraverso la via maestra della /enga fur/ana. A questa "officina" erano chiamati tutti, e non un piccolo gruppo di colti privilegiati. Anzi, all'inverso, i colti dovevano lasciarsi investire dagli umori, dai succhi di cui la lingua povera, la lingua di tutti, era ricettacolo.
.
Su questa via, si arrivD al secondo Stro/igut di ea da I'aga, .Ciasarsa - Avost MCMXLIV». In apertura, la preghiera di I tures tal FriUl, stampata senza altra indicazione che il suo titolo, semplicissimo, «Prejera». Di Pasolini, ancora, un Discors tra /a plei!e un fanta!, il cui tema e I'assenza di una "storia" casarsese. Dice la nota corsiva che accompagna il testo: «Duciu a san che, four di un incendi, di na pesta, e da l'invasion dai Turcs, i sincsent iiins da la nustra Parrocchia (14441944), a no recuiirdin nuja. La so storia a e duta n, lavora, ,
,
,
prea, pau, mun».
Niente e di impedimento a trovare in questa urgenza a leggere la storia patria "dal basso", e nel dettaglio paesano, prefigurazioni neorealisriche. II documentarismo (qui linguistico) si mescola all'autobiografismo. lJuso della ragione vi e messo in parentesi: I'indagine parte da mareriali fortuiti e selvaggi, quali possono essere quelli ricavati dalla lingua parlata. lJideologia, se ve ne e una (e una ve ne e), postula un "regresso" per la scoperta del "mondo": la crearuralira cartolica, di quel cattolicesimo minuto, non trionfalistico, non romano, caratteristico della bassa padana in tutta la sua ampiezza (fino aile grigie case di pierra friulane), vi aleggia come solvente se non come testimonianza di fede nella trascendenza. Ebbene, la singolarita di un tale atteggiamento - anticipato rispetto a quel che sara il neorealismo posrbellico- consiste nella attenzione che esso indirizza verso la lingua, nel
114
legare a un dato primario la relazione potenziale fra lingua parlata e lingua seritta, un'idea di letteratura sostanzialmente non neorealistica. Nel medesimo Stroligur una vilora di Pasolini:
Oil Signour, misericordia do 10 nustro zoventUl, essi zovins no val nujo
co la Palria a ni apierdul. Quindi, prose di Castellani, versi di Bortotto «Iontan dal so pals e dai so amics». Le prose candide e terse di Naldini, di Ovidio Colussi. IV/a, ancora, una cronaca di Pasolini, Memoria di un speraculul- ed e il racconto minuzioso di come la comunitii casarsese fosse da lui animata, con concerti ten uti dalla Kalz, intercalata la musica classica con Ie vilote. Un piccolo gruppo di ragazzi cantava quei testi. •
Dialoghetti, musica, canti andarono per Ie campagne attorno alia parrocehia di Casarsa: «Ciant dai miej fantas» e I'indieazionedello «spetaculut». Un gran successo: riwrni a cas a, alia luce delle stelle, con rituali ubriacature, in una estate che non era pi" felice. Questa forma di felicita popolare fu I'invenzione "res istenziale" antifascista, di Pier Paolo. E non rimase senza implieazione politica. In una lettera del maggio 1944 indirizzata a Serra, Pasolini scrive: .La guerra puzza di merda. Cli uomini so no cosl stomacati che si metterebbeto a ridere, e direbbero "non vale!". Ma aspettano, non so che cosa: che si stacchi il marcio. ( ... ) Solo, vado per i campi, e cammino cammino, dentro il Friuli vuoto e infinito. Tutto puzza di spari, tuttq fa nausea, se si pensa ·che su questa terra cacano quei tali» 14., II 29 maggio scrive, a Serra, di un arresto per aleuni manifestini: «io, la Pina, la Luciana, Castone siamo stati arrestati can grande apparato scenieo, accusati di aver sparso 1
115
quei bigliettini dei quali hai visto un esemplare trovato nella botcega di mia zia •. Serra era stato ospite a Casarsa; era partito il giorno avanti l'accaduto. Pier Paolo, la Kalz fra gli altri, erano stati indiziati di propaganda antifascism. II vero autore dei manifestini era inveee Guido: proprio per I'attivid che svolgeva, l'attenzione delle "autoricil" si appunt!> su Pier Paolo.
o
La lettera conclude: «La nostra innocenza e saltata fuori tanto piena ehe adesso gli aeeusatori si seusano con noi e si aceusano tra di loro» [5. Se Pasolini enfatizza la propria innocenza e mostra disprezzo per «Ia retorica di que! manifesto!», la ragione epalese: la eensura sulla eorrispondenza agiva. Comunque, e ormai chiaro, la "scuola" 0 gli "spettacolini" si segnalavano come fatti politicamente molesti, tali da mettere in forse la libertii. personale dei loro animatori. Pill di una volta, a que! tempo, Pier Paolo e Guido dormirono a Versuta piuttosto che a Casarsa. GUIDO E PORZOS
•
. Giii il 10 settembre 1943 Guido, insieme a un amico, aveva rischiato la vita: tentarono di rubare armi ai nazisti, ne! campo d'aviazione di Casarsa. II suo amico, in una di que lie imprese, scamp!> a stento la pelle. Lanciavano manifestini, scrivevano sui muri delle case del paese: L'ORA E VICINA. Alia fine dell'aprile 1944, Guido super!> I'esame di licenZa liceale. II 5 maggio sped} al padre prigioniero una lunga lettera per esporgli i dubbi che nutriva sull'iscrizione riguardo alla facolta universitaria. Susanna vorrebbe si iscrivesse a medicina (.in veritii Ie doti non mi mancano, il polso fermo, la mano sicura, ed una certa inclinazione perquesto genere di vita»), rna lui si sente attirato dalla politica, dalla filosofia (<
116
vorrei davvero darle questo dispiaeere»). La conclusione .Tu eosa ne pensi? Faro quello che desideri». La lettera prosegue:
e:
Noi stiamo tutti bene, Pier Paolo e aneora tranquillo a casa, anch'io sono a casal rna non troppa "tranquillo"
(sebbene ancora non mi sia arrivata la carto/ina ... ). Non posso nonostante la mia buona valonta tenermi estraneo
aUa politica, in questo sana terribilmente foeoso (Ie idee e Ie formae mentis in Italia sono molto cambiate in questi ultimi tempi ... ) e sonG davvero angosciato aU'idea di agire in contrasto col tu~ modo di pensare. Tuttavia sono convinto che se tu fossi qua non avresti ness una esi-
tazione suI partito da prendere ... Pier Paolo fa il possibile per tenermi a freno ed in questa sua generosidl (sono convinto che 10 fa unieamente per evitare dispiaceri aUa mamma) 10 ammiro e sento di volergli mol to bene, punroppo molte volte mi lascio trascinare daU. mi • paSSlOne. • •
La 'passione», infatti, 10 trascino. Ormai libero da impegni scolastici, ripugnandogli d'essere chiamato a militare nell'esercito fascista, fattasi piu pressante la sorveglianza dei nazisti, anche eontraddicendo al bisogno di .evitare clispiaeeri alIa mamma», Guido partl per la montagna; partl in tre• no un mattmo presto. Pier Paolo 10 aeeompagno alIa stazione: i due fratelli aequistarono un biglietro per Bologna, al fine di stornare I'attenzione poliziesea. Guido si diresse inveee a Spilimbergo, e di Ii! ando a Pielungo, dove si unl alla clivisione Osoppo.
Era lin mattino in clli sogntlVa ignara nei rosi orizzonti una luee di mare: •
ogni fi/o d'erba come crescillto a stento era un fi/o di qllello splendOr!! opaco e immenso. Venivamo in si/enzio per i/ nascosfO argine lungo /a ferrovia, /egge,; e ancora caldi del nostro ultimo sonno in comun! nel nudo
117
•
granaio tra; campi ch'era il nostro rifugio. In fondo Casarsa biancheggiava esanime nel terrore del/'ultimo prodama d; Graziani; e, colpita dol sole contro /'ombra dei monti. 10 stazione era VUOlO: o/Ire i radi tranchi
de; gels; e gli sterpi, solo sopra I'erba del binario, attendeva il treno di Spilimbergo ... L'ho vista al/ontanarsi can la sua valigetta, dove dentro un libro di Nontale era stretta tra pochi panni, la sua rivoltel/a, nel bianco colore delFaria e della terra. Le spalle un po' strette dentro 10 giacchetta che era stata mia, 10 nuca giovinetta ... Ritornai indietro per la strada ardente
( ... )
.
16
Cosa aveva condorro Guido a quella decisione? In una lettera diretta a Serra, del 21 agosto 1945 -Iettera decisiva . per comprendere nell'immediata cio che rappresento per Pier Paolo la morre del frarello -, leggiamo: «Tu ricordi I'entusiasmo di Guido, e la frase che per giorni e giorni mi e martellata dentro era questa: Non ha potuto sopravvivere al suo entusiasmo. Quel ragazzo e stata di una generositli, di un coraggio, di una innocenza, che non si possono credere. E quanta e srato migliore di rutri noi; io adesso vedo la sua immagine viva, coi suoi capelli,il suo visa, la sua giacca, e mi senta 17 afferrare da un'angoscia cosl indicibile, cosl disumana. • Guido parti a diciannove anni can i partigiani azionisti della brigata Osoppo-Friuli. Susanna accolse I. decisione del figlio can coraggio: sap eva che nella scelta partigiana di lui c'era marurira e una volonta che non si sarebbe piegata davanti ad .Icun impedimento. II suo nome di battaglia fu Ermes.
118
Scriveva a casa, indirizzava Ie leuere a sua madre chiamandola «Carissima Cicciona», e si firmava «Amelia», raccontando in chiave, e al femminile, la sua vita di montagna. A esempio (la leuera e databile 23 ouobre): Lassu, dove "ho" deciso di dedicarmi agli sport invernali, nevichera fca pochi giorni: ho osso/uta necessita di equipaggiamento invernale, maglioni, passamontagna,
gu.nti di I.n., calzettoni ed un altro paio di scarponi (quelli che ho sana in uno st. to pietoso). Quindi: a ttl, a Giannina unitamente alia signorina Pina, dovreste porta-
re dove s.pete tutte queste case, al pit. presto! II vi.ggio per una donn. non present. aleuna difficolta. Pier Paolo si tranquillizzi ... Non dimenticate, passando per Udine, di comperare un fortissimo quantitativa di "Mom" (pol-
vere insetticida): ne ho pit. bisogno che del pane! Portate pure malta sapone. Alrrove ringrazia per i pacchi arrivati; si (U'eoccupa del fratello: desidera che gli scriva, e che scriva per lui e i suoi qualche canzone in friulano. «Mandami subito Poes;e a Casarsa e Stroligute quanta puoi mandarmi scritto da Pier Paolo ... Un mio amico altrimenti ne fa una malattia.» Ancora: «Mi sono pentito d'averti messo in testa di venirmi a trovare: il viaggio e davvero molto pericoloso e malagevole ... per fortuna Pier Paolo te I'ha impedito». Intanto, con l'intensificarsi dei bombardamenti suI nodo ferroviario di Casarsa - tutto il centro storico del paese andb distrutto -, Susanna e Pier Paolo si trasferiscono definitivamente a Versura. Coi pochi conladini it/lorno vivevo una gloriosa vita di perseguitato ./.r atmet.. ./. . ( ... )" . uagll tutttl
•
•
•
Quell. vita «gloriosa» era una vita di studi, mentre la vita di comunita, per l'inferocirsi della guerra, si disperdeva. Ll a Versuta, Pier Paolo aveva conosciuto un ragazzetto, quattordici anni, figlio di contadini, Tonuri Spagno!. Gli fe-
119
ce scuola, gli insegno a scrivere versi: e Tonuti scrisse qualche poesia. N el saggio su La poesia dia/ettale del Novecento Pasolini gli dedico aleune righe: «Non e da tacersi Tonuti Spagnol che ha cominciato a scrivere da "sonarel", contadine!10, dimostrando di essere, in qualche breve lirica, un fatto di sensibilitiI e intonazione, IiI dove i poeti incolti del suo tipo . I'lsmo e orece h'10» 19 . sonD sentlmenta Tonuti, prima di Ninetto Davoli, fu per Pier Paolo un vero e proprio amore - che doveva concludersi anni appresso, quando il ragazzetro sarebbe diventato uomo, e il "profumo. di Versuta una angosciosa memoria. Dunque, Pier Paolo scrisse a Guido, e gli spedl anche dei versi; e Guido-Amelia cosl rispose alia «Carissima Cicciona.: «Ho ricevuto la lettera di Pier Paolo: mi ha messo una grande pace nell'anima; gliene sono davvero mol to grata. La poesia ha interpretato straordinariamente il mio stato d'animo di certe giornate ventose raddolcite dal sole: ... io ero lassu, su un'alta cima, e sotto di me la pianura, fino al mare, all'lstria; e i pacsi (rossi i [eui delle case) gremivano la pianura ancora verde (pallido e appassito pero quel verde ... ). Seguivo con gli occhi ansiosi il greto bianco de! Tagliamento: ad un certo punto la campagna si intorbidava in una tenue nebbiolina azzurra ... Ut eravate voi che forse mi pensavate. Prega Pier Paolo di scrivermi ancora, quando ha tempo. Mi da una grande gioia •. Nella stessa lettera aggiunge: «Mi sana necessari libri di storia moderna e contemporanea: fra !'altro: L'eta del Risorgimento italiano di Omodeo •. •
Guido amava Ie ragazze. Tra Ie sue carte, in casa, trovarono un cartoncino pieno di cancellacure e lasciato a mezzo, in una busta priva di destinatario: «Mia carissima Wilma: da tempo immemorabile non ho tue notizie ... Aile volte, pensandoci, finisco col dubitare d'averti conosciuta e il tuo ricorda finisce col confondersi nella dolce irrealta di tanti al-
120
tri bellissimi sogni ... ma pur sempre rimane la realta delle "rue" cose che mi circondano e mi opprimono di una enorme, disperata nostalgia •. •
La prima brigata Osoppo-Friuli agiva in una zona situata una ventina di chilometri a nord di Udine, trovandosi accanto la second a brigata Garibaldi. I garibaldini sono comunisti; gli oSQvani, azionisti.
La zona, la vallata Attimis-Subit, e percorsa anche da bande slovene, ehe fanno propaganda nazionalista, avanzando pretese territoriali su quelle terre di confine. Gli alleati, fin dall'ottobre 1944, so no fermi a sud di Bologna: si prepara per la lotta italiana di resistenza un lungo, duro inverno. I nazisti e i fascisti attaccano con violenza, ovunque possono, Ie bande partigiane. In questa critica situazione, i comunisti e gli azionisti, in quellembo di Friuli, firmano un patto di amicizia. Si forma la Divisione Garibaldi-Osoppo. . Alia Divisione giungono notizie che gli alleati, nelle regioni liberate, disarmano Ie formazioni partigiane. Agli osovani «Ia notizia non fa n6 ealdo ne freddo.: illoro fine e che l'ltalia sia liberata. Questo atteggiamento non e quello dei garibaldini. In tale congiuntura, una missione inviata dallo stesso mareseiallo Tito propane l'assorbimento della Divisione Garibaldi-Osoppo nell' Armata slovena. II comandante delIa Divisione, Sasso, un garibaldino, esita; Bolla, vice eomandante osovano, rifiuta con decisione. La missione titina e scontenta: tornera alia carica, 0 agid\ di conseguenza. Notte del 26-27 settembre 1944: i tedesehi attaeeano con un treno blindato fra Reana e Tricesimo Ie posizioni partigiane. Vattacco e pesante: garibaldini e osovani sbandano, si disperdono, cadono in mana del nemico. Gli sloveni, che pure avrebbero potuto, non muovono un dito: la peggio e •
121
degli azionisti, che vengono a trovarsi in contrasto con g1i stessi commilitoni comunisti. Guido, in una lunga lettera a Pier Paolo, datata 27 novembre, racconta dettagliatamcnte gli episodi . .
I presldi garibaldini (incontrati per strada) f.nno di. tutto per demoralizzarci e indurci a togliere Ie mosrrine tricolori. A Mernicco un commissario garibaldino tni punta sulla fronte la pistol a perch" gli ho gridato in faceia che non ha idea di cosa significhi essere uuomini ti-
beri" e che r.gionava come un federale fascista (infatti nelle file garibaldine si e liberi di dire bene del comunisma, altrimenti sei trattato" come "nemico de1 proletariato" - nientemeno! - oppure "idealista che succhia il san-
gue al popolo" - semi che rob.! -). A frome alta dichiariamo di essere italiani e di combattere per ]a bandiera . I'lana, non per I0 II stracclO • Ita rossa .,20.
Gli osovani superstiti, fra cui Guido, si raccolgono nella zona Prosenicco-Subit-Porzus, si riorganizzano. Aprono nuovamente rapporti con i garibaldini. Corrono notizie che quest'ultimi si siano uniti agli sloveni: ma sono notizie • smentlte. II 7 novembrc, anniversario della rivoluzione sovietica d'ottobre, viene dato I'annuncio che i reparti comunisti italiani fanno tutt'uno con Ie truppe slovene. II disappunto e grande, anche fra gli stessi garibaldini. Scrive sempre Guido: «Molti piangono di rabbi. e non vogliono sostituire la stella rossa alia stella tricolore. Alcuni ottengono di passare nelle file dell'Osoppo e ci raccontano che i commissari garibaldini hanno iniziato una propaganda di intimidazione fra i reparti». Arriva I'ordine, del maresciallo Tito, che la brigata Osoppo sgomberi la zona, «. me no che non acconsent. di entrare nelle formazioni slovene». . La Osoppo risponde fondando un giornale: «Quelli del tricolore». Guido, nella lettera, chiede a Pier Paolo di scri-
122
vere un articolo, 0 mandargli poesie.'Dice: «Devi essere un italiano che parla agJi italiani». In questo dima matura quell'orribile episodio della Resistenza italiana che va sotto iI nome di "serage di Porzils". Guido Pasolini fu ucciso 111 «da mano frarerna nemica». Tutto accadde per complesse ragioni, all'interno delle quali la "quesrione slovena" agl da detonatore. Ormai e appurato - se ne parlb nel corso dei due processi che sono stati utili a dipanare la fitta matassa degli eventi (Udine 1945, rna, ancora di pill, Lucca 1951-1952), e negli 21 studi storici condotti sui caso - e appurato che Ie formazioni osovane vennero utilizzate da parte della locale dirigenza resistenziale bianca con precise final ira anticomuniste. Di qui il fraintendere vistoso, da parte comunista, di alcuni comportamcnti - proprio quelli, ispirati a modi di una rigidita militaresca e idealistica-del comanda,nte Bolla, alias Francesco De Gregori, monarchico fervente, da cui dipendeva Guido Pasolini. Si parlb di contatti con nazisti e fascisti: e vi furono, mediante I'arcivescovo di Udine, per una pacificazione 0 eregua, senza approdare a niente di fatro. Ma, per via di ranto, mancando ai dirigenti comunisti del luogo corrette informazioni, si pore decidere con atrace leggerezza un'azione di forza, che si concluse in serage. Gli osovani del comandante Bolla vennero accusati di eradimento. II 7 febbraio 1945 una colonna formata da un centinaio di gappisti, giovanissimi per 10 pill, e per 10 pill ignari del vera scopo dell'azione, sail aile malghe di Porzils. Nel pomeriggio della stessa giornata cadevano uccisi Bolla, un comandante che avrebbe dovuto sostituirlo, nome di battaglia Enea, alias Gastone Valente, e una presunta spia, Elda Turchetti. I tre furono passati per Ie armi dopo un processo che nulla aveva di legale.
123
.
'
Altri quattordici osovani, fra cui Guido Pasolini, presi prigionieri, venivano uccisi nei giorni successivi. Costoro non furono eliminati sulle malghe, rna in pi anura. Si disse di un eccidio compiuto a colpi di martello; la cosa, che pure ebbe seguito nell'immaginazione popolare, non risponde a verita. Gli esecutori non informarono Ie vittime della sorte che Ii attendeva. I prigionieri, portati appunto nel piano, furono, la sera dell'8 febbraio, radunati per ('"ora politica". Ci fu un'interruzione: Guido, poich': si parlava di giustizia, gridb che i comunisti conoscevano, quanto a giustizia, solo quella del "col po alla nuca". Non gli fu risposto. Nei giorni seguenti i quattordici furono trucidati a piccoli gruppi, come alia spicciolata. Guido pare sia riuscito a sfuggire dalla mana dei carnefici qualche istante prima dell'esecuzione zz . Una raffica di mitra 10 raggiunse alia spalla e al braccio destro. Si rifugio in casa di una vecchia contadina, Libera Piani. Chiese aiuto, tacendo il motivo del ferimento. La donna 10 soccorse offrendogli caffellatte e grappa. Entrarono due garibaldini: dissero che avrebbero accompagnaro il ragazzo all'ospedale. Guido, debolissimo, venne trascinato fuori di peso. Lo portarono in cas a di Lina Madaloni, presso la quale abitava il responsabile del CLN di Dolegnano. Qui arrivo un terzo garibaldi no: riconobbe Guido Pasolini, e disse agli aItri: .Se ve 10 lasciate scappare, faccio la pelle a voi». Uscl in cerca di una bicicletta. . Torno, vi carico in canna il ferito ormai esangue. Agli aItri assicuro che 10 avrebbe accompagnato all'ospedale di Cormons: 10 riporto, invece, nelluogo da cui era fuggito. Lo fecero distendere nella fossa gia pronta. Pare sia stato fin ito a colpi di pistol a da un comandante di battaglione. II fatto
•
124
avvenne nel Bosco Romagno, local ita Novocuzzi, probabilmente il 10 febbraio. Dell'eccidio si ebbero immediate e confuse notizie: si penso a responsabilica slovene, quindi a un'aggressione fascista. Dopo alcuni giorni furono chiamati in causa garibaldini e gappisti. La federazione comunista friulana ordino un'inchiesta. II CLN locale rischio la frattura - i giorni della Liberazione, alia fine d'aprile, la evitarono. La frattura, all'incerno dell'associazione pardgiana, si ebbe, in appresso, in piena guerra fredda, al momenta del processo di Lucca. La "questione slovena" torno alia luce: vi furano imputazioni di tradimento, di attentato all'integrica territoriale della Stato. II processo fu occasione per un'aspra campagna anticomunista, cui il PCI reagl sostenendo che I'episodio andava visto nella crudele praspettiva politica dei confini friulani - iI rischio dell'occupazione slovena aveva • inasprito gli animi durante i mesi della lotta partigiana. I fa- . scisti avevano fomentato, talvolta con suceesso, spaeeacure all'interno dell'ancifascismo armato. Gli jugoslavi, dal canto loro. avevano agito irresponsabilmente, quasi allo scopo di rendere sempre piu contlittuale la situazione. La sentenza di Lucca, per cui furono eondannate trentasei persone, spiego i fatti con la rivalita e I'animosita creatasi fra garibaldini e osovani su una divergenza ideologica. Gli storici sostengono che si tratta di una pagina amara delIa lotta di c1asse svoltasi parallelamente alia guerra di Libe• razione nazionale: la strumentalizzazione tattica, anticomunista, delle formazioni osovane non poteva che apptodare a una tragedia. Lo scopo era chiaro: giocare rischiosamente alcune carte in vista di quella che sarebbe stata poi la disputa politica nel Friuli liberato. Cia pua significare perqualcuno che questa interpretazione voglia eliminare personali responsabilita: non ecosl, poiche Ie responsabilica furano additate dalla sentenza, e sono responsabilita che ricadono sia su alcuni diri-
,
125
genti comunisti locali, sia, in maggiore misura, su alcuni gappisti la cui iniziativa decise la steage. La sentenza di Lucca, comunque, non aprl spazio _ poIemiche ulteriori: liberi'> tutti gli accusati dalle imputazioni di tradimento e di attentato all'integrira territoriale dello Stato, _nche se emise condanne penali. . La certezza che Guido fosse stato ucciso a Porzus, Pasolini la ebbe d_ Cesare Bortotto, il pomeriggio del 2 maggio 1945. Era in compagnia della cugina Annie sulla strada di Versuta: Bortotto tornava partigiano dalla montagna, gli racconti'> i fatti. Pier Paolo resti'> impietrito. La notizia ufficiale, Susanna Pasolini I'avrebbe ricevuta di Il a qualche giorno. La morte di Guido, per madre e figlio, fu «come un'immensa, spaventosa montagna». Oi quella montagna, Pier Paolo scrisse a Serra il21 agosto 1945: «quanto pib ora ce ne allontaniamo tanto pib ci appare alta e terri bile contro I'orizzonte)) 23 . Guido era morto «sui confini •. Quei «confini. svelarono a Pasolini una realta tragica, fino ad allora simulata dietro il velo dei problemi linguistici. II mondo dei «confini. pateva richiedere persino sacrificio di vite umane, e con questa cancellare ogni consolatrice idea letteraria. Un tale evento, per un lato, radicalizzi'> nella esperienza esistenziale di Pier Paolo I'idea della morte; dall'altro, 10 spinse a cercare, se non giustificazioni politiche, per 10 me. no la via politica a rimuovere Ie incomprensioni e Ie conflittualita etniche (dal fascismo e dalla guerra esaltate) che avevano col to nella strage un tragico risultato. . I bombardamenti avevano ormai fatto sparire la Casarsa della giovinezza, la Casarsa «dei sogni», la chiesa in ravina sulle cui pareti trapelavano antichi affreschi «con azzurri un po', freddi e forme vagamente gotiche».
126
It maggio del 1945 e la vera Casarsa che si dispiega davanti agJi occhi di Pasolini: avviene in lui un progressivo avvicinamento alia vita politica locale. I momenti caldi della Liberazione, e i mesi che Ii seguirono, richiesero a moltissimi, anche ai pili distratti fra gli intellettuali, uno specifico impegno civile. Questa impegno, in Pasolini, sfuggl a generiche petizioni di principio: fu vissuro problematicamente, e nel mezzo di polemiche. Ne La ricchezza, a dodici e quindici anni di distanza da quel tempo, scrisse che egli arrivo «ai giorni della Resistenza I senza saperne nulla se non 10 stile". Quello «stile" era «pura luce» - «pura luce» la successiva disperazione di Susanna. Venne il gioroo della mone e della liberto, il mondo martoriato si riconobbe nuovo nella luce ... Quella luce era speranza di giustizia: non sapevo quale: 10 Giustioia. La luce t sempre uguale ad altra luce. Poi variiJ: do luce diven/a incerta alba, un 'alba che cresceva, si allargava sopra i campi friulani, sulle rogge. flluminava i braccianti che lotfavano. Cosi I'alba nascente fu una luce fuori dall'cteroito della stile ... 24
•
I versi alludono a un trapasso avvenuto: l' «eternita del10 stile» mette a sintesi I'illusione letteraria delle Poesiea Ca- • sarsa e dei primi Siro/iguf; l' «alba nascente», la consapevolezza di concreti problemi che il dopoguerra disegno. Nella ricerca di testimonianze di questa trapasso, due testi sulla morte di Guido, ritrovati fra Ie carte postume e di sicuro compilati per esser letti, dicono come il dolore e I'impietrimento si fossero sublimati nell'animo di Pier Paolo e mutati in un giudizio equilibrata su quanta accaduto.
127
II primo dei due scritti deve esser stato coneepito subito dopo la Liberazione, forse per la prima eerimonia eommemorativa degli ueeisi di Porz(ls. L'atto di morre di Guido, spedito a Susanna dal Comando della IV Divisione Osoppo, e firmato dal eomandante «Emilio» della XIV Brigata, porta la data del21 giugno 1945. In que! giorno il corpo di Guido fu tra, sportato a Casarsa, e sepoito. E probabile che Pier Paolo scrivesse la pagina per la traslazione (si intuisce che Carlo Alberto non e presente: non una parola per il dolore di lui)zs.
n
Non patio perch" ho qualche incarieo 0 qualche merito particolare, rna solo perch" so no il fratello di uno di questi martiri. Quanta sia il dolare di mia madre, mia, e di tutti questi frarelli e madri e parenti non mi senta ora
di esprimere. Certo e una realt. troppo grande, questa di saperli morti, per essere contenuta nei nostri cuori di
uomini. Essi sana morti portando via con se cutto iJ pas-
sato delle loro famiglie, tutto il nostro passato, e ci hanna lasciaei soli in questa terra che ci sembra estranea. 10, per mio fratello, posso dire che e Stata la sorte del suo corpo entusiasta che I'ha ucciso, e che egli non poteva sopravvivere al suo entusiasmo. Ora, gli ideali per cui e morto, il suo dolcissimo tricolore, se 10 hanno rapito in un silenzio che non e ormai piu nostro. E con lui tutti i suoi eroiei compagni. E solo noi, low parenti, possiamo
piangerli pur non neg.ndo che ne siamo orgogliosi, pur restando convinti che senza il loro martirio non si sa rebbe trovata I. forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e la crudelta, e I'egoismo, in nome di quegli ideali per cui essi sana morti. Solo noi possiamo piangerli, che sappiamo come parlavano, come ridevano, come ci am avano. Solo noi possiamo piangedi, che sappiamo come erano ben vi vi, e come accoratamente desideravano tornare Ira noi, nelle loro case, alia loro cara esistenza. Gli estranei, no, non possono piangerli se non brevemente;
per gli estranei questo non puo essere che un tragieo episodio, un necessaria martirio.
E giusto,· e umana che sia
cosl. Ma noi alia soeiet. non chiediamo lacrime, chiediama giustizia.
128
II secondo testo e di due anni appresso: anch'esso probabilmente pronunciato nel corso di una cerimonia commemorativa. Pasolini ormai militante nelle file della sinisera, rna la sua militanza 10 fa essere sottilmente polemico.
e
•
Domenica a Subic (avendo impedito il tempo di giungere fino aile Malghe di PorzOs) si e celebraca una cerimonia in memoria di Bolla, Enea e i loro compagni, assassinati da una banda di garibaldini degeneri. Come fracello di Ermes, uno dei martiri, deva innanzi tutto ringraziare gli organizzatori di questa commovente pellegrinaggio e tutti i convenuti, la cui fcdelc. e stata davveroconsolante. Sono passari due anni d.lgiorno dell'eceidio, rna aneora ia non so affrontare quella «difficolta d'infinito» che procegge la vita di mio fratello e il suo sacrificio dalla nostra precaria interpretazione. Troppa generosita e morta con lui, ragazzo ventenne, e c'e troppa purezza nella sua morte affrontaca deliberacamente. Tuctavia di una cosa posso avere la certezza, cioe che mi sia lecito parlare in suo nome. E in suo nome dev'o dire purtroppo che la ce~imonia di Subit e mancata di since rita; di sincerid, dieD, non di buona fede. La morte di Enea, di Bolla e di mio fratello, di D'Orlandi e di tutti gli alui e scaca interpretata in un piano di patrionismo (fino ache punto generico qui non e iI caso di notare), invece che in un piano di moral it•. Per quesco i poveri morti di PorzOs non rivissero tra noi domenica, e non furono che un amacto precesto. 10 credo che illoro rapporto con i garibaldini ehe Ii han no assassinati non sia altw ehe un rapporto tra Bene e Male; cosl essi sono mord in nome di quella spiritualita che e ins ita anche nel comunismo 0 anche nel peggiore degli uomini. Se vogliamo che essi, in nome di quella Spiritualid, continuino a vivere tra noi, e a LORa che dobbiamo pensare, non ai simboli umani per cui hanno dato la vita. Si guardi a mio fratello e al suo arnico D'Orlandi; essi in quel giorno tragico stavano tor- . nando a PorzOs da Musi, e essendo stari avvertiti del tradimento da alcuni compagni che cercavano scam po, non hanno voluto tornare indietro, e 1'eroica deliberazione di portar aiuto alloro eomandante Ii condusse al m.rtirio.
129
••
•
Come. possiamo ora nai, lora famigliari, considerare inutile que! m.rtirio, perche I'It.li. deve firm.re una p.ce , ingiusta e perdere parte de! territoriol E in que! marri-. rio che si e actuata una incorruttibile utilita. .
V ottica e chiara; polemica comro chi, pur di accettare un compromesso di pace con la Jugosl.via, ameponesse la cessione dell'emroterra carsico • qualsi.si valutazione di «moralita. dell'eccidio. Ne! salvare la .moralita. come espressione di un semimemo civile, Pasolini smtraeva il trauma sofferto per la morte de! fratello alia sfera del privata, Ma quella morte diventava un emblema, la fome di luce nell' alba nasceme, «fuori dall'eternita dello stile».
I
SEGNI NELLE PAROLE
Videale della pura letter.tura, e il sogno classico della poesia, non subiscono in Pasolini il tramomo. Resisteranno, punro di riferimemo di una nostalgia in momemi diversi rinnovata. .
Pier Paolo scriveva a que! tempo versi anche in lingua italiana. Ne pubblico una scelta, in data 1945, un volumetto di 105 copie numerato e fuori commercia, dedicato alia memoria di Guido. Poesie, tipografo il Primon di San Vito al Tagliamemo, il medesimo che stampava i fascicoli dello Stroligut. Sono versi in cui e evideme la passione per Foscolo e Leopardi. La .nota» che Ii accompagna 10 dichiara can umilta: Intorno alia lingua di queste poesie potrei dire trappe case, poiche in questo pro~lema veda ora riassumersi tutti gli altri intiniti, Basti dire ch'io non 10 senta punta risolto in quella sintassi, in quegli aggettivi, in quell. maniera tradizionale. I poeti che si potrebbero nom in are a questa riguardo dai pi" antichi agli odierni, illettor~ appena caIto puo ricordarli da solo; rna confessero una rnia predilezione, a tutto il marzo 1945, per la lingua dell'Ottoeenta con Leopardi, Foscolo, Tommaseo e Cattaneo.
130
Pasolini, dunque, lavora a una lingua italiana per poesia, ma 10 scarto definitivo verso essa per ora non e avvenuto . . A Serra, il 24 gennaio 1944, dii una notizia, fra Ie altre: gli scrive di tre libretti «friulani», di cui il terzo dovrebbe essere .di meditazioni religiose: L'usignolo della Chiesa Cottolieo». E prosegue: .In italiano ho molto lavorata, con risultati pili rari pero. Finora fra Ie molte deeine di poesie italiane ehe ho seritto quest'anno solo cinque 0 sei so no pre'l' 2. . senta b1») Sui passaggio all'italiano, sullo svezzamento dalla lingua materna di una ossessione non pili sol tanto liriea, La religione del mio tempo aneora una volta diee quanta puo riehieder. , SI a sp1egazlOne:
.
Eppure, Chiesa, ero venuto ate. Pascal e i Conti del Popolo Greco tenevo strelti in mano, arden/e, COfl1C Sf
i/ mis/ero con/adino, quieto e sordo nell'estate del quaranta/ri,
fro il borgo, Ie viti e il greto del Tagliamento, fosse 01 centro della terra e del delo (",), Tro i libri sparsi, pochi fiori Dzzumni, e i'erba, I'erbo candida
tra Ie saggine, io davo a Cristo tullo /0 min ingctluita e it mio songue. ( ... )
•
( ... ) SpazziJ 10 'Resistenzo con nuovi sogni il sogno delle Regioni Federate in Cristo, e il doleeardente suo usignuolo, Nessuna delle passioni vere del/'uomo si rivell) nelle parole e nelle azioni della Chiesa ( ... )27. ,
,
131
II giudizio e amaro: svela la delusione. Que! che doveva apparire a occhi estranei come una compiacenza decadente e estetica per i riti cattolici (penso alia testimonianza di Giovanna Bemporad che, come ho detco, vedeva nelle perlustrazioni pasoliniane della chiesa di Casarsa I. risultanza letteraria d'una tradizione "cattolica", venata di maledettismo e di cocenti sentimenti di colpa, che in Verlaine poteva aver preso Ie mosse) era invece qualcos. di diverso, e di pili: una ide.lita anche "politica" (Ie Regioni Federate in Cristo), nutrita dall 'attenzione per niente sbadata, da parte del giovanissimo poeta, al Friuli cattolico e contadino. Con la Resistenza (che «spazzo» i vecchi sogni)]' «ardore dell'usignolo» si trasformo in riflessione critica, in credito conoscitivo. Oi qui iI bisogno di liberare quell' «ardore» dalla patina canora, «romanza., offerta dal friulano, per fissarlo suI terreno per quanto possibile razionale, ideologizzato dell'italiano. Le «passioni vere dell'uomo. dovevano essere dettate in segni di pili vasta portata comunicativa. L' «usignolo., ne! sentirsi e nell'osservarsi nan.:isisticamente taJe, e per so-
pravvivere alia furia de! male estetico, si trasformava in poeta civile. Tutto cia par chiaro in prospettiva. Pili complesso, affaticato, naturalmente, fu I'evolversi delle cose. Proprio in quei momenti, illS febbraio 19451'''azione friulana" di Pasolini toccava I'acme: veniva fondata I'Academiuta di lenga furlana. . L'Academiuta fu dapprincipio la realizzazione d'un sogno arcadico e felibristico, il recupero di una concezione preziosa e rustica di vita, e anche I'invenzione tutta poetica d'un mondo storico che aveva realta solo nell'immaginazione di alcuni giovani di vent'anni. I due Stroligut gia pubblicati furono dell'Academiuta testimonianze anticipate - a meno di non scovame i primi in-
132
dizi nelle poesie friulane di Pasolini, di Riccardo Castellani e Cesare Bortotto, giil apparse sui «Setaccio». I collaboratori di quei due fascicoli diventarono fisicamente i membri dell'associazione: erano gli allievi della scuola privata pasoliniana, ragazzi compresi fra i quindici e i diciassette anni, cui si univano la Kalz, Rico De Rocco, Virgilio Tramontin. Diverso ne! formato, datato agosto '45 «
mente orale. E questa non potra essere I. tradizione friulana, che, se ha qu.\Che discreto poeta, e poi tutta vernacala, soprattutto neJI'ottocento con la borghese "mu_ se matarane" di Zoeut. La nostra vera tradizione, dun-
que, andremo a cercarIa lit dove la storia sconsolante del Friuli I'ha disseccata, cioe il Trecento. Quivi troveremo poco friulana, rna tutta una tradizione romanz3, donde doveva nascere quella friuiana, e che invece e rimasta sterile. Infine, la tradizione: che natura]mente dovremo proseguire si trova nell'odierna letteratura francese e ita-
liana, che pare giunta ad un punto di estrema consuma· zione di quelle lingue; mentre la nostra puo ancma contare su tutta la sua rustica purezza . •
133
•
Se la concezione poetica e linguistica, storica, di Pasoli· ni si e depositata qui con limpidezza, vi si affaccia in filigra. na una linea politica: «Insieme al nostro disinteressatissimo
e deciso amore per I'!talia, dichiariamo subito apertamente la nostra tendenza ad una parziale, 0 piuttosto idea Ie, auto· nomia della Piccola Patria. Intanto se non altro i nomi delle famiglie e dei luoghi friulani dovrebbero tornare friulani>,. E ancora: «Lavoriamo anche noi, con la nostra piccola lin· gua, per una piccola eternita; e, almeno per pochi vorrem-
mo vedere riconsegnati nel suono di certi nomi cosl pove· ramente particolari ("mari", "pais", "camp" ... ) queUe im-
magini universali e assolute, che dalle sue native condizio· ni, ['uomo, pur attraverso quella sua storia irrisolta, non ha mai perduto di vista». Per una intuizione, che dimostra con quale felicita Pa· solini riuscisse a penetrare d'istinto i problemi concreti del· la societ?! italiana, tale esaltazione delle «piccole patrie», cioe delle autonomie regionali, doveva mostrarsi non sem· plice illusione letteraria. II dopo·fascismo passava attraver· so la restiruzione di identita aile molteplici voci locali. In un ambito ristretto, I'Academiuta, e la pubblicazione dello Stroligut n. 1 lion hanno significato diverso. Chiarissi· ma la scelta dell'occhiello in apertura all'antologia di versi: una frase di Carlo Cattaneo, che dice: «rimosso tutto cib che vi e di uniforme, cioe di straniero e fittizio, i fiochi dialetti si ravvivano in lingue assolute e indipendenti, quaJi furono nelle native condizioni del genere umano». ... •
•
Le riunioni dell'Academiuta, che avevano luogo nel ru· stico di Versuta, prevedevano letture di versi: gli accademi· ci giovanissimi, appena adolescenti, leggevano i propri scrit· ti. Pier Paolo vi fungeva da core uta: commentava quanta ve· niva letto, e illustrava la storia e Ja lingua del Friuli occi· dentale, con l'eloquenza appassionata di cui era capace.
134
Tutto era nato nel febbraio 1945: Cesare Bortotto scendeva periodicamente dalla montagna e incontrava Pasolini. Interessi culturali legavano i due giovani. Quella volta parlarono del modo di organizzare ilfelibrc casarsese cosl da contrapporlo alia Societii Filologica di Udine. La Filologica udinese non raccoglieva filologi: era soltanto un punto di coagulo conviviale e di passiva glorificazione dello "zoruttismo". Pasolini, invece, cercava nelle parole i segni della storia. Sullo Stroligul n. 2, «Avril MCMXLVI", ne! saggio Volonto poclico cd evoluzione della lingua scrive che ( ... ) nell'epigrafe dell'Academiuta "cristian" e chiamato il friulano (furlanut, I'affettuoso diminutivo), come· lingua rimasta -intera presso Ie origini del "cristiano",
quando la nuova religione albeggiava sull'Europa ins ieme al romanzo. E plen devc{a salu! puo essere attributo di • . quella favella Ie cui parole, udite dalla viva voce, trasportano con SI! in un paesaggio simile a quesro, rna al di Iii di dieci secoii, in un'epoca inconsumata della coscienza,
quando simili parole, sia ne! latino argenteo sia nella zona ignota del preromanzo, indicavano cose e fatti di una verginidi sicura, investiti dalla recentissima religione.
L'isola linguistica non serba dunque solo i caratteri area ici della lingua come dato fisiologico, ma quando quest'isola si collochi ne! tempo oltre che nello spazio, ne serba la forma interiore.
A questo pun to, problema secondo e per nulla secondario: estendere l'esperienza della lengafurlana; non pili la rieerca della lingua «pura per poesia», il ritorno 0 il regresso «al momento in cui Adamo ha pronunciato Ie prime parole»: «Per noi ormai 10 scrivere in friulano e un fortunato mezzo per fissare cio che i simbolisti e i musicisti dell'800 hanno tanto ricercato (e anche il nostro Pascoli, per quanto disordinatamente), cioe una "me!odia infinita", 0 il momento poetico in cui ci e concessa un'evasione estetica in quell'in-
135
finito che si estende vicino a noi, eppure "invinciblement cach! dans un secret impenetrable" (Pascal)>>. Dove scoprirlo un simile secret impenetrable? In una immedesimazione Ii rica con l'esistenza quotidiana. Nei due Stroligut si possono leggere cronache di vita vissuta a firma Tonuti Spagnolo il ragazzo racconta scene di campagna, illavoro dei campi, senza alcuna indulgenza sentimentale. Trascrive dialoghi, botta e risposta, intercalando con grazia alla narrazione il discorso diretto. Cosa, in quei testi, e «natura»? Dove prende corpo «il progetto»? In questo, e in altro di simile -Ie citbule impastate d'un acre sentimento del presente, che 10 stesso Pasolini dettava firmandosi Pier Fumul-, va ricercato un contenuto per niente esortativo nell'attivitil. dell'Academiuta. Lo sperimentalismo pasoliniano nasceva cosl, per invenzione fantastica, rna anche per succhiare alla vita tutto cib che essa poteva offrire al fine di mutare immagine alla letteratura. Ma nasceva anche come arcana vendetta, oriparazione, per I'atroce sorte sofferta da Guido.
-
136
Epos friulano
VITA A CASARSA
A Casarsa - ( ... ) nella Casarsa vecchia, con la sua dozzina di case decrepite, del Cinquecento, il cui sottopor~ tieo, che immette in quelle zone invecchiate con Ie generazioni, dalla pesta tettanica di orti interni, broli, stabhi, recinti, muretti di sasso, non di cado espone nel cen-
tro gli azzurri teneri 0 i morelli di qua1che pittore rozz.mente rinascimentale - si parla un friulano solido e grigio ancora intatto ed esemplare nella sua arcaicitl. Parlano questo casarsese vecchie famiglie di piccoli proprietari, in cui non sono stati cari i matrimoni fra parenti, e che per tradizione so no attaccati alia chiesa: cio spiega da una parte la sopravvivenza di cene tradizioni altrimenti inspiegabili in questo incrocio stradale, e puo dall'altra parte giustificare la sensazione di chi colga in questa parlata qualcosa come un grigio adore di incenso, una immobile noia domenicale, un'eco di cori liturgici canrari
nella penombra dell'abside da giovinetti e anziani tutti pettinati, per tradizione cattolica, con la riga da una par-
te e il ciuffo alto sui visi legnosi e irregolari. Al di Iii della stazione, percorso il lungo e squallido vi.le dallinguaggio franco che unisce i due paesi, si en- . tra in San Giovanni. Che allegrezza, se non sempre espressa, certo sempre sospesa nell'aria di San Giovanni! Che possibilita continua di incontri fortunati con compagnie propense ai pill caldi e sgolati cameratismi! Ci sono cerce sere d'estate in cui, dopo aver attraversato tre 0
quattro paesi in bicicletta, accade di passare per San Gio-
137
vanni e di sentirvi in tutta la sua serena estensione di Iu· ei, di eanti a mezza voce, di rumori perduti nelle loro vi· bratili risonanze dentro un 'atmosfera di polvere, di ru-
giada, il genio dell'estate paesana. Non C't; borgo che possa paragonarsi a San Giovanni per freschezza di estro nel congegnare i gruppi di amici tra Ie ombre della grande piazza, nel popolare Ie strade, nell'alzare gridi improvvisi da qualche orta perduta ne! tepore, nell'evocare motivi di canzoni accennate di lontano. ( ... ) l:eco delle risate, delle sfide, dei pugni che battono la mora, non vi dilegua mai '. Pili belle Ie domeniche, finita la guerra: gioioso il lavoro: gioiosa la possibilita di infrangere Ie abimdini quotidiane. Pier Paolo viveva a Casarsa, definitivamente abbandonata Bologna - Bologna restava quale luogo di studi, luogo dove incontrare gli amici, poco di pili. II Friuli materna aveva colmato la sua immaginazione. E i due poli della rimalira cattalica e della festosita paesana disinibita e lieta si incarnavano nei caratteri dei due paesi fra i quali la sua esistenza si svolgeva: Casarsa e Versuta, cioe il borgo di San Giovanni .. A Casarsa Pier Paolo organizzb un cineclub: arrivb a proiettarvi Fritz Lang; e, lui regista e attare, cuel una compagnia di prosa can la quale mise in scena autori contemporanei: fra gli altri Eugene O'Neill (['atto unico La corda). La vita comunitaria sembra strappare Pasolini aile ombre della sua coscienza: la morte di Guido, la difficile tranquillita interiore. Per via del figlio ucciso, a Carlo Alberto Pasolini ,e concesso un ritorno anticipato dalla prigionia del Kenia. E a Casarsa ne! tardo autunno del 1945. Sempre in quell'autunno, il 26 novembre, Pier Paolo si laurea in lettere con il massimo dei voti e la lode. Discussa con Carlo Calcaterra, secondo i propositi, la tesi e intitalata
Antologia della linca pascoliana (introduzione e commenti) 2.
138
.
. L' originalita dell 'antologia - trascelta anche sulla base di criteri non tanto lontani da quelli croci ani della poesia-non poesia - sta nell'accento linguistico e glottologico. Se 10 stile e determinato dalla finalitii. accademica, seppure venata da una aggettivazione squisita, non e difficile avvertire ne! testo il tratto autobiografico. In Pascoli, Pasolini legge il poeta che possiede la lingua «attraverso il dialetto materna e nativo», seziona 10 scrittore di un «italiano moderno famigliare romanzo, quasi dialettale, cioe minore». Si compiace di raffrontargli il Tommaseo per «una specie di gusto sordo e monotono, di delicatezza inamabile, di troppa mancanza di sensualidt». Attraverso questo, getta sonde nel rimosso romanticismo delle Myricae e dei Poemi conviviali: .Lo sforzo di conoscenza usava della parola come del solo mezzo sicuro; e I'aver scoperto un'immagine, un nesso originari, era un entrare pill addentro nell'indifferenza dell'inconoscibile mondo». A mez• za strada fra la religiosa disperazione di Rimbaud e la «terribiIe inquietudine» esistenziale di Rilke, Pascoli non sarebbe riuscito a vivere fino all'estrema conseguenza la propria saison en enfer, cioe I'ulcerante assenza di Dio, per la neghittosita di una tradizione morale e letteraria da cui non riusciva a spogliarsi - sia lui sia la cultura italiana che gli era coeva. Dovel'autobiografismo in questo? Si tratta di un autobiografismo inesplicito. In questa tesi di laurea e sottintesa una poetica che ha cominciato a prendere fisionomia, ricerca controprove, si disegna come progetto critico. Tali controprove sono anche quelle che la vita puo suggerire. N el vivere tanto in profondita la vita comunitaria di Casarsa - Ie invenzioni teatrali 0 la partecipazione aile sagre, aile collettive "trasgressioni" domenicali, aile balere che nei giorni di festa sembravano zattere land ate in mezzo alia folia semimpazzita d'allegria - oltre all'espandersi naturaledi una giovanile freschezza, v'e anche sentore di volontarismo.
139
Chi vuol vivere cosl intensamente la vita di tutti, spesso desidera sfuggire aHa propria. La vita interiore di Pasolini era, a lui stesso, una scena nitidamente illuminata; que I che vi avveniva esigeva un compenso. La vita casarsese, gustata in tuete Ie sue possibili forme, era certo un compenso, ma un compenso che a sua volta richiedeva un sovrappiu di chiarezza e di luce. La primitiva scena si apriva su altra scena; un teatro richiamava altro teatro. In tal modo la riflessione inteHettuale si nutre dell'esistere. Gli amici, natural mente, erano chiamati a queHe scene. Ma da essi Pasolini non esigeva sol tanto la comparsa. Dava del suo, e stimolava e giudicava, con una passione generosa fino al rischio. Giovanna Bemporad tornava a trovarlo. In quel dopoguerra la ragazza si era stabilita, tappa neHa sua continua erraticiti!, a Venezia. Alcune giornate di festa Ie passava a Casarsa; en Pier Paolo la costringeva a partecipare ai baHi paesani, aHe bevute, invitandola a liberarsi dal martirio del suo • estetlsmo. In una lettera del 20 gennaio 1947 Ie scriveva (Giovanna doveva aver trascorso it Capodanno can lui); Cara Giovanna, non ho salutato Ie cue immagini; queSto tuo desiderio mi e parso troppo egoista. Possibile che proprio non ti sia saltaro in mente di farmi salutare invece il povero gruppo casarsese dei nostri amici di Capodanno? Assolutamente non vuoi loro perdonare la colpa di non scrivere poesie? Lo so, adesso ti senti vituperata; scusami. La gente
e sciocca, vile, confusa; rna c'e in es-
sa un'aspirazione, un complesso di inferioriti\ che possono essere aneora considerati un residuo di astratta bonea; questo vale, e non deve ,essere trascurato da noi che abbiamo una coscienza. In fondo, tu hai un concetto molto romantico del poeta, e vuoi farti perdonare troppe Ca-
se perch" scrivi dei versi, cioe hai del divino. Ma non sei ancora tanto superiore agli altri per non affiiggerti se non ti perdonano.
140
Undici giorni dopo, in risposta a una lettera di evidenti spiegazioni, Pier Paolo scriveva ancora: Cara Giovanna, grazie della tua buona Iettera. Quando sembri persa dentro un inquieto e fatale buio, ecco che riemergi con ingenuid e candore; hai i tuoi amabili
recuperi. Quando, questi recuperi, si rifletteranno all'esterno? Quando aoche il tuo viso, i tuoi occhiali, i tuoi calzettoni, saranno luminosi di bondi? Quando canterai I. Settima silenziosamente, senza insult.re gli altti declamandola ad alta voce? Di III dall'occasione, in queste parole appare chiaro il sentimento pedagogico che animava Pasolini, non solo nei rapporti con gli amici, ma anche verso la comuniti'i casarsese. Tale pedagogismo e espressione di un sentimento che ogni intellettuale, a suo giudizio, dovrebbe in s6 attivamente coltivare (<<noi che abbiamo una coscienza»). Comunque, proprio in quelle parole si pu~ leggere il riflesso di cin che spinse Pier Paolo sia verso la politica attiva sia verso l'insegnamento scolastico. Per ora il Friuli, e Casarsa in particolare, rappresentano per lui illuogo dove portare a compimento il proprio destino epico. POLITICA ATTIVA
Il primo impegno e per l'autonomia friulana. Pasolini aderisce, il 30 ottobre 1945, all'associazione Patrie tal F nul, fondata a Udine da Tiziano Tessitori. L'associazione aveva un programma politico apert.mente autonomista. Per il Friuli sana momenti difficili: da un lata l'annessionismo jugoslavo, dall'altro residui di retorica fascista, rendevano confuse, se non isteriche, Ie tesi degli autonomisti. , E in corso un dibattito se promuovere a provincia, e provincia friulana per Ie terre di do /'aga, Pordenone. Pasolini interviene sulla questione: e, nell'elaborare il proprio "no" a quella evenmale istimzione, chiarisce il significato della sua idea autonomistica.
co
141
•
Uintervento e ospitato su .Liberta», un foglio di Udine, il 6 novembre 1946: titolo, CAe cos'e dllnqlle if Friufi. • Pordenone e un'isola linguistica quasi nel cuore del Friuli, e questa non e un mero caso, un trascurabile casu: e semplicemente it risultato di una storia diversa, e quindi di una civiltil (ne! senso di mentalira) diversa. (00') II Ducato di Pordenone dipendente direttamente dall'Austria e vissuto rroppo tempo autonomo in' senD al Parriarcato del Friuli, e quando questo si concluse, passo giil troppo sfriulanizzato sotto il dominio della Repubblica veneziana. (00') Basta salire in treno (quello ad esempio che pass a per Casarsa aile sette del mattino) e confrontare gli studenti e gli impiegati pordenonesi con quelli casarsesi e soprattutto con que IIi di Codroipo e di Basiliano»: il piglio del comportamento "veneto" e affatto diverso da quello "friulano". In questo accertamento, fonico e linguisrico (e che vorrebbe risalire all'antropologia e alia psicologia collettiva), si riraglia netta la concezione auronomistica di Pasolini: «Sentimentalmente, irrazionalmente noi (00') sentiamo che il Friuli non e Veneto; e Itaiia, questa sl; rna c'e da arrossire soltanto a enunciarlo, quasi nel timore che possa esistere e venire formulata la proposizione contraria». Uautonomia friulana va percib perseguita con 10 scopo di rafforzare i conlini italiani, non per indebolirli: .Non c'e di meglio che opporre alia subdola dilagazione slava una Regione Friulana cosciente di se, elettrizzata dalla dignitil conferitagli a diritto per la sua lingua, Ie sue usanze, la sua economia nettamente differenziate •. Uautonomismo regionale e un fattore di progresso soeiale e civile, non un incentivo -al campanilismo, ai vernacolismi sentimentali e regressivi. Mentre l' Assemblea Costituente discuteva il futuro ordinamento regionale e programmava la regione Friuli-Venezia Giulia, Pasolini pubblica sulla prima pagina di .Liberta» due articoli, il31 dicem bre 1946 e il 26 gennaio 1947.
142
I.:obiettivo polemico dei due scritti e duplice: da un lato il regionalismo patetieo di chi vede nella salvaguardia degli usi friulani soltanto occasioni di immobilita politica culturale; dall'altro, Ie posizioni della sinistra, dei comunisti in· particolare.
e
La Democrazia cristiana per un verso appoggia l'autonomismo friulano, anzi appoggia Ie intemperanze campanilistiche dei friulani come argine al filoslavismo che serpeggia; di contro il PCI, e siamo giil al 1947, e eioe alia rottura della solidarieta democratica del CLN, osteggia l'auronomismo. La politica di Togliatti fu, a que! tempo, una politica «per l'unita», una politica per la coesione nazionale. . Ma Pasolini, che apre l'articolo de!31 dicembre 1946 con Ie parole «Essendo anche noi comunisti», non si trattiene dall'intrecciare con la linea uffieiale del Part ito comunista una polemica; e il 26 gennaio 1947 scrive: •
•
Spenerebbe sopranutto aile sinislre ( ... ) di far SI che il nuovo Enle Regione (friulano, veneto,lombardo, ecc.) non diventi il covo di interessi locari, di campanilismi di reazione, in una parola; rna che al contrario sia il piu immedialo e nalurale campo di progresso sociale. ( ... ) I comuni'li Ie mono nella Regione un rinfocolarsi del con,ervatorismo borghese e clericale? Ma no, si Irallerebbe . piuttoslo di un suo beato impigrirsi; e dipenderebbe da . essi il suggerimento 0 I'instaurazione di una nuova menlalila cap ace di Irasformare la preisloria in scoria, la natura in coscienza. Noi, da parte nastra, siama convinti che
solo il Comunismo altualmente sia in grado di fornire una nuova cultura "vera" C.. ), una cultura che sia moralira e"interpretazione intera dell'esistenza.
Nella posizione ufficiale dei comunisti Pasolini vede tal• • • • • • • • tlClsmo: 1 comumstl sono anll-autonomlsll per astratta contrapposizione ai democristiani, per ragioni di schieramento politico. Ma insistera, passato un anno, it 28 febbraio 1948, sU «II Mattino del popolo» di Venezia, ancora in prima pagi-
143
•
na, di essersi sforzato pi" volte «a dimostrare che Ie basi per una interpretazione di sinistra dell'autonomia esistevano ed erano anche piuttosto solide». A quel punto, peri), egli si trova a dar Ie dimissioni dal Movimento popolare friulano- fondato anche per il suo concorso nel gennaio 1947. (Questo Movimento si era lestamente tramutato, votata dal parlamento l'autonomia regionale del Friuli il27 giugno 1947, in una associazione di appoggio alia Democrazia cristiana, in una mana seeolare, fra U dine e Pordenone, del partito che si avviava a vincere Ie elezioni del 18 aprile.) Ma ormai Pasolini e un intellettuale comunisra 3, e i problemi politici, per lui, si delineano all'interno della dialettica del partito. Che egli si fosse avvicinato al PCI fin dal 1946 era stato motivo per alcuni di sconcerto: era il fratello di Guido, ucciso dai comunisti a PorzOs. Di quel gesto si potrebbe dare una lettura semplicistica, considerarlo pura provocazione. Ma Pier Paolo vide nel comunismo un'arma dialettica e· razionalizzatrice. Lo ha scritto in quell'articolo del 31 dicembre 1946: esso e la via per otrasformare la preistoria in storia, la natura in coscienza». Si potra sostenere che la sua era un'illusione; e non e detto che egli non fosse persino consapevole della illusorieta di una fede simile: rna gli effetti della ragione, di questo e ormai convinto, non potevano prescindere dal cibo del sentimento. Questa intuizione 10 salvo dalla banale ortodossia marxista, una volta per tutte. Nella scelta comunista di Pasolini non va sottovalutata la sua ideal ita "popolare" che, proprio negli anni 1943-1945, si era arricchita e consoli data. L'urgenza di una redenzione
144
·
o di una palingenesi sociale si era fatta acuta nelle campagne friulane durante l'occupazione nazista e la latta partigiana. La sezione comunista cui Pasolini si iscrisse, probabilmente nel corso del 1947, fu appunto quella di San Giovanni di Casarsa: una sezione che si caratterizzo per una violenta polemica anticlericale (comprensibile, dato il clericalismo codino che tingeva la vita pubblica della vicina Casarsa). AIle elezioni del 1946, San Giovanni diede 700 voti al PCI, 420 alia DC. La DC era aspramente anticomunista; di contro, i militanti comunisti, la dove erano in buon numero, reagivano con altrettanta aggressivitii. Dalla Federazione regionale comunista di Udine si tento pill volte di mitigare i sangiovannesi, rna invano. Quando, nel 1949, Pasolini divento segretario di quella sezione, la polemica si fece pill acuminata e t!,gliente, poiche, se fu anticlericale e antidemocristiana, non 10 fu prescindendo da principi cristiani. Sulla piccola piazza di San Giovanni, a sinistra arrivando da Casarsa, e una piccola loggia in stile veneto: due archi ogivali sui fronte, uno sui fianco; altrettante finestre al primo piano, elegantemente fiorite al modo qllattrocentesco; come fiorito e il cornicione del piccolo edificio. testimonianza di una civilta comunale felice. Sotto quella loggia - un sedile di pictra vi carre in girosono collocati i tabelloni che ospitano i mllrali dei partiti politici. Per il tabellone comunista, Pasolini scrisse, nel periodo in cui fu segretario della sezione. testi in italiano e in dialetto'. , E il momento della firma del Patto atlantico, e il momento del Congresso della pace a Parigi (dove Pier Paolo va in delegazione con Mario Lizzero); e anche il momenta in cui papa Pia XII scomunica i comunisti. Ecco Ie risposte di Pasolini:
145
Appello ai cristiani per la pace. AI Congresso mondiale della pace a Parigi erano presenti sacerdoti di tutte Ie Chiese. C'erano anglicani, ortodossi, protestanti, calvinisti e CAITOLICI. L'abate Bou]jer, un sacerdote cattolico, ha dato Ja sua adesione al Congresso ed ha pronunciato parole alte, nuove, COffimoventi. A tutti i cristiani, da Parigi, e stato rivaleo un appelIo, da cui Irascriviamo queste parole: II regno di Dio e il regno della pace. II cristiano non pub negare I'avvento di questo regno se non e deciso a lavorare per esso nel mondo atlUale. Ne11949 il cristiano e aizzato dalla propaganda ad approvare la guerra sOlto forma di una crociata contro la Russia sovietica. In nome di Cristo, nostro camllne maestro, noi supplichiamo ogni cristiano di capire che tale crociata sarebbe un delitto contro I'umanita e che egli non pub caricame la propria coscienza.
I testi in dialetto han no una incidenza meno generica, pill sottilmente ironica: L'anima nera Se esia dura sta pl11itica c'a fan i predis cuntra di nualtris puares? A saressin lour c'a varessin rla vei iJ nustri stes
penseir; a ni par che i nustris sintimins a serlin abastan~ sa cristians! Sers democristians a si fan di maraveja se i comunisc a van a messa quant che i comunisc a podaressin fassi a mondi di pI maraveja par jodi chei democristians c'a van a• messa eu l'anima nera coma il ciarbon . Oppure:
.
Li sodisfassibns dal pindul.
In vila a erin doi omis ch' tabaiavin. Un_I dizeva ch' e miej no impassasi di puli£ica, e di lassa che il mond al vadi coma ch 'al voul, za e sempri stat cussl, e sempri a sara, che i siors a son sempri seas e sempri a saran e cum~ pagni.biela. Chel altri al si inr_biava e al dizeva: «N ualtris comunisc i no razonan CUSS), no bisugne lassasi ciapa pal cud da chei ch' ni an ciapat fin ades; a e ora ch' basti!». E il prin: «Ben almancul ades i vin la libertllt». E il secont: «Quala libertal: di pallIa fan?». E il prin: «Parse
146
no? Magari i soi mualt di fan ma i pos zll' di De Gasperi e dizighi "ti sos un scupic"». AI fa il comunist: «Ches a son Ii sodisfassions dal pinduI».
•
In un dialogo fra democristiano e comunista, in cui quest'ultimo richiama I'insegnamento evangelico «di ama il pross in, di no faighi a chei a\tris chel ch'e non ti vous c'a ti fedin a te e tantis altris robis», la conclusione e: No joditu che s'a esist timour di Diu al e propit par nua1tris e chei c"a son cUntra di nu a no an nencia it prinsipit di religion, perD a son cussl furbus che lour a apogin dut se c'a eben, pero lour a an duds Ii niquitas e sensa nissun scrupul e nualtris che lavoriin ducius i dis a no ni resta tant murbin perb i sin i prins a siorilis e chi stu al e il Vanzeli dai siors! Pero ogni tant il plevan al dis ch'e pi diffisil che un sior al vadi in Paradis che un camelia pasO. par un bus di gusiela. Eco il nusrri cunfuarr . •
Questi murali sono databili alia primavera e all' estate del 1949. Gli anni friulani di Pasolini stanno per concludersi drammaricamente: quesre polemiche, politiche e fur/ane, hanno avuto parte in quella conclusione drammatica. Va identificato I'orizzonte culturale e intellettuale in cui 10 scrittore si muoveva nella stilarle. Daile Poes;e a Casarsa a questi testi la distanza e grande: tramontata del tutto I'idea sublime dell'eternita dello stile; trascritta al concreto vi e la percezione dell'universo morale contadino. Su di esso, comun denominatore, e condotta un'equazione fra cristianesimo e comunismo, fra dottrina evangelica e dottrina marxista. Populismo, manicheismo (i "buoni" da un lato, i "cattivi" dall'altro) costituiscono i punti di riferimento dell'argomentare pasoliniano (col sospetto fondato che egli ne faccia uso per avere dalla sua, acrraverso il cifrario stilistico delI'apologo, lettori non colti). Accanto a questo, si parla "da sinistra" di valori cattolici.
147
•
Tanto accadeva ne! 1949. II papato di Pio XII era al suo culmine: esso aveva trasformato il cattolicesimo in una ideologia che 10 voleva custode, garante e cappellano della societi\. Nei murali di San Giovanni si affacciava un'idea diversa: quell. che consider. I. religione come una forma dell'inquieta coscienza umana, attraverso cui riflettere su errori e "infedelta" spirituali. La stessa comunione col marxismo, al lume di cio, pateva venir contemplata e vissuta senza che la fede fosse investita da lacerazioni. II buon sen so contadino tingeva quei manifesti. Alia distanza, essi appaiono llna saTta di hakai "romanzi", favole brechtiane ispirate al dettato evangelico della caridi. Ma vi e disegnato altro: I'arcaieo sentimento della vita eomunitaria rurale. Quella vita e luogo di una ininterrotta invenzione di rapporti, dove I'individuo trova la possibilitit di un saldo esistenziale e di un positivo confronto civile. POLITlCA E CULTURA
I murali del 1949 costituiscono I'acme dell'azione politica di Pasolini in Friuli. Nella regione egli e diventato un personaggio pubblico. Una fotografia 10 ritrae fra i fondatori della Federazione provinciale eomunista di Pordenone nel 1948: e suI palco imbandieraro, di III dal tavolo, fra rappresentativi funzionari di partito. Era in lui una precoce vocazione al potere. Cib non va inteso in sen so neg.tivo: so no i contenuti culturali di cui si fa portavoce a metterlo in luce. Tiene conferenze, comizi, dibattiti: scrive Sll diversi quotidiani della regione in prima pagina. Quanto alia letteratura non e pill soltanto il prometten5 Ie scrittore e glottologo chestampa 11 Stroligut • Collabora a «La Fiera letteraria»: polarizza l'attenzione non pili degli scrittori friulani, m •• nche di .Itri giovani di non ristretto ambito provineiale6•
148
Net 1947 aveva parteeipato al premio "Libera stampa" del Canton Tieino: Gianfranco Contini in giuria - a!cune amicizie consolidano la posizione di Pasolini sui piano nazi 0nale. Enrico Falqui 10 ha invitato a collaborare a .Poesia»: gli chiede elzeviri per la terza pagina di «II Mattino di Roma». A Venezia, il29 marzo 1947 ha vinto il premio dell'Angelo, un premio per liriche in friulano e veneto organizzato da critici d'arte e pittori. La giuria era presieduta da Giuseppe Marchiori. Aveva amici pittori. Adoperando gli ali, accanto a materie naturali, succhi di erbe, caffellatte, dipingeva lui stesso: la sua passione adolescente per la pittura era tutt'altro che • sop Ita. Fra quegli amici va ricordato Giuseppe Zigaina. Zigaina e Pasolini si era no conosciuti a Udine, in occasione di una mostra collertiva, nel 1945: vi esponevano entrambi. . II loro sodalizio non era favorito unicamente dalla comunanza regionale: Zigaina, da Cervignano, accompagnava Pasolini in bicicletta nelle ricerche glottologiche per i borghi della pianura. I due erano militanti comunisti, e si tro- . vavano spesso uniti da paralleli impegni di partito . •
Oal sodalizio nacque un volumetto, Dov'e la mia parria, poesie pasoliniane scritte Cra il1948 e il 1949, stampate con disegni di Zigaina, per Ie edizioni dell'Academiuta, nel1949. Si trarta di strofe raccolte sulle labbra dei «parlanti» - e la «parlata» originale e mantenuta scrupolosamente intatta, da Caorle, da Valvasone, da Cordenons, da Pordenone: una intera geogralia linguistica trascritta nel ritmo del po eta'. Postcubismo di Zigaina, accanto allo sperimentalismo romanzo di Pasolini. II posteu bismo era 10 stile col quale i realisti italiani, in quegli anni di intellettuale fervore, scoprivano I'Europa; era anche 10 stile in cui venivano messe a
•
149
sintesi fede politica e veridi morale. Era insomma uno stile epico: quello stesso epos che Pasolini inseguiva immaginosamente nella scenario del Friuli. Ti rieordi di que/la sera a Ruda.? Quel nostro darsi, insieme, a un gioco di PUTO passione, misura della nostra cruda gioventu, del nos/ro cuore ancora poco piil ehe puerile.? Coo .) .
Coo.) uno a fianeo
all'olfro gridavamo Ie parole che, quasi incomprese, frano promesso sicura. espresso, rive/ato amort.
Sono a!cune terzine di Quadri friulani (1955)'. II Friuli, per Pasolini che scrive quei versi, e ormai 10 sfondo lontano delle memorie poetiche: un comizio tenuto insieme a Zigaina sullo piazzetta di Ruda, fra «braccianti vestiti , a festa», «ragazzi venuti in bicicletta / dai borghi vicini •. E anche ricorda di una passione comune, specchiata nella pittura di Zigaina: L'aria tume/otta ejestosa dei tuoi primi quadri, dov'era il verde un verde quasi bambino e il giallo un'indurita cera ( ... ).
•
In quella pittura van no a fusione slanci ideali e «un glau, co / afrore d'erbe, di stereo, che il vento / rimescola». E la vita dei campi nella sua esaltante com pless ita; rna e anche I'indizio d 'una cultura nuova, .nella quale il postcubismo finiva incenerito dal namralismo padano, dall. sensibilidi panica, quasi mistic., per il data fisico e il data esistenziale. L' «indurit. cera» della pittura di Zigaina era corrispettivo all'indurita ugola del «parlante» friulano. Quale il profilo di quella «nuova cultura»? Pasolini non si nego a elabarame un progetto, a partecipare in prima per-
150
son a a quel che il gergo della sinistra chiamava «Iavoro culturale)). "Esiste una nuova culmra, una cultura progressiva? Questa e la domanda che mi porrebbero l'operaio e il comadino: rna e una domanda prematura. In Italia la culmra e aneora borghese.» Sono parole ricavate da un imervemo al 1 Congresso della Federazione comunista di Pordenone che Pasolini non pote pronunciare, e che fu pubblicato in un bollettino, dal tiwlo Per fa pace e per iffavom, nel marzo del 19499 • All'aneggiamento «critico» degli imellettuali nei confronti della borghesia non si pub chiedere nulla, oltre la .sede polemica): «in sede creativa, invece», tutto «e aneora mol to incerco». Pasolini conosce i .tempi lunghi» del fare afte: e il suo intervento ha iI tono del contravveleno, se si pensa al demagogismo di quegli anni. 0
•
C't': una letteratura "borghese" che soddisfa l'enorme
maggioranza della popolazione, fatta di cattivo gusto, ipocrisia, puritanesimo, pornografia e sentimenralismo; rna e'e anche una letteratura borghese che e contro e fua-
ri il gusto delle masse borghesi e borghesizzate, che e tutta intelligenza, ricchezza, fantasia, audacia, spregiudicarezza ... C'e uno schieramento di destra e di sinistra anche in letteratura, e per ragioni puramente letterarie, rna
non sempre chi
e a sinistra in letteratura e a sinistra in
politica ecc.; c'e dunque un doppio gioco di rapporti tra I'avanguardismo letterario e l'avanguardismo politico. Illetterato non e generalmente al servizio del capitalismo come era un tempo al servizio della nobilt' 0 dei re; it suo servizio e indiretto e la sua scelta e dovuta all'influenza di un ambiente borghese di cui egli non ha preso coscienza da un punta di vista sociale. Generalmente
itletterato e disposto a tradire la sua classe.
Cib che per il marxista era nesso immediato e diretto fra "struttura" e "sovrastruttura", fra base economica di c1asse e espressione, nelle parole di Pasolini diventa un
151
complesso rapporto, sfumato in un gioco di rispecchiamenti incrociati. "Non sempre chi e a sinistra in letteratura e a sinistra in politica»: e questo il capovolgimento della tesi di Lukacs su Balzac. Ma e un capovolgimento ardito - non sempre Ie intenzioni dell'io comb.ciano col suo segreto, con la sua natura.
Pasolini sembra mettere in forse, come poi fara negli anni di «Officin.» e appresso, il disegno "progressista" del neore.lismo e, seppure indulge a qualche mar.lismo'", la sua polemic. lascia ruotare il periscopio in pili ampio giro. Ora cib che si chiede .ll'intellettuale non e una CDsa
facile ne corrioda: si tratta di una rinuncia. Com pia pure anch'egli quell'esame introspettivo, interiare, diaristico che e poi la ginnastica vitale dell'uomo di pensiero, sia pure soprattutto e immensamente individua, senza di che non e possibile essere artisti; rna cere hi di essere, in questo suo lavofO, pill oggettivo e pili, diciamo pure, cri-
stiano: si collochi nella storia umana. Da principia questa suo storicismo non sad magari fedele al marxismoleninismo. presupporra dell'idealismo. del cattolicesi-
rna, dell'anarchia, dell'umanitarismo, rna anche della vita, dena volonta di rinnovamento. Ed
e questa, io credo,
che si pretende oggi dalletterato: e questa che in fonda Banli e Marchesi volevano dire quando affermavano che illetter.ta comunista doveva essere complet.mente libera di fare cia che voleva in letteratura e un leale compagno in politico. Al di Iii di queste parole non c'e solo Labriola 0 Croce: c'e I'esperienza del decadentismo europeo, intesa positivamente come momento non ricusabile di una realistica visione dei problemi culturali. PEDAGOGIA"
1947. Valvasone, 12 chilometri da Casarsa su strada bianca. Foto di gruppo: una classe di scuola media: ragazzi coi calzoni corti, altri coi calzoni lunghi, scarpe da ginnastica,
152
sandali, piedi nudi 0 pedalini, abiti arraffazzonati come 0vunque nell'Italia povera del dopoguerra, sorrisi spenti, sorrisi schietti; tre ragazze in grembiule nero, pill ordinate dei maschi, in questo modestamente consapevoli del loro essere quasi donne. , E la classe del professor Pasolini. II professore e in mezzo agli alunni, doppiopetto scuro, camicia bianca, cravatta, scriminatura sulla fronte a sinistra. Conclusosi il tempo della scuola privata a Versuta, chiusa .per ardine dei superiori», Pier Paolo insegna ora lettere nella scuola di stato, ma non dimette il suo metodo personale .• Vedere i miei scolari usare ill.tino era come vedere dei mendicanti col cilindro in testa. Facevano pena. Facevamo pena 12 .» Andava in bieicletta da Casarsa a Valvasone: aceanto al programma ministeriale, leggeva poesie (e leggendo ineantava gli studenti). Leggeva Cechov, Ie novelle di Verga, I'Antologia di Spoon River, i testi degli Spirituals americani, e poi Ungaretti, Montale, Saba, Penna, Cardarelli. Sollecitava i ragazzi a comporre versi, a scoprire la possibilitii di un uso scritto dei/urian di co da I'aga. Lui stesso improvvisava per loro. Darzin (Arzene) «DII/a va/uP» «A Darzin.»
La sua voce eun soffio. 11 gio'Uone meccanico si china sopra if manubrio
coi capelli sug/i occhi. La tufa azzurra porta
, in terra if ae/o ... Mormora /a mota su un fango di seta ... . Ecco Anene. 11fanaullo a/za i/ capo:
153
Ie larghe curve della strada ...
i proti ... 10 chiesa sospesa suI terrapieno ..• Egiunto alia sua azzurra Anene.
• BlInd; Pauli., ridendo stringe ilfreno.
A Domenica il pozzo Bianca barco ne! mare gia/lo e verde del sole, Domanins si perde.
Uno vecchietta giro 01 pozzo 10 Ttlota nella piazza vuolo. Timoniere di quella barco in panna 10 vecchietta s'affanna,
persa nel lume gial/o e verde del sole. 1 13 · Rtntoceano ~e ore .
Impressionismo, paesaggismo, paseolismo (nell'uso delIa rima semplice ehe scocca come a ripiegare su se stessa l'alea del ritmo): queste poesie pasoliniane, dettate per gli allievi, sono come gli esercizi per Ie cinque dita nell'apprendistato del pianoforte. II professorino mostra come la vita cutta intera, quella che si vede e si sente scorrere nel cuore, puo diventare altra cosa nelle parole e nella scansione aceentuativa di un verso - e la vita e quella dei paesi intorno, Arzene, Domanins; quell a che vive la vecchia tirando su, con fatica, I'aequa dal pozzo, 0 la vita del meccanico in bicicletta, tuta azzurra, ciuffo sugli occhi. Nell'immagine di quella cuta, il cui colore «porta / in terra il cielo., si puo leggere altro, di privato, di trepidamente
154
.
sensuale, che non il fiore d'un esercizio per Ie cinque dita. , E certo che il poeta, con i suoi patemi, non si cancellava nel fare scuola. L'insegnamento a Valvasone copd due anni scolastid, il 1947-1948 e il 1948-1949. II settembre 1949 i ragazzi seppero che I'insegnante di lettere sarebbe stato cambiato. I genitori inviarono una petizione al Provveditorato agli Studi di U dine per chiedere la riconferma del professor Pasolini; la cosa non ebbe seguito. Era scoppiato 10 scandalo che avrebbe fatto mutare vita all'insostituibile didatta. Quell'insegnamento lascio un'impronta. Lo ricorda Andrea Zanzono: «Segnalando ai colleghi gli esperimenti di Pasolini, il preside Natale De Zotti da cui egli dipendeva 10 definiva "maestro mirabile"»!4. Pasolini conduceva allora esperimenti dipedagogia attiva, attivizzava «I'iptirizzita grammatichetta latina». Ancora Zanzotto: «Lui faceva il giardinetto ne! cortile della scuola e insegnava i nomi latini delle piante; disegnava i cartelloni con Ie figure colorate ( ... ) e inventava favole come quella del mostro Userum, perche i ragazzini si divertissero a imparare Ie terminazioni degli aggettivi, us er um». Tale pedagogismo aveva certamente radid inconsce, psicoerotiche - il rapporto maestro-allievo eo comunque un rapporto intriso di erotismo. «Pasolini, da ottimo pedagogista, sapeva tuttavia di dover mutare i canoni culturali e sociali per essere in (relatival pace con se stesso, e per poter. si perdonare il suo amore-violenza pedagogico» commenta Zanzotto. Forse, pero, egli tento altre strade per "perdonarsi" quella forma di esclusiva violenza amorosa. Erano strade che aggiravano il problemar contingente, tutto psicologico, tutto personale, e tendevahQ. a spostarlo 1 campi dell'espres-
155
sione. Erano Ie strade del romanzo: immaginazione e testimonianza, proiezione fantastica e daro aurobiografico. Pasolini intu) che la favola narrativa poteva aiutarlo a fuggire un tormentoso, quanto mai privato, assillo. La sua esistenza friulana fu dominata dalla inconfessata angoscia del sapersi diverso. Suoi colleghi insegnanti, come gli amici bolognesi, di tale diversita non ebbero sentore. II segreto era ben custodito. Cib non significa che esso non ambisse una particolare illustrazione, e espressione. «AMADO MIO»
Primavera del 1948; un felice raptus creativo. Settantacinque paginette, spazio uno, quattro capitoli in pros a: il tirolo, Amado mio 15 • La cartella che Ie raecoglie porta, fra titolo e data, la seritta «romanzo incompiuto».
Amado mio e la storia d'un amore. Desiderio, it protagonista dal nome fin troppo programmatieo, viene preso da passione (vera e proprio col po di fulmine) per un ragazzetto, Benito, durante una sagra paesana. Benito gli si nega da principia: poi cede, forse qualeosa di pio di un bacia. Quindi, di nuovo, gli si nega. , Desiderio e disperato. E estate: rincontra Benito (cui cambia gidianamente il nome in Iasls) in un'ansa del Tagliamento dove i ragazzi si tuffano e passano mattinate e pomeriggi feliei. Balli domenicali, ubriaeature: campi pitturati dal sole, dalla notte, da trcmule luci antelucane: corse in bieicletta per la bass a: un bagno al mare di Caorle, nella splendore quieto d'una giornata di primo settembre. Dopo illungo diniego, motivato da un pudore mai confessato, lasls did - proprio sui finire di quella giornata a Caorle: e sono al cinema, e sullo schermo Rita Hayworth canta Amado mio davanti a una platea di ragazzi in deliriodid\ Iasls: «Stasera».
156
•
Tutto e narrato, rappresentato: Pasolini scrisse un vero e proprio idillio alessandrino, da Antologia palatina, nel quale stampo la felicita d'una stagione vissuta, nell'eros piu completa, innocentemente. In queste pagine si spiega la gioia che costitu! per la sua esistenza, e per I. sua educ.zione sentimentale, il greto del Tagliamento: il fiume che si confonde Con la ramaglia delle acaeie, la corrente limpida, la promiscuita fra giovanL Qualcos. di indicibile: i quindici, i sedici anni di un ragazzo, Ie braghette bagnate e fermate pudicamente da uno spillo, mani tozze, membra aeerbe, esaltazione per una invocata virilit1l: tutto questo Pasolini 10 laseia scorrere in morbida prosa, una prosa sempre esana, mai languida 0 allusiva. Vinfelicita amorosa pare essere iI modello ineluttabile di ogni rapporto omosessuale. Nella conclusione inaspettata, nella risposta a sorpresa di IaS!S, «Stasera», e nIYI vortice erotico in, cui essa e pronunciata, Amado mio e indizio di una novita. E la novita dell'aecettazione, senza ombra che la oscuri, della propria natura, del proprio destino: un destino che promette, umanamente, in pari misura, felicitii. e dolore. Desiderio piange lagrime amarissime, rna tocca I"'indicibile". Aveva portato con se il ragazzo dietro i cespugli di . una baiera, sotto il raggio della luna; poi sull. pietr.ia del fiume mentre la luce sfavillava piu che maL IaS!S aveva avuto sempre, negli occhi, un filo di rammarico: e proprio questa trepidazione sbigottita, in un ragazzo tuna disponibilita, che Pasolini riesce a rap present are, e vi arriva con strumenti di narratore consumato. Desiderio 10 raggiunse e 10 abbraccio. BenitO restava supino, fermo, guardando in alto. Desiderio torno a ba-
ciarlo sulla boeca: quando ne stacco Ie lab bra, Benito era ancora supino e fermo, proprio come prima. E Desiderio 10 bacia aneora tre, quattro volte. Erano bad interminahili. Ma ad un tratto Benito si svincolo, e corse verso i
blocchi di cementa, vi si inerpico e/daU'alto si mise a
157
guard are i pesei ehe guizzavano nell'aequa trasparente come, I'aria. Desiderio aneora una volta 10 raggiunse, pian piano; e osservo i pesci con lui. Dove la concretezza, la verita di quesro caccamo? , E la concretezza di una verita psicologica: la distanza, non solo di anni, ma di educazione, di cultura, fca Desiderio e il suo amico, Lungo I'intero tesro vengono ricordati i nomi di Tommas eo, Nievo, Gide, Goethe. Desiderio legge: travolto dalla disperazione, sui grero del fiume, quando lasis pare negarglisi irrimediabilmente, legge i Canti del popolo greco, e vi scopre 10 specchio dei propri dolori:
( .. ,) al/'aria diril che per me ti saluti eli diea ehe un giovane per te si muon (,' ,). Ricorrono i nomi di Kalka, di Dostoevskij, di Proust, non in modo araldico: piuttosto, secondo un comrappumo che par quasi metaletterario. No, la distanza fra i due personaggi, che Pasolini segna e narra, e quella che rende natural mente aspro e difficile I'amore. Desiderio e un adulto: e rapito dall'innocenz. del suo Iasis; ma quell'innocenza, proprio perche tale, non puo non difendersi davanti .1 rischio del prorio estinguersi. E quesro un sentimento oscuro rna , radicato, che puo venir obliterato soltanro in una sorta di rita, nel pieno di un collettivo riscatto. La gita a Caorle. La giornata passa dolcememe: il bagno, la barca. Desiderio e Iasis sana partiti all'alba: lasis non ha visro mai una spiaggia. Can loro sana Gilberta, amico, sodale di letture, di Desiderio; e un suo piccolo innamoraro, I quattro incontrano altri ragazzetti amici: can loro vanna per mare, bordeggiando la face della Livenza. II rirorno, Desiderio 10 vuol campi ere a piedi: ha sete di solitudine, da godere col suo fanciullo: spera nei baci, negli abbracci.
158
Eccoli correre sulla sabbia della riva; rna uno spettacolo orrendo si spalanco loro davanti: Nell'arco che la spiaggia disegnava internandosi lungo I. riv. deser. della Livenza, il rigurgito delle maree aveva deposto tutto un enOfme e schifoso immondezzaio:
piu in dentro e ai margini, naturalmente, i rifiuti piu leggeri, ammassi d~erhe marine, ascerie, assi, conchigHe; pili rasente it mare e it fiume, quelle pili grevi: carogne di cani, di gatti, d'uccelli, carcasse irriconoscibili, scheletri
spolpati che biancheggi.vano come seta e argenta satta il sole. QuaIcuna pero era aneora fresca ed emanava un
lezzo perfido e insistente. I cani stavano con la bocca aperta e arricciata con il palato d'un color fOSSO indiana, tremendo: il pelame indurito, Ie orecchie di carta pecora.
In qucsto paesaggio ripugnante e acceso satta il sale, pill dipinto che reale, , lasls pronuncia il suo ultimo deciso «no». Desiderio dice: «E meglio che non ci vediamo pill». E lasls • «continuava a tacere, con l'azzurro dei suoi occhi appena appannato, 0 troppo lucido». , E la disperazione pill completa: I'addio che fa piangere. Ma, di II a poco, il cinema - e il rita inizi.tico e risonatore. II cinema e all'aperto. C'e la luna. I ragazzi gridano di gioia: Desiderio, invece, ha il petto «dolorante»: Forse era que I dissidio cosl aperto fra la platea e il firmamenta, queH'atroce palizzata di canne in cos1 diretto
rapporto can la luna; forse era que! bellissimo giovane coi bellissimi capelli bruni, che, rivolto agli amici, grid.va Ie prodezze del proprio sessa adolescente; forse infine;
0
soprattutto, era quella doratura fallica che uno straniero come Desiderio ann usa in ogni minima fatto dei luoghi sconosciuti, quell' eros indigeno, collettivo, e quasi folcloristico, che si spezza e si infrange come in un prisma
nella folia di ignoti vestiti a festa ... ma Desiderio era una sola ferita dolorante. Spente Ie luci, fiato saspesa, camineia il film, "il pill bel film vista da Desiderio». -
159
Davanti a Gilda qualcosa di stupendamente comune invase tutti gli spettatori. La musica di Amado mio devastava. COSI che Ie grida ascene che si incrociavano per la platea, gli: «Attento che ti si spaccano i battoni», i «Quante te ne fai stasera?», parevano fondersi in un ritrna dove it tempo pareva finalmente placarsi, consenti-
re una proroga senza fine felice. Anche quando lasls, abbracciato da Desiderio, gli paso il capo su una spalla, e in quell' atmosfera da orgia consumata al di Iii del tempo, prima della marte, il petto di Desiderio parve finalmente sciogliersi, fu una commozione a un livello dove Ie lacrime si gelavano. Rita Hayworth con il suo immensa corpo, it suo sarrisa e il suo seno di sorella e di prostituta - equivoca e angelica - stupid a e misteriosa can quel suo sguardo di miope, freddo e tenero fino al languore - cant.va dal profondo della sua America Latina da dopoguerra, da romanzo-fiumc, con sivita divinamente carezzevole.
un~inespres
Tuno diventa figura della «tragica rassegnazione» di Desiderio: la bellezza «di con tad ina» dell'anrice, una estenuazione da ~<post amorem». Invece, proprio a que! punta - effetto nitido dell' «orgia consumata al di Ifl. del tempo», rito inevasibile -las's mormora: «Staser.». I filologi avranno margini ampi a confronti. II paesaggio della risacca marina, la visione orgiastica del film: I'impellente dilatazione espressionistica delle immagini, il sortilegio saggistico soffuso di lirismo: materia che lasci. presagire con larghezza il narratore di Rogazzi di vita e di Una vita
violenta. Vi sono momenti che Amado mio pare esser un primo disegno del piccolo affresco friulano che verra (dico del Sogno di una cosa): balere e campi di granturco; frotte di ragazzi sulIe strade della bass a, e cieli rifiniti dal gusto tutto veneto delIa luce. Ma una dichiarazione cosl cristallina del proprio eros, in una chiave di totale abbandono e di panica letizia, Pasolini non l'ha forse mai pronunciata: e questa e rutta novitil..
160
Pare di leggere i capitoletti di un fascicolo di carte persiane mini ate, l'ultima delle quaIi contiene l'imprevisto incendio -l'intuizione, del tutto persona Ie, di un erotismo che esplode e si con sola nella celebrazione di se stesso. E i tratti consueti della letteratura omosessuale - sulla falsariga di un Gide da Nourritures terrestres meditatissimo -, a que! punto, spariscono. C'e Rita Hayworth sullo schermo, col suo «grande corpo», epifania della inconoscibile natura, punto terminale di una tensione fisica riconoscibilissima (<
Clinicamente si pub parlare, credo, di un arresto della • libido alia fase adolescente. Ma la proiezione paterna, in essa, vibra insidiosa. Desiderio stringe col braccio gli omeri del suo ragazzo: quesri gIi po sa il capo sulla spalla: il rapporto e inequivoco. Lo scrittore e certamente qui scisso: e l'uno e l'altro; e il padre e il fanciullo, uniti da un'urgenza appassionata che si com pie davanti all'epifania irresistibile della femminilitiL Gilda e Rita Hayworth, non occorre ripeterlo, furono il simbolo di una sessualidi senza argini: da «dopoguerra» come acutamente glossa Pasolini, 0 da «romanzo-fiume». Ma il farsi uno, del padre col figlio e viceversa - unione disperatamente attesa e strategicamente rimandata per l'intero racconto -, avviene ne! buio ventre de! cinema, quasi a moltiplicazione della simbologia femminile e materna: e la donna e la, illusoria sacerdotessa, sullo schermo, che ball a e canta, lusinga, eccita. A questa punto, un'ipotesi. L'incompiutezza del racconta sta altrove che in esso: sta in cib che la vita vi,ha racchiu-
161
•
so come simbolo: l'ineompiuto rap porto con I'immagine paterna che Pasolini ospitava dentro di se. Ne! momento in cui egli ha dettato it suo testo quanto piu Kavafis possibile (anche il poeta greeo e compreso nelIe citazioni), ed ha assecondato il suo «seSso schiavo» fuori di ogni schiavitu e ambiguita, si e trovato nell'impossibilita di andare oltre l'ipotesi (de! tutto fantastical di un abbraccio fra il "padre" che era in lui e il "figlio" che 10 era altrettanto. Oi qui un disperato bisogno di amore, di amore fisico, il bisogno di un calore e di un trasporto sempre rifiutati e sempre, segretamente, desiderati. In quell'incompiutezza narrativa - una incompiutezza piu supposta che reale, ripeto - Pasolini nascose, per uno di quegli imprevedibili rinvii, cocenti e immediati, della vita nell'ane, il senso della propria ossessione: farsi padre al proprio ragazzo, perche questi rispecchiasse in lui, rendendogli l'abbraccio, tutre Ie sue nostalgie inappagate di figlio. Un episodio accaduto in que! tempo. Nico Naldini aveva aequistato una co pia del Canzonieredi Umbeno Saba, l'edizione che per la prima volta raccoglieva tutte Ie poesie del poeta di Trieste e una donna. Pier Paolo la volle in prestito. Una volta, tomato in casa, la trove apena sulla sua scrivania. Il padre vi aveva segnato il sonetto, dalla seq uenza Autobiogmfia ehe dice: Mia padre estato per me I"~assossino", fino oi vent'onni che I'ho conosciuto. AI/ora Ito vista cit 'egli era Uti bambino, e che il dono clt';o Ito da lui rho avuto.
-
Avevo in vo/lo il mio sguardo ozzurrino, un somso, in miseria, dolce e OSluto. AndiJ sempre pel motldo pellegrino; pilt d'una donna rita amato e pasciuto. .
Egli era gaio e leggero; mia madre tutti sentiva della vita j pesi.
162
•
, Di mana ei gli sfuggt come un pallone. Non somigliare - ammonivo - a tuo padre.» Ed io pii) tordi in me stesso 10 intesi: Eran due razze in antico tenzone. «
Carlo Alberto tentava di riappropriarsi del figlio, un figlio diviso per Ia madre e nella madre. In Saba aveva Ietta qualcosa di profondamente gratificante per se (<<era gaio e Ieggero»). Chissa se arrivo a percorrere fino in fondo Ia strada che Ia sua «antica tenzone» con Susanna Iasciava percorrere al figlio . . In Amado mio Carlo Alberto non e I' «assassino»: in un momenta di felicita era accaduto che Pier Paolo si abbandonasse all'immagine del padre benefico. Fu un sogno. Fu un momenta fugace: probabilmente Iegata all'emozione provata durante una visione di Gilda. Doveva"essere I'estate del 1947, proprio in un cinema di Caorle. ' A Caorle iJ cinema estivo ardeva di luce elettrica 80[to una notte di carbone, Ie cui tende infinite si abbassavano dietro aUa palizzata di canne, rednra provvisorio
della platea. Sono Ie prime righe d'un elzeviro che Pasolini pubblico suI «Matti no del popolo» I'll dicembre 1947, intitolato appunta Amado mio. . L'elzeviro racconta in prima persona «l'urlo di gioia, it dolce cataclisma. che fu la vista della pellicola. Frasi identiche passano dalla pagina di giornale al testa dattiloscritta. C'e Rita Hayworth, c'e 10 scaldarsi della platea, c'e un ragazzetto di nome C. L'invenzione romanzesca dovette essere Iiberatoria, fino al punto d'apparire troppo esplicita. L'idillio alessandrino venne chiuso nel cassetta e consegnata alIa sua «incompiutezza». La festa del corpo che esso aveva rappresentato doveva venire duramente pagata.
163
I GIORN! DEL LODO DE GASPER!
Erano anni in cui la letteratura italiana chiedeva a se stessa il romanzo di gesta popolari -Ia letteratura desiderava associ are al proprio destino la scoperta delle periferie swriche e morali del paese. Fu la gene rosa illusione del neorealismo, i cui frutci pili singolari so no pero lirici e insieme documentaristici, di autobiografismo trasfiguraw. Penso a Cristo si ejermato a Eboli di Carlo Levi. n neorealismo fu un momenta di polemiche vivaci - fu anche il momenta di un rinnovaw sperimentare letterario. Elio Vittorini e Cesare Pavese, i dioscuri di quella sperimentazlOne. Pasolini visse distante quelle polemiche: Ie visse di riflesso al Friuli. \ •
Gia prima di Amado mio, Pier Paolo aveva tentato la prosa. Sono alcuni elzeviri, vere testimonianze narrative (sogni, incubi onirici), alia luce su «Liberta" fra il 1946 e il 1947. Ma vi sono tentativi precedenti, ancor pili significativi. Funerale in settembre. Offizio funebre a CasaISa. Un sotterramento a Casarsa. Tempora[e che rischiara I'aria.
Nubi bianche e staccate dal cielo. Naturalmente tutti i prari sono luccicanri. Nello srradone del Ponte a Bargo Meanis. Satta Ie nuvole gruppi di gente tra ardentissime pozzanghere. Uomini coi vestiti domenicali e vecchie coi fazzoletti e sottane nere. Arriva it prete affaccendato, tca
la gente che pari a piano etc., con un gruppo di piccoli chierici, come lui vestiti di tonache bianche con orna-
menti neri. Candele e croci. II gruppo sparisce dentro il portane. Piove can un chiaro sale. Arrivano i bambini dell'asilo, can uno stendardo etc. Ecco useire dal portone Aldo e Giovanni, ehe portano una ghirlanda, seguiti da quatrro uomini che portano sulle spalle la bara del vecchio Cesarin. . Una paginetta bateuta a macchina, compresa in un fascicoletto di versi (datati tutti anteriormente a11944, e inti, •
164
tolati Lapidi)16. Una prosa allineativa, forsennatamente nominale, gia quasi "cinematografica": proprio in questo, ispi. rata a immagini d'epica. L'epos contadino sta in cuore a Pier Paolo: la sua tensione intellettuale, politica, puo ambire risolverlo in forma d'arte, in quel romanzo di gesta cora Ii cui la letteratura andava votandosi. II fatto avvenne agli inizi del 1948. II 7 gennaio circa teemila persone manifestarono a San Vito al Tagliamento per l'attuazione del "Iodo De Gasperi" promesso da due anni. Per "Iodo De Gasperi" deve intendersi la decisione politica, arbiteata da Alcide De Gasperi, con la quale, nell 946, si assegnavano ai mezzadri una serie di compensi quale risarcimento degli intralci al lavoro e dei danni arrecati dalla guerra all'economia contadina. II "Iodo" contemplava anche l'assunzione di mana d'opera disoccupata. •
L'agitazione dei contadini sanvitesi prosegul fino al 12 gennaio. Gli agrari promisero di assumere centoventi disoccupati - il corrispettivo del 4% aile migliorie fondiarie loro assicurate. La Camera del Lavoro chiese invece che i disoccupati da assumere fossero seicento, corrispettivo del 50% per quelle migliorie. II 13 gennaio la trattativa fallisce. Contemporaneamente il Tribunale di Udine decide su quale parte della provincia debba essere applicato il "Iodo", - che riguarda per principio unicamente Ie zone mezzadrili delle campagne. NelI'Udinese, sarebbe andata sotto "Iodo" parte della Carnia e parte del Cervignanese: un quinto del territorio;per i rimanenti quattro quinti, la commissione del Tribunale emana lievi benefici. Si apre una nuova fase di contrasti sociali. Nelle campagne di San Vito al Tagliamento, commissioni formate da mezzadri e disoccupati si presentano aile varie aziende agricole per ottenere accordi individuali, indipendenti dalla
165
sentenza di Udine. Questa azione si fa sempre piu vasta, anche perch" sostenuta dal sindacato con impegno deciso. Oi contro, la polizia interviene con gran spiegamento di forze a impedire qualunque manifestazione. Si arriva al mattino del 28 gennaio. Fino ad allora, nonostante l'azione repressiv3, un risultato concreto era stato ottenuto: che fosse ass unto un disoccupato ogni cinque ettari. Que! mattino, presentatasi la commissione mezzad,ile alla villa della proprietil. Rota, esplosero gravi tumulti. L'amministrazione non dava segni di vita. I dimostranti forzarono il cancel1o, entrarono in cas a e non travarono ness uno, neanche la servitu: c'erano soltanto un cane e un gatto. L'amministratore pare fosse a Codroipo. Per fronteggiare I'occupazione il Comando dei carabinieri chiese aiuti all'esercito e alla polizia di Pad ova e Mestre. Intanto si cerco di fermare i dimostranti suI lata posteriore dell'edificio, lato opposto a quello dove era state for, zato un can cello. I carabinieri vennero accolti da un centinaio di donne a pugni e a ca1ci, e respinti. Tornarono poco dopo con una autoblindo, esercito e polizia. I dimostranti si asserragliarono all'interno de! recinto della villa: I'autoblindo scardino un can cello, rna fu bloccata da un nuovo sopraggiungere delle donne. I dimostranti eressero barricate e ancora una volta costrinsero Ie forze dell'ordine a ritirarsi. In serata, alla notizia che I'amministrazione Rota aderiva agli accordi mezzadrili giii. firmati dalle altre amministrazioni, i contadini abbandonavano la villa. II giorno appresso dimostrazioni simili si ebbero a Cordovado. Anche venivano raggiunti accordi soddisfacenti per i mezzadri: nonostante questo, la polizia carica va i dimostranti con sfollagente e bombe lacrimogene. Per protesta era proclamata il 30 gennaio una nuova manifestazione: vi parteciparono cinquemila persone. A que I punto, da Udine fu mandato un funzionario della prefettura
n
•
166
ehe garantl il pacifico svolgersi di quanta restava da trattare. L'invasione della villa Rota ebbe un seguito processuaIe: trenta i rinviati a giudizio, ventidue Ie eondanne. I dimostranti, entrando nella easa, si erano resi responsabili di furto: un paio di ealzini e una comicia; uno di loro aveva fatto cambio delle ciabatte con un paio di calzerotti. Pasolirii coagulb, intorno a questo episodio di rivendieazione contadina, il romanzo del suo Friuli. II romanzo avrebbe visto 10 luce assai anni piu tardi, nel 1962, «debitamente tagliato, restaurato, vernieiato e incorniciato», col titolo II sogno di una cosa - e il «sogno» (parola di Marx in una lettera a Ruge, del 1843) era la speranza nella palingenesi sociale, tenma dagli uomini sotto l'a1a della coscienza con pudore e fatica. La redazione 1962 e quella di un romanzp eomposto da una serie di cartani liberamente uniti, in cui si racconta la vicenda grama di tre giovani friulani che cereano lavoro e vivono libera e felice la loto gioventu: i balli la domenica, il vino generosamente bevuto, I'amore, il dolore della morte. La dimostrazione del gennaio 1948 e una sorta di conclusivo momenta della verita: quello in eui la passione politica (nativo illoro esser comunisti) si invera attraverso 10 scontro fisieo can i eustodi della giustizia borghese. La necessiti del lavoro, la fame, la eontraddetta speranza dell'esistere si arricchiscono a quel punta di un contenuto fatale. L'epieita del libto trae sostanza dal disegno picareseo, dal senso d'avventura che inerespa il vivere dei tre protagonisti: a questa soluzione strutturale e stilistiea Pasolini arriva dopo Ragazzi di vita; e II sogno di una coso venne letto come 10 sfondo mitico e contadino del romanzo "romano". Esso era nato in parte diverso. Lo dicono Ie stesure ineompiute, datate 1948 e 1949, e intitolate non a caso La meglio gioventu 17, il titolo col quale Pasolini raeehiuse poi la por-
167
zione pi" felice della sua produzione Ii rica friulana, epos reale, alIa distanza, della propria giovinezza. AlIa vicenda popolare si intrecciano, in queste stesure, due alue vicende, alIa prima comunque legate e che dovrebbero insicme costimire romanzo: quella di un giovane prete, che organizza un doposcuola per i figli dei contadini; e quella di una giovane donna, militante comunista, intelletmale, che, per la sezione cui I; iscritta, detta i murali delIa domenica. II prete, Don Paolo, nella sua esperienza di maestro, vive una segreta passione omoerotica per un ragazzetto; la gio-
vane donna, Renata (in altra stesura I; di sesso maschile, Renata di nome), per la sua fede comunista, stabilisce un rapporto spirimalmente complesso con il prete. Entrambi tendono a uscire dagli schematismi politici e ideologici cui sarebbero consegnati, a superarli, nel bisogno di una liberra morale che la politica ostacolerebbe. Nel profilo dei due personaggi, che resta incompiuto per vuoti di racconto mu'altro che trascurabili, vive I'immagine scissa di Pasolini medesimo. Don Paolo e Renata sono una duplicazione del suo feryore cristiano, didattico, e della sua passione politica. V'I; in "
essi llna curiosa urgenza "evangelica" che rischia di mutar-
Ii in santini devozionali: probabilmente, tale consapevolezza dovette decidcre 10 scrittore a eliminarli dalla stesura definitiva del Ii bro. Accanto a cib, particolarmente in Don Paolo, un autobiografismo pili insidioso affiora evidente. Don Paolo - in un diario che tiene intercalato al corso della narrazione - mosua limpidamente quanto I'omosessualita potesse suscitare di crisi e conerasti nell'animo di Pasolini. Se vissuta felice in alcuni momenti, essa era anche ragione di straziati sentimenti di colpa, di aspre esaltazioni. II giovane prete cerea conforto nel testa delle lettere di san Paolo lS e scrive:
168
«Restare nella carne»: amare con la carne, evidentemente. :tv1a perche e necessario che ia ami con la carne? Mio Dio, non soffrivo abbastanza «per la carne»? .. Non mi mancava che sentirmene incoraggiato.
Oppure narra di una giovanile esperienza oltre I'argine del pudore. rvlentre tutti dormivano, 10 me ne camminavo per Ie straue deserte. La mia camicetta viola, i calzoni chiari, i
capelli appena tosati, tutto molle di sudore: rna la mia ed mi impediva di occuparmi di questo. Ero troppo occupata nella mia osservazione, tutta speciale, dei portici,
dei davanzali, dei tili della luce, dei lastroni del marciapiede ... Mi dirigevo verso un solitario ponte suI tiume, che da qualche giorno era la mia meta preferita; piena di non so che seducente attratdv3. Arrivato, mi appoggiai
in pie no sole alia spalletta, e guardai in giu. ( ... ) Stetti cost quakhe minuto a divenirmi; poi rialzai i1 capo e guardandami intorno notai un particolare che fl•
no allora mi era sfuggito: in una strada laterale che costeggiava il fiume, rna molto appartato, satta un ciuffo di acacie, sorgf:va un vecchio vespasiano, einto da una lamiera ross a di ruggine. La cosa era nuova per me, perche al mio paese castruzioni del genere non esistevano. Cosl mi avvicinai, e penetratovi, non vidi davanti a me ehe
una semplice lastra di marmo giallognolo, inumidita da un continuo gocciolare d'acqua. C'era un aeuto e fermo tanfo d'ammoniaca, e io, mol to emozionato, e come sui punto di compiere qualcosa di proibito, mi accinsi a ori-
nare in que! posto mai visto. Ma ecco che ad un tratto sentii delle voci che si avvicinavano. I due che parlavano erano gia dentro, mentre io stavo per fuggire: ormai non potevo pili uscire e dovetti rimanere nel mezzo, tra i due uomini, contro Ja lastra di marmo, e chinando vergognosamente it capo attesi che uscissero ... Quando
n
mi ritrovai presso la spalletta del tiume, di nuovo solo, libero, mi accorsi di essere tutto immerso in un batticuore nuovo, inebriante, spasmodico. C.. ) In quella citta stranier3, il mio pudore aveva ficevuto
una scossa cosl violenta e inaspettata che anche que I pia-
169
cere, che io avevo gia scoperto, quel piacere diveeso da ogni altra cosa, mi parve rivestirsi di piu struggenti attrazioni. 10 non potevo ancora decifrarle: ero semplicemente precipitato in mezzo alia [oro violenza. Ma i miei pensieri, pensieri ferocemente logici di bambino, si andavano concatenando secondo un ardine pratico, interessato. Ormai cercavo i1 modo di riprocllrare quell'offe-
sa al mio pudore di faneiullo. E eom'era naturale, un piano si forma sub ito nella mia mente, su cui da tempo si era no impresse Ie rentazioni e Ie curiosira per quella diversa atmosfera degli adulti tutta impregnata di peceato. Aveei fioto di asservare come il saliro it flume, e non appen a qualcun altro si fosse fermata 'at vespa siano, anch'io vi sarei entrato ... Cosl per due giorni dedieai Ie prime are deserte e roventi del meriggio a.ordire una spola da quel vespasiano ad un aI tro simile che avevo scoperto vi-
cino al Mereato. In queUe sosre davanti ai marmi afosi mi succedeva spessa di udire il ronzio dei mosconi, dei
tafani
0
di qualche vespa randagia\9.
Una soffocata concitazione, il sentimento del peccato e della violazione: qui non c'e la levita di Amado mio.
E il corpo,
il eorpo, I'origine di tutto e bisogna farlo
sparire. Cerre narti mi sveglio con gli acchi sbarrati, e mi
sollevo appoggiandomi sui gomito: cosl resto anehe per dieci minuti a un quarto d'ora, con gli occhi fissi sulla "cosa". La veda perfettamente, nei suoi minimi particolari, evidenziati da una luce tremenda, incisi su una lastra.
La paura d'essere scoperti, la paura che la toa carne ti tradisca agli oechi degli altri: che rive Ii Ia tua segreta, temuta identita. La confessione e visibilissima in queste pagine del diario di Don Paolo. Ma Don Paolo, come ho detto, fa anche scuola, e in questa, piuttosto che nella pura fede, Ia sua angoscia prende sollievo.. Occorrono i mezzi, Ie mediazioni. Ho fetro qualcosa
dei moderni metodi scolastici (I'attivismo) che si valgono appunto di "mezzi" che non siano la pura relazione oratoria dell'insegnante, sacrificando la tradizionale au-
170
torita di, quest'ultimo per 1a partecipazione attiva dei ra~ gazzi. E essenzialmente giusto, periJ ... per far s(udiare i ragazzi volentieri, "entusiasmarli", oecorre ben altro che
adottare un metodo pill moderno e intelligente. Si tratta di sfumature, di sfumature rischiose e emozionanti. ( ... )
II metodo della Montessori e dei positivisti ha certo Ie sue buone qualit..: rna questo suo credere aile applicazioni esteriori e ai miglioramenti graduali e prevedibili, questo suo ottimismo che non calcola it mistero e I'io-
congruenza che sono in fondo Ie concrezioni della liberta... Cambiando appena i termini, 10 stesso difetto e implicito nel pensiero educativo degti ideallsti, anch'essi non tengono canto, in concreto, delle contraddizioni, rlell'irrazionale, del gratuito e del puro vivcnte che e in
noi. Calcolare tutto questo fa invece parte dell'applicazione di una pedagogia veramente positiva, che e diffi-
cile presentare nei termini di un testa scolastico, e che e la competenza vivente di chi vive nel cerchio continua-
mente mobile della spirito, gli occhi sempre puneati sui • gioco della Provvidenza. ( ... ) Puo educare solo chi sa che cosa significa amare, chi tiene sempre presentc la Divinita. ( ... ) Sana pieno di idee, fin troppo impegnato. Ho dipinto dei grandi cartelloni rappresentanti con trucchi, sim-
bologie e sorprese divertenti Ie pill astratte regale grammaticali. Ho cOSI immesso nel ragianamenta arido dei colori e delle immagini. (Dove ho letto, una volta, del fenamena chiamato "riflesso condizionato n ? E per mezzo
di questo che la regola dovrebbe scattare nella memoria non pili attraverso un processo sterilmente mnemonico, rna attraverso l'ilare e colorito ricordo di un'imrnagine,.
connessa alia regal •. ) I ragazzi sono un po' insospettiti da quesce diavolerie: rna i 10fO occhi dicono che si incuriosiscono e si divertono.
Anche qui non e il personaggio che parla, rna e 10 scrittore, nascosto dietro il vela sottile del suo personaggio. Si fa visibile il modo con il quale Pasolini sublimava in pedagogia la «violenza amorosa» da cui era ferito: cos1 che il colore cattolico di alcune espressioni suona quasi uno scongiuro. II I
171
cristianesimo era parte della sua ragione morale - quella parte che 10 costringeva a interrogarsi (sia pure nelle vesti di un prete di campagna) sulle irrinunciabili esigenze del corpo (<
sistibile di un inconscio antropologico? II diario di Don Paolo dice anche: Ho notato quanto siano migliori i giovani del popolo da que IIi della borghesia: e una superiorita sostanziale e assoluta, che non affirnette riserve - come la beJ]ezza
di un paesaggio 0 la freschezza di un frutto. Poi, menere i giovani della borghesia, invecchiando, miglioreranno, premuniti nella coscienza contro it decadimento e I'involuzione, i giovani del popolo, da adulti, diverranno sempre piu nulli, inesjstenti: un grumo di esperienze monotone, mai chiarite. Scendono la china dell'umiliazione.
Si affaccia un elemento correttivo: I'estetismo decadente, I'immagata sensibilita alia bellezza, magari il confondersi di essa con la morte ... Don Paolo, inf.tti, non si ferma alIa sociologia e alia psicologia. II giovane prete, coerentemen-
172
te con I'esprit de fa decadence, passa all'azione. Vuole che la bellezza di quei ragazzi contadini sia serbata intatta. Al cuImine del viI up po romanzesco, Ie dimostrazioni per il "Iodo De Gasperi", rested ucciso da un colpo d'arma da fuoco sparato dalla polizia, nel salvare col proprio corpo un giovane dimostrante. Muore come vittima sacrificale, designata a tanto, , sembrerebbe, dalla sua medesima disperazione. E questo annientamento una soIuzione del destine, pare suggerire il narratore. Ma essa e di quelle che vengono adottate da chi narra per rimettere all'incondizionato, al fatale, parti fin troppo vive e oscure della propria immagi• naZlOne. Cosa dire a questo punto? Che Ia biografia, nel momenro in cui si palesava, metteva in discussione I'ultima propria verita: Ia censurava nella morte del personaggio; 0, anche, osservando Ia cosa nella prospettiva di oggi, arrivava a uno • • • sconcertanre VatlClnto. . Ma Pasolini, in quella fase della sua esistenza creativa, pi" che alia propria soggettivita, usando della pros. di romanzo, teneva al recupero dell'oggettivitil. L:epos friulano avrebbe dovuto risolvere Ia scissione delI'io, Ia frattura fra politicizzazione e sentimento di colpa. Quell'epos doveva essere pura rappresentazione della povera e lieta vita con tad ina, profumata dalle primule dei fossi, intrisa dalla freschezza delle risorgive. Ma in tal modo Ia scissione rimaneva ulcera dolorosa e segreta, immedicabile. SCONFINATA INTIMITA FRIULANA
Quando tomb io ero a Casarsa, sfollato con mia madre: era perduto come in una sconfinata intimita che faceva
del Friuli la sua folie sede oggettiva. ( ... ) Egli fin) cosl a Casarsa, in una specie di nuova prigionia: e comincio la sua agonia lunga una dozzina di anni.
Vide a uno a uno uscire i miei primi libretti in friulano, segul i miei primi piccoli successi critici, mi vide laurea-
173
to in lettere: e intanto mi capiva sempre meno. II contrasto era feroce: se uno si ammalasse di cancrO e poi guarisse, avrebbe probabilmente della sua malareia 10 sresso ricordo che io ho di quegli anni".
Carlo Alberto Pasolini, tomato dalla prigionia, trovo cambiato tutto il suo mondo. Non solo l'Italia non era piu fascista, rna suo figlio Guido era morto nella latta contro it fascismo; e suo figlio Pier Paolo era addirittura un milirante • COffiUn1sta. Per Carlo Alberto era mutato altresll'orizzonte dell'esistenza fisica. Non pili Bologna, rna Casarsa; non piu it povero interno piccolo borghese, rna un interno contadino, segno ancora piu tangibile di degradazione, risonante di voci dialettali a lui estranee. Di quelle voci, addirittura, il figlio si faceva poeta - un figlio, quasi quasi, pili Colussi che Pasolini. Pier Paolo viveva la propria «sconfinata inrimita» can la madre - quella intimita la tragedia toccata a Guido doveva aver res a ancor pili indissolubile e misteriosa. 11 ritorno del padre I. viola va. La scorticato cuore di Carlo Alberto dovette avvertire il sensa di questa violazione. Si accrebbe l'acredine di lui, nel seguire puntigliosamente, e amorosamente, i successi pubblici del figlio. Conservava ritagli di giornale. F aceva costruire il vano, a pianoterra, pcr l'Academiuta. Quel figlio, per il quale poteva aver sognato I'avvenire umanistico, contravveniva a una delle consegne del piccolo borghese italiano votato aile lettere: tradiva il preteso stile alto della sua classe, negava la lingua colta, parlava di «piccole patrie». Carlo Alberto, diviso nel suo stesso affetto, non perdono a Pier Paolo questo tradimento: non glielo perdonava nel fonda del cuore, nelle pieghe segrete della mente. E tal volta esplodeva, ossessivo, accusatore, delirando. Dalla «sconfinata intimiti\» del Friuli, egli era tragicamente escluso. Quella esclusione fu ragione della sua malattia.
174
La .Iunga agonia» di Carlo Alberto Pasolini camincib cosl; e per Pier Paolo fu anche un'arribile malattia. II padre si curb cal vina, fina ad uccidersi. II figlia prese Ie strade dell'espressiane, can l'antica canvincimenta dei paeti per i quali la parola e l'unica terapia passibile ai mali della vita. Pier Paolo il6 dicembre 1945 scrive a Silvana Mauri, vecchia arnica degli anni balognesi: «II ritorna di mia padre mi ha messa in uno stato d'anima canfusa rna meno insoppartabile dei mesi passati». liS febbraio 1946, sempre a Silvana: «La mia vita non e malta serena, rna la sarebbe certamente se mia padre non fosse in uno stata penoso; i medici 10 chiamano paranoico». II padre sorveglia il figlio: il troppo amore 10 spinge a leggere in segreto cio che il figlio scrive. Ma tanto amore gli toglie ogni coraggio: anche per quel che riguarda la palitica, ne e in soggezione. . Tutto cia, naturalmente, invece che lenire la malattia,la accentua. Carlo Alberto, nel corso delle crisi che 10 coglievano, grida di sentirsi braccato, lancia accuse oscure. L'omosessualita: forse Carlo Alberto ha qualche sospetto. Forse non vuole sapere. Forse, come accade di frequente a uomini fortemente virili, una probabile omosessualita del figlio non 10 spaventa, non riesce dapprincipio a darle peso. Motivo della sua angoscia ealtro: proprio l' eselusione dal mondo di Casarsa (non va d'accordo con Ie cognate, specie con Giannina) fa insorgere in lui motivi di passati rancori. II rancore e Susanna, i rifiuti a lui di Susanna. Ma questa rancore provoca quello del figlio: una catena intrecciata che si doppia all'infinito. Carlo Alberto a Casarsa non ha amici, non se ne fa, chiuso nel suo orgoglio di ex ufficiale dell'esercito. Tutto diven-
175
ta per lui esca all'ossessione: finanche Ie faccende domestiche di Susanna, 0 Ie lezioni che lei dava per aiutare il magro bilancio familiare. Sono scene di piamo: accuse a Susanna della morre di Guido, accuse a Susanna d'aver ridotto lui alia disperazione.
,
Le crisi presero a farsi sempre piu frequenti nel corso del 1947. Carlo Alberto cad eva preda dapprincipio d'un silenzio mortale, taceva per tre 0 quattro ore; quindi cominciava a urlare insulti; dava in smanie; si gettava a terra, imprecava. Chiedeva di morire: 10 trattenevano a viva forza poich': minacciava il suicidio. Quindi scoppiava in lacrime, e Ie lacrime 10 conducevano all'assopimento e al son no. . Ai primi di gennaio del 1948 i sintomi si acutizzarono, gli insulti si fecero ancora pill rovemi: rabbiose oscenitil gli uscivano di bocca. Pier Paolo decise di farlo visitare da uno psichiatra di Udine. Questa notizia rese Carlo Alberto quasi folIe; diceva che madre e figlio volevano rovinarIo e che lui, invece, avrebbe vinto, Ii avrcbbc «sbaragliati». Per documemare al medico quel che suo padre diceva nei momemi di furore, Pier Paolo ne trascrisse su cinque cartelle dattiloscritte Ie sconnesse parole. So no farneticazioni, sono brevi tirate di lucida e caustica asprezza. Odia nel figlio l'intellettuale; nella moglie vede con orrore una furberia contadina che intriga ai suoi danni. Commisera il figlio, preda dei «raggiri» materni, rna 10 accusa di cecitil: si dispera che non ci sia pill Guido, perch': Guido sarebbe stato dalla sua parte. A Susanna rinfaccia di non essergli moglie. La diagnosi medica parlo di mania paranoidea. Ma la «sconfinata intimitil» friulana, per Pier Paolo, non era riempita solo dalle grida di Carlo Alberto, 0 dalla passione che il visibile sconforto di Susanna accendeva sempre pill. C'era la giovinezza felice, gli amici, i balli festivi, anche i vecchi amici di Bologna. Silvana Mauri, appunto. .
176
II rapporto con lei fu tenero e intenso, una presenza solleeita e innamorata. Silvana fu vieina a Pier Paolo, immediatamente dopa il 25 aprile 1945, al momenta in cui la tragica veriti! sulla sorte di Guido si paleso: accompagno Pier Paolo sulle malghe di Porzils, nel ripercorrere i luoghi delIa strage. Un rap porto amoroso: la vicinanza di Pier Paolo a Silvana prosegul negli anni, fino a perdersi, dopo il 1950, a Romao Ma, come eo testimonia to dalle lettere che Pier Paolo Ie scrisse - lettere spassionate -, quella vieinanza rappresentava per lui qualeosa che aveva radici profonde nel sentimento. II rapporto era nato per un eonfronto dell'intelligenza, come con Giovanna Bemporad, e muto. Questa amicizia amorosa conobbe inevitabili momenti difficili. In una lettera del 15 agosto 1947 Pier Paolo si accusa d'aver provocato in Silvana «punture dolorose», d'essersi dato a forme «di tristezza e di protesta •. II rap porto corre suI crinale delle parole non dette, ma non puo non sfiorare l'esplicitezza: «Fin dai miei primi incontri con te tu avrai capito che dietro la mia amicizia e'era qualeosa di pili, ma di non motto diverso; una simpatia che era addirittura tenerezza. Ma qualeosa di insuperabile, dieiamo pure, di mostruoso si frapponeva tra me e quella mia tenerezza». Le parole sottolineate da Pasolini stesso dicono molto. E non eo tutto. Nella primavera di quel 1947 Pier Paolo ha fatto un viaggio aRoma, il suo primo, ospite dello zio materna, antiquario: ha conosciuto qualehe intellettuale, e Roma 10 ha col pita. • ARoma 10 raggiunge Silvana. La lettera prosegue: •
•
Ricordati aneora una cosa. Silvana, e poi avrai finalmente capito: rivedi noi due in quel ristorante di piazza
Vittorio davaoti ai "calzoni" e ricorda il calare con cui ho difeso quella tua arnica omosessuale. Non allarmarti, per 1
•
177
pieri'!, Silvana, a quesr'ultima parola: pensa che la verira non
e in essa, rna in me, che infine, malgrado tutto, so- .
no largamente eompensato dalla miajoy, dalla mia gioia che e curiosita e amore per la vita. Tutto cib ti serva uni•• • camente a una cosa: a splegartl cerce file remore, certe mie incomprensioni, certe mie provvisoried. e false in-
noeenze, che forse (dieo forse) ri hanna fatto del male. La verita angasciasa, rrattenuta nella rete della cansue~ tudine amichevale, si pales a: eppure (detta nella stessa lettera), «tu sei la sala donna verso cui ho pravato e prova qualcosa che e mal to vicino all'amore». Silvana, a Roma, in piazza di Spagna, aveva visto spuntare dalla tasca di Pier Paalo un quadernetto: avrebbe valuto leggerlo - Pier Paolo glielo impedl. Era un diaria: probabilmente vi, si poteva trovare qualcosa di pitt d'una confessione. Una mortificazione, uno smacca che disanicola I'amore. Di qui la lettera riparatrice delIS agosto, quella lettera che fa entrare Silvana in. una «vitale
confidenza»~
nella «came-"
retta dell'io»: «cosl potro dirigere verso te il bene che ti voglio senza provare la canfusione del bambino caito in falla». La confessione, d'altra parte, era ormai necessaria: Pier Paolo era stata can i Mauri in montagna, a Macugnaga: n altri siJenzi, evidentemente altre mute richieste di Silvana quel disagio scambievale doveva essersi mutato in ferocia. II desiderio di liberarsi dall'angoscia della menzogna si profila per Pier Paola in un sagno: 10 dice la medesima lettera .• Come un baleno, ricordo ora che questa notte devo averti sognata: eravamo appunto a Macugnaga, rna in una Macugnaga felice, marmorea: una Macugnaga senza il monte Rasa, a il torrente. Nell'angolo della camera di soggiorno, si vede, ho lievitato nella mia memoria poetica I'adore del legno, il cal ore del divano, del tavolina ... fino a fame una specie iii sostanza di marma a ambrosia, in cui io e te di-
17B
•
scutevamo tranquilli e divertiti». Arricchito dalla verita, una veritii sfiorata con dolcezza rna insieme illuminata senza equivoci, il rapporto fra i due si mantenne intenso. Per tutta la vita, Pier Paolo ebbe rapporti non casuali con donne:.e rapporti sempre vivaci, a volte esclusivi. Erano rapporti nei quali l'amicizia andava a unirsi a un fascio d'emozioni che l'amicizia trasfiguravano. Non si puo parlare di amore 0 di sesso, rna di una forte tensione emotiva Sl. Sarebbe errato pensare che questi rapporti appartenessero ai terri tori della vischiosita pettegola che unisce talvolta gli omosessuali aile donne. Nt che alludessero alia ricerca d'una replica dell'immagine materna. Susanna, nel tormentato trasporto che la lego al figlio, non subl mai eelissi, non lascio spazio a duplicati. C'era in Pier Paolo una prepotente componente virile, erosa, ulcerata dal confronto col padre. Forse, il padre che tradiva Susanna e abbandonava la casa per alcuni giorni (come era avvenuto nell'anteguerra), per trovare altrove la fisica soddisfazione che la vita coniugale gli negava 0 dava avaramente, neghittosamente, poteva aver fissato in lui una nevrotica nostalgia per la donna. Oi quella nostalgia il suo futuro comportamento sessuale puo offrire il simbolo rovesciato: Pier Paolo che cerca, in folle caccia notturna, i ragazzi; che esclude cioe dalla casa, luogo riservato a Susanna e all'amore per lei, l'esercizio del sesso secondo una dicotomia non difficilmente comprensibile. Cio apparterra al Pasolini che ha maturato dentro di se, fino a renderlo schema, il proprio destino erotico. Giii, pero, al tempo dell' «intimita» friulana, il suo inconscio elaboro un'immagine femminile divers a da quella materna, da non porsl In contrasto con questa. Fra gli epigrammi del 1958, quello dedicato «A un figlio non nato»zz, testimonianza di un rapporto fisico avuto con una donna, esprime altro (<<primo e unico figlio non nato, •
•
179
,
non ho dolore / che tu non possa mai esser qui, in questo mondo»). Pasolini diceva che quella era stata la sua unica occasione di eros eterosessuale - can una «bambin., e gia madre», ~
( .. ,) ju piil svelta corse allo sportello della mia macchina, gridando cos} sicura che non potei_ disingannarla: saIl, si accomodo, allegro come un ragazzo, e mi condusse verso la Cassia (,' ,).
Nessuna differenza, qui, con il r.pporto omosessuale, nella forma che a Pier Paolo era pill consueta -Ia sosta delIa macchina, il ragazzo che sale, e via verso uno sterrato pill omena deserto. La prostituta «bambina» e vista can ottica identica - «sail, si accomodo, allegra come un ragazzo», Credo che nell'immagin.zione di Pasolini la donna potesse avere ruolo diverso: il ruolo che due figure, in qualche modo complement.ri, in Teorema suggeriscono -Ia madre e la serva, nelle quali liberta e dedizione Si~mescolano inestricabi1mente.
II modo in cui quelle due figure si specchiano - e la 10ro sorte si risolve nell'indiamenta della serva - fa pensare che Pier Paolo considerasse la donna come una creatura dotata di un'privilegio misterioso, 0, all'inverso, dotata di nessun privilegio di intelletta, rna fosse il fiore estremo della natura, sibilla mediatrice verso la terra tenebrosa e paradisiaca delle madri, 0 della madre, Che egli potesse concepire una differenza fra "donna" e "madre" non paia un assurdo: aveva necessit!! di differenziare Susanna da qualunque altra donna, perche ella potesse sostenere il peso di tutto l'amore di lui e serbarlo puro, incontaminata. Chi scrive gli send dire una volta che Ie donne non possedevano "anima", tcanne alcune eccezioni: e .. semplifico Ie eccezioni riferendosi ad alcunedonne che avevano partorita; evidenremente giudicava cosroro assimilabiIi al simbolo di Susanna.' Ne1 sostenere che Ie donne fosse-
180
ro prive d'''anima'', doveva parlare in lui I'accanito.lettore delle Lettere di san Paolo 0 del Mon clEur mis Ii nu di Baudelai re 2J - non inte;"deva nulla di degradante: intendeva che esse fossero messaggere fra la vita - e la vita e essere uomini, e soli - e quella zona dello spirito in cui questa vi·ta trova nutrimento, ristoro, giustificazione, verita: la madre. Quanto al personaggio della serva in Teorema, non e un caso che l'abbia interpretato, nel film, Laura Betti, il rapporto con la quale, negli ultimi anni di vita, intercalato anche a insofferenze, fu tenuto da Pasolini con fedeltil singolare e appassionata. La «sconfinata intimit1l» friulana e quella che a Pier Paolo fa anche vivere la propria omosessualitil in modi contrastati, con sofferenza. Al sentimento di liberta dei primi incontri subentra un sentimento diverso - cui non doveva essere estraneo l'assil• 10 allarmante della presenza paterna. , E possibile pensare che nella illimitata confidenza con Susanna, Pier Paolo fosse certo della comprensione di lei. Non altrettanto poteva essere certo della comprensione di Carlo Alberto. . II senso del peccato, della colpa, a giudicare dai contenuti di quel che scrive, e in lui acuto. La foltissima e stupefacente produzione dei Dian inediti (1945-1949), da cui sara ricavato il C01pUS compiuto dell' Usignolo della Chiesa Cattolica, testimonia conflitto e angoscia. Da quei fogli si potrebbe raccogliere una larga messe di citazioni, fra Ie quali il «sesso schiavo», il «perdersi» (<
Cia che pt'u !orturo t if "cedere", mi /TOvo al mesto bivio del peceato, e ecdo (. .. ).
181
o anche: Cedo ... Vila lrattienimi sul/'orlo . . o vuoi cancel/are questa creotura dal disegno stupendo dei rimpiantiP (
... )
Chi mi incolpaP Vieni, Accusatore, punla il tuo dilo suI mio vollo lielo. Lajoye sempre turbata da una presenza accusatrice, dall'ansia della solitudine:
0
Odore de/ mio lelto di giovane povero, odore de//,Angelo 0 del Dandy che sono tamolta, quando, lonlano, in un 'aria di cilta Iroppo civile, mi racconto i frommenti della storia della min Gioia.
II
Questi frammenti paiono sfuggire verso due poli: la verita 0 la menzogna: Perdersi 0 finKen. II dovere, celeste fredita, luce d'infanzia, sfolgora suI ventre umiliato. Mi perdo efingo. E mi confido ... oggeffo del mio disprezzo e del mio perdono, escmpio del vivente invidiato, giovane nell'immagine de/ giovane ...
o mio coso, Ii gridero agli ignoti; non saro piy 10 faccia del promo, e 10 mia solitudine sara cantata. Ese tra gli ascoltatori Pielosi del ragazzo ehesi perde brilfera come un sole 10 menzogna, • vedro tulto intero il mio deslino, e il prodigio ... il Dovere ... Sam un morlo.
L'ombra di Gide e presente: presente in quella neces, sita di «confidenza., di esplicitezza. E il Gide di La porte ftroite, e di L'immora/iste, il Gide che si chiede come prose-
i
182
,
guire I' esistenza col peso inaudito della «menzogna» e delIa «finzione» sui cuore: perche non confessare la propria «vergogna» 0 la propria «tentazione» a chi si ama? Ma in Pasolini questa angoscia pare sia sventata da un'insidia «gioiosa»: «0 mio caso, ti gridero agli ignoti»; «la mia solitudine sara cantata». C'e in queste parole la speranza di poter esprimere la propria "diversita" Ii be ran dol a dai lacci della «celeste eredit1\. del dovere - e il «ventre» non sara pill «umiliato». . II piacere, perb, di un tale grido, di un tale canto pieno, il piacere per il proprio «cuore messo a nudo» 24, pill che dell'altra faccia dell'immoralismo gidiano, parla del dandysma baudelairiano - di un poeta che deliberatamente avvelena la propria vita per la conquista d'una liberta olrre i limiti d'ogni morale, al di Iii del bene e del male. Egli sa che, se teme il suo lantasma, 0 se la came • inappagata 10 rende landt/I/o, non si oppassiona ad altro che 01 suo sesso.
E sa anche d'essere ( ... ) sempre nel/'uomo, ma; ne/ dio. Ma e'e un dio in questa [orne sconosciuta?
Eppure, . Sono Ie/ice di essen: un peccatoreperch! il mio peeeato in piena lueee un'ombra di marmot Sonoldicedi sapen:che mi !!Sibisco, errore sopm errore. Tu, AMORE DEL FlGUO, mi dai abbostanza luee per conso/armi segretomente dei miei tlTori.
Scrivendo una poesia al giorno, talvolta; scrivendola a macchina sulla meta di un foglietto di carta velina, Pasolini confessava a se stesso il proprio «errore», se ne lasciava invadere con disperata voluttil. La fine del 1947,l'intero 1948, a scorrere i versi scritti, raccolti foglietto su foglietto con cura meticolosa, spartiti in
183
•
fascicoli ciascuno col proprio indice come pronto per la stampa: fu un lungo periodo di angosce, pill acute che nel passaro. E probabile che la crisi attraversata dal padre alimentasse in Pier Paolo violenti scompensi. Anche se la vita sembrava assorbirlo affatto, e la creativitii fosse quanta mai attiva- negli studi di romanzo, nei versi -, ]a «sconfinata intimita» nutriva traumi, cralli interiori, che avrebbero preso il carattere della fatalira. In una lettera a Silvana Mauri - ed e una lettera decisiva", seritta da Roma, ncl1950, quando tutto sara accaduro, l'epos friulano irrimediabilmente concluso, I'omosessualira svelata dalla pubblica den uncia - Pier Paolo dira, can gli occhi al passato, che la «discesa. comincib «nel '47., per trasformarsi poi in «precipizio.: «giudicarmi ancora non mi riesee, neanche, come sarebbe facile, giudicarmi male, ma penso fosse inevitabile •. La stessa lettera dice: «10 ero nato per essere sereno, equilibrato, naturale: la mia omosessualita era in pill, era fuofi, non c'entrava con me. l\1e la sanD sempre vista accanto come un nemico, non me la sono mai sentita dentro». I versi del Diario 1948 parlano appunto di questa «nemico.: un nemico che assedia, che illude, che'offre soluzioni fugaci, gioie immediate (<
Se Pier Paolo riusciva su esso a qualche vitroria, ad atturime l'uno, per allora 10 pateva ricorrendo all'umore cattolico della sua cultura nativa . . Questo nel rappono, ad esempio, con Tonmi Spagno!. 113 aprile 1947 Pier Paolo scrive a Tonuti da Roma, gli parI a del suo viaggio: «AI Vaticano ci vado per visitarvi i Musei. Figurati che dall'entrata alia Cappella Sistina (il cui soffitro e dipinta da Michelangelo: ti ricardi che a scuala vi mo-
184
strava Ie figure?) c'c un carridaia lungo come dalla casa di Colonel a Versuta, tutto dipinto e decarato accuratissimamente».
Net rapporto col sonarel, per iscritto, e l'amorosa sollecitudine dell'insegnante a prendere il sopravvento, a far tacere «il nemico., rna anche una vena di paternalismo quietamente cattolica. Cattolicesimo: Pasolini non aveva ancora sattomesso a critica l'idea ebraico-cristiana dell'unit' indivisibile della coscienza. Tale fantasma era insidiato, posta di giorno in giorno a repentaglio da una diversa, sua persanale realta: da una realta di nevrosi, dove la scissione si verificava di fatta. D. un lata, Ie pulsioni omoerotiche; dall'altro. la necessitil. di censurarle e fingere. La finzione era assorbita dentro lui dalIe risorse della pedagogia. Ciononostante, la «sconfinata intimita. friulana era • • plagata.
, "
185
Come in un romanzo
RAMUSCELLO
Una segnalazione dei carabinieri di Cordovado, Legione territoriale di Padova, il IS otwbre 1949: «Dalla voce pubblica, poich6 il fatto ha suscitato scan do 10 (sic), quest' Ar- . ma e venuta a conoscenza che it nominato Pier Paolo Pasolini da Casarsa, circa dieci giorni fa si porto in Ramuscello, dove adescando i minorenni». La «voce pubblica., dunque, ptotesto. Qualcuno ascoIto un discorsa che due tre ragazzi facevana fra laro - due tre ragazzi di Ramuscella, una fraziane di San Vito al Tagliamenta. Era stata il 30 se{{embre, giorna della festa di Santa Sabina: festa in paese, c'era la baiera. A ballare c'era andato Pier Paolo, can suo cugina Nica. Da un anna Pier Paolo viveva pill disperatamente, e pill apertamente, la propria amasessualitii. Le ragiani di questo, secondo Ie sue stesse parole, cansistevana in un bisagno d 'evadere dalla triste situazione familiare -Ie crisi di Carlo Alberto sempre pill frequenti -, e in un bisogno di cancellare, anche fugacemente, una persanale crisi te{{craria. II Friuli stava diventanda angusto per lui. In una lettera a Tanuti Spagnol, scritta da Ramal, diccva: .«Mi sana molto distratto, stavolta, e abituato a una vita intellettuale e sacievole che, ahime, a Versuta e proprio irrealizzabile».
186
La pratica omosessuale rendeva il segretario della sezione comunista di San Giovanni assai vulnerabile. La cosa poteva avere conseguenze politiche. L'estate -I'atmosfera di Amado mio - rinnovava la felicita alia q uale era per Pier Paolo difficile somarsi. Pier Paolo rischia. Fra luglio e agosto di quel 1949 un prete 10 aveva ricattatoo II prete aveva scelto un'intermediaria: aveva detto 0 Pasolini abbandonava la vita politica, 0 la sua carriera scolastica sarebbe stata rovinata. La risposta di Pier Paolo, sempre attraverso I'intermediaria, dovette essere aspra. In una situazione simile era incorso tempo prima un esponente democristiano. La vita di provincia esige ritarsioni: esige che certe persone, una volta che si espongono, paghino un tributo al pettegolezzo, all'infamia persino. Per la «voce pubblica» non era tollerabile che notoriedl intellettuale potesse congiungersi a idealita comunista e a omoses• sualita. Si prefigurano in Friuli i motivi ossessivi di una aggressione di cui Pasolini sara oggetto per tutta la sua esistenza di uomo pubblico. II Friuli mette in scena il ricatto del prete di campagna: su questa si innesta un'oscura cabala politica. Nico Naldini ha un casuale colloquio col preside del liceo da lui frequentato a Udine, Giambattista Caron, electo nelle elezioni del 18 aprile 1948 deputato democristiano. Caron e un uomo di buona cultura: legge gli spiritualisti francesi. Dice a Naldini che sarebbe preferibile il cugino la smettesse con la propaganda comunista. I murali affissi nella loggia di San Giovanni potrebbero produrre perniciose •
•
reaZlOnl.
Pier Paolo e Nico dan no scarso peso a quell'avviso. Vennero i facti di Ramuscello. , E il giorno della festa.
187 (
Pier Paolo incontra i tre ragazzi - uno ha sedici anni, gli altri menD. Si crea un accardo, un'intesa. Anche Nico e lao Nico resta a guardare Ie coppie che ballano, anche se Pier Paolo l'ha chiamato con se. In quei momenti, cio che coinvolgeva Pier Paolo era la promiscuita della baIera, I'eros infiammato dal vino, e il confronto, nei corpi, nella tensione sanguigna, che si creava fra una danza e I'altra -l'ebbrezza speciale della festa di campagna. Dunque, si allontano con i ragazzi dalla piattaforma di legno, lontano dallo steccato. Torno, e disse a Nico che era srata una serata «indimen·· . ticabile». Poi i ragazzi di Ramuscello si accusarono a vicenda della cosa, probabilmente una reciproca masturbazione. Qualcuno ascolto e riferl. La «voce pubblica» parlo ai carabinieri. N el verbale del brigadiere di Cordovado si accenna a «persone imparziali e in buona fede». a un «interrogatorio dei minori» - i genitori non si fanno vivi. Questo accadeva il 14 ottobre. II 21 il medesimo brigadiere chiamava i capifamiglia. i quali «pur tentennando hanno fatto intendere di voler riservare il diritto di querela». Ma ormai .il fatto si e reso pubblico»: il brigadiere. nel suo scritto, metre insieme una sup posta neutral ita di giudizio e la forza delle cose. Poiche «l'indignazione e generale». e poiche Pasolini insegna nelle scuole medie, «e stato provveduto a compilare il presente verbale in tre copie».
Non ci fu querela da parte dei genitori dei ragazzi. Ma il confidente ha parlato. la pubblica opinione si e mossa a sdegno: e Pasolini venne imputato dal pretore di San Vito al Tagliamento per corruzione di minori e atri osceni in luogo pubblico. Con lui veniva imputato il sed ice nne.
188
Si ebbe il proscioglimento dalla corruzione dei minori il 28 dicembre 1950: rna Pasolini fu condannato per atti osceni. II Tribunale di Pordenone, 1'8 aprile 1952, 10 assolvera in Appello per insufficienza di prove. Se nel temp'o 10 «scandolo» si smorzo e svanl nelle stesse chiacchiere della gente, I'emozione, a Casarsa, sui momento fu grande. Pier Paolo venne chiamato alia cas erma dei carabinieri il 22 ottobre. II maresciallo gli chiese ragione della co sa. La risposta fu, su per giu: «Ho tentato un'esperienza erotica e letteraria, sulla suggestione d'una lettura - un romanzo d'argomento omosessuale». Fece il nome di Gide. insomma, Pier Paolo non nego. Prese a schermo la letteratura: Gide era premio Nobel 1947. Si illuse che it richiamo agli scritti di un uomo COS! prestigioso potesse salvarIo. • Ma certi verbali, certe denunce fanno il corso loro. II maresciallo informo i superiori: costoro informarono il Provveditorato agJi studi e la stampa. II «Messaggero veneto» del 28 ottobre riporto quella deposizione -Ia deposizione di un reo confesso. Anche «II Gazzettino» del medesimo giorno segnalo la notizia. Sullo piazza di Casarsa vennero a gridarla gli strilloni. Se la cabala era stata politica - come I'avvertimento di Caron lascia supporre -, i comunisti caddero nella trappola. II 26 ottobre il comitato direttivo della Federazione comunista di Pordenone, sollecitato dalla Federazione regionale di Udine e da militanti casarsesi, espelleva Pasolini dal PCI «per indegnita morale e politica». I.:edizione locale dell'« Unith rispondeva aile insinuazioni del «Messaggero veneto» e del «Gazzettino» annunciando l'espulsione di Pier Paolo e abbandonandolo alia «colpa», al «deviazionismo» intellettuale alimentato da letture di scrittori «botghesi e decadenti».
189
•
La scelta dei comunisti, non presa all'unanimita, poiche vi si oppose Teresa Degan, collega di insegnamento di Pasolini, e facile da spiegare. Nel dima feroce della guerra fredda 10 schematismo politico e morale era un obbligo. Al partito di Togliarri parve eccessivo giustificare pubblicamente un esponente omosessuale: Pasolini non aveva negato i farri. «Quanto a me sono condannabile per una ingenuitil addirittura indecente» scrisse a Teresa Degan dopo gualche settimana z.
Si fece strada, nella Federazione di Pordenone, I'idea che, non pill comunista, Pasolini, una volta in tribunale, ci avrebbe guadagnato. Un tale machiavello, pero, mostra in quale soggezione il partiro si trovasse di fronte ai poteri costiwiti - quasi nell'obierriva impossibilitil di salvare un iscritto posro sorro un'accusa considerata infamante. L'espulsione dal Partito comunista fu per Pasolini un colpo traumatico. «C'I; stato un momento che avrei pow to anche annegare nellet.maio dell'odio borghese» dice la lettera alia Degan. La rabbi a del sentirsi scacciato doveva aver messo CUtto in discussione: fino il medesimo essersi iscrirro al PCI dopo l'assassinio di Guido. Ma a Ferdinando Mamino della Federazione di Udine indirizzo una lettera in cui con fermezza e dignitil rifiuto la • • • propna proscnzlOne: Non mi meraviglio della diabolica perfidia democristiana; mi meraviglio invece della vostra disumanid\; ca-
pisci bene che parlare di deviazione ideologica e una cre-
tineria. Malgrado vpi, resta e restero comunista, nel sen-
sa pili autentico della parola. Ma di che cosa parlo? Fino a stamattina mi sosteneva il-pensiero di avere sacrificato
la mia persona e la mia carriera alIa fedelta a un idea Ie; ora non ho pill niente a cui appoggiarmi. Un altro al mio posto si ammazzerebbe; disgraziatamente devo vivere . rna d re. 3 per mla ,
«Malgrado voi. .. » E il rifiuto del tatticismo di partito, dei motivi di opportunita politica (0 degli opportunismi), ta-
190
Ii e quali Ii aveva rifiutati al momento delle polemiche per I'autonomia regionale. Stavolta, pero, essi toceano lui,la sua persona, la sua medesima sopravvivenza .. , «Resto e restero eomunista ... » E .il senso pio autentico» del proprio impegno civile che Pier Paolo vuole salvare dentro di s6: egli sa ehe la sua responsabilita e anzitutto una responsabilita intellettuale -Iii ha radice la sua moral ira. Crede in un ideale: esclude la risoluzione della politica nella sfera della pratica: ormai non e pio un militance. Quel che gli resta e la coerenza del proprio pensiero, la coerenza che governa un insieme di scelte non contingenti, maturate sui filo rosso della storia: queUe scelte non possono venir tradite 0 erose dalla rabbia e dall'amarezza, 0 distrutte da un feroce sentimento di solitudine e di esclusione. La denuncia gli ha tolto I'insegnamento: non solo ha infamato il suo rapporto con gli allicvi, che era dei pili felici e pieni; gli ha tolto I'autonomia economica. • La lettera prosegue: "Vi auguro di lavorare con chiarezza e passione; io ho cercato di farlo. Per questo ho tradito la mia classe e quella che voi chiamate la mia educazione borghese; ora i traditi si sana vendicati nel modo pio spietato e spaventoso. E io sono rimasto solo col dol ore mortale di mio padre e mia madre». Mautino, il destinatario della lettera, conosceva bene Pier Paolo. Funzionario di partito e giornalista, partigiano col nome di Carlino, aveva spiegato a Pier Paolo i farti di PorzGs -Ie ambiguita comuniste e la fatal ita. Pier Paolo si senti tradito doppiamente,da un compagno e da un intima arnica .. Tutto pareva crollato. Gli strilloni avevano gridato l'avvenimento in piazza. Carlo Alberto era tomato in casa, col giornale fra Ie mani. Pier Paolo gia viveva in angoscia, in attesa del peggio. E il peggio era n, a un pas so, Carlo Alberto urlo a Susanna i fatti del figlio. Susanna spad in camera sua: si ehiuse dentro.
191
Pier Paolo, con Nico, andb in bicicletta a San Vito al Tagliamento, alia rieerea di un avvocato. Poi, Nico, la zia Giannina e I'avvocato parlarono con i genitori dei ragazzi. Altra risorsa furono gli amici: Pier Paolo chiamb al telefono Zigaina, e Zigaina, in treno, da Villa Vicentina, nei pressi di Cervignano, arriva. Trova silenziosa e stravolta la famiglia. Pier Paolo gli dice che avrebbe voglia di uceidersi. Nella lettera a Mautino e seritto: «Mia madre ieri mattina e stata per impazzire, miD padre e in eondizioni insostenibili: l'ho senti to piangere e gemere tutta la notte». Cominciano lunghe giornate di disperazione. Passando Ie settimane, la tragedia si palesa nella sua concretezza: la maneanza dellavoro, la non possibilita di un insegnamento privato. Pier Paolo e segnato a vista - e un corruttore di minori. Comincia durissima I'esperienza pubblica della "diversita"; improvvisamente il Friuli gli si e reso estraneo. II «nemico» ha preso una faccia tangibile. Non pensavi cITe £1 mondo
di cui sono figlio •
CltCO
• e znnomorato
nOli fosse
un giocondo possesso di tUG figlio, dolce di sogni, ormoto di bonIa - ma un'antico terra oltrui che 0110 vita do 1'0l1sio del/'esilio.?
Son a alcune terzine da La scoperlo di Marx, l'ultima sezione dell' Usignolo, la lora data e il 1949 - palese la dedica alia madre. Pier Paolo vive ora in «terra altrui», nell' «esilio». La convenzione morale e crudele, piit forte e prepotente della forza lieta e astratta della letteratura. Carlo Alberto e un devoto di quella eonvenzione nei suoi aspetti piit re-
192
trivi, pili teni: la sua malattia, nell'offesa che il figlio gli ha recato, peggiora. La vita in casa e un inferno. Si accumulano Ie giornate una sull'ahra: non c'e luce che Ie rischiari. L'asfissia economica e compieta, ed e necessaria prendere una risoluzione. «Nell'inverno del '49, ( ... ) fuggii con mia madre a Ro.
4 rna, come In un romanzo .»
Un romanzo. La decisione venne presa all'insaputa di Carlo Alberto. Venne presa e comunicata a Nico, a Zigaina: qualche amico presto il denaro. Un mattino presto, il cielo ancora nero della notte, neve gelata sui campi, col primo treno per il sud, Susanna e Pier Paolo partirono. ARoma c'e 10 zio Gino: Ii avrebbe aiutati. Susanna portava con s6 i suoi poveri gioielli, il cui valore si rivelb irrisorio. Pier Paolo confesso appresso che quella partenza gli ridava felicita: strappava sua madre all'inferno 'di Casarsa, a suo padre: la membrana del Friuli, mutatasi in prigionia, in una sorta di ossessiva abitudine a se stesso, era lace rata. . Quella decisione fu maturata con lentezza. In una lettera a Silvana Mauri, in quelle settimane, scriveva: «Partiro: per dove? A Roma, a Firenze, forse anche; se Ie case seguiranno una certa pi ega, nel Libano ... Deraglio sempre pill, Rimbaud senza genio». Il «Rimbaud senza genio» partiva per Roma in una triste alba d'inverno. Anche lui, Ie c(JJur supplicif: anche lui avrebbe potu to, amaro e inferocito, cantare Mon tmtt C(JJur . bave lJ la poupe. E, ancora, II s'agit d'amver lJ I'inconnu par Ie
•
•
dfriglement de tous les sens. Partendo distruggeva ogni affetto. Lasciava anche una ragazza, una fidanzatina. Per quelle ambiguita e contraddizioni che 10 segnavano, nell'ultimo anna era preso da una' giovane maestra di San Vito: il nome, Maria.
193
•
Fra Ie sue carte del tempo e conservato un bigliettino firmato «Maria»: non c'e data. La ragazza 10 invita alia veglia della Societa Operaia. Vuole ball are la rumba con lui. Dice: «Ho imparato, sa; non malta bene, s'intende; rna per perfezionarmi attendo che lei mi faccia da maestro: nessuno 10 supera». Gli occhi malinconici, il visa pieno: Ie fotografie di que- . gli anni spiegano bene come potesse piacere aile ragazze fino a provocare bigliettini come questa. C'era un fidanzamento can Maria. Nico dovette andare da lei e spiegarle 10 «scandala». La ragazza pianse. Era graziosa, minuta: una bella coppia, dicevano tutti. Ma ('epos friulano era spento per sempre. ECLISSI DEL FRIULI
Soltanto nell'ultimo anna di vita Pasolini sarebbe tomato al Friuli della sua giovinezza - raddoppiando, lungo la polemica che aveva acceso COntro il naufragio antropologico dell'Italia contadina, nella lingua della «piccola patria» acquisita, nella lingua «materna», i versi antichi di La meg!io gioventii. lnvestito da un'amarezza secca e impietosa, avrebbe scritto i versi di La nuova gioventU. Resta, il Friuli, nei poemetti "storici" del Romancero (1953), e in quelli di Le ceneri di Gramsci, di La religione del mio tempo, scenario di tragedia -Ia morte di Guido -, a luogo di esaltata e solitaria disperazione:
( .. ,) consumavo Ie ore del pi/) bel tempo umano, /,intero mio giorno di giovf!tltU, in omori
la cui dokezw ancora mi fa piangere ... Tra i libn sparsi, pocltilion
194
022urrini, e I'erbo, I'erba candida Ira Ie saggine, io davo 0 Cnsto tutta /0 mio ingenuitii e i/ mio sangue s. Pasolini rifiutava il Friuli, e insieme sapeva che esso rappresentava il tempo e illuogo della sua intera esistenza. Rifimava fisicamente illuogo, anche se il morso della memoria era doloroso. In a!cune lettere scritte da Roma, dal 1950 in poi, a Tonuti Spagnol, il senso sempre pill trasfigurato di que! morso si fa chiaro. Quanta vita ( ... ) ci resra da comunicarci. La tua mi
e
bale nata in immagini piene di gioventu: sei in piena chanson de geste, mia caro Tonuti. Sciovia, contrabban-
do e motocicletta (e ragazze, immagino). La mia invece non si puo riassumere in nessun modo, e tanto menD in termini gioiosi 0 espansivi: e cosl, enorme, ,neutra, im-
pastara di violenze sia in bene che in male: assomiglia un po' aRoma. ( ... ) Per adesso ti diro una cosa. Per qut::sto, non solo non potro mai dimenticarmi di te, rna anzi, averti continuamente nella memoria piu fonda, come una ragione di vita. ( ... )
Non c'e nulla di cui sia graro al desrino come I'aveni volueo bene. •
Sono parole del 1950, forse del 195 1: tutto e sprofondato in un passatocol quale c'e un tenue legame: un ricordo felice; rna ormai la vita e «violenta». II 25 settembre 1955 (Tonuti ha continuato a scrivergli delle proprie poesie che va raccogliendo; Pier Paolo gli ha risposto con consigli di pubblicazione, gli ha ann uncia to d' aver segnalato il suo nome nella prefazione all' Ant%gia della poesia dia/etta!e) un biglietto dice: .
Ai primi di agosro sono passaro per Casarsa: e sravolta ne ho avuto uo'impressione menu (fiste delle alere: mi pare che laggiu tutto si sia assestato ormai nella tristez-
195
za, e che in questa assestamento riaffiari un po' delran-
tic., immemor.bile .llegri•. Che stupendo it verde dei nostri campi e l'agrezza della nostra aria: finiremo di tornarci, eh Tonuti?
I rieordi si vanno faeendo ispidi. In una brevis sima lettera del 19 dieembre di quel medesimo 1955, spedit. alJ'amico Cesare Bortotto, e seritto: Can grande mia piacere ogoi tanto ti rifai vivo: e un
soffio dell'.ri. del '43 mi investe, intiepidendomi i precordi: quell'aria tremenda e struggente . •
•
Tremende e struggenti, I'aria, l' «.llegri.» del passato sono ormai «immemorabili»: alimentano l'immaginazione Iirica, ma viverle e impossibile. Tutto, .Iaggiu», si e assestato «nella tristezza». 115 ottobre 1959, sempre da Roma: Carissimo Tonuti, ha ancora qua,, da mesi, suI tavola,
it tuo bigliettino di .uguri pasqu.li. E vergognoso che ab-
bia lasciato passare tanto tempo senza risponderti: rna, a parte il facto che conduco una vita violentissima, non vialenta, 10 scriverti mi riesce molto difficile, quasi angoSeloso: e tu capisci perche, la nostra amicizia, quegli anni, quelle estad e quegli ioverni, la prima gioventu, qud sentimenti cosi assoluti, e, forse, il momento piu a~to del-
l. vit•. Perdonami quindi quest. specie di sgarb.to silenzio, che
e invece terrore di guardare indietro.
Tonuti e un altro: e fatto uomo - e andato sotto naja, si e fidanzato, si e sposato, lavora. Tutto q uesto puo rendere piu difficile e terrorizzante in Pier Paolo il «guardare indiec tro»: ma un tale terrore c'e, ed e chiamato can parole che non lasciano dubbi. Nell'arco di dieci anni il primitivo rifiuto si e mutato in un sentimento di paura: «il momenta piu alto della vita» e restato 111, chi usa, impenetrabile. La poesia e sparita dall' esistenza: il presente e violento, anzi . violentissimo. Nella lettera del2S settembre 1955 era anche serino:
196
La vita e crudele, qui aRoma, e se non si e duri, ostinati, disposti a lottare, non si riesce a sopravvivere. Mi sembra un sogno aver avuto per me giorni, settimane, mesi interi, senza altro impegno che non Fosse una par-
tita di pallone 0 il ballo a una sagra. ,
E, insomma, cambi.to 10 scenario morale nella vita di Pasolini. Dileguato il desiderio stesso del Friuli -Ia terra matern.lo h. tradito e ripudiato -, Pasolini ha dav.nti a se Ie moltissime p.gine scritte. Versi e romanzo: i foglietti di carta velina ammucchiati, Ie insistite correzioni a matita. ' Le poesie friulane saranno raceolce nel 1954 col titolo La meglio gioventii: scelce, selezionate e iIlimpidite nella grammatica, avranno una coloritura di straziato rammarico (rna quel titolo, cavaro dal versetto di Bandiera nero, vale anche come una dedica alla Resistenza e, implicit.mente, 6 • a Guido) . . Pili lento il decant.rsi dei materi.li scritti in italiano. Sempre del 1954 e la pubblicazione d'un magro volume, Dol Diorio, (1946-1947): sedici poesie, can I'aggiunt. di un poemetto, Europa. , II 1958 eo I'.nno di L'usignolo della Chiesa Cattolica. Chi 10 firma eo gi1i il poeea di Le ceneri di Gramsci. II 1962, I'anno di 1/ sogno di una coso.
In uno scrittore come Pasolini, nel quale I'opera sembra creare via via la biografia, questi due libri p.iono postumi, eco di una sopravvivenza. Ma illoro tono d'elegia fu segnato dal «terrore di guardare indietro». L'USIGNOLO
Canto nocturno, mie e del cuore; un suono d'acque correnti: poesia «angelica», «di alabastro e di pantano». L'usignolo della Chiesa Cattolica eo un libra d'eccezione. Diffieile iscriverlo a una scuola, a una dottrina: eo possibile soleanto
197
iscriverlo alia psicologia del suo autore, alle mitologie che 10 appassionavano quando 10 dettb. Nei Dian pasoliniani, scritti fra il1943 e il1949, esso e tutto composto, gia levigato. Pier Paolo ne spedl gran parte a concorsi letterari. L'Italia venne inviato a Giacimo Spagnoletti, che 10 comprese nella sua Antologia della poesia italiana contemporanea. Alcune pagine, della prima sezione - dialoghi in prosa, particolarmente quelli che dicono .Che avete, occhi? Ombre di corpi la luna ... » e .La mia luce ... » - erano apparsi in friulano sullo Stroligut, rispettivamente nell'aprile 1944 e nell'agosto 1945. L'usignolo della Chiesa Cattolica seleziona e raccoglie intera la giovinezza poetica di Pasolini: ne rappresemail segreto fUstico, l'estenuazione dionisiaca. Ma non e libro di •
•
una glovlnezza.
II camo si apre in sordina: rapimemo d'albe, fremiti crepuscolari, «giorni che volano via come ombre»; brevi dialoghi, di vecchie e fanciulli, sussurrati fra i campi; I'esaltazione cristiana della messa, gioiosici domenicale. I riti sono con dolcezza somatti al loro alveo naturale. Tutto e visto dagli occhi stellati di un ragazzo. La madre e la luce delle sue pupille. La scena e sempre nei campi: frescuea di risorgive, tremolare delle primule sui fossi. Dopo il preludio della prima adolescenza, segue il conflitto, il conflitto fra peccato e salvezza, la virulenza narcisistica e i.1 semimemo del divino, l'assedio de! «nemico» e il bisogno di sublimazione. La fede cristiana e qui un pumo di pura disponibilita: cerca la veritii ne! corpo, e soffre I'imposizione dottrinale. Cristianita coincide con natura - e natura si esprime in sensualita. II peeeato e anche un bene, una figuea che riscatta il dolore; forse, persino!, e espressione di liberta. II sesso divema un fiorire inesaueibile di vita, e la vita e sempre innoceme bellezza . •
,
198
Fonciullo, sci un mostro
J
fai Ie cose in famiglia coi n·morsi, eli oppigli
a remore as/rust.
Ma 10 sai (mi diverto)
10 sui e nondimeno non ti poni a/cun freno, ogm. vareo t "c upeno.
La difficile, esaltata religiosita di questa poesia e racchi usa nel gioco delle anfibologie: il «candore corrotto», la «mota» e I' «avorio», fra cui, svelato dal chiarore della lampada, il corpo «discimo» pare quasi una mistica offena, visiane d'un simbolo sacrificale plasmato in una sostanza di rugiada. Ha scritto Pietro Citati che «nell' Usign% della Chiesa Catto/iea Pasolini si era abbandonato ad un'orgia di psicologia» 7. Quest'orgia solitaria, illuminata da un'incerta luce, avviene al chiuso d'una stanza-confessionale. II poeta e sacerdote del proprio Confiteor e delle proprie assoluzioni: riesce a guard are la propria nudita di peccatore, come uscenda fuori da se, e a tingere di malincania, lucemezza d'avario!, la propna carne. L' «argia di psicolagia» (che nega il novecemisma a-psicologico di un Eliot, di un Momale, e che denuda fino alia carne viva l' «uomo di pena» ungarettiano) puma a una trasfigurazione dell'io, a mutare Ia febbre del peccato (a di cia che si seme eSser peccato) in ulla vita quama mai vita. •
Ho /0 colma di un morto: guardo il mio letto che attende Ie mie membra e 10 speechio ehe mi rifle!te assorto . •
Non so vinctre il gelo dell'angoscia, piangendo (
... )
199
Ma a tali dolcissime pene c'e una prospettiva di uscita. II poeta di L'Italia gia sente la foscoliana ispirazione civile: distende nelle strofe la canzone allegra di un tempo in divenire, e la festosa Italia delle speranze resistenziali: L'Ital;a rinasceva con I'alba della terra, vergine profumata di gall; e radici, stupendamente ignara della lingua con CUi1 geloso della luce motta/ina, ten/avo di dar voce 0/10 sua Anima. .
In un soffio d'ottimismo, il pendola anfibologico di questo canzoniere prezioso, d'un decadentismo elaboratissimo e febbrile, trova pace. La prospettiva "politica" chiude i sentieri labirintici delIa decadence, remissione credibile di tutti i peccati - e la prospettiva politica si chiama «scoperta di Marx». I peccati della carne; i peccati dell'intelletto: tutto avvolta in una crudele dolcezza, candida e tragica .. Dalla partecipazione alia "Passione" di Cristo (<
200
dinamica che 10 avvita in una spirale senza fine. Vesercizio dell'intelligenza amaverso la sensuosid poetica e l'obbligo del canone pasoliniano, la scommessa delle scommesse: Pasolini intul che sol tanto quell'esercizio avrebbe forse potuto scioglierlo dalle contraddizioni da cui era segnato. Cib che questo libro contiene e anche 10 sforzo illimitato a schiarire un destino. Si potrebbe condurne una lettura scandalistica, mediocre: scoprirvi tracce di "vizio", il tormentoso e invocato masochismo del suo autore. Ma il caso clinico e superato dalla poesia - illibro "racconta" una sorte che e quella solitamente toccata a qualsiasi poeta: avanzare nella vita con audacia e ingenuid, fino in fondo, senza temere il dolore 0 I'impudicizia. Vesercizio dell'intelligenza, come conquista del terreno della Storia, pub prendere anche la figura di una perpetua fuga in avanti. L'esperienza del peccato, 10 sbigottimento di fronte alle forze oscure che assediano it cuore', spingono Pasolini all'utopia -10 spingono alla speranza che solo I'utopia possa sventare quell'assedio. Tale fuga in avanti 10 incolla perD, irrimediabilmente, al vagheggiamento di un incontaminato e innocente passato: e pub accadere che il passato, per la sua "violenta" innocenza, oltre a svalutare sistematicamente it presente, corroda e riduca in cenere l'utopia. Questi rischi diventeranno propri dell'intelligenza e delIa poesia di Pasolini: di fronte ad essi egli non si ritrarra mai, per poetica audacia. Ma egli sapeva che il prezzo della poesia e altissimo da pagare: tanto alto, fino all'annichilimento. Tutto cib, nell' Usignolo della Chiesa Cattoliea, eintriso dalIe morbidezze di un'illusione giovanile. «Profumi d'incenso», «suono di campane», luce che «muore nelle nuvole», 0 la frequenza con cui alcune parole' compaiono (mistero, incanto, morte, pianto, sangue, alba, speechio, uecelletto e usignoletto,petto,grembo, labbra, carne, euore): tutto depone in favore della lezione del grande decadentismo.
201
Se i trasparenti dialoghi della prima sezione del volume richiamano Gide, di Paludes 0 delle Nourritures Terrestres, Ie quartine a rima chi usa (A,B,B,A) della second a sezione richiamano Verlaine. . Questi versi del poeta di Sagesse, Ecoutez la chanson bien douce Qui ne pleure que pour vous plaire. Elk est discrete, elle est ligert: Un frisson d'eau sur de la mousse!
sembrano pili d'una volta ripercorsi dal poeta dell'Usignolo. Verlaine, usava dire Pasolini, e pili grande di Rimbaud; e non e un caso che in occhiello alla prima sezione del libra, oltre a un versetto liturgico, vi sia apposto un emisrichio verlainiano. Ma Rimbaud e presentissimo: ed e possibile anche leggere l'intero Usignolo come un pastiche rimbaudiano, come una variazione modulatissima da Sensation: Par les soin bleus d'itl,j'iroi dans les sen/iers, Picolf par les blis, fouler I'herbe menue: Reveur.j'en sentirai la fraicheur II mes pieds. Je laisserai Ie vent baigner ma tete nue (. .. ). •
Se il gusto dell'esclamativo lirico puo esser stato ricevuto da Machado, l'esclamativo rimbaudiano (un modo per cancellare - 0 teatralizzare? -rio) e connarurato alle pagine dell' Usignolo -1' esclamativo della Chanson de 10 plus haute tour: Oisive jeunesse d lout osservie-. par dflicatesse loi perdu ma vie. AM Que Ie temps vimne ou les c(J!urs s'eprennent. Je me suis dil: Joisse, et qu'on ne te voie (. .. ).
zoz
Ma la suggestione di Rimbaud non si ferma al sortilegio stilistico: nell' Usignolo la cura estrema degli aspetti formali e una sorta di riparo, denrro gli istituti letterari, dall'agguato che tende I' esistenza con Ie sue rovinose attrattive: •
Fui escluso dolla stoltezza. II fiore ho cantato e onnai non so pill tacere (. .. l. Ed ecco /a parola vivo! L'aspettovo. Chiudo il freddo testo do dove eesp/osa, tomo 0110 mio derivo.
Rimbaud e Verlaine, pio che maestri, sono per il giovane Pasolini i suggeritori di un c1ima spirituale: sono due complici. Al di 111 di Rimbaud e Verlaine, c'e Baudelaire, il poeta per il Quale la passione pura si nutre degli ass-illi di una nervosa riflessione. L'intelligenza fu la divinitil cui Baudelaire pio sacrifico. II yo dans tout homme, atoute heure, deux postulation simu/tanies, I'une vers Ditu, Poutre vers Satan. L'invocation a Dieu, ou spirituolite. est un disir de monter en grade; celie de . Satan, ou animaliti, est une joie de descendre (. .. l.
E ancora: Sentiment de solitude, des mon enfonee. Malgre 10 fomille - et au milieu des camorades, surtout - sentiment de destinte ttemellement solitaire.
Infine: De rObsession, de 10 Possession, de la Priere et de 10 Foi. Dynomique morale de lISIlS 8 .
Filtrato nei versi sfumati e arpeggiati dell' Usignolo non e impossibile riudire il sentimento acre, inasprito, del dandy Baudelaire. La violenza baudelairiana e, per dir cosl, ribal- .
203
tata aU'interno: la narcisistica affettuosita puo convertirsi in masochistica ebbrezza . •
Noi s!aremo offerti sullo croce, al/a gogna, tra Ie pllpil/e limpide di gioia jeroce, scoprendo all'ironia Ie stille de! sangue dol petto ai ginocchi, miti, ridico/i, tremando d'iH!elleffo e passione He! gioco del Cliore arso dol suo jlloco, per !estimoHiare 10 scandalo.
Veggenza? Anticipazione dell'arte sulla biogralia? Desiderio «[eroce» di consumare il proprio destino sull'oroscopo che esso mostra immediato? A simili interrogativi non c'(: risposta fondata. Si puo formulare I'ipotesi che il dandismo maudi! diventi in Pasolini bisogno di testimoniare «10 scandalo». Per ora, 10 scandalo (: solo la proposta, certo consapevole, antinovecentesca, di «un'orgia di psicologia» messa in versi: uno scandalo che cada all'interno dell'istituto letterario. D'altra parte, altrettanto scandaloso, per quell'istituto, e la medesima «scoperta di Marx», I'approdo al porto della ragione, «stupendo dono». II poeta che aveva adorato sui banchi delliceo e all'universita I'ombra e la luce delle terzine di Ugo FoscoloE bognova di lagrime il sanguinoso petto 01 cipno giovineffo ( ... ).
- avrebbe sussurrato alia madre: ( ... ) M'lrai espresso ne! mistero del sesso a un logico Creato.
Cosl facendo, avrebbe "scoperta", aceanto aUa "ragione",la forza dirompente della mitezza cristiana: avrebbe im. parato ad assaporare la dolce astenia dei santi che abbrac-
204
ciano volontariamente il ridicolo. E a questa avrebbe imposto la correzione dell'ideologia, la passione della sinistra politica, che era stata gia una passione rimbaudiana . . «Rimbaud senza genio», «povero e dandy., Pasolini e gia pronto al gran salro di Le cenen di Gramsci - pronto alIa· poesia di un diverso «scandalo», La scandala del cantraddirmi, dell'essere con Ie e contro Ic; con Ie nel cuore, in luee, confro te ne/le buie viseere (... ).
Ma nel fascio gemmato dei suoi Dian, questo fiore che eo L'usignolo ha raccolto, come in un prezioso stemma, alcuni simboli del suo futuro d'artista. Se il felice erotismo di Amado mio tornera pieno nel film delle Mille e una notte, se il "mistero" decadente e razionale di La croceftssione preannuncia la com pless ita decadente e razionale di La nCOlta; se la dinamica morale del Cristo, Dio e demonitJ, si comporra nelle pagine figurali di Teorema; 10 sguardo di Gesu che si .
•
corrUCCla,
dasiremote in quoli ordenti
campagne hti sguardo 10 Sua pupilla? 9
e il medesimo sguardo che Pasolini incise nei fotogrammi del Vangelo secondo Matleo. L'oscuro Rimbaud della provincia friulana, partendo in un 'alba d'iriverno per Rama, «come in un romanzo», con sua
madre, portava con s6 un simile carico di energia creativa.
205
-
.
-
PARTE SECONDA
•
•
•
-
Scoperta di Romo
•
STUPENDA MONOTONIA DEL MISTERO
Roma 1950. «Come in un romanzo», il Rimbaud «senza genio» arrivo can sua madre nella capita Ie, pronto a com in•
•
clare una vita tutta llUOV3.
E fu nuova davvero. Al pari dei pittori del Rinascimento, i manieristi, a il grande Caravaggio, che dai paesi della Bassa padana vennero a Roma per apprendervi segreri di stile e segreti di vita, il suono stordente della realra, Pasolini, aRoma, apprese un nuovo am are e fu da esso stordito e vinto. ,
E stato Cesare Garboli a mettere in parallelo «tutra l'esperienza eversiva del Pasolini "romano". col Caravaggio, mediatore Roberto Longhi. Proprio Longhi che, nel 1951, a Milano, organizzava la grande mostra caravaggesca, altrettanto eversiva. «Tesri alia mana,» dice Garboli «si direbbe che il Pasolini lavorasse allora non allo specchio del Caravaggio, rna allo specchio del Caravaggio romano cos. come ci e srato dipinto dal Longhi» '. Quasi un naufragio ne! gran corpo di Roma: i Bacchini 0 i San Giovannini, che sana ladruncoli 0 «garzoni di osteria», la Madonna marta che e la puttana incinta, affogata a fiume, o Ie Maddalene che sanD Ie ciociare che venivano la mattina presto in citra per vendere al mercato la ricotta fresca.
209
Fu un naufragio anche per Pasolini - c sono naufragi vitalizzanti, splendidamente creativi. Fu una rigenerazione. Badiamo alle date. La prima tappa di Rogozzj dj vito e pubblicata su .Paragone» (guarda caso, la rivista di letteratura fondata da Roberto Longhi), nel fascicolo del giugno , 1951. E il primo capitola dellibro picaro, II Ferrobedo. Can qualche ·variante rispctto al testo definitivo, leggiamo: «Era una cal dis sima giomata di luglio. Lucia che doveva farsi la prima comunione e la cresima», eccetera. Vien voglia di dire che tutto si risolse immediatamente . nella parola. II Lucia, 0 Riccetto, non c'cra bisogno si mutasse in un piccolo Bacco impampinato: era lui, subico lui, incamazione plastica di un mito. Nel suo corpo si incrociavano I'esistenza e la cultura. Roberto Longhi, quando Pasolini gli aveva chiesto il soggetto di tesi di laurea, a Bologna, non si era mostrato molto soddisfacto: giudicava quel ventenne geniale non adatto agli studi di storia dell'arte. Ciononostante, in qua1che modo 10 as secondo. Poi, la guerra vanifico ogni cosa. Vocalitil e senso del colore mediante la sintassi, l'orecchio al dialetto quale veicolo di realtil, ricompensarono Pasolini, in poesia, per l'apprendistato di storia dell'arte. II giovane poeta friulano, attraverso la crisi vissuta con la denuncia di Ramuscello, si scoprl manierista e realista nel corpo a corpo can il Riccetto. Fu una lotta amorosa cui non necessitava piu a1cuna simulazione. A Casarsa egli senti va di «peccare»; aRoma crede di «non peccare» piu. II destino.lo ha liberato da un incubo l'incubo che egli aveva fatto vivere al Don Paolo della pri- . rna stesura di 11 sogno di uno coso. Tale liberazione ha richieSto pero un prezzo assai alto: illinciaggio. E poi la fuga: la poverta. E ancora: un violazione dell'immagine della madre. Arrivati a Roma, Susanna e Pier Paolo chiedono aiuti al10 zio Gino. La zio Gino fa quello che puo. Li accasa a piaz-
210
za Costaguti, in ghetto: Pier Paolo in una stanza d'affitto; Susanna, per guadagnare qualcosa, fadi la domestica a tutto servizio presso una famiglia d'architetti, Pediconi, e vivril anch'essa a piazza Costaguti vicino al figlio. Aveva un bambino da portare a spasso, e in questa Pier Paolo l'aiuteril2• Tutto cia era ragione di strazio: una solitudine amara. Ma, proprio nell'amarezza pili profonda, l'anima divorava felicita. Una assoluta liberta erotica. Nelle !ettere che scrive da Roma a Silvana Mauri c'e un Pier Paolo fiaccato dal destino -I'abbiamo letto. C'e un Pier Paolo , che accetta con pena la propria omosessualit'. E tutto vero: egli poteva aver sperato di "guarire". Ma questa speranza era deposta sulla superficie della sua coscienza come sui pelo d'un'acqua diversamente fonda. La veritii delle parole seritte a Silvana nascondeva un 'altra verita, scritta stavolta sulla pelle, 0 nella pelle,. di Amardo, di Lucia, del Biondomoro e di tutti gli altri che so no i primi volti, sovrapposti, del Riccetto. Chi comincia a scrivere Regazzi de vila (questo il primo titolo dellibro) scrive in stato di grazia, in stato di vitale felicit •. I! demone del Riecetto- dei tanti ragazzi «malandri- ehe si assommano in lui - possiede meridianamente 10 scrittore. Questi, direi, lusinga quel demone: e 10 lusinga con "affettuose" grarificazioni - quelle che !eggiamo nclle tenere a Silvana, e che si specchiano nei versi del diario, Ramo 1950 3: Chi, peccando, ha sentito nella gala
•
I'arsura de! lit/ciaggio1 esempre puro se non so odiare nncaro, e sale oncora
nei suoi occhi bmciati un affettuoso chiarore di dolcezza e di coraggio. ,
Lo sdoppiamento psicologico consente ora a Pasolini un nuovo registro espressivo: I'adesione alia nuova e insperara realra erotica mediante la mimesi linguisrica .
211
•
II poeta ehe detta i versi di Roma 1950 eesella strenuamente I'antico endecasillabo: e convinto ehe la poesia sia morta dopo Rimbaud. Lo serittore del Riecetto invece insegue un linguaggio cui vuole offrire il riseatto della StoTia. Arrivato a Roma, Pier Paolo vive la propria cristallizzata inclinazione omosessuale per i poveri e i diseredati con in mente «Ia seoperta di Marx» . • E aperta davanti a lui un orizzonte: la Roma "afrieana" - e eomineia a percorrerla. Dunque: la tragedia di Casarsa, la fuga, spostavano di un millimetro il turbamento morale e fisiologieo dell'autare dell' Usignolo? In Ramo 1950 e seritto: Adullo? Moi - mail come I'esistenza che non Maturo - resta sempre ocerbo, di splendido gioroo in splendido gioroo io non posso clze restore fedele aI/a slupendo monolonia del mistero.
Questa fissita, accettata come un vessillo, rende I'uomo' Pasolini quanta mai fedele al proprio trauma. Susanna e eostretta «a servire»: rna tanta degradazione ha un eompenso illimitato. La poesia di Ramo 1950 prosegue:
Eceo perehl, nella felicito, non mi sana abbondonata - eeea pereltt nel/'ansio delle mie ea/pc non 110 ma; toccato un rimorso vero.
-
.
Nella dialettiea dell'inconseio il «rimorso vero» annullerebbe il sentimento della eolpa, 10 tradurrebbe nelle parole della ragione. Pasolini non affronta simili risoluzioni: vive la «stupenda monotonia del mistero», nella quale egli e
pari, sempre pari con I'inespresso, all'arigine di quella
212
•
-
che egli e. Ma in quell' «inespresso», in quell. «origine», tutto convive, il peccato e I'assenz. del peccato, il sentimento di degrad.zione sofferto per Susanna e la felicita di .verla unicamente per se, I'.ngoscia per il linci.ggio patito e il suo opposto, 10 stupore fecondo e gioioso per I'esplicarsi libero dei sensi. ARoma gli incontri omosessuali sono facili - i r.gazzi del popolo disponibili. Servivano un po' di spiccioli. Pier Paolo ne scrive .1 cugino Nico • Casarsa. Nico va a Venezia e realizza quegli spiccioli vendendo i classici greci e latini della eollezione Teubner e gli italiani di Laterza, libri raccolti da Pier Paolo con scrupolo gli anni prima. La «vita violent ••• da il via al proprio vortice. lJESISTENZA INAMMISSIBILE •
I primi mesi romani sono durissimi. Difficile trovare lavoro. Pier Paolo si rivolge ad alcuni amici sCrlttori, coi quali aveva fino ad allora avuto solo legami epistolari - il caso di Giorgio Caproni. Ma Caproni non sa quale lavoro trovargli. Silvana Mauri cerca per lui qualche lezione privata. Ma eattraverso il giornalismo che Pasolini riesce a sb.rcare illunario. Fa il correttore di bozze. Scrive su fogli i pili disp.rati, eompresi in un arco vagamente governativo. lJespulsione dal P.rtito comunista 10 f.vorisce. I19 marzo 1950 pubblica, in e1zeviro su «La liberta d'ltalia», il primo articolo seritto a Roma, una recensione a Favole della diftatura di Leonardo Sciascia. II 12 maggio, con un articolo dal titolo Romanesco 1950 (recensisce un volume di versi diaiettali di Mario Dell'Arco), inaugura la sua collaborazione a .I1 Quotidiano», il foglio della curia, suI quale pubblichera, oltre che pagine letterarie, anche vere e proprie corrispondenze giornalistiche, firm.ndosi tal volta Paolo Amari. Scrive su .11 Popolo di Roma., su .11 Giornale» di Napoli, su .11 Lavoro» di Genova. Stampa qualche racconto su
213
«II Mondo». Colla bora, come negli anni precedenti, a «La Fiera leneraria •. Le sue aperture di terza pagina sana spes· so narrative: Pier Paolo tira fuori dal casseno qua!che capi· tolo di Amado mio (Avventura adriatiea, sui «Quotidiano» del 31 maggio 1950); oppure qualche cartellina di quello scar· tafaccio che sara poi l/sogno di una eosa. Ma Roma 10 ha gia catturato: «Roma, can wna la sua eternita, e la citra pill moderna del mondo: moderna percheS sempre allivello del tempo, assorbitrice di tempo. (cos] nel citato Romaneseo 1950). Pasolini comincia a scrivere dei «regazzi de vita» sui fa· gli dei quotidiani: guaehes, dove I'allocuzione dialenale af· fiora soltanto in leggeri brandclli di dialogo. In Ragazzo e Trastevere (<
214
Dice il testo del «Quotidiano»: Quando Erio fu vicino alia rondine, Velino 10 vide che tentava di afferrarla, rna ogni volta che la toccaV3, ritira-
va come spaventato la mana. «Che fai? gli grid" «pereM non la prendi?» «1\1i becca!» grid" Erio. Velino rise, seese dal pioppo e ando anche lui coi piedi dentro l'acqua. Erio intanto si era deciso ad afferrare la rondine, e ora nuotava pian piano verso la riva; appena vi giunse, Velino gli prese la rondine dalle mani. «Perch6 I'hai salvata?)} gli chiese «era bello vederla annegarc». Velino non gli, rispose; riprese la rondine tra Ie mani e 13 guardava. {(E piccola,» disse «adesso lasciamo che si asciughi.» Ci volle poco perch6 si asciugasse; dopa cinque minuti rivo]ava tfa Ie campagne nel ciela del Pacher, e Erio ormai non la distingueva piti dane altre. Trascrive il testa del Ferrobedo 4: Lucia si allontanava, trascinata forte dall'acqua; 10 videro rimpicciolirsi, arrivare a bracciate fin p'ressa 1a rondine, sullo specchio di acqua stagnante, tentare di prcnderla. «A Lucia,» gridava tv1arce con quanta fiato aveva in gola «perche non la piji?» Lucia dovette sentirlo, perche si udl appena la sua voce che gridava: «iv1e puncica». «Li mortacci tua» grido ridendo I\iarce. Lucia cer-
cava di acchiappare la ron dine, che gli scappava sbattendo Je ali, e tutti e due' ormai erano trascinad verso it pilone dalla corrente ehe Ii sotto si faceva violenta. «A Lucia,» gli gridarono gli amici dalla barca «e lassala perde!» rvla in quel momenta Luciano si era deciso ad afferrarla e nuotava can una mana verso Ja riva. «Tornia-
mo indietro» disse Marce a quello ehe remava. Cirarono. Lucia Ii aspettava seduto sull'erba sporea della riva, con)a rondine tra Ie mani. «E che l'hai sarvata a fIa,}} gli
disse Marce «era cos) bello vedella che moriva .• Luciano non gli rispose subito. «E tutta fracica,)) disse dopo un po' «aspettama che s'asciughi.» Ci vaJle poco perche s'asciugasse: do po cinque minuti rivolava tra Ie campa-
gne nel cielo del Tevere, e Lucia ormai non la distingueva piti dalle altre.
215
La dilatazione espressiva del nuovo testo travolge il colore d'idillio del testo "friulano" - non sohanto per l'intonazione tomanesca del dialogo. Quell' «acqua stagnante», la rondine che scappa «sbattendo Ie ali., e I' «erba sporca delIa riva., mostrano come un medesimo mondo poetico, fuoci . dall'occasionale ambientazione geogeafica, ruotando I'obiettivo linguistico, si trasformi drammaticamente. Quei ragaz- . zi, guardati prima can una grazia aureolata e mellificante, sono investiti da una luce che Ii intossica, piccoli torsi di marmo scavati dentro il fango, aggressivi rna ammalati, belluini e marchiati di anemia. Gli autobus che attraversano il centro da Monteverde alia Stazione Termini, la Circolare rossa, i pisciatoi di Lungotevere: Pasolini scrive di tutto: caldarrostai e piccoli giocatori di football, ragazzi che vanno a «rubbii» per comperarsi un maglione celeste visto in una vetrina, 0 che calano sottoponte per farsi la marchetta col «froscio». Intorno, il paesaggio si atteggia come in festoni di scena, come sulle tcle della grande maniera italian a: i ruderi del Col ass co, del Teatro di Marcello, cadenti palazzi umbertini dai pesanti cornicioni, si mutano nelle sigle di un dilavato rinascimento, mentre i cieli sono incendiati da bagliori indefinibili 0 percorsi di notte da allucinazioni. «Passeggiavano lungo il Circo Massimo sotto un cielo ova Ie, sulla cui superficie metallica, tea i vapori rossi e viola che formicolavano com patti sulla citta, passavano sottili come cohelli de; banchi candidi di nuvole5.» Sembra che Pier Paolo scriva senza respiro per impossessarsi pill che pub della citta: dall'individuazione di un dettaglio iI suo occhio si solleva sopra I'intrico dei vicoli fino a perders; sui prati spel.ti delle periferie. II sole e «schiumoso e lucente», i capelli dei ragazzi «ferocemente e dolcemente ondulati», i maschietti corrono «Ieggeri dentro i calzoni sfregati dall'aria assetata».
216
Un mondo folgorato di luminosita: «colori da tricromia elementare, tinte pure estratte dall'iride per gli esperimenti di un ottico, intelligenze iridescenti come bibite al selz~. Anche se parra fuorviante, Pasolini arriva a fare il nome di Chagall (<
o
La scrittura pasoliniana si fa turgida, screpola la sua cadenza c1assicistica: gli ossimori, Ie anfibologie si infittiscono, si accavallano. L'estasi pi" appassionata si amanca alia sgorbiatura sarcastica; I'identificazione viscerale con gli oggetti rappresentati apre spazio alia violenza del rifiuto, alia puntigliosita acre del rigetto·. La citta barocca per eccellenza sembra'irretire nelle proprie spire 10 scrittore -10 stordisce. 10 possiede, pi" che attraverso i1 formicolio e il vociare dei suoi abitanti nlalandrini. amaverso la complessita del proprio stile: la voluta e la serpentina borrominiana, I'opalescenza marmorea ber•
•
nlnlana. '
AI fondo trapelano funebri supplizi. Dunque, Pasolini ha bisogno di lavoro, ha bisogno di amici; la sua angoscia non e placata, anche se Roma, I'idea stessa di Roma, 10 ha mutato. Vive a piazza Costaguti 14, presso una famiglia di nome Castaldi, fino all'estate del 1951. I suoi amici sono scrittori, letterati: la cerchia si allarga pian piano. Arrivando aRoma, ha incontrato Giorgio Bassani: gli ha scritto un biglietto. Bassani gli risponde, e fra i due prendera il via un duraturo sodalizio intellettuale. Sia Pasolini sia Bassani non si riconoscono nel neorealismo, ne riconoscono come legittima la soggezione della let0
217
•
teratura alla politica. Non per questo rifiutano gli ideali delIa Resistenza: democrazia nella cultura significa per entrambi chiarimento critico dei pracessi intellettuali. Democrazia, per entrambi, elezione di sraria, accrescimento di conoscenza per il fine della liberta. Bassani era redattare di «Botteghe Oscure», la rivista di letteratura internazionale fondata e diretta da Marguerite Caetani. Alla principessa Caetani, Bassani propose Pasolini come bibliotecario: la principessa rifiuto; que I poeta, anehe colta, Ie sembro troppo giovane, trappo fragile d'apparenza. . Per «Botteghe Oscure» Pasolini scrisse I parianti (possiamo dire, armai, che quel testa felice e l'appassionato addio data al Friuli senza ombra d'elegia e rimpiantal); e «Botteghe Oscure» 10 pubblico. Velso Mucci, Libero Bigiaretti, Enrico Falqui: questi al-' cuni degli scrittori e letterati che Pier Paolo frequenro in quei primi tempi romani. Aveva rapporti epistolari con Giacinta Spagnoletti, con Vittorio Sereni, con Carlo Betocchi.
Sereni 10 aveva conosciuta in occasione del premio "Libera Stampa" 1947. Con lui, ora, intrattenne rapporti per l'eventuale pubblicazione presso Mondadori di un volume di versi italiani, L'usignolo della Chiesa Cartolica. Sereni aveva un inca rico di lettore in quella casa editrice; e del volume pasoliniano.dette un giudizio assai penetrante. Ma non se ne fece nulla. . Pasolini tento quindi con Bompiani, dove aveva preso a lavorare Silvana Mauri. Ma anche questa eventualita sfumo . ,
•
E comprensibile l'aspirazione che Pasolini pravava a essere pubblicato. Inviava versi suoi alle giurie dei premi. Nell'estate 1950, II testamento Coron, poemetto ora compreso in La meglio gioventii, guadagnava il secondo premio al "Cattoliea", un premio di poesia dialettale (fra i giurati, Eduardo De Filippo).
218
L'assegno fu di cinquantamila lire. L'anno appresso una sua poesia d'amore guadagnera un ex aequo al premio "Sette Stelle Sinalunga". Nel 1952, di nuovo un ex aequo (sempre cinquantamila lire) al premio "Le Quattro Arti" a Napoli. Era questo un premio di critica letteraria riservato a esordienti: quell'anno il vincitore fu Leone Piccioni con un saggio su Pavese; Pasolini vinse secondo per il suo articolo su Ungaretti (che stenta a t£Ovare collocazione in rivista 7, e il suo pari fu Franco Rizzo, con uno scritto su Gramsci e Giaime Pintor. Nella giuria tiguravano: Goffredo Bellonci, Gino Doria, Giovan Battista Angioletti, Luciano Anceschi, Mario Sansone, Rosario Assunto. Angioletti, da quel momento, 10 aiura a collaborare alia sezione letteraria del Giornale Radio. Pasolini vi recensllibri, detta divagazioni di fantasia: una collaborazione che p£Osegul fino al 1954. Redattori della sezione, in aiuto ad Angioletti, erano' Leone Piccioni e Giulio Cattaneo. C'era ant he Gadda: e n Pier Paolo 10 conobbe: una conoscenza decisiva. Gadda dovette accentuare in Pasolini I. sensibilita materiea per la lingua e l'attenzione ai contenuti inconsei di essa. IIlinguaggio, complessa orchestra di langue e parole, diventa il terre no su cui sempre piiJ Pasolini esercita il talento eritico. E, indubbiamente, Gadda, illucente umorismo di cui era cap ace, grandissimo nella conversazione che pareva crepitare involontaria, allo sviluppo di quella sensibilira fu • parteclpe.. . N on credo ehe la serittura di Ragazzi di vita abbia debiti verso la scrittura del Pasticciaccio. II dialetto era per Pasolini anzitutto la lingua privilegiata dei poveri benedetti da Dio. In Gadda la £Ottura dellessico letterario tradizionale, la sua dilatazione ai gerghi, era il modulo di una rappresentazione totalizzante del rea Ie (se questa rappresentazione si trovasse poi impossibilitata a eompiersi, e nell'acerescersi lesionava Ie strutture su cui poggiava, era questione ehe andava rimessa alia metatisica). •
219 •
Comunque, Pasolini senti verso Gadda una sorta di debito intellettuale, simile a quello che provava verso Contini': tanto che era solito congiungere i due in un'unica, appropriata costellazione. Tra i nuovi amici, anche Attilio Bertolucci. Lasciara remporaneamente la famiglia a Parma, Bertolucci evenuto a Rorna per lavorare come sceneggiatore in un film. Vive, insieme a Luigi Malerba e Antonio Marchi, in una casa di via del Tritone: e amico di Bassani. Una mattina Bassani arriva in quell'appartamento accompagnato da un ragazzo bruno che porta un maglione bianco: e Pasolini; e da quel momento data la lunga amicizia con Bertolucci. •
II corpo elastico, Ie partitelle di pallone sui campi di borgata; il mare a Ostia d'estare: Pier Paolo fa vita sportiva, ed ha un 'aria atletica. Un ciuffo di capelli scuri, la riga da una parte: chiede a Malerba, che conosceva qualche regisra, di aiutarlo a lavorare come comparsa nel cinema: ha la tessera del sindacaro, puo farlo rranquillamente. Per il bisogno di sopravvivere non si sottrae a nessun "mestiereH : e ogni "mestiere" pub essere una deriva. Nella lettera dei primi mesi del 1950 scritea a Silvana Orrieri, quella in cui Ie dice «tu sei srata sempre per me la donna che avrei potuto amare, I'unica che mi ha fatto capire che cosa sia una donna», spiega: «La mia vita futura non sara certo quella di un professore universitario: ormai su di me c'e it segno di Rimbaud, 0 di Campana 0 anche di, Wilde, ch'io 10 voglia ono, che gli altri 10 accettino 0 no. E una cosa scomoda, urtante e inammissibile, rna e cosl: e io, co. 9 me te, non mt rossegno» . Non pib la cattolica rassegnazione, rna un furore «paolino»: un furore anche nutrito dallo spirito della rivolta decadente. II suo destino e ormai svelato: il suo epos sara tragico, un destino di provocazione.
220
II padre e abbandonato: il figlio si e assunto in faccia al mondo la responsabilita del proprio carico di trasgressioni. E in virtu di questo puo permettersi tutto: dagli orinatoi del Lungotevere alia tessera del sindacato com parse. Sandro Penna e il sodale di molte avventure: Penna vive un'esistenza di gioiosa, deliberata poverra, rna e la disinvolta poverta di chi e amico di pittori, e sui pittori, comperando e scambiando tele, vive. Quella di Penna e una vita incerta, «strana gioia di vivere», senza esplicite pene. I ragazzi, Ie periferie, il tiepido sole degli inverni romani sono figure e paesaggio d'una personale mitologia. Ecco Pasolini seguire Penna per quei sentieri. E al migliorare della stagione, ecco i bagni a Tevere, al famoso stabilimento del Ciriola sotto Castel Sant'Angelo, luogo depurato da turti i quartieri al raduno dei regazzi de vita che ancora non sapevano d'essere tali. Passa cosl quella felice stagione di vita grama e sfogata. La gara con Penna, che duro per anni - chi fosse riuscito a "farsi" piu ragazzi insieme. E Pasolini numerava lunghe liste - e il punto, ironico, incuriosito, di chi I'ascoltava era il "quanto", il "dove", il "come mai tanti". Pier Paolo non scendeva in dettagli: rna ci metteva una buona dose di aHegria, di gioco francamente infantile, nello sbalordire gli amici e nellasciarli, tutto sommato, insoddisfatti. Provocava Gadda; e Gadda, irretito, anelante aH'esattezza, si distoglieva con garbo lombard a all'ascolta, e commentava: «Si tratta di petrarchismo generico, rna anche nu• menco». Tra gli articoli letterari del periodo vale la pena ricordare la recensione agli Appunti di Penna, e quella a La capanna indiana di Bertolucci. Pasolini e qui il critica che conoscerema lO : sca'rta da immagini accreditate per cogliere una complessita 0 la sepolta
221 •
angoscia di una pocsia all'apparenza colloquiale, realistica. Penna eo pocta "puro" per eccellenza, e poeta privo di rughe? Per, comprenderlo a pie no bisogna superare un tale schema. "E (la) vita sottinresa, coi suoi sperperi, i suoi sbagli, Ie sue manie, i suoi vuoti, Ie sue umiliazioni, Ie sue bassezze, Ie sue opacitil, che fermenta in queste poesie di poche rig he, facendole risuonare a lungo, 31 di Iii delloro limite".» La critica futura a Penna eo passata proprio attraverso questa varco, aperto da Pasolini. Per sua parte Bertolucei potrebbe essere aceusato di "scherzare" Sll se stesso. No: e Ja «reazione d'un amore so· praffano dalla timidezza»:
Dal1948 era in corso la stamp a della prima edizione dei Quoderni dol careere di Antonio Gramsci. Pubblicati da Einaudi, Palmiro Togliatti ne era l'ufficioso curatore. Erano anni zdanoviani: dopo i primi momenri di liberta e vivacita, il Partito comunista si portava su posizioni di ortodossia soviedca anche nella politica culturale. Ma Togliatti. certo can intelligenza, fece, di quanta Gramsci aveva scrino sotto la prigionia fascista, un punto di'riferimento obbligato non solo per la riflessione intellettuale del Partito comunista. rna per !'intera sinistra italiana. . Ai.rigidi princlpi del "realismo socialista", la critica storicistica e materialistica di Gramsci agiva sotterraneamente da correttivo. persino da alternativa. Gramsci poteva rappresentare una sorta di continuum, sia pure alia luce della dia•
222
lettica marxista, del pensiero crociano - e Croce aveva formato generazioni di antifascisti. I problemi non erano sol tanto politici, 0 etico-politici: erano anche letterari. Questione carissima a Gramsci era stata quella di una «Ietteratura nazional-popolare». Tale idea lasciava scolorire e sostituiva la rigidezza zdanoviana che la Russia di Stalin, in quegli anni di guerra fredda, dettava. Ad esempio: in Italia scarso dibattito sull'''eroe positivo", obbligatorio tema sovietico; invece, un interesse sempre crescente verso tutto quanta il fascismo aveva ricaceiato come marginale al paese, periferie linguistiehe e culrurali, lad dove l'anima popolare, sia pure dispersa, aveva parlato. Erano naturalmente proprio questi temi a rendere Pasolini quanto mai sensibile alia letrura di Gramsci. Anzi, essi potenziavano, e integravano, cio che egli aveva appreso sia attraverso la propria personale esperienza in Friuli, sia attraverso Contini (e amaverso Gadda). Solo che la marginalira, gergale, morale, per lui era una fisica marginalita: •una marginalira che travalieava i confini stessi della nozione marxista di proletariato. Era marginale il friulano romanzo, rna erano altresl marginali, marginalissime Ie borgate romane, il Riccetto e i suoi prototipi: ed essi divennero esempio unico, nell'immaginazione pasoliniana, del coneetto di «nazional-popolare». . In questo - mi chiedo - 10 serittore era forse soccorso dalla sua sensibilitii cristiana, dall'idea che il reietto, quanto piu e tale, tanto piu e veicolo e vaso di verita? Indubbiamente sl; rna, altrettanto, era soecorso dall'idea romantica per la quale il reietto avrebbe dalla sua, misticamente, il diritto alia trasgressione dei codici linguistici, morali e politici. Pertanto 10 straecio ross a della speranza rivoluzionaria apparteneva aile sue mani, e aile mani di tutti quelli come lui: i ragazzi di vita. Essere eomunista era per Pasolini un fatto quasi di natura. Cacciato dal partito in Friuli, aRoma frequenta Ie balere della periferia "rossa". Accan to alia necessitit di rapporti
223
umani con i "compagni", in Pier Paolo c'era un convincimento - che il capitalismo portasse alia dissoluzione e alia fine tutto cio che di buono, di reale era in terra. Nel comunismo egli credeva, con la forza della fede, che trovassero forma l'istinto della conservazione e la volonta di sopravvivere: come per il Candido di Leonardo Sciascia, per lui il comunismo aveva «a che fare con l'amore, anche col fare alI'amore».
Rama, 10 storicismo marxista: una linea che suturava la tradiziane dell'umanismo meridionale a Marx. Mario Alicata fu protagonista di questa impastazione di politica culturale. Pur estraneo alia matrice croci ana, Pasolini venne a trovarsi in quell'area, Ie cui dimensioni erano vaste e per niente esclusive. Pili che una rigida filosofia, l'atteggiamento dei comunisti proponeva una politica di alleanze. Antropologia e linguistica, psicologia e letteratura - gli interessi dominanti di Pasolini - potevano benissimo venir calamitati dentro l'universo della storia: la storia poteva benissimo su essi proiettare una ragione politica. Del marxismo di quegli anni Pasolini sentiva fortemente il richiamo a non rompere intellettualisticamente il rapporto con la cultura degli strati popolari: in questo, ancora una volta eo da ripetersi, vivo era in lui il primi,tivo alimento cattolico-rurale. Se egli a questa pUntO visse un conflitto - un conflitto che segna la sua produzione letteraria, Rogozr,i di vita, Una vita violento, anzitutto -, esso e fra I'idea marxista che i "semplici" debbano venir riscattati dalla loro filosofia ingenua del senso comune per una superiore concezione del mondo; e l'idea cattolica, che quella filasofia considera in13 vece un valore in se, un dato assaluto • •
Roma, il bisogno di descriverla e conoscerla - ecco gli Studi sullo vila del Testoccio l4 , alcune pagine dei quali Pasolini pubblica su giornale. Ma questi Studi, datati 1951, pili
224
che una presa di possesso culturale del mondo romano, ancora una volta, nel descrittivismo minuzioso, costituiscono testimonianze d'una voglia narrativa che ere see vivace su se scessa. Lo scriccore, insomma, dissangua ogni altro propos ito: e la resa alia vita e quella che pi" importa per lui. Le amicizie si allargano. Arriva anche il momenta dello stipendio fisso. Fu cosa modestissima: ventisetcemila lire al mese, insegnamenco presso un istituto privaco a Ciampino. Si trattava della scuola media Francesco Petrarca in via Appia Pignatelli: il posto fu trovaco da un poeta dialettaJe, l'abruzzese Vicco rio Clemente, funzionario ministeriale; e fu una salvezza. Era la periferia estrema, un universo impregiudicato dalla politica - qualunquista, violento. Pier Paolo aveva alunni tra gli undici e i tredici anni, ragazzi di famiglie piccolo borghesi inurbate - fra gli altri, Vincenzo Cerami. •
Pasolini portava una giacca a quadri ruggine: insegnava a quegli stupefatti ragazzini come usare gli aggettivi accanto ai sostantivi, e come leggere la poesia. Leggeva lora Ungaretti e Dante; faceva lora raccogliere Ie canzoni, Ie filastrocche che i genitori si erano portati sulle lab bra dalle regioni d' origine: tentava di riscattare cosllo spietato inurbamenta cui quelle famiglie erano stace costrette 0 dalla guerra 0 dai postumi di essa. La scuola guardava i praci, la campagna, i colli Albani. Pier Paolo comincib can I'insegnamento all'ultimo trimestre del 1951, era primavera: 10 lascib all'ultimo trimestre del 1953, prima degli scrutini. Lo stipendio gli permise d'affittare una casa, e di liberare Susanna dal servizio presso i Pediconi. La casa affittata si travava in via Tagliere 3, a Ponte Mammolo, nelle vicinanze di Rebibbia - altrettanto lontana periferia, verso nord-est. Visticuto di Ciampino si travava inve-
225
ce a sud, sulla cintura delle borgate di Roma - per raggiungerlo era un lunghissimo viaggio, tre cambi di tram per andare, tre per torn are. Ma non c'erano alternative. In piu, la casa di Ponte Mammolo poteva dirsi in costruzione, una fabbrichetta lasciata a meta per mancanza di fondi: la vita in borgata era tueta precaria. Ecco nascere una nuova disperazione, che stingeva sulla gioia erotica della scoperta di Roma. Roma 10 ha cambia to: Roma mi ha fatto divenrare abbastanza pagano per non credere alia validita di cerci scrupoli, che sana tipicamente settentrionali e che in quesro clima non hanno
sensa. ( ... J Chi vive per tradizione etnica in un mondo abiraro da estrovertiti, i cui segreti, i cui cedimenti sono sensuali e non sentimentali, non puo non interessarsi del cappoTta, come forma concreta di una vita vissuta nella superficie
esterna, sociale in un sensa primordiale della parola. ( ... J Sana due 0 tre anni che vivo in un mondo dal sapore "diverso": carpo estraneo e quindi definito in questa mondo, mr ci adatta, con peese di coscienza molto lente.
Tra ibseniano e pascoliano (per intenderci ... J sana qui in una vita tutta muscoli. rovesciata come un guanto, che si spiega sempre come una di queste canzoni che una volta detestavo, assolutamente nuda di sentimenraJismi, in organismi umani cos1 sensuali da essere quasi meccanici; dove non si conosce nessuno degli atteggiamenti cristiani, il perdono, la mansuetudine ecc., e l'egoismo
prende forme lecite, virili.
Dal nord "cristiano", arrivato alia "paganita" ramana, Pier Paolo si sente murato: . Qui tra gente ben piu succube dell'irrazionale, della passione, il rapporto e sempre invece ben definiw, si basa su fatti pill concreti: dalla forza muscolare alia posizione sociale ... Roma, cinta dal suo inferno di borgate, e in questi giorni stupenda: la fissit~, cosl disadorna, del calore e quello che ci vuole per avvilire un poco i suoi •
226
eccessi, per denudarla e mostrarla quindi nelle sue for. , aIte IS . me plu Sana passi di una lettera a Silvana Mauri, scritta nell'estate del 1952 -l'infi.mm.to amore per Rom. cede luogo a una riflessione, • una lente che distanzia: Roma e anche un inferno. ( ... ) la vera, tremenda primavera [amana, che sai, e il profumo e come un enOfme para fango scottato dal sole, una lamiera, di stracci bagnati e seccati al ealda, di ferri-
vecchi, di scarpate brucianti di immondizie. ( ... ) Sono in sensa assolu[Q solo a ascoltare una radio che suona certe vecchie canzoni (Tarna piccina mia) della tipica trasmissione domenicale, e dei ragazzi che giocano
a pallone. E ho davanti a me una domenica senza prospettive: andro a ballare can Mariella. Se non cedero invece al demanio, andando a Settecamini a vedere una
partita di adolescenti di Pietralata, per poi andarmi a ubriacare con loro.
.
Parole di un 'altra lettera, sempre indirizzata a Silvana, probabilmente nel 1953, e che dicono di nuovo 10 strangolante assedio dell'angoscia, di una solitudine senza scampo, e non pill il sentimento della proscrizione e della "diversita" geografica, rna I'indemoniato assillo dell'eros, che e ormai quello, identificato, identificabile ogni momenta, anche se non pill segreto, non pill simulato. Non pill simulato anzitutto in faccia a suo padre. Carlo Alberto Pasotini arriva a Roma, una volta trovata la casa a Ponte Mammolo: in quella casa priva di intonaco arriva e non fece parola al figlio e alia moglie della loro fuga da Casarsa, quasi si fosse trattato di un norma Ie trasferimento. In casa taceva, rna se gli capitava a tiro uno scrittore, uno di quei letterati di cui il figlio era amico, erano grandi chiacchiere: appariva felice dei successi di Pier Paolo. Pier Paolo comincia a lavorare aile due antologie, la Poesia dialettale del Novecento e il Canzoniere italiano l6 , e lui, Car-
. 227
10 Alberto, non avendo altra occupazione, andava e tornava dalla Biblioteca Nazionale con i volumi in presti to, facendogli da segretario. . «II colonnello attaccabottoni» 10 chiamo Gadda, che ne fu in qua1che modo vittima. Carlo Alberto parlava, e Gadda, deferente e rispettoso fino alia mania, era incapace di liberarsi di quelle chiacchiere - e il motto, come al solito, non manco sulle lab bra dell'autore del Pasticciaccio. Ma .il colonnello attaccabottoni» aveva trovata aRoma l'inverno della sua esistenza: fugacissime schiarite erano Ie sue conversazioni. Reale, immedicabile era il suo silenzio; beveva sempre di pili e sempre silenziosamente: ne! figlio non c'era pili I'ombra della adolescenziale nostalgia per lui. Susanna preparava talvolta qualche pranzetto per gli amici di Pier Paolo: arrivavano Bertolucci, Caproni, Gadda col fiasco di Frascati. Susanna sperava che I'ambiente nuovo cambiasse suo figlio nelle viscere. Sperava in MarieHa. La MarieHa di cui pari a la lettera a Silvana era una ragazza alta, appariscente, Sauzano di cognome, arnica di Zigaina. Aveva inreressi letterari: aveva recensito Poesie a Casarsa sull'«Italia che scrive», volle conoscerne l'autore. Zigaina Ie dice che Pier Paolo e a Roma: lei 10 trova. Pier Paolo vive gia a Ponte Mammolo. La loro amicizia si fa stretta, intima. Attraversano Roma in tram: vanno per balere, al mare. Sono insieme, spesso, a Giordano F alzoni, a Amelia Rosselli. MarieHa lavorava alia Biblioteca Nazionale: Ie loro giornate erano, appunto come e detto nella lettera a Silvana Mauri, Ie dome niche. . Pier Paolo viveva d'una trascinante curiosita per ogni cosa: la sua vital ita fisica, agonistica, si spandeva su rutto quanto 10 circondava. MarieHa ne era un po' innamorata. Una sera, nella cas a di lei, si abbracciarono, si baciarono. Pier Paolo la rovescio sulletto, la spoglio. Mariella si lascia . •
,
228 .
toccare, rna non ebbe coraggio di toccarlo. La foga di quel giovane uomo di trent'anni era virile: rna non era tutto. n mattino dopo, al te!efono, Pier Paolo Ie disse di esser rimasto seonvolto da quegli abbracci. Poi all'episodio non fu fatto piu cenno. Pier Paolo racconto a Mariella di avere avuto una ragazza al mare, a diciotto 0 a diciannove anni, e che i suoi rapporti eterosessuali non avevano avuto altro seguito. Quando andavano in baIera, invece, in mezzo ai ragazzi che Ie facevano la corte, rustici e violenti come prevedibile, Pier Paolo diceva a Mariella: «Stacci, stacei", invitante, ma anehe a sfida. Grande liberta, grande eonfidenza. Que! che contava fra loro era pero un soffio d'eros, una sorta di illusione amorosa, forse diversa da quella che Pier Paolo aveva vissuto con Silvana, perehe piu fisiea. (Che la veemenza romana agisse in questo senso?) AI fianeo di un disegno di Zigaina, dedicato a Mariella, Pier Paolo serisse una quartina: e i versi dicono di quell'illusione, 0 la suggeriscono: Nuvola con corpo di donna. Donna? Nuvola? II peso . tuo, donna tluvola, poria
aile navok di un corpo.
Quando Mariella incontro un uomo di cui innamorarsi, il rapporto finl. Una sera a cena - oltre Pier Paolo, c'era Bill Weaver, Giacinto Spagnoletti, Paolo Volponi, Cesare Vivaldi - Mariella volle andarsene via, per una momentanea insofferenza. Vivaldi l'aeeompagno, e i due, di II a poco, si sarebbero sposati e non avrebbero pill frequentato Pasolini. Altre amicizie. Tod Scialoja e Gabriella Drudi. Seialoja dipingeva gia astratto, seriveva anche prose di surrealistica e!eganza. Molte di quelle prose erano state raeeolte in volume, I segni della corda, ne11953. Pasolini collaborava a que! tempo
229
a «Giovedl»: scrisse una recensione del volume di Scialoja per «Giovedl»: il giornale chiuse e I'articolo non vide la lu- . ceo Lo mando, quindi, a «Paragone», rna la rivista di Longhi e della Band non volle ospitarlo. Nel frattempo, si consolido I'amicizia fra Pier Paolo, Toti e la Drudi, compagna di Toti . •
Pier Paolo, allora, aveva l'aria di un beatnik anzitempo. Desiderava piacere ai ragazzi di vita: metteva in gara la propria fisicitii con la loro. II com pen so era una pizza, 0 un paio di scarpe. Bastava questo: e i ragazzi erano mascalzoncelli, o mostriciattoli che lui trovava bellissimi. II tratto che Ii accomunava erano i riccetti cadenti sulla fronte, il sorriso «malandro», una vitalitii che scaturiva imprevista dal torpore: furono i tratti specifici che si riassunsero, anni dopo, in Ninetto Davoli. La "bellezza" di quei ragazzi costituiva un'effrazione a ogni canone: sia al canone ovviamente borghese, sia al canone decadente. l:invenzione pasoliniana di quella "bellezza" fu del tutto originale. Era una bellezza fatta di brufoIi, di orecchie e collo sudici, di mosse tenere e sguaiate: fu un'invenzione che aveva dell'espressionistico, una plasticita che pareva colludere in certa iconografia figurativa di Renato Guttuso. Ma I'originalita di Pasolini non si fermava al tratto plastico: la sua fu una singolare esperienza linguistica e sociaIe, il cui significato doveva risultare sulle pagine di Ragazzi di vita e sui fotogrammi di Accattone, in una continuitil sorprendente fra scrittura letteraria e scrittura cinematografica. Anzitutto, la «scoperta di un mondo»; quindi la sua autenticazione attraverso uno stile che ne rielaborasse I. logica e Ie emozioni. La scoperta delle periferie urbane era stata fino ad allora essenzialmente visiva: penso ai gasometri, al Portonaccio dipinto da Lorenzo Vespignani. Pasolini istitul un'officina
230
Iinguistica su quei dati figurativi. II gergo romanesco era di per s6 un non valore, dal punto di vista dei valori linguistici ed espressivi. Pasolini volle conquistare quel non val ore al valore estetico. L'amicizia con Scialoja doveva rompersi per ragioni culturali: ruppero sulla polemica astrattismo-realismo, nel momento in cui l'offensiva neorealistica bruciava con asprezze immotivate tutto quanto Ie era diverso. Si trattava di condanne politiche, secondo criteri deterministici che niente avevano di culturale. Pasolini aveva anche scritto il testo di presentazione per una mostra di Scialoja a Parma ne11954: ciononostante, pro' prio quell'anno, la loro amicizia ebbe fine. L'episodio non e casuale: vi emergono Ie giustificazioni di schieramento, che cominciano a segnare la vita intellettuale italiana, dividendola in blocchi contrapposti e imper• meabili. Delle proprie ragioni Pasolini aveva fatto motivo di poesia: il poemettoPicasso (1953), scritto in occasione di una rassegna antologica, alia Galleria d'Arte Moderna di Roma, dell' opera del maestro andaluso:
Egli - tra i nemid della classe cite specchia, il piiJ crudele, finch! restava dentro il tempo d'essa - nemico per furore e per babe/ica anarchial carie necessaria - esce
tra il popolo e do in un tempo inesistente: finto coi mezzi della vecchio stessa sua fantasia. Ah, non enet sentimento del popolo questa sua spietata Pace, quest'idillio di bianchi uranghi. Assente ida qui ilpopolo (... ). La via d'usdto
231
verso I'eterno non ein quest'omore voluto e prematuro. Nd restare dentro I"infcrno con mannorea
volontii di calirlo, t da cereare la salvezza I .
Erano ragioni populistiche, amimellettualistiche: rna in esse c'e sapore di storicismo, il bisogno d'ancorarsi al concreto, c'e I'urgenza di «restare / demro I'inferno. al fine di capirlo per non lasciarsi straziare da esso. Notti intere di Iiti urlami: Scialoja che accusa Pasolini di topica zdanoviana. Pasolini ribatte coi motivi del "camo popolare": Ie ragioni delle «suburre. ossesse «di allegria e napoletana fame», degli «infetti quarrieri. e delle «sguaiate voci del dialetto •. Passione e ideologia finiscono col dividere i due amici. • II 1953 aveva portato notevoli soluzioni pratiche. Nella primavera Pasolini interrompe I'insegnamemo alIa scuola media di Ciampino. Per quindici giorni il cugino Naldini 10 supplisce: poi Ie dimissioni definitive. II nuovo lavoro e il cinema: la sceneggiatura di un film per Mario Soldati, La donna del jiume. La sceneggiatura e frutto di una collaborazione con Bassani. La temazione del cinema aveva perseguitato Pier Paolo fin dagli anni friulani. Gia nel 1945 aveva scritto un primo soggetto cinematografico dal titolo Lied 0 I calzoni. Nel '49 aveva progettaro un documemario sui bracciami di San Vito al Tagliamento. Nuovi soggetti, nella speranza che qualcuno glieli acquistasse, aveva scritto appena arrivato a Rorna. Ne leggeva pagine a Mariella Bauzano. Ecco il cinema, un lavoro che gli dara da vivere con agio, e cui si votera con accanimento. Ma anche attraverso la letteratura Ie sue condizioni economiche miglioreranno.
232
Interessato alia nuova narrativa italiana e I'editore Livio Garzanti, figlio di Aldo. Le edizioni Garzanti hanno raceolto I'antiea eredita Treves. Livio, direttore a quel tempo delI' «IlIustrazione italiana», eerea di radunare intorno alia testata e alia easa editriee, aneora eondotta da suo padre, nuove firme. Suo eonsulente e Pietro Bianchi. Bianehi gli presenta Bertolucei, e Bertolucci gli dll da , leggere II FerrobediJ, il capitolo di Regazzi de vita stampato su «Paragone •. •
Livio G,nzanti vuole conoscerne I'autore. I.:appuntamento e a Roma: un albergo del centro. Bertolucci e Pasolini arrivano nella hall, ed e un pomeriggio delIa primavera 1953. Garzanti passa mezz'ora discorrendo con Bertolucci: Garzanti e un giovane con interessi culturali assai marcati, rna insieme timido e aggressivo. Si rivolge all'improvviso a Pasolini e gli chiede quanto guadagna. Pasolipj risponde con Ie sue ventisettemila lire di stipendio scolastico. La risposta e «Posso offrirgliene anche it doppio perchc5 lei finisca il romanzo che ha cominciato a scrivere •. Garzanti sara I'editore di Pasolini. •
II fascino che Pasolini esercitava a quel tempo, e che spiega il gesto di Garzanti, nasceva dall'unione, in lui, del non comune rigore critico e filologico e del dato esistenziaIe decadente. In Pasolini si compensavano due connotati anomali: e il risultato era d'eccezione, sia da un punto di vista umano sia da un punto di vista letterario. I.:aprile del 1954 vede i Pasolini cambiare casa: si trasferiscono a Monteverde Nuovo, via Fonteiana 86. I.:ambiente piccolo borghese, la possibilita di vivere in un appartamento di medio livello soddisfeee la vanita di Carlo Alberto. Finiva la vita fra «Ie ease arabe del sobborgo., sulle strade d'asfalto serepolato, dove la primavera poteva essere «abbacinato ealco / che pill bianca dell'alba fa la sera.'s. Finiva
233
•
per Pier Paolo una preistoria dove si era accumulata una incomparabile esperienza_ II Friuli e Casarsa avevano costituito esperienza rurale e popolare: il tempo di Rebibbia costitui l'esperienza della marginalita urbana.
Ah, il vecchio autobus delle selle, fermo 01 capolinea di Rebibbia, fro due baracehe, un piccolo grallacie/o, solo nel sapore del gelo e dell'afa ... Quelle faccie d; passeggeri quotidiani, come in libcra uscito do lristi caserme, dignilosi e seri nella finla v;vacila di borghesi che mascherava 10 dura, ranlica loro paura di poveri onesli. Era loro 10 mallina che brociava, suI verde dei campi di legum; intorno all'Aniene, /'oro de! giorno. risvegliando rodore dei rifiuti (... ). I mattini in autobus verso Ciampino, il penoso decoro di chi lavora per pochi soldi e sente chi usa ogni altra futura speranza, la presenza impalpabile rna aggressiva dell'anonima citta: Pasolini raccoglieva dentro di se una scorata immagine di vita.
Quella corso sfiatala fro Ie slrelfe oree do costruzione, Ie prodoie bruaole, 10 lunga Tiburtina ... Que/Ie file di operai, disoccupati, ladri, che scendevano ancora unti del grigio sudore dei /elli - dove dormivano da piedi coi nipoti - in camerelle sporche di polvere come carrozzo"i, biechi e gai . .. Qutl/a periferia tagliata in lolli lutti uguali, assorbiti dal sole troppo caldo, tra cave abbandonale, rolli argini, tuguri, fabbrichette ... 19
234
•
Tutto cio finiva, e ne restava l'eco profonda: una sorta di folgorazione da cui per sempre sarebbe statoimpossibile stacearsi. Vuniverso maledetro, l'universo dalla libertil. non borghese aveva preso figura, nell'immaginazione di Pier Paolo, su quel confine urbano. (... ) Ah, giomi di Rebibbia, che io credevo persi in una luce
di ntaSSila, e che oro so cos1 Itberi! (. .. )
Si faceva, il mondo, soggerto non pill di mistem ma di storia. Si moltiplicava per mille la gioia del conoscerlo - come ogni uomo, umilmente, conosct.
Marx 0 Goberti, Gramsci 0 Croce, furono vivi nelle vive espcrienze.
•
Rebibbia, insomma, fu il tempo vero della maturazione umana e intellettuale di Pasolini. La finlla giovinezza. Gli anni friulani sono gli anni del "progetto" - il disegno, pill intuito che vissuto e posseduto, di poesia e cultura. Quasi, si potrebbe dire che quanto di alto quegli anni hanno prodotto - Poesie a Casarsa, L'usignolo della Chiesa Catolica - sia sporadieo se non easuale. Gli anni di Rebibbia mutano un'oseura voeazione, un destino altrettanto oscuro, e che solo aleune pagine di versi per quanta preziose potevano illustrare, in «una luce viva»: I pachi amici che venivano da me, nellc martine 0 nelle sere dimenticate sui Penitenzian"o,
mi videm dentro una luce viva: mite e violento rivoluzionario C.. )20.
Questa eoseienza, che il narcisismo rendeva insieme malata e vibrante, si incendio proprio al momenta di dire
235
addio all. borg.t. raccolta intorno la fabbrica del nuovo c.rcere mandainentale di Rom •. L'.ddio a quegli sterrati d'erba arsa si muto in un. nostalgia cocente: e la letteratur. se ne Dutrl.
II tratto specifico della scrittore e dell'uomo ormai e sigillato in quell'ossimoro, «mite» «violento», ne! quale egli coglieva il sapore estremo e vivificante d'un'ideale missione "politica": mitezza umana e violenza intellettu.le.
•
-
•
236
/I poeta delle .Cenen»
•
LA VITA SI ASSOTTIGLIA
1953, 1954, fino al 1961: sono gli anni di piu intenso lavoro. Pasolini scrive e pubblica il meglio della sua produzione: Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), tutti i poemetti di Le eener'; di Gramsci (1957) e di La rdigione del mio tempo (1961), i saggi critici di Passionee ide%gia (1960). , . E I'animatore di una rivista di letteratura, .Officina» (19551959). Firma complessivamente tredici sceneggiature di film. Traduce I'011!stiade di Eschilo che Vittorio Gassman mettera in scena (1960). Infine, il1961 e l'anno di Accattone. Sono anni di fitte attivita parallele che sovvertonoqualunque cronologia. Si ha I'impressione di una simultaneitil vorticosa: di un lavoro deliberatamente eseguito su piu ta• stlere. II narratore fa prestiti al cinema, e viceversa. II poeta di Luenen travasa il proprio linguaggio in quello della tragedia eschilea. L'organizzatorc di «Officina» e il critico di Passione e ide%gia, e costui specchia con cristallina luciditil il poeta e il narratore che nutre dentro di se. Sono anni, altresl, di polemiche furenti. Pasolini com incia a conoscere processi e accuse meschine, forme di perse• cuzlOne. Se e stato un testimone della sua epoca, non 10 e stato nel senso in cui 10 si e comunemente: testimone nella cultura della classe egemone. Egli e stato, invece, testimone e
237
figlio di una cultura in fase di esaurimento e disfatta: la cultura contadina italiana. Per non sentirsi vincere, ha dato un volto alia lotta quale solo un poeta sarebbe riuscito a dare, investendo nella sua persona, non sol tanto nella sua intelligenza e nella sua sensibilita, tutto il possibiIe di lasciti che la storia gli offriva. Scommise subito - consciamente, inconsciamente: difficile dirlo. E la pubblica opinione, la stampa, accese il proprio parco lampade sulla letteratura. Lo SCOprl protagonista. In tutto questo sembra pero che la sua esistenza si assottigli - che Pasolini non abbia pili spazio e tempo per se. 0, meglio, sembra che egli vada sempre pili ritualizzando il proprio tempo privato, ritmandolo in abitudini fisse. La vita «inammissibile) e accettata, se non esibita, e prende percio tratti di incorporea solennita, pure nel furore travagliato che la sigla. Sempre mutando, per i continui e diversi incontri di cui e folta, ess. resta identica a se stessa, sempre pili identica, fino a bloccarsi in una sorta di mob ilissima eternita. Quell'esistenza eo vissuta all'insegna della spregiudicatezza. Ma il lavoro duro cui e alternata la costringe a ritagliarsi margini d'orario, che resteranno poi sempre i medesimi. Le prime ore del pomeriggio, specie nella primavera e nell'estate, quando si riempiono i campetti sportivi fuoriporta, Ie marane, gli stabilimenti popolari al mare di Ostia. Le ore della tarda serata, dopo cena, dalle undici in poi: Ie ore degli strenui vagabondaggi notturni. I pomeriggi di festa, quando pili liberi i ragazzi sciamano sulle strade di periferia, 0 dalla borgata vengono "dentro Roma" fiutando avventure. Roma trepidante e vitale di quegli anni: una Roma dove vibrava un'opposizione politica che coinvolgeva unisona, sulla sinistra, molti studenti, gli intellettuali e anche il vasto
238
coro popolare stiparo nelle borgate. Le strade cominciavano ad affollarsi di utilitarie e motorette. La politica governativa si trincerava dietro 10 scelbismo, dietro i rifiuti anticulturali di una Democrazia cristiana che, proprio aRoma, cercava alleanze tattiche a destra. Tutto sembrava chiaro, chiaro fino ad abbacinare: il bene, it male. Quel bene e quel male potevano scambiarsi il posto a seconda del punto di prospettiva da cui ci si metteva: fissato questo, tutto era bene di qua e male di la. Tale manicheismo non poteva essere culturale: ma la cultura, non soltanto aRoma, sap eva fare uso di quel semplicismo, forse annientarsi in esso, e insieme sfuggire miracolosamente alla sua astrattezza e poverta. La pubblicazione dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci sollecito nuovi interessi storici. Gli editori tradussero con rinnovata tempestivita la produziqne letteraria e saggistica straniera: Ie opere di Proust, di Freud, di Jung. La letteratura italiana, contrariamente a quanto se ne scrisse nel decennio successivo, conobbe un momento di vigore reale, • msuperato. II romanzo faceva da padrone, quel romanzo «italiano» che sembrava impossibile per tradizione. Gadda lavorava al Pasticciaccio, ma ancora lavorava can vitalita Palazzeschi. Sia Landolfi, sia Moravia, sia Brancati sfioravano ciascuno il proprio ,momenta decisivo, accanto a Pavese e Vittorini. E il loro un romanzo che, attraverso un sensibilissimo scrutinio linguistico (da un lato Moravia, dall'ahro Gadda come due opposti e complementari poli), esprimeva un disegno di conoscenza storica: non e esso governato dall'idea di un riduttivo specchiamento del reale, quanto dalla ricerca di una definizione possibile delle forze psicologiche e antropologiche in campo. Lo scrittore viveva in un tessuto sociaIe aggressivo, e verificava questa aggressivita nella scrittura. A parte Gadda, il Moravia di La romana(1947) e dei Racconti romani (1' ed. 1954), it Pavese di La casa in col/ina
239
(1948), il Brancati del Bell'Antonio (1949), il Landolfi del Raeeonto d'autunno (1947) e di La biere du picheur (1953) raccolgono il florilegio essenziale di quella testimonianza, sulla cui qualitil artistica v'e poco da avanzare dubbi. Accanto a essi, vanno noverati scrittori come Anna Banti 0 Mario Soldati; e i nuovi, fra cui Elsa Morante, che nel 1948 pubblica 10 straordinario Menzogna e sortilegio; quindi la generazione di Pasolini, can Bassani, Calvina, Cassola, Fenoglio, Anna Maria Ortese, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg, e Ottieri, Testori. Sana ancora quelli gli anni che datano Ie grandi commedie di Eduardo De Filippo, e Ie ricerche di Ernesto De Martino sui mondo magico meridionale. Queste ultime, nel tessuto culturale italiano, segnano la novita pi" accentuara, forse quella che, senza alcuna parentela, puo esser posta in sintonia, data la focalizzazione di un mondo popolare di emarginati, can la ricerca inventiva e letteraria di Pasolini. Intanto, e del 19531a stampa di Ta/ courdi un/rut, per Ie edizioni di Lingua Friulana - e Contini scriverii a Pier Paolo che quei versi felibri gli hanna donato «gioie inattese •. . L'antologia della Poesia dialettale del Noveemto, cui Pasolini ha pas to mano can la collaborazione di Mario Dell'Arco, e stata pubblicata nel 1952; del 1955 e il volume gemel10, Canzoniere Italiano: antologia della poesia popolare. Nel 1954, la biblioteca di «Paragone» licenzia I'edizione definitiva dei versi friulani, La meg/io gioventu: e Anna Banti vorrebbe che la medesima collezione ospitasse il romanzo Ra-
gazzi di vita. . 111954 e anche I'anno in cui Pasolini, per Ie edizioni delIa Meridiana, in una collana di poesia diretta da Vittorio Sereni, pubblica II canto popo/are, primo saggio in volume dei poemetti di Le eenen di Gramsci.. La gia ricordata collaborazione a «Giovedlo>, il settimanale di politica e cultura diretto da Giancarlo Vigorelli (un
240
settimanale che raccoglieva intellettuali e scrittori che non potevano definirsi di sinistra laica 0 comunisti e appartenevano all'area democratica cattolica), rappresento, nel 1953, dal gennaio al settembre, per il Pasolini critico letterario, un successo. I suoi articoli sulla poesia di Ungaretti, di Saba, sui pili giovani della «linea lombarda» indagata da Luciano Anceschi, 0 sui racconti di Gianna Manzini, 10 segnalano come un saggista di insolite capacitii penetrative. Carlo Betocchi, ringraziandolo per una recensione, gli scrisse: (~Siamo in due a confessarci, nel tuo scritto». II filologo, frattanto, oltre ad antologizzare testi dialettaIi colti e popolari, collabora a «II Belli», fra il1952 e i11954: e Ie sue note, dettate a rinvenire i nessi sottili fra poesia vernacolare e poesia d'afte, ispirate a un sentimento di concre. . ", . . tezza stonca, suscltano 1 plu apem consenSl. Quando, dopo il successo di Ragazzi di vita, Moravia suggerira a Mario Missiroli, al tempo direttore del «Corriere delIa sera», di avvalersi della collaborazione di Pasolini, Missiroll, argutissinlo cerimonierc del conformismo governativo, rifiutera rna aggiungera. conservatore di buone letture: «Dica al suo amico da parte mia che. per quanto riguarda il lavoro che ha fatto sui dialettali, non si leggeva dal tempo di Carducci qualeosa di simile». Dicevo, la vita di Pasolini si assottiglia: sara questa un lungo processo, rna da questi tempi prende Ie masse. Vi sono urgenze pratiche, e v'e anche una vita di "Ietteratura" in cui egli e via via coinvolto, per un interesse che non eo immediato, rna che eo quello di uno scrittore comunque in cerca di un pUbblico. II 25 luglio 1955 scriveva a Cesare Bortotto: Carissimo Cesarino, ti ringrazio proprio di euore per la eua Jettera, a cui rispondo in ritardo perch6 la ricevo qui a Ortisei, dove sto lavorando come un negro (a una sceneggiatura). (. .. ) Scusami questa atroce fretta, questa di-
241
sadorna sintassi; rna yolevo solo aggiungere che dalla tua lenera ho avuto un po' J'irnpressione che siano passati degli anni: S1, ahime, gli anni sooo passati, rna io ti assi-
curo che il mio rapporto con te e sempre quello col Ce· sarino che conta. e che perclu non cambia. Ti abbraccio
dunque col vecchio affetto. La sceneggiatura cui lavorava «come un negro» era quella di II prigioniero della montagna, un film di Luis Trenker: o· pera a quattro mani compiuta con Bassani. I due furono ospi· . ti di Trenker a Ortisei nell'esrare. Una forografia mostra Pa· solini e Bassani in montagna: Pier Paolo ha il sorriso impacciato di sempre, una freschezza, un'asciucrezza di corpo che 10 fanno apparire pili giovane dei suoi trent'anni passati. Ma la lettera a Bortorto parla d'altro, oltre che della du· rezza del lavoro: parla della lontananza, ormai psicologica, dal Friuli. Pasolini escivolato via dall'involucro d'oro di que! paradiso. II 1955 e l'anno di pubblicazione di Ragazzi di vita. II romanzo e in libreria in aprile. La presidenza del consiglio dei ministri 10 segnala, alia fine di luglio, al procuratore della repubblica di Milano, per «contenuto pornografica». .
I RAGAZZI Dl VITA Per comprendere 10 «scandala» sollevato dall'uscita in libreria di Ragazzi di vita, e il suo successo falgarante, Ie discussioni che alirnento, bisagna chiedere soccorso a imma· gini di film-giornali dell' epaca. Pornagrafia. Quale parnografia? Alcuni punrini di so· spensione. II vafJan ... , alcuni pederasti dipinti come ornbre cinesi contro Ie pareri di cattone di certi cinemini periferici; oppure la parola "cazzo" rnai pronunciara per intero ma la· sciara carrere pelle pelle lungo la superflcie del raccanto. Pornografia era l'adore di veriril che circola in quellibro picaro; la vitalira essudante e malara dei proragonisti, la 10'
242
ro frenesia urlata, la plastieita derisoriamente spudorata dei loro corpi. II soc corso delle immagini cavate da film-giornali dell'epoca. Un'Italia modestamente eastigata, che impazziva dietro Ie cosiddette "maggiorate fisiche", Ie ragazze dei eoncorsi di bellezza, simboli quanta mai evidenti di un paese che finalmente mangiava e produceva: grandi seni, ventri candidi, cosce rubensiane. II benessere prendeva la forma della floridezza femminile: il mito di Pomona rinverdiva sotto il panneggio irrigidito dei tailleurs, 0 si dichiarava nelle scollature "generose" degli abiti estivi. Gli anni Cinquanta sono quelli di una societa cod ina, che reagisce esitando alia circolazione dei cosrumi europei e d' oltre Atlantico. Goffaggine nei calzoni maschili alti in vita, nei Borsalino piazzati in capo come nell'anteguerra. L'Italia del tempo non e il paese industrializzato che sara; • I'industrializzazione ha per allora lie vi radici nella pianura padana. II resto e rurale, spasmodicamente a dolcemente rurale: rurale e certo to no di vita nelle grandi citta. La scandala Montesi che incrocia politic a e fragilita giudiziaria, e uno scandalo di frodi valutarie che aRoma coinvolge un prelato, gia in quegli anni, fanno risuonare l'allarme sulla moralita pubblica. Contro questo sfondo la vita della cultura appare un'anomalia: non si intende se essa sia uno scarto in avanti suI passo che il resto della comunita nazionale tiene, o prenda ossigeno miracolosamente in altri orizzonti. Ma il volano della massificazione sta per avviarsi: la grande rivoluzione dei costumi italiani, illoro sfigurato (0 degradato) mutamento, sta suI fila di partenza. Ragazzi di vita pari a invece di borgate, di esistenze deragliate. Pasolini scrive di una vita che della vita ha solo l'apparenza. Quella vita e la svelata cattiva coscienza d'un paese aggrappato a preconcetti morali e soeiali: e 10 scheletro nascosto nell'armadio - e quello scheletro ha un linguaggio • prepotente, vltuperoso.
243
L'urgenza a sopravvanzare arcaiei sehemi di produzione, il sopravvivere di radicati e morti princlpi etici: di qui scatta I'accusa di pomografia contro un libro che nulla ha di pornografico, e dove l'erodsmo viene evocato per stanare una segreta, acculturata immagine di morte . . Quellibro ha una dirompente carica politica: mette a nuda, con la novita di uno stile elaboratissimo, il sobborgo esistenziale della societa italiana. Quella societa si era appena medicata di gravi ferite, e medicata in fretta. Diceva di essere guarita, ma celava a se stessa i propri antichi e inveterati mali. La vita persa del Riccetto e dei suoi amici era, forse oltre Ie intenzioni dell'autore, 10 specehio ustionante di quei mali. Sembro facile negare i mali cercando di mettere al bando 10 specchio. IIlegame di un'opera di poesia con la socied in cui nasce e indubbiamente misterioso, anche indecifrabile: ma accade talvolta che si sviluppino reazioni che paiono drare in lucido que! mistero. Dunque, nel caso di Ragazzi di vita fu la presidenza del consiglio dei ministri a muoversi. II gabinetto era presieduto da Antonio Segni: e l'onorevole Segni si preoceupo, a undici giomi dal proprio insediamento, che fosse seritto al procuratore della Repubblica di Milano «per eventuali procedimenti di competenza». La lettera che accompagnava il romanw eoncludeva: «Nella pubblicazione si riscontra carattere pomografico» 1• II 29 dicembre 1955 il proeuratore della Repubblica di Milano spiecava «citazione per giudizio direttissimo contro Garzanti Aldo e Pasolini Pier Paolo, imputati di pubblica•
,
ZlOne oscena».
Dopo che Livio Garzanti, per autodenuncia, si sostitul al padre Aldo ne! procedimento, il processo ebbe luogo il4 luglio 1956. Testimoniavano Pietro Bianchi, in qual ita di
244
consulente letterario della Garzanti editore, Carlo Bo, e per iscritto Giuseppe Ungaretti. Si parlo di «valori religiosi», di «pieta verso i deseredati». II pubblico ministero chiese l'assoluzione «perch6 il fatto non costituisce reato». l:assoluzione fu deliberata, e il romanzo torno in libreria dopo mesi di sequestro. II procedimento penale si risolse nel meglio. l:editore era riuscito a interessare positivamente i politici al caso. La sentenza espose il «dima di serena elevatezza» in cui si era svolto il dibattimento, sottolineo «Ia nobilta degli interventi del pubblico ministero e della difesa». Molte sono state Ie denunce che per Ie proprie opere Pasolini ha raccolto nella sua vita di scrittore e regista: 10 denunciavano in anonimo; questa anonimato e di per s6 una condanna, e percio non fa cOnto parlarne. N el caso di Ragazzi di vita sorprende l'iniziativa sollecitata dal potere politico amaverso una delle sue pili alte espressioni . •
Le borgate romane, illoro magma umano e sociale, costitulvano una preoccupante cintura attorno alIa capitale: at-
to di accusa contro governi che non riuscivano a liberarsi di eredita fasciste. II cancro sociale e urbanistico di quelle borgate era stato voluto dalla dittatura di Mussolini: la guerra e il dopoguerra avevano cronicizzato la situazione. La nuova democrazia decollava verso il benessere economico, rna quella visibile piaga, urlante piaga umana, si estendeva sem." pan a una metastasl. pre plU, Un libro, intriso di eleganze letterarie, aveva dato parola a tutto cio. Per quanta oggi questo sembri semplicistico e finanche ingenuo, si tento di tacitare quella parola.
.
,
«E una colonna sonora» diceva Gadda: e Ragazzi di vita gli piaceva. Gadda stessa, Bertolucci, Giuseppe De Robertis, Piero Bigongiari, Carlo Bo, Cassola, Sereni, Anna Banti, Mario Luzi e altr; costituirono la giuria che all'inizio dell'estate 1955
245 •
assegno al romanzo, a Parma, il premio "Colombi-Guidottin. Fu un premio che funziono da pronunciamento contro tutti coloro, politici e no, che aggredivano, anche per Ie spicce, il nuovo scrittore e il suo libro inconsueto. AlI'aggressione si unl anche parte della critica Ietteraria marxista. Carlo Salinari aveva scritto su «II Contemporaneo» di «equivoco linguistico» e di «equivoco contenutistico», di «falso verismo delle parole» e del «torbido dell'ispirazione.'. AII'invenzione pasoliniana del sottoproletariato romano alcuni marxisti reagivano moralisticamente: stabilivano una sorta di scolastico decalogo, per cui, essendo quella frutto di una sensibilita espressiva «narcisistica», andava rifiutata e cacciata nel non essere. Partendo dall'accusa di arbitrarieta filologica, quei critici contestavano il credito della realta cui Pasolini face va riferimento. Lo scrittore, nell'intenzione realistica, sarebbe stato rradito dal proprio estetismo' . •
Anche queste prese di posizione, con la loro pretcstuosita contenutistiea, non fanno ehe marcare it riposto senso politico di Ragazzi di vita. I.:esistenza del sottoproletariato urbano non era un problema sol tanto estetico. Ma tale fu il sueco che, da tutto quanta venne detto e seritro, Pasolini dovette trarne: la sua opera incideva direttamente su residui di deerepitezza prefascisti, preliberali, ehe amiggevano oscuramente la coscienza nazi on ale. Tale incidenza prendeva vita non solo per forza di raziocinio, quanto per una soggettivita esplosiva, segnata da tutte Ie stigmate della grande nadizione decadente - e anche da cio che nella immagine cristiana dello «scandalo» prende nome. Sono i vasci e strani domini dell'inconscio che a Pasolini premeva disegnare: tra essi egli profitava I'esigenza «pura» della giustizia soeiale; rna quella purezza era in lui voce d'inferno, visione acherontica.
246
Lo strepitoso dono verbale: tanto diverso da quello felibristico del poeta casarsese. Ragazzi di vita fa un uso forsennata mente materico e timbrico del suono, non melodico. II romanzo non rappresenta soltanto una realta: rna la concezione rigorosamente letteraria di Pasolini trasforma il libto in una realta. "Con una tensione ossessiva e monotona, Pasolini svuota il mondo delle borgate di tutto quanto non sia anim.le e brutale. Risucchia ogni respiro, ogni fiato umano, ogni spiraglio di speranza: ogni ragione che spinga i personaggi a vivere piuttosto che a morire. scrisse Pietro Citati 4• Questo inferno lautreamontiano, dove tutto e chiuso nella cifra della disfana, e poi stranamente felice: 10 stile 10 trasforma in un perpetuo fiotire di immagini, 10 investe di una vitalid esuberante. Innocente e astutissimo, 10 scrittore di quell'universo trasmette a chi legge il brivido ilare, impudieo, della propria seoperta - che e seoperta insieme erotica ed·espressiva. Di quesro la sua soggettivita trionfa: e erotismo diffuso, inarrestabile, ehe al proprio interno scava un'inedita prospetdva squisitamente politica. I marxisti, infatri, dibattev.no il "caso". Costituiva arbitrio filologieo iI "romaneseo" col quale il romanzo era stato serino? Fra i ragazzi conosciuti in borgata, Pasolini .veva seoperto un "consulente", Sergio Citti - «i1 mio vivente lessi5 co romaneseo» disse di lui • Era I'estate del 1951. Pier Paolo vide la prima volta Citti sui greta dell'Aniene a Ponte Mammolo. Qualche giorno dopo 10 incontro davanti. un cinema dell'Acqua Bullieante, al Prenestino. I due eominciarono a ehiacchierare. . Sergio aveva diciotto anni, da qualche settimana era uscito dal riformatorio: Pier Paolo gli sembro un agente sociale; provo verso di lui diffidenza.
247
Pier Paolo gli disse: «Sono uno scrittore». Per suo conto Citti scriveva, 0 pensava di scrivere, racconti. Ragazzo del popolo, privo di studi, dotato di una insolita immaginazione verbale di tipo «malandrino», Sergio quella sera chiacchiero a lungo can Pier Paolo scoprendo che si trattava di persona affatto diversa da quanta aveva pensato di primo acchito. Pier Paolo gli parlo di psicoanalisi, di come si sviluppa l'ero, durante l'adolescenza. I due finirono, sui gradini della chiesa rionale, per giocare a "ditate" (botte reciproche a col pi di indice e medio tesi), fino a sanguinare. Poi Pier Paolo disse che stava scrivendo un Iibro sui ragazzi delle borgate, e chiese aiuto a Sergio.. Pasolini e Citti presero a vedersi. Andavano in pizzeria a Torpignattara: un locale che si chiamava "L'aquila d'oro". Sergio, a que! tempo, guadagnava piu di Pier Paolo: faceva l'imbianchino, a 1800 lire al giorno. Era lui che offriva la pizza a Pasolini. Gli presento Franco, suo fratello: poco loquace e malin•
conlCO.
Quelle cene, cui partecipavano spesso altri ragazzi, erano cene di racconti: Ie "magnate", Ie bevute invase di parole e gestio Pasolini teneva un taccuino aperto davanti a s6: chiedeva precisazioni linguistiche a Sergio col fare puntiglioso e cavilloso del glottologo di professione. Finita la cena, prendeva il tram per tornare a Rebibbia: spariva alia volta delle proprie avventure. Sergio gli proponeva di uscire insieme con due ragazze. Pier Paolo di rimando gli proponeva d'accompagnarlo nelle sue cacce coi ragazzi - una volta soltanto gli parlo d'una certa Franca, un • • nome nmasto senza VISO. Citti non aveva dato eccessivo peso, per allora, al fatto che l'amico «scrivesse». Si persero di vista. Poi, sfogliando un giornale, gli accadde di scoprire una fotografia di Pier
248
.
Paolo: si parlava di premi letterari e di Ragazzi di vita (il romanzo partecipo al Viareggio del 1955). Er pasOla 0 Giacche Paiimce (i nomignoli confidenziali con i quali da quei ragazzi Pier Paolo veniva chiamato: il secondo alludeva aile sue guance scavate che ricardavano appUnto l'attare americano Jack Palanee) aveva detto la verita. Passarono quasi due anni: .10 serinore» riapparve all"Aequa Bullieante: aveva una Seieento bianca di second a mano: regalava vestiti smessi agli amici di borgata. Scriveva un nuovo romanzo, e il rapporto con Sergio si strinse: naseeva Una vita violenta. Sergio divento non solo il consulente dei gerghi malandrini, ma parteeipo allavoro di Pier Paolo nel cinema (che frattanto si era fatto serrato). Prepararono insieme una prima stesura, rimasta inutilizzata, del soggetto per /I gobbo, il film di Carlo Lizzani, nel quale Pasolini interpreto un ruolo. Citti, dh ragazzo, aveva vissuto in borgata, al vivo,l'epos di Alvaro Cosenza detto "il Gubbo" (il dima di qUell'episodio di eronaca ncra non e estraneo al dima dei romanzi pasoliniani). Sergio aiuto poi Pier Paolo nell'elaborazione dei dialoghi romaneschi per Le notti di Cabiria di Federico Fellini (1957)6. Pasolini desiderava che Sergio interpretasse una parte nel film. Fellini era d'accordo, ma Sergio prefer) restare di qua dalla macehina da presa. Dunque, it romaneseo ehe Sergio suggeriva era del CUtto arbitrario? Si tranava di un gergo inciso nel gergo: eloquio di banda, inventato per dfrare la eomunicazione fra amici, al fine di escludere chi amico non e; ma era anche gergo testimoniale di un tragico ghetto, di una ammalata marginalira umana. Pasolini era troppo buon filologo per neg.rsi all'esperienza di esso, alia sua rinvenzione poetica. La "soggettivita" di quel linguaggio si rovesciava irresistibilmente in
249
"oggettivita": la fantasia si esercitava irresistibile per catturare Ie "cose": il mimetismo stilistico diventava, agli occhi della scrittore, il momento assoluro, ineguagliato, di quella catrura. Cosl, quel gergo perdeva di fin.lita meramente letteraria: era adottato per puri fini conoscitivi: illuminava il mondo vergine e crearurale delle borgate; era un raggio di luce lanciato nel buio di un polipaio. Si mutava, da dettato malandrino, in una lingua funzionale a esalrare, definire l'opposizione di un universo, di un inferno, al resta dell'universo. Una provvisoria conclusione: che i1limite della narrativa "roman." di Pasolini non sia nell'uso di un linguaggio settoriale e arbitrario, ma nella programmaticita ideologica, nella tentazione didascalica. Da Ragazzidivita a Una vita violenta: fra il1955 e il1959 corre il tempo del gran successo di Pasolini. AI nuovo romanzo Pier Paolo lavora a singhiozzo. Livio Garzanti 10 sollecita: fra una sceneggiatura e I'altra, Pier Paolo strapp. il tempo per scrivere la storia di Tommasino. Intanto, era venuto per lui il momento del consenso delIa critica (iI1957: Leceneri di Gramsci), e il consenso dei lettorio Pasolini si eo imposto .ll'attenzione dell'opinione pubblica nazionale, sia per il proprio talento, sia per ffiotivi di «scandalo» (omosessualid, non simulata e virilmente vissuta). Nel pieno delle polemiche, egli non dimetrera i segni del rigore intelletruale. «I miei maestri sono Gramsci e Contini» 7: linguistica, glottologia, materialismo storico sono gli strumenti di lavoro, che getta disinvolto e sprezzante sulle scrivanie degli intellettuali italiani. Colpisce la scioltezza con cui applic. i suoi criteri d'indagine a qual unque problema, anche non letterario. II tavolo da lavoro degli intelletruali italiani era ancora invaso da storte e alambicchi polverosi, da strumentini ar-
250
caici invano catalogati con un lessico fresco di stampa. Pasolini, invece, puo scrivere di moda, di poesia ermetica 0 di erotismo infantile, con perfetta aderenza ai tempi. l.:attenzione che egli presta alia societa e il segno di un modo diverso di intendere l'impegno: l'impegno di uno scrittore non e pili, sol tanto, nelle battaglie politiche e civili: e qualcosa di diversamente sfumato e avviluppante, e un modo di ragionare suI manda in cui si vive. Dicevo, questi anni non passano invano per Pasolini: non passano invano Ie polemiche che egli ha sostenuto, e che 10 hanno investito, per Ragazzi di vita. Una debolezza: che quelle polemiche abbiano, in modo sottile e impalpabile, ali menta to nella sua sfera creativa l' esigenza d'una costruzione romanzesca che soddisfacesse i princlpi del realismo didascalico dallibro picaro, dal suo primo libello politico, superati in velocita 0 dati per scontati. •
l.:animus didattico non e estraneo a Pasolini: rna negli esempi della sua letteratura esso era stato indubbiamente mortificato fino a ora, 0, se non mortificato, assorbito alia sensuosita della rappresentazione e dell' espressione. Una vita vio/enta e, invece, un romanzo educativo: vi si dimostra che 10 sperimentalismo linguistico (questa la formula che ormai cataloga l'opera pasoliniana) puo far suo il progetto del romanzo nazional-popolare disegnato da Gramsci. Si tratta di intenzioni confessate: era questo il modo, per Pasolini, col quale confrontarsi alia critica militante marxista - un confronto da lui sollecitato con steategia parabolica, • provocatrlce. Tommasino, il protagonista di Una vita violenla, non e il Riccetto dei Ragazzi: non appare centrifugato nel prisma specchiante della sua vana esistenza: vuole essere personaggio a CUtto tondo, sintesi di una serie di esperienze che 10 rendano "tipico".
251
parriro neofascista, e un «ragazzo di vita», vive come tutti i suoi simili di espedienti. Andril in galera. Uscira di galera "maturo": vuole inserirsi nella societil. Fa calcoli secondo i propri bisogni. Si ammala di tubercolosi: in sanatorio si avvicina al comunismo. Muore, agnello sacrificale, durante un'inondazione, in borgata, tentando di salvare alcuni baraccati. Questo telaio dice mol to di un limite ideologico: la narrazione e, aile sue conclusioni, neanche ascosamente edificante. Lo e poiche I'ideologia vi gioca un ruolo coattivo: nel momento in cui incapsula e determina 10 sviluppo dei fatti, Ii offre come esempi di devozione.
E iscritto al
Questa struttura ottiene sui personaggi e i fatti del romanzo, a paragone di Ragazzi di vita, un effetto di controluceo Ii rende al nero. Una vita violenta sembra ridotto muto: un romanzo di comportamenti, serrati nel montaggio, visti pili che sonorizzati. II mondo vi appare atroce, spoglio: epifania di un malanno che non ha compenso di guarigione. Si accende la luce sulla platea di un cinema, ed e «come quando si solleva una pietra e sotto si trova tutto pieno di vermi: un mucchio di vermi attoreigliati I'uno sull'altro, ehe si muovono e sguseiano da tutte Ie parti, intorcinando Ie teste e Ie code». Raffronti simi Ii, nel romanzo, paiono evocare la rettorica dantesca. Testimoniano invece di una erescente e oscura angoseia. II mondo dei ragazzi di vita ten de a ineenerirsi nella fantasia del suo autore: ed egli vive questa eelissi nel deside rio di riscattarlo attraverso prescrizioni etieo-politiche. Ma la parola non soecorre pili a riscatti simili. Accattone e il cinema sono a un pas so. Alia luee della coscienza, Pasol ini vive ancora anni di felicit" vitale. Fra i veri ragazzi di vita ha allacciato legami duraturi - sono gli amici che chiamera suI set di Accattone, di
252
Mamma Roma, di La ricotta, del Vangelo; sono gli amici che tal volta 10 accompagnano in trattoria can scrittori e intellettuali; sana gli amici can cui gioca al pallone appena pui:>. Sono i ragazzi, insomma, coi quali compensa Ie proprie esigenze di solidariera maschile. Li ricerca per la creaturalita delloro spirito: I'estrosa sapienza verba Ie di un Citti, I'elasticira muscolare di Ninetto Davoli. Sergio Citti e Ninetto sono esempi limite e privilegiati: essi saranno, poi, gli amici della vita, quelli can i quali Pier Paolo esprimera il suo gusto per la battuta in vernacolo, la sua inclinazione irresistibile alia mimesi colloquiale. Gli altri, i tanti e tantissimi che 10 chiamavano semplicemente Paolo, 0, alia ramana, a Po', e con cui era straordinariamente dolce e gentile net tratto, rimasero, lungo l'intera esistenza, a siglare Ie tante e tantissime stazioni dove egli sosti:> alia ricerca di una verita e di una naturalezza di vita che via via gli sfuggiva. •
Pier Paolo era con quei ragazzi il lucido, affascinante professorino che era stato a Valvasone: era illoro ipotetico padre. Diceva che erano ragazzi liberi nei sentimenti e nel corpo proprio perch': accettavano di far l'amore can gli omosessuali, can un omosessuale come lui: 10 accettavano in allegria e non con indifferenza mercenaria, seppure 10 facevano per mille lire, una pizza a un paio di jeans. H suo rapporto erotica con loro avveniva una volta, se I'incontro si iscriveva in quella cifra. Una volta avvenuto, I'amicizia che seguiva, quando seguiva, escludeva per sempre il sessa. Tale esclusione, che Pasolini finiva col considerare una sorta di vittoria sull'istinto, spalancava peri:> la porta alia disperazione, a una irrisolvibile incertezza emotiva. Masturbarli, avere can la maggioranza di loro rapporti orali, proseguire poi, sera per sera, in una ricerca che si estendeva quan-
253
titativamente il pili possibile, riduceva I'erotismo alia replica meceanica di se stesso. Cia non poteva non rend ere solida, ~i un'oscura e campatta consistenza, l'angoscia caratteriale che assediava I'intelligenza di lui. Ne! tempo, questo assedio si fece sempre pili stringente, ossessivo - quando egli riusciva a liberarsene temporaneamente, usciva alia luce distrutto, esausto, muto. Gli indizi di questa ossessione, di questo silenzio sono appumo nell'andare in nero delle immagini di Una vita viQlenta: segno di un mondo poetico che precocemente muore percheS troppo confuso con la vita del suo autore. OFFICINA BOLOGNESE
Maggio 1955, primo numero di «Officina», fascicolo bimestrale di poesia; redattori, Francesco Leonetti, Pier Paolo Pasolini, Roberto Roversi; ufficio in via Rizzoli 4, Bologna. Copertina in ruvido cartoncino di imballaggio: color grezzo dominame - un colore d' officina. Lafcrrarese officina longhiana C: certo non loncana: officina di idee, di stile, di poesia: messa a puma di un «discorso letterario» che cerca veri fiche in se stesso, ma non esclude il confronto con la storia e con la societa. La rivista procede per dodici numeri, fino all'aprile 1958. Si stampano, datati marzo-aprile 1959 e maggio-giugno 1959, due fascicoli di una seconda serie - segretario di redazione Fabio Mauri -, copertina fondo nero con il sommario impaginato a caratteri bianchi. Quindi, finis . •
II sodalizio Leonetti-Pasolini-Roversi, con la successiva aggiuma di Mauri, ha origini liceali: la Bologna di «Eredi» e del .Setaccio». Passati gli anni, Pasolini desidera replicare la possibilitil del «far cultura in provincia». Lo stimolo a organizzare strumenti di propagazione culturale non appartiene soltamo a Pasolini: appartiene anche c
254 •
a Leonetti; Roversi fa da coagulo. Presso la libreria antiquaria di lui, la "Palmaverde", si tengono spesso Ie riunioni: luogo di incontro di un gruppo che via via chiama a s6 altre presenze. Gianni Scalia, bolognese; Angelo Romano, conosciuto da Pasolini aRoma ne! corso delle sue collaborazioni radiofoniche (Romano era funzionario RAJ, aveva adesso casa a Milano); e Franco Fortini, la cui residenza era anche Milano. Fra i poli di Roma e Milano, Bologna risultava mediana B• Pasolini vive la «vita violenta» di Roma: dice di considerare Bologna, quieta citt' che non aveva mutato volto dagli anni dell'anteguerra ed era ancora dttadella privilegiata di srudi universitari, la propria "Porziuncola". Lunghe discussioni, e fitta corrispondenza: ogni testa critico, ogni testo creativo venivano sottoposti all'esame comune, e gli estensori erano invitati a correzioni, aggiunte, • riscritture. La rosa dei colla bora tori era selezionata: Pasolini invito a collaborare alcuni amici "romani": Gadda, Bertolucci, Caproni, Bassani, Garboli, Penna, Vivaldi, Volponi. Vi appaiono, altresl, testi di Pagliarani, Sanguineti, Arbasino, e de! giovanissimo, "scoperto" appunto da Pasolini, Massimo Ferretti. La ripartizione fra testi critici e creativi e netta: i testi critid sana per 10 pili "analisi" redazionali della siruazione letteraria presente e di quella passata. I testi creativi sono e dei redattori e degli "ospiti". La rivista non compensava in danaro Ie collaborazioni. Accadeva, pero, che Roversi "ringraziasse" con alcune bottiglie di lambrusco di fattoria: delicatezza di una provincia dvile, delicatezza forse di un'antica tradizione agraria; ma tale da non trascurarsi, per comprendere fino al pililontano riverbero I'atmosfera cordiale che circolava nel piccolo ambiente. Vennero poi Ie discussioni con Fortini.
255
II profilo d"'azione" della rivista, in alcune parole di Francesco Leonetti: Noi dobbiamo educarci con la necessaria lentezza a passare dal manda interiare, personale, al manda sociale
e storieo, dal piccolo ruondo al grande ruondo con Ie sue potenti forze-illusioni; che non sano affatto ingenue illusiani, come credono colora che si dibatrono, con sensibiIita artistica magari, in lln caos senza uscita. Effettivamente iI neorealismo ci ha mostrato can la sua fretta che cosa accade quando it «piccolo mando)) non si esprime; e chiaro che oecorre invece un continuo e utile Trapasso 9,
Quali i contenuti impliciti di questa affermazione? Un atteggiamento distaccato e critico nei confronti del neorealismo e della stagione ermetica, per que! tanto che essa pote stingere sui neorealismo; il manifesto proposito di recuperare il «mondo storico»; la necessitil di elaborare una nozione di "cultura" mediante cui accostarsi alia realta umana senza mistificazioni 0 edulcoranti consolazioni; un sottinteso razionalismo. Vale a dire: se il mondo sembra un caos senza uscita, cib accade percheS ci si intrattiene in una iIlusione, un vezzeggiamento del pensiero, una torpidid, che privilegia il sentirsi vittime piuttosto che ricercatori di finalita morali e soeiali. Un colore ottimistico: una sfumatura d'utopia - sentimend legittimi in quei duri anni Cinquanta. Questa sfumarura d'utopia resisteva an cora ne! momento in cui gli ideali della Resistenza ingrigivano di anticipata vecchiaia; non solo perche il delirio stalinism aveva incrinato la fiduciosa attesa nella palingenesi rivoluzionaria in pili di un intellettuale (in ·Italia e fuori d'Italia); rna anche perche si avvertiva diffusamente che il materialismo storico si mutava in una teologia ben pili strangolante della teologia idealistica . • Officina» rileggeva Francesco De Sanctis e Antonio Gramsci: ne offriva una interpretazione non di maniera, non
256
obbediente ai princlpi del realismo socialista come era uso comune. La rivista riproponeva il decadentismo «come problema contemporaneo», rilanciava i temi delle avanguardie storiche come non scontati e sepolti. E, se sottolineava I'assol uta legittimita del discorso letterario a se stesso sufficiente, non negava altra legittimita: che quel discorso cadesse in relazione dialettica con I'esistenza. Erano gli anni in cui si sarebbe verificato nella culrura italiana un veloce e progressivo erodersi della nozione di "storia": la sociologia ne avrebbe preso il posto . • Officina», non sottovalutando i limiti della storicismo crociano nelle sue espressioni pili ossidate, si rifaceva ancora alia nozione di "storia" - e per via di questa venne a proporre interpretazioni efficaci e singolari di alcuni momend obbligati della letterarura moderna e contemporanea. Pascoli, Leopardi, «La Voce», Renata Serra, i crepuscolari, • Spitzer e Lukacs, la cultura di sinistra del dopoguerra: di questo, e non sol tanto di questo, la rivista fece scrutinio. Gramscianamente, essa volle offrire un'ottica nuova di quanto era vivo e di quanta era morto della letterarura italiana del Novecento. Fu tutto cib illusione? Gli strumenti della cultura sembravano immuni da possibili corruzioni: quella illusione aveva dicitto a sussistere; in essa, pero, un limite. Pasolini scrisse nel 1974: Cia che irrita e dispiace in .Officina» e la sua ingenuira, che e anche it suo merito. Il non aver saputo prevedere l'imminente neocapitaJismo e la rinascita fascista e, per i suoi direttori, umitiante. Ed e umiliante anche la
sua "critica". ai valori - quelli della sinistra - in
llna 80-
stanziale e quasi adulazione di tali valori. Non c'erano in «Officina» ne disobbedienza, ne estremismo: c'era lacalrna della ragione che ricostrllisce. Ma non era vera calma; oppure era una calma ingiustificata. In realta chi re-
digeva .Officina» - potenzialmente, solo potenzialmen-
257
te - SI accingeva a prendere il posto di coloro che criticava, con vital ita, rigore, rna anche con rispetto. Si ac. . . aII a presa deI potere 10. cmgeva elOe •
E questo un giudizio fin troppo personalizzato? Pasolini fu il vero anima tore della rivista: Ie sue «ingenuirl\» si rifransero sui suoi amici, non perche castoro fossero privi di personal ita e qualitii; m. il comune sodalizio era irresistibilmente polarizzato in lui. Francesco Leonetti fungeva da paziente e accanito tessitore di incontri. Roversi, certamente, dava qualcosa di piti, e mol to, che non la sola ospit.lita. Pasolini portava con se la propria esperienza di organizzatore culturale in Friuli, e dal Friuli, ancora, antiche idee .. II Pascoli della tesi di laurea torna nel suo saggio che appare sui fascicolo I del periodico. E quel P.scoli, poeta plurilinguista, riletto alia luce della stilcritica, .vvi. un discorso a piti voci sulla trama "decadente" della poesia italiana novecentesca. AI tema coll.borano attivamente sia Leonetti sia Romano; e vengono chiamati a testimoni, con versi e prose, Sbarbaro, Clemente Maria Rebora, Ungaretti. II plurilinguismo evoca l'immagine dell'Acodemiuto, e con essa I'immagine delle piccole patrie, e la «poetica della •
regress lOne» .
Quest'ultima, pertinace convincimento in Pasolini, si allarga come a rosa e, dall'orizzonte dei di.letti, si trasferisce alia sperimentalismo stilistico tout COUf1. Pasolini ne fa I. chi ave critica, e .nche I. regola di prudenza, della propria poesi. e dell'altrui. . Se il novecentismo avev. sollev.to I. lingua «allivello della poesia», I'obbligo della nuov. letteratura sara quello di abbassarla .. llivello della prosa». Cio comportera «una, probabilmenteimprevista, riadozione di modi stilisrici prenovecenteschi nel senso corrente del termine, in quanto rien-
258
trati ormai natural mente nei eonfini del linguaggio razionale, logico, storieo, se non addirittura strumentale. Tali modi stilistiei tradizionali si rendono mezzi di uno sperimentare che, nella coseienza ideologica, e assolutamente, inveee, anti-tradizionalista, tale da menere, con violenza, per definizione, in diseussione la strunura e I. sovrastruttura dello stato, e do eondannare, con atto probabilmente tendenzioso e passionale, la tradizione, ehe, dal Rinaseimento alia Controriforma al Romanticismo, ne ha seguito l'involuzione soeiale e politica, fino al fascismo e olle eondizioni attuali.". Un programma ambizioso, una ambiziosa speranza. Pasolini pubbliea Lueneri di Gramsci anche per confortare quel disegno. E Roversi e Leonetti, con i loro poemetti, van no unisoni all'antifona. «Officina» e una vera seuola di poesia: c'e fra gli scrittori che ne sono I'anima una comunanza di intenti singolarissima. Innegabile che a simile disegno si uni• sca I'ispirazione Ii rica di Paolo Volponi, quella ehe verra meeolta in Le porte dell'Appennino (1960). Insomma, Pasolini, vero e proprio leader, ha messo a punto I'idea di una letteratura aperca al «problema.: il suo progetto e uno «stil novo postnovecentesco»; e a esso ha affiliato aleuni sodali. II sogno, quasi un lucido delirio, e quello di considerare la poesia come un'arma bianea possibile contro l'Italia degli anni Cinquanta. Ma il paese giil era pronto a un saIto incaleolabile. Altri giil fiutavano i mutamenti in corso. II miracolo economico era una realtit: per intenderla necessitavano diversi strumenti, forse una storia personale diversa da quella vissuta da Pier Paolo fino a quel momento. II suceesso di «Officina», in sintonia col successo di Pasolini scrittore e poeta, eonsisteva nel rinnovare, in una sintesi di grande dignita intellettuale, valori di cultura appartenuti a una tradizione intrisa del cattolicesimo rurale che,
259
lungo il corso difficile della vita italiana, aveva svolto un ruo10 coesivo, unificante. In quella tradizione, da ultimo, si era- . no stemperati storicismo e decadentismo: gli idea Ii del socialismo vi avevano commisurato speranze di
rinnovamen~
to. Quella tradizione - e vero - aveva anche nurrito il fa scismo: rna quella era la lebbra di cui liberarsi, in nome di un nuovo ideale, la fede nelle qualita razionali dell'uomo. Pasolini send vivo tutto cib dentto di se: non fece il conto di quanto il resto del mondo preparava, e del modo in cui I'lralia, con fulmineo mimetismo, a quei preparativi avrebbe reagito. II mondo cambiava: 10 stalinismo al potere crollava al xx Congresso del PCUS col rapporto segreto di Nikita Kruscev. L'ottimistica fidueia nel soeialismo sovietico si screpolava. Kruscev in URSS, John Kennedy a Washington, Giovan• ni XXlIl sui soglio di Pietro: facti inauditi in rapidissima suceessione. Gli anni neri del dopoguerra: la eoscienza collettiva pareva liberata dagli incubi. I comunisti italiani cominciavano a definire Ie vie nazionali at socialismo.
Per intend ere quel mondo improvvisamente mutato sarebbe stato neeessario non illudersi. L'illusione di Pasolini, la sua «umiliante ingenuit:h, fu di ritenere acquisita una vol-
ta per tutte la propria leadership letteraria. L' «umiliante ingenuith aveva radice nel narcisismo. Gli effetti del neocapitalismo avrebbero rapidamente dissipato tutte Ie certezze: la nuova «lotta per il potere» avrebbe facto macerie dell'arcadiea civilta delle lettere di cui «Officina» appare il fiore estremo. E i segni di questo, segni incerti ma comunque reali, non mancano sulle spesse paginette srampate a Bologna. La «polemica in versi» con Edoardo Sanguineti. Un evento futile all'apparenza. Nel numero di giugno del 1957, per esemplificazione inversa alle tesi esposte nel saggio La liberta stitistica, Pasolini aVeva raccolro una «piccola antolo-
260
gia neosperimentale» (resri di Arbasino, Sanguineri, Pagliarani, Brunello Rondi, Mario Diacono, Michele L. Straniero, Massimo Ferretti): vi documentava uno sperimentalismo passivo nei confronti della storia, non compromesso nella sfera sociale. Sanguineti reag\. Invib alia rivista un testa poetico in terzine - pastiche della terzina di Le cent'; di Gramsci - con il quale accusava Pasolini d'aver manomesso la sua buona fede. Sanguineti aveva spediw alia rivista un gruppo di propri versi: Pasolini Ii avrebbe trascelti e «sistemati» in una prospettiva che ne sfocava il senso. A quesw arbitrio Sanguineti si rifiurava: rifiutava che la sua poesia fosse messa «fuori della Swria». Nei versi, Sanguineti si rivolge a Pasolini con il "lei" borghese: quanta psicologia in questa Po/emica in prosa (tale il titolo dei versi sanguinetiani): Lei erede nella storia, Lei ci crede • nel modo in cui ci crede, e Lei paD scr1vere d'aver con questo arma; rt'nunciafo alia <sicurezza di un mondo (Sue parole) stilis/ieo maturo, ruffino/a e onche drammotico» in vista di un dramma
piil a/to, e appunto piu storico
C•• • )IZ.
Sanguineti faeeva mostra di una sua mewdica "freddezza": ealeolava "einieamente" sulle possibilita dirompenti delle proprie accuse: la passionalita pasoliniana, sempre confessa, gli era facile spillettarla come si fa can Ie farfalle. II signifieato del pastiche tendeva a negare sia la soggettivitii in quanto tale, sia I'alea ehe la soggettivitii pasoliniana poteva correre (spendendo tutta la propria "passione", tutta la propria "ideologia") per recuperare dentro di se la forza, la violenza di alcuni, forse depauperati, strumenti conoscitivi. Sanguineti faceva mostra d'ahbracciare a proprio vantaggio una linea di swricismo esistenziale (<<e pili storia /l'attivita
261
infelice dei "vinti" I non furbi»), rna, aIla sostanza, il suo attacco·era adpersonam,a Pasolini, «che solo e bello e re et sutor bonus».
La vicenda pub apparire tutta mediocre: ingenuita in Pasolini come in Sanguineti, narcisismo in Sanguineti come in Pasolini. II campo va sgombrato daIla psicologia: resta il dato materia Ie, concreto, su cui I'indagine critica si pub • esercltare. Da un lato un'ideologia che considera la conoscenza storica un punto di resistenza al di iii del quale c'e il caos intellettuale e sociale (vi sara, per Pasolini, la barbarie, la «nuova preistoria»). DaIl'altro, I'opposta ideologia: per la quale, la storia e mero accadimento 0 disfunzione fisiologica, grigia palude dove I' esistenza affoga without a bang. Vapposizione, alia sastanza, era questa: un residua di umanisma tradizionale da rivitalizzare artraverso 10 storicisma marxista; di contro il sacialagismo neopasitivista, intriso di refoulements esistenziali. Questa oppasizione si ripetera, amplificata, nelle palemiche fra neoavanguardia e no, Ie palemiche che flagellarono la vita letteraria italiana agli inizi degli anni Sessanta: la versificata capziosita di Sanguineti fu, di quelle polemiche, una prefigurazione, I'oroscapo. Sanguineti rifiutava I'ottica critica di Pasolini: rna, anziturta, contestava una leadership. Nella redaziane di «Officina» si mise in mota un meccanismo centrifuga, in modo sorterraneo, inesplicito: proprio quando la rivista riscuoteva maggiar consenso. La prima serie si concludeva. Un editore di fama, Valentino Bompiani, si assumeva il carico di distribuziane e stampa della secanda serie. Intervennero fartari esterni perch':: il periodico «di poesia» cessasse all'improvviso Ie pubblicazioni. Vi fu una quasi immediata rortura di rapporti con Bompiani .• Officina», nel secondo fascicala della nuova serie,
262
aveva pubblicato un gruppo di epigrammi pasoliniani, fra i quali uno in morte di Pio XII, A un Papa: -
Non ti si ehiedeva di perdonare Marx! IIn'onda immensa ehe si rifrange da millenni di vita ti separava do lui, dalla SilO religione: rna nella Ilia religione non si poria di pieta? Mig/iaia di lIomini sotto il tIIo pontificalo, davanti aj I«oi oceni, son f)issuti in stobbi e poreili. Lo sapevi, peeeare non signifiea fare il male: non fare il bene, questo signifiea peccare ( ... )". Valentino Bompiani era iscritto al Circolo romano della caccia, centro di nobilra vatican a: il circolo, giudicando blasfemo l'epigramma, intento una sorta di processo nei confronti di lui. L'editore decise di sospendere il finanziamento della rivista. Ne nacque un certo rumore di stampa. Pasolini rispose, can un nuovo epigramm~, indirizzato ai nob iii romani: Non siele maj esistili, vecchi pecoroni papa/ini,
4 ora Uti po' esis/ele perch! un po' esisle Posolini1 .
Questi i fatti. Ma la rottura can Bompiani fu semplice occasione esterna. I contatti presi, al fine di prosegu'ire Ie pubblicazioni, con altri editori, Einaudi, Mondadori, caddero con ovvia naturalezza. II sodalizio era gia sciolto: apparivano arcaici i termini per i quali Pasolini e gli amici si erano uniti; appariva desueto che la sola poesia potesse cementare un' «azione culturale» 15,
Nell'idea di Pasolini la funzione creativa della lettera.tura, alia sostanza, era dominante su quella politica e organizzativa. Per i suoi sodali bolognesi e milanesi, particolar- _ mente per Fortini, ormai attivissimo nella redazione di .Officina», la dialettica fra Ie due funzioni andava ribaltata. Sono i momenti in cui prendeva il via il dibattito fra «letteratura e industria»: 10 preparava Vittorini con la pubblica-
263
zione del «Menabb» nel 1959; 10 preparavano Ie prime polemiche della neoavanguardia. I mass media prefiguravano ruoli antitradizionali per la cultura: e quella l'industria di cui la letteratura tendeva a «appropriarsi». Cib innescava un meccanismo nuovo di «presa del potere»: il «potere» andava preso contro chi 10 deteneva in nome di «assoluti valori. letterari. Quei «valori" non avevano pio corso, come moneta svalutata: a soppiantarli non erano nuovi va lori, rna «tecniche» diverse. ,
E verosimile che Franco Fortini, nelle discussioni di .Officina», si fosse fatto portavoce di questi problemi. Fortini, per il lavoro svolto in un'industria come l'Olivetti, organizzata da Adriano Olivetti in modo del CUtto atipico e /iberal", e probabile fosse, dell'intero gruppo, il pio avvertito aile novita. Vi furono accese diatribe. Accadde a meta dicembre del 1958, nel corso della preparazione del primo numero della nuova serie, a Milano, una rottura tra Fortini da un lato, e Leonetti, Ruvc::rsi, Romano dall'altro - assente Pasolini. Fortini venne invitato a abbandonare illuogo dove i redattori della rivista erano riuniti per la discussione dei testi da inviare in tipografia, l'appartamento di Romanb. Fortini fu accusato di intralciare illavoro redazionale. L'episodio" trascurabile, rna mostra quanto la sotterranea inconciliabilira dei punti di vista potesse spingere i rapp~rri personali al massimo della tensione. C'" la letteratura e i suoi contenuti; rna c'" anche una crescente vischiosita di propositi che rende sempre pill incerto il sodalizio. Tutto si e corroso nel girare di un anno. 1126 giugno 1957 Leonetti poteva ancora scrivere in una lettera a Pasolini parole di esaltazione per l'opera comune: Ii avrebbe attesi «un compito assai duro - e pieno, alto - e di necessitil misurato. assai pill che audace ovvero generoso».
264
In un epigramma del 1958, indirizzato «ai redattori di "Officinan », Pasolini poteva fargli eco:
Donchisciotteschi e dun, aggrediamo la nnova lingua che oncoro non conosciomo. che dobbiomo tentare. Ma 10 stesso epigramma presagiva:
( ... ) anche il tempo della vita cpensare, non 'Divere, e poicM ilpensare eora senza metodo e verbo, luce e confusione, preJigurazione efine, s; sta dissolvendo nel mondo anche la pura vita 17. I mesi compresi fra il 1958 e il 1959 so no decisivi per la vicenda intellettuale degli amici di «Officina»: ognuno di 10ro sembra preoccuparsi di altro. Roversi pensa a una sua rivista - sara poi «Rendicomi». Fortini e Leonetti gravitavano nell'orbita del «Menabo» vittoriniano. Pasolini slitted verso il cinema. Romano verra sempre di pili risucchiato dal • lavoro televisivo. Vischiositil di propositi, dicevo. La dominame pasoliniana puo aver contribuito a viziare i rapporti, persino a sclerotizzarli. Alcune parole in una lettera di Roversi a Fortini, datata 11 novembre 1959:
.
,
Liberati d.1 complesso P.solini e della sua fortuna. E sua, non tua; non nostra. Cerca la tua; che sara [ua, non sua, non nostra. Non vogliamo lasciare Ie strade che por-
tano alia campagna? ( ... ) Capisco bene (e ti amo e ti comprendo) che brucino a te (soldato delle Termopili) Ie de~ lusioni passate e gli anni, in apparenz3, perduti; che tu
veda alcuni giovani (0 vecchi) leoni correrri avanti a dimenar la coda. M. in passaro I'engagement era una forma di paranoia politica, un rivoluzionarismo velleitario e staticD, una autentica arrcuatezza. Oggi, superati gli schemi neocapitalistici, e bruciate Ie torbe delle esperieoze di questi ultimi anni, possiamo veramente avere e cercare I. chi.rezza per agire. Per collocare Ie proprie
265
idee 01 !uogo gitlsto e per verificarle e cornunicarle. Rifiutando Gorgia e cereando Soerate". Ci si chiede: «gli schemi neocapitalistici» erano stad real mente «superati»? Le «torbe» erano state realmente «bruciate»? La «paranoia politica» degli anni Cinquanta si era dissolta al sale del disimpegno - ma non e detto che al• tra «paran01a» non SI pre para sse. Comunque, di Iii da,queste considerazioni, il «complesso Pasolini» era stato la carie che aveva sgretolato il cemento del sodalizio. •
In una lettera del I' maggio 1959, F orrini scrive a Pier Paolo: Si fa un inutile package delle nostre opinioni estetico-critiche, della qual ita dei nostri versi, della vita privata di Pasolini, di Bornpiani, di «Officina», del papa, confondendo, rnai e stato tanto il caso di dirlo, iI culo con , Ie Quaranr'ore, come dicono a Firenze. E mia opinione che il primo a voJee tenere distinte questc diverse cose dovresri esser tu. Tu sei braccato, perseguitam e oltrag. giatD, e capisco Ie tue reazioni; rna accettare i termini del9 gli avversari vuo] dire farsene complici . ,
«II culo can Ie Quarant'ore»: nella sua asprezza, Forrini ha caito, come in un lapsus, it punta dolente della questione. Ma Pasolini, ormai al centro di trappe polemiche, non vuole ne pub «tenere distinte» case che sarebbero in apparenza diverse: la vita "privata" e la letteratura. Vita e letteratura per lui fanno tutt'uno, ora come non mai: dalla loro miscela scaturisce I'odioso-amato rapporto col suo pubblico. La letteratura, per molti, non era pili se stessa: divenrava sempre pili un aspetto particolare dell'organizzazione della cultura. In «Officina», sia pure in un ristretto ambito, si soffriva il trauma di tanto mutamento.
266
•
A Pasolini restava una certezza: che la sua sopravvivenza di artista era legata, e sempre pill legata, all'esercizio disperato della sua «disperata vitalita». ANCORA VITA, ANCORA AMICI
II 19 dicembre 1958 moriva a Roma Carlo Alberto Pa• solini. Mio padre soffriva, ci faceva soffrire: odiava it mondo che aveva ridatto a due tre dati ossessivi e inconciliabili:
era
che batteva continuamente, disperatamente, la testa contro un muw. La sua agonia vera duro mold me· Ul10
si: respirava a fatica, con un continuo (amento. Era rna·
lato di fegato, e sapev.che era grave, che solo un dito di vino gli faceva male, e ne beveva almena due litri al giorno. Non si voleva curare, in nome della sua vita recorica.
Non ci dava aseolto, a me e a mia madre, perche ci disprezzava. Una notre tornai a cas a, appena in tempo per . . 20 ve der I0 monee .
La conciliazione can I'immagine del padre marta e lantana da queste parole: in esse ancora descritta la seena nota, quella in cui Susanna e Pier Paolo recitano inaseoltati una parola di saggezza, e Carlo Alberto si perde nel suo negro destino. Per ora, colta al punta della spegnersi, l'esistenza di Carlo Alberto era lontanissima da quella di Pier Paolo. Se, come egli scrive, la vita in casa sua era «sempre uguaIe alia morre»21, la vita della sua creativita si spandeva, seppure affogata nell'angoscia, alia luee solare di Roma: ed era vita di amici, gli scrittori e i ragazzi di borgata. Gli amici, fra i primi, erano ancora Bassani, Bertolucci e • Gadda: vi troviamo uniti Elsa Morante e Alberto Moravia, Renata GUttuso, Pietro Citati, Cesare Garboli, NiccolI> Gallo. E, oltre loro, Adriana Asti, Elsa De Giorgi, Laura Betti.
e
Pier Paolo passe. per i salotti della mondanita letteraria can un lampo lieve. Non era uomo da salotto: vi si muove-
267
va con cauta ironia, rifiutava qualsiasi ritualira laica. Ne amava manierismi nei rapporti d'amicizia. Oi fronte ai manierismi galateali diventava sfuggente, negli ultimi anni • sarcasnco. Duratura, appassionaca, un'amicizia di vent'anni e pill, in cui spese dolcezze, affettuosita delicate, fu quella che nutr! per Alberto Moravia e Elsa Morante. E ne fu ricambiaro. Pier Paolo conobbe Elsa al tempo in cui era amico di Toti Scialoja - il cristianesimo ereaturale, I'istintiva sensibilita per i miti deeadenti, poterono unirli. Ma Ii univa anche I'assillo di essere veritieri fino alia sofferenza. Nella loro amicizia c'era una parte ludica assai cospicua: il gioco, ad esempio, del raccontarsi reciprocamente i sogni, e interpretarli, e interpretare i gesti propri e quelli alcrui sulla linea di fuoco della psicoanalisi. II rapporro fra Elsa e Pier Paolo era segnato dal sentimen to religioso dell' esistenza; iI rapporto fra Moravia e Pier Paolo, invece, dal serrato sctutinio dei fani politici e culturali. Talvolta il dissenso fra loro era grande: la matrice illuministica e cosmopolita della cultura moraviana reagiva al sotterraneo cristianesimo pasoliniano. Quelle reazioni, piuttosto che port are a ronura il rapporto, servivano a cementarlo di pill: l'uno spiegava aWaltro, inconsapevolmente, Ie personali qualita di intelletto e giudizio - e cia, nella divergenza, rendeva ininterrotto il colloquio. C'era in Moravia un interesse affascinato per nulla segreto verso Ie civilta arcaiche: I'interesse che 10 spingeva a percorrere Ie strade del terzo mondo dello spirito e non soIa dello spirito. Pasolini, in questo, 10 soccorse, entusiasta compagno di viaggio in India, in Africa. Moravia e Pasolini furono il simbolo della "cultura letteraria romana": la prontezza della loro reanivica intellettuale, la disinvoltura d'approccio ai pill diversi problemi, Ii rese vulnerabili a molteplici critiche, provoco contro di loro
268
certa giornalistica insofferenza. Nonostante questa, la capacid\ istintiva di cogliere I'attualita nei punti pili sensibili una capacita che Ii accomunava - Ii rese figure necessarie del dibattita culturale.
•
Moravia conobbe Pasolini pili tardi di Elsa Morante. II legame si strinse nel 1955. Elsa porto a Moravia Le ceneri di Gramsci, it poemetto «civile» appena scritto, perch6 fosse pubblicata su «Nuovi argomenti». . «Nuovi argomenti» era la rivista di cultura e politica che Moravia dirigeva con Alberto Carocci: era una rivista che tendeva a rompere 10 schematismo anticomunista e antimarxista. Di questa tendenza i saggi di Norberta Bobbio sulla indipendenza della cultura dalla politica furono la testimonianza pili concreta e problematica. Ma la rivista offriva spazio anche alia nuova narrativa italiana. Poesia in versi non ne pubblicava . Per un tale criterio, Alberto Caracci discusse il poemetto di Pasolini: era in versi, e, anche se il suo contenuto aderiva ai telui del periodico, non poteva esscrc pubblicato. La difesa di Moravia fu appassionata, e Le ceneri uscirono suI numera datato «novembre 1955-febbraio 1956», il 17-18. Era il momento in cui pili infuriava la polemica su
Ragazzi di vita. Gli amici si ritravavano di frequente la sera in trattoria. Moravia e Elsa Morante quotidianamente cenavano fuori casa. Pasolini prese I'abitudine di unirsi a lora, e Bassani, Penna, Parise, Bertolucci, Augusto Frassineti volta a volta partecipavano del gruppo. Cenavano d'inverno di soli to alia "Campana" in via della Campana, 0 al "Bolognese" in piazza del Popolo; anche alia "Carbonara" in Campo de' Fiori; in Trastevere al "Pastarellaro" 0 da "Carlo". D'estate, preferita era una trattoria della via Appia Antica, a un pas so dalla porta San Sebastiano, al di 10. delle mura: era un locale che metteva all'aperco, ,
269 i
sotto una tettoia, a!cune panche e qua!che tavolo di legno grezzo; c'era la ferrovia a un pas so. Gli amici chiamavano il posta ~'i treninj", ci andavano per mangiare particolarmente fettuccine e costolette d'abbacchio "alia scottadito". Erano schermaglie verbali fra Elsa e Moravia, fra Bassani e Elsa. Pier Paolo si accendeva all'improvviso, con una battuta secca, pungente, 0, pill usualmente, dolcemente paternalistica. . Non fu mai molto loquace: esprimeva il suo dissenso, se era il caso, con lealta, in pieno viso. Amava negli altri la comicita, anche tratrandosi di pettegola comicita come nel caso di Penna, maldicente oltre ogni limite . .
Resto sempre legato a Elsa De Giorgi, che can gli altri suoi amici aveva rapporti non strerti. A lei, con una divertita soggezione, dedicava - e la cos a duro anni - akune serateo Andavano a cena fuori: in quei tempi, un ristorante in via della Vite, "da Mario". Elsa De Giorgi, che amava stendere attorno a se un qualche alone di spettacolo - il cinema anni Quaranta, telefoni bianchi, di cui era staca con fortuna una star -, sofisticati il trucco e la pettinatura dei bei capelli biondi, usciva portando una grande borsaj"rigidaire bianca al braccio: il suo champagne non Ie doveva mancare a tavola. Bevendo champagne, mangiando di preferenza steak tartare, lasciava che aile labbra Ie venisse, con una foga insolica, certa cultura c1assica che amava coltivare. Pier Paolo ascoltava. L'amicizia intensa e durevole can Laura Betti ebbe in izio incorno al 1958. Fu via via rinsaldaca e sempre rinnovata dalla tenacia di Laura, che, per vorace furore di intellettualita e successo, non poteva non venir rapita dal progress pasoliniano. . Uaggressivira di Laura coinvolgeva Pier Paolo. Per converso, I'aggressivita di lui, il suo fulmineo ribattere aile po-
•
270
lemiche che gli si scatenavano attorno, coinvolgeva lei: e fu questo, all'inizio un gioco, che la spinse, nellampo di un flash', a prenderio soccobraccio e a dire, come una stida, ma una stida medicaca anzitutto contro se stessa, a dire in pub, blico, ripeco: .E mio marito». Correva giil la svolta degli anni Sessanca. Laura Betti era sui rococalchi .Ia giaguara»: caschetto di capelli platino, gli occhi tirati dal tmcco come due virgole verso Ie tempie. Era famosa per Ie liti violente con chiunque, e improvvisi trasporci amorosi. La sua scena era non solo il teatro, ma anche la strada: sua, come una regina, via del Babuino, dove abitava. La sua voce agra cantava canzoni di scrittori - Laura Ii cereava e Ii rineorreva vociferante e chiassosa; rna era pure rincorsa da loro: e tanto Ie dava la bramata soddisfazione. Aveva inventaco un tipo nuovo di glamour: un modo diverso di essere prima donna, facendo uso d'una tecniea a shock per attirare su di se I'attenzione dei cronisci: la lusinga e I'insulco. Questo era il suo volto in pubblico; in privato, I'aucoironia non Ie consentiva una coatta fedelta al proprio cliche. Amava organizzare cene un po' baraecone e confuse in cas a, due stanze a cannocchiale, una cueina a destra, diecro la porta d'ingresso. Per quelle stanze passava di turco: il cinema, la letteratura, il giornalismo, I'alta moda, i ragazzi di borgata. Quella mista concertazione di rapporti era il segno d'una vita di soeieta che cambiava: una vita che tendeva a legittimare pill d'una effrazione al vecchio cod ice mondano. Quelle cene divertivano Pier Paolo: cene che Laura talvolta imbandiva mettendo all'asta il brie-a-brae di cui si circondava. Ma Laura aveva anche la capacita di farsi protagonista nella vita delle persone cui si legava d'affetco. Convineeva coppie in difficolt1i al matrimonio; faceva in modo che legami eftimeri, all'apparenza profondi, si dissolvessero. In Pier Paolo invest! tanti frantumi di vita.
271
Fu arnica di Susanna: I. sapeva divenire, inc.nt.re can la propria invadenza. Capl qu.nto importante fosse per Pier Paolo I'uso di tavola, del cibo - e lei, per via di nascita, ottirna cuoca di tradizione bolognese, per lui mise su «cucina». La «cucina» di Laura, negli anni, dlvento un rito, e una met.fora nel lessico degli amici comuni: significava arch itettace rapporti e "comunicati stampa" come fossero ricette da eseguire accuratamente, fra pentole e mestoli. I
Era questa Ia "dolce vita", quella vita realmente dolcissima, pur essendo fin troppo sfogata, magari inelegante, caotica, che venne vissut. aRoma fra gli anni del tramonto delle ideologie e la girandola del "miracolo economico". Fellini, nell'emblema di un film, ne rended il profumo: gia nostalgico nell'attimo di viverla e rappresentarla. IIIusoria e domestica, era un'esistenza dentro Ia quale andavano a sperdersi e a spegnersi gravi problemi politici e sociali. II govemo Tambroni sognera nel 1960 il "col po" di destra: giomate difficiIi, manifestazioni di piazza. Sara I'aspro passaggio per la panecipazione dei socialisti al governo; sara anche I'avvisaglia d'un futuro tormentato e tragico, amaro, che gli anni nuovi avrebbero preparato. Pasolini, con Sergio Citri, scrivera una scena per il film felliniano - sono alcune batture messe in bocca a un gruppo di marchettari omosessuali nella sequenza dell'orgia: nit segno del suo attraversare la "dolce vita". Un segno infinitesimo - in punta di piedi. Ma Pasolini non viveva "con dolcezza". C'era troppa macerata dolcezza in lui perche potesse viverla spassionatamente. Le difficolta erano nel suo cuore e gli si proiettavano can facilita attomo. Comincio presto a contare suI Ie dita gli amici scrittori con i quali avere un rapporto inalterabile: era la piccola schiera degli intellettuali romani che sappiamo, cui vanno
272
aggiunti Calvina, Zanzotta, Volponi, Leonetti. Con gli altri, i rapporti si deteriorarono rapidamente. II fulmineo successo di Ragazzi di vita spiaceva alia piccola societa letteraria. Da ogni goccia d'acqua, quella piccola societa e disposta a sollevare tempeste. Net 1957 Le ceneri di Gramsci venne proposta per il premia "Viareggio": 10 vinse, rna dopa una lunga discussione che vide affiancargli due ex aequo, Ie Poesie di Sandro Penna e Quasi una vicenda di Alberto Mondadori. Nel 1959, Una vita viotenta tamed a essere proposto per il "Viareggio" delIa narrativa: il rifiuta fu pesante e espliciro da parte dei giu• rati; cosicche, per iniziativa di Giacomo Debenedetti, il romanzo riceveva quell'anno il premia "Crotone". Aneora i premi letterari svolgevano un ruolo di indicaziane privilegiata presso il pubblica: ancora rappresentavano la seleziane della qualita. La discussiane per un premia era una discussione culturale. Nella resistenza che taluni facevano all'opera di Pasolini eneravano com'ponenti psicalogiche, moralismi. Ma i1 caso diventava immediatamente cul•
curate e politico, sia pure insidiato da pettegolezzi.
Tutto questa era chiaro alia mente di Pier Paolo. Ai letterati «suoi contemparanei» diceva addio in un epigramma del 1958, e non per jatto personale: Vi vedo: esistctc, continuiamo a essere amici, fetici di vederei e salutarci, in qualche caffi, nelle case delle ironiche signore romane ... Ma i nostri saluti, i sorrisi, ie comuni passion;. sonG att; di una terra di nessuno: una.,. waste land, pervai: un margine, per me, Ira una stona e I'a/lro.
Non possiamo pili rea/mente cssere d'oerordo: ne (remo, zz ma ein no; che il mondo enemico 01 mondo . •
Tale "inimicizia del mando" eresceva dentra il suo animo: disegnava ai suai occhi la sinopia di una pubblica persecuzione. Nutri in que I tempo la speranza in altri privati legami da stringere attraverso la letteratura.
273
In quegli anni Pier Paolo aveva conosciuto Massimo Ferretti. Ferretti era di Jesi, di famiglia bOfghese: ammalato di endocardite reumatica fin da bambino, di questa malatria, di cui conosceva Ie gravissime conseguenze, e daUa quale era tenuto aU'erta neU'attesa deUa morte, doveva precocemente. spegnefsi il 19 novembre 1974. II sapersi malato, e condannato - rna nel suo aspetto c'era qualcosa di trepidante, di vitale e beUo -, 10 portava a una sorta di rabbioso dispetto, 0 di «allergia" (come usava dire), verso gli altfi. La conoscenza con Pasolini era avvenuta nel modo piil naturale. Ne1 1955, aU'uscita di «Officina», Ferretti, ventenne, aveva spedito a Pier Paolo alcuni versi; e i versi erano stati pubblicati.
, Da qui, scambi epistolafi e incontri frequenti aRoma e anche a Bologna. Pier Paolo fu coinvolto da quel ragazzo ammalato e desideroso di vita. Nel cuore del giovane Ferretti egli rappresentava «J'uniea amicizia vera» -Massimo gli scriveva cos. in una lettera del 10 gennaio 1959. Cib significava un limite invalieabile di sentimenti. Pasolini si illuse di poter valicare quel limite. Ferretti, sempre il 10 gennaio 1959, gli scrisse: «Non ho provato orrore per la tua sensualira ... Abbiamo deU'amicizia concerti assolutamente diversi: io ti voglio bene, rna mi eo impossibile pensarei come oggerto d'amore». Un gesto di Pasolini, un rifiuto di Ferretti: questo pote accadere. E doveva essere accaduro gia tempo avanti. Ferretti, il 5 febbraio 1958, aveva serino: 10 ei tengo alia cua amicizi., e la gratitudine che ho per te va ben oltfe la pubblicazione su .Officina» d'un pugno di versi. La tua opera m 'ha aperto un mondo nuovo: tra tanta confusione sei stato per me un punto di riferi~ mento, un esempio morale ... Voglio dire ehe la tua influenza intellettuale su di me e stata totale, formativa: e ne ho raeco!ti i frutti nei "partico!ari" della mia vita pra-
274
tica. I\.1a avevo vent'anni e t'ho fattD diventare un eroe
(<
il mio eroe la passione non era grazia, e stato naturale reagire: e sono diventato un indignato filisteo, e sarebbe stato tanto faciJe cavarsela con un sorriso imbarazzato.
Dunque, in Ferretti il rifiuta non fu saltanta «un sorriso imbarazzato», Pasalini daveva aver chiesto amarosa fratemita: il giavane paeta era una sua scapena: cio gli denava un'intensa tenerezza, e in quella era brillata una scintilla erotica. Anche il sonare/ Tanuti Spagnal era stato paeta. Un cas a pill che unico. Pasalini ripeteva fino alia nausea che i carpi dei giavani borghesi evacavana ai suai acchi una storica jattura, un tetro destina: la laro freschezza era apparente. Ognuno di laro, per lui, era un refoulf inca pace di canfessare a se stessa Ie spinte del desiderio, i sagni e la crudezza dell' eros. • •
Ma Pier Paolo, accanto a Ferretti, dove provare l'acuto bisogna di un 'amicizia nella quale si accendesse una luce imprevista - un rapparro di dediziane non solo intellettuaIe, ma anche fisico, can una persona che nutrisse la sua medesima fede letteraria. Dagli altri, da chi gli era vicino, spero per un momenta ricevere non saltanta «pieta a simpatia», ma qualcosa di pili, que! qualcosa che potesse rispandere alIa sua inesausta damanda d'amare ~ la quale altro non era «che amore, nuda amore, senza I futuro»24. Sbaglio, paiche sull'erotisma altrui, lui casl penetrante e diabalicamente sottile, aveva tal volta idee fin troppo candide. Quest'episodio nell'amicizia can Ferretti fa dunque da spia di una nostalgia. II vero disagio vitale Pier Paolo 10 vi. veva nel suo rappono col pubblica. Quel che accadde intoma all'assegnazione del premia "Crotone" per la narrativa a Una vita via/mfa, nell'autunna del 1959, e quanta mai • Slntomatlco. •
275
Come ho detro, illibro arrivo al premia nel vortice di una polemica letteraria, su una sarta di "no" espresso dai giurati del premia "Viareggio" - un "no" enfatizzato e dalla stampa e dal gossip mondano. A questo si aggiunse altro. Nell'agosto di quell' anno, Pasolini aveva scritto un reportage sulle spiagge italiane per un mensile 25 • Aveva seritro anche della Calabria. N e nacq ue una rissa giornalistica che sfocio in querela. Della Calabria Pasolini aveva visto e dipinto gli aspetti tragici, la genre povera, affamata. Di Cutro, un paese a pochi chilometri da Crotone, aveva serino: •
E veramente il paese dei banditi, come si vede in cer-
ti westerns. Eceo Ie donne dei banditi, eeeo i ugli dei banditi. Si seote che .iarno fuori dalla legge, 0, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altra livella. NeJ sorriso dei giovani che tomano a] loro atroce lavoTO, c'e un guizzo di troppa liberti"!, quasi di pazzia. II sindaco di Cutro querela Pasolini per diffamazione a mezzo stampa, proprio nei giorni in cui Una vita vio/enta riceveva il premio. Fu una penosa quescione, motivata dal recorico campanilismo meridionale, adulterato da colore poli- . tico. Quel sindaco era democristiano; il premia "Crotone" cad eva invece fra Ie activita di un'amministrazione comunista. II premia era stato consegnato il 12 novembre 1959; I'esposto del sindaco di Cutro porta la data del 17 novembre'6. Una farsa. I giornali locali fanno scandala per il premia consegnato a un «diffamatore» della Calabria; il prefetto di Catanzaro ne tenta l'annullamento. La querela non ebbe seguito. La bufera si spense cosl come si era levata: nel nulla. II fatto, can I'impeciato alone di risse e dibattiti, desto in Pasolini un sentimento di amaro distacco dalla quotidianita - e I'amarezza scaturiva dalla sconfitta che Ie sue ambizioni sembravano soffrire, e dal vedersi ridotto bersaglio di
276
oscuri rancori. La sua esistenza progressivamente si svuotava nella ricerca di un rap porto, anzitutto con i lettori, qualsiasi fosse. In quel rap porto, nel successo che coglieva, egli avvertiva qualeosa di equivoco, qualcosa che 10 «umiliava •• : aIle migliaia e migliaia dei lettori non sapeva se guardare . «con amore»
0
«(con sospetto» 27.
Un circuito chiuso: il rifiuto produceva successo, il successo un nuovo rifiuto. E la vita fuggiva da lui, lasciandosi dietro una sci a di ilJimitata angoscia: La maggior parte della mia vita la traseorro al di I. del confine della citta, oltre i capolinea, come direbbe, ermedzzando, un cattivo pacta neorealista. Ama la vita cosl ferocemente, COSI disperatamente, che non me ne puo
venire bene: dieD i dati fisici della vita, il sole, l'erba, la
giovinezza: e un vizio molto pill tremendo della cocaina. non mi costa nulla, e ce o'e un'abbondanza sconfinara, scoza limiti: e io divoro, divoro ... Come andd a finire. 28 • non I0 so .
IL POETA DELLE «CENERI»
«La mia poesia e diversa da quella del '900; sostituisce illogico all'analogico, il problema alia grazia29•• Pasolini riemp\ di dichiarazioni i fogli dei quotidiani e dei settimanali. La sua poetica, la sua visione del Novecento letterario, divenne oggetto di cronaca giomalistica. Gia D'Annunzio seppe utilizzare i mezzi di comunicazione di massa allo scopo di divulgare la propria immagine di scrittore, anche facendo oltraggio al galateo dei tempi suoi - Pasolini sembra non essere da meno. II nome di D'Annunzio venne subito pronunciato a proposito di Pasolini: Pasolini 10 rifiuto con sprezzo eccessivo. Una differenza fra i due: la borghesia italiana, al tempo di D'Annunzio, non aveva ritirata la propria commissione alIa figura del poeta. II conflitto fra D'Annunzio e societa, che
277
pure vi fu, e eontrassegnato da una specie di gioeo delle parti: e se vi fu bOllffonnerie in lui, cioe violazione dei eodiei correnti, fu quella ehe la soeiedi eonsentiva a se stessa, nulla di pili. Per via di tanto D'Annunzio eonoseeva quale fosse il proprio valore di mercato: non aveva esitazioni a farsi impresano a se stesso. •
Pasolini fu un poeta cui maneo la eommissione da parte della societi!: si batte con forza per riceverla. Seelse, all'interno della societii, la parte di interloeutore ehe considerava privilegiata dalla storia futura - la sinistra, i comunisti. Pasolini goardava alia "vita" (un'eco dannunziana, in questo?). Ma I. sua rieerea risulto spesso frustrata. Coloro ehe seelse recalcitravano all'appello. Per ovviare al pas so diffieile, Pasolini poeta seese suI terceno della razionalid, sostitul nei versi «illogico all'analogieo, il problema alia grazia., denuncio e illumino Ie proprie contraddizioni. Ma cio si rivelo insufficiente • guadagnare eonsensi immediati. dO Fu sufficiente perche egli diventasse, in modo diverso da D'Annunzio, impresario di se stesso - con I'accanimento di chi non mette in perdita quanto il pubblieo nega e contesta. Sa in antieipo ehe nel proprio destino non e'e earisma: supplisee a quella maneanza con forme di mitomania annerita da segni negativi: il patetismo, il vittimismo. Ed ccco qui me stesso ... povero, vestito
dei panni che i paveri adocchiano in vetrine da/ razzo splendore, e che ha smarrito la sporcizia de/Ie piit sperdut. strade, del/e panche dei tram, da cui sfranito e"1" J mID glOrno ()30 ... .
Questa figura di vittima, pili ehe eoincidere alia biografia, e un'immagine eroiea, forse anehe retoriea, rna e l'immagine di chi e "diverso", e ehe, per via della "diversita", e sottrano al dominio dell'universo materiale, dell'universo
278
economico: pUO rivendicare una liberta di pronuncia sulle cose del mondo e della vita che ad altri e impossibile. Mitomania: la fedelta ossessiva a quell'immagine, l'obbedienza a un ideale modello di verira. L'essere "diverso" rappresenta in simbolo la protesta della poesiacontro la mercificazione, contro l'evoluzione della tecnica, contro il "genocidio antropologico" (di cui c'c fin da quesri anni oscuro presentimento ). Risorge in Pasolini la mitomania clinica che aveva gil ammalato Baudelaire - con trarei comuni, anche tecnici. Come Baudelaire, nella polemica contro l'informale romantico, rivaluto I'alessandrino e la forma chiusa del sonetto, cosl Pasolini, COntro I'informale del neosperimentalismo, rivaluto I'endecasillabo e la terzina, utilizzando all'interno di essi tutte Ie fratture e Ie irregolaritii della composizione classica. In Baudelaire gli strumenti tradizionali della poesia tendevana a potenziare la comunicativitil del verso; al[fettanco in Pasolini, la poetica della "regressione stilistica" ass icuterebbe compensi suI mercato letterario, diffusione a lar• go ragglO. Livio Garzanti, nella lettera gia ricordata del 27 luglio 1957, scrive (il volume delle Ceneri era statu distribuito in libreria da qualche sertimana, neanche un mese): «II suo libro e andaco bene. Ho fatta soltanta la sciacchezza di pubblicarne 1500 copie. Ora ho data l' ardine di ristamparlo perche si e esaurita in questi giarni». Successo di scandala? L'eco di Rogozzi di vito, e processi e assoluziani, provoca il rapido esaurirsi del valume? L'insinuazione dei pill C che Pasalini progetti il propria successa, e I'affermaziane c vera per quel tanta che tale progettaziane ha di filasafica. La poetica pasaliniana cantempia una figura nuava di poeta - nuova a confronta di quella disegnata dal novecentisma italiano. Nan nuova a confron-
279
to di D'Annunzio. E questa novita scavalea i reali risultati espressivi, coinvolge "il pubblico della poesia" (cosl come 10 aveva coinvolto D'Annunzio, a suo tempo). In Pasolini e quell'antico fanatismo, tea Ia lauda e iI cilicio, q uel gusto flagellante del pravocare, che contrassegna 1a natura degli eroi. dei santi, dei martiri, ins omrna di quanti vivona in una sorta di ancestrale protesta metafisica, i quali pare siano depositari della fatalid delIa vita solo perche non possono fare a meno di spingere fino aIle estreme conseguenze Ja loco fondamentale e. congenita astrazione. A questa, incaura, faustiana tendenza a incarnaTe nel teatro della propria indole, con qua1che sfumatura michelangiolesca, it dramma universale d'esser oati, si accoppia poi in PasoJini un'acutissirna, tempestiva percezione del punto in cui s'incontrano
(e come non potrebbero incontrarsi, del restol) da una parte i mali "eterni" (e anche "letterari") e dall'alua gli ideali piu insorgenti e confortanti del nostra secolo (leggi: il socialismo, il "comunismo")31. Cesare Garboli, in questa ritratto, iscrive nella tradizione italiana il decadentisrno pasoliniano - vittimisrno e rnitornania. E dice anche come il poeta (quel poeta cosl segnato) non sparisce lungo Ie coordinate del passato, rna, imprevedibilmente, venga a stampare quelle coordinate, infotofinish, sui presente, distfuggendo ogni ponte aile proprie spalle. n poeta delle Cenen conosce una musicalita a lenti accordi dol orosi.
Non edi moggio questa impuro ana me if buio giordino straniero fa oneoro piil buio, 0 /'obbogfio · hesc. h ·tante ·()3 con Ctee. ... 2.
La rnusicalita fa scorrere suI pentagramma gli aggettivi, tutti ispirati a mancato risarcimento, a funebri passi, a smorti splendori. I «magri» cipressi, I'erbetta «stenta», I'atmosfe-
280
ra «violetta}), la «vecchia» sfiducia, il «confuso»
adolescen~
te, Ie spiaggette «Iuride»: «un disperato amore» per l'esistente si mescola al verbo «perdersi., nel «silenzio» della vita «fradicio e infecondo}). ,
E una poesia di «superstite sorte» - «qui il silenzio delIa morte e fede». E la citta, che fa da scenario dilagando in «semicerchi imrnensi», «ern pia nella pied.», scolora dentra un'architettura incertamente illuminata.
II Cimitero degli Inglesi aRoma e stretto a un modesto viale di periferia che corre accanto aile mura Aureliane presso la piramide di Caio Cestio. Una lista di terra, una breve collinetta, sollevata in faccia al monte de' Cocci, al Te•
stacCIQ.
Oggi la strada e usata per 10 scorrimento veloce del traffico: nel1954 (la data del poemetto pasoliniano) era un deserto angolo di citta orlato di cipressi, i cui bruni si dipinge• yanG nitidi contro Ie pietre grigie dei ruderi romani. I rumori della vita cittadina vi arrivavano attutiti, dilatati nella lontananza. Lilla tomba di Gramsci, [ra altre lapidi «di gente laica», fra «smorti ghirigori di bosso, che la sera / rasserenando spegne in disadorni / sentori d'alga». Doveva essere un trarnonto sereno, col buio che arriva
veloce come accade nelle cittil meridionali. In quel veloce andare e, pero, sospesa un'idea d'eterno: un brivido che rapisce l'umano in altra zona da quella quotidiana, e che di essa nulla cancella. La vitalita pasoliniana, di fronte a quell'assorto tramonto, scoprlla propria spassionata immobilita - il rovescio segreto, la disillusione che fa da esca all'angoscia. Vansia di storia e conoscenza, I'incessante scrutinio di s6 e del mondo, «si sperdevano» fra «perdute strade», in «un oscuro scandala della coscienza». II «rigore» di Gramsci, il significato di quella lapide custodita da silenzio e da vaga estraneita (<<noia / patrizia ti e
281
intorno») venivano a incidere come un bisturi sull'ascesso di ingenuitil, di sensualita, sui grumo di esistenziali rischi per i quali I'animo del poeta era la tana. «Ebrezza di nostalgia», «Iuce poecica» dissolvono i profili del mondo: bloccano la luce del tramonto, il «fradicio bruslo del vento». L'individuo non riesce a sfuggire alia propria fisiologica irresolutezza. (, .. ) frio come io possiedo 10 stona, essa mi possiede; ne sono illuminoto: ma a me seroe 10 luce?
II mito socialista, in Pasolini, fioriva naturale come pub fiorire in un romantico che prenda posizione per i dannati di questo mondo: a costoro si sente unito, di costoro vuol farsi voce. Ma la "diversita", e la percezione di.un destino randagio che da quella nasce, esigevano in lui risposte precise. Nel quadro dell'ideologia di sinistra, cui Pasolini partecipa-. va, era del tutto inascoltata la domanda per un'etica della persona - una morale nuova, dove I'individuo fosse recuperata nella sua interezza, nella sua specificita. Non dieo I'individuo, il fonomeno del/'ardore sensuale e sentimentale ... altn vizi esso ha, altro eil nome e 10 fatalita de! suo peccare.,. frio in .550 impastati quali comuni, prenatali vizi, e quale oggettivo peccoto!
Ebbene, se gli ideali della sinistra alimentano e lasciano fiorire la collettiva palingenesi, essi stessi, in altro verso, strangolano il sentimento di giustizia non solo economica che un uomo, quest'uomo -Iadro e bandito, omosessuale e negro net cuore -, esige sia soddisfatto, in lui e per lui. Le cmert' di Gramsci ha originalita proprio nel definire la press ante richiesta di una simile giustizia. Credo sia in que-
282
sto, oltre ogni proposito personale e oltre ogni strategia di politiea eulturale, la forza d'urto, sui lettori piu disparati, del poemetto; in questa la sua novita "civile". ( ... ) Ben protetto doll'impuro virtU e doll'ebbro peccore, difendendo un'ingennita di ossesso, e con quole coscienza!, vivl /'io: io, vivo, dudendo 10 vito, con nd petto il senso di uno vito che sia oblio aeeorante, violento ( ... ). .
Liberti!. e neeessidi paiono poste l'una eontro I'altra, e I'io e preda di irrisolte e irrisolvibili soggezioni al Super-Io storieo, allo sviluppo di una eiviitil nella quale domini la legge della repressione. Quanto e lontana l'utopistiea liberazione dell'energia psiehica. Vieinissima e l'angoscia della nonvita, della vita-oblio, l'oblio «aeeorante, violento». Pasolini esprime questa tragic a condizione: la sua "diversidl" gli consente di uscire allo scoperto: «Come capisco il vortice I dei sentimenti». Ma per esprimere questo deve pagare uno scotto doloroso - nel divorare tutta l'esistenza, e restituirla nelle cifre di un messaggio liberatorio, la sua poesia si distende a pro. 33: Ia d'IsperaZlOne . gramma, «VO Iutamente poetlca) sem b ra eondurla • una sorte di eccessi, di ridondanze. Pasolini spende ogni stilistieo tesoro perche I'io raggiunga felice il porto della parol •. Ma l'io si configura come coacervo di detriti lessieali, sintattici e ritmici: E I. vita ehe il poeta implora per esso - una vita di liberta e felieit", e dove la necessita e incrostazione storiea, di classe - albeggia appena su tanta materia spessa e atona: ( ... ) una vita smoniosa ehe dd roco rotolio dei tram, dei gridi umani, dialettoli,fa un concerto fioeo (... )
283
,
E il vuoto morale, il presagio di una prossima barbarie I'io resta maceria, I'individuo non si salva, la storia muore. Cosa rimane di Iii dalla «ronzante pace in cui la vita tace»?
( ... ) Meg/io cmanifesto /0 stapenda, adusta sensuo/ito quasi alessandrina, che tutto minia e impuromente accende ( ... ). II mondo dei ragazzi di vita sta per andare al nero: si puo dire si fosse fatto «alessandrino», un mondo «miniato» rna giii cimiteriale. La scoperta di Roma e della "felicitil" corporea aveva bruciata se stessa. Si profilava per Pasolini la via della "sopravvivenza":
(... ) Ma io, con i/ cuo,. cosciente di chi soltanto nella stotio ha vita, potro mai piii con para passione opera,., Sf
so che /a nostra storia ejinita?
Con questo interrogadvo Le ceneti di Gramsci si conclude. Pasolini ha lavorato come attarno a un grande affresco, con la rabbia ossessiva di chi teme di non farcela: a momenti con estenuata dolcezza, a momenti straziandosi con la parodia del proprio stile. Un'urgenza penosa fa del poemettoSl, in controluce vi appare il disegno narrativo pascoliano, 0 I'ode barbara carducciana - qualcosa di inusitato e anomalo, rna anche di incompiuto: sequenza illimitata di diario pili che poesia. L'intereogativo finale pare uno strappo. Da un lato so no di scena gli istinti, l' «estetica passione»); dall'altro, l'immagine di Gramsci eeoe -lui il Super-la, lui il padre. E un'immagine che la cascienza restaura a fatica sulle armanie cascanti delle terzine. Del conflitto non resta a!teo indizio che I' «oscueo scandalo della coscienza»:
284
•
Lo scandalo del conlraddirmi, dd/'cssere con Ie e contro Ie; con Ie nel cuore,
in
/IICC,
conlro Ie ndle btlie visccre (. .. ).
Oi iii da questa fissitil c'e il chiarore senza tempo del vespro romano: i tram e i gridi lontani del Testaccio; si ode un'incudine suonare; accucciate nella «sporcizia afrodisiaca",le puttane aspettano i militari. La vita minuta del quartiere si congela nel tableau vivant. Sembra che Pasolini, sfiorando il massimo delle proprie possibilita espressive, e tutto pare disponibile al suo verso, abbia avvertito un irrimediabile spossamento ispirativo: se parla di fine della storia, sottintesa e la fine medesima delIa poesia, della propria poesia. Certo: il punto estremo di azzardo cui si spinse, proprio con Le ceneri, fu la richiesta d'una nuova morale per l'individuo, cogliendo, da cristiano e cattolico, nel profondo, una carenza drammatica all'inrerno dell'ideologia di sinistra. Ma la richiesta subl un crolla immediato - quasi 10 sforzo fosse superiore a ogni disegno. E nel crollo tutto fu coinvolto: ideali, storia - e, ancora di pill, il destino personale. II crollo, 10 spossamento ispirativo mettono in forse ia stessa natura "civile" del poemetto. L'esigenza di un mutamento radicale si affacciava - rna la poesia parve non trovare nella parola, nei ritmi, il punto di resistenza. Eppure, Le ceneri di Gramsci ha del memorabile. Vi si legge la divisione di un'anima generasa che avrebbe desiderato veder unite, in se stessa anzitutto, e gioiosamente, ia felicira con la giustizia e la libertiL Ma tale strazio e tale divisione non furono soitanro di quell'anima: appartennero a un'intera generazione, che credette avere a un passo possibilita grandi. Le idee di cui si era nutrita la spingevano chissil verso quali conquiste: essa dolorasamente scopd che erano idee
285
mute davanti all'insidia mai sconfitta dell'esistenza. La vita stessa divento per essa un'illusione da non vivere. AlI'inverso della grande poesia cimiteriale preromantica, Thomas Gray e Ugo Foscolo, per Pasolini e impossibile pens are che even from the tomb the voice ofnature cries: se quella voce «grida», e preludio di una fine, dellafinis historiae. LA POLEl>IICA IN VERSI •
Finis historiae. L'idea d'un'apocalisse - questo divideva Pasolini dai comunisti. I rapporei fra lui e alcuni intellettuali di partito - i rapporti fra lui e la stampa di partito - si erano faui oltremodo complessi immediatamente dopo la pubblicazione di Ragazzi di vita.
Da un lato, I'inflessibilita teologica dei marxisti: (... ) Sono inflessibili, sono fefri, ne! loro giudicarti: chi ha il cilicio addosso non pub perdonare. Non puoi do loro aspettare una briciola di pietO: non perchllo insegni Marx, ma per que' loro dio d'omore, clementare vittorio di bene sui male, ch'e nei loro afti ( ... )34.
,,
Dall'altro, i problemi concreti, urgenti, di revisione culturale, che si ponevano a tutti i militanti, a tutti i simpatizzanti della sinistra, dalla primavera del 1956 in poi, con la divulgazione del rap porto Kruscev.', Quel "terribile" 1956. II rap porto Kruscev- poi, nell'aurunno, i fatti di Polonia, la speranza che brillo con Gpmulka al potere. Quindi l'Ungheria, la rivolta del circolo Peto-
286
fi, Ie dichiarazioni liberali di Lukacs - e I'arrivo dei carri armati sovietici a Budapest. La simultanea guerra di Suez, scatenata quasi a congelare nello status quo tutto quanto con i fatti ungheresi tentava un cambiamento. Si compiva una tragedia. Forse, in prospettiva, gli avvenimenti di quei mesi autunnali possono essere visti come I'esplosione di un conflitto morale covato lungamente in Europa, dalla fine della guerra fino ad allora - dieci lunghi anni -, e che aveva radici nei confini arbitrariamente segnati nel suo seno: confini politici e confini ideologici. L'U ngheria polarizzo un bisogno di liberta che superava la volonta delle grandi potenze. Nonostante cio, vinse il cosiddetto principio di Yalta: un tratto arbitrario di penna segnato sulla carta geografica, il mondo spartito in due meta ostili. Fu una sofferenza profonda. Se i sovieti<;i in U ngheria, con illoro intervento, dilapidavano, spacciandolo per "controrivoluzionario", un patrimonio ideale nato all'interno stesso del giovane universo socialista; altrettanto, !'intervento anglo-francese a Suez segnava a lutto i propositi Iibertari delle democrazie occidentali. II disegno della grande politica azzerava Ie esigenze dei papa Ii suI fila degli equilibri internazionali: la Storia si configurava ancora come qualcosa di irrimediabilmente sottratto aile iniziative dei singoli e dei non potenti. Mesi, e non solo mesi, tormentosi per la sinistra e per il Partito comunista italiano. Quest'ultimo, investito da una campagna di accuse indiscriminate da parte di tutti gli altri partiti, era travagliato all'interno da scissioni di intellettuaIi, da turbolenze della base operai •. Racconta Giorgio Amendola: Tutta questa agitazione di passioni nasceva dal fatto che crollava un mito, che tutti ci aveva dominati, il mito
di Stalin. La battaglia si svolgeva nell'intimo della co-
287
scienza di ciascuno di ooi, che era stato stalioiano. Crol-
lava uno degli elementi della nostra formazione. Ognuno reagiva come poteva: chi cercando di analizzare storicamente l'origine di cerci fatti, chi imprecando; ina c'era veramente qualcosa che scuateva tutti profondamente 35 •
La tradizione culcurale del Paniw comunista italiano ebbe I'originalita di mescolarsi COn la tradizione liberale. Fu Palmiro Togliatti, proprio in quei mesi, a condannare nel rapporto Kruscev l'assenza di qualsiasi analisi storica; e insieme a definire la necessica delle «vie nazionali al socialismo». Fu un atto di genialita politica, e una drammatica verifica intelletcuale: i crimini staliniani non potevano essere interpretati come semplici crimini personali. Per ahro verso, il progetto della speranza socialista non poteva venir sepolw COn Ie spoglie di un dittatore macchiatosi di delitti orrendi. Pur nella violenza della polemica, tutti chiedevano al Partito comunista italiano di "cambiare". Tutte Ie questioni di cambia menta delle formulazioni hanna uno scarso val ore. II problema e di vedere co-
me si fanna certi cambiamenti. A volte e meglio un ritardo, che riflette un travaglio sincero, a mutare una for-
mula, che adottare delle formule di comodo che ti fanno bello davanti all'avversario rna a cui non corrisponde poi 36 una intensita di riflessione autocritica ,
L'equilibrio di Giorgio Amendola pub aver ragione sui tumulto di quei mesi, alia distanza. Ma quei mesi tumultuosi furono una realta. E in quella reaha Pasolini prese parola. Pasolini, al pari di altti, chiese qualcosa al Partito comunista. Scrisse Una po/emica in versi 37 , ed era l'autunno di quel 1956. Nella primavera aveva giil puntato il dito, in Un testo critico di «Officina», suI «prospettivismo» della politica culcurale comunista. Aveva suscitato aspri commenti.
288
PROSPETTIVISMO.
II testa di «Officina» dice: Quanto aI posizionaIismo, per cosl dire, tottico dei comunisti, 0 nella fattispecie dell'Unita 0 de II Contemporanta, sarebbe atto da Maramaldo, in questo momento, infierire. La crudezza e la durezza ideologico-tattica di Salinari e altri era viziata da quello che Lukacs - in una intervista concessa a un inviaro appunto deW Unita durante i lavori del Congresso del reus - chiama prospettivismo. L'ingenua e quasi illetterata (e .nche burocratica) coazione tea rica derivante dalla convenzione che una Ietteratura realistica dovesse fondarsi su quelprospettivisma; mentre in una socied come la nostra non puo veni-
re semplicemente rimosso, in nome di una salute vista in prospettiva, anticipata, eoatta, 10 stato di dolore, di cri. d'I d'IVLSlOne " 38 . SI,
Pasolini polemizzava contro un'idea ottativa della letteratura: aeeusava i eritiei eomunisti; i quaIi il suo pessimismo avevano accusato e rifiutato. Ne naeque un'aeeesa discussione sulle colonne del «Contemporaneo», una polemica ehe si trascino per .leune settimane ne! giugno 1956, e che, accanto a Pasolini, ebbe per 39 protagonista Carlo SaIinari • Salinari, I'anno appresso, recensendo Ie cener; tli Gromsci, rettificava: «A suo tempo, la nostra reazione all'aeeusa di prospettivismo fu forse, come scrive Pasolini, sproporzionata: ci si deve concedere pero I'attenuante della provocazio40
ne grave» .
Ma Pasolini non voleva «provoeare». Chiedeva piuttosto eoraggio ideologico e sentimento della verita esistenzi.le.
«Cora econ/usa, e no; come perduti /ov;viamo ... », mi mormoravi amoro, disillllso di cib che hoi ovuto J
•
289
per dieci anni dentro, cost' chiaro me tra mondo e mente quasi era un idillio: e ha 10 tua sfanchezza - un po' volgare -
uno smor/io di vecchio figlio di immigrati meridionali affomati e viIi dietro il cipiglio di poveri om'vati, d'ingenui dot/rinori. Hoi volufo che 10 tua vita fosse IIna loffa. Ed eecola oro sui bina"; morn, eeeo easean Ie rosse bandiere, senza venfo ( ... ).
Un incontro per via Quattro Novembre, a Roma, con Antonello Trombadori. TIombadori, allora direttore del "Contemporaneo», gli apparve corne un militante disorientato, fiaeeato dalle crudeli novid del momenta. Cosa ehiedeva Pasolini a lui e in genere ai comunisti?
( ... ) 11 vostro dolore di non tSSere piiJ suI primo fronle, sarebbe pilt puro, se nell'ora in cui f errore, anene St puro, si sconla, aveste 10 forza di dirvi colpevoli.
In una lettera, indirizzata il 7 giugno 1956 proprio a Trombadori, spiegando quanto aveva appena pubblicato in «Officina», Pasolini aveva prefigurato i versi: Caro Trombadori, ( ... ) Tu sei infinitamente pili agile di Salinari e di tuo zio. Anzi era escJusivamente a questi due che io pensavo: non certo a Muscetta, 0 a Gallo, 0 a 41
Cases ... Salinari e Trombatore sana sostanzialmenre rigidi, incapaci di sentire, aprioristici. Insomma, handi-
cappati da un moralismo da provinciali. Tu no. E il ruo «prospettivismo» anche se in apparenza pili com promettenre e in [ealt. assai pili problemarico e passibile di sviluppo. ( ... ) Non vorrete negare la realta di un vostro momenta di crisi, di ripensamento e di disagio. Natura-
290
Ie, giusto) e, se voi sarete veramente onesti e sinceri can voi stessi, produttivo, pieno di futuro. Non si tratta piu di fare la solita autocritica, scontata aprioristicamente.
La cosa
e molto piu grave e importame: e questo ve 10
dieD non da avversario 1 rna da arnica. E un arnica dice talvolta Ie cose molto pii:i violenternente di un avversa• • • no, come sal.
Pasolini faceva una richiesta di coraggio morale ai co• • mumsu. In quell'autunno sgomentato Pasolini chiedeva di piu: la confessione di un «errore)}:
(... ) E oll'errore cht ;0 vi spingo, 01 religioso errore ... Si riapre, net rosso sofe
def meriggio d'outunno ancoro ofoso, in un'oria di morte, la vostra lesta ( ... )42. •
E I' «errore», una volta per tutte, era quello di aver 'serviro I iI po polo non nel suo cuore I ma nella sua bandiera». Venne il195943 , e Pier Paolo pubblico Una vita violento. Sui numero di gennaio 1960 di .·Rinascita», il senatore comunista Mario Montagnana, in una lettera al direttore, quasi a correggere opinioni differenti diffuse nel partito, dettava un violento rifiuto del romanzo: «Pasolini riserva Ie volgarita e Ie osee nita, Ie parolaece al mondo della povera gente ... Si ha la sensazione che Pasolini non ami la povera gente, disprezzi in genere gli abitanti delle borgate romane, e ancor piu disprezzi il nostro partito ... Tommasino il protagonista e in realta un giovane delinquente della peggior specie: ladro, rapinatore, pederasta». L'intervento di Montagnana era sconcertante: «Rinascita» esponeva mensilmente la linea ufficiale dei comunisti: I'intervento, si disse, nasceva da una decisione presa addirittura al venice della gerarehia.
291
Accadeva invece che nel numero successivo, febbraio 1960, il periodico asp ita sse, su sei colonne a stampa, un articolo can argomentazioni del turto opposte, anch' esso rubricato fra Ie lettere al diretcore, firmato da un leader illusere, il senatore Edoardo D'Onofrio: «To credo che uno dei mati vi che spinge .leuni nostri eompagni a non valutare giustamente il rom.nzo Una vita violenta di Pasolini dipenda in gran parte dal fatto che essi non eonoscono I'importanza politica e soeiale della presenza in Roma di un numeroso sottoproletariato». La lettera di D'Onofrio spiegava la realta di que! SOttOproletariato, gia in via di erasformazione e perfino, a oechi disattenti, in via di sparizione: di quella realta faceva il punto di forza nella lettura del romanzo. D'Onofrio sosteneva che «Ia vita de! partito non risponde a uno schema fisso, buono per tutte Ie situazioni C.. ). La lotta, il processo di sviluppo della coscienza di classe del proletariato, non e ne scorrevoIe ne lineare; presuppone alti e bassi, balzi in avanti e ritorni ( ... ). Pasolini non nasconde la verita per carica di partico; dice le cose
COS!
come furono;
ne pretendc che un momen-
to della sviluppo del partito nelle borgate sia 10 sviluppo stes-
so 0 il risultato dello sviluppo. Per provare la verita delle case dette da Pasolini potrei fare nomi e cognomi e dire date». La difesa dellibro e "politica", contenutistica. Ma D'Onofrio non ferma I'attenzione a questa - I'uso pasoliniano del romanesco, di que! particolare e discusso romanesco, era per lui I. prova di verica del rom.nzo. Al di fuori di «ogni infl uenza bacchettona e moralista borghese, ( ... ) Una vita violenta ( ... ) e (... ) un'opera origin.le e notevole che merit. di essere lett.». . L'intervento di D'Onofrio non fu decisivo, rna mise a nuda che, all'interno del PCI, ne! valutare Pasolini e i problemi sollevati dalla sua letteratura, c'era non solo interesse, rna in piu parti ascolto attento. Restava insoluco un tema: l'inflessibilica comunista sul-
292
Ie esigenze della liberta individuale. Per i marxisti il pro-
getto collettivistico della societa non poteva venir messo in discussione da quelle esigenze. Per il po eta delle Ceneri, esse costituivano invece il punto di volta dell'utopia. Nel confronto fra principio della realta e principio del piacere, il marxista non teneva a fissare la possibilita di un equilibrio: il "piacere" era risucchiato nella "realea", dissolto e bruciato in essa. In Pasolini, invece, era una lotca disperata. Le sue pubbliche "provocazioni" tendevano a risolverla. Ma il nodo, carne viva della sua carne, restava stretto. LA SOPRAVVIVENZA
II massimo sforzo, la totale delusione. I1logico progetto di un mondo nuovo, e il naufragio della noviea nella "barbarie". II "fine pratico" della poesia pasoliniana veniva sconfino dalla forza delle cose. Fiaccata la compattezza dell'ideologismo di sinistra, il miracolo economico italiano rendeva insensibile la cultura ai problemi filosofici dell'indivi· dualitii e della persona. Sembrava che intorno a essi il vecchio Iiberalismo potesse ancora avere parola. Pasolini, come Victor Hugo, amava investire i propri versi di cronaca; rna, ormai, volutamente vittima, volutamente provocatore, di fronte alia sordit11 altrui, fece mito di se stesso. L'opinione pubblica dava credito al suo personaggio, non alia sua persona44: di qui una crisi. Troppo rapida la sua parabola: una fiammata improvvisa la sua vita - egli a bbraccio la sorce del sopravvivere can alrrettanta, singolarissima rapidita. . La poesia divento allora memoria, epicedio delle belle speranze della Resistenza - Pasolini si volle poeta di quell a "pura luce», e di una fede sconfitta. •
Gia in La ricchezza (1955-1959) e la "riapparizione poetica" del passato - e il presente che 10 chiede, una vita al
293
presente che si configura come un'ulcera immedicabile, e come ininterrotto e «sensuale rimpianto». Ma il «rim pianto» chiede anche di farsi «religione». In La religionedel mio tempo (1957-1959) e la svolta "psicagogica" della poesia pasoliniana: la "vittima" diventa profeta.
Cosi, se guardo irz forzdo aile onime . delle schiere di iodividui vi"; net mio tempo, (J me vicini 0 non lonlani, vedo che dei mille sacrilegi possib,Ji che ogrzi religione naturale pub enumeraTe, que//o che n'mane'
e
sempre, in tutti, /0 vilta. (
... )
E quella vi!tii chefo I'uomo irreligioso ( ... )45, Vibra I'angoscia delle ripuise subite. E se la soggettivita umiliata si solleva ai vertici del mito,
(... ) non ho mai peccato: sono puro come un 'VI!cchio santo, mo
oeppure ho avuto; il dono disperato del sesso, eaodoto tutto in lurno: sono buono come un pozzo. II possoto equeI/o chubbi per destino, niente ultro ehe VUOlO sconsoloto ... 46 il sentimento dell'oggettivid e oscurato da sarcasmo, da sconsolatezza: •
( ... ) io mi rieuso olmai a vwe!? Non e'e piu niente oltre 10 natura - in cui del resto eeffuso solo il foscino della morte - niente di questo mondo umono che io ami. Tufto mi dii dolore: questa gente
294 •
ehe segue supina ogni riehiomo do cui i suoi padroni 10 vag/tona eniomo/a, adottando, sbadata, Ie piu in/ami obitudini di vittima predestinata; il grigio dci suoi vestiti per Ie grige strade; i suoi grigi gesti in cui sembra stampata {'omerta del male ehe !'invade; il suo bru!t'care in/oroo a un benessere il/usorio, come un gregge intomo a poche biade; 10 sua regolorita di morea, per cui resse e desert; si alternano per Ie vie, .
ordinati do flussi e do riflussi ossessi e anonimi di necessito stanfie,' i slIoi sciami ai ttln bar; oi ttln cinema, " ... 47 t"I ellore tetramenle arreso tl I qUia
Di fronte a questo mondo empio - empio e passivo -, governato da «turpi alunni di un Gesu corrotto I nei saloni vaticani», la" poesia si spegne, e respinta in margine: nella rallentata cadenza della terza rima si distrugge. Le parole paiono vorricare nei cieli .d'un tramorrito blu», i cieli del • • mamensmo. Nascono versi di memoria, versi di impossibile amore per i ragazzi e per la loro vitalita, versi dove la speranza e cancellara da ombre notturne .. La vita appartiene al passato, al «materno Friuli». E se c'e una «Iuce di bene», in tanto naufragio, questa luce e nella visione con sola trice della madre, in Susanna. Pur sopravvivendo, in una lunga appendiee di inesausto, inesauribile passione - ehe quasi in altro tempo no la rodieeso che uno luce, net caos, di religione, una luce di bene, mi redime il troppo amore nella disperazione ...
295
E una povera donna, mite,/ine,
. che non ha quasi coraggio di essere, e se ne sto nell'ombra come una bambino,
coi SIJoi rodi capelli, Ie sue vesti dimesse, • • • • onnm, e quasI povere, su qUet soprovvlsslJtl segreti che sanno, ancoro, di violette ( ... )48.
•
Marta Carlo Alberto, pare non esserei pili ostacolo alI'amplesso materna - nel viluppo della delusione, del disinganno, della tempesta persecutoria. Al mito di se stesso vittima, Pasolini associa Susanna (<<poveri dolei ossicini miei»):
In ogni ora, tulto eormai, per lei, bambino, per me, suo figlio, e do sempre, fini!o: non resta che sperare che 10 fine vengo davvero a spegnere /'occonito dolore di ospettarla. Soremo insieme, presto, in quelpovero prato gremito .()49 pzetre grege ... .
.r·
1II
11 cimitero di Casarsa, «dove Ie ossa I dell'altro figlio tiene la passione I ancora vive nel gelD della pace» - c'" Guido; nessun cenno ehe vi sia anche Carlo Alberto. ( ... ) Presto anche noi, dolce supers/ite, soremo perdut; in fondo 0 questo fresco pezzo di terra: ma non sara una quiete 10 nostra, chi si mescolo in essa tmppo una vita che non ho avuto meta. Avremo un silenzio stento e povero, un sonno doloroso, che non reco J'
uo~cezza
" e pace, ma nosta.{gla e nmprovero, .. 50
Sono versi del 1960: tutto sembra real mente finito, il processo della vita interiore si chiude senza appello. Restava a Pasolini la convinzione di porer tesrimoniare post mor-
296
tem la propria sconfitta - una testimonianza che suonasse •
•
•
••
•
«Imp un». It vittimismo era alimentato da un nucleo nevrotico: il principio d'autorita, dopo la morte del padre, era profondamente introiertato; come un grumo perdu to, nelle viscere; contro di esso 10 strato cosciente dell'io si torceva impietosamente, artratto da un'unica necessitii, vilipenderlo. La strategia dell'inconscio pasoliniano sembrava animata da ciechi empiti negativi, e dar ragione a persecutori e nemici. Ma quell'inconscio era anche teatro di una trasmutazione alchemica della negativita. La chiarezza intellettuale, in Pasolini, non era una pura parola, era intelligenza acuminata, capac ita di scrutinio del reale; e il nodo nevrotico si scioglieva in positivo: spandeva energia e luce sulle ombre d. cui era avvolta la vita civile italiana, metteva in scacco il si~tema di censure, etiche e politiche, che Ia governavano. La disillusione non vinse il poeta delle Ceneri, e la «sopravvivenza» fu, in definitiva, un volto del suo mito personale, e non uno sta[o di irreversibile deriva. Fu un modo per risuscitare alia vita, e rinnovare il proprio destino epico. Fu un modo per resistere, e farsi voce non solo degli emarginati sottoproletari delle borgate, rna di tutti coloro che da rimorsi morali e sociali d'ogni tipo (e di ogni dassel venivano respinti di Iii dai confini possibili del mondo. «nmprovero) at
VIVI
•
297
Cinema
STORIA DI "ACCATTONE»
«Non mi meraviglierei ( ... ) se egli dovesse, a un trattd, cambiare assolutamente strada, e nel modo pili impensato»: Cesare Garboli concIudeva.cosl il suo scritto su Le ceneri di
Gramsci 1•
••
Pasolini, difatd, cambio strada e, agli occhi dei pili, «ne! modo pill impensato». Giro un film: divento regista di fa rna internazionale. Eppure, il voltarsi di Pasolini alia macchina da presa ha, come ho accennato, radici lontane, che salgono agli anni de! Friuli. Pier Paolo confesso: «Ho sempre pensaco di fare del cinema. Prima della guerra pensavo che sarei venuto a Rorna a fare il Centto Sperimentale, se avessi potuto. Questa idea di fare del cinema, vecchissima, si e arenata, si e spero
duta~)z,
Vi fu I'amicizia can Federico F elIini. Can Fellini, un'amicizia vivace: al momenta di Le notti di Cabiria, di La dolce vita. .Collaborazione professionale e profondo rapporto umana. Si erano conosciuti casual mente in piazza del Popolo. Pier Paolo aveva gilt pubblicato Ragazzi di vita, Fellini era giil il regista di I vitelloni. Presero a frequentarsi, e venne la collaborazione per Le
notli di Cabiria.
298
Pier Paolo mostro a F ellini i percorsi della Roma maledetta, la Roma della malavita notturna: andarono per i paesaggi cancerosi delle periferie, attraverso il manicomio urbanistico di Torvaianica, di Ostia. Per Fellini, Pier Paolo possedeva una saggezza da padre priore e l'estro di un folletto lunare. Dal canto suo, Pier Paolo era aff.scinato dalla complessita psicologica di Fellini. . Fu certamente la figurale sensibilita manieristica ad accomunare i due, 10 stilismo combinatorio -I'uno e l'altro decisi a non soggiacere, ne! cinema e nella letteratura, ai ricatti sentimentali del disfatto neorealismo. F ellini inventa, F ellini e un mago che ha per dominio I'immaginazione. Pier Paolo si lascia sedurre. Dopo il successo di La dolce vita, con I'aiuto delle produzioni Rizzoli, Fellini "inventa" una casa cinematografica, la "Federiz", per un cinema diverso, un cinema che rinnovi il merc.to. Si progett.no film di Marco Ferreri, di Ermanno Olmi, di Vittorio De Seta. Nel camet c'e una nuova sceneggiatura di Pasolini, Accattone. Pasolini ha anche pronto un soggetto alternativo, La comman: sea:a. Era segnato che egli dovesse passare dalla scrivania alia macchina da presa. Alia cosa erano interessati alui produttori, per esempio ToC nino Cervi e Sandro Jacovoni, due giovani alia ricerca di giovani. Cervi e Jacovoni si distrassero da Pasolini, e Pier P,IO10 and" alia "Federiz". Fellini, in un appartamento di via della Croce, arredava, .1 modo di una taverna da Tre moschettieri, la sede della nuova societa. A quella impresa il regista si era dato, scrisse Pier Paolo, «con felicicl e fierezza di ragazzo: naturalmente anche un poco civettando»3 .. Fellini abbraccio il progetto di Pier Paolo, e Pier Paolo si mise allavoro. La scelta dei volti, gli attori, i luoghi: l'idea d'un film d'autore, tutto nelle mani di lui che 10 pens a, 10 scrive, e 10
299
realizza fuori di ogni canone. Non attori professionisti per cominciare - anzi, questo, un limite invalicabile. L'attore professionista porta can s6 vezzi di accademia: prevedibile la sua faccia. Invece, qui, I'imprevedibilita dell'esistenza doveva diventare segno di stile, cosl come sulla pagina di Ragazzi di vita il gergo di borgata si era mutato in fasto espressivo, in disperata e "unica" paroJa.
dlo cosl pas sa to, credo, i pili bei giorni della mia vita.» Nel fervore della preparazione poterono sfuggire a Pier Paolo segni di impedimenti, a diffidenze. Aveva con s6 un piccolo gruppo di collaboratori: fra gli altri, Bernardo Bertolucci. Figlio di Attilio, Bernardo era allora diciannovenne: il cinema nel sangue. Scriveva versi: rna Ii scriveva come as pettando il momenta decisivo che 10 avrebbe vis to can I'occhio incollato alia camera. Pier Paolo 10 prese con s6 come aiuto, e fu la scelta decisiva di una vita. Dunque, passarono giornatc di eccitazione. Poi la prova:
Fellini chiese a Pier Paolo di girare qualche scena per sperimentare la troupe. Settembre 1960. «Erano giorni stupendi, in cui I'estate ardeva an cora purissima, appena svuotata un po' dentro, della sua furia. Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con Ie casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosita, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta perduta sotto il sale, in una Roma che non era pili Roma.»
Piccola troupe: «straordinario» per Pier Paolo illavoro di regia. Ha individuato subito il madelia stilistico: Dreyer, Giovanna d'Arco, «una norma di assaI uta semplicita espressiva». Ma c'e la luce che muta, gli attori al primo set: c'e una vecchia macchina da presa che funziona a strappi. Vengono i giorni della moviola, del montaggio e dell'edizione, per quelle due scene.
300
Poi, il silenzio. Da Fellini nessuna notizia. I collaboratori, gli amici, invece, chiedono notizie. Ne chiede Bernardo; ne chiede Franco Citri, protagonista gia designato. Nulla - finche Pier Paolo decide di andare alia "Federiz". anche se non sollecitato. «Come entra io, entra per caso anche F ellini dalla porta interna. II grande Mistificatore non sa nascondere, nell'occhio bistrato, che giungo inaspettato, e un po' prematuro: , ma mi accoglie abbracciandomi. E pulito, liscio, sa no come una fiera nella gabbia. Mi porta di la ne! suo studio. E, come si siede, mi dice subito che vuol essere sincero con me (ahi), e che il materiale che ha visto, no, non I'ha convinto.» Si discute della cos a: Pasolini difende «Ia poverra, la sciatteria, la rozzezza, la goffa scolasticita quasi anonima» con cui ha girato. Era la prima volta: la macchina da presa • «scassata», scarsa la pellicola; gli attori nuovissimi all'impegno. Non c'era «il miracolo» -" rna c'era il «suo» film. Aves· se dovuto girare una seconda volta quelle scene, Ie avrebbe girato pari pari come la prima. Trappo sicuro di se, forse indisponente, Pier Paolo non cede d'un millimetra. «Da elegante vescovone, Fellini trasferisce allora la questione su un altra piano»: il costo finanziario del film. Se costasse veramente poco, si potrebbe tentare ... «So che si tratta di un eufemismo, di una litote: di una mossa da confessore.»
Difatti, non se ne fara nulla. Pier Paolo raccontera tutto in un articolo di «diario» su «II Giorno» del 16 ottobre 1960. C'e motivo di rottura, ormai, fra Fellini e Pasolini. , «E mol to pili facile litigare che sperimentare di comune accordo la persistenza de! vecchio affetto.» I due vogliono fare questa esperienza, e van no a cena in un ristorante cinese. «Fellini ordinava i cibi con acribia di mago: la cena - in quel locale da Dolce vita - era una vera e
301
propria regia. E Fellini usava I. sua tecnica etnica: pascoliana. 10 I'avrei abbracciato, con quei 'suoi occhioni calamarati, con quelle sue guancione avvilite.» Dopo cena, conrinuano a chiacchierare sullungomare di Ostia: una serata di confessioni: Ie reciproche angosce, la marte, la genre, il mondo. Tutto pare svolgersi secondo co, plOne - eppure, tutto e vero. Vera I'urgenza di Pier Paolo a fare il suo film. Vera la sua disperazione. Vera, anche, I'impossibilita di Fellini ad aiutarlo: la "Federiz", astronave indirizzata a perlustrare «il nuovo», si inceppo al primo viaggio di prova, e non parti mai piu.
.
II mattino dopa, Mauro Bolognini va a trovare Pier Paolo a casa. Per Bolognini, in vari film, Pier Paolo e stato un colla bora tore prezioso; anzi, I'unico, quello - per esempio in I! bell'Antonio - che gli ha suggerito in sceneggiatura la misura della melanconia, 10 struggimenro per legami d'amore •
mancatI.
Sui tavolo di Pier Paolo sono Ie fotografie di scena del suo primo set. Bolognini Ie guarda una per una: se ne entu•
Slasma.
Mentre Pier Panlo tenta di riallacciare il rapporto can Cervi e Jacovoni, Bolognini trova il produttore di Accattone: Alfredo Bini, e 10 persuade. Bini, «il mio coetaneo goriziano / di pelo rosso, Ie mani in saccoccia, / pesanre come un paracadutista dopa il rancia»', fu un amico per Pier Paolo - un'amicizia anche tesa, anche difficile. Pier Paolo gli fu sempre riconoscente: e Bini fu il produttore di tutti i suoi film fino a Edipo re, fino a11967. II film, come si dice in gergo, «parth. Accatrone fu Franco Citti, e fisicamente il mondo di Ragazzi di vita in lui, nel suo corpo, prese immagine - il volto reale, dolenre, di un •
302
borgataro. Atromo a lui, gli altri personaggi "veri" erano i "veri" amici di Pier Paolo. Comincia cosl una lunga vicen· da cinemarografica che prevedeva la presenza in campo di volli conosciuli, nei quali scavare un personaggio. E Pier Paolo sembrava averceli scavati da sempre, per situarli ne· gli affreschi che plasmava can l'Arriflex. In Accottone appar· vero Adriana Asti, Stefano D'Arrigo, Adele Cambria, Elsa Morante. Macchina suI cavalletto, qualche breve "carrello", la re· citazione incanaglita delle voci "prese dalla strada": i facti scorticati alia brava e insieme con eleganza squisita: quan· do il film venne proiettato al festival di Venezia, settembre 1961, fece chiassa, divise I. critica, divise il pubblico. La censura ministeriale entra in azione: 10 vieta, «eccezional· mente» (cosl sui cartellani), ai minari di diciotto anni. La sensibilita di Pasolini alia forma cinematografica pa· reva educata su precisi esempi: Dreyer appunto, Mizoguchi, Rossellini. I primi piani prevaricavano sui campi lunghi, sui paesaggi: la frontal ita sulla discursivita. La musica era ruba· ta ai classici: a Bach, Motthdus·Possion - e il caro finale del· la Possione, impressa sulla paverta d'abito e volta dei perso· naggi, metteva a fuoco un 'altezza di sentimento che il cine· rna italiano non conosceva dal tempo di Ossessione, Romo citta
operta e Paisa. Sconvolgente - quasi una vialazione - era l'idea della cor· poreita che il film esprimeva. Una inconsueta idea di bel· lezza: non belli, secondo la convenzione cinematografica, e· rana Accattone e i suoi amici; ne erano scelti secondo il crite· ria espressionistico che cerca nella zazzera scompigliata, nel· la faccia iIlividita, materia da cartellone di protesta sociale . . AI fonda dell'immagine pasoliniana c'era, visibilissima, una angoscia irriscattabile, religiosa: i carpi macilenti, mor· tificati, dei personaggi, incamavano quell'angoscia, ne co· stituivano la liturgia.
303
Aeeattone non e un film di cantestaziane palitica, rna religiasa-esistenziale. I bianchi savresposti, la luce romana che non perdaria: l'intensita dei primi piani, attenuta sulla durata spinta allimite del rollerabile - Accattone che fissa il Tevere, e I'angela aIle sue spalle come una sarta di ministro divino, evocano un mistero sacro, provocano una meditaziane sui mai campensato rischio della vita. II film e la parabola di un 'attesa, composta di stazioni progressive, che colgono significato nella sequenza del sogno, muta sequenza in cui Accattone contempla la propria morte. o
E il dolore, 10 strazio individuale che ['opera raffigura. II cinema di Pasolini nascera pittorico. AlIa sensibilita serpentina del manierismo figurativo cinquecentesco, Pasolini unisce un furore anomalo, il furore anti-umanistica, anti-rinascimentale, e profondamente cattolico-rurale, che pote appartenere a un pittore tuffato nel Rio nascimento rna su una linea di opposizione: il Romanino. E il Romanino dei santi dai piedi rossaseri, contorti, grossolao nij e dei Cristi InOIHanari~ Inembrud, tarchiati. E del Romanino un singolare, inconscio «sperimentalismo ossessivo» 5, Ossessiane stilistica, assessione sperimentale. Ormai la qualidi dell'ispirazione pasaliniana non lascia adito a dubbi. Dopo il momenta formativo, di apprendistato - compresa nel cerchio di Poesiea Casarsa, dei materiali italiani dell'Usign%, della prosa di Amado mio e dei cartoni del Sogno di una cosa -, non c'e pili sviluppo 0 evoluzione: il tempo e sospeso. Pasalini e spinto. un. speriment.zione. tappeto, fin.nche simult.nea, di tutte Ie tecniche .rtistiche passibili, quelIe che meglia gli cansentona, volt•• volt., di svuotare d'aggressivita Ie proprie pulsioni negative, autodistruttive. Fare del cinema pote significare per lui «desiderio di uscire dall'ossessiva»6 - m. nulla pill di un desiderio. Grande manierista: non per eccessa di miscredenza e spirito laica; 10 fu, piuttasto, per determinaziane nevrotica, •
304
per la ricerca continua e irriseattata di una soluzione, purche fosse, alia propria angoscia caratteriale. L'angoscia si espresse cinematograficamente in una forma di severita, di austerira, di pauperismo visivo che parrebbe opposto al forsennato stilismo della scrittore. Quest'uso "povero" della stile ci riporta alia spossamento Ii rico dei versi seguenti a Le ceneri di Gramsci. II mondo della borgata romana, il mondo dei poveri sottoproletari, e guello, ormai, della finis historiae, un'apocalisse della spirito. Una vita violenta aveva narrato la possibilita di una soluzione eroica e civile dell'esistenza sottoproletaria: Accattone edisperazione allo stato puro. II sorroproletariato torna a essere, come era stato in Rogazzi di vita, un'idea formativa. II sottoproletariato era per Pasolini una categoria 0 un simbolo della mente nel guale andava a sp.ecchiarsi, a 0biettivarsi, e a racchiudersi, un irrinunciabile sentimento di deriva. UN .CARRELLO CONTRa NATURA»
E successo al cinema Reale, a Trastevere: vedendo il mio nome come sceneggiarore di La fungo l10ftedel '43, la platea ha rumoreggiato, lievemente, rna con quel tanto di cattiveria e di ironia, che mi ha clato, n'ei precordi, il
terrore del linciaggio. E si capisce:
e tutta ['estate che
escona dei cinegiornali in cui dei servi mi fotografano abiettamente e commentano Ie lora fotografie altrettan~ to abiettamente, con quell'umore qualunquistico e vol-
gare di fronte a cui Ie platee italiane sana tanro indifese. Esse non hanno alcun documenro su di me che guelle abiette allusioni, fatte in m.l.fede pura'. Cia aceadeva nell'ottobre 1960. Pasolini vive in disperazione: vive gli effetti di eia ehe chi.ma .i1 razzismo ses50ale degli italiani •.
305
II sua erotisma e la sua timidezza la partavana a conascere malro bene i propri simili. Ma la disperaziane e vissuta anche in sehizafrenia. II raeeanta sui marmarii della platea trasteverina e pubblieato su «II Giarno» di damenica 6 navembre 1960: accupa due facciate di giornale. «II Giorna» e un foglia di recente fondaziane, e il quatidiano che accaglie gli umari di un·ltalia che cambia, I'ltalia neacapitalistica. Se Pasalini su bisce aggressiani verbali, e nan solo verbali, da parte d'un settore d'opiniane, egli e anche colui che riesce a non lasciarsi spingere ai margini della vita pubblica. Progressivamente, alia sua parola viene riconosciuta •
•
autonta. ,
Era stata il critico di poesia di «II Punto», un settimanaIe politico-culturale assai sensibile ai problemi della nuova letteratura - fra il 1956 e il 1959. Per alcuni mesi del 1960, e critico cinematografico di un settimanale di attualita dalla breve vita, «Reporter»), _
La callaborazione a «II Giorna», la callaborazione ad alcuni quotidiani di sinistra come .Paese sera», il premio di paesia "Chianciano" nel 1961 a La religione del mio tempo, mastrana che egli non e un isolato. Nei primi mesi del 1960 ha tenuto, insieme a Moravia, una serie di canferenze, per conto dell'Associazione culturale italiana, a Tarino, Milano, Roma, Napoli e Bari, sui romanzo, lingua e dialetto. ' Nella tarda primavera dello stesso anno, in occasione del dibattito per il premio "Strega", nella sal a dell'Open Gate Club aRoma, legge un'epistolain versi dal titolo In morte de/realismo: Friends. Romans, countrymen, lend me your ears! Sono qui a seppel/ire il realismo italiano non a forne I'elogio (, . .)'.
306
.
L' epistola, esemplificata sui discorso di Marcantonio nel Ju/ius Caesar shakespeariano, denuncia il «socialismo bianco» della narrativa di Carlo Cassola, I' «elezione stilistica», il •
«neopunsmo». L' epistola e un manifesto di retorica - e anche un messaggio lanciato ai letterari una volta amici nella richiesta di un estremo ascolro:
Cari amici, do/ci amici ... non vog/io spingeroj contro I'ideologia uffiaale: c%ro che nt serVono la restourazione nello stile, sono nspettabili scntton (... ).
Fece scalpore quell a perorazione in versi, letta con voce esitante e insieme martellante: fu interpretata come un gesro esibizionistico, compiuro presso una cerchia di intellettuali che I'anno avanti, a Una vila vio/enla, aveva preferito premiare II gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. . Ma Pier Paolo sventava gli effetti di ogni pettegolezzo malevolo col talento critico. In prospettiva, I'episrola e lasumma della letteratura realistica, la cui ricchezza era sui punro di diventare oggetto di polemica da parte delle neaavanguardie. Cosa lasciava in eredita il "realisma" del decennia appena chiuso? II Pasticaacao di Gadda, stupenda prejigurazione d'ogni crennle mimetismo: vi lascia insieme Ie diagnosi buone e spietate di Moravia, 10 dokezza soaologica di Levi, 10 stona d'oro di Bassani, Ie creature . dell'Isola di Arturo, qualwe giovane che spero in un futuro non servile, e una piccola Offiana bolognese ... E vi lascia Calvino. La sua prosa piuttosto francese che toscano,
307
il suo estro pi;; vo/temano che strapaesano (... ).
Una "grande ipotesi" vacillava: restavano alcuni libri. Si era offerta l'eventualita di una koinl linguistica - che avrebbe significato unificazione morale d'un paese social mente disperso. Quella eventual ita aveva preso corpo in uno stile - era stato 10 stile di una letteratura. Ma il mondo cambiava: il cambiamento rischiava di ricacciare la letteratura all'antico ruolo di ancella delle ideologie ufficiali. No: cambiava il mondo e Ie speranze spallidivano, diventavano "bianche". Disperazione nel ripiegamento - rna, seppure disperato, Pasolini non si lasciava fiaccare nell'energia creativa. Lavora al mattino, furiosamente: lavora a una commedia, Storia interiore, una drammatizzara autobiografia del suo dopoguerra, in cui sono echi delle prime stesure di 1/ sogno di una coso 9. Lavora a soggetti di cinema. a progetti di romanzo, si
chiamino 1/ rio dei/a Grana, Storia burina, La mor!accia. Sono testi che tentano di ripossedere la materia folgorata da Ragazzi di vita - quel mondo andato in nero, oppure, ora, con Accat!one, abbacinato dalla luce che «sfondava», in una carrellata «contro natura»:
Metta, metta, Tonino il cinquanta, non abbia paura de 10 luce sfondi - facciamo \0 questo carrello contro natura!
-
II .fedele» Tonino era Tonino Delli Colli, direttore delIa fotografia di Aceattone e di quasi tutti i film pasoliniani. Delli Colli, un romano piccolo di statura e nervosissimo, leggera inflessione nasale nella voce, capace di bufere incontenibili, can Pier Paolo era dolcissimo. Occhiali al nasa, 10 capiva al vola.
308
Pier Paolo apprese da lui ['uso degli obiettivi; e poi gliene spiego, volta a volta, la modulazione espressiva. Scarse parole, 0 anche molte e moltissime quando il easo: sen no, cerre lievi implorazioni pasoliniane, ehe potevano voler dire rimprovero e insieme richiesta d'aiuto: questo il rapporto con Tonino. Dunque, il mondo "romano" andato in nero- trasformatosi in una dolorame preghiera con Accattone. Pasolini lavorava accanitamente al mattino, in casa, sui giradischi ffiusi-
ca setteeentesca: Bach, Vivaldi, soprattutto. Oppure dettava al, magnetofono i diari da stampare sui giornali. E impressioname la quantitit di pagine scritte che produce - e l'ansia 0 la rabbia 10 divorano. Quell'ansia, 0 quella rabbia, diventano stile cinematografico. La sua macchina da presa serve a percorrere il campo dell'angoscia. E quell'angoscia si risolve in una forma speciale di pittura: Quello che io ho in testa come visione, come campo visivo, sana gli affreschi di Masaccio, di Giotto - che sana i pittori che arna di piu, assieme a certi manieristi (per esempio iI Pontormo). E non rieseo a eoncepire immagini, paesaggi, composizioni di figure al di fuoci di questa mia iniziale passione pittorica, trecentesca, che ha
l'uomo come centro di ogni prospettiva. Quindi, quando Ie mie immagini sana in movimento, sana in movimento un po' come se l'obiettivo si muovesse su loro sapra
un quadro; concepisco sempre il fonda come iI fonda di un quadro, come uno scenario e, per questo, 10 aggredisea sempre frontalmente ll ,
Questa "pittoricita" ci fa "sentirc" i fondi e Ie figure del suo cinema «come immobili e sostanzialmente chiaroscurati». Cacciati controluce 0 sprofondati nel sale bianco, quei fondi e quelle figure sono segni d'un linguaggio tutto funebre.
309
CONSOLAZIONE DELLA MISERIA
II cinema, giil col lavoro di sceneggiatore aveva modificato, e non poco, la situazione finanziaria di Pier Paolo. Le sceneggiature che firma hanno successo: e richiesto, ben pagato. ( ... ) Ah, uscire do questa prigione di miseria! Libemrsi dall'ansia che rende cosl stupende queste notti an/iche! C'e qualcosa che accomuna chi sa I'onsia e chi non /a sa: fuomo ha umil; desideri. Pn"mo d'ogni alfra cosa, una camicin candida!lz. La «camicia candida», «Ie scarpe buone», i «panni seri»)
•
«e una cas a, in quartieri / abitati da gente che non dia pena». Questa la descrizione della «privata voglia di essere ricco» 13 che Pier Paolo provava. La soddisfece contro tutto cio che di penoso e avvilente sua madre e lui avevano sofferto prima in piazza Costaguti, poi a Rebibbia. La miseria, pagata duramente in gioventil - il povero stipendio paterno, il suo povero stipendio di insegnante -,10 porto a considerare una conquista il cambio di casa - un appartamento piu decente che quello di via Fonteiana, in via Giacinto Carini 45, 10 stesso palazzo dove abitava Bertolucci (fu nel giugno del 1959). Poi I'acquisto di una Giulietta Alfa Romeo bianca, nel 1961. Quella Giulietta gli dava allegria: ingenuamente, e forse aveva ragione, sosteneva che i ragazzi di borgata, al solo vederla, strizzavano I'occhio. •
Pasolini era un uomo modesto e frugale: guadagnando anche molto, 10 resto sempre. II denaro non fu in lui un vizio, una perversione. Non catturava borgatari con mazzette di diecimila. Anzi, si faceva un vanto di regalare una pizza, la birra, qualche migliaio di lire, e di trovarsi con loro per semplice estro erotico.
310
La sicurezza economica non fu da lui esibita: certo, non fu rifiurata. Per l'origine contadina, cui Susanna 10 legava, era persuaso della necessit~ che un buon guadagno non va sottovalutato: piuttosto, favorito. II cambia di cas a significo rinnovare l'arredamento: sostituire la sala da pranzo stile Rinascimento che era stata I'orgoglio di Carlo Alberto, e che da Casarsa era stata portata in via Fonteiana quasi in trionfo. A Casarsa, quei mob iIi scuri, decorati can Ie fatidiche zampe di leone, dovevano tornare. In via Carini appaeve qualche civetteria antiquariale. Poco di pi u per ora. . La vera «consolazione della miseria» era il sessa. Nella foci/ita del!'amore il miserabile si senfe uomo: fonda 10 fiducia nella vi/aJino J"'h ' Vtto . 14'. n ulsprezzore em a Ultra
La vera «ricchezza» (primo tema della Religione del mio tempo) era questo. Ma it sessa, in lui, 10 sappiamo, era il punto di volta della disperazione. Comunque, il cinema, illavoro di regista, fu per Pier Paolo anche un volta della sua «privata voglia di essere ricco». Questa «voglia» seppe guardarla in faccia senza moralisma. In essa non c'era nulla da espiare. IL SESSO
Non si possiede il sensa profondo dell'esistenza di Pasolini se non si tiene canto del peso grave che in lui aveva il suo de mane - il supplizio che 10 imprigionava al concetto della propria irrisolvibilita nel mondo se non per il budello cieco della sensualiti;, Pier Paolo aveva gran confidenza can i propri sensi, e con confidenza Ii soddisfaceva. Ma it soddisfarli non placava il demone, che era legato ad altro, di pili lontano e inabissato:
311
l'idea di padre, di madre e di potere che la vita rurale italiana, per lungo tempo, ha consolidato. II resto dell'esistenza, per lui, era semplice e ingenuo viverlo: di una ingenuita e semplicid biologiche. Mangiava con aviditit e rapiditit di contadino; parlava l'essenziale, se non aveva da discutere di questioni letterarie e teoriche. La sua naturale timidezza poteva essere quanto mai loquace. Oi lit da questa c'era la sua angoscia, quel muro contro cui la sua natura dolce andava a dilaniarsi. Gli strumenti dell'intelligenza e della cultura Ii adopero per impedire quel dilaniamento, 0 portarlo a espressione. Ma non bastava una vincita: la partita non aveva soluzione. Nelle foto dei primi anni Sessanta appare, come sempre, asciu([o, Ie guance scavate, l'abita borghesemente carretta:
comincia a portare Ie lenti scure, necessitit di miope. L'epidermide gli si era fatta tesa. Magrezza sportiva: e sugli zigomi pronunciati, il menta affilato, la luce sempre trepidante degli occhi - se pass ava, in strada, su una motoretta un ra-
gazzo, gli vibrava tutto il volto. Investito da una disperazione senza fine, nellavoro ha una Ieggerezza che rischia la sconvenienza. Ne11960, su richiesta di Vittorio Gassman, per la compagnia del Teatro Popolare, traduce tra inverno e primavera l'Oresliade di Eschilo. "Cosa potevo fare, se avevo davanti a me, per la traduzione, solo pochi mesi, e per di pill con sacrileghi abbinamenti a due tee sceneggiature consecutive?15» La soluzione: mette accanto all'originale una versione italiana preesistente, una francese e una inglese. "Come tradurre? 10 possedevo giit un "italiano": ed era naturalmente quello delle Ceneri di Gramsci (con qualche punta espressiva sopravvissuta da L'usignolo della Chiesa Caltoliea); sapevo (per istinto) che avrei potuto fame uso.»
•
312
II risultato e un testo dove il sublime e voltato in «civile»: «disperata correzione di ogni tentazione c1assicista». II lessico e basso, ragionante. •
Pasolini, in Eschilo tradotto, sperimenta il linguaggio del proprio teatro a venire. IIlirismo della lingua scaturisce da una essenzialitii precostituita, arricchita di lemini saggistici. La trilogia e vista come una vittoria della ragione sull'istinto: «L'irrazionale, rappresentato dalle Erinni, non deve essere rimosso (che poi sarebbe impossibile), ma semplicemente arginato e dominato dalla ragione, passione producente e fertile». E ancora: «L'incertezza esistenziale della societa primitiva permane come categoria dell'angoscia esistenziale 0 della fantasia nella societa evoluta». La vittoria della ragione e filcrata attraverso un'idea psicoanalitica: I'ansia nevrotica e inconscia irre~olutezza, rna I'inconscio e anche fantasia. Quale esperienza fu dun que quella traduzione realizzata in velocita? Ogni esperienza a parte, quella velocita era un effetto della disperazione: riempirsi comunque la vita, far tacere I'irrazionale, dare parola all'immaginazione. Poteva essere questa la via della salute 0 I'accendersi di una luce incerca su una sperata salute. La «disperata vitalidl» veniva a fmtto. La sua solitudine (sono corso [... J a compiere, eo ripetere, fino 01 songue I'olto piu dolce della vita, .
I
to SOlO •.•
) I.
era certamente, onche, una solitudine sessuale - si risolveva e si sconfiggeva nel lavoro. L' erotismo solitario va in parallelo alia scrittuta. Di Iii da questa furia dello scrivere, finanche maniacale, si stendevano visioni e paesaggi: I'arcaicitii eschilea come
313
prefigurazione antrapologica di chissil. quale terzo mondo contadino. Ho avuto tutto queI/o che volevo, ormai: sonG onzi ondalo anche piu in 10 di certe speranze ( ... ) Sono stato rozionale e sona stata irrazionale:fino infondo. E ora ... ah, il deserto assordato dol vento, 10 stupendo e immondo sole del/'Africa che il/umina il mondo.
Africa! Unica mia alternativa ( ... )17.
II sole africano, il sole suI deserto e Ie bidonvilles, si illumino per lui dentra l'Arriflex di Aeeattone la prima volta - il cinema la sua prima Africa, la sua totale «alternativa ... . In quel naufragio, in quella opposizione a ogni ragione, Pasolini si sentiva «una forza del Passato ... Giro per 10 Tuscolano come lin puzzo,
per I'Appia come UI1 cane senza padrone. a guardo i crepuseoli, Ie mattine su Rama, sulla Ciocioria, sui mondo, come i primi atti del/a Doposforia, cui assisto, per privilegio d'anagrafe, sul/'odo esfremo di qualde elii , 18 sepolta . LE TE!\,TAZIO!\,I DEL CINEMA
Le sue risate erano mute, gli occhi ridevano sollevati in alto,le labbra aperte. Lo facevano ridere Adriana Asti e Laura Betti. Le due amici erano molto legate, molta am4che. Poi, durante Ie riprese di Aceattone avvenne una rattura che costrinse i comuni amici a patimenti e menzogne. Se si andava a cena con Adriana bisognava tacere con Laura; se si andava a cena con Laura bisognava tacere con Adriana. Pier
314
•
Paolo poteva andare a cena can ['una a can ['altra e non tacere: era un privilegio. La rottura era stata provocata da Bernardo Bertolucci. Bernardo si innamora di Adriana, e Laura, che pretendeva Bernardo fosse scoperta sua, se la prese, per dir cosi, a male. Laura diceva molte case e su Adriana e su Bernardo: sembrava improvvisamente tramontata un'epoca. Pier Paolo, della faccenda, rideva: ne rideva can Alberto Arbasino, con Goffredo Parise, i qua Ii, fra Adriana e Laura, facevano la spola. Adriana manteneva un contegno riservato. Laura non poteva non obbedire al proprio personaggio di "giaguara" ci andavano di mezzo amici pili giovani, gli amici di Bernardo, ai quali, can scenate senza fine, venivachiesto di "tradire", di rompere rapporti, di togliere il sal uta, eccetera. Laura, intanto, continuava a preparare i ~uoi spettacoli di canzoni, i suoi Gin 0 vuolo. Pretendeva testi da Penna, rna anche da Ercole Patti, da Fabio Mauri e Sandro De Feo. De Feo, che forse non aveva mai scritto un verso in vita sua, soffel molto per i capricci di Laura: Laura gli chiedeva una canzone, lui la scriveva e lei, regolarmente, la cestinava. Nt lei si tratteneva dal chiedergliela, ne lui si tratteneva dallo scriverla. Pier Paolo diceva che Laura era una torturatrice. Seduta al pianoforte della sua casa di via del Babuino, la "giaguara" provava i testi che Ie venivano offerti: esigeva correzioni, ne nascevano bufere, rinfacci. Moravia non cap iva Ie esigenze della metrica musicale? Laura gli correggeva i testi, fra Ie proteste di tutti, a sua insaputa. Pier Paolo non frequentava pili Ie case -delle ironiche signore romane»: la casa di Laura, ormai, era diventata per lui un punto obbligato di passaggio. Ma I'amica pili cara di quegli anni fu Elsa Morante.
315
.
Che piacere; ci incontriamo quasi agni gioroo, e incontrarla mi da un senSQ di festa, agni volta come fossimo reduei da lunghi viaggi. Noi non ci pensiamo, rna in fondo e sempre un miracolo incontrarsi. Elsa e seduta sull'orlo del divano, eretta, fasciata di uno dei suoi colori sottomarini: con gli occhi la cui miopia span de intorno aile pupille, aile palpebre e alia faccia burrascosa uno strato· di leggera foschia. Vedo che stasera e dolce, al di I~ del territorio dell'Angst: anche lei «quandoquidem dormitat»: un sonno leggero, aggressivo e lampeggiante, di gatto. Stasera non partira con fa laneia in resta, in groppa al suo cavallo matto. Perche, devo dire, quasi ogni sera, nell'arengo dell'ideo]ogia letteraria. mi disarciona: Pum!, mi trovo subito sulla poivere, disarcionato, e lei la, sopra il nembo fumigante, tra Ie gualdrappe azzurre, violacee, tra i pennacchi spumosi, sopra i1 cavallo brecone, che mi "guarda, aneora furente, con una prima ambra di sarrisa che taglia di fendente la foschia violettadegli occhi. Questo nelle questioni di ideologia letteraria. Negli altri caml9 pi, mi lascia non solo cavalcare, rna vo]are suJl'Ippogrifo , ,
E vero ehe l'amicizia eon Elsa Morante aiuti> Pasolini a considerare con distacco Ie droghe dell'ideologismo dalle quali era tentaro. La sociologia non era per lui: quella sociologia che aveva contagiato, i suoi amici dell' «Officina» bolognese. II criterio rigorosamente estetico che guidava Elsa Morante nei giudizi, la sua idea di un'arte del tutto autonoma dalla politica, rna per nulla sottratta alia verifica de!• la reald, coinvolsero Pasolini, e 10 convinsero a tenersi legato ai concetti di linguistica e morfologia letteraria appre. . . , 81 m glOventu. Ma questo e poco per dire la so stanza di que! [eeondo legame, dove la vita diventava un gioco ininterrotto, un ininterrotto racconto. Ora che Pier Paolo aveva intrapreso la via del cinema, Elsa sollevi> obiezioni - obiezioni che erano forti anche in Moravia. Pasolini non avrebbe dovuto dire addio alia letteratura.
316
Si trattava, in definitiva, di un vero addio? Le obiezioni o i timori restarono inalterati: e il futuro doveva ispessirli. Elsa e Moravia erano critici severi dell'opera dei loro amici: patevano apparire finanche spietati. In entrambi era un'idea quasi monastica del rispetto che si deve aIla lette20 ratura, per patteggiarla con privati sentimenti • Entrambi avevano colto nell'opera di Pasolini una insufficienza, 0 una fisiologica disfunzione che solo il cinema. avrebbe potuto compensare - e in qualche modo il cinema compenso. Su questo non si stancarono di ragionare. Moravia, recensendo Accattone, alluse alia questione tovesciandone i termini: Trasferendo sullo schcrmo il mondo dei suoi romanzi, 10 scrittore friulana ha dovutG, per forza di cose, lasciar cadere Ie catarsi ideologiche che potevano trarre in inganno sulJa sua ispirazione, e tenersi alia pura rappre-
sentazione. Diciamo subito che questa trasferimento e riuscito alia perfezione; tanto da ingenerare il sospetto che i romanzi di Pasolini fossero un'inconsapevole preparazione al cinemaj cioe che l'accanita ricerca del COfposo e dell'autentico per mezzo del dialetto dovesse per forza sfociare nell'abbandono della parola, sempre metafarica, per l'immagine la quale non pub non essere diretta e immediata 21 ,
'
Moravia era convinto che Pasolini pumasse a una rappresentazione estetica dove il diaframma fra natura e linguaggio fosse abolito. Pasolini, alia sostanza, chiedeva a s6 questo medesimo risultato. Quando prese I'Arriflex per girareAccattone- per la precisione biografica, Pier Paolo divento "operatore" dei propri film da Teorema in poi: gli piacque girare in modo documentaristico, imptovvisando, la realta immaginata - dunque, quando la prima volta piazzo l'occhio alia camera, egli coltivava un'idea, quella del «cinema di poesia» - per allora un'idea polemica contro il cinema di mero consumo-, dal-
317
la quale desiderava quasi essere spinto a esprimersi, come per fiato di vento. Per all ora I. sua crisi - quella che in qualche modo 10 portava a dilatare Ie proprie possibilita espressive per correre senza schermi I'alea della vita, a del vitalismo - per allora, questa crisi gli era sconosciuta nel disegno. Per .1I0r., egli realizzava, al punto massimo delle proprie energie, cia che I' epoca chiedeva: essere poeta, scrittore, homme de !ettres illimitatamente aperto all'esperienza. Moravia, pero, pensava che quel gesto, impossessarsi della macchina da pres., fosse una soluzione di fuga nei confronti della letteratura - ed era una soluzione che riguardava non sol tanto Pasolini. Dopo aver lavorato ad Aecattone, Bernardo Bertolucci preparo la Commare seeca, il suo primo film - il soggetto, un dono di Pier Paolo. Ebbene, Moravia, convinto delle qualita letterarie di Bernardo, sosteneva che in altra fase storica un giovane col medesimo talento avrebbe deciso di scrivere un romanzo invece di girare un film. E, all'obiezione che Bernardo possedeva un indubitabile sentimento del cinema, la risposta di Moravia era: «Una vocazione e sempre il risult.to di un rapporto personale can la cultura. La cultura dei giorni nostri e cinematografica». D'altra parte, quello, inizio anni Sessanta, fu il mom en- . to del cinema d'aurore, 0 «di poesia»: Godard e Truffaut, il debutro di Bertolucci appunto, I'arrivo dall'America di film come The Connection. L'avventura di Michelangelo Antonioni porta la stessa data di Aeeattone - e c'l': Fellini, e poi Elio Perri, e poi Franco Rosi. n cinema itali.no e1aborava soluzioni formali e stilistiche, che tendevano a restituirgli la freschezza conosciuta nell'immediato dopoguerra. n maestro cui si richiamavano i fr.ncesi, Pasolini, Bertolucci, e Rossellini.
318
Un aspetto del formalismo di quel momento era esattamente il contrario di quanta solita mente si intende per formalismo: il cinema rifletteva, 0 prendeva a riflettere su se stesso, ad autocitarsi, progettava di liberarsi della sintassi commerciale di cui faceva uso ipertrofico. Si voleva un cinema denudato, ridotto all'osso: un cinema senza dizionario. Era questa il cinema di poesia intuito da Pasolini. Su questa via egli si trovb sintunizzato, fuori della letteratura, su una ricerca stilistica ed espressiva di viva attualitil. II cinema di quel tempo comincib a prefigurare quanto i critici della cultura chiamarono "eta postmoderna": un'era in cui 10 spirito contemporaneo distruggeva Ie proprie conquiste, anche Ie pio recenti e rivoluzionarie, per mettersi al passo col celere andare della Staria. Per cib stesso Pasolini dava un addio alia letteratura, cosl come temevano i suoi amici pio cari, Elsa e Moravia? II cinema fu una sorta di fleboclisi per lui: un rinnovamenta nel circolo del sangue. La parola scritta non ebbe pio l'evidenza, la necessitil tatalizzante, dentro la fisiologia delIa sua ispirazione, che aveva avuto fino a allora. Per quanto scriva, 0 giustifichi se stesso scriven do, e l'immediatezza della vita di per se che egli vuole catturare, pura poeticitii.: I'inquadratura che tremola leggermente giil in Medea, 0 nel Deeameron, esprime fisicamente il segno delIa sua mano, la possibilita visiva della sua retina. Lo stile vuole essere la vita, la vita tutta intera -10 stile ricerca con la vita una coincidenza assolura, religiosa, fuori di ogni mediazione. Fu questo l'approdo del suo "decadentismo". GLI ANNI DELLA PERSECUZIONE
Uno a cui 10 Questura non concede il passaporto - e, nello stesso tempo il giorna!e che dovrebbe essere !a sede
319
della sua vita vera, non da credito a de; suoi' versi e glieli censura eque/lo che si dice un lIomo seuza fede,
che non si con/onna e non abiura: giusto quindi che non trovi dove vivere. La vita si stanca d; chi dura.
Ah, Ie mie passion; recidive •J ,22 costrette a non overt reslaenza.
Versi de! 1962. Cittadino del mondo, -senza tissa dimora». La propria parola censurata: -potrei I anche tornare alIa stupenda fase I della pittura ( ... ). Sento gia i cinque 0 sei I miei colori amati profumare acuti •. In Pasolini la violenza della disperazione ebbe uno scatto quanto mai drammatico. Due tre anni durante i quali Ie aggressioni della stampa di destra si fanno quotidiane - egli e il bersaglio designato per ogni indizio di rinnovamento ne! costume. Pasolini si batte contro la censura nel cinema, contro il soccorso offerto allo spirito censorio da akuni magistrati tintamente -ingcnui», espressione di una «cultura provinciaie, ipocrita, errata aile radici»23. Ma la persecuzione contro di lui conosce tappe precise. E la notte fra il 29 e il 30 giugno 1960. Pier Paolo e in macchina: sea tornando a cas a - e quasi I'una., Passa per COTso Vittorio. Un tischio e una voce: -A Pa'•. E un ragazzo di Trastevere che 10 chiama, iI Tedesco: 10 incontra spesso da quelle parti. Non e solo, e con un amico, il Picchio. Pier Paolo ha la Giulietta TI nuova. I due si congratulano: ridono, chiedono di provarla. -Solo per cinque minuti, perche ho sonno. lui dice. -Cinque minuti» e la risposta. Un giro per largo Argentina, corso Vittorio di nuovo, e via delle Cam pane lie: poi, via di Panko. II cuore del quartiere conti nato aile spalle della Chiesa Nuova: il quartiere del Belli, quartiere ancora malandrino: e la Roma tuna gesto, tuna bravate, la Roma borsaiola.
320
In fondo a via di Panico, sull'angolo di via dei Coronari, c'e un puriferio di gente. Una rissa. Pier Paolo racconta: «Accendo gli abbaglianti e compaiono, bianchi come tanti fomai, dei vecchi e delle vecchie, mezzi nudi e in mutande, che corrono qua e Iii come agita• ti dalla briga infernale: mi avvicino. E una colluttazione tra due giovani e due vecchi: un maschio e una femmina ... Essi stanno colpendo furiosamente, afferrandosi per la gola e • orlando. E un attimo: il Tedesco accanto a me grid a: "Quel10 e il Barone, 10 conosco". "Scendi e portalo via!" gli dico subito. E chiaro che bisogna dividere i due subito»24. La mattina dopo, alle sette, Pasolini viene svegliato e portato in commissariato: avrebbe sottratto alla polizia I'istigatore di una rissa. •
•
La rissa era scoppiata per motivi i pili futili: una ragazza presa in giro, mentre da una finestra si lamentava per aver • visto uno scarafaggio; una Seicento che parte all'impazzata e sfiara con uno sportello aperto due amici della ragazza: insulti e schiaffi. I giomali -la destra, e anche i cosiddetti indipendentifanno eco all'episodio. II tema e: la vita che imita l'arte; i "ragazzi di vita" e illoro autore confusi in un abbraccio dove non si distingue pili fra rappresentazione e realtil. Si arriva a invitare Pasolini di «impicciarsi dei fatti propri» e a «non girare per la citti!, in vie mal fa mate, do po mezzanotte». 15 novem bre 1961, il processo. Pasolini e imputato di favoreggiamento. II presidente del Tribunale gli chiede: «Cosa faceva lei a quell'ora di notte per strada?». Pasolini risponde: «Facevo una passeggiata per raccogliere Ie impressioni sull'ambiente destinato a fare da sfondo a un'opera letteraria che dovevo scrivere»c • E una risposta in difensiva, che accredita que I confondersi della vita con l'arte che e ormai tappa obbligata nel parlare pubblicamente di lui: la sigla che riduce la sua persona a personaggio. Ma pronunciare tali parole dovette apparire
321
a Pier Paolo il modo pill sbrigativo per mettere punto a una farsa spiacevole: con l'aggiunta che il documentarsi puntigliosamente su persone e fatti non gli era alieno. 1116 novembre il Tribunale 10 assolve per «insufficienza di prove». In appello, ilSluglio 1963, la sentenza dichiara, dal punto di vista giuridico, la rissa non avvenura. Pasolini e assolto con formula piena". ,
j
II fatto di Anzio. E il10 luglio 1960. II porticciolo di Anzio: una passeggiata che si riempie alle sette di sera di vil. leggianti, ragazzini, pescatori. Una fila di case disposte sull'arco di pietra del molo. Barche ormeggiate, un ristorante dopo l'altro, chioschi di vetro dentro cui fanno mostra gli stalli col pesce fresco. Una barca taglia l'acqua ferma del porto: ci ;;ono sopra alcuni ragazzetti. Altri guardano dal molo quell'ingresso. A loro si sarebbe avvicinato Pasolini: «Li conoscete? Quanti anni hanno?». I ragazzini rispondono: «Dodici anni». «Pero avranno dei bei cazzetti» avrebbe commentato Pier Paolo. Due giornalisti, che hanno vi,to di lontano la scena - il figlio di uno di costoro pare fosse nel gruppo -, informano la polizia. Segue una querela: due genitori sporgono denuncia, per «tentativo di corruzione di minori», al procuratore della Repubblica di Velletri. Questi la invia al procuratore della Repubblica di Roma «per connessione soggettiva ad altro procedimento pendente». II procuratore della Repubblica di Roma la restituisce, poich" nel fatto non rileva estremi «del delitto di corruzione di minori», casomai di «reato di turpiloquio». . II procedimento viene inviato al pretore di Anzio. L'interrogatorio dei due ragazzi d1t per risultato: «Stavamo appoggiati alla ringhiera del ristorante "Marechiaro", venne un signore, guardo due ragazzini che stavano in una barca, ci disse che eta avevano, io per scherzare dissi vent'anni, lui rispose: hanno un cazzetto piccolo, poi ci disse: e voi come
322
ce 10 avete? Noi non rispondemmo, io mi misi a ridere. Poi se ne ando e vennero due persone che ci chiesero cosa ci aveva detto quello, uno disse: vi diamo cento lire e ci dovete dire tutto! Lo abbiamo detto. Ci dissero di and are al commissariato. Credemmo che i due fossero dei poliziotti». II 14 dicembre 1960 la querela viene archiviata per mancanza di «ipotesi di reato nei confronti di Pasolini Pier Paolo» 26. Via di Panko, Anzio - i giornali si riempiono di commenti e di note. «Pasoliniano» diventa aggettivo d'uso nella cronaca per indicare tutto quello che aRoma riguarda il Sottoproletariato 0, genericamente, la vita malandrina e l'omosessualit1l. La querel/e si incendia ancora di pili con l'uscita diAccattone nei cinema: il film viene dato in "prima" al Barberini di Roma il23 novembre 1961, quamo giorni dopo la conclusione del proccsso di prima istanza per i fatti di via di Panko. Un folto gruppo di giovani aderenti a un'organizzazione neo-fascista, che si definisce "Nuova Europa", aile sette di sera, quel 23 novembre, entra di violenza nella sala di proiezione: vengono aggrediti spettatori, gettate bombette puzzolenti in platea, bottiglie di inchiostro contro 10 schermo, rovesciate poltrone. La calma torna do po mezz'ora. Quella stessa sera, all'ultimo spettacolo, il cinema si riempie, per un gesto di solidarieta, di intellettuali e cineasti. Un lungo applauso saluta la conclusione del film. Luchino Visconti abbraccia Pasolini. Pasolini, con una punta di spavalderia, dichiara ai giornalisti: «Se i fascisti ce l'hanno con me, vengano a cas a mia». Quel novembre del 1961 racchiude peri> qualcosa di fatale nella vita di Pier Paolo. II 30, il quotidiano romano «II Tempo», foglio "indipendente" rna orientato a desua, pubblica a piena pagina: «Denunciato per tentata rapina Pier Paolo Pasolini ai danni dell 'addetto a un distributore di ben-
323
•
zina». L'articolo eo accompagnato da un fotogramma di J/gobbo di Carlo Lizzani: Pier Paolo attore ha un mitra in mano. II 18 novembre Pasolini era, con Sergio Citti, ospite in casa di Elsa De Giorgi a San Felice Circeo. I due lavoravano alia sceneggiatura di Momma Romo, il film che seguiril a Accottone. • E il primo pomeriggio, Pier Paolo esce da solo: fa un giro in macchina. Ha infilato sulle spalle un giubbotto di renna chiaro. Si avvia sulla strada che da San Felice raggiunge Ie dune e il mare di Sabaudia. Si ferma a un distributore di benzina. Un giomo andava, came un pesce Juan della refe, ne/rana seeea nei dinloroi di un promontorio vaconte d'onime. molalo nell'ozzurro,
.
e ora vi dim cosa mi successe e come rea/mente andorano Ie cose.
Andovo, que! gioma, per uno stcoda secea, con Ie man; ol/reftan/a stccht e il ccruel/a seeeo, vi diro che solo il ventre era vivo, come que! promonlorio nell'inutile [azzurro. Tufti ; mit; erano crollat; e decomposti ma almeno ne! [promontono qualcuno viveva. Insomma, spinto dol ventre vivente e dol/a min miopia, mi pilotoi nd sale secco, su un pa' d'asJalto, . . Ira alcun; cespugNoca' d'autunno at/cora {sliv;, contra un casale solo 01 sole, can disegn; vmoci di veechie pared e vecchi poletti e vecchi. reti e veechie sttcconate, oZ2Urro e bianco - siamo in /talia - dove il sole misto alia pioggia puzzovo. La den/ro c'era un rogozzo IOrvo, col grembiule credo di ncordare, i capelli Jilti do donna, 10 pelle pallida e lirata, una certa Joffe innoccn= negli occhi, d; santo ostinoto, di figlio che si vuole ugnale alia buona madre. In protica, /0 oidi SUbilO, un povero ossesso,
324
,
cui I'ignoranztl dova tradizionali sicurezze, trasjormando 10 sua cadaverica nevrosi in rigore d'obbediente jig/io identijicato coi podri. Come ti chiami, che jai, vai a ballare, hoi 10 ragozza, guadagni abbastanza, jurono gli argomenti can cui retrocessi dol primo impeto della vecchio libidine della controm come un pesce seccato, Voi avete visto il mio Vangelo, avele vista i volti del mio Vangelo, Non potevo sbagliare, e talvolto Ie decisioni dovevano owenire in pocki min uti: non ho sbagliato mai percM 10 mia libidine e 10 mio timidezza . mi hanno cos/retta a cotIoscere bene i mitt' simi/i. Conobbi subito anche lui, il miseTO indemoniato del casale, assediato dal sole, L'inverno vet/iva, ero Ii nel suo volto, con Ie sue Itnebn e Ie sue COSt silenziost, la sua cotti/a. iJ!i ritirai. Ma non in tempo perch' egli non sen/isse, come una donna, if terrore per il padre non simile ai padri che ovevano costituito, per 10 sua obbedienza, il mondo 27,
II ragazzo, di nome Bernardino De San tis, den uncia, invece, ai carabinieri del Circeo, un'aggressione. Era solo, nel bar-distributore di benzina, pomeriggio aile tre e mezzo, Entra uno sconosciuto con un cappello nero in testa. Chiede una Coca-Cola: la beve, Gli rivolge alcune domande «strane.: i guadagni, se fosse sua la motacicletta parcheggiata fuori, se avesse la ragazza, Poi si guarda in giro: fa un saito alia porta: si infila un paia di guanti neri, estrae di tasca una pistola nera, vi mette in canna un proietti Ie «d'oro». Minaccia, dice: .Se ti muovi, ti sparo •. Si accosta di nuova alia porta, la chiude a chiave dall'interno: chiude anche gli sportelli d'una second a porta a vetri. Fa il giro del bancone. Bernardino dice d'essersi ritrovato la pistola puntata alIa gala, Lo scanosciuto tentava di aprire, con la mano sini-
325
stra, il cassetto della cassa: c'erano duemila lire. Sui bancone, un coltello: il ragazzo 10 afferro e colpll'uomo alia mano. «Noi due ci rincontreremo» avrebbe detto costui allontanandosi. II giorno dopo, per una strada di San Felice, Bernardino riconobbe 10 sconosciuta al volante di una Giulietta. Dal numero di targa si risall a Pasolini. II 22 novembre i carabinieri di Roma perquisiscono la casa e la Giulietta di Pier Paolo alia ricerca della pistola. Pier Paolo narra la sua versione: non viene creduto. Si crede al cappellaccio nero, alia pistala nera, ai proiettili «d'oro»: ci credono i giornali di destra, che danno il via a una nuova gazzarra di accuse e insinuazioni. Si scrive, senza porsi alcun interrogativo, di «rapina del Circeo», e di «realismo ... che passa il segno». I fogli neofascisti si chiedono come mai Pasolini «circoli ancora a piede libero». Ancora, in quei giorni, alia "prima" del film di Paolo Heusch, ispirata a Una vita vio/enta, giovani di destra, al Quamo Fontane di Roma, prendono a schiaffi gli spettatori, lanciano uova marce contro 10 schermo. 113 luglio 1962, al Tribunale di Latina, il processo. Pasolini eo imputata di rapina a rna no armata, di porto abusivo d'arma da fuoco e omessa denunzia di pistala (una pistala che nessuno ha vista, tranne Bernardino De Santis). II 21 giugno 1962 una agenzia di inforrnazioni, «Stampa internazionale medica», distribuisce ai caporedattori dei giornali (<
326
terminarsi in vista di uno scopo rna sintomi di un processo morboso in evoluzione 0, quanto meno, di una alterazione della personalid congenita 0 acquisita». E ancara: «II Pasolini e uno psicopatico dell'istinto, e un anomalo sessuale, un omofilo ne! senso pili assoluto della parola». Semerari ricarre al verbale dei fatti di Ramuscello: parla di .skeptofilia», di «personalita fartemente insicura ed estremamente suggestionabile», .di persona social mente pericolosa •. La .perizia» Semerari introduce assai bene all'atmosfera in cui si svolse il processo; ed e cerro sorprendente, a distanza d'anni, pensare che si pote dibattere con seriet!! intorno a una supposta rapina avendo come elemento di giudizio il racconto di Bernardino De Santis, ne! quale nulla e lampante se non il modo col quale una mitomania caratteriale trova compenso nella cultura del fumett\l. Ma, pili che la rapina, il dibattimento riguardo I'omosessualid di Pasolini - di essa parlano gli avvocati d'accusa, evocando Ramuscello, Anzio, e confondendo veritiicon supposizioni, comprovando queste ultime con pagine di Ragazz; di vita e di Una v;taviolenta. II presidente de! Tribunale chiede a Bernardino De Santis se Pasolini gli abbia fatto proposte di cui provi vergogna a parlare. De Santis risponde: .Non mi ha fatto nessuna proposta sessuale, di nessun genere». E a Pasolini, sempre il presidente chiede il perche de!Ie domande al De Santis .• Perche avevo in mente di fare un film ambientato in quel luogo, sana domande che faccia abitualmente per studiare a questa fine Ie reazioni dei • soggettl. » De Santis ha risposto la verita, rna e stato incapace di dar voce a quel che inconsciamente 10 ha spinto all'assurda denuncia: e stato incapace di parlare, in tribunale, del .terrore per il padre non simile ai padri. provato quel pomeriggio
327
d'autunno davanti a Pier Paolo che gli chiedevadella ragazza e della motocicletta. Pier Paolo, dal canto suo, si scherma dietro parole che so no quelle che a!cuni ,si aspettano da lui: studiare dal vero la vita per inventarla. E una riposta che non rende ragione della sua verit~ - ma era I'unica risposta possibile, I'unica giustificazione che potesse mettere punto all'ininterrotta catena di speculazioni che pareva non sopirsi. Nella sal a del Tribunale di Latina, un cal do afoso, Pier Paolo e vestito di bianco, seduto su una sedia di legno chiaro di, stile littorio. E pallido, gli occhiali al nasa. Un brigadiere dei carabinieri gli sta aile spalle: Pier Paolo ascolta assorto Ie perorazioni dei suoi accusatori; ascolta Ie parole del suo difensore, I'avvocato Francesco Carnelutti, un democristiano che aveva giil preso Ie difese di Accattone, quando il film pareva non dovesse venir proiettato nelle sale per gli impedimenti. delIa censura ministeriale. Pier Paolo ascolta. Ogni tanto lancia un'occhiata verso alcuni amici che 10 hanno accompagnato quella mattina d'estac te a Latina: fra gli altri, Moravia, Adriana Asti, Laura Betti. C'e nei suoi occhi atonia e spavento, ma anche incredulita . •
La sentenza d. per scontato che egli avesse in mente un film e che ave sse recitato la rapina a scopo di «studio», studio di comportamento e reazioni umane. La tentata rapina a mano armata si muta in «minaccia con arma». La condanna e: quindici giorni di reclusione pill cinque giorni per porto abusivo di pistola e diecirnila lire di contravvenzione per mancata denuncia della medesima. Naturalmente vige per Pasolini la condizionale. Chi ha assistito al processo ne ha contratto un indelebiIe sentimento di disagio: nei confronti dell'amministrazione della gi ustizia in Italia. I giudici condannarono Pasolini per simulata rapina? •
328
Moravia disse: «I giudici hanna capito che quanto sosteneva De Santis era pura follia: rna hanna vol uta com unque esprimere un verdetto di condanna, per il semplice fatto che Pier Paolo e omosessuale. In Italia non c'/,: un artico10 di cod ice che contempli I'omosessualita come reato. Han, no, quindi, escogitato una scappatoia. E una scappatoia cervellotica, rna tanto gli basta». Vi fu un ricorso in Appello 031uglio 1963) e un duplice ricorso in Cassazione 0' marzo 1965 e 17 dicembre 1968): Pasolini non risulto assai to can formula piena, risulto assolto «per insufficienza di prove» 28. La domanda e: cosa avvenne real mente all'interno di que I «casale solo al sale»? Non vi furono proposte sessuali: De Santis ha tenuto a precisarlo. Tutto deve essere andato come Pier Paolo ha rac~ • cantata nei versi: Ie domande che ha fatto, e anche il suo sentimento. Nel suo sentimento c'era «il ventre vivo», c'era la sua «vecchia libidine»: la stessa che 10 aveva spinto a par, lare, cosl come ha parlato, ai ragazzetti sui malo di Anzio. E una libidine che chiede verbalizzazione, che tal volta puo muovere a qualche allusione, solo che il caso 10 consenta. Stavolta pate essere solo un'inflessione di voce: rna il «pavero ossessa, / cui I'ignoranza dava tradizionali certezze» davette avvertire di Iii da essa qualeosa che incrinava appunta quelle certezze. Si puo far I'ipotesi che la stessa dalcezza pasaliniana; esercitata su una persona fragile e incerta, come doveva essere Bernardino De Santis, potesse risultare violenta. I! punta non e quindi la reazione avuta dal De Santis al colloquio can Pier Paolo - parallelo questa even to a quanta era accaduto a Anzio -: il punto da mettere a fuoco /': 10 sfruttamento che dell'episodio venne fatto da una parte della stampa, I'interpretazione che ne dettero, nei verbali, i carabinieri e poi aleuni magistrati.
329
Un dima di persecuzione. C'era iscerismo imorno alia figura pubblica di Pasolini - e che vi fosse 10 cescimoniano alcuni episodi crascurabili in se, ma che, connessi al fatto del Circeo, raccomano quell'iscerismo. II 25 ottobre 1961, un maescro elemencare avellinese di vemicre anni, Anconio Vece, den uncia Pier Paolo: sarebbe staco caricaco sulla ormai famosa Giulietta TI, portaco in campagna, minacciaco con una pistola, stordico, derubato di un romanzo manoscritco imicolaco, he/as!, JJig/i del pecea/o. Due giorni dopo, Vece ricratta ogni cosa: confessa di aver cercato soltanto pubblicit. per Ie sue aspirazioni di scritto• reo E denunciato per reaCO simulato. 1124 febbraio 1962 un ex depucaco democristiano di Muro Lucano, Salvatore Pagliuca, cita in giudizio Pasolini e la societ,,- produttrice diAeeattone. Nel film un personaggio porta il suo nome: ladro, sfruttacore di prostitute, guappo. Pagliuca chiede il risarcimento dei danni morali e materiali, e la cancellazione del nome dalla colonna sonora del film. L'ex onorevole si seme dileggiato. Sostiene che Pasolini ha data il suo nome al personaggio per nuocergli politicameme: ha in animo di presentarsi candidaco al Senato per Ie prossime elezioni, e i suoi elettori potrebbero essere influenzaci negativamente dal film. Pagliuca non viene elecco nelle elezioni politiche del 1963: in cribunale rende responsabile della cosa Pasolini, cosl come impuca «alia campagna diffamatoria nei suoi confrond» varie malattie di cui soffre, un improvviso disinteresse allavaro e un altrenanto improvviso disinteresse alia famiglia. II 22 febbraio 1965 il magistraco compecente riconosce che impossibile confondere I'avvocato Pagliuca col personaggio di Aceattone, respinge pertanto la richiesta di risarcimemo dei danni marali, ma ordina di eliminare il nome dalla colonna sonora del film, condanna al risarcimento dei danni patrimoniali Pasolini e la societ. cinematografica.
e
e
330
La vicenda pare ritagliata da una pagina di Pirandello 0 di Eduardo De Filippo. II nome di Salvatore Pagliuca e diffusissimo nelle province cam pane e lucane; l'ex onorevole non era persona di tale spicco politico, fuori dell'ambito regionale, da giustificare un propos ito di dileggio nei suoi confronti quale quello di cui si e detto vittima. Come evitare pero di pensare che l'episodio sfugga al dima di isterismo creatosi intorno a Pasolini in quegli anni? ,
E dell'aprile del 1962 un altro caso di mitomania. Un giovane romano, Andrea Oi Marco, sostiene di riconoscersi nel personaggio di Begalone, un personaggio di Ragazzi di vita. Querela Pasolini per «diffamazione a mezzo stampa». I giornali di destra, primo fra gli altri «II Tempo» di Roma, danno spazio alla vicenda: giustificano I'atteggiamento di Oi Marco come quello di una persona ehe non vuole sentirsi eonfondere «con i giovani di vita, e trova, per di piu, che altri sono i diritti dell'arte e altri i limid di ehi, a COrto di colori e pennelli, adopera la maechina fotografica per copiare pari pari persone e eose facendo della pura cronaca»'9. N uova penosa confusione fra arte e vita: il cronista anonimo non seppe somarsi alia tentazione del giudizio estetico. Ma Oi Marco ritiro la querela e la questione perse ogni eeo. Aneora, eon l'uscita del secondo film di Pasolini, Mamma Roma, si replica no scene di intolleranza. II film viene proiettaro alia XXIII Mostra internazionale d'arte cinematografiea di Venezia il31 agosto 1962: il tenente colonnello eomandante il gruppo locale dei carabinieri 10 denuncia per oscenitil. Le oscenita consistono nell'uso del verbo «pisciare», della parola «merda», e nel risuonare, lungo la colonna rumori, di aleune pernacchie. II magistrato competente, ilS settembre, giudiea infondata la den uncia e improponibile I'azione penale. La stampa, naturalmente, fa "colore" sulla vicenda. Qualche giornale gioea aleune malignita su «Pasolini e i pasolini-
331
di», ospiti del Palazzo del cinema al Lido; i «pasolinidi» sarebbero gli attori «presi dalla vita», interpreti del film.
Mamma Roma metteva al centro della vicenda Anna Magnani - omaggio a Rossellini, a Bel/issima di Visconti. La Magnani vista come un oggetto di cinema, una sorta di reperto che di per se pub dar luogo all'invenzione di una parabola dove si sottintende la volond del mondo sotroproletario a cangiarsi volto. Traluce nel film un'illusione di riscatto piccolo borghese, e il conseguente suo decadimento - la morte vi e di sfondo. Commentb Pasolini: «L'elemento che differenzia questo film daAccattonee una problematica morale che in Accattone non c'e,,30. E la medesima distanza che divide Ragazzi di vita e Una vita vio/enta, con una parallela distanza nel risultaro espressivo. Anche Mamma Roma e viziaro di esemplarita, di pedagogismo. La morte del giovane protagonista, interpretato da Ettore Garofalo - un ragazzo imprigionaro, che spira su un letto di contenzione -, fu dettata a Pasolini da un episodio realmente accaduto: la morte in carcere del giovane Marcello Elisei. Una contaminazione fra Masaccio, il Crisro morto del Mantegna e la luee earavaggesca fa da schema all'immagine filmica di questa mone. La societala determina: la responsabilita di essa e eollettiva - ha radiee sia nella mirologia consumistica sia nella struttuea careeraria. Simile preordinato determinismo roglie respiro al sentimento piu originalmente pasoliniano: che vedevaAccatrone travolro e ueciso da un bisogno di morte, da un qualeosa che inesplicabilmente ne sgrerolava ogni resistenza, rendendolo protagonista e insieme vittima del proprio esistere. Tragedia dell'amor materno: il figlio, agnello sacrificaro alia ferocia del mondo - non e difficile scoprire in Mamma Roma indizi di aurobiografismo. Giii. in Accattone quesro aurobiografismo aveva preso un cratro inusitaro: il tratto cri-
332
stologico. I miti dell'Usignolo, spogliati della incantam musicalira letteraria, stampati sull'universo uri ante delle borgate romane, usando il bianco e nero contrastato, fortemente pittorico, della fotografia· di Tonino Delli Colli, sono resi a vita nuova. Da quei miti sale a galla abnorme la straziante favola del sacrificio - ed e il sacrificio della vita di colui che offre la propria sofferenza a insegnamento per tutti. Pasolini, progressivamente, arricchisce it proprio mito personale nell'immagine del Cristo. La persecuzione di cui si sente oggetto prefigura il rito della crocefissione. Da Accattone e da Mamma Roma, attfaverso La ricotta, il cammino al Vangelo secondo Matteo" lineare. Ne! momento in cui st. progettando il Vangelo, Pier Paolo si espresse sui proprio destino, in una intervista, con parole inequivoeabili: .Ne! mondo in cui vivo sono io piuttosto la pecorella in mezzo ai lupi. E 10 dimostra quanto e successo in questi anni: so no stato letteralment.e sbranato» 31, II 22 settembre 1962, "prima" romana al cinema Quamo Fontane di Mamma Roma. All'una di notte si conclude I'ultimo spettaeolo. Pasolini vi ha assistito. Un gruppo di studenti universitari iseritti aile organizzazioni di estrema destra, "Giovane Italia" e "Avanguardia nazionale", 10 aggrediseono nell'atrio del cinema. Al fianeo di Pasolini c'" Laura Betti, e due interpreti del film, Sergio Citti e Piero Morgia. Alia prima di un mio film, un fascista, un giovanotto piuttosto emaciato, per la verita, mi ha gridato pubblica-
mente un insulto in nome di tutta la sua bella gioventu: io ho perso la pazienza (me ne pento); rho schiaffeggiato e sbattuto per terra. La mia arnica Laura Betti era presente, e ha visto quindi "con i suoi occhi" tutta la scena. Non so per quali caleoli, i giornali che hanno riportato I'episodio rhanno rovesciato (corredandolo di fotografie false), in modo che it picchiato risultassi io. La cosa e stata ripetuta, ed e diventata di dominio pubblico: talmente di dominio pubblico che la Betti, nella sua aggressiva
333
•
ingenuita, pari and one a me, bencheavesse visto "coi suoi occhi" la scena, diceva: «i) fascista che ti ha picchiato» 3Z,
Pier Paolo, quella sera, nell'atrio del Quauro Fontane, gioco d'anticipo. Ci fu la rissa. La polizia presidiava il cine• rna: Intervenne per portare tutti In questura. Qua1che giorno appresso Laura Betti fu aggredita da ignoti in via del Babuino. Insomma, passando i mesi, di Iii dalle mitomanie di qualcuna, fu la destra neofascista che si prese I'incarica di passare a vie di fatto con Pasalini. In diversa praspettiva va situato il pracesso per vilipendio alia religione che accompagno l'uscita nei cinema di Rogopag, una pellicola a episodi, tra cui La ricotta. •
•
,
E il febbraio del 1962. II praduttore Roberto Amoraso pens a a un film firmato da quatrra registi, da intitolare La vita c bella. Interpella Pasolini. Pasolini accetta e scrive il soggetto di La ncotta. Amoroso 10 rifiuta: 10 giudica un insieme di offensive inverecondie. Subentra Alfredo Bini. Bini produrrii Rogopag: una sigla che racchiude i nomi dei quauro autori che firmeranno il film, Rossellini, Godard, Pasolini, U go Gregoretti. Su un dorso collinoso della campagna aile porte di Rorna, un terreno vago fra la via Appia Nuova e la via Appia Antica, press a la sorgente dell' Acqua Santa, Pasolini gira La ricotta nell'autunno del 1962. Nasce su quello sterrato di tufo it suo film pili singolareo «Geniale» 10 definl Moravia nella recensione che ne scrisse: «non vogliamo dire con questo che sia perfetto 0 che sia bellissimo; rna vi si riscontrano i caratteri della genialita, ossi. una certa qualita di vitalita al tempo stesso sorprendente e prafonda» 33. Un poemecco per immagini: il cinema come autoriferimento, il cinema caIto nel suo involucra, a cinema del ci•
334
nema. Ma un cinema che utilizza voracemente pittura e letteratura. Si sta girando una crocifissione con deposizione, per Ie quali il Pontormo e il Rosso Fiorentino sono presi a esempi figurali; mentre il regista, interpretato da Orson Welles, a un occasionale intervistatore, risponde coi versi di Pasolini medesimo: 10 sono unaJoTZa del Passato. Solo nella trod;,;o"e eil mio amore ...
Autobiografismo intellettuale e esperienza di vita- que! set romanesco, cosl neorealisticamente ritratto nella sua sarcastica spontaneita - sono il crogiolo per il guizzare di una metafora q uanto mai singolare. «Via i crocefissi»; .«portate
Sll
Ie croci»; «lasciateH in-
chiodati»; «coenuri»; «silenzio»; la Maddalena che, indifferente, balla il cha cha cha davanti alia croce: e Stracci, il povero Stracci, com pars a ladrone, che nella pimsa di lavoro si mangia tanta ricotta da prendersi una indigestione e crepare, letteralmente crepare, legato alia croce sotto il sole che incoccia: fra grida e gesti, quel set, con la sua amara crudelta, altro non e che il tempio invaso dai mercanti. La povena, suggerisce l'aurore, soltanto la povertii, con Ie sue parole schiette e pure, pub offrire riscatto alia fede.
Jl tema e com pies so: e profondamente cristiano. Fa violenza al clericalismo di qualsiasi chiesa. La blasfemia dei gridi replicati - «via i crocefissi» - e il segno di una antica disperazione: quella che non vede corrisposta dal mondo I'inesausta urgenza di religione. Voigarita delle voci, dei richiami: disordine brulicame, pause improvvise (quell a dell'arrivo furtivo della famiglia affamata di Stracci, cui il poveretto, uno tra tanti nel formicaio di Cinecitta, passa la propria razione di cibo): tutto divema elementa per comporre un quadro di «sgomentante sacralira» 34.
335
,
-
E il quadro dove la sensibilita culturale di Pasolini, e il suo irreversibile bisogno di dissaerazione, al fine di rendere piu concreto il «credo» cristiano, [oceano iI massimo di evidenza es pressiva. Un barlume di determinismo nella morte per fame di Stracei, un barlume alonato di ironia. Oi eontro: la delusione, anch'essa orlata di ironia, nella quale il regista fascia Ie proprie risposte: accuse virulente alIa borghesia italiana, I'esibizione di un «profondo, intimo, areaico cattolicesimo», que I tanto di staccato e intellettualmente ardito che egli ha da dire sulla morte, «pseudo-problema per un malXista». Pasolini e riuscito a far gioco di se, e a giocare con gli strumenti del cinema - ha agito con I'eleganza di un artigiano. Era questa la «genialith che gli riconosceva Moravia. I c1ericali non gliene riconobbero alcuna. II film, alia sua uscita, ebbe un'accoglienza distratta, fredd •. L. ragione, per Moravia, stava in quel che Pasolini, «con ingenua mancanza di tatto», aveva messo in bocca al suo reglsta: •
Diamine: il regist. nell'intervista dichiara: «L'Italia ha il popolo pi" analfabeta e I. borghesia pill ignorante d'Europa», ed eeca scontentati COS) i partiti di destra come quelli di sinistra. Poi, peggio aneora, Orson Welles
dichiara: «L"uomo media e un pericoloso delinquente, un mostro. Esso e razzisra, colonialista, schiavista, qua-
lunquista», ed eeco scontentati tutti quanti. VItalia del passaro, infatti, era il pac::.se dell'uomo, in tutta la sua umanid; I'Italia di oggi, inveee, e soltanto il paese dell'uomo medio. 0
II 1 marzo 1963 il film fu sequestrato per reato di viiipendio alia religione delle Stato. II decreto di sequestro e firmato dal sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Oi Gennaro.
•
336
II 4 marzo, a palazzo Marignoli, sede dell' Associazione della srampa italiana, si tiene un dibattito di solidariets. con Pasolini: critici; registi, scrittori esprimono il timore che la magistratura si faccia interprete di una visione religios. schematica e retriva. Non tutti i cattolici sono dell'avviso del sostituto ptoCUratore: i sacerdoti docenti della Pontificia Universita Gregorian. di Roma non rilevano nel film alcun vilipendio. II caso non eo solt.nto giudizi.rio.. •
II dibattimento processuale ebbe luogo il 6 e il 7 marzo. E protagonist. Di Gennaro, il qu.le si fa portavoce dichiarate di una concezione della fede che non dii spazio a diversita. Pronuncia, nella sua requisitoria, parole come queste: ,
Voi vi domanderete come mai la stessa stampa cattolica non ha reagito con sdegno all'insulto di costui. E ne avete ben don de: i canolici avrebbero dovuto prendere posizione. ( ... ) Sono sicuro che la vostra sentenza risvegliera i morti, richiamera a vita e a dignira quei cattolici da sacrestia che hanno abdicato alia loro cultura per tema d'essere tacciati di conformismo. ( ... ) Sti.no anenti i cattolici a portare nella citta di Dio iI cavallo di Troi. di P.solini. L'intento eo chiaro: Ie sonintese idee cultur.li anche. Chiarissima, ancora di pill, la psicologia del magistrato:
II'
,.1
Qui sono io, al banco del pubblico ministero, rna in quale veste? Se I'imputato e colui che e chiamato a rispondere di un'accusa, ebbene anch'io sono imputato! E doveroso che io faccia un'esatta presa di coscienza della
realta. Da varie fonti, senza metafore, mi si ace usa: l'attentatore della liherta, iIliberticida, I'inquisitore! Non occorre altro per rendersi conto che in questo processo gli
imputati sono due: Pier Paolo Pasolini ed io.
,
La richiesta ai giudici eo perentoria: «Se voi condannerete Pasolini approverete me, ma se voi 10 assolverete allora, ineluttabilmente, condannerete il mio operato» 35.
337
Pasolini fu dalla corte ritenuto «colpevole del delitto ascrictogli», e condannato a quactro mesi di reclusione. 11 6 maggie 1964, la corte d'Appello di Roma 10 assolveva «percheS il fatto non costituisce reato». Questa seconda sentenza, il 24 febbraio 1967, veniva annullata dalla Corte di Cassazione «percheS il reato e estinto per amnistia». 11 processo del 1963, il dibattito che solleva intorno alia censura cinematografica, agli articoli del cod ice Rocco ancora activo in Italia per i reati di vilipendio, fotografa la condizione culturale del paese. II miracolo economico ha mutato Ie strutture produttive: Ie grandi citra del Nord stanno cambiando fisionomia; Ie infrastrutture autostradali fanno Sl che I'aspetto delle campagne si sfiguri; i maSs media, televisione in testa, sana in via di espansione: tutto questo su un nucleo di irrigidite concezioni, su una moralita orgogliosa del proprio immobilismo, tale da rendere la circolazione delle idee quanta mai aleatoria 0 convulsa. Nell'Italia nuuva vi sana margini di tale astrattezza e irrealdl da spingere una natura come quell. di Pasolini all'esercizio sistematico della provocazione. Egli sentiva vivere dentro di seS questo destino - rna, natural mente, non 10 viveva alia leggera. Sap eVa benissimo che quanta 10 opponeva aile idee del sostituto procuratore Oi Gennaro non era cia che si poteva chiamare futuro a confronto col passato, quanto, piuttosto, una differente concezione del Cristo. Non diverso era il fondo di un Paese che voleva spregiudicatamente far uso di ogni illuminismo possibile, rna insieme conservare, nevroticamente eonservare, Ie scorie del passato, radiearsi aile proprie frustrazioni sociali. «10 sono una forza del Passato» scriveva Pasolini. Ma per via di questo non voleva, come aveva anche scrino, lasciare «ai preti il monopolio del Bene». La cultura delle pievi rurali si faceva ricc. in lui di una idea dinamica dell. storia -
338
ma rale dinamicira si legava inesrricabilmente al messaggio evangelico dello «scandalo». II cinema poreva essere veicolo di «scandalo» assai pill della leneratura. II cinema, Pier Paolo 10 did fra qualche anno, e «lingua scrina della realta» - did nel 1966 che il cinema esprimeva per lui niente altro che «un allucinato, infantile e pragmatico amore per la realta». Non solo «pragmatiCO», ma ( ... j religioso in quanta si fonda in qualche modo, per analogia, con llna sarta di immenso feticismo sessuale.
II manda non sembra essere, per me, che un insieme di padri e di madri, verso cui ho un trasporto totale, fatto di
rispetto venerante, e di bisogno di violare tale rispetto venerante attraverso dissacrazioni anche violente e scandalose~)36.
Padri e madri,feticismo sessuale, 10 scandalo: tuno si chiude in un anello che niente infrange: una cir.colarita di passioni che la nevrosi inchioda, ma che la ragione, e I'intuito poetico, nutrono di vitalita espressiva, di quella «disperata viralita. che fu il bagliore dentro cui Pasolini sempre pill occultava la propria esistenza. Ascoltata la condanna, quella mattina di marzo del 1963, Pier Paolo torna a casa. II sole caldo: era gia primavera. Da qualche mese viveva con lui e con Susanna, Graziella, la figlia di Annie Chiarcossi Naldini. Graziella si era iscritta alia facolta di Lettere dell'Universidi di Roma. Susanna, conosciuta la condanna, ebbe una erisi di pianto, un mancamento. Fu una crisi allarmante. Pier Paolo ne resta sconvolto: cerca Moravia, 10 prega di raggiungerlo a casa. Poi, riusc! a trovare it numero telefonico di Di Gennaro: 10 chiamo. Gridando, rese responsabile il magistrato del tutbamento di sua madre. Fu quella I'unica volta che Pier Paolo ebbe una reazione estrema di fronte a una eondanna: il pianto, la prostra-
339 •
zione fisica di Susanna 10 ottenebrarono. Le parole per lei erano:
Sci insostituibile. Per questa edannata 0//0 solitudine /0 vita che mi hoi data. E non vog/io essen solo. Ho un'infinita Jame d'omore, del/'omof7! di corpi senz 'animo. Perchll'animo ein Ie, sei fu, ma tu sei min madre e il tuo omOT? e 10 min sdliavim: ho passato l'inJanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era I'unico modo per sen/ire /0 vita, I'unica linto, I'unica forma: oro eJini/a.
Sopravviviamo: cd e/0 conJusione di una vita rinata Jnor; dalla ragione. Ti supp/ico, ah, ti supp/ico: non volermorin. , con Ie, In . un fiuturo opnlc .,37 S ono qUI,.SOlO, .
•
•
340
Le passioni recidive
LE BELLE BANDIERE
II racconto della vita di Pasolini dovrebbe proseguire disegnando un atroce sentimento di solitudine e lacerazione. Pier Paolo viveva anni di crisi creativa, crisi dalla quale a stento pote sentirsi in futuro liberato. E ppure - importante per lui - dal 4 giugno 1960, sollecitato da Antonello Trom• badori, aveva avviato un «dialogo con i lettori» su un popolare settimanale comunista, «Vie nuove». La collaborazione, con alcuni vuoti imputabili al lavoro cinematografico, duro fino al 30 settembre 1965. Fu, quello, un appassionaw impegno intellettuale per Pasolini - e, per converso, la riprova che il Partito comunista non 10 abbandonava alia persecuzione dei suoi nemici.· Al momento della condanna per quanto accaduto al Circeo, «Rinascita», il71uglio 1962, scriveva: «La veritil e che, olere i limiti della celia, Ie responsabilita della vera e propria persecuzione alia quale da tempo Pier Paolo Pasolini e sottoposto, fino al punto della paradossale sal datura ai suoi danni delle campagne di stampa con i poteri dello Stato, debbono sicuramente essere rice reate nella vergognosa doppia faccia della morale borghese». II caso Pasolini non e caso personale. La violazione della morale corrente che egli com pie - eonsciamenre, inconseiamente - mette in questione i diritti civili di ciaseun uomo. Ed e questo un problema cui la sinisrra, dai laici ai eo-
341
munisti - e anche la sinistra cattolica -, in quegli anni di novazioni, sembra piil sensibile. II caso Pasolini e un punto doIente: se la "divers ita" di cui egli eo soggetto genera disagio nell'opinione pubblica, il riconoscimento di essa, della sua legittimita, diventa un momenta di affrancamento politico. I comunisti, anche se tra esitazioni, seppero adesso far proprio questa tema per quel tanto che 10 avevano rifiutato nel 1949, al momenta dei fatti di Ramuscello. I lettori scrivono e Pasolini risponde, scrittore e filosofo, uomo di cinema e moralista, confessore e ideologo: gli si chiede (".) it giudizio sulla letteratura ungherese e il consi-
glio sulla scelta del battesimo, il parere sui problema del latina e un racconto sui minatori, un'informazione suUa
potenza militare sovietic. e la v.lut.zione della legislazione familiare in Ita1ia, l'indicazione su come ci si iscrive al pel e]a risposta su un quesito reorico marxista, I'aiuto a trovar lavoro e la lettura di un manoscritto letterario, it suggerimento di una norma di vita e un chiarimento
sulla questione altoatesina. C'e .nche qualche compagno (vecchio 0 giovane) che gli rimprover., con moralismo viera rna sincero, la materia 'Isessuale" e le "parolacce" dei romanzi. Mentre non mancano tettere di occasionali
lettori della rivista 0 dell'opera pasoliniana, benpensanti scandalizzati
0
fureoti,
0
echi di giornaletd oscurantisti
pieni di livore, che additano in lui il pubblico corruttore, il "pomografo" e polemista blasfemo'. Pier Paolo ha parole per tutti. Talvolta inserisce versi nelle risposte, come la Poesia in forma di polemica, 0 I'introduzione versificata al romjmzo che rincorse per anni dopo Una vita vio/enta, II rio della Grana. In versi vi stampo una parte di Le belle bandiere- bandiere di una speranza che sentiva affievolita, spersa sotto quella ehe chiamava «Ia violenza del neocapitale». Fece entrare i lettori nel proprio laboratorio, senza intimidirli. Eeco: queste risposte, cosl ricehe d'una verita che si ab-
342
bandona a dubbi e contraddizioni, che non teme di divorare se stessa, materia intellettuale allo stato incandescente, sono proprio il segno che nel suo cuore, stremato dall'angoscia, la speranza, il colore fiammeggiante delle bandiere rosse, splendeva ancora. Cos'altro scrive Pier Paolo in quelle risposte? Scrive di se. Egli e ormai diventato obiettivamente un personaggioforse anche un personaggio che ha un volto positivo per quelli che gli chiedono consigli 0 che gli rivolgono affettuosi rimproveri. Comunque, e un personaggio. Oi questo soffre, e parla. La parte pubblica della mia vita: ( ... ) quel tanto di me che non mi apparriene,
e che e divenuto come una ma-
schera da N llOVO Teatro dell' Arte; un mostro ehe deve essere quello che il pubblieo VllOle ehe sia. 10 cereo di lottare, donchisciottescamente, cantro questa fatal ita che mi toglie a me stesso, mi reode automa da rotocaico, e ftflisce poi per riflettersi su me stesso, come una malattia. :Ma pare che non ci sia nulla da fare. It Sllccesso e, per una
vita morale e sentimentale, qualcosa di orrendo, e basra z.
Oppure: Mamma Roma e davanti al giudizio del pubblico, risse e denunce. Pasolini sa che il suo film e menD riuscito di Accattone, sa che la presenza di Anna Magnani ha inciso di misura sugli "errori" evidentemente commessi: troppo egli e coinvolto da una realea che-e-quello-che-e, perche essa tolleri, una volta rappresentata, il professionismo di un'attrice consumata. Scrive: «A me e proibito non dico sbagliare, ma offrire appena il fianco. Ese in questo ci fosse per caso un po' di, mania persecuroria, sarebbe pill che lecita, mi pare. ( ... ) E chiaro ehe qualeosa di ingiusto sta accadendo: inafferrabile, come in tutte Ie situazioni kafkiane che si rispettino» '. •
Gli chiedono perche egli si senta «una forza del passa• to». La risposta e:
343
Anche i mid pili fieri sperimentalismi non prescindono mai da un determinante amore per la grande tradizione italiana e europea. Bisogna strappare ai tradiziona-
listi il monopolio della tradizione: solo i marxisti amano il passato: i borghesi non amana nulla, Ie loro afferma- zioni retoriche dt amore per il passato sana semplicemente ciniche e sacrileghe: cOffiunque, nel migliore dei casi, tale amore e decorativo, ° "monumentale", come diceva Schopenhauer, non cefto storicistico, cioe reale e
capace di nuova storia ( ... )4.
.
Quando I'interrogativo sfiora la sua "religiosita", chiansce: •
10 non credo in Dio. Se poi nelle mie opere sopravvive un "afflato" cristiano di amore verso Ie cose del mondo e gli uomini - un amore, voglio dire, irrazionale, ispi-
rato -, non credo di dovermene vergognare. ( ... ) E in ch i non si troverebbe? Scherzo: rna che in noi ci sia un fondo "storicamente" cristiano e cosa ovvia: tanto che e inu· tile discuterci sopra5 .
Questa attivitil pubblicistica non e dunque segnata dalI'angoscia di un 'atroce solitudine: par quasi, a scorrerla, foglio dopa foglio, un rincendiarsi della voglia di vita. Ed e cosl. Spesso Ie note per «Vie nuove» sana gettate sull. pagina alia bra va, can fretta: mai, pero, can distrazione. Pasolini si mostra sempre avvertito, sempre all'erta. Come il cinema, anche questa fu un modo per sfuggire all'ascetismo della letteratura. Su questa ascetismo Pasolini non prese mai parola contra - e c'e da credere che egli ritenesse di continuare a coltivarlo, cosl come 10 aveva- coltivato in Friuli da militante attivo del PCI. Ma la sua sensibilita creativa aveva evidentemente bisogno di cibi forti, di un dima d'aggressivitil e d'azione dal quale si sentisse di continuo rinnovata.
e
La scrittore deidialoghi coi lettori di .Vie nuove» quel10, ancora, che si fa tearico di un'idea gramsciana: dare unita
344
alia coscienza amaverso Ia storia. Non v'", dubbio che egli vivesse straziato Ia Iacerazione della propria coscienza. Insieme, non v'", dubbio che ardesse per Ia sua ricomposizione. Ma Pasolini era consapevole che questa ricomposizione, o conciliazione, gli era impossibile? •
Pier Paolo era un uomo capace di allegria: i suoi amici 10 sanno. Sanno pure che attraversava intere settimane di silenziosa cupezza. Lo animavano gli incontri con Elsa Morante, Ie discussioni con Moravia, 0 certe liti vorticanti e implacate con Laura Betti. Queste ultime potevano risultare furiose e ricche di turpiloquio: Elsa Morante, in quei casi, interveniva con un grido: «Se volete fare I'amore ins ierne, smettetela di farlo a parole •. Ebbene, il comportamento quotidiano di Pier Paolo era vario e vivace all'apparenza. II colloquio col suo demone era aspro, ininterrotto, e segreto. CiG significa che, come aveva • scritto in Le ce!leri di Gramsci, la consapevolezza della contraddizione non cessava di tormentarlo. •
•
Dunque, nel puntare ogni propria risorsa intellettuale sulla necessita di compotre alia luce della storia la coscienza, Pasolini era in malafede? Negli scritti per «Vie nuove» c'e Ia malafede istituzionale che govern a i rapporti fra il maestro e gli allievi: c'", il suono estraniato del paternalismo che, nell'esprimersi sincero, fa intendere a chi ascolta quanto quella sincerit1l., anche nell'oltrepassare i confini del pudore, non appartiene al quotidiano dell'esistere rna all'universo esemplare degli assoluti. «Non voglio avere autorita, sappiatelo. Se ce l'avro, l'avro di volta in volta, per l'eventuale forza dei miei argomenti di quel dato momento, di que/la data circostanza: e soprattutto per la sinceritiL II mostruoso dell'uomo autorevoIe e di usufruire di una sincerita, di un impegno e di un rischio totale di tutto se stesso attraverso cui ha potu to rag-
345
giungere l'autorita, e ehe, una volta raggiunta, si sono riprodotti meecanieamente e aprioristieamente .• Cosl scriveva Pasolini su "Vie nuove» illS ottobre 1964, a me no di un anno di assenza da q uelle pagine. Aveva viaggiato alia rieerea di luoghi e di volci per il Vangelo secondo Matteo, aveva quindi girato il film e vi aveva lavorato attomo con incensita e assorbimento tali da lasciargli pochissimo spazio per altro. Scriveva cosl, cercando di «trovare meglio il punto di coincidenza tra auto rid1 e sincerita». i\1a questa «coincidenza» gli appariva giii guadagnata attraverso Ie proprie eontraddizioni: «in definiciva io sono procecto dalle mie contraddizioni. (parole che si leggono poco pill sotto, nella scessa pagina di "Vie nuove»). Cosa aggiungere? Che egli era eonsapevole di non potersi sottrarre al contrasto insanabile fra sineeritii e malafede se non aCcraverso la pracica sistematica della contraddizione. Giii questa poteva essere un'ulteriore prova di quanto gli fosse impossibile sfuggire al circolo vizioso della malafede esistenziale. Pier Paolo poteva essere aceusato anehe di pill spieeiola malafede. Fu l'aecusa che Alfredo Bini gli mosse nel corso della dura lite che fu rinventata nei versi di E 1'A/rieaP - la poesia suI padre e i suoi miti che mi e accaduto di ricordare. Dunque: il processo per La rieotta si era risolto malamente. La easa di produzione si trovo in difficolca. II pettegolezzo di tribunale attribulla condanna anche a una rivalsa dei giudici, i quali si erano sentiti offesi da un personaggio del film, il petulante intervistatore di Orson Welles, di nome Pedoti. Pedote si chiamava un magistrato della procura di Roma, che, interrogando Pier Paolo in precedenti procedimenti, si era mostrato particolarmente insidioso. Pier Paolo si volle prendere per gioco una vendetta, forse ispiratagli dall'ossessivo caso dell'onorevole Pagliuca, che in quei mesi 10 perseguitava. Attribul il nome di Pedote in sceneggiatura al personaggio: quindi 10 muta in Pedoti.
346
Nella requisitoria, il pubblico ministero Oi Gennaro non maneD di sottolineare il fatto. Oisse, rivolto ai giudici: «Riflettete alla malizia di imrodurre il personaggio di Pedoti, che nella sceneggiatura e Pedote». Bini aveva chiesto a Pier Paolo di evitare I'allusione. Pier Paolo non se ne era dato per inteso. Oi frome al verdetto di condanna esplose il furore di Bini. In questa caso, pero, non di malafede pot eva trattarsi, quanta della ironica pertin.cia a rimuzzare i propri avversari, attraverso la quale Pier Paolo provava diletto. Stavolta il diletto gli costo mol to: gli costo I'impossibilitii a girare il film africano che aveva progettato. II padre selvaggio: un soggetto dove aveva sovrapposto I. sua .ntica passio: ne pedagogic a alla nascente passione per il Terzo mondo. AFRICA! UNICA ALTER:-.rATIVA .•.
•
II primo grido, la prima invocazione dell'Africa, Pier Paolo 10 pronuncio nel Fromme"to 0110 morte, una poesia del 1960. AI di Iii del suo razionalismo, al di Ii! del suo irrazionalismo - provaro tutto, «fino in fonda» -, restava «il deserto assordatol dol vento, 10 stupendo e immondo I sole dell'Africa che illumina il mondo». Era quello il primo seme di una nuova speranza. La «povera Italia., col suo carico di storie particolari, rurali, crisciane, cosl come I'Europa, si avviava a un naufragio. Cosa riserbava iI fururo? Con gli anni Sessama Pier Paolo comincio a viaggiare sistematicamente: fu I'avvemura del cinema che 10 porto a rompere iI suo involucro "italiano", provinciale. I suoi vi.ggi furono di solito occasionati da pretesti: un sopralluogo, un paesaggio da percorrere palmo a palmo per inventarlo poi attraverso I. camero; oppure la partecip.zione di un suo film a un festival internazionale .
•
347
Un viaggio compiuto in piena liberta fu invece quello in India, dicembre 1960 e gennaio 1961. Pier Paolo pard in compagnia di Moravia: Elsa Morante Ii raggiunse a meta percorso. Fu un viaggio cui Pier Paolo dedico un volume, L'odore dell'India, dove raccolse i taccuini che aveva scritto a caldo, pubblicandoli via via su «II Giomo». Moravia non aveva mai amato trascorrere Ie feste del N atale e del Capodanno in Italia: la sua insofferenza 10 muoveva a evitare il dima di festivita che contagia in quei giorni i paesi cattoliei 0 protestanti; si rifugiava in Africa, in Oriente, dove il Natale 0 non e affatto, 0 e in forme ancora ingenue, areaieamente barbare. . Pier Paolo si un} a lui: fra i due fu una gara giomalistica. Anche Moravia pubblico il proprio taccuino: iI suo in faticabile razionalismo 10 intitolo Un'idea dell'India. Per Pier Paolo quel viaggio fu un riconoseere se stesso: rieonoscere la miseria infinita, brulicante, delle bidonvilles di Bombay 0 di Calcutta come cos a nota, antica. Riconoscere nei gesti degli indiani uno stile familiare, 0 familiarmente leggibile. •
La testa va su e giu, come leggermente staccata dal collo, e Ie spalle ondeggiano un po' anch'esse, can un gesto di giovinett. che vince iI pudore, che si efige affettuosa. Viste a distanza Ie masse indiane si fissano nella memoria, con quel gesto di assentimenco, e it sorriso in-
fantile e r.dioso negli occhi che !'.ccompagna. La lora religione 1: in quel gesto6 • La poverta, il suo «odore», dolciastro e denso: un profumo inebriante per Pier Paolo. Nel taccuino di viaggio sono narrate Ie inebriate e odorose notti indiane, i peri colosi vagabondaggi in comp.gnia di ragazzi, per vi coli dall'ineerta ill uminazione, Iungo portici dove dormono aggomi tolati i senza tetto. «Sono distesi per terra, eontro Ie eolonne, contrO i muri, contro gli stipiti delle porte. I lora str.cei Ii av-
348
volgono completamente, incerati di sporcizia. II lora sanna e COSI fonda che sembrano dei morti avvolti in sudaIi strappati e fetidi'.» II silenzio notturno e graffiato da nenie struggenti. Due ragazzetti sorridono, «col lora sorriso d'una bianchezza solare in fonda aile facce buie». Pier Paolo d. lora qualche rupia: uno dei due gli afferra una mana e gliela bacia. Lui Ii la. . 8 sela, «commosso come uno scemo» . Fu questa un viaggio verso i deliri d'Oriente, forse un viaggio simile a quello che Flaubert trentenne campI in Italia, in Greda, in Turchia e Palestina? 0 pili simile all'altra, meditativo c; creativo, che sempre Flaubert compl a Tunisi al tempo in cui concepiva e scriveva SalammbO? II Vangelo secondo Matteo, rna ancor pili Edipo re, Medea e IIliore delle Mille e una notte, non saranno forse la SalammbO di Pasolini? • In Flaubert c'e ridea d'una fuga possibile dal presente: e c'e ridea dell'arazzo storico. In Pasolini la fuga dal presente comporta comunque un adeguamento del passato, e del suo mito, al presente. Tra Flaubert e Pasolini, nella sperimentazione della fuga psicologica am.verso 10 sp.zio dell'atlante, ci hanna messo delloro sia Freud, sia Marx. II viaggio in India fu in Pasolini motivo d'inebriamento sensuale, ma anche d'analisi. Sia ben chiaro che I'India non ha nulla di misterioso, come dicono Ie leggende. In fondo si tratta di un piccolo paese, con solo quatrro 0 cinque grosse ciua, di cui una sola, Bombay, degna di questa nome; senza industrie, 0 quasi; molto uniforme e con semplici stratificazioni e eristallizzazioni storiche. In sosranza si tcatta di un enOfme
sotwproletariato agricola, bloccato da secoli nelle sue istituzioni dalla dominazione straniera: il che ha fatto sl che quelle sue istituzioni si conservassero e, nel tempo stesso, per calpa di una conservazione cosl coatta e innaturale, degenerassero9,
-349
Flaubert viaggiava alia volta del "diverso", dell"'ignoto". Nel mondo dei mass media, dove di tutto cio che esiste si puo avere idea notevolmente precisa, il "diverso" e I'''ignoto'' sono affrontati al solo fine di conquistarli a quel ehe gil si eonosce, e negarli nella loro realta. In India Pasolini ritrova il «sottoptoletariato agricolo», con Ie sue istituzioni degenerate per via di una «conservazione coatta e innaturale», quella ptovocata dall'imperialismo europeo. In India Pasolini ricerca la sacralita della creatura legata alia terra: essa attende il riscatto, ed egli, davanti all'attesa - una attesa disperata -, si commuove, si perde. «Ci si puo smarrire, in mezzo a questa folia di quattrocento milioni di anime: rna smarrire come in un rebus, di cui, con la pazienza, si puo venire a capo; sono diffieili i particolari, lO non la sostanza .» In India Pasolini viene catturato da una disperazione indomabile: sara una disperazione storica, sociale, morale. Da allora in avanti i viaggi si replicheranno. Ando in Kenia nel gennaio 1961, e vi torno, passando per il Sudan, un anno dopo. Gli stessi mesi, I'anno appresso, nel Ghana, in Nigeria, in Guinea; e, fra il giugno e illuglio, Israele, la Giordania - era il tempo, quello, 1963, in eui progetto di ambientare il Vangelo nel Terzo mondo; dopo aver dovuto rinunciare al Padre selvaggio. Aveva idea che la «Negritudine C.. ) sara ragione. l1 • Si puo dire che un antico sogno culturale -I'esotismovestisse in lui panni ptogressisti. Ed era vero: il progress ismo era incalzato, nel suo cuore, dagli enigmi decadenti dell'oblio e della smemorarezza. Lo accusano di «populismo»? Risponde che Sl, 10 e. «Se (si) usa il termine populista nel senso che ormai la parola ha preso correntemente, cioe nel senso di "marxista che ama il po polo di un amore preesistente al marxismo, 0 in parte al di fuori di esso", allora ( ... ) pot rei anche accettare la definizione.» Ma questo suo amore, Pasolini si sforza mostrare,
350
non prescinde da una visione politica delle cose: «In questo momento, in cui il neo-capitalismo tende 0 ad addormentare Ie aristocrazie operaie (in una rassegnazione che non e affatto quell a evangelica!) oppure ten de a farle irrigidire su posizioni dure ( ... ), e evidente che il problema del sottoproletariato meridionale - immenso - si pone sotto una luce nuova: una massa vergine e matura, da chiamare alia sua funzione storica» 12. II destino del sottoproletariato meridionale e pari a quel10 del sottoproletariato dell'India, dell'Africa: l'assolvimento di una funzione storica. E !'India e l' Africa sana serbatoi enormi di energie umane. Percio I'Africa divento unica al•
ternattva. Nel segno di quella «altl'rnativa» si disegno in Pier Paolo il volto di un Cristo contadino e ribelle, un Cristo che porta la buona novella rna anche la guerra ai farisei di ogni cosca, e che distrugge preconcetti con «forza» e «mitezza». SOPRALLUOGHI
II Vangelo secondo Matteo ebbe una lunga preparazione, seminata di difficolta. Non fu facile "montare" il film. Alfredo Bini ci spese molte energie; dapprincipio sembrava che il progetto fosse destinato al fallimento. II film era complesso, COStoso: rna, ancor di pill, suscitava nei possibili finanziatori grandi diffidenze. Come presentare all'opinione pubblica un Cristo "pasoliniano"? L'idea, agli occhi di molti, era ambigua e temeraria. Ma I'ambigua temerarieta di Pier Paolo costituiva una forza: egli era cap ace di far persuasiva violenza al proprio pubblico. Ormai, dopo la serie fitta dei processi subiti, si vedeva costretto a un passo decisivo: quello che gli avrebbe dovuto guadagnare l'interesse, se non il favore, dei pill ostili, con una mossa a sorpresa .
•
351
La sarpresa, il Vangelo: Pier Paola non avrebbe tradito la propria cultura naturale; anzi, I'avrebbe resa alia esplicita verita. Le accuse di blasfemia massegli per La ricotta, davanti al suo Vange/o, avrebbero mostrato la loro vanita, illoro clericalisma. n sentimento della sua fede stava altrove. 10, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dir~ ]ol), rna so che in me ci sanD duemila anni di cristianesirna: io coi miei avi ho castruita Ie chiese romaniche, e poi Ie chiese gotiche, e poi Ie chiese barocche: esse sono mio patrimonia, nel contenuto e nella stile. Sarei foUe se ncgassL. ta Ie 'Jorza patente che e" III me 13 .
Questa certezza, che appunto e antropologica e culturaIe, dii vita a una rinnovata maschera: la pedagogia pasoliniana si incarna nel mito dei miti mediterranei, il Cristo. Ripeto: la preparazione del film fu lenta, difficile. In quelle more, Pier Paolo lavora, viaggia per sopralluoghi: all'inizio, il suo Cristo e africano, nell'esigenza di una modernizzazione irresistibile del mito. Era Cristo il vera «padre selvaggio». Poi l'idea si precisera, provocata da un'esigenza logistica: soltanto ne! rispetto scrupoloso della verita storica, il film, firmato da Pasolini, poteva riscuotere il margine di consenso sperato. Il paesaggio dovd essere quindi la Palestina. Ma in una Israde assediata, e in guerra permanente, girare un film non era semplice: non era economicamente age vole. Frattanto Pier Paolo aveva lavorato ad altro. Un primo film di montaggio: La rabbia, la cui esecuzione si incolla quasi a La ricotta. La rabbia nacque per il furbesco disegno di un produttore, Gastone Ferrante, che volle affiancare Giovanni Guareschi, esempio del corrivo qualunquismo italiano, a Pasolini, in un duetto che, a suo vedere, avrebbe esaltato Ie platee.
352
Si trattava di un film in cui i due, dai reciproci punti di vista, avrebbero "commentato" il decennio appena trascorso. Guareschi era finito in galera per «diffamazione aggravata e continuata» nei confronti di Alcide De Gasperi. Mettere il proprio nome, da parte di Pasolini, accanto a quello di costui, significava accedere aile ragioni dei suoi avversari - che 10 stimavano niente aluo che un personaggio da scandali, sia pure siglato a sinistra. Pier Paolo ebbe la leggerezza di consentire a un simile stratagemma. Quando l'intero film fu pronro e 10 visiono, ritiro la firma, ne impedlla circolazione: si disse vitti rna delIa propria «ingenuitil.». Gliene vennero attacchi concentrici. Di nuovo, a proposito della sua «ingenuir:a» si parla, proprio da sinistra, di malafede, 0 di una doppia verita impossibi1e a praticarsi". Pasolini e colui che ha salutato il nuovo govemo di centrosinistra con alcuni versi dedicati a Pietro N enni (la cos a gli valse attacchi da parte comunista)lS. Pasolini e colui che saluta il rinnovamento ecclesiale incamato da Giovanni XXIII. Ma e anche colui che firma un film con Guareschi, e, al punto di licenziarlo per il pubblico, solo allora, si accorge dell' errore commesso. Pier Paolo pensava che la forza della propria parola avrebbe potuto annientare la platealita di Guareschi. Questa era la sua vera, quasi imperdonabile «ingenuita»: una presunzione intellettuale, che fu sbaragliata dall'oggetro finito. II mezzo, per dirla con McLuhan, coincideva con il messaggio. II film, qualsiasi ne fosse stato il contenuto, si riassumeva nei due nomi appaiati, nel trattino di congiunzione che Ii legava. Cos'e La rabbia? Un poemetto per immagini, una prosa poetica connessa di reperti [orografici. C'e la crisi del 1956, Ungheria e Suez. Ci sono Ie grandi speranze dei primi anni Sessanta: il pontificato di papa Giovanni, la "distensione",
•
353
Gagarin e il suo yolo negli spazi. Ci sono anche gli avvenimenti della «nuova preistoria»: il volto martirizzato di Lumumba,la guerra algerina e Ie torture dei colonialisti su innocenti ansiosi sol tanto di libertil. civile e politica. Alia fine, dolcissima, si leva un'elegia dettata in mone di Marilyn Monroe, simbolo di una bellezza ormai sparita dal mondo. II film non piacque: non piacque l'eloquenza ammantata di pie/as che ne colorava il resto - il quale fu letto, per la colonna sonora, da Giorgio Bassani. Pasolini svento l'infonunio di La rabbia con un'impresa tutta diversa, ispirata alia tecniea del cinema-verite a modello franeese: un film-inchiesta sulla sessualita degli italiani. L'inchiesta doveva intitolarsi Cenlo paia di blloi - prese poi il titolo di Comizi d'amore. Una eorsa anraverso tutta l'Italia, cinepresa e magnetofono alia mano, ehiedendo ovunque, a calciatori famosi, a ignoti contadini del Croronese, cosa pensassero dell'amore e dell' eros. II fLlm e diviso in capitoli, a capo dei quali so no interpellati Cesare Musatti e Alberto Moravia, oppure Giuseppe Ungaretti, e un gruppo di tre giornaliste: Adele Cambria, Camilla Cedern. e Oriana Fallaci. Gli intellenuali comment.no: la gente parla, dice senza remore la propria verita.
Comizi d'amore e un ritratto spregiudicato dell'ltalia che cambia, unmodello per tame inchieste televisive che seguirono. Eppure, cio che colpisce e la presenza sullo schermo di Pasolini medesimo: il film e il suo piu spassionato au• tontratto. La sua testardaggine pedagogica, la sua mitezza che era violenza e la sua violenza che era mitezza - quell'insistere nelle domande, quel modularle a pennello, a una madre, a una recluta, a un ragazzotto siciliano, a due frequenta£rici di balere; quindi iI timbro insolito della sua voce, schermato
354
dietro un rigore razionalista che pare non appartenergli: il film aderiva perfettamente, e fuori di ogni previsione, alia sua persona fisica, al modo in cui erano inforc.ti gli occhiaIi 0 I. giacca gli ricadeva dalle spalle. Per Alfredo Bini e Pier Paolo il film ebbe uno scopo segreto: percorrere I'halia e studiare Ia possibilitil di girare in un. sua qualche regione il Vangelo. Solo cosl, dal punta di vista produttivo, si potevano superare Ie rilev.nti difficoltii fi•
•
nanZlane.
Crotone, Matera, Massafra: i luoghi del Vangelo furono scoperti lungo quella avventura. Non mancarono sopralluoghi in Palestina l6 , e anch'essi filmati e sistemati in un cortometraggio - ma Comhi d'amore vale anche come cattura fotografica di volti e carpi italiani, come sperimentazione vis iva di una materia plastica, anche pittorica, che avrebbe partecipato, non sl}bordinata, alIa rinvenzione della leggenda cristologica. II Meridione d'ltalia, a sigillo di un destino estetico, divento il paesaggio della Giudea e della Galilea; i contadini lucani, sparsi per i Sassi di Matera, furono la folia plaudente a Gerusalemme I'arrivo del Gesu Nazareno. SECONDO MKrTEO
Una lettera di P.solini, febbraio 1963, indirizzata a Lucio S. Caruso della Pro Civitate Christi.na di Assisi: Caro . Caruso. vorrei spiegarle meglio, per iscritto,
quello che Ie ho confusamente confidato a voce. La prima volta che so no venuto da voi ad Assist, rui sono tro-
v.to accanto al capezzale il Vangelo: vostro delizioso-diabolico caleolo! E infatti tutto e andato come doveva andare: l'ho riletto dopa circa vent'anni (era il quaranta, il quarantuno, quando, ragazzo, l'ho letta la prima volta: e
ne e nato L'usignofode//a Chiesa Cattofica, poi l'ho letto so]0 saltuariamente, un passo qua, un pas so la, come suc-
355
cede .. ,}. Da voi, que1 giorno, l'ho Jetro tutto di seguito, come un romanzo. E, ne1l'esaltazione della lettura - Lei 10 sa, e Ia pill esaltante che si pass a fare! - mi e venuta,
tra !'altro, !'idea di fame un film. ( ... ) Col passare dei giorni e poi delle settimane, questa
idea si e ratta sempre pili prepotente e esclusiva: ha cacciato neW om bra tune Ie altre idee di lavaro che avevo
nella testa, Ie ha debilitate, devitalizzate. Ed
e rimasta
solo lei, viva e rigagllosa in mezzo a me. ( ... )
La mia idea e questa: seguire punta per punta il Vangelo secondo San 1l1utteo, senza farne una sceneggiatura 0 una riduzione. Tfadurlo fedelmente in immagini, seguendone senza una omissione
0
un'aggiunta it faccan-
to. Anche i dialoghi dovrebbero essere rigorosamente quelli di San Matteo, senza nemmeno una frase di spiegazione
0
raccordo: perche nessuna immagine
0
nessu-
na parol a inserita potra mai essere all'altezza poetica del testa. ( ... ) . In parole malta semplici e povere: io non credo che Cristo sia figlio di Dio, perch" non sono credente - almena nella coscienza. Ma credo che Cristo sia divino: credo cioe che in lui l'umanita sia COSI alta, rigofOsa, idea-.
Ie da andare al di la dei comuni termini dell'umanita. Per questo dieo «poesia»: strumento irraziona]e per esprimere questa mia sentimento irrazionale per Cristo. Var-
rei che il mio film potesse essere proiettato nel giorno di Pasqua in tutti i cinema parrocchiali d'ltalia e del mondo. Ecco perch" ho bisogno della vostra assistenza e del vostro appoggio. Vorrei che Ie mie esigenze espressive, ]a mia ispirazione poetica, non contraddicessero mai la
vostra sensibiIita di credenti. Perch
356
18
quasi fisica. • La spiegazione che diede di questo sentimento e "estetica": si sentl invaso da quell' «aumento della vitalita. che I'opera di poesia - e la tesi di Bernard Beren•
•
son - SUsclta.
Tale fu il suo pensiero immediato - e, esprimendolo come 10 esprime, quasi non nega possa trattarsi di una poetica, e laica, folgorazione "sulla via di Damasco". Un tale coinvolgimcnto in Gesu - irrazionalmente, inconsciamente - muoveva dentro di lui da due direzioni. Da un lato, l'investimento che egli compiva di s6, perseguitato, processato, anche acceso da un imperscrutabile bisogno di espiazione, nella figura del Cristo. Dall'altro,.Ia ricreazione filmica, gia accennata nella Ricotta, di idee e valori "cristiani" che 10 avevano accompagnato come in sordina, fin dagli anni della adolescenza e della giovinezza. La lettera indirizzata a Lucio S. Caruso e tutta sincera • - sia nell'esprimere it senso della propria personale, poetica religiositil, sia nella richiesta di aiuto alia Pro Civitate Christiana. A film conduso, quando un lettore di «Vie nuove» gli chiese pole mica mente come egli potesse coniugare marxismo e cristianesimo, Pier Paolo rispose citando Gramsci: L'idea religiosa non costituisce rnotivo di scissione nella c1asse operaia come non cosrituisce morivo di scis-
sione nella classe borghese. ( ... ) Questa mancanza di motivazioni per una scissione nell'idea religiosa vale in qualsiasi caso. Se ti e lecito identificare un mom en to sto-
rico della Chiesa con la classe sfruttatrice, cia non significa che 10 puoi fare sempre. ( ... ) II Papa si e tolto dalla testa la mitra e I'ha donata ai poveri, sollevando un alto applauso [fa tutti i vescovi e cardinali avanzati che pen19 sanD la Chiesa come Chiesa dei poveri • Fuori del dima giovanneo, e del Concilio vaticano II un dima ancora vivo ai primi momenti del pontificato di Paolo VI -, e impossibile comprendere Ie motivazioni, non
•
357
solo individuali, rna quelle obiettive, che portarono alia realizzazione di un film come l/ Vangelo secondo Matteo. Elsa Morante si entusiasmb del progetto: Pier Paolo voIle associarla a se nella scelta delle musiche per la colonna sonora, e nella sceha dei volti. Elsa, dal canto suo, fece un'ampia selezione di dischi, Bach, Mozart, fino a contemporanei come Leos Janacek, e la sottopose a Pier Paolo. Le discussioni furono lunghe. Ahrettanto lunghe e laboriose furono Ie discussioni inrorno agli attori: alcuni furono raccolti fra gli amici intelletmali, altri in borgata. Alfonso Gatto, Giorgio Agamben, Ferruccio Nuzzo, Giacomo Morante, nipote di Elsa, figurarono nel ruolo degli apostoli; anch'io ero cra loro. Leonetti interpretb Erode II; Rodolfo Wilcock, Caifa; Mario Soc rate, Giovanni il Battista; Marcello Morante, fratello di Elsa, San Giuseppe. Natalia Ginzburg diede il vi so a Maria di Betania, e, nella scena in cui apparve, naturalmente come suo sposo, apparve anche Gabriele Baldini.
•
Piu difficile fu trovare il Cristo in uno studente spagnolo di Barcellona, Enrique Irazoqui. lrazoqui chiese casual mente a Pier Paolo un appuntamento: studiava economia; aveva letto in traduzione Ragazzi di vita: arrivato in vacanza a Rorna, desiderb conoscerne l'autore. Pier Paolo, che aveva anche pensato di affidare la parte del Cristo a Evgenij EvtuSenko, appena 10 vide, decise subito per lui. Di lui alcuni dissera che pareva disceso da una tela del Greco, e che cib era iconograficamente troppo lontano dal gusto visivo di Pasolini. Ma Pier Paolo ebbe raglone: 10 sguardo pcnetrante di Enrique, oscurato da un'ira frenata, fu la novita del suo Crisro. Aiuto concreto al film 10 diede, dunque, la Pro Civitate Christiana di Assisi: alia quale, dal Breve Pontificio di Giovanni XXIII, novembre 1959, era statu imposto il fine di «ricondurre 1. soeieta ai princlpi del Vangelo».
358
Quell'aiuro fu un atto di coraggio. Molti, nel cinema e nella Chiesa, giudicavano folie l'impresa. Ci furono polemiche. La Cittadella di Assisi rispose: Di Pier Paolo Pasolini abbiamo avuto un'impressione bellissima, come di ognuno che abbiamo la ventura di avvicinare. In agoi volta umana vediamo infatei fiflesso
quello meraviglioso del Signore. ( ... ) A quanti ci dicono che Pasolini oltre che incredulo e anche peccatore, rispondiamo umilmente che, se pur cia fosse verD, non ci
sembra questO un motivo per chiudergli la porta in faceia e negargli l'aiuto che ci ha chiesto. Gesu amb tutti, rna predilesse i pubblicani, i peccatori, i ladroni, e anche Ie povere creature cad ute nella pill angosciosa miseria
morale, come la Maddalena, l'adultera, la samaritana. Agli attacchi di certa stampa non abbiamo risposto, non
e nelle abitudini della Pro Civitate Christiana polemizzare. Sommessamente perb abbiamo osservato che se tutti fossimo veramente cristiani, su agoi piaga umana • non verseremmo ace to rna olio di bonta. Gesu marl per
. . per f alUtare tutti, arel sa ' Vi tuttI·20 .
A queste ragioni "evangeiiche" se ne aggiungono· alue di natura "pratica". Si diffondeva un principio politico e culturale fr~ cattolici: l'uso del cinema, un uso non propagandistico rna evangelico. Era nelle risoluzioni del Concilio ecumenico l'affermazione per la quale i mass media, «se adoperati bene», apportano «ingenri benefici. .. alia famiglia umana •. La Pro Civitate Christiana chiariva l'indicazione conciliare: «Adesso il cinema pub assumere il ruolo che nei secoli passati aveva la cosl detta "Bibbia dei poveri", cioe i grandi affreschi, Ie sculture, insomma tutta l'arte sacra. 2I •
In una lettera a Bini, del giugno 1963, Pier Paolo scriveva: Dal punto di vista religioso, per me, che ho sempre tentato di recuperare al mio laicismo i caratteri della religiosita, valgono due dati ingenuamente ontologici: l'umanita di Cristo
e spinca da una tale forza interiore, da
una tale irriducibile sete di sapere e di verificare il sape-
•
359
re, senza timore di nessuno scandala e ness una contraddizione, che per essa la metafora "divina" e ai Jimiti della metaforicita, fino a essere idealmente una realta. Inoltre: per me la bellezza e sempre una "bellezza morale": rna questa bellezza giunge sempre a noi mediam: attra-
verso la poesia,
0
la filosofia,
0
la pratica: il solo caso di
"bellezza morale" non mediata. rna immediata, alia stato puro, io l'ho sperimentata nel Vangelo.
Quanto al mio rapporto col Vangelo, esso
e abbas tan-
za curiosa: tu forse sai che, come scritcore nato idealmente dalla Resistenza, come marxista eee., per tutti gli
anni Cinquanta iI mio lavoro ideologico
e stato verso la
razionalita, in polemica coll'irrazionalismo della Jetteratura decadente (su cui mi em Formato e che tanto ama-
yo). l.:idea di fare un film sui Vangelo, e la sua intuizione
(eenica, e invece, devo confessarlo, frutto di una furiosa oodata irrazionalistica. Voglio fare pura opera di poesia,
rischiando magari i pericoli dell'esteticiti\ (Bach e in parte I\1ozart, come com men to musicale; Piero della Francesca e in parte Duecio per l'ispirazione figurativa; la realra, in fonda preistorica ed esotic3, del mondo arabo come fondo e ambience). Tutto questa [imcne pericolo-
samente in ball a tutta la mia carriera di scrittore, 10 so. Ma sarebbe bella che, amanda cos. svisceraramente il Cristo di Matteo, temessi poi di rimettere in balla qualcasa 22 •
II Vange/o secondo Matteo rappresento un deciso scarto creativo: 10 scrittore viveva la crisi di Poesia in forma di rosa. Uirrazionalismo deIla sua sensibilira era assediato da un'urgenza di testimonianza soggettiva, e, insieme, dall'urgenza opposta - queIla di obliterare la soggettivita in un trasumanante abbraccio con la vita. Nonostante questa, (Tin forza di questo, egli partecipava del can vinci menta che il cinema avesse in se la potenzialita comunicativa della "Bibbia dei poveri" - e a quel fine lavoro. Pier Paolo and" pili volte ad Assisi: i laici deIla Cittadella, 10 stesso don Giovanni Rossi, seguirono iI suo lavoro. Lo
360
seguirono due gesuiti del Centro di San Fedele; il teologo Romano Guardini, che esprimeva una merodica sfiducia nella possibilita di rappresentare, attraverso un attore, Gesu; talvolta; aile discussioni, fu presente 10 scrittore Stefan Andres. Agli inizi della primavera 1964 il Vangelo entro in lavorazione. Le prime inquadrature girate furono quelle del battesimo di Gesu - e il Giordano venne "trovato" fra One e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo a rocce aspre e selvagge. In quell'occasione Pier Paolo scoprlla torre di Chia, di cui letteralmente si innamoro: decise di acquistarla, rna l'acquisto gli riusci dopa non pochi anni. A Chia, nel paesaggio forte e soave dell'alto Lazio, pervaso di un'arcaica malinconia, Pier Paolo avrebbe costruito la cas a dei suoi estremi ritiri, sotto un rudere medievale dall'aria 50litaria e inaccessibile. Al battesimo, segul la sequenza del Monte degli Olivi, ambientata a mezza costa fra Villa Adriana e Tivoli. Poi la troupe pard per Matera e per Crotone. Agli "attori" - e nessuno 10 sarebbe diventato, come invece accadde a Franco Citti dopo Accattone- Pier Paolo non chiedeva di recitare: chiedeva l'espressione consueta, essere quel che si era. Inquadrature brevi, per 10 piu mute: si lavorava l'intera giornata, Pier Paolo era instancabile. Ripeteva ai suoi attori di non preoccuparsi: «L'obiettivo cinematografico e il siero della verita. Verrete fuori per quel che siete, e a me non importa a\tra». Sull'Etna furono girate Ie tentazioni del demonio. La sequenza piu tormentata fu quella del discorso delle Beatitudini. Alia fine, proprio agli ultimi giorni di lavorazione, Pier Paolo la risolse can una serie di primi piani a Irazoqui realizzaci in studio, contro un fondo scura, illuminandogli a lampi il viso: una soluzione che gli parve estemporanea e rinunciataria, e che, invece, per via del montaggio, si rivelo quanto mai originale. .
•
361
Scelta sintomatica di un viso: quello di Susanna, per incamare la Madonna travolta dal dol ore sui Golgota, sotto la croce del figlio. Pier Paolo "scrisse", immagino, creo visivamente il proprio Stabat Materper lei. Questa scelta fu un gesto dichiarativo e d'amore, rna segna anche l'esplicarsi di un cristianesimo arcaico, quasi inactingibile dalla ragione: interpretare la figura di Maria di Nazareth come madre "unica", identificabile soltanto nella propria madre. Pier Paolo curo l'edizione del film l'intera estate. Il4 settembre 1964 II Vang>!lo secondo Matteo veniva presentato alla XXIV Mostra internazionale d'aete cinematografica a Venezia. Fu una serata non tranquilla: i fascisti inscenarono la 10ro solita gazzarra, con lancio di manifestini e insulti ad aleuni spectatori. Aggredirono fra gli altri Renato Gutruso e Paolo Val marana, il critico cinematografico di «II Popolo», quotidiano della DC. La proiezione del film si concluse con un cal do, lungo applauso. Felice ehilanti scrisse della serata: S'efa formato, quella sera, per quella cLrcostanza, un
incredibile punto d'incrocio al quale confluivano filosofie diverse e contrapposte; su quello stesso incrocio interessi, forze politiche inconciliabili si sanD trovati cos} vicini da confondersi, un poco, fra loro. Sol tanto i fascisri si disringuevano bene, elanD da soli, parlavano e ge-
sticolavano da soli. AI termine della serata, anche certe persone che non parlavano da sole non sapevano piu a cosa credere, ne come pensarla. II fat to che si e svolto era -come e noto-Ia proiezione di un film ricavato dal Vangelo, annunciato come una rappresencazione fedele di que! racconto e nella spirito di esso, diretto da uno scrittore che poche are prima della proiezione aveva ripetuto, parlando con i giornalisti, d'essere marxista e quindi anche ateD.
.
Fra i personaggi che vennero a trovarsi in difficoltl non va scordato il que store, che penso di far fronce a con-
362
trasti e contraddizioni politiche e ideologiche dell'avvenimenta triplicando il numero degli agenti e dei carabinieri in servizio davanti al palazzo del cinema. E cosl quella sera anche i ricchi signori in smoking e Ie signore in gran gala, adorne di gioielli e protette dai visoni, co-
me gli intellettuali e gli scrittori, i critiei, gli attori sfitavano sotto gli sguardi di quegli armati, alia luce abbagliante dei riflettori 1'\,23. Dedicato .alla cara, Iiera, familiare ombra di Giovanni XXIII», il film fu premiato dall'Ufficio internazionale cattolico del cinema, I'oclc. La motivazione spiegava: .L'autore, di cui si dice che non con divide la nostra fede, ha data prova nella scelta dei testi e delle scene di rispetto e delicatezza. Egli ha fatto un bel film, un film cristiano che produce una profonda impressione •. Le parole di Chilanti chiariscono la qualita del successo conquistato da Pasolini - un successo che guadagnava credito da opposte sponde ideologiche e politic he. Solo i fascisti restavana isolati. E Chilanti racconta che anch'essi, al finale della proiezione, ebbero a tacere. Non tutto si risolse nella serata veneziana, e con la diffusiane del Vangdo secondo Matteo: rna ormai era chiaro a chi unque che I'opera di Pasolini, regista e scrittare, richiedeva meditazione, coinvalgeva problemi di vasta eCa morale. .
E ingenuo, Pasolini, ed e,
insieme, scanzonatissimo. E pieno di istinti e di passioni; ed e carico, insieme, di cultura. Geme di tutti i desideri; e, insieme, si ricorda di
tutti i libri che ha letto, e Ii ha letti tutti. ( ... ) Questa va bene, e anche questa non sarebbe un guaio. Il guaio e, semplicemente, che lui non fa nessuoo sforza, rna proprio ness uno nessuno, non dieD per giungere, neanche per avviarsi a una composizione, a una sintesi. II Pietro e it Paolo che so no in lui sembra che non possano rnai fon-
dersi in un nome solo: i due sensi della religione, quello naturale ed evolutivo (Pietro) e quello dogmatico (Paolo) sembrano, in lui, destinati a una straziante, perenne
•
363
separazione: straziante perch6 l'ingegno di Pasolini e sommo, e non puo non soffrirne: perenne perch6 la sua
cattiva volont' e altrettanto somma, 0 piuttosto e assolu-
ra la sua mancanza di huon a volonrn per superare questa fondamenrale rnanicheismo, e cercare, sia pure da lontano, sia pure velleitariamente, una qualunque unita 24 .
Mario Sold.ti, recensendo il Vangelo, individuava coslla contraddittoriet' sistematica di Pasolini. Diciamo che illirismo del film ha tadice nell'ambiguita, nel sovrapporte via via, inquadratura per inquadratuta, la ragione alia fede, usando come solvente un'idea ereaturale della vita, quel['idea scoperta e definita da Spitzer e da Auerbach negli incunaboli romanzi della poesia europea. Ma questo trascolorare non placato del sentimento poteva essere ragione di dubbio e .nche di rifiuto d. una parte degli spetratori. II rifiuto fu di Franco Fortini. Fortini scrisse una lettera a Pier Paolo il 19 ottobre 1964. Gli disse della propria partecipazione al film «oltre illimire del pianto», rna aggiunse: Quel Gesu-Pierpaalo manca il punta centrale del cristianesimo, ossia la necessita della croce, e si riduce allora all"'umanesimo", al cristianesirno socialista, insomrna al pasticcio. Cristo non e Salvatore Carnevale, ne Giordano Bruno ne Fra Michele Minarit.; assia 10 e srato, storicamente, rna aHora non e Dio, e bisogna dirlo.
Quale ['accusa di Fortini? Che Pier Paolo puntasse a «vincere su due tavoli». E ancora: Dovrei comandarti umilra. (. .. ) Troppo godi delle invettive di que! Gesu. Non puo (ne posso) aiutarti. ( ... ) Non so se capirai l'intenzione di questa mia. Ho del rancore verso di te, perche la cua vita pubblica porta i segni di calcoli brutti, e anche goffi; ho rabbia, per il male 0biettivo (cioe controrivoluzionario) che i cuoi aspetti pubblici hanno contribuito a fare; ho speranzache tu possa cantraddirti fino al punta di non valerti piu contraddire, speranza che tu possa, come diceva quello, «moTi-
364
re (m. davvero) e diventare». Preferisco affidare l'affetto aile parole disamorate. Non basta, caro Pierp.olo, disprezzare l'adulazione; bisogna meritarla.
Fortini si firmo «il tuo amico», Pier Paolo pens.va che quel suo amico fosse vittima di un irriducibile «moralismo», e che il moralismo contenga in se vistosi rischi «controrivoluzionari». Ma nella lettera di Fortini si delineano chiari un atteggiamento e un giudizio: quelli di chi non consente piu a capire cio che in P.solini era disperatamente essenziale e determinante, «Ia spina nella carne» - quella «spina» che, Kierkegaard diceva, se gli fosse manc.ta, sarebbe morto. Ed essa, in Pasolini, la .spina», per analogia, era ragione della croce per il suo Cristo. L'ABIURA «DAL RIDICOLO DECENNIO»
Oi questi anni Pasolini tenne un diario lirico: 10 raccol• se in Poesia in forma di rosa. 11 volume fu distribuito in libreria nella tarda primavera del 1964. Era un diario frantumato nei fatti narrati, in aleune parti; disperso nell'ideologia, in altre. V'I! il diario del processo per La ricotta: il suo titolo I! Pietro fl, il nome dell'ultimo pontefice secondo Ie leggende, a significare il ravinare della "vera religione" sotto i colpi del clericalismo. V'I! il diario di Mamma Roma, col titolo Poesie mondant; dei sopralluoghi per il Vangelo in lsraele, e nel Meridione italiano. V'e il Progttto di operefuture; la testimonianza di una discussione con Leonetti e Calvina in Poesia in forma di rosa. E, naturalmente, altro ancora. Tecnicamente, I. terzina caratterizza la prima parte, rna scompare nella seconda. Subentra l'endecasillabo sciolto; quindi la prosa ritmica, e una geometria da calligramma nel Libro delle croci e nella Nuova poesia in forma di rosa. Su tutto, il tono profetico domina rabbioso e dolorante: , e I. profezia e oscura, angosciata. E il sentimento della vita che sembra qui essersi ischeletrito.
•
365
(, , ,) La vita si stanco di chi dum, Ah, Ie mie passion; recidive costnttt a non avere residenzo! ( ... )
Oi queste passioni, il sesso e sempre inevasibile: (.. ,) lo, cupo d'amore, e, intomo, il coro dei lieti, cui 10 realtii eamico, Sono miglioio. Non possa amarne uno. Ognuno halo sua nUO'{)(J, 10 suo ontieo bel/ezza, ch'e di tutti: bruno o biondo, lieve 0 pesante, e if mondo ." to amo In ' l Ut ' ( ..• )"• cne
II sentimento di quei sesso che e «pura sensuaiir3», ripetuto nclle «valli sacre della libidine, / sadica, masochista», e perenne: e un gesto sacro, Non cerca l'individuo, cerca «l'incanto della specie», «la norma che fa dei figli teneri padrh) - e castoro •
(,' ,) piano piano sono divenuti monumenti di pietro che a migliaia affollano 10 mia soliludine'",
Oal sesso all'amicizia: sfocari i margini dell'esistenza, gii amici, scambiandosi vol to, si configurano come i giocatori di una onirica «partitella»; Correndo Giorgio ha /0 faccia di Carlo Levi, divinita propizio,/ocendo una rovesciato, Giannetto ha I'ilanta di Moravia, il Moro nmandando, e Vigorelli, quando s'arrabbia abbraccia, e Coen, e Alicata, ,Elsa Morante, e i redafton del Paese Sera 0 dell'Avanti I, e Libero Bigiaretti, giocano con me, tra gli alberetti del Trullo, chi in dijesa, chi al/'aftacco, Attn, con Pedalino dol maglione arancion, o Ugo coi bluejeans del/'anno scorso manchi suI grembo, stanno appoggiati lungo il muro color mide della prigione de/Ie loro case, Benedetti, Debentdetti, Nenni,
°
366
•
Bertolueci con fa faccia un po' sbiancata dol sole, sotto 10 fiacca falda del cappello, e il dolce ghigno della cel1ezzo sacra degli ineel1i. E oceanto a un doroto immondezzoio c'e Ungaretti, che ride. E i giavani, cAe, ai giovani del Trullo, son fratelli, Siciliano, Dacia, Garboli, Bel10lucci figlio; e, come Sordello, disapprovante e innamorato, Citati. E chi ela, su queI/o terro con un barattolo rosa e un torsola giallo?
Baldini e Natalia. E dentro un cortile tagliato dalla luee come in un caravaggesco senza nen, Longhi, 10 Banti, con Gadda e Bassani. Roversi e Leonetti e F ol1ini, scendono 0110 fermata dell'autobus, con i saluti di Contini e non so che sociologo tedesco ( ... )". I rapporti non sono perduti, rna la disperazione annienta la percezione, acutizza il senso di isolamento - e, nell'isolamento, cresce la tragedia dell 'errore.
Ho sbagliato futto. Sbagliava, spaunto 01 microfono, • con 10 preporente incel1ezza del brulto, de! soave pocta, que! mio omonimo, che ancora Aa il mio nome. Si chiamava Egoismo, Passione.
Sbagliava, con 10 sua balbettanfe bravura ( ... lB. II sentimento dell'errore, in questo .Maciste magretto della letteratura» (parole sue), diventa ossessivo. Ma errore su che? Errore di giudizio storieD: e la sua disperazione individuale cresce (<
367
Conta Ia certezza che al «patta industriale» non si puo •
«resistere»:
Nulla gli pub resistere: non vedi come suona debole IC/ difesa degli amici laici o comunisti contro la pia vile cronaca.' L'intelligenza non avra mat" peso, mai, nd giudizio di questa opinione ( ... )30.
L'inrelligenza muore, e l' «irrealtil» divara spazia - spazia fisica e morale. Di lit si affaccia prepotenre Ia «N uova Preistoria»: «sta per marire / l'idea dell'uama che compare nei grandi mattini I dell'Italia, a dell'India, assorto a un suo piccolo Iavara». Forse, alua, in Italia, in India, 0 in Africa, potra nascere e pradurre un 'alternativa, una speranza allegra. Ma e speranza effimera, brevissima. ( .•. ) Non sopete? Proprio insieme 01 Baroeeo del Neo-Capitalismo incomincia la Nuova Preistoria 31 •
Niente piu speranze: I'individuo si chiude a guscio sempre pili. La via futura non ha alternative: sara quella dell' «oppasiziane»: Opposizione di chi non pub essere amato da ness uno, e neSSllno puo amare, e pone
quindi il suo amOTe come un no prestabi!ito, esercizio del dovere 3Z politico come eserrizio di ragione ,
.Crocifisso alIa sua razianalitit strazianre», Pasalini, «macerato dal puritanesimo», comprende che non ha alua sorte se non quella di una «aristacratica, e ahi, impopolare • • apposlzlOne». La scrittore «corsaro» e «1uterano», puritano, ha la sua albeggiante codificazione in Poesia in forma di rosa. Quale, dunque, l'origine della sua disperaziane, visto che essa esorbitava dai meri confini personali?
368
Motivi personali potevano anche esservene. Ad esempio, Ie ultime polemiche letterarie, quelle della neoavanguardia, epifania del neocapitale dentro la cittadella della letteratura. Le polemiche del Gruppo 63, per l'affermazione di una idea letteraria che fosse integralmente anti-razionale, non partecipativa della storia, tendevano a respingere Pasolini ai margini della vita culturale - e con lui Moravia, Cassola e Bassani, insomma quegli scrittori che avevano ottenuto i risultati piu limpidi nel decennio appena trascorso. Pasolini, e non solo lui, tentb un recupero di posizioni: 10 tento con Leonetti e Calvi no (10 testimonia il colloquio esposto nel poemetto che dii il titolo a Poesio in formo di roso), e con Vittorini. Vittorini, attraverso «II Menabo», tendeva a rompere il fronte che opponeva tradizione ad avanguardia: faceva ipotesi di uno stile che, pure non piu umanistico, interpretasse l'imprevedibile dinamica del mondo industriale. . Videa di Leonetti, di Calvi no e di Pasolini fu diversa, aggiuntiva rispetto a quella vittoriniana: assorbire al lavoro
del «Menabo» quanta di innovativo veniva realizzato nell'Europa delle lettere, trasformare la rivista in uno strumento internazionale di cultura e di conoscenza.
Ah, sistema di segni escogilato ridendo, con Leonetti e Calvino
( ... j
nella so/ila sosta, nel Nord. Segni per sordomufi, con ideografie J
• •
,.»
una VOtta per sempre tnternaztona J
•
La rivista, in prova, occupo per intero iI numero 7 del «Menabo», ed ebbe come testata «Gulliver»: un numero u34 nico, con svariatissime collaborazioni . Ma il risultato fu gramo, troppo compos ito, divaricato, antologico. E non ebbe • segulto. La neoavanguardia proponeva stretti rapporti con I. letteratura europea ad essa similare. Vesperimento, concor•
•
369
.
renziale in qualche modo, di «Gulliver» mostrava che tali rapporti non potevano realizzarsi per semplice addizione. La soluzione di «Gulliven>, ai problemi non casuali che investivano la letteratura italiana, dovette apparire casuale e deludente a Pasolini. Cib che 10 interessava non erano simili somma rorie, rna, ancora gramscianamente, il riacquisto della storia, la riappropriazione di essa non in astratro: cioe, storia italiana, la sua morale e la sua antropologia, la sua politica e la sua poesia, in una sintesi realistica. Un tale acquisto veniva, dalla discussione letteraria in corso, svalutato: 10 storicismo sempre pili cedeva il pas so alIa sociologia; sempre pili 10 storicismo veniva inteso come un fmtto secco, non suscettibile di rinnovamento. Invece Pasolinitendeva ad esso oscuramente, con Ie armi della glottologia, di una istintiva antropologia. Una forzata solitudine intellettuale, cui si vide angosciosamente spinto. Pier Paolo vi sse anni di diffusa dispera•
zlOne.
In quella disperazione, ecco I'''errore'': non aver previsto l'apocalisse che il tempo preparava. Oi qui ('abiura «dal ridicolo decennio». Eppure, di quel decennio egli era stato protagonista. Ma a questa disperazione va cercato altro fondamenta. Anche la neoavanguardia considerava il decennio appena trascorso «ridicolo»: Alberto Arbasino, in articoli pubblicati con successo su «II Giorno», metteva alIa berlina «i tetri anni Cinquanta», anni, a suo giudizio, di sperperi e distrazioni, di mancate letture e di miopi accertamenti critici. Erano Ie consuete que~tioni che una letteratura solleva quando vuole soppiantarsi a un'altra. AlIa sostanza, Pasolini era interessato altrove: il suo ocehio passava di 111 dalla superficie letteraria, serutava la dinamica soeiale.
Gli anni Cinquanta erano stari anche anni di violenta discriminazione politica, di censura soffocante, di intolleran-
370
za. Tale intolleranza non si era sviluppata a senso unieo, da parte dei c1ericali contro i laici e i marxisti: aveva contagiato la maggioranza stragrande di cattolici, comunisti, e laici. Ciononostante, i motivi della liberta erano stati difesi: dalla sinistra nel suo ins ierne, nella quale erano cattolici, comunisti e laici. Proprio in quegli anni di oscurita politica crebbe la consapevolezza che i diritti civili dovevano essere conquistati e difesi con asprezza: con asprezza doveva essere difesa, per essere attuata, la lettera della carta costituzionale. La cultura di quegli anni «tetri. (I'aggettivo e di Arbasino), al crescere di tale consapevolezza, fu coagulo attivo: se la cultura italiana, una schiera larga di uomini di lettere, ha vissuto una pagina felice, quella fu scritta fra il1948 e l'alba del decennio Sessanta. Pasolini abiurava a essa; rna era chiaro quanta il significato segreto di quella pagina si perpetuava col mutarsi il volto del paese. II volto del paese imbruttiva: il boom ·economico e il diffondersi dei mass media contribuivano al suo imbarbarimento. Tale era l'aspetto appariscente dei cambiamenti in
corso. Ma quei cambiamenti spargevano semi diversi: tra l'altro, una sensibilizzazione collettiva, impalpabile, ai problemi della liberta individuale e sociale. Clam orosi errori di progettazione politica ed economica - dolorosamente pagati dalla colletti vita nazionale negli anoi Settanta - andavano a que I tempo paralleli ad altre risoluzioni, quasi si scaldasse nel paese un fervore laico che per tradizione era sconosciuto. Una simile modernizzazione del costume, dell'uso delIa vita, sembrava 10 scotto che bisognava pagare al successo del miracolo economico, all'imbarbarimento non solo estetieo che esso diffoodeva. Pasolini coinvolse tutto in un giudizio negativo: non discrimino. Non discriminando, la sua intelligenza coinvolse oell'apocalisse sia la c1asse dirigente, ancora incline all'esercizio del privilegio e dell'arbitrio, sia tutti coloro che a essa
371
non appartenevano e che maturavano laic he esigenze di Iiberta. Nella sua immaginazione restavano esenti alcune piccole isole fdici, il gruppo di amici che giocavano «Ia partitella», 0 alcuni comunisti. II suo pessimismo, dunque, si concIudeva nell"'abiura", nella denuncia di un'illusione, di un'utopia - e in quella del proprio "errore
H :
10, del Nuovo Corso della Stona - di cui non so nulla - come un non addelto oi lavon, un '.J . lasct(Jto . fiuon.per sempre (... )35 . nloraoton() Cosa restava? II
<~magma»,
iI «caso», e un «vile piagni-
steo piccoIo-borghese»: Cosl slog/iai uno 'OOflO roSD, fa rosa privata del felTOre e della sessua/itO, propno negli anni in cui mi si richiedeva d'essere if partigiano .<., JO C.he non COtl;csstJ ne pumge .
Quale, infine, Ia disillusione? Che la sua vagheggiata religionedelle Chiese fosse tradita: la sua cultura materna, cuItura rurale e cattolica (non quella paterna, borghese e tUttO sommato decadente), gli impedl di scorgere neII'Italia che cambiava, pur sotto spoglie contraddittorie, un possibile laboratario di liberti!. «NINETIO
E UN MESSAGGERO ... »
A dispetto della disperazione, in Pier Paolo c'era vasto spazio per l'allegrezza dell'esistere. In quegIi anni, tale aHegrezza si fece concreta nell'incontro can Ninetta Davoli. Nel1963 Ninetto era sui quindici anni. Figlio di contadini calabresi inurbati aRoma, dal suo modo di parlare era
372
seomparsa qualunque traeeia del dialetto catanzarese d'origine. La sua boeea era romana - romana di borgata: ispirata al romanesco adulterato, compos ito, cui Pasolini aveva dedicato tanta anenzione. In que! ragazzetto, magro e spolpato, i bruf"li sulla faccia, i capelli crespi, gli ocehi ineredibilmente «ridarelli., c'era un'umanita diversa da quella cinica e rilassata che costituiva il sottofondo morale del borgataro c1assico. In Ninetto rinasceva la vitalitii istrioniea, e eomica, del contadinello calabrese - che e un tratto quasi perduto, come rari e pochissimi sono ormai i calabresi comadini. Pier Paolo incontro Ninetto mentre preparava 1/ Vangelo secondo Matteo. In alcuni versi, datati 1965, e narrato I'incontro:
Ed tCCO che entro nella platea un ossesso, con gli occhi dolci e n'dardli, • vestito come i Beatles. J/mtre grandi pensieri e grondi azioni sOria implieati nel rapporlo di questi ticchi con 10 spettacolo.
fatto anche per lui, egli col suo dito magro di cavallino delle [giostre, sen"vl! i/ suo nome «Ninetto», nel velluto del/a schimale (sotto una piccola nuca orecchiota cOflcemente Ie norme de! comportamento e f'idea del/a borghesia [Iibera). Ninetto eun messoggero, e vincendo (con un rua di zucchero
che gli sfolgora do tutto I'essere, come in un musu/mano 0 un indit) 10 timidezza, 51 presenta come m un areopago a pariare dei Persiani. I Persiani. dice, si ammassano aile frontiere. Ma milioni e milioni di cssi sono gill pacificamente immigrati. sono qui, 01 capolinca de/12, del 13, de! 409, dei tronveffi della Stefer: Ghe bei Persiani! Dio Ii no appena sbozzati, in gioventil, •
I
•
I 373
come i musulmani 0 gli indii: naml0 i lineamenti corti degli animali, gli zigomi dun, i nasetti scniaccioti 0 oll'i»su, Ie ciglia 11Inghe lunght, ; cape/Ii ricetlfi ( ... /7.
Pier Paolo si innamoro di lui: se ne innamoro come padre, come amico, travolgendo il rapporto di competitivita che 10 legava occasionalmente ai ragazzi. Era una competitivitil ossessiva, non innamorata, solo erotica, quell a che egli nutriva per «il coro dei lieti», ai quali .Ia realta eo arnica». In quel coro, egli non disegnava volti, ma solo carpi. Ninetta ebbe invece volto, ebbe voce: la voce sgranata, la corporeita plastica e macilenta. II suo istrianismo aveva una calaritura malinconica al fonda, comunicava un'inesprimibile ansia affertiva. Pier Paolo si innamoro di turta questa. Ninerto incamava anche un miro: il mito di quella Rorna assediata dai .Persiani», dai «barbari», al sud-est della cintura urbana, ai capolinea estemi dei «tranvetti» del Prenestino. Quel ragazzo era un «barbaro» innocente. Ancora: il Terzo mando adportas, i musulmani, gli indl!. Quale futuro si preparava? Dei barbari, ingenuamente tali, Pasalini amava l'eleganza grezza, incansapevole. Quell'eleganza era una mana per i suoi occhi, per la sua sensibilita di manierista. L'amore per Ninetto poteva prendere i colori di un tale estetismo - ma il rapporto fu anche schietto, diretto. A Ninetto piacevano i Beatles e Adriano Celentano, i maglioncini colorati e gli stivalerri malandrini: gli piaceva godere di tutto illuccichio pop che il consumismo spargeva intorno a se come lusingante alone. Da questa forma d'allegria Pier Paolo fu coi'nvolto: accompagno Ninetta al "Piper", illocale rock di Roma, invenzione degli anni Sessanta, dove a scatenarsi sulla pista non erano soltanro i giovanotti di ogni risma ed estrazione, ma anche Moravia, Arbasino, Sandro De Feo, persino Mario Pannunzio. '
374
La passione per Ninetta interruppe I'ossessivo vagabond are notturno di Pier Paolo? Lo distolse dalla sua libidine di anonimia? I rischiosi vagabondaggi continuarono. Alfredo Bini, il direttore di produzione Eliseo Boschi, aRoma, 0 durante i sopralluoghi in Africa, in Palestina, pill d'una volta dovettero accorrere, chiamati da una telefonata, 0 dall'intuito, per tirar fuori Pier Paolo da questa 0 quella sinistra avventura, e accadde loro di trovarlo piagato, sanguiname, a Roma, in Africa 3s . II rischio faceva parte del quadro erotico: una slida al proprio coraggio, 0 una sacrale richiesta di supplizi (la libidine «sadica», «masochista», come e scritto in Poesia in lonna di
rosa). L'amore per Ninetto era altra faccenda. Era il compenso realmeme amoroso che Pier Paolo chiedeva a se stesso dopo il quotidiano viaggio nella tenebra. Ninetto divemo cosl il «messaggero» dell'allegria, incarnazione di un Ariele contadino: 10 divemo subito, suI set del Vongelo. Pier Paolo 10 teneva accanto a se - una sorta di fool shakespeariano, nella cui innocenza avvertiva il soffio di una veritii nascosta agJi a!tri. Poi Ninetto crebbe, si innamora delle ragazze: Pier Paolo dapprincipio se ne compiacque, poi comincio a soffrire. Ma con questo siamo·gia neIl'area di un capitolo nuovo .
•
375
Teorema
LA NUOVA CASA
Ricerco la casa della mill sepoltura
in giro per 10 cillo come un ricoverato di un ospizio 0 di una caso di rora in libera uscila, col viso sformato dalla Febbre, pelle bianea seem e barba (... )'.
La casa fu acquistata nella primavera del 1963, in via Eufrate 9. Un appartamenro a un piano rialzaro, un giardino pensile, ampie porte-finestre, nuova la costruzione - una rin-
ghiera che guardava verso la valle della Magliana, alla volta del mare di Ostia; sulla destra, Roma e lantana la cupola di San Pietro. n quartiere era l'EUR, estrema peri feria residenziale, strade tranquille, orlate d'alberi. n giardino, la quiete, erano dedicati a Susanna: la cas a fu un dono per lei. Maggio 1963, l'appartamento era giil arredato e abitato. Nell'arredamento Pier Paolo fu aiutato dallo zio antiquario: rna la scelta, ad esempio, di un lampadario ottocento inglese per il soggiorno, un lampadario di ottone a pili bracci, venne discussa capillarmente da akuni amici. Moravia stigmatizzava che il gusto di Pier Paolo, cosl sicuro sui set - i1 caso di La ricotta, dove i1 Pontormo e Rosso Fiorentino era no stati assam mati can eleganza -, non 10 fosse altrettanro nella vita.
376
II lamp"dario, coi suoi globi, fece perb il suo ingresso trionfale in via Eufrate, e a dominare i divani, il camino, la libreria restb per molti anni. Era di solida struttura: era un oggetto "borghese", cosl si diceva. Dopo pochissimo tempo nessuno ci fece pili caso: e il suo dominio, alia lunga, diventb •
raSSlcurante.
La vita di Pier Paolo, regista via via pill famoso, cam bib. L'avevano gi1i cambiata i viaggi all'estero. Poesia in/orma di rosa 10 testimonia. II paesaggio Ii rico si dilata nei suoi versi - non pill Roma e la cintura delle borgate, rna I' Africa, IsraeIe, l'India: un orizzonte che coinvolge «Ie Appie lei Cenrocelle del mondo». Fino ad allora Pier Paolo era vissuro ne! tradizionale guscio piccolo-borghese della scritrore italiano: dapprima la provincia d'origine, poi la metropoli, Roma a Milano. Pier Paolo, ormai, aveva preso a volare ~ttraverso i continenti, can la rapid ita di spostamento consentita agli uomini di successo. La spuma del successo non cancellb perC> Ie consuetudini di lui: Ie cene in trattoria, gli incontri in borgata, la «partitella». Al contrario di quanto accade solitamente ai registi di grido, non viveva circondato da un gruppetto di fedeli. Viveva solo: Ninetta e Sergio Citti, al massimo, radunavano tutro il suo entourage. In casa, Graziella apprese ben presto come tenere alia distanza clientes e affini - can essi, perC>, Pier Paolo era paziente e, quando il cas a 10 esigeva, gene rosa. La vita accanto a Susanna era chiusa in un miro: ne! mito ricadevano i trasporti affettuosi che la scandivano. Talvolta Pier Paolo accompagnera sua madre a Casarsa, d'estate, fra Ie sorelle; altra volta la accompagnera in montagna, in villeggiatura - corse in macchina amaverso l'Italia per ferragosto. Susanna amera il giardino della nuova casa: scaldera al solicello romano gli anni della sua vecchiaia. Ma alia vec-
377
chiaia non si abbandonera: dalla gioventlI portava con s6 il piacere di un leggero tocco di rossetto aile labbra,la cura per i capelli - che tingeva di un castano appena ramato. Pier Paolo desiderava strap pari a al correr via degli anni: volle sottoporla alia cura della dottoressa Asian, il Gerovital. Susanna accettava mtto come un corteggiamento - e per un verso, in effetti, 10 era. PROGE·ITI E SOGNI DANTESCHI
La fertile immaginazione di Pier Paolo disegnava romanzi e film ogni giorno differenti. Regalava soggetti agli amici, titoli per i libri da stampare. Tornava a pill riprese su idee di romanzi, come II rio de/la Grana, rna gli fu sempre impossibile assolare di nuovo il mondo romano andato in nero con Una vita violenta. Tracce di parlato romanesco, confuso all'esigenza dichiarativa della scrittura cinematografica, stanno in Raton e Rital Z - il paesaggio e mutato: l'Algeria, la guerriglia di liberazione, Parigi; il mondo e il Terzo mondo. Ma il testo ha evidenza per l'e1eganza ellittica dello stile, satta la quale Pasolini simula la reale difficolta a impadronirsi di un dima morale e umana che gli e lontano. •
Pensava malta, e ne parlava con frequenza, a un rifacimenta della Divina Com media. Un progetto ambizioso, cui si sentiva chiamato per sorte - alcuni critici avevano confrontato la sua letteratura al madelia dantesco, per ricchezza linguistica. Pier Paolo si propose una gara can q uel madelia. A q uesta idea lavoro e rilavorn a pill riprese, dal 1963 e il1965, fino al 1967. Fu un fascicoletto di appunti, di frammenti in prosa com pi uti restarono soltanto i primi due «canti». II mtto venne approntato per la stampa da lui medesimo, aggiungendovi alcune fotografie in append ice, quale «Iconografia ingial-
378
lita». La divina mimesis - tale it titolo del testo - doveva uscire a qualche settimana dalla sua morte, nel dicembre 1975. «Do aile stampe oggi queste pagine come un "documenta", rna anche per fare dispetto ai miei unemici": infatti, offrendo loro una ragione di pi" per disprezzarmi, offro loro una ragione di pi" per andare all'Inferno.» Cosl, nella «prefazione» 1975. I suoi nemici: un avviso per loro. L'incompiutezza del testo poteva essere motivo di soddisfazione per qualcuno. La sua giusrificazione era polemica, di polemica letteraria. Ca1co critico della Commedia divina, La divina mimesis e disegnata come un viaggio. I primi due canti sorprendono il poeta «nel mezzo del cammin»: 10 sorprendono nella scontro con un altro se stesso: un se stesso realizzato, che si muove spedito, spudorata• mente felice per una conquistata razionalita. L'altro, il soggetto del racconto, e dice «io», e «vede», ha perso ogni allegrezza vitale: scopre davanti ai propri occhi Ie bestie che gli furono stanate «dai ripostigli comuni. dell'anima, il suo stesso inconscio dilapidato. II viaggio prende il via una mattina di domenica a Rorna, in un cinema di periferia, mentre fra bandiere rosse si festeggiano i nuovi iscritti alia locale sezione del PCI. In questa festa c'e qualcosa di slontanato e fioeo: la crisi delle ideologie rende l'adunanza ritualistica. Su essa vaga uno spirito di rinuncia, anche se tutto - a confronto del passato - sembra identico: il sorriso dei ragazzi e dei vecchi, il colore delle bandiere. Di qui inizia it viaggio amaverso I'Inferno. Ma quale Inferno? ,
E l'Inferno del consumismo, del neocapitale. II diktat del neocapitale alia letteratura e chiaro: impegno sia parol a •
379
priva di senso, la Ietteratura sia attivita che risolve all'interno di se stessa il proprio problema. Niente pili mieaggio di rosse bandiere. La letteratuea riduca la sua paro!a all'«obbedienza». Queste pagine feammentarie paiona il controcanta al(,esasperata individualismo di Poesio informa di rosa- ne sona la chiosa: armanizzana la disperazione pasoliniana. Una «Nota dell'editore» (di Pasalini medesimo, ciae), intercalata ai frammenti del Canto VII, spiega il sensa di quella disperazione. Nella «Nota. si dice che I'autore del testo e morto: ha lasciato paginette e appunti della sua opera canservati in cassetti e nella «borsa interna della sportella della sua macchina». Alcune di queste paginette sano incamprensibili; altee sano perfettamente leggibili e datate: ('opera dell'editore (ripeto, iI medesima Pasalini) da tutta cio e facilitata: bastera raccogliere i fogli e, seguenda Ie date in calce, situarli in successione. Commento alla morte di que! simulato «aurore»: «Macabro dettaglio, rna anche - 10 si cansenta - cammavente, un biglietta a quadretti (strappato evidentemente da un blocknates) riempito da una decina di righe molta incerte, e stato trovata nella tasca della giacca del sua cadavere (egli e marto, uccisa a calpi di bastone, a Palerma, ('anna scarsa) •. Queste righe portana per data «1966 a '67». Nel1965 si era svalto a Palerma un secanda canvegna del Gruppo 63, pili che mai palemica versa la letteratura del «ridicola decennia» e dell'impegno. Pasolini, che fina a quel punta, nanastante Ie palemiche anche frontali, aveva pensato di pater man tenere rapporti dialettici can la neaavanguardia, davette canstatare e accettare il propria «isalamento». II paeta, in quell'«isalamenta», era stata uccisa, in me3 tafara, a bastonate • Di un tale sentirsi isalato e rifiurato, Pasalini saffriva 10 «scadimenta di una certa purezza e passiane - residuo degli
380
anni della Resistenza, ecc. ecc.». In quell'eccefera - scrivendolo come risposta a un lettore di «Vie nuove» - Pier Paolo siglava il carico di rimorsi e memorie da cui era lacerato. SI, Ie polemiche letterarie: erano riflesso di altro. Alia stesso lettore di «Vie nuove» - e il3 giugno 1965 • agglUnge: •
E indubbio che i tempi sana cambiati. Fino a qualche an no fa c'era tutto un sistema di allusioni, di riferimentl camuni, che rendeva significativa anche una frase in se ban ale, e magari anche retorica. Ora q uella serie di allusioni e di riferimenti (in una parola l'ontologia e I'escawlogia della "Speranza") e scad uta. Que! tanto di irrazionale che essa implicava ha dunque perso la sua viraIita. Non si pub piu fare affidamenw su que! fonda di forte, di frarerna, di esaltante che c'e in una camune fede po I·· ltIca4.
"Crisi delle ideologie", e una profonda st.nchezza personale. . s La Rivoluzione non epi;:' me un sentimento . Nel pieno di queste amare riflessioni, Pasolini prese partito per se stesso, per una "opposizione" contro tutto e tutti. Ma la creativita letteraria, incessante, folie, quale gli era apparrenuta fino a que! punto, in lui si sperse. In un dibattiro tenuto aRoma, al Centro sperimentale di cinematografia, il27 maggio 1964, avrebbe confessata: «II dire mi scarica un po' dal desiderio del fare. C't stato un libro che a farza di parlame prima, mi si e scaricato interamente e credo che non 10 scrivero pili». Can l'autunna del 1965 si chiuse la collaborazione a «Vie nuove». Pier Paolo sosteneva d'esser diventato «egoista., di tenere malta pili di prima a que! che individualmente poteva produrre - il cinema 10 assarbiva. It sentirsi vivo, in Pier Paolo, armai non and.va pili slegato dal rap porto di provocaziane col pubblico. La sua esi-
381
stenza si svolse sempre pili allo scoperto. Egli finiva irresistibilmente nel coincidere col proprio personaggio. LA DEGRADAZIONE LINGUISTICA
Mutava l'Italia e mutava la sua lingua. «Si potrebbe dire, insomma, ehe centTi «eatoTi, elaboratoTi e unificatoTi di linguaggio, non sono pi" Ie universitii, ma Ie aziende. Si osservi per esempio il potere di suggestione linguistica enorme ehe hanno gli slogans nel "Iinguaggio della pubblieita,,6.» Nasceva ]' «espressivita di massa», un mons/rum: Pasolini prese ad analizzarla. Fino ad allora non e'era stata lingua nazionale, se non come un'aspirazione ingenua e retorica - era l'aspirazione delIa letteratura 0 delle universit:1. I mass media stravolgevano la tradizione: partorivano un linguaggio «omologato» che poteva chiamarsi «italiano medio». Negli anni Cinquanta, I'italiano parlato era «neorealistico», fomanesco -Ia lingua diffusa attraverso il cinema. Negli anni Sessanta, e il Nord, col patrimonio dei linguaggi tecnici elaborati - non coi suoi dialetti -, a offrire il modello di . una «omologazione». Quali saran no Ie caratteristiche piLI importanti di tale it.liano nazionale? Essendo i linguaggi tecnologici per formazione internazionali e per tendenza strettamente funzionali, essi apporteranno presumibilmente all'ita-
liano aleune abitudini tipiche delle lingue romanze pili progredite, con una forte accentuazione della spirito comunicativo, pressappQco secondo queste tre tendenze: I) una certa propensione alia sequenza progressiva C.. ),
2) La cessazione dell'osmosi collatino Coo). 3) II prevalere del fine comunicativo sui fine espressivo7. Pasolini aveva manifestato queste idee in una conferenza, Nuove questioni linguistiche, pubblicata su «Rinascita» il26 dicembre 1964.
382
Ne nacque un dibattito: risposero per primi Alberto Moravia, Umbereo Eco, Andrea Barbato. Si accusava Pasolini di aver «scoperto l'ombrello. (un italiano medio sarebbe sempre esistito: questa la tesi di Moravia), 0 di aver escogitato l'esistenza di una lingua che an•
cora non eSlsteva.
La polemica si sposto da «Rinascita. a «L'Espresso», nel corso del gennaio 1965. Su questo settimanale, il 7 febbraio 1965, Pasolini rispondeva che egli non voleva esser padrino di nulla: aveva soltanto registrato un evento «ben piu profondo e violento d'un normale assestamento della societa.. Spariva la vecchia barghesia «umanistica.: subentrava una nuova borghesia «tecnocratica. dalle rilevanti tendenze egemoniche: «tale borghesia e insieme irradiatrice di potere economico, di cultura, quindi di lingua» 8. Pasolini testimoniava di un fenomeno: conduceva una diagnosi, non sposava un nuovo linguaggio (come, non tanto velatamente, sostenevano i suoi interlocutori) .• La nuova lingua tecnologica della borghesia, di per se, non m'interessa, personal mente la detesto, e il mio assunto di , seritto-
re e quello di opparmi ad essa: ma non ignorandola. E un fenomeno reale 9 .» I·
..
,
Altri interlocutori: Enrico Emanuelli sui «Carriere delIa sera», Piero Citati, che offrl a Pasolini suffraganti eSemplificazioni attraverso Ie colonne del «Giorno •. E sui «Giorno., nel mese di marzo 1965, Pier Paolo rispondeva che quanto aveva davanti era il «vagito» di un italiano, se non nuovo, per 10 meno «diverso»: burocratizzante, gergale, certo «comunicativo», rischioso da usare. La polemica si protrasse per mesi, quasi un gioco di societi! - per 10 meno cosl appaeve. Ma Pasolini aveva coiro, da rabdomante, una direzione in corso: non depurandosi a contatto con una "civiltil piu efficiente di quella rurale, I'italiano imbarbariva. Era questo, attraverso la lingua, il modo per intuire un futuro imbarbarimento dei costumi.
383
II resistere di Pasolini sulla soglia della civiltit rurale e cristiana, secondo la secolare tradizione italiana, aveva un compenso: egli pote individuare quanto la novitil sociale che il paese sembrava aver preso ad accudire - novitil nei moduli di vita - poteva ossidarsi al nascere e distorcersi. Pier Paolo aveva, negli anni Cinquanta, respirato, e fatto proprio, il dima anti-irrazionalistico che, sull'ond. di una pill 0 me no precisa conoscenza della lukacsiana Distruzione della ragione, era sospeso sulla cultura italiana - lui che, aIle esigenze dell'irrazionale e dell'individualitit, aveva cereato di dar voce e risposta. II goyesco sonno-della-ragione-cheingenera-mostri aveva rapito anche la sua sensibilitit, pure se il cuore del suo cuore sapeva distinguere nello schematismo post-marxista un uso pill efficace degli strumenti delIa ragione. Ciononostante, del marxismo egli aveva nutrito una concezione vagamente mistica: il marxismo era per lui, come per molti, mera teologia della storia, un sistema chiuso, provvidcnzialistico, nel quale I'assillo dell'irrazionale poteva venir cancellato. Coinvolto nella "crisi delle ideologie", sopraggiunto un tempo diverso, Pier Paolo dil spazio al dato esistenziale: scrive la disperazione di Poesia in forma di rosa; ne vive intensamente, dolorosamente la solitudine: dichiara di non aver con alui un linguaggio «in comune •. La «solitudine» 10 lihera imprevedibilmente da ogni metafisica -l'ideologia, si pouebbe dire, e solo il riflesso di un collettivo rito religioso: una volta che esso sia disperso, di quell a non resta traccia. Pasolini pare farsi metodologo: la glottologia e l'antropologia, coi loro criteri sperimentali e intuitivi, 10 lusingano. Anche it marxismo si fa, in quel quadro, metodologia. Siamo, cioe, agli Appunti en poete per una linguistica marxista, 0 al saggio Dal laboratorio, scritto condusivo sulle «nuove questioni linguistiche» 10.
384
Dallaboratorio si limita a un ambito corsivo - corsiva e la sua scrinura, tenuta suI filo della comunicativica. Cia era gi:; accaduto negli articoli indirizzati a giarnali, settimanali e quatidiani. Sembrerebbe che Pasolini abbia derogato alia sua «voglia di stile», e che, rispetto alia situaziane linguistio ca descritta, si trovi lui stessa in saggezione. E in Pasolini medesimo, ciae, che il lettore verifica il rivolgimento lessicale e sintanico del "nuovo" italiana. Egli did di aver buttata giu «ipacritamente» 11 quelle pagine, cosciente della propria malafede. Un fatto e certo: Pasolini non si sottrasse all'italiana «segnaletica»; ne subiva il diffondersi, verificandolo. «La ricerca e in carsa, illibro e aperto".» Quali furona Ie canclusiani provvisarie? Dal vecchia Bertani a Levi-Strauss, a Hjelmslev, attraversa Croce, Saussure e Gramsci: nella sua attenziane antrapalagica, Pasalini asservava la ofuga urbanacentrica della seconda rivoluziane industriale. E il mutaisi del «pensiero selvaggia», rurale, da Terza manda, quel che gli stava a cuareo came I'arcaicitii dellinguaggia resistesse a si addizianasse alia navica che Ie accelerazioni ecanamiche impangana agli umani. Ancara, e l'anima papalare che Pasalini scrutava con clinica distacca. Ninetta per la prima volta in vita sua vede la neve (e di origine calabrese: era troppa piccalo per la nevicata di Roma del '57, a forse non era ancora venuto dalla Calabria). Siamo appena arrivati a Pescasseroli, Ie distese di neve I'hanno gil fatto gioire di pura sorpresa un po' trOppo infantile per la sua eta (ha sedici anni). Ma can 10 scendere della notte, il delo si fa d'improvviso bianco, e, co-
me usciamo dall'albergo per fare due passi ne! paesello deserta, eeco che I'aria si anima; per uno strano effetto ottico, dato che i piccolissimi fiocchi vanno verso terra, pare di innalzarsi verso il cielo. rna irregolarmente, perche la loro cad uta non e continua. un bizzoso vento mon. tano Ii fa vorticare. Guardanda in alto gira la testa. Pare
385
che cutto il ciela ci stia cadendo addossa sciogliendosi in quella sagra felice e cattiva di neve appenninica. Figurarsi Ninetto. Non appena percepisce l'avvenimento mai visto, quello sciogliersi del ciela sulla sua testa, non conoscendo ostacoli di buona educazione alIa manifestazione dei propri sentimenti, si abbandona a una gioia pri-
va di ogni pudore. Che ha due fasi, rapidissime: prima e una specie di danza, con delle cesure ritmiche ben precise (mi vengono in mente i Denka, che battona il terreno col ta]]one, e che, a loro volta mi avevano fatta ve~ire in mente Ie danze greche come si immaginano leg-
gendo i poeri). La fa appena appena, l'accenna, que! rirrna che percuote]a terra coi caUoni, muovendosi su e giu con Ie ginocchia. La secunda fase
e or~le: consisre in un
grido di gioia orgiasrico-infantile che accompagna Ie acmi e Ie cesure di quel cirmo: «He-eh, he-eh, heeeeeeh». Insomma un grido ehe non ha corrispettivo grafieo. Una vocalita dovuta a un memoriel, cAe congiunge in un continuo senza intenuzione il Ninetto di adesso a Pescasseroli al Ninetta della Calabria area-marginale e eonservatriee della eivi!t. greca, al Ninetto pre-greco, puramente barbarieD, che bane il taHone come adesso i preiscorici,
di Denka del basso SUdan
l3
•
nu~
•
II saggio per un verso deserive, per I'altro polemizza. Polemizza eon 10 strutturalismo, ehe disegna «geometrie» e «proiezioni formali»14. Un poeta e un marxista non possono aceontentarsi di esso: il poeta perch': e portaro a vivere nel magma, a impossessarsene; il marxista pereh': ne! magma desidera «apponare I'ordine sia nella conoscenza, sia nell'azione»: ed entrambi «si ribellano all'ondata di formalismo e di empirismo della grande rinascita europea neoeapitalista» 15. •
Dunque: quali Ie eonclusioni? Rifiuro sistematico del neoilluminismo: sia della neoavanguardia (quale suo vistoso eorrispettivo letterario)I", sia delle tecniche propagandistiche ormai in usa nell'editoria, a esempio. Pasolini antivedeva un rovinoso avvenire: un avvenire ino di difficolta sociali nelle quali veechi e consoli dati sche-
386
mi, antic he certezze (i1 «pacifismo democratico., ad esempio) non avrebhero pili avuto senso . . Nella fuga dalle campagne verso Ie citta (una fuga anche «linguistica.), egli leggeva sinistri presagi, I'apocalittica fine di cio che aveva pili amato. IL CORVO
Un saggio quasi drogato, un amabile beatnik, un poeta senza pili nulla da perdere, un personaggio di Elsa Moran-tet un Bobi Bazlen, un Socrate sublime e ridicolo, che non si arresta davand a nulla, e ha I'obbligo di non dire mai bugie, quasi che i suoi ispiratori fossero i filosofi indiani 0 Simone Wei\. (. .. ) II corvo ... - una specie di metafora irregulare dell'autore \J. Nel 1965, Pasolini penso a un film che chiamo «in prosa.: Ueeel/aeci e uece//ini. La comicira tramuto quella prosa in • • poes.a. Al fondo della disperazione pasoliniana c'era radicata una antic. virtli: la pazienza. Pier Paolo era convinto rhe, a lungo andare, Ie sue idee avrebbero avuto credico, sempre pili credico. Profetizzava I'apocalisse, convinto che Ie sue parole l'avrebbero esorcizzata. Comicamente, egli sapeva vedersi come un grillo parlante: un grillo che preannuneia naufragi, e sa anche ridere della propria petulanza. •
Ecco il corvo - gli diede la voce del suo carissimo Francesco Leonetti. Accanto c' erano Toto e Ninetto. Ho parlaco di disperazione: l'allegria di Ninetto riuscl a stemperarla. Proprio amaverso I'invenzione di Ueee//aeci e uceel/ini si puo misurare l'intensita del rap porto che lego Pier Paolo a Ninetto - quanto di simbolico Pier P.olo investl in quel r.pporto. Puo app.rire 0 folie 0 banale, di un banale romanticismo, ehe Pier Paolo abbia prestato gran parte di s6 all'immagine di Ninetto. Ma tale fu, semplicemente, la forza poetic. del suo amore.
387 •
Si vide come il grillo parlante, un querulo maestro: un maestro da apologo, il quale non puo che finir male: la sua verita non puo non diventare alia lunga irritante. Spennato e farto arrostD, il maestro finiril nella stomaco di chi ha scelto come oggetto di cura pedagogica: Ninetto e Toto, scambievolmente, nuovi Don Chisciotte e Sancho Panza. Ma quale destino e pili felice, per un maestro assillato da una puntigliosa voglia di insegnare, se non quello di mutarsi in vivo nutrimento dei propri allievi? l8
Una fclicita «elegiaca» e «monuaria», si dira • Ma una tale inclinazione, nel corso di Uccel/acci e ucal/ini, viene sottoposta a una perpetua metamorfosi, a un continuo gioco di comiche allusioni. II ,tema del film e classico, fra i pili classici della lerteratura. E il tema del viaggio di ricerca - anzi, e il "viaggio" per •
antonomaSJa.
Toto e Ninetta vanno sulle strade del mondo e della storia in cerca di cibo materiale e morale. Son a Don Chisciotte e Sancho Panza, ho detto: e, natural mente trattandosi di cinema, sana anche Charlot. Essi rappresentano la mitezza e la forza del euore: sono anche la fede, la fede franceseana, depurata del furore incollerito che aveva ossessionato il Cristo secondo Matteo. Nel viaggio, Toto e Ninetto incontrano un complice, il cacasenno, il corvo - e il viaggio ha lui per protagonista. II corvo vuole insegnar loro a guardare oltre l'apparenza: vuoIe insegnare come si puo conoscere il mondo can la ragione oltreche col euore. Non sopravviveri't al proprio destino - il mondo ha la meglio sull'ingenuita di Toto e Ninetto; oppure, ambiguita della metaforat, la ragione, esaurito il proprio eompito, non puo che laseiarsi digerire da quella ingenuita. II film ha una trama astratta e impalpabile: Ie avventure so no aeree e simboliche -Ie salva I'irresistibile funambolismo di Toto e I'inequivoea vitalita di Ninetta.
388
Dunque, attraverso cos a viaggiano i due personaggi? Cosa e cifrato nei loro comici panni, e, ancor di piu, nel frenetico gracidare del corvo? IJ marxismo innestato come una norma innocente, palingenesi non tuttavia mana rna ragionat3, su una incrinatura della norma, suI trauma (ta nostalgia della vita, il distacco da essa, la solitudine, la poesia come compenso, il dovere naturale della passione, ecc. ecc.). Ma I'autobiografia S1 manifestava soprattuuo nel tipo di marxismo del corvo. Un marxismo, cioe, aperto a tutti i possibili sincretismi e regressi, restanda ferma sui punti piil sal-
di, di diagnosi e di prospettiva
19
•
I due personaggi viaggiano amaverso "Ia crisi delle ideologie": cercano, per bocc. delloro aurore, 0 del corvo, una possibile continuita, fosse pure "irregalare", col mondo delle belle speranze resistenziali. II corvo guarda all'ilarit. proletaria di Ninetto e di Toto come a un bene storico da non disperdere, 'da non seppellire: guarda altresl aile borgate come a un luogo ave la palingenesi c possibilc. La sacralid della storia: la sacralit. dell'ideologia non e qui spenta: saccorre I'ironia, e anche la comicita. II viaggio e quindi «elegiaco» e «nostalgico»? 81, nel senso che quell'elegia era la misura del sorriso di Pasolini. . Ma il viaggio era anche una liaba - Fedro e La Fontaine i padrini. Nella liaba la crudezza della disperazione pasoliniana trovava un momento di sosta, se non il risolvimenta 2o • LA VITA, LA MALATTIA
«Nan patro rnai dimenticare che la sacieta italiana mi ha condannato attraversa i suai tribunali 21.» Nonastante il sorrisa e la liaba, Pasalini nan dimentica. Avrcbbe anche aggiunta d'aver fatta cinema "per ripudiare can la lingua il paese da cui sana stata Ie cento valte sui punto di fuggire».
389
La sua «opposizione»
e ormai «su due fronti, contro la
piccola borghesia e contco que! suo specchio che eo certo conformismo di sinistra. 2Z • Disperato e tenace, Pasolini non si escJude peril, nella precostituita solitudine, dal dibattito culturale. E catturato dal cinema sempre di pili: e al cinema dedic. adesso una in. .. . tensa attlvlta teonea.
God.rd in Franci., Pasolini in It.li •. 0.11. Francia vengono Ie .nalisi critiche e semiologiche dei «Cahiers du Cinema» 0 di Roland Bacthes, 0 di Christian Metz. ARoma, si era coagulato un gruppo di giovani cineasti intorno a un periodico, .Cinema e Film_: sono, fra gli altri, Adriano Apr~, Luigi Faccini, Maurizio Ponzio La loco attenzione e voltata a un possibile catalogo dellinguaggio cinematografico. Momento di raccolta e sperimentazione per questi interessi divenne il Festival di Pesaco, indicato come quello del «Nuovo cinema». Ne e organizzatare Lino Micciche. A Pesaro, settembre 1965, fu indetta, accanta aile pcoiezioni, una tavola cotonda di studio. Pasolini vi Jegge la sua prima tesi, II cinema di poesia, esemplificando su Antonioni, Bertolucci, Godard, Glauber Rocha, e Milos Forman. La lingua del cinema e «rozza», priva di dizionario, «irrazionalistica», «onirica», «eJementare», «barbariea». Quel-
la lingua e «Ia realt~»: il cinema di poesia ne e la resa assoluta e immediata. La letteratura lavora su un lessico stabilizzato: il cinema no - «mentre I'operazione della scrittore e un'invenzione estetica. quella dell'autore cinematografico e prima linguistica poi estetica. z,. AII'appuntamento di Pesaco venne anche Barthes. Barthes discusse a lungo can Pier Paolo suI far grammatica
390
delle immagini cinematografiche, rna ribadl anche, in ogni incontro, quanto importante fosse in un film la dina mica delIa narrazione, la messa in atto di una logica per cui un film ucomincia" e ufinisce", descrive la parabola di un destino. Nell 'autunno del 1965 Pasolini ripose grande fiducia in una iniziativa letteraria. II rinnovarsi di «Nuovi argomenti», la rivista diretta da Alberto Carocci e Moravia - col 1963 il suo ruolo di mediazione politico-culturale si era indebolito. Altre riviste - «Quaderni piacentini», ad esempio - si erano sostituite a que! ruolo e1aborando da sinistra una linea critica verso la politica del PCI. Le polemiche della neoavanguardia avevano imposto un improvviso black-ou! sulla letteratura. Moravia penso a una nuova serie di «Nuovi argomenti» dove la letteratura, la letteratura creativa, avesse parte determinante. Pasolini fu entusiasta dell'iniziativa: anzi, accelero la decisione di Moravia prendendo contatti con gli Editori Riuniti, la casa editrice del PCI, percht assumesse stampa e diffusione del periodico. La cosa era giii quasi -in porto, quando, per un ripensamenta estremo - il timore che I'editoria di partita potesse inavvertibilmente condizionare una rivista di letteratura -, Moravia e Pasolini interpellarono Livio Garzanti. Garzanti accetto di stampare e diffondere «N uovi argomenti»: accetto I'idca che la rivista potesse diventare uno strumento per scovare nuovi scrittari: fidava nel talento rabdomantico di Pasolini. Per mia parte, fui chiamato per allora al\'incarico di segretario di redazione. Pier Paolo non teneva pill a fissare scelte parziali e coerenti, come gli era accaduto con «Officina»: la linea di «Nuovi argomenti» si rivelo possibilistica, legata al criterio della qual ita. Dalla selezione dei manoscritti ricevuti, vennero ritagliati alcuni nomi: Dario Bellezza, Giorgio Manacorda, Renzo Paris. -
391
Fra questi, Bellezza, per l'istinto naturalmente lirico dei suoi versi, convinse Pier Paolo pill di altri. Oi Bellezza 10 divertiva a!tresl I'inclinazione al folIe pettegolare. Pier Paolo diceva che Bellezza era il «prete di se stesso», in una forma inconsapevolmente comica. Quella comicita riscattava tracce di vecchio maledettismo: siglava uno scrittore modemo. Bellezza abbandono la famiglia: aveva bisogno di sbarcare un difficile lunario. Per qualche anno, fra i Sessanta e i Settanta, Pier Paolo 10 incarico di sbrigare la sua corrispondenza non strettamente personale. In questo modo, occhiaIi pesanti suI naso, falti capelli nerissimi, Bellezza guadagnava un mensile, per quanta minima, e poteva scrivere In-
vettive e /icenze. La letteratura, per Pasolini, non era sfuggita d'orizzonteo Presto comincera a scrivere poesie «su ordinazione», «5U commissione» - Ie prime di Trasumonar e organizzar -; andra, nella sua fantasia, prendendo forma «un nuovo tipo di buffone»: il poeta, la cui «purezza» pub essere anche «mistificazione». Scrivera: La mistijicazione eleggerezzo.
La sincerita epesante e volgare: con essa e10 vita che vinet. Deve vineen, invtce, /a giovinezza, e di efJrazioni insolent; e graziose - e pazienti: percht pazienti sono i giovani, non i vecchio Torni il Falsctto. Tutto cio mi esuggerito dalla grazia degli Eritrei 24 • Questi versi, dettati ai primi mesi del 1969, costituiscono la summa d'una esperienza esistenziale che aveva preso Ie masse al tempo di Uccellacci e ucce/lini. Esperienza esplicita di gioco, di maschere: la sacral ita del gioco e della maschera nietzscheana. Non vi fu mai un esplicito, consapevole accostarsi di Pasolini a Nietzsche. Nietzsche era per lui que! che Lukacs
392
aveva deciso fosse per tantissimi suoi lettori: I'immagine negativa e esemplare dell'irrazionalismo borghese. Ma alcune sintonie si sviluppano spesso irresistibili. Olere il volto dell'erudito, non c'era in Pier Paolo il discepolo «di un dio sconosciuto»,
0
{'Iun'anima mistica e quasi menadica»?
Era tale interiorira che gli faceva parlare di «Ieggerezza». E la «Ieggerezza» non era obbligatoria per il discepolo di Zarawsera? «Leggerezza» in Pier Paolo significava anche attivita, frenetica, dissanguante attivitil creativa. Una sera di marzo, 1966, a cena in un ristorante del Portico d'Ottavia, in ghetto, aRoma, ebbe una crisi d'ulcera. Con lui erano Moravia e Dacia Maraini. Pier Paolo si era alzato dal tavolo, era andato in gabinetta. Passo del tempo, un po' troppo. Poi la porta si spalanco e lui venne avanti a terra in un Jago di sangue, in piena emorra-
gia. Dacia si affretto a sollevarlo, e Ie svenne per tre volte fra Ie braccia. Rinvenendo, Ie chiedeva: «Non rn'i lasciare, non mi lasciare». Lei gli bagnava la fronte, lui sembrava morto. Aiutata dai camcricri, Dacia 10 porto fuod, fino alia macchina. Can Moravia, 10 accompagnarono da un medico di fiducia. Gli venne praticata un'iniezione, Pier Paolo si riprese. Dovette stare circa un mese a letto, immobile. Guarito, dira a Giorgio Bocca: «Certi mattini, al risveglio, il pensiero dell 'eta eo come una folgore. L'ulcera, un mese a letto, la debolezza, i riguardi. Mi sono sentita vecchio, per la prima volta» ZS. Pesava cinquanta chili - fu scrupolosissimo nella dieta. Beveva latte, mangiava in bianco. Le consuete cene a cas a di Laura Betti, per qualche anno, furono ispirate a un menu • ngoroso. Pier Paolo, nel giro di due tre anni arrivo a ristabilirsi, e tocno a nutrirsi secondo la regola antica. Ma la malattia, la lunga e attenta convalescenza segnarono la sua vita. Quelle parole - «mi sana sentita vecchio, per la prima volta» - non furono casu ali.
393
La vecchiaia - ceno, un'ironia. A quarantaquattro anni, Pasolini non poteva dirsi «vecchio». Ma la solitudine, la riflessione che fu inevitabile durante la degenza, 10 ponarono a guadagnare que!lo stato di «Ieggerezza», di «mistificazione» positiva, cui era stato gia "chiamato" dal "corvo" di Uccellacci e ucce/lini. La «Ieggerezza» era un'arma ironica: un acquisto di liben3, e di maturitii. Torno fra gli amici dicendo: «A letto ho scritto sei tragedic». Era vero: aveva abbozzato in que! mese i sei testi che costituiscono il suo corpus teatrale: Calderon, Pilade, Affabulazione, Porcile, Orgia, Bestia do stile. Delineo 10 schema, anche, di Teorema. Con Moravia e Dacia, avevamo dato vita a un teatro di scrittori italiani in una cantina del centro di Roma, il Teatro del Porcospino di via Belsiana: una piccola compagnia guidata da Carlotta Barilli e Paolo Bonacelli, regista Roberto Guicciardini. Fra contrasti, it teatro si mantenne in vita per due stagioni: Guicciardini ando via, subentrarono altri registi; la fisianomia dominante voleva essere offerta dai testi. Del fare teatro discutemmo a lungo in quei mesi. Accuse a scrittori, accuse a attori - Pier Paolo sosteneva che gli attori non si sarebbero mai liberati del «birignao» tradizionale: diceva che il suo teatro .scritto» non sarebbe stato mai «recitato., e che mai 10 avrebbe affidato al «Porcospino». Cos] accadde. Stampo, dopa molte esitazioni, su .Nuovi argamenti», Pilade il 1967, e Affabulazione ill969 26: era no stesure di transiziane. All'intero suo teatro pensava di dar definitiva sigillo ancora nel 1975. Compiuto e ultimata di mana propria si puo cansiderare sol tanto Calderon, pubblicato in volume nel 1973. Quanta al rappresentarla, quel tearro: can regia sua, a Torino, diede in prima, il 27 novembre 1968, Orgia; attori,
394 •
Laura Betti, Luigi Mezzanotte e Nelide Giammarco. Lo dominava, verso questa forma d'e'spressione, una scontentezza mai sopita: 0 la necessita di soluzioni non semplicemente stilistiche. La sacralita dell' esistenza, cosl come si manifesta nel n ucleo familiare, nella vita sociale: questo il tema del corpus tragico pasoliniano, abbozzato in quella primavera del 1966. Egli aveva idea, gia chiara in Poesia in forma di rosa, che il "potere" neocapitalista, violando storici valori morali, compisse un oltraggio irreversibile alIa socied: Pasolini intendeva dar voce lirica e drammatica agli effetti di quell'oltraggio. La sofferenza conseguente - sociale, esistenziale - era figurata come fosse un atto di individuale contrizione compiuto sot to l'occhio di Dio e del fato. II teatro pasoliniano nasce cosl, sacrale, monologante privo di uscite di sicurezza. E Ie sei tragedie paiono l'una co• rollario dell'altra, ruotando intorno ai rapporti conflittuali fra padri e figli, alle uropie politiche della gioventu, ai rischi autoritari della civil til. di massa. II verso sparisce dentro scagJie di saggismo, si stende in impcrturbati laghi paesaggistici. I personaggi, Ie voci concertanti, frantumano la propria esperienza vitale assaporandola particola per particola. Non fa differenza il cinema pasoliniano, compos to di tessere su tessere - inquadratura su inquadratura - e dove la vita e rappresentata come su tavolette devozionali. «Evito il piano-sequenza: perch': esso e naturalistico, e quindi ... naturale. II mio amore feticistico per Ie "cose" del mondo mi impedisce di considerarle naturali: 0 Ie consacra ole dissacra con violenza, una per una: non Ie lega in un giusto fluire, non accetta questo fluire. Ma Ie isola e Ie idolatra, ',,' pill 0 me no Intensamence, una per una 27 .» Idolatria del reale: la vita si perde nel pragma. Di qui l'imperativo a rincorrerla, a immergersi in essa. Profondo, in questo, eil pessimismo intellettuale; profondo I'anelito mistico.
395
•
Geno Pampaloni, recensendo i saggi raccolti in Empirisma eretico, circoscrisse tale pessimismo e iI suo rovescio religioso: Perduta la certezza ideologica e morale del marxismo egemonico, l'idea]e di Paso]ini e sempre pill rivolta verso un manda pluraHsta. spontaneo, libertario. I sooi interessi si concentrano verso una problematicita 0 politicita generale, ne]]a ricerca non pill di un ordine rna di un sensa della vita. In quesro spazia religiosoegli trova i sliol accenti pill veri. Come nessun altfo, oggi, il Pasolini riesee a trasmetterci l'affanno, 10 sgomento, la miseria di un'epoca che, neJ marire, accantona distrattameote gli stessi travagli, odi e rimpianti che I'avevano attraversata
di luce drammarica. Da queste pagine spesso irte e rabbiase di farmule, di sottigliezze teo riche, si ricava 80prattutto un sentimento dolce mente carastrofico, come
di un'intelligenza sopraff.tta dalla pieta 28 •
La religione, un particolare rapporto con la realta. Tale il pensiero di Pasolini, e l'accento della sua «pietil". Ma in questo religioso sentire apparivano trasparenti ombre del passato: D'Annunzio in primo luogo, quindi i romantici innamorati di civilta barbariche e sepolte. II modello della flaubertiana Salammbo non e lontano. II pauperismo figurativo del Vangelo poteva gia lasciar supporre un Pasolini perduro dentro Ie spire del mito 0 di un passato sogn.to.1 di Iii della storia. La scrittura delle tragedie, l'invenzione visiva che Ie domina, conferma la sup• poslzlOne. •
•
Ciononostante, nella evocazione d i archetipi psicologici e morali, Pasolini sea pre dimenticata materia di se - di quel suo io languente fin dagli anni della giovinezza. II rapporto col padre, la sua nostalgia per I'immagine di lui: Pier Paolo , scopre la sacralita di un rapporto che per anni ha odiato. E questo il tema specifico di AfJabulazione, forse il piu srraziante di quel fascio di testi.
396
Si dice che Ie malattie del corpo siano esplosioni visibiIi degli invisibili mali dell'anima. All'origine somatica delI'ulcera di Pier Paolo S(anno inveterate costrizioni del cuore, e, forse, i lunghi silenzi rotti da mute risate, 0 dagli scritti, dai film: certamente vi stan no anche Ie dolorose esperienze della vita familiare, l'amore per Susanna, la morte di Guido, la ripulsa nei confronti di Carlo Alberto. Questa ripulsa cova a lungo nella sua mente - la sua mente inseguiva attentamente i propri moti: la piu impalpabile fibrillazione era motivo d'esame. , Arrivo dunque la malania, la convalescenza. Quell'esame, nelle settimane di letto, dovette accentuarsi acuto, su, bentrando il sentimento di una maturita, di una «vecchiaia», che avanzava sempre pili. E l'immagine incombente del padre, immagine simbolica - e il caso di dirlo -, dovette farsi • • netta nel contornI. ~ Che in primo piano, protagonista, in Ajfobu/ozione, sia il padre - 0 in Pi/ode la deliberata nostalgia di esso, architrave della societa - non avviene quindi a sorpresa. In Ajfobu/ozione, il padre ricerca, esige un confronto positivo col figlio: la sua disperazione e non trovare altra via d'uscita a tale confronto se non l'assassinio. ' Crono divora la propria stirpe - Pasolini, ne! ripercorrere sotto spoglie mod erne i passi del mito, sceglie non a caso l'ottica di Crono.
Ebbent ;0, onzichC voler uccidere m;o figlio .. , va/evo essere tJcciso!! Non Ii pore slronoP E lui, onzichi voler uccidermi - 0 losciarsi uccidere volenteroso e rassegnoto come i suo; coetanei obbedienti non vo/evo ne uccide;mi nllasciorsi uceidere!!! ( ... )
397
Non glient importovo niente di me, e di tutte Ie uccisioni veechie e nUOVf, che /egano un padre e un fig/io .. . Quindi si era liberalo di tulto .. .
Ma la favola di Crono andava a impressionare altra pellicola che scorreva nell'immaginazione pasoliniana. Gill Pasolini vedeva i figli borghesi, stimolati dall'euforia del boom neocapitalistico, «Iiberarsi di turro», tramutare il senti mento della liberta in indifferenza, negarsi all'appello religioso dei mid attamo ai quali ruotano psicologia e staria. La disperazione di Crono specchiava, e non di srretra misura, il pessimismo radicale dell'autore di quella nuovafabuta. Quale altra speranza egli poteva nutrire? Se questo era i/ futuro, era del Iullo imprevedibi/e. (. .. )
E i/ futuro imprevedibile che mi ha armato 10 mono eproprio questo, del decennio che viviamo. Esso ha fOlio decadere il passato, e prematlJramente domino gli uomini. Oli lJomini 10 vivono con inconsapevolezzo. senlendolo in rea/til piuttosto come morte di valo,; passuti che come "ascila di nuovi. Cio Ii ami/ia, eli fa regredire a empietil infantile. Equesta che, in realla, mi no reso assassino di un jig/io abu/ico, anacronislicamenfe innocente (a meno che non si trotli di una innocenza anacrvnisticamenle nuova)Z9.
Nel cinema, ecco, dunque, Edipo re, nel 1967 - film di impasti barbarici, incorniciato fra due tessere "padane". I colori pastello di una dolce Lombardia vista nel primo dopoguerra e nella contemporaneitil: al centro, la gemma di un tempo che precede la storia e che, pure nella sua anticatura, possiede il brivido di tormentose anticipazioni. Edipo re, e la gemella tragedia della madre, Medea, compongono la vera SalammbO pasoliniana, per fasto decorati-
398
yo, per simulatissimi giochi allusivi, per preziosissimi panneggi formali - rna, accanto a questo, vi convive I'idea, che parrebbe da lung (0 da Nietzsche?) suggerita, per cui nei simboli archetipici e contenuta, come nel seme, tutta la vicenda umana. Scrivendo del proprio film, Pasolini parlo di «estetismo» e «umorismo»: racchiuse nelle proprie parole una sorta di ironico ripiegamento. Anche se presente, e «sembrerebbe battere Marx», Freud e «inserito» nel film «come potrebbe inserirlo un dilettante». Ma il ripiegamento edell'anima, anzi nell'anima: quella che nasconde il pili crudele sentire. Perche Edipo? Pier Paolo si dichiara fuori, ormai, «a quarantacinque anni., da ogni viluppo freudiano e marxista: accetta la propria condizione di intellettuale «borghese», con tutte Ie ambiguita e gli obbligati retaggi: per questo, in Edipo, racconta «cose da cui ormai e lontano». Si e forse ispirato alia tragedia sofoclea' per spiegare la violenza dell'ascendente materno su di se? «Non ho mai sognato di fare I'amore con mia madre. Neanche sognato.» II caso e diverso, illuminato in alcune righe che suonano confessione distratta, addirittura inutile: «Ho piuttosto sognato, se mai, di fare I'amore con mio padre (contro il como della nostra povera camera di fratelli ragazzi), e forse anche, credo, con mio fratello; e con molte donne di pietra»30. Sulla bocca di Pasolini medesimo ela spiegazione - ascosamente disperata - dell'urgenza del SaCro nella sua immaginazione, di quel sacro che si annidava ne! segno invisibiIe dell'albero paterno. Parrebbe scandaloso chiedergli ancor pili esplicitezza, 0 pili veggente conoscenza di se stesso.
Edipo re venne presentato alia XXVIII Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, nel settembre 1967. Franco Citti protagonista convinse poco: convinse Silvana Mangano quale Giocasta, un totem di topazi affilati e duri
399
di colore (sl, una «donna di pietra»); e convinse ancora di pio il paesaggio marocchino scelto a rappresentare I'antica Tebe e i suoi monti. Ne scrisse Guido Piovene e ne difese l'estetismo, il dannunzianesimo: «Vi e oggi di mol eo peggio che il dannunzianesimo; e D'Annunzio e un poeta molto pio grande della maggior parte degli idoli che oggi la folia critica e letterari. incensa. Cosl per I'estetismo: vi e cerro in Pasolini una parte notevole di estetismo stilistico; tanto meglio per lui ... ». La sagacia eritica di Piovene si spingeva pio al fondo: ?Il punto ultimo di arrivo della ricerca e della cecitil. di Edipo, gia implicito del reseo nell'opera di Pasolini, e che il dolore umano non e occasionale, ne legato per quanta ha di pio intimo e cocente a questa 0 a quella causa seorica; bensl esistenziale, fatale, legato al sangue e al destino del sangue, non storico rna metastorieo, Iii dove I'hanno posto i grandi miti tragici»31. AMERICA AMERICA
La Maserati 3500 GT: Pier Paolo l'aveva acquistata, sia pure di seconda mano, pcr quell' estate 1966. Passo qualche giorno con Susanna in villeggiatura a Piano d'Arta, in Carnia. Gli si porrebbe rimproverare la civetteria dell'auto di grossa cilindrara. Pier Paolo prendeva a amare un abbigliamento vis to so, quasi per adeguarsi alia moda "giovane" in yoga: golf di lana dai colori spericolati, i pantaloni di pelle, i giubbetti di renna, i polacchetti ai piedi. Con gli anni Settanta prese a scurirsi i capelli. Faceva ironia su tutto questo: parlava di obbligo erotico: unica famicil. In questo tearrino, invadente oggetto pop, esorbitante, era piazzata la Maserati. I viaggi 10 portavano in Cecoslovacchia, in Ungheria, in Romania, e negli USA.
400
Nelle repubbliche democratiche dell'Europa orientale Pasolini si convinse dell'obsolescenza cui il marxismo pareva condannato. In Cecoslovacchia, in U ngheria, in Romania, incontro intellettuali: Attraverso lora, attraverso la lora inquietudine. il Joro malessere, ( ... ) he sentite l'inquietudine, il m.lessere di quei paesi: di cui credo si possa schematicamente e som· mariamente indicare la causa ne! fatto che ul a rivoluzione non e continuata", ossia che 10 Stato non si e decentraro, non e scomparso, e gli operai neHe fabbriche non sono veramente partecipi e respens.hili del potere politico, e sana invece dominad - chi non 10 sa, ormai, e non 10 ammette? - da una burocrazia che di rivoluzionario ha so 10 I'1 nome32 .
Nell'ottobre 1966 fece un breve viaggio a New York, il primo negli USA. Lo travolse I'atmosfera di novita che si re. spirava in quel paese. In America, sia pure nel mia brevissimo soggiorno, ho vissuto molte ore nel clima clandestino, di lotta, di Ufgenza rivoluzionaria, di speranza che appartengono alI'Europa del '44, del '45. In Europa tutte e finite: in America si ha l'irnpressione che tutto stia percorninciare. Non voglio dire che ci sia. in America, la guerra civile, e forse neanche niente di simile, ne voglio profetarla: tuttavia si vive, la, come in una vigilia di grandi cose33 .
New York 10 ha eccitato - in interviste ripete frasi di gioia: «Vorrei avere diciotto anni per poter vivere tutea una vita quaggiu» 34. Ma, di Iii da questa gioia, distingue, e distingue con forza: Tutte quello che ho visto, oppure ho creduto di vedere. New York, si staglia COntro un fondo cupo - e per nei inconcepibile almena in quanta inammissibile - ossia contro la vita americana di ogni giorno, la vita della con~ servazione, che si svolge in un silenzio ben piu intenso degli "urli" che ci giungono dalla sinistra35 .
401
Se in America si scopre «Ia sinistra pili bella che si possa scoprire», una sinistra non comunista ma dominata dal «misticismo della democrazia», e vero che essa si barte contro un establishment solido quanto il granito - ma e quella lotta, animata da «scontento», da «esaltazione» a entusiasmare Pier Paolo: e 10 convince che la rivoluzione e un mito an•
cora VlVO.
Due tre fotografie di Pier Paolo a New York, scattate a Times Square, a Broadway. Era andato Iii in occasione del Festival del cinema, dove \Ceniva proiertato Uccel/acci e uccellini·". Organizzata da Richard Roud, in parallelo a una rassegna londinese, la mostra di New York costituiva la cassa . di risonanza di turta la cinematografia "nuova", quella giil radunat. a Pesaro. Pier Paolo non vi poteva mancare: era il lancio internazionale dei suoi film. Nelle fotografie, indossa un impermeabile leggero, i jeans di velluto beige, Ie Clarks beige ai piedi: sulla camicia a scacchi chiari gli sventola la cravatta, I'aria minerale della citta gli soffia tra i capelli - ha il vi so segnato, scarnificato. Evitn gli inviti mondani: la notte correva per Harlem sfidando tutto quanto era sfidabile, irridendo a chi 10 invitava a temere. Correva al Greenwich Village, a Brooklyn. Una notte, ad Harlem, ho stretto la mana (rna loro me la stringevano con sospetto, perche ero bianco) a un gruppo di giovani negri che avevano suI maglione I'insegna del leopard 0: un movimento estremista che si prepara a una vera e propria latta armata. ( ... ) Ho seguito un giovane sindacaEsta negro, che mi ha . porcato aHa sezione del
~uo
movimento, un piccolo mo-
vimento che conta ad Harlem solo qualche centinaio di iscritti - che lotta contro la disoccupazione dei negri; rho seguito a casa di un suo campagno, un muratoce che si era fer ito allavoro e ci ha accolto steso suI suo povero letto, col sorriso amico, complice e invaso da questa nastra
dimenticato amore partigiano. Sono salito nell' appartamenta "borghese" nella parte pili sordida del Village, a
402
sentire Ie risate isteriche e l'acrimonia aberrante di una intellettua]e, sposata a un negra, che farneticava rancori contro it vecchio comunismo america no e contra la Sini-
stra della Draga 37 • Quel che racconta e certamente una parte minima delle sue avventure. II fascino della citta, la sua bellezza inusitata - Pier Paolo fu travolto da una erotica sfibrante euforia. Accanto a questo - poiche questo era il suo modo di conoscenza - fu rapito dal fervore morale della contestazione americana in atto, dalla scoperta di una democraricita dello spirito, in Italia inesistente. • L'esaltazione non gli vieto uno scrupoloso scrutinio del fenomeno "America". In Italia intorno ai beatniks, intorno alIa rivoha americana contra iI consumismo, c'era «pura curiosira», e anche «ironia»; Pasolini invece scriveva che «nelIe grandi citta americane .. chi si ubriaca, chi si droga, chi rifiuta di integrarsi nel sieuro mondo dellavori>, eompie qualeosa di piLI di una serie di veechi e codificati atti anarchici: . una trage d·la» 3.. vlve
f
I
~
Anche New York, con Ie sue periferie, il problema razziale e Ie tante derive umane che aceoglie, e Terzo mondo: «Non sono bastate due 0 tre gener.zioni per trasformare fino in fondo la psicologia delle enormi masse di immigrati»39. Pasolini non si soma sse ai suoi metodi interpretativi della vita soeiale. Capl quanta «Ia "paura di perdere la presenza" e 10 snobismo della neocittadinanza impediscono all'americano - questa strana mescolanza, in concreto, di sottoprolet.riato e di borghese profondamente e onestamente ehiuso nel proprio lealismo borghese - di riflettere sull'idea che egli ha di se. Che resta dunque "falsa"». Eppure, all'interno di un simile tessuto soeiale, la coscienza di classe albeggia (. .. ) in situazioni del tutto nuove e quasi scandalose per il marxismo ( ... ), nelIe manifestazioni pacifiste e non violente, dominate ( ... )
403 •
da un intelligente spiritualismo. Che
e del resto, ogget-
tivamenre, almena per me, un fatto stupendo, che mi ha ,
fatto innamorare dell'America. E la visione del mondo di
persone giunre, attraverso strade che noi consideriamo sbagliarc - rna che invece sono storicamenre quelle che sana, cioe giuste - ana maturazione di un'idea di se come semplice cittadino (forse come gli ateniesi 0 i romani?), possessore di una nozione anesra e profonda della . 41l d emocrazla .
Cos a innamora Pier Paolo degli Stati Uniti? La convinzione - proieniva quanta 5i vuole, rna «onesta» - che la si arrivasse a una rin'novata concezione della democrazia, abbracciando «il calvario dei Negri» e di tutti i possibili emarginati. Lo innamorava la lotta per i diritti civili e morali: la stessa che era stata in qualche modo sua in Le ceneri di Gramsci, e che ora gli appariva vincente in un intero p"ese. Quel che vedeva accadere in America non era «rivoluzione», forse era preludio di «guerra civile». Eppure, la «novita» americana era cunfortata da segni per lui carichi di energia vitale - i segni della poesia: «Era dai vecchi tempi di Machado, che non facevo una lettura fraterna come quella di Ginsberg. E non e stato meraviglioso il passaggio di Kerouac ubriaco per I'Italia, a suscitare I'ironia, la noia, la disapprovazione degli stupidi letterati e dei meschini giornalisti italiani?» 41. . Si sperdevano nella intelligenza pasoliniana gemme decadenti - il piacere per la vitalid, un piacere che si esaltava alia vista di se stesso -: cos1, non importava se il Kerouac che passo per l'Italia in quell'autunno 1966, trascinato dagli uffici stampa di una cas a editrice, fosse il resto opaco di se stesSo, sconvolto dall'alcool, con in bocca parole che erano ben lontane dalla sua natura di poeta. Pier Paolo scambiava per vital ita creativa gli sbandamenti della fisiologia, e, nella solitudine cui si era condannato, tanto gli basta va. Sempre pili convinto che un poeta, un intellettuale, dovesse sfuggire ai
404
valori della convivenza borghese, esaltava tutto quanto apparisse liberato da ogni obbligatorietil. Avrebbe amato percorrere Ie strade dell' estasi fisica, dello stordimento vitalistico, di una irrelata, abbandonata volutta. II viaggio a New York 10 fece parlare in nome di una giovinezza perenne, quasi di una insperata permutazione di cellule. Superate malattia e convalescenza, si puo vivere di tali accensioni - e Pier Paolo volle viverci. l\fa in lui c'era un'ulteriore convinzione, una convinzione filosofica: andava scoprendo 10 spontaneismo; al fondo del suo sentirsi ineliminabilmente «borghese», e solo contro tutti, scopriva la dannazione dirompente dell'anarchismo morale. Oltre a questo, nel rifiuto, ormai consolidato, della letteratura - egli non voleva pill esser marchiato come «bestia da stile. -, anelava a una totaliti'! suprema, «sacra •. L'inedita intervista in versi del 1966, dett~ta proprio per un ipotetico giornalista newyorkese, offre spiegazione: ( ... ) io vorrei so/tanto vivere pur essendo poeta perch{ la vita si esprime anche solo con Sf stessa. VOlTei espn'mermi con g/i .semp;. Geffare ;1 mio corpo nella lotta. Ma St Ie tlzioni della vito sana espressivc, anent I'espressione eozione. Non questa min espressionc di poeto n"mJnciatario, che dice solo cose, e usa 10 lingua come te, povero diretto strumento,' ma I'espressione siaccato dalle COSf, ; segni fatti musica, 10 poesia cantata e oscura, che non esprime nulla Sf non Sf Slessa, per tina barbara e squisi/a idea clt'tssa sia mis/eriosa suano nei segni orali d; una lingua. 10/10 abbandonato ai mit; coetane; e onche ai piii g;ovoni tale barbara e squisita illusione: e ti parlo bruta/mente. E, paicAI non posso (ornare indietro,
405
efingermi un ragazzo barbaro, che crede 10 sua lingua runica lingua del mondo, e nelle sue sil/abe sente misteri di musica che solo i suoi connazionali, simi/j a lui per caraftere e letteroTia fol/ia, possono sentire - in quanta poeta saro poeto di cose. Le azioni della vita saranno solo comunicote. e soranno esst, 10 poesio, poichi, ti Tipeto, non c', a/tra poesia che I'azione reale (tu !remi solo quando la Titrovi nei versi, 0 nelle pagine di prosa, quando 10 loro evocazione, peifetta). Non faro questo con gioia. Avro sempre il rimpianto di quella poesia che eazione cssa stessD, nel suo dis/acco dalle COSt, nella sua musica che non tsprime nulla se non /0 propria arida e sublime passione per se stessa. Ebbene, ti confidero, prima di lasTiarti, che io votTe; essen scrittore dt musica, vivere con degli stromen!; denlro 1o tOfTC di Viterbo che notl rifseo a compron, ne! paesaggio pi!) bello del mondo, dove I'ATiosto sarebbe impazzito di gioia ne! vedersi riereato con tanto innocenzo di querce, colli, acque e botri, eli comporre musica, I'uniea azione espressiva forse alta, e indefinibile come /e azioni della realta. Dunque, 0 la musica 0 l'azione - «gettare il mio corpo nella lotta». La sfiducia nelle possibilitil mediatrici della letteratura e radicale. Pasolini sembra ormai soggiogato dallinguaggio cinematografico - 0, meglio, e soggiogato dall'idea da lui stesso elaborata dellinguaggio cinematografico. E confessa di non nutrire pili «illusioni»: la realta, bene supremo, resta incatturata dalle parole. La poesia e l'azione stessa: per affermarlo non bisogna aver paura della «natura» 0 del «naturalismo»). " . Io oso infatti dire: «Se amaverso il linguaggio cinematografico io voglio esprimere un facchino, prendo un
406
facchino vera e 10 ripraduco: corpo e voce», Allora Mo, ravia ride: «(Ecco, iJ cinema e naturalistico, come vedi. E naturalistico, e naturalistico! J\1a it cinema e immagine. E solo rappresentando un face hi no muto (bene) tu puoi fare in qualche modo del cinema non naturalistico~). «Niente affatto,» dieD io «i1 cinema e "semiologicamente" una tecnica audiovisiva.- Quindi facchino in carne, ossa e voce.»
.Ah, ah, il neorealismo!» fa Moravia, .Sl, io, facendo del cinema -"on un mio film - facendo del cinema, se cleva esprimere un facchino 10 esprimo
prendendo un facchino vero, con la sua faecia, la sua carne e la lingua con cui si esprime.»
«Ah no, qui ti sbagli,. e Bernardo Bertolucci che 10 dice «perch': far dire a un facchino quello che dice lui? Bisogna prendere la sua bocca, rna dentro la sua bocca bisogna mettere parole filosofiche (come suol fare Godard, naturalmente)42.» •
La conversazione e fedelmente trascritta, e tante, interminabili discussioni ebbero un simile andamenta, con Ie risate di Moravia, la perseveranza did attica di Pier Paolo, e Bernardo Bertolucci, che, pre so allora da Godard, inseguiva , un sogno neoromantlco, lVIa Pier Paolo, nell'esercizio di quei sottili distinguo, salvava se stesso dal possibile naufragio in una forma di irrazionalismo del tutto sfiammata, II cinema, il «Iinguaggio scritto della real til», sostituendosi alia letteratura, proponeva a Pasolini un !eorema, una sacra, dimosrrabile meditazione - che la realta fosse insieme se stessa e il suo specchio, , E dimostrabile, cioe,l'ineffabilita del reale in se, se non si presuppone in esso una presenza, 0 la visita del divino? Implicata, parrebbe, nei grandi temi del deeadentismo europeo, Pasolini cereava - lontanissimo dal rigido marxismo degli anni Cinquanta - inveee che un terreno nuovo d'espressione (I'aveva gia trovato nel cinema), una diversa, o nuova verita di se stesso, .
407
La visita negli Stati U ni ti 10 aveva esaltato - il gettarsi con il corpo nella lotta era evento che avrebbe preso forma un domani -: per ora egli viveva il cocente bisogno di sacralizzare la propria esperienza conoscitiva. Tutte Ie sue intuizioni storiche e sociologiche della vita americana, pur nella loro evidenza e pregnanza, vanno, a petto di quel bisogno, sotto la linea dell' orizzonte. « TEOREMA»
Un film, un libro. L'idea e minuziosamenteesposta nell'intervista in versi del 1966. II film doveva esser ambientato a New York, capitale del mondo occidentale, del mondo borghese. Era l'idea della visita di Dio, che tutti coinvolge e domina - una visita che esplica e rende dimostrabile la sacralid del reale. Era I'idea del teorema, appunto.
Teorema venne girato a Milano, «Ia citra piiI europea d'ltalia», quella dove la borghesia ha volto piiI compatto, e ., . pill agglOrnato. La borghesia ha cambiato aleuni ideali, quello del possedere e del conservare: vuole ormai produrre e consumare. In questo la sua irrealdi e completa: «orrende convenzioni, orrendi princlpi, orrendi doveri, orrenda democraticita, orrendo fascismo, orrenda oggettivitii, orren do sorriso» 43, Pier Paolo dipingeva cosl quella borghesia - e in tanto orrore pensava potesse scatenarsi il miracolo, e realizzarsi il teorema. II miracolo avrebbe vanificato tanto orrore? II film si chiude con un urlo -l'urlo e ambiguita, contempera sentimenti liberatori e raccapriccio. II vero miraco10 e che Dio appaia, null'altro. E Dio appare, sotto Ie spoglie di un giovane enigmatico e bellissimo, e conquista carnalmente un'intera famiglia: il padre industriale, la madre, due figli, la serva Emilia - quindi sparisce. La sua sparizio-
408
ne genera in tutti una crisi: it padre donera agli operai la sua fabbrica, si spogliera nudo fra i binari della Stazione centrale di Milano; la serva, assoluto candore e assoluta identificazione con il divino, levitera santa in cielo, dalla sua tomba scaturira una fonte d'acqua benedetta. Dunque, il film venne girato nella primavera del 1968 Pasolini, con la sua camera,, tornava alia sfumata luminositii del paesaggio lombardo. E, se possibile, quella di questo film, una superficie senza screpolature (Ie screpolature che davano forza e violenza ai film del Pasolini "romano"). II libro venne pubblicato nella stessa primavera, prima che il film raggiungesse gli schermi. Nella bandella editoriale, Pier Paolo scriveva: Teorema e nato, come su fonda cro, dipinto con la mana destra~ mentre con la mana sinistra lavoravo ad affre-
scare una grande parete (il film omonimo). In .tale natura anfibologica, non so sinceramente dire Quale sia pre·
valente: se quella letteraria 0 quella filmic •. Per I. verira, Teorema era nato come piece in versi, circa tre anni fa; poi si e tramutato in film, e, contemporaneamente, nel racconto da cui il film e tr.tto e che dal fiI m e stato carretta 44.
Una pittura devozionale, il "fondo oro" - la castita espressiva e legata a uno stile pauperistico per sintassi e lessico. II presente indicativo uniforma la narrazione, come sempre nel treatment cinematografico - e vi sono Ie sommarieta, Ie ellissi grezze che scandiscono Ie sceneggiature .. Ma 10 scrittore e in possesso di troppa perizia manieristica a suo vantaggio: quella sommarieta, quelle ellissi diventano, nelle sue mani, i tratti caratteristici di un "primitiva", di un pittore che appunto usa il "fondo oro" con reverenza sacrale. Tale reverenza e, perb, tutto sommato, fra virgolette: troppa esperienza di cultura e in Pasolini. II suo sentimento e e non e nativo: e una conquista, 0 addirittura una ricon-
409
quista, se si pensa all'aura verginale di Potsit a Casarsa. L'Oscar Wilde delle favole fu evocato da Cesare Garboli sui conto di Teorema 45 • II "fondo oro" pasoliniano trascolora in una reviviscen· za di gusto preraffaellita: un sublimato sogno d'innocenza, dove l'eros si fa divino.
Teorema fu accolto dai critici, tranne I'eccezione di Gar· boli, come Fosse un treatment e null'altro: uno stratagemma di ex narratore preoccupato, occhio al mirino della camera, di farsi vivo nell'arengo letterario. Ebbene, della sfiducia filosofica di Pasolili.i nella lette· ratura si e detto: Teorema nasce all'interno di essa, rna ne e la testimonianza poetica, non ne e la merce. Erano gli anni nei quali la domina dell'antiromanzo, del· I'antinarrativa dominava il campo: il referto figurale, cine· matografico, di Teorema rappresenta, di quella dottrina, il conforto e la smentita. Con Teorema, Pasolini decise di concorrere al premio "Strega", cos1 come aveva deciso con Ragazzi di vita e Una vita violenta. Lo decise con quel gusto alia sfida che era in lui ragione anche di divertimento. Pier Paolo era ormai del tutto lontano dalle cerchie Jet· tcraric: ai letterati indirizzava, quando voleva, critiche viru· lente. «II mondo della cultura - in cui vivo per una vocazio· ne letteraria, che si rivela ogni giorno pili estranea a tale so· cieti! e a tale mondo - e illuogo deputato della stupiditi!, della vilti! e della meschinita. (. .. ) Diciamolo pure, sono ri· masID isolalD, a ingiallire con me stesso e la mia ripugnanza a parlare sia di impegno chelli disimpegn046 •• II tutto accadeva nel fatidico 1968, primavera. .
•
Contro i premi letterari, gia nei due anni precedenti, si erano levate voci di opposizione, da parte degli editori me· desimi che vi partecipavano e che Ii adulteravano - politique d'abord. '
410
L'electorato del premio "Strega", allargatosi a dismisura, aveva perso i connotati originari, familiari. Tirava "aria di contestazione": ogni obiettivo era buo· no, anche il pill inoffensivo. Allo stato delle cose, il premio "Strega" non era certo quello dove il pocere dell'industria culturale pesasse pill che in altri. Ma J'"aria di contestazione" si confondeva con I"'aria di gioventlI" in quella primavera - quando, invece, per molti, era occasione di sfogatoio per istinti e desideri lungamente • • • repress! 0 sopm. In Pasolini non v'era niente di sop ito, ne certamente qualeosa che esigesse sfogo contro la letteratura. II senso della sua "stida" si indirizzava altrove. La prima votazione del premio avveniva il 18 giugno, come al solito in casa Bellonci, via Fratelli Ruspoli 2, a Romao Corse voce che gli studenti universitari, spinti dall'urgenza di ridicolizzare i cabotaggi di una cultura sc1erotizzata, avrebbero marciato sugli scrittori radunati: Non vi fu aleuna marcia. Nella votazione risulto primo il romanzo di Alberto Bevilacqua, L'occhio del gatlo; seguiva Teorema. Pasolini decideva di ritirarsi dal premio, e con lui 10 decideva Antonio Barolini, quindi Cesare Zavattini e Giulio Cattaneo, tutti partecipanti. Riunioni, conciliaboli, telefonate - settimane caldissime nel piccolo mondo della letteratura romana. Giochi di schieramenti. Maria Bellonci desiderava ricucire la diaspora. Tutto fu inutile. Quale il motivo della diaspora? Tutti denunciavano la dose non scarsa di spregiudicatezza con la quale i sostenitori del romanzo di Bevilacqua avevano agito nella raccolta dei voti. Anche Pasolini aveva scritto ad amici alcune lettere, con richiesta di sostegno e voto, rna q uesto rientrava ne! gioco tradizionale della "Strega". La vera diaspora riguardava il valore espressivo di L'occhio del gatto, cui non si negava abilita, quanto necessita, de-
411
terminazione poetica. L'occhio del gallo veniva giudicato come esemplare di que! decadimento della letteratura e della narrativa perseguito da aleuni uffici stampa editoriali innescando la logica delle tirature alte costi quello che costi. Si diceva: gli editori fanno illoro gioco: non e dena che l'elettorato dello "Strega" debba assecondarIo con tanta ac• qUlescenza. In q uesto era la radice della sfida pasoliniana. Pasolini slidava, parteeipando al premio e quindi ritirandosi da esso, la fragilita d'una parte della critica letteraria italiana - quella ehe aveva accolto il romanzo di Bevilacqua con disattente quanto calorose esaltazioni. E ancora: Ie r.gioni della slida erano tutt'altro che contingenti: la spiegazione andava cereata in parole non equivoehe serine due anni avanti da Pier Paolo nel saggio Lafi-
ne del/'avonguordio: L'azione - in certo modo necessaria - compiuta dall'avanguardia per il ripensamento e il sovvertimento dei va~
lori letterari che si andava codificando ha finito, naturalmente, col dare dei risultati controproducenti (di cui del resto a me non importa proprio nulla:
e una consratazio-
ne che faccio): ossia la bomba di carta fatta esplodere dagli avanguardisti sotto il fortino codificato dei valori letterari vi ha facto sciamare denrro attraverso]a breccia un bel gruppetto di letterati di second'ordine (Berta, Bevilacqua, il buon Prisco eee.): sicche la letteratura italiana
e retrocessa in serle B. Ma va benissimo, perche questa e la sua vedra, e dunque bisognera essere grati aWavanguardia per averla a suo modo ristabilita47.
Ragioni di aspra ironia ~ e ironicamente Pasolini fece esplodere la sua bomba carta ne! tranquillo sal otto del premia UStrega", a verificare,
di nuovo, la
Hverita"
di una let-
teratura. La sera del 4 luglio 1968, al Ninfeo di Villa Giulia, ultima votazione, L'occhio del gotto di Alberto Bevilacqua vince-
412
va con 127 voti: di contro, 117 schede bianche. Alcuni elettori, intervistati alla televisione, indirizzarono a Pasolini insulti plateali. Anche Piero Dallamano, qualche giorno avanti, aveva mosso critiche: Diciamo la verita: questa contestazione alia "Screga" salta fuori nel momento in cui sana di mada Ie contestazioni. Ne sana tutti agnellini i finalisti che si ritirano mentre e in corso la volata, denunciando a gran voce (pe-
raltro senza nominarlo mail alla giuria e al pubblico Ie scorrettezze del vincitore che sta tagliando il traguardo. Povero Bevilacqua""! •
Pasolini non ave va intenzione di vittimizzare ness uno: c'era in lui, come sempre, I'ambiguissimo desiderio dell' «evangelico scandalo», per cui una situazione, anche la piiJ futile, fosse ponata al punto del veridico svelamento. Le polemiche ebbero fiato per qualehe fempo. II gossip voleva che Pasolini, per via della sua assenza dalla scena letteraria, avc;sse disegnato [icntIarvi col chiasso della «contestazione globale alle istituzioni». II premio "Steega" non rappresentava agli occhi di lui .istituzione» aleuna: al massimo rappresentava .il trionfo dell'atroce connubio fra illetterato perbene e la signora perbene nel salotto buono» 49. Egli veniva accusato d'una intemperanza: se era quello il conto che faceva del premio, perche parteciparvil Vinterrogativo ricadeva nel quadro di un'etica della responsabilita - rna Pasolini si sentiva obbligato a rispondere forse a quell'etica? Teof'l!ma fu presentato alia XXIX Mostra internazionale
d'arte cinematografica di Venezia nel settembre 1968. Anche a Venezia il dima era di violenta cantestaziane. Luigi Chiarini, il presidente della Mostra, aveva invitata il film alla rassegna. «Dapprincipio aveva deciso di spedire il film alla Mastra perche Chiarini m'aveva promesso che sa-
413
rebbe stato un Festival senza premi, senza polizia, e che si sarebbe ten uta la costituente del cinema, tutte cose che non sono avvenute. E per questo che ho ritirato Teoremo»so: questa la risposta di Pier Paolo all' invito. II film venne ptoiettato per i critici cinematografici iI mattino del4 settembre. All'inizio della proiezione Pasolini chiese che i presenti abbandonasseto la sala per protestare contro il presidente Chiarini che difcndeva, nella so- . stanza, 10 stOIUS quo della Mostra. Una Mostra turbolenta, con giovani e cineasti chc facevano sit-in: gli interventi della polizia non furono scongiurati ne seongiurabili. Di qui proteste e controproteste. Comunque, iI pubblico degli specialisti non diserto la proiezione di Teoremo. Segul, nei giardini dell'hotel Des Bains, al Lido, una conferenza-stampa improvvisata. Pier Paolo venne aceusato di far «capriole»: contestava e insieme trovava il modo di non spiacere agli obblighi contratti col prod uttore, si salvava I' anima con la contestazione e non perdeva d'occhio il box-office. Pasolini scavaleo con buona dialettica queste accuse: accett<') Ie proprie ambiguita. Ribatte che era stato impottante aver costretto la Mostra a essere quel che era, una Mostra di produttori e non di autori. La sua abilita, alia fine, convinse.
Teoremo sconcerto per il suo contenuto. Eros e religiosita si sommavano: era la prima volta che un nudo maschile integrale, quello del protagonista Terence Stamp, appariva su schermo in un film che si negava alia pornografia. Su questo punto, feroci questioni: la provocazione pasoliniana veniva giudicata «cammerciale». Politica e morale permissiva - come d'obbligo in quella stagione - si scambiavano Ie parti. '. Pasalini intendeva, nel nudo, esprimere la sacralita del corpa: "citarla" nella sua immediata rea Ira. Lo scandalo di quel nudo serviva a mostrare quanta intallerabile fasse la vi-
414
sta dell'autentico di per se: il corpo e divino, e tanto basta. Esso e epifania rituale: di fronte al suo esplicitarsi si scatena la tragedia. Lo psicodramma non resto circoscritto all'ambito intellettuale. I! 13 settembre 1968 la procura della Repubblica di Roma ordinava il sequestro di Teoremo per osee nita.
I! film, a Venezia, era stato premiato dall'oGIG, come il Vonge!o; Laura Betti aveva guadagnato la Coppa Volpi quaIe migliore interprete femminile. Nonostante il riconoscimento dell'oGIG, «L'Osservatore romano. del 13 settembre scriveva: La sconvolgente meta fora con cui si e preteso di rappresentare il problema di un incontro con una realta che
vorrebbe essere simbolo d'una trascendenza e in radice
minata dalla coscienza freudiana e marxista ( ... ). II misterioso aspite non e l'immagine di un esser~ che libera e affranca I 'uama dai suoi tormenti esistenziali, dai suoi limiti e dalle sue impurid, ma e quasi un demone .. Al processo, che fu tenuto a Venezia nel novembre 1968, Pasolini si difese chiarendo il rapporto fra autentico e inautentico che il film sottintende. Spiego l'irmzione del divino nel quotidiano, il molo filosofico dell'eras nelle crisi esistenziali. I! pracesso si chiuse con l'assoluzione: il film fu giudicato opera di poesia.
I! teoremo, a questo pun to, aveva avuto dimostrazionel La realta del divino aveva coinciso can la sua rappresentazione? Credo non si possa dare risposta positiva a queste domande. Pasolini, forse, aveva messo a segno un solo risultato: mostrare quanta il suo cinema fosse realmente epifania di un «immenso feticismo sessu_Ie •. II suo «allucin_to, infantile, pragmatico amore per I_ re_lta. era rimasto fermo a
415
se stesso, spogliando il corpo teneramente levigato di Terence Stamp, e suggerendo che quel carpa era sacro. Abbandonati i terri tori dell'idealagia, Pasolini, nel sentimento del sacro, scapriva puri simboli aurobiografici. Lo sconvalgente arrivo del giovane sconosciuto nella famiglia borghese siglava la proiezione di un destino che egli desiderava fosse suo, semplicemente, religiosamente suo - lui misterioso messaggero, di un eros celeste, scancellato, offeso dalla volgare aggressivita della affluent society. Ma, oltre questo suggerimento, la favola del film non si spingeva: e il Teorema si irrigidiva in un enunciato.
416
L'abiura e I'utopia
SESSANTOTTO
Si trascino per l'Europa un carrozzone che faceva scoppiare con Ie mote i petardi che incomrava sui cammino: fumo di candelotti lacrimogeni, poliziotti in difesa dietro scudi di plastica. Vecchie barricate, famasciemifici costumi. lJ amico vento della rivolta soffio forte a Torino, a Roma, a Berlino, a Parigi, dove gli studemi gridarono'«L'imagination au POUVotP>. •
lJidea era che la rivolta dovesse essere anzitutro spettacolo di se stessa, azione che metteva il proprio manifestarsi fra virgolette. lJazione si scollava dall'agire e si citava. lJepidemia dei metalinguaggi era arrivata a tal puma, nei sacelli universitari, da occultare elementari esigenze politiche. A tutto cia non mancava verita, non mancavano ragioni: vi fu una febbre di travestimenti, e la verita sparl sotto la nebbia dei lacrimogeni. La ventata di giovinezza che il Sessantotto fece respirare aU'Europa parve una rigenerazione. La permissivitii fu la bandiera - non che il mondo non bisognasse di permissivita. Ma bisognavadi riappropriazioni. II freudismo invitava I'individuo a riappropriarsi del proprio corpo - ma Ie individualita sociali avrebbero dovuto
417
riappropriarsi della propria storia. Tale compiro, e tale obbligo, in una sociera che rendeva latitante ogni tradizione bollandola in fascio come oscurantista, avrebbero dovuto esser valutati per que! che erano: passi necessari alia sopravvivenza antropologica. Ciascun Sessantotto, in Francia, in Germania, in I talia, ebbe la sua speciflca soluzione. La societa permissiva, denominatore comune della of fluent society, volle negarsi a qualunque fondata critica storica di se stessa, e si risolse, nel tempo, regressivamente. Motivi politici, schematizzati su linee di vendicativo conservacorismo, seppero imporsi. La febbre nuova si mostro per quel che era: giovanile malattia che porea rischi gravi can se, se non ben curata. L'Italia rischio, pertanto, grave mente. . Ma iI "caso italiano" - allora all'alba - era complesso. Le ragioni del suo movimento studentesco erano: reale partecipazione alia vita del paese da paree delle nuove generazioni; riduzione del potere discrezionaJe per tradizione connaturato ai ceti dirigenti. Significava questo, suI terreno propriamente politico, promozione di una efficace politica di riforme . . II boom economico, il miracolo degli anni Sessanta, aveva mostrato immediatamente il suo volco "povero", impotente a mutare un paese squilibraro (il Nord e il Sud, vecchia cancerosa questione), e il eui squilibrio produeeva effetti morali, soeiali preoeeupanti (emigrazione interna di proporzioni impensate, depauperamento del patrimonio agricolo), Le fondate ragioni del dissenso politico furono sconvolte, travisate da un mancato 10ro posses so culturale. La teatralizzazione della rivolta, I'iscrizione di essa alI'interno di una figurazione pop - contano pili i manifesti, la mitizzazione di un'immagine, che Ie idee - svento, dissolse
418
ogni ragionato progetto culturale. E di cultura diversa c'era una folie esigenza. Ma questa esigenza, come un'ondata che si fiacchi sulla sabbia, ando a spegnersi sulle labbra enigmatiche e ascet, tiche di Ho Chi Minh 0, ancor di pill, sui volto bello, bellissimo, del Che Guevara. Nasceva un nuovo romanticismo. Pareva che i borghesi italiani, piccoli borghesi per censo, a null'altro pensassero che asofisticare la figura di un nuovo Santorre di Santarosa attraverso Ie foto di quel Cristo lievemente fiorito di pelo sulle gore. La foto Correva per il mondo, e ognuno pote leggerla come pote: non contava saper qualcosa di quell'eroe; contava che egli fosse un martire, e che i martiri avessero quell'espressione sui volto, quella barba. II Sessantotto italiano, nato nelle universita - Torino, • palazzo Fontana; Roma, facolra di Architettura a Valle Giulia -, chiedeva alia cultura di farsi I'esame: ma, a quell'esame, impose la conclusione. Rinasceva il politicismo: l'attivita culturale doveva «servire il popolo». Questa formula, inizialmente, non ebbe altro senso che estetico: un estetismo voltato al basso. Passe. poco, e si rivelo una reviviscenza stalinista. II piccolo borghese italiano mutava in repressione i propri freschi ideali di permissivita. Apparve nelle case di alcuni intellettuali romani un gruppetto di ragazzi: si definivano "uccelli" - pigolavano, saccheggiavano i frigoriferi, evitavano metodicamente la parola, sporcavano pareti, se la prendevano con gatti e cani. Alia fine, la loro invasione, che pretendeva probabilmente di essere "festa", situazionistica festa, disegno il volto ottuso, ine· spressivo della· violenza: Ii muoveva un istintivo, penoso squadrismo. Costoro non vivevano alcuna felicita: erano vissuti da una rabbia cui precludevano ogni sorte espressiva. Quale la radice di quella rabbia? .
419
Forse in una generalizzazione di bisogni e desideri, mutuati da proposizioni ideologiche invece che da necessit. di vita. Quella rabbia, quella mutuazione erano confortate da un assetto sociale dove Ie richieste, qualsiasi fossero, slittavano suI piano incJinato del consumismo. Cosicche nessuna risposta poteva dirsi soddisfacente - perche immediatamente bruciata al suo profiJarsi. •
La radice della rabbia era anche nella fisiologia della societa. La crescita incontrollata degli agglomerati utbani, Ie universita trasformate in contenitori di apprendisti intellettuali, promossero forme di massificazione dai connotati del tutto nuovi: una massificazione che alimentava crisi esistenziali e sociali. Che sbocco pratico si preparava, ad esempio, per i tanti apprendisti stipati nelle diverse facolta universitarie?
II Sessantotto italiano, da questo PUntO di vista, non somigliava a nessun altro. Se in esso dominavano, come altrove, inclinazioni anti-istituzionali e di critic a a ogni supposta forma di autoritarismo, la questione socia Ie sottintesa era specifica, e a essa fu posta scarsa attenzione anche da parte di chi avrebbe dovuto. I partiti politici, il governo per la sua responsabilita non solo amministrativa, si mostrarono non allertati alia cosa. Si parlo di una generica rivolta dei figli contro i padri periodica manifestazione generazionale -, rna non si cerco di comprendere il senso pericoloso, social mente pericoloso, che nella psicologia collettiva avrebbero potu to radicare i diffusi sentimenti di frustrazione.
Rivolta, e non rivoluzione. Un tale distinguo ebbe qualche efficacia, rna dalla parte della rivolta si leggeva in positiva un'intrapresa Hselvaggia" di cui, come un salasso, la civilta occidentale, non solo I'ltalia, aveva bisogno urgente. Nei partiti politici, anche in quelli marxisti che avrebbero dovuto piu di aleri esser sensibili culturalmente ai ri-
420
schi impliciti ne! concetta di "rivalta" (come apposta a "rivoluziane"l, illibertarismo venne presa per buona, abliteranda la considerazione che l'euforia anarchica, can gesti anche generosi, copre fantasmi regressivi. Alia lunga, quei fantasmi sona venuti in ribalta, e hanno lasciato luogo a interpretazioni delleninismo tutte azzerate al cannatato della violenza e della sua programmatica spe•
•
nmentazlOne.
II progetto - deliberata, oscuro: non facile decifrarlo, poiche la su perficie ha tramiti insondabili col profondo - era quello, metodico nella piccola borghesia, di indebolire il peso politico del proletariato e dei suoi partiti, anche appropriandasi dellaro linguaggia, sfruttanda la loro idealagia. Fra i camunisti vi fu acquiescenza, a adesiane, came altfove.
Senza dubbio, nel '68, durante quello che fu chi.mato l'.nno degli smdenti, 10 sbandamema finl per verificarsi un po' dappertutto, e riconosco che nemmeno noi ne fummo pienamente immuni. In altri termini, la 00-
stra colpa fu di dare nei confronti di quella irruzione giovani1e un apprezzamento eccessivamente positivo, seoza comprendere che ]a classe operaia era estranea a simili fenomeni, specie quando mettevano a capo a casi di
degradazione, di intolleranza, di violenza vera e propria '. Sana parole di Giargia Amendola, pronunciate a dieci anni di distanza, e sottintendono con chiarezza il problema che il PCI, nel sua complesso, accantono. La fall ita "primavera di Praga" costitui un colpo alia coscienza camunista dell'Occidente pari, se nan pili grave, a quella infertale nel1956, con l'auwnna di Budapest. La ragian di stata s.avietica stabiliva di liquidare agni speranza per Ie cosiddette "vie nazianali al sacialisma". Nei partiti comunisti occidentali si reagi enfatizzando 10 spirito libertario - ma un conto e praticare quello spirita a
421
Praga, un conto verificarlo aRoma, 0 a Parigi. E, per quel che riguarda Roma, non bisognava dimenticare un carattere del piccolo borghese italiano: esso, coi suoi valori irrinunciabili, e «ubiquo», come ha scritto Paolo Sylos Labini. •
Negli strati piil colri della piccola borghesia passon a essere frequenti coloro che si sentono solidali con gli operai non tanto per ragioni economiche, quanto per ra-
gioni ideali a di progresso civile; e si comprende allora perch" vi spno persone che appoggiano anche provvedimenti dannosi per i propri interessi economici immediati. La scelta dei piccoli horghesi che si dedicano alia vita politica 0 sind~cale puo essere decerminara da rnotivazioni ideali, rna puo essere anche (e contemporanea-
mente) determinata dalla piil 0 meno consapevole considcrazione che andando dalla parte degli operai essi possana divenire leaders, mentre volgendosi verso la grande borghesia essi diverrebbero ufticiali subalterni z. Sylos Labini pare descrivere quella generazione di figli di preti, di sottufficiali, di mercanti, di nobili decad\Jti, di contadini inurbaei descritta da Trotzkij: gli studenti russi d'oltre un secolo fa che fra dense nebbie ideologiche partorirono il rivoluzionarismo nihilista con I'idea di impugnare Ie sarti del paese. Tale scontentezza sociale,le sue richieste di ricambi generazionali, avrebbe potu to essere riscattata solo con oculate scelte politiche: la c1asse dirigente del paese non mostro lungimiranza. I partiei, la DC, il PCI, i socialisti, si trovarono fessurati al proprio interno: rapiti dal desiderio di non mancare alia spirito di rinnovamento - il richiamo accelerante della gioventue, insieme, rapiti dalla necessita di non mutar niente. La fiammata della rivolta fu una lusinga per la sinistra: gran parte del ceto intellettuale si lascia coinvolgere da quel fuoco. Le universit1t bruciavano i Iibri di testo: gli studenti indicevano "controcorsi" sulla guerra del Vietnam: sembrava
422
percorrere Ie coscienze un'ansia di totalita non provata mai con simile ampiezza. II turbamento era grande, ma esplodeva quella che Alberto Ronchey ha chiamato la «rivoluzione sperimentale»: questa rivoluzione «di tipo nuovo» si realizz" «secondo varianti non previste da Marx ne da Gramsci 0 da chiunque». La sua caratteristica fu la parcellizzazione: Come nella produzione industriale, i vaTi acti sana parceJ]jzzati. Come nella Jetteratura sperimentale, i tempi sana scomposti. Come nel cinema e nelle arti figurative,
si vedono spezzoni d'immagini che vanna ricostruite. Come nella musica sperimentale, agoi gerarchizzazione sonora e abolita. Ma di fatto, d.1 '68-'69 in poi co avvenuta la sistematica e graduale distruzione di tutti i pateri politici 0 economici, delle podesta di decisione e direzione sulle f.bbriche e sui rapporti di produzione, sulle scuole, sugli apparati amministrativi, sui grandi servizi e sui mezzi di informazione 0 di acculturazione" mentre il legislativo legiferava in realta senza oggctto certo e co3 nosel'b'l Ie.
Questa «parcellizzazione» significava volatilizzare qualsiasi finalita conclusiva: ness una immagine unificante di societi. La rivolta naufragava cra Ie insidie pili lampanti che 10 spirito piccolo borghese usa porre in atto: il corporativismo. Le battaglie sindacali dell'autunno 1969-anch'esse giustificate da sclerotizzate e penose situazioni di fatto - furono viziate da un mancato equilibrio fra consumi privati e spesa pubblica. II corporativismo, pur vestito di un drappo rosso, rendeva problematica ogni reale prospettiva rivoluzionaria. Per la psicologia di massa, la politica dei "sacrifici" risultava offensiva; e offensiva 10 era natural mente, per tutti coloro che non potevano tacersi Ie evasioni fiscali dei ceti abbienti, Ie fughe di capitali alrestero. L'interrogativo fu: chi paga i sacrifici? Soltanto illegislativo avrebbe potuto risolvere in positiva tante contrastanti spinte. Ma illegislativo si pose in aspet-
423
tativa riottosa, ottenendo il risultato di una rissa che divento •• sempre pm oscura. Nel dicembre 1969, con la strage della Banca nazionale dell'agricoltura a Milano, piazza Fontana, si aprila lunga e losca stagione destabilizzatrice. II 1968 significava, fra Ie sue ambiguita, bisogno di una partecipazione larga delle masse alia vita dello Stato. Contro questa richiesta si mise in moto un disegno ostile, dapprincipio coi colori della destra estremistica, quindi della sinistra c1andestina, Ie cui implicazioni sono tuttora non chiarite. Stragi e anentari, assassini e drammatiche com prom issioni politiche: il carissimo prezzo di un'ltalia diversa. Pasolini soffrl di queste ambiguita collettive: aveva deciso di essere insieme razionale e irrazionale, aveva istituzionalizzato dentro di se la libert' di contraddirsi. Egli sperimentava alia luce del sole quanto l'io fosse "diviso", sia nel suo volto pubblico sia nel suo volto privato. Disponibile a contraddirsi, disponibile a un'opposizione radicale contro qualsiasi preconcetto politico 0 etico, Pier Paolo intul il contenuto regress iva, piccolo borghese della "rivolta" del Sessamotto. La borghesia, da ragazzo, nel momento piu delicato della mi. vita, mi ha escluso: mi ha eleneato nelle liste dei reietti, dei diversi: e io non posso pill dimenticarlo. Ne e rimasto in me un sen so di offesa, e appunto, di ma-
le: 10 stesso che deve provare un negro di Harlem quando passeggia per la Quinta Strada. Non e una pura coincidenza, it farto che io abbia trovato consolazione, caeciato dai cenrri, nelle periferie4.
Scrisse queste parole, dedieandole al Sessantotto: il sentimento di quel «male. 10 aveva reso sensibilissimo a avvertire dove si annidasse il rimosso di imolleranza e disgregazione che il borghese, e il piccolo borghese, coltiva dentto di se.
424
Pasolini intul in antieipo su moltissimi ehe il "maggio" studentesco italiano era una eifrata rivolta della borghesia contro se stessa. CARl STUDENT!...
Una bellissima mattina di precoee primavera - il primo di marzo 1968, a Roma. Quasi per caso: scontri gravissimi fra polizia e studenti universitari sui viali di Valle Giulia. Cariche di camionette, spari di candelotti: Ie rampe che porta no in via Antonio Gramsei, dove ha sede la faeoltit di Architettura, furono invase da una battaglia vera e propria. Se ne sparse la notizia in citta coine di un evento inusitato, cui non c'era confronto nel passato - ed era vero. Quella mattina di marzo entro a buon diritto nella mitologia del Sessantotto. . •
•
Pasolini serisse dei versi, a caldo - Ii disse «brutti versi», voltati al consumo di una polemica, un pamphlet. Li aveva preparati per «Nuovi argomenti». La rivista, con uno sforzo critico, cercava di seguire gli avvenimenti: aveva commentato nel primo fascicolo dell'anno i fatti torinesi e Ie polemiche "culturali" di «Quaderni piacentini»; prosegul, col fascicolo successivo, in un'analisi di quanto era accaduto a Romas. I versi di Pasolini uscirono, in ante prima, su «L'Espresso», e non per intero - comunque, anche se trascelti (e la eosa suscito protesta in Pier Paolo), aecesero un dibattito6• Titolo del pamphlet era II PCI ai giovani!!'.
E triste. La polemica contra il PCI andava Jatta nel/a prima metO del decennio passato. Sittt in ritardo, fig/i. • • • In questione non vi era soltanto il rapporto, di confronto duro e irrisolto, fra i giovani e it Partito comunista, rna il contenuto politico, e socia Ie, della "rivolta".
425 •
Quando ieri a Volle Giulia ovete fatto 0 botte eoi po/izio/ti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perch! i poliziotti sono jigli di poveri. Vengono do periferie, con/adine 0 urbane che siano.
In queste parole - dichiarative e sliricizzate - c'era I'esca di un incendio. Nelle polemiche della sinistra la polizia era stata considerata sempre come rarma della repressione: la polizia era la divisa indossata, e la divisa indossata era mero segnale .. Pasolini, quasi in uno scoppio di furore, metteva a nudo psicologia, antropologia, storia. I poliziotti «figli di poveri» appartengono, per lui, alla galassia spersa dei «dannati del· la terra» di cui aveva scritto Frantz Fanon. Erano, quei po· liziotti, i figli di un sottoproletariato povero, emarginato dal· la socicta borghese nella polizia. E poi, guardateli come /i vestono: come pag/iacci, con quello stoffa ruvida me puzzo di roncio fureria e popolo. Peggio di tufto, natura/mente, e10 stato psic%gico cui sono ridotti (per una quorontina di mille lire 0/ mese): . , . senzo pru S0177S0, senzo pii) omicizia col mondo, separati, esclusi (in uno esc/usione che non ha ugua/i); umi/iati dalla perdita del/a qualitlJ di uomini per quella di poliziotti (!'essere odiati fa odiore). Hanna vent'anni. la vos/ro ela, cori e care.
Di contro, chi erano gli studenti? «Figli di papa», ani· mati da «sacro teppismo (di eletm tradizione I risorgimen· tale}»: erano «i ricchi» che avevano «bastonato» - «benche dalla parte I della ragione» - «i poveri». •
•
Questo il contrasto che, ritagliato sulle pagine di un ro· tocalco, dette letteralmente fuoco alle pol veri. Da Vittorio Foa a Johannes Agnoli si rimprovero a Pasolini di aver risu·
426
•
scitato argomentazioni da «stampa fascista e moderata. B• Gli studenti, in dibattiti, eternarono la polemica per anni; e fu I'ostinazione di Pasolini, il suo non somarsi mai all'interlocurore, a scardinare in alcuni il con vinci men to schematico che il testo - non si era mai letto in versi qualcosa di piu ostico alia poesia - aveva accreditato. II convincimento di Pasolini era ahro: prendeva Ie mosse da quel pensiero che, latente, 10 aveva accompagnato nei conflitti con la neoavanguardia. La neoavanguardia aveva dato aspetto pratico aile proprie polemiche prendendo a bersaglio un supposto, sclerotizzato establishmentletterarioanch'essa si poneva suI filo di una lotta [ra generazioni. Pasolini aveva gia risposto, quanto a questo, che la vera presa del potere non andava condotta per redazioni di case editrici 0 per stalli universitari: andava condotta sulla storia, sui contenuri morali di una letteratura, sui processi delle forme • espresslve. • Stavolta, Pasolini estendeva I'argomento alia politica. L'esortazione agli studenti diceva: . Smeltetela di pensore 0; vostri dirilti, snietfetela di chiedere il potere. Un borg/use redento deve rinunciore a tutti i suoi diritti, e bandire dalla sua anima, "no volta per sempre, I'ideo del potere. Tulto ciil elibera/ismo; fasciatdo . a Bob Kennedy.
In questa idea del «potere», 0 della sua distruzione - come di una anchilosante eredita psicologica -, stava il veleno del pamphlet. .. Se c'era un «potere» da prendere, era quello «di un Partito che e tuttavia all'opposizione». Anche se maleoncio, per I'autorilli di signori in doppiopetto, bocciofili, amanti della litote, borghesi coetonci dci vostri slupidipodri, •
il Partito comunista ha per 10 meno «come obiettivo teorico la distruzione del Potere •.
427
•
•
II contrasto fra generazioni era ricondotto da Pasolini al suo perno, orrendo marivaudage che ha per fine non la «Iiberazione dalle catene del capitale», rna una nuda sostituzione di pedine sulla scacchiera dell'economia borghese. I.:invito di Pasolini era - II PCI ai giovan"!! - dialettico: spostava i fini in un orizzonte diverso, ten en do conto che «buona razza non mente», il borghese non cambiera, nel mutare d'abito, cervello e strategia. La polizia. Non considerata come garanzia dell'ordine costituzionale, rna come espressione di un potere repressivo: indice di una distanza fra paese reale e Stato. Non era cons iderata altrimenti, al tempo, fra gli stessi partiti di sinistra che, pure, dell'osservanza costituzionale si facevano garanti. Palizia come residua «fascista» nella Stato. Anche per Walter Benjamin essa ha aspetto «ignominioso»: in essa sarebbe «soppressa la divisione fra violenza che pone e violenza che conserva la legge». Per Benjamin, 10 Stato medesimo, «vuoi per impotenza, vuoi per Ie connessioni immanenti di ogni ordinamento giuridicQ», si trova davanti a essa scoperto. Le ragioni di sicurezza per cui la polizia pUD intervenire, quando e come vuole, a giudizio di Benjamin, fanno SI che 10 Stato veda fallire «gli scapi empirici» che si pone". Una concezione, questa, attinente a immagini statu ali prebelliche - quelle che avevano favorito e consentito i fascismi diversi dominanti l'Europa dagli anni Venti fino al secondo conflitto mondiale. Tutto, perD, cambiava -ed era cambiato in Italia. La concezione benjaminiana della violenza poliziesca andava integrata can idee che contemplassero i mutamenti politici e antropologici in corso. Quando Pasolini segnava che il conflitto fra studenti e poliziotti era quello fra due bande che, arcaicamente e en poNe, chiamava dei «ricchi» e dei «poveri», svolgeva un'argomentazione totta in favore di un 'attica avvertita delle dinamiche sociali e non irretita da idola fori.
428 •
Parlo di mutamenti in corso - e sono gli anni oscuri degli attentati, per i quali alcune responsabilitil. della polizia vennero additate. Restava che i poliziotti, .figli di poveri», figli delle periferie, e dannati della teTTa, erano altro dagli schemi: e 10 erano proprio perche il boom economico, con errari e sllccessi, aveva rotto ogni schema avanti che I'intelletto critico potesse rilevarlo. Pasolini era convinto che la borghesia tentasse di .trasumanare» - e questo il tema sottinteso di Teorema. Questo anche il tema del pamphlet in versi II PC! oi giovani!! Ma tali intenzioni - in tempi di pronunciamenti univoci, volutamente non sfumati - fu difficile chiarirle. E, se anche furono chiarite - Pasolini, aneora su «L'EspressQ», scrisse: .Per questo provoco i giovani: essi sono presumibilmente I'ultima generazione che vede degli operai e dei contadini: la pros sima generazione non vedra intomo a se che l'entropia borghese» 10 -, nOn c'era voglia di comprenderle. IL CORPO NELLA LorIA Verso «l'entropia borghese» - un'atroce omologazione di costume e moralita cui si doveva sfuggire, dalla quale era urgente salvarsi, e pronunciare tutte Ie parole possibili per salvarsi, anche a costo d'essere dapprincipio equivocati. Pasolini abbraccio COn sprezzo la sorte d'essere equivocato. Ospite scomodo, «perturbatore della quiete»": questi e stato Pasolini nell'orizzonte della cultura italiana. In quegli anni egli senti dominante il bisogno di un colloquio pili teso con l'opinione pubblica. II suo conflittuale rapporto con il "pubblico" era cronicizzato in sfida. II Vaticano aveva protestato che Teoremo avesse ricevuto il premio dell'OCIC - il cinema pasoliniano sfidera anCor di
429
pill pubblico e censori con Ie ragioni «del corpo», intese come Ie uhimative ragioni dello spirito. I1 nuda apparso fugacemente in Teorema preludeva al nudo replicato, esibito nella Trilogia della vita. Non erano pill i tempi giovannei: Pasolini aveva progettato un film su san Paolo. I cattolici, a differenza di quanto era accaduto col Vangelo, gli negarono ogni aiuto. II film resto parola scritta. San Paolo ha demolito rivo]uzionariamenrej con la
semplice farza del sua messaggia religioso, un tipadi saciedi fondata sulla violenza di dasse, l'imperialismo e so-
prattutto ]0 schiavismo; ed e dunque di conseguenza chiaro che aJla aristocrazia TOm3fi3 e aBe varie classi dirigenti collaborazioniste va soscicuita per analogia 1'0-
dierna cIasse borghese che ha in mana il capitale, menHe agli umili e ai sortomessi vanna sostituiti, per analogia, i borghesi avanz3ri, gli operai, i sottoproletari del . giarno d'aggi I2 . L'opposizione programmatica «COntro tutto e tutti», I'isolamcnto, ave va no estremizzato in Pasolini I'inclinazione psicagogica: la profezia si confondeva, ormai, nell'azione. La spirito del Sessantotto aveva, a scoma di riliuti e diflidcnze, contagiato Pier Paolo: I'azione, anzitutto. Uazione poteva essere "cinema"; poteva esserc, pero, ancor pi ll, parola. «Perturbatore della quiete. - la definizione torna comoda. E Pasolini getto «il proprio corpo nella lotta •. La decisione fu ovvia, naturale - era una decisione presa lin dagli anni del Friuli .. II suo corpo e la sua parol a erano tutt'uno - rna, se dapprincipio la sintesi si realizzava nella poesia, adesso la parola si spogliera di ogni lenocinio letterario, e vorra farsi semplicemente "politica". I.:esempio di questo san Paolo, predicatore di qua e di Iii dell'Atlantico, pastore della spirito ne! mezzo della vio-
430
lenta societa tecnologica, si specchiera, di n a qualche anno, sulle pagine del .Corriere della sera», nel Pasolini «corsaro» e «]uterano».
Dapprincipio, quel «corsaro» nc», «it Gracco»:
e «il nuovo tipo di buffo-
Quel buffone Ie spara grosse. E vero, scnve con questo stesso mio stile. Deve ottenere battimani do mani giovanili: epera. costreffo a sparade pii) grosse di loro. Ma: il contenuto del/a demagogia ela demagogia. E: ogni demagogia eogni altra demagogia. Per opposizione, io conoseo, e onnai voglio, I'inutilita [di ogni parola. Getter" (a parole) questo manoscritto . net Lago Vittoria, diaamo in una bottiglia di Coca Cola ( ... )13.
E un «buffone» che abbraccia la contraddizione, la teo•
rizza e se ne fa vanto: «Ie spara grosse». Quindi, non si sottrarra alia serieta del proprio gioco. . I suoi interventi cominciano col prendere forma corsiva. Una rubrica sui settimanale «Tempo iIIustrato.: si intitolera «II Caos», zibaldone d'ogni pensiero, dialoghi coi lettori, spunti di critica cinematografica e letteraria, appunti di costume e politica. La rubrica prende il via il 6 agosto 1968; avril corso fino al 24 gennaio 1970. II tono e personale. «Ho parlato troppo di me» scrivera Pier Paolo alia scadenza del primo anno. Ma il parlare «troppo» di se e inevirabile: e il suo stile di "predicazione" . «Per un viaggio sulla luna quanti regressi sulla terra.» Pasolini fa politica attraverso la morale: questa la tentazione, I'insidia della sua glottologia, della sua antropologia. Ebbene, se la morale 10 coinvolge, Pier Paolo non scantona da un obbligo verso «piccole battaglie quotidiane»: «II Caos e un fronte di piccole battaglie quotidiane. 14 •
431 •
I1lavoro cinematogTafico di Pasolini prosegue infaticabile. La sequenza del fiore di carta, episodio di Amore e robbia (1968). Porei!e e Medea nell969; e, sempre nello stesso 1969, Appunti per un film sufl'India e Appunti per una Ore-
stiade africana. II tema della "divcrsit1l" in Pordle, alternando due storie complementari: la Germania di oggi, e una mistica fiaba spagnolesca e quattrocentesca. Comun denominatore: il cannibalismo. Nella fiaba, un giovane uccide il padre, e, nel delirio delI'espiazione, si fa brigante e continua a uccidere per nutrirsi. Fuori della fiaba, nell'cpisodio "tedesco", la prospettiva si rovescia. Invece di far I'amore con gli umani, il protagonista si dii a amori suini: nel far !'amore con i maiali, i maiaIi 10 divoreranno. II cinema di Mizoguchi, il cinema di Jean-Marie Straub: il manierismo di Pasolini si arricchiva di modelli. PardI, e iI film di una catastrofe storica e soeiale: Pasolini prese a modello due registi della eatastrafe, distanti di stile e eta. Solennidl tragica e rituale: Pordle racchiude I'ispirazione Ietteraria, la rettoriea eomhinatoria di astorieira e eontemporaneita. Non solo: racchiude anche il messaggio crudamente "edipico", l'uccisione del padre, cui, non casualmen~ te, fa da contrappunto, come in un caso da Psicopathia Sexualis, la zoofilia. •
•
Medea, invece, scava fiel gusto deeorativo, barbaricodannunziano di Edipo reo Pasolini si era convinto che uno scrittore potesse avere sol tanto «un rap porto sacrale con gli oggetri •. Confessava, con ossessionata precisione: «Non riesco a vedere la natura con naturalezza.!s. Medea riflette un'ottica che ha perso spontaneid. Ormai, 10 scrittore che rcsisteva in Pier Paolo cristallizzava sempre
432
pill il proprio rapporw con la realta attraverso la macchina da pre sa. ,
Appunti per una Orestiade africana: un viaggio in Tanzania, in Uganda, in Tanganica. Pasolini realizzo il documentario per la RAI-TV - ne fu padrino Angelo Romano, l'amico del tempo di «Officina», diventaw nel frattempo direttore ai programmi di una rete televisiva di Staw. Pier Paolo viaggio con la camera in mana: frugo l' Africa nera, individuo personaggi e luoghi, mescolb materiale di repertorio (Ie guerre, Ie rivolte, Ie stragi): tento l'invenzione d'un lacerto di racconto. A film concluso, Moravia si chiese: «Perche Pasolini ha abbandonaw it realismo dei suoi primi film e dei suoi romanzi?». Rispose: «Forse Pasolini ha voluto evitare Ie interpretazioni obbligate, forgiate per Ie necessita pratiche dell'azione politica, spostandosi ad un livello piu ambiguo». E ancora: «La spiegazione pill semplice e che in'Pasolini la mediazione culturale e ormai una necessita poetica» 16. Quanto dire che nell'ispirazione pasoliniana la realta aveva perduw spessore - e restava la cultura. La cascata di gioielli che e l'abito di Medea: una sensualid torva, animale. Le Furie -Ie Furie dominano l'animo di Medea, cosl come dominavano in Pi/ode l'animo di Electra. Ma cosa sono Ie Furie? Le Furie, nell'Orestiadeafricana, erano Ie radici mostruose, antropomorfiche, dei giganteschi alberi del continente nero. Medea ricorda quelle figurazioni con un gravame di gemme e pietre dure, di panni neri e irti. Medea e Giasone -Ia maternitil aspra e scura di Medea; la virilitil franca e elegante di Giasone. Giasone e la civilt1i, e l'allievo del Centauro; e il Centauro 10 ammaestra alia cultura: «Tutto e santo, tutto e santo, tutto e santo. Non c'e niente di naturale nella natura, ra-
433
gazzo mio, tientelo bene in mente. Quando hi natura ti sembred; namrale, mtto sara finito - e comincera qualcos'altro. Addio cielo, addio mare!» 17. Medea incarna la preistoria, dove si vive solo di sensi, e dove la natura e un fascio di forze negre e inesplicabili. La magia e la cultura di Medea. Vedendo il film ci si chiedeva: in quale dei personaggi Pasolini si e identificatol Nel Centaurol Nella sventata giovinezza di Giasone, nel Giasone che danza lieto fra amici sotto Ie mura chiare della pisana piazza dei Miracolil 0 nella disperata maschera di Medea? La duplicita psicologica di Pier Paolo ospitava in se il Centauro e Medea - poli complementari dell'ideale, candida e tragica, carnale bellezza di Giasone.
In Medea, nella sua disperazione, Pasolini rappresentava la propria disperazione culmrale - rna la sigillava nel mito, la imbeveva della inatmalita propria della figurazione decadente. Era il suo gusto per il brico/age a trionfare - trionfava nella scelta del paesaggio: la Turchia e l'isola di Grado; Ie antiche celie cristiane affrescate di grezze immagini bizantine, e Pisa. Accanto a questo: invenzione di riti cannibalici, invenzione di costumanze elleniche. Quindi, il volta, la presenza magnetica di Maria Callas. Maria Callas coincideva prevedibilmente can il personaggio di Medea, fin da quando alia Scala, 1953, era stata ripresa la Aledea di Luigi Chembini, direttore d'orchestra Leonard Bernstein. Pier Paolo scherniva , il melodramma, irrideva i melomani. Diceva sferzante: «E da checche spasimare per I'opera». Amava la musica settecentesca, e il romanticismo musicale sembrava non interessarlo.
434
II nome di Maria Callas, per il personaggio di Medea, glielo suggerl Franco Rossellini, produttore delegato del film .. La Callas, attrice tragica: possedeva uno suepitoso istinro della scena e della liturgia gestuale che accompagna il canto. Quell'istinto venne "lavorato", messo a punto dagli insegnamenti di Luchino Visconti: Ie regie di Visconti - Vestale, Traviata, Sonnambula - portarono la Callas al vertice delle possibilita espressive. Ragioni artistic he e ragioni di box-office: Maria Callas, abbandonato il teatro, era ancora un nome abbagliante per it pubblico. Pier Paolo la scelse: e la sua Medea 10 accompagno verso gli Inferi della musica lirica e del canto:
pOr/anda teca quell'adard'a/tretambo, conti orie compaste do Verdi e divenute rosse de) songue /0 cui esperienza (ehe non ne pronuncio /0 por%) insegno /0 da/cezzo, /0 vera do/cezza 18. Nacque, dall'incontro fra i due, fra autore e personaggio, la leggenda di un amore. Fotografie sui rotocalchi: fotografarono un bacio sulle labbra, scambiato, forse, in un aeroporto. Pier Paolo segul Maria in una vacanza nelle isole greche -la Grecia dei "colonnelli". (E lui dedicava versi a Panagulis.) La segul a Parigi - lei venne a Roma. Con lei, Moravia e Dacia, in quatrro, compl un viaggio in Africa, fra il dicembre 1970 e il gennaio 1971. La chiamava: «U ccellino con potente voce d'aquila / e aquila tremante»19. La grande tragica, artista difficile, che aveva artigliato Milano con i suoi «caleoli» oltre ehe con la inimitabile bravura, era poi dolcemente ingenua, quasi una ragazza, ai suoi , . quarant anm. La sua misteriosa leggerezza affascino Pier Paolo - il faseino che su lui esercitava la femminilica, specie se vi av-
435
veniva I'eco della simbolica Madre, la repress a, tenura ai margini della vita urbana e civile. Uamicizia con Maria gli confermo la giustezza della propria intuizione: I'ingenuita di lei, «una giovinetta assetata d'incruente stragi. zo , era il riflesso di una inconsapevolezza erotica, di una "repressione", che si scioglieva sol tanto nel canto. La ritrasse piiJ volte in disegni che amo colorare con i fondi di caffe, con I'olio, I'aceto e il vino - anche Victor Hugo usava disegnare adoperando materie vive come il tabacco. Ninetto era sempre vicino a Pier Paolo. Ninetto stava sotro naja a quel tempo, a Trieste: e Pier Paolo 10 inseguiva, talvolta con disperazione. • Maria appariva incredula suI rappono fra i due - Pier Paolo, forse, arrivo a giocare la lontananza di Ninetto sull'incredulita di lei. Maria ando nella casa di via Eufrate, conobbe Susanna e GrazieIla: lunghe telefonate da Parigi. A Parigi Pier Paolo ascolto can lei musica: capl che la musica di Verdi era qualcosa di immensamente diverso da quanta aveva creduto. Poi, entrambi si arresero alla natura invalicabile di una • • • amorosa amlClZla. Una poesia di Pier Paolo testimonia dell'impossibilita di superare quella soglia.. II titolo, Timordi me?-tirolo "verdiano", parole per Leonora, IITrovotore,dettate da Salvatore Cammarano. E il momento in cui Leonora, sotto.!a torre dove Manrico e prigioniero, una «oscura notte», piange il suo perduro «amof sulI'ali rosee •. II senso della tenebra, l'arcana risolutezza vitale, la passione interamente nascosta nelle celie segrete del CUore: Maria Callas sapeva cantare tutto questo con voce mira bile e viva sensibilita femminea.
436
011, un tmibile timore; La lietezzo esplode eontro quei vern suI buio. Ma tale lietezzo, ehe tifo cantore in voce. i un ritoroo dol/a morteZ!. La donna e per Pier Paolo «riapparizione ctonia»: riapparizione da un viaggio compiuto in luoghi da lui mai percorsi. La donna torna con una notizia, la notizia del vuoto nel cosmo. Clli c'e, in quel vuoro DEL COSMO, che lu porti nei tuoi desideri t conosci? C', il padre, si, lui! Tu cred; che io 10 conosco? Oh, come ti sbogli; come ingenuamente doi per certo ciil ehe non 10 eoffatto; fond; tutto if discorso, ripreso qui, cantando, su questa presunzione cite per Ie, umile . e non sai ifIVtce quanto sin superbo essa porta in st i segni della volonto mortale del/a [maggioronzo -
In Maria, Pier Paolo - una sera a Parigi (<<Parigi calca dietrO aile tue spalle un cielo basso I con la trama dei rami neri») -Iesse una richiesta d'amore: am ore fra donna e uomo. Vi lesse la consueta, antica, donnesca richiesta: che I'uomo sia "padre". . Pier Paolo, a quella richiesta, non poteva dare risposta. Psicologicamente, cia che a lei era «certo», a lui non 10 era affatto. II "padre", la sua immagine, dentro di lui era un «vuoto del cosmo».
Tu sonidi 01 Padre Quella persona di cui io non ho 01tuna injormazione, ene ho frequenlalo in un sogno che evidentemente non ricordo. Eppure, di quella immagine (<
437
Dunque, alia probabile richiesta di Maria - una richiesta eontenuta interamente nel dono del canto (<< Tu doni, spargi doni, hai bisogno di donare») - Pier Paolo pote rispondere con un sorriso:
( ..• Jio jingo di neroere; ••
••
It nngrazlo, smceramente grato. Ala il debole sorriso sfuggente non edi timidezza; e10 sgomento, pii) terribile, ben pii) tmibile di avert un corpo separato, nd regni del/'essensee una co/pa se non eche un incidente: ma 01 posto del/'Altro per me c'e un vUOlO nel cosmo un vuolo nel cosmo e da 10 tu conti.
II sorriso di lui volle essere il segno di uno «sgomento». II suo trauma, 0 la sua omosessualita, non gli consentivano avventure che non fossero Ie crudamente note.
L'amicizia con Maria Callas non si spense per questo: su uno scenario differente, sembra che Pier Paolo abbia pronunciato in versi Ie parole serine per lettera nel 1950 a Silvana Mauri. I versi gli offrirono la possibilita di chiudere nel simbo10 il suo segreto: un segno veloce, in questa nuova lingua poetica tutta funzionale: la parola "padre". E aggiunse, co• • me per !fonta:
(•.• J strano, edo que! mostro di autontO che proviene anch! /0 dolcezza . Sf non a/tro come rassegnuzione e breve viffona.
Le telefonate da Parigi diradarono: diradarono Ie visite . di Maria aRoma. Laura Betti si era ingelosita: l'imperio della sua «cucina» vacillava. A parole, tal volta, Laura eoneedeva al suo "uomo" la possibilira di prendersi qualche liberta da lei. Ac-
438
r
cusava la Callas di essere indegna dell'aureola che la circondava. Una sera Pier Paolo torno a cena da Laura, Ie porto in dono uno scialle di seta ricamato a colori vivaci. II dono delIa riparazione, disse Laura: ogni m.rito torn. a cas a facendosi perdon.re, e ha l'astuzia di portare un dono. Con Laura, Pier Paolo non soffriva di avere «un corpo separato»: illoro rapporto era sostenuto da Laura «in rivalid». Laura opponeva a Pier Paolo i propri amori, i propri "ragazzi": un eros, cioe, per nulla "represso"; anzi, esibito con puntiglio, fino alia sfacciataggine. Maria Callas, invece, sveio a Pier Paolo cosa fosse il "timore" della femminilita. «QUEL NOSTRO AMORE
cost CASTO'
Uamicizia amorosa con Maria Callas perse di peso nel cuore di Pier Paolo a causa di una violenta, parallela, crisi sentimentale. Ohi, Ninarieddo, ti rieordi di que! sogllO ... di cui abbiamo parlato tante volte ... 10 ero in maechina, e partivo solo, col sedile vuoto oceonto a me, e tu mi corrt't'i dietro; all'altezza dello sportello aneora semiaperto, correndo onsioso e ostinalo, mi gridavi con un po' di pianto infantile ne//a voce: «A Pa', mi porti con teP Me 10 paghi il viaggioP•. Era il viaggio della vita: e solo in sogno hoi dunque osato scoprirti e chiedermi qualeosa. Tu sai benissimo ehe que! sogno fa parte della realta; e non eun Ninetto sognato quello ehe ha detto quelle parole. Tonto evero che quando ne podiomo ne orrossisci. leri sera, a Arezzo, ne! silenzio della notte, mentre il piontone rinehiudevo con 10 catena il conce!!o aile tue spalle, e tu stavi per spon're, col tuo sorriso,fulmineo e buffo, mi hoi detto ... «Grazie! •.
439
,
«Grazic., Nine? E 10 prima volta che me 10 dici. E infotti te ne accorgi, e ti correggi, senza perdere 10 foccio (coso in cui sei maestro) scherzando: .Grazic per it possagr;io •. II viaggio che tu volevi , ch'io ti pogassi era, npeto, il viaggio della vita: ein que! SOgRO di tre quallro anni fa me ho deciso cio a cui il mio equivoco omon per /0 liberta era contran'o. Se om mi ringea.i per il passaggio ... Dio mia,
'
menlre tu Jet in gallabuia, prendo con pOllra I'aereo per ufl/uogo 'ontono. Della nostra vita sono insaziabile, '< . I J ' • . " percn~ una coso umca a monao non puo essere mat (soun/a .
La poesia - bellissima, unica poesia d'amore sereno scritta da Pasolini - porta in calce la data del 2 settembre 1969. Ninetto era di leva. Una svolta nelloro rap porto - quasi la lontananza, gli incontri fugaci, avessero radicato il sentimento a una necessit?! convulsa cui non c'era medicina. «Della nostra vita sono insaziabile ... » scrive Pier Paolo. Ma Ninetto diventava adulto, e la sua psicologia 10 spingeva oltre la lealra nei confronti di Pier Paolo. Ninetto voleva compiere con Pier Paolo «il viaggio delIa vita», rna insieme desiderava che la propria vita corresse liberamente il proprio destino. II sesso, fra loro due, apparteneva al passato: l'erotismo si era trasferito in quella quotidianita che I'auto in partenza, il sedi/e vuolo, /0 sportello semiaperto, la corsa ansiosa e 0stinala, trasferiti dal sogno ai versi, rappresentano cosl felicemcnte. Era la sublimazione dell'omoerotia, rna anche l'inveramento di un'amicizia virile ~ un'amicizia nella quale il rapporto non potra essere mai paritario per via di fatto, 10 scarto d'eta, Pier Paolo non figurava "padre" pcesso Ninetto - 0 10 figurava in modo del tutto inatteso. Non c'cca avvertibile dipendenza psicologica in Ninetto. C'eca un ingenuo bisogno d'autonomia: Pier Paolo solle,
440
citava in lui l'espressione dell'antica, tramandata moral ita contadina; rna anche l'espandersi di tutta la possibile vitalita. Apparivano pari - se mai fosse stata possibile una eguaglianza fra loro. Eguaglianza non c'era, poiche Pier Paolo soffriva Ie sopravvenienti ombre dell' eta. Pier Paolo temeva 10 sparire della giovinezza. Era andaro in Romania, nella clinica Asian, per la cura del Gerovitai, la primavera 1971. Si fece accompagnare da Moravia, da Ninetto. Ninetro andava a ragazze - e Pier Paolo comincio a dannarsi. Non si trattava di gelosia sessuale: Ninetto fuggiva verso un suo autonomo viaggio nella vita. Le ragazze realizzavano il sensa di quella fuga. Di qui il dolore di Pier Paolo: un dolore che scaturiva dall'avere accertato che, ormai, Ninetta era uomo, e l'esistenza avrebbe preso una diversa mobil ita. In Romania Pier Paolo scriveva la sceneggiatura di I racconti di Canterbury. Quando ando in Inghilterra per Ie riprese del film, la crisi si acutizzo: divento violenta. Pier Paolo temeva che la giovinezza sparisse: soffriva che i capelli gli si sfoltissero, mutassero di colore. Ovviava a questo can gli abiti, sempre pili ispirati alia mod a giovane. L'asduttezza del suo corpo 10 aiutava. Il viso era pallido, scarnificato,10 sguardo sempre pili ferito. Aveva noie con i denti: ando a Merano, a pili riprese, per farsi curare. Ma tutto quesro era polvere della vita. In Inghilterra, a Bath, girando il film - e fra gli a[[ori, naturalmente come sempre, c'era Ninetro -, Pier Paolo capl che si preparava un distacco cui era impossibile il riparo: era un distacco cerro non fisico, rna sentimentale. Per questo, doppiamente dram matico. Ninetto gli disse che si sarebbe sposato.
441
La disperazione di Pier Paolo parve inarginabile: penso di morire. Comincio a scrivere, in quell'agosta, i sonetti della disperazione: L'hobby del soneffO 23. Tornava in Pasolini il piacere della composizione classica, metri e rime che tendono a comporsi con precisione - rna la forma risulta poi violata, stuprata da una volutta di annientamenta che sperde parole e emozioni. Pier Paolo vi usa il "voi"; I'oggetto d'amore e chiamata, ncl vocativo, «mio Signore»: sono i sonetti, questi, di un tOfmenta amoroso che ricorda quello dei sonetti shakespeariani. L'insieme - oltre, e non di poco, il centinaio di testi, fra abbozzi e rifacimenti, e un coacervo di correzioni che ne rende ardua la kuura -I'insieme puo esser interpretato come una lunga ballata della strazio d'amore, procurato da un tradimento «vigliacco». Oltre che can 10 Shakespeare dei Sonefli, il conftonto potrebbe tornare proficuo con l'Oscar Wilde della Ballata del carcere di Readil1g. II bisogno di morire, di impiccarsi «a un albero del giardino» con una cordicella «fida e rassicurante» .• Sono uno straccio d'uomo., «un cane che, per leccarsi / Ie ferite, si accuccia.» Non rimproveri 0 accuse: «non vuole avere scusanti il mio disonore»: ( ... ) essendo mio costume onnat inotterato. m; mas!urbo, den/TV gli arsi meandri de! /efto coperto di sudore.
Una soluzione: che morisse «lei», la ragazza - una morte che sarebbe utile solo per un esercizio di empieta. Per il resto, nessun'altra soluzione. Sono «otto anni» d'amore perduti: in questa esacerbata rampogna in versi, «pace» ,fa rima con «brace».
E la spina del sesso ad acurizzare tanta revulsione?
442
Non si lratto di JeSSO, 10 sopete: mo di un oJfello che come 10 mol1e ho mon; adunche. II sessa e stata «poco seme» - «il poco seme che ci siarna visti I in quei nastri primi incamri lamani». A trasfarmare il sessa in amore, a sublimarla irreparabilmeme, e stata la natura, la natura «ridente» di quel «Signore» che ora tradisce:
Cill ehe vo; siete epressoeM I'Inesprimibile. Vamare e forse tutto «inesprimibile». Messa alia prova della vita, quell'aggetto d'amore, spesso chiamato con «i nomignoli» dati (ialla madre» - «vi stringeva la mana come a lei •• -, appare «sorda», il valto «paccuto» e de forme perch': priva di risa. Eppure, fra quelle veriti'!, I'amare si accende pill vialento: «mai la vostra dignita e venuta meno)), •
Infine, il ricanascimento dolorosa: non e «gelosia per la ragazza» a provocare Ie grida straziate, rna il sentimento di una violazione, un sentimenta solitario e per questo pill esasperante. II poeta che scrive L'hobby de! sonetto scopre, quasi proustianamente, ehe la sofferenza patisee di se e niente altro: e I'impotenza a uscire dal guseio della psiche. Ma questo 10 rende quasi pazzo di dolore. Pier Paolo confidava agli amici quel dolore: ne parlava eon parole esaeerhate, ill imitate. Semhra che, contemporaneamente, ahhraeciasse espedienti erotici duramente masochistici. La "comunione" umana con Ninetto, negli anni precedenti, aveva raggiunto stati di feliciti'!. Una vasta tela dipinta nel 1969 - ritorna di Pier Paolo a un'antica passione espressiva -, dipinta per la casa nuova di Laura Betti, che si trasferiva da via del Bahuino a via di Montoro, 10 mostra chiarameme: i rieci di Ninetta sono il segno dell'allegrezza. Cosl, in un ritratto di Laura, la testa rieciuta del «messaggero»
443
profilata sullo sfondo, al modo di Chagall, replica il simbo10 della gioia (0 di una shakespearianajoy). Era un equilibria raggiunw. La vita doveva spezzarlo. Elsa Morante accuso il . furore amoroso di Pier Paolo: 10 accuso di egoismo. Fra i due amici si imerruppe l'antica consuecudine. Elsa diceva che Pier Paolo non amava real mente Ninecta: chi ama vuole la felicica dell'oggeno amaco.
Evero che I'amore deve essere santo, Elsa ovtvo ragiane, e altro non si deve volere che /0 je/iatO di chi si ama. Ma ,vero anclte cite non c', diriffo a cui non si opponga un dovere . •
Pier Paolo scopriva che il sencimenta d'amore non ha via d'uscita, ma aveva anche paura d'una fucura solicudine. Questa solicudine poteva essere riempita dalla presenza amorosa e non erotica - dell' «angelo», del «messaggero». Quella presenza era un «dovere». Elsa non ha capito <ertamentc che io potevo morire; 0 che era COS1 debole do desiderare d'cssere consolalo, 0 Irattenufo come un pazzo.
Pasolini non as caito ragioni sui proprio «egoismo». Acceno a malincuore che Ninetta potesse sposarsi, aver figlicome ebbe. Ninetta - d'altra parte fu cosl - non entrava e non usciva dalla sua esistenza: sarebbe rimasto que! che era. II matrimonio non rappresento la ronura di un sodalizio che, ormai, era diverso da qualsiasi sodalizio erotica. In Pier Paolo, infantilm~me quasi, resisceva una incredulita: ( ... ) mi sjugge il perehl di tanto juria nel tuo animo contTO quel nostTO amort cos; casto.
L'amore «casta» dovette rimanere imano ne! cuore di Nineno - e Pier Paolo 10 capl. La capl cereamente non subito.
444
La vita erotica di Pier Paolo andava intanto altrove, sempre pill altrove. Lo disse in un sonetro, intoccato da correzioni suI manoscritto - e 10 disse prefigurando il paesaggio che sara quel10 dell'ultima sera da lui vissuta: Erano quasi Ie due di notte - il vento scorrevo per Piazza de; Cinqufcento come in una chiesa - non ('era nemmeno immondizia, unieu vita in que/I'ora - girO'lJono
uei giardinetti gli ultimi due 0 tre ragazzi,
tie romoni nl bunni, in cerea delle mille lire, ma come senza cazzi io par/avo in macchina con uno di loro un fasciSM, poverino, e mi affannavo a toccargli il cuore disperato. Tu sei ginnto con la tua macchina e Irai suona!o; Ii era offinneo un orribile
giovane individuo; della roba rubata pendeva 01 jines/rino; do dove venivi e dove anduviP
Dunque, Pier Paolo accetto que! matrimonio: Ninetto avrebbe avuto moglie e un «nido», un nido «piccolo borghese.: per contro io vivo la realtil aseroaM al diverso che alternativa non Ita eire volere il bene a chi ama.
Col matrimonio di Ninetto, Pier Paolo accettava qualcosa di se che non avrebbe mai desiderato accettare: la ran. dagia esistenza sentimentale. Era a questo che si rifiutava con furia. LA DISPERAZIONE CULTURALE E LA POLlTICA
La sofferenza della solitudine fu in Pasolini anche, naturalmente, culturale.
445
Venne il momento in cui la sua fama di regista parve eclissare la sua autorira di scrittore. Disegno i film della fantasia, e del puro estro romanzesco. Sosteneva che Decameron, I racconti di Canterbury, II fiore delle Ali!!e e una notte, sarebbero stati, come furono, giocoso sfogo della sua voglia di narrare. Avrebbe ass unto nel proprio orizzonce stilistico i tre capolavori della narrativa medievale, europea e mediterranea, per rinventare i momenti in cui l'uomo -('uama nuovo, giuntura ffa arcaiche, conta-
dine idealira e umanistici valori - scopriva se stesso come agente morale del proprio destino. La Tn/ogia romanza volle essere una tela fiabesca: una tela in stile flamboyant, pullulante di casi umani fra loro intrecciati, rapiti tutti dal bene fico e sorridente toeeo della sorte. 1971,1972,1974: so no Ie date dei tre film - il vero suecesso di cassetta del cinema pasoliniano. L'orecchio del letterato allievo di Spitzer, di Contini, e I'occhio dello storico d'.rte allievo di Roberto Longhi, pronto. cogliere il suo no e Ie immagini della realta sotto iI velo trasparente dei Iinguaggi espressivi, aiutano, non poco, il regista.
.
Gran decoratore, in comici sfiorate dalla polvere d'oro di un diffusa estetisma, Pasalini rivelo un'insalita sagacia da uomo di spettacola: incastano nei suoi arazzi trame dalla sessu.lira non simulata, espliciti il nudo maschile e femminile. Mostro la virilitil in erezione, hard-core, esibita spesso in attributi di tale proporzione da quadruplicare 10 scandalo. E 10 scandalo significava successo. La liberra del corpo, il corpo come Iinguaggio: Pasolini si metreva all'unisono con Ie piiI arrischiate esperienze delIa psichiatria, di scuola freudiana e no. Le cosiddette "temaciche del desiderio" sembravano essere sue . . La visualizzazione totale dell'eros e dei suoi simboli pill segreti appariva in quei film somma di calcolo e gioco, di
446
astuzie spettacolari e moralistiche provocazioni. II regista, in progressione premeditata, ambiva presentarsi - sfruttando il miele della poesia - come il terapeuta delle piu incallite inibizioni collettive. • Piovvero denunce e processi. La den uncia per oscenita nei confronti di un film d'autore, in Italia, era cosl frequente da rientrare ne! rituale pubblicitario di Iancio. La Tri/ogia della vita passo assolta sotto queste forche caudine24 • l1ane vinceva sulla pornografia, e Pasolini realiz, . zava un utopia. Quale utopia? Quella di mostrare come tutto l'esistere sia catalizzato da un'idea di giovinezza, di fisica vitalita che si sviluppa fuori , della norma, in un paesaggio innocente e incontaminato. E questa l'utopia di chi non riconosce impedimenti, tabu, alia vita erotica. Scrivendo del Fiore delle Mille e una notte, Moravia mise in connubio l'utopia «contadina» di Pasolini clm tale diversa utopia, e Ia definiva «omosessuale». Si chiese: Qual e it rapporto fra la nostalgia dell'autentica contadina e I'omosessualita? Appare chiaro vedendo il Fio11f che il rappano consiste in una certa idea della giavinezza. La civilt' cantadina e stata la giovinezza del mondo di ieri: I'amosessualita e la giavinezza del mondo di oggi. COS), in maniera sorprendente, civilta contadina e ' SI"d omosessua I· It<1 I eon'Ii)cana 25 . In quell'identilicazione correva il segno dell'idealita permissiva allora diffusa, Sorridevano i personaggi pasoHniani. Sorridevano nel Decameron mostrando dentature deturpate - rna sorridevano, d'una salute che era anche beIIezza piena e non maculata, nel Fiore delle Mille e una notte. Era un sorriso che doveva spegnersi in se stessa. La vita italiana avrebbe moserato tali persistenti ambre da dissipare qualsiasi sogno, qualsiasi utopia. II permissivismo, in concreto, si manifesto agli occhi e all'intelletto di Pasolini come una mostruosita cancerosa.
447
Ma Pier Paolo, suI Ie ceftezze pessimistiche che nutriva sempre piu, macchina da presa fra Ie mani, si permise il sogno. Aspra fu l'abiura da esso. II linguaggio del corpo cui aveva dato vita gli provoco raccapriccio. Conclusa la Trilogia, ne detto l'epicedio - I' «odio» nei confronti degli «organi sessuali dei nuovi giovani e ragazzi italiani» 26, «immondizia umana». Era «il crollo del presente» che implicava «il crollo del passato •. La disperazione era metodica nella mente di Pasolini. II suo corpo nell'azione -Ia psicologica crisi di presenza 10 spinse verso soluzioni vitalistiche. Col cinema aveva tentato di rimarginare Ie prime ferite ricevute: la teorizzazione del cinema come «lingua scritta della realti\» si era offerta a comporre il conflitto nel quale la sua sensibilitit e la sua intelligenza avevano rischiato il crollo definitivo. Poi il cinema 10 aveva divorato con ovvie esigenze produttive: la Trilogia della vita rispondeva sia a quelle esigenze sia a esigenze culturali, non solo di pura invenzione, rna di terapia colletti va, come ho detro. Tutto cia non bastava: la vita di Pasolini chiedeva di sanare in pubblico e col pubblico Ie piaghe private: chiedeva la lotta. /! PC! aigiovanif! fu un primo gesto di lotta. Venne la partecipazione, cineasta ffa cineasti, aile manifestazioni contro la Mostra cinematografica di Venezia, 1968. L'occupazione del palazzo del Cinema veneziano gli valse un processo I'll ottobre 1969: fu coimputato insieme a Cesare Zavattini, Lionello Massobrio, Marco Ferreri, Alfredo Angeli, Francesco Maselli, Filippo De Luigi. In una foto -tutti in fila, raccolti in pretura a Venezia -Ia mano di Pier Paolo e stretta al mento, gli occhi fissi a terra. I sette furono assolti perch" «i fatti (Ioro) ascritti non costituiscono reato». In «II Caos», a propos ito della Mostra veneziana, suI conflitto fra polizia e manifestanti, pubblica una lettera aperta
448
di den uncia al presidente del Consiglio dei ministri, Giovanni Leone, il 21 settembre 1968. Giovanni Leone gli rispose pubblicamente affermando che a Venezia non era srata perpetrara «alcuna bruralira e violenz3». 115 otrobre, sempre nella rubrica di «Tempo illustrato», Pasolini ribatreva: «Credo assolmamente nella Sua buona fede. ( ... ) Ma anche Lei deve credere alia mia buona fede. 10 ero presente quella notre. E ho visto coi mici occhi Ie violenze della polizia». • E questo il primo passo di un confronto con la classe politica che Pasolini porra in atto, aspramente, da questo momento, per gli ulrimi sette anni della vita: un confronto non astratto, non intellettuale, rna su detragli specifici. •
Ancora: il suo corpo nella lotta, non soltanro contro i rappresentanti del potere. Sempre nella risposta alia lettera di • Giovanni Leone e scritro: «Lo so: la coscienza dei propri diritri -l'ho detto ormai tante volte, e non mi stanchero di ripeterlo - puo diventare aggressiva e terroristica. Non tema: non cessero di lottare, come posso, neanche contro il "fascismo di sinistra" ». Quell'espressione, «fascismo di sinistra», provocava accuse avvelenate. Ma l'intuito pasoliniano aveva giil inteso allora quale trasmutazione si stesse verificando, e can quali conseguenze, in una parte della gioventu contestatrice, sia in quella di ispirazione comunista sia in quella cartolica, tra gli iscritti delle ACLI. Nella rubrica «II Caos», i128 settembre 1968, aveva spiegato quale fosse la radice del «fascismo di sinistra», vi antivedeva la nascita del terrorismo: «Quanti catrolici, divenendo comunisti, portano can se la F ede e la Speranza, e tra• scurano, senza neanche rendersene canto, la Carita. E cOSI che nasce il fascismo di sinistra». II paese, come Ie giovani generazioni testimoniavano, chiedeva un diverso modo di vivere la cos a pubblica. Insie-
449
me, rifiutava qualsiasi riappropriazione di sroria e tradizioni: rifiutava tuno, bruciava simbolicamente ogni libro, ogni costumanza. Se nei giovani catrolici veniva meno la Carid, la Fede si mutava in fideismo, in cecito violenta. La libertil e un paradosso che si governa con l'accertamento dei suoi limiti, nella dialettica dei diritti con i doveri: il dovere scaturisce dalla coscienza storica . .Tutto quesro, oscuramente, Pasolini 10 viveva in conflitto - rna ne aveva un'immagine chiara. Polemizzava con «Lotta continua», rna prestb a que! giornale il proprio nome come direttore responsabile perche potesse uscire in edicola: nessun redattore del foglio extraparlamentare era all ora iscritto all'albo dei pubblicisti secondo quanto riehiesto dalIe leggi sulla stampa per la qualifica di "direnore responsabile". Pertanto, a causa del supplemento n. 5 al periodico, incirolaro Pro/etan in divisa, Pasolini, come responsabile, viene posto sonG ace usa in un rapporto della questura di Torino inviato il 27 maggio 1971 alia procura della Repubblica. La motivazione: «il contenuto fortemente polemico nei confronti delle forze armate»27. Il processo, rinviaco a nuovo ruolo dalla corte d'assise di Torino, non fu mai celebrato. Pcr questi comportamenti, l'opinione pubblica gli rinfacciava «ambiguita». Pasolini rispondeva alle accuse in una intervista concessa a Jean-Michel Gardair: Non passu pili credere alia rivoluzione, rna nan passo nan stare dalla parte dei giovani che si battana per essa . • E gia un'illusione scrivere poesia, eppure continuo a scriverne~
pure se per me la poesia non
e piil. guel meravi-
glioso rnito classico che ha es.ltato la mi. adolescenza. (...J Non credo pib nella dialectica e nella contr.ddizione, rna .lIe pure oppasiziani. ( ... J Tutt.via sono sernpre pili affascin.to da quell'alle.nz. esernplare che si campie nei santi, come san Paolo, ffa vita attiva e vita con. 28 temp Iatlva .
450
II fallimento della rivoluzione, l'illusione di scrivere poesia: qui la radice della metodica, complessa disperazione culturale di Pasolini. Egli marcava coslla propria solicudine: la solitudine si trasformava in rabbia, quindi in aggressiva polemica. In lui esorbitava sempre piu una volutta da kamikaze, sacriticale e provoeatoria. L'offerta del proprio corpo nella latta voleva essere - e 10 fu - un'offerta pubblicamente lacerante. LA «RESTAURAZlONE DI SINlSTRA»
Senza mai essersi compromesso, ma con grande obi/ita abilita di grande potenza il Partito {OmuniSln ci protegge di nt/ovo come i'amata chioccia. Nt mi lamento. Un po' di sicurezza in tanto rischiare eumana. Dunque, con 10 coda un po' tra Ie gambe dopo tanto orgoglio i giovani tornano al eLY, • contro 10 repressione, dicono, del polere cat/ivo: ogni unionecela un rinvio 01futuro, e quindi una debolezza ( ... )29.
A ogni consultazione elettorale, Pasolini dettava la propria dichiarazione di voto in favore del partito comunista: «L'Unidl» stampava. I suoi rapporti col PCl restavano peri) incerti, nascostamente ostili. 10 mi sono sempre opposto 01 PCl con dedizione, aspettandomi una risposta aile mie obiezioni. Cos! da procedere dialetticamente! Questa risposta non emai venuto: una polemica fraterna 30 . t stata scambiata per una polemica blasfema •
«L'amata chioccia»: I'ideale rivoluzionario aveva perduto vigore. Lo spirito della «rivolta» conteneva piu d'una menzogna borghese: la «Borghesia» (il nominalismo di Pasolini si consentiva di queste maiuscole), ne! giro di qualche anno, aveva inumidito tutti i petardi.
81,
451
( ... ) ci fu 10 resu"ezione dci Sindacati che portarono avant; nello spazio vuolo che si era openo
Ie grand; masse deg/i operai con la loro coscienza di c/assil.
Per via di questo, «l'antico prestigio dei Partiti comunisti fu restaurato». Era, questa «restaurazione», una «nuova primavera»?
II Partito comunista raccoglieva visibilmente consensi fra i eeti medi: il terrorismo di destra, che aIlora replicava gli attentati, coagulava suIla sinistra un sentimento di difesa e legittimita costituzionali. La strada resto seminata di cadaveri e di fcriti che (Jrrat1carono die/roo ma furono riconoscibili a causa dei loro cope/Ii e ammassati come in campi di COtlCfnfromento
( ... )32,
Nei confronti del successo che iI Partito comunista guadagnava, Pasolini tenne un atteggiamento di ironico distacco. Gli era chiaro pero che al di Iii del "conservatorismo" del PCI,
ancora pili a sinistra, c'era un lago scuro di equivoci.
L'ortodossio (sono versi datati in calce 15 aprile 1970): ( ... ) Era del «Manifesto» che dovevo parlaroi (come voi mi avete chiestoj L'eretieo, dunque, non cerco {on disinteressoto omon I'eresia: non Sf /0 sogno nemmeno! Oppose smeM a serie/a; ricerca 10 purezza onitinaria del pensiero. • Lotto, in realM, per 10 vera ortodossia .. Si batt{ contro Ie abitudini e Ie loro deviazioni. Per quanto io (io, impuroj rjvada colpensiero, altro nOI/ trovo che rivolte dirette do una segreto ansia di ordine L'ortodossia covava in fondo alia rivolta opponendosi ag/i accoliti che avevano aduto olio storia e aile sue necessita. Gli autori del «Manifesto, dunquefurono ;mpavidi • • .L· ma per ccreare tlUOVO {mezzo, nuovt•npon a em - ( ... )33 .
452
Pasolini non cercava equivoci ma «impurita., 10 specchio del proprio «io impuro»: quella impurita che significasse intelligenza della storia «e delle sue necessita». II sospetto e q uesto - Pier Paolo poteva ben nutrirlo al fondo delIa mente -: che «l'amata chioccia» del partito, nella sua apparente stanca saggezza, sapesse meglio disobbedirsi di quanto non facessero tutti coloro che la contestavano con furore ereticale. Uaver preso «II Manifesto» a esempio non sorprende: «II Manifesto» rappresentava la pattuglia di punta nella schiera dei marxisti eretici agli inizi degli anni Settanta. Tutti gli altri, frange disperse ma attive, avevano il volto di rabbiosi alunni d'ordine, di conservatori strenui d'un passato sepolto - gli apparivano come neozdanoviani dal punto di vista della cultura, e «fascisti di sinistra» dal punto di vista della pratica. Talaltra essi erano «i barbari»: e, seppure ( ... ) quanto a me continuero (in prima pemlna, s'intende) ad avere dei barbari la poetica idea chI! mi rende merovigliosa 10 vita ( ... )34,
in essi erano i segni, gli indizi dell'apocalisse vic ina. LA «GENERAZIONE SFORTUNATA»
La solitudine: bisogna essere molto forti per amare 10 solilUdine; bisogna avere buone gambe e uno resistenza Juori del comune; non si deve rischiare raffreddore, influenza 0 mal di gola; non si devono temere
. . . raptnaton 0 ossasstnt; SI! Iocca commlnure
•
"
per tuffo il pomeriggio 0 mogori per tutta 10 sem bisogna saperlo fare senza accorgersene; da seders; non c'e; specie d'invemo; col vento che tiro su//'erba bagnato, c coipietroni Ira /'immondizia tlmidi e fangosi;. non c'e proprio nessun con/orto, su cio non c'e dubbio, oltre 0 queI/o di overe dovanti IUtto un giomo e una notte senza dovm 0 limiti di qualsiasi genere. II sesso eun pretesto ( ... )35.
453 •
Pasolini non rifiutava la propria solitudine intellettuale: non ne soffriva. Essa, piuttosto, era il risultato di una sofferenza profonda. Dopo Ie polemiche esplose suI caso del premio "Strega", nel 1968, per Teorema, con Deeameron, I raeeonti di Canterbury e IIfiore delle Mille e una notte 10 si volle «pornografo». In Deeameron e in Canterbury Pasolini appariva nel quadro, autoritratto miniato tra la folia dei personaggi, quasi nelI'angolo dell'affresco, artista sorpreso nel suo fare - Giotto ne! primo film, Chaucer nel secondo. Ironicamente irridendosi, nel piacere del travestimenro, Pier Paolo accentuava sullo schermo queI che nella vita tend eva a cancellare: i suoi . ,. cmquant anm. Si divertiva -Iajoy della Tn/ogia fu I'estremo lampo delIa sua felicit:L La poesia era un'illusione. Eppure Pasolini seguitava a scrivere, e a scrivere molto. Smetto di essen pOe/a origino/e, cite costa mancan%a
di libertlJ: un sistema stilistieo etmppo esdusivo. Adotto sehem; letterari eo//audati. per essere piii libero. Natura/mente per ragioni pratiche 36• II "fine pratico" della sua poesia esorbitava sempre pili: sempre pili urgente, senza soluzione di continuita,la necessira di "intervenire": un intervento gridato dalla solitudine. L'orgoglio 10 portava a esigere da s6 I'abbandono di ogni . costrittiva sapienza stilistica. Seance lin I'endecasillabo, trascinn il verso a ritmarsi suI parlato. AIlineo Ie strofe Iibere sulle fratture che scandiscono il discorso "a braccio": pili di una sua poesia pare ricalchi un intervento improvvisato in pubblico. . Ma I'appoggiarsi a quelle fratture, a quei salti Iogici si sveIn sottile stratagemma: Pasolini istituiva un persona Ie codice di scrittura dotato di un interno, fin quasi ovvio, dina• • rnlSffiO comUnlCatlVO. •
454 •
Scriveva, ma pensava di scrivere in un «vuoto letterario». I vuoti, in una letteratura, si succedono ai pieni - il vuoto in corso era determinato «dalla cad uta della letteraturanegazione della neoavanguardia e dalla letteratura-azione del Movimento studentesco». Simili «cad ute» provocavano a!tro: «nei momenti di vuoto culturale, si ha un improvviso rigoglio dell'esistenza». L'esistenza, rifiuto di ogni mediazione intellettuale: nell'apparire come mobilita pura, e, alIa sostanza, immobilita. Coi giovani (che non hanno vissuto ne l'ermetismo, ne
iI neorealismo, n6 la letteratura impegnara, ne la neoavanguardia) si istaura un dialogo ogni giorno piu difficile. Essi. divenuti bizantini di se stessi, sembrano scm pre pili lontani dalla verita: perch61a loro inesperienza coesiste con ,
,
.
una CUrIosa, precoce e un po mostruosa espenenza.
Cosa accadeva di quei giovani? Che essi, con Ie idee di cui si facevano porta voce, negandosi a ogni· dialettica col pas sa to, non riempivano il «vuoto» in atto di una qualche novita, rna favorivano la restaurazione del «pieno» che sem. b'lssato 37 . b rava Ina Ecco: ne! perlustrare cib che la mente di Pasolini andava ragionando negli anni che seguirono immediatamente al 1968, ne! rintracciare il grafico tormentato della sua disperazione, si illumina un suo convincimenro profondo:
Oh generazione sJortunata! Cosa suceedera domani, se tale dasse dirigenle quando Jurono aile prime armi non eonobbero la poesia della Iradizione ne Jeeero un 'esperienza inJeliee perchi stnza somso realistieo gli Ju inaccessibile e anche per que! poco che la conobbero, dovevano dimoslrare di voler conoseerla sl ma con distacco, Juori del gioeo. N ei versi che portano il titolo di La poesia della tradi38 zione que! convincimento, 0 quell'ossessione, so no chia-
,
455
ri: la roetura della eontinuita sroriea e eulturale generava mostri. Generava nihilismo: il rifiuto del passato, un rifiuto furente e eieco dentro eui la classe media italiana pareva bruciare se stessa. Cosa era accaduto nelle viscere del paese? . La crescita della classe dei Iavoratori intellettuali dipendenti non riesce ad avvenire satta forma di tecnid che si colJocano neHe posizioni productive cruciali assi-
curandone 10 sviluppo. ( ... ) La gran mass a dei figli della piccola borghesia indipendente che si affolla nell'universira ad un certo punto comprende che si era mossa per diventare elite, 0 per 10 meno per restare classe media, e invece ha davanti a s6 10 spettro della disoccupazione intellettuale e del declassamenro saciate. E in questo quadro che marura la rivolta-tragedia del 1968. Nel tentativo di definire Ia propria collocazione di cJasse questa cIasse in declino ce[chera di identificarsi col proletariato industriale. Sta qui 1a differenza fondamentale ffa la siwazione icaiiana e o
quella scatunitense 0 tedcsca 0 francese. Non e il prolecariaco che cerca di diventare classe media, e qucst'ultirna che, minacciata, si aggrappa a] proletariato e 10 ap. ne II a sua rlVO . Ita39. poggla .'
Valla pena aggiungere: nell'appoggiarlo, quella c1asse media, quella piccola borghesia, forniva al proletariato una jdealita dissipatoria, vetero-imarchica, sulla quale venne facile innestare la spirale terroristica.
Oh generozione sjortunoto! che nell'inverno del '70 usosti coppott; e sciolli fantasiosi (. .. ) proseguono i versi pasoliniani,
(... ) vent'sti 01 mondo, che egrande eppure cosf semplice, e vi trovasti chi rideva della tradiz;one, e tu prendesli aI/a lettera lale ironia fin/omentt ribaldo, erigendo barriere giovonili conlro 10 classe dominonle del passolo 10 giovenlu passo presto; oh generazione sjortunata ( ... ).
456
Era una generazione che aveva ceduto aile lusinghe di falsi maestri - l'ironia «fintamente ribalda» della neoavanguardia e messa sotto accusa. Ma quella generazione era sfortunata aneor di piLI per aver ceduto, giovanilmente, inconsciamente, al mondo contro cui pure si batteva «con zelo»: ( ... ) era esso che voltvo gettor discredito sopra 10 storio -10 suo; era esso che volevo far piazza puNta del possoto - it suo; oh genera"ione sfortunoto, e tu obbedisti disobbedendo! Quale la sorte di quei giovani? Non avevano versato lacrime -Iacrime «intellettuali, dovute alia pura ragione» - ne «per un'ottava del Cinquecento», ne per «i tabernacoli degli antenati.: ( ... ) la lotto di c/osse vi (/illiJ e vi impedi di piongere: imgiditi contro tutto cio che non sopesse di buoni sentimenti e di oggressivita disperato (... ). Un tradimento era stato perpetrato da quei giovani, ( ... ) per omore dell'operaio: ma nessuno chiede a un operaio di non essere operaio fino ill fondo . gli operai 11011 piansero dovonti 0; capolavori mo lion perpetrarono trodimenti che portano al rieotto e quindi all'infelicita oh sfortunato genera.ione •
piangeroi, mo di lom'me senza vito
perch!forse non sapra; ntanche riandore a ciiJ che non ovendo ovuto non hoi neonche perduto (. .. ). Ricatti e infelieita: Pasolini non fu di quelli che, rapiti dall'aggressivita giovanile, teorizzarono il "suicidio" dell'uomo di lettere e del po eta. La letteratura, in lui, non era peccato 0 colpa di cui fare ammenda. In questo si poteva verificare la distanza della scrittore occultamente cristiano e cattolico che egli era dall'inconscio cattolicesimo che agiva in tantissimi. II cristianesimo di Pasolini si colorava di paoline accensioni, di oracolari veggenze, di sensibilita antropologica acquisita suI terceno del vis-
457
suto. Lantana dall'idea del "mediare" e del cattolico comporre i dissidi, I'anomalia si faceva sempre pi" vistosa in lui: anomalia e contraddittorieta. Sembrava farsi schiavo di reazioni corti cali, da bastian contrario - nessuno pi" di lui intol invece guaIi conseguenze avrebbe avuto in Italia cosl vasta perdita di consapevolezza storica.
10 inveedliando vidi Ie vostre teste piene di dolore dove vorticavo un 'idea con/uso, un 'ossa/uta certezza, uno presUnZiOtlf di ero; des/inati a
non monnoh ragazzi sfortunati, ehe avete visto a portata di mono una meravigliosa vittono che non esis/evo! LETrERARIA "INATTUALIT},."
Pasolini pubblica nel febbraio del 1971 l'ultimo suo volume di poesie, Trasumonore orgonizzor. Decise di autorecensirsi, tanto scarsa e elusiva fu I'attenzione della critica'o. Nella recensione parla di se in terza persona: pedantesca•
•
mente, e IfOIlJCamente.
Ripartl illibro in ere sezioni: «un diario privato»; «il canzoniere per una donna di nome Maria» (i versi per la Callas); e una terza sezione «interamente politica»: La nostalgia per un modo di essere che appartiene al passato (e che tal volta d. a Pasolini quasi un timido e sgraziato furore reazionario) e che non si restaurera mai piu, per una definitiva vittoria del male, si trasforma in
una specie di piet. cosmica per quei giovani fratelli destinati a vivere esistenzialmente. fin da ora, dei va]ori che a Pasolini sembrano intollerabili. II vel enD dell'articolo e deposto, come d'uso, nella coda, aile ultime righe: nel volume saranno «fa!sid, insincerita, goffaggini», rna non «irrealta.. Parlando genericamente (e dando fiducia allettore) si potrebbe dire che Pasolini ama la realta; rna, parlando
458
sempre genericamente, si potrebbe farse anche dire che Pasolini nan ama - di un amore altrettanto completo e
profondo-I. verita: perche, forse, come egli dice (-Nuovi argamenti», aprile 1971), «l'amore per la verita finisce col distruggere tutto, perche non c'e niente di vera», Po-
tremmo allor. concludere affermando che questo rifiuto a conoscere. a cercare, a volere la verita, una qualsiasi verita (non relativa, che, per verita parziali, Pasalini continuamente e donchisciottescamente si baue), questa terrore edipico di venire a sapere, di ammettere, e eib che determina la strana e infelice fortuna di quesro libro, e
probabilmenre di tutta l'opera di Pasolini? Interrogarivo senza esito: l'edipica paura e il disve!amento pill imprevisto dell'articolo, il punto dell'agnizione critica. La verira «non reIativa» rifiurata produceva l'alearorio discorso di una poesia confusa nel contingente, nell'appunto corsivo. La verita maiuscola, anche se ignota, era altrove: forse nella fede. • Dunque, Trasumanare organizzar usd pressoche ne! silenzio. Lo sresso editore, ancora Livio Garzanti, credeva di me no ne! suo autore - per molri, quel fascio di versi costituiva la sortira di un sopravvissuto. Nella sociera della leneratura, Pier Paolo continuava a radunare pochissimi amici. Eppure non voleva mancare alIa presenza in mezzo a essa, anche anraverso opere. Riprese l'anivita di cririco 41. Nel1971 fu pubblicato Satum di Eugenio Montale. Pasolini 10 recensl su «Nuovi argomenti». Al contrario di alui, sonolineo del complesso volume il trano ideologico. La forma dellibro gli appariva ironica e deliberaramente «impoerica». «8apendo che l'impoeticita e il contenuto di Satum pertengono alia sua forma (. .. ) non mi sembra che possa in alcun modo considerarsi prevaricatore un lettore che rispon42 da al pragma col pragma, aile idee con Ie idee .» •
459
Questa risposta, di Pasolini .lettore», fu: Tutta Salura ein fonda un pamphlet antimarxista. Ma se fosse solranto cosl, io mi limiterei a prenderne auo (chiamato in ballo dal registro satirico). Se 10 disapprovo e invece perch" Montale ha voluto ignorare che anche la pragmatica borghese, oltre che la prassi marxista, si fonda sull'illusione del fempo, e che i borghesi, come i comunisti, non fanna altro che parlaTe del "domani", Se il "mondo migliore" (di questo maledetto domani) e una promessa dell'opposizione e anche un'assicurazione del potere .. Ma a differenza del marxismo, Montale non si "Iibera", in quanro pacta satirica, .del potere. Anzi, compie una specie di identificazione tea potere e natura. 11 suo
libro
e tutto fondato sulla naturalezza del potere C .. ).
Montale, a sua volta, rispose: rispose in versi, e chiamb Pasolini col nome di .Malvolio». Pasolini aveva parlato di .vilta», di vildt ideale. I versi di 43 Montale dicevano :
Quesla violenla raffica di carira che s; abbatte su noi cult'ultima ;mpostura. Non sara mai ch 'essa cominci at home come ci hanno insegnato aI/a Berlitz; rna; accadro che si frovi nei libri di lettura.
E non cetto da fe, Malvolio, 0 dal/a tua banda, non do "Iuli di fromba, non do chi fle fa una secondo pelle che poi si butta via. Nolt appartiene a nessuno 10 carita (... ). E ancora, in altri versi dal titolo Lettera a Malvolio:
Non s'iI Irattato mai d'una mia fuga, Malvolio, e neanehe di un mio flair che annusi il peggio a mille miglta. Questa euna vitti) che lu possied; e non t';nvidio ancAe pereM 110n potrei trame vanlaggio.
460
No, non si traltiJ mai d'una Juga ma solo di un rispettabile prendere Ie distanze. Non fu molto dijficile dapprima, quando Ie separozioni crano nette, farrare do una parte e 10 decenZlJ,
oh solo una deeenza infinitesima dall'altra parte. No, non fu difficile, bastava scan/onare se%rire,
renders; invisibili, Jorst esserlo. Ma dopo.
Ma dopo che Ie stalle si vuotarono /'onore e I'indecenza sfrttti in un solo patio Jondarono I'ossimoro permanente e non fu piti questione di fughec di ripari. Era I'oro della Jocomelia concettuale • e il distorto era il drifto, su ogni altro derisione e silenzio. Fu lolun ora e non efin;ln.
Con quale ogilita rimeseolovi materialismo storieo e pauperismo evangelico, pornografia e riscotto, nausea per I'adon di trifola, it denaro ehe Ii giungeva. No, non hoi torto Malvolio, la sciema de! enore non eancaro nata, ciascuno /0 inventa come vuole. Ma lascia andare Ie fughc ( ... )44, Le accuse erano cocenti, specie Iii dove Montale congiungeva in Pasolini I' «agilita. intellettuale agJi interessi del box-office. Pasolini ribatte con una serie di epigrammi: L'impuro al puro Non ho banda, Montalc, sono solo. Non Ii n"mprovero di averavuto-
paura, ti n'mprovero di avtrla giustificata.
461
Mole jorse ne voglio; ma il mio. Ti ha ottenebrato 10 tua un po' troppo ita/iona Musa Oscara. As/uto poi non 10 sana:
di solito eastuto chi ha paura.
Penati ita1iani Nell'inventarmi un nomig»olo I'unica otlesa de/usa, quanta a poesia, sarli stato que/fa di Jakobso»: ti sei jatto portovoce della borghesia, con aile spalle Samgat e i/ Moligno.
Pauperismo evangelico (I) Ah Monta/e, hoi jatto una mezza denunao 01 fiseo co/ tuo mezzo pariare. Tra poeti AI'era n"mos/o un unica occhio e tu con uno stuzzicadenti I'hai buealo; ma t'ho sempre conosciuto col nome di DUTlS" e quindi non posso aeeusore ehe Oim,.44 . Un suono d'amarezza prevarica sull'occasione della risposta a Montale: la disperazione, in Pasolini, si fa pill radicale ancora, se possibile. Nella primavera del 1972, in maggio, per conto dell'Associazione Culturale Italiana, a Torino, a Milano, aRoma, Pier Paolo tenne una conferenza. Esordiva: «Prima di tutto devo dire che non mi trovo in un momento felice della mia vita intellettuale: sento vagamente, per esempio, che qui Ie mie parole suonano senza i caratteri ne della novita ne delI'autoritil». In una intervista a «II Mondo», diceva: «Vivo ormai fuori della societa letteraria. Non voto pili allo Strega. Mi so no
462
volontariamente emarginato. La letteratura, ne! suo momenta sociale, non mi interessa malta. ( ..• ) Quanta al silenzio che c'e intomo a me, mi pare solo sintomo di incompetenza, di vigliaccheria, 0 semplicemente di odio». Anche anni prima i critici sembravano «odiarlo». Era un odio razziale generico, queUo che si prova per tutti i diversi, siano ebrei, siano omosessllaii. Quest'odio andava a sommarsi con un odio piiJ specifieo, anzi, che e
specifico delle partite intellettuali: quello che viene dedicato a chiunque si rifiuti di essere identificato con un
cartello segnaletico preciso. L'odio era dappertutto, mentre io sfuggivo aile definizioni. ( ... ) L'odio di ieri era l'odio della sottocultura. L'odio di oggi eo quello medesimo, travaSato nella cultura45.
Affiorava I. figurazione del perseguitato, faccia del mito personale pasoliniano. Que! mito aveva nuova giustificazione? II "ricatto" giovanile agiva su molti. Pasoiini 10 sapeva. Egli si sentiva solo e «disperatamente inattuale» - 10 sostenne nella nota dell'editore can cui fece accompagnare, primavera 1972, il volume di saggi Empirismo eretieo. Di quella «inauualit,\», scriveva: «L'autore se ne fa un vanto, corrispondente al disprezzo che egli nutre per i suoi colleghi critici - quasi tutti -, la cui ingl9riosa canizie e il cui disonorato sale e pepe son proni di fronte alia disumanita dei peggiori della nuova generazione». Immagine fisica della solitudine: la torre di Chia, tanto desiderata, finalmente acquistata nel novembre 1970. Pier Paolo, vi si rinchiudeva, talvolta accompagnato da Ninetta, talvolta solo. La torre - resto d 'un castello medievale difeso da un muro di cinta su cui svetta un secondo torrione inabitabile -, altissima e in vista da lontano, si alza su uno sprone all'incrocio di due botei, al fonda de; quali scorrono due torrenti al confluire. .
463
A nord dei monti Cimini, riparata da una collinetta, lungo la strada che da Viterbo porta a Orre, la torre sembra la macchina architettonica disegnata per una sequenza del Decameron 0 dei Racconti di Canterbury. A ridosso del muro, il pib esterno sullo sperone di roccia, fu allestito un blocco di cementa e cristallo, stanze a cannocchiale, dove si poteva al massimo vivere in due. Lit Pier Paolo avrebbe desiderato venir sepolto: nell'amore che nutriva per quelluogo. Vi fece costruire, su un prato accanto, un capannone in legno chiaro - una vasta stanza luminosa. Diceva che quel10 sarebbe stato il suo studio da pittore. Di tornare a dipingere parlava di frequente, eosl ehe Laura Betti, nella casa di via di Montoro, gli riscrvo una stan- . za, con l'ingresso indipendente, perch6 se ne servisse, appunto, come studio. II propos ito non fu messo a frutto. II rifugio di Chia, inveee, venne utilizzato a lavoro diverso. Dall'estate 1972 Pier Paolo prese a ritirarvisi di frequente, per scrivere un nuovo romanzo che prometteva di duemila pagine. Diceva poehissimo intorno ai contenuti dellibro: diceva che vi avrebbe disegnato il proprio autoritratto, il pib autentico; e, insieme, diceva che quellibro sarebbe stato un ritratto dell'ltalia contemporanea - probabilmente l'ltalia dell'''austerita'', provocata dalla guerra del Kippur e dall'embargo del petrolio. Petrolio, il primo titolo iscritto sulla prima pagina: sostituito poi da Vas: uno scartafaccio d'oltre einqueeento cartelIe torturate da correzioni, intercalate da appunti fugaci e ineomprensibili. Un caotico andamento. Se era vivido nella mente di Pier Paolo il disegno delle duemila pagine, per sorre ne sono state seritte appena un quarto, un albeggiante quarto ulcerato di pentimenti . •
464
La solitudine di Chia - i cristalli specchianti delle finestre, vasti quanto pared, paiono aver suggerito la metafora della duplicazione. Nellibro agisce un personaggio raddoppiato come in una carta da gioco - un giovane intellettuale, messo in parallelo con un suo sosia. II trucco e dostoevskiano: il positivo rovesciato perfettamente nel negadvo-e questo rispecchiamento procede cosi che I'un personaggio si metamorfosi nell'altro; e insieme metamorfosano la propria virilita in una disperata femminilira. Lo sdoppiamento dell'io non e estraneo all'immaginazione narrativa di Pasolini - appartiene al Pasolini narratore in lingua italiana, quello conosciuto sui fogli inediti friulani, sui brogliacci del Sogno di uno coso, e su quelli della Divino mimesis. In Vos tutto e diverso. La distanza di q uesti estremi fogli dagli altri si misura dal furore che Ii ubriaca. Pare che 10 scrittore aggredisca, dentro il grumo di una materia ostile, un'emozione che recalcitra alia luce, sfugge: forse 10 illude. Quella duplicazione de!l'io - 0 suo sdoppiamento - prolifera in avventure che sono sogni da decifrare: una festa al Quirinale, a esempio, dove congiurano insieme politici e let•
teratl.
Una modesta realta viene dilatata, enfiata oltre il possibile - e il suo significato e oscuro. Illettore, net percorrere quelle pagine, ha la sensazione di penetrare un segreto che non vuole essere violato -I'officina di un narratore che, imprevedibilmente, si sia spalancata. Entrarvi fa trattenere il fiato. Le pagine fe!ici, di una felicira espressiva che ha suo no di luno, sono Ie erotic he. Mai Pasolini aveva rappresentato in modo cosl totale e diretto il mistero della sua sensualira. II petrarchismo «generico e numerico» su cui scherzava Gadda incuriosito, ave-
465
va - se ne accerta qui l'evidenza - una verira. E, in una'scena norturna, su un praro di periferia, come sempre vago e rognoso, con ranti ragazzi di vira che si lasciano andare al coiro orale can iI protagonisra duplice e infemminiro, come a un rita che rimargini Ie ferite dell'anima e insieme Ie riapra, I; dato avvertire quanta straziata esperienza umana vi sia raccolta, quanta di vissuro - ed I; il vissuto di un'angoscia che non trova nome. La passione erotica era in Pier Paolo una recidiva che si esplicava con una ossessivita da incubo: un ritma riperitivo che gli rendeva la vira crudamente identica a se stessa.· D'altra parte, questa vita era cia che egli pili amava: un bene, un sagno inattingibile cui, proprio in quegli anni, can iI cinema, dedicava in liberta la sua immaginazione. Come non avvertire, pera, nelle sequenze della Trilogia, anche Ie pili aeree e liete, il segno di un accanimento tormenroso, e nei corpi scelti - fatti salvi quelli dei giovani in 1/fiore delle Millee una notte-, nel sorriso che spes so si spalanca sulle loro bocche tristemente cariate, il dolore di chi non ric see a credere quanta l'esisrente sia qua1cosa di diverso da un' orri bile ferita? L'esistenza era anche peccato in Pasolini - quel peccaro che era impossibile non compiere, e che nel sesso aveva il • propno teatro. In una intervista a un mensile francese, ave va lasciaro • sc[]vere: Amo la vita ferocemente. disperatamente. E credo che questa ferocia, questa qisperazione mi porteranno al- _ la fine. ( ... ) L'amore per 1a vita e divenuto per me un vizio piu cenace della cocaina. 10 divoro la' mia esiscenza con un ap-
petito insaziabile. Come finid tutto cia? Lo ignoro. ( ... ) 10 so no scandaloso. Lo son a nella misura in cui tendo una corda, anzi, un cordone ombeJicale, rra il sacro e il profano46 • •
466
Quale l'ultima soglia del possibile scandalo? Un fotografo, Dino Pedriali, ha raccontato di essere rimasto due giorni a Chia con Pasolini, alia meta dell'ottobre
1975.
'
Pier Paolo si fece fotografare nudo, da fuori Ie vetrate della sua stanza da letto. Pare notte all' esterno; e dentro la torre c'e una cruda luce e!ettrica. Pasolini avrebbe detto a Pedriali che Ie fotografie sarebbero state utilizzate come inserti ne! romanzo cui stava lavorando. Vas e un'incognita. Ma, nelle fotografie, il corpo asciutto di lui, la muscolatura da calciatore, non 10 e. Semisdraiato sulla candida coperta delletto, 0 in piedi vicino al cassettone, Pier Paolo sfoglia un libro: nella sua fisicitil non c'e scandalo. C'e piuttosto, nel puntiglioso tenere fra Ie mani un libro, indifferenza alI'atto, e una forma di pudicizia sostanziale che sventa qualsiasi illazione. Lo scandalo e da leggersi, invece, nelle pagine di Vas do, ve e celebrato 10 sfibramento del coito orale, E 10 scand_Io che erompe dalle confessioni, d_1 proiettare in parole cib chc:: inconsciamente il nostro corpo,la nostr_ sensibilita ospitano .. Questo era 10 scandalo che colpiva a boomerang il cuore, I. passione di Pasolini. Forse, in Vas c'e un altro·imprevedibile "scandalo": un desiderio di mutamento, morale, psicologico, intellettuale, che pare dominare gli ultimi anni della vita di Pier Paolo. Non solo in quei fogli incompiuti c'e uno scrittore che rivela I'urgenza di una avventura espressiva di cui non presagisce gli esiti: c' e anche un uomo che seziona, disarticola Ie lacerazioni da cui e posseduto, che e assillato dal bisogno di investigarne la tragic a scaturigine. L'esperienza che Pier Paolo aveva di s6 era di una luciditit sorprendente - tanto sorprendente da apparire enigmatica. La sua "divisione", la sua duplicazione psicologica,
467
la sua manifesta contraddittorietil., gli erano note, Era capace di farsene vanto: .In tutto si pua barare fuori che nello stile. ( ... ) La coerenza e disumanita, e un linguaggio da monaci fanatici, non per uomini. (... ) La serieta e la q ualita di coloro che non ne hanno·altre» 47. Ciononostante, poteva esser pervenuto al punto che richiedeva la conciliazione. Denudarsi l'anima - forse il corpo -, ricostruire in parole, in immagini, Ie ossessioni dominanti da cui la sua esistenza era oppress a, poteva significare la revulsione suprema. La vito si stanco di chi duro.
Ah, Ie mi. passioni recidive cos/refle a non avere residenzo!
II cinema aveva otmai risolto, e largamente, per lui ogni problema economico: gli dava una notorieta internazionale diffusa; la letteratura, invece, sembrava averlo definitivamente messo al margine. A quel tempo, Pier Paolo concepl la necessita del mutamento: ecco 10 scandalo estremo. La mutazione poteva avvenire attraverso un rispecchiamento, magari ulcerante, della propria immagine piu segretao Vas avrebbe raggiunto questo fine? Era questa il riposto ptogetto delle ·sue duemila pagine? . Lo scartafaccio incompiuto prefigura un Bildungsromon. Ma I'ipotesi non pua avere suffragio. POSTlLLA AI PRECEDENTI PARAGRAFI
Pasolini credeva nella palingenesi sociale - vi credeva come un redivivo Gioachino da Fiore; ma vi credeva anche come un politico che calibri Ie proprie convinzioni a seconda del variare delle contingenze. II raffinato poeta, educato sui decadenti francesi, sugli ermetici degli anni Trenta, pensava di guarire dalle storiche ferite dell'anima trasformando la finalita estetica, e psicologica, della propria poesia in una finalira pratica, epolitica.
468
Un tal poeta, nel corso del proprio cammino, h. conosciuto radic.li mutamenti: si e fatto uomo pubblico, e uomo di cinema . .
La finalita pratica. Pasolini ptofetava - e si consentiv. pronunciamenti e abiure. Affidava la sua condona alia contraddizione, certo che la verira hic et nunc del sentimento fosse motivo di salvezza. Non aveva forse profeta to che gli «An dagli Occhi Azzurri», i giovani del Terzo mondo, avrebbero invaso il vecchio Occidente, e ne avrebbero distrutto la storia con la violenza?
( ... ) Distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporrannoilgerme della Storia Antico. Poi col Papae ogni sacramento andronno come zingari su verso I'Ovest e il Nord COll Ie bandiere rosse di Trotzkij 01 vento ( .. .)'8.
.
Le parole non lasciavano adito a dubbi: I'intero volume di Poesia in forma di rosa era percorso da quella certezza fosca e insieme aUegra. Gli eventi del 1968 sconvolseto la profezia: Pasolini la • rmnegava. Perch" rinnego questa profezia? Perch" allora ero solo e ridicolo a faria, oggi e divenuta merce comune: rna questa non significa che io presuntuosamente voglia attrihuirmi il monopolio di certe idee e la prerogativa ad appassionarmene: no, vuol dire che quella profezia era giusta allora rna in quanta era sbagli.t.; era un capriccio vitale e fecondo della passione politica, un rovesciamen-
to voluto e cosciente del buon senso futuro
49
•
L'intellettuale, l'homme de lettres aveva, dunque, mentito consapevolmente; Per quale fine?
469
Perch" dunque il farto che tale speranza posta nella porenzlaiit3. rlvoluzionaria dei contadini del "Terzo mondo" ora e sbagliata? Perchenon e piil guardata in prospettiva rivoluzionaria. Gli srudenti infatti sana borghesi. Vorrebbero esorcizzare il monda contadino povero e preindustriale, evocarlo come un'entita metastorica, metter-
sdo davanti come una guida apocalittica. Per fare I. Rivoluzione? No, per fare la Guerra Civile. La Rivoluzione, la rossa rivoluzione dei diseredati, tramontava. Essa era stata il gran mito della vita di Pier Paolo, il mito che pareva riscattarlo dall'antica, soffena religione degli avi contadini. Ebbene, quel mico naufragava ne! mare piatto del neocapitalismo. Per chi aveva adornato it mito can Ie immagini ambigue e leggiadre della poesia decadente, e poi can la violenza d'una vita attivissima, que! naufragio era repulsivo moral mente, olrreche politicamente. II mito spariva: gli ultimi figli della borghesia se ne appropriavano sfigurandolo. Quel mito diventava mat/eroffact. Come ricondurlo a novit"? Come riscoprire nei poveri e diseredati del man do 1. fatidica missione della palingenesi? La vecchia, sapiente talpa comunista restava a misurare su un lento metro noma i tempi della sviluppo sociale: ma anch'essa e1aborava strategie riformistiche, spegneva 1a fiammata cangiante del mito in progetti calcolati con ec•
•
ceSSlva pazlenza.
A questa punto, loro malgrado, e pur restando nellofa vecchio tOftO, avevano allora ragione i comunisti che mi criticavano alcuni anni fa, quando tutto questa non era di moda. I contadini possono fare la Rival uzione, rna in situazioni concrete: anzi, son sempre lora in pratica che la fanno, con gli operai poveri (in Russia, in Cina, a Cuba, in Algeria, ne! Vietnam): rna so no rivoluzioni nazionali, non internazionaJi, nascono da una fame nazionale. Gli 0perai sono in~ernazionali, i contadini no, sono universali. Erano parole che Pier Paolo denava a Ferdinando Camon ne! 1968. Non v' e traccia di del usione in esse. Ma la
470
franchezza con cui 10 «sbaglio» e confessato, forse, preludeva ad altra franchezza, al desiderio di guardar Ie cose con la Iente della distanza, a scoprire finanche nella strategia della "vecchia talpa" comunista una coerente verit:t Sembrava che Pasolini pensasse di gettare via a!cune inveterate convinzioni - sembrava pensasse rigenerarsi. Altro esempio, altra traccia, forse labile, di questo desiderio. Nell'autunno del 1969 vennero raccolte in un unico volume tutte Ie poesie di Ungaretti. Ungaretti era stato il poeta letto piu amorosamente - 10 sappiamo - dal giovane Pasolini. Che impressione ricava il Pasolini quaramasettenne dalla rilettura di quel poeta amato in giovemu? «Non ho rica. 50 vato nu II a, quanta a f1sposte ,)) II giudizio e duro. Ma e subito mitigato e modulato: la poesia di Ungaretti e «poesia di una totale innocenza» che, «come ogni vera innocenza, e spudorata», e «caotica, equivoca, bambina, ambigua, demoniaca, ingenua, immatura, incompleta»: e «come un occhio ridarello la cui luce non puo essere spenta da ness una specie di buona edueazione». Sono parole che affermano quel che negano. Ciononostante, i1 giudizio e iconoclasta - 0, forse, e un giudizio profondameme autobiografico. Pasolini sta parlando della sua poesia in fieri, equivoca e incompleta, nei visi, bili difetti del maestro cerca conforto. E il conforto che si chiede, con un briciolo di ironia, mentre I'amarezza brucia, perche ci si vuole diversi, incommensutabilmeme diversi, da quel che si e. II 1968 aveva lasciato il suo carico di rimosse verira e di drogato intellettualismo. La borghesia, ancora protagonista della storia, aveva creato nuovi «miti metastorici, bandiere d 'assolutezza» 51. Pasolini aveva imelligenza per cap ire quanto accadeva: confessava passate menzogne, parlava con leggerezza di sue colpevoli Ieggerezze.
471
.. Nel panorama culturale in cui si muoveva ineravide colpe pili gravi delle proprie: Degli uomini cold non vi fu uno che avesse iI coraggio di alz.re I. voce per protestare. II rischio dell'impopolarita faceva pill paur. del vecchio rischio della verit'. Del resto anche la cultura specializzata era degna del suo tempo: ormai la sua organizzazione interna era definiti· vamente pragmatica: i prodotti intellettuali erano prodotti nelloro esserci, come cose 0 fatei: scammesse per-
se 0 vinte. La malafede era ideologizzata come elemento del modo di essere colti 0 addirittura poeti. Dei "gruppi" - anch 'essi psicoJogicamente e corporalmente simili a una borghesia che pareva finita per sempre - facevano , del "potere Ietterario" it lora fine dichiarato 0 diretto,
non solo senza pudore, rna addirittura gestendo con ternporaneamente una funzione moralistica, terroristica e cicattatrice, desunta, con inaudita sfacciataggine. dal gauchismo pateticamente sconfitto. L'unica realta che pulsava col ritmo e I'affanno della verit' era quell. - spiegat. - della produzione, della difesa della moneta, della manutenzione delle isdtuzioni essenziali al nuova potere, e non erano certamente Ie scuole, ne gli ospedali. ,
E una pagina di Vas. La prospettiva del 1968 e scorciata agli effetti prodotti sulla vita della cuhuea. Pasolini amava correre «il vecchio rischio della veritih>, ma pativa di alcune personali ambiguita. Aveva alzata la voce «per protestare» (II Pc{ ai giovani!!), ma nel cinema la sua uegenza a lasciar parlare il puro linguaggio del corpo scad eva a una irrelata illustrazione «permissiva». Ideologizzava la «malafede», sostenendo ehe sol tanto eosl iI giudizio poteva adattarsi alI'esperienza. Per via di questa,la lucidita can cui si esprime, malinconico e distante come uno starieo, mosera aneor meglio il desiderio di revulsione inrellettuale. Cambiare, carrere il pili possibile «il vecchio rischio delIa verita». Ma in che modo - qui la questione - in che modo «get tare il proprio corpo nella lotta»?
472
SCRITTORE CORSARO
Ninetto si sposava all'inizio del 1973. Per Pier Paolo scrivere poesia non era pio cio che era stato. Trasumanar e organizzar era un libro corsivo, folie mente autobiografico. L'hobby del sonetto radicava il poeta alia violenza delle pas e •
•
•
SlOnl private.
Le antiche passioni culturali perdevano il significato che avevano avuto un tempo. Se qualcuno si faceva a parlargliene, rispondeva con puntigliosa asprezza. Cosl rispose a Enzo Golino in una intervista sui dialetto: II ritorno al dialetto? Macch", e una piccola crovata che non ha riscontro nella realta. Se oggi di nuovo si parla di dialetto nei film, se la televisione trasmette qualche farsa dialettale, se Ie canzoni sembrano riscoprire il nostro patrimonio folkloristico,
e un fatto irrilevante: riguarda
la sovrastruttura, non la struttura della socied. II dialetto e it manda che 10 esprirneva non esistono piu, la genre non parla, non vuole e non PUQ parlare in dialetto 52.
Nei suoi film, Decameron, Racconti di Canterbury, si parla dialetto, pero ...
o
Certo, perche nei miei film rappresento una vita perduta, genti e luoghi d'una sacca storica fuori del tempo, un fossile arcaico. Al tempo di Aecattone, di Mamma Romo, e aneGra di Uccellacci e uccellini, questa mondo antieo esisteva ( ... ) rna poi estato spazzato via, e dall' eta dell' innocenza siama passati all'ed. della corruzione.
La civilta dei consumi ha distrutto il «mondo antico». Uideologia si mutava in moralismo: il furore "paolino" prendeva il sopravvento. 0
Quello stesso 1973 Pier Paolo venne preso da insofferenza nei confronti del proprio editore. Era scontento del modo in cui, sia Trasumanar e organizzar, sia Empirismo ere/ico, sia Calderon, la tragedia pub-
473
blicata nell'autunno, erano stati distribuiti e sostenuti dalla casa editrice. La scontentezza, al fondo, riguardava piu se stesso che altri. II suo talento Ietterario era appannato - 0, se non appannato, rispondeva obiettivamente meno aile aspettative dei Iettori. L'esistenza di Pasolini sfuggiva al sentirsi ricondotta nei limiti privati, meramente individuali. Pier Paolo volle rompere contrattualmente con Livio Garzanti, pur badando a non rompere i rapporti personali con lui. Prese spunto da occasioni fortuite, di nessun con to: che Garzanti, ad esempio, stesse per stampare un narratore non degno di precedenti scelte. Erano pretesti, su cui ironizzava anche. Oi fatto, desiderava rapporti nuovi: accetta l'offerta di Giulio Einaudi. Negata ogni funzione al dialetto, si dette accanitamente a scrivere una sorta di palinodia a La meg/io gioventit - in llna ritrovata lingua romanZ3. Rovescib I'antico entusiasmo per l'universo della «piccola patria» in «tetra entusiasmo». La Dedica delle Poesie a Casarsa diceva:
Fontana di aga dal me pais. A no eago pi frescia che tal me pais. Fontana di rustic amour. (Fontana d'aegua del mio paese. Non e'i: acqua pili fresca che nel mio paese. Fontana di fllstico amore.)
II controcanto della nuova Dedica dice:
-
Fontana di ago di un pais no me. A no eaga pi vecia che to chef pais. Fontana di amour par nirsun. (Fontana d'aegua di un paese non mio. Non e'e aegua pill veechia che in guel paese. Fontana di amore per negsuno".)
474
Una ritrattazione - e una "abiura". II volume, col titolo La nuova giovel1tit, venne pubblicato da Einaudi nella tarda primavera del 1975. Anch'esso non desto un'attenzione vivace nella critica, ne il concorso dei lettori. Pasolini capl che a tanto non serviva aver abbandonato I'editore dei suoi successi, si rammarico di averlo fatto: e nutriva I'idea di poter tornare con lui. Ma, in quella primavera, egli non era pill un Cristo sofferente e escluso dal consorzio dei vivi, pittura dilavata di una maesra campestre. In quella primavera egli era un infuocato Paolo di Tarso che denava Ie sue «Ienere ai Romani» dense di accuse e oscu••
•
re premonlZlOOt.
L'abiura al dialetto era diventata abiura alia Tnlogia de/10 vita. Picr Paolo aveva cancellato 0 rimandato altri progetti di cinema per girare can meticolosa cura Solo 0 Ie 120 giornate di Sodoma -Ia sua vitalira, la suajoy, aveva preso un colore profondamente luttuoso. . Un cambiamento era avvenuto. 0 era sopravvenuto un potenziamento delle sue qualita - quelle che al finire degli anni Cinquanta 10 avevano reso interlocutore ineliminabile dell'intera societa italiana. Pasolini scriveva adesso pamphlet politici sulla prima pagina del «Corriere della sera». Pasolini rifiutava il «riformismo» della nuov. politic. comunista, rna rifiutava insieme I' «estremismo» piccolo borghese e «barbaro» dei contestatori ultrasinistri. La crisi investiva i democratici occidentali, quelli italiani in specie, dopo i11968, ferocemente. Pill la linea ufficiaIe dei partiti comunisti si avvicinava in concreto alia ideal ita parlamentare (e era questa che intendeva rinnovare): pill contro questa linea insorgevano coloro che si sentivano defraudati fisiologicamente di "rivoluzione": ancora di pill Pasolini accentuava la propria solitudine.
475
Questa solitudine ebbe parola - non nei versi, non in un dialogo coi fettari, come era avvenuto sia su «Vie nuove», sia su «Tempo illustraro». Solitudine significava non soltanto porsi «contro tutto e tutti», rna situarsi in llna posizione di «reazionario di sinistra».
La collocazione era difficile: i bersagli erano il consumismo, l' esercizio democristiano del potere, il permissivismo nei giovani, la linea ufficiale dei comunisti. Una materia flu ida. Si trattava di provocare, a sorpresa, una polemica o ralna: ora mostrando di appoggiarsi a chi contestava da sinistra il PCI, ora assumendo ragioni che potevano finanche apparire gradite alia desera. Si trattava di rend ere la polemica irriconoscibile nell'immediato: renderla «corsara», cosicche fosse impossibile da chiunque assumerla in proprio. Nel 1972, succedendo a Giovanni Spadolini, era stato chiamato alia direzione del «Corriere della sera» Piero Ottone. Octone intul che il rivolgimento della societa italiana post-sessantottesca esigeva il manifestarsi delle opinioni pill diverse. I grandi giornali perdevano I'inveterata funzione "ufficiosa", istituzionale durante il ventennio fascista, e di poco sgretolata in appresso: si facevano congiunzione fra paese reale e potere politico. l! «Corriere della sera» ospito una «Tribuna aperta», e con essa promosse occasioni di insolito stimolo al pubblico dibattito. II quotidiano milanese, fino ad allora, non aveva mai violato il moderatismo della borghesia lombarda e italiana. La nuova« Tribuna aperta» fu utile a violarlo: consaero I'espressione individuale del pensiero come ineliminabile e1emento della dialettica politica. Anche D'Annunzio aveva pubblicato testi suI «Cotriere della sera»: erano versi e proclami ispirati a un accalorato in-
476
•
terventismo -Ia guerra del 191 5 aile porte. La borghesia italiana neeessitava di galvanizzazione. Pasolini, che si pronuneiava dalla propria solitudine, infrangeva inveee la eonsegna di ogni galvanizzazione. II suo cuolo di "ospite scomodo" della letteratura e della cultura italiana taeco I'acme. ,
• Tribuna apena. ci consentedi sottolineare un fatto che poi 110 assunto un'importonza notevole nel "naGvo Corriere", cioe I'inizio della collaborazione di Pier Paolo Pasolini, il 7 gen'naio 1973. Come siete omvoti 0//0 colloborozione di questo scritlore detestoto do tonto parte de!l'estoblishment t, tolvolto, non considerato in "adore di son/t'til do; partiti di sinistra? U
. Ci si e arrivati, appunto. nella rice rca delle voci meno conformiste e menD tradizionali. Ho detta che noi cre-
devamo nell. circol.zione delle idee: chi puo far circolare Ie idee se non gli intellettu.li, che sana i primi .nelici delle idee nell. societl? L. coll.bor.zione·di Pasolini trovo un 'eeo vasta, innanzitutto perche Pasolini era in un periodo di grazia in quei mesi. Noi contribuimmo a far sl che gli italiani si accorgessero dei suoi articoli, colloeandoli in prima pagina54 • Questa nelle parole di Piero Ottane. Era andata cos1: Nico Naldini, che aveva intanto lavorata a lungo nell'editaria a Milano, si era trasferita aRoma. Si occupava ora, press a Alberto Grimaldi, it nuovo produttore dei film di Pasolini, di relazioni pubbliche. N aldini aveva rapporti con la vita culturale e giornalistica milanese, quanta avveniva al "Corriere della sera», con la direzione di Ottone, gli era noto; gli era nato che il giornale andava alia ricerca di collaborazioni inconsuete, oltreche di prestigio. Pier Paolo aveva desiderio di cambiar facci.: rifiut.va dannarsi definitivamente al cinema. Anche questo era a conoscenza di Naldini. II des ide rio di Pier Paolo era impalpabile, rna si avvertiv. in quanto aleune sue parole soctintendevano.
477
Dunque, Naldini prese I'iniziativa. La difficolt" da superare non era di poco conta. N anostante la nuova direzione, il .Carriere della sera» era pur sempre immagine di cerro conservarorisma, quella cantro il quale Pasalini non si era fatta scrupalo di accuse cocemi. Naldini paria con Gaspare Barbiellini Amidei, vicedirettore del quotidiana per iI setrore culturale. L'invita fu immediato. Si trattava, adessa, di convincere Pasalini, spiegargli che la cornice di .Tribuna aperta» costituiva un'assicurazione di libena reciproca, e per il callabaratare e per il giornale. II prima articalo della collabaraziane, col titola Contro i ' capelli lunghi, usd sulla secanda pagina del .Carriere della sera», il 7 gennaio 1973: .Capii che illinguaggia dei capelli lunghi non esprimeva pili "cose" di sinistra, ma esprimeva qualcosa di equivoco, Destra-Sinistra». II "discorso" sulla mutazione amropologica degli italiani, e non solo degli italiani, era apena. d capelli lunghi dicono, neI loro inarticolato e ossesso Iinguaggio di segni nan verbali, nella laro teppistica icanicitil, Ie "case" della televisione a delle ric/ass mes dei prodotti .» NeI 1973la presenza di Pasalini sui .Carriere» e tutt'altro che folta: soltamo tre articoli. Viene pubblicato in «Tribuna aperta» anche il secondo S6 testo, 17 maggio - tirolo, lIfolie slogan deijeans Jesus • II terzo, Sfida oj dirigenti della television,s7, fu impaginato in terza pagina come e1zeviro, il 9 dicembre 1973. L'uscita in elzeviro fu una decisione con la quale la direziane del quatidiana scarciava la distanza che Pasalini desiderava fasse visibilmente mantenuta alia sua callaboraziane. Anche in questo casa Naldini, avvisato da Barbiellini Amidei, risolse la difficaltil. Pier Paolo scriveva sui .Corriere»: il suo primo articala aveva sollevato ironie e dissenso. II sua gesto spezzava sche-
478
•
matismi di comportamento. Per altro verso, i lettori tradizionali del giornale, in quella collaborazione, vedevano un rivolgimento di condotta che Ii provocava aspramente. II dinamismo della societa italiana, in quegli anni, si esprimeva in lacerazioni e violenze: dall'insorgere del terrorismo (si consoli db allora il convincimenta che esso fosse "strategia della tensione"), fino a un ribollire quanta mai variegata della pubblica opinione. In questo quadro venne indetta il referendum suI divorzio per ilB maggio 1974. La vittoria del "no", che apriva la legislazione italiana a un concetto non saltanta religioso del matrimonio, fu il momenta piu intenso della laicizzaziane del p"ese. Su esso fara leva Pasolini con i suoi articoti di prima pagma. •
Nel 1968 e negli anni successivi, Ie ragiani per muaversi, per lattare, per urlare, erano profondamente giuste, rna storicamenre pretestuali. La fivolta degli stu-
dend
e nata da un giorno a[['altro. Non c'erano ragiani
oggettive, reali, per muoversi (se non forse it pensiero che la rivoluzione si poteva fare aHara 0 mai piu: rna e un pensiero astratto e romantico). Inaltre per Ie masse la reale navita storica erano il consumismo, il benessere e l'ideolagia edanistica del potere. Al camraria, oggi ci
sana Ie ragioni oggettive di un impegno totale. La stato di emergenza coinvolge Ie masse: anzi, soprattutto Ie masse.
Questa, nel marzo 1974, era il pensieta di Pasalini: l'intellettuale "non politico" si trovava coinvolto nel "dovere" dell'interventa politico. La stata di emergenza- mativato da due ragioni. La prima: gli attentati del terrorisma fascista. La second a: «rimettere in discllssione iI "compromesso storieo"», poiche eSSD «si presenta come un aiuto agli uamini del patere a mantenere l'ardine»58.
479
II disegno di Pasolini e di utilizzare ai fini di "Iotta" il .Corriere della sera». Pi" d'uno obietted che egli e stato, a sua volta, utilizzato dal giornale. L'obiezione e del tutto priva di senso. II quotidiano diretto da Piero OUone, in quegli anni, non poteva dirsi espressione di una classe al potere 0 di interessi precostituiti. Specchiata in esso, Pasolini "Ieggeva" una societa sfigurata, in divenire e diversa - diversa, se rnessa a confronto di qualsiasi preconcetta e inveterata visione. Pasolini sfuggiva all'ortodossia radicata nella logica delIa contrapposizione ideologica: quella contrapposizione era crollata, e il tipo di giornale che Piero Ottone orchestrava attfaverso la collaborazione di intellettuali culturalmente i pi" vari testimoniava di q uel crolla". .. Vi furono accordi contrattuali fra Pasolini e la proprieta del .Corriere» all'inizio del giugno 1974. Pasolini ando a Milano per una proiezione di l! fiore delle Mille e uno notte: in quell'occasione si incontro con Giulia Maria Crespi, che rappresentava la proprieta editoriale (e che egli giil. conosceva avendo ambientato nella villa di lei suI Ticino parte di Teorema), e con Barbiellini Amidei. 59 Fu stretta una intesa • II 10 giugno 1974 il giornale pubblicava in prima pagina, sia pure can I'occhiello .Tribuna aperta», I'articolo dal titolo Cli italiani non sono piu quelli. Era il via aile polemiche. Ho detto che il referendum suI divorzio rappresento il momento pi" alto della laicJzzazione per la stragrande maggioranza degli italiani. Oi questo erano in molti a essere • • conVInti. Pasolini era certamente convinto che il prevalere del "no" fosse «una vittoria». Ma analizzilla qualita di quella «vittoria •. E la sua analisi risulto provocatoria. n"no"
e stato una vittoria, indubbiamente. Ma la rea480
.
Ie indicazione che esso
da e quella di una "mutazione"
deHa culmra italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dal progressismo socialista60• Era una vittoria ottenuta dal diffondersi, presso tutti i ceti italiani, dei valori «del consumo e della conseguente 101leranza modernistica ditipo americano»: I'Italia contadina e paleoindustriale si era dissolta. II vuoto che lasciava sarebbe stato riempito, «probabilmente», «da una completa borghesizzazione». Neanche i comunisti si mostravano capaci di bloccare questa processo. Era in corso una «omologazione culturale» che riguardava tutti: «popolo e borghesia, operai e sottoproletari. II contesto sociale e mutato nel senso che si e estremamente unificato». La conelusione, che dava esca a un violento rifiuto nel lettore, era: «La matrice che genera tutti gli italiani e ormai la stessa. Non c'e pili differenza apprezzabile - al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando - tra un qualsiasi cittadino italiano fascism e un qualsiasi cittadino italiano antifascista •. . Per Pasolini i\ fascismo stesso era mutato, fino a essere la sua definizione «puramente nominalistica». Non avevano molti fascisri votato per il "no" al referendum sui divorzio? Vargomento pili insidioso dell'articolo, quello che richiedeva una arrentissima riflessione, era Iii dove si diceva che I'antifascismo, ~ome «scelra politica» era ormai «schema morto»,
Da parte dei comunisti vi fu una reazione dura. Su «VUnitil» del 12 giugno 1974, Mautizio Ferrara accuso Pasolini di irrazionalismo e di estetismo. Pasolini avrebbe sfigurato la socieca italiana per i\ comodo della sua inconscia immagine del mondo. Argomenti paralleli sostenne Franco Ferrarotti su «Paese sera. del 14 giugno. A leggere quegli scritti sembra che Pasolini fosse pervenuto a una folie contraddizione con se stesso, 0 al disvelamento d'una sua segreta natura. Nella prospettiva del tem-
481
•
po si deve dire che egli non aveva cambiato convincimento dagli anni del suo apprendistato intellettuale e politico: il suo punto era rompere con Ie convinzioni demagogiche, con gli accreditati princlpi. Cosl era avvenuto in Friuli, e a!trettanto era aceaduto nel 1956. Se Pier Paolo ebbe una responsabilita in questa oecasione - un'occasione clarno rosa - fu di non chiarire fino in fondo quanto gli premesse fissare, come motivo discriminante dell'analisi antropologica, la continuid storica .. C'era in lui un connotato moralistieo: Ia sua antropologia e Ia sua semiologia dei comportamenti collettivi possedevano, per dir cosl, un inconseio. Era un inconscio rabbioso, vendicativo: Ia sua reald psieologica obliterava Ia verita effettuale. Eppute, egli riusciva a eogliere il seme di molteplici responsabilita. Colpe, responsabilita di intcllettuali e di politici. La responsabilitii. degli attentati faseisti ricadeva, ad esempio, sull. sinistra intera: Non abbiamo fatto nulla perch" i faseisti non ei fosseroo Li abbiamo solo condannati gratificando Ia nostra coscienza con la nostra indign<.J.zione; e piiJ force e pccuiante era I'indignazione piu tranquil1a era la coscienza. In realdl ci siamo comportati con i fascisti (pari a soprattutto di quelli giovani) razzistieamente:' abbiamo cioe frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi f05sero predescinati razzisticamente a essere fascisti. LETI'ERE AI ROMANI
-
Eppure c'era una novita negli articoli che Pasolini veniva pubblicando sia suI _Corriere della sera» sia su altri giornali in quell'anno. La novita non consisteva nel suo vagheggiare una ipotetica "eta dell'oro" - e quell'eta poteva essere rappresentata dall'''Italietta''. fascista. Era una novita pill inafferrabile. .
482
Parrebbe che colora i quali polemizzarano con lui avessero necessita di sovrapporgli un bersaglio - quello che puo offrire il pamphlettisra nostalgico di un passato politicamente e moral mente perento. Lo accusavano di «nostalgie» sia Maurizio Ferrara sia Italo Calvi no, e non soltanto lora.
10 rirnpiangere l'''ltaliett.''/ M. allora tu non hai letto un solo verso delle Cene,; di Gramsci a di Calderon, non hai letta llna sola riga dei miei romanzi, non hai visto una sola inquadratura dei rniei films, non sai niente di me! Perchc5 tutto cia che io ho farto e sana, esclude per Slla natura che io possa rimpiangere }'ltalietta. A menD che tll non mi consideri radical mente cambiato: cos a che fa par·
te della psicologia miracolistica degli italiani, rna che appunta per questa non rni par degna di teo Cosl Pier Paolo rispondeva, in una lettera aperta, a Calvino sui «Paese sera. dell'8 luglio. II 18 giugno, interragato dal «Messaggero», Calvino aveva sottolineato il carattere «nostalgico» dell'analisi antropologica pasoliniana. L'equivoco della «nostalgia» su cosa si fondava? Sui fatto che Pasolini parIasse dell' «illimitato mondo contadino prenazionale e preindustriale», preservatosi intatto fino agli anni del miracolo economico. Gli uomini di quel mondo non erano vissuti in una eto del/'oro, rna in una amara eto del pane (Pasolini riprendeva un'immagine di Felice Chilanti): I •
•
•
Erano doe consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questa, forse, che rendevaestremamente ne-
cessaria la loro povera e precaria vita. Mentee echiaro che i beni superflui rendono superflua la vita ( ... ). Che io rimpianga
0
non rimpianga questa universo contadino,
resta comunque affar rnio. Cia non rni irnpedisce affatto di eserdtare sui mondo artuale cosl com'e la mia critica: anzi, tanto pili lucidamente quanto pili ne sono staccato, e quanta pili accetto solo stoicamente di viverci 61.
Pasolini considerava quell a "necessita" di esistenza povera e precaria come un val ore - un val are da non potenzia-
483
•
re rna non da disperdere. Un valore di cui fare storia. II contenuto ideale di quelle plurime sortite non era nuovo in lui: aveva ragione di richiamare i suoi critici alia conoscenza di quanta aveva seritto in versi, in prasa e messo sullo schermo.
Eppure, ripeto, c'era una novitii - e la novitii sorprendeva. La novitii era quello «stato di grazia» di cui ha parlato, alia distanza, Piero Ottone. La novitii era essenzialmente una novitil stilistica. II «fine pratico» della poesia, Pasolini 10 raggiungeva adesso attraverso una prasa fortemente contenutista.
Lo scrivere suI giornale sembrava attivita trascurabile, rna non 10 era. II bisogno di eambiare pelle, di avventurarsi su un nuovo terreno di rapporti, clava motivo espressivo a quella riuseita. Ma essa si radieava pill in profondita - nell'asprezza del rifiuto, dell'abiura dal mondo circostante, che coinvolse Pasolini in quegli anni. Accettava di vivere il mondo «solo stoicamente», e, suggerendosi un distacco morale da esso, si sentiva quasi ossessionato dall'urgenza di far partecipi i pill del proprio stato d'animo. II distacco non gli impediva di coltivare la speranza di eventuali, futuri cambiamenti. Nel mettere insieme tale personale disparitii egli coglieva il successo. Intellettuali «da prima pagina»: divento uno slogan ironieo e anche dispregiativo. II nome di Pasolini, fra gli altri, era il piu vistoso, quello intorno al quale si raccoglievano maggiori dispute. Moravia, Calvino, Fortini, Umberto Eco, Giorgio Bocca, Natalia Ginzburg: moltissimi ebbero a rispondergli. Pasolini, per tutti, crovo concrorisposte brucianti, con una lena polemic. che non subiva stanchezza. Nonostante Ie polemiche si spandessero a macchia d'olio, Pier Paolo riuscl a non lasciarsi condizionare da esse,
484
,
come avesse presenre un progetto ternatieo. Sernbrava deducesse i propri argornenri gli uni dagli altri, via via agganciando inrerlocU(ori. I prirni artieoli, sulla rnutazione anrropologiea, 10 sfurnare della opposizione faseisrno-anrifaseisrno, aggrediscono il . , . consumlsmo In sensa genenco. In questa fase si affaeeia insistenre il terna ancieo delle «piceole patrie»: Nessun paese ha posseduto come il nostro una tale quantita di culture uparticolari e feali", llna tale quantita
di "piceale patrie" una tale quantita. di mondi dialettali: nessun paese, dieD, in cui si sia poi avuto un cosl travol-
genre "sviluppOH. Negli alrri grandi paesi ctefaoo gill state in precedenza imponenti "acculturazioni": a cui I'ultima e definitiva, quella del consuma, si sovrappone con . 62 una cefta Ioglca . .
Ma eeco la sortita "eristiana". Oi fronce al consurnisrno, che la Chiesa abbia il eoraggio di spogliarsi incegralrnence di ogni pretesa ternporale! La Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa rna non autoritaria, di tutti colora che rifiutano (e parla un marxista, proprio in quanta marxista) il nuovo potere consumistico che e completamente irreligioso; totalitario; vio~ lenta; falsamente rol1erante, anzi, piu repressivo che mai; corruttore; degradante (mai piiJ di oggi ha avuto sen so l'afferrnazione di Marx per cui il capitale trasfor, rna la dignita umana in rnerce di scambio). E questo rifiuto che potrebbe dunque simboleggiare la Chiesa: rimrnando aIle origini, cioe all'opposizione e alla rivolta. o fare q uesto 0 accettare un potere che non la vuole pill: ossia suicidarsi 6J. 11 profetare si rende sernpre pill visibile, e in esso la piaga esistenziale dispiega eolori violaeei: II felice norninaJismo dei sociologi pare esaurirsi dentra la lora cerchia. 10 vivo neUe cose, e invento come posso i1 modo di nominarle. Certo se io cereD di "descrive~
485
re"l'aspetto terri bile di un'intera nuovagenerazione, che
ha sublto tutti gli squilibri dovuti a uno sviluppo stupido e atroce, e cerco di "descriverlo" in "questa" giovane, in "questa" operaio, non sono capito: perche al sociologo e a] politico di professione non importa personalrnente nulla di "questo" giovane, di "questa" uperaio. Invece a me personal mente e la sola cosa che importa 64. .
La seconda fase ha per tema I'aborto e il sesso. II Partito radicale, attore primo nel referendum sui divorzio, ventilb la possibilita di una serie di nuovi referendum per modificare tutto cib che nell'esercizio dei diritti civiii era di ostacolo. La liberalizzazione dell'aborto, momento essenziale della lotta per la liberta della donna, era al punto primo nel cahier radicale. Pasolini polemizzb con il carteHo abortista. Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perche la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini -, io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so ,' . 65 c he Ia 10 era eSlstente . .
La vicenda dei nuovi referendum (allora nove di numero), proposti dai radicali, sarebbe andata a dimensionarsi negli anni: il parlamento avrebbe preso iniziarive per ovviare alia maggior parte di essi, procedendo anche alia regolamentazione dell'aborto. Imanto, a Pasolini, iI tema dell'aborto fu utile per gettare sui tavolo della discussione la funzione della sessualita . •
10 so ( ... ) che la maggioranza e gia tutta, potenzialmente, per la legalizzazione dell'aborto. ( ... ) Vaborto legalizzato e infatti - su questa non c'e dubbio - una enor-
me comodita per la maggioranza. Soprattutto percM renderebbe pill facile il coito - l'.ccoppiamento eteroses- . suale - a cui non ci sarebbero pill praticamente ostacoli.
Ma questa libert' del coito della "coppia" cos) come
,
486
e
concepita dalla maggioranza - questa meravigliosa permissivid nei suoi riguardi - da chi e scata tacitamente voluta, tacitamente promulgaca e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consllmi, dal nuovo fascismo. '
II nuovo fascismo, impalpabile come una carie che si muov. nelle segrete della societa senza mostrare quanto erode e polverizza, «si e impadronito» di totte Ie esigenze di libertii, «Iiberali e progressiste», e Ie ha sb.ragliate: «h. cambiato loro natura». La liberta sessuale, «regalata» dal potere, produce «nevIasi»: e una facilita «indotta», «imposta», che ha creata un nuovo razzismo, una massa «pronta al ricatlo, al pestaggio, al linciaggio delle minoranze». Oi qui, una nuova intolleranza: «rozza, violenta, infame»: «il popolo italiano, insieme
alIa povena, non vuole neanche pili ricordare I. sua "reale" tolleranza». . II matrimonio, in questa scenario, e diventato «un fito funebre» - e «funebre» e l'esistenza in un mondo che impone alia coppia la meccanica felicitil del coito. Pasolini concludeva: «La mia opinione estremamente ragionevole (. .. ) e questa: ilnziche lotlare contro la sociera che condanna l'aborto repressivamente, sui piano delI'aborto, bisogna lottare contro tale societ11 sui piano della causa delI'aborto, cioe sui piano del coito»: divulgare una serie di «Iiberalizzazioni "reali" riguardanti appunto il coito (e dunque i suoi effetli): anticoncezionali, pillole, tecniche amatorie diverse, una moderna moral ita dell'onore sessuale ecc. ecc.». Un vero e proprio libello sui sesso. Oi nuovo Pasolini postillava sullo "permissivita" - il disegno era chiaro, 0, meglio, poteva con chiarezza essere estratto dal fondo delle sue argomentazioni. II cristiano rispetto per la s.cralita della vita non gli impediva una concezione "liberale" delI'erotismo. Ma non fu questol'oggetto della controversia - i suoi in. terlocutori non discussero con lui su questo punto. A legge-
487
re il testo pasoliniano si scopre un sotterraneo fuoeo libertino -Ia leggerezza (questa sl, real mente "nuova") con cui si accenna all'omosessualita. II coito eteroscssuale, "indotto" dalla permissivita, avrebbe scancellato negli italiani un'antica tolleranza - quella che rendeva disponibile la gioventu po pol are al rapporto omosessuale lasciandone impregiudicata l'eterosessualita. L'omosessualita, come ipotesi addirittura di contraccettivo, correva in filigrana nelle parole di Pier Paolo: egli arrivava alia spregiudieatezza di fare uso ironico di questa idea. Se fra gli argomenti degli abortisti v'era anche quello di regolamentare Ie nascite per porre un limite alia sovrappopola•
••
ZlOne, InSlnuava:
( ... ) sarebbe il rapporto eterosessualc a configurarsi come un pericolo per la specie, mentre queJ10 omosessuale ne rappresenta una sicurezza.
Fu detto che Pasolini pensava di risolvere il problema dell'abarto con la devianza; che la radice delle sue polemiche, e I'idea del mutamento antropologico, scaturissero dalla ridotta disponibilita mercenaria dei ragazzi di vita in tempi di benessere economico: fu ripetuto che i problemi da lui agitati erano del tutto «personali» e «privati».
•
II Pasolini polemista non si liberava dei lacci psicologici. In forza di essi, traeva conclusioni . I130 gennaio 1975, rispondeva a Maravia: La so bene, tu sei pragma~icamente per accettare 10 status quo rna io. che sana idealistico, no. «II consumismo c'e, che ci vuoi fare? sembri volermi dire. E allora laseia che ti risponda: per te it consumismo e'e e basta, esso non ti Cocca se non, come si dice, moral mente, mentre dal punta di vista pradeo ti tocca come cocca tutti. La tua
profonda vita person.le ne e indenne. Per me no, inveceo In quanta cittadino ne sono (occam come te, e subiseQ come te una violenza che mi offende (e in questo siarno affratellati, possiamo pensare insieme a un esilio co-
488
mune): rna come persona (tu 10 sai bene) io sono infinitamente pill coinvolto di teo Il consumismo consiste infatti in un vero e proprio cataclisma antropologico: e ia vivo, esistenzialmente, tale cataclisma che, almena per ora, e pura degradazione: 10 vivo nei miei giorni, nelle
forme della rnia esistenza, net mio corpo. Poiche la mia vita saciale borghese si esaurisce nellavoro, 1a mia vita sa-
ciale dipende totalmente da cio che e la genre. Dico «genre» a ragion veduta, intendendo db che e la societa, il popaIo, la massa. nel momento in cui viene esistenzialmente (e magari solo visivamente) a contatto con me. E da questa esperienza, esistenziale, diretta, concreta, drammarica, corporea, che nascono in conclusione tutti i miei discorsi ideologici. In quanta trasformazione (per
ora degradazione) antropologica della delusione, rabbia, taedium vitae, accidia e, infine, come rivulta idealistica,
come rifiuto della status quo 66 • II fuoco libertino era attizzato dal taedium vitae; Ie angosciase ragioni corporee portavano aile divinaziani antropologiche. l}esistenza, con la sua tragic ita, non era negata: Pier Paolo ne accenava intere Ie consegucnzc. Non per questa i suoi .discorsi ideologici» avevano minor presa sui fatti. Pasolini legittimava la devianza: rna la legittimava come strumento di canoscenza. La sua vita «sociale» era ridatta su una sparuta striscia di terra: su essa cambatteva la sua lotta intellettuale e morale. Non aveva altro spazio. Le antiche «cacce» notturne nOn erano adesso altro che modi per sperimenrare la giustezza delle proprie conclusio, ni, rinforzare l'angoscioso taedium vitae dal quale era preso alla gola. Pier Paolo viveva intensamente Ie proprie abiure: e «abiura» e la parol a che negli scritti polemici di quell'anno estremo ricorre con frequenza impressionante. In lui divampava una teologica rabbia, un teologico bisagno di cangiamento . •
111974, conclusa la Trilogia della vita, coltivo il progetto del San Paolo. Ne riscrisse la sceneggiatura - i suoi articoli
489
•
sono altrettante Lettere ai Romani, ai Corinzi, ai Filippesi, agli Efesini. . "II combattimento nostro non e contra sangue e came, rna contro i principati, contra Ie potesta, contro i dominatori di questa tenehra, contra gli spiriti del male che sono nei cieli aerei» (Ef., VI, 12): cosl scrisse l'Apostolo. Ed e contra gli effetti del "potere" sulla came e sui sangue che Pasolini lotta, straziato dalla certezza che il male e un destino al quaIe e difficile somarsi. Un apostolato.l:opposizione della santita contra l'attualita -Ia concretezza del divino contra l'astrattezza di quanto la storicita accetta come contingente. "Paolo ha demolito rivoluzionariamente, con la semplice forza del suo messaggio religioso, un tipo di socied fondata sulla violenza di classc, I'imperialismo e soprattutto 10 schiavismo»6': Pasolini pone in analogia a quello il proprio messaggio, se ne investe, 10 a:ssume per intero. Nella sceneggiatura e citato un precetto pastorale: Sappi poi questo: negli ultimi giorni sopr.vvertanno tempi difficili. Gli uomini infatti saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, arroganti, bestemmiatori. disobbedienti ai genitori. ingrad, empi, senza amore, irriconciliabiJi, caJunniatori, incontinenti, spietati, non amanti del bene, traditori, prorervi, accec3ri dai fumi dell'orgo-
glio, amanti del pi.cere piu che di Din: genre che ha l'apparenz. della religione, m. ne h. rinneg.to la verit.6'. La terza fase della polemic. pasoliniana prende come bersaglio, appunto, «Ia genre che ha l'app.renza della religione, rna ne ha rinnegato h verita»: la classe politica democristiana. Siamo al finire del 1974, ai primi mesi del 1975. 10 so. 10 so i nomi dei respons.bili di quello che viene chiamato go/pe (e che in realta e una serie di golpes istituit.si • sistema di protezione del potere).
490
10 so i nomi dei responsahili della strage di Milano del 12 dicemhre 1969. 10 so i nomi dei responsabili della strage di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. ( ... )
10 so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istiruzioni e srragi) di cui si sono resi colpevoli. 10 so. Ma non ho Ie prove. Non ho nemmeno indizi. 10 so perche sono un intellettuale, uno scrittore 69.
Pasolini affermava di «sapere»: era questo un modo di far politica - era, si correggeva, il modo del «cor.ggio intellettuale della verith. II coraggio intellettuale della verita e la pratica politi7o ca so no due cose inconciliabili in ltalia .. Una classe politica inetta, che ha aperto nel paese un vuoto di potere irrimediabile - una classe politica che sa stendere l'elenco di quanto crede di aver compiuto di bene e non si rende canto che quell'elenco e «puro nominalisma», «non si cura, quasi non Fosse affar suo, degli effetti umani, cuhurali, politici»71 che i mutamenti intervenuti hanna prodotto. SI, il paese e cambiato - un paese dove prima c'er.no «Ie Iucciole», e dove ora «Ie lucciole» sana sparite . •
L. met.fora delle «Iucciole» segn.va per P.solini 1. svolta del «regime democristiano». Nei primi anni sessanta, a causa deH'inquinamento dell'aria. e, soprattutto, in campagna, a causa del1 'inquiitamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e Ie rogge trasparenti), sono cominciate a sparire Ie lucciole. II fenomeno
e stato fulmineo e fol!'orante. ciole non c'erano piu 7
Dopo pochi anni Ie Iuc-
•
Prima delle Iucciole: i vecchi valori dell'universo .gr.rio e paleoc.pit.listico, che er.no stati suffr.g.ti dal fascismo, resistono con la Democr.zi. cristi.n •• 1 potere.
491
Dopo Ie lucciole: i vecchi valori «di col po non contano pili». So no sostituiti dai. «"vaJori" di un nuovo tipo di civiid., total mente "altra" rispetto alia civilt1l contadina e paleoindustriale»: 10 quel che unifica il paese, ma insieme 10 traumatizza. Un solo precedente a tale violenta omologazione culturale: "Ia Germania prima di Hitler»73. La classe politica democristiana, pur di non perdere il •
•
•
•
•
potere, non reglstra, emptamente, I mutamentt avvenUtl.
Ma i mutamenti ci sono. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di cosl a un tale trauma storieD. Essi sono divenuti in pochi anni (specie nel centro-sud) un populo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta soltanto uscire per strada per capilio. 1\1a, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla. 10, purtroppu, questa genre italiana, l'avevo amata: sia aJ di fuori degli schemi del potere (anzi, in opposizione disperata a essi), sia al di fuuri degli schemi populistici e umanitari. Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visco dunCllle "cai miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consllmi ricreare e deformare]3 coscienza del 74 papalo italiano, fino a una irreversibile degradazione •
I politici democristiani sana eolpevoli di questa «dcgradazione» - e la loro colpae aneora piu grave perche inc onsapevole. «La Democrazia cristiana ( ... ) non si accorta di essere divenuta, quasi di col po, nient'altro che uno strumento di potere formale sopravvissuro, attraverso cui un nuovo potere reale ha distrutto un paesc 7S ,»
e
In questa paese cosl degradata c'e un'isola «di salvezza», il Partito comunista: II Partito comunista italiano e un paese pulito in un paese sporeo, un paese anegto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese caito in • •• • un paese Ignorante, un paese umamstlco In un paese • • eonsumlstlco.
492
Eppure, •
.
la divisione del paese in due paesi, uno affondato fino al colla nella degradazione e nella degenerazione, l'al-
• tro Intatto e non compromesso, non puo• essere una fagione di pace e di costruttivita76 . .
La soluzione: per eliminare questa disparita, ci vuole un «processo». Nell'estate del 1975, Pasolini penso al «processo» da celebrarsi nei confronti dei dirigenti democristiani (<
9,
Errore di «interpretazione politica» del proprio ruolo e
destino. II tradimento della vera fede, it rradimento dell'umanismo. Queste Ie colpe reali della Democrazia cristiana. Pasolini profeta va: it suo stile aveva ass unto sempre piil visibili cadenze liturgiche. Mentre era serrata, ormai, la polemica - e i suoi interlocutori diventarono alcuni commentatori politici come Leo Valiani, Giorgio Galli e Luigi Firpo -, Pier Paolo sembrava del tutto investito dal ruolo pro8o fetico. Dichiarava che la sua fosse «fantasia di moralista. ; rna in essa vedeva quanta era urgente fare perchc il p,ese sfuggisse alia sorte «tragica. e «ridicola» abbr.cciara. II «Processo Penale» alia classe dirigente democristiana doveva avere da figura, il senso e il val ore di una Sinresi» 81: • di questa parlava. E urgente - diceva - che cio accada per la salvezza del «gioco democratico». IllS giugno 1975, nella consultazione elettorale amministrativa, la sinistra consegul un forte incremento di voti-
493
notevole fu l'incremento del Partito comunista, Pasolini ritenne, dopo quella data, fasse arrivato il momento nel quaIe i cittadini italiani dovessero sapere, e sapere «ne! puro spirito della Stoa» 82, Gli italiani «vagliano sapere», anche se Ie loro domande non sono aneora formulate «con sufficiente chiarezza», cas'e «ia "condizione" umana C.. ) in cui sono stati costretti a vivere quasi come da un cataclisma naturale»; cos'e «ia "nuova cultura" - in sensa antropologico - in cui vivona come in
sogno: una culcura Ii vella trice, degradante, volgarc»; COS'" «il "nuovo tipo di potere" da cui tale cultura " prodotta: visto che il potere clerieo-fascista " tramantato»; COS'" «il "nuovo modo di produzione"», se esso «non produca, per la prima volta nella storia, "rapparti sociali immodificabili": ossia sottratti e negati, una volta per sempre, a agni possibile forma di "aiterid"». Senza sapere tutto questo, «non si pub governare» - 0 si governa al modo dei democristiani, chiusi «nei meandri de! Palazzo dei pazzi» ", ,
Col settembre del 1975, can l'ottobre, Pasalini disegno il "suo" progctto di riforma: l'abolizione immediata della scuola media dell'obbligo, e della televisione84 • Quella abolizione significava troncare aile radici il Male: impedire il contagio, svezzare un intero paese dall'inquinamento cui era stato sottoposto. In quei mesi ogni prospcttiva "nostalgica" sembrava sparita dalle parole di Pier Paolo: forse, stava per realizzarsi il vero cangiamento della sua vita, assai pili radicale di quel10 che era staro il darsi al cinema. La vita politica attiva, come "diritto-dovere" intellettuale, avrebbe potuto farlo suo , in modi pili esclusivi che nel passato. Era mutato frattanto il suo rapporto col Partito comunista. Alcuni intellettuali comunisti continuavano a polemizzare con lui. I dirigenti della Federazione giovanile del par8S tito, invece, diventarono suoi interlocutori privilegiati •
494
II 24 settembre 1975, aRoma, Pasolini parrecipo a una manifestazione che la Federazione romana aveva indetto al Pincio. II tema di cui discusse era la "permissivitii", la dro· ga: Pasolini vedeva nella permissivita e nella droga gli agen· ti della criminalitll. •
Bisogna ammettere una volta per sempre il fallimen· to della tolleranza. Che e stata, s'intende, una falsa tol· lerai1Za, ed e stata una delle cause pilI rilevanti nella de· . d e II e masse d el.gJOvant . ·86 . generazlOne
Nella Federazione giovanile comunista era ampio il di· battito sulle forme di deragliamento sociale che avevano in· vestito Ie giovani generazioni italiane. Si delineava la ne· cessitii di non sottovalutare I'emergenza del dato esisten· ziale contro la rigidezza ideologica. La professione di marxismo compiuta da Pasolini, e il suo "moralismo" (sempre pilI un sostanziale moralismo, nel cui fuoco bruciavano elementi scremati dalla fiumana con· cettuale delle scienze umane), potevano risultare stimolan· d, e in profondita, per chiunque cercasse dare alia propria passione politica un linguaggio che non fosse quello eredi· tato dai lontani anni Cinquanta. II 1968 era ormai per mold giovani una memoria esclu· siva, il punto di partenza d'un'avventura politica da sotto· porre a analisi critica. Pasolini offriva spunti per quest'analisi. II suo rifiuto della _falsa tolleranza», della permissivitll irrelata, sonopo· neva uno degli imperativi sessantotteschi di maggior fasci· no a revisione. Nei confronti di esso «bisogna comporrarsi, nel giudicare, di conseguenza e non a priori (I'a priori pro· gressista valido fino a una diecina d'anni fa)>>". I giovani comunisti, nella scuola, nelle fabbriche, sape· vano che i ricevuti criteri di giudizio, i ricevuti modi di far politica, slogan 0 parole d'ordine, servivano ormai a poco: il verbo infiammato di Pasolini, il suo richiamo costante a una cultura non asseverativa nell'affrontare i problemi italiani,
495
e che insieme negasse il linguaggio cifrato del «Palazzo», del luogo ufficiale del potere, era motivo di suggestione enorme.
La popolarita di Pier Paolo cresceva - e cresceva proprio perche, nel negare fiducia ai politici di scuola, egli sosteneva can vigore I'urgenza di· un riscatto ideale. •
I politici sono difficilmente recuperabili a una tale operazione. ( ... ) oggi pare che solo platonici inteIIettuaIi (aggiungo: marxisti) - magari privi di informazioni, rna certamente privi di interessi e complicita -abbiano qual- . che probahilita di intuire il senso di cibche sta veramente succedendo: naturalmente pero a patto che tale loro io[uire venga tradatto -1etteralmente tradotto - da sci en-
ziati, anch'essi platonici. nei termini dc11'unica scienza
la cui realca e oggettivamente certa come quella della Natura, cioe ]'Economia Politica88 .
Sono queste Ie ultime parole dell'ultimo articolo pasoliniano pubblicato in vita, su «11 Mondo», il 30 oetobre 1975. Le ultime parole delle sue leteere "paoline". Erano Ie parole della sua utopia, certo non fiorita compiutamente. Ma di essa si vedono chiare Ie linee. II paese, I. sua storia, dovevano essere oggetto di una riappropriazione culturale prima che pratica e politica. Pasolini aveva ragione nell'accusare di inconsapevolezza storica I. c1.sse dirigente democristiana - cos a diversa, pili profonda e complessa, che se I'avesse semplicemente accusata di inerriwdine. Egli guardava allo scorrere della vita secondo lunghe prospettive: su quelle siglava a velocita folIe i propri pensieri . • E vero: Ia sua polemic. ripos.va su una concezione paleocristiana del Male. A essa incrociava un'aspirazione oratoria di palingenesi marxista (era stato buon lettore di Gramsci, e del pensiero di lui aveva intuito la concretezza). Quell'idea di Male - una sort. di colpa originari. del mondo moderno, che sembrava indirizzarsi soltanto a un uso
496
barbaro di delicatissimi strumenti conoscitivi - quell' idea gli vietava intendere la dinamica positiva delle alternative sociali che il neoilluminismo, fra tante carenze, elaborava. Pasolini era un radar in perpetuo moto. Simultaneamente, di riga in riga nei suoi articoli, coglieva Ie ragioni polemiche degli ecologi e dei giacobini a oltranza, dei radicali col fiore in bocca e dei credenti nella sacralid della persona umana, di coloto che sostengono I' efficacia formale delle istituzioni dello Stato, e di coloro che 10 Stato vogliono distruggere in nome di funesti progetti nichilisti. A queste intuizioni egli dava un linguaggio persuasivo e drammatico, spassionato e vibrante. Era un linguaggio che avvicinava la letteratura alia vita, e ne riscopriva il dolente significato esistenziale. Nacque di qui la sua leggenda -particolarmente fra i giovani che 10 seguivano nei dibattiti. Spendeva di se, in quegli incontri, moltissimo, moltissimo del suo fe"fvore pedagogico - ed era uno strano mescolarsi di puntiglio e dedizione quel che csprimcva, improvvisando,
0
compitando a voce Ie
carte1le dattiloscritte che rirava fuori dalla tasca. Ne1 volto aveva la forza disperatadi un sorriso, e, quando in un interlocutore avvertiva 10 sua medesima angoscia, gli parlava - e 10 diceva - come a un «compagno di sventura» -ed era certo che la sua pena, I'evento pill amara di quell'ultimo anno di vita, aveva in que I momento trovoto il modo di specchiarsi e lenirsi. «LE ABITUDlNI, QUESTE SORELLE DELLA TRAGEDIA»89
Gli ultimi anni: I'amore per la torre di Chiao Ncl paese di Chia aveva incontrato un ragazzo, figlio di contadini: un ragazzetto ricciuto, il volta sparso di brufoli, quasi un Ninetto redivivo. Si chiamava Claudio Traccoli, 10 chiamava Troccoletto. Era un ragazzo ,silenzioso, timido. Lo portava con se qualche volta aRoma. E suI suo vi so, estrema
497
espressione di innocenza, che Salo si chiude - l'inquadratura con i due giovani che ballano. Uabitudine non si era appassita in lui. Ancora, sia pure con minor frequenza, la sera aile undici spariva dal tavolo dove era a cena con gli amici, alia volta del tunnel della sua notte. La cena domenicale in cas a Betti - dove sl mangiavano elaboratissimi sformati di patate - faceva eccezione: Pier Paolo l'abbandonava come gli altri, all'ora di andare a dormire. Erano la, in cas a di Laura, frequenti discussioni sui femminismo e la «rivolta)): Laura accusava, 0 con senti va; Pier Paolo, come sempre, si divertiva moltissimo. Laura, personaggio cosl chiaramente iscritto nell'immaginazione di Pier Paolo: Tu sci un vecchio urango povera giovane Betti e centomila anni fa en nel fango . di qnesti fumti etati.
E ancora: Con stizza. apocalittica, distruttiva, autodistruttiva, getta per terra la coppa, che natural mente fa it dover suo, si spezza cioe con damore, con drammaticita., nei mille
soliti frantumi scintillanti delle coppe scagliate a terra dallc Divine90 • Per l'ultimo speteacolo di canzoni che Laura aveva tenuto neI1964, Pier Paolo aveva scritta un piccolo atto unico, Italit magique, disegnandone il ritratta. Altro ritratta 10 detto anni appresso per «Vogue»: era un necrologio a lei dedicata, siglata da «un testimone nel2001»91. Pioniera della contestazione? Sl, rna anche sopravvissuta alIa contestazione.
Madame, cosl Laura chiamava se stessa, sosteneva di avere anticipato «tueto»: liberazione del sesso e femminismo, il
498
rinnovamento linguistieo della eanzone e I'autagestione teatrale. Pier Paolo Ie dava tutta per buono, e com menta va: ( ... ) sopravvissuea alia contestazione. Quindi restauratrice di uno "status quo ante". Dove c'era il pieno (I'ordine borghese e l'opposizione ufficiale), si e avuto il caos; cad uta il ca~s, quel pieoo e apparso come vuoto; e chi e'era dentro, a fare il buffone della protesta, si e trovato come in una stanza di cui siano scomparse improvvisamente Ie pareti.
C'era stata il biennia di «caos», iI1968-1970: il «buffone» contestativo, chiuso in quell a stanza, tornata la «normalith, aveva scopeno in se un fenoineno molto comune: «l'invecchiamento» . Proseguiva il «necrologio.: La persona di cui in particolare sto parlando non am• mette nulla di tutto questa. E invecchiata e morta: rna sono sicuro che nella sua tomba si seote bambina. Essa
e certamente fiera della sua morte, considerandola una morte speciale ( ... j. Ella ha aderito alia sua qualitil reale di fossile, e infatti si e messa suI volto una maschera inal-. terabile di pupattola bionda (ma: attenti, dietro la pupattola che ammetto di essere con la mia maschera. c'e. una tragica Marlene, una vera Garbo) e ne! momento stesso in cui concretava la sua fossilizzazione infantile
adottandone la maschera, eccola contraddirla recitando Ia parte di personaggi diversi tra loro, Ia cui caratteristica e sempre stata quella di essere uno opposto all'altro. Laura, un sistema di contraddizioni, e non di ambiguita - un gioco «chiaro» di conrraddizioni, in cui si sommavano «pied» e «generositi!>" con la risultante di «qualcos. di •
erOlco»:
Questo e infotti il necrologio di un'eroina. Bisogna aggiungere che era mol to spiritosa, e un'eccellente Clloca. Cosl Pier Paolo concludeva. Laura era stata innamorata di un giovane scenografo te-
499
deseo: poi era rimasta sola. Nei giorni della rottura con 10 seenografo, uno seaffale di libri Ie era rovinaro addosso. Sempre in gran traffieo fra medici e fleboclisi, a mezza strada tra immaginari mali e malattie reali, quella voltaLaura si ammalo davvero. Crolli emotivi, improvvise stizze e disperazioni - Pier Paolo l'aiota. Presto, tutto torno normale: Ie cene la domenica, e progetti di cinema discussi fino alia sfibramento. Aile cene si aggiunsero vacanze al mare. Moravia prendeva in affitto una casa, d'cstate, sulle dune di Sabaudia. Ancora poco frequentata, quella spiaggia, estesa come una lunga lama di falce sotto la roccia verde del Circe 0, era stata scoperta da un amico pittore, Lorenzo Tornabuoni. Nella casa di Moravia, Pier Paolo passava qualche settimana: anche Madame prese in affitto una villa, non sulle dune, rna sulla pietraia del promontorio, can vista fino a Ponza. Pier Paolo si divise fra I'ultravioletto della roccia e i riposi sulla sabbia di Sabaudia. Anche di Hi, fuggiva verso Ie sue "abirudini" notturne. Raggiungeva Nettuno, dove aveva amici fra gli allievi della scuola di polizia. Diceva che erano ragazzi «dolcissimi», figli di meridionali della vecchia Italia. A Sabaudia, nell'agosto del 1973, con Dacia Maraini scrisse la sceneggiatura di Ilfiore delfe .MiJle e una nolle. Lavorare al mare fu il suo modo di far vacanza - poi raggiunse Susanna in montagna, e can settembre era di nuovo aRoma, preso dai cento impegni simultanei della sua vita. Conclusa la Trilogia, progetto il San Paolo, ho detro. Ma sui finire del 1973 aveva confidato a Enzo Golino un diverso progetto: Sl, nel film che faro dopo aver terminatoLe Millee una notte. I protagonisti saran no due napoletani, e uno di 10-
500 •
vorrei fosse imerpretato da Eduardo De Filippo. II film comincia a Napoli e si svolge ne! corso di un lungo viaggio in cui questa cop pia di napoletani incontra tanti napoletani in giro per il mondo. ( ... ) Napoli e rimasta fO
l'unica vera grande citta dialettale. L'adeguamento ai
modelli del centro, a norme imposte dall'alto nella lin-
gua e nel comportamento, e soltanto superficiale. Sana secoli che i na~oletani si adattano mimeticamente a chi
e sopra di loro
2.
.
II progetto, di cui resta un treatment di settamacinque cartetle can alcune correzioni a mana, porta il titalo di Porno-Teo-Kolossal. I protagonisti designati erano Eduardo e Ninetta: replica anni Settanta di Uccellacci e ucce/lini, il film e un viaggio immaginario atrraverso tre citta simboliche, Sodoma (Roma), Gomorra (Milano), Numanzia (Parigi), coneluso a Ur ([,Oriente indiana). I due personaggi seguono Ie indicazioni fat~te di una cometa, che Ii guida alia scoperta di una nuova "buona novella»: e Ie tappe che devono obbligatoriamente percorrere (Ie rre citra), rispettivamente, inscenano I'insensata permissivita, la violenta rivolta contra qualunque diversita, il fascisma neocapitalista al potere. Per «stoica» ironia, Pasolini doppiava se stesso nella figura di un vecchio ingenuo e saggio, dist.ccato e partecipe, segnato dalla squisita aristacrazia dell'intelligenza che soltanto i veri popolani han no. L'immagine cui Eduardo De Filippo, in Porno-Teo-Kolossal, avrebhe dovuto dare vita era quella di un poeta che insegue I'utopia nel cielo della propria anima: un 'utopia politica e religiosa, alonata di sorriso. II progetto di Porno-Teo-Kolossalvenne rimandato. Pasolini realizzo invece SaIl! 0 Ie 120 giornate di Sodoma ai primi mesi del 1975, fino in primavera avanzata, in una villa presso Mantova.
501
Sergio Citti e Pupi Avati avevano collaborato alIa see· neggiatura. Circolo Ia Ieggenda che Ie scene erotiehe del film venissero interpretate con intera verita dagli attori -Iu· bricita, masochismi, e sadismi, scandali. Le nudira sono visibili: visibile e la crudezza delle si· tuazioni. Ma visibile e anche la cioccolata investita di ruolo escrementizio nelle scene di coprofagia. Ogniset, quando il regista e di fama, e il soggetto del film pub alimentare il subisso delle chiacchiere, non , si sottrae al· la leggenda: ecompito degli uffici stampa. E un modo per tenere desto il meraviglioso di cui la macchina produttiva ci· nematografica si nurre. II soggetto di Sa/O possedeva in eccesso i numeri per il pettegolezzo piu sfrenato: e cosl fu. Pier Paolo, per sua parte, nelle scene piillaceranti, pro· . vocava gli interpreti con i sottili sarcasmi di cui era capace. Forzare un eterosessuale maturo a baciare appassionata. mente Ie Iabbra di un ragazzo (attori non professionisti en· trambi) era per lui un gioco - ma, insieme, l'espressione di un convineimento radicato: quello per cui tutti, non incon· sciamente, ospitassero in Ioro porzioni cospieue di omoses· sualita, represse per mero obbJigo soeiale. Nei mesi di Mantova scrisse l'incompiuto trattato peda· gogico, che intitolo Gennariello: 10 scriveva, a puntate setti· . manali, per «II Mondo». , Gennariello voleva essere il suo Emile - epifania del suo forsennato pedagogismo. A un ragazzo «napoletano», comunque meridionale - e percib storicamente disponibile a soffrire la violenza del po· tere -, insegnava il modo per salvarsi: vivere nella societii contemporanea e insieme resistere alIa sua influenza cor· • ruttnce. Vabiura, l'utopia - e la speranza. Coltivava questa spe· ranza.
502
I mesi di Man·tova. Non lontano, a pochi chilometri, nella campagna parmigiana, Bernardo Bertolucci girava Novecento. A Pier Paolo non era piaciuto Ultimo tango a Parig;: ne ave va parlato in termini eccessivamente critici. Lo giudicava un cedimento di Bertolucci al cinema commerciale. Frizioni, rivalitil avevano incrinato I'antico rapporto fra maestro e allievo: per qualche tempo Pier Paolo e Bernardo avevano cercato di non incontrarsi. Adesso si trovavano vicini, entrambi impegnati nel lavoro. Laura Betti faceva parte del cartdi Novecento. I duefilm erano prodotti da Alberto Grimaldi. Nico Naldini era presente per motivi di lavoro sui due sets. Le due troupes si sfidarono in una partita di calcio. Pier Paolo gioco. I due amici tornarono a abbracciarsi. Pier Paolo ultimo Ie riprese in velocita: ('estate la trascorse lavorando al montaggio e all'edizione del film. Qualche anno avanti, con Moravia, aveva acquistato un terreno sui Ie dune di Sabaudia. Insieme avevano messo fine a una casa lasCiata a mezzo su quel terreno, e I'avevano divisa a meta. Quell'estate la casa era pronta. Moravia vi passo Ie vacanze; Susanna e Graziella abitarono la parte loro. Con Graziella c'era Vincenzo Cerami, 10 studente della scuola a Ciampino: aveva scritto un romanzo, • • scnveva vefSl. Solo era pronto alia fine di ottobre. Pier Paolo gia discuteva, sulla via di concludere, can Eduardo De Filippo per Porno-Teo-Kolossal. Eppure, con alcuni amici aveva parlato del bisogno di allentare i propri impegni col cinema: parlava di portare a termine il romanzo che stava scrivend0 9'. Nell'urgenza del cambia mento, che pure 10 inseguiva, Pier Paolo sembrava assediato dalle proprie abirudini - e il cinema era ormai per lui un'abirudine ..
503
Usciva in Svezia un'antologia di sue poesie. L'ultima settimana dell'onobre 1975, parti per Stoccolma. Nel mese, era andato e venuto da Parigi; curava i dialoghi francesi di Sa/o.
SolO 0 /e 120 giornate di Sodoma e una sorta di saggio critieo per immagini. Tema del saggio, nel quale il romanzo postumo di Sade viene ass unto come provocazione intellettuale, e la mentalit3 eoneentrazionaria nazifascista, istigatrice di violenza. Ma suoi temi sono anche la trasgressione del sesso e la morte . . Nei titoli di testa impaginati, secondo la consuetudine pasoliniana, su fondo bianco a caraneri Bodoni, figura un cartello che dice: «Bibliografia essenziale». Vi sono indicati gli scrini su Sade di Barthes, Klossowski, Blanchet e alui, L'aurore del film mostra di aver vagliato e recuperato alia propria opera i'risultati essenziali di alcuni interpreti sadiani. Primo fra tutti: ehe la scrinura di Sade sia uno dei monumenti massimi al nominalismo. Sade mette in boeca ai propri personaggi discorsi di incontinente verbosita e narrazioni di una programmatica astranezza. Ebbene, tanta spreco di parole e discorsi ha un fine preciso: ridurre l'azione romanzesca a'rito e a emblema. In Sa/o, ritualismo e emblematicit3 sadiani filtrano interio I personaggi di Les 120 journies de Sodome interpretano, sulla pagina scritta, Ie proprie azioni al modo degli anori, non coincidendo mai con esse. Si verifica cosi un calcolato scollamenta fra cia che dicono e cia che fanno. Pasolini punta deliberatamente a questa scollamento, a questa «estraneazione tearrale», di cui Brechre stata il tearico. Sa/o, film "brechtiano", film "critico", film ritualistico, si apre con immagini di campagna pad ana: i nazifascisti vi compiono razzia di giovani. II colore e acquarellata e dolce, spento 0 inazzurrato dalla nebbia. Siamo all'/ntroibo della cerimonia - la cerimonia avra inizio una volta che la razzia e accuratamente ultimata.
504
Quattro signori e quattro signore-narratrici si rinchiuderan no in una villa neoclassica per attuare in centoventi giornate i regolamenti di un codice orrifico. II potere e anarchia, dice Pasolini: iI potere vuole abolire la storia e sopraffare la natura. Storia e natura possono essere abolite e sopraffatte attraverso il sesso. La cronaca dei fatti umani suggerisce che durante la repubblica di Salb, col dominio dei nazisti, una tale sopraffazione, radicale e totale, avrebbe potuto compiersi. Ecco, quindi, nel film, sotto il suggerimento di Sade, rendersi esplicita la metafora di quella apocalisse. Si rappresenta l'inferno del dolore e dell'angoscia, organizzato, a struttura chi usa sulla base delle successive narrazioni che Ie donne-celebranti ordiranno can odiosa delizia nella Sala delle Orge. Le celebranti raccontano, e i signori vorranno adeguarsi aile loro parole us an do come oggetti di esemplificazione Ie ragazze e i ragazzi sequestrati nelle campagne vicine. Nudi illividiti dal gelD: sana corpi, questi che Pasolini ci mostra in SaM, senza il povero e casto splendore della Trilogia della vila. Sana carpi che il colore fa grigi, certamente belli, ben proporzionati, ma annientati, cancellati nella loro bellezza, dall'inferno in cui sono stati rapiti. La loro dolcezza di vitti me impietrisce, poiche, nel men• • • • tre sono Vlttlme, non possono non mtreCCIare un rappono velenosamente consensuale con i propri carnefici. Cib che suscita spavento e illoro dibattersi fra consensual ira e rifiuto. L'anarchia della situazione -regolatissima- fa sl che, sentendosi essi a tratti liberi, si illudano di poter offrire in piena liberta la propria amorosa dedizione a qualcuno. A quel punto, l'irrazionalira del potere agisce: Ii piega aIle pratiche piu turpi, coprofagia compresa, fmo alia "soluzione finale", quando tutti vengono uccisi. A turno, ciascuno dei quattro signori osservera Ie scene dello scempio da una finestra della villa con un binocolo, che
505
talvolta roveseia per fomire a cib che vede - rimpicciolito, . . un estetlca cornIce. Cruda resa all'ine!uceabile - anche se, messaggio estremo del film, il ballo, che due ragazzi (due ragazzi della guardia fascista liberi nel pieno dell'orrore di essere se stessi) increcciano, allude a un ineeno rivolo di speranza. Ma, quale speranza? Seguendo Georges Bacaille, si pocrebbe dire ehe in quesco film la conoscenza della mone non fa pill raccapriccio del nascere alia vita. II Pasolini «corsaro» e «Iuterano» sembra in Sali! nutrire al fondo di s6 null'altro che il misticismo delI'anniencamenco - e gli dii plastica visualizzazione con rifinice misure di dettaglio. La vitalira, il riso dell'effrazione erotica- cioe, i segni pill smaglianti del Fiore delle Mille e una nofte -, paiono spariti dalI'octica pasoliniana; 0, meglio, paiono ricondotti alia ritualita calcolata, talvolta melo, di una Grande Messe des Morts. L' eros, In IIliore delle Millet una notte, era propriamente amore: in Salo e odio. Fu , quella, forse, una contrapposizione dialectical E vero, come e stato scricco, ehe in SalO «Pasolini si serve di Sade per smaseherare Pasolini» 94, rna 10 smaseheramento prende il tono di una res.senza eondizioni: e l' eros, una volta messo a nudo, diventa eolpa. Era questa la colpa da purgare, la colpa sulla quale Paolo di Tarso serisse Ie parole pill tormencate: una eolpa che nell'animo di Pasolini pareva risorgere dalle oscure angosce della giovinezza e specchiarsi in que! ehe chiamava «genocidio antropologieo». La disperazione contenuta nei pamphlet politici va a sommarsi a quella delle pagine "erotiehe" di Vas, dilaga a programma sullo schermo di Salo. La speranza affiorata a momenti diversi in questi anni, il gusto utopistico di prevedere il bene - cutto viene smembrato dall'assedio di un incaleolabile Male.
506
Anche in Sala e contenuta una utopia che, per quanto vestita nei panni degli anni Quaranta, e proiettata al futuro: • • e nera prevlslOne. A scars a salvezza e il fox-trot intrecciato dai due ragazzi in finale. Le Erinni scmbrano richiedere, nel cuore di Pasolini, il lutto e la morte. ,
E vero che egli non provasse pili la gioia dell' eras - e vero che la sua angoscia fosse inca pace di tacerla. L'abiura dal corp 0, dal sessa dei ragazzi di vita non era frutta di un manierismo intellettuale. II fiume del tempo aveva tracimato immagini e ideali. Susanna gia mostrava tenui opacita fisiche. Pier Paolo I'abbraceiava, Ie sussurrava Ie tenerezze della propria passione: rna nellc sclerc di lei spurgava il tremulo liquore della vecchiaia. Sulla terrazza della casa di Sabaudia, Susanna, quell'estate 1975, fra i lampi della sua accesa sensibilitil, mormorava da sola al mare chissa quali antiche [antasie. Erano i mesi di un funesto tramonto. La gioia dell'eras si era fatta scura net cuore di Pier Paolo, cio significava scoramento e disfatta. Ma Pier Paolo non cedeva una infinitesima porzione delIa sua vitalita a que! destino. Progettava, lavorava: nascondeva satta l'enormitii delle intraprese la disperazione e l'angoscia. Disegnava per se una diversa vita quotidiana: per l'inverno, disse, avrebbe amato frequentare i concerti, riascoltare can metoda la musica. Poi, c'era sempre l'idea di tarnare a farsi pittore, e, comunque, di tornare a farsi ro•
manzlere.
Ma \e abitudini erano recidive, come Ie sue passioni. Nei suoi vagabondaggi, da ultimo, aveva sofferto aggressioni: si era trovato a tu per tu can la de!inquenza. Iscriveva questi eventi nella sorte deragliata della societa italia-
507
na: per se non aveva paura. II non nutrire paura rientrava ne! suo eroico, personale destino. Dunque, pard per Stoccolma la domenica 26 ottobre. Nel corso della settimana, da Stoccolma an do a Parigi, sempre a causa dell'edizione francese di Sa/o. Torno aRoma il 31 ottobre. Sabato 1 novembre fece colazione a cas a: Susanna aveva cucinato per lui. La sera decise di andare a pranzo con Ninetto. II pranzo al "Pommidoro", a San Lorenzo. Il Jotojinish della sua vita 10 vede sparire quella notte sulla Giulia GT. Le sue ultime parole sono Ie consuete, di saluto: Ie parole qualsiasi di una qualsiasi sera. In quel che avviene dopa, Pier Paolo e mUID: e la sagoma muta che si muove sulle righe di una confessione resa ai carabinieri da un «Gennariello» assassino. 0
Abitudini e passioni ebbero la meglio, ne! poeta, su ogni abiura, su ogni ulDpia. Pier Paolo era ormai un corpo sfigurato che l'alba del 2 novembre 1975 scopriva pian piano can debole luce a-cavallo (come si dice nel gergo del cinema) suI terreno vago dell'Idroscalo di Ostia.
508
EPILOGO
•
,
Volonta di vivere
Pasolini chiese a se Stcsso di morire? II suo assassinio fu un suicidio per delega? Mi domandavo, nel prologo a questa narrazione, quale fosse il senso della fatalita denero cui la morte di Pier Paolo e racchiusa: coincidenza di paesaggio e immaginazione, risoIuzione di un destino che sembra calcolare la propria parabola al millesimo. Parlavo di «fatalita raccapricciante» . •
La vita di Pasolini parrebbe spiegare tutto: Ie «cacee», replicate notte su notte, sembrano contenere Ia conferma irrefutabile che egli si predisponesse quotidianamente al supplizio: asseeonderebbero il richiamo di un eros dai funebri eolori. Pasolini avrebbe cereato Ia morte nella caligine notturna - finch" la morte gli si e offerta nella rna no di Pelosi, 0 di supposti altri con lui. Antica, contraddittoria repugnanza nei confronti del proprio eros. Pasolini e vissuto nell'assillo di non poter dare a esso quanta gli ehiedeva - e la riehiesta era oseura, appunto caliginosa, notturna. Era un eros ehe non chiedeva I'incesto, e neanche la fantasia dell'ineesto: forse esigeva il supplizio per I'assenza di questa fantasia. Simultaneamente, esigeva eompensi per tutto cib che significava nostalgia per il padre odiosamato e perduto.
Sl1
Quindi, i ragazzi: Sono mig/iaia. Non posso amarne.uno ( ... )'. Ognuno con la sua bellezza, la sua eternitii: ognuno esca di un annichilirnento, di una sublimazione impossibile. Tutto cib non e induzione arbirraria: Pasolini "confessava" se stesso nei versi non ponendosi remore. Eccomi nel chiaroTe di un vecchio aprile, a con/essarmi, inginocchiato, fino in fondo, firlO a morire ( ... )'.
•
Ma, quale significato attribuire a un tale genarsi a terra e piangere? La confessione. Se dovessimo andare con la mente ai si. gnificati complessi che I'ano del confessarsi ha reso espJiciti nella tradizione canolica, dovremmo evocare davanti alla nostra immaginazione Ie pili atroci sofferenze del!'io. E I'io piagata, diviso, che, confessandosi genuflesso, raccolto cioe quanta pili vicino alla terra (alla madre), tenta, attraverso l'atrace irnpresa della verbalizzazione, di sconfiggere ogni schio zofrenia, di radunare Ie membra sparse. E una volonta di guarigione: poiche il peccato e malattia - una panicolarissima malania,la cui cura consiste nella sua stessa pronuncia. Ma la pronuncia del peccaro pub realisticamente schiudere al peccatare i cam pi aperti della salure? II cattolico (e il cristiano) ritiene di sI. Non v'e necessita di ribadire a questa punto !'ispirazione cristiana di Pasolini. Pasolini si gena in terra, si confessa, o
Poi... ah, nel sole eta mia sola lietezza ( .. }. La pronuncia del peccato era per lui liberatoria - ma non fu liberante. J'ai fait Ie premier pas et Ie plus penible dans Ie labyrinthe obscur et fangeux de mes confessions. Ce n'est
512
pas ce qui est criminel qui coOte Ie plus adire. c'est ce qui est ridicule et hontcux. Des it present je suis sur de moi; apres ce que je viens d'oser dire, rien ne peut plus , • 4 m arreter .
Cosl Jean-Jacques Rousseau nelle sue Confessions. II «ridicolo .. , il «vergognoso ... Jean-Jacques confessava il momento ne! quale si era imbattuto nel proprio masochismo, 10 stupefatto godimento pravato sono Ie dure ram pogne di mademoiselle Lambercier. Rousseau non crede nella mera pronuncia del peccato: crede nella forza eonoscitiva della «confessione ... Rousseau era un laieo. Ma aneh'egli si esalta, confessandosi, all'idea di una propria, incommensurabile ~diversita .. , lui, unico depositario del vero. Pasolini, nell 'atto di confessare il peccato, fa altrettanto: cresce in lui I'ardore «inammissibile»:
10 devo diJendere questa enonnita di disperata tenerezza ' s che, pari 01 mondo, ho avuto nascendo . La confessionc del peccato diventa cosl celebrazione d'eseasi. Se I'estasi fosse venuta a mancare, «meglio la morte I che rinunciarvi! .. 6. L'abiura costituiva rinuncia - quindi, «meglio la morte ... Tuno parrebbe spiegato: Pasolini parrebbe confitto alia conciliazione degli opposti in cui visse. Ogni illazione sa rebbe tacitata. La mone e un'assoluzione dell'esistenza: e una immediata siseemazione di cib che era informe e confuso. In questo caso, cib che appariva contraddittorio acquisterebbe • una traglca compostezza. •
Ma tuttO eib ehe riguarda Pasolini non sfugge tuttora all'ossimoro, alia figura retorica che denuncia il contrasto e la disparitii.. La sentenza di appello del processo Pelosi, firmata il 4 dicembre 1976 da Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, ricosttuisce la notte dell'Idroscalo ponendo soli protagonisti del
513
fatto Pasolini e Pino detto "Ia rana": uno contra !'altro. Esaminando dett.gliatamente Ie prove avanzate sulla partecipazione di terzi al delitto (il plantare e il golf trovati all'interno della Giulia GT, Ie impronte di scarpe gommate rilevate suI campo da pallone, la scarsid di tracce di sangue su Pelosi, la presenza di residui ematici suI tetto dell'auto, e il resro), la sentenza conclude: «Che questi e1ementi possano spiegarsi con I'ipotesi della partecipazione di pill persone C indubbio; che ne siano indizi sicuri e incontrovertibili e da negare». Difatti: il plan tare era situato sotto il sedile: Graziella Chiarcossi, pulendo !'auto, puo non averlo visro; il golf pub esservi stato lasciato da qualcuno nel corso della giornata dell' novembre (Pier Paolo usc1 que! po meriggio da solo); Ie impronte di scarpe gommate suI terreno dell'Idroscalo possono .ppartenere a persone and ate Iii in ore precedenti l'assassinio; su Pelosi Ie tracce di sangue sono scarse poiche il ragazzo ha attaccato per primo e di sorpresa Pasolini; i residui ematid suI tetto dell'auto possono provenire da un paletto volato in aria. Ogni pro va, cioe, si sdoppia in una controprova.
Su un punto ]a nuova sentenza insiste: !,inattendibilitil del racconto reso dal giovane assassino. Pelosi mente. Cib prova il suo dolo: prova che egli non ha compiuto «un atto gratuito e irresponsabile». Era perfettamente a conoscenza di chi fosse Pasolini e di quanto poteva .vvenire nell'incontro can lui. La sentenza dissipa anche I'ipotesi di un atteggiamento sadico, comunque aggressivo, in Pasolini: ' La corte riJeva che se si ricerca a fondo ne] racconto
(di Pelosi), anche senza voler tener canto delle incongruenze di cui e jnfarcito, in quale modo l'aggressione stessa si sia estrinsecata, non si trova nulla che possa far credere che la Ii bert. sessuale dell'imputata a la sua integrica fisica siano state veramente messe in pericolo 0 siano patute a lui apparire gravemente minacciate. Se
pure Pasolini abbia potu to pretendere qualcosa che Pe-
514
losi, magari per una resipiscenza 0 una repugnanza insorte in lui all'ultimo momento, non volle accettare, nes- , sun tentativo di sottoposizione violcnta del ragazzo ai suoi desideri emerge dalla narrazione.
Pelosi disse che Pasotini tente. di fargli violenza con un paletto. La sentenza obietta che, se il gesto «fu attu,ato come forma abnorme di approccio 0 mezzo di eccitazione, non sarebbe stato reiterato ne accompagnato dal tentativo di abbassare con forza al ragazzo i pantaloni, sicche a esso Pelosi non avrebbe avuto bisogno di resistere 0 reagire violentemente».
A conclusione di queste analisi, dovendo motivare il delitto, la sentenza d'appello parla pero di «circostanze non chiare» nelle quali i farti, tutto sommato, si sarebbero svolti; e conclude nell' «impossibitita di identificare la causale del rea to». Pelosi ha ucciso: rna non dice perche ha ucciso, ne il suo comportamento 10 spiega. , E legirtimo allora, come a rimertere in moto la ruota del destino, che, nella rice rca d'una purchessia motivazione, l'ipotesi dell'agguato si riaffacci, si giustifichi, forzando I'alone di dubbi che la fasciano. Ma anche in que I caso (quale il motivo dell'agguato?), turto non si placa: il contrasto e la disparira riprendono il sopravvento. Se i fatti tacciono, la psicologia puo aiutare a spiegarli. I motivi dell'aggressione possono essere molti e non Ii conosciamo. Ma la morte di Pasolini, nella realta psicologica che e la sola che conta,
e stata certamente provocata
dall'odio dell'assassino verso se stesso e dalla sua identificazione can Pasolini nel momento del delitto. Uccidcndo Pasolini, l'assassino ha voluto punirsi; l'omicidio e ' stato, dunque, una sorta di dissociato e oggettivo suicidio.
Questa e 1'idea di Moravii.
515
•
II suicidio per delega sarebbe stato compiuro, percio, da , Pelosi su Pasolini. E un'idea convincente: molti assassin! di omosessuali, perpetrati da mercenari del sesso, sono innescati da quella logica. Ciononostante, non sappiamo cosa abbia scatenato in Pelosi il raptus sanguinario. La contrattazione del denaro era , risolta. Le prestazioni erano chiare. E probabile che da parte di Pasolini sia stata avanzata una richiesta, forse sotto foerna di peovocazione - usando il paletto. In quel momento, convergendo in un gesto una seeie di malintesi, puo esseesi addensata la carica pili sinistea di fatalira. II gesto di Pasolini ,simulava una forma di masochismo? Simulava una sfida al sangue? L'urgenza della delega suicida eea presente anche in lui? La ruota delle ipotesi non ha sosta: giea su se stessa trascolorando, sempre che altri fatti, finora a noi sconosciuri, non arrivino a dirci la veeita su quel che avvenne, Ma, ripeto cio che sceissi: e la rea/ta di questa morte quel che conta, non la sua verita, La vicenda umana e la vicenda letteraria di Pasolini dicono che egli dovette trovarsi davanti al proprio assassino armato di un coraggio ad altri sconosciuto. Quale la natura di questo coeaggio? Se fosse uscito vivo da quell'oeribile notte, sostenne Rossana Rossanda, Pasolini saeebbe stato «dalla parte del diciassettenne che 10 ammazzava di botte. Maledicendolo, rna con lui. E cosl fino all'inevitabile, forse prevista e temuta, altra occasione . 8 di morte» . Pasolini sapeva che Ie ragioni della vita e della morte degli uomini sono storiche e non sono occasionali - era questa una forma di coraggio conoscitivo che non gli era estranea. Non gli eea estranea neanche la pietas cristiana di cui Rossana Rossanda 10 vede nutrito: eea unapietas resa complessa ed esplosiva dal con vinci men to marxista. II coraggio di cui parlo e peeo esistenziale, e non cultu,
. 516
rale. Vivere oltraggiosamente la propria vita, fino al rischio estremo: q uesto fu il coraggio di Pasolini. Egli oltraggiava la propria esistenza di intellettuale illustre rendendosi disponibile a ogni contraddizione, negando la propria persona a qualsiasi bene educata immagine. L'immotivato e il vergognoso sembravano il suo dominio - e 10 furono, comunque siano and ate Ie cose, suI campetto dell'Idroscalo. Contemporaneamente, non negava alle proprie parole la fataliea del messaggio morale, I'asprezza di un loro razionaIe rigore. 11 suo destino di "maledetto" era di continuo compromesso dalle esigenze della ragione. Tutto cio significava sprezzo di ogni convenzione, e sprezzo anehe della convenzione ultima da tenersi davanti alia vita: salvaguardarsi. La sua "malafede": Pasolini usa spesso 10 schermo delle "maschere". La maschera delI'''usignolo'', '0 del Cristo sputato e deriso; la maschera del "corvo", 0 del vaneggiante Don Chisciotte delle idee; la maschera paolina. Erano maschere che suggerivano collettiva salvezza. La profonda, irrisoha contraddizione pasoliniana nasceva dal fatto che egli era cerro, incontrovenibilmente e angosciosamente certo, di non pater salvare nessuno: neanche se stesso. Per questo Ie sue parole di speranza, ogni volta pronimciate, hanno un suono fioco e mesto. Dunque, Pasolini non chiese alia vita un suicidio per delega. Guardava alia morte col coraggio di chi non guarda al di Iii del proprio destino. Era un uomo profondamente religioso, rna nella sua religione il vocativo "Dio" era assente: "trascendenza", presso di lui, e una parola afona. La sua religiosita era animata da orgoglio "dantesco": non contemplava i valori della filialita e della sottomissione al divino: col divino il rappono era di sfida. Per converso, il
517
divino, se prendeva il volto della "creatura" ,10 rapinava,lo riduceva a se: rna non come figlio. La sua "maschera" pill usata fu quella di negare dentro la propria anima ogni aspetto di figlio investendosi di quella del "maestro". Solo una tale investitura gli dava la forza di tollerare il "martirio" - un martirio che, d'altra parte, sapeva evocare, provocare, catalizzare con intuito raro e per•
•
ntCIOSO.
Quel martirio, pero - qui la sua "malafede" -, gli serviva per rendere paradossale e aguzzo il proprio pensiero, per portarlo fino a una luminositii. folgorante. E quel pensiera poteva anche essere contraddittorio e distruttivo - rna esso, soltanto esso, era la via, a suo giudizio, attraverso cui raggiungere i luoghi aspri, difficili, dove si possono pranunciare Ie pill crud eli verita su noi stessi. •
Al punto in cui decise per la politica, e decise di «gettare il proprio corpo nella lotta», Pasolini resto irrimediabilmente un artista. Aile sue parole desiderava donare il fuoco dell'azione: rna cio che 10 assillava erano i fantasmi della sua coscienza malata. Non fu un decadente che amasse obliterarsi nell'agire. Persino un narratore come Joseph Conrad pote scrivere: , .L'azione e consolante. E nemica del pensiero ed e arnica delle seducenti illusioni». Pasolini non aveva alcun disprezzo per Ie idee: anzi, Ie inseguiva, Ie lusingava al calor bianco. II suo eloquio era tessuto sullessico razionalizzante della psicoanalisi e del marxismo. Eppure, non v'l: dubbio che sia il cinema sia la scrittura giornalistica degli ultimi anni hanno in lui un colore d'azione: possiedono l'empito di oggetti ani mati, lanciati contra superbe difficoltil. Se torniamo col ricordo ai suoi primi anni, quando 10 scoprimmo ubriacato e esaltato dai profumi pill intensi della pura letteratura - i versi foscoliani,l'amorde loinh, Ie sedu-
518
zioni gidiane -, ci renderemo con to che Pier Paolo era allora come morto. Geniale indubbiamente, e poeta delicatissimo, 10 scrivere era un morbo da cui l'esistenza non riusciva a guarirlo. II sentimento della realtii si stornava in delittuosi e sensuali abbraeci con la vita. Pier Paolo intul ehe la salvezza gli sarebbe venuta da un meditato rapporto con I'azione. Aiutarono Ie eontingenze storiche: il fervore intellettuaIe del dopoguerra, la passione a non dilapidare il piccolo patrimonio di cultura rimasto indenne sotto Ie macerie del fascismo, la speranza in un futuro di giustizia sociale. II messaggio di Gramsci, insomma, aiuto Pasolini. II maledettismo, i legami strangolanti con la fisiologia, Ie battaglie annichilenti del corpo: tutto questo, dentro di lui, fu poi vinto, 0 quietato, dal sogno della pedagogia cristiana. La tradizione delle «picco Ie patrie» si confuse, nella sua mente, con quella delle «piccole pievi». Nell'equilibrio di tutto cio, egli vi sse la felice stagione creativa degli anni Cinquanta. Poi sopravvenne il mucamento. Pasolini aveva riposto la propria fiducia sull'oggettivitil della storia: la sua vita interiore era radicata al legame dialettico can la collettivitii. Egli viveva dell'intesa che si era creata era cultura e politica nell'area della sinistra: a quell'intesa dava un significato emblemaeico, di ptospettiva. Nei rapporti col Partito comunista - rapporti non pacifici - non fu mai porcato a mettere in crisi que! significato. Anzi, per tenerlo in vita e rinnovarlo di contenuti, si batteva strenuamente. Pasolini non credo avesse conereea idea di cosa fosse la . "dittatura del proletariato": il socialismo, nella sua coscienza, e il comunismosi sovrapponevano in una entiea felice dove Ie sofferenze umane, Ie storiche sofferenze di una nazione, avrebbero Trovato sollievo. Era un utopista: ma non ebbe dubbi a lacerare questo
519
utopismo per Ie esigenze inevasibili dell'eros. La sua originalira scaturl di Iii.: non ebbe paura del proprio demone. II sopravvenire della crisi delle ideologie, 10 sfigurarsi il mondo delle «piccole patrie», 0 delle «piccole pievi», 10 privb di un nutrimemo che era stato per lui fecondissimo. Per dare plasticita visiva ai frutti della sua immaginazione amropologica e poetica fu spimo al cinema, «Ia lingua scritta della realta». II cinema gli suggerll'idea di poter ceIebrare un mistico rito conoscitivo. II cinema poteva essere la nuova "Bibbia dei poveri". II male incurabile della letteratura sarebbe stato aDcor pill felicememe vinto. . Ma ormai ogni equilibrio era spezzato: il poeta era entrato nel dominio delle illusioni, 0 dei gesti grandiosi, epici. Vepos esigeva battaglie, lotte: erano lotte e battaglie indirizzate a reimegrare, denunciando, uno stato di grazia tramomato. Sembrava che Pasolini si muovesse secondo l'impcrativo nietzscheano: «Ancora
nOll
basta! Ancora non basta
dimostrare una cos a, si deve sedurre gli uomini a essa, oppure innalzarveli. Percib il sapieme deve imparare a dire la sua saggezza: e spesso in modo tale che essa suoni come follia!» '. Suona nelle patole di Pasolini I'eco della follia filosofica: i suoi argomemi non sono funzionali ne alia destra politica ne alia sinistra - anche se egli resta fedele alia prospettiva di sinistra. Ancora non basta! Pasolini si dette al vaticinio: e il suo vaticinare diventb l'arma di una polemica che travaglib per quasi due anni l'opinione pubblica italiana. II delicato poeta dell' Usignolo anima va argomenti, ormai, che investivano i responsabili della cosa pubblica: Ii chiamaya al rendiconto, al «processo». Sottimeso al vaticinare, c'era in Pasolini una percezione realistica di quanto avvenuto in Italia dagli anni Sessanta in poi.
520
Questo scrittore forsennatamente manierista - e di un manierismo barocco, amante delle asimmetrie, delle versificazioni tormenrate e materiche, che faceva del proprio stile un esempio splendente dell'illecito, che si compiaceva di una "poetica della regressione" per rompere gli involucri dorati dell'accademismo novecentesco, e che rievocava i grandi eroi della tragedia greca (nel teatro e nel cinema) non per vizio neoclassico rna per dare voce, con nostalgia straziante, a passioni e sentimenti che hanno vol to perento questo scrittore, e regista, sembrava sceso nell'arengo della politica per un crudo scrutinio dei facti. •
La polemica suI malgoverno italiano per gli anni del boom economico si incentra tuttora su questioni che erano limpide agli occhi di Pasolini - i danni provocati dagli squilibrati insediamenti umani, il depauperamento del patrimonio agricolo, l'inquinamenro delle coste, la dispersione delle risorse idriche, gli effecti pericolosissimi dell'emigrazione interna, I'atmosfera con centra zion aria degli agglomerati urbani: tutto cia gli era chiaro. Ma era una chiarezza che si offuscava. Per via di tanto, non riusciva a considerare nella giusta luce altri as petti del "caso italiano". Non riusciva a considerare fattore positivo di sviluppo la quadruplicazione del reddito nazionale. La stessa predisposizione degJi italiani a abbandonare un tempo di mise ria gli appariva una iactura. Questa cecit. - una cecita di cui si aiutava ne! vaticinare - fece sl che egli partecipasse del dima irrazionalistico e "antindustriale" favorito dalla crisi del Sessantotto. II sistema scolastico esplodeva, i disadattati intellettuaIi si moltiplicavano: Pasolini vedeva con chiarezza quali fossero state Ie distorsioni di gestione politica che avevano innescato quella tramaesplosiva. Cinture di bidonvilles da Terzo mondo intorno ai grandi agglomerati cictadini: Pasolini, al vivo, conosceva che serbatoi di violenza esse fossero. A tanta chiarezza, cosa mancaval
521
Molti enigmi in lui. II piu visibile di essi riguarda una natura di scrittore - fin troppo delicata, fin troppo vulnerabile: _I pUntO che si direbbe necessitasse manifestarsi in segreto, e non nell'urro violento col pubblico, come invece accadde. A soluzione di questo enigma diro che Pasolini lascia violare delicatezza e vulnerabilita, in una gene rosa sete di vita. Altro enigma, per cui il suo bisogno di ragione fu annientato dall'empito psicagogico e naufrago, puo spiegarsi sottolineando quanto egli mancasse di una cultura pragmatica. Parlo di empirismo filosofico - ma l'empirismo era per Pasolini un peccato di laicita. Percio 10 rifiutava. Uomo per intero del suo tempo, scelse di vivere in campo nemico, sferrando polemiche e accuse: spingendo al paradosso la sua insostenibile situazione personale, e non preoccupandosi d'altro. Per tal verso la sua chiarezza di intelletto si intorbidava: e il peso dell'ideologia si faceva grave. Fu piu ora tore che politico, e non si libera dalla prigionia delle sue realra psicologiche. Avrebbe desiderato esser libero da esse - e campi sforzi assidui in tal sensa, quando tento, per "ironia", di farsi simile a uno "stoico" sapiente,
capace di salvare gli uomini in virtu del suo gelido esempio, in virtu delle pratiche austere con Ie quali aveva salvato se stesso. Ma la sua austerita non conobbe alcun gelo e fu solo un'ipotesi di vita. Peso dell'ideologia: era questa l'eredita degli anni Cinquanta che resisteva in Pasolini, e che 10 porro a giudicare la complessa unificazione culturale avvenuta nel paese come una funesta "omologazione". Su questa scaglio la sua rabbia. La sua "follia" pretendeva guardare al di Ja delle minuziose commisurazioni fra mezzi e fini, fra risorse e u teo rie dei bisogni" 0 "dei desideri". II benessere gli appariva veicolo di infelicitii. Egli divenne vittima del moralismo. Prevaricazione dell'ideologia, rifiuto di ogni filosofia dell'esperienza, rischio di caduta nell'irrazionale:sono con nota-
522
•
ti squisitamente italiani, che in Pasolini salgono all'incandescente. I suoi enigmi, in quella incandescenza, vanno a eelissarsi. Per q uanto sembri perfettamente in sintonia con certo spirito italiano, ecco, poi, Pasolini esorbitare da esso: trovarsi con esso non conciliato. (... ) 10 amvero aI/a fine senza aver jaffo, nella mia vita 10 provo essenziale, I'esperienza che accomuna gli uomini, e da loro un 'idea COSI dolcemente definita di jratemita almeno neg!i atli del/'amore! Come un cicco: a cui sara sfuggita, nella morte, una coso che coincide con la vita stessa ( ... )10.
La sua individualita finiva col prendere il.sopravvento su qualsiasi altra considerazione: insorgeva strazio e offesa, agiva il dolore dell'antic. e segreto ferit •. A questo, e all'erosione del vissuto, Pasolini sottopose ogni conquista di intelligenza, di moralita, di forma. La presa dell'irrazionale, su di lui, agl per quelle vie -Ie difficili e imperscrutate vie dell'inconscio. In un fascio di carte, databili 1969 0 1970, e stato trovato un disegno: unico suo disegno "astratto". II foglio e quadrigliato da ripiegature -Ie stesse che quadrigliano i fogli sui quali disegno i ritratti di Maria Callas, colorati con il vino, con l' aceto, col caffe. In questo foglio, in ciascuno scomparto, appare in diagonale ripetuta una linea che potrebbe assomigliare a labbra 0 a colline 0 a uccello in volo. La ripetizione e ossessiva; ma incorniciata nei vari quadrati l'ossessivitil pare placata, ridotta a consiglio. In basso, al centro del foglio - uno di quei fogli detti "da
523
spolvero" -, Pier Paolo scrisse: «Il mondo non mi vuole pili e non 10 sa». II vertice dell'orgoglio - 0 il vertice della disperazione? Pasolini era dominato dal sentimcnto della sopravvivenza. Questa sentimento impuro nasceva dentro di lui ogni volta che \'aggressione della realta, diretta 0 indiretta che gli apparisse, si face va pili crudele. La sua morte, forse, fu il modo, coraggioso, di chiedere al mondo di "sapere" di lui, quando pure non 10 "volesse" pili.
•
•
524
Note
PRO LOGO
L'IDROSCALO DI OSTIA
1. Venne detta che l'utilitaria era
2. 3.
4.
5. 6.
5l «condominiale», rna che cia-
seuna del tce proprietari possedeva copia delle chiavi. Alberco Arbasino, Troppe coincidenze nella morte di Paso/ini, «Carriere della sera-, 5 novembre 1975. • Pier Paolo Pasolini, Lettere luterone, Torino, 1976, pp. 8·9. LeI/ere luterone, cit., pp. 16·17. II trattatello Gennoriello venne pubblicato a puntatc settimanali su «Il Mondo» dal 6 marzo 1975 al 5 giugno del medesimo anno, ragliaro per ragioni tipografichci I'uniea sua lezione legittima e quella contenuta nel volume citato. Lenere Illterane, cit., p. 73. Alberto Moravia, Come in una vio/rota sequenza di t(Accattone», iiCorriere della sera», 4 novembre 1975.
PARTE PRIMA TAL COUR DI UN FRUT
Oggi, in Rogoz.; di vito, Torino, 1979. 2. Pier Paolo Pasolini, Lepoesie, Milano, 1975, pp. 670-672 passim. I.
3. 4.
Ibidem, p. 193. Ibidem, p. 573.
.
5. Dacia Maraini, E tu chi eri?, Milano, 1978, pp. 259-269. 6. Pier Paolo Pasolini, Empirismo eretico, Milano, 1972: alia pagina 72 l'episodio e narrato per disteso. Vi si legge anche: -In quel periodo a Belluno, appunto dai ere anni ai tre anni e mezzo, ho
525
•
provato Ie prime morse dell'amore sessua]c: idenriche a quelle che avrei provato finora (atrocemente acute dai sedici ai trent'annil: quclJa dolcezza terri bile e ansiosa che prende Ie viscere e Ie consuma, Ie brucia, Ie cootoTee, come una ventata ealda, scruggenre, davanti all'oggetto dell'amore. Oi tale oggcno ricordo, credo, solo Ie gam be, e precisamentc ]'incavo dietra il ginocchio COL tendini tesi,.. 7. Pier Paolo Pasolini, AJfabulazione, Pi/ode, Milano, 1977, p. 124. La sottolineatura e origina1e. 8. Ibidem, p. 129. La sottolineatura, anche qui, e originale.
IL TEMPO DELL'ANALOGICA 1.
z. 3.
4.
5. 6.
7. 8.
9.
Franco Farolfi, Un n"cordo, in «Nuovi argomenti», gennaio-marzo 1976, pp. 85-88. Pier Paolo Pasolini, Let/en a Franco Faro/fi. in «Nuovi argomenti» cit., p. 21. Ibidem, p. 6. Pier Paolo Pasolini, Lettere ug/i amici (1941-1945), Milano, 1976, p. 7. Ib,dem, pp. 15-16. Giacomo Leopardi, Zib",ldone, 3837-38. Lettereogli amici, cit., pp. 29-31. Letterea Franco Faro/ji, cit., p. 12. Pier Paolo Pasolini, AI let/ore nuow, in Poesie, Milano, 1970, p. 6.
10. Ibidem. 11. Luciano Serra, Prefazione a
Letlere agli amici, cit., p. XI. 12. Cfr. per tutto quanta riguarda la rivista: Paso/in; t «11 Setnccio», 1942-1943, a cura di Mario Ricci, Bologna, 1977. 13. Ncl testoAllettore nuovo, in Poesie, cit., Pasolini segna]a data del 1937. Rinaldi, in Pasolini 0 della stato di .guerriglia permanente., «Salvo imprevisti», gennaio-aprile 1976, p. I, corregge la data con quella dell'anna scalastica 1938-1939. 14. Lettere a Franco Farolji, cit., p. 12. 15. Ibidem, p. 21. . 16. Lettere agli amici, cit., pp. 17-18.
17. Ibidem, pp. 33-34. 18. A/leftore nuovo, in Poesie, cit., p. 7. 19. Prefazione a Lettere agli amici, cit., pp. XI-XII. 20. Empirismo erelico, cit., pp. 62-63. 21. «Botteghe Oscure», VIII, pp. 405-436.
22. La terza persona singolare non inganni; e questa, ancora, una citazione da I par/anti, «Bottcghe Oscurc», cit., p. 430.
526
,
23, Le potsie, cit., p, 467, 24, Alberto Asor Rosa, Serittori, popolo, Roma, 1966 2, p, 73, 25, Le poesie, cit., pp. 454-456. 26.
La cicazione traeta in questo capitola da Poesie a Gasarsa (iJ cui eitolo, dieD qui, roi pare un calco traslato da Morto oi pats; di Alfonso Gatto) appartiene all'edizione 1942 del volume. In seguiro, sia in Tal cour di un frul, Udine, 1953 (dove si trova una nuova redazione dt La domenico u/iva), sia in La meglio giovenliJ,
Firenze, 1954, Pasohni ricorse a una trascrizione pili semplificata del dialetto, un dialetto daHa ,sonorita me no irca. LA «PURA LUCE» DELLA RES]STENZA
I.
2, 3.
4. 5. 6.
7.
8.
AI/eltore nuo'Vo, in Poesie, cit., p. 8. Cfr. Lettere agli amici, cit., p. 37. Allettore "UOVO, in Poesie, cit., p. 9. Pier Paolo Pasolini, I tures tal FriUl, Udine, 1976, postfazione di Andreina Ciceri, p. 59. Le poesie, cit., p. 217. Passion" ideologia, Milano, 1960 pp. 136-137. • La meglio giO(!fntu, Firenze, 1954, p. 149, e La nuovagiO'lJentu, Torino, 1975, p. 157. -Questo era }'unico modo di conoscenza (dcll'autore di Poesie (J Casarsa): se aile origini della sua sensualira c'era un impedimento a una forma di eonoseenza diretta dall'interno all'esterno,
d.1 basso all'alto -I'effusione, il calore puro e accecante dell'adoleseenzai se uno sehermo era eaduto tra lui e il monda verso cui provava una cosl violenm, infantile euriosita. Non potendo impadronirsene per Ie vie psicologicamente normali del razionale, non poteva ehe reimmergersi in esso: tornare indietra: rifare quel cammino in un punto del quale la sua fase di felicira coincideva can l'ineantevo]e paesaggio easarsese, can una vita rustica, resa epica da una carica accorante di nostalgia. Conoscere equivaleva a esprimere. Ed ecca la rattura linguistica, il ritorno a una lingua pili vicina al mondo.)J. Cfr. Possione e ide%gio, cit., p. 187.
Ibidem, p. 198. 10, Ibidem, p. 196.
9.
11. <-ILa Panarie», maggio-dicembre 1949.
12. Lettere agli amici, cit., p. 36. 13. Ibidem, cit., p. 38: «Senti, chiedi a Calcaterra, se puoi, se , neHe mie condizioni, puo acceUare una tesi su "Giovanni Pascoli l1 » 14,
(26 gennaio 1944). Ibidem, cit., pp. 39-40.
527
IS. Ibidem, pp. 41-42. 16. Le poesie, Cit., pp. 206-207. II distico prosegue: .sull 'erba del marza nel sole innocente». Anche nel sesto episodio di La ricchezza e derro che Guido pard «in un mattino muto di marzo». Si tracta di un errore retrospettivo di datazione. Errori simili, in Pasolini, sana frequenti. In questo casa, che Fosse maggio, non solo concordano Ie testimonianze. rna 10 si ricava con chiarezza dalle lettere a Luciano Serra. 17. Lettere agli amici, cit., pp. 43-44. 18. Le poesie, cit., p. 196. 19. Passionee ide%gio, cit., p. 134. 20. L 'Osoppo e 10 "questione slrroo-gariboldino", Trieste, 1951, pp. 4954. 21. Utile quello di Marco Cesselli, POTZiis: due volli della Resistenzo, Milano, 1975. 22. Cfr. M. Cesselli, POTZiis: due valli della Resistenzo, cit., pp. 101103. 23. Lettere agli amici, cit., p. 43. 24. Lepoesie, cit., pp. 196-197. 25. Riprova di questa supposizione: la ierrera a Serra, gia citata, del 21 agosto dove si parla dell' «entusiasmo» di Guido quale causa della sua morte - quasi Pier Paolo fosse perseguitato da questa idea in quei mesi. 26. Letterc agli amici. cit., pp. 36-37. 27. Le poesie, cit., pp. 218-222passim . •
EPOS FRlULAKO
f'
1. I par/anli, in .Botteghe Oscure», cit., pp. 422-423.
2. Pier Paolo Pasolini, Anlologiade/la lirieo poseoliona, a c. di M. Bazzocchi e E. Raimondi, Torino, 1994. 3. Ha scritto Mario Lizzero, oggi deputaro comunista. a proposito di un incontro avuto can Pasolini, all'inizio del 1946, aHa Federazione comunista di Udine (efr. «Confronto». dicembrc 1975): .Egli mi parii'> con profonda a~arezza, can dolore della tragedia della madre in seguito alia morte di suo fratello Guido Alberto, del partigiano "Ermes". Voleva conoscere proprio da me. diceva, in quanta commissaria delle divisioni garibaldine, come fosse potuto accadere un delitto come quello che era stato comMessa a Porzus. Una calpa imperdonabile per sempre, diceva, per la morte ingiusta di suo fratello Guido e di tutti gli altri caduti a Porzus. Partigiani contro panigiani, come si era patma compiere una cosa simile? (. .. ) Abbiamo pariato a lungo. Diffi-
528
'
cile dire case accettablli in quel momento. Dissi francamente che sapevamo bene giudicare, pur nel quadro in cui quegli eventi tremendi si erano verificati in questa zona tormentata e difticile al confine orientale nel corso di una latta durissima non priva di errori, del reSrD forse inevitabili. quale calpa tremenda era caduca sopra noi garibaldini per i fatti dolorosi di porzas. Gli dissi i] nostra giudizio Sll quei fatti. Sulle responsabilita di pochi, specie del comandante della farmazione GAP. Gli dissi anche, tuttavia, che avevamo piena consapevalezza del fatto che, pur comprendendo il suo dolore, quello di sua madre, di tutti i congiumi di Parzus, saremmo andati ai processi per quei faui; che si sarebbe cereato di strumentalizzarli a tini politici riel quadro della campagna anticomunista. !\'1a naturalmente comunque restava la tragic a realta di quegli eventi disastrosi. In anni successivi, nel 1948, credo, ne parlammo ancora una volta; poi aneora nel1952 e nel1958 aRoma, quest'ultima volta in piazza del Gesu, poco dopa che un esponente demoeristiano aveva tentarD ancora una volta di convineere PasoJini a recarsi al proccsso per i fatti di Parzas, rieevendo una risposta negativa come sempre. Perche Pasolini resta sempre, col dolore suo aecanto a quello della sua adoratissima madre per ]a morte di "r:,rmes'\ con la convinzione che si era commessa una calpa grande, un deEtto a Porzils, che non si poteva perdonare. l\tla non volle mai prenderc pa~tc ai processi per quei facti, poich6 era consapevole, ripeteva, che la non si eercava giustizia, rna una azione politica a flni reazionari, conservatori, che non avevano ache vedere con suo fratello 0 can lui». 4. Ma si vedano anche Ie annorazioni di Nica Naldini a propasito de1l'autenticira pasoliniana di questi «murali»; cfr. Niea Na]dini, Vita di Paso/ini, Torino, 1991. 5. L 'ultimo fascicolo della Stro/t'gut, can la testata ~(Quaderno comanzo n. 3», porta la data «GIUGNO MCMXLV[Jl>). I contributi critici sana redatti in italiano; Pasolini vi ristampa i suoi artieoh sull'autonomismo dettati per la «Liberr:h; vi e ospitata una antologia di poeti eatalani; una scelta di friulani. N, aldini, Bartotto, la Cantarutti, Tonuti Spagnal e De Giconeoli. E un fascicolo cui manea, nonostante l'ampiezza dei contributi, l'aggressiva freschezza dei precedenti. Dopo di eSSQ non ne verranno pill alia luce, quasi l'attivita dell'Academiuta andasse spegnendosi. 6. DeIl'interesse che i suoi articoli suscitavano anche fra scrittori ancora sconosciuti, fa fede questa lettera di E]io Pagliarani, spedita da Viserba il 27 marzo 1947 a Giovanna Bemporad: .A proposito della "Fiera letteraria": vi ho letta un bell'artieolo - un po' trappo fareito di citazioni, a dire il vera - di P. Pasolini, sull'ispi-
529
razione: cosl consono al1c mic idee (persina un accenno alia riprovevo]e definizione del Bo sul1a poesia come assenza, di cui mi ero occupato) da farmi piacere e rabbia insieme (eeca cioeho pensato - un miD importante articolo futuro sfumato). ~'li rallegro moltissimo, comunque, con P.P. Pasolini.). 7. Ne] volumetto e anche cantenuto EI testament; coran, compreso poi nell'edizione definitiva di La meglio gioventiJ, poetica pronuncia di un giovane contadino impiccato dai nazisti subito dopa aver assaporato la prima volta I'amore. Un incant thentha prefho, dice un verso: «un incanto senza prezzo», questa la sintesi epico-lirica cui Pasolini affidava la propria autenticita: l'io sommerso dalle ondate della vita, appena avvertibile negli impalpabili profili della forma. s. Le poesie, cit., pp. 58·63. 9. Ora in «Rinascita., 4 novembre 1977, p. 48. , 10, E il easo de1 giudizio sui «Politecnico» di Vittorini. Al «Poiirec-
nieo» Pasolini dedica alcune parole del1'intervento: la rivista ha favorito una letteratura di denuncia, la Resistenza ]'ha nutrica, rna essa non e «"nuova" in quanta linguisticamente eaneora prodotta da matrici letterarie magari. alrissime, rna dal nostro punto di vista negative», Una colorazione d'opaco marxismo determinista in quel «negative» - si tratra di un cenno, fortunatamente subito lasciato cadere. 11. Notevolissimo illibro Pasolim', II sogno di uno coso (Milano, 1985) di Enzo Golina. II cfitieD sa fitrovare nella «pedagogia» non solo un 3rgomento rna i1 soggetto stesso dell'espressivit3. di Pasolini. 12. Pier Paolo Pasolini. Opinioni sui latino, in «L'Illustrazione italiana», maggio 1959, p. 62. 13. Le due poesie, con altre ne, sono state pubblicare Sll «Confronto», cir. Le accompagna una nota che Ie dice rinovate in un quaderno dell'ex allievo Francesco Scodellaro, oggi insegnanre a San Ivfartino a1 Tagliamenro. Pasolini Ie aveva improvvisate in classe su richiesta degli srudenti, dedicandole ai loro paesi di origine. Sempre a Scodellaro si deve un Ricordo del prof Poso/ini, firmaro con Mariannina Lenarduzzi, in AA.VV., Pasolini in FriuIi, Udine, 1976, p. 144. Nel mellesimo volume sana ristampate Ie poesie cirare. 14. Andrea Zanzorro, Perunapedagogia.~, in «N uovi argomenri», ,gennaio-marzo 1976, pp. 47·51. 15. Amado mio, con uno scrirto di Anilio Berroiucci, Milano, 1991. 16. Fra essi, si ]eggano queste due terzine, gia COSI anticipatrici dell'ispirazione dell' Usignolo della Chiesa Coltolico: «Trcma, fanciul· 10. I L'ombra si chiude I suI tuo villag)!:io. II Ah che dol are I co· glierti nuda I dcntro il mio raggio».
530
success iva di lavoro, ai primi anni Cinquanta, il fascio slegato dei capitoli prese il titolo di I giorni dellodo De Ga-
17. In una fase
speri. lB. Cfr. la sezione .Paolo e Baruch- in L 'usignolo della Chiesa Cat-
to/ieo. 19. Nella raccoha inedita dei Diari in versi. fca i t~sti datati 1948, in un poema in prosa dal titola L 'unica divinita si lcgge: «Specchio contro specchio i misteri si specchiano fin dove finisce 10 spazio e i) tempo, ne) cuore di un fanciullo che non sa j) suo mistera. Muoio percheS mi sana rassegnato trappe volte. ~fuoio solo con la mia mania. :Muoio nell'adore dj una latrina della mia infanzia, legato per sempre al1a vita da una vespa che accende neW aria )'oro dell'Estate)). 20. Cfr.l'intervento al I Congresso della Federazione provinciale comunista di Pordenone, ora in «Rinascita», 4 novembre 1977, cit. 21. AA.VV., Ritroni SN misllrtJ, a cura di E.F. Accrocca, Venezia, 1960, p.321. 22. I.e poesit, cit., p. 255. 23. Baudelaire, (EU'Ores completes, II, Paris, 1975, p. 677: .La femme est
Ie co"train du Dandy. ( ... ) La femme est "ature/le, c'est-ii-dire abominable». _ 24. Pasolini imiwla cosl una lunga poesia del 1948, una mofa della quale appare come ]a prima di «< Le primule», in L'lIsign%. 25. n testa della 1ettera fu riportato la prima volta da Ferdinanda
Bandini in M.VV., Paso/in'-: cronaco giudizioria. persecuzione. morte, Milano, '1977, pr. 48-54. COME IN UN ROMANW
, 1.
2. 3.
4.
5. 6.
7. 8. 9.
E una leltera di datazione difficile, scritta un 25 ottobre 19470 1948. M.W., Pasolini: cronaeD giudiziaria. persecuzione, motte, cit., p. 46. Ibidem, p. 45. L.lettera porta il tirnbro poStale del31 oltobre, rna certameme fu scritta nella serata del 29, il mattino del quale «L'Unitil» aveva pubblicato la notifica di espulsione. AI /eltore nUOf)O in Poesie, cit., p. 9. Le poesit, cit., pp. 219-220. Per Ie poesie friulane, vedi La Cresimo, a cura di A. Giacomini, Pordenone, 1985. Pietro Cit.d, II te del cappellaio matto, Milano, 1972, p. 227. Cfr. C. Baudelaire, (Euvres complNes, I, cit., pp. 676-708 passim. Per tutle Ie citazioni di L 'usignolo della Chiesa Cattolira, cfr. il volume edito a Milano, 1958.
531
PARTE SECONDA SCOPERTA DI ROMA .
Cesare Garbol!. Ricordo di Longhi, in «Nuovi argomenti», aprilegiugno 1970, p. 36. 2. In una lenera spedita a Luciano Serra da Rama, presumibilmente nei primissimi mesi del 1950 - una [eetera citata nella spettaeolo f campi del Friu/i: /eggendo e rileggendo Pasolini, curato da Roberto Roversi, 1978 - Paso1ini scriveva: «Caro Luciano, ho ricevuro una tua incredibiJe lettern: incredibile perche credevo tu sapessi che io sana a Rama, fuggito un mese fa circa con mia madre da Casarsa. Prima di partice infatti ti avevo seritto un bi· glietto per avvertirti: la cosa poteva anche finice maieo male. E infani sta fin en do male. ~1ja madre e a servire: io non trovo lavoro, mi sento solo, incapace, in condizioni tremende. Per adesso mi mantiene mio zio. La fug;a da Casarsa e dovuta al fatto che ormai mio padre era intollerabile: mia madre avrebbe finito col marime. Infatti ora Ie nascondo Ie mie condizioni spirituali da suicidio - si e rimes sa in modo che mi sembra tamata ai tempi di Bologna». 3. Pier Paolo Pasolini, Roma 1950: Diario, Milano, 1960, pp. 40, ora in Beslemmia, op. cit., vol. II, pp. 1479-1495. 4. Non e ancora la ]ezione definitiva di Ragazzi di vita, che per co'modo de11ettore rimetto qui di seguito: «Riccetto s'allontanava, trascinato forte dall'acqua, La videro che rimpiccioliva, che arrivava a bracciate fin vicino aHa rondinc, sullo specchio d'acqua sugnantc, e che tentava dtaechiapparla. "A Riccettooo," gridava :tYlarcello can quanta flato aveva in gala, ·'perche nun la piji?" II Riccetto davette sentirJo perche si ud} appena la sua voce che gridava: u!\'1e puncica!". "Li mortaeci ma" gridb ridendo ~1arcello, II Riccetto cercava di acchiappare ]a rom~ine, che gli scappava sbattendo Ie ali e tutti e due ormai erano trascinati verso il pilane daHa corrente che n sottO si faceva forte e piena di mulinelli. "A Riccetto," gridarono i com pagni dalla barca lie lassala perde!" !\-13 in quel momento i] Riccetto stera deciso ad acchiappar]a e nuotava can una mana verso Ia riva. "Tamamo indietfO, daje" disse Marcello a quello che remava. Girarono. II Riccetto Ii aspenava seduto sull' erba sporca della riva, can la rondine tra Ie mani. liE che l'hai sarvata a fra," gli disse Marce]]a "era cos} bello , vedella che se morival" 11 Riccetto non gli rispose subito. liE tutta fracica," disse dopo un po' "aspettamo che s'asciughi!" Ci volle poco perch6 s'asciugasse: dopa cinque mi1.
532
I
nuti era la. che rivolava tra Ie campagne, sopra i] Tevere, e il Riccerto ormai non ]a distingueva pili dalle altre». 5. Quasi tutti gli elzeviri "romani" usciti fra il1950 e il195 1 sui giornali ricordaci sopra sana srad poi, con Ie pagine sparse seritte in quegli anni e nei successivi, radunati in Pier Paolo Pasolini, Ali dagli occhi azzurri, Milano, 1965, particolarmente, pp. 5·102. 6. Sulla natura manieristica di questa primo Pasolini "romano", efr. Marco Vallora, All dogli ocehi impuri, in «BN », gennaio-aprile 1976, pp. 156-204. 7. Cfr. Un poeta e Dio, in Passion" Ide%gio, cit., pp. 354-373. B. Se un'influenza gaddiana e rilevabile in Pasolini, essa c'e in Giubileo (relitto di romonzo umoristico), citolo che dice bene il punto di congiunzione fra i due scrittori: il tentativo di «umorismo» esercitato su un personaggio di estrazione piccolo-borghese terreno d'esplorazione quanta mai gaddiano. Cfr. Ali dagli occhi azzurri, cit., pp. 53-63. 9. AA. VV., Pasolini: cronoco giudiziario, persecuzione, morte, cit., pp. 52-53. 10. Cfr. P.P. Pasolini, /I portico della mOTte, a c. di Cesare Segre, Associazione «(Fonda P.P. Pasolini», Rama, 1988. 11. Pier Paolo Pasolini, Gli «Appunti. d; Sandro Pennp, .11 Popolo di Roma-, 28 settembre 1950. 12. Pier Paolo Pasolini, La eaponno indiana, «II Giornale», 18 agosto 1951. 13. Cfr. Antonio Gramsci. Quademi dol canere, a c. di V. Gerratana, Torino, 1975, II, p. 1384. 14. An dog/i occhi a.zurri, cit., pp. 80-88. 15. Lettera trascrirta in parte anche in AA.VV., Pasolini: cronoco giudiziorio, perstcuzione, morte, cit., pp. 58-59. 16. Le antologie furono comprese nella coUana «La Fenice» deJl'editore Guanda di Parma. Era diretta da Attilio Bertolucci. 17. Le poes;e, cit., pp. 23-31. 18. Pier Paolo Pasolini, Sonefto primllfJerile (1953), Milano, 1960, pp.
38pass;m. 19. Lepoes;e, cit., pp. 161-162. 20. Ibidem, pp. 108-104. IL POETA DELLE «CENERI»
1. AA.W.,
Paso/ini: cronaeo giudiziaria, perseellzione. morte, cit., pp.
63-68. 2. Ora in Carlo Salinari, Pre/udio e fine del realismo ;n /talia, Napoli, 1967, pp. 55-59 passim.
533
3. Un'eccezione, fra i letterati di fede comunista, fu Niccolo Gallo, il quale su «II Lavoro», esponendo il proprio dissenso da Salinari come da altri, quali Gaetano Trombarore, scriveva che Ragazzi di vita era «importante soprattutto per il temativo operato da Pasolini, e in gran parte riuscito, di trasferire la rappresentazione di una reald. aspra e scottante su un piano di riflessione morale e culturale» (cfr. ora in N.G., Scrim letterari, Milano, 1975,
pp. 138-139). 4. Ora in Pietro Citati, II te del cappellaio motto, cit., p. 230. 5. Sull'incontro con i fratelli Citti: Pier Paolo Pasolini, Iffamma Roma, Milano, 1962, pp. 134-137. 6. Dal1957 al 1961, finche non prepara Aecattone, Pasolini fece apprendistato cinematografico lavorando a undici sceneggiature di film. La sua partecipazione e visibilissima tal volta nella scelta di titoii azzeccati in chiave Ragazzi di vita: cioe, La notte bravo, 0 La gioroata balorda. Oltre a Le Rollj di Cabina, i film sono: ll/ansa 10
della rivisra bolognese, cfr. Gian Carlo Ferretti, • Officina.: cu/tura, letteratura e politica neglj Anni Cinquanta, Torino, 1975. 9. Francesco Leonetti, /I deeodentismo come problema contemporoneo, "Officina», aprile 1956, p. 223. 10. G.C. Ferretti, "Officina», cit., pp. 472-473. 11. Pier Paolo Pasolini. La liberIa stilist;eo, in «Officina», giugno 1957, p. 345; ora in Passionee ideologio, cit., p. 489. 12. Edoardo Sanguineti, Una polemiea in proso, «Officina», novembre 1957, pp. 452-457. 13. Lt poesit, cit., p. 260. 14. Ibidem, p. 277. 15. G.C. Ferretti, .Officina., cit., pp. 110-111. 16. Cfr. quanta ha scritto in proposito Geno Pampaloni, La saga degli Oli"etti, «II Giornale nuovo», 31 maggio 1978. 17. Le poesit, cit., p. 258. 18. G.C. Ferretti, «Officina», ciL, p. 458 . •
534
,
19. Ibidem, pp. 454-455. 20. AA. VV., Ritrotti su misura, a c. di Elia Filippo Accrocca, eit., p. 321. 21. Ibidem. • 2Z. Le poesie, cit., p. 267. , . 23. E iI primo verso di una poesia di Ferretti, dal titoloLoded'un ornico poeta. Cfr. Massimo Ferretti, Allergia, Milano, 1968, p. 36 .. 24. II cappano amichevole ffa Pasolini e Ferretti duro a lungo. Si inerino quando, nel 1965, Ferretti pubblico it suo terzo libro, un romanzo sperimentale intitolato II Cazzarra. Sparito il gozzanisma rivisitato dei versi, Ferretti tentava affannosamente altre strade espressive. Pasolini. in un lungo articolo dal tiwlo Lctturo
in/anna digiot71a/edel «Cazzarra» (<
25. Cfr. Pier Paolo Pasolini, La lango strada di sabbia, .Successo», luglio-agosto-settembre 1959. 26. Cfr. AA. VV., Paso/ini: crotlaCIl giudiziaria, perseclJzione, morte, cit., pp. 101-106. 27. SOllO parole comenute in una autobiografia in versi, scritta nel 1966, in occasionc del viaggio negli Stad Unitt - versi non rifiniti, trappo tormenrati da pentimenti continui, trovari fra Ie carte inedite. 28. AA.VV., Ritratti su misuro, a cura di E.F. Accrocca, cit., p. 321. 29. Roberto De Monticelli, ·.Non ho campanile. dice Pier Paolo Poso-
lini, «II Giorno», 16 dicembre 1958. 30. Le poesie, cit., p. 72. 31. Cesare Garboli, La stanza separala, Milano, 1969, pp. 11-18. , 32. E ]a prima terzina di Le cenen di Gramsci. Cfr. Lt potsie, cit., pp. 67 e sgg. 33. P. Ciuti, II If del cappellaio motto, cit., p. 228. 34. Le poesie, cit., pp. 233-234. 35. Giorgio Amendola, /I rinnovamento del PCI, intervista di Renata Nicolai, Roma, 1978, pp. 140-141. 36. Ibidem. , 37. E quesro il poemetto che Sanguineti, can la sua Polemica in prosa seritta in appresso, volle parodiare su «Officina». 38. Pier Paolo Pasolini, La posizione, .Officina., aprilc 1956, p. 250. 39. Cfr. Maramaldi e Ferrucci, «II Comcmporaneo», 9 giugno 1966, articolo redazionale comcnuto ncl1a rubrica «Il Caffe», aruibuito a Carlo Salinari; P.P. Pasolini, Lettera al direttore, ibidem, 23 giugno 1956; P.P. Pasolini, ltalo Calvina e Carlo Salinari, Lettere al direttore, ibidem, 30 giugno 1956. Salinari, tra l'aluo, arrivD a rim-
535 •
proverare a Pasolini «il carattere», «srizzoso come queUo di un • ragazzlno». 40. Ora in C. Salinari, Preludio efine del reolismo in IIOlio, cit., p. 145. 41. Gaetano Trombatore, eririco letterario, zio di Antonello Trombadori, era stato rra i marxisti piil accaniti contro la letteratura e Ie idee pasoliniane. 42.L.poesie, cit., pp.117-125. 43. Nel settembre 1958 Pasolini accetto l'invito dell'Unione scritto. ri sovietici, per un convegno di poesia a Mosca. L'cea e in La religione del mio tempo: fa folla sul1a piazza Rossa, in una notre dal «pia pallare», «quell'immensa fossa I su cui gli astri splendono vi• cini»). E il quadro di una folla che gioca «can semplice e commossa gioia»: «file di maschi» fanno cerchio intorno'a qualche ragazza, tenendosi «per mana in una stretta rozza e affettuosa» (Le poesie, cit., pp. 225-227). In Unione Sovietica, quel che colpl Pasolini fu I'aspctto festante e rurale del popolo: il popolo che gode la propria «innocenre», religiosa felicita all'ombra delle cupole dorate di San Basilio, manum en to di un passato senza vita. Poco di piu. La curiosita per il mondo socialista non alrrepasso qucl denato. 44. Cfr .• 11 Punto», 14 novembre 1959: la cronaca dal premio "Crotone" dell'anno vinto da Una vita violento. a firma di Gianni Rocca. Rocca riporta alcune parole di Pasolini; ~Non voglio essere un caso lerrerario. Non voglio essere ridorro a un oggetto di pura attualita. di superficialira giornalistica. So benissimo che se questo viene reotato e a ragion vedura. Si porrano in primo piano, della mia opera, solo gli aspetti secondari come quelli del Iinguaggio, odella crudezza che c'e nella mia verira. Un modo elegante per non indugiare invece sulla questione sociaie, che e per me, nelle mie intenzioni di 3nisr3, ]a pill importante». 45. L, poesie, cit., p. 235. 46. Ibidem, pp. 214-215. 47. Ibidem, p. 238. 48. Ibidem, p. 241. 49. Ibidem, p. 242. 50. Ibidem, pp. 243-244.
CINEMA
La slnnw seporofo, cit., p. 18. 2. Massimo D'Avack, Cinema e 1,ltemlUra, Roma, 1964, p. Ill. 3. efr., per questa e Ie seguenri ciraziani dal «diario» di Accattone, Pier Paolo Pasolini, Accottone, Roma, 1961, pp. 1-15 passim. 4. II padre selvaggio, cit., p. 60. 1. C. Garboli,
536
S. Cfr. quanta Pasolini pronuncib nel corso di un dibattito tenuto a Brescia per una mastra del Romanino in Balducci, DeWAcqua, Guttuso, Pasolini. Piovene, Russoli, L 'arte del Romanino e if nostro tempo, Brescia, 1976. II dibattito si era svolto iI 7 settembre 1965. 6. Daisy 1\-brtini, L 'Accattone di Pier Paolo Paso/ini, «Cinema nuovo», marzo-aprile 1961. 7. Accattone, cit., p. 7. 8. Le poesie, cit., pp. 283-289. 9. Questo testa non raggiunse mai Ie scene ne venne stamparo. Una sua riclaborazione venne rappresentata - il titolo Nel '46 - al Teatro dei Satiri di Roma, aprile 1965, regia di Sergio Graziani. 10. Le poesie, cit., p. 337. 11. Pier Paolo Pasolini, Momma Romo, Milano, 1962, p. 145. 12. Le poesie, cit., p. 180. 13. Cos} Pasolini scrisse in una lectera indirizzata a Antonello Trombadori, pubblicata su «II Contemporaneo» del21 agosto 1957. 14. Le poesie, cit., p. 179. 15. Pier Paolo Pasolini, Let/era del traduttore, in Eschilo, Orestiade, Torino, 1960, con testi di C. Thomson, V. Gassman, T. Otto, R. Bianchi Bandinelli, L. Zorzi, L. Lucignani, C. St.nislavskij, pp. 1-3. Lo spettacolo .ndo in seena il19 maggio 1960 al Teaero Greco di Siracusa, regia di Vittorio Gassman, scene e costumi di Teo OttO, musiche di Angelo Musco e la partecipaziane del halletto . Vodu di Haiti di Mathilda Beauvoir. Alero esperimento di traduziane teatrale, stavolta nell'alone romanesco, fu quelJa dal plautino Miles gloriosus che Pasolini preparo nel 1963 per Franco Enriquez intitolandola II Vantone (cfr. Pier Paolo Pasolini, II Van/onedi Plauto, Milano, 1963). 16. Le poesie, cit., p. 455. 17. Ibidem, pp. 304-305. 18. Ibidem, p. 344. 19. Accallone. cit., p. 14. 20. Cfr. quanta ha scritto in propos ito Andrea Barbato in Nom; e cognomi, «La Stampa». 4 marzo 1978. 21. Alberto Moravia, Immagini 01 posto d'onore, «L'Espresso», 1 ottobre 196\. 22. Le poesie, cit., p. 350. 23. Pier Paolo Pasolini. DiaJoghi con Paso/in;. «Vie nuove·), 26 novembre 1960. 24. Pier Paolo Pasolini, La mia avventuro a Panico, «Paese sera», 4 luglio 1960. 25. M.VV., Pasolin;: cranaea giudizioria, persecuzione. morte, cit., pp. 111-119. 0
537
26. Ibidem, pp. 109-110. 27. II testo e Poeta delleceneri, pubblic3to rla «Nuovi argomenti», luglio-dicembre 1980, a cura di Enzo Siciliano. Oggi in Bestemmia, 28. 29.
30.
31. 32.
33. 34. 35.
cit., vol. II, p. 2056-2084. II testo dovrebbe risalire all'agosto del 1966. Per la ricostruzione rlell'intero processo, cfr. AA.VV., Pasolini:crvnaca giudiziaria, penecuzione, morte, cit., pp. 119-133. S.f., Sf n"conosce in un romanz,o di PusoNn; e denuncia 10 sent/ore per dijfamazione, .II Tempo», 11 aprile 1962. Nino Ferrero, fl.1Vamma Ramo» ovvero Dal/a responsabilita individuale alia responsobilitlJ col/rttion, in «Filmcritica», settembre 1962. S.f., «Cereo if Cristo fro i poveri», «ltalia-Notizie», 20 novembre 1963. Empinsmo ere/ico, eit., p. 30. Alberto Moravia, L 'uomo medio sotto il bistun', «L'Espresso», 3 marzo 1963. Adelio Ferrero, II cinema di P.P. Pasolini, Venezia, 1977, p. 45. AA.\>V., Paso/in;: cronaca giudiziario, persecnzione, morte, cit., pp. 162-163.
36. «Cinema e Film», inverno 1966-1977; ora in Empirismo ere/ico, cit., p. 233. 37. Le poesie, cit., p. 347.
LE PASSIONI RECIDIVE I. Gian Carlo Ferretti, I ntrod"zione a Pier Paolo Paso!ini, Le bel!e ban-
dim, Milano, 1977, p. 21. 2. Ibidem, p. 219. 3. Ibidem, p. 228. 4. Ibidem, p. 234. 5. Ibidem, p. 239. 6. Pier Paolo Pasolini, L 'odore dell'lndia, Milano, 1962, p. 43. 7. Ibidem, p. 24. 8. Ibidem. 9. Ibidem, p. 79-80. 10. Ibidem. II. Le poesie, cit., p. 336. 12. Le bel!e bandiere, cit., p. 159. !3.Ibidem, p. 170. 14. efr. Franco Monicelli, Robbia e ingenuitiJ, «Paese sera», 19 apriIe 1963, dove fra I'altro si legge: .Scrivero ( ... ) dell'ingenuita di Pier Paolo Paso)ini che accetta ]a pro posta di un produuore per
538
un film fatto a mezzo con un fascism. ex direttore di un foglio umoristico fascista, finito in galera (e restatoci per un anno) per diffamazione aggravata e continuata e ingiurie contco un uomo che abbiamo avversato rna che era un galanmomo, l'onorevole De Gasperi; scriverb dell'ingenuira di Questo 42enne crociato della nostra indifesa e vergine letteratura che ignora chi sia questa fin tcoppo nato fascista con i1 quale gli propongono di andare a braccetto (. .. ), e che solo dopa l'uscita del film eseguito in comparrecipazione si accorge dell'errore grossolano e scrive leetere ai giornali giustificandosi e dichiarando che rhired, ventre a terra, dai ti[Q1i di testa, it suo nome». [5. Pier Paolo Pasolini, Nenni (/960), «Avanti!», 31 dicembre 1961. 16. Fu allora che Pasolini «caph Ie ragioni di Israele. e la vita da as-' sedio che vi si conduceva. Cfr. Le poesie, cit., pp. 492-493: -Mentee appoggiato al cofano dell'automobile / ,egno cabale d'apprendista. insincero I ricercatore dei luoghi di Dio, I viene, dieteo un paio di cammelli, / al suono di clakson delle macchine / dei miti dominatori, un giovane arabo, I coi blue-jeans c la magliuccia bianca. lie mani sui fianchi stretti Idalia cineura - can 13 gran fibbia I SOtto l'ombelico, e il cavallo I dei calzoni basso, come per torbido peso /- un ragazzo del Quarticciolo./ Coi denti d'argento. Ha la faccia / uguale a quell a di noi ebrei./ Ma nella nostea, ahi, non solo non c'e I mai rabbia, ne odio, rna nemmeno Ila possibilita della rabbia, dell'odio.! Lui sl ce l'ha. Cosl com'c llomo. f La sua certezza esistenziale I rinfaccia, dolce, la crudelta della razza, I a noi ebrei, anzi israeliani, I che can I'inabilita dei mid I stringiamo Ie armi in mana, vogliamo I finalmente che la violenza della ragione / conosca l'umilta della rabbia e dell'odio». [7. Pier Paolo Pasolini, If Vangelo secondo Jiatteo, Milano, 1964, pp.
16-17. [8. Ibidem, p. 14. [9. Le belle bandiere, cit., p. 265. 2U. If Vangelo secondo Matteo, cit., p. 265. 21. Ibidem, p. 266. 22. Ibidem, p. 20. 23. Felice Chilanti. La serata veneziano di jJfatteo e Paso/ini, «Paese
sera», 22 scttembre 1964. 24. Mario Sol dati, 11« l'ange/o» di Paso/ini, «L'Europeo», 28 novembre 1964: ora in M.s., Do spettatore, Milano, 1973, pp. 170·179. 25. Le poesie, p. 355. 26. Ibidem, p. 444. 27. Ibidem, p. 398. 28. Ibidem, p. 371. 29. Ibidem, p. 439.
539
Ibidem, 31. Ibidem, 32. Ibidem, 33. Ibidem,
p. 333. p. 432. p. 530. p. 372. 34. Fra gli altri: Roland Barthes, Maurice Blanchot, Hans M. Enzensberger,· Uwe Johnson, I\.1artin Walser, :t\.1arguerite Dueas, Jean Starobinski, Claude Ollier, Gunter Grass, Jean Genet. Pasolini vi pubblico Appanti per un poema popo/are. 35. Le poesie, cit., p. 473. 36. Ibidem, p. 473. 37. I versi sana compresi nell' «Avvercenza» di Ali dag/i occhi azzurri, cit., pp. 515-516, dove Ninetta e anche ringraziato «per i suai contributi linguistici involontari e sopractutto per la sua allcgria». 3B. Cfr. Alfredo Bini, I prim; pass; del registo Paso/ini, «L'Europeo>, 28 novembre 1975. 30.
•
TEOREMA
Le po",ie, p. 348. A/i dag/i occhi oZ%urn, cit., pp. 494-513. 3. Quando quelle righe furono lette po stu me, alcuni ne denero una
I. 2.
interpretazione profetica. Pasolini avrebbe previsto la propria morte, lui ucciso a bastonate, presso la propria automobile. Chi
serive ne ricercb invece una intcrprccazione ietterale; si trattava di un residua di palcmica letteraria, suffragato anche da una fatografia (compresa nella «Iconografia ingiallita»), dove crano ritrani, a convegno, alcuni rappresentanti de] Gruppo 63. Questa interpretazione (efr. Enzo Siciliano, L 'inferno pos/llmo di Pasolini, «II Mondo>, 25 dicembre 1975) e stata falta propria da Gian Carlo Ferretti in Pasolini, L'universo orrendo, Roma, 1976, p. 53, e nella prefazione a Le belle bondien, cit., pp. 15-16; e da Luigi Malerba in Ce mo/-aime qui aimoit Ie scanda/e, «Le Pont de I'epee., 1976, pp. 56-57. 4. Le belle bondiere, cit., p. 343. 5. Le poesie, cit., p. 531. 6. Empirismo ere/ieo, cit., p. 22. 7. Ibidem, pp. 25-26. 8. Ibidem, p. 29. 9. Ibidem. 10. Ibidem, pp. 55-81. [I. Ibidem, p. 53. [2. Ibidem. 13. Ibidem, p. 73-74.
540
Ibidem, p. 80. 15. Ibidem, p. 8!. 16. Ibidem, pp. 85-107 (Interomto sui Discorso Libero Indiretto), e pp. 119-125 (La fine dell'avanguardio). 17. Pier Paolo Pasolini, Uccdlocci e uccel/ini, Milano, 1966, p. 57. 18. A. Ferrero, II cinema di P.P. Pasolini, cit., p. 7!. 19. Uccellocci e uccel/ini, cit., p. 58.
14.
20, Aneora fiaba sono due episodi cinematografici, girati nel1966 e ne11967: La ferro vista dol/a luna e Che coso sono Ie "«vole. Ancofa Toto e Ninetta vi sono protagonisti. Ancora, tenue, sottile, in essi il cerna di La divino mimesis e di Uccellacci e uccellini: gli uo-
mini vanna verso il futuro abbandonando gli antichi strumcnti della ragione; che sopravvivenza avra in loro l'innocenza 0 it can.
dore? La speranza del futuro, come alimentarla? Gli interrogati• • • VI restano, per ora, mevasi.
21. Pier Paolo Pasolini, dichiarazione suI easa Siniavski-Daniel, «II 22. 23. 24. 25.
Giorno», 17 febbraio 1966. Giorgio Bocca, L 'ofTobbialo sonG ;0, «II Giorno}), 19 luglio 1966. Empirismo eretico, elr., p. 174. Le poesie, cit., p. 608. G. Bocca, .11 Giorno», 19 luglio 1966, cit. _
26. Cfr. rispettivamente (~Nuovi argomenti», luglio-dicembre 1967; e eo
2R. Gena Pampaloni, Vince la pietJ, «Carriere della sera», 27 agosto 1972. 29. Ajfabulazione, Pilade, cit., pp. 111-112. 30. Pier Paolo Pasolini, Edipo re, Milano, 1967, pp. 11-15 passim. 31. Guido Piovene, Fino infondo nel songue nel buio, «La Ficra lette-
raria», 14 sectcmbre 1967.
32. Empirismo eretico, cit., p. 148. 33. Ibidem, p. 149. 34. Oriana Fallaci, Un marxisto a New York, eo
35. Empirismo mtico, cit., p. ISO. 36. II film era stato proiettato anche al festival di Montreal alia fine
delluglio precedente, e Pasolini era andato anche I. in un bre•
•
•
sogglOrno. 37. Empirismo eretieo, cit., p. 149. 38. Ibidem, p. ISO. 39. Ibidem, p. IS!. VlSSlffiO
Ibidem, pp. 152-153. 4i. Ibidem, p. 154. 42. Ibidem, p. 252. 40.
541
Camilla Cede rna. Tra Ie bfrlccia dell'arrange/o, «L'Espresso», 21 aprile 1968. 44. Pier Paolo Pasolini, Teomna, ~1ilano. 1968, risvolto di copertina. A proposito di quel «circa tre anni fa», leggasi «due», per uno di quegli errori pasoliniani di datazione. che gia conosciamo. 45. Cesare Garboli, La stanza separata, cit., p. 266. 46. Empirismo eretieo, p. 154. 47. Empirismo eretico, cit., pp. 136-137. 48. Citato in Maria Bellonci, Come in un racconlo gli ann; del Premio Strcga, Milano, 1971, p. 103. 49. Pier Paolo Pasolini, «Il Caos»), «Tempo illustrato», 20 agosto 1968. so. G.Gh. (Gigi Ghirotti), II regista in"ita il pubblieo a non "edere 10 suo pellieola, .La Stampa., 5 settembre 1968. 43.
L'ABIURA E L'UTOPIA
Arturo Colombo, Anche no; sbaglinmmo nel '68, «(Corriere del1a sera-, 12 aprile 1978. 2. Paolo Sylos Labini, Saggio sulle classi sociali, Bari, 1976, p. 61. 3. Alberto Ronchey,Aeeaddein Italia,1968-1977, Milano, 1977, pp. 5-6. 4. Empirismo erelico, cit., p. 162. s. Cfr. in «Nuovi argomenti», gennaio-marzo 1968, i resri anonimi, rna di pugno di Alberto Moravia, dal titolo Napalm LDTe Do non leggere, e II riftU!O dei libri a Palazzo Fontana di Enzo Siciliano. Cfr. tutti i tcsti a firma di P,P. Pasolini in «Nuovi argomenti», aprile-giugno 1968, e Impegno e integrazione di Alberto Moravia, Leflera a Pasolini di Enzo Siciliano, e Romo: Le due linee del tfovimento Studentesco di Giorgio Manacorda. 6. Cfr.• L'Espresso., 16 giugno 1968. 7. Empirismo eretieo, cit., pp. 155 e sgg. 8. Cfr..L 'Espresso. sia del 23 giugno 1968, sia del 30 giugno 1968. 9. Walter Benjamin, Angelus Novus, Torino, 1962, pp. 14-15. 10. Ora in Empirismo eretieo, cit., p. 162. 11. L'espressione e di Umberto Cerroni. efr. il suo taccuino politico-filosofico, Carle della crisi, Roma, 1978, particolarmeme aile pp. 49 e 65-66. 12. Pier Paolo Pasolini, Son Paolo, Torino, 1977, pp. 6-7. 13. Le poesie, cit., p. 60 I. 14.• 11 Caos., .Tempo illustrato., 18 ottobre 1969. 15. Piero Sanavio, .,Poret'le» 0 no, tirinmo Ie somme su Paso/ini, ~(Il Dramma., 12 settembre 1969. 1.'
542
16. Alberto Moravia,
Oreste a 30' all'ombra, «L'Espresso., 14 feb-
braio 1971. 17. Pier Paolo Pasolini, Medea, Milano, 1970, p. 92. 18. Le poesie, p. 719.
Ibidem. Ibidem. 21. Ibidem, pp. 717-718. 22. Ibidem, p. 637. 23. efr. L 'hobby del sonetto (1971-73), sei poesie inedite, in Bestemmia, cit., vol. II, p. 2343-2348. 24. Decameron, fra la fine di settembre e il novembre 1971, radunava in tutta Italia pili di uema denuncc. Anche se era stato mes19. 20.
so in circolazione per decreto del giudice istruttore di Trento, fu sequestraw per disposizione delle procure di SuI mona e di Ancona.I racconti di Canterbury veniva sequestrato il 7 ouebre 1972: era dissequestrato iJ 9 gennaio 1973: veniva sequestrato di nuova perordinanza della procura della Repubblica di Terama il19 marzo 1973. La corte di Cassazionc annullava que! decreta il 2 aprile 1973: due giorni dapa la proeura della Repubbliea di Benevento replicava un'ordinanza di sequestra. Fu sollevata una questione di legittimita costituzionale. La Cortc.costituzionale si riunl per delibera,e il 27 marzo 1975. II ftore delle Mille e uno notte venne denunciato il 27 giugna 1974, e la denuneia fu archiviam per decisione del giudkt: istruuore di Milano it 5 agosto 1974. efr. M.VV., Paso/in;: cronaea giudiziaria, persccuzione, morte, cit., pp. 180-207. 2S. Alberto Moravia, Dol/'Orientea Sa/o, in «Nuovi argomenti», gennaio-marzo 1976, pp. 93-95. 26. Lettere luterane, cit., pp. 72-73. 27. efr. AA.VV., Pasolini: cronoea giudizioria, persecuzionc, motte, cit., pp.177-179. 28. Jean-Michel Gardair, Entretien avec Pier PaoloPasolini, .Le Monde., 26 febbraio 1971. 29. Le poesie, cit., p. 677. 30. Ibidem, p. 621. 31. Ibidem, p. 678. 32. Ibidem, p. 680. 33. Ibidem, p. 698. 34. Ibidem, p. 699. 35. Ibidem, p. 652. 36. Ibidem, p. 616. 37. Pier Paolo Pasolini, Che coste un vuolo ietterano, in «Nuovi argomend», gennaio-marzo 1971, pp. 7-10. 38. Le poesie, cit., pp. 670-672.
543
39. Francesco Alberoni, en,i di identito dcI/o gente borghese, .Corriere della sera., 17 ottobre 1975. 40. Pier Paolo Pasolini. Posolini recensisce Paso/ini, «11 Giorno». 3 giugnol971. 41.
42.
43. 44.
45. 46.
47. 48. 49. 50.
51. 52. o
Pasolini scrisse di libri nell'annata 1971 di «Nuovi argomenri». Il 26 novembre 1972, su (cTempo illustrato», detre il via a una rubrica settimanale di critica letceraria che reone fino all0 gennaio 1975. Pier Paolo Pasolini. Satura, «N uovi argomenti», gennaio-marzo 1971, pp. 17-20. Eugenio Montale, Diorio del '71, «L'Espresso», 19 dicembre 1971; ora in Diorio del '71 e del '72, Milano 1973, pp. 32 e 61-62. Pier Paolo Pasolini, (DuTLS', «NuQvi argomentj»~ maggio-giugno 1972, pp. 149-150. Enzo Siciliano, L 'odioto Posolini, «ll Mondo., 14luglio 1972. Louis Valentin, Tite-a-fCte avec Pier Paolo Paso/ini, «Lui», avril 1970. «II Caos», «Tempo illustrato», 19 dicembre 1969. Le poesie, cit., p. 421. . Ferdinando Camon, II mestiere di smlto,.., Milano, 1973, p. 121.
no», 29 dicembre 1973. 53. Pier Paolo Pasolini, Lo unovogio'lJfntu, Torino, 1975, p. 167. 54. Piero Ocrone, lntervista suI giomalismo italiano, a c. di Paolo Murialdi, Bari, 1978, pp. 112-113. 55. Ora con il titala /I f<'.discorso» dei capelli, l'articolo e compreso in . Seritti corsori, cit., pp. 9-16. 56. Ibidem, pp. 17-23. 57. Ibidem, pp. 31-34. 58. Ibidem, pp. 36-37, da un testo apparso dapprincipio su «ll Dramrna», marzo 1974.
59. La coUaborazione con il «Carriere della sera» prevedeva anche
60. 61.
62. 63. 64.
che Pasolini scrivesse di critic~ letteraria, proseguendo sulle coIonne del quotidiano i temi gia elaboraci su «Tempo iHuscra[O». Pier Paolo pensa a una rubrica dal ritolo .Che fare?», nella quaIe si sarebbe occupato di letteratura a partire dalla fine del 1975. Smtti corsori, cit., pp. SO-56. Ibidem, pp. 64-69. Ibidem, p. 93. Ibidem, p. 10!. Ibidem, p. 94.
544
65. Ibidem, p. 123 e segg. 66. Ibidem, pp. 134-135. 67. Salt Paolo, cit., pp. 5-8 passim. 6B.lbidem, p. 161. 69. Scrim corson, cit., pp. 111-112. 70. Ibidem, p. 114. 71. Ibidem, p. 172. n. Ibidem, p. 161. 73. Ibidem, p. 164. 74. Ibidem. 75. Ibidem, p. 173. 76. Ibidem, pp. 114-115. 77.
Letter" luterane, cit., p. 112. Nel corso delle settimane che seguirono al 16 marzo 1978, giorno in cui da parte delle Brigate rosse fu rapito Aldo Moro, presidente della DC, la pubblica opinione rievoco quanto Pasolini aveva seritto sui «processo» da intentace ai dirigenti politici democristiani. I brigatisti rossi, nei 10ro «comunicad», parlavano di un «processo» che si syolgcva nelI'inaccessibile «carcere de1 popala» contro l'onorevole !V1oro. Si insinuo che Pasolini potesse essere, neanche tanto alia lontana, responsabile di quanta stava tragicamente avven.endo. A parte I'aspeno formale (Pasolini parlava di un «regolare» processo), era it quadro istituzionale, all'interno deJla pros petti va socialista, che nelle parole di lui andava salvatO e porenziato (efr. Giorgio Galli, Non era questa i/ processo vo/uto do Paso/ini, «La Repubblica)), 28 marzo 1978). La «regolariti\», e la pubblicitil, del processo, per
il suo valore simbolico, era quanta a Pasolini stava piu a cuore; in quelle la sua legittimit•• 7B.lbidem, p. 122. 79. Ibidem, p. 115. Bo.lbidem, p. 148.
Ibidem. 82.lbidem, p. 148. B3.lbidem. B4.lbidem, p. 169. 85. Era accaduto dopo gli arricoli sulla consultazione referendaria per il divorzio. I dirigenti della Federazione giovanile com un ista romana, Gianni Borgna, Goffredo Bettini, decisero un incontro con Pasolini. A1I'interno del partito. per quella decisione, si aprl un contrasto, sanato in appresso da Giorgio Napolitano, BI.
allora responsabile culturale: Napolitano dava il via al «confronto. con Pasolini. E ne! giugno del 1974, Pier Paolo, a Villa Bor-
ghese, si incontrava con i giovani comunisti nel corso di un battito pubblico.
545
di~
86. Lettere lu/erane, cit., p. 168. 87. Ibidem. 88. Ibidem, 184. 89. Le poesie, cit., p. 747. 90. M.VV., Potentissimo Signora, Milano, 1965, pp. 187-203. 91. Pier Paolo Pasolini, Necrologio su una certa Laura Betti, «VogueUomo., aprile 1971. 92. E. Golino, Letteratura e classi socia/i, cit., p. 112. 93. efr. quanta ha serino Paolo Volponi in AA.W., Perchl Paso/ini, Firenze, 1978, pp. 25-26. 94. Franco Cordelli, Per «Salo-Sode» in «Nuovi argomcnti,), gennaio-marzo 1976, pp. 89-92.
EPILOGO VOLONTA DI VIVERE
Le poesie, cit., p. 355. 2. Ibidem, p. 353. 3. Ibidem. I.
4. Jean-Jacques Rousseau, Les Confessions, I, Paris, 1934, p. 18. 5. Lt poesie, cit., p. 356.
Ibidem. 7. A. Moravia, Come in una vio/enla sequenza di «Accattone», cit. 8. Rossana Rossanda, In morte di Paso/ini, ~(Il t\.1anifestD1I-, 4 no-
6.
vembre 1975. 9. Friedrich Nietzsche, Aurora e Fmmmenti postumi (1879-/881), a c. di Giorgio com e Mazzino MOfltinari, (fad. di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, tvfilano, 1964, p. 198. 10. Le poesie, cit., p. 361.
546
Elenco cronologico delle opere in volume di Pier Paolo Pasolini
Poes;e a Casarsa, Libreria antiquaria Mario Landi, Bologna, 1942. Poesie;Stamperia Primon, San Vito al Tagliamento, 1945. I pianti, Pubblicazioni dell'Academiuta, Casarsa, 1946. Dov'ela min patria, con tredici disegni di Giuseppe Zigaina, Pubblicazioni dell'Academiuta, Casarsa, 1949. I parianti (1948), Estratto da «Botteghe Oscure», VIII, Roma, 1951. Poesia dialetlale del Novecenfo, con traduzioni a piS di pagina a cura di Mario Dell'Arco e Pier Paolo Pasolini, Guanda, Parma~ 1952. Tal cour di un /rot, Edizioni "Friuli", Tricesimo, 1953. Dol "diario" (1945-47), Salvatore Sciascia, Caltanissetta, 1954. La meg/io gioventu, Sansoni, Firenze, 1954. /I canlo popolare, Meridiana, Milano, 1954. Canzon;ere ilaliano, Antologia della poesia popolare a cura di Pier Paolo Pasolini, Guanda, Bologna, 1955. Ragazzi di vita, Garzanci, Milano, 1955. Le ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano, 1957. L'usignolo della Chiesa Caltolica, Longanesi, Milano, 1958. Una vila violenla, Garzanti, Milano, 1959. Passionee ideologia (1948-1958), Garzand, Milano, 1960. Eschilo, Orestiade, traduzione di Pier Paolo Pasolini, Edit. Urbinate, Urbino, 1960 (ristampato presso Einaudi, Torino, 1960). Donne di Romo, II Saggiatore, Milano, 1960. Giro a vuofo, Le conzoni di Laura Betti, con AA.W., Scheiwiller, Milano, 1960. Roma 1950: Diorio, All'Insegna del pesce d'oro, Milano, 1960. Sonetto primaverile (1953), All'Insegna del pesce d'oro, Milano, 1960.
547
La ,-eligione del mio tempo, Garzanti, Milano, 1961, Accattone, F.M., Roma, 1961. L'odore dell'lndia, Longanesi, Milano, 1962. Momma Roma, Rizzoli, Milano, 1962. II sogno di uno coso, Garzami, Milano, 1962. La violenza, 24 disegni di Attardi, Calabria, Farulli, Gianquinto, Guccione, Guerreschi, Guttuso, Vespignani, presenrari da A. De Guercio, D. Micacchi, e D. Mowsini, con 12 ballate di Pier Paolo Pasolini, Editori Riuniti, Roma, 1962. III"'ntone di Plauto, Garzanti, Milano, 1963. Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano, 1964. 11 Vangelo secondo Matteo, Garzanti, Milano, 1964. Poesie dimenticate, Societa Filologica Friulana, Udine, 1965. Ali dagli occhi azzum, Garzanti, Milano, 1965. Polenlissima Signora, Canzoni e dia/oghi per Lauro Betti, con M.VV., Longanesi, Milano, 1965. Ueeellacd e uccellini, Garzanei, Milano, 1966. Edipo re, Garzanti, Milano, 1967. Teor.ma, Garzanti, Milano, 1968. Medea, Garzanti, Milano, 1970. Ostia, un film di Sergio Citti, soggetto e sceneggiatura di Sergio Citti e Pier Paolo Pasolini, Garzanei, Milano, 1970. Poesi., antologia scelta dall'autore, Garzanti, Milano, 1970.
Trasumanar e organizzar, Garzanti, Milano, 1971. Empinsmo eretieo, Garzanti, Milano, 1972. Calderon, Garzanti, Milano, 1973. II padre selvaggio, Einaudi, Torino, 1975. Sentt; corson, Garzanti, Milano, 1975. La nnova gioventu, Einaudi, Torino, 1975. Tnlogia della vila, a cura di Giorgio Gattei, Cappelli, Bologna, 1975. La divino mimesis, Einaudi, Torino, 1975. Le poes;e [Le eenen di Gramsci, La religione del mio lempo, Poesia in forma di rosa, Irasnmanar e organizzar, Poesie inedite (1950. 1951)J, Garzanti, Milano, 1975. ''Volgar' e/oqllio ", a cura di A. Piromalli e D. Scarfoglio, Athena, . Napoli, 1976. L'arte del Romanino e il nostro tempo, can M.VV., Grafoedizioni, Brescia, 1976.
548
J lures tal Frii)l, a cura di Luigi Ciceri, Ed. "Forum Julii", 00retti, Udine, 1976. Leffere agli amici (1941-1945), a cura di Luciano Serra, Guanda, Milano, 1976. Pasolini in Friu/i, 1943-1949, con AA.W., Arti Grafiche Friulane, Udine, 1976. Lcttere /uterone, Einaudi, Torino, 1977. A/fabulazione, Pilade, Garzanri, Milano, 1977. Le belle bandiere, Dialoghi 1960-65, a cura di Giancarlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1977. San Paolo, Einaudi, Torino, 1977. Pasolini e «JI Setaecio», 1942-1943, con AA.W., a cura di Mario Ricci, Cappelli, Bologna, 1977. J disegni, 1941-1975, a cura di Giuseppe Zigaina, Scheiwiller, Milano, 1978. Desmzioni di deserizioni, Einaudi, Torino, 1979. J/ Coos, Editori Riuniti, Roma, 1979. J/ sogno del Cmtaura, Editori Riuniti, Roma, 1983. L'odore dell'India, seconda edizione, Longanesi, Milano, 1983. Lettere(1940-1954), a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino, 1986. Lettere(1955-1975), a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino, 1988. I Dialoglzi, a cura di Giovanni Falaschi, Editori Riunid, Roma, 1992. Petrolio, a cura di Maria Careri e Graziella Chiarcossi, con la supervisione di Aurelio Roncaglia, Einaudi, Torino, 1992. Un paese di temporali e di pT;mule, a cura di Nico Naldini, Guanda, Parma, 1993. Bestemmia, Tuffe Ie poesie, a cura di Graziella Chiarcossi e Walter Siti, con prefazione di Giovanni Giudici, Garzanti, ~1iJano, 1993. L'Aeademiuta Fur/ana e Ie sue riviste, a cura di Nico Naldini, Neri Pozza, Vicenza, 1994. Romons, a cura di Nico Naldini, Guanda, Milano, 1994.
549
I I I I I I, 1
i i ,
!
!, iI
I ,I
I
i ! !
I
I I I I
I
•
Indice de; nom;
Accrocca, Elio Filippo 531, 534, 535 Agamben, Giorgio 358 Agnoli, Johannes 426 Alberoni, Francesco 544
Balducci, Ernesto 537 Balzac, Honore de 152 Bandini, Ferdinanda 531 Banti, Antonio 152
Banti, Anna 230, 240, 245, 367 Barbato, Andrea 383, 537 Barbey d'Aurevilly, Jules 112 Barbiellini Amidei, Gaspare 478, 480 Bacilli, Carlotta.394 Barolini. Antonio 411 Barthe" Roland 390, 504, 540
Alfieri, Victorio 75 Alicata, Mario 224, 366 Alighieri, Dante 225 Amendola, Giorgio 287, 288,421 Amoroso, Roberto 334
Anceschi, Luciano 84, 219, 241 Andres, Stefan 361
Bartoli, Daniello 112
Angeli, Afredo 448 Angiolctti, Giavan Battista 219 Antonioni, Michelangelo 318, 390
Apm, Adriano 390 Arbasino, Alberto 29, 39, 255, 261,370,371,374,525 Arcangeli, Francesco 74, 82 Ardigb, Achille 73, 83 Ariosto, Lurlovico 406 Ascoli, Graziadio Isaia 93 Asian, Anna 378, 441 Asor Rosa, Alberto 527
Bartolini, Luigi 99 Bassani, Giorgio 43,217,218, 220,232,240,242,255,267, 269,270,307,354,367,369 Bataille, Georges 506 Baudelaire, Charles 83, 203, 279, 531 Bauzano, Mariella 227·229, 232 Bazlen, Bobi 387 Beatles (I) 373, 374 Beauvoir, Mathilda 537
Assunto, Rosario 219
Beethoven, Ludwig van 76
Asti, Adriana 267, 303, 314, 315, 328 Attila 101 Auerbach, Erich 364 Avati, Pupi 502
Bellezza, Daria 391, 392 Bellini, Giovanni 92 Bellonci, Goffredo 219 Bellanci, Maria 411, 542 Bemporad, Giovanna 73, 83, 85, 108·113,132,140,141,177,529
Bach, Johann Sebastian 303,309, 358,360 Baldini, Gabriele 358, 367
Benedetti, Arrigo 366
Benjamin, Walter 428,542 Berenson, Bernard 357
551
-
Bernstein, Leonard 434 Ber[Q, Giuseppe 412 Bcrtocchi, Nino 74 Bertolucci, Attilio 78, 82, 89, 220, 221,228,233,245,255,267,
Cammarano. Salvatore 436
269,300,367,530,533
•
Bertolucci, Bernardo 300, 301, 310,315,318,367,390,407,503 Bertoni, Giulio 385 Betocchi, Carlo 74, 82, 218, 241 Betti, Laura 38, 181,267,270272,314,315,328,333,334, 345,393,395,415,438,439, 443,464,498,499,503 Bettini, Goffredo 545 Bevilacqua, Alberto 411-413 Bianchi, Pietro 233, 244 Bianchi Bandinelli. Ranuccio 537 Bigiaretti, Libero 218, 366 Bignardi, Agostino 73, 78 Bigongiari, Pieco 245 Bini, Alfredo 63, 64, 302, 334,
346,347,351,355,359,375,540 Blanchot, Maurice 504, 540 Bo, Carlo 245, 530 Bobbio, Norberta 269 Bocca, Giorgio 393, 484, 541 Bolla (Francesco De Gregori) 121,123,129 Bolognini, Mauro 302, 534 Bompiani, Valentino 218, 262, 263,266 Bonacelli, Paolo 394 Borgna, Gianni 545 Bortouo, Cesare 99, 113, 115, 126,133,135,196,241,242,529 Boschi, Eliseo 375 Boulier (abate) 146 Brancati, Vitaliano 239, 240 Brechr, Bertold 504 Bruno, Giordano 364 Caetani, Marguerite 43, ZIS Calcaterra, Carlo 75, 112, 138, Callas, Maria 434-439, 458, 523 Calvina, Italo 240, 273, 307, 365, 369, 483, 484, 535 Cambria, Adele 303, 354
Camon, Ferdinanda 470, 544 Campana. Dino 220 Cantarutti, Novella 529 Caproni, Giorgio 113,213,228, 255 Caravaggio 209 Cardarelli, Vincenzo 82, 153 Carducci, Giosue 43, 61, 74, 81, 104,241 Carnelutti, Francesco 328 Carnevale, Salvatore 364 Caracci, Alberto 269, 391 Caron, Giambattista J87, 189 Caruso, Lucio S. 355,357 -Cases, Cesare 290 Cassola, Carlo 240, 245, 307, 369 Casraldi (i) 217 Castellani, Riccardo 113, 115, 133 Cattaneo, Carlo 130, 134 Cattaneo, Giulio 219, 411 Cavazza, Fabio Luca 73, 83 Cecchi, Emilio 99 Cechov, Anton 153 Cederna, Camilla 354, 542 Celentano, Adriano 374 Cerami, Vincenzo ZZ5, 503 Cerroni, Umberto 542 Cervi, Tonino 299, 302 Cesselli, Marco 528 Cezanne, Paul 75 Chagall, Marc 217, 444 Chaucer, Geoffrey 454 Cherubini, Luigi 434 Chiarcossi, Graziella 19, 24, 339, 377,436,503,514 Chiarini, Luigi 413, 414 Chilanti, Felice 362, 363, 483, 539 Cialente, Renata 82 _ Ciceri, Andreina 527 Cinri, Italo 83 Citati, Pietro 199, 247, 267, 383, 531,534 Ciui, Franco 248, 301, 302, 399 Citti, Sergio 247, 278, 249, 253, 272,324,333,361,367,377,502 Clemente, Vittorio 225 Cocteau, Jean 111
552
,
De Chirico. Giorgio 83 De Feo, Sandro 315, 374 De Filippo, Eduardo 218, 240, 331,501,503 Degan, Teresa 190 De Ga'peri, Alcide 147, 164, 165, 173,353,539 De Giorgi, Elsa 267, 270,324 De Gironcoli, Franco 529 De Libera, Libera 82 Dell'Acqua, Gian Alberw 537 Dell'Arco, Mario 213, 240 Delli Colli, Tonino 308, 333 De Luigi, Filippo 448 De Martino, Emesto 240 De Monticelli, Roberto 535 De Robertis, Giuseppe 245
Coen, Fausto 366 Colli, Giorgio 546 Colloredo, Ermes di 90 Colombo, Arturo 542 Colussi (1)43, 49-51, 54,102,174 Colussi, Chiarina 49 Colussi, Domenico 50 Colussi, Enrichetta in Naldini 49-51, 102 Colussi, Giannina 49, SO, 175, 192 Colussi, Gino 49,193,210 Colussi, Giovanni 102 Colussi, Giulia 51 Colussi, Ovidio 115
Colussi, Susanna in Pasolini 19, 43,45,48,50,52-55,57-59,61, 62, 68, 70-72, 81, 88, 98, 110, 116,119,126-128,175,176, 179-181,191,193,210-213,225, 228, 267, 272, 296, 311, 339, 377,378,397,400,436,503,507 Colussi, Vincenzo 49 Conrad, Joseph 518 Contini. Gianfranco 60, 90, 91, 149,223,240,250,367,446 Corazza, Nino 74 Cordelli, Franco 546 Cosenza, Alvaro 249 Crespi, Giulia Maria 480 Cristo 146, 195, 200, 205, 332, 333,351,352,356-360,364, 365,388,475,517 Croce, Benedetto 152, 223, 235, 385·
De Rocco, Rico 113, 133
De Sanctis, Francesco 256 De Santis, Bernardino 325-327, 329 De Seta, Vittorio 299 De Zotti, N alale 155
Diacono, Mario 261 Dietrich, Marlene 499 Di Gennaro, Giuseppe 336-339, 347 Dilthey. \\lilhelm Christian Ludwig 112 Di Marco, Andrea 331 D'Onofrio, Edoardo 292 Doria, Gino 219 D'Orlandi, Enzo 129 Doswevskij, Fjodor 73, 158 Dreyer, Carl Theodor 300, 303 Drudi, Gabriella 229, 230 Du Bos, Charles 99 Duccio di Buoninsegna 360 Duras, Marguerite 540 Duvivier, Julien 83
Dallamano, Pietro 413 D'Ancona, Alessandro 93 Daniel, Julj 541 D'Annunzio, Gabriele 61, 81, 113,277,278,280,396,400,476 D'Arrigo, Stefano 303 D'Avack, Massimo 536 Davoli, Ninetto 19,21,120,230, 253,372-375,377,386-389, 436,439-441,443-445,463,
497,501,508,540,541
Eco, Umberto 383, 484 Einaudi, Giulio 222, 263, 474, 475 Eliot, Thomas Stearns 199 Elisei, Marcello 332 Emanuelli, Enrico 383
,
De Bartholomaeis, Vincenzo 74
Emmer, Luciano 534
Debenedetti, Giacomo 273, 366
Enriquez, Franco 537
553
•
Enzensberger, Hans Magnus 540 Eschilo 237, 312, .'i37 Evtusenko, Evgenij 358
280,298,367,410,532,535, 536,542 Gardair, Jean-Michel 450, 543 Gargiulo, Alfredo 113 Garofalo, E ttore 332 Garzami, Aida 233, 244 Garzanti, Livio 233, 244, 250, 279,391,459,474 Gassman, Vittorio 237, 312, 537 Gatto, Alfonso 74, 78, 82, 358,527 Genet, Jean 540 Gerratana, Valentino 533 Ghirotti, Gigi 542 Giacomini, A. 531 Giammarco, Nelide 395 Gide, Andre 112, 158, 161, 182, 189,202 Ginsberg, AUen 404 Ginzburg, Natalia 240, 358, 367, 484 Gioachino da Fiore 468 Giotto 309, 454 Giovanni XXIII 260, 353, 358, 363 Gobetti, Piero 235 Godard, Jean-Luc 318, 334, 390, 407 Goethe, Johann Wolfgang 83, 158 Golino, Enzo 473,500,530,544, 546 Gomulka, Wladislaw 286 Gorgia 266 Gramsci, Antonio 197, 205, 219, 222,223,235,237,239,250, 251,256,259,261,269,273, 281,282,284,285,289,298, 305,312,345,357,385,404, 423,425,496,519,533 Grass, Gunter 540 9rassi, Paolo 74 Gray, Thomas 286 Graziani, Rodolfo 118 Graziani, Sergio 537 Greco (EI) 358 Gregoretti, Ugo 334 Grimaldi, Alberto 477, 503 Guardini, Romano 261 Guareschi, Giovanni 352, 353
Faccini, Luigi 390 Fallaci, Oriana 354, 541 Falqui, Enrico 149, 218, 313 Falzone, Giovanni 83 Falwni, Giordano 228 Fanon, Frantz 426 Farolfi, Franco 73-76, 79, 86, 87, 91,98,526 Fedro 389 Fellini, Federico 249, 272, 298302,318 Fenoglio, Beppe 240 Ferrante, Gastone 352 Ferrara, Maurizio 481, 483 Ferrarotti. Franco 481 Ferreri, Marco 299, 448 Ferrero, Adelio 538, 541 Ferrero, Nino 538 Ferretti, Gian Carlo 534, 535, 538,540 . Ferreni, Massimo 255, 261, 274, 535 Firpo, Luigi 493 Flaubert, Gustave 349, 350 Flora, Francesco 102 FDa, Vittorio 426 Ford, John 73 Forman, Milo!390 Fortini, Franco 255, 263-266, 364,365,367,484 Foscolo, Ugo 81,110,130,204, 286 Frassineti, Augusto 269 Freud, Sigmund 75, 113,239, 349,399 Gadda, Carlo Emilio 219-221, 223,228,239,245,255,267, 307,367,465 Gagarin, Juri 354 Galli, Giorgio 493, 545 Gallo, NiccolI> 267, 290,534 Garbo, Greta 499 Garboli, Cesare 209, 255, 267,
554
Guevara, Ernesto (Che) 419 Guicciardini, Roberto 394 Guidi, Virgilio 74 Guttuso, Renata 230, 267, 362, 537
Levi, Carlo 164,307,366 Levi-Strauss, Claude 385 Lizzani, Carlo 249 Lizzero, Mario 145, 528 Lollobrigida, Maria Teresa 17,18 Longh~ Roberto 74, 82, 88, 99, 200,209,210,230,367,446 Lucignani, Luciano 537 Lukacs, Gyorgy 152,257,287, 289,393 Lumumba, Parrice 354 Luzi, Mario 82, 83, 245
Hayworth, Rita 160, 161, 163 Heusch, Paolo 326 Hitler, Adolf 492 . Hjelmslev, Louis Trolle 385 Ho Chi Minh 419 Hoelderlin, Friedrich 76, 83 Hugo, Victor 293, 436
Machado, Antonio 83, 91, 98, 202,404 MadaJoni, Lina 124 Magnani, Anna 332, 343 Malerba, Luigi 220, 540 Manacorda, Giorgio 391, 542 Mangano, Silvana 399 Mangini, Cecilia 534 Mantegna, Andrea 332 Manzini, Gianna 241 Maraini, Dacia 59, 70, 71, 367, . 393,394,435,500,525 Marazzita, Nino 28 Marchesi, Conceteo 152 Marchi, Antonio 220 Marchiori, Giuseppe 149 Maria di Nazareth 362 Marlowe. Christopher 112 Marcellotti, Guido 105 Martini, Daisy 537 Marx, Karl 167, 192, ZOO, 204, 212, 224,235,286,349,399,423,485 Masaccio 309, 332 Ma~cjo, Giovanni 83 Maselli, Francesco 448 Masini, Ferruccio 546 Massobrio, Lionello 448 Matteo (san) 205, 333, 346, 349, 351,355,356,358,360,362, 363,373,388 Mauri, Fabio 73, 82, 83, 254, 315 Mauri, Silvana 73,175-178,184, 193,211,213,218,227-229,438 Mautino. Ferdinando (Carlino) 190,191,192
Irazoqui, Enrique 358, 361 Jakobson, Roman 462 Jacovoni, Sandro 299, 302 JanaCek, Leo! 358 Jimenez, Juan Ram6n 91 Johnson, Uwe 540 Jung, Carl Gustav 239, 399 Kafka, Franz 158 Kalz, Pina 113, 115, 116, 119, 133 Kavafis, Costantin 162 Kennedy, John 260 Kennedy, Robert 427 Kerouac, Jack 404 Kierkegaard, S6ren 365 Kleist, Heinrich von 76 Klossowski, Pierre 504 Kruscev, Nikita 260, 286, 288
Labriola, Antonio 152 La Fontaine, Jean de 389 Landi, Mario 89 Landolfi, Tommaso 239, 240 Lang, Fritz 83, 138 Len.arduzzi, Mariannina 530 Lenin 92 Leone, Giovanni 449 Leonetti, Francesco 73, 82, 89, 254,255,256,258,259,264, 265,273,358,365,367,369, 387,534 . Leopardi, Giacomo 77, 81,130, 257,526.
555
McLuhan, Marshall 353 Melli, Domenico 87 Meluschi, Antonio 74 Merlini, Elsa 82 Metz, Christian 390 Mezzanotte, Luigi 395 Micciche, Lino 390 Michelangelo 184 Minorica Michele (Fra) 364 Missiroli, I\:lario 241 Mizoguchi, Kenji 303, 432 Mondadon, Alberto 218, 263, 273
232,477,478,503,529 Napolitano. Giorgio 545 Nenni, Pietro 353, 366 Nicolai, Renato 535 Nietzsche, Friedrich 393, 399, 546 Nievo, Ippolito 158 Nuzzo, Ferruccio 358
Ocone, Enzo 21 OIivetti. Adriano 264 Oilier, Claude 540
I\-fonicelli, Franco 538
Olmi. Ermanno 299 Omodeo, Adolfo 120 O'Neill, Eugene 138
Monroe, Marilyn 354
Momagnana, Mario 291 Montale, Eugenio 82, 113, 118, 153,199,459-462,544 .tvfontessori, Maria 171
Ortese, Anna Maria 240 Ottieri, Ottiero 240 OUieri, Silvana 220 OttO, Teo 537 Ottone, Piero 476, 477, 480, 484, 544
Montinari, Mazzino 546 Morante, Elsa 240, 267-270, 303, 315-317,319,345,348,358,366 Morante, Giacomo 358 Morante, Marcello 358 Moravia, Alberto 239, 241, 267270,306,307,315-319,328, 329,334,336,339,345,348, 354,366,369,374,376,383, 391,393,394,407,433,435, 441,447,484,488,500,503, 515,525,53~538,542,543,546
Morgia, Piera 333 Moro, Aida 545 Mom, Alfredo Carlo 22 Mozart. Wolfgang Amadeus 358, 360 Mucci, Velso 218 Murialdi, Paolo 544
Murnau, Friedrich Wilhelm 83 Musatti, Cesare 354 Muscetta, Carlo 290 Musco, Angelo 537 Mussolini, Benito 46, 62, 245
•
•
Naldini (I) 50, 53
Naldini. Annie in Chiarcossi 53, 70, 126,339 Na1dini, Nico 99, 102, 113-115, 162,186-188,192-194,213,
556
Pabst, Georg Wilhelm 83 Paci, Enzo 86 Pagliarani, Elio 255, 261, 529 Pagliuca, Salvatore 330, 331, 346 Palance, Jack 249 Palazzeschi, Aldo 239 Pampaloni, Geno 396, 534, 541 Panagulis, Alessandro 435 Pannunzio, Mario 374 Paolo di Tarso (san) 168, 181, 363,430,475,506 , Paolo VI 357 Parini, Ermes (Paria) 73, 87 Paris, Renzo 391 Parise, Goffredo 269, 315 Pascal, Blaise 131, 136 Pascoli, Giovanni 81, 135, 139, 257,258,527 . Pasolini (I) 53, 57, 61, 70, 75,103 Pasolini, Carlo Alberto 46-49, 5154,58,59,62,63,87,89,128, 138,163,174-176,181,186, 191-193,227,228,233,267, 296,311,397 Paso1ini, Guido (Ermes) 53, 59, 60,68,70-73,112,116-118,
,
120,122-124,126-130,136, 138,144,174,176,177,190, 194,197,396,397,528,529 Pasolini, Pier Paolo (zio del Poeta) 61 Pasolini Dall'Onda, Argobasto 47 Patti, Ercole 315 Pavese, Cesare 164, 219, 239 Pediconi (I) 211, 225 Pedriali, Dino 467 Pelosi, Giuseppe (Pino "la eana") 18-38,511,513-516 Penna, Sandra 78, 82, 113, 153, 221,222,255,269,270,273,315 Petrarca, Francesco 81,225 Petri, ELia 318 Petron (I) 9Z Piani, Libera 124 . Piccioni, Leone 219 Piero della Francesca 360 Pintar, Giaime 219 Pia XII 145,263 Piovene, Guido 400, 537, 541 Pirandello, Luigi 331 Pontormo 309, 335, 376 Ponzi, Maurizio 390 Principessa, Alfredo 17 Prisco, Michele 412 Proust, Marcel 158, 239 Puccini, Gianni 534
Rosselli, Amelia 228 Rossellini, Franco 435 Rossellini, Roberto 303, 318, 334, 435
Rossi, Franco 28 Rossi, Giovanni (don) 356, 360 Rosso Fiorentino 335, 376 Rousseau, Jean-Jacques 513, 546 Roversi. Robeno 73, 82, 89, 254, 255,258,259,264,265,367,532 Ruge, Arnold 167 Russoli, Franco 537 Saba, Umberto 153, 162, 163,241
Sade, Donatien-AlphonseFran,ois de 504-506 Saffo 83
Salgari, Emilio 69 Salinari, Carlo 246, 289, 290, 533, 535,536 San.vio, Piera 542
Sanguineti. Edoardo 255, 260262,534
.' Sansone, Mario 219 Santa rosa, Santorre di 419 Sasso (Mario Fantini) 121 Saragat, Giuseppe 462 Saussure, Ferdinand de 385 Sbarbaro, Camillo 258
Scalia, Gianni 255 Schopenhauer, Arthur 112, 344 Scialoja, Tad 229-232, 268 Sciascia, Leonardo 213, 224, 240 Scodellaro, Francesco 530 Segni, Antonio 244 Semerari, AIda 326, 327 Sereni, Vittorio 82, 113,218,240, 245 Serra, Luciano 73, 75-77, 82, 8789,91, 112, liS, 116, 118, 126, 131,526,528,532 Serra, Renato 257 Shakespeare, William 70, 104, 442 Siciliano, Enw 367, 538, 542, 544
Roud, Richard 402 Rebora, Clemente Maria 258 Ricci, Mario 73, 83, 526
Rilke, Rainer Maria 139 Rimbaud, Arthur 81, 85,139,193, 202,203,205,209,212,220 Rinaldi, Antonio 81, 85, 526 Rizzo, Franco 219 Rocca, Gianni 536 Rocha, Glauber 390 Romanino (II) 304, 537 Romano, Angelo 255, 258, 264, 265,433 Ronchey, Alberto 423, 542 Rondi, Brunella 261 Rosi, Franco 318 Rossanda, Rossana 516, 546
Siniavski, Andrei 541 Sinisgalli, Leonardo 82 Sacolari, Livia 92 Socrate 62, 266
557
Socrate, Mario 358
Valente, Gaetano (Enea) 123, 129
Soldati, Mario 83, 232, 240,364 539 Sordello 367
Valentin, Louis 544 Valery, Paul 65 Valiani, Leo 493 Vallora, Marco 533
Spadoiini, Giovanni 476
Valmarana, Paolo 362 Vancini, Florescano 534 Vecchi, Luigi 83 Vece, Antonio 330
Spagnol, Tonuti 119, 120, 136, 184,186,195,196,275,529
Spagnoletti, Giacinta 198, 218, 229 Spitzer, Leo 257, 364,446 Stalin 223, 287
Verdi, Giuseppe 435, 436
Verga, Giovanni 153 Verlaine, Paul 132, 202, 203
Stamp, Terence 414, 416 Stanislavskij, Konstantin 537 Starobinski.lean 540 Srraniero, f\..fichele L. 261 Straub, Jean-Marie 432
Vespignani, Lorenzo 230 Vidal, Peire 95
Vigano, Renata 74 Vigorelli, Giancarlo 241, 366 Villiers de L'Jsle-Adam,
Sylos Labini, Paolo 422, 542 Synge, John Millington 82
Philippe-Auguste 112 Visconti, Luchino 323, 435
Tambroni, Fernando 272 Tasso, Torquato 75 Telmon, Sergio 73 Tessitori, Tiziano 141 Testori, Giovanni 240 Thomson, George 537
Vivaldi, Cesare 229,255,309 Volponi, Paolo 229, 255, 259, 273, 546
Tiro 121,122 Togliatti, Palmiro 143, 190, 222, 288
Waagenaar, Sam 57 Walser. Martin 540
Vittorini, Elio 84, 164, 239, 263, 332, 369, 530
Vivaldi. Antonio 309
Tomasi di Lampedusa, Giuseppe
Totl> 387-389, 541
Weaver, Bill 229 Weil, Simone 387 Welles, Orson 335, 336, 346 Wilcock, Rodolfo 358 Wilde, Oscar 78, 220, 410, 442 Wilder, Thornton 82
Tramonrin, Virgilio 133 Trenker, Luis 242
Zanzotto, Andrea 155,273,530
307
Tommaseo, Niccolo 81,104,105, 130, 139, 158
Tornabuoni. Lorenzo 500
Zaratustra 393 Zavattini. Cesare 411. 448 Zigaina, Giuseppe 149, ISO, 192,
Troccoli, Claudio 497
Trombadori. Antonello 290, 341. 536,537 . Trornbatore. Gaetano 290, 534, 536
193, 228, 229, 411 Zorutti, Pietro (Zorut) 90, 133 Zorzi, Ludovico 537
Trotzkij, Lev 422, 469
Truffaut,
Fran~ois
318
Zucconi Galli Fonseca, Ferdinando 513
Turchetti, Elda 123 Ung.retti, Giuseppe 75, 82-84, 91, 113, 153, 219, 225, 241, 245, 258,354,367,471
SS8
,
7
PreJozione Ringroziomenfi
9 PROLOGO
15
I.:Idroscalo di Ostia PARTE PRIMA
Tal cour di un frut II tempo deIl'Analogica La «pura luce» della Resistenza Epos friulano Come in un romanzo PARTE SECONDA
•
43 68
98 137 186 •
209 237 298 341 376 417
Scoperta di Roma II poeta delle «Ceneri» Cinema Le passioni recidive Teorema I.:abiura e l'utopia EPILOGO
Volonta di vivere
511
Note Elenco cronologico delle opere in volume di P. P. Paso/in; Indice dei nomi
525
547 551